It's just a one night stand

di Mahiv
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Dean sbuffò, lanciando malamente il suo mazzo di chiavi sulla mensola dell'entrata, centrando l'anfora in ariglla spezzata a metà -una creazione del suo coinquilino finita male- che usavano come porta chiavi. Sentì vagamente una saluto provenire dal bagno, mentre lui puntava alla sua camenra da letto. Si lasciò cadere a pancia in giù sul materasso in un modo decisamente privo di grazia, rimbalzando un paio di volte. Dio, se era stanco.
Garth si era preso una settimana di ferie, farfugliando qualcosa sulla fine del mondo e sul fatto che non poteva morire senza aver visto il Gran Canyon, per cui all'officina erano rimasti solo lui e Bobby. Non avrebbe dovuto lamentarsi di avere molto lavoro da fare, più soldi da portare a casa, ma diavolo, sembrava che ogni dannato automobilista della città avesse deciso di far schiantare la sua macchina contro un palo, o un marciapiede, o di far esplodere il motore dal nulla, nella stessa giornata.
Dean storse leggermente il naso, notando che il suo copri materasso aveva un odore strano.
Copri materasso? Aprì gli occhi, e vide le sue lenzuola sparse un po' ai piedi del letto, e un po' sul pavimento.
«Cas..?» Cominciò, leggermente titubante. «Ti sei fatto qualcuno nel mio letto?»
Ci fu qualche momento di silenzio, poi la voce dell'artista gli giunse da qualche parte della casa.
«Dipende...In una scala da uno a dieci quanto saresti incazzato?»
Dean sollevò le sopracciglia, aprendo la bocca, non sapendo se per dire qualcosa o solo per shock. «Stai scherzando, vero?» Chiese retoricamente, anche se un po' sperava un una risposta affermativa.
«Eh..il mio letto era pieno di dipinti. Ma, hey, è stata solo una sveltina, niente di chè.» L'altro disse tranquillamente.
«Oh, certo, fantastico, niente di chè.» Borbottò il meccanico, mentre Castiel faceva capolino nel corridoio di fronte alla sua stanza con un'espressione un po' dispiaciuta.
«Oh andiamo, ti laverò le lenzuola, ti comprerò da bere, cucinerò io per una settimana per farmi perdonare per aver scopato Balthazar nel tuo letto.» Dean era sul punto di dire qualcosa come 'no, Cas, non importa' oppure 'non sopravviverei un'intera settimana, Cas', quandò si accigliò, e puntò i gomiti sul materasso per potersi voltare verso di lui.
«Era Balthazar? Cristo.» Scosse la testa, facendola ricarede in modo quasi melodrammatico sul cuscino.
«Perchè, cos'ha ha che non va?» Castiel chiese con tono confuso.
«Lo detesto.» Nel corridoio risuonò una leggera risata.
«Nah, è un bravo ragazzo. Molto intelligente, molto sexy. E potrebbe esser stato peggio, avrei potuto scopare Crowley nel tuo letto.»
Dean emise un mugolio di disgusto contro la stoffa nel cuscino. «Non farmici nemmeno pensare, potrei vomitare.» Sentì Castiel tornare nella sua stanza, probabilmente preparandosi ad uscire.
«Non ti preoccupare, lui mi ha scopato sul bancone della cucina.»
Silenzio.
«Cosa!?» Dean si voltò scattando a sedere.
«Tranquillo, non su quello dove cuciniamo.» Volle rassicurarlo Castiel. Perchè, sì, quella era una grande consolazione.
«Oh, certo, allora è perfetto!» Sbottò, lanciando un'occhiataccia al corridoio vuoto, sperando che il suo coinquilino la avvertisse dall'interno della sua stanza.
«Non capisco quale sia il problema.» Disse tranquillamente l'altro, e Dean potè giurare, che aveva fatto spallucce.
«Il problema è che mi dovrebbe andare bene che tu scopi nel nostro appartamento con ogni dannato tizio che incontri per strada. Ecco qual è il problema.»
La sua testa sbucò dalla sua stanza, guardando verso di lui con espressione un po' mortificata, come se avesse capito quanto la cosa lo disturbava. «Beh, posso...abbassare un po' i toni, se ti da fastidio.»
«Non mi da 'fastidio', Cas. Mi fa sentire di merda.» Spiegò con un tono stanco.
«Oh..Scusa. Non..non lo sapevo.» Castiel si susò in maniera esitante, corrugando le sopracciglia. Il meccanicò sbuffò, e si lasciò cadere all'indietro sul materasso, di nuovo.
«No, non- Scusami, fai quello che ti pare, non ho nessun diritto di dirti cosa fare.»
«Dean, è casa tua quanto è casa mia. Se faccio qualcosa che ti fa sentire a disagio..dimmelo.» Castiel percorse il corridoio che li separava, e si appoggiò con una spalla contro lo stipite della porta della sua camera da letto.
«Non sono a disagio, Cas. Davvero, lascia stare.» Dean gli sorrise leggermente, tentando di convincerlo a passare oltre i suoi sbalzi d'umore da quindicenne frustrato.
«Okay. Beh..se hai bisogno di me, sono all'Harvelle. Esco con questo tizio, Alistair.» L'artista ricambiò il sorriso e tornò nella sua stanza, uscendone una manciata di secondi più tardi con la sua giacca sotto braccio.
«Va bene.» Dean sospirò, voltandosi su un fianco. «Senti, davvero, non ho niente contro il tuo...vederti, con un sacco di gente. Seriamente, non è affar mio. Solo..non parlarne, okay? Non con me.»
Castiel corrugò le sopracciglia, guardandolo leggermente confuso per un momento, ma annuì.
«...Va bene. Non lo farò, promesso. Ci vediamo dopo?»
«Certo.» Disse chiudendo gli occhi. In realtà, era piuttosto sicuro che non si sarebbero visti fino al giorno seguente, dato che era abbastanza improbabile che lui fosse ancora sveglio quando Castiel sarebbe tornato.

Qualche ora dopo, il suo telefono squillò, facendo vibrare il cuscino sotto la sua testa in modo fastidiosamente scomodo. Dean mosse la mano alla cieca sotto il cuscino, cercando di afferrare il cellulare. Strizzò gli occhi, tentando di guardare lo schermo e la sua dannatissima luce abbagliante con i suoi occhi assonnati. Era un messaggio di Castiel.
'Puoi venirmi a prendere? Per favore?'
Dean sospirò, schiacciando la faccia contro il materasso con un grugnito assonnato. Guardò l'ora. Due e quaranta.
Meraviglioso, fra meno di quattro ore avrebbe dovuto svegliarsi per andare all'officina.
'Ok. Sei ancora all'Harvelle?' Inviò. Nel giro di una manciata di secondi il cellulare squillò di nuovo.
'No, sono in centro. Sui portici davanti alla piazza.' Dean corrugò le sopracciglia, leggendo il messaggio. Era parecchio lontano dal locale. Ma più vicino al loro appartamento, per cui tanto meglio.
Contò fino a tre per almeno quattro volte, cercando la forza di alzarsi, e quando riuscì a mettersi seduto ed ad accendere la luce del suo comodino, si accorse di essersi addormentato vestito. Beh, una cosa in meno da fare.
'Ok, dammi dieci minuti.'
Mise in tasca il suo cellulare e si alzò dal letto, stiracchiandosi e rabbrividendo leggermente.
Si infilò le scarpe, quel paio vecchio e bucato che proprio non si sentiva di buttare talmente era comodo, prese le chiavi, ed uscì di casa.
Durante il tragitto cercò di svegliarsi mettendo la sua stazione preferita ad alto volume, sbadigliando di tanto in tanto.
Non era particolarmente felice di andare a prendere il suo coinquilino, dato che probabilmente aveva appena fatto sesso con quell'Alistair, e sapeva che se Castiel glielo avesse chiesto in altre circostanze, andarlo a prendere non lo avrebbe disturbato.
Dopo qualche minuto fermò la macchina accanto ad un marciapiede, e riprese il telefono dalla tasca.
'Sono qui.'
Guardò fuori dal finestrino, e vide Castiel guardarsi intorno cercando l'Impala, per poi correre verso di lui e montare in macchina.
Dean non fece a tempo a salutarlo che il suo coinquilino stava già soffiando una raffica di parole, guardando davanti a sè. «Scusa lo so che avevo promesso di non parlare di queste cose ma posso per favore parlarti?» Chiese, mantenendo lo sguardo sulla strada vuota oltre il vetro.
«Uh..sì. Certo.» Dean rispose, corrugando leggermente le sopracciglia. «Cas, stai bene?»
Lui scosse la testa. «No. Alistair è un coglione.»
Dean si raddrizzò un poco sul sedile, abbandonando la posa da 'mi sono svegliato dieci minuti fa'. «Perchè? Cos'è successo?»
«Siamo andati a casa sua. A quel punto, avevo già capito che lui non era roba per me. Troppo inquietante. Troppo intenso.» Fece spallucce. «Ha cercato di forzarmi. Gli ho dato un calcio nelle palle e sono corso fuori. Ma Dio, che testa di cazzo.» Castiel disse tranquillamente, come se gli stesse raccontando di essere andato a fare una passeggiata.
Dean rimase a guardarlo per un po', senza dire una parola. Poi strinse la presa sul volante e guardò fuori dal finestrino, verso le vilette a schiera che circondavano la piazza. «Dove vive?»
Castiel doveva aver capito subito dove voleva andare a parare, perchè fermò immediatamente qualunque cosa stesse pensando. «Dean, no. Sto bene, davvero, guardami. Sono solo un po' scosso, ma sopravviverò.» Disse con una leggera risata, e fece un cenno verso la strada che portava al loro appartamento. «Possiamo tornare a casa ora?»
Dean si voltò a guardarlo, stringendo la mascella, ed avviò il motore dell'Iimpala. «Okay.» Disse sottovoce, dirigendosi al loro appartamento.
«Grazie per essere venuto. Non..mi andava molto di tornare a piedi.» Lui sospirò, poggiando la testa contro il finestrino.
«Non preoccuparti. Non ti avrei lasciato tornare da solo in ogni caso, se avessi saputo.» Disse annuendo leggermente, gli occhi sulla strada.
Castiel appoggiò la sua mano sopra la sua, sul cambio, in segno di ringraziamento.
«Solo..la prossima volta, per favore, cerca di conoscere meglio il tizio con cui vai a casa.»
L'artista sembrava noncurante mentre si stringeva nelle spalle.
«L'ho già fatto prima. L'ho fatto così tante volte. Questo è stato solo..un errore, davvero.»
Dean sospirò, scuotendo leggermente la testa. Perchè era lui quello più sconvolto? Perchè Castiel sembrava così incurante? «Uno sbaglio.» Mormorò, più a se stesso, in realtà.
Quell'uomo avrebbe potuto stuprarlo e per lui quello era solo uno sbaglio.
«Non giudicarmi, Dean.» L'artista disse con tono stanco, probabilmente notando la sua tensione, mentre la macchina si fermava.
«Non ti sto giudicando, Cas.» Negò Dean con un sospiro, spegnendo il motore. «Solo non capisco perchè tu lo faccia.» Aggiunse, uscendo dall'Impala. E, davvero, sapeva che un buon amico sarebbe rimasto al fianco di Castiel, dopo qualcosa del genere. Ma il suo comportamento, il modo in cui non gli importava, lo facevano solamente incazzare.
«Perchè faccio cosa? Perchè vado a letto con la gente?» Lui chiese, seguendolo velocemente.
«Tutto, Cas.» Rispose, aprendo la porta con il suo mazzo di chiavi. «Perchè sei così incosciente, perchè sei così incurante, perchè sembra che non ti importi.»
«Non sono incosciente. Mi piace scopare, è così terribile?» Sbottò. «Non sono cazzi tuoi quello che faccio, in ogni caso.»
Dean sospirò. «Sì, lo so. Per questo non volevo parlarne.» Mormorò entrando in casa.
«Vaffanculo, Dean. Non capisco perchè devi sempre comportarti come tu se fossi superiore e perfetto. E' perchè stai passando un periodo di siccità? Non credere che non sappia che anche tu scopavi qualcuno di diverso ogni giorno, non troppo tempo fa.» Castiel entrò nell'appartamento e chiuse la porta dietro di sè con un tonfo, chiaramente iniziando ad arrabbiarsi.
Il meccanico sospirò di nuovo, passandosi stancamente una mano sul volto. «Non è un 'periodo di siccità', Cas. Non mi va di scopare, tutto qui.» Si sfilò la giacca e la lanciò sulla sedia accanto all'entrata, dirigendosi verso la sua stanza. «Tornare da lavoro ogni giorno e sentire odore di sesso in tutta la casa è più che abbastanza.» Disse piattamente.
«Oh mi dispiace di scopare così tanto, Dean. Mi dispiace di essere una tale puttana.» Tuonò Castiel, dietro di lui, la sua voce tradusava sarcasmo.
«Cas, non ho detto..» Dean voltò verso di lui. «Non ho detto questo.» Disse lentamente.
«Non ce n'è stato bisogno.» Rispose l'altro, scuotendo la testa.
«Senti-» Il meccanico sbuffò, passandosi nervosamente una mano fra i capelli. «Come hai detto, non è affar mio. Puoi fare quel diavolo che ti pare.» Disse in modo più tranquillo.
«Fidati, Dean, farò quel diavolo che mi pare, e chi diavolo mi pare.» Ringhiò, guardandolo furioso.
Dean annuì, con un sorriso amaro. «Perchè no, così mi chiamerai di nuovo nel bel mezzo della notte per venirti a prendere.» Sbuffò una risata. «Ridicolo.» Mormorò, dandogli le spalle.
A quel punto, sapeva di averlo reso ancora più furioso, ma non gli importava. «Fottiti, Dean Winchester.» Per cui non fu poi troppo sorpreso, quando l'altro gli afferrò l'avambraccio per farlo voltare di nuovo verso di lui.
«Pensavo che quello fosse il tuo campo.» Dean ringhiò, strattonando il suo braccio per liberarlo dalla sua stretta. Non ricordava nemmeno più come avessero finito per litigare, o perchè stessero urlando quelle cose. Non si erano mai parlati così prima. Litigavano spesso, vero, ma nulla di serio, solo stupidi battibecchi da coinquilini.
Lo schiaffo che seguì avrebbe anche potuto arrivare lentamente, e Dean comunque non se lo sarebbe aspettato.
Si congelò sul posto, il volto girato verso destra a causa del colpo e gli occhi spalancati. Rimase immobile per qualche secondo, e potè sentire che il suo coinquilino fece lo stesso. Sentì la pelle bruciare, lì dove l'altro lo aveva colpito..beh, piuttosto violentemente. Strinse la mascella e si voltò lentamente verso Castiel, ma senza guardarlo negli occhi. «Buonanotte Castiel.» Mormorò piattamente, lasciando l'artista dov'era, nel bel mezzo del corridoio, ed andando verso la sua camera da letto, chiudendosi la porta dietro di lui.
«Dean! Aspetta, mi dispiace!» Lo sentì chiamare da oltre la porta. Bussò. «Dean, fammi entrare..Dio, scusami.»
Dean calciò via le sue scarpe, voleva solo tornare a letto e forzarsi a dormire. Si accigliò. Il letto dove Castiel aveva scopato Balthazar.
Il pensiero gli fece venire la nausea.
«Va' a dormire, Cas.» Disse piano, per non far trapelare dalla sua voce la sua stanchezza, sicuro che Castiel lo avrebbe sentito comunque.
«No, fammi entrare.» Bussò ancora. «Dean. Dean, per favore.»
«Fa' come ti pare.» Disse con un sospiro, togliendosi la maglietta, Era così fottutamente stanco, non aveva la forza di litigare ancora.
Castiel entrò, aprendo la porta lentamente e sbirciando con la testa prima di varcare la soglia, come se fosse spaventato che Dean potesse cominciare ad urlargli addosso da un momento all'altro. «Scusami, mi dispiace. Io...Dio.» Cominciò a dire non appena notò l'impronta rossastra della sua mano sulla guancia.
«E' tutto okay, Cas. Non morirò.» Dean disse tranquillamente mentre lanciava la sua maglietta da qualche parte sul pavimento, senza mai guardare direttamente il suo coinquilino. «Va' a dormire.» Ripetè.
L'altro gli si avvicinò, e poggiò la mano sulla sua guacia arrossata, in modo molto titubante. «Mi dispiace, non avrei dovuto..» A quel punto Dean incontrò i suoi occhi, ed il suo coinquilino dovette averci letto qualcosa, perchè il momento seguente aveva ritratto la mano come se si fosse scottato, ed aveva fatto un passo indietro.
«Io..ti lascio dormire, allora.» Disse Castiel, rompendo il contatto visivo e voltandosi per andarsene. Dean lo guardò mentre compiva il movimento. Ma sapeva, se lui avesse lasciato Castiel uscire da quella porta, qualcosa fra di loro sarebbe cambiato. Doveva solo decidere se lasciare che se ne andasse oppure no.
«Ti amo.» La sua voce fu inaspettatamente ferma, priva di tremolii o sfumature di sentimento. Un'affermazione, nulla di più.
Non lo aveva detto perchè sperava che Castiel lo ricambiasse, nulla del genere. Era abbastanza sicuro che il suo coinquilino non avesse mai amato nessuno in tutta la sua vita, per questo sentiva il bisogno di cambiare compagno quasi ogni giorno. Dopo i problemi avuti con la sua famiglia, Castiel non era mai riuscito a fidarsi di qualcuno a talpunto da innamorarsene, Dean pensava che semplicemente non ne fosse in grado.
Ma dopo quella lite, e dopo quello che si erano detti, Dean aveva solo bisogno che lui lo sapesse, e che non se ne andasse.
Servì allo scopo, perchè non appena quelle due parole lasciarono la sa bocca, Castiel si fermò come pietrificato.


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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


«Ti amo.»

Castiel si congelò sui suoi passi. Rimase immobile, completamente sconvolto dalle parole dell'amico. Dean potè chiaramente seguire il filo dei suoi pensieri. Ora per Castiel tutto doveva avere un senso, no?
Tutte quelle storie quando Castiel usciva con qualcuno, il motivo per cui Dean era sembrato così sconvolto da Balthazar e Crowley e tutti quegli altri ragazzi (ed a volte, ragazze), e perché si fosse così arrabbiato quella notte.
Castiel si voltò leggermente, guardandolo da oltre la sua spalla, ancora di spalle, i suoi occhi spalancati, e rispose nell'unico modo che Dean si rese conto lui conoscesse.
Lanciandoglisi contro e premendo le labbra sulle sue.
Dean strabuzzò gli occhi quando si rese conto che Castiel lo stava baciando, la sensazione delle sue labbra premute sulle lo fece inalare bruscamente. Ma quello fu solo per un secondo.
Nel momento seguente, il meccanico serrò gli occhi con un sospiro e strinse i suoi capelli fra le dita, ricambiando il bacio.
Perché non importava che Castiel non lo amasse, se poteva avere una sola notte con lui, allora, 'fanculo, l'avrebbe avuta.
Il suo coinquilino gli avvolse le braccia intorno al collo e si mosse più vicino, e Dean mise tutto se stesso in quel bacio, perchè diavolo, se Castiel non sapeva cosa significava amare, allora glielo avrebbe fatto capire.
Ma poi si chiese se anche a Balthazar lui avesse leggermente morso le labbra, per poi accarezzarle con la lingua in modo quasi delicato, o se anche Crowley avesse sentito quel leggero mugolio quando le sue dita si erano annodate fra i suoi capelli neri e disordinati.
Poi Castiel lo spinse finchè non caddero all'indietro sul materasso, ed i dubbi se ne andarono per un paio di minuti.
Quando le loro labbra si separarono, però, mentre Castiel si sfilava la sua maglietta grigia -quella che, Dean aveva imparato, lui indossava agli appuntamenti 'interessanti', un po' troppo grande per lui, che gli pendeva leggermente verso la spalla destra, esponendo il collo e la clavicola-, e lanciandola dietro di lui da qualche parte verso la scrivania, Dean per un attimo si domandò se in quello che stavano facendo ci fosse qualcosa di diverso dalle solite avventure di una notte dell'artista, che lui tanto gli criticava. Probabilmente no.
Lui lo amava, certo, non era solamente attratto dal suo corpo, come lo erano i suoi altri compagni, ma oltre a quello? Nulla.
Stava solamente per venire scopato sul letto ancora sfatto dove poche ore prima qualcun'altro era stato al suo posto. Come un dannatissimo chiunque.
La mano dell'artista scivolò fra i loro corpi e abbassò la zip dei suoi jeans, e quello fece guadagnare a Dean la lucidità sufficente per allontanarsi dalle sue labbra quel tanto che serviva per parlare.
«Cas, cazzo, fermati un secondo.» Annaspò, voltando il viso di lato, dato che l'altro stava già tentando di baciarlo di nuovo.
«Perchè?» Chiese lui, in un tono che lasciava intendere che non aveva preso seriamente la sua richiesta, mentre gli baciava il collo, fraintendendo il suo gesto di voltarsi come un invito.
E Dean avrebbe potuto lasciarlo fare, avrebbe potuto spegnere il cervello e prendersi quello che desiderava, per una volta. Ma sapeva che se l'avesse fatto non sarebbe più riuscito a guardarsi in faccia.
Sarebbe andato a letto con Castiel, ma dopo? Sapeva che quella notte non avrebbe mai potuto significare niente. Dean se ne sarebbe probabilmente pentito l'indomani, e Castiel l'avrebbe probabilmente catalogata come 'è stata solo una sveltina, niente di chè'.
Castiel si allontanò leggermente, avvertendo la sua tensione, corrugando le sopracciglia. «Perchè? E' questo che vuoi.» Affermò, come se ai suoi occhi quella fosse una cosa più che ovvia.
«No, Cas, non voglio...questo.» L'artista lo guardò come se fosse pazzo.
«Ma l'hai detto. Hai detto che mi ami.» Dean potè notare un leggero timore nella sua voce, come se l'altro temesse che gli avesse mentito. Il rifiuto e l'abbandono erano le uniche cose di cui Castiel sembrasse avere davvero paura.
«Sì, cazzo, l'ho detto. E se tu avessi la più pallida idea di cosa significa, cercheresti qualcun'altro con cui fare una scopata e via.» Ed a quel punto, dato che il suo coinquilino non sembrava avere intenzione di scostarsi, ma solamente di guardarlo come se stesse cercando di risolvere la più difficile delle equazioni, Dean lo spinse per riuscire a mettersi seduto ed alzarsi da quel maledetto letto.
Ed era ironico, davvero. Perchè era la seconda volta, quella notte, che uno di loro raccattava la propria maglietta e le proprie chiavi con l'intenzione di scappare il più velocemente possibile dall'edificio dove si trovava.
Anche se era la prima volta che uno di loro scappava dall'uomo che amava, quella notte.
«Dove stai andando?» Eccola di nuovo, la sua paura di essere abbandonato, poteva sentirla in quel tremore nella sua voce.
«Da Sam.» Rispose velocemente, ringraziando il cielo per non aver buttato quel suo paio di scarpe, che poteva infilarsi semplicemente mettendoci i piedi dentro e dondolarci un po'.
Non credeva che sarebbe stato in grado di avere una pacifica chiaccherata riguardo i suoi sentimenti mentre si allacciava le sue converse.
Se ne andò velocemente, e se Castiel provò a chiamarlo, o a dire qualcosa, non lo sentì, o non volle sentirlo.
Una volta seduto all'interno della sua macchina, poggiò la fronte sul volante e fece un repiro profondo, come se solo il familiare abitacolo dell'Impala fosse un luogo abbastanza sicuro per respirare.
«Cazzo.» Disse fra i denti, sbattendo il palmo della mano contro il volante.


Una volta che ebbe accostato la macchina al marciapiede di fronte l'appartamento di suo fratello, Dean non era più molto sicuro di volerlo vedere davvero. Innanzitutto era un'ora assurda del mattino per presentarsi a casa sua, senza preavviso, poi. Ed in secondo luogo sapeva che Sam gli avrebbe propinato uno dei suoi discorsi smielati sui sentimenti, ed in quel momento non era sicuro di essere in grado di reggere una cosa del genere.
Dopo qualche minuto, però, si decise, e tirò fuori il telefono dalla tasca per chiamare Sam.
Lui rispose dopo quattro squilli. «Sì?» Gli vedde quasi da sorridere alla sua voce assonnata.
«Hey Sammy. Scusa dell'ora.» Lo salutò, tamburellando nervosamente sul volante dell'auto.
«Dean?» La voce di Sam si fece un po' più chiara ora, suonando preoccupata. «Cosa- tutto bene?»
Dean annuì, anche se conscio che l'altro non poteva saperlo. «Sì, sì tutto bene, non preoccuparti.» Si passò una mano fra i capelli, sosprirando. «Senti..mi chiedevo. Avrei..tipo, bisogno di un posto dove dormire stanotte. Potrei prendere in prestito il tuo divano per un paio d'ore?»   
Ci furono un paio di secondi di silenzio dall'altra parte della linea. Probailmente Sam non si aspettava tale richiesta nel bel mezzo della notte -o meglio, mattina-. «Uh..Sì. Sì, sicuro. Ma che è successo? Sicuro di star bene?»
Dean annuì ancora, tentato di alzare gli occhi al cielo alla preoccupazione di suo fratello. «Sto bene, Samantha, davvero. Vorrei solo un posto dove dormire per un paio d'ore.»
Si sentì un sospiro provenire dalla'ltra parte, segno che Sam non aveva creduto minimamente alle sue parole. «Okay. Dove sei ora?»
Dean volse lo sguardo fuori dal finestrino, guardando la cassetta postale di suo fratello. «Circa..sotto al tuo appartamento.»
«Oh.» Fu la risposta. «Beh, uh..aspetta un secondo, vengo ad aprirti.»
Dopodichè Dean lo ringraziò, e riattaccò, scendendo dalla macchina.
 
Non ci mise tanto, Sam, a capire la causa dell'improvvisa rimpatriata di famiglia. E dato che, seduti al tavolo della sua cucina, entrambi in silenzio, Dean non dava cenni di voler iniziare a spiegare, Sam immaginò di dovergli dare una piccola spinta.
«Castiel?» Gli chiese Sam, come se solo quel nome potesse spiegare perchè a suo fratello servisse un posto dove dormire a quell'ora indecente della notte (o mattina). Lui annuì.
Sam era stato il primo a sapere cosa lui provasse davvero per il suo coinquilino. Ovviamente, prima anche di se stesso.
«Cos'è successo?» Sam tentò ancora, dato che Dean non sembrava molto collaborativo.
«Abbiamo litigato.» Rispose semplicemente, lo sguardo basso sul tavolo in legno, seguendone le venature con gli occhi.
«Beh..non è niente di nuovo.» Dean gli rifilò un'occhiataccia.
«Abbiamo litigato sul serio.» Lieto che suo fratello maggiore sembrasse più incline a parlare, Sam gli fece cenno con la testa di andare avanti.
«Per come lui..beh, sai com'è fatto, no?» Chiese Dean, sperando che il fratello gli venisse in contro, e grazie al cielo lui lo fece, annuendo.
Dean deglutì. «E..gli ho detto che lo amo.»
Quello fece spalancare gli occhi e la bocca all'avvocato, ma solo per un momento, poi si ricompose, guardandolo comunque con un'abbondante dose di sorpresa e preoccupazione. «Oh.»
Il maggiore dei Winchester si sporse con i gomiti sul tavolo, coprendosi il volto con le mani. «Dio, a che diavolo stavo pensando?»
Sam stette in silenzio per un po', mettendogli una mano sulla spalla. «E...come l'ha presa?»
Dean quasi rise istericamente alla domanda. «Mi ha baciato.»
«Oh.» Ripetè l'avvocato. Non era stupido, e conosceva Castiel, non avrebbe esclamato 'ma è una fantastica notizia' o altre stronzate. «E..non è successo nient'altro?» Chiese con un po' di titubanza.
«Sì. Cioè, no, ma... Non..non abbiamo fatto niente. Me ne sono andato prima che le cose diventassero serie.»
Ci furono un paio di minuti di silenzio, entrambi non molto sicuri di cosa dire all'altro. Fu Sam, nuovamente, a rompere tale silenzio. «Mi dispiace.» Mormorò, osservando suo fratello con un cipiglio preoccupato.
«Dio ti giuro, Sam, non lo capisco.» Dean buttò fuori, scuotendo la testa stancamente, e l'avvocato lo guardò un po' titubante, come se non riuscisse a decidere se dire quello che gli passava per la testa oppure no.  
«Sai cosa pensa Gabe al riguardo.» Alla fine lo fece.
«Gabe è un idiota.»
«Gabe si comporta da idiota, è diverso. Ed è l'unico che era lì con Cas mentre...passava quello che ha passato. Non credi che ne sappia più di te su di lui?»
Dean si sitrinse nelle spalle, troppo stanco per entrare di nuovo nell'argomento. «Non lo so Sam, non so cosa pensare.»

Gabriel sapeva un po' di ogni cosa su qualunque argomento, Sam affermava che fosse perchè amava apprendere nuove cose, Dean invece era convinto che fosse per avere sempre l'ultima parola indipendentemente dall'argomento trattato.
E per impressionare le ragazze.
Aveva abbastanza soldi da potersi permettere di non lavorare, data la cospicua eredità lasciatogli da suo padre -condizione in cui si trovava anche Castiel, anche se aveva scelto lo stile di vita da artista bohemiène senza un soldo che divide un modesto appartamento con un meccanico-, e dedicava il suo tempo a rincorrere belle ragazze in giro per il mondo, scegliendo di svolgere un qualche lavoro che lo attirava di tanto in tanto, per puro divertimento -e Dean giurava, giurava di averlo visto in un porno, una volta-.
E, beh, non lo credeva così tanto attendibile, ecco tutto.

«Hai lavoro domani?» Sam ruppe il silenzio dopo qualche minuto. Dean ridacchiò stancamente. «Se con 'domani', intendi fra due ore.»
L'avvocato corrugò le sopracciglia con un leggero sorriso triste, inclinando la testa di lato leggermente. «Va' a dormire allora, fatti almeno due ore di sonno.»
Il meccanico sospirò pesantemente, strofinandosi una mano sul volto, ed annuì. «Grazie.»
Sam sorrise leggermente e lo tirò in un abbraccio, reso un po' goffo dalla loro posizione, dato che erano seduti uno accanto all'altro al tavolo. «Non pensarci per adesso, mh?»
Il maggiore riuscì a tirare fuori un lieve sorriso, ed annuì ancora.
«Ti darei il mio letto, ma non mi sembra il caso, dato che ci sta dormendo Jess.»
Dean ghignò leggermente, guardando il fratello un po' più allegramente. «Oh, a me non darebbe fastidio.»
Sam ridacchiò, spingendolo giocosamente. «Idiota.» Mormorò scuotendo la testa, prima di alzarsi dalla sedia. «'Notte, Dean.»
L'interpellato guardò verso l'alto per salutare l'uomo stupidamente alto che il suo fratellino era diventato. «'Notte.»
Quando Sam si chiuse la porta dietro di sè, Dean sospirò ancora, strofinandosi stancamente gli occhi. Si voltò a guardare il divano, dove Sam aveva già preparato cuscino e coperte.

Beh, si prospettava una giornata d'inferno.

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