Darkaria

di PrimPrime
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di tutto ***
Capitolo 2: *** Tutto il mondo inchinato al mio cospetto ***
Capitolo 3: *** Non glielo avrebbe permesso ***
Capitolo 4: *** Ricordi dolorosi ***
Capitolo 5: *** L'avrebbe fatta ammazzare ***
Capitolo 6: *** Non poteva più fidarsi di nessuno ***
Capitolo 7: *** Un trio perfetto ***
Capitolo 8: *** La loro vita cambiò per sempre ***
Capitolo 9: *** La promessa ***
Capitolo 10: *** Una ferita da riaprire ***
Capitolo 11: *** Aveva bisogno di aiuto ***
Capitolo 12: *** Chi avrebbe potuto fermarlo? ***



Capitolo 1
*** L'inizio di tutto ***


___L'inizio di tutto


..e leggendo ho trovato l’ispirazione
si è manifestata in me sotto forma di nodo alla gola
era triste, faceva venire le lacrime agli occhi e non voleva andarsene via.
quindi ho deciso che questa fan fiction la dedico a Voi.
non smetto mai di ripetermi che eravamo un trio perfetto
anche se in realtà non siamo mai stati amici..

 
Erano ancora ragazzini, ma avevano un’idea precisa da portare avanti: dovevano lasciare un segno sul mondo.
Remi lo faceva costruendo. Le piaceva costruire edifici monumentali, passava le giornate a fare progetti su carta e poi li realizzava. Una volta riuscì a costruire un castello. Mura alte, quattro torri agli angoli, una piazzola con delle casette, uno spazio coltivabile, una miniera interna,.. e ogni tanto ci aggiungeva qualcosa.
Fece tutto da sola, quando Dark si offriva di aiutarla lei rifiutava. Voleva sentire la soddisfazione di aver costruito una cosa così grande senza l’aiuto di nessuno.
Allora Dark si allontanò da quel luogo. A 4.000 chilometri da lì, decise di costruire una città. Sarebbe stata imponente, la più bella che il mondo avesse mai visto.
E quello fu l’inizio di tutto..

___

Armata di piccone di ferro, stava scavando in cerca di minerali preziosi. La zona la conosceva, aveva scavato lei stessa quella miniera insieme ai suoi amici. Anziché proseguire dritto decise di svoltare a destra, prese le torce dallo zaino e ne mise una alla sua destra. Perché se c’era una cosa che aveva imparato minando, quella era “torce sulla destra”, almeno evitava di perdersi. Continuò a scavare finché un luccichio la distrasse: diamante. Finalmente lo aveva trovato. Ne avevano finite le scorte e in caso di attacchi si sarebbero dovuti arrangiare con le spade di ferro. Prese tutto il diamante che c’era e lo mise nello zaino. Il suo zaino solitamente conteneva spada in diamante o ferro, piccone in ferro, bastoncini da usare in caso di emergenza, torce, un arco e un po’ di frecce; quella volta conteneva soltanto la spada in ferro, il piccone e qualche minerale appena trovato.
Andare in miniera era la cosa che preferiva, anche se il presentimento di poter essere attaccata non l’abbandonava mai. Ogni tanto si voltava, sperando di non trovarsi dietro qualcuno. Non aveva paura dei mob, attaccarli era un piacere. Aveva paura degli altri. Perché in quel mondo non c’erano solo lei e i suoi due amici. La maggior parte delle persone era stata radunata con la forza presso Darkaria, la città più grande mai vista. Lì, sotto i comandi di The Black Cavalier avevano iniziato a servirlo diventando semplicemente cittadini oppure soldati. Quei pochi che non erano stati portati a Darkaria si erano rifugiati lontano, ma anziché formare un’alleanza ribelle contro l’impero di The Black Cavalier avevano iniziato a farsi la guerra tra loro.
Quindi era importante che nessuno scoprisse la loro posizione. Potevano essere attaccati sia dai cavalieri in nero, sia da altri ribelli.
Dopo aver preso il diamante decise che era meglio tornare in superficie per metterlo al sicuro. Sicuramente si era fatta notte, avrebbero dormito nella piccola casina costruita lì fuori e poi sarebbero partiti per trovare un posto più sicuro. Come facevano sempre. Ma non dovevano lamentarsi, quello era l’unico modo per non essere presi.
Remi ricordava ancora le loro precedenti avventure, quando avevano formato una vera e propria fazione, la cui base però era troppo vicina a quella di un’altra fazione. Ovviamente non era finita bene.
Procedette salendo gli scalini creati nella roccia ed aprì la botola che la separava dal mondo esterno. Come sospettava, era già notte. Sopra di lei si ergeva un immenso cielo stellato. Prima che qualcuno potesse vederla, richiuse la botola ed entrò in casa.
La casa era costruita in legno, grezzo per il pavimento e lavorato per le pareti e il soffitto. Al suo interno una crafting table, due fornaci, qualche cesta e tre letti. Non si erano scomodati troppo ad arredarla, tanto l’avrebbero abbandonata poco dopo.
Lei e i suoi due amici si erano conosciuti qualche anno prima per caso. Remi aveva incontrato per primo Amos e per secondo Efrem. Un giorno aveva deciso di presentarli l’uno all’altro ed erano diventati amici. Per questo lei si sentiva la colla che li teneva uniti, ed era fiera di esserlo.
Efrem era il più alto dei tre. Aveva i capelli corti di un castano scuro, portava gli occhiali e si vestiva in modo sportivo e colorato. Il suo punto di forza era il combattimento, grazie a lui erano sopravvissuti agli attacchi nemici un paio di volte.
Amos era poco più basso di lui, aveva i capelli ricci dello stesso colore di quelli di Efrem e anche lui si vestiva in modo sportivo. Il suo punto di forza erano i meccanismi fatti con circuiti di red stone, ogni tanto se ne inventava di nuovi e faceva cose grandiose.
Poi c’era Remi, la più bassa. Capelli neri con un ciuffo a coprirle l’occhio destro, vestiva solo di nero. Era la più brava quando si trattava di trovare minerali, anche se aveva il terrore delle caverne.
Quando entrò in casa, mostrò ai ragazzi il contenuto del suo zaino. Con i diamanti costruirono subito tre spade, una per uno. Poi misero a cuocere oro e ferro grezzo. Con il ferro avrebbero costruito dei picconi, dall’oro invece avrebbero ricavato delle pepite. Dato che l’oro era molto fragile, lo usavano solo per una cosa: trasformarlo in pepite e usarle per creare una mela d’oro, che avrebbe guarito all’istante in caso di malattie o ferite gravi.
“domani dove ci spostiamo?” chiese Amos appoggiando una mappa sul banco da lavoro.
“io propongo di proseguire per di qui, se ci nascondiamo nella giungla sarà più difficile trovarci. Appena ci arriviamo avremo due possibilità, costruirci una casa sull’albero o sotto terra” disse Efrem.
“secondo me dobbiamo spostarci seguendo il fiume, potrebbe portarci ad un mare. Ci costruiamo una casa sull’acqua abbastanza lontano dalla terra ferma e creiamo dei collegamenti per raggiungerla, così non ci trova nessuno” propose Remi indicando il fiume da seguire.
I due amici rimasero un attimo a pensare.
“dai, ragionate! Ci avranno già pensato in molti a raggiungere la giungla, appena arrivati avremo una bella accoglienza”
Effettivamente aveva ragione. In quel periodo le giungle pullulavano di ribelli.
“vada per il mare” sentenziò Amos.
Ma non era ancora l’alba e non potevano uscire di notte. Decisero di fare dei turni di guardia: il primo spettava ad Amos che aveva dormito durante buona parte del pomeriggio, il secondo a Efrem dato che a notte inoltrata sarebbe stato più pericoloso, e il terzo a Remi che aveva cercato minerali per tutto il giorno e doveva riposarsi.
Remi si addormentò subito e cadde in un sonno profondo.
Sognò che era notte e si trovava in una casa sotterranea insieme a Dark. Anzi, lo ricordò. Ricordò l’imboscata nella caverna, ricordò tutto il dolore provato. Si svegliò di soprassalto proprio quando Efrem stava per svegliarla.
Toccava a lei il turno di guardia adesso e sarebbe durato poco, dato che le prime luci dell’alba si potevano vedere in lontananza.


___spazio autrice
spero che la storia vi piaccia.. l’ho scritta ricordando le mie avventure su minecraft insieme a quelli che un tempo erano miei amici.
è la prima fan fiction su minecraft che scrivo e spero di non aver deluso le vostre aspettative..
fatemi sapere con qualche recensione.

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Capitolo 2
*** Tutto il mondo inchinato al mio cospetto ***


___Tutto il mondo inchinato al mio cospetto

Decise di dare un’occhiata al lavoro dell’amico, quindi si mise in cammino verso la sua città. Era davvero maestosa, già da lontano si vedevano grandi edifici prolungarsi verso il cielo. C’era di tutto, dai ristoranti agli alberghi, dal campo da calcio alle montagne russe. E a svettare su tutto questo era un enorme castello. Era più grande di quello che aveva costruito Remi, ma poco importava. Andò verso il castello e sulla strada incontrò Dark intento a costruire un altro edificio.
“posso aiutarti?” chiese Remi dando un’occhiata al progetto.
“no, è la mia città e voglio fare tutto da solo” rispose sorridente.
“lo vedi quel castello? Io sono il re. E un giorno tutto il mondo si inchinerà al mio cospetto”

___

Quando il sole fece capolino dalle montagne, Remi svegliò i suoi amici. Insieme tolsero i mobili alla casa, presero ogni cosa utile e misero tutto nei loro zaini. Ormai della casa erano rimasti solo il legno che ne componeva la struttura e la porta, così in caso di problemi sarebbero potuti tornare indietro e un posto per ripararsi ce l’avevano.
Il fiume di cui avevano parlato il giorno prima scorreva proprio di fianco a casa loro. Lo seguirono per un po’ sperando di arrivare più presto al mare, ma la vista di una costruzione in lontananza gelò il sangue a tutti e tre. La casetta era in legno e aveva il tetto come quello delle classiche case dei villager. La struttura era anche costituita da alcuni blocchi di pietra, per renderla più resistente.
Appena a sinistra della casa iniziava un boschetto, decisero che era meglio nascondersi tra gli alberi finché non fossero abbastanza lontani da quel luogo. Furtivamente arrivarono dietro ad alcuni alberi e continuarono a guardare la casetta, sperando che il proprietario non ne uscisse. Se dentro di essa si celava un covo di ribelli, per loro sarebbe stata la fine.
Su quel lato della casa c’erano alcuni vetri, forse messi apposta per vedere eventuali nemici nascosti tra gli alberi. Vi guardarono dentro e quello che videro non fu piacevole: tre uomini vestiti di nero e con indosso armature in ferro stavano parlando tra loro, come per decidere il da farsi. Erano cavalieri in nero mandati da The Black Cavalier per esplorare la zona.
Uno di loro sembrava essere il capo, continuava a gesticolare ed indicare una mappa. Poi si girò di lato per guardare in faccia un suo compagno che stava parlando. Il capo si tolse l’elmo e si passò una mano sulla fronte per asciugare il sudore.
Quel viso, non era la prima volta che lo vedevano.
“Amos, vedi quello che vedo io?” chiese Remi senza distogliere lo sguardo dalla casa.
Il riccio deglutì il nodo che gli si era formato in gola. “è Aron”
Ed era proprio Aron, anche Remi se ne era accorta.
“chi sarebbe Aron?” chiese Efrem.
“un vecchio amico” tagliò corto Amos. “pensavo che fosse morto”
“lo pensavo anch’io..” gli disse la ragazza.
Si ricordavano entrambi del giorno in cui se ne era andato e non era più tornato, pensavano che dei mob lo avessero attaccato di notte.
“se è un vostro amico non abbiamo da preoccuparci, giusto?” continuò Efrem.
“amico o no, è un cavaliere in nero. Non possiamo farci vedere”
E ripresero a camminare, nascondendosi nella boscaglia. Più avanti di alberi non ce n’erano, avrebbero dovuto abbandonare il fiume per continuare a nascondersi nella foresta. Dovettero dire addio alla speranza di costruirsi una casa sul mare.
Camminarono per qualche ora nella foresta che si stava facendo sempre più fitta, poi videro una radura e pensarono che fosse un buon posto per fermarsi. Il luogo era davvero bello: erbetta qua e là, fiori, un laghetto; c’era anche qualche animale che scorrazzava nei dintorni. Come prima cosa uccisero un pollo e ne ricavarono la carne, poi posizionarono una fornace per cuocerla.
Era già pomeriggio e dovevano rimettersi in cammino prima che facesse buio. Mangiarono velocemente e raccolsero le loro cose, dopodiché ripartirono. Dovevano trovare in tempo un rifugio per la notte, oppure avrebbero dovuto scavarsi un buco e dormire sotto terra.
Remi avrebbe preferito fermarsi e scavare un buco, crearsi una casetta sottoterra era la cosa migliore secondo lei, la cosa più sicura. Nessuno avrebbe potuto vederli, se qualcuno si avvicinava ne sentivano i passi ed erano circondati da minerali con cui costruirsi armi e armature. Le venne alla mente il ricordo dell’ultima volta che si era costruita una casa sottoterra, ma lo scacciò subito. Non era stata una bella esperienza..
Dopo un paio d’ore di cammino, mentre il sole tramontava, raggiunsero le montagne. Dovevano trovare un riparo al più presto, quindi scavarono un buco nella parete di una montagna, ci misero una porta a chiuderlo e poterono dirsi al sicuro. Quando la notte non  era ancora del tutto arrivata, loro stavano allargando il buco appena fatto. Ci posizionarono i letti ed erano a posto. I turni di guardia sarebbero stati i soliti, quindi Remi e Efrem si misero a dormire.
Amos era pronto a tutti, ogni mob sarebbe perito sotto i colpi della sua nuova spada in diamante, ma non si presentò nessuno.
Quando toccò a Efrem, invece, due zombie avevano iniziato a dare contro la porta con tutta la forza che avevano. Forse sarebbe stato meglio nascondere l’entrata con blocchi di terra o pietra.
Il ragazzo prese il suo arco e scoccò quante più frecce poteva contro di loro, ma li scalfì appena: si stavano facendo scudo con la porta. L’unica soluzione era aprirla ma sarebbero entrati in casa, e con loro altri mob. Doveva svegliare gli altri o li avrebbe messi in pericolo di vita. Chiamò Remi e Amos mentre ancora cercava di ferirli con le frecce, i due si alzarono e si spaventarono nel vederlo così in difficoltà.
“mi date una mano?” chiese il moro sfoderando la spada.
Gli altri due fecero lo stesso e si prepararono all’attacco. La porta venne rotta e gli zombie si fiondarono dentro casa. Amos e Efrem li uccisero con pochi colpi di spada, ma si stavano avvicinando altri mob. In tutta fretta Amos costruì un’altra porta ma quando stava per posizionarla venne fermato da Remi.
“quei creeper ci hanno visto, se si avvicinano siamo fregati” gli disse e uscì dalla grotta.
Lo spettacolo fuori era agghiacciante, montagne e foresta brulicavano di mob pronti ad attaccarli. I tre ragazzi ne uccisero quanti più poterono, ma due scheletri arcieri li colpirono più volte. Si credevano spacciati quando dalla foresta arrivò qualcuno in loro soccorso e uccise i mostri rimasti.
Ma la battaglia non era finita, ne sarebbero arrivati altri. Dovevano subito tornare in casa e nascondere la porta come meglio potevano.
Da dentro casa potevano vedere frecce che volavano, esplosioni, corpi che andavano a fuoco,.. chiunque li avesse salvati doveva avere un buon equipaggiamento.


__spazio autrice
spero che questa storia interessi a qualcuno.. io ce la sto mettendo tutta per scriverla al meglio :)
come potete immaginare, capitolo per capitolo verranno a galla i ricordi della vita di Remi, che permetteranno di capire la sua storia e come il mondo sia caduto così in basso.. bè, spero che qualcuno recensisca questo capitolo, almeno per sapere cosa ne pensate della storia :/

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Capitolo 3
*** Non glielo avrebbe permesso ***


___Non glielo avrebbe permesso

I tre si trovavano nel castello di Remi, stavano raccogliendo dei semi e piantando altro grano, poi uno di loro si fermò.
“sono stanco di stare con le mani in mano” disse e gli altri due si voltarono a guardarlo.
“ci serve un posto da griefare”
“uff, sei fissato!” lo rimproverò Amos.
“non sono fissato, voglio solo divertirmi”
“Aron, non c’è niente da griefare qui intorno” aveva aggiunto Remi, per dissuaderlo dalla sua idea.
“invece si, c’è Darkaria. Ho sentito che un po’ di gente si sta ritrovando lì, dovrebbero esserci delle belle casette in legno” sorrise prendendo in mano il suo fedele acciarino.
“so per certo che non ce ne sono, troverai solo edifici in mattoni. E poi la zona è protetta, non potrai fare niente” continuò Remi.
Il vero motivo per cui lei cercava di dissuaderlo adesso era che la città l’aveva costruita Dark. Era di un suo amico, non gli avrebbe permesso di rovinargli il lavoro.
“questo lo vedremo” aggiunse il moro prima di andarsene.

___

Quel ragazzo stava ancora combattendo, anche se non riuscivano a vederlo. Dopo qualche minuto i mob si erano allontanati dalla zona e loro uscirono da casa. A salvarli era stato un cavaliere in nero, e non uno dei tanti, era Aron. Si tolse l’elmo e si avvicinò a loro, che restarono fermi e pronti a combatterlo se ce ne fosse stato il bisogno.
“da quanto tempo..” disse quando fu abbastanza vicino.
“ricordo ancora l’ultima volta che ci siamo visti”
“che ti è successo?” gli chiese Amos.
“bè.. appena ho provato ad incendiare qualcosa sono arrivati dei cavalieri e mi hanno portato al castello. Lì The Black Cavalier mi ha offerto di unirsi a lui e ho accettato” sorrise soddisfatto, con un briciolo di cattiveria negli occhi.
“venite a Darkaria con le buone o vi ci devo trascinare?” continuò.
“noi non veniamo da nessuna parte” rispose Efrem, che era stato in disparte per tutto il tempo.
“e tu chi saresti?” chiese Aron.
“non sono fatti tuoi”
“noi siamo in tre e tu sei da solo” disse Remi.
“parla lei che è scappata per quattro mob!”
“adesso basta, vattene” intervenne Amos.
Aron lo guardò con odio. Intanto, dietro di loro, il sole stava sorgendo e qualche mob andava a fuoco.
I tre ragazzi sfoderarono le spade, pronti ad attaccarlo.
“non finisce qui” si voltò e tornò nella foresta.
Sapevano che sarebbe tornato presto, quindi dovettero andarsene subito. Raccolsero le loro cose e si allontanarono tra le montagne.
Raggiunsero un deserto, cercarono di attraversarlo ma non ci riuscirono. Era troppo vasto. Amos prese la mappa ma quello che vi si vedeva era solo una distesa immensa di sabbia.
Il sole era ancora alto in cielo ma decisero che era meglio costruirsi una nuova casa, per non fare la fine della notte precedente.
“Remi, tu sei brava a costruire. Che ne dici se costruiamo un castello? Potremmo farlo in pietra, con mura alte, un fossato e le porte in ferro. Poi cerchiamo altri materiali e sostituiamo la pietra con l’ossidiana e l’acqua del fossato con la lava. Dentro ci facciamo uno spazio per le casse, uno per dormire e una miniera” propose Efrem. Come sempre aveva già pensato a tutto.
“mi sembra un’ottima idea” acconsentì la mora.
Presero tutta la pietra che avevano e se la divisero in parti uguali, delimitarono le mura ed iniziarono a costruirle.
Ma la pietra stava finendo quindi si misero a scavare una miniara. Quando fu bella grande, Remi passò tutta la pietra trovata ai due amici che la usarono per continuare il lavoro. Intanto lei cercava minerali, acqua e lava. In poco tempo le mura furono terminate. Erano così alte che non si poteva vedere cosa ci fosse oltre, e le quattro torri poste agli angoli erano ancora più alte. Decisero di fare anche delle mura interne più basse.
Dato che l’acqua scarseggiava anche nel sottosuolo, l’idea di farci un fossato venne scartata. Riuscirono a terminare il lavoro prima di sera ed ebbero il tempo per riposarsi.
“io dico che fra poco arriverà qualche altro cavaliere” disse Amos.
“la penso come te. Dovremmo scavarci una via di fuga” propose Remi.
“non credo che ci servirà. Siamo in tre, combattiamo bene. Possiamo affrontare ogni nemico” disse Efrem.
Eppure erano scappati la sera precedente, quando avevano visto così tanti mob.
“quello che è certo, è che dobbiamo prepararci al peggio”.
Il mattino seguente Remi si mise subito in cerca di ossidiana. Stava scavando sempre di più e la luce del sole le arrivava lontana e fioca. Distrusse un blocco di pietra e vide che al di sotto c’era una grotta, chissà quanti minerali potevano esserci. Tornò in superficie e mise in una cassa le cose che aveva trovato, non voleva andare in quella grotta, tantomeno da sola.


___spazio autrice
mi scuso se questo capitolo è corto e non vi succede praticamente niente, ma è un capitolo intermedio e il prossimo non sarà così. Durante il corso della storia ne succederanno di cose..
vorrei sapere cosa ne pensate, per qualsiasi cosa recensite :)

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Capitolo 4
*** Ricordi dolorosi ***


___Ricordi dolorosi

Si trovava vicino al mare, era quasi notte e aveva trovato un buon posto per costruirsi una casa. Ma aveva poco legno, quindi preferì scavare e farsela sotto terra. Scavò una stanza ampia nella roccia e ci posizionò una cassa e un letto. Aveva creato delle scale che portavano in superficie, e lì aveva messo una porta a chiuderne l’accesso.
Quando sentì qualcuno bussare, temette il peggio. Si affacciò e vide Dark. Subito lo fece entrare. Non si vedevano da un po’, lei si era allontanata dalla zona abbandonando il castelloe da quel momento avevano perso i contatti.
“come mi hai trovata?” chiese facendolo entrare
“passavo di qui per caso e ti ho visto” disse.
Eppure aveva cercato di non farsi vedere da nessuno, come aveva fatto?
“stavo per andare in miniera, vieni?”
“certo”
Proseguì per un corridoio che aveva appena scavato e scese una scala che portava in una caverna.
“attenzione, ci saranno sicuramente molti mob” disse all’amico costruttore, che non era abituato ad esplorare le grotte.
Si avvicinò ad una parete nella quale era incastonato dell’oro. Colpì la roccia con il piccone in diamante ma prima che potesse estrarlo qualcosa la ferì. Si voltò di scatto aspettandosi qualche scheletro o zombie ma la scena che aveva davanti era ben diversa. Tre uomini l’avevano circondata mentre Dark li guardava soddisfatto.


___

Salì le scale e si ritrovò all’interno del castello, dove Amos e Efrem stavano discutendo sul da farsi.
“non possiamo nasconderci per sempre, prima o poi ci troveranno e non faremo una bella fine. O dei ribelli ci uccidono, o ci catturano i cavalieri in nero e ci portano a Darkaria..”
“quindi cosa pensi di fare?” chiese Amos.
Ci fu un attimo di silenzio.
“Remi, tu che ne dici?”
“di cosa dovremmo fare?” chiese.
Non ci aveva mai pensato. Da quando era stata portata a Darkaria ed era riuscita a scappare, l’unica cosa a cui aveva pensato era allontanarsi sempre di più. Aveva visto di cosa era stato capace Dark e non voleva rischiare di incontrarlo di nuovo.
Anche se desiderava vendetta. Vendetta per quello che le era stato fatto. Lei si fidava di Dark, e lui l’aveva fatta catturare. L’aveva pugnalata alle spalle. Non era mai stato suo amico, voleva solo usarla e sbarazzarsene quando non gli sarebbe servita più.
Un idea le balenò in testa.
“si. Dobbiamo stabilirci qui per un po’ o allontanarci?” continuò il ricciolo.
“mmh.. ho un’idea, ma non credo che vi piacerà”
Tutti e tre si sedettero in terra e davanti a loro misero una mappa.
“noi siamo qui e Darkaria è di lì” iniziò Remi.
“siamo a quattromila chilometri da Darkaria. Se ci spostiamo per di qui in un giorno raggiungeremo il mio vecchio castello, non so in che condizioni sarà ma ci fermeremo lì per poco”
“perché andare al castello quando potremmo allontanarci ulteriormente?” chiese Efrem.
Anche lui aveva visto di cosa era stato capace il re di Darkaria. In poco tempo era riuscito a radunare un sacco di persone e con loro aveva raso al suolo i villaggi circostanti. Ai tempi, lui viveva in uno di quei villaggi. La sua casa si trovava in un posto tranquillo, sul confine del villaggio. Una sera sentì dei rumori che gli fecero pensare ad una lotta tra cittadini e mob, ma affacciandosi alla finestra vide ben altro: degli uomini armati di tutto punto stavano bruciando gli edifici e uccidendo gli abitanti, mentre altri venivano catturati. Avvisò la sua famiglia che raccolse poche cose per scappare, ma appena uscirono da casa vennero attaccati.
Lui, che era bravo con le armi, ferì alcuni di quegli uomini, ma lo stesso non fu per i suoi famigliari.
Fu costretto a scappare e non rivide mai più la sua famiglia.
Mentre pensava a cosa comportasse restare a quella distanza, senza allontanarsi da Darkaria, il dolore si faceva strada nel suo cuore, ma cercò di non pensare alla sua premurosa famiglia, alla sua bella casa e al tranquillo villaggio in cui vivevano serenamente.
“semplice, non ci allontaneremo più”
La mora aveva continuato a parlare, facendo sobbalzare gli altri due che rimasero scioccati ma continuarono ad ascoltarla.
“andiamo ad attaccare Darkaria”
“cosa? ma siamo solo in tre!”
Amos era scettico. L’idea di Remi non gli piaceva e non avrebbe voluto muovere nemmeno un passo verso quel luogo di dolore e sofferenza.
Anche se non aveva mai provato sulla sua pelle il potere di The Black Cavalier, aveva visto quello che aveva fatto a Remi. Dopo che Dark aveva tradito la sua fiducia e aveva cambiato nome in The Black Cavalier, lei era rimasta distrutta e cambiata completamente. In quanto a lui, non si era mai preoccupato di cosa stesse accadendo in quella zona prima di incontrare la ragazza. Del suo passato gli altri due sapevano solo che Aron era il suo migliore amico e non si separavano mai, ma grazie a Dark tutto era cambiato. A dire il vero, la cosa gli dispiacque ben poco.. era da un po’ di tempo che loro litigavano continuamente, senza essere d’accordo su nulla. Il suo amico voleva griefare, aveva provato a fare altro con lui ma non cambiava mai idea. Non sopportava più quel suo atteggiamento.
Ma se stava con lui, era perché non aveva altri amici. Ai tempi, andava raccontando di conoscere chissà chi, ma la verità era diversa. Lui era sempre da solo e triste.
Comunque sia, si poteva dire che Dark gli avesse fatto un favore. Lui era uno che si stancava presto della compagnia che aveva intorno, forse avrebbe preferito che il re di Darkaria avesse preso anche Remi.
“troveremo una strategia per entrare e una volta dentro sarà tutto più facile, conosco la città come le mie tasche”
la guardarono ancora più scettici.
“non se ne parla” dissero in coro.
La ragazza alzò gli occhi al cielo. “come vi pare” terminò e raggiunse la zona delle casse.
Se loro avevano troppa paura per andarci, lo avrebbe fatto da sola.
Mentre gli amici continuavano a parlare, lei si stava costruendo un’armatura in ferro. Ma non bastava vestirsi di nero e con un’armatura in ferro per essere un cavaliere in nero, loro avevano un segno di riconoscimento. Un marchio. Era una T con due stanghette orizzontali anziché una e terminava in basso con una punta. Dato che la cosa migliore per infiltrarsi a Darkaria senza farsi scoprire era fingersi uno dei cavalieri, doveva marchiarsi.
Le ci vollero delle ore per riuscire a scolpire su un pezzo di ferro quel simbolo nel modo più preciso che poteva, poi fondendolo lo attaccò ad un bastone. Quando il simbolo fu abbastanza caldo se lo premette sulla parte destra del collo, dove lo avevano tutti i cavalieri.
Il dolore era fortissimo ma riuscì a trattenere un urlo, quando levò il ferro aveva il marchio impresso nella pelle. Doveva solo aspettare che si cicatrizzasse.
Creò una mappa per non perdere la strada e mise tutto in uno zaino. Sarebbe partita quella notte.
La meta? Il suo castello. Ricordava ancora la strada che da lì portava a Darkaria e decise che era la via più sicura per raggiungerla al più presto.

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Capitolo 5
*** L'avrebbe fatta ammazzare ***




 

___L'avrebbe fatta ammazzare

“come saprai, molte persone si stanno radunando a Darkaria. Insieme ci siamo uniti per creare un mondo migliore” disse con malvagità. “se non farai come ti dico, questo sarà il tuo ultimo giorno di vita”.
Perché le stava facendo questo? Lei lo aveva sempre considerato un amico, ma lui la stava solo usando. E quando non gli sarebbe più servita, l’avrebbe fatta ammazzare.


___

I suoi compagni non avevano ancora deciso se allontanarsi o stabilirsi lì per un po’, ma si fece sera e dovettero mettere via le mappe. Amos si era già fatto un’idea di dove andare, voleva uscire dal deserto e raggiungere il mare. L’idea che aveva avuto Remi, quella di costruirsi una casa sull’acqua, gli piaceva molto. Remi aveva sempre ottime idee, ma quella che aveva avuto poco prima.. era davvero pessima, a suo parere. L’unica cosa che dovevano fare era allontanarsi il più che potevano, fino a raggiungere territori sconosciuti a tutti. Lì avrebbero potuto rifarsi una vita, e magari anche una famiglia. Ma raggiungere Darkaria per attaccarla era fuori discussione. Il ragazzo preferiva di gran lunga lasciare che Dark giocasse ancora un po’ a fare il re, l’importante era che non li avrebbe toccati. O almeno, che non avrebbe toccato lui. Era stato lui stesso il primo ad accorgersi che dopo un po’ si stancava della presenza di chi aveva intorno, ma per ora con Remi e Efrem stava bene.
Il compagno lo aiutò a sistemare e insieme raggiunsero la zona letti, dove avrebbero dormito. Intanto Remi stava facendo qualcos’altro, ma non volevano impicciarsi. Efrem aveva conosciuto Remi solo dopo che Dark era diventato un vero e proprio re e non aveva mai visto la “vera Remi”, cioè quella che era prima. Non aveva mai visto la ragazza felice e spensierata di un tempo.
Quindi non aveva idea di cosa quel ragazzo avesse significato per lei, ma aveva cambiato la vita a tutti e due. Forse l’idea di attaccarlo non era tanto male, ma in tre.. non ce l’avrebbero mai fatta. La loro sconfitta era scontata. Li avrebbero uccisi subito, oppure catturati e mandati a marcire in prigione. Magari torturati.
Remi stava nascondendo le tracce di quello che aveva fatto quando sentì gli amici avvicinarsi: stavano andando a dormire.
Il primo turno sarebbe toccato ad Amos, come sempre. Dopo mezz’ora che pattugliava i corridoi del castello, la sua amica decise di mettersi a dormire. Le aspettava una lunga notte..
E Amos camminava per i corridoi, stando attento ad ogni rumore che sentiva. Ogni scricchiolio, ogni verso, potevano essere segno di un ragno che si avvicinava per arrampicarsi sulle mura e ucciderli. O magari uno scheletro che cavalcava un ragno.. Il pensiero lo fece stare ancora di più in allerta, non voleva ritrovarsi un nemico alle spalle.
Presto il turno finì e poté svegliare Efrem, che subito sfoderò le armi pronto a combattere chiunque. Il ricordo della notte scorsa, quando aveva dovuto svegliare gli amici per chiedere aiuto, era ancora nitido. Aveva la fama di essere un bravo guerriero, e la cosa non doveva ripetersi. Questo pensiero riaccese in lui la voglia di combattere. Ma in giro non c’era nessuno, come se tutti i mob fossero impegnati a fare altro.
Il cielo si coprì di nuvole, che impedirono di vedere le stelle. Le nuvole si caricarono di acqua e iniziò a piovere. Intorno a loro stava impazzando un temporale.
Remi sobbalzò sentendone il rumore e finì per svegliarsi. Guardò verso il corridoio e vide Efrem allerta, mentre attorno a loro pioveva a dirotto. Di lì a poco sarebbe partita, e le condizioni atmosferiche non erano in suo favore.
Si alzò dal letto e raggiunse l’amico, che davvero non si aspettava di vederla sveglia. Si appoggiò al muro come lui e restò in silenzio a guardare fuori da una piccola finestra che avevano creato.
“come mai volevi attaccare Darkaria?” le chiese.
Lei restò sorpresa, non pensava che avesse voglia di parlare.
“voglio vendicarmi” rispose vaga.
Ma gli occhi le diventarono lucidi e abbassò lo sguardo per non farglielo notare. Lui sospirò prima di parlare ancora.
“anche io voglio vendicarmi, ma non credo che in tre..” fu interrotto
“ce la stavo per fare da sola” disse rialzando lo guardo e fissandolo negli occhi.
Cosa significavano quelle parole? Aveva già provato ad attaccare la città?
Non fece in tempo a chiedere niente che dai suoi occhi sgorgò una lacrima.
“ehi.. tutto bene?”
“si, non preoccuparti..”
“torna a dormire, faccio io il tuo turno”
No. Non poteva cedere il turno, doveva andarsene.
Rifiutò l’offerta.
Davanti a loro apparve una figura nera, alta e magra. Li osservava da lontano con luminosi occhi viola e teneva in mano un blocco di sabbia. Efrem impugnò con forza la spada pronto a difendersi, ma Remi lo fermò.
“non guardarlo negli occhi”
“cosa?”
Perché gli stava dicendo una cosa del genere?
“se non lo guardi negli occhi non ti attacca. Puoi anche andargli vicino a fingere che non ci sia”
Si era accorta di questo da un bel po’, quando ancora vagava di notte in cerca di oggetti interessanti.
“non ci tengo a provarlo” rispose lui, un po’ scettico.
“va bene” rispose la ragazza. “ma adesso và, tocca a me”
Lo spedì a letto e lui obbedì.
Intanto l’enderman era ancora lì, che teneva d’occhio Remi. Forse cercava solo un riparo dalla pioggia, giusto per non prendere fuoco. La mora gli passò accanto senza guardarlo e raggiunse la sua cassa dove aveva risposto l’armatura. La indossò e si preparò a fuggire. Ma lasciare i suoi amici indifesi mentre dormivano era una buona idea? Non doveva succedere niente, o lei non se lo sarebbe mai perdonato. Craftò un filo e ci costruì una trappola: chiunque si sarebbe avvicinato alla zona letti si sarebbe preso una freccia nella schiena.
Ora si sentiva davvero sicura. Prese le ultime cose utili e raggiunse la miniera, sarebbe scappata attraverso la grotta trovata il giorno stesso. L’idea di certo non le piaceva, ma uscire di notte con tutti i mob che c’erano in giro. E per di più, se continuava a piovere, di giorno non sarebbero andati a fuoco e questo significava più nemici in giro.
Prese un respiro e scese nella grotta. Non posizionò torce, con il passare del tempo si era abituata a non usarle e ci vedeva benissimo anche senza. E almeno i mob non avrebbero visto la luce, accorgendosi della sua presenza. Grazie a questa sua idea riuscì a percorrere per un bel pezzo la caverna, ma quando intravide da lontano i binari per un carretto da miniera, sentendo anche che i versi si erano fatti più intensi e frequenti, aveva deciso di scavarsi una via verso la superficie. Non si trovava tanto in profondità, quindi vi arrivò presto.
Fece in tempo a vedere il sole farsi strada tra le nuvole. Aveva smesso di piovere e intorno a lei si vedevano scheletri e zombie che bruciavano. A non bruciare era solo qualche ragno o creeper, che però erano innoqui di giorno, se non li si attaccava.
Le bastò poco per raggiungere una foresta di pini, dove stava nevicando. Era vicina al suo castello, lo sapeva benissimo. Pensava che lo avrebbe raggiunto solo di sera, ma il viaggio in quella caverna le aveva fatto risparmiare un sacco di tempo.
E in poco tempo lo ebbe davanti: una maestosa costruzione in pietra circondata da un lago ghiacciato. Era certa che nella sua casetta ci fosse ancora del cibo, ma prima di raggiungere la piazzola doveva capire se il posto era veramente disabitato. Se ne accorse subito, all’interno era cresciuta una fitta vegetazione. C’erano anche le tracce del passaggio di qualcuno, che aveva distrutto le coltivazioni e rubato qualcosa dalle case, ma la sua cassa era ancora lì, nascosta sotto qualche blocco di legno. La aprì e vi trovò tutto come lo aveva lasciato, c’erano poche cose ma sufficienti per continuare il viaggio.
Prese qualche pezzo di melone, un po’ di pane, utensili e armi di riserva e fu pronta.
Ora non le restava che arrivare a Darkaria.
___

Un raggio di sole illuminò il viso dei ragazzi, che subito si svegliarono. Amos sbadigliò e si stropicciò gli occhi, poi si guardò intorno in cerca di Remi. Ma lei non c’era, forse era già in miniera o stava preparando qualcosa per fare colazione. A volte riusciva ad essere premurosa come solo una sorella maggiore poteva essere.
Efrem si alzò dal letto e si guardò intorno anche lui, poi rivolse lo sguardo all’amico come per capire se sapesse qualcosa. Fece un passo verso la porta, ma si fermò subito. Qualcosa riluceva a pochi centimetri dal pavimento. Era un filo. Lo scavalcò con la massima attenzione e si accorse che lì fuori era stato posizionato un dispenser con delle frecce. Ovviamente era la trappola per impedire a qualcuno di entrare. Solo dopo che anche Amos ebbe visto la trappola e l’ebbe disattivata, capirono che Remi non era lì. O che senso avrebbe avuto metterci una trappola?



___spazio autrice
ora si entra nel vivo della storia.. spero che inizi a piacervi, perché le cose presto si faranno interessanti. Se per ora vi piace, o se avete qualche consiglio da darmi, lasciatemi una recensione :)

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Capitolo 6
*** Non poteva più fidarsi di nessuno ***



___Non poteva più fidarsi di nessuno

Senza fare domande si fece portare a Darkaria da quegli uomini. Il viaggio non fu lungo, mentre camminavano Dark mandava occhiate malevole a Remi. Lei si chiedeva come avesse fatto a cambiare in così poco tempo. Come avesse fatto a diventare improvvisamente cattivo. La verità era che lo era sempre stato, ma lo aveva tenuto nascosto finché non si era presentato il momento opportuno..
Quando furono nei pressi della città si accorse che non era cambiata per niente, era sempre quel luogo sereno che ricordava. Forse doveva apparire così per attirare gente.
Dentro di essa lo spettacolo era diverso. Gli abitanti venivano costretti a lavorare come schiavi e i più forti diventavano cavalieri.
La portarono in una stanza buia e la chiusero dentro insieme a Dark.
“voglio una sola cosa da te..” disse, sempre guardandola con la cattiveria negli occhi.
“che tu mi giuri fedeltà. Se lo farai diventerai il mio generale più importante e insieme creeremo un mondo migliore. In questi anni con te mi sono reso conto delle tua capacità, ma sei sempre stata una testa dura.. quindi devi scegliere. Se accetti avrai la gloria, se rifiuti avrai la morte”
“accetto” disse senza lasciar trapelare nemmeno un briciolo di insicurezza.
“saggia decisione” disse quello che credeva amico e la fece accomodare fuori.
Lì, senza perdere tempo, sguainò la spada e lo colpì nel ventre. Non credeva che avrebbe potuto mai fare una cosa del genere ad un suo amico, eppure ci era riuscita.
Corse a perdifiato per i lunghi corridoi del castello, mentre i pochi cavalieri in giro la guardavano confusi e senza fare nulla. Riuscì a fuggire e non tornò più in quel posto, che le ricordava solo dolore e sofferenza.
Da quel momento iniziò a vestirsi soltanto di nero per rispecchiare i suoi sentimenti. Malinconia e dolore che non le permisero più d fidarsi di nessuno.

___

I due ragazzi esplorarono il castello ma di lei nessuna traccia. Come ultima cosa si diressero alla zona delle casse e aprirono la sua, trovando il ferro che aveva usato per imprimersi il marchio. Capirono tutto.
Ma cosa avrebbero fatto? La strada per il castello non la conoscevano e raggiungere Darkaria sarebbe stata una pazzia.
“io dico di provarci” propose Efrem, con determinazione.
“no, no e poi no” rispose Amos.
Si era sempre creduto il capo e voleva avere l’ultima parola.
“non lo hai ancora capito? Remi morirà se non interveniamo”
Ma Amos non era della sua stessa idea e quindi non gli importava niente delle sue parole.
“è sveglia.. se la caverà” si limitò a dire.
Il guerriero era allibito, perché si comportava così? Sembrava che improvvisamente si era dimenticato di chi fosse Remi e non gli importasse più nulla di lei.
Esasperato iniziò a camminare avanti e indietro per i corridoi, fino a quando una cosa non lo incuriosì. Era un blocco di sabbia appoggiato in terra, pensò che lo avesse lasciato lì l’enderman visto quella notte.
“non guardarlo negli occhi..” sussurrò, ricordando le parole di Remi.
“eh?” fece Amos, arrabbiato nel vedere che Efrem non condivideva le sue idee.
“forse hai ragione, è sveglia e intelligente.. può farcela anche da sola”
___

Si rimise subito in marcia, voleva arrivare il prima possibile. Avrebbe camminato fino al tramonto, poi si sarebbe costruita un rifugio dove passare la notte. All’alba sarebbe ripartita e avrebbe raggiunto la città. Il suo piano le sembrò perfetto, ma non aveva pensato che più si avvicinava e più c’era possibilità di incontrare ribelli o cavalieri.
Quando vide una giungla davanti a sé, diventò titubante. Doveva proprio attraversarla? Era l’unica strada che conosceva per raggiungere Darkaria.. già aveva affrontato la sua più grande paura, quella delle caverne, che poteva succederle in una giungla?
E mentre si incamminava, ripensò al fatto di aver superato la sua paura.. non ci aveva pensato prima, solo ora se ne rendeva conto. E tempo fa, quando non sapeva ancora chi fosse veramente Dark, avventurarsi nei dungeon era la sua attività preferita.. era cambiata così tanto in poco tempo, e solo per colpa sua. Ma fra poco avrebbe avuto la sua vendetta.
Passò intorno ad un laghetto e continuò a camminare, ma sentì qualcosa che la fece rabbrividire.. era come un urlo di guerra. Due uomini la raggiunsero e la immobilizzarono, legandola ad un albero. Avrebbe voluto prendere la spada per difendersi, ma non c’era riuscita in tempo.
Quando finirono di legarla, si accorse che erano solo ragazzi, come lei. Ma avevano i vestiti rovinati e del colore in viso, come gli indiani.
“hai fatto male ad inoltrarti nel nostro territorio, cavaliere!” le urlò uno di loro.
Davvero l’avevano presa per un cavaliere? Per un attimo ne fu soddisfatta e si chiese se anche i veri cavalieri l’avrebbero scambiata per uno di loro. Ma non aveva il tempo di scoprirlo, perché era stata catturata da quei due ribelli. Se con lei ci fossero stati i suoi amici, nessuno si sarebbe avvicinato.
Uno dei ragazzi le si avvicinò di più.
“voglio vedere in faccia chi sto per uccidere” e le tolse l’elmo, mentre il compagno sguainava la spada.
Rimasero per un attimo interdetti e si scambiarono occhiate.
Davanti a loro avevano una ragazza dal viso innocente, che sembrava stesse per implorarli di lasciarla vivere.
“non ho mai visto una ragazza cavaliere..” disse il primo, avvicinandosi per vederla meglio.
“non sono un cavaliere” disse Remi, ma loro la ignorarono.
Il secondo con un gesto della mano le spostò i capelli dal collo e vide il marchio dei cavalieri.
La guardarono seri, senza lasciar trasparire emozioni.
“procedi” disse il secondo ragazzo al primo, che teneva in mano la spada.
Il cuore le saltò in gola. Stava davvero per morire..
“no, vi prego..” li implorò mandando giù il nodo che le si era formato in gola.
“non ho mai visto un cavalieri pregare un ribelle”
“e basta con sti “non ho mai visto”! non possiamo lasciarla vivere, lo sai bene!”
“vi dico che non sono un cavaliere!” urlò la ragazza, interrompendoli e facendoli voltare.
“ah si? Allora perché sei vestita come loro? E perché porti il loro marchio?”
“fingo di essere un cavaliere per raggiungere Darkaria..” spiegò.
L’attenzione dei due venne attirata come se ci fossa una calamita.
Lei non si aspettava che la credessero, ma sembravano convinti di ciò che diceva.
“io mi chiamo Craf” disse il ragazzo alla sua destra.
“e io sono Man” disse l’altro, mettendo via la spada.
“Remi..” si presentò lei.
La slegarono senza farle altre domande e la condussero al loro rifugio, volevano conoscere nei dettagli la sua storia.
Il rifugio dei ribelli si trovava su un albero molto alto, da dove si poteva vedere tutta la giungla. Ma essendo costruito in legno grezzo e foglie, non dava nell’occhio. Al centro di una stanzetta si trovavano un po’ di cuscini in lana, dove i tre si accomodarono.
La mora raccontò loro la sua storia, da quando aveva conosciuto Dark fino a quel momento, e loro ne rimasero davvero incuriositi.
“sei stata coraggiosa..” disse Man
“non avevo scelta” sospirò lei.
“ho un’idea” disse Craf, che subito si voltò a guardare il compagno.
“la accompagniamo fino a Darkaria, che ne dici?”
Man inizialmente spalancò gli occhi, un po’ per il coraggio dell’amico e un po’ per la paura di essere che aveva, ma poi capì: loro l’avevano catturata facilmente, quindi chiunque poteva prenderla di sorpresa e ucciderla.
Si scambiarono sguardi d’intesa e si voltarono a guardarla. Era deciso, l’indomani la avrebbero accompagnata.
Era già pomeriggio inoltrato e i ribelli si stavano preparando per la notte. A quell’ora Remi sperava di essere già a metà strada, alla fine della giungla. Così il giorno dopo avrebbe attraversato una foresta e raggiunto la pianura dove si estendeva il dominio di Dark. Ci avrebbe messo più tempo del previsto.
Raggiunse Craf e Man che avevano allestito un letto di fortuna anche per lei, e li ringraziò per tutto quello che avevano fatto.
“ma siete certi che siamo al sicuro quassù?” chiese ripensando ai turni di guardia che aveva organizzato con gli amici.
“certi al cento per cento” sorrise Man. “i mob sono troppo stupidi per capire dove siamo e non hanno forza per salire. In quanto ai ribelli, nessuno si arrampicherebbe così in alto durante la notte, con il rischio di morire cadendo o essere ucciso da qualcuno. Gli unici che forse avrebbero le forze per raggiungerci sono i cavalieri in nero, ma si tengono alla larga dalla giungla” spiegò.
E serena come non era da un bel po’, si addormentò.

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Capitolo 7
*** Un trio perfetto ***


___Un trio perfetto

Conosceva Amos da qualche mese, ma aveva smesso di fidarsi anche di lui.
Lo aveva incontrato in un bosco, era insieme ad Aron. Loro erano amici da sempre, pareva che la loro amicizia fosse destinata a durare in eterno. Ma Aron era scomparso e Amos era restato solo con Remi.
Quando conobbe Efrem, invece, era passato qualche mese dalla scoperta di chi fosse davvero Dark. Dal primo momento non riuscì a fidarsi di lui, anche se la salvò molte volte. Ma Efrem aveva il potere di tranquillizzare le persone, quando aveva bisogno lui c’era.
Un giorno, mentre stava con Amos, Efrem si era presentato al suo castello per una visita. Da quel momento i tre non si erano più separati.
Erano davvero un trio perfetto, ne era certa.

___

Il sole si fece strada tra gli alberi e filtrò fra le foglie che nascondevano il rifugio da occhi indiscreti. Furono proprio i raggi del sole a svegliarli, quella mattina. Fu davvero piacevole svegliarsi così, anziché essere lei a svegliare gli altri dopo il suo turno di guardia.
Prepararono insieme la colazione, quindi Remi offrì loro il suo pane che era una cosa rara, e insieme mangiarono molto. Dovevano essere in forze per affrontare quel viaggio.
Partirono a metà mattinata, armati di tutto punto e determinati. A Remi dispiaceva un sacco che Amos e Efrem non fossero lì, ma era comunque contenta di aver trovato dei nuovi amici.
Craf e Man ogni tanto dicevano qualcosa per rallegrarsi il cammino, anche se erano già felici di loro. Infatti erano contenti di contribuire alla distruzione di Darkaria anziché bighellonare in cerca di cibo, rischiando la vita inutilmente ogni giorno.
Grazie alle loro conoscenze e alla mappa che Remi aveva con sé, dopo qualche ora erano già fuori dalla giungla e si avvicinavano alla foresta. Era l’ultimo ostacolo prima di raggiungere Darkaria.
“credi di poter trasformare anche noi in due finti cavalieri?” chiese Craf
“non ho mai visto dei cavalieri con i vestiti sporchi e logori” disse Man, facendo leggermente arrabbiare l’amico.
“credo di si” rispose Remi. “ma mi serve un bel po’ di ferro..”
“era solo per curiosità. Io in quella città non ci metto piede..” continuò Craf
Remi lo guardò come per chiedere se ci fosse un motivo ben preciso per questo, ma fu Man a rispondere.
“ho sentito dire che le sue strade sono in roccia del Nether e i giardini in sabbia delle anime. Gli edifici sono tutti in mattoni e ossidiana, c’è fuoco ovunque e nell’aria si respira un forte odore di metallo. Detta così sembrerebbe l’inferno in terra, non rimarrei stupito nel vedere anche fiumi di lava incandescente”
“e io ho sentito dire che tutti gli abitanti sono usati come schiavi e costretti a costruire enormi statue del loro re, mentre lui resta a guardarli osservando che ognuno faccia il suo lavoro. E con lui, un enorme drago viola punisce i fuggitivi o chi si ribella” aggiunse Craf.
Remi era certa che si fossero fatti idee sbagliate della città, anche se non ci andava da un sacco di tempo.
“credo che vi spagliate.. ci sono stata tempo fa e posso dirvi che è un posto delizioso. Edifici colorati e progettati per il divertimento dei cittadini, bambini felici che giocano tra loro.. poi, quando diventano adulti, sono costretti a lavorare come schiavi per The Black Cavalier”
“non sembra tanto meglio di come l’abbiamo descritta noi” le disse Man.
Ed effettivamente aveva ragione, era solo un posto per attirare la gente e costringerla ad obbedirgli.
Finalmente davanti a loro potevano vedere la foresta, con grandi alberi di diversi tipi e dimensioni. Remi continuò a camminare verso di essa, ma Craf la fermò prendendola per un braccio.
“nella giungla non c’era nessuno, ma qui sarà diverso” le disse.
Decisero che era meglio scavarsi un tunnel che superasse la foresta e si misero al lavoro, scavarono per qualche minuto e vi entrarono, posizionando una torcia lì dove si trovavano e chiusero l’entrata con della terra. Poi scavarono davanti a loro, allontanandosi lentamente ma in modo sicuro e in poco tempo capirono di essere a metà della foresta. Ma erano in marcia ormai da ore e dovevano riposare, sicuramente fuori era notte. Chiusero una parte del tunnel da cui erano arrivati e allargarono un poco quella in cui si trovavano, per poi posizionarci dei letti. Si sdraiarono ma nessuno di loro si addormentò subito, dato che non si sentivano al sicuro.
Dei rumori provenienti da sopra li fecero sobbalzare, quindi tesero l’orecchio per capire cosa li stava producendo. Non erano versi di alcuni mob, questo era sicuro. Dopo neanche un minuto capirono: erano passi. Qualcuno dalla foresta si stava avvicinando alla loro posizione, facendo battere i loro cuori all’impazzata. Quei passi si fermarono a pochi centimetri da loro, si sentirono delle voci e poi i passi si allontanarono. I tre tirarono un sospiro di sollievo.
Dopo quell’episodio, si misero d’accordo per fare dei turni di guardia. Non potevano essere scoperti, non ora che erano così vicini alla meta.
Grazie all’organizzazione dei turni di notte riuscirono finalmente a dormire e rimettersi in forze per il giorno seguente. Ormai Remi era certa che quello sarebbe stato il suo ultimo giorno con i due ragazzi, perché la città era vicina. Ci sarebbe arrivata con un giorno di ritardo rispetto a quello che si immaginava, ma l’importante era arrivarci e portare a termine il suo piano.
Chissà cosa stavano facendo i suoi due compagni di viaggio in quel momento. Forse stavano cercando del cibo o dei minerali. Forse la stavano cercando. No, non potevano. A loro la sua idea era sembrata da pazzi e, anche se non volevano ammetterlo, lei sapeva che morivano dalla paura al solo pensiero di avvicinarsi a Darkaria. Ma le sembrò comunque strano che avessero continuato la loro vita, senza pensare a lei.
Forse si stavano allontanando. Il pensiero la fece star male, perché significava che non li avrebbe più visti. Ricordava la posizione del castello e la strada per raggiungerlo, ma non poteva sapere se li avrebbe ritrovati oppure no. Una lacrima le solcò il viso, subito se l’asciugò.
Doveva essere forte.
Insieme ai nuovi amici scavarono verso l’alto e tornarono in superficie. Si trovavano ancora nella foresta, ma attraversarla da corridoi sotterranei era diventato stancante. Scavare e camminare allo stesso tempo li avrebbe rallentati, mentre ora potevano correre e superare subito quegli alberi.
Uscirono dalla foresta poco dopo e davanti a loro si estendeva una vasta pianura. Ancora pochi passi e sarebbero arrivati.



__spazio autrice
ehi gente :) ormai l’ho capito che questa storia non interessa a nessuno, dato che di recensioni ne ho solo una e il capitolo precedente lo hanno letto in 3.. ma intendo continuare a pubblicare..
intanto colgo l'occasione per ringraziare i pochi che leggono :)

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Capitolo 8
*** La loro vita cambiò per sempre ***


___La loro vita cambiò per sempre

Erano a chilometri da quel luogo di dolore, ma le voci giravano. E quelle voci erano tra le più assurde e incredibili, ma anche spaventose. Il pensiero che una città appena costruita avesse preso le sembianze del Nether o che vi si trovasse un Enderdragon, non era molto credibile. Ma non avevano altre fonti e dovettero credere a quei racconti strampalati. Vivevano in un piccolo villaggio poco lontano da una giungla. Lui e suo cugino ci erano stati spesso, a giocare e a costruirsi  piccole casette sugli alberi, allestite alla meno peggio con il legno rossiccio che vi si ricavava.
Vivevano spensierati in quel villaggio, lui con suo cugino Man e lo zio. Ma un giorno la loro vita cambiò.
Un uomo ferito raggiunse quel luogo tranquillo e raccontò gli orrori che aveva subito. Veniva da Darkaria. I cittadini indignati si misero d’accordo e partirono armati verso la città, non potevano tollerare quello che vi accadeva. Craf e Man videro i loro amici partire, sia gli uomini che le donne. Erano guidati da quell’uomo appena arrivato ed erano pronti a combattere. Quindi lì rimasero solo loro due che erano i più piccoli, ma dovettero imparare a cavarsela da soli, perché non videro più nessuno.
Da quel momento diventarono inseparabili e la loro vita cambiò per sempre.

___

Non dovettero aspettare molto per vederla. Davanti a loro si innalzavano i grandi edifici colorati di cui aveva parlato Remi. Niente lava, niente drago, aveva ragione la ragazza.
“cariiiina” disse Man, trascinando la lettera “i”
“bene, ora è meglio se ce ne andiamo” continuò Craf, leggermente intristito.
Remi sospirò.
“grazie di tutto.. spero di rivedervi” disse prima di salutarli.
Stava dicendo addio ai suoi nuovi amici, ora era sola.
“anche noi lo speriamo” disse Man, triste anche lui.
Si salutarono scambiandosi abbracci e le augurarono buona fortuna, poi ritornarono sui loro passi inoltrandosi nella foresta.
Remi, mentre camminava verso la città, pregava di poterli rivedere. Amos e Efrem, Craf e Man, già le mancavano da morire. Se non avesse più trovato i suoi compagni di viaggio al castello, sarebbe tornata nella giungla al rifugio dei ribelli. Ma ci sarebbero stati ancora?
E soprattutto, sarebbe sopravvissuta?
Cercava di non pensarci. Voleva trovare dentro di sé parole confortanti che l’avrebbero aiutata a farsi coraggio, ma non ci riusciva. Voleva che i suoi amici fossero insieme a lei.
Ma quel viaggio non poteva andare a vuoto, dopo tutta la strada che aveva fatto.. era determinata e avrebbe fatto di tutto per raggiungere The Black Cavalier e prendersi la sua vendetta.
Davanti all’entrata, alcuni cavalieri accompagnavano persone nella città. Uno ad uno cavalieri e persone venivano controllati da altri due cavalieri posti ai lati del portone, che decidevano se farli proseguire oppure no. Se si accorgevano che non era un vero cavaliere, era la fine.
Rimase sulla sinistra e seguì la fila, dopo qualche minuto fu il suo turno e il cavaliere davanti a lei la guardò negli occhi.
“vieni con me” disse e la prese per un braccio.
Che era successo? L’aveva scoperta? Doveva tirarsi fuori da quella situazione, appena sarebbero stati soli avrebbe preso la spada e attaccato.
Venne condotta in una stanza che pareva una piccola armeria. Si guardò un attimo attorno e poi il cavaliere parlò.
“chi sei?”
Ma lei rimase zitta.
Allora il cavaliere si tolse l’elmo mostrando il suo viso. Era una ragazza. Aveva un viso dolce e dei lunghi capelli neri, raccolti in una coda bassa.
Le vennero in mente le parole di Man: “non ho mai visto una ragazza cavaliere”
“se te lo stai chiedendo, non sono chi credi” disse il cavaliere.
“sono il capitano Fox, la figura più importante dopo il re e il suo generale. Tu invece sei una ribelle, non puoi negarlo”
“mi chiamo Remi e sono qui per uccidere The Black Cavalier. Se cercherai di fermarmi ti ucciderò”
“ho detto che non sono chi credi. Sono una ribelle anche io, stavo solo cercando il momento migliore per uccidere il re” le disse Fox.
Remi rimase zitta. Davvero non se lo aspettava.
“speravo che arrivasse qualcuno in mio aiuto. Prima del tuo arrivo ero l’unico finto cavaliere e l’unico che è una ragazza. Ho sentito dire che anche il generale doveva essere una ragazza ma aveva cercato di uccidere il re. Mi sarebbe piaciuto conoscerla”
“ah” fece Remi sbalordita. “s-sono io” balbettò.
“cosa? allora possiamo riuscire ad ucciderlo davvero!” sorrise.
Si rimise in testa l’elmo e fece per uscire.
“seguimi” disse ed uscì.
Uscendo dall’edificio ritornarono sulla strada, appena all’entrata della città. Dentro di essa, la scena negli anni non era cambiata. Le persone erano costrette a lavorare sotto l’occhio vigile di alcuni cavalieri e tutti sembravano tristi e sfiancati dallo sforzo. Camminarono per un po’, passando di fianco a un campo da calcio dove alcuni bambini stavano giocando, ignari del futuro che li aspettava.
Ma per quello Remi era lì, per cambiare il loro futuro. Per cambiare il futuro di tutti.
La città era grande e avrebbero dovuto camminare delle ore per arrivare al castello. Durante il cammino ogni cavaliere che li vedesse passare si metteva sull’attenti in rispetto a Fox. Di certo non sarebbero passate in osservato.
Cosa avrebbero fatto una volta arrivate? Forse Fox aveva qualche idea, ma Remi in preda all’ansia aveva dimenticato di pensare a questo particolare. Correre per il castello con la spada sguainata cercando di raggiungere la sala del trono non era una buona idea, era una pazzia.. a loro serviva un piano ben congeniato.

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Capitolo 9
*** La promessa ***


___La promessa

Pioveva a dirotto quella sera. Era intento a costruirsi un rifugio per la notte.
“meglio tardi che mai” si era detto, appena aveva visto il sole tramontare.
Ma non era solo, c’era qualcuno in quella foresta. Dopo aver ultimato la costruzione della casetta in cui avrebbe passato la notte, camminò per pochi metri e vide una ragazza accasciata ai piedi di un albero. Era bagnata fradicia e aveva l’aspetto di una che vuole lasciarsi lì a morire, ma era cosciente. Tanto che, appena si era avvicinato, aveva alzato il capo guardandolo con i suoi occhi chiari.
Lui non disse niente e l’aiutò ad alzarsi porgendole una mano, dopodiché la condusse nel rifugio appena costruito e le diede qualcosa da mangiare.
Al primo sguardo aveva capito che la ragazza aveva appena ricevuto una grande delusione e che non si fidava di lui, ma volle comunque farle delle domande.
“mi chiamo Remi..” gli disse tristemente
“piacere di conoscerti, io sono Efrem” rispose porgendole un’altra scodella di zuppa. Era affamata, forse non mangiava da giorni.
Da quel momento diventarono amici e lui sentì dentro di sé il dovere di prendersene cura. Si promise che per lei ci sarebbe stato, qualunque cosa sarebbe successa.

___

Al confine tra giungla e foresta, due cavalieri camminavano in direzione di Darkaria. Il primo procedeva ad ampie falcate per non perdere tempo, mentre il secondo si lamentava e teneva una mano premuta sul collo.
“sei un deficiente, ci farai ammazzare!” urlò il secondo.
“se non la smetti di urlare sarai tu a farci ammazzare” gli rispose il primo, continuando a camminare.
“ah, continua a bruciarmi il collo. Lo dicevo io che era una pessima idea!” continuò il secondo.
Il primo si fermò e si voltò per guardarlo in faccia.
“cosa ti è saltato in mente? Cosa dovevamo fare, andarcene? Continuare la nostra vita? Lo sai benissimo che Remi ha bisogno del nostro aiuto! Con il tuo atteggiamento la stai condannando a morte”
Il secondo rimase zitto, aveva capito il suo errore.
“Amos.. certo che di lei non ti importa proprio niente..” aggiunse il primo, rimettendosi in marcia.
“non è così, lo sai bene” gli rispose seguendolo.
Un grido echeggiò nella giungla
“cavalieri!”
Sentendolo i due si fermarono e sfoderarono le spade pronti a difendersi. Davanti a loro apparvero due ragazzi dai vestiti consumati e logori, e con i visi impiastricciati di tintura e sudore. Uno di loro impugnava la spada mentre l’altro sembrava pronto a combattere a mani nude.
“se vi avvicinate sarà peggio per voi” lo avvertì Efrem
“hai visto? Già rischiamo la vita per colpa tua, l’avevo detto che ci avresti fatto ammazzare!” gli urlò Amos.
Efrem desiderava urlargli contro di stare zitto, ma non era il momento. Avevano davanti due ribelli che potevano essere pericolosi e dovevano essere pronti a tutto.
“e se voi vi avvicinate vi riempiamo di lividi, cavalieri!” disse il ragazzo disarmato.
“calma, non siamo cavalieri. Siamo ribelli come voi”
Efrem stava cercando di farli ragionare, voleva proseguire il cammino. Si tolse l’elmo e dopo di lui lo fece anche Amos, quindi mostrarono il marchio appena fatto, che non si era ancora cicatrizzato.
“non ho mai visto dei cavalieri fare così” disse il ragazzo armato di spada. “non stanno mentendo”
“allora che state facendo?” chiese l’altro.
“io sono Efrem e lui è Amos. Stiamo cercando una nostra amica che stava andando a Darkaria”
I ribelli rimasero un attimo in silenzio, pensierosi.
“sono Craf e lui è il mio fedele compagno Man. Per caso la ragazza che cercate si chiama Remi?”
Cosa? Avevano incontrato la loro amica?
“si” si affrettarono a rispondere.
“l’abbiamo accompagnata alla città. Ma voi volete andare ad aiutarla?”
“assolutamente si” rispose Efrem.
“allora vi accompagniamo, siamo appena tornati e conosciamo bene la strada”
“e voi che ci guadagnate?” chiese Amos diffidente.
“se The Black Cavalier viene ucciso ci guadagniamo tutti” disse Man
“facciamo così, ci travestite da finti cavalieri come voi e vi aiutiamo” propose Craf
“cosa? hai dimenticato la lava, il drago, e l’inferno in terra?” gli chiese il compagno.
“abbiamo appena visto che non ci sono, e poi più siamo e meglio è”
Continuarono a discutere tra loro per qualche minuto, intanto Amos e Efrem ebbero il tempo per craftare il necessario e quando smisero di parlare li marchiarono. Vestiti neri, armatura in ferro, ora erano pronti. Ma avevano perso tempo e dovevano sbrigarsi.
Percorsero la foresta di corsa, senza preoccuparsi di eventuali nemici in agguato. Ma intanto il sole tramontava, nascondendosi tra gli alberi. Dovevano superare la foresta in fretta e raggiungere la pianura, in campo aperto avrebbero potuto combattere contro qualche mob e continuare comunque il loro viaggio senza fermarsi la notte.
Riuscirono presto ad uscire dalla foresta, ma avevano il fiatone ed erano stremati. Intanto, sulla pianura davanti a loro, erano comparsi i primi mob. Armati di spada in ferro si diressero verso di loro, e i mostri fecero lo stesso. Si scontrarono con scheletri, creeper, ragni e zombie, ed evitarono i colpi di qualche enderman. Ormai la città si intravedeva da lontano, nascosta da un velo sottile di nebbia.
Era la seconda volta in quel giorno che Craf e Man la vedevano, ma quella volta non ne ebbero paura. Non ripensarono più alle stupide leggende che circolavano su di essa, piuttosto pensarono a Remi. Forse era sola, spaventata, in cerca di rifugio. Forse l’avevano catturata.
Il pensiero sfiorò anche Efrem e Amos, ma non ci vollero ragionare su. La loro amica doveva essere viva, lo sentivano.
La strada che conduceva alle porte di Darkaria era deserta, quindi non fecero fatica a percorrerla. Nemmeno mob vi erano, forse perché impauriti dal luogo. Ma avevano un altro ostacolo da superare: a bloccare il loro cammino c’erano due cavalieri in nero.
Si avvicinarono con finta sicurezza, e i due li fermarono. Li guardarono attentamente negli occhi e controllarono che l’armatura non fosse contraffatta. Così li controllarono uno per uno, senza farsi sfuggire alcun particolare. Per ultimo toccò ad Amos, ma l’uomo notò un intenso rossore sul suo collo. Era il marchio, non avrebbe dovuto continuare a toccarlo per tutto il tempo. Gli tolse l’elmo svelando il suo viso, che a lui era sconosciuto. Ordinò al suo compagno di sfilare l’elmo anche agli altri, quindi poterono notare che il loro marchio era stato fatto da poco.
“non dovevate pensare di fregarci, ribelli!” disse uno di loro, guardando con cattiveria Man che aveva ancora tracce di tintura rossa sul viso.
Lui però, trovatoselo così vicino alla faccia e con uno sguardo che non prometteva niente di buono, non si trattenne dal tirargli un potente schiaffo. Quello fu solo l’inizio, perché dopo il suo gesto anche gli altri tre scatenarono la loro furia, lasciando i nemici a terra privi di sensi.
Finalmente ce l’avevano fatta a raggiungere la città, ma ora c’era un piccolo problema: dov’era Remi?

La ragazza si trovava al sicuro nella casa di Fox. La piccola abitazione era ai piedi del castello, Remi avrebbe voluto entrarci subito ma era stata fermata: avevano bisogno di riprendere le forze.
Sedute comodamente su due letti, le due ebbero l’opportunità di pensare ad un piano. Dopo qualche minuto ci riuscirono. Il piano era semplice, la mattina dopo The Black Cavalier doveva parlare ai sudditi per impartire nuovi ordini. Al suo fianco ci sarebbero stati solo due cavalieri, cioè Fox e Aron. Fox doveva creare un diversivo per tenere occupato Aron, così da poterlo sostituire con un altro cavaliere: Remi.
A quale diversivo escogitare ci avrebbero pensato dopo.

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Capitolo 10
*** Una ferita da riaprire ***


___Una ferita da riaprire

Per tutta la vita si era sentita in dovere di aiutare gli altri.
Molte persone si stavano radunando presso una città, perché non andare a dare un’occhiata? Magari c’era bisogno di costruttori, di contadini, di infermieri. Qualsiasi cosa le sarebbe andata bene, pur di aiutare il prossimo.
La città si chiamava Darkaria, aveva edifici imponenti e colorati, che trasmettevano allegria. Ma una volta entrati, lo spettacolo era diverso. I cittadini erano costretti a lavorare senza tregua, alcuni morivano di stenti e i loro cadaveri venivano lasciati sulla strada. Quello spettacolo agghiacciante le gelò il sangue.
Un uomo le si avvicinò e l’afferro per il braccio, ma lei sguainò la spada e si difese come meglio poteva. Ci vollero cinque uomini per placare la sua ira.
Quando finalmente riuscirono ad immobilizzarla, venne portata in una grande sala con addobbi rossi e un trono degno di un re. Su di esso era seduto un ragazzo e al suo fianco un cavaliere in armatura di ferro, come quelli che l’avevano catturata.
Gli uomini affermarono che era brava a combattere e il re decise di metterla alla prova. La fece combattere con Aron, il suo guerriero migliore.
Aron era il cavaliere che gli stava affianco, proteggendolo da tutto e da tutti. In combattimento dimostrò di sapersela cavare ma la ragazza non fu da meno.
“basta così” disse il re “io sono The Black Cavalier, il re di Darkaria. Dimmi il tuo nome”
“mi chiamo Fox” rispose con orgoglio
“Fox, vuoi essere il mio comandante? Condurrai una vita ricca di soddisfazioni, quasi come quella di un re. Sarai il vice di Aron e uno dei miei guerrieri migliori”
Lei non voleva accettare, ma se rifiutava potevano farle di tutto. Infatti, intorno a loro, si erano radunate schiere di cavalieri per vederli combattere.
“accetto” rispose dopo un attimo preso per pensare.
Allora vide il re indietreggiare di un passo e portarsi una mano sul ventre. Quel gesto dava l’impressione che un ricordo gli fosse tornato alla mente, un ricordo doloroso. Qualcuno doveva averlo ferito. Solo allora notò che una benda glielo fasciava. Adesso Fox sapeva cosa fare, doveva aspettare il momento giusto e lo avrebbe attaccato: aveva una ferita da riaprire.

___

I quattro ragazzi si erano addormentati per strada in un vicolo stretto, mentre ancora camminavano. Questo perché erano sfiniti, ma non volevano smettere di procedere. A svegliarli era stato un grande trambusto provenire dalla strada principale. Quando vi arrivarono capirono tutto, la popolazione veniva portata verso il castello.
Decisero di mischiarsi tra la folla e in poco tempo furono dentro al maestoso castello di The Black Cavalier. Seguirono gli altri cavalieri e le persone in una grande stanza e si trovarono nella sala dove il re parlava al popolo. Sui muri c’erano addobbi rossi, alcuni dei quali raffiguranti il suo stemma, e in terra vi era un tappeto rosso. Il popolo venne fatto accomodare sulle molte sedie presenti in sala, che guardavano verso il trono, mentre i cavalieri dovettero restare in piedi dietro di loro.
Non passò poco tempo che il re entrò, scortato da due cavalieri. Quello alla sua sinistra era Aron, ormai lo avrebbero riconosciuto tra mille. Perché? Semplice, avevano capito che, essendo il generale, era l’unico ad avere degli inserti blu sull’armatura.
Alla sua destra, invece, vi era un cavaliere con dei dettagli in rosso sull’armatura. Era il capitano Fox, ma ancora non la conoscevano.
“fate silenzio al cospetto del nostro re” ordinò Aron e tutti subito obbedirono.
Perché Remi non era lì? Forse l’avevano catturata veramente. Tutti e quattro capirono subito che avrebbero dovuto agire.
Amos estrasse l’arco e mirò la testa di The Black Cavalier, mentre tutti erano troppo attenti per accorgersene. Stava per scoccare un colpo mortale quando tutte le altre frecce sgusciarono fuori da una tasca e caddero in terra, provocando un forte rumore che echeggiò per la sala. Improvvisamente gli altri cavalieri si voltarono a fissarlo, i suoi amici compresi. Mollò la presa sull’arco, facendo partire ugualmente la freccia che però venne prontamente schivata.
Fu allora che Aron scese le scalette che lo separavano dal resto del popolo e gli andò incontro a grandi falcate. Appena gli fu davanti non esitò a togliergli l’elmo dalla testa.
“Amos! Lo sapevo! Ci sono anche i tuoi amichetti vero?” gli urlò contro.
Il ricciolo anziché rispondere gli sputò in faccia, suscitando ancora di più la sua collera. Il generale lo prese per un braccio e lo trascinò davanti a The Black Cavalier, facendolo inginocchiare davanti a lui.
“chi sei?” gli chiese il re in tono severo.
Ma il ragazzo non voleva parlare.
“si chiama Amos e insieme a un altro tipo e a Remi vagano per le zone circostanti scappando da ogni piccolo e innoquo mob che si trovano davanti” disse Aron.
“questo non è affatto vero!” Amos si era alzato e gli aveva puntato un dito contro, urlandogli in faccia.
Ma The Black Cavalier non aveva colto tutta la frase, si era fermato quando aveva sentito il nome di Remi. Se lui era un suo amico, era probabile che anche lei fosse nella stanza. Si portò una mano al ventre, dove lei lo aveva colpito e per un attimo ricordò quel doloroso momento.
“l’assemblea è rimandata!” ordinò. “Aron, porta questo sporco ribelle in una cella e cerca i suoi amici, devi trovarli al più presto! Fox, prendi un cavaliere in cui riponi fiducia e seguimi nelle mie stanze”
Mentre il popolo veniva scortato fuori, il capitano si avvicinò ad uno dei cavalieri che la seguì subito. Durante l’assemblea aveva avuto la paura di non poter più intraprendere il loro piano, ma per fortuna si sbagliava. Si era sentita sollevata quando il re le aveva ordinato di chiamare un cavaliere fidato, quindi chiamò a sé Remi e proseguì con lei in un corridoio dietro alla sala.
Intanto Aron stava portando Amos nelle segrete, senza che il ribelle smettesse di insultarlo. Il cavaliere, ovviamente, rispondeva ad ogni singolo insulto con rabbia.
“ti rendi conto? Una volta eravamo amici noi due!” gli ricordò Aron, guardandolo con disprezzo.
“si, e poi ho visto chi eri davvero!” Amos gli urlò in faccia con tutta la forza che aveva.
Il ragazzo stava per sbatterlo in una cella quando emise un gemito e cadde a terra. Dietro di lui erano arrivati Efrem, Man e Craf e lo avevano colpito. Se non era morto, era ferito gravemente. Ma non avevano il tempo di pensarci. Diedero una rapida occhiata alle segrete ma erano vuote, quindi Remi non era stata catturata.
Forse aveva trovato un modo per seguire Dark e ucciderlo lontano dagli occhi degli altri cavalieri.
Decisero che dovevano seguirlo e se Remi non era lì lo avrebbero ucciso loro.

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Capitolo 11
*** Aveva bisogno di aiuto ***


___Aveva bisogno di aiuto

Aveva sempre avuto una vita felice, con belle persone intorno. Ma questo non gli bastava. Un’ardente desiderio di potere zampillava in lui sin da piccolo. Un giorno salutò la sua famiglia dicendo che usciva a giocare, non tornò più da loro. I familiari hanno pianto lacrime amare, struggendosi di dolore per la sua sparizione. Ma a lui non importava.
Adesso che non aveva più nessuno attorno e quindi era “libero”, come a lui piaceva definirsi, doveva solo mettersi all’opera per iniziare la sua scalata verso il potere. Sicuramente quella malvagità che gli infiammava l’animo gli era amica, ma non era molto utile nella scelta del da dove cominciare. Perché ogni storia ha un inizio, così come ogni scalata ha un inizio. Anche quella per il potere.
Aveva bisogno di qualcosa che non pensava di poter desiderare: aveva bisogno di aiuto. Doveva trovare qualcuno a cui ispirarsi, un esempio da seguire. Doveva essere spronato da qualcuno per intraprendere la sua ascesa al successo.
Non sapeva da cosa nascesse quella necessità, ma l’aveva e intendeva soddisfarla.
Tutto iniziò un bel giorno di sole, mentre passeggiava in un bosco. Il piano era quello di dirigersi verso un villaggio e trovare qualcuno che potesse fargli da “compagno di viaggio”, ma fu questo a trovare lui.
Infatti, poco lontano da dove stava, una ragazza cercava del cibo. Aveva appena lasciato la casa di famiglia per costruirsene una sua che ne fosse abbastanza lontano, ma di lì a poco avrebbe avuto fame. Quindi aveva deciso di cercare cibo in quella foresta, ma vi trovò quello che per qualche mese poté considerare un amico.
Un ragazzo sbucò da dietro un albero, andando a sbattere contro di lei che correva rapida cercando di trovare degli animali.
Quel giorno si presentarono ed iniziò quella che sembrava una vera amicizia, destinata a durare molto a lungo.
E questa è la storia di Remi e Dark.

___

Efrem proseguiva a grandi falcate seguito da Amos, Craf e Man. Ancora una rampa di scale e sarebbero tornati nella sala dove si era tenuto il discorso. Appena arrivati si accorsero che era vuota, e così sembrava davvero più grande. Ma adesso dove dovevano andare? The Black Cavalier se ne era andato attraverso una porta posta sulla destra della stanza, ed eccola lì.
Si avvicinarono ad essa e cercarono di aprirla, ma era chiusa a chiave. Si misero a darle spallate finché non cadde a terra, per fortuna era fatta di legno..
Quindi poterono proseguire. Davanti a loro appariva un lungo corridoio, senza porte ai lati. Almeno non avrebbero potuto sbagliare strada.

The Black Cavalier aveva raggiunto le sue stanze e adesso stava comodamente seduto ad una scrivania. La sedia imbottita che lo sosteneva era davvero comoda, in color rosso come il resto dell’arredamento. La scrivania davanti a lui era in legno di giungla lavorato, che contribuiva a colorare ancora di più di rosso la stanza.
Davanti a lui delle foto, tirate fuori da un cassetto. Scrutò con asprezza ogni volto che vi compariva, dopodiché le appoggiò sulla scrivania davanti a sé. Vi erano raffigurati la sua famiglia e gli amici di un tempo, di cui non gli importava più niente. Allora perché aveva conservato quelle foto? Questa domanda gli ronzò in testa per un po’, quindi le riprese in mano e le strappò.
I cavalieri che lo avevano scortato fin lì erano ancora con lui, che lo osservavano. Anzi, più che osservare lui stavano scrutando l’arredamento della stanza. Niente armi da nessuna parte.
“allora, che ci fate ancora qui? Andate e lasciatemi solo!” ordinò con cattiveria.
“no” rispose il cavaliere con l’armatura rifinita in rosso.
“capitano Fox, come osi disobbedirmi?” sbraitò.
Allora il capitano si tolse l’elmo e così fece anche il cavaliere che aveva affianco. Era Remi.
Appena la vide il sangue gli si gelò nelle vene. Era tornata per vendicarsi.
“ciao Dark” disse lei, sfoderando la spada.
Finalmente la resa dei conti era arrivata.
“ferma, possiamo ragionare come persone civili!” disse impaurito, alzandosi dalla sedia.
“non ammettiamo trattative” disse Fox
Una goccia di sudore solcò la fronte del re. Doveva togliersi subito da quella situazione.
“ho una cosa da proporti. Andrai sul tuo balcone e annuncerai a tutti che sono liberi di andare, cittadini e guardie. Se non lo farai, morirai” gli disse Remi.
In quel momento i ricordi della sua cattura si fecero più nitidi e dolorosi.
Si avvicinò ancora di più al ragazzo che un tempo considerava amico e gli puntò la spada alla gola.
In quel momento la porta si spalancò facendo entrare Efrem, Amos, Craf e Man, che rimasero scioccati dalla scena che avevano davanti.
“ragazzi!” urlò Remi voltandosi.
Intanto Fox era andata sulla difensiva e si preparava ad attaccarli se solo si fossero avvicinati.
“tranquilla, sono con me” aggiunse la mora.
In quel momento il re colpì Remi che cadde a terra. Mollò la presa sulla spada in ferro, che fu afferrata da Dark.
La ragazza si alzò e si scostò prima che lui potesse colpirla, e in suo aiuto venne Fox che iniziò a fronteggiare con maestria ogni colpo del ragazzo, che finiva per andare a vuoto.
Un ultimo colpo di spada gliela fece cadere di mano. Era nuovamente disarmato e vulnerabile.
“resa o morte?” gli urlò Fox
“scelgo il potere!” urlò in risposta e le diede uno spintone per poi correre verso la porta.

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Capitolo 12
*** Chi avrebbe potuto fermarlo? ***


___Chi avrebbe potuto fermarlo?

Erano solo dei ragazzini ma avevano un obbiettivo preciso: lasciare un segno sul mondo. Il loro modo per farlo era costruire edifici immensi che avrebbero lasciato tutti a bocca aperta. O almeno questo era quello che credeva Remi.
L’unica cosa che Dark voleva era imporre il suo controllo sul mondo, e il suo piano era quello di costruire una magnifica città, la più bella che avessero mai visto. Stava ancora lavorando per ultimare alcune cose quando delle persone gli si avvicinarono chiedendo il permesso di abitare lì. Il suo piano stava avendo successo. Ora doveva trovare degli uomini esperti in combattimento e con loro formare un esercito, quindi avrebbe raso al suolo i villaggi circostanti e catturato la popolazione. Ormai credeva di avere la vittoria in pugno.
Chi avrebbe potuto fermarlo?

___

Con un energico slancio si fiondò in direzione della porta, per aprirla e sfuggire alla loro funerea proposta.
Per fermarlo Efrem gli si parò davanti con la spada stretta in mano, pronto ad agire. Ma Dark non aveva i riflessi pronti e finì per infilzarsi da solo sulla lama del ragazzo.
Il colpo lo aveva ferito su un fianco e non rischiava di morire per lesioni interne. C’era ancora la possibilità che si salvasse. Tutti lo accerchiarono ad armi in mano e lo guardarono in attesa di una risposta.
“ va bene, mi arrendo..” disse Dark portandosi una mano dove lo avevano ferito.
Efrem e Amos lo presero per le braccia e lo trascinarono a forza sul balcone dove era solito fare gli annunci, quindi chiamarono il popolo all’attenzione.
“ascoltare! Il re ha qualcosa da dirvi!” urlarono.
Videro i lavori forzati fermarsi e tutti a voltarsi verso di loro.
Ma Dark restava zitto, non accettando quella punizione che gli era stata inflitta. Quindi intervenne Amos che gli diede uno schiaffo così potente da farlo voltare.
Sopportando a fatica il dolore, Dark si alzò dritto in piedi e fissò il suo popolo. Avrebbe perso tutto il potere per cui aveva lavorato così tanto.
“siete liberi”
Lo disse così sommessamente che quasi non lo sentirono, il popolo iniziò subito ad esultare.
Davanti a loro adesso la scena era ben diversa, uomini sorridenti si stringevano la mano e si aiutavano a vicenda per togliersi le catene, mentre tutti i cavalieri si toglievano gli elmi.
Con la forza, Dark venne trascinato fuori. Lì una gabbia era stata costruita apposta per lui, ce lo misero dentro e lo portarono in giro per la città, così che tutto il popolo potesse urlargli contro.
Poi si voltò, guardando con odio Remi che stava camminando accanto a Fox.
“non è finita qui..” le disse, ma lei non ci fece molto caso.
Dietro a loro due Craf e Man si guardavano intorno, salutando la gente che gli veniva incontro. Poi li riconobbero: i loro amici e familiari erano lì! Avevano avuto paura che fossero morti, invece erano stati costretti a lavorare.. poterono riabbracciare le persone che tanto amavano e continuarono il cammino insieme a loro.
Davanti alla gabbia, Efrem e Amos stavano in silenzio guardando avanti a sé, finchè il primo non fu attirato da qualcosa.. erano i suoi familiari quelli? Si, erano loro. Si allontanò da Amos e corse loro incontro, abbracciandoli e vedendo le loro lacrime di gioia.
Con la caduta del regno di The Black Cavalier, ovvero Dark, il destino del mondo era stato cambiato. Glia abitanti di quelle terre non vedevano più dolore e distruzione, bensì gioia e felicità. A vincere era stata la speranza, speranza di un futuro migliore.
E da quel momento in poi, i sei combattenti che avevano sconfitto Dark non fecero altro che ricostruirsi il proprio futuro, insieme.


 
___spazio autrice
rieccomi :) spero che vi piaccia il finale che ho dato alla storia..
volevo ringraziare chi ha seguito la storia fino alla fine (forse una persona lo ha fatto), e chi ha letto almeno qualche capitolo per curiosità.. ringrazio anche chi ha messo la storia tra le seguite. Spero che vi siano piaciuti i personaggi, e che questo finale non vi abbia deluso.. se vi è piaciuta, non siate timidi e scrivete una recensione, almeno una misera di dieci parole.. perché ogni commento è importante :)

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