L'amore non conosce limiti.

di Scriveremiaiutamolto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ciao, Louis. ***
Capitolo 2: *** Ricordo tutto, ricordo tutto! ***
Capitolo 3: *** Ti amo, ti ho sempre amato. ***
Capitolo 4: *** Perché a me? ***



Capitolo 1
*** Ciao, Louis. ***


Le immagini erano storpiate e del tutto sfocate. Un ragazzo mi fissava compiaciuto, ma non riuscivo a capire di chi si trattava. Dieci minuti dopo riuscii a rialzarmi dalla sabbia bagnata ed appiccicosa e mi guardai intorno, quando però qualcuno mi afferrò un braccio. Era quel ragazzo. Mi attirò a se e con una voce preoccupata esclamò: “Per  fortuna stai bene Reb!”  Lo guardai con un’ espressione confusa

“Chi è Reb? E soprattutto chi sei tu e dove ci troviamo?”

“Non mi dire che hai perso la memoria! Se è uno scherzo, è davvero di cattivo gusto!”

“Ma quale scherzo…non ci sto capendo nulla… voglio tornare…voglio tornare…oddio.. dove voglio tornare?! Non ricordo nulla”.

“Oh no, questo non ci voleva...! Davvero non ti ricordi di me? Guardami negli occhi Reb..”


Guardai attentamente i suoi occhi. Degli occhi davvero stupendi a dirla tutta. L’iride era cosparsa da diverse sfumature di azzurro e, avvicinandosi alla pupilla, le sfumature diventavano sempre più chiare e accentuate. I suoi occhi mi erano familiari. Sembravano volermi dire qualcosa, eppure non capivo cosa.

“Louis!” borbottai improvvisamente.

“Si sono Louis, ti ricordi di me? Oddio, sono felicissimo.” Disse lui.

“Purtroppo no, ricordo il tuo nome, non  so neanche come…ma non ricordo nient’altro. “

“Non sforzarti , dai. Dobbiamo tornare a casa, e per fortuna abbiamo un gommone di salvataggio dentro la barca, ormai a pezzi”.

“D’accordo…Louis”.

Louis era davvero affascinante. Il suo volto mi trasmetteva allegria. Durante tutto il percorso in gommone, Louis cercò, invano, di farmi recuperare la memoria.

“Reb, io sono il tuo fratellastro, come fai a dimenticarti di me? Insieme ne abbiamo passate davvero tante..”

“Fratellastro..?”
domandai sconcertata.

Qualcosa dentro di me stava scattando…ero delusa. Mi sembrava di provare qualcosa verso Louis, come una certa attrazione fisica, non amore fraterno.

“Si. Tua madre ha lasciato tuo padre dieci anni fa. Devi sapere che tuo padre è un uomo malvagio. Picchiava sia te che tua madre, rubava e non mi sorprenderei nello scoprire che molto probabilmente uccideva. Tua madre lo ha fatto arrestare un anno dopo, esasperata. Poco dopo ha conosciuto mio padre, un uomo davvero fantastico. Il loro è stato amore a prima vista, e un anno dopo si sono sposati. Io e te abbiamo legato fin dall’inizio, e anche se con qualche alto e basso, il nostro è sempre stato un rapporto fantastico.”

Non sapevo cosa dire. Ero contenta, preoccupata e delusa allo stesso tempo. Contenta di essere salva, di avere un fratellastro…preoccupata di aver perso la memoria…delusa che il mio fratellastro fosse proprio lui. Non poteva essere possibile. Provavo qualcosa verso il mio fratellastro. Davvero un ottimo modo per riprendersi da un’amnesia, davvero.

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Salve, questa è la mia prima storia. Se vi piace aggiungetela ai preferiti, e magari recensitela. Un bacio.

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Capitolo 2
*** Ricordo tutto, ricordo tutto! ***


“Scendi dal canotto Reb!” disse Louis.

Mi  sorrideva. Ed era un sorriso davvero bello. Uno di quei sorrisi a trentadue denti.
Camminammo per circa dieci minuti e durante il percorso, mi parlava un po’ di lui.

“E’ strano doversi presentare alla propria sorellastra, ma beh, che altro dovrei fare?! Sono Louis Tomlinson, ho 22 anni e sono un ragazzo come tutti gli altri, amo divertirmi e stare con gli amici..”

“Wow Louis, mi sembra di conoscerti da sempre, non solo perché facciamo parte della stessa famiglia. Ma devo chiederti una cosa..”

“Spara”.

“Quanti anni ho?”

“La mia bellissima sorellastra ha la bellezza di 17 anni, vai ancora a scuola, ma beh, in queste condizioni la riprenderai soltanto quando recupererai la memoria, credo.”


Sarei rimasta ad ascoltarlo per ore ed ore, ma purtroppo non fu possibile, perché Louis si fermò davanti ad una casa dall’aspetto pulito e accogliente.

“Hei Louis, perché ci siamo fermati?”

“Reb, siamo a casa!”.


All’esterno la casa sembrava essere composta da due piani. Le pareti esterne erano di una tonalità molto opaca di bianco, e l’ingresso era reso molto più carino ed accogliente dalla prensenza di cinque gradini rossi. Anche le tegole erano rosse, e mi piacevano particolarmente. Mi sembrava di esserci già stata e infatti era così.

“Bene” disse Louis “ora dobbiamo entrare e cercare di raccontare nel modo più calmo e rilassato tutto quello che è successo a mamma e papà.”

Il mio viso si paralizzò.

“Oh” borbottai “mamma e papà…”

“Bene, entriamo” .

Louis, con due girate di chiave, aprì la porta.

“Mamma..papà.. siamo tornati!”

Non ci fu nessuna risposta.

All’ingresso, precisamente vicino al telefono, c’era un biglietto da parte di mamma e papà.

“Siamo andati dalla nonna perché aveva bisogno di aiuto, torniamo verso tarda sera. Con affetto, mamma e papà”.

Un sospiro di sollievo uscì dalla bocca di entrambi. Avevamo abbastanza tempo per racimolare le idee e calmarci. Louis era abbastanza preoccupato, e, questo, lo notavo dal fatto che una volta seduto, muoveva in continuazione la gamba, facendomi agitare molto.

“Ti prego” dissi esasperata “non devi preoccuparti. Io starò bene, mamma e papà non si arrabbieranno. In questo preciso momento ho bisogno di tutto, tranne che della tua agitazione.”

Non mi fece nemmeno finire di parlare, che si fiondò tra le mie braccia. Il mio cuore batteva forte, il mio viso si accaldava, e le mie gambe tremavano. Riuscivo a sentire il suo profumo, ed era davvero buono.

Purtroppo, dopo un po’, si staccò da me. Era imbarazzato quasi quanto me, e non ne capivo il motivo.

“Devo farti vedere delle cose” disse lui cercando di nascondere il suo imbarazzo.

“Che cosa?” domandai io incuriosita.

“Alcune foto, forse ti ricorderai di me…cioè di tutti noi!”

Mi fece vedere diverse foto, alcune con lui, altre con i miei genitori…mi sembrava tutto così sconosciuto,strano…misterioso.

Improvvisamente Louis iniziò a canticchiare una canzone.

“You can’t go to bed without a cup of tea, and maybe that’s the reason that you talk in your sleep. And all those conversations are the secrets that I keep, Though it makes no sense to me”.

Mi sentivo svenire.

“I won’t let these little things, slip out of my mouth, but if it’s true. It’s you, It’s you.. they add up to, I’m in love with you.. And all these little things..”

Alcune immagini sfiorarono la mia mente. Vidi me, Louis, i miei genitori…e poi buio.

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Dopo pochi minuti mi svegliai e la prima cosa che feci fu abbracciare Louis.

“Ricordo tutto, ricordo tutto!” urlavo a squarciagola.

A Louis brillavano gli occhi. Non riuscivo a staccarmi dal suo corpo, mi sentivo davvero a casa tra le sue  braccia. Ricordavo tutto, ed una delle prime cose
che mi vennero a mente, era che ero innamorata del mio fratellastro da ben due anni..senza aver avuto mai il coraggio di dirglielo.

“Sono felicissimo” disse Louis guardandomi dritta negli occhi.

“Anch’io lo sono..non puoi nemmeno immaginare quanto”.

Ero davvero contenta, ma in quel preciso istante, promisi a me stessa che ben presto avrei confessato il mio amore a Louis; questo perché poteva succedermi qualsiasi cosa, e invece il fato aveva deciso di farmi riacquistare la memoria, senza danni. Non si sa cosa può accadere un domani, le occasioni vanno colte il prima possibile!

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Ecco a voi il secondo capitolo, cari lettori ^^ Spero vi piaccia, e non dimenticatevi di aggiungere ai preferiti e di recensire, mi farebbe molto piacere!

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Capitolo 3
*** Ti amo, ti ho sempre amato. ***


“Siamo a casa” dissero i miei genitori appena aprirono la porta del soggiorno.

Io e Louis eravamo particolarmente nervosi e preoccupati; ormai stavo bene, così decidemmo di non dire nulla, il peggio era passato!

“Com’è andato il giro in barca?” chiese mia madre

“Ci siamo divertiti molto” dissi io.

“Dovresti vedere come sono bravo a guidarla” aggiuse Louis.

Un ghigno uscì dalla mia bocca.

“Beh, vado a farmi la doccia e poi mi fiondo nel letto, domani c’è scuola!” dissi io frettolosa.

“Cavolo” disse mio padre “domani mattina ho degli impegni di lavoro con il capo di un’importante società..non posso accompagnarti!”

 “Hei Louis, che ne dici di accompagnarla tu?” aggiunse mia madre.

Sentivo qualcosa dentro di me. Ma non erano farfalle. Erano trenta dozzine di elefanti che sobbalzavano a destra e sinistra, avanti e indietro.

Dentro di me fremevo dalla voglia di sapere se avrebbe acconsentito.

I miei occhi si illuminarono quando Louis osservò mia madre, poi me,poi di nuovo mia madre e con un grande sorriso disse “Con molto piacere,

svegliati in orario Reb!”


“Certo” dissi io ammiccando l’occhio.
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Il giorno dopo ero così emozionata che mi svegliai alle sei del mattino. Scesi frettolosa dal mio letto e mi fiondai sotto l’acqua gelida, dopodichè

aprii il guardaroba. Ero indecisa sul mio outfit, ma alla fine optai per una T-shirt colorata, un paio di jeans stetti e le mie adorate Vans. Scesi in

cucina per fare colazione e rimasi un po’ sbalordita nel trovare Louis lì, alle 6.30 del mattino.

“Hei, sei saltato giù dal letto?” chiesi io ridendo.

“Beh, tu non sei da meno, cara mia” disse lui.

“Non riuscivo più ad addormentarmi, troppi pensieri” poi aggiunsi “e tu?”

“Stessa cosa, pensavo a te” confessò lui imbarazzato.

“A me?” chiesi io confusa.

Oddio, pensava a me. Ero felice e curiosa allo stesso tempo, morivo dentro, dalla felicità ovvio.

“Sì, pensavo a te.. cioè a ieri..”

Il mio cuore si era fermato. In quel preciso istante mi sentivo bene. I suoi occhi guardavano i miei, e quasi riuscivo a specchiarmi. Osservavo le

sue labbra, e mentre parlava, avrei preferito baciarlo. Lo interruppi dicendo “Devo dirti una cosa, una cosa davvero importante..e ho aspettato

fin troppo”


“Spara” disse lui con uno sguardo confuso e malizioso allo stesso tempo.

Era il momento giusto. Il momento giusto per confessargli il mio amore, per dirgli tutto ciò che provavo, provo e proverò.. perché un ragazzo

come lui non si dimentica facilmente. E’ quel tipo di ragazzo dolce e romantico che tutte le ragazze vorrebbero. I suoi occhi avevano qualcosa di

speciale, per non parlare del suo sorriso, che lascia senza fiato. Lui lascia senza fiato. Tutto ciò di cui avevo bisogno era il suo amore.

“Volevo semplicemente dirti che…”

Fui interrotta da mio padre che entrò in cucina.

“Buongiorno!” esclamò mio padre.

“Buongiorno” rispondemmo io e Louis.
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Verso le otto io e Louis ci incamminamo verso l’auto.

“Che dovevi dirmi?” chiese Louis mentre era impegnato a osservare attentamente le corsie stradali.

In quel momento il mio coraggio venne a mancare, non avevo colto l’occasione e quello non mi sembrava il momento adatto per dire una cosa

del genere.

“ Nulla, te la dirò più tardi, o domani..” risposi io pensierosa.

“D’accordo, sono curioso.. ma vabè” disse lui

Ero un po’ triste, dovevo dirglielo..ma non mi sembrava appropriato in quel momento. Prestava troppa attenzione alla strada per poterla

prestare anche a me.
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“Okay Louis, grazie per il passaggio, ti devo tutto! Ci vediamo a casa” dissi io dandogli un bacio sulla guancia.

“Di niente, piccola” disse lui ammiccando l’occhio.

Durante la lezione non facevo altro che ascoltare la sua vocina nella mia mente che ripeteva “Di niente, piccola”. Il cuore mi batteva forte, e

decisi di confessargli tutto la sera stessa, quando mamma e papà sarebbero andati a dormire.

“Signorina Rebecca, cosa fa? Deve prestare attenzione alla lezione, non deve avere la testa fra le nuvole! Questo succede molto spesso, se la

richiamerò un’altra volta, sarò costretto ad avvisare i suoi genitori del suo scarso interesse”
disse il professore rimproverandomi.
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Tornai a casa nel tardo pomeriggio e dopo aver studiato un po’ di biologia, non capendoci un bel niente, decisi di andare nella camera di Louis e

parlargli, finalmente.

Bussai alla porta della sua camera da letto.

“Chi è?” domandò Louis.

“Louis, sono io, Reb. Posso entrare? Devo parlarti”.

“Certo entra” disse lui.

“Beh allora, devo dirti una cosa importantissima che non riesco più a tenermi dentro”.

“Sono qui per ascoltarti, piccola. Dimmi tutto..” disse lui accarezzandomi dolcemente la guancia.

Un brivido percorse il mio collo fino ad arrivare alla fine della schiena. Soltanto il suo dolce tocco, riusciva a farmi girare la testa, talmente che mi

piaceva.

“Tu.. Io.. beh, noi..” farfugliai io.

“Speravo che volessi parlare di NOI, e per fortuna è così” disse lui sollevato.

“In che senso?” domandai io.

“Devo startelo a spiegare piccola?” chiese lui ironicamente.

“Beh, te lo dico. Non ho nulla da perderci tanto” dissi io. “Mi piaci, e tanto anche. Da ben due anni, e più i giorni passano e più sento di essere

sempre più legata a te. Se tu sorridi, io sorrido. Se tu non lo fai, non lo faccio neanch’io. Ho bisogno di te, ma non come fratello. Ho bisogno di

te e del tuo amore, che nel profondo so che c’è, altrimenti non avrei avuto il coraggio di dirti tutte queste cose. Sei davvero speciale per me, e

non ci trovo nulla di strano nell’essere innamorata di te, il mio fratellastro. Abbiamo il sangue diverso, e questo è un bene, ma ci completiamo a

vincenda, e so che anche tu provi questo. Lo capisco nel modo in cui mi guardi. Amo i tuoi occhi, e ho imparato a leggerli”.


Louis rimase a bocca aperta. I suoi occhi brillavano. Erano le due di notte. Eravamo seduti a tre metri di distanza ed ero finalmente riusciuta a

confessargli il mio amore, dopo due anni.

Louis si avvicino pian piano, e con un sorrisetto e una lacrima che gli usciva dall’occhio sinistro, mi baciò. Fu un bacio dolce e tenero, uno di

quello che si danno i bambini all’asilo. Le nostre labbra si toccarono, si sfiorarono e poi si staccarono dolcemente. Ci guardammo negli occhi. Il

mio cuore batteva a mille all’ora, e un po’, ero preoccupata che lui potesse sentirlo. I nostri nasi si sfiorarono. D’un tratto lui avvicino la sua

bocca al mio orecchio.

“Ti amo anch’io piccola, da ben tre anni” sussurrò.

Il mio cuore si bloccò, le mie gambe iniziarono a tremare. Aveva detto di amarmi da tre anni, non esisteva frase più bella.

Dopo esserci dati la buonanotte, e un lieve bacio a stampo, andai a dormire. Era stato uno dei giorni migliori di sempre. Mi amava, lo amavo.. e

non c’era cosa più bella.

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Ecco a voi il terzo capitolo, spero vi piaccia. RECENSITELO E SE VOLETE AGGIUNGETELO AI PREFERITI E SEGUITE LA STORIA. 

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Capitolo 4
*** Perché a me? ***


“Signorina Rebecca, l’avevo avvertita. Così mi costringe ad avvertire i suoi genitori. Le sembra il caso di addormentarsi in classe?!” urlò una voce maschile.

Aprii lentamente gli occhi, ero in classe e il mio professore mi fissava incredulo. Avevo dormito per tutte e due le ore di biologia. Era tutto un sogno. Non avevo baciato Louis. Non gli avevo confessato il mio amore. Non era successo nulla. Sentii una stretta allo stomaco. Mi sentivo male, triste, angosciata, delusa, incredula. Il mio sguardo era perso nel vuoto, ero amareggiata. Non davo conto alle parole che stava pronunciando il mio odiato professore, tanto meno alle sue occhiatacce. Pensavo solo al mio sogno, a Louis, a noi. Com’era possibile? Avevo sognato tutto, eppure sembrava così reale. La campanella era ormai suonata e dopo essermene fatta una ragione, mi diressi verso l’uscita dell’aula, ma fui fermata dal signor Gucci, il professore.

“Ecco tenga, consegni questa cartolina ai suoi genitori. E’ un invito, anzi un ordine, a presentarsi da me per parlare del suo comportamento menefreghista e della sua scarsa attenzione allo studio.“ disse.

“Oh no, professore! Non può farmi questo!” dissi io supplicandolo.

“L’ha voluto lei” ribattè lui.

Non risposi. Effettivamente aveva ragione, e se avessi continuato ad insistere e replicare, non avrei fatto altro che peggiorare la situazione.

Ero triste e arrabbiata. Non bastava aver sognato il momento più magico della mia vita, dovevo anche dire ai miei genitori di presentarsi a scuola per parlare con il professore per la mia “scarsa attenzione”.  Mi avrebbero sicuramente punito. E così fu.

“Tu sabato non esci signorina! Addormentarti in classe?! Durante l’ora di biologia?! Noi spendiamo i soldi per darti una sana istruzione, e tu ci ripaghi così. Ti faccio i miei complimenti, sei davvero un esempio da seguire. Devi metterti sotto con lo studio, altrimenti perdi l’anno, cara mia. Ora fila in camera tua!” urlò furibonda mia madre.

Corsi piangendo verso le scale che portavano al piano di sopra, dove si trovava la mia camera. Mia madre era furiosa, e mi stava facendo sentire una buona a nulla. Forse lo ero. In quel preciso istante mi sentivo un errore, un disastro. Corsi subito in camera mia appena mi accorsi che Louis mi stava fissando da sopra le scale. Non volevo che mi vedesse piangere, tanto meno in quel momento, dopo quel sogno.
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“Reb, apri! Fammi entrare, sono preoccupato per te! Dimmi che è successo! APRI!” urlava Louis bussando ripetutamente alla porta della mia camera.

“Louis, con tutto il bene che ti voglio, preferisco rimanere sola per ora. Parleremo domani” supplicai dalla mia camera.

Louis rammaricato si arrese, smise di bussare e andò in camera sua.

Quello fu uno dei giorni più brutti della mia vita. Perché era così dura essere un’adolescente? Ero triste e arrabbiata, ma allo stesso tempo una goccia di speranza scorreva nel mio sangue, prima o poi sarei riuscita a parlare con Louis dei miei sentimenti, perché era il mio chiodo fisso, il mio desiderio. La canzone di Cenerentola diceva: “I sogni son desideri di felicità”. Eh si, desideri di felicità. Lui era tutto ciò di cui avevo bisogno. Lui era la mia felicità.

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Salve, salvino - ino! Ecco il quarto capitolo, un po’ scioccante e inaspettato, e un po’ corto, per lasciare un po’ di suspance. Spero vi piaccia, aspetto con ansia molte recensioni.. e se vi piace la storia seguitela e aggiungetela ai preferiti. Tanti bacini, e grazie per gli innumerevoli complimenti! :)

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