L'oceano tra noi

di SSONGMAR
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVII ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVIII ***
Capitolo 19: *** Capitolo XIX ***
Capitolo 20: *** Capitolo XX ***
Capitolo 21: *** Capitolo XXI ***
Capitolo 22: *** Capitolo XXII ***
Capitolo 23: *** Capitolo XXIII ***
Capitolo 24: *** Capitolo XXIV ***
Capitolo 25: *** Capitolo XXV ***
Capitolo 26: *** Capitolo XXVI ***
Capitolo 27: *** Capitolo XXVII ***
Capitolo 28: *** Capitolo XXVIII ***
Capitolo 29: *** Capitolo XXIX ***
Capitolo 30: *** Capitolo XXX ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Il rumore che le ruote producevano a contatto con la terra mi fecero sobbalzare, accanto a me la mia migliore amica ancora dormiente.  Tirai su la piccola tendina che ricopriva il finestrino e tante piccole luci invasero i miei occhi – M- Meg – dissi tutta eccitata mentre la scuotevo senza grazia – cosa? – disse lei con la voce ancora impastata dal sonno – siamo arrivate – sbottai io felice, Meg si tirò su e poggiò il suo viso al mio per riuscire a guardare anche lei fuori dal finestrino – q- questa è Seoul? – domandò con gli occhi luccicanti – si – risposi io poggiando una mano sul cuore.
Scendemmo dall’aereo e ci dirigemmo a prendere le nostre valigie, eravamo appena arrivate all’aeroporto di Seoul dopo undici lunghe ore di volo. Mi guardavo intorno, e pur essendo sera, tutto intorno a me era vivo. Chiusi gli occhi e a pieni polmoni respirai l’aria che inebriava quel bellissimo paese, la Corea del Sud.
- Muoviti Mar o possiamo dire addio ai nostri bagagli – disse una Meg intenta a raccogliere le sue cose, la guardai, sorrisi e mi apprestai ad aiutarla. Ci dirigemmo fuori dall’aeroporto e chiamammo un taxi che ci avrebbe dovute scortare a quell’indirizzo che avevo scritto su quel pezzettino di carta tutto stropicciato ma fortunatamente ancora leggibile. Kim Hyun-Jun, il mio caro amico asiatico, ci stava aspettando presso l’appartamento che ci avrebbe ospitate per un mese. Arrivate a destinazione pagammo il tassista e con un saluto cordiale accompagnato da un piccolo cenno di testa salutammo l’ajusshi che ci aveva scortate.
Intorno a noi era tutto buio ed il quartiere abbastanza tranquillo, non si sentiva una mosca volare, solo qualche cane abbaiare in lontananza di tanto in tanto. Guardai ancora sul mio foglietto stropicciato cercando di riconoscere su qualche muro i caratteri che vi erano riportati, guardai Meg al mio fianco che intanto sbadigliava a più non posso nonostante avesse dormito per tutto il tempo in aereo, ma ci ero abituata, la mia cara amica era un panda. – Ehy mela – sentii in lontananza, mi voltai e vidi Jun fermo accanto ad un palo mentre sventolava la sua mano verso il cielo – Jun – sorrisi e, cercando di non inciampare fra i miei bagagli, corsi verso di lui per buttarmi tra le sue braccia. Prima di partire avevo avvisato Jun come ci si salutava in Italia, quindi l’avevo preparato psicologicamente.
Meg ci raggiunse ancora assonnata – Meg ti ricordi di Jun? – le chiesi sorridendo e porgendo la mano verso Jun – annyeong – esordì lei sembrando un tantino ubriaca, ma cosa le prendeva? Jun guardava Meg con fare interrogativo – sarà il fuso orario – cercai di giustificarla, Jun sorrise e ci scortò in casa.
Era un appartamento tipico coreano, fuori c’era un piccolo giardino con uno stagnetto ed era tutto tremendamente ordinato. La luna rifletteva perfettamente in quello stagno e si sentiva un buon profumo nell’aria, Jun ci mostrò la casa e da buon ragazzo dolce e gentile come qualsiasi coreano che si rispetti, ci diede la buonanotte, lasciando noi due fanciulle sole per riposare. – Sbaglio o ti ha chiamata mela? – chiese Meg incuriosita, io mi voltai a guardarla e risi – Si, è il nomignolo che mi ha sempre dato – le diedi una pacca sulla spalla – sarebbe meglio dormire cara, sembra tu abbia bevuto del soju -.

Un piccolo raggio di sole si posò sui miei occhi facendomi svegliare, mi stiracchiai e lasciai cadere le mani accanto a me. Mi soffermai a guardare il soffitto e ancora non riuscivo a credere di essermi risvegliata in Corea. Alla mia sinistra Meg dormiva ancora beata. Mi alzai e mi diressi fuori, spalancai le finestre e respirai l’aria pura del mattino. Il paesino in cui eravamo sembrava un tantino diverso da quello che avevo visto la sera prima, tutti erano svegli. Vedevo bambini correre qua e la con gli zaini in spalla, il postino era intento a consegnare la posta sulla sua bicicletta e le ajumma si dirigevano al mercato, sorrisi e mi accorsi di come tutto fosse meraviglioso. Tornai dentro e con un piede scossi leggermente Meg che senza svegliarsi fece un leggero mugugno, sorrisi, alzai le spalle e mi diressi in bagno per fare una bella doccia. In lontananza sentii dei leggeri colpetti, mi avvicinai alla finestra del bagno e intravidi una signora paffutella con un cestino in mano ferma accanto al nostro cancello, aggiustai leggermente i capelli guardandomi allo specchio e mi diressi fuori. – Salve – salutò cordialmente la signora – salve – ricambiai con un sorriso – tu devi essere Mary – chiese gentilmente – si, sono io – risposi e mi affrettai ad aprire il cancelletto per farla entrare – oh grazie tesoro ma devo andare, io sono la madre di Hyun- Jun, so che siete arrivate ieri sera molto tardi e allora vi ho portato la colazione – aggiunse porgendomi il cestino, si inchinò leggermente col capo e si avviò, mi scorsi per guardarla ed il suo modo di camminare era così buffo che mi fece sorridere. Tornai indietro verso casa e diedi una leggera sbirciatina al mio cesto, spostai la tovaglia a quadretti rossi e bianchi ed il profumino che vi era all’interno invase le mie narici – mm – sospirai inalando quelle prelibatezze. La signora era stata gentilissima e sicuramente aveva perso molto tempo ai fornelli, un po’ mi dispiaceva, era corsa via ed io non ebbi modo di ringraziarla, pensai che in qualche modo mi sarei sdebitata comunque.
Zuppa di tofu, kimchi e vari contorni attirarono l’attenzione di Meg che si svegliò di colpo. – Da dove viene tutto questo ben di Dio? – mi chiese a bocca spalancata – dalla graziosa madre di Jun – risposi sorridendo e ci immergemmo per la prima volta in una perfetta colazione alla coreana.
Le strade di Seoul erano ovviamente affollatissime. Ero molto agitata e sembrava di stare in un sogno. Schermi giganti e poster pubblicitari ovunque ritraevano tutti gli idols, era il paradiso. In lontananza vidi un cartellone che richiamò la mia attenzione, MBLAQ vi era scritto, squittii dalla felicità e quasi saltellando mi avvicinai. Il mio cuore batteva a mille, presi la collana col loro nome tra le mani e la strinsi forte – sono qui – sussurrai alle loro sagome.  Mi voltai ed intravidi Meg  che a momenti si strappava i capelli – dove sono gli Shinee? – chiedeva irrequieta – vieni qui Ella, fammi una foto – dissi io ridendo a crepapelle, ogni tanto ero solita chiamarla Ella, la prendevo in giro, insinuava di essere la moglie di Jonghyun e poi l’aveva abbandonato per stare col suo fidanzato, traditrice, le dicevo. Ovviamente scherzavo, lei ed il suo fidanzato erano dolcissimi assieme e lui era stato tanto gentile da permetterle di accompagnare una disagiata come me all’altro capo del mondo. Mi misi in posa accanto ai miei idoli, alle loro sagome in realtà, ma come inizio non era male e Meg mi scattò varie foto – che bella Mar, ti luccicano gli occhi – esordì contenta Meg ed era normale che mi luccicassero, il mio sogno era quasi divenuto realtà. Entrai nel negozio e mille gadget degli mblaq richiamarono la mia attenzione, avrei voluto comprare di tutto ma mi limitai a prendere una loro maglia autografata.
Era ormai ora di pranzo ed io e Meg non sapevamo esattamente in quale locale spingerci per mangiare visto che, ovunque ti voltavi, vi erano cartelloni così grandi ed invitanti che avresti fatto di tutto per provarli tutti.  Presi il cellulare e composi il numero del mio amico Jun – Juni-ah dove sei? – chiesi dolcemente – sono per strada, dove vi trovate? – domandò – Uhm – mi guardai in giro pensierosa – accanto alla sagoma degli MBLAQ – risposi, sentii Jun dall’altra parte ridere – ho capito a che zona ti riferisci, non poteva essere altrimenti, ti raggiungo.. ho una sorpresa – disse riagganciando lasciandomi addosso una grande curiosità.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Riagganciai e mi avvicinai lentamente a Meg prestando ancora attenzione al cellulare – beh che ha detto Jun? – chiese mentre saltellava con le mani in tasca, sorrisi a quella buffa scena – sta arrivando – risposi, portando una ciocca di capelli dietro l’orecchio – Seoul è grande, sicuro che sarà qui a momenti? – chiese Meg incuriosita – sarà nei paraggi – risposi intenta a guardare il cielo mentre ancora pensavo alle sue parole.. ho una sorpresa aveva detto.
Mentre aspettavamo ci lasciammo cullare lentamente dai numerosi rumori di quella splendida metropoli e dagli odori che inebriavano l’aria. Ancora incredula per essere lì sorridevo istintivamente quando la mia attenzione si posò su un’anziana ajumma sul fondo della strada. Vendeva dolcetti fatti in casa e intorno a lei vi erano numerosi liceali in divisa. Guardai le ragazze che graziosamente si allontanavano felici col dolcetto offertogli dalla signora. Le loro divise erano tutte differenti, di colori diversi e sgargianti ma una cosa che accomunava tutti erano quelle grosse sciarpe rosse che avvolgevano caldamente i loro colli.
Attendemmo circa mezz’ora quando Jun arrivò di corsa ed ansimante ma nonostante tutto indossava il suo bel sorriso – scusate per il ritardo – disse mentre era intento a riprendere fiato accovacciato sulle sue ginocchia, Meg sorrise – non preoccuparti – disse.  Jun rivolse nuovamente il suo sguardo a noi e ci sorrise, il sorriso era tipico di lui. Lanciammo un’occhiata sul suo look vivace e colorato ed io e Meg sorridemmo all’unisono, indossava un maglioncino bianco con strisce blu/azzurro, un pantalone di un giallo misto all’ocra ed in spalla aveva uno zaino grigio, di quelli enormi che si vedono nei drama. Mi sentii strana improvvisamente, tutto quello che avevo intorno era vero eppure ancora non riuscivo a crederci, non riuscivo a credere di essere tra i colori di Seoul.
Lo stomaco cominciò ben presto a reclamare cibo così Jun fu tanto gentile da scortarci in un meraviglioso ristorante tradizionale. Quando entrammo una deliziosa ragazza vestita in tema storico ci accolse alla porta e ci scortò ad un tavolo. Mi guardai intorno e ricordai col sorriso i numerosi drama stile Joseon, Rooftoop Prince  fu il primo a cui pensai  perché l’ambiente che mi circondava era proprio uguale a quell’ era. L’atmosfera era calda ed accogliente e di sottofondo vi era una dolce melodia, suonata molto probabilmente con gli strumenti tradizionali di cui mi sfuggiva il nome. Io e Meg ci guardavamo intorno incredule mentre Jun entusiasta sorrideva – vi piace qui? – chiese immediatamente ed io e Meg annuimmo entusiaste e con vigore. Prima ancora che ordinassimo la ragazza si avvicinò a noi lasciando sul tavolo i menù ed un bicchiere con del delizioso tè verde che sorseggiai senza pensarci due volte.
Presi il menù tra le mani e cominciai a dare un’occhiata scrutando attentamente ogni singolo piatto. Io e Meg masticavamo il coreano abbastanza bene ma alcuni simboli non ci erano ancora molto chiari e quella volta fummo salvate dall’inglese. Accanto ad ogni portata, infatti, vi era una figura con la traduzione in inglese, cosa che ci rincuorò immediatamente. Meg portò il dito su una figura ed entusiasta della sua scelta urlò – questo – strabuzzai gli occhi per guardare meglio e cercai di leggere la parola in coreano – kal-kalguksu – inarcai testa e sopracciglia non avendo capito molto bene cosa fosse, Jun mi guardò divertito lanciandosi in una sonora risata, lo guardai incredula e a ruota cominciò a ridere anche Meg, mi sentii un tantino stupida – sono fettuccine fresche col brodo – esordì immediatamente Jun, salvando una povera me in preda alla vergogna – ah – mugugnai, mi morsi le labbra e posai nuovamente il mio sguardo sul menù pronta a fare la mia scelta – mmh – c’erano così tante cose che non sapevo cosa scegliere quando la mia attenzione fu richiamata da una parola precisa – bibimbap – urlai con gli occhi sbirluccicanti prima di cominciare a cantare la canzone che gli mblaq cantarono nella quinta stagione di Hello Baby, Meg mi guardò con un’espressione buffa che mi fece ridere – sei il disagio Mar – disse prima di fiondarsi completamente tra le mie braccia.

A fine pranzo Jun insistette più e più volte di voler pagare il nostro pasto, invano fu l’opporsi mio e di Meg.
- Vi porto al parco – ci disse entusiasta mentre si stiracchiava rumorosamente con le mani al cielo, io e Meg sorridemmo e fummo pronte a partire. Prendemmo un taxi che ci scortò velocemente al parco di cui Jun ci aveva tanto parlato. Quando vi entrai i meravigliosi colori dell’autunno richiamarono la mia attenzione facendo battere il mio cuore ancora più forte, chiusi gli occhi ancora una volta e a pieni polmoni respirai l’aria pulita; da quando ero arrivata a Seoul non avevo fatto altro che respirare i suoi profumi, ma non potevo farci nulla, avevo intenzione di ricordarli tutti una volta tornata a casa.
Girammo circa un quarto d’ora per smaltire tutto ciò che eravamo stati in grado di mandar giù, soprattutto io e Meg, che ci stavamo gustando le delizie di quel posto una ad una. Scegliemmo una panchina accanto ad una fontana, di fronte a noi una coppia di fidanzatini si tenevano timidamente per mano, erano liceali ma con divise diverse. Sorrisi. – Come è stato il vostro primo impatto con Seoul? – chiese curioso Jun – è meravigliosa – esordì Meg alzandosi di colpo dal suo posto per mimare le meravigliose cose che avevamo visto. Loro due cominciarono a parlare incostantemente quando io mi isolai per un istante “mi piacerebbe vederli” pensavo, se avessi visto gli MBLAQ di sicuro la mia vita sarebbe diventata migliore. Ero persa completamente in una bolla, intorno a me un susseguirsi di bla bla bla quando Meg attirò la mia attenzione residua – e poi Mar ha fatto una foto accanto alla sagoma degli MBLAQ – disse ed io girai il capo verso di lei con uno scatto tale da far venire il torcicollo – MBLAQ? Dove? – chiesi ad occhi sgranati ma ciò che ottenni furono solo le fragorose risate di un Jun ed una Meg che si divertivano a prendermi in giro – sveglia Mar – disse Meg accarezzando la mia testa, sorrisi. Jun restò per qualche secondo a fissarmi – avevo detto di avere una sorpresa no? – disse prendendo il suo zaino dalle spalle e portandolo sulle sue ginocchia, lo aprì lentamente e cominciò a rovistarvi dentro. Intanto Meg mi guardava in cagnesco poiché non le avevo ancora detto nulla. A mia sorpresa, a mia meravigliosa sorpresa Jun prese dalla sua borsa dei biglietti che mi fecero intendere immediatamente cosa fossero e prima ancora di prenderli tra le mani cominciai istintivamente a piangere. Persi immediatamente ogni facoltà, di pensiero, di parola e addirittura di movimento, non riuscivo più a capire e sentire niente a parte l’affermazione di Meg – oh mio Dio – aveva esultato. Mi avvicinai a Jun e senza pensare che lui fosse coreano e che tutti questi abbracci fossero strani mi fiondai tra le sue braccia soffocando le mie lacrime ed il mio viso nel suo meraviglioso maglioncino incurante di rovinarglielo, insomma mi sarebbe dispiaciuto ma in quel momento stavo pensando ad altro. Stranamente Jun accolse molto bene il mio abbraccio – ehi su mela – sussurrò sorridendo. Alzai il capo per guardarlo e tirai su col naso, presi i biglietti tra le mani ed asciugai violentemente le mie lacrime – come hai fatto ad averli? – chiesi ancora incredula, Jun portò le braccia sotto il torace – segreti del mestiere – disse sorridendo. Meg cominciò a saltellare, mi prese in braccio e mi fece girare – oddio Mar, vedremo gli MBLAQ – urlò piena di gioia, io restavo ancora ferma, non riuscivo a metabolizzare per bene la cosa, era troppo strano, stava accadendo tutto in fretta ed era ancora il mio  primo giorno a Seoul, avanti a me ancora un mese lunghissimo.

Quando tornai a casa sistemai immediatamente i biglietti nel mio cassetto, li accarezzai con cura e ancora li guardavo con occhi sognanti. Erano dei pass per il fansign degli MBLAQ ed il biglietto per un mini concerto che avrebbero tenuto a cui potevano partecipare si e no 100 persone e sapere di essere tra quei 100 mi rendeva la ragazza più felice di tutto il mondo. Immediatamente mi catapultai in cucina e mi misi ai fornelli, avrei sicuramente ringraziato Jun a dovere e avrei anche  ringraziato  la sua gentile madre che in mattinata aveva preparato la colazione per me e Meg.  Cominciai ad armeggiare con gli attrezzi da cucina, mi ero promessa di preparare una deliziosissima pizza all’Italiana che Jun aspettava da tempo.  
 – Cosa fai? – si avvicinò Meg avvolta dall’asciugamano ed i capelli gocciolanti – voglio fare una pizza – confessai sorridendo – Jun stravede per la pizza ma non ne ha mai mangiata una degna di nota – confessai mentre riempivo il misurino di farina, Meg mi sorrise – un po’ di cibo Italiano e si trasferiranno con noi il mese prossimo – affermò ridendo – ma se fosse per me cederei loro il mio posto pur di restare qui a vita – disse cambiando tono di voce. Io e Meg eravamo troppo innamorate della Corea del Sud, ma io a differenza sua ci sarei stata bene un solo mese, dopodiché sarei voluta comunque ritornare a casa dalla mia famiglia.
Mentre Meg era intenta ad asciugare i capelli io avevo acceso il forno ed avevo infornato finalmente la pizza. Misi il timer e mi diressi verso la porta che portava al piccolo stagnetto, la spalancai e feci entrare la luce del tramonto che colorò ben presto tutta la stanza di arancione; era una cosa meravigliosa.
Il meraviglioso profumo che emanava la pizza si impossessò dell’intero appartamento ed io inalavo, inalavo quella meravigliosa fragranza, una fragranza familiarissima. Il timer suonò ed io mi affrettai ad aprire il forno per sfornare la pizza. Afferrai un guanto al volo e tirai fuori il contenitore in cui vi era la mia bellissima creazione, la poggiai in tavola e cominciai a tagliuzzare tanti piccoli pezzetti, cambiai contenitore e ne scelsi uno più carino, la coprii per far si che il caldo non fuoriuscisse e la lasciai riposare ancora nel forno. Mi diressi in bagno e lasciai che l’acqua della doccia scivolasse delicatamente sulla mia pelle.
Mi asciugai e mi diressi in camera per vestirmi, per rendermi più o meno presentabile ed intanto Meg mi aspettava impaziente in cucina mentre ascoltava gli Shinee a tutto volume.
- E adesso che si fa? – chiese Meg con lo stomaco tra le mani, sorrisi – si va a casa di Jun – esordii felice.
Ci dirigemmo quindi verso casa sua e ad accoglierci alla porta fu la sua dolce madre – accomodatevi – disse sorridendo. Ci scortò in soggiorno, la loro casa non era molto diversa dalla nostra ma era molto più vissuta ed accogliente, si percepiva benissimo il calore familiare, era una sensazione bellissima. Da una porta spuntò il paffuto padre di Jun, un uomo grassottello di mezza età dalle gote sporgenti ed i baffi alla G.O era Oh yeah, sorrisi per lo stupido paragone che era nato nella mia mente e mi accomodai a terra accanto al tavolino che era posto al centro della stanza. Jun fu attirato dall’odore della pista, dal corridoio udimmo infatti i suoi passi e quando fu accanto a me mi abbracciò forte lasciando lo stupore sui volti dei suoi familiari – è così che ci si saluta in Italia – disse Meg sorridendo, io arrossii, forse stavo insegnando a Jun troppe cose sbagliate. Ci riunimmo tutti intorno al tavolino e ben presto ci raggiunse anche la noona di Jun, sua sorella maggiore, una ragazza bellissima sui venticinque anni, single ma con una carriera brillante in corso. Per tutta la sera scambiammo più di una chiacchiera, il padre di Jun faceva battute su battute che faticavo a capire ma non potevo fare a meno di ridere lo stesso, mi sentivo come quando davanti al pc guardavo i video idioti degli MBLAQ, e senza capirci una ceppa, sorridevo comunque come un ebete, solo perché vedevo i miei idoli felici, ed in quel momento mi sentivo così.
La mia vita in quel momento era quindi perfetta, non potevo desiderare altro. Quello era stato il mio primo giorno a Seoul ed era stato il giorno più bello della mia vita, ma il bello doveva ancora realmente arrivare.

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Dopo esserci meravigliosamente divertite io e Meg salutammo gli ospitali genitori di Jun e lentamente ci dirigemmo verso il nostro appartamento – non dimenticate il picnic di domani – ci aveva espressamente urlato Jun sul ciglio della porta.
Mentre camminavo per strada guardavo la luna e sembrava sorridermi. Il mio respiro si tramutò ben presto in soffici nuvolette bianche, poiché la temperatura di sera era calata abbastanza. Strofinai violentemente la mano sul mio braccio sinistro e scrollai le spalle quando un brivido mi percosse tutta – vai pure avanti – dissi a Meg – come, non entri? – mi chiese sorpresa, scossi la testa sorridendo e le porsi il vassoio vuoto – vai prima tu – Meg sorrise e prese il vassoio dalle mie mani, tolse la sua giacca e la mise intorno alle mie spalle – ne hai più bisogno di me – disse lasciandomi un bacio sulla fronte.
 Mi guardai un po’ intorno e poi scelsi il posto in cui mi sarei messa a “meditare”. Di fronte al nostro cancelletto vi era un grande palo che illuminava tutta la strada, il suo accendersi e spegnersi continuo, però, rendeva il tutto un po’ inquietante. Accanto  vi era un piccolo muretto su cui mi accucciolai, guardai nuovamente la luna e sorrisi, quello era il cielo della Corea.  Pensai che molto probabilmente, in quel preciso istante, anche gli MBLAQ magari erano intenti ad osservarlo e la cosa mi faceva sentire molto più vicina a loro. Spesso i miei pensieri così infantili mi facevano ritornare bambina. Infreddolita cominciai a tirar su col naso, cosa che mi fece capire che molto probabilmente sarei dovuta rientrare, sorrisi dandomi della stupida e mi incamminai verso il cancelletto. Una volta in casa mi diressi direttamente verso il mio cassetto, lo aprii e tirai fuori i biglietti ancora incredula dell’accaduto, presi i biglietti tra le mani e li strinsi gelosamente al petto, chiusi gli occhi e riuscii a vederli; erano lì, io ero lì al loro fansign e mi ero appena avvicinata, avevo visto immediatamente il bellissimo sorriso di Seungho e Joon, stringevo loro le mani. I miei occhi divennero lucidi, stavo viaggiando un po’ troppo con la mente ma non mi importava perché entro una settimana quelle meravigliose immagini che scorrevano nella mia mente sarebbero divenute realtà.
Mi rintanai immediatamente sotto le mie calde coperte, Meg  era ormai già persa nei suoi profondi sogni, le sistemai la coperta addosso e poggiai nuovamente la mia testa sul cuscino, chiusi gli occhi con la speranza di riuscire a dormire.
 Era ormai notte fonda, non ero riuscita a chiudere occhio e le mie coperte arrotolate erano la prova del mio essere irrequieta. Sentivo le lancette dell’orologio spostarsi lentamente, accanto a me il respiro di Meg era pesante poiché dormiva profondamente, mi alzai e presi il mio portatile collegandomi immediatamente a twitter,  vagabondai per i loro profili e stupidamente lasciai loro un messaggio, Non vedo l’ora di vedervi, sorrisi. Sapevo che non l’avrebbero mai letto ma sentivo di farlo. Immediatamente fui stellinata da tantissime A+, tutte a chiedersi cosa stesse succedendo.

Il giorno seguente io, Meg e Jun decidemmo di dirigerci al fiume Han come da copione e trascorrere una bella giornata all’insegna di cibo e passeggiate in bicicletta.
Svegliai Meg abbastanza presto e ci mettemmo ai fornelli per preparare, nel migliore dei modi, qualche piatto tipico Italiano che avrebbe sollecitato il bel palato di Jun e del suo caro amico che ci avrebbe raggiunto lì – facciamo innamorare questi figlioli – aveva detto Meg e di sicuro l’avremmo fatto.
Quando il tutto fu pronto lo riponemmo in un bel cestino e ci dirigemmo fuori.
Al fiume Han l’amico di Jun ci stava già aspettando, credetemi se vi dico che era il solito figo di turno.
Poteva essere alto più o meno sull’uno e ottanta circa e portava dei bellissimi capelli biondi di quelli sbarazzini. Da lontano somigliava tantissimo a Seungho. I suoi occhi perfettamente mandorlati ma grandi rendevano il suo look ancora più impeccabile, ciliegina sulla torta, aveva un sorriso ed un fisico da paura. Guardai Meg con fare malizioso, sorrisi sotto i baffi e mi avvicinai allo splendore fatto a persona – annyeong – esordì felice regalandoci un meraviglioso sorriso – ciao – risposi all’Italiana regalando al bel giovincello un’espressione sorpresa – ciao – ripeté con un accento strano e tutto suo, un accento che fece immediatamente nascere sonore risate. – Ragazze, lui è Kim Jae Ha – cominciò Jun presentandolo ‘ciao splendore’ pensai tra me e me ma mi limitai a sorridere – piacere Jae Ha io sono Mary – dissi gentilmente – ed io Meg – intervenne lei. Solitamente non facevo pensieri di questo tipo, ero sempre stata timida coi ragazzi ma lui, lì davanti a me, era troppo bello per essere vero. Dopo le presentazioni ci posizionammo in bici e pedalammo lungo tutto il fiume Han mentre Jun e Jae Ha raccontavano delle meravigliose storie e leggende legate a quel posto, io e Meg ci limitavamo a sorridere o ridere a crepapelle a seconda della loro battuta. Spesso ridevo non tanto per quello che effettivamente dicevano, ma per il modo buffo in cui raccontavano il tutto.
Dopo aver pedalato per circa un’ora ci lanciammo a terra stremati mentre i nostri stomaci cominciavano a mugugnare e reclamare cibo – io e Meg abbiamo preparato qualche delizia Italiana – esordii felice mentre mi apprestavo a scoprire il mio cesto da picnic, immediatamente Jae Ha fece un balzo e si tirò su – davvero? – disse sgranando gli occhi con un’espressione talmente buffa da farmi quasi sbellicare – si – dissi porgendo lui uno dei miei manicaretti.

Dopo pranzo restammo lì a terra stesi a guardare il cielo, il clima autunnale era davvero freddo e secco ma di pomeriggio si stava abbastanza bene. Le coppiette che passeggiavano felici mano nella mano erano praticamente ovunque ed io sorridevo nel vederli. Inizialmente pensavo che la storia delle felpone uguali era solo una cosa da drama, ma non era così, lì era tutto vero. Le ragazze erano davvero così graziose ed i ragazzi tanto gentili da portare loro addirittura la borsa. Intanto Jun e Meg si erano appisolati l’uno accanto all’altra come due bambini, con la pancia piena si riposava meglio molto probabilmente. Mi alzai e mi diressi verso il fiume per guardarlo più da vicino, chiusi gli occhi e ripensai al video di Joon in bicicletta durante Sesame Player, il disagio.
- Quindi ti piacciono gli MBLAQ? – chiese improvvisamente Jae Ha alle mie spalle, sobbalzai – come lo sai? – chiesi io, Jae Ha mi guardò – la tua collana – disse lanciando uno sguardo su di essa. Presi la mia collana tra le mani e la guardai – oh – sospirai sorridendo. Improvvisamente Jae Ha  si sedette accanto a me, portò le mani dietro la schiena poggiandosi su di esse..

“ U make me cry
 Naega salaganeun iyu
Jebal nal ddeonajima
Just tell me why (why)
O nunmuleul dakkajwo malhaejwo I'm so crazy ”

Canticchiò sottovoce, lanciai immediatamente il mio sguardo su di lui sgranando istintivamente gli occhi – li ascolti pure tu? – chiesi curiosa, Jae Ha mi guardò con uno strano sguardo ed un sorriso disegnato perfettamente sulle sue labbra – io ci ho a che fare continuamente – rispose lasciando in me uno stupore misto a curiosità, assottigliai lo sguardo – chi sei veramente? – chiesi mentre il ragazzo si avvicinava a me.

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Il suo viso era pericolosamente vicino al mio, mi scostai istintivamente. Jae Ha si portò una mano alla bocca e guardandomi rise, lo guardai stranita alzando un sopracciglio – cosa ridi? – chiesi con tono leggermente irritato – sei buffa – esordì lui – ancora non ti sei chiesta come hai fatto ad avere i pass? – chiese guardando lungo il fiume. In quel momento la mia mente si riempì di mille pensieri inutili, in realtà quando Jun mi aveva mostrato quei biglietti ero completamente caduta nel mio mondo che non riuscivo a pensare ad altro e ad essere sincera, nonostante tutto, non credevo ancora che avrei preso parte a quel meraviglioso concerto. Guardai Jae Ha con uno sguardo abbastanza confuso, lui mi lanciò un’occhiata che mi fece leggermente rabbrividire, i suoi occhi erano di una profondità tale – sono il loro ballerino – confessò come se mi avesse appena detto che università frequentasse, ovvero con tantissima naturalezza. Schiusi leggermente la bocca ma da essa non fuoriuscì manco una parola, solo un leggero gemito accompagnato da un piccolo sospiro indecifrabile, Jae Ha rise – non ci credi? – chiese prima di prendere il suo cellulare ed armeggiarvi. Restavo ferma, immobile ed osservavo attentamente Jae Ha, immediatamente si avvicinò a me portando il suo cellulare davanti ai miei occhi increduli. Era vero, lui era lì nella sala prove degli mblaq, riuscivo a vedere G.O col cappello ed una canotta nera, Seungho accanto col segno della vittoria e leggermente sudato, Joon col suo meraviglioso e caldo sorriso, Thunder seduto accanto ad un Mir scherzoso con un fungo sulla testa. Istintivamente sorrisi a quella foto ma quando tornai alla realtà portai una mano alla bocca e sgranai gli occhi. Jae Ha prese il bordo della sua maglia e lo portò fin sopra al naso scoprendo leggermente solo gli occhi, strabuzzai i miei per guardarlo meglio, lo stupore sul mio volto quando mi accorsi di averlo già visto.
Immediatamente la mia mente fu trasportata all’anno addietro, al 31 Dicembre precisamente, quando durante i Gayo Daejun lo vidi esibirsi in Run al posto di Seungho che era infortunato ad un braccio – esattamente – esordì lui quando lesse nel mio sguardo che avevo finalmente capito tutto – io n-on – non sapevo cosa dire, ero troppo incredula di tutto ciò che mi stava accadendo.
Non ricordo esattamente per quanto tempo rimasi lì ferma a fissarlo. Quando ancora ero in Italia ed avevo organizzato questo meraviglioso viaggio, sapevo che in un certo senso la mia vita sarebbe cambiata, sapevo che avrei conosciuto certamente persone fantastiche con cui avrei condiviso determinati momenti della mia vita, ma tutto questo mi era praticamente nuovo ed era tutto assolutamente strano e fantastico.
Jae Ha si alzò di colpo e fece diversi passi davanti a me da This is war a Smoky Girl e così via, io semplicemente me ne restavo ferma. Una Meg assonnata si avvicinò a noi furtivamente – cosa fate? – chiese confusa quando vide Jae Ha ballare – le sto mostrando il mio lavoro – aggiunse lui. Meg sgranò gli occhi sorpresa, guardò a lungo Jae Ha poi guardò me per ritornare dopo a guardare lui. Furono degli sguardi che parlavano tra loro, stavamo comunicando senza che le nostre bocche dicessero effettivamente qualcosa.

Quando fui finalmente a casa raccontai tutto a Meg che mi guardava con un’espressione felice ma allo stesso tempo confusa. Ci rintanammo nella nostra camera con marshmellows ed altre schifezze simili mentre aspettavamo che la sera calasse per partecipare ad una festa che Jae ha ci aveva consigliato – conoscerete persone fantastiche – aveva detto. Si trattava del locale più cool e alla moda di Seoul e secondo Jae Ha era frequentato solo da persone con una certa fama ed io, ad essere sincera, ero un tantino preoccupata ma allo stesso tempo non vedevo l’ora. Intanto eravamo connesse a Facebook per salutare le nostre amiche mentre con Skype facevamo lunghe videochiamate con i nostri familiari. Eravamo a Seoul da soli due giorni eppure la lontananza si faceva sentire, molto probabilmente era dovuto al fuso orario.
La brillante idea di cercare Jae Ha su Facebook sfiorò contemporaneamente la mente mia e di Meg, ci guardammo entrambe negli occhi e sghignazzando gridammo – 2MAR – come due disagiate.
Avevo conosciuto Meg grazie al K-pop, frequentavamo la stessa scuola ricordo, eppure non avevamo mai avuto occasione di incontrarci nei corridoi, forse perché almeno io ero sempre occupata a sonnecchiare sui banchi piuttosto che uscire e sgranchire le gambe.
Quando la conobbi entrambe capimmo subito di essere fatte l’una per l’altra e diventammo subito amiche per la pelle. La prima volta che ci vedemmo fu epica, ricordo che tremavo per la contentezza di averla finalmente tra le mie braccia. Poco più tardi decidemmo di organizzare questo meraviglioso viaggio per Seoul e senza pensarci due volte lo facemmo, ed ora eccoci qui sedute a terra nella nostra camera a mangiare e sorseggiare tè.
- Ferma ho visto qualcosa – disse Meg fermando la mia mano sul mouse – cosa hai visto? – chiesi io, Meg puntò il dito su una foto minuscola che aveva attirato particolarmente la sua attenzione, cliccai sopra l’icona che si aprì immediatamente e a nostra sorpresa ecco che vi era un bellissimo Jae Ha con i capelli castani – adesso si spiega perché non l’avevo riconosciuto subito – dissi prontamente io – l’anno scorso i suoi capelli erano così – scorrevo lentamente tra le sue foto quando ne avvistai immediatamente una con Mir, sgranai gli occhi – allora è vero – urlai quasi soffocata dal pianto. Meg mi guardò prima di lanciarsi addosso e stritolarmi – facciamoci belle per stasera su – gridò trascinandomi verso l’armadio – devi mettere un vestitino, accalappiati ‘sto tizio Mar, che ne sai magari ti fa conoscere gli MBLAQ da vicino e siccome io e te siamo inseparabili – disse con gli occhi che presero quasi la forma di due cuore palpitanti – verrò con te e potrò finalmente vederli – concluse – sei matta – sorrisi io.
Trascorremmo quasi due ore a prepararci – momento di restaurazione – lo chiamava Meg prima di fiondarci fuori nella meravigliosa, o almeno pensavamo fosse così, macchina di Jun.

Quando fummo fuori il locale Jae Ha ci stava aspettando con un altro ragazzo alto e snello e qualche fanciulla che gli stava incollato addosso, ‘ le tipiche cagne coreane ‘ pensai ridacchiando.
Ci avvicinammo a loro e Jae Ha fece le presentazioni poiché nemmeno Jun conosceva il ragazzo in questione. Il ragazzo mi guardò dalla testa ai piedi e sul suo viso vi era uno sguardo malizioso e compiaciuto – ciao splendore – mi aveva detto. Era abbastanza bello, forse un po’ troppo ma in quel caso era meglio mantenere la calma. Il suo nome era Kim Young Joo ma da tutti si faceva chiamare Alex, aveva studiato per tantissimo tempo in America ed era il nome che usava lì – Alex Kim mi chiamavano – ci spiegò col suo meraviglioso accento di Seoul molto diverso da quello di Jun, povero ragazzo di Busan, trasferitosi da poco in questa città.
Entrammo nel locale ed intorno a noi vi era un caos esagerato, non avevo mai visto così tanti ragazzi belli assieme e tutti coreani per giunta, molto probabilmente io e Meg eravamo le uniche straniere e ne ebbi conferma poco dopo quando cominciarono tutti a guardarci come trofei, compreso il cameriere dietro il bancone a cui ci avvicinammo per ordinare. Jun si avvicinò lentamente a me e a mia sorpresa mi prese la mano – vuoi ballare? – mi chiese sorridendo ed io annuii trascinando anche Meg in pista – Mar molto probabilmente voleva foste solo voi due – sussurrò Meg al mio orecchio – non potevo lasciarti da sola – le dissi in pronta risposta – ma il cameriere era carino – fece labbruccio – sei fidanzata – canzonai sorridendo.
Cominciammo a ballare mimetizzandoci perfettamente in quella mischia di sconosciuti asiatici, ci scatenammo insieme a Jun sulle note di High High di GD e TOP e per un solo preciso istante mi sentii una di loro. Mi guardavo intorno e vedevo ragazze e ragazzi muoversi tra la folla a ritmo della musica mentre sui divanetti tutt’intorno vi erano persone che sorseggiavano i loro drink in compagnia di ragazze che, in quel preciso istante, stavano semplicemente facendo il proprio lavoro. L’aria che si respirava all’interno di questo locale era molto diversa da quella che si respirava nei locali Italiani, fortunatamente non avevo visto nessuno ubriaco fradicio o almeno, non ancora. Mentre ero assorta nei miei pensieri una mano circondò immediatamente il mio fianco, sobbalzai e mi voltai per vedere chi fosse. Il meraviglioso sorriso di Jae Ha era puntato esattamente davanti ai miei occhi ed era vicinissimo alle mie labbra, si avvicinò all’orecchio – ho una sorpresa per te – mi disse prima di trascinarmi via con lui. Mi voltai indietro per avvisare Meg ma era troppo impegnata a divertirsi e guardare il bel sedere del cameriere per notarmi – disagiata – sussurrai a bassa voce sorridendo.
 Seguii lentamente Jae Ha senza fiatare ma sentivo pesantemente il cuore in gola – ehm.. dove mi porti? – dissi ma talmente a bassa voce che per Jae Ha fu impossibile sentire. Eravamo sul retro del locale soli ed io cominciavo a sentirmi abbastanza agitata, Jae Ha prese il cellulare tra le mani che intanto squillava, lo guardai stranita e lui sorrise – sta squillando da un po’ – disse. In quel momento non riuscivo a capire cosa stesse facendo esattamente – hai qualcosa da dirmi Jae Ha? Ho freddo e vorrei rientrare – dissi battendo leggermente i piedi a terra – shh – esordì lui portando la mano davanti alla bocca. Si avvicinò lentamente a me e mi tirò verso di lui, portò il suo cellulare al mio orecchio, ancora non capivo – Yeoboseyo? – sentii dall’altro capo del cellulare. In quel momento il mio cuore fece un tuffo nel vuoto, avrei riconosciuto quella voce a km di distanza e mi avrebbe fatto sempre lo stesso effetto. Sgranai gli occhi sotto lo sguardo compiaciuto di Jae Ha, mi portai le mani alla bocca e tremante cominciai a piangere.
Dall’altro capo, ad attendere una risposta, vi era Yang Seungho.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Incredula, emozionata e tanto infreddolita aggiungerei, me ne restavo immobile a torturarmi le mani mentre attendevo che Jae Ha terminasse di parlare al telefono con Seungho. Avevo sentito la sua voce ed immediatamente il mio cuore era cessato di battere.
Jae Ha si era allontanato, lo vedevo camminare nervosamente avanti e indietro e qualche volta un sorriso spuntava sulle sue labbra – chissà di cosa staranno parlando – dissi tra me e me mentre circondavo le mie braccia con le mani per coprirmi dal freddo.
Alla fine avevo dato ascolto a quel disagio della mia migliore amica indossando un vestitino molto leggero. Il freddo e l’umidità secca di fine Ottobre si stavano lentamente insinuando nella profondità delle ossa.
 Quando Jae Ha terminò la chiamata mi raggiunse, con le mani in tasca mi guardò e quando mi vide infreddolita mi porse la sua giacca – oh non devi – dissi io provocando in lui un lieve sorriso, ignorò le mie parole e  la poggiò sulle mie spalle, sorrisi imbarazzata e lo ringraziai – come ti è sembrata la sua voce? – chiese sorridente, come sempre, lo guardai nuovamente imbarazzata – calda – sorrisi anch’io posando gli occhi a terra.
Era vero, l’avevo sempre pensato, la voce di Seungho era calda ed arrivava dritta al cuore.
Presi dal freddo pungente entrammo nuovamente nel locale, Meg e Jun erano seduti al bancone del bar a sorseggiare drink e intanto scambiavano qualche parola col cameriere. Mi diressi verso di loro e quando mi voltai Jae Ha che era rimasto alle mie spalle era sparito.
- Mar ma dov’eri finita? – chiese Meg quando mi vide arrivare – ah, ne parliamo dopo – dissi sorridendo, Meg mi prese la mano e mi trascinò poco distante dal bancone – andiamo in bagno – disse al mio orecchio quasi urlando poiché il locale era tempestato dalla musica. Entrammo nel bagno delle donne e a nostra sorpresa due ragazzi stavano limonando come se non ci fosse un domani, lei era vestita davvero scomposta o svestita dovrei dire? In quel momento semplicemente non riuscivo a descrivere il momento. I due ci guardarono ed infastiditi dalla nostra presenza ci lasciarono sole. Meg fece una smorfia alle loro spalle che mi fece ridere – beh? Cosa c’è di tanto importante? – chiesi portando le braccia sotto al seno, Meg si guardò allo specchio ed aggiustò lievemente il corpetto del suo vestito – ho scoperto che il bel cameriere è bisessuale e ci sta provando spudoratamente con Jun – esordì – avresti dovuto vedere la sua povera faccia quando gliel’ha detto, ti giuro Mar, Jun voleva morire – entrambe ci guardammo in faccia e cominciammo a ridere come due pazze disagiate alle spalle del nostro povero amico – ma davvero? – chiesi io incredula soffocata dalle lacrime che mi aveva causato il tanto ridere. Mi piegai su me stessa dalle risate e non riuscivo a fermarmi ed i singhiozzi di Meg non erano di certo d’aiuto – non ha fatto altro che complimentarsi con Jun del suo bel lato B, ti giuro Mar stavo soffrendo perché non potevo ridergli in faccia allora mi sono limitata a dire qualche cavolata in Italiano – confessò ancora in preda alle lacrime – se ci fossi stata tu di sicuro avremmo sclerato di brutto – concluse guardandomi , si asciugò una lacrima e si sistemò i capelli – ecco appunto, ma dov’eri? – guardai Meg col sorriso e feci un lungo sospiro – ho sentito la voce di Seungho – confessai, Meg mi guardò e schiuse la bocca – Ho? Stiamo parlando dello stesso Ho? – chiese lei, la vidi posizionarsi in maniera tale da prendere il decollo una volta udito la mia risposta – si – l’accontentai subito, portò le mani al cielo e fece un salto lunghissimo, arrivò per circa cinque secondo su Marte per poi tornare subito indietro sul pianeta terra, nel bagno di quel famosissimo locale, in Corea del Sud – tutto questo sembra un sogno Mar, insomma io ancora non ci credo, beh ci hai parlato? – chiese trepidante e con occhi sognanti, scossi la testa – no, non proprio, ma sentire la sua voce è stato più che sufficiente, era tanto calda – confessai sorridendo ed ancora una volta i miei occhi caddero al pavimento – Mar – cominciò Meg, la guardai – sai che quando parli di lui non sembri una fan? – disse improvvisamente – cosa intendi? – chiesi inarcando leggermente la testa confusa – sembri una persona innamorata non una fan che sente o vede per la prima volta il suo idolo -.
Guardai Meg con un velo di malinconia disegnato negli occhi e dentro di me le davo ragione ma in fondo avrei potuto guardare Seungho solo con gli occhi di una semplice A+, una delle tante sempre pronta a sostenere lui e tutti gli MBLAQ e nonostante tutto io ero felice perché la loro musica mi aveva aiutato più e più volte. Sorrisi e cominciai a torturare le mie mani, solitamente lo facevo quando ero nervosa o attendevo un qualcosa – ma che dici – dissi – sai che li amo tutti allo stesso modo, sono i miei idoli e la loro musica accompagna le mie giornate, sentire la sua voce è stato un qualcosa di meraviglioso anche perché l’ho sempre visto e sentito attraverso uno schermo, credo che quando li vedrò da vicino il mio cuore cesserà di battere – confessai quasi sottovoce e tutto d’un fiato, Meg si avvicinò e mi strinse forte – pensa solo che tra qualche giorno tutto ciò che hai sempre desiderato diventerà pura realtà -.

Quando finalmente fummo in grado di lasciare quel bagno tornammo dal povero Jun che intanto era quasi ubriaco a causa dei numerosi drink che il tizio “innamorato” gli aveva offerto. Mi sedetti accanto a lui e sorridendo gli diedi una pacca sulla spalla, aveva la testa sul bancone ed il suo aspetto non dei migliori nonostante fosse un ragazzo bellissimo – ehi mela – mi disse – Dio Jun puzzi terribilmente d’alcol – dissi non riuscendo a trattenermi, lanciai un’occhiata fulminante al tizio dietro al bancone che divenne quasi piccolo piccolo – mi dispiace – disse mentre era intento a pulire un bicchiere – ma ha un sorriso così carino – confessò ad occhi sognanti. Presi Jun sotto braccio e lui fece leva sulla mia spalla, Meg mi raggiunse ed immediatamente mi aiutò. Ci facemmo spazio tra la folla ed in men che non si dica eravamo fuori dal locale, mi guardai intorno e di Jae Ha nemmeno l’ombra, intanto avevo ancora la sua giacca profumata sulle mie spalle. Rovistai nelle tasche di Jun e presi le sue chiavi, in quello stato pietoso non avrebbe di certo potuto guidare. – Guido io tu siediti dietro con lui e reggi la sua testa – dissi a Meg aprendo lo sportello posteriore – sicura Mar? – chiese lei – qui siamo ancora minorenni, è già tanto se siamo riuscite ad entrare in questo locale grazie a Jae Ha, se ci becca la polizia cosa gli racconti? – mi fece notare Meg preoccupata – Beh Jun non è in grado di guidare in quello stato – ribattei io – possiamo chiamare un taxi – propose lei – non preoccuparti, abbiamo pur sempre diciannove anni compiuti e la patente in tasca, nel nostro paese siamo maggiorenni, potrebbe andar bene – misi in moto la macchina e partii. Erano le tre del mattino e Seoul era ancora affollata ed i locali stracolmi di gente. – Ora che ci penso dobbiamo ancora visitare la torre di Seoul – dissi guardando Meg dallo specchietto – ha ragione ma solitamente lì ci vanno le coppiette, probabilmente io e te saremo le uniche sfigate single – disse Meg ridendo – ehi donna, tu sei fidanzata – era la seconda volta che glielo facevo notare quella sera, lei rise – lo so, ma qui non lo sa nessuno – strizzò l’occhio facendomi una piccola smorfia – sei la solita – canzonai accostando.

Portammo Jun nel nostro appartamento, in quelle condizioni non sarebbe potuto rientrare. Mi misi ai fornelli e gli preparai del porridge, sapevo fosse super efficace per i postumi della sbornia. Intanto lui ancora dormiva. Meg gli preparò una coperta in salotto, gliela stese per bene e l’aiutai a poggiarlo lì lentamente quando Jun mi prese la mano e mi tirò verso di lui – Mary – mugugnò nel sonno, immediatamente io e Meg ci guardammo con gli occhi sgranati, tra le sue braccia non riuscivo a muovermi e l’odore di alcol si stava impossessando delle mie povere narici che a causa di quella puzza avrebbero potuto sanguinare. Lentamente Meg mi liberò dalle braccia di Jun stando ben attenta a non fare rumore, quando fui libera mi chinai su di lui per chiamarlo e fortunatamente poco dopo ( dopo mille tentativi ) aprì gli occhi. Presi il porridge dal tavolo e glielo porsi – prendi questo ti aiuterà – dissi, Jun mi guardò stranito – dove mi trovo? – chiese confuso portando la mano sulla fronte – accidenti a quel tipo, mi ha offerto talmente tanti drink da farmi sentire male, sono astemio cavolo – confessò sottovoce. Io e Meg ci guardammo ancora una volta, avevamo passato l’intera serata all’insegna delle risate e alle quattro del mattino ancora non smettevamo, Jun prese il suo porridge e lo gustò senza fiatare – per essere Italiana te la cavi bene con la cucina coreana – si complimentò con me sorridendo ed io per ringraziarlo ricambiai il sorriso.

Prese dalla soffocante stanchezza anche io e Meg decidemmo di metterci a letto per riposare almeno qualche minuto poiché l’alba stava quasi per spuntare – domani grande shopping – aveva proposto Meg – voglio comprare qualcosa di carino per il concerto – disse entusiasta, la guardai e nonostante la stanchezza e gli occhi semi chiusi abbozzai un sorriso – e tu cosa compri? Cioè cosa indossi al concerto? – chiese una Meg eccitata, guardai il soffitto e poi verso il mio armadio – io voglio indossare la loro maglia autografata – confessai, Meg mi guardò – ma come? Non vuoi indossare qualcosa di carino per loro? – chiese incredula, risi – Meg andiamo al loro concerto non ad una sfilata – cominciai – e poi ci noteranno di sicuro al fan sign, siamo in Corea, vedrai che saremo le uniche straniere – conclusi e quelle mie stesse parole fecero nascere un barlume di speranza in me, mi avrebbero davvero ricordata?
Solitamente Seungho era quello che si ricordava di tutte le fan, spesso sulla chatt del fan cafe aveva dimostrato la cosa più e più volte, ma chissà cosa avrebbero pensato tutti gli altri, G.O, Mir, Thunder, Joon..
Mentre questi pensieri si facevano spazio nella mia mente chiusi gli occhi col sorriso stampato sulle labbra ed il cuore in preda ai battiti. Giuro che nel silenzio che ci circondava i battiti del mio cuore si erano propagati nell’aria e fu così che mi addormentai.

Il mattino seguente, ovvero, poche ore dopo, fui la prima ad aprire gli occhi. Quando mi diressi in soggiorno notai Jun che dormiva accoccolato al suo cuscino coi capelli scompigliati, sembrava un cucciolo di cane abbandonato. Mi avvicinai lentamente per osservarlo da vicino ed i suoi capelli avevano preso una piega stranissima, soffocai una risata per non svegliarlo, sembrava G.O durante Idol Army, quando fu svegliato da Thunder con un mega wrustel al ketchup.
Mi diressi verso la cucina e la lucina lampeggiante del mio cellulare che avevo sbadatamente lasciato sul tavolo, richiamò la mia attenzione. Mi avvicinai e vidi sovra impressione un numero che non conoscevo, mi aveva inviato un messaggio.

Ho intenzione di pranzare con te. Passerò da te verso le 12:00 quindi mi raccomando ti voglio puntale:)
Prenderò anche la mia giacca, ieri siete spariti e non hai avuto modo di restituirmela.
Ah, ho parlato di te agli MBLAQ.
                                                                                                                                                                         KJH




ANGOLO AUTRICE
Siccome sono un vapiro in preda agli ormoni, non avendo sonno, ho ben deciso di scrivere il quinto capitolo ed eccomi qui, infatti, ad accontentare quelle poche ( ma buone ) persone che mi seguono. Mi sono affezionata anche a questa storia, quando scrivo è sempre così, quindi aspettatevi tanti, ma tanti capitoli.
Anyway, per chi non sapesse a cosa mi riferivo quando ho fatto il paragone tra Jun e G.O vi posto qui la foto.
Per chi non avesse visto Idol Army degli MBLAQ lo consiglio vivamente, perché come qualsiasi loro programma, fa scompisciare dalle risate.
Grazie mille a tutte ragazze, di vero cuore. Vi lancio un bacio fortissimo



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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***



Sgranai gli occhi sul cellulare prima di guardale l’orologio che segnava le 11:30.
La gola secca evitò la fuoriuscita di un qualsiasi suono dalla mia bocca, riuscii solo a mugugnare delle parole estranee anche a me stessa. Portai una mano sul cuore e mi accorsi di quanto battesse. In un intero messaggio l’unica cosa che mi aveva colpito e mi aveva stroncato sul colpo era stata l’ultima frase, quel ho parlato di te agli MBLAQ, mi aveva mandato letteralmente fuori di testa. Cominciai a pensare che quel Jae Ha si divertisse da morire a prendermi in giro e che giocasse spudoratamente coi miei sentimenti, stava mandando rigorosamente a quel paese la mia sanità mentale.
Avevo sognato il momento in cui avrei incontrato gli MBLAQ da tutta una vita. Finora ero sempre stata dietro ad uno schermo a guardare i loro video ed immaginarmi tra la folla.
Mi diressi immediatamente in camera e chiamai Meg, lei di sicuro avrebbe potuto aiutarmi.
Mi avvicinai e la scossi leggermente per farla svegliare – Meg – le sussurrai all’orecchio, Meg aprì gli occhi lentamente e strofinandoli sbadigliò rumorosamente – che c’è? – disse stiracchiandosi, presi il cellulare e gli mostrai il messaggio. Meg strabuzzò gli occhi avvicinandosi allo schermo per leggere meglio – what? – esordì immediatamente, la guardai e annuendo dissi – già – e scossi leggermente le spalle, si alzò di colpo inciampando quasi nelle coperte e mi trascinò sotto la doccia, l’aprì facendomi bagnare tutto il pigiama – e cosa ci fai ancora qua? – canzonò ad alta voce – Meg che fai? – le urlai quando un brivido mi prese tutta – chiudi l’acqua è fredda – mi lamentai, Meg chiuse immediatamente il rubinetto e vedendomi nello stato in cui ero finita ( in cui lei mi aveva trascinato ) scoppiò in una fragorosa risata – scusami Mar – cominciò – ma sei troppo buffa – concluse piegandosi un due dalle risate. Feci una smorfia e cominciai a spogliarmi gettandole in faccia la maglia del mio pigiama – ahià – si lamentò lei – così impari – canzonai io.
Feci una lunga e calda doccia che mi avrebbe aiutato a pensare, Jae Ha mi aveva espressamente detto di non ritardare ma pensai poco alle conseguenze.
 I sentimenti che stavo iniziando a provare nei suoi confronti erano davvero strani, dovevo essergli grata perché in un certo senso mi stava facendo avvicinare agli MBLAQ (forse), ma il modo in cui trattava il tutto mi scombussolava dentro perché non ero ancora pronta ad affrontarli. Non sapevo esattamente cosa avrei dovuto dire nel momento in cui me li sarei ritrovati davanti e soprattutto non sapevo in che modo avrei potuto reagire, di sicuro avrei pianto come una fontana. Mi era già capitato numerosissime volte quando ascoltavo le loro canzoni oppure guardavo i loro live. Un video che mi faceva piangere in particolare era Baby U, non sapevo spiegarmi il perché, era così e basta.
Tutti questi pensieri mi stavano praticamente inondando la mente,molto probabilmente la mia fantasia stava solo viaggiando troppo ma in fondo ci ero abituata, avevo vissuto con me stessa per 19 anni ormai.
Uscii dalla doccia e mi avvolsi un asciugamano intorno al corpo, l’acqua che gocciolava dalla punta dei miei capelli e si posava sulle mie spalle mi faceva rabbrividire. Avevo un quarto d’ora di tempo ed avrei dovuto fare di tutto.

Quando fui pronta mi diressi in cucina e la scena che mi si presentò davanti era davvero divertente. A quanto pare il nostro povero Jun si sentiva ancora troppo male per la sera prima. L’alcol gli era rimasto sullo stomaco e adesso si ritrovava accanto a Meg a vomitare tutto il porridge che gli avevo preparato.
Sul volto di Meg vi era una smorfia di disgusto non indifferente ed il povero Jun quando si sentì meglio non fece altro che scusarsi. Distolsi leggermente lo sguardo da quel meraviglioso teatrino e lo rivolsi all’orologio, Jae Ha ritardava di venti minuti. Feci un sospiro di sollievo ma dentro di me mi sentivo alquanto infastidita.
Mentre questi pensieri si facevano spazio nella mia mente il rombo dell’auto di Jae Ha irruppe immediatamente nel nostro appartamento richiamando appieno la nostra attenzione.
- Jae Ha? – chiese immediatamente Jun – momento ragazze, io ho dormito davvero qui con voi ubriaco fradicio? E adesso lì fuori c’è veramente Jae Ha? – chiese ancora una volta Jun, io e Meg ci guardammo in faccia confuse – si – rispondemmo all’unisono, Jun sbuffò e si portò una mano tra i capelli – sono fritto – disse.
Guardai ancora una volta Meg non riuscendo a capire per quale motivo Jun stesse reagendo in quel modo – ma cosa ci fai conciata ancora così? – dissi ripensando al fatto che Jae Ha fosse già arrivato – cosa vuoi dire? – replicò lei – beh voglio dire per pranzare dobbiamo uscire, sei ancora in pigiama – Meg soffocò una risata e mi guardò stranita – quale parte del ‘voglio pranzare con te’ nel messaggio non ti era chiaro Mar? – chiese, Jun sorrise abbassando lo sguardo – Meg non posso lasciar .. – stavo per finire la frase quando Jae Ha fece irruzione nel nostro appartamento, bello come il sole. Aveva una camicia bianca con un golfino sulle spalle, un jeans che fasciava meravigliosamente le sue gambe lunghe e snelle e gli occhiali scuri, al tutto era compreso il suo bello ed immancabile sorriso. Salutò cortesemente e si scusò con me per il ritardo ma quando vide Jun in quelle condizioni scoppiò in una fragorosa risata. Jun avvampò improvvisamente e lo sentii imprecare in aramaico, sorrisi per quella scena buffa – scommetto che il biondino ti ha fatto ubriacare – disse Jae Ha – ovviamente – rispose seccato Jun – avresti dovuto dire al tuo amichetto di andarci piano, l’ultima volta non pensavo fosse gay, me l’ha detto solo ieri – concluse.
Jun e Jae Ha cominciarono a discutere, io e Meg ci guardavamo confuse perché non riuscivamo a comprendere il motivo di quella discussione, spesso non riuscivo a tradurre in tempo alcuni termini quindi le loro parole si trasformavano in diversi bla bla bla urlati al vento.  A quanto pare Jun era già stato in quel locale e conosceva bene anche il cameriere che, a nostra sorpresa, sembrava essere molto amico di Jae Ha. Jae Ha sorrise avido – è bisessuale – sbottò. Vidi Jun irrigidirsi e per salvarlo da quello strazio presi Jae Ha per un braccio – andiamo? – dissi sottovoce cercando di riportare l’ordine in quell’appartamento che ormai era diventato quasi un campo di wrestling. Quando Jae Ha vide la mia mano intorno al suo braccio sorrise istintivamente e con lo stesso istinto io indietreggiai inciampando nella sedia dietro di me. Jae Ha si avvicinò ed afferrò i miei fianchi per non farmi cadere, lanciai uno sguardo verso Meg che mi sorrideva strizzando l’occhio mentre Jun sembrava alquanto infastidito. Mi tirai su ricomponendomi – andiamo? – chiesi nuovamente e Jae Ha annuì.

Eravamo in macchina e Jae Ha stava guidando sicuro di sé, l’osservavo ed era bello vederlo concentrato sulla strada che vi si presentata davanti a noi, aveva ancora gli occhiali scuri e nonostante non riuscissi a leggere bene il suo sguardo, percepivo in lui qualcosa. Cominciai a torturare le mie povere mani e ciò non era affatto buon segno, voleva dire che ero nervosa. Un silenzio tombale si propagò ben presto nell’aria e cominciavo davvero a sentirmi a disagio, in fondo conoscevo Jae Ha da soli due giorni. Ricordai immediatamente della sua giacca che avevo sbadatamente lasciato in camera – ah – cominciai – ho dimenticato nuovamente la tua giacca, mi dispiace – dissi cercando di giustificarmi, Jae Ha sorrise – non preoccuparti, la recupererò dopo quando ti riaccompagnerò a casa – esordì continuando a tenere lo sguardo fisso sulla strada.
Arrivammo in un locale molto carino posto in un quartiere molto ricco e famoso di Seoul, Gangnam.
Jae Ha sembrava conoscere i proprietari del locale che ci serbarono un meraviglioso posto al primo piano accanto ad una vetrata. Mi accomodai e cominciai a guardare giù, era bello vedere tutte quelle persone assieme ‘ognuno di loro ha una storia da raccontare’ pensavo.
Immediatamente al nostro tavolo arrivarono due caffè, feci una smorfia di disapprovazione cercando di non farmi vedere, ad ora di pranzo il caffè non era di certo buono da bere.
Presi il mio caffè tra le mani e cominciai a soffiarvi dentro, il mio stomaco stava prontamente rifiutando quella brodaglia ma se non ne avessi bevuto nemmeno un sorso sarebbe stato davvero molto maleducato. Pensai che dovevo stare attenta, non eravamo in Italia ed i coreani erano suscettibili, sorrisi, ancora una volta la mia mentre era pronta a sfornare cavolate.
Bevvi un sorso di quel caffè caldo e lo poggiai sul tavolo, facevo di tutto per non incrociare lo sguardo attento di Jae Ha, ma lo sentivo puntato addosso.
- Allora? – cominciò lui avvicinandosi a me, lo guardai, dovetti per forza – allora cosa? – chiesi abbassando subito lo sguardo portando una ciocca dei miei capelli corvino dietro l’orecchio – beh ti ho detto di aver parlato di te agli MBLAQ no? Non sei curiosa di sapere cosa pensano? – chiese soddisfatto – ma prima che io ti sveli il tutto vorrei vedere cosa pensi tu di loro – esordì – sarebbe carino ascoltarti – sorrise. In quel momento mi sentivo spiazzata, dove stava puntando? Mi stava semplicemente prendendo in giro?
- Cosa vuoi che ti dica? – chiesi sincera – uhm – rivolse il suo sguardo in alto – ad esempio dimmi come li vedi, ovvero come pensi siano i loro caratteri – bevve un altro sorso del suo caffè, presa dal nervoso feci lo stesso. Dicevo a me stessa di essere quella di sempre, di parlare di loro come avevo sempre fatto finora con tutti gli altri. Presi il mio cellulare tra le mani e feci scorrere le mie dita su di esso. Sorrisi quando vidi lo sfondo che avevo. Era una foto degli MBLAQ,ovviamente, scattata durante uno dei fan sign di Smoky Girl. Thunder al tempo aveva ancora la testa rosa confetto e si stavano stringendo in un caloroso abbraccio. Jae Ha portò il suo sguardo sul mio cellulare – comincio da G.O – dissi guardandolo negli occhi, lui annuì.
- Penso che G.O sia davvero una persona fantastica. Ovviamente penso questo di tutti gli mblaq ma G.O mi colpisce in modo particolare. Se avessi la possibilità di parlare con lui gli direi di come ha riempito le mie giornate con la sua voce, di come mi abbia fatto compagnia. Ho visto tantissime trasmissioni degli MBLAQ e adoro l’essere scherzoso di G.O, l’ho amato soprattutto in Sesame Player. Io lo chiamo G.O ajusshi perché amo prenderlo in giro facendo riferimento all’era Oh yeah. Penso sia davvero un grande amico, un vero artista, insomma è davvero tutto – continuavo a parlare indisturbata di G.O e Jae Ha mi osservava col gomito poggiato sul tavolo ed il viso tra le mani, io sorridevo, quando parlavo di loro era sempre così. Spesi circa mezz’ora solo per G.O – non posso andare avanti così – dissi ridendo, intanto erano arrivate le nostre ordinazioni – figurati – disse Jae Ha – continua pure -.
- Il secondo è il maknae, Mir. Primo vorrei dire che è davvero un pessimo fidanzato – Jae Ha quasi soffocò col cibo a quella mia affermazione – per quale motivo? – chiese ridendo – ma davvero penso lui sia il disagio. Mi sono sempre sentita iper protettiva nei suoi confronti in quanto più piccolo del gruppo nonostante fosse più grande di me. Adoro il suo essere bambino e penso davvero sia il rapper più bravo dell’intera Corea del Sud, anche se magari non è così ed ha ancora tanto da imparare – mentre parlavo di lui intanto descrivevo cerchi invisibili con la forchetta nel mio piatto – poi c’è Thunder. Beh, lui è semplicemente meraviglioso. Adoro il suo sorriso, sembra un bimbo e adoro quando ha i capelli neri. In questo momento avrei davvero tantissimo da dire ma, credimi, sto facendo di tutto per non dilungarmi troppo – sorrisi, non volevo si annoiasse – Joon è il più umile secondo me. Lui ha una capacità incredibile di essere cucciolo e sexy in men che non si dica – divenni rossa in viso, Jae Ha rise – hai ragione, lo ammetto anch’io che sono un maschio, durante le prove è davvero un bel vedere da sudato – esordì facendo fare un tuffo al mio povero cuore. Continuai a mangiare le prelibatezze nel mio piatto pensando per quale motivo Jae Ha mi stesse facendo parlare di loro in quel modo – hai dimenticato una persona – disse scrutandomi attentamente, lo guardai ma quando sorrisi portai il mio sguardo  nuovamente verso il piatto –  beh, lui è il leader – esordii io – è il leader degli MBLAQ– dissi una cosa ovvia, cominciai di nuovo a torturarmi le mani – beh questo lo so – disse Jae Ha ridendo - è il leader degli mblaq ma anche del mio cuore - conclusi guardando Jae Ha dritto negli occhi.



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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


In quel momento non riuscivo a credere di aver detto a Jae Ha quelle cose, mi sentivo stupida ed imbarazzata allo stesso tempo. Me ne stavo lì a parlare di loro come se li conoscessi da una vita e quasi stavo urlando al mondo tutto l’amore che provavo per Seungho.
Jae Ha mi guardava con aria soddisfatta, che fosse riuscito a farmi dire esattamente ciò che voleva sentirsi dire? Bevvi nervosamente un sorso d’acqua e guardai oltre la grande vetrata pentendomi amaramente di essere lì in quel preciso istante.
- Quindi in poche parole Seungho è il tuo preferito, non è così? – richiamò la mia attenzione Jae Ha – è normale, alla fine per quanto tu possa amarli tutti c’è sempre qualcuno che ti colpisce più affondo – il suo sorriso mentre pronunciava quelle parole era davvero sincero, mi rincuorai – perché mi hai chiesto di dirti cosa pensavo di loro? – chiesi curiosa, dovevo saperlo o non avrei resistiti un secondo di più. Il volto di Jae Ha tornò serio, si avvicinò incrociando le dita e portando il suo viso su di esse – volevo capire che genere di fan tu fossi – lo guardai e me ne restai in silenzio – e posso ben dire che sei davvero meravigliosa – confessò. In un momento tutte le persone che vi erano intorno a noi sparirono, e adesso cosa c’entrava il fatto che io fossi meravigliosa? Mi alzai nervosamente dalla sedia afferrando la mia giacca – forse è il momento di andare, ho lasciato Meg sola con Jun che si sentiva ancora male – feci per incamminarmi e Jae Ha mi prese per un braccio – hai ragione su tutto, sei riuscita a cogliere i loro cuori senza conoscerli. Questo fa di te una grande fan. Ho parlato di te a loro dicendo che una ragazza Italiana li amava molto, non ho detto di più, ho solo detto loro che tu fossi mia amica, mi hanno dato questo – si portò le mani in tasca e tirò fuori un piccolo ciondolo – aggiungi questo ciondolo alla tua collana, è molto prezioso per loro – Jae Ha si avvicinò a me e aggiunse quel ciondolo al mio collo – perché stai facendo tutto questo per me? – chiesi sottovoce, la bocca di Jae Ha si spalancò in un sorriso luminoso che mi colpì in pieno volto – perché mi piaci – confessò.

Ero tornata a casa e le parole di Jae Ha tamburellavano ancora nelle mie orecchie.
Per tutto il tragitto in macchina non avevo schiuso bocca, nessuna parola, nonostante lui mi stesse mostrando i posti più belli del suo paese, una sorta di gita turistica in macchina, mi limitavo a sorridere ed annuire.
Meg era sdraiata a mangiucchiare biscotti con l’mp3 alle orecchie, mi avvicinai e mi sedetti accanto a lei facendo un leggero tonfo sul pavimento – sei qui? – sorrise porgendomi i biscotti – scusami se ti ho lasciata sola – dissi e la strinsi forte a me, in realtà avevo tanto bisogno di conforto, le parole di Jae Ha mi avevano lasciato una strana sensazione addosso. – Beh, ti ha detto cosa pensano di te gli mblaq? – esordì Meg contenta con gli occhi che brillavano, scossi la testa – in realtà ha voluto sapere cosa io pensassi di loro – confessai – ma non è tutto – presi la mia collana tra le mani e gliela mostrai – questo ciondolo appartiene a loro, secondo Jae Ha è molto prezioso per i ragazzi ma sono comunque stati fieri di darlo a me. A quanto pare Jae Ha gli ha davvero parlato di me, non come persona ma come fan Italiana – spiegai, Meg mi guardò – e questa cosa ti dispiace? – disse sgranando gli occhi, sorrisi – affatto, sono molto contenta per questo – abbassai lo sguardo – ma? – continuò Meg – non credo di voler più restare sola con Jae Ha, inoltre sono venuta qui con te, non mi va di andare a zonzo mentre tu sei qui – dissi tutto d’un fiato, Meg mi passò un auricolare e ci immergemmo entrambe nella musica, nel nostro adorato kpop mentre mangiucchiavamo tranquille i nostri biscotti, forse più in la gli avrei sicuramente parlato della confessione di Jae Ha, per ora volevo tenerlo per me per metabolizzare il tutto.

Eravamo ormai nel tardo pomeriggio e di sera saremmo dovute uscire – voglio bere del soju un quei chioschetti per strada – dissi entusiasta a Meg – non credo Jun ci accompagnerebbe – esordì lei, ci guardammo prima di immergerci in una sonora risata – è troppo ingenuo Jun, ed è tanto carino – dissi sorridendo – ricordo ancora la prima volta che lo conobbi in chatt, fu il primo a scrivere, ricordi quando te ne parlai? – chiesi sorridendo – ovviamente, non facevi altro che parlare di lui – confessò Meg.
Le ore scivolarono via mentre tra una chiacchiera e l’altra ci perdevamo nei ricordi, dentro di me sentivo una strana sensazione crescere, cosa sarebbe accaduto quella sera?
Decidemmo così di andare realmente a mangiare e bere in quei famosi chioschetti presente in qualsiasi drama che si rispetti, mi ero preparata psicologicamente a bere soju a non finire e pensare solo a divertirmi, distraendomi per un po’ da tutto quello che era accaduto con Jae Ha.
Prima di partire per la Corea mi ero lasciata alla spalle una storia che per me era stata davvero importante, si trattava di una persona che avevo aspettato quasi per un’intera vita, ma quando le cose tra noi sembravano andare per il verso giusto ecco che una persona ci rovinò tutto. Lui mi amava davvero, mi voleva molto bene ma decidemmo entrambi di lasciar stare e continuare per le nostre strade, di sicuro sarebbe stato sempre la persona più importante della mia vita, di quelle che non si dimenticano e che in futuro, rannicchiata accanto ad un camino col tuo bambino seduto in grembo, ti perdi a raccontare tutti i momenti meravigliosi passati con lui prima di incontrare il suo papà che era diventato poi l’amore della tua vita.
Le strade di Seoul erano,ovviamente, sempre molto affollate ed ovunque posavi il tuo sguardo potevi percepirne la vita.
Gruppi di persone ancora in divise da lavoro con le loro ventiquattro ore in mano mentre si apprestavano a bere e ridere con i colleghi, ragazzi con divise scolastiche, coppiette felici, coppiette che litigavano, ajumma in ghingheri. Ci guardammo intorno per un po’, passeggiamo per quelle meravigliose strade prima di fermarci ad un chioschetto dai tavoli blu. Ordinammo del meraviglioso Ddokbukkie accompagnato da soju e birra fresca – come faremo a tornare a casa? – chiese Meg alzando un sopracciglio e sorridendo – ci inventeremo qualcosa – risposi assaggiando le meravigliose pietanze che mi si presentarono avanti.
Eravamo le uniche ragazze sole presenti in quel posto quella sera, eppure ci divertivamo da morire soprattutto quando alcuni ragazzi si soffermavano a guardare i meravigliosi riccioli rossi della mia amica.
- Mar ma a te non è mai piaciuta la birra, cosa ti succede questa sera? – lo sguardo assottigliato di Meg si posò curioso su di me, alzai il capo dal mio piatto e le sorrisi – nulla Meg, volevo solo provare qualcosa di diverso –versai del soju nel suo bicchiere mischiandolo ad un goccio di birra – tieni assaggia – le dissi quando glielo porsi, Meg allungò la mano verso di me per afferrare il suo bicchiere ma delle urla mi fecero sobbalzare facendomi rovesciare il contenuto. Guardai alla mia destra e delle liceali stavano correndo dietro a due ragazzi che scappavano coprendosi il volto. Immediatamente l’istinto si impossessò del mio corpo e delle mie gambe che cominciarono a muoversi automaticamente sole. Mi alzai furiosamente dal tavolo attirando l’attenzione dei presenti su di me e corsi a perdifiato in aiuto di quei ragazzi. Presi una scorciatoia e riuscii ad apparire davanti a loro– Mar – la voce di Meg in lontananza. Continuai a correre non curante di quello che stava per accadere, in qualche modo dovevo aiutarli, il mio cuore diceva che dovevo.  Quando li vidi per nasconderli presi uno dei due per il maglioncino ed immediatamente cascò sopra di me inondando le mie povere narici del suo meraviglioso profumo, si posò le mani davanti alla bocca sussurrando un – mi dispiace – prima di alzarsi. Presa dalla vergogna e dalla sorpresa di essere lì strofinai leggermente le mani sul mio sedere, mi ero fatta davvero male, quando il cuore cominciò a battere velocemente al suono di quella voce – hyung – aveva detto ed io avevo immediatamente capito chi fosse. Non riuscivo a guardare bene in faccia i due ragazzi ma le loro sagome, le loro voci.. il mio cuore aveva già capito tutto. Mi avvicinai lentamente, tremavo ed il mio cuore stava abbandonando la gabbia toracica. Palpitava così forte nel mio petto da farmi quasi male – tutto ok? – riuscii a pronunciare, lo dissi in inglese, non volevo d’are nell’occhio. Immediatamente il più piccolo si rivolse nuovamente al suo hyung – hyung, è straniera.. credi che non ci conosca? – capivo perfettamente il coreano e col cuore ancora fermo nella gola sorrisi lievemente nascondendomi dalla luce di quel lampione per non fami vedere – certo che vi conosco – sussurrai sottovoce. Mi spostai leggermente verso la luce per farmi vedere meglio ma quando incrociai i loro sguardi capii che forse avevo fatto uno sbaglio grandissimo, perché loro erano lì, Mir e Joon davanti ai miei occhi. Avrei voluto piangere dall’emozione, avrei voluto urlare e abbracciarli, stringerli forte: solo il pensiero che per un secondo avevo avuto il corpo di Joon a stretto contatto col mio mi aveva fatto davvero stare bene. Ero emozionata ma dovevo fingere di non conoscerli, dovevo farlo per il loro bene. Mentre ero assorta nei miei pensieri loro se ne stavano lì a chiacchierare – cosa succede se ci fotografano qui? Avremmo dovuto essere alle prove – avevano detto. In quel momento capii che realmente non potevo farci nulla, mi voltai e presi la mia collana nascondendola per bene nel mio maglioncino, ero stata fortunata, non avevano ancora visto nulla. Immediatamente Joon si avvicinò a me, posò la sua mano sulla mia spalla, cominciai a fremere – scusami per prima – sussurrò con la sua voce dolce talmente bella che quasi sembrava stesse cantando, mi sentivo al settimo cielo, davvero. Gli occhi si riempirono immediatamente di lacrime ma dovevo guardarlo negli occhi, almeno per l’ultima volta, poi chissà, magari al fan sign mi avrebbero riconosciuta. Prontamente asciugai le lacrime agli angoli dei miei occhi ed indossai il mio sorriso, mi voltai verso Joon e lo vidi ricambiare. Tra noi calò il silenzio, Joon e Mir mi fissavano – è bella – sbottò il più piccolo, avvampai. – Are you ok? – chiesi nuovamente ricevendo come risposta un cenno di testa ed il loro meraviglioso sorriso. Cercai in tutti i modi di farli allontanare e chiamai un taxi per loro, non sapevo assolutamente dove avevo trovato tutto quel coraggio e quella forza di restarmene calma.
Quando finalmente loro furono andati via io mi lasciai cadere a terra stremata – vi lascio il mio cuore – sussurrai con gli occhi gonfi. Presi la mia collana e guardai il loro ciondolo che pendeva – ero io, ero io quella fan Italiana– continuavo a ripetere.
Avevo visto i loro sorrisi, udito le loro voci da vicino e avevo percepito il profumo ed il calore di Joon in prima persona, pensai che quello di sicuro era stato il momento più bello di tutta la mia vita e mancavano ancora due giorni al concerto. Speravo con tutto il mio cuore mi avrebbero riconosciuta.
Lentamente mi incamminai verso il chioschetto dove una Meg incavolata mi aspettava con i pugni in vita – mi dispiace – mugugnai riluttante ma continuavo a sorridere ripensando allo sguardo intontito di Mir quando aveva udito il mio engrish perfetto mentre chiamavo il taxi loro– Meg – cominciai – torniamo a casa – le dissi, Meg mi guardò ed inarcò un sopracciglio – coosa?  - esclamò sorpresa – ho bisogno di dirti una cosa – confessai io.



ANGOLO AUTRICE
Mi scuso tantissimo con le mie dolci lettrici di essere arrivata così in ritardo, ma davvero ho avuto tantissimo da fare in quest'ultima settimana.
Sto scrivendo coi piedi ultimamente, quindi mi farebbe davvero tanto piacere sapere cosa ne pensate di questo capitolo e del modo in cui l'ho scritto.
Per farmi perdonare a voi un piccolo regalo:)


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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


Decidemmo di tornare a casa a piedi e goderci il panorama che quella meravigliosa città ci regalava.
Il vento secco di Ottobre ci punzecchiava il viso, ma camminare per quelle meravigliose strade era sempre gradevole. – Adesso mi dici cosa è successo? – chiese Meg stanca mentre sbuffava sonoramente, le sorrisi e le spiegai tutto quello che c’era da sapere compresa la confessione di Jae Ha lasciando Meg un tantino perplessa. – E me lo dici così? – si fermò improvvisamente in mezzo alla strada – insomma Mar.. e tu cosa gli hai risposto? – chiese curiosa, portai le mani infreddolite nelle tasche e mi strinsi nelle spalle – nulla – confessai, Meg si avvicinò a passo svelto verso di me, poggiò le mani sulle spalle e mi guardò dritta negli occhi – ti si è spappolato il cervello Mar? Cioè un cristo del genere ti dice che gli piaci e tu non dici nulla? E’ anche il ballerino degli MBLAQ.. insomma non l’hai ancora dimenticato? – disse tutto d’un fiato quasi urlando toccando un tasto dolente della mia vita, mi scostai e lentamente indietreggiai – non lo dimenticherò mai Meg e tu lo sai – confessai stringendo i pugni nelle mani, Meg abbassò le difese – questo lo so bene, ma devi andare avanti Mar ed io te l’ho sempre detto. La vostra è stata una storia meravigliosa, vi siete amati tanto ma è giunto il momento di voltare pagina – gli occhi di Meg divennero profondi e sinceri in men che non si dica, mi aveva ripetuto quelle parole tantissime volte eppure io continuavo a pensare sempre a lui, alla persona che aveva fatto battere forte il mio cuore. Era anche questo il motivo per cui io fossi così legata agli MBLAQ, ogni loro canzone mi parlava di noi, in ogni loro testo mi rispecchiavo perfettamente e quelle parole erano esattamente le stesse che avrei tanto voluto dire a lui – non voglio più vivere una relazione a distanza Meg – dissi sottovoce – sai benissimo quanto io abbia sofferto. Non nego che Jae Ha sia davvero un bellissimo ragazzo, ma non so niente di lui e potrebbe essere anche un gran coglione – mentre dissi quelle parole mi allontanai per raggiungere presto casa, Meg in silenzio mi seguiva – hai ragione – disse ad un tratto, corse verso di me per mantenere il mio stesso passo – ma sappi che io vi sostengo – confessò regalandomi il suo bellissimo sorriso – lo so – dissi sorridendole anch’io.
La strada verso casa era abbastanza lunga quindi Meg non aveva di certo perso occasione per sclerare su quello che avevo vissuto. In men che non si dica aveva dimenticato il fatto che fossi corsa via come un razzo lasciandola seduta a quel tavolo blu tutta sola. Mentre le sue parole mi tiravano su di morale, pensavo anch’io a ciò che era accaduto e se non avessi sentito tutto quel freddo, giuro che certamente avrei pensato che stessi sognando. Quando arrivammo fuori casa intravedemmo Jun fermo sotto lo stesso lampione della nostra prima sera intento a guardare verso la luce che lampeggiava, con le mani in tasca. Io e Meg ci guardammo – cosa ci fa fermo lì? – sussurrò lei, scossi la testa – Jun – richiamai la sua attenzione, Jun si voltò verso di me e mi sorrise, mi avvicinai – cosa ci fai qui? – chiesi preoccupata, sembrava seriamente un pezzo di ghiaccio – devo parlarti – confessò lui, immediatamente Meg comprese la situazione e dandoci la buonanotte rincasò senza di me lasciandomi completamente sola col mio caro amico.
- Cosa vuoi dirmi? – gli chiesi una volta che ci fummo accomodati su quel muretto di pietra che usavo di tanto in tanto per meditare, Jun sorrise – volevo chiederti scusa per l’altra sera, non immaginavo mi avrebbe fatto ubriacare – disse con un tono dolcissimo, lo guardai e sorridendo gli poggiai una mano sulla spalla comprensiva, ma quando lo vidi arrossire mi scostai, cominciai a provare un certo imbarazzo anch’io, quindi si creò il silenzio tra noi, avrei voluto dirgli che non avrebbe dovuto scusarsi, stava nascendo un conflitto dentro me – ehi mela – ma Jun interruppe tutto, se ne stava lì seduto accanto a me a fissare il suolo – si? – risposi cercando di essere il più dolce e normale possibile – ricordi quando parlammo del primo bacio? – sussurrò mentre si stringeva nelle spalle, immediatamente la mia testa tornò indietro nel tempo ed i ricordi mi fecero sorridere – certo, come potrei dimenticare? Tu ti preoccupavi dell’alito cattivo – cominciai a ridere come una povera disagiata, poiché quella avvenuta quella volta era stata sicuramente la conversazione più strana e stramba della mia vita – beh, questa sera ho lavato i denti tre volte – confessò lui, cessai per un attimo di ridere e mi fermai a guardarlo – cos.. ? – cercai di parlare ma Jun aveva già accorciato le distanze tra noi posando le sue caldi labbra sulle mie. Immediatamente il mio cuore cominciò a battere all’impazzata, l’emozione però non era dovuta a quel bacio, assolutamente, il fatto era che mi sembrava tutto troppo strano. Mi scostai immediatamente e lievemente spintonai Jun portando una mano davanti alla mia bocca. Restò per qualche minuto a fissarmi prima di chiedermi infinite volte scusa. In quel momento ripensai a quando era ubriaco e lo sentii pronunciare il mio nome nel sonno – Jun.. tu? – cercai di abbozzare più parole possibili ma lui mi fermò nuovamente – si, mi piaci – confessò.
Immediatamente tutte le conversazioni fatte in passato cominciarono ad avere senso. Mi alzai immediatamente e restai immobile davanti a lui – Jun io non.. – non riuscivo a trovare le parole adatte per spiegare lui che quello che provavo non era esattamente la sua stessa cosa, ma lui con nonchalance si alzò e mi sorrise – è tutto ok – disse – volevo solo che tu conoscessi i miei sentimenti – portò le mani in tasca e allontanandosi lentamente da me si diresse verso il suo appartamento – Jun – lo richiamai, quando lui si voltò potei percepire agli angoli dei suoi occhi delle piccole lacrime cristalline, sembravano dei diamanti. La luce di quel lampione rifletteva perfettamente il suo viso, in quel momento mi accorsi di quanto fosse bello il mio amico, ma era quello che mi ripetevo continuamente: lui era mio amico. Corsi verso di lui ed egoisticamente lo abbracciai – io ti voglio bene, non voglio perderti solo perché mi ami – gli urlai in Italiano, Jun ricambiò il mio abbraccio – guarda che ho capito cosa hai detto – confessò – non mi perderai – disse rincasando definitivamente.
Quando rientrai anch’io finalmente in casa Meg era in piedi dietro la porta – hai sentito tutto, vero? – le chiesi con un sorriso malinconico stampato sulle labbra, Meg mi sorrise comprensiva facendo comparire le sue deliziose fossette sul viso prima di avvicinarsi lentamente a me ed abbracciarmi. Cullata tra le braccia della mia migliore amica mi lasciai andare in un pianto liberatorio. Quello non era di certo il viaggio che mi ero prefissata un anno prima. Avrei dovuto divertirmi, avrei dovuto pensare solo a cose belle e Jun non avrebbe dovuto essere innamorato di me. Asciugai le mie lacrime e ripensai alla movimentata sera che avevo vissuto, prima Joon e Mir e poi il mio amico.

Il giorno seguente il sole era altissimo in cielo e brillava illuminando la meravigliosa Seoul. Come programmato qualche giorno prima, in vista del meraviglioso concerto, avremmo di certo fatto del sano shopping e ci saremmo sicuramente divertite a girare per i negozi alla Key ed Heechul con i nostri acquisti tra le mani – sei pronta a fare la divaH? – chiese scherzosamente Meg – ovviamente – risposi io, così prendemmo i nostri cari occhiali da sole, li indossammo e ci incamminammo per il meraviglioso corso.
Prima di arrivare a destinazione, però, fummo parecchio incasinate coi mezzi di trasporto. Scorazzavamo comode su quei pullman blu e verdi che girano solitamente per Seoul e non riuscivamo a riconoscere il luogo che la sorella di Jun ci aveva consigliato. Quando fummo finalmente capaci di comprendere dove eravamo esattamente, ci accomodammo in una meravigliosa caffetteria ad angolo che affacciava sui meravigliosi negozi che ben presto avremmo svaligiato. Presi un frullato mentre Meg un semplice cappuccino e ci lasciammo sprofondare in quelle meravigliose poltrone in pelle. Il profumo che regnava nell’intera caffetteria penetrò lentamente nelle mie narici insinuandosi dentro di me, sorrisi e pensai che quell’odore sarebbe stato uno dei tanti che avrei conservato e portato con me una volta in Italia.
- Sai dove mi piacerebbe andare? – cominciò Meg richiamando la mia attenzione ponendo così fine ai miei pensieri – dove? – chiesi curiosa, Meg si strinse nelle spalle e sorseggiando un po’ del suo cappuccino sorrise – alla SM, chissà, magari mi capita di vedere gli Shinee – confessò – ci andremo – sorrisi mentre glielo dicevo facendo brillare i suoi occhi – solo che non sono sicura di essere ancora viva dopo, voglio dire, sto per vedere gli MBLAQ, poi magari vedo anche loro.. e se ci capitano anche i Suju o gli EXO? Posso dire addio a questo mondo – cominciai a fantasticare mentre il mio cuore batteva all’impazzata.
La giornata trascorse meravigliosamente ed io tornai a casa soddisfatta di quello che avevo comprato, lo stesso Meg. Finalmente l’indomani sarebbe stato il giorno decisivo, li avrei finalmente visti e avrei potuto dire loro tantissime cose, o almeno speravo fosse così. Dissi quindi a Meg di voler stare almeno dieci minuti sola, mi chiusi in camera ed, armeggiando con fogli e matite, cominciai a scrivere loro una lettera che avrei sicuramente dato al fan sign.
Di solito le fan ai fan sign portavano loro dei giochi, caramelle o dei piccoli pupazzi, io volevo essere diversa, volevo dare loro una parte di me e decisi ciò mentre guardavo il ciondolo che mi avevano regalato. Lo strinsi gelosamente tra le mani ed istintivamente delle lacrime rigarono lente il mio volto.
Quando terminai di scrivere aggiunsi alla lettera un po’ del mio profumo e la riposi accanto al loro mini album Sexy Beat che avrei fatto autografare. Sexy Beat fu un regalo di Meg per il mio diciottesimo compleanno, ricordo che fu il più bello in assoluto. Avevo anche l’autografo originale di Thunder, erano i miei piccoli tesori che tenevo gelosamente sottochiave.
Andammo a dormire con la consapevolezza che un sogno stava per avverarsi, soprattutto il mio.
Mi accucciolai sotto le coperte e strinsi il loro cuscino tra le braccia ignara che da lì a poco la mia vita sarebbe cambiata completamente.

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Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


Ci eravamo catapultate sul posto indicatoci con ben tre ore di anticipo, e nonostante dovessero parteciparvi solo 100 persone, ci giurerei che le persone presenti erano molte di più, erano tutte lì sedute con degli impermeabili bianchi ad aspettare mentre reggevano in mano cartelloni di diverse grandezze. Mi guardai intorno e ancora non potevo credere di essere presente anch’io a quell’evento. Guardai lo stabile che mi si presentava davanti e sentii tremare il cuore quando pensai che oltre esso vi erano gli MBLAQ.
Jun alla fine ci aveva accompagnate poiché Jae Ha aveva procurato un biglietto anche per lui.
Notai di come le fan coreane guardavano a fondo me e Meg scrutandoci attentamente, mi sentivo infatti gli occhi puntati addosso e me ne restavo quindi ferma mentre stringevo la loro lettera tra le mani ed il loro mini album.  Alla fine avevo indossato la loro maglia autografata ed un jeans stretto che fasciava meravigliosamente le mie gambe. Lasciai sciolti i miei capelli lunghi e come al solito avevo sul viso un filo di trucco.
Dopo circa due ore di attesa estenuante, alcune guardie in divisa furono pronte ad aprire le porte urlando alla massa di fan impazienti di non spingere e stare calme. Cominciai improvvisamente a sentirmi strana, un sentimento nuovo ma bellissimo si stava facendo spazio in me e mi procurava dei brividi lungo tutta la schiena. Stringevo forte la mano di Meg che mi era accanto ed abbozzando un piccolo sorriso camminai lentamente oltre la soglia di quel grande edificio fatto di vetri e grandi scalinate
 Grazie a Jae Ha ebbi la fortuna di essere tra i primi posti, quelli sotto il palco e forte fu l’eccitazione quando scoprii che il parco era a stretto contatto con la prima fila, li avrei visti ad un palmo da me e magari se fossi stata fortunata avrei potuto stringere loro nuovamente le mani.
Prima di assistere al concerto saremmo dovuti partecipare al fan sign, sentivo il cuore pulsarmi nella gola al solo pensiero di vedere Joon e Mir e speravo con tutto il cuore mi avrebbero riconosciuta.
Il fischiettio assordante di un microfono richiamò l’attenzione di tutti i presenti ponendo fine a quel gran vociferare che si propagava per l’intero atrio in cui eravamo stati ospitati per l’attesa.
In modo molto ordinato cominciammo a dividerci in due file, fila 1 e fila 2. Mi guardai intorno e potevo notare l’eccitazione e l’emozione sul viso di tutti i presenti.  Incominciammo a spostarci per entrare nel vivo della meravigliosa serata ed ecco che partì come sottofondo Pray. Istintivamente cominciai a piangere quando gli MBLAQ fecero il loro ingresso dopo essere stati annunciati. Grida a squarcia gola e pianti emozionati coprivano quasi il sottofondo della loro meravigliosa canzone, ad unirsi alle urla vi era anche Meg accanto a me che sventolava eccitata il loro poster verso il cielo.
Finalmente ero riuscita a vederli, ero riuscita ad essere presente ad un evento importante e non mi sembrava assolutamente vero. Continuavo a piangere interrottamente, in fondo sapevo già da tempo che avrei reagito così, ed il mio cuore faceva capriole a non finire.
 I primi ad entrare furono Mir e Joon  ed erano vicini, sorridevano e salutavano con le mani, poco dopo arrivarono anche G.O e Thunder ma a mia sorpresa Seungho, il leader, non era presente.
Dopo aver salutato calorosamente il pubblico ed aver fatto quattro smorfie ai fotografi, i ragazzi si accomodarono dietro il grande tavolo dove ci saremmo dovute avvicinare. Ero felicissima in quel momento di essere lì, stavo ringraziando con tutta me stessa il cielo per avermi dato un’opportunità così grande, eppure il solo pensiero dell’assenza di Seungho mi lasciava un certo vuoto nello stomaco.
Come previsto le fan coreane portarono loro giochi e caramelle gommose, io ero l’unica a stringere tra le mani un pezzo di me.
- Meg mi sento strana – sussurrai improvvisamente alla mia amica – in che senso? – rispose lei, si fermò ad osservarmi per un istante richiamando l’attenzione del povero Jun che aveva deciso di tapparsi le orecchie – ti senti male? – sussurrò infatti lui – nono, non è questo – sbuffai – sto tremando come una foglia, eppure non vedo l’ora di essere lì davanti a loro. Ma, Meg.. hai notato che manca Seungho? – mi sentivo strana perché mi sembrava di essere l’unica ad aver notato la sua assenza. Tutte le fan, infatti, compresa Meg erano troppo prese dal momento e non avevano fatto caso alla sedia vuota di Seungho – forse arriverà – rispose infatti lei alzando leggermente le spalle – lo spero – dissi io.

Finalmente era quasi arrivato il mio momento. Il cuore era accelerato di altri tre battiti in più, stava andando alla velocità della luce. Ormai a separarmi da loro vi era una sola persona.
L’ordine in cui erano seduti gli MBLAQ era il seguente: Thunder, G.O, Mir e Joon, accanto a Joon la sedia vuota di Seungho – sarebbe dovuto essere lì – sussurrai mentre mi soffermai per un bel po’ a guardarla.
- Vai Mar – sussurrò Meg dietro di me e quando tornai coi piedi a terra mi accorsi dello sguardo sorpreso di Thunder che timido e gentile si posava su di me. Mi sentii morire. Lentamente mi avvicinai e tremante allungai una mano verso di lui che afferrò volentieri. Sentii una scossa dentro me, avevo voglia di piangere e infatti non potei trattenermi, quando mi accorsi della situazione lo stavo già facendo. Mir e Joon erano impegnati con altre fan quindi non si accorsero della presenza a differenza di G.O che si voltò immediatamente a guardarmi quando si accorse del mio viso rigato da lacrime cristalline, lacrime pure che stavo versando solo per loro. – Oh – sentii pronunciargli ed io mi voltai quindi a guardarlo regalandogli uno dei sorrisi più sinceri che potessi avere. Thunder restava immobile con la mia mano stretta nella sua, non la lasciava perché forse quella situazione era molto strana anche per loro – are you ok? – si avvicinò a me e mi sussurrò in modo davvero limpido e delicato. Mi asciugai le lacrime e sorrisi nuovamente - Ne – risposi in coreano. Timidamente allungai verso di lui la mia lettera – è per voi, vi prego di accettarla io io .. – io non riuscivo a parlare. G.O mi sorrise nuovamente – sai parlare il coreano eppure sei straniera, da dove vieni? – chiese carino, portai una ciocca di capelli dietro l’orecchio, avevo il cuore palpitante ed il cervello in pappa, oltretutto non riuscivo a stare bene in piedi, l’equilibrio aveva deciso di abbandonarmi e le gambe di andarsi a fare un comodo giro – sono Italiana – risposi quando riuscii a ritrovare la facoltà di parola.
Passarono circa cinque minuti e le persone dietro cominciarono a lamentarsi, dovevo procedere. Abbracciai Thunder e G.O, mi avevano permesso di farlo e sarei dovuta passare a Mir. Quando mi posizionai davanti a lui per fargli firmare l’album mi fissò per qualche secondo – tu? – disse improvvisamente indicandomi, dentro di me sorridevo, mi aveva riconosciuta. Immediatamente il maknae si avvicinò a Joon sussurrando al suo orecchio e ben presto Joon rivolse il suo sguardo a me, mi sentii morire, ancora, ancora e ancora una volta, pensavo che molto probabilmente non sarei arrivata a fine serata.
- You.. english? – cercò di conversare Mir ma ricevette come risposa solo una sonora risata. Con lo sguardo interrogativo cominciò a fissarmi, ma ben presto ricambiò le mie risate, molto probabilmente ero diventata contagiosa. In tutto questo tempo avevo sempre immaginato come sarebbe potuto essere averli davanti e parlare con loro e in quel momento stavo provando tutto ciò che avevo sempre desiderato. Da vicino erano davvero belli, le fossette che comparivano sul viso di Mir e Joon quando sorridevano erano davvero deliziose e le guanciotte di Mir e Thunder erano a prova di morsi – parlo il coreano – Mir quasi saltò dalla sedia quando mi sentì pronunciare quella frase – perché hai finto di non conoscerci l’ultima volta? – chiese curioso Joon, sorrisi e portai le mani verso il mio petto per prendere la collana che si era nascosta oltre il colletto della mia maglia – dovevo – risposi mostrando loro la mia collana, Joon strabuzzò gli occhi mentre Mir richiamò l’attenzione di G.O e Thunder che intanto comunicavano con le altre fan – sei tu – dissero all’unisono. Immediatamente oltre ad avere l’attenzione dei quattro su di me, avevo quella di tutti i presenti e alle mie spalle sentivo commenti di persone che in quel momento mi stavano invidiando da morire. I fotografi scattavano più e più foto, soprattutto quando il maknae si avvicinò a me e con estrema naturalezza, baciò la mia collana. Avvampai immediatamente e cominciai a tremare ancora di più, Mir si fermò per cinque minuti lasciando il suo sguardo fisso nel mio, sorrise malizioso e a quel punto ricordai l’affermazione della sera prima – è bella - aveva detto . Riuscii ad avere un caloroso abbraccio anche da loro e mi sentii davvero in paradiso, in quel momento sarei potuta anche morire e non avrei avuto rimpianti – grazie mille – disse Joon sincero mentre mi stringeva tra le sue braccia, il suo profumo inondò nuovamente le mie narici – sei una vera fan e .. sei davvero bella – il mio cuore cessò di battere, lui aveva davvero detto a me di essere bella? In quel momento ricordai la testimonianza di quella fan turca, ricordai come l’avessi invidiata e adesso stava succedendo a me, il sogno di mille A+ era divenuto per me la realtà.
Stavo per scendere la rampa di scale che mi si presentava davanti ma mi soffermai per l’ennesima volta a guardare il posto vuoto di Seungho. Ero riuscita a vedere tutti tranne lui. In cuor mio speravo davvero di poter incrociare il suo sguardo e vedere quanto fosse bello il suo sorriso, volevo costatarlo in prima persona. Oltretutto avevo anche sempre immaginato il suo profumo. Uno sguardo malinconico comparve quindi sul mio volto e con esso un sorriso – lui sarà presente dopo – la voce di Joon mi fece sobbalzare ponendo fine ai miei pensieri – cosa? – chiesi sorpresa, Joon sorrise, il mio cuore fece un tuffo – aveva un impegno importante, sarà qui dopo e.. lo sentirai cantare – disse rivolgendosi al posto vuoto di Seungho.


ANGOLO AUTRICE
Il capitolo che attendevo è finalmente arrivato. Sinceramente non mi spiego in che modo io l'abbia scritto, ma credetemi se vi dico che ho pianto. Il solo pensiero di averli accanto mi fa provare un'emozione unica. Anyway, siccome sono molto nostalgica e buona questa sera, ho voglia di farvi un regalo. Vi posto qui la mia collana siccome è parte del racconto, una parte importante direi. Vi prego di non diffondere la foto per il web, visto che è mia e si tratta del mio collo u.u
Un bacio e grazie mille ragazze, davvero!

PS: Entriamo ora nel vivo della storia quindi aspettatevi capitoli sempre più emozionanti, cosa importante, Seungho e Mar non si sono ancora incontrati.


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Capitolo 10
*** Capitolo X ***


Riluttante mi incamminai verso il fondo della sala per raggiungere il mio amico Jun, che intanto, pazientemente aspettava. Mentre camminavo mi guardavo intorno ed il tutto ancora non mi sembrava vero, mi stavo allontanando coi loro profumi impressi sulla pelle. In un solo momento metabolizzai tutto quello che era successo: avevo davvero avuto i loro respiri ad un passo da me?
Le loro voci erano caldi e penetranti, proprio come le avevo sempre immaginate e loro erano esattamente come io speravo fossero: un amore, dolci e disponibili coi fans.
Mi voltai indietro mentre ancora camminavo lenta ed intravidi una Meg emozionata intenta a farsi autografare il poster da Thunder, suo amato bias che intanto le sorrideva gentile.
Raggiunsi Jun che mi sorrise ma nei suoi occhi potevo leggere la stanchezza, era stato tutto quel tempo in piedi ad aspettarci. In un secondo il vociferare e la musica di sottofondo che inondavano l’intero stabile sparirono ed io potevo sentire solo i miei pensieri. Nella mia testa le parole di Joon si ripetevano più e più volte ed il suo sorriso rimase impresso nei miei occhi, dentro me. Sentivo il cuore stracolmo di gioia ed il corpo pieno d’amore e tutto quello era solo l’inizio.
Quando terminò anche il suo turno, Meg si avvicinò a me e con le lacrime agli occhi mi strinse forte – non ci credo – disse sottovoce. Ricambiai immediatamente quell’abbraccio stringendola a me ancora più forte e mi lasciai cadere, a mia volta, in un profondo pianto. Sentivo sul viso lacrime pesanti, forse questo era dovuto al fatto che mi stessi liberando di tutta l’ansia e la tensione accumulata.
- Meg, credi leggeranno la mia lettera? – chiesi speranzosa alla mia amica – ovvio Mar, sono sicura tu abbia scritto delle parole davvero sincere e piene d’amore. Ne resteranno davvero contenti, vedrai –.
Le parole di Meg riuscivano sempre a farmi pensare in positivo, non che io fossi una persona negativa, assolutamente, ma ero molto insicura. Meg si era resa disponibile più e più volte, anche in passato quando le raccontavo della mia storia travagliata, lei mi era stata sempre accanto e si era sempre presa cura di me.
Mentre aspettavamo l’inizio di quel mini concerto, ci affrettammo a trovare un angolo vuoto per mettere almeno qualcosa sotto i denti. L’emozione,però, aveva completamente ingarbugliato il mio stomaco che si era chiuso di sua spontanea volontà, quindi assolutamente non avevo fame. La madre di Jun ci aveva, ancora una volta, preparato dei deliziosi manicaretti; non l’avrei mai ringraziata abbastanza.
Riluttante decisi di mangiare qualcosa ma il mio stomaco fu pronto a rifiutare il tutto – devi mangiare Mary – l’espressione preoccupata di Jun si era posata stanca su di me – magari più tardi, non preoccuparti sto bene, solo che solitamente quando sono emozionata non mangio – sorrisi e riposi il cibo al suo posto. Sulla mia destra, invece, Meg si era immersa in una cena completa, stava mangiando ignorando la situazione che le ruotava intorno. Io e Jun ci guardammo entrambi negli occhi prima di scoppiare a ridere. Mentre ridevo mi sentivo bene, sentivo che forse con Jun le cose sarebbero potute andare per il verso giusto e che potevo dimenticare quel bacio e quella confessione. Speravo vivamente dimenticasse il tutto anche lui e che si focalizzasse su una ragazza molto più vicina a lui e non impossibile da raggiungere.

Finalmente prendemmo posto.
Moltissime persone presenti al fan sign non poterono entrare e partecipare a quel mini concerto, mi guardai intorno e notai che effettivamente potevamo essere su per giù 100 persone.
Il mio cuore cominciò a battere nuovamente quando le luci si spensero in sala, il silenzio.
Un occhio di bue enorme illuminò il palco, li vidi.. erano lì in piedi appoggiati ai microfoni mentre l’intro Sexy Beat si propagò ben presto nell’aria. Il mio cuore si liberò di quella gabbia toracica ed in men che non si dica pulsò fuori regalandomi delle emozioni indescrivibili. Sulla mia sinistra, in prima fila, lo vidi.. Seungho era davvero presente, proprio come mi aveva detto Joon. Mille brividi coprirono il mio corpo oltrepassando addirittura la mia anima, avevo sognato talmente tante volte quel momento che ancora non mi sembrava vero. La folla di fans scatenate cominciò ad urlare i loro nomi uno ad uno mentre sventolavano al cielo i loro gadget luminosi. Io e Meg ci guardammo e cominciammo a piangere all’unisono, io soprattutto, avevo delle cascate al posto degli occhi.
- Do you wanna sexy beat? – Seungho lanciò un’occhiata sulla folla acclamante e fece cessare di battere i cuori di tantissime ragazze, compreso il mio. Le luci facevano risplendere meravigliosamente quei loro corpi che sinuosi si muovevano a tempo di musica. Il loro outfit bianco li rendeva ancora più perfetti ed angelici risaltando il vedo-non vedo sulle loro spalle, braccia e schiena.
Cavai tutta l’aria che avevo dentro e con le lacrime agli occhi lanciai un urlo liberatorio – MBLAQ – avevo gridato – Saranghae – continuavo a ripetere piangendo. Tremavo e l’eccitazione si era impossessata di me, cominciò Smoky Girl ed avevo G.O ad un passo da me, lo vedevo sorridere malizioso mentre pronunciava le bellissime parole di quella meravigliosa canzone.

La serata continuava all’insegna dell’emozione, avevo realizzato il mio sogno; finalmente.
Meg aveva esultato come una pazza disagiata ogni qual volta che vedeva Jae Ha esibirsi insieme a loro, a me sembrava tutto troppo strano; quel ragazzo aveva detto a me che gli piacevo. Alla mia sinistra, invece, Jun muoveva la testa a ritmo della loro musica, era davvero buffo da guardare.
Erano ormai alla penultima canzone e per concludere gli MBLAQ ci avevano promesso di cantare You are my + ed interagire con noi. Questo voleva dire che si sarebbero avvicinati.
Cominciai ad essere nervosa ma non vedevo l’ora di stringere loro nuovamente le mani, non vedevo l’ora di guardare negli occhi Seungho.
Quando sarei tornata in Italia tutto quello che avevo vissuto mi sarebbe mancato tantissimo. Avrei sicuramente raccontato questa mia fantastica avventura alle mie amiche A+; chi meglio di loro avrebbe potuto capire tutta l’emozione che stavo provando? In quel momento, infatti, mi sentivo al settimo cielo, forse l’avevo ripetuto un po’ troppo volte ma non ne potevo fare a meno. Mi sentivo la ragazza più fortunata del mondo e desideravo con tutto il cuore che quella fortuna potesse capitare anche alle mie amiche. Mi sentivo pronta a dire loro che i sogni si realizzano, basta crederci.
Mentre pensavo a tutte queste cose le mie lacrime scendevano interrottamente, pensavo seriamente di non averne più in futuro.
La mia attenzione fu attirata dalle meravigliose note di You are my+ ed ecco che loro cominciarono ad avvicinarsi a noi.
Sudati ed affannati continuavano a cantare in modo perfetto la canzone per noi mentre il maknae urlava a destra e manca per il palco. Tutte le fans si erano avvicinate di più a loro e allungavano le mani.
Mille sorrisi, pianti ed urla volteggiavano nell’aria ma.. in un secondo tutto quello sparì.
Jun mi prese in braccio e mi avvicinò ancora di più a loro richiamando l’attenzione delle guardie del corpo che con impeto si avvicinarono a noi. In men che non si dica mi ritrovai le mani di Seungho entrambe strette nelle mie, intorno a noi non era presente più nessuno.

Prendete due persone distanti, distanti in tutti i sensi che possano esistere al mondo e metteteli tra la folla: quante possibilità hanno gli occhi di queste due persone di incontrarsi? Direi una su centomila. Eppure a loro era successo, per un secondo i loro occhi si erano incontrati, i loro sguardi sfiorati, le loro mani toccate e nulla poteva ostacolare quello che stava accadendo. Nemmeno l’oceano.

Da vedere
http://www.youtube.com/watch?v=Win8NKqg-qE

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Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


Proprio come il giorno e la notte pensavo che mai e poi mai i nostri sguardi si sarebbero potuti incontrare in quel modo, era così tanto vicino a me che potevo sentire il suo affanno intrecciarsi col mio. Le nostre dita legate combaciavano alla perfezione ed il contatto della sua pelle era un qualcosa di celestiale. Sentivo, dall’emozione, la pressione salire e le forze abbandonare lentamente il mio corpo mentre lui continuava a tenere lo sguardo fisso nel mio; sembrava sorpreso. Si leccò le labbra, come suo solito fare, e timido mi sorrise, un sorriso strano che fece accelerare immediatamente il mio cuore.
Senza alcuna facoltà di movimento una lacrima rigò lenta il mio viso mentre lui continuava a tenere gli occhi puntati nei miei. Quando vide la lacrima alzò istintivamente le sopracciglia, in quel momento Meg ci scattò una foto; forse eravamo fin troppo belli per non essere immortalati.
Seungho lanciò uno sguardo verso Meg e le regalò il suo meraviglioso sorriso mentre continuava a stringere le mie mani, mi sentivo strana, sentivo come se avessi tutto ciò di cui avevo bisogno lì a pochi centimetri da me. Lo vidi fissarmi ancora ma titubante si allontanò portando con sé un pezzo del mio cuore.
Lo guardai allontanarsi e le nostre mani sembravano cercarsi ancora. Le dita sentivano il bisogno delle altre per sentirsi complete. Continuai a piangere e quell’attimo svanì quando il buio ingoiò completamente le loro figure.

Distesa in camera mia avevo gli occhi puntati al soffitto ed il cuore in preda alle emozioni più belle. Dopo quello che era successo non ero riuscita a parlare, nemmeno quando Jae Ha era corso da me per chiedermi cosa pensassi della sua performance, mi ero limitata a sorridere. Stringevo il mio cellulare tra le mani e lo tenevo stretto al petto mentre sul display vi era riportata la meravigliosa foto che Meg ebbe il coraggio di fare. Nelle mie orecchie le caldi voci degli MBLAQ risuonavano ancora e ancora ed il tutto era assolutamente meraviglioso, finalmente il mio sogno si era avverato. Ancora una volta volevo raccontare la mia bellissima esperienza alle mie amiche A+ ma in quel momento avevo davvero troppe poche forze.
Fissavo il soffitto e proiettavo le loro figure su di esso, se chiudevo gli occhi potevo sentirli ancora lì.
Jun e Meg erano in cucina, avevano provato più volte ad avvicinarsi a me ma con scarsi risultati, io assolutamente non davo segni di vita, sembravo quasi un vegetale. Quello che avevo provato andava oltre l’amore che una fan prova nei confronti del proprio artista e non volevo illudermi, ma in quei pochi secondi mi era parso che anche per Seungho era stata la stessa cosa.
Sentii dei passi avvicinarsi con impeto alla porta della mia stanza – Maaar – la voce di Meg era quasi riuscita a farmi svegliare da quel bellissimo sogno. Entrò in camera seguita da Jun col portatile tra le mani, affannata si sedette accanto a me, Jun fece lo stesso – Mar devi assolutamente guardare, sei la più cliccata su youtube – in quel momento rivolsi il mio sguardo al pc e realizzai che tutto quello che era successo non era stato semplicemente un sogno ma pura realtà. Meg diede il via al video, erano già spuntate tantissime fan cam della serata ed ecco che arrivò il momento desiderato. Vidi Seungho avvicinarsi a me ed afferrare le mie mani, cos’era stato quello? Vidi in un momento mille ragazze aggrovigliarsi a lui, intorno a noi c’era un casino non indifferente eppure io in quel momento non sentivo nulla, riuscivo solo a vedere i suoi occhi. Seungho si era allontanato da me, era stato tutto una frazione di secondi eppure a me era parso tutto come l’eternità.
- Ti stanno tutte invidiando Mar – disse immediatamente Meg, mi scosse leggermente – per favore torna in te, ma cosa ti prende? – sentivo le lacrime spingere contro le ciglia, gli occhi bruciavano quando li strofinai con forza – scusate ragazzi – finalmente ero riuscita ad abbozzare due parole messe assieme – è che ancora non ci credo, mi sembra ancora tutto strano.. Meg, tu ci hai visti vero? – mi voltai verso Meg mostrandole il cellulare, Meg sorrise e mi accarezzò la testa – certo che vi ho visti, vi abbiamo visti tutti Mar e adesso sei cercata ovunque – il mio cuore si fermò quando vidi lo sguardo di Jun perso nel vuoto.

Il giorno seguente il mio cellulare era pieno zeppo di messaggi di Jae Ha.
Ancora frastornata dalla sera prima feci colazione riluttante e allo stesso modo mi vestii per girare Seoul con Meg, le avevo promesso che saremmo andate alla SM.
Il rombo dell’auto di Jae Ha piombò ancora una volta nel nostro appartamento facendo tremare tutto.
- E’ un ragazzo carino, bello e super figo – cominciò Meg – ma lo odio troppo quando piomba qui con quell’auto lussuosa – arricciò il naso in una smorfia e poggiò il bicchiere di latte sul tavolo – vado a vestirmi.
Aprii la porta ad un Jae Ha sorridente e pieno di vita – hai letto i miei messaggi? – disse non appena solcò la soglia – buongiorno anche a te Jae – dissi ridendo. Lo vidi corrugare la fronte mentre la sua espressione si tramutava in men che non si dica circondandosi di una strana aura – cos’è successo? – chiesi preoccupata e curiosa allo stesso tempo, Jae Ha si grattò il mento – ieri sai per quale motivo Seungho non era presente al fan sign? – guardai Jae Ha con uno sguardo strano – no – risposi quasi sottovoce. Si accomodò al tavolo e vi ci intrecciò le mani sopra, quando doveva parlare di qualcosa di serio Jae Ha lo faceva sempre, era il suo modo per dimostrarlo – durante le prove una ballerina di Smoky Girl si è infortunata. Seungho ha lasciato che la colpa ricadesse su di lui e l’aveva accompagnata all’ospedale preoccupandosi anche delle spese mediche – confessò, in quel momento non riuscivo a capire per quale motivo Seungho avesse fatto si che gli fosse data la colpa però quando Jae Ha ne parlava mi sentivo così fiera di lui. Gli MBLAQ mi avevano da sempre attirato anche per la profonda umiltà che avevano sempre dimostrato, ed ora stavo scoprendo che questo lato non lo mostravano solo davanti alle telecamere, loro erano così per davvero. Pensai che doveva per forza esserci un motivo, Seungho era sempre stato quello che odiava le bugie più di ogni altra cosa al mondo. Mentre pensavo tra me e me dalla porta del bagno spuntò una Meg curiosa ed origliosa* - casualmente ho ascoltato la vostra conversazione, dove vuoi arrivare Jae Ha? – lo sguardo furbo di Meg si fece spazio in quello perplesso di Jae Ha, soffocai una risata quando vidi la bocca di Jae Ha spalancarsi – ehm, in realtà non voglio arrivare da nessuna parte. Sapevo che Seungho fosse il preferito di Mar e quindi avevo previsto ci fosse rimasta male non vedendolo al fan sign, stavo solo spiegando – Jae Ha divenne piccolo piccolo in quel momento, lo sguardo furtivo di Meg riusciva a spiazzare davvero tutti, dentro me ridevo ancora – tu vuoi farmi credere che una persona super impegnata come te è venuta qui solo per questo? E che mi dici dei messaggi? – portandosi le mani ai fianchi Meg si avvicinò a Jae Ha che quasi spaventato si alzò dalla sedia indietreggiando. Non riuscendo più a soffocare le risate che avevano preso posto nel mio stomaco lasciai che invadessero la stanza – state forse girando un drama ragazzi? Smettetela – mi piegai su me stessa continuando a ridere. Vidi Jae Ha e Meg guardarmi straniti, in realtà quella risata era per metà isterica, stavo solo liberando tutto lo stress accumulato il giorno prima.
Jae Ha sbuffò e spazientito si lasciò cadere sulla sedia – e va bene – esordì, le orecchie di Meg si puntarono verso Jae Ha divenendo più grandi – Mar – cominciò Jae Ha guardandomi negli occhi. Lo sguardo di Jae Ha puntato nel mio fece gelare il mio sangue, deglutii rumorosamente – si? – bisbigliai, Jae Ha si grattò la testa – il fatto è che.. ecco, il manager ha visto quelle foto – rimasi sorpresa quando Jae Ha espresse quelle parole – quali foto? – chiesi non avendo capito. Meg mi guardò stranita e lo stesso feci anch’io – queste – disse Jae Ha lasciando una busta gialla sul tavolo. Tremante allungai la mano per recuperarla, il cuore cominciò a battere fortissimo, pensavo seriamente fossi morta all’stante. Ancora una volta deglutii rumorosamente mentre Meg lentamente si avvicinava, ci guardammo negli occhi ed annuendo mi apprestai ad aprire la busta.
Sorpresa sgranai gli occhi che quasi mi uscirono dalle orbite mentre Meg, altrettanto sorpresa, soffocò un urlo, perché quelle foto erano in possesso del manager degli MBLAQ?
Intontita, sorpresa e leggermente preoccupata lanciai uno sguardo verso Jae Ha – tutto questo che vuol dire? – chiesi tremando, Jae Ha si alzò dalla sedia e lentamente fece un passo verso di me – loro ti vogliono – confessò mostrando a me una foto della sera prima.. il tutto in HD.

*è un termine che ho appena inventato. Si, a volte mi diverte farlo.. Origliosa perché la furba Meg in quel momento stava origliando la conversazione con Jae Ha.


ANGOLO AUTRICE
Ancora una volta sento di dovermi scusare ragazze. Il fatto è che sto traslocando ed ho davvero pochissimo tempo per isolarmi in un angolo a scrivere. Detto questo: spero davvero con tutto il cuore che questo capitolo vi piaccia. Ovviamente solo nel prossimo scoprirete di che foto parlo, per ora gustatevi un bellissimo Seungho.



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Capitolo 12
*** Capitolo XII ***


Mi lasciai cadere sulla sedia mentre le gambe perdevano la forza, non riuscivo a stare in piedi e sentivo la testa girare. Gli occhi si riempirono di lacrime e ancora una volta mi sentivo presa in giro da quel ragazzo.
La porta del nostro appartamento si spalancò improvvisamente, sobbalzai, era Jun che avanzava verso di noi con impeto. Deciso si avvicinò a Jae Ha ed in men che non si dica le sue mani erano stretti in due pugni, il suo sguardo era divenuto cupo, non lo riconoscevo, solitamente era sempre tanto sorridente. Prese Jae Ha per il colletto e lo fece sollevare leggermente da terra – cosa fai Jun? – gli urlò Meg.
In quel momento nella mia testa si era creato un grande caos. Sentivo le lacrime bruciarmi dentro, perché stava succedendo tutto questo?
Nella busta gialla erano presenti delle mie foto, foto personali che ritraevano me mentre ballavo durante i miei saggi di danza. Ero scossa, eravamo scosse perché non riuscivamo a capire in che modo fossero venuti in possesso di quelle foto. Mi portai una mano sugli occhi ed incredula scuotevo la testa, stava tutto accadendo troppo velocemente ed io avevo solo voglia di starmene per conto mio, vivere quella meravigliosa vacanza.
- Ti rendi conto di quello che hai fatto? – le urla di Jun richiamarono la mia attenzione, me ne restavo ferma lì seduta su quella sedia mentre Meg premurosa mi stava accanto – lasciami Jun, cosa vorresti insinuare? – Jae Ha sembrava altrettanto arrabbiato adesso, era la secondo volta che li vedevo litigare ma ora la cosa sembrava molto più seria. Avevo il cuore che pulsava forte dentro me, continuavo a tremare e la paura si era insinuata fin nelle ossa, cosa avrei fatto se fosse saltato fuori uno scandalo con gli MBLAQ?
La foto che mi aveva mostrato Jae Ha era la foto che anche Meg aveva scattato a me e Seungho, ma a quanto pare non fu l’unica. Cominciai a pensare che se fosse spuntato almeno un solo rumor, un solo pettegolezzo gli MBLAQ mi avrebbero odiata per sempre e la cosa mi faceva paura, ero spaventata a tal punto. Jae Ha si liberò delle mani di Jun e si aggiustò la camicia che lui gli aveva stropicciato – io ho solo mostrato loro le sue foto – confessò, sgranai gli occhi allibita mentre lo fissavo – e perché l’hai fatto? Ti rendi conto di quante minacce stia ricevendo dalle fans? L’ho vista poco fa su internet, le foto di ieri sera stanno praticamente girando il mondo – in quel momento quel mondo di cui parlava Jun mi cadde addosso, fui colpita da una doccia fredda in pieno inverno e sentii il cuore fermarsi per un decimo di secondo. Sicuramente le A+ non avrebbero mai fatto nulla del genere, ma non ne potevo essere pienamente sicura, non conoscevo quelle coreane. Meg mi strinse forte le mani quando si accorse del mio disagio, stavo ancora tremando e non riuscivo a fermarmi. Una persona normale sarebbe di certo stata lusingata di una proposta del genere, sapere che la J-Tune  ti cerca non è cosa da niente, eppure io pensavo a loro, pensavo agli MBLAQ, pensavo a Seungho. Non volevo che a causa mia si compromettessero le loro carriere, se le fan avessero minacciato anche loro?
Cominciai a pensare di tutte quelle lettere scritte col sangue e inviate loro: e se qualcuno avesse minacciato di uccidersi?
- Adesso basta – urlò Meg quando vide le lacrime cadere dai miei occhi – state esagerando, smettetela – guardai Meg e vidi nel suo sguardo la rabbia e la preoccupazione. Jun si scusò immediatamente e lo stesso fece Jae Ha che lento si avvicinò a me – Mar, non ti chiedo nulla.. io voglio solo dirti la verità – prese le mie mani e le strinse nelle sue, mi sentii strana – quella ballerina si è davvero fatta male a causa di Seungho, ci sarebbero mille rimpiazzi ma io ho scelto te – guardai Jae Ha sgranando gli occhi, non sapevo se essere più sorpresa per Seungho o per il fatto che lui aveva “scelto me”, come poteva un semplice ballerino avere così tanta voce in capitolo? Jae Ha mi fissava ed io fissavo lui – ti stai chiedendo cosa c’entri io in tutto questo vero? – chiese abbozzando un sorriso, guardai Meg alla mia sinistra e Jun spazientito dietro Jae Ha, poi rivolsi il mio sguardo a lui – si – dissi sottovoce – mio fratello è molto amico del cognato di Mir, sai lui è il rappresentante della società. E’ per questo motivo che sono privilegiato come ballerino – confessò sorridendo – si ma tutto questo che c’entra con me? – guardai ancora una volta le foto presenti in quella busta gialla, davvero non riuscivo a capire.
- Quando ti ho conosciuta non sapevo tu studiassi danza, poi ti ho cercata su Facebook e quelle foto hanno attirato particolarmente la mia attenzione. Avresti dovuto dirmelo prima. Il CEO era davvero arrabbiato con Seungho, lui dovrebbe prendersi cura di tutti in quanto leader, invece ha combinato un casino. Ho visto le foto e le fan cam ed ho suggerito te, quando hanno visto le tue foto sono stati tutti molto entusiasti alla J- Tune. Sei la novità perché sei Italiana – in quel momento il cuore abbandonò di colpo il mio corpo, tutte queste emozioni, queste belle notizie mi stavano mandando fuori di testa e non facevano bene al mio povero corpo, di questo passo mi sarei sicuramente ammalata. Meg mise una mano sulla spalla destra di Jae Ha facendolo sobbalzare, Jae ha guardò di colpo Meg – non stai scherzando vero? – il sorriso di Meg cominciò a brillare per l’intera stanza, sorrideva e le sue bellissime fossette facevano sorridere anche me, il mio umore stava cambiando e forse da quel momento in poi anche la mia vita sarebbe cambiata. Cosa avrei dovuto fare con precisione? Dovevo davvero solo sostituire quella ballerina?
Meg mi prese per mano e mi trascinò con lei in bagno, chiuse la porta a chiave alle nostre spalle ed aprendo la finestra lanciò un urlo fortissimo che fece scappare un micio che stava poltrendo sul nostro vialetto – Mar io non ci posso credere, davvero ma ti rendi conto? Dobbiamo seguire Jae Ha, andiamo con lui alla J-Tune per favore, non lasciarti scappare quest’opportunità, pensaci Mar.. tu, gli MBLAQ stretti ballate insieme. Il corpo di Joon – Meg cominciò a sclerare ed io me ne restavo a fissarla col cuore in gola. Immediatamente ebbi la pelle d’oca, avevo sempre sognato di poter danzare insieme a Lee Joon, entrambi avevamo studiato danza classica anche se alla fine ci eravamo immersi nel moderno. Il solo pensiero di dover sostituire quella ballerina in Smoky Girl, questo avrebbe dovuto significare avere le dita di Joon tra i capelli ed il corpo di Mir sotto le mie mani. Cominciai a fremere dall’emozione mentre Meg continuava ad ipotizzare diversi episodi che sarebbero potuti accadere – Meg – cominciai frenando il suo entusiasmo – siamo sicuri che andrà tutto bene? Sono davvero all’altezza? In fondo non mi hanno mai vista ballare – cominciai a pormi diverse domande, il palco non mi aveva mai preoccupata, però ero sempre stata molto insicura ogni volta che dovevo esibirmi. Entravo in sala durante le prove, e guardandomi allo specchio, immaginavo loro accanto a me ad infondermi coraggio. Volevo avere la loro stessa forza di volontà, volevo mettere tutta me stessa in quello che facevo ed erano queste le cose che mi facevano andare avanti.
- Mar, penso che questo sia un segno del destino. E’ arrivato il tuo momento, devi mettercela tutta fatti forza e spacca tutto. Dimostra loro chi sei – gli occhi incoraggianti di Meg brillavano come due stelle nei miei, la mia migliore amica era sempre tanto positiva da infondermi un immenso coraggio. Avrei sicuramente fatto del mio meglio, l’avrei fatto per loro e per Seungho, per evitare che si trovasse ulteriormente nei guai.

Ero ferma fuori lo stabile della J-Tune. Avevo con me la mia tracolla e le mini punte portafortuna che penzolavano dal mio portafogli. Accanto a me una Meg super eccitata stringeva un block notes tra le mani, speranzosa di ricevere ulteriori autografi dai ragazzi.
Jae Ha ci fece strada e in un attimo fummo dentro, il tutto sembrava espressamente profumare di MBLAQ, si quel luogo profumava di loro.
Ci accolse un uomo alto dal sorriso splendente, si presentò cordialmente e poggiando una mano sulla mia spalla mi scortò in una sala dove mi sarei dovuta spogliare per il “provino”, in realtà dovevo solo mostrare loro come mi muovevo. Meg mi accompagnò e continuò a stringermi forte per tutto il tempo, io ero davvero troppo nervosa ed emozionata.
Ero pronta, ero finalmente pronta e sarei dovuta “andare in scena”, deglutii rumorosamente e stringendo le mini punte tra le mani urlai un grosso Figthing a me stessa. Per scrollare via la tensione ripensai a quell’episodio di Hello Baby, quello dove avrebbero dovuto scegliere una umma per i loro piccoli e lo fecero attraverso diverse esibizioni. Ricordo che una ragazza si esibì in un “ballo sexy” e disagio JooMir salì sul parco trascinando un tavolo con lo sguardo disapprovante degli altri, sorrisi, erano davvero tutta la mia vita.
Entrai col cuore che pulsava forte nel mio petto, avevo le gambe tremanti e mi chiedevo se sarei riuscita a muovermi, non avevo ancora visto chi fosse presente esattamente, ma non so se mi importava o meno in quel preciso istante. Guardai alla mia sinistra e poggiata al muro notai l’altra ballerina di Smoky Girl, il suo sguardo era puntiglioso, faceva male ed io pensai che come inizio era stato proprio grande.
Mi posizionai al centro della sala, davanti a me tantissimi uomini vestiti di nero compreso l’ajusshi che mi aveva scortata lì. Jae Ha era rimasto fuori con Meg, nessuna traccia degli MBLAQ, mi sentii un po’ sollevata, ballare davanti ai loro occhi sarebbe stato troppo.
Puntai gli occhi verso il cielo, feci un sospiro profondo e mi presentai lanciando ai presenti uno dei miei sorrisi migliori, sorrisero a loro volta, poi mi diedero il via.
Cominciai a muovermi sulle note di The story volevo davvero sorprenderli. Mi sentivo una specie di Lee Joon al femminile e questo pensiero mi faceva sorridere. Oltre al cuore stavo quindi mettendo anche il sorriso, il che era una cosa davvero positiva. Caddi a terra per la posa finale e stremata alzai gli occhi al cielo ansimante quando mi accorsi di una telecamera. Restai lì impalata, il cuore accelerò ed il sudore cominciò a percorrere veloce la mia schiena e mentre i presenti applaudivano qualcosa mi diceva che loro erano lì e che mi avevano appena vista ballare.


Vedere per credere
http://youtu.be/rl5VMlZ8gMI

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Capitolo 13
*** Capitolo XIII ***


Sotto lo sguardo attento dei presenti lasciai la sala per lanciarmi tra le braccia di Meg.
 Ancora sudata ed ansimante corsi fuori e lei mi venne immediatamente incontro – ti ho vista Mar, sei stata grande – mi prese in braccio e mi fece girare, quasi mi stritolò per quanto stringeva. Accanto a lei Jae Ha con le mani in tasca mi guardava orgoglioso ed entusiasta, entusiasta perché era stato lui a propormi loro.
- E’ stato tutto meraviglioso, io.. io ancora non ci credo di essere qui – la mia voce vibrava mentre pronunciavo quelle parole, ero davvero fin troppo emozionata – credo loro mi abbiano vista, c’erano delle telecamere – confessai mimando il tutto verso il cielo – ti abbiamo vista anche noi tramite quella telecamera – intervenne Jae Ha avvicinandosi – vado a parlare col CEO e gli altri, ti dico dopo la situazione – lanciò il suo meraviglioso sorriso e scappò via.

Mi sedetti fuori dalla sala su quelle poltrone color ciliegia, rannicchiai le ginocchia al seno mentre stingevo la collana tra le mani, in questo modo riuscivo a sentirli vicino ed io ne sentivo un costante bisogno.
 Meg mi aveva lasciata sola – ti prendo qualcosa da bere – aveva detto prima di avviarsi al distributore automatico. Chiusi gli occhi e feci un profondo sospiro quando improvvisamente davanti ai miei occhi apparvero i loro meravigliosi sorrisi, i sorrisi degli MBLAQ che da sempre mi scaldavano il cuore. Il sudore gocciolava ancora lento lungo la mia schiena ed il tutto mi faceva rabbrividire.
Presi il mio mp3, e per scacciare via quella tensione imprigionata nel mio stomaco, mi lasciai cullare dalle note della meravigliosa Celebrate ,ma una lacrima rigò lenta il mio viso quando partì automaticamente The Cleaning cantata da Seungho. Potevo percepire dentro me le sue dita perfette ed affusolate accarezzare dolcemente quel meraviglioso piano, la sua voce si faceva spazio in me, mi penetrava l’anima.
Non ero mai riuscita a spiegare esattamente cosa mi spingeva a provare tutte quelle emozioni per lui, era sempre stato così, era una cosa che mi partiva dal cuore e la esternavo con le lacrime.
Lentamente lasciai scivolare le dita sulle mie braccia mentre la sua voce si impossessava di tutta me stessa, sentivo nel mio petto una stretta calda ed accogliente; calda come la sua voce, sicura ed accogliente come le sue mani, le sue braccia e tutto il suo corpo.  Appoggiai lentamente la testa al muro dietro di me mentre ancora le lacrime cadevano giù veloci come fiumi in corsa. Quelle lacrime salate bagnarono la mia bocca ma sorrisi mentre continuavo a tenere gli occhi chiusi. Riuscivo a sentirlo accanto, sembrava quasi come se il suo respiro si fosse posato lento sul mio collo, riuscivo a sentirne il suo dolce profumo che si confondeva con gli odori impressi in quello stabile. Aprii lentamente gli occhi e davanti a me Meg con la bocca spalancata aveva rovesciato tutto il caffè. Tolsi immediatamente le cuffie dall’orecchio e feci per alzarmi quando una presenza alla mia destra richiamò la mia attenzione. Immediatamente il mio cuore cominciò a battere all’impazzata, mi sentivo strana e non riuscivo a capirne il motivo finché quel meraviglioso profumo non si impossessò delle mie narici e fu così che lo riconobbi.
Mi voltai ed i miei occhi incontrarono nuovamente i suoi, il suo sguardo dolce stava viaggiando lento nel mio. Mi asciugai le lacrime e cominciai a fissarlo a mia volta. Sentii il viso avvampare e le mani sudare mentre il mio cuore si muoveva a passi di danza; nel mio stomaco altro che farfalle, riuscivo a sentirvi le cavallette.
Restammo a fissarci per un tempo non ben definito, e dopo avermi scrutata per bene, Seungho mi abbozzò uno dei suoi meravigliosi sorrisi che avevo sempre e solo visto tramite un pc. Vidi la sua bocca a pochi centimetri dal mio viso e , Dio, così vicino e bello era tutt’altra cosa.
 Sentii una sensazione strana partire dallo stomaco e raggiungere le mie labbra che lentamente si inarcarono in un sorriso perfetto. I nostri occhi ancora una volta stavano parlando, mentre le nostre anime, molto probabilmente, si erano allontanate per restare insieme da qualche altra parte, perché si sa, le anime se ne fregano, loro si incontrano ignorando tutto il resto.
Jae Ha ed il CEO ci raggiunsero immediatamente spezzando quel meraviglioso feeling che si era venuto a creare,  Seungho si ricompose, si alzò lentamente ed inchinandosi strinse la mano al CEO farfugliando delle scuse a destra e manca. Restai per qualche secondo a fissarlo, mi sentivo confusa e presa alla sprovvista e non riuscivo a spiegarmi per quale motivo tra noi si creasse sempre tutto quello.  Lentamente mi alzai e tremante ed emozionata affiancai Seungho, nulla mi sembrava vero – cosa ne pensa allora? – Jae Ha sorrise al CEO indicandomi, il CEO mi scrutò attentamente – certamente è dei nostri, cosa ne dici di iniziare subito? – la notizia mi prese alla sprovvista, non ero ancora pronta eppure dovevo accettare, Seungho era lì e molto probabilmente tutti gli altri ragazzi. Mi voltai verso di lui che intanto era fermo a sguardo basso e riuscii a percepire una sorta di tenerezza dentro me, sembrava un bambino dopo una ramanzina. Sospirai profondamente e mi accinsi a rispondere – per me va bene – sorrisi timidamente.
Le braccia di Jae Ha circondarono furtivamente il mio collo, Seungho mi lanciò uno sguardo prima di allontanarsi col CEO, tra le sue mani, ignaro, aveva il mio cuore.
 Restai per un attimo a fissare la sua schiena e mi innamorai perdutamente del suo modo di camminare, quasi i piedi non toccavano terra; lui per me era come un angelo.
Meg si avvicinò frettolosamente e mi strappò senza grazia dalle braccia di Jae Ha lasciandolo allibito– Mar.. Mar io sto quasi per morire – confessò sospirando   -Ero andata a prendere il caffè – si voltò – vabè quello che resta – sorrise osservando la brodaglia rovesciata quasi completamente su quella pavimentazione lucida – e mi è parso di vedere gli MBLAQ uscire da una stanza per dirigersi ad un’altra. Bisbigliavano tra loro e sorridevano, forse hai ragione..ti hanno vista ballare- a quella notizia cominciai a tremare, deglutii rumorosamente continuando a prestare attenzione a Meg e alle sue parole - A quel punto il mio cuore ha fatto un sussulto, credimi li avevo a pochi metri da me. Ho notato che non c’era Seungho allora immediatamente mi sono precipitata qui per darti la notizia, ma lui era lì seduto accanto a te e sorridendo ti fissava – Meg continuò a raccontarmi ciò che aveva vissuto sotto lo sguardo attento di Jae Ha ed il mio intriso di emozioni – ti giuro Mar, insieme esprimevate la dolcezza. Stava quasi per allungare una mano, sembrava attratto dai tuoi capelli, oppure voleva semplicemente asciugare le lacrime che stavano cadendo sul tuo viso ma.. mi dispiace – si avvicinò lentamente ad una sedia e vi ci sedette di colpo portando le mani alla testa – ero così sorpresa nel vederlo che sbadatamente ho fatto cadere il bicchiere, ed il piccolo rumore venutosi a creare l’ha fatto sobbalzare. In quel momento si è voltato verso di me, ho creduto di morire. Ha portato le mani alla bocca facendomi capire di fare silenzio, poi mi ha sorriso – mentre Meg raccontava il tutto dentro me riuscivo a vedere esattamente come si era svolta la cosa e mi sentivo davvero emozionata in un modo indescrivibile. Lui era stato lì per tutto il tempo e a me non era parso solo di sentirlo, avevo realmente percepito la sua presenza accanto a me nonostante fossi tanto presa dalla sua voce che si stava propagando dentro me tramite i miei auricolari. Se solo pensavo al fatto che stesse per toccarmi, mi sentivo quasi morire. Jae Ha tossì richiamando la nostra attenzione, si grattò il capo – ehm ecco, vogliamo andare? – disse guardandomi negli occhi. Ancora confusa ed emozionata sorrisi annuendo col capo, presi la mano di Meg e la strinsi forte nella mia. Ci guardammo profondamente negli occhi e ci scambiammo uno di quegli sguardi complici che solo tra amiche ci si comprende.
Ancora una volta Jae Ha ci mostrò la strada – dovrete salire in uno di quei van dai vetri scuri – annunciò. Il viso di Meg si illuminò immediatamente – davvero? – chiese acquisendo una posa a divaH, come era solita dire lei, sorrisi – dove andiamo esattamente? – chiesi curiosa, Jae Ha mi guardò e sorrise a sua volta – ad incontrare gli MBLAQ – strizzò l’occhio e mi aiutò a salire.

Eravamo nel van ed io e Meg ci stringevamo ancora le mani incredule per quello che ci stava accadendo.
Fuori dal finestrino la strada correva veloce sotto i nostri occhi attenti. Feci un sospiro di sollievo e mi posai una mano sul cuore ripensando a quando ero ancora in Italia, chi avrebbe mai potuto immaginare che una volta qui i miei sogni si sarebbero realizzati in questo modo?
La zona in cui fummo diretti era posta in un luogo abbastanza isolato, intorno a noi dei grandi edifici grigi circondavano l’intera strada racchiudendola in un grosso cerchio. Qua e la qualche ajumma stava rincasando tenendo strette tra le mani delle buste con la spesa. Scesi dal van e mi guardai intorno, nonostante fossi lì per la prima volta il mio cuore sussurrava dal mio petto qualcosa, sentivo come se quel posto fosse sempre stato mio, come se lo conoscessi da una vita.
All’entrata dello stabile un uomo in divisa ci fece accomodare aprendoci le porte, Jae Ha sembrava conoscerlo.
Un profumo inebriante arrivò dritto alle mie narici e da lontano udii una canzone molto familiare. Meg mi guardò, aveva sentito e percepito la mia stessa cosa. Cominciai a tremare e sentire il mio corpo pesante, quasi mi trascinavo, non riuscivo a camminare.
Smoky Girl, Smoky Girl.. era sicuramente lei.
Mi ritrovai una grandissima porta bianca, dall’altro lato quella canzone inconfondibile risuonava facendo battere forte il mio cuore, Jae Ha mi guardò e sorrise – sei pronta? – disse ammiccando prima di aprire la porta del paradiso.
I sorrisi angelici degli MBLAQ mi colpirono in pieno viso – benvenuta- urlarono all’unisono.
Seungho contò fino a tre ed inchinandosi si presentarono – annyeongaseyo MBLAQ imnida - .
Portai entrambi le mani davanti alla bocca e mordendomi le labbra cercai di soffocare le lacrime, accanto a me Meg si ritrovava nella mia stessa posizione. Sentivo il cuore pulsarmi dentro ed il petto quasi sul punto di lacerarsi. Joon si avvicinò lentamente a me e con delicatezza mi prese per mano trascinandomi accanto a loro – una foto è quel che serve – disse G.O mentre sorridendo mi guardava ‘ Dio il sorriso di G.O’ pensavo, era sempre stato un mio debole. Ci stringemmo in una specie di abbraccio ed il loro manager, spuntato dal nulla, scattò una bellissima foto, di sottofondo vi era adesso No love.
Non c’era poi tanto casino come al fan sign, quindi potevo sentire benissimo le loro voci, erano così calde e penetranti da farmi quasi morire.
Alla fine non ne potetti più e caddi in un profondo pianto, incrociai nuovamente lo sguardo di Seungho, se ne stava lì e mi fissava con dolcezza, non pensavo lui potesse esprimere tanto amore.
Furtivamente Mir si avvicinò a me – vedo che tieni molta cura a quella collana – disse fissandola, ancora una volta era stretta nelle mie mani. Emozionata e col viso bagnato dalle lacrime sorrisi ed annuii – è la prima volta che lavoriamo con una nostra fan, quindi noi MBLAQ promettiamo di dare il meglio di noi stessi e cercheremo di non deludere le tue aspettative – la voce inconfondibile di Thunder richiamò la mia attenzione, davvero pensavano di deludermi? E se invece fossi stata io a deludere loro? Scossi la testa ed asciugai le mie lacrime. Lentamente Seungho si avvicinò a me – posso parlarti? – disse sorridendo, alzai lo sguardo e lo fissai contro luce, i faretti che risplendevano in quella sala prove accendevano il meraviglioso colore dei suoi capelli. Lo guardai dall’alto in basso e la voglia di stringerlo tra le mie braccia era tanta.
Avevo sempre immaginato come fosse realmente, se fosse proprio come appariva in foto e posso ben dire che da vicino era davvero perfetto. Era lì in piedi proprio davanti ai miei occhi e sembrava alquanto nervoso, agitato ed emozionato, eppure era lui il mio idolo. Pensavo a cosa avrebbe voluto dirmi – ho letto la tua lettera, tutti noi l’abbiamo letta e quindi ci tenevo a mostrarti una cosa – ecco di cosa voleva parlare, avevano letto la mia lettera. Cominciai a tremare perché avevo racchiuso all’interno di essa tutti i miei sentimenti ed i miei profondi pensieri, speravo davvero fossero riusciti a percepire esattamente quello che percepii io scrivendola – seguimi – disse sorridendo ed io così feci.
Mi portò in una stanza buia, sentivo il suo respiro accanto a me, il suo corpo emanava calore e sicurezza, era talmente bello. Avevo sempre pensato fosse l’uomo dal profilo perfetto, lo guardai sottecchi e lo vidi inumidirsi le labbra, sentii una scossa nel mio stomaco. Accese la luce ed io smisi di fissarlo, rivolsi il mio sguardo davanti a me.. emozioni mai provate prima nel vedere quello che loro avevano preparato solo per me.


ANGOLO AUTRICE
Non so come sia esattamente questo capitolo ma, essendomi assentata tanto, per cause maggiorni (assenza di connessione), spero davvero con tutto il cuore sia di vostro gradimento. Come al solito ringrazio chi recensisce e vi lascio dei piccoli regali. Un bacio grande:)


Il profilo che tanto amo
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I nostri amati MBLAQ
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Spero voi possiate rileggere il pezzo in cui descrivo le emozioni che provo ascoltando questa canzone, con la speranza che anche voi possiate provarle.
http://www.youtube.com/watch?v=mF5AEfcRmdY

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Capitolo 14
*** Capitolo XIV ***


Percorremmo un lungo corridoio prima di arrivare in quella stanza, prima che io mi perdessi ad osservare i lineamenti perfetti del suo meraviglioso viso.
Accese la luce dando vita a quella stanza in cui giungemmo ed una strana luce, dopo quella visione, si accese anche dentro me. Sentii le lacrime premere forte contro le ciglia e dall’emozione soffocai un urlo in gola.
Gli MBLAQ arrivarono correndo alle mie spalle gridando come forsennati. Mir saltellava qua e la mentre Joon guardandolo rideva battendo le mani. Il mio cuore cominciò a battere forte, l’avevo visto ridere in quel modo davvero tante volte in Sesame Player ed altri programmi e mi si illuminò il viso quando potei condividere quel sorriso con lui in prima persona e non più dietro ad un semplice pc.
 Davanti ai miei occhi una stanza meravigliosamente addobbata con uno striscione all’interno dove vi era riportata una scritta che mi scaldò il cuore “BENVENUTA IN CASA MBLAQ SMOKY GIRL”.
Nella lettera avevo scritto loro di essermi reputata sempre la loro Smoky Girl, soprattutto quando Seungho affermò in un’intervista che una Smoky Girl non era altro che la ragazza che possedeva la chiave per accedere al suo cuore. Mi ero armata di coraggio ed avevo inserito tutto nella lettera che consegnai loro, una lettera che mai e poi mai pensavo avrebbero letto. Avevo sempre immaginato ne ricevessero a valanghe, fiumi e mari e quindi non ci speravo tanto, ma vedere quello che avevano preparato per me, solo per me era una cosa meravigliosa.
Poco dopo ci raggiunsero anche il manager, Jae Ha e Meg che sbalordita ed emozionata allo stesso tempo si guardava intorno sorridendo a trentadue denti. Mi avvicinai lentamente a lei e la strinsi forte – tutto questo è anche per te – le sussurrai stringendola ancora a me. Tremavo ed ero emozionata ed ancora una volta le lacrime rigarono il mio viso, ma piangere non era mai stato tanto meraviglioso come in quel momento, perché quelle non erano altro che pure lacrime di gioia.
L’aria che si respirava in quella stanza era un’aria confortevole e meravigliosa, piena di desideri e sogni realizzati ed altri ancora da realizzare. Il manager e Jae Ha cominciarono a muoversi sulle note di Smoky Girl che G.O fece partire allo stereo e come due pazzi disagiati ed ubriachi cominciarono ad ondeggiare a destra e manca i loro bacini. Il cuore mi pulsava in petto, gli MBLAQ si posizionarono davanti ai miei occhi e cominciarono a ballare tra risate e battutine espressamente dettate all’aria. Io e Meg restammo ferme in un angolo ad osservare quel meraviglioso spettacolo che ci si presentava davanti e sorridendo all’unisono battevamo le mani tenendo il tempo. Quando arrivò la parte del rap di Mir, G.O e Thunder con uno scatto impercettibile mi afferrarono lanciandomi tra le braccia del maknae, lo guardai negli occhi e lui premuroso mi sorrise; per la prima volta percepii con le mie stesse mani quanto fosse uomo e che corpo spettacolare e statuario si ritrovava. – Mostraci la Smoky Girl che è in te – aveva gridato G.O mentre lo sguardo attendo e profondo di Seungho si assottigliò nel mio. Guardai Jae Ha e Meg ed entrambi sorridendo annuirono. Chiusi gli occhi e dopo un respiro profondo posizionai sulle mie labbra uno di quei sorrisi seducenti che ogni tanto riuscivo ad avere ,e persa nella musica ,cominciai a muovermi.
Non era nei piani ma quando mi avvicinai a Mir lento passò una mano tra i miei capelli che scivolarono tra le sue dita, inutile dire la reazione del mio povero cuore.
Mi ritrovai circondata da tutti loro e mi sentivo in paradiso, Jae Ha trascinò anche Meg in pista, in qualche modo dovevamo festeggiare quello che era accaduto, ma i festeggiamenti finirono abbastanza in fretta poiché gli MBLAQ avevano i propri impegni che in quel periodo erano individuali.
Cordialmente e dolcemente ci salutarono urlando ancora grossi Fighting – non vediamo l’ora di cominciare a lavorare con te – aveva detto Joon. Lanciai il mio sguardo dritto nei suoi occhi e lo vidi sorridere. La sua espressione era così solare e rassicurante che mi fece sentire a casa. Aveva gli occhi che brillavano ed esprimevano dolcezza ed il suo profumo era percepibile a metri di distanza. Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso, sentivo il mio corpo fremere dall’emozione ed il mio cuore battere, avevo i miei idoli ancora ad un palmo da me e sapere che sarebbe stato così per un bel po’ mi faceva sentire la persona più fortunata di questo mondo, avrei sicuramente condiviso il tutto con le altre fan.
Il manager e gli MBLAQ ci salutarono ed andarono via, con loro anche Jae Ha lasciò la scena lasciando me e Meg nelle mani di un ajusshi pelato che ci avrebbe gentilmente scortate a casa.

La giornata si concluse meravigliosamente, ero finalmente nel mio appartamento e stavo sorseggiando del tè al ginseng  insieme a Meg mentre guardavamo le stelle. Avevamo portato con noi delle coperte per scaldarci e tra chiacchiere e risate ricordavamo la giornata.
Nel mio cuore ormai avevo impresso tutto e l’avrei sicuramente custodito per l’intera vita – Meg non sto sognando, vero? – le dissi dolcemente, Meg mi guardò ed appoggiò la mia testa sulla sua spalla – no Mar, è tutto vero – disse con voce rassicurante. Stremata chiusi gli occhi e feci un sospiro profondo, ma il dolce abbraccio di Meg mi trascinò in un sogno meraviglioso.

Il giorno seguente mi preparai per uscire con Meg e Jun e girare per il fantastico mercatino di Hongdae dove avrei sicuramente comprato tantissime cose a prezzi stracciati, o almeno questo era quello che Jun mi aveva detto. Il clima quella mattina era abbastanza secco e pungente, quindi mi munii del mio bellissimo giubbotto e della mia amata sciarpa e Meg fece lo stesso. A quel punto potevamo ritenerci pronte.
Dovevamo aspettare Jun all’ingresso del mercatino, avremmo potuto andare insieme, data la vicinanza dei nostri appartamenti, ma io e Meg volevamo sentirci indipendenti, autonome e volevamo goderci la nostra vacanza sperimentando il tutto sulla nostra pelle.
- Mar, stiamo camminando da un paio d’ore ed il mio stomaco sta reclamando cibo – la fronte di Meg si corrugò mentre con una mano  massaggiava il suo stomaco piegandosi su se stessa, sorrisi ma non le detti molto peso poiché ero abbastanza presa dalla cartina, a momenti quasi gli occhi uscivano dalle orbite, li stavo sforzando un po’ troppo – Mar – richiamò la mia attenzione piagnucolando – araseo, araseo – ripetei – vada per la colazione – eravamo uscite di fretta e furia e non eravamo riuscite a farla. Non ne risentivo tanto perché non era mia abitudine farla di mattina, ma se ne avevo occasione certamente non mi tiravo indietro. Entrammo in una caffetteria calda ed accogliente e a Meg prese subito l’istinto ballerino quando sentii come sottofondo I got a boy delle Girls Generation – questo posto già mi piace – sbottò contenta. Ci accomodammo ad un tavolo ed io mi strinsi nelle spalle per scacciare via il freddo pungente che era penetrato nelle mie ossa, portai le mani alla bocca e lentamente vi ci soffiai dentro sfregandole l’una contro l’altra, la pelle mi era diventata secchissima. Ordinai un semplice cappuccino mentre Meg prese delle brioche che sembravano essere la specialità della casa e del latte macchiato.
 Mentre sorseggiavo tranquillamente il mio caldo cappuccino un ragazzo, che era appena entrato nella caffetteria, aveva particolarmente attirato la mia attenzione. Posai, infatti, il mio sguardo su di lui e non smisi di scrutarlo e studiarlo nemmeno per un secondo. I suoi lineamenti mi erano fin troppo familiari nonostante sapevo benissimo di non averlo mai visto prima. Era di profilo quindi non riuscivo a vederlo bene, ma ebbi conferma delle mie supposizioni quando si voltò a guardarmi a sua volta. Rimase per un secondo fermo prima di pronunciare il mio nome in uno strano dialetto – Mary – aveva espressamente urlato incurante delle persone che ci circondavano. Meg in quel momento era intenta a sorseggiare il suo latte macchiato ma tossì quando il ragazzo si avvicinò a noi – sei proprio tu? Perché sei in Corea? – continuava ad usare un tono abbastanza alto, mi guardai intorno e sorrisi chiedendo scusa alle persone che erano presenti, mi sentii leggermente in imbarazzo. Meg accigliata mi guardava in cagnesco, non riusciva a capire chi fosse il ragazzo in questione. – Meg – cominciai indicandolo – lui è Sanghkyun kim, ricordi? Te ne ho parlato spesso – Sanghkyun sorrise e salutò Meg cordialmente che intanto era rimasta a bocca aperta – lui è il ragazzo che ti ha passato le foto di Joon al BIFF*? – potevo leggere nel suo sguardo lo stupore, Sanghkyun continuava a sorridere – si sono io, piacere di conoscerti – Meg chinò leggermente la testa e gli sorrise, era tanto carina – come mai sei qui? Perché non mi hai detto che venivi? – lo sguardo di SK si assottigliò nel mio – eri in viaggio di lavoro a Los Angeles, non credevo fosse il caso di dirtelo – confessai sorridendo imbarazzata, passai una ciocca dei miei capelli dietro l’orecchio ed arrossendo abbassai lo sguardo – sono tornato una settimana fa, ho terminato il contratto e adesso lavorerò qui a tempo pieno. Hai programmi oggi? – sentire la sua voce era davvero troppo strano, ci eravamo sempre e solo sentiti tramite kakao talk o facebook, nonostante fosse diventato mio amico. Era stato lui a passarmi alcune foto di Joon durante il festival di Busan, Joon era lì presente per il suo film An actor is an actor . Avevo inviato quelle foto a Meg e l’avevo fatta morire con me, eravamo ancora in Italia al tempo, quindi gli ero davvero molto grata e adesso averlo lì era davvero molto strano, ma il fatto che l’avessi riconosciuto, nonostante non lo avessi mai visto, lo era ancora di più. – Oggi io e Meg abbiamo in programma di visitare il mercatino di Hongdae, sappiamo che lì i prezzi sono molto bassi quindi speravamo di comperare qualcosa che avremmo potuto portare con noi in Italia – guardai Meg e sorrisi, era quello che speravamo con tutto il cuore nonostante il nostro desiderio fosse quello di restare a Seoul a vita. Per me adesso più che mai, avevo finalmente incontrato gli MBLAQ e non era stato un incontro casuale o semplice, era stato un incontro fatale, voluto dal destino.
L’ordinazione di SK arrivò al nostro tavolo, si era espressamente autoinvitato ma a noi un po’ di compagnia coreana faceva sempre piacere, specie se si trattava di compagnia del sesso opposto – sei riuscita a vederli? – disse mentre addentava la sua brioche, sorrisi – molto di più – confessai, SK mi guardò – sei andata ad un loro concerto? – rise – anche quello, ma c’è dell’altro – a quel punto posò la brioche che stava gustando e portò le mani legate sotto al torace, fissò i suoi occhi scuri dritto nei miei – parla – disse con tono serioso ma la sua espressione da bambino curioso mi fece sorridere, guardai Meg che ricambiò il mio sguardo complice – magari mi vedrai – dissi strizzando l’occhio.

Eravamo finalmente tra le colorate bancarelle di Hongdae, Jun ci aveva raggiunte e a noi si era aggiunto anche SK, sembravamo l’allegra combriccola noi quattro assieme. Jun e SK si accorsero di avere molti punti in comune, nonostante la loro età fosse diversa.
Mentre camminavamo in lontananza notai dei meravigliosi maglioncini per coppie. Sopra vi erano raffigurati dei  meravigliosi panda che si stringevano in un caloroso abbraccio, I love Him – I love Her, stupidamente lasciai che il mio pensiero si spostaste su Seungho, il mio panda preferito ed immaginai noi due indossarli, ovviamente stavo solo viaggiando troppo con la mente. Ma tutto quello che provavo in sua presenza, i suoi sguardi, le nostre mani.. tutte queste cose mi lasciavano pensare ed io ero sicura che tra noi ci fosse qualcosa, non che fosse amore, ma non era nemmeno quel rapporto che vi si crea tra una fan ed il proprio idolo, era un qualcosa di speciale.
- Mar, Mar – Meg mi stava strattonando, ero talmente presa dai miei pensieri che non avevo notato mi stesse chiamando. Mi voltai verso di lei e potei percepire i loro sguardi sorpresi – il tuo cellulare squilla da un quarto d’ora circa, a cosa pensavi? – chiese Meg curiosa – a-a nulla – dissi con voce tremante e mi apprestai a prendere il cellulare e rispondere – pronto? – deglutii, non conoscevo il numero – Mar – l’inconfondibile voce di Jae Ha – Jae? – dissi con tono interrogativo, era il suo giorno libero, perché mi stava chiamando? – Mar dovresti immediatamente venire alla J-Tune – disse frettolosamente – per quale motivo? – chiesi curiosa – devi provare.. è urgente, gli mblaq hanno saputo di un’esibizione all’ultimo minuto che si terrà tra due giorni e non c’è tempo – immediatamente persi tutta la forza che avevo in corpo, sentii la terra sotto i piedi mancare e a momenti mi accasciavo sulle ginocchia. Ancora non ero pronta ad affrontare il pubblico, avevo bisogno almeno di provare con loro per un bel po’, volevo creare una certa sintonia prima di donarmi completamente al palco – Mar- ma la voce di Jae Ha mi fece capire che ormai non c’era più tempo, avrei dovuto stringere i denti e provare, provare fino allo svenimento se fosse stato necessario e assolutamente non potevo tirarmi indietro, non potevo deluderli – prendo il primo taxi, sono ad Hongdae adesso, spero di arrivare in fretta – riagganciai e senza esitare mi incamminai sotto lo sguardo perplesso dei miei amici.


*Busan International Film Festival, evento a cui recentemente partecipa Joon, come detto sopra per la promozione del suo film An actor is an actor. A voi una meravigliosa foto.
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Capitolo 15
*** Capitolo XV ***


Chiesi espressamente all’ajusshi del taxi di correre più forte che poteva e dirigersi in quella zona dai grandi palazzi, così come la chiamavo io. Ansiosa cominciai a torturarmi le mani, avevo tanta paura e soprattutto ero sprovvista delle mie cose, sprovvista di un abbigliamento adatto alle prove.
Immediatamente inviai un messaggio di scuse a Meg, Jun e SK, ero sparita davvero in pessimo modo e dovevo farmi perdonare, magari avrei offerto loro la cena.
Arrivata a destinazione feci un profondo sospiro riempiendo i miei polmoni il più possibile. Riluttante mi incamminai e solcai la soglia di quel meraviglioso stabile. Tutto era tranquillo e degli MBLAQ non vi era manco l’ombra, pensai di essere pericolosamente in ritardo. Con lo sguardo cercavo Jae Ha, avevo bisogno di qualcuno che conoscessi poiché alcune ragazze mi stavano fissando strane, mi sentivo spaesata.
Ad un tratto una canzone molto familiare attivò immediatamente la mia attenzione residua e senza pensarci due volte mi diressi verso il posto in cui la sentivo risuonare.
Corsi a perdifiato lungo il corridoio senza voltarmi né a destra né a sinistra, evitando così gli sguardi perplessi dei presenti – accidenti Jae Ha, dove sei? – ringhiai a denti stretti.
Ansimante mi posizionai di fronte a quella grande porta, dietro di essa Mona Lisa risuonava fortissima. Allungai la mano e sentii dei brividi lungo la schiena, cosa avrei dovuto dire una volta entrata? Avrei visto gli MBLAQ provare? Deglutii e sbuffando mi apprestai ad entrare.
Entrai e la scena che mi si presentò davanti era spettacolare, per la prima volta avevo visto Seungho in canottiera, una canottiera bianca che mostrava perfettamente le sue meravigliose braccia. Con lui c’erano anche G.O e Thunder, di Mir e Joon nemmeno l’ombra.
Appoggiata allo specchio di fronte a loro l’altra ragazza che ballava Smoky Girl di cui non conoscevo ancora il nome, era ferma a mani giunte e mi fissava. Fece un cenno della testa verso gli MBLAQ che immediatamente si voltarono a guardarmi – c-ciao – dissi timidamente, le mie gambe stavano tremando. Sulle loro bocche spuntò un sorriso meraviglioso, sorrisi anch’io automaticamente – sei arrivata – disse G.O, allungò una mano verso di me e mi invitò a raggiungerlo. Avevo il cuore che stava quasi per balzare via ed ogni passo era sempre più pesante, stavo quasi per perdere la facoltà di movimento. Come avrei fatto a ballare in quello stato?
Alzai gli occhi ed intravidi Seungho ansimante e pieno di sudore, anche così era bellissimo, per un secondo mi sentii strana. – Ecco – cominciai timidamente – Jae Ha mi ha chiamata e sono corsa qui, ero ad Hondgae quindi non ho indumenti di ricambio con me – lo sguardo premuroso di Thunder si posò dolcemente su di me – Hyung – si rivolse a Seungho – quegli indumenti sono ancora qui? – Seungho sorrise ed annuì – non preoccuparti, abbiamo tutto ciò che serve – la voce di Thunder era così dolce e gentile che quasi mi scioglievo, amavo soprattutto il suo modo di dire “Hyung” , sembrava un cucciolo indifeso.
Raggiunsi una stanza indicatomi dall’altra ballerina e lentamente cominciai a spogliarmi, speravo fermamente che quegli indumenti mi stessero bene, nonostante fossi magra avevo comunque le mie forme. Ringraziai il cielo quando mi guardai allo specchio, quella tuta mi stava divinamente e quel pantalone fasciava in modo perfetto le mie gambe. Con uno scatto legai immediatamente i miei capelli con un elastico che stranamente avevo dimenticato sul polso, mi guardai per l’ultima volta allo specchio e notai i miei capelli lunghi, sorrisi perché mi piacqui, poi uscii. Intanto tutto era già pronto. Sentivo lo sguardo dell’altra ragazza trafiggermi, molto probabilmente mi odiava perché non desiderava che io fossi lì in quel momento, mi sentii improvvisamente inadatta e fuori luogo, forse stavo facendo qualcosa di sbagliato, qualcosa che assolutamente non avrei dovuto fare.
Sobbalzai quando l’espressione di G.O risuonò in quella stanza – wow – aveva detto. Timida sorrisi e toccando i miei capelli mi avvicinai lentamente a loro. Gli indumenti mi stavano bene, ma la canotte era un po’ troppo piccola e lasciava intravedere un filo di pancia, ero contenta di averla almeno piatta.
- Allora è tutto pronto? – Seungho stava prendendo in mano le redini della situazione da bravo leader e stava dando il via alle danze – conosci i passi, vero? – si rivolse a me, il mio cuore fece un tuffo, il suo sguardo era diventato bello ed insostenibile – si – sussurrai annuendo facendo scaturire in lui un sorriso volontario. Ogni volta che i nostri sguardo si incontravano giuro che dentro me sentivo nascere un qualcosa di profondo e magico, un qualcosa di cui non conoscevo la natura ma sapevo bene quanto fosse vero e speciale. Pensavo che lo stesso era per lui notando il modo in cui mi guardava e credo che i presenti si fossero accorti di qualcosa allo stesso modo, infatti G.O tossì richiamando la nostra attenzione, entrambi sobbalzammo e spostammo la nostra attenzione sui loro sguardi attoniti, sembravamo esserci risvegliati da un meraviglioso sogno, come se la voce di G.O ci avesse fatto ritornare sul pianeta terra.

Provammo per tantissimo tempo e le sensazioni che provai nel muovermi con loro furono meravigliose. Il mio sogno si era finalmente realizzato ed io ancora stentavo a crederci, molto probabilmente avrei realizzato il tutto una volta salita sul palco con loro; e se le altre A+ avessero reagito male? E se mi avessero odiata?
Una cosa di cui avevo fermamente paura era quella di essere odiata, non volevo perché in passato mi era successo molto spesso.
Studiavo danza sin dall’età di dodici anni ed avevo acquisito, ovviamente, un certo portamento ed un mio modo di camminare. Le persone, però, mi avevano sempre e solo giudicata per quello evitando prima di conoscermi e questa cosa mi faceva davvero stare male. Anche adesso, vedere lo sguardo freddo e pungente di quella ragazza era davvero brutto, mi faceva sentire un fardello molto pesante.
G.O stoppò la musica e con essa i miei pensieri, si accasciarono tutti a terra ansimando – facciamo una pausa – dissero all’unisono. Accorgendosi della loro simbiosi si guardarono in faccia ridendo rumorosamente  – oddio le risate degli MBLAQ – sussurrai dentro me, che spettacolo meraviglioso.
La ragazza si alzò e raccolse le sue cose – io ho un impegno – disse sorridendo – anch’io – proseguì G.O – Hyung vai a registrare per la radio? – disse Thunder sorridendo – vengo con te – aggiunse.
In quel momento Seungho restava fermo sdraiato sul quel parquet con una mano sotto il capo e l’altra sull’addome e fisso guardava il soffitto – Smoky Girl noi ti salutiamo – disse G.O rivolgendosi a me e sorridendo, immediatamente avvampai. Mi alzai da terra e feci un inchino frettoloso, Thunder rise – è la prima volta che ci ritroviamo a provare in questo modo con una nostra fan, scusaci se magari siamo stati diversi da come ci immaginavi – Thunder si grattò il capo abbassando lo sguardo, ancora una volta pensava di avermi delusa. No, non era così, io li conoscevo bene, avevo imparato a conoscerli, amarli ed apprezzarli in tutto e per tutto dopo pochissimo, erano diventati sin da subito la mia famiglia, il mio modello di vita, i miei idoli.. l’unica cosa di cui avevo realmente bisogno, insomma la mia casa. Sorrisi timidamente e ancora una volta cominciai a torturare le mie mani – non avrei mai pensato di ritrovarmi qui in questo modo con voi – quando Seungho sentì la mia voce fece uno scatto e frettolosamente si avvicinò – avrei voluto spesso dirvi grazie di tutto. Siete stata la cura di ogni mio male – in quel momento, mentre pronunciavo quelle parole, i loro sguardi si addolcirono improvvisamente. Avevo G.O ad un passo da me, Seungho alla mia destra e Thunder alla sinistra, ero circondata da angeli, mentre la ragazza dal fondo della sala mi guardava con un’espressione non ben definita – ho affrontato molti periodi bui e la vostra musica, i vostri sorrisi e voi.. mi avete salvato in tutti i sensi – in quel momento le lacrime fecero capolino sul mio viso, non riuscivo a capire da che parte precisa del mio corpo arrivasse quella forza, ma ci ero riuscita, avevo detto parte delle cose che avrei voluto dire loro. Immediatamente si avvicinarono a me e mi circondarono in un abbraccio caldo, caldo ma sudaticcio, ridemmo quando G.O ce lo fece notare.
Le nostre risate che si propagavano nell’aria erano simili alle note di una bella canzone, una di quelle che ascolti nei giorni di pioggia, mentre sei distesa sul tuo letto intenta a guardare fuori dalla finestra.

Eravamo rimasti io e Seungho, gli altri erano andati via lasciandoci completamente soli. Mi sentivo maledettamente bene, bene ma emozionata.  Non avrei mai pensato che mi sarei ritrovata sola col mio idolo – chi l’avrebbe mai detto – ripetevo tra me e me. Raccolsi lentamente le mie cose ed ero decisa a cambiarmi poi una volta a casa mi sarei fatta una doccia rilassante ed avrei gettato via con essa tutto lo stress accumulato, ma quella situazione mi imbarazzava parecchio. Tra noi si era creato un silenzio imbarazzante che Seungho non tardò ad interrompere – ti prego di non dare troppo peso a lei – disse dolcemente, lo guardai e gli rivolsi uno sguardo interrogativo. A cosa alludeva precisamente? – Parlo dell’altra ballerina – sorrise timido. Sentii il mio cuore abbandonare il petto, il meraviglioso Yang Leader, il sempre deciso ed orgoglioso Yang Leader mi aveva sorriso timidamente più e più volte, avrei custodito quei sorrisi più che gelosamente ed egoisticamente avrei sempre pensato di esserne io la causa. – Credimi, non ha intenzioni cattive – continuò – è solo che è successo tutto così in fretta.. proprio come te e noi deve farci l’abitudine – continuai a fissarlo attenta ed interessata e sorridendo annuii – capisco che tutto quello che è successo è strano ed improvviso, siccome è stato Jae Ha a propormi al CEO mi sento come se non meritassi il posto di quella ragazza che ora è in ospedale, in un certo senso mi sento in colpa – abbassai lo sguardo abbozzando un sorriso malinconico, Seungho si avvicinò, sentii quasi il suo respiro nel mio. Alzai lo sguardo e lo ritrovai a pochi centimetri da me. I suoi occhi nei miei crearono una sintonia perfetta, ancora una volta le anime andarono per conto loro – sei stata meravigliosa ai provini – disse con fare dolcissimo. Sentii una fitta dritta nello stomaco, allora era davvero come pensavo, loro erano davvero lì a guardarmi attraverso quella telecamera. Abbassai lo sguardo e timidamente sospirai – tu, mi hai vista? – sussurrai. Seungho sorrise ed io vidi il suo viso illuminarsi. Sentii il sangue scorrere nelle mie vene ed arrivare immediatamente alla mia testa, sarei potuta stare lì in quella situazione per ore ed ore e non mi sari mai stancata di osservare il suo viso perfetto, molto più perfetto del mio. I suoi lineamenti erano davvero dolci, sembrava essere stato disegnato con estrema cura. I suoi occhi, il suo naso e la sua meravigliosa bocca, adoravo tutto di lui. Lo sentii avvicinarsi ancora di più verso di me, lento, deciso ma riluttante, una sorta di controsenso.
Sentii il suo corpo creare un contatto diretto col mio. Stranamente mi prese la mano, sembrava caduto in una sorta d’incantesimo ed il suo corpo agiva d’istinto, la sua destra percorreva lenta la mia mano sinistra, e dopo averla accarezzata dolcemente, la strinse forte, con decisione, ma senza farmi male.
Si avvicinò un po’ di più, sentivo il suo petto premuto contro il mio ed i nostri cuori battere all’unisono. I nostri respiri si intrecciarono in un vortice caldo ed accogliente. Sentii il suo respiro sulla mia pelle, un respiro caldo che mi penetrò l’anima. Si inumidì le labbra, cominciai a tremare, quelle labbra umide sentivo che ben presto si sarebbero posate sulle mie insicure.
Avevo i suoi occhi puntati nei miei, i suoi meravigliosi occhi a mandorla che mi stavano guardando in un modo tremendamente unico, come se in quel momento avesse tra le braccia tutto ciò che aveva sempre desiderato, poteva mai essere possibile? Non con una persona come lui.
Sentii il suo profumo invadermi le narici, era vicino, tanto vicino ed io incredula chiusi istintivamente gli occhi e per un po’ ebbi paura di aprirli. E se quello fosse solo un sogno meraviglioso? Un sogno da cui non avrei mai voluto svegliarmi.
In un attimo fuggente, in un meraviglioso attimo tutto ciò che in quel periodo avevo provato con lui passò veloce come un freccia nella mia mente, ed in quel momento lui si era impossessato delle mie labbra. La sua mano destra era ormai sul mio viso, tra i miei capelli e mi accarezzava le gote con una delicatezza tale.
Sentivo mille brividi percorrermi la schiena, tremai e lui percepì il tutto e mi strinse forte come se il suo intento fosse quello di proteggermi, scaldarmi. Lo strinsi istintivamente a mia volta, lo strinsi a me in una presa forte e ci baciammo facendoci trasportare in un turbine di emozioni. Tutto ciò che stava accadendo assolutamente non poteva essere vero, di sicuro mi sarei risvegliata con Meg accanto ancora assorta nei suoi sogni. Le sue labbra erano soffici, le sue labbra erano calde. Continuavamo a baciarci e a stringerci, ci baciavamo dolcemente, delicatamente, ma poi capii. Ci stavamo baciando perché lo volevamo, perché quegli sguardi che ci eravamo scambiati erano stati complici sin da subito, perché nonostante tutto eravamo pronti a provare, provare un nuovo sentimento, nonostante le paure e nonostante quell’oceano che ci divideva, quell’oceano metaforico e quell’oceano reale.

Si allontanò da me ed io restai ancora ad occhi chiusi, lì, tremante. Si avvicinò un’ennesima volta e mi sfiorò gli occhi con le labbra, quando li riaprì il suo dolce sguardo era intriso di sentimenti e delicatamente si era perso nel mio. Lui era lì ed io non ci credevo, era bello come il sole.
Ci guardammo sbalorditi, entrambi ci eravamo fatti trasportare dal momento senza capire esattamente cosa fosse successo. Indietreggiai lentamente e finii contro lo specchio, mi ci poggiai e cominciai a fissare il pavimento che in quel momento sembrava essere alquanto interessante. Restai in quella posizione per qualche secondo, poco dopo rivolsi nuovamente il mio sguardo a Seungho, e lui era lì ed aveva la mia stessa espressione, era incredulo per il gesto appena compiuto. Mi sentii strana, stava tutto accadendo troppo velocemente e non mi sembrava vero, avevo bisogno di tempo per metabolizzare tutto, avevo bisogno di tempo per capire, forse il suo era stato solo uno sbaglio – so che non avresti voluto farlo.. mi-mi dispiace – sussurrai prima di scappare via con il viso tagliato dalle lacrime; inutile fu il richiamo di Seungho alle mie spalle. Cominciai a darmi della stupida, cominciai a maledire me stessa.
Uscii immediatamente fuori dalla sala prove col cuore che ancora martellava nel petto desideroso di uscire da quella gabbia toracica ed essere finalmente libero.
Quello avvenuto pocanzi era stato il bacio più spettacolare e meraviglioso della mia vita ma ciò che era successo era del tutto sbagliato. Pensai che forse Seungho si era lasciato prendere un po’ troppo la mano ed il suo sguardo dopo il bacio affermò ogni mia supposizione.
Corsi via col capo chino e le lacrime offuscarono la mia vista, mi impedivano di vedere con chiarezza chi fosse avanti a me, fu così che urtai sbadatamente contro qualcuno. Alzai lo sguardo furtivamente e lo riconobbi, era Joon che mi stava guardando con una strana espressione. Indossava un maglioncino grigio\bianco col cappuccio e degli occhiali da sole, forse era vestito così per mascherarsi. Non ebbi modo di salutarlo, semplicemente scappai via senza fiatare negandogli ogni spiegazione.
Ero fuori la J-Tune e dovevo trovare un modo per andare via. Il mio cuore era ancora preso dai suoi battiti e non cessava di darmi fastidio. Sudata ed ansimante imprecai sottovoce maledicendo, ancora una volta, la mia stupida insicurezza.

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Capitolo 16
*** Capitolo XVI ***



Infreddolita mi guardai intorno notando la strada circostante completamente deserta. Sulle mie labbra ancora il dolce sapore  di Seungho, mentre le lacrime continuavano a tagliare lente il mio viso. Ad un tratto dentro me sentii nuovamente la sua voce, stava cantando The Cleaning solo per me e se chiudevo gli occhi riuscivo a vederlo; quanto potevo essere innamorata di quella canzone e del suo modo di cantare? Quanto potevo amare la sua meravigliosa voce..
Mi appoggiai ad un muro poco distante da me strofinando le mani lungo le mie braccia, poi mi strinsi nelle spalle accovacciandomi in un piccolo angolo ripensando a tutto quello che era accaduto. Ricordai di quando quel giorno Meg nel bagno di quel locale si accorse dei miei sentimenti per lui. Ma lui davvero aveva poggiato le sue preziose labbra sulle mie? Portai una mano alla bocca e delicatamente la sfiorai. In quel preciso istante la pioggia cominciò a cadere lenta, a catinelle ed io mi stringevo sempre di più su me stessa, era ormai inizio Novembre ed il freddo non tardò a farsi sentire.
In quel preciso istante ripensai a Jae Ha – dove sei quando ho bisogno di te?- sussurrai sottovoce. Sentii la testa pesante, ebbi un capogiro e mi sentivo mancare. I miei occhi si offuscarono improvvisamente e tutt’intorno a me ruotava, non riuscivo a capire cosa esattamente mi stesse succedendo.

Qualcuno si avvicinò lento a me, alzai gli occhi e il suo sguardo si fissò nuovamente nel mio, Seungho era venuto a cercarmi ed era uscito fuori incurante di tutti, incurante del fatto che qualcuno avrebbe potuto vederlo. Si accovacciò di fronte a me e poggiò una calda coperta sulle mie spalle, poi mi strinse forte ed io affondai il viso costretto al pianto nel suo petto – mi dispiace – sussurrò dolcemente. Restammo in quel modo per una frazione di secondi ed intanto un van nero era già arrivato pronto per riportarmi indietro, pronto per far si che io e Seungho ci allontanassimo. Mi aiutò ad entrarvi, sentivo le sue forti braccia circondarmi e le sue mani cingere i miei fianchi, lo guardai per l’ultima volta e lui mi sorrise – a domani – disse prima di chiudere quella porta scorrevole lasciandomi un po’ di sé sulla pelle.

Di colpo mi risvegliai in un letto d’ospedale, accanto a me Meg stava sonnecchiando con la testa retta dalle mani, vederla in quello stato fece nascere sulle mie labbra un tenero sorriso. Lentamente mi avvicinai e le accarezzai i capelli, lei aprì gli occhi – oh, ti sei svegliata – disse con la voce ancora impastata dal sonno – Meg – pronunciai prima di fiondarmi completamente tra le sue braccia – scusami se ti ho lasciata in quel modo, scusami avrei dovuto trascinarti con me – dissi in tutta sincerità – non preoccuparti Mar, dovevi provare.. è tutto ok – la sua voce dolce e rassicurante mi fece ritornare di buon umore.
 Mi guardai intorno e portai nuovamente le mani alla testa, faceva ancora tanto male.
Mi sentivo leggermente confusa e a stento ricordavo quello che era successo. In un momento vidi il viso di Seungho avvicinarsi e le nostre labbra entrare in contatto, sentii il mio viso avvampare ed il cuore pulsare forte nel petto, ma come ci ero finita lì? Ero corsa via a gambe levate senza dare spiegazione alcuna e sul mio cammino avevo intravisto qualcuno, era forse Joon che stava rientrando alla J-Tune.
 Cominciai a pensare in che modo avrei dovuto dire a Meg quello che era successo tra me e Seungho, dovevo trovare le parole giuste ma prima di tutto dovevo capire cos’era successo esattamente dopo  – Meg come ci sono finita qui? – chiesi quindi curiosa, Meg mi guardò e scrollò le spalle – non saprei Mar, quando sono arrivata tu eri già in camera, il dottore ha detto che l’uomo che ti ha accompagnata ha espressamente chiesto di mantenere la sua privacy, quindi non ha potuto riferirmi nulla – spostai leggermente il mio sguardo nel vuoto, ripensai a chi potesse essere quest’uomo misterioso, e se fosse stato davvero Seungho? Era o non era accorso in mio aiuto?
In quel momento la porta della stanza fu aperta con forza, erano arrivati Jun e Jae Ha ansimanti. Spalancai gli occhi e lanciai uno sguardo disapprovante verso Jae, non gli avrei mai perdonato il fatto che fosse sparito in quel modo, meritavo almeno una spiegazione.
- Cosa ti è successo Mary? – Jun si avvicinò a me preoccupato, potevo leggerlo nei suoi occhi – nulla, ho solo avuto un capogiro, forse ho provato un po’ troppo – dissi sorridendo, in qualche modo avrei dovuto rassicurarlo, d’altronde mi sentivo già meglio. Jae Ha rimase in silenzio a fissarmi, percepì la mia rabbia nei suoi confronti. Meg comprese la situazione e cercò di divincolarsi in qualche modo fuori dalla stanza trascinando Jun con sé – vieni Jun andiamo a prenderle qualcosa da bere – aveva detto chiudendo la porta alle loro spalle. Lanciai uno sguardo fuori dalla finestra e sospirai stringendo le lenzuola nei pugni, non volevo guardarlo in faccia, se fosse stato con me tutto quello non sarebbe successo. Odiavo pensare che in qualche modo Seungho potesse pentirsi del suo gesto, odiavo pensare che mi aveva baciata solo per la situazione venutasi a creare. Il mio cuore era, però, ormai troppo preso e di sicuro non sarei potuta tornare indietro. Avevo sempre ammirato Seungho, avevo sempre avuto un occhio di riguardo per lui e credevo di amarlo, anzi, io lo sapevo.
Molto probabilmente mi ero innamorata di lui quando lo sentii cantare per la prima volta I shouldun’t speak, era una giornata piovigginosa proprio come questa ed io ero diretta a scuola. Con le mani tracciavo lenta le gocce che picchiettavano sul finestrino dell’autobus ed il cuore cominciò a battere forte quando percepii la delicatezza della sua voce in quei  baby sussurrati, ed il suo falsetto era la cosa più dolce che avessi mai sentito. Amavo anche la sua risata, le mie amiche dicevano che era uguale alla mia, ridevamo nello stesso identico modo.
Jae Ha si avvicinò lentamente interrompendo i miei pensieri, smisi di guardare fuori dalla finestra e rivolsi finalmente il mio sguardo a lui – come stai? – sussurrò – molto meglio, grazie – dissi con tono freddo e quasi scontroso, si sedette accanto a me, sulla sedia dove poco prima vi era Meg – come sono andate le prove? – chiese guardandomi negli occhi, ecco.. le prove – dov’eri? Perché non eri lì? Sai quanto fossi sola e spaesata? – urlai tutto d’un fiato, lo sguardo allibito di Jae Ha si assottigliò nel mio, mi sentii strana – perché avrei dovuto essere lì? – chiese prontamente – pensavo tu l’avessi capito, io non avevo nulla da provare – aggiunse, lo guardai e mi strinsi nelle spalle, ripensai ancora una volta a quanto fossi stata stupida, a quanto fossi ingenua ed istintiva, agivo sempre senza pensarci e finivo col fare brutte figure, nella mia vita erano all’ordine del giorno. Jae Ha mi guardò visibilmente preoccupato – è successo qualcosa Mar? – sussurrò accarezzando delicatamente il mio viso, mi scostai, non potevo ricevere le sue attenzioni, non ora. Mi sentivo troppo confusa.  Si accorse del mio disagio e smise di accarezzarmi – mi sono preoccupato quando poco fa Meg mi ha detto che eri qui, ovviamente lei non sapeva come ci fossi finita ma il dottore le ha spiegato tutto – confessò, cominciai a guardare nuovamente fuori dalla finestra - non ricordo nulla con precisione – sospirai – i miei ricordi sono offuscati – mi morsi il labbro inferiore e strinsi ancora a me le coperte – Jae, se non ti dispiace vorrei riposare un pochino – dissi gentilmente, in realtà sentivo solo l’esigenza di restare sola, volevo restare sola, dovevo per mettere ordine ai miei pensieri. Jae Ha accolse la mia richiesta e lentamente lasciò la stanza – avviso io Meg e Jun, tu dormi – aggiunse prima di sparire dietro la porta.
Portai le coperte fin sopra la testa e mi rannicchiai in posizione fetale. Pensai nuovamente chi fosse potuto essere lo sconosciuto che mi aveva scortata lì. Non riuscivo a capire per quanto tempo fossi rimasta a dormire, ma soprattutto mi chiedevo per quale motivo quel sogno di Seungho fosse così veritiero, io avevo realmente percepito le sue braccia intorno al mio corpo, qualcuno mi aveva davvero stretta forte al petto.
 In quel momento qualcuno aprì lentamente la porta della camera ed io sentii dei passi avanzare lenti verso il mio letto, pensai fosse Meg quindi mi tirai su scompigliando i miei capelli. Soffocai un urlo in gola quando vidi Joon ad un passo da me. Indossava il suo meraviglioso sorriso e quel maglioncino che notai quando ci eravamo scontrati – stai meglio? – sussurrò dolcemente mentre poggiò del cibo sul comodino accanto al mio letto. Deglutii silenziosamente e sentii il cuore abbandonare il mio petto, in quel momento cominciai a sudare – avrei voluto provare anch’io oggi ma i miei impegni individuali mi tengono assai occupato – confessò sedendosi lento accanto a me. Non riuscivo ad aprire bocca, semplicemente restai lì a guardarlo sorpresa, come sapeva che io fossi lì? In quel momento il pensiero che avrebbe potuto essere lui ad accompagnar mici sfiorò la mia mente – per caso tu? – cominciai, riuscii ad abbozzare qualche parola sottovoce – si, sono stato io ad accompagnarti qui – mi regalò nuovamente un sorriso sincero. La sua gentilezza e la sua dolcezza erano sempre stato in grado di rapirmi. Amavo molto Lee Joon, per me era la persona più sensibile ed umile di questo mondo, ma anche la più sexy.
Era una persona che ammiravo ed aveva tutta la mia stima e tutta la mia ammirazione. Un mio desiderio era sempre stato quello di poter danzare con lui un giorno, magari qualcosa di classico, qualcosa di dolce per poi scatenarci in una meravigliosa danza moderna.
- Sembravi così scossa quando ti ho vista scappare che non ho potuto fare a meno di seguirti. Una volta fuori ti ho trovata stretta su te stessa poggiata ad un muro, allora mi sono avvicinato e ti ho aiutato ad alzarti – stava ricostruendo tutto ciò che era successo, mi portai una mano alla bocca e sgranai gli occhi mentre mi apprestavo ad ascoltarlo – ti sei stretta forte a me ed hai pronunciato un nome – in quel momento sentii qualcosa rompersi con forza dentro me, che nome avevo pronunciato? Restai ferma in quella posizione e cominciai a tremare, Joon mi guardò e timidamente mi sorrise, i suoi sorrisi erano capaci di illuminare tutto intorno, aveva portato il sole nella mia stanza in quella brutta giornata di pioggia – non dirò niente a nessuno non preoccuparti, questo resterà il nostre segreto – allungò il mignolo verso di me come un bambino, sembrava un cucciolo e mi fece tenerezza. L’idea che avrei condiviso un segreto con lui mi fece sentire felice, felice al punto che avrei potuto liberarmi di quelle lenzuola solo per poterlo abbracciare. Allungai tremante il mio mignolo verso di lui ed insieme sigillammo quel segreto, un segreto che nessuno mai e poi mai avrebbe dovuto scoprire.

Fui dimessa dall’ospedale la sera stessa ed io, Meg, Jun e Jae Ha ci fermammo in un locale per festeggiare la mia “guarigione”.
In un certo senso mi sentivo in colpa nei confronti di Jae Ha perché in qualche modo avevo dubitato di lui, ma Jae era una persona tanto premurosa e gentile da metterci immediatamente una pietra sopra.
Mentre eravamo intenti a ridere e brindare allontanai per un istante i miei pensieri da quel tavolo per spostarli al pomeriggio. Ripensavo a Joon e alla nostra promessa. Alla fine aveva detto che si era accorto di tutto sin dall’inizio, da quella volta che restai ferma a guardare il suo posto vuoto al fan sign.
Guardai Meg  per un bel po’ di tempo mentre nella mia testa formulavo le parole adatte che avrei dovuto dirle, in qualche modo doveva sapere del bacio, quel bacio che stava completamente cambiando e stravolgendo la mia vita.
Il giorno seguente sarei dovuta andare nuovamente alla J- Tune e non sapevo in che modo avrei dovuto affrontare la situazione, soprattutto non sapevo in che modo avrei resistito al suo sguardo.
- Ehi Mar, ti senti ancora male? – Jae Ha richiamò la mia attenzione – Oh? Cosa? Ah, nono – dissi sorridendo e sorseggiando la mia birra, da quando ero in Corea avevo imparato a berla. Era molto diversa dalla birra Italiana, aveva un retrogusto più frizzantino e mi piaceva – sembri assente Mar, ma che ti succede? – chiese Meg guardandomi negli occhi, mi dispiaceva nasconderle tutto quello che mi era successo ultimamente, ma in quel momento non riuscivo a trovare le parole giuste. Avrebbe davvero creduto che una cosa così meravigliosa fosse accaduta per davvero? Forse sarei stata pronta a dirglielo quando anche il mio cuore sarebbe stato in grado di accettarlo, perché il segreto era proprio questo; io ancora non ci credevo.
Sorrisi nuovamente e poggiai la mia testa sulla sua spalla – non preoccuparti Meg, problemi femminili – dissi strizzando gli occhi, lei rise quando notò il viso rosso di Jun e Jae Ha, ridemmo all’unisono prima di alzare i calici al cielo e brindare.

Eravamo finalmente nel nostro appartamento ed io fui in grado di rilassarmi. Ero distesa in camera mia assorta, come al solito, nei miei pensieri. Meg si avvicinò a me e con i pugni chiusi sui fianchi mi guardò accigliata – cosa succede? – chiesi preoccupata – la spazzatura è ancora in cucina signorina Mar – risi notando la sua postura rigida e decisa – vado immediatamente a buttarla signor comandante – dissi ridendo, mi alzai e mi diressi verso l’ingresso. Presi il grande maglione di Meg e lo avvolsi intorno alle mie spalle, presi la spazzatura e mi accinsi ad uscire per buttarla.
Il lampione di fronte il nostro cancelletto rifletteva lungo la strada una strana sagoma ma a me molto familiare. Strabuzzai gli occhi per guardare meglio e la vidi allungarsi, la persona si stava lentamente avvicinando a me con le mani in tasca. Indossava una mega felpa con il cappuccio, un jeans stretto e degli occhiali da sole nonostante fosse sera inoltrata – chi va la? – chiesi impaurita, e se fosse stato un molestatore? Indietreggiai immediatamente e finii contro il muro, soffocai un urlo quando questa persona si avvicinò con impeto a me e tirò giù i suoi occhiali da sole mostrandomi i suoi meravigliosi occhi.

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Capitolo 17
*** Capitolo XVII ***


Sentii il respiro rompersi dentro e la forza abbandonare lentamente il mio corpo, nonostante fosse sera e ci fosse tanto buio, riuscivo perfettamente a capire a chi appartenevano quel paio d’occhi e ne ebbi conferma quando, guardandosi intorno, si leccò rapidamente le labbra.
 Si avvicinò e la luce del lampione illuminò la sua figura, mi chiesi da quanto tempo fosse lì, sembrava tanto infreddolito. Stavo per aprir bocca quando ad un tratto poggiandomi lentamente al muro mi fermò - Shh – sussurrò dolcemente sul mio viso facendo smettere di battere il mio cuore per un secondo, sentii il suo respiro caldo avvolgermi. Cominciai a tremare sotto il suo sguardo attento e lui mi cinse il corpo con le sue forti braccia – sono io, non mi hai riconosciuto? – sussurrò dolcemente, ignaro di essere lui la causa del mio tremore.
- S-Seungho – la mia voce vibrò nel pronunciare il suo nome, sotto il suo sguardo deciso mi sentivo piccola piccola. Cercai di cavare più coraggio dentro me per sostenere quello sguardo, cercai di mantenere la calma e far si che le emozioni non prendessero,come al solito, il sopravvento, ma soprattutto assolutamente non dovevo agire d’istinto.
Pensai che in fondo lui avrebbe potuto essere lì per sistemare le cose, per dirmi che quel bacio era stato solo un errore, un errore da non ripetere mai e poi mai; ed io ero pronta a tutto.
Ci sedemmo sul muretto di pietra l’uno di fianco all’altra, avvolti da un silenzio incerto che lento si posava sulle nostre bocche e che lui non tardò a rompere – mi dispiace – sussurrò quasi sottovoce. Dentro me un fuoco si accese immediatamente, avevo paura di quello che avrebbe potuto dire subito dopo. Lo guardai e lo vidi torturarsi le mani, sgranai gli occhi ma sorrisi: anche questo ci accomunava.
Capii immediatamente che era nervoso, forse non riusciva a trovare le parole o semplicemente non voleva procurarmi troppo dolore, in fondo sapeva benissimo quanto fossi legata a loro, quanto amassi gli MBLAQ: non voleva deludere un’A+. Nonostante tutto, però, continuavo a chiedermi ripetutamente come avesse fatto a scoprire dove abitavo, avrebbe potuto aspettare il giorno dopo, ci saremmo visti comunque. Invece lui era venuto a cercarmi restando chiuso fuori al freddo avvolto dal buio della notte.
Lo vidi alzare lo sguardo al cielo, dritto verso la luna che con una luce meravigliosa illuminò il suo splendido viso. Pensai che se la fine fosse arrivata in quel preciso istante non avrei rimpianto nulla, avevo visto il paradiso prima ancora di morire. Delle lacrime calde rigarono così il mio viso, sentii delle emozioni nascere dal profondo e non riuscivo a trattenere il mio pianto, averlo lì era la cosa più bella che avessi mai potuto desiderare e non mi sarebbe importato se lui mi avesse detto che quel bacio non era significato nulla, avrei capito, avrei sicuramente capito quanto fossero diversi e distanti i nostri mondi. Ancora una volta ripensai all’oceano, quell’oceano tra noi.
Meg aprì lentamente la porta di casa – Mar dove sei? Perché non rientri? – aveva detto restando sul ciglio della porta, Seungho immediatamente indietreggiò cercando di nascondersi – aish – farfugliò sottovoce,lui non sarebbe dovuto essere lì. Asciugai immediatamente le mie lacrime nascondendo il mio viso, non volevo farmi vedere in quello stato – o-op.. – deglutii, stavo davvero per chiamarlo oppa? Mi munii di coraggio – oppa – dissi sottovoce, lo sguardo di Seungho si posò sbrigativo nel mio, mi guardò emozionato, come se non avesse mai sentito nessuno chiamarlo in quel modo prima d’ora – devi andare – bisbigliai, con uno scatto impercettibile si avvicinò a me – aspetta la fine dell’esibizione – disse, lo guardai con fare interrogativo e sentii il cuore fuggire via, aveva abbandonato il mio petto per stringersi forte al suo – aspetta l’esibizione – ripeté addolcendo il suo tono di voce – voglio che tu sappia una cosa – confessò prima di sparire nuovamente nel buio.

Restai ferma immobile mentre nella mia testa si ripetevano le sue parole – aspetta la fine dell’esibizione, voglio che tu sappia una cosa – aveva detto. Meg si avvicinò a me infreddolita – Mar cos’è successo, ti sei sentita nuovamente male? – chiese avvolgendo le sue mani intorno alle sue braccia mentre batteva leggermente i piedi a terra dal freddo, ma io ero assente, impassibile come se in quel momento avessi perso ogni facoltà. Mi strattonò e fu così che riportai i miei piedi a terra – Mar, cosa ti sta succedendo? – chiese guardandomi negli occhi, nel suo sguardo potevo leggervi una preoccupazione mista alla paura, feci un sospiro ed inarcai la mia bocca in una smorfia, una smorfia che avrebbe dovuto essere una sorta di sorriso – entriamo – suggerii, prima di avvolgere il maglione intorno al suo corpo.
Mi distesi sotto le coperte e chiudendo gli occhi potevo rivedere i suoi che meravigliosi erano abbagliati dalla luce della luna. Immediatamente il mio cuore cominciò ad aumentare di battiti, uno, due e più battiti; sentivo il mio corpo strano. Le emozioni che stavo provando negli ultimi tempi erano davvero indescrivibili, emozioni mai provate prima. Mi chiedevo cosa avrebbe voluto dirmi, perché dovevo aspettare l’esibizione? Cosa sarebbe successo quel giorno? E mentre queste domande si ripetevano dentro me mi addormentai ripensando a quell’incontro fugace.

Il giorno dopo mi risvegliai col viso di Meg imbronciato. Era seduta di fronte a me con le mani strette sotto il petto ed accigliata mi stava osservando. Mi studiò a lungo mentre io lentamente sollevavo la testa dal cuscino, sbadigliai rumorosamente e strofinando gli occhi la salutai – buongiorno anche a te, Meg – dissi con la voce ancora impastata dal sonno – buongiorno un corno – ribatté lei, sgranai gli occhi sorpresa alzandomi lentamente – cos’hai Meg? E’ già quel periodo? – chiesi seriosa, pensavo fosse davvero così. La vidi sbuffare mentre con una mano giocherellava coi suoi meravigliosi riccioli rossi, anche di primo mattino li trovavo sempre perfetti – Mar, non sei più quella di una volta – cominciò ed il suo sguardo divenne triste - Prima ti confidavi con me, passavamo le ore a parlare dei nostri problemi e ci aiutavamo a vicenda, ma adesso mi sento impotente, come se non ti potessi aiutare e tutto questo perché tu non me lo permetti – vidi una lacrima scendere lenta dai suoi occhi e fermarsi sulle sue gote che con uno scattò violento la scacciò via. In quel momento mi sentii davvero un’egoista. Finora avevo pensato solo a me stessa, avevo pensato solo ai miei sentimenti per gli MBLAQ, volevo fare di tutto per non ferirli e per proteggerli, ma avevo dimenticato una cosa importante; proteggere la meravigliosa amicizia che mi legava a Meg.
Lentamente mi avvicinai e la strinsi forte in un caloroso abbraccio – perdonami Meg – le dissi sinceramente. Potei sentire i suoi singhiozzi fermarsi in gola ed io in quel momento mi stavo odiando, non ero affatto una buona amica. Date le circostanze decisi così di raccontarle tutta la verità – Meg, facciamo una sana colazione, smetti di piangere per me, non me lo merito – asciugai le sue lacrime e le diedi un bacino sulla guancia umida – piuttosto perdonami, forse non stiamo vivendo il viaggio che avevamo tanto sognato ma credimi se ti dico che la mia vita è già cambiata – vidi il suo sguardo assottigliarsi nel mio – credi che io non lo sappia Mar? – ci sollevammo da terra mentre continuavamo a restare unite – credi che io non mi sia accorta di come vi guardate? – vidi la sua bocca pronunciare quelle parole eppure la mia espressione lasciava intendere ben altro – ma ti perdono – disse lasciando a sua volta un bacio sulla mia guancia – piuttosto mangiamo che sto morendo di fame – la vidi piegarsi in due ed in quel momento capii che la mia amica stava meglio, sorrisi mentre la guardavo sclerare e mi sentii improvvisamente piena di vita. Di sicuro le avrei detto tutto.
Ci immergemmo in una sana colazione alla Coreana e, sotto il suo sguardo curioso, incredulo e felice, le raccontai tutto ciò che avrebbe dovuto sapere e nel farlo mi sentivo strana; era davvero tantissimo tempo che non mi sentivo in quel modo, era davvero tantissimo tempo che i miei occhi brillassero di luce propria e tutto questo grazie a lui.

Per farmi perdonare decisi di andare finalmente con Meg davanti alla SM prima di dirigerci alla J-Tune per le prove, sarebbe venuta ad assistere. In cuor mio speravo, però, di non vedere troppi idols o non sarei arrivata a fine giornata. Appena fummo arrivate vedemmo una schiera di ragazze in uniforme scolastica appollaiate accanto alla porta d’ingresso – devono essere le solite exotics – disse Meg ridendo, ricordando i vari avvenimenti che avevamo letto riguardo loro. Restammo lì ferme circa mezz’ora e nel frattempo stavamo fantasticando su chi avremmo visto uscire per primo da quella porta. Ormai vedere un idol non mi sorprendeva più; avevo avuto la fortuna di vivere una favola meravigliosa con le persone che avevo sognato più di ogni altra cosa al mondo.
In quel momento un urlo richiamò la nostra attenzione, vidi gli occhi di Meg riempirsi di luminosità quando vide apparire sulla soglia della porta la perfetta figura di Jonghyun, suo bias\marito, praticamente l’amore della sua vita. Si stava dirigendo verso uno di quei van neri quando la vidi scappare verso di lui, sgranai gli occhi sorpresa – Meg dove vai? – le urlai prima di rincorrerla. Mentre correvo ero ancora incredula, non avrei mai immaginato avrebbe avuto una reazione del genere, ma quando vidi il suo viso bagnato capii che furono le emozioni ad essersi impossessate delle sue gambe. Lentamente si lasciò cadere a terra quando vide il van svoltare l’angolo, ansimante mi avvicinai – mi ha sorriso Mar – disse singhiozzando – Jonghyun mi ha sorriso – nonostante fosse stato breve e fuggente quell’incontro vidi il suo viso felice, emozionato. Speravo con tutto il cuore ci fossero state altre occasioni.
Ci dirigemmo alla J-Tune e durante tutto il tragitto Meg non fece altro che sclerare sull’incontro avvenuto pocanzi – se non fossi stata fidanzata mi sarebbe piaciuto vivere una storia d’amore come la tua con Ho – disse in tutta sincerità. In quel momento dentro me sentii qualcosa, perché reputava quello che c’era tra di noi una storia d’amore? E infondo, cosa era esattamente tutto quello che provavamo?
Ripensai immediatamente alla storia che mi ero lasciata alle spalle, avevo amato quella persona più di ogni altra cosa al mondo eppure era finita, finita per sempre, nonostante io l’avessi aspettato tantissimo.
Dopo quella rottura avevo paura di amare, avevo paura di affezionarmi nuovamente ad una persona, ma gli MBLAQ e la loro musica mi avevano salvata, avevano risvegliato in me quella speranza che avevo ormai sepolto in un angolo remoto del mio cuore. Era per questo motivo che non potevo credere a tutto quello che mi stava accadendo. Era per questo motivo che non potevo credere che Seungho provasse qualcosa per me. Eppure quando quel giorno ci fu quel bacio sentii dentro un qualcosa di nuovo, come se avessi finalmente trovato casa dopo aver tanto vagabondato. Mi sentivo come se avessi trovato il mio rifugio, il posto che cercavo.
Finalmente i miei soliti pensieri furono interrotti dall’arrivo dei ragazzi. Meg era tutta un fremito, nonostante li avesse visti tante volte. Stavano chiacchierando e sorridendo tra loro, e nonostante i mille impegni, i loro visi erano sereni e riposati e questa cosa era, per me, fonte di gioia, la loro salute veniva prima di tutto. In quel momento Mir si avvicinò saltellando a me – Smoky Girl – urlò esuberante, stringendo le mie mani nelle sue. Ritenevo il maknae una persona davvero spontanea, riusciva sempre a dimostrare quello che provava senza paure ed era una cosa che apprezzai sin da subito. Lui non era così perché glielo imponevano. Gli MBLAQ erano davvero come si presentavano, umili, gentili ed il loro amore per quello che facevano ma soprattutto per le A+, traboccava da tutti i pori.
Furono delle prove davvero dure ed avevo il sudore che scendeva lento sul mio corpo, ma nonostante tutto non riuscivo a sentire la fatica, i loro sorrisi, le loro battute, rendevano il tutto leggero come una soffice nuvola bianca. Era bello vederli così impegnati, era bello vederli determinati; era bello trascorrere del tempo con loro.
Quando arrivò il manager portò con sé la scaletta che avremmo dovuto seguire il giorno dopo, sentii l’ansia assalirmi. Avrebbero dovuto cominciare con Smoky Girl ed io mi sarei dovuta esibire anche con G.O e Mir in Wild, l’avevano infatti scelto per presentare qualcosa di nuovo e fresco poiché erano soliti farla solo durante i concerti. Infine ci sarebbe dovuta essere Mona Lisa ed  It’s War dove avrebbe dovuto ballare anche Jae Ha.

Mi preparai ed aspettai Meg all’uscita che intanto era occupata in una telefonata, sarebbe dovuto venire Jun a prenderci ed in serata saremmo dovuti andare al cinema.
Ero intenta a guardare il cielo che piano si imbruniva, vedevo le nuvole nere che si raccoglievano in un solo punto, proprio come se al centro del cielo stesso ci fosse una sorta di calamita che li traeva a sé. Ripensai a Seungho, il suo corpo era per me come una calamita, mi attirava non perché lui fosse il mio idolo, ma perché sentivo qualcosa in lui, un qualcosa di speciale che mi aveva portato nel tempo ad amarlo più di ogni altra cosa al mondo.
Un profumo alle mie spalle attirò in quel momento la mia attenzione, mi voltai e vidi G.O con un sorriso accesso sullo labbra, immediatamente sorrisi anch’io – sei stanca? – chiese dolcemente.
Quando G.O parlava la sua voce era capace di risuonare in qualsiasi luogo, era armoniosa e tanto dolce e allo stesso tempo, tanto diversa da quando cantava. Ogni volta lo sentivo parlare dentro me qualcosa si muoveva. Ripensai a quel giorno in caffetteria, avevo detto a Jae Ha che se avessi incontrato G.O di sicuro gli avrei detto quello che provavo, l’avrei ringraziato per tutte le emozioni che mi aveva trasmesso cantando. Lo guardai quindi negli occhi e feci un sospiro profondo – io, sto molto bene – sorrisi timida. In quel momento del vento gelido si alzò con vigore sulle nostre teste facendo ricadere sul mio volto delle ciocche sbarazzine dei miei capelli che immediatamente divennero arruffati. G.O mi guardò e sorrise prima di passarvi una mano ed aggiustarli. Sentii in quel momento il sangue arrivare alla mia testa – G.O oppa.. – cominciai timida, si fermò a guardarmi ancora – io.. io volevo ringraziarti – dissi sinceramente – per cosa? – chiese lui – la tua voce – sentii il cuore esplodermi dentro, avevo scritto parte di quelle cose nella lettera, avevo paura di essere ripetitiva ma in quel momento ne sentivo fermamente il bisogno. G.O si portò le mani in tasca e volse la testa verso il cielo – dopo il festival ci tocca volare a Busan – confessò improvvisamente, lo guardai stranita e in un certo senso mi sentii leggermente ferita, dopo la mia affermazione non aveva detto nulla, perché stava cambiando discorso? Spostò lo sguardo dal cielo e tornò nuovamente a posare i suoi occhi nei miei, arrossii ancora una volta – pensa bene alla tua risposta – disse prima di lasciarmi sola col mio cuore tra le mani.

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Capitolo 18
*** Capitolo XVIII ***


Il vento continuò a scompigliare forte i miei capelli procurandomi mille brividi lungo la schiena, mentre da lontano guardavo il van nero di G.O sparire in quella mischia di auto in fondo alla strada.
Mi aveva lasciato l’amaro in bocca.
Meg si avvicinò prestando ancora attenzione al cellulare, aveva il viso disteso e sereno e stava sorridendo, mi sentii in un certo senso sollevata; non era facile per lei stare lontana dal suo ragazzo, eppure cercava sempre di nascondere le sue emozioni mascherandole con un meraviglioso sorriso. Cercai,così, di scacciare via il pensiero delle parole di G.O e le sorrisi a mia volta.
Attendemmo circa venti minuti l’arrivo di Jun e nel frattempo Meg mi raccontava di quanto fossi stata meravigliosa insieme a loro. Nei miei occhi poteva vedere una luce accendersi, come se in quel preciso istante stessi facendo ciò a cui ero destinata, come se nella vita una persona nasce per fare una determinata cosa e quella cosa per me era danzare con loro.
Jun arrivò con un filo di ritardo che non gli facemmo pesare. Nella sua auto No No No delle A-Pink risuonava a tutto volume – come sta la nostra Smoky Girl? – chiese sorridendo, ricambiai il sorriso e mi accucciolai accanto al finestrino e lasciai che il mio sguardo si perdesse nelle meravigliose luci di quella metropoli.
Una volta a casa decisi di soffocare i miei pensieri in un bagno caldo. Mi distesi completamente in quell’acqua che il mio corpo aveva reclamato per troppo tempo, e mi lasciai cullare dal dolce relax che mi aspettava. Immersi completamente anche la testa e fui inondata immediatamente da una tranquillità meravigliosa, quella tranquillità che desideravo da tempo e che pose fine ai mie pensieri assordanti.
Mi dedicai completamente a me stessa prendendomi cura di ogni singola parte del mio corpo, dopotutto ne avevo bisogno e sentivo di meritarlo.
Mentre nel mio bagno regnava la tranquillità ed il silenzio in cucina si era venuto a creare il caos. Mi sistemai immediatamente, curando alla perfezione ogni minimo dettaglio, e mi apprestai ad uscire e lasciare che anche Meg si dedicasse a se stessa.
Jae Ha era venuto a farci visita creando il malcontento di Jun, risi sotto i baffi e capii il motivo di quel caos irrequieto. Nonostante Jun e Jae Ha fossero amici, negli ultimi tempi non andavano più molto d’accordo. Tutto era iniziato quella sera in discoteca, quando quel ragazzo, Kris credo si chiamasse, fece la corte al povero Jun. Mi munii del mio sorriso e salutai Jae Ha che era rimasto fermo sul ciglio della porta – Che fai Jae, non entri? – chiesi guardandolo, mi guardò a sua volta e lasciò che il suo sguardo percorresse lentamente tutto il mio corpo – sei meravigliosa – disse sorridendo, un sorriso che ricambiai immediatamente, perché anch’io, per la prima volta,mi sentivo bella. Avevo indossato un vestitino comprato durante lo shopping alla Key e Heechul, indossare qualcosa comprato in Corea mi faceva sentire molto più legata a quella nazione e Jae Ha lo notò.
Una smorfia di disapprovazione comparì immediatamente sul viso di Jun mentre Jae Ha eccitato sventolò al cielo una bottiglia di soju – questa sera si festeggia – urlò entusiasta –  e rullo di tamburi.. – mimò il tutto con la mano -gli mblaq ci hanno invitato -.
Sentimmo dal fondo del corridoio i passi di Meg avvicinarsi con impeto, fece irruzione in cucina ansimante –what? – chiese sgranando gli occhi. Il mio cuore divenne improvvisamente nervoso e cominciò a battere forte incurante di tutto. Sentii dentro me un’emozione crescere; il solo pensiero di passare altro tempo con loro mi rendeva la persona più felice del mondo. Posai lo sguardo su Jun e lo vidi intristirsi,forse dovevo mettere a freno quei miei sentimenti evidenti e pensare a lui. In fondo gli avevamo promesso una serata all’insegna del divertimento poiché il giorno dopo sarebbe dovuto partire per un impegno di lavoro e sarebbe stato fuori un paio di giorni. Sentii che non potevo deluderlo e, nonostante il mio cuore volesse a tutti i costi trascorrere del tempo con gli MBLAQ, non potevo accettare.
 Sentivo di sbagliare in modo continuo negli ultimi tempi ed un esempio furono le lacrime di Meg. Mai e poi mai mi sarei sognata di far piangere la mia migliore amica, eppure era successo.
Guardai Jae Ha ed un sorriso intriso di tristezza comparve sul mio viso, tristezza perché avrei declinato quell’invito generoso – mi dispiace Jae ma non credo di poter accettare – dissi prima di sospirare. Meg mi guardò con fare interrogativo mentre Jun era sorpreso – cosa? – dissero all’unisono – non ho dimenticato la nostra serata al cinema – confessai, mi guardai a feci un giro mostrando il modo in cui mi ero vestita – mica mi ero conciata così per niente – conclusi. Jae Ha strabuzzò gli occhi improvvisamente ed il suo sguardo disapprovante si fece spazio in me – non puoi non accettare Mar, adesso fai parte dello staff ed uscire con gli mblaq prima di un’esibizione è sempre stata una tradizione – Jae Ha abbassò le difese mentre cercava di spiegarmi quanto fosse importante quell’uscita con i ragazzi, ed io volevo a tutti i costi accettare, volevo a tutti i costi essere lì e trascorrere del tempo con loro, ma nello stesso tempo volevo stare col mio amico – hanno invitato anche loro dopotutto, sarà una cosa intima. Dovete accettare – lo sguardo di Meg si illuminò ancora una volta, mi guardò mostrando il suo labbruccio e lo sguardo alla “gatto di Shrek” mentre teneva le mani giunte in preghiera sotto il mento. Sorrisi leggermente e guardai ancora una volta Jun che, con uno sguardo penetrante e bello, annuii sorridendo a sua volta. In quel momento la voglia di saltare in braccio al mio amico e stringerlo forte si impossessò del mio corpo, ma dovevo mantenere un certo contegno. Guardai Jae Ha con un sorriso a trentadue denti – si – dissi entusiasta – allora siamo dei vostri -. Meg lanciò un urlo e venne incontro ad abbracciarmi, sentii delle lacrime di gioia pulsare via dai miei occhi e quando Jun se ne accorse si aggiunse al nostro abbraccio sotto lo sguardo incredulo di Jae Ha. Asciugai immediatamente le mie lacrime stando ben attenta a non far colare il trucco – dai Jae, cosa fai lì impalato? Abbracciamoci – dissi con il mio calore di ragazza Italiana, un calore che Jae afferrò prestissimo. Ci stringemmo in un caloroso abbraccio dove i sorrisi facevano da protagonisti, dove la gioia sprizzava via da tutti i pori – dov’è che andiamo esattamente? – chiesi curiosa – al karaoke – disse Jae Ha scortandoci alla sua auto.

Un uomo singolare si avvicinò a noi e ci scortò nella stanza in cui avrebbero dovuto esserci gli MBLAQ, aveva tutta l’aria di essere un bodyguard. Mentre camminavamo sentivo Meg alla mia destra squittire dalla gioia mentre Jun con le mani in tasca camminava sorridente.
Gli MBLAQ erano già lì e quando entrai la luce che emanavano per quanto meravigliosi, mi prese in pieno viso. I loro outfit erano impeccabili, e sapevo bene che quei vestiti erano stati scelti da loro, sembravano rispecchiare perfettamente i loro caratteri, il loro modo di essere.
Ad accoglierci furono Mir e Joon che saltellando ci vennero incontro mentre G.O stava scegliendo le canzoni che avremmo dovuto cantare, quando lo vidi immediatamente le sue parole risuonarono nuovamente nella mia testa. Seungho era seduto accanto al manager e l’altra ballerina e quando mi vide la sua espressione si tramutò immediatamente. Mi sentii osservata e scrutata da lui. Si soffermò per un secondo sulle mie gambe nude prima di rivolgere nuovamente il suo guardo nel mio, lo vidi deglutire, ma poi mi sorrise. Pensai che sembrava fatto apposta, avevo indossato un vestito rosso, il colore preferito di Seungho, come se il mio intento fosse stato quello di attirare la sua attenzione, ma non era così. Non avevo in programma di vederlo.
Thunder non era ancora arrivato ma ancora prima che chiedessi di lui lo vidi spuntare alle mie spalle con una busta in mano contenente dolciumi di vario tipo, Jae Ha gli si lanciò contro e si abbracciarono – Hyung sei meraviglioso – disse a Thunder. Il loro era davvero un bel rapporto, Jae aveva la stessa età di Mir, una sorta di maknae ballerino – Smoky Girl ci sei anche tu – disse Thunder regalandomi il suo sorriso meraviglioso, poi rivolse lo sguardo a Meg e si soffermò sui suoi riccioli rossi, sorrise caldamente alla mia amica, sapeva bene quanto lei tenesse a lui.
Meg mi strinse la mano fortissima, negli MBLAQ era il suo preferito.
Brindammo ed augurammo a tutti noi una buona fortuna prima dell’esibizione, sentii un sentimento caldo avvolgermi. I loro sorrisi, le loro risate, erano quello che avevo sempre desiderato vedere.
Realizzai che il giorno dopo uno dei miei sogni più grandi si sarebbe realizzato ed il tutto ancora non mi sembrava assolutamente vero.
Mir cominciò a cantare come un forsennato e fece riaffiorare in me dei ricordi che mi fecero parecchio ridere. Lui e Seungho che entravano a random nelle stanze dei Karaoke, rubando microfoni a destra e manca, cantando sulle spalle delle proprie fans emozionate. Cominciai a tenere il tempo con le mani e mentre sorseggiavo un po’ di soju ridevo tantissimo. Anche Meg era super emozionata e sembrava divertirsi tantissimo con Jun. Ero felice perché mi accorsi del bellissimo rapporto che avevano costruito.
- Dedico questa canzone alla nostra Smoky Girl – disse G.O al microfono prima di cominciare a cantare la sua meravigliosa canzone Even in my dreams, la mia preferita in assoluto.
Mi sentii emozionata ed il mio cuore non tardò a farsi sentire. Portai le mani al petto e chiusi gli occhi mentre mi lasciavo cullare dalla sua meravigliosa voce, quella voce che mi rapiva completamente, quella voce che amavo; la migliore al mondo.
Sottovoce sussurravo le parole insieme a G.O, aprii gli occhi per un secondo e lo vidi lì, emozionato.
Mi emozionai a mia volta ma non volevo sembrare sempre fragile, non avevo fatto altro che piangere in presenza loro. Decisi che mi sarei vissuta il tutto col sorriso, emozionata ma sorridente.
Joon si sedette accanto a me. Era diventato ormai per me il sole, ovunque andasse non faceva altro che colorare tutto ed illuminare il volto di chi gli stava accanto – siamo felici che tu sia qui, lui.. – si fermò per un secondo, si grattò la testa e farfugliò qualcosa sottovoce mentre rideva. Immediatamente una risata partì spontanea anche in me, come faceva ad essere così buffo ed impacciato?
Lo guardai attentamente e percorsi con gli occhi il suo profilo, e pensare che lui era stato il mio primo amore negli MBLAQ. Sorrisi ricordando quando li conobbi per la prima volta. La forza d’animo di Joon mi aveva colpito subito, il suo corpo era soltanto un bonus, quello che contava per me era il suo carattere.
Poggiai il viso sulla mia mano sinistra e continuavo a scrutarlo, vidi all’angolo sinistro del suo viso un accenno di barba, sorrisi pensando che assolutamente non dovevo dimenticare fosse un uomo, nonostante sembrasse sempre un ragazzino. Si girò verso di me e mi fece sobbalzare leggermente, avvampai ed abbassai lo sguardo poiché i suoi occhi luminosi erano davvero troppo insostenibili. Si schiarì la voce portando una mano alla bocca – dicevo – continuò richiamando la mia attenzione – lui non credeva saresti venuta – sgranai gli occhi sorpresa mentre Joon col mento mi fece segno verso una porta che portava ad un piccolo pianerottolo, Seungho alla sua destra non era più seduto, erano rimasti solo il manager e la ballerina che stavano ridendo e parlando con Jae Ha e Thunder. Joon mi sorrise nuovamente – credo dovresti seguirlo – disse strizzando l’occhio – non preoccuparti – mostrò il suo dito alludendo a quella promessa fatta in ospedale – nessuno saprà niente – concluse allontanandosi lentamente da me.

Mi munii di coraggio e solcai la porta che affacciava su quel pianerottolo tranquillo. Il cielo quella sera era coperto da un meraviglioso manto di stelle luminose e la luna piena era davvero grandissima.
Su un piccolo muretto di marmo Seungho era seduto e tranquillo stava fissando il cielo.
Cominciai a tremare ma quel tremore non era dovuto al freddo, bensì alla sua figura che sembrava essere stata disegnata apposta. Si accorse della mia presenza e si voltò a guardarmi, vidi le sue gote colorarsi di un rosa pallido, indietreggiai – non volevo disturbarti – dissi sottovoce. Seungho scosse la testa sorridendo – vieni qui – bisbigliò allungando una mano verso di me. Mi incamminai lentamente ed afferrai la sua mano calda, dopo quel bacio non avevamo mai più avuto un contatto del genere. Mi sentii improvvisamente agitata mentre lui dolcemente mi aiutava a sedermi accanto a lui – come mai sei qui? – chiesi sperando di non sembrare troppo invadente. Intanto lui continuava a tenere stretta la mia mano nella sua, il suo tocco leggero sembrava così naturale che stavo per abituar mici anch’io, anche se ancora non riuscivo a capire per quale motivo si comportasse in questo modo –prima di un’esibizione è mio solito isolarmi dal gruppo per pensare – confessò con estrema naturalezza mentre era intento a guardare il cielo – spero sempre che tutto vada alla perfezione, ci resterei male se qualcosa andasse storto, i ragazzi si impegnano sempre tantissimo ed io da leader mi preoccupo tanto – posò il suo sguardo si di me e mi sentii accarezzare dai suoi occhi che lenti percorrevano ogni mio lineamento. Era davvero incredibile quello che si veniva a creare ogni volta tra noi, i nostri sguardi parlavano, si abbracciavano; in un certo senso facevano l’amore.
Era incredibile quanto fossimo simili, tantissime cose ci accomunavano. Anch’io come lui prima di ogni mia esibizione o saggio ero solita isolarmi, adoravo sentire solo il rumore dei miei pensieri. Sorrisi – lo faccio sempre anch’io – confessai. Non credevo avrei più avuto modo di parlare in questo modo con lui poiché aveva espressamente detto di aspettare la fine dell’esibizione, eppure mi sentivo come se in un certo senso si stesse confidando con me – lo sai? – disse ponendo fine ai miei pensieri, si inarcò leggermente indietro poggiando le mani su quel muretto freddo – non avrei mai creduto di restare così tanto tempo a parlare con una mia fan– confessò, mi strinsi nelle spalle e sorrisi timidamente – in questo momento non stai parlando ad una tua fan – ebbi il coraggio di dire, lui mi guardò sgranando gli occhi – stai parlando ad una semplice ragazza che con interessa ascolta le parole di Seungho – vidi il suo sguardo cambiare, era sorpreso ma tremendamente felice. Volevo che lui sapesse che io ero lì per lui, per la meravigliosa persona che era e non perché fosse il leader degli MBLAQ. Io mi ero affezionata a Yang Seungho, e sarebbe stato così anche se lui non fosse stato famoso – credo davvero che tu sia una persona splendida – in quel momento gli stavo davvero confessando i miei sentimenti?
Emozionato si morse il labbro inferiore e sorridendo cominciò a torturarsi le mani, aveva abbassato lo sguardo su di esse e le stava scrutando. Quanto avrei voluto dirgli quello che provavo per lui in quel preciso istante. Quanto avrei voluto confessargli l’amore che mi trasmetteva cantando The clearing.
Sentii il freddo pungente entrare dentro me, mi cinsi le braccia con le mani e la mia bocca emise sbadatamente un leggero gemito, Seungho mi guardò e sorrise. Tolse la giacca dalle sue spalle e la poggiò calda sul mio corpo. Era inondata dal suo bellissimo profumo – non dev.. – non riuscii a terminare la frase – shh – fui interrotta dalle sue labbra sulla mia fronte. Ecco che il mio cuore fece il suo ingresso in scena, Yang Seungho, perché mi tratti in questo modo? Chiusi gli occhi leggermente mentre le sue braccia erano intorno al mio corpo, la sua bocca sulla mia fronte ed il suo profumo dentro me. Forse quel bacio era per la sua fan e non me per.. mi mandava maledettamente in confusione ma non ne potevo fare a meno di quelle attenzioni, nonostante tutto mi ci lasciavo andare. Si scostò e mi guardò negli occhi – questo perché sei la prima persona che mi vede come Seungho e non il leader degli MBLAQ – disse stringendomi forte al suo petto.

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Capitolo 19
*** Capitolo XIX ***


Notò l’evidente rossore sul mio viso ed arrossì immediatamente a sua volta.
 Cominciai davvero a pensare che in quelle situazioni fosse il suo istinto ad agire, come se il suo inconscio inviasse pulsioni al cervello di sua spontanea volontà, ed il suo sguardo spaesato ne era la prova.
Si leccò le labbra quasi nervosamente ed abbassò lo sguardo nella direzione opposta a me, ma con le sue braccia continuava a tenermi per proteggermi dal freddo. Mi guardò in modo deciso, ma il suo sguardo si assottigliò in una dolcezza incredibilmente rassicurante ed io nei suoi occhi mi ci specchiavo per quanto fossero limpidi. Riuscivo a vederci l’altra metà di me.
Per quanto fosse un’immensa gioia essere lì in quel modo con lui pensai a quanto sarebbe stato difficile per me una volta lontana da lui. Ben presto il mio splendido viaggio sarebbe terminato e con esso il mio sogno divenuto realtà, ed io mi sarei dovuta lasciare tutto alle spalle.
Una smorfia di tristezza fece capolino sul mio viso, ma continuavo a tenermi egoisticamente a lui sperando con tutta me stessa che quell’abbraccio non fosse mai terminato. Avrei tanto voluto fermare il tempo in quel preciso istante.
Ormai avevo capito tutto, avevo capito che non ero l’unica ad emozionarsi ad ogni suo gesto, non ero l’unica ad emozionarsi ogni qualvolta lui sorrideva, perché ancora una volta i suoi occhi e le sue braccia intrecciate al mio corpo mi stavano parlando e dolcemente dicevano – io ci tengo a te, non ti lascio andare-.
Era da tempo che non mi sentivo così, avevo trovato finalmente il mio rifugio e non volevo abbandonarlo, non volevo stare lontano da lui; tra le sue braccia mi sentivo a casa, ed era meraviglioso guardarlo e sentire di aver trovato la persona a cui voler raccontare tutto.
Ancora una volta le emozioni provate durante il bacio si erano presentate a noi, mi guardò regalandomi un sorriso mai visto prima, era bello e luminoso ed era solo per me. Stava per accennarmi qualcosa quando sentimmo la porta aprirsi di colpo – brr – aveva detto qualcuno, spezzando quel momento magico. Immediatamente ci scostammo l’uno dall’altra e notammo Jae Ha avanzare con una sigaretta stretta tra le dita – Hyung, Mar che ci fate qui al freddo? – chiese strabuzzando gli occhi sorpreso, Seungho si alzò ed accigliato si diresse deciso verso di lui – Jae Ha, quante volte devo dirti che prima di un’esibizione non si fuma? – canzonò strappando immediatamente la sigaretta dalla sua bocca, Jae Ha si grattò il capo ed abbassò lo sguardo – lo so, lo dici spesso anche a Joon ma pensavo che stasera avrei potuto dare uno strappo alla regola – vidi Jae Ha diventare piccolo piccolo sotto lo sguardo deciso e rimproverante di Seungho che mi lanciò uno sguardo fugace prima di rientrare. Ancora una volta mi fermai ad osservare la sua schiena. Era davvero un bravo leader, l’avevo sempre saputo ma vivere il tutto in prima persona era nettamente diverso. Oltre agli MBLAQ si prendeva cura anche delle numerose persone che lavoravano per loro, e questo faceva di lui una persona meravigliosa, una persona da invidiare.
La mia ammirazione ed il mio amore non potevano fare altro che crescere ed alimentarsi.

Intanto in sala si era venuto a creare un caos totale, Mir sembrava come impazzito, forse quello era semplicemente il suo modo per scacciare via la tensione. Thunder era intento a ridere lanciando i suoi urli acuti da delfino, avevo visto quei disagiati in quelle condizioni talmente tante volte che ormai per me era tutto normale. G.O e Joon stavano cantando come due ajusshi ubriachi mentre Meg e Jun se ne restavano seduti sui divanetti intenti a ridere come due pazzi drogati. Io e Seungho ci guardammo negli occhi prima di immergerci completamente tra quella mischia di pecore inferocite.
Fu la serata più bella della mia vita in assoluto e sentivo che non mi sarei mai più divertita in quel modo. Il giorno dopo ci aspettava un giorno molto intenso. Ci scambiammo stremati un grosso abbraccio per il giorno seguente, e stringendo le mani in un cerchio urlammo delle parole che sarebbero dovute essere una sorta di rito scaramantico – domani ne faremo un altro – urlò entusiasta Seungho ricevendo applausi al cielo dai presenti.
Salutammo tutti e ci incamminammo verso l’auto di Jae Ha che ci avrebbe dovuto riaccompagnare a casa – dormi bene e stai in forma per domani Smoky Girl – urlò Mir sventolando le mani al cielo, sorrisi e strizzai l’occhio, lasciai che il mio sguardo cadesse per l’ultima volta su Seungho, ci scambiammo una buonanotte telepatica ed entrambi entrammo nelle nostre rispettive auto.
Una volta a casa Jun ci salutò perché il giorno dopo sarebbe dovuto partire. Meg lo abbracciò allungo – come farò senza te quando Mar sarà impegnata coi ragazzi? – disse tenendolo bene stretto a sé, Jun sorrise e l’abbracciò a sua volta – suvvia Meg, starò via solo un paio di giorni e poi domani assisterai alla loro esibizione, non sei contenta? – disse sorridendole. Li guardai e per un secondo pensai a quanto fossero perfetti assieme, ma dovetti immediatamente scacciare via quel pensiero dalla mia testa, Meg aveva già l’amore della sua vita e paziente l’aspettava in Italia.
Meg salutò l’ultima volta Jun prima di rientrare in casa e lasciarci soli.
- Beh, eccoci qui – disse Jun spezzando quel filo silenzioso che ci divideva – domani sarai fantastica – disse sorridendo. Sentivo dentro me una tristezza non indifferente e avrei tanto voluto piangere – mi sarebbe piaciuto tu fossi stato tra la folla a sostenermi – confessai in tutta sincerità, Jun mi guardò in modo tenero e lentamente accarezzò una ciocca dei miei capelli – sai benissimo quanto io adori vederti ballare – disse sorridendo – sarai perfetta, come sempre, e la luce che i tuoi idoli emanano ti avvolgerà tutta – a quelle parole non potei più trattenermi e di scatto mi lanciai tra le sue braccia. Volevo bene a Jun, volevo bene a lui più di ogni altra cosa al mondo ed era prezioso per me. Quando lo conobbi sentii immediatamente di aver trovato una persona su cui poter fare affidamento, una persona di cui potermi fidare.
Le mie lacrime purtroppo non tardarono ad arrivare, ed ancora una volta affondai il mio viso nel suo maglioncino – perdonami – dissi sottovoce – pian piano te li rovinerò tutti – Jun sorrise scostando il mio viso dal suo petto e mi asciugò una lacrima. Mi guardò profondamente negli occhi tenendo ancora il mio viso tra le mani, vidi il suo sguardo divenire serio – avrei voluto dirtelo prima, ma sappi che eri bellissima stasera – confessò procurando al mio cuore una piccola scossa, in fondo io sapevo benissimo cosa lui provasse per me ed il fatto che non potevo ricambiare mi faceva stare male.
Avvicinò lentamente il suo viso al mio – buonanotte – sussurrò lasciandomi un bacio all’angolo della bocca.

Il momento era arrivato.
Eravamo dietro le quinte ed i truccatori stavano facendo il proprio lavoro. Gli MBLAQ erano nella stanza riservata prettamente a loro, mentre a noi ballerini ne fu affidata un’altra. Decisi di isolarmi in un angolo e riscaldarmi per scacciare via la tensione. Le prove erano andate bene, ma il solo pensiero di dover entrare in scena mi rendeva nervosa. Avrei finalmente ballato con loro davanti a milioni di spettatori, ed io ancora non potevo crederci. Sarei stata sulla bocca di tutti in men che non si dica.
Avevo trascorso tutta la notte su Skype ad aggiornare i miei familiari delle meravigliose cose che mi erano capitate nell’ultimo periodo. Non potevo esibirmi senza prima aver guardato negli occhi mia madre, la persona che più di tutte aveva creduto nelle mie doti di ballerina. Loro quanto me ancora stentavano a credere che sarei salita su un palco così importante. Mia madre aveva detto che fossi stata baciata dalla fortuna, io semplicemente pensai di aver salvato qualcuno in un’altra vita. Mia sorella era orgogliosa ed eccitata, e in un certo senso anche invidiosa poiché avrebbe voluto partire con me, se solo non fosse stata molto più piccola le avrei fatto provare sicuramente questa meravigliosa esperienza.
Le luci sul palco si spensero ed io potei sentire le urla delle fans che impazzite acclamavano i nomi degli MBLAQ. Feci un respiro profondo ma sentivo il cuore battere in modo pesante nel mio petto, quasi vibrava anche all’esterno. E pensare che io ero una di loro, una fan che avrebbe dovuto trovarsi tra la folla, invece ero stata tanto fortunata da poterli avere accanto.
 Uscimmo dalla stanza e ci dirigemmo in un grande atrio posto proprio dietro le quinte, i presentatori avevano dato inizio alla serata. Vidi gli MBLAQ vestiti in quel modo meraviglioso e sentii il cuore fuggire via, erano la visione più spettacolare mai vista prima, belli come il tramonto, belli come le onde del mare – siete pronti? – urlò Seungho rivolgendosi a tutti noi, unimmo ancora una volta le mani al centro del nostro cerchio e dopo aver contato fino a tre urlammo un grosso Fighting.
Feci diversi respiri profondi, ero nervosa e gli altri lo notarono – non preoccuparti, andrà tutto bene – disse Joon sorridendomi. Se me l’avesse ripetuto in quel modo, con quel sorriso meraviglioso, avrei anche potuto abbandonare il pensiero della mia ansia che lento e crescente mi assaliva – tu fidati di me, lasciati andare e non pensare a nulla, balli in modo strepitoso – mi strizzò l’occhio sistemandosi il microfono – credo anche lui voglia dirti qualcosa – disse guardandosi intorno, molto probabilmente in cerca di Seungho.
 Seguii il consiglio di Joon e cercai Seungho tutt’intorno ma non riuscivo a vederlo, mancavano pochi minuti dall’entrata in scena ed io avrei voluto sentire cosa avesse da dirmi, lo desideravo.
 Mentre camminavo cercavo il suo sguardo in quello degli altri quando sentii una mano tirarmi a sé, percepii il suo tocco e lo riconobbi. Mi ritrovai stretta a lui in un angolo al buio ed i suoi meravigliosi occhi puntati nei miei – non avere paura – sussurrò – sarai meravigliosa e lo so per certo, perché con te ho visto la danza prendere vita – confessò ed io potei vedere il suo cuore stretto tra le sue mani. La sincerità delle sue parole mi rapì e non potei fare a meno di sorridere ed annuire, non potei fare a meno di fidarmi di lui. Col cuore intriso di sentimento mi allontanai  per posizionarmi accanto a Joon, mentre camminavo continuavo ad avere il mio sguardo fisso nel suo, tremai quando lessi il suo labiale – aspetta la fine dell’esibizione – aveva ripetuto ancora una volta. Ed io avrei aspettato, avrei aspettato che quel momento fosse arrivato.
Il palco si era colorato di meravigliose luci blu che giocavano tra loro, sentii i colpi che precedevano l’inizio di Smoky Girl e fu così che capii che a momenti sarei  dovuta entrare in scena. Ero accanto a Joon e continuavo a fare forti sospiri,non riuscivo a scacciare via la preoccupazione. Joon mi guardò dolcemente e forte strinse la mia mano nella sua. Mi sentii rassicurata dal suo meraviglioso sorriso, perché lui era il sole, e fu così che entrammo in scena.
Pronunciò le fatidiche parole “She she was Smoky Girl” indicandomi, sembrò quasi come se mi stesse mostrando al pubblico, immediatamente le luci illuminarono la mia figura e potei sentire le urla dei presenti ingigantirsi. Dentro me un’emozione indescrivibile aveva preso il posto di tutte le altre.
 Lento mi accarezzò i capelli sorridendo e le urla delle fans invasero l’intero stabile.
Sarei dovuta rientrare ed uscire poco dopo per Mir, desideravo metterci tutta me stessa.
Intanto gli MBLAQ continuarono indisturbati con la loro performance, vederli da così vicino era davvero una cosa spettacolare. Sentivo le loro voci risuonarmi dentro.
I loro sguardi si posavano seri in quelli delle loro fan e riuscivano ad ottenere appieno la loro attenzione.
Quando fu nuovamente il mio turno entrai sicura di me accompagnata dall’altra ballerina che mi affiancava. Nonostante avessimo trascorso dei giorni assieme, ancora non riuscivo ad andare d’accordo con lei. Ma in quel momento stavamo semplicemente facendo il nostro lavoro e dovevamo mettere da parte il rancore per creare una perfetta sintonia.
Il rap di Mir era sempre un qualcosa di magico, amavo la sua voce più di ogni altra cosa al mondo e avevo sempre sognato sentirlo cantare. Rivolse il suo sguardo a me e sorrise malizioso accarezzando i miei capelli, proprio come nelle prove. Il suo corpo sotto le mie dita,fu un incontro celestiale, sfiorai per bene il suo petto prima di ritornare dietro le quinte, alle mie spalle le urla di mille fans acclamanti.

A fine esibizione gli MBLAQ furono chiamati sul palco per essere intervistati. Io mi ero esibita, come da programma, in Smoky Girl e Wild.
Ovviamente i presentatori non tardarono a tempestare di domande i ragazzi per il loro nuovo acquisto, ovvero io. Tutti erano increduli, non potevano credere che una ragazza occidentale fosse diventata la ballerina degli MBLAQ, sarebbero sicuramente stati sulle bocche di tutti.
Seungho spiegò ai presentatori e alle A+ tutto ciò che c’era da sapere. Vidi alcune di loro corrugare la fronte e fare smorfie di disapprovazione mentre incredule provavano invidia,  altre entusiaste e contente per ciò che era successo a me, un’A+ come tante ma molto fortunata, poiché avevo realizzato il mio sogno più grande.
- Quindi chi di voi sarà il fortunato che volerà a Busan per lo spot? – chiese il presentatore. In quel momento ripensai alle parole che G.O mi disse fuori alla J-Tune. Vidi gli MBLAQ scambiarsi sguardi complici tra sorrisi e frasi sussurrate– recentemente sono tutti molto impegnati coi loro lavori singoli, quindi da leader mi prendo la responsabilità e parto io per lo spot – confessò Seungho. Le urla delle fans crearono un boato non indifferente, il mio corpo si pietrificò improvvisamente, sentii il mio cuore fermarsi: che tutto ciò avesse un filo logico? Che Seungho avesse delle intenzioni precise? Questo stava a significare che oltre Joon anche G.O era a conoscenza di qualcosa, forse tutti loro sapevano di noi, forse i nostri sguardi erano stati troppo cristallini, troppo leggibili. Dentro la mia testa mille domande si ingarbugliarono tra loro.
Vidi gli MBLAQ salutare il pubblico con le mani ed incamminarsi nella mia direzione.
L’esibizione era andata bene e ciò significava momento di festa, ancora una volta.
Meg arrivò esuberante dietro le quinte e si fiondò tra le mie braccia – oddio Mar, sei stata troppo meravigliosa. Eri bellissima, credo sia destino, sei realmente tu la Smoky Girl di cui parla la canzone – emozionata mi abbracciava, mi stringeva forte ed io ero emozionata allo stesso identico modo, ma contemporaneamente non potevo togliere dalla mia testa e dal mio cuore la curiosità. Volevo sapere cosa esattamente aveva intenzione di dirmi Seungho.
Mir, Thunder, G.O e Joon si avvicinarono a me – sei stata grande, complimenti – dissero sorridendo all’unisono – grazie, grazie mille – cominciai con gli occhi rossi e gonfi di lacrime – avete realizzato tutti i miei sogni, non posso volere di più, non vi ringrazierò mai abbastanza – ancora una volta ci stringemmo in un meraviglioso abbraccio.
Averli lì accanto a me, dopo che avevamo mischiato il cuore sul palco, era una cosa meravigliosa.

Erano ormai le due di notte e saremmo dovuti ritornare a casa, gli MBLAQ avevano  gentilmente messo  a nostra disposizione un autista che avrebbe scortato me e Meg al nostro appartamento.
- Mar io ti aspetto in macchina – mi aveva detto prima di incamminarsi, lasciandomi completamente sola.
Ero stanca, terribilmente stanca ma felice ed il post-esibizione era stato ancora meglio dell’esibizione stessa. Stavo raccogliendo le ultime cose dal camerino quando sentii dei passi avvicinarsi lenti alla porta. Immaginai chi potesse essere grazie al mio cuore che cominciò immediatamente a battere più forte senza che io glielo chiedessi. Guardai, così, nello specchio posto alla mia sinistra e vidi Seungho poggiato allo stipite della porta,e con le mani in tasca fissava il pavimento.
Pensai che il momento era arrivato, quella era la tanto attesa fine dell’esibizione e mi agitai al solo pensiero.
Avevo avuto tutto il tempo il cuore gonfio di trepidante attesa e adesso ero lì e non immaginavo cosa sarebbe successo esattamente. Seungho si avvicinò lentamente, portò una mano dietro la testa e mi fissò  - volevo ringraziarti, hai fatto un ottimo lavoro questa sera – furono parole dettate dalla sua bocca, ma io sentii come se in quel preciso istante fosse stato il suo cuore a parlare. Lasciai tutto quello che stavo facendo in quel momento e gli regalai uno dei sorrisi più belli che potessi avere, era tanto che lo custodivo dentro poiché non riuscivo a trovare il tempo per consegnarglielo, un sorriso che lui accettò volentieri – ti piace il mare? – chiese improvvisamente.  Fui presa alla sprovvista, non riuscivo a capire per quale motivo mi avesse fatto quella domanda, lo guardai con aria interrogativa e vidi il suo sguardo serio unirsi al mio, deglutii e con un lieve sorriso risposi – si –dolcemente, Seungho mi sorrise a sua volta e mi prese una mano, l’accarezzò – allora vieni con me a Busan, lì c’è un mare meraviglioso, bello da guardare anche fuori stagione. Mar.. – per la prima volta vidi la sua bocca inarcarsi per pronunciare il mio nome, la sua voce calda era musica per le mie orecchie. Nessuno mai aveva pronunciato il mio nome con tutta quella dolcezza prima d’ora. Sentii il cuore abbandonare furtivamente il mio petto e la forza nelle gambe mancare, non sentivo più la terra sotto i piedi – vieni con me – bisbigliò nuovamente. In quel preciso istante non sapevo cosa dire – pensa bene alla tua risposta – ed ecco che le parole di G.O risuonarono forte nella mia testa, che si riferiva a questo? Guardai Seungho e lo vidi in attesa – io.. – non riuscivo a trovare le parole adatte, avrei sicuramente urlato un si grandissimo, ma il mio cuore pensò immediatamente a Meg. Non potevo lasciarla sola -perdonami, forse in questo modo ti confondo- aggiunse Seungho quando notò il mio sguardo assente, avrei tanto voluto urlargli che ero pronta a partire quel momento stesso. L’unica cosa che non riuscivo a capire era il motivo della sua scelta, perché aveva scelto me? Aveva aspettato tutto questo tempo solo per dirmi di Busan? Era rimasto al freddo per questo motivo?
Presa dalle mie domande cercai di ricavare la risposta chiedendo a lui, al diretto interessato –perché hai scelto me? – sentii la mia voce trasformarsi, in un momento era diventata molto più sottile, era stracolma di sentimenti ed emozioni che piano si fondevano tra loro.
 Vidi Seungho irrigidirsi immediatamente, come se gli avessi chiesto una cosa a cui gli era difficile rispondere,si morse rapidamente le labbra e fece un sospiro profondo –davvero non lo sai? – sentii la sua mano stringere ancora più forte la mia ed un senso di calore e sicurezza mi invase –io ho bisogno di parlarti – confessò – ne sento il bisogno perché credo tu non l’abbia ancora capito -  invece  il mio cuore aveva capito benissimo e fu per questo che si preparò, si, era pronto a tutto -non puoi immaginare quanto significato abbia avuto quel bacio per me – disse prima di avvicinare nuovamente lento le sue labbra alle mie.

 

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Capitolo 20
*** Capitolo XX ***


Le grida stridule di Meg invasero in men che non si dica l’intero appartamento, mi chiusi in camera mentre tenevo strette le mie mani alle orecchie – cioè Mar, io non so se tu ci sei o ci fai – continuava a ripetere mentre lanciava i miei poveri indumenti in un borsone – Yang Seungho, stiamo parlando della persona che hai sempre sognato. Ti invita ad andare con lui a Busan e tu pensi a me? – si portò una mano tra i capelli mentre ancora irrequieta percorreva a passi veloci la stanza – credo tu abbia seriamente bisogno di un dottore – si fermò di colpo con le mani strette ai fianchi ed accigliata mi guardava in cagnesco – Meg non gli ho ancora dato risposta, non c’è bisogno che ti comporti così – cercai di giustificarmi quasi sottovoce mentre raccoglievo le mie cose che aveva lasciato per la camera, avevo seriamente paura potesse lanciarmi qualcosa contro. Quel momento, infatti, non tardò ad arrivare. Meg prese un paio dei miei calzini e me li lanciò dritti sulla testa – appunto stupida! Avresti dovuto lanciarti al suo collo e dirgli che saresti partita subito. Beata innocenza – si sedette di colpo a terra creando un leggero tonfo che mi fece sobbalzare, chiuse gli occhi e fece un profondo respiro. La vidi rivolgere seria il suo sguardo nel mio, si avvicinò e delicatamente mi prese le mani – Mar – cominciò, sembrava davvero volesse a tutti i costi che io partissi – voglia davvero che tu vada, te lo meriti troppo. Prima che arrivassimo qui hai vissuto una brutta situazione, sei stata tanto male e quello che io voglio adesso è che tu sia felice -.
Sentii la mia migliore amica pronunciare quelle semplici parole ed il mio cuore si riempì immediatamente di calore e gioia. Avrei voluto confessarle quanto meravigliosa fosse, che persona spettacolare, ma conoscendola avrebbe sicuramente smentito il tutto dicendo – tu avresti fatto lo stesso – così mi limitai a guardarla e a sorriderle – ma tu Meg? Io non voglio lasciarti sola. Abbiamo intrapreso questo viaggio insieme e .. – Meg mi interruppe prima che io potessi continuare – e adesso è arrivato il momento che tu insegua i tuoi sogni – mi accarezzò lentamente i capelli e spostò una mia ciocca dietro l’orecchio – io starò bene, torturerò tantissimo Jae Ha e lo costringerò a farmi conoscere tante persone famose – rise mostrando la sua risata malefica, identica a quella di Thunder, era palese fosse il suo bias – e poi starai via solo due giorni, e pensa che saranno i due giorni più spettacolari della tua vita. Non sei curiosa di sapere cosa ha da dirti HO? – in quel momento abbassai lo sguardo ripensando alle parole dette in quel camerino. Il suo sguardo sembrava così serio e sincero che non poté fare a meno di alimentare la mia curiosità.
Meg era lì davanti a me ,mi stringeva le mani in attesa della mia risposta. Dovevo prendere assolutamente una decisione, non potevo lasciare anche lei in bilico, proprio come avevo fatto con Seungho. L’avevo guardato negli occhi e sincera gli avevo detto che avrei pensato alla sua richiesta.
 Molte persone mi avevano già detto di pensare bene alla risposta, e la prima persona fu G.O.
Forse, dopotutto, quello che aveva da dirmi Seungho era realmente importante.
Troppe persone erano in attesa ed io non potevo permettere che la cosa continuasse per molto, dovevo decidere e subito. Il mio cuore sussurrava lento di seguire Seungho a Busan, e la mia anima era già lì, insieme alla sua e stretti stavano aspettando l’arrivo dei nostri corpi. Eppure guardavo la mia amica e mi sentivo dispiaciuta, mi sentivo egoista.. se fosse stato possibile avrei voluto portarla con me.
Sospirai alzando leggermente le spalle e sorridendo accettai di partire – eh va bene – dissi guardando Meg dritta negli occhi. Vidi il suo sguardo illuminarsi, alzò le mani al cielo esultante e mi si lanciò addosso – oddio Mar sono così emozionata – confessò – hai fatto la scelta giusta, vedrai non te ne pentirai – aggiunse continuando a stringermi forte.

Ormai era tutto pronto, i bagagli mi aspettavano sulla soglia della porta e l’autista era già venuto a prendermi. Seungho aveva preso il primo volo per Busan, mentre il mio sarebbe partito due ore dopo. Purtroppo non avevamo potuto viaggiare assieme, tantissimi fotografi stavano già aspettando il suo arrivo in aeroporto e se fossi stata con lui si sarebbe venuto a creare un casino. Prima di raggiungerlo, però, passai dalla J-Tune per salutare i ragazzi.
 Erano in sala registrazione e stavano incidendo una canzone scritta da Thunder con la collaborazione di Mir e G.O. Sarebbe dovuto restare un segreto poiché non erano ancora certi di quando esattamente l’avrebbero lanciata. Quando mi videro mi corsero incontro, Joon però non era presente poiché stava partecipando ad un programma in quel momento. G.O mi sorrise, un sorriso caldo che parlò da sé, era felice della mia scelta. Pensai che molto probabilmente Seungho si fosse confidato con lui – hai fatto la scelta giusta – disse infatti. Thunder e Mir mi guardavano felici – Smoky Girl, mi mancherai tanto – disse Mir prima di stringersi forte a me, maknae coccolone. Passai una mano tra i suoi capelli morbidi e profumati – oh, Mirtillo! – affermai ricevendo come risposta gli sguardi sorpresi dei ragazzi. Arrossii, ma non potei fare a meno di fare quell’affermazione, i capelli di Mir profumavano espressamente di mirtillo. Spiegai loro la nascita di quel nomignolo e ci immergemmo tutti in fragorose risate, soprattutto quando Mir provava a pronunciare il tutto in Italiano, con scarsi risultati ovviamente.
Ci salutammo ed io ancora non potevo credere che tutto quello stava accadendo. Avrei raggiunto Seungho a Busan e avrei trascorso del tempo con lui, solo con lui.
Meg e Jae Ha mi accompagnarono in aeroporto, insieme all’ajusshi procuratomi da Seungho.
- Mi raccomando Jae, prenditi cura di Meg in questi due giorni o al mio ritorno ti spappolo le budella – dissi con fare minaccioso al povero Jae Ha. Meg soffocò una risata e mi diede una pacca sulla spalla, Jae Ha fece finta di spaventarsi – non preoccuparti è in buone mani – disse poi strizzandomi l’occhio. Sorrisi e capii sul serio che non dovevo preoccuparmi, di sicuro quei due giorni sarebbero volati.
Strinsi forte Meg in un abbraccio pieno d’affetto e allo stesso modo salutai Jae Ha. Sventolai la mano al cielo prima di solcare la porta che mi condusse alla aereo.
Ebbi la fortuna di ricevere un posto accanto al finestrino, sorrisi, Seungho aveva pensato proprio a tutto. Mi accomodai affondando completamente il mio corpo in quella poltroncina comoda, per la prima volta stavo viaggiando in prima classe. Presi il mio mp3 e lo portai alle orecchie, chiusi gli occhi e mi lasciai cullare dalle voci dei ragazzi, quelle voci che ormai avevo impresso dentro me a memoria. Partì in automatico Tonight, ost di We got married, mi sentii mancare, in quella canzone la voce di Seungho era di una dolcezza incredibile.

Finalmente ero arrivata a destinazione, Busan era davvero meravigliosa. Sentii il cuore battere forte quando vidi l’oceano, era davvero tanto bello proprio come mi aveva detto Seungho.
Un’ajumma era venuta a prendermi in aeroporto, una signora di mezza età abbastanza paffutella con un viso grazioso e dalle movenze goffe – tu devi essere la signorina Mar – disse con un meraviglioso sorriso stampato sulle labbra, ricambiai calorosamente il sorriso ed annuii – seguimi – aggiunse.
Mi condusse in una meravigliosa casa posta al centro di un parco circondato da tantissimo verde e tantissimi alberi spogli, ma nonostante tutto sembrava il paradiso – quella in fondo è la vostra camera – disse facendo fare un forte tuffo al mio cuore, aveva detto vostra. Vi entrai ed un calore meraviglioso invase il mio viso. Un lettone grandissimo era posto al centro della stanza. I muri erano di un colore pallido e sopra di esso vi erano tappezzati tantissimi quadri. Alla mia sinistra un bagno con una meravigliosa vasca ad idromassaggio.
Poggiai le mie valigie a terra e mi diressi verso la grande vetrata che affacciava sul mare, aprii tende e finestra e respirai l’aria pulita. I gabbiani volteggiavano per aria ed il tutto mi infondeva un senso di libertà. Uno spiffero d’aria penetrò furtivo dallo squarcio della finestra e mi fece rabbrividire, il freddo era pungente. Mi guardai intorno e sentivo il profumo di Seungho impresso nell’aria, chiusi gli occhi e respirai il tutto. Dallo specchio posto di fronte a me vidi qualcosa fare capolino, mi avvicinai e vidi un bigliettino giallo con una piccola rosa. Le lacrime spinsero forte contro le mie ciglia, mi portai una mano alla bocca e non potei fare a meno di trattenerle, erano già cadute giù. Tremante allungai una mano per afferrare quel bigliettino e la rosa, una rosa che profumava di lui. Mi asciugai le lacrime e con il cuore pulsante lessi ciò che lui aveva scritto, anche la sua scrittura era meravigliosa: alla mia A+ preferita, sarò di ritorno verso ora di pranzo, sarò impegnato con lo spot fino ad all’ora. Nel frattempo mettiti comoda e fa come se fossi a casa tua. Grazie per essere venuta,finalmente potrò dirti quello che provo.
Rilessi quel biglietto circa dieci mila volte prima di lasciarmi cadere a terra in preda alle emozioni più belle che avessi mai potuto provare. Seungho aveva scritto che avrebbe potuto dirmi quello che provava.
Il fatto che ricambiasse i miei sentimenti non mi sembrava ancora vero. Asciugai le mie lacrime e corsi immediatamente in bagno, guardai l’orologio e mi accorsi che mancava un’ora esatta al suo arrivo, avrei dovuto fare di tutto per essere bella, volevo esserlo solo per lui.

Vidi la stanza colorarsi di arancione, lentamente aprii gli occhi – oh no, mi sono addormentata – dissi alzandomi di colpo dal letto. Guardai l’orologio ed era già pomeriggio inoltrato, mi sentii una stupida. Mi guardai intorno e non riuscivo a vedere Seungho, che mi fossi addormentata mentre lo aspettavo?
Mi portai immediatamente una mano sul viso, sapevo di non essere un bel vedere mentre dormivo. Continuavo a sbraitare quando sentii qualcuno accanto alla porta, era lui – oh, ti sei svegliata – disse regalandomi il suo meraviglioso sorriso. Sentii la forza abbandonare lenta il mio corpo, avvampai ed abbassai lo sguardo immediatamente, quella situazione era alquanto imbarazzante. Deglutii ed alzai lo sguardo – stavi dormendo così beatamente che non ho voluto svegliarti. Sono andato a prendere qualcosa da mangiare, avrai sicuramente fame – disse in modo affettuoso, sembrava davvero un panda coccoloso. Sentii le mie gote colorarsi di rosso ed un qualcosa nascere dentro, ma mi limitai a sorridere ed annuire. Seungho poggiò un vassoio pieno zeppo di cibo sul tavolo accanto a letto – prendi ciò che vuoi – disse indicando il tutto, si sedette e cominciò a scrutarmi – forse tutto questo ti sembra strano - disse improvvisamente, si grattò il capo nervoso mentre teneva lo sguardo fisso al pavimento – voglio dire, una sola stanza con un solo letto – tossì e lo vidi diventare rosso, un rossore che colpì nuovamente anche me. Si schiarì la voce prima di continuare a parlare – ecco. Credo tu abbia capito cosa provo nei tuoi confronti – nel pronunciare quelle parole Seungho si sporse leggermente in avanti facendo fermare il mio cuore – vieni con me – disse prendendomi per mano.
Lasciammo la camera e ci dirigemmo in spiaggia, l’aria era gelida ma il calore della mano di Seungho riusciva a prendere tutto il mio corpo.

Il posto era abbastanza isolato quindi eravamo al sicuro. Nessun fotografo avrebbe infangato la nostra privacy – c’è un motivo ben preciso se ho scelto questo posto e non un hotel super lussuoso – disse fissando le onde che sinuose baciavano la sabbia, lo guardai con gli occhi trepidanti di attesa – l’oceano – confessò guardandomi. I suoi occhi fissi nei miei erano sempre stati uno spettacolo meraviglioso, riuscivamo a creare la magia solo guardandoci, riuscivamo a comunicare pur restando zitti. Strinse la mia mano ancora più forte nella sua – l’oceano perché credo sia il nostro unico ostacolo–  guardammo entrambi verso di esso e lo vedemmo estendersi all’infinito, ed infinita era la distanza che ci divideva, infiniti erano i mondi diversi da cui provenivamo. Io non ero nessuno, lui era il tutto.
- Grazie ancora per avermi dato la possibilità di essere sincero con te – si avvicinò e con una mano circondò la mia testa e mi poggiò sul suo petto, sentii il suo cuore battere e per la prima volta mi sentii fiera di me stessa, ero riuscita a far stare bene una persona.
Prese il mio viso tra le mani e mi guardò affondo – per favore, ascolta attentamente quello che sto per dirti – fece un sospiro profondo e si morse le labbra - Capirti, aver cura di te. E’ quello che voglio fare da oggi in poi. Non sono mai stato bravo in queste cose e sbadatamente potrei dire o fare la cosa sbagliata -.
Ero consapevole di avere un’aria vagamente ebete ma non riuscivo a smettere di guardarlo. Non potevo crederci, l’avevo sognato tanto di quelle volte e adesso era lì, così vicino che potevo sentirne l’odore dei suoi capelli, il soffio leggero del suo respiro.
Le onde del mare in quel preciso istante stavano facendo un rumore assordante, come un rintocco sordo, e costante si scagliavano contro la scogliera, eppure io riuscivo a sentire solo il fruscio ritmico del suo cuore. Mi prese una mano e se l’accostò al petto – batte solo per te – disse avvicinando le sue labbra alle mie.
Ancora una volta lui mi stava baciando, dolcemente, delicatamente. Un bacio di paura annegato in un mare di felicità, paura per l’avvenire, paura per il futuro.
Cercai di scacciare via ogni pensiero inutile e mi lasciai cullare da quel momento magico. Lo strinsi a me forte come avevo mai osato prima, affondando le mie dita nei suoi meravigliosi capelli di seta – ti amo – sussurrò, muovendo le labbra sulla mia fronte.
Sentii le lacrime premere forte contro le mie ciglia, sentii il cuore lacerarsi dentro per la forte emozione provata al momento. Non avrei mai potuto immaginare che il destino sarebbe stato così forte, non avrei mai potuto immaginare che esistesse davvero. Finalmente l’aveva detto, aveva detto quella cosa che si era tenuto dentro per molto tempo, perché i nostri sguardi si erano capiti sin da subito, quando per la prima volta si incontrarono in quella mischia di persone.
Ma voi ci credere? Prendete due persone distanti, distanti in tutti i sensi che possano esistere al mondo e metteteli tra la folla: quante possibilità hanno gli occhi di queste due persone di incontrarsi? Direi una su centomila. Eppure a NOI era successo, per un secondo i nostri occhi si erano incontrati, i nostri sguardi sfiorati, le nostre mani toccate e nulla poteva ostacolare quello che stava accadendo. Nemmeno l’oceano.
Sentii una forza nascere dentro -Ti amo anch’io Yang Seungho–  confessai, ma le parole mi uscirono dalla gola rauche, dovetti schiarirmi la voce prima di continuare a parlare, ma lui mi interruppe notando il mio tremore – puoi dirlo ancora per favore? – chiese dolcemente, vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime deboli eppure io non riuscii a trattenere le mie – Ti amo anch’io, Yang Seung Ho! – ripetei scandendo bene le parole, sorrise e si fiondò su di me, completamente. Sentivo le sue mani circondare tremanti il mio corpo ed il suo cuore battere contro il mio. Le mie lacrime continuavano a cadere lente ed insicure. Affondai il mio viso nella sua spalla e sentii il suo profumo prendermi tutta – sapevo tu amassi me e non il leader degli mblaq – confessò – sapevo tu amassi Seungho dal primo giorno che ti ho vista tra la folla. I tuoi occhioni scuri mi parlarono, sapevo tu fossi venuta da così lontano solo per amarmi– ciò che ci eravamo confessati in quel preciso istante era accaduto nei miei sogni tantissime volte. Eravamo stretti l’uno nell’abbraccio dell’altra e ci sentivamo bene, come rinati. Decidemmo di restare in quel modo per un tempo indefinito – e se questa fosse l’eternità? – chiesi io sottovoce – se questa fosse l’eternità, se l’eternità avesse davvero questo ritmo, vuol dire che resteremo qui stretti ad attenderla – sussurrò al mio orecchio procurandomi mille brividi lungo la schiena. Passò una mano lenta sulle mie gote e con un dito scacciò via le lacrime, poi mi sorrise, un sorriso stracolmo di amore.
Mi baciò nuovamente ma una goccia di pioggia si fermò fredda sul suo viso, Seungho rivolse il suo sguardo al cielo che veloce si imbruniva – sarebbe meglio rientrare – disse prestandovi ancora attenzione.
Prese la sciarpa rossa che avvolgeva caldamente il suo collo e la donò a me, era completamente invasa dal suo meraviglioso profumo – questa è tua a desso – disse avvolgendola al mio collo.
Prese la sua giacca e mi tirò forte a sé nascondendomi all’interno di essa – torniamo in camera – bisbigliò accarezzandomi.

Mi risvegliai aprendo lentamente gli occhi e lo ritrovai steso accanto a me a pancia in giù. Sentivo il suo respiro crescere e d’istinto sorrisi. La sua schiena nuda era una visione meravigliosa e dentro me mi chiedevo per quale motivo aveva sempre voluto nascondere quel corpo perfetto.
Lanciai uno sguardo fuori dalla finestra e mi accorsi del cielo ancora imbrunito, era smesso di piovere ma alcune gocce di rugiada cadevano lente sul davanzale della finestra creando una leggera melodia rilassante. Sospirai, nonostante le mille cose successe, mi sembrava ancora tutto un sogno meraviglioso.
Mi avvicinai lentamente al suo volto e sorridendo passai una mano tra i suoi morbidi capelli ancora profumati di balsamo alla vaniglia, mugugnò dolcemente e con uno scatto deciso circondò immediatamente i miei fianchi tirandomi a sé. Continuava a dormire ed io avevo il suo viso a pochi centimetri dal mio e la voglia di posare le mie labbra sulle sue si era già impossessata di me.
Mi accucciolai scaldando il mio corpo col suo che emanava un calore gratificante, ed ancora una volta tra le sue forti braccia mi sentivo a casa. Lo guardavo dormire e l’espressione serena impressa sul suo volto riempiva il mio cuore di gioia. Gli accarezzai le gote e le ciglia che viste da così vicino sembravano lunghissime.
Sul mio cellulare si attivò la sveglia e la voce di Thunder si propagò nell’aria. Il parlato di You are my + fece risvegliare Seungho e nel vedermi così vicina sorrise dolcemente.
Delicatamente accorciò ancora di più la distanza tra noi e mi baciò dolcemente e quando sfiorò nuovamente le labbra prima di scostarsi, mi fece rabbrividire.
Con gli occhi pieni di amore mi fermai a guardarlo e, ancora una volta, realizzai di avere stretto tra le mie braccia il desiderio di mille A+.



 

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Capitolo 21
*** Capitolo XXI ***


Il cielo era ormai tornato limpido e la brezza marina si posava furtiva sui nostri corpi, che stretti, si muovevano tra le lenzuola. Lenzuola che profumavano di pulito, di pura freschezza, di vita, e che ci avevano accolto ed ospitato caldamente tutta la notte, mentre fuori il tempo sembrava scomparire.
La luce del sole, che lenta faceva capolino tra le nuvole, si posava sulla sua pelle candida e bianca,quasi sembrava brillare, e suscitava in me pensieri felici; mi chiedevo incredula se stessi ancora sognando.
Mi accarezzava le gote con una delicatezza tale e dentro me sentivo il cuore gridare di gioia. Nessuno mai mi aveva fatto sentire tutto quell’amore prima d’ora; nessuno mai mi aveva toccata con tanta delicatezza.
I suoi lineamenti così dolci e delicati gli offrivano un’estetica principesca, ed io l’avevo sempre pensato.
 Si schiarì la voce e sussurrando abbozzò alcune note, erano quelle di The cleaning,e lui la stava cantando per me.
Chiuse gli occhi e la sua bocca si muoveva lenta sulle mie guance, la sua voce si infondeva nell’aria e il suo respiro entrava piano dentro me. Sentirlo in quel modo, sentirlo in tutti i sensi. Non riuscivo più a capire quanto fossi fortunata. Chiusi gli occhi anch’io nella speranza di riuscire a trattenere le lacrime ma non potei fare a meno di tremare nella sua stretta. Accarezzò lentamente la mia spalla e vi ci lasciò un bacio “ti prego Yang Seungho, dimmi perché hai scelto me” pensavo, perché tutto quello ancora mi sembrava strano, tutto troppo bello per essere vero.
 Smise di cantare e mi regalò il suo meraviglioso sorriso – come? – chiesi con gli occhi gonfi di lacrime, mi chiedevo come avesse fatto a sapere quanto amassi quella canzone – quella volta, dopo il provino. Io ero accanto a te, non ricordi? – disse ed io ricordavo, ovvio che ricordavo. In quel preciso istante i miei sogni si erano realizzati – buongiorno mia Smoky Girl – bisbigliò, spostando i miei capelli sbarazzini dal viso – buongiorno o-oppa – risposi balbettando, regalando al mio viso un colore simile al bordoux. In quel momento ritornò sul suo viso quella strana espressione, quell’espressione che mi mandava letteralmente in confusione. Come se sentisse sempre per la prima volta quella parola, come se non ci fosse abituato.
Poggiò il mento sulla mia testa ed il suo cuore era lì, pulsava forte contro il mio viso. Allungai timidamente una mano e con la stessa timidezza sfiorai la sua pelle nuda. I nostri battiti accelerarono all’unisono ed io sentivo il suo respiro crescere.
L’amore chiuso dentro me in quel momento era tanto forte da non poter essere espresso a parole, ma lui era lì e non avevamo bisogno di parlare, il silenzio raccontava già tanto.
Fece un respiro profondo ed io sentii il suo petto gonfiarsi sotto le mie dita – vorrei, vorrei restare stretto a te in questo modo anche tutto il giorno – confessò con un filo di voce mentre ancora mi stringeva forte a sé, come se volesse proteggermi da quello che ci circondava. Affondai il viso nel suo petto e a mia volta sospirai  – lo vorrei anch’io – risposi – lo vorrei tanto -.

Avevamo consumato la nostra colazione in una meravigliosa terrazza al coperto. Essa, infatti, era davvero molto particolare, aveva l’aspetto simile a quella di una serra. Tutt’intorno a noi vi erano delle vetrate che mostravano la spiaggia e dopo di essa l’oceano. I pavimenti in cotto deliziavano ancor di più l’arredamento particolare, regalando al tutto un aspetto caldo ed accogliente. Anche le tovaglie, come le lenzuola, profumavano di pulito. Ci eravamo seduti ad un tavolo con una meravigliosa tovaglia bianca, al centro di essa delle rose rosse bellissime.
L’ambiente era estremamente intimo ed io e Seungho eravamo gli unici clienti, questo mi lasciava pensare che lui avesse fittato l’intero posto.
Mi strinsi nelle spalle e cominciai a torturare le mie mani sotto il tavolo, lui era lì davanti a me e con gli occhi innamorati stava consumando la sua colazione. Sembrava un bambino eccitato al suo primo pasto.
Sul mio viso comparve immediatamente un sorriso luminoso che Seungho non tardò a notare – come mai sorridi? – chiese sorridendo a sua volta, rivolsi il mio sguardo a lui e mi sentii bene, strabene, più che bene – sorrido perché ti ho visto mangiare in questo modo così tante volte tramite uno schermo che, che è troppo strano adesso averti qui – confessai ed il mio viso si colorò di rosso, Seungho poggiò il suo viso sulla sua mano destra – continua – disse interessato. Leggevo nel suo sguardo la voglia di sapere ancora ed io sentivo il mio corpo tremare, ma sarebbe stato bello confidargli un po’ di cose – ho sempre seguito tutti i vostri programmi – confessai mentre con la mano torturavo un cornetto con i denti appuntiti di una forchetta – eravate il mio passatempo preferito e grazie a voi riuscivo sempre a sorridere, ridere, nonostante fosse una giornata buia – vidi il suo viso illuminarsi ed io potevo solo immaginare l’orgoglio che provava in quel momento. Credo che avere una persona che ti ami così tanto, a prescindere, sia una cosa meravigliosa. Non è facile innamorarsi di qualcuno che non si conosce, soprattutto se questo qualcuno è un idol. La sua immagine potrebbe essere solo un qualcosa di costruito.
Per gli MBLAQ non era così, loro erano un’altra cosa, altro discorso. Avevo percepito sin da subito come fossero e non avevo sbagliato. Erano realmente così meravigliosi come vi si presentavano, erano davvero così generosi e disagiati. Erano davvero così belli.
 Vidi il suo sguardo assottigliarsi nel mio – mi siete stati accanto in un periodo molto brutto della mia vita, in un periodo in cui ho sofferto tanto, e la vostra musica e le vostre voci mi hanno aiutata tantissimo – mentre parlavo mi accorsi di aver già detto loro tutte quelle cose, ma erano così importanti per me che non potevo fare a meno di ripeterlo e sapevo Seungho avrebbe capito.
Allungò una mano e la fece strisciare lenta sul tavolo diretta verso la mia. Sfiorò lentamente le mie dita e poi la strinse forte. Quando mi stringeva sentivo sempre una strana scossa nello stomaco che si propagava, poi, in men che non si dica per l’intero corpo – troppe volte ci hai detto grazie, troppe volte hai espresso i tuoi sentimenti nei nostri confronti, anche quella volta nella lettera. Credimi se ti dico che non avevo mai letto nulla del genere, credimi se ti dico che non ho mai conosciuto una persona così dolce e con un cuore così grande. Io e gli altri ragazzi restammo davvero colpiti dalle tue parole. Le A+ sono sempre state troppo importanti per noi, voi ci avete sempre sostenuto e dato amore e a volte addirittura pensavamo di non ricambiare bene, di non essere abbastanza, ma le tue parole ci hanno fatto stare meglio. Ci hanno fatto capire che il duro lavoro che affrontiamo ogni giorno serve a qualcosa, serve a farvi sorridere e per noi questa è la cosa più importante – in quel momento, con quelle parole, Seungho inconsapevolmente stava realizzando un altro dei miei sogni. Strinsi a mia volta la sua mano e lo vidi sobbalzare, forse anche lui aveva percepito quella scossa. I miei occhi cominciarono a bruciare, ma no, dovevo emozionarmi col sorriso, non con le lacrime – posso chiederti perché? – chiese scacciando via i miei pensieri, lui voleva chiedere a me il perché, avrei dovuto io, non lui. Annuii – perché tra tutti hai scelto me? Perché sono quello che ti ha colpito di più? – sentii il suo sguardo penetrare lento nel mio, i suoi occhi si stavano rifugiando nei miei. Aveva posto a me la domanda che io avrei tanto voluto porre a lui, ma non avevo ancora avuto il coraggio. Chiusi gli occhi e feci un sospiro profondo – tu, tu sei speciale – confessai e le mie mani cominciarono a tremare sotto le sue. Seungho scostò leggermente la sedia per avvicinarsi a me e ciò mi fece sentire ancora più nervosa ed emozionata. Dovevo ancora abituarmi alla sua presenza così vicina, nonostante avessi condiviso con lui il letto. Già, il letto. Se avessi raccontato tutto ciò a qualcuno di sicuro non mi avrebbe creduto. Mi munii di coraggio e cominciai a parlare, quello era il momento di confessargli tutto – penso sia stata una cosa non programmata affezionarmi a te, insomma, come se tu mi fossi accanto, come se io ti conoscessi davvero – vidi le sue pupille dilatarsi in quel momento, era visibilmente emozionato ed io forse molto più di lui. Spostai una ciocca di capelli dietro l’orecchio e sorridendo abbassai lo sguardo, ma non potevo sfuggirgli perché lui era lì – spesso mi ritrovavo a guardare la luna ed augurarti la buonanotte, nonostante fossi consapevole che da te fosse già giorno – sentii il mio viso avvampare – credo, ecco io credo di essermi innamorata di te ascoltando I shouldn’t speak – nel pronunciare quelle parole la mia voce aumentò di qualche tono, ma il mio intento non era quello di urlare, io semplicemente volevo lui sapesse. Seungho restò fermo a fissarmi con gli occhi sgranati – tu, mi hai sempre amato – disse – ed io, io sapevo che un giorno ti avrei incontrata – si avvicinò e mi strinse forte in un abbraccio colmo d’amore. Affondò le sue dita nei miei capelli ed appoggiò la sua bocca sulla mia spalla, sul mio collo. Quella sua bocca meravigliosa. Sentii i brividi percorrere veloci il mio corpo – tu mi hai stregato – bisbigliò al mio orecchio.
Il destino con noi era stato davvero generoso, pensavo. Ci aveva fatti incontrare ed aveva fatto nascere in noi dei sentimenti condivisi, sentimenti che io avevo sempre provato.
Non avrei mai immaginato che un giorno avrei potuto esternarli in questo modo.
Seungho prese la mia mano e la baciò delicatamente, fece per alzarsi – andiamo – disse col sorriso stampato sulle labbra. Lo guardai strabuzzando gli occhi – andiamo dove? – chiesi sorpresa, vidi il suo sorriso inarcarsi ancora di più – lo spot era programmato per una sola giornata, ovvero ieri. Sarei potuto tornare indietro anche concluso tutto ma avevo programmato questo con te e adesso voglio mostrarti i meravigliosi posti di questa bella città portuale – in quel momento mi accorsi di guardarlo in un modo del tutto strano, aveva programmato tutto questo solo per poter restare del tempo da solo con me? Non potevo crederci – ma, ma i paparazzi. Se qualcuno ci vede siamo fritti – dissi mentre lui provava a farmi alzare da quella sedia, io mi ci ero incollata – nessuno sa che sono qui poiché non dovrei esserci. Non preoccuparti, andrà tutto bene – disse con voce rassicurante. Si chinò verso di me e mi lasciò un bacio sulla fronte – fidati di me – sussurrò.

Mi ritrovavo a camminare con lui stringendo forte la mia mano nella sua. Guardavo alla mia destra e vedevo il suo profilo perfetto accanto a me. Aveva indossato il suo inseparabile berretto, ma questa volta aveva deciso di metterlo dritto e non come suo solito fare, almeno per non dare nell’occhio. Anche gli occhiali da sole erano diversi, non erano quelli di sempre ma come al solito gli rendevano un aspetto meraviglioso.
Busan era davvero stupenda ricca dei suoi colori – oggi sarò la tua guida turistica – disse fiero Seungho, risi – Yang Seungho, c’è qualcosa che non sai fare? – chiesi ancora ridendo, Seungho si fermò e mi guardò dritta negli occhi – credo tu mi conosca molto più bene di quanto io sappia in realtà – confessò, e non aveva tutti i torti. Mi strinsi nelle spalle e gli regalai un mio sorriso sincero, non potevo non sorridere ed essere felice. Avevo il mio mondo stretto in una mano.
- Oggi ti mostrerò Seomyeon, l’area centrale dello shopping di Busan. Lì puoi trovarci praticamente di tutto ed è un quartiere molto affollato. Ci sono caffè, bar, ristoranti, centri commerciali e vicino c’è anche il meraviglioso mercato tradizionale di Bujeon – continuava a tenermi stretta la mano, mentre con l’altra mimava ciò che stava dicendo. Nella mia testa la sua immagine così cristallina si ripeteva a non finire e vederlo lì, viverlo in quel modo.. era tutto troppo meraviglioso. Con molta cura mi stava spiegando dove esattamente saremmo andati ed io ascoltavo interessata – ecco, quindi andiamo al mercato – disse in conclusione ma io ero troppo presa dai suoi gesti. Seungho si abbassò leggermente gli occhiali ed avvicinò il suo viso al mio, sobbalzai, ecco ero tornata coi piedi per terra. Rise portandosi una mano alla bocca ed io gli diedi un piccolo colpetto sulla sua spalla sinistra fingendo un broncio – sei sicuro di voler andare al mercato di Bujeon – chiesi sorpresa – è affollato, sei stato tu stesso a dirlo. Qualcuno potrebbe vederti – vidi il suo sguardo rivolgersi verso il cielo – ho voglia di trascorrere una giornata in tua compagnia ed attendere con te il tramonto – confessò con un tono dolcissimo. Sentii ancora una volta il cuore spingere contro le pareti della mia gabbia toracica, cosa stava architettando esattamente?
Speravo con tutta me stessa che davvero nessuno l’avrebbe riconosciuto o per noi sarebbe stata la fine, ma volevo fidarmi di lui. Si, io mi fidavo.

Il mercato, come il resto della città, era colorato e pieno di vita.
All’interno di esso si percepivano mille profumi che si fondevano tra loro ed il tutto non era affatto sgradevole, anzi, sentivo di stare bene mentre respiravo.
Seungho sembrava essere tranquillo a differenza mia,lui non temeva che qualcuno ci vedesse. Cercai quindi di prendere il suo esempio e rilassarmi. Avrei dovuto godermi quella giornata il più possibile.
Lui aveva spento il cellulare e lo stesso avevo fatto io. Eravamo praticamente irreperibili.
Da lontano intravidi un’anziana ajumma che vendeva dei bracciali tradizionali. In realtà lì tutto era tradizionale, ma quella bancarella mi attirò in modo particolare, molto più delle altre.
Seungho notò il mio sguardo fisso su di essa – ti piacciono? – chiese carino, lo guardai ed arrossii – mi attirano molto – dissi abbassando lo sguardo. Seungho rise e passò una sua mano tra i miei capelli – piccola – sussurrò ma vidi il suo volto colorarsi di rosso, che strano effetto facevamo l’uno all’altra.
Ci avvicinammo all’anziana signora e notai la particolarità dei suoi souvenir. I bracciali che avevo intravisto da lontano erano dei meravigliosi bracciali di coppia e sopra di essi vi erano incisi dei caratteri particolari, erano caratteri cinesi. La signora ci fissò affondo, quasi sembrava studiarci – credo che questi facciano al vostro caso – disse prendendo da uno strano sacchetto di paglia due bracciali. Sopra di essi vi era riportato un carattere particolare – hai.. è il carattere cinese che letteralmente significa mare. Prendeteli, vi porteranno fortuna – disse l’anziana signora accennando a noi un piccolo sorriso. Seungho mi guardò stupito e lo stesso anch’io, come poteva quella signora sapere del mare?
Prese i nostri polsi tra le mani e vi ci legò quei meravigliosi bracciali, adesso io potevo avere qualcosa di suo, qualcosa che avesse anche lui. Sentii il mio cuore battere forte, in qualche modo quello che c’era tra noi era racchiuso in quei bracciali. Loro sarebbero stati il nostro simbolo.
Cordialmente salutammo l’anziana ajumma e lentamente facemmo per allontanarci quando la signora richiamò ulteriormente la nostra attenzione – la fama ti ha fatto trovare l’amore ma stai attento, la stessa potrebbe fartelo perdere – disse regalando un’espressione sorpresa ai nostri volti.

L’atteso tramonto era arrivato, inutile dire come fosse stata meravigliosa l’intera giornata. Eravamo riusciti a farci una meravigliosa selca sul lungomare, una selca che avrei custodito per sempre.
- Adesso voglio mostrarti qualcosa di meraviglioso, sei pronta? – chiese con tantissima dolcezza – prontissima – dissi io sorridendo ma in fondo in fondo non lo ero, in realtà mi sentivo emozionata ed agitata, ma con lui non poteva essere altrimenti; erano continue emozioni.
Mi prese per mano e mi portò lenta davanti a lui, prese una benda dalle sue tasche e l’avvolse intorno ai miei occhi – cosa fai? – chiesi soffocando una risata – in questo modo sembrerò un panda – sentii le sue mani cingermi i fianchi – vorrà dire che saremo due panda bellissimi – rise a sua volta.
Mentre mi teneva stretta mi aiutava a camminare, con la sua voce faceva da guida. Arrivammo, molto probabilmente, in uno stabile perché in quel momento mi ritrovai in una sorta di ascensore.
Non riuscivo a vedere nulla eppure la sua sola presenza mi faceva battere forte il cuore, mi faceva sudare e sentire le cavallette allo stomaco.
Le porte si aprirono e Seungho mi scortò in avanti. Portò le mani dietro la mia testa e lentamente slegò la benda, soffocai un urlo in gola quando mi ritrovai davanti quello spettacolo meraviglioso – questa è la torre di Busan – disse sottovoce affiancandomi, guardando oltre quella grande vetrata che affacciava su un mare cristallino in cui i raggi di quel tramonto meraviglioso si specchiavano, creando, appunto, dei piccoli cristalli – ecco perché tenevo tu lo vedessi al tramonto – confessò lui, notando la mia espressione estremamente sorpresa – qui è meraviglioso – confessai restando ancora con la bocca spalancata, non avevo mai visto niente di più bello in vita mia.
Visti da quella altezza le persone sembravano davvero minuscole, come piccole formichine.
Mi portai una mano alla bocca prima di rivolgere il mio sguardo a lui – è tutto perfetto, io.. io – non riuscivo a trovare le parole. Si avvicinò a me lentamente e posò le sue labbra sulle mie, ecco che sentii le campane. Le sue braccia circondarono lente il mio corpo ed io riuscivo a sentire il contatto diretto che lui riusciva sempre perfettamente creare. Tra miliardi di persone che lo amassero lui aveva scelto me, me e nessun’altro.
I nostri baci erano sempre buoni e perfetti e nulla poteva dividere le nostre bocche che dolci giocavano tra loro. Mi morse il labbro inferiore ed istintivamente sobbalzai – scusami – sussurrò sulle mie labbra regalando una morte istantanea al mio povero cuore.
Poggiai la mia testa sulla sua spalla mentre ancora eravamo intenti a guardare il tramonto, il mio sguardo era completamente perso in esso – a cosa pensi? – chiese infatti Seungho – penso di essere la ragazza più fortunata dell’intero universo. Ho accanto la persona più speciale del mondo, una persona acclamata, amata ed adorata da tutti ed ho la fortuna di essere tra le sue braccia – confessai con estrema naturalezza, in realtà avevo espresso i miei pensieri ad alta voce. Seungho sorrise e mi baciò la testa stringendomi – io tra tutte loro ho scelto te – sussurrò muovendo le labbra tra i miei morbidi capelli – tutte loro ti amano e sognano una vita con te. Molti ti credono una sorta di fidanzato o addirittura marito – avvampai – e tra loro ero presente anch’io – Seungho scoppiò in una fragorosa risata, facendomi sentire stupida – credi che non lo sappia? – disse, spostando una ciocca dei miei capelli per guardare meglio il mio viso – ma pensa, tu ora sei qui, sei con me e non c’è nulla di meglio, nulla. Non è così? – disse guardandomi negli occhi – nulla di meglio – ripetei, ricambiando il suo sguardo ipnotizzante – io ti amo, mi sono innamorato di te e lo sai, lo sai bene. Non ho mai confessato così apertamente i miei sentimenti ad una ragazza prima d’ora, ma con te è stato diverso. Tu mi hai rapito, completamente – in quelle parole io non potevo fare altro che leggervi una delle sincerità più belle. Di sicuro le confessioni ricevute da lui erano state le migliori, le più belle, le più preziose. Guardavo il suo viso ad un passo dal mio e non potei fare a meno di provare tristezza, tristezza per quando avrei dovuto lasciarlo lì, per quando sarei dovuta tornare a guardarlo da uno schermo dopo che avevamo mischiato pelle e cuore – non voglio pensare a quando dovrò tornare in Italia, non voglio che questi brutti pensieri si impossessino della mia mente. Voglio solo stare qui con te adesso e godermi questo bel panorama – dissi, con la voglia di scacciare ogni brutto pensiero, stringendomi forte a lui. Seungho mi scostò e prese il mio viso tra le mani – Mar – esordì, guardandomi negli occhi, ancora una volta aveva pronunciato il mio nome in un modo così dolce e deciso da farmi sentire maledettamente bene – Italia, Cina, Inghilterra, America.. il mio cuore sarà tuo. Per sempre – disse ponendo fine alla mia vita.

 

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Capitolo 22
*** Capitolo XXII ***


Ero tornata a casa e finalmente avrei potuto riabbracciare la mia Meg, nonostante fossi stata fuori solo due giorni mi era mancata tantissimo.
Mi accolse sulla soglia di casa col suo sorriso luminoso e, già prima che io entrassi, cominciò a tempestarmi di domande, domande a cui non vedevo l’ora di rispondere.
Posai il mio bagaglio accanto alla porta del pianerottolo e mi fiondai completamente tra le sue braccia ed il profumo del suo balsamo invase le mie narici. Ci stringemmo così forte che quasi sembrava non ci vedessimo da una vita.
In un attimo sentii come se quella casa fosse stata mia da sempre e per questo ritornarci fu bellissimo, nonostante il tempo trascorso con Seungho fosse stato meraviglioso, indimenticabile– dimmi cosa hai fatto, cosa hai visto, cosa hai mangiato, dove hai dormito. Dimmi tutto – cominciò eccitata Meg, correndo su e giù per l’intero appartamento – ehi, ehi frena l’entusiasmo donna – dissi ridendo,mentre ancora restavo ad osservare quel piccolo show che aveva messo in atto. Scossi la testa e mi avvicinai al frigorifero per prendere qualcosa da bere e dare sollievo alla mia gola secca, sorrisi quando notai sul secondo ripiano il latte preferito di Taemin, di sicuro Meg l’aveva comprato per quello – insomma Mar, parlami, esprimiti – piagnucolò lei, sedendosi al tavolo con le mani strette in due pugni sotto il mento. Orgogliosa del mio latte alla banana scostai una sedia, e continuando a ridere come una matta disagiata, mi accomodai anch’io, posando il mio sguardo fisso nel suo.
A quel punto avrei dovuto dirle tutto.
 Erano successe così tanche cose che non sapevo esattamente da dove cominciare, ma la voglia di dirle quanto fossi stata bene tra le sue braccia era tantissima.
Volevo raccontarle ogni singolo gesto, ogni carezza e volevo che lei condividesse con me tutte quelle meravigliose emozioni che stavo provando e che, nell’ultimo periodo, si susseguivano inaspettatamente.
Col cuore stretto nelle mani feci quindi un respiro profondo - sono stati i due giorni più spettacolari della mia vita Meg – confessai e vidi un sorriso luminoso spuntarle immediatamente in viso, vederla così felice rendeva felice anche me, soprattutto perché sapevo che in quel modo stava dimostrando tutto l’affetto che provava nei miei confronti, un affetto che ricambiavo a trecentosessanta gradi – non mi sono mai sentita così amata prima d’ora e credimi se in questo momento ti dico che non riesco ad esprimermi,a  trovare le parole per spiegarti tutto quello che ho provato stando stretta nelle sue braccia –a quella mia affermazione mi strinsi nelle spalle e sentii il cuore aumentare lentamente i battiti, perché io le mani di Seungho le sentivo ancora strette nelle mie, le sue labbra erano ancora lì sulla mia pelle. Sentivo ancora la sua presenza accanto a me, il dolce rumore del suo sorriso.
Il ritorno a Seoul era stato molto diverso rispetto alla partenza. Il nostro volo questa volta era lo stesso ed io avrei dovuto seguirlo a debita distanza. Vederlo tra la folla di fans, che emozionate, urlavano il suo nome all’aeroporto era stata una cosa davvero stranissima, strana perché se il destino non fosse stato così generoso con me, tra loro avrei potuto esserci anch’io. Ma ripensandoci adesso mi sorprendeva il fatto che tutte quelle persone fossero ferme lì ad aspettare, nessuno sapeva che Seungho fosse ancora a Busan, o almeno credevamo fosse così.
Vedevo Meg fissarmi dritta negli occhi mentre io raccontavo e ripensavo a tutto ciò che era successo, con il cuore immerso ancora in quei giorni. Ero emozionata e dall’emozione stringevo il mio povero latte tra le mani, facendo colare quasi tutto il contenuto. Lei nel frattempo stava studiando l’espressione che era stampata sul mio viso e sorrideva – in questo momento dovresti vederti Mar – bisbigliò sottovoce, avvicinando le sue mani alle mie – sei ritornata da questo mini viaggio ancora più bella. I tuoi occhi sono cambiati, brillano di luce propria e tutto questo grazie a lui. Non è così? – il fatto che lei avesse notato lo splendore che mi portavo dentro e che riflettevo dagli occhi era davvero una cosa meravigliosa, magari sarei riuscita ad affrontare l’amore in un altro modo questa volta senza restarne delusa, senza aver paura di essere abbandonata ancora una volta, perché io mi fidavo di lui, perché lui aveva scelto me.
Perché sapevo che avrebbe curato quelle ferite che ancora facevano male.
Trascorremmo,così, l’intera giornata a raccontarci tutte le cose belle che ci erano capitate in questi due giorni di distanza, e seppi che il disagio di Meg aveva contagiato anche il povero Jae Ha.
Un avvenimento importante fu che grazie allo stesso Jae, Meg conobbe uno dei ballerini degli Shinee che procurò lei un meraviglioso cd con tanto di autografo e dedica di Jonghyun. Meg lo teneva nella nostra stanza poggiato sul suo comodino ed ogni giorno lo spolverava, lo accarezzava e lo stringeva forte a sé tenendolo proprio come un piccolo tesoro.
Mostrai lei la meravigliosa selca scattata sul lungo mare e notai di come i nostri occhi fossero belli in quel momento, di come i nostri sorrisi fossero sinceri e felici e fu una cosa che notò anche Meg – sembrate essere nati apposta per incontrarvi – fu infatti il suo commento, mentre con gli occhi che brillavano guardava la nostra immagine impressa sul cellulare – sai cosa ti dico Meg? – dissi attirando la sua attenzione – questa sera ce ne andiamo a mangiare qualcosa di buono, offro io, e poi in un bel locale, solo io e te. Che dici? – proposi. Guardai Meg con un sorriso a trentadue denti e la voglia di stare con lei e divertirmi – ci sto – rispose esuberante, si alzò e si stiracchiò rumorosamente – andiamo baldracca, facciamoci belle – disse trascinandomi con sé verso il guardaroba.

Quando la sera calò sulla meravigliosa Seoul io e Meg eravamo belle e più radiose che mai nei nostri meravigliosi outfit nuovi, pronte a divertirci come da programma. In quel momento, però, una strana sensazione si stava lentamente aggrovigliando nel mio stomaco, come se da lì a poco sarebbe successo qualcosa che mi avrebbe fatta stare male. Chiusi gli occhi e scossi la testa con la speranza di scacciare via quei brutti pensieri, ero tornata da Meg dopo due giorni, e nonostante la lunga chiacchierata, avevo ancora tanto da raccontarle e non potevo permettere che qualche strano pensiero avrebbe rovinato tutto.
Prendemmo un taxi e ci facemmo scortare in centro, dove la vita era presente ovunque.
Le strade affollatissime ti mettevano sempre un’immensa voglia di vivere addosso ed in quel momento non facevi altro che sognare di essere lì e restarci, ancora e ancora.
Nessuno dei nostri amici sapeva della nostra uscita poiché eravamo intenzionate a stare sole, ma il mio pensiero cercava continuamente Jun – ah Meg, sei riuscita a sentire Jun? – chiesi infatti ripensandoci, perché in realtà da quella sera non avevo avuto sue notizie– in realtà Mar sono riuscita a sentirlo davvero pochissimo, il lavoro gli porta via davvero tanto tempo. Era meravigliato del fatto che tu fossi partita con HO, non se lo aspettava – confessò stringendosi nelle spalle. Rivolsi il mio sguardo al cielo e feci un respiro profondissimo, dopotutto Jun mi mancava davvero tanto ed io non vedevo l’ora di rivederlo, avevo voglia di abbracciarlo, tanta voglia di scherzare e ridere con lui.
L’aria fredda punzecchiava il mio viso facendomi rabbrividire, nonostante sembrassi un piccolo pacco regalo per i tanti indumenti che avevo indosso. Ma non sarebbe di certo stato il freddo a fermare il nostro divertimento.
 Sentii la mia tasca vibrare ed un sorriso spuntò immediatamente sul mio viso, Seungho mi aveva inviato un dolcissimo messaggio ed io e Meg ci eravamo sciolte nel leggerlo. Meg non faceva altro che ripetere quanto fossi fortunata e quanto fosse un sogno divenuto realtà. Entrambe non ci aspettavamo che lui fosse così,una persona dolce e sensibile. Avevamo sempre avuto l’immagine del duro ragazzo, ma era solo un’immagine che lui manifestava in un rapporto prematuro. Aveva, infatti, anche debuttato con la stessa immagine, ma negli anni era cambiato.
Io avevo sempre percepito questo suo lato, avevo sempre saputo quanto in realtà lui fosse sensibile, umile.. Seungho era vero, una persona vera  in tutti i sensi e adesso lo potevo dire con certezza, perché una persona la conosci davvero solo quando la vivi, ed io avevo vissuto Seungho e l’avrei vissuto ancora.
I ragazzi erano impegnati ed io per un po’ non sarei dovuta andare alla J-Tune per le prove, ma avevo così tanta voglia di rivederli e trascorrere del tempo con loro che magari un salto avrei anche potuto farlo.
Persa, come al solito, nei miei pensieri non mi accorsi di essere arrivata finalmente a destinazione.
Era un meraviglioso ristorantino posto al centro di uno dei quartieri di Seoul più frequentati, ed era famoso per la deliziosa carne di maiale che preparava. Io e Meg eravamo curiose ed eccitate, ed eravamo pronte a gustare quelle prelibatezze. L’aria che vi si respirava all’interno del locare era, come al solito, un’aria tranquilla e rilassante, ciò era dovuto sempre dalla meravigliosa musica di sottofondo che proponevano.
Il locale era frequentato per lo più da persone che erano lì per una cena di lavoro, eppure io e Meg riuscimmo perfettamente a mimetizzarci in quella mischia, qua e la qualche coppietta innamorata e qualche ajumma coi propri piccoli.
Al centro del nostro tavolo vi era una di quelle griglie grandissime e ciò stava a significare che io e Meg avremmo dovuto preparare la nostra carne da sole. Ci guardammo negli occhi ed entrambi soffocammo una grossa risata, poiché i condimenti in tavola erano davvero tantissimi e a noi sconosciuti – sicuro che non ci avveleniamo stasera? – chiese Meg ridendo – ma figurati – risposi io, continuando a ridere.
Dal fondo della sala, posto sulla destra, vi era un tavolo con una mischia di liceali che puntavano contro il nostro tavolo il proprio cellulare. Guardai Meg sbigottita e non riuscivo a capire per quale motivo quelle ragazze si comportassero in quel modo. Ci fissavano e bisbigliavano tra loro – Meg, quelle ragazze ci stanno fotografando – dissi cercando di attirare l’attenzione di Meg che in quel momento stava amoreggiando con un pezzetto di carne – Meg – continuai a denti stretti, spazientita da quella situazione che cominciava a starmi stretta – cosa Mar? – finalmente ebbi la sua attenzione, con lo sguardo mostrai a Meg le ragazze – ah, penso sia per quel motivo. Ma, ma tu non lo sapevi? – cominciò facendo strabuzzare automaticamente i miei occhi – sapere cosa? – chiesi sorpresa – pensavo lo sapessi. Il giorno della tua partenza a Busan è uscita una notizia relativa alla nuova ballerina degli MBLAQ, c’erano tue foto praticamente ovunque – confessò lei con naturalezza – e me lo dici così? – alzai leggermente il mio tono di voce catturando l’attenzione dei presenti, abbassai il capo e sottovoce mi scusai. Guardai in cagnesco Meg per aver tenuto nascosto una notizia del genere – pensavo tu lo sapessi Mar, insomma.. – cercò di giustificarsi lei, sbuffai e portai il mio viso sulla mano reggendomi al tavolo col gomito – non credo sia solo questo Meg, sento come se stesse per accadere qualcosa – confessai, quella strana sensazione si stava nuovamente aggrovigliando nel mio stomaco. Meg notò l’espressione sul mio viso – cosa ti succede Mar? – chiese infatti ricevendo la mia espressione preoccupata come risposta,  si alzò dal tavolo e si avvicinò a quello delle ragazze e chiese espressamente loro di smetterla. Ciò attirò l’attenzione del titolare del locale che si avvicinò immediatamente a loro. Cominciai a sentirmi inadatta e pensai a quanto potesse essere difficile la vita di un idol talvolta, avere sempre persone che ti seguono, non avere una privacy ed io non ero abituata a tutto quello. La mia vita era stata sconvolta, praticamente mutata.
Sentii la mia testa confusa e la stessa confusione si creò ben presto in quel locale. Stava andando tutto storto, desideravo solo una serata tranquilla e invece.. – andate immediatamente via – sentii il titolare urlare contro quelle ragazze che stavano cercando di aggredire Meg, mi alzai di colpo e corsi immediatamente in suo aiuto, ma fu tutto invano. Le ragazze venivano trascinate via da un paio di camerieri mentre io mi strinsi a Meg che sembrava essere sconvolta ed arrabbiata allo stesso tempo – lascia stare il mio oppa e tornatene da dove sei venuta – gridò una di loro facendo cascare a terra il mio povero cuore.
In pochi minuti era successo tutto quello che avevo sempre temuto, qualcuno mi stava odiando.
Essere odiata era una delle paure più grandi che mi ero sempre portata dietro, ed in quel momento stava succedendo. Mi accasciai a terra mentre Meg cercava di sorreggermi, ma invano fu il suo aiuto.
Nulla poteva aiutare il mio cuore distrutto in quel momento.

La serata non era andata esattamente come volevamo ed io mi sentivo in colpa anche nei confronti di Meg – perdonami – continuavo infatti a ripeterle, con la speranza che qualcosa del genere non sarebbe mai più accaduto. Nella mia testa la frase di quella ragazza continuava a ripetersi incostantemente e non riuscivo a capire esattamente a chi si riferisse, stava forse parlando del pezzo di Joon? Oppure quello con Mir?
Scossi la testa trattenendo le lacrime e ancora non riuscivo a credere ai miei occhi, alle mie orecchie; quello che avevo visto e sentito non poteva essere vero, quelle non erano A+.. noi eravamo una famiglia.
Ci fermammo in un piccolo chioschetto e Meg ordinò per me dell’acqua – bevi almeno questa, ti aiuterà – disse porgendomi una bottiglia dalle micro dimensioni. Bevvi un sorso d’acqua ma le lacrime continuavano a premere forte contro le ciglia, sentivano il bisogno di uscire e scivolare libere sul mio viso, mentre il cuore stava dando piccoli colpi al mio petto.
Nonostante tutto, però, non mi sentivo tranquilla. Sentivo il fiato di qualcuno incessantemente sul collo, come se qualcuno ci stesse seguendo, come se qualcuno fosse alle nostre calcagna. Mi guardai intorno e nel buio della notte non riuscivo a vedere nessuno, poiché quel buio inghiottiva chiunque. Ma un fruscio insolito richiamò la mia attenzione, qualcuno mi aveva scattato una foto.
- Meg, qualcuno continua a fotografarmi – in quel momento un uomo camuffato stava correndo via ed indossava un impermeabile beige – Mar lo inseguo, magari lo prendo – disse Meg, preparandosi prontamente a correre. Mi alzai di colpo e l’afferrai per un braccio fermandola – cosa fai Meg? Sei forse impazzita? – urlai preoccupata col cuore che mi pulsava forte nella gola. In quel momento ricevetti una telefonata, era Jae Ha – Mar, Mar devi andare via da lì – urlava agitato dal cellulare – Jae cosa sta succedendo? Io non ci capisco niente – risposi confusa – sanno dove abiti, ti perseguiteranno e non ti daranno tregua, devi andare in un posto sicuro. Dove sei? Passo a prenderti – in quel momento le parole di Jae Ha furono capaci di confondermi solo ancora di più. Perché stava succedendo tutto questo? Io in quel momento avevo solo ballato, stavo solo realizzando il mio sogno. Ma in realtà ero solo troppo spaventata e confusa per capire cosa si nascondesse davvero dietro quello scompiglio.
Passai il mio cellulare a Meg che diede le indicazioni esatte a Jae che sarebbe venuto a prenderci immediatamente. Stretta su me stessa mi riparavo dal freddo e continuavo a bere l’acqua a piccoli sorsi.
In quel momento le braccia di Seungho sarebbero state un rifugio perfetto.
Jae Ha arrivò immediatamente con uno di quei van neri e mi afferrò al volo mentre io ero ancora troppo intontita per capire cosa stava succedendo davvero.
- Accidenti a voi Mar- cominciò Jae, mentre incitava l’autista ad accellerare – cosa vuoi dire Jae, cosa sta succedendo? – la mia voce si assottigliò in un turbine di paura – Busan Mar, parlo di Busan. Alla J Tune c’è un casino. Alcune fans del posto vi hanno visti camminare mano nella mano e vi hanno scattato una foto. Il viso di Seungho non era abbastanza riconoscibile fortunatamente, ma hanno collegato il tutto perché ti hanno riconosciuta , hanno riconosciuto te– in quel momento fui colpita da una doccia fredda in pieno inverno – lascia stare il mio oppa – ed ecco che la voce di quella ragazza tornò viva in me, adesso era tutto chiaro.
Sapevo che da li a poco sarebbe successo qualcosa di cattivo, sapevo che non saremmo dovuti uscire allo scoperto in quel modo. Non riuscii più a trattenere le lacrime e caddi in un pianto confuso e affaticato. Meg si avvicinò lentamente e mi strinse tra le sue braccia, ed io affondai il mio viso nel suo petto.  I singhiozzi divennero pesanti e rumorosi e si diffondevano a scatti in quel van nero destinato ad un luogo a me sconosciuto.
Jae Ha poggiò la sua mano sulla mia spalla e mi accarezzò dolcemente – questa notte dovrai stare da loro – confessò facendo cessare di battere il mio cuore. Mi scostai velocemente da Meg e rivolsi il mio viso bagnato a Jae che si avvicinò e con uno scatto lento e dolce asciugò le mie lacrime, poi premuroso mi sorrise – ripeto, hanno scoperto dove abiti. Il dormitorio degli MBLAQ è l’unico luogo sconosciuto a qualsiasi fotografo o stalker di turno, lì sarai al sicuro – il mio cuore fece un tuffo in un pozzo senza fondo. Guardai Meg con un’espressione allibita e lei mi guardò allo stesso modo – Jae – Meg deglutii – stai dicendo che.. che dobbiamo restare dagli MBLAQ questa sera? – l’espressione di Meg lasciava intendere esattamente cosa avesse dentro in quel preciso istante. Jae si grattò nervosamente la nuca – Mar dovrebbe restare lì, tu dovresti tornare a casa Meg e lasciare che i fotografi ti vedano sola. Io ti farò compagnia se vuoi – in quel momento fissai Jae Ha dritto negli occhi – non esiste – esordii afferrando immediatamente le mani di Meg – io non la lascio sola – confessai. Meg e Jae mi guardarono sorpresi – Mar, Jae ha ragione. Non possiamo sparire entrambe e dare nell’occhio, cerca di ragionare – canzonò lei – Meg ma come faccio a lasciarti sola? E poi perché dovrei stare da loro se ci hanno visti? E se ci vedessero ancora? Io non voglio compromettere le loro carriere – in quel momento sentii uno strano fuoco accendersi dentro, quello che stavano architettando non era giusto, non potevo, nonostante fossi consapevole dei miei veri sentimenti a riguardo.

Quando fummo a destinazione dovetti salutare nuovamente Meg che fu riportata a casa – starai bene Mar, poi mi racconterai i dettagli – aveva detto lanciandomi dolcemente un bacio volante.
 Jae coprì la mia testa con un cappuccio e mi scortò al loro dormitorio. Intorno a noi tantissimi palazzi tutti altissimi, nonostante le differenti misure. Ricordai che vicino a quello degli MBLAQ vi era il dormitorio delle Kara.
Salimmo una rampa di scale ed arrivammo ad un portoncino color noce, il mio cuore cominciò a tremare quando sentii dei passi dall’interno raggiungerci lentamente. Ad ogni passo un tuffo al cuore.
Il viso meraviglioso di Thunder mi si presentò radioso – Smoky Girl – disse sorridendo ed immediatamente sentii i passi di Seungho avvicinarsi con impeto. Entrai ed affannato si avvicinò a me inginocchiandosi, sgranai gli occhi alla scena – avrei dovuto ascoltarti, credo tu abbia passato dei momenti bruttissimi, perdonami – in quel momento lasciai le braccia di Jae Ha per lanciarmi immediatamente tra quelle di Seungho, non curandomi di quello che ci circondava, delle persone che ci stavano osservando in quel momento. Lo abbracciai e per la prima volta, in quella sera, mi sentii finalmente a casa, al sicuro, protetta. Affondai il mio viso nella sua spalla ma non volli piangere. Strinsi la sua felpa rossa stretta nei miei pugni e lui mi accarezzò affondando le sue dita nei miei capelli – avevo paura avessi potuto infangare la tua carriera, avevo paura che la tua posizione di leader sarebbe stata compromessa. Perdonami, sei tu a dover perdonare me – bisbigliai al suo orecchio. Sentii le braccia di Seungho stringermi ancora più forte – è tutto finito – sussurrò a sua volta. Si avvicinarono a noi Joon, Mir e G.O ed io sorrisi nel vederli, quanto mi erano mancati. Mi alzai lentamente e mi avvicinai a loro, inutile dire il meraviglioso calore che mi regalarono stringendomi – stai ancora tremando – mi fece notare Joon – non avere paura, noi siamo qui – bisbigliò G.O – ti proteggeremo – concluse Mir.
Seungho spiegò a Jae Ha come si sarebbero svolte le cose ed io nel frattempo avrei dovuto darmi almeno una sistemata, dopo tutte quelle lacrime e quel freddo sembravo davvero un panda. Mi guardai allo specchio e mi accorsi del mio aspetto incredibilmente sciatto e mi vergognai di essermi presentata in quel modo al loro dormitorio. Già, al loro dormitorio. Quel luogo in cui trascorrevano parte della loro vita, ed io ero lì, tra le loro cose, nel loro bagno e stupidamente mi ritrovavo ad accarezzare ogni superficie mi ritrovassi davanti.
Il lavandino era immenso e sulla mia destra vi erano i loro spazzolini, soffocai una risata quando vidi quello di Mir espressamente viola; era proprio un Mirtillo.
Rivolsi il mio sguardo alla doccia e ripensai a quante volte aveva ospitato i loro corpi, arrossii dandomi dei colpetti alla testa per il mio stupido pensiero poco casto.
Dopo essermi resa almeno un tantino presentabile, presi i miei indumenti e li indossai nuovamente.
Il dormitorio era silenzioso.
Scorsi leggermente la testa dal bagno e lanciai un’occhiata in fondo al corridoio. La prima che si presentò fu la stanza di Mir, rabbrividii quando ripensai alla presenza del suo serpente. Speravo con tutta me stessa non l’avrebbe lasciato libero – ehi – una vice bisbigliò facendomi sobbalzare, mi voltai lentamente ed il meraviglioso viso di Seungho era diretto verso il mio ed i suoi occhi mi fissavano dolcemente. Allungò una mano verso di me e mi fece uscire dal bagno, mi fissò – tu, tu non hai niente da indossare – disse – vieni con me -.
Mi scortò nella sua stanza, la meravigliosa stanza di Seungho piena zeppa gi oggetti tecnologici. Una stanza che sapeva di lui, che profumava di lui che parlava e raccontava di lui. Mi guardai intorno e portai entrambe le mani verso la bocca. Il mio cuore in quel momento stava viaggiando ad una velocità fortissima e non cessava di correre via come un razzo. Nello stomaco le cavallette si esibivano in salti acrobatici.
Seungho mi fissò nuovamente quando smise di rovistare nel suo armadio – cosa ti succede? – chiese ma vidi il suo viso avvampare immediatamente. Cominciai a tremare e non riuscivo a trovare la facoltà di movimento o di parola, ma in quel momento non era necessario perché Seungho capì immediatamente. Si avvicinò e lasciò un bacio sulla mia fronte – puoi cambiarti e mettere questa – disse porgendomi un suo maglione enorme. Lo presi e lo portai verso le guance, era così caldo e morbido ed era intriso del suo meraviglioso profumo. Sorrise e mi sfiorò il collo, i capelli – arrivo tra cinque minuti, fai con comodo – disse poi lasciando la stanza.
Prima di spogliarmi mi guardai nuovamente intorno e ancora non potevo crederci, ancora non riuscivo a realizzare di essere lì. Era tutto perfettamente in ordine.
 Se quello scandalo non fosse scoppiato io non mi sarei mai ritrovata nel loro dormitorio,non mi sarei mai ritrovata tra le loro cose; forse era il caso di trarre del buono da quella situazione.
Ripensai immediatamente a quelle ragazze all’aeroporto, loro erano lì perché sapevano.
Indossai il suo maglione che mi stava da vestito. Era un maglione rosso con un grande numero otto stampato in verde, mi guardai allo specchio e sorrisi nel vedere la mia immagine riflessa, sembravo una bambina – rosso – bisbigliai sottovoce – il colore dell’amore, il colore di Seungho -.
La magia cominciò quando Seungho spense le luci.
Come un vero e proprio cucciolo di panda si accucciolò accanto a me e strinse le mie mani fredde nelle sue per riscaldarle.  Avevamo già condiviso il letto, le coperte. Eravamo già stati in quella situazione, eppure adesso era tutto diverso.
Nel silenzio notturno i nostri cuori risuonavano per la silenziosa stanza e sui nostri corpi il chiarore della luna si assottigliava in piccole strisce. Seungho si inumidì le labbra prima di posarle sulle mie – mi sei mancata come ad un assetato manca l’acqua – confessò accarezzando lentamente la mia schiena.
In quel momento mille brividi mi assalirono e mi strinsi forte a lui e continuai ad assaporare la sua bocca, quella bocca che non faceva altro che reclamare e donare amore – mi sei mancato come al sole manca la luna – bisbigliai io avvicinandomi al suo paragone – so che mi mancherai oggi, domani e tutta la vita ad un’intensità insostenibile, ma con la stessa intensità io ti cercherò sempre e poi.. – con la mano afferrò la mia gamba e la tirò verso sé in un modo incredibilmente dolce e delicato, sentii il suo petto premuto contro il mio ed i nostri cuori aumentare di battiti, sentii le sue dita sfiorare ogni superficie della mia pelle – e poi? – sussurrai col cuore in gola – e poi ti troverò – bisbigliò sulle mie labbra, regalandomi la buonanotte più bella della mia vita.

ANGOLO AUTRICE
Chiedo umilmente perdono per essere arrivata così in ritardo ed aver pubblicato solo ora un altro capitolo. Purtroppo lo studio mi porta via tantissimo tempo ultimamente, ed è per questo che mi sono ritrovata a pubblicare di notte in versione vampira.
Spero,come al solito, che il capitolo vi piaccia, e premetto che l'ho appena finito di scrivere, gli occhi mi si chiudono ed ho delle occhiaie non indifferenti. Il mio pandino sarebbe davvero fiero ed entusiasta di me.
Detto questo vorrei regalare voi una foto meravigliosa che ha catturato subito il mio cuore. Sapete benissimo quanto io ami il profilo di Seungho, quanto lo reputi l'uomo col profilo più perfetto e bello del mondo. Bene, questa notte (?)  potete constatarlo con i vostri stessi occhi. Buona visione:)


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Capitolo 23
*** Capitolo XXIII ***


L’odore amaro del caffè si propagò per l’intera stanza facendomi risvegliare. Aprii gli occhi lentamente allungando una mano verso il cuscino di Seungho, ma lui non era lì.
Un pallido raggio di sole si posò accanto a me e fu a quel punto che notai un piccolo bigliettino ripiegato al suo posto, sorrisi e mi apprestai ad aprirlo. La dolcezza delle sue parole e la delicatezza della sua scrittura mi rapivano ogni volta. Velocemente passò nella mia mente il ricordo di Busan e sentii un filo di malinconia nascere dentro, ma alla malinconia si affiancarono ben presto la tristezza e la paura, paura che quelle voci si sarebbero potute propagare e diventare sempre più grandi e velenose, ma soprattutto dannose per lui, per me.
Strinsi il biglietto forte al petto e feci un respiro profondo, l’avrei custodito proprio come l’altro. Il sorriso spuntò nuovamente sulle mie labbra dopo aver riletto mille volte il contenuto. Emozionata portai la testa sotto le coperte e mi rotolai in esse per sentirlo ancora vicino. Respiravo e percepivo il suo profumo, quel profumo che era presente ovunque. Anche sulla mia pelle.
Lasciai cadere lentamente le mani ai lati e con il cuore in gola fissavo il soffitto. Strinsi le lenzuola nei pugni e mi morsi le labbra. Mi guardai intorno e notai da lontano una piccola foto. Immediatamente mi alzai e mi avvicinai ad essa. Era una foto di Seungho col suo fratello minore, soffocai una risata quando notai la visibile differenza di altezza, Seungho era davvero bassino rispetto al fratello, ma la loro somiglianza era disarmante. Poggiai il quadretto al suo posto e mi avvicinai all’enorme computer posto sulla scrivania, era tutto molto in ordine ed era tutto molto pulito, Seungho teneva davvero con cura le sue cose.
Lentamente abbandonai la stanza. La luce fioca del sole penetrava lenta dagli squarci delle finestre illuminando appena il corridoio, dando vita a quei muri espressamente bianchi.
Tutto era silenzioso e sembrava essere disabitato, forse gli MBLAQ erano usciti tutti per degli impegni. Mi sarebbe piaciuto poter dare loro il buongiorno.
Mi avvicinai alla cucina e l’intenso odore di caffè richiamò ad esso la mia attenzione residua, lo stesso odore che mi aveva dolcemente svegliata. Mi chiesi chi fosse stato a prepararlo.
Mi guardavo intorno e ancora non ci credevo, forse stavo ancora sognando, forse tutto quello accaduto finora era solo stato un bellissimo sogno. Mi pizzicai così le guance e mugugnai un piccolo gemito di dolore – dopotutto può non essere un sogno – bisbigliai a me stessa, accarezzando il punto del mio viso ormai arrossato. Cercai con lo sguardo una tazza od un contenitore per poter versare all’interno il mio caffè, ma un leggero rumore mi fece leggermente sobbalzare. Di scatto mi voltai e rivolsi il mio sguardo in fondo al corridoio, accanto ad esso la porta che portava al bagno. Deglutii rumorosamente e cominciai a tremare, e se quella storia del fantasma di cui parlò una volta G.O fosse stata vera?
 Con le gambe e le braccia tremanti afferrai la prima cosa che mi ritrovai davanti, un mestolo per essere precisi, e con un passo lento ma deciso mi avvicinai – chi va la? – dissi espressamente in Italiano, ma la voce mi uscì dalla gola quasi silenziosa, quasi impossibile da sentire ad un dito di distanza. Deglutii nuovamente e mi schiarì la voce – chi va .. – stavo per ripetere quando la voce di qualcuno mi bloccò, si, qualcuno stava cantando. Rimasi ferma immobile come una povera deficiente e le gambe continuarono a tremare. Sentii gli occhi bruciare, bruciavano perché io quella voce meravigliosa l’amavo tanto. Era la voce di Joon e stava cantando Feeling Sad, ed io adoravo Joon con tutta me stessa mentre cantava quella canzone.
 Mi portai le mani alla bocca e sentii il cuore cominciare a battere forte, proprio come se avesse dei piedi scalciava. Lasciai che la forza abbandonasse il mio corpo e mi accasciai a terra, reggendomi solo con le ginocchia. Sentivo la sua voce riempire il dormitorio, era così dolce e rilassante.
Ogni tanto lo sentivo parlucchiare tra sé e sé, si stava esercitando. Decisi così di non disturbarlo e di restarmene lì per conto mio ad ascoltarlo, anche tutto il giorno se fosse stato necessario.
Mi poggiai quindi con le spalle al muro e tirai le ginocchia verso il mio petto. Il grande maglione di Seungho mi copriva tutta, sembravo un piccolo gomitolo di lana rossa. Chiusi gli occhi ed appoggiai la testa al muro – ti prego Joon, canta ancora – bisbigliai facendo nascere sulle mie labbra un meraviglioso sorriso.
Joon si stava esercitando, Joon si esercitava sempre, Joon voleva dare il massimo di sé.
Mentre queste parole si susseguivano nella mia mente ripensai ad un’intervista durante la conferenza del suo film Rough Play – sono sempre stato lodato sulla recitazione, ma non sono mai stato lodato sul canto – aveva detto – nonostante avessi debuttato come membro degli MBLAQ – . Quando lessi quell’articolo ricordo di esserci rimasta un po’ male, perché la voce di Joon era meravigliosa, angelica. Non riuscivo a spiegare esattamente quanto amassi la sua voce, non riuscivo a spiegare le emozioni che mi trasmetteva mentre cantava, e in Feeling Sad si superava, sempre.
La porta della stanza in cui Joon  si stava esercitando si aprì lentamente e fu in quel momento che lo vidi spuntare. Io ero ancora lì seduta immersa nei miei pensieri col cuore che stava morendo di gioia, di amore e dolcezza. Strabuzzò gli occhi sorpreso ma nonostante tutto mi regalò il suo meraviglioso sorriso – cosa ci fai lì a terra? – chiese continuando a sorridere, si avvicinò a me e si inginocchiò. In quel momento avrei solo voluto sprofondare, non mi ero ancora guardata allo specchio e non osavo immaginare come fosse in realtà la mia figura, di sicuro ero conciata malino – b –buongiorno Joon – riuscii a borbottare sottovoce, abbassai lo sguardo e sentii il mio viso avvampare. Gli occhi di Joon erano ancora puntati addosso, mi stava scrutando, stava studiando i miei capelli, il mio viso rosso – cosa ci fa quel mestolo tra le tue mani? – chiese ridendo, alzai lo sguardo e lo vidi quasi morire dalle risate, risi anch’io guardando l’oggetto tra le mie mani – è che pensavo di essere sola e quando ho sentito il rumore provenire dal fondo del corridoio mi sono spaventata. Ecco, io in realtà ho ricordato quella storia di fantasmi di cui parlò G.O – confessai, ma tutto ciò mi stava mettendo davvero in soggezione, mi sentivo una stupida nel confessare quelle cose. Joon, infatti, non tardò a ridere come un matto disagiato per le mie parole. Si lasciò cadere indietro e cominciò a battere mani e piedi nel contempo. Rimasi ferma a guardarlo ed anche il suono della sua risata stonata sembrava essere armonioso. In un momento il mio amore per lui riaffiorò in men che non si dica, quanta stima e quanta ammirazione provavo nei suoi confronti, ma soprattutto quanto ero orgogliosa di lui, del suo essere sempre così umile e puro, del suo essere sexy, del suo essere se stesso. Smise di ridere e si asciugò una lacrima all’angolo dell’occhio sinistro, aveva davvero riso di gusto – hai fatto colazione? – chiese dolcissimo, mi strinsi nelle spalle e scossi la testa – allora andiamo, anch’io ho tanta fame – disse ed insieme ci avviammo in cucina.

Avevo fatto colazione con Joon e adesso eravamo intenti a mettere in ordine il dormitorio. Mi chiedevo per quale motivo lui fosse rimasto a casa mentre tutti gli altri erano fuori.
Aveva indossato un piccolo grembiule blu con dei fuori rosa ed io l’avevo preso in giro tutto il tempo, ma era davvero adorabile, a quel ragazzo stava bene tutto. Esausti ci lasciammo cadere al pavimento ma sulle nostre bocche vi era stampato un sorriso meraviglioso – dovrei chiamare Meg – dissi, rompendo il silenzio che si era venuto a creare, feci per alzarmi ma Joon mi fermò – come ti senti, Mar? – sentii la sua voce pronunciare il mio nome e la mia reazione fu la stessa di quella che ebbi l’ultima volta con Seungho, il mio nome pronunciato da loro era molto più bello. Mi voltai e guardai Joon con fare interrogativo, lui si alzò e posò deciso il suo sguardo nel mio – come ti senti a vivere tutto questo? – chiese curioso. Mi sistemai i capelli e mi sedetti nuovamente, come mi sentivo? Il mio sogno si era realizzato e, nonostante fossi incredula, tutto quello che stava accadendo era vero. Guardai Joon e sorrisi timida – Joon oppa, avresti mai immaginato di ritrovarti un’A+ in grembiule? – chiesi ridendo guadagnandomi come risposta il suo bel sorriso – beh, perché io non avrei mai sognato di pulire casa col mio idolo in un grembiule a fiori – in quel momento Joon scoppiò nuovamente a ridere – credo che questa sia la cosa migliore che mi sia mai potuta capitare, quindi sono felice e grata per tutto – in quel momento avrei tanto voluto stringere Joon tra le mie braccia per le cose che avrei detto da lì a poco – quando tornerò in Italia credo mi mancherete tantissimo. Dovrò guardarvi nuovamente da uno schermo ma io vi seguirò sempre, sempre e comunque come ho fatto finora – vidi lo sguardo di Joon riempirsi di una strana luce, anche lui in quel momento avrebbe tanto voluto stringermi ed io lo percepivo. Fece un piccolo sospiro e si avvicinò a me – Seungho è davvero fortunato – disse scompigliandomi i capelli, ma la realtà era che quella fortunata ero io. Io ero fortunata perché avevo degli idoli meravigliosi come loro. In quel momento sotto il suo tocco il mio cuore cominciò a battere forte, avrei tanto voluto confessargli il fatto che lui fosse stato il mio primo amore negli MBLAQ e che avrei sempre e comunque avuto un occhio di riguardo per lui, ma riuscivo solo a restarmene lì ferma e a sorridere timida. Joon si strinse nelle spalle e rivolse il suo sguardo al soffitto, poi guardò nuovamente me – ed ora, dopo tutto quello che è successo, scandalo e quant’altro, come ti senti Smoky Girl? – la sua voce dolce e sincera risuonava nelle mie orecchie – ho paura – confessai, vidi lo sguardo di Joon divenire immediatamente comprensivo, sospirò – quando accettai di lavorare per il film Rough Play non sapevo a cosa sarei andato incontro. Lessi la sceneggiatura e, nonostante la presenza di quelle scene, fui contento e divertito di accettare perché mi sarei immedesimato in qualcosa di nuovo, avrei dato vita ad un personaggio molto lontano dal vero me. Quando le persone videro quel film per la prima volta, alcune di loro, nonostante mie fan, rimasero molto deluse e fu così che mi cancellarono dalla loro vita – in quel momento percepii una sorta di tristezza in quelle parole, Joon stava aprendo il suo cuore e per confortarmi stava raccontando un’esperienza che in un certo senso l’aveva segnato nel profondo, l’aveva ferito. Un sorriso malinconico spuntò infatti sulle sue labbra. Io avevo seguito il tutto da casa, Joon si presentava alle conferenze col sorriso stampato sulle labbra, nonostante tutto e tutti. Vi erano persone che si erano impuntate solo su quelle scene di sesso che lui dovette girare, senza pensare ad altro, senza pensare che finalmente era riuscito a realizzare il suo sogno d’attore – fu una cosa che mi ferì molto, ma le persone che mi appoggiavano e mi amavano in quel momento erano molte di più e questa cosa mi rincuorava, mi faceva stare bene. Ho saputo da Jae Ha che una ragazza ti aveva urlato di lasciar stare il suo oppa, gliel’aveva detto Meg e so che tu ci sei stata molto male. Non devi starci male Mar, perché le persone che ti amano e ti appoggiano sono molte di più, proprio come è successo a me – una lacrima rigò il mio viso ed io non riuscii più a trattenermi, guardai negli occhi Joon con l’intenzione di abbracciarlo e stringerlo forte, ma mentre il mio corpo stava trovando la facoltà di movimento lui si era già avvicinato a me e mi aveva già stretta forte nelle sue braccia. Fu l’abbraccio più caldo e rassicurante che avessi mai potuto avere, dopo quello di Seungho ovviamente, i suoi abbracci non li poteva superare nessuno.
Ci alzammo da terra e Joon asciugò le mie lacrime – grazie – sussurrai e fu un grazie davvero sincero. Le sue parole mi erano state davvero d’aiuto ed io non l’avrei mai ringraziato abbastanza, ne ero certa. Dovevo davvero la mia vita e la mia felicità agli MBLAQ.
In quel momento, però, qualcosa passò veloce nella mia testa, curiosità per qualcosa che mi chiedevo da troppo tempo - Joon oppa – richiamai quindi la sua attenzione – dimmi – rispose prontamente lui – io, io ancora non credo a tutto ciò che sto vivendo con Seungho. Ecco, lo sto dicendo a te perché, beh perché – agitata mostrai il mio mignolo alludendo alla promessa fatta quel giorno in ospedale, l’avevamo sigillata e per me era diventata un qualcosa di prezioso, qualcosa che di sicuro non avrei mai dimenticato. Joon allungò il suo miglioro verso di me e lo strinse forte al mio – lui ti amava già prima ancora che vi conosceste – bisbigliò – sapeva che un giorno sarebbe arrivata qualcuno che gli avrebbe sconvolto la vita e quando ti ha vista per la prima volta ha capito che quel qualcuno eri tu. Sei sempre stata tu, Mar – confessò  ed io sentii il cuore cessare di battere per qualche secondo, quante volte avevo sognato le sue braccia, quante volte avevo sognato di conoscerlo– anche questo è un segreto – aggiunse strizzando l’occhio, sigillando nuovamente la promessa.

Eccitata ero ferma sulla soglia della porta ad aspettare Meg che mi avrebbe raggiunta al dormitorio insieme a Jae Ha. Ero emozionata e per l’occasione avevo preparato tantissime cose da mangiare. Joon mi aveva aiutata ma per la maggior parte del tempo ero stata lì a picchiarlo con lo stesso mestolo della mattina. Gli MBLAQ erano tornati ed erano esausti, era stato tutto così strano. Mi sentivo un po’ come quella umma durante la quinta stagione di Hello Baby.
Seungho non aveva tardato a prendermi in disparte e salutarmi con un tenero bacio, ma Joon l’aveva fatto più volte ingelosire poiché aveva trascorso l’intera giornata in mia compagnia. G.O aveva più volte, a sua volta, detto di non svegliare il cane che dorme, poiché Yang Lidah ringhiava a destra e manca.
Meg e Jae Ha erano finalmente arrivati. Corsi ad aprire il portoncino d’ingresso e mi fiondai tra le braccia della mia migliore amica, ma lei stava tremando sotto la mia stretta,  ancora non credeva di essere lì, al dormitorio MBLAQ. Mi accorsi di come io a differenza sua stessi imparando a vivere la cosa con molta più naturalezza.
I ragazzi accolsero Meg a braccia aperte, erano davvero molto dolci e gentili e Thunder era davvero lusingato di essere il suo bias, si sentiva importante.
- Io e Mar abbiamo cucinato per tutti voi – confessò Joon, facendo brillare gli occhi dei ragazzi. G.O si alzò dal suo posto e venne verso di me per abbracciarmi, Mir fece lo stesso – devi sapere che sei il tipo di donna che Mir sposerebbe – confessò Thunder ridendo,  sotto lo sguardo attento e divertito di Mir, risi anch’io, il maknae aveva davvero troppi tipi di donne ideali. Guardai verso Seungho che se ne stava lì e guardava in cagnesco gli altri – Yah – gridava infatti, attirando l’attenzione dei presenti verso di lui, ma nessuno sembrava replicare.
Trascorremmo la serata all’insegna delle risate e del divertimento e per un solo secondo dimenticai tutte le cose brutte che in quel momento ci circondavano. In cuor mio speravo che le persone avrebbero dimenticato immediatamente tutto ciò che era successo. Guardai alla mia sinistra e vidi Seungho sorridere mentre gustava le cose che io avevo amorevolmente preparato, e mi sentivo così bene nel vederlo così felice. Speravo con tutto il cuore di non averlo messo in una posizione troppo scomoda, speravo non avesse ricevuto una ramanzina dal CEO o da qualcuno superiore a lui, nonostante sapessi quanto fosse serio e professionale.
L’avrei protetto con la mia stessa vita se fosse stato necessario.
Allungò una mano verso di me e la strinse forte sotto il tavolo, sobbalzai leggermente e sentii le farfalle allo stomaco, quanto sei bello e meraviglioso, avrei voluto sussurrargli.
Smise di mangiare e felice si stiracchiò, come un piccolo panda dopo aver mangiato. Sorrisi per il paragone nato nella mia mente. Si passò una mano tra i capelli e fece fare una grande capriola al mio cuore, quel suo gesto mi mandava letteralmente in paradiso, ogni volta.
- Propongo un brindisi – G.O alzò il suo bicchiere di soju verso il cielo e tutti gli altri lo seguirono – a cosa brindiamo hyung? – chiese curioso Mir, G.O lanciò uno sguardo verso me e Seungho, che intanto ancora ci tenevamo timidamente per mano, e sorrise – alla nascita di questo meraviglioso amore – esordii attirando a sé l’eccitazione dei presenti.

Mentre tutti  erano ancora  riuniti in salotto io mi ero trascinata sino in cucina per pulire almeno alcune delle stoviglie usate – vuoi una mano Mar mia? – aveva chiesto Meg che col sorriso mi aveva raggiunta, la vidi avanzare verso di me e sentii una grande felicità nascere dentro – Meg, stiamo vivendo un sogno – confessai, poggiando velocemente la mia testa sulla sua spalla – oddio Mar, ma quanto c’hai ragione? – commentò lei – hai di nuovo dormito tra le sue braccia, non è così? – chiese regalandomi un meraviglioso sorriso. Vidi spuntare quelle sue deliziose fossette e come una piccola bimba dispettosa lasciai un po’ di schiuma sulla sua guancia – ehi che fai? – canzonò lei divertita ricambiando, ovviamente, il mio gesto – Mar, hai visto la luna stasera? – chiese immediatamente prendendo le mie mani ed asciugandole. Seguii con gli occhi tutto quello che stava facendo e me ne restavo in silenzio, aveva anche sistemato i miei capelli. La cosa mi puzzava – è davvero meravigliosa questa sera, credimi – disse, spingendomi lentamente verso la porta che portava all’uscita principale. Mi strinsi nelle spalle ed uscii fuori.
 Sentii il freddo aggredirmi, ma la luna era davvero meravigliosa , proprio come aveva detto Meg. Addirittura sembrava più vicina.
Strinsi le mie mani intorno alle mie braccia ed involontariamente cominciai ad abbozzare alcune parole di una canzone, si trattava di Good Person, la quale Seungho aveva fatto una cover. Amavo davvero con tutta me stessa quella canzone ed amavo lui mentre la cantava.
Un calore improvviso arrivò alle mie spalle, Seungho mi aveva raggiunto silenzioso e chissà per quanto tempo era rimasto lì a fissarmi. Mi aveva avvolto intorno una calda coperta e continuava a stringermi tra le sue braccia. Avvicinò la sua bocca al mio orecchio e sentii il suo alito caldo posarsi sul mio collo ed entrare lento dentro me. Fermò le mie parole sul nascere e continuò la canzone al posto mio. A quel punto il mio cuore si era aperto, si era aperto per accogliere l’amore che in quel momento mi stava donando. Da quando l’avevo conosciuto avevo in me una scatola che si apriva ogni volta che lui si avvicinava a me, si apriva e felice accoglieva il suo amore.
- Grazie per essere rimasta qui tutto il tempo – bisbigliò – ti prometto che ti proteggerò ed una cosa del genere non accadrà mai più – lentamente portò il mio viso verso il suo – oggi ho dovuto affrontare dei giornalisti, ma sapendo di doverti proteggere mi sono dato forza ed ho smentito tutto. Vorrei urlare al mondo che in realtà sto con te, che in realtà ti amo, ma per entrambi purtroppo non posso – avrei tanto voluto baciarlo in quel momento, avrei tanto voluto dirgli che poteva anche non pensare a me mai più, perché anch’io, come lui, avevo intenzione di proteggerlo. Mi avvicinai lentamente e gli lasciai un piccolo bacio a fior di labbra, il giusto per riuscire a sentire il suo calore. Mi spostò i capelli dal viso e con la mani mi accarezzò le gote – sei bellissima – confessò guardandomi in un modo davvero meraviglioso, aveva gli occhi dell’amore in quel momento. Mi feci ancora più piccola e mi strinsi forte al suo petto, affondando il mio viso in quella sua meravigliosa camicia di Jeans. Sentii il suo cuore battere forte sotto il mio orecchio – ti amo – sussurrai e con la mente tornai nuovamente a Busan, a quando tutto era iniziato, a quando gliel’avevo confessato per la prima volta. Portò la coperta anche intorno alle sue spalle per stringermi ancora più da vicino, alzai lo sguardo e lo posai nel suo – sorry but I love you, love you, love you, love you baby – canticchiò sottovoce, con la consapevolezza che grazie a quella canzone aveva avuto inizio tutto, poi mi baciò lasciando il dolce sapore delle sue labbra sulle mie.



ANGOLO AUTRICE
Eccomi di nuovo qui versione vapira. Credo che ultimamente sarò sempre così poiché di pomeriggio studio.
In questo capitolo ho voluto dare molto spazio a Joon che sembra essere, oltre il primo amore di Mar, anche il suo migliore amico. Ormai è così. Lei si fida del suo idolo e si confida con lui, e lui si mostra sempre dolce e disponibile. Per questo motivo vi posto qui una sua foto bella. Ce ne sarebbero davvero tantissime, infatti ho fatto fatica a scegliere, ma questa è bella allo stato puro.
Per quanto riguarda Seungho, beh, lui è l'amore della sua vita. Il leader del suo cuore. Lascio quindi qui anche una sua foto.
Grazie per le meravigliose recensioni che mi lasciate ogni volta. Siamo ormai già a quota 78 e se riesco ad arrivare a 100, come nell'ultima storia, prometto un regalo. Un bacio e al prossimo capitolo:)


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Capitolo 24
*** Capitolo XXIV ***


Durante il primo mattino il cielo si era rannuvolato e, pur non essendo minaccioso, dava l’impressione che l’inverno fosse ormai arrivato. Nonostante tutto, però, la nebbia notturna si era diradata e gli uccellini cinguettavano felici. Con un piccolo sforzo alzai la testa da quello che sarebbe dovuto essere il mio cuscino, ovvero il povero braccio di Seungho che mi aveva ospitato accuratamente tutta la notte, mentre il suo petto si gonfiava lento sotto le mie dita.
Il soju aveva forse fatto un brutto effetto, anzi ne ero sicura date le circostanze in cui avevamo dormito. Il dormitorio sembrava quasi un porcile e tutti avevano assunto posizioni non ben definite per trascorrere la notte. Mir e Joon si erano addormentati tenendosi stretti l’uno nelle braccia dell’altro, li avevo guardati a fondo col sorriso stampato sulle labbra e avevo catturato quel momento per tenerlo sempre con me. G.O e Thunder avevano furbamente usato il divano, ma le gambe di G.O intorno al collo di Thunder lasciavano intendere la scomodità di quella posizione. Sorrisi ancora una volta guardando quello che mi circondava. Guardai Seungho e mi strinsi forte sul suo petto lasciando che il suo odore mi avvolgesse. Stavo ormai vivendo con la consapevolezza che mancavano pochi giorni alla mia partenza, al mio rientro in Italia, ancora poco e li avrei rivisti nuovamente da uno schermo. Gli accarezzai dolcemente il viso e sul suo volto spuntò un meraviglioso sorriso, sentii il cuore battere forte quando mi strinse nuovamente a sé. Mi allungai lentamente per lasciargli un piccolo bacio sulle labbra. Pensai che avrei archiviando quei ricordi così nitidi e li avrei sempre resi vivi in me, non facendoli mai sembrare frammenti di passato, ma il rumore dei miei pensieri fu interrotto da un forte squillare di un cellulare. Seungho aprì lentamente gli occhi e mi parve di essere invasa dalla luce racchiusa in essi, mi sorrise vedendomi così vicina.
Un fragore di voci disapprovanti si propagò nell’aria, quasi tutti gli MBLAQ erano svegli adesso. Seungho si alzò lentamente e si recò al telefono sotto lo sguardo attento di tutti – chi potrebbe essere a quest’ora hyung? – mugugnò il maknae stringendo a sé il povero braccio di un Joon ancora immerso nei più profondi sogni. Seungho scrollò le spalle e si accinse a rispondere. In quel momento sentii una strana sensazione nascere in me, la stessa sensazione di quella sera era ritornata ad assottigliarsi indisturbata nel mio stomaco. Un piccolo gemito alla mia sinistra attirò,però, la mia attenzione liberando, per un attimo, la mia mente da quella sensazione, era Meg che ancora dormiva stando stretta a Jae Ha. Strabuzzai gli occhi nel vedere la scena, era incredibile il modo in cui si stringeva forte a lui, forse era dovuto al fatto che le mancava terribilmente il suo ragazzo.
Restai a fissarla in quel modo, e nonostante stesse ancora dormendo, la sua espressione parlava perfettamente. In un momento mi sentii triste. Guardai Seungho quasi egoisticamente; io avevo il mio amore lì a pochi passi da me mentre lei dall’altro lato dell’oceano.
Il viso di Seungho divenne serio in men che non si dica, staccò la telefonata ed incitò tutti gli altri ad alzarsi – forza ragazzi, svegliatevi – aveva esordito con tono autoritario.
Thunder, Joon e G.O aprirono lentamente gli occhi seguiti da Meg e Jae Ha che erano rimasti a fissarsi col rosso in viso – dobbiamo andare immediatamente alla J Tune, il CEO vuole parlare con noi – lo sguardo serio e deciso di Seungho sembrava esprimere la preoccupazione, ma nonostante tutto restava composto nei panni del leader perfetto.
Il dormitorio si movimentò e in men che non si dica tutti avevano finalmente preso vita e seri si preparavano per dirigersi a lavoro. Preparai le mie cose e fui pronta a lasciare il dormitorio, nonostante tutto avrei dovuto raggiungere il mio appartamento e Jae Ha ci avrebbe accompagnate.
Guardavo Seungho preoccupato e quella sensazione in me continuava a farsi spazio, non riuscivo a mandarla via e ciò stava a significare qualcosa, forse avrebbero convocato anche me.
Speravo con tutto il cuore che nulla di drastico sarebbe successo o il loro concerto a Seoul previsto per metà Novembre sarebbe andato in fumo.
All’esterno dello stabile una folata di vento mi aveva fatta rabbrividire, Seungho mi raggiunse ed avvolse la sua sciarpa rossa intorno al mio collo, la stessa che aveva deciso di regalarmi quel giorno in spiaggia a Busan. Silenzioso lasciò un bacio sulla mia fronte e sorridendomi salì sul van, lasciandomi lì col cuore colmo di preoccupazioni.

Ero tornata a casa con l’inquietudine che ormai mi divorava a morsi ed anche Meg sembrava essere piuttosto scossa e preoccupata. Durante il tragitto in macchina il silenzio aveva regnato sulle nostre bocche, nessuno si era azzardato a parlare, nessuno aveva battuto ciglio.
Cominciai a torturarmi le dita pensando a cosa avrebbe potuto dire loro il CEO – Mar non preoccuparti, andrà tutto bene – disse Meg accarezzando la mia spalla. Finalmente mi aveva parlato, era rimasta zitta per l’intera mattina ed io non avevo avuto il coraggio di rivolgerle la parola. Forse qualcosa in lei stava cambiando, ma non volevo pensare che si trattasse dei sentimenti, quelli nei confronti di Jae Ha.
Le strinsi la mano e mi avvicinai lentamente lasciando affondare il mio viso nella sua spalla, il calore della mia amica era sempre un qualcosa di rassicurante. Restammo strette senza parlare per qualche secondo, ma il suono di un cellulare aveva nuovamente spezzato il nostro silenzio. Ci guardammo negli occhi ed io capii che quella telefonata era per me. Presi il cellulare dalla mia borsa e vidi il numero di Seungho fare capolino sul display. Avevo atteso quella chiamata per un tempo che mi sembrò ragionevolmente lungo. Mi decisi a rispondere facendo un piccolo sospiro. Inconsciamente le mie spalle cominciarono a tremare in modo incontrollabile e mi sembrò che qualcosa di terribile stesse per accadere e la voce rotta di Seungho dall’altro capo ne fu la prova – è appena uscito un articolo su di noi che ha suscitato l’ira di molte mie fans. Mar, Mar non devi assolutamente uscire di casa, resta lì ti prego.. stanno arrivando – a quelle parole lasciai che le mie gambe perdessero tutta la forza e mi lasciai cadere al pavimento stremata. Meg preoccupata cercò di reggermi mentre sentivo la voce di Seungho sussurrarmi ancora qualcosa. Con lo sguardo fisso nel vuoto cominciai a piangere, volevo capire chi fosse la persona che stava facendo tutto quel baccano, che stava mettendo su quel piccolo teatrino. Guardai al mio polso il bracciale di coppia che avevamo comprato, nonostante tutto Seungho lo indossava ancora, nonostante tutto stava portando sulle sue stesse spalle un peso insostenibile.
Delle grida provenienti dall’esterno richiamarono la nostra attenzione, una folla di ragazze si accalcavano davanti il nostro cancelletto, con esse dei fotografi pronti ad immortalare il tutto.
Meg sbirciò dalla finestra che portava al piccolo stagnetto – aish, ma quanti ne sono? – aveva esordito mentre io restavo ancora seduta lì a terra – Meg, io li affronto. Sono pronta, non posso sempre nascondermi – ero decisa, mi alzai e fui pronta ad uscire – sei pazza Mar? Cosa ti è saltato in mente? – ignorando le parole di Meg mi diressi verso il corridoio che portava al pianerottolo, deglutii e fui pronta a smentire il tutto davanti ai fotografi. Non potevo lasciare che Seungho provvedesse a tutto, non potevo, dovevo reagire. Aprii la porta di casa e mille flash accompagnati da grida indecifrabili mi invasero, feci un passo in avanti ma qualcuno si era precipitato addosso, mi aveva abbracciato facendo affondare la mia testa nel suo petto. A quel punto il tempo sembrò fermarsi. Riconobbi immediatamente quel profumo e gli occhi mi si riempirono di lacrime, Jun era tornato, era tornato e adesso mi stava salvando.
Con uno scatto impercettibile mi trascinò dentro chiudendo velocemente la porta alle nostre spalle, ci lasciammo cadere entrambi a terra e ci guardammo negli occhi. Non ero in grado di ricambiare il suo amore, eppure lui continuava a proteggermi – cosa ti è saltato in mente? – canzonò abbracciandomi nuovamente. Sentii il cuore battere forte contro il suo – Jun – bisbigliai sottovoce restando ancora stretta nel suo abbraccio. Meg ci raggiunse e si fiondò a sua volta tra le braccia di Jun – Jun, sei qui finalmente – disse stringendosi forte a lui, Jun sorrise e si staccò dall’abbraccio – ho seguito il tutto da lavoro, mi sono anche vantato coi miei colleghi di avere la ballerina degli MBLAQ come amica – puntò il dito verso la mia fronte e lo pigiò forte facendomi quasi cadere all’indietro – vi siete cacciati in un bel guaio, vero? – confessò cambiando tono di voce.
Meg preparò un po’ di the al ginseng mentre io e Jun ci eravamo accomodati al tavolo – quindi come si è svolta la cosa? – chiese interessato, prendendo la tazza che Meg gli aveva dato. Mi strinsi nelle spalle e cominciai a tracciare i bordi della mia tazza – beh, mi sono esibita con gli MBLAQ alla fine. E’ stato tutto magico, mentre ballavo ripensavo alle tue parole – vidi Jun sorridere ed arrossire – alla fine uno dei ragazzi sarebbe dovuto andare a Busan per uno spot e a mia sorpresa doveva andarci proprio Seungho, mi ha chiesto poi di accompagnarlo – pronunciavo quelle parole ma sentivo delle piccole lame trafiggermi, in un certo senso sapevo dei sentimenti che lui provava nei miei confronti, lo aveva dimostrato anche quella sera lasciandomi quel bacio all’angolo della bocca. Meg notò la mia espressione, si sedette accanto a me e poggiò la sua mano sulla mia spalla. All’esterno il casino non si era ancora placato, sospirai pensando a Seungho – cosa facciamo adesso? – chiesi riferendomi al casino posto davanti alla nostra casa – Mar, devi andare alla J Tune – disse Jun – devi vedere lì le cose come si stanno evolvendo, devi fare qualcosa – mi strinsi nelle spalle e mi morsi nervosamente le labbra, Seungho aveva detto di non muovermi ma Jun aveva ragione, dovevo fare qualcosa – facciamo in questo modo – Jun guardò Meg deciso – Meg, dovresti fare da cavia – propose e Meg annuì – dove vuoi arrivare Jun? – chiesi io sorpresa – questo è il piano. Meg indosserà una tua felpa, un qualcosa che ti appartiene e lascerà l’appartamento al posto tuo. Meg tu devi correre più forte che puoi – sembrava davvero deciso – io seguirò Meg fingendo di proteggerla come ho fatto con te poco fa, così tutti crederanno sia tu. Quando il baccano ci avrà seguiti tu potrai uscire indisturbata, saltare sul primo taxi e correre alla J Tune, ci stai? – il piano di Jun mi sembrava davvero buono, speravo solo funzionasse. Portammo le mani al centro ed urlammo un grosso fighting. Meg cominciò a prepararsi mentre io restai lì a fissare Jun – che c’è? – disse lui sorridendomi. Sorrisi a mia volta e mi fiondai tra le sue braccia portando le mie dita tra i suoi capelli, li scompigliai appena, erano così profumati e folti – mi sei mancato Jun – confessai – mi sei mancata anche tu – bisbigliò lui a sua volta stringendomi ancora più forte.

Scorsi la testa lungo il cancelletto e mi accorsi di come il cumulo di persone seguivano Meg e Jun che, furtivamente, si erano fiondati in macchina. In un certo senso ero dispiaciuta per loro, a causa mia stavano vivendo dei brutti momenti.
L’ajusshi del taxi era arrivato prima del previsto, mi accomodai lasciandomi sprofondare nel sedile e mi diressi alla J Tune.
Una volta lì guardai lo stabile dall’alto in basso, sentivo il cuore pulsarmi in gola e non sapevo cosa mi aspettava da lì a poco. Mi munì di coraggio e decisi di entrarvi.
Un leggero vociferare si era alzato appena al mio passaggio, ogni passo mi sembrava infatti un passo verso l’inferno. Sentivo un fuoco bruciarmi dentro ma dovevo andare avanti.
Entrai in sala prove ma era vuota, deserta. Feci per andarmene ma un’ombra riflessa nello specchio richiamò la mia attenzione. Assottigliai gli occhi per guardare meglio e mi accorsi della presenza di G.O, era lì e se ne stava con le spalle al muro ad occhi chiusi, sembrava stesse dormendo. Chiusi la porta alle mie spalle e lentamente mi avvicinai. Il mio intento non era quello di svegliarlo, ma sembrava così perso nei suoi meravigliosi sogni che me ne sarei rimasta lì tutto il giorno a fissarlo.
Il tenero e pazzo G.O, la persona con la voce più spettacolare di questo mondo, colui che mi rapiva ogni volta. Il mio amato ajusshi. Non riuscivo a spiegare quanto amore provassi esattamente nei suoi confronti. Lui per me era sempre stato speciale.
Aprì lentamente gli occhi e con una mano li strofinò entrambi – Mar – sussurrò prima di guardarsi intorno – aish, l’ho rifatto. Mi sono addormentato – in quel momento sentii il mio cuore cadere improvvisamente nel vuoto, forse lui non era lì con l’intento di riposare, era accaduto di nuovo. Lo aiutai ad alzarsi e ricordai della sua malattia, G.O soffriva di narcolessia e si addormentava improvvisamente, per questo motivo non poteva guidare.  Quando lo seppi per la prima volta stetti davvero tanto male, fu una cosa che mi lacerò completamente il cuore. Gli regalai un sorriso stracolmo di affetto – come mai se qui? – chiese guardandomi, abbassai lo sguardo e mi strinsi nelle spalle – ho voglia di aiutarvi, di fare qualcosa – confessai. G.O portò una mano tra i miei capelli e li scompigliò appena – ehi Smoky Girl, lo ami davvero tanto, non è così? – chiese sorridendo, arrossii leggermente e sorrisi a mia volta, mi sarebbe venuto da dirgli quanto amassi anche lui – in questo momento credo sia col CEO, stanno trovando una soluzione per smentire queste voci. Sai prima d’ora non era mai successa una cosa del genere, è tutto nuovo sia per noi che per la J Tune – mentre mi spiegava il tutto G.O si stiracchiava guardandosi allo specchio, alle sue spalle si rifletteva la mia figura triste. Vidi G.O osservarmi dallo specchio, si voltò e mi raggiunse nuovamente – ehi Mar non devi starci male, non è colpa tua. Piuttosto, sei pronta per il concerto? – lo vidi sorridere e mi parve di vedere un piccolo criceto, avrei tanto voluto strizzare quelle sue meravigliose guanciotte. Quando G.O rideva i suoi occhi si facevano ancora più piccoli, si assottigliavano, donandogli un’aria coccolosa. Sorrisi ed annuii; quella avvenuta quel giorno fu un’esibizione come tante, adesso avrei dovuto affrontare il concerto.

Anche G.O fu chiamato dal CEO quindi io me ne sarei rimasta buona in sala prove ad attendere il verdetto.
Lanciai uno sguardo fuori dalla finestra e mi accorsi del chiarore della luna che ammantava l’intera Seoul con una luce azzurrognola, avevo trascorso tutto il giorno alla J Tune ed era ormai calata la sera.
Meg era rimasta con Jun, era davvero eccitata quando mi aveva telefonato e mi aveva parlato della reazione dei fotografi una volta che aveva tirato giù il cappuccio, ero felice del fatto che avesse preso il tutto col sorriso, ma in fondo era da lei, Meg aveva un grande cuore.
Mi guardai allo specchio e cominciai a muovermi per provare alcuni passi, avevo la sala prove a disposizione e sarebbe stato un peccato non usufruirne.
Mi diressi in fondo alla sala e cominciai ad abbozzare qualche passo, alla fine finii col ballare U&I di Ailee.
Sentii qualcuno applaudirmi alle spalle ed immediatamente mi strinsi nelle spalle, avevo paura di voltarmi per capire chi fosse. Senti dei passi raggiungermi, alzai lo sguardo e sentii il fiato mancarmi, non potevo credere che lui fosse lì. Mi voltai lentamente ed ebbi il suo sorriso meraviglioso puntato nei miei occhi, e lui era lì, davanti a me, l’uomo (a mio parere) più sexy della Corea del Sud mi aveva osservata.
Mi salutò con la sua voce roca continuando a battere le mani – sei davvero brava – aggiunse poi. Restai su me stessa, mi sentivo quasi morire e feci un leggero inchino di gratitudine, ancora non riuscivo a capire per quale motivo lui fosse lì, Rain, era venuto per tirarmi fuori da quella situazione? Anche i miei pensieri cominciarono a delirare, sentii come se il mio corpo fosse stato ricoperto da cemento.
La porta si aprì di colpo e gli MBLAQ fecero il loro ingresso - sei qui hyung – avevano gridato all’unisono. Vidi lo sguardo di Seungho perdersi completamente nel mio, in quel momento mi stava parlando ed io ascoltavo attenta, il suo sguardo mi stava dicendo che da lì a poco sarebbe andato tutto ok.
- Bene, siccome ci siamo tutti credo che sia il momento di parlare e dire a Mar come si svolgeranno le cose da ora in poi – deglutii ma mi fidavo di loro, mi fidavo di lui.
Rain era considerato da tutti l’appa MBLAQ, era solo grazie a lui se gli MBLAQ erano nati. Li aveva istruiti ed allenati per bene e li aveva fatti diventare ciò che erano adesso. Gli MBLAQ avevano sempre dato il meglio di loro stessi per non deluderlo e adesso erano completamente autonomi.
Rain, inoltre, non faceva più parte della loro stessa casa discografica e questo era il motivo per cui non riuscivo a comprendere la sua presenza. Notando il mio sguardo assente ed interrogativo Seungho mi prese una mano rendendo viva nuovamente la mia attenzione, Rain sorrise – forse ti chiedi per quale motivo io sia qui, credo tu mi conosca molto bene quindi non c’è motivo di presentazioni. Anch’io ho sentito parlare molto di te Mar e questa sera ti ho anche vista ballare, quindi potrei dire di conoscerti benissimo – annuii prestando ancora attenzione, Rain unì le mani e le portò alla bocca, ci scrutò uno ad uno e cominciò a parlare. Guardai i ragazzi ed era incredibile la serietà che stavano dimostrando in quel momento, si notava da lontano un miglio quando stimassero e rispettassero Rain – Mar? – sobbalzai quando sentii il mio nome – s-si? – mi strinsi nelle spalle e sentii il viso avvampare – dovrai debuttare, intendo non come ballerina degli MBLAQ ma come idol, solo in questo modo potremmo smentire quelle voci. Farai delle foto insieme a Seungho, fortunatamente quelle di Busan non sono ancora state pubblicate e fingeremo che eri lì con lui per lo spot – Rain stava parlando ma il mio cuore si era fermato già da un bel pezzo, nel momento in cui aveva pronunciato quelle parole – dovrai debuttare – guardai i ragazzi ad occhi sgranati poiché non potevo assolutamente credere alle mie orecchie – ma come è possibile tutto questo? Io non posso, tra pochi giorni devo partire e ritornare in Italia – tutto cominciò ad apparire confuso, non riuscivo più a comprendere quale fosse la finzione e quale la realtà – dovrai prolungare la tua permanenza almeno di qualche altra settimana Mar, gli MBLAQ ti presenteranno durante il loro concerto proprio come io ho fatto con loro quattro anni fa – sentii la mano di Seungho stringere ancora più forte la mia, il cuore batteva forte nel mio petto e sentivo la forza abbandonare lenta il mio corpo. Quando gli MBLAQ notarono il mio disagio si avvicinarono, mi circondarono completamente regalandomi il proprio calore – ti do almeno un giorno di tempo per pensare alla mia proposta Mar, dopodiché cominceremo con il servizio fotografico e quant’altro – Rain pronunciò quelle parole prima di sparire completamente dietro la porta.

Camminai su e giù per il corridoio. Dovevo pensare, valutare la situazione e capire cosa fare. Non c’era tempo per l’indecisione, non ora, dopo quello che avevo saputo.
Eppure io dovevo tornare indietro. Sarei dovuta salire su quell’aereo tra poche settimane e avrei dovuto riabbracciare i miei cari.
Nervosamente mi sedetti su una sedia portando entrambi le mani alla testa, avevo bisogno di Meg e dei suoi consigli. Da lontano vidi arrivare Jae Ha, aveva già saputo tutto e grazie a lui anche Meg era a conoscenza della decisione di Rain.
- Come ti senti Mar? Ho saputo tutto, congratulazioni – disse Jae Ha sorridendo, accomodandosi accanto a me. Guardai Jae Ha fisso negli occhi – come puoi congratularti Jae? Credi io mi sia meritato questo debutto? Non ho fatto provini, non ho avuto un buono allenamento e adesso puff, mi dicono che devo debuttare! – cominciai a tremare nuovamente e a torturare le mie povere mani, se ne avessi avuto la possibilità sarei scoppiata completamente in lacrime – Mar, cerca di ragionare, sai quante persone vorrebbero essere al tuo posto? – disse Jae, poggiando una mano sulla mia spalla. Sentii le lacrime pulsarmi negli occhi – appunto Jae, ci sono persone che provano anche per anni ed anni di fila, non posso rubare loro il posto in questo modo – sentii la voce rompersi dentro – capisci quello che intendo? Debuttare è sempre stato anche il mio sogno, ma avrei voluto arrivarci con le mie forze. Mi ero ripromessa di studiare per bene e ritornare una volta finiti gli studi qui in Corea e provare, anche dieci volte se necessario. Ma non in questo modo – tirai le ginocchia verso il petto e vi ci poggiai la testa. Non potevo debuttare, non avevo nemmeno esercitato il mio canto ed io avrei dovuto studiare tantissimo per migliorare. L’ultima volta che avevo cantato davanti ad un pubblico fu a sette anni, mi esibii con una canzone dello Zecchino D’Oro.
Mi sentivo patetica, avevo sempre odiato le persone raccomandate e adesso io ero diventata una di quelle. Tirai su col naso e poggiai la mia testa al muro, schiusi gli occhi e feci un respiro profondo ma un strano click attirò la mia attenzione. Mi voltai immediatamente e sulla mia destra vidi qualcuno con un berretto nero correre via, mi alzai di scatto e fui decisa a rincorrere chiunque mi avesse fotografato, ma com’era possibile che anche all’interno della J Tune vi era qualcuno che volesse in un certo senso il male degli MBLAQ?
Mi guardai intorno alla ricerca di qualcuno, Jae Ha che mi era stato accanto adesso non c’era, era sparito. Corsi ma di quella persona nessuna traccia, nemmeno l’ombra. Mi accasciai con le ginocchia a terra e tirai un pugno al pavimento, qualcuno stava rovinando la mia vita apposta.
Non era stato un caso, qualcuno stava progettando la mia rovina ed io avrei scoperto sicuramente chi!


 

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Capitolo 25
*** Capitolo XXV ***


Erano ormai giorni che la pioggia cadeva al suolo indisturbata, e anche adesso il picchiettio incessante si scagliava contro il vetro del finestrino di quel taxi che mi accompagnava alla J Tune. Il cielo era bruno, ma nel momento in cui avevo alzato gli occhi avevo notato un piccolo arcobaleno fare capolino tra le nuvole grigie. Il tempo esprimeva esattamente come mi sentivo, cosa avevo dentro: che quell’arcobaleno fosse il barlume di speranza che avrei dovuto cercare?
Non ero riuscita, ancora una volta, ad acciuffare la persona che stava causando così tanto dolore sia a me che ai ragazzi. Quello che sarebbe dovuto essere il mio sogno stava ormai diventando il mio incubo peggiore.
A causa della pioggia le persone correvano ai ripari, cercavano il loro rifugio e metaforicamente pensai che il mio rifugio fosse Seungho, ma non potevo assolutamente appoggiarmi a lui adesso, avrei dovuto fare qualcosa per riportare l’ordine e magari le cose sarebbero cambiate.
Meg aveva deciso di recarsi insieme a Jun al Santuario di Jongmyo, i giorni in Corea erano quasi terminati e lei a causa mia aveva perso tantissime cose. Mi strinsi nelle spalle e mi lasciai affondare nel sedile appoggiando la testa al bordo, non riuscivo a sentirmi bene e al sicuro poiché mi sentivo devastata mentalmente, dentro il mio petto il cuore sembrava sanguinare, proprio come se mille lame mi avessero trafitta. Riluttante scesi alla mia destinazione con il cuore che pulsava forte in gola, feci un respiro profondo ed entrai nello stabile della J Tune. La notizia, molto probabilmente, era già arrivata all’orecchio dei presenti poiché ero osservata in modo particolare, le persone mi scrutavano ed io sentivo mille occhi puntati addosso.
Percorsi nervosamente il lungo corridoio che avrebbe dovuto condurmi dai ragazzi, ormai mancava davvero pochissimo al concerto ed io avrei dovuto preparare un qualcosa per una specie di debutto.
Sulla mia destra una porta socchiusa attirò la mia attenzione, mi scorsi lentamente oltre essa e potei notare un Mir concentrato con le cuffie alle orecchie, tenere il tempo con le mani ed i piedi. Sentii il mio cuore sorridere ed immediatamente un sorriso spuntò sincero sulle mie labbra. Lentamente vi entrai e chiusi silenziosamente la porta alle mie spalle, era così assorto che non si accorse della mia presenza. A piccoli passi mi avvicinai sempre di più ed appoggiai le mie mani al vetro che ci divideva. Mi guardai intorno e mi accorsi di essere già stata lì, si ci ero stata di sicuro. Chiusi gli occhi e la mia mente fu trasportata indietro di qualche settimana, quando le cose erano ancora tranquille, quando la mia vita sembrava ancora una favola scritta da un famoso scrittore. Mi strinsi nelle spalle e ricordai la mia partenza per Busan, mi ero precipitata lì per salutare i ragazzi e ricevere da loro quel calore che faceva da carburante al mio cuore. Eppure tantissime cose erano cambiate e tantissime cose stavano ancora per cambiare, quello che speravo era che questi cambiamenti fossero avvenuti in positivo. Mentre ero assorta nei miei pensieri sentii delle mani circondarmi, cingermi furtivamente i fianchi. Sobbalzai e guardai oltre la vetrata, ma di Mir nemmeno l’ombra, il maknae furbetto si era accorto della mia presenza. Mi voltai ed il suo sorriso luminoso diede luce ai miei occhi – Smoky Girl – aveva esultato - ehi Mirtillo – esordii io lasciando che la mia mano scompigliasse per poco i suoi capelli. Nonostante lui fosse più grande di me sentivo un senso di protezione nei suoi confronti, forse questo era dovuto al fatto che fosse il maknae. Eppure ogni volta che ci ritrovavamo a ballare insieme il pezzo in Smoky Girl, potevo testare con le mie mani quanto lui fosse uomo. Mir mi prese per mano e mi trascinò con sé all’interno della stanza posta dietro al grande vetro – cosa fai? – chiesi io sorpresa, mi guardò sorridendo, poggiò sulla mia testa delle enormi cuffie e mi posizionò davanti un microfono. A quella scena rimasi allibita e non sapevo come reagire. Immediatamente mi lasciò sola per poter ritornare ancora una volta dall’altro lato del vetro. Lo vidi sistemare una telecamera su un cavalletto e posizionarla davanti a me, su di essa applicò un filtro, poi regolò lo zoom in modo da inquadrare bene l’intera area. Verificò il suo funzionamento e mentre si accertava che tutto funzionasse a dovere io me ne restavo ferma a guardarlo con un’aria vagamente ebete. I miei occhi erano sgranati, erano sorpresi, e non riuscivo a capire che intenzioni avesse esattamente – Mireu-ya, cos’è che stai facendo? – chiesi quindi curiosa, Mir mi regalò nuovamente un sorriso e fiero del suo lavoro si sedette sulla grande poltrona in pelle nera di fianco alla telecamera – metto in scena il tuo provino – confessò– tu adesso canterai – esordì poi. Sentii un brivido strano percorrere il mio corpo e le mani tremare, non avevo una bella voce e non avevo intenzione di cantare, non davanti a lui. Non mi sentivo pronta a farlo, tanto per cominciare avevo bisogno di un po’ di tempo per riflettere sulla cosa. Lentamente, ma con decisione, tolsi quindi le cuffie che Mir aveva appoggiato sul mio capo e mi apprestai ad uscire – fermati, ti prego – aveva urlato lui avvicinandosi alla porta che io stavo per aprire. Restai immobile dietro di essa – Mar, dobbiamo preparare qualcosa che ci permetta di dimostrare al mondo che tu sei qui perché te lo meriti – in quel momento mi sentii sprofondare in un mare di dubbi ed incertezze, ma nonostante tutto Mir aveva ragione. Lasciai che le mie gambe perdessero la forza e mi lasciai cadere a terra, Mir aprì la porta e corse in mio aiuto. Mi strinse forte le braccia e mi aiutò ad alzarmi, sentivo il suo sguardo preoccupato fisso su di me, sentivo come se mi stesse leggendo dentro – ora, io ti mostrerò qualcosa che forse non ti aspetti – si staccò da me e si posizionò dietro al microfono mentre con la testa fece segno a me di uscire e di posizionarmi dall’altro lato della stanza. Annuii e feci come detto, chiusi la porta alle mie spalle e mi sedetti sulla grande poltrona dove poco prima vi era seduto Mir. Immediatamente una base si diffuse per l’intera sala registrazione, Mir posizionò bene le cuffie sulla sua testa e chiuse gli occhi, tra le sue mani uno spartito. Strabuzzai gli occhi e mi avvicinai al vetro per leggere meglio la scrittura riportata sul foglio, Mir Come Here, vi era scritto. Sentii il cuore battere incessantemente, quello stava a significare un solo di Mir ed io, io avrei ascoltato il tutto in anteprima. Sentii gli occhi bruciare immediatamente, la melodia mi piaceva poiché rispecchiava il suo stile. Riuscivo a percepirne la grinta, l’adrenalina che si diffondeva lenta lungo il suo corpo; si era immerso nel suo mondo proprio come se lì non ci fosse nessuno ad osservarlo, semplicemente lui stava esprimendo se stesso. Il mio cuore ed il mio corpo in quel momento furono trasportati  a loro volta in un’altra dimensione, essere lì, guardarlo e sentirlo in quel modo, il tutto era assolutamente indescrivibile, indescrivibile e bello. Dimenticai tutte le cose che mi stavano capitando e capii di dover solo ringraziare il cielo perché avevo ricevuto un miracolo, avevo realizzato il mio sogno ed il sogno di tantissime altre A+. Non c’era tempo per essere triste, non c’era tempo per piangere e maledire coloro che mi stavano facendo male, dovevo solo dare il meglio di me stessa, dovevo solo prendere loro come esempio, proprio come avevo sempre fatto, e andare avanti. Quando Mir smise di cantare mi alzai dalla poltrona e cominciai a battere forte le mani, con esse batteva forte anche il mio cuore. Mir mi sorrise e mi fece il segno della vittoria, forse avevo capito qual era il suo intento, lui voleva esattamente quello che era avvenuto pocanzi nella mia mente, lui voleva che io capissi; mi aveva mostrato in che modo avrei dovuto sentirmi esattamente.
Ripensandoci io riuscivo a sentirmi in quel modo ogni qual volta il mio corpo veniva a contatto col suolo grazie a qualche coreografia, ballare era la mia vita e Mir aveva proiettato il tutto su di lui.  A quel punto quindi avrei dovuto cantare – scegli tu la canzone – disse Mir ed io annuii, avrei scelto sicuramente qualcosa di significativo.
Mi posizionai nuovamente dietro al microfono e Mir accese la telecamera, vedevo la lucina rossa lampeggiante riflettere nel vetro, una lucina che ben presto sarebbe diventata verde. Cominciai a tremare senza sosta, la voce sarebbe potuta uscirmi roca dalla gola o peggio ancora avrei potuto stonare come una campana, era quello che mi preoccupava. Mir notò la visibile preoccupazione sul mio viso – cosa ti succede Smoky Girl? – chiese a sua volta preoccupato, lo guardai con occhi supplichevoli e cominciai a torturare le mie mani – ecco.. io.. – non riuscivo a trovare le parole esatte per esprimere il mio disagio. Mir portò una mano sotto al mento – se è la tua voce che ti preoccupa non preoccuparti, questo aggeggio fa miracoli – disse dando dei leggeri colpetti ad un piano pieni di pulsanti, forse aveva ragione, dopotutto eravamo in una sala registrazione. Feci un profondo respiro che avrebbe dovuto incoraggiare il mio cuore – che canzone hai scelto? – chiese Mir guardandomi – io voglio cantare Rust – confessai.

Mi ci volle un po’ di tempo per arrangiare la canzone nel migliore dei modi, ma grazie all’aiuto di Mir tutto andò a buon fine. Non mi sarei mai aspettata di saper cantare in quel modo, le persone mi avevano spesso detto di non essere stonata, ma io non ci avevo mai creduto.
Stremati ci lasciammo cadere su quelle poltroncine rosso e panna. La luce dei faretti faceva capolino sulle lenti degli occhiali che Mir aveva indossato ed era per questo che i suoi occhi sembravano delle stelle luminose.
- Quando sono giù solitamente mangio del ramyun precotto – aveva esordito Mir improvvisamente, spezzando il silenzio che si era creato tra noi. Lo fissai per circa venti secondi prima di scoppiare in una spontanea risata – cosa? – chiesi fissandolo ancora, Mir si girò verso di me sorridendo a sua volta – dico sul serio, conosco un negozietto di un’ajumma che vende ramyun precotti buonissimi – confessò, vantandosi delle sue conoscenze. Mi strinsi nelle spalle e continuai a fissarlo divertita – credimi, i suoi ramyun sono speciali – la sua voce nel pronunciare quelle parole era diventata improvvisamente più dolce e confortevole, forse il suo intento era quello di aiutarmi. Restai con la bocca chiusa incapace di esprimermi. Mir si alzò improvvisamente e rumorosamente si stiracchiò portando le mani al cielo. L’orologio segnava le cinque in punto. Raccolse le sue cose e fece per andar via, io invece sembravo essere caduta in una specie di trance – Smoky Girl – ma Mir richiamò la mia attenzione. Posai il mio sguardo su di lui e lentamente mi alzai a mia volta, Mir sorrise – io adesso devo andare, ho degli impegni. Mi dai il tuo cellulare? – la sua richiesta ancora una volta era stata capace di lasciarmi senza parole, Mir rise – voglio solo darti le indicazioni per quel negozietto, hai bisogno di sentirti meglio – aggiunse. A quel punto annuii e tirai fuori il mio cellulare, Mir scrisse velocemente le indicazioni – ti saluto Smoky Girl – disse prima di lasciarmi sola.

Il tardo pomeriggio era il mio tempo preferito da quando ero arrivata a Seoul. La morbida luce invernale, unita all’austera bellezza della città, dava al mondo un’aura surreale. Mi strinsi forte su me stessa lasciandomi coccolare dal caldo cappotto che avvolgeva il mio corpo, ed intorno al mio collo avevo lasciato la sciarpa intrisa del profumo di Seungho. Col cellulare tra le mani leggevo le indicazioni che Mir mi aveva scritto, da quando ero lì quella forse era la prima volta che mi ritrovavo a camminare da sola.
Il vento aveva alzato le foglie secche, che stanche, avevano lasciato i rami rendendo gli alberi spogli e tristi, ma nonostante tutto non era minaccioso, anzi, i miei capelli sembravano essere accarezzati.  Abbassai lo sguardo e ne portai una ciocca dietro l’orecchio, quel freddo pungente sembrava lo stesso che percepii quella volta stando in riva al mare a Busan.
Quel ricordo mi fece provare un’acuta fitta di nostalgia.
Alzai lo sguardo e l’insegna del negozio richiamò la mia attenzione, ero finalmente arrivata. Sorrisi mordendomi le labbra ed entrai. Appena dentro un calore accogliente mi invase completamente, di sottofondo vi era una musichetta a me familiare, si trattava infatti di No Love degli MBLAQ. Sorrisi e mi avvicinai al bancone, ma dietro di esso non vi era nessuno. Continuai a guardarmi intorno e decisi così di fare un piccolo giro tra gli scaffali, avrei dovuto pur trovare qualcuno.
Accovacciata accanto ad un ripiano una piccola ajumma stava mettendo a posto alcune cose – vuole una mano? – chiesi d’istinto quando notai quanto fosse anziana. La donna si voltò verso di me e mi sorrise regalandomi la sua espressione meravigliata e felice allo stesso tempo. Velocemente si alzò e continuò a fissarmi, forse il fatto che io fossi straniera e che parlassi perfettamente la sua lingua era strano per lei.
Senza che io dicessi nulla si avvicinò al bancone e tirò da una scatola un pacco di ramyun precotti – sapevo tu fossi arrivata – disse improvvisamente facendo comparire sul mio viso un’espressione sorpresa.  Chiunque avrebbe potuto entrarvi, eppure lei sapeva che ero io quella che stava attendendo.
Presi i ramyun precotti e me ne restai in silenzio, intanto l’ajumma continuava a fissarmi – ehm, quanto le devo? – chiesi tornando nuovamente coi piedi a terra, feci per prendere i soldi dalla mia borsa ma la donna mi fermò – questo è un regalo sincero che io voglio fare a te – disse accarezzando leggermente la mia mano, sgranai gli occhi ancora una volta sorpresa e scossi la testa – oh no ajumma, assolutamente io le devo.. – non riuscii a terminare la frase, la donna si era già avvicinata nuovamente al bancone. Da un ripiano abbastanza alto stava cercando di prendere un grande librone, ma essendo abbastanza bassina non ci riusciva. Mi avvicinai per offrirle il mio aiuto e lei mi sorrise per ringraziarmi. Poggiò il librone sul bancone e lo aprì – avvicinati cara – disse sorridendo. Mentre sfogliava le pagine potevo notare riportato su di esso il nome degli MBLAQ, ovunque, MBLAQ sulla prima pagina, MBLAQ sulla seconda pagina e accanto al loro nome delle grandi somme di denaro. A quel punto me ne restavo ferma chiedendomi cosa volesse mostrarmi in realtà la signora – gli MBLAQ sono i più grandi benefattori che io conosca. Devi sapere che quando devono offrire del cibo alle persone meno abbienti loro vengono qui a spendere da me. Solitamente sono i fans che inviano loro le raccolte di cibo, ma gli MBLAQ offrono cibo anche senza far sapere nulla ai media, e questa cosa avviene spesso – a quelle parole sentii dentro me una forza nascere dal profondo dello stomaco, un qualcosa misto all’orgoglio, ero fiera, fiera di loro, fiera di essere una A+. Un sorriso spuntò quindi sul mio viso e quasi una lacrima intimò di cadere dai miei occhi, ma sarebbe stata di sicuro una lacrima di gioia intrisa di orgoglio. Guardai l’ajumma sorridendo e lei mi sorrise a sua volta – Mar, loro mi hanno parlato del tuo arrivo. Quel mattacchione di Mir mi aveva detto che saresti arrivata per comprare il mio ramyun precotto – rise stringendosi nelle spalle, sapeva anche il mio nome – il ramyun che stai stringendo tra le mani è preparato da me, è precotto perché lo confeziono io stessa, ma è fatto con ingredienti freschi di giornata – guardai le confezioni che stringevo tra le mani ed il sorriso di Mir spuntò improvvisamente davanti ai miei occhi, forse era questo il motivo del suo “sono speciali”, sorrisi nuovamente all’ajumma e a quel punto non avrei dovuto fare altro che accettare il suo prezioso regalo e farne tesoro, di sicuro li avrei gustati davvero con tantissimo piacere. Mi guardai intorno e notai degli sgabelli con un tavolo accanto ad una vetrata, i migliaia di drama che avevo guardato percorsero immediatamente la mia mente, tutti si fermavano a mangiare in negozi come questo. Mi accomodai ed aprii la confezione. Il sapore di quei ramyun era davvero un qualcosa di mai assaggiato prima, potei notare di come l’ajumma avesse messo tutta se stessa nel prepararli. Ancora una volta Mir mi stava dimostrando che l’amore e la voglia di fare portavano a buoni risultati, non mi sarei mai aspettata che il maknae giocherellone in realtà fosse così maturo e profondo.
Le persone percorrevano i marciapiedi ingarbugliati nei loro cappotti che fungevano da piumoni, vi erano coppiette che abbracciate rincasavano insieme, ajusshi muniti di ventiquattrore, ajumma con la busta della spesa, ragazzini che scorazzavano felici. Vedere la vita mi metteva di buon umore. Venendo lì avevo finalmente trovato sollievo dai tanti pensieri che mi opprimevano. Sospirai e mi apprestai a lasciare il negozio per tornare a casa, avrei dovuto pur chiedere a Meg come avesse trascorso la giornata, salutai quindi la signora e mi incamminai.

Il freddo ovviamente non tardava a farsi sentire, era ormai divenuto buio e le temperature erano calate. Il mio fiato si condensava per il freddo.
In lontananza una figura avvolta in una pesante giacca scura richiamò la mia attenzione, nonostante fosse buio ed i miei occhi non riuscissero a vedere con precisione, il mio cuore capì,capì quello ad attendermi sul ciglio della strada era Seungho.
Sentii in un attimo una sensazione strana nascere in me, avrei tanto voluto abbracciarlo, ne avevo così bisogno ma sapevo che non potevo, non in un luogo dove le persone avrebbero potuto vederci. A piccoli passi mi avvicinai a lui, sentivo gli occhi bruciare ed il cuore battere incessantemente. Mi avrebbe sempre fatto lo stesso effetto. Quando si accorse della mia presenza mi venne immediatamente incontro, i suoi occhi nei miei avevano nuovamente creato quella sintonia perfetta – cosa ci fai qui? – chiesi io guardandomi intorno, non era bene per noi lasciare che le persone ci vedessero insieme – mi manchi – confessò Seungho stringendomi forte in un abbraccio pieno d’amore.
Ero preoccupata ma non potevo perdere quell’occasione, in fondo anche lui mi mancava, costantemente, anche se mi era sempre vicino. Mi sarebbe mancato in eterno.
Mi prese una mano e la baciò dolcemente – voglio che tu venga con me in un posto adesso – sussurrò restando ancora con le labbra su di esse – ho l’auto posta poco più distante da qui, andiamo – non lasciò che io commentassi la sua proposta che già mi stava trascinando via.
Avanzammo per le strade nebbiose, rese ancora più spettrali dalla luce lattiginosa dei lampioni. Una nebbia che sembrava diversa. In certi punti appariva densa e impenetrabile, in altri era bruma e sottile, e la lieve brezza l’agitava creando lingue tortuose. Eravamo sulla riva del fiume Han, e Seungho mi stava stringendo forte a se, non riuscivo a scorgere il suo viso ma sentivo il calore della sua presenza nell’oscurità.
Sebbene i suoi lineamenti fossero in ombra, io riuscivo a riconoscere ogni tratto del suo viso, la sua splendida bocca, i suoi occhi – ho ascoltato il modo in cui hai cantato Rust – il silenzio venutosi a creare fu spezzato dalla voce di Seungho, lui mi aveva sentita cantare. Cercai di portare il mio viso verso il suo – tu, tu mi hai sentita? – Seungho sorrise ed annuì – e dimmi, come ti sono sembrata, cioè la mia voce io.. – cominciai ad agitarmi e pensai che molto probabilmente da lì a poco avrei anche potuto farneticare e dire cose senza senso, ma Seungho mi sorprese, si avvicinò a me e lasciò un piccolo bacio sulle mie labbra – shh, sei stata meravigliosa – confessò sottovoce facendomi avvampare. Nonostante tutto stavamo sfidando la sorte pur di stare insieme, ma nel buio della notte nessuno avrebbe scorto le nostre figure che unite formavano un tutt’uno.
Cambiando argomento ad un certo punto Seungho mi chiese – a chi pensavi mentre cantavi la nostra canzone? – quella domanda per me fu una sorta di pugnale al cuore.  Mi aveva trasportato indietro nel tempo , facendo riemergere un doloroso ricordo. Quando Mir mi aveva proposto di scegliere una canzone, io avevo ben pensato a quella che più per me era significativa. Ebbene la mia scelta era subito ricaduta su Rust, nessuna canzone spiegava bene in che modo fosse avvenuta la mia rottura con l’uomo che prima di lui mi aveva fatto battere il cuore. Cominciai a torturare le mie dita e a pensare in che modo avrei potuto spiegarlo a Seungho, ma lui premuroso mi strinse facendomi spazio sul suo petto. Aprì infatti la zip del suo cappotto e mi ci fece accucciolare al suo interno – ecco il mio rifugio – pensai chiudendo gli occhi respirando il suo profumo.
- Come farò senza te una volta che sarai andata via? – sentii le sue labbra avvicinarsi al mio orecchio e la sua voce farsi spazio in me, presi il suo viso tra le mani ed una lacrima non poté fare a meno di scivolare lenta sul mio viso, una lacrima che Seungho non tardò ad asciugare – siamo io e te, siamo qui ora.. amami più forte, adesso – portai le mie braccia intorno al suo collo ed avvicinai la mia bocca alla sua, con uno scatto Seungho si impossessò delle mie labbra – io di te, non ne avrò mai abbastanza – confessò stringendomi forte, sentii il suo cuore battere sul mio petto, sentii come se il suo battito fosse divenuto mio improvvisamente. Affondai le mani nei suoi capelli e mi lasciai cadere in un pianto liberatorio, l’amore che provavo nei suoi confronti era un qualcosa di troppo forte. Ci stavamo amando mentre la nebbia lenta si addensava intorno a noi. Sul fiume, invece, cominciò a farsi più argentea prima di passare ad un bianco opaco – credo sia l’ora di tornare a casa – suggerii, avrei dovuto raggiungere Meg. Seungho annuì e si staccò leggermente da me – domani dovremmo andare in ospedale noi MBLAQ, hanno dimesso l’altra ballerina – confessò, ed io in un momento mi sentii in un certo senso male, come se il mio lavoro con loro fosse finito, come se il rimpiazzo avesse funzionato abbastanza. Abbassai lo sguardo e mi strinsi nelle spalle, sul mio viso una smorfia che sarebbe dovuta essere una sorta di sorriso. Seungho si avvicinò e poggiò le dita sotto il mio mento facendomi tirare su il volto – ehi – bisbigliò – tu stai per debuttare, stai per diventare qualcuno – in quel momento avrei semplicemente voluto dirgli tutta la verità – Seungho, io non credo di volerlo fare – confessai infatti. Seungho mi guardò premuroso e mi strinse a se – sai che ogni tua scelta per me sarà quella giusta – disse lasciandomi l’ultimo bacio della buonanotte.


MA FORSE NON TI RENDI CONTO CHE PER ME NON ESISTE IL MONDO, PERCHE’ PER PRIMA ESISTI TU.


ANGOLO AUTRICE.
Picchiatemi, lanciatemi dallo stabile più alto che conoscete, fate di me ciò che volete, io capirò.
E’ passata ormai un’eternità dall’ultima volta che ho aggiornato, ma spero voi possiate perdonarmi, lo studio mi ha uccisa e continua ad uccidermi, per non parlare della danza e dei vari impegni che mi portano via tantissimo tempo. Ma torniamo a noi..
Dovete sapere che questo capitolo l’ho scritto tipo qualche settimana fa, ma non avevo il coraggio di pubblicarlo perché non mi convinceva. Oggi l’ho revisionato e ho deciso che sarebbe stato opportuno pubblicarlo, mi siete mancate troppo.
Ieri c’è stato il concerto degli MBLAQ. La cosa che mi ha fatta ridere è che all’apertura hanno davvero annunciato un debutto, volevo tipo darmi alla chiaroveggenza, ma vabè sono dettagli xD
Spero come al solito vi sia piaciuto, mi aspetto delle belle recensioni, mi siete mancate (daje) e quindi ho voglia di leggere. Per farmi perdonare, as always, lascio voi delle splendide foto dei protagonisti del capitolo e prometto di non sparire più. Un bacio :))



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Capitolo 26
*** Capitolo XXVI ***


Il profumo dei dolci alla cannella, le lucine colorate e le calze al camino segnavano ormai quasi la fine del freddo Novembre e l’inizio di un nuovo mese, Dicembre. Eppure, nonostante tutto, la prima neve non aveva ancora toccato il suolo.
Era da un po’ che non percepivo il calore di un tetto familiare, ma stare seduta intorno al grande camino in casa di Jun mi faceva stare bene, mi faceva sentire che nonostante tutto non ero sola.
Ad accompagnare i meravigliosi dolci alla cannella vi erano delle tazzone ripiene di cioccolato fumante, la madre di Jun le aveva preparate per dimostrarci il suo amore e la sua ospitalità, ed io sapevo che non l’avrei mai ringraziata abbastanza. Il padre di Jun, invece, come suo solito fare, stava raccontando delle valorose storie sul suo passato che io ascoltavo standomene in silenzio tra un sorso, un pensiero ed un piccolo sospiro.
Si parlava d’amore, di corteggiamento, di primi baci, di dita che si intrecciavano e che alla perfezione combaciavano, proprio come se fossero state create a quello scopo.  Si parlava di un destino condiviso ed io, non potevo fare altro che pensare a colui che il mio destino l’aveva segnato.
Mancava forse poco più di una settimana alla mia partenza, ed il mio cuore aveva già iniziato a sentire la mancanza di quella meravigliosa terra. Guardai verso Meg e Jun che, assorti, ascoltavano col sorriso stampato sulle labbra i racconti del signor Kim e coi pensieri immortalai quel momento per tenerlo sempre con me. Era tutto perfetto.
Erano ormai due giorni che non avevo notizie dei ragazzi, avevo solo ricevuto un messaggio da Jae Ha in cui mi diceva che avrei dovuto scattare le foto per quel servizio fotografico, quello di cui Rain ci aveva parlato e che avrebbe dovuto salvare sia me che gli MBLAQ. Le cose alla J Tune erano in continuo movimento, in continuo cambiamento ed io sentivo il peso di tutto sulle spalle.
Improvvisamente sentii il bisogno si cambiare aria così, con una piccola scusa, mi allontanai da quello che sembrava essere il prototipo quadro di famiglia felice e serena. Sola coi miei pensieri abbandonai l’abitazione di Jun per gustarmi lo splendore della luna che quella sera sembrava essere molto più grande.
Il fruscio del vento che lento accarezzava le foglie sembrava quasi creare una dolce melodia e sembrava quasi che, gli stessi alberi, volessero parlarmi. Al bagliore della luna associai gli occhi di Seungho poiché la lucentezza che emanavano era la medesima. Mi strinsi nelle spalle e sentii il freddo pungermi dentro, quando qualcuno alle mie spalle avvolse una calda coperta intorno al mio corpo – rischierai di stare male così –poi,  la calda e rassicurante voce di Jun, sorrisi appena ed abbassai istintivamente lo sguardo – ti manca, non è così? – chiese fissando la luna a sua volta. Dentro me sentii immediatamente una sorta di egoismo esplodere, se mi fossi confidata con lui in quel momento forse sarei stata davvero ingiusta. Mi limitavo a non parlare, a tenere la bocca chiusa; da sempre avevo evitato quel discorso con lui. Jun si strinse nelle spalle e portò le sue mani in tasca – non devi farti problemi Mar – mi rassicurò, ed in quel momento capii che forse avrei potuto dirgli qualcosa, avrei potuto confidare a lui le mie preoccupazioni e le mie paure. Gli rivolsi il mio sguardo e per l’ennesima volta mi accorsi di quanto fosse perfetto e di quanto meritasse una persona che lo amasse con tutta se stessa, perché lui era speciale, un ragazzo col cuore d’oro. Mi avvicinai e poggiai la mia testa sulla sua spalla – sto bene così – sussurrai.
La notte era fredda ed il gelo pungente, eppure le lacrime che reprimevo dentro erano così calde da riscaldarmi l’intero corpo e l’intera anima.

Il giorno seguente il sole sorse radioso sulla meravigliosa Seoul.
Spalancai le finestre e, proprio come il mio primo giorno, respirai l’aria pura del mattino accogliendo il buon umore sulla mia pelle.
Nel pomeriggio avrei finalmente rivisto Seungho per il servizio fotografico, mi sentivo impaziente ed eccitata allo stesso tempo, ma anche parecchio impaurita poiché non sapevo assolutamente cosa sarebbe avvenuto dopo. Per non sprecare la nostra mattina io e Meg decidemmo di recarci con Jun al Korean Folk Village, per gustarci in tutta tranquillità questi ultimi giorni assieme e scattare tantissime foto.
Ci preparammo, quindi, con molta velocità ed uscimmo di casa per raggiungere la nostra meta.
Mi sentivo scoppiettante e tremendamente felice e speravo che il buon umore sarebbe durato a lungo.
- Mar sono così eccitata, finalmente faremo qualcosa insieme e sento che ci divertiremo un mondo – aveva detto Meg mentre saltellava per raggiungere l’auto di Jun, la osservai e sorrisi sincera, speravo davvero di trascorrere un giorno perfetto.
Quando fummo arrivati a destinazione fui immediatamente invasa da una calda luce, mi sentii improvvisamente come in un drama storico, ero una dama di altri tempi. Tutta quella storia che mi circondava mi fece capire, ancora una volta, di essere davvero nella città dei sogni. Entrammo ed iniziammo a girare per quei meravigliosi vialetti alberati dell’antico palazzo. Scattammo foto a più non posso e ci lasciammo cullare dalle meravigliose storie che Jun ci raccontava – si dice che tra queste mura si aggiri il fantasma di una ragazza- aveva detto, creando in me una forte curiosità ed un filo di paura in Meg – c-cosa?- commentò infatti lei con voce tremante, Jun sorrise e fece spallucce – non ho mai creduto a queste cose – confessò ridendo – e se invece fosse vero? – commentai io, lasciando che un alone di mistero mi avvolgesse, Meg si avvicinò a Jun e si nascose dietro la sua schiena – non sei divertente Mar – disse prima che io cadessi in una profonda risata.
Ridere era la cosa che da sempre mi riusciva meglio, anche quando ero triste sorridevo, non volevo che le persone si facessero carico dei miei problemi. In effetti non avevo mai dimostrato a nessuno di avere bisogno del proprio aiuto, ma più volte mi era capitato di desiderare il calore di qualcuno.
Mi sedetti per fare una piccola pausa mentre Jun, accompagnato da Meg, si avviò ad un piccolo stand per prendere alcuni dolcetti tipici – vi farò assaggiare la delizia del posto – ci aveva detto vantandosi. Nonostante fosse inverno il sole era abbastanza potete da riscaldare l’intero territorio, alzai gli occhi verso il cielo e mi feci avvolgere dal suo calore. Guardai l’ora e mi accorsi di avere ormai pochissimo tempo, ultimamente stava scorrendo via troppo velocemente. Non appena Jun e Meg furono di ritorno assaggiai un piccolo dolcetto e salutandoli mi avviai – fai attenzione Mar- aveva urlato Meg alle mie spalle – continuate a divertirvi – avevo risposto io tenendo bene lo sguardo sul cellulare.
Chiamai Jae Ha che fu a destinazione immediatamente – da questa parte Smoky Girl – aveva detto prima di farmi salire sul grande van nero.

Le pareti bianche come il latte erano forse la caratteristica che più avevano attirato la mia attenzione, ero stata tantissime volte in uno studio fotografico prima di allora, eppure mi sembrava tutto così tremendamente nuovo. In fondo alla sala vi era un grosso tendone, molto probabilmente era lo sfondo, e sopra di esso vi erano puntati dei riflettori che risaltavano il gioco di colori. Un grigio scuro ed un arancio si fondevano tra loro, rimasi circa cinque minuti ad osservare il tutto con la bocca spalancata. Sulla destra, invece, vi erano delle rampe su cui erano appesi tantissimi vestiti sia da donna che da uomo e guardandoli dedussi che molto probabilmente erano quelli che avremmo dovuto indossare per il servizio. Accanto ad esso dei separé e dei tavoli su cui vi erano riportati trucchi ed altri cosmetici.
- Hai trascorso una bella giornata?- la voce di Jae Ha mi riportò coi piedi a terra, mi voltai verso di lui e sorrisi annuendo leggermente, Jae sospirò – Mar, la ballerina è stata dimessa – confessò con amarezza, come se quella notizia avesse posto fine al mio “lavoro” da ballerina, o forse era davvero così – lo so- risposi con un filo di voce –so che i ragazzi dovevano andare in ospedale – continuai. Vidi Jae stringersi nelle spalle e fare un lungo sospiro – è che ci sono tantissime cose che dovresti sapere – lanciai uno sguardo fugace ed interrogativo verso di lui, stavo per aprir bocca ma il suono dei passi di qualcuno mi bloccò.
Ero certa fosse lui. Mandai giù della saliva e mi voltai lentamente, sentii le lacrime spingere contro le mie ciglia quando il mio sguardo incontrò il suo, mi era mancato come mi sarebbe mancata l’aria. Si avvicinò e mi regalò uno dei suoi meravigliosi sorrisi, avrei voluto affondare le mie dita in quei suoi morbidi capelli color cenere, ma dovevo trattenermi. Guardò Jae Ha e con un cenno della testa lo salutò, lui fece lo stesso, li guardai e sentii come se tra loro fosse successo qualcosa, ma davvero non riuscivo a capire.
A seguire Seungho vi erano il fotografo, il menager e la persona che avrebbe dovuto occuparsi di noi per il makeup ed i vestiti – mettiamo su questa farsa dai – urlò eccitato il fotografo battendo le mani – siamo in uno studio di Busan splendori – disse sorridendo e rivolgendo il suo sguardo a me. Era un uomo abbastanza basso ma giovane di età, poteva avere si e no gli anni di Seungho.
Mi accomodai su una grossa poltrona ed attesi che la ragazza terminasse di truccarmi, Seungho era seduto accanto a me ed un’altra truccatrice, arrivata da poco, si stava occupando di lui. Sembrava sereno, era seduto con una gamba sopra l’altra e le mani giunte, era appoggiato allo schienale e se ne stava lì, col sorriso stampato sulle labbra e gli occhi chiusi. Quella situazione faceva battere il mio cuore come mai prima.
Appena la ragazza terminò di truccarmi mi invitò ad avviarmi dietro ai separé, avrei dovuto indossare il mio primo abito. Riluttante mi alzai e mi posizionai, accogliendo l’aiuto che mi era stato offerto dalla ragazza.
Il primo vestito che indossai era meraviglioso e sembrava essere stato cucito appositamente per me, mi scivolava addosso in una maniera incredibile. Era di un azzurrino delicato ed aveva uno scollo a V dietro la schiena che si fermava appena sopra il fondoschiena, nella parte anteriore, invece, la parte del seno aveva la forma di un cuore e scendeva morbido. La ragazza sciolse i miei lunghi capelli ondulati e mi fece guardare allo specchio, io stessa rimasi stupida dall’immagine limpida che vi si rifletteva, quasi non mi riconoscevo. Indossai dei tacchi altissimi e con un forte sospiro decisi di mostrarmi. Avevo gli occhi dei presenti puntati addosso, Jae Ha si alzò dalla sedia su cui era seduto mentre il fotografo, preso dallo stupore, mi scattò una foto improvvisa. Mi guardai intorno e mi chiesi dove fosse Seungho. Quando mi voltai lo ritrovai lì, sulla mia destra, e mi stava fissando con un sguardo sorpreso, lui che sembrava un angelo in quell’abito bianco. Si avvicinò e lo sentii deglutire a fatica, mi prese per mano e mi portò verso lo sfondo, avremmo dovuto cominciare. Mentre camminavamo tenendoci stretti per mano il silenzio aleggiava nell’aria, mi sentivo come in una bolla, con gli occhi di tutti puntati addosso.
- Bene cominciamo – disse il fotografo ricaricando la macchina – Seungho, potresti stringerla a te? – chiese, facendo fare un tuffo nel vuoto al mio povero cuore. Seungho mi cinse immediatamente la vita e con uno scatto fugace mi avvicinò a lui, avevo il mio viso ad un centimetro dal suo ed i suoi occhi che adoranti ed innamorati mi scrutavano –mi sei mancata così tanto, quanto ho desiderato stringerti così – sussurrò al mio orecchio, facendo comparire dei piccoli brividi sulla mia pelle.
Andammo avanti per circa due ore e scattammo tantissime foto, ed ogni foto ci veniva poi mostrata dallo schermo di un pc. Eravamo meravigliosi assieme e a notarlo non fummo solo noi due, tutti si erano complimentati con noi. Eravamo davvero l’una il pezzo mancante dell’altro, ed era per questo motivo che quando eravamo assieme ci completavamo raggiungendo quasi la perfezione. Dovetti cambiare abiti e pettinature circa venti volte ma la cosa non mi scocciava, anzi mi piaceva tantissimo e la situazione venutasi a creare era abbastanza piacevole, avevo riso con Seungho e gli altri come se nulla fosse successo, come se nessuna preoccupazione ci opprimesse, come se la mia presenza lì fosse naturale.
Intanto Meg mi aveva mandato diversi messaggi su kakao talk dove mi mostrava la perfetta giornata che aveva trascorso in compagnia di Jun, avevo sempre pensato che quei due insieme fossero l’amore. Sorrisi e riposi nuovamente il cellulare nella mia borsa -per oggi è tutto- aveva urlato il fotografo avviandosi verso l’uscita seguito dalla sua trupe –grazie mille per il duro lavoro Mar – disse sorridendo, sorrisi a mia volta accennando un piccolo inchino e mi apprestai a raccogliere le mie cose per raggiungere Jae Ha. Ormai le luci erano quasi tutte spente ed ero rimasta sola, lanciai uno sguardo verso l’uscita e stavo per incamminarmi – Mar- ma la voce di Seungho bloccò ogni mio movimento, mi voltai a guardarlo ed era fermo dietro di me con le mani in tasca. Si avvicinò e passò una mano tra i miei capelli per poi lanciarsi su di me e stringermi fortissimo, affondai il viso nella sua spalla e chiusi lentamente gli occhi. Mi lasciai invadere completamente dal suo profumo. Lo studio fu invaso completamente dal silenzio ed il buio faceva da padrone, ma noi semplicemente ce ne stavamo stretti perso l’uno nell’abbraccio dell’altra e ci lasciavamo cullare dai nostri pensieri. Seungho si staccò lentamente da me – domani il singolo di G.O verrà pubblicato a mezzogiorno – disse sorridendo appena, sorrisi a mia volta ed annuii – verrò alla J Tune per ascoltare il tutto insieme a voi – risposi, ma nella mia voce vi era un nodo di malinconia, poiché pensavo a quando avrei dovuto dire addio a tutto quello. L’uscita del singolo di G.O stava a significare che dopo due giorni si sarebbe svolto il meraviglioso concerto di Seoul, ed io non avevo saputo nulla sul mio presunto debutto, non vi erano novità. Ma infondo ero così innamorata che ancora non potevo credere che l’uomo della mia vita era proprio lì, ad un passo da me. Si avvicinò lentamente accorciando quella minima distanza che ci divideva e posò le sue morbide e sempre umide labbra sulle mie, sentii dietro la schiena una piccola scossa, sarebbero potuti passare anche milioni di anni, il suo tocco mi avrebbe fatto sempre lo stesso effetto – non dimenticare i tuoi indumenti – disse scostandosi nuovamente – domani abbiamo da provare – annuii confusa e con lo sguardo seguivo i suoi movimenti – ci tocca andare adesso – concluse, lasciando un ultimo bacio sulla mia fronte.

Gonna Play that song without you- mi ritrovavo continuamente a canticchiare, ormai il singolo di G.O era uscito, ed era tanto meraviglioso da aver scalato immediatamente le classifiche. Finii di preparare il mio borsone mentre l’ascoltavo insieme a Meg a ripetizione – è davvero meravigliosa Mar- aveva commentato lei – si lo è- le avevo detto io. Play that song era il secondo singolo digitale di G.O ed era una collaborazione con il famoso pianista Yiruma, la melodia era così dolce che divenne per me immediatamente una droga.
-Mi dispiace lasciarti ancora sola Meg- dissi io prima di passare la soglia di casa –vai via da sola o devo cacciarti Mar?- mi aveva detto Meg con tono minaccioso – oggi vado a fare shopping con Jun e la sua nuova amichetta – disse ridendo sotto i baffi – nuova amichetta?- chiesi io inarcando il sopracciglio, Meg si strinse nelle spalle e sorrise – si, pare che abbia incontrato un’amica delle medie a lavoro e niente, oggi me la presenta- a quella notizia fui immediatamente felice, speravo con tutto il cuore che la persona giusta per Jun fosse finalmente arrivata, sorrisi e mi avvicinai a Meg saltellando – divertiti allora- le augurai, prima di lasciarle un bacio sulla guancia.
Il taxi era finalmente arrivato ed io non dovevo fare altro che entrarvi ed attendere l’arrivo alla J Tune, forse per me ci sarebbero state delle sorprese, ma non potevo saperlo.
Appena lì notai all’ingresso una folla di ragazzine accalcarsi alla porta principale – Jung Byunghee, Jung Byunghee – urlavano all’unisono, sorrisi e mi accorsi di quanto fosse amato il nostro G.O, l’uomo dalla voce più bella del mondo. Presi un cappuccio e per non farmi notare decisi di entrare dalla porta posteriore, in realtà tutto quello mi sembrava ancora molto strano. Appena dentro mi accorsi di come la canzone risuonasse per l’intero stabile, a quanto pare era quello che succedeva quando vi era una novità.
Senza curarmi di niente e nessuno mi avviai lentamente alla sala prove e quando vi entrai mi accorsi che era stranamente vuota. Mi guardai intorno quasi spaesata quando qualcuno alle mie spalle mi coprì improvvisamente gli occhi, sobbalzai e non potei trattenere un urlo. Sentii qualcuno sogghignare e lo riconobbi –Yang Seungho- dissi infatti decisa, si era forse preparato per farmi morire? Mi scoprì lentamente gli occhi e si posizionò davanti a me – benvenuta mia Smoky Girl – disse poggiando una mano sul cuore ed inchinandosi appena. Inarcai leggermente la testa e lo guardai divertita – e gli altri dove sono? – dissi sorridendo – gli altri non ci sono- rispose lui – oggi siamo solo io e te, puoi andare anche a metterti comoda – disse indicandomi il camerino. Deglutii e mi avvicinai al camerino per cambiarmi.
La musica aveva ormai invaso la sala e Seungho era già posizionato davanti allo specchio per le prove. Aveva un semplice pantalone di tuta, una canotta ed uno dei suoi inseparabili cappelli e giuro, era la visione più bella e piacevole che avessi mai visto, ed era mio. Si, lui era mio.
Il ballo era un’altra cosa che ci accomunava più di ogni altra cosa al mondo, entrambi eravamo innamorati di quella meravigliosa arte, mi posizionai accanto a lui e ci lasciammo trasportare dalla musica. Iniziammo a provare e riprovare e intanto il tempo scorreva via incurante di tutto. Mi mostrò le sue abilità ed io feci lo stesso, amavo il fatto che avesse pianificato il tutto solo per poter restare con me indisturbato, lontano dagli occhi di tutti, lontano da quelli che ci giudicavano e da quelli che sapevano solo lanciarci cattive parole addosso. Lo guardai e vidi lì, in quel momento, tutto ciò che mi serviva per sentirmi viva per davvero, la mia vita era ricominciata ad essere migliore perché lui era entrato a farne parte, sin dal primo momento che avevo conosciuto gli MBLAQ avevo capito che la mia vita sarebbe cambiata, e quel viaggio l’aveva cambiata ancora e ancora. La musica cambiò ed io mi fermai di colpo, mi ero lasciata prendere così tanto dai miei pensieri che non mi accorsi di sentire Sad memories propagarsi nell’aria, lo guardai ma senza aggiungere altro lui si avvicinò a me e mi prese la mano, sorrise, se la portò alla bocca e mi baciò le dita – ora semplicemente lasciati andare- sussurrò restando ancora su di essa. Con gli occhi fissi nei miei mi cinse la vita e lentamente mi avvicinò a sé. Mi accarezzò con il pollice il dorso della mano, sussurrò il mio nome ed io, presa dal momento, col cuore che pulsava forte in gola, chiusi gli occhi e mi lasciai guidare.
La melodia si diffondeva in sottofondo, mentre noi restavamo uniti abbandonandoci al calore dei nostri corpi. Il suo respiro mi scaldava il collo, mentre la sua mano scendeva ad accarezzarmi la schiena. Chiusi gli occhi e mi strinsi più forte a lui, era quello che avevo desiderato fin dall’inizio ed ora entrambi ci muovevamo a ritmo con la musica persi l’uno nell’altra.
Sapevo che sarei partita e che l’avrei lasciato lì, ma la meravigliosa favola che stavamo vivendo al momento continuava ad incantarmi ed alimentava le mie fantasie in cui noi, protagonisti, vivevamo per sempre felici e contenti.
Quando alla fine della canzone alzai il capo per guardarlo in viso, lui mi cinse ancora più forte con le braccia, mi sfiorò le labbra con le sue, per poi premerle con più decisione.
Continuammo a baciarci a lungo così, con intensità e senza fretta ma quel momento magico fu interrotto da un leggero tonfo, ci staccammo immediatamente ed entrambi lanciammo il nostro sguardo verso l’uscita. Una folta chioma bionda ci stava spiando ed in quel momento era appena scappata, Seungho strinse i pugni nelle mani e lasciò un pugno allo specchio –ancora lei- commentò prima di iniziare a correre per seguirla.



ANGOLO AUTRICE
Sono tremendamente in ritardo ma assolutamente non mi ero dimenticata di voi. Ho avuto problemi col pc, si era rotto e addio il mio capitolo ç_ç l'ho dovuto riscrivere e non mi convinceva ma spero che a voi piaccia ugualmente.
Siccome è passato fin troppo tempo dall'ultima volta dico innanzitutto, Buon 2014, spero sia iniziato per voi nel migliore dei modi. Avrei tante cose da dirvi ma... PROMETTO DI NON SPARIRE PIU', davvero! Vi lascio in regalo il sorriso più bello che abbia mai visto, un bacione a tutte voi. 


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Capitolo 27
*** Capitolo XXVII ***


Restai immobile ad osservare la schiena di Seungho allontanarsi, mi sembrò di fare un passo in avanti ma in realtà me ne restavo ancora su me stessa. Abbassai lo sguardo e mi lasciai cadere al pavimento, il cuore stava battendo così forte che sentivo come se stesse quasi per lacerarmi il petto. Chiusi gli occhi e mi inarcai in avanti quando una lacrima bagnò il parquet – Mar – una voce preoccupata aveva pronunciato il mio nome. Con gli occhi offuscati dalle lacrime alzai lentamente il capo e tirai su col naso, cercai di aguzzare lo sguardo per mettere a fuoco quella figura che lentamente si avvicinava a me – Mar – aveva detto ancora – Thunder – mi limitai a dire prima di fiondarmi completamente tra le sua braccia.
Sentivo il suo petto aderire perfettamente al mio viso ed i battiti del suo cuore, che teneva il passo col mio,  erano quasi come una dolce melodia. Mi passò una mano tra i capelli facendo affondare le proprie dita e col capo si appoggiò su di esse stringendomi – ci sono io qui, per favore non piangere – sussurrò con la sua voce rassicurante, ma le sue parole non fecero altro che alimentare il mio pianto. Tra le sue braccia mi sentivo al sicuro, mi sentivo tra le braccia di una persona di cui mi sarei potuta fidare ciecamente e per questo motivo le lacrime non facevano altro che cadere indisturbate. Lentamente mi aiutò ad alzarmi e con un fazzoletto asciugò il mio viso – tra poco sarà tutto finito – disse sorridendo – cosa sta succedendo? – chiesi non riuscendo a capire chi fosse la causa di tale scompiglio, ero confusa, angosciata e non ero riuscita nemmeno  a capire le parole di Seungho “ancora lei” aveva detto. Thunder sospirò e sembrò quasi come se qualcosa di molto grande fosse accaduto – vieni, Jae Ha ti riaccompagnerà a casa – disse prendendomi per mano.
Riluttante seguivo Thunder verso la sala in cui ci sarebbe dovuto essere Jae Ha, mi guardai alle spalle e la porta socchiusa della sala prove riportò alla mia mente la dolce melodia che mi teneva stretta a Seungho. Lì, dove tutto aveva avuto inizio, dove le sue labbra umide si erano poggiate sulle mie tremanti per la prima volta; quello rappresentava di certo il luogo in cui ci eravamo accorti di esserci innamorati, proprio come un sogno meraviglioso. Sospirai e lasciai la mano di Thunder fermandomi di colpo – che succede? – chiese lui guardandomi, io me ne restavo con lo sguardo basso – non posso lasciarlo solo – confessai. Avevo causato fin troppi problemi, adesso scappare non era certamente la cosa giusta da fare. Thunder mi guardò comprensivo e sorrise – sapevo tu avresti risposto così, in realtà lo sapeva benissimo anche lui – si avvicinò e scompigliò piano i miei capelli – sei proprio tu, Smoky Girl – disse, lasciando una punta di curiosità interrogativa nel mio cuore.
Con una corsa affannata ci raggiunsero Jae Ha e Joon – stai bene?- gridarono all’unisono quando si accorsero delle lacrime ai lati dei miei occhi, annuii e sorrisi per far capire loro che stavo meglio, ma in realtà non mi sarei sentita meglio affinché tutto non sarebbe andato come sarebbe dovuto andare.
Il mio cuore era preoccupato a tal punto da scoppiare, il concerto era alle porte ed io non avevo fatto altro che causare problemi. Jae Ha si avvicinò a me e si fiondò tra le mie braccia – perdonami – disse, prima di stringermi in un abbraccio che toglieva il respiro. Lo allontanai appena cercando di guardarlo negli occhi ma lui distolse lo sguardo – forse avete bisogno di stare soli – suggerì Thunder col consenso di Joon che, con sguardo serio, aveva annuito al suo consiglio. Li salutai cercando di sorridere il più possibile, ma i miei pensieri erano costantemente con Seungho e nella mia mente la scena non faceva altro che ripetersi. A chi poteva appartenere quella folta chioma bionda?
Una cosa era certa, la persona che stava cercando di rovinarci era una donna, ed io avrei dovuto capire per quale motivo tale gesto, per quale motivo era disposta a fare determinate cose a tal punto da rovinare la carriera di Seungho. Jae Ha tossì appena richiamando la mia attenzione, sobbalzai quando fui sveglia dai miei pensieri – seguimi, ho qualcosa da dirti – suggerì, prima di avviarsi con le mani in tasca.
Lo seguii col cuore in gola e senza fiatare, mi sentii come la prima volta che fummo soli e mi parlò di loro, degli MBLAQ, dei miei idoli che sembravano così irraggiungibili.
Raggiungemmo l’ultimo piano dello stabile e passammo oltre una porta grigia ed arrugginita, Jae Ha l’aprì provocando uno scricchiolio assordante – a quanto pare nessuno sale qui da un po’ – rise prima di stringersi nelle spalle quando una folata di vento lo avvolse. Eravamo sul tetto della J Tune ed io potevo notare gli stabili che ci circondavano. Visti dal basso sembravano così imponenti, ma visti da quella altezza era tutt’altra storia. Capii che era così anche con le persone, avrei solo dovuto guardarli da un’altra prospettiva. Mi avvicinai a Jae Ha e decisi di dare il via alla nostra conversazione, avrei dovuto riempire quella voragine venutasi a creare alla bocca dello stomaco – c’è qualcosa che devi dirmi Jae? – dissi, ma la voce sembrava quasi come se non volesse uscire. Jae Ha mi stava dando le spalle ma in quel momento si voltò a fissarmi, i suoi occhi erano lì decisi puntati nei miei. Con impeto si avvicinò portando le sue mani intorno alle mie braccia e piano mi spinse contro la porta da cui eravamo arrivati – Jae cos.. – non riuscii a commentare, si avvicinò pericolosamente al mio viso e stava per baciarmi ma io non volli, lo strattonai appena prima di spingerlo via – cosa fai? – gridai contro di lui – era per questo motivo che mi stavi chiedendo scusa? – Jae Ha restò immobile con lo sguardo basso – perdonami – ripeté con un filo di voce – io, io vado via – dissi avviandomi alla porta ma lui mi fermò – aspetta – il suo sguardo era un misto di emozioni, nonostante mi rispecchiassi in esso non riuscivo a capire cosa stesse esattamente pensando. Jae sospirò e si poggiò al muro – ricordi il fan sign? – lo guardai in modo interrogativo non riuscendo a capire cosa c’entrasse esattamente. Ormai era passato tanto tempo da allora ma – si – mi limitai a rispondere deglutendo quasi silenziosamente, Jae Ha sospirò – e Seungho era l’unico a mancare, non è così? – chiese pur conoscendo la risposta. Passai nervosamente una mano tra i capelli non badando al vento che li scompigliava appena – Jae puoi spiegarti meglio per favore? – lo incitai, sperando che quell’ansia che mi opprimeva sparisse seduta stante. Jae si avvicinò di nuovo a me ed io istintivamente indietreggiai – fu proprio in quel momento che tutto ebbe inizio – confessò lasciandomi un minuto confusa – Seungho era l’unico presente in sala prove quando la ballerina si infortunò ad una gamba, o almeno era quello che credevamo fosse successo -. Immediatamente la mia mente tornò a quella mattina. Jae Ha era piombato in casa nostra dopo aver lasciato sul mio cellulare mille messaggi. Era il giorno dopo che i miei occhi avevano incontrato quelli di Seungho. A quel punto un sorriso malinconico prese forma sul mio viso. Jae Ha mi aveva parlato della ballerina infortunata e del fatto che Seungho avesse fatto ricadere la colpa su di lui, ma non avevo mai saputo il motivo reale di quel gesto. Guardai Jae Ha quasi supplichevole, volevo sapere, volevo che la realtà mi fosse svelata perché ero stata all’oscuro di tutto per troppo tempo – perché hai appena detto “o almeno era quello che credevamo fosse successo?” – in quel momento quelle parole di Jae Ha non facevano altro che confondermi maggiormente. Era tutto contorto, quel giorno mi disse che Seungho l’aveva combinata grossa, eppure adesso.. – perché non sapevamo quello che realmente era accaduto – portò il suo volto verso di me e mi guardò serio – lei e Seungho stavano provando quando ad un certo punto tentò di baciarlo. Seungho non volle e si staccò, ma lei reagì scaraventandosi a terra. In quel momento Seungho era di spalle e quando si girò la vide lì dolorante, pensò di averla fatta male, di averla ferita in qualche modo e per questo motivo fece ricadere ogni colpa su di lui. La portò in ospedale ma fu ingannato, in realtà lei non si era mai infortunata una caviglia, fu tutta una messa in scena e fu aiutata dall’altra ballerina nonché sua migliore amica – Jae Ha continuava a parlare e a spiegare la realtà dei fatti, ma io mi ero fermata al “tentò di baciarlo” ed ascoltavo senza intervenite né commentare. Adesso ogni cosa si faceva molto più chiara, nonostante le lacrime che intimavano di uscire mi avessero offuscato nuovamente la vista – stai bene Mar? – chiese Jae Ha quando si accorse della lacrima che non ero riuscita a trattenere. L’asciugai immediatamente sorridendo ed annuii col capo – continua – sussurrai, schiarendo piano la mia voce. Jae sospirò ed annuì a sua volta - Seungho ha scoperto del finto infortunio solo quando siamo andati tutti in ospedale, voleva essere il primo ad entrare e mentre era dietro la porta sentì le due ballerine chiacchierare tra loro. Mar.. – Jae Ha sospirò ancora – sono state loro due a creare quelle falsi voci, a seguirvi fino a Busan a pedinarti e ad inviare le foto ai giornali – in quel momento, dopo aver ascoltato attentamente quelle parole, sentii la forza abbandonare il mio corpo. Ciò che mi stava confessando Jae Ha non poteva essere assolutamente vero.
Ero stata trattata con sufficienza, quasi con disprezzo e tutto questo a causa della gelosia.
Passai lentamente una mano stanca sul capo per riavviarmi i capelli, in silenzio, senza scandire parola. Jae Ha mi fissava preoccupato, eppure io continuavo a tenere lo sguardo basso perso nel vuoto.
Il freddo si fece minaccioso e fu per questo che decisi di rientrare – andiamo – suggerii infatti, avviandomi senza attendere risposta alcuna. Jae Ha mi seguì e quando fui sul punto di aprire la porta lui la spinse via con una mano – non ti chiedi perché io ti abbia aggredito in quel modo prima? – sussurrò, mi voltai lasciando che il mio viso fosse ad un passo dal suo, ero così scossa che non mi accorsi nemmeno della situazione. Il vento si alzò piano e fu causa del mio pianto dirotto e spezzato. Feci un nuovo tentativo per allontanarmi ma fui agguantata per un braccio – rispondimi Mar – ordinò, ricevendo il mio silenzio come risposta.
Le sue parole in realtà mi avevano spiazzata, ormai ero così stanca di quella situazione che quasi mi sembrava di non avere più forza in corpo, eppure volevo raggiungere Seungho, ne sentivo fermamente il bisogno. Asciugai le lacrime e mi decisi a parlare – portami da Seungho – dissi quasi singhiozzando. Jae Ha sospirò e si ricompose, in realtà sapere per quale motivo mi avesse aggredita in quel modo era l’ultima cosa di cui avevo bisogno, almeno in quel momento.
Mentre silenziosamente scendevamo le scale ripercossi con la mente tutti i momenti vissuti fino ad ora.
Non avrei mai odiato quella persona per avermi fatto del male, piuttosto avrei provato tanta pena per lei.
Nella mia vita molte persone avevano agito in malo modo nei miei confronti, nessuno mai aveva provato a conoscermi almeno un pochino, erano poche quelle che ci avevano realmente provato, ed erano le uniche persone di cui mi sarei potuta sempre fidare, e tra queste vi era Meg.
Avevano sempre vissuto di giudizi, mi avevano odiata senza alcun motivo e alla fine, smisi di farmi del male e capii che per loro era molto più facile agire in quel modo.
Guardai Jae Ha con la coda dell’occhio e lo vidi a sguardo basso, ora capivo perché lui e Seungho si erano guardati in quel modo allo studio fotografico. Stavo per aprir bocca quando il mio cellulare iniziò a squillare, sullo sfondo il nome di Meg fece capolino. Risposi cercando di sembrare il più calma possibile ma la sua voce mi spezzò del tutto il cuore.

Ringraziai Jae Ha per essere stato tempestivo ed avermi riaccompagnata a casa. Uscii dalla sua auto correndo per dirigermi immediatamente verso il nostro appartamento, poiché fui fermata in prossimità di una stradina che portava al nostro quartiere. Quando fui fuori casa nostra mi fermai a riprendere fiato fuori il cancelletto, avevo un nodo stretto in gola e mi sentivo le gambe tremanti. Meg al telefono stava piangendo disperatamente. Feci un sospiro profondo e mi decisi ad entrare. Apparentemente sembrava tutto tranquillo. Dal fondo del corridoio uno spiraglio di luce si innalzava lungo il parquet, era sicuramente in camera. Mi diressi frettolosamente verso la porta e vi entrai. Meg era sul letto. I suoi indumenti erano sparsi ovunque, in un disordine che solitamente non le era abituale. Aveva il viso bagnato dalle lacrime e stretta tra le mani una foto che aveva vigorosamente stropicciato. Non parlò, non mi disse nulla, ma io avevo già capito tutto. Senza fiatare mi avvicinai e le scostai i capelli dal viso, nonostante fosse più alta di me stando lì rannicchiata sembrava piccola piccola. In quel momento accantonai per un po’ i miei problemi per starle accanto, ciò che stava capitando al suo cuore era forse molto più importante di quello che stava capitando a me. La strinsi tra le mie braccia e lei affondò il suo viso nel mio petto ed in quel momento si lasciò andare. Iniziò ad esprimersi a raffica, usando vocaboli non ben definiti e che a stento riuscivo a capire, ma accarezzandole il capo annuivo ad ogni singola parola. Mi sedetti accanto a lei e le asciugai il viso col bordo della mia maglia, vederla stare male in quel modo faceva stare tremendamente male anche me – è finita Mar – confessò poi tra un singhiozzo ed un altro.
Iniziai a sentirmi strana, iniziai a sentirmi tremendamente ingiusta nei suoi confronti perché sentivo come se in un certo senso il viaggio che avevamo intrapreso fosse stata la causa di tutto – non pensarlo nemmeno – sbottò lei, quasi come se avesse letto nella mia mente – cosa? – chiesi io guardandola – ti conosco Mar e so dalla tua espressione che in questo momento senti di essere la causa della nostra rottura, ma non è così – si asciugò un’ultima lacrima e si girò verso di me – è successo perché doveva succedere, in realtà eravamo in disaccordo già prima che partissi – si strinse nelle spalle e portò lo sguardo verso il basso – sai cosa ti dico? Vorrei conoscere quel genio che ha inventato l’amore, solo per fargli un monumento ed aspettare che i piccioni facciano il loro dovere – in quel momento non riuscii a trattenere una risata, il suo essere sempre ironica anche nei momenti meno adatti mi fece capire quanto in realtà fosse forte, eppure io la conoscevo, sapevo benissimo quanto stesse soffrendo – sei una forza della natura Meg – confessai quindi guardandola negli occhi e stringendole le mani – mica tanto – rispose lei, abbozzando un piccolo sorriso.
Invitai Meg a sfogarsi il più possibile e fui poi pronta a darle i miei consigli per aiutarla. Misuravo le parole e con calma cercavo di capire le sue risposte. Quando si parlava di sentimenti, che fossero miei o di altri, lo facevo sempre con pudore e delicatezza. Meg accolse il mio aiuto e si lasciò andare, confidandomi ogni singola lacuna che le opprimeva il cuore. A volte si mostrava decisa, altre volte si presentava come un cumulo di contraddizioni che sfociavano nell’ipocrisia.
Trascorremmo così il nostro tempo, ordinammo del cibo d’asporto e mandammo al diavolo tutte le persone che ci avevano ferite e fatto del male. Stando con lei mi sentii molto meglio anch’io, perché avevamo parlato a lungo ed entrambe avevamo confessato i nostri problemi. Sapevo che Meg mi sarebbe stata accanto. Lei, l’unica persona in grado di ascoltarmi e di capirmi.
Quella notte scoppiò un temporale furibondo con ponderose raffiche di vento che squassavano gli alberi e fischiavano tra le foglie. Meg aveva sempre avuto paura dei temporali violenti e lo stesso anch’io, ma in quella situazione sentivo di proteggerla e starle accanto più di ogni altra cosa. Così mi infilai nel suo letto e lo feci con molta cautela sperando di non svegliarla, ma quando mi strinse la mano capii che molto probabilmente quei pensieri che le balenavano in testa, erano molto più assordanti di qualsiasi altro temporale.

Il giorno seguente eravamo entrambe assonnate e quasi impresentabili, ma avremmo dovuto ricomporci per affrontare un’altra giornata. Ormai il tempo stringeva, il concerto era imminente.
Accesi la tv e in essa non si parlava d’altro, le immagini dei miei cinque ragazzi e delle fans acclamanti erano all’ordine del giorno.
Meg aveva preparato il caffè ed io intanto me ne restavo rannicchiata alla poltrona, in realtà avrei tanto voluto perdermici dentro. Sbadigliai e delle lacrime si accentuarono agli angoli dei miei occhi, poi il cellulare vibrò. Riluttante lo afferrai e a mia sorpresa era un messaggio di Thunder, mi sentivo un tantino scossa ed emozionata allo stesso tempo. Nel messaggio c’era scritto che andava tutto bene e che Seungho avesse sistemato le cose, speravo col cuore stesse dicendo la verità. Richiamai l’attenzione di Meg e la invitai a vestirsi – andiamo alla J Tune – risposi quando mi chiese la ragione.
Una volta arrivate a destinazione feci, come al solito, un respiro profondo e decisa mi incamminai per affrontare ciò che mi aspettava.
Erano tutti riuniti nell’ufficio del CEO poiché si era svolta una sorta di riunione. Sentivo un piccolo peso sul cuore. Salutai tutti cordialmente e mi accinsi ad ascoltare ciò che avevano da dire – le foto del vostro presunto photoshoot verranno pubblicate oggi insieme a quelle di Busan che scattò Seungho, il tema è lo stesso quindi puoi stare tranquilla – mi sorrise ed io credevo quasi di morire. In realtà avevo seriamente pensato di essere stata solo un peso per loro – mi dispiace averti causato problemi – in quel momento iniziai seriamente a pensare di essere in una candid, il CEO non aveva ragione di scusarsi – oh ma lei, lei non ha ragione di scusarsi. Al contrario, dovrei chiedere io scusa, avrei potuto compromettere la carriera di Seungho, mi dispiace – parlai tutto d’un fiato e mi sentivo quasi svenire, mi inchinai più che potevo e stavo tremando – Seungho è un adulto, è il leader ed è una persona di cui mi fido. So che quello che c’è tra voi è reale. Da CEO della sua compagnia non dovrei parlare in questo modo, dovrei vietare ogni singolo rapporto dei ragazzi con le donne, ma loro non mi hanno mai dato problemi, le loro relazioni non sono mai uscite da queste quattro mura – la voce decisa del CEO era quella che risuonava per l’intera stanza, i ragazzi, compreso Seungho, mi guardavano comprensivi ed annuivano. Tutto quello non poteva essere vero, mi sentivo un po’ come Cenerentola.
- So che non vuoi debuttare, Seungho me ne ha parlato ed hai pienamente ragione. In realtà quando Ji Hoon mi parlò del tuo debutto rimasi scosso, chiunque debutti in questa compagnia deve allenarsi per un determinato numero di anni – ed aveva pienamente ragione. Era quello che avevo sempre pensato, ed era quello che l’ultima volta cercai di spiegare a Jae Ha che, stranamente, non era presente alla “ruinione”.
Sorrisi sincera e mi sentivo sicuramente più leggera – in tutto ciò è giusto che tu sappia questa meravigliosa notizia – il CEO interruppe nuovamente i miei pensieri, mi strinsi nelle spalle ed annuii – un nuovo gruppo sta per debuttare e siccome i giornali sapevano dell’annunciazione di un debutto al concerto degli MBLAQ, ci è parso giusto inserire loro. Si tratta di un duo composto da i rapper del gruppo che debutterà poi nella metà del prossimo anno. Il loro nome è Pro C che sta per “Problem Children” – notizia più bella non mi poteva essere data, se ne avessi avuto la possibilità avrei sicuramente fatto i salti di gioia.
 
Quando la riunione fu terminata mi sentivo un’altra persona. Mi incamminai per i corridoi per raggiungere Meg che intanto mi aspettava nell’atrio principale, quando una mano mi circondò fugace la vita e mi spinse via nella prima stanza che vi si presentava.  Al suo tocco ebbi una scossa lungo la schiena, avrei potuto riconoscere le sue mani anche con altre mille che mi sfioravano. Mi guardai intorno e , a nostra sorpresa, la misteriosa stanza non era altro che la sala delle conferenze. Un’aula ampia con grandi vetrate che portavano alla strada. Seungho si rese conto della situazione e ridacchiò, con tutte quelle finestre la privacy non era il massimo. Lo guardai negli occhi e lui mi regalò uno dei suoi sorrisi capaci di illuminarmi il viso, sentii il cuore battere così forte che quasi si propagava nell’aria spezzando il silenzio, era meraviglioso.
- Vieni ad allenarti dopo? Domani è il grande giorno – mi propose ma io scossi la testa procurandogli uno sguardo interrogativo. Lo guardai affondo, lo scrutai per bene per lasciare la sua immagine impressa nella mia mente, perché nel mio cuore lo era già. Nonostante mi mostrassi tranquilla dentro mi portavo una tempesta, sarei dovuta ripartire e avrei dovuto lasciarlo lì, ormai era quello che mi ripetevo ogni giorno – ormai lei è ritornata ed è giusto che faccia il suo lavoro – confessai, ma nella mia voce vi era una punta di tristezza – sta bene – sorrisi – in realtà lo è sempre stata e.. – abbassai lo sguardo per continuare ma Seungho mi interruppe – tu, tu sai tutto? – chiese quasi mortificato, lo guardai nuovamente negli occhi ed annuii – Jae Ha mi ha raccontato tutto ciò che c’era da sapere – confessai ma lui mi si avvicinò stringendomi forte in uno di quegli abbracci capaci di rompere le costole ma che non fanno male, anzi, fanno tremendamente bene – mi dispiace, avrei dovuto dirtelo io – in quel momento corrugò la fronte ed abbassò lo sguardo, non mi piaceva vederlo così per cui fui io ad avvicinarmi e a permettere che i nostri corpi si unissero nuovamente in un saldo abbraccio. Affondai la testa nell’incavo del suo collo mentre lui affondò le dita nei miei capelli – sono così fiera di te, fiera della meravigliosa persona che sei – sussurrai, solleticando il suo collo col mio respiro. Lo sentii rabbrividire nel mio abbraccio – sono orgogliosa del fatto che tu abbia preferito lasciar correre piuttosto che compromettere la sua carriera nonostante le cose che ti ha fatto, che ci ha fatto – in quel momento la mia voce si spezzò e delle lacrime minacciarono di uscire, ma non volli, non in sua presenza – non sei arrabbiata? – chiese Seungho cordiale – nemmeno un po’ – confessai, cercando di pronunciare il tutto nel modo più dolce e rassicurante possibile. Mi guardò negli occhi fiero, sembrava essere altrettanto orgoglioso di me e la lucentezza che emanavano ne fu la prova. Mi strinsi nelle spalle – io avrei agito esattamente allo stesso modo – confessai cauta – il fatto che lei mi odi, che provi disprezzo per me non sta a significare che io provi la stessa cosa nei suoi confronti, non potrei perché non la conosco e sarebbe stupido da parte mia giudicare qualcuno senza conoscere il suo essere – sorrisi nel pronunciare quelle parole, ma il mio cuore faceva un po’ male poiché le mie stesse parole avevano riportato alla mente dei ricordi non proprio gradevoli. Seungho poggiò le sue labbra sulla mia fronte – è questo che ti rende speciale e meravigliosa – ed ecco che il mio primo battito minacciò di lasciare il petto – il tuo essere umile e sempre te stessa, il tuo essere gentile e solare per qualsiasi cosa, anche quando tutto va storto tu sorridi nonostante le lacrime bagnino il tuo splendido viso – sorrise e col pollice tirò via una lacrima che..ecco, era in caduta libera sulla mia guancia sinistra – ed io tutto ciò l’ho percepito in una volta sola, guardandoti semplicemente negli occhi. Ti confesso che non credo molto nei colpi di fulmine – mi prese la mano e mi poggiò lentamente al muro, sentivo il suo respiro ad un passo da me. La sua voce dolce risuonava in quell’aula vuota e lo stesso nel mio cuore, dentro me. Parlami ancora Yang Seungho, ripetevo tra me e me – io credo che una persona la si deve vivere prima di dire di conoscerla, eppure con te è stato diverso. I tuoi occhi rappresentano lo specchio della tua anima, in essi io capisco tutto e quel giorno mi parlarono. Ricordo ancora perfettamente i riflettori che illuminavano la tua pelle – mi accarezzò ed ecco che un altro battito mi abbandonò lì, inerme – poi le tue lacrime. Non posso dimenticare il modo in cui piangevi quella volta. Avrei tanto voluto saltare giù da quel palco per stringerti e proteggerti. E’ stato in quel momento che capii che in cuor mio ti conoscevo già, era finalmente arrivata la persona che stavo aspettando da ben 27 anni – a quel punto non potei non lasciarmi andare. Mi scostai dal muro e mi fiondai tra le sue braccia, completamente. Con i pugni tenevo stretto tra le dita l’orlo della sua maglia, ed i singhiozzi che partivano dalla mia gola divennero quasi melodia. Tutti quegli anni che avevo trascorso ad amarlo costantemente, così, senza fine. Sapere che adesso era tra le mie braccia, sapere di non essere stata l’unica ad aspettare il suo arrivo. Mi scostò dal suo petto e mi diede un bacio umido, salato, poiché le mie lacrime avevano preso il sopravvento. Ma nonostante vi fosse il loro sapore quello di Seungho era sempre lì, pronto a farmi innamorare di lui come nessuno mai. Ci staccammo e ci guardammo per un tempo non ben definito, ero consapevole dell’espressione da ebete che vi si presentava ogni volta, non riuscivo ad esprimermi perché le parole di Seungho avevano prosciugato del tutto le mie. Avrei voluto dirgli quanto lo amassi a mia volta, ma non ci riuscivo – l’amore non è un qualcosa che si compra. L’amore, così come l’amicizia, è una cosa che va guadagnata mentre altre volte è semplicemente innata, scritta, destinata. Ed è ciò che è capitato a noi – sorrise – con te è sempre stato tutto diverso – confessò ed io sorrisi a mia volta – in cosa è stato diverso? – chiesi con una nota curiosa che si accentuava dentro me – in tutto – confessò lui, portando nuovamente le sue labbra sulle mie, ed aveva ragione.
Perché in fondo a noi l’amore ci era sbocciato dentro, proprio come sbocciano i colorati fuochi d’artificio nel cielo d’estate.

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Capitolo 28
*** Capitolo XXVIII ***


Il mattino seguente l’alba cominciava appena ad ingrigire il cielo quando mi svegliai di soprassalto. Avevo avuto un altro incubo. Qualcosa di orribile e mostruoso che mi aveva costretta a svegliarmi ma di cui la mia mente aveva già cancellato il ricordo.
Mi abbandonai sui cuscini con un sospiro di gratitudine. Le ultime notti erano state un inferno.
Cercai di scacciare via quei pensieri e chiusi nuovamente gli occhi sperando vivamente di riaddormentarmi.
Più tardi mi risvegliai grazie al tremolio incessante del mio cellulare, mugugnai qualcosa e mi apprestai ad afferrarlo. Sorrisi, un suo messaggio al mattino ed uno di sera  erano un po’ come iniziare e terminare la giornata con lui, proprio come se in quegli istanti fosse lì pronto a stringermi e proteggermi da ogni oppressione. Meg stranamente non era più accanto a me. Mi chiedevo se stesse bene, se avesse superato anche solo minimamente il dolore che il suo ex le aveva provocato. Dall’ultima volta non ne avevamo più parlato.
Intanto un profumino alquanto invitante aleggiava nell’aria. Rimasi come stordita ad osservare il soffitto di un bianco cotonato, mentre nella mia testa ripercorrevo tutto ciò che era accaduto fino a quel momento, e quella folta chioma bionda sembrava quasi come sfiorarmi l’anima, ma solo per farmi male.
Udii Meg dalla cucina canticchiare qualcosa, sembrava come di buon umore e la cosa faceva stare bene anche me. Scostai violentemente le lenzuola e finalmente i miei piedi sfiorarono il parquet, ero decisa ad alzarmi, invogliata dal pallido sole e dal canto degli uccelli.
23 Novembre: MBLAQ SENSATION GLOBAL TOUR in Seoul.
Ormai il tanto atteso giorno era arrivato ed io avrei abbandonato “il mio posto sul palco” per riprendere quello originario ed affiancare Meg e Jun tra tutti gli altri fan. La cosa non mi dispiaceva, ero stata io stessa a prendere quella decisione e sapevo bene che era la cosa giusta da fare.
 Raggiunsi Meg in cucina e mi avvicinai per saltarle al collo – finalmente ti sei svegliata- esordì lei ridacchiando –hai dormito per ben dodici ore- sul mio volto una strana espressione prese forma, inclinai leggermente il capo restando con lo sguardo ferma su di lei –dici sul serio?- chiesi sorpresa. Meg fece spallucce e non rispose, si girò appena e con il viso fece cenno verso il tavolo. Mi voltai a mia volta e notai un piccolo book ripiegato su di esso. In quel momento il viso ed il sorriso di Seungho si fecero spazio in me, così come le nostre mani giunte sotto i riflettori ed i nostri sguardi persi l’uno nell’altra illuminati dal flash della macchina fotografica. Spostai la sedia, e riavviandomi velocemente i capelli dietro l’orecchio, mi apprestai ad aprirlo.
Finalmente stavo stringendo tra le mani il photobook di “Busan”, quello che avevamo messo in scena per evitare che si parlasse ancora di noi e della nostra relazione. Eravamo così belli che quasi mi mancava l’aria.
Mi toccai il viso con le mani e mi chiesi da quanto la mia pelle fosse diventata così luminosa, ma poi sorrisi ripensando all’intervento di un bravissimo fotografo. Meg intanto mi raggiunse e mi poggiò una mano sulla spalla –è stato Jae Ha a portarlo- mi confidò, mi voltai a guardarla quasi sorpresa; era da un po’ che non lo vedevo, era persino mancato a quell’importante riunione avvenuta col CEO–Jae Ha è stato qui?- chiesi infatti, Meg annuì e non rispose. La osservai a lungo e sentivo come se mi stesse nascondendo qualcosa, non si era mai comportata in quel modo prima di allora e non riuscivo a capirne il motivo. Decisi però di non chiederle nulla, in fondo conoscendola di sicuro non avrebbe parlato. Mi limitai a restare lì ferma a sfogliare con cautela ogni singola pagina di quel photobook meraviglioso, quello che per noi rappresentava l’unica fonte di salvezza.


Dopo pranzo Jun ci raggiunse alla nostra abitazione, dovevamo organizzarci per il concerto.
Non avrei mai ringraziato abbastanza la sua disponibilità nell’accompagnarci ogni volta.
Meg sembrava essere abbastanza agitata io, invece, non ero mentalmente pronta e nemmeno il cuore mi permetteva di stare tranquilla.
Avevo sentito Jae Ha tramite un messaggio e sembrava essere felice di esibirsi “abbiamo anche una sorpresa per te” aveva scritto, il che era positivo, almeno tutto sembrava andare per il verso giusto.
Ma la mia preoccupazione persisteva; sapevo bene in che modo gli MBLAQ si erano preparati e quanto era stato duro il lavoro da loro affrontato, per questo motivo speravo vivamente che tutto andasse per il meglio.
Cercando di restare tranquilla mi preparai quindi velocemente ed attesi che anche Jun e Meg mi raggiungessero sulla soglia della porta. Erano rimasti in casa da soli più del solito ed il tempo di certo non avrebbe aspettato. Quando mi raggiunsero li guardai entrambi stranita, le loro espressioni erano un costante punto interrogativo e potevo notarvi un lieve imbarazzo disegnato sui volti di entrambi. Sbuffai sonoramente, odiavo quando mi si nascondeva qualcosa poiché odiavo sentirmi costantemente a disagio.
Quando entrammo nell’abitacolo dell’auto di Jun decisi di accomodarmi ai sedili posteriori, ero intenzionata a schiarirmi le idee prima del concerto.
Quella sarebbe stata la prima grande esibizione a cui avrei partecipato, e nonostante avessi condiviso moltissime cose con loro, mi sentivo proprio come si sarebbe sentita qualsiasi altra A+ al suo primo concerto.
Quando fummo sul posto potei rivivere un piccolo flashback.
Le persone accorrevano numerose da ogni dove nonostante la componente di A+ coreane fosse, ovviamente, di maggior numero.
Io e Meg ci guardammo e con il cuore colmo di gioia ci stringemmo in un abbraccio, fu infatti Jun con la sua voce a porre fine a quella dimostrazione di sclero e affetto –smettetela di fare effusioni, piuttosto alzate la testa- disse ad entrambe, indicando un punto del cielo. Alzai la testa come indicato e vidi un enorme cartello pubblicitario; “Busan in Love” vi era riportato e quello era certamente il mio viso ad un palmo da quello di Seungho. Portai entrambi le mani alla bocca e sentii, per un attimo, gli occhi bruciare. Il cuore batteva in un modo ben lontano dalla norma e gli arti erano come paralizzati, eravamo bellissimi.. tanto da mancare il fiato.
-Mar i vostri sorrisi- sibilò Meg, restando ancora col fiato sospeso a fissare quella meraviglia.
Sentii improvvisamente uno strano calore avvolgermi, un mix di emozioni si fecero spazio in me.
Jun poggiò una mano sulla mia spalla e sorrise –su celebrità, adesso andiamo- sussurrò ed insieme ci avviammo all’interno dello stabile.

Attendemmo che il buio calasse su di noi per poi scorgere le cinque figure dei ragazzi nei loro outfit neri. La folla divenne in men che non si dica un vero e proprio bordello.
“Annyeongaseyo, MBLAQ imnida”  gridarono all’unisono inchinandosi, mentre Seungho regalava alla folla un saluto con la mano che, prontamente, sventolava felice verso il cielo.
Si avviarono verso il fondo del palco mentre G.O continuava a parlare, talvolta esprimendo cose di cui nessuno riusciva a trovare senso compiuto, o per lo meno io che, nonostante masticassi il coreano abbastanza bene, non riuscivo a percepire le cose dettate così, di fretta e furia.
Seungho confessò alle A+ quanto gli fossero mancate ed io istintivamente sorrisi stringendo le mani al petto. Una lacrima cadde sul viso e percepii il suo calore mentre scivolava lenta sulla mia guancia, erano lacrime di gioia.
Poi fu il turno di Joon che incitò tutti a regalare un grido per dimostrare la nostra presenza ed infine ognuno di loro si presentò, com’erano soliti fare.
Subito dopo le note di Stay si diffusero ovunque. Non era difficile tenere il passo e ballare e cantare con loro con tutta la gioia che serbavamo dentro.
Quando i ragazzi si avvicinarono, sullo sfondo potei notare la figura delle due ballerine. In quel momento il mio cuore sembrò fermarsi, quella folta chioma bionda era avvolta dalle luci di scena, sul suo viso vi era stampato un sorriso che a me, per qualche secondo, sembrò tremendamente finto.
Cercai di non pensarci, di non pensare a tutto quello che era stato in grado di fare, piuttosto mi concentrai su loro cinque e su quel momento che stavo vivendo felicemente in compagnia di Meg e Jun, di quelle persone che mi erano sempre state accanto e di cui sapevo potermi sempre fidare.
Poi il buio li avvolse nuovamente e fu così che sparirono.
Al cielo gli applausi e le grida delle A+ .
Ero tremendamente felice di ritrovarmi in quella situazione e la serata stava procedendo bene. Tra risate, le loro ballad ed i momenti di divertimento dettati dalle coreografie, come ad esempio per R U OK? o I don’t know. Quella che mi colpì in modo particolare, però, fu Dress Up, amavo da morire quella canzone e vederla coreografata fu una piacevole sorpresa.
A fine serata poi le A+ ebbero il permesso di salire sul palco per salutare i ragazzi. Seungho sembrava essere quello più scostante e meno affettivo tra loro, ed io non riuscivo a capirne il motivo.
In quel momento mi sentii ingiustamente una A+ speciale poiché ebbi la possibilità di incontrarli subito dopo dietro le quinte.
Tra me e Seungho  non vi furono molti convenevoli se non qualche sguardo fugace, perché lui era così, mi accarezzava con gli occhi.

Il debutto fu annunciato a fine serata. Un telo calò dal soffitto e sopra di esso un logo con una scritta “Pro C feat K.Will 2013.11.28”
Era principalmente un duo formato da due repper, così come detto in precedenza dal CEO della J Tune, ed uno dei componenti non era nient’altro che SangBae, ex membro degli MBLAQ.
Jae Ha sembrava essere molto entusiasta. Arrivò ancora con i costumi di scena e mi abbracciò forte, sul volto delle ballerine vi si disegnò un disappunto che non potei fare a meno di notare –sono felice tu sia qui Mar- confessò Jae, gli sorrisi ed annuii –sei stato bravissimo Jae, davvero- ero felice di potergli dire quelle cose, in fondo lo pensavo sul serio e fino a quel momento non avevo fatto caso ai suoi movimenti poiché troppo concentrata a perdermi in quelli di Seungho. Jae Ha mi afferrò per mano sotto gli occhi attenti dei presenti e mi scortò poco più distante dall’intero staff – nel messaggio di questa mattina ti ho detto che, beh insomma, che c’era una sorpresa – potevo percepire l’entusiasmo e l’eccitazione che portava dentro e che in quel momento stava manifestando con un ampio sorriso –si ricordo, di cosa si tratta? – Jae mi strinse le mani e le posò sul suo cuore, lo guardai stranita, non riuscivo a comprendere bene la situazione –lo senti come batte?- chiese – lo sento – risposi semplicemente. Jae sorrise sincero e mi baciò una mano – sto per debuttare anch’io e non puoi immaginare la gioia che sento dentro in questo momento, volevo che tu fossi la prima a saperlo-. In quel momento mi sentii per un attimo sollevata poiché, poco prima, le sue parole ed i suoi comportamenti mi avevano un istante destabilizzata. Sorrisi ancora e poi mi avvicinai per abbracciarlo, ero felice, tremendamente felice per lui e per i suoi sogni che piano divenivano realtà.
Perché si arriva ad un punto nella vita in cui tutti hanno il diritto di realizzare i propri sogni ed anche per Jae Ha era arrivato quel prezioso momento.
Mi sollevò appena da terra e mi fece girare poi mi poggiò ed iniziò a saltellare per conto suo, non potei fare a meno di ridere a quella scena, scaldava il cuore – come ben sai a metà del prossimo anno ci sarà un nuovo debutto, credo ad Ottobre- si grattò la testa alzando goffamente le spalle – io farò parte di quel gruppo il cui nome è- si guardò intorno e si avvicinò appena per sussurrare al mio orecchio –MADTOWN- sibilò – ma che resti tra noi, non mi è permesso diffondere informazioni giacché manca ancora un anno- sorrise ancora e strinse la testa tra le mani – credimi, ancora non riesco a credere di aver finalmente avuto questa possibilità, quando è stato deciso ho quasi creduto di morire di gioia- si sedette ed io lo seguii, poggiai una mano sulla sua spalla comprensiva di tutto quello che stava vivendo. Si voltò a guardarmi e mi scrutò il viso serio – avresti potuto debuttare Mar, insieme ci saremmo divertiti per molto e molto tempo. A dire il vero non sopporto l’idea di vederti andare via- abbassò lo sguardo sulle mani e lo stesso feci anch’io, a mia volta non ero pronta a lasciarli ma dovevo, non era quello il mio posto nonostante mi sentissi di appartenervi in modo particolare. Poggiai la testa sulla sua spalla e gli sorrisi ancora – non dimenticarti di me quando sarai diventato abbastanza famoso, intesi?- sussurrai, ricevendo una sua carezza come risposta.

Il viaggio di ritorno fu abbastanza movimentato, non potevamo fare a meno di sclerare per ciò a cui avevamo assistito. Il concerto degli MBLAQ era stato fenomenale e non credevo avrei mai avuto occasione più preziosa al mondo.
Quando io e Meg fummo sole riuscii a strapparle di bocca alcune informazioni che mi erano state nasconste – non che non avessi notato il tuo fare strano- confessai, tenendole appena il muso –mi dispiace Mar, ma è successo tutto così in fretta che ci siamo scusati all’unisono. Siamo così disagiati che nell’inchinarci abbiamo anche sbattuto la testa- risi di gusto a quell’ultima affermazione.
Credevo di essermi persa qualcosa e non mi sbagliavo.
L’ultima volta non ero stata io a consolare Meg per la rottura nonostante credessi il contrario.
-Ero intenta a bruciare ogni foto di noi, non volevo vederlo perché si è comportato davvero da pessima persona. Lasciarmi così, a distanza. Stiamo per tornare indietro, avrebbe anche potuto dirmelo in faccia piuttosto che scrivere un messaggio di quel genere. Nemmeno una scusa ho ricevuto, niente-.
Il modo di esprimersi di Meg era ormai cambiato. Nelle sue parole non vi era più quella punta di tristezza, bensì disprezzo ed era comprensibile – Jun ti stava cercando per parlarti appunto del concerto ma alla fine ha trovato me sul pianerottolo di casa. Non sapeva nulla di ciò che mi era successo, gliel’ho spiegato e.. beh, alla fine abbiamo finito col scambiarci un bacio- portò le mani davanti come per difendersi – ma ti ripeto Mar è successo tutto in fretta, in pochi minuti non ci ho capito molto- abbassò lo sguardo ed io non potei fare a meno di ridere ancora – tranquilla Meg non te ne faccia una colpa, anzi, conoscendo Jun so che quel gesto nei tuoi confronti è stato sincero- lei mi sorrise, magari sapeva a sua volta che era così – quindi smettila di giustificarti adesso, intesi? – ci scambiammo un altro tenero sorriso per poi avvicinarci per l’ennesimo abbraccio della giornata, feci per alzarmi appena quando la vibrazione del mio cellulare richiamò la mia attenzione. Guardai l’ora e notai che era effettivamente troppo tardi. Feci spallucce e mi apprestai a leggere il messaggio: quattro parole che furono in grado di incutermi un certo timore..

Non è finita qui”

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Capitolo 29
*** Capitolo XXIX ***


Mi bastò l’ultimo salto sulla valigia per balzare all’indietro e finire “gentilmente” a terra. Lamentandomi massaggiai il punto che aveva attutito la caduta richiamando l’attenzione di Meg che mi raggiunse immediatamente –sei sempre la solita Mar- commentò, osservando la mia fronte corrugata ed il viso perso in una smorfia di dolore.
Un’altra notte era trascorsa ed eccoci che ci ritrovavamo forse a poche ore dalla nostra partenza. Ero completamente persa nei miei pensieri, il che mi rendeva più sbadata ed impacciata del solito.
Mi ero addormentata con un grosso peso sul cuore a causa del messaggio inviatomi anonimamente, un messaggio che fu in grado di scuotermi, ma forse solo in parte poiché ne avevo vissute davvero tante.
Dopo quella semplice frase Meg aveva brutalmente strappato il cellulare dalle mie mani lanciandolo in un punto non ben definito della stanza, ed era ancora lì, in quell’angolo remoto, che giaceva inerme e probabilmente privo di vita.
Osservai la mia amica prepararsi e darsi l’ultima spruzzata del suo profumo, agitai una mano davanti al viso col tentativo di scacciarlo per quanto fosse forte –credo tu ne abbia messo un po’ troppo Meg- mi lamentai infatti subito dopo, tossendo appena e stringendo il naso tra il pollice e l’indice – ti faccio presente che devo vedermi con Jun e devo essere impeccabile, okei?- esordì lei accigliata ed agitata allo stesso tempo, afferrai un cuscino e glielo lanciai sbadatamente – ed io ti faccio presente che Jun ti ha vista anche in pigiama- sogghignai, sbuffando ed avviandomi nell’altra stanza.
Mi resi conto che ormai il momento era arrivato ed il tempo era stato in grado di trascorrere ed attraversarci come niente. Tante cose erano cambiate dalla prima volta che avevo messo piede in Corea.
Avevo vissuto l’impensabile, qualcosa che avevo sempre immaginato e visto nei miei sogni.
Spalancai la finestra e mi ci sporsi, in quel momento del vento penetrò furtivo facendomi rabbrividire sul posto. Un carretto di frutta e verdura imboccò la stradina che portava al nostro appartamento. Alla guida vi era un’ahjumma imbacuccata nei suoi vestiti leggeri e sfarzosi, nonostante fosse pieno Novembre. Sorrisi ma poi sospirai, ancora una volta mi ritrovavo a parlare con me stessa e a pormi delle domande, a chiedermi per quale motivo le persone agivano in quel determinato modo e, come al solito, non riuscivo a darmi una risposta. Meg si avvicinò e fece un giro su se stessa –dimmi che sono bellissima Mar- fece labbruccio e quasi implorò un mio commento positivo, ridacchiai e le feci un occhiolino –Jun non ti resisterà, vedrai- ammisi sincera.
Quel bacio era stato in grado di cambiare il loro rapporto e a lasciare che entrambi comprendessero i sentimenti che celavano l’uno per l’altra. Da sempre Meg aveva desiderato visitare la torre di Seoul, quel posto in cui andare con la propria metà quando si è ai limiti della felicità, per racchiudere e sigillare il proprio amore in un lucchetto, e Jun le aveva promesso di accompagnarla in serata dopo un’intera giornata trascorsa assieme. Pensavo che probabilmente entrambi la meritassero poiché il giorno seguente ci saremmo ritrovate sul volo per l’Italia, quel volo per l’Italia.
Con un bacio sulla guancia mi salutò, fermandosi poco dopo sulla soglia della porta –sei sicura che andrà bene Mar? Insomma, ti lascio qui tutta da sola- sussurrò Meg preoccupata, sorrisi e la raggiunsi spingendola appena fuori al pianerottolo – va e vivi questo meraviglioso giorno con lui- dissi e con delicatezza chiusi la porta alle mie spalle.
Mi diressi in camera e recuperai il cellulare, lo avviai e sullo sfondo la foto con Seungho, la selca che ci scattammo a Busan in riva al mare. Sentii il cuore battere forte e le lacrime quasi vacillare. Lo strinsi forte al petto e mi morsi le labbra, avrei dovuto fare qualcosa pensai e fu un pensiero che prese forma quando quel messaggio fece nuovamente capolino sul display.
Sapevo bene chi fosse stato a mandarmelo, Jae Ha me ne aveva apertamente parlato e fu grazie alle sue parole se mi decisi ad agire, ad affrontare il tutto a testa alta.
Mi avviai a darmi una sistemata e recuperai il cappotto decisa ad uscire e a raggiungere i ragazzi in agenzia. Avrei dovuto salutarli, trascorrere un po’ di tempo con loro e sapevo nulla avrebbe impedito ciò che avevo intenzione di fare, o almeno ci speravo.
Uscii di casa incontrando l’amorevole madre di Jun, con un sorriso ed un inchino la salutai ed insieme ci avviammo a prendere il bus. Pensai sarebbe stato carino salire su quell’ammasso di ferraglia verde e blu che, normalmente, scorazzavano per la città.
Sulla strada un negozietto ad angolo richiamò la mia attenzione. I colori in modo particolare mi attiravano a loro. Mi strinsi nelle spalle ed osservai la clientela che lentamente entrava ed usciva dalla minuscola porticina caratteristica. Restai per un po’ ad osservare l’insegna dai caratteri particolari e alla fine decisi di entrarvi, lasciando che l’ahjumma ritornasse alle sue commissioni mattiniere.
Entrandovi un’aria familiare e calorosa mi accolse e guardandomi intorno notai gli oggettini lavorati artigianalmente. Accanto ad ogni oggetto da regalare alla persona amata vi era una storia, in base ad essa la persona sarebbe stata in grado di scegliere il regalo adatto.
“Gli innamorati che lottano con il potere dell’innocenza e la forza delle emozioni contro l’odio, i pregiudizi e l’intolleranza dei terzi (…)”  Lessi il tutto ad occhi sgranati, mi avvicinai e accanto ad essa vi era un bracciale forgiato in acciaio e pelle nera. Era davvero meraviglioso e lo immaginai immediatamente al polso di Seungho. Decisi di regalarglielo, lasciando così il mio ultimo ricordo – da regalare a chi sembra tanto lontano da te- commentò il commesso incartandolo, nulla sembrava essere più adatto.
 Perché in fondo noi non potevamo appartenere a due mondi più diversi, eppure, in qualche modo ci eravamo innamorati, ma il destino ci aveva sottoposto ad una difficile prova.

Arrivai alla Jtune relativamente presto, ma chiusa nelle quattro mura del mio appartamento mi sentivo quasi soffocare.
Stranamente quella mattina l’agenzia pullulava di persone, tutte intente a svolgere correttamente il proprio lavoro, impegnate a tal punto che passai quasi inosservata.
Come mio solito mi diressi alla sala prove dove decisi di aspettare pazientemente l’arrivo dei ragazzi, dopo il concerto non ero stata in grado di sentire o vedere Seungho, se non da lontano. Mi accomodai in un angolino ed estrassi dalla borsa il pacchetto contenente il suo regalo, in quel momento mi pentii di non aver preso qualcosa anche agli altri, ma di sicuro mi sarei fatta perdonare.
Sentii il parquet del corridoio scricchiolare e la porta aprirsi di colpo, mi issai col sorriso stampato sulle labbra, non volevo mostrare loro di essere triste e mi apprestai a raggiungerli, ma qualcosa mi fece fermare di colpo o meglio.. qualcuno.
Sentii in quel momento il sangue gelarmi nelle vene e lo sguardo della ballerina puntato nel mio, accattivante, perfido, indignato. Riconobbi immediatamente la sua folta chioma bionda e dietro di lei l’altra ragazza che per quel periodo di tempo aveva condiviso con me la scena.
Strinsi i pugni in entrambe le mani ed inarcai la bocca in una smorfia che sarebbe dovuta essere un sorriso –noi non ci conosciamo- sussurrai lentamente, con l’intento di prendere l’iniziativa – e nemmeno ho voglia di conoscerti- intimò immediatamente lei, osservandomi e scrutandomi attentamente, interrompendo ogni mio tentativo di ragionamento. Indietreggiai appena e mi strinsi nelle spalle, dentro me sentivo una piccola vocina incitarmi, era la mia coscienza che mi consigliava di affrontarla. Alzai il capo decisa ma quest’ultima mi venne addosso e mi spinse con violenza alla porta che conduceva al corridoio. Il regalo di Seungho che stringevo tra le mani volò via sul pavimento  – torna da dove sei venuta e lascia in pace Seungho, altrimenti la prossima volta non ci sarà nulla da salvare- aggiunse a voce più alta, aspettando che le sue parole penetrassero a fondo.
La guardai incredula –cosa ti ho fatto di male per meritarmi tutto questo da te?- ebbi il coraggio di chiedere –cosa ti porta ad odiarmi così tanto?- continuai –la tua sola esistenza è fonte di odio per me- ammise freddamente – a causa tua e del tuo amore- continuò mimando delle virgolette sulla parola amore, scimmiottandomi appena – Seungho sta vivendo un periodo buio con l’agenzia, vattene via e lascialo in pace o sarò costretta a farti del male- in quel momento mi sembrò di vivere uno dei miei incubi. Solo pochi minuti prima avevo varcato la soglia della sala prove con il cuore di trepidante attesa e adesso ero lì, schiacciata contro la porta del corridoio, a subire l’assalto di quella ragazza –se continuerai a stragli accanto sarà disprezzato ed umiliato. E’ forse questo quello che vuoi?- nell’udire quelle parole rimasi immobile, non riuscivo a trovare facoltà di movimento. La mia mente era annebbiata, avrei voluto darle contro ma non riuscivo nemmeno a proferire parola, non riuscivo a difendermi né tantomeno difendere Seungho.
-Guarda Miyeon, a terra c’è un pacchetto- il mio sguardo fu immediatamente catturato dalla voce dell’altra, Miyeon si voltò verso di lei e si avvicinò per raccoglierlo –che cosa abbiamo qui?- chiese puntando il pacchetto verso la mia faccia –allora non sono stata abbastanza chiara?- sbraitò passandolo alla sua collega – sbarazzatene Dasom- a quel punto feci un passo in avanti con la speranza di poter recuperare il mio regalo ma fui nuovamente spinta all’indietro –lasciatemi in pace, sto per partire, concedetemi almeno di dirgli addio- allungai una mano con la speranza di riuscire ad afferrarlo ma con un calcio caddi al suolo. Miyeon si inginocchiò ed avvicinò il suo viso al mio –ho finto di essere ferita e sono stata quasi un mese rinchiusa in quell’ospedale. Al mio ritorno speravo di ritrovare un Seungho pronto ad accogliermi tra le sue braccia, dispiaciuto per l’accaduto e invece a causa tua sono stata smascherata e costretta a reprimere il mio amore per lui- mi spinse ancora facendomi cadere nuovamente – vi ho seguiti per tutto questo tempo e ho fatto di tutto per far si che tu cedessi e ti allontanassi da lui, ma noto che non è stato abbastanza. Sono pronta a fare altro se possibile- si alzò e prese il pacchetto portandolo ai piedi e schiacciandolo con tutto il contenuto. Vidi il pacchetto andare in frantumi e sentii lo stesso del mio cuore. Capii che dovevo arrendermi, che non potevo fare altro per il bene di Seungho.
Senza proferire parola decisi di raccogliere le mie cose, o quello che restava delle mie cose, e andarmene via, lasciandole sole nella loro vittoria.

Mezz’ora dopo il taxi filava lungo la striscia grigia della strada. Con la fronte schiacciata contro il finestrino, ormai appannato, guardavo gli enormi stabili e le persone che traballavano oltre il vetro e ripensavo ancora a quelle parole. Era tutto vero. Probabilmente la mia presenza nella vita di Seungho era e sarebbe stata sempre una lunga disgrazia. Il mio amore non sarebbe bastato a preservarlo dalla sofferenza, dall’accanimento delle fan e da tutti quelli che provavano per lui altrettanto amore, lo avrebbe solo condannato ad una vita a metà. Perché in fondo il mio, molto probabilmente, non era un amore speciale, era un semplice sentimento che qualsiasi altra persona avrebbe potuto provare.
Affondai nel sedile dell’auto, stringendomi su me stessa in quel caldo abitacolo. Pensai che sarei sparita dalla sua vita, per sempre. Non avevo altra scelta dopotutto. E fu così che, tuffando il viso nelle mani, piansi anche l’ultima goccia di lacrime rimasta.

Mi ritrovavo in soggiorno a guardare la pioggia che batteva contro i vetri. Sul tavolino dove avevo allungato i piedi c’era il photobook di “Busan” e una tazza di tè ormai fredda che non avevo neanche assaggiato.
Mi sentivo stanca, depressa. In sintonia con la giornata, pensai, fissando l’aria grigia e uggiosa del pomeriggio che già girava verso la penombra.
Mi ritrovavo sola in casa col cellulare spento, lontana da qualsiasi contatto, di qualsiasi natura.
Avevo mangiato del ramyun precotto a pranzo, ben lontano da quello assaggiato l’ultima volta dalla gentile signora consigliatami da Mir, ma pur sempre buono.
Pensavo che alla fine mi fossi comportata da codarda e per tal motivo non meritavo le attenzioni di Seungho, ma andavo fiera della mia scelta e del fatto che ben presto mi sarei allontanata completamente da lui, sparita per sempre dalla sua vita.
Mi alzai e distrattamente sbattei contro il tavolino rovesciando il contenuto della tazza, tutto il tè cadde al pavimento e parte sul photobook. Con uno scatto agile riuscii, però, a salvarlo e sospirando mi lasciai cadere al suolo, stringendolo forte nelle mani e accostandomelo al petto. Fu allora che sentii qualcosa colpire la finestra, qualcosa di piccolo e duro, come un sasso. Allungai lo sguardo pensando che la pioggia ed il vento avessero agitato con troppa forza qualche pianta, ma qualcuno bussò violentemente alla mia porta.
Istintivamente mi acquattai al pavimento e mille pensieri inondarono la mia mente. Pensavo che l’ultima vendetta fosse arrivata, ma quei rumori incessanti richiamarono nuovamente la mia attenzione. Erano bruschi e decisi. Deglutii e lentamente mi avvicinai scrutando dall’occhiello colui o colei che si nascondeva oltre quella porta. Quando scorsi la sua figura immediatamente portai una mano alla bocca, sgranando gli occhi d’istinto e mi apprestai ad aprire. Fui completamente agguantata e stretta in un freddo ed umido abbraccio, nonostante ciò era percepibile il suo inconfondibile profumo.
Volevo capire per quale motivo si ritrovasse in quello stato, per quale motivo fosse venuto a cercarmi. Mi allontanai sospingendolo dolcemente con l’intento di allontanarlo appena e poi lo osservai, era completamente fradicio –Seungho..- sussurrai, con gli occhi che iniziarono a gonfiarsi di lacrime e colmi di preoccupazione. Aveva il volto cupo, arrabbiato, in preda a diverse emozioni. Probabilmente non lo avevo mai visto così prima di allora –che cosa ci fai qui tutta sola?- chiese con tono freddo, piatto– io..nulla, cosa ci fai tu qui piuttosto- chiesi, cercando di distogliere lo sguardo dal suo viso –guardami negli occhi Mar- sentii quasi come se la sua voce fosse minacciosa, si avvicinò e mi afferrò il viso con decisone ma senza farmi male, era solito toccarmi o sfiorarmi sempre con molta cura, come se potessi rompermi da un momento all’altro –ti ho chiesto che cosa ci fai qui tutta da sola-. In quel momento avrei dovuto dirgli la verità, pur non sapendo quale fosse esattamente. Sorrisi e dovetti scacciare via delle lacrime, ecco, ci ero cascata di nuovo –domani mattina parto Seungho- ammisi sospirando e tirando su col naso –stavo preparando le mie cose e..- non conclusi la frase che sentii le mani di Seungho stringere piano le mie braccia –mi stai mentendo Mar, tu menti. Dimmi cosa è successo, che cosa ti hanno fatto?- in quel momento il suo tono di voce era cambiato visibilmente e allo stesso modo la sua espressione. Decisi di divincolarmi e mi allontanai da lui, raggiungendo nuovamente il soggiorno. A passo felpato mi seguì – smettila di farti del male, smettila di agire per conto tuo- gridò alle mie spalle, quella era forse la prima volta che si rivolgeva a me in quel modo. Mi voltai con il cuore che cominciò a martellarmi forte nel petto – ti rendi conto Seungho? Ti rendi conto che sono stata una stupida a pensare che tra noi potesse esserci qualcosa? L’unica cosa che c’è tra noi è l’oceano, un oceano vasto che separa i nostri mondi e che nessuno dei due sarà mai in grado di oltrepassare- continuai a camminare a passi pesanti, raggiungendo diverse stanze dell’appartamento, con l’intento di mostrare anche a lui la mia visione della realtà – ho vissuto parte della mia vita circondata dall’odio altrui, quasi come se fossi segnalata e non mi sembra una cosa giusta, avrei dovuto aspettarmelo che standoti vicino sarebbe stato peggio- mi sentii male per il semplice motivo che mi sembrò di incolparlo in quel momento, ma non era così, mi stavo solo sfogando e lo stavo facendo a voce alta –vivi la tua vita e fingi che io non esista, in fondo hai vissuto così fino a qualche settimana fa- pronunciai quelle parole, che assolutamente non pensavo, e mi odiai terribilmente per quello –ti hanno fatto il lavaggio del cervello- commentò –lo sapevo- aggiunse poi. Lo vidi passare una mano tra i capelli ancora bagnati e mordersi le labbra dal nervoso, un nuovo Seungho, un’altra persona che non avevo mai visto prima –quindi mi stai dicendo che tutte le cose che ci siamo detti a Busan erano false? O probabilmente addirittura credi che io sia stato falso nei tuoi confronti- rise in modo sarcastico, davvero stavamo discutendo? – Pensi che io sia il tipo di persona che perde tempo in questo modo? Se non m’interessi ti ignoro, non ti illudo-. Avrei voluto urlargli che tutto quello lo stavo facendo per il suo bene, ma in che modo dimostrarglielo? Mi avvicinai e scossi la testa, contraddicendomi completamente, e come una bambina lo abbracciai, stringendolo forte e arrendendomi a lui – io ti amo, ma tu non puoi amare me- sussurrai a pochi centimetri dalla sua bocca; Seungho non ci mise molto ad afferrare le mie labbra e farle sue –nessuno ha detto che non posso ricambiare il tuo amore- mi guardò negli occhi e si leccò le labbra –ascoltami Mar, sono sempre stato fin troppo consapevole a cosa sarei andato incontro se mi fossi dichiarato a te, ma ho voluto rischiare lo stesso, perché nulla è paragonabile all’amore che riesci a darmi con un semplice sguardo- parlava di sguardi, di amore, inconsapevole di tutto quello che lui regalava a me ogni volta che sorrideva, ogni volta che in passato si era ritrovato a guardare la telecamera. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore..ma chi volevo prendere in giro? Avevo iniziato ad amarlo a distanza, non avendo mai sfiorato la sua pelle prima di allora, non avendo mai percepito il suo profumo o udito la sua voce calda ad un passo da me e tutto quell’amore me l’ero portato dietro e adesso eravamo lì, con i cuori che piano si abbracciavano e le labbra che dolcemente si sfioravano. In che modo avrei potuto dimenticarlo? Non sarebbe stato possibile– sapevi che ero stata all’agenzia? – chiesi e lui annuì estraendo qualcosa dalla tasca – sono riuscito ad avere ciò che mi spetta- disse, mostrandomi il bracciale che fortunatamente era riuscito a salvarsi –come hai fatto?- chiesi incredula, cercando di comprendere cosa fosse nuovamente successo in mia assenza, se avesse risolto la cosa in prima persona, Seungho sorrise e mi accarezzò i capelli –questo è un segreto- sussurrò, poi mi prese in braccio e mi scortò in camera dove, per la prima volta, consumammo quello che per noi era l’amore più puro del mondo.
Perché noi eravamo così, mentre i nostri occhi si guardavano e le bocche sfioravano, le nostre anime stavano già facendo l’amore.

 

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Capitolo 30
*** Capitolo XXX ***


Il mattino seguente mi risvegliai con un bacio ed il candore della prima neve alla finestra che, salutando la pioggia, aveva toccato delicatamente il suolo di Seoul.
Aprii gli occhi ancora appannati dal sonno ed intravidi Seungho chino su di me, le sue labbra carnose ed i suoi capelli che, come al solito, avevano il buon profumo della vaniglia. Gli sorrisi dolcemente stiracchiandomi tra le lenzuola ancora calde e il cuscino sfatto per poi avvicinarmi e lasciargli un timido bacio sulla spalla. Lo guardai catturando la sua immagine con la piena consapevolezza che quella sarebbe stata per me l’ultima volta. Feci per alzarmi e coprire il mio corpo con un lenzuolo, ma Seungho con una carezza mi adagiò nuovamente sul cuscino, facendomi perdere ancora una volta nella sua morbidezza – è appena l’alba- sussurrò, avvicinandosi piano al mio orecchio. Chiusi gli occhi ed attesi il suo bacio che non ci mise molto ad arrivare, sorrisi, ormai lo conoscevo così bene che ogni suo gesto avevo imparato ad immaginarlo per poi notare piacevolmente il suo arrivo. Se solo pensavo che la sera prima ci eravamo ritrovati a discutere in quel modo, averlo tra le braccia era la cosa più bella che poteva esistere in quel magico istante. Avevamo trascorso tutta la notte ad amarci per poi addormentarci entrambi stremati, l’uno tra le braccia dell’altra.
- Questa notte ho preso una decisione importante- il silenzio fu interrotto dalle sue parole, aprì gli occhi e lo osservai –cosa amore mio?- chiesi, con le labbra che si baciarono l’un l’altra alla parola “amore”.
Diventò subito serio, si leccò le labbra a sguardo basso e quando lo rialzò pronunciò la fatidica parola –sposami- in quel preciso istante sentii il corpo irrigidirsi e divenire come un unico pezzo di ghiaccio, divenni quasi un vegetale priva di facoltà di movimento e di pensiero. Il cuore accelerò ed iniziò a battere forte come un tamburo, sentii qualcosa muoversi nello stomaco e delle scosse prendere vita lungo la mia schiena –che cosa stai dicendo Seungho..?!- chiesi con flebile voce ancora incredula alle sue parole. Pensavo che probabilmente stessi ancora sognando, ma sembrava tutto così vero che riuscivo a sentire l’emozione insinuarsi fin dentro le ossa. E lui se ne stava lì a fissarmi con gli occhi ansiosi e determinati –ho ripetuto mille volte a me stesso che quella presa è la decisione giusta- mi disse –l’unica che forse negli anni a venire non mi costringerà a guardarmi indietro roso dal rimpianto-. Ascoltai le sue parole in silenzio, osservando e seguendo con gli occhi le sue labbra che, piano, rilasciavano quelle parole, parole che in vita mia MAI avrei immaginato di sentirmi dire, non in quel contesto, e non da lui, il mio sogno più grande –in fondo anche mio nonno avrebbe voluto così- affermò poi con un sorriso che si inarcò sul suo viso carico di nostalgia. Lo vidi farsi tra le mie braccia piccolo piccolo ed io con quel gesto capii molte cose, come il rispetto e l’ammirazione che provava nei confronti di suo nonno il cui ricordo lo veniva a cercare in momenti importanti come quello, o come la prima sua vittoria come leader e membro degli MBLAQ, il tutto accompagnato da emozioni della stessa intensità. Si girò verso di me scaldandomi col suo corpo e la sua pelle nuda, inebriandomi completamente del suo tepore, in quello stesso letto che, poco prima, aveva accolto ed ospitato i nostri sospiri di piacere –non lascerò che il mio amore si trasformi in un lungo e angoscioso rimpianto- disse, accarezzandomi piano le gote rosee –quindi sposami e vivi con me quello che insieme consideriamo il dono più prezioso che il cielo ci abbia regalato- e quelle ultime parole furono per me fonte di serenità e gioia. Cercai la sua mano con la mia e lentamente intrecciammo le nostre dita che, come al solito, furono un perfetto incastro. Avevo provato con lui la gioia più grande e ripartire non sarebbe stato tragico, non dopo quello, sapendo che alla fine di un tot di anni che ci avrebbero separato (per la sua partenza al militare), sarei stata sua per sempre e allo stesso modo lui sarebbe stato mio –fai di me la tua sposa- sussurrai, avvicinando le mie labbra alle sue.
Felice chinò il capo sul mio seno e piano chiuse gli occhi per ascoltare il battito del mio cuore e il crescere del mio respiro. Scoprire quel lato “fragile” in lui mi aveva riempito di tenerezza.

Dopo un lungo bagno caldo e rigenerante decidemmo di abbandonare l’appartamento per recarci dai ragazzi, dovevo loro il mio saluto, i miei ringraziamenti, ma soprattutto le mie scuse per le cose che a causa mia erano stati costretti a vivere.
Erano circa le nove quando mi ritrovai sul pianerottolo di casa ad abbracciare la famiglia di Jun mentre la madre se ne stava lì con le lacrime agli occhi nel suo completo casalingo. Mancavano tre ore alla mia partenza.
Sorrisi e mi inchinai diverse volte per mostrare loro la mia piena gratitudine per l’ospitalità e l’amore che ci avevano dato in quel mese di permanenza. Desideravo che anche Meg fosse con me in quel preciso istante, eppure aveva trascorso la notte fuori negandomi anche un semplice segno di vita. Seungho si avvicinò con un paio di occhiali da sole ed il suo cappello tenuto su dalla felpa. Un van nero era venuto a prenderci, come se girare insieme fosse la cosa più naturale del mondo.
Al polso aveva il mio bracciale, quello che ormai credevo perso, e accanto quello di coppia coi caratteri cinesi che richiamavano il mare.
Prima di salire in auto lasciai che il mio sguardo si posasse nuovamente sulla casa, quella che ci aveva ospitato ed accolto caldamente tra le sue mura e che, in quella stessa notte, era stata testimone del nostro amore. Ed era lì, piccola ed accogliente, col tetto a terrazza sulla quale non avevo mai messo piede. Lo stagnetto tipico dei giardini coreani e la finestra dove ero solita affacciarmi per osservare il risveglio del quartiere, lo stesso che aveva conservato i miei pensieri della prima ed ultima sera. Mi voltai ed osservai il muretto in pietra posto di fronte al cancelletto di ferro per metà corroso dalla ruggine, complice dei miei momenti più cari. Ed infine il solito lampione che di sera lampeggiava furiosamente in un modo completamente inquietante, dove Jun ci aveva accolto col sorriso la prima volta sventolando la mano in aria. Sospirai, sapevo che tutto quello mi sarebbe mancato in un modo incredibile.
Seungho mi fece spazio e poggiò una mano dietro la mia schiena accompagnandomi lentamente al van, ci accomodammo, sprofondando entrambi nei sedili, mentre l’autista era intento a posare le mie valigie e quelle di Meg, le stesse che mi ero rigorosamente trascinata fin lì. Mi sembrava quasi come se un sogno stesse per terminare, come se per tutto quel tempo avessi volato ad alta quota..ma era ormai giunto il momento di ritornare coi piedi a terra. Riguardando il bracciale al suo polso ricordai della sera prima, del segreto che mi nascondeva. Ero curiosa di sapere il modo in cui si era occupato della faccenda. Mi morsi le labbra e sospirando poggiai lentamente la testa sulla sua spalla per richiamare la sua attenzione –mi mancherai- riuscii però a pronunciare, percependo uno strano vuoto alla bocca delle stomaco. Seungho mi accarezzò e mi strinse più forte –Seungho, davvero è tutto ok?- chiesi poi, con la curiosità che quasi mi divorava a morsi. Seungho poggiò un dito sotto al mio mento e con delicatezza alzò il mio viso permettendo al mio sguardo di raggiungere il suo –sorridi- esordì –sei così bella quando sorridi- continuò ed io con estrema naturalezza gli sorrisi, perché in fondo non potevo fare altrimenti. Eppure, l’inquietudine ancora veniva a trovarmi, la paura di scendere dal van e trovarmele lì –in ogni caso non preoccuparti, è tutto ok- ma Seungho con quelle sue parole richiamò la mia attenzione –te ne sei occupato?- chiesi, lui annuì –ieri ero arrabbiato anche perché avevi preso quella decisione di testa tua, come se saperti lontana per me fosse abbastanza da dimenticarti- si voltò verso di me e vidi i suoi occhi lucidi –io ti amo Mar- ammise poi, con semplicità, con la stessa semplicità disarmante di sempre e le sue parole rimasero sospese per aria sopra le nostre teste, come gocce di condensa. Pensavo che le verità più semplici avessero bisogno di più tempo per essere accolte, entrando nei cuori lentamente, con prudenza, per poi restarci per sempre. Ed io avevo finalmente accettato i suoi sentimenti sapendo che ormai quello non era più uno splendido sogno. Decisi di fidarmi e non chiedere altro riguardo quella storia, sapevo che in qualche modo coloro che ci avevano procurato tanto male avrebbero avuto ciò che si meritavano.
Restammo quindi così, nella quiete di quel piccolo abitacolo mano nella mano, mentre i vetri si appannavano a causa del freddo esterno.

Varcammo la soglia dell’agenzia mano nella mano, incurante di tutti, incurante degli sguardi disapprovanti. Ma cosa sarebbe potuto succedere? La notizia di noi due si sarebbe semplicemente diffusa a macchia d’olio tramite testate giornalistiche, stazioni radio e televisioni dell’intera Seoul, sì “semplicemente” pensavo. Ma Seungho decise che il nostro ultimo giorno insieme l’avremmo vissuto così, senza mai lasciarci.
Raggiungemmo la sala prove in uno strano silenzio, nell’aria aleggiava il semplice scricchiolio del parquet sulla quale i nostro piedi aderivano. Si voltò verso di me sorridendomi ed un piccolo spiraglio di luce si posò sulla sua pelle lucida illuminandola completamente, sul suo sguardo che sembrava celare un oceano di promesse, esatto, l’oceano.
Sentii immediatamente dei piccoli festoni scoppiettare in quel momento e dei coriandoli colorati cadere dal cielo. Mi voltai a guardare verso la porta, ormai spalancata, della sala prove ed intravidi tutti in piedi ad aspettarmi, col sorriso stampato sulle labbra. G.O, Joon, Mir, Thunder, Jae Ha e a mia sorpresa con loro erano presenti anche Meg e Jun. Il calore di quel momento si impossessò immediatamente del mio corpo e senza pensarci due volte mi fiondai da loro per un mega abbraccio di gruppo.
La sala era addobbata in modo meraviglioso, quasi ricordavo la prima volta che mi accolsero come loro Smoky Girl, in quei giorni felici in cui il mio sogno divenuto realtà ebbe inizio.
Un pianoforte a coda bianco giaceva in fondo alla sala, vidi Seungho avvicinarsi e sedersi comodamente dietro di esso. In quel momento il cuore sembro balzare via dal mio petto, immaginavo volesse cantare qualcosa per me ma le sue parole mi colsero di sorpresa –canta per me, canta per noi Mar- aveva detto, lasciando che lo stupore si calasse sul mio viso. Lanciai uno sguardo su Mir che sorridendomi strizzò l’occhio –maknae burlone- sussurrai, apprestandomi a prendere un piccolo respiro. Non ero pronta a cantare, ma sapevo cosa intendesse Seungho con quel “canta per noi” ed i miei pensieri furono confermati dalle note del piano, stava suonando Rust. Feci un altro respiro profondo e capii che in quel preciso istante non mi sarei potuta tirare indietro negando loro qualcosa che desideravano, nonostante io non amassi particolarmente la mia voce che i ragazzi, invece, consideravano dolce ed armoniosa.
Cominciai a produrre quella fantastica melodia con la consapevolezza che in quel momento stavo realizzando un altro dei miei sogni, cantare con Seungho che, dolcemente, mi accompagnava al piano. Sentii accarezzarmi da quelle dita che delicatamente sfioravano i tasti mentre la mia lingua, nel pronunciare quelle parole, quasi sembrava danzare nella mia bocca. Mi ero ritrovata a cantare e, ancora una volta, ero ad un passo da lui, dal suo respiro. Il testo della canzone, sebbene c’entrasse poco con ciò che avevamo vissuto, fece riaffiorare in me tutti i ricordi. Ogni cosa aveva un gusto nuovo mai sperimentato prima, ogni cosa aveva un profumo diverso, il profumo di Seungho che in quel mese mi aveva seguito come un cane al guinzaglio, ed il dolce profumo del suo balsamo alla vaniglia di cui mi ero perdutamente innamorata, di cui mi sarei cento e cento volte innamorata. Perché ero solita innamorarmi di lui ogni volta. Non ero mai stata tanto felice ma, allo stesso tempo, non avevo ma avuto così tanta paura.
Quando terminai  sentii uno strano groppo alla gola e nello stesso istante delle lacrime intimarono di cadere sul mo viso. Seungho si alzò e a passo deciso si avvicinò a me stringendomi, regalandomi uno dei suoi meravigliosi abbracci. Immediatamente G.O richiamò l’attenzione di tutti con uno dei suoi soliti “ooh” ed in quel momento Seungho mi baciò, sotto l’attenzione dei presenti che assistevano battendo le mani. Il tepore del corpo d Seungho ancora una volta mi avvolse –questo è il leader innamorato- esordì continuando G.O ed una risata contagiosa rasserenò tutti.

Continuammo con i festeggiamenti per circa un’ora ed un’altra ancora ci separava dalla nostra partenza. Guardavo Seungho sorridere agli altri e nel mio cuore mi pensavo ed immaginavo lontana da lui. Quante cose erano successe, in che modo avrei potuto colmare la sua assenza?
Meg notò il mio sguardo perso sulla figura del mio amato, colui che da sempre avevo considerato l’amore della mia vita, e caldamente mi abbracciò, posando un tenero bacio sulla mia guancia.
Ripensai ancora una volta a lei e Jun e alla sorpresa che entrambi mi avevano fatto rivelandomi i loro sentimenti. Tutto era iniziato quando quel giorno l’aveva trovata sul pianerottolo di casa in lacrime, Jun aveva infranto il muro di silenzio che c’era tra loro, fatto di cose dette e non dette, che avevano spinto Meg a raccontargli tutto. Quasi le era sembrato che Jun non aspettasse altro. E così con quel bacio avevano saputo di quell’amore che entrambi avevano, probabilmente, sempre provato.
Io invece mi ero innamorata di un sogno che credevo impossibile, un sogno meraviglioso messo a dura prova dal destino, separato dai pregiudizi e dall’oceano.


Il fatidico momento era ormai arrivato. I ragazzi avevano insistito nell’accompagnarci in aeroporto, in modo particolare Jae Ha che non aveva fatto altro che piagnucolare e mugugnare tutto il tempo, triste per la nostra partenza.
Ringraziai Joon prima di tutti poiché i suoi impegni non gli permettevano di restare ancora per molto. Ci stringemmo le mani guardandoci negli occhi e poco dopo con un sorriso simile a quello di un bimbo mi porse il mignolo –promettimi che ti prenderai cura di te e che tornerai presto a trovarci- disse con la sua voce calda e rassicurante, sorrisi trattenendo le lacrime e mi morsi le labbra per cercare di essere forte e non piangere. Alzai il mignolo a mia volta e tremante lo avvicinai a lui afferrandolo, per poi stringerlo e racchiudere dentro di esso tutte le promesse che ci eravamo fatti sino a quel giorno. Joon sciolse le nostre dita e mi regalò un abbraccio, fu in quel momento che non resistetti e mi lasciai cadere in un pianto liberatorio.
Le mie lacrime furono asciugate da G.O che, comprensivo, si avvicinò a me col sorriso stampato sulle labbra –perdonami se non ti sono stato molto accanto, ma sai- ridacchiò posando lo sguardo su Seungho –se ti avessi conquistata col mio fascino avrei dovuto fare i conti con quella furia e non credo di essere abbastanza forte, sto invecchiando- rise e la sua risata contagiò anche me, una risata spontanea scaturita dalle sue parole. Nonostante si fosse scusato per non essermi “stato accanto” non potei fare a meno di smentire le sue parole, perché G.O era stato in grado di parlarmi con lo sguardo, preoccupandosi della mia scelta, preoccupandosi dei sentimenti che Seungho si era ritrovato a provare per me e questo faceva di lui, oltre che un grande amico, una persona meravigliosa. Lo strinsi forte fino a fargli mancare il fiato e, quando si avvicinò per baciarmi la fronte, la sua barba, che stava piano spuntando, solleticò la mia guancia.
Thunder e Mir mi regalarono un abbraccio all’unisono, la mia amata maknae line, i miei ragazzi, i miei piccini. Tirai loro le guanciotte trattandoli come dei piccoli cuccioli nonostante fossero più grandi di me sia di età che di statura. Poche parole ci vollero per ritrovarmi il piccolo Mirtillo in lacrime, stretto nuovamente in un caldo abbraccio, un abbraccio a cui si unì immediatamente Jae Ha mentre nascondeva il naso rosso oltre il colletto della sua maglia –so che stai piangendo, pabo- gli dissi infatti –guarda che tu non sei da meno- apostrofò lui. Salutai Jun augurandogli il meglio, ringraziandolo per tutto e promettendo che, come al solito, ci saremmo sentiti presto. Lui ci lasciò con una meravigliosa notizia; in estate sarebbe venuto a trovarci, ormai apparteneva a Meg.

Mi allontanai di poco prima di imbarcarmi e lo intravidi lì con le mani in tasca. Rigido, simile ad un pezzo di ghiaccio. Mi avvicinai e non potei fare a meno di scorgere le sue guance rigate dalle lacrime, sebbene nascondesse gli occhi oltre un paio di occhiali da sole espressamente neri. Gli accarezzai il viso ed istintivamente iniziai a piangere a mia volta –non vorrei lasciarti amore mio- confessai, con la voce che mi uscì dalla gola roca, tremante, in preda a diverse emozioni. Lo sentii singhiozzare ed in quel momento sentii un cumulo di macerie seppellirmi –ti prego Seungho, non piangere..non posso sopport..- come al solito non riuscii a terminare la frase poiché mi ritrovai tra le sue braccia, col volto nascosto nella sua spalla, avvolta dal calore del suo corpo e dalla sua felpa grigia –due anni Mar, sono solo due anni e prometto passeranno in fretta. Una volta conclusa la leva militare io, Yang Seungho, verrò a cercarti e farò di te la mia sposa, te lo prometto- sussurrò, tra un singhiozzo e l’altro. Annuii pronta ad attendere i due anni –io sarò ad aspettarti e come al solito ti guarderò e veglierò su di te da lontano amore mio, ti penserò ogni volta che sarà ora di andare a letto e quando potrò ti racconterò le mie giornate su twitter, dove sono stata solita parlarti per tutto questo tempo. Guarderò le tue esibizioni e gioirò con te. Mi farò carico delle tue paure e condividerò le tue gioie, questi due anni passeranno in fretta, sì, lo so - e nonostante la mia bocca pronunciasse quelle parole, il mio cuore stava lottando contro la paura. Mi sarei limitata, ancora una volta, ad amarlo da lontano, a coltivare il mio amore nei suoi confronti, nell’attesa di ritornare lì, nella nostra isola felice, per coronare il nostro sogno d’amore. Ci avvicinammo per scambiarci un ultimo bacio quando la voce robotica richiamò la mia attenzione annunciando il mio volo –devo andare- dissi e riluttante mi staccai da lui, continuando ancora a piangere –aspetta- sentii la sua mano stringere ancora la mia. Seguii i suoi movimenti con lo sguardo quando lo vidi estrarre dalla tasca un piccolo contenitore, capii immediatamente di cosa si trattasse –questo è tuo- sussurrò aprendolo e mostrandomi il suo contenuto. Si trattava di un meraviglioso anello con due piccoli diamantini lucenti al centro, mentre tutto intorno si innalzavano dei graziosi petali formando così un piccolo fiore. Lo guardai incredula ad occhi sgranati, non riuscivo a credere a tutto quello ma lui mi sorrise –i piccoli diamanti perché la loro lucentezza riportano alla mia mente i tuoi meravigliosi occhi illuminati dai riflettori blu di quella sera, in quel posto in cui ci siamo innamorati- prese la mia mano sinistra e piano iniziò ad infilare l’anello all’anulare e le sue parole mi toccarono profondamente, “il posto in cui ci siamo innamorati” la sua pronuncia mi era molto familiare –ed il fiore perché tu sei il fiore più bello che io abbia mai colto-. L’anello calzò perfettamente al dito, sembrava fatto su misura per me. Lo osservai a lungo prima di fiondarmi nuovamente tra le sue braccia –avrei voluto salutarti con il sorriso, perché sto piangendo?- singhiozzai, col viso premuto contro il suo petto. Seungho mi accarezzò i capelli e fece in modo che io lo guardassi dritto negli occhi – ricordi ciò che ci siamo detti?- chiese ed io annuii, proprio come una piccola bambina annuisce singhiozzando ad un rimprovero.
“IO E TE, FINO AGLI ESTREMI CONFINI DELLA TERRA”
E con un bacio sigillammo per sempre quella promessa.


ANGOLO AUTRICE.
Anche questa storia è giunta alla conclusione. Tenevo a dire che MI DISPIACE TANTISSIMO per il semplice fatto che ho portato la storia stessa per le lunghe, non avrei mai voluto ma è stato più forte di me, non me la sentivo a mettere un punto, non a questa storia dove ho sul serio espresso tutta me stessa, perché sì, quelle emozioni descritte sono tutte vere.
Ringrazio chi è stata paziente e ha aspettato tutto questo tempo per concluderla, chi invece l’ha letta tutta d’un fiato e chi arriverà –si spera- in futuro e la leggerà. Spero vivamente di ricevere nuove recensioni perché sono davvero curiosa di sapere cosa ne pensate.
Ci tenevo a dire che moltissime cose sono rimaste in sospeso per un solo semplicissimo motivo, la mia amica Meg ha pensato di scrivere la storia dal suo punto di vista, quindi –per i sostenitori della coppia Jun/Meg- potrete leggere tutto lì.
Credetemi se vi dico che avevo tantissime cose da dire ma proprio non ci riesco, quindi vi lasci con questa mia cover di Rust. L’ho cantata ben due volte nella fan fiction ed in questi giorni ho pensato sul serio di registrarla. Così come nella ff anche nella vita reale mi faccio problemi, mi considero una ballerina e non una cantante, eppure c’è qualcuno che mi sostiene e crede in me.
Scrivere “L’oceano tra noi” è stato un qualcosa di fantastico e vi ringrazio ancora infinitamente.
Spero di rivedervi alla prossima storia.
Un bacione, la vostra Mar <3
https://soundcloud.com/ssongmar/rust-mblaq-cover

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