Lostmemory
CIAO!
Debutto con un grazie a tutti coloro
che hanno letto e mi stanno spingendo a continuare.
Allora l'episodio al quale mi riferivo
era...rullo di tamburi...ASSASSINO NATO della prima stagione...grazie
di aver partecipato...avete vinto...niente! Sono al verde purtroppo!!
KILLME: non so davvero come
ringraziarti per le tue parole! Mi hai commossa, davvero. Spero che
anche questo capitolo possa piacerti, un bacio.
THIA: è vero sono un po' lenta
ad aggiornare ma grazie alle vostre parole riesce comunque a
proseguire la storia. Spero di giustificare l'attesa anche
stavolta...kiss
LADYBLACK: mi spiace che il mio stile
sia un po' caotico però era più o meno la sensazione di
confusione e smarrimento che volevo lasciare. Cmq adesso ho cercato
di rendere più chiara e scorrevole la lettura. Fammi sapere se
ci sono riuscita, mi raccomando! Grazie ancora per l'osservazione, mi
aiuta a migliorare, se possibile ^^'
GLENDA: mi rendi troppo felice ed
orgogliosa con la tua recensione....un abbraccio forteforte.
REMSAVEREM: posso dirti che adoro il
tuo nick? Grazie, ci tengo molto a migliorare e rendere lo stile il
più decente possibile...me felice, me adorare te *_*
LADYMAREDITH: fuochino! Cmq in più
di un episodio si parla del passato di Aaron...PS. Grazie per aver
letto e commentato...vi lascio un altro quiz alla fine...
HARRIET: Grazie per l'apprezzamento al
caso...dirmi che la trama è credibile è il più
bel complimento che potevi farmi ed avervi coinvolto nella lettura mi
allarga il cuore...thanks!!! Sì l'episodio era proprio
quello...
Lost
Memory
Il
legno che costituiva la scrivania era palissandro, uno tra i più
costosi.
Le
cerulee pupille registrarono distrattamente le raffinate
incesellature che ne ornavano i bordi.
Passarono
poi ad analizzare l'arredamento dell'ufficio della dottoressa.
Alcuni
foulard di Capucci facevano bella mostra del loro valore artistico e
monetario, solennemente appesi alla parete come quadri ad una
esposizione.
Un
leggero sorriso ne increspò i lineamenti adolescenziali.
I
suoi compagni lo avrebbero sfottuto ancor più di quanto già
non facessero se lo avessero sentito elencare, con novizie di
particolari, gli svariati oggetti di elevato valore presenti nello
studio che personalmente riconosceva ed apprezzava.
In
fondo la sua bramosia di sapere, conoscere, studiare, spaziava in
ogni campo e la sua mente non si precludeva nessun tipo di appetito.
Un
onnivoro culturale per scelta.
Così
amava definirsi...
Un
secchione asociale.
Così
amavano definirlo i suoi coetanei....
L'analista
si sfilò gli occhiali appoggiandoli sul tavolo con la
precisione millimetrica con cui un chirurgo dispone i propri
strumenti in una sala operatoria.
Ripetendo
con attenzione quei gesti lenti e calcolati che ad ogni seduta
ripercorreva con ritualità, quasi a voler ribadire i ruoli
terapista-paziente o forse addirittura per ricordarli a sé
stessa ed infondersi coraggio prima di cominciare.
Aprì
il taccuino di pelle nera e lo sfogliò fino ad arrivare alla
pagina personale del ragazzo.
“Spencer
Reid”
Pronunciò
quel nome con la stessa utilità con la quale un insegnante fa
l'appello all'interno di una classe con un solo alunno presente.
-Era
forse anche quello un modo per prendere tempo ed accorciare la
seduta?- Si domandò l'alunno in questione.
“Allora,
hai qualcosa da raccontarmi oggi?”
:<<<<****>>>>:<<<<****>>>>:
“Allora,
Reid! Cosa ne dici?”
“Eh?!”
sobbalzò colto alla sprovvista.
“Certo
che sei proprio strano ultimamente...Cioè...più del
solito! Sicuro di star bene?” gli chiese Derek con un tono
velatamente preoccupato mentre gli occhi di tutti i presenti venivano
puntati su di lui.
Fortunatamente
a rompere quel momento di stallo ci pensò Garcia, entrando
trafelata nella stanza.
“Forza
gente, omaggiate il vostro messia!”
“Un
messia “bionda”?” scherzò J.J.
“Certo!
Siamo nel ventunesimo secolo, cosa ti spettavi, sandali e tunica
bianca per caso?”
La
mancanza di un'osservazione di Spencer sul fatto che non si
trovassero esattamente nel ventunesimo secolo o sul fatto che le
tuniche non dovessero essere necessariamente bianche fu occupata da
un silenzio inquietante.
“Reid,
che ti prende? C'è un ritmo da mantenere! Una circolarità
di battuta, commento, battuta da rispettare...così spezzi la
catena...”
“Lascia
perdere! È così da stamattina” arricciò il
naso Morgan.
“Hai
qualche informazione utile sul caso?” tagliò invece corto
Gideon.
“Sì,
però ormai l'atmosfera da rivelazione è totalmente
rovinata, sarebbe meglio se ripassassi più tardi...”
Bastò
un'occhiata gelida del loro supervisore per farla continuare.
“Oppure,
potrei esporvi la mia ricerca cercando di ignorare la pesante cappa
che si respira qua dentro. Bene opterò per la seconda”
Subito
dopo s'avvicinò al tabellone dove applicò una foto
della vittima e di fianco una fotocopia a colori scaricata da
internet.
Un
uomo dal lungo impermeabile, di età compresa tra i cinquanta e
i cento anni, fermò Hotchner in corridoio prima che questi
potesse raggiungere la stanza dove i suoi colleghi erano già
riuniti per discutere del caso.
L'uomo
posò la mano destra sul cappello che indossava, mimando il
gesto di toglierlo, sollevandolo dalla testa di qualche millimetro,
rivelando il cranio pelato e lucido.
“Mi
spiace disturbarla signore ma avrei bisogno della sua consulenza per
un caso d'omicidio. Sono il detective Bruner, squadra omicidi”
Aaron
lo scrutò con attenzione “Nessun disturbo. Noi però
ci occupiamo di omicidi seriali...”
“Ha
perfettamente ragione tuttavia avrei ugualmente bisogno della sua consulenza. Sarà una questione di pochi secondi,
devo porgerle solo alcune domande”
“In
questo caso non vedo come potrei rifiutare. Venga, si accomodi nel
mio ufficio...”
“No,
grazie. Non sarà necessario. Preferirei parlarle
fuori...magari se volesse accompagnarmi alla macchina...infondo come
le ho detto sarà una cosa breve”
“Come
vuole, mi faccia strada allora”
I
due uomini uscirono dall'accademia per dirigersi verso il parcheggio
dove una vecchia cadillac era posteggiata a casaccio, occupando due
posti auto.
-Sembra
di essere catapultati in un incubo senza possibilità
risveglio- s'incupì l'agente federale.
“Aveva
circa trent'anni”
“Come
scusi?”
“La
vittima, aveva circa trent'anni, bianca, capelli biondi, occhi scuri.
È stata ritrovata verso l'alba di oggi, stesa di traverso su
di una panchina del parco, per essere precisi quella sotto il grande
acero, ha presente? È morta in seguito ad una serie di
pugnalate inferte sull'addome dalla mano di un uomo.
Non
è stato trovato nessun indizio ricollegabile all'assassino.
Secondo
i miei superiori si tratterebbe di uno sbandato, un drogato.”
Quella
cascata di parole l'aveva travolto, quasi stordito.
Gli
aveva esposto il caso in meno di un minuto.
“Secondo
i suoi superiori? Perché lei non pensa possa essere così?”
“No”
Un'espressione
confusa si dipinse sui tratti decisi di Hotchner.
“L'arma
del delitto non è stata rinvenuta. Se si fosse trattato
davvero di uno sbandato o di un drogato non avrebbe avuto
l'accortezza o la lucidità di farla sparire”
Quell'insolito
signore infilò poi una mano nella tasca, estraendovi una foto
stropicciata e porgendogliela continuò:
“Questa
è una foto scattata subito dopo il ritrovamento”
“Scusi
ma lei tiene la fotografia di un caso d'omicidio in tasca?”
“Bé,
non sono tipo da valigette o cartelline varie”
Aaron
ignorò quella risposta insensata per concentrarsi
sull'immagine.
Subito
i suoi occhi si dilatarono ed il cuore perse un battito.
Il
suo pallore si accentuò ed un senso di nausea ne percorse le
viscere.
“Si
sente bene?”
“Sì,
sì, certamente” tentò di recuperare il controllo
“Dunque, sospetta già di qualcuno?”
“Non
ancora. Solo vaghe ipotesi”
“Quindi
a cosa le servirebbe la mia assistenza?”
“Personalmente
credo si tratti di una persona che lavora nel nostro campo. Un uomo
immerso in questo settore, che si muove dall'interno. Lei meglio di
chiunque altro conosce la mente dei criminali ma allo stesso tempo
quella dei suoi colleghi. Se per caso dovesse accorgersi di qualcosa
d'insolito, avere dei sospetti, la prego di non esitare a
contattarmi.”
“Mi
sta chiedendo di farle da talpa? Si rende conto di quanto siano
pesanti le sue accuse ed altrettanto infondate?”
“Come
darle torto. Però anche se è vero che siete voi gli
esperti criminologi, noi vecchi segugi siamo dotati di un intuito
impagabile che la scienza non è ancora riuscita a spiegare”
Sul
serio non sapeva come comportarsi con lui.
Non
rientrava nei canoni di nessun comportamento normale, giustificabile
o prevedibile.
“Il
mio numero di telefono è scritto sul retro della fotografia.
Prego, la tenga pure”
Il
supervisore sgranò gli occhi.
-Ha
veramente scritto il suo numero di cellulare dietro alla foto di un
cadavere?!-
“Spero
di risentirla presto”
Detto
ciò, Bruner, salì in macchina e dopo svariati tentativi
di metterla in moto riuscì a partire ed allontanarsi.
-Praticamente
ha tenuto un monologo e se n'è andato-
Il
moro osservò nuovamente l'istantanea e le vertigini tornarono
prepotentemente a scuoterlo.
Dovette
appoggiarsi con le spalle al muro, mentre le gambe cedettero sotto il
suo peso, trascinandolo a terra.
Non
ricordava più nulla della notte precedente.
Solo
l'imponente acero avvolto dalle ombre della notte, il sangue e la
casa di Reid.
Persino
la discussione con quest'ultimo, avvenuta la mattina stessa, sfumava
in un ricordo appannato e distorto.
Eppure
era certo che quella ragazza c'entrasse qualcosa, come lo era del
fatto che presto la sua memoria sarebbe riemersa ma non era affatto
sicuro che questo fosse un bene per lui.
Quell'oblio
in cui era scivolato era forse migliore di una verità
illuminata dalla colpa.
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Dedico
il capitolo a LEM!! Se non fosse per te la storia non esisterebbe!!
Il
fatto che il nostro Reid sia andato da una psicologa da giovane è
di pura fantasia ma si basa su di un problema reale che affligge il
ragazzo e giustificherebbe tale ipotesi...sapete quale, vero?
Oddio
mi sembra di stare scrivendo la 7mana enigmistica...
kissssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssss
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