Vivere e morire

di Ayumi Yoshida
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 – Anime legate ***
Capitolo 2: *** 2 - Redivivo ***
Capitolo 3: *** 3 - Morto tra i vivi ***
Capitolo 4: *** 4 - Sansankudo ***
Capitolo 5: *** 5 - La solitudine di chi ha qualcuno ***
Capitolo 6: *** 6 - Non lasciarlo morire ***
Capitolo 7: *** 7 - Sigillo ***
Capitolo 8: *** Capitoli 8, 9 ed epilogo. ***



Capitolo 1
*** 1 – Anime legate ***





Note dell'Autore:
Questa storia ha cominciato a prendere forma nella mia testa non appena ho letto per la prima volta la leggenda che ho scelto, trasformandosi immediatamente in una sorta di what if del manga, perché, immaginandola, mi ero creata un intreccio e una conclusione tutta mia della guerra ancora in corso. Alcune vicende si distaccano dalla storia principale (ci sono state delle mosse di Kishimoto che non ho apprezzato e che continuo a non apprezzare, purtroppo), ma rappresentano il “come sarebbe dovuto andare” secondo me ed ho, per questo, deciso di non modificarle rispetto alle idee iniziali.
Potrei tranquillamente dire che, a parte alcuni punti che ho trovato particolarmente difficili e che ho dovuto riscrivere più volte prima di essere soddisfatta, questa fic si sia quasi scritta da sola (cosa che mi capita molto di rado XD), forse perché ho tentato di affrontarvi temi che mi stanno molto a cuore.
Spero che si evincano dalla fic con tutta la forza che io ho cercato di metterci per descriverli. Ho cercato di convogliare nella fic anche l’idea di artificiosità dei rapporti che spesso noi occidentali rimproveriamo ai giapponesi, ma che per loro è parte integrante della personalità.
È d’obbligo ringraziare le giudicie Moko, Vale e Yume per avermi dato la possibilità di scrivere ancora di Hinata e di Naruto, che amo così tanto, ma di cui riesco a scrivere così poco, per la loro disponibilità, precisione e umanità. Come faremmo senza di voi? :)
Mi complimento con tutti i partecipanti, di cui non vedo l'ora di leggere le fic (*___*) e auguro a chi si voglia addentrare nella mia una buona lettura, sperando che non sia noiosa. Saranno dieci capitoli pieni di avvenimenti, e questo primo capitolo ne è la dimostrazione. Spero proprio che questa mia ultima fatica possa piacervi! ^^



Vivere e morire

 

 

1 – Anime legate

 

A volte suo padre riusciva ad essere così indirettamente diretto.

Hashi la guardò, quello sguardo particolare che Hinata conosceva bene, ma che non riusciva a descrivere, e riuscì a farla sentire ancora una bambina.

“Padre…” esalò senza volerne sapere di non balbettare, ma l’uomo la interruppe immediatamente, leggermente a disagio: “Questa faccenda mi preoccupa alquanto. Ti ho scelta io stessa per guidare il clan, ma il fatto che tu sia da sola mi inquieta…”

Hinata annuì emettendo un verso basso. Era sicurissima che suo padre non avrebbe detto più una parola: nella famiglia Hyuga le cose andavano in quel modo, si parlava poco, si pensava molto e si agiva ancor di più; per cui tutte le cose dovevano esserle già chiare. Non riuscì a non imbarazzarsi nel pensare che suo padre, suo padre in persona, le stesse chiedendo di trovarsi un marito, e che lo stesse facendo come se si trattasse di un fatto vitale. Probabilmente la vedeva ancora troppo fragile per stare da sola e voleva che qualcuno stesse al suo fianco per proteggerla e aiutarla. Per un momento il cuore le saltò dal petto, scoppiante di gioia: quella muta preoccupazione per lei, quell’affetto valevano più di mille parole. Sentiva che i loro pensieri stavano viaggiando nella stessa direzione, che avevano pensato allo stesso volto, appartenente all’unica persona che potesse renderla felice. Naruto.

Hiashi aveva seguito con interesse  quello scambio di promesse che i due si erano fatti durante la guerra, dandosi forza a vicenda, e tutto si era fatto all’improvviso più chiaro. Peccato che non fosse accaduto nulla di più. Lui, però, non poteva saperlo. A quel pensiero, Hinata si sentì di nuovo triste, come le accadeva ogni volta che ripensava a Naruto: dopo la guerra, le cose non erano andate affatto come aveva pensato. C’erano stati dei saluti, qualche parola, ma non era accaduto nient’altro. Inspiegabilmente, lui continuava a non fare nulla per chiarire quella situazione. Hinata aveva persino cominciato a pensare che quel gesto che lei aveva considerato la sua risposta fosse stato dettato soltanto dall’atmosfera della situazione. In quel momento, però, suo padre le aveva fatto capire che forse toccava di nuovo a lei fare la prima mossa. Certamente gli dei non dovevano essere donne, altrimenti non l’avrebbero messa in quella situazione.

“Padre… Se lo desideri, io potrei…” mormorò a testa bassa, e l’uomo annuì, guardingo. Aveva capito subito che c’era qualcosa che non era come avrebbe dovuto essere.

 

Se si voleva essere certi di incontrare Naruto, c’era un solo posto in cui doveva andare, Ichiraku, anche se, da quando era finita la guerra, si recava quasi con la stessa frequenza in prigione per fare compagnia a Sasuke. L’ultima volta che si erano incontrati, Hinata aveva notato che Naruto non sembrava più lo stesso: forse era stata soltanto una sua impressione, ma le sembrava che lui mangiasse con ancora più foga del solito, che una strana tristezza gli albergasse negli occhi. Quando se ne era accorta, si era scoperta inquieta, desiderosa di sapere cosa stesse succedendo, ma non aveva avuto il coraggio di chiedergli nulla. Forse era perché si stavano allontanando sempre di più.

Ormai triste, si fermò al di là delle tendine che separavano Ichiraku dalla strada. Riuscì a scorgere immediatamente la schiena di Naruto, seduto al bancone a mangiare come al solito. Si fece coraggio ed entrò, scostando le tendine. Fu accolta dal “Buonasera!” di Teuchi e Naruto si voltò immediatamente per vedere chi fosse entrato, ancora con un bicchiere tra le mani. Visibilmente stupito di vederla, la salutò con un sorriso.

“Cosa ci fai qui?” le chiese. Era un luogo insolito per lei, che a stento usciva di casa da quando era finita la guerra, impegnata in lunghi dialoghi con suo padre sulle sue future mansioni. L’annuncio che sarebbe stata lei a diventare il nuovo capoclan degli Hyuga aveva stupito molti al villaggio, ma non Naruto: lui conosceva bene il valore di Hinata, e finalmente anche suo padre se n’era accorto.

“Vorrei parlarti.” replicò lei a voce bassissima, sperando che potesse udirla soltanto lui. Lo shinobi la fissò senza più l’ombra di un sorriso sul volto e annuì. Posò le bacchette di lato alla ciotola di ramen ancora mezza piena e, lasciate alcune monete sul bancone, si alzò, pronto a seguirla.
Teuchi li guardò, sconvolto: non era da Naruto alzarsi dalla sua sedia prima di aver svuotato completamente la sua ciotola di ramen.

Hinata lo salutò con un inchino e si avviò lungo la strada. Camminò per qualche minuto senza fermarsi, certa che Naruto la stesse seguendo: si sentiva nervosa. Aveva le viscere in fiamme e non aveva idea di dove potergli parlare. All’improvviso, fu lui a fermarsi e a chiamarla, invitandola a sedere sul margine della strada dove si apriva uno spiazzo erboso con un’aiuola. Hinata annuì e si abbassò sulle ginocchia; Naruto allargò le gambe e si lasciò cadere accanto a lei con un sospiro.

“Sono contento di vederti.” disse guardando davanti a sé. La ragazza gli lanciò un’occhiata di sottecchi, vedendolo rilassato come non mai, e si strinse le mani per infondersi coraggio. Lo chiamò, e lui si voltò a guardarla, facendola sentire leggera come zucchero filato: avrebbe voluto stare con lui per tutta la vita, voleva davvero dirglielo.

“Naruto-kun, io vorrei… Vorrei starti accanto per se-” mormorò sommessamente, sentendosi di nuova bambina mentre gli occhi di lui si spalancavano, tingendosi di un altro colore. Naruto la guardò e le sorrise, sembrandole lontano come non mai.

“Lo vorrei anch’io.”

“Allora… Allora perché non me l’hai mai detto?”

Hinata si accorse che quelle parole le erano sfuggite dalla gola senza essere in grado di fermarle prima che arrivassero a lui: erano mesi che avrebbe voluto chiederglielo. Continuò a fissarlo cercando di dissimulare l’imbarazzo che la stava agitando nel profondo.

Naruto abbassò gli occhi con un sorriso improvvisamente amaro.

“Tra qualche mese morirò. Come avrei potuto dirtelo?”

Incredula, Hinata si strinse forte nelle spalle: si sentiva terrorizzata, e non riuscì a non allungare una mano verso quella di Naruto, afferrandola. Lui sollevò gli occhi, stupito, e ancora una volta si rese conto che Hinata sembrava mille volte più forte di lui. Capì di non essersi sbagliato durante la guerra, quando aveva compiuto quel passo che per lui aveva significato mettersi a nudo di fronte a tutti. Non aveva più avuto il coraggio di parlarle, da quando l’aveva saputo. Si era sentito in colpa, certo di averla illusa, ma finalmente quel peso che continuava a schiacciargli lo stomaco scomparve di colpo.

“Me l’ha detto mio padre dopo la battaglia. È per via di Kurama, della volpe a nove code. Mi restano soltanto tre mesi di vita. Non volevo dirtelo per non legarti a me…”

“Io sono sempre stata legata a te.” mormorò Hinata avvicinandoglisi. Gli posò la mano libera sulla guancia, proprio come aveva fatto durante la guerra e Naruto la attirò a sé usando come perno quella intrecciata alla sua, abbracciandola.

“Mi dispiace.” mormorò chiudendo gli occhi e cercando di dimenticare ogni cosa, ma Hinata replicò: “Non importa. Questo momento…”

S’interruppe, fremente, al sussurrò di Naruto: “Allora sposami.” trovando soltanto la forza di stringerlo più che poteva. Se non si fosse aggrappata a lui, sentiva che sarebbe potuta morire per la felicità.

 

Hey there Delilah
What's it like in New York City?
I'm a thousand miles away
But girl, tonight you look so pretty

 

(Hey there Delilah – Plain White T’s)

 

Note dopo la lettura:
Questo incontro tra Naruto e Hinata è stato davvero difficilissimo da scrivere! Ci avrò pensato su almeno una giornata intera, e spero di averlo reso al meglio. ^^
Ho pensato di dare a Hiashi una caratterizzazione diversa rispetto a quella che c’è di solito nel fandom, in cui lo si dipinge “cattivo” verso Hinata. Ormai la guerra è finita, Hiashi ha riconosciuto il valore di Hinata – come si è visto anche nei capitoli dopo il 615 – e vuole per lei il meglio. ^^


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Capitolo 2
*** 2 - Redivivo ***



cap2 NaruHina

Buonasera. No, non sono morta, e questa fic continuerà. :) Purtroppo questo periodo non è proprio bello per me ed è stato difficile essere su Efp. Spero, nonostante ciò, che continuerete a seguire questa fic con l’entusiasmo dimostratomi nel primo capitolo. A tale proposito, ringrazio di cuore tutti coloro che lo hanno recensito (le risposte sono in fondo al capitolo! ^^), e inserito tra le fic preferite, seguite e ricordate. Spero che anche questo capitolo possa piacervi: viene introdotto un personaggio “nuovo”, ma non troppo e… Non dico di più. Fatemi sapere cosa ne pensate! ^^

Alla prossima!

 

 

 

 

2 - Redivivo

 

Naruto si sentiva un po’ agitato, ma sapeva che Hinata doveva esserlo mille volte più di lui, anche se cercava di dissimularlo. Le lanciò uno sguardo di sottecchi e, senza fermarsi, le afferrò la mano trascinandola con sé. Continuando a ripetersi di stare calma, perché voleva cercare di apparire al meglio, la kunoichi fece un respiro profondo e rinsaldò la presa. Era bastato vedere da lontano il complesso di appartamenti in cui viveva Naruto per andare di nuovo in agitazione e ricominciare a tremolare.

“Sono certo che gli piacerai tantissimo!” le sussurrò lui facendole l’occhiolino. Hinata lo sperò con tutta se stessa per ogni singolo passo che la separava dalla porta d’ingresso. Poi il bussare di  Naruto la riscosse dalle sue preghiere e la kunoichi trattenne il fiato finché la porta non si aprì.

“Buonasera! Prego, entrate!”

Minato Namikaze, il quarto Hokage in persona, le sorrise dolcemente, il viso increspato di piccole pieghe e gli occhi neri come la notte. Naruto le aveva ripetuto mille volte di non averne paura, perché dipendevano dalla sua condizione che negli ultimi tempi aveva sconvolto il villaggio. Dopo la fine della guerra in cui gli Hokage resuscitati da Orochimaru avevano combattuto al fianco della loro alleanza per sconfiggere Obito e Madara Uchiha, quella storia era passata sulla bocca di tutti in mille versioni diverse. Si diceva che Naruto avesse pianto supplicando l’Hokage di non sigillare di nuovo suo padre per non farlo restare di nuovo da solo, e che lui avesse accettato dopo essersi consultato con il Quarto stesso. Da quel momento, il redivivo Minato Namikaze abitava con suo figlio Naruto. Che cosa si fossero detti per farsi coraggio per vivere in una situazione del genere, nessuno lo sapeva e nessuno osava pensarlo. Molti ne avevano paura, la consideravano una cosa incresciosa, contraria alla natura, Hinata no. Lei poteva capire cosa provasse Naruto nel non essere più solo, e non poteva dimenticare il sorriso che aveva regalato a suo padre abbracciandolo alla fine della guerra, ancora in mezzo al campo di battaglia, sporco di fango e sangue, senza tenere conto del fatto che migliaia di persone li stessero guardando.

Naruto la spinse dolcemente dentro, guidandola verso una stanza che si rivelò essere la cucina. Il quarto Hokage li invitò a sedersi, posò tre tazze piene di tè sul tavolo e prese posto proprio di fronte a lei.

“Sono davvero felice di conoscerti.” le disse con semplicità, e Hinata si rese conto soltanto in quel momento che non si era ancora presentata. Chinò la testa fino a sfiorare il tavolo, rossa in volto, e mormorò: “Mi perdoni se non mi sono presentata… Sono Hinata Hyuga del clan Hyuga; è un onore poter parlare con lei, Hokage-sama…”

Non riusciva più a smettere di balbettare come una bambina impaurita. Alzò piano la testa, cercando di scusarsi ancora, ma Minato le sorrise, comprensivo.

“Non preoccuparti, Hinata-san. Non c’è bisogno di essere così formali! L’onore è tutto mio. Era molto tempo che desideravo conoscerti, e sono certo che anche per mia moglie sarebbe stato lo stesso.”

In preda al panico e all’emozione, Hinata non riuscì neppure a ringraziarlo. Guardò per un attimo Naruto, che le sorrise, malinconico, e sentì il cuore scoppiarle all’improvviso. Parlare con il quarto Hokage, con il padre di Naruto, la riempiva di una sensazione splendida, mai provata prima, e avrebbe fatto qualunque cosa per lui.

“Gra-grazie!” balbettò quasi con le lacrime agli occhi, chinando di nuovo la testa. Naruto le passò una mano sulla spalla, accarezzandogliela lentamente. Sentiva che, se avessero continuato a stare insieme, i giorni che gli restavano da vivere sarebbero trascorsi tutti in quel modo, con poca felicità, molte consolazioni e occhi lucidi, ma si scoprì ancora una volta egoista, proprio come quando aveva impedito a suo padre di riunirsi a sua madre per restare con lui, e si convinse che voleva andare fino in fondo, stare con lei fino alla fine.

 

Aveva appena assaggiato il brodo per controllare che non fosse insipido quando Naruto esclamò: “Poi posso accompagnarti?”

Era da qualche giorno che non lo sentiva così tranquillo, perciò sorrise davvero di cuore.

“Mi farebbe molto piacere.” mormorò la kunoichi sollevando il coperchio della pentola con il riso. “Devo tornare presto a casa, perché mio padre mi ha-”

“Mi dispiace molto per questa situazione.” proruppe Naruto, incupendosi all’improvviso. Hinata non si voltò a guardarlo, ma immaginava perfettamente quanto lui si stesse torturando per trovare una soluzione che lei considerava inutile: non le pesava dividersi tra casa sua e quella di Naruto per dargli una mano con la cucina e tutto il resto. Se la sera si sentiva stanca si accoccolava tra le braccia di Naruto in silenzio, e quello le bastava. Già due volte era rimasta a dormire da lui, e non era stato così imbarazzante come aveva temuto. Sentire Naruto respirare piano accanto a sé, ad una distanza da colmare con un dito, l’aveva fatta sentire completa.

“Mi dispiace del fatto che non possiamo vivere insieme.” ripeté lui, questa volta in un sussurro colpevole, ma Hinata scosse la testa.

“Capisco che tu non voglia abbandonare tuo padre, come io non posso abbandonare il mio clan. Non devi preoccuparti.”

Finalmente assaggiò il riso: era insipido. Allungò la mano per prendere il sale, ma le braccia di Naruto la circondarono impedendole di muoversi, e il ragazzo le schiacciò la fronte sulla schiena.

“Sei davvero troppo buona.” sussurrò quasi in un lamento, mentre già la immaginava arrossire. La sentì fremere lievemente, poi chiedergli dopo aver raccolto tutto il suo coraggio: “Ti prego, baciami.” senza lasciarglielo chiedere ancora, aiutandola a voltarsi e baciandola con tutto se stesso mentre l’acqua della pentola traboccava sul piano della cucina.

Uscirono di casa mezz’ora dopo, mano nella mano e felici. Naruto saltellava come un bambino e insistette per prendere la strada più lunga per arrivare alla residenza degli Hyuga. Sapendo di essere riuscita a fargli dimenticare per qualche ora il suo destino, Hinata si sentì ancora una volta forte: non poteva cancellare ciò che sarebbe accaduto, ma se poteva aiutare a dimenticarlo per un po’ avrebbe dato la vita per riuscirci.

 

“Sono a casa!”

“Ben rientrata.”

Hiashi la accolse sul ciglio della verandina, i piedi scalzi e ciascuna mano infilata nella manica opposta del suo kimono. Hinata lo salutò con un lieve inchino, attese che lui si avviasse e lo seguì verso la stanza che conteneva tutti i documenti riguardanti il clan che stava esaminando da qualche mese. Erano ancora nel corridoio quando Hiashi le chiese improvvisamente: “Sei stata da Naruto Uzumaki?”
Sempre meno imbarazzata rispetto all’ultima volta in cui suo padre le aveva posto quella domanda, Hinata rispose: “Sì.” quasi senza balbettare. Suo padre le rivolgeva spesso quella domanda da quando gli aveva parlato di Naruto.

L’uomo aprì la porta scorrevole senza dire nulla ed entrò. I documenti che avevano lasciato il giorno prima sul tavolo erano ancora lì nella stessa posizione. Hinata si sedette e, piena di forza di volontà, si apprestò a scoprire ancora i segreti più nascosti del clan, osservata da suo padre che, inginocchiato alle sue spalle poco lontano, la vegliava in silenzio.

Passò un’ora, forse un’ora e mezzo e la sua voce riempì per la prima volta la stanza.

“Quando avete intenzione di sposarvi?”

Sorpresa da quella domanda così repentina, Hinata non poté fare a meno di agitarsi. Sollevò lentamente la testa dai documenti che stava esaminando e si voltò verso suo padre.

“Io… Non saprei…” confessò, quasi mordendosi la lingua per il nervosismo “Forse… Forse non ci sposeremo affatto.”

“Perché?”

Hiashi la guardò, le sopracciglia aggrottate, facendola sentire ancora più in colpa: non aveva mai parlato a suo padre del destino di Naruto, timorosa di non avere la sua approvazione, e le sembrava di tradirlo ogni volta che incontrava il suo sguardo continuando a tacere. Lui non voleva che il suo bene e il bene del clan, e Hinata era consapevole che, quando Naruto sarebbe morto, raggiungere entrambi quegli obiettivi sarebbe stato davvero difficile. Si sentiva gli occhi lucidi. Cercò di  tirare su con il naso di nascosto per reprimere le lacrime.

“Rispondimi, Hinata.”

Che senso aveva continuare a mentire? Ancora qualche mese e tutto sarebbe stato di dominio pubblico.

“Naruto… Naruto morirà tra due mesi ed una settimana.” disse a voce bassissima, ricominciando per l’ennesima volta il conto dei giorni che li separavano da quell’avvenimento, avendo voglia di piangere. Abbassò la testa per non cedere a quel desiderio.

“Che significa?” le chiese Hiashi con voce turbata.

“E’ a causa della volpe a nove code che è dentro di lui… Non so altro.”

Hinata si portò le mani al volto, certa di essere stata scoperta. Hiashi si mosse sul cuscino, combattuto tra la volontà di allungare una mano verso sua figlia  per consolarla e quella di maledire quell’Uzumaki che non aveva fatto altro che portare scompiglio nelle loro vite, ma l’abitudine ebbe la meglio e non si mosse di un centimetro, pronto ad essere ancora una volta autoritario come un capoclan doveva essere.

“La prossima settimana voglio che Naruto Uzumaki e il quarto Hokage si rechino da noi per il sansankudo.” ordinò, poi uscì dalla stanza a passo di marcia. Incredula, Hinata sollevò lo sguardo di scatto, ma suo padre non c’era già più. Si sentiva tremare per l’emozione.

 

Hey there Delilah
Don't you worry about the distance
I'm right there if you get lonely
Give this song another listen
Close your eyes
Listen to my voice, it's my disguise
I'm by your side

 

(Hey there Delilah – Plain White T’s)

 

 

 

 

 

 

 

Note dopo la lettura:
Il momento dell’incontro tra Minato e Hinata avrei voluto vederlo sviluppato direttamente da Kishimoto, ed in un altro modo. *fangirl inguaribile XD* Spero che quello descritto da me vada bene comunque. ^^

In questo capitolo ho cominciato ad affrontare il rapporto padre-figlio tra Naruto e Minato, oltre a quello Hiashi-Hinata, ma questo tema continuerà ad evolversi anche nei prossimi capitoli.

 

Risposte alle recensioni

angelikawhite: Ti ringrazio davvero tanto per i complimenti! Alcuni dei tuoi dubbi dovrebbero già essersi chiariti con questo capitolo, per gli altri… Beh, spero che continuerai a seguire questa fic per saperne di più! ;) Grazie mille per la recensione!

 

Mokochan: Arigato gozaimasu per i banner (bellissimi! *O*) e per i complimenti, mi fai arrossire! Attendo fiduciosa l’altra edizione del contest e quelle “speciali”, sperando che quest’anno sia la volta buona! Grazie mille per aver riportato il giudizio! ^^

 

Rinalamisteriosa: Ah, sono contentissima del fatto che già questo capitolo ti abbia catturata! *O*Per Naruto non posso dirti di più, perché sarà la storia stessa a parlare per me, quindi spero che continuerai a seguirla con questo entusiasmo. Grazie mille per la recensione, ti abbraccio! <3

 

Yume_no_Namida: Sono contentissima che questa fic ti sia piaciuta in tutto e per tutto, perché spero sempre di migliorare con il passare del tempo, e sapere di esserci riuscita mi rende orgogliosa! ^^ Stalkerami pure quando vuoi, la mia fic è qui! <3 Grazie mille per aver riportato il giudizio! ^^

 

Urdi: Ciao! ^^ Prima di tutto, ti ringrazio davvero di cuore per aver espresso così sinceramente il tuo parere. Rileggendo questo capitolo, non posso che concordare con te per quanto riguarda il fatto che la scena della dichiarazione sia frettolosa, e questo dipende in parte da ciò che tu stessa hai detto (io, da buona fangirl, credo che i sentimenti di Naruto e Hinata siano già spiegati nel manga XD), dall’altra parte dal fatto che io odio scrivere scene del genere, perché non me ne sento capace. XD Nonostante questo, dato il background della fic,  doveva per forza esserci un incontro-scontro tra i due, e quella che hai letto mi era sembrata la soluzione migliore, anche se non brilla di originalità. Sono contenta che, nonostante l’inizio non ti abbia entusiasmata, lo stile di narrazione sia stato di tuo gradimento, e spero davvero che avrai voglia di continuare a seguire questa fic per dirmi se la situazione migliorerà (spero!), anche se il pair non è tra i tuoi preferiti . ^^ Prima che lo dimentichi, grazie mille per i complimenti alla mia fic “Ventagli”, mi rendi felicissima! **
Davvero mille grazie e alla prossima! ^^

 


 


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Capitolo 3
*** 3 - Morto tra i vivi ***



Bonsoir! :) Perdonate il ritardo, ma sono nel bel mezzo dell’influenza. Comunque, eccomi a sfruttare questo inaspettato tempo libero con il capitolo tre, un altro capitolo bello “corposo”, in cui si comincia ad entrare nel vivo della vicenda. Spero vivamente che vi piaccia!
Nel testo ci sono alcune parole in giapponese, i significati li trovate dopo il capitolo.
Ci vediamo più sotto per le altre considerazioni e per le risposte alle recensioni! ^^

 

 

 

Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me

 

(Hey there Delilah – Plain White T’s)

 

 

3 – Morto tra i vivi

 

“Sa-sansankudo?”

Naruto la guardò terrorizzato, già immaginando un’ascia che gli faceva saltare la testa dal collo. “Ne sarò all’altezza?”

“Certo che sì!” esclamò vivacemente Minato, un sorriso negli occhi neri, anticipandolo sul tempo. “Anche tua madre in questa situazione mi disse-”

“Ma io credevo che… Insomma!” Il ragazzo si interruppe per un attimo per riprendere fiato, poi continuò, spaventato: “A casa tua? In modo ufficiale?”

Hinata annuì con la testa, cominciando a pentirsi di averglielo chiesto. Naruto aveva paura delle cose costruite e formali, spontaneo com’era, ed era ovvio che avrebbe rifiutato un sansankudo di fronte a tutto il suo clan. Dispiaciuta, tentò di rimediare a quella richiesta.

“Se non vuoi, non fa niente, ne parlerò a mio padre…”

La sua espressione, però, non era sfuggita a Minato, che spalancò gli occhi più volte per farsi notare da Naruto e fargli comprendere la situazione. Il ragazzo annuì, come illuminato, e replicò tentando di non dare a vedere che l’idea non lo allettava affatto: “Non preoccuparti, avevamo deciso in ogni caso di farlo, in un modo o nell’altro…”

Sorpresa, Hinata gli sorrise dolcemente, raggiante, provocandogli una fitta al petto che gli fece venire voglia di urlare a tutto il villaggio che si sentiva felice.

Si alzò di scatto, senza smettere di sorridere, ed esclamò: “Devo dirlo a Sasuke!” scappando fuori di casa in un batter d’occhio. Minato scoppiò in una risata.

“Sono davvero contento che tuo padre abbia deciso tutto, Hinata-san! Sai, Naruto è coraggioso, ma per queste cose…”

Le rivolse lo stesso sorriso dolce che riservava soltanto a suo figlio e mormorò: “Sono davvero contento che sia tu la sua sposa. Vi auguro tutta la felicità del mondo.”

Il suo tono di voce era diverso dal solito. Hinata lo guardò, perplessa, e lui confessò: “Perdonami, è che mi dispiace molto non poter assistere al sansankudo.”

Sorpresa, la kunoichi replicò con fermezza: “Ma hokage-sama, lei deve esserci!”

Minato la fissò, stupito dalla forza delle sue parole, e lei chinò subito la testa per scusarsi di avergli mancato di rispetto.

“Le sarei davvero grata se decidesse di partecipare. Mio padre ha chiesto espressamente di invitarla.” si corresse.

“Quante volte devo ripeterti di non essere così formale?” esclamò l’uomo con un sorriso. “Mi fai sentire un vecchio! Ma ne sei sicura? Io sono un morto. Non vorrei essere malaugurante…”

“Non dica così. Sono certa che Naruto sia d’accordo con me.”

“Ti ringrazio davvero tanto.”

Guardandola, Minato si rese conto di aver detto qualcosa che non pensava davvero: non avrebbe potuto essere malaugurante in alcun modo, Naruto amava Hinata con tutto se stesso, e per lei era lo stesso, neanche la morte sarebbe riuscita a separarli, come era accaduto per lui e Kushina.
Mancavano poco meno di una settimana e due mesi al momento in cui la volpe avrebbe terminato di risucchiare tutto il chakra di Naruto dall’interno, lasciandolo senza vita da qualche parte e privando anche lui dell’unico significato di quell’orrendo peregrinare da morto tra i vivi. Proprio quando sia lui che Naruto avevano creduto di aver trionfato, il cercoterio li aveva messi di fronte alla realtà con una crudeltà che avrebbe potuto essere soltanto sua: aveva preteso il suo premio per averli aiutati a ad uccidere Obito e a mettere in fuga Madara Uchiha e, non avendolo ricevuto, se lo era preso da solo. Aveva giurato che entro sei mesi avrebbe fatto suo tutto il chakra di Naruto, che avrebbe assorbito tutta la sua energia vitale e che sarebbe tornato libero più forte di prima.
L’unico modo per salvare Naruto sarebbe stato sciogliere il sigillo che teneva la volpe bloccata dentro di lui, ma Minato non aveva osato proporre una cosa del genere quando lo aveva visto accettare quel destino quasi senza battere ciglio per amore del villaggio e delle persone a lui care, proprio come aveva fatto lui sigillando la volpe dentro suo figlio. In quel momento, per la prima volta si era sentito prima padre e poi ninja, consapevole che per aver invertito le cose aveva condotto sua figlio due volte alla morte. Ma c’era Hinata, quella ragazza che era entrata nelle loro vite in punta di piedi, ma che aveva portato scompiglio nei cuori di entrambi, che riusciva ad essere donna e ninja allo stesso tempo senza apparenti conflitti.
Se lui lo aveva abbandonato, lei sarebbe stata in grado di salvare Naruto. Gli avrebbe dato la felicità, avrebbe potuto espiare alcune delle sue colpe.

 

Si precipitò all’interno delle carceri quasi senza chiedere il permesso agli ANBU che erano di guardia, urlando: “Sono Naruto Uzumaki!” anche se non ce n’era affatto bisogno. Andava a trovare Sasuke almeno una volta al giorno da quando era stato imprigionato e Sakura non c’era più, e tutti, nel carcere, lo conoscevano. Naruto frenò di scatto davanti alla cella, quasi scontrandosi con le sbarre, e prese a battervi contro i pugni per attirare l’attenzione di Sasuke che, come al solito, era disteso sul suo letto e gli dava le spalle.

“Sasuke, Sasuke! La settimana prossima mi sposo!” esclamò saltellando, ma il suo compagno non diede segno di aver sentito. Senza muovere un muscolo, replicò annoiato: “Stai scherzando, vero?”

Naruto scosse forte la testa.

“No, dico davvero! Il padre di Hinata, cioè, noi abbiamo… In realtà… Oh, insomma!” Abbassò la voce fino a sussurrare: “Lo sai, no, che tra due mesi io… E quindi…”

Dopo che avevano discusso quella questione con l’Hokage, lui e suo padre avevano ricevuto l’ordine di non farne parola con nessuno, ma ormai Sasuke sapeva già tutto. Dopo che Kurama gli aveva comunicato la sua decisione e le sue conseguenze, disperato e provato, Naruto era corso da Sasuke e gli aveva raccontato ogni cosa, ricevendo per la prima ed ultima volta da lui un’occhiata particolare. Nonostante tutte le miglia e le visioni della vita che li avevano separati e che ancora li separavano, Sasuke era come un fratello per lui, e qualunque cosa accadesse durante la giornata, gliela raccontava. Anche la sua morte imminente.

“Sei venuto perché io ti faccia gli auguri?” replicò Sasuke sempre più infastidito “Se sei venuto per una cosa del genere, disturba Karin, non me.”

“Sei antipatico come al solito!” borbottò Naruto, corrucciato, mentre Karin continuava a chiamarlo, entusiasta, agitando le braccia dalla cella accanto a quella di Sasuke.

“E’ vero, Naruto? Ti sposi davvero?”

Lo shinobi annuì con un sorriso larghissimo.

“La settimana prossima!”

“E lei chi è?”

“Beh, non credo che tu la conosca… Forse l’hai vista solo una volta, quella ragazza con i capelli lunghi oltre le spalle e gli occhi chiari che era accanto a me sul campo di battaglia…”

Karin annuì con la testa.

“Quella ragazza Hyuga?”

“Sì, lei!”

Scoppiò in una risata imbarazzata, ma felice, e la kunoichi lanciò un gridolino ammirato.

“Congratulazioni vivissime! Quanto mi piacerebbe esserci!”

“Mi dispiace, ma non posso proprio rimandare… E il vostro soggiorno qui è ancora lungo…”
“Forse dovrei sposarmi io stessa!” replicò allora Karin, piccata, lanciando uno sguardo fugace a Sasuke. Stupito da quella conclusione e senza sapere cosa rispondere, Naruto abbozzò un sorriso ed esclamò: “Beh, io vado! Ci vediamo domani!”

Non vedeva l’ora di correre a casa per bombardare suo padre di domande sul suo matrimonio e di sapere quanto fosse bella sua madre in yukata*.

 

Naruto guardò brevemente suo padre accorgendosi di stare tremando e fece un respiro profondo prima di bussare. Già immaginava Hiashi Hyuga con l’orecchio incollato alla porta, immobile a spiare le sue mosse per trovare in lui tutti i difetti possibili, ma dopo aver bussato passò del tempo prima che la porta fosse aperta e fu proprio il padrone di casa ad invitarli ad entrare con un inchino. Colpito da quel gesto di sottomissione, Naruto si inchinò a sua volta con tutta la riverenza possibile e, lasciati i geta* all’ingresso, lo seguì. Lo stesso fece suo padre. Indossavano entrambi un kimono da cerimonia e i tabi*, infatti più volte Naruto rischiò di scivolare sui tatami* tirati a lucido. Hiashi si fermò accanto ad una porta scorrevole e si spostò di lato per liberare il passaggio.

“Prego. Naruto-san, Hokage-sama, entrate.”

Naruto obbedì per primo, certo di incontrare migliaia di occhi bianchi e curiosi una volta entrato, ma la stanza era vuota. Con un sospiro, prese posto su uno dei tre cuscini che erano stati sistemati sul pavimento intorno ad un tavolino e attese che anche gli uomini si sedessero. Minato prese posto accanto a lui, di fronte a Hiashi, che si inchinò nuovamente.

“È un onore  poter conoscere l’Hokage e lo sposo di mia figlia di persona.”

Naruto chinò la testa senza dire nulla, come gli aveva raccomandato suo padre, e lasciò che fosse lui a parlare per entrambi.

“L’onore è tutto nostro.” replicò Minato con un sorriso “Sono davvero molto felice che le nostre famiglie si uniscano, Hinata-san è davvero una creatura del cielo.”

Naruto riuscì a stupirsi ancora una volta delle doti diplomatiche di suo padre, comprendendo in modo sempre più profondo perché era diventato Hokage, a differenza sua. Hiashi si gonfiò impercettibilmente per la soddisfazione.

“La ringrazio.” replicò chinando leggermente la testa “Vi chiedo scusa se ho insistito per il sansankudo, ma mia figlia sarà la prossima guida del clan e desidero che la sua famiglia sia conosciuta a tutti i nostri membri.”

“Lo comprendo perfettamente, non si preoccupi. Ci scusi per non averci pensato prima.”

Minato chinò la testa a sua volta, e Naruto lo imitò, riuscendo a stento a restare in silenzio: avrebbe voluto parlare direttamente a Hiashi Hyuga, assicurargli che poteva stare tranquillo, perché sarebbe stato accanto a Hinata e non avrebbe mai permesso a nulla di ferirla. Finché fosse stato con lei. Si sentì in colpa nel dovergli tacere quella verità, e cercò immediatamente gli occhi di suo padre per sapere come comportarsi. Minato lo fissò leggermente preoccupato e annuì lievemente con la testa, dandogli il permesso di parlare.

“Hiashi-sama.” Naruto pronunciò quel nome in un mormorio, tentando di attirare la sua attenzione senza mettersi troppo in mostra. “Prima del sansankudo, vorrei dirle una cosa.”

L’uomo lo guardò e annuì, facendogli capire che poteva continuare a parlare.

“Mi resta… Mi restano poco più di due mesi di vita a causa della volpe a nove code che è dentro di me. Tra due mesi morirò.”

Lo disse senza pause, senza indugi, guardandolo sempre negli occhi. Hiashi non si mosse, né parlo. Dentro di sé era stupito: non credeva che avrebbe sentito quelle parole mai uscire dalle labbra di Naruto Uzumaki. Sarebbe stato più semplice tenere tutto nascosto, poi morire e dare la colpa al destino. Era stato davvero coraggioso.

“E’ quasi ora.” annunciò alzandosi in piedi e subito Minato lo imitò. Naruto, invece, restò ancora seduto, in attesa di una replica che non arrivò, poi saltò in piedi stringendo i pugni.

“Hiashi-sama, io…” esclamò in tono combattivo, ma l’uomo proruppe: “Dobbiamo andare.” facendo loro strada verso la porta. Sconfortato, Naruto lo seguì cercando di non guardare nessuno, per sbaglio, però, incrociò gli occhi di suo padre che gli sorrise, rassicurante.

“Era un sì.” gli sussurrò frettolosamente all’orecchio poco prima di entrare nella stanza in cui si sarebbe svolta la cerimonia matrimoniale, quando furono soli. “Non era arrabbiato, e credo abbia capito tutto di voi due. Ogni genitore desidera la felicità del proprio figlio.”

Naruto sperò ardentemente che fosse vero: non voleva causare altri problemi a Hinata.

 

 

 

 

 

 

Note dopo la lettura:

Una delle critiche che mi è stata mossa rispetto alla storia dalla giudicia Moko è stato il comportamento di Kurama, così distante da quello attuale e così simile all’inizio del manga. Oltre ad essere necessario per la trama, sono sempre stata convinta del fatto che la volpe fosse approfittatrice come l’ho descritta. Poi, con il progredire dei capitoli, Kishimoto mi ha dimostrato che tiene realmente a Naruto, quindi sono stata smentita, perciò mi scuso. ^^
Poi, Sasuke e Naruto. Un rapporto troppo importante per il protagonista per essere saltato a piè pari, anche in una fic NaruHina. Inserire Karin era per me d’obbligo, dato quanto la amo (e quanto lei ama Sasuke ;) ). Spero che Sasuke sia IC (Dio solo sa quanto mi fa penare scrivere di lui! XD).

Rispetto alla stesura originale, ho inserito un piccolo pezzo per spiegare che fine avesse fatto Sakura, dato che la giudicia Moko mi aveva fatto giustamente notare che era l’unica della squadra Sette che mancava all’appello.

Il capitolo si apre e si chiude con i confronti Hinata-Minato e Naruto-Hiashi, in cui ognuno mette a nudo i propri sentimenti (Hiashi a modo suo, ma lui è così XD).

Naruto non fa troppo ridere quando si fa i film su Hiashi che lo maltratta? XD
Infine, i significati delle parole in giapponese nel testo!

 

Yukata: kimono estivo

Geta: zoccoli di legno che si indossano abbinati al kimono

Tabi: calze indossate con i geta
Tatami: il pavimento di legno delle case giapponesi

 

Il significato della parola “sansakudo” verrà svelato nel prossimo capitolo! ;)

 

Parlando d’altro, ringrazio di cuore angelikawhite e Rinalamisteriosa che sono state così costanti da esserci anche per il secondo capitolo. Sono contentissima che la storia vi piaccia, e spero che continuerà ad appassionarvi. Grazie per le belle parole! ^^

 

Al prossimo capitolo!

 

 

 

 

 

Risposte alle recensioni

 

Angelikawhite: Ciao angy! :) Beh, sono contenta che il comportamento di Hinata davanti a Minato ti sia apparso verosimile, perché anche io, come te, avevo pensato che comunque si trattava del Quarto Hokage, nonché del padre di Naruto! ;) Naruto è sempre troppo puccioso, con lui non ci si può fare niente! XD *ama spudoratamente*

Ti ringrazio tanto anche per le belle parole sul rapporti Hiashi-Hinata: è un rapporto complesso, quasi sempre silenzioso, ma a mio parere pieno di significato e interessante da esplorare. Sono contenta di essere riuscita a dare una buona immagine dei personaggi senza andare OOC.

Grazie mille per la recensione, spero di risentirti ancora, se ne avrai piacere! ^^

 

Katia: Ehm… Questo capitolo si può considerare abbastanza positivo? XD In questa fic succederanno un sacco di cose fino alla fine, quindi non me la sento di rassicurarti in questo senso. XD L’unica cosa che posso dirti è che spero che continuerà a piacerti come ora fino alla conclusione! ^^

Sono contenta che l’idea di affrontare il rapporto tra genitori e figli ti sia piaciuta e si sia rivelata vincente. Credo che Hiashi e Minato siano dei personaggi troppo splendidi e complessi per non provare a scavarli neppure un po’. Le debolezze di Hiashi si sono un po’ già viste, Minato, invece, sembra tutto d’un pezzo, ma arriverà anche il suo momento di mettersi in gioco. Vedrai, vedrai! *Katia la strangola XD*

Spero davvero che anche questo capitolo ti piaccia! *____*

Un bacio e grazie! *_____*

 


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Capitolo 4
*** 4 - Sansankudo ***



Bonsoir à tous! Scusate il ritardo, ma finalmente il capitolo quattro è qui. Si tratta di un capitolo formale formale e molto introspettivo, ma spero davvero che non sia noioso leggerlo! E’ stato una delle parti che ho preferito scrivere, e penso che dopo aver letto capirete immediatamente il perché. XD Fatemi sapere cosa ne pensate! ^^

Ringrazio davvero di cuore chi ha recensito lo scorso capitolo. Grazie per tutto il supporto che mi state dando, mi rendete davvero felice! Le risposte alle vostre recensioni sono dopo il capitolo, come al solito.

Alla prossima!

 

 

 

 

Times Square can't shine as bright as you
I swear it's true

 

(Hey there Delilah – Plain White T’s)

 

 

4 - Sansankudo

 

Hinata non c’era ancora. Trattenne il fiato, perdendosi in un secondo in mille fantasie che la raffiguravano, bella, sorridente, silenziosa e la figurò già accanto a sé, uniti per sempre, senza minacce. Il suo desiderio più recondito.

Il mormorio che li aveva circondati fino a quel momento si interruppe di scatto, perché Hinata si stava facendo strada dalla parte opposta della stanza senza riuscire a trattenere l’emozione, rossa in volto, accompagnata da Hanabi. Naruto non riuscì a staccarle gli occhi di dosso neanche per un attimo, paralizzato dall’immensa felicità che lei emanava. Indossava come lui un kimono da cerimonia di colore chiaro e molto semplice, ma, diversamente dal solito, aveva raccolto i capelli dietro la testa lasciando libere alcune ciocche che le ricadevano sul viso. Gli sorrise da lontano, camminando lentamente verso di lui, e lasciandogli tutto il tempo possibile per pensare mille volte che era bella, anzi, bellissima, e che aveva rischiato di perderla tantissime volte per la sua stupidità. Quando il viso di Hinata fu vicinissimo al suo, Naruto pensò ancora una volta che avrebbe voluto vederlo così per sempre, e irrimediabilmente ripenso a Kurama e al suo destino, che riusciva a perseguitarlo anche quando avrebbe dovuto essere felice.

“Grazie a tutti per aver accettato di essere presenti.”

Hiashi prese a parlare dietro di lui, e Naruto si spostò leggermente di lato per non nasconderlo agli altri membri del clan, che continuavano a fissarlo con mille espressioni diverse negli occhi. Suo padre sedeva davanti a tutti, accanto al più anziano degli Hyuga e a sua moglie, in quello che in passato era dovuto essere il posto di Hinata. Gli sorrise per un secondo, poi tornò ad ascoltare il capoclan, serio ed attento. Lui, invece, non riusciva proprio a concentrarsi sulle sue parole, perso tra i pensieri e le speranze per il futuro. L’uomo lo presentò al clan, lui si inchinò e disse qualche parola su quanto fosse onorato di entrare a farne parte insieme a suo padre. A quel riferimento, ciascuno Hyuga si strinse in un cenno delle spalle che poteva significare qualunque cosa. Finse di non accorgersene e lasciò ancora la parola a Hiashi, che invitò suo padre a raggiungerlo.

“Non si preoccupi, Hiashi-sama, non potrei aggiungere nulla di più a quello che ha detto.” si schernì Minato senza falsa modestia, ma l’altro insistette e lui fu costretto ad obbedire. Naruto non sarebbe riuscito a descrivere ogni singolo sentimento che aveva attraversato gli occhi dei presenti quando suo padre si era diretto verso Hiashi Hyuga: curiosità, turbamento, paura. Avrebbe dovuto immaginarlo.

“Mio figlio Naruto l’ha già ribadito, ma per la nostra famiglia è davvero un onore fare la vostra conoscenza. Sono lieto del fatto che le nostre famiglie possano unirsi sotto il nome di Hinata-san, e sono certo che sarà una guida buona e giusta quanto suo padre per il clan Hyuga. Da parte nostra, faremo qualunque cosa sia necessario per aiutarla nel suo compito.”

Minato si inchinò in modo ossequioso, causando un tremito incredulo nei presenti e in Hinata, che non riuscì a non farsi scappare un sospiro più rumoroso del solito, attirando l’attenzione di Naruto che le sorrise per rassicurarla. Suo padre non avrebbe potuto spiegare meglio quello che gli passava per la testa e che lui non era riuscito ad esternare per colpa dell’agitazione. Hiashi si inchinò a sua volta, e lo stesso fecero tutti i membri del clan, Hinata compresa. Naruto, in preda alla sorpresa, fissò la schiena di suo padre senza riuscire a dire nulla, turbato: era riuscito a colpirli con la sua semplicità nonostante tutti i pregiudizi che dovevano covare verso di lui; era straordinario. Chinò il capo goffamente, ma fu soltanto per un attimo, perché ognuno ritornò al suo posto e Hiashi diede finalmente inizio al sansankudo.

L’anziano Hyuga seduto vicino a Minato si sollevò con difficoltà e li raggiunse lentamente, superandoli e mettendosi davanti a loro: avrebbe officiato la cerimonia. Anche Hiashi si fece da parte, e sulla pedana laccata di rosso che era stata preparata rimasero soltanto lui e Hinata. Naruto la guardò di sottecchi, e la scoprì con lo sguardo fisso davanti a sé, seria come un capoclan doveva essere. Ne provò un po’ timore, abituato com’era ad immaginarla dolce e accondiscendente, ma anche quella parte di lei era cambiata con il tempo, così come era cambiato lui, come avrebbe ancora dovuto cambiare per colpa di Kurama. Accettò con gioia quasi selvaggia la coppa di saké che gli porse l’anziano Hyuga, bevendovi tre volte e cercando di lasciarsi annebbiare dai fumi dell’alcool per dimenticare ogni cattivo pensiero. Quando porse la coppa ad Hinata, però, ogni cosa era ancora straordinariamente chiara, e si incantò nel vederla bere a piccoli sorsi, quasi soltanto lambendo il sakè con le labbra, leggermente tremante. Quella cerimonia significava per lei non solo coronare il suo sogno, ma soprattutto accettare su di sé l’intero peso del clan dopo suo padre, uno dei più forti membri del clan Hyuga mai ricordati. Avrebbe davvero dato la vita per sostenerla, per poterla guardare negli occhi per sempre, per abbracciarla. Per continuare ad amarla.

La kunoichi restituì la coppa ancora mezza piena all’anziano Hyuga, che la posò su una colonnina di legno posta davanti a loro e sollevò le braccia quanto le sue spalle gli permettevano, annunciandoli finalmente sposati.

Era una liberazione. Come se avesse ottenuto una piccola rivincita nei confronti di Kurama, Naruto sorrise apertamente, guardando Hinata direttamente negli occhi e sussurrandole a voce bassissima: “Ce l’abbiamo fatta!”

Lei gli sorrise di rimando, sorpresa da quel piccolo segreto che avevano deciso di condividere ancora sull’altare. Al diavolo la cerimonia! Naruto non vedeva l’ora di uscire per strada e gridare al mondo di esserci riuscito.

 

Quando nella stanza erano rimasti soltanto loro due, Hiashi e Minato, l’anziano Hyuga disse rivolto ad Hinata: “Vorrei parlarti.” La kunoichi annuì, e Naruto capì che i festeggiamenti sotto forma di corsa sfrenata per le strade del villaggio avrebbero dovuto attendere. Annuì con la testa e prese posto, per la seconda volta nella giornata, attorno ad un tavolino, al lato di Hinata e di fronte ai due capoclan Hyuga. Di che cosa volevano parlare ancora? Sentiva che se se ne fosse stato impalato come una statua per un altro minuto sarebbe impazzito.

“Dove avete intenzione di vivere da adesso in poi?”

“In realtà… Non abbiamo ancora deciso.”

Hinata guardò Naruto a disagio, e lui annuì per comprovare la sua risposta: non avevano mai parlato di nulla del genere prima.

“È che abbiamo deciso tutto in fretta, e-”

“Non credo che Hinata possa svolgere al meglio il suo compito se non sarà vicina al clan.” lo interruppe l’anziano Hyuga senza dare segno di essere irritato, ma soltanto seriamente preoccupato per quella questione. Naruto si morse un labbro, mentre gli tornavano subito in mente tutte le singole volte in cui avevano parlato di come nessuno dei due volesse abbandonare la propria famiglia. Ognuno aveva le sue motivazioni, tutte erano più che giuste e convincenti, quindi non ci avevano mai pensato seriamente finché erano stati in grado di vedersi quando più lo desideravano. Ma se non avessero potuto più farlo soltanto perché Hinata doveva…

“Farò tutto il possibile per essere degna del nome degli Hyuga.” disse Hinata all’improvviso, riscuotendolo dai pensieri. Naruto la guardò, sorpreso, ma lei aveva gli occhi fissi in quelli dell’anziano Hyuga, che non aveva ancora cambiato espressione. “Svolgerò il mio compito con tutto il corpo e con tutta l’anima, senza essere d’intralcio a nessuno. Neppure a Naruto-kun. Non voglio che lui abbandoni suo padre per me. Ce la farò, lo giuro sulla vita.”

L’anziano Hyuga restò in silenzio per qualche secondo, colpito da quelle parole quanto tutti i presenti, poi annuì lentamente con la testa.

“Fate come volete.”

“La ringrazio.”

Hinata chinò la testa con sincera gratitudine, e Naruto la imitò in tutta fretta senza riuscire a toglierle gli occhi di dosso. Ancora una volta aveva pensato a lui prima che a lei stessa, si era esposta alla massima autorità del suo clan senza alcun timore per proteggerlo, per non farlo soffrire di più. Provò una voglia immensa di stringerla tra le sue braccia, ma si ricordò immediatamente che non erano da soli, e desiderava che quel contatto fosse il più intimo possibile. Doveva attendere ancora, e stava odiando quella attesa infinita che continuava a separarlo da lei.

 “Se lei è d’accordo, Hokage-sama, vorrei che lei e Naruto foste nostri ospiti per questa notte.” disse allora Hiashi. Minato annuì con un sorriso.

“Se non è siamo di troppo disturbo, volentieri. La ringrazio.”

“Nessun disturbo. Se volete seguirmi.”

L’uomo si alzò per fare loro strada, e tutti lo seguirono tranne l’anziano Hyuga, che rimase a guardarli finché non furono usciti dalla stanza. Chissà che cosa voleva davvero da Hinata. Il tono in cui si era rivolto a lei non gli era piaciuto per niente: credeva che lei non fosse forte abbastanza?

Naruto le sfiorò lentamente la mano cercando di non farsi notare da nessun altro, e lei gli sorrise in silenzio, afferrandola e tirandolo verso di sé senza far rumore. Non voleva che tra loro ci fosse più alcuna distanza, per nessun motivo al mondo.



Note dopo la lettura:
Ed eccoci arrivati a spiegare cosa significa “sansakudo”! È il momento cruciale della cerimonia nuziale, quello in cui gli sposi bevono tre sorsi di sakè ciascuno. Quando ero su Google ad informarmi sui matrimoni giapponesi, ho trovato dei video molto carini ed ho voluto per forza inserirlo nella fic! XD
Conoscendo l’attitudine degli Hyuga verso il mondo intero (XD), ho immaginato che non fossero proprio d’accordo al matrimonio della loro futura capoclan con la forza portante della volpe a nove code, infatti il vecchiaccio Hyuga (che nei miei pensieri dovrebbe essere il capoclan precedente a Hiashi) è un po’ irritato. Ma Minato è così diplomatico da riuscire a salvare la situazione!
Naruto non ce la fa proprio a comportarsi in modo serio, ma noi lo amiamo anche per questo! ;)

 

 

Risposte alle recensioni

 

Urdi: ciao, sono contentissima di ritrovarti! Mi fa davvero piacere sapere che il secondo capitolo ti abbia causato un attacco “da occhi a cuore” (XD) per una ship che non apprezzi molto! *_____* Mi dispiace che la storia continui a sembrarti molto veloce, ma durante la stesura ho preferito non soffermarmi molto per paura che i capitoli risultassero noiosi da leggere per via delle introspezioni. Contro di me ha giocato molto probabilmente anche il fatto che questa fic non abbia avuto la solita genesi di tutte le mie fic, cioè scritta piccolo pezzo per piccolo pezzo e a fatica, ricontrollata e ampliata mille volte, ma che, come ho detto nel primo capitolo, si sia quasi scritta da sola. La storia era tutta lì nella mia testa, e veniva stranamente fuori in modo davvero semplice. È stata una cosa curiosa.

Mi rende comunque felice sapere che, nonostante la velocità, le emozioni che volevo sottolineare siano palpabili, e spero che continuino a denotare tutti i personaggi fino alla fine.

Riguardo volpe non posso che concordare con te: la sua “malvagità” era una delle basi della storia, caratterizzava Naruto in modo tormentato ed era ciò che lo rendeva interessante e “diverso” dal solito protagonista alla Jump, e vederla adesso in stile “amicona” mi ha deluso davvero tanto. :/

Ti ringrazio davvero tanto per la doppia recensione, non dovevi! (_ _) Spero che continuerai ad espormi le tue opinioni senza remore come hai fatto finora! Un bacio!

 

angelikawhite: Ciao! Sì, Hiashi è rimasto davvero colpito dalla confessione di Naruto. Ho immaginato che per un uomo come lui, che non dice mai nulla e si tiene tutto dentro, sentire qualcosa del genere dovesse essere una sorta di trauma. ^^ Sono contenta che l’incontro Sasuke-Naruto ti abbia riportato ai tempi passati, perché, alla fine, la loro relazione si basa proprio su ciò che è accaduto nel passato, quando erano bambini. Ti ringrazio davvero tanto per avermi comunicato che i personaggi ti sembrano naturali, mi rendi felicissima, perché è quello che cerco di raggiungere ogni volta che scrivo, cercare di far muovere autonomamente i personaggi. Spero davvero che la storia continui a piacerti, e ti ringrazio per le tue onnipresenti recensioni. Alla prossima!

 

ClaudiaUzumaki: oh, una nuova arrivata! Benvenuta, spero che la fic continui a piacerti fino alla fine! Addirittura i sette capitoli più attesi… Mi fai arrossire! *///* Ti ringrazio davvero tanto per la recensione, spero di ritrovarti al prossimo capitolo!

 

Rinalamisteriosa: ciao Katia! *____* Sì, purtroppo non sono stata tanto bene in queste ultime settimane, ma adesso va davvero molto meglio, non preoccuparti! Grazie mille per il pensiero! **

Sono contenta che la fic continui a piacerti, e che le scelte di trama ti sembrino azzeccate. In questa fic ho fatto interagire così tanti personaggi come non avevo mai fatto prima, e mi fa piacere sapere che ognuno riesca ad interpretare il ruolo che io ho immaginato per lui. ^^

Non ti scusare per la questione di Sakura, è colpa mia, dato che ho aggiunto soltanto alla fine quella frase sul suo destino! XD Comunque è come hai immaginato tu, è morta. Della squadra sette restano solo Sasuke e Naruto. Ritorniamo alle cose deprimenti, eh? XD

Spero davvero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! *____*

Grazie mille per la recensione, abbraccioni! <3


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Capitolo 5
*** 5 - La solitudine di chi ha qualcuno ***



Buon pomeriggio a tutti! ^^ Scusatemi per il ritardo, ma purtroppo il tempo che ho disposizione per aggiornare è sempre di meno. Senza indugiare oltre, vi lascio al capitolo, sperando che vi piaccia. In questo, sono stata un po’ cattivella, ma ancora molte cose devono succedere! ;D

Grazie di cuore a ClaudiaUzumaki, angelika e Katia per le splendide parole! Spero che la storia continui a piacervi e che vorrete farmi sapere cosa ne pensate!

 

Al prossimo capitolo! ^^

 

 

 

5 – La solitudine di chi ha qualcuno

 

Si guardò ancora una volta intorno per non pensare al fatto di essere seduto su un futon* matrimoniale: la stanza che Hiashi Hyuga gli aveva indicato per la notte era grandissima, o forse lo sembrava soltanto perché non conteneva che il futon e un piccolo mobile basso con un cassetto su cui aveva posato il suo kimono da cerimonia, ben felice di liberarsene e di indossare quello da notte bianco che aveva trovato sul letto. Non sapeva dove fosse suo padre, neppure dove fosse Hinata, che l’aveva salutato davanti alla porta circa un quarto d’ora prima lasciandolo da solo con i suoi pensieri.

Un futon matrimoniale. Cavolo. Come si erano affrettate all’improvviso le cose. Senza riuscire a non sorridere, si lasciò cadere sul letto con le braccia spalancate, sentendosi teso come lo era stato il giorno del combattimento contro Neji durante l’esame dei chunin. Per qualche motivo era da quando era arrivato in quella casa che non riusciva a rilassarsi: gli Hyuga sapevano essere davvero diversi da Hinata, a volte. Sospirò.

“È successo qualcosa?”

La voce di Hinata gli giunse inaspettata alle orecchie, facendolo balzare in piedi di scatto. La guardò: si era appena richiusa la porta alle spalle e lo stava fissando preoccupata. Gli occhi di Naruto si concentrarono senza motivo sui suoi capelli di nuovo liberi sulle spalle, sul suo yukata bianco stretto in vita, sulle sue gambe scoperte fin da sopra il ginocchio. Scosse la testa, incredulo.

“Mi chiedevo soltanto dove fossi.” replicò alzando nervosamente le spalle.

La kunoichi prese a camminare verso il futon con un sorriso colpevole.

“Scusami se ci ho messo un po’, ho fatto il bagno… Vuoi farlo anche tu?”

“No, non preoccuparti. Sto bene così.” replicò lui con un sospiro, felice di non dover per forza affondare tra acqua e bollicine profumate: voleva soltanto stare con lei dopo una giornata in cui erano stati sempre uno accanto all’altra, ma non si erano quasi neppure potuti sfiorare. “Approfittiamone per stare insieme, oggi è andata così…” aggiunse poi scrollando le spalle. Hinata gli sorrise e gli si sedette accanto.

“Mi dispiace davvero, non volevo che il nostro matrimonio andasse in questo modo.”

“Non preoccuparti, l’importante è avercela fatta, no?”

Naruto disse quelle parole in tono leggero, come se finalmente l’ansia che l’aveva oppresso tutta la giornata fosse scomparsa improvvisamente. Sollevò una mano e sfiorò lentamente i capelli di Hinata per tutta la loro lunghezza, dalle orecchie alla schiena e le sorrise in silenzio, sentendosi soltanto un pochino in imbarazzo. Il suo stomaco aveva cominciato a contorcersi.

La kunoichi gli lanciò uno sguardo indagatore con le labbra diritte, improvvisamente seria: aveva capito perfettamente le sue intenzioni, perché era quello che desiderava anche lei. Senza darsi neppure il tempo di pensarci, si sporse sulla spalla di Naruto, costringendolo a cadere di schiena sul futon, e gli scivolò addosso.

Lo shinobi ingoiò tutta la saliva che gli si era formata in bocca e ribaltò di scatto le posizioni: in quel momento era Hinata ad essere distesa sul futon sotto di lui, toccava a lui prendere l’iniziativa.

Sciolse lentamente il nodo del suo yukata cercando di non prestare attenzione al fatto che gli stavano tremando le mani e lo sfilò aiutato da lei, posandolo di lato al futon. Si spogliò a sua volta.

I seni di Hinata, bianchi e tondi, erano un richiamo magnetico: vi posò sopra una mano e ne strinse uno, ma Hinata non riuscì a trattenere un gridolino che lo catapultò fuori dallo stato di trance che l’aveva guidato fino in quel momento. Le aveva fatto male. Voltando la testa di scatto per non guardarla negli occhi, allontanò la mano dal suo seno e la strinse forte nell’altra. Aveva quasi ceduto all’impulso di fare l’amore con lei senza neppure pensare alle conseguenze, era ignobile.

“Naruto?” La mano di Hinata gli sfiorò dolcemente la guancia e la sua voce si fece dispiaciuta. “Perdonami, non sono riuscita a trattenermi. Non mi hai fatto male. Possiamo continuare, se vuoi.”

“Non posso.”

Lo shinobi aumentò la distanza tra di loro sedendosi a gambe piegate sul ciglio del futon.

“Perché?”

Come se all’improvviso si vergognasse di mostrarsi nuda davanti a lui, Hinata recuperò uno degli yukata e se lo gettò malamente sul corpo per coprirsi. Naruto le lanciò uno sguardo fugace, malinconico: quella magia che aveva sentito fino a pochi secondi prima tra di loro sembrava non essere mai esistita, ed era certo che qualcosa tra di loro si fosse spezzato a causa sua. Non riusciva a combinarne una giusta, anche quando pensava prima agli altri che a sé.

“Tra poco più di due mesi morirò.” le disse come se lei non fosse a conoscenza di quella questione. “Tu… Tu resterai da sola. Se noi… Se noi continuassimo potrebbe nascere un bambino, sarebbe costretto a vivere senza padre, e sarebbe orrendo sia per lui che per te… Io non voglio.”

Già centinaia di persone avevano perso i loro cari in guerra, in missione, oppure non li avevano mai conosciuti e Naruto non voleva che potesse accadere lo stesso a suo figlio, non quando lui stesso aveva vissuto in prima persona il dolore della solitudine.

Hinata respirò profondamente per ricacciare indietro la tristezza, in silenzio, e appoggiò la testa sulla sua spalla, cercando di aumentare il più possibile il contatto con Naruto.

“Io… Vorrei davvero fare l’amore con te.” le disse lui voltandosi leggermente per guardarla, sperando che quelle parole potessero essere abbastanza per scusarsi. La kunoichi chiuse gli occhi: si sentiva in pace, tranquilla come non lo era mai stata prima. Niente era cambiato tra di loro, anzi, si erano avvicinati ancora di più scoprendo ulteriormente i proprio sentimenti. Il sesso non significava nulla, non si erano sposati con quell’intento, ma con la promessa di stare per sempre insieme. Però lo aveva fatto soffrire allontanandosi dalla strada che avevano deciso di percorrere, permettendo al suo passato di sofferenza di riaffiorare. Lo guardò dispiaciuta.

“Sono stata imprudente e insensibile nei tuoi confronti. Puoi perdonarmi?” mormorò cercando di ricacciare indietro le lacrime, ma non ci riuscì e abbracciò Naruto un attimo prima di singhiozzare, nascondendo la testa sul suo ventre. “Mi dispiace, sono-”

Lo shinobi la zittì passandole le mani attorno alla schiena e stringendola così forte a sé da toglierle il fiato.

“Dormiamo così, ok?” suggerì e si distese sul futon con lei, senza lasciarla andare: voleva portarla con sé dovunque sarebbe finito nei suoi sogni.

 

Naruto aprì gli occhi di scatto, come se avesse ricordato all’improvviso una cosa importante, sentendosi le braccia troppo leggere. Hinata dormiva accanto a lui dandogli la schiena e non c’era più traccia dell’abbraccio in cui si erano addormentati. Deluso, allungò la mano verso di lei, ma si fermò a mezz’aria senza neppure sfiorarla, ricordandosi all’improvviso di quando, durante la notte, Hinata l’aveva svegliato, imbarazzatissima, per chiedergli di dividersi perché le faceva male il braccio che sosteneva la sua schiena. Lui aveva acconsentito con una risata e le aveva accarezzato il braccio dolorante finché non si erano addormentati di nuovo.

Sentendosi di umore nettamente migliore rispetto ai minuti precedenti, si sollevò dal futon senza cercare di far rumore e si rivestì con gli abiti da cerimonia del giorno prima, perché Hinata si era addormenta con il suo yukata addosso. Si rese conto che non sapeva cosa altro fare, perché non era a casa sua, allora ritornò accanto al futon per stendersi di nuovo, ma Hinata lo guardò dal basso all’alto con un sorriso, gli occhi assonnati e i capelli scompigliati.

“Ben svegliata!” esclamò inginocchiandolesi accanto tutto contento “Per fortuna ti sei svegliata, non sapevo bene cosa fare!”

La kunoichi si lasciò scappare un risolino e si alzò, sistemandosi per bene lo yukata per non restare scoperta.

“Vuoi fare un bagno?”

“Ok.”

“Vieni, te lo preparo. Riordinerò più tardi.”

“Non preoccuparti, non ho fretta.”

“Grazie.”

Hinata sbatté e ripiegò le coperte, espose il futon al sole sulla verandina per farlo arieggiare e lo guidò ancora una volta tra i corridoi intricati di casa Hyuga. Era certo che non sarebbe stato in grado di orientarvisi neppure se fosse vissuto cent’anni.

“Eccoci! Però credo che sia occupato, mi dispiace. Buongiorno, padre. La vasca è occupata?”

Incontrarono Hiashi proprio davanti alla porta dietro la quale Hinata aveva detto esserci il bagno. L’uomo li guardò con uno sguardo incomprensibile come al solito e Naruto si affrettò ad inchinarsi, ma deglutì rumorosamente quando gli parve che l’uomo stesse indugiando più del dovuto sullo yukata indossato da Hinata, chiaramente più grande dei suoi soliti vestiti.

“Minato-sama sta facendo il bagno.”

“Capisco. Avevo proposto lo stesso a Naruto-kun.”

“Mi dispiace, dovrà attendere.”

“Non c’è problema, davvero.”

Lo shinobi esibì uno dei suoi soliti sorrisi senza riuscire a non agitarsi, ma Hiashi distolse quasi subito l’attenzione da lui.

“Hinata, puoi venire un attimo?”

La kunoichi annuì con la testa, chiese a Naruto: “Puoi aspettarmi qui?” e, alla sua risposta affermativa, si allontanò con il padrone di casa. Naruto sospirò per scaricare la tensione e indugiò dietro la porta per qualche minuto, camminando avanti e indietro, poi, ben attento che nessuno lo stesse osservando, si infilò nella stanza da bagno in silenzio. Non vedeva l’ora di rivedere un viso amico.

“Papà, sono io!” esclamò stringendo gli occhi per vedere attraverso il fumo che riempiva la stanza.

“Naruto?” chiese Minato affacciandosi dal bordo vasca. Lo shinobi gli sorrise e, liberatosi velocemente dei vestiti, si immerse nella vasca con lui. L’acqua era caldissima e piacevole. Si lasciò scivolare fino a metà viso e soltanto allora si sentì davvero rilassato.

“Dove hai dormito?”
“In tutta sincerità, non saprei dirti.” replicò l’uomo trattenendo a stento un sorriso. “Questa casa sembra un labirinto in confronto al nostro appartamento. Però ho dormito molto bene. Tu?”

“Anche.”

Naruto non indugiò oltre sul quell’argomento per non riportare a galla i ricordi dolorosi della nottata, ma ormai la sua mente aveva già deviato in zone che non voleva visitare e gli tornò in mente che, da quel giorno, sarebbero cominciati i giorni in cui avrebbe visto Hinata poco e niente. Ormai lei era il  capo del clan. Minato si accorse subito che Naruto era diventato triste e sospirò, riuscendone ben ad immaginare il motivo.

“Se vuoi, puoi restare a vivere qui. Non preoccuparti per me. Nel contempo potrei-”

“Io non ti lascio.” disse Naruto immediatamente, senza battere ciglio. Non ci aveva pensato neppure un secondo. Felicissimo, ma malinconico allo stesso tempo, l’uomo scivolò lentamente sott’acqua per nascondere le lacrime che sentiva spingere contro gli occhi: non voleva mostrarsi debole di fronte a colui che gli aveva dato la forza di ritornare sotto forma di morto per salvarlo, suo figlio.

 

 

Note dopo la lettura:
Il futon è il letto giapponese, quello che si stende per terra e si ripiega quando non serve più. 


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Capitolo 6
*** 6 - Non lasciarlo morire ***



Hey there Delilah
I've got so much left to say

 

(Hey there Delilah – Plain White T’s)

 

 

6 – Non lasciarlo morire

 

Hinata annodò la cintura del suo kimono dietro la schiena con non poca difficoltà, dato che non riusciva a capire bene dove fosse la metà. Suo padre aveva insistito che all’adunata di tutti i capoclan ordinata dall’Hokage per discutere la questione di Naruto lei indossasse un abito che avesse il segno degli Hyuga ben visibile dietro la schiena.

Aveva già incontrato l’Hokage in veste ufficiale alcune volte, ma sarebbe stata la prima volta davanti agli altri capoclan come primo rappresentante della famiglia Hyuga. Si sentiva ansiosa, molto più degli ultimi tempi. Con un sospiro, si rese conto di non sapere neanche se Naruto sarebbe stato presente. Era dal giorno precedente che non lo vedeva: il ragazzo era passato a trovarla, ma la sua presenza era stata sfuggente come al solito. Più la sua morte si avvicinava, più lui sembrava allontanarsi dal mondo reale, sorrideva raramente, era più silenzioso del solito, spesso non si riusciva a capire cosa gli passasse per la testa. Faceva quasi paura.

Ormai mancava soltanto un mese. Hinata si pentì per l’ennesima volta di non riuscire a passare più tempo con lui, perché era certa che Naruto avesse un disperato bisogno di compagnia, di chiacchiere, di svago, ma tutti gli avvenimenti si stavano accavallando in una spirale senza fine. Gli impegni con il clan, il fatto di non vivere sotto lo stesso tetto, l’avvicinarsi della fine, la paura di restare da sola la tormentavano, convincendola quasi di non poter guardare più negli occhi Naruto. Poi, però, ogni volta che lo rivedeva, il suo viso spento, le sue braccia che la avvolgevano la convincevano del contrario. Molte volte aveva finto di analizzare i documenti del clan alla presenza di Naruto, ma in realtà avevano fatto tutt’altro, ben consapevoli che era uno dei pochi momenti in cui potevano restare davvero da soli. Spesso si ritrovava a pensare che, se lei non fosse stata la primogenita degli Hyuga e se Naruto non fosse stato la forza portante della volpe, avrebbero vissuto in una casa piccola, in modo umile, ma sarebbero stati sicuramente felici. Tuttavia, essere capoclan rappresentava la più grande delle responsabilità, quella di proteggere gli altri, e lei non vi sarebbe mai venuta meno, nemmeno nei confronti di Naruto.

Avrebbe fatto qualunque cosa per salvarlo.

 

“Salve, Hinata-san. Naruto ti manda i suoi saluti.”

Il quarto Hokage le sorrise, accennandole con la mano di occupare il suo cuscino, e la kunoichi si chinò verso di lui per ringraziarlo, poi prese posto. L’uomo le si sedette accanto. Molti dei posti degli altri capoclan erano ancora vuoti, anche l’Hokage mancava. Approfittando di quella inaspettata intimità, Hinata sussurrò senza voltarsi verso Minato: “Come sta Naruto-kun?”

Non ci fu bisogno di guardarlo per accertarsi che l’uomo aveva stretto tristemente le labbra.

“Purtroppo, come al solito. Non mangia quasi per niente, è sempre con la testa da un'altra parte… Non vuole vedere nessuno. Esce soltanto per venire a trovare te e Sasuke Uchiha.”

La kunoichi abbassò lo sguardo, angosciata. Avrebbe voluto essere con Naruto, stringergli la mano, spronarlo a lottare come soltanto lui avrebbe saputo fare, ma i suoi occhi si fermarono di scatto sulla sua mano vuota facendole scappare un singhiozzo. Non voleva restare sola per nulla al mondo, voleva salvare Naruto a tutti i costi.

“Hokage-sama, esiste un modo per poter parlare con la volpe a nove code? La prego, mi risponda sinceramente!”

Incapace di trattenere la disperazione, Hinata si voltò per guardarlo negli occhi. L’uomo ricambiò il suo sguardo sorpreso, con gli occhi neri spalancati e senza parole.

“Hinata-san, tu…”

“Non voglio che Naruto-kun muoia!” esclamò la kunoichi senza riuscire a trattenere le lacrime. Qualche capoclan si voltò verso di lei, stupito, ma immediatamente le lacrime furono asciugate e restò soltanto uno sguardo combattivo e pronto a tutto che Minato non aveva mai visto sul suo viso.

“Io… Io ho sigillato un poco del mio chakra assieme al chakra della volpe dentro Naruto prima di morire, ed in questo modo ho potuto incontrarlo, ed insieme ho incontrato anche lei…” spiegò con cautela, timoroso del fatto che le sue parole potessero scatenare reazioni non desiderabili. “C’è  bisogno di un chakra adatto, e della capacità di manovrare il sigillo che tiene bloccata la volpe dentro Naruto…”

“Lei ne è capace, non vero?”

“Sì, ma-“

Minato si interruppe, certo che Hinata avesse qualcosa da dirgli, ma la conversazione morì in quel momento. Forse aveva sbagliato a rivelarle tutte quelle informazioni. Le lanciò uno sguardo di sottecchi, attento a non farsi scoprire, ma la kunoichi ormai non faceva più caso a lui, persa tra i suoi pensieri. I suoi occhi, però, non avevano mutato espressione.

“Vi prego di prendere posto, abbiamo indugiato fin troppo!” esclamò improvvisamente l’Hokage entrando nella stanza, e tutti si sedettero interrompendo il vociare. “Qualcuno ha qualcosa da dire prima di cominciare?”

Un capoclan che Hinata non conosceva alzò la mano per chiedere il permesso di parlare e si alzò in piedi.

“Perché è presente anche il quarto Hokage?” chiese rivolto a nessuno in particolare. “Essendo il padre di Naruto Uzumaki, potrebbe non operare nell’interesse del villaggio, ma in quello di suo figlio.”

Minato sorrise amaramente, colpevole.

“Ha ragione. Però sono l’unico ad essere a conoscenza di ogni singolo dettaglio sulla volpe a nove code. Prometto di operare come se Naruto non fosse mio figlio.”

Sconvolta da quelle parole, Hinata sentì le gambe cominciare a formicolarle, desiderose di andare il più lontano possibile da quei capoclan disinteressati a Naruto. Come potevano anche soltanto pensare quelle cose dopo che Naruto li aveva salvati due volte dal nemico? Erano spregevoli. Nessuno di loro pensava alla vita di Naruto, troppo concentrati sulla propria. Non avrebbero fatto nulla per salvarlo. Ma non era importante, lei avrebbe fatto qualunque cosa per non lasciarlo morire. Il quarto Hokage sapeva manovrare perfettamente i sigilli, lei era una Hyuga e aveva un ottimo controllo del chakra: poteva dare la vita per lui. Soddisfatta, riuscì finalmente a respirare normalmente. Poteva sopportare quel concentrato di ipocrisia senza fare una piega, poteva sorridere: Naruto non sarebbe più morto. Doveva soltanto formulare un piano.

 

“Naruto-kun!”

Hinata gli corse incontro con un sorriso e si fermò di scatto davanti a lui, prendendogli una mano con fare imbarazzato: Minato li stava guardando. Senza pensarci, Naruto la strinse a sé. Gli mancavano soltanto poche settimane di vita, doveva approfittare di ogni momento. Affondò la testa nella sua spalla senza dire nulla, ascoltando il corpo di Hinata muoversi al ritmo del suo stesso respiro.

“Com’è andato l’incontro?” le sussurrò, desideroso di sapere qualcosa di più sul suo destino. La kunoichi replicò senza sembrare preoccupata: “Come al solito. Ci stiamo tutti impegnando al massimo.”

Naruto annuì con un verso indefinito. Poteva continuare a mentire senza sentirsi a disagio, perché ce la stava mettendo davvero tutta per salvarlo.

“Puoi restare a dormire qui, stanotte?”

“Mi piacerebbe molto. Però devo prima fare rapporto a mio padre.”

“Vuoi che ti accompagni?”

“Non preoccuparti. Sarò veloce, così posso preparare anche la cena. Cosa preferisci?”

“Ramen.”

“Ramen.” ripeté Hinata con un sorriso, a conferma. Sollevò il viso verso quello di Naruto e lo baciò velocemente su una guancia, facendo per andarsene, ma lui non aprì le braccia e posò le labbra sulle sue senza dare segno di volerla lasciare andare. Dopo un poco la liberò dall’abbraccio e le sorrise come non faceva da mesi, facendole sobbalzare il cuore nel petto.

“Torna presto, sto morendo di fame!”

“Sì!”

 

“Hokage-sama, la prego, soltanto lei può aiutarmi!”

Era l’ennesima volta che Hinata ripeteva quelle parole, ma l’espressione di Minato non era mai diventata condiscendente. La kunoichi chinò ancora di più la testa, quasi facendole sfiorare il tavolo, e l’uomo replicò: “Te l’ho già detto, non potrei mai. Metterei in pericolo la tua vita. Non posso fare questo a Naruto, mi sembrerebbe di tradirlo.”

“Lei ha giurato di operare come se Naruto-kun non fosse suo figlio!” esclamò Hinata sollevando leggermente la testa per guardarlo negli occhi, combattiva “La mia proposta salverebbe sia lui che il villaggio! E’ ciò che tutti desiderano!”

“Ma potrebbe non salvare te. Potrebbe non funzionare.”

“Funzionerà, ne sono certa. Lei è il migliore nell’arte dei sigilli!”

Minato sorrise stancamente.

“Un complimento non mi farà cambiare idea. Avevo già pensato all’eventualità di riformulare il sigillo, ma in queste condizioni posso fare ben poco. Forse non riuscirei neppure a fare ciò che mi hai chiesto.”

“Almeno proviamoci.”

“So che sei una Hyuga, ti ho vista combattere, hai un ottimo controllo del chakra, ma potrebbe non bastare. Io potrei non esserne in grado.”

“Se non vuole aiutarmi, allora mi insegni la tecnica del sigillo!”

La kunoichi lo guardò, l’espressione grave, ma umile, e Minato scosse la testa, sconfortato.

“Se Naruto lo sapesse, mi direbbe di non fare quello che mi stai chiedendo.”

“Non glielo dica, la prego.”

“Credi che Naruto sarebbe soddisfatto di sapere che potresti morire al suo posto?”

Hinata non rispose. Spostando lo sguardo si disse mentalmente di no, Naruto avrebbe sofferto quanto lei se lui fosse morto, ma lei non lo avrebbe lasciato accadere. Non avrebbe fatto morire Naruto. Piuttosto avrebbe dato la sua vita.

“Sono pronta a morire per Naruto-kun, anche a farmi odiare da lui per questo motivo.” mormorò abbassando lo sguardo, poi chinò di nuovo la testa. “La prego con tutto il cuore, mi aiuti!”

Sembrava davvero convinta di quello che aveva detto, non avrebbe fatto marcia indietro, Minato glielo lesse negli occhi. Riusciva a capirla perfettamente, perché lui stesso aveva dato la vita per suo figlio, aveva sigillato in lui la volpe accettando il rischio di essere detestato a morte per le sue azioni, ma era stato felice fino all’ultimo, perché sapeva di avergli permesso di vivere. Lui e Hinata erano molto più simili di quanto avesse mai potuto immaginare, anche Hinata aveva dovuto decidere se essere donna o ninja, e aveva fatto la sua stessa scelta perché prima era stata una donna, perché aveva amato. Naruto avrebbe sofferto ancora, ma ormai era un uomo e forse questa volta sarebbe riuscito a comprendere il motivo di quel sacrificio, a vivere più serenamente.
“Farò quello che posso.” acconsentì Minato con un rapido cenno del capo. Hinata scoppiò in lacrime in silenzio, piena di riconoscenza.
“Grazie, grazie di cuore!” mormorò cercando di asciugarsi le lacrime, ma i suoi occhi non volevano saperne di smettere di piangere. Avrebbe voluto stringergli le mani.

 

If every simple song I wrote to you
Would take your breath away
I'd write it all

(Hey there Delilah – Plain White T’s)

 

 

 

 

 

 

 

Note dopo la lettura:
Cominciano le difficoltà per Hinata, che deve conciliare, come le ha gentilmente (?) ricordato il capoclan unnamed, il suo interesse e “la ragion di Stato.” Il momento X si avvicina e tutti si stanno un po’ lasciando andare, ma spero che questo capitolo vi sia piaciuto comunque, anche se è deprimentissimo. XD Ringrazio di cuore coloro che stanno continuando a seguire questa storia, nonostante gli aggiornamenti lentissimi, in particolare ClaudiaUzumaki (non posso farti spoiler, I'm sorry :D) e Athalfuns per le recensioni allo scorso capitolo. Per rispondere agli appunti di quest’ultimo (che ringrazio molto per la sua sincerità ^^), su Minato, purtroppo, non posso dire nulla, altrimenti dovrei rivelare particolari della storia che non si sono ancora visti (continua a leggere e vedrai che succede ;D), per quanto riguarda Kurama, il suo ruolo “cattivo” è funzionale alla storia per una serie di motivazioni, per il fatto di essere l’unica a poter uccidere Naruto “dall’interno” dopo che la guerra ha cercato di ucciderlo dall’esterno, ma, soprattutto, perché è la figura che meglio rispecchia, a mio parere, quello del dio presente nel mito scelto per il contest a cui dovevo ispirarmi. Mi fa piacere che, nonostante ciò, tu abbia intenzione di continuare a seguire questa storia. ^^

Ringrazio di cuore chiunque deciderà di lasciarmi un parere: ho lavorato molto su questa fic e per me è davvero importante.

 

Al prossimo capitolo!

 


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Capitolo 7
*** 7 - Sigillo ***



Even more in love with me you'd fall

 

(Hey there Delilah – Plain White T’s)



7 - Sigillo

 


“Bentornato!”
“Hinata?! Cosa ci fai qui?”
Naruto sorrise largamente non appena vide la kunoichi e le corse incontro. Stava cucinando. Le posò una mano sulla spalla e vi si sporse oltre con la testa per poter guardare l'interno della pentola.
“Cosa stai preparando?”
“Le verdure per il contorno. Ho già preparato il riso per la cena.”
“Ah.” commentò Naruto un po' deluso, strappandole un sorriso. Fosse stato per lui, avrebbero mangiato ramen a colazione, pranzo e cena. “Com'è andata la giornata?”
“Bene. Oggi mio padre mi ha anche liberato prima del solito.” Era una bugia: nel pomeriggio aveva discusso con lui perché gli aveva chiesto di andare via prima, ma l'uomo le aveva negato il permesso, dicendole che negli ultimi tempi stava dedicando poco tempo ai suoi doveri di capoclan. Hinata aveva sostenuto che lei si stava impegnando al massimo, gli aveva ricordato anche che alla morte di Naruto mancavano soltanto tre settimane, e l'aveva visto guardarla a disagio. Detestava dover discutere con suo padre, perché affrontarlo era difficile ed i suoi argomenti erano sempre ragionevoli, perché riguardanti la sicurezza del clan, e si sentiva sempre inadeguata. Hiashi era rimasto in silenzio per un poco, poi le aveva ordinato: "Recupererai il tempo perso stanotte." liberandola. Era stato un sollievo. “Tu, invece? Sei andato a trovare Sasuke-kun?”
Il viso di Naruto si fece improvvisamente triste.
“Continua a non parlarmi. Mi chiedo se mi rivolgerà mai la parola prima che io-”
“Lo farà!” esclamò la kunoichi girando la testa per guardarlo. “Ne sono certa.”
Naruto le sorrise, riconoscente. Hinata riusciva a consolarlo anche quando pensava che sarebbe stato meglio già lasciare tutto e morire.

“Vuoi stenderti accanto a me?”
Naruto batté leggermente la mano sul letto accanto a sé per invitare Hinata a sedersi, ma lei scosse la testa dispiaciuta.
“Oggi non posso restare a dormire, mi dispiace. Mio padre mi ha chiesto di tornare a casa.”
“Ah.” Lo shinobi la guardò, visibilmente più deluso di quanto lo era stato per non aver potuto mangiare ramen a cena, ma cercò di minimizzare: “Non preoccuparti, non fa niente, resterai domani!”
Hinata annuì e gli prese timidamente la mano.
“Se vuoi, posso restare con te finché non ti addormenti.” gli propose in un mormorio, e lui annuì con entusiasmo.
“Ti amo.” le sussurrò poco prima di addormentarsi, sorridendole e strappandole il cuore dal petto per l'ennesima volta. Hinata si riscoprì a respirare a fatica, a portarsi una mano al petto per cercare di calmare i battiti del suo cuore come le era accaduto quando aveva dodici anni e Naruto le aveva detto per la prima volta che lei gli piaceva. Respirò a pieni polmoni e lo guardò: dormiva tranquillo, a pancia in su, le braccia e le gambe spalancate. L'occasione perfetta. Sentendo il cuore battere di nuovo a mille, si recò in cucina cercando di non fare rumore per chiamare il quarto Hokage. Minato le aveva detto che per fare quello che aveva in mente avrebbero dovuto trovare il momento giusto, in cui Naruto fosse stato tranquillo, ignaro, e quella era certamente l’occasione che aspettavano. Si rese conto di essere pronta, di non avere paura. Si affacciò alla porta della cucina e bisbigliò: “Hokage-sama, la prego, può venire nell'altra stanza? É il momento!”
L'uomo sollevò lo sguardo dal giornale che stava leggendo ed annuì. Si alzò senza far rumore, come un morto, e la seguì in punta di piedi nella camera di Naruto, che non aveva cambiato posizione.
“Sei certa di volerlo fare?” le chiese per l'ultima volta, e Hinata annuì senza mostrarsi timorosa: aveva già deciso tutto da un pezzo. Minato sospirò e ripeté: “Come ti ho già detto, per via delle mie condizioni non ho abbastanza chakra per ripristinare il sigillo, ma si é indebolito a causa di tutte le volte in cui Naruto ha usato il potere di Kurama, quindi forse potrei riuscire a modificarlo. Ho pensato di inserire un poco del tuo chakra nel sigillo, ma dev’essere una quantità davvero minima per non mettere troppo in allarme la volpe. Questo, però, ti permetterà di incontrarla soltanto per poco. Ho intenzione di inserire il tuo chakra nel punto in cui avevo inserito il mio, ma non so quando apparirai nel subconscio di Naruto, perché non sappiamo come si comporterà la volpe, potrebbe accadere in qualunque momento.”
L'uomo si interruppe per riprendere fiato e fece un respiro profondo. Hinata annuì con la testa.
“Bene, cominciamo.”
Sollevò la maglia arancione che Naruto indossava e il sigillo che teneva bloccata la volpe troneggiò ai loro occhi come se fosse stato marcato con il fuoco. La kunoichi si accorse che le mani avevano preso a tremarle: quel sigillo la intimoriva. Rappresentava la fonte di tutte le sofferenze passate e presenti di Naruto, la sua maledizione infinita. Voleva liberarlo a tutti i costi.
Il quarto Hokage sollevò la mano destra all'altezza del petto e all'improvviso le sue dita risplendettero di piccole fiamme di chakra bluastro. Avvicinò la mano a Naruto.
“Non appena te lo ordino, posa le mani sul sigillo. Comincia a raccogliere chakra già adesso.” bisbigliò, poi posò le dita sui bordi del sigillo e chiuse gli occhi. Naruto non si mosse. Deglutendo, la kunoichi spalancò le braccia verso l'esterno e si concentrò per far confluire tutto il chakra verso le mani, sentendole appesantirsi mentre il resto del corpo si sgravava del peso. Si avvicinò lentamente al letto, in attesa e in silenzio, senza staccare gli occhi dal viso di Naruto per accertarsi che stesse ancora dormendo. Poi accadde tutto in un attimo: Minato ordinò quasi in un sibilo: “Adesso!”, lei posò le mani sul sigillo, il viso di Naruto si contorse per un momento che sembrò infinito, Hinata cadde in ginocchio, madida di sudore.
"Stai bene?" le chiese immediatamente Minato, preoccupato. La kunoichi annuì, e si alzò in piedi scostandosi i capelli dalla fronte: non si sentiva debole, né stanca, anche Naruto stava ancora dormendo. Sembrava che non fosse successo nulla. Sollevata, sorrise, e Minato la imitò.
“A vedere il sigillo, sembra che sia andato tutto bene. Non credevo di farcela.” sussurrò. Hinata osservò il sigillo: era leggermente mutato nel disegno, ma si trattava di modifiche quasi impossibili da notare. Ce l'avevano fatta. Mancava soltanto l’ultima battaglia.
“La ringrazio davvero di cuore, Hokage-sama, le devo la vita!” sussurrò Hinata inchinandosi profondamente. Sentì Minato sospirare.
“Spero che tu non debba darmela davvero.” mormorò lui, preoccupato.

 

La parte di lei che era dentro Naruto non l'aveva ancora richiamata a sé, e Hinata cominciava a sentirsi inquieta. Forse la modifica al sigillo non aveva funzionato, forse il cambiamento del segno del sigillo li aveva ingannati, ma il tempo continuava a scorrere imperterrito, lasciandole soltanto altri sette giorni di vita con Naruto. Sentiva di stare impazzendo, intrappolata in un vicolo stretto senza uscita. Naruto ormai non parlava più, chiuso nei suoi pensieri e in rari sorrisi che racchiudevano tutta la sua ineluttabile disperazione, la sua amarezza. A volte la abbracciava senza motivo per ore, e la kunoichi se ne stava in silenzio, bruciando di tristezza perché avrebbe voluto consolarlo, dirgli qualcosa, ma non sapeva cosa. La distanza tra di loro si stava acuendo proprio quando avrebbe dovuto essere inesistente. Si sentiva una fallita.
"Allora é deciso!" La voce dell'Hokage la risvegliò dai suoi pensieri, e la kunoichi si mise finalmente in ascolto: non aveva prestato attenzione neanche ad una parola che era stata detta in quell'ultimo incontro con tutti i capoclan. "In questa ultima settimana Naruto Uzumaki si trasferirà in un luogo fuori dal villaggio in cui io, Minato-sama e gli altri membri designati potremo meglio controllare la volpe."
Tra i presenti si alzarono mormorii generali di assenso: tutti erano finalmente soddisfatti, avevano messo al sicuro le loro vite e potevano ritornare ai loro affari con la coscienza pulita. Hinata fu la prima ad alzarsi per andarsene, indignata, ma il quarto Hokage sussurrò, fermandola: " Non puoi andare via, sei stata scelta per scortare Naruto, dobbiamo restare."
Incredula, la kunoichi riprese posto sentendosi le gambe pesanti: forse la fortuna non le aveva ancora del tutto voltato le spalle, avrebbe potuto trascorrere con Naruto le ultima ore della sua vita senza doversi preoccupare di suo padre o del suo clan, senza sentirsi ulteriormente in colpa.

 

 

Note dopo la lettura:
La prima scena di azione della fic! Spero che non faccia schifo! *corre a nascondersi XD*

Vi chiedo umilmente scusa per questo aggiornamento così tardo, ma l'università e il lavoro mi stanno davvero impegnando tantissimo. Spero, in ogni caso, che la fic possa continuare a piacervi e ringrazio di cuore coloro che hanno recensito lo scorso capitolo!  (_  _)

Alla prossima! :)




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Capitolo 8
*** Capitoli 8, 9 ed epilogo. ***



A thousand miles seems pretty far
But they've got planes and trains and cars
I'd walk to you if I had no other way

 

(Hey there Delilah – Plain White T’s)

 

 

8 - Morte

“Da oggi ci trasferiremo in un luogo segreto appena fuori dal villaggio, così saremo tutti al sicuro.” disse Minato cercando di sorridere. Naruto annuì con la testa, tentando di non far trasparire le proprie emozioni o di guardare Hinata negli occhi. In quel modo sarebbe stato ancora più difficile vederla, perché lei era sempre impegnata con i suoi doveri da capoclan. Però allontanarsi dal villaggio era l'unico modo per garantire l'incolumità di tutti i suoi abitanti.
“Potrò... Potrò almeno salutare per l'ultima volta Sasuke?” chiese a suo padre, e la sua voce, che non sentiva da moltissimo tempo, fuoriuscì dalle sue labbra come una straziante richiesta di aiuto anche se non lo avrebbe voluto. “Potrò vedere te e Hinata?”
La kunoichi, seduta accanto a lui, non riuscì a trattenere le lacrime, che presero a scenderle in silenzio sulle guance. Interpretandolo come un segnale negativo, Naruto abbassò la testa, prendendole la mano sotto il tavolo per far sì che quel gesto restasse intimo, loro.
“Non fa niente, non...” cercò di dire, ma le parole gli morirono in gola. Voleva piangere a sua volta.
“Io e Hinata-san saremo sempre con te, saremo la tua scorta.” disse Minato con un sorriso dolcissimo, consolatore, e Naruto si riscoprì a ridere senza averlo voluto. Si portò le mani al volto e si rese conto che stava anche piangendo. Senza smettere di ridere, li abbracciò uno alla volta, cercando di stringerli a sé il più possibile e di consolare Hinata che stava ancora piangendo come lui: sapere di poter trascorrere gli ultimi giorni in compagnia delle persone che amava di più gli aveva ridato un briciolo della felicità che aveva perso ormai da molto tempo.

A quella reazione, la kunoichi non riuscì a non sorridere di cuore. Avrebbe trascorso con lui ogni secondo di vita che avrebbe dovuto restargli, o che gli restava. Ormai stava cominciando a perdere la speranza di salvarlo. 

Ogni volta che calava la notte, Naruto se ne riscopriva sempre più impaurito, come un bambino. Aveva il terrore di distendersi sul futon e di addormentarsi e non svegliarsi mai più. Era scesa la notte già quattro volte da quando aveva lasciato la sua casa, ma era  stato sempre fortunato, era sempre riuscito a rivedere la luce del sole, il viso dei suoi cari, e con i suoi occhi. Quella sera, però, non riusciva a non sentirsi inquieto, aveva come un brutto presentimento. Strisciando i piedi, aprì la porta della stanza e chiese all'uomo che vi era di guardia di chiamare Hinata, poi si ritirò. Dalla finestra coperta per metà da una fitta tenda il chakra della barriera creata da suo padre, dall'Hokage e dai capoclan splendeva del riflesso della luce lunare. Doveva essere certamente invisibile all'esterno, per non provocare sospetti o disordini, ma lui riusciva a vederla perfettamente e si sentiva soffocare. Non avrebbe mai immaginato che sarebbe finita in quel modo.
“Naruto-kun?”
La voce di Hinata lo frustò all'altezza del petto, facendolo sobbalzare, ma poi Naruto si rese conto che era stata la sua stessa mano a battere sulla cassa toracica e a fare rumore. La guardò, ancora interdetto, e tentò di spiegare: “Non riesco a dormire. É una serata così bella... Vorrei tanto uscire a fare un giro!”
La kunoichi abbozzò un sorriso poco convincente.
“Magari domani.”
“Magari quando sarò stecchito.” sbottò lo shinobi senza riuscire ad arrabbiarsi sul serio. Sapeva di avere soltanto pochi giorni di vita, si sentiva debole perché non aveva quasi più chakra e non aveva voglia di litigare proprio con lei. Vide che Hinata sembrava mortificata e le fece segno di avvicinarsi a lui. Le sfiorò lentamente i capelli.
“Vuoi dormire con me?” le chiese cercando di assumere un tono di voce più umile e pentito possibile. “Mi dispiace, non volevo.”
Hinata arricciò piano le labbra, come se dovesse scoppiare a piangere da un momento all'altro, ma non lo fece, e lo abbracciò con foga cadendogli addosso, lasciandolo sconvolto.
Mancavano soltanto tre giorni alla morte di Naruto ed era stufa di prenderlo in giro, di continuare a ripetergli che doveva stare tranquillo, che non sarebbe accaduto nulla, perché non era vero: con lui sarebbero morti entrambi.

“Alzati!” ordinò una voce che non conosceva. “Non sarai davvero così debole!”
Hinata strinse le palpebre senza aprire gli occhi, cercando di pensare. Non si sentiva affatto stanca. Cosa voleva, allora, quella voce?
“Alzati!” ordinò ancora. La kunoichi obbedì: aprì gli occhi e fu accecata da una luce cupa e rossastra, si alzò a fatica in piedi, sentendosi meno in forze di quanto pensava. Si guardò intorno, rendendosi conto che il luogo in cui si trovava le dava una strana sensazione. Un déjà vu. Fece un passò; un paio di occhi gialli e maldisposti la fissò, infuriato. La volpe a nove code.
Hinata spalancò la bocca: era dentro Naruto. Si voltò, frenetica, per cercarlo con lo sguardo, ma la volpe occupava tutto il suo campo visivo. Ebbe bisogno di alcuni minuti per rendersi conto che il cercoterio la stava fissando attraverso una grata con un sigillo che si era quasi del tutto staccato. Allarmata, Hinata corse verso di lei.
“Tu chi sei?” tuonò la volpe schiacciando di più la testa contro le sbarre. “Cosa ci fai qui?”
Sembrava nervosa. Hinata abbassò lo sguardo sulla base della grata e ne comprese il motivo: Naruto, quasi completamente privo di vita, era inginocchiato malamente davanti a lei, il capo contro le sbarre e il braccio disteso nell'ultimo tentativo di sistemare il sigillo. Gli corse incontro, afferrandolo per evitargli di cadere e aiutandolo a distendersi. Respirava a fatica.
“Hinata, cosa-?” mormorò lui con voce strozzata. La kunoichi gli carezzò una guancia cercando di non cedere alla disperazione e alle lacrime, rassicurandolo, facendolo tacere per risparmiare ossigeno.
“Sono venuta a salvarti.”
Lo sguardo sconvolto di Naruto le diede la forza di guardare di nuovo davanti a sé, alla volpe, e di fare quello che aveva pianificato per settimane. Era la sua occasione, finalmente poteva dare la vita per colui che l'aveva salvata tantissime volte.
“Sono Hinata Hyuga, capo del clan Hyuga, e sono qui grazie all'intervento del quarto Hokage, Minato Namikaze-sama, che ha modificato il sigillo di Naruto-kun inserendo anche il mio chakra.” disse più tranquilla di quanto aveva immaginato di essere, senza smettere di accarezzare il viso di Naruto.
“Allora quel chakra che ho percepito era il tuo.” commentò Kurama con un sorrisetto sprezzante. “Hai un chakra davvero particolare, e devi averne anche un ottimo controllo per essere sopravvissuta dopo la modifica del sigillo. Perché sei qui? Cosa vuoi? Mi hai interrotto nel momento cruciale!”
Emise un verso furibondo che fece tremolare l'aria. Naruto tossì violentemente: restava poco tempo.
“Sono venuta ad offrirmi al posto di Naruto-kun. Lascia vivere lui, prendi il mio chakra. Fa’ quello che desideri con me, però lascia libero Naruto-kun.”
Naruto la fissò, sconvolto, sollevando di scatto la testa e scuotendola con forza.
“Hinata, no! Cosa diavolo-”
La volpe sovrastò la sua voce ruggendo con tutta la forza che possedeva.
“Devi essere impazzita se pensi che io possa ubbidirti, Hinata Hyuga! Il chakra di Naruto-”
“So che il mio chakra non é potente come quello di Naruto-kun, ma io ne ho un ottimo controllo! Se io fossi il tuo contenitore potresti possedermi a tuo piacimento! Sono una Hyuga, ho un ottimo controllo del chakra, l'hai detto tu stessa!”
HINATA!”
Gli occhi della volpe lampeggiarono per un attimo, minacciosi, poi il cercoterio scoppiò in una risata che quasi li assordò. 
“Sei furba, Hinata Hyuga... Ma sei altrettanto sincera?”
La kunoichi annuì con la testa, cercando di non abbassare lo sguardo verso Naruto, che continuava ad urlare il suo nome quasi senza più fiato in gola.
“Come puoi dimostrarlo?”
“Prendi metà del mio chakra! Anzi, lasciami soltanto quello che servirà per rifare il sigillo! Convincerò il quarto Hokage ad eseguirlo su di me non appena il mio chakra dentro quello di Naruto-kun si estinguerà. Però liberalo… Quante code ha, in questo momento?”
“Otto.” replicò la volpe senza smettere di sorridere. Hinata fu scossa da un tremito e cadde in ginocchio, sentendo che le lacrime le stavano bagnando il viso.
“Naruto-kun non é così, lui é buono, non farebbe del male a nessuno... Ti supplicò, accetta la mia proposta!”
L'ultimo urlo di Naruto rimbombò nell'aria per qualche secondo, acutizzato dal silenzio della volpe, poi tutto tacque. Lo shinobi chiuse gli occhi.
“Va bene. Lascerò libero Naruto, e Minato dovrà sigillarmi dentro di te. Se non lo farà, o se lo farà ma tu morirai, Naruto morirà comunque ed io sarò libera!” Il cercoterio sorrise in modo spaventoso, mostrando i lunghi denti. “Vieni qui. Dammi il tuo chakra. Te ne lascerò un quarto di quello che possiedi in questo momento. Spero che ti basti.”
Hinata carezzò per l'ultima volta la guancia di Naruto, sentendola più fredda di quando l'aveva sfiorata in precedenza, e si sentì per la prima volta disperata, senza via d'uscita. La salvezza di Naruto dipendeva tutta dalla sua vita.
“Non morirò.” promise a se stessa, allungando una mano verso la volpe e toccandola, sentendosi bruciare. Sentì il suo chakra essere risucchiato dal cercoterio in un decimo di secondo, svuotandola, poi si accasciò per terra senza neppure riuscire ad afferrare la mano di Naruto.

 

 


Our friends would all make fun of us
And we'll just laugh along because we know
That none of them have felt this way

 

(Hey there Delilah -  Plain White T’s)

 


9 - Vita

 

“Le code stanno diminuendo da sole!”
Conosceva quella voce: era il capitano Yamato.
“Bene! Allentiamo leggermente la barriera!”
Il quarto Hokage, Minato Namikaze. Hinata aprì leggermente gli occhi, aspettandosi di essere inondata dalla luce, ma tenebre battenti le impedirono di comprendere immediatamente cosa stesse succedendo.
“Ti sei ripresa! Come ti senti?” esclamò Ino Yamanaka accanto al suo orecchio, afferrandole un braccio. Hinata non ricordava neppure per quale motivo la kunoichi bionda fosse lì. Ah, sì, aveva preso anch'ella il posto di suo padre come capoclan, ed era stata messa a scorta di Naruto.
“Cos'è successo?” le chiese portandosi una mano alla testa, che aveva preso a pulsarle all'altezza della tempia. La portò all’altezza degli occhi: era piena di sangue.
“Non toccare!” la ammonì Ino. “Eri nel letto con Naruto prima che incominciasse a trasformarsi e sei stata colpita da lui e sbalzata via... Ma sei pazza? Correre un rischio del genere!”
Hinata si morse un labbro per non risponderle, sull'orlo delle lacrime. Avrebbe avuto così tante cose da dirle, ma era certa che lei non avrebbe capito. Nessuno aveva mai compreso i suoi sentimenti per Naruto.
“Lui... Lui non é quello che pensate voi.” riuscì soltanto a dire, perché poi la luce al centro della stanza che l'aveva leggermente rischiarata fino a quel momento divenne luminosissima di scatto e si spense. Il capitano Yamato sospirò, sollevato, ed esclamò: “É finita.”
Quella luce era stata emessa durante la trasformazione da Naruto, che ormai giaceva al centro della stanza. Senza riuscire più a controllare i propri movimenti, Hinata si alzò in piedi di scatto e corse verso di lui, chinandosi sopra al suo corpo. Respirava ancora, il suo cuore batteva. La volpe era stata di parola. Sollevata, senza considerare il fatto che tutti i capi degli altri clan la stessero guardando, si avvicinò ai due Hokage, ancora ansanti per la fatica, e sussurrò: “Ho parlato con la volpe. Ha promesso di salvare Naruto-kun se lei, Minato-sama, la sigillerà dentro di me.”
I due Hokage la fissarono, attoniti.
“Questo cosa significa?” tuonò l'Hokage, infuriato per non essere stato avvertito di quel piano, ma Minato non vi prestò attenzione.
“Per eseguire un sigillo del genere c'è bisogno di moltissima preparazione. Bisogna prima liberare la volpe, poi risigillarla in un'altra persona. Nessuno sa cosa potrebbe accadere nel contempo. Inoltre, per eseguire il sigillo bisogna sacrificare più di una vita.”
Hinata spalancò la bocca, accorgendosi di stare respirando appena.
“Io... Io volevo essere la sola a rischiare la vita.” mormorò con voce strozzata. Minato le sorrise amaramente.
“Anche chi effettua il Sigillo del Diavolo deve dare la vita.”
Era finito, era tutto finito. Nulla sarebbe più stato possibile per salvare Naruto. Lo aveva ucciso, aveva ucciso se stessa, aveva ucciso il villaggio donando altro chakra alla volpe. Si coprì il volto con le mani per poter piangere fingendo di avere intimità. Avrebbe voluto stringere Naruto a sé finché la morte non l'avesse portata via. Ormai tutte le voci intorno a lei erano soltanto un sottofondo inudibile, ma comunque fastidioso. 
“Sigillo del Diavolo!” disse Minato in un sibilo, rompendo quel muro, e la stanza tremò all'improvviso, avvolta ancor più dall'oscurità.
“Cosa vuole fare?” gli chiese l'altro Hokage con cautela.
“Quello che avrei dovuto fare dall'inizio.” replicò lui con voce attenta. Hinata si scoprì il volto: l'uomo stava eseguendo dei sigilli che non conosceva in rapida successione. “Io sono un morto, e i morti non possono vivere. Inoltre Naruto é il mio unico figlio, ed é dovere di un padre proteggere il proprio figlio.”
Lanciò uno sguardo fugace a Hinata, sorridendole per tranquillizzarla, ed annuì con la testa. “Io sono pronto, avvicinate Naruto a me perché possa immobilizzare la volpe!”
Il capitano Yamato guardò l'Hokage in cerca di una conferma, e l'Hokage annuì, ma Hinata aveva già afferrato Naruto per le spalle e aveva preso a trascinarlo con difficoltà verso il quarto Hokage prima che l’ordine fosse confermato. Non aveva idea di cosa lui volesse fare, ma la sua disperazione la rendeva certa che lui sarebbe stato in grado di salvare Naruto. Il capitano Yamato corse immediatamente in suo soccorso e la kunoichi poté così stringere la mano del ragazzo.
“Hinata-san, non giudicarmi male. É qualcosa di troppo difficile da spiegare, non credo che tu possa capirlo. Essere genitori è difficile. Ma ti ringrazio comunque per non esserti opposta alla mia decisione.” le disse Minato con un sorriso. “Prenditi cura di Naruto. Sono certo che soffrirà molto per questo... Credo di essere un pessimo padre, abbandonare mio figlio due volte...”
Il corpo svenuto di Naruto fu scosso da un tremito violento ed un potentissimo chakra arancione prese a fuoriuscirvi sotto forma di una palla infuocata.
“Questo non é soltanto il chakra della volpe, é troppo per me... Hinata-san, per favore, avvicina la mano, non aver paura. C'è del chakra identico al tuo mischiato a quello di Kurama, adesso te lo restituisco...”
La kunoichi avvicinò alla palla infuocata la mano temendo di vederla bruciare, ma ciò non avvenne. Sentì come una scarica elettrica percorrerla interamente dai capelli ai piedi quando il suo chakra mancante ricominciò a fluirle nel corpo. Era come se la sua forza fosse ritornata improvvisamente, sorprendendola. Annuì per rassicurare l'uomo e strinse più forte la mano di Naruto, cercando di infondergli calore.
“Grazie mille per aver deciso di farlo vivere.” sussurrò a voce bassissima per non farsi sentire da nessun'altro se non dal quarto Hokage. “É un onore per me far parte della sua famiglia.”
“L'onore è mio, Hinata-san. Non so bene cosa avessi intenzione di fare, ma toccava a me sin dall’inizio. Prenditi cura di Naruto.” ripeté Minato, poi si posò le mani sul ventre. Urlò; un sigillo uguale a quello di Naruto scintillò per un secondo nell'aria, poi scomparve, e l'uomo cadde con lui sul pavimento, senza vita.

 

Delilah I can promise you
That by the time we get through
The world will never ever be the same

 

(Hey there Delilah – Plain White T’s)

 

 

Note dopo la lettura:
È stato un sollievo per me poter rendere Minato di nuovo “umano”, arrivata a questo punto della storia. Il suo contributo è stato fondamentale per la trama, ma la sua figura era cresciuta a dismisura, la sua funzione doveva per forza esaurirsi, il cerchio doveva chiudersi. Ho pensato a lungo a come far terminare la vicenda, e alla fine ho convenuto che nessuno poteva tirare le somme meglio di lui. 

Mi è dispiaciuto molto dover far fare ad Ino la parte dell’ “insensibile”, ma, a mio parere, era l’unico personaggio che potesse essere messo in gioco per questa causa per via della sua personalità aperta e diretta.




Epilogo


Naruto aveva odiato suo padre per molto tempo per averlo abbandonato per la seconda volta, si era convinto che non avrebbe mai capito perché l'aveva fatto. Si era rifiutato di guardarlo negli occhi non appena era rinvenuto, non aveva partecipato al suo funerale, era diventato moltissime volte di cattivo umore se gli avevano parlato di lui. Non era andato a trovarlo per mesi, quasi per un anno. Poi era accaduto qualcosa che gli aveva cambiato la vita ed era riuscito ad immaginare ogni singolo pensiero che avesse attraversato la mente di suo padre quando aveva deciso di sacrificarsi ancora per lui.
Era bastato guardare lui negli occhi e tutto il mondo aveva preso a ruotare nella direzione opposta, o lui aveva preso a guardarlo da un'altra prospettiva. Hinata gli aveva detto che per lei era accaduto lo stesso, ma lo shinobi era certo che lei fosse già in grado di comprendere suo padre da molto tempo prima di lui. Arrivò alla fine del corridoio riscuotendosi dai quei pensieri che lo prendevano, puntuali, ogni anno in quel giorno particolare, e bussò all'ultima porta sulla destra.
“Hinata, io sono tornato, siete pronti?”
“Quasi! Vieni pure!”
Naruto abbassò la maniglia ed entrò. Hinata se ne stava in ginocchio accanto al futon arrotolato, già pronta. Gli sorrise. Accanto a lei, Hiro, il loro bambino, disegnava disteso sul pavimento a pancia in giù.
“Cosa stai disegnando di bello, Hiro?” gli chiese lo shinobi sedendoglisi accanto. Il bambino non alzò neppure la testa dal foglio, troppo intento a colorare.
“É un disegno per il nonno. Devo sbrigarmi!”
“Non preoccuparti, puoi darglielo quando vuoi!”
Hiro era amato da tutto il clan Hyuga, e Hiashi lo adorava, anche se cercava di non darlo a vedere per mantenere la sua immagine da uomo duro ed inflessibile. Tuttavia era cambiato moltissimo da quando aveva conosciuto il bambino: era diventato più permissivo, più affettuoso, e Hinata era contentissima di quella trasformazione che nessuno avrebbe mai osato neppure immaginare. Hiro aveva cambiato davvero le loro vite.
“Finito!” esclamò il bambino, entusiasta. Si mise seduto e consegnò
a Naruto il foglio su cui aveva disegnato con un sorriso. “É per il nonno! Ti piace, papà?”
Naruto osservò il disegno certo di scorgervi occhi bianchi e capelli scuri, ma dal foglio gli sorrise un uomo biondo con due macchie color cielo come occhi. Era suo padre Minato. Di certo era stata Hinata a parlare a Hiro di lui. Le passò una mano attorno al collo e sorrise, quasi con le lacrime agli occhi.
“Non credo che tu possa darglielo di persona, va bene lo stesso?” gli chiese. Hiro annuì.
“Ma perché?”
Naruto si grattò il mento, dubbioso su come affrontare quell'argomento.
“Beh, credo che la mamma ti abbia detto che il nonno non é qui con noi… Lui é in un posto da cui non può più tornare. Sono successe delle cose, ma ormai é tutto passato e possiamo soltanto andarlo a trovare al monumento degli eroi...”
“Mi dispiace per il nonno.” mormorò Hiro, improvvisamente triste.
“Anche a me.” Naruto lo guardò, la testa bassa e le labbra strette, e sentì di nuovo la voglia di proteggerlo ad ogni costo riaffiorare in lui, proprio come era accaduto quando aveva incontrato per la prima volta i suoi occhi. “Ma ormai é passato. É morto per salvarci ben due volte, come un eroe. Sai che ti dico? Cambiamo i programmi!” propose facendogli l'occhiolino “Niente più monumento degli eroi. Ti porto a conoscere la faccia di pietra del nonno al monte degli Hokage!”
“Davvero?” esclamò Hiro con un saltello. “Andiamoci subito!”
Hinata prese il bambino per mano.
“Mi raccomando, passa a salutare il nonno e poi andiamo!”
“Ok!”
Non appena Hiro fu scomparso nei corridoi della tenuta degli Hyuga, Naruto fece un lungo sospiro.
Hinata gli sorrise, colpevole.
“Mi dispiace avergli parlato di Minato-sama al posto tuo, ma Hiro non faceva che chiedermi di lui...”
Lo shinobi scosse la testa malinconico, perso di nuovo nei pensieri.
“Io avevo paura di parlargliene, di ricordare, ma non é stato brutto come pensavo. Sarà perché io...”
Contro ogni previsione, Hinata gli prese la mano e gli si avvicinò così tanto che i loro respiri si fusero. Tempo prima sarebbero entrambi arrossiti, ma ormai quel tempo era passato, erano andati avanti e si sentivano più che mai felici di quell'intimità.
“Non é colpa tua.” mormorò la kunoichi guardandolo negli occhi. “Minato-sama me l'aveva detto, essere genitori-”
Naruto si chinò su di lei e la baciò stringendola a sé, impedendole di parlare. Hinata gli aveva ripetuto quella frase mille volte, e non aveva più voglia di sentirla, voleva soltanto annegare quel ricordo in lei. Specialmente in quel giorno, in cui, un anno prima, non era nemmeno riuscito a dire addio a suo padre.

“Mamma, papà, cosa state facendo?”
La vocetta di Hiro li fece sobbalzare, e Naruto e Hinata si voltarono, scoprendo che a guardarli, oltre a loro figlio, c’era Hiashi.
"Dove state andando?" chiese l'uomo con il tono imperioso che mostrava il suo disappunto per qualcosa, in quel caso perché Naruto stava amoreggiando con sua figlia nel bel mezzo di casa sua.
Hinata impallidì e prese a mormorare: “Ecco, padre, noi...”
“Stiamo portando Hiro alla montagna degli Hokage a conoscere mio padre!” intervenne Naruto nervosamente. Hiashi restò per un po’ in silenzio, poi annuì con un’espressione meno severa del solito.
Era passato parecchio tempo da quando si erano sposati; alcuni ricordi erano svaniti, molte situazioni erano mutate, ma alcune cose, constatò Naruto, non cambiano mai: non sarebbe mai riuscito neppure a stringere la mano di Hinata e a non morire di paura davanti a suo suocero.    

 

 

Two more years and you'll be done with school
And I'll be making history like I do
You'll know it's all because of you
We can do whatever we want to
Hey there Delilah here's to you
This one's for you

(Hey there Delilah – Plain White T’s)

Fine

 

 

 

Note dopo la lettura:
Per questo ultimo capitolo, ho voluto alleggerire un po’ il tono (sperando di esserci riuscita) e ho cercato di dare un taglio veloce e “cinematografico” alla scena con il bambino.
La fine. Non mi sembra vero essere riuscita a scrivere una long di dieci capitoli. Grazie, mille grazie a Yume, Moko e Vale, le mie giudicie del cuore, per avermene dato la possibilità. Grazie di cuore a chi ha letto, a chi ha atteso con impazienza questo epilogo, a chi è comunque rimasto, nonostante tutto. Pianificavo di finire di postare questa fic lo scorso anno, ma alcuni problemi personali me l'hanno impedito, perciò, per farmi perdonare, posto tutti i capitoli mancanti insieme. ^^
Avrei voluto inserire altri personaggi, scrivere di altri avvenimenti, ma ormai quel che è fatto è fatto. Si è trattato del mio primo progetto "long" serio su questa serie, e per un po' credo anche l'ultimo XD Spero di essere riuscita a creare qualcosa che valga la pena leggere e ricordare un pochino. ^^

Vi lascio con qualche trivia altamente inutile, ma che completa l'universo alternativo che ho creato (se dovesse interessare a qualcuno! XD)

Adesso mi prenderò una bella pausa, magari mi dedicherò ad altri fandom, ma qualche altra NaruHina arriverà, perché ho alcuni contest da portare a termine... ;)

Alla prossima e ancora grazie,
Ayumi
 

Trivia

Dopo la guerra:

  • Sasuke è stato imprigionato per tutti i crimini commessi, così Karin.
  • Suigetsu è riuscito a scappare, come Madara, Jugo è morto per salvare Sasuke da un attacco.
  • Obito è stato sconfitto ed ucciso.
  • L’Hokage non è nominato mai nella fic perché non sono riuscita a decidere a chi far ricoprire la carica (ma forse è ancora Tsunade XD)
  • Shikamaru e Ino sono diventati capi dei rispettivi clan.
  • Tutti gli altri Hokage sono stati risigillati, tranne Minato.
  • Per il resto, sono tutti felici e contenti. XD



Questa splendida cascata di banner è stata fatta da Moko, che non ringrazierò mai abbastanza! Non sono bellissimi? *____*

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