I found love.

di tisdalesvoice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hi London. ***
Capitolo 2: *** The new girl. ***
Capitolo 3: *** Friends. ***
Capitolo 4: *** What the fuck happening to me? ***
Capitolo 5: *** Nobody will make you more any harm. ***
Capitolo 6: *** We kissed .. or maybe no. ***
Capitolo 7: *** A bad message. ***
Capitolo 8: *** Now I'm there. ***
Capitolo 9: *** She was so beautiful when slept. ***
Capitolo 10: *** Was he really jealous? ***
Capitolo 11: *** "Run to her" ***
Capitolo 12: *** It's you that make me this effect. ***
Capitolo 13: *** My girl. ***
Capitolo 14: *** I trust you. ***
Capitolo 15: *** Isn't she lovely? ***
Capitolo 16: *** She seems to be a real angel. ***
Capitolo 17: *** Dance with me. ***
Capitolo 18: *** A one soul. ***
Capitolo 19: *** H & H ***
Capitolo 20: *** You have been my lightning strike. ***
Capitolo 21: *** Would you run away with me? ***
Capitolo 22: *** Everything’s gonna be alright. ***
Capitolo 23: *** I'll be with you. ***
Capitolo 24: *** There is only you. ***
Capitolo 25: *** Phrases that read the soul. ***
Capitolo 26: *** Mistake. ***
Capitolo 27: *** Destroyed love. ***
Capitolo 28: *** Give me a reason. ***
Capitolo 29: *** Memories. ***
Capitolo 30: *** I still love you. ***
Capitolo 31: *** You're with me. ***
Capitolo 32: *** Rewrite our forever. ***
Capitolo 33: *** It's over. ***
Capitolo 34: *** I found love. ***
Capitolo 35: *** Epilogue. ***



Capitolo 1
*** Hi London. ***


I found love.


 

Hi London.
 


Dopo due ore e mezza di viaggio, finalmente, ero arrivata a destinazione. Scesi dal taxi e aspettai che il tassista prendesse le valigie dal cofano della macchina.
Quello, di certo, non era stato uno dei miei viaggi migliori. Il tassista mi metteva una certa paura e quei sguardi che lanciava dallo specchietto retrovisore, mi mettevano a disagio. Aggiungendo anche il fatto che puzzava. 
Una volta scese tutte le valigie, lo pagai e lo vidi allontanarsi con la macchina. 
Mi guardai intorno e dovevo dire che era un quartiere proprio niente male, a prima vista tranquillo, poi l'avrei scoperto. C'erano tutte villette, proprio in stile inglese, ed io le amavo. Quella dinanzi a me era abbastanza grande, color panna, giardinetto d'inanzi ad esso e un viale che portava al garage di fianco ad essa. 
Invece, io e i miei vivevamo in un palazzo. Non che mi dispiacesse, il problema erano i miei vicini; alcolizzati, drogati e "praticavano" sempre sesso. Quindi, potete benissimamente immaginare quanto fastidio potevano dare: le litigate violente, le urla, qualcosa che si rompeva o sbatteva contro qualcosa, o qualcuno, la polizia che li riportava a casa o li andava a prendere a qualunque orario .. E cosa peggiore, scopavano quando volevano, ovvero, ogni giorno. E se facevano rumore, poco gliene fregava. Immaginate di sentire i gemiti di piacere ogni santo giorno quando torni da scuola, quando sei in bagno, o peggio ancora, quando sei quelle poche volte con i tuoi genitori a guardare la tv: situazione di merda. Certo, avevo diciassette anni, ma è comunque una situazione imbarazzante.
Ma non per questo avevo deciso di trasferirmi da mio zio ..  magari in parte, ma dettagli. Avevo deciso di trasferirmi da lui perchè volevo cambiare, anzi, dovevo cambiare. Dovevo dare una svolta alla mia vita, una volta per tutte, e dimenticare il mio doloroso passato. Sapevo che non sarebbe stato facile, perchè insomma, qualunque cosa tu faccia o qualunque cosa cambi del tuo presente, il passato torna sempre, anche con un semplice ricordo. Almeno era quello che pensavo io. Ma dovevo farcela. 
Qualche giorno fa, avevo chiamato mio zio per raccontargli di questa mia idea di trasferirmi lì, e lui aveva acconsentito senza problemi. Il rapporto che c'era tra me e mio zio, era qualcosa di speciale. Ci veniva a trovare poche volte, ma quando eravamo insieme, sembrava che  fossimo padre e figlia. Ovviamente, prima ne parlai con i miei e giustamente, volevano sapere del perchè di questo 'trasferimento'. Sono stata vaga, o meglio, li ho mentiti con un "non mi piace la scuola, qui non mi trovo bene" e bla bla bla, anche se in parte era vero. Una volta convinti, chiamai mio zio e confermai il mio trasferimento. Finalmente, non avrei visto piu' quelle faccie di cazzo ogni giorno a scuola e soprattutto non avrei visto quella faccia. Ed ora, ero lì, davanti casa di mio zio George, in tutto il suo splendore color panna. Presi un bel respiro, trascinai con me le due grandi valigie e mi incamminai per il piccolo vialetto per poi arrivare alla porta. Bussai al campanello e poco dopo venne ad aprirmi mio zio che nel vedermi, sorrise come un ebete.
- Hope, finalmente! Sono così contento di vederti. - disse per poi abbracciarmi.
- Ciao zio George. - dissi ricambiando l'abbraccio.
- Ti ho detto di non chiamarmi zio, mi fa sentire vecchio. - giusto, me ne dimenticavo sempre.
- Ma tu sei vecchio. - lo stuzzicai.
- Guarda che non ti ospito piu'. -
- Minchia George, sembra che hai 18 anni. - 
- Così va meglio. Vieni, entra. - disse prendendo una valigia.
Chiusi la porta alle mie spalle, portandomi l'altra valigia. 
- Fatto buon viaggio? - mi chiese. 
- Guarda, lasciamo perdere. Il tassista mi faceva paura e puzzava. - dissi facendolo ridere.
Lo guardai per un attimo e notai che era dimagrito, non che prima fosse grasso.
- George, ma sei dimagrito. - 
- Palestra, una buona dieta, e questo e' il risultato. - disse vantandosi.
- Guardandoti meglio, un pò di pancetta ce l'hai ancora. -
- Si, certo. Andiamo di sopra, ti mostro la camera. - disse caricandosi la valigia sulle spalle e dirigendosi verso le scale. 
Lo seguii con l'altra valigia e una volta di sopra, mi fece entrare nella mia 'nuova' camera. Era di colore blu chiaro, con un letto singolo abbastanza grande, quasi quanto quello matrimoniale; vicino ad esso c'era un comodino con una lampada sopra, un armadio, un settimino con soli cassetti, una scrivania con un pc, una televisione e poi c'era una finestra grandicella che riusciva ad illuminare gran parte della stanza. Quel giorno la stanza era illuminata poco, per via del tempo. Non pretendevo il sole di Miami, d'altronde, ero a Londra.  Ah, e  cosa migliore, avevo un bagno tutto mio. 
- Ti piace? - mi chiese George.
- Si, e' carina, e ho un bagno tutto mio. Non potevo chiedere di meglio. - 
- Lo immaginavo. Adesso ti lascio disfare le valigie, per qualunque cosa, sono di sotto. Per stasera ordiniamo pizza? - 
- Si, sai che la adoro. - 
- E pizza sia. - disse per poi uscire dalla camera.
Presi il cellulare dalla tasca e chiamai mia madre, per avvertirla che ero arrivata.
- Mamma, sono arrivata. -
- Finalmente. Tutto bene? Come sta George? - 
- Si si. Sta bene, è dimagrito di parecchio. -
- Ah si?  - 
- Si. Adesso sistemo le mie cose .. -
- Va bene tesoro, per qualunque cosa chiamami, e mi raccomando. -
- Si si. Ci sentiamo mamma, ti voglio bene. -
- Te ne voglio anch'io. - disse per poi chiudere la chiamata.
Presi la valigia più grande, la portai sul letto e la aprii. Mi tirai su le maniche del maglioncino quando il mio sguardo si posò sui miei polsi. Erano ancora pieni di lividi, e li avevo ancora da tre giorni. Mi chiedevo tra quanto sarebbero andati via. George non doveva vederli, come non li avevano visti i miei gentitori. Tirai giu' le maniche scacciando via i vecchi ricordi e incominciai a sistemare le mie cose sia in bagno che in camera. 
Una volta finito, andai di sotto in cucina e trovai George ad apparecchiare la tavola.
- Vuoi una mano? - chiesi.
- Non preoccuparti. - disse mentre io andavo a sedermi a tavola.
- George, posso farti una domanda? -
- Certo, dimmi. -
- Perchè non ti sei mai sposato? -
- Nessuna donna è stata capace di mettere questa testolina - picchiettò col dito sulla testa. - a posto. -  
- Si, ma non credo che tu non abbia trovato nessuna da sposare. - dissi divertita.
- Be', nessuna mi è interessata a tal punto .. fino a qualche settimana fa. -
- Un momento: mi stai dicendo che stai uscendo con una e che con lei hai intenzioni serie? -
- Esattamente. Credimi, è strano anche per me. - 
- E com'è? - chiesi entusiasta e curiosa. 
- E' bella, intelligente, brillante, divertente e soprattutto, non è una che ti chiama ogni minuto. - 
- La donna perfetta, insomma. -
- Si, anche se è divorziata, con un figlio. E' della tua età, ma a me sta bene. - 
- Mh, capisco. - 
- E tu? come va con i ragazzi? - 
Sentii quasi un senso di nausea a quella domanda. Non che fosse colpa sua, piu' che altro, i ricordi che mi tornarono in mente. Abbassai lo sguardo, cercando di trattenere le lacrime.
- Ehi, tutto bene? - chiese preoccupato.
- Lascia stare, i ragazzi sono tutti stronzi. - mentii.
- Un giorno cambierai idea. Troverai un ragazzo che ti farà sentire come una principessa, come tu meriti di essere trattata. - mi sorrise. - Forse lo troverai proprio qui. Una ragazza bella come te, non può passare inosservato. - credetti poco alle sue parole, ma sorrisi ugualmente.
In quel momento, suonò il campanello, segno che erano arrivate le pizze. 
George andò alla porta per poi tornare con i cartoni. 
Mangiammo, parlando un pò del più e del meno e di come andavano le cose a casa. 
Finito di mangiare la pizza, prima che andassi di sopra, George mi informò della scuola che avrei frequentato.
- Hope, ti ho iscritto alla scuola di cui ti avevo parlato per telefono, la East High. Inizi già domani. Credo tu l'abbia vista prima di qualche isolato venendo col taxi. -
- Si, infatti. -
- Bene, perchè onestamente, non ti avrei potuto accompagnare domani mattina. Io lavoro dalle sei di mattina fino a tarda sera, perciò avrai la casa tutta per te. Domani ti lascerò le chiavi nella pianta davanti la porta, poi andremo a farne una copia. -
- Va bene. Buonanotte George. -
- 'Notte Hope. -
Andai in camera ed entrai in bagno, per poi farmi una doccia. Indossai il pantalone di una tuta e una maglietta, (oramai quello era il mio pigiama) e andai a letto. L'ansia si impadronì di me, non facendomi dormire. Quella notte, però, la trovai del tutto normale. Insomma, il giorno seguente avrei frequentato una nuova scuola e chissà, magari avrei fatto nuove amicizie anche se difficile visto che ero timida. Peccato che quell'ansia non era una novità per me. Ormai si faceva sentire ogni notte prima di andare a scuola. Non riuscivo ancora a capire con quale forza ci andavo e affrontavo quell'incubo. L'incubo non era la scuola in se, ma una persona. Una persona spregevole, ripugnante e schifosa che mi rendeva la vita un inferno, ogni giorno. Ed io, ogni giorno, lo affrontavo con chissà quale coraggio. Ma la mia 'forza', non era durata allungo, non dopo quello che era successo tre giorni prima. Ero scappata, e non potevo fare altro. Pensai che era stato meglio così. Magari questo cambiamento mi avrebbe fatto bene .. come mi avrebbe fatto male, ma volevo rischiare. Dovevo.
Cercai di scacciare quei ricordi, prima che una lacrima potesse rigarmi il viso e cercai di addormentarmi. Finlamente, poco dopo, riuscii a crollare in un sonno profondo. 
Le 7.00 del mattino arrivarono, avvisatemi dalla sveglia. 
Mi alzai dal letto, di certo non con tanto entusiasmo, e andai in bagno a farmi una doccia. Dopo, mi preparai e mi pettinai i capelli, lasciandomeli poi sciolti con i soliti boccoli che mi cadevano sulle spalle. Mi truccai leggermente, usando solo un pò di matita e mascara. 
Finito di prepararmi, andai di sotto dove presi la borsa e uscii di casa. Ricordai quello che mi disse George e presi le chiavi dalla pianta, attenta che nessuno stesse guardando. La cosa era abbastanza stupida; insomma, mettere delle chiavi in una pianta. Tutti le avrebbero messe sotto il tappetino o nascoste in chissà quale buco e invece, si presenta mio zio, dove le mette nelle piante. Originale. 
Quella mattina me la presi fin troppo comoda e perciò feci tardi.  In realtà me la prendevo sempre comoda. 
Mi incamminai verso scuola e la trovai a qualche isolato prima, proprio come visto il giorno precedente in taxi. Era di colore rosso e bianco, davvero enorme, con una grande fontana al centro del cortile. Quando arrivai, non c'era nessuno, un'altro segno che mi diceva che avevo fatto tardi, così mi affrettai ad entrare. Una volta entrata, andai a cercare la segreteria, ammirando la scuola di qua e di là. Quando la trovai, bussai educatamente finchè non sentii un "avanti".
- Buongiorno. - dissi.
- Salve, posso esserti d'aiuto? - chiese una donna anziana, probabilmente sulla cinquantina.
- Si, mi servirebbero gli orari delle lezioni e il numero del mio armadietto. Sono nuova. -
- Il tuo nome? - 
- Hope Evans. -
- Un attimo solo. - disse per poi alzarsi e cercare tra qualche scaffale. Poco dopo, la donna tornò con una cartellina.
- Ecco a te. Lì puoi trovare gli orari delle lezioni, il numero del tuo armadietto con il codice e una cartina della scuola, così che tu non ti perda. - mi sorrise.
- Oh, grazie mille. Arrivederci e buona giornata. - dissi uscendo dalla porta e ricevendo come risposta un "anche a te". 
Ora dovevo solo trovare la mia 'nuova' classe, e infretta visto che ero in ritardo. Guardai l'orario: lunedì, ore 8.00, matematica, classe H16. Perfetto. Il mio primo giorno in una scuola diversa, mi toccava fare una materia che mi stava altamente sul cazzo. A mio parere, non era un buon modo per iniziare.
"Dove cazzo è adesso questa classe" sbottai tra me e me. Guardai la cartina, dove mi diceva che era al secondo piano, seconda porta sulla destra. Salii le scali e seguii le indicazioni datemi dalla cartina e la trovai. 'H16. Professor Smith'. Presi un bel respiro e bussai fino a sentire un "avanti". 
- Buongiorno .. - dissi aprendo la porta.
- Si? - chiese un uomo vicino alla lavagna, probabilmente il professore.
- Sono la nuova alunna e qui c'è scritto che devo seguire questo corso. - dissi senza distogliere lo sguardo dal professore. Mi sentivo gli occhi di tutti addosso, ma non avevo il coraggio di voltarmi e incontrare lo sguardo di qualcuno di loro. Ero già fin troppo in imbarazzo. 
- Il suo nome? - 
- Hope Evans. - 
Guardò per un attimo quello che doveva essere il registro di classe e poi si rivolse di nuovo a me.
- Oh, la stavamo aspettando signorina Evans, ma .. le faccio notare che è in ritardo. - disse guardando l'orologio.
- Si .. mi scusi. - 
- Prego, entri. Ed ecco a lei il libro. - 
Entrai in classe, andando verso la cattedra e prendendo il libro che mi aveva dato.
Girai, esaminando per un nano secondo la classe e cercando un banco vuoto. Terza fila sulla sinistra. Era l'unico e perciò andai lì. 
Gli occhi degli altri erano ancora su di me, che mi guardavano curiosi ma io cercai di evitarli prima che mi facessi rossa peggio di un peperone. Andai a sedermi, dietro a due ragazzi biondi che probabilmente dovevano essere gemelli mentre invece, dietro di me, c'erano due ragazze, una bruna e l'altra bionda. 
- Signorina Evans, credo che lei abbia studiato i monomi di secondo grando, giusto? - chiese il professore mentre la classe se ne stava in silenzio.
- Oh .. si, certo. - io odiavo i monomi. Li odiavo a morte e si, non li sapevo fare. Ma poi non ne capivo il senso, cioè, a cosa mi sarebbero serviti nella vita? Mica andavo dal salumiere a chiedere un 'x - y' di mortadella. E tra l'altro, mi mandavano in crisi. Forse la matematica in se mi mandava in crisi. 
- Bene, così non rimarrà indietro col programma. Dicevamo, se per caso c'è un x ... - e Hope Evans è completamente assente. Oramai le lezioni di matematica le passavo così, o dormivo, o guardavo nel vuoto. Presi un quaderno a quadretti che comprai prima di partire, scrivendoci il mio nome e 'matematica', anche se c'erano poche probabilità che io avrei scritto proprio quella materia. 
- Ciao, io sono Zack. - si girò d'untratto uno dei gemelli porgendomi la mano.
- .. Hope. - dissi ricambiando la stretta.
- Questo qui affianco a me è Cody, ma è troppo preso dalla lezione per presentarsi. - 
- Dovresti esserlo anche tu. - gli feci notare.
- Come dovresti esserlo tu. - 
- Ti dico già una cosa di me: odio la matematica e non ci capisco un bel niente. -
- Abbiamo già qualcosa in comune. - disse facendomi sorridere.
- Signor Martin, si giri avanti e non infastidisca la signorina Evans. - lo richiamò il professore, facendolo girare avanti tra qualche mio sghignazzo divertito. 
Il professore riprese a parlare, mentre io, ovviamente, non lo ascoltavo per niente. Incominciai a guardare quelli che sarebbero stati i miei compagni di classe. Alcuni ascoltavano la lezione, come Cody, altri invece  giocavano con qualunque cosa avessero sul banco ed altri invece che dormivano. Voltai il mio guardo a destra, dove vidi un ragazzo dai capelli ricci che mi fissava. Aveva gli occhi verdi e anche se visti da un certa distanza, erano davvero belli. Mi guardava curiosa, quasi come se mi stesse studiando in ogni mio particolare. Lo guardai forse per due secondi negli occhi e poi distolsi lo sguardo fissando il quaderno. Sapevo che da un momento all'altro sarei arrossita, e mi portai i capelli sulla destra, così che lui o chiunque altro non potesse notarlo. Arrossivo se qualcuno mi guardava e questa era come se fosse la mia tecnica per non farlo notare. Poche volte aveva funzionato, ma continuavo a praticarla.
L'ora passò così: io che non ascoltavo nulla e il professore che continuava a spiegare quando finalmente, sentii il suono della campanella. In quel momento lo descrissi come un suono divino. 
- Ragazzi, fate gli esercizi a pagina 326 n°75 a 78. - disse il professore.
"Si, contaci che l'avrei fatti" dissi tra me e me.
Aspettai che tutta la classe uscisse, notando anche Zack uscire di corsa, finchè l'altro gemello biondo non venne vicino a me a presentarsi 'per bene'.
- Ciao, io sono Cody. Ma credo tu lo sappia già. - disse porgendomi la mano.
- .. Si. Hope. - ricambiando la stretta.
- Ti farei fare un giro 'turistico' della scuola, ma non ho proprio tempo, e mio fratello è troppo stupido per potertelo far fare. Si perderebbe anche lui. - 
- Oh, non preoccuparti. - gli sorrisi.
- Adesso devo proprio andare, ci vediamo Hope. -
- Ciao Cody. - lo salutai mentre lui usciva dalla classe. 
Uscii anch'io e frugai tra le carte che mi aveva dato la segretaria per trovare il numero del mio armadietto. Secondo piano, n° 236.
Camminai per i corridoi guardando gli armadietti, cercando con lo sguardo quello che doveva essere il mio armadietto .. 234, 235 eccolo, 236. Mi avvicinai e guardai il codice sul foglio. Provai una prima volta, ma l'armadietto non si apriva. Perfetto.
"Non fare figure di merda il primo giorno di scuola." ripetevo tra me e me. Chissa' quanti santi avevo pregato.
Provai una seconda volta ed esso si aprì. Qualcuno mi aveva ascoltato? Miracolo.
Posai l'unico libro che avevo, quello di matematica, e qualche quaderno di troppo, finchè non sentii una voce alle mie spalle. 
- Ciao. -


— • • —




ciao belliffimi.
allora, premetto che questa è la mia prima ff, quindi siate gentili, HAHAHAH.
no vabbe', potete criticarmi, d'altronde è un dovere di lettore(?).
perchè questa ff su harry? ma sinceramente non lo so, avevo questa storia in mente e boom, mi sono messa a scriverla(?).
ne avrei altre su zayn e niall, ma per adesso, iniziamo con harry poi se questa riscuoterà successo(?), inizierò le altre.
bene, spero che la storia vi abbia incuriositi così che continuiate a leggera uu
CONTINUERO' A CINQUE RECENSIONI. so che può sembrare un ricatto, ma se nessuno se la caga, perchè continuare? çç
chiss chiss :* tisdalesvoice.

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Capitolo 2
*** The new girl. ***







The new girl.

 

Mi girai e trovai davanti a me un ragazzo dagli occhi azzurro mare guardarmi. 
Era un pò piu' alto di me, con i capelli neri tirati all'insu col ciuffo, e con questi due occhi azzurri davvero meravigliosi. Quando mi girai, si aprì in un sorriso. E che sorriso.
- Ehm .. ciao. - risposi imbarazzata. 
- Sei nuova? - domandò subito.
- Si .. si nota tanto? - chiesi timidamente.
- Diciamo che le belle ragazze si fanno notare. - disse sorridendomi. 
Sorrisi imbarazzata abbassando lo sguardo.
- Ti va se ti faccio fare un giro 'turistico' della scuola? Tanto per un'ora siamo liberi dalle lezioni. - Quella scuola mi stava piacendo.
- Oh no, non devi disturbarti. -
- Non preoccuparti, non è un disturbo, a me fa piacere. - disse sorridendomi ancora. 
- Bhe' .. grazie. - dissi per poi chiudere l'armadietto.
- Comunque piacere, Eric. - disse porgendomi la mano.
- Hope. - ricambiai la stretta sorridendogli.
Guardai per un attimo dietro Eric e notai il ragazzo dagli occhi verdi di prima che mi guardava. Era con un ragazzo biondo ed uno moro che mi guardavano anche loro, probabilmente i suoi amici, appoggiato all'armadietto. Mi sentii quasi a disagio sotto il suo sguardo e lo trovai del tutto strano.
Disolsi subito lo sguardo, guardando un Eric che mi sorrideva. 
- Bene Hope, iniziamo da questo piano. Vieni. - disse.
Sorrisi e lo seguii nel corridoio stando al suo fianco. 
 
Harry.
Non so perchè, ma la ragazza nuova mi incuriosiva, forse fin troppo. Ero stato a guardarla nell'ora di matematica per un sacco di tempo. Ed era una bella ragazza, c'era da dirlo. Capelli castani lunghi fin sotto le spalle dove alla fine le 'nascevano' dei piccoli boccoli. Occhi color nocciola, profondi, contornati con un poco di matita che a malapena si vedeva, amenochè ti mettevi a guardala con attenzione, come avevo fatto io. L'avevo vista ridere poco prima in classe e adesso in corridoio, e aveva un sorriso stupendo. Non era ne grassa, ne troppo magra .. diciamo normale, con quelle sue piccole forme. E si, parliamoci chiaro, aveva un bel culo e il jeans stretto che indossova lo faceva notare. 
Avevo incontrato il suo sguardo in classe, per pochi secondi. Era timida e si vedeva. Non appena aveva incontrato il mio sguardo, si era sentita in imbarazzo e aveva portato i capelli sulla destra, dove io la stavo guardando. Magari era arrossita. Le facevo questo effetto? Trovai quel suo comportamento così .. dolce. 
Poi, un secondo sguardo in corridoio. Il mio sguardo non era del tutto concentrato su Hope, ma su Eric. 
Non era arrivata da nemmeno un'ora che Eric già le stava intonro. Mi mandava suoi nervi. Era il solito cascamorto con le ragazze, il donnaiolo della scuola. Possibile che già l'aveva puntata e subito si era precipitato da lei? Eric aveva, sfortunatamente, un bel faccino e le ragazze gli sbavavano dietro. E da donnaiolo che si rispetti, si era scopato quasi mezza scuola. Quell'altra metà erano o le sfigate o quelle che non gli piacevano. E se avesse in mente di scoparsi anche Hope? Era una bella ragazza, ovvio che un pensierino su di lei gli era passato per la mente. 
- La ragazza nuova non è nemmeno arrivata che Eric già fa il cascamorto con lei. - mi lamentai ad alta voce con Niall e Zayn che parlavano chissà di che cosa. 
- C'è una nuova ragazza? - chiese Zayn.
- Si, è arrivata un'oretta fa. E' nel mio corso di matematica. - dissi.
- E dov'è? - chiese Niall guardandosi intorno.
- Lì, alla tua sinistra. - gli indicai. 
- Mh, carina. - commentò Zayn.
- Già. - disse Niall.
- E ti pareva che ora non se la porta per la scuola. Tipico. - dissi mentre vedevo Hope ed Eric che si allontanavano.
- Come si chiama? - chiese Zayn.
- Boh, mi pare Hope. - dissi in tono quasi strafottente. Anche se il suo nome lo sapevo perfettamente.
- Harry, che hai? - chiese Niall.
- Io? Niente. -
- Ti vedo su di giri. - 
- Sto bene. -
- Okay. Be', io vado in giro. Ci vediamo. - disse per poi allontanarsi lasciando me e Zayn da soli.
- Davvero carina la nuova. - disse.
- Già. - dissi semplicemente.
- Ti piace. - affermò.
- Ma ti pare? E' carina, non c'è da negarlo. - dissi infastidito. 
- Ma credi che non ti abbia visto mentre la guardavi poco fa? Chissà come la guardavi a matematica. - 
- Non l'ho guardata nemmeno. - mentii. - E poi, sembra che io non abbia mai guardato una ragazza. - continuai.
- Però non ti sei mai interessato alle 'ragazze' di Eric. - disse 'virgolettando' con le mani la parola ragazze.
- E nemmeno adesso l'ho fatto. - dissi.
- Ti sei infastidito vedendo Eric vicino a lei. - 
- Infastidito? A me non mi importa di quella ragazza, ok? Dicevo solo che Eric e' un cascamorto del cazzo. Tutto qui. - dissi con aria decisa. 
- Si, certo. - 
- Vado un po' in giro, ci vediamo. - dissi lasciandolo lì. 
Il nostro discorso mi aveva infastidito un pò. Insomma, perchè avrebbe dovuto importarmi di quella ragazza? Non la conoscevo e non sapevo nulla di lei oltre al suo nome, e poi, insinuava che mi piacesse. L'avessi vista piu' volte, magari la cosa sarebbe stata un pò più logica. Ma andiamo, l'avevo vista solo due volte in quelle poche ore, non aveva senso. 
Camminai per il corridoio, andando al piano di sotto per poi andare in cortile. Mi avvicinai ad un albero, il mio albero, e mi sedetti a terra, vicino al tronco. Ci andavo sempre quando ero triste, confuso o quando non avevo nulla da fare, come in quel caso. 
Mi guardai intorno e c'erano un sacco di studenti, d'altronde, eravamo quasi 300 o più. C'erano vari gruppetti in giro e notai anche un gruppetto di ragazze che mi guardavano e ridevano timidamente. Probabilmente erano del primo anno. Le guardai e sorrisi, guardando poi qualche loro sghignazzo. Modesti a parte, ero un bel ragazzo, non potevo negarlo. Ero consapevole di avere qualche ragazza ai miei piedi, ma non avevo mai pensato di usarle o altro, sapevo che ci sarebbero state male, ed io non ero quel tipo di persona e mai lo sarei stata. Il termine da donnaiolo non mi si addiceva, anche se mezza scuola pensava che lo fossi. Ormai era così: se avevi un bel faccino, guardavi una ragazza con un certo sguardo eri un donnaiolo. Col tempo, avevo imparato a fregarmene del giudizio della gente. 
Immerso nei miei pensieri, continuai a guardarmi intorno finchè non vidi la ragazza nuova, Hope, ed Eric che parlavano e sorridevano tra loro. Lei si guardava intorno quasi meravigliata, mentre lui teneva gli occhi fissi su di lei, sorridendo ancora. Quanto odiavo quel sorriso, lo avrei preso a pugni. Peccato che non ci fosse stata mai occasione, una bella lezione gliel'avrei data, con molto piacere. Io e lui ci davamo sempre qualche occhiataccia, ma niente di più. Evidentemente, l'odio era reciproco.
Ripresero a parlare e vidi lui avvicinarsi sempre di più a lei, e la vedevo imbarazzata, senza saper cosa fare. Poi, lui le diede un bacio sulla gancia e tornò dentro l'edificio. 
Lei rimase lì, a guardarlo andarsene, evidentemente stupida da quel gesto. Mi innervosii al pensiero che anche lei potesse cascare ai suoi piedi. 
Si guardò intorno spaesata, stringendo le maniche della borsa. Non mi aveva ancora notato, "meglio così", pensai. Si diresse su una panchina libera, quasi vicino al 'mio' albero, cercando qualcosa nella borsa. Cacciò poco dopo, il suo cellulare, per poi maneggiarlo e portarselo all'orecchio. Guardavo ogni suo movimento, ed era così delicata e naturale. Parlando al telefono, sorrideva, e riuscii a sentire un pizzico della sua risata, che per me, fu musica per le mie orecchie. 
- Harry. - mi richiamò qualcuno.
Mi voltai e vidi mia sorella, Gemma, che mi guardava interrogativo. 
- Oh, ciao Gemma. - dissi alzandomi.
- Che hai? Eri così pensieroso. - 
- No, niente. -
- Vabbe'. - credette poco convinta alla mia risposta. - Hai visto Liam? - continuò.
- No. Ah, eccolo. - dissi vedendolo dietro di lei che ci veniva incontro. 
- Ciao Harry. - mi salutò.
- Ciao Liam. - 
- Ciao bellezza. - disse rivolgendosi a mia sorella.
- Ciao. - disse lei per poi baciarlo.
- Vi prego, non davanti a me. - dissi disgustato. 
- Quando ti troverai una ragazza, Styles? - disse Liam interropendo per un attimo il bacio.
Non risposi, e continuai a guardarmi intorno. Finalmente, vidi Louis venirci anche lui incontro.
- Non fatelo in cortile, per favore. - disse rivolgendosi a mia sorella e al 'suo' ragazzo che lo ignorarono del tutto. Sinceramente, non mi infastidiva il fatto che Liam fosse il ragazzo di mia sorella. Era un ragazzo per bene, ed era serio. Si erano sempre piaciuti, finchè lui non aveva fatto il 'primo' passo e lei non se l'era di certo fatto scappare. Come diceva lei. A me stava bene, poi se l'avrebbe fatta soffrire, gli avrei tagliato le palle e lui lo sapeva bene. 
- Ehi Louis. - lo salutai.
- Harry. - ricambiò.
- Dove sono gli altri? - chiese.
- Niall è in giro, e Zayn è nei corridoi. - dissi.
- Niall deve farmi copiare inglese, non ho fatto un cazzo. - si lamentò.
- Tu non fai mai un cazzo, Louis. - 
- Ti sbagli. Chi ti ha fatto copiare storia? -
- L'avevi copiato da internet, potevo farlo benissimamente anch'io. -
- Sta di fatto che l'hai copiato, e comunque, richiede uno sforzo copiare le cose dal pc. - 
- Si, certo. - dissi divertito. 
- Salve gentaglia. - disse Zayn che arrivò alle mie spalle.
Tutti lo salutarono.
- Oh, eccola lì. - disse guardando dietro di Louis dando poi un'occhiata a me. Ovvio che si riferiva ad Hope. 
- Chi? - chiese Louis confuso, seguito dagli sguardi altrettanto dubbiosi di Liam e Gemma.
- La ragazza nuova. - disse Zayn.
- Dov'è? - chiese Louis.
- Dietro di te, quella sulla panchina col telefonino un mano. - indicò il moro.
Louis si girò, guardandola per qualche secondo, per poi voltarsi di nuovo da noi.
- E' carina. - disse infine.
- Già, non è vero Harry? - disse Zayn sorridendomi.
- Si. - dissi facendo il vago.
- Quando è arrivata? - chiese Gemma.
- Qualche ora fa. - dissi.
Gemma la guardò per qualche secondo in più per poi sorridere.
- Quando qualcuno la guarda arrossisce, che carina. - disse con tono quasi tenero.
- E tu che ne sai? - domandò Louis.
- Dai, guardala. Si vede da qui che ha le guance rosse e maneggia il telefono per scusa. E' un trucco fin troppo comune. - disse.
La guardai e in effetti, mia sorella aveva ragione. Si passò una mano tra i capelli, guardandosi intorno, ancora imbarazzata, per poi tornare a guardare il suo telefono.
Sorrisi senza volerlo, poi tornai serio, voltandomi verso la mia comitiva, facendo il vago.
- Hai ragione. - disse Louis con un mezzo sorriso.
Suonò la campanella e ci dileguammo tutti nelle nostre classi. Quell'ora avevo italiano. Entrai nell'edificio non con tanto entusiasmo, visto che avrei dovuto sopportare una professoressa che non soddisfava le sue esigenze e se la prendeva con noi senza motivo. 
 
Hope.
Era suonata la campanella e mi alzai dalla panchina da dove mi ero seduta poco prima, e guardai il mio orario. Portava inglese. Aula C2, terzo piano, Professoressa Benson. 
Entrai nell'edificio, urtando qualcuno qua e la sentendo un paio di volte "scusa". Sentivo che da un momento all'altro sarei scoppiata. Ero stata urtata così tante volte, che le braccia mi facevano quasi male. 
Andai al terzo piano, e trovai la classe, finalmente. Entrai in classe, la professoressa non era ancora arrivata, così guardai per un attimo la classe cercando un banco vuoto.
Probabilmente non c'erano tutti gli studenti, la classe era vuota, si e no, c'erano 12 studenti. 
Andai infondo alla classe, dove trovai un banco vuoto, perfetto. 
Gli studenti presenti mi guardavano interrogativi e curiosi del tipo: chi cazzo è questa, che ci fa qui?. Lo avrebbero scoperto poco dopo. 
Sistemai le mie cose sul banco e cacciai un quaderno a righe, quello che sarebbe stato il mio quaderno di inglese. 
Ripensai a quello che era successo poco prima, o meglio, il mio incontro con Eric. Era stato davvero gentile a mostrarmi la scuola, e tra qualche visita e l'altra, ci eravamo messi a parlare delle materie che odiavamo e del piu' e del meno. Fortunatamente, non mi aveva chiesto la solita frase che dovrebbe risultare spontanea: perchè ti sei trasferita? Non potevo di certo mettermi a raccontare le mie disgrazie il mio primo giorno di scuola col primo che incontravo.
Con Eric mi ero sentita a mio agio ed era riuscito a farmi sorridere in quei minuti passati con lui. E poi, era un ragazzo davvero bello. Con quei suoi due occhi azzurri mi aveva ipnotizzato. Quelle poche volte che avevo incontrato il suo sguardo, mi ci perdevo in quei suoi occhi così profondi. Il suo sorriso, poi. Era stupendo. 
Ciò che mi aveva stupita, era che una volta finito il giro 'turistico', eravamo andati in cortile e lui mi aveva salutato con un "devo andare, magari ci vediamo dopo" per poi darmi un bacio sulla guancia. Ero rimasta abbastanza stupita da quel gesto, ma no, non mi feci nessun film mentale. Era stato strano, tutto qui. 
Chissà come, iniziai a pensare a quel ragazzo dai capelli ricci. Anche lui era strano. Ci eravamo incontrati due volte, una all'ora di matematica, dove lì mi guardava curioso, e l'altra in corridioio. Come detto prima, il suo sguardo in corridioio mi mise a disagio, non seppi spiegarmi il perchè. 
A riprendermi dai miei pensieri, fu un ragazzo che cercò di richiamare la mia attenzione.
- Scusa, posso sedermi? - mi chiese. 
Era un ragazzo dai capelli biondi, e dagli occhi azzurri.
- Oh, ehm .. certo. - dissi sorridendogli imbarazzata.
Lui si sedette per poi rivolgersi di nuovo a me.
- Tu sei quella nuova, giusto? - chiese.
- .. Si. - 
- Piacere, Niall. - disse porgendomi la mano.
- Hope. - dissi ricambiando la stretta sorridendogli.
- Oh, finalmente Louis. Dove eri finito? - disse rivolgendosi ad un ragazzo che veniva verso di noi.
- Stavo cercando te, idiota. Devi farmi copiare inglese, sbrigati. - disse affrettandosi a sedere davanti a noi. Si girò a guardarmi porgendomi la mano.
- Piacere, io sono Louis. Tu sei quella nuova e lo so, scusa se sono maleducato, ma devo copiarmi inglese. - disse tutto d'un fiato. Era così buffo.
- Piacere Hope, e non preoccuparti. - dissi divertita ricambiando la stretta di mano.
Niall, passò il suo quaderno a Louis che si affrettava a copiare quasi una pagina di quaderno. 
- Allora Hope, ti piace la scuola? - chiese Niall.
- Be', da quel che ho visto, e' carina, si. -
- Ti piacerà, a differenza dei professori. -
- Devo preoccuparmi anche di inglese? - 
- .. Forse. Lei fa parte di quelli che non scopano e se la prendono con noi. Diciamo del 45%. Poi ci sono quelli pazzi di loro che mettono rapporti e sospensioni alla cazzo, il 40%. E infine, ci sono quelli che sono gentili e ci aiutano molto nelle materie. -
- Mh, capisco. - dissi divertita.
In quel momento entrò la professoressa con un "buongiorno classe". 
Vedevo davanti a me Louis agitarsi e scrivere ancora piu' velocemente, facendo ridere me e Niall. 
Iniziò a fare l'appello, finchè non arrivò al mio nome.
- E .. Evans? - disse guardando tra gli studenti.
Alzai la mano imbarazzata.
- .. Presente. - 
- Oh, tu sei quella nuova. -
- Si. - 
- Benvenuta. - disse per poi continuare l'appello.
La classe si era riempita, senza che io me ne accorgessi, e alcuni di loro mi guardarono facendomi sentire ancora di piu' a disagio. 
- So che sembrano dei serial killer, ma da domani già ti saranno amici, tranquilla. Infondo sono amichevoli. - mi rassicurò Niall.
Sorrisi.
- Bene, fatemi vedere i compiti. - disse la prof. alzandosi dalla sedia dietro la scrivania. 
In quel preciso momento, Louis passò alla velocità della luce il quaderno dietro a Niall. Sembrava avesse corso la maratona, ma poi, si sentì soddisfatto quando la professoressa gli andò vicino controllando il suo quaderno. Una volta controllati i compiti, la professoressa iniziò la sua lezione. Restai attenta, anche se ogni tanto venivo distratta da Niall con qualche sua battutina o dei suoi disegnini ridicoli dove ritraevano la professoressa. Infatti, venimmo richiamati piu' volte, o meglio, avevamo ricevuto qualche occhiataccia facendoci capire di smettere di ridere. Niall era un ragazzo davvero divertente e la sua risata era contagiosa. Per non parlare di Louis. Si girava ogni tanto per condividere con noi qualche sua battuta facendoci ridere entrambi. Di sicuro, non avevo dato una buona impressione alla professoressa Benson. 
L'ora passò così, tra qualche risata e l'altra, poi, suonò la campanella. 
- Fate queste frasi, le voglio per domani. - ci incaricò la prof, indicando le frasi alla lavagna.
Louis si girò dietro verso Niall sbattendo le palpebre, le solite faccie per cercare un favore.
- Vaffanculo Louis, fattele da solo. - disse Niall.
- Lo sai che ti amo. - 
- Si, certo. Fattele su internet. - 
- E' stancante stare vicino al computer. - 
- E va bene, ma domani copiatele in cortile, non voglio finire nei guai. -
- Grazie amore mio, sei la mia vita. - disse per poi abbracciarlo dandogli dei baci sulla faccia. Erano così buffi e carini. 
- Bene, io vado a matematica. E' stato un piacere conoscerti Hope, ci vediamo domani. - disse Louis alzandosi da posto.
- Ciao Louis, a domani. - dissi mentre lui usciva dalla classe.
Si fermò vicino alla porta per poi rivolgersi a Niall. 
- Amore, noi ci vediamo dopo. - disse facendo la voce femminile facendomi ridere.
- Si si. - dissi Niall, sorridendo anche lui.
Ci alzammo e uscimmo dalla classe, fermandoci in corridoio.
- Che materia hai adesso? - mi chiese.
Controllai il mio orario.
- Italiano. - 
- Peccato, io ho francese. Be', ci vediamo in giro. Ciao Hope. - disse sorridendomi e allontanandosi.
- Ciao Niall. - dissi sorridendogli.
Le ore scolastiche le passai così, e nell'ora di italiano, conobbi anche una ragazza di nome Gemma. Era davvero carina e con me era stata davvero gentile. Ed era anche lei davvero divertente. 
Suonò la campanella che annunciava la fine di quella giornata a scuola e andai a casa.
Arrivata alla porta, presi le chiavi dalla borsa e la aprii. Erano le tre e un quarto, così decisi di prepararmi un panino, anche perchè a pranzo non avevo mangiato. Avevo preso una bibita dalle macchinette, niente di più. In quella giornata guardai un pò di tv e poi, mi misi a fare i compiti, tranne matematica. Ero rimasta a guardare quelle equazioni di merda per ore senza sapere come fare. Mancava poco che mi prendessero per il culo del tipo: AH AH AH, sei una ritardata. Così, lasciai perdere, come tutte le volte. 
Verso le nove tornò George. 
- Ciao Hope, allora, com'è andato il primo giorno di scuola? - 
- Tutto bene. A te a lavoro? - 
- Stanco come ogni giorno. -
- Stasera di nuovo pizza? Mi scoccio di cucinare, amenochè non voglia farlo tu. - continuò.
- Vada per la pizza. - dissi.
- Bene, io vado a lavarmi, chiama tu. - disse salendo le scale.
Chiamai la pizzeria e dopo un pò arrivarono le pizze. Mangiammo ed io gli raccontai della mia giornata a scuola, anche dei miei 'nuovi' compagni, e lui ne fu felice di questo. 
- Almeno hai fatto subito amicizia qui, a differenza della vecchia scuola. - disse. 
Peccato che lui non sapeva che avrei potuto averli, se non fosse stato per Mike. 
- Già. Adesso vado di sopra, ci vediamo domani George. Buonanotte. - 
- 'Notte Hope. -
Andai di sopra direttamente in bagno, facendomi una bella doccia. Indossai il pigiama e mi misi a letto. Ripensai al mio primo giorno di scuola: infondo, non era andato poi così male. 

 
— • • —



 
ciao amori miei.
allora, inizio col dire che ringrazio di cuore alle otto persone che hanno recensito il primo capitolo.
Ho rotto un pò il cazzo su twitter, ma dettagli.
PENSAVATE CHE QUELLO DEL - CIAO - FOSSE HARRY, VERO? AHAHAHAH VI HO FOTTUTE. vi amo, lo sapete :* <3
E poi, avete visto? ho messo zack e cody e la east high. Ah, i vecchi tempi c':
Questo forse e' un pò piu' lungo, perciò scusatemi çç
Volevo approfondire la conoscenza con Gemma, ma sarebbe stato troppo lungo.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto uu
chiss chiss, tisdalesvoice.

crediti banner: @Chiara_88

 

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Capitolo 3
*** Friends. ***






Friends.

 

Harry.
'Drin. Drin. Drin'.
Fottuta sveglia di merda. 
Con un colpo netto su di essa, la feci smettere di suonare e sbuffai affondando la testa nel cuscino. Ero stanco, terribilmente stanco. Il pomeriggio scorso, ero andato a giocare a pallone e la notte non ero riuscito a dormire. Non seppi spiegarmi il perchè. 
Con chissà quale forza, mi alzai dal letto e andai in bagno, sperando che Gemma non fosse dentro. Ringraziando Dio, era già in camera a vestirsi. 
Mi lavai, poi andai in camera a prepararmi per un altro giorno di scuola.
Scesi di sotto e presi la cartella, per poi andare in cucina a salutare mia madre.
- Ciao mamma, io vado. - dissi dandole un bacio sulla guancia. Era una cosa giornaliera, e lei ci teneva. Non ne capivo il senso, ma lo facevo ugualmente.
- Ciao tesoro e buona giornata. - 
Uscii dalla porta e mi incamminai verso scuola.
Non aspettavo mai mia sorella, non da quando era fidanzata con Liam perchè appunto, andavano a scuola insieme, e sinceramente, subirmi le loro smancerie anche mentre andavo a scuola, proprio no. 
Arrivato in cortile, vidi in lontananza Louis e Niall su una panchina con dei quaderni in mano, così mi avvicinai a loro.
- Fammi indovinare: stai copiando inglese. - dissi.
- Ma quanto è intelligente il nostro Harry. Fammi da palo piuttosto. - disse Louis copiando quelle che dovevano essere delle frasi.
- Oddio Louis, la Benson! Togli i quaderni, sbrigati. - dissi dopo qualche secondo di silenzio.
Louis in un nano secondo buttò dietro la panchina i quaderni cercando di rimanere il più normale possibile guardandosi intorno preoccupato, facendo ridere Niall a crepapelle.
Accortosi della presa per il culo, mi guardò male. Probabilmente voleva uccidermi.
- Coglione. - disse.
- Così impari a trattarmi male la mattina. - mi giustificai. 
- Non ti farò copiare mai più nessun compito. - disse prendendo i quaderni da terra.
- Ed io non ti presterò mai più la mia macchina. - 
- Louis, pensaci bene. - disse Niall.
- No, non posso rinunciare alla tua macchina. Ti farò copiare tutti i compiti che vuoi. - 
- Così va meglio. -
In quell'istante, arrivò Zayn.
- Buongiorno. - disse.
- Harry, hai fatto francese? - continuò rivolgendosi a me.
- No. La scorsa volta il professore disse che oggi non ci sarebbe stato, quindi, avremo sostituzione. - spiegai.
- Sia lodato Gesù Cristo. - esclamò.
- Finito. Sono un genio. - disse Louis portando le mani in alto, come per esultare.
- Si, certo. - disse Niall chiudendo il quaderno e posandolo nella cartella.
- Che ci fa tua sorella a parlare con la nuova? - mi chiese Zayn.
Mi girai e le vidi parlare normalmente e sorridere.
- Ed io che ne so? - 
- Com'è che si chiama? - domandò il moro.
- Hope. E' nel nostro corso di inglese. - disse Niall.
- E' davvero simpatica. - disse Louis alzandosi in piedi.
Suonò la campanella, segno che dovevamo andare nelle nostre rispettive classi. La prima ora avevo francese, con Zayn, quindi, un'ora senza far niente. Almeno quella giornata scolastica iniziava bene.
- Ci vediamo dopo ragazzi. Andiamo Zayn. - li salutai ed entrammo nell'edificio.
Entrammo in classe, e come previsto, trovammo la professoressa di sostituzione seduta alla cattedra. Andammo a sederci infondo, dietro ad Amber, sfortunatamente. 
Io e Zayn aspettammo che la professoressa chiamasse i nostri nomi per farci segnare presenti, poi, appoggiammo la testa sul banco, intenzionati a dormire.
- Harry .. - avevo riconosciuto quella voce, ma non alzai la testa.
- Harry. - mi chiamò una seconda volta.
- Che vuoi Amber? - dissi infastidito.
- Come stai? -
- Prima che tu disturbassi il mio pisolino, bene. - 
- Devo dirti una cosa .. -
- Non mi interessa. - 
- Oggi sono a casa da sola .. - disse toccando con due dita la mia mano.
- E chiudi bene la porta. Ora lasciami in pace. - la interruppi subito tirando la mano.
- Sai cosa intendo, Harry. -
- E tu sai cosa intendo io, quindi non rompere. - 
- Tanto un giorno cambierai idea. - disse per poi girarsi avanti con sorriso malizioso.
E in tutto questo, Zayn dormiva beatamente.
Lei era Amber Rose, una delle più zoccole della scuola, chissà, magari anche del pianeta. Mi stava dietro da quasi un anno ed era, in un certo senso, ossessionata da me. Quando uscivo con gli amici, era capace di seguirmi e se non mi infastidiva in corridoio, era un miracolo. Tutto quello che voleva da me era una scopata. Tutti i miei amici mi incoraggiavano a farmela per togliermela di torno. Ci avevo pensato, ma visto che era una stalker, sapevo che non mi avrebbe lasciato più in pace e si sarebbe fatta i peggiori film mentali su di 'noi'. Era una bella ragazza, bionda, occhi azzurri, sfondata di soldi ed era una fissata con la linea. Ma a me non interessava più di tanto. E poi, mi innervosiva ogni tal volta che mi chiamava o addirittura che la vedevo da lontano. Quella ragazza mi infastidiva da morire.
Finalmente, riuscii a fare il mio pisolino scolastico, finchè non venni svegliato dal suono odioso della campanella. 
Cercai di connettere con quello che era il mondo reale e mi voltai verso Zayn, che dormiva ancora come un bambino, mentre gli altri uscivano dalla classe. Da dolce amico che ero, mi avvicinai al suo orecchio.
- Sveglia! - urlai.
Si svegliò di scatto, spaventato, facendomi ridere.
- Brutto stronzo. - disse per poi strofinarsi gli occhi.
- Styles e Malik, muovetevi o farete tardi a lezione. - ci richiamò la professoressa.
- Che materia hai? - chiese Zayn alzandosi dalla sedia.
- Matematica, e tu? - dissi uscendo fuori dalla classe seguito da lui. 
- Italiano. Ci vediamo e ricorda che me la paghi. - disse puntandomi il dito contro allontanandosi dalla classe.
- Si si. - lo arronzai. 
Camminai verso le scale, che portavano al secondo piano, per poi entrare in classe. Il professore non era ancora arrivato. Andai a sedermi al solito banco, quello che oramai era diventato il mio banco, e aspettai che il professore entrasse in classe. Ricambiai il saluto ai miei compagni di classe che 'educatamente' mi salutarono passando di fianco al mio banco.
Presi il cellulare dalla tasca per guardare l'orario, quando qualcuno cercò di attirare la mia attenzione.
- Ehm .. scusami, posso sedermi? - disse con voce sottile.
Alzai lo sguardo, e la vidi. Era Hope. 
- Certo. - dissi sorridendole e posando il cellulare non staccando gli occhi da lei, che, una volta ricevuta la mia risposta, sorrise.
Si sedette, senza fare un minimo rumore e posò delicatamente la borsa sul banco prendendo il quaderno, probabilmente quello di matematica. Lo aprì e notai dei disegni buffi con qualche spiringuacchio qua e la. Sorrisi senza volerlo e lei probabilmente se ne accorse, perchè in quell'istante, si voltò per un secondo e mi sorrise. 
- Piacere, Harry. - dissi porgendole la mano, sorridendole.
- Hope. - disse ricambiando la stretta, sorridendomi ancora. 
- .. E così, ti piace la matematica. - dissi indicando con lo sguardo il suo quaderno.
- Si nota tanto? - disse divertita.
- Abbastanza. - 
- Adesso devo anche inventarmi una scusa per non aver fatto i compiti. Mi faccio riconoscere per bene già il secondo giorno di scuola. - si lamentò sempre con voce dolce e delicata.
- Tu dì che hai avuto problemi familiari, il professore non obietta su questo, amenochè tu non glielo dica spesso, allora lì si accorge che lo stai prendendo in giro. - dissi.
- Mh, grazie del consiglio. - 
- Ciao Hope. - la salutò Zack, che venne vicino al nostro banco.
- Harry. - salutò anche a me, mentre io ricambiai con un cenno.
- Ciao Zack. - lo salutò lei.
- Come mai non ti sei seduta dietro di noi? - le domandò.
- Ehm, ci sono sedute quelle ragazze e questo era l'unico posto libero. - spiegò.
- Oh, peccato. - disse per poi andarsi a sedere vicino a suo fratello, Cody, che salutò anche lui Hope.
In quel momento, entrò il professore salutando tutti con un "buongiorno".
- Tu sei bravo in matematica? - mi chiese mentre il professore faceva l'appello.
- Bhe', diciamo. Me la cavo. - 
- Beato te, io non ci capisco nulla. - 
- Ah, no? - 
- No, soprattutto le equazioni, di cui non ne capisco il senso. Per me sono inutili. - disse per poi alzare la mano in segno di presenza una volta che il professore aveva chiamato il suo nome.
- Oh, anche per me. E la cosa piu' strana, è che per i professori non sono inutili visto che si sono laureati studiando queste stronzate. - 
- Esatto. - disse forse soddisfatta da quelle mie parole, mentre io alzavo per far si che il professore non mi mettesse assente.
- Bene, vediamo i compiti. - disse il professore alzandosi dalla sedia, intento a passare per i banchi e controllare.
Prima che il professore arrivasse al nostro banco, Hope nascose il suo quaderno sotto la cartella, così che lui non potesse vedere i suoi 'capolavori'.
- Styles? - 
- Ecco, ma ne ho fatte solo due su cinque. - dissi porgendogli il quaderno. 
- Sfaticato come sempre. - disse mentre io risposi con un sorriso beffardo.
- Signorina Evans? -
- Si, ecco .. ho avuto dei problemi familiari e non ho potuto svolgere i compiti .. - sembrava quasi indifesa.
- Mh, capisco. La prossima volta però voglio vederli. - le raccomandò, e lei lo rispose con un cenno di capo.
- Grazie. - sussurrò sorridendomi.
La ricambiai con un sorriso.
Dopo aver controllato tutti i compiti, il professore si sedette dietro la scrivania e guardò il suo registro personale.
- Oggi interrogo. - annunciò.
Vidi Hope preoccupata, e farsi 'piccola piccola' cercando di nascondersi per bene dietro a Maggie, la ragazza seduta davanti a lei. 
- .. Allora, vediamo. - metteva un'ansia incredibile, e di certo, questo non aiutava Hope, che infatti, continuava a ripetere "ti prego, non a me. ti prego, non a me." Era così buffa, che non potei fare a meno di sorridere.
- Signorina Hope, visto che non ha potuto svolgere i compiti, venga alla lavagna. - che bastardo.
- Merda. - disse abbassa voce.
- Ehm .. si .. - iniziò a balbettare.
- Allora? - 
Voltai il mio sguardo su Cody, che ricambiò capendo cosa io volessi da lui.
- Professore, ieri disse che sarei dovuto essere interrogato per poter alzare il mio voto. - disse Cody. 
- Oh, va bene. Venga alla lavagna allora. - lo incitò il professore.
Cody era bravo in matematica, e la materia gli piaceva, non avrebbe avuto problemi. 
Hope si rilassò con un lungo respiro e quando Cody passò al suo lato del banco, lo ringraziò sussurandogli un "grazie mille".
- Scriva Martin, e voi da posto, eseguite questa equazione possibilmente da soli, non aspettate lui. - ci disse il professore.
Cody iniziò la sua interrogazione, mentre Hope rimaneva a guardare l'equazione sul quaderno, senza sapere cosa fare. 
- Dai, non è così difficile. - le dissi.
- Lo so che non è difficile, sono io che sono ritardata. - disse sbuffando.
- Non sei ritardata, solo che non ti applichi abbastanza. - 
- Credimi, ho bruciato l'ultimo mio neuorone funzionante solo a guardarla. - disse portandosi la testa tra le mani.
- La matematica mi ucciderà. - continuò. 
Non potei far a meno di ridere, era così buffa.
- Ehi, lo sai che non si ride delle disgrazie altrui? - mi richiamò scherzando.
- La matematica è la tua disgrazia? -
- Mh .. si. - disse facendo finta di pensarci su.
- Dai, posso farcela. - continuò per poi passarsi una mano tra i capelli. 
La manica della sua maglietta si era leggermente alzata, scoprendo il polso. Era completamente viola.
- Hope, che hai fatto al polso? - gli chiesi preoccupato.
- Cosa?! - sbarrò gli occhi, portando il suo sguardo sul suo polso.
- No, niente .. - continuò portandosi giù la manica della maglia, mettendo poi il braccio sotto il banco.
- A me non sembra niente. - 
- Non è niente Harry, non preoccuparti. - tentò di rassicurarmi.
Non mi convinceva, ma lasciai perdere per non sembrare troppo invadente.
- Molto bene, Martin. Vada a posto. - disse il professore ad un Cody soddisfatto di se stesso, mentre tornava a posto.
- Voi da posto siete riusciti a farla da soli? - chiese poi.
Istintivamente, voltai il mio sguardo verso Hope e lei fece lo stesso e sorridemmo entrambi. Sintonia? forse. 
- Ho dei dubbi a riguardo. - dissi guardando il suo quaderno.
- Ne ho anch'io. - disse guardando il mio.
Il professore iniziò la nuova spiegazione, ma io non lo ascoltai per niente, come Hope.
Ero stato a guardarla tutta l'ora, mentre lei se ne stava lì a scrivere frasi di canzoni o a fare qualche disegnigno buffo. Due volte si era girata verso di me, incontrando il mio sguardo, e tutte e due volte era arrossita. Aveva portato i capelli sulla destra, dove io la stavo guardando, sperando che io non me ne accorgessi, ma era stato inutile. Era la stessa che successe il giorno precedente, quando venne per la prima volta qui a scuola. 
- Ora vi scrivo questi esercizi alla lavagna, li voglio per la prossima volta. - ci disse il professore che andò alla lavagna per scrivere le equzioni. Scrivemmo, finchè non suonò la campanella. 
Tutti uscirono dalla classe, mentre Hope aspettò Cody per ringraziarlo ancora, ed io, la aspettai, non so perchè.
- Cody, grazie ancora. - 
- Di niente, però non so quante volte potrò farti scansare l'interrogazione. - 
- Si, lo so .. ma io non ci capisco nulla. - disse quasi disperata.
- Posso darti ripetizioni io. - intervenne Zack.
- Ma non farmi ridere. - disse Cody imitando una risata finta. 
- Te le darei io, ma sono impegnato il pomeriggio. - continuò poi.
- Cody, non preoccuparti, sul serio. Vedrò su internet. - disse lei.
- No, ma sul serio posso darti io delle ripetizioni. - ripetè Zack.
- Sta zitto e cammina. - disse Cody spingendolo fuori dalla classe, facendo ridere me e Hope.
Uscimmo dalla classe e camminammo nel corridoio, diretti verso i nostri armadietti.
- E' così simpatico Zack. - disse.
- Si, e' un apposto. - imprecai mentalmente per la mia risposta così stupida.
In quel momento, Hope venne chiamata da una voce femminile, a me familiare.
- Hope! - era mia sorella, che ci veniva incontro.
- Ciao Gemma. - disse sorridendole.
- Voi due vi conoscete? - disse mia sorella riferendosi a noi due.
- E voi due vi conoscete? - disse Hope.
- Siamo fratello e sorella. - dissi io.
- Giusto! Styles e Styles. Perchè non ci ho pensato prima? Poi dici che non sono ritardata. - disse lei divertita, facendo sorridere anche me.
- Ritardata? - domandò Gemma.
- Lascia perdere. - 
- Dai, andiamo in classe. - 
- Okay. Allora ci vediamo, Harry. - disse sorridendomi.
- Ciao Hope. - la salutai.
Quell'ora avevo educazione fisica. Almeno saremmo usciti da quell'edificio.
 
Hope.
Avevo salutato da poco Harry e mi ero diretta in classe con Gemma.
Andammo a sederci al terzo banco, sulla destra, vicino alla finestra. La professoressa non era ancora arrivata.
- Non sapevo conoscessi mio fratello. - disse d'improvviso Gemma.
- L'ho conosciuto solo oggi. E' davvero carino. - dissi per poi rendermi conto di quello che avevo appena detto.
- Cioè, nel senso che è gentile .. - continuai subito. 
- Non preoccuparti, so di avere un fratello carino. - 
Sorrisi imbarazzata.
- Da quanto, ehm ..  tu e Liam state insieme? - le chiesi.
- Quasi un anno. - disse sorridendomi.
- E come vi siete conosciuti? - 
- Be', lui e Harry si conoscevano dalle medie, ma io non gli avevo mai dato molta importanza. Poi, ho iniziato a frequentare la comitiva di mio fratello, ovviamente, non ero l'unica femmina, ma c'era anche Loren, la ragazza di Louis, che però si è trasferita qualche settimana fa a Parigi. Da quando ho iniziato a frequentarli, ho conosciuto meglio Liam ed ho scoperto che era un ragazzo dolce, simpatico e chi ne ha più ne metta. - disse con gli occhi che le brillavano.
- Il ragazzo perfetto, insomma. - intervenni io.
- Si. E così lui disse che gli piacevo, io ebbi il coraggio di dirgli che mi piaceva anche lui e ora stiamo insieme. - 
- E pensi che Liam sia la tua anima gemella? - le chiesi ingenuamente.
- .. Credo di si. Non riuscirei ad immaginare una vita senza lui. Senza il suo sorriso, la sua voce, i suoi abbracci .. è l'unico ragazzo che mi ha fatto sentire, in un certo senso, accettata. Sa come rendermi felice. Io amo Liam, lo amo con tutta me stessa, quindi .. Si. - 
- E' bello vedere la gente innamorata. - dissi sorridendole.
- Tu non lo sei mai stata? -
- Oh .. ehm, no. - 
- Non sei mai stata con un ragazzo?! - disse stupita.
- No. Cioè, si .. sono stato con uno per tre mesi. Chiamala storia. -
- Non ci credo. Bella come sei, hai avuto solo un ragazzo? - 
- Si, e non sono bella. -
Chissà, magari se non ci fosse stato Mike a rovinarmi la vita, mi sarei innamorata di qualcuno. Avrei provato quelle famose 'farfalle nello stomaco' e le sensazioni che provava Gemma quando stava con Liam. Questo della storia di tre mesi, era stata una cosa ingenua. Infatti, non la chiamavo nemmeno storia. Si chiamava Dylan. Era carino, si. Capelli e occhi castani, simpatico da morire. Avevo dato il mio primo bacio a lui, ma per scommessa, o meglio, a quella merda di gioco della bottiglia. Non mi ero mai interessata a lui, ci stavo 'tanto per' ed evidentemente, era la stessa cosa per lui, finchè poi, ci eravamo stancati entrambi e ci eravamo lasciati. Nessuna lacrima versata, nessun dolore. 
- Smettila che lo sei. -
- Si si. - la arronzai.
La professoressa era entrata da poco, fece l'appello e iniziò la sua lezione. Non la ascoltai del tutto, ogni tanto mi distraevo, a differenza di Gemma che rimase attenta.
Voltai il mio sguardo alla finestra, guardando il giardino dove c'erano dei ragazzi.
Era il primo piano, e potei riconoscerli: erano Harry, Louis e Zayn che stavano giocando e scherzando tra loro. Vidi Harry sorridere e potei sentire anche la sua risata. Sorrisi spontaneamente e qualche secondo dopo, lui si voltò guardando la finestra dove ero io. Ci guardammo per forse due secondi, finchè lui non mi salutò con la mano. Timidamente, lo salutai anch'io sorridendogli e lui ricambiò con un sorriso, uno dei suoi sorrisi. Quando sorrideva, gli nascevano delle fossette ai lati della bocca, rendendolo ancora più adorabile di quanto non lo era già. 
- A chi hai salutato? - mi chiese Gemma abbassa voce.
- Nessuno. - le riposi, guardando la prof che fortunatamente, non si accorse di nulla.
La lezione finì, e la prof ci assegnò un racconto dal libro, incaricandoci di farne il riassunto. Tipico. Uscimmo dalla classe e mi diressi verso l'armadietto, insieme a Gemma.
- Perchè oggi non ti siedi a mensa con noi? - 
- Non voglio disturbare .. - dissi posando qualche libro.
- Non essere stupida, non disturbi affatto. E poi, già conosci me ed Harry. -
- In realtà conosco anche Niall e Louis. -
- E quando pensavi di dirmelo?! Quando li hai conosciuti? -
- Siamo nello stesso corso di inglese. - 
- Un motivo in più per venire. Che materia hai prima di pranzo? -
Guardai il mio orario.
- Francese. - 
- Bene, ti vengo a prendere se no non ti presenti, e non azzardarti a nasconderti. Ci vediamo. - disse per poi andarsene.
Guardai di nuovo il mio orario, e riportava storia. Andai in classe, che si trovava al piano di sopra, e mi diressi nell'aula. 
La professoressa era già in classe, probabilmente, stava aspettando me e qualcun altro, così mi affrettai e andai a sedermi in un banco infondo, fortunatamente, da sola.
Entrati tutti, la professoressa fece l'appello e poi iniziò la sua lezione.
Parlò di tizio che fece la guerra a caio, che si combatterono tra loro e bla bla bla. Non rimasi del tutto attenta alla lezione; il mio pensiero in quel momento era che tra poche ore avrei pranzato con Niall, Louis e tutti quanti. 
E se avessi fatto una figura di merda? Se mi sarei strozzata? Se avessi sputato mentre parlavo? Che schifo, oh. Dovevo calmarmi, oppure sarei uscita pazza o peggio, mi sarei rincoglionita più del solito. 
Non dovevo sembrare una cogliona totale davanti a loro perchè insomma, erano le uniche persone che avevo conosciuto e se avessi perso la loro amicizia: ben tornata nella tua vita di merda, Hope. Ora che ci penso, c'era anche Eric .. era un mio amico? bha. Non si era fatto vedere da quando mi aveva fatto visitare la scuola. Mi aveva lasciata con un "devo andare, magari ci vediamo dopo." Quel dopo non si presentò più. 
Perchè mi applicavo tanto? Non si è fatto vedere? Pazienza.
L'ora di storia finì e uscii dalla classe per poi andare all'armadietto e prendere i libri per l'ora seguente. Feci così finchè non arrivò l'ora di pranzo e come detto da lei, Gemma era lì che mi aspettava fuori la classe di francese. Tipo stalker.
- Aspetti qualcuno? - ironizzai.
- Andiamo, ho una fame. - disse prendendomi per mano e trascinandomi per il corridoio fino ad arrivare alla mensa.
Non ci ero mai entrata, infatti, il giorno precedente avevo preso una bibita da una delle macchinette in corridoio. 
La mensa era davvero enorme, a due piani. I tavoli erano rossi e rotondi con una E al centro bianca, che stava per 'East'.
- Eccoli là. - indicò Gemma trascinandomi ancora, verso il 'loro' tavolo. 
Più ci avvicinavamo verso il loro tavolo, più l'ansia cresceva. Ma che cazzo mi stava succedendo? "E' un fottuto pranzo, Hope, stai calma" ripetevo tra me e me.
I ragazzi erano tutti intenti a giocare col cellulare o a mangiare.
- Ciao ragazzi. - li salutò Gemma.
- Ciao Gemma. - la salutarono tutti in coro, senza alzare le teste, a differenza di Louis che alla fine mi notò.
- Oh, ciao Hope. - mi salutò.
- Ciao. - dissi sorridendo timidamente.
Tutti i ragazzi alzarono il capo.
- Ciao Hope. - mi salutò Niall.
- Ciao. - dissi, sorridendogli ancora.
Voltai il mio sguardo su Harry, dove lo trovai a guardarmi.
- Ciao. - disse semplicemente, sorridendomi.
Gli sorrisi e basta.
Notai anche un altro ragazzo. Pelle mulatta, capelli neri e occhi castani. 
- Vieni Hope, andiamo a prendere qualcosa da mangiare. - disse Gemma, dirigendomi con lei verso il bancone.
Presi il vassoio, e mi avvicinai al cibo, seguita da Gemma.
- Che mi consigli? - le chiesi.
- Ah, non lo so. - grazie Gemma, sei d'aiuto.
Sinceramente, non mi convinceva nulla, così presi una vaschetta di insalata e una coca cola, mentre Gemma prese la pasta al pomodoro. 
Andammo a sederci al tavolo ed io mi sedetti vicino a Gemma e Niall.
- Gemma, dov'è Liam? - chiese il ragazzo moro.
- A casa, con la gamba fatta male. Ma credo tu questo lo sappia già, vero Zayn? -
- Ehi, non l'ho fatto apposta. Non è colpa mia se non sa giocare a calcio. - si giustificò.
- Si, certo. -
- Comunque, io sono Zayn. - si presentò con me, porgendomi la mano, facendo spostare di poco Gemma.
- Hope. - dissi sorridendogli.
- Solo un'insalata, Hope? - mi chiese Niall.
- Si. Non ho molta fame oggi, infatti, credo che non la mangerò nemmeno. - dissi.
- Sei a dieta? - chiese ancora.
- Per carità. Io amo il cibo, non potrei mai stare a dieta. Non ce la farei. -
- La ragazza perfetta per te, Niall. - intervenne Louis.
- Oh, a me non dispiacerebbe sposarla. - disse Niall sorridendomi.
- Anche se ti conosco da due giorni, non dispiacerebbe neanche a me. - dissi sorridendogli, mentre venivo stritolata da un suo abbraccio. Era così dolce.
- Gemma, sicura di voler mangiare quella pasta? - le chiese Louis.
- Semmai morirò, già sapete cosa dire a Liam. -
- Che l'hai tradito con me, Zayn e Niall? Ah, si. - ci scherzò su.
- Tanto non ci crederà mai. -
- Tanto tu sarai morta e non potrai obiettare, ed io gli dirò come sei stata agressiv .. - non finì la frase che Harry gli lanciò una penna addosso.
- Possiamo cambiare discorso? - disse, fancendo ridere tutti.
- Che facciamo oggi? Andiamo di nuovo al campetto? - chiese Zayn.
- Per me è uguale. - disse Niall.
- Anche per me. - dissero Harry e Louis insieme.
- Però giochiamo a basket. - supplicò Harry.
- Venite anche voi? - chiese Niall a me e a Gemma.
- Si. Tu vieni Hope? - mi domandò Gemma.
- Mh .. si, okay. - risposi.
- Sai giocare a basket, Hope? - mi chiese Louis.
- Per niente. - 
- Allora ti insegneremo noi. - disse Zayn.
- Ehi, perchè a me non mi insegnate niente? - disse Gemma, quasi offesa.
- Perchè tu hai quell'atletico del tuo ragazzo che può insegnarti .. un momento, adesso è a casa con la gamba dolorante. - 
- Per colpa di una testa di cazzo. - lo difese.
- Vi ricordo che abbiamo un'ospite, non siate volgari. - disse Niall.
- Ha parlato. - dissi.
- E quando sarei stato volgare? Sentiamo. - mi sfidò.
- In tutte le ore di inglese che abbiamo trascorso insieme. - 
- Ed io ne sono testimone. - si intromise Louis.
- Okay, mi ritiro. - disse alzando le mani in segno di resa. 
In quel momento, sentii una voce alle mie spalle.
- Ciao Hope. - 
Mi voltai, era Eric.
- Oh, ciao Eric. - 
- Come stai? - 
- Bene grazie, e tu? - 
- Bene. Mi chiedevo se oggi sei libera, magari potevo farti fare un giro per la città. - 
- Oh, ehm .. - stavo per rispondergli, quando qualcuno rispose al posto mio.
- Oggi è impegnata, non può uscire con te. - disse Harry, guardandolo male ricevendo un'occhiataccia da lui.
- .. Devo uscire con loro. Magari un'altra volta. - continuai.
- Va bene, ci vediamo allora. - disse per poi andarsene.
- Devi stare alla larga da lui. - mi disse Gemma.
- Già. E' un'idiota, ed e' un cascamorto del cazzo con tutte le ragazze. - disse Niall infastidito.
- Oh. - dissi semplicemente.
Passamo l'ora di pranzo a ridere e a scherzare, rafforzando un pò il mio rapporto con loro, finchè non suonò la campanella, e così ci alzammo tutti, diretti ai corridoi.
- Hope, ci vediamo fuori scuola, così ti spiego dove abito così puoi venire a casa mia. - mi disse Gemma.
Salutai i ragazzi e andai in classe, quell'ora avevo diritto.
Suonò la campenella, segno che era finita quella giornata scolastica. Uscii dalla classe e mi recai fuori dall'edificio, andando in cortile, cercando con lo sguardo Gemma, che era vicino ad un albero con gli altri. Mi avvicinai a lei e mi spiegò dove abitava. Era facile arrivarci, da quanto avevo capito.
- Allora ci vediamo tra poco. Ciao ragazzi. - li saluti e mi incamminai verso casa. 
Una volta arrivata, entrai e andai subito di sopra a farmi una doccia. Uscii e cercai qualcosa nell'armadio. Il cielo era ricoperto da qualche nuvola, dove però, sbucava qualche 'chiazza' azzurra. Diciamo che era un tempo stabile. Decisi quindi, di indossare una felpa e un jeans elastico, lasciandomi poi i capelli sciolti.
Erano le quattro meno venti, così decisi di fare i compiti mangiando qualcosa che c'era in dispensa. Arrivate le quattro e trentacinque, andai a lavarmi i denti e uscii di casa, incamminandomi verso casa Styles. 

 
— • • —
 


ciao cuovi.
lo so, lo so, sono in ritardo, scusatemi çç
dovevo postare ieri, ma mi era venuto il blocco da 'scrittore'. che poi scrittrice non sono, ma comunque.

RINGRAZIO INFINITAMENTE LE DODICI PERSONE CHE HANNO RECENSITO IL CAPITOLO, ANCHE SE HO ROTTO SEMPRE IL CAZZO SU TWITTER.
GIUSTAMENTE, POTEVANO BENISSIMAMENTE NON RECENSIRE E INVECE, LO HANNO FATTO. QUINDI, GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE. SIETE LA MIA LIFE :*

bene, spero questo capitolo vi piaccia uu
chissà che succederà nel campetto, 
mlmlmlml
CONTINUERO' SEMPRE A CINQUE RECENSIONI çç sorratemi ancora.
premetto che ho copiato la frase quando Amber cerca di sedurre Harry e lui le risponde:
'e chiudi bene la porta', da alessandro siani. HAHAHAHAHA.
e' il mio mito, però oh, ci stava. AHHAHA.
chiss chiss, tisdalesvoice :*

crediti banner: @Chiara_88

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Capitolo 4
*** What the fuck happening to me? ***






What the fuck happening to me?



 

Harry.
- Cristo santo, Gemma, muoviti. - urlai a mia sorella una quarta volta. 
- Harry, dovresti scopare più spesso. - ricevetti come risposta. E questo linguaggio lo usavamo solo quando i nostri genitori non erano in casa, come allora.
- Se c'era Liam, già eri qui. - 
- Liam è una cosa, tu ne sei un'altra. - urlò ancora in bagno.
- Appunto, io sono più importante, quindi muoviti. - 
La sentii brontolare qualcosa, ma non capii.
La aspettai per qualche altro minuto, ma mi ero rotto il cazzo.
'Fanculo' sbottai e mi alzai dal divano intenzionato ad andarmene, quando il campanello suonò. 
Mi chiedevo chi poteva essere, dato che non avevo preso appuntamenti o cose del genere. 
Andai ad aprire e vidi Hope. Me n'ero completamente dimenticato che sarebbe dovuta venire anche lei. Memoria di merda già a 17 anni, complimenti Styles.
- Ciao .. - disse timidamente.
- Ciao. - le risposi.
Se ne stava lì, ferma, con lo sguardo basso e si passava la mano tra i capelli.
Ed io, da coglione che sono, me ne stavo fermo vicino alla porta a guardarla.
- Scusa, vieni, entra. - dissi.
Lei sorrise ed entrò in casa, mentre io chiudevo la porta. Si guardava intorno, ammirandono il piccolo salottino. Mi guardò e mi sorrise, imbarazzata, ed io feci lo stesso.
- Chi è? - domandò urlando Gemma di sopra.
- E' Hope. - le risposi.
- Hope, sali. - quasi le ordinò.
- Posso? - mi chiese lei quasi sussurrando.
- Si, si, certo. - le risposi passandomi una mano dietro la nuca, impacciato.
Lei salì, piano, senza fare un minimo rumore e sentii la sua voce, così dolce e delicata, chiamare Gemma.
'coglione, coglione, coglione' ripetevo tra me e me. L'avevo fatta aspettare fuori la porta come un'idiota e mi ero mostrato impacciato, quando mai era capitato? 
Erano le cinque e un quarto e Gemma non decideva nemmeno di darsi una mossa, ma poi, miracolo, scese le scale, seguita da Hope. 
- Sono pronta. - disse con un sorriso quasi trionfante.
- Era ora. Adesso andiamo. - le dissi, dirigendomi verso la porta seguito dalle due ragazze per poi incamminarci verso il campetto.
- Liam verrà? - chiesi a mia sorella.
- Si, ci aspettava già lì. -
- Hope, hai fatto i compiti? - le domandò. 
- Si. - 
- E matematica? - le domandai, sorridendole.
- ... Forse. - rispose divertita. 
- Non l'hai fatta. - affermai divertito anch'io.
- Ehi, è complicata. - ripose con espressione offesa, ed io non potei fare a meno di sorridere.
Arrivammo al campetto e trovammo già i ragazzi che giocavano a basket, così ci avvicinammo a loro.
- Alla buon ora, eh. - disse Niall.
- Dillo a lei. - dissi riferendomi a mia sorella.
- Si okay, scusatemi. - disse alzando le mani in alto, in segno di resa.
- Ciao dolcezza. - disse Liam, cingendole i fianchi per poi baciarla.
- Ciao Hope. - la salutarono Zayn e Niall.
- Ciao. - ricambiò lei, sorridendoli.
- Ma dov'è Louis? - chiese poi, guardandosi intorno.
- Oddio Hope, guarda dietro di te! - le urlai, fingendo di essere spaventato.
Lei si gira, e si ritrova Louis dietro, con una delle sue facce inquietanti, facendola sobbalzare e urlare. Tutti scoppiammo a ridere, a crepapelle.
- Dio mio, che spavento. - disse portandosi una mano sul petto, ridendo anche lei.
- E non ridete di me. - continuò.
- Sei una facile vittima. - disse Louis, che si era quasi ripreso dalle sue risate.
- Guarda che mi vendico. - 
- Non vedo l'ora. - la sfidò Louis.
- Dai, giochiamo. - disse Niall, prendendo la palla da basket dalle mani di Zayn.
Gemma e Liam andarono a sedersi sugli spalti, visto che Liam non poteva giocare per via del ginocchio, e così li seguì anche Hope.
- Hope, dove vai? - la richiamò Louis.
- .. a sedermi? - disse lei, confusa.
- No, tu adesso vieni qui e giochi con noi. - 
- Ma io non so giocare. -
- Non importa, giochi lo stesso. -
- Perchè dovete farmi fare le figure di merda il secondo giorno che sono qui? - disse quasi disperandosi, mettendosi una mano sulla fronte.
- Perchè ti vogliamo già bene ed è nostro dovere farti fare figure di merda, da buoni amici che siamo. - disse Niall.
- No, davvero, non fatemi giocare. Giocherò la prossima volta, vi prego. - disse supplicando, facendo il broncio. Era così carina.
- E va bene, però la prossima volta giochi. - disse Louis, che si rassegnò, e lei, con un sorriso stampato sulle labbra, tornò indetro andandosi a sedere vicino a Gemma e Liam sugli spalti.
Formammo le nostre squadre: io e Louis contro Zayn e Niall. 
Giocammo per un forse un'oretta, quando poi Louis, chissà come, cadde facendoci ridere tutti e potei sentire anche la risata di Hope sugli spalti.
Mi girai per guardarla e lei, accortosi che la stavo guardando, si mise una mano sulla bocca, cercando di trattenere la risata. Magari per imbarazzo, ma cosa c'era da imbarazzarsi? La sua risata era meravigliosa, era musica per le mie orecchie.
Che cazzo dici, Styles? Riprenditi.
- Non è divertente. - disse Louis, ancora a terra.
- La vendetta è così dolce. - urlò ancora divertita Hope.
- Ah, si? - disse per poi alzarsi e andare verso di lei.
- Louis, che vuoi fare? - chiese lei divertita.
Louis iniziò a farle il solletico, facendo sentire ancora una volta la sua risata così bella e soave, poi la prese sulle spalle e la portò giù, girando poi su se stesso.
- Louis, ti prego, mi gira la testa! - disse lei, ancora ridendo.
Louis la mise giù e mancava poco che cadessero tutti e due a terra.
- Così è sleale. - disse lei.
- Lo hai voluto tu. - rispose lui.
- Sei tu che sei una schiappa, Louis. - disse Zayn.
- Ecco. - aggiunse Hope.
- Ne vuoi ancora? - la sfidò Louis.
- Per carità, no. - disse tirandosi indietro, 'difendendosi' la pancia.
- Che facciamo, giochiamo ancora? - chiese Niall.
- Io sono sfinito. - dissi.
- Anch'io. - aggiunse Zayn.
- A me fa male la pacca destra. - disse Louis, facendo sghignazzare Hope, che si portò una mano davanti alla bocca per cercare di trattenersi.
Ricevette un'occhiata da Louis, che fece finta di 'attaccarla' e lei di tutta difesa si nascose dietro Niall, come se gli facesse da scudo. 
E in tutto questo, Gemma e Liam erano ancora sugli spalti a guardare ogni tanto la scena o a sbaciucchiarsi. 
Guardai il cancello del campetto, dove si aprii ed entrò un ragazzo, quel ragazzo. Che cazzo ci faceva lì? 
Lo guardai, o meglio, gli diedi una delle peggiori occhiatacce ricevendone anch'io una di tutta risposta. Poi, si accorse che c'era anche Hope, che era girata di spalle a parlare ancora coi ragazzi. Niall mi guardò confuso, poi si girò indietro e riprese a guardarmi. Capì cosa io avevo intenzione di fare.
- Hope, vieni un attimo con me. - le dissi mettendogli un braccio sulle spalle, portandola sul retro del campetto. 
Mi guardò confuso, d'altronde era normale, ma una spiegazione gliel'avrei data pochi secondi dopo. 
Svoltato l'angolo, le tolsi il braccio dalle spalle e lei si appoggiò al muro, mentre io mi guardavo intorno, sperando che quel coglione non ci avesse seguito.
- .. Allora? - chiese.
Non la risposi, mi limitai a guardarla.
- Devi per caso stuprarmi? - domandò ironica.
- L'idea non è poi così male. - le risposi, ricevendo da lei una piccola spinta.
- Dai, devi dirmi qualcosa? - 
- C'era Eric e ti ho, in un certo senso, nascosta da lui. - 
- .. E perchè? - 
Già Harry, perchè? Perchè l'avevi portata via? 
- Perchè non voglio che si avvicini a te. - con quale coraggio ero riuscito a dire quelle parole, non lo so nemmeno io.
- .. perchè? - chiese ancora.
- Perchè non voglio che faccia il cascamorto anche con te. -
- .. Ho capito Harry, ma insomma, non posso evitarlo o nascodermi come se avesse la lebbra. - 
Le sue parole mi portarono ad una sola conclusione.
- Ti piace. - dissi.
- Cosa? No, no. - rispose subito.
- Oh, andiamo. - 
- .. E' un bel ragazzo, si, ma non mi interessa più di tanto. -
- Sei la prima che lo dice, sai? - 
- Evidentemente non mi piacciono i "puttanieri". - disse mimando le virgolette l'ultima parola.
- E poi, perchè dovrebbe interessarsi a me? - continuò.
- Perchè sei una bella ragazza. - affermai.
Lei rimase stupita dalla mia affermazione, tanto da arrossire e abbassare il capo. In un certo senso, mi ero abituato a questo suo 'comportamento', eppure non mi dispiaceva affatto; anzi, mi piaceva quando faceva così. Mi piaceva la sua timidezza, da morire.
- .. io non sono bella. - disse con voce bassa.
Mi avvicinai a lei e le misi due dita sotto al mento, con delicatezza, in modo che alzasse il capo e mi guardasse, notando che le sue guance erano ancora un pò rosse.
- Si che lo sei. - dissi sorridendogli.
Sorrise anche lei, timidamente, abbasando per un secondo lo sguardo e poi tornò a guardarmi di nuovo negli occhi. I suoi erano di un castano scuro, intenso, e ne rimasi incantato. Poi, mi soffermai a guardare le sue labbra. Il labbro inferiore era leggermente più carnoso di quello superiore. Eravamo a pochi centimentri di distanza e il pensiero di poter provare quelle labbra, mi faceva impazzire. Ripresi a guardarla di nuovo negli occhi, e sentii il mio stomaco contorcersi. Era una sensazione strana, mai provata prima e in un certo senso, era bella. 
A riprenderci da quel 'momento', furono due colpi di tosse. Ci voltammo di scatto e vedemmo Louis che era poco distante da noi, che ci guardava. Mi allontanai da lei, con malavoglia.
- Ehm .. il nemico se ne andato. - disse Louis, imbarazzato.
Ci guardammo per un'ultima volta e poi andammo verso Louis, e tutti e tre tornammo al campetto. Hope tornò sugli spalti vicino a Gemma e Liam e la vidi scuotere la testa e dire qualcosa, probabilmente le avevano chiesto cosa era successo.
- L'hai baciata? - chiese Louis.
- No. - 
- Ti piace? - 
- E' una bella ragazza, però .. - dissi sbuffando.
- Però ti piace. - affermò.
Sbuffai nuovamente, scompigliandomi i ricci.
- Ah, Styles, - disse poggiando le mani sulle spalle scuotendomi. - non ti avevo mai visto così avvilito. L'amore sconvolge. - 
- Louis, non dire cazzate. - 
- E poi vedrai. - 
La parola amore era esagerata. La situazione era già abbastanza strana, metterci anche l'amore sarebbe stato troppo. Forse Hope mi piaceva, ma forse. Innamorato non lo ero. Io ero sempre stato convinto che certe cose avvenissero dopo un determinato tempo, non da subito. 
- Che avete fatto dietro al muretto, eh? Sporcaccioni. - disse Zayn che venne vicino a noi insieme a Niall.
- Cosa vuoi che faccia dietro un muretto, Malik? - domandai ironico.
- Eh, tante cose. - disse quasi con aria sognante.
- Tu sei malato. - intervenne Niall.
- Si vabbè. - disse Zayn.
- Ha detto qualcosa quella testa di cazzo? - dissi riferendomi ad Eric.
- No. Appena ha visto che ti sei portata Hope, ha dato qualche occhiataccia e poi se ne andato. - mi rispose Louis. 
- Bene. - dissi cercando di essere vago, ma sfortunatamente, mi sentii tutti gli sguardi degli altri addosso.
- Che c'è? - domandai.
- Niente. - dissero in coro.
- Andiamo a casa? Dovrei farmi ancora i compiti. - dissi.
- Si, dovrei farli anch'io. - disse Zayn.
Louis e Niall annuirono, così mi girai per chiamare Gemma e Liam sugli spalti.
- Gemma, Liam, noi andiamo a casa, voi che fate? - dissi.
- Noi restiamo un altro pò qui. - rispose Gemma.
- Hope, tu che fai? - chiese invece Niall.
- Mh .. vengo. - disse. 
Salutò Gemma e Liam e scese gli scalini degli spalti velocemente, venendo vicino a noi.
- Andiamo. - disse Louis prendendo il suo braccio facendolo appoggiare al suo.
Ci incamminammo in gruppo verso le nostre rispettive case. Io, Niall e Zayn camminavamo davanti parlando di qualche videogioco mentre Louis e Hope erano dietro che ridevano e scherzavano. Zayn, Niall e Louis tornarono a casa, visto che loro abitavamo qualche isolato molto prima di noi, e, 'coincidenza', chi torna a casa insieme? Io ed Hope. 
Camminammo vicini, senza dire una parola, poi, decisi di rompere quel silenzio anche per me imbarazzante. 
- Allora .. perchè ti sei trasferita? - chiesi.
- Oh .. ehm .. diciamo che non mi piaceva molto il posto in cui vivevo. - 
- Famiglia? - 
- No, no. Piu' che altro la scuola e anche un pò i miei vicini. - 
- I vicini? - chiesi curioso.
- Si. In pratica rompevano le palle. Erano dei drogati e degli alcolizzati. Facevano casino dalla mattina alla sera e si sentivano dei rumori .. si bhe', quando scopavano. - 
Risi a quell'ultima spiegazione, piu' che altro per la sua faccia imbarazzata e schifata allo stesso tempo. 
- Si certo, tu ridi. Vorrei vedere te mentre sei a tavola con i tuoi genitori nel silenzio piu' assoluto e d'improvviso senti i gemiti e il rumore del letto contro il muro. - 
- In effetti è una situazione di merda. - dissi ancora divertito.
- Ecco. -
- E perchè non ti piaceva la scuola? - 
- .. Per-perchè non aveva una buona istruzione .. - balbettò. 
Non mi convinceva.
- Bhe', la East High non è da meno. - 
- Rispetto a dove andavo, credimi, questa può essere la Columbia. - 
- Si? .. Qualche professore però è scansafatiche e non ci fa fare niente. - 
- Peccato che quello non sia matematica. - 
- La matematica è importante. - ironizzai.
- Come lo è x-y elevato alla seconda, vero? - 
- Ovvio. - dissi facendola ridere.
- .. E con chi vivi? - le domandai.
- Con mio zio. - 
- .. Tu invece hai sempre vissuto qui? - mi domandò.
Annuii.
- E ti piace vivere qui? - 
- Si, anche se a volte è un pò una noia, non succede mai niente di nuovo. -
- Cosa vorresti che succedesse? - 
Era la prima volta che qualcuno me lo chiedeva. Nessuno aveva mai chiesto un mio parere, mai.
- Non so, qualcosa che mi stupisca e chissà, magari che mi cambi la vita. - 
- Arriverà quando meno te l'aspetti, bisogna saper aspettare. - disse per poi sorridermi.
Arrivammo davanti casa sua, o meglio, quella di suo zio.
- Bhe' .. allora ci vediamo domani. - dissi.
- Si .. a domani Harry. - mi salutò e si avvicinò alla porta.
Mi incamminai verso casa e una volta arrivato alla porta, pregai che mia madre fosse in casa come detto oggi prima di uscire, se no avrei dovuto aspettarla e mi scazzavo.
Bussai e mia madre fortunatamente era in casa, e mi venne ad aprire.
- Ciao mamma. - la salutai entrando in casa.
- Ciao tesoro, Gemma? - chiese.
- E' con Liam, verrà tra poco. - 
Andai direttamente in bagno e mi feci una doccia, poi andai in camera e mi misi il pantalone di una tuta, con una maglietta qualunque a mezze maniche.
Cercai di fare i compiti, ma proprio non ci riuscivo, aveva la testa da tutt'altra parte. Pensai a quello che era successo nel campetto con Hope, pensai a lei.
Perchè l'avevo nascosta da Eric? Cosa mi importava se lui volesse scoparsela o meno? Eppure era come se avessi un istinto di protezione nei suoi confronti e figuriamoci se avrei fatto avvicinare quel coglione a lei. E se mi avesse mentito sul fatto che Eric non le piaceva? Mh, no, era stata fin troppo credibile. E poi, cos'era stata quella sensazione nello stomanco quando l'avevo guardata negli occhi? Ripensandoci, era stata una sensazione piacevole. Ero stato a pochi centimentri dalle sue labbra e se l'avessi baciata? Come avrebbe reagito?
Fin troppe domande ronzavano nella mia testa e di risposte nemmeno una. 
Ma una tra tutte mi tormentava di più: perchè pensavo a lei e mi facevo tutte quelle domande se la conoscevo da soli due giorni? 
 
Hope. 
Presi le chiavi dalla tasca e aprii la porta; entrai e poi la chiusi alle mie spalle.
Andai in salotto, buttandomi sul divano. 
Quel pomeriggio, al campetto, avevo passato davvero una bella giornata con Gemma, Niall e tutti gli altri. Li avevo conosciuti meglio e si erano rivelati proprio come mi aspettavo. Erano simpatici, da morire, e avevo capito anche che erano del tutto spontanei ed io amavo questa caratteristica. Chi mi mandava in confusione, però, era Harry. Si era comportanto in modo strano ed io proprio non riuscivo a capirne il perchè. Mi aveva 'nascosta' da Eric, perchè? Cosa ci guardagnava? Cosa gli importava se lui volesse o no uscire con me? Dubitavo fortemente che fosse geloso. Era fin troppo presto e sarebbe stato stupido pensare una cosa del genere. Io e lui eravamo .. conoscenti, come lo ero con tutti gli altri. Anche se Niall aveva detto "già ti vogliamo bene" .. magari sarò stata stupida, ma io a queste tipo di frasi ci davo un peso. Mi avevano fatta sentire accettata, apprezzata .. felice, dopo fin troppo tempo. Mi chiedevo se quel tipo di frase valeva anche per Harry, il quale, era convinto che mi piacesse Eric. Era un bello ragazzo e non potevo negarlo, ma dopo l'avvertimento di Gemma e Niall, ci sarebbero state poche probabilità che sarei uscita con lui. Non che prima ci avessi messo un pensiero. E poi, non riuscivo a capire del perchè Eric provasse quel tipo di interesse per me. Chissa' come, mi ero ritrovata ad essere risposta da Harry a quel tipo di domanda. 
- Perchè sei una bella ragazza. - mi aveva detto. 
Quel tipo di affermazione mi aveva lasciato un pò sorpresa, tanto da farmi arrossire. Come se fosse una novità. 
Obiettai su quella sua affermazione, dicendogli il contrario, e abbassai lo sguardo, per paura di guardarlo negli occhi e vedere che mentiva, che lo aveva detto per pena o cose varie. Lui, deciso, mi si avvicinò e mise due dita sotto al mento così da farmi alzare il capo e poterlo guardare negli occhi. Mi sorrise dolcemente quando confermò la sua affermazione, senza esitare nemmeno per un attimo. Sorrisi timidamente mentre continuavo a guardarlo negli occhi. Se prima c'era quella poca forza che avevo per poter distogliere lo sguardo, quella era svanita quando mi ci ero persa in quelle iridi verdi. Harry aveva degli occhi meravigliosi, color smeraldo, e sarei stata ore ed ore a guardarli, studiarli. Quel suo sguardo così profondo e allo stesso tempo tenero, mi aveva trasmesso una sicurezza mai provata prima. Ricordo che il mio cuore aveva iniziato a battere forte al pensiero e alla vista delle nostre labbra così vicine quasi da sfiorarsi. Forse stava per succedere qualcosa o forse no, ma non lo seppi mai perchè Louis interruppe quella situazione. Ma mi chiedevo: se Louis non fosse venuto, ci saremmo baciati? E cosa sarebbe successo dopo?
Era stata una situazione strana e avevo provato cose strane. Era tutto così fottutamente strano senza una spiegazione che rispondesse ad ogni domanda che mi ponevo. Magari, lui avrebbe potuto darmi delle risposte. Ma .. se per lui non era successo nulla? Non gliel'avrei chiesto, di questo ero sicura. Forse avevo frainteso tutto e se gliel'avrei chiesto, avrei fatto la peggior figura di merda della mia vita. 
Cercai di scacciare quei pensieri e andai di sopra per farmi una doccia. Quando finii, George era tornato da poco. Mangiammo e poi andai a dormire.
Arrivate le 7.00 del mattino, mi alzai dal letto e andai a prepararmi per un altro giorno di scuola. Ad Harry non avrei chiesto niente, sarebbe stato tutto normale.
Uscii di casa e mi incamminai verso scuola, dove, una volta arrivata in cortile, vidi Gemma e i ragazzi in lontananza, così mi avvicinai a loro.
- Buongiorno. - dissi sorridente.
- Buongiorno. - mi salutarono tutti.
Guardai per un attimo Harry, e lui ricambiò.
La campanella suonò.
- Che palle. Andiamo in classe, Hope. Ci vediamo dopo. - disse Gemma dando un bacio a stampo a Liam. 
- Ciao ragazzi. - li salutai infretta. 
Quell'ora avevamo italiano.
Entrammo in classe e la prof fece la sua lezione ed io, rimasi attenta. Suonò la campanella, segno che era finita la lezione e uscimmo dalla classe. 
- Che materia hai? - chiese Gemma.
Guardai il mio orario.
- Mh, educazione fisica. - 
- Io matematica, che palle. Bhe', buona fortuna, a dopo. - disse per poi dirigersi in classe.
Cercai di ricordarmi dove si trovasse la palestra, grazie al 'giro' turistico che mi fece fare Eric; non si trovava nella scuola, ma era un edificio a parte. Dovevi attraversare un pò di cortile e saresti arrivata. Uscii dalla scuola e mi incamminai verso la palestra. Entrai e già c'erano quelli che dovevano essere i miei compagni di classe e notai anche che c'erano Harry e Zayn, che nel vedermi, si avvicinarono.
- Ciao Hope. - mi salutarono.
- Ciao. - li salutai, sorridendogli.
- Lei è? - chiese il professore che si avvicinò.
- Hope Evans. - risposi.
- Oh, bene. Ecco a lei la tuta, vada a cambiarsi. - disse porgendomi i vestiti.
Il pantalone fortunatamente era lungo, il problema era la maglietta che era a mezze maniche. 
- Ehm .. mi scusi professore, potrei avere una maglietta a lunghe maniche? - 
- E perchè? - 
- .. Ho un pò di freddo. - mentii.
Sbuffò, poi andò a prendere dallo stanzino una maglietta a lunghe maniche bianca.
- E voi due cosa ci fate ancora qui? Andate a fare cinque minuti di corsa, su. - li richiamò il professore e loro, con malavoglia, andarono ad 'eseguire' gli ordini.
Andai in bagno e sperai che nessuno ci fosse, e fortunatamente, le mie preghiere erano state ascoltate. Mi cambiai ed evitai di guardarmi allo specchio, per non guardare il mio corpo pieno di lividi e per non piangere, come facevo sempre. 
Presi un bel respiro, e uscii dal bagno dirigendomi in palestra. C'erano Harry e Zayn che correvano sulla linea gialla che segnava il pavimento della palestra e poi c'erano ragazzi e ragazze divise in parte a destra e in parte a sinistra per poter giocare a pallavolo.
- Signorina Evans, venga da questa parte e si posizioni al centro. - mi incaricò il professore ed io così feci. 
- Ciao, io sono Lola. - si presentò una ragazza dai capelli biondo romane e con gli occhi verdi. 
- Ciao, io sono Hope. - le dissi ricambiando la stretta.
- Sai giocare a pallavolo? - mi chiese.
- Per niente. - ed era vero. Alla vecchia scuola non ci andavo mai, ero troppo impegnata a nascondermi.
- Iniziamo! - urlò il professore fischiando poi il fischietto.
Iniziò la partita, e devo ammettere che non ero poi così schiappa. Alla battuta me la cavavo e anche ad alzare qualche palla per permettere di far fare la schiacciata agli altri. Poi, una ragazza fece una schiacciata ed io istintivamente feci il bagher. Non l'avessi mai fatto.
I polsi incominciarono a farmi male, tanto da gemere dal dolore. Me li massaggiai ma era inutile, mi facevano terribilmente male.
- Ehi, tutto bene? - mi chiese Lola, preoccupata.
- Si .. si. - mentii.
Ci fu una seconda schiacciata ed io, da cogliona che sono, rifeci il bagher soffrendo ancora di più. Il dolore era troppo, mancava poco che piangessi.
- Professore, Evans si e' fatta male. - lo chiamò Lola.
Il professore si avvicinò.
- Mi faccia vedere. - disse.
- NO! - urlai tirandomi i polsi dietro.
- Mi faccia vedere e non faccia storie, Evans. - mi richiamò.
- No .. vado in infermeria. - dissi correndo verso la porta, ma invece di andare in infermeria, andai in bagno.
Mi alzai le maniche della maglietta e i miei polsi erano ancora completamente viola, con un pò di rossore per le 'botte' ricevute prima.
Li toccai e li feci un altro sbaglio. Anche solo se li sfioravo, il dolore era lo stesso. Cerca di massaggiarmeli, ma era inutile. Incominciai a piangere, sia per il dolore, che per i brutti ricordi legati a quei lividi. 
- Hope. - mi sentii chiamare.
Mi voltai e vidi Harry che entrava in bagno, per venire verso di me.
- Fa vedere. - disse, con voce bassa.
- No, Harry. - dissi asciugandomi le guance.
Lui, con delicatezza, mi prese i polsi ed io non mi apposi, non feci resistenza.
Sfiorò con le dita i lividi ed io trattenni un gemito di dolore.
- Scusa. - disse.
Li guardò per qualche altro secondo, poi guardò me.
- Andiamo in infermeria. - 
- No Harry, non voglio andare dall'infermiera, ti prego. - lo supplicai.
- Non preoccuparti, vieni con me. - 
Uscimmo dal bagno e lo seguii fino all'infermeria, ma mi fermai e lui mi guardò.
- Aspetta qui. - disse.
Entrò in infermeria e lo sentii parlare con quella che doveva essere l'infermiera. Poco dopo, uscì con delle bende e una bottiglietta bianca.
- Vieni. - 
Mi guidò fuori dall'edificio andando in cortile, vicino ad un albero. Ci sedemmo a terra vicino al tronco.
Lui mi guardò e mi fece segno di 'dargli' i polsi. Alzò di poco le maniche e passò il liquido che conteneva la bottiglina. Iniziò a massaggiare sui lividi e il dolore che provai era forte, fin troppo, tanto che iniziai a piangere e cercai di trattenere qualche gemito.
- Scusami, ma devi soffire un pò. - disse con viso dispiaciuto.
Restammo in silenzio, lui che mi medicava, ed io che cercavo di trattenermi dal piangere.
Una volta che mi mise le bende, tirai giù le maniche e abbassai lo sguardo.
- Come ti sei fatta quei lividi, Hope? - mi chiese.
Non risposi. 
- Hope .. - mi chiamò una seconda volta, sempre con dolcezza.
Ripresi a piangere, non riuscivo a fare altro.
- Ehi, puoi fidarti di me. - disse asciugandomi una lacrima.
- Non voglio farti pena, Harry. - 
- Non mi farai pena, ma non posso vederti così. Cosa ti è successo? -
Ci conoscevamo da tre giorni, si, ma sentivo che potevo fidarmi di lui. Ed era una cosa strana per me. Fidarmi delle persone è sempre stato uno dei miei problemi, ma con lui, sentivo che potevo dirgli tutto e soprattutto, potevo essere me stessa. 
Mi asciugai le guance e presi un bel respiro, così da potergli raccontare tutto quello che mi era successo. 

 
— • • —



Si, lo so, sono in ritardo. SCUSATEMI çç 
Questo capitolo è troppo lungo (non fate pensieri perversi), ho esagerato, lo so çç
RINGRAZIO INFINITAMENTE LE 35 PERSONE CHE HANNO RECENSITO LA STORIA, DAVVERO, SIETE FANTASTICHE.
oh, però se non rompo un pò il cazzo su twitter, manco venite uu 
però almeno recensite e perciò vi amo immensamente.
allora, vi piace il capitolo? sajdhjas.
vi prego, siate sincere, come sempre.
cosa sarà successo ad Hope? °o°
lo scoprirete nel prossimo capitolo *o* (fate finta di leggerlo con la voce della pubblicità) 
GRAZIE ANCORA PER QUEGLI ANGELI CHE HANNO RECENSITO IL CAPITOLO.
continuerò sempre a cinque recensioni çç 
chiss chiss, tisdalesvoice :*

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Capitolo 5
*** Nobody will make you more any harm. ***






Nobody will make you more any harm.



 

Quando avevo intenzione di parlare, era come se un groppo in gola non me lo permettesse. Le parole rimanevano lì, bloccate in gola, senza la possibilità di uscire; e tutto ciò che riuscivo a fare era piangere. 
- Ehi .. - cercò di calmarmi Harry, accarezzando il mio braccio, in segno di conforto. 
Non so, ma a quel contatto, era come se lui cercasse di dirmi: io ci sono. 
- E' successo qualcosa a casa? - domandò con voce bassa.
Scossi la testa. 
- Amici? - 
Scossi la testa, ancora.
- Hope, se non vuoi dirmelo, non importa. Non sono qui per impicciarmi dei fatti tuoi, solo che non ce la faccio a vederti così. - 
Presi un altro bel respiro, decisa a parlare, una volta per tutte. 
- .. C'era questo ragazzo, Mike, che mi aveva preso di mira. All'inizio del mio primo anno, non mi aveva mai notata, ed io, cercavo comunque di evitarlo perchè la sua reputazione non era una delle migliori. Avevano tutti paura di lui, era il bullo della scuola. Nessuno si metteva contro di lui, mai. Al secondo anno, uno dei suoi amici ci provò con me ed è lì che mi notò. Prima si era mostrato carino nei miei confronti, ma io l'ho comunque evitato, poi .. - mi fermai per un attimo, per asciugare qualche lacrima di troppo.
- .. poi ha iniziato a minacciarmi e picchiarmi. Ogni giorno e ogni volta che voleva. Dovevo fargli anche i compiti e qualche volta mi invitava a casa sua per farli, ma io non ci andavo mai e le conseguenze, le pagavo il giorno dopo a scuola. -
- .. Non c'era nessuno che interveniva? - mi chiese.
- No. Come detto prima, tutti avevano paura di lui. Non avevo nemmeno amici, perchè tutti avevano notato che lui mi stava intorno e di conseguenza, per non avere problemi, mi evitavano. Se parlavo con qualcuno, venivo picchiata sia io che l'altra persona. 'Non devi parlare con nessuno, solo con me. Tu sei mia.' diceva. E poi, non mi picchiava mai in pubblico, e non mi sfigurava mai il viso per evitare che qualcuno mi facesse domande ed io parlassi. Per due anni ho subito le sue violenze, senza dire niente a nessuno, soffrendo in silenzio, poi una settimana fa .. - lì incominciai a piangere, di nuovo.
- .. Hope, cosa è successo una settimana fa? - chiese Harry, ansioso e preoccupato.
- .. Feci tardi a lezione, i corridoi erano vuoti; stavo prendendo i libri dall'armadietto quando me lo ritrovai dietro. Si guardò in torno, per controllare che non ci fosse nessuno, e poi mi prese per il polso, portandomi nello sgabuzzino del bidello. Pensai che volesse picchiarmi, ancora, ma non fu così .. - 
- .. Oddio no, Hope .. - disse, incredulo.
Abbassai lo sguardo, facendo scendere qualche altra lacrima, in silenzio, poi ripresi a parlare.
- .. Prese tutti e due i polsi mantenendoli con una mano, e con l'altra incominciò a toccarmi .. ovunque ..  con avidità e violenza .. Credevo che non l'avrei mai detto, ma avrei preferito che mi picchiasse piuttosto che mi usasse così .. - dissi, quando poi venni abbracciata da Harry.
Era stato un abbraccio inaspettato, tanto che ne rimasi sorpresa. Mi stringeva forte a se, ed io ricambiai l'abbraccio. Era strano, ma nelle sue braccia mi sentivo protetta, al sicuro. Chiusi gli occhi, così da poter 'vivere' meglio quell'istante, facendo cadere qualche lacrima che si cosparse sulla spalla della sua maglietta. Restammo così però un pò, abbracciati, senza dirci nulla, finchè io non ruppì quel silenzio, continuando il mio 'racconto'.
- .. Però, non è successo .. - dissi, sperando che lui capisse; infatti, si staccò da me, e mi guardò interrogativo. Voleva che gli spiegassi.
- .. Per sbottonare il bottone dei suoi jeans occorrevano due mani, visto che con una non ci riusciva. Mi lasciò i polsi per un attimo, ed io ebbi il coraggio di dargli un calcio lì, in mezzo alle gambe. Si accovacciò per il dolore ed io scappai .. Da lì non sono tornata più a scuola .. ed eccomi qui. Lo so, sono stata una vigliacca a scappare, ma non ce la facevo più. E se sarei tornata il giorno dopo e l'avesse rifatto? Se poi .. - venni interrotta di nuovo da un suo abbraccio e non potei trattenere altre lacrime, così mi sfogai tra le sue braccia, bagnado la sua maglietta sulla spalla, ancora.
- Shh, shh. - mi sussurrò mentre accarezzava la mia schiena. 
Cercò di tranquillizzarmi e in un certo senso, ci riuscì. Riuscii a regolare il mio respiro, dopo innumerevoli singhiozzi, poi mi staccai da lui, abbassando lo sguardo.
- Hope .. - mi chiamò, ed io alzai il capo, guardandolo negli occhi.
- Nessuno ti farà più del male. Nessuno. Te lo prometto. - disse prendendo il mio viso tra le mani, accarezzando le guance con i pollici.
Sorrisi a quella frase e anche a quel contatto. Eravamo di nuovo vicinissimi, come lo scorso pomeriggio, e il mio cuore, di nuovo, prese a battere forte. 
- Ti ho bagnato la maglietta. - dissi indicando la sua spalla, imbarazzata.
- Oh, fa niente. Tanto e' della scuola, ma anche se fosse stata mia, non mi importerebbe. - 
Ripensai un attimo al mio trucco. Oramai doveva essere colato del tutto, ed io sarei stata orrenda. Orrenda davanti ad Harry .. e questo, non andava per niente bene. Iniziai quasi ad andare in panico.
Mi passai velocemente le mani sotto agli occhi, con le maniche dalla maglietta, cercando di rimediare, ma poi Harry mi bloccò le braccia. Una presa delicata.
- Sei bellissima comunque. - disse guardandomi negli occhi, sorridendomi.
Era la seconda volta che me lo diceva. Lo aveva detto perchè lo pensava sul serio o per una specie di conforto? 
Istintivamente sorrisi, poi abbassai lo sguardo, perchè sapevo che sarei arrossita; di fatti, così fu. Che odio.
Mi lasciò le braccia e lo sentii sorridere, poi, si appoggiò con la schiena sul tronco, ed io mi avvicinai a lui. 
- Harry, non dire a nessuno tutto quello che mi è successo, ti prego. - lo supplicai, torturandomi le mani.
- Ehi, non preoccuparti, non lo dirò a nessuno. - mi rispose, prendendo le mie mani.
A quel contatto, mi calmai, guardando i suoi occhi verdi, quelli che mi trasmettevano sicurezza. 
Lasciò le mie mani, poi spostò il braccio.
- Vieni qui. - disse facendomi segno di stendersi vicino a lui.
Non me lo feci ripetere due volte, che mi stesi vicino a lui. Volevo sentire ancora il calore della sua pelle avvolgermi. Volevo sentirmi di nuovo protetta, anche per qualche secondo.  Appoggiai la testa sul suo petto, e con un braccio, abbracciavo la sua pancia. Lui, con il braccio, mi stringeva a se accarezzando delicatamente il mio braccio.
- Non dovremmo rientrare? - gli domandai.
- Un piccolo intervallo non farà male a nessuno. - mi rispose.
- .. Grazie Harry. - dissi, quasi sussurrando.
- Di niente. - disse baciandomi i capelli. Lo strinsi forte, e lui ricambiò la stretta.
Restammo così, io stretta a lui ascoltando il battito del suo cuore, e lui che giocava ogni tanto coi miei capelli. Era una situazione più che piacevole. 
 
Harry.
La tenevo stretta a me, tra le mie braccia e non avevo intenzione di lasciarla andare. Sentivo il bisogno di sentirla vicino a me, di stringerla e di proteggerla. Mi drogavo del profumo dei suoi capelli, delsuo profumo. Tutto di lei era una droga per me; lei era la mia droga. 
Non ci potevo ancora credere a ciò che mi aveva raccontato. Quale essere così mostruoso aveva avuto il coraggio di farle del male? Lei, una persona così meravigliosa. E non si era fatto nessuno scrupolo a toccarla, contro la sua volontà, con violenza. I polsi ne erano una prova, e chissà quanti altri lividi aveva sul suo corpo. 
Provavo un senso di rabbia enorme, lo avessi avuto tra le mani, lo avrei spaccato la faccia. 
Si, mi rodeva, da morire. Vedere Hope così fragile e debole, mi aveva spezzato il cuore. Promisi a lei e a me stesso che nessuno gli avrebbe fatto più del male. Nessuno. E fanculo che la conoscevo da quasi tre giorni. 
Il dolore che aveva provato, probabilmente non avrei potuto nemmeno immaginarlo. Aveva provato troppe sofferenze, tutte insieme, ma lei, con quel poco di coraggio che le restava, continuava ad affrontare tutto, tenendosi tutto dentro.
Avevo apprezzato tanto il fatto che mi avesse raccontato tutto, significava che si fidava di me. E non doveva essere stato facile per lei. 
Mentre mi raccontava tutto, potevo vedere il dolore nei suoi occhi per quei pochi secondi che mi guardava, il tremolio della sua voce, le lacrime che non riuscivano a smettere di scendere sul suo viso .. era distrutta, e questo mi faceva tremendamente male. Tutto quello che volevo in quel momento, era un suo sorriso, almeno sincero .. e lo ebbi. Uno dei suoi sorrisi, quelli timidi da farmi sorridere spontaneamente. Era incredibile come lei arrossise ad ogni mio complimento, ed i miei erano veri e sinceri, e soprattutto spontanei. Non stavo a pensare a che complimento farle, li dicevo senza pensarci. Se era bella, lo dicevo senza problemi e non me ne pentivo affatto. Perchè poi, lei era bella, in ogni momento e situazione. Era bella quando scriveva, quando restava incantata nell'ora di matematica, quando sorrideva, col trucco colato, quando si passava una mano tra i capelli, quando aveva qualche capello fuori posto, quando arrossiva, quando era imbrazzata .. sempre. Lei era bella sempre.
A 'riprendermi' dai miei pensieri, fu il tocco della mia maglietta bagnata sul mio petto a contatto con la mia pelle. Non ci fu molto a capire che Hope stava piangendo, in silenzio.
- Hope .. - la chiamai, dolcemente.
Si alzò, coprendosi il viso con le mani.
La abbracciai, di nuovo, e lei appoggiò la testa sulla mia spalla, ricambiando l'abbraccio. 
- Non ce la faccio, Harry. - disse con voce tremante, stringendo la mia maglietta.
- Si che ce la fai .. - la rassicurai, accarezzandole la schiena.
Lei si strinse ancora di piu' a me, singhiozzando.
La staccai da me, mettendole le mani sulle spalle.
- Hope .. guardami. - le dissi, e lei alzò lo sguardo, guardandomi negli occhi.
- Ora ci sono io e ti prometto, di nuovo, che nessuno ti farà mai una cosa del genere e nessuno ti farà del male. -
- .. Lo dici solo perchè .. - disse abbassando lo sguardo, ma la interruppi.
- Hope, io ci sarò. - la intimai a guardarmi.
- .. Davvero? -  
- Si. - affermai.
Lei sorrise, e appoggiò la testa sulla mia spalla. Le baciai i capelli, stringendola di nuovo a me, poi lei si staccò e ci guardammo negli occhi. I suoi erano ancora lucidi ma almeno aveva smesso di piangere. Le scostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, con dolcezza, e lei sorrise imbarazzata. Quanto amavo quando faceva così. 
- .. Ehm, il professore mi ha mandato a vedere perchè tardavate tanto. - disse Zayn alle mie spalle, a qualche metro di distanza.
Ci alzammo, presi la bottiglina e ci avvicinammo a lui.
- Come va con i polsi, Hope? - le domandò.
- .. Bene. - rispose sorridendo, guardando poi me.
Ci dirigemmo in palestra mentre Zayn ci aveva raccontato che un nostro compagno di classe era caduto.
- Harry, avresti dovuto vederlo. E' caduto di faccia. - quasi piangeva dal ridere.
Io e Hope ridemmo solo a guardarlo e sentirlo ridere.
- Vado a restituire questa in infermeria. - dissi indicando la bottiglina. 
- Ti aspettiamo. - disse Hope.
Portai la bottiglina in infermeria ringraziando l'infermiera e mi avvicinai di nuovo a loro.
- Styles ed Evans, come mai tutto questo tempo? - chiese il professore una volta arrivati in palestra.
- C'era già un ragazzo. - risposi vedendo Hope in difficoltà.
- Mh, va bene. Può andare a cambiarsi, visto che non può giocare, anche se l'ora sta finendo. - disse riferendosi a lei.
- Okay .. - disse dirigendosi in bagno.
- E voi due andate a fare quattro giri di campo. - ci ordinò.
- Ma l'ora è quasi finita! - si lamentò Zayn.
- Ne vuole fare venti, signor Malik? Avanti! - disse per poi fischiare nel fischietto.
Stavamo per andare in campo, quando in quel momento, suonò la campanella. 
Zayn rivolse un sorriso beffardo al professore che di risposta, gli diede un'occhiataccia.
- Lo sai che quando faremo educazione fisica quello ci ammazza, vero? - 
- Sfortunatamente si, ma mi ha sfidato lui. - si difese.
Andammo in bagno e ci cambiammo. Una volta usciti, cercai Hope tra le ragazze e la trovai a parlare con una ragazza dai capelli biondo rame, mai vista prima o almeno mai notata. Ci avvicinammo a loro.
- .. Bene, allora io vado Hope. Ci vediamo. - la salutò la ragazza recevendo un 'ciao Lola' da lei.
- Chi era quella ragazza? - le domandò Zayn.
- Si chiama Lola, è simpatica. - 
- Mh .. - disse guardando il culo della ragazza mentre si allontanava.
Hope se ne accorse e gli diede uno schiaffo sul braccio.
- Che c'è? - 
- Andiamo va, che è meglio. - dissi spintonandolo verso la porta. 
Ci incamminammo verso scuola e arrivati in corridoio, ci avvicinammo all'armadietto di Hope mentre controllava il foglio con gli orari delle lezioni.
- Oh no .. - quasi si disperava.
Quell'ora avevamo matematica ed io lo sapevo, ma non mi sarei perso la sua disperazione nello scoprirlo da sola. Si, ero abbastanza crudele.
- Che c'è? - domandò Zayn.
- Ho matematica .. o meglio, abbiamo. - disse guardandomi.
- Già, ci conviene sbrigarci. - risposi.
- Bene, ci vediamo dopo. Ciao. - ci salutò Zayn.
Hope prese il libro di matematica dall'armadietto e aspettò che lo prendessi anch'io dal mio e ci diregemmo in classe.
Ci sedemmo vicini, senza dirci nulla, come se quelli fossero i nostri posti da sempre e a me non dispiaceva affato, anzi.
- Strano .. Zack non è venuto. - disse guardandosi intorno.
Arrivò il professore, fece l'appello e poi richiamò la nostra attenzione.
- Allora ragazzi, lunedì compito in classe, perciò, oggi ripetiamo un pò di cose, quelle che metterò nel compito. - 
Hope portò le braccia sul banco appoggiando la testa, esaperata.
- Sono fottuta. - 
- Dai, ce la farai. - la consolai mettendole una mano sulla spalla.
- Si, certo. - 
- Fate questi esercizi che adesso vi scrivo alla lavagna. - ci avvisò.
Ne erano quasi venti, ci voleva morti.
Mentre risolvevo il quarto esercizio, sentii la mano di Hope stringere il mio polso.
- Harry. - mi chiamò ed io alzai lo sguardo.
- Mi è venuto un esercizio! - continuò euforica. Non potei fare a meno di ridere.
- In questo momento mi sento Dio. - 
- .. Quanti te ne sono venuti? - le domandai.
- Uno .. ma dettagli. - 
- Dai, te ne mancano altri diciannove. - le dissi ironico.
- Sei bravo a mandarmi in panico, sai? - domandò retorica.
- Adesso si. - le sorrisi.
Riprendemmo a scrivere, quando poco dopo, mi chiamò per chiedere quale passaggio dovesse fare.
- .. Capito? - le domandai una volta spiegato.
- Mh .. si. Cioè, dovrei .. - lì non sentii più nulla. 
Il mio sguardo cadde di nuovo sui suoi polsi bendati. Mi ritornò in mente tutto quello che mi aveva raccontato. Le sue lacrime, i suoi singhiozzi, le sue parole. 
'poi ha iniziato a minacciarmi e picchiarmi' 
'incominciò a toccarmi .. ovunque ..  con avidità e violenza'
Una rabbia quasi incontenibile stava crescendo dentro di me, tanto che strinsi le mani a pugno facendo le nocche bianche. 
- Harry .. stai bene? - mi domandò Hope, mettendo la sua mano sulla mia.
Sentire la sua voce, guardarla negli occhi e sentire il calore della sua mano sulla mia, mi fece calmare, non so come. 
- Si, sto bene. - le sorrisi, rassicurandola.
- Okay .. - disse sorridendomi riprendendo a scrivere.
L'ora di matematica passò così, lei che ogni tanto mi chiedeva come procedere ed io che se non ci riuscivo a qualche esercizio, lo mandavo a fanculo.
Suonò la campanella e posammo tutto nelle nostre rispettive borse. 
- Ti sono riusciti gli esercizi? - le domandò Cody che si avvicinò al nostro banco.
- Solo quattro. Solo. Quattro. - rispose lei scandendo le ultime due parole.
- Sono fottuta. - ripetè.
- Basta esercitarsi un pò di più .. - le disse.
- Non ci riuscirò lo stesso, ma comunque ci proverò. - disse alzadosi dalla sedia.
Uscimmo dalla classe e salutammo Cody, avviandoci vicino al mio armadietto dove trovammo Niall e Zayn.
- Hola amigos! - ci salutò Niall.
- Siamo in vena di spagnolo, oggi? - dissi.
- Ho preso sette al compito. - si vantò.
- E' bravo Horan. - si congratulò con lui Hope.
- Adesso vado, ci vediamo .. a pranzo? - domandò poi.
- Certo. - le risposi.
Salutato tutti, andò vicino al suo armadietto prendendo qualche libro per poi sparire tra la folla del corridoio. 
- Meglio che vada anch'io. Ci vediamo dopo. - ci salutò Niall.
Presi dei libri dell'armadietto poi guardai Zayn, che mi guardava sospettoso.
- Che c'è? -
- Dobbiamo parlare. - rispose.
- E di cosa? -
- Di te e di Hope. -
- Devo andare. - dissi chiudendo l'armadietto.
- Si certo, evita il discorso. - 
- Ci vediamo. - lo dileguai andando in classe. 
Non avevo voglia di parlare con lui di Hope. Avrebbe detto 'ti piace' e cose varie, gli avrei detto di no e lui avrebbe detto che aveva ragione lui e bla bla bla. Che senso aveva parlare se poi lui voleva aver ragione? 
Andai nell'aula di diritto sedendomi vicino a Lucas, il mio compagno di banco, e aspettai che la professoressa entrasse.
 
Hope.
Salutati i ragazzi, andai in classe. Quell'ora avevo chimica.
Andai a sedermi vicino ad una ragazza, con cui feci conoscenza il giorno prima. Si chimava Anna ed era carina e simpatica, anche se passava quasi tutta l'ora a dormire. Era una dormigliona.
Visto che lei aveva intenzione di dormire anche quella volta, non avendo nessuna distrazione, iniziai a pensare. Ascoltare la lezione? pft. 
Pensai a quello che mi era successo quella mattina, nell'ora di eduazione fisica.
Era successo tutto così infretta che a malapena ricordavo come mi era fatto male. 
Però, ricordavo il calore delle braccia di Harry su di me. In quelle braccia, mi sentivo protetta, al sicuro e non mi ero mai sentita così. La sua voce che mi dava conforto. Le sue mani che mi accarezzavano la schiena e mi asciugavano qualche lacrima. I suoi occhi che al solo guardarli, mi trasmettevanno una sicurezza mai avuta. E poi, le sue parole. 
'Ora ci sono io e ti prometto, di nuovo, che nessuno ti farà mai una cosa del genere e nessuno ti farà del male'
Ci sarebbe davvero stato? Eppure, lui me l'aveva promesso. Se se ne sarebbe andato, non l'avrei sopportato. Non avrei sopportato altre bugie e sofferenze. Da tre giorni ci conoscevamo, ma mi era fidata di lui, perchè sentivo che potevo farlo. 
- Signorina Evans, stia attenta. - mi riprese la professoressa.
- Mi scusi. - dissi.
Scusa un cazzo. Stronzetta che non sei altro, io sto ragionando sui miei problemi e tu mi interrompi? Troia.
Restai attenta alla lezione, per evitare che mi richiamasse di nuovo, poi finalmente suonò la campanella. 
Passai le ore così finchè non arrivò l'ora di pranzo e andai in mensa, sedendomi al tavolo dei ragazzi, trovando già Harry, Liam, Gemma e Louis.
- Ciao. - li salutai sedendomi tra Harry e Louis.
Lo ricambiarono il saluto. 
- Oggi non ci siamo visti per niente. - disse Louis.
- Già, ammettilo che ti sono mancata. - scherzai.
- Da morire. Anche io ti sono mancato, vero? -
- Certo, non facevo altro che pensarti. - 
- Oh, tesoro mio. - disse accarezzandomi la guancia.
- Oh, cucciolotto. - ricambiando la carezza. 
- Siete peggio del diabete. - commentò Harry, mentre Gemma e Liam se la ridevano.
- Gemma, hai i trucchi con te? - le chiesi.
- Si. - rispose.
- Potresti prestami un attimo la matita? - 
- Certo. - disse prendendola dalla borsa.
Me la porse e quando cercai di prenderla, la mia maglietta di alzò di poco facendo vedere le bende sui polsi.
- Che hai fatto i polsi? - domandò.
- Oh .. ehm .. -
- Si e' fatta male a educazione fisica, niente di chè. - internvenne Harry.
- E tu che ne sai? - domandò Louis.
- Oggi non c'era informatica, ci hanno portato in palestra, e c'era la sua classe. - spiegò.
Menomale che c'era lui.
Presi il telefono dalla tasca e mi aiutai con lo schermo per truccarmi. Una volta finito, restituii la matita a Gemma e la ringraziai.
- Cosa c'è per pranzo? C'ho una fame. - domandai.
- Pizza! - urlò Niall sedendosi col vassoio, seguito da Zayn.
- Vado a prenderne un pezzo. - dissi alzandomi.
- Vengo con te. - disse Gemma.
Andammo al bancone e prendemmo delle fette di pizza per poi tornare al nostro tavolo.
- Allora, che facciamo sabato? - domandò Liam.
- Harry, quand'è che mamma e papà partono? - chiese Gemma.
- Mh .. venerdì. - rispose.
- Facciamo che venite tutti a casa nostra? - aggiunse poi.
Tutti acconsentirono.
- Hope, tu vieni, vero? - mi chiese Gemma.
- .. Si. - risposi.
- E che facciamo? - domandò Zayn addentando la sua pizza.
- Io un'idea ce l'avrei .. - disse Louis mettendo un braccio sulle mie spalle.
- Tienitela per te. - disse Harry.
Louis tolse il braccio dalle mie spalle e alzò le mani in segno di resa.
Che voleva dire quel 'tienitela per te'? bah.
Guardai dietro Gemma e in quel momento, Eric era appena entrato in mensa.
- Oh no .. - dissi abbassando la testa. 
- Cosa? - domandò Gemma.
- E' entrato Eric. Louis, parlami. - quasi gli ordinai.
- E che ti devo dire? - 
- Che ne so, qualunque cosa. - 
- Okay .. indossi il perizoma? - 
- Ma sei scemo? - dissi ridendo, dandogli uno schiaffo sul braccio. 
- Hai detto qualunque cosa! - si giustificò tra le risate degli altri.
- Ciao Hope. - troppo tardi. 
Mi voltai e vidi Eric. 
- Ciao Eric. - 
- Posso parlarti un attimo? - mi chiese.
Guardai gli altri e poi lo risposi.
- .. Certo. - 
Lo seguii fuori la mensa dove ci fermammo vicino alla porta.
- Che devi dirmi? - domandai.
- Sabato ti va di uscire? - 
- Oh .. vedi, ho già detto che sarei uscita con loro .. - 
Lui alzò gli occhi al cielo poi mi guardò e si avvicinò pericolosamente a me.
- E dimmi, quand'è che sei libera? - 
- .. n-non lo so. - 
- Ma avrai un pò di tempo per me, no? - disse a qualche centimetro dalle mie labbra.
In quel momento mi sentivo davvero in imbarazzo, non sapevo che fare.
- .. Forse. - 
- Mh, misteriosa .. - disse morendendosi il labbro.
- .. A me piacciono le misteriose. - sussurrò poi al mio orecchio.
Un brivido percorse la mia schiena. 
- Adesso vado .. ci vediamo .. Hope. - mi salutò dandomi un bacio a metà labbra, lasciandomi .. di stucco.
Tornai al tavolo e mi sedetti.
- Che ti ha detto? - domandò Gemma.
- Mi ha chiesto se volevo uscire con lui sabato .. - 
- E? - 
- Gli ho detto che dovevo uscire con voi. -
- E che altro? - si intromise Harry.
- .. Nient'altro .. - 
- Deve esserci per forza dell'altro, stiamo parlando di Eric Teith. - disse Louis.
- ... Mi ha baciato a metà labbra. - ammisi.
- Quello stronzetto del cazzo. - disse Harry mettendosi una mano sulla bocca, dal nervoso.
- Tipico. - commentò Gemma.
- Vabbè dai, non pensateci. Tanto non ci uscirò con lui. - 
- Lo spero. - disse Harry abbassa voce senza farsi sentire, ma io lo sentii.
Finita l'ora di pranzo, andammo nelle nostre classi a fare l'ultima ora e poi la giornata scolastica finì. Uscii da scuola per stare qualche altro minuto con loro e poi tornai a casa. 
Una volta arrivata, andai di sopra in camera e feci i compiti. Dovevo fare anche matematica, o meglio, dovevo esercitarmi per il compito, anche se sarebbe stato per la settimana prossima.
Feci altri tre esercizi e chissà come, mi erano riusciti. 
Finiti i compiti, non avevo nulla da fare e mi annoiavo, a morte.
Mi ricordai di un parco vicino casa e pensai di andarci a fare una passeggiata. 
Andai in bagno a lavarmi i denti, mi aggiustai i capelli, e poi uscii di casa incammiandomi verso il parco. 

 
— • • —




 Lo so, lo so. Sono di nuovo in ritardo. SCUSATEMI DI NUOVO çç
Inizio col ringraziare le 
36 persone che hanno messo la storia tra le seguite;
le
 25 persone che le hanno messe nelle preferite;
e le 
51 persone che l'hanno recensita.
IO VI AMO IMMENSAMENTE. 
Bene, ora sapete cosa e' successo ad Hope. Brutto, eh? çç
Che ne dite del capitolo? sajhdghjas.
siate sincere, come sempre uu

SCUSATE GLI ERRORI, FATE FINTA CHE NON CI SIANO :* AHAHAHHAH.
Bene, detto questo, ci vediamo al prossimo capitolo con tante parti mlmlml.
continuero' sempre a cinque recensioni, AHHAHA.
chiss chiss, tisdalesvoice.
anzi, sapete che c'è? non firmero' piu' con tisdalesvoice ma con: 
peppina.
perciò:

chiss chiss, peppina. 

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Capitolo 6
*** We kissed .. or maybe no. ***






We kissed .. or maybe no.



 

Il parco non era molto distante da casa, così arrivai in poco e niente.
Dovevo ammettere che vivere in quel quartiere aveva i suoi lati positivi. La scuola non era molto distante, così come il parco, e poi era molto tranquillo. 
Arrivai, e iniziai la mia passeggiata tra qualche prato e l'altro.
I prati erano di un verde sgargiante, con qualche fiore qua e la, e c'era anche una pista ciclabile.
Dopo aver camminato per un pò, andai a sedermi su una panchina difronte a delle giostre dove giocavano dei bambini.
Li guardavo ed erano così felici e spensierati, senza problemi.
Quando si è piccoli tutto ciò che puoi fare è giocare. Ti bastava un pallone o una bambola e un pò di fantasia per essere felice; bhe', anche se con qualche capriccio.
Dal canto mio, sarei voluta restare bambina per sempre, proprio per questo. Quello che mi aspettava era un mondo pieno di giudizi, disprezzo ed odio e tutto ciò, già mi terrorizzava. L'idea di crescere e affrontare tutto ciò, mi spaventava da morire, e certe volte, anche gli adulti cercavano di fartelo capire. Era come se volessero dirti: scappa finchè sei in tempo; ma una via d'uscita non c'è.  'Il mondo dei grandi', così lo chiamavo, e fosse stato per me, non ci sarei mai entrata. Ma Dio così ha voluto, che noi crescessimo, senza scegliere se fermarci in quel 'periodo' o no. In fondo, la vita è una sorta di sfida e va affrontata a nervi saldi, con o senza ostacoli, e sfortunatamente, a me era toccata con gli ostacoli .. tanti ostacoli.
Un ostacolo lo avevo superato, no? Certo, ero scappata dal mio problema, o meglio, da Mike, ma almeno lo avevo superato. Il problema però, era riuscire a dimenticare. Non sarebbe stato facile, ed io lo sapevo, anche perchè tutto ciò che mi era accaduto mi tormentava, giorno e notte. Di notte avevo gli incubi .. anzi, ogni volta che dormivo li avevo. Come in tutti i film drammatici, la solita frase in queste situazioni sarebbe stata 'tutto sta nel tempo' oppure 'tempo al tempo'. Nel mio caso, il tempo era un vero e proprio stronzo. 
L'unico che sapeva del mio segreto era Harry. Sinceramente, non so come ero riuscita a fidarmi di lui, almeno non da così poco tempo. Ma .. era come se una vocina mi dicesse: non preoccuparti, puoi fidarti di lui. E pentita non ero. 
- Hope? - 
Mi voltai e parlando del diav.. no, parlando degli angeli, eccolo.
- Ciao Harry. - lo salutai sorridendogli.
- Che ci fai qui? - chiese venendosi a sedere vicino a me.
- Ero venuta a fare una passeggiata .. e tu? - 
- Corsetta pomeridiana. - rispose togliendosi gli auricolari dalle orecchie.
Aveva una maglietta bianca a giro maniche, scoprendo ovviamente le sue braccia muscolose; un pantalone che finiva fin sopra le ginocchia e delle scarpe da ginnastica. 
Era così .. così .. sexy. 
- .. Che ascoltavi? - chiesi timidamente.
- Free Fallin' di John Mayer. - 
- Ma .. di solito quando si va a correre non si ascolta musica che ti da "la carica"? - dissi mimando le virgolette con le mani le ultime di parole. 
- Si bhe', io mi distinguo dalla massa. - disse scherzando.
- Allora .. come stai? - domandò poi.
- Mh, bene. - 
Lo guardai e aveva un'espressione del tipo: avanti, dimmi la verità.
- No davvero .. certo, non benissimo, ma sto bene. E .. - abbassai lo sguardo.
- E? - chiese.
Avanti Hope, diglielo.
- E tutto questo solo grazie a te, Harry. Sfogarmi con te mi ha fatto bene. Non so davvero come ringraziarti. - 
- Tu non devi ringraziarmi, per te questo ed altro. - 
E secondo voi, cosa è successo? Sono arrossita. Ma che novità. E tutto per 'per te questo ed altro'; che poi cosa voleva dire?
- Mh, anzi, abbracciami adesso. - 
- .. E perchè dovrei? - 
- Per ringraziarmi. Che c'è, ti spaventa un pò di sudore? - mi sfidò.
- Oh, per niente. - dissi stando al gioco.
- Dimostramelo. -
Non me lo feci ripetere due volte e mi fiondai su di lui, mettendogli le braccia al collo, stringendolo. Lui, subito, ricambiò la stretta. Sentivo le sue forti braccia stringermi e avvolgermi, facendomi sentire, ancora una volta, protetta. Tra quelle braccia, mi ero sempre sentita bene e quella sensazione di protezione, avrei voluto provarla all'infinito. 
- .. Grazie. - gli sussurrai.
Lui, di tutta risposta, mi strense ancora piu' forte, accarezzando con le sue grandi mani, la mia schiena. 
Mi staccai da lui per poi incontrare i suoi occhi e sorridere timidamente.
- Puzzi. - dissi ironicamente.
- Ma davvero? Vuoi controllare meglio? - disse avvicinandosi a me alzando l'ascella, facendomi ridere.
Una palla arrivò vicino ai miei piedi, la presi e poco dopo arrivò una bambina. 
- Questa è tua? - le domandai sorridendole.
Lei annuì.
- Ecco, tieni. - dissi dandole il pallone.
- Sei tanto bella. - disse d'improvviso.
- Oh, grazie tesoro, anche tu lo sei. - 
- Anche lui lo è. - ovviamente, riferendosi ad Harry.
- Grazie. Come ti chiami? - le domandò lui sorridendogli.
- Sindy. -  
- E quanti anni hai? - 
Fece timidamente un sei su tutte e due mani.
- Ma allora sei grande! - 
- Si, e so già scrivere il mio nome. - 
- Ma che brava. - dissi sorridendole.
- Sindy, vieni, andiamo! - la chiamò una signora poco distante da noi, probabilmente doveva essere la mamma.
Lei prima di andarsene, si voltò e ci salutò con la mano e noi ricambiammo.
- Che carina. - dissi.
- A sei anni che ha, già ha capito tutto. -
- Cosa? - domandai curiosa.
- Che sei bella. - 
Abbassai lo sguardo sorridendo timidamente. Era la seconda volta che me lo diceva e per la seconda volta avevo sentito lo stomaco contorcersi. 
Sentii una goccia scorrermi sulla guancia e capii che stava incominciando a piovere. Merda.
- Forse è meglio se .. - iniziai a dire venendo però interrotta da lui.
- Si, è meglio. Andiamo! - disse prendendo la mia mano correndo fuori dal parco.
Iniziò a piovere a dirotto ed io e Harry correvamo chissà dove sotto la pioggia. Stringevo la sua mano e lui la mia, e mi lasciavo guidare da lui, ovunque stesse andando. 
Ci riparammo sotto un balcone in un vicolo. Mi appoggiai al muro e lui davanti a me.
- Siamo decisamente al riparo. - dissi ironica.
- Bhe', aspettiamo un pò. - 
Le nostre mani erano ancora intrecciate e a guardarle, sorrisi senza accorgermene. Il suo pollice strofinava il mio indice, facendomi capire che anche a lui piaceva quel contatto.
Lo guardai timidamente sorridendogli, cosa che fece anche lui, facendomi contorcere lo stomaco, ancora. Amavo quella sensazione.
- Hai delle mani enormi. - dissi.
- .. Già. - 
- Se dai uno schiaffo a qualcuno, lo uccidi. - 
- Probabile. - rispose divertito.
Sciolse 'l'unione' che c'era tra le nostre mani e si scompigliò i capelli, facendo sghizzare qualche goccia che mi arrivò sul viso. 
- Grazie, eh. - dissi asciugandomi con la manica della maglietta le guance.
- E' per questo che l'ho fatto. - disse ed io gli feci una linguaccia.
Iniziò a piovere ancor piu' forte di prima ed Harry non era molto al 'riparo', anche se nemmeno io lo ero.
Lo tirai con la maglietta avvicinandolo di più a me.
- Fatti più .. - al contatto del suo corpo col mio, sentii una scia di brividi percorrermi la schiena. 
- .. sotto. - continuai, guardandolo poi negli occhi. 
Mise una mano sul muro, per cercare di non pesarmi troppo. Senza dirci nulla, restammo a guardarci negli occhi, come se loro stessero parlando al posto della bocca. La mia mano era sul suo petto, e sentii il suo cuore battere forte, come il mio. In un certo senso, mi ero abituata. Ogni volta che ero vicina a lui, il mio cuore non aveva controllo e iniziava a battere fortissimo. Sentivo il suo respiro su di me, e mancava poco che i nostri nasi si sfiorassero, proprio come le nostre labbra. 
- Harry?! - si sentì chiamare.
Ci voltammo entrambi, trovando alla fine del vicolo una ragazza sotto un ombrello rosa, che incominciò ad avvicinarsi.
- Oddio no. - disse abbassa voce.
- Chi è? - domandai con tono basso.
- Il mio incubo. - 
- Harry, che stai facendo? - domandò la ragazza una volta venuta vicino a noi.
- Niente che ti possa interessare, Amber. - rispose lui freddo.
- E lei chi è? - disse rivolgendosi a me.
- Hope, piacere. - dissi porgendole la mano.
Lei ricambiò la stretta, non con tanto entusiasmo.
- Amber. -
- Siete fradici. - commentò poi, dopo averci guardati. 
- Ma non mi dire .. - disse Harry cercando di non farsi sentire.
- Ho un altro ombrello in borsa, magari ve lo presto e tu Harry me lo porti dopo a casa .. - 
- Preferiamo aspettare che spiova, grazie. - 
Poco dopo, starnutii come un'emerita idiota.
- .. Scusate .. - dissi.
- Dammi quell'ombrello, va. - 
Amber prese dalla borsa un'ombrellino verde che poi diede ad Harry. 
- Allora ci vediamo dopo. - disse per poi andarsene.
- Andiamo Hope. - 
Aprì l'ombrello ed mio mi strinsi a lui circondando il suo fianco con un braccio, e lui mise il suo braccio sulle spalle, tenendomi stretta a lui. 
- Si può sapere chi era? - domandai. 
- Una troia. - 
Lo guardai curiosa in cerca di una spiegazione piu' 'approfondita'.
- Si, hai capito bene. E vorrebbe avere una notte di 'fuoco' anche con me. - spiegò.
- E a te non piacerebbe? Insomma, a tutti i maschi piacciono le troie perchè la danno. - 
- A me no. - 
- Sei gay per caso? - chiesi ironicamente.
- No, macchè. Solo che non mi piace usare le ragazze così. Preferisco avere una storia seria che scoparmi la prima che capita. - 
Quella risposta mi aveva stupito. Era la prima volta che sentivo un ragazzo dire certe cose, insomma, chi altro avrebbe rifiutato una troia? 
- Che c'è? - chiese.
- Sei il primo ragazzo a cui sento dire queste cose. - 
- E' una cosa positiva o negativa? - 
- Piu' che positiva. La tua futura ragazza sarà davvero fortunata. - 
Ci guardammo e sorridemmo entrambi. Quanto amavo quel sorriso, e quelle sue fossette che lo rendevano ancora piu' adorabile di quanto non lo era già. 
- .. Ti ricordo però che devi andare a casa sua a riportarle l'ombrello, eh. - dissi.
- Convinta lei. Io glielo riporto domani a scuola. - 
- Ma non puoi semplicemente parlarle? - 
- Ci ho provato, ma quella non molla. E' tipo una stalker. - 
- Povero. - dissi con finto tono dispiaciuto.
Dopo un pò, arrivammo davanti casa mia.
- Vuoi entrare? - chiesi cortesemente.
- No, devo andare a casa. Devo fare ancora i compiti. - 
- Okay .. allora .. ci vediamo domani. - 
- Si .. - 
Non sapevo se dargli un bacio sulla guancia o altro. Che dovevo fare? Optai per il bacio sulla guancia.
Mi alzai sulle punte, visto che lui era piu' alto di me, e gli diedi un bacio sulla guancia, cosa che lui ricambiò, anche se fu inaspettato per entrambi.
Corsi vicino alla porta e presi le chiavi dalla tasca per poi entrare. Andai direttamente di sopra a farmi una bella doccia calda e ripensai a quanto avrei desiderato, di nuovo, baciare quelle sue labbra così invitanti. 
 
Harry. 
Bussai alla porta e poco dopo venne ad aprirmi mia sorella.
- .. ma che?! - 
- Si, lo so, sono bagnato fradicio. - 
- Come fai ad essere bagnato fradicio se hai l'ombrello? - chiese indicando l'ombrellino.
- Perchè .. ero andato a correre, poi si è messo a piovere e ho incontrato Amber che mi ha prestato l'ombrello. - spiegai entrando in casa.
- Amber?! - 
- Non ti preoccupare, l'ho dileguata dopo che mi ha prestato l'ombrello. - 
- Buon per te. - disse per poi andare in cucina.
Si, odiava anche lei Amber, tanto che una volta stava per prenderla a capelli perchè le dava fastidio che lei mi stesse tra i piedi. Eravamo gelosi l'uno dell'altra .. il nostro rapporto fraterno era strano. Un secondo prima ci prendevamo a parole, un secondo dopo ci abbracciavamo e ci dicevamo 'ti voglio bene' .. quello però succedeva forse due volte all'anno. 
Andai di sopra a farmi una bella doccia e dopo andai in camera a fare i miei compiti. Una volta finiti, mi stesi sul letto, sfinito. 
Pensai a Hope e a quello che era successo poche ore prima. 
Ricordavo tutto di quel momento, come tutti gli altri. Ricordavo il suo sorriso, la sua voce così dolce, i suoi occhi, la sua risata .. tutto. Ogni momento passato insieme era indimenticabile .. o forse, era perchè io non volevo dimenticare. Mi piaceva tutto di lei, ogni cosa che faceva e diceva. 
Ci eravamo ritrovati a pochi centimentri di distanza, di nuovo, ma quella volta, però, avrei voluto azzerare la nostra distanza. Avrei voluto baciarla. La desideravo troppo e non potevo più resistergli. Non potevo più resistere a quelle sue labbra che mi facevano impazzare ogni volta che le guardavo. Provavo troppe sensazioni quando le stavo accanto, stomaco contorcersi, cuore che batte forte e desiderio di volerla solo per me, mia. Oramai lo avevo capito: a me piaceva Hope. Era successo tutto così infretta che ero troppo impegnato a dirmi 'è troppo presto' per capire che oramai ero pazzo di lei, del tutto. La cosa che mi spavantava, era quella di non sapere se lei ricambiasse oppure no. Qualcosa per me lo provava .. lo vedevo nel modo in cui mi guardava, quando parlava con me, quando arrossiva .. dio, quanto amavo quando arrossiva. Forse, la cosa che mi aveva colpito di più era stata la sua timidezza. 
- Cazzo sorridi da solo? -  sbottò Gemma alla porta.
Minchia, avevo sorriso senza accorgermene.
-  Stavo ripensando alla tua caduta al luna park. - si, certo.
- Ha, Ha, Ha. Divertente. Scendi che la cena è pronta. - disse per poi scendere le scale.
Scesi le scale e andai in cucina a cenare. Dopo tornai in camera e andai a dormire.
Venute le sette del mattino, mi preparai per andare a scuola.
Uscii di casa e mi incamminai verso l'edificio trovando poi in cortile Zayn, Niall e Louis.
- Buongiorno. - li saluti.
- Harry caro .. senti .. - disse Louis mettendo un braccio sulle mie spalle.
- .. non è che .. - continuò ma lo precedetti.
- Si, te la presto la macchina. Chi è la fortunata? - chiesi.
- Sarah Lim della 3°H. - rispose con un sorriso sulle labbra.
- Quella bruna con una quarta abbondante?! - chiese stupito Niall.
- Proprio lei. - 
- Come cazzo hai fatto? - continuò il biondo.
- Eh, doti da maestro. - 
- Ciao ragazzi. - ci salutò Hope che venne in quel momento.
- Hope, ti senti bene? - domandò Zayn.
- Veramente no. - rispose.
In effetti, non stava affatto bene. Aveva il naso rosso e sembrava stanca.
- Non è che hai la febbre? - le domandò Niall che le mise una mano sulla fronte.
- Non ne ho idea ... - rispose.
- Niall, tu sai vedere se ha la febbre o no? - chiese Zayn.
- No, ma ci provo. - 
- Hope, ti voglio bene, ma stammi lontano. Non voglio ammalarmi prima di uscire con la bonazza. - disse Louis, allontanandosi di poco da lei.
- Dai Louis, dammi un abbraccio. - disse lei che si avvicinò a Louis aprendo le braccia, mentre lui si allontanava.
- Ah, si? Va bene Louis, non preoccuparti. - fece finta di fare l'offesa. Era così carina.
- Vieni qui, che ti do un abbraccio alla Horan. - disse Niall prendola e stringendola a se.
Ammetto che ero un pò geloso, avrei voluto stringerla io, ancora una volta. 
- E se vuoi attaccarmi qualche batterio, fa pure. Così mi salto il compito di matematica. - continuò stringendola ancora più forte a se.
- Con piacere. - rispose lei semplicemente.
Poco dopo si staccò e si rivolse a me.
- .. Gemma? - 
- Dovrebbe arrivare tra poco. - dissi.
Lei annì timidamente.
Arrivarono poco dopo Gemma e Liam e restammo a parlare finchè non suonò la campanella. 
La giornata scolastica che avevo in programma era una vera e propria palla, ma almeno le ore erano volate e finalmente, arrivò l'ora di pranzo.
Andai in mensa e andai a sedermi al nostro tavolo, dove trovai già Gemma, Liam e Hope, la quale era con le braccia incrociate sul banco e con la testa poggiata su di esse. Mi sedetti vicino a lei.
- Senti Eric, ti ho già detto .. - disse finchè non si fermò vedendomi.
- Oh, ciao Harry. - 
- Ciao. - le sorrisi.
- Che voleva Eric? - chiesi.
- Quello che mi chiede tutti i giorni. - 
- E tu che gli hai risposto? - 
- No come ogni giorno. - 
E quella risposta, non mi fece altro che piacere.
Arrivarono poi Louis, Zayn e Niall con i vassoi pieni di cibo.
- Hope, come ti senti? - le domandò Niall.
- Uno schifo. - 
- Non mangi nulla? - le chiesi.
- Solo a guardare il cibo mi viene da vomitare. - rispose per poi riappoggiare la testa sulle braccia, guardando dal mio lato.
Le poggiai una mano sulla schiena e l'accarezzai, facendola sorridere.
Sentii gli occhi di tutti addosso e si era creata una situazione imbarazzante, troppo.
- Ciao Harry. - oddio, no.
Mi voltai e vidi Amber.
- Ciao. - la salutai freddo.
- Ieri non sei più venuto .. - 
- Ho avuto da fare. Tieni. - dissi prendendo l'ombrellino dalla cartella.
- Ma .. tu sei quella di ieri, vero? - chiese ad Hope di fianco a me.
- Si .. ciao. - la salutò alzando in capo.
- Ti senti bene? . le domandò.
- Non tanto .. - 
- Forse è per tutta l'acqua che hai preso ieri. - 
- Probabile. - 
Stava parlando troppo, ma fortunatamente, una delle sue amiche la chiamò.
- Arrivo! Allora .. sarà per un'altra volta, Harry. - disse per poi andarsene.
- Io non capisco perchè non vuoi scopartela. - commentò Zayn.
- Perchè dopo mi si appicica come una cozza. - risposi infastidito.
- Ci sa fare, fidati, e fa anche dei bei servizietti .. - continuò lui.
- Potete cambiare discorso? Grazie. - disse Hope.
- Che c'è, ti da fastidio? - disse lui stuzzicandola.
- Sai com'è, non vorrei vomitarti addosso. - 
- Come non detto. - 
Perchè aveva risposto così? Le dava davvero fastidio?
Fortunatamente, nessuno se n'era accorto della frase non opportuna della troia. Se ci avessero fatto domande, non sarei riuscito a rispondere.
L'ora di pranzo finì e dopo andammo nelle nostre classe per svolgere l'ultima ora. Terminata la giornata scolastica, tornammo a casa. 
Arrivai prima io a casa, come sempre, visto che Gemma si tratteneva con Liam e andai direttamente in camera, buttandomi sul letto.
Sentii la porta d'ingresso aprirsi, segno che Gemma era tornata a casa e poco dopo si presentò in camera mia.
- Avanti, sputa il rospo. - 
- Eh? - 
- "Forse è per tutta l'acqua che hai preso ieri" - disse imitando la voce di Amber.
- Eri con Hope ieri? - continuò.
- Cosa te lo fa pensare? - merda.
- Mh, vediamo. Tu che eri bagnato fradicio, Hope oggi che si sente da schifo con raffreddore e influenza, e Amber che ieri ti presta l'ombrello .. - 
- Coincidenze. - 
- "Ma tu sei quella di ieri?" - la imitò di nuovo.
- L'avrà conosciuta a scuola. - 
- Oh, andiamo Harry. Che ti costa dire che era con te? - 
- Nulla, ma non te lo dico perchè non era con me! - 
Lei inarcò il sopracciglio sinistro e, sconfitta, tornò in camera sua. 
Avrei dovuto dirglielo? Era pur sempre mia sorella, magari mi avrebbe capito .. o addirittura aiutato. Il fatto era che avevo paura che mi giudicasse o che mi prendesse per un coglione. Non ero mai stato bravo a parlare dei miei sentimenti e quelle due volte che ero stato fidanzato, non ne avevo mai parlato con lei, ma ora, sentivo il bisogno di farlo.
- Gemma, vieni un attimo! - la chiamai.
- Che c'è? - disse una volta alla porta.
- Dobbiamo parlare. - 

 
— • • —



Sono in terribile ritardo, lo so perfettamente çç SCUSATEMI.
Ho avuto un 'blocco' e di fatti, questo capitolo fa tremendamente schifo, perciò, scusatemi ancora.
Allora, vi piace il capitolo? NO.
Ah bhe', vi capisco, fa schifo anche a me.
Comunque, GRAZIE MILLE A TUTTE QUELLE CHE SI STANNO CAGANDO LA STORIA, SERIAMENTE, NON SO COME RINGRAZIARVI.
SIETE MERAVIGLIOSE. 
Chissà se Harry riuscirà davvero a sfogarsi con Gemma uu 
Ora vado, se no mi picchiate per il ritardo AHAHAHHA.
Spero non si ripeta çç
chiss chiss, peppina.

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Capitolo 7
*** A bad message. ***






A bad message.



 

Entrò in stanza e si sedette sulla sedia vicino alla scrivania.
- Allora? - chiese.
Allora? Mh, vediamo. E' arrivata questa ragazza qualche giorno fa, non la conosco per niente bene, ma mi fa impazzire. Mi piace la sua risata così semplice e melodiosa; il suo sorriso che è capace di illuminare il mio mondo; i suoi occhi così profondi che potrestri perderti dentro per quanto sono belli; la sua timidezza che al solo vederla sorridere, vorresti abbracciarla e non lasciarla più andare. Amo il modo in cui scherza con me e con gli altri, amo quando è imbarazzata, amo quando arrossisce e porta i capelli di lato cercando di non farlo notare, amo mi guarda, amo quando pronuncia il mio nome. Amo tutto di lei. Mi innervosisce il fatto che Eric le stia vicino e ci provi con lei, e spaccherei la faccia a colui che le ha fatto del male. E' normale? 
- Oii. - disse sventolando una mano davanti ai miei occhi, riprendendomi dai miei pensieri.
Come cazzo dovevo iniziare? 
- Cristo, mi stai mettendo ansia! - sbottò.
- .. Hai messo incinta a qualcuna?! Harry Edward Styles, tu sei morto. - mi minacciò puntandomi contro il dito indice.
- Macchè! - 
- Bene. Allora che c'è? - 
- Niente, lascia perdere. - dissi infine.
Si, lasciai perdere. Forse stavo correndo troppo e dirlo a mia sorella sarebbe stato uno sbaglio. 
- Tu sei idiota. - disse andandosene dalla stanza.
Ah, l'amore fraterno.
Decisi di aspettare un altro pò prima di dirlo a qualcuno, dire che mi piaceva davvero Hope, e parliamo di piacere, non di 'innamoramento' o cagate varie. 
Non riuscivo ancora a capacitarmi che per Zayn, ero innamorato perso di lei. A me piaceava Hope, ma chi mi diceva che forse era una cosa momentanea di soli .. che so, cinque giorni? La cosa non era del tutto nuova, già mi era capitato con la mia seconda ragazza. All'inizio mi aveva colpito, non come Hope, ma ero preso da lei, ma poi dopo qualche settimana, mi ero del tutto disinteressato a lei. Però, ci ero stato per quasi quattro mesi. Era una brava ragazza, ma in quei quattro mesi, non avevo provato nulla, nemmeno un pizzico di quello che provavo con Hope solo sfiorandola. Che poi me la dava, erano dettagli. 
Tutto ciò che provavo con Hope era così nuovo per me. Erano tutte emozioni e sensazioni mescolate insieme, e in tutta sincerità, erano cose che avrei voluto provare sempre, perchè erano più che piacevoli. 
- Dopo io e Liam andiamo da Hope, tu vieni? - domandò Gemma tornando sullo stipite della porta.
- Si. - le risposi. Un'altra occasiona per vederla? Non ci pensai nemmeno due volte.
- Perchè ci andate? - domandai dopo.
- Si sente peggio di stamattina e così le andiamo a fare un pò di compagnia. - rispose per poi ritornarsene in camera sua.
Mi sentivo un pò in colpa, era pur sempre colpa mia se si era ammalata. 
Dopo qualche oretta, io e Gemma uscimmo di casa e ci incamminammo verso casa di Hope. 
Arrivammo fuori casa sua e io mi avviai vicino alla porta, a differenza di mia sorella che si fermò vicino al vialetto.
- Che fai? Non vieni? - domandai.
- Devo aspettare Liam, arriverà tra pochissimo, tu intanto entra. - rispose guardando infondo alla strada.
- Ma aspettalo dentro! -
- Lui non conosce casa di Hope, inizia ad andare, cazzo. - 
E ti pareva.
Andai vicino alla porta e bussai. C'avevo un'ansia del cazzo che voi non immaginate nemmeno. Perchè ce l'avevo, poi? Insomma, stavo semplicemente andando a casa di una mia amica. 
I pensieri era una cosa ma sfortunatamente, il corpo faceva di testa sua. Ero nervoso e iniziai a sbuffare cercando di calmare il mio tremolio. Ma che cazzo mi prendeva?
Poco dopo, venne ad aprirmi un uomo, forse sulla trentina, doveva essere suo zio.
- Salve. - salutai.
- Si? - domandò, giustamente.
- S-sono un amico di Hope, lei è in casa? - certo che è in casa, testa di cazzo, se no perchè ci saresti andato? 
- Oh, certo. Entra. - disse spostandosi permettendo che io entrassi.
Guardò dietro di me curioso e capii che stesse riferendo i suoi dubbi a mia sorella che era alla fine del vialetto guardando infondo alla strada, aspettando Liam.
- E' mia sorella, sta aspettando il suo ragazzo. Entrerà una volta che sarà arrivato anche lui. - spiegai.
- Okay. Comunque Hope è in camera sua, prima porta difronte alle scale. - mi indicò.
- .. Grazie. - riposi dirigendomi verso le scale.
Arrivai alla porta e picchiettai due volte col pugno, ma non ricevetti risposta.
Aprii leggermente la porta cercando di non far rumore e vidi Hope sul letto che dormiva. Al primo 'impatto' sembrava stesse dormendo beatamente, invece, man mano che avanzavo verso di lei, vedevo che il suo respiro non era regolare, ma affannato e le sue guance erano bagnate. Aveva pianto? 
Incominciò ad agitarsi e ripeteva 'lasciami. ti prego, lasciami'. 
Non ci fu molto a capire cosa stesse sognando e al solo pensiero che anche nel suo sogno, anzi, incubo, stesse rivivendo quell'esperienza spavantosa, un senso di rabbia si ribbolì in me. 
- Hope .. - la chiamai ma non rispose.
- .. Hope .. - riprovai, questa volta scuotendole con delicatezza il braccio.
- Lasciami! - urlò di scatto, svegliandosi.
- Ehi, calma .. sono io. - le mormorai, lasciandole il braccio.
Era terrorizzata e lo si vedeva dal suo sguardo, aveva la paura negli occhi. Si guardò intorno spaesata, respirando affannosamente, cercando di riprendere un ritmo regolare, con scarsi risultati.
Guardò me e poi mise le sue mani sul viso, facendo cadere qualche lacrima.
Mi avvicinai a lei e l'abbracciai, confortandola di nuovo. 
- Shh, era solo un incubo. - la sussurrai mentre le accarezzavo la schiena.
- Sembrava così reale .. - disse con voce tremante. 
- Shh .. - 
Si strinse ancor di piu' a me, facendo cadere qualche altra lacrima silenziosa. 
Era sempre frustrante vederla così.
Dopo un pò, riuscii a sentire che il suo respiro si era regolarizzato dopo i suoi innumerevoli singhiozzi e si staccò di me, asciugandosi le guance.
- Stai bene? - le chiesi. 
Lei annuì semplicemente, facendo un sorriso forzato timido.
- .. Un momento, ma tu che ci fai qui? - domandò.
- Io, Gemma e Liam siamo venuti a farti un pò di compagnia visto che sei malata. - spiegai.
Sorrise. Quanto amavo quel sorriso.
- E dove sono Gemma e Liam? -
- Gemma sta aspettando Liam fuori al vialetto perchè lui non sa dove abiti. - risposi.
- Mh, capito. - 
Si alzò dal letto e andò vicino a un settimino, aprendo un cassetto. 
- Come ti senti? - le domandai.
- Una schifezza, ho anche un pò di febbre. - rispose prendendo una felpa dal cassetto, per poi indossarla.
- Chissà come ti è venuta questa febbre. - dissi sperando che capisse.
- Già, chissà. - 
Ci guardammo e sorridemmo entrambi, complici di quello avevamo detto.
Scendemmo di sotto e trovammo l'uomo che poco prima venne ad aprirmi alla porta.
- Hope, come ti senti? - le domandò.
- Non meglio. - rispose.
- Hai gli occhi rossi .. - 
- Si .. deve essere il raffreddore. - disse strofinandosoli.
Sapeva mentire bene e chissa' quante altre volte lo aveva fatto nasconendo tutto ciò che stava passando.
- George, lui è Harry .. un mio amico. - balbettò alla fine. 
- Harry, lui è mio zio. - 
- Piacere di conoscerti, Harry. -  disse porgendomi la mano.
- Piacere mio. - dissi ricambiando la stretta.
Suonò il campanello e Hope andò ad aprire facendo entrare Gemma e Liam, che anche loro, si presentarono a George.
Andammo poi in salotto, dove c'era un divano di pelle nero con due poltrone di lato sempre di pelle nere, con al centro un tavolino di legno con dei posaceneri e varie riviste. 
Hope si stese sul divano, appoggiandola testa sul manico, Gemma di fianco a lei e io e Liam sulle poltrone. 
Parlammo del piu' e del meno, scherzando con qualche battuta e l'altra, finchè non venne George, con una scatolina e un cucchiaio.
- Hope, devi prendere lo sciroppo. - la avvisò.
- No dai, ti prego. - disse mettendosi le mani sulla bocca.
- Vuoi sentirti così da schifo? - le domandò ironico.
Lei annuì, sempre con le mani sulla bocca. Era così buffa.
- Dai, un cucchiaio di questo e ti passa tutto. - 
- Ma fa schifo! - si lamentò.
Io, Gemma e Liam non potemmo far a meno di ridere.
- Avanti. - 
Lei si arrese e 'prese' un cucchiaio di quel liquido giallastro, facendo una faccia schifata.
- Bleah! - commentò.
- E voi non ridete. - 
Dopo la scenetta comica di 'Hope lo sciroppo', parlammo un altro pò, anche con George che si rivelò molto simpatico, finchè lei non si addormentò.
- Si è addormentata. - feci notare a tutti loro.
- Allora noi andiamo. - disse Gemma alzandosi, insieme a Liam. 
- Meglio se la porto di sopra. - le si avvicinò George.
- Oh, la porto io. - dissi.
- Ce la fai? - domandò.
- Non si preoccupi. - 
Mi avvicinai a lei e cercai di prenderla con delicatezza. Mugugnò qualcosa, ma non si svegliò. Portò le sue braccia attorno al mio collo e si accoccolò al mio petto. 
Salii le scale lentamente, e poi arrivai alla sua stanza e per fortuna, trovai la porta socchiusa. Se sarebbe stata chiusa, era un casino. 
La aprii girandomi di spalle, urtandola di poco e poi mi avvicinai al suo letto.
La appoggiai delicatamente, e poi la coprii con le coperte. Si strinse a se, portandosi le gambe al petto e inclinando di poco la testa. Era così dolce.
La guardai per qualche altro secondo poi le lasciai un innocente bacio a fior di labbra sulla fronte, notando un suo piccolo sorriso. E quello, forse, fu uno dei suoi piu' bei sorrisi timidi.
Tornai di sotto trovando Gemma e Liam parlare con George.
- Possiamo andare. - dissi.
- Grazie mille, Harry. E' stato un piacere conoscervi ragazzi, tornate quando volete. - disse George, accompagnandoci alla porta. 
Lo salutammo e ci fermammo al vialetto.
- Io e Gemma andiamo al bar, vuoi venire? - mi domandò Liam.
- No, vado a casa. -
Li salutai e nel tragitto del tornare a casa, pensai a quanto, secondo dopo secondo, ero pazzamente preso da Hope. 
 
Hope. 
Mi sentii chiamare e aprii gli occhi, trovando George vicino al letto.
- Hope .. - 
- Mh .. ? -
- Come ti senti? - mi domandò.
- Un pò meglio .. - mormorai.
- Ce la fai a mangiare? - 
Scossi la testa. Si, stavo meglio, ma non avevo fame e meglio non rischiare di vomitare.
Mi guardai intorno e non riuscivo a capire. Non mi ero addormentata sul divano?
- Ma .. come ci sono arrivata qui? - chiesi confusa.
- Ti ha portato quel tuo amico .. Harry. - spiegò.
- Oh .. - risposi semplicemente.
- E' il tuo ragazzo? - 
- George, lo conosco da tre giorni! - 
- Perchè? - domandai poi.
- Mh, così. - 
- Comunque, perchè sei tornato a casa? -
- Visto che eri malata, mi hanno fatto uscire un pò prima. - 
- Ma è solo un pò di febbre. - 
- Ho una scusa per uscire prima da lavoro e tu vuoi che non la usi? - chiese ironicamente.
- Grazie, si vede che ti preoccupi per me. - dissi fingendomi offesa.
- Tutto per la mia nipotina adorata. - disse uscendo dalla stanza.
- Si si. - 
Mi alzai dal letto e andai in bagno intenta a lavarmi. Una volta uscita dalla doccia, mi guardai allo specchio e vidi i miei lividi. Erano sulla maggior parte del mio corpo ma rispetto a qualche giorno prima, si stavano 'sbiadendo', e questo, un pò mi sollevò di morale. Anche quelli suoi polsi stavano andando via, anche se continuavano a fare male. 
Mi asciugai e mi rimisi le bende sui polsi, quelle che mi mise Harry qualche giorno prima. Potevo ancora 'usarle'.
Come avevo detto prima a George, non mangiai e andai direttamente a dormire.
Il giorno dopo, mi sveglia alle sei e mezza, chissà come. Mi sentivo bene, così decisi di andare a scuola. Mi preparai con calma, molta calma, tanto che feci tardi. Come sempre.
Arrivai a scuola in tempo prima che chiudessero i cancelli. 
Feci le mie rispettive lezioni, finchè non arrivò l'ora di pranzo.
Trovai tutti già al loro tavolo che mangiavano e scherzavano tra loro. 
- Ciao. - li salutai, andandomi a sedere vicino ad Harry e Louis. Oramai quello era il mio posto.
Tutti mi salutarono.
- Come stai oggi? - mi chiese Harry.
- Molto meglio. - gli sorrisi.
- Niall, che c'è per pranzo? - domandai.
- Di nuovo pizza! - rispose entusiasta.
- Fico. Vado a prenderne un pezzo. - 
Mi alzai e andavi vicino al 'bancone', prendendo il vassoio.
- Ciao dolcezza. - ed eccolo. Un momento, dolcezza?
- C-ciao Eric. - balbettai. Che cogliona del cazzo.
- Oggi sei più bella che mai. - 
Nella mia testa non so quante volte mi ero ripetuta 'non arrossire, non arrossire' e il risultato, è stato il contrario. 
- .. Grazie. - dissi abbassando lo sguardo sorridendo.
- Visto che sabato non puoi uscire con me, che ne dici di domenica sera? - oh cazzo.
- Eric .. io .. - 
- Perchè non vuoi uscire con me? - 
Perchè sei un puttaniere ed io non sono una troietta.
Magari .. se sarei uscita con lui, mi avrebbe lasciata in pace.
- E va bene. - dissi.
- Dammi il tuo numero. - disse prendendo dalla tasca il suo cellulare.
Gli diedi il mio numero per poi segnarmi il suo.
- Allora ci sentiamo .. - disse avvicinandosi a me.
- .. Hope. - sussurrò dandomi, di nuovo, un bacio a metà labbra. Si divertiva a lasciarmi così stupita? Evidentemente si.
Presi il mio pezzo di pizza con una bottiglina d'acqua e tornai al tavolo, sedendomi sotto lo sguardo vigile di Gemma.
- Che c'è? - chiesi.
Il suo sguardo si posò su Eric, seduto ad un tavolo dietro di me. Voleva che le spiegassi.
- Domenica esco con lui. - risposi semplicemente.
Non avevo nessun timore a dirlo, almeno non davanti a loro. Se sarei stata un'altra, forse lo avrei detto da parte solo a Gemma, ma sentivo che con loro potevo essere spontanea e diretta, senza segreti, e questo mi piaceva. 
- Tu cosa?! - sbottò.
- .. Se magari ci esco, forse mi lascia un pace. - risposi con un filo di voce.
- Lui non si da per vinto così. - si intromise Niall.
In quell'istante, mi vibrò il cellulare; lo cacciai dai jeans e guardai lo schermo. Un nuovo messaggio.
 

Sei carina anche di spalle :) x

 
Era Eric. 
Sorrisi nel leggere quel messaggio, ma non avrei dovuto. Chissà a quante altre lo aveva detto. Non dovevo farmi piacere Eric. Non dovevo assolutamente.
- Ha già iniziato .. - disse Louis, riferendosi al messaggio.
Harry si alzò di scatto e incominciò a dirigersi verso la porta della mensa.
- Harry, dove vai? - domandò Liam.
- A prendere una boccata d'aria. - 
- Vengo con.. - tentò Zayn ma lui lo interruppe.
- No. Voglio stare solo. - disse per poi uscire dalla mensa.
Il suo comportamento era strano tanto che non stupì solo me, ma anche gli altri. Sarei voluta andare da lui, ma aveva detto che voleva stare da solo e non avrei voluto peggiorare la situazione. 
Ritornando al messaggio, non seppi se rispondergli o no .. o peggio ancora, come rispondergli. Se non gli rispondevo, potevo sembrare antipatica e quella era l'ultima cosa che volevo. Decisi di rispondergli, ma come? Lasciai perdere un 'grazie', insomma, sarebbe stato stupido; 'Anche tu' faceva fin troppo cagare; così optai per un ".. :) ♥" andava bene, no? 
L'ora di pranzo finì e tornammo nelle nostre classi per svolgere l'ultima ora. Una volta finita la giornata scolastica, come sempre, restavo qualche altro minuto con i ragazzi ed Harry mi trattava fredda o almeno, mi guardava fredda. Per quei pochi secondi che incontravo il suo sguardo, era come se mi guardasse con disprezzo e questo mi fece male terribilmente male. Cosa avevo fatto di sbagliato?
 
Giorno dopo, sabato pomeriggio.
 
- Hai capito? - mi chiese Gemma dopo avermi spiegato, di nuovo, come svolgere un passaggio di matematica. 
 - Ah, quindi la x qui si cambia di segno .. - dissi.
- Finalmente l'hai capito! - disse esasperata. 
Ero proprio un caso disperato. 
Ma che cazzo, ci basta sapere solo le sottrazioni, addizzioni, divisioni e moltiplicazioni nella vita, quelle equazioni di merda a cosa ci sarebbero servite? 
'E' per ragionare' diceva la mia vecchia prof di matematica. Ma ti faccio ragionare io a forza di testate. 
- Ti prego, basta. Non ce la faccio più. - mi esasperai dopo aver svolto altri cinque esercizi.
Stavamo studiando da quasi due ore e non ne potevo piu'. 
- Se poi vai male al compito, non ti lamentare. - mi richiamò.
- Tanto andrà comunque di merda. - 
- Andiamo di sotto, va. - disse alzandosi dalla sedia, seguita da me.
Andammo in cucina e mangiammo qualcosa, e per qualcosa, intendo patatine e schifezze varie.
Harry non si era ancora fatto vivo. Non era tornato con me e Gemma a casa. Quella mattina, non avevo matematica con lui, ma lo avevo incontrato come sempre a mensa. Non mi aveva ne parlato ne rivolto un semplice sguardo. Nulla. Io non avevo provato nemmeno a parlarci per paura di una sua reazione. Cosa gli avevo fatto?
- Se stai pensando a Eric, ti sparo in testa. - mi minacciò.
- No no. - dissi divertita.
- E a che pensi? - 
A perchè tuo fratello è strano con me. 
- Niente. - 
Lei inarcò il sopracciglio, come se volesse dirmi: avanti.
- Secondo te lo troverò un ragazzo che non faccia lo stronzo con me? - 
- In che senso? -
- Un fidanzato. - 
- Perchè, Dylan lo è stato? -
- Mh .. al terzo mese si era rivelato un bastardo, per questo ci siamo lasciati. Anche se ci eravamo stancati entrambi. -
- E chi altro? -
- Mike. - 
- Mike? - domandò.
Merda. Mi resi conto solo allora della cazzata che avevo detto.
- Cioè, volevo dire Eric. - mi corressi subito. 
- Lui deve solo provare a fare lo stronzo con te. Gli vado a tagliare le palle. - le sorrisi.
Amavo quella sua protezione nei miei confronti.
- Comunque, tu sei una bella ragazza e un ragazzo lo troverai di sicuro. - continuò.
- Si, certo. -
- Avanti Hope, sei una ragazza meravigliosa. - 
- Il fatto è che non riesco a fidarmi subito delle persone per paura di essere delusa. Sinceramente, non so nemmeno come ho fatto a legare questo rapporto con voi. Non che siamo migliori amici, ma mi sono fidata e questo per me è un passo avanti. Forse perchè siete voi a trasmettermi questa sensazione, ma se non troverò un ragazzo che mi approcci come avete fatto voi? - 
- Tu zitella non muori, su questo stai sicura. - disse facendomi ridere.
- Qualcuno arriverà sempre, Hope. Magari un giorno conoscerai un ragazzo e ti fiderai subito di lui. Guarda me, ho trovato Liam quando non me l'aspettavo. Anch'io la pensavo come te, ma poi ho conosciuto lui ed è cambiato tutto. Mi sono fidata di lui senza se e senza ma. Non e' una cosa che stabilisci tu, succede e basta, e succederà anche a te. - continuò.
Erano parole che cercavo da tempo e finalmente, riuscirono a confortarmi. Forse aveva ragione. Un giorno avrei trovato un ragazzo che non mi avrebbe delusa e mi sarei fidata di lui, proprio come lei e Liam. Ma .. un momento ..
- Harry! Porca troia, mi hai fatto prendere uno spavento. - sussultò Gemma, vedendo Harry entrare in cucina. Non lo avevamo sentito entrare dalla porta d'ingresso, strano.
Mi guardò. Uno sguardo freddo. Senza un 'ciao' o un cenno. Niente di niente.
- La finezza. - disse andando verso il frigo.
- Da quanto sei qui? - domandò la sorella.
- Da adesso. - 
- Ma non ti ho sentito entrare. - protestò lei.
- E sei sorda. - 
- Fottiti. - 
Ma che rapporto fraterno meraviglioso che avevano, vero?
Avevo sempre voluto avere un fratello, più grande. Che fosse stato geloso di me, che mi avrebbe abbracciato, le litigate .. Ma i miei dicevano che 'bastavo' io.
Harry mi guardò di nuovo e poi salì in camera sua. Era strano, almeno con me.
Passammo un altro di tempo a parlare in cucina, poi tornammo di sopra in camera sua e ci aggiustammo il trucco visto che poco dopo, sarebbero arrivati i ragazzi.
Come previsto, i ragazzi arrivarono dopo qualche minuto.
La serata fu grandiosa. Quella sera, provai per la prima volta la birra, era .. boh, aspra, ma buona. Quelli che ci andavano pesante con essa, erano Niall e Zayn. Niall sembrava carino e dolce, ma se qualcuno gli faceva bere una birra, ne diceva di tutti i colori, soprattutto di ragazze e .. situazioni intime. Un pervertito, insomma. Tra qualche battuta e l'altra, il tempo volò senza farmi rendere conto dell'orario. 
- Io devo tornare a casa .. - dissi.
- Perchè non dormi qui? - mi propose Gemma.
- No no. - 
- Dai, ti presto io qualcosa, dormi con me. Tanto il letto è abbastanza grande. - 
- Non v.. - incominciai ma mi interruppe.
- Chiama tuo zio e non fare storie. - quasi mi ordinò.
Mi arresi e chiamai George e lui acconsentì.
I ragazzi tornarono a casa e io e Gemma andammo in camera, mentre Harry rimase in salotto.
Aspettai che lei finisse di farsi la doccia, poi andai io. Una volta finito di lavarmi, indossai il pantalone di una tuta e una maglietta a lunghe maniche prestatemi da lei. 
Andammo e letto e poco dopo, mi addormentai.
Sfortunatamente, il mio sonno non durò a lungo. Mi svegliai, guardai l'orario ed erano le quattro e un quarto. Cercai di riaddormentarmi, ma con scarsi risultati. Mi alzai dal letto, cercando di non far svegliare Gemma e andai di sotto in cucina a prendere un bicchiere d'acqua. Aprii l'acqua con poca pressione e dopo aver bevuto, pulii il bicchiere e lo posai nel lavadino. 
- Hope. - sussultai.
Mi voltai e vidi Harry sullo stipite della porta, a petto nudo. Arrossii timidamente a vederlo. Sperai con tutta me stessa che non lo notasse. 
- Harry .. - dissi con voce sottile. 
- Che ci fai qui? - chiese.
Non era evidente?
- Avevo sete ed ero venuta a prendere un bicchiere d'acqua .. ti ho svegliato? -
- Oh .. no no. Non riesci a dormire? -
Scossi la testa.
- Mh, nemmeno io. - 
- Perchè fai così? - chiesi.
- Che faccio? - domandò, senza capire.
- Ieri e oggi non mi hai rivolto la parola e adesso mi parli. Che ti ho fatto? - 
- Ti importa se non lo faccio? - 
- Si! - sbottai.
Ci fu qualche secondo di silenzio, finchè io non decisi di 'romperlo'.
- Harry, che ti ho fatto? - ripetei, avvicinandomi a lui, e, arrivatagli vicino, potei ammirare per la prima volta i suoi addominali scolpiti.
- Niente. - ripose, impassabile.
- Qualcosa devo averti fatto per trattermi così. - 
- Mi da fastidio che tu esca con Eric, okay?! - disse.
Non mi aspettavo quella risposta. Perchè avrebbe dovuto dargli fastidio se io uscivo o no Eric? 
- .. E' una semplice uscita, Harry. Non me lo vado a sposare. - 
- Avresti potuto rifiutare come tutte le volte. - 
- Lo so, ma me l'avrebbe chiesto all'infinito. Domani ci esco e pace. - 
Lui sbuffò e si arrese.
- Sei ancora arrabbiato con me? - dissi imitando una voce ridicola da bambina.
- No. - disse sorridendo. 
Certo, era abbastanza cupo lì, ma riuscii a vedere quel suo sorriso così bello e addirittura le sue fossette così adorabili.
- Ti posso abbracciare? - chiesi.
- Non devi nemmeno chiederlo. - ripose.
Mi fiondai su lui, cingendo le braccia dietro la sua schiena, sentendo il calore del suo petto nudo. Sentii le sue abbraccia avvolgermi così come il suo profumo di cui, ormai, ne ero dipendente.
- Ah, e grazie per avermi portato in camera la volta scorsa. - dissi alzando il capo, ancora abbracciata a lui.
- Non c'è di che. - 
- Sono pesante? - 
- Tanto. - mi prese in giro.
- Davvero? - 
- No. - disse ridendo.
Gli sorrisi e sciogliemmo il nostro abbraccio.
- Hai sonno? - mi chiese.
Scossi la testa.
- Guardiamo un pò di tv? - mi propose.
- Mh, okay. - 
Andammo in salone e ci sedemmo sul divano, l'uno di fianco all'altra, dove c'era già un plaid. Prese il telecomando mettendo su un canale dove trasmettevano film e poi prese il plaid;  lo 'aprì' e lo mise su di noi. 
Tirai leggermente il plaid verso di me, scoprendo un pò lui e lui di tutta risposta, lo tirò verso di se, scoprendedo di poco me. 
- Tratta bene i tuoi ospiti. - lo stuzzicai tirando di poco la coperta.
- Ma io sono il padrone. - disse tirando anche lui.
- Il padrone, pff. Io sono l'ospite, quindi vengo prima io. - tirai di nuovo.
- Non sei piu' un ospite se ti caccio fuori. - rispose guardando la porta dietro di me.
Mi voltai a guardarla, poi guardai di nuovo lui.
- Non lo faresti. - 
Senza rispondere, si fiondò su di me e mi prese in braccio portandomi verso la porta.
- No, no, no. Harry ti prego. - lo supplicai ridendo, cercando di liberarmi.
Perse per poco l'equilibrio, finchè non si riprese, visto che io mi fermai, guardando i suoi occhi. Sentivo il suo respiro su di me e i suoi occhi studiare i miei, proprio come facevo io.
Ci guardammo per qualche altro secondo, finchè lui non mi mise giù.
- Ti metto giù solo perchè sei pesante. - mi stuzzicò.
- Mh, si si. - dissi dandogli una piccola spinta.
Tornammo sul divano e guardammo il film che stava trasmettando in tv. Stavo per addormentarmi e appoggiai la testa sulla sua spalla; lui spostò il braccio permettendomi di appoggiarmi meglio. Poco dopo, mi addormentai accoccolata al suo petto. 
La mattina seguente, mi svegliai non trovando Harry. Mi 'ripresi' un pò e poi mi sedetti guardandomi intorno.
- Buongiorno. - disse Gemma dalla cucina.
- Buongiorno. - le risposi.
Notai che c'era anche Harry e lui si limitò a farmi un sorriso ed io ricambiai.
- Che ore sono? - chiesi strofinandomi gli occhi.
- Quasi le dieci e un quarto. - mi rispose Gemma.
- Adesso preparo la colazione. - annunciò.
- Gemma, hai visto il mio cellulare? - le chiesi.
- Mi pare che è in camera mia sul comodino. - 
Mi alzai e andai in camera di Gemma, trovando il cellulare sul comodino, proprio come mi aveva detto lei.
Lo accessi e subito sullo schermo apparì la finestrina 'Un nuovo messaggio'.
Lo aprii e dopo aver letto ciò che riportava, era come se il mondo mi fosse crollato addosso. 

 
 
— • • —



NON UCCIDETEMI. 
Guardate, non mi spreco nemmeno a dirvi 'scusate' perchè tanto sempre così va a finire. HAHAHAHAHAH.
Un ringraziamento infinito a tutte quelle 55 persone che hanno messo la storia nelle seguite;
le 35 nelle preferite;
e le 8 nelle ricordate. ue', ricordatevi di cagarla(?). 
Ma soprattutto, grazie a quelle persone che hanno recensito la storia.
LA STORIA HA 82 RECENSIONI, CI RENDIAMO CONTO? SAHJDFHJAS. 
SIETE MERAVIGLIOSE, IO VI AMO. 
Siete le mie peppines. 
Allora, vi piace il capitolo? sahjdghas.
Spero di essermi fatta perdonare dopo lo schifo precedente. 
E non lo dico per farmi dire "no, ma è stupendo" e bla bla bla. Lo penso davvero.
Avrei anche potuto non pubblicarlo ma non potevo farvi aspettare ancora molto, HAHAHAHA.
Visto? io vi penso uu
Comunque, recensite SEMPRE con sincerità. Lo apprezzerei tanto (:
Chissà che messaggio le è arrivato ad Hope sahjdgashj.
Bene, ora mi dileguo.
chiss chiss, peppina.

crediti banner: @Chiara_88

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Capitolo 8
*** Now I'm there. ***






Now I'm there.



 

Harry. 
Mia sorella guardò Hope, attenta, salire le scale, poi si voltò di nuovo verso di me, con sguardo minaccioso, ancora.
- Gemma, non è successo niente! - le dissi.
- Perchè cazzo avete dormito insieme?! -
- Abbiamo guardato un pò di tv e ci siamo addormentati, punto. - spiegai.
Lei inarcò il sopracciglio.
- Non l'ho neanche toccata! - 
- .. Bhe', l'ho solo abbracciata. - continuai.
- Senti Harry, lei ha bisogno di qualcuno che le stia vicino e la faccia sentire amata, e .. - 
- E per lei non è facile fidarsi della gente, lo so. - la interruppi.
- .. Come .. - era confusa.
- Ieri ho ascoltato la vostra conversazione. - confessai.
- Ecco perchè non ti abbiamo sentito entrare .. - ragionò ad alta voce.
Prese lo straccio da cucina e me lo buttò contro, ma i miei riflessi riuscirono a schivarlo.
- Non si ascoltano le conversazioni femminili, testa di cazzo! - mi urlò poi contro. 
- Come se stesse parlando di chissà che. - 
- Si stava sfogando con me, Harry! E comunque, non darle illusioni perchè non è quelle di cui ha bisogno. - disse.
- Chi ti dice che io non abbia intenzioni serie? - dissi pentendomene subito.
Restò confusa dalla mia risposta, poi, ci pensò su e si 'illuminò'.
- Ti piace Hope! - sbottò sorridendo.
- Zitta, cazzo. - dissi guardando le scale sperando che lei non fosse scesa.
- Ecco cosa volevi dirmi la scorsa volta. - concluse.
Sbuffai e mi sedetti sulla sedia, poggiando i gomiti sul tavolo tenendomi la testa. Si spostò anche l'altra sedia, segno che anche mia sorella si era seduta.
- E da quando? - chiese, quasi euforica.
- Non lo so Gemma .. - 
- .. non lo so. - continuai.
- Che ti prende? - domandò.
- Che mi prende? Mi prende che non so che cazzo mi sta succedendo, lei non se ne accorge e quel coglione di Eric a cui vorrei spaccare la faccia stasera esce con lei, ecco cosa mi prende.
- Sei semplicemente innamorato e geloso, Harry. - disse lei, come se fosse una cosa ovvia.
- Non ti ci mettere anche tu, eh. -
- Perchè non accetti il fatto che forse potrebbe essere così? -
- Perchè è troppo presto! - sbottai.
- Oh, smettila con ste cazzate. Presto o tardi che sia, sta di fatto che ti piace, da morire. - 
- Cosa provi quando sei con lei? - chiese poi.
- Eh? - cercavo di predere tempo.
- Ti ho chiesto cosa provi quando sei con lei. - ripetè.
Non era mai stato facile per me esprimere i miei sentimenti, figuriamoci dirli a mia sorella. Eppure lei se ne stava lì, davanti a me, aspettando delle risposte, che ovviamente, non sarebbero mai arrivate. Non avrei mai detto cosa provavo per Hope amenochè non fosse stata lei. Dovevo, in un certo senso, schiarirmi ancora le idee, ma sapevo che, semplicemente, non volevo accettare il fatto che oramai ero del tutto preso da lei. Tutto ciò era inspiegabile per me. Era successo tutto così infretta, da non farmici capire nulla. Non mi era mai capitato prima che arrivasse lei. In tutto quel tempo, ero stato con tre ragazze. L'unica storia che era durata di piu', era stata la prima, con Hannah. Eravamo stati insieme quasi un anno, poi, ci siamo mollati. Le volevo bene, un bene dell'anima, ma la cosa non durò molto. Se ero innamorato di lei? Sinceramente non lo so, non me l'ero mai chiesto. 
All'improvviso, suonò il telefono di Gemma. 
- Liam, non adesso. - rispose.
Salvato dal telefono.
- Oh si, proprio adesso. - dissi alzandomi dalla sedia uscendo dalla cucina.
- Tu parlerai con me, Harry Styles. - 
- Si si. - 
Mi avviai verso le scale, intento ad andare in camera mia, quando passai davanti camera di Gemma e vidi Hope di spalle. Istintivamente la chiamai.
- Hope. - 
Lei voltò di poco il capo, poi si girò e alzò il braccio all'altezza del viso. Si era asciugata un lacrima, ne ero sicuro.
- Harry .. - rispose semplicemente.
Mi avvicinai a lei. 
- Hope, tutto bene? - 
- Si si, tutto bene. - disse sorridendomi nascondendo il cellulare dietro la schiena. Non mi convinceva.
Andò verso la porta, sorpassandomi, ma io la fermai per un braccio, delicatamente, facendola volta verso di me.
- Hope .. - dissi guardandola negli occhi. Aveva di nuovo quegli occhi pieni di terrore.
Lei abbassò lo sguardo, poi prese il cellulare maneggiandolo per qualche secondo, poi me lo porse. Si aprì un messaggio: 
 

So dove sei.

 
Guardai il numero, ma c'era solo 'sconosciuto'.
Non ci fu molto a capire chi fosse. Era riuscito a rintracciarla? 
La guardai, ma lei aveva il capo abbassato. La abbracciai, senza dire nulla. Volevo che capisse che io c'ero, come sempre. Lei ricambiò l'abbraccio, stringendosi forte a me.
- Non ce la faccio piu', Harry .. - disse con voce sottile. 
- Ehi, non gli permetterò di farti del male di nuovo. - le dissi, sicuro.
Lei si strinse ancor di più a me, cosa che feci anch'io. Era sempre bello poterla sentire mia, anche per quei pochi secondi. Sapere che era nelle mie braccia e sentire tutto il suo affetto ricambiato. 
Si staccò, prendendo il cellulare e guardando per qualche altro secondo il messaggio.
- Che c'è? - le chiesi.
- .. Mi chiedo come abbia fatto a trovarmi .. - 
Già, come cazzo aveva fatto? 
Poi, era come se si fosse resa conto di qualcosa e digitò subito un numero sul cellulare. Non capii.
- Ciao mamma, come stai? - disse.
- Mh, si si, sto bene. Senti, ma per caso è venuto un ragazzo a casa a cercarmi? -
- .. Capelli biondini, occhi castani, grosso e muscoloso .. - 
La guardai spiegare, ed era come se fosse disgustata e impaurita allo stesso tempo.
- Ah .. va bene. - rispose.
- No, non è il mio ragazzo .. - disse guardando me.
- Ora vado mamma, ci sentiamo, ti voglio bene. - concluse chiudendo la chiamata.
- Allora? - chiesi.
- .. E' andato a casa mia. - 
- Brutto figlio di puttana. - sbottai.
- .. Ha chiesto dove io fossi e mia mamma gli ha detto che ero venuta qui a Londra, ma non dove di preciso. - 
- E tua madre gliel'ha detto, eh .. - 
- Credeva fosse un mio amico .. - 
- Un tuo amico?! - 
- Cosa potevo dirgli, Harry? Ehi mamma, se qualche ragazzo viene a chiedere di me non dargli nessuna informazione perchè uno di loro potrebbe essere quello che mi ha maldrattato per due anni e poi ha cercato di violentarmi. - disse tutto d'un fiato. 
L'ultima sua parola mi provocò una fitta allo stomaco e un senso di rabbia quasi incontenibile. Mi faceva sempre quell'effetto ogni volta che pensavo a ciò che le era capitato. 
Prendemmo tutti e due un bel respiro poi mi avvicinai a lei, mettendole un braccio sulle spalle attirandola a me, dandole un bacio sulla fronte.
- Ora ci sono io, okay? - dissi guardandola negli occhi.
Mi guardò e mi sorrise timidamente, senza dire nulla, e quello mi bastò.
- Hope, hai trovato il cellulare?! - urlò mia sorella di sotto.
- Si, arrivo! - rispose lei.
- La padrona chiama. - disse staccandosi da me.
- La padrona?! - chiesi scarcastico.
- Si. Che ti credevi, che eri tu? - mi sfidò, stando al gioco.
- Forse stanotte non mi sono spiegato .. - dissi avvicinandomi a lei.
Lei si voltò subito e corse via. La seguii fino alle scale, poi andò in salone, dove si mise dietro al manico del divano, sulla destra, mentre io ero su quello della sinistra. 
- Gemma, aiutami! - urlò lei divertita.
- Che cazzo succede? - chiese mia sorella.
- Dice che lui è il padrone e che può cacciarmi di casa se non faccio la brava. - rispose Hope.
- Fratellino caro, la padrona qui sono io. - disse Gemma vantandosi.
- Io sono uomo e perciò sono io. - replicai.
- Non vuoi mangiare? - mi sfidò mia sorella, referendosi alla colazione.
- Non fare la stronza. - 
- La faccio eccome. Allora? - 
- Fanculo. - 
- Così va meglio. - disse tornandosene in cucina.
- Le donne comandano il mondo. - disse Hope esultando.
- Se non posso cacciarti, posso torturarti .. - 
Lei cercò di scappare, ma la afferrai e la 'buttai' sul divano, iniziando a farle il solletico.
- Harry, ti prego, basta! - disse ridendo. 
Amavo da morire la sua risata. 
Continuavo a farle il solletico, quando la sua maglietta si alzò di poco scoprendo la sua pancia. Notai delle macchie viola, un pò lievi. Erano altri lividi. Non appena li vidi, mi fermai, tirando le mani indietro. Lei riprese a respirare regolarmente, finchè non mi guardò. Vide che guardavo la sua pancia, così si abbassò la maglietta, mettendosi a sedere sul divano.
- Ti ho fatto male? - le chiesi.
- Cosa? No no. - rispose subito, sorridendomi.
- Hope, quanti ne hai ancora? - 
Lei non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo.
- Venite a fare colazione, idioti. - ci richiamò Gemma. 
Ci alzammo dal divano e andammo a fare colazione. Una volta finito, io tornai in salone guardando un film che stavano trasmettendo in tv, mentre Hope dava una mano a Gemma nel lavare i piatti. Poco dopo, mi raggiunsero anche loro; Hope si sedette vicino a me e mia sorella di fianco a lei. 
- Che film è? - mi chiese.
- Mi pare Remember Me. - risposi.
Lei annuì e si posizionò meglio sul divano, portando le gambe al petto. 
Finì il film e io e Gemma notammo che Hope si era .. commossa?
- Hope, stai piangendo? - le chiese mia sorella.
- Il film. - rispose semplicemente, asciugandosi gli occhi con le maniche della maglia.
- Oh Tyler, perchè sei morto. - la presi in giro.
- Smettila. - disse lei divertita. 
- Oh Tyler, perchè sei andato nell'ufficio di tuo padre. - imitai una voce femminile ridicola.
- Eddai. - disse dandomi una piccola spinta.
In quel momento, le suonò il cellulare, un messaggio. Ci guardammo entrambi, finchè lei non lo prese. Lesse il nome sul display e si rilassò.
- Chi è? - le chiese Gemma.
- Oh .. Eric. - 
- E che ti dice? - domandò ancora.
- Non vedo l'ora di vederti. - ripose posando il telefono.
Era fin troppo ridicolo che non riuscii a trattenere un sorriso ironico.
- Andiamo in cucina, va. - la richiamò mia sorella, alzandosi dal divano, seguita da lei.
Dopo un pò di tempo, il pranzo fu pronto, così andai in cucina anch'io e mangiammo.
- Allora .. che ti metti questa sera per "l'appuntamento"? - domandò Gemma mimando con le mani l'ultima parola.
- Non ne ho proprio idea. - rispose lei.
- Protresti metterti un vestitino .. - tentò.
Nel sentire quella frase quasi mi strozzai con l'acqua che stavo bevendo.
- Harry, è tutto okay? - domandò Hope.
Io annuii facendo qualche altro colpo di tosse, mentre guardavo mia sorella che mancava poco che se la rideva. Voleva stuzzicarmi.
- Comunque, preferisco di no. Anche perchè di vestitini non ne ho. - 
- Ma te ne posso prestare uno io. - le sorrise.
- Sorellina cara, ma tu non eri contraria a questa uscita? - le feci un sorriso falso.
- Certo, ma voglio che il belloccio rimanga di stucco davanti alla bellezza della mia amica. - 
Come se ci volesse un vestitino per renderla bella. Era bella in pigiama, in tuta, struccata .. sempre. Lei era bella sempre. 
- Meglio di no, così almeno mi lascia in pace. - 
- Vuoi andarci in tuta? - 
- Forse .. - ci scherzò su.
- No vabbè .. mh .. - rimase a pensarci un pò.
- .. Un bel jeans stretto .. - ammiccò mia sorella guardando me.
- .. Che ti valorizzi il sedere. - continuò.
- Gemma! - la richiamò lei dandole uno schiaffo sul braccio.
- Io me ne vado. - dissi alzandomi dalla sedia, andando verso le scale.
Salii le scale e le sentii ridere, poi andai in camera mia, buttandomi a peso morto sul letto.
Pensai a quanto potesse essere fortunato quello stronzo ad averla per una sera tutta per se. Di sicuro, non si sarebbe reso conto di quanto lei potesse essere speciale. Per lui, era una delle tante e sperai che lei non si affezzionasse piu' di tanto a lui, o ne avrebbe sofferto. E se avrebbe sofferto per un coglione del genere, avrei avuto una scusa in più per spaccargli la faccia. Ma tanto, lei mi aveva detto: e' una semplice uscita, Harry. Quindi, non era importante. D'altronde, era uscita con lui solo per toglierselo di torno una volta per tutte. E sperai che dopo quell'uscita, di altre non ce ne fossero perchè non sarei riuscito a sopportarne un'altra. Ero geloso? Forse. Semplicemente, non volevo che quel coglione o qualche altro ragazzo del genere le si avvicinasse, cercando di illuderla e cazzate varie. Si sarebbe fatta ammaliare e si sarebbe fidata; l'avrebbe fatta soffrire e questo non potevo sopportarlo. Perchè lei di sofferenze, ne aveva sopportate abbastanza. Anche se, aveva detto che per lei fidarsi delle persone le riusciva difficile. Con me però, a quanto pare, era stato facile e questo, non poteva farmi altro che piacere. Che poi, era davvero convinta che non avrebbe trovato un ragazzo che l'avrebbe amata come si deve? Ce n'erano di stronzi, si, ma qualcuno l'avrebbe trovato, e il pensiero che quel ragazzo, un giorno, sarei potuto essere io, mi fece sorridere. Magari, avrei potuto amarla come si deve, come meritava. Avrei potuto dire: si, lei e' la mia ragazza e la amo da morire. Desideravo davvero quello? Volevo che Hope fosse la mia ragazza? Tutte le risposte stavano in lei. Il fatto è che io di domande non gliele avrei mai porse e lei, di risposte, non me le avrebbe giustamente date. Basta, stavo pensando troppo.
Mi alzai dal letto e uscii dalla stanza, avviandomi verso le scale, intento ad andare in salone, finchè non incontrai Hope.
- Dove vai? - le domandai istintivamente.
- A prepararmi, che tra poco vado. - rispose.
Io annuii semplicemente, mi voltai per andarmene finchè non la richiamai.
- Hope .. - 
Lei mi guardò.
- Dormito bene stanotte? - le chiesi sorridendole.
- .. Si .. - rispose sorridendomi. Notai anche un pò di rossore sulle sue guance, amavo quando arrossiva.
- E tu? - 
- Molto bene. - risposi.
Ci sorridemmo un'ultima volta, poi io scesi di sotto mentre lei andò in camera di Gemma.
Mi sedetti sul divano, trovando già mia sorella, e così ci mettemmo a guardare la tv.
Poco dopo, ci raggiunse anche Hope che si sedette vicino a Gemma.
Passò un pò di tempo, finchè non le vibrò il cellulare. Un altro messaggio.
Avevo una certa ansia, perchè non si poteva mai sapere se era il coglione o il bastardo.
- Eric? - domandò Gemma.
- Si .. - rispose lei, maneggiando il telefono.
- Meglio che vada. - disse poi, alzandosi dal divano.
Mia sorella la accompagnò vicino alla porta dove lei la ringraziò per l'ospitalità e tutto. Prima di andarsene, mi guardò e sorridendomi, mi salutò, cosa che feci anch'io.
Una volta uscita, Gemma chiuse la porta e tornò a sedersi vicino a me, guardandomi divertita e curiosa allo stesso tempo.
- Che c'è? - domandai.
- Stai tutto scazzato. - 
- Per niente. - risposi freddo.
- Si, invece. Perchè la ragazza che ti piace si sta facendo bella per un altro ragazzo. - 
Quanto c'aveva ragione. 
 
Hope.
Uscii da casa Styles e mi incamminai verso 'casa mia'. Mi faceva sempre un certo effetto chiamarla così, perchè oramai, quella era diventata casa mia, no? Però, per me, era come se lo fosse sempre stata. 
Erano solo le cinque, ma era già buio, con qualche lampione acceso sui lunghi marciapiedi.
Arrivai davanti alla porta, bussai e venne ad aprirmi un George molto elegante. 
- Ma come siamo eleganti. - dissi, entrando.
- Sto bene? E' troppo? - chiese, quasi in preda al panico, chiudendo la porta.
- Stai benissimo. Ma dimmi, dov'è che devi andare? - 
- Porto Jane a cena fuori. - rispose sorridendo. 
Era bello vedere mio zio felice a causa di una donna. Ciò non capitava da .. sempre.
- Mh, allora la cosa è davvero seria. - 
- Eggià. Anche tuo zio un giorno si sposerà .. si spera. - 
- Non preoccuparti, ti sposerai. - 
- Un giorno te la farò conoscere. -
- Mi farebbe tanto piacere. - gli sorrisi.
- Tu esci? - mi chiese.
Annuii. 
- E dimmi, dov'è che devi andare? - disse imitandomi, mettendo le braccia conserte.
- Devo uscire con un mio .. amico. - 
- Mh, amico eh .. - mi stuzzicò.
- Si George, amico. - specificai l'ultima parola.
- Okay .. stamattina sono andato a farti la copia delle chiavi di casa. Ma devi tornare a casa comunque per le undici, anche se non mi trovi. -
- Sissignore! - dissi per poi andare di sopra.
Andai direttamente in bagno a lavarmi e a farmi una bella doccia calda, con tanto di shampoo. Una volta finito, uscii con un asciugamano sul petto e uno in testa per i capelli, il solito turbante. Andai verso l'armadio e lo aprii e lì c'era il vero problema: che cazzo mi dovevo mettere? 
Portavo sul letto magliette, jeans e chi ne ha piu' ne metta, facendo abbinamenti, cercando di trovare il mio 'vestito' per quella sera. Qualche abbinamento era troppo semplice, un altro troppo 'provocatorio', altro troppo a troia .. andai letteralmente nel panico. Non potevo assolutamente mettermi vestitini perchè si sarebbero visti i lividi sulle gambe. Fortunatamente, sulle braccia erano andati via, alcuni erano ancora lievi, ma dovevi soffermarti a guardarli se volevi proprio notarli. E tra l'altro, dovevo anche considerare il tempo, che, una volta guardato dalla finestra, notai che era nuvoloso. Forse sarebbe stato stabile ma chi poteva affermarlo, dopo tutto, ero a Londra. 
Dopo quasi 30 minuti ad osservare i miei vestiti, alla fine, decisi cosa mettermi. Lasciai il mio 'abbinamento' sul letto, poi tornai in bagno e mi asciugai i capelli. Terminato di asciugarmeli, mi passai la piastra e 'arrotondai' di poco i miei boccoli. Erano naturali ma una piccola modifica non faceva poi così male. Amavo solo quello dei miei capelli, i miei boccoli. Andai a prendere i vestiti e li indossai, per poi guardarmi allo specchio. Ero vestita .. semplice, forse un pò particolare. A me era sempre piaciuta la semplicità perchè d'altronde, una ragazza lo si vede anche da quello. Dal canto mio, cercavo sempre di esserlo. Mi ero sempre definita una ragazza semplice, in ogni cosa che facevo. Non mi piaceva molto mettermi in mostra, e la mia timidezza ne era la prova. 
Sentii il cellulare suonare, la musichetta di quando mi arrivava un messaggio. Pensai fosse Eric, cosi mi avvicinai per prendere il cellulare ma poi .. e se fosse stato Mike? Quel pensiero mi fece bloccare sul posto. Non avevo il coraggio di guardare sul display, avevo paura che fosse di nuovo lui e che mi sarebbe crollato, di nuovo, il mondo addosso. Me n'ero andata, perchè continuava a cercarmi? Volevo iniziare una nuova vita e cancellare la vecchia, quella che lui mi aveva distrutto, perchè non me lo permetteva? 
Presi un bel respiro profondo e con quel poco di coraggio, mi avvicinai per prendere il cellulare. Guardai il display e mi rilassai, lasciando che quell'ansia che avevo scivolasse via. Era Eric che mi diceva di scrivergli il mio indirizzo, se no non poteva venirmi a prendere. Giusto, 'che stupida', mi dissi. Lo risposi per poi ricevare come risposta un "arrivo piccola :)" Piccola? Era partito proprio in quarta. Il giorno prima con dolcezza e adesso con piccola. Se credeva che gli sarei caduta ai piedi già con questi nomignoli, bhe', si sbagliava di grosso. Non sarei stata una delle sue conquiste o uno dei suoi tanti nomi della sua lista di 'scopate'. Figuriamoci poi se gliel'avrei data. Quella sera, sarei stata di certo me stessa, ma non mi sarei lasciata abbindolare, non da uno come lui che di fama a scuola non ne portava di migliori. 
Ritornai in bagno per truccarmi, una semplice linea di eyeliner e un pò di mascara. Semplice. 
Passarono forse cinque minuti e mi risuonò il cellulare; guardai, un altro messaggio che mi era arrivato, di nuovo di Eric. Riportava: "Esci :)".
Minchia, già era arrivato? Manco fosse stato Bolt. 
Presi una borsetta che abbinai, ovviamente, al mio 'abbigliamento' e ci misi dentro il cellulare e le chiavi di casa.
Scesi le scale e cercai George con lo sguardo, trovandolo in cucina. Era ancora lì?
- Io vado. Tu a che ora esci? - gli domandai.
- Tra poco. Divertiti. - disse sorridendomi.
Gli sorrisi andando verso la porta quando mi richiamò.
- Hope .. - 
- Alle undici sarò a casa. - gli rassicurai.
Aprii la porta e uscii facendomi avvolgere da quell'aria fresca che mi fece rabbrividire per un attimo. Alzai lo sguardo e vidi Eric appoggiato alla macchina, con le mani in tasca e le gambe incrociate. Mi avvicinai a lui e potei ammirare, di nuovo, quei suoi bellissimi occhi azzurri. Mi avevano sempre affascinato dal primo giorno di scuola che li incontrai, erano capace di incantarti per quanto erano belli. Potevi stare ore a guardarli e a cercare ogni loro piccolo particolare. Forse, ogni cosa di Eric ti affascinava. Aveva quel non so che di misterioso e questo ti intrigava. Bello e dannato, ecco cos'era. E poi, quella sera era più bello che mai. Giacca di pelle, camicia e jeans stretto. Si, era decisamente sexy.
- Ciao. - mi salutò sorridendomi.
- Ciao. - dissi ricambiando il sorriso.
- Sei bellissima. - disse dopo avermi letteralmente scrutato dalla testa ai piedi.
- Grazie. - risposi timidamente. E ovviamente, come ogni sacro santa volta, arrossii.
Lui, "da galantuomo", mi aprì lo sportello della macchina e mi sedetti sul sedile del passeggero. Fece il giro dell'auto finchè non mi raggiunse anche lui, ovviamente, sedendosi sul sedile del 'guidatore'(?).
- Mh, bella macchina. - commentai, mettendomi comoda.
- Anche il padrone di questa bella bambina lo è. - disse battendo una mano sul cruscotto.
- Tuo padre è un bell'uomo? - lo presi in giro.
- Come hai fatto a capire che è di mio padre? - chiese stupito e divertito.
- Intuito. - risi.
- Bhe', volevo far colpo alla prima uscita. - rispose mettendo in moto.
- Non ci vuole una macchina per far colpo. - ammiccai.
- Certe volte si. - 
- Per me no. - 
- E sentiamo, per te cosa ci vorrebbe? - 
- Mh .. io sono facile da stupire, ma con i gesti. - 
- Buono a sapersi. - mi sorrise.
- Allora Teith .. dov'è che mi porti? - chiesi curiosa.
- Questo non te lo dico, Evans. - 
- Eddai. - lo supplicai, facendo il broncio.
Lui rise.
- Siamo quasi arrivati. - 
Ci sorridemmo entrambi e lui tornò a guardare la strada, guidando. Ogni tanto ci lanciavamo degli sguardi per poi sorridere complici. Dopo un pò, lui parcheggiò la macchina e scendemmo. Mi aveva portato a Londra, al centro di Londra, ed io non ci ero mai stata.
- Visto che ti sei trasferita da poco, ho pensato di farti fare un altro giro turistico, questa volta per Londra. - 
- A differenza della scuola, questo e' molto piu' interessante. - dissi facendolo ridere.
- Hai avuto un'ottima idea. - continuai, sorridendogli.
Camminammo per le strade di Londra fianco a fianco, parlando e scherzando, come se fossimo due buoni vecchi amici. Era piacevole parlare con lui, strano, ma era così. Londra, poi, era una città stupenda. Rimanevi affascinata da ogni cosa che guardavi, forse, era proprio questo il bello. 
Finito il nostro 'giro turistico', andammo in un locale a bere un frullato. 
- Non capisco perchè non sei voluta salire sulla London Eye. - mi chiese sedendosi.
- Perchè soffro di vertigini! - 
Lui rise, ancora.
- E non ridere. - lo richiamai.
- Mi scusi. - disse signazzando alzando le mani in segno di resa.
Guardammo il menu, per decidere che frullato prendere.
- Tu che prendi? - mi chiese.
- Mh, secondo te? - lo sfidai.
- Vuoi che ordini per te? - 
Annuii divertita.
Guardò per qualche altro secondo il menu, finchè non chiamò un signore, probabilmente il cameriere.
- Ecco, ora mi ordina qualche schifezza. - commentai divertita.
- Allora, cosa vi porto, fidanzatini? - domandò il signore.
Un momento, fidanzatini? Cosa?
- Oh .. ehm .. - cercai di 'correggerlo', ma Eric mi interruppe.
- Non è stupenda la mia ragazza? - chiese al vecchio, facendomi l'occhiolino.
No, un momento, doppio cosa? La mia ragazza? Non feci in tempo a chiarire nulla perchè come ogni santa volta, mi sentii avvampare. Ero arrossita. 
Sorrisi abbassando lo sguardo, cercando di non farmi notare, ovviamente, fu tutto inutile, come sempre.
- E' proprio bella, complimenti. - gli sorrise l'uomo, con un taccuino e una penna in mano, in attesa di un'ordinazione. 
- Allora, due frullati al cioccolato con molta panna, grazie. - disse Eric, mentre l'uomo segnava tutto sul piccolo quadernino. Ci sorrise e poi andò verso il bancone.
Frullato al ciccolato, proprio quello che volevo. Come aveva fatto a capirlo? 
- Come hai fatto capire che volevo il frullato al cioccolato? - 
- Intuito. - ripose semplicemente. 
Pensandoci bene, era una cosa ovvia, insomma, a chi non piace il cioccolato? Devi essere per forza malato di mente per non fartelo piacere.
- Allora, Eric, come mai hai insistito tanto per uscire con me? - chiesi curiosa.
- Perchè sei una tipa interessante. - 
- Io non sono interessante. -
- Il fatto che tu lo neghi ti rende interessante, sai? - 
Stavo per arrossire, ne ero sicura.
Arrivarono i frullati e ringrazziamo il cameriere con un flebile 'grazie'. Parlammo del più e del meno, scherzando su ogni cosa e fatti a noi accaduti. Era bello stare con Eric, riuscivi a parlarci senza problemi. 
Il tempo passò in fretta, tanto da non farmi rendere conto dell'orario. Erano le dieci e mezza.
- Eric, mi accompagni a casa? - 
- Già devi andare? - 
- Si, alle undici devo rientrare. -
Ci alzammo dal tavolo, lui andò a pagare e poi uscimmo dal locale. Lo sentii ridere.
- Perchè ridi? - chiesi.
- Sto pensando a quando ti ho vista il primo giorno di scuola .. - 
Lo guardai, in segno di dover continuare.
- .. Non riuscivi ad aprire l'armadietto. - 
- Ehi, alla seconda volta ci sono riuscita. - mi giustificai.
- Pensavo fossi imbranata .. - 
- Solo perchè non riuscivo ad aprire un armadietto?! - 
- .. In realtà lo penso ancora. - mi stuzzicò.
- Ha. Ha. Ha. Molto spiritoso. - dissi dandogli una piccola spinta, per poi ridere entrambi.
- Hope! - mi sentii chiamare. 
Mi voltai e vidi Louis, accompagnato da una bruna .. formosa. Doveva essere quella con cui si vantava coi ragazzi di uscire.
- Ciao Louis. - lo salutai una volta arrivato vicino a noi.
- Che ci fai qui? - chiese.
- Sono uscita con .. ehm .. lui. - dissi, indicanto Eric di fianco a me.
Louis gli diede un'occhiataccia, cosa che gli diede anche Eric che in quell'istante, mise un braccio sulle mie spalle, attirandomi a se. 
Lo guardai confusa.
- E tu? - chiesi poi.
- Hope, lei è Sarah. - disse.
La bruna mi porse la mano, per stringerla. La ricambiai senza problemi. La strinse con malavoglia. Già mi era antipatica a prescindere. Di certo, Louis non usciva con tipe del genere, almeno speravo. Lei non era di certo il suo tipo, ma sapevamo tutti perchè era uscito con lei. Tutto lo si capiva dal suo seno abbondante. I maschi non cambierenno mai, questo è certo.
- Louis, andiamo a casa? - le sussurrò Sarah, cercando di essere sensuale. Odiosa.
- Bhe', noi andiamo. Ci vediamo domani a scuola, Hope. - 
- Ciao Louis. - lo salutai mentre lo vedevo allontanarsi.
Eric teneva ancora il suo braccio intorno alle mie spalle, lo guardai.
- Che c'è, ti da fastidio? - chiese.
- No. - gli sorrisi.
Ci avviammo vicino alla macchina, finchè non mi riportò a casa. Scesi dalla macchina e lui mi raggiunse.
- Grazie della serata, Eric. Mi sono divertita. - dissi, sincera.
- Di niente. La possiamo ripetere quando vuoi. -
- Mh, vedremo. - dissi sorridendogli, poi mi voltai intenta ad andare verso la porta, ma lui mi prese per il braccio, attirandomi a se.
- E il bacio della buonanotte non me lo dai? - mi soffiò sulle labbra.
- Devi guadagnartelo. - 
- Credo di meritarmelo .. - disse con sorriso malizioso.
- Mh .. - non feci in tempo a rispondere che sentii le sue labbra premere sulle mie. 
Era stato del tutto inaspettato e sapete cosa? Non ho provato niente. Ne le famose farfalle nello stomaco, le gambe tremare e quei 'famosi' brividi sulla schiena. Niente di niente. Anche se, il suo bacio, era del tutto coinvolgente. 
Lui pretendeva a qualcosa di più, ma io mi staccai. 
Gli sorrisi flebilmente e imbarazzata. 
- Bhe', allora ci vediamo domani, Evans. - disse sorridendomi, lasciandomi un bacio sulla guancia.
- A domani, Teith. - lo ricambiai.
Tornai in casa e guardai l'orario, erano le undici in punto. Wow, la prima volta che non facevo ritardo in qualcosa. Non feci in tempo a salire le scale che suonò il telefono di casa. Andai a rispondere ed era George che si assicurava se fossi rientrata come promesso. Di certo, sarebbe stato un padre davvero oppressivo.
Andai di sopra a lavarmi e indossai il pigiama. Mi sistemai nel letto e posai il cellulare sul comodino quando quest'ultimo suonò, era Gemma.
- Pronto? - risposi.
- Tu adesso mi racconti com'è andata la serata. - quasi mi ordinò.
- Nei minimi dettagli? - risi.
- Nei minimi dettagli. -
Gli raccontai tutto, nei minimi dettagli come ordinatomi da lei, finchè non arrivai al 'racconto' del bacio.
- .. e mi ha baciata. -
- Ti ha baciata?! - 
- Si e sai cosa? Non ho provato nulla. Niente di niente. Questo sta a significare che Eric non mi piace. - 
- E meno male. Spero che di uscite con questo non ce ne saranno più perchè non sopporto che faccia il cascamorto anche con te. - 
- Non preoccuparti. - 
D'improvviso, sentii un rumore dall'altra parte del telefono.
- Ma che ..  - disse.
- Cos'era quel rumore? - chiesi.
- Non ne ho idea. - 
- Vabbe' Hope, ci vediamo domani, buonanotte. - 
- Notte Gemma. - dissi chiudendo la chiamata.
Avrei voluto anche aspettare mio zio, ma ero stanca, troppo; crollai in sonno profondo.
Mi svegliai di scatto, col respiro affannato e del tutto sudata. Tossii e mi portai le mani alla gola. Avevo sognato che Mike mi strozzava, tanto da farmi mancare il respiro anche nel sonno stesso. Quella mattina, non c'era Harry vicino a me. Non c'era lui a consolarmi e a farmi sentire protetta. Era sola, come le tante altre notte precedenti e non potete immaginare quanto avevo bisogno di lui, in quel momento. Desideravo di nuovo farmi avvolgere da lui, farmi sussurare parole confortanti con la sua voce roca e sicura .. volevo che lui fosse lì, vicino a me. 
Guardai l'ora, le sette. Mi ripresi da tutto ciò e mi preparai per andare a scuola.
Arrivai in cortile, trovando, come sempre, i ragazzi, tranne Harry. Così, mi avvicinai a loro.
- Buongiorno. - dissi.
Tutti mi salutarono.
- Ti senti bene Hope? - mi chiese Louis.
- Si, perchè? - 
- Ti vedo .. scossa. - 
- No, sto bene. -
- Tu stai bene, vero Louis? - chiesi.
Lui mi guardò, confuso.
- Louis, andiamo a casa? - imitai la bruna, della sera precedente, facendolo ridere.
- Allora te la sei fatta! - esclamò Niall.
- Eggià. Ci sa fare e quelle tette sono fantastiche. - disse con aria sognante.
Come detto in precedenza, i maschi non cambieranno mai.
In quell'istante, ci raggiunse anche Harry che salutò tutti.
- Ciao Harry. - lo salutai, sorridengoli.
- Ciao. - mi salutò lui, freddo. 
Era lui che si era svegliato storto, o ero io che avevo fatto ancora qualcosa di sbagliato?
Guardai dietro di lui e vidi una figura familiare.
No, non poteva essere. 

 
— • • —



No vabbe', ora mi dovete solo uccidere. HAHAHAHAHAHAH.
Ho fatto un ritardo mostruoso, me ne rendo conto HAHAHAHAH. 
S.C.U.S.A.T.E.M.I.
Il fatto è che questa settimana non ho avuto proprio tempo e sono stata impegnata.
E poi, in tutta sincerità, ho avuto un blocco, di fatto, il capitolo fa schifo, PER ME.
Se no mi uccidete se dico che fa schifo, HAHAHAHA.
Comunque, allora, vi piace? .... no. okay.
sakjdghasj. 
La storia è arrivata a 100 recensioni, ce non so, mi rendete la ragazza piu' felice del mondo, sul serio.
GRAZIE. GRAZIE. GRAZIE.
siete fottutamente meravigliose uu
Recensite queste capitolo con la massima sincerità, come sempre.
SE CI SONO ERRORI, FATE FINTA CHE NON CI SIANO :* AHAHHAHA.
Ammetto che mi sono concentrata molto su Hope, nel prossimo capitolo cercherò di rendere più protagonista Harry (:
Bene, ora mi dileguo.
ps. peppines mie siete belliffime.
chiss chiss, peppina.

crediti banner: @Chiara_88

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Capitolo 9
*** She was so beautiful when slept. ***






She was so beautiful when slept.



 

Harry.
- Hope, che hai? - le chiese Niall.
Voltai il mio sguardo verso di lei e la vidi turbata, scossa. Guardava dietro di me, quasi come se fosse sotto shock. Mi girai per capire chi o cosa stesse guardando, ma vidi solo un ragazzo in lontananza. Era Logan della 3°H, era facile da riconoscere.
- Hope .. - la chiamò una seconda volta il biondo.
Lei si voltò verso di lui.
- Sicura di stare bene? - le domandò.
- Si si. Ora meglio che vada in classe. - disse per poi girarsi ed entrare nell'edificio.
- Ma che ha? - domandò Liam a Gemma.
Lei imbronciò il labbro, in segno di non saperlo.
- E tu che hai fatto alla mano? - mi chiese Zayn.
Non pretendevo che non si notasse, anche perchè era impossibile, la fascia bianca ricopriva tutta la mano. 
- Ha dato un cazzotto nel muro. - rispose mia sorella, beccandonsi un'occhiataccia da me.
- E perchè? - domandò Louis.
- Perchè è una testa di cazzo. -
- Comprensibile. - 
Mia sorella e il mio migliore amico che affermano che io sono una testa di cazzo, mh, fico.
Fortunatamente, di altre domande non ce ne furono anche perchè non avrei risposto comunque.
Suonò la campanella ed entrammo a scuola, dove tutti andarono nelle loro classi.
Quell'ora avevo matematica, tra cui anche il compito. Ciò voleva dire che avrei incontrato Hope, di nuovo.
Sapevo di averla trattata con freddezza e indifferenza ma mi risultava normale, almeno dopo quello che avevo saputo o meglio, sentito.
La sera precedente, uscii dalla stanza intento ad andare in bagno, finchè non passai davanti stanza di mia sorella. La sentii dire frasi del tipo: oddio. sul serio? e poi? Stava parlando di sicuro con Hope, non era difficile da capire. Ero stato nervoso per tutta la sera, il pensiero che lei si stesse divertendo con un ragazzo idiota, mi mandava su di giri. Mi accostai alla porta e sentii la loro conversazione, o meglio, gli esclami di Gemma. Non si riusciva a capire molto, anche perchè non potevo di certo entrare in stanza e sentire come se niente fosse, mi avrebbe cacciato a calci in culo per bene. Stavo per andarmene, stanco di stare appoggiato a quella cazzo di porta, quando sentii mia sorella esclamare: ti ha baciata?! 
Non avrei dovuto fare niente e tanto meno provare qualcosa, ma e' successo tutt'altro. Dopo quella frase, non sentii piu' nulla, solo una rabbia quasi incontenibile. 
Quella testa di cazzo era riuscito a baciare le sue labbra così desiderate da me, da quando l'ho vista, ed io? Ed io niente, e sapete perchè? Perchè ero un'emerita testa di cazzo. Perchè mi faccio mille complessi inutili quando avrei dovuto prenderla e baciarla, senza chiedere. Poter assaporare quelle sue labbra da me così desiderate, forse mi avrebbe reso sazio, completo, del tutto. Il pensiero che stavo anche solo per sfiorarle, non mi bastava. La desideravo, lo sapevo, ne ero piu' che certo, come ero certo del fatto che non desideravo solo le sue labbra piccole e leggermente carnose, ma anche che desideravo lei. 
E la conclusione qual'è stata? Che era stata baciata da un altro, tra l'altro, uno che odiavo da morire. Di sicuro le sarà piaciuto e, come da me temuto, si sarebbe affezionata a lui. Era stata ingenua, d'altronde cosa potevo pretendere? Non potevo di certo andare da lei e dirle: non baciare Eric. 
Il pensiero che Eric e lei si fossero baciati mi faceva impazzire, di rabbia, tanto che diedi un pugno nel muro. D'impatto, non sentii nulla ma sapevo che il dolore si sarebbe fatto sentire poco dopo. 
Andai in camera e calciai la prima cosa che mi trovai davanti ai piedi: il cestino che era vicino alla scrivania. Lo scaraventai vicino al letto, provocando un rumore assordante, tanto che venne mia sorella in camera a controllare cosa fosse successo.
Entrò in stanza, preoccupata domandandomi ovviamente cosa avessi fatto. Risposi a tutte le domande con un semplice 'niente', ma lei capì che avevo dato un cazzotto nel muro, colpa della mia mano rossa e dolorante troppo evidente. 
Dopo troppe domande senza risposte, si dileguò in camera e io mi 'medicai' la mia mano mettendo una semplice fascia. Rotta non lo era, semplicemente dolorante. Faceva un male cane.
 
Entrai in classe, aspettandomi di trovarla al 'nostro posto', ma la vidi seduta dietro Zack e Cody, come il primo giorno di scuola. Sorpreso, deluso o cazzate varie non lo ero, c'era da aspettarselo per come l'avevo tratta pochi minuti prima. Una cosa però mi preoccupava, il suo turbamento. Era scossa e turbata, lo si vedeva e l'episodio che era successo poco fa ne dava conferma. Che le era successo? Che fosse preoccupata del comportamente di Eric dopo "il bacio"? o il mio? 
Il mio non poteva essere, insomma, era esagerato essere scossi solo perchè la trattavo male. Che poi, cercavo di trattarla con indifferenza, solo per non affezzionarmi troppo. Perchè io mi ero affezzionato. Già il fatto che la desideravo e che ero geloso di lei, ne era una prova. Dovevo smetterla. 
- Styles, vada a sedersi. - mi richiamò il professore, visto che io ero ancora sullo stipite della porta.
Andai a sedermi, sotto lo sguardo di Hope e di quasi mezza classe.
- Senza altri giri di parole, togliete tutti le cartelle dai banchi e iniziamo questo compito. - ci ordinò il professore che, dopo aver sistemato le sue cose sulla cattadra, ci distribuì i compiti.
Il compito era abbastanza facile, ovviamente, stronzo di un prof non poteva non darci qualche esercizio difficile. Ogni tanto voltavo il mio sguardo verso Hope. A volte la trovavo a scrivere, altre a incrociare il mio sguardo, per poi arrossire portandosi i capelli davanti per non farlo notare, come sempre. Avrei voluto anche fare il duro in quel caso, ma come potevo non sorridere? Era dolcissima e a me era sempre piaciuto da morire quando arrossiva.
Finimmo il compito e suonò la campanella. Hope uscì dalla classe, di corsa, evitando le domande e gli sguardi di tutti. Strano.
Andai verso il mio armadietto, trovando come al solito, Niall e Zayn. 
Parlavano di concerti e cantanti vari ed io li ascoltavo, intervenendo ogni tanto. Come ogni lunedì, avevamo un'ora libera, l'unica cosa positiva di quel giorno di merda.
Anche se non volevo, mi giravo in cerca di Hope, dei suoi occhi, ma nulla. Nemmeno vicino al suo armadietto. Forse era con mia sorella.
Finì l'ora 'di svago' e andammo nelle nostre rispettive classi, per concludere le altre lezioni. Nelle altre ore, non avrei incontrato Hope, non avevamo corsi in comune. In tutte quelle ore, era come se avessi l'ansia, ero preoccupato, chissà di che cosa. 
Finalmente, arrivò l'ora di pranzo. 
Andai in mensa, trovando Gemma, Liam e Louis, il quale mi sedetti vicino a lui. Vennero anche Zayn e Niall, con dei vassoi pieni di cibo, di Hope neanche traccia. Dov'era finita?
Non avrei di certo domandato dove fosse, ma sperai in quei sei minuti, che sembravano quasi infiniti, che qualcuno lo domandesse 'al posto mio'.
- Gemma, dov'è Hope? - sia ringraziato il signore per aver creato Louis Tomlinson.
- E' tornata a casa, ha detto che non si sentiva bene. - rispose.
- Mh, si vedeva stamattina .. - commentò Niall.
- Si, però nell'ora di italiano era ancora piu' strana .. - 
- Strana? - chiese Liam.
- Si. Le è arrivato un messaggio e dopo era come se fosse agitata. Non mi ha voluto dire chi gliel'ha mandato. - 
Oh merda.
- Forse Eric. - disse Louis.
- Me l'avrebbe detto. - 
E se non era Eric, doveva essere solo lui.
Mi alzai dal tavolo e mi avviai verso la porta d'uscita, lasciando i miei amici dubbiosi chiedendomi dove io stessi andando. 
Dovevo andare da lei e fanculo il mio orgoglio di merda.
Uscii dall'edificio e m'incamminai verso casa sua, con passo svelto, prima arrivavo meglio era.
Dopo migliaia di pensieri che mi tormentavano la mente, arrivai davanti la porta di casa sua.
Ma mi chiedevo: e se non mi avesse aperto? Se, addirittura, mi avesse chiuso la porta in faccia?
Mi feci coraggio e bussai. 
Niente.
Bussai una seconda volta, e poco dopo, venne ad aprirmi Hope. 
Aveva gli occhi rossi e anche se probabilmente si era asciugata le guance, si vedeva che erano ancora leggermente bagnate. 
- Harry .. - 
- Posso entrare? -  chiesi subito.
Lei si spostò e mi fece entrare.
- Che ci fai qui? - domandò chiudendo la porta, per poi avvicinarsi a me.
- Volevo sapere come stavi. - 
- Come se ti importasse. - disse, impassabile.
- Mi importa. - 
- Da come mi hai tratta stamattina non mi pare. - 
Il mio comportamento di merda non faceva altro che peggiorare le cose.
- Che ti ho fatto stavolta? - 
- Niente. -
- Mh, niente. - rise, ironicamente.
Abbassò lo sguardo e si morse il labbro. Si stava trattenendo dal piangere, lo sapevo.
- Ehi .. - mi avvicinai a lei, cercando di abbracciarla, ma lei mi respinse.
- No, Harry. Non abbracciarmi di nuovo dicendomi 'ci sarò per te, non preoccuparti' sapendo che non potrai mantere questa promessa. - disse con voce tremante e gli occhi lucidi.
Io la guardavo, senza dire nulla. Cosa potevo dire?
- Avevo bisogno di te, e tu non c'eri. Sei l'unica persona di cui io mi sia fidata ciecamente e vedere che mi tratti con freddezza e indiffrenza, fa male. Non so nemmeno che ti ho fatto perchè tu ti limiti a dire 'niente'. - continuò, lasciando cadere delle lacrime sul suo viso.
Stava piangendo, a causa mia, e questo faceva tremendamente male. Piu' delle altre volte.
- Mi dispiace, ok? Solo che ieri ho sentito che tu e .. quello, vi siete baciati e .. -
- Non mi hai nemmeno chiesto se sono stata io baciarlo, se è stato lui, se ho provato qualcosa .. ti incazzi senza avere spiegazioni! - 
- Già il fatto che vi siete baciati, mi fa incazzare. Se ti avessi chiesto cosa avresti provato, peggiorava solo la situazione. -
- Non me l'hai chiesto! Non puoi saperlo! - sbottò.
Sbuffai e presi un bel respiro. Mi stavo innervosendo solo perchè lei aveva fottutamente ragione.
- Chiedimelo. - 
- Cosa? - 
- Chiedimi cosa ho provato. - 
La guardai, dubbioso, poi glielo chiesi.
- Cosa hai provato? -
- Niente. - disse scandendo bene la parola.
Voltai il mio sguardo altrove. Avevo paura di guardarla e capire che mentiva.
- Harry, guardami. - mi intimò. 
Le 'obbedii'.
- Non ho provato niente. - ripetè.
La guardai negli occhi e proprio quegli occhi, mi rassicurarono della sua risposta. Avevano sempre un certo affetto su di me, quel loro castano scuro era capace di incantarmi e trasmettevano un senso di verità. Solo guardandola negli occhi, capii che non stava mentendo, era stata sincera.
Le sorrisi, leggermente compiaciuto della sua risposta.
- Mi dispiace .. - ripetei, con voce bassa.
Lei si fiondò su di me, abbracciandomi. Mi circondò con le sue braccia, stringendomi forte, cosa che ricambiai anch'io.
- Non farlo mai piu', ok? - disse.
- Mai piu' .. - le dissi.
La sentii sorridere e in quel momento, non c'era cosa piu' bella di quella. 
Si staccò da me e mi guardò. Presi il suo viso tra le mani e con i pollici, le asciugai le guance.
- Che hai fatto alla mano? - chiese.
- .. Ho dato un pugno nel muro. - 
- E perchè? - domandò, divertita.
Scrollai le spalle.
- Mh, sapevo che eri idiota, ma non fino a questo punto. - disse ridendo.
Le scompigliai i capelli, stando allo scherzo.
Era bello vederla ridere anche in quella situazione 'difficile'. Approposito ..
- Ti ha mandato un altro messaggio? - le chiesi, dopo qualche secondo di silenzio.
Sapeva a chi mi riferivo. Abbassò lo sguardo, poi si avviò verso le scale, ed io la seguii.
Andammo in camera sua, e ci sedemmo sul letto. Prese dal comodino il suo cellulare per poi porgermelo. Il numero era sempre sconosciuto, il messaggio riportava:
 

Credevi davvero che ti saresti liberata di me così facilmente?
Io e te abbiamo qualcosa da portare a termine.

 
Che gran figlio di puttana.
Osava dire anche che doveva 'finire' di fare ciò che aveva iniziato quel maledetto giorno. Confermava il fatto che volesse, di nuovo, renderla sua contro la sua volontà. Voleva violentarla, ancora. Era senza scrupoli. 
- Io se me lo ritrovo tra le mani, lo ammazzo. - dissi.
- Ho paura, Harry .. - disse con voce sottile. Stava per ripiangere.
Mi avvicinai di piu' a lei e le misi un braccio sulle spalle, attirandola a me. 
- Finchè ci sarò io, non potrà capitarti nulla. - 
Lei mi guardò. Sapevo cosa volesse farmi capire. Voleva conferme.
- Ci sarò, ok? - 
Lei sorrise e poggiò la testa nell'incavo del mio collo.
- Sarai una sorta di agente 007. - scherzò.
- Io sono Styles, Harry Styles. - imitai una voce doppia, facendola ridere.
Si mise una mano sulla bocca e sbadigliò.
- Non hai dormito stanotte? - le chiesi.
Lei scosse la testa. 
- .. Incubi? - 
Annuì.
- Allora vado, ti lascio dormire. - dissi alzandomi.
- No, aspetta. - mi fermò.
- .. Puoi restare un altro pò con me? - chiese con voce bassa. Notai anche il solito rossore sulle guance di quando arrossiva. Era una cosa dolcissima.
- Certo. - dissi sorridendole.
Ci sistemammo sul letto, l'uno di fianco all'altra, vicini.  
Tra le mie braccia, la vedevo sorridere come una bambina. Le facevo quell'effetto?
D'altro canto, anche lei mi faceva un certo effetto. Averla vicino, vederla sorridere, i suoi occhi così profondi. Tutto ciò che faceva e diceva mi faceva provare sensazioni strane, incredibili.
Mentre era accocolata al mio petto, io mi drogavo del suo profumo, giocando con i suoi capelli. 
Eravamo solo io e lei, nessuno altro, senza dirci nulla. La tenevo tra le mie braccia, vicino, e questo mi bastava. 
Era possibile che una ragazza, mi facesse sentire così vivo solo nel vederla sorridere? 
Lei, così innocente e piccola, non era consapevole che certe volte, la mattina, mi svegliavo pensado solo a lei. A quanto fosse bella, unica, speciale. E tutto questo, in poco tempo. Forse il destino, voleva proprio questo. Che io perdessi la testa per una ragazza in meno di una settimana. E sapete cosa? Aveva fatto la scelta giusta. Hope era la mia scelta. 
Dopo qualche minuto, lei si addormentò. 
Spostai il braccio cercando di non svegliarla e ci riuscii. Portai la mia testa alla sua altezza, avvicinando il mio viso al suo. 
Mi misi a guardarla, ad ammirarla. Possibile che era bella anche quando dormiva? Forse, lo era di piu'. Gli occhi chiusi, seguiti dalle sue folte ciglia che le davano un'aria angelica. Il suo naso così piccolo, leggermente all'insu, che di poco sfiorava il mio. Le sue labbra, dal colore roseo, quelle che io avrei tanto voluto baciare. Erano una tentazione. Le sfiorai con il mio indice, delicatamente, cercando di toccarle il piu' leggero possibile, per non svegliarla. Erano morbide. Il labbro inferiore era leggermente piu' carnoso di quello superiore e per l'amor di dio, non sappi nemmeno io cosa mi trattenne dal baciarlo e morderlo. 
Mosse di poco la testa e temetti che l'avessi svegliata, ma non fu così. Per fortuna.
Una piccola ciocca di capelli le cadde sul viso, coprendo di poco l'occhio destro. Lo scostai, sempre con delicatezza, dietro l'orecchio, poi ripresi a 'studiarla'. Sarei potuto stare ore ed ore a guardarla senza stancarmi mai. Era come se fosse la mia materia preferita. Tutto di lei mi affascinava, intrigava. Suscitava una sensazione di mistero e allo stesso tempo di dolcezza. Era tutta da scoprire ed io avevo intenzione di scoprirla. Tutto ciò che imparavo di lei, tutto ciò che scoprivo, sarebbe rimasto a me. Solo a me. Lei, sarebbe stata il mio piccolo segreto. Quello di cui non puoi dire a nessuno per la troppa paura di essere svelato. Ed io, paura di perderla, ne avevo tanta. 
Notai che dalla sua guancia, una lacrima le stava rigando il viso. Poi, mugugnò qualcosa e strinse la mia maglietta. Il suo respiro si fece pesante e lei incominciò ad agitarsi. Di nuovo gli incubi. 
- Shh .. ehi .. - le sussurrai, cingendola a me. 
Le accarezzai la schiena, e poco dopo, vidi che si calmò. 
Le lasciai un leggero bacio sulla fronte e dopo qualche minuto, mi addormentai, ubriacandomi, come sempre, del suo profumo.
 
Sentii un rumore al piano di sotto. Aprii gli occhi convinto fosse Hope, ma lei dormiva ancora beatamente. Sorrisi nel vederla. 
Poi, sentii dei passi verso le scale e la porta della camera aprirsi. Mi voltai e vidi suo zio George che mi guardava stupito e scazzato allo stesso tempo.
Nel vederlo, mi agitai, tanto che sbottai un 'oh cazzo' cadendo dal letto. Hope sobbalzò per il rumore da me provocato e guardò lo zio, che ovviamente, voleva spiegazioni dopo la scena vista. Facile da spiegare, anche perchè niente era successo, ma se prendevo io parola, mi avrebbe cacciato a calci in culo. Insomma, una ragazza e un ragazzo solo in casa, in camera da letto, sul letto .. per gli adulti era abbastanza difficile credere a 'stavamo solo dormendo'. E poi, di sicuro avrà pensato che io ero uno 'facile', che avevo bisogno di scopare per essere 'cool'. I pensieri degli adulti quelli erano su noi adolescenti. Dal canto mio, a me bastava vedere la nipote sorridere per stare bene. 
Mi alzai in fretta e furia e mi sistemai.
- Ciao George! - disse Hope, ancora mezza addormentata.
- Ciao Hope. - rispose lui, dandomi un'occhiataccia.
- Buonasera signor George. - dissi.
- Ciao ragazzo. - 
- Che stavate facendo? - domandò.
- Oh .. ehm .. - 'questo mi ammazza' quello era il mio pensiero.
- Niente .. - intervenne Hope, stropicciandosi gli occhi - .. stavamo dormendo. - 
- Mh, dormendò eh .. - commentò, guardando ancora me. Ecco, appunto.
- Che vuoi per cena? - chiese alla nipote.
- Che ore sono? - 
Guardai il mio cellulare, le 20:30. C'erano anche delle chiamate perse, due di Gemma e tre di Zayn. Li avrei chiamati dopo.
- Le otto e mezza, sarà meglio che vada. - dissi.
- Già, forse è meglio. - disse George.
- Allora .. ci vediamo domani, Hope. - mi voltai verso di lei, sorridendole imbarazzato. Era imbarazzata quanto me, si vedeva.
- Si .. e grazie, Harry. - mi sorrise.
Mi avviai verso la porta, superando suo zio.
- Arrivederci signor George. - lo salutai.
- Arrivederci. - rispose imbassabile, tenendo lo sguardo furioso su di me.
Uscii da casa Evans, incamminandomi verso casa mia. 
Il signor George voleva uccidermi, ne ero sicuro. D'altronde non lo biasimavo.
Che figura di merda. 
 
Hope.
Vidi mio zio corrugare la fronte e incrociare le braccia al petto. Era scazzato di brutto.
- George, stavamo solo dormendo. -
- Se glielo dico a tua madre? 'Sai Loren, tua figlia stava solo dormendo con un suo amico in camera sua, da soli in casa. Niente di che, vero?' -
- Ma e' così! - 
Mi si avvicinò, sedendosi accanto a me sul letto.
- Senti Hope, va bene che tu abbia un ragazzo .. -
- Harry non è il mio ragazzo. - lo interruppi.
- .. ma certe cose in casa mia non le dovete fare. Anzi, non devi proprio farle. - continuò.
- George, non è successo niente! - ripetei.
- Sai Hope, ci sono cose che devi sapere se .. -
- Oddio, il discorso no. - mi esasperai.
- Sono cose normali. - 
- So già tutto, grazie lo stesso. - 
- Spero prendiate le giuste precauzioni .. - 
- Cristo santo, George, sono vergine! - 
- Bene, benissimo, perfetto. Fiero di mia nipote. - disse alzandosi, dandomi qualche colpo sulla spalla con la mano. 
- Che vuoi per cena? - chiese.
- Hamburger? - proprosi.
- Hamburger sia. - disse uscendo dalla stanza.
Dio mio, che imbarazzo. 
Mio zio stava iniziando a farmi il discorso quando non era il momento adatto. Cioè, perchè avrebbe dovuto farmelo? Ah si, perchè pensava che io e Harry .. si insomma, quello. 
Avevamo semplicemente dormito, tutto qui. Era così difficile da credere? Che c'era di male se due ragazzi dormono insieme? Gli adulti la facevano sempre tragica.
E poi, credeva che Harry fosse il mio ragazzo. Non lo era .. Ma Harry per me cos'era? Un amico? Un amico può farti tremare le gambe ogni volta che ti è vicino? Può farti arrossire ogni volta che ti guarda? Può farti stare bene ogni volta che ti avvolge con le sue forti braccia? Può .. troppe cose Harry mi faceva provare ogni volta che era con me. Era inspiegabile. E poi, amavo ogni cosa che faceva e diceva. Ma amavo soprattutto quando mi sussurrava che ci sarebbe stato, per me. Me l'aveva promesso ancora, e anche se aveva fatto una cazzata poco prima, mi era di nuovo fidata di lui. Mi era impossibile essere arrabbiata con lui anche per qualche secondo, anche se quella fu la nostra seconda litigata e tutte e due per lo stesso motivo. Mi chiedevo però, se fosse colpa mia. Forse ad accettare di uscire con Eric avevo sbagliato, ma almeno me lo sarei tolto dai piedi e questo gliel'avevo detto. Magari avrei dovuto dirgli anche che mi aveva baciato, ma insomma, se non se ne fosse fregato? Perchè avrebbe dovuto importargli? Eppure, da quel giorno, capii che gli importava, eccome. Se l'era presa. Però, una cosa mi faceva arrabbiare; il fatto che lui se la prendesse senza avere spiegazioni. Aveva fatto 'il duro' con me perchè io ed Eric ci eravamo baciati, o meglio, lui mi aveva baciato, ma comunque, non era venuto da me a dirmi se avevo provato qualcosa di speciale o no. Niente avevo provato, gliel'avevo detto, ed ero stata sincera. 
.. Che fosse geloso? Non pensai molto al perchè lo fosse, semplicemente, la trovavo una cosa carina. Un ragazzo geloso di me, protettivo nei miei confronti. Nessuno lo era mai stato prima, a parte mio padre e a quanto pare anche mio zio. Se era geloso .. insomma, voleva dire che ci teneva a me, no? Io ci tenevo a lui, tanto. Non avrei sopportato il fatto che un giorno avrei potuto perderlo. Harry era diventato importante per me, in pochissimi giorni, e questa era una cosa del tutto nuova per me. Come lo erano le emozioni e le sensazioni che provavo con lui. Forse, un giorno, gli avrei detto tutte quelle cose. Chissà se anche lui le provava. Anche se certe volte, quei suoi occhi verde smeraldo, mi guardavano diversamente. In senso buono. E questo, mi faceva riflettere perchè con quello sguardo, guardava solo me. In un certo senso mi sentivo .. speciale, come lo era lui per me. 
- Hope, gli hamburger sono pronti! - mi chiamò mio zio dal piano di sotto.
- Arrivo! - risposi, scendendo le scale.
Consumammo la cena e io feci i piatti, mentre George andò di sopra a farsi la doccia.
Per fortuna, di quel discorso, non ne abbiamo piu' parlato. Sai che imbarazzo parlarne ancora.
Finito di lavare i piatti, andai di sopra, in bagno, a lavarmi. Una volta uscita, guardai il mio corpo e i lividi in gran parte erano andati via. Mi toccai su alcuni punti che ricordavo e non facevano neanche male. Guardai i miei polsi e anche quelli si stavano sbiadendo. Toccai anche lì e sentii solo un lieve dolore, non forte. Il ricordo di come me li ero procurati, o meglio, di come me li avevano fatti, non sarebbe mai sbiadito come i segni, questo era certo. Ma ero un pò felice del fatto che di segni sul mio corpo non ce ne sarebbero stati. Amenochè .. lui non sarebbe tornato e avrebbe ricominciato .. No, dovevo smetterla. Lui non sarebbe tornato. E se tornava, c'era Harry. Il mio agente 007 personale. Sorrisi al quel pensiero. 
Indossai il pigiama e andai a dormire. 
Arrivate le 7.00, mi preparai e andai a scuola. Come ogni mattina, i ragazzi erano in cortile, attendendo il suono della campanella.
- Buongiorno. - dissi a tutti, accostandomi vicino a Harry che, una volta avermi vista, mi sorrise. Un sorriso complice, per la sera precedente, lo sapevo.
- Ciao Hope. Come stai? - domandò Niall.
- Bene, grazie. - gli sorrisi.
Mi guardai intorno, con un pò di timore. La mattina precedente avevo preso solo una svista, non volevo che questa volta non lo fosse.
D'improvviso, Harry mise un braccio attorno alle mie spalle. Lo guardai, cosa che fece anche lui e mi sorrise. Forse aveva capito. Stava di fatto però, che quando era vicino a lui, mi sentivo protetta e in quel momento, mi sentivo così.
- Dicevi? - disse Harry, riferendosi a Louis, riprendendo il discorso.
Ero sicura che in quel momento ero arrossita, come sempre.
Suonò la campanella ed Harry si 'staccò' da me, e andammo nelle nostre classi.
Feci le mie rispettive lezioni finchè non arrivò l'ora di pranzo. 
- Oggi andiamo di nuovo al campetto e tu, Hope, giochi. - disse Louis.
- Eddai, ma io non so giocare! - mi lamentai. 
- Non mi interessa, giochi e basta. - 
Mai opporsi al volere di Louis Tomlison, era una cosa che avevo imparato, oramai.
Cosumammo il nostro pranzo e facemmo l'ultima ora di lezione.
Andai a casa e feci compiti, poi mi feci una doccia e indossai qualcosa di comodo. Avrei voluto togliermi le bende da sopra i polsi, ma meglio tenerli per un altro po'. Sarebbe passato un altro pò di tempo e avrei potuto toglierle, finalmente.
Stavo per mettermi le scarpe, quando mi suonò il cellulare. Gemma.
- Gemma? - risposi.
- Mio fratello mi ha detto di chiamarti e di stare al telefono con me finchè non vieni a casa. Non chiedermi il perchè. - 
Io si. Che dolce. Però, perchè non chiamarmi lui? Giusto, io non avevo il suo numero.
- Okay .. mi sto mettendo le scarpe. - dissi, ridendo.
Finii di prepararmi e uscii di casa, stando al telefono con Gemma. Le dicevo dove io stessi andando e cosa vedevo, così, per gioco. Era divertente.
Arrivai a casa Styles poi tutti e tre andammo al campetto, trovando già i ragazzi, come la prima volta.
- Bene, i piccioncini vadano sugli spalti, grazie. - disse Louis, riferendosi a Gemma e Liam.
- Ora, le squadre. - stava facendo sul serio.
- Zayn e Harry. Io, Hope e Niall. - annunciò.
- Non passarmi la palla e nessuno si farà male. - mormorai a Niall, di fianco a me.
- Louis, Hope mi minaccia. - disse l'irlandese.
- Che spione! - dissi ridendo, dandogli una piccola spinta.
Iniziammo a giocare e certe volte, andavo in panico perchè quelle poche volte che mi passavano la palla, Harry mi veniva contro.
- Hope, la palla la devi passare, eh. - mi richiamò Louis.
- Ma io mi vedo un bestione del genere venirmi addosso, è logico che vado in panico! - dissi, facendoli ridere.
- Basta, vado a sedermi. - 
- Sei una frana. - mi prese in giro Tomlinson.
- Attento a non cadere di nuovo. - risposi, riferendomi all'altra volta.
Mi avviai verso gli spalti non trovando Gemma e Liam. Mh, strano. Forse erano andati al bar.
Guardavo i ragazzi giocare, o meglio, Harry, quando un sussurro al mio orecchio mi fece sobbalzare.
- Ciao speranza. - 

 
— • • —



Salve bellezze mie.
Si, scusatemi, come sempre, ormai. HAHAHAHAHA.
Spero che con questo capitolo mi sia fatta perdonare uu
In questo capitolo ho messo anche un pò .. come dire .. qualcosa di mio, che penso.
Bhe', io metto sempre qualcosa di mio, ma questa volta mi sono spinta .. 'oltre'.
Spero lo apprezziate tanto. Anche perchè cerco di essere abbastanza sincera con voi, nei miei capitoli.
Comunque, vi piace il capitolo? sahjdhasd.
SIATE SINCERE COME SEMPRE.
Sapete cosa mi piace di Hope e Harry? Il fatto che lui sia geloso di lei, ma che non riesce ancora ad accettarlo a se stesso. 
Ammette a lei della sua gelosia, non lo dice esplicitamente, ma glielo fa capire.
E lei gli da spiegazioni, senza ma ecc. perchè è una cosa spontanea. Si e' fidata di lui dal primo momento e perciò la porta a ciò.
Mi piace tanto questa cosa, AHAHAH. Spero anche a voi uu 
Ah, e sapete cosa mi piace anche? Come ho scritto la parte dove Harry 'ammira' Hope mentre dorme. ho superato me stessa, seriamente. HAHAHA. spero apprezziate anche questa parte uu
-
Un ringraziamento alle 74 persone che hanno messo la storia nelle seguite;
le 51 nelle preferite;
e le 12 nelle ricordate. RICORDATEVI DI CAGARLA, PLIZ.
E soprattutto, un ringraziamento speciale alle 121 persone che hanno recensito la storia.
SIETE STUPENDE, DAVVERO.
E io che pensavo che nessuno si cagasse la mia storia. ce, ha superato le 100 recensioni.
mi rendete la ragazza piu' felice del mondo.
Bene, ora me ne vado uu
vi lovvo peppines mie.
chiss chiss, peppina.  

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Capitolo 10
*** Was he really jealous? ***






Was he really jealous?



 

Mi immobilizzai sul posto.
Solo una persona mi chiamava con quel nomignolo. Solo lui.
Me n'ero quasi dimenticata di quel suo sorriso beffardo ogni volta che mi chiamava, quei suoi occhi che ogni volta che li incontravo, mi trasmettevano paura, timore. E ora ..
- Che c'è, ti ho spaventata? - si sedette accanto a me.
- Si Eric, mi hai spaventata. - dissi.
Ero praticamente morta di paura, ma in un certo senso, per fortuna, era lui.
Mentalmente, non so quanto l'ho odiato per avermi chiamata così. Lo avevo sempre odiato quel nomigliolo e non solo perchè Mike mi chiamava così. Parliamoci chiaro, era un nomigliolo del cazzo. A Mike divertiva. Sapeva che mi dava fastidio, ma continuava a chiamarmi così. Era come se mi avesse 'battezzato' con quel nome. 'La mia speranza', così diceva. Perchè per lui, io ero sua. Era incredibile come mi avesse distrutto la vita sociale. Non avevo amici, proprio per colpa sua. Se un ragazzo mi si avvicinava, lui lo allontanava. Se una ragazza voleva stringere amicizia con me, lui la allontanava. Mi aveva marchiata. Le botte piu' pesanti le avevo soprattutto se guardavo un ragazzo. Insomma, ero pur sempre una ragazza. Come faceva a saperlo? I suoi amici. 'I suoi scagnozzi', così li chiamavo. Alcuni erano in classe con me, e mi tenevano sotto controllo. Controllo poi, non facevo mai nulla perchè appunto, se avessi fatto qualcosa, ne avrei pagato le conseguenze poco dopo. Tra loro, c'era Alex, quello che ci provò con me. Mi guardava ancora in un certo modo e qualche volta, Mike se ne accorgeva. O lo richiamava o peggio ancora, lo pestava. Con tutto che era un suo amico. Se non fosse stato per lui, Mike non mi avrebbe mai notata. Avrei avuto una vita diversa, piu' felice, e chissa', magari anche migliore. Si, decisamente migliore. Anche se .. pensandoci .. se non mi fosse successo tutto questo, non sarei andata a Londra e non avrei conosciuto Harry. In un certo senso, sembra strano da dire, ma un pò ne ero grata di questa cosa. Ero andata lì, fuggendo dal passato, per poi trovare .. un amico? Non sapevo ancora cosa fosse Harry per me. A volte, pensavo a ciò che provavo per lui, e tutte le mie conclusioni erano state 'amore'. Ma era davvero amore? Insomma, ero lì da poco piu' che una settimana .. era possibile? Io ero sempre stata convinta che certe 'cose', nascessero a poco a poco, non da subito. 'E' un colpo di fulmine!' Per quanto fossi romantica e sognatrice, mi era troppo difficile crederlo. Però, non mi sarebbe dispiaciuto affatto che Harry fosse il mio 'colpo di fulmine'. Se magari lo fosse stato, il problema era se lo fossi anch'io per lui. 
- Scusa, non volevo, speranza. - e continuava. 
- Eric, ti prego, non chiamarmi così. Lo odio quel nomignolo. - 
- Va bene. - mi sorrise.
- Che ci fai qui? - chiesi.
- Volevo vederti. - 
- Ah, si? E che ne sapevi che ero qui? - 
- So che i tuoi amichetti vengono sempre qui, non e' stato difficile capire che ci saresti stata anche tu. - 
- Mh, capisco. - gli sorrisi. 
- Volevo anche chiederti a quando la prossima uscita. - 
- Ecco, vedi Eric io .. - balbettai.
- Stai cercando di darmi buca? -
- No, semplicemente non voglio uscire con te. - risposi sicura.
- Non sei stata bene domenica? - 
- No. Cioè si, però .. diciamo che .. - voltai il mio sguardo su Harry, che giocava sul campetto.
- .. mi piace un altro ragazzo. - conclusi.
- Ah, si? - chiese, quasi ironico.
- .. Già. - 
- Bhe' .. - si avvicinò a me.
- .. anche se ti piace un altro ragazzo, io non ci rinuncio a te. - sussurrò poi al mio orecchio.
Lo guardai e lo vidi sorridere. Il suo solito sorriso beffardo.
Stavo per sorridergli, quando una palla da basket ci fece sussultare sbattendo sugli spalti. Voltai il mio sguardo sulla sinistra e vidi Harry intento a fissarmi, o meglio, fissare Eric, mentre faceva rimbalzare la stessa palla per terra. Si guardavano entrambi, forse con aria di sfida, poi, Harry incontrò il mio sguardo e timidamente, gli sorrisi. 
- Adesso vado, ci vediamo bellezza. - disse dandomi un bacio sulla guancia.
E dopo dolcezza, ecco a voi bellezza. Davvero credeva che sussurandomi frasette del cazzo e dandomi nomignoli altrettanto stupidi, sarei caduta ai suoi piedi? Si sbagliava di grosso. 
Dopo che Eric uscì dal campetto, Harry salì sugli spalti, sedendosi accanto a me.
- Che voleva? - chiese subito, quasi infastidito.
- Mi ha richiesto di uscire. - 
- Ah .. - 
- Ma gli ho detto di no, di nuovo. Credo di essere stata abbastanza chiara. - 
Lui mi guardò, aspettando che io continuassi.
- Gli ho detto che mi piace un altro ragazzo. - spiegai.
Lui annuì guardando davanti a se.
- Ti piace un altro ragazzo?! - si voltò poi di scatto.
- No! - risi. - Era per togliermelo di torno, anche se ha detto 'io non ci rinuncio a te'. - dissi, imitandolo.
- E' incredibile come tratta le ragazze tutte allo stesso modo. - continuai.
- Ci sono ragazzi teste di cazzo come lui, ed altri diversi, migliori. - 
- E sentiamo, tu in che categoria sei? - lo stuzzicai.
- Ovviamente nella seconda. -
- Non hai mai trattato le ragazze allo stesso modo? -
- No, tutte diversamente. Come meritavano di essere trattate. - rispose sicuro.
- .. In modo speciale? - chiesi quasi timidamente.
- Bhe', almeno cercavo di farle sentire così. - mi sorrise.
- L'ho sempre detto, la tua futura ragazza sarà davvero fortunata. - ammisi, sorridendogli.
Harry era decisamente diverso dagli altri e forse era proprio questo che lo rendeva .. speciale. 
- .. Che ti ha detto ieri tuo zio? Vorrà ammazzarmi, ne sono sicuro. - disse dopo qualche secondo di silenzio.
- Mh .. forse si. - 
- Grazie, sei incoraggiante. - 
Risi.
- .. Stava per farmi .. il discorso. - dissi, imbarazzata.
Lui non capì.
Quel discorso. - affermai.
- Oh .. - rise.
- Non ridere! E' stato un momento imbarazzante! - dissi, dandogli una piccola spinta.
- Ma perchè, crede che io e te .. - 
- .. Crede che stiamo insieme, nonostante gli dica di no. - conclusi.
Lui annì, ancora divertito e guardò davanti a se.
- Non ti infastidisce? - gli chiesi.
- Cosa? -
- Il fatto che qualcuno possa pensare che stiamo insieme quando non è così. - 
- Perchè dovrebbe? - 
- Se per esempio dico che tu e Amber state insieme, non ti da fastidio? -
- Si. - rispose subito.
- Allora ti da fastidio. - 
- Con te no, con lei invece si. - 
- .. Perchè con me no? - chiesi timidamente.
Si voltò per guardarmi e incontrai i suoi occhi verdi. Mi erano mancati da morire. Mi ci persi dentro, e come ogni volta, il mio cuore battè all'impazzata, e sentii il mio stomaco contorcersi. Mi erano mancate anche quelle sensazioni. Possibile che mi facesse sentire così bene solo guardandomi negli occhi? 
Mi guardava ed io guardavo lui, senza dirci nulla, anche se una risposta io la volevo. Perchè non parlava? 
- Volete restare lì in eterno? Scendete. - urlò Louis dal campetto.
Ci guardammo un'ultima volta poi scendemmo e rangiungemmo i ragazzi.
Parlammo e scherzammo, come se li conoscessi da una vita, finchè Louis non mi prese in braccio e mi portò sui prati dove in quel momento, quei piccoli aggeggi del cazzo li stavano annaffiando. Non eravamo del tutto fradici, ma in buona parte, sfortunatamente. Essendo leggermente bagnata, la mia maglietta si attaccò addosso, come se fosse una seconda pelle, e faceva notare il mio reggiseno. Dio, che odio. Odiavo da morire quando si vedeva la forma del reggiseno, della mutanda .. lo odiavo e basta. Lo ritenevo volgare. 
Misi le braccia al petto per non farlo notare, una sorta di protezione.
- Perchè hai le braccia così? - sorrise Zayn. Pervertito che non era altro.
- Ma lo sai che non lo so? - dissi ironica.
Vidi Harry fulminarlo con lo sguardo, poi incominciò a togliersi la felpa che indossava, rimanendo in cannottiera. Non appena vidi le sue braccia muscolose e intravidi i suoi addominali sotto il tessuto bianco, abbassai lo sguardo intenta a guardare le mie scarpe. Erano molto interessanti, si. Mi tremavano le gambe ed ero sicura che a poco sarei avampata facendo una figura di merda colossale. 
- Tieni. - mi porse la felpa.
- No no .. - 
- Mettila. - mi ordinò.
- Uuuh. - rise Louis.
- E tu stà zitto. - disse puntandogli il dito contro. 
Non obiettai e indossai la sua felpa. Era calda e anche grande. Sinceramente, che l'avesse usata 'da sudato', non mi dispiaceva affatto. Insomma, era un pò di sudore. E poi, l'unica cosa che pensavo in quel momento era che stavo indossando qualcosa di suo
- Come sei piccola. - disse Niall.
- Non sono piccola, è la felpa che è grande. - mi giustificai.
- Si certo, dai la colpa alla felpa. - 
- Ehi, è lui che è enorme. - indicai Harry.
- Sei una nana. - disse Louis, stuzzicandomi.
- Questa è la volta buona che ti uccido. - dissi andandogli contro.
Corremmo come gli idioti per tutto il campetto, finchè non lo acchiappai dandogli dei schiaffi. Ovviamente, non forti. 
Tornammo dagli altri e Louis mi attirò a se, mettendo un braccio sulle mie spalle. Ricambiai il 'contatto', mettendo un braccio dietro la sua schiena.
- Louis, vogliamo i dettagli della serata. - disse Niall.
- Che serata? - chiese lui.
- Quella con Sarah. - 
- Oh, con piacere. Allora, andammo a casa mia e .. - 
- Io me ne vado! - dissi togliendo il suo braccio dalle mie spalle.
- Vieni qui Hope, potrebbe esserti utile. - disse Zayn.
- Pervertito. - commentai.
Presi la palla da basket e provai a fare qualche canestro, ma con scarsi risultati. In piu' delle volte toccavo il ferro.
- Non ci riuscirai mai se sei così vicina. - disse una voce alle mie spalle.
Mi voltai e vidi Harry, con le mani in tasca, guardarmi e sorridere. Si avvicinò di piu' e mi prese, portandomi un pò più indietro, poi prese la palla da basket.
- Guarda, così. - mi intimò a guardarlo.
Si posizionò meglio e poi tirò, facendo canestro. 
Andò sotto il canestro per riprendere la palla, poi tornò vicino a me, porgendomela.
Mi posizionai, come detto da lui e tirai. Di nuovo il ferro. Ma cazzo.
- Sono negata. - 
- Aspetta .. - mormorò.
Mi fece prendere la palla da basket, poi si mise dietro di me e con le sue grandi braccia, circondò le mie. Posizionò le sue mani sulle mie, mostrandomi il movimento che avrei dovuto fare e a quel contatto, mi sentii le gambe tremare. Sentii il suo respiro caldo sul mio collo che mi fece provare dei brividi indescrivibili. Arrossii d'imbarazzo. 
Insieme, decisi, tirammo e facemmo canestro.
Mi girai, sorridendogli, cosa che fece anche lui. E ancora una volta, mi misi ad ammirare per quei nano secondi, le sue adorabili fossette.
- Ora prova da sola. - disse, porgendomi il pallone.
Feci rimbalzare un pò la palla a terra, finchè non mi posizionai di nuovo. Presi un bel respiro, ma mi sentii mancare l'aria quando sentii le sue grandi mani sui miei fianchi. Il cuore riprese a battere forte ed ero sicura che se le gambe non avessero smesso di tremare, sarei caduta da un momento all'altro. Poi, appoggiò la sue testa sulla mia spalla. Era troppo.
Cercai di controllare le mie emozioni, anche se erano fin troppo evidenti e tirai. Canestro.
Mi girai verso destra, dove lui aveva appoggiato la testa, ed ero sicura di aver sfiorato le sue labbra. Ancora vicini, i nostri respiri si mescolavano tra loro. I suoi occhi erano fissi su di me e non decidevano a voltare lo sguardo altrove, come i miei. Dietro la mia spalla, era poggiato il suo petto e per un attimo, sentii il suo cuore. Batteva fortissimo, come il mio. Si sentiva come mi sentivo io in quel momento? 
Si staccò da me, sorridendomi.
- Brava. - mormorò con voce flebile.
- Tutto merito del maestro. - 
Prese la palla da basket e fece un tiro, poi si soffermò a guardarmi.
- Sai, ti sta proprio bene la mia felpa. - mi si avvicinò.
- Si certo, prendimi in giro. - 
- No, davvero. -
- Sei proprio piccola. - disse, scompigliandomi i capelli.
- Non sono piccola, ok? Sei tu che sei grande! - dissi fingendomi offesa.
- Potrei darti un nomignolo .. - fece finta di pensarci su.
- Oddio, no. - mi esasperai mettendomi una mano sul viso.
- Vediamo .. visto che sei corta .. -
- Io non sono corta! - 
- .. potrei chiamarti puffa. - 
- Se ti azzardi a chiamarmi così, giuro che ti castro. - gli puntai il dito contro.
Lui rise.
- Dai, lascia perdere. Chiamami Hope. E' così carino Hope, non trovi? - lo pregai, facendo il broncio.
- E' una nuova tattica? -
- Quale? - 
- Quella di mettere il broncio. -
- Si, ma la uso solo se funziona. Sta funzionado? -
- Sfortunatamente si. - 
- Bene, allora la userò sempre contro di te. - dissi sorridendogli.
- Okay, okay. Non ti darò nessun nomignolo. - disse alzando le mani in segno di resa.
- Così va meglio. - 
Mi voltai, cercando i ragazzi, ma non c'erano.
- Dove sono gli altri? - gli chiesi.
- Sono tornati a casa. - 
- Ah .. E tu non ci sei andato? - 
- Stavo per venire a chiederti se tornavi con noi, poi mi sono messo a insegnarti come si tira perchè sei una frana .. -
- Ha, Ha, Ha. Spiritoso. - 
- Comunque potevi anche andare, eh .. - dissi.
- Potevo, ma non volevo. - 
Un momento, che voleva dire quella frase? Poteva andarsene ma non voleva .. voleva dire che voleva restare stare con me? 
Gli sorrisi, non sapendo cosa dire. Insomma .. cosa avrei potuto dirgli? Magari avevo capito male, che lui diceva tutt'altro o che lo aveva detto senza pensarci.
- Ti fa male ancora la mano? - chiesi.
- Non molto .. - 
Guardai dietro di lui e vidi Gemma e Liam venirci incontro.
- Dove eravate finiti? - domandai.
- Siamo andati un pò in giro. Dove sono gli altri? - chiese Liam.
- Sono tornati a casa. - ripose Harry.
- E voi che ci fate ancora qui? - domandò Gemma.
- Mi stava dando qualche lezione di basket. - risposi.
- Anche se e' comunque negata. - mi stuzzicò.
Gli diedi una gomitata, stando al gioco.
- .. Perchè hai la sua felpa addosso? - domadò ancora la sorella.
- Le ho chiesto di tenermela e l'ha indossata. - ripose il riccio al posto mio.
Anche se fu una risposta non proprio giusta, era meglio che dire: perchè mi si vedeva il reggiseno e lui me l'ha prestata.
- Voi restate ancora un pò qui? - chiese Liam.
Ci guardammo, come se concordare la nostra risposta.
- No, veniamo. - ripose infine Harry.
Prese il pallone da basket e ci incamminammo verso le nostre rispettive case, Liam e Gemma davanti ed io e Harry dietro, parlando del piu' e del meno.
D'improvviso, Gemma venne dietro e si mise sotto il mio braccio.
- Smamma fratello, dobbiamo parlare di cose da ragazze. - ordinò ad Harry che, confuso, andò a passo svelto vicino a Liam. 
- Allora, perchè hai la sua felpa addosso? -
- Te l'ha detto lui prima. -
- Senti, non sono nata ieri. -
Risi. Era incredibile come Gemma capisse certe cose.
- Louis mi ha portato sui prati dove li stavano annaffiando e visto che eravamo bagnati, mi si vedeva il reggiseno e Harry mi ha dato la sua felpa. Contenta? -
- Allora è geloso! - sbottò facendo girare Harry di scatto.
- Girati avanti. - gli ordinò poi.
- Io non credo sia geloso. Mi ha semplicemente presato la felpa perchè ero in imbarazzo, tutto qui. -
- E' geloso. - disse, decisa.
- No che non lo è. - obiettai.
- E' geloso. - ripetè scandendo bene le parole.
- Si vabbe', hai ragione. -
- Vuoi che glielo chieda? Har.. - non finì la frase che si ritrovò la mia mano sulla bocca.
- Sta zitta! - dissi ridendo.
- E comunque, non te lo direbbe. - le tolsi la mano.
- Questo lo credi tu. - 
Restammo a parlare del piu' e del meno, poi arrivammo davanti casa mia, dove li salutai.
- Harry, aspetta! - 
Mi avvicinai a lui.
- Si? - 
- La felpa. - dissi, iniziando a sfilarmela.
- No, tienila. - mi fermò.
- Ma come .. -
- Tienila. - ripetè, sorridendomi.
- Okay .. - mormorai. - Allora ci vediamo domani? - 
- Si, a domani. - e questa volta, fu lui a darmi un bacio sulla guancia.
Sorrisi come un ebete. 
Entrai in casa, andando di sopra a farmi una doccia e ripensai a quello che aveva detto Gemma .. che fosse davvero geloso?
 
Harry.
Entrammo in casa e mi fiondai sul divano, stanco.
Mia sorella si posizionò davanti a me, con le braccia incrociate in petto. 
- Che cazzo vuoi adesso? - dissi.
- Voglio che tu parli con me, Harry. -
- E di cosa? - 
- Di Hope. -
- Non ho niente da dire. -
- Invece io credo di si. - 
Non le risposi. Ci mancava solo che mia sorella volesse che io mi sfogassi con lei.
- Tu sei geloso. - 
- Io non sono geloso. - obiettai.
- Quindi non ti da fastidio se lei esce con qualcun'altro .. -
- No. - 
- Stronzate. Ti sei incazzato con lei perchè è uscita con Eric. - 
- Io? Ma che dici? - negai.
- Ma credi che sono stupida? Harry, si vede da lontano un miglio che ti piace. Te la mangi con gli occhi, tutti lo hanno capito tranne te. - 
- Credi quello che vuoi. - dissi, impassabile.
- Tu hai paura. -
- E di cosa? Sentiamo. -
- Che lei non ti ricambi, ma lei ti ricambia eccome. -
Forse era questo? Avevo davvero paura che lei non mi ricambiasse?
- E tu che ne sai che mi ricambia? -
- Minchia, ma quando sei stato con quelle altre coglione come cazzo hai fatto a capire che volevano stare con te? - 
- Facevano le cascamorte con me, invece Hope no, quindi non ne ho idea. -
- Perchè Hope non è come altre, è diversa, e soprattutto timida. Non te lo dirà mai esplicitamente, sta a te capirlo. Si vede che le piaci anche tu, Harry. Da come si comporta, dai sorrisi che ti fa e il modo in cui arrossisce quando ti parla. E poi, è facile capirlo anche da come ti guarda. -  
- Come mi guarda? - 
- In modo .. sognante. - 
- Sognante? - risi.
- Si, hai presente quando le ragazze hanno uno sguardo da ebete quando vedono il ragazzo dei loro sogni? - 
- Tipo come tu guardi Liam? - 
- Esattamente. - affermò sorridendo.
Risi.
- Perchè con lei non fai il primo passo? -
- Lo hai detto stesso tu. - 
- E ora che ti ho detto che lei ti ricambia, che farai? - 
Scrollai le spalle. 
- Sai .. quando sto con lei è tutto diverso. - stavo per sfogarmi con lei.
- Diverso? -
- Si. E' come se mi sentissi completo. Come se avessi perso la mia metà e l'avessi ritrovata. Quando le sono accanto, è come se avessi tutto quello di cui avevo bisogno. Se sorride, sorrido anch'io perchè mi bastava vedere che lei sia felice. E poi, amo quando arrossisce. Ci hai mai fatto caso che quando lo fa, porta i capelli di lato per non farlo notare?  -
Lei scosse la testa.
- Bhe', con me lo fa ed e' una cosa dolcissima. Amo anche come pronuncia il mio nome; amo la sua risata; i suoi occhi così .. così profondi .. amo tutto di lei. Le sensazioni che mi fa provare sono incredibili, mai provate prima. Forse, è anche per questo che ho paura .. perchè tutto questo non mi era mai successo con nessuna ragazza. - conclusi.
Alzai lo sguardo cercando quello di mia sorella, e la vidi sorridere.
- Perchè sorridi? - le chiesi.
- Perchè hai parlato con me ed è bello sentirti dire queste cose. -
Le sorrisi. 
In realtà, era davvero bello che io mi fossi sfogato con lei. Non capitava da .. sempre. Ogni tanto, un rapporto fraterno così, ci voleva.
- Ora che farai? - domandò.
- Non lo so .. - 
- Vuoi che ci parli io? -
- No, no. Lascia le cose così come stanno, poi farò io. - dissi, alzandomi dirigendomi verso le scale.
- Ah .. grazie. - dissi, sorridendole.
Lei si alzò e si avvicinò, allargando le braccia. 
- Dobbiamo proprio? - 
- Si. - disse lei.
Ci abbracciammo. Certe volte, mancavano anche quegli abbracci.
- Mio fratello si è innamorato .. - mormorò.
- Doveva pur capitare. - dissi.
Non negai. Oramai era inutile. Le conferme le avevo, fin troppe. Mi ero innamorato di Hope e quella fu la cosa piu' bella che potesse capitarmi.
- Bene, adesso basta. - si staccò Gemma.
Andai di sopra a farmi una doccia, poi andai in camera a fare un pò di compiti.
Una volta finiti, andai in cucina a cenare con mia sorella. I nostri genitori sarebbero tornati il giorno seguente. Poi tornai di sopra e andai a dormire.
Arrivate le sette, avvisatemi dalla sveglia, mi alzai e mi preparai per andare a scuola. Quella volta, aspettai anche mia sorella che, a metà strada, incontrammo anche Liam e ci incamminammo verso scuola. 
Arrivammo in cortile e andammo dove c'erano i ragazzi, come ogni mattina. Poco dopo, ci raggiunse anche Hope. Non aveva un'aria 'solare'.
- Hai sonno per caso? - le domandò Gemma.
- Da morire. Stanotte non ho chiuso occhio. - 
- Come mai? - 
Scrollò le spalle.
Io sapevo bene perchè non aveva dormito, infatti, mi guardò.
Suonò la campanella e facemmo le nostre rispettive lezioni. 
Alla seconda ora, avevo informatica insieme a Zayn. Ci scazzavamo entrambi, così Zayn fece finta di sentirsi male e io feci finta di accompagnarlo in bagno. Una passeggiata tra i corridoi ci voleva proprio. 
Ce ne stavamo tranquilli a parlare, finchè qualcuno non mi chiamò.
- Styles. - 
Mi girai e vidi Eric Teith, avvicinarsi a noi.
- Devo parlarti. - 
- Vado a fumarmi una sigaretta. - disse Zayn, allontanadosi e andando verso la porta. 
- Che vuoi, Teith? - chiesi infastidito.
- Devi stare lontano dalla Evans. - 
- Come scusa? - sbottai.
- Hai capito bene. -
- E tu sei convinto che io le starò lontano solo perchè me lo dici tu? - dissi, ironico.
- Oh, le potrai stare vicino solo dopo che me la sarò scopata. - quelle ultime parole mi fecero innervosire da morire, tanto che chiusi le mani a pugno, facendo le nocche bianche.
- Tu non ti scoperai proprio nessuno. -
- E questo chi me lo dice? - 
- Io. - dissi sferrandogli poi un pugno sul muso.
Si portò la mano sul naso, e notai che stava sanguinando. Gliel'avevo dato bello forte. Lui, di tutta risposta, si fiondò su di me, dandomi un pungo nello stomaco e uno sul labbro. Riuscii a fermare un suo braccio, quando gli diedi un altro pungo in pieno viso e uno nello stomaco.
Stavo per prenderlo per il colletto, quando sentii qualcuno prendermi di spalle e bloccarmi le braccia, senza la possibiltà di muovermi. Venne anche un ragazzo che bloccò Eric, cercando di trattenerlo.
- Harry, ma che cazzo fai! - sbottò Zayn, trattenendomi con forza.
- Zayn, lasciami! Devo spaccargli la faccia a questo stronzo! - urlai, cercando di liberarmi.
- Avanti, fatti sotto, coglione! - mi intimò Eric, cercando anche lui di liberarsi dalla presa del ragazzo.
- Harry, lascia perdere! - disse il moro, che mi spinse verso la porta.
- Si, lascia perdere, tanto sei una testa di cazzo. - mi stuzzicò, sorridendo.
Quello era troppo. Urtai Zayn per spostarlo, ma i suoi riflessi gli permetterono di fermarmi ancora. 
- Porca troia, ma lo vedi che vuole solo farti innervosire?! - mi urlò contro.
- Non finisce qui, Teith! - sbottai, puntandogli il dito contro.
Quel sorriso del cazzo gliel'avrei tolto. L'unica soddisfazione, fu vedergli il sangue scorrergli dal naso incessantemente. E quello non era niente. L'avessi avuto di nuovo tra le mani lo avrei ammazzato di botte, a quel coglione del cazzo. 
Zayn mi portò fuori in cortile, facendomi appoggiare ad un albero che era lì.
- Dovevi farti i cazzi tuoi, Zayn! -
- E farvi ammazzare di botte? Ma sei scemo?! -
- Gli avrei spaccato la faccia .. ! - 
- Ma che cazzo è successo?! -
- Ha detto una cosa che mi ha fatto innervosire. - 
- Cosa? -
Non risposi. Mi limitai a guardare altrove.
- C'entra Hope? -
- Si, c'entra Hope! - sbottai.
- Che ha detto? - 
- Niente Zayn, ora lasciami solo. - 
- Come vuoi. - disse, andandosene. 
Mi sedetti a terra, poggiando la schiena sul tronco e incominciai a cercare di regolarizzare il mio respiro, ancora affannato. Avevo ancora tutta la rabbia in corpo e se non fosse stato per Zayn, l'avrei sfogata tutta sulla faccia di quel coglione. Come cazzo si era permesso di dire quelle cose? E avere la faccia tosta di venire vicino a me a dirmi di stare lontano da Hope? Dio, che nervoso.
- .. Harry. - mi sentii chiamare. 
Alzai lo sguardo e vidi Hope.
- Oddio, che ti sei fatto al labbro? - 
Portai la mia mano sulle mie labbra e notai che stava sanguinando.
Lei mi si avvicinò, accovacciandosi, guardandomi per qualche secondo.
- Aspetta qui. - disse per poi alzarsi e tornare nell'edificio.
Dopo un pò, tornò con dell'ovatta e una bottiglietta. Doveva essere il disifettante.
Si, sedette accanto a me, poi passò un pò di quel liquido su un poco di ovatta, e iniziò a tamponare sul mio labbro, facendomi gemere, per il bruciore. 
- .. Scusa .. - mormorò, dispiaciuta.
Le feci un leggero sorriso, cercando di rassicurarle che non doveva dispiacersi.
- Che ti è successo? -
- Ho fatto a botte con Teith. - 
- Perchè? - disse, quasi incredula.
- Ha detto qualcosa che non doveva dire. - 
- .. Cosa? - 
- .. Che doveva scoparti. - ammisi.
Lei si fermò, abbassando lo sguardo, sussurrando un flebile 'ah'.
Le misi due dita sotto al mento, facendole alzare lo sguardo in modo che mi guardasse.
- Che c'è? - le chiesi.
- .. Non dovevi fare a botte per me, Harry. - 
- Si invece, perchè nessuno deve permettersi di dire certe cose su di te, tanto meno lui. E poi se l'è meritate. Se non fosse stato per Zayn, gli avrei spaccato la faccia. - 
Lei sospirò, abbassando di nuovo lo sguardo.
- Hope, non è colpa tua. Gli spaccherei la faccia ogni volta che mi capita. Tanto non è finita qui. -
- No, Harry. Lascia perdere, lui questo vuole. - 
- Non mi importa, deve rimangiarsi quello che ha detto! -
- Harry .. ti prego .. - disse, guardandomi negli occhi.
Non so come, ma mi calmai. Succedeva sempre così: mi bastava un suo tocco o un suo sguardo per farmi calmare.
Finì di tamponare sul mio labbro e chiuse la bottiglina.
- Grazie. - dissi.
- Bhe', ho ricambiato il favore. - mi sorrise.
Si soffermò poi a guardare la mia mano. Avevo tolto la benda la sera precedente, visto che non faceva poi così male. Era piena di lividi e le nocche era spaccate. 
- Ti fa male? - disse, predendola e accarezzandola.
- Un pò. - confessai.
La vidi sfilarsi la benda che aveva sul polso sinistro, ma la fermai.
- No no. -
- Non preoccuparti, posso tenere le maniche abbassate e poi non si notano più così tanto. - mi rassicurò.
Mi lasciai bendare la mano, mentre io le guardavo il polso scoperto.
- .. Stanno andando via anche sull'altro polso? -
- Si, e anche .. ehm, niente. - balbettò.
- Dove Hope? -
- S-sulle braccia e sulle gambe .. - 
Mi ricordai anche di quella volta a casa mia, dove ne vidi altri sulla pancia. 
- Anche sulla pancia? -
Lei annuì.
Se la rabbia stava diminuendo, solo a pensare che aveva altri lividi sul suo corpo me la stava facendo risalire. 
- Harry .. posso chiederti una cosa? - domandò dopo qualche secondo di silenzio.
- Si. -
- Ieri ti ho chiesto che se magari qualcuno pensasse che tu e Amber state insieme, se a te darebbe fastidio e tu hai detto di si .. perchè con me invece no? - 
Quella domanda me l'aspettavo. Il giorno precedente non le avevo dato una risposta e lei ne cercava una. Se ne stava lì, davanti a me, a guardarmi aspettando che io parlassi, che magari le dessi dei chiarimenti. 
Ma quello era davvero il momento giusto per dirle tutto? 
 
 
— • • —



Si si, lo so, sono in ritardo. Questa volta pazzesco. AHAHAHAH.
Scusatemi, ja :(
Questa settimana ho avuto proprio un blocco.
Ho perso l'ispirazione, perchè .. credo sappiate tutte della storia di Harry e Taylor, no?
Bene, vedevo le loro foto e perdevo l'ispiarazione. Non sapevo che scrivere perchè pensavo solo a loro e non lasciavo spazio alla mia fantasia.
Infatti, il capitolo fa schifo e mi scuso tantissimo.
RINGRAZIAMENTO SPECIALE, COME SEMPRE, ALLE PERSONE CHE HANNO RECENSITO LA STORIA.
DIO MIO, SIETE FANTASTICHE.
Non continuerei questa storia se non fosse per voi.
Scrivere questa ff è anche un modo per dare spazio alla mia fantasia e al mio sogno.
Cioè, non che vorrei che Harry si mettesse con me, HAHAHAHA, ma semplicemente che vorrei un ragazzo come 'lui'.
Si, io sono una sognatrice nata. lol.
SCUSATE PER GLI ERRORI.
Recensite la storia sempre con sincerità (:
Se "volete", su twitter sono: @infinitynaples (:
Bene ora mi dileguo.
chiss chiss, peppina.

crediti banner: @Chiara_88

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Capitolo 11
*** "Run to her" ***






"Run to her"



 

Hope.
Avevo avuto il coraggio di chiedergli del perchè di quella sua risposta il giorno precedente al campetto .. del perchè non gli desse fastidio e cose varie. 
Quei secondi di silenzio mi stavano uccidendo. Lui non diceva un parola, mi guardava e basta e in certo senso, stavo morendo dentro perchè appunto, lui non mi rispondeva. Dalla sua risposta, dipendenvano tante .. troppe cose. Magari ero io che mi stavo facendo delle illusioni del cazzo e lui lo aveva detto perchè boh, ero una sua amica. Oppure perchè non voleva offendermi. O ancora, lo aveva detto senza pensarci. Avevo anche un certo timore in una sua probabile risposta. Se avrebbe risposto: perchè tu sei una mia amica .. allora, io ero tale per lui. Un'amica. Lui non era un amico per me. Ero stata tutta la notte a pensarci, cioè, dopo essermi svegliata dopo l'incubo. Pensavo .. insomma .. a lui. A come mi facesse stare bene, come mi facesse sentire protetta quando mi avvolgeva in quelle sue braccia, quando mi faceva ridere, quando mi consolava .. cristo santo, un amico non ti fa provare quelle sensazioni nello stomaco, il tremolio stupido delle gambe e ti fa battere il cuore all'impazzata quando ti è vicino o semplicemente ti guarda. Mi sentivo una vera e totale stupida. Non mi era mai capitata una cosa del genere, era del tutto nuovo per me. Ma con Dylan che cazzo avevo fatto? Ero stato con lui tre mesi e non avevo provato niente di tutto questo. Quello si che era solo un amico. Si bhe', c'era stata .. come dire .. quella cosa del primo bacio e pisciate varie, ma dio mio, quando ero con lui non provavo nulla di quello che provo con Harry anche solo guardandolo. Era tutto così .. strano e allo stesso tempo fottutamente bello. Una cosa però mi preoccupava da morire: lui. Non sapevo se anche lui provava le stesse cose e di certo, non sarebbe venuto da me a dirmi tutto. Insomma, se mi sarei sbagliata e per lui sarei stata davvero solo un'amica, che diritto aveva di darmi delle spiegazioni su cosa provava? Sapevo che se mi avrebbe detto che per lui ero solo un'amica, ci sarei rimasta male. Ma lui non poteva farci niente e soprattutto, non aveva colpa. Ero io che mi stavo facendo dei ridicoli film mentali su un suo probabile sentimento per me. 
- Harry se non vuoi dirmelo fa nulla, cioè, insomma, era una mia curiosità, tutto qui. - dissi.
- No, vorrei anche dirtelo però .. -
- .. Però cosa? - incalzai.
Lui prese un respiro profondo.
- Hope, io devo dirti una cosa. - 
Ed ecco che l'ansia cominciava a farsi risentire. Mi stava divorando dentro e lo sappiamo tutti che quando qualcuno ti dice "devo dirti una cosa", la cosa può portare cose positive o negative. E per quanto io fossi sfigata, di sicuro, portava di sicuro cose negative. 
Mi stava per dire "forse hai capito male, ma io ti vedo solo come un'amica". Dio, sarei morta dalla vergogna. 
- Ok .. dimmi. - il tremolio della mia voce non aiutava affatto.
- Io .. - iniziò ma fu interrotto. 
- Hope! - mi chiamò qualcuno.
Scorsi la testa oltre l'albero e vidi Lola, la mia amica di classe di educazione fisica, venirci incontro. Momento adatto, eh?
- Lola .. - 
- Il professore mi ha mandato a cercarti perchè non .. Oh, ciao. - disse infine, notando Harry seduto accanto a me.
Lui gli accennò un sorriso e un flebile 'ciao'.
- Immagino che se non vengo adesso, il prof mi ammazza. - 
- Esatto, e credo ti faccia fare anche qualche giro di campo. - 
Mi alzai, con malavoglia, affiancandomi a Lola. Poi, mi rivolsi a Harry, ancora seduto.
- Allora .. ehm, ci vediamo a mensa? - 
- Si. - mi rispose, sorridendomi.
Gli ricambiai il sorriso e poi mi diressi nell'edificio insieme a Lola.
- Ho interrotto qualcosa? - chiese la biondina.
- No, niente. - 
- Ma state insieme? - 
- Cosa? No. - mi affrettai a rispondere.
- .. Perchè? - chiesi poi.
- Mh, sembrate due fidanzati. - ripose scrollando le spalle.
Ci mancava solo che una mia amica mi dicesse che sembravamo fidanzati. I miei filmini mentali sarebbero aumentati, ne ero sicura.
Le sorrisi timidamente, non sapendo che rispondere.
- Sai, sareste una bella coppia. - 
- Tu dici? - 
- Si. Insomma, lui è carino, anche tu lo sei .. e poi, da come ti guarda, sembra che tu gli piaccia. - 
- Mha .. io non credo. - 
- Hope, ti mangia letteralmente con gli occhi. - disse.
- .. Davvero? - chiesi timidamente, sorridendo come un'ebete.
- Si. Ma a quanto vedo, piace anche te, vero? - mi diede una piccola gomitata.
- Un pò .. - ammisi, sorridendole. 
Un pò? tanto.
- Come va con i polsi? Vedo che sul sinistro i lividi si son tolti. - 
- Oh .. si .. tutto bene, non fanno piu' così male. -
- Elis deve averla fatta proprio forte quella schiacciata. - commentò.
- Già .. - 
Stavamo camminando e mi sentivo .. a disagio. Mi sentivo osservata. Mi girai, convinta che ci fosse qualcuno dietro di noi, ma non trovai nessuno. Guardai intorno, ma niente.
- Cosa c'è? - domandò Lola.
- No .. niente. - 
Andammo in palestra ed ebbi la solita ramanzina del professore e dovetti anche fare qualche giro in piu' di campo. Maldrattamento di minori, pff. 
Quando finì l'ora di educazione fisica, feci finta di fare qualche altro giro e aspettai che tutte le ragazze uscissero dallo spogliatoio, in modo che potessi cambiarmi senza problemi. Non che mi desse fastidio, il fatto era che non volevo notassero i miei lividi sul mio corpo. Mi avrebbero riempito di domande o chissà che pensieri potevano farsi. Lola era stata anche gentile a chidermi se volevo che mi aspettasse, ma la lasciai andai in classe. Era così carina. 
Andai nello spogliatoio a cambiarmi e poi uscii. Sentivo ancora quella sensazione di poco fa, mi sentivo ancora osservata. Quando qualcuno mi guardava, mi sentivo a disagio, molto. Continuavo a guardarmi intorno, ma non vedevo nessuno. Possibile che stessi diventando così paranoica? 
Suonò il cellulare dalla mia borsa, così lo presi. 
'Un nuovo messaggio'. Per la terza volta, mi crollò di nuovo il mondo addosso. Era di nuovo Mike e questo terzo messaggio, metteva molta piu' paura e timore.
 

Ti troverò.

 
Non appena lessi quelle parole, mi cadde il telefono dalle mani. Tremavo, e non riuscivo a controllarmi. Stavo per piangere, ma chiusi gli occhi, alzando il capo cercando di ricacciare indietro le lacrime. Per quanto mi riuscisse difficile, non dovevo piangere, dovevo riuscire a resistere. Lui stava cercando di intimidirmi, di mettermi paura .. peccato che ci fosse riuscito, e alla grande anche. Perchè non mi lasciava in pace? Perchè non mi faceva ricominciare finalmente senza di lui? Perchè continuava a cercarmi? .. Perchè?!
- Signorina Evans, sta bene? - sussultai, sentendo il professore alle mie spalle.
- S-si, sto bene. - gli sorrisi cordialmente.
Raccolsi il mio cellulare da terra e sia santificato colui che ha inventato le mascherine, perchè sennò, senza quella che avevo, potevo dire addio al mio amato telefono. 
Mi incamminai verso i corridoi, trovandoli quasi del tutto vuoti, segno che stavo facendo tardi a lezione. Che poi che avevo? Ah si, matematica. Quindi, voleva dire che dovevo rivedere Harry. Come avrei dovuto comportarmi? Come se non mi importasse ciò che doveva dirmi? Dovevo richiederglielo? No, sarei stata troppo oppressiva. Però cazzo, a me importava eccome. Dovevo sapere cosa lui pensasse di me e magari di 'noi'. Doveva darmi delle riposte, porca troia. 
Avrei dovuto dirgli anche del messaggio di Mike? Non volevo che lui si rompesse con questa mia storia. Non volevo assolutamente annoiarlo. Aveva gia' fatto tanto per me e non volevo di certo perderlo perchè gli rompevo i coglioni con la mia 'disgrazia'. Appunto, una mia disgrazia, non sua. Dovevo cavarmela da sola, anche se il suo esserci e il suo conforto, mi avevano aiutato e tanto. 
Mike .. 
Con quel messaggio aveva voluto dire che sarebbe venuto a cercarmi? Conoscendolo, sarebbe arrivato a sorpresa, e che sopresa di merda. Avrei potuto anche trovarmelo in cortile dopo la fine delle lezioni o peggio ancora, nella scuola. Si, lui era capace di entrarci e venire a cercarmi senza scrupoli. Avevo una paura fottuta e dovevo stare piu' attenta che mai. 
Arrivai al mio armadietto, prendendo il libro di matematica e posandone alcuni.
Assorta dai miei pensieri, non sentii qualcuno arrivare alle mie spalle, che si appoggiò bruscamente all'armadietto adiacente al mio. Sussultai dallo spavento.
- Ehi .. - mi sorrise Eric.
- Ciao Eric. - 
- Come stai? - chiese.
- Potrei stare meglio, e tu? - risposi, chiudendo l'armadietto.
- Mh, bene. Senti, io e te dobbiamo parlare. - 
- Possiamo parlarne un'altra volta? Ora ho lezione e non mi sento nemmeno molto bene. - ammisi.
Lo guardi e notai uno spacco sotto il naso. Probabilmente gliel'aveva fatto Harry durante la scazzottata. 
- Okay .. va bene. - 
Lo sorpassai e mi avviai verso la mia classe. Non avevo molta voglia di parlare con lui, non dopo il casino che si era creato con Harry che per di più era successo tutto per colpa mia. Mi sentivo colpevole, anche se Harry mi aveva detto il contrario. Che poi, perchè era successo tutto quello? Perchè Eric lo aveva provocato. Evidentemente, a Harry dava fastidio chiunque mi nominasse o dicesse cose poco carine su di me, cosa che fece Eric. Nessun ragazzo si era preso a cazzotti per me. Nessuno. Perchè lo aveva fatto? Quando pensavo a questa domanda, nella mia mente risuonavano le parole di Gemma: è geloso. 
- Signorina Evans, è in ritardo di dieci minuti! - disse il professore, una volta che io entrai in classe.
- Si, lo so, mi scusi è che c'è stato un contrattempo in palestra e .. - 
- Va bene, vada a sedersi adesso. - 
Scampata di nuovo. Anche se stavolta, ero in ritardo di cinque minuti in più dalla prima volta che andai in quella scuola, ma dettagli.
Andai a sedermi accanto ad Harry, come sempre, mentre lui mi guardava.
- Tutto bene? - chiese a bassa voce.
Annuii sorridendogli. 
Lo vidi voltarsi poco convinto. Se stavo bene? Sinceramente, non lo sapevo nemmeno io. Ero .. sconvolta, impaurita, timorosa. La paura mi stava divorando del tutto.
Cercai in tutti i modi di restare attenta alla lezione, o almano a distrarmi, ma i ricordi di Mike che mi maldrattava e che cercava di .. violentarmi, erano fissi nella mia mente. Nel pensarci, tremai. Lo facevo sempre quando ricordavo qualcosa di lui.
- Stai tremando .. - disse Harry, guardandomi.
Appoggiai i gomiti sul banco, portando la testa tra le mani. Non ne potevo più, sapevo che se non sarei uscita immediatamente da quella stanza, avrei pianto davanti a tutti. Io odiavo da morire piangere davanti alla gente. Odiavo mostrarmi debole, anche se lo ero, ma almeno agli occhi degli altri, avrei voluto mostrarmi come una persona forte, quella che avrei voluto tanto essere. 
- Hope, che hai? - mi chiese con voce tenera e preoccupata allo stesso tempo.
- Signorina Evans, non si sente bene? - domandò il professore, facendo ricadere l'attenzione su di me. Mi sentivo gli occhi di tutti addosso, che odio.
Alzai il capo e scossi la testa. 
- Può farmi il permesso per mandarmi a casa? - il tremolio della mia voce non mi aiutava per niente.
Lui mi guardò semplicemente, riflettendoci su.
- La prego .. - lo supplicai, sentendomi le lacrime pizzicarmi gli occhi.
Finalmente, si sedette e scrisse sul registro. Posai le mie cose in borsa in fretta e furia e mi avviai alla porta, facendo scendere una lacrima. 
Prima di chiudermi la porta alle spalle, sentii il professore dire qualcosa.
- Styles, dove crede di andare? Vada a sedersi! - 
Uscii fuori dall'edificio e mi avviai verso casa, con passo svelto. Entrai in casa e andai di sopra, buttandomi sul letto. Piansi. Quello era il mio unico sfogo, anche perchè non sapevo e non potevo fare altro. Portai le gambe al petto e le abbracciai con le mie braccia. In quel momento mi sentivo così .. sola. Lontana da tutto e da tutti. C'ero solo io, il mio dolore e la mia paura. 
Mike mi aveva del tutto rovinato la vita e anche se non era presente, continuava a farlo. Cosa voleva da me? Perchè mi faceva tutto questo? Perchè?
In quel momento, ero terribilmente stanca. Stanca di piangere, stanca di soffrire, stanca di ricordare. Volevo riposare, solo quello. Almeno non avrei ricordato nulla .. no, lo ricordavo eccome, perchè Mike c'era anche nei miei incubi. Era una perseguitazione. 
Tornai di sotto e frugai nella mia borsa, cercando quel piccolo contenitore. Lo trovai. Erano delle pillole, quelle che ti permettono di dormire. Le comprai prima che partissi, ovviamente a insaputa dei miei e di George, ma non le avevo ancora usate. In quel momento, sentivo il bisogno di ingerirle, che mi aiutassero il piu' possibile. Andai in cucina a prendere un bicchier d'acqua e presi in mano una pillola, ma sentivo che non mi bastava. Ne presi due, ma neanche. Alle fine, arrivai a cinque pillole. Piu' ne ingerivo e piu' ero convinta che mi aiutassero a dormire il piu' a lungo possibile. Il desiderio del non svegliarmi e non ricordare tutto ciò, mi attirava. Dopo un pò, sentii che le pillole stavano facendo effetto. Mi sentivo terribilmente stanca, così mi avviai verso le scale, intenta ad andare in camera mia. Barcollavo, come se fossi ubriaca, così mi sorreggevo sulla ringhiera, salendo con calma con quella poca forza che mi restava. Con ancora le pillole in mano, mi avvicinai alla porta e cercai di appoggiarle sulla scrivania, ma lo scatolino cadde a terra, facendo spargere tutte le pillole sul pavimento. Le gambe non riuscirono piu' a sorreggermi, tanto che caddi anch'io a terra. Cercai di tenere aperti gli occhi, ma erano terribilmente pesanti. La stanza, il pavimento cosparso da qualche pillola qua e là, e poi, il buio piu' totale. 
 
Harry. 
Ero in pensiero per Hope. L'ansia stava per divorarmi. Quel coglione del professore non mi aveva permesso di seguirla e l'istinto omicida nei suoi confronti cresceva sempre di più. Quando mi aveva medicato stava .. bene. Almeno così faceva vedere .. o forse lo pensavo io. Ma nell'ora di matematica era quasi sconvolta. Che le era successo? Che le fosse arrivato un altro messaggio? Se fosse stato così, perchè non dirmelo? Me lo avrebbe detto. Lei ormai si fidava di me e le avevo assicurato che ci sarei stato sempre e che di me poteva fidarsi ciecamente. Lei aveva bisogno di qualcuno che le stesse accanto, io ero disposto ad essere quel 'qualcuno'. Io avevo bisogno semplicemente di lei. Vederla sorridere o semplicemente tenerla tra le mie braccia, poi tutto il resto, aveva poca importanza. 
Tamburellavo ininterrottamente la mano sul banco, guardando forse ogni secondo l'orologio, sperando che la fine dell'ora arrivasse. Sentivo il bisogno di andare a casa da lei, sapere come stava, cosa le era successo. 'Corri da lei' ripeteva una vocina dentro di me. Ed io la ascoltavo, eccome se la ascoltavo, e la possibilità del non poter andare da lei, mi stava facendo innervosire piu' del solito. 
Suonò la campanella e mi alzai di scatto dalla sedia, posando chissà come le mie cose in cartella. Uscii nei corridoi e mi avvicianai al mio armadietto, posando all'interno la mia cartella. Ero terribilmente agitato.
- Ehi, ehi. Che hai? Dove stai andando? - mi fermò Niall.
- Devo andare un attimo a casa, con la prof di chimica comprimi tu. - dissi, andando verso l'uscita dell'edificio.
Con passo svelto, quasi correndo, mi incamminai verso casa di Hope. Dovevo muovermi, avevo una brutta sensazione. 
Arrivai sotto casa sua e bussai. Non ricevetti risposta. 
Bussai un sacco di volte, ma nessun segno. Perchè non veniva ad aprirmi? 
Dubitai fortemente che fosse uscita. Era scossa e in certi casa, immaginavo, anzi, sapevo, che per Hope, stare a casa, era come un rifugio dai suoi problemi. 
- Hope, apri, sono Harry! - urlai, picchiettando col pugno sulla porta.
Niente di niente. 
Il pensiero di tornarmene inditero non mi passò nemmeno per la mente, dovevo entrare, era come se fosse un ordine, un bisogno. 
Andai sul retro della casa, avevo intenzione di entrare dalla finestra. Trovai la finestra del salotto, leggermente appannata. Perfetto. La aprii e entrai, cercando di fare il meno rumore possibile, senza ovviamente, farmi vedere da qualche vicino che si sarebbe potuto impressionare.
Giravo per la casa e chiamavo Hope, senza ricevere nessuna risposta. Salii le scale, con cautela, continuando a chiamarla, finchè non vidi qualcosa che non avrei mai voluto vedere. Hope era a terra nella sua stanza, con alcune pillole sul pavimento accanto a lei. Rimasi per qualche secondo paralizzato. Era stata la scena piu' brutta che avessi mai potuto vedere. Mi sentivo quasi impotente, non avendo ancora fatto nulla. 
Corsi da lei, accovacciandomi e prendendo il suo viso tra le mani. La scuotevo, la chiamavo, ma lei non rispondeva. Andai letteralmente in panico, non sapevo che fare, vedevo solo lei tra le mie braccia non dare nessun segno .. di vita. 
Sentii le lacrime pizzicarmi gli occhi, ma non dovevo darci peso, non in quel momento. Dovevo fare qualcosa, dovevo salvarla. 
La portai in bagno avvicinando il suo viso al gabinetto, e le misi due dita in gola, cercando di farla rimettere, di farle cacciare le pillole. Dopo vari tentativi, cacciò tutto. Venni assalito da un'ondata di sollievo quando la vidi tossire e respirare, affanosamente. Il mio cuore continuava a battere fortissimo, quasi come se volesse uscire. E per di piu', tremavo come una foglia. Se Hope in quel momento stava per morire, io ero morto solo nel vederla a terra in quelle condizioni. 
- Va tutto bene .. - dissi accarezzandole la schiena. 
Cercai in tutti i modi di calmarla, e mi calmai anch'io quando vidi il suo respiro tornare regolare. La guardavo e capivo che lei non si era ancora resa conto di cosa fosse successo. Mi guardò confusa, e senza dire nulla, si alzò e andò in camera. La seguii e la vidi immobilizzarsi sul posto. Vide le pillole sul pavimento e incominciò a piangere. Mi avvicinai a lei e mi limitai a rinchiuderla in un abbraccio, piu' forte di quelli precedenti. Un abbraccio pieno di timore, di conforto. Lasciai che piangesse sul mio petto, e mi rilassai quando sentii le sue braccia stringermi forte. 
- Hope, perchè l'hai fatto? - 
- Ti giuro Harry, non volevo .. - disse con voce tremante, alzando il capo incontrando i miei occhi.
- .. volevo solo riposare ma .. ho esagerato .. - 
- Esagerato? Hope, stavi per morire! - 
- Si ma .. - prese un respiro profondo. - .. ero stanca, ok? stanca di stare male, di piangere, di soffrire. Visto che non riuscivo a dormire, ho preso qualcosa che potesse aiutarmi .. - 
- Perchè piangevi? - 
Lei abbassò lo sguardo.
- Hope, perchè piangevi? - ripetei.
- .. Mike .. - mormorò.
- Cristo santo Hope, perchè non me lo dici? -
- Non voglio romperti, Harry. Mike è un mio problema, non tuo. - disse asciugandosi una lacrima. 
- Se Mike è la causa del tuo star male, allora è anche un mio problema, perchè io non voglio vederti soffrire. Ho detto che ci sarò per te e ho promesso a me stesso e a te che nessuno ti avrebbe fatto del male. Io ti voglio vedere sorridere, Hope. Non ce la faccio a vederti sempre così, fa male. -
- Harry, io non ce la faccio .. - 
- Ce la fai, invece. Tu sei più forte di quanto credi. - 
Mi abbracciò di nuovo, stringendomi e facendo cadere qualche altra lacrima. Era sempre bello poterla stringere e poter sentire per quei pochi secondi, quella sensazione di .. possesso. La sentivo mia. 
- Io ho bisogno di te, Harry .. - disse con voce sottile.
- Ed io te. - le risposi.
Mi resi conto solo dopo qualche secondo della risposta che avevo dato. Non ero pentito, non avevo mentito. Ero stato del tutto spontaneo e sincero, e si tolse anche quella sensazione di peso che avevo. Le stavo rivelando a poco a poco piccole cose, e col tempo, le avrei detto tutto. 
Sinceramente, non so per quanto altro tempo sarei riuscito a trattenere tutto. Sentivo il bisogno di parlare, di rivelarle ogni cosa. Da un momento all'altro sarei scoppiato, ne ero certo, ma dovevo trattenermi. Non era il momento. 
- Mi prometti che non lo farai più? - le domandai, quasi supplicando.
Lei si staccò, e mi guardò. I suoi occhi ancora colmi di lacrime mi diedero una fitta allo stomaco.
- Te lo prometto. Anzi, butterò anche le pillole davanti a te. - 
Si avvicinò alle pillole e le prese, posandole nel piccolo scatolino, e poi andò di sotto. Io la seguii. Mi fidavo di lei, certo, ma volevo comunque vedere se lo avesse fatto. 
Si avvicinò al cestino in cucina, ma poi si fermò.
- Non posso buttarle qui, George potrebbe vederle. - giusto.
- Le butterò io in qualche cestino sulla strada. - dissi, avvicinandomi a lei e prendendo lo scatolino.
- .. Grazie. - disse, sorridendomi. 
Le ricambiai il sorriso, uno cordiale.
- Ma .. come sei entrato? - mi domandò.
- Oh .. dalla finestra del salone, era aperta e così .. - 
Annuì, imbarazzata e non sapendo cosa dire. 
- Grazie di tutto, Harry. Davvero. - disse all'improvviso.
- Non devi ringraziarmi. - 
- Si, invece. Mi stai aiutando tanto e adesso se non fossi venuto io s-sarei .. - 
- Shh, non dirlo nemmeno. - 
- Non so come ringraziarti .. - 
- Già il fatto che stai bene e sei qui accanto a me, mi basta. - 
Mi sorrise. Un sorriso timido, uno di quelli che io amo tanto. 
Sorrisi a mia volta. Era una cosa che non prevedevo o facevo di proposito. Sorrideva lei, sorridevo io. Era una cosa spontanea, naturale. 
- Oddio, ma starai facendo tardi a lezione! - 
- Poco mi importa. - 
- No, tu adesso vai a scuola. - mi girò su me stesso, e mi spontonò verso la porta d'uscita.
- Ma io voglio stare qui! - dissi, facendo una voce da bambino.
- No, ci devi andare. La scuola è importante. - 
- Senti chi parla! - 
La sentii ridere. Quella risata che mi era mancata da morire, mi rallegrò l'anima. 
Arrivammo all'uscio della porta e mi voltai per guardarla. Anche se era distrutta, e con un pò di trucco squagliato sotto gli occhi, era sempre bellissima. 
- Aspetta. Dammi il tuo cellulare. - le dissi.
- Ehm .. aspetta un attimo. - 
Scomparì un attimo andando di sopra, poi tornò giù e me lo porse.
- Se hai bisogno .. - finii di segnare il mio numero. - .. chiamami. E non esitare. -
- Okay .. - sorrise. - .. Ora dammi il tuo cellulare. - 
Glielo porsi e segnò il suo di numero.
- E non ti azzardare a farmi gli scherzi telefonici che ti ammazzo. - disse.
- Non oserei mai .. - dissi con sorriso beffardo.
- Mh, si, vedremo. Ora vai, che non voglio essere la causa dei tuoi ritardi. - 
- Lo sai che stai mandando un ragazzo normale in manicomio? - 
- Si, è questa la cosa divertente. - mi sorrise.
- Sei crudele. - dissi, facendo il broncio.
- Lo so. - 
- Ci vediamo, allora .. -
- Buon studio! -
- Si, buon studio un cazzo. - 
Rise e poi chiuse la porta.
Avrei voluto stare ancora con lei, ma forse era meglio lasciarla un pò da sola. Mi fidavo di lei ed ero certo che non avrebbe fatto qualcos'altro di pericoloso. 
Possibile che un ragazzo stava riuscendo a rovinarle la vita? Quanto poteva essere meschino? L'avessi avuto tra le mani .. dio mio, lo avrei ucciso. Nessuno doveva permettersi di far soffrire Hope, lamia Hope. Nessun'altro doveva portarla ad arrivare a tanto. 
La scena di lei a terra, quasi priva di vita, era impressa nella mia mente. Era stata la cosa piu' brutta che avessi potuto mai vedere. La ragazza che amavo, a terra, come se fosse .. morta. Mi vennero le lacrime agli occhi solo nel pensarci. Non riuscivo gia' ad immaginare la mia vita senza di lei. "Magari ci sarebbero state ragazze." No, assolutamente. Nessuna ragazza sarebbe riuscita a farmi provare ciò che mi faceva provare lei solo sfiorandola, guardandola, cingenola a me. Nessuna avrebbe avuto il suo sorriso, che era capace di illuminare il mio mondo; la sua risata che era musica per le mie orecchie; la sua voce così melodiosa .. Nessuna sarebbe state come lei. Hope era unica, in ogni cosa. Era come se fosse un pezzo unico e raro che solo io avevo trovato, e volevo tenerlo tutto per me. Lei, ormai, era diventata parte di me, la parte migliore di me. Hope era .. la mia vita. 
Passai di fianco ad un cestino, e buttai le pillole, quelle che per poco non la stavano per uccidere. Fottute pillole del cazzo. 
Arrivai a scuola e persi l'ora di .. che era, italiano? Boh, manco mi ricordavo. 
Aprii il mio armadietto e presi i libri, e suonata la campanella, andai a svolgere le altre lezioni. Poi, arrivò l'ora di pranzo.
- Dov'è Hope? - domandò Louis.
- E' tornata a casa, non si sentiva tanto bene. - risposi.
- Ma che ha che sta sempre male? - domandò ancora.
- Boh, sarà incinta. - commentò Niall.
Lo fulminai con lo sguardo.
- E chi sarebbe il padre? - ironizzò Liam.
- Eric. - disse Zayn, guardandomi divertito.
- Zayn, ti taglio il pene. - dissi.
- Se adesso non la smettete di parlare male della mia amica, vi faccio testa e cesso a tutti. - si intromise mia sorella. Le avrei dato volentieri una mano.
- Minchia, Eric c'ha un taglio sotto al naso lunghissimo! - disse Niall.
- Gliel'ha fatto Harry. - disse il moro.
- Cosa?! - esclamò Gemma.
- Si sono presi a botte nel corridoio nella seconda ora. - spiegò ancora Zayn.
- E perchè? - domandò ancora mia sorella.
- Perchè ha detto una cosa che non doveva dire, mi ha fatto innervosire, e sono scattato. - spiegai.
- Gliel'hai data di santa ragione, a quel coglione? - disse Louis.
- Se Zayn e un ragazzo non si fossero intromessi, magari oltre a rompergli quasi il naso, avrei fatto molto meglio. - 
- Zayn, dovevi farti i cazzi tuoi! - si lamentò il mio migliore amico.
- Ah, scusa se volevo fare il bravo amico. - si giustificò.
- Bravo amico un cazzo, Harry doveva ucciderlo di botte. - 
- Non mancherà occasione, Louis, non preoccuparti. - dissi.
Bastava una sola parola, un solo sguardo, o un solo gesto verso Hope che sarei partito in quarta di nuovo. E gli avrei spaccato la faccia seriamente.
 
Era notte fonda, quando mi svegliai a causa della suoneria del mio cellulare. Guardai l'orario: le tre di notte. Chi poteva essere?
- Pronto? - dissi.
- Harry .. - 
- Hope? Stai bene? - chiesi, allarmato.
- S-si, sto bene. -
- E' successo qualcosa? - 
- No, niente .. solo che .. - sospirò.
- Incubi? - 
- S-si .. scusa se ti ho chiamato a quest'ora, ma ho pensato subito a te e .. vabbe', lascia stare, scusa. - 
- No, no! Non mi disturbi affatto, non ti azzardare a riattaccare. - la fermai subito.
- Scusa .. - 
Restammo in silenzio per qualche secondo, poi decisi di chiederglielo.
- Ti va di raccontarmi quest'incubo? - 
Tra qualche sospiro di troppo e con la voce tremante, mi raccontò tutto. Di come sentisse le sue mani sul suo corpo anche nel sonno, di come urlava anche se nessuno la sentisse, di come sentisse le mani di lui stringerle la gola, quasi a toglierle la vita. Nella realtà, lei era riuscita a scappare, nell'incubo, succedeva il contrario, finendo tragicamente. 
Volevo correre da lei. Abbracciarla e consolarla, come facevo sempre. Ne avevo bisogno sia lei, che io. Avevamo bisogno di stare vicini, questo lo sapevamo entrambi.
- Pensa che all'improvviso arrivo io. - dissi.
- Cosa? - domandò non capendo il mio intento.
- Quando sei nello stanzino con lui, pensa che arrivo io e .. - mi fermai, cercando di trattenere una risata per quello che avrei detto dopo.
- E? - mi incalzò.
- E sono in tutù. - 
- In tutù?! - rise.
- Si, col vestitino ridicolo rosa, con gli occhiali stupidi e poi mi metto a fare il coglione. - 
Rise ancora. 
- Vedo che lo trovi divertente. - 
- Tu sei scemo! - disse, ancora ridendo.
- Che rimanga tra noi, eh. Ho una reputazione da difendere. -
- Non potrei mai mettere in ridicolo il mio agente 007. - 
- La ringrazio, le sono molto grato, padrona. - 
Restammo al telefono per un'altra ora, a parlare e a scherzare finchè lei non si addormentò col telefono ancora in chiamata.
- .. Hope .. Hope. - la chiamai, tentando di svegliarla ma nulla. 
Non mi lamentai affatto, continuai a tenere il telefono all'orecchio e mi addormentai anch'io, sentendo il suono del suo respiro. 
 
- Harry .. Harry! Cazzo, svegliati! - sbottò mia sorella, scuotendomi.
- Che vuoi?! -
- Che voglio?! Dobbiamo andare a scuola e stai facendo tardi! Alzati! - disse, uscendo dalla stanza.
Mi alzai di scatto e andai in bagno, preparandomi il più infretta possibile. Tornai in camera per prendere il mio cellulare, con la batteria quasi morta, e vidi la durata della chiamata mia e di Hope. Sorrisi. In un certo senso, era come se avessimo dormito insieme .. peccato non l'avessi avuta vicino. 
Quella mattina andai a scuola con Gemma e Liam, cosa che non succedeva da qualche giorno. Arrivammo in cortile e ci avvicinammo a Louis, Niall e Zayn, che sembravano molto presi in un discorso. Il calcio. Tipico di loro. Dopo qualche minuto, arrivò Hope correndo. 
- Avanti Hope, respira. - la prese in giro Louis.
- Mi sto sentendo male. - disse affannosamente.
- Ma a che ora vai a dormire la notte che fai sempre tardi? - le domandò Gemma.
- Boh. - rispose lei, scrollando le spalle.
- Eh, lo so io che fa tutta la notte .. la nostra Hope birbantella. - disse Zayn.
- Pervertito che non sei altro! - disse, dandogli uno schiaffo sul braccio.
Dopo mi guardò e io le feci un occhiolino complice, e per poco non arrossì. Quanto era bella.
Suonò la campanella e andammo nelle nostre classi. Quella mattina, avevo di nuovo matematica, insieme a lei. Andammo in classe e ci sedemmo, aspettando l'ingresso del professore.
- Oggi mi metterò a correggere i vostri compiti, perciò non farete niente. Però abbassate la voce. - disse l'insegnante.
Ovviamente, tutta la classe esultò, manco fosse l'ultimo giorno di scuola.
Mi sgranchii un pò e poi incrociai le braccia sul banco, appoggiando la testa. Volevo riposare.
- Sei stanco? - disse Hope.
- Un pò. - 
- Scusa .. - 
- Non devi scusarti. -
- Io credo di si perchè sto per andare a dire a tutti il fatto del tutù. - 
Mi raddrizzai sulla sedia, guardandola.
- Non lo faresti. - 
- Certo che no! - rise.
Tornai ad appoggiare la testa sul banco quando poco dopo, sentii una mano tra capelli, massaggiarmi la testa. Aprii gli occhi, e vidi Hope, anche lei appoggiata sul banco, guardarmi e sorridere.
- Ti da fastidio? - chiese.
- No, anzi. - dissi, chiudendo di nuovo gli occhi.
Mi addormentai, non fecendo nemmeno caso al trambusto che provocava la classe. Sentivo solo la sua mano massaggiare i miei capelli e il suo respiro regolare che finiva sul mio braccio, essendo vicini .. molto vicini. 
- Harry .. ehi, svegliati. - 
Aprii gli occhi e mi ritrovai una Hope tutta sorridente e con leggermente le guance rosse. 
- Buongiorno. - mi sorrise.
- Buongiorno. - 
Dovevo ancora 'riprendermi' del tutto. Vedevo solo i miei compagni di classe uscire infretta dalla classe, mentre Hope era ancora seduta accanto a me, aspettandomi.
- Hai dormito come un ghiro. - 
- E' la scuola che mi fa quest'effetto. - dissi, notando che il professore mi stava guardando.
- Scherzavo, prof. - mi difesi, alzandomi dalla sedia seguito da Hope.
- Lo spero per te, Styles. - 
- E ora mi mette quattro al compito. - le sussurrai, uscendo dalla classe.
- Bhe', ti posso fare compagnia, tanto il compito è anda.. - non finì la frase che arrivò Gemma.
- Hope, muoviti, dobbiamo andare a italiano che forse Lara c'ha le risposte del compito! - le prese il braccio e la trascinò lungo il corridoio.
Lei si girò e mi fece un lieve sorriso, continuando ad essere trascinata da mia sorella. Ma che era, un animale? Bah. 
L'ora scolastica passò così, quando poi arrivò l'ora di pranzo dove per poco non stavo per alzarmi dal tavolo andando a riempire di botte quel coglione del cazzo di Eric. Continuava a fissare Hope e a dare occhiatacce a me. Che nervi. 
Finito l'orario scolastico, andai a casa, mangiai qualcosa e feci i miei compiti. Una volta finiti, mi stesi sul letto, cercando di dormire almeno per recuperare il sonno perso, ma non ci riuscivo. Pensavo a Hope. Solo ed esclusivamente a lei. Ripensai anche a quando la vidi la prima volta varcare la soglia della classe di matematica, e a quella strana sensazione nello stomaco di quando la vidi per la prima volta. Al battito del mio cuore ogni volta che incontravo il suo sguardo .. tutto inspiegabile, e tutto in un giorno: la prima volta che la vidi. Come sempre, pensai ad altre cose, a ciò che provavo e che mi faceva provare .. stavo impazzendo. 
Non resistetti piu' di tanto, così mi rimisi le scarpe, andai a lavarmi i denti e uscii frettolosamente di casa. Mi incamminai verso casa sua, con passo deciso, e con le intenzioni giuste.
Dovevo assolutamente parlarle. 

 
— • • —



No vabbe', dovete picchiarmi proprio HAHAHAHAHAH.
ceh, ho fatto un ritardo di piu' di una settimana, AHAHAHAHAHAH.
lo so, vi capisco e mi dispiace da morire, ma tra scuola, probilemi miei .. non ho avuto tempo e nemmeno molta ispirazione.
spero che con questo capitolo mi sia fatta perdonare (:
Comunque, volevo dire una cosa uu
Nel precedente spazio autrice, dico che non avevo ispirazione per via di Harry e Taylor ecc.
Vorrei chiarire:
non odio Taylor. 
Quando ho visto le foto e cose varie di loro due insieme, bhe', ci sono rimasta un pò .. del tipo: wtf?! o wtf? :( HAHAHAHA.
Ma comunque, non odio Taylor, anzi, a me piace tantissimo, la ascolto anche, lol. Solo che non mi piace con Harry, magari un giorno mi piaceranno chissà uu
E non pretendo mica che Harry non si fidanzi, la vita è la sua, oh. 
---
Ora, vi mostro i personaggi. 

Mike Eric.
Boni, eh? lol. 
Ovviamente non vi mostro Harry, HAHAHA. 
E non vi mostro nemmeno Hope perchè giustamente, vi ci vedete voi .. almeno spero. lol.
--
Allora, vi piace il capitolo? 
SINCERE COME SEMPRE, EH.
Ringraziamento speciale a quelle bellezze che hanno recensito la storia sajhdghasdj.
Dio mio, la storia adesso arriva a 200 recensioni ashjgdsha.
Sono felicissima e tutto grazie a voi sahdghsa.
Vi amo peppines mie uu 
SCUSATE PER GLI ERRORI.

Vi va di passare da una mia amica? La sua ff è sahjdghas.
When you look me in the eyes (:
Bene, ora mi dileguo.
Ah, se mi cercate su twitter sono: 
@infinitynaples 
chiss chiss, 
peppina.

crediti banner: @Chiara_88

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Capitolo 12
*** It's you that make me this effect. ***






It's you that make me this effect.



 

Hope. 
Ero da poco tornata da scuola e me ne stavo in camera mia, spaparanzata sul letto, a pensare. Principalmente, pensai a quello che era successo il giorno prima. Ci pensavo continuamente. Stavo per morire, senza nemmeno il mio volere. Avevo preso quelle pillole, certo, avevo esagerato, ma non era mia intenzione arrivare a tanto. Volevo solo dormire, riposare, non pensare a tutto il dolore che provavo. Ero stanca di tutto. Anche se dormire non era forse la cosa migliore da fare, non mi veniva in mente niente altro per non riuscire a pensare. E poi, ero soprattutto stanca di piangere, piangere e ancora piangere. 
Se non fosse stato per Harry sarei .. morta. Gli dovevo la mia stessa vita. 
Come ripagarlo? Come riuscire a ringraziarlo? Il fatto era che quello che Harry aveva fatto, non era un piacere. Cazzo, mi aveva salvato la vita, come potevo non essergliene grata? Non solo mi aiutava con i miei problemi, ma era riuscito a salvarmi. 
Mi aiutava in tutto, ed ero arrivata alla conclusione che Harry era la mia salvezza. L'avevo trovato in un momento difficile della mia vita, ed era come se lui fosse la luce nel mio buio. 
Se avevo bisogno di parlare, lui c'era ad ascoltarmi. Se avevo bisogno di piangere, lui c'era a consolarmi. Se avevo bisogno anche solo di un semplice abbraccio, lui c'era ad accogliermi tra le sue forti braccia. Lui c'era sempre, e questo era molto importante per me. Io avevo bisogno di qualcuno come lui. Anzi, io avevo bisogno di lui, solo ed esclusivamente di lui. Mi bastava solo un suo sguardo ed io stavo bene, e questa era la cosa strana. Non mi era mai capitata una cosa del genere, e in tutta sincerità, tutto questo era bello. 
Mi alzai dal letto, con il solito sorriso sulle labbra ogni volta che pensavo a lui, e mi avvicinai alla sedia vicino alla scrivania. Sopra c'era poggiata la sua felpa, quella che mi diede al campetto. Sorrisi a quel pensiero. Non sapevo ancora se era mia, anche perchè avevo intenzione di ridargliela, dopo averla lavata e stirata. Il solo pensiero che avessi qualcosa di suoi, non so, mi faceva sorridere come un ebete, come la prima volta che la indossai. 
Decisi così, di rindossarla. Era come se fosse un modo per sentirlo piu' vicino. 
Una volta indossata, sistemai un pò le cose che era sparpagliate sulla scrivania, quando suonò il campanello. Mi precipitai giù, senza scarpe e con i miei carinissimi calzini, e andai alla porta. Aprii e mi trovai Harry che, una volta aperto, alzò lo sguardo incontrando i miei occhi. Quando rividi quegli smeraldi color verde, era come se avessi preso la scossa. Una sensazione che provavo sempre ogni tal volta che incontravo i suoi occhi così belli e profondi. 
- Ciao Harry. - dissi, cercando i mascherare il mio stupore nel vederlo.
- Ciao Hope. - mi sorrise.
- Vieni, entra. - mi spostai e lo feci entrare.
Lui si posizinò al centro del piccolo salottino, guardandosi intorno. Io lo raggiunsi una volta chiusa la porta.
- E' successo qualcosa? - chiesi.
- Devo dirti una cosa. - rispose subito.
- Okay .. dimmi. - dissi, quasi balbettando.
Avete presente quell'ansia di merda ogni santa benedetta volta che qualcuno ti dice: ti devo parlare; oppure 'devo dirti una cosa'? Ecco, quella fottuta ansia di merda. Tutte le mie preoccupazioni, dubbi e pensieri negativi mi frullarono in testa. Cosa mi avrebbe detto? Forse voleva parlarmi della domanda che gli posi la mattina precedente. Oh bhe', allora si che era una situazione di merda. Avevo paura, non volevo sapere cosa lui ne pensasse. Mi avrebbe di sicuro respinta, derisa e cose varie. E così avrei perso la sua amicizia e io avevo bisogno di lui perciò .. basta, stavo delirando. 
Ci furono secondi di silenzio che forse durarono un'eternità per me. Perchè cazzo non parlava? 
- Harry .. ? - 
- Si, ecco io .. - 
Stava balbettando. Era nervoso. Perchè lo era?
Inarcai il sopracciglio, non capendo dove lui volesse andare a parare.
- Oh, al diavolo! - sbottò.
Si avvicinò a me, prendendo il mio viso tra le mani e posò le sue labbra sulle mie. 
Un bacio inaspettato, ma tanto desiderato, che io ricambiai subito. 
Lui mi stava del tutto divorando le labbra, leccandole con la lingua. Era come una sorta di imploro per avere accesso alla mia bocca. Schiusi quasi subito le labbra e finalmente, facemmo incontrare le nostre lingue facendo compiere loro una danza che solo esse conoscevano. 
Io misi le mani nei suoi morbidi ricci, torturandoli.
Il nostro era un bacio intenso, quasi passionale. Non ne avevamo mai abbastanza entrambi. 
Dal primo momento in cui lui aveva solo sfiorato le mie labbra, il mio cuore aveva inizio a battere fortissimo, il solito tremolio delle gambe si era fatto risentire e se prima nel mio stomaco c'erano le farfalle, in quel momento, credetti che ci si fosse trasferito uno zoo.
Ci staccammo entrambi, poi ci guardammo negli occhi. In quelle iridi verdi mi ci persi. 
Lui mi sorrise, poi strofinò il suo naso con il mio e mise la sua fronte contro la mia, chiudendo gli occhi.
- Tu non ne hai idea da quanto tempo avrei voluto farlo. - mormorò.
- E perchè non l'hai fatto? -
- Perchè sono un'idiota. - 
- Esatto. - risi.
Tornai a baciarlo, e nel bacio, sorridemmo entrambi. Poi, lui mi mordicchiò il labbro inferiore.
- E avrei voluto fare anche questo. - 
- Si, ma vacci piano che se no mi fai male. - mi lamentai. 
Lui rise.
Avevo ancora molte domande senza risposte, il problema era che non avrei mai avuto il coraggio di chiedergliele. Così, feci un solo gesto, che forse mi avrebbe dato una sola risposta per quelle mie migliaia di domande.
Misi la mia mano sul suo petto e sentii il suo cuore battere fortissimo, come il mio. 
- Sei tu che mi fai quest'effetto. - disse.
- Lo stesso effetto che fai tu a me. - gli sorrisi.
Prese la mia mano e la intrecciò con la sua. Mi era mancato da morire stringergli la mano, ma questo non gliel'avrei mai detto.
- Vedo che indossi la mia felpa. - 
- Si bhe' .. avevo intenzione di ridartela dopo che l'avevo lavata e stirata, poi però mi sono dimenticata. - spiegai.
- L'hai anche lavata? - 
- Si. Secondo te lasciavo che la tua puzza invadesse tutta la mia stanza? - lo provocai.
- Ah, quindi io puzzo? - 
- Si, tanto. Anche adesso. - 
- Mh, però mi hai baciato. - 
- La correggo, agente Styles, lei ha baciato me. - 
- E lo rifarei ancora. - mi ribaciò. 
- Ancora. - un altro bacio. 
- E ancora. - e un altro. 
- Mh .. devo abituarmi a questi baci. - 
- E ora .. ehm .. che facciamo? - chiesi, imbarazzata.
- In che senso? - 
- Intendi tenere questa cosa segreta oppure .. -
- No. - rispose subito. - .. tu lo vuoi? - 
- No, cioè, pensavo che tu non volessi farlo sapere e così .. - 
- Assolutamente no. Io voglio che sappiano che sei di mia proprietà. - 
- Mh, e da quando sarei di tua proprietà? - 
- Da adesso. - 
- Ma io non ti sto confermando niente. - lo stuzzicai.
Per poco non sbiancò di paura. Sbarrò gli occhi ed io non potei fare a meno di ridere.
- Dovresti vedere la tua faccia! - lo presi in giro.
- Si, brava, ridi. - mi baciò, di nuovo.
- Credi che gli altri diranno qualcosa? - domandai, una volta che ci staccammo.
- Credimi, non aspettavano altro. Chi dirà qualcosa sarà quel coglione di Teith, ma lo terrò alla larga, con le buone o con le cattive. -
- Già geloso? - 
- Lo sono sempre stato. - 
Ci sedemmo sul divano. Parlammo, scherzammo e ci baciammo una marea di volte. Era come se fosse un modo per recuperare 'il tempo perduto'. Non ne avevo mai abbastanza delle sue labbra e del loro sapore. E forse era lo stesso per lui, visto che all'improvviso si fiondava su di me e mi baciava, dolcemente. Era tutto così bello e magico che a stento ci credevo. 
Continuavamo a baciarci, quando all'improvviso, la porta d'ingresso si aprì, facendo scorgere la figura di George. Erano gia' le otto? Il tempo con lui era volato.
Harry si alzò di scatto, seguito da me. Eravamo imbarazzati entrambi.
- Buonasera. - disse mio zio, quasi in tono di rimprovero.
- Salve signor George. - lo salutò Harry.
- Ciao George. - 
- Ciao tesoro. - mi salutò lui.
Posò le sue cose su un tavolino che era lì, poi si diresse in cucina, guardando Harry con sguardo vigile.
- Sarà meglio che vada. - mormorò.
- Ti accompagno alla porta. - dissi divertita.
- Vuoi restare a cena, Harry? - urlò mio zio dalla cucina.
- No .. ehm, la ringrazio. - ripose lui.
- Mi vuole morto, vero? - mi chiese, sotto lo stipite della porta.
- Probabile. - risi. - Cercherò di fargli cambiare idea. - 
- Ci vediamo domani? - dissi.
- Si, a domani .. - 
Gli sorrisi e stavo per chiudere la porta, ma lui mi bloccò.
- Aspetta. - 
Mi baciò, di nuovo. Poter assaporare di nuovo quelle sue calde e morbide labbra, mi faceva impazzire. 
- Ciao. - mormorò, sorridendo.
Quel sorriso era meraviglioso.
- Ciao. - lo salutai, sorridendo a mia volta.
Chiusi la porta, e mi ci appoggiai.
Avete presente quando siete fottutamente felici, non fate altro che pensare alla persona che vi piace e sorridete come un ebete? Bene, io in quel momento. La solita cogliona, insomma.
- Terra chiama Hope Evans. - mi richiamò George.
- Eh? Cosa? - 
- Stai proprio fusa. - 
- Non è vero! - obiettai.
- E così .. tu e il ricciolino, eh .. - 
Abbassai lo sguardo, sorridendo imbarazzata.
- E tu che dicevi: no, non è vero niente. Siamo solo amici. - disse, facendo una voce stridula.
- Bhe' prima .. e poi io non parlo così. - 
- Posso chiederti un favore, George? - 
- Dimmi. - 
- Potresti essere un pò più carino con lui? - chiesi imbarazzata.
- L'ho intimorito? - domandò divertito.
Annuii, divertita anch'io.
- Oh, quello era il mio intento. Non preoccuparti, farò il bravo zietto, basta che non vedo scene come l'altra volta. - 
- Va bene. - gli sorrisi.
- Vai a lavarti, c'è tempo per la cena. - 
Andai di sopra in bagno, e aprii il getto d'acqua, facendo invadare la stanza col vapore. Mi rilassai e pensai a tutto quello che era successo qualche ora fa. Harry, il bacio, i sorrisi, i battiti dei nostri cuori che accelleravano .. tutto. Era stato un momento magico, indimenticabile. Però, c'era ancora una domanda che mi tormentava: "Come riuscire a ripagarlo per avermi salvato la vita?" Pensai che forse, un modo per sdebitarmi, era quello di continuare ad amarlo, più di prima, incondizionatamente. 
 
Harry. 
Tornai a casa, con il sorriso sulle labbra. In quel momento, mi sentivo il ragazzo piu' felice del mondo. E tutto solo per aver baciato un ragazza. Ma lei non era una semplice ragazza, no. Lei era LA ragazza. La ragazza che era capace di farmi sorridere solo nel vederla felice, che mi faceva stare bene solo nel sentirla accanto a me .. la ragazza per cui avevo letteralmente perso la testa. Forse, lei era la ragazza giusta. 
Certo, non le avevo detto quello che realmente provavo per lei, ma baciarla era stato già un passo avanti. Un enorme passo avanti. Non so cosa mi era preso. L'avevo a pochissimi centimetri di distanza da me e non ce l'ho fatta, non ho resistito e l'ho baciata. Da lì, il cuore iniziò a battere fortissimo e il mio stomaco non faceva altro che contorcersi. Mi sentivo al settimo cielo, e vedere che anche lei ricambiava il bacio, non faceva altro che farmi stare meglio. E vogliamo parlare delle sue labbra? Dio mio, erano proprio come me l'ero sempre immaginate. Morbide e carnose, il loro sapore era exstasy per me. Come lei, d'altronde. E poi, mordere quel labbro inferiore .. mi faceva impazzire. Era tutto proprio come me l'ero immaginato, anzi, forse anche meglio. In quei momenti, capitava di guardarci negli occhi, e certe volte i suoi parlavano da soli. Piu' la guardavo, e piu' vedevo che era felice. Forse, lei non aspettava altro come me e forse, provava le stesse cose che provavo io. Questo, magari, lo avrei scoperto qualche tempo piu' tardi. 
Bussai alla porta di casa e venne ad aprirmi mia sorella.
- Dove sei stato? - domandò, chiudendo la porta.
- In giro. - 
Appoggiai il giubbino all'attaccapanni e mi voltai per guardare di nuovo Gemma, che era con le braccia conserte e batteva il piede per terra. Non era convinta della mia risposta.
- Che c'è? - 
- Dove sei stato? - ripetè, scandendo bene le parole.
Minchia, non le sfuggiva nulla a quella.
- Da Hope. - ammisi.
- E che è successo? Che vi siete detti? - domandò tutto d'un fiato.
- Questo rimane tra noi. - risposi.
Lei con un sorrisetto, salì subito di sopra. La stava per chiamare, sicuro.
Quando fui a casa, mi resi conto di quanto mi mancasse già da morire. Lei, la sua risata, la sua voce, le sue labbra, tutto. Mi mancava terribilmente, come mai prima d'ora. 
Andai di sopra a farmi una doccia e quando uscii, vidi mia sorella sullo stipite della porta di camera sua, che mi guardava.
- L'hai baciata, finalmente. - 
- Già. - mi limitai a rispondere.
- Non intendi trattarla come Hannah, vero? - 
- Assolutamente no. - risposi subito.
- Bene, perchè se no ti tagliavo le palle, caro fratellino. - 
E credetemi, era capace di farlo. Mia sorella era una specie di .. genio malefico, che capiva tutto. Faceva paura. 
- Andiamo a mangiare, và. - dissi, scendendo le scale.
Mangiammo e poi tornammo nelle nostre camere a dormire. 
Arrivarono le sette del giorno seguente. Guardai il mio cellulare che era sul comodino di fianco a letto. Pensai che forse Hope mi aveva chiamato ma non avevo sentito il telefono. Niente, nessuna chiamata e nessun messaggio. 
Mi alzai e andai a prepararmi per andare a scuola. Non aspettai mia sorella, anche perchè stava facendo tardi e col cazzo che la aspettavo. Tanto c'era Liam.
Mi incamminai verso scuola e una volta arrivato, nel cortile, trovai Zayn e Niall. 
- Bonjour Styles, bien dormi? - mi disse Niall.
- Eh? - dissi.
- E' francese, coglione. - 
- E tu mi parli francese alle otto di mattina? -
- Ha ragione. - si intromise Zayn.
- Dov'è Louis? - domandai.
- Boh. Magari entra alla seconda ora. - mi rispose il biondo.
Dopo qualche minuto, ci raggiunse Hope, che salutò tutti.
- Harry, posso parlati un attimo? - disse.
Annuii e ci mettemmo in disparte, uno di fronte all'altro. 
- E' successo qualcosa? - chiesi.
- No no. Volevo domandarti una cosa .. - disse, abbassando lo sguardo.
Le misi due dita sotto al mento, così che lei mi guardasse negli occhi.
- Che succede? - mormorai.
- Tu vuoi davvero stare con me? - 
- Si. - risposi sicuro. - Perchè? -
Lei prese un respiro profondo.
- Perchè ho pensato che tu volessi stare con me solo perchè sto passando questo brutto periodo e non perchè lo vuoi veramente. Così mi sono detta che non potevo permettere che tu facessi una cosa del genere per me perchè a me sta bene anche solo se siamo amici .. - 
- No Hope, assolutamente no. Non sto con te per pena, smettila di pensare queste cose. - 
Lei abbassò di nuovo lo sguardo.
- Hope, guardami. - la intimai.
Alzò il capo, facendo incontrare i suoi occhi coi miei.
- Io voglio stare con te, okay? Ho voglia di tenerti per mano, baciarti quando voglio e abbracciarti quando mi pare. Voglio che tu sia la mia ragazza già da adesso. -
- Davvero? - 
- Si. - 
Lei si avvicinò e mi baciò, come solo lei sapeva fare. Misi le mie mani sui suoi fianchi, facendo così aderire i nostri corpi, mentre lei appoggiò le sue braccia sulle mie spalle, giocando con i miei ricci con le sue mani. 
- Allora questo è un si? - dissi, una volta che ci staccammo.
- Si. - mi sorrise.
- Hai dormito bene stanotte? - le chiesi.
- Mh, si. Niente incubi. - 
- Come mai? -
- Ho sognato te. - disse, con voce sottile. Era anche arrossita.
- Ah, si? In tutù? -
Lei rise. - No. Niente tutù. - 
La baciai, di nuovo, stringendola a me piu' forte di prima.
- Wooh! Che mi sono perso? - esclamò Louis, avvicinandosi a noi.
Ci staccammo e gli sorridemmo, facendo intrecciare le nostre mani.
- Niente di speciale. - dissi.
- Niente di speciale?! Riccio, tu mi hai fregato la ragazza! - sbottò.
- Come scusa? - domandai, con tono minaccioso.
- Stavo scherzando. - si difese subito. 
Poco dopo, ci raggiunsero anche gli altri, compresi Liam e Gemma.
- Udite udite, è nata una nuova coppietta. - disse Niall.
- Dio, che vergogna. - mormorò Hope, mettendosi una mano sul viso.
Ridemmo tutti. Io le misi il mio braccio sulle sue spalle, attirandola a me, stringendola.
- Mi fate venir voglia di farmi fidanzare anche a me. - disse ancora il biondo.
- Ti puoi fidanzare con me, tesoruccio bello. - disse Louis, accarezzandogli la guancia.
- Ho cambiato idea. - 
- E tu, Zayn? - gli domandò Liam.
- Preferisco le scopate facili, grazie. - 
Suonò la campanella e ci dileguammo tutti nelle nostre classi.
Alla quarta ora, ero a lezione di informatica con Zayn. La professoressa blaterava su qualcosa di incomprensibile, e noi non la ascoltava per niente.
- Tu e Hope, eh? - 
- Già. - 
- Hai intenzioni serie con lei? -
- Si. -
Mi diede qualche pacca sulla spalla e mi sorrise.
Quando faceva così, gli andava bene. Non che dovessi chiedere il permesso a lui, ma faceva sempre piacere sapere un parere dei propri amici. Zayn quando faceva così, voleva dire che era d'accordo, che gli andava bene. Di solito, le ultime ragazze che avevo avuto, commentava con un: stai scherzando? oppure: spero tu la tenga solo perchè è brava a letto. In questo caso, evidentemente, Hope gli piaceva. Buon segno. 
Finita l'ora di informatica, uscimmo, appoggiandoci a qualche armadietto lì presente. In lontananza, vidi Hope vicino al suo armadietto posare i suoi libri e poco distante, Eric che la guardava. O meglio, guardava il suo culo. Gelosia, rabbia, quello che era, mi face venire voglia di spaccargli la faccia, come sempre. Poi, le si avvicinò, appoggiandosi ad un armadietto adiacente al suo. 
Stavo per andare da lui e dargliene di santa ragione, quando Zayn mi fermò per il braccio. 
- Calmati, fai fare a Hope. - disse.
- Calmati?! Zayn, gli stava guardando il culo. Io lo ammazzo. - cercai di liberarmi dalla sua presa, ma nulla. 
- Cristo santo, sta fermo qui. - 
Mi arresi, appoggiandomi di nuovo all'armadietto, tenendo gli occhi fissi su di loro.
Passarono secondi che per me sembrarono anni, non ce la feci piu'.
- Io non ce la faccio. - 
Mi avvicinai a Hope, mettendole un braccio sulle sue spalle, sorridendole. Poi, mi voltai a guardare Eric, ghignando.
- Teith. - dissi.
- Styles. - 
- Vuoi dire qualcosa? - lo sfidai.
- Ho già detto tutto quello che dovevo dire a Hope. - 
- Mh. -
- Ci vediamo, Hope. - 
- Ciao Eric. - 
Si girò e se ne andò, lanciandomi un'occhiataccia. 
Hope si girò verso di me e mi sorrise.
- Ehi. - 
- Ehi. - le ricambiai il sorriso, poi la baciai.
Le morsi il labbro e lo tirai.
- Che ti ha detto? - dissi, con il suo labbro tra i denti.
- Voleva uscire di nuovo con me ma gli ho detto che sono impegnata con un altro ragazzo, poi sei arrivato tu e penso l'abbia capito. - disse tutto d'un fiato.
- Bene. - le lasciai il labbro, e lo premette con quello superiore. Pura tentazione.
- Non prenderci l'abitudine, eh. Fai male. - si lamentò.
- Dai, non faccio così male. - 
- Invece si. - 
- E va bene, scusa. - 
La baciai, di nuovo. Lei tentò di prendermi il labbro, ma io riuscii a scansarmi subito.
- Sei prevedibile. - la presi in giro.
- Ah, si? E poi vedrai, Styles. - 
- Non fatelo nei corridoi, vi prego. - disse Zayn, avvicinandosi a noi. 
- Ti piacerebbe, però. - dissi.
- Ehi, io non mi arrapo con filmini porno, caso mai li faccio. - 
- Zayn! Dio, che schifo. - lo richiamò Hope, facendoci ridere.
- Hope, andiamo in classe? - disse mia sorella, che venne in quel momento.
- Si, okay. Ci vediamo dopo. - si avvicinò a me e mi diede un lieve bacio, poi se ne andò con Gemma.
 
- No Liam, non è andata così! - si lamentò mia sorella.
Eravamo a casa nostra: io, Gemma, Liam e Hope. Lei era seduta accanto a me, con le gambe sulle mie, stretta al mio petto. 
Rideva, per ciò che aveva raccontato Liam. Quanto mi era mancata la sua risata. 
- Avevo litigato con questa testa pelata - indicò Liam - e volevo fare l'uscita figa come nei film, poi però sono inciampata e sono caduta a terra, ecco. - 
- Avrei voluto vederti! - disse Hope, in preda alle lacrime.
- E' stata la mia piu' grande figura di merda. - commentà Gemma.
- Dai, ci hai provato. - la prese in giro Liam.
- E tu stai zitto! - 
Restammo a parlare e a scherzare per un altro pò, finchè Liam e Gemma non decisero di andare al parco.
- Voi non venite? - ci domandò Gemma. 
Io e Hope ci guardammo e fummo d'accordo sulla nostra risposta, anche senza aver detto nulla.
- No, restiamo qui. - risposi. 
- Bene, non la mettere incinta. - disse, uscendo di casa insieme a Liam.
- Fa sempre così? - chiese Hope, divertita.
- Questo è un avvertimento che da sempre. Anche se con le mie vecchie ragazze, non lo diceva apertamente. - 
- In che senso? -
- Non parlava con loro, se non per un saluto di cortesia. -
- E perchè? -
- Boh. Per lei erano o troppo bionde, o troppo idiote o troppo zoccole. - 
- Quindi .. devo sentirmi onorata? - 
- Oh, si. Già il fatto che siete amiche è un passo avanti, e poi, piaci anche ai ragazzi. - 
- Ah, si? - 
- Si. Pensa che Zayn non ha fatto storie sul fatto che stiamo insieme, e questo vuol dire che gli piaci. Le ultime mie ragazze non gli sono piaciute per niente. - 
- Ma a chi cazzo ti sceglievi? - risi.
- Tre ragazze che ripensandoci .. avevo proprio dei gusti strani. - 
- Credi che io sarò un "tuo gusto strano"? - domandò, mimando le ultime parole con le dita.
- In tutta sincerità, credo che con te ci ho azzeccato, finalmente. - 
- Ma che onore. - mi baciò.
- E tu invece? -
- Io cosa? -
- I ragazzi. - spiegai.
- Io ho avuto solo un ragazzo. Si chiamava Dylan. Era carino, si, ma non ero innamorata di lui. Siamo stati insieme tre mesi. - 
- Tu hai avuto solo un ragazzo?! - sbottai, quasi incredulo. 
- Quando mi sono lasciata con lui, è passato un pò di tempo e poi è arrivato Mike. - 
Ecco spiegato tutto. Quel coglione non solo la maldrattava, ma non le permetteva di farle fare nuove amicizie, lasciarla libera. 
Le diedi un bacio sulla fronte e la strinsi ancor di più a me, il suo profumo mi inebriò.
- Vado a vedere cosa c'è da mangiare. - dissi.
Mi alzai e andai in cucina, guardando nei mobili. Non c'era niente. Ma che cazzo.
Tornai in salone e vidi Hope in piedi, con una mano sulla bocca. Portava l'altra mano all'orecchio. Era al telefono?
- Hope. - la chiamai.
Lei si voltò e potei vedere i suoi occhi lucidi. Tolse la mano sulla bocca e mormorò qualcosa: è lui.

 
— • • —



No, vabbè, qua mi dovete solo uccidere. Seriamente. HAHAHAHAHAH.
Da come avete capito, io sono una ritardataria, perciò, fateci l'abitudine. AHAHAH.
Allora, parliamo del capitolo.
Ammazzatemi, dite quello che volete, ma a me sto capitolo fa schifo. Fa cagare il cazzo.
No, seriamente, non sto a dirlo per farmi dire: no, è stupendo e bla bla bla.
FA. SCHIFO.
Se non per il fatto che Hope e Harry si baciano, forse solo quello è carino.
Ho aggiornato solo per voi, perchè mi intasavate twitter per un continuo. lol.
Prendetelo come un .. regalo di Natale da parte mia uu
Comunque.

FINALMENTE SI SONO BACIATI 'STI CRISTIIIIIIIIIIIIII AHAHAHHAHAHAHAHAHAHAHAH.
Però, ci tenevo a spiegarvi una cosa uu
Vi ho fatto partorire per farvi leggere un bacio da Hope e Harry, ma nella mia storia, tutto questo casino, si fa in settimane.
Ceh, mi spiego: tutti questi avvenimenti e casini, io li ho scritti che succedevano in settimane.
Ho cercato di rendere la storia il piu' reale possibile. Non volevo che in due giorni, questi subito si baciassero ecc.
Cercavo di .. come dire .. far crescere la storia pian piano.
Non ho scritto molto cosa prova Harry, infatti perciò fa schifo. MI SONO SPRECATA E MI DISPIACE TANTISSIMO.
Perdonatemi çç
In ogni caso, recensite con la 
massima sincerità.
Se non vi è piaciuto il capitolo e avete qualche consiglio da darmi, non esistate: SCRIVETE.

Ora, vorrei condividere la mia gioia con voi sul fatto che la storia è arrivata a 200 recensioni. 
sajdghsahdgashjsadg. scleriamo insieme.

IO. VI. AMO. PEPPINES. MIE. ricordatelo. 

Passate dalla mia amica? La sua ff è davveo sahgdash.
WHEN YOU LOOK ME IN THE EYES. 

Se mi cercate su twitter sono: @infinitynaples
 (:

Bene, ora mi dileguo.
Ah, e buon natale uu 
chiss chiss, 
peppina.

crediti banner: @Chiara_88

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Capitolo 13
*** My girl. ***






My girl.



 

Hope.
- Vado a vedere cosa c'è da mangiare. - disse Harry, per poi andare in cucina.
Non appena lui fu in cucina, il mio cellulare squillò.
Mi alzai per prenderlo dal piccolo tavolino e vidi la scritta 'Sconosciuto'. Rimasi sorpresa, certo, ma in quel momento, non pensai minimamente che potesse essere Mike. Finchè non risposi.
- Vedo che hai avuto il coraggio di rispondere. - lì mi sentii morire.
Era davvero lui. Risentire la sua voce, mi fece agitare e impaurire come tutte le volte che mi parlava. Anche se, non me l'ero mai dimenticata. Era sempre fissa nella mia mente, e certe volte, sembrava quasi reale; come se lui fosse vicino a me. 
- Che c'è, adesso non parli? - 
Non avevo il coraggio. Se aprivo bocca, le parole restavano lì, bloccate in gola, senza la forza di farle uscire. Ero scossa e sconvolta. Non avevo mai pensato che lui mi avrebbe chiamato ed io ingenua, che avrei risposto. 
- Allora, le condizioni sono due: o tu torni di nuovo qui a Manchester, o mi dici dove sei, se no, ti vengo a cercare io. - disse, preciso.
- Mike, ti prego, lasciami in pace. - trovai quella poca forza nel dire quelle parole. 
- Oh, allora non hai perso la voce. Però l'hai ripresa sparando cazzate, perchè io non ti lascio in pace. - potei sentire la sua prepotenza nel suo tono di voce. 
- Hope .. - mi sentii chiamare. Mi voltai, e vidi Harry sullo stipite della porta della cucina, guardarmi stranito.
Non sapendo come rispondergli, mormorai una frase, cercando di non farmi sentire da Mike. "E' lui" riuscii a dire. Solo questo.
Lui si avvicinò subito a me, attendendo che lui parlasse o io.
- Avanti speranza, dimmi dove sei, perchè se non me lo dici, io vengo da te, e lo sai che lo faccio. - quello era troppo.
Non riuscii a trattenere le lacrime dopo quella frase, e piansi. Piansi perchè sapevo che se ne aveva intenzione, lui sarebbe venuto a cercarmi per davvero. Piansi perchè riascoltare la sua voce, mi fece sentire come le settimane precedenti prima di scappare: debole, impotente. Piansi, perchè avevo paura. Piansi perchè .. non sapevo altro altro.
Harry, nel vedermi piangere, prese il mio cellulare con forza e lo portò all'orecchio.
- Senti, brutto figlio di putt.. - sbottò, ma la frase non ebbe una fine.
Lo guardai, non capendo il perchè non avesse finito di dire cosa volesse dire. Di sicuro, le peggio parole al mondo. 
- Ha riattaccato. - rispose.
Mi sedetti sul divano, poggiando i gomiti sulle ginocchia e portando la testa tra le mani. Feci cadere altre lacrime, forse, piangendo piu' forte di prima. Mi sentivo frustrata, distrutta, debole, ancora una volta. Odiavo sentirmi così, odiavo farmi sottomettere. Ma io gliel'avevo fatto permettere per due interi anni, senza reagire. Proprio non ci riuscivo a ribellarmi. Davanti a lui mi sentivo impotente, senza un minimo di forza, e lui, se ne approfittava ed io, glielo permettevo. Quanto mi odiavo per questo. 
Sentii delle braccia avvolgermi e stringermi. Harry. Mi sentivo sempre una bambina quando mi avvolgeva e mi stringeva a se, ed era una bella sensazione. Come ogni volta, avvertivo quel senso di protezione e in quel momento, ne avevo proprio bisogno. Tra baci suoi capelli, carezze e sussurri confortanti, riuscii a calmarmi e a regolare i miei innumerevoli singhiozzi. Odiavo anche mostrarmi debole davanti a lui perchè avevo paura che un giorno, si sarebbe stancato dei miei pianti, dei miei complessi, delle mie paure .. di me
- Che ti ha detto? - mi disse, una volta che mi staccai da lui.
Non risposi. Mi limitai ad abbassare lo sguardo, e pensai alle parole che mi disse lui poco prima. Nel pensarci, feci cadere qualche altra lacrima. 
- Hope .. - 
- Ha detto viene a cercarmi, Harry, e lui è capace di farlo. Mi troverà e tornerà tutto come prima. Mi maldratterà e farà .. quello che aveva cercato di fare e .. - 
- Ehi, ehi. Shh. Non pensarlo nemmeno. - disse abbracciandomi. - Non gli permetterò di farti del male, non di nuovo. Che venisse qui, gliene darò di santa ragione una volta per tutte. -
- Tu non lo conosci .. - farfugliai.
- Ah, no? Per come me lo descrivi tu, è un bullo che tutti temono. Per come lo vedo io, è solo una testa di cazzo che se la prende con i più deboli, che tra l'altro, appena ho risposto io al telefono, ha riattaccato come un cagasotto. Credimi, penso di conoscerlo meglio di quanto tu creda. - 
Magari aveva ragione. Forse, se avrei reagito a ciò che lui mi faceva, mi avrebbe lasciato in pace. Stava di fatto però, che avevo comunque paura che lui tornasse. 
- Harry .. - attesi che lui mi guardasse, per indurmi a continuare. - .. anche se un giorno dovessimo lasciarci, mi prometti che resterai sempre accanto a me? - più che una domanda, era una supplica. Ma sperai che lui non se ne accorgesse, così da non rispondermi con pena.
- Te lo prometto. - rispose, guardandomi negli occhi.
Quel verde intenso dei suoi occhi, mi diede la forza di sorridere perchè solo guardandoli, percepivo che non mi stava mentendo. 
Si avvicinò a me e fece combaciare le nostre labbra, dandomi un leggero bacio, che a me bastò.
Appoggiò la schiena allo schienale del divano e spostando il braccio, mi fece intuire di avvicinarmi a lui, cosa che feci. Mi accoccolai al suo petto, stringendomi forte a lui, inebriandomi del suo amabile profumo, oramai per me droga.
- Io e te staremo sempre insieme .. - bisbigliò.
- Bhe', tranne che in bagno. - ironizzai.
- No, anche in bagno. Soprattutto in bagno. - 
Alzai il capo solo per poter guardare il suo sorriso malizioso.
- Ti piacerebbe, Styles. - 
- Eh .. - sospirò. - A me piacerebbe fare tante cose .. - fece finta di pensarci su, sorridendo.
- Ed io non ci tengo a saperle. Anzi, smettila. - 
- Ma che hai capito. Io intendevo a imparare a fare snowboard, andare sullo skate .. - 
- Si, certo, come no. - 
Mi portai seduta e solo dopo qualche secondo mi ricordai del trucco. Era .. forse la terza volta che ero in quelle condizioni, di nuovo, davanti a Harry. 
Passai le mani sotto agli occhi, cercando di rimediare.
- Sei sempre bellissima. - disse, guardandomi.
Mi fermai un attimo a guardarlo e poi, mi sentii le guance andare in fiamme. Era arrossita, come al solito.
- Smettila di dire cazzate. - dissi.
- Non sto dicendo cazzate, e tu lo sai. E poi, non sono l'unico a pensarlo. - 
- Ah, si? E chi altro lo penserebbe? Sentiamo. - lo sfidai, continuando a passare le dita sotto agli occhi.
- Allora, Zack. - disse, 'contando' sulla mano. 
- Oh, maddai. Zack è solo un amico. - 
- Tu non l'hai visto come ti guarda, io si, perciò shh. - obiettò.
Sbuffai e lasciai che continuasse.
- Eric. - disse infastidito. 
- Eric voleva solo scoparmi, non vuol dire che lo pensa. -
- Lui si scopa solo quelle che ritiene carine, perciò, tu lo sei. -
Roteai gli occhi, non cercando di obiettare. Tanto non me l'avrebbe permesso.
- Lucas della tua classe di chimica. - 
- Ma se non ci parliamo nemmeno! - 
- Ti mangia con gli occhi, e se non la smette, penso che finisce in ospedale. - 
- Ed io che devo dire che c'hai tutta la scuola ai tuoi piedi? Secondo te è facile trattenere gli istinti omicidi verso quelle galline che sono in corridoio ogni volta che passi? -
- Perchè che fanno? - 
- Ridono come le coglione e manca poco che gli cola la bava. Le prenderei a schiaffi. - sbottai infastidita, mentre lui rise.
- E non ridere. - lo richiamai.
- Sei ancora più bella quando ti ingelosisci. - mormorò baciandomi.
- E se quella troia di Amber non ti sta lontana, gli stacco la testa a morsi. -
- Mh, aggressiva. - sussurrò, mordendosi il labbro e sorridendo.
Quella, fu pura tentazione. Quella volta, per la prima volta, fui io a prendere il suo viso tra le mani e lo baciai, dolcemente, assaporando le sue labbra. 
Ad interromperci, fu il mio cellulare, di nuovo, che squillò. Ci guardammo negli occhi e l'ansia incominciò a divorarmi dentro. Che fosse di nuovo Mike?
Harry prese il cellulare dal piccolo tavolino posizionato davanti al divano, e lo guardo, poi sospirò rispondendo. 
- Pronto? - 
- Potevo mai essere Hope, Louis? - disse retorico. 
Mi sentii sollevata quando sentii il nome di Louis. 
- Sono il suo ragazzo, e posso rispondere al suo cellulare quando mi pare. - rispose sicuro. "Il suo ragazzo". Quella frase mi fece sorridere come un'ebete. Era strano da dire ma era la verità, oramai Harry era il mio ragazzo; mio e di nessun'altra
- Comunque, cosa c'è? - 
- Bhe', puoi chiedere a me di uscire. - 
- Io sono esattamente il tuo tipo, Louis. - 
- Credo non le dispiaccia .. - si voltò per guardarmi.
- Mica ti dispiace se ti metto le corna con Louis, vero? - 
- Ah, no. Figurati. - risposi ridendo.
- Ha detto di no. - 
Louis disse qualcosa dall'altra parte del telefono che fece ridere Harry. Spontaneamente, sorrisi anch'io. La sua risata era stupenda, contagiosa. 
- Aspetta .. - si voltò di nuovo verso di me.
- Ti va di andare al campetto? I ragazzi vogliono fare una partita di calcio. C'è anche Gemma. - spiegò.
Io annuii. - Si, okay. - 
- Stiamo venendo. - rispose, per poi attaccare.
Mi porse il telefono, poi si alzò, chinandosi verso di me.
- Vado a cambiarmi e andiamo. - disse, dandomi un bacio a fior di labbra.
Lo guardai salire velocemente le scale, poi osservai il mio telefono.
Andai a sbirciare tra le chiamate e vidi i dettagli della chiamata con "lo sconosciuto".
Un minuto e nove fottuti secondi di telefonata, mi avevano del tutto distrutto la vita, di nuovo. Non che prima fosse cambiata di qualcosa. Solo che non facendosi sentire molto e con l'arrivo di Harry, avevo pensato che sarei stata davvero felice una volta e per tutte. E invece .. si ripresenta, dicendo che verrà a cercarmi. Oramai vivevo nella paura. Solo quando ero con Harry mi sentivo davvero al sicuro, cosa mai provata prima con nessun'altro. Avevo paura che forse, lo avrei trovato a scuola. O per strada .. o peggio, che bussasse alla porta di casa mia. Non potevo mai stare tranquilla. Mike era imprevedibile, capace di qualunque cosa, senza scrupoli .. ed io lo sapevo. Sapevo e ammettevo a me stessa, che lui, un giorno, mi avrebbe davvero trovata e l'incubo sarebbe ricominciato. 
Assorta dai miei pensieri, non mi accorsi che Harry era sceso dalle scale e aspettava un cenno da me.
- Andiamo? - chiese.
Mi alzai dal divano e mi avvicinai ad uno specchio che era lì in salotto, per controllare il mio "stato facciale". Il peggio si era tolto, per fortuna. Almeno non ero un panda e tanto meno uno zombie.
- Adesso si. - gli sorrisi.
Prese le chiavi di casa e uscimmo. L'aria gelida di Londra mi avvolse, provocandomi dei piccoli brividi, così da farmi stringere nel mio cappotto. 
Camminando, guardai Harry che era a mezze maniche e a pantaloncini corti. Ebbi freddo io per lui.
- Ma non hai freddo? - domandai.
- No. - rispose.
- Dio, ma come fai .. - bisbigliai.
Mise un braccio sulle mie spalle, stringendomi a se, strofinando la mano sul mio braccio.
- Anche una ragazza freddolosa doveva capitarmi. - 
- Manco fossi Jacob di Twilight. - 
- Infatti, io sono piu' bello. - si vantò.
- Bhe', se solo tu avessi gli addominali .. - lo sfidai. No, un momento, lui ce l'aveva eccome gli addominali.
- Io ce l'ho gli addominali. - ecco, appunto.
- Si, certo. - non potevo tirarmi indietro.
Lui alzò la maglietta, scoprendoli di poco, ma io lo fermai. Anche se non era successo niente di che, mi sentii in imbarazzo, tanto che arrossii.
- Si si, okay, ci credo. - balbettai.
Rise dandomi un bacio sulla tempia ed io mi strinsi a lui. Quella che doveva dargli calore, pensai, che ero io. Anche se mi disse che non aveva freddo, poco ci credevo. 
Arrivammo al campetto e Louis ci venne subito incontro.
- Perchè ha risposto lui al telefono? eh? Mi hai messo le corna con lui? - 
- In verità, credevo che Harry me le stesse mettendo con te. - dissi stando al gioco.
- Si bhe', la nostra è una situazione complicata. Un triangolo amoroso. Allora Styles, te la sei scopata, eh? - cercò di fare il duro.
Una vecchietta passò di fianco a noi, guardandoci male. 
- I ragazzi di oggi. - disse scuotendo il capo.
Ridemmo tutti. Ci mancava solo che una vecchiatta pensasse che ero una sgualdrina.
- Anche le figure di merda mi fai fare. - dissi dandogli uno schiaffo sul braccio.
- E' nel dna di Louis far fare figure di merda. - si intromise Niall.
- E quand'è che ti ho fatto fare figure di merda, io? - gli domandò Louis.
- Mh, ti devo ricordare "Megan"? - gli chiese retorico il biondo.
Louis si mise subito a ridere. 
- Chi è Megan? - chiesi.
- Forse chi non è, vorrai dire. - commentò Harry.
- Niall aveva adocchiato questa ragazza e ci voleva provare. Louis gli disse che si chiamava Megan e che aveva origini spagnole, così Niall le andò vicino parlando spagnolo e chiamandola per il suo presunto nome. Alla fine, la ragazza lo prese per uno psicopatico, ancora oggi. Quando è nei corridoi, lo evita, cambia direzione. - mi spiegò Gemma, ridendo.
- Oddio, che bastardo! - dissi.
- Sono un genio. - esultò Louis.
- Si certo, bravo. Intanto mi sono scopato una certa "Karen", quella che tu vorresti tanto sbatterti. - si vantò il biondo.
- Tempo al tempo, irlandese. - gli rispose a tono Louis.
- Si vabbè, adesso giochiamo che devo battere questa testa di cazzo qui. - disse Liam, indicando Zayn al suo fianco.
- Fa ancora male la gambuccia, tesorino? - lo prese in giro il moro.
- Ti farò male io dandoti una pallonata nelle palle. - 
Mentre gli altri si stavano allontanando, io mi stavo avviando verso gli spalti con Gemma, quando Harry mi prese per il braccio e mi attirò a se, baciandomi. Era sempre così dolce e .. passionale quando mi baciava. 
- Dai .. - risi. - vai. - cercando di sottrarmi.
- Avanti Styles, scopate dopo! - gli urlò Zayn.
- Macche! Loro non scoperanno affatto! Vero Hope? - mi chiese Louis, urlando anche lui.
Mi staccai da Harry, per rispondergli.
- Certo Louis, io ti sono sempre fedele, come lo sei tu. - risposi.
La situazione era questa. Io stavo con Louis, però entrambi ci mettevamo le corna con Harry e giustamente, io mi baciavo Harry davanti a lui, e lui, tra l'altro, si scopava delle sgualdrinelle qualunque. Bella cosa. 
Alla fine, Harry mi diede un ultimo bacio e andò dagli altri, così io mi andai a sedere vicino a Gemma.
- Mio fratello quando è con te diventa troppo sdolcinato. - commentò quest'ultima.
- .. E' una cosa negativa? - 
- No, anzi. Solo che è strano. - 
- Perchè? - chiesi.
- Non lo avevo mai visto così con una ragazza, e sta con te da soli due giorni. Pensa se state insieme per due anni. - 
- Si, così mi chiede di sposarlo e vivremo per sempre felici e contenti. - ironizzai.
- Guarda che è capace di farlo. - 
- Magari sarà l'inizio. - 
- Oh, no. Avresti dovuto vederlo con le sue ex, distaccato e freddo. Magari con la prima era un pò più romantico, ma neanche un pò di come si comporta con te. Credo che fosse più dolce quando cercava di portarle a letto, e puntualmente, ci riusciva. - 
- Si, mi ha accennato qualcosa delle sue ex e del tuo "rapporto" con loro. - risi.
- E ti ha detto anche che erano delle teste di cazzo? - 
- Piu' che altro, mi ha detto che aveva dei "gusti strani". - mimai l'ultima parola con le dita.
- Minchia, erano delle coglione assurde. Poi cercavano di fare le carine con mamma, con scarsi risultati. Cercavano di fare amicizia con me, ma io le evitavo comunque. Le odiavo a pelle. Ma poi erano tutte bionde! Io odio le bionde, sono tutte zoccole. - si lamentò facendomi ridere.
- Per fortuna sono nata castana. - dissi.
- Ed anche con un cervello. - aggiunse lei.
- Gemma, devo preoccuparmi o cosa? - 
- Tu? Di me? Assolutamente no. Io ti adoro, e lo sai. Se ti odiavo, non stringevo amicizia con te ad italiano. E poi, se ti odiavo, venivo a dirtelo in faccia, per come sono fatta io. Credo che sia anche un bene che tu sia la ragazza di mio fratello. Sei bellissima, sei intelligente e so che non lo stai prendendo per il culo. Fosse per me, vi farei sposare subito. - 
- Magari ci farai da testimone. - 
- Con piacere. - mi sorrise.
Mi avvicinai a lei e l'abbracciai. Un abbraccio inaspettato, che però lei ricambiò. 
- E sei anche coccolosa. - disse.
- Ti voglio bene, Gemma. - 
- Te ne voglio anch'io, Hope. - 
Le volevo davvero bene, dalla prima volta che la conobbi. Gemma era davvero una persona fantastica. Era dolce, a modo suo, schietta, e sapevo che era una buona amica. Amavo quella sua protezione nei miei confronti. Sapevo anche che potevo fidarmi di lei, anche se, confidarle il mio casino con Mike, non era il caso. Non volevo far pena a nessun altro e poi, conoscendola, avrebbe fatto un casino, perchè appunto, era protettiva nei miei confronti. 
- E se mio fratello fa lo stronzo, basta che me lo dici che gli taglio le palle. -
- Tu vuoi tagliare le palle a troppa gente. - 
- Il primo è Eric, che pensava di usarti come una delle sue sgualdrinelle. Poi .. Amber, anche se non c'ha le palle. Magari le apro il culo. - 
- Ti do una mano. - dissi.
- Ma allora sei anche aggressiva. - 
- Sono elementi come Amber che fanno uscire il diavoletto che è in me. - 
- Oh, anche a me. -
- Tu sei aggressiva di tuo, Gemma. - 
- Dettagli. - 
- A te che ti ha fatto? - 
- Prima che mi mettessi con Liam, ci provò con lui. Facendo la sensuale e toccando in parti che non doveva toccare. -
- Vuoi dire che .. - provai a parlare, incredula.
- Si, gli ha messo la mano sul pacco. - 
- Che troia. - commentai.
Sentimmo delle urla e ci voltammo di scatto. Liam aveva segnato, a Zayn che era in porta. Esultava come un bambino, era così carino. Harry e Niall gli andarono vicino, mentre Louis se la prendeva con Zayn che, da quanto si potesse vedere, era abbastanza scazzato. Liam, in un certo senso, aveva avuto la sua vendetta.
Mi voltai verso Gemma e la vidi sorridere, per poi appassare lo sguardo. Il suo sorriso era scomparso.
- Ehi, che hai? - le chiesi.
- No, niente. - si voltò verso di me e mi sorrise. Non mi convinceva.
- Lo sai che puoi fidarti di me, vero? - 
Lei annuì, poi sospirò.
- Ho un ritardo .. - mormorò.
Oh merda.
- Di quanto? - 
- Tre giorni. -
- Hai fatto il test? - 
Lei scosse il capo, abbassando lo sguardo.
- Ho paura .. - 
- Ehi, magari è davvero solo un ritardo. Non preoccuparti. - 
- A me è sempre stato regolare, Hope. - 
- Anche a me è sempre regolare, ma a volte capita. A me anche piu' di una settimana. - 
Lei sospirò.
- Gliel'hai detto a Liam? - 
- Si .. è preoccupato, forse più di me. Ma mi è più vicino, e questo lo apprezzo tanto. - 
- Aspetta domani, poi faremo il test, okay? - 
Annuì ed io la abbracciai.
- Andrà tutto bene. - le sussurrai, cercando di confortarla. 
Era confusa e aveva paura, ma non aveva versato una lacrima. Aveva gli occhi lucidi, certo, ma era riuscita a trattenere le lacrime. Proprio non riuscivo a capire come facesse. Lei era di sicuro piu' forte di me, e la invidiavo tanto per questo. 
Sentimmo altre urla, piu' che esulti, lamenti. Si accanivano tutti contro Harry, e non capivamo il perchè. Poi, Zayn si spostò dalla porta e notammo un buco della rete. Essendo a gioco fermo, io e Gemma scendemmo avvicinandoci a loro.
- Che e' successo? - chiese Gemma.
- Harry ha bucato la porta. - spiegò Niall.
- Come bucato la porta? - domandò ancora la mora.
- Ha dato una pallonata che se Zayn non si spostava in tempo, gli toglieva la testa dalla spalle. - disse ancora l'irlandese.
- Ma come cazzo hai fatto? - gli domandò Zayn.
- Rabbia repressa. - disse lui semplicemente.
- Che poi che c'hai da incazzarti, io non lo so. - si lamentò Liam.
Lui mi guardò e capii cosa volesse dire. Mike. Abbassai lo sguardo, cercando di non pensarci. In un certo senso, mi sentivo anche colpevole. Lui si avvicinò a me e mise il braccio sulle mie spalle, attirandomi a se. Alzai lo sguardo, incontrando i suoi occhi verdi e lui mi sorrise. Un sorriso che mi scaldò il cuore. Sorrisi anch'io, timidamente.
- Non ti da fastidio che ti abbracci quando lui è sudato? - mi domandò Gemma.
- Mh, no. Tanto lui puzza già di suo e quella del suo sudore, è meno fastidiosa di quella che ha. - lo presi in giro.
- Ah, bene. Grazie. - 
- Hai trovato una ragazza che sopporta la tua puzza. Sposala, Styles. - disse Louis.
- Lo farò. - mormorò guardandomi e sorridendomi.
Il mio cuore prese a battermi all'impazzata, ma fortunatamente, non arrossii. 
- Ora il custode ci ammazza. - disse Niall.
- Dai, un pò di ago e cotone e si risolve tutto. - disse il riccio.
- Ago e cotone?! Stai scherzando?! - sbottò Louis.
- No, perchè? - rispose lui, come se niente fosse.
- .. Magari ha ragione, si può fare. - disse il moro, pensandoci su.
- Voi siete dei coglioni. - commentò Gemma.
- Lascia perdere, se lo vedrà lui. - disse Zayn.
- Sono d'accordo con Zayn. - si aggiunse Louis.
- Vedo che sapete risolvere i vostri problemi. - dissi.
- Fanno sempre così. - disse Gemma.
- Torniamo a casa, và. - disse Liam.
Uscimmo dal campetto, dirigendoci verso le nostre rispettive case. Zayn, Louis e Niall già erano tornati a casa mentre io, Harry, Liam e Gemma, facemmo la stessa strada. Arrivammo fuori casa mia ed educatamente, li invitai ad entrare ma rifiutarono. Gemma e Liam si avviarono lasciando me e Harry da soli. 
Fece intrecciare le nostre mani, facendo nascere un uragano di emozioni dentro di me. Anche solo con un suo tocco, mi sentivo così bene e felice.
- Stai bene? - mi chiese.
Annuii, tenendo lo sguardo fisso sulle nostre mani.
- Hope, stai bene? - ripetè. Nel suo tono di voce, sempre dolce e delicato, capii che mi stesse implorando di guardarlo negli occhi. Alzai lo sguardo, incontrando ancora, quegli smeraldi color verde. 
Sospirai e feci spallucce. Non sapevo nemmeno io se stavo bene o meno.
- E' un idiota, Hope. Si limita a fare delle minacce per telefono e non c'ha nemmeno le palle di parlare con un maschio, che tra l'altro, è il tuo ragazzo. - 
- Si, ma lui è capace di venire qui .. - 
- E che venga. Adesso ci sono io e non potrà farti del male, okay? -
Sospirai e annuii. - Okay. - 
- Adesso fammi un sorriso. - 
Per quanto fosse dolce la sua richiesta, proprio non ci riuscivo.
- Harry Styles in tutù. - disse ed è lì che risi.
- Vedi? Sei più bella quando sorridi. - 
Si avvicinò a me e mi baciò. Fece combaciare alla perfezione le nostre labbra e poi, le schiudemmo, in modo da far incontrare le nostre lingue. I suoi baci erano sempre dolci e coinvolgenti. Staccò la sua mano dalla mia e la portò sulla mia guancia, dove con il pollice, la strofinava, facendomi quasi sorridere nel bacio. Mi fece quasi impazzire per quel tocco così delicato. Ci staccammo e come sempre, ci guardammo negli occhi. Amavo quel momento. Amavo poter studiare per qualche istante, ogni suo piccolo particolare che c'era nei suoi occhi. 
- Adesso sto bene. - mormorai, sorridendogli.
- E se stanotte non riesci a dormire, chiamami, okay? - 
Annuii e gli diedi un ultimo bacio, salutandolo e rientrando in casa.
Non riuscivo proprio a spiegarmi come Harry potesse farmi sentire così bene, con un solo tocco, un solo sguardo, un solo bacio. Se poco tempo fa avevo detto che era la mia salvezza, in quel momento, pensai che era anche la mia medicina. E non una aspra e disgustosa, no. Era la mia medicina preferita, quella di cui non potevo farne a meno. 
 
Harry.
Mi diede un ultimo bacio e poi entrò in casa. Me n'ero quasi dimenticato di quanto fosse bella quando sorrideva dopo uno nostro bacio. E sapevo che quei sorrisi, erano sinceri. La sua felicità la si poteva vedere nei suoi occhi, così belli, profondi e soprattutto sinceri. Già, sinceri. Non sapevo ancora spiegarmelo ma in certi momenti, i suoi occhi parlavano al posto della bocca e mi davano delle risposte. Come la prima volta che la baciai. Dopo aver assaporato le sue labbra, cercai i suoi occhi e potei capire che lei mi ricambiava eccome. Oppure, quando eravamo al parco e si mise a piovere e ci rifugiammo sotto uno stupido balcone, uno difronte all'altro, vicini. Quella volta, i suoi occhi quasi mi implorarono di fare ciò che stavo per fare, e cioè baciarla. Forse, se non fosse stato per Amber, l'avrei baciata proprio in quel momento, e sapevo anche che non era una cosa che volevo solo io, ma anche lei. I suoi occhi me lo dicevano. O ancora, quando mi facevano intendere che lei volesse stare tra le mie braccia. Quanto amavo stringerla a me. Avevo quella sensazione di protezione e possesso nei suoi confronti. Quando la stringevo, sentivo che non avevo bisogno di nient'altro, perchè tra le mie braccia, avevo tutto il mio mondo. Hope oramai era diventata una parte fondamentale della mia vita. Era la mia ragazza (amavo da morire dirlo), la mia aria, la mia felicità .. il mio tutto. Ma soprattutto, era mia
Non sapevo nemmeno spiegarmi come fosse possibile sentirsi così bene e provare certe cose verso una ragazza. Non lo ritenevo possibile, anzi, dicevo che era stupido. E a quanto pare, ero arrivato a "credere" in qualcosa di stupido. Ripensandoci .. io non ritenevo l'amore stupido. Piu' che altro, lo descrivevo più così: trovare una ragazza che non scassi piu' di tanto i coglioni, che te la dia, che piaccia alla tua famiglia e che abbia qualche professione. Invece, con Hope, mi ero del tutto ricreduto su questa teoria dell'amore. Sentivo quelle famose farfalle nello stomaco; ogni volta che la toccavo, il mio cuore batteva forte; se lei sorrideva, sorridevo anch'io; la sua felicità era la mia; volevo sempre stare con lei, tenerla vicino, baciarla e averla tra le mie braccia, sempre. Per la maggior parte delle persone, l'amore era stupido. Io non mi ritenevo stupido, perchè non ero innamorato dell'idea dell'amore, ma della persona che me l'aveva fatto conoscere
Infondo, l'amore era bello. 
- E' tornato l'innamorato. - annunciò Liam, che venne ad aprirmi alla porta.
Lo salutai con un cenno e andai in cucina a bere un bicchiere d'acqua, mentre Liam tornava a sedersi vicino a Gemma che era sul divano.
- L'innamorato! - esclamò. Sapevo dove voleva andare a parare.
- Innamorato! - disse di nuovo.
- Si Liam, che problema c'è? - dissi, dopo aver sorseggiato un pò d'acqua.
- Che non lo stai negando. - 
- Non c'è niente da negare. - risposi semplicemente. 
Si voltò verso mia sorella e sembrarono tutti e due scioccati. Che avevo detto di strano? 
- Mi viene da piangere. - piagnucolò mia sorella, facendo finta di piangere.
- Visto? Hai fatto commuovere la mia ragazza. - disse Liam, abbracciandola.
- Shh, non preoccuparti, magari sta scherzando. - le sussurrò, accarezzandole i capelli.
- Vi siete trovati tutti e due, eh. - commentai, bevendo un ultimo sorso d'acqua per poi posare il bicchiere nel lavandino.
Andai in salone, poichè per andare in camera dovevo passare di lì e potei notare quanto fossero carini Liam e Gemma. Certo, erano degli emeriti stupidi, ma erano davvero .. carini. Stava di fatto però che ero comunque geloso di mia sorella. 
- Harry Styles si e' innamorato, gente. - disse il moro.
- Tu vedi di essere innamorato di mia sorella, oppure ti faccio diventare donna. - dissi, quasi in tono minaccioso, puntandogli il dito contro.
- Ma io lo sono. - disse subito. - Devi vedere lei se lo è. - la stuzzicò.
- Io sono innamorata di te, Liam James Payne, e lo sarò sempre. - rispose mia sorella.
Liam la baciò subito.
Se prima avevo detto che erano carini, bhè, mi ricredetti subito. Troppo smielati.
- E non fare quella faccia, tu e Hope siete peggio. - mi richiamò Gemma.
- Si, certo, come no. - sbuffai, salendo le scale e andando in camera mia.
 
Mi svegliai a causa della suoneria del mio cellulare. Era notte fonda, quella volta erano le tre e mezza. Guardai il nome sul display e risposi subito.
- Ehi. - 
- Ehi. - sospirò. 
Ci furono dei secondi di silenzio, quasi insopportabili. Volevo che lei parlasse, ma forse non ci riusciva o .. boh.
- Hope, che hai? - 
- E' che non voglio annoiarti, Harry. Mi dà rabbia chiamarti nel cuore della notte e piagnuculare per un mio fottuto incubo. E' un mio problema, lo so, è solo che sei l'unico che riesce a farmi stare bene e a non farmi pensare a tutto ciò però .. - sospirò ancora.
- Cosa? - 
- Ho paura che tu un giorno ti stancherai di me .. - 
- Hope, ascoltami bene. Io non mi stancherò mai di te. Tu non mi annoierai mai, io ci sarò sempre. Devi tener conto che non sono solo il tuo ragazzo ma anche il tuo migliore amico, con cui puoi parlare quando nei hai bisogno. Se tu hai un problema, ce l'ho anch'io. Lo risolveremo, insieme, come ti ho sempre detto. E non mi infastidisce che tu mi chiami a quest'ora perchè io sono disposto ad ascoltarti sempre e correrei anche da te in questo momento per poterti stringere tra le mie braccia e dirti che andrà tutto bene, perchè andrà tutto bene, Hope. - 
- Sentire la tua voce mi basta .. - mormorò.
Sorrisi. Era bello poter sentire queste frasi, soprattutto se dette da lei. Erano sincere e questo lo sapevo. 
- Non pensare mai più una cosa del genere, okay? - 
- Okay. - 
Restammo a parlare un altro pò. Non mi feci raccontare di nuovo l'incubo, almeno non glielo facevo ripensare.
- Gemma dice che siamo troppo smielati. - dissi.
- Perchè, lei e Liam no? - 
- E' quello che ho detto anch'io. - 
- Mh, possiamo fare i duri. - 
- Si, dai. Quando mi starai vicino, ti allontanerò e farò il freddo. - 
- Ed io ti insulterò con le peggiori parole. - 
Ci furono dei secondi di silenzio, poi ridemmo entrambi.
- Dio, non ce la farei mai. - disse lei.
- Allora non riusciarai mai ad incazzarti con me. -
- Tu prova a guardare una ragazza a scuola e poi vediamo. - 
- Così mi fai paura. - 
- Devi averne, Styles. -
Tanto non avrei guardato nessuna ragazza che non fosse lei.
- Adesso vado .. - tentò.
- Già riattacchi? -
- Sai com'è, stiamo parlando da un'ora e mezza e tra poche ore dobbiamo andare a scuola. -
Dormi con me. - 
- E come faccio? - 
- Non riattaccare, addormentati col cellulare vicino all'orecchio, come la prima volta. - 
- Okay, basta che non russi. - 
- Io non russo. - obiettai subito. 
E proprio come la prima volta, lei si addormentò ed io mi addormentai poco dopo, col sorriso sulle labbra, ascoltando il suo piacevole respiro.
 
- Buongiorno coglioncelli. - salutai tutti, una volta in cortile. 
- Harry, mi devi far copiare storia. - mi si avvicinò subito Louis.
- Non l'ho fatta. - 
- Cosa?! E oggi come facciamo? - sbottò. 
Feci spallucce. E ora veniva il bello, perchè si innervosiva di brutto. 
- Boh?! Ma io ti faccio testa e cesso veramente, ricciolino di merda! Tu e .. - oramai parlava da solo. Andava avanti e indietro sbottando insulti, che a me non ferivano affatto. Mi ero abituato a questo suo comportamento, in un certo senso, era anche divertente. Infatti, Zayn e Niall se la ridevano anche se non era la prima volta che faceva così. 
Poco dopo, venne Hope che si avvicinò a me e mi baciò.
- Buongiorno. - salutò tutti.
- Ma che ha Louis? - mi chiese.
- Ah, niente. Si sta incazzando perchè non ho fatto storia e non può copiarla. Ma aspetta. - spiegai.
- Louis, la prof. di storia oggi non c'è. - dissi attirando la sua attenzione.
Lui si fermò subito, guardandomi incredulo, mentre gli altri ridevano.
- Tu sei un fottuto bastardo! - mi ringhiò contro.
- Ti voglio bene anch'io. - gli sorrisi.
Si calmò e poi si rivolse di nuovo a me con fare dolce. 
- Migliore amico carissimo .. - tentò.
- La macchina non te la presto. - dissi subito.
- Oh, maddai! - 
- Mi serve. - dissi.
- Guarda che potrei fregarti la ragazza. - mi sfidò.
- Non potresti. - 
- Potrebbe. - si intromise Hope.
- Potrebbe?! - sbottai guardandola. 
Lei rise, facendo poi il broncio, in segno di non saperlo. Mi trattenni del non morderlo.
Louis le prese il braccio attirandola a se e mise un suo braccio attorno alle sue spalle.
- Noi ci amiamo troppo. - 
- Si, scusaci Harry. - disse lei. 
Amavo il suo rapporto con i miei amici. Sapeva stare al gioco, non se la prendeva ed era sempre pronta a scherzare. Forse era proprio per questo che ai ragazzi piaceva. 
- Andiamo ad inglese, mia amata. - disse Louis.
- Maggiordomo, muova quelle chiappe. - aggiunse poi, riferendosi a Niall.
- Oh bene, adesso sono un maggiordomo. - si lamentò per poi andare di fianco a loro.
Entrammo anche noi nell'edificio e facemmo le nostre rispettive lezioni. 
Finalmente suonò la campanella della penultima ora e ciò voleva dire: ora di pranzo. 
Ero in corridoio vicino a degli armadietti qualunque, aspettando Hope, quando sentii delle voci non poco distanti da me. Io ero di spalle.
- Lasciala perdere la Evans, oramai sta con quello. - non riconobbi la voce.
- Stai scherzando? Ci proverò un altro pò con lei e poi me la porterò a letto. - serrai subito la mascella quando sentii quella voce. Era Eric.
- Si vede da un miglio che è timida. - disse l'altro. 
- Dicono che le timide sono brave a letto. - sentii la sua risata beffarda e non ci vidi piu' dalla rabbia.
Mi voltai e andai con passo svelto e deciso verso di lui. Lo presi per il colletto e lo appoggiai con violenza agli armadietti, facendolo gemere dal dolore. 
- Ripeti quello che hai detto. - lo sfidai.
- Ripetilo! - gli gridai contro.
- Mi scoperò la tua ragazza, Styles. - disse ghignando. Quello era troppo.
Lo buttai a terra e mi fiondai su di lui iniziando a dargli pugni in pieno viso e nello stomaco. Tutto quello che usciva dalla sua bocca erano gemiti di dolore e sangue. In quel momento provavo solo rabbia e odio. Oramai intorno a noi si era creato un cerchio di studenti. Alcuni che intimavano a Eric di reagire, altri urlavano 'rissa' o 'dagliele di santa ragione'. Anche se la maggior parte degli studenti erano dalla mia parte, ci feci poco caso a quel 'tifo'. Ero troppo impegnato a spaccargli la faccia. Quasi non riuscivo a fermarmi, nonostante il sangue uscisse dal suo naso e dalla sua bocca. 
Sentii delle braccia prendermi dal petto e tirarmi su con forza.
- Devi stare lontano dalla mia ragazza, hai capito?! - gli urlai contro.
Lui era ancora lì, a terra, senza quasi la forza di muoversi. Si alzò e portò il suo peso sul gomito, sputando sangue sul pavimento. Non potei vedere altro perchè chi mi stava allontanando da lui, mi portò dietro gli studenti che mi guardavano quasi increduli. 
- Cazzo, questa è la seconda volta, Harry! - sbottò Zayn.
Di fianco a lui c'erano Louis e Liam che cercavano di trattenermi. Non ero soddisfatto, ne doveva avere ancora.
Tutto quello che riuscivo a sentire era il mio respiro affannato, e le mie mani che erano ancora chiuse a pugno.
- L'hai fatta grossa, Harry. - disse Liam.
- Cristo santo, lasciatemi! Se ne merita ancora quel coglione! - urlai cercando di liberarmi dalle loro prese che erano ben salde sulle mie braccia. 
- Calmati, cazzo! - sbottò Louis.
In quell'istante, vennero Gemma e Hope la quale, quest'ultima, si avvinò subito a me preoccupata.
- Che è successo?! - chiese Gemma.
- Harry ha fatto a botte con Teith. - spiegò Liam.
- Perchè? - chiese ancora.
- Ha detto che si voleva scopare Hope. - disse Zayn. 
Hope si voltò verso di me e quei suoi occhi, mi fecero capire che si sentiva incolpa.
- Io lo ammazzo. - dissi.
- Harry, ti prego .. - mi implorò.
- Si deve rimangiare quello che ha detto! - sbottai.
- Shh. - si avvicinò a me e mi baciò. 
Un bacio a stampo che forse durò più del previsto, mi fece calmare. Nessuna parola, nessun gesto, solo un bacio era riuscito a calmarmi, il suo.
- Non succederà, okay? Vuole solo stuzzicarti. - mormorò quando ci staccammo. 
La sua mano era sulla mia guancia e la accarezzava con il pollice, facendomi calmare davvero del tutto. 
- Minchia, ci vuole una ragazza per farti calmare. - disse Louis, lasciandomi il braccio, cosa che fece anche Liam. 
- Che sta succedendo qui?! - urlò una voce in lontananza.
- E ora son cazzi. - disse Liam. 
Gli studenti fecero spazio alla vicepreside che si avvicinò ad Eric, che si era alzato. Gran parte del suo viso era ricoperto di lividi e sangue e non ci mise molto a capire che ero stato io a ridurlo in quelle condizioni. Colpa delle mie mani anch'esse piene di lividi e con un pò di sangue sulle nocche. 
- Styles, subito nell'ufficio del preside! Adesso! - 
Lanciai degli ultimi sguardi ai miei amici e a Hope, e poi mi diressi verso l'ufficio del preside. 
Attesi nella segreteria e poi mi fece entrare. Mi sedetti sulla sedia posizionata davanti a lui. 
- Styles, cosa è successo? - 
- Teith ha detto una cosa che non doveva dire. - 
- Ti sembra una spiegazione valida? - 
- E' quella che ho. - 
- E non mi basta. Non ammetto che dei ragazzi facciano a pugni nella mia scuola, non se uno dei due lo riduce in quelle condizioni! Le vostre questioni e discussioni le affrontate fuori scuola. -
Misi le braccia conserte e guardai altrove. 
- Non chiamerò i suoi genitori, e non le metterò una sospensione, visto che questa è la prima volta che la vedo qui, ma devo comunque punirla. - 
Lo guardai, così da indurlo a continuare.
- Pulirà le classi dopo scuola. - 
- Sta scherzando?! Devo mettermi a fare il lavoro che dovrebbero fare i bidelli?! - sbottai.
- Non obietti, Styles! Vuole pulire anche la palestra? - 
Quel vecchio rimambito era riuscito a zittirmi. 
- Adesso vada e faccia si che non si ripeta. - 
Mi alzai e uscii dalla stanza, sbattendo la porta. 
Fuori la segreteria trovai Hope che una volta che mi vide, mi venne subito incontro.
- Ti ha sospeso? Chiamerà i tuoi genitori? - chiese subito.
- Devo solo pulire le classi, non preoccuparti. - la rassicurai. 
Lei sospirò e abbassò lo sguardo.
- Che c'è? - 
- Che c'è?! Harry, questa è la seconda volta che fai a botte per colpa mia, con la stessa persona! -
- Senti, se l'è meritate e se ne merita ancora, quel coglione. - 
- Lo so che lo odi e che non ti va a genio, ma devi evitarlo. - 
- Non se dice cose del genere su di te. Lo sai che mi fa innervosire quando parla di te. - 
- Lo fa per stuzzicarti, lo vuoi capire?! - 
Roteai gli occhi e sbuffai. 
- Ora mi devi promettere che qualunque cosa lui dica su di me, tu non lo penserai minimamente. - 
- No, questo no. -
- Harry, per favore. - 
Odiavo quando mi implorava guardandomi negli occhi. Erano il mio punto debole, ed erano capace di farmi dire si a tutto. 
- Okay, va bene. - mi arresi.
Lei fece un mezzo sorriso.
- Mi ha chiamato mio zio e dovrei andare a pranzo dalla sua compagna. Vuoi che rimanga qui con te? - mi chiese.
- No, no. Meglio che tu vada, almeno guadagno punti con lui. - 
Mi sorrise e poi si avvicinò a me, baciandomi. Un bacio dolce, che riusciva del tutto a coinvolgermi. Misi le mie mani suoi fianchi e la attirai a me, facendo aderire i nostri corpi. 
Dei colpi di tosse ci fecero staccare. Era la vicepreside.
Lei sorrise imbarazzata e poi mormorò un 'chiamami' per poi andarsene.
- Non vale la pena litigare con dei compagni di scuola per una ragazza. - disse "quella" donna.
- Eric Teith non è un mio compagno di scuola e poi, lei è la mia ragazza e mi creda, ne vale la pena. - 

 
— • • —



Si, sono ancora viva ... ma credo che adesso voi mi uccidete perchè ho fatto l'ennesimo ritardo çç
Ceh, dai, ci siete abituate su ...... PERDONATEMI. PARDON(?).
Dai, sono migliorata. Ho aggiornato un giorno prima 'w' #proudofme
Alloooooooooooooora. 
Vi piace questo capitolo? sdahjghas.
Spero di si, così mi sono fatta perdonare con lo schifo precedete.
Ma avete visto? Ho fatto la scena coccolosa tra Gemma e Hope.
Ah, l'amicizia.
Chissà se Gemma e incinta, mh. 
Dai, ammetto che piace anche a me Harry. Il ragazzo gelosone, owh.

Ora, lasciate perdere un attimo la storia.
Volevo chiedervi un parere.
Io aveva intenzione di scrivere un'altra storia. Ne ho già due in mente: una su Zayn ed una su Niall.
Vorrei chiedere il vostro parare. Credete sia in grado di scriverne un'altra? Se si, con chi inizio? (:
Mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate sahdasgh.

Comunque, ho fatto anche un ritardo perchè ho avuto ancora un blocco.
Non se se lo sapete, ma credo di si, a Capodanno, Harry e Taylor si sono baciati a New York.
Ci sono rimasta un pò, perchè poi era uscita la notizia che si erano lasciati e poi boom, si baciano.
E vabbe', c'est la vie. 

Recensite SEEEEEEEEEEEMPRE con la massima sincerità (:
SCUSATE GLI ERRORI :* AHAHAH.

Passate dalla mia amica? la sua ff e' davvero bella, sul serio.

When you look me in the eyes. 

Come sempre, vi ringrazio per cagarvi la mia storia, per seguirla e recensirla.
Senza di voi, non sarei nulla.
Peppines mie, vi amo.
Ah, e volevo anche ringraziarvi per i complimenti su twitter.
Siete davvero dolcissime. sajdhgash.

Ma avete visto? Non vi ho rimasto di merda. HAHAHAHAHA.
L'ho fatto solo per voi uu
Ma chissa' chi incontrerà Hope dalla compagna dello zio ... mh.
Okay, basta, AHAHAHAH.

Ora mi dileguo.
Se mi cercate su twitter sono: 
@infinitynaples (: 
Ciao peppines mie, ah, e buon anno (: 
chiss chiss, 
peppina.

crediti banner: @Chiara_88

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Capitolo 14
*** I trust you. ***






I trust you.



 

Hope.
- Ciao George. - lo salutai, entrando in macchina e chiudendo la portiera.
- Ciao tesoro. - mi salutò lui a sua volta, sorridendo.
- Sicura che non ti dispiace se salti una lezione? - mi chiese.
- Oh, no. Non preoccuparti. Tanto avevo storia, che palle. - mi lamentai.
Lui accese la macchina e partimmo. 
Ero felice del fatto che mio zio volesse presentarmi la sua compagnia. Diceva che ci teneva e questo mi fece molto piacere. Chissà, magari si sarebbe davvero sposato, finalmente.
Per come si comportava con me, immaginavo che sarebbe stato un padre apprensivo e soprattuto protettivo. In tutta sincerità, non credevo che lui fosse così anche nei miei confronti. Non che pensavo che lui se ne fregasse di me lasciandomi in mezzo ad una strada e cose varie. Solo che .. era strano. Quanto detto in precendenza, mio zio era un donnaiolo, nonostante la sua età. Era un bel uomo, non lo si poteva negare. Alto, capelli castani, occhi di un azzurro mare intenso, abbastanza muscoloso e un pò della sua pancetta. Negli anni scorsi ne aveva di più, ma grazie alla dieta, era dimagrito, anche se non ne aveva affatto bisogno. Anche se scendeva di peso grazie alla sua "attività fisica", ma dettagli. Mio zio, di carattere, infondo, era un buonaccione. Ma soprattutto, era divertente. Forse era questo che colpiva alle "sue prede". Non mi infastidiva il fatto che mio zio, in un certo senso, usasse le donne. Insomma, lui aveva cercato la sua anima gemella tra quelle .. per tanti anni, ma loro erano grandi e vaccinate e potevano benissimamente comprendere cosa lui avesse in mente. Se poi non lo capivo, bhe', erano stupide. Infondo, le tecniche dei donnaioli erano tutte uguali. Un esempio? Eric Teith. E lui aveva solo diciassette anni. Chissà cosa avrebbe combinato all'età di George. Io lo avevo capito che tipo era, avvertitomi anche dai miei amici, ma non ero così stupida da non capirlo. Certo, mi era passato anche per la mente il solo pensiero che lui volesse essere solo un amico per me, ma quel pensiero era subito svanito quando per i corridoi, lo vedevo fare il cascamarto con altre ragazze. Premetto, non ero gelosa, per niente. Eric non mi faceva ne caldo, ne freddo. Non lo avevo detto agli altri, anche perchè mi sembrava inutile, ma comunque, io lo vedevo mentre faceva le stesse cose che faceva con me quando era con le altre. Gli stessi sguardi, le stesse mosse, e le stesse frasi. Eric era maledettamente bello e questo non lo potei mai negare, ma era anche maledettamente stronzo. Uno stronzo di cui io, per fortuna, non mi innamorai. Poteva ripetermi all'infinito che ero bella, dolce, che lo facevo impazzire e altre frasette del cazzo, ma non poteva assolutamente competere con un solo sguardo di Harry. Niente di quello che lui diceva o faceva, poteva essere paragonato al ragazzo che mi piaceva da morire. Anzi, al mio ragazzo, che tra l'altro, lo aveva pestato per bene. 
Io odiavo quando si prendevano a botte, soprattutto se la causa era mia. Mike negli anni precedenti lo faceva sempre, e mi faceva stare male molto piu' di quanto facesse un suo pugno nello stomaco. Non ritenevo giusto il fatto che io ero la causa di quella rissa, che nel caso di Mike, erano del tutto inutili. Quelle poche volte che ero intervenuta per farlo smettere, ricevevo botte piu' forti delle precendenti. "Non ti devi immischiare, hai capito?! Non ti devono guardare, toccare e nemmeno chiamare!" Ero di sua proprietà. Almeno, era quello che pensava lui. 
- Bella addormentata, siamo arrivati. - la voce di George mi risvegliò dai miei pensieri.
Scesi dalla macchina e aspettai che lui mi fosse di fianco, così da poter entrare insieme.
Quel viale mi era familiare. La casa che avevo difronte era abbastanza grande, forse quanto quella di mio zio. Essa però era color marrone, non troppo scuro, col tetto di colore grigio. Il solito prato inglese ben curato e poi, c'era un veranda con qualche sedia. Fuori era davvero graziosa.
Ci avvicinammo alla porta e lui bussò.
Dopo qualche istante, venne ad aprirci una donna. 
In quei pochi secondi che lei salutava mio zio (con un bel "bacio", si, era strano), mi misi ad esaminarla. Era alta anche lei, con i capelli castani, molto chiari, che le cadevano sulle spalle; occhi azzurri, quasi verdi, ed aveva la pelle leggermente ambrata. 
Ci fece entrare e poi, mio zio mi presentò.
- Jane, lei è Hope, mia nipote. - le sorrise.
Lei si voltò verso di me e mi sorrise. 
- E' un piacere conoscerti, Hope. - mi disse, porgendomi la mano.
- Piacere mio. - le sorrisi anch'io, ricambiando la stretta di mano.
- Che bella ragazza. - commentò facendomi arrossire appena. - Quanti anni hai? - 
- Diciassette. - le risposi.
- Uh, come mio figlio. Che tra l'altro, non vedeva l'ora di vederti. - si rivolese a George.
- Dice che dovete parlare di calcio e di quella squadra .. - continuò poi.
- Mh, si, il Chelsea. Il mercato, sai com'è. - disse mio zio.
- Cose da uomini, non mi immischio. Allora, avete fame? - 
Io annuii appena e mio zio le rispose con un 'si'.
Mentre loro si avviarono in cucina, parlando, io seguii i loro passi con molta piu' calma. Mi guardai un pò intorno e mi misi a guardare le foto appese alle pareti. C'era Jane con un neonato in braccio. Probabilmente doveva essere il figlio. In un'altra, c'era un bambino che doveva avere all'incirca tre anni, con un pallone da calcio che sorrideva all'obiettivo. Aveva i capelli biondissimi e un sorriso del tutto adorabile. 
Arrivai anch'io alla cucina, e mi fermai sullo stipite della porta, guardando Jane e George. Erano davvero una bella coppia, almeno esteticamente, ma il resto lo avrei scoperto in quella giornata. Ma non avevo dubbi, Jane mi era simpatica a pelle. 
Notando che li guardavo, Jane mi si avvicinò e prese la mia cartella.
- Te la porto in salone. - disse con dolcezza, scomparendo poi dietro di me.
Guardai verso mio zio e gli sorrisi. Volevo fargli intuire che la sua scelta era stata piu' che giusta. Lui sembrò capirmi, perchè mi sorrise anche lui. 
- Tesoro, scendi, è arrivato George! - urlò Jane, tornando in cucina.
Si sentirono dei rumorosi passi scendere per le scale. Mi voltai e poi lo vidi, ma chi esclamò per prima fu lui.
- Hope?! - 
- Niall?! - esclamai a mia volta.
Lui mi si avvicinò.
- Che ci fai qui? - mi domandò.
- Sono venuta con mio zio. - spiegai.
- George è tuo zio?! - 
- Voi due vi conoscete? - si intromise Jane.
- Si, ehm .. siamo amici. - dissi.
- Che coincidenza. - commentò George.
- E tu sei il figlio di Jane? - chiesi al biondo.
Lui annuì.
Mi fiondai su di lui e lo abbracciai, portando le braccia al suo collo e mettendo il viso vicino al suo, guancia e guancia.
- Vi prego, sposatevi, lo vorrei tanto Niall come cugino. - dissi guardando Jane e George.
- Tecnicamente, non saremo davvero cugini. - disse Niall.
- Dettagli. - arronzai.
- Tu mi vuoi come cugina, vero Niall? - era quasi vista come una minaccia, infatti, Jane e mio zio risero.
- Ho scelta? - domandò l'irlandese.
- No. - 
- Allora si. - disse, ricambiando l'abbraccio.
Gli abbracci di Niall erano sempre così confortanti. Ti veniva voglia di stare così per sempre, ma di certo, non superavano quelli di Harry.
Dopo il piccolo "spettacolino" mio e di Niall, ci sedemmo a tavola e mangiammo. 
Come avevo previsto, Jane era una donna stupenda. Era spontanea, divertente, e bellissima. Ogni tanto guardavo mio zio e lo trovavo intento a guardarla, ad ammirarla, piu' che altro. Forse, non se ne rendeva ancora conto di avere una donna al suo fianco davvero fantastica.
Niall e George si misero a parlare di calcio o di qualche altro argomento, ed io mi ritrovai a parlare con Jane, di come mi trovassi a vivere lì e cose varie. Era piacevole parlare con lei.
- Allora Hope, sei fidanzata? - mi domandò Jane, richiamando l'attenzione di mio zio e di suo figlio.
- Ehm, s-si .. - risposi imbarazzata.
- Con Harry. - si intromise Niall.
- Ah, si? E' un ragazzo fantastico e poi una ragazza bella come te era impossibile che non si facesse notare da uno come lui. Vero, Niall? - disse Jane sorridendomi, guardando poi Niall.
- Io glielo dico tutti i giorni che è bellissima. - disse il biondo.
Gli diedi un calcio sotto al tavolo, facendolo gemere dal dolore, in silenzio. Mi stava mettendo in imbarazzo e a poco a poco, ero sicura che sarei arrossita.
- Ci si può fidare di Harry, Niall? - gli domandò George. Eccolo, il lato protettivo.
- Oh andiamo, non fare il gelosone. - lo prese in giro la sua compagna.
- Si, non preoccuparti. Con lei ha intenzioni serie. - lo rassicurò Niall.
"Con lei ha intenzioni serie". Questa frase mi risuonò più volte nella mente, facendomi sorridere. 
Un volta consumato il pranzo, Jane sparecchiò mentre Niall e George andarono in salone a vedere chissà che cosa. Aiutai Jane a lavare i piatti e a pulire la cucina. Mi aveva impedito di farlo, ma io avevo insistito. Non mi pesava affatto aiutarla. 
Restammo un altro pò a casa poi io e Niall uscimmo e ci incamminammo verso casa Styles. Lui mi aveva detto che doveva andarci perchè ci sarebbe stato anche Louis ed io, ovviamente, per vedere Harry. 
- Ti piace mio zio? - gli chiesi.
- Si, è un uomo apposto e abbiamo anche molte cose in comune. Mi piace anche il rapporto che c'è tra lui e mia madre. Era da anni che non la vedevo così felice e lei se lo merita. - 
- Tuo padre .. ehm .. - 
- Oh no, sono separati. Hanno divorziato quando io avevo solo due anni. Non lo vedo da quel tempo, tutto quello che mi rimane di lui è qualche fotografia. Non si è fatto sentire per tutti questi anni e per come mi fa capire mia madre, è uno stronzo che non si affida le proprie responsabilità. Un uomo così, meglio perderlo che trovarlo. - 
- Mi dispiace .. - 
- Non preoccuparti, non fa poi così male. Certo, crescere con una figura paterna sarebbe stato meglio, ma mia madre mi ha fatto sia da madre che da padre. So che non è stato facile allevarmi, anche perchè non sono uno dei migliori figli al mondo, ma lei è fantastica e non perchè è mia madre, ed io le devo molto. -  
- Io credo che tu sia un figlio fantastico e che tu la renda orgogliosa ogni giorno. -
- Grazie. - mi sorrise.
Gli ricambiai il sorriso. 
- Grazie per aver parlato bene di Harry. Mio zio da quando ha saputo che stiamo insieme è diventato un pò troppo .. geloso e protettivo. - 
- Bhe', è la verità. Ma guarda che potrei dirgli tutt'altre cose .. - 
- Per esempio? - 
- Che è un puttaniere. - 
- Ti prego, non parlarmi di puttanieri che oggi ne ho abbastanza. - mi lamentai.
- Perchè? - 
- Eric. - risposi semplicemente.
- Che ha fatto? - domandò confuso.
- Non sai nulla?! - esclamai.
Lui scosse il capo.
- Oggi Harry ha preso a botte Eric di nuovo. - spiegai.
- Lo sapevo che mi ero perso qualcosa di importante! - si lamentò. - Gli ha spaccato la faccia? Gli ha rotto il naso? Perchè si è preso a botte? - domandò subito.
- Per colpa mia .. - mormorai.
- Fammi indovinare, ha detto che voleva scoparti ed Harry lo ha quasi ucciso, vero? - 
Annuii.
- Quel Teith non cambierà mai. Comunque, gli ha spaccato la faccia? - domandò ancora.
- Bhe' .. - feci una smorfia.
- Gliel'ha spaccata! Quel ragazzo è il mio Dio. - 
Era incredibile come Niall fosse così euforico nel sentire che Harry gliele avesse date di santa ragione ad Eric. Mi fece ridere, era così buffo.
- Allora, James, come va con le ragazze? - chiesi.
- Scopate a più non posso, grazie per avermelo chiesto. - rispose soddisfatto.
Il solito.
- Quand'è che metterai la testa a posto? -
- Bhe', la posso mettere con te se vuoi .. - scherzò mettendo un braccio sulle mie spalle.
Lo tolsi, spintonandolo, divertita anch'io.
- Cammina, và. - 
 
Harry.
Era la quindicesima classe che pulivo e me ne mancavano altre cinque. Chissà quale santo mi aveva ascoltato e aveva convinto la vicepreside a togliermi le altre venti del piano superiore, che poi, col cazzo che le avrei fatte. 
Spazza, pulisci la lavagna e i banchi e una passata veloce a terra con la pezza bagnata col detersivo adatto al pavimento. Era questo che facevo da un'ora e piu'. Di certo, non con tanto entusiasmo. E tutto questo per colpa di quella emerita testa di cazzo di Eric Teith. Mi rodeva ancora dalla rabbia, ma ghighavo ripensando al suo volto del tutto rovinato. Non ero ancora del tutto soddisfatto, ma era meglio di niente. Anche se lo avevo promesso a Hope, non sapevo se sarei mai riuscito a trattenermi dal spaccargli di nuovo la faccia se avesse osato di nuovo nominarla. Oramai lei era mia. Tutti, almeno quelli che avevano intenzioni come le sue, dovevano starle lontano. Odiavo il fatto che lui, nonostante sapesse che lei stesse con me, continuasse a provarci con lei e ad avere quell'idea in testa. Stando anni in quella scuola, mi ero reso conto che Eric era un tipo che non mollava facilmente. Se voleva qualcosa, lo otteneva, e ciò che voleva in quel momento era Hope. Ma, nonostante lui fosse così determinato, io di certo non mi abbattevo. In un certo senso, lui già aveva perso parecchi punti da quando Hope si era messa con me, ma non lo avevano scoraggiato. Se non lo scoraggiava lei scaricandolo, lo avrei scoraggiato io, in qualunque modo, e credevo che averlo pestato, gli sarebbe servito da lezione.  
Ero stanco, incazzato e non avevo voglia di fare nulla. Volevo solo stare con Hope che in quel momento, mi mancò da morire. Anche averla solo vicino, in quella stanza senza dire nulla, a me bastava. Sapere che lei sarebbe stata lì, mi avrebbe reso comunque felice. In realtà, solo il pensiero che lei esistesse, mi faceva stare bene. Era come se anch'io avessi avuto una ragione per vivere in questo mondo. Lei lo aveva migliorato e lo rendeva ancor piu' bello solo sorridendo. Quella ragazza era capace di addolcirti con un solo sguardo o farti sorridere con la sua tenera timidezza. Quella ragazza, quando ti abbracciava, riusciva a trasmetterti tutto l'amore e l'affetto che provava per te. Quella ragazza, quella meravigliosa ragazza, era mia. Mi ritenevo del tutto fortunato ad averla trovata e non avevo intenzione di perderla. Solo al pensiero che un giorno non avrei piu' assaporato quelle dolci labbra, non l'avrei piu' stretta tra le mie braccia, non avrei piu' sentito quel suo meraviglioso profumo .. mi sentivo morire. Morire dentro. 
Una chiusura di porta mi fece sussultare e riprendere dai miei pensieri. Mi girai e vidi Amber chiudere la porta e avvicinarsi a me, con sguardo, secondo lei, seducente.
Voltai il mio sguardo verso la scopa e continuai a fare il mio "lavoro". Non bastava l'incazzatura per Eric e per quella punizione di merda, no, ci mancava anche Amber. 
- Ciao Harry. - disse sedendosi su un banco davanti a me.
- Che vuoi Amber? - dissi infastidito. 
- Voglio solo parlare. - rispose semplicemente.
Non la degniai di un minimo sguardo e continuai a spazzare, allontanandomi. 
- E così, hai fatto a botte con Teith, eh? - 
Non la risposi.
- Perchè? - chiese.
- Cazzi miei. - dissi.
- Uh, ma come siamo tesi. - mi si avvicinò e così la guardai. 
- Magari posso aiutarti .. - si morse il labbro e mi sorrise maliziosamente.
- In realtà, c'è una cosa che potresti fare per me .. - le dissi.
Le stavo dando false speranze.
- Esci da questa stanza e non rompermi piu' il cazzo. - gli sorrisi beffardamente. 
- Avanti Harry, tanto lo so che lo vuoi anche tu .. - 
- Se avrei voluto scoparti, lo avrei fatto tempo fa, non ti pare? - chiesi retorico.
- Bhe', puoi sempre rimediare adesso. - disse mettendo le mani sul mio petto.
Io le presi i polsi racchiudendoli nella mia mano sinistra, mettendoli giù con forza.
- Quale parte del "devi lasciarmi in pace" non capisci?! - sbottai.
- Tutta la frase. - 
- Amber, lasciami in pace. - ripetei, riprendendo a spazzare.
- Ah giusto, tu adesso sei fidanzato con quella "Hope". - 
Continuai a portare la sporcizia verso il cestino, non degnandola di un minimo sguardo o cenno.
- E' brava a letto? - domandò.
La guardai stupito, più che altro infastidito.
- Ma che cazzo di domande fai?! - 
- Sai com'è .. se non ti soddisfa lei, posso soddisfarti io. - 
- Ma te ne vai a fanculo?! - 
Lei sorrise beffardamente e poi si avvicinò alla porta, per poi rivolgersi di nuovo a me. 
- Un giorno cambierai idea. - disse e poi uscì finalmente dalla stanza.
Quella ragazza mi faceva innervosire da morire. Insisteva fino allo sfinimento. Non si arrendeva mai. Perchè quel cazzone di Eric e lei non si mettevano insieme? Sai che coppia fantastica. 
Avevo cercato in tutti i modi di allontanarla, con le buone e con le cattive, ma non tentava a mollare. Mi stava comunque intorno ed aveva sempre le stesse intenzioni. In parte ne ero lusingato. Insomma, una ragazza che cerca in tutti i modi di portarti a letto perchè ha un certo desiderio nei tuoi confronti, è anche una soddisfazione da vedere. Ma dall'altra parte, ero del tutto stanco di questa storia. Andava avanti da piu' di un anno e lei continuava a tormentarmi. Per quanto la sua fama fosse abbastanza "famosa" a scuola, e le voci erano molto buone, non ci tenevo a portarla a letto. Avevo anche diciassette anni, ma la mia vita non girava proprio del tutto intorno al sesso. Certo, era un' "attività" piu' che piacevole, ma non se fatta con migliaia di ragazze diverse. Se proprio dovevo scopare, dovevo farlo con la mia ragazza. Ero di questa idea. 
- Può andare Styles. Ha fatto abbastanza. Spero abbia imparato la lezione. - disse la vicepreside entrando in classe.
- Come no. - farfugliai.
- Come, scusi? - 
- Si, certo, l'ho imparata. - 
- Vada. - 
Finii di buttare quel che era rimasto nel cestino, poi presi la cartella e uscii dalla classe. Non vedevo l'ora di tornare a casa e vedere Hope. Quel pomeriggio sarebbe venuta a casa, ovviamente, c'erano anche gli altri.
Andai al mio armadietto per posare qualche libro che non mi sarebbe servito, finchè qualcuno non mi si avvicinò.
- Sei stato grande oggi, con Teith. - 
Chiusi l'anta dell'armadietto e vedi un ragazzo un pò piu' basso di me, capelli e occhi castani. Doveva avere come minimo due anni in meno a me.
- Grazie, ehm .. - 
- Matt McCale, secondo anno. - spiegò.
- Grazie, Matt. - ripetei. Ora ricevevo anche complimenti per aver pestato un ragazzo?
- Come mai ti congratuli con me? - chiesi.
- Quel coglione mi ha fregato la ragazza e si meritava una bella lezione. - 
- Mi fa piacere di aver esaudito il tuo desiderio. - sorrisi soddisfatto.
- Spero la smetta di avere questo comportamento da stronzo. - 
- Ne dubito, ma staremo a vedere. E' stato un piacere conoscerti, Matt. - dissi dandogli due pacche sulla spalla.
- Anche per me, Styles. - 
Mi caricai la cartella sulla spalla destra e uscii dall'edificio, camminando a passo svelto verso casa. Arrivai e venne ad aprirmi Liam.
- Salve impiegato. - mi salutò.
- Quante classi hai pulito? - mi chiese Gemma che era in cucina.
- Quindici. - risposi infastidito.
- Di sicuro le avrai pulite uno schifo. - commentò lei.
- Adesso ci potete mangiare sul pavimento. - 
Andai di sopra in camera mia e mi buttai sul letto. Ero molto stanco ma per qualche strana ragione, non riuscivo a dormire. Passai per la maggior parte del tempo a rigirarmi nel letto e poco dopo, sentii la voce di Louis al piano di sotto. La forza di scendere a salutarlo non ce l'avevo. Non avevo fatto chissà che, ma pulire quindici fottute classi era stancante. 
Stavo per prendere il cellulare dal comodino, che era sotto carica visto che la notte predecente lo avevo fatto scaricare parlando al telefono con Hope, per poterla chiamare, ma in quel momento, udii anche la sua voce. Era arrivata. Sentii pronunciare il mio nome e intuii che stesse per venire in camera. Ripensandoci, lei non ci era mai venuta. Stava per rimediare, anche se non c'era un gran chè. Decisi di far finta di dormire, non so perchè.
- Harry? - la sentii dire a bassa voce. Mi trattenni dal non sorridere. Il mio nome pronunciato da lei era così meraviglioso. 
Continuai a tenere gli occhi chiusi e poi sentii dei passi avvicinarsi al letto. Si sedette di fianco a me, piano, cercando di non fare rumore. Mise una mano nei miei capelli, con delicatezza, e incominciò a giocarci. Anche se ero sveglio, sapevo che quel tocco non mi avrebbe svegliato se mai avessi dormito. I tuoi gesti e i suoi tocchi erano sempre così delicati che mi facevano impazzire. 
La lasciai giocare per qualche altro istante poi, a sua insaputa, la attirai a me ed io mi girai, finendo esattamente sopra di lei. I nostri corpi non era mai stati così vicini, combaciavano alla perfezione. E forse, era questo che fece battere il mio cuore piu' forte del solito. 
- Dio, Harry! Mi hai spaventata! - sbottò quasi come se fosse un sussurro. - Non farlo mai piu'! - 
Ridacchiai, divertito dal suo spavento.
- Ciao. - le soffiai sulle labbra, prima di fiondarmi su di esse per assaporarle, toccarle, baciarle. 
- Ciao bidello. - mormorò sorridendomi, dopo che ci staccammo.
- Quella stronza mi ha fatto pulire quindici classi. - mi lamentai.
- La prossima volta ti impari. - 
- Non sono pentito di quello che ho fatto, lo rifarei ancora. - 
- Harry .. - 
Sbuffai. - Non preoccuparti, non succederà. - la rassicurai.
Lei mi sorrise, dandomi un veloce bacio a fior di labbra.
- Sai, oggi un ragazzo è venuto a congratularsi con me per aver preso a botte Eric. -
- Stai scherzando? - 
- Niente affatto. Sono rimasto sorpreso anch'io. Ha detto che Teith si era fottuto la sua ragazza e si meritava una lezione. - 
- Wow. - commentò.
- Già. Ma è lui che è coglione che si fa fottere la ragazza. - 
- In realtà è colpa di lei che si fa fottere da uno qualunque. Se voleva, restava fedele al suo ragazzo. - 
- Mh, giusta osservazione. - 
In quel momento, mi venne in mente la mia 'chiacchierata' con Amber. Anche se non era successo nulla, mi sentivo in dovere di dirglielo, di essere sincero con lei.
- Che c'è? - domandò.
- Oggi stavo pulendo la classe ed è venuta Amber .. - aspettai un suo cenno per indurmi a continuare. - .. e ci ha provato, come sempre. - 
- Mh. - disse semplicemente. 
Non mi convinceva.
- Avanti, sputa il rospo. - 
- Che vuoi che ti dica? - 
La guardai, inarcando il sopracciglio. 
- E va bene. Sono gelosa, si, ma che posso farci? Certo, la prenderei per i capelli, ma io mi fido di te. -
Le sorrisi. Sapere che si fidava di me, senza che io le dicessi che avevo mandato a quel paese Amber, mi rese felice. 
- Anch'io mi fido di te. - 
Lei sorrise ed io le baciai la punta del naso.
- Com'è andata dalla compagna di tuo zio? - le chiesi.
- Ah! Non ci crederai mai. Indovina chi è la compagna di mio zio? - 
- Odio gli indovinelli, dici. - 
- La madre di Niall! -
- Non ci credo. - 
- Si! Ero in cucina, poi Jane chiama suo figlio e all'improvviso vedo sbucare Niall dalle scale. E' stato strano e abbastanza scioccante allo stesso tempo. - 
- Immagino. - ridacchiai. - Ma posso usarlo a mio vantaggio. Magari Niall o Jane possono parlare bene di me a tuo zio .. - 
- Ci hanno già pensato. - mi fermò. - Jane ha detto che sei un ragazzo fantastico e Niall ha rassicurato George dicendo che si può fidare di te perchè con me hai intenzioni serie. - 
- Io amo quella donna. - 
- Dovresti amare anche il tuo amico, eh. - 
- Quanto ti scommetti che si presenterà con "Mi devi un favore"? Magari non adesso, ma lo farà. Niall e' molto prevedibile. - 
- Ah, bene. - rise.
Mi soffermai a guardarla e a perdermi nei suoi occhi così profondi. Lei era così bella che sarei potuto stare per ore così, ad ammirarla mentre rideva o mentre parlava con quella sua voce così dolce e sottile. Si accorse che ero rimasto a fissarla, in silenzio, senza dire nulla, e mi sorrise timidamente. Amavo da morire quando era imbarazzata. Io ero ancora esattamente sopra di lei e non avevo intenzione di togliermi. Sarei potuto stare così per sempre. Avvertire il calore del suo corpo così vicino al mio, mi provocò degli intensi brividi che avrei voluto poter provare in eterno. 
- Sei bellissima. - mormorai guardandola negli occhi. 
Notai un leggero rossore sulle sue guance e lei fece nascere un nuovo sorriso timido che mi scaldò il cuore. Mi avvicinai alle sue labbra, facendole combaciare alla perfezione. Questa volta, la baciai con molta piu' lentezza. Volevo assaporare quel sapore così invitante per me fino in fondo, godermelo. Una lentezza che lei ricambiò subito, che però mi fece impazzire. 
Allacciò automaticamente le braccia attorno al mio collo, giocando con i miei ricci, ancora. Schiudemmo insieme, dopo un pò, le nostre labbra così da poter avere accesso alle nostre bocche, facendo giocare le nostre lingue. Quando ci baciavamo, eravamo solo io e lei. Nessun'altro. Era come se fossimo in un altro mondo, dove c'eravamo solo noi e questo ci bastava. 
Anche se ero preso dal bacio, potei sentire i battiti veloci dei nostri cuori, che si confondevano tra loro. Poi, potei riconoscere il suo. Lo ascoltavo ed aveva un suono meraviglioso, quasi come se fosse la mia canzone preferita. 
- Ah! State scopando! - urlò Louis entrando in stanza, d'improvviso, facendoci sobbalzare.
Mi staccai da lei, con malavoglia, e mi rivolsi a lui.
- Cazzo, Louis, ma non sai bussare?! - sbottai.
- Non volevo perdermi qualche scenetta porno. - si giustificò. 
- Che pervertito. - farfugliò Hope.
- Ehi, guarda che ti ho sentito! - la richiamò Louis.
- Ma è la verità. - disse lei.
- Questo si. - ammise infine.
Mi portai seduto, insieme a lei, sul letto mentre nella stanza entrava Niall e dietro di lui Gemma e Liam.
- Se proprio volevate arraparvi un pò, andavate a vedervi qualcosa su internet o vi vedevate un film. - dissi.
- Fratello Styles, volevo farti i complimenti per aver pestato Teith. - mi si avvicinò Niall, dandomi il cinque.
- Lo hai pestato per bene? - chiese poi.
- Oh, benissimo. Ha detto che gli avrebbe spaccato la faccia e così ha fatto. - gli rispose Louis.
- Tu 'sta zitto che non ti sei fatto i cazzi tuoi. - lo richiamai.
- Ehi, è stato lui a dirmi di fermarti. Io mi stavo godendo la scena. - indicò Liam.
- Non osare mettermi in mezzo, testa di cazzo! - si difese il moro.
- Come hai fatto? Lui ha reagito? - domandò Niall.
Louis si mise al centro della stanza e iniziò a spiegare.
- All'improvviso Harry si avvicina a Eric, lo prende per il colletto e lo sbatte agli armadietti facendolo male. Inizia a dirgli "Ripetilo!" - disse fancedo una voce stridula.
- Io non parlo così. - 
- Shh, 'sta zitto. - mi zittì. - Poi lo sbatte a terra e si mette sopra di lui iniziando a dargli pugni nello stomaco e sulla faccia. La sua faccia è tutta ricoperta di sangua ed Eric Teith sta quasi per morire quando Zayn tira Harry e lo allontana. Ma Harry prima che possa essere allontanato del tutto, gli urla "Devi stare lontano dalla mia ragazza, hai capito?!" -
Hope, sentendo quella frase, si gira di scatto verso di me e mi guarda forse un pò sorpresa, poi mi sorride timidamente. Io le ricambio il sorriso, stringendola a me. 
- .. Eric Teith deve la vita a Zayn Jawaad Malik. Fine. - concluse.
- Potresti fare il regista, sai? - lo prese in giro Liam.
- Dio, avrei voluto vederlo! - disse Niall.
- Ci sarà un'altra occasione. - lo rassicurò Louis.
Stavo per rispondere ma Hope mi precedette.
- No! - disse bruscamente. - Nessun'altra occasione. - 
- E perchè? - domandò Louis.
- Perchè no e basta. - rispose lei.
Lous si voltò verso di me, in cerca di una vera risposta.
- Scusa bello, ma ho promesso. - mi giustificai.
- Oh, scusa un cazzo! - si lamentò.
- Trovati una ragazza, così quando Eric ci prova, lo riempi di botte. - disse Liam.
- Giusto. Potrei usare Niall. - si avvicinò a quest'ultimo mettendogli un braccio attorno alle spalle. - Allora bella bionda, vuoi essere la mia ragazza solo per attirare Eric? - 
- Non aspettavo altro! - esclamò Niall imitando una voce femminile, facendoci ridere tutti. 
 
- Io la odio questa scuola del cazzo. - si lamentò Zayn chiudendo il suo armadietto.
- Qualche brutto voto? - chiesi.
- Quella troia di storia non voleva aumentarmi il voto. Già è abbastanza che gli ho detto chi cazzo fosse Cristoforo Colombo. - 
- Non ti scoraggiare, Malik. Potresti sempre sedurla con qualche tuo sguardo. - dissi.
- Cristo, che schifo! Una vecchietta tutte rughe e arrapata. - disse disgustato. 
- Vado in giro, ci vediamo dopo. - mi salutò dandomi qualche pacca sulla spalla.
Mi avvicinai all'armadietto di Hope, per aspettarla, ma chi venne non fu lei, ahimè.
- Ciao Harry. - 
Sbuffai, guardando altrove. 
Stava per parlare, ma venne interrotta da Hope che arrivò in quel momento.
- Ciao Amber. - la salutò, quasi con voce squillante.
- Ciao .. ehm .. - fece finta di non sapere il suo nome.
- Hope. - rispose subito lei.
- Mh, si, giusto. -
- Di cosa stavate parlando? - chiese Hope.
- Ah, di niente. Così, state insieme, eh? - che attrice.
- Si. - rispose subito Hope prendendo la mia mano, intrecciandola con la sua.
- Il tuo ragazzo ti ha detto che ieri ci siamo visti? - stronza, troia, e pure bastarda. 
Hope sentendo quella frase, strinse ancor di più la sua mano, facendomi gemere quasi dal dolore.
- Si, me lo ha detto. Mi ha anche detto che ha cercato di farti capire che non devi rompergli piu' il cazzo, come ti dice da ben un anno. Evidentemente la tua intelligenza è pari a zero visto che non riesci ancora a comprenderlo. -
Pensai che Amber avesse intenzione di  rispondere e invece, si limitò a fare un sorriso del tutto falso e a girare i tacchi, andondosene. 
- La mano così me la stacchi. - dissi ad Hope, che continuava a stringere la mia mano.
- Ah, scusa. - disse, aprendo l'armadietto.
Era del tutto nervosa ed io mi divertivo a vederla così.
- Come stai, Hope? -
- Io? Bene, benissimo. Magnificamente. Visto? Parlando si risolvono le cose. - disse, sbattendo l'anta dell'armadietto, facendomi sobbalzare. 
Si appoggiò all'armadietto, con le braccia conserte.
- La sbattevi piu' forte. - 
- Eh? Cosa? - chiese confusa.
- Ehi, calmati. - le mormorai, una volta che fui davanti a lei.
- Si, lo so, ma mi fa innervosire. - si giustificò, quasi come una bambina.
- Vedi? Anche a me Eric mi fa innervosire. - 
- Non ci provare, Styles. Io con Amber ci ho parlato, non le ho fatto testa e armadietto. - 
- Però avresti voluto. - 
- Ma non l'ho fatto. - 
- Ma avresti voluto. - ripetei per stuzzicarla.
- Si, okay?! - 
Risi e la baciai.
- E non fare così per farti perdonare. - 
- Come tu hai il broncio, io ho i baci. - dissi.
Lei, di tutta risposta, mi fece il broncio e gli occhi dolci. Se quella volta in campetto non potevo baciare quelle labbra, questa volta avrei potuto e così feci.
La baciai di nuovo e le morsi il labbro, tirandolo.
- Mi fai male, mi fai male! - supplicò, mentre io avevo ancora il suo labbro inferiore tra i denti. Di certo non stringenvo così tanto.
Lo lasciai e lei lo premette con quello superiore.
- Se mi si gonfia il labbro, ti picchio. - mi minacciò, facendomi ridere.
- Ciao, ciao, ciao. - ci salutò mia sorella che venne in quel momento.
Le ricambiammo il saluto.
- Harry, potresti andartene un attimo? - mi chiese Gemma.
- No, perchè? - dissi.
- Devo dire una cosa ad Hope, dai. - mi implorò.
- No. - 
- Dai, cazzo. - sbottò.
- No. - ripetei.
- Dio, quanto ti odio. - disse infastidita. 
- Hope, tutto apposto. - le sorrise. 
- Hai visto? Te lo dicevo io. - ripose lei.
- Tutto apposto cosa? - domandai.
- Cazzi nostri. - disse Gemma.
Ci salutò e poi scomparve tra la folla.
- Che voleva dire con "tutto apposto"? - chiesi ad Hope.
- Niente, non preoccuparti, cose da ragazze. - 
Annuii, poco convinto. Ma comunque, l'argomento non mi interessava piu' di tanto.
- Dormito bene stanotte? - le domandai, avvicinandomi ancor di piu' al suo viso.
- Si. - 
- Mh, hai sognato di nuovo me? - 
Lei annuì, sorridendo e mordendosi il labbro. E poi non era lei quella che tentava.
- E sentiamo .. - dissi mettendo le mani suoi fianchi attirandola a me - .. cosa hai sognato? - 
- Che eravamo su una spiaggia e c'era il tramonto. Era bellissimo. - mi sorrise.
Tramonto. Quella parola mi risuonava in mente. Avevo un'idea. 
- Domani sei mia, okay? - 
Io sono sempre tua. - 
- Era proprio questo che volevo sentirti dire. - le sorrisi e la baciai, di nuovo. 
Non mi sarei mai stancato di baciarla. Mai, mai, mai. 
 
Hope.
Dopo aver salutato Harry, entrai in casa e andai direttamente in cucina a mangiare qualcosa. 
Oramai era diventata un'abitudine. Mi accompagnava ovunque e non si disturbava, almeno era quello che mi diceva lui. Si poteva dire che io e lui eravamo sempre insieme. Il fatto era che non potevamo stare lontani. Io volevo stare sempre con lui, averlo al mio fianco. Sarò anche una cozza, ma era quello che volevo e sapevo che lo voleva anche lui. 
Dopo aver mangiato un panino, guardai un pò di tv, sedendomi sul divano.
Mi ricordai di avere qualche compito, così mi alzai, svogliata, e salii le scale, entrando in camera. Sulla sedia vicino alla scrivania c'era la felpa di Harry, così la indossai. Mi sentivo al sicuro, non piu' del dovuto. Era strano, ma tremendamente bello. Stavo per sedermi ed iniziare i compiti quando il campanello della porta suonò. 
Mi chiedevo chi potesse essere. Harry non sarebbe dovuto venire, non per quell'ora almeno. Forse era George che era tornato molto prima da lavoro.
Andai alla porta e quando la aprii, non ci potevo credere. 
Il ragazzo che era davanti a me non aveva bisogno di alzare lo sguardo per farsi riconoscere. Quei capelli rasati di lato non erano facili da dimenticare, non dopo tutti quegli anni, almeno. Quando lui alzò lo sguardo, mi sentii morire. Lo stomaco cominciò a contorcersi, e non per un'emozione positiva, tutt'altro. Quella sensazione già l'avevo provata e non era bella da risentire. Il mio cuore iniziò a battere fortissimo e iniziai a tremare, di paura. Ero paralizzata sullo stipite della porta e in quei secondi che ero rimasta a fissarlo, incredula, stringevo piu' forte che potevo la maniglia della porta. Quasi mi mancava il fiato per il troppo timore. Che ci faceva lui lì?
- A-alex? - 

 
— • • —



Ennò, mò vi ho fottute, cazzo.
Non ho fatto ritardo, HAHAHAHAH. Ho aggiornato di tre giorni prima
Mi dovete solo amare, bitches :** HAHAHAHAH.
Alloooooooooooooooooooooooooora.
Il solito discorso. Questo capitolo a me non piace molto ma comunque, spero piaccia a voi.
Visto che credo che il 90% di voi si sta chiedendo "chi cazzo è Alex?", ve lo dico subito. Dubito che ve lo ricordate HAAHAH.
Alex è l'amico di Mike, quello che ci provò con Hope molto tempo prima. E' a causa sua che Mike l'ha notata. lol 

Passando ad altri fatti.
Nel precedente spazio autrice, vi chiedevo se per voi sono in grando di scrivere un'altra storia.
Mi avete detto di si. (aw, vi amo). 
Vi ho chiesto con quale storia dovrei iniziare, e la maggioranza mi ha detto Niall. Perfect.
Ora vi chiedo un'altra cosa: dovrei scriverla in terza persona, solo nella versione femminile, oppure come questa?
Vi prego, rispondete ashjgdsah.

Peppines mie, la vostra peppina ha una brutta notizia da darvi. 
Martedì ci saranno i consigli a scuola ed io ho due debiti. 
Come potete benissimamente immaginare, il primo è MATEMATICA e il secondo francese.
Per cui, mia madre, mi toglierà il pc e non potrò continuare la ff.
Questo mi dispiace da morire perchè so che voi non seguirete come prima la storia çç
Cercherò di scriverla a mano e magari, con la scusa di studiare, lo scriverò al pc e ve lo posterò. PROMESSO.
Eggià, la vostra peppina fa schifo a scuola. C'era da aspettarselo, almeno in matematica, lol.

Avete visto? Ho dato i nomi ai capitoli sadhfasgh. 
Fatemi sapere se vi piacciono uu

Allora, vi piace il capitolo? sajhdfasgh.
RECENSITE SEMPRE CON LA MASSIMA SINCERITA'.

UN RINGRAZIAMENTO INFINTO, SPECIALE, IMMENSO E ZUCCHEROSO, ALLE PERSONE CHE RECENSITO LA STORIA.
siete fottutamente meravigliose, dio.
ringrazio a tutte voi che seguite la storia, davvero.
GRAZIE MILLE. sajdghash.

Passate dalla mia amica? ashjdgas. La sua storia e' meravigliosa.

When you look me in the eyes.

Per chi mi cercasse su twitter, sono: @infinitynaples.
E grazie per farmi i complimenti anche lì ashjdghas.

Bene, ora mi dileguo.
La vostra peppina vi ama immensamente e questo non cambierà mai. 
chiss chiss, 
peppina coi debiti.

crediti banner: @Chiara_88

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Capitolo 15
*** Isn't she lovely? ***






Isn't she lovely?



 

- Ciao Hope. - disse semplicemente.
Ciao Hope?! Stava scherzando?! Aveva anche il coraggio di salutarmi quel grandissimo bastardo? Con quale coraggio era riuscito a dirmi un semplice "ciao" come se niente fosse? Dio, avrei voluto spaccargli la faccia. Per quanto fossi arrabbiata, non riuscivo a dire una sola parola. Avrei voluto dirgli tutto l'odio che provavo per lui, come se fosse veleno. Parole che tempo fa non riuscii a dire, a urlare; ma le emozioni mi fregarono. Se per un nano secondo avevo pensato di urlargli contro e dire tutto ciò che pensavo, mi dovetti ricredere. La paura non mi faceva ragionare e il tremolio del mio corpo mi rendeva un'incapace davanti a tutto.  Ero impaurita e soprattutto sorpresa. Che ci faceva lui lì? Che voleva da me?
- Ti starai chiedendo che cosa ci faccia io qui. - disse dopo vari secondi di silenzio, come se mi avesse letto nel pensiero.
Mi limitai a guardarlo, a non fare nessun cenno. Non riuscivo a dire una sola parola. 
- Sono venuto per cercare te. - 
Dopo quella frase, sentii le lacrime pizzicarmi gli occhi. Nella mia mente, avevo già collegato tutto. Mike aveva mandato Alex a cercarmi; dopo avermi trovata, lo avrebbe avvisato e l'incubo sarebbe ricominciato.
- P-perchè? - domandai, con quel forte bruciore alla gola.
- Posso entrare? - 
Abbassai lo sguardo, facendo cadere una lacrima. Non avrei voluto essere maleducata, ma avevo paura solo nel parlargli, figuriamoci far entrare un mezzo pericolo in casa.
Lui sembrò capirmi e sospirò. 
- Hope, dobbiamo parlare. - 
- E di cosa? - il tremolio della mia voce non aiutava affatto.
- Di Mike. - 
Scesi i due scalini e socchiusi la porta, avvicinandomi a lui, ma non troppo.
- Ti ha mandato lui? - 
- No. - 
Quella risposta mi sollevò, ma non del tutto. Se non lo aveva mandato Mike, che motiva aveva di venire a cercarmi?
- Un giorno, - iniziò a spiegare, torturandosi le mani. - Mike venne a scuola molto più incazzato e su di giri. Incomincò a prendersela con tutti, ma non come prima, molto peggio. Io e i ragazzi gli chiedemmo perchè stesse così arrabbiato, e lui ci rispose che era colpa tua, che doveva fartela pagare, ma non sapevamo il motivo. - 
Colpa mia? Perchè gli avevo dato un calcio nelle palle per non farmi violentare?
Mi strinsi le maniche della felpa e con lo sguardo, gli feci intuire di continuare.
- Passavano i giorni e Mike sclerava di brutto, perchè tu non venivi a scuola. Un giorno gli chiesi del perchè ce l'avesse così tanto con te e lui mi disse che aveva cercato di .. - 
Si bloccò, guardandomi negli occhi. Non riusci a reggere il suo sguardo, guardai per un attimo altrove e qualche lacrima mi rigò il viso. 
- Continua. - dissi, tirando sul col naso.
- .. E che tu avevi "reagito". Dopo qualche giorno, vide che tu non tornavi e così andò a chiedere a tua madre dove fossi, e gli ha detto che eri qui a Londra. Incominciò a dire che sarebbe venuto a cercarti, e che ti avrebbe riportata indietro. Diceva di avere un piano, che però non ci ha mai detto. - 
- Con questo che vuoi dirmi, Alex? - 
- Di stare attenta, Hope. Ora che te ne sei andata, non credere che sia finita. Lo conosci Mike, e sai com'è fatto. Se vuole qualcosa la ottiene, e ciò che vuole sei tu. - 
Non riuscii a trattenere le lacrime e incominciai a piangere. 
- Perchè? Perchè non mi lascia in pace? - domandai, ma sapevo che lui non avrebbe potuto mai darmi una risposta.
Sospirò e abbassò lo sguardo, scuotendo la testa.
- Cosa dovrei fare, Alex? Non posso scappare per sempre. -
- Lo so. - 
- Non ne posso piu'. - la mia voce era oramai tremante, rotta. 
Lui mi si avvicinò e allungò la mano vicino al mio viso. Voleva darmi una carezza, forse asciugare qualche lacrima. Per quanto fosse carino quel gesto, fatto da lui lo vedevo come uno schiaffo, uno forte. Lui non mi aveva mai messo una mano addosso, ma avevo comunque paura di lui. Forse, perchè era amico di Mike o forse, perchè delle volte, incoraggiava Mike a picchiarmi. Si, decisamente per quello.
Indietreggiai, di scatto, spalancando gli occhi.
- Ti prego, non toccarmi .. - mormorai. Era una supplica.
Lui retrasse la mano, guardandomi sorpreso.
- Hope, io non avrei mai osato farti una cosa del genere. - 
- Magari avresti incoraggiato il tuo amichetto a farlo, eh? - 
- Credi davvero che ero contento quando ti maldrattava? -
- I tuoi sorrisetti e le tue parole ne sono la prova. - 
- Hope, io morivo dentro quando ti vedevo piangere e non sai quante volte avrei voluto farlo smettere. - 
- Ma non l'hai fatto. - risposi secca.
Alzò il braccio e alzò anche la manica della sua maglietta, scoprendolo del tutto. Era pieno di lividi, non violaceei, ma rossi. Forse erano recenti. 
Appena li vidi, spalancai gli occhi. Come se li era fatti?
- Questi me li ha fatti lui quando gli ho detto di lasciarti in pace e di non venirti a cercare. - 
Scoprì l'altro braccio, e c'erano altri lividi, questa volta piu' violacei.
- Questi quando gli dissi di smetterla di trattarti in quel modo. - 
Alzò la maglietta e scoprì la pancia, ma avevo visto abbastanza.
- Alex, ti prego, basta. - lo fermai.
- Non sapevo che trattasse male anche te. - 
- Lui tratta male chiunque, ma credo che con me un motivo ce l'aveva. - 
- Quale? - 
- Aveva capito che mi piacevi ancora e non gli andava a genio. - 
- T-ti piacevo? - chiesi timidamente.
- Tutt'ora. - mi sorrise.
Era stata una sorta di dichiarazione ed era stato anche .. carino. Certo, lui ci provò con me anni prima, dovevo anche prevederlo; ma ero convinta che per lui ero solo un'altra preda, ecco perchè non ci uscii. Alex, in se per se, era un ragazzo carino, ma il lato gentile non lo aveva mai mostrato, non con me almeno. Fino al quel momento.
Mi limitai a fargli un timido sorriso, poi mi passai le maniche della felpa sotto agli occhi, ascigandomi le guance.
- Non è un pò grande questa felpa per te? - domandò.
- Oh .. si, be' .. - 
- E' del tuo ragazzo, vero? - 
Annuii.
- Avrei dovuto immaginarlo .. - farfugliò.
- Sorpreso? - 
- No, per niente. Una ragazza bella come te non poteva non essere notata. - 
Un altro complimento. Non che prima non me ne facesse - prima dell'arrivo di Mike - ma era comunque strano.
- Sei venuto da Manchester solo per avvertirmi? - 
- No. Mio cugino ha fatto un'incidente ed io e i miei siamo venuti a trovarlo, è di queste parti. - spiegò.
- Oddio, sta bene? - domandai.
- Si. Per fortuna nulla di grave, si rimetterà. - rispose. 
- Come mi hai trovato? -
- Ho chiesto un pò in giro. - 
In quel momento, gli suonò il cellulare e temetti davvero il peggio.
Lo cacciò e guardò il display, poi guardò me.
- E' lui. - 
- Alex, ti prego, non dirgli dove sono. Ti prego. - lo supplicai, ancora con le lacrime agli occhi.
- Shh, non preoccuparti, non glielo dirò. - mi rassicurò.
Mi fece intuire di non parlare, così stetti zitta, cercando di comprendere la loro conversazione.
- Ehi bello. - rispose. "Ehi", come se niente fosse.
- Sono poco distante da Manchester. - 
- Sono da mio cugino, sai, quello che ha avuto l'incidente. - mi guardò.
- Sta bene, si rimetterà. - 
Mike che domandava come stava una certa persona? Non era da lui. 
- Mh .. non ne ho idea. Credo che i miei vogliano restare qui per stanotte. Perchè? - 
- Oh, fico. Magari segnami il numero, potrebbe tornami utile. - 
- Va bene. Divertiti. - concluse chiudendo la chiamata.
- Scommetto che ha trovato una troietta che riesce a tenerlo a bada per un pò, vero? - domandai.
- Già. - rispose. - Credo sia l'unico modo per farlo stare un pò calmo. - 
Tipico di Mike.
Incrociai le braccia al petto e mi dondolai sui piedi, guardandomi intorno.
- Non gli dirò del nostro incontro. Non lo dirò a nessuno. - 
- Grazie, Alex. - risposi.
Infondo, era stato gentile. Venire da me, avvertirmi e, in un certo senso, rassicurarmi, era stato un gesto carino e si capiva che si preoccupava per me. Forse mi ero ricreduta su Alex, non del tutto, ma in buona parte. I suoi lividi erano la prova che lui cercasse di allontanare Mike da me e che aveva cercato in tutti i modi di difendermi. Era un lato di Alex che non conoscevo, ma prima di tutto quel casino, un pò sapevo che era un 'bravo' ragazzo. 
- Meglio che vada .. - mormorò.
- Be' .. allora ci vediamo, forse. - disse ironicamente.
- Ciao Hope. -
- Ciao Alex. - lo salutai, sorridendogli.
Aspettai che lui uscisse dal piccolo vialetto e poi rientrai in casa. Chiusi la porta e mi ci appoggiai, scendendo lentamente. Mi portai le gambe al petto e le serrai con le mie braccia, stringendomi. Era un modo per sentire un pò di conforto, ma ebbi dei scarsi risultati. Mi sentii completamente sola e non potete immaginare quanto io avessi bisogno di Harry vicino a me in quel momento. Anche se non avesse avuto nulla da dire, mi bastava sentire le sue braccia avvolgermi e allora si che sarei stata bene. 
Avevo ancora bisogno di piangere, di cacciare altre lacrime. Magari mi sarei sentita un pò piu' libera. 
"Ora che te ne sei andata, non credere che sia finita.". Quelle parole erano fisse nella mia mente e si ripetevano come un disco rotto. Piangevo piu' di prima perchè sapevo che quella frase, era la pura verità, anche se prima non lo avrei mai ammesso. Ciò di cui avevo bisogno in quel momento, era un pò di forza, quella che io mai avevo avuto. Ero sempre stata una persona debole e mi odiavo tanto per questo. L'unica volta in cui non mi sentivo così, era quando ero con Harry. Si, mi sentivo piu' forte. Non riuscivo mai a spiegarmi il perchè. 
Mi calmai e poi andai in camera mia. Feci i compiti e cercai il piu' possibile di non pensarci, poi, mi chiamò Harry.
- Ehi. - 
- Ciao riccio. - 
- Come stai? - 
Sconfitta, debole, come se non fossi mai abbastanza.
- Ehm .. si, bene. E tu? - maledetta io e il mio balbettio.
- Bene. Che e' successo? - 
- N-niente, perchè? - mentii.
Non so quante volte mi aveva detto di dirgli tutto, che lui non si sarebbe mai stancato di ascoltarmi e aiutarmi, ma non mi era facile accettare ciò. Avevo sempre paura di annoiarlo.
- Hope, quanto volte dovrò dirtelo ancora? - ecco, appunto.
- Te ne parlerò dopo, va bene? - 
- Hope .. -
- Non preoccuparti, e' tutto okay. Sto bene. - lo rassicurai.
- Allora, tra quanto mi verrai a prendere? - chiesi.
- Mh, tra un'oretta. - 
- E dove mi porti? - domandai entusiasta.
- Questo non te lo dico, è una sorpresa. - 
- Eddai. - lo supplicai.
- No, no. Non ti dirò nulla. - 
Sbuffai. - E come dovrei vestirmi? - 
- Per me puoi venire anche in tuta, basta che passi del tempo con me. - 
- Grazie del consiglio. - dissi ironicamente.
- Prego. - 
- Meglio che vada a prepararmi, allora. - 
- Di già?! -
- Noi ragazze sull'abbigliamento siamo complicate, sai. - 
- Okay. Ci vediamo tra un pò. - 
Chiudemmo la chiamata ed io mi fiondai subito davanti all'armadio. E come ogni ragazza adolescente, la prima frase che ti viene in mente è "non c'ho un cazzo da mettermi". E' una frase spontanea, quasi come se fosse nel nostro dna. 
Decisi di scegliere i vestiti piu' tardi, così andai a farmi una doccia. Ci restai a lungo e rimasi per la maggior parte del tempo a pensare. Pensai alla prima volta che vidi Harry e al nostro primo bacio. Poi, uscii e mi presentai di nuovo davanti all'armadio per scegliere. Dopo vari minuti a osservare i vestiti, finalmente, decisi cosa indossare. 
Una maglietta a mezze maniche grigia, con scritte a fantasia nere e gialle. Poi, un pantalone stretto nero e delle scarpe da ginnastica grigie, le mie amate blazer. Infine, sopra, una giacca di pelle nera, ovviamente aperta. Per i capelli, decisi di farmi una treccia di lato. Non mi feci un trucco speciale: un pò di mascara e una linea di eyeliner. Finito di prepararmi, andai di sotto e aspettai che Harry arrivasse. Intanto, una domanda mi tormentava: dove voleva portarmi? 
 
Harry. 
Sebbene lei mi avesse detto che stava bene, io poco ci credevo. La sua voce, anche se sentita per telefono - che mi faceva sempre un certo effetto - non mi convinceva. Certo che era anche testarda. Non so quante volte le avevo detto che poteva dirmi tutto, io ci sarei stato, sempre; ma lei continuva a nascondermi le cose. Non che pretendessi di saperle, solo che volevo che sapesse che poteva sempre contare su di me: si poteva fidare, come io mi fidavo di lei. Forse aveva ricevuto un'altra chiamata da Mike, o un messaggio. Quei dubbi mi accompagnarono per tutto il tempo che mi preparai. E in tutta sincerità, a quella preoccupazione, si aggiunse anche una certa ansia. Quella era la prima volta che io e Hope saremmo usciti, da soli. Era una sorta di "primo appuntamento", anche se eravamo gia' del tutto fidanzati ufficialmente. Forse avrei dovuto fare le cose con calma, passo dopo passo, ma .. sinceramente, non ricordo il motivo preciso per cui corsi così tanto con lei. Magari l'idea che lei ricambiasse il mio stesso sentimento mi aveva spinto così in là con lei. L'importante, era che lei non se ne lamentasse, come non mi lamentavo io. Non ero pentito affatto di essere "entrato" in quella situazione. Piu' che altro, ero molto felice. Ero felice che lei mi ricambiasse, che provasse le stesse cose - almeno speravo -, che stessimo sempre insieme .. ero felice di essere quello che sempre avrei voluto che fossimo: un noi. 
Forse gliel'avrei detto. Forse proprio quella sera. O forse no. Per quanto lo negassi, io ero un vero e proprio coglione. Mi era difficile dire cosa provavo, soprattutto se si trattava di .. "amore". Ma in piu' delle volte, con Hope non contavano le parole. Lei riusciva a capire ciò che io non riuscivo a dire, con un solo sguardo. E per lei bastava, come bastava per me. 
Finito di preparami, andai di sotto e presi le chiavi della macchina.
- Gemma, io esco! - urlai.
- Dove cazzo vai?! - sbottò facendo sbucare la testa fuori dalla scale.
- Esco con Hope. - 
- Oh, bene. Divertitevi. - disse e tornò in camera sua.
Uscii e andai in macchina, accesi il motore e mi avviai verso casa di Hope. Una volta arrivato, feci due colpi di clacson e lei uscì di casa. Mi si mozzò il fiato quando la vidi avvicinarsi alla macchina. Era bellissima ed era così decisamente sexy. 
Entrò in macchina e mi salutò con un leggero bacio a fior di labbra, poi mi sorrise.
Notò che io la squadravo dalla testa ai piedi e poi mi guardò curioso.
- Che c'è? Non va bene? - 
- No, sei perfetta. - 
Lei mi sorrise timidamente e abbassò lo sguardo. 
Le misi due dita sotto al mento, così che alzasse il capo, e la baciai di nuovo, con molta piu' lentezza e dolcezza. 
- Ciao. - le soffia sulle labbra.
- Ciao. - mi sorrise. 
Ci staccammo e lei si mise comoda sul sedile, mentre io accendevo il motore; poi partimmo. 
- Ora capisco perchè Louis vuole sempre la tua auto. - disse.
- E cioè? - chiesi, tenendo fissi gli occhi sulla strada.
- Fa il suo colpo. - 
- Mh. E così ti avrei impressionato in senso positivo con la mia auto? - 
- Be', diciamo. Quella di Eric era molto piu' bella. - mi stuzzicò.
La guardai per un secondo, poi con la mano destra cercai di darle un pizzicotto, mentre lei di spostava. 
- Scherzavo, scherzavo! - disse subito.
- Dai, mi dici dove mi porti? - mi supplicò.
- No, non te lo dico. - 
- Harry .. - mormorò.
Mi voltai verso di lei e vidi che mi fece il broncio. Dio, quanto era dolce.
Tornai con gli occhi sulla strada di scatto.
- Non osare farmi il broncio. - 
- Eddai. - 
- E' inutile. Tanto non mi giro. - 
- Lo sai che è illegale lasciare una ragazza come me in ansia per via di una sorpresa? - 
- No. - risi.
- Be', ora lo sai. - 
- Un altro pò e siamo arrivati. - 
Lei sembrò rilassarsi e si appoggiò allo schienale del sedile. 
In quei minuti che guidavo, ogni tanto la spiavo sott'occhio a la vedevo guardare fuori dal finestrino. Era del tutto pensierosa, forse per qualcosa che successe quel pomeriggio che non mi disse per telefono.
Dopo qualche altro minuto, arrivammo e parcheggiai dietro ad un vicolo. La portai in un posto poco distante da Londra, tranquillo e sereno, forse un pò inquietante ma dettagli.
- Arrivati. - dissi, spegnando il motore.
Lei inarcò il sopracciglio e stava per aprire la portiera della macchina ma la fermai.
- Hope, aspetta. - lei mi guardò. - Devi dirmi cosa è successo oggi. - 
- Ne riparliamo un'altra volta Harry, dai. - 
- No Hope, adesso. - insistetti. 
Lei sospirò e si mise piu' comoda, in modo che mi guardasse.
- Oggi a casa è venuto Alex .. - 
Alex? Chi era Alex? 
- .. L'amico di Mike, quello che ci provò con me molti anni prima. - ecco chi era.
- Che cazzo ci faceva a casa tua? - sbottai.
- Era venuto per parlarmi. Mi ha raccontato che Mike nei giorni in cui non andavo a scuola era molto incazzato e diceva che me l'avrebbe fatta pagare. Poi Alex gli ha chiesto cosa avessi fatto, e lui gli disse che aveva cercato di .. violentarmi e che io avevo reagito. -
- Aveva anche il coraggio di prendersela con te?! - strinsi il volante della macchina, un modo per placcare la rabbia che stava crescendo in me. 
- Ha detto che vedendo che io non tornavo a scuola, è andato da mia madre a chiedere dove fossi finita e lei gli ha riferito che ero qui a Londra. E' andato a dire ad Alex e ai suoi amici che sarebbe venuto a cercarmi e che mi avrebbe riportato indietro. - 
- Deve solo azzardarsi a toccarti di nuovo. Si può considerare già morto. - dissi a denti stretti.
- Ehi. - mi intimò a guardarla. - Adesso non voglio pensarci, okay? Mi ha già rovinato la vita abbastanza e non voglio che rovini la mia storia con te. -
- Non lo farà. - 
Mi fece un mezzo sorriso e poi mi diede un lieve bacio, facendo combaciare le nostre labbra. Una bacio che riuscì davvero a calmarmi, ma che mi fece battere il cuore piu' forte del dovuto. Sensazioni ed emozioni che solo lei riusciva a farmi provare. 
- Andiamo. - dissi.
Uscimmo dalla macchina e mi avvicinai subito a lei. La vedevo spaesata, d'altronde, non ci era mai venuta e così, le feci da guida. 
- Vieni. - le presi la mano e la portai con me verso la fine del vicolo.
Arrivati alla fine, voltammo a sinistra e ci trovammo davanti un muro pieno di piante rampicanti. Come previsto, ma lo si poteva scavalcare.
- Ehm .. Harry? - 
- Dobbiamo scavalcare. - 
- Ma io non so farlo. - obiettò.
- Non preoccuparti, è facile. - la rassicurai.
Le feci vedere dove mettere i piedi e dopo qualche cenno convinto di lei, scavalcai prima io, così da poterla aspettare dall'altra parte.
Aspettai qualche istante, poi la vidi in cima al muro e si bloccò.
- Hope, dai. - 
- H-Harry, io soffro di vertigini. - 
- Lo avevo immaginato. - risi. - Dai, buttati, ci sono. - 
Scosse la testa, come una bambina.
- Hope, fidati di me. Ti prendo io. - 
La vidi fare respiri profondi e poi si lanciò. La presi, tenendo ferme le mie mani sui suoi fianchi impedendole di cadere. Lei aprì gli occhi e per quei nano secondi, mi ci persi in quel color castano chiaro che erano sempre capaci di incantarmi. 
- Visto? - mormorai.
Cacciò fuori tutto l'ossigeno trattenuto, liberandosene e forse, sentendosi piu' sollevata.
- Dio, che paura. - disse appoggiando la testa sul mio petto.
Davanti a noi, c'era un altro piccolo vicolo e quando si svoltava a destra, ti trovavi in un piccolo giardino. Lo ricordavo perfettamente, un tempo era molto piu' curato, adesso c'erano erbacce e rametti di alberi oramai secchi. Poi, la grande casa: la villa. Era oramai malandata ma aveva sempre quel non so che di misterioso e intrigante. Mi aveva sempre affascinato, sin da piccolo. Ci avvicinammo alla porta e poi entrammo. La casa all'interno non me la ricordavo molto bene, ma potei vedere che non era così malandata come all'esterno. Era sempre raffinata, con quel tocco di antico che a me era sempre piaciuto. Appena entravi, ti trovai in un enorme salone con varie colonne, come quelle greche. C'erano ancora alcuni mobili: sedie, tavoli, tappeti e vari vasi, coperti da qualche lenzuolo. 
Quando entrammo, sentii la mano di Hope stringere piu' forte la mia. Quella stretta mi fece contorcere lo stomaco, quella sensazione da me tanto amata. 
- Dove siamo? - chiese timidamente.
- Questa è "La Casa Del Marchese" .. - lasciò la mia mano e avanzò di qualche passo guardandosi intorno meravigliata. 
- E' stata costruita nel 1806 da un archietto, che non ricordo il nome, - rise. - per questa nobile famiglia. Erano il Marchese Auguste II, sua moglie Christine e le sue due figlie. - 
Mentre spiegavo, vedevo Hope ammirare la casa. Dai mobili, al soffito decorato con quella fantasia dell'epoca.
- Vedo che sai molte cose. - disse.
- Be', dovevo pur informarmi della casa in cui mi intrufolavo. - mi avvicinai con calma a lei.
- Da quanto tempo vieni qui? - 
- Da quando ero bambino. Nelle vicinanze c'è un ristorante e i miei ci venivano sempre. Con la scusa di andare a giocare nelle giostre del ristorante, venivo qui. - spiegai.
- Ma che bambino ribelle. - 
Si guardò intorno, ancora. - Strano che non ci siano graffiti .. sai, dei vandali. La maggior parte vengono sempre in questi posti. - 
- Si cagano sotto ad entrare qui. - 
- E perchè? - 
- C'è una leggenda in cui si dice che il fantasma del Marchese sia ancora qui e che faccia dispetti a chiunque si intrufoli in casa sua. - 
- Mh, interessante. - commentò.
- Tu non hai paura? - 
- No, perchè ci sei tu. - 
- E se io me ne andassi? - 
- Avrei paura. - 
Mi avvicinai a lei, guardandola negli occhi. 
- Allora meglio che resti qui con te. - mormorai.
- Già, forse e' meglio. - 
- Adesso ti faccio vedere la sorpresa. - 
Le presi la mano e la condussi verso le scale del grande salone, dove portavano sia a destra che a sinistra. Noi andammo a sinistra. Mentre la conducevo verso la stanza, Hope continuava a guardarsi intorno, sempre con lo stupore di prima. Potei intuire che la sorpresa le era piaciuta, ma il bello doveva ancora venire. 
Entrammo in una stanza del piano superiore e lasciai che lei restasse a studiarla per un altro pò. C'era un letto grande quanto quello matrimoniale. Una scrivania, con sedia ed uno specchio ancora non rotto, intatto, ma del tutto impolverato. Tutti quei mobili, erano ricoperti da delle lenzuola malandate anche loro. 
- Questa era la stanza di una delle figlie? - domandò camminando per la stanza.
- Si, della piu' piccola. - 
Hope si avvicinò allo specchio e toccò la decorazioni attorno, con delicatezza. Seguì ogni minimo dettaglio con l'indice, guardandone ogni particolare. Ero stupito da quanto lei ne fosse meravigliata. 
Mi avvicinai a lei da dietro, con calma.
- Adesso chiudi gli occhi. - le sussurrai.
Aprii la finestra a porte della stanza, senza fare rumore così che lei non capisse, poi le presi le mani e la condussi fuori. 
Era un'enorme terrazza che affacciava su un altro giardino sul retro. Ce n'era una per ogni stanza, ma solo quella dava la vista su Londra. Rimasi incantato da quella meraviglia per qualche secondo, ma distolsi subito lo sguardo. Volevo godermi quello spettacolo con lei. 
- Aprili. - 
Lei li aprì e potei intuire il suo stupore dai suoi occhi che rimasero meravigliati da ciò che stavano ammirando. Londra nel bel mezzo del tramonto, con quelle sfumature di rosso, giallo, arancio, rosa e un pizzico di lilla. Un capolavoro che nemmeno un pittore sarebbe riuscito a dipingere. Era una delle cose piu' belle che avessi mai visto, ovviamente, dopo di lei. 
- Wow .. - riuscì a dire.
- Non è proprio la spiaggia come nel tuo sogno, ma .. - mi portai la mano dietro la nuca, segno che ero del tutto imbarazzato.
- Harry, è bellissimo. Molto meglio del sogno. - si voltò verso di me e mi sorrise.
- Si? - 
- Si .. - mormorò a voce bassa, abbassando lo sguardo. Era timida, tremendamente timida, ma amavo da morire quel suo lato dolce.
Le misi due dita sotto al mento e potei ammirare quanto lei fosse ancor piu' bella col contrasto di quelle sfumaure meravigliose. 
Sorridemo entrambi, sfiorandoci i nasi, poi mi staccai da lei.
- Devo darti una cosa. - 
Iniziai a sganciare il gancetto che era dietro la collana e quando ci riuscii, mi avvicinai a lei.
- Voglio che tu abbia questa .. - le dissi iniziando ad agganciargliela al collo, mentre lei abbassava di poco il capo. - .. così ti ricorderai di quanto io ci tenga a te. - 
Quella collana era molto importante per me, ma non mi importava separarmene. Volevo che avesse qualcosa di mio, di importante, e non solo il mio cuore. 
Lei la guardò e sorrise, poi si fiondò tra le mie braccia. 
- Grazie, Harry. - disse stringendomi. 
Le ricambiai l'abbraccio, e le diedi un bacio suoi capelli, inebriandomi del suo amabile profumo. 
Alzò il capo, incontrando i miei occhi. Studiammo per qualche istante i nostri occhi che sembravano parlassero da soli, confidandosi i loro piu' nascosti segreti, poi mi avvicinai di piu' a lei e misi la mia fronte contro la sua, facendo intrecciare anche la nostre mani. Era incredibile come mi sentissi bene nel solo toccarle o sfiorarle. Sembrava che fossero state create solo per me. Guardandola ancora negli occhi, mi resi di quanto lei fosse così adorabile, dolce, speciale, meravigliosa. Quelle parole, quei pensieri, sapevo che non sarei mai riuscito a dirli con facilità; così, li dissi in un modo che mai avrei creduto potessi mai fare. 
 
Isn't she lovely?
 
Isn't she wonderful?
 
Isn't she precious?
 
Less than one minute old 
 
I never thought through love we'd be
 
Making one as lovely as she 
 
But isn't she lovely made from love?
 
Ad ogni parola, ad ogni nota da me cantata, vedere il suo sorriso mi diede la forza di continuare a cantare quell'amabile ritornello, che ogni volta che lo ascoltavo, pensavo a lei. Solo ed esclusivamente a lei. C'era sempre nei miei piensieri, ma sentire quella canzone, mi faceva sorridere piu' del solito. Era come se fosse stata scritta per lei. Per far sapere al mondo quanto fosse dolce, adorabile, amorevole. E semmai, questo mondo, avesse scoperto che io avevo del tutto ragione su di lei, non avrei esitato nemmeno un secondo a dire che finalmente, era mia; e anche se eravamo insieme da si e no quattro giorni, io la amavo da morire. 
- Ti amo, Hope. - 
- Ti amo anch'io, Harry. - 
E dopo quelle fatidiche parole, attese da entrambi, sigillammo tutto quel momento con un bacio. Forse, piu' profondo di tutti gli altri precedenti. Presi il suo viso tra le mani e con il pollice, sfregavo dolcemente le sue morbide guance, mentre lei poggiò delicatamente le sue mani suoi miei fianchi. Schiudemmo le labbra insieme e facemmo incontrare le nostre lingue che si desideravano, forse troppo, facendole giocare, danzare. E come sempre, dopo ogni nostro bacio, c'era il momento che forse amavo di piu'. Quello di quando i nostri occhi si incontravano e si dicevano ciò che le nostre bocche non erano in grado di dire. Proprio dai suoi occhi capii che finalmente, avevo trovato l'amore piu' vero e sincero che mai.

 
— • • —



I'M BACK PEPPINES MIEEEEEEEEEEE.
Amatemi, cazzo, amatemi. Questa è la seconda volta che non vi rimango di merda. AHAHAHAH.
Allora, come state? 
Mi siete mancate tantissimo ): 
In questi giorni sono stata impegnata con lo studio, per via dei debiti come detto nel precedente spazio autrice, perciò, niente pc.
Ma comunque, per come vi avevo promesso, eccovi qui il capitolo.
Ho trovato il tempo di scriverlo a mano, in tutta sincerità, con molta piu' ispirazione, lol.
E sapete quale altro miracolo e' successo?
Mi piace questo capitolo. Cazzo, ora viene la fine del mondo HAHAHAHAH.
Aspettate però, non del tutto uu 
Però mi piace da morire per come ho scritto con Harry. Ceh, boh. saydgash.
Credo proprio che questo sia uno dei miei capitoli preferiti, almeno per adesso uu

Per chi si interessa della mia situazione scolastica .. (lol)
Domani ho il compito di francese, e venerdì quello di matematica. Perciò, PREGATE PER LA VOSTRA PEPPINA.

Ed ecco a voi, la mia storia su Niall: 



Ora, il momento tanto bello.
Peppines mie, seriamente, io vi amo da morire.
Io non so cosa farei senza di voi, davvero.
Ho capito che scrivere mi fa stare bene.
Lasciate perdere gli errori grammaticali e cose varie, ma mi piace scrivere, esprimere ciò che penso e dar spazio alla mia fantasia.
Senza di voi, credo che non avrei continuato.
Perciò, GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE.
La vostra peppina vi ama e vi amerà per sempre uu

Alloooooooooora, vi piace il capitolo?
Recensite con la massimissima sincerità uu asjfdashj.

Passate dalla mia amica? Dai, la sua ff e' davvero meravigliosa. sahjdgasdh.

When you look me in the eyes. 

Ma vogliamo parlare dei complimenti che mi fate su twitter?
Dio, ma quanto cazzo siete belle? ashdsghasd.
Vi ame così, vi ame così, e pure così. (non ci pensate, sclero momentaneo)
Comunque, per chi mi cercasse su twitter sono: 
@infinitynaples uu

Ora vado.
Recensite questo capitolo perchè ci tengo davvero tanto.
Pregate per me çç
Vi ame.
chiss chiss, peppina ancora coi debiti.

crediti banner: @Chiara_88

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Capitolo 16
*** She seems to be a real angel. ***






She seems to be a real angel.



 

Hope.
- Lo farò domani a scuola, dai. - si lamentò Harry.
- No, adesso. Non avrai il tempo di copiarlo e poi almeno imparerai qualcosa. - 
- Ma è palloso. - 
- Ma se non lo hai nemmeno letto! - 
- Prevedo già cosa leggerò. - disse. - Sai, ho questo dono. - 
Inarcai il sopracciglio.
- Va bene, va bene. - 
Eravamo in camera mia, ed eravamo sui libri da un pò. Lui mi aveva dato una mano con matematica, visto che il giorno dopo sarei dovuta essere interrogata. Poi, avevamo studiato un pò di francese, e ora gli stavo dando una mano con Shakespeare.
Io e Harry stavamo insieme da quasi tre mesi, e il nostro rapporto, col passere del tempo, si era rafforzato. Certo, c'era stato qualche battibecco e qualche piccola scenata di gelosia, ma quei litigi, ci avevano uniti ancora di piu'. Passando del tempo con lui, mi rendevo conto di quanto fossi così fortunata ad averlo incontrato. E certe volte, pensai che avrei voluto stare con lui per sempre. Era come se lui fosse stato il mio primo ragazzo, anche se non era vero. Tutto era nuovo per me se vissuto con lui. La prima volta per tutto, almeno in gran parte. Solo con lui avevo provato le farfalle nello stomaco quando mi guardava; solo con lui mi sentivo le gambe tremare quando mi era accanto; solo con lui mi sentivo protetta quando mi avvolgeva nelle sue braccia; solo nel sentire la sua voce mi sentivo bene. Ma soprattutto, solo con lui, avevo detto il mio vero 'ti amo'. Dallo scappare da un incubo, mi ero ritrovata ad amare un ragazzo che mi ricambiava apertamente. Il nostro rapporto era bello, speciale. Un rapporto che solo noi avevamo, e niente di esso era cambiato col tempo. Ciò che apprezzavo piu' di Harry, era che riusciva a capirmi. Sapeva quando doveva essermi vicino e consolarmi con le sue dolci parole, oppure starmi semplicemente accanto, abbracciandomi e stando in silenzio. E la cosa bella, era che il silenzio a noi non ci imbarazzava. Piu' che altro, io e Harry comunicavamo con gli occhi e forse era proprio questo che ci distingueva dagli altri. Se le altre coppie dovevano parlare per forza, a noi bastava guardarci e sorriderci senza dirci una parola. Ci stava bene così, perchè capivamo che quel piccolo particolare, faceva parte di noi
- Apri a pagina 156. - dissi.
Lui obbedì e si posizinò meglio sulla sedia, portando il braccio destro sulla scrivania. Con la mano, giocava con la punta del foglio, poi, poggiò la mano sinitra sulla mia coscia e a quel contatto, sentii come una sorta di scossa dietro la schiena. Io poggiai il gomito sulla scrivania e con la mano, mi tenevo la testa, così da poterlo guardare meglio. I ricci gli cadevano sulla fronte, coprendogli di poco gli occhi dalla mia visuale; il naso leggermente all'insu, le guance piene e le labbra morbide e rosee, gli davano un'aria .. dolce. Era così bello.
 
"Gli occhi della mia donna non sono come il sole; 
il corallo è assai più rosso del rosso delle sue labbra;
se la neve è bianca, allora i suoi seni sono grigi;
se i capelli sono crini, neri crini crescono sul suo capo.
Ho visto rose variegate, rosse e bianche, ma tali rose non le vedo sulle sue guance;
e in certi profumi c'è maggiro delizia che nel fiato che la mia donna esala.
Amo sentirla parlare, eppure so che la musica ha un suono molto più gradito.
Ammetto di non aver mai visto camminare una dea, 
ma la mia donna camminando calca la terra.
Eppure, per il cielo, ritengo che la mia amata sia straordinaria
come ogni altra donna falsamente cantata con immagini esagerate."
 
Sospirò e poi osservò per qualche altro istante la pagina del libro.
- E' romantico. - esordì.
- Già. - dissi. - Secondo te, cosa significa? - 
Lui rilesse ancora qualche riga, poi si voltò verso di me. Non disse nulla, i suoi occhi si persero nei miei come i miei nei suoi. Sguardi che ci lanciavamo in continuazione, eppure quella volta era strano.
- Che c'è? - mormorai.
- Niente. - rispose sorridendomi per poi tornare a guardare il sonetto.
- Dai. - lo intimai.
- Mh .. credo che lui metta a paragone tutto ciò che la sua amata ha, con le cose piu' belle che da la natura. Per quanto ci provi, quei particolari non ne escono vincitori, ma lui riesce comunque ad amarla lo stesso. - 
Annuii, poi mi avvicinai a lui.
- In queste prime parti ,- indicai col dito sul libro. - lui descrive le parti negative della donna amata e dichiara di amarla proprio per la sua originalità. Questo confronto, lui lo fa con la donna petrarchesca, cioè la donna vista come una sorta di angelo, e poi con la dark lady, che rappresenta lo stereotipo della donna con carattere forte. Fa questo confronto in maniera polemica, ironica e grottesca, e sebbene all'inizio sembra risolversi tutto in favore della donna usata a modello dal petrarca, si conclude con l'abbandono del modello petrarchesco, poichè è meglio una donna normale ma vera, che una donna ideale ma che in realtà non esiste. -
- In pratica, la ama anche con i suoi difetti. - disse.
- Esatto. - acconsentii. - Credo sia una delle cose piu' romantiche che un uomo possa dire ad una donna. - 
- Guarda che potrei riuscirci anch'io. - 
- Oh certo, ci credo. - 
Lui prese un foglio e iniziò a scrivere.
- Che fai? - chiesi divertita.
- Scriverò un sonetto per te cambiando qualcosa di questo. - 
- Oh, ma che cosa romantica! - lo presi in giro.
Lui continuava a far scorrere la penna. Spostava di poco il foglio per vedere meglio ciò che era scritto sul libro, guardava me, poi tornava a scrivere. Che situazione buffa.
- Harry .. - lo chiamai.
Lui si fiondò su di me e mi diede un bacio a fior di labbra. Si staccò, poi, come se stesse riflettendo, ritornò a baciarmi, poi scrisse di nuovo.
- Dimmi che stai scherzando. - 
- Finito! - esultò.
- Oddio. - mi esperai, poggiando il braccio sulla scrivania e poggiandoci la testa.
Lui fece due colpi di tosse. - Prego, alzi la testa, mia amata. - 
Alzai il capo e lo guardai divertita.
- Ti prego, risparmiati. - 
Lui guardò il suo foglio, poi lo posò e mi guardò.
 
Gli occhi della mia donna non sono come il sole,
bensì più lucenti di esso.
 
Con il pollice, toccò le mie labbra, sfiorandole. 
 
Le sue labbra, morbide e rosse, sembran essere
dei petali di rose.
 
Prese uno dei miei boccoli, e ci giocò.
 
I suoi capelli, li sento come seta
nelle mie mani.
 
Portò la sua mano sulla mia guancia, accarezzandola.
 
Mai nessuna rosa è stata così rossa 
quanto le sue guance, che prendono quel colore,
ogni tal volta che la guardo negli occhi.
 
Quando pronunciò quella frase, mi sentii avvampare. Se voleva farmi arrossiere, ci era riuscito. Infatti, sorrise compiaciuto.
Mi si avvicinò, e portò il suo viso vicino al mio collo, poi, fece un lungo respiro.
 
Seppure ci siano odori con maggior delizia, 
il suo profumo riesce ad inebriermi completamente.
 
Tornò di nuovo di fronte a me, guardandomi negli occhi e con l'indice, seguì il lineamento del mio mento.
 
Amo sentirla parlare. 
La sua voce è musica per le mie orecchie.
 
Mise una mano sulla mia coscia, accarezzandola dolcemente.
 
Ammetto di non aver mai visto camminare una dea,
ma quando la mia amata lo fa, sembra d'esserlo.
 
Abbassai lo sguardo, guardando la sua mano, poi lui, con l'altra, mise due dita sotto al mio mento, in modo che io potessi guardarlo.
 
Eppure, mi da rabbia vedere 
che il mondo non sappia quanto lei sia così straordinaria,
perchè lei non è come tutte le altre donne
falsamente adorate; 
lei sembra d'essere un vero e proprio angelo.
 
In tutto il tempo che lui parlava, io non avevo smesso di arrossire. Ad ogni suo tocco, sentivo una sorta di scossa alla colonna vertebrale. Ad ogni sua parola, mi facevo trasportare dall'altra seguente, arrivando alla fine della frase con sorriso sulle labbra, del tutto sincero. Pensava davvero quelle cose su di me? 
- Bene. - mi alzai dalla sedia e cercai di uscire dalla camera, intenta ad andare in cucina, ma lui fu piu' veloce. Mi prese per il braccio e mi attirò a se.
- Possibile che dopo tre mesi, tu cerchi ancora di evitare il mio sguardo quando arrossisci? - mormorò.
- Si .. - dissi timidamente. - E poi se tu che mi fai arrossire. - 
- Lo faccio apposta. - 
- Io odio quando arrossisco. - 
- Io invece amo quando lo fai, sei ancora piu' bella. - 
Sorrisi, abbassando il capo, ma lui mi intimò a guardalo di nuovo.
- Guardami. - feci come mi disse. - Quello che ti ho detto poco fa, è ciò che penso veramente. -
- Davvero? - chiesi come una bambina.
Lui annuì e passò una mano tra miei capelli.
- Sei la cosa piu' bella che mi potesse mai capitare, Hope. - 
Portai le braccia dietro al suo collo e lo baciai dolcemente, assaporando quelle sue labbra da me tanto desiderate.
- Lo sai che ti amo, vero? - gli chiesi.
- Certo, e tu sai che io amo te? -
- Si, ma voglio che tu me lo ripeta. - 
- Ti amo. - soffiò sulle mie labbra.
Sorrisi, poi ci baciammo di nuovo. Se in tutte le volte, lui era stato quello furbo, quella volta lo fui io. Gli morsi il labbro, prima che lo facesse lui, e lo tirai. Lui si lamentò con un piccolo gemito, poi lo lasciai.
- Vedi com'è brutto? - 
- Ma io non ti faccio così male! - 
- Si, invece. Ti ricordi quando mi si gonfiò il labbro? - 
- Non è colpa mia se hai il labbro carnoso. - si giustificò.
- Mh, si certo. - 
- Allora, - esordì. - io e te dobbiamo parlare. - 
- Di cosa? - chiesi confusa.
- Da quando i miei sono tornati, tu non vuoi più venire a casa. - 
- Non è vero. - dissi. - E' solo che non trovo mai il tempo. - 
- Hope .. - mi richiamò in modo dolce. 
- E va bene. - sospirai. - Forse ho un pochino vergogna. - ammisi.
- Cerca di fartela passare, perchè tu domani vieni a mangiare da me. - 
- Ma .. - lui mi interruppe.
- Niente ma, tu ci verrai. Mia madre vuole assolutamente conoscerti. - 
- E se non gli piaccio? - 
- E' questo che ti preoccupa? - 
Annuii, mordendomi il labbro.
- Hope, mia madre quando ti vedrà, ci vorrà già far sposare. E anche mio padre vuole conoscerti. -
- Okay, va bene. -
- Gli piacerai, fidati. - 
Sospirai e lui mi diede un bacio sulla fronte.
- Ora meglio che vada. - disse. - Non vorrei che tuo zio mi trovasse qui e pensasse male. - 
- Già .. - 
Si avvicinò alla scrivania e prese tutte le sue cose, poi sventolò il suo foglio con su scritto sopra il suo "sonetto" per me.
- Questo lo tengo io. - dissi prendendolo. - E' da incorniciare. - 
- Sono meglio di Shakespeare, ammettilo. - si vantò.
- Oh, si, certo. - lo assecondai.
Lo accompagnai alla porta e prima che lui se ne andasse, mi diede un leggero bacio.
- Domani vieni a cenare da me, niente scuse. - 
- Va bene. - gli sorrisi.
Chiusi la porta e tornai di nuovo in camera. Guardai il telefono e non c'era nessun messaggio o chiamata persa. Mike non si faceva sentire da tre mesi, e forse era per quello che ero molto piu' felice. Chissa', forse si era arreso e mi avrebbe lasciato in pace, oppure Alex lo aveva fatto ragionare. Mike oramai non lo pensavo piu', era completamente sparito dai miei pensieri. Niente piu' incubi, niente piu' tormenti, niente piu' Mike. Ora c'eravamo solo io ed Harry.
Sulla scrivania, c'era il 'sonetto' che mi aveva scritto Harry, così lo rilessi. Lo lessi non una, ma molte piu' volte. Era bello poter leggere quelle parole, quelle frasi, e rendersi conto che lui le aveva scritte pensando e guardando me. Era bello capire che lui amava ogni mio particolare di difetto o pregio. Era bello il modo in cui lui mi amava. 
Istintivamente, mi toccai la collana che portavo al collo. La sua collana. La guardai, e sorrisi spontaneamente. Ogni volta che la guardavo, ripensavo alla sera sulla terrazza, dove ci dicemmo il nostro primo ti amo e dove lui, mi cantò quella meravigliosa canzone. A volte, gli chiedevo di ricantarmela, e lui, puntualmente, lo faceva senza opporsi. Aveva una voce meravigliosa, e mi facevo cullare da quelle sue parole cantate senza stonare neanche un pò. Quel momento, non lo avrei mai dimenticato, come tutti gli altri che racchiudevano una parte della nostra storia. 
 
Harry.
Aprii la porta con le chiavi di casa, e una volta entrato, poggiai il cappotto sull'attaccapanni e mi diressi in cucina, trovando mia madre ai fornelli e mia sorella seduta a tavola.
- Ciao tesoro. - mi salutò.
- Ciao mamma. - ricambiai.
- Idiota. - mi salutò Gemma.
- Ritardata. - ricambiai andando verso il frigo.
- Dove sei stato? - mi domandò mia sorella.
- Da Hope. - risposi prendendo una lattina di coca cola. - Che, approposito, domani sera viene a cenare qui. - dissi guardando verso mia madre.
- Oh, finalmente la conosceremo. - 
- Già. - dissi appoggiandomi alla cucina.
- Credimi mamma, ti piacerà. - esultò Gemma.
- Tu già la conosci? - le chiese.
- E' la mia migliore amica. - le rispose sorridendo.
- Gemma che non ce l'ha con la ragazza di Harry .. E' un miracolo. - commentò.
- E mamma, senti questa: non è bionda! E' una bellissima brunetta. - 
- Che hai contro le bionde? - le domandò mia madre.
- Sono delle ritardare e delle tr ..  - non finì la frase che ricevette un'occhiataccia da mia madre. - .. delle poco di buono. - finì.
- Non tutte. - obiettò mia madre.
- Almeno tutte quelle che si sceglie Harry. - 
- Grazie, eh. - dissi sorseggiando un pò di coca.
- Prego. - 
- Con lei hai intenzioni serie, Harry? - domandò mia madre voltandosi verso di me.
- Si, mamma. - risposi sicuro.
Sapevo a cosa si riferiva. Le avevo fatto conoscere tutte le mie ex ragazze e non le piaceva farle entrare in casa e poi non vederle piu'. Ma con Hope non avrei fatto lo stesso.
- Perchè sai come la penso .. - 
- Se non avevo intenzioni serie, non ci stavo con lei per tre mesi. - 
- Con Hannah ci sei stato due mesi, ma l'hai portata comunque. - disse Gemma.
- Oh andiamo, lo sai anche tu che con Hope è diverso. - 
- Diverso? - mi incalzò mia madre. - In che senso diverso? - 
- Non ci provare, mamma. Io non parlo. - dissi sorseggiando dalla lattina e uscendo dalla cucina.
Prima che svoltassi la porta, tornai indietro rivolgendomi a mia sorella.
- E tu 'sta zitta. - le puntai il dito contro.
Lei alzò le mani. - Tanto non avevo intenzione di dire niente. - 
- Si, certo. - 
Salii le scale e andai in camera mia, poggiando la lattina sul comodino e buttandomi sul letto. 
Ultimamente, pensavo al mio rapporto con Hope. Non in senso negativo, ovviamente, ma piu' che positivo. Ci stavo da quasi tre mesi e non mi ero mai sentito così bene con una ragazza. Anche se ebbi rapporti che durarono un pò di piu', con lei, in quei tre mesi, era stato tutto diverso. Facevamo le solite cose, ma con lei, risultavano del tutto nuove e piacevoli. Eravamo sempre insieme, e con le mie ex, ad un certo punto mi rompevo il cazzo, invece con lei no. Mi piaceva stare con lei, era piacevole. Lei non era solo la mia ragazza, ma anche la mia migliore amica. Sapeva ascoltarmi, quando ne avevo bisogno, ed io facevo lo stesso con lei. Il nostro rapporto, era del tutto speciale ed era come se io avessi una sorta di missione da portare al termine: renderla felice. Facevo il possibile per farla stare bene, anche con un gesto o con una parola. Aveva sofferto tanto negli anni precedenti, ed io dovevo rimediare. E sapete, con lei non dovevo fingere. Non dovevo fingere nel dirle che era bella, che l'amavo, che era la ragazza giusta per me. Erano cose che pensavo realmente e nella situazione giusta, gliele dicevo di mia spontanea volontà, senza prevederlo. Con lei ero sempre stato del tutto sincero e lo sarei sempre stato. 
Certe volte, pensavo al futuro e in tutta sincerità, non ci fu neppure un momento in cui lei non ci fosse nel mio domani. La volevo nel mio presente e nel mio futuro. Con lei non era stata una semplice infatuazione, no. Ero piu' che certo, che con lei era stato amore, quello vero. Quello che non avrei mai lasciato, quello che non avrei mai dimenticato. 
 


 
- Sono in ansia. - disse Hope. 
Eravamo in classe e stavamo aspettando il professore che entrasse. Hope doveva essere interrogata e non faceva altro che muovere la gamba in continuazione e guardare e riguardare le regole sul quaderno. 
- Andrai bene. - la rassicurai. - Ti ho riempito la testa di equazioni, rette e cose varie. Sei preparata. Se poi vai male, ti uccido. - 
- Oh be', grazie, sei incoraggiante. - 
Risi, poi le presi la mano sul banco e lei la strinse.
- Se invece vai bene, voglio una statua d'oro. - 
Lei si voltò verso di me. - Non ti basta un bacino? - mi fece il broncio.
- Odio quando fai così. - 
- Allora? - insistette avvicinandosi sempre di piu', sbattendo le palpebre.
- Si, okay, va bene. -
- Adoro questa tecnica. - sorrise.
- Buongiorno! - disse il professore entrando in classe.
- Sono morta. - bisbigliò Hope.
Il professore fece l'appello, poi chiamò Hope alla lavagna e la interrogò. Le fece fare proprio quello che gli feci studiare il pomeriggio precedente e lei andò molto bene. Rispondeva ad ogni domanda e svolgeva ogni esercizio alla perfezione. Era del tutto nervosa, e lo si vedeva quando si torturava le mani mentre parlava. Alla fine, il professore le mise sette e lei non potè far a meno di sorridere per tutto il tempo. 
Suonò la campanella e uscimmo fuori tra i corridoi, andando vicino al mio armadietto.
- Ti rendi conto? Questo è il mio primo sette in matematica. - si appoggiò ad un armadietto adiacente al mio, mentre io aprii l'anta del mio di armadietto, posando dei libri.
- E il mio premio? - 
- Oh, mi scusi. - mi si avvicinò e mi baciò dolcemente.
- Ora cerca di prendere un voto decente a Shakespeare, se no ti uccido io. - 
- Se tutto va male, posso dirgli il sonetto che ho scritto per te. - 
- No, quello è mio. - obiettò. - Nessuno lo deve sapere. - 
- Come vuole lei, mia amata. - 
Suonò la campanella, ci salutammo con un bacio e andammo nelle nostre rispettive classi. Ci saremmo rivisti nell'ora di pranzo. Fui interrogato in Shakespeare e prensi anch'io un buon voto. Mentre spiegavo cosa significasse uno dei suoi sonetti, ogni parola, ogni paragone, lo collegavo ad Hope. La trovavo in ogni frase e in un certo senso, mi rendeva le cose molto piu' facili. 
Arrivò l'ora di pranzo e mi recai in mensa, dove trovai gia' tutti, compresa Hope. Andai a prendere un vassoio e presi il cibo: un hamburger, che sembrava stranamente commestibile, una bibita e una mela. 
- Com'è andata con Shakespeare? - mi chiese Hope, una volta che le fui accanto.
- Un bel sette anche a me. - le sorrisi. - La prof dice che quando interpreto e spiego ogni frase, riesce a coinvolgerla del tutto. - la imitai.
- Mh, chissà perchè. - commentò.
Risi. - E' sposata. - 
- Questo non vuol dire che il marito la faccia sfogare per bene. - 
- Magari vuole che le dia qualche ripetizione .. - la stuzzicai.
- Oh si, così ti accorgerai che hai una certa attrazione per le vecchie arrapate e ti innamorareai di lei. - 
- Si, e tu mi farai da copertura. - 
- In tal caso, mi piace fare la copertura. - 
Risi e lei mi diede una spinta.
- Allora, Hope cara. - Louis le circondò le spalle con un braccio. - Mi consigli qualche tua amichetta? - 
- Louis, ti sei scopato tutta la scuola. - 
- Tu dimmele lo stesso. - insistette lui.
- Mh .. - lei si guardò intorno. 
- Oh, si! Aisha della 3°L. E' una troia assurda. Pensa che ha fatto un servizietto a un mio amico proprio mentre era in classe. - 
- Mi pare di averla gia' scopata .. - riflettè. - Mh, ci vado lo stesso. - si allontanò e andò a sedersi vicino ad "Aisha".
- 5 sterline che non ce la fa. - disse Niall.
- Affare fatto. - Liam gli strinse la mano.
Dopo un pò, Louis tornò col sorriso sulle labbra. 
- Me la scopo. - disse trionfante.
- Ma cazzo! - si lamentò Niall.
- 5 sterline, biondo. - disse Liam.
Niall mise una mano in tasca e diede la banconota a Liam.
- Guarda amore, - intimò Gemma a guardarlo. - posso comprarti un gelato! - la prese in giro.
- Oh, ma che bello. - disse lei. 
 


 
- Mamma, vado a prendere Hope. - annunciai.
- Harry, cosa le piace mangiare? - mi chiese mia madre.
- Lei mangia uno di tutto, non preoccuparti. - 
Uscii di casa, presi la macchina e andai verso casa sua. Una volta arrivato, le chiamai, ma lei mi disse di entrare un attimo. Mi avvicinai alla porta e bussai; suo zio mi venne ad aprire.
- Buonasera signor George. - lo salutai.
- Ciao Harry. - ricambiò il saluto e si spostò così da farmi entrare.
- Porti Hope a cena fuori? - mi chiese.
- No, la porta a mangiare a casa. - dissi. - Vorrei farla conoscere ai miei. - 
- Oh, capisco. - 
- Harry, sali un attimo! - urlò Hope di sopra.
Istintivamente, voltai il mio sguardo verso suo zio che mi guardò stranito.
- George, sono vestita! - urlò ancora.
Lui mi fece segno col capo che potevo, così salii le scale e andai in camera di Hope.
- Che c'è? - chiesi.
- Come sto? - domandò voltandosi verso di me.
Non appena la vidi, rimasi per qualche istante imbambolato sullo stipite della porta. Restavo sempre stupito quando doveva uscire con me. Mi restava sempre senza fiato: era sempre così bella e così dannatamente sexy. 
Aveva una maglietta non molto scollata di colore rosso scuro, con sopra una giacca ghepardata tirate su con le maniche. Un jeans stretto e delle bamboline dello stesso colore della maglia. Sul collo notai, come sempre, la mia collana. Amavo vedergliela addosso. Non se ne separava mai. Portava i capelli sciolti, come piacevano a me, con i soliti boccoli che le cadevano sulle spalle. Anche se non le ero vicino, vidi che non si era truccata molto. A lei non piaceva se non una linea di matita e poi, nemmeno a me piaceva. Non ritevo importante il trucco, tanto, lei era bella sempre con, o senza.
- Okay, non ti piace. Mi cambio, mi cambio. - disse avvicinandosi all'armadio.
Mi avvicinai a lei e la voltai verso di me.
- Stai benissimo, Hope. -
- Sicuro? No perchè posso metter .. - 
- Sei. - la baciai. - Fottutamente. - ancora. - Perfetta. - e ancora.
Lei sospirò. - Okay. - 
Mi voltai verso la porta per vedere se c'era suo zio, vedendo che non c'era, le alzai di poco la maglietta sfiorandole il seno da sopra al tessuto. Lei mi guardò, poi sorrise.
- Sei geloso anche se andiamo a casa tua? -
- Si. - risposi. - Andiamo? - 
Lei annuì, così le presi la mano e scendemmo di sotto.
- George, io vado. - 
- Va bene. - acconsentì lui. - Harry .. - si rivolse a me.
- Non si preoccupi, la riporterò a casa in orario. - lo rassicurai.
Uscimmo, entrammo in macchina e poi partimmo. 
Hope, per tutto il tempo, si torturava le mani e si mordeva il labbro.
- Hope ..  - 
- Si, si. Okay, la smetto. - 
- Perchè sei così nervosa? - 
- Perchè per te è importante il giudizio dei tuoi genitori, soprattutto di tua madre, e non voglio dargli una brutta impressione. - 
Quella fu una delle cose piu' dolci che potesse mai dire. Le importava il giudizio che potevano avere i miei su di lei e questo stava a significare che le stava a cuore dare una buona impressione su di loro, che il loro figlio stava con una ragazza per bene. 
Poggiai una mano sulla sua gamba, mentre con l'altra continuavo a guidare. 
- Hope, tu non devi assolutamente preoccuparti. Piacerai di sicuro ai miei e andrà tutto bene. okay? - 
La guardai per un attimo e lei annuì, stringendo la sua mano con la mia.
Lei non doveva affatto preoccuparsi del giudizio dei miei, anche perchè loro non erano mai stati così "severi" nel farlo. Hope sarebbe stata una delle ragazze che loro avrebbero apprezzato di piu'. Per la sua gentilezza e semplicità. 
Arrivammo e scendemmo dalla macchina. Mi avvicinai a lei e la presi per mano, conducendola vicino alla porta. Bussai e venne ad aprirci mia madre.
Entrammo e sentii la mano di Hope stringere forte la mia. Il suo nervosismo mi fece sorridere. Mi piaceva vedere che per lei, era importante conoscere la mia famiglia.
- Mamma, lei è Hope. Hope, lei è mia madre, Anne. - 
- E' un piacere conoscerti, Hope. - le sorrise mia madre porgendole la mano.
- Il piacere è tutto mio, signora Anne. - le ricambiò la stretta. 
- Hope! - urlò Gemma dalle scale correndole incontro. La abbracciò e Hope dovette lasciare la mia mano per ricambiarle l'abbraccio.
- Gemma .. ? - 
- Mi sei mancata. - 
- Ma ci siamo viste stamattina. - disse lei.
- Mi sei mancata lo stesso. - continuando a stringerla.
- La cena è quasi pronta. - ci sorrise mia madre per poi tornare in cucina.
- Dio, quanto sei figa! - commentò Gemma guardandola.
- Tu dici? - 
- Riccio, ma gliele dici queste cose alla tua ragazza? - si rivolse a me.
- Si, ma non mi crede. E' testarda. - dissi.
- Si, be', un pochino .. - farfugliò. Era così dolce.
- Vi raggiungo tra un attimo. - disse mia sorella per poi salire le scale.
Dalla cucina, sbucò mio padre che si avvicinò a noi.
- Papà, lei è Hope. Hope, lui è mio padre, Des. - 
Mio padre le strinse la mano sorridendole.
- E' un piacere conoscerla, signor Styles. - disse lei.
- Piacere tutto mio. - ricambiò.
- Sai Harry, è molto piu' carina di quanto me ne avessi parlato. - 
Hope sorrise timidamente abbasando lo sguardo.
- Oh, grazie papà. - 
- Venite, è pronto. - disse mia madre sbucando dalla cucina.
Andammo tutti in cucina ed Hope si sedette accanto a me. I miei genitori le domandarono qualcosa della sua famiglia, di cosa volesse fare in futuro e quando spiegò del perchè si fosse trasferita, le tenni teneramente la mano e lei la strinse per quasi tutto il tempo. Volevo farle capire che c'ero, come sempre. Oltre a quello, non mentì su nulla. Hope era stata semplicemente se stessa, e lo apprezzai davvero tanto. Consumata la cena, mio padre ritornò in studio mentre Gemma andò in salotto. Hope e mia madre continuarono a parlare e fui sorpreso dalla sua spontaneatà. La aiutò a sparecchiare la tavola, nonostante mia madre non volesse, ma lei lo fece lo stesso. Io rimasi appoggiato alla cucina, internendo a qualche avvenimento buffo raccontato da mia madre, e guardando Hope sorridere e parlare con naturalezza con lei, mi resi conto di quanto fossi stato fortunato a trovarla.
Gemma chiamò Hope dal salotto, chiedendole di venire e lei ci lasciò con un tenero 'scusate'.
- Mi piace. - esordì mia madre sorridendo.
- Ammettilo, è meglio delle precedenti. - 
- Decisamente. - rise.
- Tienitela stretta, Harry. Ragazze come lei ce ne sono poche. - 
- Lo farò. - 
- Credo che tu debba andare in salotto. Gemma le starà facendo vedere le foto di quando eri piccolo. - 
- Dio .. - esasperai.
Andai in salotto e come previsto da mia madre, Gemma e Hope erano sul divano con un album sulle gambe e lo sfogliavano. Mi avvicinai a loro e mi sedetti accanto alla mia ragazza.
- Grazie Gemma. - dissi.
- Prego. - sorrise beffardamente.
Hope guardava ogni foto e sorrideva teneramente.
- Oddio, che carino! - disse indicando una mia foto. Avevo due anni e stavo abbracciando un peluche, sorridendo all'obiettivo. 
- Harry .. devo preoccuparmi? - rise indicando una foto dove indossavo il reggiseno di mia madre sopra la maglietta, cercando di mettermi in posa da vero duro.
- No, non devi. - la rassicurai ridendo.
Passammo la serata così, parlando con Gemma, abbracciati sul divano. Poi, venne l'orario che dovetti accompagnarla a casa. Salutò i miei genitori e li ringraziò dell'ospitalità e delle cena. Uscimmo, ci avvicinammo alla macchina e guidai verso casa sua.
Arrivammo, lei scese ed io la raggiunsi. Mi appoggiai alla macchina e la attirai a me, incrociando le mani dietro al suo fondo schiena. 
- Visto? I miei non sono così terribili. - 
- Lo sai che non era per quello. - 
- Si, lo so. - risi. - Ti sei trovata bene? - 
- Si. Mi piace tua madre, sai, ti assomiglia tantissimo. - 
- Già, lo dicono tutti. - 
- Poi ti farò conoscere i miei. - 
- Scommetto che tu sei la "piccola di papà". - 
- Esattamente. - 
- Tuo padre mi ucciderà. - 
- Forse. - rise.
Sfregai il mio naso col suo poi dai suoi occhi, capii che volesse ciò che volevo che accadesse. La baciai, dolcemente, leccando le labbra così da poter aver accesso alla sua bocca. Accesso che lei non mi negò e schiuse le labbra, facendo incontrare le nostre lingue. Si cercavano, si desideravano, proprio come noi. Dopo quel gioco di lungue, mi staccai da lei e continuai a baciarla: sulla guancia, poi arrivai fino al collo. Amava quando la baciavo lì, era il suo punto debole. 
- Lo sai che forse mio zio ci sta guardando? - mormorò.
- Prima di farlo ho controllato, non c'è nessuno che ci spia. - le soffiai sulla pelle.
- E se stessi cercando una scusa per farti smettere? - 
- Tu non vuoi che io smetta. - 
- Adesso si. - disse portando il viso difronte al mio.
Sbuffai e le diedi un bacio sulla punta del naso.
- Buonanotte. - mi sorrise.
- Buonanotte. - le dissi dandole un bacio a fior di labbra.
La guardai allontanarsi ed entrare in casa e prima che chiudesse la porta, mi fece un ultimo sorriso. Entrai in macchina e tornai a casa.
Quella non era la prima volta che io e Hope ci spingevamo .. un pò piu' in là. Certe volte, c'erano stati baci con molta piu' foga, ma non ci eravamo spinti oltre. Quando ci capitava, lei freneva ogni impulso ed io lo capivo dal suo sguardo. Una volta si sentì anche incolpa per questo. Io pensai che quando la toccavo in un certo modo, lei ricordasse di come Mike cercò di abusare di lei. Chissà come, lei capì il mio dubbio e mi disse subito che non era così; semplicemente, lei aveva paura. La rassicurai dicendole che io non avevo fretta, che avrei potuto aspettare; volevo che fosse pronta. E quando lei lo sarebbe stata, sapevo gia' che quello sarebbe stato il momento piu' bello di sempre, perchè l'avrei fatta mia per la prima volta.


 
 
 
- Odio fare la fila. - si lamentò Louis.
- Lo hai ripetuto mille volte, ho capito. - risposi esasperato.
- Si, ma io odio fare la fila. - ripetè.
- Altre due persone, Louis, cerca di frenare la tua idea di suicidio. - 
- Odio queste smancerie. - si lamentò ancora. 
- Intanto ci vieni. - 
- Eccerto, scopate assicurate, riccio. - 
- Mi auguro che tu usi sempre i preservativi. Sai, non vorrei un amico con l'aids. - 
- Cristo, ma che peste che sei! - esclamò e si grattò il suo membro da sopra al pantalone.
Una persona uscì dalla fila e noi avanzammo. 
- Credo che debba trovarmi una ragazza anch'io. - 
- Tu non dureresti nemmeno due giorni con una ragazza se non è Loren, Louis. - 
- Invece potrei farcela, se trovo quella giusta. Come tu hai trovato Hope. - 
- Buona fortuna. - gli diedi una pacca sulla spalla.
- Ci sono tutte zoccole, vero? - 
- Già. - risposi. - Magari vatti a fare un giro tra le secchione, potresti innamorarti di una di loro. - 
- E potrei migliorare anche nelle materie! - 
La persona davanti a noi uscì anche lei dalla fila e così avanzammo arrivando finalmente al bancone, dove c'erano due ragazzi con delle scatolette piene di soldi e due scatoloni.
- Due. - dissi.
- Uno. - disse svogliato Louis. 
Pagammo e quando i ragazzi ci servirono, uscimmo dalla fila. Ci incamminammo nel corridoio e da lontano, vidi Hope vicino al suo armadietto con un libro in mano. Forse stava ripetendo per l'ora successiva.
- Bene amico, - disse Louis posando le sue mani sulle mie spalle. - vado a cercarmi qualche pollastrella. A dopo. - disse per poi andarsene.
Mi avvicinai ad Hope e quando mi vide, mi sorrise e posò il libro nell'armadietto.
- Dove sei stato? - 
- Dovevo fare una favore a Louis, niente di che. - 
Lei annuii e si appoggiò all'armadietto.
- Allora .. - dissi poggiando una mano sull'armadietto. - .. cosa fai il 22? - 
- Ehm .. credo niente, perchè? - domandò confusa.
- Perchè sai .. - tirai fuori i due biglietti dalla tasca. - .. c'è questo ballo di primavera, a cui tutti vanno, e stavo pensando se magari tu volessi andarci. - le sorrisi.
- Be', chiedimelo. - 
- Signorina Evans, le andrebbe di venire al ballo di primavera con me? - 
- Ne sarei onorata. - mi sorrise e poi mi baciò.
Portò le sue braccia al mio collo ed io misi le mani sui suoi fianchi, attirandola a me. 
In quel momento, capii che avrei voluto tenerla tra le mie braccia così per sempre. 

 
— • • —
 


PEPPINES MIE, I'M BACK.
aaaaaaaaa, mi siete mancate uu
asjhdgshaj.
Allora, vi informo gia' che ho recuperato il mio debito in matematica
e in francese sahjdashj.
però, ho preso un bel 4 e mezzo in aziendale.
Insomma, la vostra peppina fa schifo a scuola, HAHAHAH.

Tornando al capitolo:

VI PIAAAAAACE?
oddio, mi sono proprio sprecata HAHAHA.
dai, e' un pò smielato questo capitolo, lo ammetto, lol.
fa anche un po' schifo, ma dettagli.

Ho scritto la ff su Niall,
mi farebbe piacere sapere cose ne pensate.
Ci tengo davvero tanto.



Grazie, come sempre,
 a tutte quelle che seguono la storia.
IO VI AME.


SCUSATE GLI ERRORI çç

Twitter.

Ora mi dileguo.
chiss chiss,
peppina.

crediti banner: @Chiara_88

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Capitolo 17
*** Dance with me. ***






Dance with me.
 

 

Hope. 
Bussai al campanello di casa Styles e venne ad aprirmi Gemma, la quale mi disse di aspettare qualche minuto prima di uscire. Dovevamo andare a comprare un vestito per il ballo di primavera, che sarebbe stato esattamente il giorno seguente. Avevamo passato piu' di una settimana tra i negozi, ma non avevamo trovato niente. Forse eravamo noi "difficili", oppure i vestiti facevano schifo come pensavamo noi. Opterei per la seconda. Ma avevamo ancora qualche speranza, dovevamo pur averne una, se no al ballo non ci saremmo andate. 
Andai in cucina cercando Anne (voleva che io la chiamassi per nome) per salutarla, ma non la trovai. Così salii le scale e andai in camera di Harry e stranamente non trovai nemmeno lui. Capii che era in bagno solo dal rumore dello scorrere dell'acqua. 
Mi avvicinai al suo letto e mi ci stesi sopra. Venni invasa dal suo amabile profumo, il quale mi inebriò completamente. Oramai era come se facesse parte di me, eppure, era come se lo sentissi per la prima volta: così buono e piacevole. Chiusi gli occhi, mettendo piu' comoda la mia testa sul suo cuscino e portai le gambe al petto, come una sorta di protezione. Ogni volta che ero su un letto, pensavo automaticamente alle volte che io e Harry avevamo provato a "stare insieme". In tutta sincerità, mi sentivo del tutto colpevole per non averlo fatto ancora accadere. Io volevo davvero stare con lui, lo desideravo tanto, e mi fidavo, ma qualcosa mi bloccava. Solo dopo un pò, capii cosa mi frenava: paura del dolore. Mi sentivo una vera e totale stupida perchè era una paura del cazzo. L'avrei superata, questo era certo, perchè non vedevo l'ora di unirmi, del tutto, con il mio ragazzo. 
- E' comodo il letto? -
Aprii gli occhi e vidi Harry sorridermi sullo stipite della porta. Era a petto nudo e non potei far a meno di studiare per quei nano secondi, i suoi addominali scolpiti. Non era di certo la prima volta che lo vedevo senza maglietta, ma faceva sempre un certo effetto.
- Comodissimo. - dissi.
- Mhh .. - mi si avvicinò con sguardo del tutto malizioso e si stese sopra di me.
- Si, decisamente comodo. - ammiccò dandomi un leggero bacio sulle labbra.
- Dov'è che vai? - mi domandò.
- Io e Gemma dobbiamo trovare ancora un vestito per il ballo. - sbuffai.
Lui incominciò a baciarmi la guancia, poi scese fino al collo dove lasciò degli umidi baci che mi provocarono dei piccoli brividi. 
- Devi proprio? - domandò quasi in tono di supplica.
- Sai com'è, non vorrei andare al ballo in tuta. - 
- Perchè non resti qui? - soffiò sulla mia pelle. - Con me .. - 
Salì un pò piu' su e mi baciò sulla pelle appena sotto l'orecchio, succhiando leggermente facendomi gemere. 
- .. Soli soletti .. - scese giù fino alla mia spalla scoperta.
- Hope, se non scendi adesso ti vengo ad aprire il culo! - urlò di sotto Gemma.
Harry sbuffò. - Vaffanculo, Gemma! - 
- Vaffanculo tu, coglione! - 
- Devo andare .. - dissi ridendo.
Lui si spostò e tenne gli occhi fissi su di me mentre mi ricomponevo.
- Tu che farai adesso? - 
- Mi vedo con Liam e Niall. - 
Annuii avvicinandomi a lui dandogli un bacio sulle labbra.
- Ci vediamo dopo. - disse uscendo dalla porta.
Scesi le scale e trovai Gemma ad aspettarmi con uno sguardo di rimprovero.
- Perchè vi viene voglia di scopare ogni volta che andiamo di fretta? - 
- Sei tu che ci dai questo stimolo. - 
Roteò gli occhi e uscimmo di casa. Camminammo per un quarto d'ora, e poi arrivammo al centro commerciale. Era la nostra ultima speranza. Avevamo visto in tutto i negozi di Londra e non avevamo trovato nulla, ci restava solo il centro commerciale. 
Entrammo in vari negozi e non trovammo nulla. Alcuni erano troppo banali, altri troppo a vecchia, altri troppo a zoccola. Andammo in un negozio, dove prendemmo due vestiti a nostro parere "decenti". Gemma si misurò il suo e attesi che uscisse così da poter chiedere un mio parere.
- Ti sta benissimo, Gemma. - le dissi mentre lei si guardava allo specchio.
- Tu dici? - 
Annuii. - Ti valorizza anche il culo. - 
Lei si spostò di lato e alzò il fianco. 
- Mh, si. - disse. - A Liam piacerà di sicuro. - 
Con un sorriso soddisfatto, tornò in camerino e si cambiò. Andai a cambiarmi anche io e indossai il mio vestito, sentendo il suo di parere.
- Oddio, sei carinissima. - disse con voce stridula.
- A me non convince tanto .. - farfugliai.
- Io credo che ti sta benissimo. - disse una voce maschile.
Io e Gemma ci voltammo e vedemmo il commesso sorridermi mentre teneva in mano qualche maglietta.
- Oh .. grazie. - balbettai.
- Di niente. - mi sorrise per poi andarsene.
Mi voltai subito verso Gemma. - Non dirgli niente ad Harry, ti prego. - 
- Non preoccuparti, lo so che se lo verrebbe a sapere gli aprirebbe il cranio. - 
Sospirai. - Allora .. lo prendo? - mi voltai verso lo specchio. 
- Assolutamente si, ti sta da Dio. - 
Infondo, non stavo poi così male e poi, non potevo rischiare di non trovarne altri. Quel vestito era la mia ultima speranza e dovevo accontentarmi. 
Mi svestii e poi andammo alla cassa. Gemma si mise in fila, mentre io attesi un commesso ad una cassa di fianco alla sua. Dopo un pò, venne il ragazzo che fece un suo "commento" sul mio vestito. Lo accolsi con un sorriso quasi infastidito. Gli diedi il vestito e i soldi mentre lui faceva tutte le procedure.
- Alla fine lo hai preso. - esordì.
- Già. - 
- E perchè? - domandò ammiccando.
- Di certo non per il tuo commento. - risposi secca.
- Mh, aggressive. - 
- Bisogna esserlo con chi lo merita. - 
- E se ti chiedessi di uscire? - si sporse avanti.
- Ti direi di no. - 
- Perchè? - 
- Perchè sono fidanzata. Ora, se vorresti darmi la busta .. - cercai di afferrarla col braccio, con scarsi risultati.
Lui rise e me la porse. - Be', dì al tuo ragazzo di tenerti molto stretta. - mormorò.
- Lo fa già. - disse Gemma fulminandolo con lo sguardo e trascinandomi per il braccio. 
Uscimmo dal negozio e mi voltai un attimo per vedere che il commesso continuava a fissarmi.
- E' inquietante. - dissi.
- Non ti si può lasciare un attimo da sola che ti si fiondano addosso. - 
- Credo di avere l'attira idioti. -
- E' solo per il suo bene se non glielo dico ad Harry. - sbottò.
Trovato il vestito, ci mancavano solo le scarpe le quali le trovammo con molta piu' facilita'.
- A quanto pare andremo a quel ballo. - 
- Sperando che non sia un mortorio. - dissi.
- Oh, non preoccuparti, non lo sarà. - 

 
Giorno del ballo.
 
 
- Gemma, vieni ad alzarmi la zip. Cristo, mi sto uccidendo. - sbottai.
Lei rise e si avvicinò a me, facendo ciò che le avevo chiesto. Forse ero stata dieci minuti buoni cercando di alzarmi quella fottuta cerniera sembrando una completa cogliona. 
Mi guardai allo specchio, rigirandomi per chissa' quante volte. Non ero perfetta, ma per l'occasione ero giusta. Almeno speravo di esserlo. 
Il mio vestito aveva il corpetto nero merlettato, con una gonna a velo lunga fin sopra le ginocchia color blu chiaro. In se per se era semplice, ma carino. Sotto, mi sorpresi di me stessa nell'indossare dei tacchi abbastanza alti. Chissa' quanti santi avevo pregato per non farmi fare una figura di merda quella sera. I capelli li portai sciolti, ravvivando un pò i miei boccoli con la piastra, e tenni ferma una ciocca che mi cadeva sul viso, di lato con un ferrettino. Per il trucco, rimasi del tutto semplice: eyeliner e mascara. 
- Hope, posso farti una domanda? - mi chiese Gemma.
- Certo. - risposi passandomi il mascara sulle ciglia.
- Tu e mio fratello avete già .. - 
Mi ricompisi sul posto guardandola nello specchio. 
Scossi la testa abbasando lo sguardo.
- Non devi imbarazzarti. - mi sorrise.
- Non mi imbarazzo .. è solo che .. - sospirai sedendomi sulla sedia di fianco a me.
- Io vorrei stare con lui, davvero, ma .. - 
- Hai paura, vero? - 
Annuii. - Mi sento così stupida. - 
- Non sei stupida. - mi rassicurò avvicinandosi. - Anche io ne avevo. -
- Come hai fatto poi? - chiesi come una bambina.
- Ho atteso il momento giusto. Ti lascerai andare quando lo sentirai e credimi, quando lo farai, non c'è cosa piu' bella nell'unirsi con il proprio ragazzo in quel modo. - 
Abbassai lo sguardo, premendo le labbra e giocando col tubetto del mascara.
- Quando sarai pronta, mi capirai. - 
- E comunque, te l'avrei detto se l'avessi fatto con Harry. - dissi.
- Oh. - mi venne incontro e mi abbracciò.
- Okay, basta smancerie e muoviamoci. Questi di sotto si staranno incazzando. - disse.
Finimmo di prepararci e poi scendemmo le scale, trovando tutti i ragazzi ad aspettarci. Notai subito Harry, il quale mi venne incontro, guardarmi quasi con stupore. Aveva una camicia bianca con la giacca nera e il pantole nero, il solito smoking; non potei fare a meno di pensare quanto lui fosse così dannatamente sexy. 
Quando mi fu vicino, non potei fare a meno di sorridere e mentre continuava a guardarmi negli occhi, tutto quello che riuscì a dire fu: 
- Wow. - 
 
 
Harry.
Eravamo tutti in salotto ad aspettare Hope e Gemma che finissero di prepararsi. Liam se ne stava sul divano e non aveva ancora detto una parola; Zayn era vicino alla finestra a fumare e interveniva ogni tanto nel discorso che stavano portando Niall e Louis; mentre io camminavo avanti e indietro per il piccolo salottino. Ero nervoso? Forse. Però proprio non riuscivo a capirne il perchè. Insomma, cosa c'era da essere nervosi? Dovevo andare ad un semplice ballo con la mia ragazza, niente di così maledettamente eccitante. Eppure l'ansia mi stava divorando dentro.
- Cristo Harry, smettila di andare avanti e indietro, mi stai facendo innervosire! - mi richiamò Zayn.
Sbuffai e andai a sedermi di fianco a Liam, battendo il piede a terra freneticamente.
- Perchè sei così nervoso, Styles? - mi domandò Niall.
- Cazzo, non lo so. - 
- Io lo so perchè .. - disse Louis.
Lo guardai confuso.
- Sei nervoso perchè la tua ragazza si sta facendo maledettamente bella e stiamo andando in un covo di maschietti arrapati e ti innervisisce il fatto che possano guardarla. - spiegò.
- Bingo! - esultò Niall.
Aveva fatto proprio centro. Il solo pensiero che qualcun'altro potesse solo guardarla, toccarla, o fare pensieri poco casti su di lei .. io non ci vedevo piu'. Avrei pestato chiunque avesse fatto queste cose, fregandomene altamente delle conseguenze. Ero terribilmente geloso, lo ammetto, ma non potevo farci niente. Non lo ero mai stato con un ragazza e questa era anche la prima volta che esponevo questo mio sentimento in modo forte, ovviamente, solo con Hope. Non ero uno di quei tipi che la inchiodava in casa non facendola uscire, anzi. Le lasciavo i suoi spazi, facendola uscire con Gemma e magari qualche altra sua amica. Mi fidavo di lei, ma il mio problema era che non mi fidavo degli altri. 
- Ora mi capisci? - mi chiese Liam dandomi una pacca sulla spalla.
- Terribilmente. - 
- Non pensarci. Tanto lei starà tutta la sera con te, non preoccuparti. - tentò di rassicurarmi Zayn.
- L'occhio dei coglioni però cade ugualmente e sinceramente, non so se reggerò. - 
- In tal caso, picchia tutti. - 
- Lo farei, ma Hope si incazzerebbe peggio di come ha fatto con Eric. - 
- Almeno ha imparato la lezione. - disse Louis.
- Già, ma non mi permetterebbe di farlo di nuovo. - 
Eric, dopo il nostro ultimo dialogo, guardava a stento Hope. La lezione l'aveva imparata ed io questo volevo. Tra di noi ci lanciavamo ancora occhiataccie ma preferivo che squadrasse me piuttosto che la mia ragazza. 
Sentimmo dei rumori al piano di sopra e capimmo che erano uscite dalla camera. Io e Liam ci alzammo di scatto avvicinandoci alle scale. Scese per prima Gemma e non potei fare a meno di sorridere nel vederla. Era bellissima. Poi, subito dopo di lei, c'era Hope e rimasi quasti stupito nel vederla. Era così bella, sembrava una dea. Mentra si avvicinava a me, sorrise timidamente, notando un leggero rossore sulle sue morbide guance. Tanto cose avrei voluto dirle, ma le parole sembravano troppo banali per descrivere la sua bellezza in quel momento. 
- Wow. - riuscii a dire. Una parola fin troppo stupida. 
- Mh, grazie. - mi sorrise.
- Oh Niall, sei bellissimo! - lo prese in giro Louis.
- Anche tu, amore! - rispose il biondo. 
- Bene, vi sbrigate? Ho bisogno di scopare. - disse Zayn.
Uscimmo tutti di casa e ci avvicinammo alla mia macchina. Dovevamo andarci con la mia e quella sera, la feci guidare a Louis. Niall era sul sedile del passeggero, Liam con Gemma sulle sue gambe dietro insieme a Zayn, me e Hope, che era anche lei sulle mie gambe. Portai un braccio vicino al suo bacino e la attirai piu' a me, poggiando poi l'altro braccio chiudendola in una sorta di abbraccio. Lei poggiò la testa sulla mia spalla e si rannicchiò quasi come se fosse una bambina. Lei era la mia piccola. Sorrisi quando poggiò delicatamente le sue labbra sul mio collo, facendomi quasi rabbrividire. Ogni suo tocco era capace di eccitarmi. 
- Mi sento un coglione. - esordì Zayn.
- Perchè lo sei, Zayn. - lo stuzzicò Louis.
- Sono tra due coppiette e devo trattenermi dal guardare avanti. Ditemi voi cosa c'è di piu' imbarazzante. - disse ignorando il commento di Louis.
Tutti ridemmo.
- Se vuoi, posso venire io dietro a farti compagnia. - si voltò Niall facendo una voce femminile.
- Ci ho ripensato, meglio stare da solo. - 
Dopo un pò, arrivammo al parcheggio della scuola e scendemmo. Ci avviammo alla palestra e la musica si sentiva fin fuori. Quando entrammo, notai che era stata addobbata meglio degli anni precedenti, ma quel che non mi convinceva era la pista da ballo. 
- Piu' che un ballo, sembra una discoteca. - commentò Gemma.
- Io non mi lamento affatto. - disse Zayn.
- Nemmeno noi. - dissero in coro Niall e Louis dandosi un cinque.
Ci avvicinammo ad un tavolo libero, e posammo le nostre cose lì. Zayn, Niall e Louis ci salutarono e andarono a spassarsela come solo loro sapevano fare. Gemma prese per mano Hope e la portò vicino ad un gruppo di loro amiche. Io e Liam tenemmo gli occhi fissi su di loro per lo stesso motivo. 
- Focalizza, Styles, focalizza. - mi incoraggiò. - Ora guarda la pista .. - feci come mi disse, ridendo insieme a lui. - .. beccato! - indicò un ragazzo che stava guardando dove c'erano loro.
Stavo per andare da lei, ma Liam mi fermò. Lo guardai confuso.
- Se le si avvicina, vai vicino a lei. Se la guarda solamente, stai fermo. - 
- Liam, mi innervosisco. - 
- Ora Hope gli darà false speranze, in un modo o nell'altro. Sta a vedere. - 
Guardai di nuovo il ragazzo che teneva ancora gli occhi su di lei, facendomi innervosire piu' del dovuto. Che cazzo sta pensando? Perchè sorrideva? Gli avrei spaccato la faccia se solo avessi potuto. Poi, voltai il mio sguardo verso Hope e dopo qualche istante, si voltò verso di me e mi sorrise. Le ricambiai il sorriso e continuando a guardarla, non potei fare a meno di pensare quanto lei fosse così meravigliosamente bella quella sera. Il vestitino che indossava le stava alla perfezione. Certo, le si vedevano forme che non dovevano assolutamente farsi vedere, ma lei era mia. Mia la ragazza, mie le forme, semplice. 
- Visto? - 
- E' bravo Payne. -
- E' da piu' di un anno che vado avanti così, devo pur esserlo. -
D'improvviso, un braccio circondò le mie spalle e voltandomi vidi Niall guardare verso la pista.
- Come va? - disse senza guardarci.
Lo guardai meglio e vedi la sua camicia sbottonata e respirava affannosamente.
- Come va a te, Niall? - gli domandò Liam.
- Ci sono delle vere tigri qui dentro. - 
- Oh, si vede. - commentai.
- Il nostro irlandese è cresciuto! - lo prese in giro Liam.
- Il vostro irlandese va a crescere un altro pò. - disse per poi allontanarsi. 
Tornai a guardare dov'era prima Hope, ma non c'era. La cercai con lo sguardo ovunque, ma niente. Mi avvicinai a mia sorella, insieme a Liam il quale le prese la mano. 
- Dov'è Hope? - chiesi.
- E' fuori con Lola. Ha detto che doveva parlarle. - rispose.
Annuii e mi incamminai fuori e, come detto da mia sorella, Hope era lì a parlare con Lola. Mi avvicinai a loro, sperando di non aver interrotto qualcosa di importante. Lola ci salutò entrambi e ci lasciò soli.
- Stavi cercando di scappare? - mormorai.
- Non oserei mai. - 
Presi il suo mento tra la mano e lo avvicinai a me, così da poterla baciare. Mi erano mancate terribilmente quelle labbra. Mi era mancato quel loro sapore. 
- Visto? Adesso ti supero la spalla. - mi sorrise.
- Ringrazia i tacchi. - la presi in giro.
- Fammi vantare per una sera. - mi colpì scherzosamente.
Alzò lo sguardo al cielo e intuii che stesse guardando le stelle. Le stesse stelle che sembravano d'essere meno brillanti dei suoi occhi. La guardai di profilo;  i raggi della luna le illuminavano il viso, rendendola ancor piu' bella sotto quella luce. Era come se fossi dipendente dalla sua bellezza in ogni situazione. 
Le porsi la mano in segno di invito e lei mi guardò confusa.
- Balla con me. - 
- Ma non c'è la musica. Almeno non quella adatta. - 
- Non importa. - 
La attirai a me e portai le sue braccia intorno al mio collo, mentre le mie mani finivano sui suoi fianchi. E ancora una volta, mi resi conto di quanto i nostri corpi combaciassero alla perfezione.
Ci muovevamo in cerchio, a piccoli passi, guardandoci silenziosamente negli occhi. Ogni tanto, strofinavamo i nostri nasi, facendo nascere a lei un tenero sorriso. Era così bella.
- Questa sera te l'ho detto che sei bellissima? - 
Scosse la testa, premendo le labbra tra loro come per trattenere un sorriso.  
Mi avvicinai al suo orecchio. - Sei bellissima. - sussurrai.
Lei rise, stringendomi ancor piu' a se. 
- Anche tu lo sei. - mormorò.
Tornai a guardarla negli occhi e ad ammirare di nuovo il suo magnifico sorriso. Le sue guance si erano leggermente colorate di rosso, così ne accarezzai una dolcemente, facendo piacere sia a me che a lei quel contatto così delicato. Lei avvicinò il suo viso al mio, facendo incontrare di nuovo le nostre labbra. Mi baciò lentamente e lei sapeva che questo mi faceva impazzire. Quasi come una supplica, leccai il suo labbro inferiore per poter aver accesso alla sua bocca. Dischiuse le labbra, facendo così incontrare anche le nostre lingue. Si rincorsero tra loro, cercandosi disperatamente. Ci staccammo guardandoci come sempre negli occhi, poi, le rivolsi un sorriso riprendendo il nostro ballo. 
- Posso farti una domanda? - mi chiese dopo qualche secondo di silenzio.
- Si. - 
- Tu credi nel destino? - 
- Si, dato che adesso tu sei qui con me. - 
Lei sorrise abbassando lo sguardo. 
- Sai, non è una bella cosa da dire, ma in un certo senso .. devo ringraziare Mike per tutto il casino che ha fatto .. se no tu non saresti mai arrivata. - le confessai.
- Anch'io lo penso. - disse. Quella sua risposta, mi tolse un peso dal cuore. Pensai che quello che le avevo appena detto l'avesse potuta ferire, e invece, mi capì perfettamente.
- Adesso non pensiamoci, okay? Tu adesso sei qui con me e questo è l'importante. - 
Mi sorrise ancora e le diedi un bacio a fior di labbra, per poi prenderle la mano e condurla di nuovo nella palestra. 
Ci avvicinammo al bancone delle bibite e presi per entrambi un bicchiere di punch. Come ogni anno, ci mettevano qualche alcolico dentro, ma non le dissi nulla; infatti, quando lo bevve, fece una smorfia e non potei fare a meno di ridere.
- Che ci hanno messo dentro? - domandò.
- Probabilmente vodka. - risposi divertito.
- Tu lo sapevi! - mi accusò dandomi dei colpi sulla spalla.
- Pensavo avresti retto. - mi giustificai.
- Oh, ma io so reggerlo. - 
Le rivolsi uno sguardo di sfida che lei ricambiò subito. Guardò di nuovo il suo bicchiere e lo portò alla bocca, bevendo tutto d'un sorso. Fui letterlamente sorpreso.
- Visto? - domandò un pò disgustata.
- La prossima volta ti crederò sulla parola. - 
- Ecco, bravo. - 
Bevvi un pò di punch guardandomi intorno e notai due ragazzi da parti opposte, guardare Hope. Aveva i capelli portati su un lato, scoprendo del tutto una spalla. Posai il bicchiere sul bancone e mi avvicinai a lei, portando un pò di capelli sulla spalla scoperta, poi, la attirai piu' a me circondando le sue spalle con un braccio. 
- Harry? - domandò confusa.
Guardai di nuovo verso i ragazzi i quali, sentendosi sotto pressione con il mio sguardo, guardarono altrove. Perfetto. 
Hope rise, evidentemente aveva capito ciò che era successo. Tolse il mio braccio dalle sue spalle e prese la mia mano, cercando di condurmi verso la pista.
- Andiamo a ballare. - 
- Cosa? - 
- Vuoi farmi ballare da sola? - 
Inarcai il sopracciglio a mò di sfida. Lei, di nuovo, accolse questa seconda sfida e lasciò la mia mano, andando verso la pista. Superò qualche coppia ed io non resistetti piu' di tanto, così mi avvicinai a lei, circondandole i fianchi per dietro e baciandole il collo. La attirai a me, facendo aderire di nuovo i nostri corpi. Hope alzò il braccio portando una sua mano dietro la mia nuca e quasi come se stesse attendendo il punto giusto della canzone, iniziò a far ondeggiare i suoi fianchi. Non l'avevo mai vista ballare e sinceramente, non mi posi mai domande se sapesse farlo o meno, ma in quel momento, mi resi conto di quanto lei fosse brava a farlo. Il suo bacino contro il mio mi stava facendo quasi perdere il controllo. Seguendola nei movimenti, le baciai il collo, ricevendo da lei una piccola stretta nei miei ricci, facendomi letteralmente impazzire. Si girò, con lentezza, e azzerò di nuovo la distanza che c'era tra noi, unendo i nostri corpi. Continuando a muovere il suo bacino contro il mio, portò un braccio sul mio collo mente le mie mani erano salde sui suoi fianchi. Ci guardammo negli occhi e i nostri respiri affannati si mescolavano tra loro, lasciandoci sfuggire da entrambi qualche fremito. Pian piano, scese il suo braccio sul mio petto, facendo scorrere le dita sulla mia camicia bianca. A quel tocco, feci piu' pressione sui suoi fianchi, avvicinandomi ancor di piu' a lei. Hope sfiorò leggermente le mie labbra e sentire quel leggero tocco, non mi bastava per niente. Quasi subito, afferrai il suo labbro inferiore stringendolo tra i denti facendole scappare un piccolo gemito. La musica quasi rimbombava in noi ed eravamo circondati da altre persone, ma non ci importava; in quel momento - strano momento - c'eravamo solo noi. 
Portai le mani sul suo torace e lei mise le sue mani sul mio collo. Ci guardammo negli occhi e quello che ci dammo, non fu uno sguardo come gli altri. Passarono istanti, che per me sembrarono anni, e nei suoi occhi capii che c'era qualcosa di diverso. Qualcosa che forse c'era anche nei miei. Insieme ci fiondammo sulle nostre labbra, schiudendole quasi subito. Il nostro fu un bacio con molta piu' foga e desiderio, cosa che non accadeva da un pò. Tutto quello mi piaceva; mi piaceva da morire. Quasi esausti, ci staccammo guardandoci negli occhi cercando una risposta in quello che ci stava succedendo. Stava accadendo tutto così in fretta che non riuscii nemmeno a sentire che la musica era cambiata, in una molto piu' movimentata. Qualcuno prese per il braccio Hope e la attirò a se. Mi voltai di scatto per vedere Louis tenerla per il braccio.
- Scusa bello, ma questa canzone voglio ballarla con la tua ragazza. - disse.
Gli rivolsi un sorriso in segno che poteva e così si allontanarono da me, andando proprio al centro della pista. Tornai di nuovo al bancone del punch e ne presi un bicchiere, tenendo fissi gli occhi su Hope e Louis. Era un ballo allegro, divertente, e Louis non faceva smettere di ridere Hope, facendola fare giravolte o qualche caschè.  
- Ehi amico. - mi salutò Zayn dandomi una pacca sulla spalla.
- Ti stai divertendo? - gli chiesi.
- Tantissimo. - rispose sorridendo malizioso.
Si guardò intorno e quasi come se avesse visto un tesoro, si allontanò farfugliando un "a quella la vedo arrapata". Scossi la testa ridendo. 
Finita la canzone, Hope e Louis si avvicinarono a me, respirando affannosamente.
- La tua ragazza non sa proprio ballare. - la prese in giro il mio migliore amico.
Forse non l'hai vista prima. Pensai.
- Oh, ma senti chi parla! - si difese.
Restammo a parlare un altro pò, e venimmo raggiunti anche da Liam e Gemma. Hope ballò ancora con Louis, divertendosi piu' di prima. Passò il tempo e la palestra si svuotava. Niall e Zayn se n'erano già andati, al quanto soddisfatti, mentre Louis se ne andò poco dopo. 
Vidi Gemma sussurrare qualcosa ad Hope la quale annuì timidamente. Liam e mia sorella se ne andarono e restammo solo io ed Hope.
- Cosa ti ha detto Gemma? - 
- Oh .. mi ha detto che dormirà a casa di Liam. - 
Annuii e notai un certo nervosismo in lei. Capii subito il perchè.
- Vuoi che ti accompagni da tuo zio? - 
- No, gli ho detto che avrei dormito da te. - rispose sicura.
Le presi la mano e accarezzai col pollice il suo dorso.
- Vogliamo andare a casa? - 
- Sì. - 

 
— • • —



Bene, bene, bene.
La vostra peppina e' qui.
E' viva e vi ama.
Si, sto cercando di ammaliarvi per non farmi uccidere.
Sono brava? si? aw, grazie.
Allora .. il "famoso" (nessuno se l'è inculato) ballo è arrivato.
Scena abbastanza hot o arrapante, come volete voi,
c'è stata tra questi due romanticoni.
Che poi, parlando di romanticismo ..
Cazzo, io sono proprio smielata. 
No, ma seriamente. Ho riletto i capitoli ed ero tipo: ma cazzo mi fumo per dire 'ste cose?

Sono romantica da fare schifo, dai.
Comunque.
VI PIACE IL CAPITOLO? SPERO TAAAAAANTO DI SI çç
Poi, come potete benissimamente immaginare, nel prossimo capitolo ..

SCOPANO.
olè.
RECENSITE CON LA MASSMA SINCERITA', PLIZ.

Vi cagate la mia ff su Niall?
Ci tengo davveeeeeeeeeero tanto.



Ringraziamento speciale, come sempre, 
alle persone che seguono la storia (:
e un grazie va anche alle lettrici silenzionse.
Anche se non recensite, peppina
vi ama sempre.

Twitter.


Ora mi dileguo.
Al prossimo capitolo
peppines mie.
Vi ame.
chiss chiss,
peppina.

crediti banner:
@Chiara_88

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Capitolo 18
*** A one soul. ***






A one soul.

 

 

Hope. 
Harry mi prese per mano e dopo aver salutato qualche suo amico, ci avvicinammo alla sua macchina. Quando ci sedemmo, pensai che quello sarebbe stato un viaggio silenzioso e del tutto imbarazzante. Al ballo, tra me e Harry, era successo qualcosa di strano. Non avevamo mai ballato insieme e nemmeno in quel modo ma infondo .. era stato bello. Forse perchè i nostri corpi erano così vicini che sembravano essere tutt'uno o forse, perchè io volevo che fosse così. In un certo momento, pensai che i vestiti fossero anche di troppo. Eravamo circondati dalla musica e non mi importava della presenza di altre persone; sentivo solo le grandi mani di Harry sui miei fianchi e i suoi occhi verdi studiare i miei. Proprio in quei occhi, capii che ci stava accadendo qualcosa di diverso, strano. Lo trovai quasi familiare, ma infondo, sapevo che non era così. Forse c'erano stati sguardi del genere, ma non con quell'intensità di quella sera. Il suo sguardo mise fine alle mie insicurezze, quelle che un tempo mi bloccavano. Non so cosa mi spinse a farlo, forse la carica di emozioni, ma mi fiondai su di lui e lo baciai. Lui ricambiò subito con la stessa foga che ci misi io, ma qualcos'altro rese il bacio piu' speciale, intenso: il desiderio. Poche volte ero riuscita a baciare Harry cercando di fargli intuire il mio desiderio nei suoi confronti, ma mai come quella sera. Lui, piu' che altro, lo faceva tutte le volte e me lo ripeteva anche. Il mio cuore era capace di sciogliersi ogni volta quando lui mi sussurrava "Ti desidero tanto". Tante volte avrei voluto ricambiare, in qualunque modo, ma non ci riuscii mai. Mi sentivo così stupida e cogliona. 
Mi ripresi dai miei pensieri solo quando vidi Harry alzare il volume della radio. Trasmettevano "Just the way you are" di Bruno Mars e sorrisi spontaneamente al pensiero di dover ascoltare quella meravigliosa canzone. Ma dovetti ricredermi quando Harry si voltò verso di me e iniziò a cantare a squarcia gola. Aveva una voce meravigliosa, certo, ma in quel momento decise di fare il completo idiota e cantare male. Non potei fare a meno di ridere nel guardarlo. Abbassò il finestrino e alzò ancor di piu' il volume della radio, cantando ancora piu' forte. Ogni tanto voltava lo sguardo verso di me e vedendomi ridere, si lasciava scappare un sorriso continuando a cantare. Era quasi l'una e rischiavamo di svegliare tutto il quartiere, ma a Harry, evidentemente, poco importava. Per un attimo lo presi per pazzo. Un pazzo che però amavo alla follia. 
Prese la mia mano e la strinse, portandola vicino alla bocca come per fare un microfono e guardando ogni tanto me e poi la strada, mi cantò: 'Cause girl you're amazing just the way you are. 
Sorrisi mentre lui mi dava un veloce bacio sulla mano. Sapevo che aveva fatto tutto quello per farmi rilassare. Il mio nervosismo era troppo evidente, anche se avevo cercato di non farlo notare. Harry voleva mettermi a mio agio, non farmi preoccupare troppo. Ed era anche per questo che lo amavo da morire. 
Scese dalla macchina e mi aprì la portiera, facendo il finto maggiordomo. Risi di nuovo.
- Tu sei pazzo. - 
Lui chiuse la portiera e si avvicinò a me. 
- Pazzo di te. - mormorò dandomi un bacio a fior di labbra.
A quel bacio, sentii come una sorta di adrenalina scorrermi nelle vene. Energia pura.
Prese di nuovo la mia mano e mi condusse alla porta, con la quale aprì con le chiavi che aveva in tasca. Quando entrammo, lui accese la luce del piccolo salottino e poggiò le chiavi di casa e della macchina sul tavolo vicino al divanetto, dove poggiai anch'io la mia borsetta. Si tolse anche la giacca e la buttò sul divano. Delicato il mio ragazzo, pensai. 
- Non ci sono i tuoi genitori? - chiesi timidamente.
- No, sono da mia zia. Torneranno domani pomeriggio. - spiegò.
Io annuii mormorando un flebile "oh".
Salimmo le scale e andammo in camera sua dove fui libera di togliermi i tacchi mentre lui accendeva l’abat-jour sul comodino.
- Dio, che male. - farfugliai.
- Mh .. - mi si avvicinò. - .. credo che il tempo che tu possa vantarti sia finito. - 
- E' stato bello finchè è durato. - 
Lui rise leggermente, facendomi sorridere spontaneamente anche a me. Ogni volta che lo vedevo sorridere, mi era naturale farlo anch'io. Sorrideva lui, sorridevo io.
Mi guardò negli occhi, poi spostò una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio. 
- Vuoi .. ehm .. dormire nella camera di Gemma? - 
Mi trattenni dal sorridere nel vedere il suo imbarazzo. Me lo chiese così dolcemente, che avrei voluto fiondarmi su di lui e baciargli quelle tenere guance. 
- No, voglio stare con te. - risposi sicura.
Lui mi fece un lieve sorriso, avvicinandosi nuovamente a me, baciandomi dolcemente. L'intensità di quel bacio stupì anche me e già sapevo che ci stava portando in un'altra dimensione; un altro mondo, dove c'eravamo solo io e lui. Lui incominciò a baciarmi la guancia, facendomi sorridere timidamente e quando scese fino al collo, chiusi gli occhi, facendomi trasportare da quella piacevole sensazione che le sue labbra facevano nascere ogni volta che erano a contatto con la mia pelle. Sempre con la stessa lentezza, rifece lo stesso percorso tornando alla mia bocca. Ricambiando il bacio, feci scorrere una mia mano sul suo petto e senza farmi prendere dal nervosismo, iniziai a sbottonargli la camicia. Quando la sbottonai del tutto, portai una mano sul suo petto, entrando a contatto con la sua pelle calda e morbida. Sentivo il suo cuore battere forte e il suo respiro accellerare nel bacio. 
Si staccò appena da me per poi guardarmi negli occhi. 
- Sei sicura? - mormorò.
Non esitai a rispondere. La risposta uscì da sè perchè ormai le mie insicurezze erano svanite.
- Si. - 
Tornò di nuovo a baciarmi e con un colpo netto, chiuse la porta alle sue spalle con il piede. 
Con il suo aiuto, gli tolsi la camicia che gli scivolò dalle spalle larghe le quali vennero toccate dalle mie mani, dove salirono fino al suo collo. Le sue grandi mani accarezzarono la mia schiena e quando una afferrò la cerniera della mia zip, la fece scendere lentamente. Il mio vestito scivolò dal mio corpo, facendomi restare in intimo. Mi sentii avvampare quando Harry si staccò da me per guardarmi. Un sorriso comparve sul suo viso, facendomi abbassare il capo dall'imbarazzo. Lui mise due dita sotto il mio mento, così che potessi guardarlo.
- Sei bellissima. - soffiò sulle mie labbra.
Le sue morbide labbra premettero sulle mie, e sentii la sua lingua accarezzare il mio labbro inferiore per avere accesso; un accesso che io non gli negai. Le nostre lingue si incontrarono cercandosi disperatamente, piu' della altre volte. 
Per quanto cercassi di uscirne dominante, ebbi scarsi risulatati nel combattere il mio nervosismo. Le mie mani tremanti scesero giu' sul suo corpo, arrivando fino alla cinta del suoi pantaloni. Impacciata, cercai di slacciarla, ma il mio tremolio non mi permetteva di farlo; almeno non infretta. Questo, non gli passò inosservato, così la slacciò lui facendo poi scivolare dalle sue gambe la stoffa ruvida. Le mie mani tornarono sul suo collo, torturando poi i suoi morbidi ricci, stringendoli di tanto in tanto. Una sua mano si posò sul mio fondoschiena, attirandomi a se e facendo combaciare i nostri corpi. I nostri respiri erano irregolari e ci lasciavamo scappare qualche fremito inaspettato ad ogni tocco. Harry si abbassò leggermente per poi poggiare le mani suoi miei glutei e mi sollevò. Risi nel bacio, mentre lui lentamente ci conduceva al letto dietro di noi. Mi adagiò piano sul letto e si mise sopra di me, poggiandosi su un gomito per non pesarmi troppo. Ritornò a baciarmi il collo, lasciandomi degli umidi baci sulla mia pelle. Io, continuando a stringere i suoi ricci, lasciavo fuoriuscire qualche sospiro, forse di troppo. Fece scendere delicatamente una bretella del mio reggiseno ed io la vidi come una sorta di permesso a togliere quell'indumento. Mi alzai delicatamente e le sue mani armeggiarono con il gancetto di esso, per poi slacciarlo definitivamente. Tornai stesa sul letto mentre lui percorse di nuovo il percorso di prima, scendendo questa volta fino ai miei seni. Venni sovrastata da una pioggia di piacere quando sentii la sua lingua su uno dei miei capezzoli, stuzzicandolo con la lingua e strizzandolo leggermente con i denti. I miei gemiti incoraggiarono Harry ad andare oltre, così scese fino all'ombelico lasciandomi ancora dei baci, facendo fuoriuscire ogni tanto la lingua. Mi lasciai sfuggire un altro sospiro quando lui soffiò sulla stoffa della mia mutandina in pizzo. Lo vidi sogghignare compiaciuto mentre con calma mi toglieva quell'ultimo indumento. Mi lanciò un ultimo sguardo, per poi tornare a baciare la mia pelle sensibile ad ogni suo tocco. Lasciò degli umidi baci nel mio interno coscia e mi lasciai scappare un gemito quando sentii la sua lingua entrare a contatto con la mia intimità. Non riuscii a trattenere dei timidi gemiti mentre lui continuava a fare quella piacevole tortura. Le mie mani strinsero a pugno il lenzuolo quando lui stuzzicò il clitoride, facendomi gemere ancor piu' forte sussurrando il suo nome. Sentivo che mi stava portando all'apice di un piacere mai provato prima e quasi come se se ne fosse reso conto, si staccò dalla mia intimità, tornando di nuovo di fronte a me. Facevo fatica a baciarlo; il mio respiro irregolare cercava di tornare normale per l'aria persa poco prima, dove aveva dato spazio ai gemiti di piacere. 
Sentivo la sua erezione premere contro la mia coscia e se altre volte mi sentivo in serio imbarazzo nel sentirla, in quel momento, mi sentii quasi lusingata. Misi da parte le mie insicurezze e feci scorrere la mia mano verso i suoi addominali, superando l'elastico dei boxer. 
Volevo ricambiare il piacere che lui aveva fatto provare a me. 
Quando afferai il suo membro, Harry si lasciò scappare un sospiro secco contro la mia bocca e questo mi indusse a continuare. Mentre lui spostava la testa sul mio collo, mordendolo leggermente coi denti, io iniziai a fare su e giù, beiandomi dei suoi piacevoli gemiti all'orecchio. 
- Hope .. - gemette.
La mia mancanza di esperienza mi preoccupava eccome, e non sapevo se stavo ricambiando o meno il piacere che lui aveva dato a me. Tutta via, i suoi gemiti mi rassicurarono per qualche istante. D'improvviso, sentii la sua mano afferrare la mia la quale mi fermò. Lo guardai confusa.
- Non ancora. - mi sorrise dolcemente baciandomi. 
Accolsì quel dolce bacio portando le mani dietro al suo collo. Sentivo il calore del suo corpo sul mio e non lo avevo mai desiderato così tanto come in quel momento. Volevo unirmi con lui del tutto, fargli capire che oramai gli avevo dato tutta me stessa per fargli capire quanto lo amavo. 
Mentre continuava a baciarmi, si tolse l'ultimo indumento che ci separava; i suoi boxer. Si posizionò di nuovo su di me e mi sorrise teneramente, facendo nascere le sue adorabili fossette. Un sorriso che mi scaldò il cuore. E proprio da quel sorriso, tutto il mio nervosismo e tutte le mie insicurezze svanirono. Solo lui era capace di rassicurarmi e mettermi a mio agio in quel modo. La luce arancione che emanava l’abat-jour gli illuminava parte del viso, facendo contrasto coi suoi occhi che in quel verde smeraldo, si aggiunse quel giallo ocra, facendomi quasi incantare da quel miscuglio così stupendo. Gli accarezzai il viso, spostando i ricci che gli cadevano sulla fronte. Era così bello. 
Si posizinò meglio su di me e sussultai leggermente quando le nostre intimità si sfiorarono. Cercai di non farlo notare. Lui mi guardò intensamente negli occhi, come per cercare qualche dubbio o ripensamento in quello che stava per accadere.
- Pronta? - mormorò.
Presi un lungo respiro. - Si. -
Lui mi prese la mano e la intrecciò con la sua, portandole all'altezza della mia testa. Mi resi di nuovo conto di quanto combaciavano alla perfezione; sembravano create apposta l'un per l'altra. 
- Mi fermerò ogni volta che tu vorrai. - 
Annuii leggermente, incapace di rispondere. 
Trasalii quando sentii il membro di Harry entrare nella mia fessura e quasi come se l'avesse previsto, mi baciò catturando un gemito che fuoriuscì dalla mia bocca. Continuò a muoversi dentro di me, e quello che provai fu uno sgradevole bruciore che mi fece inumidire gli occhi. Ad ogni spinta, stringevo forte la sua mano ancora stretta nella mia, cercando di non gridare anche se a volte mi risultava difficile. Lui mi lasciava dei teneri baci sul collo, solleticandomi la guancia con i suoi morbidi ricci. Quello che avevo tanto temuto, poi, si presentò proprio pochi istanti dopo. Sentii un intenso dolore quando lui ruotò i fianchi in avanti, facendomi sfuggiare un altro grido. Chiusi gli occhi cercando di non pensare a quella spiacevole sensazione, ma con scarsi risultati. Delle lacrime uscirono dai miei occhi e prima che potessero rigarmi il viso, le morbide labbra di Harry le catturarono. Lasciai la sua mano e mi aggrappai alle sue grandi spalle, singhiozzando in silenzio contro la sua pelle. 
- Mi dispiace tanto .. - mormorò al mio orecchio. Sapevo che era così, che gli dispiaceva davvero, ma non lo avrei fermato. Non mi sarei tirata indietro, non un'altra volta.
Gli diedi un bacio sulla sua spalla, fermando per qualche secondo in piu' le mie labbra sulla sua pelle umida. 
Lui girò il capo e incontrò le mie labbra, le quali baciò dolcemente, catturando ancora una volta qualche mio gemito. 
Per qualche attimo, mi aggrappavo all'unico pensiero che non mi facesse pensare al dolore che stavo provando. Quello che mi faceva sorridere contro le sue labbra, era il fatto che in quel momento, ero diventata un'unica cosa con il ragazzo che amavo piu' di me stessa. Un solo corpo, un unico cuore, una sola anima. E non potei fare a meno di pensare che finalmente, ci appartenevamo completamente. 
Harry continuò a spingere con ritmo costante, e sentivo il dolore svanire lentamente mentre qualche altra lacrima di troppo usciva dai miei occhi. Lui, puntalmente, baciava quelle lacrime salate, sorridendomi tristemente. Apprezzavo quel gesto, ringraziandolo con un timido bacio. 
Il suo petto contro il mio, mi diede la possibilità di sentire il suo cuore battere fortissimo, come il mio. Era incredibile come lui provasse le mie stesse emozioni. Forse era anche questo che ci accomunava. 
Passò un'ultima volta la sua mano su un mio seno, stringendolo delicatamente, facendomi inarcare leggermente la schina per il piacere che mi aveva fatto provare. 
La distanza delle nostre bocche veniva riempita dai nostri respiri e gemiti che si facevano sempre piu' forti per via del nostro respiro del tutto irregolare. Lui mi strinse ancor di piu' a se, quasi come se avesse paura che qualcuno potesse portarmi via; una stretta che ricambiai subito anch'io. 
Portò la sua fronte contro la mia e fece ancor piu' pressione dando delle ultime spinte piu' veloci, che ci portarono al culmine entrambi, emettendo un ultimo gemito all'unisono. 
Ci guardammo negli occhi e lo sentii rilassarsi sul mio corpo, premendo le sue labbra sulle mie. Poggiò la testa sul mio petto e mi strinse forte a se, piu' di prima, mentre io giocavo con i suoi morbidi ricci. Si spostò poco dopo mettendosi di fianco a me e ci coprì con la coperta. Mi accoccolai al suo petto, stringendolo come mai avevo fatto. Lui mi diede un bacio sui capelli, accarezzandomi delicamente il braccio. Con l'indice, seguivo linee immaginarie sui suoi pettorali, ma quel tratteggio fu interrotto quando la sua mano prese la mia. Mi spostai leggermente, così da poter guardare il suo viso. Era bello anche con i ricci scompigliati.
Sorridemmo insieme mentre le nostre dita giocavano tra loro.
- Ti ho fatto tanto male? - mormorò.
Scossi la testa, guardando le nostre mani. 
Lui mise l'indice sotto il mio mento e mi fece alzare il capo, così da poterlo guardare.
- Ti amo. - sussurrò. 
Non potei fare a meno di sorridere. Mi sporsi di poco e gli diedi un leggero bacio.
- Ti amo anch'io. - 
Ammirai un ultimo suo sorriso per poi sistemarmi meglio sul suo petto. Mi strinsi a lui e chiusi gli occhi, ripensando a ciò che era successo poco prima e beandomi del suo amabile profumo, caddi in un sonno profondo. 
 
Harry. 
Aprii gli occhi a causa della luce che entrava dalla finestra. Voltai la mia testa di scatto alla mia destra, sperando di trovarla lì che dormiva. Avevo paura che non ci fosse, che era stato tutto un fottuto sogno; e invece, era proprio lì, accanto a me che dormiva serenamente. Rannicchiata nella coperta, il suo petto si alzava e abbassava regolarmente, e le braccia portate al petto come in segno di protezione, le davano un'aria così dolce. Mi misi su un fianco per poterla guardare meglio e come ogni volta, mi stupii della sua bellezza. Le spostai una ciocca di capelli che le cadde sul viso e a quel tocco, lei si accoccolò meglio al mio petto. La strinsi a me chiudendola con un braccio, cercando di non svegliarla. Sentivo il suo respiro caldo sulla mia pelle, il quale mi provocò dei piacevoli brividi. Ubriacandomi del suo dolce profumo, le immagini di quella notte fecero spazio nella mia mente, facendomi sorridere spontaneamente. Ricordavo tutto di quella notte, ogni cosa.
Passai la mia mano sul suo fianco, toccando la sua pelle morbida, quella che avevo baciato per quasi tutta la notte. E non mi sarei mai stancato di farlo. Avvicinai il mio viso con cautela vicino alla sua spalla e le lascia un bacio appena accennato, sentendo quel leggero sapore che aveva la sua pelle candida. Tornai con la testa sul cuscino e la ammirai ancora. Non mi sarei mai stancato di guardarla, era così bella. Il mio sguardo si posò sulle sue mani, e fui tentato di stringerne una con la mia, ma mi fermai. Non avrei voluto svegliarla. Le sfiorai leggermente, e a quel contatto, ripensai a quando, in quella notte, mi stringeva forte a se. Mi sentii uno stupido quando per qualche istante, avrei voluto che lei fosse sveglia per poter ammirare anche quei suoi occhi color castano chiaro. Quelli che poche ore prima erano stati capaci di specchiare la sua anima, facendomi rendere conto piu' che mai che lei oramai mi apparteneva completamente. Come io per lei. Le sue labbra leggermente socchiuse mi fecero ripensare ai nostri baci carichi di passione e desiderio. Le sue braccia mi ricordarono i nostri intensi abbracci i quali incorniciarono quel meraviglioso momento in un quadro pieno di emozioni, carezze, piaceri .. appartenenza. 
Sapevo che quella notte non l'avrei mai dimenticata, perchè l'avevo fatta mia per la prima volta. E non c'era cosa piu' bella di questa. Non c'era cosa piu' bella di lei.
Guardai l'orario e vidi che era quasi mezzogiorno. Decisi di andare di sotto a prepararle la colazione anche se avrei voluto restare nel letto, accanto a lei, a guardarla dormire.
Mi alzai con calma spostando la coperta e assicurandomi che lei non si fosse svegliata. Indossai dei boxer puliti e un pantaloncino da basket qualsiasi. Sentii un mugugno e mi voltai per vedere Hope stringere il cuscino dove poco prima tenevo poggiata la testa. Mi avvicinai a lei e la coprii meglio con la coperta, chinandomi e lasciandole un'innocente bacio sulla fronte. Strinse un pò di piu' il cuscino e notai un suo timido sorriso il quale fece sorridere anche me. Sembrava una bambina. La mia bambina. 
Andai in bagno e mi lavai faccia e denti, poi andai di sotto in cucina cercando qualcosa nei mobili. Non c'era molto e mi ricordai poco dopo che mia madre avrebbe fatto la spesa dopo essere tornata da mia zia. Perfetto, nemmeno una colazione decente avrei potuto fare alla mia ragazza.
Andai in salone e presi la giacca che avevo lasciato sul divano la notte scorsa, portandola di sopra in camera mia. Camminai silenziosamente cercando di non fare rumore, ma quando entrai, trovai Hope alzata di spalle mentre indossava una mia maglietta. Poggiai silenziosamente la giacca sulla sedia e mi avvicinai a lei; quando le fui vicino, la chiusi in un abbraccio da dietro, facendola sussultare leggermente. Le baciai il collo arrivando fino alla guancia, dove lei rise timidamente. Si voltò incontrando i miei occhi e sorrise avvicinandosi ancor di piu' a me. 
- Buongiorno. - mormorai.
- Buongiorno. - 
- Lo sai che stai indossando la mia maglietta preferita? - 
- Be', da adesso e' mia. - 
- Se la vuoi, devi guadagnartela. - 
- E sentiamo, signor Styles, - circondò il mio collo con la sue braccia. - cosa dovrei fare? - 
- Mh .. mi dia un bacio. - 
Lei si alzò sulle punte e premette le sue labbra sulle mie.
- Un altro. - le dissi. 
Lei lo fece, sorridendo appena.
- Un altro ancora. - 
Lo fece di nuovo, ma prima che potesse staccarsi, portai una mia mano sulla sua guancia, così da poter approfondire il bacio. La sentii ridere mentre le accarezzavo il labbro inferiore con la lingua per poter aver accesso alla sua bocca. Quando la schiuse, le nostre lingue presero a danzare come solo loro sapevano fare. Continuando a baciarla, mi abbassai e portai le mie mani sui suoi glutei sollevandola da terra. Lei rise ancora, allacciando le sue gambe nude al mio bacino e stringendo i miei ricci. 
- Dov'eri prima? - mi domandò spostando dei ricci dalla mia fronte.
- Volevo prepararti la colazione, ma non c'è molto. - spiegai.
Lei fece spallucce. - Mh, fa niente. - 
Per qualche istante mi guardò confusa in attesa che facessi qualcosa, ma non mi mossi.
- Puoi .. ehm .. mettermi giù, adesso. - disse divertita.
- No. - risposi voltandomi e uscendo dalla camera.
- Dove stiamo andando? - chiese.
- In cucina. - 
- Harry, non voglio che moriamo per le scale. - 
- Non moriremo. - 
Quando iniziai a scendere i gradini, lei si strinse di piu' a me poggiando la testa sulla mia spalla. 
- Sembri un koala abbracciato al suo albero preferito. - 
- Sei un bell'albero. - 
- E tu un bel koala. - 
Sentii le sue morbide labbra sul mio collo che mi provocarono un leggero brivido di piacere.
Superato il salotto, entrammo in cucina e la appoggiai sul tavolo mentre io mi avvicinavo di nuovo al frigo. 
- Facciamo una torta. - disse.
Lo guardai confuso. - Ma io non so farla. - 
Lei sospirò divertita e si avvicinò a me. - Ti farò imparare qualcosa, allora. - 
Prese tutti gli occorrenti e se non c'era qualcosa, disse che poteva farne a meno. Io ero poggiato sulla cucina, mentre lei era vicino alla tavola, dandomi le spalle. La mia maglietta era abbastanza lunga da coprire l'essenziale, scoprendo però le sue meravigliose gambe. Mi avvicinai a lei, circondandole i fianchi da dietro e poggiando la mia testa sulla sua spalla. Aveva fatto un cerchio di farina sul tavolo e con la mano faceva dei cerchi circolari. 
- Sarai una brava moglie .. - sussurrai. - .. così gentile .. - le baciai il collo. - .. brava a cucinare .. - 
- Se tu vuoi fare il perfetto maritino, dammi una mano. - 
Si spostò e mi fece mettere al suo posto, mentre io ridevo.
Misi le mani nella farina e cercai di fare i movimenti fatti poco prima da lei, ma tutto quello che riuscii a fare era allargare il cerchio facendo cadere la farina a terra. Lei rise per il mio impaccio. 
- Stai ridendo di me? - 
- No, no. - si trattenne dal ridere.
Mi avvicinai pericolosamente a lei mentre indietreggiava, ma dovette fermarsi perchè incontrò il muro freddo. Tentai di baciarla, ma invece delle sue labbra, trovai le sue mani. La mia faccia si ricoprì di farina e questo la fece ridere. Le rivolsi uno sguardo di sfida, così tornai al tavolo prendendo un pò di farina e glielo lanciai contro. I suoi capelli divennero bianchi mentre lei cercava di difendersi. Accolse questa sfida e ne prese un altro pò, laciandomene contro. Scherzammo così, mentre le nostre risate facevano eco nella stanza. 
- Sembri un panda. - disse divertita.
- E tu un koala bianco. - 
Si guardò intorno. - Tua madre ci ucciderà. - 
- Non se puliamo prima che arrivi. - 
- Bene, allora vai a farti una doccia mentre io pulisco qui. - disse spintonandomi verso la porta.
- No, non ti lascio pulire da sola. - obiettai.
- Harry, vai a lavarti. - insistette.
- Hop.. - 
- Vai a lavarti! - ripetè interrompendomi.
Era così testarda.
Cedetti e andai nel bagno dei miei per farmi una bella doccia calda. Quando finii, tornai in cucina e trovai tutto pulito, ma Hope non c'era. Andai di sopra in camera mia e la trovai in piedi mentre sfregava sul suo capo un asciugamano per poter asciugare i capelli. Non indossava la mia maglietta e questo non mi piaceva. Mi avvicinai a lei, predendole l'asciugamano e posandolo sulla scrivania mentre delicatamente le toglievo la maglietta che indossava. Quando fù di nuovo in intimo, mi soffermai a guardarla mentre lei abbassava di nuovo il capo per l'imbarazzo, come la sera precedente. Non doveva vergognarsi, non di me, e poi, non aveva nulla di cui preoccuparsi. Era perfetta. 
Presi la maglietta che era poggiata sulla sedia vicino alla scrivania e lei alzò le braccia, così da potergliela infilare con molta piu' facilità. Quando la indossò, mi resi di nuovo conto quanto le stesse bene.
- Molto meglio. - mormorai.
Lei sorrise, poi riprese l'asciugamano e continuò ad asciugarsi i capelli. Andai in bagno e presi il phon, e quando tornai in camera per porglierlo, lo tirai.
- No, te li asciugo io i capelli. - 
- Stai scherzando? - 
- No. - dissi. - Siediti. - le indicai la sedia vicino alla scrivania. 
Lei fece come le dissi e sbuffò facendo il broncio. Presi l'asciugamano e scopigliai i capelli, facendole fare una smorfia.
- Uscirò da qui senza capelli. - commentò.
- Probabile. - 
Inserii la spina nella presa e iniziai ad asciugarglieli. Ogni tanto lei faceva qualche faccia buffa nello specchio, facendoci ridere insieme. Quando finii, risi del risultato. Aveva i capelli gonfi e scompigliati e rise anche lei mentre cercava di aggiustarli. 
- Ora siediti tu, prego. - si alzò così che potessi sedermi io.
Cambiammo le posizioni e lei iniziò ad asciugarmi i capelli. Le sue morbide mani massaggiavano la mia testa facendomi rilassare a quel tocco. Posò il phon sulla scrivania, poi si posizionò davanti a me cercando di aggiustare qualche mio riccio ribelle. 
- Vieni qui, koala. - mormorai poggiando una mano sulla sua gamba nuda, attirandola a me.
Lei si sedette sulle mie gambe sorridendomi maliziosamente.
- Lo sai che i panda e i koala non possono stare insieme? - 
- Perchè? - chiesi intrecciando le mie mani dietro la sua schiena.
- Perchè è contro natura. - 
- Allora questi due animaletti infrangeranno le regole. - 
- Credi che il loro amore durerà? - 
- Se vogliono .. il panda ama tanto il suo koala. - 
- Anche il koala ama tanto il suo panda. - disse portando le braccia dietro il mio collo. 
- E allora si, durerà. - 
- Per sempre? - 
- Per sempre. - sussurrai per poi baciarla dolcemente.

 
— • • —

    

Peppina e' qui!
Allora .. be' .. si .. 
il capitolo parla da solo, dai.
Inizio col dire che
CI HO PROVATO.
Spero di averlo scritto bene cwc
Nelle recensioni e su twitter mi avete messo ansia e
quindi non so se vi piace o meno.
VI PREGO, RECENSITE, ALMENO QUESTO.
CI TENGO DAVVERO TANTO.
Bene.
Un panda e un koala che scopano.
Dai, non sono carini? aw.
Okay, la smetto.


Vi cagate la mia ff su Niall? 
VI PREGO, CI TENGO TANTIIIISSIMO.




RINGRAZIAMENTO SPECIALISSIMO
alle persone che hanno messo la storie nelle
seguite, preferite, e ricordate.
E grazie mille anche alle persone che la recensiscono!
Se continuo, e' solo grazie a voi.
Sappiatelo, peppines
mie.

Twitter:
@infinitynaples

Ora mi dileguo.
Spero che il capitolo vi piaccia.
Peppines, vi ame tantissimo :*
chiss chiss,
peppina.

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Capitolo 19
*** H & H ***






H & H


Mugugnai infastidito al suono della sveglia e con la mano, la spensi, chiudendo poi di nuovo gli occhi beandomi di quella pace che c'era in camera mia. Una pace che però fu interrotta dall'intrusione di mia sorella. Stava per parlare, ma la precedetti.
- Sono sveglio, sono sveglio. - dissi mettendomi seduto.
- Te lo dico lo stesso. Svegliati, coglione. - 
- Vaffanculo. - dissi scuotendo la mia massa riccia.
Lei sorrise e sparì da dietro la porta. 
Quello era il nostro buongiorno. Come detto tante volte, il nostro rapporto fraterno era strano. Strano, ma in se per se, bello. 
Mi alzai dal letto e andai verso il bagno. Mi lavai e poi tornai in camera per vestirmi. Quando scesi di sotto, Gemma era gia' uscita. 
Salutai mia madre con il solito bacio sulla guancia e prima di uscire, presi le chiavi della macchina poggiate sull'appendichiavi vicino alla porta. 
Entrai in macchina e posai la borsa sui sedili posteriori; misi in moto e guidai verso casa di Hope. Parcheggiai fuori casa sua e aspettai che uscisse. Non sapeva che fossi andato a prenderla, così, quando vide la mia auto, rimase sorpresa.
- Che ci fai qui? - chiese con un mezzo sorriso.
- Un ragazzo non può andare a prendere la propria ragazza per accompagnarla a scuola? - 
- No, c-certo che può. Magari se mi avessi avvisato avrei fatto prima. - 
Feci spallucce. - Sorpresa mattutina. - 
La vidi sorridere mentre portava la borsa sulle gambe. Continuai a guardarla, aspettando che capisse. 
- Oh, scusa. - disse avvicinandosi a me, per poi baciarmi dolcemente.
Nonostante stessimo insieme da tre mesi, lei non era cambiata per niente. Era rimasta la Hope timida che conobbi il primo giorno e questo non mi dispiaceva affatto. Speravo che non cambiasse questa sua caratteristica perchè era proprio la sua timidezza che mi aveva fatto innamorare di lei. 
Ripresi a guidare mentre lei si stese meglio sul sediolino, chiudendo gli occhi.
- Sei stanca? - le chiesi dandole una veloce occhiata.
- Mh. - mugugnò. - Non ho dormito molto stanotte. - 
- Perchè? - 
- Ho studiato psicologia. Oggi devo essere interrogata. - spiegò.
- Psicologia, eh? - 
- Già. Potrei diventare una brava psicologa, ci pensi? - 
- Oh, si. Una di quelle molto sexy. - 
- Scommetto che mi verrai a far visita ogni giorno. - 
- Ti correggo, io sarò un tuo paziente. - 
- Ah, si? - 
- Già, e saprai già la mia cura. - 
- E sarebbe? - 
- Mh .. richiede un letto, anche se a volte possiamo farne a meno. - 
Mi voltai e la vidi girare la testa verso il finestrino cercando di nascondere il rossore che si era formato sulle sue guance. Sorrisi spontaneamente.
- Be', vedremo cosa fare. - disse quasi in un sussurro.
Girai l'angolo a destra e guardai l'espressione confusa di Hope.
- Ehm .. Harry, la scuola è di là. - 
- Lo so. - 
- E all .. oh .. dove stiamo andando? - 
- Ti porto a fare colazione. - 
- Ma così ci salteremo matematica. - 
- Appunto. - 
- Ti amo tanto quando fai queste cose. - 
Risi mentre continuai a tenere gli occhi fissi sulla strada. Dopo pochi minuti arrivammo ad un bar vicino al parco, dove ci sedemmo in un tavolo fuori. Hope prese un cornetto al cioccolato con un cappuccino, mentre io un caffè con due brioches. Lei incominciò a girare il cucchiaino nella tazza, lentamente. Era del tutto pensierosa e questo mi preoccupava.
- Hope, che hai? - le chiesi.
- Niente. - mormorò.
- Hope .. - la chiamai.
Mi guardò e poi sospirò, poggiando il cucchiaino nella tazzina. Si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e abbassò lo sguardo, torturandosi le mani.
- Ieri ho pensato a noi due e .. al nostro rapporto. In questi tre mesi ho capito quanto tu sia importante per me e quanto io voglia che tu continui ad esserci in ogni mio giorno. Sei una delle persone che ho amato e amo di piu' in tutta la mia vita .. Credo che questi siano stati i tre mesi piu' belli di sempre .. - alzò lo sguardo per farmi un lieve sorriso. - .. Poi ho pensato a Mike. E mi sono chiesta: perchè in tutto questo tempo non si è fatto vivo? Mi sono tornate in mente anche le parole che mi ha detto Alex e così mi sono fatta mille pensieri .. - la sua voce era tremante. - .. Sai, di solito le cose belle o i momenti belli finiscono, almeno per me .. ed io non voglio che cambi qualcosa tra noi, Harry. Ho paura che Mike torni e che cambi tutto questo. - una lacrima le rigò il viso. - Io non voglio. - 
- Shh, ehi. - le asciugai la guancia con il pollice. - Non cambierà nulla di questo, okay? Per non farsi vivo se ne sarò fatto una ragione e se non fosse così, non succederà nulla. Ne a te, ne a noi. Adesso ci sono io e niente potrà separarti da me. - avvicinai il suo viso al mio e le diedi un leggero bacio sulla fronte. - Andrà tutto bene. - le mormorai guardandola negli occhi. 
Lei annuì leggermente, premendo le labbra tra loro. Fortunatamente, non pianse di nuovo. Odiavo vederla piangere, era qualcosa che mi distruggeva. Letteralmente.
- E anch'io voglio che tu ci sia nel mio domani. Sei tutto ciò che ho e non ho nessuna intenzione di perderti. - le mormorai nuovamente.
Sul suo viso nacque un timido sorriso e questo fece sorridere spontaneamente anche me. 
Poco dopo mi resi conto che eravamo in un luogo pubblico, dove qualcuno avrebbe potuto vedere il nostro momento così intimo. Mi guardi intorno per vedere due anziani parlare animamente, un signore parlare al telefono e un'altra coppietta, decisamente di maggiore età rispetto alla nostra, parlare serenamente. Nessuno ci aveva dato importanza, meglio così.
Prese un lungo respiro e prese a giocare di nuovo con il cucchiaino girandolo nella tazza. Quando sorseggiò un pò di cappuccino, le rimase un pò di schiuma sulle labbra e risi silenziosamente nel vederla. Era così buffa. 
- Che c'è? - domandò confusa.
Mi avvicinai a lei, prendendole il mento e baciandola, assaporando il gusto del cappuccino mischiato al sapore delle sue morbide labbra. 
- Mh, buono. - dissi.
Lei rise, pulendosi il labbro con un fazzoletto. 
Consumammo la nostra colazione, pagai e poi uscimmo dal bar. 
Misi un braccio attorno alle spalle di Hope, attirandola a me, e lei intrecciò la sua mano con la mia. Camminammo per un pò, finchè non arrivammo al parco. Pur essendo mattina, c'era sempre un via vai di gente; chi correva, chi restava seduto su una panchina o chi faceva una passeggiata come noi. Ci avvicinammo ad un albero e ci sedemmo vicino ad un tronco, l'uno vicino all'altro. Parlammo del piu' e del meno come del nostro solito, e in quei momenti, riuscii a farla ridere, non facendola pensare a Mike e a tutto il resto. Odiavo il fatto che le venisse ancora in mente ogni ricordo a lui legato. Odiavo il fatto che ancora in quei momenti, lei avesse paura. Odiavo il fatto che lui le avesse fatto del male. Ma sapevo, che lei un giorno l'avrebbe superato, e ci stava riuscendo. Pian piano, ma ci stava riuscendo, ed io le sarei stato vicino, come allora, come sempre. Le sarei stato vicino, sia io, che il mio amore per lei e avrei voluto che se lo ricordasse, che se ne rendesse conto. E che magari, questo mio amore per lei .. anzi, il nostro amore, lasciasse il segno. 
Guardai per un attimo il tronco e presi le chiavi della macchina dalla tasca dei jeans, posizionandomi meglio davanti ad esso. 
- Harry, che fai? - mi chiese Hope.
- Scrivo le nostre iniziali sul tronco. - 
- Ma se ti beccano, ti arrestano. - 
- Non mi beccheranno. - la rassicurai. 
Le guardie non passavano da anni ormai nel parco e poi, c'erano graffiti peggiori sulle mura piu' avanti da dove eravamo noi. Evidentemente, lei non li aveva mai notati. 
Incisi "H &", e incoraggiai lei a fare l'altra lettera. 
Lei, timorosa, prese la chiave avvicinandola al tronco. Mi posizionai dietro di lei e mettendo la mia mano sulla sua, le indicai i movimenti da fare.
- Non dovremmo farlo .. - farfugliò.
- Shh. - le baciai il collo. - Sarà il nostro piccolo segreto. - 
Lei rise dolcemente, continuando ad incidere quella che doveva essere la sua lettera. Ci fece anche un piccolo cuore. 
- E' carino. - esordì.
- Magari avremmo dovuto fare H². -
- Non osare mettere la matematica nei nostri discorsi romantici. - mi ammonì.
- Mi scusi, mia amata. - 
Mi riappoggiai al tronco e la feci sedere sulle mie gambe, dove lei si accoccolò al mio petto come una bambina. Amavo sentire il suo corpo a contatto col mio. Amavo tenerla vicino a me, stringerla tra le mie braccia e capire che non avrei avuto bisogno di nient'altro se non lei.
- Forse è meglio che ripeta psicologia. - disse.
- Okay. -
Cercò di alzarsi ma io la bloccai, tenendola stretta a me.
- Chi ti ha detto di alzarti? - 
Mi diede un bacio appena accennato sulle labbra e prese il libro dalla borsa, la quale era vicino a noi. Posizionò il libro sulle sue gambe e incominciò a leggere silenziosamente.
- Cosa dovresti dire? - le chiesi.
- Dovrei spiegare la comunicazione e in quanti modi si può comunicare. - 
- E in quanti modi si può comunicare? - 
Lei alzò la testa dal mio petto per guardarmi.
- Be', c'è la comunicazione verbale che avviene ovviamente tramite la bocca. Poi si può comunicare anche tramite immagini, segni, o gesti e quella è la comunicazione non verbale. - 
- Credi che noi comunichiamo anche con la seconda? - 
Lei mi guardò confusa.
- Perchè sai, magari potremmo sperimentare .. - mormorai.
- Oh .. - sorrise timidamente, poggiando la testa sulla mia spalla. 
- Tanto lo so che stai arrossendo. - le sussurrai all'orecchio.
- E tu smettila di farmi arrossire. - disse dandomi un colpo giocoso sul petto.
- Questo mai. - 
La sentii ridere mentre si stringeva forte a me. Le ricambiai la stretta chiudendola con un braccio contro il mio petto. Le baciai i capelli e il suo profumo mi arrivò alle narici, facendomi ubriacare di quel delizioso odore. 
Restammo in silenzio per un pò, senza dirci nulla. I battiti dei nostri cuori ci facevano da sottofondo e sapevo che non ci bastava altro. 
- Dovremmo andare .. - disse.
- Be', dovremmo .. - 
Si alzò, si sistemò meglio i vestiti e mi porse la mano.
- Andiamo, dai. - 
Presi la sua mano e mi tirai su prendendo la mia borsa da terra, poi ci incamminammo verso la mia macchina. Passammo di fianco ad un vicolo a noi familiare e mi fermai.
- Ti ricordi di questo vicolo? - le chiesi.
Lei sorrise. - Si, dove ci stavamo per baciare. - 
Mi voltai verso di lei. - Vogliamo riprovare? - 
Mi guardò confusa, ma la condussi ugualmente sotto il balcone. Lei si appoggiò al muro e mi guardò; lo stesso sguardo di quella volta.
- Ti faccio notare che manca la pioggia. - mi disse.
- Se vuoi, ho una bottiglina d'acqua nella borsa .. - tentai di prenderla dalla cartella, ma lei mi fermò. 
- Non ci provare. - mi puntò il dito contro. 
Alzai di poco la mano in segno che lei la stringesse e così fece. Sfregai il suo dorso con il pollice, proprio come quel giorno. Ricordavo tutto di quel momento: ogni sguardo, ogni tocco, ogni emozione. 
- Ti dissi che avevi le mani enormi e che se tu avessi dato uno schiaffo a qualcuno lo avresti ucciso. - 
- Mh, dovremmo chiederlo ad Eric. - 
- Credo di sapere la risposta. - disse divertita.
- Poi scompigliai i miei capelli .. - passai le miei mani nei miei capelli, scuotendoli.
- .. e facesti schizzare delle goccie d'acqua sulla mia faccia. - continuò lei, ridacchiando.
- Poi iniziò a piover più forte .. - 
- .. ed io ti feci avvicinare a me. - prese la mia maglietta e mi attirò a se. 
Poggiai una mano sul muro, cercando di non pesarle troppo. La guardai negli occhi e rividi la stessa emozione di quella volta. Sapevo che quell'emozione, quel ricordo, c'era anche nei miei.
- Il tuo cuore batte fortissimo come quella volta. - mormorò.
- Perchè sei tu che continui a farmi questo effetto. - 
Mi avvicinai lentamente a lei, facendo sfiorare i nostri nasi.
- Sto per baciarti .. - sfiorai le sue labbra con le mie. - .. e questa volta nessuno ci interromperà. - 
- E allora cosa aspetti? - sussurrò.
Premetti le mie labbra contro le sue e mi avvicinai piu' a lei, facendo aderire i nostri corpi. Accarezzai il suo labbro inferiore per poter avere accesso e lei dischiuse la bocca, facendo incontrare le nostre lingue. Portò le sue mani dietro il mio collo, e si alzò sulle punte, cercando di approfondire il bacio. Quando ci staccammo, lei si morse il labbro cercando di trattenere un sorriso. 
- Molto meglio. - disse.
- Decisamente. - 
La presi per mano e andammo verso la macchina. Quando fummo dentro, misi in moto e guidai verso scuola. Avevamo saltato la prima ora e la seconda era libera, come ogni lunedì. Andammo in cortile e trovammo tutti, come al solito, vicino alla nostra panchina. Iniziai a parlare con i ragazzi e Hope si sedette di fianco a Gemma. Dopo un pò, notai che aveva portato le gambe incrociate e su di esse, aveva il libro di psicologia. Con il capo abbassato, intuii che stesse ripetendo e con la mano, giocava con il ciondolo della mia collana. Nel vedergliela indossare, sorridevo spontaneamente. Mi rendeva felice il fatto che lei la portasse sempre e che si ricordasse ciò che rappresentava per me quell'oggetto nei suoi confronti: amore. L'amore che provavo per lei e che sapevo avrei provato per sempre. 
 
Hope. 
- Si, ne ho sentito parlare anch'io. - dissi mentre chiudevo il tubetto del mascara.
- Dio, che troia. Io se fossi stata in Rachel le avrei fatto testa e cesso. - 
- Ci credo Gemma, ci credo. - ridacchiai.
- Secondo me, non farà nulla. E' così cogliona che si farà lasciare anche senza aver fatto nulla. - 
- Magari domani la prende per i capelli e ci sarà rissa a scuola. - 
- Giuro che farò il video! - esclamò. - Sarà un momento epico. - 
- Che nessuno dimenticherà. - continuai mentre chiudevo il beauty-case.
- Approposito di cose che nessuno si dimenticherà .. - farfugliò.
- Cosa? - 
- Tu mi devi dire un sacco di cose. - 
- Oh .. si, te le dirò. - la rassicurai.
- E comunque non c'entra molto sulle cose che nessuno dimenticherà. - puntualizzai.
- Per te si. - 
- .. Mh, questo si. - 
- Dai, finisci di prepararti e vieni, così andiamo al campetto. - 
- Okay, a tra poco. - dissi chiudendo la chiamata.
Mi spazzolai i capelli e li lasciai sciolti. Mi misi le scarpe e poi mi diedi un'ultima occhiata allo specchio. Avevo cambiato solo la maglietta, indossandone una di Harry. Ovviamente, quella maglietta; possedeva ancora il suo profumo. Sopra, indossai una mia felpa, lasciandola aperta. Presi il telefono dalla scrivania e uscii di casa, andando verso casa di Gemma. 
Mentre camminavo, ripensai alla mattinata trascorsa con Harry. Ero stata bene, come sempre con lui. Era incredibile come lui riuscisse a non farmi pensare alle mie preoccupazioni, ai miei dubbi .. a Mike. Uno dei pregi di Harry era che sapeva ascoltarti, aiutarti e soprattutto confortarti. Lui non era solo il mio ragazzo, quello che amavo con tutta me stessa, ma anche il mio migliore amico, quello di cui avrei avuto bisogno per il resto della mia vita. 
Arrivai fuori casa di Gemma, le feci uno squillo sul celluare e lei uscì, poi ci incamminammo verso il campetto. I ragazzi erano già lì, avrebbero dovuto tenere un torneo di calcetto contro dei ragazzi della scuola. Quando arrivammo, li trovammo a parlare in cerchio. Evidentemente, la partita doveva ancora iniziare. Salutai tutti mentre mi avvicinavo ad Harry.
- Ehi. - mormorò.
- Quando inizierà la partita? - chiesi.
- Quando quei coglioni decideranno di arrivare. - 
- Forse non si presenteranno. Avranno avuto troppa paura di voi. - scherzai.
- Ovviamente. - rise avvicinando il suo viso il mio.
Circondai il suo collo con le braccia e misi la mia fronte contro la sua, facendomi scappare un sorriso.
- Bella maglietta. - disse.
- Grazie. E' del mio ragazzo. - 
- Te l'ha regalata? - 
- Ehm .. si. - 
- Ma sentila. - ridacchiò.
- Ma è la verità. - misi il broncio.
- Ti sta molto bene. - 
- Grazie. - 
- Mi fate salire il diabete a mille. - ci apostrofò Niall.
- Almeno non dai la colpa al cibo. - disse Louis.
Sentimmo delle voci alle nostre spalle e vidi un gruppo di ragazzi venire verso di noi. Tra loro, notai un viso familiare e mi voltai subito verso Harry.
- Non mi avevi detto che ci sarebbe stato anche Eric. -
- E' tutto okay, Hope. Non succederà nulla. - 
Sospirai poco convinta e mi avvicinai a Louis.
- Tu lo sapevi, vero? - sussurrai.
- Ovvio. - 
- E sei uno stronzo. - 
- Lo so. - disse. - In ogni caso, lo fermerò. - 
Eric e gli altri ragazzi si avvicinarono a noi, ed io mi feci piu' vicina ad Harry. Iniziarono a parlare di come si doveva disputare la partita, mentre io dicevo qualche parola a Gemma, ridendo insieme a lei.
- Hai finito? - sibillò Harry.
Lo guardi e lo vidi fulminare con lo sguardo Eric, il quale continuava a guardarmi. 
Abbassai lo sguardo, mentre lui alzava le mani in segno di resa ridacchiando. Questo fece innervosire ancora di piu' Harry. 
- Forse è meglio se iniziamo. - esordì un ragazzo. 
Tutti annuirono e iniziarono ad entrare nel campetto da calcio; Harry si voltò verso di me.
- Harry, per favore .. - lo supplicai.
- Stai tranquilla, non preoccuparti. - 
Incrociai le braccia al petto, sbuffando infastidita. Non andava per niente bene. Quando Eric era nei paraggi, Harry si innervosiva non ragionando sulle sue azioni.
- Dai, non farmi il broncio. - 
- Devo, Harry. Lo sai che non voglio che tu abbia qualcosa a che fare con Eric, e tu ci vai a fare proprio una partita di calcio. - 
- L'ho fatto proprio per batterlo sul campo da calcio e non di nuovo con le mani. - 
Sospirai mordendomi il labbro. Lui mise le mani sui miei fianchi attirandomi a se.
- Non gioco bene se sei arrabbiata con me. - 
Non alzai lo sguardo e giocai con i ripieghi della sua maglietta, cercando di trattenere il mio nervosismo.
Lui mi prese il mento e mi baciò dolcemente. Sapeva che questo era un punto a suo favore e che me l'avrebbe fatto perdonare.
- Odio quando fai così. - mormorai.
- Sei ancora arrabbiata con me? - 
- No. - 
Lui sorrise compiaciuto e mi diede un leggero bacio sul naso.
- Adesso vai. - dissi spintonandolo leggermente. 
Mi sorrise ancora mentre si avvicinava agli altri. Diedi una veloce occhiata ad Eric e lo trovai a guardarmi e a sorridermi maliziosamente. Lo guardai quasi disgustata e andai a sedermi sugli spalti accanto a Gemma. 
- Sai che Harry lo ucciderà comunque, vero? - 
- Non farmici pensare, ti prego. - 
- Oh, ma io la sto vedendo adesso! - esclamò.
La guardai confusa. - Cosa? - 
- La maglietta. - indicò verso di me.
- Oh .. si. - sorrisi guardando l'indumento. 
- Non la faceva indossare nemmeno a me. Bastardo. - 
- Ah, no? - dissi divertita.
- Adesso ti decidi a parlare? Non hai voluto raccontarmi nulla a scuola. - 
- Sai com'è, non potevo farmi sentire da tutti e far sapere che avevo fatto l'amore con il mio ragazzo. - 
- Dai, dai. Racconta. - disse euforica. 
Risi mentre la vedevo sorridere e attendere che io parlassi.
- S-siamo tornati a casa e .. e io già ero molto nervosa perchè sapevo cosa stava per accadere. O almeno io volevo fare in modo che accedesse. Siamo entrati in camera sua e l'ho baciato .. e mentre lo baciavo, ho iniziato a sbottonargli la camicia. Giuro, tremavo da morire. Sembravo una ritardata mentre cercavo di farlo. - lei rise, sorridendomi dolcemente. - .. Poi lui mi ha chiesto se ero sicura .. io gli ho detto si e .. e be', si, l'abbiamo fatto. - abbassai lo sguardo imbarazzata, sorridendo timidamente. - Non mi sono mai sentita così amata come mi ha fatto sentire lui in quel momento, credimi. E' stato tutto così .. perfetto. - 
- Oh. - disse lei abbracciandomi.
- E il dolore? - mi chiese quando si staccò da me.
- Quella è stata la parte più brutta. Ma in verità, non ci pensavo molto. E poi, lui andava piano .. è stato un dolore sopportabile. - 
- A te è uscito il sangue? - 
Scossi la testa. 
- Che culo! A me si. -
- Tanto? - 
- No, qualche macchia. - spiegò.
- A me è uscita .. si, qualche macchia, ma chiarissima. Non ho sporcato molto nemmeno il letto. - 
- Doppio culo. Io invece si e quando le vidi ero imbarazzatissima! - si mise le mani sul viso. - Alla fine le lenzuola gliel'ho lavate io. Sarebbe stato peggio se l'avesse fatto la madre. - 
- Immagino. - ridacchiai.
- L'avete fatto che lui era sopra di te, giusto? - domandò.
- Si. Perchè, tu? - 
- No, anch'io così, ma Jasmine mi disse che la sua prima volta l'ha fatta che lei era sopra. Diceva che era meglio, che si fermava quando voleva. - disse. - In effetti, un pò ha ragione. Sopra è decisamente meglio. - sorrise maliziosa. - Dovresti provare. - 
- Eh? Cosa? - domandai titubante.
- Mi hai capito. - rise.
Abbassai lo sguardo. - Ma io ho vergogna. - 
- Ti passerà e quando succederà, scoperete come porcellini. - 
- Gemma! - la richiamai dandole un colpo sulla spalla.
- Che c'è? Succede sempre così. - si giustificò.
Scossi la testa divertita, e alzai in tempo lo sguardo per vedere Harry segnare. Mi morsi il labbro cercando di trattenere un sorriso ebete che stava per nascere sul mio viso e lui si voltò verso di me, sorridendomi. Niall saltò sulle sue spalle e Zayn gli diede un veloce cinque. Si voltò verso Eric e gli lanciò uno sguardo di sfida, uno sguardo che lui ricambiò subito. Poi però si voltò verso di me, sapendo che Harry lo stesse ancora guardando, e mi sorrise. Harry si voltò verso di me e sapevo che da un momento all'altro sarebbe scattato. Gli mimai un "per favore", e lui sembrò calmarsi indietreggiando dall'altra parte del campo. Lasciai fuori uscire dalla mia bocca un sospiro di sollievo. 
La partita continuò mentre io e Gemma parlammo del più e del meno. D'improvviso, vidi Harry ed Eric viso contro viso, e Louis che correva verso di loro. Allontanò Harry da lui, spintonandolo verso la porta. Io scesi, andando verso di lui.
- Harry, esci. - gli disse Louis.
- No, io non esco. - obiettò lui.
- Esci e basta, cazzo. Ce la vediamo noi, esci. - ripetè.
Passò una mano nei suoi ricci e sbuffò. Si stava innervosendo. 
Louis si allontanò avvicinandosi nuovamente ad Eric e puntandogli il dito contro. Non sentii precisamente cosa gli disse. Sobbalzai quando vidi Harry dare un pugno nel muro e vedere il suo petto abbassarsi velocemente. Mi avvicinai a lui e gli accarezzai il braccio muscoloso. 
- Calmati. - mormorai.
- Giuro che questo è la volta buona che lo mando all'ospedale. - disse a denti stretti.
- Quante volte devo ripeterti che lo fa per farti innervosire? Sei più intelligente di lui, lascialo perdere. - 
Lui si voltò verso di me. - Quel ragazzo mi fa perdere il controllo di me stesso. - 
- Deve esserti indifferente. Almeno provaci. - 
- Non ci riesco. - 
- Per quanto dovrà andare avanti questa storia? - 
Lui sospirò e guardò di nuovo verso il campetto, chiudendo le mani a pugno.
Portai una mano sul suo viso e lo feci girare verso di me, in modo che mi guardasse.
- Puoi provarci? - gli supplicai. - Ti prego. - misi il broncio.
Le sue labbra piene si incurvarono in un sorriso.
- Va bene. - disse. - Se non fosse per te, sarebbe gia' in coma. - affermò.
E sapevo che era così. Era incredibile come Eric riuscisse a far innervosire Harry. Cacciava il lato aggressivo di se e non ragionava lucidamente sulle sue azioni. Non mi disse se la causa di quella sua rabbia era perchè Eric aveva detto qualcosa su di me, ma infondo, sapevo che era così. Non glielo chiesi, tanto per non farlo innervosire ancora di piu'. Bastava che Eric dicesse qualunque cosa su di me, che Harry partiva in quarta. Era del tutto geloso, ma con lui era diverso. Con gli altri sapeva passarci sopra, sapeva controllarsi, invece con Eric no. Era come se fosse il suo punto debole. Ancora non riuscivo a capire come io riuscissi a calmarlo. 
Gli presi la mano oramai arrossata per via del pugno che aveva dato, e accarezzai dolcemente il suo dorso. 
- Sei un'idiota. - dissi seguendo i rialzi delle nocche.
- Lo so. - 
La feci intrecciare con la mia, non stringendola troppo, e lo trascinai verso gli spalti. Mi sedetti accanto a lui e quando alzai lo sguardo, lo vidi corrugare la fronte. Non capii cosa volesse intendere. Mise una mano sul mio bacino e mi attirò piu' a se, prendendo le mie gambe e mettendole sulle sue. Sorrisi a quel contatto e a quel gesto. Presi di nuovo la sua mano e la accarezzai, mentre lui teneva l'altra mano sulle mie gambe. 
- Ti ho mai detto che sei una testa di cazzo? - disse Gemma sedendosi accanto al fratello.
- Tutti giorni. - rispose passivo lui.
- Che poi che ti ha detto? - gli domandò.
- Ti prego, si è appena calmato. - intervenni.
- Quando c'è Eric nei paraggi dovremmo legarti con qualcosa. - consigliò Gemma.
- Si, e che sono, un cane? - 
- Mh, l'idea non è male .. - scherzai.
- Non ci provare. - mi minacciò.
Risi mentre gli davo un bacio sulla guancia.
Restammo a parlare per un bel pò, finchè la partita non finì. Avevano vinto. Eric e la sua squadra uscirono e gli altri si avvicinarono a noi. Notai che Louis zoppicava.
- Che hai fatto alla gamba? - gli chiesi preoccupata.
- Quel coglione di Bolton mi è venuto addosso. La caviglia mi fa un male cane. - 
- Forse dovremmo andare all'ospedale .. - propose Niall.
- Un pò di ghiaccio e sarà tutto apposto. - tentò Louis.
- Dobbiamo ricordarti di Lorman? - disse Niall. - Dopo un anno continua a fare cure e accertamenti. Meglio che tu controlli. - 
- Dai, ti accompagno io. - disse Harry. 
- Vengo con te. - disse Liam.
- Vuoi venire anche tu? - mi chiese Harry. 
- No, non preoccuparti. Adesso vado a casa. - gli risposi.
Lui mi guardò con sguardo di riprovero.
- Non ho tre anni. - obiettai. - Non devi accompagnarmi sempre a casa. - 
- Sto morendo! - si lamentò Louis facendo un finto pianto.
Risi guardandolo mentre Niall posizionava un suo braccio sulle sue spalle per sorreggerlo.
- Fammi sapere cosa ha Louis. - gli raccomandai.
- Okay. - disse dandomi un leggero bacio sulle labbra.
Salutai tutti e mi avvicinai a Louis.
- Guarisci presto. - finsi una faccia triste.
- Guarirò per te, mia adorata. - 
Louis non aveva smesso di chiamarmi così. Scherzavamo ancora sul nostro "triangolo amoroso".
Misi le mani nelle tasche della felpa e mi incamminai verso casa. Camminai lentamente, godendomi il paesaggio che mi circondava. Passavo per negozi, bar e passeggiavo tra la gente. In lontananza, vidi una coppia mano nella mano, sorridersi teneramente. Pensai quasi subito a me e Harry. Sorrisi mentre pensavo al fatto che anche noi eravamo così .. innamorati. 
Un colpo di clacson mi riprese dai pensieri, facendomi voltare la testa di scatto. Era Harry che mi guardava con una strana espressione seria, con il braccio fuori dal finestrino. Di fianco lui c'era Liam, mentre dietro Louis.
- Vuole un passaggio, signorina? - mi chiese.
- Non posso accettare. Il mio ragazzo mi ucciderebbe. - 
- Ma non lo diremo a nessuno. - 
Scossi la testa. - Io sono una persona fedele. - 
Louis abbassò il finestrino. - E intanto gli metti le corna con me. - 
Mi guardi intorno divertita, sperando che nessuno stesse ascoltando la nostra conversazione. Misi una mano sul viso scuotento la testa.
- Andatevene prima che ce lo mandi io all'ospedale. - dissi riferendomi a Louis.
- Corri Harry, corri! - gli intimò Louis.
- Ti chiamo dopo. - disse prima di accellerare e sparire dietro l'angolo.
Dopo un pò, arrivai a casa e appena entrai, suonò il telefono.
- Pronto? - risposi.
- Ciao tesoro! - 
- Oh, ciao mamma! Come stai? - le chiesi andando a sedermi sul divano.
- Tutto bene, e tu? - 
- Bene, bene. Che mi dici? Come sta papà? - 
- Papà tutto bene. Deve ancora tornare da lavoro. Comunque, volevo dirti che forse tra qualche settimana verremo a trovarvi. - 
- Finalmente! Pensavo non volevate vedermi più. - 
- Volevamo venire prima, ma papà è stato molto impegnato col lavoro. - 
- Mh, capisco. - risposi comprensiva.
- Come va a scuola? Stai studiando? - 
- Si, si. Tutto bene. Venerdì sono stata interrogata in matematica e ho preso un bel sette. - risposi compiaciuta. 
- Mh, bene. - 
Ripensando al voto, mi venne in mente Harry. A mia madre non le avevo detto ancora che stavamo insieme, ma le avevo parlato di "Harry amico". Se sarebbero venuti, non sarebbe stato facile parlargli di lui e della nostra relazione. Soprattutto a mio padre. 
- Mamma .. ti ricordi di quel mio amico .. Harry? - 
- Si, me ne hai parlato spesso. - 
- Si, ecco .. noi s-stiamo insieme. - 
- Lo avevo immaginato. - ridacchiò. - Da quanto? - 
- Tre mesi. - 
- Allora quando verremo ce lo farai conoscere. - 
- Volentieri. - dissi. - Potresti .. accennare qualcosa a papà? Non vorrei che venisse qui e trovi "la sorpresa". - 
- Lo farò, non preoccuparti. - mi rassicurò. - Quindi .. non hai intenzione di tornare qui, vero? - 
- N-no .. perchè? - 
- Ci manchi molto, tesoro. - 
- Anche voi mi mancate, mamma .. ma vorrei restare qui .. -
La sentii sospirare. - Ed io non te lo imporrò. -
Parlammo un altro pò e poi staccai, ripensando alla domanda che mi aveva posto prima. Mi mancavano i miei genitori, ma non avevo intenzione di tornare. Quel posto racchiudeva troppi ricordi che io ancora cercavo di dimenticare e non volevo ritornare e riviverli. Quello non era il mio posto, non più ormai. Il mio posto era qui, a Londra .. il mio posto era accanto a Harry. 

 
— • • —



Penso, anzi, sono sicura che volete uccidermi ..
vi capisco, vi capisco.
Non so come scusarmi ..
PERDONATEMI çwç
Premetto che per me questo capitolo fa schifo .. quindi ..
FA SCHIFO.
Ma comunque, ci tengo come sempre alle vostre recensioni uu
Ho notato che siete molto perverse ..

ah, peppines biricchine OuO
Comunque, nel precedente capitolo,
mi aspettavo più recensioni. 
Evidentemente l'ho scritto di merda, ma okay. Ci ho provato cwc

Ringraziamente
SPECIALE
alle persone che hanno messo la storia nelle
seguite, preferite e ricordate
(ricordatevi di cagarla) uu
E un grazie dal mio cuoricino che vi ama tanto tanto,
alle persone che recensiscono la storia.

VI AMO TANTISSIMO.

Riguardo alla storia di Niall;
la sospenderò per un pò.
Non sono molto ispirata per scriverne due.
Se no esco davvero scema.
Visto che molte di voi mi hanno detto di concentrarmi su questa
perchè è la vostra preferita (
),
la sospenderò.

twitter: @infinitynaples


Ora mi dileguo.

RECENSITE SEMPRE CON LA MASSIMISSIMA SINCERITA'.
vi ame.
chiss chiss,
peppina.

crediti banner:
@Chiara_88

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Capitolo 20
*** You have been my lightning strike. ***






You have been my lightning strike.

Harry. 
Seduta accanto a me, Hope aveva il capo abbassato e leggeva silenziosamente cosa c'era scritto sul libro di biologia. Teneva tra l'indice e il pollice il suo labbro inferiore, e ci giocava nervosamente stringendolo di tanto in tanto. Non seppi nemmeno io cosa mi trattenne dal morderglielo. In teoria, avrei dovuto studiare anch'io. In teoria. In pratica, guardavo la ragazza piu' bella che io avessi mai visto. Ed era mia. 
I suoi capelli erano legati in una larga coda e morbidi le cadevano sulla spalla. Con la mano, glieli spostai portandoli all'indietro. Lei sott'occhio guardò quel mio movimento ma fece finta di niente, continuando poi a leggere. Poggiai un braccio sulla scrivania e con la mano mi tenevo la testa. Da quell'angolazione riuscivo a vederla meglio. Ancora una volta, mi resi conto di quanto fosse bella. Bella in ogni modo e situazione, anche nella sua meravigliosa semplicità. Mi chiedevo ancora perchè lei non se ne rendesse conto. In tutto quel tempo, gliel'avevo fatto capire tante di quelle volte che oramai avevo perso il conto. Ma se sarebbe stato necessario, le avrei continuato a dire che era stupenda ogni giorno della mia vita. 
Continuando a guardarla, notai un leggero rossore sulle sue guance e sorrisi silenziosamente, ripensando che le facevo ancora quell'effetto. 
- Smettila di guardarmi, e studia. - mormorò.
- Guardarti è più interessante dello studio. - 
Lei alzò il capo e si mordicchiò il labbro dall'intero per trattenere un sorriso cercando poi di guardarmi seria.
- Ho finito di studiare. - mi difesi.
- Oh, ci credo. Voglio proprio vedere come farai domani. - 
- Me la caverò. - 
Si morse il labbro scuotendo la testa e riprese a leggere.
Io mi limitai a guardarla e sapevo che quello non la aiutava nello studio. Il pensiero che io la stessi guardando la metteva ancora in imbarazzo e questo mi piaceva da morire. 
Ci voltammo entrambi di scatto quando sentimmo la porta di camera mia aprirsi.
- Oh, state studiando? - chiese mia madre.
- Si. - risposi.
- Wow. - commentò. - Sai Hope, mi piace l'effetto che hai su mio figlio. - 
- Piace anche a me. - le sorrise compiaciuta. Il rapporto che stavano avendo si stava rivoltando contro di me, non andava per niente bene. 
- Comunque Harry, volevo dirti che adesso esco. Vado da zia Lisa, tornerò questa sera. - spiegò.
Io annuii e dopo averci salutato, uscì dalla camera e qualche secondo dopo sentii la porta dell'entrata chiudersi.
Mi alzai e mi avvicinai al mio comodino per prendere il mio cellulare. C'era un messaggio di Niall in cui diceva che non c'era bisogno di andare a prenderlo per andare a casa di Louis. 
Sentii un mugugno e vidi Hope alzarsi e sgranchirsi schiena e braccia, per poi risfogliare il libro sulla scrivania. 
Posai il telefono sul comodino e mi avvicinai a lei, circondandole i fianchi da dietro. 
- Ti desidero tanto. - le sussurrai all'orecchio.
Iniziai a baciarle il collo, sentendo anche il buon sapore che aveva la sua morbida pelle.
- H-Harry, devo studiare .. - sospirò.
- Puoi continuare dopo, hai studiato tanto oggi. - le soffiai sulla pelle.
Passai una mano sotto il tessuto bianco della sua maglietta, e accarezzai il suo ventre, salendo pian piano sempre piu' su. 
- Magari potrei fare una piccola pausa. - disse tutto d'un fiato.
Sorrisi e la feci voltare verso di me. La baciai dolcemente mentre lei portò le braccia attorno al mio collo, alzandosi sulle punte per approfondire il bacio. Scese poi le sue mani dal mio petto, fino al bordo della mia maglietta. Alzai le braccia e lei me la sfilò, tornando a toccare i miei addominali con i dorsi delle sue morbide mani. Indietreggiai seguito da lei, fino al letto, dove mi misi seduto. Lei si sedette a cavalcioni su di me e continuando a baciarmi, strinse i miei ricci. Sapeva che quel tocco mi faceva impazzire. Si tolse la maglietta, facendomi mordere il labbro alla visione del suo seno ben contenuto nel suo reggiseno bianco. La guardai e la vidi sorridere imbarazzata, ma c'era qualcosa che non andava. Le sfilai il codino facendole cadere i capelli sulle spalle, dandole un'aria .. aggressiva. Quella sua figura mi eccitava da morire.
- Molto meglio. - mormorai.
Lei rise e tornò a baciarmi, portando il suo corpo caldo piu' vicino al mio. Le mie mani accarezzarono la sua schiena, finchè non arrivarono al gancetto del suo reggiseno, il quale cadde sul pavimento insieme alle nostre magliette poco dopo. Baciai i suoi seni, facendo fuoriuscire la lingua di tanto in tanto. Il suo petto si alzava e abbassava velocemente; il ritmo del suo respiro era del tutto irregolare. Una mia mano era alla base della sua schiena e l'altra massaggiava delicatamente un suo seno. La sentii gemere quando stuzzicai tra l'indice il pollice il suo capezzolo, facendolo diventare turgido. Quasi disperata, si fiondò sulle mie labbra e le baciò con foga; cosa che ricambiai anch'io. In una frazione di secondo, ribaltai la situazione, trovandomi sopra di lei. Continuando a baciarle il collo, mordendolo leggermente coi denti, le sbottonai il jeans e con il suo aiuto, scese dalle sue gambe lisce. Scesi una mano su tutto il suo corpo, arrivando fino al ventre toccando il tessuto della sua mutandina. Sussultò leggermente quando andai oltre quell'indumento. La tranquillizzai dandole un bacio sulle labbra, accarezzando con la lingua il suo carnoso labbro inferiore. Con un dito strofinai la sua entrata, prima di farlo infilare all'interno. Mi staccai dalle sue labbra per sentire un suo gemito per quella mia azione inaspettata. Feci un movimento lento e sensuale, finchè non ne inserii un secondo dito aumentando la velocità. I suoi fianchi si dimenavano contro di me, per quella tortura a lei così piacevole ed io mi beavo dei suoi ansimi e gemiti. Con il pollice stuzzicai il suo clitoride facendo uscire dalle sue labbra un gemito così intenso che lei se ne vergognò, portando una mano sulla bocca. Le diedi un leggero bacio sulla mano, spostandola dalle sue labbra e stringendola nella mia. La baciai nuovamente catturando un altro gemito mentre io continuavo a provocarle piacere.
- Harry .. - gemette con voce roca e spezzata.
Sentii i suoi muscoli chiudersi attorno al mio tocco, segno che stesse per venire. Anche se i suoi respiri secchi ne erano una prova. Prima che potesse raggiungere il culmine, tolsi le dita dalla sua intimità, ricevando un mugugno contrario da parte sua. Mi piaceva stuzzicarla. Sorrisi soddisfatto mentre tornai a baciarla e a cercare disperatamente la sua lingua, la quale mi fece trovare facilmente. Le sue mani armeggiarono con il bottone e la zip dei miei jeans, che si ritrovarono pochi istanti dopo insieme alla nostra roba sul pavimento. Hope ribaltò la situazione ritrovandosi sopra di me. Le mie mani accarezzavano le sue coscie lisce e morbide, arrivando fino ai glutei i quali strinsi delicatamente. Aprii gli occhi e la vidi ricambiare lo sguardo. Dio, quanto era bella. Sembrava una dea. Lei sorrise, tornando a baciarmi dolcemente. 
Il suo leggero strusciarsi involontario sul mio membro non faceva altro che eccitarmi maggiormente, e lei sembrò accorgersene quando dalla mia bocca uscì un gemito strozzato per il dolore che mi stava provocando. Fece scorrere una mano sul mio petto fino ad arrivare all'elastico dei boxer. La sua mano afferrò decisa il mio membro e iniziò a fare su e giu. Dalla mia bocca fuoriuscivano gemiti e respiri secchi, nonostante cercassi di controllarmi. La mia intenzione di restare lucido e composto mi riusciva difficile; ad ogni suo tocco mi sentivo così vulnerabile. 
Lei continuò a pompare e prima di arrivare al culmine, tolse la mano. Mugugnai anch'io contrario a quel suo gesto, ma lei sorrise soddisfatta. Aveva avuto la sua vendetta. 
Tolsi i miei boxer e lei le sue mutandine, gli unici indumenti che indossavamo ancora. 
Ancora su di me, sentivo il suo corpo tremare ad ogni movimento che faceva. Mi alzai, portandomi seduto insieme a lei. Si allontanò guardandomi confuso e notai il nervosismo nei suoi occhi. 
- Rilassati. - le sussurrai attirandola nuovamente a me.
Lei prese un respiro profondo e portò le braccia dietro al mio collo. Tenni ferme le mie mani sui suoi fianchi e feci entrare il mio membro in lei, piano. Misi una mano sul suo fondoschiena, incoraggiandola nei movimenti. Si mosse con lentezza perchè lei sapeva che a me piaceva, e non poco. Ero sempre stato calmo con lei, avevo sempre fatto movimenti delicati e lenti, così da potermi vivere al meglio quel momento così intimo tra noi. 
Dalle nostre bocche uscivano gemiti inaspettati, e disperatamente, ci fiondavamo sulle nostre labbra, baciandole e assaporando il loro sapore. 
Quando aumentò la velocità, gemette, questa volta diversamente. Quella era la nostra seconda volta e sapevo che avrebbe sentito ancora un lieve dolore. 
- Shh .. - le accarezzai i capelli. - .. piano. - mormorai baciandola.
Lei mi guardò come per intendere la preoccupazione che avevo nei suoi confronti e mi baciò.
Sapevo che lo aveva fatto per me, ma non doveva. A me non importava, non quello almeno. L'importante, era che lei si sentisse bene e soprattutto a suo agio quando era con me. L'imbarazzo, poi, era tutt'altra cosa. Quello, di sicuro, avrei voluto che non cambiasse mai. 
La distanza delle nostre bocche veniva riempita dai gemiti del piacere che ci stava sovrastando entrambi. Ogni volta che incontravo i suoi occhi, era come se fosse automatico baciarle le labbra. 
Dopo varie spinte, sentii le pareti della sua intimità stringersi attorno al mio membro, segno che stesse per venire. Portai un dito dove noi eravamo connessi e le stuzzicai nuovamente il clitoride. A quell'azione, lei gettò la testa all'indietro sovrastata dal piacere incondizionato che le avevo fatto provare. Io le baciai di nuovo i seni, leccando i suoi capezzoli, mentre lei strinse i miei ricci.
La strinsi piu' forte a me quando raggiungemmo l'apice del piacere insieme. Mi regalò un ultimo bacio, poi poggiò la testa sulla mia spalla e rilasciò il suo corpo stanco su di me. Era così bello stringerla tra le mie braccia. 
Indietraggiai, andando piu' in alto sul letto e la feci stendere accanto a me, mentre io ci coprivo con la coperta. Mi girai di lato e la trovai a guardarmi. Le sue mani erano poggiate sul cuscino e non mi davano una visuale perfetta di lei. Tutta via, riuscivo a vedere parte del suo viso e ad ammirare il suo meraviglioso sorriso. Era bellissima, perfetta. Mai nessuna ragazza sarebbe stata bella quanto lei. 
Da sotto alla coperta, poggiai una mano sul suo fondoschina e la attirai a me, facendo aderire il suo corpo caldo col mio. 
- Così .. dirai a tua madre che hai studiato. - disse.
- Oh, certo. E che mi sono impegnato anche tanto. - 
- Che materia ha studiato, signorino Styles? - 
- Mh, anatomia. - 
- E le è piaciuto l'argomento? - 
- Da morire. - le soffiai sulle labbra. 
 
Hope. 
In quei minuti di silenzio, io ed Harry ci eravamo limitati a guardarci. Il silenzio tra noi non ci metteva in imbarazzo, piu' che altro, riusciva ad unirci di piu'. Guardandolo, ripensai a come ebbe inizio la nostra storia. Da quando ero arrivata, erano successe tante cose e ripensandoci, mi resi conto che trovai Harry a far parte della mia vita quasi subito. Dall'essere dei semplici "amici", ci eravamo ritrovati ad essere fidanzati. Dal solo sfiorarci, ora eravamo lì a guardarci dopo aver fatto l'amore. Era una bella sensazione guardare il proprio ragazzo e capire quanto tu lo amassi con tutta te stessa, e sapere anche che lui ti ricambiasse allo stesso modo. Questo pensiero mi diede la forza di sorridere di nuovo.
Gli accarezzai la fronte spostandogli dei ricci che gli erano caduti sul viso. Quanto era bello.
Possibile che un ragazzo così bello si fosse innamorato di me? Ancora non riuscivo a capacitarmene che lui aveva scelto proprio me. Avrebbe potuto scegliere tra tante altre ragazze, piu' belle, piu' simpatiche .. meno problematice, e invece, aveva scelto me. Io ero sua, lui era .. mio. E non c'era cosa piu' bella di quella. 
- Harry, posso farti una domanda? - 
- Hmm. - 
- Cosa hai pensato la prima volta che mi hai visto? - 
- Che eri una bella ragazza. - ripose subito.
- Non mentirmi. - 
- No, davvero. E' stata la prima cosa che ho pensato e poi, mi incuriosivi. Avevi quel faccino così innocente, che infondevi tenerezza solo a guardarti. Eppure, sembravi così misteriosa e questo mi piaceva. - fece una pausa, poi sorrise. - Poi, la tua timidezza. Credo che sia stata quella a farmi innamorare di te. - 
Sorrisi timidamente abbassando la testa cercando di non farlo notare. Lui mi diede un bacio tra i capelli, stringendomi ancor piu' a se.
- E ho pensato che avevi un bel culo. - 
- Oh, grazie. Grazie tante. - dissi sarcastica. 
Sentii la sua mano scendere e stringere una pacca del mio sedere. Sussultai leggermente imbarazzata.
- E avevo ragione. - soffiò sulle mie labbra prima di baciarle.
- Poi ti vidi in corridoio quando cercasti di aprire l'armadietto. Lì capii che eri imbranata. - 
- E' la stessa cosa che mi ha detto E.. - mi bloccai. 
- La stessa cosa che ti ha detto chi? - mi incoraggiò.
- No, nessuno. - farfugliai.
- Chi, Hope? - mi sfidò. 
- Eric. - mormorai.
Lui posò una mano sulla mia coscia e iniziò a darmi dei pizzichi, mentre io cercavo di spostarmi.
- Mi fai male, mi fai male! - lo supplicai ridendo mentre afferravo la sua mano. - Sei tu che lo hai voluto sapere! - 
Lui mugugnò infastidito mentre mi stringeva con fare protettivo ma soprattutto possessivo.
- E comunque, sono riuscita ad aprirlo la seconda volta. - mi difesi.
- Allora sei forte e intelligente. - 
Lo colpii giocosamente sul petto. - Non sfottermi. - 
- Non oserei mai, signorina. - disse facendo intrecciare la sua mano con la mia.
- Io invece di te ho pensato che eri strano. - 
Lui aggrottò la fronte, indugendomi a continuare.
- Avevo notato che mi avevi guardato a matematica .. - 
- Certo, eri arrossita. - ridacchiò.
- .. Ma quando mi hai guardato in corridoio, pensavo ce l'avessi con me. Mi sono sentita a disagio. - 
- Quello sguardo non era per te, era per Eric. Non riuscivo ad accettare il fatto che tu fossi arrivata da poco e che lui gia' ti stesse intorno. - 
- Quindi, eri gia' geloso. - lo stuzzicai.
- Si, ma non volevo ammetterlo. Non volevo ammettere nemmeno che mi sei piaciuta la prima volta che ti ho visto. - 
- Perchè? - chiesi curiosa.
- Perchè era troppo presto. Per me, innamorarsi accadeva dopo un determintato tempo. Sai, conoscendosi e passando del tempo insieme .. poi sei arrivata tu, e mi hai fatto ricredere. - 
Sorrisi a quella sua affermazione. Valeva anche per me, perchè anch'io pensai le stesse cose la prima volta che lo vidi.
Lui mi guardò intensamente passando una ciocca di capelli dietro il mio orecchio. 
- Sei stato il mio colpo di fulmine.
Mi morsi il labbro per trattenere un sorriso da ebete che stava per nascere sul mio viso. 
- E tu il mio. - 
Si avvicinò a me, dandomi un intenso bacio, mentre la sua mano accarezzava la mia guancia. 
Harry si portò su di me e già sapevo dove quei baci ci stavano portando.
- No, Harry. Dobbiamo andare da Louis. -
- Hmm, ci andremo piu' tardi .. - mormorò baciandomi il collo. 
Lo allontanai. - No. - dissi sorridendogli.
Lui sbuffò e si sdraiò nuovamente vicino a me. 
Io mi portai seduta, tenendo la coperta fin sopra il mio seno per coprirmi. Mi voltai per vedere Harry sollevato sui gomiti guardarmi curioso. 
- Ti .. ehm .. giri? - gli chiesi.
- Hope, dai .. - ridacchiò.
- No, girati. - 
Lui scosse la testa divertito e si sdraiò portando un cuscino davanti alla sua faccia.
Scesi infretta dal letto prendendo da terra la mia mutandina e il mio reggiseno, i quali indossai frettolosamente. Certo, Harry mi aveva vista nuda, ma avevo comunque vergogna. 
Sfortunatamente, i miei vestiti erano dalla sua parte del letto, così mi avvicinai piano cercando di non far sentire i miei passi. Quando afferrai la mia maglietta, delle grandi mani si posizionarono suoi miei fianchi attirandomi all'indietro. In pochi secondi sentii il corpo caldo di Harry avvolgermi e stringermi. Risi sentendolo mordere giocosamente il mio collo. 
- Dai, torna a letto. - mormorò.
- Il tuo amico sta male .. - tentai.
- Si rimetterà. - 
- Ma ha bisogno di compagnia. - 
- C'è la madre. - 
- Se ti dico che starò con te dopo aver visto Louis, ti muovi? - 
- Sono già fuori dal letto. - 
Mi alzai indossando la mia maglietta. Presi anche il jeans e misi anche le mie scarpe. In poco tempo, Harry si era gia' vestito. Andò in bagno ed sistemai il suo letto. Quando lui tornò, mi guardò confuso.
- Perchè hai fatto il letto? - 
- Sai, non volevo far sapere a tua madre che avevamo fatto tutto fuorchè studiare. - dissi ironica.
- Ma l'avrei rassicurata io. - 
- Oh si, tu sai essere molto convincente. - 
Lui ridacchiò avvicinandosi alla scrivania e posando qualche suo libro nella cartella. Cercai il mio codino sul mio polso, ma mi ricordai che ce l'aveva Harry.
- Harry, mi dai il mio codino? -
- No. - 
- Dai, devo legarmi i capelli. - 
- No. - ripetè. 
- Ma sono orrenda! - 
Mi guardò con sguardo di rimprovero e capii che non potevo piu' oppormi. Il codino non me l'avrebbe ridato. 
Mi guardai allo specchio e cercai in tutti i modi di aggiustarmi i capelli, con scarsi risultati.
- Si capisce che .. ehm .. - gesticolai imbarazzata con le mani attorno ai miei capelli.
Lui si avvicinò sorridendo divertito. - Mh, no. Perchè? - 
- Perchè Louis lo capisce e mi mette in imbarazzo quando lo fa. -
Lui rise.
- Non ridere. Il tuo amico e' malefico. - 
- Oh, ci credo. - disse. - Adesso andiamo. - mi prese per mano conducendomi verso la porta. 
Presi la mia borsa e uscimmo da casa sua, entrando in macchina e partendo verso casa di Louis.
Non ero mai andata a casa di Louis, era la prima volta che ci andavo. Ero un pò nervosa. Lo ero sempre quando dovevo conoscere gente nuova.
Quando arrivammo, scendemmo dalla macchina e mano nella mano, ci avvicinammo alla porta. Harry bussò e poco dopo venne ad aprirci una donna. Probabilmente sulla trentina. Aveva lunghi capelli castani e occhi chiarissimi. 
- Ciao Johannah. - la salutò sorridendo Harry.
- Ciao Harry, che piacere vederti! - le ricambiò il saluto lei. 
Si spostò e ci fece entrare. 
- Johannah, lei è Hope, la mia ragazza. - 
- Molto piacere. - dissi porgendole la mano.
- Il piacere è tutto mio. - mi sorrise ricambiando la stretta.
- Mamma, chi è?! - urlò Louis di sopra.
- Siamo noi. - lo rispose Harry.
- Permetto il passaggio solo a Hope, a te no Harry. -
La madre scosse la testa divertita, mentre Harry sbuffò. 
- Andate. - disse Johannah indicando le scale.
Io ed Harry salimmo fino ad arrivare alla sua camera. Sentimmo un chiacchierio e capimmo che erano gia' tutti lì. 
Quando aprii la porta, vidi Louis steso sul letto con il gesso che gli ricopriva tutto il piede e metà gamba. Sul letto accanto a lui c'era Zayn mentre Niall, Liam e Gemma erano seduti su delle sedie.
- Mia adorata. - mi accolse Louis quando aprii la porta. 
- Avevo detto che tu non potevi entrare. - disse riferendosi ad Harry dietro di me.
- Be', sono entrato. - 
- Che ribelle. - commentò.
- Mh, bei capelli Hope. Scommetto che .. - provò Louis ma lo fermai.
- Permettiti di finire la frase e giuro che ti spezzo l'altra caviglia. - lo minacciai puntandogli il dito contro.
Lui alzò le mani in segno di resa, ridacchiando insieme a Zayn. Pervertiti che non erano altro.
- Come stai? - gli chiesi quando gli fui vicino.
- Mh, bene. Toglierò il gesso tra qualche giorno. Dio, prude da matti! - si lamentò. 
Notai sul gesso delle scritte da parte di tutti, ma mancava la mia e forse anche quella di Harry. 
- Voglio farti una dedica. - esordii cercando una penna sulla scrivania.
- Attenta a non scrivermi che mi ami, se no il tuo ragazzo potrebbe ingelosirsi. - lo stuzzicò Louis.
- Lo scriverò piccolo piccolo così che lui non lo veda. - stetti al suo gioco.
- Vi uccido entrambi. - disse Harry. 
Risi mentre mi avvicinai nuovamente a Louis con una penna nera indelebile. Mi soffermai a leggere prima le dediche degli altri. Chi diceva di guarire presto, chi che gli voleva bene e poi c'era qualche disegno perverso. Di sicuro, opera di Zayn. Quando ne vidi uno, alzai lo sguardo verso di lui e capì a cosa mi riferivo perchè ridacchiò. Scossi la testa e iniziai a scrivere quella che sarebbe stata la mia dedica. 
 
Guarisci presto, mio adorato. 
Così che noi possiamo vivere la nostra storia d'amore.
Hope. xx
 
Mi piaceva giocare con Louis in quel modo. Mi piaceva anche come io e Louis stuzzicassimo Harry, il quale si avvicinò per leggere. Sbuffò mentre io e Louis ridevamo. Prese la penna dalla mia mano e iniziò a scrivere sul gesso. Ma quello che fece non fu una dedica, ma tutt'altro.
Scossi la testa nel vedere il disegno finale che lui aveva fatto. 
- E questo dimostrerebbe? - chiese Louis.
- Che sei una parte fondamentale del mio corpo. - 
- Quindi, tu senza di me non vivi perchè senza il pene non puoi vivere. - 
- Si, una cosa del genere. - 
Restammo a parlare del piu' e del meno, sentendo dei vecchi racconti avuti tra i sei amici. Io e  Harry fummo gli ultimi ad andarcene, poi, mi accompagnò a casa. 
- Vuoi entrare? - gli chiesi prima di scendere dalla macchina. 
- Si. - si morse il labbro. 
Scossi la testa divertita mentre scendevo dalla macchina. 
Raggiungemmo la porta ed entrammo. Mi fiondai subito sul divano. Mi sentivo davvero stanca. Quel pomeriggio avevo studiato davvero tanto poichè il giorno seguente avrei avuto molte interrogazioni. Era il periodo del secondo trimestre e i professori non facevano altro che fare compiti su compiti e interrogazioni su interrogazioni. 
Harry si sedette accanto a me, facendomi appoggiare sul suo petto e accarezzandomi dolcemente il braccio. Parlammo delle solite cose e di come si era evoluto il nostro rapporto. Un rapporto che io avrei voluto durasse per sempre. Non ci fu nemmeno una volta in cui io non immaginai il mio futuro, il mio domani, senza Harry. Lo volevo nella mia vita, lo pretenedevo perchè ne avevo bisogno. 
- Che ne dici di fare il secondo round? - sussurrò sporgendosi verso di me. 
Mi ritrovai stesa sul divano e lui sopra di me mentre mi guardava malizioso. Mentre stavo per baciarlo, il campanello suonò, interrompendo il nostro piccolo "spettacolino". 
Lui sbuffò ed io mi alzai per andare ad aprire.
Quando aprii la porta, rimasi un pò spiazzata da chi mi trovai davanti.
- Sorpresa!

 
— • • —



Bene, bene, bene. 
No.
Male, male, male. 
Perchè? Perchè adesso mi uccidete.
Oh, andiamo. Io faccio sempre ritardo.

Mi amate lo stesso però, vero, vero? Vero. 
Allora. Premetto che a me questo capitolo non piace.
Non ho scritto molto e poi, a quanto pare, sono negata nello scrivere scene hot.

Meglio che mi davo all'ippica. 
Comunque, in questi capitoli non e' successo molto.
Si movimenteranno le cose in quelli che verranno.
Quindi, scusate cwc

Anyway, vi piace? 
Cioè, io vorrò sempre sapere il vostro parere,
perciò, recensite uu


Ma lo sapete che su twitter sto leggendo i vostri tweet riguardo la storia?
No, ma quanto siete dolci?
Vi giuro che vi amo da morire.
Siete dolcissime, davvero.
La vostra peppina vi ama tantissimo e senza di voi non sarebbe nulla.


Ringrazio come sempre
le persone che stanno seguendo la storia.
GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE.

Twitter:
@infinitynaples

Ora me ne vado,
che forse e' meglio.

vi amo.
chiss chiss, peppina.

crediti banner: @Chiara_88

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Capitolo 21
*** Would you run away with me? ***



 

Would you run away with me?


- Mamma .. - mormorai.
- Che c'è, non sei contenta di vedermi? - 
- No. Cioè, si si. - dissi abbracciandola. 
Ero davvero contenta di vederla, mi era mancata, tanto. Forse, se io ed Harry non avremmo fatto quello che stavamo per fare, l'avrei accolta molto meglio e meno sconvolta.
- Ciao papà! - dissi abbracciando mio padre. Le sue forti braccia mi avvolsero facendomi sentire il calore del suo corpo. Ogni volta che mio padre mio abbracciava, riusciva a farmi sentire una bambina. Perchè quello ero; per lui, ero ancora la sua bambina.
- Ciao, piccola mia. Come stai? - 
- Bene. - gli sorrisi una volta che alzai il capo.
Guardai dietro di loro e vidi che non avevano portato le valigie.
- Ehm .. non vi fermate molto? - gli chiesi.
- No, siamo venuti per stare solo un pò. - spiegò mia madre.
Io annuii e mi spostai facendoli entrare. 
Quando chiusi la porta, notai Harry gia' in piedi davanti ai miei sorridere imbarazzato. Mi avvicinai a lui, non sapendo davvero come fare a presentarlo. Non sapevo come iniziare.
- Mamma, papà .. lui è Harry .. il mio ehm .. - mi bloccai allo sguardo di mio padre. Mi grattai nervosamente la nuca sorridendo timidamente. - .. r-ragazzo. - dissi infine. 
Mio padre non staccò gli occhi da lui, sembrava lo stesse studiando. Mia madre, invece, gli sorrideva cordiale e sapevo che stesse apprezzando chi avevo scelto di far stare al mio fianco. Chi mi preoccupava, era l'uomo che avevo davanti. Io ero sempre stata la "piccola di papà" e lui aveva una sola regola per me "che nessuno tocchi la mia bambina"; quindi, conoscere quello che era il mio ragazzo, non rientrava nel far rispettare la sua sacra regola. 
- Fidanzato, eh .. - sussurrò mio padre. 
- E' un piacere conoscerla. - disse Harry dando una stretta di mano a mia madre.
- Anche per me, Harry. - gli sorrise lei.
- Molto piacere, signor Evans. - Harry porse la mano a mio padre.
- Il piacere è tutto mio. - disse mio padre. Mi soffermai a guardare lo loro stretta e mio padre non era del tutto al settimo cielo. Quando lo guardai di nuovo, ciò che pensai subito fu "Ora lo ammazza."
In quel momento, suonò il campanello. Mi precipitai subito alla porta per aprire, facendo entrare mio zio George. Lui e i miei si salutarono, abbracciandosi tra loro. George portò mio padre chissa' dove mentre mia madre andò in cucina. Restammo solo io ed Harry, al quale mi avvicinai.
- Bella sorpresa, eh? - domandai sarcastica.
- Credi che morirò? - 
- Be' .. - feci la vaga.
Lui sospirò divertito avvicinando il suo viso al mio. - Vuol dire che morirò per una giusta causa. - soffiò sulle mie labbra dandomi un dolce bacio.
- A mia madre ho gia' parlato di te. - 
- Ah, si? - 
Annuii. - All'inizio le avevo detto che eri un mio "amico" - mimai con le dita quella parola. - poi le ho detto che stavamo insieme, ma lei lo aveva gia' capito. -
- Istinto di mamma. - commentò.
- Le avevo chiesto anche di accennare qualcosa a papà, forse non l'ha fatto. - 
- Oh, certo che l'ho fatto. - disse una voce alle nostre spalle. - Ma sai com'è fatto tuo padre. - si avvicinò mia madre. - Non preoccuparti Harry, sopravviverai. - 
Lui rise leggermente, stringendo la mia mano. 
Per quanto possa sembrare strano, io ero molto piu' nervosa di lui. Ero un continuo tremolio perchè tutto quello era nuovo per me. Ai miei genitori non avevo mai fatto conoscerei dei miei "amici stretti", e non erano nemmeno a conoscenza di Dylan, anche se credo che mia madre avesse capito qualcosa. Quella era la prima volta che presentavo qualcuno, ufficialmente, di importante per me ai miei. Harry sembrava calmo e a suo agio, come se stesse conoscendo dei miei amici. Questo poteva essere un punto a suo vantaggio, forse. 
Suonò il cellulare di Harry e con un "scusate", si allontanò avvicinandosi alla finestra per poter parlare.
- E' carino. - sussurrò mia madre.
Mi voltai verso il ragazzo alto riccio che era vicino alla finestra. La consapevolezza che quel ragazzo così bello e speciale fosse il mio ragazzo, continuava a farmi sorridere nonostante sapessi che lui mi appartenesse, come io appertenevo a lui.  
- Si .. lo è. - mormorai.
- Lo fai rimanere a cena? - 
- Lo vuoi far uccidere da papà? - 
- Se non lo conosce adesso, penso che ti verrà a far visita quasi tutti i giorni. - 
Sospirai passandomi una mano tra i capelli.
Infondo, aveva ragione. E poi, sapevo che mio padre sarebbe stato davvero capace di presentarsi a casa per dare qualche controllata. Forse la stavo facendo tragica o stavo esagerando, ma conoscevo mio padre e sapevo che era molto geloso di me. Ero la sua bambina, e voleva che rimanessi tale. 
Harry si avvicinò nuovamente a noi, posando il celluare in tasca.
- Chi era? - gli chiesi.
- Louis. Hai dimenticato la borsa lì. - 
- E' vero! Che sbadata. - 
- Andrò a prendertela domani prima di entrare a scuola. - spiegò.
- Oh, grazie. - 
Mio padre e George fecero ingresso ed Harry controllò il suo cellulare per guardare l'orario.
- Sarà meglio che vada. - disse voltandosi verso di me.
- Perchè non resti a cena? - domandò mio padre. Sentii un pizzico di sfida nel tono della sua voce.
- Volentieri. - rispose Harry.
Mi sorpresi della sua risposta. Era così sicuro di se. Credo che l'unica ad avere delle preoccupazioni ero io. A mia madre piaceva già Harry. Da come gliene avevo parlato per telefono e per come si era interessata quando lo aveva conosciuto poco prima. George lo aveva conosciuto, in tre mesi che oramai lo vedeva, e lo aveva accettato e apprezzato, facendo vedere anche la sua inaspettata gelosia e protezione che aveva nei miei confronti. Con mio padre, le cose sarebbero state un pò piu' complicate. Speravo davvero con tutta me stessa che Harry gli piacesse e che mettesse per un attimo da parte la sua "regola". 
Mio padre e George andarono in garage, mentre mia madre andò a preparare la cena. Avrei voluto aiutarla, ma non volevo lasciare Harry da solo. Andammo a sederci sul divano, con le ginocchia che si sfioravano appena. Lui sembrò notare il mio strano nervosismo e così mi prese la mano, stringendola nella sua. 
- Tu non sei nervoso. - affermai voltandomi verso di lui.
- No. - rispose.
- E non ti preoccupi che forse potrebbe ucciderti. - 
- No. - 
- Quindi, l'unica a preoccuparmi sono io. - 
- Esatto. - ridacchiò.
- Dai, non ridere. - lo ammonii colpendolo giocosamente sul petto. 
Appoggiai la testa sullo schienale del divano, sbuffando. 
- Non capisco perchè ti preoccupi tanto. - si avvicinò piu' a me.
- Non lo so .. cioè, io non mi preoccupo di te. Gli piacerai, e lo so ma .. questa è la prima volta che presento "il mio fidanzato" ai miei, e mio padre è molto geloso di me .. - 
- Be', sei la sua bambina. E' normale. - 
Sospirai. - Gia'. - 
Lui si avvicinò maggiormente, facendomi sentire il suo respiro caldo sul mio collo.
- Puoi essere anche la mia? - sussurrò.
- S-se vuoi .. - farfugliai.
- Mi corrego, già lo sei. - 
Girai il capo, trovandomi due occhi color verde smeraldo guardarmi.
- Ah, si? E da quando?- 
- Da sempre - 
Sentii le guance andarmi in fiamme a quella sua affermazione. Sorrisi e gli diedi un timido bacio per poi rifugiarmi tra le sue braccia, le quali mi accolsero subito. Mi lasciò un bacio sui capelli e lo sentii sorridere mentre mi stringeva forte a se. Era così bello stare tra le sue braccia. Con quel suo profumo che mi avvolgeva, era come se mi sentissi al sicuro, come se avessi trovato una nuova casa. 
Restammo così per un pò, finchè non sentii le voci di mio zio e mio padre e mi staccai. Harry sogghignò divertito a quel mio comportamento ed io gli diedi dei pizzichi sul fianco. Gli piaceva stuzzicarmi, era nel suo genere. 
Mia madre si sporse di poco dalla porta della cucina per avvertirci che la cena era pronta e ci dirigemmo tutti in cucina. Dire che avevo pregato tutti i santi che quella cena andasse bene, era poco. 
George e mio padre parlarono di calcio, lavoro, e di chissa' che cosa, mentre mia madre domandava cose basilari ad Harry: quanti anni hai, hai sorelle, fratelli e cose varie. La solita carta di identita'. Poi, nel discorso, si intromise anche mio padre. 
- Tu hai intenzione di andare al collage, Harry? - gli domandò. 
- Oh, certo signor Evans. - rispose sicuro lui.
- E cosa vorresti studiare? - 
- Giurisprudenza o Sociologia. - 
Mio padre annuì, comprendendo la sua risposta, poi si voltò verso di me. 
- E tu? Che farai? - 
- Ehm .. c-credo che andrò con l-lui. - maledetta io e il mio stupido balbettio.
Gli lanciò un ultimo sguardo, poi prese un altro boccone di spaghetti che erano nel suo piatto. Non seppi se la mia risposta gli piacque o meno, ma era la verità. 
- Come vanno i voti a scuola, Hope? - mi chiese mia madre.
- Oh, tutto bene. Ho dei voti piu' che sufficienti in tutte le materie. Infatti, ti dissi che poco tempo fa sono stata interrogata in matematica e ho preso un bel sette. - sorrisi.
- Si, e' vero. E dire che tu la odi la matematica. - 
- Si, ma mi ha dato una mano Harry. E' molto bravo nella materia e mi ha aiutato a studiare. - aggiunsi. Un punto a suo favore.
- Mh, mi fa piacere. - sorrise cordiale mia madre.
- Sei mai stato sospeso, Harry? - gli chiese nuovamente mio padre. 
- Sospeso no, solo qualche punizione. - 
- E perchè sei stato punito? - 
- Papà .. - lo richiamai a bassa voce.
- Una piccola lite con un ragazzo, niente di che. - rispose Harry.
- E perchè è successo? - continuò.
- Papà! - lo ripresi ad alta voce. Lui sembrò ignorare il mio richiamo, continuando a guardare il mio ragazzo in attesa di risposta.
- Aveva fatto un commento poco opportuno su sua figlia e non ho retto. - 
- Oh dio. - esasperai in un sussurro portandomi una mano sul viso.
- Che tipo di commento? - si voltò verso di me.
- Niente papà, niente. - tentai di rassicurarlo. - Mi passi l'acqua? - cercai di cambiare discorso.
Lui esitò sulla mia risposta e sapeva che non gli avrei risposto come avrebbe voluto, così mi passò la bottiglia d'acqua guardandomi quasi severo. 
- Ho visto una Range Rover parcheggiata qua davanti; e' tua? - gli domandò mio padre solo guardandolo.
- Si, signore. - 
Da lì partirono discorsi su macchine, motori e meccanica, dove venne coinvolto anche mio zio. Mi sentii sollevata nel vedere quel tipo di sintonia tra loro. Non avrei dovuto preoccuparmi piu' di tanto, almeno speravo. Io parlai con mia madre, la quale mi diede anche qualche informazione su nostri vicini. Erano stati arrestati entrambi per possesso di droga e lei e mio padre potevano concedersi un pò di pace, come tutti i coinquilini del palazzo dove alloggiavano.
- Qualche mesetto fa e' venuto un ragazzo a cercarti, non so se ti ricordi. - 
Sentii il sangue congelarsi nelle vene solo nel collegare il ricordo che aveva portato quella frase. Mi irrigidii sul posto, quasi incapace di parlare. Vidi Harry raddrizzarsi sulla sedia e anche se George stava parlando, sapevo che stava dando piu' attenzione alla conversazione che stavamo facendo io e mia madre. 
- Oh .. s-si. E' venuto di nuovo? - 
- No no. Venne solo quella volta. E' un tuo amico? - 
Nel sentire la parola amico, sentii pizzicarmi gli occhi. Dietro quella parola, si nascondevano altri significati: dolore, odio, infelicità. 
Ingogliai l'aria e vidi sott'occhio la mano di Harry che era sulla sua gamba, chiudersi a pugno fino a fare le nocche bianche. Misi la mia mano sulla sua, cercando di creare un'unione tra loro. Quel gesto sarebbe servito a calmare lui e a rassicurare me. 
- C-conoscente. - balbettai.
- Comunque, gli dissi che eri qui a Londra. Se viene di nuovo, gli dico dove abiti di preciso? Magari ti farebbe bene rivedere qualche vecchia amicizia. - 
- No, no! - dissi quasi urlando. - Cioè, gli ho gia' detto tutto tramite messaggi. N-non può venire perchè è molto impegnato tra scuola e lavoro, quindi .. - 
- Oh, capisco. - 
Harry accarezzò il dorso della mia mano e sembrerà banale dirlo, ma quello riuscii a calmarmi del tutto come la mia stretta riuscì a calmare lui.
- Si e' fatto tardi, meglio che vada. - disse Harry alzandosi dal tavolo. Io lo seguii a ruota.
- Cena deliziosa signora Evans. - gli sorrise il mio ragazzo.
Mia madre gli sorrise cordiale. 
- E' stato un piacere conoscerla, signor Evans. - gli porse la mano per stringerla.
Mio padre ricambiò la stretta. - Anche per me, Harry. - 
E una volta salutati anche George e mia madre, lo accompagnai alla porta. 
- Scusa mio padre per prima. E' stato troppo invadente. - 
- Non preoccuparti, va tutto bene. - mi rassicurò. - Un giorno credo che sarò anch'io come lui. - 
- Si? - domandai confusa.
- Si. - si avvicinò per baciarmi. - Poi lo vedrai con i tuoi stessi occhi. - mi soffiò sulle labbra prima di darmi un dolce bacio. 
Quello, fu un bacio passionale e profondo, e quando stavamo per approfondirlo, dei colpi di tosse ci fecero staccare. Arrossii al pensiero che ci stessero sentendo, così Harry aprì la porta ed io lo seguii scendendo gli scalini con lui, appannando la porta.
- Non è che adesso mi lasci per via di mio padre, vero? - ironizzai facendo il broncio circonando il suo collo con le mie braccia.
- No. - rise. - E' solo protettivo, lo capisco. - mise le mani sulla mia schiena.
Avvicinò il suo viso al mio orecchiò e mi attirò piu' a se.
- Se sapesse cosa abbiamo fatto oggi dopo studiato .. - sussurrò.
Mi strinsi piu' a lui, sorridendo timidamente. Sentii le sue labbra lasciarmi degli umidi baci sul collo e una scia di brividi percorsero la mia schiena. Che meraviglioso effetto aveva su di me. 
- Aspetto con ansia il secondo round. - mormorò.
- Non contarci troppo, riccio. - lo ammonii allontanandolo.
Lui rise prendendo il mio mento tra le dita e dandomi un bacio a fior di labbra.
- Ti chiamo dopo. - disse.
- Okay. - 
Salii gli scalini e aspettai che si allontanasse con la sua auto prima di entrare definitivamente in casa e chiudere la porta. Mi appoggiai allo stipite della porta della cucina e guardai con occhi speranzosi mio padre, attendendo un commento da lui sulla cena avuto con il mio ragazzo.
- Be', non lo so .. - farfugliò.
- Oh, andiamo. - lo riprese mia madre.
- George, diglielo anche tu che e' uno apposto. - gli implorai.
- Puoi fidarti, puoi fidarti. - lo rassicurò. - E' responsabile, molto. -
Mio padre sospirò, non dicendo una minima parola. Dio, quanto era bravo e mettere l'ansia.
- E' un bravo ragazzo. Si, mi piace. - disse.
Sorrisi nel sentire quel suo commento. Per me, era molto importante avere un giudizio dei miei, soprattutto di mio padre. Mi sedetti a tavola con loro e parlammo, finchè i miei non dovettero ritornare a casa. Li salutai e andai a farmi una doccia, quando uscii, Harry mi chiamò.
- Gli piaci. - dissi subito.
- Allora non morirò. - 
- Di certo non l'avrei permesso. - mi sedetti sul letto.
- Vuol dire che ti saresti messa anche contro tuo padre? - 
- Ovviamente. - 
- Se tuo padre ti avesse proibito di vedermi, scapperesti via con me? -
- Si. - 
- Anche adesso? - 
- Si. - risposi sicura. - T-tu davvero lo faresti? - gli chiesi timidamente.
- Io farei di tutto pur di stare con te. - 
Non riuscii a fermare il sorriso che si formò sulle mie labbra. Era incredibile come lui riuscisse a farmi stare bene solo con qualche sua semplice frase o parola. 
- Anch'io. - dissi quasi in sussurro.
Restammo a parlare per un pò, finchè ad un certo punto, quasi non mi riaddormentai a telefono con lui.
- Ehi, ti stai addormentando? - mi chiese e potei sentire il tono dolce nella sua voce.
- Mh .. - mugugnai.
- Dai, vai a dormire. - 
- Okay .. buonanotte. - 
- Buonanotte, piccola.
Lasciai che sentisse un mio sorriso prima di chiudere la chiamata, e prima di addormentarmi, lasciai che l'odore della maglietta che indossavo, mi inebriasse la mente perchè quella era la sua maglietta.
 
Harry.
Anche se Louis aveva la patente da piu' di un mese, quando portava la macchina, era capace di far cagare sotto anche il miglior pilota di formula uno. Correva come un matto, le curve le faceva su due ruote e superava le macchine bussando continuamente il clacson. Hope, che era seduta sulle mie gambe, rimase paralazzata quasi per tutte il tempo. L'unico che sembrava essere divertito da quella situazione era Niall, che piu' che altro, lo incoraggiava.
- Io non so davvero con quale coraggio ti affido ancora la mia macchina. - dissi.
- Mi era mancata guidarla. - 
- Guidi anche così con le tue "ragazze"? - gli chiese Hope mimando con le mani l'ultima parola. 
- No, con loro sono molto piu' calmo. Sai, si va in un vicolo buio, appartato .. - 
- Vuoi dire che .. tu e loro .. lo avete fatto anche qui dentro? - 
- Forse. - gli sorrise beffardo dallo specchietto.
Nella macchina partirono versi disgustati, solo Zayn e Niall gli sorrisero compiaciuti.
- Oddio, Louis! - lo richiamò lei facendo una faccia disgustata.
- Questo e' un motivo in piu' per non prestarti piu' la mia macchina. - 
- Tu non puoi separarmi da questa bambina, siamo stati destinati a stare insieme! - 
- Ma non a scoparci. - obiettai. 
- Forse gli è venuta proprio dove sei seduto tu, Harry. - mi stuzzicò Zayn. - Oppure dove sei seduto tu, Liam. - si voltò verso di lui.
- Tu comprati una macchina, Zayn, e vedi che succede. - gli disse il moro.
- Tanto non te la presterò mai. - 
- Chi ti ha detto che devi prestarmela? - 
- Io avrei paura. - intervenne Niall. 
In quel momento, Louis fece una curva che fece sussultare tutti noi. L'espressione che ebbe Hope ammetto che fece ridere anche me. 
- Giuro che se vivrò, ti ammazzo Louis. - lo minacciò. 
Dopo qualche altro minuto, finalmente, arrivammo al luna park. Louis parcheggiò, fortunatamente con cautela, e poi scendemmo. Hope si avvicinò subito vicino a Louis, iniziando a schiaffeggiarlo giocosamente. 
- Chi cazzo te l'ha data la patente, eh?! - gli sbottò contro.
- Un uomo abbastanza vecchio, sulla cinquantina. Secondo me aveva bisogno anche di scopare. - fece finta di rifletterci su. 
Lei lo colpì ancora. - Non osare mai piu' guidare così quando ci sono io. Anzi, anche quando non ci sono. - 
- Oh, allora ti preoccupi anche per me! - la abbracciò. 
- Non fare il carino, adesso. - lo ammonì.
- Io sono sempre carino. - 
- Si, okay, adesso basta. - dissi.
Presi la mano di Hope e la attirai a me, togliendola dalle braccia del mio migliore amico. Quando lo feci, lui rise divertito da quel mio comportamento, mentre Hope ricambiò l'abbraccio. Non ero geloso di Louis, solo che mi piaceva piu' vederla tra le mie braccia che tra quelle degli altri. 
Dopo quel simpatico spettacolino, entrammo nel luna park. Facemmo varie giostre, finchè non arrivammo alle montagne russe. Hope si bloccò e sapevo il perchè. 
- Hope? - la chiamò confusa Gemma.
- N-no .. ehm .. io passo. - 
- Dai, vieni. - la incoraggiò. 
Scosse la testa, guardando la giostra davanti a lei. 
- Hai paura delle altezze? - le chiese.
Lei annuì, non distaccando gli occhi dalla maestosa apparacchiatura di ferro. 
Risi a quella sua reazione e mi avvicinai a lei, prendendole la mano. Lei ingoiò il vuoto, e quasi disperatamente, cercò la mia mano per poi stringerla forte. 
- Harry, tu non vieni? - mi chiese Liam.
- No, resto con lei. - 
Liam annuì e si avviò con gli altri per fare la fila.
- N-no, puoi andare se vuoi. Aspetto qui. - disse lei voltandosi verso di me.
Mi guardai intorno e notai vari gruppetti di ragazzi che di tanto in tanto, voltavano lo sguardo verso di noi. Nemmeno morto l'avrei lasciata da sola lì, con quattro coglioni che magari avevano intenzione di ronzarle intorno. 
- Da sola? Non credo proprio. - 
Lei non si oppose e sapevo quanto il quel momento, anche se banale, avesse bisogno di me. 
Le circondai le spalle con un braccio e la attirai piu' a me mentre camminavamo verso una bancarella per prendere dei pop corn. Quando li prendemmo, la condussi verso un piccolo muretto dove poterla far sedere. Rimase stupita quando feci pressione sui suoi fianchi così da poterla appoggiare sull'apposito muretto. Ora era lì, davanti a me, che mi sorrideva per il gesto che avevo fatto. Quando tentai di prendere qualche pop corn, lei tirò il cartone, pronunciando un "ah-ah". Non capii cosa volesse dire prima che non mi fece allontanare un pò e dopo qualche istante, mi lanciò un pop corn. Riuscii a prenderlo a volo, sorridendo poi compiaciuto allo sguardo di sfida che lei mi lanciò. Andammo avanti così per un pò, sentendo anche la sua meravigliosa risata ogni volta che mancavo il bersaglio.  
- Sai, ora che ci penso, io non so ancora qual'è la tua paura. - disse.
Feci spallucce, cercando di fare il vago.
- Mh .. - ci pensò su. - Dei ragni? - 
- No. - 
- Dei tuoni? - 
- No. - 
- Delle api! - 
Scossi la testa, divertito della sua convinzione.
Lei sbuffò, pensandoci ancora. 
- Devi pur aver paura di qualcosa .. - farfugliò abbassando il capo.
Mi avvicinai piu' a lei, portando il capo sotto al suo in modo che mi guardasse. Incontrai i suoi occhi marroni e quella loro intensità, mi permise di confessarle quella che era la mia vera paura. 
- Ho paura di perderti. - 
Notai un certo stupore in lei. Forse non se l'aspettava e questo mise in dubbio anche me. Davvero credeva che non potessi avere questo timore verso di lei? Ci pensavo continuamente e il solo pensiero di perderla, era come se mi facesse morire lentamente. 
- Anch'io ho paura di perderti, e non so se riuscirei a sopportarlo se accadesse. - disse quasi in sussurro.
- Tu non mi perderai mai. Ti amo troppo per permettere che succeda. - 
Lei sorrise lievemente. - Ti amo anch'io. - 
Abbassò di poco il capo così da permettermi di baciarla. L'unione delle nostre labbra completava ogni momento perfetto che c'era tra noi. Ed era incredibile come sentissi la mancanza di quel loro sapore, ogni secondo, sempre. Mai nessuna ragazza era riuscito a farmi sentire così felice solo nel sentirla vicino a me, o semplicemente sfiorandola. E sapevo che mai nessuna ce ne sarebbe stata in grado di farlo, se non lei. 
Misi le mani sui suoi fianchi facendo pressione, così da farla aggrappare al mio corpo. Allacciò automaticamente le gambe attorno al mio bacino e le sue braccia circondavano forti il mio collo, così da tenersi meglio. 
- Così non soffri di vertigini, eh? - mormorai.
- No, perchè sono aggrappata a te. - 
- E se io .. facessi così? - tolsi le mani dalle sue coscie e la sentii stringersi ancor piu' a me.
Mi inclinai lentamente verso di lei, dandole la sensazione di cadere. 
- No, no, Harry! - mi supplicò aumentando la presa delle sue braccia attorno al mio collo.
Le mie mani tornarono sulle sue gambe, così da darle sicurezza e nel tenerla meglio. Sembrò rassicurarsi quando sentii che allentò un pò la presa. Risi nel vedere la sua preoccupazione, forse anche un pò banale. Le diedi un ultimo bacio prima di metterla di nuovo a terra e lei si sistemò meglio i vestiti. Prese il cartone di pop corn, oramai vuoto, e lo buttò in un cestino vicino. Quando mi si riavvicinò, la attirai a me e facemmo il percoso di prima per tornare alla fila per le montagne russe. 
- Oddio, che carino! - esclamò indicando un pupazzo su una bancarella di giochi.
Mi prese per mano e mi trascinò vicino ad essa.
- Cosa devo fare per vincere l'orso? - chiese al signore dietro al bancone. 
- Devi riuscire a colpire al centro del bersaglio due volte di fila. - le spiegò. 
- Voglio provare. - disse.
Risi della sua determinazione mentre davo qualche moneta al signore che le preparò la pistola e poi gliela porse. 
Alzò le mani impugnando per bene la pistola e divarcò un pò le gambe, cercando di avere una mira buona. Io poggiai un gomito sul bancone, inclinando un pò la testa per vederla meglio. 
Partì il primo colpo, poi il secondo, fino al quinto e lei si ricompose frustrata per non aver fatto centro nemmeno una volta. 
- Oh, andiamo! Guarda, mancava di pochissimo e avrei fatto centro! - mi indicò. 
- Si, certo. - risi. 
- Tu sapresti fare di meglio, vero? - mi sfidò.
Diedi altre monete all'uomo il quale mi ricaricò la pistola e mi misi al posto di Hope. Impugnai la pistola e strizzai di poco l'occhio sinistro per avere una mira migliore. Sparai tutti e cinque i colpi, facendo centro tutte e cinque le volte. Mi girai verso Hope rivolgendole un sorriso compiaciuto mentre l'uomo si complimentava con me.
- Complimenti, ragazzo. Hai davvero una buona mira. - 
- Grazie. - gli dissi.
- Allora, quale scegli? - mi chiese riferendosi al premio.
Guardai Hope e la trovai con le braccia incrociate mentre guardava altrove per evitare il mio sguardo. 
Con un cenno di capo, feci intendere al signore di volere l'orso che poi mi porse. 
Presi il braccio di Hope e la allontanai dal bancone. 
Feci due colpi di tosse per intimarla a parlare.
- Si .. okay .. hai una buona mira. - ammise.
- Grazie. - disse posizionando il pupazzo davanti a lei.
Si trattenne dal sorridere mentre stava per prenderlo, ma lo tirai.
- Ah-ah. Devi prima darmi qualcosa in cambio. -
Lei corrugò la fronte confusa, poi mi chinai su di lei spostando la guancia davanti al suo viso.
Si alzò sulle punte per darmi quello che doveva essere un bacio sulla guancia, ma girai il viso facendo incontrare le nostre labbra un'altra volta. Rise silenziosamente mente continuavo a baciarla a quando mi staccai, potei ammirare il suo dolce sorriso. 
Portai l'orsacchiotto di nuovo davanti a lei e sorrise come una bambina mentre lo abbracciava. Non potei fare a meno di sorridere. 
- Grazie. - disse mentre le davo un bacio sui capelli una volta attirata di nuovo a me.
Ci incamminammo di nuovo verso le montagne russe, trovando i nostri amici gia' lì.
- Harry, dovevi esserci! La faccia di Zayn là sopra era epica, cazzo! - rise Louis mentre si avvicinò a noi.
- Immagino. - la sua risata contagiò anche me.
- Che carino! Come lo hai vinto? - Gemma si avvicinò a Hope.
- Me l'ha vinto Harry al tiro a bersaglio. - le disse stringendo nuovamente l'orsacchiotto al petto.
- Visto, Liam? Tu non mi vinci mai niente! - si lamentò vicino al suo ragazzo.
- Mi farò perdonare. - si difese.
Dopo qualche istante vidi Liam sussurrare qualcosa a Gemma, la quale rise abbassando lo sguardo. 
- Che cazzo hai detto, Liam? - sibillai.
Lui alzò le mani in segno di resa. - Che ha una bella maglia, Styles. - 
Il rapporto fraterno che c'era tra me e Gemma non era tutto rose e fiori, ma stava di fatto che ero comunque geloso di lei.
- Andiamo. - mi spintonò Hope verso l'uscita.
Ci avvicinammo tutti alla macchina e al ritorno, guidò Liam. Nessuno voleva rischiare di morire per colpa di Louis. Dopo qualche minuto, arrivammo a casa. Andammo tutti in salotto e ci accomodammo sui divani, parlando del piu' e del meno. Gemma proprose di vedere un film horror e a quell'annuncio, Hope si irrigidì. 
- Che film? - chiese timorosa.
Gemma prese il CD e lo mise nel DVD. - Drag me to hell. - 
- Ah .. - 
Mia sorella prese delle coperte che diede a tutti, poi si sedette di nuovo accanto al suo ragazzo e il film iniziò. 
Hope portò le gambe al petto e di tanto in tanto nascondeva il viso nella coperta per qualche scena a lei paurosa. Tutti risero per le sue reazioni, compreso io.
- Dai, non ridete di me. Questo film mette ansia. - si difese.
Continuò a vedere il film, finchè non la sentii sussultare e nascose il viso tra il mio braccio e la coperta. Mugugnò qualcosa e quando sentì il mio sguardo su di lei, alzò il capo sorridendo imbarazzata. 
- Dai, vieni qui. - mormorai spostando il braccio. 
Lei non se lo fece ripetere due volte che si sedette sulle mie gambe, accoccolandosi al mio petto e stringendosi forte a me. La chiusi in un abbraccio poggiando le mani intrecciate sul suo bacino e le diedi un bacio sui capelli, prima di vederla di nuovo nascondere la testa nella coperta. 
- Puoi guardare adesso, sta solo dormendo .. - le mormorai.
Spostò la coperta dal suo viso appena in tempo per vedere la protagonista trovarsi di faccia la vecchia indemoniata con mosche e insetti vari in bocca. 
Hope cacciò un urletto e nascose subito la testa nell'incavo del mio collo. 
- Harry! - mi richiamò colpendomi sul petto mentre io ridevo. 
Andò avanti così per un pò, finchè non si addormentò tra le mie braccia. Sentire il calore del suo corpo mi faceva stare così bene. Stringerla a me era la cosa piu' bella del mondo. Quel senso di protezione che avevo nei suoi confronti stupiva anche me, eppure non me ne lamentavo affatto. Sentivo il bisogno di averla vicino, di proteggerla da tutto, anche dalla cosa piu' banale al mondo. Qualche minuto prima, sembrava così indifesa nel guardare il film. Ora, era accoccolata al mio petto, come se io fossi il suo rifugio. Sembrava una bambina: così piccola, così tenera .. così mia.
- Allora, Hop .. - Louis si alzò urlando alla fine del film.
- Shh! - lo zittii. 
- A quanto pare le è piaciuto il film. - commentò Niall.
- Posso svegliarla con un urlo? Dai, dai! - mi supplicò Louis.
- Tu provaci e sei morto. - bisbigliai.
- Aggressivo, il ragazzo. - disse Zayn.
- Gemma, toglile la coperta e vienimi ad aprire la porta di casa e della macchina. - le dissi.
Quando Gemma le tolse la coperta, mugugnò qualcosa e si strinse al mio petto per il calore oramai tolto che aveva. 
Prima di uscire di casa, mia sorella le mise l'orsacchiotto che avevo vinto per lei tra le sue braccia senza svegliarla e poi venne ad aprirmi la porta della macchina. La adagiai lentamente sul sedile del passeggero, facendo attenzione che non si trovasse tanto scomoda da svegliarsi. 
Chiusi la portiera con estrema calma, poi salii in macchina e guidai verso casa sua. 
Passarono forse minuti quando sbattè leggermente le palpebre per poi focalizzare dove fosse. 
- Ciao. - le dissi voltando per un attimo lo sguardo verso di lei.
- Ehi. - mormorò. 
Quando vide il pupazzo sulle sue gambe, lo strise forte al suo petto e sorrise dolcemente. 
- Quanto ho dormito? - mi chiese.
- Mh, abbastanza. Per quasi mezzo film. - dissi parcheggiando fuori casa sua.
Uscii e andai ad aprirle la portiera dalle macchina, dove lei poi scese pigramente.
- Vuoi che ti porti anche in casa in braccio? - la presi in giro attirandola a me.
- No, non serve. Grazie. - sorrise beffardamente.
Non riuscii a sentire bene il calore del suo corpo perchè in mezzo a noi c'era il suo pupazzo, il quale stringeva teneramente.
- Suppongo che il film ti sia piaciuto. - 
Lei mi fece la linguaccia. - Se questa notte non dormo me la prendo con te. -
- Potrei venire nel cuore della notte in camera tua a sorvegliarti. - 
- No, non ce ne bisogno. Ci sarà lui. - indicò l'orsacchiotto stringendolo ancora.
- Non abbracciarlo così, potrei essere geloso di un oggetto. - mi finsi offeso.
- Devi esserlo. Lui è molto piu' tenero di te. - 
- Ah, si? -
Lei annuì. - Tu sei cattivo, mi hai fatto vedere delle scene bruttissime del film. - mi fece il broncio. Dio, quanto era carina.
- Sono ancora cattivo se faccio così? - le baciai la guancia, poi il naso e così tutto il viso provocandole una tenera risata. 
- Okay .. forse sei perdonato. - 
- Forse? - 
Lei fece spallucce, cercando di fare la vaga.
Presi il suo mento tra le dita e le diedi un lungo bacio, che avrei voluto durasse piu' del previsto.
- E adesso? - sussurrai.
- Perdonato. - 

 
— • • —



Ciao amorimieicarinissimibellissimivitemie,
come state? bene, vero? 
mica ho aggiornato tardissimo? noooo, e' un bleff.
e' tutta una vostra impressione.
io ho aggiornato subito e mi amate :**
okay, la smetto.
comunque, ho aggiornato tardi perchè questa settimana sono stata
molto impegnata, quindi, scusatemi tanto çç

allora, inizio col dire che
le cose si movimenteranno
esattamente nel prossimo capitolo (:
non so se così vi metto ansia, se e' così, muahahah(?).

vi piace il capitolo?
spero tanto di si, aw.

sapete ho pensato tante volte di cancellare la storia.
ultimamente molto spesso perchè le recensioni sono diminuite e questo
mi fa pensare che non ve la cagate piu' come prima.

lo dicevo io di darmi all'ippica.
comunque, la finirò, I promise.
parola di peppina.

oggi e' il mio onomastico e ho aggiornato proprio oggi.
vi ho fatto questo "bel" regalo.
amatemi, peppines mie belle.

RINGRAZIAMENTI
un grazie, come sempre, alle persone che:
leggo, recensiscono, cagano e daskjgshaj 
la mia storia.
io vi amo immensamente, aw.

e un grazie anche alle ragazze che mi fanno i complimenti su twitter.
siete dolcissime, djashghasd.

Twitter:
@infinitynaples

adesso mi dileguo.
vi amo tantissimo, peppines mie.
chiss chiss,
peppina.


crediti banner: @Chiara_88

 

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Capitolo 22
*** Everything’s gonna be alright. ***





Everything’s gonna be alright.

 

 

Camminai con passo lento verso scuola e quando arrivai in cortile, trovai gia' tutti lì. Mancava solo Hope, che aveva preferito non l'andassi a prendere quella mattina.
- Buongiorno amico carissimo, - mi si avvicinò Louis. - lo sai che abbiamo il compito di storia? -
- Si. - risposi pigramente.
- E lo sai che .. - tentò ma lo precedetti.
- Mi sedierò vicino ad Edwyn perchè non ho studiato. Poi vedi tu. - 
- Mh .. interessante. Mi siederò dietro di te, così riuscirò a copiare. - 
- Perfetto. - 
Concentrai il mio sguardo dietro di lui e da dietro i cancelli della scuola, scorsi la figura di Hope. Si avvicinò a noi con estrema calma e dal suo viso, capii che era molto stanca. Ultimamente lo era sempre. Aveva dei forti mal di testa e dormiva molto, piu' del solito.
- Buongiorno. - disse con voce flebile. 
- Che hai, Hope? - le chiese Gemma.
Lei fece spallucce.
- Hai ancora mal di testa? - le mormorai.
Annuì leggermente, gemendo un pò. Forse quel movimento le aveva provocato un lieve dolore. Si massaggiò la tempia, cercando di rimediare.
- Forse è meglio che ti accompagni a casa. - le dissi prendendole la mano, ma mi fermò.
- No, no. Tanto li ho sempre, tanto vale venirci. - 
- Sicura? - 
- Mh. - riuscì a dire.
Suonò la campanella e Hope sbottò un infastidito "stupida campanella" prima che la accogliessi sotto il mio braccio. La sentivo così pesante, così debole. Si aggrappava a me quasi con la disperazione di chiedermi di sorreggerla. Erano giorni che si sentiva così e non facevo altro che preoccuparmi, mentre lei mi diceva il contrario. 
Entrammo nell'aula di matematica e ci sedemmo, aspettando il professore. Quando arrivò, fece l'appello e iniziò la sua lezione. Hope seguì e scrisse qualcosa sul quaderno, poi dopo un pò, la vidi incrociare le braccia sul banco e poggiare la testa su di esse. Riposò per qualche minuto, finchè il professore non la notò.
- Signorina Evans. - la chiamò.
Lei non rispose.
- Signorina Evans. - la chiamò di nuovo, alzando un pò il tono di voce, che mi fece innervosire.
- E' stanca. Non si sente bene. - risposi con tono duro e preciso.
Hope alzò leggermente il capo, ma io continuai a tenere gli occhi sul professore.
- Non mi interessa. Questa e' una scuola e si viene a studiare, non a dormire. - 
Stavo per ribattere, ma la mano di Hope sulla mia mi fece intendere che lei non volesse che continuassi una discussione con lui.
- Mi scusi professore, non succederà piu'. - lo rassicurò.
- Me lo auguro. - disse per poi voltarsi nuovamente verso la lavagna.
Lei si voltò verso di me e mi fece un lieve sorriso, come per ringraziarmi per averla difesa. L'avrei difesa sempre, anche per la cosa piu' stupida del mondo. 
Si passò una mano tra i capelli e riprese a scrivere, così lo feci anch'io. Qualche minuto dopo si fermò, portando una mano sulla sua bocca e chiuse gli occhi. 
- Ehi, tutto bene? - le domandai preoccupato.
Lei annuì, poco convinta.
- Hope .. - 
- Sto bene, sto bene. - disse ricomponendosi sulla sedia.
Si passò una ciocca di capelli dietro l'orecchio nervosamente e riprese a scrivere. Notai la sua mano tremolamente e la accarezzai con la mia, sfregando il suo dorso con il mio pollice. La mia preoccupazione cresceva sempre di piu', ma sapevo che se le avessi ripetuto di ritornare a casa, lei avrebbe risposto di nuovo di no. Era fin troppo testarda. 
Suonò la campanella, segno che era finita l'ora, e quando uscimmo dalla classe, ci salutammo con un bacio a timbro, andando poi nelle altre classi per svolgere le altre materie. 
Alla quinta ora, feci il mio compito di storia e con la certezza che Louis stesse copiando da Edwyn, lo consegnai prima così da avere il permesso di uscire. Con la scusa di andare in bagno, mi avviai verso la palestra perchè quell'ora Hope aveva educazione fisica. Quando entrai in palestra, la cercai con lo sguardo, ma non la vidi. Poi, vidi dei ragazzi raggruppati vicino ad una panchina con il professore. Capii subito che c'entrasse Hope, così mi avvicinai subito a loro.
Superato il professore, vidi Hope seduta sulla panchina con Lola, la sua compagna, che le accarezzava dolcemente i capelli.
- Che è successo? - chiesi subito.
Hope alzò lo sguardo, sorpresa dalla mia presenza. 
- N-niente Harry, niente .. - tentò di rassicurarmi.
- E' svenuta mentre giocava a pallavolo. - spiegò il professore. - Credo sia meglio portarla in infermeria. - consigliò.
- La porto io. - dissi facendomi spazio tra gli studenti.
- No Harry, davvero, sto bene. - 
- Non essere testarda, e vieni con me. -
- Avanti, andate a giocare voi! - ordinò il professore agli altri ragazzi. 
Il gruppo si sparse e Hope si alzò dalla panchina. 
La feci aggrappare a me e mi resi di nuovo conto quanto fosse così debole in quel momento.
Mi abbassai prendendola in braccio e con mia sorpresa, gemette. La guardai confuso.
- La schiena. Mi fa un pò male. - disse.
- Oh, scusa. - 
Mi sorrise per poi posare la testa nell'incavo del mio collo, stringendosi a me.
- Credo di stare per morire. - mormorò.
- Allora morirò con te. - 
- Lo faresti davvero? - 
- Si. - 
Alzò il capo per guardarmi.
- Come Romeo e Giulietta? - 
Voltai lo sguardo verso di lei, ammirando ancora una volta la sua bellezza. Era debole, stanca, ma era comunque bellissima.
- Come Romeo e Giulietta. - affermai dandole un bacio a fior di labbra. 
Arrivammo in infermeria e la adagiai piano sul lettino, dove poi lei si portò seduta. L'infermiera, dopo aver visitato un altro ragazzo, portò la sua attenzione a noi.
- Allora, cosa è successo? - domandò.
- E' svenuta praticando pallavolo. - spiegai.
La donna annuì e prese dalla scrivania una piccola lucina, la quale fece seguire a Hope con gli occhi. Pronunciando un "bene", prese gli attrezzi per la pressione e gliela misurò. Una volta misurata, tolse la fascia.
- Hai avuto un leggero calo di pressione. Tutto apposto. - le sorrise.
Le prese un bicchiere d'acqua con un pò di zucchero e glielo porse. Hope la ringraziò con un timido "grazie", mentre la donna spariva dietro la tenda. Io mi avvicinai, accarezzandole le gambe nude per via del pantaloncino corto. Iniziavo ad odiare la tuta scolastica femminile.
- Credo sia meglio che tu torni a casa, Hope. - 
Lei finì di bere l'acqua e poggiò il bicchiere su un ripiano vicino.
- Harry, adesso sto bene. Non preoccuparti. - 
- Sei così testarda. - 
- E' anche per questo che mi ami. - 
- Sfortunatamente. - la presi in giro intrecciando le mani dietro la sua schiena.
Mi chinai per baciarla e sentii un suo mugugno di protesta.
- Sei troppo alto così. - si lamentò. 
Il fatto che lei fosse seduta su un lettino mentre io ero in piedi, era, in effetti, un punto a suo sfavore.
- Tu sei troppo corta. - 
- Si, certo, dai la colpa a me adesso. - 
- La mia piccola. - le soffiai sulle labbra prima di baciarle.
Dopo averle dato un timido bacio, lei scese dal lettino, un pò barcollante, e uscimmo dall'infermeria. 
- Adesso vai. - disse.
- Sicura di stare bene? - domandai.
- Si, Harry. Sto bene. Vai. - mi rassicurò nuovamente.
Credetti poco alla sua risposta e anche se volevo stare ancora un pò con lei, sapevo che doveva tornare in palestra ed io in classe. Le diedi un altro bacio prima di allontanarmi e andare in classe.
Arrivò l'ora di pranzo e trovai già tutti al nostro solito tavolo. 
Mi sedetti accanto a Hope, e notai che aveva l'aria ancor piu' stanca di prima. Guardai il suo vassoio e vidi che non aveva ancora toccato cibo. 
- Non mangi? - le dissi.
Lei scosse il capo.
- Hope, questa è la terza volta di fila che non mangi a pranzo. - 
- Ma non ho fame. - si giustificò.
- Mangia almeno un pò di pasta. - 
Sospirò prendendo la forchetta e portando alla bocca un pò di pasta al sugo. Sapevo che lo aveva fatto per farmi contento, ma doveva pur mangiare qualcosa. Il suo poco appetito mi risultava strano. Hope non era fissata con la linea o cose del genere, mangiava quasi tutto. 
Mentre scambiavo qualche parola con Louis, Hope si alzò di scatto con una mano sulla bocca e uscì dalla mensa. Stavo per seguirla, ma la mano di mia sorella mi fermò.
- Vado io. - disse per poi alzarsi.
Annuii poco convinto mentre lasciavo andare Gemma al posto mio. 
- Ma che ha Hope, Harry? - mi chiese Zayn.
- Non lo so. Continua ad avere dei forti mal di testa e prima è svenuta ad educazione fisica. - 
Tutti spalancarono gli occhi leggermente stupiti.
- E ora come sta? - domandò Louis.
- L'avevo lasciata che stava bene. Adesso .. non lo so. - 
- Sarà l'influenza che sta girando. - disse Niall.
- Si, sicuramente. - concordò Liam.
Mi aggrappai alla convinzione di Niall, così da darmi un pò di sicurezza. Ero davvero preoccupato dello stato in cui era Hope e lei sembrava non preoccuparsene tanto quanto me. 
Passarono altri minuti e mia sorella e Hope non tornavo. Stavo iniziando a preoccuparmi sul serio.
- Vado a vedere che succede. - 
 
Hope.
In quel bagno ero sicura di aver vomitato anche l'anima. Mi sentivo così debole che non avevo neanche la forza di alzarmi da terra. Mi stavo seriamente preoccupando dello stato in cui ero. Dicevo ad Harry di stare tranquillo perchè sapevo che lui prendeva le cose molto sul serio, non come me. Io ero un tipo piu' alla leggera, che se ne preoccupava poco. In quella giornata, però, mi dovetti ricredere. Era da qualche settimana che continuavo a sentirmi così e non sapevo il perchè. Non mi ero mai sentita così male e mai avevo avuto questi sintomi. In piu' delle volte, avevo pensato che fosse una comune influenza e probabilmente era così, almeno speravo. 
Dopo aver vomitato, la testa incominciò a pulsarmi fortemente, facendomi gemere dal dolore. Mi alzai lentamente, cercando di non cadere per le forti vertigini che avevo. Scaricai il bagno e mi avvicinai al lavandino per sciuquarmi un pò la faccia, stando attenta a non rovinare troppo il trucco. Presi dalla tasca il pacchetto di mentine e ne ingoiai un paio, consapevole del fatto che forse dopo avrei vomitato anche quelle. Alzai lo sguardo e mi guardai allo specchio. Si vedeva da lontano un miglio che ero stanca morta, ma proprio non riuscivo a spiegarmi perchè lo fossi così tanto. Decisi di aspettare un pò prima di ritornare in mensa. Harry si sarebbe preoccupato maggiormente se mi avesse visto in quelle condizioni. 
Mi appoggiai al lavandino, tenendomi con le due mani. Mi sentivo la testa pesante, quasi come se stesse per cadere. Mi sentivo davvero uno schifo.
- Hope? - mi chiamò qualcuno che entrò in bagno.
Alzai lo sguardo per vedere Gemma venirmi vicino. 
- Come stai? - mi domandò.
- Mh, un pò meglio. - mentii.
Lei si allontanò per poi ispezionare tutto il bagno, come se stesse cercando qualcuno. La guardai confusa.
- Gemma? - 
Tornò nuovamente davanti a me, e quando lo fece, avvertii una certa ansia.
- Da quanto ti senti così? - 
- Ehm, non lo so .. credo una settimana, perchè? - 
- Quando doveva venirti il ciclo? - 
- Cosa c'entra il mio ciclo con .. - non finii la frase che rimasi paralizzata da ciò che voleva dire Gemma. Sentii pizzicarmi gli occhi e se non fossi stata aggrappata così forte al lavandino, probabilmente le mie gambe non sarebbero state in grado di reggermi in piedi. Non poteva essere. 
- No, aspetta. Il mio ciclo è sempre stato irregolare. - dissi tentando di farla ricredere. Era l'unica speranza a cui potevo aggrapparmi. 
- .. Hai mai avuto questi sintomi prima che ti venisse il ciclo? - il suo tono sembrava così dispiaciuto.
Sentii il mondo crollarmi addosso. Gemma stava dicendo la verità e anche se sapevo che fosse così, non riuscivo comunque a crederci. Non era possibile. 
Portai una mano sulla bocca, cercando di nascondere il mio shock. Delle lacrime caddero sul mio viso, mostrando ancor di piu' quanto fossi fragile in quel momento. Non era quello il momento, non ora, non adesso.
- Gemma, io non posso essere incinta. - le dissi quasi in tono di supplica.
- Shh, ehi. - mi abbracciò. - Andrà tutto bene. - 
Mi lasciai confortare da quelle parole, nonostante sapessi che poco mi avrebbero aiutato. Ero così spaventata. Avevo paura e non sapevo cosa fare o cosa pensare. Nonostante il tenero abbraccio di Gemma, non riuscii a rassicurarmi o almeno a confortarmi. Solo una persona poteva calmarmi, ma anche solo col pensiero, tendevo ad allontanarla da quella situazione.
- Devi dirlo a Harry. - disse con voce ferma.
Scossi subito la testa. 
- Hope, devi dirglielo. - 
- Ma come faccio? I-io non posso, Gemma. Non posso. - la mia voce era rotta dal pianto.
Le mie guance si bagnarono di altre lacrime e non potei fare altro che farne cadere altre. Non riuscivo a pensare lucidamente, l'unica parola che risuonava nella mia mente era "bambino". Come avrei fatto? E Harry? Non potevo dirglielo.
- Hope? - mi sentii chiamare. Quella voce. Il cuore riprese a battermi forte. 
- Gemma, ti prego, non dire nulla. - le sussurrai.
- Hope .. - disse quasi rimproverandomi.
- Ti prego. - la supplicai.
Prima che Harry potesse entrare, Gemma lo procedette andandogli incontro. Io ne approfittai per asciugarmi le guance e rimediare al trucco colato sotto agli occhi.
- Dov'è Hope? - lo sentii dire.
- Dentro. - 
Sott'occhio vidi Harry entrare in bagno e mi si avvicinò subito preoccupato. Prese il mio viso tra le mani e potei sentire il battere forte del suo cuore. La sua preoccupazione nei miei confronti mi faceva sentire così speciale.
- Che hai? Che ti senti? - domandò sfregando i suoi pollici sulle mie guance.
Non ce la facevo a guardarlo negli occhi. Mi era così difficile, eppure era la cosa piu' facile e piacevole del mondo. Ma in quel momento, non ce la facevo. 
Abbassai lo sguardo, consapevole che lui mi avrebbe imposto di guardarlo nuovamente.
- S-sto bene adesso. - 
Harry alzò delicatamente il mio capo, così appunto da poterlo guardare. 
Mentire a quelle iridi verdi mi faceva sentire così incolpa. 
- Hai pianto? - mi domandò asciugando sempre le mie guance.
- N-no, ehm .. mi sono sciacquata un pò il viso. - 
- E perchè hai gli occhi rossi? - 
- Sono solo un pò stanca .. - farfugliai.
Le sue labbra si posarono sulla mia fronte, così come la sua mano dietro la mia nuca. Spostò poi anche la sua guancia e mi strinse un pò piu' forte a se. Era quel senso di protezione di cui avevo bisogno, ma lo stavo mentendo e non me lo meritavo. 
- Hope, tu scotti. - 
- Mh. - riuscii a dire. 
- Ti accompagno a casa. - 
Quella volta non mi opposi. Avevo il bisogno di riposarmi, di stendermi su un letto e non pensare a ciò che mi stava accadendo. Era successo tutto così velocemente da non farmi rendere conto ancora in che situazione mi trovassi. Lasciai che Harry mi accompagnasse a casa e quando fummo in camera mia, mi feci rimboccare le coperte da lui. Voleva restare, ma lo convinsi ad andare a scuola. Dopo un pò di esitazione, mi diede un bacio sulla fronte sussurrandomi un flebile "ti amo", e quando uscì di casa, mi lasciai in un pianto liberatorio. 
 
 
 
Passarono altri giorni e rispetto ai precedenti, mi sentivo un pò meglio, tranne per il fatto che i dolori aumentarono. In quei giorni non avevo fatto nessun controllo, nessun test. Gemma mi era vicina, e lo apprezzavo. Mi comprò un test di gravidanza, ma non lo feci mai. Avevo troppa paura. Non andai nemmeno a scuola ed evitai anche Harry. Non ce la facevo a guardarlo con la consapevolezza che lo stessi mentendo su una cosa così grande, così importante. Non avevo il coraggio di dirglielo, di parlarne. Non avevo nemmeno il coraggio di ammetterlo a me stessa, anche se, non era una cosa del tutto certa. Il fatto che io fossi davvero incinta non lo sapevo ancora, ma i sintomi erano quelli e non facevo altro che piangere ogni giorno basandomi su quelle supposizioni. 
E se fossi davvero incinta? Come avrei fatto? Come lo avrei detto ai miei? Sarebbe stata una delusione per loro. La loro bambina, madre già a quell'età .. quel pensiero mi faceva sentire ancora piu' incolpa. E Harry? Come l'avrebbe presa? Come avremmo fatto a crescerlo? Ammesso che lo avrebbe accettato. Lui aveva dei sogni: andare al college, sistemarsi ed avere una vita regalore. Se ero incinta, avrei scombussolato tutto. Gli avrei rovinato la vita e questo non potevo permetterlo. Non potevo diventare mamma così giovane. Era troppo presto. Non era il momento, non potevo. 
Mi alzai da letto protandomi seduta, sentendo un lieve dolore alla testa. Pulsava così forte. Mi asciugai di nuovo le guance, le quali avevano fatto da tragitto ad altre lacrime. Poggiai i piedi nudi a terra e il freddo del pavimento mi fece rabbrividire. Mi alzai e percepii il peso delle mie gambe. Erano così gonfie e pesanti. 
Mi avvicinai con calma allo specchio, mettendomi di profilo. Alzai di poco la maglia, scoprendo la mia pancia. Con una mano tenevo la maglia, l'altra la poggiai sul mio ventre. Altre lacrime caddero dai miei occhi mentre ripensavo alle conseguenze che stavo portando. 
Forse, dentro di me, stava crescendo un bambino. Forse, in pochi mesi la mia pancia sarebbe cambiata. Avrei tanto voluto provare quel miracolo della vita .. ma non in quel momento, non ero pronta. 
Sentii il campanello suonare e con calma mi precipitai di sotto per aprire. Dubitai che fosse George, erano solo le quattro del pomeriggio e gli avevo assicurato che stavo bene. 
Quando aprii la porta, rimasi sorpresa nel vedere quello che era il mio ragazzo.
- Harry .. - 
- Ehi. - mi sorrise lievemente.
Si avvicinò per darmi un bacio ma sospostai il viso. Non potevo baciarlo, non dopo che gli stavo mentendo così spudoratamente.
Mi spostai per farlo entrare e quando chiusi la porta alle mie spalle, mi voltai verso di lui. Avevo uno sguardo così triste e confuso. Andai a sedermi sul divano, mentre lui, stranamente, rimase in piedi. 
- Perchè fai così? - domandò.
- C-così come? - 
- Mi stai evitando. - 
- N-non ti sto evitando. - mentii.
- Hope, non mentirmi. - sbottò. - Che ti ho fatto? In cosa ho sbagliato? - 
- In niente .. - farfugliai. Sentii pizzicarmi gli occhi. 
- Vuoi lasciarmi? - 
- Cosa? NO! - risposi subito.
- E allora cosa c'è? - 
Non avevo il coraggio di dirglielo. Le parole rimanevano bloccate in gola senza la forza di uscire. 
Notai che Harry si innervosì per il mio silenzio, così si voltò per andarsene.
- Quando ti decidi a parlare, chiamami. - 
- No Harry, aspetta. - mi alzai dal divano.
Lui si fermò, senza voltarsi.
- Ti prego. - gli implorai.
Si riavvicinò a me, ma sapevo che era arrabbiato e forse molto. 
Non volevo avere questo tipo di comportamento con lui, era il mio ragazzo, non potevo rischiare di perderlo. Ma evitarlo mi risultava .. così spontaneo. In quel momento, ebbi paura che se avrei continuato così, lo avrei perso davvero per sempre. Non potevo permetterlo, non con lui, che oramai era la mia vita.
- Mi fai innervosire quando fai così. - 
- Lo so .. - abbassai lo sguardo facendo cadere qualche lacrima.
- Hope, ti prego, dimmi che hai. - 
Come avrei dovuto iniziare? Come potevo dirglielo? Come avrebbe reagito? Non potevo mentirgli ancora. Altre bugie non sarei stata in grado di dirgli e lui non sarebbe stato in grado di reggerle. 
Alzai lo sguardo, con gli occhi pieni di lacrime e per la prima volta, dopo un tempo che sembrò un'eternità, incontrai i suoi occhi e in quei secondi, ebbi la determinazione necessaria per dirgli la verità. 
- Harry, i-io ho un ritardo .. - la mia voce era così flebile e sottile. Il mio pianto la rendeva ancora piu' bassa. 
Abbassai nuovamente lo sguardo, non avendo il coraggio di guardare il mio ragazzo negli occhi e vedere che reazione aveva avuto. Lasciai che l'eco delle mie parole si facesse spazio nella sua mente e si rendesse conto di cosa avevo appena detto. Cosa stava pensando? Cosa avrebbe fatto?
- Perchè non me l'hai detto? - 
- I-io non lo so .. pensavo che ti avrei perso se te l'avessi detto e .. ero spaventata, non sapevo che fare .. - balbettai tra le lacrime.
Portai le mani davanti al viso e piansi piu' forte di prima. I singhiozzi scossero il mio corpo debole e fragile, che chissa' come, riusciva ancora a tenermi in piedi nonostante mi sentissi così stanca. 
Subito sentii delle braccia avvolgermi e stringermi. Harry mi strinse forte al suo petto, accarezzandomi la schiena per cercare di calmarmi. Ero il tipo di abbraccio di cui avevo bisogno, quello che mi era mancato da morire. Sentivo il bisogno di stare tra le sue braccia e avvertire quel senso di protezione che solo lui riusciva a darmi. In quel momento, capii che non ero sola.
Ricambiai quell'abbraccio, sentendo maggiormente il calore del suo corpo. Le lacrime continuavano a scendere dai miei occhi, bagnando la sua maglietta. 
- Mi dispiace .. - dissi tra i singhiozzi. - .. non volevo trattarti così .. - 
- Shh. - mormorò baciandomi i capelli. - Andrà tutto bene, te lo prometto. - 
Aumentai la mia stretta verso di lui quando sentii quelle parole. Solo lui era capace di riuscire a confortarmi, a darmi un pò di sicurezza. Credetti davvero che sarebbe andato tutto bene, ed ero sicura che sarebbe stato così perchè ero con lui. 
Restammo così fin quando non riuscii a calmarmi e a regolare il mio respiro. Harry mi asciugò le guance e catturò qualche altra lacrima che fuoriuscì dai miei occhi. Mi sentivo così bene e sollevata ad ogni suo tocco. 
- Non hai fatto il test? - 
Scossi la testa.
- Devi farlo, Hope. - 
Scossi nuovamente la testa, cercando di trattenermi dal piangere.
- Ho paura. - dissi. 
Lui portò la testa all'altezza del mio viso e mi guardò intensamente negli occhi. 
- Adesso ci sono io. - mormorò accarezzandomi le guance con i pollici.
Mi lasciò un bacio sulla fronte prima che mi fiondassi di nuovo tra le sue braccia. Mi era mancato come l'aria e promisi a me stessa di non trattarlo mai piu' così, sia per me, che per lui. 
Mi prese la mano ed io lo condussi in camera mia, dove avrei preso il test. Aprii il cassetto e lo vidi; e quando lo tirai fuori, notai un certo timore anche negli occhi di Harry. Di sicuro non ero l'unica a preoccuparmi. Era una cosa troppo grande per entrambi, non eravamo pronti, era troppo presto. 
Le mie mani tremanti cercarono di prendere il piccolo scatolino ma Harry le racchiuse nelle sue, baciandole poi dolcemente. Quel suo gesto riuscì a farmi sorridere lievemente.
Ci avvicinammo al bagno e prima di entrarci, era come se le mie gambe si fossero paralizzate, incollate al pavimento. Ero così spaventata. 
- Ehi, guardami. - Harry mi fece voltare verso di lui. - Qualunque sia il risultato, andrà tutto bene. Io sarò con te, non ti abbandonerò. Ne ora, ne mai. Se dovesse essere positivo, ce la faremo. Troveremo una soluzione, okay? - 
Tutto quello che riuscii a fare fu annuire leggermente col capo. Mi fidavo di lui e mi ero fidata delle sue parole, le quali mi diedero la spinta di fare quello che avrei fatto pochi istanti dopo.
Le sue morbide labbra premettero sulle mie, lasciandomi un dolce bacio. 
Entrai in bagno chiudendomi la porta alle spalle. Posai lo scatolino sul lavandino e camminai avanti a indietro cercando di smaltire l'ansia e la paura che avevo. Dovevo farcela, dovevo sapere cosa mi stava accadendo. Dovevo sapere se davvero in me stava crescendo un bambino
Mi passai una mano tra i capelli, ancora impaurita per quello che avrei dovuto fare. Sentivo che la paura stesse avendo di nuovo la meglio su di me, finchè non guardai verso la porta. Harry. Quel solo nome, quella sola persona, mi stava dando forza anche senza dirmi quasi niente in quel preciso istante.
Cacciai il test da fuori allo scatolino e mi asciugai nuovamente gli occhi ancora colmi di lacrime così da riuscire a leggere le istruzioni. 
Feci tutto come per iscritto e c'era segnato che avrei dovuto aspettare tre minuti per sapere il risultato. 
Mi appoggiai alla porta e scesi lentamente a terra. 
Quelli sarebbero stati i tre minuti piu' lunghi della mia vita. Tre minuti, e avrei saputo se ero incinta. Tre minuti, e forse la mia vita e quella di Harry sarebbe cambiata per sempre.
Non sapevo nemmeno se avrei avuto il coraggio di alzarmi e guardare il risultato di quel test. 

 
— • • —



E ora non potete dirmi niente.
Ho aggiornato
un giorno prima, HA!
oh, e' un record ):

amatemi piu' di prima.
Bene, bene, bene.
Avete capito un pò?
I due porcellini ci hanno dato dentro e forse ..
forse diventeranno genitori? 
mha, chi lo sa.
madò quanto sono stronza.
HAHAHAHHAHAHAHA.
la smetto.
Allora, vi piace il capitolo?
spero tanto di si çç


Recensite seeeeempre con la massima sincerità.

Ma vi rendete conto che siamo gia' al 
ventiduesimo capitolo? omg.
Mi avete seguito per piu' di venti capitoli?

ma come faccio a non amarvi?

L'altro ieri c'è stato il concerto di bieber e vorrei dire alle 
beliebers che seguono la storia e che ci sono andate
che mi fa tanto piacere che voi abbiate
realizzato il vostro sogno. ashjdfasghj.

RINGRAZIAMENTI.
Grazie alle persone che recensiscono la storia,
che la seguono,
che ce l'hanno tra le ricordate,
e che ce l'hanno tra le preferite.
E un grazie anche alle persone che seguono la storia
"silenziosamente". Apprezzo comunque.
Ah, e grazie anche per i bellissimi complimenti su twitter. saghdfasgh.

Twitter:
@infinitynaples

Ora mi dileguo.
Peppina vi ama.
chiss chiss,
peppina.

crediti banner: Chiara_88

 

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Capitolo 23
*** I'll be with you. ***





I'll be with you.


Harry. 
Hope era in bagno da un pò e anche se erano passati minuti, a me sembrava un'eternità. 
Camminavo per il piccolo corridoio avanti e indietro, torturandomi le mani. Ero in piena ansia e in tutta sincerità, avevo anche un pò di paura. Forse Hope era incinita e mi sentivo un vero e totale stupido a non averlo capito prima. In quegli istanti, ripensavo a tutti i sintomi che lei aveva avuto in settimana: mal di testa, la sua stanchezza, il suo strano non appetito, la sua nausea, i suoi dolori addominali .. era una cosa piu' che ovvia, eppure non ero riuscito ad accorgermene. Che stupido. 
Ora la ragazza che amavo era forse in "dolce" attesa, ed io non sapevo cosa avrei fatto per prima cosa se sarebbe stato così. Avrei trovato un lavoro, ammesso che ce ne sarebbe stato qualcuno nei dintorni. Avrei dovuto parlarne coi miei, con i suoi .. Dio, il padre mi avrebbe ucciso vivo. 
Ero stato così attento con lei, ne ero piu' che certo. Come era possibile? 
Lei era troppo piccola e innocente per prendersi una responsabilità così grande. Non era pronta, e nemmeno io lo ero. Non lo eravamo entrambi, era fin troppo presto. Ci sarebbero state conseguenze, certo, negative o positive che sarebbero state, io non l'avrei mai abbandonata. Non lo avevo fatto quando stava attraversando il periodo, forse, piu' brutto della sua vita, e non lo avrei fatto nemmeno adesso quando eravamo messi nella stessa situazione. Hope era la cosa piu' bella che potesse mai capitarmi e non l'avrei lasciata andare, mai. 
Insieme avremmo trovato una soluzione e insieme avremmo superato le nostre difficoltà. 
Ciò che mi preoccupava, era il suo futuro. Non mi importava del mio; Hope veniva prima di tutto, anche della mia stessa vita. 
Sarei stato in grado di darle una buona sistemazione? Un buon futuro per lei e il bambino? Ma soprattutto, sarei stato un buon padre?
- Harry .. - il suo richiamo flebile mi fece scattare, andando vicino alla porta.
- Si? - 
- Tre minuti. - quando pronunciò quelle parole, capii che si stesse trattenendo dal piangere.
Volevo aprire la porta, stringerla tra le mie braccia e dirle ancora che sarebbe andato tutto bene. Una porta di legno ci separava e sapevo che lei voleva che fosse così. 
Guardai il display del mio cellulare: le 16:26. Tre minuti e avrei saputo se sarei stato padre. Tre minuti e forse sarebbe cambiato tutto. Tre soli minuti. 
- T-ti prego, dì qualcosa. - quasi mi supplicò.
Avrei potuto dirle ciò che le avevo detto qualche istante prima che lei intrasse in bagno, ma sarebbe stato troppo banale e ripetitivo, e non sapevo se avrei potuto consolarla di nuovo con quelle parole. Così, le dissi le parole piu' vere e sincere che io abbia mai detto ad una ragazza.
- Ti amo. - 
In quel momento, immaginai il suo dolce sorriso timido seguito dal suo arrossire, quando pronunciai quelle parole. E sapevo che stava accadendo anche in quel preciso istante.
- Ti amo anch'io. - 
Mi sedetti a terra, poggiando la schiena vicino alla porta. Sentivo il suo respiro e anche se ci separava una porta, potevo sentirla così vicino a me. 
- Stai bene? - le chiesi.
- C-credo di si .. e tu? - 
La mia continua ansia non mi faceva ragionare lucidamente, ma il continuo pensiero che sarebbe andato tutto bene, si, mi faceva stare bene.
- Si, sto bene. - 
- Harry, devi promettermi una cosa. -
- Si, dimmi. - 
- S-se .. se io dovessi essere incinta, promettimi che non resterai con me perchè ti senti costretto. - 
- Hope .. - tentai.
- No, Harry. Promettimelo. -
Non riuscivo a crederci. Mi stava davvero chiedendo di prometterle che se non l'avessi mai piu' amata (cosa impossibile), avrei dovuto lasciarla in una situazione così delicata?
- Hope, perchè non riesci ancora a capire quanto io ti ami? Sei la mia vita, cazzo. Non potrei mai lasciarti, sei tutto per me. Non ho mai amato una ragazza quanto io amo te e non chiedermi di lasciarti se magari dovessimo trovarci in questo tipo di situazione perchè sai che non lo farei. Io sarò con te, Hope, e ti amerò sempre. - 
Erano settimane che Hope non si rendeva conto di quanto fosse importante per me. Avrei voluto dirglielo, magari in un'altra maniera e situazione, ma le parole in quel momento uscirono spontanee e forse, ripensandoci, non ci fu momento migliore nel confessargli tutto quello che provavo. In un momento così difficile, forse sarebbe sembrato programmato tutto questo, ma no, non lo era stato. Gli avevo detto tutto quello perchè sentivo il bisogno di dirglielo come lei aveva il bisogno di sentirselo dire. E se sarebbe stato necessario, glielo avrei detto sempre, così da convincere finalmente lei di quanto la amassi con tutto me stesso e avrei continuato a stupire me, perchè davvero non avevo mai amato una ragazza come amavo lei.
- S-scusa. - disse.
Poggiai le testa all'indietro sulla porta di legno ed ero sicuro che si fosse asciugata una lacrima mentre tirava il naso all'insu.
- Anch'io ti amerò sempre. - quasi sussurrò.
Quella sua tenera confessione mi fece sorridere non facendomi pensare a ciò che stava succedendo. La voglia di stringerla tra le mie braccia e di baciarla era davvero tanta.
Presi il mio cellulare e guardai il display: le 16:30. 
L'ansia si fece risentire mentre riposavo il telefono in tasca. Erano passati piu' di tre minuti e il risultato era gia' pronto. Tra ansia e paura, l'unica cosa che mi confortava era quel poco di coraggio che mi restava. Quella poca determinazione che avevo nel dare forza sia a me ma soprattutto a lei. 
- Hope, sono passati i tre minuti .. - 
- Harry, i-io .. - 
- Ehi, andrà tutto bene, okay? Te l'ho promesso. - 
Sospirò profondamente e quando sentii che si era alzata, lo feci anch'io. Iniziai nuovamente a torturare e le mie mani e a camminare avanti e indietro. Quando fui di spalle, sentii la porta aprii e mi voltai per vedere Hope uscire lentamente dal bagno.
- Allora? - 
Teneva lo sguardo basso e solo quando richiamai la sua attenzione alzò il capo per poi scuotere la testa. 
Tirai un sospiro di sollievo e finalmente fui libero di accoglierla tra le mie braccia, dove lei ci si rifugiò subito. 
Pianse contro il mio petto e sapevo che quello era un pianto liberatorio. Io mi limitavo ad accarezzarle la schiena nel cercare di calmarla e le baciavo dolcemente i capelli nel tenativo di darle sicurezza, quella che le avevo sempre dato. 
Hope non era incinta, e ci eravamo tolti entrambi un bel peso. 
- Giuro che quando saremo sposati, sparerò anche i fuochi d'artificio. - 
Lei rise abbracciandomi piu' forte. Quando si staccò le diedi un bacio sulla fronte e le asciugai le guance, e sorrisi nel vedere che sulle sue labbra si incurvò un dolce sorriso. 
- Devo chiamare Gemma. - disse.
La seguii in camera, dove si sedette a gambe incrociate sul letto. Notai che c'era anche il pupazzo che le avevo vinto al lunapark. Mi sedetti accanto a lei mentre attendeva che Gemma rispondesse. Mise il vivavoce.
- Pronto? - rispose.
- Gemma .. - 
- Ehi, Hope. E' successo qualcosa? Stai bene? - 
- Ho fatto il test .. - 
- Oddio, e .. ? - 
- Negativo. Non sono incinta. - 
- Cristo santo. - sospirò. - Menomale! Non potevo diventare zia così giovane! - 
Io e Hope ridemmo della sua preoccupazione.
- Come stai adesso? - le chiese.
- Psicologicamente bene, finalmente. Fisicamente non molto. - 
- Lo dicevo io che avreste scopato come porcellini. - commentò.
- Gemma! - la richiamò. Hope arrossì tantissimo mettendosi una mano davanti alla faccia. Risi per il suo imbarazzo e per il commento di mia sorella.
- Che c'è? - domandò lei confusa.
- Sei in vivavoce e c'è Harry! - 
- Oh .. ciao Harry. - 
- Ciao cogliona. - la salutai.
- Un momento, ciao un cazzo. Vuoi stare un pò piu' attento, testa di minchia?! - sbottò.
- Per non essere incinta sono stato attento, cogliona. - mi difesi.
- Si, ma .. aspetta, Hope, tu hai ancora i sintomi. - 
- S-si .. - concordò lei.
- Devi andare dal ginecologo. - 
Sentii Hope irrigidirsi al mio fianco. Non seppi cosa stesse pensando esattamente, ma potetti immaginarlo. Le diedi un bacio sulla spalla, attendendo una sua risposta.
- C-credi che il test .. - 
- No, almeno spero. Solo che devi vedere cos'hai. - 
- E da chi vado? Non posso nemmeno farmi accompagnare da mio zio. - 
- Ne conosco uno nei dintorni che e' un amico di famiglia. Mia madre ci andò qualche tempo fa per vedere se anche lei era incinta. - spiegò.
- Cosa?! Mamma era incinta?! - quasi urlai incredulo.
- Cazzo, Hope, vuoi dirmi che sono ancora in vivavoce?! - sbottò mentre la mia ragazza rideva. - No, Harry. Doveva solo controllare che lo fosse. Non ti ha detto niente perchè sappiamo come sei fatto, soprattutto con lei. - mi rassicurò.
In effetti, aveva ragione. Io ero molto geloso, sia di mia madre che di mia sorella. Il pensiero che mia madre fosse incinta .. non so, mi faceva ingelosire maggiormente. 
- La accompagno io dal ginecologo. - dissi.
- Bene. Quando torno a casa ti spiego dov'è. Ora vado da Liam, adesso - sottolineò l'ultima parola. - fate i bravi. - 
- Si, si. Ciao. - si affrettò a dire Hope chiudendo la chiamata. 
Mi voltai per guardarla e notai le sue guance rosse. Lei cercava comunque di non farlo notare spostando la testa di lato. Sorrisi nel vedere che continuava a fare così nonostante io la vedessi sempre. 
Ci stendemmo sul letto, stretti l'uno all'altro, mentre i nostri nasi si sfioravano e nostri occhi si studiavano tra loro. 
- Mi dispiace. - disse.
- Di cosa? - 
- Di averti trattato male .. e di non averti parlato prima di tutto questo. - 
- Avevi paura che ti avrei lasciata sola? -
Notai i suoi occhi lucidi. - Non lo so .. il mio unico pensiero era che non volevo rovinare il tuo futuro. Tu vuoi andare al collage e avere una vita regolare. Se fossi stata incinta, avrei rovinato tutto e non potevo permetterlo. Non potevo permettere di perderti. - 
- Tu non mi avresti mai perso, Hope. - le accarezzai i capelli. - Non mi importa del mio futuro se tu non ci sei. Non mi importa nemmeno del collage o altro. A me importa stare con te e basta. E se tu fossi stata incinta, ti avrei amato ancora di piu', come faccio ogni giorno, a te e al bambino. Okay? - 
Lei sorrise lievemente e mi guardò intensamente negli occhi prima di annuire leggermente col capo. Le diedi un bacio sul naso, stringendola a me.
- Se .. se fosse stato maschio, come lo avresti voluto chiamare? - mi chiese.
Non potei fare a meno di sorridere nel vedere il suo timido entusiasmo nel sapere la mia risposta.
- Mh, dimmi tu. - 
- Io avrei voluto chiamarlo Josh. Oppure Nick. - 
- Josh mi piace. - 
- E se fosse stata femmina? - domandò nuovamente, curiosa.
- Rachel. - 
- Rachel mi piace. - concordò. - Ma, il primo deve essere maschio e la seconda femmina. - 
- E perchè? - 
- Be', deve guardarmi la femminuccia. Sai, dai maschi che vorranno spezzarle il cuore .. - 
- Oh, ma non preoccuparti. Ci sarà il suo papà a proteggerla. - 
- Ma il papà deve tenere d'occhio la mamma. - ammiccò.
- Ah, si? - stetti al gioco.
Lei alzò le spalle, cercando di fare la vaga.
Misi una mano sulla sua schiena e la attirai piu' a me, sentendo il calore del suo corpo.
- Le sarò appiccicato come una cozza. - mormorai.
Lei rise dandomi un bacio sulle labbra. 
Poco dopo, la sentii tremare contro il mio petto mentre cercava di dormire.
- Hai freddo? - le chiesi.
Annuì leggermente col capo, portandosi le gambe al petto per un maggior calore.
Mi alzai e aprii il suo armadio per prendere la mia felpa e una coperta che aveva lì. Mi avvicinai a lei, intento a fargli indossare la felpa.
- Avanti piccolina, alza le braccia. - le dissi.
Si alzò lentamente mentre sul suo viso nasceva un sorriso divertito. 
- Adesso mi prenderò io cura di te. - dissi mentre le sistemavo la felpa addosso.
- Tu ti prendi sempre cura di me. - rispose stendendosi di nuovo sul letto.
Io mi stesi affianco a lei, coprendoci entrambi con la coperta.
- E lo farò sempre. - mormorai.
Lei si accoccolò al mio petto, con il solito sorriso sulle labbra di quando lo faceva, ed io la strinsi a me, in un abbraccio di protezione. 
Dopo pochi minuti, sentii il suo respiro pesante, ma sapevo che fosse ancora un pò sveglia. 
- Io sarò con te. - le sussurrai dandole poi un bacio sui capelli. 
 
Hope. 
Ero stesa sul divano del salotto e cercavo il piu' possibile di rilassarmi prima dell'arrivo di Harry.
Quel giorno sarei dovuta andare dal ginecologo per avere un controllo. 
Il giorno precedente avevo fatto il test ed era risultato negativo. Il peso che ci eravamo tolti era enorme, e non potevamo non essere sollevati da quella notizia.
Se non ci fosse stato Harry a darmi forza nel farlo, probabilmente sarei stata ancora a piangermi addosso e avrei continuato ad evitarlo. Quel mio comportamento verso di lui mi era risultato strano anche per me. Perchè evitare il ragazzo che ami con tutta te stessa? Poi, pensandoci, capii che facevo così perchè .. era come se volessi proteggerlo. Forse da me. Solo che non volevo rovinare il suo futuro, era questo che mi importava. 
Le parole che lui mi disse il giorno precedente, riaffiorarono nella mia mente, facendomi sorridere spontaneamente. Era in quei casi che capivo quanto lui mi amasse. A volte, sembrava che ne dubitassi. Non che non mi fidassi di lui, ma la continua paura che lui un giorno si sarebbe stancato di me, ogni tanto si faceva risentire. Ma lui, puntualmente, mi ripeteva quanto mi amava, quanto fossi importante per lui. Harry era entrato nella mia vita come un fulmine a ciel sereno, e quello fu di sicuro il fenomeno piu' bello che potesse capitarmi. Era diventato il mio migliore amico, il mio unico amore, il mio eroe. Harry era tutto ciò che io potessi mai desiderare ed ero convinta che sarebbe stato così, per sempre. 
Due colpi di clacson mi ripresero dai miei pensieri, intuendo che Harry era arrivato.
Mi portai seduta con calma, visto che la testa faceva ancora un pò male, poi mi alzai, mi diedi un'ultima occhiata allo specchio e uscii chiudendo la porta a chiave. Fortunatamente, George era con Jane e non poteva fare domande di dove stessi andando. 
Entrai in macchina e diedi un timido bacio a Harry, prima che lui mettesse in moto e ripattisse.
Nella macchina piombò uno strano silenzio, ma non mi infastidì. Decisi comunque di romperlo.
- Credi che il test si sia sbagliato? - chiesi con voce flebile.
- No, di solito non sbaglia mai e sono sicuro che non lo abbia fatto nemmeno adesso. - 
Io annuii, facendomi confortare da quelle parole nonostante fossi ancora turbata.
- Andrà tutto bene, Hope. - mi rassicurò.
Sorrisi. - Lo so, mi fido di te. - 
Harry prese la mia mano e gli diede un dolce bacio sopra, senza staccare gli occhi dalla strada. La fece intrecciare poi con la sua, accarezzando il dorso della mia con il suo pollice. A quel tocco mi sentii così bene. 
Dopo vari minuti, arrivammo allo studio. 
Harry ci girò intorno con l'auto per trovare parcheggio, ma non trovò nulla. 
- Inizia ad andare, mentre io trovo parcheggio. - 
Annuii e scesi dalla macchina. Non volevo entrarci da sola, anche se avrei dovuto stare in sala d'attesa. E se ci fossi stata solo io come adolescente? Che imbarazzo. 
Presi un bel respiro e mi avviai verso la porta. Quando entrai, fortunatamente, notai altre due ragazze adolescenti. Tirai un sospiro di sollievo nel vederle. 
L'aula d'attesta era abbastanza ampia, con le mura di colore bianco e sulle pareti c'erano appesi vari quadri dove ritraevano bambini e il loro sviluppo in gravidanza. C'erano sedie e poltroncine, ed era abbastanza affollato. Una ragazza dai capelli biondi era seduta sul divanetto e leggeva una rivista. Due signore parlavano tra loro, dove una di loro teneva in braccio una bambina che sfogliava una rivista per bambini. C'era anche una coppia che parlavano mormorandosi tra loro. Poi, vidi una ragazza seduta un pò infondo e notai un posto libero accanto a lei. Mi avvicinai.
- Scusa, posso sedermi? - le chiesi.
- Oh, certo. - mi sorrise.
Mi sedetti e mi voltai di nuovo verso di lei. Aveva i capelli color rame e gli occhi di un castano chiaro, invidiabili. Un pò robusta di statura, ma non troppo. Le sue mani erano sul suo pancione, e sorrisi nel vederla. Lei sembrò accorgersene perchè sorrise a sua volta.
- Un bel pancione, vero? - disse sorridendo.
Aveva un'aria così dolce. - Si. Di quanti mesi è? - chiesi curiosa.
- Sette mesi. Un altro pò e ci siamo. - 
Cercai di trattenermi dal sorridere, ma non ci riuscii. Potei sentire il suo entusiasmo nella sua voce e quell'emozione contagiò anche me. 
- Piacere, Erika. - mi porse la mano.
- Hope. - le sorrisi ricambiando la stretta.
- Scusa se te lo chiedo, ma .. quanti anni hai? - le chiesi un pò imbarazzata.
- Diciassette. - rispose.
- Oh, anch'io. - dissi. - Sai, te ne davo di piu'. - 
- Già, me lo dicono tutti. - ridacchiò. - Quando sei entrata hai sperato che ci fosse qualcuno della tua stessa età, vero? - 
- Si. - ammisi.
- E' la stessa speranza che avevo avuto io il primo giorno che sono venuta qui. Fortunatamente, trovai un'altra ragazza. Mi sentii sollevata. - 
- Se adesso non ci fossi stata tu e quell'altra ragazza, - indicai con lo sguardo. - credo che sarei scappata subito. - 
Lei rise. - Be', hai trovato me. - 
- Fortunatamente. - 
- Sei venuta da sola? - domandò.
- Oh, no. Il mio ragazzo sta cercando parcheggio. - dissi. - E tu? - 
- Anche il mio ragazzo è fuori che cerca parcheggio. Probabilmente starà litigando con il parcheggiatore. Lui vuole un posto, e il parcheggiatore gliene dice un altro. Succede sempre. - disse facendomi ridere.
In quel momento, la porta dello studio si aprì facendo entrare un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi castani, seguito poi da Harry. I due parlavano mentre si avvicinavano a noi. 
- Fammi indovinare, hai litigato col parcheggiatore. - affermò Erika. 
- Oramai e' una cosa giornaliera. - rispose il suo ragazzo. - E poi, se l'è presa anche con lui. - indicò Harry al suo fianco. Lo guardi confusa, in attesa che spiegasse.
- Avevo trovato parcheggio e quello mi ferma dicendo che è occupato. Questa cosa che adesso si prenota il posto mi è nuova. - disse Harry.
Una signora che era seduta di fianco a Erika si alzò, dando la possibilità al suo ragazzo di sedersi. Io mi alzai, facendo sedere Harry e lui picchiettò cone le mani sulle sue gambe in segno che io mi sedessi. Così feci, e lui mi chiuse in abbraccio. 
Notai che guardò anche lui la pancia di Erika.
- E' di sette mesi. - mormorai.
- E' enorme. - commentò.
Erika ridacchiò. - Già. Il dottore mi disse che peserà piu' del previsto. - 
- Su questo avrà preso di sicuro dalla mamma. - la prese in giro il suo ragazzo.
- Ha, Ha, Ha. - disse lei scarcastica mentre lui le diede un bacio sulla guancia.
- E' maschio? - le chiesi. 
Lei annuì.
- Come lo chiamerete? - domandai curiosa.
- Josh. - rispose sorridendo.
Voltai di scatto il mio sguardo verso Harry, il quale fece lo stesso. Sorridemmo entrambi, prima che lui mi stringesse piu' forte a se e mi desse un bacio sulla guancia. 
- Hope, tu sei di qualche settimana? - mi chiese.
- Oh .. no. Ho fatto il test ed è risultato negativo ma ho i sintomi di chi è incinta, e così sono venuta per una visita. - spiegai.
- Ah, capisco. Noi siamo qui per l'ecografia. - sorrise.
- Smith? - domandò una donna sporgendosi da una porta di fianco a noi.
- Eccomi. - disse Erika alzandosi insieme al suo ragazzo.
Lei mi rivolse un ultimo sorriso prima di chiudersi la porta alla spalle.
- Un giorno vedremo anche noi il nostro Josh. - mormorò Harry al mio orecchio.
- O la nostra Rachel. - puntualizzai.
- O la nostra Rachel, si. - concordò. 
Mi voltai verso di lui dandogli un bacio sulle labbra e mentre stavo per sedermi dove prima c'era Erika, lui mi fermò tenendomi stretta a lui. 
- Resta accoccolata a me. - sussurrò.
Io lo accontentai, stringendomi a lui e sorridendo timidamente. 
Sul nostro lato, non c'era nessuno che avesse potuto sentire la nostra piccola conversazione, per fortuna. 
Iniziai a giocare con i ripieghi della sua maglietta, finchè non fu il mio turno. 
Notai che ci furono due studi, io entrai nel secondo. L'altra era per forza occupata da Erika che stava facendo l'ecografia. 
Entrammo e una donna sulla trentina ci accolse sorridendo. Portava il camice bianco, con una targhetta sul petto dove c'era scritto il suo nome, e aveva i capelli biondi legati in uno chignon. 
- Allora, - esordì una volta che ci sedemmo. - cos'hai, tesoro? - 
La sua voce mi infondeva sicurezza e riuscii a rilassarmi, soprattutto sapendo che era una donna. Nonostante ciò, sentii che Harry era ancora nervoso. 
- E' da qualche settimana che ho iniziato ad avere i sintomi di quando si è in gravidanza. Ieri ho fatto il test, ma mi è risultato negativo. Continuo però ad avere gli stessi sintomi, anche se con dolori meno forti delle prime volte. - spiegai. 
La donna annuì, comprendendo ciò che le avevo detto.
- Bene, vieni che controlliamo. - disse alzandosi. 
Mi condusse dietro una tenda, dove c'era un lettino, con un monitor e vari macchinari. Mi stesi sul lettino, alzai di poco la maglietta e sbottonai i jeans abbassandoli un pò, per facilitare il controllo. 
La donna cosparse del gel sotto la mia pancia e a quel contatto rabbrividii. Lei ridacchiò.
- Lo so, è un pò freddo. - disse.
Prese una sedia e la mise vicino al lettino. Avvicinò il monitor a lei ci cliccò sopra, dando qualche impostazione. 
- Vediamo cosa abbiamo qui. - disse poggiando quel piccolo strumento sulla mia pelle.
Iniziò a farlo scorrere, facendo dei disegni circocentrici, senza staccare gli occhi dal monitor. Ogni tanto voltavo il mio sguardo su di lei, poi sul monitor, nonostante non capissi cosa stava visualizzando. Mi morsi il labbro appena pensai che d'improvviso, potesse comparire l'immagine di un bambino, come vedevo di solito nei film ad ogni ecografia. 
- Posso assicurarti che non sei incinta. - mi disse.
Tirai un sospiro di sollievo nel sentire quelle parole. 
- Che dici, facciamo soffrire un pò il tuo ragazzo? - ridacchiò.
- Sarei troppo crudele. Starà morendo d'ansia. - risi.
- Come si chiama? - 
- Harry. - 
- Harry? - lo chiamò.
- Si? - rispose subito lui, con voce stridula. Si sentiva che era ansioso.
- Ti informo che non diventerai padre così presto. - 
Si sentì un forte sospiro e risi della sua reazione.
Quando la ginecologa finì di passare quel strano aggeggio su di me, mi permise di pulirmi dal gel, mentre lei sistemava tutto. 
- Allora, tesoro. Non è nulla di grave, quindi, non preoccuparti. In parole povere, quando il ciclo tende a saltarti per un mese, ti porta gli stessi sintomi di chi è in gravidanza. E' un caso abbastanza raro, ma come ti ho detto prima, nulla di grave. Ti prescriverò un medicinale che ti farà passare questi dolori, che tu dovrai prendere ogni giorno. - 
Io annuii, ancora seduta sul lettino. 
- Tu non prendi la pillola, vero? - mi chiese.
Scossi la testa, mentre sentivo le guance andarmi a fuoco.
- Vorresti prenderla? - 
- S-si. - 
- Visto che tu non sei la prima ragazza con questo tipo di problema, la pillola te la prescrivo io, così non dovrai preoccuparti di mandare qualcuno piu' grande a prenderla in farmacia. Ho avuto il permesso da associazioni sanitarie così da poterla dare io stesso, quindi, non preoccuparti. Infatti .. - si alzò cercando nei vari cassetti che erano lì. - .. posso anche già dartele. - me le porse.
Io le presi, guardando lo scatolino. 
- G-grazie. - riuscii a dire. Mi sentivo così in imbarazzo.
- Vieni. - mi invitò a tornare alla scrivania.
Harry mi sorrise lievemente mentre mi sedevo di nuovo accanto a lui. 
La donna prese a scrivere su un foglio, mentre Harry prese la mia mano e la intrecciò nella sua.
- Prima di iniziare con la pillola, inizia con questa. - indicò sul foglio il nome della medicina. - Mattina e sera per una settimana. Se i sintomi sono ancora frequenti, torna da me. Poi, se andrà tutto bene, inizi con la pillola. - spiegò.
Annuii piu' imbarazzata di prima. La presenza di Harry mi faceva arrossire maggiormente. Insomma, stavamo parlando del mio ciclo e che avrei dovuto prendere la pillola così da essere piu' liberi nel fare l'amore. Era imbarazzante. 
Io e Harry ci alzammo e prima di scoparire dietro la porta, la ginecologa ci disse un "state attenti", facendo imbarazzare questa volta anche Harry.
Uscimmo dallo studio e Harry prese dalla mia mano lo scatolino delle pillole. 
- Harry! - lo richiamai cercando di prenderlo dalle sue mani. 
- Ho sempre voluto vedere come sono fatte. - si giustificò girando avanti e indietro la scatolina. 
Il mio imbarazzo aumentò maggiormente. 
- Ehi, Hope! - mi chiamò qualcuno. 
Mi voltai per vedere Erika e il suo ragazzo venirci incontro. 
- Tutto apposto? - domandò.
- Si si, niente di grave. Devo prendere una pillola ogni giorno e sarà tutto apposto. - dissi. - E tu? L'ecografia? - 
- Oh, tutto bene. Vuoi vedere? - 
- Certo! - risposi entusiasta.
Erika prese una busta e cacciò fuori l'ecografia per poi porgermela. 
Non riuscii a trattenere il sorriso che si formò sulle mie labbra mentre guardavo quello che era il suo bambino. 
Sentii le mani di Harry suoi miei fianchi e poi poggiò il mento sulla mia spalla, guardando anche lui curioso. 
- Owh, che carino! - esclamai.
- Già. Anche il padre si è commosso. - disse lei voltandosi verso il suo ragazzo.
- Non sono riuscito a trattenermi. - si giustificò.
- Harry, guarda le mani .. - indicai quasi meravigliata. 
Lo sentii sorridere, poi mi diede un bacio sulla spalla. 
- E' bellissimo, Erika. - dissi. 
- Grazie. - disse lei. - Sarà una piccola peste proprio come il papà. - lo stuzzicò.
Io e Harry ridacchiammo, continuando a guardare la sua ecografia. Era un qualcosa di davvero meraviglioso. Non c'era cosa piu' bella nel vedere che una nuova vita stava nascendo in lei e un giorno, sarebbe successo anche a me. Era il miracolo della vita, e qualcosa piu' stupendo di quello non ci sarebbe mai stato. 
Stavamo guardando una precisa immagine, quando qualcuno ci richiamò alle nostre spalle. 
- E voi che ci fate qui? - 
Io e Harry ci voltammo, stupiti e spiazziati dalla "sorpresa" entrambi.
Oh dio. 

 
— • • —



Salve peppines belle.
Non potete proprio richiamarmi perchè
ho aggiornato
DUE GIORNI PRIMA.
insomma, AMATEMI. SPOSATEMI. aw.
No, okay.
Sinceramente, volevo aggiornare lunedì
ma ringraziate due ragazze che mi hanno
convinto ad aggiornare prima.
Mi hanno minacciato, ma dettagli.

Giovanna e Giusy, vi ame comunque.

Allora, vi piace il capitolo?
Si sono tolti un bel peso questi due procellini, amen.
Le cose si movimentaranno ancora. 
Mh, chissa' cosa succederà.


BUONA PASQUAAAAAAAAAAAA.
Questo e' il mio regalo pasquale(?) per voi.
vi ame.

Ringrazio come sempre le persone che
seguono la storia.
E grazie per i complimenti su twitter. sahjdsagh.


Ah, volevo chiedervi una cosa.
QUAL'E' IL VOSTRO CAPITOLO PREFERITO?
ammesso che ne abbiate uno.
Vorrei tanto saperlo (:


Twitter: @infinitynaples

Ora mi dileguo.
Peppines, vi ame.
chiss chiss,
peppina.

crediti banner: @Chiara_88

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Capitolo 24
*** There is only you. ***






There is only you.
 

 

Harry.
Tenevo Hope stretta contro il mio petto mentre insieme guardavamo l'ecografia di Erika. Anche se non avevo una buona vista del suo viso, visto che avevo poggiato la testa sulla sua spalla, sapevo che stava sorridendo per tutto il tempo. Il suo timido entusiasmo nel guardare quel bambino faceva sorridere anche a me. 
In quei secondi, pensai che un giorno ci saremmo ritrovati anche noi a guardare il nostro bambino. O bambina. E sapevo anche che non ci sarebbe stato momento piu' bello di quello. 
- E voi che ci fate qui? - una voce familiare alle nostre spalle ci richiamò.
Ci voltammo per poi trovarci George e la madre di Niall, Jane. Nel vederli, nascosi dietro la schiena lo scatolino delle pillole di Hope senza farmi vedere.
Gli occhi di George era fissi su di me e tutto quello che riuscivo a pensare in quel momento era "Sono morto." 
La mano di Hope era stretta nella mia, ma quel silenzio imbarazzate, riuscì a romperlo lei.
- S-siamo venuti con .. ehm .. - balbettò. - .. lei! - preseguì indicando Erika al suo fianco. - Siamo venuti per farle compagnia. Doveva fare l'ecografia .. - spiegò.
Erika, stando al gioco, annuì sorridendo ai signori davanti a lei. Io non potei fare altro che imitarla. La sua scusa sembrava credibile, infatti, vedendo che loro annuirono comprensivi, lo fu. 
- E voi che ci fate qui? - domandò Hope. Nella sua voce si intuì un leggero tono di sfida.
George e Jane si guardarono per un attimo, poi lo zio si rivolse di nuovo a lei.
- Perchè non vai a casa? Meglio che tu non rischi di ammalarti di nuovo. - tentò.
Hope non obiettò e annuì. Prima uscivamo da quella situazione, meglio era.
Salutammo Erika e il suo ragazzo e uscimmo, di fretta, dall'edificio. 
Arrivammo alla macchina e ci sedemmo sui sedili, ancora straniti per cosa avevamo visto poco prima.
- Mio zio. - disse Hope guardando fisso davanti a se.
- E Jane. - continuai.
- Dal ginecologo. - disse lei.
- Insieme. - 
- Oddio. - mormorò lei portandosi una mano sul viso.
Mi lasciai scappare una piccola risata mentre Hope si mordeva il labbro proprio per non ridere.
- Non dirlo a Niall. - quasi mi minacciò.
- Bocca cucita. - dissi alzando le mani in segno di resa.
Lei si sistemò meglio sul sedile mentre io misi in moto la macchina e facevo manovra per uscire dal parcheggio. 
- Ehm .. Harry .. - 
- Si? - 
- Mi dai le mie .. ehm .. - si grattò la nuca abbassando il capo. Notai comunque le sue guance rosse. 
Mi resi conto dopo qualche secondo che si riferiva alle sue pillole che erano poggiate sulle mie gambe. 
Gliele porsi con un ghigno divertito mentre lei le riponeva nella sua borsa. 
- Ti imbarazzi per poco, amore. - le pizzicai la guancia sorridendo.
- Come se non fosse normale. - borbottò.
- Lo è? - chiesi curioso.
- Mi hai accompagnato dalla ginecologa dove doveva vedere che problema ci fosse alle mie ovaie, ci ha parlato del mio ciclo e ha detto che devo prendere le pillole così da non avere problemi per quando facciamo .. - si bloccò sospirando. Sapevo che parlarne la imbarazzava ancora di piu'.
- Per quando facciamo cosa? - 
- Eddai, Harry. - 
- Non ho capito bene. Potresti spiegarmi? - 
Lei rimase in silenzio, mordicchiandosi l'intero guancia. Le sue guance erano comunque rosse e il suo imbarazzo mi faceva ridere.
- Tesoro .. - la stuzzicai.
- Sesso! Per quando facciamo sesso! - sbottò.
Risi della sua esasperazione. Lei, seppure si stesse trattenendo dal nascondere il viso tra le mani per l'imbarazzo, si limitava a guardare davanti a se. 
- Quella non è la parola giusta. - la ammonii.
Lei mi guardò confusa. - Ah, no? - 
Scossi il capo, continuando a guidare.
- .. Per quando facciamo l'amore? - chiese quasi in un sussurro.
Annuii, cercando la sua mano. Me la fece trovare con facilità e la strinse nella mia. 
- Ti odio. - mormorò.
- Lo so. - 
Lei sorrise ugualmente, portandosi una mano tra i capelli. 
- Vuoi che ti porti a casa o ti senti un pò meglio? - le chiesi.
- No, no. Sto bene. - rispose. - Mi annoio a stare a casa, non esco da giorni. Credo che impazzirò se non esco un pò. - 
- Be', rimediamo subito. - dissi girando a destra.
In pochi minuti, arrivammo al parco. Non era un granchè, ma almeno non restava di nuovo a casa. 
Parcheggiai la macchina, scendemmo, e ci incamminammo nel parco. Era pomeriggio, e c'era molta gente. Hope mi guidò verso un albero a noi molto familiare. Da lontano si intravedevano le nostre lettere incise sul tronco. Quello era il nostro albero. 
- Carino quest'albero. - esordì girandoci intorno.
- Ah, si? - 
Lei annuì. - E' speciale, e solo grazie a te. - 
- Grazie a noi. - la corressi. 
Abbassò lo sguardo, sorridendo timidamente. 
- Sai, - incrociai le braccia al petto. - ogni giorno mi rendo conto che diventi sempre piu' corta. - la presi in giro.
- Ha, Ha, Ha. Che simpatico. -
- Ma e' vero. - 
- Non sfottermi, riccio. - 
- Perchè? Se no che fai? - la sfidai.
Lei si avvicinò a me e mise le mani sul mio petto, spingendomi all'indietro. In pochi secondi mi ritrovai a terra, sotto il suo sorriso divertito.
- Ah, è così che la metti? - 
Mi alzai andando verso di lei, ma, capendo il mio intento, lei si voltò e iniziò a correre. La seguii e quando le fui abbastanza vicino, riuscii a prenderla chiudendola in un abbraccio da dietro. Iniziai a farle il solletico, mentre lei mi supplicava di smettere. La sua risata era così bella. 
Ci ritrovammo a terra sul prato, io su di lei, mentre continuavo a farle il solletico.
- Ti prego, ti prego. Basta! - mi supplicò ridendo ancora.
- Chiedimi scusa. - 
- Mai! - 
La sua risposta mi fece aumentare i movimenti delle mie mani che le solleticarono la pancia.
- Allora? - la sfidai.
- Scusa, scusa, scusa! - 
Le diedi un bacio sul naso. - Brava piccola. - 
Mi stesi accanto a lei, poggiando il gomito sul prato e tenendomi la testa con la mano. Il petto di Hope si alzava e abbassava velocemente, finchè non fece tornare il suo respiro regolare. I nostri corpi erano vicini, tanto da farci sentire il calore di ognugno. Il mio viso era vicino al suo e potevo ammirare, ancora una volta, quanto lei fosse così bella. I suoi lineamenti erano così perfetti, che sembrava essere creata da un pittore. Era così dolce, così tenera, così stupenda. Non sapevo se era stato Dio o semplicemente il destino a farmela incontrare, ma semmai lo avessi scoperto, lo avrei ringraziato per tutta la vita. Mai avrei potuto chiedere creatura migliore di lei. E mai avrei voluto lasciarla andare. Volevo che fosse mia per sempre e una parte di me, sapeva che sarebbe stato così. 
Hope alzò lo sguardo incontrando i miei occhi. Le sue iridi castane erano capaci di incantarmi sempre. 
- Che c'è? - chiese timidamente sorridendo. Sorrisi per la sua timidezza, come sempre. 
Poggiai la mia mano sulla sua guancia, accarezzandola dolcemente con il pollice.
- Sono così fortunato ad averti. - 
Lei sorrise con un sospiro, abbassando per un attimo sguardo, poi tornò a guardarmi.
- La fortunata sono io ad avere te. - prese la mia mano intrecciandola nella sua. - L'ho capito da quando mi hai aiutato con i polsi. - abbassò lo sguardo, guardando come le nostre dita giocassero tra loro. - Da lì mi sei sempre stato vicino. Mi hai protetto, come avevi promesso. Mi hai fatto capire che non sarei mai stata sola, perchè ci saresti stato sempre tu. E poi, mi hai .. s-salvato la vita. - balbettò alla fine. La scena di lei a terra con le pillole si fece spazio nella mia mente, finchè lei non parlò di nuovo. - Parlando così, sembra che io ti vedessi come un semplice amico di cui potevo fidarmi. Ma non l'ho mai pensato. Ho sempre saputo che per te provavo qualcosa di piu' che di una semplice amicizia, però questo mi spaventava. Credevo che per te non era lo stesso, così mettevo da parte questo mio pensiero. - mi guardò. - Avevo paura di perderti, come ce l'ho adesso. - quasi sussurrò. - Poi sei venuto quel giorno a casa mia e .. mi hai baciato. Non mi sono mai sentita così felice nel vedere e capire che tu provavi le stesse cose, nonostante le mie insicurezze. Diventare la tua ragazza, credo sia la cosa piu' bella che potesse capitarmi, dopo di te. Mi saresti bastato anche come amico, perchè bastava averti al mio fianco. - notai i suoi occhi lucidi. - Ricordi quando al campetto mi dicesti che cercavi di trattare le tue ragazze in modo speciale? - mi domandò.
Io annuii.
- Be', tu mi fai sentire così. Come mai nessuno ha fatto. - 
Avvicinai il mio viso al suo, baciandola dolcemente. La sua mano finì nei miei ricci, mentre la mia accarezzava il suo fianco. Volevo che quel mio bacio le facesse capire quanto l'amessi con tutto me stesso, come ogni nostro bacio. 
Mi staccai, facendo sfiorare i nostri nasi.
- Ti amo da morire, lo sai? - le mormorai.
- Si, - sorrise. - lo so. E spero lo sappia anche tu, perchè se non è così, farò di tutto per fartelo capire. - 
- Lo so, lo so. - la rassicurai.
Abbassai lo sguardo e presi la collana che indossava, portandola all'altezza dei nostri visi.
- La vedi questa? Voglio che tu non dimentichi mai il significato che ha nei tuoi confronti. Okay? - 
Lei premette le labbra insieme, annuendo. - Okay. - mormorò.
Le lasciai un altro bacio, prima di stringerla forte a me, come se qualcuno volesse portarmela via. E non c'era cosa piu' gratificante nel sentirla sorridere contro il mio petto, mentre le sussurravo ancora quanto l'amavo. 
 
Hope. 
- Secondo te, Liam dove mi porterà stasera? - mi chiese entusiasta Gemma.
- Conoscendolo, in un ristorante carino. Un anno e due mesi vanno festeggiati per bene, eh. - 
- Si, poi andremo a casa, tra cui libera, e si sa come va a finire. - 
Scossi la testa ridendo per il suo sincero sarcasmo.
- E tu, cara la mia Hope, - mi puntò il dito contro. - Vedi di andarci piano con il mio fratellino, perchè non voglio diventare zia così giovane. - 
- Ha detto che sarà piu' .. protetto, la prossima volta. - risposi ripensando alla telefonata avuta la notte scorsa.
- Mh, e quante volte lo avete fatto? - domandò.
- Non me le conto, Gemma. - 
- Oh, si che lo fai. - 
Quella ragazza era incredibile. 
- Ehm .. quattro? - sorrisi imbarazzata.
- Tu sopra? - chiese maliziosa. Dettagli fin troppo imbarazzanti.
- N-no. - risposi.
- Oh, andiamo Hope! - ridacchiò.
- Ho vergogna, okay? Pensare che lui deve guardarmi mentre io .. - mi bloccai pensando alla scena di me e Harry, in quella determinata situazione. - .. no, no! - Mi portai le mani sul viso, cercando di non far notare la mia faccia oramai rossa per l'imbarazzo. Il pensiero che io sarei dovuta essere su di lui .. mi faceva imbarazzare da morire.
- Be', peggio per te. - mi stuzzicò.
- Si, okay. Che peccato. Cercherò di sopravviverci. - borbottai.
Lei ridacchiò, sfogliando il libro che aveva sulle sue gambe.
Mi guardai intorno per vedere semmai qualcuno avesse ascoltato la nostra conversazione. Eravamo in cortile, sedute vicino al tronco di un albero, ripetendo qualche materia per dopo.
- E cerca di andarci piano con Liam, soprattutto tu. - le dissi.
- Oh, non devi preoccuparti. Io e Liam abbiamo tutto sotto controllo. - 
- Sei una pervertita. - 
- Col tempo lo diventerai anche tu. - 
- Ne dubito. - 
Suonò la campanella e Gemma si alzò, portandosi sulla spalla la sua cartella e tenendo in mano il suo libro. 
- E poi vedrai. - disse. - Non vieni? - mi chiese vedendo che non mi ero alzata. 
- No. Aspetto che entri prima tutta questa mandria e poi vado in classe. Il professore non dice nulla se faccio un pò di ritardo. - 
- Beata. Allora ci vediamo dopo. - mi sorrise per poi andarsene. 
Mi concessi qualche altro minuto di relax, prima di alzarmi finalmente da terra. Il cortile era ormai deserto, eccetto per qualche coppietta ribelle che si sbaciucchiava da qua e di là. Una volta anche io e Harry saltammo le lezioni per stare un pò insieme, il primo mese. 
Camminai per i corridoi semideserti arrivando al mio armadietto per prendere il libro di psicologia e posare qualche libro e quaderno di troppo. 
Aprii l'armadietto e iniziai a posare qualche quaderno, e sussultai quando qualcuno si poggiò bruscamente su uno adiacente al mio. 
- Ciao bellezza. - 
Chiusi l'anta del mio armadietto trovandomi di faccia il viso di Eric, che sorrideva maliziosamente.
- Che vuoi, Eric? - chiesi abbastanza infastidita.
- Che la prof di storia mi metta un buon voto, una macchina nuova .. te. - 
- Risparmiati queste frasette e lasciami in pace. - mi voltai per andarmene.
Lui si mise davanti a me, bloccandomi la strada. - Ti sei già dimenticata cosa c'è stato tra noi? - 
- Non c'è mai stato niente tra noi, Eric. - 
- E quel bacio? - mormorò avvicinandosi a me.
Gli misi una mano sul petto, allontanandolo. - Non e' stato nemmeno un vero bacio. - 
- Ma ti è piaciuto. - 
- Non l'ho mai detto. - 
- Ma io so che e' così. - 
- Come a te è piaciuto il pugno sul naso che ti ha dato il mio ragazzo? - riuscii a spegnere il suo ghigno divertito. 
Non mi piaceva mettere in ballo Harry, dopo tutto quello che è successo tra lui e Eric, ma era l'unico modo per togliermelo di torno. 
Rivolgendogli un sorriso soddisfatto, lo sorpassai e lui non mi fermò. Fui libera di raggiungere la mia classe. 
- Sarai mia, Evans. - urlò.
- Nemmeno nei tuoi sogni, Teith. - gli risposi avviandomi verso la classe.
Aprii la porta e mi scusai con il professore per il mio ritardo. Il professore di psicologia non diceva mai niente per i miei ritardi, e questo lo potei sfruttare a mio vantaggio. 
Andai a sedermi infondo, da sola. Quel giorno Meredith, la mia compagna di banco, non era venuta. Tramite messaggi mi spiegò che si era sentita poco bene. 
L'incontro che avevo avuto poco prima con Eric, non lo avrei detto ad Harry. Non mi piaceva mentirgli, ma non volevo assolutamente che lui lo affrontasse di nuovo per causa mia e se in passato aveva avuto conseguenze abbastanza positive, non volevo che quella volta fossero state negative. 
Il professore riprese la lezione e interrogò qualche mio compagno. 
Qualche minuto dopo, la porta si aprì. Fece ingresso un ragazzo, con un foglio in mano mentre si dirigeva verso l'insegnante. Dopo averlo letto, il prof si rivolse a noi. 
- Ragazzi, questo è .. - guardò di nuovo sul foglio. - .. Marco, il vostro nuovo compagno di classe. - 
Era alto, con spalle grosse e robusto. Aveva i capelli corti ricci, color castano rame, naso a punta, e occhi verdi, come quelli di Harry. 
Rivolse un sorriso alla classe e il professore gli indicò con la mano il posto vicino me, libero, per sedersi. 
Lui si avvicinò, sedendosi accanto a me sotto gli sguardi curiosi della classe, compreso il mio. Mi ricordò tanto il mio primo giorno di scuola. Si vedeva che lui era a disagio, proprio come lo ero io. 
Il prof continuò la sua lezione, ed io facevo tutt'altro che ascoltarlo. 
Marco, al contrario di me, scriveva cosa il professore spiegava e lo vedevo irrigidirsi ad ogni sguardo che i miei compagni gli lanciavano. Curiosi, piu' che altro.
Mi ricordai di cosa mi disse Niall il primo giorno al corso di inglese. 
- Non preoccuparti, infondo sono amichevoli. Farai amicizia facilmente. - gli rassicurai.
Lui si voltò verso di me, sorridendomi. 
- Piacere, Hope. - gli porso la mano.
- Marco. - ricambiò la stretta.
- Scusa se non mi sono presentato prima, ma sono abbastanza .. timido. - era così carino.
- Oh, non preoccuparti. Ti capisco benissimo. Lo sono anch'io. - 
In quel momento, suonò la campanella e il prof, prima che tutti uscissimo dalla classe, ci assegnò di ripetere l'argomento sulla comunicazione.
- Che lezione hai adesso? - gli chiesi prendendo i libri e uscendo dalla classe con lui.
- Mh .. - guardò il foglio delle sue lezioni. - .. biologia, professor Henderson. - mi rispose.
- Oh. Vuoi che ti accompagni? Così ti faccio fare un giro veloce della scuola. - 
- Te ne sarei infinitamente grato, grazie. - mi sorrise. - Ma prima devo trovare il mio armadietto. - 
- Che numero è? - gli chiesi guardando il foglio insieme a lui.
- 145. - disse.
- E' al piano di sotto. - 
Lui annuì, camminando affianco a me.
I corridoi erano semi deserti e questo mi faceva capire che stavo facendo tardi a lezione. Quell'ora avevo educazione fisica, e se avrei fatto tardi, come stavo facendo, il professore mi avrebbe fatto fare dei giri di campo in piu'. Infondo, me l'ero cercata. Quella giornata me l'ero presa fin troppo comoda.
- Allora, Marco, - tentai di iniziare una conversazione. - ti sei trasferito da poco? - pensai che quella era la cosa piu' ovvia.
- Oh, no. Ho solo cambiato scuola. - 
- Quindi sei di Londra? - 
- Si. - 
- Strano, non ti ho mai visto. - ammisi.
- Preferisco stare con gli amici nelle vicinanze di casa mia. Londra è un pò troppo caotica. - mi confidò mentre scendevamo le scale.
- Mh, capisco. - 
- Anche tu sei di Londra? - mi chiese.
- No, no. Io sono di Manchester. Mi sono trasferita a Londra da tre mesi. - 
- E come mai? Se posso saperlo. - 
Entrare in quell'argomento, mi faceva sempre venire i brividi, nonostante fossero passati tre mesi e non ci pessassi tanto quanto prima. Anche se non volevo ammetterlo del tutto, i ricordi di Mike e di tutto quello che avevo passato lì, in quella scuola e per colpa sua, erano fissi nella mia mente. Non come prima, ma c'erano sempre. Piu' che ricordi, erano incubi e sapevo che mai li avrei dimenticati. Ma nonostante tutto, andavo avanti e solo grazie ad Harry. 
Notai che Marco portava i libri al petto, come me, ma quando lo stavo guardando incuriosita, li portò in mano ai lati dei fianchi. Capii che si era sentito a disagio dopo quel gesto.
- Non mi piaceva la scuola, e nemmeno dove vivevo. Per essere piu' precisi, non mi piacevano i miei vicini. Erano abbastanza problematici. - 
- Rumorosi? - 
- Drogati e alcolizzati. Lascio a te le conclusioni. - 
- Brutta situazione. - ridacchiò.
Mi soffermai a guardarlo mentre sorrideva, ed era davvero dolcissimo. Delle tenere fossette, non molto profonde, gli nascevano ai lati della bocca e non potei fare a meno di pensare ad Harry anche in quel momento. 
Arrivammo al suo armadietto e notammo che proprio di fianco ad esso, c'era la classe dove doveva andare. Posò il libro di psicologia e quando chiuse l'anta dell'armadietto, si rivolse di nuovo a me.
- Grazie per avermi accompagnato, Hope. - 
- Di niente. - gli sorrisi. - Ci vediamo in giro. - lo salutai.
Mi sorrise un'ultima volta ed entrò in classe, mentre io mi avviavo verso la palestra.
Stavo camminando per il corridoio, quando il cellulare nella mia tasca squillò. Un nuovo messaggio da Harry.
 
Carini i jeans che indossi, ti valorizzano quel bel culo che hai.
Peccato che non lo penso solo io. Dobbiamo rimediare.
H. xx
 
Scossi la testa ridendo, mentre le mie guance si coloravano di rosso per l'imbarazzo.
Mi voltai, sicura che il mio ragazzo fosse dietro di me e mi stesse guardando. Di fatti, così fu. Era dietro di me, appoggiato ad un armadietto con le gambe incrociate e le mani in tasca che mi sorrideva maliziosamente. 
- Suppongo che questi jeans non me li farai mettere piu'. - esordii.
Lui si avvicinò a me. - Esattamente. - 
Mise le mani sui miei fianchi, attirandomi a se. Sentii il calore del suo corpo e il suo dolce profumo, il quale mi inebriò.
- Ma sono carini. - obiettai.
Inarcò il sopracciglio, segno che disapprovava.
- E se li metterò solo per te? - tentai circondandogli il collo con le braccia.
- Per un probabile tratto da casa tua a casa mia? Certo. - 
Ridacchiai, scuotendo la testa. - Come farò con te? - 
Lui mi diede un bacio sul naso, incrociando le dita dietro la mia schiena.
- Chi era quel ragazzo? - mi chiese.
- Oh, e' un nuovo arrivato. E' nel mio corso di psicologia. - 
- E .. ? - 
- E l'ho accompagnato al suo armadietto e gli ho fatto vedere la classe dell'ora successiva. - 
- Mh. - mugugnò. Potei capire dai suoi occhi che era dubbioso e un pò infastidito.
- Sei geloso! - lo presi in giro.
- Come se fosse una novità. - borbottò.
- Ma tu non devi esserlo. - mi alzai sulle punte. - Per me ci sei solo tu. - gli soffiai sulle labbra.
Mi sorrise prima di darmi un dolce bacio sulle labbra, stringendomi maggiormente al suo corpo.
- Oh, ma anche per me e' così. - mormorò. - Ci sarai sempre e solo tu. - sussurrò baciandomi nuovamente le labbra.
In ogni bacio, anche il piu' semplice, riuscivo a sentire l'amore e l'importanza che avevo nei suoi confronti.
Ero stretta a lui, tra le sue braccia, e il sapore delle sue labbra, che mi faceva impazzire ogni volta, mi faceva capire che non mi bastava altro. 



— • • —



Ho fatto ritardo, ma voi mi amate ed io lo so, lalalal.
No, seriamente. Ho fatto un ritardo tremendo.
Mi scuso,
COME SEMPRE, però non ho avuto molto tempo
e ispirazione. Di fatti, il capitolo fa schifo, quindi,
mi scuso il doppio.
Carissime Giovanna e Giusy, vi amo, lo sapete,
ma fare le mafiose e minacciarmi di uccidermi perchè
non aggiorno, non e' giusto. Okay? bene.
Vi ame comunque.

Alloooooooora, vi piace il capitolo? No.
E ci credo.
E' entrato nella storia anche Marco, che,
qui non sembra, ma e' un personaggio importante
della storia. 
Succederanno moooolte cose.
E adesso, ve lo mostro. 


MARCO.

Non e' dolcissimo? aw. 

Ringrazio le persone che stanno seguendo la storia.
VI AAAAAAAAAAAMO, tantissimo.
E grazie per i complimenti su twittah.

Twitter:
@infinitynaples

Ora mi dileguo.
VI AME.
chiss chiss,
peppina.
 

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Capitolo 25
*** Phrases that read the soul. ***


 
 



Phrases that read the soul.


 

Passavano i giorni e il mio rapporto con Marco migliorava. Si era rivelato un amico fantastico. Era simpatico, dolce, e trasmettava allegria. Era quel tipo di compagnia a cui tu non avresti mai detto di no. E si era rivelato anche timido, come mi aveva confessato il primo giorno di scuola.
Aveva fatto amicizia con altri ragazzi, fortunatamente, e mi era giunta voce che piaceva anche a qualche ragazza che conoscevo. D'altronde, non c'era da biasimarle. Marco era davvero un bel ragazzo, ma onestamente, non mi ero mai soffermata su di lui in quel tipo di contesto. Io avevo gia' un ragazzo, lo amavo con tutta me stessa e non desideravo altro.
Lo feci conoscere alla "mia" comitiva, ma il rapporto non si rafforzò come lo era tra noi due. Forse, anzi, era così, a chi non andava a genio questo "rapporto" di amicizia, era ad Harry. Quando accennavo qualcosa di Marco, si innervosiva o cambiava argomento. Era geloso, e lo potei accettare, ma col passare dei giorni delirava. Era come se avesse incominciato ad odiarlo, come se fosse un suo acerrimo nemico senza nemmeno aver fatto nulla. Marco era solo un semplice amico, come gli avevo ripetuto nelle nostre piccole liti. Per non complicare le cose, evitavo di parlare di Marco e di farmi vedere nei corridoi con lui, come facevamo le poche volte con altri nostri compagni. La situazione era abbastanza stupida, ma preferii non dire altro sull'argomento, tanto per non litigare di nuovo con Harry. Lui non era un tipo possessivo, ma in quel periodo stava iniziando a diventarlo e questo mi infastidiva un pò. Ero sua, lo sapeva, perchè imbattersi ancora su questa cosa? 
- Ehi, Hope. - mi salutò Marco venendomi incontro. - Andiamo in classe? - 
- Certo. - gli sorrisi. 
Ci incamminammo insieme nel corridoio finchè non arrivammo nella classe di psicologia.
Il professore iniziò la sua lezione mentre io e Marco facevamo tutt'altro. Facevamo degli schizzetti buffi e parlavamo del piu' e del meno. Mi chiedeva sempre come andasse il mio rapporto con Harry, ed io gli rispondevo che andava bene, ed era così. 
- Per la prossima settimana lavorerete in coppia per un progetto sul bullismo. Le coppie saranno proprio come siete situati adesso da posto. E non copiatemi le ricerche da Wikipedia. - annunciò il professore.
Io e Marco ci guardammo. 
- Be', a quanto pare lavoreremo in coppia. - esordì.
- Gia'. - 
- Quando vogliamo iniziare? - mi chiese.
- Oh .. be' .. non lo so .. - farfugliai. L'unica cosa a cui pensavo in quel momento era che se Harry l'avesse saputo, si sarebbe ingelosito maggiormente.
- Facciamo domani a casa mia? Puoi venire con me appena finite le lezioni. - mi propose.
Doppio guaio.
Questo non rientrava di certo nel non far incazzare Harry. Pensai che forse lui sarebbe potuto venire da me, ma di sicuro, Harry si sarebbe presentato e chissa' cosa sarebbe successo tra quei due. 
Stavo esitando sul suo invito, ma poi mi resi conto di essere una stupida. Cosa c'era da preoccuparsi? Andavo a studiare da un mio amico per un compito, niente di piu'. Harry avrebbe capito. 
- Mh, okay. Va bene. - gli sorrisi. 
- Perfetto. - 
Finì la lezione e uscimmo tutti dalla classe.
Camminai al fianco di Marco mentre ci dirigevamo verso il mio armadietto. Posai alcuni miei libri, mentre ne prendevo altri riponendoli nella borsa.
- Nessuno li insulta? - domandò.
- Chi? - chiesi confusa.
Lui mi fece un cenno col capo. Mi voltai, trovando due ragazzi tenersi per mano parlare serenamente tra loro. 
- No. Qui a scuola accettano tutti. - dissi.
Lui annuì, continuando a guardarli. 
Rimasi abbastanza stranita da quella sua domanda o osservazione, ma non gli chiesi il perchè.
- Ehi. - una voce alle mie spalle mi fece voltare.
- Ehi. - gli sorrisi io, mentre il mio ragazzo si avvicinava per baciarmi.
Prese il mio mento tra le dita e mi baciò le labbra, con un certa foga. Io ricambiai, sorridendo nel bacio, rendendomi conto dopo qualche secondo che c'era Marco accanto a noi.
- Marco. - lo salutò Harry con un cenno del capo.
- Ciao Harry. - gli rispose lui accennando un sorriso. - Be' Hope, io vado. Ci vediamo. - mi salutò per poi confondersi tra la folla. 
- Lo sa che sono tua. - esordii riferendomi al bacio un pò spinto. 
Lui fece spallucce. - Mi piace baciarti così. - 
Sorrisi appoggiandomi all'armadietto, pronta a dirgli cosa avrei dovuto fare.
- Devo dirti una cosa .. - iniziai.
- Dimmi. - 
- Promettimi che non ti incazzerai, che non spaccherai tutto e che resterai molto calmo. - 
- Ti ha baciato?! -
- Cosa? No! - ridacchiai. - Ma promettimelo. -
- Okay, va bene. -
- Il professore di psicologia ci ha assegnato un compito .. e io sono in coppia con Marco .. - 
Lui teneva gli occhi fissi su di me, avvicinandosi al mio viso mentre appoggiava una mano sull'armadietto. 
- E quando dovete farlo? - 
- D-domani .. - la mia voce era bassa. - .. A casa sua. - 
- A casa sua? No, tu a casa sua non ci vai. Non da sola. - 
- Harry, dobbiamo solo studiare. - 
- Non credo che lui voglia studiare. - 
- Ancora? Harry, io non piaccio a Marco. Siamo solo amici. - 
- E tu che ne sai? - 
- Lo so e basta. - 
Lui sbuffò, ricomponendosi sul posto.
- Hope, non fare così. - 
- No, Harry, non fare tu così. Ultimamente stai diventando troppo .. possessivo e a me questo pesa. E poi non ne capisco il motivo. Marco è un mio amico, come lo è per Gemma e gli altri ragazzi e ragazze con cui ha fatto amicizia. Devo fare una semplice ricerca con lui. E' come se la stessi facendo con Louis. Non capisco perchè ce l'hai così tanto con lui. - 
Si passò una mano tra i capelli. - Non lo so. - 
- Ti ho detto tante volte di non essere geloso .. - 
- Non è facile. - 
- Oh, si invece. Tu non ne hai idea di cosa io passo per via delle tue "amichette" dei corsi che frequenti. Ogni giorno mi ritrovo un commento erotico su di te e non so cosa mi trattiene dal farle testa e cesso. -
Lui rise. - Vedi? E' lo stesso. - 
- No, non lo è. Io mi fido di te e so che non avrai niente a che fare con loro, e non me ne lamento mai. - 
- Hope, anch'io mi fido di te. - 
- Non sembra. - 
Sospirò alzando il capo, per poi tornare a guardarmi. - Okay, va bene. Fai questa ricerca il piu' presto possibile e se vengo a sapere che ti ha.. - non finì la frase che mi alzai sulle punte per baciarlo dolcemente. 
- Non lo farà, okay? Sà che morirà se lo farà. - mormorai.
- Bene. Adesso vai in classe. - mi sorrise.
Gli diedi un ultimo bacio prima di andare in classe. 
Feci le mie rispettive lezioni finchè l'orario scolastico non finì. 
Uscii dall'edificio cercando con lo sguardo i miei amici, quando la voce di Marco mi richiamò. 
Mi avvicinai a lui ed era circondato da ragazzi e ragazze che poi mi rilevò suoi amici. Ero lì per fargli una sorpresa e lui me li aveva presentati, dicendo loro che ero la persona con cui lui aveva legato di piu'. 
Stavamo parlando, quando il corpo di Harry si parò di fianco a me, mettendo un braccio sulle mie spalle.
- Ciao. - esordì sorridendo. 
- Ehm .. lui è il mio ragazzo, Harry. - lo presentai.
Tutti lo salutarono cordialmente, mentre Harry mi stringeva piu' a se.
- Hope, dobbiamo andare. - disse voltandosi verso di me.
- C-cosa? Ma .. - non ebbi il tempo di obiettare che Harry mi prese e mi portò sulla sua spalla.
- Harry! - lo richiamai.
Si voltò verso il gruppo. - E' stato un piacere conoscervi. - 
- Harry, mettimi giù! - 
Lui ignorò i miei ordini e continuò a camminare verso il parcheggio, arrivando alla sua macchina. Riuscì ad aprire la portiera e mi fece stendere sui sedili posteriori. Entrò subito in macchina, e accese il motore uscendo da scuola. 
- Perchè mi hai messa qui dietro? - 
- Perchè adesso ti torturerò. - 
Quando parlava di torturare voleva dire solo una cosa: solletico.
- Cosa? No no, Harry, dai. - lo supplicai.
Parcheggiò chissà dove e fermò l'auto. Tentai di aprire la portiera, ma lui vide quel mio movimento e le chiuse. Mi guardò dallo specchietto retrovisore e sorrise maliziosamente.
- Adesso il leone va dalla sua preda. - disse avvicinandosi a me.
- No Harry, no. Per favore! - lo supplicai nuovamente. 
Lei mie suppliche e i miei tentativi di allontanarlo furono inutili, tanto che lui si trovò su di me mentre iniziava a solleticarmi i fianchi e la pancia. 
Si fermò, dopo avergli pregato di smettere, e iniziò a baciarmi e a mordermi giocosamente il collo. 
- Va bene il fatto che tu debba andare a casa sua, ma conoscere anche i suoi amichetti non rientra proprio nei nostri piani. - sussurrò.
- Ma io .. - la mia frase fu interrotta quando sentii le sue labbra poggiarsi sulle mie. Un bacio pieno di trasporto e desiderio. 
Le mie mani finirono nei suoi ricci, stringendoli delicatamente. Lui aumentò la pressione sul suo braccio, per non pesarmi troppo. Era una posizione scomoda, ma non ci pensavamo molto. 
Iniziò a baciarmi il mento e di nuovo il collo, facendo fuoriuscire dei timidi sospiri dalla mia bocca. Nonostante il meraviglioso effetto che le sue labbra avevano su di me, non riuscii a non pensare a cosa poco tempo fa avevamo passato. 
- H-harry, aspetta. - lo fermai. 
Lui portò il viso davanti al mio, guardandomi confuso.
- I-io .. - sospirai. - .. non voglio che tu pensi che io non v-voglia perchè io voglio stare con te, è solo che .. - 
- Ehi, va tutto bene. Sei ancora un pò scossa ed io non intendo darti fretta o costringerti a farlo. Quando sarai sicura, io lo capirò. - 
Sorrisi spostando qualche riccio dal suo viso, mentre lui mi accarezzava la guancia con il pollice.
- Scusa. - mormorai.
- Non azzardarti nemmeno a scusarti. Tanto gia' lo so che saprai farti perdonare .. - 
Lo colpii sulla spalla e ammirai il suo sorriso divertito prima che tornasse a baciarmi il collo.
Lo strinsi piu' forte a me, desiderosa di sentire il calore del suo corpo. Desideravo che il suo amabile profumo mi inebriasse, proprio come accadde in quell'istante. 
Mi portai il labbro inferiore tra i denti quando sentii Harry mordere una parte del mio collo, succhiando avidamente. 
- Harry! - lo richiamai. 
La sua risata all'orecchio fece sorridere per un istante anche me. Lasciò degli umidi baci sul punto in cui oramai la pelle era sensibile. Si staccò da me, sorridendo soddisfatto.
Mi alzai di scatto guardando nello specchietto il "lavoretto" che lui aveva fatto. 
Una macchia rossa era situata sul mio collo e feci un grande sbaglio quando la toccai anche se delicatamente.
- Guarda qui, è enorme! - mi lamentai. 
Lui rise. - Così domani saprà che sei già di qualcun'altro. - mi attirò a se. - Piu' precisamente, mia. -  
- Ma lo sa. - 
- Sempre meglio precisare. - mormorò stringendomi contro il suo petto. 
 
Harry.
Il giorno seguente, mi svegliai consapevole del fatto che Hope quel pomeriggio sarebbe andata a casa di "Marco". Quindi, non del tutto bene. 
Ultimamente questo ragazzo stava iniziando a portare problemi al nostro rapporto. O forse ero io che con la mia assurda gelosia, davo la colpa a lui per i litigi avuti con Hope. 
Non ero mai stato un tipo così possessivo e se Hope non me l'avesse detto, probabilmente non me ne sarei nemmeno accorto. Avrei peggiorato di sicuro la nostra relazione, continuando ad incolparla della sua amicizia avuta con quel ragazzo. 
Il costante pensiero che lui non volessere essere solo un "amico" per lei, mi faceva andare su tutte le furie. Forse era perchè non lo avevo conosciuto meglio, ma onestamente, non ci tenevo molto a diventargli amico. E ripensando a questo, mi resi conto che la colpa era mia. Mia e della mia assurda gelosia. Mi comportavo come un idiota e le davo l'impressione che io non mi fidassi di lei. Non potevo permettere di rovinare tutto. Non potevo permettere di perderla. Così, decisi di lasciarla andare perchè appunto, mi fidavo di lei. E poi, io e Hope ci davamo i nostri spazi e volevo che restasse così. 
Prima che uscissi di casa, Hope mi mandò un messaggio con su scritto che non si sentiva bene e che non sarebbe venuta a scuola. Strano. 
Andai a scuola e svolsi le mie lezioni, e mi resi conto di quanto la mia ragazza mi mancasse. Non era la prima volta che saltava la scuola, ma ogni volta, mi mancava ugualmente. 
Le mandai alcuni messaggi dopo pranzo, per vedere come stava, e mi disse che aveva un forte mal di testa. 
Finito l'orario scolastico, tornai a casa e mangiai. Mandai un altro messaggio ad Hope, ma non mi rispose. Decisi di andare a trovarla. 
Uscii di casa ed entrai in macchina. Guidando, passai davanti ad un negozio di dolci. Mi ricordai che lì vendevano i suoi cioccolattini preferiti, così andai a comprarglieli. Poco dopo, arrivai a casa sua. Bussai al campanello e venne ad aprirmi, con mia sorpresa, George. Verso quell'orario era solito essere a lavoro.
- Ciao George. - lo salutai. Oramai ci davano del tu.
- Ciao Harry. - ricambiò spostandosi per farmi entrare.
- Dov'è Hope? - gli chiesi.
- Oh, è di sopra. - rispose chiudendo la porta.
Aspettai che si voltasse per darmi una conferma per salire. Era un tipo all'antica, credo.
Sospirò. - Vai. - 
Salii le scale e arrivai alla porta di camera sua, trovandola leggermente socchiusa. 
Hope era stesa sul letto, con le gambe al petto e col capo abbassato. Era sveglia e mugugnava qualcosa.
- Hope .. - 
Lei aprì gli occhi sorpresa di vedermi.
- Harry, che ci fai qui? - 
Mi avvicinai al letto, abbassandomi così da avere il suo viso di fronte al mio.
- Sono venuto a vedere come sta la mia ragazza e .. - le feci vedere lo scatolino di cioccolattini. - .. a riempirla di dolci. - 
Lei sorrise, affondando la testa nel cuscino. Notai le che le sue guance erano un pò bagnate. 
- Hai pianto? - le chiesi.
- Un pò. - ammise. 
Le accarezzai una guancia, asciugando qualche lacrima con il pollice.
- Perchè? - 
Mugugnò facendo spallucce. 
Teneva gli occhi chiusi e si lamentava silenziosamente, e capii subito cosa avesse.
- Me lo puoi dire che hai il ciclo. - 
- No, mi imbarazza troppo. - sussurrò.
- Ma io l'ho capito lo stesso. - 
- Meglio così. - 
Ridacchiai accarezzandole i capelli. 
Nella stanza, entrò George.
- Harry, stai tu con lei? Io devo tornare a lavoro. - 
- Certo. - dissi.
Mi rivolse un ultimo sguardo e intendendo cosa volesse dire, alzai le mani in segno di resa, poi saparì dietro la porta.
- No Harry, torna a casa. Non voglio che stai qui a sentire i miei lamenti. Magari lascia solo i cioccolattini. - 
- Oh, grazie tante, amore mio. Preferisci dei cioccolattini al tuo ragazzo, si vede che mi ami tanto. - ironizzai facendola ridere. - E no, non me ne vado, resto qui. Su, fammi un pò di spazio. - 
Si spostò e fui libero di stendermi accanto a lei e stringerla a me. 
Passarono i minuti lei si girava su se stessa mugugnando e facendo cadere qualche lacrima. Il suo tentativo di dormire fu inutile e tutto quello che riuscì a fare era stringere la mia maglietta per non piangere e lamentarsi maggiormente.
- Fa tanto male? - 
Lei annuì, stringendo a pugno la mia maglietta.
- La vuoi una camomilla? - 
- No, ne ho bevuta abbastanza di quella roba. Non fa effetto. - 
- Non puoi prenderti qualche medicinale? - 
Scosse la testa. - Me lo blocca. - 
Le diedi un bacio sulla testa prima di scendere dal letto. - Aspetta. - le dissi.
Scesi al piano di sotto andando in cucina. Presi una pentola e la riempii d'acqua, accendendo poi il fuoco. La feci riscaldare e nel frigo presi una bottiglia: la svuotai, e ci misi dentro l'acqua calda. Tornai al piano di sopra, trovandola distesa a pancia in giu'. 
- Tieni. - le porsi la bottiglia e lei si voltò. 
La posizionò sul suo ventre e sussurrò un flebile grazie mentre mi stendevo di nuovo vicino a lei.
- Ti è mai venuto così pesante le altre volte? - 
- No, il dolore era sopportabile. - 
- Forse perchè il mese scorso ti è saltato .. o .. boh. - 
Le sua guance si colorarono di rosso dopo la frase che avevo detto.
- Perchè stai arrossendo? - 
- Stiamo parlando del mio ciclo. - 
Risi avvicinandomi a lei, lasciandole un bacio sulla guancia.
Dopo qualche minuto, l'acqua si raffreddò e lei la posò sul comodino. Il dolore era piu' o meno diminuito, come mi aveva detto lei. 
Cercò di rilassarsi, anche se qualche crampo si faceva sentire. Le misi una mano sul suo ventre e iniziai a massaggiarlo delicatamente. Sussultò sotto quel mio tocco, imbarazzata. 
- Va meglio? - le chiesi dopo qualche minuto. 
Lei annuì timidamente, avvicinandosi piu' a me. 
Poco dopo, suonò il suo cellulare. Lei lo prese, guardando confusa il display.
- Chi è? - le chiesi.
- Mh, non lo so. - 
Presi il telefono dalle sue mani e risposi.
- Pronto? - 
- Ehm, Hope? - 
- No, il suo ragazzo. - 
- Oh, ciao Harry. Sono Marco. Volevo sapere se Hope oggi .. - era Marco. Cercai di tenermi il piu' calmo possibile.
- No, non si sente bene. Il compito è rimandato. - 
- Oddio, Marco! - se n'era completamente dimenticata. Prese il cellulare dalle mie mani e lo portò all'orecchio, spiegando a Marco che appunto non si sentiva bene e che avevano rimandato per il "pomeriggio studio" a domani. Quando chiuse la chiamata, mi guardò quasi rimproverandomi. 
- Che c'è? Sono stato calmo. - mi giustificai.
- Si si. - farfugliò posando il cellulare sul comodino.
Vidi il succhiotto che io stesso le avevo fatto il giorno precedente. Sorrisi soddisfatto nel vederlo.
- Mi passi lo scatolino di cioccolattini? - mi chiese.
- Si vede che stai meglio. - la presi in giro porgendole lo scatolino.
- Be', sarebbe un peccato non mangiarli. - si giustificò.
Stavo per prenderne uno, quando lei mi bloccò.
- No, io te ne do a mangiare uno e poi leggo cosa c'è scritto sul bigliettino. - disse.
Feci come disse lei e dopo avermi fatto mangiare un cioccolattino, lesse la frase che c'era scritta sul bigliettino. 
 
  Eravamo insieme, tutto il resto del mondo l’ho scordato.
                                                                                                - Walt Whitman
 
Alzò lo sguardo e incontrò i miei occhi, i quali la guardavano come se fosse la creatura piu' bella che ci fosse sulla faccia della terra. E sapevo che era così. 
Sorrise timidamente, poggiando la testa sul mio petto mentre le davo un bacio sui capelli.
- Tocca a me. - dissi.
Scartai un cioccolattino e glielo feci mangiare, poi lessi la frase.
 
 A provocare un sorriso è quasi sempre un altro sorriso. 
                                                                                                                                                                                - Anonimo
 
- Questa mi piace. - dissi.
- Credi sia vera? - 
- Assolutamente si. - 
- Lo penso anch'io. - mormorò.
Si passò una mano tra i capelli e si mordicchiò l'interno guancia cercando di non sorridere.
Prese un altro cioccolattino, lo scartò e me lo fece mangiare leggendo poi la frase.
 
E che cos’è un bacio? Un apostrofo rosa fra le parole t’amo, un segreto detto sulla bocca. 
                                                                                                                                                   - Rostand
 
Lei si avvicinò a me e mi baciò dolcemente, un bacio che durò qualche secondo in piu'. 
- Ti amo, ma shh. - sussurrò sorridendo sulle mie labbra.
- Anch'io, ma shh. - 
- E' il mio turno. - esordii prendendo un cioccolattino.
 
Ma vederla fu amarla, amare solo lei, e amare per sempre. 
                                                                                                     - R.Burns
 
Si mordicchiò il labbro inferiore cercando di fermare il sorriso che stava nascendo sulle sue labbra.
- Be', credo di seguire alla lettera ciò che c'è scritto. - 
- Davvero? - chiese quasi come una bambina.
Annuii rivolgendole un sorriso. 
Scartò un cioccolattino, me lo fece mangiare e lesse la frase.
 
La gelosia è il pepe dell’amore: un pizzico gli dà più sapore, troppo rende il piatto immangiabile. 
                                                                                                                                                                   - Anonimo
 
- Oh, questa mi piace. - commentò. 
- A me no. - 
- Cerca di seguire anche questa alla lettera, amore. - 
- Ci proverò, amore. - 
Rise prima di passarmi un cioccolattino per scartarlo e farglielo mangiare. Lessi poi la frase.
 
Smetterò di amarti solo quando un pittore sordo riuscirà a dipingere il rumore di un petalo di rosa che cade su un pavimento di cristallo di un castello mai esistito.
                                                                                                                                                                                                                                           - Jim Morrison
 
- Cerca di memorizzarti questa frase, perchè è quello che farò. -
- Quindi .. mi amerai per sempre? - 
- Esattamente. - 
Mi sorrise timidamente mentre le sue guance si coloravano di rosso. Mi fece mangiare un cioccolattino e si schiarì la voce per leggere la frase che c'era scritta sul bigliettino. 
 
Quando ti vidi m'innamorai e tu sorridesti perchè lo sapevi. 
                                                                                                            - W. Shakespeare
 
- Non lo sapevamo entrambi, ma infondo era così. - 
- Già. - farfugliò sorridendo.
Prese tutti i bigliettini che avevamo letto, li "stese" per bene e li posò sul comodino.
- Vieni qui. - mormorai.
Lei si avvicinò a me, poggiando la testa sul mio petto mentre io la stringevo forte.
- Mi canti qualcosa? - mi chiese.
Risi. - E cosa vuoi che ti canti? - 
- Non lo so. Qualsiasi cosa. - 
Sospirai, pensando a quale canzone poterle cantare, poterle dedicare, e dopo un pò, mi schiarii la voce.
 
Canzone: God Damn Your Beautiful - Chester See.


The days I can't see your eyes, 
I don't even want to, open mine.      
On the days I can't see your smile,                           
For the days I know you'll be near,                    
'Cause a day without you, just isn't fair. 
See the days I can hear your voice,                    
I'm left without a choice.    
 
 
Nei giorni in cui non posso vedere i tuoi occhi,
non voglio nemmeno aprire i miei.
Nei giorni in cui non posso vedere il tuo sorriso,
be', piuttosto mi siedo e aspetto
per i giorni in cui so che sarai accanto a me,
perché un giorno senza te, semplicemente non è giusto.
Nei giorni in cui posso sentire la tua voce,
rimango senz'altra scelta.
 
 
But to get weak in the knees
Fall head over heels baby,
And every other cheesy cliche,
Yes I'm swept off my feet,
Oh my heart skips a beat,
But there's really only one thing to say:
 
 
In più, mi si indeboliscono le ginocchia.
La testa mi cade fino ai talloni, piccola,
ed ogni altro cliché smagliante.
Si, mi si sono piantati i piedi a terra.
Oh, il mio cuore salta i battiti.
Ma c'è sempre una sola cosa da dire:

 
God damn, you're beautiful, to me
You're everything, yeah, thats beautiful
Yes to me, oh.
 
 
Dannazione, sei bellissima per me.
Tu sei tutto. Che sei bella, 
si, per me.

 
I can't find the words to expain, 
Just how much, you got me going insane,
When you speak to me sometimes, you'll find,
Oh, I stutter my words, I say nevermind,
Cause even when you just walk by,
Well I look around, to seem occupied
Cause I'm trying so hard to hide,
Yeah, all of these feelings inside,
 
 
Non riesco a trovare le parole per spiegare
quanto tu mi stia rendendo pazzo.
Quando mi parli a volte combattiamo.
Oh io balbetto, mi dico che non importa;
perché persino quando tu cammini verso di me
be', mi guardo intorno per sembrare occupato,
perché sto tentando di nascondere
tutti questi sentimenti dentro di me.
 
Cause I get weak in the knees,
Fall head over heels baby,
And every other cheesy cliche,
Oh I'm swept off my feet,
My heart skips a beat,
But there's really only one thing to say,
 
 
Perché mi si indeboliscono le ginocchia.
La testa mi cade fino ai talloni, piccola,
ed ogni altro cliché smagliante.
Si, mi si sono piantati i piedi a terra.
Oh, il mio cuore salta i battiti.
Ma c'è sempre una sola cosa da dire:
 
God damn, you're beautiful, to me
Ohh, you're everything, yeah thats beautiful,
Yes to me, oh
Yes to me, oh
 
 
Dannazione, sei bellissima per me.
Tu sei tutto. Che sei bella, 
si, per me, oh.
si, per me, oh.

 
Yeah, you're beautiful...
Yeah, you're beautiful...
God damn, you're beautiful,
to me ..
 
 
Si, sei bellissima...
Si, sei bellissima...
Dannazione, sei bellissima ...
per me ..
.. per me.
 
 
Inclinai il capo per vedere che si era addormentata, con un meraviglioso sorriso sulle labbra. Lo stesso sorriso che avevo sentito contro il mio petto mentre le cantavo quella canzone. 
- .. to me. - sospirai sorridendo. 
Cercando di non svegliarla, allungai un braccio verso lo scatolino di cioccolattini. Ne mangiai uno, leggendo poi la frase che c'era scritta.
 
Perché l'amavo? Perché era lei; perché ero io. 
                                                                                - Montaigne
 
- Perchè siamo noi. - sussurrai. 
Le diedi un bacio sulla fronte e a quel gesto, lei si strinse piu' a me, proprio come desideravo. 
Mi inebriai del suo dolce profumo, prima di cadere in un sonno profondo, con lei tra le mie braccia. 

 
— • • —



Partiamo dal fatto che siete incredibili.
Cioè, su twitter mi sono messa a dire che non avrei aggiornato
se non sarei arrivata a 18 recensioni, 
e dopo nemmeno un minuto: 18 recensioni.
cioè, vi amo. 
HAAHAHAHAHAHAAHHAHAAH.
Non per fare la chissa' chi, però volevo
18 recensioni perchè se poi nessuno se la caga piu' la storia,
tanto vale finirla qui. 
Ma voi peppine non vi smentite mai uu

Sono in ritardo, si lo so.

PERDONAAAAAAAAAATEMI.
*occhi da cucciola indifesa*

A me piace questo capitolo.
*musica di sottofono alleluja*
Cioè, mi piace il fatto dei bigliettini.
Volevo farlo da tanto. lol
Comunque, spero sia piaciuto anche a voi.

Recensite sempre con la massimissima sincerità.

Allora, vi dico subito che le cose si 
movimenteranno sul serio
ESATTAMENTE NEL PROSSIMO CAPITOLO.
quindi, preparatevi.
Vi ho messo ansia? aw, vi amo.

Grazie mille alle ragazze che stanno leggendo questa storia.
Davvero, siete meravigliose.
Peppina vi ama con tutto il suo corazon.
E grazie anche per i bellissimi complimenti su twitter. 
Magari fatemi sapere i vostri pensieri sulla storia. 
O mi menzionate, o fate commenti con #ifoundlove. idk.
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.


Ps. qual'è il vostro momento preferito della storia? :)

Twitter: @infinitynaples

Ora mi dileguo.
Vi amo tantissimo.
chiss chiss, peppina.

crediti banner: @Chiara_88

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Capitolo 26
*** Mistake. ***






Mistake.
 

 

Hope.
Il giorno dopo a scuola, Harry sembrava fosse piu' freddo e distaccato nei miei confronti. Forse avrei dovuto aspettarmelo, ma quel suo comportamento mi faceva incazzare ugualmente. Non lo ritenevo normale, come lui forse pensava. Sembrava stessi andando a scopare a casa di qualcuno consapevole del fatto che lui lo sapesse. Va bene che era geloso, ma ora stava esagerando. Addirittura arrivare al punto di evitarmi; io, la sua ragazza. Si stava comportando come un bambino e anche se avevo cercato di parlargli, di farlo ragionare, lui sembrava fregarsene. A questo punto, avrei fatto altrettanto. 
Feci le mie rispettive lezioni scolastiche e fortunatamente, non ebbi matematica, così da non incontrare Harry a lezione lì. Mi sarebbero urtati i nervi a vederlo così arrabbiato nei miei confronti, senza che io avessi fatto nulla. 
A mensa ci sedemmo vicini, ma non ci guardammo nemmeno per un attimo. Io parlavo con gli altri e lui lo stesso. Sembrava fossimo due sconosciuti, ma io non avrei risolto la faccenda. Non stavo sbagliando io e se lui voleva fare l'orgoglioso, l'avrei fatto anch'io. 
Quando litigavamo, era facile fare pace dopo un pò. Se avevo sbagliato io, lo ammettevo e mi scusavo; stessa cosa per lui. 
Ora, non ero io quella a sbagliare. Era lui che si stava incazzando per niente e di certo, non sarei andata io a scusarmi per un qualcosa che non avevo ancora fatto. 
Finita l'ultima ora di lezione, uscii dall'aula insieme a Gemma andando a posare qualche libro nel mio armadietto. Fortunatamente, lei e i ragazzi non si erano accorti di questa tensione che c'era tra me e Harry. Odiavo essere riempita di domande.
Andammo in cortile trovando gli altri mentre si organizzavano per il pomeriggio. Harry non era con loro. 
Li salutai e mi voltai cercando con lo sguardo Marco. Lo trovai a parlare con un nostro amico di classe di psicologia, John. 
Mi incamminai verso di lui, superando gruppetti di ragazzi di qua e di la, finchè non sentii una grande mano prendermi per il polso la quale mi fece voltare. 
Alzai in tempo lo sguardo per vedere Harry prendere il mio mento tra il pollice e l'indice, e darmi un bacio forte e quasi desideroso. Sentivo quel suo senso di possessività mentre succhiava le mie labbra. 
- Se ti tocca, io lo ammazzo. - mormorò duramente guardandomi negli occhi, con ancora il mio mento tra le sue dita.
Mi alzai sulle punte lasciandogli un dolce bacio e sembrò quasi rilassarsi, lasciando il mio viso libero dalla sua presa. 
Lo avevo baciato, certo, ma questo non toglieva il fatto che fossi ancora arrabbiata con lui. 
Gli rivolsi un ultimo sguardo e mi avvicinai a Marco, il quale stava ancora parlando con John.
Prima di richiamare la sua attenzione, mi leccai le labbra, sentendo il sapore delle labbra del mio ragazzo. Mi era mancato per tutta la giornata essere a contatto con esse.
- Ehi, Marco. - gli sorrisi. - Ciao John. - salutai anche lui. 
Mi salutarono entrambi. 
Restammo a parlare per un pò, finchè non decidemmo di andarcene. 
Io e Marco andammo nel parcheggio e scoprii che lui non aveva una macchina, ma uno scooter.
- Carino. - commentai.
- E corre anche tanto. - aggiunse.
Alzò il sedile cacciando due caschi e me ne porse uno. Poco dopo, si mise anche degli occhiali da sole.
- Non sono sexy? - mi chiese con voce buffa.
- Oh, tantissimo. - risi. 
Salì sul mezzo, mise in moto e mi fece salire, andando poi verso casa sua. Arrivamo dopo circa dieci minuti e parcheggiò nel vialetto davanti al garage. 
La casa fuori era carina: era di colore bianco, con il solito prato inglese davanti e c'erano degli scalini che portavano alla porta. 
Marco prese il mio casco e lo posò di nuovo nello scooter, poi mi fece strada verso l'ingresso.
Bussò e venne ad aprirci una donna un pò piu' alta di me, sulla quarantina, forse. Aveva i capelli biondi, occhi di un verde chiarissimo e portava gli occhiali, di una montatura nera. 
- Ciao mamma. - la salutò Marco. 
La donna si spostò e ci fece entrare, e Marco mi presentò.
- Lei è Hope. - 
Gli porsi la mano. - Molto piacere. - 
- Il piacere è tutto mio, tesoro. - mi sorrise. 
- Marco! - urlò qualcuno.
Da una stanza, probabilmente il salone, spuntò una bambina che corse incontro a Marco, il quale la prese in braccio stringendola forte. 
- Hope, lei è Daisy, la mia sorellina. - spiegò.
- Ciao. - le dissi sorridendole. 
Lei mi salutò timidamente con la mano, sorridendo appena. 
Aveva due treccine a entrambi i lati, i capelli color castano scuro, come il fratello; occhi color nocciola e due guanciotte che la rendevano ancora piu' tenera di quanto non lo fosse gia'.  
- Avete fame? Posso prepararvi qualcosa. - ci chiese la madre.
Marco guardò verso di me, aspettandosi una risposta.
- Oh no, grazie. - 
Insistettero entrambi, ma io rifiutai comunque. 
- Vieni Daisy, andiamo a vedere i cartoni. - 
Nonostante Daisy si rifiutasse di andarci, alla fine, Marco riuscì a convincerla e la madre la portò nel salone. 
Marco mi portò al piano di sopra in camera sua, la quale vidi che era molto ampia. Aveva le pareti di colore verde scuro, con qualche poster di baseball attaccati sui muri. Una scrivania, una piccola libreria, una tv e due armadi. Era abbastanza carina. 
Mi sedetti sulla sedia vicino alla scrivania e notai una cornice con una foto. C'erano raffigurati Marco e un altro ragazzo, di carnagione molto piu' chiara della sua. Capelli biondi tirati all'insu col ciuffo, occhi azzurri e labbra carnose. Marco faceva una linguaccia all'obiettivo mentre il ragazzo biondo esponeva una faccia buffa. Non potei fare a meno di trovarli così carini. 
Marco, nel frattempo, prendeva libri, fogli e penna per iniziare il nostro studio. 
- Un tuo amico? - gli chiesi curiosa. 
Lui sospirò. - Si. - notai il suo lieve sorriso. 
Quando presi i miei libri, Marco mi fermò di scattò, facendomi quasi sobbalzare.
- Hope, io devo dirti una cosa. - 
Lo guardai confusa e abbastanza sorpresa. In quei secondi di silenzio e di attesa, non sapevo che pensare oltre al fatto che forse stava per dirmi ciò che Harry aveva sempre temuto. Ma una parte di me, restava tranquilla perchè sapeva che non era così. Almeno speravo.
- Sono gay. - disse tutto d'un fiato. 
Tirai a mia volta un sospiro di sollievo, poggiando la testa sulla sedia. Temetti davvero che volesse dirmi che gli piacevo o cose del genere. 
- Tu sei una delle persone ai cui mi sono legato di piu' nella scuola e ho deciso di confidarti questa cosa perchè mi fido di te. - 
Gli sorrisi sentendogli dire quelle parole. Sapere che si fidasse così tanto di me, confidandomi un qualcosa di così importante, mi faceva sorridere. 
- Mi fa piacere che tu ti fidi così tanto di me. - gli sorrisi. 
- So che posso fidarmi e che tu non mi avresti giudicato. - 
- Non lo farei mai. - 
Mi sorrise ed io rivolsi di nuovo lo sguardo verso la foto sulla scrivania.
- Lui è il tuo ragazzo, vero? - domandai nuovamente curiosa.
- Si. Si chiama Dan ed è di un anno piu' grande di noi. Va nella scuola che frequentavo prima, è lì che l'ho conosciuto. - 
- Da quanto state insieme? - chiesi quasi entusiasta.
- Quasi otto mesi. - 
- Siete carinissimi. - commentai.
- G-grazie. - balbettò. 
- Marco, i tuoi .. ehm .. lo sanno? - 
- Oh, si. Mi hanno accettato sin da subito, anche se per mio padre è stato abbastanza strano per un pò. Per un periodo ho pensato che questa cosa non l'avrebbe mai accettata, la penso tutt'ora, ma non avrò mai risposte su questo. - 
Lo guardai confusa e lui si sentì in dovere di spiegare. 
Sospirò. - Mio padre è morto in un incidente d'auto tre anni fa. -
- Mi dispiace. - mormorai.
- Cerchiamo di andare avanti. Mia madre lavora la mattina e il pomeriggio, avendo solo qualche mezz'ora di spacco, come in questo momento. Io mi prendo cura di Daisy ogni giorno, così da non renderle le cose piu' difficili. Mi sono iscritto in questa scuola perchè in quella vecchia non avevo piu' possibilità economiche. Vorrei aiutare mia madre, ma trovare lavoro qui è davvero difficile. -
- Troverai qualcosa. Domani mattina a scuola prenderò un giornale e vedremo tutti gli annunci. - 
Mi sorrise. - Grazie. - 
Mi ricordai della domanda che lui mi fece due giorni fa, sui due ragazzi a scuola che si tenevano per mano normalmente. Pensai che alla vecchia scuola, lui fosse stato giudicato e deriso.
- Marco, alla tua vecchia scuola eri vittima di bullismo? - 
- Si. - abbassò lo sguardo. - Ma a me non fregava molto, e nemmeno a Dan. Fortunatamente non sono mai arrivati alle mani, ma continuavano ad insularci. Noi ce ne fregavamo e andavamo avanti. - 
La sua determinazione mi colpì. Era incredibile come lui riuscisse ad andare avanti in questo tipo di contesto. Probabilmente, io non ce l'avrei fatta, come non ce l'avevo fatta con Mike. Forse Marco aveva Dan al suo fianco, un punto in piu' per non mollare. Se avessi avuto Harry in quel brutto momento, forse ce l'avrei fatta anch'io. 
- Alla nostra scuola non giudicano nessuno, si dichiarano e nessuno viene preso di mira. - 
- Si, me ne sono reso conto. Ma io non sono ancora pronto a dirlo. Lo farò, ma non ora.  Quindi, Hope, ti chiedo ti prego di non dirlo a .. - 
- Ehi, non preoccuparti. Non lo avrei detto comunque a nessuno. La tua fiducia nei miei confronti e' l'ultima cosa che vorrei rompere. - 
- Grazie. - 
- Be', nella ricerca possiamo parlare anche del bullismo verso gli omosessuali. Tu potresti approfondire, parlando ovviamente in generale. - 
Lui annuì. - Tu sei mai stata vittima di bullismo? - mi chiese.
Mi irriggidii sul posto. I ricordi di cosa avevo passato riaffiorarono nella mia mente e mi venne la pelle d'oca.
Avrei voluto parlargliene, ma non ci riuscivo. Non seppi spiegarmi il perchè. 
- N-no. - balbettai.
Fortunatamente, lui non si rese conto del mio disagio e non insistette sull'argomento. 
Iniziammo la nostra ricerca e poco dopo venne sua madre la quale lo avvertiva che stava andando a lavoro e che Daisy dormiva nella sua cameretta.
Per tutto il tempo, anche a scuola, avevo tenuto i capelli di lato per non far vedere il succhiotto che Harry mi aveva fatto. Sarebbe stato imbarazzante se Marco l'avesse visto.  
Approfondimmo la nostra ricerca, tra libri e internet, e dopo un'ora, la piccola Daisy fece ingresso in camera, dicendo che aveva avuto un brutto sogno. Marco la consolò e la fece sedere sulle sue gambe, iniziando a farle il solletico. Le diede qualche foglio e qualche pastello e lei si mise a terra iniziando a colorare, mentre noi finivamo la nostra ricerca. 
Finimmo dopo tre ore, e fummo piu' che soddisfatti del risultato. 
Guardai l'orario e mi resi conto che era davvero tardi.
- Oddio, è tardissimo! Devo tornare a casa! - mi alzai e posai in fretta e furia le mie cose in borsa.
- Aspetta che ti accompagno. - si propose Marco.
Non poteva accompagnarmi con la sorellina, in piu' sullo scooter. 
- No, Marco. Vado da sola, tu resta qui con Daisy. - insistetti mentre indossavo il cappotto. 
- Non puoi tornare da sola a casa. E' buio, Hope. - 
- Mi farò venire a prendere da mio zio, non preoccuparti. - 
- Hope .. - mi rimproverò.
- Marco, sul serio. - 
Mi accompagnò alla porta, con Daisy in braccio. 
- Sei sicura? Perchè non è un .. - 
- Non preoccuparti, mi farò venire a prendere vicino alla fermata del bus. Tranquillo. - lo rassicurai.
- Quando arrivi a casa, mandami un messaggio, chiamami, fammi sapere che sei viva. - 
Risi. - Certo. - 
- Dì ciao a Hope. - mormorò Marco a Daisy. 
- Ciao. - mi disse salutandomi timidamente con la mano.
Io ricambiai, ricevendo anche un tenero bacio sulla guancia. Era così tenera.
- Ci vediamo domani a scuola. - salutai Marco prima di voltarmi e uscire dal vialetto di casa sua.
Iniziai a camminare, stringendomi nel cappotto per via della scia di vento che mi scompigliò lievemente i capelli. 
Presi il mio cellulare, intenta a chiamare mio zio, quando una macchina si fermò accanto al marciapiede, frenando bruscamente. Sobbalzai per lo spavento. 
Mi voltai e la riconobbi subito. Il finestrino si abbassò, rivelando la figura di Harry mentre stringeva con forza il volante.
- Sali. - sibillò.
Inarcai il sopracciglio, sorpresa dal modo in cui si era rivolto a me. Era ancora arrabbiato.
- Avanti Hope, sali in macchina. - 
Mi avvicinai all'auto, aprii la portiera e mi sedetti sul sedile, facendomi avvolgere dall'aria calda che c'era nella macchina. 
Per un tratto, non parlò nessuno dei due. In macchina calò un silenzio fastidioso, non riuscivo a reggerlo nemmeno io. Decise lui di romperlo.
- Com'è andato il tuo pomeriggio studio? - notai il suo tono infastidito.
- Come se ti importasse. - 
- Oh, mi importa eccome. -
- Tanto, anche se ti spiegassi com'è andata, tu non mi crederesti comunque. Hai già tratto le tue conclusioni senza che io ti dicessi niente, vero? - 
Mi voltai verso di lui e lo vidi stringere ancora di piu' il volante, con la mascella contratta.
- Appunto. - commentai. - Ma per tua informazione, non siamo stati tutto il pomeriggio a baciarci e a coccolarci come tu pensi. - 
- Io non penso questo. - 
- Oh no, certo, tu pensi che noi abbiamo fatto sesso. Giusto. - 
- Hope, smettila. - 
- No Harry, smettila tu! - sbottai. - Abbiamo passato tutto il pomeriggio sui libri a fare una cazzo di ricerca sul bullismo senza nemmeno fermarci un attimo, e non facevo altro che pensare a quello che avevo passato con Mike! - pronunciare quella frase mi fece venire i brividi. - Ma poi ho pensato anche al mio ragazzo che sta diventado fin troppo geloso di un ragazzo che oggi non mi ha nemmeno sfiorata! - 
- Se anche lo avesse fatto, o se addirittura ti avesse baciato, tu non me l'avresti detto per non creare casini! - 
- No, te l'avrei detto! Con calma, ma l'avrei fatto! Ma tu credi davvero che sarei capace di tenermi un bacio sapendo che in qualche modo ti starei trandendo? - 
- No. - 
- E allora?! - 
Lui sospirò profondamente, proprio come faceva quando si innervosiva maggiormente. La sua presa sul volante aumentò, facendo fare la nocche bianche. 
- Che poi, come sapevi che Marco abitava lì? - 
Lui non rispose, continuò a tenere gli occhi fissi sulla strada. Il suo silenzio mi portò ad una sola conclusione.
- Mi hai seguito. - affermai abbastanza sorpresa. 
Il suo continuo silenzio era una conferma.
- Dio, non posso crederci. - mormorai scuotendo la testa. 
- Ti ho aspettato. - tentò sempre con quel suo tono duro.
- Aspettato?! Harry, ci stavi spiando! - 
- Cosa avrei dovuto fare, eh?! - 
- Avresti dovuto fidarti di me! - 
Mi resi conto che eravamo arrivati fuori casa mia solo quando lui frenò abbastanza bruscamente, ma ero fin troppo rigida da riuscire a sentire quel leggero impatto. Non riuscivo a credere a cosa lui era stato capace di dirmi per tutto il tempo del viaggio. Ero furibonda. Come aveva potuto seguirmi e spiarmi, dopo che qualche giorno prima mi aveva detto che si fidava di me? 
Mi passai una mano tra i capelli, cercando in qualche modo di calmarmi. Lui continuava a guardare davanti a se, respirando profondamente. Io facevo altrettanto.
- Tu non ti fidi di me. - affermai con voce bassa. Quel mio tono di voce mi stava portando alle lacrime, proprio quelle che si stavano formando nei miei occhi in quel momento.
- Hope, non è che non mi fido di te, è che .. - già sapevo dove la sua frase stava andando a parare, così lo interruppi.
- No! Non dire che non ti fidi degli altri perchè non è così! Non usarla come scusa! - sbottai.
Lui imprecò mettendosi le mani nei capelli. Io fui abbastanza veloce da asciugare una lacrima che era caduta sul mio viso. Presi la mia borsa e uscii dall'auto, non riuscendo ad incontrare i suoi occhi, proprio come per tutto il tragitto.
- Hope, torna in macchina! - urlò.
Mi voltai. - Quando ti sarà passata, fammelo sapere! - urlai a mia volta.
Aumentai il passo verso la porta di casa mia, cercando in fretta e furia le chiavi. La aprii e la sbattei, correndo al piano di sopra ignorando le domande confuse di George.
Mi chiusi in camera dove fui libera di piangere. Era piu' un pianto di rabbia, e mentre le lacrime mi rigavano le guance, non potevo fare a meno di chiedermi perchè il mio ragazzo non si fidasse piu' così tanto di me. 
 
Harry.
Guardai Hope allontanarsi dall'auto, nonostante io le dicessi di tornarci, e il mio tentativo di rincorrerla fu inutile quando vidi che si chiuse in casa. 
Mi sedetti di nuovo sul sedile chiudendo la portiera, sbattendola. Imprecai nuovamente, passandomi una mano tra i capelli, stringendoli con forza.
- Cazzo! - sbottai colpendo il volante.
Perchè non ero riuscito a spiegarmi come volevo? Perchè mi era così difficile dirle che, semplicemente, avevo paura di perderla e perciò mi comportavo così? Le parole sembravano non voler uscire dalla mia bocca e se uscivo, uscivano sbagliate; proprio come era successo.
Non avevo avuto la possibilità di spiegarmi meglio e nemmeno lei me l'aveva data. Era questo che mi faceva incazzare di piu'. 
Accesi il motore e guidai verso casa mia, senza smettere di pensare alla discussione avuta con Hope poco prima. Se solo mi fossi espresso meglio, se solo fossi riuscito a spiegarmi meglio, forse avrebbe capito. Le avrei parlato solo quando sarei riuscito a sbollire la rabbia, perchè solo quello provavo in quel momento: rabbia. Rabbia perchè lei non mi capiva; rabbia perchè io non riuscivo a spiegarmi; rabbia per la mia assurda gelosia; rabbia per tutto. 
Parcheggiai l'auto nel garage ed entrai in casa, salendo direttamente in camera evitando i miei genitori. 
Chiusi la porta di camera mia, sbattendola fortemente. Sentii i borbottii confusi di mia madre, ma sapevo che non sarebbe entrata in camera per chiedere spiegazioni. 
Mi stesi sul letto poggiando un braccio sui miei occhi. Riuscii poco dopo a calmarmi nonostante il continuo pensiero di Hope e le sue parole. Il pensiero di lei e Marco insieme mi faceva stringere a pugno la mano, quasi a farmi male. Perchè non riusciva a capire come io mi sentissi? Per tutto quel tempo era stato così facile farlo. Hope riusciva sempre a capirmi, perchè adesso non lo faceva o almeno ci provava? 
- Cazzo sbatti a fare la porta, eh? - si lamentò Gemma entrando in stanza.
- Gemma, seriamente, vaffanculo. - 
- Perchè sei così arrabbiato? - domandò sedendosi sulla sedia vicino alla scrivania.
- Non ne voglio parlare. Ora esci. - 
- Hai litigato con Hope? - 
- Ti ho detto che non ne voglio parlare. - 
- Se non me lo dici tu, me lo dirà lei. - mi sfidò.
- E allora fattelo dire da lei. - 
- Ma io voglio sentirtelo dire da te. - 
- Non ti dirò niente. Adesso vattene. - 
- E' la questione gelosia? - 
- Porca troia, te ne vai a fanculo?! - 
- No. - 
Mi stava facendo innervosire piu' di quanto non lo fossi già. Ci mancava solo lei. 
Mi alzai dal letto e mi avvicinai alla porta, intento ad uscire.
- Dove vai? - domandò.
- Cazzi miei. - 
Scesi velocemente le scale e prima che potessi varcare la porta d'ingresso, mia madre mi fermò.
- Dove stai andando? - dovevo essere educato con lei.
- Vado a fare un giro. - 
- Harry, ma è .. - 
- Tornerò presto. - la precedetti e fui libero di uscire.
Uscii di casa e sospirai profondamente. Sarai stato un pò piu' tranquillo, almeno così speravo.
Misi le mani in tasca e iniziai a camminare. Non so dove e per quanto tempo camminai, non avevo una meta precisa, ero solo immerso nei miei pensieri. Cosa avrei dovuto fare? Saremmo mai usciti da quella situazione? Avremmo mai avuto un chiarimento? Qualcosa tra noi era cambiato? 
- Harry? - mi chiamò qualcuno.
Mi voltai per poi riconoscere la figura di Zayn che mi veniva incontro.
- Zayn, che ci fai qui? - 
- Sto andando a casa dei Clarkson. Louis mi ha chiamato dicendomi che non trova Niall e che è ubriaco marcio. - 
Io annuii, non sorpreso della notizia. I gemelli Clarkson davano sempre feste. I loro genitori erano sempre in viaggio per lavoro.  
- Tu che ci fai qui? - mi domandò.
Feci spallucce. Probabilmente aveva capito che non volevo parlarne e non insistette a farmi domande. 
- Dai, vieni a darmi una mano. Probabilmente si sarà ubriacato anche Louis dopo avermi chiamato. - 
- Molto probabile. - risi. 
Ci incamminammo insieme verso la casa dei due gemelli, che non era molto lontana da dove ci eravamo incontrati. 
Quando svoltammo l'angolo, la musica si sentiva fin lì. La loro casa non sembrava essere nemmeno tale, ma una reggia. Davano sempre le feste piu' grandiose e per un periodo le frequentai anch'io, ma poi si venne a sapere che ci girava la droga e lasciai perdere. 
Io e Zayn entrammo e venimmo sovrastati dalla musica. C'erano ragazzi e ragazze che si strusciavano a vicenda e il caldo che si sentiva lì dentro era insopportabile, come la puzza d'alcool. 
- Vado a cercarlo da questa parte, - indicò la sua sinistra. - tu vai di là. - mi indicò verso il salone dandomi qualche pacca sulla spalla. 
Nonostante la tentazione fosse ovunque, sapevo che Zayn non si sarebbe fatto distrarre.  Sapeva quando doveva divertirsi e quando doveva essere responsabile, come in quel momento. 
Feci come mi disse e quando entrai nel salone, c'era un enorme folla al centro della stanza che ballava, o meglio, si strusciava a vicenda. Superai il mucchio di gente, cercando il viso di Niall, ma nulla. Uscii e andai in cucina, ma nemmeno lì c'era. Quando ritornai in salone, riconommi una chioma bionda e sperai con tutto me stesso che lei non mi avesse visto. Mi voltai e tornai nel salottino dell'entrata, dove trovai Zayn.
- Niente. - urlai cercando di farmi sentire.
- Nemmeno da questa parte. - rispose lui. 
- Vado a vedere fuori. - dissi. 
Mi recai in giardino, sperando che lui fosse lì, ma invece che Niall, trovai Louis. Era con una ragazza a baciarsi, la quale mi dava le spalle. Lo focalizzai meglio e capii che era sobrio, a differenza di lei. Quando guardò verso di me, mi fece un gesto di vittoria ed io ricambiai. 
Guardai tra gli altri ragazzi presenti lì, ma Niall non c'era. Probabilmente era in camera con una ragazza a soddisfare i suo bisogni ed io non avevo di certo voglia ed intenzione di andare a controllare nelle camere da letto. Lo avrebbe fatto Zayn, forse.
Rientrai in casa e tornai in salone, sperando che il combinaguai irlandese fosse andato da quelle parti.
Il calore che c'era in quella casa mi stava facendo iniziare a sudare e mi venne sete. Mi avvicinai al bancone delle bibite, cercando un bicchiere pulito e me lo riempii con quella che doveva essere vodka. Me ne versai un pò, bevendola tutta d'un sorso. Sapevo reggere l'alcool, non era un problema per me. 
Guardai meglio le persone in pista e riconobbi molte facce familiari: erano tutti studenti della scuola, tranne che per qualcuno. Evidentemente la notizia si era diffusa anche al di fuori della scuola. 
Tra loro, camminava un ragazzo coi capelli biondi e pensai fosse Niall.
Posai il bicchiere sul tavolo e mi avvicinai al ragazzo. Gli misi una mano sulla spalla e capii che non era lui solo quando si voltò. Mi allontanai frustrato e tornai al mio precedente posto, cercando ancora Niall con lo sguardo. Dove cazzo era?
Ripresi il mio bicchiere tra le mani e bevvi la vodka restante. Il suo sapore era diverso, strano, non come quello di prima, ma la bevvi tutta ugualmente. 
Decisi di spostarmi di lì e di andare a cercare il mio amico da qualche altra parte. 
Poco dopo, quando entrai in un altro salone, iniziò a girarmi la testa. Barcollavo tenendomi vicino al muro, così mi sedetti su una sedia che era lì. Era inspiegabile. Avevo bevuto solo un pò di vodka e non poteva farmi già questo effetto. La testa mi pulsava forte ed era così pensate che dovetti tenermela con le mani. Cercai di rimprendermi in qualche modo, ma con scarsi risultati. 
I ricordi di quella sono abbastanza sfocati, e tutto quello che ricordo, dopo il forte mal di testa, era la mano di qualcuno che mi conduceva sulle scale, per andare al piano di sopra. 

 
— • • —



Macciaaaaaao.
Avete visto? Sono sempre puntuale, IO.
.... HAHAHAHAHA.
ma a chi voglio prendere in giro.
Lo so, lo so. 
Sono in ritardo, come sempre.
Oramai fa parte di me.
Ma voi mi amate lo stesso, vero? Vero. ma aw.

Bene, bene, bene.
Avete visto? I due piccioncini hanno litigato.
Non so voi, ma a me Harry incazzato piace un casino.
Che sarà successo alla festa? mh. 
Chi lo sa.


Recensiiiiiiiiiiite con la massima sincerità,
come sempre.


La storia è arrivata a piu' di 500 recensioni
ed io sto sclerando da giorni, sahjdgshja.
E poi, il primo capitolo è arrivato a piu' di

10.000 visualizzazioni.
OMFG. 
cioè, sclero. sahjdashjsad.
Tutto grazie a voi.

Ringrazio come sempre le persone che leggono e recensiscono 
la storia.
Amo anche le lettrici silenziose, eh. 
Io amo tutte uu
E amo anche le ragazze di twitter che mi fanno 
i complimenti. sahjgasdhj.
Io sclero come una cogliona quando mi menzionate
e mi parlate di quanto vi piace la storia. aw. aw. aw.
E comunque, se volete parlare con me, 
potete farlo, eh. Non vi mangio mica, lol.

twitter: @infinitiynaples


Adesso mi dileguo.

Vi amo tantissimo.
chiss chiss, peppina.

crediti banner: @Chiara_88

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Capitolo 27
*** Destroyed love. ***





Destroyed love.

 

 

Hope.
Ero seduta sul letto, con le gambe portate al petto e il mento poggiato sulle mie ginocchia da lunghi minuti che per me sembravano ore. Avevo smesso di piangere e mi ero soffermata piu' che altro sui miei pensieri e su quello che probabilmente Harry stesse pensando fino a condizionare le sue azioni. Guardando un punto fisso della stanza, continuavo a chiedermi perchè avevo perso la sua fiducia, così, di punto in bianco. In cosa avevo sbagliato? Perchè dubitare di me proprio quando stava andando tutto così tremendamente bene tra noi? 
Seppure avrei voluto incolparmi, qual'era stato il mio errore? 
Era addirittura arrivato al punto da venirmi a spiare. Questa cosa mi feriva e mi faceva incazzare allo stesso tempo. Cosa aveva da preoccuparsi dopo quasi quattro mesi che stavamo insieme?
In macchina non era stato capace nemmeno di darmi una spiegazione e questo mi faceva intuire che nemmeno ne avesse una degna da incazzarsi sul serio con me. 
In quattro mesi non avevamo mai avuto un litigio del genere, e in quelli precedenti, avevamo sempre parlato subito, ammettendo le nostre insicurezze e pensieri. 
E se avessi sbagliato realmente io senza rendermi conto dell'errore fatto? Si.
Iniziai a prendermela con me stessa, per quella probabile risposta. Forse avevo sbagliato realmente io e non mi rendevo conto che lo stavo lentamente perdendo. Quel solo pensiero mi fece cadere altre lacrime poggiando la testa sulle mie braccia. Mi sentivo così sola e non sapevo cosa fare. Una parte di me diceva che avremmo risolto, come sempre, e sarebbe tornato tutto come prima, ma l'altra parte, aveva un brutto presentimento. 
- Hope .. - mi chiamò dolcemente mio zio.
Sentii la maniglia della porta abbassarsi ma l'avevo chiusa a chiave.
- Non vuoi farmi entrare? - 
Non risposi e mi asciugai le guance.
- Non ne vuoi parlare? - 
- No .. - 
- Devo uccidere il tuo ragazzo? - quelle due ultime parole mi provocarono una stretta allo stomaco, sconosciuta. 
- No. - 
Sospirò. - Cosa vuoi mangiare? - 
- Non ho fame. - 
- Hope .. - tentò.
- Sto bene, George, solo che non ho fame. - 
- Non ti convincerò mai. - borbottò. - Okay, va bene. - disse e sentii i suoi passi mentre scendeva le scale. 
Mi stesi sul letto poggiando la testa sul cuscino, pensando alle stesse cose, stessi pensieri, stesse paure. Se avessi perso Harry, per un mio sbaglio, non me lo sarei mai perdonato.
Sobbalzai quando sentii il mio cellulare squillare. Lo presi e risposi.
- Pronto? - 
- Menomale, sei viva! - esclamò.
- Oddio, scusa Marco! Me n'ero completamente dimenticata! - 
- Non preoccuparti, stavo solo per chiamare la polizia. - 
Risi. - Be', sono a casa sana e salva. - tirai su col naso.
- Stai bene? - 
- S-si .. - 
- Cosa è successo? - 
Riuscivo a nascondere il dolore che avevo ogni volta che Mike mi picchiava, e non riuscivo a mentire su litigate così. C'era qualcosa che non andava in me. 
- Ho litigato con Harry. - ammisi.
- Perchè? Se posso saperlo. - 
Col tempo, avevo imparato anche a fidarmi di Marco. Oramai era un amico per me, come un Louis o Liam. In quel momento, mi sentivo sola e spaesata, sapevo che potevo parlarne con lui.
- Onestamente, non lo so. In questo periodo è diventato fin troppo geloso quando prima non lo era e non ne capisco il motivo. E' come se mi stesse .. soffocando ed io per non creare casini gli lascio allentare un pò la presa, ma un'altra minima cosa e lui riprende a stringere. E il punto è che non so cosa io abbia fatto di sbagliato. Non è capace nemmeno di spiegarmelo, usa delle scuse. - 
- E' colpa mia. - affermò.
- Cosa? No, Marco. - 
- Oh, avanti Hope. Lo so che vorrebbe uccidermi, non sono cieco. - 
Sospirai. - E' che non ne vedo il motivo .. gli ho detto tanto volte che tu per me sei solo un amico. - 
- E' una cosa istintiva. Se lui ti vede con qualcun'altro, subito parte in quarta e inizia ad ingelosirsi. Ma non è colpa tua, con tutto che si fida di te, lui ha semplicemente paura di perderti. - 
- .. E allora perchè non me lo dice? -
- Questo non lo so. Ma, per rendervi le cose piu' facili, puoi dirgli che io sono gay e finisce lì. - 
- No, Marco. Se non te la senti ancora di dirlo a qualcuno oltre me, io non glielo dirò. - 
- Va tutto bene, Hope, puoi dirglielo. Così pian piano potrò uscire allo scoperto, se possiamo dire così. - 
- Davvero posso? - chiesi con un pizzico di speranza.
Lo sentii sorridere. - Si. -
- Grazie, Marco. - 
- E di che? Ora chiamalo, così non vorrà più uccidermi. - 
- Okay, ci sentiamo domani. Buonanotte. - 
- 'Notte anche a te. - 
Chiusi la chiamata e mi morsi il labbro cercando di trattenere il sorriso idiota che stava nascendo sul mio viso. Le cose tra noi sarebbero tornate come prima ed Harry non sarebbe stato così geloso nei confronti di Marco e speravo che non lo fosse con nessun'altro, anche se dubitavo accadesse. Ma, prima di dirgli che Marco era omosessuale, avrei voluto avere una sua spiegazione. 
Andai nella rubrica e cliccai sul suo nome. Portai il telefono all'orecchio e attesi che rispondesse, ma niente. Il telefono continuava a squillare, ma Harry non rispondeva, lo trovai strano. Forse non voleva, addirittura, rispondermi? 
Attaccai la chiamata e mi alzai da letto, indossando nuovamente le scarpe. Se non voleva nemmeno rispondermi al telefono, cercando almeno di darmi una spiegazione, sarei andata a cercarlo io, nonostante non avessi sbagliato io. O almeno così credevo.
Rimediai un pò con le dita al trucco oramai colato per via delle lacrime, e anche se il risultato non era dei migliori, poco mi importava. 
Aprii la porta e scesi infretta le scale, andando verso la porta d'ingresso.
- Dove vai? - chiese George.
- Da Harry. - 
- Hope, è tardi e .. - 
- Tornerò presto sana e salva, promesso. - 
Non gli diedi il tempo di obiettare che chiusi la porta e iniziai ad incamminarmi con passo svelto verso casa Styles. 
Quando arrivai, trovai a parlare fuori la porta Gemma e Liam.
- Ehi. - li salutai.
- Hope, che ci fai qui? - chiese Gemma.
- Devo parlare con Harry. E' di sopra? - 
- No, ehm .. Harry non è qui. - 
La guardai confusa. - E dov'è? - 
Lei e Liam si guardarono, quasi dispiaciuti.
- Gemma, dov'è Harry? - chiesi nuovamente.
- E' a casa dei Clarkson. - rispose Liam.
- Alla festa? - domandai.
Il loro silenzio era una conferma per me. 
Scossi la testa. - Che stronzo. - commentai.
- No, non è come pensi. - disse Liam. - Niall e Louis erano alla festa, Niall si è ubriacato e Louis non lo trovava più. Ha chiamato Zayn e Harry per dargli una mano. Hanno chiamato anche me adesso. - 
- L'irlandese ha fatto una strage. - commentò Gemma.
- Bene, devi andarci? Perchè se no ci vado da sola. - 
- No, andiamo. - 
- Aspettate, vengo anch'io. - 
- E tu che vieni a fare? - le chiese Liam.
- Tu, ad una festa, con troiette che si buttano addosso, da solo? Ma manco morto, Payne. - 
Gemma entrò dentro convincendo i suoi che sarebbe tornata tra pochi minuti e tutti e tre ci incamminammo verso la casa dei Clarkson. 
Arrivati a metà strada, potemmo sentire già la musica e quando svoltammo l'angolo, mi stupii di quanto fosse grande la loro "casa". Come minimo, erano cinque case messe insieme, a due piani. Sembrava una piccola reggia. 
Entrammo e mi si rivoltò lo stomaco appena sentii la puzza d'alcool. I miei occhi studiavano la casa, e tutto quello che potevo vedere, erano ragazzi e ragazze che si strusciavano tra loro. 
- Oh, eccovi finalmente! - 
Ci girammo per vedere Zayn tenere Niall stretto a se per non farlo cadere. L'irlandese era ridotto davvero male, nonostante avesse un sorriso da ebete sulla faccia. L'alcool fa brutti scherzi, a volte.
Liam, vedendo Zayn un pò in difficoltà, prese Niall dall'altra parte facendolo appoggiare il suo braccio sulla sua spalla, sorreggendolo. 
- Dov'era quest'idiota? - domandò Gemma.
- Al piano di sopra, seduto davanti ad una camera da letto, a bere vodka. - spiegò il moro.
- Tu sei Esmeralda? Io sono il tuo Armando. - borbottò Niall verso Liam.
- Sta messo male. - commentò quest'ultimo.
- Louis? - chiese Gemma.
- Dovrebbe essere .. - Zayn si guardò intorno. - .. eccolo. -
- Tutti qui? Oh, che bello. - esultò Louis, il quale sembrava piu' che sobrio.
- Louis, dobbiamo portare Niall a casa. E' messo malissimo. - disse Liam.
- Lo porterò a casa mia, la madre sclererà di brutto se lo vedrà in quelle condizioni. - 
Tutti sembrarono d'accordo e annuirono. 
D'improvviso, sentii una mano posarsi sul mio fianco e venni tirata fortemente ad un corpo. Alzai lo sguardo per vedere Eric sorridermi maliziosamente.
- Ciao piccola, perchè non vieni a ballare con me? - 
- Levami le mani di dosso, Tate! - cercai di dimenarmi da lui, ma la sua presa aumentava.
- Avanti, è solo un ballo. - il suo viso si avvicinava al mio. 
Louis si avvicinò a noi, staccandomi da Eric. 
- Vai a divertirti da qualche altra parte, Tate. - 
- Che c'è Tomlinson, sei geloso? - 
- No, semplicemente non devi toccarla e devi andare a fanculo da qualche altra parte. - 
- Ma io voglio lei. - 
- Non la puoi avere, ora vaffanculo. - 
Lui sogghignò divertito, ma non rispose. Mi fece l'occhiolino e si voltò tornando nel salone.
- Stai bene? - mi chiese Louis. 
Mi massaggiai il fianco, dove Eric aveva aumentato la presa.
- Si, grazie Louis. - 
- Di niente. - mi sorrise.
- Dov'è Harry? - domandai.
- Da dove sono venuto io non c'era. - rispose Louis.
- Nemmeno da quest'altra. - disse Zayn. 
Da quando ero a casa avevo un brutto presentimento e il fatto che i ragazzi non l'avessero visto, mi facevano preoccupare maggiormente.
Salii le scale, nonostante le domande confuse degli altri, e mi incamminai verso il lungo corridoio, scansando le varie coppiette che si baciavano vicino ai muri. Una vocina mi diceva di tornare giù, l'altra di continuare a percorrere quel corridoio e forse, avrei dovuto ascoltare la prima voce. 
Alzai lo sguardo e sentii quasi il mio cuore fermarsi.
Harry era appena uscito da una camera, con la camicia semiaperta e i capelli disordinati. Teneva il capo abbassato. Ma il mio cuore perse un altro battito quando vidi che dietro di lui uscì un'altra ragazza, colei che lui diceva di odiare con tutto se stesso: Amber. 
Lei si sistemò il vestitino e nessuno dei due sembrò notare la mia presenza.  
Continuavo a guardare la scena, incapace di muovermi, di parlare, di fare qualcosa. 
Il ragazzo che amavo con tutta me stessa, mi aveva appena tradito con la ragazza che lui stesso diceva di odiare, disprezzare. 
Chissà come, trovai la forza di girarmi e tornare indietro mentre sentivo i miei occhi inumidirsi. 
Scesi le scale e corsi verso l'uscita, ignorando i richiami confusi dei miei amici. 
Camminai con passo svelto sul prato della casa e in quel momento, le lacrime iniziarono a rigare le mie guance. 
- Hope, aspetta! - urlò Gemma.
Ignorai i suoi richiami e continuai a camminare, non riuscendo a trattenere i miei singhiozzi.
Gemma mi si parò davanti, bloccandomi la strada. 
- Ehi, cosa è successo? - 
- Devo tornare a casa Gemma, spostati. - cercai di superarla, ma con scarsi risultati.
- Hope, perchè stai piangendo? Cosa è successo? - domandò di nuovo.
Mi fermai, portando le mani davanti al viso e iniziai a piangere piu' forte di prima.
Gemma mi abbracciò pur non sapendo cosa mi fosse successo, o cosa io avessi visto.
- Hope, dimmelo. - 
- Mi ha tradito, Gemma. Lui mi ha tradito. - 
- Cosa?! - domandò sorpresa.
- E' uscito da una camera con Amber e .. e .. aveva la camicia sbottonata .. lei era .. - mi bloccai, incapace anche di spiegare a causa dei singhiozzi.
- Con Amber? Ma .. no, non può essere lui. - 
- Era lui, Gemma! Era lui! - 
- Harry? Con Amber? Forse hai visto male, Hope. - 
- E allora vai a vedere! Guarda con i tuoi occhi! - sbottai allontanandomi definitivamente da lei.
- Hope, aspetta, torna qui! - 
Iniziai a correre, sentendo le lacrime bagnarmi nuovamente le guance e non sapevo nemmeno se stessi prendendo la strada giusta; in quel momento, mi lasciai guidare dai miei piedi senza il consenso della mia mente la quale era offuscata dal ricordo di Harry e Amber. 
Perchè lo aveva fatto? Perchè tradirmi così? Possibile che da un litigio così, lui avesse capito che forse non mi .. amava piu'? E se non mi avesse mai amato? 
Per quanto avrei dovuto prendermela con lui, l'unica che incolpavo era me stessa. Mi ritenevo una stupida. Stupida per essermi fidata di lui, stupida per avergli dato tutta me stessa, stupida per averlo amato così tanto, piu' della mia stessa vita. 
Arrivai a casa, aprii la porta e una volta chiusa, mi ci appoggiai, quasi sorreggendomi. 
- Hope? - mi chiamò mio zio.
Nel sentire la sua voce, corsi subito verso le scale, chiudendomi di nuovo in camera. 
Mi stesi sul letto poggiando la testa sul cuscino, il quale si bagnò a causa delle mie lacrime. 
Il tentativo di non pensare a lui, a "loro", fu del tutto inutile e la scena di loro due insieme non faceva altro che farmi piangere ancor di piu' in quel momento, così come per tutta la notte. 
 
Harry. 
Aprii gli occhi e feci un grosso sbaglio quando mi misi seduto sul letto. La testa iniziò a pulsarmi forte e provai a massaggiarmi le tempie per rimediare al dolore, ma con scarsi risultati. 
Mi guardai intorno e vidi che ero in camera mia, ma non riuscii a ricordarmi come ci fossi arrivato. Notai anche che ero completamente vestito, con i panni del giorno precedente. Iniziai a ricordare che la sera prima ero stato a casa dei Clarkson per andare a cercare Niall con Zayn, e che avevo bevuto un bicchiere di vodka sentendomi male, poi, il buio totale. Non ricordavo piu' nulla. 
Ero tornato a casa da solo? Probabilmente mi aveva portato a casa uno dei ragazzi. 
Non mi ero mai sentito così dopo una "sbronza", e avevo bevuto solo un fottuto bicchiere di vodka. Ero sempre stato in grado di reggere l'alcool, ora sapevo che effetto di merda poteva avere. 
Poggiai i piedi sul pavimento e misi i gomiti sulle ginocchia tenendomi la testa. Era così pesante.
Cercai il mio cellulare sul mio comodino ma lo trovai nella mia tasca dei jeans. Lo presi e guardai l'orario: le 12:16. Avevo dormito un bel pò. 
Sul display mi apparve la notifica di una chiamata persa, Hope. L'avrei chiamata poco dopo per parlare e chiarire, e questa volta avrei messo il mio orgoglio da parte e le avrei detto quanto mi dispace per essermi comportato da testa di cazzo senza fidarmi di lei. 
Mi alzai e mi avvicinai all'armadio prendendo una maglietta qualsiasi e una tuta, tanto per stare piu' comodo. 
Andai in bagno e mi feci una lunga doccia rilassante, dove lavai anche i miei capelli. Una volta finito, indossai i vestiti e asciugai i miei capelli e rispetto a come mi ero alzato, mi sentii un pò meglio. 
Quando uscii dal bagno, tornai in camera, dove mi stesi sul letto.
- Tu! Brutta testa di cazzo! - sbottò mia sorella entrando in camera avvicinandosi a me.
- Che cazzo urli?! - mi misi seduto.
- Oh, ho tutto il diritto di urlare, coglione! - mi colpì sul petto.
- Ma che cazzo ti prende? - mi massaggiai il punto dove mi aveva colpito.
- E me lo chiedi anche?! Guarda, ringrazia che ti voglio ancora un pò bene perchè abbiamo un cazzo di legame di sangue, se no ti avrei già ucciso. - 
- Di che parli? - chiesi confuso.
- Di che parlo?! Hai anche la faccia tosta di fare il finto tonto? Dio, ti ammazzerei. - 
- Gemma, ma che cazzo hai stamattina?! - 
- Che cazzo hai fatto alla festa ieri, eh? - 
- Oh, si. Ho bevuto un solo bicchiere di vodka e mi ha scombussolato l'organismo. - dissi. - Chissa' che cazzo ci hanno messo dentro. - commentai.
- Non parlo di quello. - disse seria.
La guardai confusa. 
- Perchè eri con Amber? - 
- Cosa? Con Amber? L'ho vista alla festa, ma lei non ha visto me ed io ho continuato a cercare Niall. - spiegai. 
- Oh, davvero? L'hai così evitata, tanto da portartela a letto?! - 
- Gemma, ma che cazzo stai dicendo? - 
- Hai tradito Hope, Harry. Ecco cosa sto dicendo! - 
- Io cosa? Non potrei mai farlo. - 
- Ma l'hai fatto e abbi le palle di dire la verità. - 
- Gemma, io non ho tradito Hope. Stai delirando. -
- Vi ha visti, Harry. - 
- Cosa? - 
- Lei ti ha visto uscire da una camera con lei e non sembrava che vi foste visti per una tazza di thè. - 
Mi fermai a guardarla negli occhi, sperando che stesse mentendo, ma i suoi occhi sembravano così sinceri. 
- E' uno scherzo di merda, vero? - 
- Harry, ammettilo una volta per tutte, non girarci intorno. - 
- Gemma, io sono andato alla festa a cercare Niall e ho bevuto solo un bicchiere di vodka che mi ha fatto stare male, poi non ricordo piu' nulla! - 
Lei mi guardò quasi dispiaciuta ma sembrò credere alle mie parole.
- Davvero non ti ricordi piu' nulla? - mormorò.
- Si. Non so di preciso cosa sia stato, forse quella vodka di merda, ma giuro che non ricordo nulla di ieri sera. - 
- Sei stato con Amber e Hope ti ha visto .. - 
Mi rifiutai di crederle. - No, mi stai prendendo per il culo. - 
- Ti hanno visto anche gli altri. Ti mentirei mai fino a questo punto sapendo quanto ci tieni a lei? -
- I-io non .. - sospirai, chinando il capo e tenendo la testa tra le mani. - .. io non ricordo, Gemma. Non ricordo nulla. - ammisi frustrato. - Che cazzo ho fatto .. - mormorai. 
Gemma si sedette accanto a me, sospirando anche lei. Forse aveva capito come mi sentivo: confuso e del tutto perso. Come facevo a non ricordarmi nulla? Come potevo aver tradito la ragazza che amavo? 
Mi alzai di scatto, andando verso il comò per prendere dei calzini e delle scarpette.
- Dove vai? - domandò mia sorella.
- Da lei. - risposi indossando le scarpe.
- Non credo ti ascolterà. - 
- Deve farlo, deve credermi. Ci proverò. - mi alzai.
- Non ha voluto vedere neanche me. - 
- L'hai sentita? - 
Lei annuì. - E' .. distrutta. - 
Non lasciai che mi dicesse altro. Presi il cellulare e scesi di sotto uscendo di fretta da casa. 
Iniziai a correre, nonostante il forte mal di testa, ma non mi importava. Dovevo andare da lei, dovevo spiegarle tutto, dovevo far si che mi credesse .. che mi perdonasse. 
Arrivai sotto casa sua e bussai al campanello, attendendo che mi apresse. Bussai varie volte, ma non venne ad aprirmi. Il battito del mio cuore accellerò, dopo che si era calmato per la corsa fatta poco prima. 
Presi il cellulare e chiamai al suo numero, sperando che mi rispondensse almeno lì, quando poi, sentii la musica del suo cellulare. Era lì, dietro la porta, ad un metro da me. 
- Hope, aprimi, ti prego. - mormorai.
Posai il cellulare nella tasca avvicinandomi alla porta, e la sentii piangere. Questo mi fece tremendamente male. 
- Hope, ti prego. - 
- No! Vattene! - urlò.
- Lascia che ti spieghi .. - 
- Ho detto di andartene! Vai via! - 
Sentivo il suo respiro pesante, e i suoi singhiozzi. L'immagine di lei piangere a causa mia mi faceva sentire così di merda che solo un suo sorriso sincero poteva curare il mio stato d'animo, ma sapevo che in quel momento non sarebbe mai accaduto. 
- Hope .. - 
Potevo, forse, comprendere il suo stato d'animo. Ero lo stronzo che non voleva mai piu' vedere, eppure, restavo lì, sperando che mi aprisse e che mi lasciasse spiegare. Io dovevo dirle come erano andate le cose, nonostante lo sbaglio che avevo fatto. 
- Vattene! - 
Non riuscii a controllarmi dalla mia rabbia e diedi un pugno nella porta.
- Hope, apri questa cazzo di porta! - sbottai.
La porta si aprì di scatto, rivelando la figura della ragazza che amavo con tutto me stesso.
- Che vuoi?! - 
Sentii quasi il mio cuore spezzarsi quando la guardai per la prima volta, in quel momento, negli occhi. Era distrutta, proprio come mi aveva detto mia sorella. I suoi occhi erano rossi a causa dell'eccessivo pianto e le sue guance erano bagnate dalle lacrime. Nei suoi occhi, potevo leggere il suo dolore, lo stesso che stava crescendo in me, e l'unico colpevole di tutto questo ero solo io.
- Hope, mi dispiace, i-io .. - 
- Ti dispiace? Dopo avermi tradito così ti dispiace? Hai avuto anche la faccia tosta di venire qui ..  e ora cosa vorresti? Hmm? Vorresti che io ti perdoni? Vorresti che torni tutto come prima? -
- Voglio solo che tu mi ascolti, ti prego. - 
- Che ti ascolti? E cosa dovrei ascoltare? Altre bugie? No, non resterò qui sapendo che mi stai mentendo. - 
- Non è andata come pensi .. - 
- Smettila di mentirmi! Ti ho visto con i miei stessi occhi, come puoi venire qui a dirmi il contrario?! - sbottò facendo cadere altre lacrime. - I-io .. - si bloccò, guardando altrove e cercando di trattenere qualche singhiozzo, poi mi guardò di nuovo. - .. Io ti ho dato tutto. Ti ho amato con tutta me stessa e il fatto che tu mi abbia .. tradito così, mi ha fatto capire quanto io sia stata così stupida in questi quattro mesi. - 
- Cosa? No, Hope .. - 
- E sai cosa mi ha ferito di piu'? Il fatto che tu abbia preferito andare ad una festa ad ubriacarti invece che parlare con me e chiarire il nostro litigio, che tra l'altro, non ho ancora capito perchè tu ti sia comportato così. - 
- Avevo paura di perderti! - 
- E me lo dimostri così?! Andando ad una festa e scopandoti la prima che ti capita?! - 
Guardai altrove, incapace di reggere ancora il suo sguardo che mi stava oramai distruggendo l'anima per il troppo dolore che stavo guardando. Tornai di nuovo a guardarla solo quando trovai il coraggio di pronunciare almeno il suo nome con altre parole di supplica.
- Hope, ti prego, ascoltami .. - 
Mi avvicinai a lei, intento a prenderle la mano ma lei si tirò indietro. Vederla tirarsi indietro sotto il mio tocco, era una delle cose peggiori che io avessi mai potuto vedere. Quello fu il gesto che in quel momento mi fece inumidire gli occhi, dopo tanto e tanto tempo.
- Hope .. - riuscii a dire.
- Ti prego, vai via. - mormorò.
Io rimasi lì, nonostante la sua richiesta, la sua supplica. Non volevo lasciarla, non così. Non avrei voluto mai lasciarla. Avrei voluto prenderla tra le mie braccia e stringerla forte, sentendo ancora il suo calore e rendermi conto di quanto la amassi e di quanto fosse così importante per me. Ma ora, stava finendo tutto ed io mi rifiutavo ancora di crederci. 
Hope alzò il capo e il mio cuore si spezzò nuovamente quando la guardai negli occhi e li vidi colmi di lacrime, lacrime che io stesso avevo causato.
- Ti prego. - mi implorò di nuovo. 
Sotto quell'altra richiesta, non riuscii a restare ancora a lungo lì, davanti a lei. Vederla piangere e stare lontano da me, era una scena così orribile che mi stava uccidendo dentro. 
Mi voltai, uscendo dal suo vialetto, e non ebbi nemmeno il coraggio di guardare di nuovo nella sua direzione perchè poco prima avevo sentito la porta chiudersi e il suo pianto riprendere da dove si era fermato.
Era davvero finita? Avevo davvero perso la persona piu' importante della mia vita? 
Mi misi le mani nei capelli e imprecai, odiandomi con tutto me stesso. I miei occhi erano ancora umidi, ma chissa' come riuscii a trattenere le lacrime che minacciavano di scendere.
Camminavo, non avendo una meta precisa, non piu' ormai. Hope era la mia meta e in ogni modo, la mia strada portava sempre da lei, ora non piu'. 
Mi stesi a terra, sul marciapiede umido fregandomene del tempo, il quale minacciava che sarebbe venuto a piovere. Le strade erano deserte ma anche se non lo fossero state, mi sentivo comunque completamente solo. 
Mi portai un braccio sugli occhi, cercando di nascondere le lacrime che silenziosamente scendevano dai miei occhi.
Ero del tutto perso e in quel momento ero consapevole di una sola certezza: avevo fatto lo sbaglio piu' grande della mia vita. 

 
— • • —



VI GIURO CHE HO UNA BUONA CAUSA PERCHE' HO FATTO COSì RITARDO(?).
Mi si era rotto il pc e giustamente non potevo scrivere il capitolo cwc
Mi dispiace così tanto, sul serio çç
Cercherò di farmi perdonare.

Allora, partiamo dal fatto che a me questo capitolo fa cagare, ma comunque
vi piace? mh.
Doveva essere un capitolo abbastanza importante, ma io
l'ho scritto di merda e mi
dispiace tantissimo, credetemi. 
Ma comunque, avete visto? Troia di una Amber.
E .. coglione di un Harry? mh.
Faccio commentare a voi uu

RECENSITE CON LA MASSIMISSIMA SINCERITA' :)

Graaaaaaaaaazie
alle persone che leggono e recensiscono la storia.
E, precisiamo, amo anche la lettrici silenziosissime uu
Peppina ama SEMPRE le sue peppines.

E grazie per i complimenti su twittah, yay.

Twitter:
@infinitynaples

Ora mi dileguo.
Vi ame tantissimo.
chiss chiss,
peppina.

crediti banner:
@Chiara_88
 

 



 

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Capitolo 28
*** Give me a reason. ***






Give me a reason.
 

Hope.
La sveglia suonò, ma io oramai ero gia' sveglia da chissa' quanto. Misi una mano su di essa e la spensi, concedendomi qualche altro istante di tranquillità.
Quel giorno sarei tornata a scuola dopo cinque giorni e anche se non volevo del tutto tornarci, dovevo. 
In quei giorni non avevo evitato solo la scuola, ma anche i miei amici, la mia migliore amica e ovviamente Harry. 
Erano passati cinque giorni dal nostro ultimo incontro e a me sembrava un'eternità.
Le parole che ci eravamo detti sotto il portico mi ronzavano in testa, o meglio, ciò che io gli avevo detto. Lui non era stato capace di spiegarmi, anche perchè non c'era nulla da spiegare.
Mi aveva tradito nel modo piu' brutto possibile e tutto ciò che volevo, era non rivedere mai piu' la sua faccia. E forse l'avrei fatto se non fosse stato che sarei dovuta tornare a scuola. 
Mi chiamava, mi mandava messaggi, ma io non lo rispondevo. Solo per una cosa gli fui grata: che non si presentò di nuovo sotto casa a cercare di nuovo di parlarmi. 
Come aveva potuto mentirmi? Perchè mi aveva tradito così? 
Ripensare a quelle domande mi portava a far cadere altre lacrime dai miei occhi, cosa che avevo fatto in tutto quel tempo. 
Non c'era cosa piu' brutta nel vedere la persona che ami con tutta te stessa, con cui hai condiviso tutto, per cui avresti fatto qualsiasi cosa pur di vederla sorridere, tradirti così e poco dopo, mentirti così supodaratemente, come lui aveva fatto. 
Come potevo dimenticarmi di lui così, di punto in bianco, dopo che avevamo condiviso così tante cose e momenti? 
Harry era stato il primo ragazzo che io avevo amato sul serio e il primo ragazzo con cui avrei voluto davvero passare il resto della mia vita. Ma evidentemente, per lui non era così. 
Lo odiavo. Lo odiavo per avermi fatto questo, per avermi mentito per tutto quel tempo, per avermi illusa .. lo odiavo quasi da star male, ma cosa peggiore, lo odiavo perchè mi mancava da morire. 
Andai in bagno a prepararmi e dopo aver finito, mi accorsi che come sempre, avevo fatto tardi. 
Uscii di casa in fretta e furia e mi incamminai verso scuola. 
Nella notte non avevo dormito un granchè. Non avevo fatto altro che pensare a lui in quei giorni e non vederlo per così "tanto" tempo, mi spaventava. 
L'ansia di incontrare i suoi occhi mi divorava e se avrebbe cercato di parlarmi, sapevo che non sarei riuscita a trattenere le mie lacrime. Era così difficile. Mi sentivo una stupida. 
Ero stata capace di sopportare la violenza di Mike per giorni interni e ora avevo paura di incontrare quello che, ormai, era il mio ex ragazzo. 
Prima di girare l'angolo della scuola, presi un respiro profondo e ripresi a camminare. 
Quando arrivai al cancello, decisi di non cercare con lo sguardo nessuno, volevo solo scappare all'interno dell'edificio perchè sapevo che lui era lì, nel cortile. 
- Hope! - 
Mi voltai per vedere Gemma corrermi incontro e abbracciarmi forte. 
- Ehi. - mormorai ricambiando l'abbraccio. 
- Brutta stronza, mi sei mancata tantissimo! - 
Sorrisi. - Anche tu. - 
Si staccò. - Perchè non mi hai chiamato? Pensavo fossi tornata dai tuoi. - 
- Cosa? No, no. E' che .. non ero dell'umore giusto .. - farfugliai.
- Tu puoi sfogarti con me, Hope. Puoi anche dirmi che Harry è uno stronzo di merda, tanto io glielo dico ogni giorno perchè so che è così. - 
Risi. - Lo so. - 
Gemma guardò dietro di me e il mio cuore iniziò a battere forte. Mi sentivo il suo sguardo addosso, nonostante non mi fossi girata a guardarlo. 
- Ti sta .. - 
- Lo so, lo so. - la precedetti. 
- Sento il tuo cuore battere fortissimo .. - mormorò. 
Presi il respiro profondo portandomi una mano tra i capelli. 
- Stai bene? - mi chiese.
- No. - 
- Io questa volta lo ammazzo sul serio. - 
- Lascia stare, solo, andiamo in classe. - 
- Hope, oggi è lunedì. - 
La guardai confusa. 
- Hai lezione con lui. - disse.
- Dio, no .. - chinai il capo portandomi una mano sul viso. 
- Ti sei fottuta il cervello, piccola Hope. - mi prese in giro.
- Io torno a casa. - 
- Hope, calmati. Non cercare di farti mettere i piedi in testa da una testa di cazzo come mio fratello. Ora tu andrai a fare matematica e te ne fregherai di lui, okay? - 
- Io non ce la faccio .. - mormorai abbassando il capo.
- Si, invece. Sei venuta fin qui, consapevole che ci sarebbe stato anche lui. Ora tu gli farai vedere cosa si è perso. - 
- E' abbastanza comico tutto questo. - 
- Perchè? - 
- Perchè mi stai incoraggiando a mandare a fanculo tuo fratello. - 
- Così deve essere e poi, è un coglione. Peggio per lui. - 
Risi. - Mi sei mancata, decisamente. - 
D'improvviso, sentii delle braccia avvolgermi la pancia e tirarmi su, girando poi su se stesso. 
Quando toccai di nuovo terra, mi voltai per vedere Louis sorridermi scherzosamente. 
- Oddio, sei viva! - esclamò abbracciandomi.
- Si, Louis, si. - 
- Oh, mi sei mancata piccola timidona. - 
- Anche tu mi sei mancato, mio adorato. - ricambiai l'abbraccio. 
Mi accarezzava i capelli con fare giocoso, come se fossi la sua bambina.
- E non sparire così perchè se no papà ti mette in punizione, hai capito? - 
Alzai il capo. - Ma non eri il mio adorato amante? - 
Fece spallucce. - Posso fare entrambe le cose. - 
Ridacchiai mentre mi staccavo da lui. 
Sott'occhio, intravidi qualcuno arrivare nella nostra direzione dietro di lui. Il mio cuore non si era fermato dal battere così forte, e chissa' cosa avrei fatto se solo avessi incontrato il suo sguardo, i suoi occhi. 
- Ehm .. i-io vado in classe. Ci vediamo dopo. - 
Mi voltai, avanzando il passo verso l'edificio. Sentii qualche richiamo confuso di Louis, ma non tornai indietro. Non potevo rischiare di incontrarlo, anche se sapevo sarebbe successo poco dopo.
Entrai in classe e Zack mi salutò subito. Ricambiai il saluto e fortunatamente c'era un posto libero vicino a lui, così mi sedetti lì. Fu abbastanza sorpreso del fatto che io mi fossi seduta accanto a lui, e quando mi chiese cosa fosse successo tra me e Harry, gli risposi che ci eravamo lasciati, non dandogli una spiegazione precisa. Non insistette sull'argomento e lo apprezzai molto. 
Restai a parlare e a scherzare con lui, finchè il professore non fece ingresso in classe. 
Fece l'appello e si fermò solo quando la porta della classe si aprì.
Abbassai lo sguardo, sapendo gia' chi fosse quella persona e ancora una volta, mi sentivo il suo sguardo addosso. 
- Styles, alla buon'ora. - 
- Scusi professore, ho fatto tardi. - quella voce.
- Vado a sedersi. - 
Io presi a scrivere cose insensate sul quaderno, tanto per tenermi distratta dal non tentare di guardarlo almeno per un secondo. 
Era proprio lì, di fianco a me, ci separava un metro di distanza, ma non lo eravamo solo fisicamente. Oramai, per quanto potessimo essere anche così vicini, eravamo distanti di mente, di cuore .. di tutto. 
Il professore iniziò la sua lezione ed io cercai di restare attenta, scrivendo gli appunti e cercando di svolgere gli esericizi nel modo migliore possibile ma questo mi fu del tutto difficile. Harry mi metteva in difficoltà col suo sguardo. Non avevo ancora incontrato i suoi occhi, ma sapevo che mi stava guardando, come era successo in cortile. 
Invece di concentrarmi sul nuovo argomento di matematica, la mia mente era focalizzata su Harry e sul suo sguardo su di me. Il mio cuore prese a battere forte, proprio come era successo un'ora prima. Perchè mi faceva quell'effetto? Non doveva. 
Ingenuamente, alzai il capo e dopo aver guardato la lavagna, portai il mio sguardo verso di lui. 
Incontrai i suoi occhi verdi per dei nano secondi, eppure il mio stomaco si contorse comunque. 
Quel contatto visivo così breve mi fece stare male, tremendamente. 
Mi venne in mente quando andai alla festa e lo vidi uscire da quella maledetta porta con Amber, e i miei occhi si fecero lucidi, ancora una volta. 
"Non piangere, non qui" mi ripetevo, ma mi era così difficile. 
- Professore, posso andare in bagno? - chiesi.
Il professore mi guardò un pò dubbioso. 
- Per favore. - 
- Vai. - 
Mi alzai dalla sedia e uscii infretta dalla classe. 
Alzai il capo, portando l'indice e il pollice al lato superiore del mio naso per cercare di fermare le lacrime che minacciavano di scendere dai miei occhi. 
Prima di allontanarmi dalla classe, sentii il professore richiamare qualcuno. 
- Styles, dove va?! - urlò. - Guarda che le metto una nota. - 
Si aprì la porta. - Ma metta quel che le pare. - borbottò. 
Risentire la sua voce mi fece contorcere di nuovo lo stomaco. 
Mi voltai, intenta ad andarmene nel bagno delle ragazze, dove forse avrei fatto cadere qualche lacrima in silenzio. 
- No, Hope, aspetta! - 
Harry prese il mio polso tra la sua mano e mi fece voltare. 
Dopo cinque giorni, incontrai quelle iridi verdi che mi portarono alla mente vari ricordi di noi. Quei ricordi, per quanto cercassi di non farlo, fecero cadere qualche lacrima sul mio viso. 
- Non voglio sapere i dettagli della tua scopata, quindi lasciami. - mormorai col capo basso, cercando di liberarmi dalla sua presa. 
- No, Hope. Ti prego, ascoltami .. - 
- Perchè? - sbottai. - Perchè dovrei ascoltarti dopo quello che mi hai fatto?! Dammi una ragione. - 
Lui mi guardò intensamente negli occhi e quel contatto fece riprendere a battere forte il mio cuore. 
- Perchè ti amo. - 
- Mi ami? - risi senza ironia. - Se mi amavi davvero, non mi tradivi, Harry. - dissi tra le lacrime.
- Hope, ero ubriaco! -
- E la ritieni una giusta giustificazione?! - 
- No, io .. - sospirò frustrato, passandosi una mano tra i capelli. - .. Quando abbiamo litigato, sono uscito di casa e ho incontrato Zayn che .. - si interruppe vedendo che io scuotevo col capo. Non ero capace di credergli e sapevo che non sarebbe accaduto. - .. Ti prego, Hope, ascoltami. - mi implorò. 
Incontrai di nuovo i suoi occhi e capii quanto lui avesse bisogno di spiegarsi, di dirmi come erano andate le cose secondo lui, ma per quanto potesse essere diverso l'inizio della storia, la conclusione era sempre la stessa ed era quella che faceva piu' male. 
Mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e incrociai le braccia al petto, pronta ad ascoltarlo. 
- Ho incontrato Zayn e mi ha detto che Louis lo aveva chiamato perchè non trovava Niall e che si era ubriacato. Sono andato alla festa non per divertirmi, ma per cercare il mio amico. - sottolineò quella frase. - Quando siamo arrivati, lo abbiamo cercato e ammetto di aver visto Amber, ma credimi Hope, non mi sono neanche avvicinato a lei. Ho cambiato stanza e l'ho evitata come faccio sempre. Mi sono fermato solo a bere un bicchiere di vodka. Uno solo, Hope, credimi. E poi mi sono sentito male. Dopo non ricordo piu' nulla. - 
- Cosa? - mormorai.
- Io non ricordo nulla. Non ricordo di essere stato con Amber, di averci anche solo parlato .. - 
Chinai il capo facendo cadere qualche lacrima sul pavimento e lui si bloccò a parlare solo nel vedermi così. 
Alzò la mano e la avvicinò al mio viso, tentando di darmi una carezza ma io mi scostai, tirandomi indietro. 
Sul suo viso apparve la stessa espressione di cinque giorni fa, quando sotto casa mia aveva tentato di prendermi la mano. 
- No .. - mormorai.
- Hope, io .. - 
- I-io non ti credo, Harry. - 
- Non ti avrei mai fatto una cosa del genere, Hope, mai. - 
- Ma l'hai fatto. - 
Sospirò ancora una volta, passandosi una mano tra i capelli e sul viso. 
- Mi avevi detto che nessuno mi avrebbe fatto del male .. - mormorai alzando il capo. Lui mi guardò negli occhi. - .. be', tu sei stato il secondo. - 
- No, Hope, io .. - 
- Bene, bene, bene. - esordì qualcuno. - Ecco i due piccioncini. - 
- Amber, vattene. - disse infastidito Harry. 
Girai il capo in modo che lei non potesse vedere le mie lacrime, e mi asciugai le guance con le maniche della maglia. 
- Come stai, Hope? - mi chiese. 
- Amber, ti ho detto di andartene. - insistette Harry. 
- Le stavi dicendo di come io e te ci siamo divertiti? - 
- Sta zitta. - sbottai. 
- Oh, le delusioni d'amore ti fanno diventare aggressiva? - ghignò.
- Se non chiudi quella bocca del cazzo lo diventerà anche la mia mano. - 
- E perchè dovrei? Infondo ti sto dicendo solo la verità. - 
Quello era troppo. 
Odiavo dover venire alle mani, preferivo parlare con la bocca, ma in quel momento non seppi nemmeno io cosa mi prese. 
La rabbia verso Harry e verso di lei, non mi faceva ragionare lucidamente. Almeno non in quel momento. 
Mi avvicinai a lei con fare pericoloso, e prima che potessi fare qualcosa di sbagliato, le braccia di Harry si chiusero sul mio corpo alzandomi e allontanandomi da lei. 
- Lasciami! - gli urlai cercando di liberarmi. 
La presa forte di Harry mi impediva quasi di muovermi e nonostante lui mi sussurrava all'orecchio di calmarmi, era del tutto inutile. 
Svoltò l'angolo del corridoio e mi lasciò solo quando mi opposi piu' violentemente. 
Mi voltai verso di lui, con le lacrime agli occhi, guardandolo con odio. Proprio quello che avevo provato in quei giorni verso di lui.
- Ti odio! - gli urlai contro. 
Lui non disse nulla, mi guardò semplicemente. Sembrò quasi capirmi. 
Mi avvicinai e iniziai a colpirgli il petto, continuando a ripetergli che lo odiavo, non smettendo di piangere. 
- Hope .. - tentò.
Non gli diedi ascolto, continuavo a colpirlo sul petto e sembrava che i miei colpi non gli facessero ne caldo ne freddo. Ma non mi importava. 
- Hope, guardami! - 
Mi bloccò i polsi costringendomi a guardarlo negli occhi, ancora una volta. 
I nostri occhi si incontrarono di nuovo e la stretta allo stomaco si fece risentire. Nei suoi occhi, potei vedere quanto fosse dispiaciuto di tutta quella situazione. Lui odiava vedermi piangere, soprattutto se era a causa sua e anche se non volevo dargli quel tipo di soddisfazione dopo quello che aveva fatto, non potevo farne a meno. 
- Ti amo. - mormorò. 
Evitai di guardarlo negli occhi. Avevo paura di vedere che mentiva, che quel tipo di sentimento tra noi in quei quattro mesi non ci fosse mai stato. 
La prese di Harry sui miei polsi si allentò e mi lasciò andare. 
Mi allontanai da lui, guardandolo per l'ultima volta e corsi via, uscendo e andando fuori in cortile. 
Mi sedetti vicino ad un tronco e mi resi conto che quello era lo stesso albero dove io lo avevo medicato, dopo essersi preso a botte con Eric a causa mia. 
Mi portai le gambe al petto e iniziai a piangere, sfogandomi per tutta la rabbia che provavo in quel momento. 
Sobbalzai quando sentii qualcuno sedersi accanto a me e mi rilassai solo quando vidi che era Marco. 
- Ehi, che succede? - domandò. 
Non lo risposi, lo abbracciai, cercando conforto, un minimo di protezione come quella che mi dava Harry. 
Riuscii a calmarmi e cercai di rimediare al trucco con le maniche della maglietta. 
- Ti va di dirmi che è successo? - 
Ci fu qualche minuto di silenzio e Marco non disse una parola, ed io lo apprezzai. Attese finchè io non parlai, iniziando a raccontargli tutto. 
 
Harry. 
Guardai Hope uscire dalla porta del cortile e la voglia di correrle di nuovo dietro per cercare di farla restare ancora un pò con me, era tanta. Ma sapevo che era comunque inutile. Mi odiava. Lo potevo capire dai suoi occhi, dalla sua voce, dalle sue lacrime. E non c'era cosa peggiore nel vedere la persona che ami, odiarti così tanto. Eppure, la capivo, perchè anch'io mi odiavo. Mi odiavo per averle indotto quel tipo di dolore, mi odiavo per essere la causa delle sue lacrime, mi odiavo perchè avevo permesso a me stesso di perdere la persona piu' importante della mia vita. 
Nonostante abbia provato a spiegarle come erano andate le cose, lei non mi credeva e questo era un'altra pugnalata al petto. Le avevo promesso così tante volte che mai l'avrei lasciata, che mai l'avrei fatta soffrire così tanto, e ora avevo rovinato tutto. 
Non riuscivo a smettere di pensare a lei mentre piangeva e le sue parole mi ronzavano in testa, colpendomi al cuore come una forte pugnalata che mi impediva di respirare. Ma ciò che mi faceva piu' male, era che io fossi stato il secondo ad indurle così tanto dolore. Mai avrei creduto di esserlo e mai speravo di esserlo, ma oramai era troppo tardi. 
In quel momento provavo rabbia, dolore, frustrazione, tristezza. Avrei potuto prendermela con tutti e l'unica cosa che feci, fu dare un pugno in un armadietto. 
La mano mi faceva male, ma poco mi importava. Non mi importava di nulla ormai, neanche di me stesso. L'unico mio pensiero era cercare di riavere la mia ragazza indietro, ma sapevo che forse non l'avrei mai riavuta. 
Tornai indietro nel corridoio e vidi che Amber era ancora lì. 
La guarda con disprezzo. Ero stato un emerito idiota, ma in parte la colpa era anche sua. 
- Un pò aggressiva la ragazza, eh? - 
Le puntai il dito contro. - Stammi lontano, hai capito? - 
- Mi ecciti quando sei così arrabbiato. - 
Cercherò di toccarmi il petto, ma le presi le mani e le tolsi bruscamente da me. 
- Ci siamo divertiti così tanto, io e te .. - 
- Puoi dirmelo all'infinito, ma tanto io non me lo ricordo. - 
- Posso rifrescarti la memoria se vuoi. - 
- Hai approfittato di me da ubriaco e solo in quel modo potevi perchè sapevi che non sarei mai stato con te. Ho fatto uno sbaglio, il peggiore della mia vita, nonostante io non me lo ricordi. Ma sappi che non si ripeterà piu' perchè ascoltami bene: io non avrò nulla a che fare con te. E se per caso ti passasse per la mente che io possa amarti, ti sbagli, perchè credimi, non riuscirò mai ad amare una ragazza come io amo Hope. Ora, lasciami in pace una volta per tutte, hai capito? - 
Amber non fu in grado di dire nulla, rimase lì davanti a me senza dire una parola e fu meglio così. 
Tornai in classe e il professore mi disse che mi aveva messo una nota. Non mi importava per niente.
Feci le mie rispettive lezioni e non incontrai Hope nemmeno nel cambio dell'ora nei corridoi. Per una parte volevo vederla, almeno per un attimo, ma dall'altra, preferivo evitare. Non volevo incontrare i suoi occhi e vedere che erano rossi perchè aveva pianto a causa mia. 
Quando andai in mensa, mi sedetti al solito tavolo con gli altri. 
Di certo quello non era il mio periodo migliore, e chi mi era vicino era Louis. A volte non diceva una parola, ma sapeva quanto Hope fosse importante per me e quanto mi facesse male vedere che l'avevo persa. 
Gemma mi dava dello stronzo ogni giorno, eppure non la biasimavo. Anche Liam mi capiva.
Zayn e Niall, semplicemente, non sapevano che fare. Ma apprezzavo lo sforzo che facevano. 
Tutti sapevano quanto fosse importante per me quella ragazza e non era facile dimenticarla così. Hope era unica, loro lo sapevano, come lo sapevo io. 
Gemma si alzò dal tavolo e andò a sedersi accanto ad Hope la quale la accolse con un dolce sorriso. Per un attimo mi si rallegrò il cuore nel vederla sorridere per un attimo. 
Anche solo guardala, mi si contorceva lo stomaco. Mi mancava così tanto. 
Dissi ai ragazzi che andavo un pò fuori a prendere una boccata d'aria. Non ne potevo piu' di vedere la mia, oramai, ex ragazza così distante da me quando poi la volevo tra le mie braccia. 
Andai a sedermi sugli scalini della caffetteria, prendendomela ancora con me stesso. 
Poco dopo, sentii qualcuno sedersi accanto a me e mi sorpresi nel vedere Marco. 
Non lo salutai nemmeno, non perchè ce l'avessi con lui, semplicemente perchè non sapevo nemmeno cosa dirgli. 
- So cosa è successo .. tra te e Hope .. - disse. 
Lo guardai. 
- Vengo qui in pace, voglio solo parlarti e non voglio farti sentire una merda piu' di quanto tu non ti senta gia'. - 
Guardai davanti a me, consapevole del fatto che avrebbe ripreso a parlare.
- Hope mi ha raccontato tutto e so che in parte è anche colpa mia. E' tutto partito da un malinteso, e sembrerà una presa per il culo nel venirtelo a dire adesso ma credimi, mai mi sarei messo in mezzo alla vostra storia. - in quel momento riuscii anche a credergli. - Forse se avessi parlato prima, tutto questo non sarebbe successo, ma in ogni modo, voglio essere sicuro che tu sappia che tra me e Hope non ci potrà mai essere nulla se non una sincera amicizia. - 
- Cosa devi dirmi, Marco? - 
- Io sono gay, Harry. - 
- Tu cosa? - 
- Già. La reazione che mi aspettavo. - rise. - Lo avevo confidato ad Hope e le avevo chiesto di non dirlo a nessuno, ecco perchè probabilmente non te l'ha detto subito. - 
- Cazzo. - mormorai prendendo la testa tra le mani. 
- Il tuo problema principale ero io ma credimi, l'ho capito troppo tardi per riuscire a spiegarti che niente era come forse pensavi tu. E quando avevo detto a Hope che poteva dirtelo così da non creare casini tra voi, il danno era già fatto. - 
- Non è colpa tua, Marco. Sono io che sono un fottuto idiota. - sospirai.
- Mi dispiace. - mormorò.
Sentii il vero dispiacere nella sua voce. 
In quel periodo non avevo fatto altro che dare la colpa a lui e ad Hope. Ero così accecato dalla mia gelosia, da non vedere come stavano realmente le cose. E ancora una volta, la colpa era mia. 
- So quanto tu tieni a quella ragazza e di quanto tu la ami, ma nonostante lo sbaglio che tu hai fatto, lei ti ama ancora. - 
- Lei mi odia e non la biasimo. - 
- Ma è ancora innamorata di te, come lo sei tu. Quello che c'è tra voi non è del tutto perso, credimi. - 
Mi aggrappai a quelle parole, che stranamente riuscirono a confortarmi, e per un attimo riuscii anche a sorridere. 
Marco mi diede due pacche sulla spalla e tornò dentro, lasciandomi da solo con i miei pensieri. 
Era come diceva lui? Non era davvero del tutto perso? Potevo riavere di nuovo la ragazza che amavo? 
Se c'era un modo, una soluzione, io avrei salvato quel che era il nostro amore. Avrei rimediato, in qualunque modo. 
Quando rientrai in mensa, il mio sguardo cadde di nuovo su di lei, dove alzò il capo e incontrò i miei occhi. Ci guardammo per dei secondi, che per me furono secoli. La gente mi superava, mi passava davanti, eppure il nostro contatto visivo sembrava non rompersi. Per me c'era solo lei, come sempre. 
Fu lei a rompere quel tipo di magia che c'era ancora tra noi, abbassando il capo. Quanto avrei voluto stringerla tra le mie braccia e poter risentire il suo amabile profumo. 
Feci le mie ultime lezioni e uscii da scuola, andando in cortile con gli altri, come al solito. 
Mi isolai poco dopo, andando sotto il mio solito albero, a pensare ancora. I miei pensieri si interruppero solo quando Eric mi si parò davanti con quel suo ghignò. 
- Ti sei divertito alla festa dei Clarkson, Styles? - 
- Vaffanculo, Tate. - 
- Lei ti era così fedele, tanto da non accettare neanche un ballo da me quella sera. - 
- Cosa? - 
- Già, peccato abbia rifiutato. Ma ora che non è più tua, avrò più possibilità di portarmela a letto. - 
Lasciai cadere la cartella a terra e mi avvicinai a lui con fare minaccioso. 
- Tu prova a toccarla, e giuro che .. - 
Lui si avvicinò a me. Eravamo muso contro muso. 
- Tu cosa, Styles? - mi sfidò. - Lei non è tua, non più ormai. Te la sei fatta scappare e anche io riesco a rendermi conto di quanto tu sia stato così stupido a farlo. Ma sai, dalla perdita di qualcuno, ci guadagna qualcun'altro. - 
Lo presi per la magliatta ed ero quasi pronto a dargli un pugno. 
- Avanti, fallo. Tanto non cambierà le cose. - 
Il mio sguardo puntò dietro di lui e notai che avevamo richiamato l'attenzione di alcuni studienti, tra cui anche quella di Hope. 
Era ferma sulle scale della scuola, con dei libri portati al petto. 
Lei odiava vedermi litigare con gli altri e usare le mani, soprattutto se la causa era lei. Riuscii a calmarmi solo grazie al suo sguardo che sembrava implorarmi di non farlo, di non creare casini, come faceva sempre. 
Allentai la presa e lasciai Eric, il quale mi rivolse un ghigno divertito mentre si allontanava lentamente, rivolgendo uno sguardo ad Hope. 
Presi la cartella da terra e cercai con lo sguardo la ragazza che amavo, ma lei si stava già allontanado dal cortile e prima di perderla di vista, notai che si asciugò una lacrima con la manica della maglia. Quella, fu un'altra pugnalata al petto. 

 
— • • —



Pensavate che ero morta, eh?
Be', sono ancora qui, per vostra sfortuna.
Sto cercando di distrarvi per non farvi pensare al ritardo che ho fatto.
lalalalalal.
non è una bella giornata?
cristo, piove anche. che merda.
Allora, peppines mie, che ne dite del capitolo?
A me piace e non piace. 
Mi piace per le cose che succedono, 
non mi piace per come l'ho scritto.
Ma e' una cosa oramai ovvia. 
Comunque, spero che a voi piaccia.

Ringrazio coloro che seguono la storia,
che la recensiscono, 
che la tengono tra le preferite, seguite e ricordate.
E, ovviamente, io amo anche le lettrici silenziose.
Peppina vi ama, ma shh. 
Ah, e grazie ai complimenti su twitter. 

Siete stupeeeeeeende.

Twitter: @infinitynaples

Ho scritto una os su Liam, vi andrebbe di passarci?
Ci tengo davvero ma davvero tanto.
E' ispirata a
"Love the way you lie" di Eminem e Rihanna (:
Fatemi sapere con una recensione lì se vi piace.



Bene, ora mi dileguo.
Vi ame.
chiss chiss,
peppina

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Capitolo 29
*** Memories. ***



a
a

Memories.
 

Hope.
Passavano i giorni, ed io mi rendevo sempre piu' conto di quanto mi mancasse Harry. Ed era quello che mi faceva piu' rabbia. Mi aveva fatto del male, era stata davvero la seconda persona a ferirmi così tanto dopo Mike, e sembrava che quel dolore non potesse bastare per colmare la sua mancanza. Ero tutto così ... sbagliato. Non doveva mancarmi, non così tanto, non dopo quello che mi aveva fatto. Era come se piu' lo odiavo, piu' mi mancava. Continuavo a chiedermi quando sarei uscita da quel triangolo così malsano: dolore, odio, amore.
Quel tipo di dolore, era ben diverso da quello che avevo provato con Mike. Non c'era cosa piu' brutta nel vedere la persona di cui ti sei fidata così ciecamente, tradirti e ferirti così. Specialmente se quella persona era ormai diventata il centro del tuo vivere. Sarà che forse quello era l'inizio e che non ero ancora capace di accettare che oramai la nostra storia era finita, che lui era ormai uscito dalla mia vita, o forse, non ero capace di accettarlo e basta.
Con Mike riuscivo, chissa' come, ad andare avanti e a nascondere tutto il dolore. Ma con Harry ... Dio, ogni volta che incontravo i suoi occhi, mi sentivo morire.
A scuola ci evitavamo, come se fossimo degli sconosciuti, e mi era così difficile farlo. Non era facile stare lontano dalla persona che ... ami, dopo esserci stata accanto in ogni momento, aver fatto l'amore, e sognare di avere una vita solo ed esclusivamente con lui.
Di solito, gli adulti ci dicono che le delusioni d'amore si superano perchè ci sono cose peggiori nella vita. Era vero, ma nessuno era capace di capire quel tipo di dolore. E' diverso per ognuno e per curarlo, c'è bisogno dell'amore dell'altra persona.
In quei giorni mi sentivo come se un coltello fosse conficcato nella mia trachea, e che mi impedisse di respirare, ma io continuavo a combattere per un pò d'aria.
Solo Harry sarebbe stato capace di togliere quell'arma d'acciaio e avrebbe curato le mie ferite, ma in tutto questo, c'era qualcosa di sbagliato. Ed ero io.
Una parte di me aveva un disperato bisogno di lui, e ogni tal volta che lo guardavo, mi invitava a correre da lui, abbracciarlo e a dirgli quanto ancora lo amassi.
Quella parte di me non doveva esistere, non dopo tutto quello che era successo. Ero così sbagliata. E nelle notti, dove le lacrime rigavano il mio viso, mi chiedevo constantemente se anche lui si sentisse così.
Posai alcuni libri nell'armadietto, e lo chiusi, poggiandocimi per un attimo.
Avevo deciso di saltare l'ora di italiano. Ero stata interrogata un paio di volte ricevendo buoni voti per la fine del terzo trimestre, e una piccola pausa potevo concedermela. La fine della scuola sarebbe stata a mio favore, perchè così non avrei rivisto Harry. Almeno non così tante volte.
I corridoi erano vuoti, se non per qualche ragazzo a spasso di qua e di la, forse con l'intenzione di scansarsi qualche interrogazione.
Mi incamminai verso la porta che conduceva al cortile della palestra. Avevo bisogno di un pò d'aria.
Incrociai le braccia al petto e camminai lentamente, guardandomi intorno. C'erano varie classi che praticavano educazione fisica. Quando mi voltai a sinistra, riconobbi anche lui. Era di spalle ed era impegnato a giocare a basket con Zayn e Louis. Sperai con tutta me stessa che non si girasse e mi vedesse, perchè non sarei stata in grado di reggere ancora un suo sguardo.
Mentre continuavo a guardarlo, mi venne in mente di quando in campetto, aveva cercato di insegnarmi come si tirasse a basket. Forse con scarsi risultati, ma quel che ricordo di quel momento, erano le sue braccia su di me, così come le sue mani sulle mie, che cercava di guidarmi con i movimenti e cosa piu' importante, non potrò mai dimenticare il battito del cuore così forte, che potevo sentire dato che era poggiato col petto sulla mia spalla. Mi resi conto che anche lui, ogni tal volta che eravamo vicini, si sentisse come mi sentivo io.
Ricordando quel momento, riuscii per un attimo anche a sorridere.
- Ciao piccola. - sussurrò qualcuno al mio orecchio.
Mi voltai di scatto incontrando gli occhi azzurri di Eric.
- C-ciao Eric. - balbettai. Non era in imbarazzo per la sua presenza, ma perchè mi aveva colto di sorpresa.
Indietreggiai di un passo, cercando di mantenere le distanze da lui. Ma queste non durarono molto, visto che lui continuava ad avvicinarsi a me.
- Che ci fai qui? - domandò.
Aveva anche lui la tuta della scuola, e la maglietta a giro maniche grigia che indossava, faceva vedere i muscoli delle sue braccia. Nella mano destra, teneva stretta la corda per saltare con entrambi i manici.
- Fatti i fatti tuoi. - cercai di essere scontrosa.
Lui sorrise ghignando. - Sei qui a guardare il tuo ex ragazzo? -
- E anche se fosse? A te che importa? -
- Oh, a me importa eccome. - si avvicinò a me. - Mi importa tutto di te. -
Aprì la corda, la posizionò al disopra del mio bacino e con i due manici mi attirò a se, facendomi aderire con il suo corpo. Le mie braccia erano posizionate sul suo petto e cercavo di dimenarmi da lui, ma era del tutto inutile. Ero in trappola.
- Sai, se fossi il tuo ragazzo, non ti lascerei mai andare. - mormorò.
- A-ah, no? -
Lui scosse il capo. - E non ti farei una cosa del genere, cosa che lui ha fatto. -
- Oh, certo. Tu avresti fatto molto peggio. -
- Tu dici? - mi sfidò.
Annuii. - Mi avresti tradito ogni ora del giorno, senza avere un minimo di rimorso. -
- Perchè, credi che lui ne abbia? -
Abbassai lo sguardo, consapevole del fatto che forse lui aveva ragione.
- Perchè non mi guardi? - domandò cercando i miei occhi.
- Dai Eric, lasciami andare. - tentai di liberarmi da lui, ma la corda mi teneva stretta al suo corpo.
Prese il mio mento tra le dita e mi constrinse a guardarlo. Eravamo vicini, troppo vicini. Le nostre labbra si sfioravano appena.
- Che ne dici se ti prendi una piccola vendetta? - sussurrò.
Capii qualche instante dopo cosa intendeva. Odiavo Harry, ma non sarei scesa così in basso come aveva fatto lui quella sera, dopo una nostra litigata.
- Cosa? No! - liberai il mio viso dalla sua presa.
- Avanti, ci sta guardando, e' il momento migliore. -
- Non voglio, Eric. Ti prego, lasciami stare. -
Lui sospirò, togliendo finalmente la corda da dietro la mia schiena, lasciandomi libera. Per un attimo credetti che mi avesse baciato contro la mia volontà e questo mi stupì.
- Non mi darai mai un'altra possibilità, vero? -
Il mio silenzio fu la sua conferma e tutto quello che riuscii a fare, fu abbassare lo sguardo.
Anche se l'aveva detto Eric, riuscivo comunque a percepire lo sguardo di Harry su di me e mi sentii così a disagio in quel momento. Eppure non dovevo.
Eric si avvicinò d'improvviso a me, avvicinando il suo viso al mio orecchio. Presa alla sprovvista, misi le mani sul suo petto e cercai di allontanarlo, ma come prima, era del tutto inutile.
- Io ottengo sempre ciò che voglio ... - sussurrò. - ... e adesso ciò che voglio sei tu. - disse dandomi un bacio sotto l'orecchio.
Portò di nuovo suo viso davanti al mio e mi rivolse un suo sorriso malizioso. Il suo sguardo si posò alla nostra destra, dove c'era Harry e sorrise ancora di piu', ghignando.
Mi rivolse un ultimo sguardo prima di allontanarsi da me e tornare dalla sua classe, riprendendo a fare educazione fisica.
Ero rimasta stupita dal suo comportamento. Perchè mi dava così tanta importanza? Forse per far innervosire Harry, o per un suo capriccio momentaneo.
Mi voltai verso Harry, consapevole del fatto che avrei incontrato i suoi occhi da un momento all'altro.
Anche se eravamo lontani di una certa distanza, potevo vedere quanto quelle sue iridi verdi bruciassero di rabbia nel guardare il ragazzo che qualche istante prima ci aveva provato con me. I suoi muscoli erano tesi e teneva stretta la palla da basket tra le mani, facendo pressione. Quando voltò il suo sguardo verso di me, sembrò calmarsi, addolcirsi. Diceva sempre che io riuscivo a calmarlo, anche con un solo sguardo o gesto, e sembrava stesse accadendo proprio in quel momento.
Sentii di nuovo quella sensazione di una pugnalata al petto, e prima che i miei occhi potessero diventare lucidi, mi voltai, abbassando il capo e rientrando nell'edificio scolastico.
Chiusi la porta e mi ci appoggiai, prendendo un profondo respiro. Perchè mi era così difficile stare lontano da lui? Perchè aveva permesso di trovarci in questa situazione?
Vagai per la scuola, non avendo una meta precisa e di tanto in tanto incontravo qualche amico scambiando due chiacchiere.
La giornata scolastica passò così e a mensa, mi sedetti al tavolo con Marco, oramai il mio posto fisso. Gemma ogni tanto veniva a sedersi con noi, tenendomi compagnia. Mi era sempre stata vicina, e lo apprezzai tanto.
Quando tornai a casa, cercai di fare i compiti tanto per distrarmi. In quegli ultimi mesi, dovevo dare il meglio di me nello studio, così da uscirne con una pagella piu' che sufficiente.
Da quando io ed Harry ci eravamo lasciati, anche il mio futuro era cambiato. Non potevo studiare giurisprudenza con lui e dovevo pensare a cosa fare nella vita. Anche se mancava ancora un anno per decidere, il tempo mi sembrava fin troppo poco.
Una volta finito di studiare, scesi di sotto a prendere un bicchiere d'acqua. Una volta bevuto, ripulii il bicchiere e lo posai di nuovo nella credenza.
Uscii dalla cucina e mi soffermai su un punto preciso del piccolo salottino che c'era una volta aperta la porta. Vicino la ringhiera delle scale, quattro mesi fa, io ed Harry ci demmo il nostro primo bacio.
Ricordai il suo strano nervosismo e delle sua improvvisa determinazione nel baciarmi così, alla sprovvista. Ricordai il battito forte del suo cuore, il suo dolce sorriso dopo avermi baciata, le sue mani che mi accarezzavano dolcemente le guance mentre continuava a baciarmi. Quel pensiero mi fece sorridere, ma l'attimo dopo mi fece male. Ricordare i nostri momenti mi portava sempre a quello: soffrire.
Andai in salone e mi sedetti sul divano, portando le gambe al petto e abbracciandole con le mie braccia.
Mi tornarono in mente vari dei nostri momenti passati insieme, e alcuni riuscirono a farmi sorridere facendomi dimenticare del dolore. Mi sentivo una masochista, eppure non potevo farne a meno.
Dopo un pò, tornò George e asciugai in fretta alcune lacrime. Per fortuna, non ebbi un pianto eccessivo, tanto da fare gli occhi rossi. Solo qualche lacrima.
- Ehi Hope. - mi salutò.
- Ciao George. -
Mio zio sapeva della mia rottura con Harry. Avevo dovuto per forza dargli una spiegazione visto che continuava a vedermi così giu' in piu' delle volte, ma non gli dissi il vero motivo della nostra rottura.
Lo sentii sospirare e poco si sedette accanto a me.
- Tesoro, non posso vederti così. -
- George, sto bene, davvero. - lo rassicurai.
- No che non stai bene. - affermò. - Posso fare qualcosa per te? -
Feci spallucce, non sapendo davvero cosa rispondere o cosa davvero volere.
- Sei così giovane, Hope. - mi accarezzò i capelli. - Hai una vita davanti, non lasciare che queste cose ti buttino giù negli anni migliori della tua vita. -
- Lo so, ma .. -
- E' stata una storia importante, forse il tuo primo amore, ma non finisce tutto adesso. Hai ancora tante cose da vivere, non fermarti proprio adesso. E poi, ci ha perso lui. -
Gli rivolsi un piccolo sorriso prima di abbracciarlo mormorandogli un timido "grazie". Aveva ragione, non dovevo farmi abbattere. Sarai andata avanti, come avevo fatto fino ad allora, ma ancor piu' forte. Di solito, le delusioni ti rendono piu' forte, e sapevo che sarebbe accaduto anche a me.
Guardai l'orario e vidi che George era tornato molto prima.
- Come mai sei tornato così presto? - gli chiesi.
- Devo fare una commisione per lavoro da queste parti. - disse. - Vuoi venire con me? -
Ci riflettei per un attimo. Distrarmi per un pò mi avrebbe fatto bene.
- Si, okay. -
- Prendo l'occorrente e poi andiamo. -
Mi alzai dal divano andando in camera per darmi una rapida sistemata. Presi il mio cellulare mettendolo in tasca.
Scesi di sotto e attesi mio zio, per poi andare entrambi in macchina.
Parlammo del piu' e del meno, ed io mi informai del suo rapporto con Jane. Mi disse che stava andando piu' che bene e che forse, erano pronti per il passo successivo. Nel parlare, mi fece capire che non era per un nuovo "arrivo" improvviso, cosa che pensai automaticamente. Il fatto che io ed Harry li avevamo colti di sorpresa dal ginecologo, non era da dimenticare. Evidentemente, era stato un falso allarme come lo era stato per ... noi.
Guardando fuori al finestrino, notai che quella strada mi era del tutto familiare, ma non riuscii a collegare del perchè la conoscessi.
Istintivamente, iniziai a giocherellare con il ciondolo della mia collana. Me ne accorsi qualche istente dopo. La guardai e il mio stomaco si contorse, ma quella era una sensazione piacevole. Era la sua collana, e anche dopo esserci lasciati, non me n'ero mai separata. Anche se forse avrei dovuto, eppure una parte di me non voleva. Quando me la regalò, mi disse che quella stava a rappresentare quanto lui ci tenesse a me. Forse non era piu' così, ma io ero come legata a quel ricordo e non era facile lasciar svanire anche quello, come il nostro amore.
Mio zio mi riprese dai miei pensieri dicendomi che eravamo arrivati.
Scesi dalla macchina e mi avvicinai al negozio con lui, guardandomi intorno sempre piu' incuriosita.
Entrammo nel negozio e lui iniziò a parlare col proprietario. Il mio sguardo si posò sulla vedrata della vetrina, la quale dava la visuale sulla strada. Riconobbi un vicolo e sapevo esattamente dove portava.
- George, vado .. ehm, un attimo nel negozio di fronte. -
- Okay, non metterci molto. -
Uscii dal negozio e mi assicurai che mio zio non mi stesse guardando, tanto per non infliggergli dubbi su dove realmente stessi andando.
Entrai nel vicolo e mi ricordai della strada fatta con lui qualche tempo fa. Quando svoltai a sinistra, mi trovai davanti il muro con le piante rampicanti.
Non ero brava nello scavalcare, infatti quella volta c'era lui a farmi da istruttore ma ora ero sola.
Presi un respiro profondo e iniziai a scavalcare, arrivando in cima. Mi sedetti sul muro cercando di non guardare giù, visto che soffrivo di vertigini.
Mi ricordai di quando ci provai la prima volta, con lui.

- Hope, dai. - mi incoraggiò.
- H-Harry, io soffro di vertigini. - balbettai.
- Lo avevo immaginato. - rise. - Dai, buttati, ci sono io. -
Scossi la testa chiudendo gli occhi, come una bambina.
- Hope, fidati di me. Ti prendo io. - mi rassicurò.
Mi fidai delle sue parole e prendendo un respiro profondo, mi lanciai affidandomi a lui. Le sue mani finirono sui miei fianchi, tenendomi ferma e facendomi scendere poi lentamente. Nell'attimo in cui sentii le sue mani su di me, aprii gli occhi incontrando i suoi. Ci rimasi per qualche attimo incantata; era come se mi ipnotizzasse, e mi piaceva essere sotto quella sorta di incantesimo.
- Visto? - mormorò.
Nonostante ci fosse lui, dovetti ammettere che ebbi comunque paura.
Chinai il capo, appoggiandomi al suo petto e cacciai fuori l'aria trattenuta per via dello spavento.
- Dio, che paura. - sussurrai.
Sentii un suo sorriso prima che mi prendesse per mano e mi guidasse nel vicolo davanti a noi.

Quella volta avevo il suo sostegno, ora non piu'. Avrei dovuto farcela da sola.
Presi un respiro profondo e saltai giu', cercando di tenere dure le gambe per non cadere. Toccai terra, e mi sorressi anche con le mani. Mi alzai e mi pulii le mani, camminando nel vicolo che mi avrebbe portato finalmente alla villa.
L'immensità di quella dimora mi stupì ancora una volta ed era un vero peccato che non era ben curata, ma nonostante tutto, era comunque bellissima.
Mi avvicinai alla porta ed entrai, non sorprendendomi del fatto che fosse aperta. Oramai quel posto sembrava essere dimenticato da tutti.
Quando entrai, venni sovrastata da altri ricordi.

- Dove siamo? - domandai timidamente.
- Questa è "La Casa Del Marchese" .. - iniziò mentre io lasciavo la sua mano per ammirare l'immenso salone. - E' stata costruita nel 1806 da un archietto, che non ricordo il nome, - risi. - per questa nobile famiglia. Erano il Marchese Auguste II, sua moglie Christine e le sue due figlie. - spiegò.
La sua conoscenza mi stupì mentre guardavo i mobili e il soffitto, decorato con la fantasia di quell'epoca.
- Vedo che sai molte cose. - disse.
- Be', dovevo pur informarmi della casa in cui mi intrufolavo. - si giustificò.
Mi voltai, trovando i suoi occhi guardarmi con dolcezza.
- Da quanto tempo vieni qui? - chiesi.
- Da quando ero bambino. Nelle vicinanze c'è un ristorante e i miei ci venivano sempre. Con la scusa di andare a giocare nelle giostre del ristorante, venivo qui. - spiegò.
- Ma che bambino ribelle. - lo presi in giro.
Mi guardai intorno, cercando qualche scritta sul muro. - Strano che non ci siano graffiti .. sai, dei vandali. La maggior parte vengono sempre in questi posti. -
- Si cagano sotto ad entrare qui. -
- E perchè? -
- C'è una leggenda in cui si dice che il fantasma del Marchese sia ancora qui e che faccia dispetti a chiunque si intrufoli in casa sua. -
- Mh, interessante. - commentai.
- Tu non hai paura? -
- No, perchè ci sei tu. -
- E se io me ne andassi? -
- Avrei paura. -

Si avvicinò a me, i nostri nasi si sfioravano appena.
- Allora meglio che resti qui con te. - mormorò.
- Già, forse e' meglio. -

Essere sola lì, mi fece rendere conto di quanto fossi intimidita da quel posto.
Mi resi di nuovo conto che se c'era lui al mio fianco, non avevo paura di nulla. Sembrava che senza di lui, io fossi il niente, il nulla piu' totale. E forse era vero.
Salii le scale, andando nella stanza di una delle figlie piu' piccole, quella che mi aveva mostrato lui.
Uscii direttamente fuori al terrazzo, non soffermandomi sui particolari della stanza.
Anche quella volta c'era il tramonto, come la prima volta che ci venni con lui. Eppure, non sembrava essere così speciale come la prima volta. Le cose fatte non sembravano trasparire nessuna emozione senza di lui.
Proprio lì, su quella terrazza, ci eravamo detti il nostro primo "ti amo". Lì, lui mi aveva regalato la collana. Lì, lui mi aveva cantato "Isn't she lovely", facendomi conoscere la sua meravigliosa voce.
Fu proprio lì che lui mi fece sentire speciale, come nessun'altro aveva fatto.
Quei ricordi mi fecero sorridere ma non potei fare a meno di pensare a ciò che purtroppo era successo.
Aveva rovinato tutto. Condividevamo un amore speciale, solo nostro. Ora era andato tutto in fumo.
La suoneria del mio cellulare mi prese dai miei pensieri. Guardai il nome sul display: Gemma.
- Pronto? - risposi.
- Dove sei? - dritta al punto.
- Sono nei dintorni a fare una commissione con mio zio. - spiegai.
- Oh, peccato. Dove sei di preciso? -
Le spiegai dove fossi esattamente, consapevole del fatto che si sarebbe resa conto del luogo anche per lei familiare.
- Oh, si, ho capito dove. Lì c'è anche un ristorante dove i miei andavano sempre. Lo sai che lì c'è una villa enorme? -
- Si, ehm .. La Casa Del Marchese. -
- Si, quella. Harry quand'era piccolo faceva finta di andare a giocare alle giostre e si intrufolava lì dentro. Cosa ci trovava di così interessante non ne ho idea. -
Ridacchiai, dimenticandomi per un attimo che quello di cui stava parlando era il ragazzo che ancora amavo.
- Tu sei a casa? - le chiesi.
- Si, mh .. smettila! .. ad annoiarmi. -
- Liam sta cercando di chiederti di fare sesso mentre sei al telefono con me? -
- Si, piu' o meno. - ammise.
- Meglio che stacchi. -
- C'è gente in casa, non si fa comunque nulla. -
- Poverini. - li presi in giro. - Adesso devo andare. -
- Okay, ci vediamo domani. -
- Ciao. - la salutai chiudendo la chiamata.
Rimasi sulla terrazza ancora per un pò guardando il sole scomparire lentamente, finchè non mi arrivò un'altra chiamata.
- Pronto? - risposi.
- Hope, dove sei? - era mio zio. Mi ero completamente dimenticata di lui.
- Oh, scusa George, arrivo! -
Chiusi la chiamata e uscii dalla casa, correndo il piu' in fretta possibile. Cercai di arrampicarmi di nuovo per il muro, trovando il coraggio di scendere come prima. Fortunatamente, ci riuscii.
Tornai davanti al negozio trovando mio zio.
- Dove sei stata? - mi chiese.
- Scusa, ero di là .. guardavo alcuni graffiti. - la scusa piu' banale al mondo, ma sembrò funzionare.
Entrammo in macchina e George guidò verso casa.
Sovrappensiero, cercai con la mano il ciondolo della mia collana ma non la trovai. Mi toccai il collo e mi resi conto che non la indossavo. Iniziai ad agitarmi, guardando sul sedile, per terra, e nella maglietta nel caso fosse caduta lì, ma nulla. Pensai che forse era caduta mentre ero sulla terrazza.
- George, dobbiamo .. - mi bloccai.
- Cosa? - domandò confuso.
Perchè sarei dovuta tornare indietro, riprendendo un oggetto che rappresentava qualcosa che oramai non era piu' di tale importanza per la persona che me l'aveva regalata?
Per quanto amassi il ricordo collegato a quell'oggetto, non potevo continuare a farmi del male indossandolo e ripensando a ciò che lui mi aveva detto.
- No, niente. - mormorai.
George mi guardò confuso ma non insistette a farmi domande.
Era cambiato tutto, ormai. Da quel momento, sarei diventata una persona piu' forte. Una persona piu' forte senza di lui.

Harry.
Continuavo a colpire il sacco davanti a me, scaricando tutta la rabbia che avevo in corpo.
Non sapevo di preciso da quanto tempo ero lì, avevo perso la cognizione del tempo. Quando provavo a smettere, la scena di Eric così dannatamente vicino ad Hope mi faceva riprendere dando pugni ancora piu' forti. Aveva anche osato baciarla con intenzioni poco serie sotto i miei occhi. Sapeva che lo stavo guardando, lo aveva fatto apposta. Avrei potuto prenderlo e dargli ancora una volta una bella lezione, ma cosa c'era di giusto nella mia intenzione?
Lei non era piu' mia, e per quanto ne valesse la pena, avrei creato casini per un qualcosa che non mi apperteneva piu'. Ed era questo che faceva piu' male.
In quei giorni io ed Hope sembravamo due perfetti sconosciuti, come se non avessimo condiviso nulla di così importante. In piu' delle volte cercavo il suo sguardo, ma lei evitava i miei occhi.
Piu' passava il tempo, piu' continuavo a prendermela con me stesso per ciò che avevo fatto.
Tornavo ai ricordi di quella sera, sperando con tutto me stesso di riuscire a ricordare qualcosa, ma nulla. Come aveva potuto un bicchiere di vodka, farmi perdere la memoria? Non lo credevo possibile.
Fortunatamente, dopo aver messo bene in chiaro che doveva lasciarmi in pace, Amber non mi ronzò piu' intorno. Era proprio quello che volevo.
Non riuscivo ancora a credere che avevo tradito la ragazza che amavo, con una ragazza che disprezzavo così tanto. L'alcool aveva avuto un effetto così pesante su di me tanto da non farmi rendere conto dello sbaglio che stavo facendo?
Così tante domande senza risposte, ma non sarebbe cambiato nulla. Era tutto finito ed era solo colpa mia.
Mi fermai per un attimo, riprendendo fiato e cercando di far tornare il mio respiro regolare.
Ero andato in palestra dopo le ore scolastiche, trovando, fortunatamente, la palestra completamente vuota. Potevo concerdermi qualche istante di tranquillità.
Pensai a quanto fosse così difficile andare avanti senza di lei, senza la ragazza che amavo ancora con tutto me stesso. Volevo che lo sapesse. Volevo che si rendesse conto di quanto io la amassi ancora e che non avevo smesso di farlo. Ma non mi avrebbe creduto, proprio come non lo aveva fatto qualche giorno fa in corridoio, dopo che le avevo spiegato come erano andate le cose.
Ricordare le sue lacrime, fece rinascere in me di nuovo un senso di rabbia. Non verso di Eric, ma questa volta verso di me.
Ripresi a colpire il sacco, e nonostante le braccia mi facessero male, poco mi importava.
Forse meritavo di soffrire così. Ero consapevole di essere stato un vero e totale stupido, piu' che stronzo, ma per riaverla di nuovo con me, avrei fatto davvero qualsiasi cosa. Avendo una seconda possibilità per amarla piu' di prima.
Stavo continuando a colpire il sacco, quando notai la presenza di qualcuno al mio fianco.
- Sei qui da piu' di un'ora, Harry. - era Louis.
- E allora? - diedi un pugno.
- Ti distruggerai se continui così. -
- Meglio. - un altro pugno.
- Non posso vederti così. Dai, fermati. - si mise dietro al sacco e lo spostò dalla mia visuale.
Mi arresi sotto il suo sguardo severo e andai a sedermi sulla panchina, togliendomi i guanti. Louis si sedette accanto a me.
Poggiai la testa sul muro, respirando profondamente per riprendere un ritmo respiratorio regolare.
- Amico, non ti ho mai visto così giù. - esordì.
Poggiai le braccia sulle ginocchia, chinando il capo verso il basso.
- Tu .. tu non puoi distruggerti così. -
Mi voltai verso di lui. - Tu sai quanto era importante per me? -
Sospirò. - Si. -
- E' tutto ciò che conta. -
Ci furono minuti di silenzio che io apprezzai comunque. Il mio migliore amico mi era accanto, sostenendomi il piu' che poteva e gli ero grato per questo.
- Mi manca. - mormorai.
- Lo so. - mi diede una pacca sulla spalla. - Cosa posso fare per non vederti così? -
- Aiutami a riaverla qui con me. -
- Lo sai che lo farei, se potessi, ma è una cosa che devi fare solo tu. -
- Non posso fare piu' nulla, ormai. -
- Non ci hai neanche provato. -
Ed era vero. Non avevo neanche tentato per riaverla di nuovo con me, ma mi sembrava comunque inutile provarci. Anche se non lo davo a vedere, avevo paura. Paura di un suo altro rifiuto, che continuasse a non credermi, che non si lasciasse neanche sfiorare. Tutto questo, non faceva altro che farmi sentire piu' di merda.
- Su, forza, vai a lavarti che puzzi come un cane. -
- Oh, grazie. Ma comunque, andrò a casa. Riposerò un pò. -
- Oppure puoi venire con me a vedere come scopo con una ragazza della seconda. -
Risi. - Fai pena, Tomlinson. -
- Potrei darti qualche lezione. -
- Darmi qualche lezione? Amico, scopo meglio di te. -
- La prossima volta faremo un video e vedremo. -
- Sei serio? -
- No. - disse. - Scusami, ma il dovere mi attende. - si alzò.
- Buona scopata, Tomlinson. -
- Buona lavata, Styles. -
Louis sparì da dietro la porta della palestra e rimasi nuovamente solo. Mi concessi qualche altro istante di "relax" prima di alzarmi e andare a prendere la mia cartella e la borsa. Preferii andare a farmi una doccia a casa, così avrei avuto anche la possibilità di riposarmi subito dopo. Tornai a casa con la tuta della scuola, l'avrei riportata il giorno dopo.
Arrivai a casa e urlai un "sono a casa" tanto per rassicurare mia madre.
Andai direttamente al piano di sopra, posando la cartella in camera e poi andai in bagno per farmi una doccia. Lavai anche i capelli e una volta asciugatomi il corpo, asciugai anche i capelli. Dopo, indossai i pantaloni di una tuta e una qualsiasi maglietta così da stare piu' comodo.
Andai in camera e mi stesi sul letto, cercando di rilassarmi il piu' possibile ma i ricordi di me e Hope riaffiorarono nella mia mente.
Mi mancava lei, mi mancavano i nostri abbracci, baci, mi mancava tutto di noi e ogni giorno me ne rendevo sempre piu' conto.
Presi il cellulare e guardai lo sfondo del display. C'era un collage di noi due insieme. Nel primo riguardo, sorridevamo semplicemente, come due bambini. Lei era così carina. Nel secondo, lei mi dava un bacio sulla guancia mentre io facevo una faccia buffa. Nel terzo, entrambi facevamo una linguaccia all'obiettivo. E nel quarto, al contrario del secondo, io le davo un bacio sulla guancia mentre lei metteva il broncio.
Sorrisi mentre guardavo altre foto buffe di noi due insieme. Non avevo pensato neanche per un attimo di eliminarle e sapevo che non lo avrei fatto.
Posai di nuovo il cellulare sul comodino e sospirai, frustrato.
Ricordai anche quando la feci mia per la prima volta. Non avrei mai dimenticato quella notte, così come ogni nostro momento. Come prima, Hope era un mio pensiero constante ed era così difficile andare avanti sapendo che lei non sarebbe stata al mio fianco. Forse mai piu'.
Mi alzai dal letto e uscii da camera mia, intento ad andare in cucina, ma quando passai davanti alla camera di mia sorella, la sentii parlare con qualcuno.
- Si, quella. Harry quand'era piccolo faceva finta di andare a giocare alle giostre e si intrufolava lì dentro. Cosa ci trovava di così interessante non ne ho idea. -
Si riferiva alla Casa Del Marchese sicuramente, e pensai subito che stesse parlando con Hope.
Prima di capirci qualcosa di piu', capii che Gemma aveva chiuso la chiamata.
Entrai in camera sua, convinto di saperne di piu'. Quando entrai, Liam e mia sorella erano stesi sul letto. Liam abbracciato a Gemma, mentre lei maneggiava il cellulare.
- Stai bene attento, Payne. - lo avvertii.
- Si, signore. - rispose pigramente rimanendo in quella posizione.
- Gemma, parlavi con Hope prima? -
- E anche se fosse? -
- Dov'è adesso? - ignorai la sua testardaggine.
- Non credo ti riguardi. -
- Gemma, dov'è adesso Hope? - ripetei scandendo bene le parole.
Gemma continuava a darmi contro dopo quello che era successo, nonostante fosse mia sorella. Non avevamo affrontato il discorso, parlandone insieme, anche perchè non dovevo di certo dare delle spiegazioni a lei. Ma, per quelle rare volte che capitava, a volte potevamo capirci entrambi.
Lei sospirò. - E' con lo zio a fare una commissione .. mh .. hai presente il ristorante dove mamma e papà ci portavano da piccoli? -
Annuii.
- Si, be' è nei dintorni e .. -
Non lasciai che finisse la frase che mi precipitai fuori camera sua entrando nella mia per mettermi un paglio di scarpe.
Era andata nella Casa Del Marchese, ne ero sicuro. Dovevo andare da lei. Dovevo sconfiggere quella assurda paura che mi bloccava nel tentare di riaverla di nuovo con me. Dovevo farcela. Per lei, per me, per noi. Perchè una parte di me, sapeva che entrambi ci amavamo ancora, nonostante tutto.
Uscii di casa ed entrai in macchina, guidando quella meta precisa.
Parcheggiai nel vicolo ed uscii dall'auto, incamminandomi verso il muro che mi separava dalla casa.
Scavalcai e una volta sceso, mi incamminai verso l'ingresso della villa. Quando mi avvicinai alla porta, notai che era appannata. Doveva essere venuta e forse era proprio lì in quel momento.
Quando entrai in casa, i ricordi mi sovrastarono, riportandomi a vivere la prima volta che l'avevo portata lì. Ma non potevo farmi distrarre, dovevo cercarla.
Andai di sopra in terrazza e quando ci arrivai, lei non c'era. Se n'era andata.
Mi passai una mano tra i ricci, imprecando. Avrei dovuto fare prima, l'avrei trovata e ci avrei parlato.
Per un attimo, mi fermai ricordando che proprio lì le avevo confessato che la amavo, cantandole anche una canzone. Oramai i ricordi di noi erano ovunque e sapevo che, nonostante facessero male, volevo che fosse così.
Uno strano luccichio sul pavimento attirò la mia attenzione, così mi avvicinai per sapere cosa fosse. Mi abbassai e mi resi conto che era la mia collana, quella che io le avevo regalato.
Lei era stata lì, la collana ne era una conferma.
Nei giorni precedenti, notavo che continuava comunque ad indossarla. Il significato che aveva quell'oggetto nei suoi confronti era molto importante, sia per me, che per lei. Ma ora, sembrava non essere piu' così. La collana aveva perso di significato per Hope, ma non per me.
Prima, ero determinato a tentare di riaverla con me, ma adesso, l'unica cosa che riuscivo a pensare era che, forse, l'avevo persa per sempre.

 



Scusatemi per questo merdoso ritardo.
Ma ancora una volta, si era rotto il pc.
Io un giorno di questi lo butto giu' dalla finestra e fa una brutta fine.
Porca troia.
Okay, basta.
Alloooooooooora.
Spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo cwc
A me personalmente piace.
*alleluja*
Soprattutto la parte con Eric ed Harry che si incazza. yay.
Bene, peppines mie, peppina vorreeeebbe dire una cosa.
In poche parole,
ho una storia in mente su Zayn.
Cancellerò quella su Niall perchè oramai non ho molta ispirazione.
Comunque, secondo voi dovrei scrivere quella su Zayn?
Se si, la scrivo in terza persona?
Io ho scritto una os su Liam in terza persona, magari vedete lì se magari sono
"brava" a scrivere anche in quel modo.

Ci tengo, eh (:

Twitter:
@infinitynaples

E COME SEMPRE.
UN INFINITO GRAZIE A COLORO CHE SEGUONO LA STORIA.
VI AMO TANTISSIMO.
ora mi dileguo.
vi ame.
chiss chiss,
peppina.

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Capitolo 30
*** I still love you. ***



A
A

I still love you.
a
A

I giorni seguenti non furono di certo migliori dei precedenti.
Incontrare per caso Hope tra i corridoi o anche per un secondo i suoi occhi, non faceva altro che farmi stare peggio.
Forse stavo esagerando, forse dovevo smetterla di pensare ancora lei, dopo che avevo sbagliato così, ma una parte di me non voleva. Non potevo dimenticare tutto quello che c'era stato tra noi. Avevo sempre saputo che tra me e Hope c'era un qualcosa di speciale, un amore speciale, e non potevo dimenticarlo così, proprio come non lo aveva fatto lei. Sapevo che era così. Eravamo entrambi distrutti dal dolore causatoci a vicenda, ma eravamo ancora innamorati l'un dell'altra.
Forse l'avevo persa, eppure non mi arrendevo. Speravo che un giorno saremmo tornati insieme, ma sapevo anche che le cose non sarebbero state come prima. Il mio sbaglio non era del tutto facile da dimenticare. Lei non lo avrebbe fatto, e nemmeno io, anche se di quella maledetta sera io continuavo a non ricordare nulla. In quei giorni ero arrivato alla conclusione che, per forza, nel bicchiere o nella vodka stessa ci fosse della droga. Ed io sapevo che alle feste dei fratelli Clarkson girasse droga da un bel pò, quindi, ero stato stupido due volte.
Non biasimavo Hope del suo comportamento nei miei confronti. Avevo sbagliato, e anche di grosso. Non la costringevo ancora ad ascoltarmi, non mi avrebbe creduto. Oramai avevo perso del tutto la sua fiducia e quella era l'unica cosa che non volevo che accedesse, dopo a non voler perdere lei.
Il nostro rapporto da sconosciuti andava avanti da quasi un mese, e mi sentivo morire ogni giorno di piu' non averla al mio fianco. Era decisamente troppo tempo e mi sentivo di impazzire.
Non era facile non vedere piu' accanto a te la persona che ami per così tanto tempo, quando ti era accanto ogni giorno.
La speranza che forse avremmo potuto ricominciare era ancora viva in me. Le davo tempo, senza starle troppo addosso, anche se faceva male. Nessuno mi assicurava che lei sarebbe ritornata da me per ricominciare, eppure, a me non importava. Mi aggrappavo a quella speranza che tenevo viva dentro di me, così da pensare che saremmo ritornati di nuovo insieme.
Il ticchettio della penna di Louis sul banco mi riprese dai miei pensieri. Era del tutto annoiato e potevo capirlo, visto che lo ero anch'io. La professoressa di storia blaterava su qualche guerra e cose varie e pochi studenti erano attenti a ciò che diceva.
- Fa finta di sentirti male. - quasi mi supplicò Louis.
- Perche' non lo fai tu? -
- Gia' fatto la volta scorsa. Dai. -
- Che cazzo dovrei fare? -
- Che ne so. Datti dei pizzichi sulle guance e fai finta di avere la febbre. Guarda, così. - prese una mia guancia tra le dita e iniziò a stritolarmi.
Mi liberai subito dalla sua presa dandogli uno schiaffo sul braccio.
- Non ci provare, Tomlinson. -
Louis provò a darmi uno schiaffo giocoso, che però io riuscii a scansare all'istante. In pochi secondi iniziammo a colpirci con gomitate e schiaffi vari, compresi gli insulti verbali.
- Tomlinson, Styles! Smettetela! - ci richiamò la professoressa.
Ci fermammo sotto il suo sguardo severo, finchè non si girò di nuovo verso la lavagna.
- Sei una testa di cazzo. - mormorai.
- Tu sei una testa di cazzo. - rispose lui, dandomi una gomitata.
Riprendemmo a colpirci e richiamammo l'attenzione di tutti, compresa la professoressa, solo quando diedi uno schiaffo forte dietro la nuca di Louis.
- Tomlinson, Styles, fuori! Adesso! -
Io e Louis ci alzammo dai nostri posti andando verso la porta e uscendo, finalmente, dalla classe.
- Be', almeno siamo usciti. - commentò Louis.
Ridacchiai. - Sei un coglione, Tomlinson. -
Nei corridoi non c'era nessuno, se non per qualche studente vicino agli armadietti. Io e Louis girovagammo per la scuola, parlando e scherzando tra noi, come solo due migliori amici sanno fare.
- Sai, Loren mi ha mandato un messaggio. - disse Louis.
Loren, l'ex ragazza di Louis. Era partita per Parigi un anno fa, e lei e Louis erano stati costretti a lasciarsi. Per Louis, quella ragazza era davvero importante e separarsi da lei lo aveva del tutto distrutto, anche se non lo dava a vedere per quanto fosse orgoglioso. Ed era principalmente per lei che lui andava a letto con tutte quelle ragazze: per cercare di non pensare a lei. Ecco perchè Louis riusciva a capire come mi sentivo con Hope.
- Cosa ti ha scritto? - chiesi.
- Che le cose lì in Francia non stanno andando del tutto bene e che forse ritorna qui. -
- E' fantastico, Louis. -
- Già... - farfugliò.
- Cosa c'è, amico? -
- Non lo so... mi sento come se fossi un ripiego. Mi manda un messaggio per dirmi che forse ritorna, quando non si è fatta sentire per un anno. -
- Lo avete deciso voi di non sentirvi e lo sai. - gli ricordi.
Sospirò. - Chissà che cazzo ha fatto lì. -
- Cosa credi che abbia fatto, Louis? Stiamo parlando di Loren. Lo sai quanto ci tenesse a te e quanto era distrutta quando se n'è andata, come lo eri tu. - gli dissi. - Tu vuoi che ritorni? -
- Certo. -
- E allora meno complessi del cazzo, Tomlinson. -
- Credi che lei vorrà tornare con me? Insomma, magari mi vuole solo come amico o cagate varie. -
- Certo che vorrà tornare con te, Louis. Credo che lei non aspettasse altro che ritornare qui, da te, come lo vuoi tu. -
- Per essere una testa di cazzo, a volte sei convincente. -
- Sono un grande. - mi vantai.
- Tomlinson, tempismo perfetto. - lo chiamò il professore di educazione fisica. - Vieni con me, devi darmi una mano con dei fogli. -
Louis, prima di allontanarsi col professore, si voltò verso di me sillabando un "che palle".
Feci il mio "giro turistico" nei corridoi da solo, con le mani in tasca e perso nei miei pensieri, come sempre.
Prima che voltassi l'angolo, mi fermai sentendo una voce femminile. La sua voce.
- Eric, la devi smettere di ronzarmi intorno e di mandarmi messaggi. -
- Perche'? Ti dà fastidio? - potevo sentire il suo ghigno divertito.
- Si, mi dà fastidio. -
- Perchè non provi a darmi un'altra possibilità? Mh? - glielo chiese mormorando.
Anche se non stavo guardando, sapevo che Eric le si era avvicinato pericolosamente.
Le mie mani si chiusero a pugno e la voglia di spaccargli ancora la faccia era tanta.
- Non voglio stare con te, okay? -
- Oh, certo. Tu ami ancora il tuo ex ragazzo che per la cronaca, ti ha tradito. -
A quella frase mi incazzai sul serio. Non seppi nemmeno io cosa di preciso mi trattenne dall'affrontarlo di nuovo, dicendogli che non sapeva un emerito cazzo di me e di noi.
- Perchè abbassi sempre lo sguardo? - le chiese. - E' la verità, piccola. -
- Sta zitto. - lo disse sussurrando. Sentii a malapena la sua voce.
- Ma sai, io posso fartelo dimenticare .. -
Ero sicuro che la stesse per baciare e scattai all'istante, pronto per andargli incontro ma un professore richiamò il cognome di Eric, dicendogli di ritornare immediatamente in classe. Almeno per una volta, i professori servivano a qualcosa.
Sentii una porta chiudersi e intuii che Eric fosse andato in classe. Stavo per superare l'angolo, nella speranza di vedere Hope, ma mi scontrai con qualcuno.
Abbassai lo sguardo e mi resi conto che era lei.
- Scusa, io .. - si fermò nell'istante in cui i nostri occhi si incontrarono.
Rivedere quei suoi occhi color nocciola, rivedere lei così da vicino, mi fece battere il cuore, come se fosse la prima volta.
- Ciao. - riuscii a dire.
Lei abbassò lo sguardo e cercò di superarmi, ma io le impedii di andarsene, ancora.
- Aspetta. - la fermai. - Ti .. Ti ha fatto qualcosa? -
Scosse il capo, non guardandomi neanche per un attimo negli occhi.
- Ti ha baciato? -
Scosse di nuovo il capo e mi sentii sollevato.
Era strano, dopo tutto quello che era successo, lei continuava ad essere sincera con me, anche per cose simili.
- Ed è vero? -
- C-cosa? - balbettò.
- Che lui riesca a farti dimenticare di me. -
Hope teneva le braccia incrociate al petto e la sua mano stringeva nervosamente il suo braccio.
Le misi due dita sotto al mento, così che alzasse il capo e mi guardasse.
- Mh? - la intimai.
Era la prima volta che la toccavo senza che lei si retrasse dopo il nostro litigio, e starle così vicino, mi permise di sentire di nuovo il suo amabile profumo.
Incontrai di nuovo i suoi occhi e da essi, intesi la risposta che volevo. Lei non mi avrebbe dimenticato, così come non lo avrei fatto io.
In quei secondi mi misi a studiare i suoi occhi, il suo viso, le sue labbra ... avrei voluto così tanto baciarle e sentire di nuovo quel loro sapore da me tanto amato. Avrei voluto anche azzerare quella poca distanza tra noi e stringerla al mio petto, avendo la certezza che lei fosse ancora mia. Mi mancava lei, mi mancava la mia piccola.
Io e Hope restammo a guardarci per altri secondi, che sembravano anni e a me non dispiaceva affatto. Le mie dita erano ancora sotto il mio mento e la distanza tra le nostre labbra era davvero poca.
Iniziai lentamente ad avvicinare il mio viso al suo, così che finalmente le nostre labbra si unissero, ma prima che potesse accadere, Hope sfuggì dalla mia presa.
- I-io .. ehm, d-devo andare. - mormorò.
Pensai davvero che sarebbe accaduto, che l'avrei baciata, ma in quell'istante mi diedi mentalmente dello stupido. Come avevo potuto pensare che lei avesse permesso che io la baciassi dopo tutto quel casino?
Ma non mi scoraggiai del tutto. Avvicinai il mio viso al suo orecchio, sperando che memorizzasse le parole che le avrei detto.
Sentii la sua mano posarsi sul mio petto, forse per la sorpresa di riavermi di nuovo così vicino. Avrebbe, forse, voluto respingermi.
- Io continuerò ad amarti. - sussurrai.
Lei sembrò trattenere per un attimo il respiro.
La sua mano strinse a pugno la mia maglietta e quell'azione sembrò durare un attimo.
Prima che potessi guardarla negli occhi, lei mi superò, scomparendo dietro l'angolo del corridoio per tornare in classe.
Sentii uno strano rumore che mi portò a pensare che era caduto qualcosa sul pavimento. Mi guardai intorno confuso, ma dov'ero io non c'era nulla. Mi spostai, andando dove era andata via Hope e notai un oggetto sul pavimento.
Mi avvicinai e notai che era un cellulare. Lo presi e capii che era il cellulare di Hope.
Stavo per andare a cercarla ed avvertirla che aveva perso il telefono, ma mi bloccai.
Nella conversazione avuta prima con Eric, lei gli diceva di smettere di mandarle messaggi ed io dovevo vedere che tipo di messaggi le mandava.
Avrei dovuto farmi i fatti miei, certo, ma il pensiero che Eric le ronzava ancora intorno e le mandasse chissa' quali messaggi, mi incuriosiva e mi mandava su tutte le furie contemporaneamente. Volevo sapere, anche se non era un mio diritto.
Quando accesi il display, vidi una nostra foto come sfondo e sorrisi nel vederla. Evidentemente, non aveva cancellato nulla di noi, proprio come non lo avevo fatto io.
Quando provai a sbloccarlo, mi apparve la schermata dei numeri: aveva il codice di sblocco.
Provai il solito codice di quando stava ancora con me, che era la data di quando ci eravamo messi insieme, ma il cellulare me lo dava come errato. Pensai che forse avevo sbagliato, così riprovai, ma nulla, non era quello.
Mi restava un solo altro tentativo o le avrei bloccato il telefono. Iniziai ad andare nel panico. Quale poteva essere il codice?
Stavo per provarne uno a caso, quando Louis arrivò dietro di me facendomi sobbalzare.
- Harry, vieni a darmi una mano in palestra. Aiuteremo il professore e ci salteremo le prossime due ore, abbiamo anche la giustifica. - spiegò.
Posai in fretta e furia il cellulare in tasca e mi recai con lui in palestra, eseguendo gli ordini che il professore ci dava.
Per tutta la giornata scolastica non feci altro che pensare a quale potessere essere il codice di sblocco del cellulare di Hope e avevo poche idee. Avrei dovuto dare quello giusto, dato che avevo una sola possibilità, e non potevo sbagliare.
Hope sembrò non accorgersi della scomparsa del suo telefono e questo fu un punto a mio vantaggio.
Quando tornai a casa, andai nella camera di Gemma, convinto che lei lo sapesse ma lei non c'era. Mi ricordai che quel giorno e il seguente sarebbe stata con la famiglia di Liam fuori citta'. Quel fine settimana sarei stato da solo a casa visto che mio padre era fuori per lavoro e mia madre a casa di mia zia. Molto probabilmente avrei chiamato i ragazzi o sarei uscito con loro.
Feci i miei compiti, che ne erano davvero tanti, e dopo un paio di ore tornai a concentrarmi sul codice del telefono. Quale poteva essere?
Dopo vari minuti a pensarci su, decisi di provare. Quando digitai i numeri, il cellulare si sbloccò.
Il numero di sblocco del suo cellulare era una data, la data di quando ci incontrammo per la prima volta.
Andai direttamente nei messaggi, cercando il nome di Eric. Lo trovai e iniziai a leggere i suoi messaggi.
Erano tutti così banali e del tutto spinti che mi fecero innervosire piu' del dovuto. Era vero che non era piu' mia, ma doveva starle lontano e probabilmente il giorno dopo gliel'avrei fatto capire. Sapevo quanto fastidio dava ad Hope che io litigassi con altri per "colpa sua", ma ora come ora, non potevo permettere che quel cazzone le ronzasse intorno. Le avrei fatto un favore, come lo avrei fatto a me.
Notai che Hope non aveva risposto a nessuno di quei messaggi e questo mi sollevò di morale.
Guardai gli altri nomi che le avevano inviato i messaggi e c'erano tutte sue amiche e alcuni suoi amici, di cui ne ero anche prima a conoscenza, compreso Marco. Mi stavo impicciando troppo, ma non volevo che nessun ragazzo le ronzasse intorno oltre Eric. Forse ero egoista, ma speravo che lei non uscisse con nessun altro ragazzo.
C'erano anche i miei messaggi e le mie chiamate perse. Nelle immagini c'erano ancora le nostre foto e i nostri video buffi. Non aveva cancellato nulla.
Mentre riguardavo di nuovo le nostre foto, pensavo che se Eric le avesse mandato un altro messaggio, gli avrei risposto io, dicendogli una volta e per tutte di starle lontano. Se Hope si sarebbe accorta dello smarrimento del suo cellulare e di ciò che avevo fatto, avrei cercato di spiegarle tutto, anche se quello che stavo facendo non aveva una giusta giustificazione.
Posai il cellulare sulla scrivania e mi alzai dalla sedia, intento ad andare in cucina per un bicchiere d'acqua, ma il telefono squillò. Era la musichetta di quando arrivava un messaggio.
Presi il telefono e guardai il display: un nuovo messaggio.
Perfetto.

Hope.
Quel pomeriggio decisi di andare un pò al parco, dopo aver svolto i miei compiti.
Avevo bisogno di un pò di svago, dopo quello che mi era successo in quella mattinata. Avevo rincontrato di nuovo Eric, dicendogli che doveva starmi lontano una volta per tutte. Oramai la sua presenza mi infastidiva parecchio, e i messaggi che mi inviava erano del tutto spinti. Era incredibile come continuasse a ronzarmi intorno, nonostante io non fossi interessata a lui. Certo, ci ero uscita in quei primi giorni che ero arrivata qui a Londra, e devo ammettere che quella sera mi ha fatto anche stare bene. All'apparenza sembrava tutt'altro che un donnaiolo con intenzioni poco serie. Appunto, all'apparenza.
Eric poteva anche essere il ragazzo piu' bello del mondo, ma il comportamento che aveva verso le ragazze era disgustoso. Le usava e se ne disfava come se niente fosse, ma la cosa piu' insolita, era che coloro che ci stavano insieme, si lasciavano usare. Era una questione di rispetto e dignità ed evidentemente, Eric non la rispettava, così come le sue "prede".
Camminai verso il parco e quando ci arrivai, mi diressi verso una panchina libera. Il cielo non era del tutto limpido, ma dubitai fortemente che venisse a piovere.
Il parco era abbastanza affolato, tra bambini con le proprie mamme, vecchietti, ragazzi e varie coppiette.
In quel periodo stavo iniziando ad essere scontrosa con ogni tipo di coppia. Gemma diceva che era normale e dovetti pensarlo anch'io, visto che ognuna di quelle coppie mi ricordava me e Harry. Ogni sorriso, ogni abbraccio, ogni bacio .. tutto mi ricordava Harry.
Oramai non sprecavo piu' lacrime. Avevo promesso a me stessa di essere abbastanza forte da non farlo, e fino a quel momento ci stavo riuscendo, nonostante il mio incontro con Harry nel corridoio a scuola.
In quei giorni mi rendevo sempre piu' conto di quanto mi mancasse e una parte di me voleva incontrare i suoi occhi, vedere il suo sorriso o anche solo parlarci, come era successo quella mattina, piu' o meno. Invece, l'altra parte non voleva incontrarlo. Sapevo che essergli così vicina mi avrebbe fatto cedere ad ogni tipo di tentazione che lui stesso mi avrebbe imposto, e il desiderio di sfiorare le sue labbra, quella mattina, era forte.
La sua possessività, protezione, gelosia, era sempre presente nei miei confronti e me l'aveva confermato ore fa. E questo non mi stupì affatto.
Sta di fatto, però, che non ero riuscita a guardarlo negli occhi. La paura che lui continuasse a mentirmi, anche sulla minima cosa, continuava a rendermi debole e insicura davanti a lui. Ma nonostante tutto, riuscivo comunque ad essere sincera con lui. Avrei potuto dire che Eric mi aveva baciata, ma non l'avevo fatto perchè io non ero così e davanti a lui non sapevo mentire.
Per Harry, io ero un libro aperto. Riusciva a capire ogni mio dubbio, insicurezza, paura.
Mi aveva chiesto se Eric sarebbe stato in grado di farmi dimenticare di lui e rimasi abbastanza stupita da quella sua domanda perchè la risposta era piu' che ovvia, e lui lo sapeva perfettamente, ma sembrava che lui volesse delle certezze. E le ebbe.
Gli bastò guardarmi negli occhi per capire che mai avrei potuto dimenticarlo e se magari fosse successo, non sarebbe stato per via di Eric.
Rincontrare i suoi occhi mi aveva fatto battere il cuore così forte, come se avessi visto quel ragazzo per la prima volta.
Avrei voluto così tanto baciarlo, e stava per accadere, ma in quel momento diedi ascolto piu' alla mia testa che al mio cuore. Come potevo baciarlo dopo tutto quello che aveva fatto?
Per quanto volessi, non potevo baciarlo. Era .. sbagliato.
Nonostante lo amassi ancora, e l'attimo dopo lo odiassi, Harry continuava a mandarmi in confusione.
Per tutta la giornata non avevo fatto altro che pensare alla frase che mi aveva sussurrato, come se fosse il nostro piccolo segreto.
"Io continuerò ad amarti."
Nel sentirgliela pronunciare mi si era fermato il respiro e il battito del mio cuore non fece altro che accellerare.
Lo avrebbe fatto davvero?
Ma, domanda piu' importante, perchè amarmi per poi tradirmi?
Confusioni su confusioni. Domande senza risposte. Un cuore che, nonostante fosse a pezzi, continuava a battere solo per quell'amore ormai distrutto. E nonostante tutto, io continuavo ad amare il ragazzo che aveva distrutto quel cuore.
- Bu! -
Sobbalzai quando qualcuno urlò nel mio orecchio e quando mi girai, mi accorsi che era Louis.
- Louis, dio, mi hai quasi fatto venire un infarto! -
Lui rise. - Scusa, non volevo. - si sedette accanto a me.
- Oh, certo che no. - stetti al gioco.
- Allora, piccola e timida Hope, che ci fai qui tutta sola? -
- Stavo aspettando che qualcuno mi salvasse dalla vista di quei due piccioncini davanti ai miei occhi. -
- Eravate anche voi così. - puntualizzò.
- Appunto. - mormorai abbassando il capo.
- Vorresti parlarne un pò con me? -
- Non credo che io possa dire molto perchè insomma, oramai si sà già tutto. Non so se Harry ha voluto davvero fare ciò che ha fatto o se era "debole" - virgolettai con le dita. - in quel momento, ma oramai non ha importanza perchè il danno è fatto e la cogliona di turno sono io. E non voglio essere quella ragazza che soffre per amore e fa la vittima, ma la situazione e' questa e non mi ci volevo trovare nemmeno io in tutto questo. - sentii gli occhi pizzicarmi. - E sai la cosa strana? Che io continuo ad amare quel coglione che mi ha tradito. Ed è così sbagliato, Louis, capisci? - lo guardai negli occhi e lasciai cadere qualche lacrima.
Era da un sacco che non piangevo per Harry, e per quanto volessi trattenermi da non farlo almeno davanti a Louis, non ci ero riuscita. Faceva sempre così male.
- Hope .. - mormorò Louis.
- Credo ci sia qualcosa di sbagliato in me. Io dovrei odiarlo e in effetti lo odio, ma .. questo sembra non bastare, e mi chiedo: perchè non basta? Insomma, il giorno prima diceva di amarmi e che si fidava di me e poi il giorno dopo si porta a letto la troietta che lui dice tanto di odiare .. -
- Non c'è nulla di sbagliato in te, Hope. -
- E allora perchè continuo ad amarlo? Mh? - chiesi oramai con le guance rigate dalle lacrime. - Perchè vorrei che lui fosse qui con me, quando dovrei averlo il piu' lontano possibile? Perchè quando lo vedo vorrei essere tra le sue braccia, quando dovrebbe essermi del tutto indifferente? Perche'? -
Louis, senza dire una parola, mi abbracciò stringendomi forte a se. Io mi lascia abbracciare, facendo cadere altre lacrime silenziose sulla sua maglietta. Lui mi accarezzava dolcemente i capelli ed io mi lasciavo confortare dal mio migliore amico.
- Shh, calmati adesso. - mormorò.
Louis lasciò che mi sfogassi prima che si staccasse da me e mi asciugasse le guance con i pollici.
- Cosa dubiti di piu', Hope? -
- Che lui non ci abbia mai tenuto a me. -
- Credi davvero questo? -
Cercò i miei occhi e quando li trovò, capii che lui aveva intuito che forse non era realmente questo che mi preoccupava. Sinceramente non lo sapevo nemmeno io.
Feci spallucce, abbassando lo sguardo.
- Ascoltami, Hope. Tu per Harry sei tutto, sei la vita per quel ragazzo e non lo dico perchè sono il suo migliore amico, ma perchè è realmente così e tu lo sai. Non dubitare neanche un attimo dell'amore che lui prova per te perchè te l'ha dimostrato ogni giorno e continua a farlo. -
- E allora perchè lo ha fatto? -
- Era ubriaco, Hope. Quella sera alla festa girava della droga e forse nella vodka che ha bevuto ce n'era, ed e' probabilmente per questo che lui non si ricorda nulla. Credimi, Hope. Lui è pentito di quello che ha fatto, nonostante non se lo ricordi ed e' a pezzi come te. Non riesce ancora ad accettare il fatto che ti ha persa e non è bello vederlo così distrutto, come non è bello vedere così distrutta te. -
Rimasi sorpresa del fatto della droga, di cui non ne ero a conoscenza. E se fosse vero? Se Harry era sotto l'effetto della droga e non si rendeva conto di cosa stesse facendo?
- Potete darvi un'altra possibilità. -
- I-io non so se ce la faccio... - mormorai.
- Non gia' da adesso. Datti tempo, per quanto tu ne abbia bisogno, perchè tu vuoi tornare da lui, io lo so. -
Anche se non era una domanda, il mio silenzio era una risposta per lui, la risposta che cercava.
- E non pensare che tu sia sbagliata. Lo odi, lo ami, vorresti ammazzarlo, vorresti baciarlo .. l'amore è così. Ci rende pazzi, confusi, ma è questo che lo rende indispensabile perchè non possiamo farne a meno. -
Sentii la sua mano accarezzare le mie guance e asciugare quelle poche lacrime cadute dai miei occhi e lentamente mi alzò il viso.
- Adesso le fermiamo queste lacrime? -
Mi fiondai tra le sue braccia e lo sentii ridere mentre mi stringeva a se.
- Grazie Louis. -
- Prego, piccola Hope. -
Le parole di Louis mi furono davvero di conforto e sapevo che avrei dovuto rifletterci su ciò che mi aveva detto.
- Sai, quando sei giovane credi che ogni cosa sia la fine del mondo. Non è così. E' soltanto l'inizio. -
- Citando la frase di Zac Efron in 17 Again ti senti realizzato? - lo presi in giro.
- Shh, mi sto immedesimando nella parte. - mi zittì. - E per la cronaca, io sono molto piu' sexy di Zac Efron. -
Risi. - Oh, certo Louis, credici. -
- Potrei fare l'attore .. - farfugliò.
Io e Louis restammo a scherzare su quella panchina per quelle che sembravano ore e mi divertii dopo un sacco di tempo. Mi era mancato passare del tempo con lui.
Ricevette un messaggio, che ovviamente non mi fece leggere, ma che potei intuire benissimo, e capii che dovette andarsene.
- Forza, ti accompagno a casa prima di andare dalla mia compagna di studi. -
- Studi, certo, come no. - scherzai. - Comunque, no. Resto un altro pò qui. -
- Sei sicura? -
- Si, non preoccuparti. Vai dalla tua amica e studia. -
- Oh, lo farò di certo. -
In pochi istanti rimasi di nuovo sola sulla panchina, persa nei miei pensieri.
Ripensavo alle parole dette da Louis e il mio cuore mi diceva di dargli un'altra possibilità, ma la testa diceva che aveva sbagliato e che non dovevo perdonarlo.
Ma se l'avessi fatto, se l'avessi perdonato, sarebbe stato tutto come prima? Ne dubitai e questo mi spaventava.
Cercai il mio cellulare nella tasca ma mi accorsi che non c'era. Riflettendoci su, ricordai che non lo avevo usato per tutto il pomeriggio e che probabilmente lo avevo messo nella cartella.
Decisi di tornare a casa, anche perchè iniziava a farsi buio.
Uscii dal parco e mi incamminai verso casa, con passo lento. Non avevo molta fretta.
Mentre camminavo tranquillamente sul marciapiede, sentii una mano prendermi bruscamente per il braccio e tirarmi all'indietro.
Prima che potessi rendermene conto, ero in un vicolo buio e venni bloccata violentamente al muro.
Chiusi gli occhi a causa del dolore e quando li aprii, notai una figura scura davanti a me. Continuava a tenermi per il braccio e la sua presa era così forte.
Non ebbi il tempo di dire una parola che la persona davanti a me si tolse il cappuccio rivelando il suo viso.
Non appena incontrai i suoi occhi, il mio cuore perse un battito e il respiro sembrò fermarsi.
Non potevo crederci. Ero completamente paralizzata.
- Finalmente ti ho trovata. -
a

 



Io mi incanto davanti a questa gif, dio.
Anyway.
Hello peppines mie.
Rendiamoci conto che ho aggiornato un giorno prima.
Insomma, è una sorta di miracolo.
Diciamo che questo è uno dei capitolo piu' .. importanti della storia.
Credo lo abbiate capito anche voi.
Tipo che io AMO l'incontro tra Harry e Hope in corridoio.
L'unica cosa che mi piace di 'sto capitolo, AHHAHAHA.
okay, la smetto.
Be', a voi piace questo capitolo?
Lo so, non vorreste che accadesse l'ultima parte e probabilmente mi volete uccidere.
Vi comprendo, vi comprendo.
Cosa accadra' nel prossimo capitolo? Mh.
a
Ringrazio, ovviamente, tutte coloro che seguono la storia.
E amo anche le lettrici silenziose.
Su twitter siete ancora piu' dolci.
Ho ricevuto molti piu' tweet riguardo la storia e vi ringrazio tantissimo!
Io amo tutte.
La vostra peppina e' tanto tenera(?).
a
Twitter: @infinitynaples
a
Ora mi dileguo.
Vi ame.
chiss chiss, peppina.


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Capitolo 31
*** You're with me. ***




a
a

You're with me.
a
 

I suoi occhi mi guardavano con rabbia e sentivo che quella rabbia mi stesse bruciando viva proprio lì, davanti a lui.
In quel momento riuscivo a capire poco e niente, tutto ciò che pensavo era che dopo quattro mesi, forse il mio incubo sarebbe ricominciato.
- M-Mike. - balbettai sorpresa.
Ma prima che potessi dire altra parola, lui mise una mano sulla mia bocca, avvicinando ancora di piu' il suo viso al mio.
- Shh. - mi zittì. - Non dire un'altra sola parola o sai come va a finire. -
E si, lo sapevo per davvero.
- Adesso vieni con me. -
La sua mano era stretta ancora al mio polso e tentò di tirarmi via con lui alla fine del vicolo buio, ma io, chissa' come, mi opposi a quell'azione e cercai di liberarmi dalla sua presa.
Ripensandoci, quella era la prima volta che mi ribellavo ad un suo "ordine" e quando si voltò verso di me, riuscii a vedere il suo stupore oltre che sempre alla sua rabbia.
Si avvicinò bruscamente a me, costringendomi ad appoggiarmi di nuovo al muro. Si guardò intorno assicurandosi che non ci fosse nessuno e aumentò all'improvviso la presa attorno al mio polso, facendomi urlare dal dolore.
L'altra sua mano finì di nuovo sulla mia bocca, per non far sentire le mie grida.
- Tu prova a ribellarti di nuovo, e giuro che ne avrai di piu' di quelle che devi avere. - mormorò con tono duro.
A sentir pronunciare quelle parole, mi immobilizzai sul posto, incapace di fare qualsiasi altro movimento. Mike mi teneva stretta a lui, e non avevo via di scampo. Ma anche se l'avessi avuta, sapevo che, pur essendo scappata, lui mi avrebbe trovata comunque. Come aveva fatto proprio in quel momento, dopo quattro mesi.
Mi tirò con forza verso il buio del vicolo e poco dopo, svoltò l'angolo e ci ritrovammo in un piccolo spazio illuminato a malapena da un lampione in lontananza.
Mike non esitò di nuovo a buttarmi violentemente al muro, e la sua mano dal mio polso non esitava a togliersi. Il suo corpo era attaccato al mio, come se avesse paura che io da un momento all'altro potessi scappare. Mi teneva in trappola ed io non sapevo cosa fare, come le altre migliaia di volte che mi ero trovata in quella situazione. Tutto quello che sapevo fare era tenere lo sguardo basso, così da non incontrare quei suoi occhi pieni di rabbia e odio.
Il mio corpo, la mia mente, tutto di me era paralizzato dalla paura. Sapevo perfettamente cosa Mike mi avrebbe fatto, ma dopo, cosa sarebbe successo? Se prima credevo in un forse, ora ero del tutto convinta: il mio incubo era ricominciato.
- E così, te ne sei scappata convinta che fosse tutto finito, non è vero? -
La sua voce mi provocò altri brividi di paura e il battito del mio cuore non fece altro che accellerare.
- Davvero credevi che non ti avrei ritrovata? Mh? -
Il suo viso era vicino al mio ed io tenevo la testa girata di lato, così da non vedere i suoi occhi.
Il respiro di Mike stava aumentando, segno che si stava innervosendo maggiormente. Prese con violenza il mio mento tra la sua mano libera e girò il mio viso in modo che fossi faccia a faccia con lui. La forza con cui mi stringeva mi fece gemere dal dolore.
- Devi guardarmi quando ti parlo. -
Sembrava tutto un replay di quegli anni passati sotto le sue torture. Come avevo fatto a "dimenticarmi" di lui? Avrei dovuto saperlo che mai mi avrebbe lasciato in pace e che appunto, sarebbe venuto a trovarmi. Ma, domanda piu' importante: come sapeva che ero lì?
- C-come hai fatto a trovarmi? - sussurrai balbettando.
Le sue labbra si incurvarono in un ghigno divertito e fortunatamente, lasciò via il mio mento dalla sua presa.
- Ho i miei informatori. -
Il mio sguardo si posò su una figura dietro di lui, che lentamente si esponeva alla poca luce che c'era in quel piccolo posto, e quando si rivelò, quella era l'ultima persona che mi aspettavo di trovarmi davanti: Alex.
Ero ovvio che gliel'aveva detto lui, ma come aveva potuto? Me l'aveva promesso. E come al solito, l'unica colpevole ero io che mi ero fidata di lui.
- Hope, mi dispiace. - disse.
I nostri occhi si guardarono per dei secondi, finchè io non distolsi lo sguardo, girando il capo. Ero disgustata e delusa. Pensai davvero che lui mi avesse aiutato ad andare avanti, ad uscire da quel che era il mio inferno e invece, mi ci stava rimandando dentro.
- Oh, guarda, l'hai delusa, Alex. - ghignò Mike.
Sentii una mano accarezzarmi la guancia, e spostai nuovamente il viso sotto quel gesto. Ogni suo tocco era disgustoso.
Prese di nuovo il mio mento tra la sua mano e avvicinò il suo viso al mio.
- A questo mondo non puoi fidarti di nessuno, piccola. -
In tutti quegli anni, pensai che quella fu la prima frase giusta che era uscita dalle sue labbra. In quel periodo non avevo avuto altro che delusioni. Forse aveva ragione. Non potevo fidarmi di nessuno, se non di me stessa.
- Alex, vai alla fine del vicolo e assicurati che nessuno ci disturbi. - gli disse Mike, poi si voltò verso di me. - Io e lei abbiamo qualcosa da portare a termine. -
Il battito del mio cuore non fece altro che accellerare a quella frase. La paura e il timore, gia' impossessatosi del mio corpo, non fecero che aumentare ancor di piu'. Iniziai ad agitarmi e a cercare di dimenarmi dalla sua presa ferrea, ma lui mi teneva stretta.
- Che cosa vuoi fare, Mike? - domandò Alex. Sentii un pizzico di preoccupazione nella sua voce.
- Alex, ti ho detto di andare alla fine del vicolo. - ordinò Mike.
Alex non osò ribellarsi a lui, nessuno lo faceva, così se ne andò, lasciandoci soli.
La mano che teneva il mio polso, prese anche l'altro e se prima avevo una possibilità con l'altro braccio, ora non piu'. Ero completamente immobile e paralizzata.
- Questo è per il calcio che mi hai dato nello sgabuzzino del bidello. - sussurrò.
Pugno nello stomaco.
- Questo è per aver pensato di poter sfuggire da me. -
Altro pugno nello stomaco.
- E questo è per essere scappata via da me. -
Ennesimo pugno.
Mike continuò a colpirmi e persi il conto di quante ginocchiate o pugni mi diede. I miei gemiti di dolore e le mie suppliche non bastavano per farlo fermare, anzi, sembrava invogliarlo a continuare ancor piu' duramente. La presa attorno ai miei polsi aumentava e sapevo che sarebbero usciti dei lividi, così come per tutto il mio corpo.
L'unica cosa che mi sorprese di quella situazione, fu che non avevo versato ancora una lacrima, nonostante i miei occhi lucidi e il dolore. Non volevo dargli ancora quella soddisfazione, ma sapevo che se avesse continuato, gliel'avrei data.
Mike si fermò solo quando si sentì stanco. Potei capirlo dal suo respiro affannato.
Per via della troppa vicinanza, io avevo appoggiato la testa sulla spalla di Mike. Mi appoggiavo a lui tanto per non cadere a terra.
Lui mise due dita sotto il mio mento e mi costrinse a guardarlo. Il suo sguardo era dubbioso ma pur sempre con rabbia.
- Non piangi? Mh? -
Spostai il viso, sfuggendo dalla sua presa e incominciai a respirare profondamente, così da riprendere un ritmo respiratorio regolare.
- Mi vuoi sfidare? -
Si avvicinò pericolosamente a me ed io fui costretta ad appoggiarmi al muro.
Non feci in tempo a mormorare un semplice "no" quando Mike aumentò ancor di piu' la presa attorno ai miei polsi. Gridai di nuovo dal dolore e lui mi zittì mettendo di nuovo la mano sulla mia bocca.
- Avanti, piangi per me. - sussurrò al mio orecchio.
Non riuscii a trattenermi per molto e lasciai che le lacrime cadessero dai miei occhi. Il dolore che provavo era così intenso che risucchiava tutte le mie forze che a stento riuscivo a tenermi ancora in piedi.
Mike si staccò da me solo quando sentì delle lacrime sulla sua mano. Tolse la mano dalla mia bocca ed io fui libera di respirare piu' liberamente. Oramai non mi importava piangere davanti a lui. Avevo ceduto e tutto quello che sapevo fare meglio era, appunto, piangere.
Allentò la presa sui miei polsi ed io presi un leggero respiro profondo, facendo cadere altre lacrime sulle mie guance. Se lui avesse continuato a stringere, probabilmente non ce l'avrei fatta a sorreggermi ancora per molto.
- Lo sai, mi sono mancate le tue lacrime, - mi accarezzò la guancia asciugando una lacrima col pollice. Non potevo oppormi perche' la sua presa era comunque forte. - le tue suppliche .. mi è mancato anche farti male. - si avvicinò pericolosamente a me, facendomi trattenere il respiro. Cercò nuovamente i miei polsi, ma io ebbi il coraggio di spingerlo via da me.
- Perche' mi fai questo?! - urlai tra le lacrime.
- Perche'? - domandò retorico.
In un attimo mi ritrovai di nuovo schiacciata al muro dal suo corpo che mi opprimeva. Il mio respiro era affannato dalla paura mentre il suo dalla rabbia. Chiusi gli occhi, convinta che volesse colpirmi al viso, ma non fu così. Mike mi parlò, sempre con quel suo tono duro, a pochi millimetri dalle mie labbra. Quella nostra vicinanza mi faceva preoccupare maggiormente.
- Sai la cosa peggiore che ho potuto capire in questo tempo qual'è stata? - mi domandò.
Sapeva che non avrei risposto ed io mi limitai ad ingoiare i singhiozzi e a cercare di fermare le lacrime, cosa che non mi riuscì del tutto bene.
- E' che mi sei mancata tu, e non deve essere così! -
Lo guardai sorpresa e soprattutto confusa. Io gli ero mancata?
- Ora capisci perchè ti faccio tutto questo?! -
Da quelle parole, trovai la somiglianza di quella situazione di come io mi sentivo con Harry. Io odiavo lui per avermi fatto del male, eppure continuavo ad amarlo e a sentire la sua mancanza. E per me, non doveva essere così. Era, appunto, sbagliato.
E ora, Mike mi diceva lo stesso. Continuava ad infliggermi dolore, continuava a farmi dal male, ma continuava a sentire .. il bisogno di me. Mike mi .. amava?
Per tutto quel tempo, per placare quella strana attrazione per me, mi causava dolore e sofferenza. Per lui, non doveva essere così. Per lui, amarmi era sbagliato. Mike mi odiava solo perchè mi amava. Era tutto così .. insano.
- Tu sei pazzo. - sussurrai.
- No, sei tu che mi rendi pazzo. - mormorò a denti stretti. - Ma adesso ci divertiamo un pò. -
Prima che potessi ribellarmi, prese di nuovo i miei polsi in una mano e mi bloccò al muro.
Sapevo cosa stava per accadere e incominciai ad agitarmi contro di lui, sotto il suo sorriso divertito.
- Mike, ti prego, lasciami. - gli supplicai tra le lacrime.
- Shh. - sussurrò al mio orecchio. - Sarà il nostro piccolo segreto. -
Sentivo che Mike era tornato da me molto piu' determinato e convinto di ciò che avrebbe fatto.
Non seppi di preciso quante volte gli supplicai di lasciarmi andare, ma lui ignorò ogni mio tipo di supplica mentre baciava con avidità il mio collo.
Per quanto cercassi di liberarmi, mi fu tutto inutile e tutto quello che riuscii a fare era piangere.

Harry.
Aprii il messaggio, convinto che fosse Eric con una delle sue frasi schifosamente spinte, ma quando lo lessi, non fu così.


Per quanto tu possa sembrare sola su quella panchina,
non lo sei. Io ti vedo.

 


Il numero era sconosciuto e solo qualche istante dopo capii di chi fosse quel messaggio.
Solo una persona l'aveva tormentata con quei tipi di messaggi; solo una persona le mandava messaggi sconosciuti; solo una persona aveva ancora intenzione di trovarla: Mike.
Mike era qui, l'aveva trovata e avevo il brutto presentimento che in quel momento la tenesse tra le sue mani.
Uscii di fretta da casa, ricordandomi di prendere le chiavi di casa così da non rimanere fuori la porta. Quando uscii, mi maledii mentalmente per aver prestato la mia macchina Louis.
Iniziai a correre verso il parco. Era l'unico posto piu' ovvio dopo che nel messaggio c'era riportato "panchina". E poi, Hope ci andava sempre quando voleva restare un pò da sola o semplicemente per schiarirsi le idee.
In lontananza, vidi Louis che quando mi vide, mi bloccò subito.
- Woh, woh. Dove vai? - chiese.
- Devo trovare Hope. Tu l'hai vista? - gli chiesi tra l'affanno.
- Era al parco, ma credo che adesso sia tornata a casa. E' successo qualcosa? - domandò preoccupato.
Avrei potuto dirgli tutto, ogni cosa, ma avrei distrutto quel poco di fiducia che Hope mi aveva dato e non volevo che andasse in frantumi anche quella. Se Louis sarebbe stato a conoscenza di tutta la storia, di certo, non lo avrebbe saputo da me.
Ignorai le sue altre domande e corsi verso casa sua, con il solo pensiero di trovarla.
Sentivo che Louis era dietro di me che mi seguiva, cercando di tenere il mio passo, ma non mi importava. Dovevo andare da lei, dovevo trovarla e la paura che gia' fosse nelle mani di quel figlio di puttana, stava crescendo dentro di me.
Louis riuscì a pararsi davanti a me, fermandomi. Voleva delle spiegazioni, ma non potevo dargliele, non io almeno.
- Mi dici che cazzo succede? Mi stai facendo preoccupare! - sbottò.
Ci fermammo per riprendere fiato e prima che potessi giustificarmi in qualche modo, sentimmo un urlo provenire da un vicolo poco distante da noi.
- Perchè mi fai questo?! -
Io e Louis ci guardammo, rendendoci conto che era la sua voce. La voce di Hope. Mike l'aveva trovata.
Corremmo nel vicolo trovando un ragazzo che si parò davanti a noi.
- Vi conviene farvi i cazzi vostri. - ci disse.
Ignorai quel suo tipo di minaccia e lo superai, ma prima che potessi allontanarmi, mi prese per il braccio e quando mi girai, gli sferrai un pugno in pieno viso, facendolo quasi cadere per terra.
Prima che potessi continuare a colpirlo, Louis mi fermò dicendomi che se ne sarebbe occupato lui.
Andai alla fine del vicolo e quella che vidi, fu una di quelle scene che non avrei mai voluto vedere.
Hope era bloccata al muro e pregava di essere lasciata stare, ma la persona che la teneva ferma sembrava ignorare le sue suppliche e continuva a baciarle il collo.
Tutto l'odio che avevo provato per tutto quel tempo verso Mike, adesso lo stavo manifestando in rabbia.
Mi fiondai su di lui e lo allontanai da Hope, sotto il suo sguardo confuso e sorpreso. Prima che potesse fare qualche altra mossa, gli diedi un pugno in viso, facendogli girare il capo. I suoi occhi si puntarono nei miei. Erano pieni di rabbia, odio, sfida. Proprio come lo erano i miei.
- E tu chi cazzo saresti? - sbottò.
- Il suo ragazzo. - dissi deciso.
Ghignò a quella mia affermazione, toccandosi le labbra e guardando il sangue sulle sue dita. Gli avrei fatto molto peggio che spaccagli solo il labbro.
- Non ti conviene metterti contro di me. - mi sfidò.
- Lo sto facendo. - dissi stringendo i pugni.
Si avvicinò a me sferrando un pugno che mi arrivò sulla guancia. Prima che potesse continuare a colpirmi, riuscii a bloccare un suo pugno, dandogliene uno nello stomaco, facendolo accovacciare. Continuai a colpirlo lì, dandogli anche qualche ginocchiata ma lui riuscì a spingermi contro il muro, iniziando sferrare pugni. Il dolore che provavo non era paragonabile alla rabbia che sentivo e fu proprio quella a darmi la forza di spintonarlo fino a farlo cadere a terra. Mi fiondai su di lui e iniziai a colpirlo in pieno viso, con entrambe le mani. Per quanto lui cercasse di colpirmi, era del tutto inutile. Persi il conto di quante volte lo avevo colpito e le nocche delle mie mani erano piene del suo sangue, che fuori usciva dalla bocca e dal naso. Continuavo a colpirlo pensando a tutto il dolore che aveva inflitto alla ragazza che amavo, a tutti i lividi che le aveva fatto, a tutte le volte che non era riuscita a dormire per via degli incubi, a tutte le volte che aveva pianto per lui. Ripensare a quelle cose non mi dava la forza di fermarmi nemmeno per riprendere fiato. Per un attimo, fui convinto che se avessi continuato per molto, lo avrei ucciso, e forse era così finchè Louis non cercò di allontanarmi da lui.
Spintonai Louis lontano da me e tornai a colpire Mike, che a stento riusciva a respirare.
- Basta Harry, lo ammazzi così! - disse Louis alzandomi per il petto.
- Stai lontano da lei, figlio di puttana! - urlai.
- Harry, basta, calmati! -
- Levati, Louis! Io lo ammazzo! -
- No! - sbottò. - Hai un'altra persona a cui pensare! -
Mi fermai di scatto, voltando il capo verso la ragazza che amavo. Era seduta a terra, con le gambe portate al petto e le testa bassa, mentre piangeva fortemente.
Mi avvicinai a lei e mi pulii le mani sporche di sangue sulla maglietta e sul pantalone.
- Hope, ehi .. - mormorai accarezzandole dolcemente il braccio.
Lei, spaventata, si spostò così che non potessi toccarla. Credeva fossi Mike. Nell'istante in cui incontrai i suoi occhi, mi sentii male. Era spaventata, aveva paura e non smetteva di tremare.
- Ehi, sono io. - la rassicurai.
Quando si rese conto che ero io, poggiò le testa sul mio petto e continuò a piangere, stringendo la mia maglietta.
La strinsi a me, accarezzandole la schiena così che si calmasse.
- Shh, va tutto bene. - sussurrai.
Si staccò da me, guardando il mio petto spaventata. Abbassai lo sguardo per vedere le macchie di sangue sulle mia maglietta.
- H-Harry .. - balbettò tra le lacrime.
- No, no, ehi. Sto bene. - la rassicurai prendendole il viso tra le mani. - Guardami. - mormorai. I nostri occhi si incontrarono ancora una volta e potei vedere la paura in quelle iridi marroni. - Sto bene. - dissi asciugando con il pollice delle lacrime cadute dai suoi occhi.
Sembrò credere alle mie parole e tornò a rannicchiarsi contro il mio petto, mentre faceva cadere altre lacrime. Il suo respiro era irregolare a causa dei suoi continui singhiozzi e quel bastardo dovette ringraziare il fatto che adesso dovevo occuparmi di lei, perchè non avrei esitato nemmeno per un attimo a colpirlo di nuovo.
La feci alzare lentamente e mi resi conto di quanto fosse debole. Si aggrappava a me come se io fossi la sua salvezza.
Guardò per un attimo Mike a terra e girò subito la testa spaventata. I suoi singhiozzi aumentarono e sembrò faticare per avere un pò d'aria. Strinse ancor di piu' la mia maglietta ed io la strinsi a me, sussurrandole parole dolci e rassicuranti.
- Shh, va tutto bene, calmati adesso. - mormorai accarezzandole la schiena.
- Louis, dov'è la macchina? - gli chiesi.
- Vado a prenderla. - rispose.
Presi Hope in braccio e lei si accoccolò al mio petto, affondando la testa nel mio collo.
Svoltammo l'angolo del vicolo e in lontananza, vedemmo il ragazzo che prima si era scontrato con noi. Era appoggiato al muro, mentre si puliva il labbro con la manica del giubbotto. Ci guardò con aria minacciosa ma sapeva perfettamente che in quelle condizioni, non ce l'avrebbe fatta comunque contro di me o Louis.
- Tu prova a fare un'altra cazzata, e giuro che ti ammazzo. - lo avvertii.
Lui mi guardò solamente, non facendo neanche un altro passo.
Hope, sentendo quelle mie parole, si strinse piu' a me, piangendo in silenzio.
Andammo alla fine del vicolo e Louis mi fece aspettare lì, così che lui andasse a prendere quella che era la mia auto.
- Adesso ti porto a casa con me, okay? - sussurrai chinando di poco il capo per guardare il suo viso.
Lei non parlò, tutto quello che riuscì a fare fu annuire leggermente col capo mentre altre lacrime cadevano dai suoi occhi.
Le diedi un leggero bacio sulla fronte e aumentai la presa su di lei, stando attento a non farle male.
In quel momento, arrivò Louis con la macchina e mi sedetti sui sedili posteriori con lei tra le mie braccia. Per tutto il tragitto, nonostante si fosse addormentata, non faceva altro che tremare. Avrei potuto tornare indietro e ridurlo peggio di come stava, ma non ora. Hope aveva bisogno di me.
Arrivammo a casa mia e portai Hope di sopra in camera mia, mettedola sotto le coperte. Louis mi aveva aspettato nel piccolo salottino della porta.
- Stai bene? - gli chiesi.
- Si, sto bene. - mi rassicurò. - Tu stai bene? -
- Si. - sospirai passandomi una mano tra i capelli. - Se non fosse per quella ragazza, quel figlio di puttana sarebbe morto. -
- L'importante è che Hope stia bene e che gli hai dato una bella lezione. -
- Già .. - mormorai. - Grazie, Louis. -
- Non devi nemmeno dirlo. - mi sorrise. - Adesso vado. -
Apprezzai il fatto che non mi domandò chi fosse quell'essere e di come io sapessi che lei fosse in pericolo.
Si voltò per chiedermi una cosa, ma lo precedetti.
- Si, puoi tenere la macchina. -
Lui rise leggermente. - Mi cononosci troppo bene. -
- Fin troppo. - commentai.
Quando Louis uscì di casa, tornai al piano di sopra per togliermi quei vestiti di dosso. Controllai che Hope stesse bene e poi andai in bagno a mettere i miei vestiti in lavatrice, così che mia madre non si accorgesse del sangue. Indossai una maglietta a mezze maniche e un pantalone della tuta, così da stare piu' comodo.
Tornai in camera e presi il cellulare di Hope, mandando un messaggio a suo zio così che non stesse in pensiero. Mi finsi Hope e gli scrissi che "avrei" dormito a casa di Gemma e che "Harry" non ci sarebbe stato. Poco dopo, mi arrivò un suo messaggio di risposta in cui diceva che andava bene.
Scesi al piano di sotto e andai in cucina, per prendere un bicchiere d'acqua.
Le scene di cosa era successo poco fa mi tornarono in mente, facendomi chiudere le mani a pugno dalla rabbia. Come si poteva colpire così violentamente una ragazza e abusare di lei contro la sua volontà?
Un essere come Mike meritava peggio di quello che gli avevo fatto e probabilmente gliel'avrei fatta pagare davvero se non fosse stato per Hope e Louis. Ma non aveva importanza, almeno non in quel momento. Tutto ciò di cui dovevo preoccuparmi e occuparmi era Hope, e l'importante, era che adesso lei era lì con me e stesse, in gran parte, bene.
Delle urla al piano di sopra mi fecero andare di corsa in camera mia, aprendo di scatto la porta. Hope era nel letto e si contorceva su se stessa, mentre era ancora profondamente addormentata. Gli incubi erano ricominciati.
Mi avvicinai subito a lei, scuotendola così che si svegliasse.
- Hope, svegliati! -
Lei aprì gli occhi colmi di lacrime e si guardò intorno spaventata, per realizzare dove realmente fosse. Le lacrime non smettevano di scendere dai suoi occhi ed io le accarezzai dolcemente la guancia, asciugando le sue lacrime con il pollice.
I suoi occhi si incontrarono con i miei e capii che la paura non aveva mai lasciato n'è la sua mente, n'è il suo corpo.
- Shh, va tutto bene. - sussurrai. - Sei al sicuro .. - le accarezzai i capelli. - .. sei con me. -
Lei cercò con urgenza la mia mano e la strinse nella sua, mentre faceva cadere altre lacrime in silenzio.
Lasciai la sua mano solo per alzare un pò le coperte e sembrò spaventarsi del fatto che l'avrei lasciata sola lì. Non lo avrei mai fatto.
Mi stesi accanto a lei e lasciai che si accocolasse al mio petto, mentre io la stringevo forte a me. Le accarezzavo la schiena in modo che si calmasse e quando ci riuscii, lei si addormentò di nuovo.
Le asciugai di nuovo le guance, bagnate dalle lacrime e le spostai delle ciocche di capelli che le erano cadute sul viso.
Mi era mancato così tanto averla tra le mie braccia, stringerla a me e sentire il suo amabile profumo. Ma se non fosse stato per quella maledetta sera, lei non mi sarebbe mancata perchè nulla sarebbe cambiato tra noi. Se non fosse stato per quella sera, non sarebbe successo tutto questo. L'avrei tenuta al sicuro piu' di quanto non stessi facendo in quel momento e adesso lei non avrebbe provando tutto quel dolore. Il colpevole, in quella situazione, ero ancora una volta io e sapevo che avrei fatto qualsiasi cosa per rimediare, iniziando da quel preciso istante.
- Mi dispiace .. - sussurrai dandole un leggero bacio sulla fronte. - .. mi dispiace tanto. -

Lei si strinse piu' a me, nascondendo il viso nelle coperte ed io feci lo stesso, avvicinando il mio viso al suo, prima di cadere anch'io in un sonno profondo.
a
a

 



Lo so, lo so.
Sono in ritardo.
Ma io lo sooooooooooo.
Dai,
perdonatomi çç
Volevo farmi perdonare scrivendo un bel capitolo .. be', ho fallito.
Come al solito.
Quindi,
perdonatemi due volte cwc
Ebbene sì, è tornato Mike.
Bella merda, eh?
E si è anche scoperto che Mike ha una specie di ossessione per Hope.
La odia perchè la ama. Che amore straaano.
Comunque, spero vi sia piaciuto comunque questo capitolo, a differenza mia.
SCUSATE PER GLI ERRORI çç
a
Ho scritto una os su Liam, me la cagate? çç

Ci tengo tanto cwc



Grazie alle persone che recensiscono e seguono la storia.
E grazie anche a quelle silenziose che ogni tanto mi lasciano un commentino uu
Peppina vi ama tantissimo.

a
Twitter: @infinitynaples
a
Ora mi dileguo.
Vi ame.
chiss chiss, peppina.

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Capitolo 32
*** Rewrite our forever. ***




 

Rewrite our "forever"

 

Hope.
Aprii lentamente gli occhi e mi resi conto di avere il viso completamente sepolto nella spalla di Harry. Le sue braccia mi tenevano stretta a lui, contro il suo petto ed io, come ogni volta, mi sentivo così protetta accanto a lui. Il suo viso era leggermente inclinato verso l'alto e dei leggeri sospiri uscivano dalla sua bocca. Dei ricci ribelli vi erano sulla sua fronte ed io allungai la mano spostandoglieli. Cercai di fare il piu' piano possibile, così che non si svegliasse. Ancora una volta, mi resi conto di quanto fosse bello quel ragazzo. In quel momento, non volevo fare altro che restare così: nelle sue braccia mentre lo guardavo dormire serenamente.
Nonostante i nostri casini, nonostante davvero tutto, Harry era la cosa piu' bella che potesse mai capitarmi. Aveva dato una svolta alla mia vita con il suo fare protettivo, con il suo carattere che ci portava ad alti e bassi .. con il suo amore. E non solo l'aveva cambiata, ma per due volte, Harry mi aveva salvato la vita. Per quanto cercassi di nasconderlo, era il mio unico amore, il mio salvatore, il mio eroe.
Per tutta la notte, non aveva fatto altro che starmi accanto e asciugare le mie lacrime dopo un mio incubo, tenendomi poi sempre tra le sue braccia. Non avevo mai avuto così bisogno di lui in quel momento e sembrava essersene reso conto.
Se lui, quella sera, non fosse arrivato in tempo, probabilmente in quel momento ero ancora nelle mani di Mike.
Prima che Harry arrivasse, Mike mi aveva sussurrato che mi avrebbe portato via con lui, lontano da quella che oramai era diventata la mia vita. E sapevo che lo avrebbe fatto. Mike era capace di tutto e se si metteva in testa una cosa, faceva di tutto pur di portarla al termine.
Mi accoccolai di piu' al petto di Harry al solo pensiero che Mike mi potesse portare via. Via da Londra, via dai miei amici, via da Harry.
Lui, nel sonno, aumentò la presa sulle braccia e mi strinse piu' a se dandomi un bacio di sfuggita sulla fronte. Ed io, tra le sue braccia, non potevo fare altro che sentirmi felice.
Ma cosa stavo facendo?
Non dovevo essere lì, non stretta a lui, non nel suo letto come se tra noi non fosse successo nulla. Era sbagliato.
Il giorno prima non facevo altro che ripetermi che lo odiavo pur sapendo che in realtà non era così, ed era questo che faceva piu' rabbia in tutta quella situazione. Lo odiavo, certo, ma non nel concetto in cui avrei voluto. E, come se non bastasse, continuavo ad odiare me stessa. Mi odiavo perchè lo amavo ancora e credo che questa sia una delle forme di masochismo piu' dolorose. Nonostante il dolore che lui mi aveva inflitto, perchè adesso ero così felice tra le sue braccia? Perchè non volevo fare altro che restare con lui per sempre? Perchè lo amavo ancora?
Tentai di liberarmi dalla sua presa, così che potessi scendere dal letto, ma Harry non insinuava a lasciarmi libera. Non voleva lasciarmi andare neanche nel sonno. Con tutto che lui dormisse, continuava ad essere forte a tenermi stretta a lui ed ero anche abbastanza svantaggiata visto che anche le nostre gambe era intrecciate tra loro. Per un attimo, mi arresi a quella resistenza e rimasi per qualche secondo a guardarlo, a restare stretta a lui per un altro pò.
"Non devi essere lì, Hope. Vai via." mi diceva il cervello, ed io, gli diedi ascolto.
Mi liberai da lui, nonostante la sua insistenza e scesi dal letto, facendo il piu' piano possibile per non svegliarlo. Indossai le mie scarpe e uscii dalla stanza, appannando la porta.
Mi diressi verso la stanza di Gemma, per vedere se ci fosse e se magari sapesse qualcosa di quello che mi era successo, ma quando aprii la porta, la stanza era completamente in ordine e il letto era fatto. Poi mi ricordai che avrebbe passato dei giorni insieme a Liam e alla sua famiglia.
Chiusi di nuovo la porta e scesi le scale andando al piano di sotto per cercare Anne.
Nel tragitto per andare a casa di Harry, la sera prima, mi ero addormentata in macchina non ricordando che Harry mi aveva portato in camera. Se Anne ci fosse stata, volevo almeno ringraziarla "dell'ospitalità". L'incontro sarebbe stato del tutto imbarazzante, visto che non ci vedevamo da quasi un mese.
Quando andai in cucina, mi resi conto che non c'era. E dubitai che stesse ancora dormendo, erano pur sempre le undici di mattina.
Uscii dalla cucina e mi domandai se avessi dovuto avvertire Harry. Non sapevo praticamente che fare. L'unica cosa che mi sembrava giusta da fare, era andare via da lì. Stare con lui era sbagliato.
Prima che potessi uscire di casa, mi fermai davanti allo specchio che era lì in salotto e mi avvicinai. Tutto quello che vedevo era una ragazza distrutta, fragile .. sporca. Perchè è così che mi sentivo, sporca. Mike mi aveva dato quella sensazione e sapevo che avrei potuto togliermela solo con una persona: Harry.
Passai delle dita sotto agli occhi così da rimediare a quel poco di trucco che era rimasto, anche se c'era ben poco da aggiustare. Le mie lacrime avevano portato con loro il mio leggero trucco insieme al mio dolore.
Mentre mi toglievo il trucco rimasto, la manica della mia maglia si abbassò di poco scoprendo il mio polso. Era completamente rosso con delle sfumature violacee. Sapevo che si sarebbe creato un vero e proprio livido entro quel giorno. Scoprii anche l'altro polso ed era messo peggio dell'altro. Sentii gli occhi inumidirsi e delle lacrime sfuggirono dai miei occhi, ripensando alle scene del giorno prima.
Ricordai i suoi occhi pieni di rabbia, le sue parole dette con puro disprezzo, la sua violenza su di me .. ma il mio pensiero si concentrò sulle sue mani, di quando avevano vagato per tutto il mio corpo. In quel momento era come se me le sentissi addosso, toccarmi e stringermi ovunque. Cercavo in tutti i modi di togliermele, ma quella sensazione era ancora addosso a me. Iniziai a piangere e mi sentii ancora piu' sporca mentre mi toccavo le braccia tentando di togliermi quelle mani di dosso.
D'un tratto, tutto finì solo quando delle forti braccia mi strinsero forte ad un corpo: Harry.
Il mio viso era sul suo petto, mentre le mie mani stringevano forte la sua maglietta e facevo cadere altre lacrime.
- Shh, calmati, va tutto bene. - sussurrò.
E se ero tra le sue braccia, sapevo che sarebbe andato tutto davvero bene.
Harry mi accarezzò la schiena così che io non innervosissi maggiormente e riuscì a far calmare i miei singhiozzi. Iniziò ad accarezzare anche i miei capelli e mi diede dei baci sulla testa. Di fronte a quei gesti, così dolci e tranquillizzanti, riuscii a calmarmi del tutto.
Mi allontanai da lui, non guardandolo negli occhi e mi asciugai le guance con le maniche della maglia.
- D-devo andare. - mormorai.
- Cosa? - domandò confuso.
Cercai di superarlo, ma lui mi si parò di nuovo davanti.
- No, aspetta, vuoi davvero tornare a casa quando sei così distrutta? - domandò cercando i miei occhi.
- Io sto bene, Harry .. -
- Bene? - enfatizzò. - Stavi per avere una crisi e non hai fatto altro che piangere per tutta la notte. Tu non stai bene. -
- Be', a te che importa? -
- Che mi importa?! - sbottò. - Sono stato tutta la notte a consolarti e ad asciugarti le lacrime; ti ho tolto dalle mani di quel figlio di puttana e mi sono preso cura di te. Quindi, non dire che non mi importi di te perchè sai che non è così. -
Anche se non aveva detto del tutto il suo nome, rabbrividii nel sentire a chi si riferisse.
- Per un attimo metti da parte i nostri problemi e lascia che ti sia accanto, come mi hai fatto promettere. -
Ed era vero, glielo feci promettere il giorno in cui Mike mi chiamò per la prima volta sul cellulare e c'era anche lui. Gli feci promettere che, semmai ci fossimo lasciati, lui mi sarebbe stato sempre accanto, soprattutto in momenti come questi. Lui mi aveva risposto con un "per sempre" ma evidentemente, il nostro per sempre non era durato come speravamo.
- Dimentica quella promessa. - mormorai tra le lacrime, tentando di superarlo ancora. Lui, puntualmente, mi si parò davanti.
- Non fare così, Hope! Dio! Tu hai bisogno di me! -
Mi portai le mani sul viso, incapace di poter sentire e veder pronunciare dalla sue labbra frasi del tutto vere. Io avevo bisogno di lui, ne avevo un disperato bisogno, ma il mio orgoglio mi stava facendo rovinare tutto. Il mio cervello mi imponeva di cedere e mi continuava a dire che era tutto sbagliato.
- Perchè mi rendi tutto così difficile? - chiesi mentre altre lacrime mi rigavano il viso.
- Sei tu che ti rendi le cose complicate. Io voglio solo starti accanto e farti stare bene. -
- Tu non capisci. - dissi tentando, ancora, di superarlo. Lui non me lo permise.
- Cosa? - mi chiese. - Cosa non capisco? Mh? - mi incitò.
- Io ti odio. - mormorai abbassando lo sguardo.
Una vera e propria bugia.
- Mi odi? - domandò. Lui stesso sembrò non credere alle mie parole.
Io rimasi col capo basso, non volevo incontrare i suoi occhi o guardare semplicemente il suo viso.
Lui mise due dita sotto il mento così che potessi guardarlo. Sapevo che incontrare i suoi occhi mi avrebbe fatto cedere.
- Voglio che me lo dici guardandomi negli occhi. -
Rivedere quelle iridi verdi mi fece trattenere il respiro per un attimo. I nostri visi erano vicini, ma non tanto da far sfiorare i nostri nasi, come era successo il giorno prima in corridoio. Ero così nervosa che iniziai a mordermi il labbro e sapevo che non avrei retto ancora a lungo il suo sguardo.
- Lasciami andare, Harry. - sussurrai chinando il capo e superandolo, finalmente.
- No, io non ti lascio. -
Sentii la sua mano prendermi un pò al di sopra del polso e girarmi per poi farmi aderire al suo corpo. Prima che potessi rendermene conto, le sue labbra erano sulle mie. Se prima ero del tutto rigida, riuscii a rilassarmi solo quando le nostre labbra entrarono in contatto.
La sua lingua accarezzò il mio labbro inferiore per avere accesso alla mia bocca; accesso che io non gli negai. Schiusi le labbra e facemmo incontrare le nostre lingue. La mano con cui aveva tenuto il mio polso, la posò dietro la mia nuca stringendo di poco i miei capelli facendomi capire di quanto fosse bisognoso e desideroso di quel bacio mancato ad entrambi per fin troppo tempo. Ed io, ricambiavo quel tipo di bacio.
Una mia mano si posiziò sul suo collo e l'altra era sul suo petto, avendo così la possibilità di sentire il battito del suo cuore. Batteva all'impazzata, proprio come il mio.
Mi erano mancati i sapori di quei suoi baci, quel nostro tipo di contatto così intimo, mi era mancato semplicemente lui.
Mi alzai sulle punte così da poter approfondire meglio quel bacio, mentre le nostre lingue giocavano tra loro.
Harry si abbassò di poco e mise le mani sulle mie coscie, sollevandomi. Allacciai automaticamente le gambe attorno al suo bacino mentre lui si voltava dirigendosi verso le scale.
Le nostre labbra non accennavano a staccarsi e le mie mani vagarono tra i suoi ricci stringendoli di tanto in tanto.
Una volta salite le scale, Harry mi fece poggiare sulla porta chiusa di camera sua ed io, non smettendo di baciarlo, cercai con la mano la maniglia così che la aprissi. Una volta aperta, entrammo in camera e lui mi poggiò di nuovo sulla porta così che la chiudessi.
Dalle mie labbra, scese a baciarmi il collo mordendolo di tanto in tanto facendomi scappare qualche sospiro.
- Mi vuoi? - sussurrò al mio orecchio.
"Si" avrei voluto rispondergli, ma tutto quello che riuscii a fare fu voltare il suo viso verso il mio e baciarlo di nuovo.
Lo sentii sorridere nel bacio mentre le nostre labbra si cercavano disperatamente.
Si avvicinò piu' a me facendo aderire del tutto i nostri corpi e portò il bacino in avanti facendomi sfuggire un gemito inaspettato contro la sua bocca. Interrompemmo il nostro bacio solo quando lui si sfilò velocemente la maglietta, buttandola chissa' dove sul pavimento.
Harry aumentò meglio la presa sulle mie gambe e si avvicinò al letto, dove si mise seduto con me sulle sue gambe. Sentivo la sua erezione sotto di me e sapevo non avrebbe resisito per molto, così come me.
Tolsi velocemente anche la mia maglietta e dopo averci scambiato qualche altro bacio, scese a baciarmi il collo fino all'incavo dei miei seni. Slacciò il mio reggiseno e prese a baciarmi i seni, fino a stuzzicare con la lingua uno dei capezzoli. Io mi mordevo il labbro cercando di trattenere i miei gemiti, stringendo i suoi ricci.
Le sue mani erano ferme sui miei fianchi e ogni tanto vagavano sulla mia schiena, ma si fermò non appena vide delle chiazze semi-violacee sul mio corpo. Allontanò le mani poggiandole sul letto. Le strinse a pugno e sapevo che si stava innervosendo, ricordando cosa mi era successo la sera prima e convinto che forse mi aveva fatto male senza volerlo.
Alzai il suo viso verso il mio e feci combaciare di nuovo le nostra labbra, rassicurandolo che andava tutto bene. Andava tutto bene, perchè ero con lui.
Harry mi fece distenere lentamente sul letto e prese a baciarmi di nuovo il collo, scendendo fino al mio ventre. Mi slacciò i jeans e finirono anche loro sul pavimento insieme agli altri nostri vestiti. Baciò dalla mia caviglia fino ad arrivare di nuovo al mio collo. Il mio corpo oramai era stato ricoperto dai suoi dolci baci, come a far intendere che ero di sua proprietà. Ed era perfettamente così, lo ero sempre stata. Io ero e sarò sempre e solo sua.
- Quanto mi sei mancata. - sussurrò.
"Anche tu mi sei mancato" avrei voluto dirgli, ma non ci riuscii.
Nonostante quel nostro momento così intimo, che forse la testa mi diceva di non fare, il mio orgoglio puntualmente mi bloccava. Così, dopo quella sua confessione, lo strinsi piu' a me e lui tornò a baciarmi.
Le mie mani accarezzarono le sue grandi spalle, poi scesero fino agli addominali, arrivando fino all'elestico della sua tuta. Glieli abbassai e lui mi diede una mano a toglierseli, insieme ai suoi boxer e le mie mutandine.
Si posizinò meglio tra le mie gambe e portò il suo viso davanti al mio, guardandomi intensamente negli occhi. Mi era mancato quel tipo di contatto visivo. Così vicino, così vero e sincero, così nostro.
Entrò lentamente in me, facendomi scappare un timido gemito.
I nostri visi erano vicini tanto da far sfiorare le nostre labbra leggermente ad ogni spinta e gemito.
Le sue mani accarezzavano ogni parte del mio corpo dolcemente, facendomi sentire amata e non piu' .. sporca. Stavo facendo di nuovo l'amore con lui e mi era mancato provare quel tipo di sensazione. Mi era mancato provare l'amore, soprattutto con lui.
Le spinte d'apprima erano lente e dolci, poi pian piano veloci e decise. Quando aumentò il suo ritmo, le mie unghie affondarono nelle sue spalle stringendolo poi piu' a me mormorando il suo nome svariate volte.
La distanza delle nostre bocche veniva riempita dai nostri respiri e gemiti sempre piu' forti.
Quando i nostri occhi si incontravano, facevamo combaciare anche le nostre labbra ma quel tipo di contatto non durava a lungo per via dei nostri respiri irregolari.
Sapevo che dopo poche spinte sarei arrivata al culmine, così girai la testa di lato mentre sentivo lo sguardo di Harry su di me.
- Guardami. - quasi mi ordinò mormorando.
Con due dita, mi fece voltare il viso verso di lui, incontrando di nuovo i suoi occhi.
Portò la sua fronte contro la mia facendo sfiorare i nostri nasi e le nostre labbra. Una sua mano finì alla base delle mia schiena ed io alzai il bacino comandata dal piacere che stavo provando.
Dopo due spinte, venni, seguita poco dopo da lui.
Mi diede un leggero bacio, poi si stese accanto a me, comprendoci entrambi con il lenzuolo.
I nostri respiri erano ancora irregolari ed io, in quel momento, ero persa tra i miei pensieri. Guardavo il soffitto stringendo il lenzuolo al mio petto, pensando a cosa avrei dovuto fare o a cosa avrei dovuto dire.
Cosa sarebbe successo adesso? Cosa avrei dovuto dirgli? Cosa avrei dovuto fare?
Quelle domande mi mandarono in crisi, incapace di trovare una risposta a quella situazione, a quello che era appena successo.
Sentii gli occhi inumidirsi e ingoiai il vuoto cercando di togliere quella sensazione di bruciore alla gola.
- Hope .. - mi chiamò dolcemente, ma io non mi voltai.
Non riuscivo a incontrare i suoi occhi e affrontarlo.
- Hope, ti prego, guardami. -
Girai la testa di lato guardando finalmente il suo viso. Dai suoi occhi, potevo capire che era confuso e aveva anche .. paura. I miei, erano solo pieni di lacrime che minacciavano di scendere.
- Mi dispiace. - disse.
E potevo vedere dai suoi occhi che lo era davvero, ma non per quello che era successo pochi minuti fa, non per aver fatto l'amore con me, ma per quella maledetta sera.
Tornai a guardare di nuovo il soffitto. - Lo hai gia' detto. - mormorai.
Lui si alzò su un gomito, avvicinandosi a me e guardando il mio viso.
- E continuerò a ripeterlo sempre se sarà necessario, perchè è così. Hope, non possiamo andare avanti così. Ci distruggiamo a vicenda e lo sai anche tu. Siamo appena stati insieme e non puoi negare il fatto che tu lo volessi per davvero come lo volevo io. -
Io lo guardavo, con la vista leggermente appannata per via delle lacrime e sentivo ogni vera parola che usciva dalle sue labbra. Perchè si, io volevo davvero stare con lui.
- Credimi Hope, io non ricordo nulla di quella sera. Tornerei indietro se potessi e cambierei ogni cosa, partendo dal fatto da non farmi prendere dalla gelosia. - asciugò una lacrima che mi cadde sul viso. - Perderti è stata una delle cose piu' brutte della mia vita e starti così lontano non faceva altro che farmi stare così male perchè ti volevo qui con me. Così. -
Erano le stesse cose che avevo provato anch'io.
- Ti amo, Hope, e credimi, e' una delle cose piu' vere e sincere che io abbia mai detto in tutta la mia vita. - mormorò.
Portai le mani sul viso facendo cadere altre lacrime silenziose.
Ora ero tutto così difficile. Difficile perchè gli credevo. Gli credevo su tutto, anche sul fatto che non si ricordasse nulla di quella sera, che avrebbe cambiato tutto se avesse potuto, che mi amasse sul serio. E tutto questo, era uguale anche per me.
- Non piangere, ti prego. - sembrava una supplica.
- Non voglio che questo ricapiti di nuovo, Harry. Non voglio stare così male e starti lontano. Non voglio arrivare al solo pensiero di odiarti. Non voglio. - dissi tra le lacrime guardandolo negli occhi.
Lui prese la mia mano, intrecciandola nella sua.
- Ti prometto che non succederà. Non commetterò gli stessi sbagli, non permetterò di stare di nuovo così distanti. - baciò le nostre mani. - Te lo prometto. -
Ed io gli avevo creduto ancora una volta. Dai sai occhi, capii che lui avrebbe mantenuto la sua promessa.
- Vogliamo riprovarci? -
Ci furono secondi di puro silenzio e riuscivo a percepire la sua ansia. Ora stava tutto a me dire come dovevano andare le cose. In quei secondi, potei capire ancor di piu' l'importanza che aveva Harry nella mia vita, di quanto mi sarebbe mancato se avessi detto di no, di quanto lo amassi ancora nonostante tutto. Dovevamo darci un'altra possibilità. Un'altra possibilità alla nostra storia, al nostro amore. E una parte di me, già sapeva cosa avrei detto. Aver fatto l'amore con lui era gia' una risposta.
Annuii col capo, mormorando un timido "si".
Lui si avvicinò a me baciandomi dolcemente e lasciò la mia mano, iniziando ad accarezzarmi la guancia.
- Ti amo così tanto. - sussurrò.
"Anch'io." avrei voluto dirgli, ma ancora una volta, il mio orgoglio non me lo permise.
Mi accoccolai al suo petto con un sorriso sulle labbra. Un sorriso che non si vedeva da tanto sul mio viso e solo lui sarebbe stato capace di far creare.
Lui mi diede un leggero bacio sulla fronte, stringendomi piu' a se.
Ci eravamo dati un'altra chance ed era quella di cui avevamo bisogno da tanto.
Forse, potevamo riscrivere il nostro "per sempre".

Harry.
Tenevo Hope stretta contro il mio petto, inebriandomi del suo amabile profumo. La stringevo a me con la paura che potesse qualcuno potesse portarmela via, o peggio, che avesse dei ripensamenti di quello che ci eravamo appena detti e che se andasse di sua spontanea volontà.
Ci eravamo dati un'altra possibilità, o meglio, mi aveva dato un'altra possibilità e sapevo che non dovevo piu' sbagliare. Non potevo rischiare di nuovo di perderla perchè era davvero una delle cose piu' dolorose che avessi mai provato. Non avere piu' la persona che ami con tutto te stesso accanto a te per poi guardarvi come sconosciuti era .. "difficile" da sopportare.
Sapevo che era abbastanza incasinata, tra Mike e il mio sbaglio, ma aver fatto l'amore con me era gia' una risposta a ciò che le avevo chiesto. E non lo avevo fatto apposta a confonderla ancora di piu'. Avevo un disperato bisogno di lei e gliel'avevo dimostrato minuti fa.
Ero determinato a mantenere quelle promesse, a non lasciarla andare di nuovo via, a non far soffrire entrambi di nuovo, a continuare ad amarci nel modo piu' giusto possibile. Non avrei permesso che qualche mio sbaglio o qualcuno potesse rovinare ancora il nostro rapporto.
Dal primo momento in cui l'avevo vista, in cui avevo incontrato i suoi occhi, sapevo che Hope sarebbe stata una parte fondamentale della mia vita. La mia piccola, la mia ragazza, la donna della mia vita. Hope sarebbe stata il mio per sempre, come ci eravamo promessi un migliaio di volte ed ora, volevo mantenere quella promessa e sapevo che avrei fatto di tutto purchè questo accadesse.
- D-dispiace anche a me, Harry. - mormorò dopo minuti di silenzio.
- Di cosa? - chinai il capo per guardarla. Ero confuso.
- Di essere andata a casa di Marco. Non dovevo andarci. Andare a casa di un altro ragazzo quando sei fidanzata è .. sbagliato, ma in quel momento non ci avevo pensato e .. -
- Ehi, ehi. - le accarezzai la guancia. - Non importa. Ora è passato. Non pensiamoci piu', okay? Abbiamo detto che dobbiamo ricominciare: iniziamo col mettere da parte il passato. -
- Okay. - sussurrò stringendosi a me.
Le diedi un bacio sulla fronte e la strinsi nuovamente a me, accarezzandole dolcemente la schiena.
Restammo in quella posizione per un pò finchè lei non si mise seduta sul letto.
- Cosa c'è? - le chiesi.
- Vorrei .. ehm .. vestirmi. - balbettò.
Notai il leggero rossore sulle sue guance mentre si passava una mano tra i capelli imbarazzata.
Io rimasi fermo a guardarla mentre si imbarazzava ancor di piu'. Era sempre così dopo aver fatto l'amore. Per un attimo, credetti che tra noi non era cambiato nulla.
Lei si girò verso di me per un attimo e appena vede il mio sguardo divertito, girò subito il capo.
- Okay, va bene. - mi arresi.
Mi misi a pancia sotto con un cuscino sulla testa e il peso sul letto accanto a me non ci fu piu'. Intuii che Hope si fosse alzata. Sentivo i suoi passi in giro per la stanza e i suoi movimenti nel mettersi i vestiti. Alzai di poco il cuscino per sbirciare un pò e la trovai a prendere la maglietta da terra.
Lei se ne accorse e portò subito la maglietta sul suo petto per coprirsi.
- Harry! - mi richiamò.
- Che c'è?! Non sto guardando! - mi giustificai abbassando di nuovo il cuscino.
Attesi qualche altro secondo, uscendo allo "scoperto" e poggiando la testa sul cuscino. Lei, intanto, si stava abbottonando i jeans.
- Vuoi farti una doccia? - le chiesi.
- Non ho vestiti puliti da indossare .. -
- Puoi metterti i miei. - dissi mettendomi seduto.
Scesi dal letto e presi i miei boxer avvicinandomi all'armadio. Presi una felpa e il pantalone di una tuta, così che stesse piu' comoda.
Mi avvicinai a lei e glieli porsi. Lei aveva il capo basso e le sue guance erano ancora colorate di rosa. La sua timidezza nei miei confronti non era mai svanita e questo mi fece sorridere.
- Grazie. - sussurrò prendendo i vestiti per poi voltarsi e dirigersi verso il bagno.
- Vuoi che ti faccia compagnia? -
Mi maledii mentalmente per il mio continuo scherzare con lei in quel modo. Pensai che stavo esagerando, ma mi ricredetti quando sorrise timidamente.
- No. - mormorò per poi sparire dietro la porta.
Dopo un pò, sentii dei singhiozzi e intuii che stesse piangendo. Andai in bagno e quando aprii la porta, la trovai a lavare la mia maglietta, quella sporca di sangue. Strofinava forte sulle macchine rosse e le lacrime continuavano a scendere dai suoi occhi.
- Hope, ehi .. -
- Non si toglie. - mormorò a denti stretti.
Le sue mani erano completamente rosse, dovevano farle male, ma continuava a strofinare il sapone sul tessuto rosso della mia maglia.
Mi avvicinai a lei e circondai le sue spalle con le mie braccia, scendendo poi con le mani fino alle sue sotto l'acqua. Presi le sue mani e la fermai dalle azioni che stava svolgendo, accarezzandole dolcemente.
- N-no Harry, devo toglierti queste macchie .. -
- Hope, la butterò, rilassati adesso. - mormorai al suo orecchio.
Fece come le disse e la sentii rilassarsi contro di me, lasciando anche che le massaggiassi le mani oramai troppo rosse per la sforzo.
- P-pensavo che lui .. ti avesse .. - balbettò tra le lacrime.
- Shh, non pensarci. - le baciai il collo. - Sto bene. -
Aspettai che si calmasse del tutto prima di asciugarle le mani con un asciugamano lì vicino. Presi la maglietta, la strizzai e incominciai a stracciarla. Le macchie di sangue non erano del tutto andate via, ma erano sbiadite.
Hope si asciugò le guance con le maniche della felpa ed io mi avvicinai a lei dandole un bacio sulla fronte.
- Stai bene? - le chiesi.
Lei annuì col capo, premendo le labbra insieme.
- Adesso vado a buttare questa nel cassonetto di fuori, okay? -
- Okay. - sussurrò.
Uscii dal bagno e mi recai prima in cucina prendendo una busta qualsiasi, mettendoci poi la maglia dentro. Uscii da casa e mi avvicinai al cassonetto piu' vicino, buttando definitivamente un altro ricordo della sera precedente.
Rientrai in casa e salii al piano di sopra andando in camera. Hope era lì, girata di spalle. Vederla con i miei vestiti addosso mi fece sorridere. Erano un pò grandi, certo, ma le stavano comunque bene. Mi era mancato vederla anche così.
Quando si voltò, notai che teneva il suo cellulare in mano.
- Perchè il mio telefono è qui? - domandò.
Ed ora ero praticamente nella merda. Rimasi in silenzio per un pò, incapace di iniziare. Dovevamo ricominciare "per bene" e ora gia' sapevo che saremmo finiti per litigare perchè non mi ero fatto i fatti miei e per una parte, era stato un bene.
- Harry? - mi incoraggiò.
- Quando ci sia incontrati in corridoio, dopo che tu te ne sei andata, ti è caduto il cellulare e .. -
- E invece di portarmelo hai preferito tenerlo per farti i fatti miei? -
- No, non è così. - tentai.
- Ah, no? E allora perchè l'hai tenuto? -
Sospirai. - Volevo vedere i messaggi che ti ha mandato Eric. -
- E questo non è farsi i fatti miei?! - sbottò. - Dio, Harry! Mi hai appena chiesto di ricominciare e vengo a sapere che hai tenuto il mio cellulare immischiandoti dei fatti miei invece che di portarmelo! -
- Se non avessi tenuto il tuo cellulare, non avrei letto il messaggio che ti ha mandato quel figlio di puttana e adesso ti avrebbe gia' violentata! -
Nel sentire quelle parole, Hope sembrò quasi paralizzarsi ed io mi pentii subito dopo averle urlato contro una cosa così delicata e traumatica per lei.
La strinsi subito a me, abbracciandola forte.
- Scusa, non volevo. - continuavo a ripeterle mentre le accarezzavo i capelli e le devo dei baci sulla testa.
Lei non ricambiò subito il mio abbraccio e questo mi fece preoccupare terribilmente, credendo di aver fatto un altro sbaglio del cazzo. Poi, sentii le sue braccia avvolgermi e mi rilassai subito.
- Scusami. - sussurrai ancora.
- L-lui mi ha mandato un messaggio? -
- Si, ti aveva scritto quando tu eri al parco e lui ti vedeva. -
Dopo averle detto questo, aumentò la presa attorno alle sue braccia, stringendosi a me. Io le accarezzai la schiena, cercando di farla rilassare.
- Va tutto bene adesso. -




Uscii dalla doccia e mi asciugai, così da poter indossare i vestiti puliti.
Quando tornai nella mia camera, trovai Hope davanti allo specchio con la felpa alzata che si toccava delicatamente i lividi sulla pancia. Teneva il labbro inferiore tra i denti e gemeva dal dolore solo nel sfiorarli. Quando si accorse di me, abbassò subito la felpa asciugando velocemente una lacrima che le era caduta sul viso.
Mi avvicinai a lei e scoprii lentamente un suo braccio, guardando il suo polso. Oramai si era creata la lividura e sapevo che era successa la stessa cosa anche per l'altro. Sul suo corpo c'erano altri lividi. Li avevo visti mentre ero stata con lei quella mattina e non era facile da vedere. Non era facile nemmeno controllare la mia rabbia alla vista di quelle lividure, ma dovevo controllarmi. Almeno davanti a lei.
Andai in bagno a prendere qualche fascia e qualche crema che usavo per le lividure dopo aver giocato a calcio. Tornai in camera ed Hope era seduta sul letto guardando i suoi polsi.
La feci stendere e iniziai a massaggiarle il corpo nei punti in cui aveva i lividi. Si mordeva il labbro cercando di trattenere qualche gemito di dolore. Una volta finito, la feci sedere iniziando poi con i polsi. Cercavo di massaggiarli il piu' piano possibile, ma il dolore che provava era comunque forte. Le misi le fasce e mi rilassai al solo pensiero che non avrei piu' dovuto vedere quei lividi.
- Credo che lui mi ami. - mormorò.
- Cosa? -
- Me l'ha detto lui. O almeno me l'ha fatto capire e per lui era .. sbagliato, ecco perchè .. mi faceva tutto questo. -
Quella era un'altra prova di quanto fosse malato quel ragazzo. Ed ora si spiegava quel suo tipo di ossessione verso d lei. Pazzo, malato o quel che era, la sua malattia era Hope e non poteva farne a meno. La odiava perchè l'amava.
Le presi il viso tra le mani guardandola negli occhi.
- Non permetterò che ti faccia di nuovo del male, okay? - sussurrai.
Lei annuì col capo e le diedi un leggero bacio sulle labbra.
- Harry, quando vengono i tuoi? - domandò.
- Mh, credo .. - non continuai la frase che suonò il campanello. - Adesso. -
Mi alzai dal letto andando verso la porta, ma Hope mi fermò subito.
- No, Harry, aspetta! -
- Cosa c'è? -
- Mettiti una maglietta. -
- Perchè? - chiesi confuso.
- Hai .. ehm .. -
Mi avvicinai allo specchio esaminando il mio petto, ma non c'era nulla.
- No .. dietro .. - disse Hope.
Mi voltai guardando la mia schiena e vidi che c'erano dei graffi che partivano principalmente dalle spalle.
- Mh .. mi piacciono. - commentai maliziosamente.
Dallo specchio, potevo vedere il viso di Hope completamente rosso dall'imbarazzo. Questo mi fece sorridere ancora di piu'.
Indossai velocemente una maglietta che era lì sulla scrivania e scesi di sotto ad aprire la porta. Era madre. Pensai che ci fosse anche mio padre, ma poi mi spiegò che doveva stare per qualche altro giorno fuori per lavoro.
Mi fece le solite domande se la casa era tutto apposto, se avevo pulito dopo aver mangiato e cose varie.
Quando io e Hope avevamo mangiato, o meglio, quando l'avevo costretta a farlo, aveva lavato i piatti. Per un attimo lo avevo fatto anch'io, sotto il suo sguardo divertito, ma poi ci avevo rinunciato.
Hope scese lentamente le scale con un sorriso del tutto imbarazzato.
- Oh, ciao Hope! E' da un pò che non ti vedo. - la salutò mia madre dandole un abbraccio.
- Ciao Anne. - la salutò Hope ricambiando l'abbraccio.
- Scommetto che ti ha fatto fare tutto a te, vero? - le chiese.
- Be', ha provato a lavare i piatti ma poi si è scoraggiato e ha lasciato perdere. - ridacchiò.
- Ehi, almeno ci ho provato. - mi giustificai.




Decisi di far restare Hope a casa anche per quella notte. Era ancora un pò scossa e in tutta sincerità, preferivo che stesse con me. Non volevo che stesse da sola con gli incubi che dominavano i suoi sogni non facendola dormire. Avvertì suo zio dicendogli che ovviamente io non c'ero, sotto il mio sguardo divertito.
A cena, con mia madre, sembrava non essere cambiato davvero nulla. All'inizio l'avevo vista imbarazzata ed era anche abbastanza normale visto che non si vedevano da quasi un mese e perchè ci eravamo lasciati, ma poi erano tornate a parlare come facevano un tempo. Mia madre mi diceva sempre di quanto gli piacesse Hope e di quanto fosse una ragazza adorabile. Era di sicuro la ragazza che preferiva rispetto alle mie vecchie ragazze. Forse non lo diceva esplicitamente, ma era così.
Le aveva dato una mano a lavare i piatti e dopo eravamo andati sul divano a guardare un pò di tv, mentre mia madre continuava a pulire la cucina, rifiutando l'aiuto di Hope.
Verso le undici, Hope gia' dormiva così la portai di sopra in camera e la misi a letto. Io non avevo ancora molto sonno, così scesi di sotto e restai un pò con mia madre.
Gemma non era ancora tornata e mia madre volle aspettarla, ma si addormentò sul divano.
Mandai vari messaggi a Gemma dicendole di tornare e decisi di coprirla, fingendo che fosse gia' tornata. Almeno così mi doveva un favore. Ero un bravo fratello, infondo.
Andai in camera sua e misi i cuscini sotto le coperte, poi andai di sotto e svegliai mia madre dicendole che Gemma era tornata e gia' dormiva. Sembrò crederci e salì le scale insieme a me. Stavo per andare verso camera mia, quando mia madre mi prese per un orecchio tirandomi indietro.
- Ahia, mamma! - mi lamentai.
- Dove credi di andare? - domandò.
- A dormire. - risposi ovvio.
- Le conosci le mie regole. -
Se la mia ragazza dormiva a casa, non dovevamo dormire nello stesso letto. Del perchè si sapeva perfettamente.
- Ma cosa vuoi che facciamo, mamma, siamo stanchi entrambi! -
Lei strinse ancor di piu' il mio orecchio facendomi gemere dal dolore.
- Non mi interessa. Tu ora dormi sul divano, su. -
- Dai, lascio la porta aperta. - tentai.
Non potevo lasciar dormire Hope da sola, non con gli incubi che la tormentavano.
Di risposta ricevetti uno schiaffo dietro la nuca mentre mia madre mi invitava a scendere le scale e andare a dormire sul divano.
- Almeno fammi prendere il cuscino e le coperte. - dissi.
Andai in camera e presi un cuscino e una coperta. Hope, fortunatamente, dormiva serena abbracciata al cuscino. Mi avvicinai a lei dandole un leggero bacio sulla fronte.
Uscii dalla stanza sotto lo sguardo supervisore di mia madre.
- Vado, vado. - dissi.
Tornai in salotto e riaccesi la tv, sistemandomi sul divano con il cuscino e la coperta.
Dopo un pò, sentii gli occhi pesanti ma prima che potessi dormire, dei passi richiamarono la mia attenzione.
- Harry? -
Mi voltai per vedere Hope vicino allo stipite della porta che si strofinava l'occhio. Si vedeva che aveva sonno e quella scena la faceva assomigliare ad una tenera bambina.
- Hope, che ci fai qui? -
Lei sembrò ignorare la mia domanda e si avvicinò a me, sedendosi sul divano.
- Dai, torna in camera e vai a dormire. -
Si accoccolò al mio petto e si strinse forte a me, chiudendo gli occhi.
- No, voglio stare qui con te. - mormorò.
Sapevo che non l'avrei convinta con niente a tornare in camera se non con me, così mi arresi e con un braccio la tenevo stretta a me, coprendola poi con la coperta.
Dopo qualche minuto, si addormentò sul mio petto. Sapevo che poco dopo l'avrei riportata in camera, così che stesse piu' comoda.
Verso l'una, sentii la serratura di casa aprirsi e vidi Gemma entrare lentamente e togliersi le scarpe per non far rumore.
- Ti pare l'orario di tornare a casa, cogliona? - la richiamai cercando di non urlare.
- C'è stato un casino con la macchina di Liam. - si giustificò. - La mamma? -
- Sta dormendo. Mi devi un favore. -
- Si si. - mi arronzò. - Ma tu che ci fai qua giu'? -
Si avvicinò e guardò la figura di Hope accanto a me confusa.
- Che ci fa Hope qui? - domandò.
Io chinai di poco il capo guardando il suo viso angelico mentre dormiva e le accarezzai dolcemente il braccio.
- Siete tornati insieme? - capii che era sorpresa.
- Si. - risposi.
- Ascoltami bene, testa di cazzo, tu prova a farla soffrire così, o peggio, e giuro che userò quell'aggeggio con cui si gratta il formaggio e ti ci gratto le palle. Mi hai capito? - mi minacciò puntandomi il dito contro.
- Si, signore. - dissi. Oramai ero abituato alle minacce di mia sorella, ma il bello era che se voleva, lo faceva davvero. - Adesso va di sopra o se no mamma ti scopre. -
Lei mi lanciò un'altra occhiataccia per poi andare di sopra, non facendo nessun rumore.
Attesi qualche altro minuto, poi spensi la tv e presi Hope in braccio, portandola di sopra. La misi di nuovo sotto le coperte e prima che me ne andassi, lei mi fermò.
- No, non te ne andare. - disse con la voce impastata dal sonno. - Resta qui con me. -
Sapevo di quanto avesse bisogno di me e in realtà, avevo bisogno anche io di lei. Anche solo il suo calore mi faceva stare bene.
Probabilmente mia madre mi avrebbe ucciso il giorno dopo ma non mi importava piu' di tanto.
Alzai la coperta e lei mi fece spazio così che potessi stendermi accanto a lei. Si strinse a me sorridendo come una bambina ed io la chiusi in un abbraccio.
Dopo un paio di minuti di silenzio, mormorò una frase che avre voluto sentire da tempo.
- Anche tu mi sei mancato. -
Sorrisi a quella tenera confessione e aumentai la stretta su di lei, dandole un bacio sulla fronte.
Poco dopo, mi addormentai accanto alla ragazza che sapevo era l'amore della mia vita.




bene 


Lo so, lo so.
Sono di nuovo in ritardo ma
non potete capire come sono stata
incasinata questa settimana cc
Quindi, scusatemi cc
Avete visto? Ve li ho fatto tornare insieme.
Con una scena abbastanza hot, quindi, amatemi.
Il capitolo fa schifo, ma dettagli.
Spero piaccia a voi :)

a
Vi informo anche che ....
sto scriveeeeendo una nuova storia su Zayn.
e' molto diversa da questo. nel senso di genere.
spero possa interesservi :)

a
LEGGETE QUESTA MIA OS SU LIAM?
CI TENGO DAVVERO TANTISSIMO, SUL SERIO.
MI LASCIATE UNA PICCOLA RECENSIONE Lì?
VI PREEEEGO çç



a
GRAZIE COME SEMPRE A COLORO CHE
LEGGONO, RECENSISCONO E METTETONO LA STORIA
TRA LE PREFERITE, SEGUITE E RICORDATE.
Ultimamente sto avendo anche recensioni dalle lettrici silenziose.
aw.
vi amo tantissimo uu
E sto avendo anche molti complimenti su twitter, quindi,
grazie ancora :)

a
Twitter: @infinitynaples

Ora mi dileguo.
Peppina vi ama.
chiss chiss,
peppina.


 

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Capitolo 33
*** It's over. ***






It's over.
 

Hope.
- Hope .. - 
Sentii la voce roca di Harry sussurrare al mio orecchio il mio nome, ma non aprii gli occhi. Avevo ancora molto sonno. 
Nascosi ancor di piu' la testa nella sua spalla e sentii una sua mano accarezzarmi dolcemente la schiena, mentre l'altra giocava con i miei capelli. 
- Piccola .. - sussurrò ancora.
- Hmm .. - mugugnai.
- Oggi è lunedì .. - 
- Che è il primo giorno della settimana. - 
- Oh, ma che brava. - ridacchiò. - Vuoi andare a scuola? - 
Nonostante fossi ancora completamente assonnata, il che mi poteva essermi difficile anche dire quanti anni avessi, riflettei sulla sua "offerta". 
Non avevo molta voglia di andare a scuola, come ogni giorno d'altronde, ma forse andarci mi avrebbe dato la possibilità di distrarmi un pò, tra lezioni, compiti e scambiare qualche parola con qualcuno. Perchè si, ciò che era successo due sere fa era ancora impresso nella mia mente e sfortunatamente, ancora nei miei incubi. Quella notte, però, avevo dormito molto di piu'. Gli incubi non erano stati così frequenti come le altre volte, e ogni volta che mi svegliavo, Harry era sempre lì a consolarmi e confortarmi. Di solito, ad ogni mio risveglio, avevo sempre paura di tornare a dormire. Invece, adesso non piu' perchè sapevo che dopo ci sarebbe stato sempre lui. 
Annuii semplicemente, sapendo che lui mi stesse guardando per avere una risposta.
- Okay, andiamo a prepararci. - 
- Hmm, altri cinque minuti. - mi strinsi piu' a lui. 
- Quasi dimenticavo di quanto tu fossi mattutina. - mi prese in giro. Anche se non vidi il suo viso, sapevo che stava sorridendo. 
- E' così bello dormire. - mi giustificai.
- Con me, ovviamente. - il tono malizioso che usò fece sorridere per un attimo anche me.
Per quanto avessi voluto rispondergli, tutto quello che feci fu strofinare giocosamente il mio naso sul suo petto e stringerlo ancor di piu'. Lui fece lo stesso, sorridendo a quel mio comportamento. Non aveva bisogno che io parlassi sul fatto che fossi davvero felice di dormire con lui, lo sapeva gia' e quel mio tipico comportamento timido era un'altra conferma.
Restammo ancora un pò a letto finchè non decidemmo di alzarci, o meglio, che lui non mi costringesse ad alzarmi. La mattina ero sempre stato un caso molto particolare. Ero così pigra.
Prese una felpa dal suo armadio e me la porse. Ovviamente, voleva che indossassi almeno qualcosa di suo. 
- Forza, và da Gemma e fatti prestare un pantalone. - mi incoraggiò dandomi una pacca sul sedere.
Io mugugnai infastidita. Volevo ancora dormire, era evidente. Ero in piedi, e continuavo a strofinarmi gli occhi cercando di svegliarmi del tutto. Sembravo uno zombie. 
Quella scena di me ancora mezza addormentata sembrò far ridere Harry, che all'improvviso, si avvicinò a me e mi prese sulle spalle. 
- Dai, Harry, mettimi giù. Non ho neanche la forza di colpirti. - dissi pigramente.
- Meglio. - commentò.
Uscì dalla sua camera e si avvicinò alla porta della camera di Gemma, con me sopra di lui completamente a peso morto. L'unica cosa che tenevo stretta nella mia mano cercando di non farla cadere era la sua felpa, quella che avrei dovuto indossare.
Bussò due volte alla porta col piede e Gemma ci aprì subito, sorpresa di come ci eravamo presentati. 
- Le servono dei pantaloni, glieli puoi prestare? - domandò Harry. 
- Certo. - rispose lei confusa.
Harry entrò in camera sua e mi posò sul letto, ridacchiando ancora una volta sul mio "stato".
Avvicinò il suo viso al mio, forse voleva baciarmi ma io giocosamente lo colpii con la manica della felpa, allotanandolo.
- No, vai via. - gli dissi.
Lui non si arrese e riuscì a darmi un tenero bacio sul naso, per poi andare via e prepararsi anche lui. 
Gemma chiuse la porta, tenendo lo sguardo fisso su di me. Ora avrei dovuto dirle tutto, tralasciando Mike, ovviamente.
- Buongiorno Gemma. - le dissi alzandomi.
- Bando alle ciance, ragazza. Andiamo al sodo. - disse andando verso all'armadio.
Risi prima di alzarmi e iniziare ad indossare velocemente la felpa. Feci il piu' in fretta possibile, mentre Gemma continuava a frugare nell'armadio. Non volevo vedesse i lividi. 
Quando si avvicinò con un paio di jeans, mi rimproverò semplicemente con il suo sguardo, costringendomi a parlare.
Avrei dovuto anche cambiare gli avvenimenti dei fatti. Non potevo dirle di Mike e che stavo per essere quasi riviolentata e che per fortuna era arrivato Harry.
- L'altro ieri ero andata un pò al parco e per tornare a casa sono passata davanti casa tua. Avevo il capo basso e non mi ero accorta che anche lui stava uscendo, e ci siamo scontrarti. - dissi iniziando ad indossare i suoi jeans. Fortunatamente, non avevo lividi sulle gambe. - Mi ha chiesto di parlare. Lo abbiamo fatto. Ci siamo urlati un pò contro e poi mi ha baciato. Era un bacio abbastanza .. mh .. spinto .. così siamo entrati in casa, siamo andati in camera sua e per la tua gioia, abbiamo fatto sesso. - 
- Mi sorprendi sempre di piu', piccola Evans. - disse battendo le mani.
Ridacchiai, avvicinandomi allo specchio e iniziando a spazzolarmi i capelli. 
- Quindi .. siete tornati insieme, no? - domandò.
- Si. - risposi. - Mi ha chiesto di riprovarci e di dimenticare il passato, e lo stiamo facendo, ma .. - sospirai.
- Ma tu non riesci a dimenticare del tutto, vero? - 
Mi voltai verso di lei. - Come potrei, Gemma? Insomma, è stato con un'altra ragazza e si, gli credo sul fatto che fosse ubriaco ma .. nonostante ciò non riesco ancora a dimenticarlo. Lo amo, davvero, e non sai quanto sia stato difficile stare lontano da lui per così tanto tempo .. ed è principalmente per questo che gli ho detto di si sul ritornare insieme: perchè mi è mancato da morire e perchè lo amo. Tutto quello che posso dirti è che ci sto provando a dimenticare ciò che è successo. - 
- Vieni qui. - disse allargando le braccia. 
Non me lo feci ripetere due volte che la abbracciai forte. Avevo così tanto bisogno di un abbraccio di un'amica, precisamente uno suo. Era vero che ero arrivata a Londra trovando, inaspettatamente, il ragazzo che avrei amato con tutta me stessa, ma era anche vero che avevo trovato un'amica speciale come Gemma. Certo, eravamo completamente diverse ma era questo che ci rendeva così speciali. Oramai era la mia migliore amica e avevo bisogno di una persona come lei nella mia vita. 
- Mio fratello è una testa di cazzo, lo sai. - disse mentre io ridacchiai. - Ma ti assicuro che non ha mai, e dico mai, amato una ragazza come lui ama te. Non l'ho mai visto così preso e soprattutto così felice. Si è pentito di ciò che ha fatto, lo potevo capire ogni giorno che lo vedevo. E non lo dico a sua difesa perchè sono la sorella, lo sai che sono sempre stata dalla tua parte, ma quando vi siete lasciati non l'ho mai visto così distrutto. - 
Potevo sentire la sincerità nella sua voce, e anche nei suoi occhi. 
- Tu continua a provarci, anche se col tempo ti sarà molto piu' facile farlo, e quando ci sarai riuscita, capirai che ne è valsa la pena perchè lui non commetterà di nuovo lo stesso sbaglio, ma neanche uno che possa essere letteralmente stupido. Non permetterà di nuovo di perderti. - 
Le rivolsi un piccolo sorriso prima di abbracciarla di nuovo. Quelle parole mi erano state di conforto e sapevo che ciò che aveva detto era la pura verità. Ovviamente, in quella situazione non era stato l'unico a sbagliare. La colpa era anche mia e se lui mi aveva promesso di non rifare il suo sbaglio, io non avrei rifatto il mio. 
- Oh Dio, mi hai contagiato Evans. Mi stai facendo diventare troppo dolce. - mi prese in giro.
Io la strinsi piu' forte. - Un pò di dolcezza non fa male a nessuno. - 
Ci staccammo, sorridendo entrambe. 
- Forza, finisci di prepararti. Io vado ad aspettarti di sotto. - 
Gemma uscì dalla stanza e lasciò che io mi preparassi. Anche se non sapevo che ore fossero, sapevo che stavo facendo comunque tardi. Ero una ritardataria come sempre. Dovevo muovermi.
Tornai di nuovo davanti allo specchio e presi un elestico per capelli che era sulla scrivania di Gemma, legando poi i capelli in una coda. 
Andai in bagno e mi sciacquai la faccia, lavandomi anche i denti con il dito. Non che fosse molto efficace, ma dovevo arrangiarmi. 
Quando uscii, sentii Anne richiamare Harry abbassa voce. Prima che parlasse, sentii il rumore di uno schiaffo, ma non letterlamente forte. Il suono era cupo.
- Cosa ti ho detto io a te?! Eh?! - lo richiamò Anne.
- Oh, andiamo! Ho lasciato la porta aperta e non abbiamo fatto altro che dormire! - si giustificò lui.
Un altro schiaffo. - Non mi interessa. Le conosci le mie regole e le devi rispettare. - 
Potei sentire anche la risata di Gemma mentre sua madre continuava a richiamare suo fratello.
Ridacchiai anch'io solo al pensiero che Harry venisse richiamato dalla madre. Lui, così grande, preso a schiaffi dietro alla nuca dalla madre. Una scena abbastanza buffa. 
Vidi Harry salire le scale e massaggiarsi la nuca, incontrando poi il mio sguardo divertito.
- Scusa, non volevo che tua madre si arrabbiasse. - dissi ridacchiando avvicinandomi a lui.
Mi sentivo un pò incolpa perchè Harry aveva dormito con me perchè io gli avevo pregato di farlo. Però, assistere, o almeno sentire, alla scenetta divertente tra lui e sua madre, non era stato poi così male.
- Oh, fa niente. Ne è valsa la pena. - disse continuando a massaggiarsi la nuca. - Certo che fa male. - 
Risi. - Oh, immagino. - 
- Questa situazione ti diverte? - domandò con un tono minaccioso e giocoso.
- Be' .. un pò. - ammisi. 
- Ah, si? - 
Si avvicinò pericolosamente a me ed io cercai di allontanarlo poggiando le mani sul suo petto che, ben presto, lui strinse nella sue. Le girò facendomi sentire delle leggere fitte di dolore. 
- No, no, Harry, mi fai male! - lo supplicai.
- Questo invece è divertente? - mi chiese.
- No, assolutamente no! - dissi mordendomi il labbro. 
Strinse un pò di piu' le mani facendomi gemere dal dolore.
- Dai Harry, smettila, mi fai male! - 
- Sei tu che ti sei morsa il labbro. - 
- Okay, okay. Scusa! - 
Lasciò finalmente le mie mani e avvicinò il suo viso al mio. I nostri nasi si sfioravano così come le nostre bocche.
- Così va meglio. - sussurrò sulle mie labbra.
Prese il mio labbro inferiore tra i denti tirandolo per poi darmi un veloce bacio. 
Prima che potesse scendere le scale, gli diedi uno schiaffo sulla spalla, vendicandomi per le mie povere mani un pò doloranti. Lo schiaffo era abbastanza forte e lui si girò sorpreso, guardandomi poi con sguardo giocoso e di sfida.
Si avvicinò di nuovo a me e prima che potesse farlo lui, presi le sue mani e le intrecciai con le mie facendo lo stesso movimento che mi aveva fatto lui. Lo sentii soffocare un gemito.
- Hai visto come fa male? - mormorai.
Mi rivolse uno sguardo di sfida e prima che me ne rendessi conto, riuscì a liberare una sua mano e darmi uno schiaffo sulla coscia. Io avvicinai la mano che avevo intrecciata con la sua alla bocca, intenta per dargli un morso ma lui continuava ad allontanarla non permettendomi di farlo. Riuscì a liberare anche l'altra ed io gli diedi un altro forte schiaffo, questa volta sul braccio. 
In tutto questo, non smettevamo di ridere come degli idioti. Mi era mancato scherzare con lui anche in quel modo. 
Guardò il suo braccio e vede la macchia rossa che si stava creando. Portò di nuovo lo sguardo su di me e capii che ero seriamente nei guai. Prima che potesse prendermi ancora, mi chiusi in camera sua, bloccando la porta. 
Quando non sentii piu' la sua voce, aprii di poco la porta guardando il corridoio nel caso ci fosse, ma non c'era; allora uscii. 
Mi guardi di nuovo intorno finchè non vidi la figura di Harry bloccarmi le mani. Tirai un grido stridulo nel trovarmelo davanti così di sorpresa. 
Cercavo di liberarmi dalla sua presa mentre mi portava in camera sua, ma era, come sempre, del tutto inutile. Io camminavo all'indietro e credetti che volesse bloccarmi sul letto, ma mise una gamba dietro i miei piedi e mi fece cadere a terra con lui sopra di me. 
Le mie mani erano bloccate nelle sue e non accennava a lasciarmi. Sul suo volta c'era un ghigno divertito, e anche sulle mie labbra c'era un leggero sorriso, nonostante mi sforzassi di liberarmi.
- Vuoi ancora sfidarmi? - mormorò.
Se gli avessi detto di si, probabilmente avremmo continuato all'infinito, e la sottomessa sarei stata sempre io. Ero decisamente troppo piccola rispetto a lui ed era anche muscoloso. Era avvantaggiato rispetto a me. 
- No. - sbuffai. 
- Brava piccola. - disse dandomi un bacio sulle labbra.
Si alzò e mi tese una mano per farmi alzare ma prima che le nostre mani si incontrassero di nuovo, lui passò la mano tra i capelli e rise.
Mi alzai velocemente con l'intento di colpirlo ancora, ma lui fuggì al piano di sotto mentre ancora rideva. Mi sarei vendicata comunque.
Scesi al piano di sotto dove c'erano anche Anne e Gemma.
- Buongiorno Anne. - la salutai. 
Cercai di non mostrare il mio imbarazzo per via della notte precedente e per la piccola lotta che avevamo avuto io ed Harry al piano di sopra.
- Ciao tesoro. - mi salutò con un sorriso. - Prima che lavassi i tuoi vestiti ho trovato queste nella tasca dei jeans, menomale che me ne sono accorta. - disse porgendomi le chiavi di casa.
- Oh, grazie Anne ma non dovevi. - 
- Ma figurati, nessun problema. - mi sorrise ancora. - Adesso andate o farete tardi. - 
Harry prese le chiavi della macchina e ci rivolgemmo uno sorriso divertito. Manteneva le distanze da me e faceva bene. 
Quando uscimmo, c'era anche Liam e Harry diede un passaggio anche a lui e Gemma, i quali si sedettero nei posti dietro. 
Harry mi accompagnò prima a casa per prendere la mia borsa con i libri, e poi guidò finalmente verso scuola. 
Io e lui ci guardavamo sott'occhio, cercando di precedere qualche colpo inaspettato. Quando non mi diede piu' retta, ne approfittai per dargli uno schiaffo sul braccio. Anch'esso molto forte che sorprese anche Gemma e Liam che erano seduti dietro. 
- Ahia! - si lamentò Harry.
- Questo era forte! - commentò Gemma.
- Ecco, così impari. - lo rimpoverai. 
- Impara cosa? - domandò Liam confuso.
- Harry ha fatto male Hope e da lì in poi non fanno altro che picchiarsi. - spiegò la sua ragazza.
Sapevo che mi avrebbe colpito ancora, infatti provò a darmi dei pizzichi sulla coscia ma mi allontanai attaccandomi letteralmente allo sportello. Le sue braccia erano lunghe e così mi diede uno schiaffo anche lui sul braccio. I suoi non erano forti come i miei, mi avrebbe uccisa se lo avesse fatto. Sapeva che mi avrebbe fatta male se avesse ricambiato gli schiaffi che io davo a lui. 
Ricambiai il suo "attacco" dandogli un pugno sullo stesso punto in cui lo avevo colpito poco prima sul braccio. Tenni il dito medio un pò più al di fuori degli altri, toccando il nervo del suo braccio. A quel punto, gemette.
Gemma e Liam non facevano altro che ridere, compresi me e Harry che però ci trattenevamo per cercare di mantenere un'aria da duri. 
- Perchè ti ho imparato a tirarlo così. - mormorò.
In quel momento di stava maledicendo per avermelo insegnato. 
Nonostante il colpo forte che gli avevo stranatemente dato, non si scoraggiò e mi diede uno schiaffo sulla coscia. In tutto questo, non staccava gli occhi dalla strada. Distoglieva lo sguardo solo per guardare il punto in cui colpirmi o per guardami divertito di tanto in tanto. 
Iniziai a dargli schiaffi su tutto il braccio, non del tutto forti ma tanto da infastidirlo. 
- Hope, sto guidando! - mi richiamò bruscamente.
Mi fermai subito, aggiustandomi meglio sul posto. Credetti di averlo fatto arrabbiare dal tono che aveva usato. Non voleva piu' scherzare, almeno così credevo. Ci furono secondi di silenzio, finchè il rumore dello schiaffo di Harry sul mio braccio non rimbombò nella macchina. 
- Brutto bastardo! - lo insultai.
Lui si girò verso di me facendomi la linguaccia e quella sua espressione lo faceva assomigliare ad un bambino. Mi addolcivo sempre quando lo vedevo così, ma non in quel momento. Dovevo vendicarmi ancora. 
Lo colpii ripetute volte, anche sulle mani le quali divennero rosse e lui ricambiò colpendomi piu' che altro sempre sulla mia coscia la quale oramai bruciava. Probabilmente era tutta rossa come una parte del mio braccio e del suo. 
Ci fermammo per un pò e poi arrivammo nel parcheggio della scuola. Gemma e Liam scesero dalla macchina e si avviarono verso gli altri. Harry stava frugando nelle tasche ed io iniziai ad aprire la portiera per avere piu' vantaggio nello scappare una volta colpito.
Quando tolse le chiavi della macchina, lo colpii ancora sul braccio e scesi velocemente dall'auto. 
Corsi verso il gruppo e andai a rifugiarmi subito dietro di Louis, che mi guardò confuso come gli altri, tranne Gemma e Liam.
- Hope? - disse Louis.
- Harry vuole picchiarmi, proteggimi. - 
- Non preoccuparti, ti proteggerò io. - 
Misi un pò la testa di lato e vidi Harry venirci incontro con un sorriso divertito sul volto. Quando si mise davanti a Louis, lo guardò alzando un sopracciglio e Louis si spostò subito.
- Tutta tua, amico. - 
- Louis! - lo richiamai. 
- Scusa, ma non voglio morire. - si giustificò. 
Guardai verso Harry e aveva ancora quel sorrisetto sul volto. Iniziò ad avanzare verso di me mentre io indietreggiavo, non sapendo dove stessi andando e col rischio di finire addosso a qualcuno. 
- Chi ti protegge adesso, mh? - 
- Mi dispiace, non volevo. - tentai cercando di non ridere.
- Mh, non volevi. - 
Prima che potessi fermalo, mi colpì sull'altra gamba. Io cercai di colpirlo al fianco con un calcio, non forte ovviamente, ma lui non me lo permise perchè mantenne la mia gamba. Cercai di liberarmi anche da quella presa, ma nulla. Iniziai a saltellare all'indietro su una gamba perchè lui continuava a venirmi incontro.
- Dai Harry, lasciami, mi fai cadere! - 
- E' quello il mio intento. - 
Gli diedi alcuni schiaffi sulla mano con cui mi teneva la gamba, facendogliela diventare rossa ma lui non accennava a lasciarmi. Quella situazione divertiva entrambi. 
Continuai a saltellare all'indietro cercando di non cadere, finchè non mi ritrovai contro il muro. 
- Sei in trappola. - mormorò.
Il suo corpo era vicino al mio e ne approfittai per dargli un morso sulla parte superiore del braccio. Strinsi, ma non troppo; il necessario per fargli provare un pò di dolore. Lo sentii gemere e mi staccai solo quando lasciò la mia gamba. 
Guardò il punto in cui lo avevo morso e c'erano i segni dei miei denti. Non avevo stretto tanto o lo avrei fatto male sul serio. Provò a toccare la pelle oramai sensibile e dall'espressione della sua faccia capii che gli faceva male. 
Tornò a guardarmi, sempre con lo stesso sorrisetto sul volto, e avvicino il suo viso al mio.
- Oh, questo non dovevi farlo. - 
Si fiondò sul mio collo e iniziò a mordicchiare la mia pelle, facendomi ridacchiare a quel tocco così sensuale e allo stesso tempo giocoso. 
Le mie mani erano sul suo petto e cercavo di allontanarlo, ma mi era tutto inutile. Iniziò a succhiare un punto preciso del mio collo, avidamente, e mi morsi il labbro per quel lieve dolore che provai. Sapevo cosa aveva fatto. 
- Harry, no! - lo richiamai, ma ciò che ricevetti da lui fu un ghigno.
Tornò di nuovo faccia a faccia con me e quando provai a sfiorare il punto oramai sensibile della mia pelle, feci un grosso sbaglio. 
- Adesso devi scioglierti per forza i capelli. - 
E quella sua frase mi fece capire del perchè lo aveva fatto, visto che non avevo una sciarpa con me. Ad Harry ero sempre piaciuta con i capelli sciolti, ogni volta che avevo il codino faceva di tutto pur di togliermelo. Nei nostri momenti intimi, mi diceva sempre che ero "terribilmente sexy" con quel tipo di acconciatura. 
Tolsi il codino e mossi un pò i capelli, portandomeli poi di lato così che il succhiotto non si vedesse. 
- Ecco, contento? - 
- Non immagini quanto. - sussurrò sulle mie labbra.
Baciò le mie labbra e strinse tra i denti il mio labbro inferiore, tirandolo. Gemetti quando lo strinse un pò piu' forte.
- Avanti, dì che ti dispiace. - 
- Mi dispiace tantissimo! Scusa! - dissi subito. 
- Bene. - sorrise lasciando il mio labbro.
- Se si gonfia di nuovo ti faccio ancora piu' male. - dissi massagiandomi il labbro inferiore.
- Uh, che paura. - mi prese in giro. 
Cercai di colpirlo ancora ma lui mi bloccò tenendomi stretta al suo petto, abbracciandomi. Quel suo calore, e quelle sue braccia avvolte attorno al mio piccolo corpo, mi fecero rilassare e godermi quel momento così dolce che si era creato tra noi. 
- Sei un idiota. - mormorai.
- E tu una piccola vampira. - disse riferendosi al morso che gli avevo dato.
Ridacchiai, stringendomi piu' a lui mentre mi dava un bacio sui capelli. 
In quel momento suonò la campanella, segno che dovevamo entrare nelle nostre rispettive classi.
Ci avvicinammo a Louis, notando che gli altri stavano già entrando nell'edificio. Louis teneva in mano la mia borsa. L'avevo messa a terra prima di fuggire "dall'attacco" di Harry. 
- Grazie. - dissi quando me la porse.
- Oh, cazzo! - esclamò Louis. - Harry, ti ha ucciso mezzo braccio! - 
Harry guardò di nuovo il punto in cui lo avevo morso, poi guardò me quasi come se mi volesse rimproverare con lo sguardo. Io risi, allontanandomi scherzosamente da lui. 
- Come stai, Hope? - mi chiese Louis. - Stai bene dopo .. - non finì la frase, forse perchè non aveva il coraggio neanche di dirlo. 
Mi ero dimenticata che quella sera c'era stato anche Louis, e non potetti nemmeno ringraziarlo come si deve. Però avrei potuto rimediare in quel momento.
Annuii semplicemente, rivolgendogli un sorriso triste. Lui fece lo stesso, finchè non mi accolse tra le sue braccia. 
- Grazie. - sussurrai. 
Lo sentii sorridere ancora. - Di niente. - disse sfregando la mano sulla mia spalla, per darmi conforto.
- L'hai detto a qualcuno, Louis? - domandò Harry. Mi aveva letto completamente nel pensiero.
- No, nessuno. - lo rassicurò.
- E tu, uhm, non lo dirai a nessuno, vero? - gli chiesi alzando il capo. Il mio tono era timido e speranzoso.
- No, non preoccuparti. Stai tranquilla. - mi rassicurò sorridendomi. 
Mi feci coccolare un altro pò finchè non salutò me e Harry per andare in classe. Prima che io ed Harry ci incamminassimo anche noi verso l'edificio, il mio sguardo si incontrò con quello di una persona che stava entrando nella scuola. 
Rabbia, tristezza, voglia di urlare, piangere; emozioni che non fece altro che farmi paralizzare sul posto mentre continuavo a guardare Amber. 
Lei ricambiava il mio sguardo, con piu' rabbia e sfida. 
In quel momento, mi vennero in mente le scene di quella sera alla festa e stavo per farmi coinvolgere da quei ricordi, finchè non sentii la mano di Harry stringere la mia. 
Guardai prima le nostre mani intrecciate prima di incontrare i suoi occhi. Lui aveva capito come mi sentivo in quel momento e dai suoi occhi, capii ancora una volta quanto fosse dispiaciuto per tutto quello. 
Gli rivolsi un piccolo sorriso, mentre lui accarezzava il dorso della mia mano con il pollice.
Alzai il capo verso Amber e lei voltò le spalle per poi entrare nell'edificio. Mi sentii piu' che compiaciuta nel vedere che, in un certo senso, l'avevo sconfitta.
Io e Harry ci incamminammo verso l'entrata quando mi fermai. Alla prima ora avevo matematica e non avevo la minima intenzione di farla. Aggiungendo il fatto che forse il professore doveva interrogarmi e non ero del tutto preparata.
- Cosa c'è? - domandò Harry confuso.
- Alla prima ora c'è matematica e non voglio andarci. Entrerò alla seconda. - spiegai.
- Okay, entreremo alla seconda. - 
- No, non devi restare per forza con me. - 
- Ma io voglio. - insistette. - Se lo vuoi anche tu .. - 
- Uhm, si. - gli sorrisi. 
Ci sedemmo sulle scale dell'entrata. Lui di uno scalino piu' in alto rispetto a me, così che io fossi avvolta completamente dal suo corpo. Una sua mano era situata tra le mie, mentre io con le dita seguivo tratti immaginari sul suo dorso. Le sue mani erano così grandi e morbide. 
- Voglio ridarti una cosa. - mormorò.
Con entrambe le mani, frugò nella sua borsa per poi cacciare la collana con il ciondolo dell'aereoplanino di carta.
- N-no, Harry .. - 
- Ehi, il significato che ha questa collana verso di te non è mai svanito. - disse portandomela al collo iniziando ad agganciarla. - Tu rimarrai sempre una delle persone piu' importanti della mia vita e questo non cambierà mai, okay? - mormorò chinando poi il capo per guardandomi negli occhi.
Ancora una volta, credetti alle sue parole condividendo a pieno anche ciò che aveva detto. Anche lui sarebbe stato sempre una delle persone piu' importanti della mia vita. Quelle di cui non mi sarei mai dimenticata, quelle da cui avevi imparato tanto, quelle a cui avrei dato la mia stessa vita per salvare la loro, se fosse stato necessario. 
- Okay. - sussurrai. 
Lui mi diede un bacio sulla tempia, chiudendomi un abbraccio e stringendomi a se. Mi feci avvolgere dal calore del suo corpo e dall'amore che lui riusciva a trasmettermi anche solo standomi accanto. 
- Per me .. - mormorai. - .. è ancora un pò difficile superare ciò che è successo, soprattutto con Amber nei dintorni. Però voglio dirti che io ci sto provando, sai, a dimenticare. Non voglio che quel ricordo possa intralciare di nuovo il percoso della nostra relazione, perchè lo vedo che ti sei pentito di ciò che hai fatto e sono pentita anch'io di quello ho fatto. - alzai lo sguardo verso di lui. - Io non voglio perderti, Harry, non di nuovo. Non voglio che ricapiti. - 
- Ehi, non succederà, okay? So che per te non è del tutto facile, e se hai bisogno di tempo, ti darò tutto il tempo di cui hai bisogno. Io resterò sempre con te, ti aspetterò se sarà necessario, ma sarò sempre qui, per te, per noi. - 
Sospirai. - Non sei arrabbiato con me? - chiesi ingenuamente. 
Lui sorrise. - Perchè dovrei? - 
Io feci spallucce, abbassando lo sguardo. 
Lui mi strinse ancora e lo sentii sorridere ancora una volta.
- La mia piccola bambina. - sussurrò dandomi un bacio sulla guancia.
Sorrisi a quel gesto così tenero. Infondo, era vero. Con Harry sembrava che io ne sapessi sempre di meno, che fossi la maggior parte delle volte ingenua, e per lui ero sempre stata la sua piccola. Quella da proteggere, da coccolare, da amare.
Poco dopo, portò il suo sguardo sul braccio e iniziò a toccarsi sul punto in cui gli avevo dato il morso.
- Ora uscirà il livido. - si lamentò.
- Siamo pari. - mi giustificai.
- Oh, ma davvero? - 
Scoprii il collo dai miei capelli e gli mostrai il succhiotto che lui mi aveva fatto. I nostri sguardi divertiti e di sfida erano tornati e lui iniziò a mordicchiare di nuovo il mio collo giocosamente facendomi ridere.
- Dai, smettila. - ridacchiai.
Lui smise, solo per darmi un bacio sulle labbra il quale ricambiai. Sorridemmo l'uno contro le labbra dell'altro ed era quello di cui avevo principalmente bisogno.
Con Harry, non pensavo a pieno ciò che ci aveva precedentemente divisi. Certo, ogni tanto quei ricordi mi tornavano in mente ma con lui, riuscivo la maggior parte del tempo a non pensarci, ad essere felice e a cercare di amarlo al meglio che potevo. Erano passati solo tre giorni da quando eravamo tornati insieme, ma a me, sempre per la maggior parte del tempo, sembrava non essere cambiato nulla.
Lui poggiò una mano sulla mia spalla ed intrecciammo le nostre mani, mentre con le altre, ci facevamo giocare le nostre dita. 
Sentii d'improvviso Harry stringere di piu' la mano nella mia e sussultai per quell'azione inaspettata.
- Hope, vai in classe. - quasi mi ordinò.
- Cosa? Perchè? - chiesi confusa.
Alzai il capo trovandolo a guardare dritto davanti a lui. La sua mascella era contratta e lasciò le mie mani per poi alzarsi. Io lo segui a ruota.
Il suo sguardo era ancora puntato davanti a se ed io mi voltai, per vedere cosa stesse guardando.
Non appena voltai il capo, mi paralizzai sul posto. Il mio corpo si irrigidì e iniziai a tremare solo nel vedere Mike avvicinarsi sempre di piu' a noi. Sentii gli occhi inumidirsi e ingoiai il vuoto per cercare di togliere quel fastidioso bruciore alla gola. 
L'ultima volta che l'avevo visto, il suo viso era ricoperto di sangue e vederlo in quelle condizioni mi aveva mandato quasi in panico. Ora aveva un taglio sotto al naso, un occhio nero e il labbro spaccato. Harry, rispetto a lui, stava messo meglio. I lividi che aveva lui erano situati solo sul suo torace, ma stavano gia' svanendo. 
- Hope, vai in classe. - ripetè, questa volta guardandomi.
- No, io non ti lascio qui con lui. - la mia voce era bassa e sottile che a malapena si sentiva.
- Non devi preoccuparti per me, vai. - 
- No. - mormorai.
- Sei hai le palle, vieni qui! - urlò Mike. 
- Hope, ti prego, vai. - sussurrò. 
I miei occhi erano oramai lucidi e feci come disse, anche se non volevo realmente lasciarlo nelle mani del mio incubo. Mi misi dietro la porta della scuola e spiai dalla finestra della stessa porta, cercando di non farmi vedere. 
 
Harry. 
Mi avvicinai lentamente a Mike, il quale non era solo. Poco distante da lui c'era lo stesso ragazzo dell'altra sera e non accennava ad avvicinarsi. Non sapevo nemmeno come si chiamasse, ma poco mi importava. L'unica cosa che non doveva assolutamente fare era mettersi di nuovo in mezzo o sarebbe finita molto peggio della volta precedente.
Se io e Mike ci fossimo attaccati di nuovo, probabilmente l'altro ragazzo sarebbe potuto internevenire a suo favore ma non mi importava neanche quello. Non mi facevano paura, nonostante fossi solo, adesso. Tutto ciò di cui mi importava era proteggere Hope ed era quello che stavo facendo. La paura non poteva assolutamente prendere il sopravvento su di me, non in quel momento. Forse esageravo, ma la sua vita dipendeva da me adesso. Se fossi crollato, Mike me l'avrebbe portata via ed io non potevo assolutamente permetterlo. 
L'avevo persa già una volta a causa mia, non volevo che ricapitasse questa volta a causa del suo peggior incubo. 
- E' inutile che la nascondi, io la troverò comunque. -
- Vattene. - dissi a denti stretti.
Lui sorrise. - Non senza di lei. - 
- Oh, invece si. - 
- E questo chi me lo impedirà? - 
- Io. - 
Rise. - Tu? E chi saresti? Mh? - 
- La stessa persona che ti ha mandato quasi all'ospedale due sere fa. - 
Il suo sorriso divertito sul volto svanì completamente. Serrò la mascella e strinse le mani a pugno. Si stava innervosendo, ma non sarei stato il primo al colpirlo, amenochè non fosse stato necessario.
- Sai, non si dà il primo colpo all'avversario alla sprovvista. E' da cordardi. - 
- Ti correggo: mi sono fermato per affrontarti faccia a faccia e chi è svenuto non ero di certo io. -
A quella mia frase si innervosì ancora di piu', ma non mi colpì. Cercai di trattenere qualche mio ghigno divertito a quella scena. Stava cercando di mantenersi calmo. 
- Senti, io me la riprendo e tu vivi una vita felice senza rompermi piu' il cazzo, okay? - 
Sorrisi scuotendo il capo. - Forse non mi sono spiegato: tu non la porterai via. Non ti avvicinerai a lei neanche di un solo centimetro. - 
- Ah, già, dimenticavo che tu sei il suo fidanzatino. - ghignò. - Te l'ha già data? -
- Questi non sono affari che ti riguardano. - sbottai.
- No, certo. Sarà ancora una verginella che ad ogni tocco un pò spinto scappa a gambe levate. - mi guardò sfidandomi con lo sguardo. - O forse è venuta qui, si è data alla pazza gioia ed è diventata una troia. - 
Ora quello che si stava innervosendo ero io. Quel termine non le si addiceva minimamente, ma sapevo che lui lo aveva detto per farmi scattare. Dovevo restare calmo, non dovevo colpirlo.
- Avanti, amico, sto dando della troia alla tua ragazza, non vuoi colpirmi? - mi sfidò allargando le braccia sorridendo divertito.
Avrei tanto voluto dargli un pugno su quella faccia da idiota che si ritrovava, mandandolo seriamente all'ospedale per le tante volte che lo avrei colpito. 
- Certo che no. Non puoi essere violento mentre lei ci sta guardando. - 
Lo guardai confuso mentre lui guardava dietro di me. Mi voltai, vedendo che Hope era poco distante da me. Aveva le braccia incrociate al petto, il labbro inferiore non faceva altro che tremare, come il suo corpo, e le sue guance erano bagnate dalle lacrime che continuavano a scendere dai suoi occhi. 
- Hope, torna dentro. - le dissi.
- No, no. Falla restare. Dopotutto, è colpa sua se siamo in questa situazione. - disse Mike. 
Mi girai di scatto verso di lui, furioso. - Colpa sua?! - sbottai. - Sei tu che sei un fottuto malato del cazzo! - 
- E' lei che mi ha reso così, - disse duramente. - e la deve pagare per questo. - 
Provò a sorpassarmi andando verso di lei, ma mi parai davanti a lui, fermandolo. 
Hope si nascose dietro di me e sentii una sua mano poggiarsi sulla mia schiena, stringendola mia maglietta. Sentivo che si stava trattenendo dal piangere ancor piu' forte e soffocava i singhiozzi.
- Tu fa un altro passo e giuro che sei morto. - ringhiai.
- Avanti, colpiscimi. - mi sfidò.
In quel momento avevo perso totalmente la pazienza e stavo per avvicinarmi pericolosamente lui così che lo colpissi, ma due braccia mi avvolsero forte bloccandomi sul posto prima che lo facessi.
- No! - urlò Hope stringendomi. - Non farlo, ti prego. - sussurrò. 
Sapevo che ero fuori di me e lo aveva capito anche lei. Le sue braccia avvolte attorno al mio corpo mi fecero calmare del tutto, facendo tornare il mio respiro regolare. Non volevo che si spaventasse, come era successo due sere fa. Quella sera, avevo perso il controllo su me stesso e se Louis non fosse intervenuto, allora le cose per Mike sarebbero andate male. E sarebbe potuto succedere anche in quel momento, se per un attimo non mi fossi soffermato a pensare a Hope.
Non volevo che assistesse a ciò che io e Mike ci saremmo fatti, e poi, lei aveva bisogno di me in quel momento. 
- Non ti farai fermare da lei, vero? - chiese ironico.
Respirai profondamente. - Vattene. - ripetei.
- Me ne andrò solo quando lei verrà con me. - 
Hope nascose le braccia dietro di me, stringendo nuovamente la maglietta dietro la mia schiena. Potevo sentire la paura che stava provando in quel momento. 
- Lei non verrà da nessuna parte. - 
- Lei è mi appartiene. - la indico col dito. - Lei è mia. - disse portando la mano sul petto e stringendo la sua maglietta. 
- Tua? - dissi retorico. - Tu non sai cosa significhi rendere "tua" una ragazza. Non è quando provi ad evitarla da tutti, a rinchiuderla fuori dal mondo così che sia costretta ad avere solo te; o peggio, quando la usi per dello sporco sesso. Ma onestamente, non ci tengo neanche a spiegartelo perchè non capiresti ugualmente. La tua mente è fin troppo malata che non hai provato neanche a pensare che se fossi cambiato anche solo un pò, lei ti avrebbe accettato perchè il suo animo è così buono e puro che avrebbe accettato anche un mostro come te. -
Mike mi guardò, stupito da quelle parole. Le avevo dette con pure disprezzo e sapevo, come lo sapeva lui, che ciò che avevo detto era anche la pura verità. Dal suo viso, capii che se ne fosse reso conto. Perchè si, se Mike fosse cambiato, se non avesse cercato ancora di farle del male, Hope gli avrebbe dato una possibilità. Era troppo buona, troppo ingenua, troppo pura. Persone come lui se ne approfittavano di ragazze come loro, nel caso di Mike, sembrava si nutrisse del suo dolore, della sua sofferenza. 
Come gli avevo ripetutamente detto, era malato. Malato di lei e della sua convinzione che lei gli appartenesse. 
- Io me la prenderò comunque. - disse a denti stretti. 
Hope si strinse ancor piu' a me e riuscii ad avvertire ancora la sua paura. 
- Ogni volta che proverai a portarla via, troverai sempre me al suo fianco. Rifletti su quanto ti possa convenire. - 
Ancora una volta, avevo colto Mike di sorpresa. Rimase in silenzio, continuando a guardarmi con disprezzo e rabbia. Io feci lo stesso, non facendomi intimidire da quel suo sguardo rabbioso. 
Sentii Hope far uscire la testa da dietro il mio corpo e non appena Mike incontrò i suoi occhi, lei si nascose di nuovo, soffocando altri singhiozzi. 
Dopo altri minuti di silenzio e di soli sguardi minacciosi tra me e lui, Mike si girò, uscendo definitivamente dal cancello della scuola. 
Lo vidi allontanarsi dall'area insieme all'altro ragazzo, che prima di voltarsi, mi diede un ultimo sguardo. Non riuscii a capire cosa volesse intendere, ma non mi importava. Mike se n'era andato, per sempre. Era finita. 
Mi voltai, accogliendo finalmente Hope tra le mie braccia e stringendola forte a me. 
Lei si lasciò andare, piangendo fortemente contro il mio petto ed io iniziai ad accarezzarle la schiena nel tentativo di calmarla. 
- E' finita. - sussurrai. 
Lei aumentò la presa delle braccia attorno al mio corpo. Tra i singhiozzi e le lacrime, potei giurare di averla sentita sorridere. Infatti, quando mi chinai a guardarla, era proprio così. 
Era felice. Felice che quell'incubo fosse finito, che finalmente avrebbe potuto vivere in serenità e non piu' nella paura che quel mostro le avrebbe rovinato di nuovo la vita. 
Nonostante la felicità, i suoi singhiozzi sembrarono non diminuire, così continuai a sfregare piu' velocemente la mano sulla sua schiena. 
- Shh, è finita. - le sussurrai baciandole la fronte. - E' finita .. - 


 
 



Mi sono fatta perdonare con questa gif? :DDDDDD
Okay, la smetto.
No, seriamente, perdonatemi.
Ho fatto un ritardo pazzesco, lo so, ma insomma ..
cioè, dai, oramai mi conoscete a me AHAHAHAHHA
Non mi uccidete, vero? ): 
Speeeeeero di essermi fatta perdonare con questo capitolo.

Alloooora, vi piace?
Spero di si perchè è stato un PARTO
Quindi, se non vi piace, fatevelo piacere, okay? okay.
No, non è vero. 
Se fa cagare, ditelo.

Con mio graaaaande dispiacere, vi dico che
alla fine della storia manca solo
un capitolo.
O forse due.
Sono ancora indecisa, idk.
RENDIAMOCI CONTO CHE SIETE STATE CON ME FINO A 33 CAPITOLI.
INSOMMA, IO VI AMO, CAZZO.


Grazie come seeeeeeeeempre,
alle persone che seguono la storia, 
le tengono tra le ricordate,
tra le preferite e che la receniscono :)
E, ovviamente, grazie anche ai complimenti su twitter.
Mi viene voglia di piangere di gioia ogni volta che leggo i vostri tweet
sulla storia e le vostre bellissime recensioni sul sito cc

Twitter:
@infinitynaples

Come vi avevo detto, ho iniziato una ff su Zayn.
CI TENGO DAVVERO TANTO, SUL SERIO.
Spero ci passiate che mi lasciate una recensione su cose ne pensate :)




Adesso mi dileguo.
VI AME.
chiss chiss, peppina.

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Capitolo 34
*** I found love. ***






I found love.
 

Erano passati alcuni giorni dall'ultima volta che avevamo visto Mike. 
Sapevamo entrambi che non sarebbe stato mai piu' un problema. Non mandava piu' messaggi, non si faceva piu' vedere nei dintorni .. era davvero finita per Hope. Anche se, purtroppo, ultimamente continuava ad avere i suoi incubi. Non così frequenti, ma c'erano ugualmente, ed io restavo al telefono con lei ogni tal volta che mi chiamava cercando di farla riaddormentare. 
Non mi dispiaceva affatto, non mi era mai infastidito farlo. Io per lei ci sarei sempre stato ed era in quei casi che cercavo di farle capire che nel momento del bisogno, io sarei stato sempre accanto a lei. 
Il fatto che Mike fosse un capitolo oramai chiuso della sua vita, e anche un pò della mia, le cose non potevano che avere una piega migliore. O almeno così credevo. 
Hope era ancora strana nei miei confronti. A volte distaccata, certe volte sembrava mi evitasse apposta. Quando le chiedevo cosa avesse, o cosa avessi fatto di sbagliato, lei mi rispondeva con "niente". Infondo, sapevo anch'io del suo comportamento. 
Mi aveva detto che per lei non era facile superare ancora del tutto cosa era successo, ed io le avevo assicurato che le avrei dato il suo tempo e il suo spazio se ne avesse avuto bisogno, ma non pensavo che fosse così difficile anche per me. Eravamo così vicini, eppure così lontani. 
Non sapevo come comportarmi con i suoi "sbalzi d'umore". Se mi comportavo normalmente, potevo darle l'impressione che non mi importava di ciò che avevo fatto, che era l'esatto contrario. Se ricambiavo il suo comportamento trattandola fredda, sembrava che non mi importasse piu' di lei, ancora una volta l'esatto contrario. Cercavo il piu' possibile di non starle troppo addosso e di non farmi contagiare dalla mia gelosia, così da darle lo spazio di cui aveva bisogno, ma anche questo sembrava non bastare. Non sapevo cosa fare. 
Andai verso l'armadietto e posai alcuni libri che non mi sarebbero serviti per le prossime ore.
Girai il capo e trovai Hope poco distante da me fare lo stesso. Non si accorse di me, la guardavo in silenzio. Sembrava persa nei pensieri mentre posava il libro di matematica. 
Sospirai, chiudendo l'armadietto. Saremmo andati avanti così ancora per molto? 
Louis si appoggiò ad un armadietto adiacente al mio, con le mani in tasca. Feci lo stesso.
- Cosa c'è? - chiese.
Indicai semplicemente con lo sguardo, passandomi una mano sul viso frustrato.
- Ancora problemi? - 
- Già. - 
- E dovrò subirli anch'io quando tornerà Loren? - chiese retorico.
- Tu evita di dirle che ti sei fatto mezza scuola e non ubriacarti ad una festa. - dissi. - Ah, e non fare l'idiota. - 
- Grazie per le istruzioni. Molto utile. - 
La mia attenzione cadde dietro di lui, dove in lontananza c'era Eric che parlava con i suoi amici. Dovevo ancora parlare con lui sul fatto del dover lasciare in pace Hope. Lo avrei fatto ora. 
Dissi a Louis di aspettarmi un attimo, ma lui mi fermò non appena capì dove stessi andando.
- Harry. - mi richiamò. 
- E' tutto apposto, Louis. Voglio solo parlargli. - lo rassicurai.
- Con Eric finisci sempre a cazzotti. - 
- Questa volta no. Rilassati. - 
Mi avvicinai ad Eric e chiesi "cortesemente" ai suoi amici di lasciarci soli. 
- Queste nostre chiacchierate mi hanno rotto il cazzo, Styles. - 
- Oh, non immagini quanto rompano a me, Teith, ma questa sarà l'ultima se rispetterai ciò che ti sto per dire. - 
- E sentiamo. - 
- Devi stare lontano da Hope. E non intendo solo fisicamente. Smettila di mandargli messaggini e robe varie, o sappiamo come finisce tra noi due. - 
Lui rise. - Le tue minacce non mi fanno paura, Styles. E comunque, non devi preoccuparti di me. La lascerò stare, ma non perchè me lo dici tu. - specificò.
- Bene. - dissi secco. 
- Ma sai, io mi preoccuperei di te. - 
Lo guardai confuso, rise del fatto che non capii cosa volesse intendere.
- Guardala. - la indicò. Feci come disse. - Si vede lontano un miglio che non si fida ancora del tutto di te. Non riesce ancora a superare il fatto che il suo grande amore - lo disse con ironia. - lo abbia tradito con la troia della scuola. - potevo sentire dalla sua voce che godeva su ciò. - State insieme, eppure sembrate due sconosciuti. E di chi è la colpa, Styles? - 
Mia, la colpa era solo mia. Anche un idiota come lui lo aveva capito. In realtà, aveva capito tutta la situazione che io e Hope stavamo vivendo. 
Il mio silenzio era una conferma per lui. 
- Esatto. - ghignò. - Sai, la tua ragazza è davvero affascinante, nessuno lo può negare. Per me, era solo un capriccio e ammetto che volevo farti innervosire standole in piu' delle volte accanto. Ma oramai non mi interessa piu'. Nel mio intento ci sono riuscito abbastanza, volevo portartela via, ma lo stai facendo tu stesso e non c'è goduria migliore. - sorrise vittorioso. 
A quelle parole, iniziai ad innervosirmi sul serio. Era vero che con Eric sarei finito sempre a cazzotti, e stava per accadere in quel momento, finchè Louis non mi spinse lontano da lui. 
Il mio pugno era chiuso lungo il mio fianco ed era forse quello che lo aveva allarmato fino ad avvicinarsi a me e fermarmi. 
- Ci vediamo, Styles. - disse Eric allontanandosi. Il sorriso non lasciò mai il suo volto.
Sapevo che l'avrebbe lasciata in pace e questo poteva essere una vittoria per me, ma in quella situazione, il vincitore era lui. Aveva individuato il mio punto debole e mi aveva colpito proprio lì, facendo cadere ogni mia difesa. Anche lui aveva capito che oramai, pian piano, stavo perdendo la persona piu' importante della mia vita, lentamente. 
- Se non ti fermavo io saresti finito di nuovo a cazzotti e una sospensione non te la toglieva nessuno. - disse Louis a denti stretti, cercando di non farsi sentire dagli altri in corridoio.
Respirai profondamente, cercando di calmarmi. Il fatto che Eric sapesse il problema principale del mio rapporto con Hope mi faceva innervosire maggiormente. 
Mi voltai, ignorando i richiami confusi di Louis, e mi avvicinai a lei.
- Ehi. - mi fece un piccolo sorriso. 
Dio, era così dolce, così innocente, così bella .. ed io la stavo perdendo. 
Sospirai. - Andremo avanti così ancora per molto? - 
Lei aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse subito. Non parlò, non disse nulla. Si limitò ad abbassare lo sguardo. 
- Hope, dimmelo, di cosa hai bisogno? Vuoi piu' spazio? - 
- No .. - sussurrò.
- Parlami. - la mia sembrava una supplica. 
- Harry, i-io .. non lo so .. - 
Intanto suonò la campanella e tutti gli studenti andarono nelle loro classi. Il corridoio era vuoto, fatta eccezione per noi e alcuni ragazzi. Ne a me, ne a lei, a quanto pare, importava di andare in classe. Avevamo bisogno di parlare, di risolvere. 
- Vuoi che ci lasciamo? - mormorai.
- No, no. - disse scuotendo il capo. Notai i suoi occhi lucidi.
- E allora cosa? Dimmelo, perchè sono stanco di andare avanti così. - 
Abbassò il capo e delle lacrime caddero dalle sue guance. 
Non volevo prendermela con lei, magari era piu' incasinata di me, così tenevo un tono di voce calmo e basso. Avremmo potuto chiarire tutto ciò senza il bisogno di litigare e urlare. 
- Qual'è il problema? - le chiesi.
- E' che ogni volta che vedo Amber .. p-penso a quella sera, e a quando ti ho visto uscire da quella stanza con lei .. e .. - 
- Non credi a ciò che ti ho detto riguardo a quella sera? - 
- N-no, ti credo. E' solo che .. - sospirò. - .. io non lo so .. - si portò le mani sul viso.
- Hope, tu ti fidi di me? - 
Lei scoprì il viso, alzando il capo. - Cosa? - 
- Tu ti fidi di me? - 
La guardai negli occhi, sperando che la risposta che stavo aspettando fosse come speravo. Ma non fu così. Hope non parlò, restò semplicemente in silenzio e quando non riuscì a reggere il mio contatto visivo, abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro. 
Era questo il problema. Lei non si fidava di me, non piu' ormai. Un'altra pugnalata al petto.
Tentai di andare via, ma lei mi fermò subito, prendendo la mia mano.
- No, Harry, aspetta .. - 
- Va tutto bene, Hope. Ho bisogno di stare un pò da solo. - 
- Harry .. - mormorò tra le lacrime. 
Lasciai la sua mano e lentamente mi incamminai verso la fine del corridoio, svoltando poi l'angolo. 
Mi fermai, sentendo la rabbia scorrermi nelle vene. Ce l'avevo con me stesso. Perchè infondo, sapevo che era colpa mia. Anche se non volevo realmente ammetterlo, sapevo che Eric aveva ragione. La stavo perdendo e non per colpa di qualcun'altro, ma solo per colpa mia. 
Tirai un pugno in un armadietto e poi ci appoggiai la testa, cercando di calmarmi. 
Fortunatamente, in quel lato del corridoio non c'era nessuno. Avrei potuto spaccare ogni cosa, ma non ne valeva realmente la pena. E poi, che cosa avrei risolto? 
Sentii i singhiozzi di Hope in lontananza e sentirla piangere mi faceva stare ancor peggio. 
Io non volevo perderla, come lei non voleva perdere me, ma potevamo realmente andare avanti così senza che lei si fidasse di me? Senza fiducia, non c'è rapporto, non c'è amore, non c'è nulla.
Uscii dalla scuola e mi recai in macchina, guidando verso il solito posto in cui sarei potuto stare da solo, a pensare. 
Mentre guidavo, l'unico mio pensiero era: avremmo dovuto davvero dire fine alla nostra storia?
 
Hope.
Lo guardavo allontanarsi lentamente da me e altre lacrime lasciavano i miei occhi. 
Una parte di me era convinta che lui si stesse allontanando da me non solo fisicamente, ma in tutto. Lo stavo realmente perdendo? 
Avrei potuto fermarlo, ma qualcosa teneva fermi i miei piedi sul pavimento. Come avrei potuto fermarlo rassicurandolo su un qualcosa di cui non ero sicura nemmeno io?
Era tutta colpa mia. Non era lui il problema, ma io. Perchè non riuscivo ancora a fidarmi del tutto di lui? 
Mi appoggiai all'armadietto e scesi lentamente fino a sedermi a terra. 
Perchè ero così profondamente sbagliata? Perchè permettevo che le mie insicurezze mi lasciassero perdere la persona piu' importante della mia vita?
L'amore poteva essere pazzo quanto voleva, ma quando le tue insicurezze, le tue paure, i tuoi dubbi, prendono il sopravvento su di te, tutto ciò che condividevate di bello, non puo' far altro che peggiorare. La sbagliata continuavo ad essere io. 
Poco tempo fa, continuavo a dare la colpa a me stessa per amarlo nonostante tutto. Avrei dovuto odiarlo, eppure era ancora tutta la mia vita. Adesso, lui non c'entrava nulla. La colpevole di tutto ciò ero io e per quanto Louis mi dicesse che non fossi sbagliata, non potevo fare altro che sentirmi così. 
Sentii la vibrazione del mio cellulare e lo cacciai dalla tasca, leggendo il nome sullo schermo. Gemma. 
Presi un respiro profondo e risposi. 
- Hope, dove sei? La professoressa è già in classe e .. - si fermò quando sentì un singhiozzo che io non riuscii a trattenere. 
- Hope, che succede? - 
- Puoi venire qui da me? - quasi le supplicai.
- Dove sei? - 
- Vicino al mio armadietto. - risposi.
- Aspettami lì. - 
Chiudemmo la chiamata e poco dopo, Gemma era già accanto a me che mi accarezzava la schiena nel tentativo di calmarmi.
Non mi chiese subito di dirle ciò che era successo, non aveva bisogno di parole, almeno per quel primo momento. Si era seduta subito accanto a me, abbracciandomi forte. Ero così grata ad avere una migliore amica come lei. 
- Stai bene? - mi chiese dopo un pò.
Annuii, tirando su col naso.
- Vieni, andiamo in bagno. - 
Si alzò e mi tese la mano, invitandomi ad alzarmi. 
Andammo in bagno e Gemma controllò se ci fosse qualcuno, così avremmo potuto parlare apertamente senza che nessuno si facesse i fatti miei, ovviamente. 
- Allora, cosa è successo? - 
- Harry mi ha chiesto quando tutta questa situazione sarebbe finita. Mi ha chiesto se volevo piu' spazio, tempo, e mi ha anche chiesto se volevo che ci lasciassimo. - a quella parola altre lacrime rigarono le mie guance. - Io gli ho detto di no ma non ho saputo rispondergli a ciò che voleva sapere e quando mi ha detto se io mi fidassi di lui, io non gli ho risposto. E adesso .. se ne andato e ho paura che sia finita davvero. - 
- Tu non ti fidi di lui? - 
- Non del tutto .. - mormorai.
- E' normale, Hope. Dopo quello che è successo .. - 
- No, Gemma, non lo è! - sbottai. - Com'è possibile che io lo ami e che poi non riesca a fidarmi del tutto di lui? - la guardai con gli occhi colmi di lacrime. - Io non so che fare .. non voglio perderlo .. - sussurrai. 
Gemma mi abbracciò. - Tu non perderai mai mio fratello, okay? Supererete anche questo. - 
Restammo abbracciate ancora per un pò, finchè non riuscii a calmarmi, di nuovo, del tutto.
- Adesso tu lo chiami, vi vedete e parlate, d'accordo? - 
- E se lui volesse lasciarmi? - 
- No che non lo farà, smettila di pensarlo. - mi richiamò dolcemente.
Mi asciugai le guance con le maniche della maglia e rimediai alle sbavature del trucco.
Io e Gemma sentimmo delle voci fuori dal bagno fin troppo familiari. Quando realizzammo chi fossero, era troppo tardi per uscire da lì inosservate.
- Non voglio che ti veda piangere, vieni. - 
Gemma prese la mia mano e ci nascondemmo in un bagno, salendo sul water. 
La vocina stridula di Amber la si poteva distinguere tra milioni e restammo ad ascoltare i suoi discorsi insieme ad una delle sue amiche. 
- Infondo, quest'anno non è stato poi così male. - disse Amber.
- Lo dici solo perchè ti sei portata a letto Styles. - 
Avrei voluto uscire da lì e strapparle quella chioma bionda tinta dalla testa, ma mi fermai non appena lei parlò di nuovo. 
- Magari lo avessi fatto. - 
Mi voltai verso Gemma, confusa. Lei lo era quanto me.
- Che intendi? Insomma, alla festa dei Clarkson non siete stati insieme? - 
- E' quello che ho fatto credere, ma in realtà non è successo nulla. - 
- Non ti seguo. - 
Sentii un suo sospiro. - Alla festa gli ho messo un pò di droga nel bicchiere, l'ho portato in camera e mentre cercavo di andare al round successivo, lui continuava a respingermi. E poi, non faceva che sussurrare il nome della sua stupida ragazza. -
Mi portai una mano sulla bocca, cercando di trattenere il mio stupore. 
- E perchè hai detto il contrario? -
- Dio Hanna, certo che non capisci nulla! - sbottò. - Ti pare che facevo diffondere la storia che ero stata rifiutata? - disse retorica. - E poi, ne è valsa la pena. Alla fine, lui e Hope si sono lasciati. - 
Avevo sentito piu' che abbastanza. 
Nulla di tutto ciò che avevo visto quella sera era vero. Harry e Amber non erano stati insieme. Lui l'aveva rifiutato e in quel momento di vulnerabilità, continuava a pensare a me. Quel pensiero mi fece sorridere. 
Uscii di scatto dal bagno insieme a Gemma e Amber, non appena ci vide, ci guardò sconvolte, stupite. L'avevamo colta sul fatto e non c'era goduria migliore.
- Avevo immaginato che era una ragazza senza scrupoli, la solita stronza, ma non pensavo che saresti scesa così in basso. - dissi. 
Lei deglutì e nei suoi occhi potei vedere la rabbia che stava provando in quel momento.
- Addirittura arrivare al punto di drogare un ragazzo pur di portartelo a letto, e cosa hai ricevuto in cambio? Assolutamente niente, se non un rifiuto. - 
Non disse una sola parola, così come l'amica, e ne approfittai per continuare.
- Tu credi che la vera umiliazione sia che si venisse a sapere che Harry ti abbia rifiutato in quella stanza, quando poi ti sei umiliata da sola per tutto questo tempo standogli dietro, tormentandolo, nonostante lui ti rifiutasse ogni giorno. - cercai di trattenermi dal sorridere vittoriosa a quell'affermazione. - Ma da te c'era da aspettarselo che avessi questo tipo di ragionamento. Per te gira tutto intorno al sesso. - 
- Ti ricordo che anche se non abbiamo fatto sesso, ci siamo baciati. - ghignò.
Risi. - E quanto può essere importante questo a quanto Harry abbia dato a me? - 
Lei tacque ancora una volta e sapevo che a quello scontro, io ne sarei uscita vincintrice.
Quel suo tipo di provocazione non mi aveva toccato affato. Non che non mi infastidisse almeno un pò al solo pensiero che le sue labbra avessero anche solo sfiorato quelle del mio ragazzo, ma cosa poteva essere un bacio a confronto a ciò che io e Harry avevamo condiviso? Harry mi aveva dato il suo amore, il suo cuore, e non c'era cosa piu' bella che io potessi custodire. 
Per tutto il tempo, Gemma non faceva che sorridere vittoriosa a quella nostra conversazione. Conoscendola, avrebbe voluto prenderla per i capelli, e quel pensiero passò per la mente anche me, ma io ero un tipo che risolveva di piu' con le parole che con le mani. Amenochè non mi facevi incazzare sul serio, come era successo sempre con Amber poco tempo fa. 
- Sei patetica. - le dissi. 
La superai, seguita da Gemma, ma prima che potessi superare la porta, la sua voce stridula mi fermò ancora.
- Per tua informazione, ciò che dici non mi importa e nemmeno di te e Harry. - 
Risi ancora. - Oh, a giudicare dal suo rossetto oramai distrutto, non credo sia del tutto così. - 
Lei portò lo sguardo sulla sua mano ed evidentemente si rese conto solo in quel momento che per colpa della rabbia, aveva stretto il suo rossetto che adesso era tutto nella sua mano.
- Ah, e per tua informazione, - imitai la sua voce. - io e Harry siamo tornati insieme. - sorrisi.
Io e Gemma uscimmo finalmente dal bagno e il sorriso non aveva mai lasciato le mie labbra. Ero felice. Harry non mi aveva tradito e ora le cose sarebbero andate per il meglio. 
- Io l'avrei presa per i capelli. - esordì Gemma.
- Ovviamente, Gemma. - 
- Ma devo ammettere che l'hai zittita per bene. - 
Mi morsi il labbro cercando di non sorridere ancor di piu' come un'ebete. Non mi importava di Amber o di qualcun'altro, in quel momento non facevo altro che pensare ad Harry. 
- Ma guarda quel sorriso! - esclamò Gemma toccando le mie guance.
Ridacchiai ancor di piu' mentre lei continuava a pizzicare leggermente le mie guance. 
In quel momento suonò la campanella. Non mi ero resa conto nemmeno del tempo e a quanto pare neanche Gemma. 
Presi il cellulare dalla tasca e composi il numero di Harry. Ora dovevo parlargli, dovevo dirgli che era tutto apposto, che avremmo potuto vivere finalmente la nostra storia e che soprattutto, lo amavo da morire. 
- Non risponde? - mi chiese Gemma.
Scossi il capo, mordendomi il labbro preoccupata. 
L'ultima volta che non aveva risposto ad una mia chiamata, era la sera della festa e questo mi fece preoccupare. 
- Non sai dov'è andato? - 
- No, ha detto che .. - mi fermai, ripensando alle sue parole. Aveva detto che voleva stare un pò da solo e c'era solo un posto in cui poteva essere. - Ma certo! - esclamai.
Gemma mi guardò confusa e divertita allo stesso tempo. 
- Scusa Gemma, devo andare, poi ti spiego! - le dissi iniziando a correre al lato apposto del corridoio.
Non riuscii a sentire nemmeno la sua risposta mentre mi muovevo tra gli altri studenti. 
Prima che potessi uscire definitivamente dalla scuola, mi resi conto del fatto che non avevo una macchina e che forse, non sarei arrivata in tempo. Dovevo andare da lui il prima possibile. 
Mi voltai intorno, cercando con lo sguardo, forse, il mio punto di riferimento e quando lo trovai, corsi immediatamente da lui. 
- Marco, Marco! - 
- Ciao raggio di sole. - mi salutò confuso.
- Puoi accompagnarmi in posto? - gli chiesi speranzosa. 
Lui mi guardò confuso.
- Ti prego, è davvero importante. - lo supplicai.
- Ehm, okay, va bene. - 
- Grazie, grazie, grazie! - lo abbracciai. - Adesso andiamo, forza! - gli presi e lo condussi fuori la scuola andando verso il parcheggio dove c'era il suo scooter.
- Scommetto che in tutta questa fretta c'entra Harry, non è vero? - domandò mettendosi il casco.
- Si, e dobbiamo fare in fretta. - 
- Ehi, il casco. - mi richiamò sorridendo.
Indossai anch'io il casco e finalmente partimmo. Gli diedi le indicazioni e poco dopo arrivammo a destinazione. 
Scesi subito dal mezzo e ringraziai vagamente Marco, ma lui mi fermò di nuovo. 
- Il casco! - rise.
Ero così presa dalle cose che avrei dovuto dire ad Harry che non mi rendevo conto nemmeno delle mie condizioni. Volevo solo vederlo e correre tra le sue braccia. 
Mi avvicianai di nuovo a Marco e gli porsi il casco.
- Grazie mille, Marco. - gli sorrisi.
Mi voltai e mi incamminai con passo svelto verso il solito vicolo e quando vidi la sua auto, la preoccupazione che forse stesse facendo qualcosa di stupido sparì completamente.
Mi ritrovai davanti al muro e presi un respiro profondo prima di iniziare a scavalcarlo. 
Quando arrivai in cima, mi fermai, come ogni volta. Certo, avevo scavalcato già due volte, ma la mia paura per le altezze non era mai svanita.
Cercai di non farmi prendere dal panico e respirai profondamente, non guardando giu', ovviamente. Presi un pò di coraggio e saltai giù, sorreggendomi per bene sulle gambe.
Il pensiero che Harry fosse lì e che con il mio arrivo avrei potuto risolvere ogni cosa, mi diede la forza di correre nella villa, arrivando finalmente da lui. 
Entrai e corsi subito verso le scale, andando al piano di sopra. Da fuori alla stanza, vidi la figura alta e robusta di Harry sul terrazzo. Era di spalle, le mani in tasca e il capo basso, calciando qualche pietra che era lì con i piedi. Nel solo vederlo, anche se di spalle, mi fece sorridere.
Mi recai sul terrazzo e sembrò notare la mia presenza, così si girò. Dalla sua espressione, capii che era sorpreso di vedermi. 
- Hope, che ci fai qui? - 
- Harry .. i-io devo parlarti .. - lo dissi sospirando profondamente per via della precedente corsa.
Lui abbassò lo sguardo. - So già cosa stai per dirmi. - 
Lo guardai confusa. - Davvero? - 
- Prima che tu lo faccia, voglio dirti che ti amo da morire, okay? L'ho fatto dalla prima volta che ti ho vista e non c'è cosa migliore che io abbia fatto in tutta la mia vita se non amarti ogni giorno di piu'. Possiamo essere anche due adolescenti che agli occhi degli altri non sappiamo nulla dell'amore, ma loro non sanno che io ho scoperto questo sentimento solo grazie a te, Hope. - i miei occhi erano lucidi a quelle sue dichiarazioni. Avevo così un disperato bisogno di sentirmi dire che lui mi amava e che continuava a farlo. 
- Sei la cosa piu' bella che potesse capitarmi e credimi, tu sei tutta la mia vita, tutto ciò di cui ho bisogno. Non riuscirei ad immaginare un giorno senza il tuo sorriso, - il suo tono di voce divenne ancor piu' dolce. - i tuoi occhi, la tua timidezza, la tua risata .. - sorrise mentre io ridacchiai. - .. senza di te mi sento completamente perso .. ma .. se vuoi finirla qui .. io ti lascerò andare, se è questo che vuoi. - 
- No, Harry, no. - scossi il capo freneticamente. - Io non voglio che mi lasci andare, io non voglio lasciarti. - 
- No? - dissi confuso e speranzoso.
Scossi il capo. - No. - 
Lui sospirò, e capii che fu sollevato da quella mia affermazione. Sorrisi per quel suo tenero comportamento. 
- Harry, tu non mi hai tradito. - 
- Cosa? - esclamò sorpreso e ancora una volta confuso. 
- Io e Gemma abbia sentito Amber che lo diceva ad una sua amica. - iniziai. - Alla festa lei ti aveva messo della droga nel bicchiere, ma quando ha provato a .. stare con te .. - balbettai. - tu continuavi a respingerla. Non è successo niente tra di voi. - 
- Io lo sapevo che mi avevano drogato! - sbottò passandosi una mano tra i capelli. 
Mentre lo guardavo, vedevo la sua frustazione per un qualcosa che non aveva comunque fatto. Continuava a pentirsi di ciò che non era successo, ma poi, sembrò rendersi conto di ciò che stava accadendo tra di noi. Sarebbe tornato tutto come prima e stava iniziando già da quel preciso istante. 
- Quindi .. io non ti ho tradito .. - mormorò trattenendo un sorriso, guardandomi.
Ricambiai il suo sguardo, mordendomi il labbro cercando di non sorridere ancora una volta come un ebete. 
Non attesi un momento di piu' e corsi verso di lui. Harry mi prese in braccio ed io allacciai automaticamente le gambe attorno al suo corpo, mentre lui poggiò le mani sotto le mie cosce per sorreggermi. 
Le nostre labbra si incontrarono in un bacio bisognoso, quasi disperato. Potevamo sentire l'amore che ci stavamo trasmettendo l'un l'altro in quei secondi. Una mia mano finì nei suoi morbidi ricci, stringendoli di tanto in tanto perchè sapevo che quel gesto gli piaceva tanto. 
In quel bacio, sorridevamo entrambi e non potevo essere piu' che felice. Era con lui, tra le sue braccia e ancora una volta mi stava dimostrando il suo amore verso di me. Ancora una volta, mi sentivo amata ma il punto era che non avevo bisogno dell'amore di nessun'altro se non il suo. Tutto ciò di cui avevo bisogno era lui, solo ed esclusivamente lui. 
- Ti amo, ti amo, ti amo! - continuavo a ripetergli mentre gli davo dei veloci baci sulle labbra.
- Anch'io piccola, non sai quanto. - sussurrò. 
Poggiai la fronte contro la sua, incontrando le sue iridi verdi. Quel contatto visivo mi fece contorcere lo stomaco dalla felicità. Ero così innamorata di quel ragazzo. 
- Anche tu sei tutta la mia vita, Harry. Non voglio nessun'altro, tu sei l'unico per me e sarà sempre così. - mormorai. 
Lui sorrise prima di baciarmi ancora una volta. Quei momenti così intimi tra noi mi erano mancati da morire e a quanto pare, anche a lui. 
- Ah, e per la cronaca, la mia risata è bruttissima. - 
- Puoi ripeterlo all'infinito, ma per me è il suono piu' bello che io abbia mai sentito. - 
Ridacchiai prima di poggiare una mano il suo collo e baciarlo di nuovo. 
Facemmo sfiorare giocosamente i nostri nasi un paio di volte prima di ridere insieme. Lui stava per dire qualcosa, ma si bloccò non appena delle gocce caddero sui nostri visi. In un attimo, stava già piovendo a dirotto. 
- Forse dovremmo rientrare. - proposi mentre ridacchiavo leggermente.
Harry non si mosse da lì; rimase fermo con me ancora aggrappata a lui. 
Lo guardai per incitarlo ad entrare, ma i suoi occhi verdi mi inchiodaro ancora una volta. Il suo volto era ricoperto da piccole goccioline d'acqua e spostai alcuni capelli bagnati dalla sua fronte, rendendomi conto di quanto fosse così tremendamente bello. 
- Mai dato un bacio sotto la pioggia? - mormorò sorridendomi. 
Scossi il capo, sorridendo. 
Harry era stato il mio primo amore, la mia prima volta, e perchè no, adesso sarebbe stato anche il mio primo bacio sotto la pioggia, come ogni ragazza sogna di avere. 
Le nostre labbra si incontrarono di nuovo, mentre la pioggia continuava a bagnarci. Dischiudemmo insieme le labbra e le nostre lingue si cercarono disperatamente, giocando poi tra loro. 
Eravamo del tutto bagnati, e probabilmente ci sarebbe venuto un raffreddore, ma questo non ci importava. In quel momento, eravamo solo io e lui, come succedeva ad ogni nostro bacio. 
Se ripenso a qualche mese fa, probabilmente non mi sarei mai aspettata che mi succedesse tutto ciò. 
Ero scappata dal mio incubo, lasciandomi un passato doloroso alle spalle e mi ero trasferita qui a Londra, non sapendo se il destino mi aveva risvervato cose positive o negative. Eppure, avevo voglia di rischiare; dovevo farlo. 
Sarei sempre stata grata al destino per avermi fatto incontrare queste persone che oramai facevano parte della mia vita. L'avevano resa migliore e non potevo chiedere di meglio. 
Ero venuta qui da sola e ora non lo ero piu'. Avevo ritrovato anche me stessa, cambiata un pò, forse. Fortunatamente in senso buono. 
Ora ero una persona molto piu' forte, piu' sicura di me e ora che Mike non faceva piu' parte della mia vita, non potevo fare altro che essere ancor piu' felice, scrivendo altri capitoli della mia nuova vita. 
Avevo trovato una nuova famiglia, dei nuovi migliori amici e non potevo chiedere nient'altro se non che loro restassero al mio fianco per sempre. 
E, accarezzando dolcemente il viso di Harry mentre delle gocce d'acqua bagnavano il suo viso e il mio, non potevo fare a meno di pensare che, soprattutto, avevo trovato l'amore. 
 
 
 


Scusatemi per questo merdoso ritardo cc
Sono stata seriamente impegnata questa settimana, davvero.
Non ho altre parole per scusarmi perchè ho troppe lacrimucce.
Questo è l'ultimo capitolo e ..
No, scherzo, non è l'ultimo.
Vi regalerà un epilogo, solo per voi uu
Vi farò i ringraziamenti per bene al prossimo capitolo
che sarà davvero l'ultimo e allora lì
potremmo fare un pianto collettivo cc

Che ne dite del capitolo? Vi piace?
Seriamente, io non so che dire.
Voglio ringraziarvi per bene alla fine. 
Quindi, leggete la prossima nota d'autore la prossima volta, eh uu
Ci tengo tanto a ringraziarvi per tutto.


Anyway, se proprio non volete liberarmi di me(?)
io sto scrivendo una storia su Zayn e ci tengo
davvero tanto a quella.  Mi lascerete una recensione anche lì? ):
Eccola qui: 




Twitter: @infinitynaples

Adesso vado.
Ci rivedremo per il pianto collettivo cc

VI AME.
chiss chiss, peppina.

 

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Capitolo 35
*** Epilogue. ***








Epilogue.

 

11 anni dopo.
 
- No mamma, non preoccuparti, sto bene. - la rassicurai. 
- Cos'hai avuto di preciso? - 
- Un leggero calo di pressione e mi hanno fatto la santa grazia di tornare a casa un pò prima. - spiegai.
- Non credo che i tuoi capi siano così severi. - 
- Dici così perchè non sei mai stata con loro dalla mattina fino al pomeriggio, sotto i loro ordini. E poi, se sono tornata a casa, è grazie anche a Blanda che ha finito il mio lavoro. - 
- L'importante è che tu adesso stai bene. Cerca di non affaticarti tanto. - 
- No, non preoccuparti. Adesso sono stesa sul divano. - 
- Bene. Quando verrete a trovarci? - sentii un leggero entusiasmo nella sua voce.
- Io ed Harry giovedì abbiamo il giorno libero, quindi, vi verremo a fare visita. - le risposi.
- Perfetto! Non vedo l'ora di vedere i bambini. - 
- Oh, lo stesso vale per loro. Non fanno altro che chiedermi "quando andiamo dai nonni?" - ridacchiai.
Sentii ridere anche lei dall'altra parte del telefono. - Come sta Harry? - 
- Sta bene. Adesso dovrebbe tornare da lavoro ed io dovrei vedere cosa devo cucinare per stasera. - 
- E allora ti lascio pensare. - 
- Va bene, ci sentiamo mamma. - 
- Ciao tesoro, e non affaticarti. - 
- No.- sospirai. - Ciao. - dissi chiudendo la chiamata. 
Posai il telefono sul tavolino affianco al divano e mi stiracchiai un pò prima di chiudere gli occhi e rilassarmi del tutto. 
Non ero sorpresa di ciò che mi era successo quel giorno a lavoro. Diventavo sempre debole in quelle condizioni, anche se ci ero gia' passata piu' di una volta. Forse dovrei essermi gia' abituata, ma insomma, erano passati gia' quattro anni. Ad ogni modo, in pochi giorni sarei stata subito meglio, solo che non dovevo affaticarmi troppo. Fortunatamente, potevo contare sui miei amici, la mia famiglia e mio marito. 
Nel corso delle giornate, a volte, mi ritrovavo a pensare a come io ed Harry eravamo cresciuti nel corso degli anni. 
Era incredibile come da giovani adolescenti, eravamo diventati degli adulti sicuri di se stessi e di ogni azione e responsabilità che avevamo. 
Forse tutti credevano che un giorno ci saremmo lasciati, ma io e lui negli anni ce n'eravamo fregati del pensiero della gente.
Che ne sapevano loro di ciò che provavamo l'un per l'altra? Che ne sapevano loro, realmente, della nostra storia? Che ne sapevano loro dell'amore che insieme avevamo scoperto e che insieme condividevamo? 
Dicono che il vero amore lo si incontra a quell'età, nel periodo dell'adolescenza, e fortunatamente era capitato anche a me. Forse non sapevamo cosa fosse o magari non ce ne rendevamo realmente conto, ma sapevamo solamente che quelle emozioni così strane, così vere, così pure, ci circondavano facendoci stare bene. Tremendamente bene. 
L'amore non lo si può descrivere sul serio. L'amore è un sentimento così forte ed intenso che non ci sono parole per spiegare come esso possa travolgerti e farti provare così tante emozioni insieme da non capirci quasi niente. L'amore ti fa stare bene, ti fa star male, ti fa anche soffrire putroppo, ma è la cosa piu' bella del mondo. Da quelle emozioni, da quello stare bene, anche da quello star male, tu puoi solo impararci qualcosa. Impari a crescere e si, da quelle sofferenze, per quanto ti possano aver fatto male, potrai solo trarne beneficio per aiutarti nella vita. 
Il mondo gira intorno all'amore e senza di esso nulla avrebbe senso. 
Vero, ero un'adolscente che forse non sapeva cosa realmente le stesse accandendo, ma ripensandoci adesso, io sapevo che avevo trovato l'amore nell'attimo in cui avevo incontrato gli occhi di Harry. 
L'amore può essere tutto ciò che ti può far star bene; per me, una sola persona era in grado di farmi sentire la ragazza piu' felice e fortunata del mondo. Harry per me era l'amore e me ne rendevo conto ogni giorno di piu'. 
Io e lui siamo cresciuti tantissimo dalla fine del liceo. Certo, c'erano stati alti e bassi anche al college, ma alla fine, tornavamo insieme piu' forti di prima. Perchè io e lui eravamo così: distanti, tremendamente deboli; insieme, incredibilmente forti. 
Portai la mia mano davanti al mio viso per guardare l'anello di fidanzamento e la mia fede. 
Quegli anelli rappresentavamo due dei giorni piu' belli della mia vita che mai avrei dimenticato. 
Guardando l'anello di fidanzamento, mi ricordai di come mi chiese di sposarlo.
 
 
Dopo aver cenato nel ristorante dell'hotel, Harry mi aveva preso per mano e mi aveva portato a fare una passeggiata sulla spiaggia, sotto le stelle. 
Camminammo mano nella mano sul sentiero di legno della spiaggia, con delle candele profumate situate a terra. 
Harry mi convinse poi a camminare sulla sabbia, così mi tolsi i sandali sorreggendomi su di lui saltellando mentre me li toglievo. Queste mie azioni lo fecero ridacchiare.
Iniziammo a camminare sulla sabbia, mano nella mano, l'uno accanto all'altro e non potevo che sentirmi felice. Ma quando guardai di nuovo Harry, credetti che non fosse lo stesso per lui. Non aveva parlato molto per tutta la sera e sembrava preoccupato per qualcosa.
Mi fermai, facendolo voltare di scatto.
- Cosa c'è? - chiese confuso.
- Stai bene? - gli chiesi.
- Si, perchè? - 
- Non lo so .. sembri strano. -
Mi si avvicinò. - Io sto bene. - mormorò prendendo il mio viso tra le mani. - Tremendamente bene. - sussurrò prima di baciarmi dolcemente.
- Mh, okay. - gli sorrisi.
Riprendemmo a camminare e parlammo delle solite cose, del piu' e del meno, questa volta però, lui aveva poggiato un braccio sulle mie spalle e le nostre mani erano comunque intrecciate, mentre l'altro mio braccio era dietro la sua schiena. 
- Sai, ultimamente ho pensato molto a noi due e al nostro rapporto. Ho pensato a tutto ciò che abbia condiviso, cose belle e cose brutte. - si parò davanti a me e quando capii che volesse prendere le mie mani nella sue, lasciai i sandali sulla sabbia. - Lo so che avevamo solo 17 anni quando ci siamo incontrati e forse nessuno riuscere ancora a crederci, ma io so che di aver scoperto cos'è l'amore solo grazie a te. Eravamo giovani, ma non ha importanza perchè io so cosa provo per te e quanto io ne abbia bisogno nel corso della mia vita. Perchè si, Hope, anche solo amarti mi fa stare bene. - 
A quelle parole gli sorrisi dolcemente e sentii i miei occhi farsi lucidi. Sapevo quanto lui mi amasse, ma sentierglielo dire ancora una volta metteva fine alle mie continue insicurezze.
- Tu sei tutto ciò di cui ho bisogno e adesso, in questo preciso istante, ti ripeto che avrò bisogno di te al mio fianco sempre, ogni minuto ed ogni giorno della mia vita. Sei la persona piu' importante e la cosa piu' preziosa che ho e non ho intenzione di perderti per nessuna ragione al mondo. -
- Nemmeno io, Harry. - riuscii a mormorare. 
Lui sorrise. - E' da un pò che ci penso e sono sicuro che quello che sto per chiederti è una delle cose piu' giuste che io sto per fare .. quindi .. - 
Per quanto il suo discorso fosse così romantico e preciso nelle parole, non ne capivo il bisogno. Perchè mi stava dicendo quelle cose? Era perennemente confusa, ma i miei dubbi si chiarirono quando lo vidi inginocchiarsi davanti a me. 
Mi portai una mano davanti alla bocca per mascherare la mia felitcià, la mia gioia, il mio piccolo shock. Non sapevo nemmeno io cosa stessi provando in quel momento, sentivo solo il mio cuore battere fortissimo contro il mio petto e i miei occhi farsi lucidi mentre vedevo il mio ragazzo cacciare dalla tasca dei pantaloni un piccolo cofanetto, con un anello all'interno. Non potevo crederci. 
- Hope Anne Evans, vuoi sposarmi? - 
Non capivo quasi nulla in quel momento. Per un attimo mi dimenticai anche dove fossi realmente. Tutto ciò che vedevo e di cui mi rendevo conto era che Harry era davanti a me e mi chiedeva di sposarlo. Non esitai neanche un attimo sulla risposta.
- Si. - 
- Si? - domandò lui, quasi sorpreso.
Ridacchiai nervosamente. - Si. - risposi annuendo col capo.
Sul suo volto si formò un dolce sorriso dove nascerono le sue adorabili fossette.
La mia mano era tremolante ed Harry con la sua la teneva ferma mentre lentamente mi infilava l'anello al dito. 
Guardai l'anello meno di cinque secondi e per quanto possa essere da tradizione, poco mi importava. L'unica cosa che riuscivo a pensare era che a poco avrei sposato l'uomo che amavo con tutta me stessa. 
Mi fiondai su di lui e goffamente cadde all'indietro sulla sabbia con me su di lui. 
Lo baciai dolcemente e nel bacio non potevamo trattenere i sorrisi che si formavano sulle nostre labbra. 
- Oh, futura signora Styles, non sa in cosa si è andata a cacciare. - disse scherzosamente mentre mi accarezzava la schiena da sopra al vestitino.
- Non sa in cosa si è andata a cacciare lei, signor Styles. - 
- Posso sopportarlo e sono sicuro che ne varrà la pena. - 
- Lo credo anch'io. - sorrisi prima di baciarlo ancora.
Ad interrompere il nostro bacio, fu la vibrazione del cellulare di Harry. 
Non mi mossi da sopra di lui, rimasi attaccata al suo corpo mentre lui prendeva il cellulare dalla tasca. 
Lo vidi sbuffare ma poi sorridere.
- Chi è? - chiesi.
Lui mi mostrò il display e il messaggio che gli era arrivato.
 
Gliel'hai chiesto? 
 
Era Gemma.
- Quindi era lei che ti mandava i messaggi che non volevi farmi leggere. - 
- Già. Adesso puoi chiamarla e dirle che te l'ho chiesto? Così la smette di assillarmi. - 
Ridacchiai. - Mh, si, dopo. Credo che abbiamo qualcos'altro da fare. - 
Lui mi sorrise maliziosamente. - Che ne dici di condividere la nostra gioia nella camera dal'albergo? - 
- Con molto piacere. - sussurrai prima di baciarlo. 
 
 
Sorrisi a quel ricordo. 
Harry quella sera mi aveva reso la ragazza piu' felice del mondo e aveva continuato a farlo giorno dopo giorno. Io cercavo di ricambiare quella felicità e sembrava che ci fossi riuscita ogni tal volta che gli ripetevo che lo amavo e che oramai era tutta la mia vita. 
La serratura della porta scattò facendo scorgere la figura alta e robusta di Harry mentre entrava in casa. 
Quando mi vide, mi guardò confuso. D'altronde era normale, per quell'orario dovevo essere ancora a lavoro quel giorno.
- Ehi. - dissi.
- Ehi, non dovevi essere a lavoro? - 
- Ho finito il lavoro prima e mi hanno fatto uscire. Miracolo. - non potevo dirgli che mi ero sentita poco bene, si sarebbe preoccupato tantissimo per com'è fatto lui. 
Posò il cappotto sull'attaccapanni vicino alla porta e le chiavi dell'auto sul tavolino vicino al muro. Mi si avvicinò e mi diede un leggero bacio sulle labbra per poi andare di sopra in bagno.
Io mi alzai e mi recai in cucina, cercando di pensare a qualcosa da cucinare. 
- Dove sono i bambini? - gli sentii dire. 
- Josh è con Gemma e Liam, l'hanno portato un pò al parco con Jack. E Rachel è con tua madre. - spiegai. 
D'improvviso, sentii delle mani sui miei fianchi dei soffici baci sulla mia scapola. Chiusi gli occhi a quel dolce contatto.
- Quindi .. abbiamo la casa libera? - 
- Mh, si. - 
- Perfetto. - 
Harry in un attimo mi fece voltare verso di lui e le sue labbra si posarono sulle mie. 
Ci scambiammo un bacio bisognoso e giocoso allo stesso tempo. Poggiò le mani sui miei glutei e mi fece sedere sul tavolo della cucina. 
- Se tu magari mi dicessi cosa vuoi mangiare, io te lo cucinerei. - tentai.
- Mh. - mugugnò baciamdomi il collo. - Ordiniamo la pizza. - propose.
- Come sei originale. - 
- Ai bambini piace la pizza. -
Stavo per obiettare, ma le sue labbra trovarono di nuovo le mie. Oramai non potevo piu' protestare: ero completamente presa da lui, un giocattolo nelle sue mani. 
Mi fece stendere sul tavolo e quando tornò a baciarmi il collo, cercai di fermarlo chiamando il suo nome. 
- Harry .. - 
Nulla. Continuava quella piacevole tortura. 
- Harry, qui no. - 
Lui alzò il capo guardandomi confuso. Con lo sguardo indicai la finestra della cucina, dove mostrava le altre case presenti nel viale. 
- I vicini sono un pò troppo curiosi. - sussurrai al suo orecchio mordendo e tirando il lobo.
Sapevo che quel gesto lo avrebbe fatto impazzire, infatti, così fu. 
- Rimediamo subito. - mormorò prendendomi di nuovo in braccio.
Le mie gambe erano allacciate al suo bacino mentre le sue mani erano sotto i miei glutei, stringendo di tanto in tanto il mio sedere. 
La forza di Harry non era mai andata a diminuire, anzi. Piu' cresceva, piu' aumentava. Prendermi in braccio era facile per lui, come lo era 11 anni fa. E, purtroppo, anche l'altezza tra noi non era andata a cambiare. Ma amavo anche quel piccolo particolare di noi. 
In attimo eravamo già nella nostra camera, seduti sul letto, io a cavalcioni su di lui. 
Alzò le braccia così che mi permettesse di togliergli la maglietta. Una volta tolta, le mie mani accarezzarono il suo petto e i suoi addominali. 
Le sue mani armeggiarono la mia maglietta e in un attimo finì anche quella sul pavimento insieme alla sua. 
Portai il mio corpo piu' vicino al suo, facendo combaciare i nostri petti. Dei gemiti strozzati fuoriuscivano dalla bocca di Harry per il mio leggero strusciare sul suo membro.
Passai le mani sulle sue spalle per poi massaggiarle sentendo i suoi nervi tesi.
- Mh, qualcuno ha bisogno di rilassarsi. - sussurrai.
- E credo che tu abbia il rimedio adatto. - 
- Oh, si che ce l'ho. - 
Riprendemmo a baciarci ed io lo spinsi all'indietro facendolo stendere. Sapevo gia' che a controllare la situazione sarei stata io, e questo mi piaceva. 
Riuscii a sbottonargli la cintura e i pantaloni, facendo finire anche loro insieme all'altra nostra roba. Poco dopo si aggiunsero anche i pantaloni della mia tuta. 
Iniziai a baciargli il petto, salendo poi lentamente fino al collo. Continuavo a strusciarmi contro di lui e questo lo faceva gemere quasi dal dolore. Quella tortura non era un bene neanche per me, ma vederlo così vulnerabile e completamente dipendente da me era eccitante da vedere.
- Avevi detto che mi avresti fatto rilassare. - riuscì a dire.
- Si. - lo incoraggiai.
- Be', mi stai facendo impazzire. - 
Sorrisi avvicinando al suo orecchio. - Era quello il mio intento principale. - sussurrai riprendendo a baciargli il collo. 
Quando non riuscii a resistere anch'io, lo liberai dai suoi boxer e me dai miei slip, insieme al reggiseno.
Mi posizionai meglio e lentamente lo feci entrare in me, provocando un sospiro profondo ad entrambi.
Il mio corpo era ancora steso sul suo e le mie mani erano ai lati della sua testa per non pesargli troppo. Le sue mani continuavano a vagare per tutto il mio corpo ed ogni spinta piu' profonda, le poggiava sui miei fianchi, stringendoli. I nostri baci erano quasi disperati; erano sempre così in quelle situazioni così intime. 
I contatti visivi, così intensi e nostri, non mancavano mai. Seppure Harry mi confessasse la maggior parte delle volte il suo amore per me, in quei momenti potevo rendermene ancor piu' conto ogni tal volta che lo guardavo negli occhi. Lui mi amava sul serio, lo aveva sempre fatto, così come lo avevo sempre fatto io. 
Quando il piacere aumentò, mi portai seduta spingendo il bacino contro di lui. I gemeti oramai non potevamo contenerli entrambi e non c'era cosa ancor piu' eccitante nel sentir pronunciare dalle sue labbra il mio nome con quella sua voce così graffiata e roca. 
Lo vidi mordersi il labbro e portarsi seduto insieme a me. Io portai automaticamente le braccio attorno al suo collo.
- Non hai idea di quanto tu sia eccitante. - sussurrò. 
- Potrei dire lo stesso di te. - gemetti.
Poco dopo, lui venne sussurrando il mio nome. Lasciai che si riprendesse così che potessi arrivare anch'io al mio culmine. 
Ci stendemmo di nuovo sul letto, l'uno nelle braccia dell'altro, cercando di riprendere un ritmo respiratorio regolare.
- Quando sei tu a condurre i giochi sei abbastanza stronza. - disse. - Mi piace. - sorrise portandosi sopra di me.
- Oh, lo so che ti piace. - mormorai baciandolo. 
- Vediamo se piace anche te quando io faccio lo stronzo. - 
Portò una mano sotto al mio bacino avvicinandomi al suo corpo, e prima che lo potessimo rifare una seconda volta, il campanello suonò.
Girai la testa di scatto verso la sveglia sul comodino e quando mi resi conto dell'orario, capii che fuori alla porta era Anne con Rachel. 
- Oddio, Harry, è tua madre! - scesi immediatamente dal letto e iniziai a rivestirmi in fretta e furia.
Harry rimase sul letto, sbuffando sonoramente. - Sempre nei momenti migliori mia madre. - 
- Muoviti, vestiti. - lo intimai.
Mi diedi una veloce occhiata allo specchio aggiustando i capelli e scesi al piano di sotto aprendo la porta.
- Ciao Anne. - la salutai. 
- Ecco qui la mamma. - disse sorridendo a sua nipote.
- Ciao piccola. - le sorrisi prendendola tra le mie braccia. - Hai fatto la brava? - 
- Si e ha mangiato tutti i maccheroni. - rispose Anne.
- Si si, e ho giocato con David! - disse Rachel. David, il figlio piccolo dei nuovi vicini dei genitori di Harry. 
- Ah, con il tuo fidanzatino? - le chiesi.
Lei annuì timidamente col capo portandosi la sua piccola mano alla bocca, facendo ridere me e Anne.
- Vuoi restare a cena? - le chiesi.
- Oh, no. Mio marito finalmente mi porta fuori a cena. - 
Risi. - Be', divertitevi. - 
- Va bene, ci vediamo. Ciao Rachel. - 
- Ciao nonna. - la salutò con la manina. 
Ci salutammo entrambe e poi chiusi la porta, entrando in casa. Rachel era ancora tra le mie braccia mentre giocherellava con i miei capelli. 
Harry finalmente scese, con i pantaloni di una tuta e a petto nudo. 
- Papà! - esclamò Rachel allargando le braccia verso di lui.
Harry si avvicinò a noi. - Vieni qui, principessa. - mormorò prendendola in braccio.
Le diede un lungo bacio sulla guancia mentre lei lo abbracciava dolcemente.
- Dì a papà cosa hai fatto oggi dalla nonna. - 
- Ho mangiato tutto il piatto e poi la nonna mi ha regalato un pupazzo grande così. - disse allargando le braccia. Anche se l'argomento pupazzo non si era aperto poco prima, sapevo che sarebbe rimasto a casa dei genitori di Harry per le volte che i bambini ci sarebbero andati.
- Ah, si? - domandò curioso Harry.
- E ha giocato anche con il suo fidanzatino. - 
- Tu hai il fidanzato? - le chiese.
Lei annuì sorridendo.
- E chi sarebbe? - Harry si finse arrabbiato.
- David. - rispose lei timidamente.
- Mh, le cose qui non vanno bene. - 
Risi. - Harry, ha quattro anni, su. - 
- E ha già dei bambini che le vanno dietro. Devo stare piu' attento. - 
Rachel aveva gli occhi castani come i miei e capelli ricci e biondi che aveva preso sicuramente dal padre visto che quand'era piccolo aveva i capelli biondissimi. Rachel per quell'età assomigliava a me quand'ero piccola, e aveva già preso una mia caratteristica: la timidezza. 
Bussò di nuovo il campanello e supposi che fossero Gemma e Liam con i bambini, infatti, quando andai ad aprire, così fu.
- Ed è arrivato anche l'altro ometto. - annunciai.
- Vuoi dire peste, caso mai. - mi corresse Gemma. 
Mi spostai facendoli entrare e Rachel e Jack iniziarono a giocare tra loro, mentre Harry e Liam iniziarono a parlare.
Josh stava per andare dal cugino e dalla sorella, ma lo fermai preoccupata per la frase che aveva detto Gemma.
- E' successo qualcosa al parco? - le chiesi.
- Perchè non glielo dici tu, Josh? - lo incoraggiò la zia.
Incrociai le braccia al petto, guardando mio figlio con sguardo quasi da rimprovero.
- Josh, che cosa hai fatto? - domandai.
- Che succede? - domandò Harry avvicinandosi.
- Tuo figlio non ha fatto il bravo. - 
Harry lo guardò incoraggiandolo a parlare.
- Un bambino mi ha spinto. - mormorò.
- E tu che hai fatto? - gli chiese suo padre.
- Gli ho dato un pugno. - rispose.
Mi voltai di scatto verso Gemma, cercando quasi una conferma. Gemma annuì comprensiva. Ci mancava solo che mio figlio fosse una testa calda. 
- Bravissimo, così si fa. - Harry si abbassò facendogli dare il cinque sulla mano.
Io schiaffeggiai il braccio di mio marito, rimproverandolo.
- Harry! - 
- Che c'è? Si è difeso! - 
Mi portai una mano sul volto scuotendo la testa. - Tale padre, tale figlio. - 
- E' stata una scena abbastanza esilarante. - commentò Liam.
- Josh, non farlo mai piu', okay? - lo richiamai con tono severo.
- Va bene, mamma. - detto questo, raggiunse sua sorella e suo cugino in salone dove c'erano vari giocattoli sul tappeto.
Jack, il figlio di Liam e Gemma, aveva un anno in piu' a Josh, che ne aveva sei. Lui aveva i capelli castani e gli occhi verdi come suo padre, sembravano dei piccoli diamanti. Inutile dire che avesse già il carattere di suo padre e che fosse molto piu' vivace di Rachel. 
La piccola ci raggiunse poco dopo, allungando le braccia verso di me per farmi capire che volesse venire in braccio. La presi e lei si portò una mano alla bocca mentre io e Gemma parlavamo.
- Gliel'hai detto? - mi chiese.
- No, lo farò stasera. - 
Lei mi rimproverò con lo sguardo. 
- Che c'è? L'ho saputo solo ieri, non è tanto. - 
- Che cosa mamma? - domandò la piccola.
- Ho saputo .. come rubarti il naso! - iniziai toccarle giocosamente il naso e quando nascose il viso nel mio collo, iniziai a farle il solletico beandomi della sua dolce risata. 
- Restate a cena? - domandai a Gemma.
- No, devono venire i genitori di Liam. - spiegò. - Jack, forza, andiamo. - lo chiamò.
- Dai mamma, un altro pò. - la pregò.
- Devono venire i nonni, dai. - 
- Vieni domani pomeriggio e giocate tutto il tempo che volete. - dissi.
- Non vai a lavoro? - domandò Gemma.
- Finisco prima. - risposi.
Liam, Gemma e il bambino ci salutarono e se ne andarono. 
Diedi Rachel ad Harry e lui si sedette a terra giocando con loro, mentre io preparavo la cena.
 
 
Una volta finito di lavare i piatti e la cucina, andai in salotto, dove trovai Harry e i bambini seduti sul divano a guardare la televisione. Non c'era visione piu' bella di quella.
La testa mi pulsava, ma non tanto forte. Per quella giornata non mi ero affaticata tanto, nemmeno tra le lenzuola con Harry, e stavo decisamente meglio delle altre volte che ero in quelle condizioni. 
Non mi ero nemmeno resa conto che Harry mi si era avvicinato.
- Ehi, che hai? - mi chiese.
- Niente, sono solo un pò stanca. - ammisi.
- Troppo esercizio oggi? - domandò maliziosamente.
- Ha, Ha. - 
Lui rise prima di darmi un dolce bacio sulle labbra. Si mise poi dietro di me, abbracciandomi da dietro. Io sospirai, inebriandomi del suo profumo e poggiando le mani sulle sue braccia. 
Insieme, guardavamo quelli che erano i nostri figli. Erano le cose piu' belle che potessero capitarci, la nostra completa felicità. Erano il frutto del nostro amore, i nostri angeli. 
- Sai a cosa pensavo? - esordì.
- Cosa? - 
- Che forse dovremmo dargli un fratellino o una sorellina. -
Il mio cuore iniziò a battere forte. Mi voltai verso di lui. - Lo vorresti davvero? - chiesi quasi timidamente.
- Certo. Con te ne vorrei anche piu' di due o tre. - 
- Ehi, andiamoci piano che le gravidanze devo supportarle io. - dissi scherzosamente.
Lui rise, spostando una mia ciocca di capelli dietro l'orecchio. 
- Be' .. sai .. c'è già qualcuno che sta per arrivare, - accarezzai il mio ventre - quindi .. - 
Lui prima non capì, poi sulle sue labbra si formò un sorriso. - Vuoi dirmi che .. - 
- Si, sono incinta. - sorrisi.
Harry mi prese in braccio e mi fece girare su se stesso, mentre io avevo le braccie strette attorno al suo collo. Potevo sentire il suo sorriso sulla mia spalla. Finalmente, poi, mi mise giù.
- Oddio, Hope, e' fantastico! - esclamò. - E .. cioè, stai bene? Ti fa male qualcosa? Tu in questi casi sei sempre un pò debole e .. - 
- Ehi, calma, sto bene. Non preoccuparti. - lo rassicurai sorridendogli. 
Sembrava felice come un bambino. Quella scena si era ripetuta per la terza volta. Ogni volta che avevo detto ad Harry che aspettavamo un bambino, lui non mascherava affatto la sua felicità. 
Prese il mio viso tra le mani e mi diede dei veloci baci sulle labbra.
- Dio, quanto ti amo. - 
- Ti amo anch'io. - sussurrai. 
I bambini si erano avvicinati a noi e Josh tirò un pò la tuta di Harry per richiamare la sua attenzione.
- Che cosa c'è, papà? - domandò.
- La mamma .. - guardò me. - .. vi darà un fratellino o una sorellina. - 
- Una sorellina! - esclamò Rachel. 
Sorrisi, prendendola in braccio. 
- E farà una pancia così? - domandò Josh allungando le braccia attorno la sua pancia.
Harry rise. - Si, così. - 
- E dovrà camminare di nuovo piano tenendosi il pancione? - chiese ancora il piccolo.
Io ed Harry ridemmo. - Come si vede che è tuo figlio. - dissi.
- Tutto suo padre. - si vantò. - E poi, ha anche una buona memoria. - 
- Quella l'ha presa da me. - 
- Si, forse. - 
Risi. - Forza, andiamo a letto. - 
 
 
- Mamma .. - 
Aprii lentamente gli occhi, liberandomi dalla presa forte e calorosa di Harry. 
Mi voltai verso la porta, trovando Rachel strofinarsi gli occhi.
- Piccola, cosa c'è? - biascicai.
- Ho fatto un brutto sogno .. - mormorò.
Non era la prima volta che capitava. Le capitava spesso di fare brutti sogni e venire nel nostro letto per addormentarsi. La lasciavamo dormire un pò con noi per poi riportarla nella sua cameretta. 
- Forza, vieni qui. - 
Lei si avvicinò e salì sul letto. Io le diedi una mano a mettersi tra me ed Harry, il quale, sbirciò con un occhio cosa stesse succedendo.
- Come si vede che è tua figlia. - disse con voce roca.
- Zitto tu. - 
Notai un suo piccolo sorriso prima di dare un bacio sulla testa a Rachel che non perse un attimo ad accocolarsi a noi. 
Il braccio di Harry si posizionò di nuovo dietro la mia schiena, tenendo me e Rachel strette a lui. 
Attesi un altro pò e quando sentii il profondo respirare della piccola, tentai di alzarmi così da riportarla a letto, ma Harry mi fermò.
- Lascia, la porto io. - 
Io lo lasciai fare visto che ero davvero molto stanca. 
Lui si alzò e prese dolcemente Rachel tra le sue braccia la quale iniziò a mugugnare.
- Shh. - sussurrò Harry iniziando a cullarla mentre usciva dalla stanza. 
Mi rilassai contro il letto e stavo per riaddormentarmi, ma una voce angelica attirò la mia attenzione. Sapevo di chi fosse e cosa stesse facendo. Era così bello sentirlo cantare.
Mi alzai e camminai silenziosamente verso la stanza di Rachel, ascoltando meglio le parole della canzone che Harry le stava cantando per farla addormentare. 
 
 
 
 
... Just one chance. Just one breath. 
Just in case there's just one left. 
'Cause you know, you know, you know: 

 
... Solo un'altra opportunità. Solo un altro respiro. 
Giusto qual'ora ci sia un'altra via.
Perché tu sai, tu sai, tu sai:

 
That I love you. I have loved you all along. 
And I miss you. Been far away for far too long. 
I keep dreaming you'll be with me and you'll never go. 
Stop breathing if I don't see you anymore. 
 
 
Che ti amo. Ti ho amato tutto il tempo. 
E mi manchi. Così troppo lontana per troppo tempo. 
Sogno che tu sarai con me e non andrai via. 
Smetto di respirare se non ti rivedo ancora una volta.
 
 
Gliela cantava dolcemente, quasi in un sussurro e Rachel si addormentò pian piano cullata da quella magnifica voce, mentre lui continuava ad accarezzarle la guancia dolcemente con il pollice. 
Harry non sembrò notare la mia presenza, e continuò a cantare mentre io restavo semplicemente a guardarlo. 

 
On my knees, I'll ask last chance for one last dance. 
'Cause with you, I'd withstand all of hell to hold your hand. 
I'd give it all, I'd give for us; give anything but I won't give up. 
'Cause you know, you know, you know: 
 
 
In ginocchio, chiederò un'ultima possibilità per un ultimo ballo.
Perché con te, io resisterei a tutto l'inferno per stringere la tua mano. 
Ti darei tutto, lo darei per noi; darei ogni cosa ma non rinuncerò.
Perché tu lo sai, tu sai, tu sai:
 
 
That I love you. I have loved you all along. 
And I miss you. Been far away for far too long. 
I keep dreaming you'll be with me and you'll never go. 
Stop breathing if I don't see you anymore. 
 
 
Che ti amo. Ti ho amato tutto il tempo. 
E mi manchi. Così troppo lontana per troppo tempo 
Sogno che tu sarai con me e non andrai via. 
Smetto di respirare se non ti rivedo ancora una volta.

 
So far away, been far away for far too long. 
So far away, been far away for far too long. 
But you know, you know, you know:
 
 
Così lontano, sei stata così lontano per troppo a lungo.
Così lontano, sei stata così lontano per troppo a lungo.
Ma tu sai, tu sai, tu sai: 
 
 
Mi avvicinai a lui e non sembrò sorpreso di trovarmi lì. 
Mi fece sedere sulle sue gambe e guardandomi negli occhi, continuò a cantare. Oramai Rachel si era addormentata e lui aveva trovato l'occasione per dedicarmi, ancora, quella canzone. 

 
I wanted ... I wanted you to stay, 'cause I needed.
I need to hear you say: "I love you. I have loved you all along."
And I forgive you for being away for far too long.
So keep breathing 'cause I'm not leaving you anymore. 
Believe it.
Hold on to me, and never let me go.

 
Che io volevo ... volevo stare con te, perché io ne avevo bisogno.
Ho bisogno di sentirti dire: "Ti amo. Ti ho amato tutto il tempo." 
E ti perdono per essere stata lontano così tanto tempo.
Allora riprendo a respirare, perchè io non ti lascerò piu'. 
Credici.
Stretta a me, e senza lasciarmi andare più via.
 
 
 
Portò la fronte contro la mia ed io gli sorrisi, prima di stringerlo forte a me, nascondendo il viso contro il suo collo. 
Lui ricambiò quel mio abbraccio e non c'era cosa piu' bella che io potessi desiderare in quel momento. 
- Quindi mi perdoni? - sussurrai timidamente.
Lui annuì. - Dove sei stata in quei diciassette anni? - 
- Aspettavo che tu venissi a salvarmi. - lo guardai.
- Scusa, ero troppo impegnato a cercarti in qualcun'altra. Mi perdoni? - 
Annuii per poi baciarlo dolcemente. 
- Ti amo, Harry. Ti ho amato tutto il tempo e continuerò a farlo. - 
- Anch'io, Hope. - sussurrò. - Anch'io. - mi baciò di nuovo. 
Mise una mano sotto le mie gambe e si alzò, mentre ancora ci baciavamo. 
Le mie braccia erano attorno al suo collo per sorreggermi, ma Harry mi teneva stretta a se con molta facilità, come sempre.
Prima che potessimo entrare in camera nostra, aprii un pò la porta della camera di Josh, trovandolo a dormire beatamente nel suo letto. 
Io ed Harry sorridemmo nel vederlo e richiudemmo di nuovo la porta, avviandoci poi nella nostra camera da letto. 
Quella notte facemmo l'amore ancora una volta. 
Lo facemmo lento e passionale, trasmettendoci ancora una volta tutto l'amore che entrambi provavamo. Non avevamo fretta: avevamo tutto il tempo del mondo, e una volta finito, ci stringemmo fortemente l'uno nelle braccia dell'altro, cosapevoli del fatto che una volta addormentati, il giorno dopo avremmo scritto un'altra pagina del nostro per sempre. 

 
   
Allora, carissime lettrici, e' arrivato il momento.
Se siete a leggere questo, vi ringrazio a prescindere. Ci tengo tanto.
Onestamente non so da dove iniziare. 
Di solito si inizia con un grazie e be', lo faro' anch'io.
Grazie davvero, ma davvero di tutto, lettrici carissime. 
Grazie per aver letto questa storia.
Grazie per averla recensita, apprezzata, amata, adorata .. grazie per averla letta.
Grazie anche per le vostre critiche che mi hanno aiutata davvero tanto.
Grazie per aver sopportato i miei MERDOSI ritardi.
Grazie per avermi incoraggiato a scrivere ancora con i vostri meravigliosi complimenti.
Grazie per esserci state perchè senza di voi, questa storia sarebbe nulla.
Grazie, grazie, grazie!
Certo, la mia storia non sarà davvero una delle migliori, ma voi l'avete resa semplicemente meravigliosa per me e questo mi puo' bastare.
 
Forse non sono del tutto fiera di questa storia come dovrei, ma voi mi avete resa semplicemente felice con il vostro piccolo sostegno per ben 35 capitoli e si, vi amo tanto tanto tanto!

Vorrei chiedervi un ultimo favore.
Scrivetemi un'ultima recensione.
Ci tengo da morire a sapere cosa ne pensate della storia in tutto.
Per favore cc
 
Una persona mi ha detto che dovevo scriverlo se ero femmina, quindi:
 
Un graze a Giusy ca ma mis semp a sfaccim e l'ansj :) (tiè cor :**)
Traduzione: Un grazie a Giusy che mi ha messo sempre la cazzo di ansia. (tieni cuore :**)
 
Spero che, in qualche modo, questa storia possa avervi insegnato qualcosa, come lo ha insegnato a me. (nonostante l'abbia scritta proprio io, lol)
A quelle ragazze che non si accettano, anche se questa storia non parli proprio di quei problemi, vi dico che anche voi un giorno incontrerete il vostro amore. Siete tutte bellissime e meravigliose, non dimenticatelo mai.
 
Spero continuerete a seguirmi nelle storie che sto scrivendo e che scriverò.
Il vostro supporto mi aiuta tantissimo :)





twitter:
@infinitynaples

Alla fine, nemmeno io volevo che finisse.
Ci tengo molto a questa storia e a Harry e Hope cc
Mi mancheranno, si cc

Spero non sia un addio per noi.
La vostra peppina vi ama e vi e' grata per TUTTO.
chiss chiss,
peppina.


 

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