Così che nessuno possa più ferirmi

di Michaelis Ashley Warblers
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Prologo ***
Capitolo 2: *** 2. Chad Wilton ***
Capitolo 3: *** 3. Maria Venoso ***



Capitolo 1
*** 1. Prologo ***


1. Prologo.

 

Dopo cinque anni di fidanzamento e sei di matrimonio valgo solo questo per te, Blaine Devon Anderson, uno stupido biglietto?

 
Gli anni passati con Blaine sono stati i migliori di tutta la mia vita. Quell’uomo mi ha fatto bene in tutti i modi in cui una persona può far bene ad un’altra. Quando lo incontrai per la prima volta alla Dalton lo inquadrai come una delle mie solite conquiste, quelli con cui passi una notte e via, ma conoscendolo meglio mi resi conto che non volevo questo per lui. Cominciai a chiamarlo spesso fregandomene del fatto che lui avesse un fidanzato, il quale non tardò a fare il suo ingresso nella mia vita. Ricordo che la prima volta che incontrai Kurt Hummel, all’epoca attuale fidanzato di Blaine, lo giudicai la persona più sbagliata per quel moro dagli occhi d’ambra.
 
Le cose tra noi non andarono subito per il verso giusto, anzi ci vollero anni prima che il Karma decidesse di farci incontrare di nuovo. Le ho fatte passare di tutti colori a quel ragazzo: ho rischiato di renderlo cieco dall’occhio desto, ma lui mi ha sempre perdonato tutto; inizialmente trovavo stupido il suo buonismo, ma poi mi sono reso conto di trovarlo stupido perché lo ammiravo e lo invidiavo lui aveva quello che io non ho mai avuto a causa del mio ego: la capacità di socializzare. Nonostante i miei difetti Blaine mi accettava comunque. Col passare del tempo il nostro rapporto si fece sempre più forte fino a che mi resi conto di provare qualcosa per lui. Fu il primo e unico ragazzo di cui mi innamorai, ma all’epoca preferii  tacere i miei sentimenti, in quanto lui fidanzato fedele ed innamorato del suo Kurt.
 
Un giorno di autunno ricevetti un sms da parte di Blaine dove mi chiedeva di vederci, aveva bisogno di parlare con qualcuno che non si sarebbe fatto impietosire dalle sue lacrime. Ci incontrammo dopo la scuola al Lima Bean, unico ritrovo sociale di quella città. Quando arrivai non trovai al tavolo il solito Blaine, ma vi trovai un ragazzo distrutto dai sensi di colpa e dal dolore, non lo avevo mai visto così e pensavo che non lo avrei visto in quello stato nemmeno nei successivi secoli. Mi sedetti come se niente fosse, ma quando lui alzò i suoi occhi pieni di lacrime per incatenarli ai miei persi un battito e dovetti fare affidamento a  tutte le mie forze per non allungare la mano ed asciugarli le lacrime che continuavano a rigare le sue guance.
 
“ Sono orribile, non me lo sarei mai aspettato! Non è da me, non è questo l’uomo che sono!” ebbe la forza di dire solo quelle parole per la successiva mezzora. Io non chiesi cosa fosse successo, non me la sentivo di infierire maggiormente su quell’anima distrutta così aspettai pazientemente che mi raccontasse cosa fosse successo. Mi disse di aver tradito Kurt con un ragazzo conosciuto per errore su Facebook. Lo guardai con un misto di sentimenti che mi attraversavano gli occhi. Non era da lui, lui non era come me. Forse lo avevo idolatrato troppo anche lui era umano alla fine. Non seppi cosa dire, gli porsi solo un fazzoletto per asciugarsi le lacrime. Se Blaine era arrivato a fare una cosa del genere non c’era più speranza per gli esseri umani, nessuno ne sarebbe stato immune. Si dimostrò per quello che era davvero: un ragazzo insicuro che ha sempre bisogno di essere rassicurato dal suo fidanzato; la grande sicurezza che ostenta era solo una maschera, lo avevo capito nel peggiore dei modi.
 
Mi chiese cosa dovesse fare e io non seppi rispondere perché nemmeno io avevo mai tradito nessuno, riuscii solo a dirgli di parlare a cuore aperto con Kurt e di accettare le conseguenze delle sue azioni, qualunque esse sarebbero state. Andammo via ad orario di chiusura, gli proposi una cena e una lunga chiacchierata, ma declinò l’invito e preferì andare a deprimersi in camera sua. Due giorni dopo andai a cercarlo al McKinley per sapere come stava, ma mi dissero che nemmeno loro lo avevano visto. L’unica che seppe rispondermi fu la sua amica asiatica, Tina, mi disse che aveva preso il primo volo disponibile per New York per andare a parlare a cuore aperto con Kurt.
 
Andai via da quella scuola pubblica sollevato al pensiero che almeno aveva deciso di agire. “Sebastian” mi sentii chiamare e mi girai, era la ragazza asiatica di prima. Prima di lasciarmi andare via definitivamente da quel posto mi disse che se ci fossero stati aggiornamenti da parte di Blaine mi avrebbe informato, la ringraziai e me ne andai davvero stavolta.
 
Tre giorni dopo la mia visita al McKinley, nel cuore della notte, mi arrivò un sms di Tina dove diceva che Anderson era appena tornato  e aveva bisogno di aiuto perché era devastato dalla cosa. Raggiunsi i due alla panchina del parco pubblico di Lima circa mezz’ora dopo l’arrivo dell’SMS. La ragazza aveva ragione Blaine era veramente distrutto, appena mi vide mi disse che era tutta colpa mia del mio consiglio e mi si scagliò addosso prendendomi a pugni il busto, lo lasciai fare. Doveva sfogare la sua frustrazione in qualche modo, quando si calmò mi chiese scusa sapendo che non aveva senso quello che aveva detto perché era stato lui a combinare quel casino. Lo riaccompagnammo a casa.
 
I mesi passavano e Blaine faceva di tutto per riconquistare Kurt, ma dall’altra parte nessuno sforzo venne accettato. Impallidì quando un giorno mi disse di voler tentare il tutto per tutto con Kurt chiedendogli di sposarlo. Nessuna persona sana di mente chiede la mano del proprio compagno a diciotto anni, nessuno eccetto Blaine Devon Anderson, che quando si metteva in testa una cosa non ascoltava più nessuno. Chiese aiuto a tutti i Glee club della città per fare la sua proposta di matrimonio sulle scale di marmo bianco della Dalton, voleva che tutto ricominciasse da dove era iniziato la prima volta. Dopo aver cantato “ All you need is love” una parte di me sperava davvero che Kurt gli desse un bel due di picche, ma non era giusto che per il mio egoismo due persone che si amavano come loro soffrissero. Quando Blaine si inginocchiò alla fine della scalinata e pronunciò le fatidiche parole “ Kurt Elizabeth Hummel, vuoi sposarmi” sperai davvero in un sì di Kurt, avevano diritto al loro lieto fine. “No Blaine Devon Anderson, non voglio sposarti. Non posso sposarti! Non dopo quello che mi hai fatto. Hai ucciso la mia fiducia. Non funzioniamo più come coppia, i miei anni con te sono stati bellissimi, ma adesso devo costruire una vita senza te al mio fianco, non come compagno.” L’espressione sul viso di Anderson parlò chiaro: aveva accettato la situazione, dopo aver passato mesi ad autocommiserarsi per ogni singolo no ricevuto dalla sua anima gemella uno in più non significava niente, il che non era vero. Quest’ultimo no aveva messo definitivamente fine alle speranze di  un loro futuro insieme.
 
I mesi che seguirono quel no furono dei mesi di apatia totale da parte di Blaine, a malapena mangiava e rivolgeva dei monosillabi a qualcuno. Non potevo vederlo così, se lo era meritato è vero, ma non poteva continuare ad autocommiserarsi a vita. Quel che fatto è fatto, il passato non si cambia, ma si può costruire un futuro dove il passato non si ripeta. Dopo accurate ricerche proposi a Blaine di andare a studiare Musicoterapia al Berklee College of Music di Boston, doveva assolutamente evitare New York e la Nyada. L’idea di aiutare gli altri attraverso la musica gli era sempre piaciuta quindi valutò che fosse l’opzione migliore per lui, ma non voleva andarci da solo, voleva almeno una figura amica su cui poter contare. Decidemmo di dividere un appartamento a Boston, ma misi subito in chiaro che avrei studiato Legge. Sfondare nel campo musicale non faceva per me.
 
Dopo il diploma salutammo i nostri amici e ci trasferimmo a Boston con due mesi di anticipo, volevamo prendere familiarità con il posto e imparare a conoscerlo. Vivere insieme amplifica le sensazioni e i miei sentimenti non tardarono a tornare a galla. Mi convinsi che non era il caso di provarci subito, in fondo doveva ancora riprendersi da una promessa di matrimonio respinta. Una sera decidemmo di andare a mangiare in un ristorante giapponese poco distante dal nostro appartamento e provammo il Sakè. Blaine non ha mai retto l’alcool e lo sapevo bene. Quando finimmo di cenare era più ubriaco di un alcolista all’ora di pranzo. Lo portai a casa sorreggendolo, lo misi a letto e prima di addormentarsi mi baciò. Ogni mio desiderio sembrava avverarsi, ma decisi di non parlarne con lui, era ubriaco e si sa le cose fatte da ubriachi hanno poco valore e la maggior parte delle volte nemmeno vengono ricordate.
 
La settimana successiva mi evitò come se gli avessi fatto un grave torto, non capivo il perché di quel comportamento, ma sospettavo che fosse per quel bacio, così quando tornò dal college presi in mano le redini della situazione e chiesi spiegazioni. Tra i due ero io quello più diretto. “ Ti ho baciato e tu non hai detto nulla “ sono le uniche parole che riuscì a dire, il mio corpo si gettò verso di lui non rispondendo ai miei comandi, presi il suo viso tra le mani e ricambiai quel bacio. “ Non ti ho detto nulla perché pensavo che tu fossi ubriaco e che non ti saresti mai ricordato quel bacio “. Da quel giorno fu tutto in discesa per noi eravamo una coppia a tutti gli effetti: ci prendevamo per mano in pubblico, andavamo al cinema, ma soprattutto ci amavamo. Uno era la spalla dell’altro nei momenti di difficoltà e uno era la gioia dell’altro nei momenti di felicità. Gli anni di studio passarono velocemente , so che è paradossale dirlo, ma quando si è felici tutto intorno lo si vede con occhi diversi e si vive in funzione della felicità altrui. Non vedevo l’ora di iniziare ad esercitare la professione di avvocato in modo da comprare una casa per me e Blaine, che dopo essersi laureato a pieni voti aveva cominciato a collaborare con il reparto di Pediatria dell’ospedale locale.
 
Dopo due anni di duro lavoro riuscii finalmente a risparmiare abbastanza per chiedere a Blaine di sposarmi sulla spiaggia di Miami al tramonto, come aveva sempre sognato. La mia proposta non fu colossale come la sua a Kurt, anzi fu molto intima e personale. Appena vide l’anello il terrore si dipinse nei suoi occhi, capii che non aveva ancora superato il trauma del rifiuto ricevuto precedentemente, ma subito dopo sorrise e le lacrime rigarono le sue guance quando disse il fatidico “ Sì “. Ero l’uomo più felice del pianeta. Alla fine di Agosto volammo in California, a Miami insieme ai nostri amici e parenti. Il matrimonio si svolse sulla spiaggia al tramonto come desiderava da tutta la vita, fu una cerimonia semplice: le sedie bianche per gli invitati, il tappeto rosso ed il funzionario dello Stato. Fu semplice ed intima come eravamo noi, come era il nostro amore. Tutto andava per il meglio fin quando, per il quinto anniversario di matrimonio, non decisi di regalargli due biglietti per lo spettacolo di “ West Side Story “ a Broadway. Volevo ricordare come tutto tra noi cominciò. Fu l’errore più grande della mia vita. Il fato volle che il protagonista principale fosse Kurt Elizabeth Hummel, che finalmente aveva la voce da Tony e non da Maria.
 
Quando si rincontrarono tra quei due scattò qualcosa, me ne resi conto, ma Blaine continuò a negare. Rifiutò i suoi sentimenti per un anno intero fin quando non si fecero innegabili. Mi svegliai la mattina del nostro sesto anniversario e al posto della solita rosa sul cuscino trovai una busta da lettera, portava la calligrafia di Blaine. La aprii.

“ Sebastian,
amore mio, nel giorno del nostro sesto anniversario di matrimonio ti faccio l’augurio più grande e sincero che si possa fare: TI AUGURO DI TROVARE QUALCUNO CHE TI MERITI SUL SERIO, TI AUGURO DI TROVARE QUALCUNO CHE SAPPIA STARTI ACCANTO SENZA FUGGIRE, COME HO FATTO IO.
Come avrai sicuramente capito questo è un addio. Sì sono scappato per tornare da Kurt. Per undici anni hai reso la mia vita un paradiso, per undici anni ti ho amato e tu hai amato me, ma lo sai tu stesso che  l’amore è strano, indescrivibile ed imprevedibile.
Avevi ragione tu, esserci rincontrati l’anno scorso ha risvegliato in noi tutto quello che eravamo e tutto quello che avevamo.
Non ti ho tradito. Non potevo commettere di nuovo lo stesso errore, non te lo saresti meritato, ma come sai sono un codardo perché non ho nemmeno il coraggio di lasciarti guardandoti negli occhi, tra i due quello più forte sei sempre stato tu. Ho preferito farlo scrivendo una lettera perché non avrei retto il tuo dolore.
Non potrò mai tornare da te, non perché non ti ami, ma perché non reggerei il senso di colpa per averto provocato questo dolore, avremmo dovuto festeggiare stasera, ma io sono riuscito a rovinare tutto.
Perdonami se puoi. Se non lo farai capirò.
 
Ti ho amato davvero, Sebastian.
 

Codardamente tuo,
Blaine. “

 

Sei anni di matrimonio finirono così.

Per Blaine sei anni di matrimonio valevano un’ insulsa lettera di poche righe.
 
Per me sei anni di matrimonio valsero mesi di sedute psichiatriche, un divorzio difficile, un cuore infranto e la sepoltura dei miei sentimenti.
 
Da quel giorno decisi che non avrei mai più amato nessuno, così nessuno avrebbe potuto farmi del male.
 

Note dell’autore.

Ciao a tutti,
come possiamo vedere il cattivo di turno questa volta non è Sebastian, ma Blaine. Per una volta nelle loro vite le parti si sono invertite. Non credo che ci sia molto da aggiungere perché il testo parla da solo.
Come sempre voglio ringraziare chi mi segue, chi mi recensisce (perché le recensioni fanno sempre bene :] ), chi mi legge, ma soprattutto voglio ringraziare KlaineItachi che ogni volta con santa pazienza legge ( e corregge ) quello che la mia tastiera e la mia testa partoriscono.
 
Per qualsiasi cosa mi trovate sulla mia pagina autore di Facebook. 
 
 

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Capitolo 2
*** 2. Chad Wilton ***


2. Chad Wilton.


Sono passati sei mesi dall’ultima volta. Sono passati sei mesi dall’ultima volta che ho pronunciato il suo nome. Sono passati sei mesi dall’ultima volta che ho aperto il suo armadio. Sono passati sei mesi dall’ultima volta in cui ho guardato le nostre foto. Sono passati sei mesi dall’ultima volta in cui ho preparato la cena per noi, aspettando che tu rientrassi. Sono passati sei mesi eppure io mi sento esattamente come il primo giorno.
 
Non esco più di casa, a lavoro ho preso un’aspettativa, ho tagliato i ponti con tutti, evito i nostri posti comuni eppure non è cambiato niente. Mia madre mi ha spedito in cura da uno strizzacervelli, ho opposto resistenza,  ma non c’è stato niente da fare. Poco male, tanto è lei a spendere i soldi inutilmente, non io.
 
Dopo l’ennesima – inutile – seduta il dottor Finnerback mi ha prescritto dei farmaci per dormire la notte, che idiozia. Chi usa dei farmaci per dormire? Perché dovrei usarli proprio io? Mia madre urla e strepita da un’ora, ma io non ascolto una parola, mi è sempre risultato facile spegnere il cervello o mettere un filtro quando Marion Deville Smythe parla, ma adesso sono stanco non voglio più sentirla, voglio restare da solo e so che l’unico modo per ottenere quello che voglio è darle quello che vuole, quindi accetto di scendere in farmacia a comprare le compresse prescritte dal Dottore. È mal fidata, quindi insiste per accompagnarmi, acconsento anche a questa sua richiesta. Sarà un gioco da ragazzi ogni giorno svuoterò nel lavandino la dose di compresse e se mi chiameranno al telefono non risponderò così crederanno che io stia dormendo.
 
Voglio restare solo, ho bisogno di restare solo. Sono stanco di tutta la compassione della gente, non sono un gatto che si bagna sotto la pioggia, non ho bisogno di nessuno che finga di capire come mi sento, ho solo bisogno di stare solo con me stesso, solo io so come mi sento, solo io mi comprendo a pieno. So benissimo che in questo momento mi basterebbe un semplice cenno di Blaine e io tornerei da lui dimenticando tutto. Nella normale logica umana io dovrei  odiarlo, dovrei considerarlo morto, dovrei avere la forza di voltare pagina, ma io non sono la normale logica umana, io sono Sebastian Smythe, penso ed agisco in maniere completamente sconosciute alla normale logica umana.
 
“ Quanto ti ci vuole per fare una doccia Sebastian?” mi urla mia madre dalla nostra, dalla mia, camera da letto. L’acqua fredda che mi scorre sul viso nasconde le mie lacrime e mi aiuta ad allontanare i pensieri dalla mia mente, almeno per qualche minuto. Sto bene sotto l’acqua non voglio uscire, ma la voce di mia madre è davvero irritante, vorrei davvero che tornasse in Francia e mi lasciasse in pace una volta per tutte.
 
La farmacia non dista molto da casa mia quindi decido di mettere i pantaloni della tuta e una felpa, non ho molta voglia di vestirmi e non ho nemmeno voglia di lasciare casa mia. Il tragitto è breve per fortuna. Boston ha tutto quello che serve a portata di mano. Quando entrai in farmacia con mia madre, mi accorsi che quel giorno c’era una lunga fila, cosa insolita, dato che il luogo rimaneva nascosto in delle strade secondarie. Non riuscivo a capire il perché di ciò, allora mi avvicinai a vidi un ragazzo giovane,                                                                                                                                                                                                       probabilmente un neolaureato in farmacia, che spiegava ai presenti l’importanza e il valore di effettuare la raccolta dei farmaci per i bisognosi. Durante tutto il suo breve seminario improvvisato, la farmacia rimase chiusa, quindi dovetti aspettare la fine dell’incontro per poter prendere le mie medicine.
 
“Chad Wilton, piacere”. Mi voltai. Il giovane farmacista si stava presentando porgendomi la mano, “Sebastian Smythe” dissi e strinsi la sua mano. “Ho visto che sei arrivato in ritardo al seminario, se ci sono dubbi chiedi pure” “Ti ringrazio, ma è tutto chiaro”. Dopo sei mesi il mio primo contatto pubblico fu così freddo, erano anni che non mi comportavo così. Chad non sembrava spaventato dalla cosa, doveva essere abituato alle reazioni dei pazienti. Per cercare di rimediare alla situazione mi avvicinai e chiesi quali farmaci potevano essere utili e lui mi fece un elenco; mi disse anche che la farmacia stava organizzando un servizio di consegne a domicilio dei farmaci quindi mi lasciò il suo numero in caso di bisogno.
 
Quando uscii da lì mia madre sembrava più tranquilla, vide che non avevo perso del tutto la socialità, ma se ne uscì con uno dei suoi commenti fuori luogo “mi sembra carino il ragazzo”. A quel commento tutto il mio sistema nervoso aveva voglia di esplodere e gridarle che non volevo sostituire Blaine con nessuno, ma se lo avessi fatto non se ne sarebbe mai più andata da casa mia quindi finsi di essere d’accordo con lei. Il Sebastian da una botta e via era morto dodici anni prima, quando aveva trovato l’amore.
 
Nei giorni successivi fui tentato varie volte di chiamare Chad e riportare alla vita il vecchio Sebastian, ma qualcosa dentro di me lo aveva sempre impedito, fin quando non fu lui ha fare la prima mossa. Mi chiamò con la scusa del controllo del servizio di qualità e poi mi invitò ad un aperitivo, titubai e alla fine accettai. Era ora di rispolverare il vecchio Bas. Passammo una bella serata, ma al momento di concludere mi tirai indietro. Non ero ancora pronto. La cosa piacque molto a Chad che mi definì un ragazzo di sani principi. Poverino, se solo sapesse chi ero un tempo.
 
Dopo circa un mese che ci vedevamo finalmente qualcosa in me si sbloccò, il muro crollò e riuscii a concludere la serata, per lui fu una cosa meravigliosa per me fu solo un banale su e giù, accompagnato da qualche gemito e dal rumore delle carni che si scontravano. Non fu niente per me, il vuoto totale.
 
Una notte Chad fece l’errore  più grande della sua vita mi guardò negli occhi e disse di amarmi. Nessuno dice a Sebastian Smythe di essersi innamorato. Lo liquidai dandogli i soldi del taxi e cacciandolo via in malo modo. Chiusi ogni tipo di comunicazione con lui.
 
Non sono un tipo da sentimentalismi e non lo sono mai stato. Dovevo solo ricordarmelo.
 
Da quella sera interruppi le sedute psichiatriche,  la terapia per il sonno e cominciai ad uscire ogni sera, in cerca di qualcuno con cui passare la notte per poi dimenticare il suo nome la mattina successiva.
Sebastian era tornato e tutto il mondo doveva saperlo. Non avrei mi più permesso a nessuno di abbagliarmi con le false luci della speranza, del buonismo e dei sentimenti.
 
La fenice era risorta e presto Blaine Anderson lo avrebbe saputo.

 
Note dell'autrice

Eccoci al secondo capitolo,
piano piano Mr. Sebastian -sonotroppofigoperilmondo- Smythe sta superando la sua depressione.
Propabilmente incanala le sue energie in maniera errata (?).
Lo vedremo affrontare nuove situazioni ed emozioni sempre più contrastanti, ma forse Boston ha in serbo una sorpresa speciale anche per lui (?).

Come sempre i miei ringraziamenti speciali vanno alla beta più pigra del mondo ( <3 ) KlaineItachi e ovviamente a tutti coloro che leggono/seguono/preferiscono/recensiscono e chi più ne ha più ne metta xD

Spero di ritrovarvi tutti al prossimo capitolo <3
Nel frattempo per qualsiasi cosa mi trovate qui Me on Facebook.

 

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Capitolo 3
*** 3. Maria Venoso ***


3. Maria Venoso
 
Otto mesi, sette giorni, tredici ore, cinquantacinque minuti e ventisette secondi esatti sono passati dall’ultima volta che l’ho visto. Mai una telefonata, mai una cartolina, ma i una lettera, mai un sms, mai niente.
 
“ Sono davvero contato qualcosa per te oppure ero solo il ripiego delle tue solitarie notti senza Kurt, caro Blaine? ” Sì, voglio chiederglielo dal giorno in cui mi ha lasciato solo come un deficiente, ma mi risulta impossibile farlo, se solo provassi ad avvicinarmi a lui cadrei di nuovo in quel nero baratro chiamato disperazione.
 
Ho avuto molte avventure dopo Chad, il farmacista. I sentimenti non fanno per me e non sono mai stai parte integrante di me, l’unico con cui riuscivo a sentirne l’esistenza dentro di me era lui, ma adesso non è più parte della mia vita quindi non ho più bisogno di sentirli, di mostrarli. Non mi renderò mai più ridicolo per nessuno, i miei principi morali sono tornati quelli del diciassettenne Sebastian studente della Dalton Accademy: sesso, sesso e ancora sesso.
 
Da quando ho deciso di ridurre le sedute dal dottor  Finnerback mi sono concesso di nuovo il lusso di bere alcool, mi ha sempre aiutato a divertirmi, a dimenticare.. E’ sempre stato un buon amico, l’alcool, quando avevo bisogno di lui c’era. Blaine mi proibiva sempre di bere troppo: diceva che quando mi ubriacavo ero ridicolo e senza controllo. Adesso lui non è qui, posso bere, posso farlo. Mi è mancata in un certo senso questa libertà.
 
Ho deciso di tornare a lavoro, per vivere servono soldi. Erano mesi che non mettevo mano ad un caso quindi decisi di cominciare con qualcosa di veramente leggero, ma in ufficio non c’era niente di facile. Il telefono squillò e come sempre aspettaì  il terzo squillo per rispondere, dovevo raccogliere le forze prima di pronunciare qualsiasi cosa, speravo  ancora che lui mi chiamasse anche solo per errore.
 
“ Studio Legale Associato Dempore&Destrot, parla Sebastian Smythe.” Mi ricordavo ancora la frase di rito, era come andare in bicicletta: una volta imparato non si dimentica più. “Sono il tenente Barrett” e così cominciò il lungo monologo del poliziotto all’altro lato del telefono. Stava cercando un avvocato d’ufficio per una ragazza che non poteva permettersi la difesa. Ero iscritto alle liste per colpa di Blaine e del suo buonismo, “ fare del bene agli altri aiuta “, diceva, “tutti hanno diritto ad una difesa, anche chi non può permetterselo “ ripeteva.
 
Maria Venoso, ventunenne barista italiana denunciata per rissa in un bar, nel suo stesso bar per la precisione, la ragazza sosteneva di essersi solo difesa e di non aver cominciato la rissa. Il mio compito? Dimostrare la legittima difesa. Decisi di accettare il caso senza troppi indugi, non mi sarebbe potuto capitare niente di più facile, in quanto penalista.
 
Comunicai ai soci anziani dello studio del mio caso e alle 12.30 in punto mi presentai in commissariato per conoscere la mia cliente e per studiare una strategia difensiva. Era una ragazza davvero insolita: era molto bassa (alta più o meno come Blaine), con degli occhi azzurri quasi inquietanti e dei lunghi capelli castani. Inizialmente mi sentivo a disagio, qualcosa in lei mi trasmetteva ansia, ma non sapevo cosa. Da bravo avvocato quale sono, celai questo mio disagio e cominciai con le domande di rito. Intorno alle 16,30 avevamo già pronta la strategia difensiva per evitare il processo e per dimostrare la sua innocenza.
 
La settimana dopo, quando fummo convocati dal giudice per discutere il caso la mia strategia funzionò, evitammo il processo e Maria dimostrò la sua innocenza. Era una ragazza fortunata, con i pochi elementi a disposizione era difficile dimostrare la legittima difesa, ma fortunatamente avevo risposto io alla sua chiamata.
 
Essendo un caso d’ufficio, la ragazza non pagò la mia parcella (ci avrebbe pensato lo stato prima o poi ), ma voleva comunque sdebitarsi in qualche modo. Mi diede l’indirizzo del suo bar e mi disse che finché fosse stata lei a gestire il posto avrei avuto bevute gratis a vita. Solo un pazzo non ne avrebbe approfittato.
 
Decisi che era giunto il momento di riprendere in mano la situazione, essere tornato il vecchio Sebastian mi era piaciuto, adesso dovevo solo trovare la prossima vittima. Quale luogo migliore se non il bar in cui avevo bevute gratis a vita?
 
Un Sabato sera, mi recai al bar, dove la mia ex cliente, Maria fu felice di vedermi, anche troppo. Cominciai a bere senza mai alzarmi dal bancone, non ne avevo voglia. Parlai a raffica, raccontai a quella ragazza tutti i problemi che mi affliggevano, strano ma vero riuscivo a parlare meglio con lei che con il mio strizzacervelli. Stette in silenzio tutto il tempo ad ascoltare la mia storia, poi con tutta la sincerità possibile, cosa che di solito nessuno fa in queste circostanze, mi disse che era giunta l’ora di smettere di piangermi addosso, avevo tutta la vita davanti e dovevo viverla. Non so perché quelle parole mi provocarono un brivido lungo la schiena.  Il mio psicanalista me le aveva ripetute all’infinito, ma senza alcun risultato, adesso una ragazzina di  ventuno anni mi dava i brividi solo parlando. Ero evidentemente ubriaco, non c’era altra spiegazione.
 
Verso le due del mattino mi avviai alla macchina per andare verso casa, ma una voce abbastanza autoritaria mi disse che ubriaco come ero non avrei guidato. Era la voce di Maria. Mi prese le chiavi dalla tasca della giacca, mi chiese l’indirizzo e mi portò fino a casa dove mi mise a letto. Fu strano perché nessuna donna, eccetto mia madre in rare occasioni, si era premurata di me. Ancora l’eccesso di alcool pensai.
 
La settimana dopo decisi di tornare di nuovo al bar di Maria, ma non la trovai. Era malata e un senso di delusione cominciò a crescere dentro di me. Decisi che non aveva senso rimanere lì, allora me ne tornai a casa, accesi la tv e guardai una partita di basket, i Lakers contro i Chicago Bulls per la precisione.
 
Durante la partita il telefono squillò, ma io non ebbi il solito sussulto e la solita esitazione, stavo guarendo. Quando risposi, con mia grande sorpresa, riconobbi subito la voce di Maria all’altro capo del telefono. Mi chiese come mai non fossi passato al bar e scambiammo qualche parola. La cosa cominciava a piacermi. Parlare con lei mi faceva davvero bene. Ero un altro da quando la conoscevo.
 
Dopo due mesi che la conoscevo cominciammo ad uscire insieme come amici ovviamente, date le mie tendenze sessuali, andavamo spesso al cinema e al teatro. Mi sorpresi quando un Venerdì sera, poco prima di Natale, mi invitò a bere in un bar. Lo credevo un paradosso: un barista che beve in un bar che non era il suo, trovavo la cosa divertente.
 
Devo ammettere che quella sera bevemmo tanto e che la ragazza reggeva bene l’alcool. Eravamo entrambi ubriachi quindi decidemmo di chiamare un taxi e di tornare la mattina seguente a recuperare le rispettive auto. La invitai a dormire a casa mia, avevo tre stanze tutte per gli ospiti, quelle stanze che non diventarono mai le stanze dei figli che Blaine tanto desiderava.
 
Non sottovalutate mai l’alcool ha un ascendente ed un potere davvero smisurato sulle persone. Non so come, ma dopo aver chiacchierato a lungo mi ritrovai a baciare e spogliare una donna. Era davvero strana come cosa, ma devo ammettere che in quel periodo mi piacque davvero. Lei sapeva le mie tendenze sessuali e le accettava e io semplicemente sperimentavo, forse.
 
La mattina dopo non mi svegliai da solo, nel posto dove dormiva Blaine c’era una donna, anzi una ragazza di ventuno anni, un’amica.
 
La storia, puramente sessuale e senza implicazioni sentimentali, con Maria andò avanti per mesi. Fin quando non trovai la mia preda successiva e lei non trovò un fidanzato. Devo rettificare, la storia non durò mesi, durò un anno. Non mi ero mai sentito a mio agio con una donna come con lei. Fu e resterà sempre l’unica donna della mia vita, in molti sensi. Oltre ad essere la mia migliore amica, l’unica donna con cui abbia mai avuto una relazione, l’unica donna per cui ho segretamente provato qualcosa, era anche la madre di mio figlio Gioele.
 
Ebbene sì, Sebastian Smythe ha un figlio. È l’ora di diventare responsabile. Il bambino è bellissimo e trovo che mi assomigli molto, spero che prenda solo il meglio da me, se qualcosa di buono in me è rimasto.

 


Angolo delle note.
Rieccomi qui,
si potrebbe dire che c'è un drastico cambio della personalità di Bas, ma noi lo amiamo anche così, giusto?
Comunque siamo quasi a metà della storia e il poveretto non ha ancora trovato la sua "luce in fondo al tunnel" ce la farà?
Io lo so :)

Ringrazio come sempre tutti coloro che leggono, scrivono, recensiscono, preferiscono, seguono e ricordano.
Vorrei ringraziare un po' meno quella pigrona della mia beta, ma le voglio bene e la ringrazio lo stesso. KlaineItachi.
Per tutto quello che volete, curiosità, insulti, ecc.. Mi trovate sulla mia pagina Facebook, qui  :)
Alla prossima <3

 

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