Armònia, la finzione della realtà di Mido san (/viewuser.php?uid=168335)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** Il bombardamento parte 1 ***
Capitolo 3: *** Il bombardamento parte 2 ***
Capitolo 4: *** Il bombardamento parte 3 ***
Capitolo 5: *** Loading... Please Wait ***
Capitolo 6: *** Downloading... ***
Capitolo 7: *** Tutorial parte 1 ***
Capitolo 8: *** Tutorial parte 2 ***
Capitolo 1 *** prologo ***
Prologo
Nel 2467, cento anni fa, si scoprì l'ultima riserva petrolifera al mondo nella FR (First Republic): una grande isola pianeggiante situata nel bel mezzo dell'oceano; un altro stato il AOC (Array Of Crowns), dopo aver prosciugato tutte le risorse del proprio territorio, dichiarò guerra e attaccò la FR per impossessarsi dell'oro nero contenuto nel suo sottosuolo.
La Firs Republic, dopo appena un mese di resistenza, capitombolò sotto il peso dei pesanti bombardamenti da parte del potente avversario.
Quest'ultimo aveva recentemente scoperto la M.O.A.B (Mother Of All Bomb) una bomba non radioattiva che creava un'onda d'urto estremamente potente che travolgeva tutto ciò che si trovava nel suo raggio di azione (circa 10 kilometri) radendo al suolo abitazioni, stabilimenti e uccidendo migliaia di persone.
Nel 2560, quasi cento anni dopo la caduta della FR, l'AOC aveva trasformato l'isola in una colonia dell'impero da prosciugare schiavizzandone gli abitanti (i Primi) e costringendoli a lavorare negli impianti di estrazione del petrolio in cambio delle necessità quotidiane; nonostante ciò una piccola parte dei Primi continua incessantemente a ribellarsi e ad attaccare gli impianti di estrazione del petrolio situati in tutta l'isola, il contemporaneo presidente dell'AOC decise di riutilizzare la MOAB per sopprimere i tentativi di ribellione che stavano esplodendo in tutto la colonia.
Questi massacri continuano a perpetuarsi tuttora nel tentativo di spezzare il forte patriottismo dei Primi.
Oggi è il 28 agosto 2567.
Oggi è il centesimo anniversario della caduta della Firs Republic.
Oggi è il settimo anniversario dall'inizio dei bombardamenti.
“Morte alla corona!” è l'inno che risuona nelle strade.
L'allarme anti-MOAB copre le urla patriottiche.
Le bombe stanno massacrando i Primi.
Prego Dio di arrivare a domani.
Morte alla corona!
La ragazza chiuse il diario su cui stava scrivendo fino a quel momento, si alzò guardinga studiando tutte le persone costrette a restare in quel minuscolo rifugio anti-MOAB per controllare che nessuno la stesse spiando e si avviò verso l'uscita.
La guardia Coroniana (abitanti dell' AOC) appostata all'ingresso la osservò incuriosito
“Ho l'ordine di non fare uscire nessuno, l'impero non vuole che qualcuno di voi venga ferito. Queste bombe sono solo per i ribelli.”
“La prego, non riesco più a trovare la mia sorellina!” le lacrime di coccodrillo iniziarono a scendere copiose dagli occhi della ragazza rigandole le guance “La prego!”
La guardia inizialmente sembrò cedere alla fasulla disperazione della ragazza ma l'altra guardia, che stava controllando i vari rifugiati per accertarsi che non ci fossero ribelli nascosti tra loro, accorse per imporre la loro autorità
“Mi dispiace signorina ma abbiamo ordini precisi, nessuno può uscire durante i bombardamenti e...”
L'uomo si bloccò ad osservare la ragazza in lacrime accorgendosi solo in quel momento che stava sorridendo.
“Morte alla corona!” gridò la ragazza superando le due guardie a spintoni e uscendo dal rifugio sotto la pioggia perenne di detriti.
Ore 10.45, luogo sconosciuto.
“Dove diavolo è finita? Sarebbe già dovuta tornare dalla sua missione di spionaggio.”
Un uomo stava sbraitando al nulla chiuso in una stanza separata dal resto del rifugio segreto dei ribelli; al centro della stanza si trovava un tavolo su cui erano state frettolosamente stese delle cartine su cui sbatté le manone callose
“Quell'idiota sarebbe dovuta tornare prima dell'inizio del bombardamento,”
Ad interrompere l'uomo fu una scossa causata da una bomba caduta lì vicino, troppo vicino.
“Cazzo se era vicina, spero che non abbia colpito la base esterna. ”
Continuò a rimanere in ascolto nella speranza di sentire la porta del rifugio aprirsi annunciando l'entrata della tanto attesa spia; lei dovrebbe avere preziosissime informazioni su un misterioso stabilimento che stavano costruendo poco all'esterno della cittadina.
Era molto raro che l'impero della corona costruisse stabilimenti diversi da pozzi di estrazione petroliferi o caserme per soldati Coroniani, tutti i soldi che possedevano li spendevano per migliorare le proprie città nell'AOS, solo una piccola parte di essi venivano utilizzati per dare un salario misero ai Primi che lavorano nei pozzi.
Si ridestò dai suoi pensieri quando finalmente sentì il tanto atteso rumore, si precipitò subito verso l'entrata principale del rifugio per poi farsi largo fra i tanti compagni ribelli che si accalcavano verso la porta.
Ma ciò che vide non era certo quello che sperava.
Ore 12.10, infermeria del rifugio.
“La ragazza riporta numerose lacerazioni al basso ventre e su entrambi gli avambracci dovute alla collisione con una lamiera dovuta a sua volta da un'onda d'urto alzata da una MOAB, ora del decesso: 11.57, causa: dissanguamento. L'eterno riposo dona loro, o Signore, e splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace. Amen.” recitò il prete, nonché medico del campo, prima di chiudere la cartella; in seguito si allontanò lanciando un'occhiata piena di compassione verso l'uomo che si stava avvicinando al cadavere di colei che considerava come una figlia.
“Cos' aveva scoperto?” chiese al suo uomo il quale aveva trovato la ragazza che tentava in tutti i modi di raggiungere il rifugio anche dopo essere stata così duramente ferita.
“Capo...”
“COSA CAZZO AVEVA SCOPERTO?!” tuonò il capo che, in quel momento, voleva solo piangere come un bambino ma che era costretto a mostrarsi come l'uomo glaciale e ferreo che i suoi uomini si aspettavano di vedere in qualsiasi situazione.
“L-l-le Corone stanno costruendo una specie di laboratorio all'esterno della città, il suo uso è sconosciuto, le loro finalità sconosciute; sappiamo solamente che è stato appena terminato e gli uomini adibiti alla sua costruzione stanno sgomberando l'area da tutti gli utensili.”
“Vuol dire che sta per arrivare altra mano d'opera o altre truppe.”
“No, almeno, su tutte le frequenze che intercettiamo non ci sono stati accenni all'arrivo di nuove truppe e dalle foto che lei ha scattato lo stabilimento non ha per niente l'aria di una caserma, assomiglia più a un bunker a cielo aperto.”
“Allora lo stanno semplicemente sgomberando?”
“Esattamente, sembra che lo stiano... abbandonando.”
“Ne siamo sicuri?”
“è tutto quello che aveva scoperto”
Il capo sospirò girandosi a osservare il cadavere della ragazzina, le si potevano vedere tutte le costole attraverso la malandata e insanguinata felpa che indossava.
“Aveva 14 anni e pesava quanto un marmocchietto Coroniano di appena 7 anni. Adesso dimmi perché cazzo loro ingrassano come dei maiali e si fanno risucchiare via la ciccia con delle siringhe mentre qua noi fatichiamo a trovare qualcosa da mangiare e raggiungiamo a malapena il giorno dopo. CAZZO!” l'uomo cedette al peso delle emozioni e crollò in ginocchio davanti alla branda della malcapitata.
“Scoprite a cosa diavolo serve quella cosa.” lo disse così a bassa voce che l'altro uomo si immaginò di averlo sentito ma eseguì comunque gli ordini scattando sull'attenti e correndo fuori dalla piccola infermeria, non senza lanciare un ultimo sguardo a quella che un tempo era come la sorellina minore di tutti.
La salma della ragazzina venne sotterrata non appena cessarono i bombardamenti, un mese dopo la sua tomba verrà distrutta da una MOAB.
NOTE DELL'AUTRICE
Benvenuti nella mia prima storia su Fairy Tail e long in generale.
Ebbene sì, finalmente quella psicopatica di Midori No Yume si è decisa a scrivere una fanfiction e per complicarsi la vita ha deciso di scrivere una storia ad OC.
Come potete notare non ci sono collegamenti alcuni con Fairy Tail (almeno per il momento), per i primi capitoli la storia si svolgerà in questo scenario post apocalittico in cui verranno presentati i vostri OC.
Più avanti nella storia si inizierà a capire un qualcosa della trama, diciamo che questo capitolo è un prologo per farvi capire meglio l'insieme.
Ecco la scheda da compilare, accetterò solo i primi 11 OC, magari più avanti potrei riaprire le iscrizioni, ma per il momento voglio vedere come me la cavo con un numero minimo di personaggi (a causa della mia memoria in stile bradipolpo).
Inizialmente nessuno possiederà capacità strane, saranno semplici umani nel bel mezzo di una guerra; vi chiedo di fidarmi di me e di seguire alla lettera le istruzioni nella scheda di presentazione dell'oc.
Solamente alla fine dell'introduzione degli OC nel mondo umano entreranno nel videogioco e solo in quel momento otterranno i vari poteri-armi-abilità e i vestiti...
Nel caso in cui ci siano più femmine che maschi con tutti che vogliono storie d'amore potrei far cambiare sponda a qualcuno, vi consiglio di controllare il sesso degli oc precedenti al vostro.
Nella recensione mettete solo il sesso e se volete o no una storia d'amore, il resto inviatemelo via MP.
Ecco a voi la scheda da compilare, sentitevi liberi di aggiungere qualsiasi cosa.
Nome:
Cognome:
Soprannome (non obbligatorio):
Età:
Carattere (sbizzarritevi ^_^ vi voglio pazzi, strani e improbabili):
Razza (essendo un videogioco potrete essere qualsiasi cosa: umani, robot, demoni, animali, creature leggendarie....):
Aspetto fisico:
Abbigliamento (il videogioco non ha un'ambientazione specifica):
Segni particolari:
Stato sulla terra (potete essere semplici abitanti, manovali, ribelli o qualsiasi cosa voi vogliate):
Stato nel videogioco (vi spiego. Potrete essere:
Abilità (armi per i guerrieri e poteri per i maghi):
Cosa odia:
Cosa gli/le piace:
Paure e debolezze (OBBLIGATORIE. Non voglio Mary Sue palestrate a livelli improbabili, nel caso ci siano degli oc troppo potenti e invincibili chiederò ai rispettivi creatori di apportare dei cambiamenti):
Punti di forza:
Passato (essendo nati in un paese in guerra passati strappalacrime a non finire e ovviamente non potranno esserci draghi e gatti parlanti essendo un mondo senza magia):
Storia d'amore (accetto qualsiasi tipo di relazione ^_^ ):
Immagine personaggio (non obbligatoria ma ben accetta):
Altro (avrò dimenticato qualcosa di sicuro):
Partecipate a vostro rischio e pericolo... BWAHAHAHAHAHAHAH
Ringrazio Whiteney-chan per avermi minacciat... spinto a pubblicare questa FF (lo sai che ti voglio tanto bene? Adesso loro ti odieranno... BWAHAHAHA).
Ringrazio anche Nazori-chan per rallegrarmi i pomeriggi ^_^
Midori No Yume
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Capitolo 2 *** Il bombardamento parte 1 ***
Il bombardamento parte 1
Ore 23.10, locanda Teutates.
Il locandiere stava lucidando i molti bicchieri lasciati sul bancone da parte dei tanti ospiti e clienti di quella giornata; uno dei pochi lavori che fruttava un poco in qualsiasi situazione era quello del moonshiner: nonostante distillasse in cantina solo uno scadente Whisky affettuosamente chiamato White Dog, a causa dell'odore di cane bagnato che emetteva e del suo colorito cereo, i clienti non si facevano certo fermare dal trangugiare litri e litri del suddetto liquore fatto in casa, pagando profumatamente ogni singola goccia che colava nelle loro aride gole.
Circa due terzi della popolazione erano consumatori abituali di qualsiasi bevanda contenesse anche solo una minima parte di alcool; probabilmente, se fossero riusciti a mettere le mani sul rarissimo nonché ricercatissimo alcool puro, si sarebbero bevuti pure quello finendo per bruciarsi fegato e organi annessi.
I distillatori abusivi , i sopracitati moonshiner, non davano il benché minimo fastidio alle autorità essendo l'alcool uno dei tanti modi per tenere la popolazione sotto controllo. Un famoso pensatore, anni e anni or sono, disse “duas tantum res anxius optat panem et circenses; il popolo due sole cose ansiosamente desidera pane e i giochi circensi” in parole povere: date al popolo qualcosa con cui intrattenersi e con cui sopravvivere e non vi causerà troppi problemi; anche perché buona parte dei Primi o era troppo stanca per ribellarsi o troppo ubriaca.
La storia parte proprio da una di queste locande/distillerie abusive situata nel centro di Alesia, uno dei tanti insieme di catapecchie sviluppatesi attorno ai più grandi centri d'estrazione del petrolio, la “Teutates” che di celestiale aveva solo il nome. Il locale (se così si poteva definire) si sviluppava su due piani, cosa molto rara in una cittadina minore come Alesia, le pareti del primo piano erano di mattoni a vista mancanti in più punti mentre quelle del piano superiore erano fatte di lastre ondulate di metallo tenute insieme da quello che sembrava fango rappreso; la porta era una zanzariera rigida coperta con pezzi di cartone e le finestre erano feritoie aperte nel muro a suon di martellate e coperte con pezzi di stoffa che simulavano delle sudice tendine. Entrando si poteva percepire l'odore di cane bagnato, sangue e noccioline (nonostante non ci fossero noccioline, questo è abbastanza strano); l'occhio del disgraziato cliente faticava ad abituarsi alla semioscurità presente nel locale la cui illuminazione si limitava a delle candele messe romanticamente sui tavoli e le feritoie nelle pareti; i pochi particolari che si coglievano erano il bancone fracassato in più punti con un omone appostato dietro tra le amate bottiglie di White Dog e gli ubriaconi che si accasciavano uno dopo l'altro sul banco, per essere poi lanciati di peso fuori in strada, non dopo avergli spillato ogni centesimo presente delle loro già vuote tasche; un paio di tavoli affiancavano la porta d'ingresso, sopra di loro sedevano i suddetti “ospiti meritevoli” che per la maggior parte comprendevano guardie Coroniane ubriache o forestieri con abbastanza soldi da permettersi l'attenzione dell'oste.
Uno di questi forestieri sedeva nel tavolo a destra dell'entrata mentre tentava di mangiare quella cosa “commestibile” che avrebbe dovuto assomigliare vagamente ad una zuppa ma che, invece, ricordava acqua sporca con una zampa di gallina che galleggia. Appena dopo due cucchiai abbandonò l'impresa e si diresse verso l'oste per chiedere le chiavi di una stanza, non senza prima osservare un paio di avvoltoi che si lanciavano sugli avanzi della sua zuppa, che tanto zupposa non era, per poi tornare alla loro occupazione preferita: accasciarsi sul bancone sotto il sorriso ebete dell'oste.
-Una stanza singola.- chiese all'omone che non aveva certo l'aria rassicurante.
-Abbiamo solo stanze singole. Sali le scale ultima porta a destra, pagamento anticipato.- prima fece dondolare le chiavi davanti la faccia dello sconosciuto, poi le ritirò dietro la schiena e tese la mano in attesa dei tanto agognati soldi; molto maturo come comportamento.
Il ragazzo si impose di non sbattergli i soldi in faccia, si limitò a sorridere con scherno e tendergli le monete contate, l'oste balzò per strappargli di mano i soldi per poi infilarli in quello che sembrava l'elastico delle mutande; infine gli lasciò le chiavi sul bancone, tornò a lucidare i bicchieri ed a osservarlo mentre saliva gli scalini. Un secondo dopo che il biondo ragazzo scomparve alla sua vista lasciò stare la sua maniacale pulizia dei boccali e si avvicinò ad un uomo seduto su un tavolo nella penombra del locale
-Gli ho dato la stanza sulla strada, come da te richiesto.- sussurrò per poi intascare la mazzetta abbondante di soldi che l'altro gli tendeva sotto il tavolo.
Il ragazzo si alzò non prima di aver rivolto un ghigno sicuro alle scale.
-Ancora un poco, ancora un poco.-
Nel frattempo il ragazzo biondo, ignaro di tutto quello che stava accadendo al piano sottostante, si tolse la felpa bianca senza maniche per poi lanciarla su una sedia posta di fianco al letto; in seguito si mise a fissarsi nell'opaco specchio situato sopra un secchio pieno d'acqua che, presumibilmente, doveva consistere da lavandino e da tazza del water. Gli occhi azzurri erano cerchiati da un paio di occhiaie dovute alle lunghe notti insonni che ultimamente si vedeva costretto a passare a causa degli uomini del governo si facevano sempre più vicini nonostante lui prestasse un'attenzione quasi maniacale nel non lasciare tracce. Perché era cambiato tutto all'improvviso? Magari era per la rissa che aveva scatenato nella bettola precedente a questa, ma non era stata colpa sua! In fondo a tutti potrebbe capitare di far cadere “accidentalmente” una sedia in testa a uno di quegli ubriaconi, più comunemente chiamati guardie Coroniane, mentre infastidiva la giovane e prosperosa cameriera. Sospirò per poi dare una sistemata agli occhialoni neri che portava tra i capelli e sorridere seducente allo specchio. Si allontanò da quello che doveva essere il bagno e si avvicinò alla sacca che portava con sé, prendendo dal suo interno un libro, quindi si lanciò sul materasso sollevando una gran nuvola di polvere che prese a vagare nell'aria della stanza facendolo tossire più e più volte.
-E che diavolo! Li avranno mai sbattuti in vita loro?- si lamentò scuotendo le mani e il libro nel tentativo di scacciare quel fastidioso odore di mandorle amare... mandorle amare? Avrebbe potuto esserci quell'odore se si fosse trovato in un hotel dell'Array Of Crowns, ma in una squallida bettole della First Republic era abbastanza improbabile.
-MERDA! Devo uscire subito.- ordinò a se stesso prendendo la sua amata felpa per premersela sopra la bocca a mo di maschera e lanciando via il libro che teneva in mano, in seguito si lanciò a terra e strisciò fino alla parente di lamiere per poi lanciarsi contro di essa e sfondarla senza molti problemi; atterrò in strada disperdendo la forza dell'impatto con una capriola in avanti ma non fece in tempo ad alzarsi che venne scosso da forti colpi di tosse prendendo corti e affaticati respiri tra uno colpo e l'altro.
-Vedo che la dispnea è già iniziata. Devo farti i miei complimenti però, non esistono molte persone in grado di riconoscere l'odore dell'acido cianidrico e tu sicuramente non sembravi tra queste.- dal nulla apparve un ragazzo sulla ventina, slanciato e dai lunghi capelli blu con striature viola raccolti in una treccia, gli occhi rossi fissavano il malcapitato con indifferenza mentre la bocca era distesa in un ghigno vittorioso che lasciava intravedere l'arcata dentale superiore.
-Sai...coff...non credo che in questo grand hotel ci fossero dei profumatori...coff...per ambienti, potevi inventarti qualcosa di meglio per uccidermi.- rispose sorridendo con strafottenza l'altro passandosi una mano sopra la cicatrice sull'occhio e sospirando.
-Taci, non sopporto la gente come te! Adesso seguimi senza fare storie o dovrò portarti dal mio cliente pezzo per pezzo.- sputò l'altro.
-Nessuno può dare ordini a Shoichi Inuzuki! E sentiamo, chi vorrebbe spezzettarmi con tanto ardore?- chiese mostrando un altro sorriso di scherno nel tentativo di sopprimere i conati di vomito che gli salivano e posizionandosi in una posa di attacco.
-Shi Kurai, il cacciatore di taglie. E sarò l'ultima cosa che vedrai prima di venire trivellato dai miei proiettili.-
-Vieni avanti Raperonzolo!- gridò l'altro lanciandosi per primo verso il proprio nemico caricando il pugno sinistro.
Il cacciatore non si fece cogliere di sorpresa così facilmente: si spostò di poco a destra e rispose con un calcio nel fianco del biondo, il quale, non riuscì a evitarlo a causa dei suoi riflessi debilitati dal poco ossigeno che arrivava al cervello causato a sua volta dalla respirazione del gas nocivo.
-Inuzuki, non lo vedi? Non sei in grado di combattere, l'acido cianidrico ha intaccato il tuo sistema respiratorio: dovresti iniziare ad avere fame d'aria, tra poco smetterai di respirare e avrai le convulsioni. Nelle migliori delle ipotesi collasserai solamente, oppure morirai soffocando nel tuo stesso vomito.- stavolta l'espressione che si apriva sulla faccia di Shi sembrava quasi dispiaciuta, quasi. Mentre stava estraendo e caricando la sua amata Heckler & Koch MP7 per puntarla alla testa di Shoichi, oramai rantolante al suolo, un potente boato esplose in lontananza nel quartiere occidentale della cittadina.
-MERDA, non può essere! Non hanno suonato l'allarme!- imprecò al nulla il cacciatore di taglie distogliendo lo sguardo dalla sua preda, che ne approfittò per colpirgli la mano con un calcio facendo così volare via la sua mitraglietta.
Il biondo prese a correre verso il quartiere orientale della città nel tentativo di mettere più distanza possibile tra lui, il cacciatore e la MOAB che era appena caduta, in quel momento non era certamente in grado di affrontare un uomo, figurati sopravvivere ad un'onda d'urto di quella bastarda.
Nel frattempo Shi aveva rinunciato sin da subito a cercare la MP7 e prese a correre dietro l'altro ragazzo nella speranza di trovare un qualsiasi rifugio anti-MOAB e magari anche fargliela pagare in qualche modo. Tutti e due correvano, chi più facilmente chi arrancando un poco, spintonando le persone che cercavano di mettersi in salvo nei rifugi anti-MOAB.
-Se entro in uno di quei rifugi verrò riconosciuto subito dalle guardie, devo trovare quelli dei ribelli.- rifletté Shoichi; perciò si diresse oltre la zona dei rifugi, affollata come mai in passato, e prese a correre verso quello che aveva tutta l'aria di essere un capannone nuovo e mai utilizzato.
-Se me la cavo oggi giuro solennemente che mi darò una calmata e non scatenerò mai più risse, nei bar.- promise a se stesso per poi girarsi per controllare il suo inseguitore, gli si raggelò il sangue nelle vene quando lo vide.
Poco più indietro Shi stava guadagnando facilmente terreno e vide che il biondo si stava dirigendo nella zona disabitata della città, se non fosse per quell'edificio formato da pannelli bianchi che riflettevano la luce del sole accecandoti, che sembrava ultimato recentemente. Il caos che quella gente faceva era insopportabile, tra poco avrebbe iniziato a sparare pur di mettere a tacere quella confusione. Mancavano poco più di 100 metri allo stabilimento quando osò girarsi per vedere la distanza che li separava dall'onda d'urto, gli si raggelò il sangue nelle vene.
Tutti e due spinti da una scarica di adrenalina e da una rinomata voglia di vivere fecero una sprint finale.
90 metri
70 metri
50 metri
Sentirono le urla delle persone appena dietro di loro che venivano travolte e uccise sul colpo dal possente tsunami implacabile.
30 metri
20 metri
Shi riuscì a sentire distintamente il rumore di ossa frantumate appena dietro di lui a causa delle persone che venivano tranciate dalle lamiere alzate dall'onda d'urto.
Shoichi non ebbe il coraggio di girarsi quando sentì le grida che gridavano aiuto per poi essere interrotte dai detriti provenienti dal cielo.
10 metri
I due nemici si videro affiancati in una corsa per la vita mentre si lanciavano verso la maniglia della porta d'ingresso di quell'edificio così assurdamente perfetto in quel sudiciume generale.
Aprirono la porta.
E l'onda li raggiunse.
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Ore 23.00, quartieri occidentali.
-Wohoho, guardate un po' qui lo stronzetto che si atteggia da fighetta.-
-Senti caro il mio fighetto, dacci tutto quello che hai oppure ti trivello di proiettili!-. Un gruppo di ragazzi si stava accanendo su quello che sembrava un uomo sulla quarantina cicciottello e con un grembiule a fasciargli la vita.
-Vi prego non fatemi del male! Ecco, tenete, ho solo questo prosciutto, è tutto quello che mi è arrivato sottobanco dal locandiere in fondo alla strada.- donato il sacro prosciutto ai delinquenti sparì rischiando più volte di andare a sbattere sulle persone che camminavano tranquillamente, come se quella scena fosse normale amministrazione, magari lo era.
-Ehi capo, posso mangiarmelo io? Posso? Posso?- un ragazzetto evidentemente iperattivo saltellava attorno ad un altro ragazzo con una testa rapata a zero.
-Fa quel cazzo che ti pare, io devo andare da Janet.- il capo alzò le mani stiracchiandosi per poi iniziare a fare del riscaldamento davanti allo sguardo basito dei componenti della sua banda.
-Capo, cosa stai facendo?-
-Sì,sì, capo cosa stai facendo?-
-Capoooooo?-
Le varie domande vennero prontamente ignorate dal suddetto capo che, soltanto dopo aver finito il riscaldamento, si decise a rispondere.
-Vi ricordate Janet, quella che lavorava per quel gruppo di artisti per strada?- chiese alla sua “truppa”.
Davanti agli sguardi alquanto persi nel vuoto degli altri, precisò.
-Quella che fa la contorsionista.-
Ancora sguardi intontiti.
-Capelli rossi? Non vi dice niente?-
Una palla di deserto passò in mezzo a loro.
-Poppe grandi.- aggiunse chiedendosi come mai fossero così idioti.
-Ahhhhh, sì. Vai capo, mi raccomando stendila.-
-Comunque, perché stavi riscaldando i muscoli?-
-è una contorsionista, immaginate cosa non farò stanotte. Se domani non mi trovate a casa andate a farvi un giro e non rompete i coglioni.-
-Owwwwwwwwh, capo sei un grande!- seguirono altre frasi d'incoraggiamento non adatte ad un pubblico minore (e ad una storia con un raiting arancione).
Dopo aver lasciato i suoi a scorrazzare per le vie si diresse verso una catapecchia infondo alla strada già pregustando la dolce compagnia notturna; si passò una mano sul volto accarezzandosi il pizzetto con orgoglio, si era anche fatto la barba per l'occasione! Cercò di dare una spolverata alla canottiera e ai jeans strappati che indossava e sistemò la pistola scarica nel retro dei pantaloni.
-Oh Janet, dolce e leggiadra Janet!- aprì la porta immaginando di affondare nella scollatura della tanto agognata fanciulla mentre lo abbracciava sussurrando sensualmente.
-NAHIM ISK A'RIOT, SEI UN LURIDISSIMO CENSORED CENSORED E CENSORED VORREI PRENDERTI E CENSORED NEL CENSORED CON UN CONSORED E IL TUO CENSORED NEL CENSORED CENSORED PER FINIRE CENSORED TI CENSORED CON TANTO DI CENSORED!-
Ci mancò poco che al poveretto venisse un colpo quando si ritrovò davanti la strabordante Janet e una decina di ex degli anni passati, era ufficialmente fottuto! Questa è la volta buona che lo impalano.
Nel tentativo di calmare le acque si avvicinò alla ragazza alla sua destra: un'affascinante ragazza dai tratti vagamente orientali.
-Clarisse, ma cherie, ti prego! Ci amavamo così tanto!-
-KUSOYAROUNDA! Sono Natsumi brutto idiota.-
In un disperato tentativo di salvarsi dal prossimo linciaggio si avvicinò ad una prosperosa e slanciata rossa poco in fondo nell'affollata stanzetta.
-Zaychik moy, dolce Natasha, leggiadra Natasha, mi sei mancata così tanto.-
-Ya ub'yu tebya mudak.- la rossa non si scompose minimamente nel dirlo, anzi parve di una compostezza glaciale da mettere i brividi; cosa che fece al malcapitato.
-Cosa ha detto? Scusate qualcuno sa parlare russo?- non si aspettava certo risposte ma sicuramente non un manrovescio così potente da fargli sputare del sangue, un pezzo di dente e farlo volare di un metro buono.
-Io ti spiezzo.- la glaciale Natasha si avvicinò con quella che sembrava la gamba di un tavolo, seguita da altre donne meno possenti ma ben più agguerrite. Allo sventurato non rimase che la fuga dalla finestra per evitare il suo incubo peggiore.
-Vieni qua che ti impaliamo CENSORED!- Janet capitanava la squadra di valchirie che avanzava facendosi largo tra la folla con spintoni simili a dei giocatori di rugby che puntano la meta con palla in mano, solo che in questo caso la palla erano dei bastoni e la meta era il povero Nahim che correva a perdifiato verso la più tranquilla zona orientale.
Riuscì a seminarle solo dopo essersi infilato in una fessura di quello che sembrava un bunker abbandonato.
-Devo assolutamente cambiare nome e faccia o quelle arpie mi troveranno.-
Non fece in tempo a finire la sentenza che sentì qualcuno o qualcosa attaccarsi alla gamba come una piovra, dei brividi freddi iniziarono a salirgli dalle punte dei piedi fino ad arrivare alla punta del naso. Nell'oscurità più totale non riusciva a vedere cosa fosse quella sottospecie di sanguisuga che si era accalappiata la sua gamba ma non esitò certo nel tirare fuori la pistola e puntarla verso l'informe figura.
-Staccati lurido essere o giuro che ti faccio saltare le budella fino a ricoprirne le pareti.- gridò all'ombra che non rispose in alcun modo.
Trascinandosi dietro la gamba, con passeggero annesso, si avvicinò alla feritoia per cercare un po' di luce per illuminare quell'insulso umanoide attaccato al suo arto. E quello che vide certamente non fu un mostro gelatinoso; vide una ragazzina minuta dai corti biondi capelli che lo fissava con degli smeraldi che aveva come occhi, con dei lacrimoni ai bordi che minacciavano di scendere ad ogni minima vibrazione. Il labbro inferiore tremava incontrollabilmente e il naso era ricoperto da una buffa chiazza rossastra, probabilmente dovuta ad una caduta di qualche genere. Le orecchie da felino scivolarono fino a coprirle gli occhi...
-ORECCHIE DA GATTO? Perché cazzo giri con un cerchietto con sopra delle orecchie da gatto? E quella è una CODA?? Dove diavolo sono finito.- sconsolato abbassò l'arma e si sedette per terra alzando delle spirali di polvere e tirandosi dietro anche la micetta ancora appiccicata alla sua gamba.
-Non trovo il mio Neko-niichan, NYA.- sospirò la ragazza lasciandosi cadere di fianco allo sconosciuto, mantenendo comunque un minimo di distanza tra i due, era pur sempre armato.
-Neko-che? Poco mi importa, vattelo a cercare.-
-Sono troppo bassa, non arrivo alla feritoia e non riesco ad uscire. NYA.- nel simulare il verso del gatto alzò le mani chiuse a pugno vicino alla testa, in una posa molto simile a quella di un gatto vero e proprio.
-Forse non hai capito, NON.MI.INTERESSA.MINIMAMENTE. Vai a fare le fusa da qualche altra parte micetta.-
-NON CHIAMARMI MICETTA! Mi chiamo Safaia screanzato. NYA.- nel dirlo si rimise nella posizione gatto-style.
-Si può sapere cosa diavolo significa questo NYA?- nel dirlo anche lui si mise automaticamente nella posizione del gatto, risultando abbastanza inquietante.
-Ma che cazz..-
-Non si dicono le parolacce maleducato!- nel dirlo Safaia tirò un sonoro coppino al pelato che si girò rapidamente con l'intenzione di strozzarla, ma si ritrovò davanti due occhioni lucidi, spalancati e un espressione da cucciolo bastonato che avrebbe potuto sciogliere anche la più malvagia guardia dell'AOC, figurati un Gangsta' locale.
-AHHWWWW.- Nahim emise un suono molto poco virile e unì le mani in un gesto degno solo del peggiore manga Shoujo.
-Ehm,ehm. Non rompere, ti aiuto a salire fino a quella sporgenza e tu mi dici se in zona avvisti una mandria di manze armate di gambe del tavolo e molto agguerrite, va bene?-
-Sì, NYA.- stavolta si limitò solamente a sorridere felice senza effettuare nessuna mossa gatto-style.
Il ragazzo si posizionò sotto l'apertura stretta e unì le mani a mo di scalino per facilitarle la salita, non calcolando la bassezza della ragazzina in questione; ella prima mise un piede sulle mani di lui, poi gli piantò la scarpa in faccia e si lanciò verso l'esterno attraverso la feritoia. Massaggiandosi la faccia e imprecando sottovoce le chiese.
-Vedi le valchirie?-
-Nessuna balenottera in vista capitano.... NEKO-NIICHAN!-
Mentre usciva dal pertugio Nahim vide due tornado forza 5 schiantarsi l'uno contro l'altro travolgendo con l'impatto i poveri passanti.
-Neko-neechan! Mi sei mancata così tanto!-
-Neko-niichan ero rimasta bloccata i quel bunker e non riuscivo più ad uscire, poi il pelatone mi ha aiutato ad uscire. NYA.-
-CHI AVRESTI CHIAMATO PELATONE?- sentendosi tirato in causa si frappose fra i due con un pugno alzato in direzione della ragazza, accorgendosi solo in quel momento di avere a che fare con due gemelli praticamente identici.
-Hai ragione neechan, ha proprio una testa lucida. Sembra una palla da bowling con il pizzetto.-
-TU, SOTTOSPECIE DI STR....- venne interrotto da due sonori coppini contemporanei.
-NON SI DICONO LE PAROLACCE!- tuonarono in simbiosi i due gemellini.
-Va bene, va bene, ma non urlate che stiamo attirando troppo l'attenzione.- il ragazzo si ritrovò a riflettere sulla possibilità che le valchirie assetate di sangue stessero travolgendo persone nei paraggi e che potessero essere attirate dal trambusto dei due gemellini.
-Dirigiamoci nel quartiere orientale, lì dovremmo essere al sicuro.-
-Al sicuro da chi pelatone?-
Ingoiando i vari insulti che gli stavano salendo non rispose al biondo ma iniziò a dirigersi verso i quartieri orientali.
-Dalla mandria di manze che sta inseguendo il capitano.- rispose al suo posto la biondina.
-Non chiamarmi capitano, mi chiamo Nahim, Nahim Isk a'rioth.-
-Che nome strano.- disse il biondo appoggiando un dito sul mento e assumendo un'espressione pensierosa.
-Colpa dei miei.-
Seguirono degli attimi di silenzio in cui i gemellini saltellavano attorno al ragazzo mentre lui camminava tenendo le mani in tasca.
-Io sono Safaia!-
-E io sono Rubi!-
-E siamo i famosi Gemelli Siamesi, NYA!- nel dirlo contemporaneamente si misero in una posizione che ricordava vagamente quella di due gatti che cercavano di acchiappare le mosche spalla contro spalla.
-Mai sentiti.- sospirò Nahim accelerando il passo.
I gemellini accelerarono a loro volta.
Una vena iniziò a pulsare sulla fronte del poveretto che riprovò accelerando ancora di più il passo.
I ragazzini iniziarono a muvere le corte gambette più velocemente nel tentativo di stare al passo con il “pelatone”.
Nahim si mise a correre.
I gemelli iniziarono a muovere così velocemente le gambe che si faticava a distinguerle.
Il ragazzo si fermò di colpo.
I due biondini si schiantarono sulla sua schiena.
-Perché mi state seguendo?- chiese tentando di assumere un'aria minacciosa.
-Perché hai salvano Safa-neechan e perché mi sei simpatico.- rispose semplicemente il maschietto.
-Ma io non voglio che voi mi seguiate.- adesso poteva anche rilassarsi un poco essendo arrivato nella parte meno abitata dei quartieri orientali ed essendo scampato al linciaggio da parte delle assatanate.
La risposta dei gemelli venne sovrastata da un tuono lontano.
-Noooo, non può venire a piovere, non deve piovere. Io odio l'acqua. PFFFT.- il ragazzino iniziò a soffiare verso il luogo da cui era provenuto il boato come fanno i veri gatti quando in pericolo. La sorellina invece si mise a ridere e a saltellare da una parte all'altra canticchiando una filastrocca.
-Nella Donna-Sorgente ancora una volta,
cade una goccia dell'Uomo-Acqua,
dà vita, all'incontro, alla Pioggia-Bambino.-
Non riuscì a cantare la seconda strofa perché Nahim se la caricò di peso in spalla catturando l'altro biondo sotto il suo braccio.
-Brutti idioti, quella non è pioggia. Quella è una MOAB!- gridò terrorizzato il ragazzo prendendo a correre nella parte opposta a quella dell'onda d'urto.
I gemellini venivano sballottati a destra e a sinistra ma fortunatamente, o sfortunatamente, avevano ora una piena visuale di quella che accadeva alle spalle del pelato: velocemente si avvicinava quello che a prima vista pareva un muro di sabbia ma che per loro, oramai avvezzi ai bombardamenti, significava solo morte.
-Nahim, vai più veloce! Si sta avvicinando!- gridò terrorizzato Rubi.
Lui si limitò ad accelerare un poco la corsa spingendo fino al limite delle sue possibilità i suoi muscoli da ragazzaccio di strada.
Si fermò in un piazzale accorgendosi solo in quel momento di non avere la minima idea di dove si trovasse.
-Non ho mai visto questa parte della città! Avete idea dove si trovino i rifugi?-
-Vai verso quella cupola bianca!- ordinò Safaia puntando il dito verso un edificio fin troppo bianco per il lerciume generale che regnava in quella città.
-Non sosterrà la potenza dell'onda!-
-Fidati Pelatone, ho indagato un po' su quell'edificio ed ha resistito ad altri tsunami prima di questo.-
-Safa-nee, ne sei sicura?- chiese preoccupato il biondino.
-No, ma non ci sono altre possibilità.- disse, per la prima volta seriamente, la gatta.
-Tanto vale fidarci di te micetta.- ignorando le risposte colorite dell'interessata si diresse verso la porta che dava sul lato orientale dell'edificio e la sfondò con un calcio.
L'onda d'urto si abbatté in tutta la sua potenza.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Le persone fuggivano terrorizzate cozzando l'una contro l'altra mentre in lontananza si potevano già vedere la polvere e i detriti che si alzavano con l'onda d'urto in avvicinamento; masse informe di corpi, tutti con lo stesso desiderio, si lanciavano contro le porte dei rifugi trovandole fatalmente sbarrate dall'interno, nel tentativo di demolire delle porte che resistevano a delle bombe.
Sciocchi.
Chi aveva rinunciato ormai da tempo alla vita si preparava al peggio inginocchiandosi in mezzo a la strada ed iniziando a pregare un Dio in cui non credono oppure cercando di morire felici leccando le ultime gocce di uno schifoso bicchiere di White Dog.
Falliti.
I peggiori si accalcavano sui più deboli nel tentativo di rubargli monete che non potranno mai usare nella loro vita, oramai giunta al termine nel peggiore dei modi.
Miserabili.
-Che si alzi il sipario.-
Angoletto dell'autrice.
Ebbene sì, finalmente ho aggiornato! Poveri voi.
Questo primo capitolo non voleva farsi scrivere fino all'una di questa notte, in un momento di ispirazione assoluta, con le musiche da truzzo di mio fratello in sottofondo, ho scritto 8 pagine di word tutte di getto; ho terminato alle 4 di notte con una madre isterica che tentava di strapparmi il computer di mano.
Sono sfinita ma abbastanza orgogliosa della lunghezza di questo capitolo, spero sia anche venuto decentemente.
Fatemi sapere come vi pare, essendo questo il mio primo vero e proprio capitolo di una long.
I vari personaggi citati in questo capitolo appartengono a:
Shoichi Inuzuki – Jeo 95
Shi Kurai – pit12
Nahim Isk a'Rioth – BeeGoblinwizard
Rubi e Safaia – Whiteney Black
I miei tentativi di fare una storia seria senza cadere nell'idiozia sono ufficialmente sfumati.
Cercherò di aggiornare settimanalmente, ma non posso assicurarvi puntualità in questi ultimi giorni di vacanza a causa dei compiti.
Qualcuno ha voglia di fare un diario in francese?
Esercizi di matematica?
Libri di inglese?
Vi imploro ç^ç
Informazioni utili e inutili.
- La filastrocca che recita Safaia è un canto navajo dedicato alla pioggia.
- "Teutates" nella mitologia celtica era il dio della guerra, della fertilità e della ricchezza.
- L'acido cianidrico esiste, ha un odore di mandorle amare e i sintomi sono: dispnea, fame d'aria, cianosi, convulsioni, collasso e/o morte (dipende dalla quantità d'acido respirata o ingerita).
- I moonshiner esistono tuttora e distillano alcolici abusivamente, il White Dog è uno di questi.
- Alesia fu una città gallica nella quale si combattè la battaglia decisiva per la libertà della Gallia, viene citata nel "De bello gallico" di Cesare.
- Il famoso pensatore che disse la frase de "Panem et circences" è il poeta latino Giovenale.
- La zuppa poco "zupposa" che il povero Shoichi si vide costretto a mangiare esiste anche quella: in Sud America il brodo di zampe e ali di gallina è un piatto molto comune.
- I vari insulti che Nahim riceve sono in giapponese e in russo, mi astengo dal tradurli.
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Capitolo 3 *** Il bombardamento parte 2 ***
capitolo 3 storia 2 oc
Il bombardamento parte 2
Alesia era una
città, molto simile ad un insieme di favelas,
formata da quattro quartieri principali: quello settentrionale, casa
della stragrande maggioranza dei manovali e con gravi problemi di
sovrappopolazione a causa della sua vicinanza con le pompe di
estrazione del petrolio; quello orientale in cui si trovavano buona
parte dei rifugi anti-MOAB della città e, nella fascia
più esterna
e più disabitata del quartiere, la Cupola; quello
meridionale, in
cui si trovavano buona parte dei rifugi segreti e delle armerie dei
ribelli; quello occidentale era il quartiere più malfamato e
casa
del mercato nero di Alesia; esattamente del punto in cui i quattro
quartieri si incontrano, il centro della città, si trova la
caserma
principale delle guardie Coroniane nonché la casa del
reggente della
città, uno dei tanti baroni che amministrava il volere
dell'AOC, il
barone Turpin detto Ken a causa delle continue plastiche facciali a
cui vuole ripetutamente sottoporsi per nascondere la malevolenza che
il tempo ha per la vita.
Ore
22.40, Casa dell'Ape Regina.
La Casa dell'Ape
Regina era il bordello più stimato di tutta Alesia grazie
alla vasta
scelta di concubine, chiamate Api dai clienti abituali; ma era famoso
soprattutto per essere la base principale del mercato nero, potevi
trovarci di tutto: dalle armi bianche più esotiche, ai
ricchi cibi
dell'AOC oppure ancora, se avevi abbastanza soldi da permettertele,
delle schiave personali che potevano variare di razza, età e
“soddisfazioni”.
I frequentatori
della Casa era gente molto affabile: si variava dai gangster locali,
agli ubriaconi che volevano compagnia per la notte, a misteriosi
personaggi in ricerca di armi, a guardie Coroniane che venivano qua a
rallegrarsi la giornata, ma sicuramente non delle tenere ragazzine.
Quindi,
perché ce n'era una che vagava sperduta in mezzo ai vari
tavoli
occupati dai simpatici figuri sopracitati mentre si facevano
coccolare dalle Api? Mentre scendeva le scale che
conducevano al sotterraneo (tutti coloro che potevano permetterselo
costruivano le proprie case sottoterra per sopravvivere ai
bombardamenti) i suoi capelli bianchi ondeggiavano a ritmo con i suoi
passi riflettendo le numerose luci stroboscopiche.
-Ehi cucciolina ti
sei persa? Vuoi che ti aiuti?- un invitante figuro, con un alito che
avrebbe potuto prendere fuoco da un momento all'altro tanto era
alcolico, si avvicinò ondeggiando sulle tozze gambe alla
magra
ragazzina che, con un cipiglio sicuro, rispose.
-Sto cercando
quella che si fa chiamare “l'Ape Regina”, hai idea
di dove possa
trovarla? Devo assolutamente chiederle una cosa perché ho
finito la
mia scorta che tengo sempre a casa. Lo sai? Lo sa? Sai
dov'è? Devo
assolutamente parlarle o parlarci, anche se facendosi chiamare
“l'Ape
Regina” deve essere per forza una femmina perché
se fosse stata o
stato un maschio avrebbe dovuto chiamarsi “l'Ape
Re”; aspetta, ma
esistono le api regine maschio? Io non ne sono sicura, ma la mia
sorellina diceva sempre che le cape devono essere sempre le femmine
quindi non credo che questa signora sia un uomo. Eheheheh, devo
assolutamente ricomprarla perché l'astinenza mi sta
uccidendo. Sento
delle voci che mi sussurrano cose molto brutte, però in
questo
momento non mi ricordo cosa dicessero. A volte penso e non mi
accorgo di andare a sbattere contro i pali, lo sai? Mi sei molto
simpatico, però dovresti mangiarti una mentina! Hai un alito
che sa
di cammello ammuffito! Io non ho mai visto un cammello, secondo te
che odore ha un cammello morto? Magari puzza come le cipolle che
riesco a mangiare a volte... Sono molto rare le cipolle, lo sai? Di
solito mangio solo un po' di zuppa oppure del pane un po' secco
puciato nel latte. Tu cosa mangi di solito? OMMIODDIO, QUEI DUE
STANNO COPULANDO!- il pover'uomo che si stava sorbendo tutta la
parlantina di quella che sembrava una drogata in astinenza, venne
salvato da due in evidenti atteggiamenti amorosi che deviarono
l'attenzione della ragazza verso di loro, permettendogli di salvarsi.
-Che maleducato,
non mi ha neanche aiu...- non riuscì a terminare la frase
che
scivolò su una chiazza di una sostanza bianca e viscida non
ben
identificata andando a schiantarsi tra le braccia di uno dei gorilla
appostati davanti ad una porta chiusa.
-Voi potreste
aiutarmi, dove posso trovare l'Ape Regina?- disse rialzandosi con
naturalezza, come se lanciarsi tra le braccia delle persone fosse
normale.
Ripresosi dalla
sorpresa iniziale uno dei due buttafuori rispose.
-Chi la cerca?
Nome e cognome e mostraci che puoi permetterti il suo tempo.-
La ragazzina
tirò
fuori dal nulla una mazzetta di banconote, probabilmente tutti i suoi
risparmi degli ultimi tre anni, per sventolarli incautamente davanti
al naso del gorilla.
-Yelle Minya, ho
urgente bisogno di parlarle. Mi serve assolutamente una nuova dose.-
rispose la ragazza mostrando un tic nervoso all'occhio sinistro che
le dava un'aria estremamente inquietante e nevrotica.
-Deve essere una
di quelle droghe là, morfina, diacetylmorfina, ciclozina,
codeina,
temazepam, nitrazepam, fenobarbitale, amobarbitale, propoxyphene,
metadone, nalbufina, petedina, pentazocina, buprenorfina,
destromoramide, chlormetiazolo.-
sussurrò il buttafuori di sinistra all'altro, che fino a
quel
momento era rimasto in silenzio a osservare curiosamente la ragazza.
I
due si spostarono per lasciar passare la ragazzina controllando che
nessuno si stesse interessando troppo alla scena, lei
ringraziò
allegra e aprì la piccola porta.
La
stanza in cui entrò era estremamente diversa dal resto del
bordello:
le pareti ricoperte da uno spesso strato di moquette rosso scuro, al
centro una pesante scrivania di mogano su cui erano disposti
ordinatamente dei fogli, il pavimento di legno era rigato in
più
punti e i numerosi scaffali stracolmi di libri dall'aria vissuta
erano disposti per tutto il perimetro della stanza. Ma l'arredo
più
importante era Lei. Pareva che
stesse immobile, poggiata con leggerezza sulla poltrona color panna
dietro la scrivania, mostrando il profilo destro all'ospite; tra le
purpuree labbra teneva, aiutata con la mano sinistra, un lungo
bocchino d'argento con una sigaretta fumante appena iniziata
all'apertura, ed erano la prima cosa che ti catturava di lei: le
labbra. Neanche in un quadro avresti mai potuto vedere una tale
perfezione di forma e colore, sulla cerea pelle risaltavano come
fossero una farfalla porporina posata su una rosa bianca. Le palpebre
dalle lunghe ciglia nere non lasciavano vedere gli
occhi ai fortunati ospiti, quello era un privilegio riservato ai
pochi; il piccolo naso, graziosamente a punta, dava un'apparenza
quasi infantile al viso, smentita subito dai lunghi e serpeggianti
capelli neri lasciati liberi, senza un capello che uscisse dalla
pettinatura. Non un gioiello adornava la sua figura, se non fosse per
un piccolo anello fatto con un'aquilegia azzurra sul sottile anulare
sinistro, il dito degli sposi. Il capo, leggermente reclinato
all'indietro, era sorretto dal lungo collo da ballerina. Il petto,
piuttosto acerbo per l'età indefinibile della donna, era
fasciato da
un poco coprente corpetto a cuore di una leggera seta nera. Il resto
del corpo non era visibile da nessuna angolazione.
Fuori
dalla porta si sentì partire una canzone dalle sensuali
tonalità
femminili
Roxanne
You
don't have to wear that dress tonight
Walk
the streets for money
You
don't care if it's wrong or if it's right
E
fu allora che l'immobilità divenne mobile.
Prese
una lunga boccata di fumo dal bocchino, sempre tenendo gli occhi
chiusi, e la soffiò fuori attraverso un piccolo spiraglio
tra le
perfette labbra.
-Per
cosa dovrei sprecare il mio tempo?- la voce suadente, che al sol
suono avrebbe fatto impazzire un uomo, venne accompagnata dal piccolo
movimento della purpurea farfalla.
-Sto
cercando una cosa, una cosa marrone, che fa impazzire le persone al
solo sguardo, al solo tocco, al solo gusto e...- venne interrotta
dalla mano destra dell'Ape Regina alzata.
-Se
è droga quella che cerchi non fare molte storie e dimmi il
nome.-
sbuffò togliendo il bocchino dalla sua bocca e tenendolo,
ancora
fumante, in equilibrio tra l'indice e il medio della mano sinistra.
Yelle
sbatté un paio di volte le palpebre, credendo di aver capito
male,
poi si ricordò delle parole sottovoce che i due buttafuori
si erano
scambiati, e comprese gli sguardi sospettosi che le avevano rivolto
prima di lasciarla entrare.
-No,
no, non sto cercando della droga. Quella cosa fa male! Un paio di
giorni fa ho visto un tipo che si bolliva della colla per poi
mettersi ad annusarla con avidità, ci è mancato
poco che si
mettesse pure a bersela! È stata una scena abbastanza
demoralizzante, proprio non riesco a capire cosa li spinga a farsi
del male in modi simili. Potrebbero semplicemente affrontare i
problemi che li affliggono e...- la ragazza parve partire per la
tangente di nuovo e rivenne interrotta di nuovo dalla mano alzata
dell'altra.
-Allora
dimmi cosa stai cercando. Non ho tempo da perdere, Io.-
sbuffò di
nuovo.
-Cioccolata.-
rispose semplicemente.
L'altra
parve essere smossa un attimo da quell'affermazione e voltò
la testa
verso la sua interlocutrice, finalmente un'emozione apparve sul suo
viso, le sottili sopracciglia si alzarono un poco e le palpebre si
aprirono mostrando quello che erano i suoi occhi. Quale perfezione si
presentò alla vista dell'ospite! Pareva che
l'iride risplendesse di tutte le sfumature di azzurro e di blu che
esistessero al mondo, all'interno un celeste racchiuso da un anello
esterno blu mare frastagliato da pagliuzze blu notte e ancora,
delicati aloni pervinca si incastravano ad altre pagliuzze blu
pavone.
-Cioccolata?
Stai cercando della... cioccolata?- domandò la Regina
sbattendo
lentamente le lunghe ciglia.
-Esattamente,
se possibile cioccolata amara, ma anche al latte è perfetta.-
La
donna rifletté un attimo e annunciò.
-Ho
quello che cerchi. Quanto puoi offrirmi?-
La
ragazza mostrò tutto il suo denaro in suo possesso, che
sfiorava i
mille dollari, alla donna che, senza dire una parola, poggiò
il
bocchino sul tavolo e si chinò per aprire uno dei cassetti
della
mastodontica scrivania. Da uno dei cassetti più bassi
estrasse un
pacchettino avvolto da un pesante velluto nero e, dopo averlo
poggiato sul piano della scrivania, iniziò a scartarlo con
misurata
lentezza e delicatezza.
-Cioccolato
amaro fatto arrivare direttamente dall'AOC, creato utilizzando i semi
di cacao coltivati nelle pianure più interne nel continente,
mescolato finemente da...- questa volta fu la Regina ad essere
interrotta.
-è
cioccolato?- chiese.
-Sì.-
rispose stranita l'altra.
-Importa
solo questo, non mi interessa da dove provenga o come sia stato
fatto. È cioccolato, questo è l'essenziale.-
La
donna rimase senza parole guardando Yelle, che in quel momento stava
facendo vagare lo sguardo senza una meta precisa e con un'espressione
felice in volto. La sua spensieratezza, la sua
naturale gioiosità, la sua incauta sbadataggine e la sua
infantile
estroversione le fecero stringere il cuore, a cosa era costretta a
rinunciare una ragazzina per avere una semplice tavoletta di
cioccolata? Come si era finiti così? Cosa era successo per
farla
diventare così?
-900
dollari.- disse semplicemente la Regina, mantenendo sempre il suo
tono suadente e freddo allo stesso tempo, non lasciando uscire le
emozioni che combattevano dentro di lei.
L'altra
le lasciò i soldi contati sulla scrivania e prese il
prezioso
involucro di velluto coccolandolo come fosse un bambino, poi
ringraziò e uscì dalla porta della stanza.
-Questo
mondo è un luogo insensibile e spietato.-
sussurrò tristemente la
donna fra sé e sé.
Roxanne
You
don't have to put on the red light
Those days are over
You
don't have to sell your body to the night.
Appena
fuori dal locale Yelle si infilò in una tasca interna della
malandata felpa il prezioso involucro iniziando ad avviarsi verso la
meno pericolosa zona settentrionale, dove si trovava quella che
sarebbe dovuta essere la sua casa, mentre in realtà era solo
una
tenda ricavata da una decina di pannelli ondulati di ferro, per
potersi gustare in millesimali parti la sua manna.
Venne
ridestata dai suoi dolci pensieri da un suono proveniente da uno dei
vicoli bui che collegavano le varie strade principali della
città;
ovviamente una persona con un po' di sale in zucca avrebbe evitato di
entrare in un vicolo buio da cui provenivano rumori sospetti, alle
undici di notte, nel quartiere più pericoloso di Alesia,
soprattutto
se eri una ragazzina da sola, dopo aver sventolato per uno dei locali
più malfamati una mazzetta di soldi, ovviamente.
Yelle,
invece, ci si fiondò subito.
Venti minuti prima, vicolo sconosciuto
nel quartiere occidentale.
-Venghino
signori, venghino! I vostri occhi non crederanno a quel che vedranno!
Venghino signore e signori!- una ragazzina minuta dai corti boccoli
ramati stava richiamando la folla a gran foce attorno ad un banchetto
da lei costruito al momento.
-Darò
20 dollari a chiunque di voi riuscisse a trovare l'asso tra queste
tre carte capovolte, ogni tentativo costa 2 dollari, venghino
signori, venghino!- indicando con movimenti ampi delle braccia le tre
carte disposte sul tavolo. Le persone iniziarono
sin da subito ad accalcarsi per tentare la fortuna con quel semplice
gioco.
Dieci
minuti dopo la ragazza aveva le tasche piene di soldi e stava
correndo tra i bugigattoli canticchiando allegramente.
-Dollari
talleri e zecchini siete tutti miei bambini.-
Quando,
dopo essere entrata in un vicolo buio, si ritrovò davanti
tre uomini
armati di mazze da baseball consunte.
-Lurida
puttanella, prima ci hai imbrogliato e adesso vogliamo indietro i
nostri soldi.-
-Mi
avvalgo della facoltà di non rispondere.-
-Senti
un po' stronzetta, hai truccato le carte con un riproduttore di
immagini in due dimensioni e non provare a contraddirci.- disse il
più grosso dei tre sghignazzando.
-Togliti
immediatamente quel sorriso dalla faccia, altrimenti ti cavo gli
occhi e ti fotto il cervello, va bene? Ho
passato gli ultimi quattro giorni a ramazzare nella spazzatura per
rimediare i pezzi per creare quel riproduttore di immagini, ma tirate
la catena e sciacquatevi il cervello, i vostri genitori hanno anche
figli normali? Toglietevi dalla mia strada e io non vi
riempirò di
botte fino a farvi assomigliare ad una brutta copia di un lebbroso.-
sbraitò la dolce e leggiadra ragazzina dai luminosi occhi
ambrati.
-Oh
oh oh, la ragazzina ha los cojones! Non rompere e dacci tutto quello
che hai preso.- minacciò l'ultimo dei tre, che non aveva
ancora
parlato, avvicinandosi picchiando intimidatoriamente la mazza su una
mano.
-Veniteveli
a prendere....Miao.- disse mostrando un sorrisino felino e leccandosi
sensualmente le labbra.
I
tre ragazzi si scambiarono uno sguardo e caricarono
contemporaneamente a mazze alzate, pronti ad uccidere pur di ottenere
30 dollari o poco più, per colpire la minuta ragazzina che
se ne
stava tranquillamente in piedi fissando scaltramente i tre in veloce
avvicinamento, pronta a prendere l'arma che teneva nascosta sotto la
giacca.
SBONK
Sicuramente
un cranio fracassato non farebbe questo rumore, ma una ragazzina che
si spalma sulla strada dopo essere inciampata sì. I quattro
si
fermarono improvvisamente per mettersi ad osservare la scena che gli
si presentava davanti: una ragazza sui diciassette anni, magra e dai
lunghi e fluenti capelli bianchi era appena caduta rovinosamente di
faccia con le braccia tese in avanti, subito si rialzò
massaggiandosi il naso con un occhi chiuso a causa del dolore.
-Ahi,
ahi, ahi. Che male, non è possibile che io sia
così distratta! È
la seconda volta che cado in venti minuti di distanza, se posso
consolarmi stavolta non ho travolto nessun buttafuori nerboruto.- si
accorse solo in quel momento di essere scrutata con sorpresa da
quattro paia di occhi.
-Oh,
ho interrotto qualcosa? Perché avete delle mazze da baseball
in
mano? State facendo una partita? Posso giocare? Non sono mai stata
molto brava a baseball, anche se la mia sorellina diceva sempre che
avevo un ottimo lancio, potreste insegnarmi voi? Comunque, non
dovrebbe esserci solo un battitore mentre gli altri dovrebbero essere
dei lanciatori o i tizi che stanno alle basi per prendere la palla.
Chissà come si chiamano quelli lì, io li ho
sempre chiamati basisti
ma credo sia abbastanza sbagliato come termine. Che bei capelli che
hai! Sono così rossi e boccolosi! Sembrano molto morbidi,
potrei
toccarli?- senza aggiungere altro si lanciò sui capelli
della
ragazza, ancora immobile a causa dello stordimento causato da tutte
quelle chiacchiere, per poi cominciare ad accarezzarli facendo
commenti sulla loro morbistenza.
Il
primo a riprendersi fu uno dei tre assalitori che, lanciandosi verso
la nuova arrivata con intenzioni facilmente immaginabili,
tirò di
nuovo fuori la mazza.
Tutti
si rianimarono ma la rossa non fece in tempo ad intervenire che il
ragazzo si era già messo alle spalle della ragazza e teneva
premuta
la sua mazza sulla giugulare della malcapitata, che si doveva ancora
rendere conto della situazione.
-Dacci
i soldi oppure soffoco questa rompiballe e dovrai andartene con un
cadavere sulla coscienza.-
La
ragazza corrugò le sopracciglia e portò una mano
dietro la schiena.
-Cosa
stai facendo?- chiese uno degli altri due, che nel frattempo si erano
spostati vicino a quello con l'ostaggio per dare manforte.
-Sto
prendendo i soldi, ce li ho in una tasca interna sulla schiena, non
fatele del male.-
Yelle
(ebbene sì, era la ragazzina del cioccolato) comprese subito
le
intenzioni dell'altra ragazza, essendo molto più sveglia dei
tre
imbecilli che aveva alle spalle, perciò si spostò
il più possibile
lontano dalla testa del suo assalitore e rimase immobile.
Accadde
tutto in pochi istanti.
L'altra
ragazza estrasse da dietro la schiena una Beretta M9 e sparò
tre
spari in sequenza che centrarono perfettamente i suoi tre obbiettivi.
Pochi
secondi dopo tre cadaveri caddero a terra.
-Stai
bene ragazzina?- chiese la rossa all'altra.
-Devi
assolutamente dirmi cosa usi per lavare i tuoi capelli, sono
favolosi!- ignorando completamente la domanda riprese ad accarezzarle
i capelli.
-Ma
che cazzo? Ma da dove spunti poi? Quale parte di “non devo
entrare
da sola nei vicoli bui e oscuri la notte” non hai capito?-
iniziò
a sbraitare.
-Comunque
piacere, Yelle Minya!- disse sorridente la bianca.
-Ma
che diav...Ahhhhh.- sospirò -Koneko Harikeen.-
Per
un attimo si fissarono negli occhi, ambra nell'ametista.
-Dove
vai di bello?- domandò con innocenza Yelle.
-Fatti
miei.-
-Posso
accompagnarti?-
-No.
Non mi stanno molto simpatiche le persone troppo spensierate, e tu mi
sembri proprio una di queste. Posso consolarmi, almeno non porti la
gonna.-
-Cos'hai
contro le gonne? A me piacciono quelle lunghe e colorate. Uh
già! Mi
ero dimenticata del mio tesoruccio.-
Koneko
la guardò un attimo stranita per poi sbattersi una mano in
fronte,
emettendo un sonoro CIAK. Yelle aveva estratto la sua
tavoletta di cioccolata, ne aveva staccato un pezzettino minuscolo,
se lo era lanciato in bocca e aveva iniziato ad emettere versetti
deliziati massaggiandosi le guance.
-Mhhh
che delizia.-
-Da
dove diavolo viene quella cioccolata?- chiese sospettosamente la
rossa iniziando a pensare: solo persone molto ricche potevano
permettersi il cioccolato, e anche se l'altra non dimostrava certo di
appartenere ad un ragno sociale elevato, ne aveva con sé una
tavoletta.
-Facciamo
così, io ti accompagno fino a casa tua e tu in cambio mi fai
entrare
un po', va bene?- disse pregustando già la
possibilità di mettere
le mani su qualcosa di prezioso.
-Sì!
Okotte-chan viene a casa mia, Okotte-chan viene a casa mia,
lalalalalala.- iniziò a canticchiare dirigendosi verso il
centro
città.
-Okotte....chan?
Ma sì dai, perché no.- sussurrò a se
stessa Koneko seguendo Yelle
e distendendo la bocca in un vero sorriso.
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Ore 22.00, base segreta dei ribelli.
Un
omone estremamente massiccio, di colore e completamente pelato, stava
sbraitando contro dei suoi sottoposti davanti ad un tavolo
completamente ricoperto di cartine, mappe e piante di edifici.
-Cosa
vuol dire che nessuno è ancora riuscito ad entrare in quella
maledetta cupola bianca? Una delle nostre migliori spie è
morta per
poterci permettere di capire qualcosa su quell'edificio quando era
ancora completamente sigillato e adesso che l'hanno sgomberato e
abbandonato non riuscite neanche a forzare una serratura?- gli occhi
neri mandavano sinistri bagliori omicidi, l'aver perso una delle sue
migliori spie, nonché una di “famiglia”,
l'aveva cambiato
radicalmente. In una riunione con i suoi
tenenti avevano deciso di abbandonare momentaneamente i piani di
sabotaggio verso le caserme dei soldati dell'AOC e di concentrarsi su
quella misteriosa cupola bianca apparsa recentemente nella parte
esterna del quartiere orientale.
-Organizzerò
subito una piccola task force capitanata dal sergente Blaze
Van-Hauter.-
Un
ragazzo, biondo e dai profondi occhi viola, in divisa si
avvicinò al
tavolo portandosi un pugno destro sul cuore, saluto dei ribelli.
-Morte
alla corona colonnello, posso sapere chi saranno i miei uomini?-
chiese in tono sicuro.
-Ho
qui i loro fascicoli, ci sono due ottimi elementi e una ragazza con
ottime potenzialità ma con poca esperienza.- disse il
colonnello a
capo di quel distaccamento dei ribelli.
Il
ragazzo prese in mano i tre fascicoli iniziando a sfogliarli
concentrato, quando arrivò al terza mancò poco
che gli uscissero
gli occhi dalle orbita.
-Una
pivella? Mi sta affidando una pivella di appena sedici anni? Non
posso permettermi novellini facilmente impressionabili nella mia
squadra, gli altri due hanno delle eccellenti capacità ma
non posso
accettare l'ultima.-
-Anch'io
sono piuttosto restio a farti carico della responsabilità di
una
recluta con poca esperienza, ma in questi giorni la maggior parte
delle nostre truppe sono impegnate altrove e a causa dei
bombardamenti sempre più numerosi e imprevedibili.
Perciò mi vedo
costretto ad affidarti una recluta, devo dirti però, che
è la
migliore della propria squadriglia e ha grandi capacità.-
-Ma
non poss...- cercò di replicare il sergente.
-Non
ammetto obiezioni sergente Double Gun.-
-Sissignore.-
ringhiò l'altro.
-La
missione è da attuare subito, entro un'ora e mezza dovete
essere
dentro quella cupola.-
-Sissignore.-
Il
colonnello si girò verso uno dei suoi uomini nella stanza e
gli
consegnò una copia dei fascicoli.
-Falli
venire qui subito.-
-Sissignore.-
scattò sull'attenti il sottoposto per poi correre fuori
dalla stanza
per cercare i tre ribelli.
Dopo
cinque minuti rientrò affannato seguito da altre tre figure
che si
misero subito sull'attenti, chi un po' controvoglia chi
efficientemente.
-Sergente
Double Gun le presento i suoi uomini.- indicò con un ampio
movimento
del braccio le tre persone.
Blaze
avanzò di un poco per poi posizionarsi davanti ai tre
ribelli
scrutandoli uno per uno negli occhi.
Si
avvicinò alla prima, una ragazza bassa dai lunghissimi
capelli
bianchi e gli occhi rosa, che ricambiava lo sguardo con un cipiglio
sicuro.
-Shail
Aghea, detta White Rock Shooter, anni 18 esperta in numerosi metodi
di uccisione e ottima stratega. Benvenuta nella squadra.-
Lei
mostrò un sorriso sicuro e si preparò a parlare,
ma il sergente
passò oltre senza lasciarle il tempo di farlo.
La
seconda figura era un ragazzo dallo sguardo ambrato, che pareva
scrutarti l'anima, e dagli spettinati capelli biondo platino.
-Cage
Aki, 19 anni, spia esperta e con un'agilità quasi anormale.
Benvenuto.-
Il
ribelle scrutò il suo superiore con i suoi due fari dorati
con uno
sguardo carico di freddezza senza neanche emettere un suono.
Il
sergente si avvicinò all'ultima figura, la più
giovane.
-Devo
dirti la verità, non mi piacciono i pivelli, rischiano
sempre di far
andare in malora le missioni. Ma il colonnello mi ha obbligato
perciò
benvenuta nella squadra recluta Ryoko Hoshika.-
L'ultima
figura, una ragazzina minuta dai lunghi capelli castani e dai
profondi occhi verdi, sentendosi tutti gli sguardi dei presenti
addosso, cercò di ribattere in qualche modo.
-Farò
del mio meglio signore.-
-Lo
spero. Preparatevi, si parte subito.-
I
tre scattarono a prendere le proprie armi e si avviarono verso
l'uscita, seguiti a ruota dal proprio sergente.
-Mi
raccomando sergente, non fallite. E per l'amor di Dio, tornate tutti
sani e salvi.- disse l'omone di colore poggiando una mano sulla
spalla del ragazzo.
-Non
si preoccupi colonnello, sono in buone mani.- rispose Blaze
sorridendo, per poi scappare all'esterno del rifugio dove i suoi
uomini lo stavano aspettando.
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Ore 23.30, fuori dalla Cupola.
-Yelle,
sei sicura che non ci siamo perse? È da mezzora che vaghiamo
in
tondo.- chiese una ragazza piuttosto bassa e dai boccolosi capelli
ramati.
-Okotte-chaaaaaan,
mi sono dimenticata dove abito.- riflettè l'altra pensierosa.
-Arrghh,
come diavolo mi sono cacciata in questa situazione? Senti bacarospa,
entriamo un po' in questa cupolona a riposarci un po'. Ho appena
sentito un boato e temo che stia per venire a piovere.- si
sbatté di
nuovo la mano in fronte lasciandosi l'impronta delle cinque dita.
-Vaaaaa
bene.- disse Yelle mettendosi sull'attenti.
Koneko
aprì la porta con un colpo di pistola ed entrarono senza
aver notato
l'onda di detriti in rapido avvicinamento.
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Ore 23.20, lato opposto della Cupola.
La
squadra del sergente Blaze era appena arrivata davanti alla porta
della cupola e stavano mettendo in sicurezza il perimetro per
assicurarsi che nessuna guardia Coroniana si avvicinasse troppo a
curiosare.
-Ryoko
e Cage assicuratevi che non si avvicini nessuno, Shail ed io ci
metteremo a lavorare sulla serratura.-
-Non
darmi ordini Blaze, solo perché sei il più
grande...-
-E
con il grado più alto.- la interruppe il sergente.
-...E
con il grado più alto, non puoi...-
-E
il più alto tra tutti.-
-...Ma
se sei solo un centimetro più alto di Cage, non fare tanto
lo
spaccone.-
-Parla
quella alta un metro e un ornitorinco.-
-Ma
io e Shail-san saremmo alte uguali.- li interruppe Ryoko con delle
lacrimuccie agli angoli degli occhioni verdi.
-Visto?
Sei anche malvagio! Hai fatto piangere Ryo-chan.- disse la bianca
accarezzando la testa alla bruna in lacrime, anche se era evidente un
miglio che quelle due fossero in combutta per fare sentire in colpa
il proprio caposquadra.
Ad
interrompere la scenetta piuttosto pietosa, in cui c'era un Blaze che
cercava di tirare su il morale alla minore del gruppo facendo delle
espressioni a dir poco imbarazzanti, fu Cage che si avvicinò
ad un
sasso poco lontano da loro per poi sollevarlo e rimanere ad
osservarlo.
-Oh
guarda, un serpente.-
Shail
e Blaze interruppero quello che stavano facendo, lasciando cadere di
peso la povera Ryoko, per lanciarsi addosso a Cage gridando.
-Dov'è?
Dov'è? Oddio, guarda che belle striature nere! Sembra un
serpente
corallo.-
-Hai
ragione, e guarda che denti! Non è bellissimo?-
Ryoko,
nel frattempo, si era completamente disinteressata degli altri e si
era seduta poco lontano ad osservare rapita la città di
notte, un
insieme di luci che pareva una costellazione, seguita poi da Cage che
commentò con un bel.
-Che
schifo.-
Ryoko
prese a prenderlo a sprangate con una sbarra di ferro trovata
lì al
momento.
Blaze,
dopo milioni di considerazioni su quanto fosse bello quell'esemplare
di serpente corallo, riprese la sua aria di pigro ufficiale,
fermò
la carneficina che stava per mettere in atto la pivella e riprese a
dare ordini.
Poco
dopo Shail stava armeggiando con la serratura sotto lo sguardo vigile
del suo caposquadra quando sentirono un boato in lontananza.
-Capo
questo era il boato di una MOAB o sbaglio?- chiese la ragazza
smettendo un attimo di lavorare per scassinare la serratura.
-è
molto probabile, riconoscerei quel suono ovunque. Apri velocemente
quella serratura, questo edificio dovrebbe reggere facilmente un'onda
d'urto.-
Cage
intanto si stava stufando di avere intorno quella pivellina che
continuava a saltellare in giro facendogli domande con uno sguardo
carico di curiosità.
-Cage,
secondo te perché hanno costruito questa cupola?-
-Cage
perché il cielo è blu?-
-Cage,
Cage, come mai hai i canini appuntiti? Sei una specie di vampiro?-
-Biondone,
perché non mi rispondi?-
Ormai
erano una decina le vene che pulsavano sulla fronte del poveretto
finché non esplose definitivamente.
-BASTA!
Non sopporto gli umani. Toglietevi da lì!-
ringhiò verso i suoi due
compagni occupati ad armeggiare con la serratura, appena l'ebbero
fatto tirò fuori la sua pistola e sparò dei colpi
alla serratura
fracassandola, infine, con un calcio.
I
quattro entrarono poco prima di sentire un boato impressionante
tutt'attorno a loro.
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Chi era
ricco
ed era riuscito a permettersi delle case interrate aveva sbarrato
l'entrate ai malcapitati che cercavano solo un po' di aiuto; l'Ape
Regina, circondata da tutte le sue Api, aveva sbarrato l'entrata per
evitare che le persone entrassero e che si scatenasse il caos in un
locale così piccolo.
Puttane.
Quelli che
possedevano delle armi, ovviamente comprate al mercato nero, andavano
in giro sparando ai malcapitati che gli capitavano a tiro. Era una
carneficina: vicini che si uccidevano tra di loro, padri che
ammazzano i figli pur di avere una persona in meno a cui badare.
Tutti costoro si stavano guadagnando un posto all'inferno negli
ultimi attimi della loro inutile e precaria vita.
Abietti.
La maggior
parte dei ribelli e delle persone a loro care era riuscita a
ripararsi nei rifugi segreti, ma anche loro avevano dovuto chiudere
le porte ai loro stessi fratelli a causa della sovrappopolazione in
quei locali. Quelli all'esterno invocavano i nomi degli amici
all'interno che, in lacrime, si tappavano le orecchie per cercare di
non sentire le richieste di aiuto strazianti dei propri famigliare.
In molti si suicidarono.
Idioti.
Ci fu un
boato.
E poi.
Tutto
tacque.
-Il
silenzio
prima dello spettacolo.-
Angoletto
dell'autrice.
Quale
parte di “devi fare i compiti e non distrarti con il
computer”
non ho capito?
Ho
passato gli ultimi due giorni a scrivere questo capitolo e non ho
pensato minimamente ai miei doveri estivi da studente.
Sono
fregata, li ho a malapena iniziati.
Se
non scriverò più è perché
mi sono suicidata per evitare l'inizio
dell'apocalisse altrimenti chiamata “scuola”.
Scleri
pre scolastici a parte.
Come
vi pare questo capitolo? Li sto facendo sempre più lunghi
*me
felice*.
Tutte
le scene descritte in questi capitoli iniziali si svolgono
più o
meno contemporaneamente (per questo ho messo gli orari) e la prima
MOAB cade alle 23.30.
Mi
sono accorta solo rileggendo il capitolo che spesso uso un linguaggio
scurrile, mi dispiace nel caso vi dia fastidio, ma dovete abituarvici
perché lo userò spesso in questa storia U_U
Ho
introdotto sei (e dico SEI) oc in questo capitolo, spero di averli
caratterizzati come volevano i rispettivi creatori.
Yelle
Minya – Wilwarind98
Koneko
Harikeen – Comefareisenzanimemanga
Blaze
Van-Hauter – Nazori chan
Shail
Aghea – Thedarkgirl96
Ryoko
Hoshika – Giuly-san
Cage
Aki – AngelWings_DwarfGigi4
Spero
che l'aver aggiunto troppi personaggi in un solo capitolo non abbia
inciso troppo sulla sua scorrevolezza e comprensibilità.
Ringrazio
tutte le persone che hanno recensito lo scorso capitolo.
Io
vi AMO.
Non
sapete quanto sia bello avere un appoggio così appoggioso
(?) da voi
lettori.
Entro
il prossimo capitolo dovrei aver finito le varie introduzioni.
E
come sempre:
Informazioni
utili e inutili.
-Il
cognome del barone Turpin, a capo della città, è
lo stesso del
giudice e antagonista principale nel musical, nonché film
horror,
“Sweeney Todd il diabolico barbiere di Fleet
Street”.
-A
detta della mia “adorata” cuginetta, ape regina
è anche un
sinonimo di “donna di facili costumi”. A volte mi
chiedo cosa le
facciano fare a scuola.
-Non
ho idea di cosa odori un cammello ammuffito.
-Tutte
le droghe citate dal buttafuori sono state prese dal film
“Trainspotting”.
-Il
bocchino era un lungo filtro molto in voga durante gli anni 20 e 30.
Qui vi metto una foto. Lo si può vedere in
“Colazione da Tiffany”
e ne “La carica dei 101” (lo usa sempre Crudelia).
http://s0.wdstatic.com/images/it/ll/8/8b/Bocchino.JPG
-Non
è un caso che io abbia usato quei due fiori per
rappresentare la
Regina:
la
rosa bianca, secondo il dizionario dei fiori, significa “un
cuore
che non conosce l'amore”; mentre l'aquilegia (sotto vi metto
una
sua immagine) significa “abbandono”. Faccio notare
che ho messo
l'aquilegia sull'anulare (il dito degli sposi).
Aquilegia:
http://2.bp.blogspot.com/-sstCN7L2_kc/UCT8J1-7VGI/AAAAAAAAIvQ/nTS4-Q7RXKQ/s320/EPI_7458-001.JPG
-I
pezzi della canzone citati provengono da “Roxanne”
dei The
Police. Io preferisco la versione che appare in una scena de
“Moulin
Rouge”.
http://www.youtube.com/watch?v=uxsfB-bQozg
-La
filastrocca “dollari talleri e zecchini, siete tutti miei
bambini”
l'ho trovata su un Topolino del 1972.
-Il
riproduttore di immagini in due dimensioni me lo sono inventato di
sana pianta.
-I
vari insulti che sbraita Koneko provengono, in parte, dal film
“Full
Metal Jacket”.
-La
Beretta M9 è la pistola in utilizzo nell'esercito americano.
-Okotte
vuol dire incavolata (fonte: Comefareisenzanimemanga).
-Il
serpente che quei due tizi strani trovano sotto il sasso è
questo:
http://mexico-herps.com/Sonora/Lampropeltis-pyromelana-knoblochi.jpg
-La
parola morbistenza l'hanno inventata i tizi della pubblicità
della
carta igienica.
-No,
non sono pazza.
-Vi
voglio tantotanto bene ^_^
Midori
No Yume
p.s.
Mi
scuso per essere stata assente dalla vita di EFP in questi ultimi giorni ma sto avendo problemucci con l'amata quanto odiata connessione.
|
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Capitolo 4 *** Il bombardamento parte 3 ***
Bombardamento parte 3
Ore
23.10, Quartiere Centrale di Alesia.
La
caserma delle guardie Coroniane, nonché casa del barone
Turpin, era
un palazzo di media grandezza che riproduceva uno stile
rinascimentale oramai dimenticato; si sviluppava su quattro livelli
con grandi vetrate sul lato sinistro di tutti i piani mentre, sul
lato destro, una pesante decorazione marmorea a medaglioni circolari.
Per quanto sembrasse impossibile e improbabile, quell'edificio poteva
contenere centinaia di persone, mai fermarsi all'apparenza! Sotto di
esso si sviluppavano chilometri di gallerie con sbocchi fin fuori
città. L'intero edificio era sovrastato da una
grande cupola, invisibile ma palpabile, per tenerlo al sicuro da
improvvisi attacchi da parte dei ribelli e, soprattutto, dai sempre
più frequenti attacchi con le MOAB.
Un
uomo dall'aspetto artificioso, con la faccia completamente
inespressiva a causa dei numerosi interventi di chirurgia estetica,
camminava tranquillamente per i meravigliosi giardini che
circondavano la villa; teneva in mano una bibbia di cuoio rilegata in
oro recitando ad alta voce alcune parabole mentre camminava sfiorando
di tanto in tanto, con la mano che non reggeva il libro, le grandi
aiuole di narcisi dai vellutati petali bianchi.
-BARONE!-
una delle tante guardie si avvicinò a gran passo.
-Barone,
abbiamo notizie direttamente dalla Suprema Corona. Il piano Sigma-Tau
sta per iniziare!- detto questo appoggiò le mani sulle
ginocchia e
tentò di riprendere fiato.
-Ah,
il fatto che abbiano scelto la Mia città come inizio vuol
dire
solamente una cosa, la mia scalata al trono sta lentamente avendo
inizio mio caro insulso essere inferiore.- chiuse con uno scatto
secco la dorata bibbia e se la mise sottobraccio.
-Date
l'ordine a tutti i soldati di chiudere i rifugi.-
-Ma
Barone, così tutti gli abitanti verranno ucc...- non fece in
tempo a
finire che venne preso per la fronte e scaraventato a terra
facendogli sbattere energicamente la testa sullo spigolo del cordolo
che circondava le aiuole.
-TU,
ESSERE INFERIORE CHE NON DOVREBBE NEANCHE GUARDARMI IN FACCIA SENZA
CAVARSI GLI OCCHI CHIEDENDO UMILMENTE PERDONO, COME OSI CONTRASTARE
UN MIO SUPREMO ORDINE?- gridò infuriato il Barone Turpin al
pover'uomo continuando a tenergli premuta la testa sullo spigolo, non
notando il rigagnolo di sangue che iniziava a colare dal punto in cui
il cranio era a contatto con la dura roccia.
-L-l-la
prego, mi perdoni.- chiese umilmente l'uomo iniziando a vedere
macchie scure che gli ballavano davanti agli occhi.
-Mi
fai schifo, ora vai a fare quello che ti ho detto.- rispose gelido
l'altro lasciando andare la sua testa e rimanendo sempre
inespressivo.
La
guardia faticò ad alzarsi per poi camminare traballante fin
dentro
l'abitazione per trasmettere il messaggio.
Il
Barone distolse subito lo sguardo percependo una sensazione
sgradevole alla mano con cui aveva trattenuto l'uomo, vide piccole
goccioline di sangue rincorrersi tra le dita.
-Tsk,
sangue plebeo.- schifato scosse la mano per far volare via le gocce
poi si pulì con un candido fazzoletto preso da una tasca;
fatto ciò
riaprì la sua bibbia e riprese a leggere ad alta voce.
Delle
goccioline scarlatte macchiarono i candidi narcisi.
Ore
22.50, quartiere orientale.
Un'oscura figura
atterrò
delicatamente per terra appena dopo che la guardia fosse passata per
la ronda notturna, si mise a correre con passo felpato cercando di
mantenersi sempre nell'ombra, si mimetizzò nella penombra
rimanendo
all'erta e attendendo il passaggio della seconda guardia; ultimamente
era sempre più difficile uscire dai rifugi senza farsi
scoprire, il
Governo aveva deciso di rinforzare le ronde notturne nel quartiere
orientale sospettando la presenza di numerosi ribelli nella zona.
Attese il passaggio
della terza guardia per poi mettersi a correre decisa verso il centro
della città; si fermò a metà strada
per riprendere un attimo il
fiato e alzò lo sguardo verso la costruzione situata nel
centro
esatto della città: la base delle guardie Coroniane.
-Atalante a base,
mi
ricevete?-
-Forte e chiaro
Atalante,
ricordati in cosa consiste la tua missione e non devi per nessun
motivo prendere iniziative, hai capito?-
-Se, se. Entrare in
contatto
con il Barone per fare ciò non sono autorizzata a usare armi
bla bla
bla.-
-Mi raccomando
è di vitale
importanza prevedere il prossimo attacco MOAB, avrai appoggio
dall'esterno da un analista.-
-I soliti sfigati,
se prova
anche solo ad intralciarmi lo freddo all'istante.-
-Nel caso ti
catturassero la
prassi è la stessa: tu non sai chi siamo ne dove ci
rifugiamo. Se
stai per cedere hai una capsula di cianuro nascosta nel molare
sinistro. Questa è la nostra ultima chiamata, adesso sei da
sola.
Passo e chiudo.-
-Peccato, sono
così
piacevoli le nostre conversazioni.- disse beffardamente, poi riprese
a dirigersi verso il centro.
Ore
22.55, poco lontano dal quartier generale
delle guardie.
Un
ragazzo dai corti capelli bruni stava armeggiando attorno a quello
che assomigliava ad un computer fregiato con strisce di neon azzurre
sul retro, scriveva ad una velocità impressionante senza
emettere il
minimo rumore e i grandi occhi nocciola scorrevano velocemente da una
parte all'altra dello schermo.
-Ancora
poco e riuscirò a penetrare nel loro sistema di sicurezza.-
-Perfetto,
tra poco dovrebbe arrivare l'agente. Per favore Tony non fare
cazzate, e sai perfettamente cosa intendo.- rispose una gracchiante
voce proveniente dall'auricolare.
-Allora,
spiegami bene, cosa intendi? Potrei benissimo farla da solo questa
missione ma il capo noooo, devo per forza farlo con una donna
perché
bisogna prendere contatto con il Barone senza farsi notare troppo. Lo
sai perfettamente che ci so fare con le donne, chi lo sa, magari
Turpin ha preferenze maschili, potrei anche solo guardarlo e lui
cadrebbe ai miei piedi pregandomi in ginocchio di portarlo a casa mia
per fare cose che non posso dire in una conversazione abbastanza
pubblica.-
-Esattamente
Storm, segui il piano e non far cazzate.-
-Mi
scusi...fzzz... non riesco a...fzzzz...la fzutfzutfzut.- simulando
delle interferenze con un pezzo di carta chiuse la conversazione con
il quartier generale e riprese a lavorare con il suo computer.
Passarono
pochi minuti che uno scricchiolio all'esterno finestra gli fece
estrarre rapidamente la pistola e con voce forte e decisa
gridò
-Chi
è là?- tolse la sicura.
-Atalante.-
-Perché
dovresti entrare dalla finestra? Lì c'è una
porta!- si lamentò
indicando con la pistola la porta alle sue spalle.
La
ragazza atterrò con leggerezza sul pavimento e
iniziò a spogliarsi
della tuta aderente che indossava in quel momento.
-Salti
i preliminari? Perfetto, il pavimento sarà un po' scomodo.-
La
ragazza si girò a osservarlo con un sopracciglio alzato e
continuò
a cambiarsi tranquillamente davanti all'altro, rimanendo presto in
intimo.
-Non
ci pensare neanche idiota. Sei riuscito a bypassare il sistema di
sicurezza primario?-
Tony
ingoiò gli insulti che gli salivano e si girò di
nuovo verso il
computer.
-Sono
entrato nel loro sistema di sorveglianza, dovrei riuscire a farti
passare tranquillamente i rilevatori di movimento ed a inserire un
video fittizio sulle telecamere. Il problema sarà la cupola,
per
quello devi usare quelle due belle protuberanze che ti ritrovi sul
petto.-
La
ragazza, che si faceva chiamare Atalante, finì di cambiarsi
con un
tubino nero che copriva solo lo stretto indispensabile, si
lisciò un
attimo i lunghi capelli grigi e si fermò ad osservare
l'altro con i
suoi due affascinanti occhi dorati.
-Passerò
facilmente, ci vediamo all'uscita. Non riuscirò in alcun
modo a
contattarti.-
-Ma
io potrò vederti attraverso le telecamere, non vedo l'ora
cara...
Messalina? Potevano scegliere un nome migliore per la copertura.-
-Sincronizziamo
gli orologi, fine della missione prevista per l'una.-
-Buona
fortuna Messalina cara.-
La
ragazza represse un ringhio e uscì (stavolta dalla porta) da
quella
casupola poco distante dall'invisibile cupola che circondava
l'edificio. Mentre si avvicinava, camminando sensualmente, imprecava
mentalmente
-Perché
la gonna? Perché i tacchi? Non potevo entrare e torturarlo
finché
non sputava tutta la verità?-
-Guarda
qui che bella signorina, si è persa per caso?-
-Peggiore
metodo
d'iniziare una conversazione mai sentito, ma sparati.-
-In
effetti starei cercando qualcuno, sai, mi sento così sola
ultimamente. Ho sentito che qui dentro ci sono dei così
valorosi
soldati sempre volenterosi di aiutare una povera fanciulla in
difficoltà.- dicendolo si avvicinò suadente a
l'uomo fino ad
appoggiargli le mani sul petto e sussurrargli nell'orecchio.
-Magari
lei è disponibile ad aiutarmi?-
Un
brivido di piacere scosse l'uomo dal capo ai piedi.
Nel
frattempo Tony stava controllando l'interno dell'edificio quando
notò
un certo trambusto nella sala principale delle comunicazioni: una
guardia con un rivolo di sangue che le colava da una ferita sul retro
della testa gesticolava febbrilmente ai suoi colleghi. Tony accese
l'audio della telecamera e rimase in ascolto.
-Piano
Sigma-Tau? Cos'è?- una frase in particolare interruppe le
riflessioni del bruno.
-Come
tra quindici minuti inizio del bombardamento? Chiusura forzata di
tutti i rifugi?-
Senza
pensarci un attimo abbandonò la sua postazione di lavoro e
scattò
fuori dall'abitazione per dirigersi ad un piccolo veicolo, molto
somigliante ad una moto se non fosse per la completa mancanza di
ruote, nascosto sotto un telo marrone.
Nel
frattempo la ragazza stava ancora flirtando con la guardia per
ottenere l'ingresso all'edificio quando vide un veicolo non ben
identificato avvicinarsi velocemente a lei.
-Dobbiamo
andarcene, subito!- gridò Tony allungando una mano verso la
donna
per trascinarla sulla moto sotto lo sguardo sconvolto della guardia.
-Cosa
diavolo ti passa per la testa? Stava andando tutt...- cercò
di
lamentarsi lei.
-Sta
per cominciare un bombardamento, non hanno intenzione di lanciare
l'allarme e stanno sigillando tutti i rifugi. Vogliono sterminarci!-
Sconvolta
non tentò di replicare mentre Tony accelerava e zigzagava
tra i vari
passanti, sconvolti per la vista di un veicolo (i possessori, tra la
popolazione dei Primi, di un veicolo si possono tranquillamente
contare sulle dita di una mano) in direzione del quartier generale
dei ribelli.
Mancava
poco all'arrivo quando vennero bloccati da un gruppo di gente che
stava tranquillamente bloccando completamente la via a causa di una
lite tra vicini di casa.
-Facciamo
prima ad andare a piedi.- sentenziò Atalanta dopo aver visto
che le
persone continuavano a litigare fingendo di non averli visti.
Abbandonarono
il veicolo (che venne subito preso d'assalto da vari mendicanti) e
presero a correre verso la loro base balistica, una semplice casetta
diroccata; ma appena si avvicinarono all'ingresso un boato esplose in
lontananza scatenando subito il panico tra la popolazione.
La
ragazza si tappò le orecchie appena sentì il
boato ma non servì a
nulla: i rumori sembravano attutiti, le urla le giungevano soffocate,
la testa prese a girarle tanto che dovette appoggiarsi a qualcuno per
mantenere l'equilibrio. Tony le urlava qualcosa mentre era ancora
girato di spalle, ma lei non lo sentì e venne catturata
nella folla
tumultuante che la trascinò lontano dal compagno. Il suo
orecchio
sinistro prese a sanguinarle, la sua semi sordità spesso le
causava
questi problemi.
-To...ny.-
tentò di gridare lei, ma tutto quello che le uscì
dalla bocca fu
solamente un flebile sussurro.
-Dobbiamo
assolutamente avvisare il Colonnello del piano Sigma-Tau, anche se
non so esattamente cosa significhi...- solo in quel momento si
accorse che la ragazza non era dietro di lui, preoccupato
iniziò a
cercarla tra le persone attorno e riuscì a scorgerla in
lontananza
in un evidente stato confusionale per poi essere travolta da un omone
in fuga verso la morte.
-VICTORIA.-
urlò Tony prendendo a correre dove aveva visto per l'ultima
volta la
ragazza.
Nel
frattempo l'onda d'urto si stava avvicinando rapidamente.
Il
ragazzo prese a correre verso Victoria, che aveva scorto in
lontananza, urtando tutte le persone che si accalcavano le une sulle
altre. Riuscì a raggiungerla proprio quando scorse l'onda
d'urto in
rapido avvicinamento.
-VICTORIA!
RIESCI A SENTIRMI?- tentò di farle riprendere il controllo
di sé
dandole degli schiaffetti sulle guance, notando che non migliorava,
la prese di peso sulle spalle e iniziò a correre in
direzione
opposta al potente tsunami con una sola direzione in mente: la
Cupola.
La
sua corsa veniva rallentata dal peso morto che teneva sulle spalle
quando venne superato da un ragazzo pelato con in spalle, esattamente
come lui, due sacchi di patate dai biondi capelli corti e dalle buffe
orecchiette da gatto.
-Ma
che diavolo?- imprecò senza fiato, ma dopo aver visto che il
ragazzo
che si stava rapidamente avvicinando alla Cupola, decise di tenere la
bocca chiusa e mettere in salvo quel sacco di patate con i capelli
grigi.
Un
vento caldo gli investì il retro della testa facendogli
muovere i
corti capelli quando diede un colpo al pelatone che era riuscito a
sfondare la porta bianca della salvezza.
Si
scatenò il caos.
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Ore 22.00, quartiere settentrionale.
Bisogno
fisico e mentale, acquisto, consumo, soddisfazione, beatitudine,
ritorno alla normalità, depressione, bisogno fisico e
mentale.
Così
si chiude il circolo vizioso della droga in cui intrappola coloro che
la utilizzano. Quelle più diffuse in un paese povero e
distrutto
come la First Republic sono quelle più facili da trovare:
colle,
solventi, lacca, smalto, vernici, carburante e gas; invece per chi
è
riuscito a tenere da parte un piccolo gruzzolo (probabilmente
rinunciando al cibo) esiste la possibilità di investirlo, se
così
si può dire, in droghe sintetiche più
“raffinate” e,
chiaramente, più costose: mescalina, LSD, cocaina,
anfetamine,
ecstasy, Popper, morfina,
diacetylmorfina, ciclozina, codeina, temazepam, nitrazepam,
fenobarbitale, amobarbitale, propoxyphene, metadone, nalbufina,
petedina, pentazocina, buprenorfina, destromoramide e chlormetiazolo.
Ma i più ricercati erano l'etere, in grado di
debilitare completamente le tue capacità motorie rendendoti
ginnico
quanto un ubriaco sciancato, offuscandoti la vista e rendendoti in
grado di parlare solo come un vecchio con la dentiera staccata; e
l'adrenocromo, la più potente droga al mondo capace di farti
fare
viaggi nell'iperspazio e ritorno.
Almeno
gli ubriachi avevano i bar in cui ubriacarsi, ma dove si drogavano i
drogati?
Solitamente
li vedevi, mentre camminavi per la strada, sulle soglie delle case o
nei vicoli oscuri a sniffare, iniettare, fumare, ingoiare e respirare
le droghe sintetiche più improbabili mai inventate da quel
genio che
è l'essere umano. Relitti ricoperti di sporcizia che
elemosinavano
per continuare a vivere in un mondo di sogni artificiali generati da
sostanze chimiche; li potevi osservare da vicino mentre loro
scrutavano il loro lasciapassare per un mondo allucinogeno, con i
loro occhietti cerchiati da profonde occhiaie rossicce, non facevano
caso a nessuno, neanche all'allarme anti-MOAB (per questo la
stragrande maggioranza non moriva di overdose bensì per non
essersi
accorta dell'imminente attacco balistico), perciò potevi
osservarli
tranquillamente senza che loro rimanessero infastiditi della tua
presenza. Il problema veniva dopo.
I
più grandi centri di raffinazione e smistamento di droga,
aiutati
dal mercato nero, si trovavano nel quartiere occidentale ma
spacciavano soprattutto nel quartiere settentrionale dove la
richiesta di droga da parte dei manovali, praticamente gli unici che
usufruivano di questo “servizio”, era sempre
impellente essendo
uno dei pochi modi per dimenticare lo schifo che ti circonda.
In
questo momento uno spacciatore si trovava, come tutte le sere, al suo
angolo prestabilito per soddisfare le richieste degli abituali
clienti; il cappuccio della felpa grigia troppo grande celava il
volto ai passanti, una piccola precauzione abbastanza inutile,
continuava a toccarsi ripetutamente il naso arrossato attendendo
impazientemente che qualcuno si facesse vivo.
Dalle
tenebre che lo circondavano emerse una piccola figura zoppicante e
tremante vestito solo da quello che sembrava un sacco di iuta.
-Cosa
vuoi?- nel profondo del suo essere li odiava, li odiava tutti quei
lerci personaggi con cui era obbligato a contrattare; ma il lavoro
dello spacciatore è questo, ed essendo uno dei metodi per
guadagnare
di più incappando solo in qualche rischio, devi fare finta
di niente
e tenerti buoni i “clienti”.
-E-e-e-eroina
Brown.- rispose balbettando l'altro.
-Quanto?-
-Due
grammi.-
-200,
prendi?-
-Oddio,
è-è-è un po' tantino... eh eh eh.- la
risatina isterica finale
venne accompagnata dal tentativo fallito dell'uomo di prendere i
soldi dalla scarpa, che gli caddero per terra.
-Raccoglili
cretino.- ribatté gelido l'altro squadrandolo da capo a
piedi con
ribrezzo.
-S-s-sì,
adesso li raccolgo.- con lentezza esasperante si separò dai
suoi
soldi e catturò subito la dose di eroina che l'altro gli
tendeva
dopo aver accuratamente contato i soldi.
Si
fermò un attimo a guardare l'uomo mentre si legava un laccio
di
scarpe attorno al braccio destro, scioglieva in un cucchiaio la
polvere marrone, prendeva una siringa già usata
più e più volte,
aspirava il liquido marroncino venutosi a creare per poi inserirsela
nel braccio destro e spingere lo stantuffo fino in fondo. Un
procedimento già visto troppe volte.
Ma
stavolta non andò per il verso giusto.
L'uomo
sembrava stare bene un attimo prima e il secondo dopo era accasciato
a terra che tentava di respirare.
Lo
spacciatore lo vide sdraiato al suolo mentre il cervello si era
momentaneamente dimenticato di respirare, rantoli sommessi
provenivano dalla sua bocca, che oramai tendeva al bluastro, e la
pupilla si restrinse fino a diventare grande quanto una capocchia di
spillo. L'uomo era andato in overdose.
Lo
osservò mentre il colorito “roseo” (se
era rosa il colore sotto
quel lerciume) della pelle si tramutava in un colorino pallido
bluastro, il petto non si alzava né si abbassava, l'ossigeno
non
giungeva agli organi e la morte sopraggiunse.
L'altro
rimase un attimo ad osservare il cadavere per poi avvicinarsi ed
iniziare a fregare nelle tasche alla ricerca di altri soldi, si
accorse subito che era completamente al verde.
-Non
sei utile neanche da morto.- disse sprezzante mentre si alzava, poi
gli sputò addosso e si allontanò facendo finta di
niente.
Era
normale in quelle vie vedere un cadavere di un morto di overdose e
dopo un paio di giorni, quando la puzza diventava insopportabile,
veniva recuperato da un uomo che trascinava un carretto carico di
altri cadaveri per condurli nella fossa comune all'esterno della
città; come i Monatti portavano via i corpi degli appestati.
Lo
spacciatore si allontanò velocemente dal suo solito angolo,
aveva
già avuto problemi con la legge in passato ed essere trovato
vicino
ad un cadavere non poteva certo giovargli, per dirigersi verso la
base centrale nel quartiere occidentale.
Ma
non si accorse di tre figure che lo stavano pedinando.
E
due di loro non si erano ancora rese conto che ce ne fosse una terza.
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Ore
22.30, Los
Zetas, quartiere orientale.
Un
ammasso di lamiere.
Chi
avrebbe mai controllato in un ammasso di lamiere?
Eppure
lì sotto si trovava il più grande cartello della
droga di tutta la
Fist Republic: Los Zetas.
Alcuni
uomini fingevano di leggere tranquillamente il giornale ma in
realtà
scrutavano attentamente tutti i passanti, solo un occhio attento
avrebbe potuto notare le pistole nascoste nel retro dei pantaloni.
Quando
videro lo spacciatore avvicinarsi si fecero un cenno a vicenda e lo
lasciarono passare senza fermarlo, subito dopo entrò nel bel
mezzo
delle lamiere, aprì una botola nascosta e scomparve.
Le
tre figure si fermarono nell'ombra con un piano già
programmato in
testa.
I
primi due speravano nei rinforzi.
Il
terzo aveva solo un piano in mente.
Uccidere
tutti.
Ma
la dea della fortuna rovesciò su di loro proprio in
quell'istante la
sua cornucopia.
Degli
spari in lontananza attirarono l'attenzione di quattro energumeni che
si allontanarono velocemente mettendo mano alla pistola.
Ne
rimanevano due.
Ringraziando
tutte le divinità conosciute le prime due figure si
avvicinarono
alle spalle dei due energumeni rimasti e li tramortirono con il
calcio della pistola.
La
terza figura li osservò tranquillamente fare il lavoro che
avrebbe
dovuto fare lui.
Aprirono
la botola ed entrarono.
La
terza ombra li seguì silenziosamente subito dopo, si
guardò un
attimo attorno e richiuse la botola.
Un
infinito corridoio illuminato da lampade al neon si apriva davanti
agli sconosciuti, su tutte e due i lati numerose porte chiuse
spezzavano il monotono grigio scuro dello scrostato muro. Le prime due
figure si diressero
decise verso il fondo del corridoio correndo senza fare rumore mentre
la terza cercava di stare il più lontano possibile ma senza
perderle
di vista.
Tutti
e tre giunsero davanti ad una porta bianca senza incontrare alcun
intoppo.
-Adesso
ascolta Tsuki, non centri niente con questa storia, è una
mia
vendetta personale. Ti prego, non entrare qualsiasi cosa succeda. Se
non torno entro dieci minuti vattene.- disse la prima, un uomo
avvolto da un lungo mantello nero che prese saldamente per le spalle
la seconda.
-Ma
se non per combattere al tuo fianco, per cosa mi avresti portato?-
ribatté una figura più minuta dai corti capelli
neri ed i profondi
occhi viola, anch'essa coperta da una pesante cappa nera.
-Non
potevo lasciarti da sola al quartier generale, non piaccio a molte
persone e tu saresti il modo perfetto per vendicarsi di me. Ti prego
perdonami.-
-Dankliss,
aspetta.- tentò invano di fermarlo ma lui si
lanciò oltre la porta
e la richiuse velocemente alle sue spalle.
-Non
puoi lasciarmi qui! Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme
e...- venne interrotta da delle grida provenienti dall'interno.
-Dankliss...
DANKLISS!- si ritrovò ad urlare appena dalla stanza
iniziarono a
risuonare colpi d'arma da fuoco. Con tutta la sua forza si
lanciò
più e più volte contro la porta senza riuscire a
sfondarla, allora
prese la propria pistola e sparò quattro colpi contro la
serratura
riuscendo finalmente ad aprirla con un calcio.
-DANKLISS!-
si mise ad urlare cercandolo con lo sguardo in tutta la stanza, ai
suoi occhi si presentò una carneficina. Come aveva fatto un
solo
uomo ad uccidere così tante persone?
Un
totale di sei corpi ammassati gli uni sugli altri: il primo
accasciato su una sedia con un singolo foro all'altezza del cuore, il
secondo stava lentamente scivolando sulla parete lasciando una scia
di sangue proveniente da tre fori sulla schiena, il terzo aveva una
gamba completamente spappolata e stava strisciando nel tentativo di
arrivare ad una pistola abbandonata poco lontano, del quarto era a
malapena visibile la gamba perché era nascosto dietro
l'enorme
scrivania situata al centro della stanza e il quinto era ancora
seduto dietro la scrivania con un singolo foro ancora fumante in
testa che gli aveva fatto letteralmente saltare le cervella ovunque
sporcando le numerose strisce di coca presenti sulla scrivania.
Ma
il sesto era l'unico che interessava alla ragazza: era ancora in
ginocchio e stava lentamente cadendo, sette fori di pistola gli
attraversavano il basso ventre e il sangue colava copioso dalle
ferite e dalle labbra. Prima di cadere al suolo sussurrò
solo una
parola.
-Tsu...ki.-
-DANKLISS!-
urlò in lacrime la ragazza lanciandosi sopra il corpo di
colui che
ormai considerava come un padre.
-No,
no, no. Non morire. Mi avevi promesso che mi avresti fatto visitare
l'AOC. Che mi avresti fatto assaggiare tutti i tipi di torta
esistenti. Che...che.... Oh... Papà.- in lacrime gli prese
il volto
tra le mani e gli pulì il sangue che gli usciva tra le
labbra.
Non
si accorse, però, che uno degli uomini rimasti in vita era
riuscito
a raggiungere la pistola e si stava preparando a sparare.
Prese
in mano la pistola.
Tese
il braccio.
Tolse
la sicura.
Aggiustò
la mira per centrarla in piena fronte.
Uno
sparo risuonò nell'aria.
Il
volto della ragazza si macchiò di sangue.
-Se
c'è una cosa che odio sono i vigliacchi.-
La
misteriosa terza figura emerse dall'ombra brandendo una pistola
ancora fumante raccolta poco prima.
Ma
lo sparo partì comunque dalla pistola dello spacciatore.
La
ragazza non si mosse di un millimetro quando lo sparo le
aprì un
lungo taglio nella fronte.
-Tsu..ki.-
ripeté preoccupato il moribondo tra le braccia della ragazza.
Non
ricevendo risposta da quest'ultima si girò ad osservare il
salvatore. Un ragazzo dal fisico asciutto si trovava sulla porta e
scrutava a sua volta con i suoi occhi verdi il moribondo.
-Ti
pre..go. Non ti conos..co e non merito di chie...derti un favor...-
dovette interrompere la frase a causa di forti colpi di tosse che gli
fecero sputare molto sangue.
-Così
gra...nde. Ma ti prego... prenditi cura di le..i.- con gli ultimi
istanti di vita che gli rimasero accarezzò il volto
insanguinato
della ragazza e la fissò negli occhi colmi di lacrime.
-Sii
forte.- furono le sue ultime parole.
La
mano gli cadde e Tsuki si ritrovò a sorreggere il corpo di
un
cadavere.
-DANKLISS!-
le lacrime colavano copiose finendo sulla fronte del morto appoggiato
sulle sue ginocchia.
La
ragazza tentò più volte di risvegliarlo: gli
diede colpetti sulla
fronte, gli aprì gli occhi, gli prese la mano e si
asciugò le
lacrime che ripresero comunque a scendere.
Sulla
tavola del sangue imbrattava le candide strisce di polvere.
Il
ragazzo osservò la scena e si ritrovò a ricordare
a se stesso
accasciato sui corpi della propria famiglia, in particolare su quello
della sorellina.
-Amamya...-
sussurrò osservando la minuta ragazzina.
Lo
scudo di ghiaccio attorno al suo cuore si crepò per la prima
volta.
-Vieni.-
disse semplicemente alla ragazza.
Ricevendo
per risposta solo altre lacrime decise in un approccio più
diretto.
-Dai,
coraggio. Devi essere forte, giusto?- tentò di allontanarla
di peso
dal corpo ma lei si ribellava continuando a ripetere sottovoce il
nome del defunto.
In
lontananza risuonò un boato.
Al
ragazzo si gelò il sangue nelle vene.
Una
MOAB senza essere preceduta da un allarme.
Strappò
di peso la ragazza dal corpo del defunto mentre ancora lei gridava il
suo nome in lacrime e tentava di scappare dalla sua presa.
Dall'esterno
iniziarono a provenire urla sommesse.
Il
ragazzo si caricò in spalla il piccolo corpo della ragazza e
prese a
percorrere il lungo corridoio alla ricerca della botola e della
salvezza; era un rifugio piuttosto malridotto e non sapevano se
sarebbe riuscito a reggere un'altra onda d'urto.
Ignorando
le proteste della ragazza, appena uscito, prese a correre verso
l'unico edificio che emanava un po' di sicurezza in tutto quel
putiferio generale: la Cupola.
Una
cupola, appunto, costruita utilizzando pannelli bianchi che
riflettevano il sole accecandoti, era un faro che vedevi anche
dall'altra parte della città. Sicuramente in quel momento
pareva che
fosse l'unica presenza rassicurante, e inquietante allo stesso tempo,
di quella maledetta città.
Trattenendo
a stento i singhiozzi Tsuki si decise a rivolgere la parola al suo
sgradito salvatore che in questo momento le stava salvando la vita.
-Chi
sei?-
Il
ragazzo si sorprese di sentirla parlare, anche se con la voce ancora
un po' roca a causa delle troppe urla.
-Edward,
Edward Yoshina.-
-Io
sono Tsuki Nakamura e scusa per prima. Sai ero un po'...-
-Non
preoccuparti, adesso dobbiamo solo pensare a metterci in salvo e fare
qualcosa per quel taglio che hai in faccia. Ti rimarrà una
bella
cicatrice.-
Nessuno
dei due tentò di iniziare una nuova conversazione, chi per
timidezza
chi per assimilare quello che era appena accaduto.
Ma
l'onda fece il suo ingresso con prepotenza.
-Ed,
corri più veloce. Si sta avvicinando.-
-Non
potresti scendere e camminare?-
Ignorando
completamente la sua domanda Tsuki rimase a fissare quel muro di
sabbia, detriti e persone in rapido avvicinamento, mancava
così poco
alla cupola.
Edward
vide altre persone avvicinarsi ed entrare nella Cupola, chi
più
magistralmente chi meno.
Mancava
così poco, c'era già una porta spalancata, pronta
ad accoglierli e
metterli in salvo da quella certezza di morte, e una volta entrati?
Con le porte aperte dovrebbe semplicemente sbalzarli in avanti... o
li ucciderebbe comunque.
Allungò
una mano per toccare la porta in cerca della salvezza.
Un'altra
mano l'afferrò dall'altra parte della porta e lo
trascinò verso
l'interno.
Tutto
si illuminò.
Tutto
si spense.
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Chi
con un sorriso sadico sulle labbra chi con un espressione colpevole e
completamente distrutta, le guardie Coroniane ascoltavano le urla
delle donne, degli uomini, dei vecchi e dei bambini mentre questi
venivano spazzati via dall'onda come fossero semi di un soffione
sollevati dal vento in una tiepida giornata di primavera.
Musica.
Persi
nei loro rifugi mentali indotti da sostanze chimiche i drogati
osservavano la catastrofe con un sorriso sulle labbra e con
l'impressione di essere i padroni del mondo nell'esatto momento in
cui questo veniva raso al suolo.
Fantasia.
Una
bambina abbandonata al proprio destino osservava, abbracciando un
piccolo sacchetto di tela vagamente somigliante ad un orsacchiotto,
la marea distruttiva che si ergeva davanti a lei.
Non urlò.
Non pianse. Non si disperò.
Semplicemente strinse il suo
peluche e ci affondò il viso poco
prima di diventare materia impalpabile e invisibile che volteggia
delicatamente nell'aria compiendo una danza decisa nella notte dei
tempi.
Morte.
-Gli
attori sono sul palco.-
-Che
lo spettacolo abbia inizio.-
Note
dell'autrice.
E
io sono ancora qua, ehhhh già. Se inizio una cosa devo
finirla e
state pur certi che non vi abbandonerò tanto presto.
Finalmente
sono finite tutte le introduzioni, d'ora in poi inizia la trama vera
e propria. è-é
In
questo capitolo, almeno, nella seconda parte di questo capitolo, si
ritorna seri e si affronta la drammaticità della situazione
di
colpo. Ho cercato di dare uno sfondo più doloroso alla
storia, spero
di esserci riuscita.
Ho
anche accennato un po' i passati degli ultimi due OC, ma non
preoccupatevi, darò a tutti lo stesso spazio nella storia.
La
lunghezza dei capitoli aumenta di volta in volta, 11 PAGINE! Non sono
mai stata così felice in tutta la mia vita *^*
Spero
di non avere indotto al suicidio qualcuno dei miei amati recensori
^^”
Spero
anche che vi sia piaciuto come capitolo ^^
Gli
oc apparsi in questo capitolo sono di:
Victoria
(Atlante) Willow – Osiris
Anthony
(Tony) Storm – Chaotic_Green
Tsuki
Nakamura – FairyLucy94
Edward
Yoshina – Edward_Yoshina
Sono
così felice di avere finito tutti gli OC (fu così
che scoprì di
essersene dimenticata uno... oddio... mi viene un dubbio).
E
come sempre:
Informazioni
utili e inutili.
-
L'edificio caserma-casa del Barone l'ho descritto ispirandomi a Ca'
Dario di Venezia, non adoro molto l'architettura usata quanto la
leggenda che aleggia su quella casa. Vi consiglio di andare a
leggerla se ne avete voglia.
-
Sigma-Tau sono lettere greche e stanno per S e T.
-
I fiori che riempiono le aiuole del meraviglioso giardino per cui
passeggia il Barone Turpin sono narcisi che rappresentano egoismo e
vanità.
-
Messalina era stata un'imperatrice romana “di facili
costumi”.
-
Se hai perforato un timpano c'è la possibilità di
avere delle
vertigini e di perdere del sangue dall'orecchio, spero di non avere
sbagliato tutto ç_ç non sono un medico.
-
Tuuuuutte le droghe citate sono prese da “Paura e delirio a
Las
Vegas” e da “Trainspotting”.
-
I sintomi dell'etere gli ho presi dal libro “Paura e disgusto
a Las
Vegas”.
-
L'androcromo è veramente una delle droghe più
potenti al mondo.
-
L'eroina Brown è quella più scadente tra tutto i
vari tipi di
eroina.
-
L'overdose descritta è abbastanza veritiera, ho cercato i
sintomi
sul mio vecchio libro di scienze.
-
Tutti i vari passaggi che effettua il drogato sono sempre presi da
“Trainspotting”.
-
Los Zetas è un famoso cartello della droga messicano.
-
La cornucopia è un corno simbolo mitologico dell'abbondanza,
in
molte raffigurazioni la dea della fortuna regge una cornucopia con
cui dona fortuna al prossimo.
-
Ho sonno.
Per
il prossimo aggiornamento ci sarà da attendere un po', il 26
parto e
torno l'8 ottobre.
Buonanotte
miei cari ^_^
Midori
No Yume
|
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Capitolo 5 *** Loading... Please Wait ***
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Gli
uomini scappavano dalla ovvia
morte come un'onda
di cadaveri senz'anima senza preoccuparsi di coloro che si
frapponevano tra loro e l'irraggiungibile salvezza, si lanciavano gli
uni contro gli altri, calpestavano uccidendo coloro che cadevano
sfiniti, i più forti si facevano strada a pugni mentre tutti
urlavano con facce stravolte dal terrore: gli occhi incavati, la
bocca spalancata, le lacrime, il sangue.
Una
massa di manichini animati dal
solo desiderio di
sopravvivenza, tutti con un unico obbiettivo.
La
salvezza.
Che
non raggiungeranno mai.
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Ore
23.30, interno della
Cupola.
Quindici
figure si lanciarono
all'interno dalla
Cupola pochi attimi prima che l'onda d'urto investisse in pieno
l'edificio che si illuminò di una potente luce violacea
rivelando
uno scudo percorso da un moto perpetuo di onde che lo attraversavano
per tutta la sua superficie, come quando un sasso increspa
ripetutamente la perfetta immobilità di un stagno.
Dall'interno
si poteva
tranquillamente guardare
l'esterno dalle porte aperte, che sembravano finestre che davano
sull'inferno venuto in terra.
Le
persone si lanciavano contro lo
scudo nel
tentativo di penetrare in quella rassicurante fortezza ma nessuno
riuscì a passare, i ragazzi dall'interno osservavano quel
posto che
consideravano la loro città venire rasa al suolo per
l'ennesima
volta, con l'eccezione che questa volta loro erano gli unici
sopravvissuti al bombardamento. Le persone che si ammassavano sullo
scudo esplosero in contemporanea schizzando le proprie membra sul
vetro non permettendo momentaneamente a coloro che erano all'interno
di guardare all'esterno.
Poi
tutto cessò.
Il
sangue colò
lentamente lasciando mano a mano
vedere il risultato della distruzione.
E
la disperazione
attanagliò gli animi dei
sopravvissuti.
La
luce del sole non arrivava ad
accarezzare la terra
a causa della sabbia sospesa immobile in aria, tutte le baracche di
fortuna costruite erano state rase al suolo e da terra si alzavano
piccoli mulinelli di cenere che apparivano e si dissolvevano
volteggiando.
Appare.
Volteggia.
Si
dissolve.
Cosa
differenziava quest'attacco
dagli altri?
Solitamente,
appena terminato il
bombardamento, gli
abitanti uscivano dai rifugi per recuperare i pochi pezzi della vita
precedente.
Ma
questa volta erano tutti morti.
I
cadaveri giacevano riversi al
suolo.
C'erano
tre categorie di salme:
coloro che erano
morti a causa della caduta dei detriti, li si poteva riconoscere
dalla mancanza di buona parte del corpo, quelli che erano stati
sollevati dallo spostamento d'aria, solitamente avevano numerose
parti del corpo dislocate e rotte, infine quelli che aveano la
sfortuna di ritrovarsi tra due onde d'urto contemporanee, venivano
semplicemente schiacciati e i rimasugli si potevano a malapena
ricondurre al corpo di un essere umano.
All'interno
della copula nessuno
osava fiatare.
Avevano
appena assistito a un
massacro, chi per la
seconda volta in un'ora, senza che potessero fare niente.
Tutti
i loro amici.
I
loro famigliari.
I
loro conoscenti.
I
loro vicini.
Erano
morti.
Tutti.
La
terra non era mai sembrata
così inospitale e
crudele.
I
primi a rompere il silenzio
furono due gemellini.
-N-n-n-eechan.-
-N-niichan.-
Senza
dire nient'altro si
lanciarono addosso ad un
ragazzo pelato che rimaneva rigido ad osservare l'esterno, quella
città le cui strade erano diventate la sua casa da tempi
immemori, e
i due biondini scoppiarono in un pianto disperato asciugandosi le
lacrime sulla sua canottiera.
La
ragazza del cioccolato
alzò lo sguardo verso
l'alto nella speranza che le lacrime non iniziassero a scenderle
copiose mentre colei che le aveva salvato la vita si
avvicinò alla
cupola toccandola delicatamente scendendo fino al punto in cui il
sangue colava verso il basso, un rene era ancora spiaccicato
sull'invisibile parete, si ritrasse raggelando.
Il
ragazzo dai corti capelli bruni
appoggiò
delicatamente al suolo la sua compagna ancora svenuta cercando di non
guardare verso l'esterno e pregando che tutti i suoi compagni fossero
in salvo. Sarà stato un caso che proprio l'oggetto di molte
loro
indagini, quello che aveva segnato la scomparsa di molti suoi
fratelli, li avesse salvati e protetti?
La
più giovane dei
ribelli tentò i tutti i modi di
trattenere le lacrime, scosse più volte la bruna chioma e
strinse
gli occhi verdi, ma presto iniziarono a calare lentamente e si
andò
a rifugiare tra le braccia di un caposquadra, più sconvolto
interiormente che esteriormente, che l'accolse senza distogliere lo
sguardo dall'esterno mentre gli altri suoi due sottoposti lo
imitavano lanciando sguardi indagatori alle altre persone nella sala.
Il
cacciatore di taglie aveva un
cipiglio
estremamente serio, era abituato a vedere e, a volte, a procurare la
morte ma il suo animo non rimase indifferente alla strage che gli si
apriva davanti agli occhi; la sua preda invece era percorsa da
fremiti di rabbia e faticava a controllare il tremito dei propri
pugni stringendoli fino a infilarsi le unghie nei palmi facendoli
sanguinare, represse tutti i colpi di tosse che gli salivano in quel
momento e si concentrò totalmente sulla sua rabbia colpendo
con un
pugno la vicina cupola per poi essere sbalzato indietro di un metro.
La
ragazza che aveva appena visto
morire colui che
considerava come un padre scese dalle spalle del suo salvatore
rimanendo in uno stato vegetativo bloccandosi a fissare il sangue che
colava ancora sulla cupola trasparente, delle immagini ritornarono
con prepotenza alla memoria: sangue, Dankliss e il suo salvatore. Si
palpò la fronte
sobbalzando quando la sua mano gelida toccò la ferita ancora
sanguinante che le attraversava parte della fronte; il suo salvatore
le bloccò la mano ed estrasse da una sacca una pomata
dall'odore
frizzante e delle garze iniziando a medicarla con movimenti che
sembravano non appartenergli.
La
candidezza surreale della
Cupola era stata
inquinata da colate di sangue.
Molti
di loro sentirono i gelidi
sospiri delle anime
degli incalcolabili defunti sfiorargli le orecchie.
-Perché
tu sei
sopravvissuto e io no?-
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Ore
23.45, interno della
Cupola.
-E
adesso?-
La
domanda rimase sospesa
nell'aria mentre tutti si
girarono a fissare colui che aveva parlato, il ribelle dai corti
capelli bruni che stava ancora controllando la compagna dai grigi
capelli svenuta a terra.
-Prima
capiamo dove diavolo
siamo.- rispose la sua
collega dai lunghi capelli bianchi.
Tutti,
per la prima volta,
guardarono veramente
attorno quel luogo che li aveva salvati da morte certa ma che
continuava a trasmettergli una certa inquietudine a causa della sua
sbagliata perfezione. L'interno della Cupola sapeva vagamente di
disinfettante e di bruciato, le pareti e il pavimento circolare erano
fatti di candidi pannelli lisci al tatto, ma non fu questo che
catturò subito l'attenzione dei presenti. Dal centro del
soffitto
ricurvo scendevano centinaia di cavi di varie misure nei quali
passava a intermittenza un fascio di luce violetta, essi si
dividevano poi in quindici parti che andavano a collegarsi ad
altrettante bare di vetro posizionate in verticale per tutto il
perimetro della struttura con numerosi apparecchi collegati tra di
loro che formavano in intricato intreccio di cavi; sembravano i
tentacoli di un polipo e trasmettevano una certa inquietudine. Un
ronzio continuo proveniva dall'alto della Cupola, da dove partivano i
numerosi cavi, mentre un insistente bip-bip risuonava
nell'intero stabile.
-Cosa
diavolo è questa
roba?- domandò più a se
stesso che agli altri il caposquadra del gruppetto di ribelli.
-Non
ne ho idea.- rispose uno dei
suoi sottoposti.
Seguì
un interminabile
silenzio interrotto solo da
alcuni singhiozzi occasionali e da colpi di tosse.
-Aspettate!
Guardate!
C'è qualcosa che si muove là
dietro.- i due gemellini gridarono insieme e si affrettarono ad
andare a vedere, sempre in contemporanea.
-Non
toccatelo potrebbe essere
pericoloso, ci tengo
alle mie chiappe.- gridò in risposta il pelatone.
Ignorandolo
beatamente i due si
avvicinarono, seguiti
presto da tutto il resto del gruppo, fissando, all'interno di quella
che sembrava una bara trasparente, un piccolo... tentacolo meccanico
che si muoveva lentamente ondeggiando dal fondo della cassa.
-E
se lo toccassi? Potrebbe
succedere qualcosa? Ma
preferisco correre il rischio che rimanere bloccata in questo posto
orribile, anche perché quella specie di barriera non se ne
vuole
andare.- la ragazza ,detto ciò, estrasse dal nulla un
pezzettino di
cioccolata e se lo lanciò in bocca per tranquillizzarsi.
-A
questo punto proviamo, non
potrebbe andare peggio
di così.- disse con una tristezza malcelata mentre tentava
di
mostrarsi sorridente ai presenti colei che aveva avuto la giornata
peggiore di tutti, un brivido le percorse la schiena scacciando
velocemente il ricordo del suo padre acquisito morto.
Tutti
si guardarono l'un l'altro
per decidere chi
sarebbe stato il fortunato a rischiare.
-Ho
capito, lo faccio io.- disse
alzando le mani il
ribelle bruno e abbandonando per la prima volta il lato della
compagna. Camminò fino a raggiungere il semicerchio che si
era
formato attorno a quella bara contenente quello strano affare
ondeggiante.
Con
lentezza avvicinò
la mano al tentacolo, sentendo
il sudore per l'agitazione che gli colava sulla tempia, e lo
tirò
fortemente verso di se sotto lo sguardo indagatore di tutti gli
altri. Continuò a tirare finché quella specie di
protuberanza non
si allungò di un metro buono e iniziò a emettere
sinistri bagliori
violacei e striduli bip-bip.
-Visto
non è successo
quasi niente.- disse con
nonchalance lasciando cadere il tentacolo, ora immobile, e
continuando a dargli dei colpetti con il piede.
A
volte è meglio
starsene zitti.
Un
tentacolo violaceo
spuntò da ogni singola bara
con una rapidità impressionante e si aggrappò
agli arti di ogni
figura presente nella sala. Le facce dei presenti si mascherarono di
un puro terrore. Da alcune gole fuoriuscì un gorgoglio
soffocato.
Molti tentarono di arrampicarsi sulle perfettamente lisce piastrelle
cercando di rallentare la propria cattura. Parecchi si ruppero le
unghie e sottili strisce di sangue si formarono sul candido
pavimento. I tentacoli non cedettero e vennero presto raggiunsi da
altri loro simili per completare l'impresa. I primi a cedere vennero
presto obbligati ad entrare in quelle bare già predisposte
per la
loro fine.
-Oh
Cristo.- mormorò il
caposquadra dei ribelli
prima di venire rinchiuso in una delle bare.
Ognuno
combatté con
qualsiasi arma riuscisse a
prendere, i più forti riuscirono a scacciare parte dei
tentacoli che
gli si avvolgevano sempre più stretti, alcuni vennero
tramortiti con
un colpo in testa o in seguito a un soffocamento dovuto ad un
tentacolo avvolto attorno al collo; alla fine tutti vennero comunque
sopraffatti dal numero.
Gli
ultimi a cedere furono di due
gemellini.
-Neechan.-
gemette il maschio
prima di essere
trascinato all'interno di una bara.
Un
suono risuonò
all'interno dell'edificio, non
sembrava neanche lontanamente umano a causa della sua acutezza
dilaniante.
-NIICHAN.-
Quindici
figure, chi
più cosciente chi meno, vennero
rinchiuse contro la propria volontà dentro quindici bare
trasparenti
che si chiusero appena gli umani e i loro amichetti tentacolosi non
fossero rinchiusi completamente nel sarcofago.
Contemporaneamente
tutti i
tentacoli che li avevano
catturati poco prima si appuntirono fino a farne diventare
invisibile la punta e si infilarono in ogni singolo punto della pelle
scoperta, come una dolorosa agopuntura completa.
Il
dolore sfrecciò per
ogni singolo nervo del loro
corpo facendoli urlare fino allo spasmo, i loro occhi si spalancarono
completamente e le loro pupille si rimpicciolirono fino a diventare
grandi quanto una capocchia di spillo.
-Il
processo di digitalizzazione sta per iniziare, preghiamo tutti i
presenti in sala di allontanarsi delle bare di contenimento e
attendere la fine del processo. Ora indossate gli occhiali
protettivi. Grazie per aver scelto il gruppo Sigma-Tau. -
I
cavi si
illuminarono completamente e l'intero edificio venne illuminato a
giorno da una potente luce violacea, la barriera venne percorsa per
tutto il perimetro da un'onda, che partiva dal punto più
alto della
Cupola, che fece saltare via tutto il sangue verso l'alto per poi
ricadere a terra come una leggera pioggerellina primaverile, se non
contiamo i vari organi occasionali che precipitavano al suolo
spiaccicandosi.
Un
ultimo tentacolo
con un diametro di quattro centimetri trasformò la sua punta
in una
spina di corrente con otto punte e penetrò in
profondità nel
coppino, dove è situato il cervelletto, segnando l'ultimo
spasmo di
dolore dei malcapitati.
Il
mondo scomparve.
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Ore
23.55, casa del Barone Turpin.
Il
Barone si avvicinò
lentamente alla finestra spostando leggermente la pesante tenda di
velluto verde scuro rimanendo impassibile alla distruzione che gli si
apriva davanti agli occhi oltre alla cupola verdognola che copriva
totalmente l'edificio in cui si trovava. Prese la sua preziosa bibbia
e riprese la lettura dal punto in cui prima l'aveva interrotta, ma
venne presto fermato dall'entrata precipitosa di una guardia
Coroniana.
-La
prima parte del piano
Sigma-Tau è stato completata.-
Finalmente
il suo viso
siliconato si aprì nella sua prima espressione: sorrise
leggermente
mantenendo il resto del viso inespressivo e si passò con
lentezza la
lingua prima sulle labbra superiori e poi su quelle inferiori.
-Perfetto,
inviate un
messaggio alla Suprema Corona. Che lo spettacolo abbia inizio.-
Con
un piccolo movimento
voltò pagina e riprese a leggere la parola del signore.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Ore 00.00, Luogo sconosciuto.
Era in un luogo buio, il
silenzio soffocava tutto come una pesante cappa di velluto, come
diavolo ci era arrivata lì? L'ultima cosa che si ricordava
era Tony
che le stava parlando di qualcosa mentre c'era tutta quella
confusione poi probabilmente era svenuta...
-TONY!
Dove cazzo sei!- si
agitò alla ricerca del suo collega e solo allora si accorse
di non
essere appoggiata a niente, volteggiava nel vuoto come se fosse
sott'acqua ma poteva respirare; si girò a a destra a
sinistra
lasciando volteggiare i grigi capelli delicatamente.
L'oscurità era
opprimente (poteva tranquillamente restare ad occhi chiusi che non
sarebbe cambiato niente), i minuti passarono lentamente (o erano
ore?), tentò di nuotare ma le sembrava di rimanere sempre
nella
stessa posizione (dov'era?) e non riusciva a ricordarsi come ci fosse
finita in quella situazione.
-Sono
morta?-
Il
silenzio le rispose.
Continuò
ad agitarsi in
quel mare di oscurità per quella che parve
un'eternità.
-KYA.-
le scappò un
urletto quando di colpo si ritrovò davanti ad una schermata
azzurra,
verticale e immensa della quale non si vedeva né l'inizio
né la
fine; su di essa apparvero, su sfondo nero, una sequenza infinita di
codici binari azzurrini.
Una
voce maschile
sintetizzata iniziò a risuonare in quello spazio infinito e
indefinibile.
-Questo
videogioco non contiene tutorial o spiegazioni, parte del gioco devi
scoprirlo da sola, la Compagnia non si prende carico di possibili e
probabili incidenti, il contenuto potrebbe essere altamente violento,
consigliato a un solo pubblico adulto, le auguriamo una buona
giornata.-
-Dove
cazzo sono finita?-
-Scoprilo.-
la voce computerizzata si spense e lo smisurato schermo davanti alla
ragazza si rimpicciolì fino a diventare grande quanto un
comune
tavolo da pranzo, i codici scomparvero e apparve una lineetta che
compariva e scompariva a intermittenza.
-Ma
che cazz... Mi susciti
un odio profondo te.- la ragazza imprecò più
volte verso la voce
sintetizzata poi si avvicinò allo schermo.
Sospirò
e sfiorò
delicatamente il centro della schermata con l'indice della mano
destra.
_Victoria
Willow_
_Sei pronta a
iniziare?_
Apparve
un solo pulsante
con la scritta SI
nel
centro della schermata.
-Non
mi lasciate molta
scelta stronzi.-
Con
calma appoggiò la
mano sul pulsante al centro dello schermo che sparì
abbandonandola
nella completa oscurità.
Un'altra
scritta apparve
sopra una corta linea di caricamento.
_Loading...
Please Wait_
Dopo
pochi minuti una luce
azzurra l'avvolse completamente accecandola e facendola sentire come
se potesse cambiare il mondo alzando semplicemente il sopracciglio.
La sensazione di invulnerabilità durò pochi
secondi, dopo percepì
un dolore tampinante sul cervelletto talmente acuto che la fece
urlare di dolore.
-Le auguriamo
una buona partita. Torni a trovarci.-
Tutto prese a volrticarle attorno, enormi pezzi
neri di muro iniziarono a precipitare nell'abbisso senza spazio
né tempo che la circondava creando un effetto ottico a
scacchiera che si ripeteva all'infinito. La luce azzurra si fece sempre
più potente e le sue urla vennero coperte da un sibilo
sottile eppure incredibilmente fastidioso, sembrava che volesse farti
sanguinare le orecchie. Poi iniziarono le voci, non si rese conto di
aver iniziato a ridere istericamente. Stava forse impazzendo? Era
veramente morta? Con un sorriso esausto le si chiusero gli
occhi e iniziò a precipitare nel vuoto.
Cado.
Sto cadendo?
Volo.
Sto volando?
Nuoto.
Sto nuotando?
La mente le si oscurò definitivamente e
, in un limbo tra pazzia e consapevolezza, cadde nel nulla.
Riaprì gli occhi, qualcosa le stava
solleticando il naso, e questo rumore cosa sarebbe... Grilli? E questa
sensazione di soffice contro la mano... Erba?
Con delicatezza portò una mano a testa,
ancora pulsante, e si alzò sostenendosi con l'altro braccio.
Si guardò attorno, colline verdeggianti
la circondavano fino a che il suo occhi poteva scorgerle, un cielo
azzurro attraversato di tanto in tanto da qualche soffice nuvola bianca.
-Dove
cazzo sono finita
adesso?-
Angoletto
dell'autrice.
Sparisco per due o più
settimane e ritorno con un capitoletto così corto?
Vi
autorizzo ad un
linciaggio estremamente doloroso.
.
.
.
Lo
sapete che sto
scherzando... vero?... METTETE GIU QUELLE PIETRE MARRANI.
Avrete
notato che sono
scomparse le “rassicuranti” parti finali?
Ahimè,
questa volta non
sapevo proprio cosa mettere e temo che non le inserirò
più, siete
dispiaciuto vero... VERO?
Questo
è un capitolo un
po' l'introduzione al prossimo per questo motivo è
più corto degli
altri, più che altro volevo dedicare un po' di spazio alla
disperazione di ogni singolo oc, spero di esseri riuscita.
E
come al solito...
Informazioni
utili e inutili.
-nella
seconda parte ho preferito scrivere solo di Victoria perché
mi sono
accorta di averla lasciata svenuta da qualche parte per tutto il
tempo.
-Il paesaggio in cui si
risveglia la nostra malcapitata è il classico sfondo di
Windows XD
-Mmmmh
ho inserito poche informazioni utili e inutili in questo capitolo
ç_ç
-Midori
non è più la stessa ç_ç
Andate
in pace miei cari.
Midori
No Yume
Tutti
i personaggi citati appartengono ai propri creatori.
|
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Capitolo 6 *** Downloading... ***
Downloading...
Ore
Sconosciute, Luogo
Sconosciuto.
Un
venticello leggero si alzò dal nulla facendo danzare i
sottili
fili d'erba in piccole spirali, le collinette ricoperte da morbidi
prati luccicavano del loro verde brillante, il cielo di un celeste
risplendente era costellato da nuvole di soffici grumi di fil di seta
bianca che indugiavano in cielo immobili e placide.
La
pace regnava sovrana.
In
mezzo a tutta quell'ammagliante impeccabilità si distingueva
perfettamente un'imperfezione di piccole dimensioni e dai contorni
distorti e tremolanti: un corpo dall'incarnato grigiognolo
raggomitolato in posizione fetale.
I
grilli frinivano ininterrottamente dando a quel luogo un poco di
vitalità.
La
figura mosse lentamente le dita.
_Attenzione,
il campione
numero 211 sta dando segni di risposta agli stimoli. Inizio
regolazione dei parametri generali. Analisi in corso... _
Distese
una mano e poi l'altra
chiudendole a pugno e aprendole ripetutamente.
_Nessun
danno collaterale
registrato _
La
figura, con una leggera difficoltà, riuscì a
mettersi seduta
con fare incerto.
_Possibili
deficienze
motorie causate dalla lentezza di ricezione _
Si
alzò traballante e fece
qualche passo.
_Capacità
motorie
ristabilite completamente _
Si
stiracchiò nel tentativo
di eliminare quella sgradevole sensazione di intorpidimento.
_Inizio
dell'inserimento
dei codici _
Con
fare fiacco si guardò
attorno senza vedere chiaramente quello che la circondasse.
_Inizio
della creazione
del Character Design _
Alzò
la mano destra per accarezzarsi i capelli, ma venne in contatto con
la sola nuda pelle del suo cranio. Spaventata si guardò la
mano
notato solo in quel momento lo strano colorito grigio della sua
pelle. Tentò di gridare ma nessun suono fuoriuscì
dalla sua bocca,
inesistente. Abbassò lo sguardo e vide di non indossare
niente e di
non avere niente da coprire. Il suo corpo si era trasformato in
quello di una bambola senza una forma definita.
La
sola cosa che distingueva quella figura da uno di quei manichini
senza volto erano i suoi occhi.
L'unica
cosa di umano che aveva il suo corpo.
Tremante
si portò una mano al viso, ma quando venne in contatto con
la sua
liscia pelle, non sentì niente. La sua bocca, il suo naso,
le sue
orecchie. Niente.
Solo
i suoi occhi.
Nei
quali si vedeva l'ombra di un tacito urlo.
Era
un manichino con degli
occhi di chissà quale colore.
Le
pupille le si
rimpicciolirono incredibilmente e si lasciò cadere a terra
passandosi ripetutamente le mani sul volto percependo col tatto la
sua (ma era veramente sua?) pelle liscia, senza alcuna imperfezione.
Cosa
stava accadendo?
Era
veramente suo quel corpo?
Erano
veramente suoi quei
pensieri?
Erano
veramente suoi quegli
occhi?
Dov'era?
Chi
era?
_221
sta dando segni di
panico. Possibili danni psicologici. Arresto delle funzioni cerebrali
immediato _
Un
tacito terrore imprigionato negli occhi, le pupille rimpicciolite e
puntate verso l'infinito.
La
figura svenne e cadde a peso morto nel bel mezzo di un brillante
prato sollevando piccole spirali di fili d'erba.
Le
nuvole immobili nello stesso punto di prima.
Nell'azzurro
cielo non c'era un sole.
Solo
quel colore troppo splendente per un mondo reale.
Ma
abbastanza normale in un mondo fittizio.
I
grilli ripresero a frinire.
_Downloading...
_
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Ore
12.00, Luogo Sconosciuto.
Un
uomo dai ricci e spettinati capelli neri si aggirava con fare
frettoloso tra mastodontiche querce dall'aspetto secolare, di tanto
in tanto si avvicinava a delle figure riversate a terra nelle
più
disparate posizioni.
-
Uh oh, sveglia. Ehi! Sveglia, sveglia idioti. Uh oh, ma sei scemo? E
muoviti. Come si fa ad essere così storditi? Non volevo
arrivare
fino a questo, ma non mi avete lasciato altra scelta.-
Iniziò
a massaggiarsi con movimenti circolari la nuca.
-
Chi avrà un brutto risveglio stamattina? Tu, tu oppure tu?-
Con
una spensieratezza insolita per un adulto si ritrovò a
saltellare
tra le figure addormentate sparse un po' ovunque.
-
La scelta cadrà su chi i capelli più strani
avrà... Tu hai i
capelli da vecchietta, tu non ce li hai, se sveglio questo qui come
minimo mi da fuoco. Oh, insomma, andiamo da quella con l'aspetto
più
innocuo così vado sul sicuro... Uh oh la mia scelta cade
proprio su
di te.-
Dopo
aver finito la sua danza abbastanza infantile si precipitò
verso su
una piccola ragazza dai riccioluti capelli ramati, per poi iniziare a
soffiarle sul naso con fare fastidioso, quale errore commise
l'infantile figuro.
Ella
aprì i grandi occhi ocra con una tranquillità
quasi sovrannaturale
e con altrettanta calma si alzò fissando negli occhi l'altro.
-
Oh, finalmente! Ti sei svegliata! Tra questi qui sei quella che mi
sembrava più...-
Le
continue chiacchiere dell'uomo vennero interrotte da uno sguardo
omicida dell'altra e dalle seguenti urla.
-
VUOI STARE ZITTO BRUTTO CRETINO? MA COSA DIAVOLO C'HAI NEL CERVELLO,
SCARTO DI STERCO BOVINO? SE NON TACI SUBITO GIURO CHE PRENDO QUEL
SIMPATICO VISINO CHE TI RITROVI E LO SPIACCICO AL SUOLO FINO A FARLO
ASSOMIGLIARE AD UNA FRITTELLA AMMUFFITA. NON OSARE MAI PIÙ
SVEGLIARMI IN QUESTO MODO E A QUEST'ORA: -
Per
sottolineare la veridicità delle sue parole
accompagnò il tutto da
gesti facilmente comprensibili.
Senza
perdere il sorrisetto che lo aveva caratterizzato fino a quel momento
l'uomo annuì a tutte le minacce dell'altra.
-
Koneko Harikeen, giusto? È un piacere conoscerti,
è vero che ti
definiscono come la pistolera più brava al mondo? Beh,
avremo presto
modo di confermarlo. Per il momento aiutami a svegliare i tuoi
compagni... Oh... Già fatto, le tue urla sono state di
grande aiuto.
Avrei dovuto svegliarti prima così...-
-
Non saresti più in vita se l'avessi fatto.- Lo interruppe
lei con
glaciale convinzione.
Nel
frattempo gli altri, svegliati dalle urla della ragazza, si stavano
alzando con una lentezza esasperante.
-
Statevene zitti tutti brutti scemi.- Con esasperazione una ragazza
dai capelli grigi e dal provocante body di pelle nero si
alzò
massaggiandosi la testa.
-
Devo aver fatto un sogno orribile, ero davanti a uno schermo azzurro
e c'era una voce elettronica che rompeva.- Aggiunse.
-
Allora siamo in due, subito dopo sono caduto in una specie di pozzo e
mi sono risvegliato in una specie di prato.- ribattette un ragazzo
dai biondi capelli ed i profondi occhi azzurri.
-
TU! Devo ancora ucciderti brutto bastardo.-
Solo
in quel momento un ragazzo dai lunghi capelli blu raccolti in una
treccia si accorse della presenza della sua preda.
-
Mi devi la rivincita, fatti sotto Raperonzolo.- Ribattette il diretto
interessato.
I
due, senza indugiare oltre, si lanciarono l'uno contro l'altro ad una
velocità oltre il normale, il biondo caricò un
pugno diretto al
volto dell'altro ma questo lo precedette abbassandosi di colpo,
ruotando e tentando di colpirgli le gambe con un calcio rasoterra.
-
Sei facilmente prevedibile, dovresti ragionare prima di attaccare
Shoichi Inuzuki.-
-
E
tu dovresti tagliarti i capelli Raperonzolo.-
Detto
ciò si rialzò appoggiandosi sulle spalle,
inarcando la schiena e
saltando in piedi per poi prendere l'avversario per la treccia
tirandolo verso di lui e colpendolo con un pugno in pieno volto
facendolo arretrare di un metro abbondante.
-
Uh oh, suvvia miei cari. Non dovreste picchiarvi appena arrivati. Non
vorrete mica rovinarvi la partita?- Tutti si girarono verso colui che
aveva parlato: un uomo sulla trentina, dai ricci e spettinati capelli
neri e i sottili occhi dorati circondati da pesante occhiaie, aveva
un incarnato molto pallido ma un fisico slanciato. Indossava un
camice da laboratorio bianco con sotto una camicia mal abbottonata,
anch'essa bianca, e una cravatta mal annodata.
Nell'insieme
sembrava uno scienziato pazzo uscito da un film horror, mancavano
solo le macchie di sangue e un coltello da macellaio in mano.
-
Ora che sono riuscito ad ottenere tutta la vostra attenzione vorrei
presentarmi e fornirvi un quadro generale della situazione. Sono
conosciuto come Leary, lascio a voi la scelta se è un nome o
un
cognome, e questa è l'unica informazione che mi va di
fornirvi.
Adesso passiamo alle vostre domande più pressanti... qualche
volontario per spezzare il ghiaccio?-
-
Alla faccia della presentazione, fai abbastanza schifo nelle
relazioni sociali, o sbaglio?-
-
Mio caro sergente Bloodshed Lad, uh oh, posso chiamarti
semplicemente Blaze? Sono più o meno otto anni, oppure
dieci... Uh
oh credo di aver perso il conto... Poco importa. Sono dieci anni che
sono bloccato in questo luogo senza aver mai spiaccicato parola con
un essere vivente con capacità celebrali abbastanza elevate
da
instaurare una conversazione che superi le due parole di senso
compiuto, adesso vi consiglierei vivamente di fare domande
intelligenti se volete ottenere delle risposte convincenti e
veritiere. A voi la scelta.- Sempre mantenendo un sorrisino altamente
irritante si lasciò cadere fiaccamente su un tronco
lì vicino
rimanendo ad fissare negli occhi il Sergente.
-
Blaze, taci e lascialo continuare.- Lo mise in silenzio la sua
sottoposta dai candidi capelli con uno sguardo serio. Il Sergente non
le rispose limitandosi a borbottare frasi sconnesse, che
comprendevano “vecchio asociale” e “non
c'è più rispetto per
i superiori”, e lasciandosi cadere a terra.
-
Grazie mia cara Shail, come stavo dicendo. Chi vuole iniziare facendo
una domanda di senso compiuto?- Chiese lanciando sguardi canzonatori
a Blaze il quale si girò sbuffando e continuando a
borbottare.
-
Dove siamo finiti?- Chiese la giovane ribelle dai bruni capelli.
-
Ottima domanda per iniziare mia giovane Ryoko, in questo momento vi
trovate nella mia creazione più grande, il fiore
all'occhiello di
tutti i miei lunghi e faticosi anni di studi, tutto questo è
ARMÒNIA. E...-
-
Volevi dire Armonìa, giusto?-
-
No Pelatone...-
-
CHIAMAMI ANCORA PELATONE E TI GONFIO DI BOTTE LURIDISSIMO S...-
-
NON SI DICONO LE PAROLACCE.- In contemporanea i due gemellini lo
colpirono sulla nuca con due potenti coppini facendolo tacere
all'istante.
-
Vi divertite ad interrompermi? Uh oh, i ragazzi d'oggi... Comunque,
stavo dicendo, in quest'istante ci troviamo in Armònia un
ambiente
interamente virtuale in cui la vostra coscienza vi è immersa
completamente, diciamo che il vostro corpo e le vostre sensazioni
vengono controllate attraverso gli stimoli che il vostro cervello vi
sta ancora trasmettendo che a loro volta passano sotto forma di... Uh
oh, perché vi sto spiegando tutta questa roba? Tanto la
maggior
parte di voi non ne sta capendo un gran che...- Disse fissando i vari
volti straniti dei presenti, in quel momento si alzò in
piedi il
ribelle dai bruni capelli che aveva salvato la propria compagna.
-
Io, invece, lo trovo molto interessante. Sta dicendo che il corpo in
cui ci troviamo in questo momento non è il nostro corpo
originale
bensì una rappresentazione virtuale di noi stessi che agisce
in simbiosi con la nostra coscienza, reindirizza i segnali del
cervello ad un hardware situato non si sa dove...-
-
...che li trasforma in azioni, e ne invia dei nuovi in risposta,
simulando le varie sensazioni tramite lo stimolo dei cinque sensi.
È
geniale, non mi sarei aspettato che qualcuno comprendesse da subito
il funzionamento della, come la chiamate voi, Cupola. Sono
piacevolmente colpito caro Anthony Storm.-
-
Ma questo non implicherebbe anche un'incalcolabile quantità
di
dati in continuo mutamento?-
Chiese
Koneko, colei che era stata svegliata amorevolmente dallo
scienziato.
-
Riguardo a questo sono riuscito ad incanalar...-
-
Safa-nee, non ci sto capendo niente.- Con piccole lacrime,
dovute al sonno, il biondino si strofinò gli occhi
sbadigliando
teatralmente.
-
Uh oh, scusa Rubi. Non mi ero accorto di essermi fatto
trasportare dalla discussione. Comunque, riassumendo, siete stati
trasportati in una specie di videogioco, non preoccupatevi secondo i
miei calcoli i vostri corpi dovrebbero essere al sicuro nella
Cupola.-
Ci
fu un istante di pausa in cui tutti si chiusero un attimo nei
propri pensieri.
-
Chi sei e come fai a conoscerci? - Chiese con sospettosità
l'assassino lanciando sguardi curiosi alla ferita già
completamente
rimarginata della ragazzina che aveva salvato, come aveva fatto a
formarsi al cicatrice così in fretta?.
-
Sempre diretto, eh Edward? Per rispondere alla tua domanda, il
mio nome lo conoscete già, sono il creatore di questo
suddetto gioco
e per sbaglio ci sono rimasto chiuso dentro.- Si mise a ridacchiare
portandosi una mano alla nuca mentre un gocciolone scendeva dalla
tempia di tutti.
-
In che senso ci sei rimasto chiuso dentro?! E perché ci
siamo
finiti anche noi?- Chiese il distaccato ribelle che era stato
malmenato dalla sua compagna con una spranga di ferro poco prima.
-
Calma Cage, calma. Diciamo che alcuni dei miei esperimenti non
andavano molto a genio all'AOC perciò hanno fatto in modo di
farmi
tacere senza eliminarmi definitivamente, più o meno. In
quanto al
motivo per cui voi siate finiti qua... Non ne ho la minima idea.- Si
mise a ridere di nuovo.
-
Non sei di molto aiuto...- Ribatté il cacciatore di taglie
sbuffando.
-
Ma voi potreste esserlo a me, ve lo chiedo in ginocchio se
volete. Sono ormai dieci anni che non torno nel mondo reale, magari
completando il gioco potreste aiutarmi.-
-
E se morissimo?- Domandò Shoichi, che a quanto pare non
sentiva
più i sintomi del cianuro.
-
C'è la possibilità che torniate nel mondo reale,
ma non ne
sono sicuro. Ma vi chiedo di non farlo, vi prego, se ve ne andaste
non potreste più aiutarmi.- Li supplicò
mettendosi in ginocchio lo
scienziato.
-
Non potresti provare a morire tu stesso?- Chiese con innocenza
Safaia dando un pugnetto affettuoso al gemello che si era
addormentato pacificamente su di lei.
-
E come farei scusa?-
-
In che senso?- Chiese di nuovo la biondina.
Senza
rispondere raccolse un legnetto di piccole dimensioni e se
lo infilò nel ventre senza tante spiegazioni.
-
ODDIO, COSA STAI FACENDO? SEI AMMATTITO DEFINITIVAMENTE?- Si
ritrovò ad urlare Koneko.
-
Uh oh, non vedete? Sono intangibile...-
Solo
in quel momento tutti si accorsero che il legnetto era caduto
a terra passando attraverso la figura dell'uomo.
-
UWAAH, che figata, posso provare? Posso, posso?- Chiese
saltellando Yelle, la ragazza del cioccolato.
Senza
aspettare il suo consenso si mise a far passare il suo
braccio dentro e fuori il braccie dell'uomo, venne presto raggiunta
dai due gemellini che si infilarono con tutto il corpo dentro la sua
schiena facendo uscire solo la testa dalla sua pancia e iniziando a
fare smorfie.
Le
loro risate divennero presto contagiose e tutti esplosero in
una grande risata liberatoria, come non succedeva da tempo ormai.
-
Scusate, ma le mie orecchie hanno qualcosa di strano?- Chiese
Tsuki, la ragazzina che aveva appena perso il padre.
Le
risate s'interruppero di colpo quando tutti si girarono a
guardarla e notando che le sue orecchie erano lunghe e a punta, come
un elfo.
Per
la prima volta tutti diedero uno sguardo a coloro che li
circondavano.
-
ODDIO, QUESTA QUI È CADAVERICA.- Si mise a urlare Yelle.
-
In realtà sarebbe il mio colorito naturale...-
Ribatté
Victoria con fare incerto e indispettito.
-
Effettivamente però ha ragione lei, sei più
pallida del solito
caro il mio cadaverino.- Si mise a ridacchiare Tony.
-
ODDIO, QUESTO QUI INVECE È CORNUTO.- Urlò di
nuovo.
-
Ehi, in realtà sarei io quello che fa le corna e non il
cornuto
quindi...- Ribatté Nahim, mentre i gemellini piovevano dal
cielo
mollandogli due bei coppini gridando la solita frase.
-
NON SI DICONO LE PAROLACCE.-
-
NON È UNA PAROLACCIA B...-
-
Toccati la testa idiota.-
-
Perché non picchiate anche lui?- Chiese indicando Shoichi.
-
Non dovrest...- S'interruppe sentendo due lunghe e rugose
protuberanze proprio sopra la fronte.
-
Cosa diavolo son queste robe qui?-
-
Due corna belle lunghe direi, il tuo soprannome adesso
diventerà
Caprone.- Ridacchiò Koneko.
-
Oh, cerchi rissa nanerottola?-
-
Vuoi morire, vero?- Ribatté Tsuki con la frangia che le
oscurava completamente la vista.
-
Perché, cose centri tu?- Chiese percependo due auree maligne
che crescevano a dismisura.
-
SIAMO ALTE UGUALI IDIOTA.- Urlarono in contemporanea le due
ragazze lanciandosi addosso al ragazzo e scatenando una rissa in cui
vennero presto catturati buona parte dei componenti della squadra.
Gli
unici che non si erano lanciati nella mischia (o erano stati
abbastanza veloci per scostarsi dal cataclisma) si fissarono negli
occhi per minuti interminabili.
-
Piacere, Shi Kurai.-
-
Victoria Willow.-
-
Cage Aki.-
-
Quanto siamo allegri qua, su con il morale! Sembrate degli
zombie.-
Il
povero Tony venne preso di peso dai tre e lanciato nella
mischia senza che gli fosse concessa la possibilità di
difendersi.
-
Uh oh. I ragazzi d'oggi. Sempre così iperattivi.-
Ghignò Leary
massaggiandosi la testa con tranquillità.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Ore
12.30, Casa del Barone
Turpin.
Il Barone sedeva composto
su un'antica poltrona di pelle prendendo, di tanto in tanto, lunghe
boccate da un sigaro con l'etichetta punteggiata d'oro su cui c'era
scritto, in minuscoli caratteri, Cohiba Behike.
Dallo
schermo
televisivo semi trasparente appoggiato davanti a lui proveniva una
canzone antica di millenni.
Why do you look at me
when you
hate me?
Why should I look at you when you make me hate you too?
I
sense a smell of retribution in the air
I don't even understand
why the fuck you even care.
- Si
può
sapere chi è il deficiente che mette queste canzoni?-
Sbraitò ai
servitori, che in quel momento gli stavano portando un calice colmo
di un vermiglio liquido, probabilmente vino rosso; con un movimento
rapido urtò una cameriera li accanto, che gli stava passando
il
bicchiere, e glielo fece cadere al suolo mandandolo in frantumi.
-
Brutta stupida,
cosa diavolo ti passa per la testa? Pulisci e vattene o giuro che ti
sparo all'istante.-
Disse
accarezzando
quasi amorevolmente la canna della propria pistola.
-
M-m-m-mi scusi, me
ne vado subito Signore.- Si lanciò al suolo raccogliendo i
pezzi di
vetro rapidamente, tagliandosi più volte le mani da quanto
tremavano.
Una
goccia di sangue
cadde sul bianco grembiulino che indossava in quel momento.
Il
Barone cambiò
canale e si mise a guardare lo schermo con poco interesse.
Prese
un'altra
boccata di fumo dal sigaro.
-
Tsk, feccia.-
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Ore
13.00, Armònia.
Per ristabilire la pace da
poco interrotta era bastato un singhiozzo da parte di Rubi e una
perfetta espressione da cucciolo bastonato.
I grandi occhi verdi
tremolanti, con piccole goccioline ai bordi precariamente in
equilibrio, il nasino arrossato, le sopracciglia sollevate, i
pugnetti chiusi che si portavano lentamente agli occhi.
- Che carino!- Urlò
Koneko lanciandosi in un abbraccio stritolatore, rischiando
involontariamente di uccidere il poveretto.
- Guardate, sembra un
gattino vero... Oh, merda.- Shoichi mandò la finezza in quel
posto
quando si accorse che le code di Safaia e Rubi si stavano muovendo.
- Non dirmi che questi due
alla fine sono diventati veramente una specie di gatto?- Disse,
sbattendosi sonoramente la mano in faccia, Nahim.
-
Esiste la
possibilità che tutti i vostri corpi siano cambiati
totalmente o in
parte.- Pensò ad alta voce Leary.
-
VORRESI DIRE CHE
QUESTA QUI POTREBBE ESSERE UNA SPECIE DI CADAVERE?- Urlò
terrorizzata Ryoko.
-
Oh, cadavere a
chi?- Ribatté minacciosamente Victoria.
-
Se non puzza di
putrefazione no.- Affermò con fare intellettuale lo
scienziato.
-
Io sarei presente,
teoricamente.- Delle vene iniziarono a ingrossarsi sulle tempie della
suddetta.
-
E poi guardate
qui, i miei vestiti sono cambiati da quando ero nel mondo reale.-
Aggiunse Safaia guardando curiosamente il vestitino a balze viola,
arancione e nero.
-
E le nostre ferite
si sono rimarginate.- Informò Tsuki passandosi delicatamente
una
mano sulla lunga cicatrice che le attraversava la fronte.
-
E potreste
possedere dei poteri particolari.- Concluse lo scienziato
ridacchiando visibilmente.
-
Effettivamente
esis...- Tentò di parlare Shail prima di accorgersi
effettivamente
di quello che gli era stato appena detto.
-
CHE COSA?- Urlarono tutti.
-
Uh oh.-
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Ore
02.00, Quartier
Generale dei Ribelli.
-
A quanto ammontano
i danni?-
-
Sono incalcolabili
Signore, quasi la totalità delle strutture esterne
è andata
distrutta, il novantacinque percento della popolazione è
disperso...-
-
Quindi morto.-
-
Fortunatamente
solo tre squadre erano in città per delle missioni, una di
esse è
riuscita a contattarci, si trovano nel bunker sotterraneo dell'Ape
Regina, sono riusciti ad entrare poco prima che chiudessero le porte
definitivamente; delle altre due non abbiamo notizia.-
-
Una di quelle era
di Atalante e Storm, giusto? C'è la possibilità
che si siano
riusciti a rifugiare all'interno di quel centrifugato di merda che
è
quel posto là.- Disse indicando il centro della
città con fare
schifato.
-
Non morite...-
Sussurrò a se stesso il Colonnello scostando la mano dalla
cartina.
-
Signore, una donna
sulla frequenza otto. Dice che la conosce personalmente. Per lei
hanno assicurato i componenti dello squadrone K11...-
-
Quello rifugiato
nei sotterranei dell'Ape Regina.-
-
Gliela passo
Signore?- Chiese incerto l'assistente del Colonnello.
-
Faccio io, ora
esci. Grazie.-
Dopo
aver atteso che
il suo Vice uscisse alzò la cornetta con lentezza e, dopo
aver
sospirato profondamente, disse.
-
È da un po' che
non ci sentiamo, Cecile.-
-
Una vita, Morgan,
una vita.-
Angoletto
{deprimente} dell'autrice.
Cosa
ci faccio
ancora qui? Non merito il vostro perdono, perciò fate di me
ciò che
volete.
UN
MESE DI RITARDO,
UN MESE CRIBBIOBBOLO.
Mi
faccio schifo,
sinceramente.
Ma
per riscattarmi
sono tornata con QUESTO capitolo ^W^
*silenzio
di tomba*
Va,
me ne vado che è
meglio.
Comunque
ringrazio
tutti voi recensori, siete così fantasticosamente fantastici
che mi
viene voglia di abbracciarvi uno per uno.
Esatto,
tu che stai
leggendo in questo esatto momento, vieni qua che t'abbraccio.
*soffoca
il povero
lettore*
Vi
adoro miei amati.
Ringrazio
anche chi
legge silenziosamente (oppure sono sempre gli stessi che cliccano per
vedere se ho aggiornato ç_ç). VENITE QUA CHE VI
ABBRACCIO, NON
FATEVI PREGARE °W°
Informazioni
utili e inutili.
-
Nella
prima parte non c'è nessun protagonista in particolare,
lascio a voi
la scelta.
-
Il meccanismo per la virtualizzazione l'ho inventato di sana pianta.
Chissà se l'ho anche descritto giusto... boh...
-
I Cohiba
Behike sono
i sigari più costosi al mondo, un solo sigaro costa 420
euro, con
una scatola di questi potrei comprarmi una moto, anche due. Facciamo
una macchina.
-
La canzone trasmessa dalla televisione del simpatico Barone Turpin
è
un pezzo tratto da Get In The Ring - Guns n Roses. Ascoltatela oppure
leggete semplicemente il testo (tradotto o no), è veramente
bella.
-
Come, solo
quattro? Liquidatemi ç_ç
Midori
No Yume
VI
AMO *^*
|
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Capitolo 7 *** Tutorial parte 1 ***
Tutorial
parte 1
Ore: 21.30
Luogo:
Giardini pensili di
Babilonia.
Una
luna piena dai riflessi anomalamente azzurri brillava alta nel
cielo, ma dov'erano Cassiopea? Andromeda? Il Cigno? L'Orsa Maggiore?
Venere, la luminosa stella del mattino e della sera? Tutte quelle
costellazioni leggendarie erano state sostituite da banali
agglomerati di puntini luminosi senza un ordine preciso.
Quel
luogo aspro e selvaggio, senza la contaminazione del genere
umano, risplendeva nel suo verde rigoglioso.
Solo
una cosa rovinava quel paradiso naturale.
Come
un sol uomo due figure saltavano di albero in albero in
perfetta sincronia, mantenendo sempre un ritmo elevato e costante, si
lanciavano in perfette acrobazie aeree atterrando sui rami in punta
di piedi, con grazia e senza emettere il minimo rumore.
Con
movenze feline le due figure percorsero in lunghezza una lunga
frasca fino alla sua estremità per poi lasciarsi cadere al
suolo,
atterrare silenziosamente a quattro zampe.
Avanzarono
ancora un poco nel sottobosco fino a che non arrivarono
al limite della boscaglia poi rimasero fermi, in allerta, scrutando
l'infinito manto erboso illuminato dal chiarore lunare che si
estendeva davanti a loro.
Si
scambiarono un'occhiata fuggevole, procedettero nell'erba alta
fino all'unica roccia presente in quella vasta radura di sottili
filamenti e rimasero nascosti, in attesa.
Fiutarono
la preda ancora prima che fosse visibile ad occhio umano
e subito emisero un'acuta risatina animale, molto simile ai ghigni
derisori di una iena, per poi iniziare a mordicchiarsi il labbro
inferiore con fare irrequieto.
La
preda si stava avvicinando ad una velocità elevata, al suo
passaggio l'erba alta veniva scossa da onde di vento e piccoli
sassolini venivano alzati dalle sue lunghe falcate.
L'essere
spiccò un salto fuoriuscendo completamente dall'erba
alta, atterrando in cima alla roccia e mostrandosi in tutta la sua
bellezza: al chiarore lunare il suo manto macchiato pareva dotato di
un leggero sfarfallio azzurro, i lunghi artigli graffiarono la roccia
permettere al felino di raggiungere la cima, la lunga coda falciava
lentamente l'aria e lo sguardo penetrante dalle chiari colorazioni
ambrate pareva illuminato da una scintilla di delizia.
Poi,
una volta in cima alla roccia, si poté vedere un
meraviglioso, e insolitamente piccolo, leopardo che si ergeva in
tutta la sua potenza. Infine si fermò e il suo sguardo perse
ogni
scintilla di gioia, si fece annoiato e, ad uno spettatore esterno,
sarebbe potuto sembrare che l'animale stesse sbuffando.
Le
altre due figure, nel frattempo, erano rimaste nascoste, in
attesa del momento propizio per scagliarsi all'attacco.
Faceva
loro da testimone una luna leggermente azzurrina circondata
da miliardi di costellazioni mai viste prima.
Si
prepararono all'attacco.
Inspira.
Espira.
Inspira.
Espira.
Un
venticello leggero fece danzare i lunghi fili d'erba nel grande
prato.
E
la prima figura partì all'attacco.
L'ombra
proiettata dalla luna cambiò chiaramente forma, dalla
parvenza umana si trasformò mano a mano in un essere
dall'aspetto
sempre più felino.
Con
un balzo saltò addosso al leopardo in cima alla roccia.
Caddero
in un groviglio di zampe e code, miagolii e piccoli soffi
si potevano udire chiaramente in quella, precedentemente, silenziosa
notte; la lotta continuò per alcuni interminabili secondi
finché la
preda riuscì facilmente a scagliare lontano l'altro felino,
ora
identificabile come un grande gatto dal manto corvino e i profondi
occhi verdi.
Con
un suolo gruttuale la figura del leopardo iniziò a tremolare
trasformandosi lentamente in una figura più... umana.
-
Sei ancora troppo lento nella trasformazione, devi accelerare il
processo.- disse la figura con fare annoiato.
-
E poi vi avevo già percepito un centinaio di metri fa.-
Aggiunse.
-
Uffa Cage, con te non si riesce neanche a scherzare un po', sei
troooooooooppo serio. Sei d'accordo Safa-nee?-
-
Perfettamente d'accordo Rubi, nya!- Si ritrovò ad annuire
l'altra.
-
Comunque potremmo provare anche...- Riprese a parlare il
biondino con gli occhi che gli brillavano di gioia al sol pensiero di
poter giocare ancora un po' a fare la lotta con il suo nuovo compagno
di giochi, solo per poi accorgersi che Cage si era già
ritrasformato
in leopardo e stava scappando il più velocemente possibile
da quelle
due mini pesti.
I
due gemellini si scambiarono uno sguardo d'intesa.
-
Quindi giochiamo a rincorrerci? BANZAIIII.- Rubi si
trasformò
subito per iniziare l'inseguimento dello sventurato compagno.
-
Rubi-niichan, aspettami. NYA.- Safaia prese a trotterellare
allegramente dietro al fratello per poi saltargli in groppa.
-
HIAH, ALL'ATTACCO MIEI PRODI. NYAAAAAAA.- Si mise a fischiare
simulando il suono di un corno utilizzato nella caccia alla volpe.
-
E io che volevo solo starmene un po' da solo.- Si
ritrovò
a pensare Cage, rimpiangendo la sua decisione.
I
due felini più una piccola condottiera ,che in questo
momento
stava cantando allegramente, ritornarono nella foresta.
Oh,
Susanna, don’t you cry for me
I come from Alabama, With my banjo on my
knee.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Ore: 22.00
Luogo: La
Quercia.
Enormi
querce secolari si ergevano
nella loro grandiosa magnificenza, i loro lunghi rami e le loro
larghe frasche si allungavano le une verso le altre come due amati
che tentano disperatamente di raggiungersi, di sfiorarsi le dita.
Formando un tetto di fronde verdeggianti che, in quel momento,
lasciavano filtrare un po' di quella luce lunare stranamente
azzurrina che circondava ogni cosa.
I
tre, tornati tutti umani, avanzarono
ancora un poco, in silenzio, nella sottobosco della foresta e
raggiunsero un luogo che da tre settimane a quella parte
consideravano “casa”.
Si
fermarono solamente una volta
arrivati in una piccola radura che dava su una mastodontica quercia
le cui fronde si allungavano per decine e decine di metri, il tronco
aveva un diametro di una ventina di metri con una fessura nascosta
nel centro e numerose altre fessure più piccole situate alle
più
svariate altezze per tutta la circonferenza; ma la pianta non era
altissima, era molto... tozza.
-
Casa dolce casa.- Sospirò
drammaticamente Cage.
Seguì
una pausa ad effetto con il
ragazzo che fissava l'uscio e un venticello tiepido che gli
scompigliò i capelli solleticandogli il naso.
-
Questo è odore...- Iniziò Safaia.
-
DI CIBO!- Terminò Rubi.
I
due si scaraventarono dentro quella
che doveva essere la porta dimenticandosi completamente del loro
compagno.
Cage
alzò leggerissimamente gli angoli
della bocca, un accenno di sorriso, prima di seguire i suoi due
irruenti compagni di viaggio. Con tranquillità
entrò in quella
fessura alta un metro al massimo e rimase, come sempre, incantato da
quello che trovò all'interno.
Davanti
ai suoi occhi si presentava una
grande caverna fatta interamente di legno al centro della quale si
trovava una spessa lastra di pietra su cui scoppiettava allegramente
un grande fuoco, nella parte a sinistra c'erano dei giacigli di
fortuna formati da mucchi informe di coperte sopra uno strato di
paglia o piume mentre la parte destra era per buona parte ricoperta
da pannelli di metallo segnati da numerose ammaccature e bruciature
mentre, in fondo alla sala, si trovava una scala di corda che portava
fino ad una piccola botola sul soffitto.
Ma
la cosa più sorprendente di quel
curioso antro erano i tantissimi fori che si aprivano verso l'esterno
presenti su tutte le pareti: alcuni davano sul cielo stellato, altri
sul bosco e altri ancora erano oscurati dalle frasche... ma la cosa
migliore era il gioco di luci che si veniva a creare una volta che la
caverna cadeva nel buio più totale; la luce lunare,
stranamente
azzurrina, entrava da molti di quei forellini proiettando un finto
cielo stellato al suo interno. Decine di piccoli puntini luminosi
ballavano sulle pareti, sui pavimenti e sul soffitto.
- CIBO!
Cibocibocibocibocibocibocibocibocibocibocibocibocibocibocibocibo.-
Safaia e Rubi iniziarono ad annusare l'aria come dei segugi alla
ricerca di una traccia, finché non arrivarono davanti ad una
creazione così perfetta da parere divina: l'eccezionale
colorazione
marrone, il fragrante profumo ed era ancora calda poiché
appena
fatta.
Una
torta al cioccolato ricoperta di
cioccolato, ripiena di cioccolato, decorata con del cioccolato e
servita in un mare di cioccolato.
-
CIOCCOLATO!- Come risvegliatasi da un
coma Yelle si lanciò all'attacco nella speranza di poter
arrivare al
prezioso bottino apparso dal nulla in quell'istante.
-
TORTA!- Con altrettanto tempismo Tony
abbandonò il libro che stava leggendo per lanciarsi a sua
volta
verso l'ambito premio.
-
DOLCI!- Infine si unì all'allegra
combriccola anche Shail che con un balzo si lanciò
all'inseguimento
di Tony.
In
cinque si lanciarono verso quel
nettare degli dei ma nessuno riuscì a compiere la propria
missione a
causa di un piccolo inconveniente.
-
Chiunque tocchi questa torta dovrà
vedersela con me.- Minacciò Tsuki, fissando negli occhi
tutti i
diretti interessati e reggendo la torta con fare protettivo.
Rubi,
desideroso come non mai, decise
di giocare la sua carta nella manica.
Chiuse
gli occhi.
Giunse
le mani.
Li
riaprì facendo tremolare
leggermente il labbro inferiore, allargando in modo incredibile la
pupilla e sbattendo numerose volte le ciglia.
Chi
non avrebbe resistito ad una faccia
da cucciolo bastonato così convincente?
-
Questa la prendo io.- Ecco chi.
Shail
si girò indignata.
-
Sergente, non saresti tu a
dover dare il buon esempio?- Chiese calcando sul grado dell'altro.
-
Non se si tratta di dolci, in amore e
in guerra tutto è lecito.-
-
Blaze, lo sai che quello che hai
appena detto non ha un minimo di senso?- Gli fece notare Tony senza
distogliere lo sguardo dalla torta che adesso il sergente teneva ben
in alto, sopra la sua testa, fuori dalla portata della povera Tsuki e
di buona parte dei presenti.
-
NON OSARE PRENDERTI GIOCO DI ME
BRUTTO MUSO.- Tutti si girarono scandalizzati verso Rubi che stava
mano a mano cambiando forma.
-
Mai mettersi in mezzo tra
Rubi-niichan e la sua delizia al cioccolato. Nyaaaaaa.-
Sospirò la
sorella.
Rubi,
in piena modalità bersek, si
trasformò in... un tenero e piccolo gattino nero dagli
enormi occhi
verdi.
-
Continuo a non vedere come questo
possa servirti.- Gli fece notare Yelle.
Per
un attimo sul viso del micino
apparve un ghigno diabolico che venne velocemente sostituito da un
musetto al limite della tenerezza legalizzata su questo mondo; in
seguito iniziò a miagolare in modo straziante attirando
presto
l'attenzione di una maniaca dei gatti che stava tranquillamente
schiacciando un pisolino sul suo “letto” (che, a
dirla tutta,
assomigliava ad una cuccia). Le sue orecchie leggermente a punta
fremettero un attimo prima che si tirasse su di colpo e iniziasse a
correre ad una velocità folle verso il povero malcapitato
che stava
in quel momento infastidendo il piccolo micetto diabolico.
-
Hai risvegliato la Gattara amico, io
esco dal gioco. Preferirei sopravvivere.- Tony batté una
ritirata
strategica, meglio conosciuta come fuga precipitosa, trascinandosi
dietro la povera Yelle in lacrime che tendeva le braccia verso tutta
quella montagna di cioccolato.
-
YAY, si preannuncia una rissa coi
fiocchi.- Tsuki non si fece ripetere due volte e si mise in posizione
di difesa mentre attendeva che quel piccolo uragano di pura furia si
abbattesse.
-
Nanerottola, allontanati. Questa
rissa è solo per i grandi.- Intervenne Edward pattando la
testa
dell'altra ed allontanandola di peso dal campo di battaglia.
-
NON PROVARE NEANCHE A CHIAMARMI
NANEROTTOLA BRUTTO...- Si fermò un attimo facendosi
pensierosa tutto
d'un tratto.
-
Che cosa c'è?- Le chiese Shail,
anche lei pronta per menare un po' le mani.
-
Non riesco a pensare ad un insulto
abbastanza cattivo.- Sbuffò l'altra gonfiando le guance in
modo
molto infantile.
-
LA PALADINA DEI GATTI STA PER
PIOMBARE SU DI VOI MISERI ESSERI MORTALI. NYAHAHAHAHAHAHAHA.- Rise
malignamente Safaia mentre attendeva con impazienza l'imminente
calvario.
Koneko
si abbatté su di loro come una
valanga travolge una piccola baita in montagna, l'effetto domino che
ne seguì poteva essere facilmente prevedibile.
-
Sbaglio o qualcuno ha appena iniziato
una rissa?- Chiese Shochi alzandosi da vicino al fuoco dove era
rimasto seduto fino a quel momento a leggere.
-
Ohi biondino, è da un po' che non ce
le diamo di santa ragione.- Si aggiunse Shi mostrando il suo tipico
ghigno derisorio.
-
Raperonzolo, non ti sono bastate
l'ultima volta?- Ribatté Shoichi.
I
due si lanciarono l'uno contro
l'altro per poi venire inglobati nella matassa più grande;
quello
che ne seguì fu un indistinguibile groviglio di braccia,
gambe e
corpi che se le davano di santa ragione.
Nel
frattempo, quatti, quatti, due
figure si allontanavano dalla scenda nascondendo il più
possibile la
torta.
-
Safa-nee, dopo teniamone una fettina
per Koneko-chan.-
-
Hai ragione Rubi-niichan. In fondo è
la nostra paladina.NYA.- Rispose la sorella con un luccichio agli
occhi.
-
E per il Pelatone?-
Si
scambiarono uno sguardo prima di
rispondere in sincronia.
-
Naaah.-
Silenziosamente
si diressero verso la
zona dei giacigli e si nascosero sotto un paio di coperte a divorarsi
quella Delizia al cioccolato.
Ben
al sicuro dalla rissa che si era
appena scatenata gli altri guardavano la scena, chi con più
interesse chi meno, mentre sedevano attorno al fuoco scoppiettante
situatosi al centro della sala.
-
Ridendo e scherzando, quei due là
sono i più diabolici qua dentro.- La ragazza dai grigi
capelli diede
voce ai pensieri di tutti i presenti continuando a sorseggiare
placidamente una bottiglietta di plastica, che dall'odore che
emanava, poteva tranquillamente contenere kerosene.
-
Victoria, si può sapere cosa diavolo
stai bevendo?- Chiese con curiosità Ryoko mentre giocava con
una sua
ciocca dei bruni capelli continuando ad arrotolarsela attorno al dito
ed osservava il soffitto della caverna.
Victoria
la osservò per un momento per
poi stappare di nuovo la fiaschetta ed annusarla sospettosamente, in
seguito inarcò le sopracciglia, alzò le spalle ed
avvicinò di
nuovo le labbra viola alla bocca della fiaschetta me le venne
prontamente strappata di mano da Nahim.
-
Dai qua, donna.- Senza tante
cerimonie la annusò profondamente e il suo colorito roseo
divenne
presto cianotico, poi prese a tossire ed a strofinarsi il naso con
una mano mentre con l'altra restituiva il maltolto alla ragazza.
-
Oddio, ma è acido! Come cazzo fai ad
essere ancora viva? Non dovrebbe corroderti l'intestino o cose del
genere.- Chiese mentre continuava a grattarsi il naso ed iniziavano
ad arrossarsi anche gli occhi.
Victoria
guardò prima la fiaschetta,
poi i presenti che la osservavano allibiti e ignorandoli apertamente
prese un sorso dalla fiaschetta e lo assaporò attentamente e
lentamente.
-
In effetti aveva un sapore strano...
comunque è molto buono, volete favorire?- Chiese
garbatamente
allungando la bottiglietta verso i presenti, facendo ciò ne
rovesciò
una piccola parte sulla lastra di roccia che si corrose all'istante.
Tutti
rimasero a fissare allibiti il
buco che l'acido stava formando in quel masso spesso venti
centimetri.
Tony,
senza mai distogliere lo sguardo
dal foro che si era venuto a formare, la prese cautamente e la
annusò
a distanza di sicurezza.
-
Victoria, ti rendi conto che questo è
acido nitrico? Potrebbe tranquillamente corroderti gli organi
interni, se non farti un buco che comincia dalla tua cavità
orale e
termina... nel tuo orifizio da cui escono gli escrementi.- Le disse
restituendole la sua bottiglietta.
Cage,
sentendo quello, sputò
all'istante quello che stava bevendo, annusandolo e constatando che
fosse “solo” Gin.
-
Però vi siete dimenticati di una
cosa.- Riprese a bere lei, quasi sfidandoli.
-E
cioè?- Le chiese Cage con fare
annoiato distogliendo lo sguardo dal suo bicchiere.
-
OMMIODDIO, HA PARLATO! Credo sia la
prima volta che sento la tua voce.- Si entusiasmò Yelle.
Cage
la guardò con i suoi due fari
ambrati e emise un basso ringhio.
-
Buoni, buoni. Si può sapere di che
cosa ci saremmo dimenticati?- Le chiese Ryoko osservandola ed
inclinando leggermente la testa.
-
Io, secondo quello psicopatico di
professorone che ha creato questa diavoleria in cui siamo rinchiusi,
sarei uno zombie. Perciò è altamente possibile
che sia più
resistente di voi...- Continuò la ragazza.
-
Oppure che tu sia già morta e per
questo tu sia completamente vuota o putrefatta. Mi sorprendo che tu
non puzzi di morto.- La interruppe Nahim massaggiandosi il pizzetto
con fare pensieroso.
-
Parla quello con due proboscidi in
testa.- Ribatté acida l'altra.
-
Uuuuuh, questa brucia.- Ridacchiò
Tony osservando con interesse lo scambio di frecciatine in corso.
-
Non sono proboscidi, sono due corna
da Badass, a me piacciono. Almeno io non sono di un colorito che
tende al color vomito-di-scimmia-appena-vomitato.- Ribatté
indispettito l'altro.
-
Almeno avessi un po' di capelli per
coprirle, invece la tua testa sembra un'anguria... Ah, no, scusa, la
tua è più dura.- Si scaldò la grigia.
-
Al tuo posto me ne starei zitta, i
tuoi capelli sono color topo di fogna. Perché non hai mai
provato a
tingerli?-
-
Uh, uh.- Cage si lasciò scappare una
risatina al “gentile” scambio di opinioni che si
stava svolgendo
davanti ai suoi occhi in quell'istante.
-
E te cosa vorresti Micetto?- Gli
chiese sempre più incazzata la ragazza.
-
Uh, uh Micetto.- Ridacchiò a sua
volta Nahim.
-
Perlomeno io li so usare i miei
poteri.- Li liquidò glaciale.
-
Uuuuuuuuuuuuuuh.- Fecero il coro
Yelle, Ryoko e Tony, che avevano tirato fuori dal nulla un pacchetto
di pop corn e si godevano la scena, poi spostarono gli sguardi verso
gli altri due.
-
Umphf.- Sbuffò indispettita Victoria
per poi alzarsi e girarsi verso Nahim.
-
Andiamo ad allenarci SUBITO.- Lo
prese di peso e lo trascinò nella zona della caverna
completamente
ricoperta da pannelli di metallo.
Tony
ridacchiò e si scambiò un bro
fist con Cage mentre Yelle e Ryoko ripresero a chiacchierare del
più
e del meno osservando gli altri che continuavano a darsele di santa
ragione.
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Ore:
14.30
Luogo:
Quartier generale dei ribelli.
Una
donna entrò nello studio a passo di carica dirigendosi
rapidamente
verso la scrivania dietro alla quale si trovava un omone dalla pelle
scura, le spalle larghe quanto un armadio quattro stagioni davano
l'idea che potesse spezzarti anche solo sfiorandoti, i profondi occhi
neri fissi su una cartina fissata con un coltellaccio sul tavolo si
soffermavano di tanto in tanto su punti indefiniti della mappa per
poi continuare la loro ricerca. Stancamente si passò una
mano sopra
la testa calva e alzò lo sguardo verso la nuova arrivata.
I
lunghi capelli corvini erano raccolti in una coda che lasciava libera
qualche ciocca ribelle che incorniciava il volto, l'incarnato pallido
metteva in risalto le labbra purpuree e i due occhi azzurri, che in
quel momento risplendevano di pura rabbia. Il suo, stranamente,
acerbo corpo era fasciato da una tuta nera aderente e legata in vita
aveva una cintura dalla quale pendevano i più svariati
oggetti
-
Perché hai ritardato la preparazione per la prossima
missione?- Gli
chiese a bruciapelo, senza girarci molto attorno.
- Una
sensazione...- Rimase sul vago l'altro.
- Una
sensazione... UNA SENSAZIONE? Morgan, ti rendi conto che potresti
benissimo star mandando all'aria un'operazione che stiamo
organizzando da settimane per una sensazione!- Sbraitò lei
gesticolando nervosamente.
Ignorandola
si avvicinò alla porta, rimasta aperta fino ad adesso, e la
richiuse
controllando che nessuno si stesse interessando a quello che stava
accadendo in quella stanza.
- Ho
prove che possono permetterci di chiarire quello che è
successo in
quella maledetta Cupola, ma ho paura che possa esserci una talpa tra
i miei. Non voglio rischiare, per questo ho dato l'ordine di
ritardare l'operazione perché qualcuno, in incognito e senza
dare
nell'occhio, se ne occuperà prima.-
- E
fammi indovinare, me lo hai detto solo perché mi vuoi molto
bene,
vero? Già tornare a giocare guardia e ladri con l'AOC non mi
rende
per niente felice, se poi ci aggiungiamo il fatto che stai
coinvolgendo anche le mie ragazze ancora meno. Ma non andrò
a
rischiare la vita in uno dei tuoi assurdi piani di riconquista della
Repubblica. Quella l'abbiamo persa da tempo, adesso bisogna solo
riuscire a sopravvivere finché non si trova un posto
migliore per
morire.-
-
Cecile, sai perfettamente non ti chiederei niente se tu non fossi la
mia ultima risorsa...- La pregò lui.
-
Morgan c'è un motivo se ho smesso di essere una ribelle, e
tu lo
conosci perfettamente. Perciò sai anche che la mia risposta
sarà
sempre NO.-
-
Cé...-
- NON
OSARE USARE QUEL SOPRANNOME, non lo uso più da quando... da
molto
tempo. Non risvegliare ricordi che ho cancellato Morgan.- Lo
pregò
lei.
-
Cecile, in questa missione andremo solo io e te. Ho bisogno di
qualcuno che mi guardi le spalle e l'unica persona di cui mi fidi
ciecamente a questo mondo, al momento, sei tu.-
Lei
lo guardò scettica, ne aveva visti di uomini nella sua vita
ed aveva
imparato a riconoscere ogni loro più piccolo inganno, aveva
affinato
le sue capacità di leggere i movimenti, i comportamenti per
definire
il carattere di una persona, aveva imparato a non fidarsi di
chiunque, aveva imparato a non avere pietà per quegli essere
spregevoli che avevano il cervello in mezzo alle gambe, aveva
imparato a soggiogarli al suo volere, aveva indurito il suo cuore
fino a renderlo di un ghiaccio che aveva colorazioni simili ai suoi
occhi glaciali.
Ma in
quel momento non aveva la minima idea se fidarsi dell'uomo che aveva
di fronte oppure mollare tutto ed andarsene.
Si
lasciò cadere su una sedia presente nello studio, chiuse gli
occhi e
prese una sigaretta da un pacchetto tirato fuori dalla cintura..
Se la
mise in bocca e l'avvicinò ad un accendino precedentemente
estratto
dallo stesso pacchetto.
Tirò
una boccata ed inspirò il fumo.
Espirare.
Fumare.
Inspirare.
-
Quella è la nona o la decima?- Chiese sospirando
pesantemente
l'omone.
-
Sono al secondo pacchetto.- Rispose l'altra.
-
Quindi?- Le chiese.
-
Probabilmente la ventiduesima.-
-
Ah.-
Nessuno
dei due aggiunse altro, semplicemente rimasero a fissare il nulla,
ognuno perso nei propri pensieri.
Dopo
alcuni minuti solo lo sfrigolio della sigaretta che veniva spenta sul
tavolo ruppe il silenzio.
-
Facciamolo.- Parlò di colpo lei.
-
Cosa?-
-
Questa missione, facciamola. Un'ultima missione insieme.- Si
fermò
un attimo e il suo sguardo si ammorbidì un poco -Per lui.-
Aggiunse.
- Va
bene, per Alex.- Accettò grato Morgan.
- Che la tua anima
riposi in pace, vecchio mio.- Pregò
mentalmente il capo dei ribelli.
-
Veglia sempre su questa idiota.- Aggiunse
guardando di sottecchi la donna, che in questo momento stava uscendo
dalla porta da cui era entrata.
- A che ora partiamo?- Chiese senza mai
guardarlo in
faccia.
- Tra due giorni, alle tre di notte.-
Senza aggiungere altro uscì e
richiuse delicatamente la
porta d'ingresso, con le spalle abbassate sotto il peso di ricordi
troppo dolorosi e ferite non ancora rimarginate.
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Ore:
05.40
Luogo:
La Quercia.
La
mattina seguente Shi ed Edward si alzarono, come sempre, prima di
tutti rimanendo un attimo ad osservali mentre dormivano, qualcuno
più
rumorosamente degli altri.
Nahim
dormiva agitatamente sul pavimento, era stato sbattuto fuori dal
letto durante il sonno da Victoria, che adesso abbracciava il braccio
di Cage inglobandolo nel suo prosperoso petto e
continuando a
mormorare frasi incoerenti.
I due
gemellini, nonostante avessero un letto a testa, dormivano tutte e
due abbracciati nel letto del fratellino, quest'ultimo bellamente
stravaccato con la bocca aperto e una bolla al naso mentre la
sorellina era tutta accoccolata al suo lato.
Koneko,
acciambellata su sé stessa come un gatto, e Shail dormivano
beatamente sopra il povero Blaze, che rischiava di morire soffocato,
ma era troppo pigro per cacciarle e non voleva rischiare di nuovo la
vita come la sera precedente.
Ryoko
si era tirata le coperte ben oltre alla testa, per questo motivo
aveva i piedi che le uscivano da sotto e che, di tanto in tanto,
tiravano un calcetto alla testa Nahim.
Tony
russava ed era piazzato perpendicolarmente alla sua cuccetta, il suo
piede sopra la faccia di Shoichi e la sua testa orientata in un
angolatura altamente anormale poiché schiacciata contro le
natiche
di Yelle.
-
Uhuh, devo assolutamente esserci al loro risveglio.- Ghignò
Shi
guardando la scena.
Intanto
Edward era andato vicino a Tsuki, che dormiva leggermente
più
lontana dagli altri, e le stava guardando il viso, in quel momento
solcato da rughe di sofferenza.
Con
delicatezza le toccò leggermente la fronte, solcata da una
lunga
cicatrice, e la vide rilassarsi all'istante sotto quel tocco
così
gentile.
-
Ancora incubi?- Gli chiese Shi da dietro con fare leggermente
disattento.
Senza
rispondergli Ed si alzò e si diresse all'esterno aspettando
sull'uscio che l'altro lo raggiungesse.
-
Comunque oggi ti spacco il culo.- Gli disse mentre uscivano.
-
Sogna caro mio, sogna.- Ribatté Shi.
I due
si allontanarono un po' per evitare di svegliare i compagni, poi si
misero uno di fronte all'altro e si studiarono per qualche istante.
-
Mani nude?- Chiese Edward mentre si raccoglieva i capelli bruni in
una crocchia.
-
Mani nude.- Rispose l'altro mentre spostava la lunga treccia violacea
con riflessi blu dietro la schiena, gli occhi rossi dall'iride a
forma di croce scandagliarono un attimo la zona per essere sicuro che
non ci fosse nessuno nei paraggi.
Senza
che nessuno dei due dicesse niente si scagliarono l'uno contro
l'altro in perfetta sincronia, Edward iniziò con un pugno
all'altezza del viso che venne prontamente schivato dall'altro e che
rispose con una ginocchiata a basso ventre, evitata a sua volta con
un leggero salto all'indietro. Ed si lanciò in una serie di
attacchi mirando solamente con calci e pugni il viso del suo
avversario, mentre lui continuava a schivarli inclinandosi verso
destra o sinistra, poi un calcio più potente e veloce del
solito gli
colpì le braccia con cui si era precedentemente riparato la
faccia
facendolo strisciare di qualche metro.
-
Questo era uno buono.- Ridacchiò Shi spostandosi di nuovo la
treccia
alle spalle.
- E
non hai ancora visto niente.- Ribatté l'altro lanciandosi in
un'altra serie di attacchi ravvicinanti sempre più serranti.
Presto
Shi si ritrovò con le spalle contro un albero e si
maledì
mentalmente per non essersene accorto prima, schivò il
calcio di Ed
(che andò a scheggiare l'albero) usando come appoggio
l'albero
stesso e lanciandosi con una capriola alle spalle dell'altro
Si
girò in tempo per vedere un altro pugno in rapido
avvicinamento
circondato da un'inquietante fumo verdognolo, si inclinò
all'indietro in una perfetta mossa in stile Matrix, si
appoggiò a
terra e rispose con un calcio mirato alla rotula dell'avversario.
-
Pensavo avessimo detto mani nude.-
- Ma
io non sto facendo niente.- Disse Edward, sinceramente sorpreso di
vedere quel fumo verdognolo che gli stava rapidamente circondando
tutto il braccio.
- Ma
che cazzo è quella roba?- Chiese Shi accorgendosi solo in
quel
momento che l'albero che aveva precedentemente colpito Ed stava
lentamente marcendo.
-
Questa, miei cari ragazzi, è un'ottima domanda.- Disse una
voce alle
loro spalle.
- MA
CHE CAZZ... LEARY!- Urlarono in contemporanea alla vista
dell'autoproclamato scienziato. - Dove diavolo eri finito? È
da
quando siamo arrivati che non ti vediamo.-
-
Come va la vita.- Li salutò lui inclinando la testa.
-
Fino a due secondi fa' bene.- Si lamentò Edward osservando
come il
fumo verde si stesse diffondendo per tutto il suo busto.
-
Calma mio caro Edward, calma. Finalmente hai sbloccato i tuoi, poteri
non chiedermi né come né perché
affinché non ne ho la minima
idea. Uh oh.- Ridacchiò l'altro quando si ritrovò
due paia di occhi
ben più che incazzati ad osservarlo.
-
Come si spengono? E se dici “non ne ho idea” giuro
che ti spacco
la faccia.- Lo minacciò Shi notando con preoccupazione che
la massa
si stava propagando per tutto il corpo del compagno e che stava
raggiungendo la terra.
- Ed,
chiudi gli occhi e respira profondamente.-
Il
ragazzo fece quanto gli era stato detto, si rilassò e
abbassò
leggermente le spalle.
-
Lascia vagare liberamente i pensieri- mormorò lo scienziato.
-
Svuota la mente. Sei nella tua testa...-
Allontanandosi
dal fumo verde che si stava espandendo anche a terra, uccidendo
qualsiasi pianta con cui venisse in contatto, Shi commentò -
Questa
frase non ha minimamente senso.-
-
Shhh, ci vuole silenzio. Immagina di essere dentro la tua mente,
fatto? Bene. Immagina che sia un luogo senza pareti, né
soffitto, né
pavimento. Tu sei al centro di questo spazio e davanti a te si trova
una sfera.- Edward annuì. - Adesso toccala leggermente, non
schiacciarla e non darle colpi, cosa succede?-
- È
durissima, non riesco a fare niente. Sta uscendo un piccolo filamento
dalla parte superiore. Lo tocco?-
- Sì,
cerca di rimetterlo all'interno della sfera.-
Edward
inarcò un attimo le sopracciglia poi, di colpo, il fumo
verde sparì
completamente, come risucchiato all'interno del suo corpo.
Leary
ridacchiò leggermente. - Congratulazioni Edward. Hai
sbloccato i
tuoi poteri.-
-
Vecchio pazzo, come sapevi queste cose?- Gli chiese sospettoso.
-
Libri fantasy, aiutano sempre.- Rispose allegro.
Shi
si sbatté incredulo la mano sulla fronte, le lunghe orecchie
a punta
che fremevano dall'irritazione.
Il
bruno osservò incredulo la sua mano e provò a
fare qualche
incantesimo o robe simili.
-
Come li attivo?- Chiese un po' deluso.
-
Immagina di essere di nuovo in quel luogo con palline colorate e
tutto il resto. Di che colore era la sfera?- Gli domandò
Leary.
-
Verde.- Gli rispose.
-
Pizzicala e plasmala. Inizialmente sarà un po' dura al
tatto, ma tra
poco dovrebbe assecondarti. Poi dalle la forma che vuoi. Domala. Doma
i tuoi poteri.-
Ed si
corrugò un secondo prima che riaprisse gli occhi e distese
il palmo
della mano su cui apparve un piccolo globo verdognolo che si muoveva
allegro.
-
Oddio, Shi, guarda!- Esclamò eccitato all'amico che scrutava
curioso
il piccolo globo.
-
Però mi raccomando non devi MAI eccitarti troppo se no la
tu...-
Leary non riuscì neanche a finire la frase che la piccola
sfera
partì a razzo e si andò a schiantare contro un
uccellino che stava
placidamente appollaiato su un ramo uccidendolo all'istante.
I tre
rimasero a guardare il piccolo animale a terra che veniva percorso da
delle contrazioni molto dolorose finché non cessò
di muoversi.
- Per
l'appunto.- Sospirò lo scienziato passandosi stancamente una
mano
tra i ricci capelli.
Angolo
dell'autrice.
Come
oso definirmi un'autrice? SONO MESI CHE NON AGGIORNO, MESI.
Faccio
schifo *si rintana in un angolo a deprimersi*
Però,
notizia notiziona, d'ora in poi cercherò di aggiornare ogni
due
settimane...
cri cri cri
L'importante
è crederci è-é
Informazioni utili e
inutili.
- Le
costellazioni citate sono tra le più famose... e quelle che
mi
ricordavo dalle lezioni di astronomia.
- Il
suono del corno che si utilizzava durante la caccia alla volpe
è
questo qui:
http://www.youtube.com/watch?v=0WdaPFXghnM
- La
canzone western che canta Safaia mentre cavalca quel gatto troppo
cresciuto è la versione originale di Oh Susanna, non
piangere
perché... Io da piccola cantavo la versione non
molto educativa.
- Per
chi non lo sapesse, anche se ne dubito, una gattara è una
vecchietta
che vive circondata da gatti. *viene inseguita da Koneko armata con
una mannaia*
-
La Delizia al cioccolato è questa qui :
http://altaristorazione.myblog.it/media/02/02/144810761.jpg
-
L'acido nitrico è altamente corrosivo, irritante e instabile.
- Il
gin è un liquore è un distillato forte dal
retrogusto e
dall'odore del ginepro.
- Non
ho idea di quale sia il colore
vomito-di-scimmia-appena-vomitato
- Il
“bro fist” è quando due persone fanno
pugno contro pugno
(non avevo la minima idea di come spiegarlo).
Midori
augura pace e prosperità a tutti voi, miei amati recensori
*si rivolge al nulla*
Spero
possiate perdonare il mio orribile ritardo *continua ad
essere accolta dal silenzio più totale*
Amen
Gli oc utilizzati
non sono di mia
proprietà, ma appartengono ai rispettivi creatori.
|
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Capitolo 8 *** Tutorial parte 2 ***
Tutorial parte 2
Armònia,
tre settimane
prima.
-
Leary, cosa ca...- S'interruppe sentendo gli occhi dei gemelli
puntati sulla sua nuca, pronti a scattare in una coppino-smack -
..cavolicchio intendi con poteri?-
-
Nahim, molto banalmente, il sistema ha analizzato le vostre
capacità fisiche, psichiche e caratteriali basandosi sui
vostri
ricordi e, utilizzando algoritmi che non potreste neanche sognarvi,
ha tracciato centinaia di possibili... Perché vi sto
raccontando
questo? Tanto non ne state capendo una ciospa.- Lanciò
un'occhiata
penetrante a Blaze che, nonostante fosse il più grande, in
quel
momento stata dormicchiando con la testa reclinata all'indietro e la
bava che gli colava dall'angolo destro della bocca. Shail, sorridendo
diabolicamente, gli si avvicinò lentamente, le sue calde
labbra a
pochi centimetri dall'orecchio di lui, la mano pallida poggiata
delicatamente sulla sua spalla.
-SERGENTEEEE.-
Saltando
in piedi come se fosse stato percorso da una scossa
improvvisa, si guardò un attimo intorno,
individuò il colpevole e
si lanciò addosso a lei nel tentativo di vendicarsi. Tutti
si stavano preparando a lanciarsi nella mischia se non
fosse stato per lo scienziato che li interruppe.
-GUAI
A VOI SE INIZIATE UN'ALTRA RISSA!.- Gli urlò contro.
Tutti
si fermarono di colpo girandosi a guardare quell'uomo
magrolino e palliduccio che in quel momento li osservava
ridacchiando. Chi si sarebbe mai aspettato un urlo del genere.
-Così
va meglio. Riprendendo il discorso di prima... Col tempo
dovreste sviluppare autonomamente dei poteri o come li preferite
definire “magia”. Uh oh. Che nome banale.-
Ridacchiò di nuovo.
-Ma
a cosa dovrebbero servirci?.- Chiese Shoichi passandosi una
mano tra i capelli biondi.
-Come
vi stavo dicendo, prima che mi interrompeste, questo è un
videogioco suddiviso in 7 livelli ognuno presidiato da un nemico. Ne
esistono due tipi: Highlander, un singolo umano provvisto di
capacità
estremamente fuori dal normale o un essere sovrannaturale, oppure un
gruppo misto di umani e/o esseri sovrannaturali che a me piace
definire “Gilde”. Tutti questi personaggi sono
creazioni del
sistema centrale che si basa anche sulle vostre esperienze personali o
su vostr...-
-In
che senso “esperienze personali”? Potremmo trovarci
qualcuno che conosciamo davanti?.-Chiese Edward sentendo la bile che
gli saliva in gola dalla rabbia.
-È
estremamente probabile.- Sospirò lo scienziato.
Molti
dei presenti trattennero il fiato perdendosi momentaneamente
in ricordi lontani, o recenti, che lasciavano aperte ferite
sanguinanti nell'animo.
-Potrebbe
andare avanti signor Scienziato?.- Gli chiese con
gentilezza Safaia, frustando lentamente l'aria con la coda.
-Grazie.
Costoro presiedono ognuno dei sette livelli presenti,
bisogna sconfiggerli per poter accedere al livello superiore. In
questo momento ci troviamo nel primo livello, dovete trovare il
Custode, sconfiggendolo potrete passare al prossimo.-
-E
se noi volessimo andarcene senza finire il gioco? Non potremmo
semplicemente ucciderci?.- Chiese Koneko molto concretamente.
-Non
credo che possa essere una soluzione. Non sono stati ancora
effettuati test del genere ed esista la possibilità che
uccidendovi
non riusciate più a “ritornare” nel
vostro corpo. Non posso
sapere cosa sia successo nel sistema centrale in questi miei anni di
assenza. Ma ho notato alcune modifiche che io non apportai mai.
È
possibile che il sistema si stia evolvendo da solo.-
-Mi
scusi, ma non ho capito.- Alzò la mano Ryoko.
-Neanche
io se per questo. Uh oh.- Gli rispose ridacchiando Leary.
- Inoltre, come avete potuto notare, anche i vostri fisici sono
cambiati. Molti di voi si sono trasformati in esseri demoniaci,
sovrannaturali e magici. In realtà nel progetto originale
doveva
essere solo per far scena, ma noto dalla vostra amica cadaverica...-
-EHI,
chiamami ancora cadaverica e ti stacco il braccio e te lo
faccio ingoiare.- Lo minacciò Victoria simulando l'azione
con
entrambe le braccia.
-Tanto
non puoi toccarmi. Comunque, si può vedere che la sua
trasformazione non è solo puramente superficiale ma anche
interiore.-
-Cosa
intendi dire?.- Chiese Shail tirando un calcetto a Blaze che
si stava per riaddormentare.
Senza
risponderle fece apparire dal nulla un piccolo coltello.
Tutti
lo osservarono con sorpresa.
-Rimanendo
bloccato qui per tanti anni ho imparato qualche
trucchetto. Ora però guardate.- Tutti si avvicinarono a
Victoria
che, sentendosi un po' troppo schiacciata, tirò un pugno al
povero
Tony per sfogarsi. Leary arpionò un dito della ragazza e
prima che
qualcuno riuscisse a fare qualcosa lo tagliò sotto lo
sguardo
terrorizzato di tutti.
-Ma
che diav... Si può sapere cosa cazzo ti passa per la
testa!.-
Gli urlò Tony precipitandosi verso la compagna di squadra
per
controllare il danno.
Contro
qualsiasi aspettativa il dito si stava rigenerando
velocemente, prima si ricreò le falangi, poi i muscoli
ricoprirono
le ossa, filamenti di sangue nero si fecero visibili ed infine la
pelle ricoprì il tutto.
-Oooooooh
porco schifo.- Esclamò molto finemente Koneko.
-Ed
inoltre alcuni di voi potrebbero anche aver acquisito anche i
difetti di tali creature, siano essi pericolosi o meno.-
Si
abbassò all'altezza dei due gemellini, dal nulla fece
apparire
un gomitolo azzurro di lana e lo lanciò in aria.
-NYAAAAAAAAAAAAAAAAAA.-
I
due si lanciarono in un'amorevole azzuffata fraterna per la
conquista della pallina; prima Safaia riuscì ad afferrarla,
ma
presto Rubi si trasformò in un gattino e, scivolando
rapidamente tra
le braccia della sorella, riuscì ad appropriarsene
mordendola.
-Gatti...
GATTI.- Koneko si lanciò su i due gemelli, li
abbracciò
ed iniziò a coccolarli come se fossero dei gattini veri; di
certo i
due biondini non si tirarono indietro ed iniziarono a fare anche
qualche fusa.
-Questo
però non è colpa del videogioco. Quella
è mezza andata
già di suo.- Disse lo scienziato allontanandosi cautamente
dal trio
e non distogliendo lo sguardo dalla Gattara.
-Ma
c'è qualche trasformazione che potrebbe avere risvolti
negativi?.- Chiese Shi spostando la lunga treccia bluastra dietro le
spalle.
-Tu
dovresti essere un elfo della notte se non sbaglio... Per te
non dovrebbero esserci pericoli se non quello di avere le emozioni un
po' fuori controllo.-
-Ah
sì?.- Gli chiese scettico sollevando un sopracciglio
rimanendo calmissimo.
-Per
esempio: in questo momento dovresti essere un po' spaventato
se non terrorizzato maaaaaaaa... non lo sei, gente normale tra di voi
no?.-
-Ha
parlato lo scienziato pazzo evanescente, tu sì che sei
normale.- Gli disse Nahim strafottente.
Tony
prese in mano la situazione calmando tutti. -Riassumendo: ci
troviamo in un videogioco creato da te, probabilmente stiamo
sviluppando dei poteri “magici”, ci sono dei nemici
in altri
sette livelli che dobbiamo sconfiggere per poter tornare al mondo
reale.-
-E
per salvarmi il culo.- Aggiunse Leary.
-Ecco,
questa parte mi è sfuggita. Come facciamo a farti uscire
da qui?.- Chiese sospettosamente Tsuki passandosi un dito sulla lunga
cicatrice che le percorreva la fronte.
-Questo
non ve l'ho ancora detto. Una volta terminato il settimo
livello avrete accesso al sistema operativo. In poche parole avrete
il controllo totale su questo mondo.-
-Controllo
totale? Potrei anche fare il bagno nella cioccolata?-
Chiese sognante Yelle, al che tutti si fecero attenti.
-Potreste
plasmare la realtà come più vi piace.-
-Ooooooooooh,
voglio una carota gigante da mangiare. NYA.-
-Safa-nee,
a me non piacciono le carote.- Piagnucolò Rubi.
-Lo
ritengo molto probabile, anche se non capisco come ad un gatto
possano piacere le carote. Continuando su questo sentiero dovreste
arrivare alla base di questo livello. Già da subito dovrete
mettervi
all'opera per trovarne il Custode. Vi consiglio di iniziare subito ad
allenarvi per scoprire e sviluppare i vostri poteri.-
Leary
si alzò stiracchiandosi rumorosamente poi fece un paio di
esercizi di stretching e disse. -Ora devo proprio lasciarvi cari
miei.-
-Cosa
diavolo vuoi dire con questo?.- Chiese Cage e fece per
lanciarsi verso lo scienziato ma lui si trasformò in tanti
pixel e
scomparve.
-E
adesso?.-
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Presente
-Hai
fatto esplodere un uccello...-
-Usando
uno strano fumo verde che ti usciva dalle mani...-
-A
casa mia si chiama scoreggia pestilenziale...-
-Taci
Nahim.-
Erano
tutti riuniti attorno al fuoco commentando con interesse i
nuovi poteri di Edward.
Quella
mattina erano stati svegliati da Leary che, entrato a passo
di carica, li alzò a suon di secchiate d'acqua. Inutile far
notare
il malcontento generale, in particolare quello di un'amante dei gatti
costantemente incazzata.
-Quindi,
in queste mie tre settimane di assenza, tutti voi avete
sviluppato i vostri poteri suppongo.-
L'affermazione
dello scienziato venne accolta solamente da un
silenzio imbarazzante.
Continuando
a mantenere il suo sorrisino irritante fissò
intensamente tutti in attesa di una risposta.
-Io
so trasformarmi in un gattino.- Azzardò Rubi ridacchiando.
-Io
in un leopardo.- Aggiunse pacatamente Cage.
Le
loro due risposte rimasero sospese nell'aria per qualche minuto
nei quali nessuno si mosse, parlò e, diavolo,
qualcuno non
respirò.
Con
una calma e una lentezza terrificante si passò una mano tra
i
capelli neri arruffati.
-MA
COSA CAZZO AVETE FATTO IN QUESTE TRE SETTIMANE? VI SIETE
SCHIACCIATI I BRUFOLI? So che è un grosso problema per gli
adolescenti ma non pensavo che ci volesse così tanto, brutta
bestia
l'acne. Almeno spero che sappiate dove si trova il Custode e quanti
siano.-
La
sua domanda venne di nuovo accolta da un silenzio con tanto di
palle di polvere del deserto che rotolano. La sua espressione si
contorse in una perfetta imitazione dell'Urlo di Munch,
contò con
calma fino a ventinove e respirò profondamente.
-Da
questo momento vi sottoporrete ad un allenamento ferreo,
voglio massimi risultati nel minor tempo possibile, MI SONO
SPIEGATO?.-
-SÌ
SIGNOR CAPITANO!.- Si ritrovarono ad urlare in coro tutti.
-Posso
darvi una mano, esiste un livello speciale situato in una
zona non definita del primo livello. In realtà avrei dovuto
cancellarlo ma non ne ho mai avuto il tempo. Qui ci sono mostri base
e di scarse capacità, se lo trovaste potreste allenarvi
lì.-
-Ma
come facciamo a trovarlo, non è proprio minuscolo questo
posto.- Chiese pensierosa Ryoko.
-Dovrebbe
presentarsi come uno squarcio nel bel mezzo del nulla,
un'anomalia nell'ambiente.-
-Come
un bug?.- Chiese Koneko mettendo un dito sul mento ed
assumendo un'espressione pensierosa.
-Più
o meno.-
-So
dov'è.- Urlò Shoichi picchiando il pugno sul
palmo aperto
della mano, facendo ciò gli partì un piccolo
raggio azzurrognolo
che andò a schiantarsi su un'altra torta di Tsuki, ancora in
fase di
cottura, congelandola completamente.
-LA
DELIZIA È STATA ASSASSINATA.- Si disperò Yelle in
una
perfetta imitazione di Giulietta che scopre il cadavere del suo amato
Romeo.
Solo
che in questo caso Romeo è una torta al cioccolato.
-Ragazzi,
congelo le cose.- Si emozionò Shoichi provando a
riprodurre la mossa di prima.
Si
mise a gambe divaricate, inspirò profondamente,
portò le
braccia tese in avanti e provò a picchiare il pugno sul
palmo
opposto. -Fermati, prima che congeli qualcuno.- Lo fermò Shi
sogghignando.
Il
biondo ritrasse le mani borbottando qualcosa che centrava con
Raperonzolo, la testa e l'organo riproduttivo maschile.
Intanto
il resto dei presenti stava cercando di tranquillizzare
Tsuki e Yelle che cercavano in tutti i modi di scagliarsi su Shoichi,
dovettero intervenire in otto per trattenerle dal commettere un
omicidio.
-Uh
oh. E pensare che sono la mia unica speranza...- Li osservò
sconsolato Leary scuotendo la testa, rimase a fissarli per qualche
secondo e scosse di nuovo la testa.
-Sono
fottuto...- Poi scomparve nuovamente in una nuvola di pixel.
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Ore 12.00,
Casa del
Barone.
-L'operazione
sta continuando come previsto. Se continua di
questo passo non dovrebbero esserci imprevisti. Abbiamo anche
ufficialmente stabilito le loro identità. Sono giovani e
forti,
abbiamo avuto fortuna. Tra di loro ci sono alcune nostre vecchie
conoscenze. Come? Certamente. Ne parlerò al consiglio. Ci
sentiamo
prossimamente, è stato un piacere parlare con lei sua
imminenza.-
Si
lasciò cadere pesantemente
sull'avvolgente poltrona scura situata dietro la grande scrivania che
occupava buona parte dell'elegante stanza.
-Per
quanto ancora dovrò leccare il
culo a pezzi di merda del genere? Che muoiano velocemente.-
Sbuffò
pesantemente ed estrasse da una
scatola finemente decorata un sigaro, per poi metterselo in bocca ed
accenderselo. Prese una lunga boccata e soffiò fuori il
fumo.
Continuando a tenerlo ben fermo tra le labbra fissò lo
schermo su
cui si stagliavano quindici foto con annessi dati.
Dal
taschino interno della giacca prese
un'auricolare e se la mise nell'orecchio sinistro, attese qualche
secondo e soffiò altro fumo.
-Cosa
stanno facendo quegli idioti
dei ribelli? Quando? NON LO SAI? Cosa stai facendo lurido stronzo? Ti
stai scaccolando o vai a letto con quelle puttane dell'Ape Regina?
COSA? L'Ape Regina in persona è lì e non me l'hai
ancora detto?
Continua a tenere le orecchie aperte. Mphf. Certo... Ovvio... Ora
taci e fai il tuo lavoro.-
Irato
si tolse di scatto l'auricolare e
se la rimise nel taschino interno del pesante cappotto.
-Se
quei due sono di nuovo insieme non
bisogna sottovalutarli.- Sospirò e si passò una
mano sulla testa
pelata. In seguito incrociò le mani sotto il mento e
appoggiò i
gomiti sulla scrivania. Rimase qualche minuto in quella posizione a
riflettere.
Di
colpo si animò, essendogli venuta
un'intuizione. Quale miglior cacciatore se non lui?
-CHIAMATEMI
IL GENERALE HEINRICH.- Urlò
alla servitù in attesa fuori dalla porta.
Pochi
minuti dopo entrarono
accompagnati da un uomo alto e con una muscolatura evidente anche
attraverso la tenuta da soldato che indossava. I corti capelli biondi
si mossero leggermente quando si esibì in un perfetto saluto
militare rimanendo rigido e fissando un punto imprecisato con i
gelidi occhi grigi.
-Riposo
Generale. Adesso vorrei
discutere di una faccenda molto delicata. Si tratta di un piccolo
gruppo di insetti che devono essere schiacciati...-
Mano
a mano che ascoltava la parlantina
rapida del Barone Turpin sul volto del biondo si apriva un sorriso
estremamente inquietante. Si passò lentamente la lingua sul
labbro
superiore con fare da predatore. Gli occhi si assottigliarono fino a
diventare due fessure.
-Lasci
fare a me.-
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Armònia.
-Shoichi,
è da ore che camminiamo.
Quanto manca?- Chiese sconsolato Blaze. -Voglio tornare nel mio
lettuccio a dormire, sono troppo pigro per queste cose.-
-Pensavo
stessi per dire che sei troppo
vecchio.- Ridacchiò Shail
-Almeno
io raggiungo il metro di
altezza.- La stuzzicò lui.
-A
CHI HAI DATO DELLA NANEROTTOLA?.-
Dal nulla spuntò Tsuki che caricò a testa bassa
il poveretto
colpendolo in pieno ventre.
-Andiamo
Tsuki, il vecchietto ha
problemi alla prostata ultimamente.- Detto ciò Shail si
allontanò a
braccetto con l'altra ragazza, non senza essersi prima girata ed aver
fatto una linguaccia al poveretto che al momento era accasciato a
terra dolorante.
-Fidati,
non dirglielo mai più.- Si
avvicinò Ed, gli diede dei colpetti amichevoli sulla spalla
per poi
allontanarsi ridacchiando.
-Blaze-san,
si sente bene? Aspetti che
le do' un po' d'acqua.- Preoccupata Ryoko si lanciò a lato
del suo
superiore per poterlo aiutare ad alzarsi; estrasse dalla tasca di
quest'ultimo una fiaschetta, all'insaputa della ragazza piena di
Vodka, per potergli dare da bere.
Immaginatevi
il poveretto, nel bel
mezzo del suo delirio causato dal dolore estremo, si vede apparire di
fronte una giovane ragazza dei lunghi capelli bruni e i bellissimi
occhi verde scuro che gli sta passando una fiaschetta piena di Vodka,
la sua passione.
-Sei
una dea? Sposami.- Gli chiese
sognante.
Il
tempo si fermò, non c'era nessun
altro oltre a loro due. La sua figura pareva risplendere di luce
propria e come sfondo il perfetto cielo azzurro di quel mondo
artificiale. Il ragazzo si attaccò alla fiaschetta come un
bambino
piccolo fa con il biberon.
-Ma
n-n-no, Sergente. Non s...
Sergente? Cosa sta facendo?.- Chiese osservandolo mentre questo
continuava ad abbracciare la sua amata fiaschetta e chiamandola con
nomi terribilmente sdolcinati.
La
ragazza sospirò profondamente e si
alzò abbandonando il proprio superiore ai suoi sogni d'amore
con
l'alcool.
Poco
più avanti Victoria sospirava per
l'ennesima volta.
-Fa
un po' caldo qui, non trovate?-
Chiese a nessuno in particolare.
-E
allora perché non ti spogli.- Gli
chiese Shoichi passandosi lentamente la lingua sulle labbra.
Senza
dire niente lei iniziò a
slacciarsi il corpino nero aderente ed a mostrare sempre di
più
delle sue “grazie” al numeroso pubblico.
-Così
va bene Sho-kun.- Gli chiese
sensualmente la ragazza mordicchiandosi il labbro con fare sicuro.
Molti
dei ragazzi si avvicinarono
improvvisamente attratti dall'interessante conversazione.
-Magari
potresti anche abbassarlo un
po' di più.- Aggiunse sognante Shoichi.
-Appena
esci dalla pubertà piccolino.-
Gli disse lei ricoprendosi mentre andava avanti ancheggiando
sensualmente.
-Questa
era cattiva.- Ridacchiò Tony
appoggiandosi ad una spalla del biondo e fissando il bel fondoschiena
della ragazza. -Non ci riuscirai mai, rinunciaci.-
L'altro
non si era ancora mosso di un
centimetro dalla posizione iniziale.
Il
bruno alzò le spalle e scosse la
testa verso gli altri mimando con le labbra “l'abbiamo
perso”.
-Abbiamo
solo un anno di differenza.-
Ribattette un po' in ritardo il ragazzo. -Comunque, siamo arrivati.-
Disse indicando una piccola radura nel mezzo del bosco.
Esattamente
nel centro di quel piccolo
spiazzo si trovava uno squarcio sospeso nell'aria che dava su un
luogo completamente diverso, attraverso si potevano notare lunghe
pareti grigie perfettamente lisce che continuavano a perdita
d'occhio. Era molto visibile tutto quel grigiume in mezzo a quel
verde fin troppo rigoglioso.
-Chi
ha voglia di entrare per primo,
NYA.- Chiesero in coro i due gemelli.
-Io
ho toccato il tentacolo nella
Cupola, adesso tocca a voi.- Si tirò indietro Tony, memore
dell'esperienza passata.
-Vado
io!- Urlò coraggiosamente Yelle,
partendo a correre verso il portale e lanciandosi dentro di testa.
-
Aspetta Yelle.- La seguì a ruota
Tsuki.
Piano
a piano passarono tutti
attraverso lo squarcio e si ritrovarono in una piccola piazzetta
circondata da muri grigi così alti che lo sguardo non ne
scorgeva la
fine, diversi corridoi partivano da quel punto, uno uguale all'altro.
Con
un rumore secco, simile a quello
che un coltello quando taglia, il portale si richiuse bloccandoli in
quel labirinto.
Tutti
si girarono di scatto.
-E
adesso?.- Chiese Cage rigirandosi
verso i compagni, per poi accorgersi che erano rimasti solo in tre.
Tutti
gli altri erano scomparsi nel
nulla.
-E
adesso Cage, siamo nella merda.- Gli
rispose Nahim affiancato da Victoria.
I
muri attorno a loro avevano cambiato
di posizione rispetto a quando erano entrati ed un pannello azzurro
si era venuto a creare di fronte a loro.
_Benvenuti
nel tutorial di
Armònia, in questo momento vi trovate in un labirinto, il
vostro
scopo è raggiungerne il centro. Fate attenzione alle
trappole. Se
non avete il pieno controllo dei vostri poteri leggete i cartelli
esplicativi durante il percorso. Buona giornata_
-Aspetta,
che cartelli? Aspetta!.- Il
riquadro blu sparì e i tre si ritrovarono di nuovo nel
silenzio più
totale.
-Spero
che gli altri stiano bene.-
Sospirò Victoria.
-Andiamo.-
Li incitò Cage avviandosi
verso uno dei tanti corridoi che li circondavano.
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Camminava con un'andatura
stanca, lenta. Piegato
su se stesso. Gobbo. Le braccia a penzoloni rasenti il suolo. La
colonna vertebrale che fuoriusciva dalla pelle. Magro. Scheletrico.
Nudo. Le ossa in vista. La cute pallida tirata, incavata.
Gracile. La bocca cucita.
E due occhi, due occhi
completamente bianchi.
Carestia.
Otto lunghe zampe pelose
che si estendevano
partendo da un grosso corpo centrale anch'esso ricoperto da una
peluria nera. Un unico occhio enorme che non si chiudeva mai, di un
verde troppo acceso e dai contorni irritati, rossi. Due artigli come
denti e una continua colata di bava che gli pende dall'angolo destro
della bocca. Un ragno grosso quanto un pugno umano.
Seguito da altri suoi
simili. Decine, centinaia,
milioni, miliardi di suoi simili.
Pestilenza.
È stato lui?
Oppure è stata lei? Di chi è la
colpa? Chi ucciderà chi? Chi vincerà? Chi
perderà? Esiste? Non
esiste? L'ho veramente sentita? L'ho sognata? Un'ombra che si
cela tra le ombre. Una voce che si mischia tra le voci. Ingannevole.
Ammaliatrice. Invitante. Illusoria.
Guerra.
Uno scheletrico marcio
coperto da una lunga e
pesante cappa nera. Il cappuccio calato sul volto. Orbite vuote.
Assenza di sangue. Assenza di cuore. Assenza di vita. Dal fondo della
mantello spunta un
tentacolo che ondeggia mollemente e poi si ritira.
Lo senti che ti fissa.
Sta venendo per te. Senti
il tentacolo che ti risale la gamba, ma quando guardi non
c'è
niente, solo una sgradevole sensazione di viscido. Ma lo sai che
è
lì. Non hai scampo.
Chi è il
prossimo?
Morte.
Angoletto
autrice.
La
depressione mi assale, avevo detto un paio di settimane e pubblico
dopo un mese.
Me
schifezza ç_ç
Diciamo
che è solamente un capitolo di stacco, una pausa, intermedio.
Nel
prossimo, che spero di finire presto, dovrebbero arrivare le tanto
amate scazzottate.
YAY
Informazioni
utili e inutili.
-
Sì
signor capitano è la tipica frase iniziale si Spongebob *^*
-
Guerra, Pestilenza,
Carestia e Morte sono i quattro cavalieri dell'apocalisse. Ognuno di
essi è legato a un male che tormenta l'umanità e
dovrebbero arrivare in groppa ai loro cavalli il giorno dell'apocalisse
per annunciare la fine del mondo. ALLEGRIA.
-
Secondo siti su
esseri sovrannaturali gli elfi della notte dovrebbero avere tutte le
emozioni amplificate.
-
Gli zombie hanno il
sangue nero.
-
Heinrich era uno
dei fondatori delle SS di Hitler.
Andate
in pace miei fedeli.
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