Vivere e morire di Ayumi Yoshida (/viewuser.php?uid=34262)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 – Anime legate ***
Capitolo 2: *** 2 - Redivivo ***
Capitolo 3: *** 3 - Morto tra i vivi ***
Capitolo 4: *** 4 - Sansankudo ***
Capitolo 5: *** 5 - La solitudine di chi ha qualcuno ***
Capitolo 6: *** 6 - Non lasciarlo morire ***
Capitolo 7: *** 7 - Sigillo ***
Capitolo 8: *** Capitoli 8, 9 ed epilogo. ***
Capitolo 1 *** 1 – Anime legate ***
Note
dell'Autore:
Questa
storia ha cominciato a prendere forma nella mia testa non appena ho
letto per la prima volta la leggenda che ho scelto, trasformandosi
immediatamente in una sorta di what if del manga, perché,
immaginandola, mi ero
creata un intreccio e una conclusione tutta mia della guerra ancora in
corso.
Alcune vicende si distaccano dalla storia principale (ci sono state
delle mosse
di Kishimoto che non ho apprezzato e che continuo a non apprezzare,
purtroppo),
ma rappresentano il “come sarebbe dovuto andare” secondo me ed ho, per
questo,
deciso di non modificarle rispetto alle idee iniziali.
Potrei
tranquillamente dire che, a parte alcuni punti che ho trovato
particolarmente difficili e che ho dovuto riscrivere più volte prima di
essere
soddisfatta, questa fic si sia quasi scritta da sola (cosa che mi
capita molto
di rado XD), forse perché ho tentato di affrontarvi temi che mi stanno
molto a
cuore.
Spero
che si evincano dalla fic con tutta la forza che io ho cercato di
metterci per descriverli. Ho cercato di convogliare nella fic anche
l’idea di
artificiosità dei rapporti che spesso noi occidentali rimproveriamo ai
giapponesi,
ma che per loro è parte integrante della personalità.
È
d’obbligo ringraziare le giudicie
Moko,
Vale e Yume per avermi dato la possibilità di scrivere ancora di
Hinata e di Naruto, che amo così tanto, ma di cui riesco a scrivere
così poco, per la loro disponibilità, precisione e umanità. Come
faremmo senza di voi? :)
Mi
complimento con tutti i partecipanti, di cui non vedo l'ora di leggere
le fic (*___*) e auguro a chi si voglia addentrare nella mia
una buona lettura, sperando che non sia noiosa. Saranno dieci capitoli
pieni di avvenimenti, e questo primo capitolo ne è la dimostrazione.
Spero proprio che questa mia ultima fatica possa piacervi! ^^
Vivere
e morire
1 – Anime legate
A volte suo padre riusciva ad
essere così indirettamente
diretto.
Hashi la guardò, quello sguardo
particolare che Hinata
conosceva bene, ma che non riusciva a descrivere, e riuscì a farla
sentire
ancora una bambina.
“Padre…” esalò senza volerne
sapere di non balbettare, ma
l’uomo la interruppe immediatamente, leggermente a disagio: “Questa
faccenda mi
preoccupa alquanto. Ti ho scelta io stessa per guidare il clan, ma il
fatto che
tu sia da sola mi inquieta…”
Hinata annuì emettendo un verso
basso. Era sicurissima che
suo padre non avrebbe detto più una parola: nella famiglia Hyuga le
cose
andavano in quel modo, si parlava poco, si pensava molto e si agiva
ancor di
più; per cui tutte le cose dovevano esserle già chiare. Non riuscì a
non imbarazzarsi
nel pensare che suo padre, suo padre in
persona, le stesse chiedendo di trovarsi un marito, e che lo
stesse facendo
come se si trattasse di un fatto vitale. Probabilmente la vedeva ancora
troppo fragile
per stare da sola e voleva che qualcuno stesse al suo fianco per
proteggerla e
aiutarla. Per un momento il cuore le saltò dal petto, scoppiante di
gioia:
quella muta preoccupazione per lei, quell’affetto
valevano più di mille parole. Sentiva che i loro pensieri stavano
viaggiando
nella stessa direzione, che avevano pensato allo stesso volto,
appartenente
all’unica persona che potesse renderla felice. Naruto.
Hiashi aveva seguito con
interesse quello
scambio di promesse che i due si erano
fatti durante la guerra, dandosi forza a vicenda, e tutto si era fatto
all’improvviso più chiaro. Peccato che non fosse accaduto nulla di più.
Lui,
però, non poteva saperlo. A quel pensiero, Hinata si sentì di nuovo
triste,
come le accadeva ogni volta che ripensava a Naruto: dopo la guerra, le
cose non
erano andate affatto come aveva pensato. C’erano stati dei saluti,
qualche
parola, ma non era accaduto nient’altro. Inspiegabilmente, lui
continuava a non
fare nulla per chiarire quella situazione. Hinata aveva persino
cominciato a
pensare che quel gesto che lei aveva considerato la sua
risposta fosse stato dettato soltanto dall’atmosfera della
situazione. In quel momento, però, suo padre le aveva fatto capire che
forse
toccava di nuovo a lei fare la prima mossa. Certamente gli dei non
dovevano
essere donne, altrimenti non l’avrebbero messa in quella situazione.
“Padre… Se lo desideri, io
potrei…” mormorò a testa bassa, e
l’uomo annuì, guardingo. Aveva capito subito che c’era qualcosa che non
era
come avrebbe dovuto essere.
Se si voleva essere certi di
incontrare Naruto, c’era un
solo posto in cui doveva andare, Ichiraku, anche se, da quando era
finita la
guerra, si recava quasi con la stessa frequenza in prigione per fare
compagnia
a Sasuke. L’ultima volta che si erano incontrati, Hinata aveva notato
che
Naruto non sembrava più lo stesso: forse era stata soltanto una sua
impressione,
ma le sembrava che lui mangiasse con ancora più foga del solito, che
una strana
tristezza gli albergasse negli occhi. Quando se ne era accorta, si era
scoperta
inquieta, desiderosa di sapere cosa stesse succedendo, ma non aveva
avuto il
coraggio di chiedergli nulla. Forse era perché si stavano allontanando
sempre
di più.
Ormai triste, si fermò al di là
delle tendine che separavano
Ichiraku dalla strada. Riuscì a scorgere immediatamente la schiena di
Naruto,
seduto al bancone a mangiare come al solito. Si fece coraggio ed entrò,
scostando le tendine. Fu accolta dal “Buonasera!” di Teuchi e Naruto si
voltò
immediatamente per vedere chi fosse entrato, ancora con un bicchiere
tra le
mani. Visibilmente stupito di vederla, la salutò con un sorriso.
“Cosa ci fai qui?” le chiese.
Era un luogo insolito per lei,
che a stento usciva di casa da quando era finita la guerra, impegnata
in lunghi
dialoghi con suo padre sulle sue future mansioni. L’annuncio che
sarebbe stata
lei a diventare il nuovo capoclan degli Hyuga aveva stupito molti al
villaggio,
ma non Naruto: lui conosceva bene il valore di Hinata, e finalmente
anche suo
padre se n’era accorto.
“Vorrei parlarti.” replicò lei
a voce bassissima, sperando che
potesse udirla soltanto lui. Lo shinobi la fissò senza più l’ombra di
un
sorriso sul volto e annuì. Posò le bacchette di lato alla ciotola di
ramen
ancora mezza piena e, lasciate alcune monete sul bancone, si alzò,
pronto a
seguirla.
Teuchi li guardò, sconvolto: non era da Naruto alzarsi dalla sua sedia
prima di
aver svuotato completamente la sua ciotola di ramen.
Hinata lo salutò con un inchino
e si avviò lungo la strada.
Camminò per qualche minuto senza fermarsi, certa che Naruto la stesse
seguendo:
si sentiva nervosa. Aveva le viscere in fiamme e non aveva idea di dove
potergli parlare. All’improvviso, fu lui a fermarsi e a chiamarla,
invitandola
a sedere sul margine della strada dove si apriva uno spiazzo erboso con
un’aiuola. Hinata annuì e si abbassò sulle ginocchia; Naruto allargò le
gambe e
si lasciò cadere accanto a lei con un sospiro.
“Sono contento di vederti.”
disse guardando davanti a sé. La
ragazza gli lanciò un’occhiata di sottecchi, vedendolo rilassato come
non mai,
e si strinse le mani per infondersi coraggio. Lo chiamò, e lui si voltò
a
guardarla, facendola sentire leggera come zucchero filato: avrebbe
voluto stare
con lui per tutta la vita, voleva davvero dirglielo.
“Naruto-kun, io vorrei… Vorrei
starti accanto per se-”
mormorò sommessamente, sentendosi di nuova bambina mentre gli occhi di
lui si
spalancavano, tingendosi di un altro colore. Naruto la guardò e le
sorrise, sembrandole
lontano come non mai.
“Lo vorrei anch’io.”
“Allora… Allora perché non me
l’hai mai detto?”
Hinata si accorse che quelle
parole le erano sfuggite dalla
gola senza essere in grado di fermarle prima che arrivassero a lui:
erano mesi
che avrebbe voluto chiederglielo. Continuò a fissarlo cercando di
dissimulare
l’imbarazzo che la stava agitando nel profondo.
Naruto abbassò gli occhi con un
sorriso improvvisamente amaro.
“Tra qualche mese morirò. Come
avrei potuto dirtelo?”
Incredula, Hinata si strinse
forte nelle spalle: si sentiva
terrorizzata, e non riuscì a non allungare una mano verso quella di
Naruto,
afferrandola. Lui sollevò gli occhi, stupito, e ancora una volta si
rese conto
che Hinata sembrava mille volte più forte di lui. Capì di non essersi
sbagliato
durante la guerra, quando aveva compiuto quel passo che per lui aveva
significato mettersi a nudo di fronte a tutti. Non aveva più avuto il
coraggio
di parlarle, da quando l’aveva saputo. Si era sentito in colpa, certo
di averla
illusa, ma finalmente quel peso che continuava a schiacciargli lo
stomaco scomparve
di colpo.
“Me l’ha detto mio padre dopo
la battaglia. È per via di
Kurama, della volpe a nove code. Mi restano soltanto tre mesi di vita.
Non
volevo dirtelo per non legarti a me…”
“Io sono sempre stata legata a
te.” mormorò Hinata
avvicinandoglisi. Gli posò la mano libera sulla guancia, proprio come
aveva fatto
durante la guerra e Naruto la attirò a sé usando come perno quella
intrecciata
alla sua, abbracciandola.
“Mi dispiace.” mormorò
chiudendo gli occhi e cercando di
dimenticare ogni cosa, ma Hinata replicò: “Non importa. Questo momento…”
S’interruppe, fremente, al
sussurrò di Naruto: “Allora
sposami.” trovando soltanto la forza di stringerlo più che poteva. Se
non si
fosse aggrappata a lui, sentiva che sarebbe potuta morire per la
felicità.
Hey there
Delilah
What's it like in New York City?
I'm a thousand miles away
But girl, tonight you look so pretty
(Hey there Delilah – Plain White T’s)
Note
dopo la lettura:
Questo incontro tra Naruto e Hinata è stato davvero difficilissimo da
scrivere!
Ci avrò pensato su almeno una giornata intera, e spero di averlo reso
al
meglio. ^^
Ho pensato di dare a Hiashi una caratterizzazione diversa rispetto a
quella che
c’è di solito nel fandom, in cui lo si dipinge “cattivo” verso Hinata.
Ormai la
guerra è finita, Hiashi ha riconosciuto il valore di Hinata – come si è
visto
anche nei capitoli dopo il 615 – e vuole per lei il meglio. ^^
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Capitolo 2 *** 2 - Redivivo ***
cap2 NaruHina
Buonasera.
No, non sono morta, e questa fic continuerà. :)
Purtroppo questo periodo non è proprio bello per me ed è stato
difficile essere
su Efp. Spero, nonostante ciò, che continuerete a seguire questa fic
con
l’entusiasmo dimostratomi nel primo capitolo. A tale proposito,
ringrazio di
cuore tutti coloro che lo hanno recensito (le risposte sono in fondo al
capitolo! ^^), e inserito tra le fic preferite, seguite e ricordate.
Spero che
anche questo capitolo possa piacervi: viene introdotto un personaggio
“nuovo”,
ma non troppo e… Non dico di più. Fatemi sapere cosa ne pensate! ^^
Alla
prossima!
2 - Redivivo
Naruto
si sentiva un po’ agitato, ma sapeva che Hinata
doveva esserlo mille volte più di lui, anche se cercava di
dissimularlo. Le
lanciò uno sguardo di sottecchi e, senza fermarsi, le afferrò la mano
trascinandola con sé. Continuando a ripetersi di stare calma, perché
voleva
cercare di apparire al meglio, la kunoichi fece un respiro profondo e
rinsaldò
la presa. Era bastato vedere da lontano il complesso di appartamenti in
cui
viveva Naruto per andare di nuovo in agitazione e ricominciare a
tremolare.
“Sono
certo che gli piacerai tantissimo!” le sussurrò lui
facendole l’occhiolino. Hinata lo sperò con tutta se stessa per ogni
singolo
passo che la separava dalla porta d’ingresso. Poi il bussare di Naruto la riscosse dalle sue preghiere e la
kunoichi trattenne il fiato finché la porta non si aprì.
“Buonasera!
Prego, entrate!”
Minato
Namikaze, il quarto Hokage in persona, le sorrise
dolcemente, il viso increspato di piccole pieghe e gli occhi neri come
la
notte. Naruto le aveva ripetuto mille volte di non averne paura, perché
dipendevano dalla sua condizione che negli ultimi tempi aveva sconvolto
il
villaggio. Dopo la fine della guerra in cui gli Hokage resuscitati da
Orochimaru avevano combattuto al fianco della loro alleanza per
sconfiggere Obito
e Madara Uchiha, quella storia era passata sulla bocca di tutti in
mille
versioni diverse. Si diceva che Naruto avesse pianto supplicando
l’Hokage di
non sigillare di nuovo suo padre per non farlo restare di nuovo da
solo, e che
lui avesse accettato dopo essersi consultato con il Quarto stesso. Da
quel
momento, il redivivo Minato Namikaze abitava con suo figlio Naruto. Che
cosa si
fossero detti per farsi coraggio per vivere in una situazione del
genere,
nessuno lo sapeva e nessuno osava pensarlo. Molti ne avevano paura, la
consideravano una cosa incresciosa, contraria alla natura, Hinata no.
Lei
poteva capire cosa provasse Naruto nel non essere più solo, e non
poteva
dimenticare il sorriso che aveva regalato a suo padre abbracciandolo
alla fine
della guerra, ancora in mezzo al campo di battaglia, sporco di fango e
sangue,
senza tenere conto del fatto che migliaia di persone li stessero
guardando.
Naruto
la spinse dolcemente dentro, guidandola verso una
stanza che si rivelò essere la cucina. Il quarto Hokage li invitò a
sedersi,
posò tre tazze piene di tè sul tavolo e prese posto proprio di fronte a
lei.
“Sono
davvero felice di conoscerti.” le disse con
semplicità, e Hinata si rese conto soltanto in quel momento che non si
era
ancora presentata. Chinò la testa fino a sfiorare il tavolo, rossa in
volto, e
mormorò: “Mi perdoni se non mi sono presentata… Sono Hinata Hyuga del
clan
Hyuga; è un onore poter parlare con lei, Hokage-sama…”
Non
riusciva più a smettere di balbettare come una bambina
impaurita. Alzò piano la testa, cercando di scusarsi ancora, ma Minato
le
sorrise, comprensivo.
“Non
preoccuparti, Hinata-san. Non c’è bisogno di essere
così formali! L’onore è tutto mio. Era molto tempo che desideravo
conoscerti, e
sono certo che anche per mia moglie sarebbe stato lo stesso.”
In
preda al panico e all’emozione, Hinata non riuscì neppure
a ringraziarlo. Guardò per un attimo Naruto, che le sorrise,
malinconico, e
sentì il cuore scoppiarle all’improvviso. Parlare con il quarto Hokage,
con il padre di Naruto, la riempiva di
una sensazione splendida, mai provata prima, e avrebbe fatto qualunque
cosa per
lui.
“Gra-grazie!”
balbettò quasi con le lacrime agli occhi,
chinando di nuovo la testa. Naruto le passò una mano sulla spalla,
accarezzandogliela lentamente. Sentiva che, se avessero continuato a
stare
insieme, i giorni che gli restavano da vivere sarebbero trascorsi tutti
in quel
modo, con poca felicità, molte consolazioni e occhi lucidi, ma si
scoprì ancora
una volta egoista, proprio come quando aveva impedito a suo padre di
riunirsi a
sua madre per restare con lui, e si convinse che voleva andare fino in
fondo,
stare con lei fino alla fine.
Aveva
appena assaggiato il brodo per controllare che non
fosse insipido quando Naruto esclamò: “Poi posso accompagnarti?”
Era
da qualche giorno che non lo sentiva così tranquillo,
perciò sorrise davvero di cuore.
“Mi
farebbe molto piacere.” mormorò la kunoichi sollevando
il coperchio della pentola con il riso. “Devo tornare presto a casa,
perché mio
padre mi ha-”
“Mi
dispiace molto per questa situazione.” proruppe Naruto,
incupendosi all’improvviso. Hinata non si voltò a guardarlo, ma
immaginava
perfettamente quanto lui si stesse torturando per trovare una soluzione
che lei
considerava inutile: non le pesava dividersi tra casa sua e quella di
Naruto
per dargli una mano con la cucina e tutto il resto. Se la sera si
sentiva
stanca si accoccolava tra le braccia di Naruto in silenzio, e quello le
bastava. Già due volte era rimasta a dormire da lui, e non era stato
così
imbarazzante come aveva temuto. Sentire Naruto respirare piano accanto
a sé, ad
una distanza da colmare con un dito, l’aveva fatta sentire completa.
“Mi
dispiace del fatto che non possiamo vivere insieme.”
ripeté lui, questa volta in un sussurro colpevole, ma Hinata scosse la
testa.
“Capisco
che tu non voglia abbandonare tuo padre, come io
non posso abbandonare il mio clan. Non devi preoccuparti.”
Finalmente
assaggiò il riso: era insipido. Allungò la mano
per prendere il sale, ma le braccia di Naruto la circondarono
impedendole di
muoversi, e il ragazzo le schiacciò la fronte sulla schiena.
“Sei
davvero troppo buona.” sussurrò quasi in un lamento,
mentre già la immaginava arrossire. La sentì fremere lievemente, poi
chiedergli
dopo aver raccolto tutto il suo coraggio: “Ti prego, baciami.” senza
lasciarglielo chiedere ancora, aiutandola a voltarsi e baciandola con
tutto se
stesso mentre l’acqua della pentola traboccava sul piano della cucina.
Uscirono
di casa mezz’ora dopo, mano nella mano e felici.
Naruto saltellava come un bambino e insistette per prendere la strada
più lunga
per arrivare alla residenza degli Hyuga. Sapendo di essere riuscita a
fargli
dimenticare per qualche ora il suo destino, Hinata si sentì ancora una
volta
forte: non poteva cancellare ciò che sarebbe accaduto, ma se poteva
aiutare a
dimenticarlo per un po’ avrebbe dato la vita per riuscirci.
“Sono
a casa!”
“Ben
rientrata.”
Hiashi
la accolse sul ciglio della verandina, i piedi scalzi
e ciascuna mano infilata nella manica opposta del suo kimono. Hinata lo
salutò
con un lieve inchino, attese che lui si avviasse e lo seguì verso la
stanza che
conteneva tutti i documenti riguardanti il clan che stava esaminando da
qualche
mese. Erano ancora nel corridoio quando Hiashi le chiese
improvvisamente: “Sei
stata da Naruto Uzumaki?”
Sempre meno imbarazzata rispetto all’ultima volta in cui suo padre le
aveva
posto quella domanda, Hinata rispose: “Sì.” quasi senza balbettare. Suo
padre
le rivolgeva spesso quella domanda da quando gli aveva parlato di
Naruto.
L’uomo
aprì la porta scorrevole senza dire nulla ed entrò. I
documenti che avevano lasciato il giorno prima sul tavolo erano ancora
lì nella
stessa posizione. Hinata si sedette e, piena di forza di volontà, si
apprestò a
scoprire ancora i segreti più nascosti del clan, osservata da suo padre
che,
inginocchiato alle sue spalle poco lontano, la vegliava in silenzio.
Passò
un’ora, forse un’ora e mezzo e la sua voce riempì per
la prima volta la stanza.
“Quando
avete intenzione di sposarvi?”
Sorpresa
da quella domanda così repentina, Hinata non poté
fare a meno di agitarsi. Sollevò lentamente la testa dai documenti che
stava
esaminando e si voltò verso suo padre.
“Io…
Non saprei…” confessò, quasi mordendosi la lingua per
il nervosismo “Forse… Forse non ci sposeremo affatto.”
“Perché?”
Hiashi
la guardò, le sopracciglia aggrottate, facendola
sentire ancora più in colpa: non aveva mai parlato a suo padre del
destino di
Naruto, timorosa di non avere la sua approvazione, e le sembrava di
tradirlo
ogni volta che incontrava il suo sguardo continuando a tacere. Lui non
voleva
che il suo bene e il bene del clan, e Hinata era consapevole che,
quando Naruto
sarebbe morto, raggiungere entrambi quegli obiettivi sarebbe stato
davvero
difficile. Si sentiva gli occhi lucidi. Cercò di tirare
su con il naso di nascosto per
reprimere le lacrime.
“Rispondimi,
Hinata.”
Che
senso aveva continuare a mentire? Ancora qualche mese e
tutto sarebbe stato di dominio pubblico.
“Naruto…
Naruto morirà tra due mesi ed una settimana.” disse
a voce bassissima, ricominciando per l’ennesima volta il conto dei
giorni che
li separavano da quell’avvenimento, avendo voglia di piangere. Abbassò
la testa
per non cedere a quel desiderio.
“Che
significa?” le chiese Hiashi con voce turbata.
“E’
a causa della volpe a nove code che è dentro di lui… Non
so altro.”
Hinata
si portò le mani al volto, certa di essere stata
scoperta. Hiashi si mosse sul cuscino, combattuto tra la volontà di
allungare
una mano verso sua figlia per consolarla
e quella di maledire quell’Uzumaki che non aveva fatto altro che
portare
scompiglio nelle loro vite, ma l’abitudine ebbe la meglio e non si
mosse di un
centimetro, pronto ad essere ancora una volta autoritario come un
capoclan
doveva essere.
“La
prossima settimana voglio che Naruto Uzumaki e il quarto
Hokage si rechino da noi per il sansankudo.” ordinò, poi uscì dalla
stanza a
passo di marcia. Incredula, Hinata sollevò lo sguardo di scatto, ma suo
padre
non c’era già più. Si sentiva
tremare per l’emozione.
Hey there
Delilah
Don't you worry about the distance
I'm right there if you get lonely
Give this song another listen
Close your eyes
Listen to my voice, it's my disguise
I'm by your side
(Hey there Delilah –
Plain White T’s)
Note dopo la lettura:
Il momento dell’incontro tra Minato e Hinata avrei voluto vederlo
sviluppato direttamente da Kishimoto, ed in un altro modo. *fangirl
inguaribile
XD* Spero che quello descritto da me vada bene comunque. ^^
In
questo capitolo ho cominciato ad affrontare il rapporto
padre-figlio tra Naruto e Minato, oltre a quello Hiashi-Hinata, ma
questo tema
continuerà ad evolversi anche nei prossimi capitoli.
Risposte alle
recensioni
angelikawhite:
Ti ringrazio davvero tanto per i complimenti!
Alcuni dei tuoi dubbi dovrebbero già essersi chiariti con questo
capitolo, per
gli altri… Beh, spero che continuerai a seguire questa fic per saperne
di più!
;) Grazie mille per la recensione!
Mokochan:
Arigato gozaimasu per i banner (bellissimi! *O*) e
per i complimenti, mi fai arrossire! Attendo fiduciosa l’altra edizione
del
contest e quelle “speciali”, sperando che quest’anno sia la volta
buona! Grazie
mille per aver riportato il giudizio! ^^
Rinalamisteriosa:
Ah, sono contentissima del fatto che già
questo capitolo ti abbia catturata! *O*Per Naruto non posso dirti di
più,
perché sarà la storia stessa a parlare per me, quindi spero che
continuerai a
seguirla con questo entusiasmo. Grazie mille per la recensione, ti
abbraccio!
<3
Yume_no_Namida:
Sono contentissima che questa fic ti sia
piaciuta in tutto e per tutto, perché spero sempre di migliorare con il
passare
del tempo, e sapere di esserci riuscita mi rende orgogliosa! ^^
Stalkerami pure
quando vuoi, la mia fic è qui! <3 Grazie mille per aver riportato il
giudizio! ^^
Urdi:
Ciao! ^^ Prima di tutto, ti ringrazio davvero di cuore
per aver espresso così sinceramente il tuo parere. Rileggendo questo
capitolo,
non posso che concordare con te per quanto riguarda il fatto che la
scena della
dichiarazione sia frettolosa, e questo dipende in parte da ciò che tu
stessa
hai detto (io, da buona fangirl, credo che i sentimenti di Naruto e
Hinata
siano già spiegati nel manga XD), dall’altra parte dal fatto che io odio scrivere scene del genere, perché
non me ne sento capace. XD Nonostante questo, dato il background della
fic, doveva per forza esserci un
incontro-scontro
tra i due, e quella che hai letto mi era sembrata la soluzione
migliore, anche
se non brilla di originalità. Sono contenta che, nonostante l’inizio
non ti
abbia entusiasmata, lo stile di narrazione sia stato di tuo gradimento,
e spero
davvero che avrai voglia di continuare a seguire questa fic per dirmi
se la
situazione migliorerà (spero!), anche se il pair non è tra i tuoi
preferiti .
^^ Prima che lo dimentichi, grazie mille per i complimenti alla mia fic
“Ventagli”, mi rendi felicissima! **
Davvero mille grazie e alla prossima! ^^
|
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Capitolo 3 *** 3 - Morto tra i vivi ***
Bonsoir! :)
Perdonate il ritardo, ma sono nel bel mezzo dell’influenza. Comunque,
eccomi a
sfruttare questo inaspettato tempo libero con il capitolo tre, un altro
capitolo bello “corposo”, in cui si comincia ad entrare nel vivo della
vicenda.
Spero vivamente che vi piaccia!
Nel testo ci sono alcune parole in giapponese, i significati li trovate
dopo il
capitolo.
Ci vediamo più sotto per le altre considerazioni e per le risposte alle
recensioni! ^^
Oh it's what you do to
me
Oh it's what you do to me
(Hey there Delilah – Plain White T’s)
3 – Morto tra i vivi
“Sa-sansankudo?”
Naruto la guardò terrorizzato,
già immaginando un’ascia che
gli faceva saltare la testa dal collo. “Ne sarò all’altezza?”
“Certo che sì!” esclamò
vivacemente Minato, un sorriso negli
occhi neri, anticipandolo sul tempo. “Anche tua madre in questa
situazione mi
disse-”
“Ma io credevo che… Insomma!”
Il ragazzo si interruppe per
un attimo per riprendere fiato, poi continuò, spaventato: “A casa tua?
In modo
ufficiale?”
Hinata annuì con la testa,
cominciando a pentirsi di
averglielo chiesto. Naruto aveva paura delle cose costruite e formali,
spontaneo com’era, ed era ovvio che avrebbe rifiutato un sansankudo di
fronte a
tutto il suo clan. Dispiaciuta, tentò di rimediare a quella richiesta.
“Se non vuoi, non fa niente, ne
parlerò a mio padre…”
La sua espressione, però, non
era sfuggita a Minato, che spalancò
gli occhi più volte per farsi notare da Naruto e fargli comprendere la
situazione. Il ragazzo annuì, come illuminato, e replicò tentando di
non dare a
vedere che l’idea non lo allettava affatto: “Non preoccuparti, avevamo
deciso
in ogni caso di farlo, in un modo o nell’altro…”
Sorpresa, Hinata gli sorrise
dolcemente, raggiante,
provocandogli una fitta al petto che gli fece venire voglia di urlare a
tutto
il villaggio che si sentiva felice.
Si alzò di scatto, senza
smettere di sorridere, ed esclamò:
“Devo dirlo a Sasuke!” scappando fuori di casa in un batter d’occhio.
Minato
scoppiò in una risata.
“Sono davvero contento che tuo
padre abbia deciso tutto,
Hinata-san! Sai, Naruto è coraggioso, ma per queste cose…”
Le rivolse lo stesso sorriso
dolce che riservava soltanto a suo
figlio e mormorò: “Sono davvero contento che sia tu la sua sposa. Vi
auguro
tutta la felicità del mondo.”
Il suo tono di voce era diverso
dal solito. Hinata lo guardò,
perplessa, e lui confessò: “Perdonami, è che mi dispiace molto non
poter
assistere al sansankudo.”
Sorpresa, la kunoichi replicò
con fermezza: “Ma hokage-sama,
lei deve esserci!”
Minato la fissò, stupito dalla
forza delle sue parole, e lei
chinò subito la testa per scusarsi di avergli mancato di rispetto.
“Le sarei davvero grata se
decidesse di partecipare. Mio
padre ha chiesto espressamente di invitarla.” si corresse.
“Quante volte devo ripeterti di
non essere così formale?”
esclamò l’uomo con un sorriso. “Mi fai sentire un vecchio! Ma ne sei
sicura? Io sono un
morto. Non vorrei essere malaugurante…”
“Non dica così. Sono certa che
Naruto sia d’accordo con me.”
“Ti ringrazio davvero tanto.”
Guardandola, Minato si rese
conto di aver detto qualcosa che
non pensava davvero: non avrebbe potuto essere malaugurante in alcun
modo,
Naruto amava Hinata con tutto se stesso, e per lei era lo stesso,
neanche la
morte sarebbe riuscita a separarli, come era accaduto per lui e
Kushina.
Mancavano poco meno di una settimana e due mesi al momento in cui la
volpe
avrebbe terminato di risucchiare tutto il chakra di Naruto
dall’interno,
lasciandolo senza vita da qualche parte e privando anche lui dell’unico
significato
di quell’orrendo peregrinare da morto tra i vivi. Proprio quando sia
lui che
Naruto avevano creduto di aver trionfato, il cercoterio li aveva messi
di
fronte alla realtà con una crudeltà che avrebbe potuto essere soltanto
sua:
aveva preteso il suo premio per averli aiutati a ad uccidere Obito e a
mettere
in fuga Madara Uchiha e, non avendolo ricevuto, se lo era preso da
solo. Aveva
giurato che entro sei mesi avrebbe fatto suo tutto il chakra di Naruto,
che avrebbe
assorbito tutta la sua energia vitale e che sarebbe tornato libero più
forte di
prima.
L’unico modo per salvare Naruto sarebbe stato sciogliere il sigillo che
teneva la volpe bloccata dentro di lui, ma Minato non aveva osato
proporre una
cosa del genere quando lo aveva visto accettare quel destino quasi
senza
battere ciglio per amore del villaggio e delle persone a lui care,
proprio come
aveva fatto lui sigillando la volpe dentro suo figlio. In quel momento,
per la
prima volta si era sentito prima padre e poi ninja, consapevole che per
aver invertito
le cose aveva condotto sua figlio due volte alla morte. Ma c’era
Hinata, quella
ragazza che era entrata nelle loro vite in punta di piedi, ma che aveva
portato
scompiglio nei cuori di entrambi, che riusciva ad essere donna e ninja
allo
stesso tempo senza apparenti conflitti.
Se lui lo aveva abbandonato, lei
sarebbe stata in grado di salvare Naruto. Gli avrebbe dato la felicità,
avrebbe
potuto espiare alcune delle sue colpe.
Si precipitò all’interno delle
carceri quasi senza chiedere
il permesso agli ANBU che erano di guardia, urlando: “Sono Naruto
Uzumaki!”
anche se non ce n’era affatto bisogno. Andava a trovare Sasuke almeno
una volta
al giorno da quando era stato imprigionato e Sakura non c’era più, e
tutti, nel
carcere, lo conoscevano. Naruto frenò di scatto davanti alla cella,
quasi scontrandosi
con le sbarre, e prese a battervi contro i pugni per attirare
l’attenzione di
Sasuke che, come al solito, era disteso sul suo letto e gli dava le
spalle.
“Sasuke, Sasuke! La settimana
prossima mi sposo!” esclamò
saltellando, ma il suo compagno non diede segno di aver sentito. Senza
muovere
un muscolo, replicò annoiato: “Stai scherzando, vero?”
Naruto scosse forte la testa.
“No, dico davvero! Il padre di
Hinata, cioè, noi abbiamo… In
realtà… Oh, insomma!” Abbassò la voce fino a sussurrare: “Lo sai, no,
che tra
due mesi io… E quindi…”
Dopo che avevano discusso
quella questione con l’Hokage, lui
e suo padre avevano ricevuto l’ordine di non farne parola con nessuno,
ma ormai
Sasuke sapeva già tutto. Dopo che Kurama gli aveva comunicato la sua
decisione
e le sue conseguenze, disperato e provato, Naruto era corso da Sasuke e
gli
aveva raccontato ogni cosa, ricevendo per la prima ed ultima volta da
lui
un’occhiata particolare. Nonostante tutte le miglia e le visioni della
vita che
li avevano separati e che ancora li separavano, Sasuke era come un
fratello per
lui, e qualunque cosa accadesse durante la giornata, gliela raccontava.
Anche
la sua morte imminente.
“Sei venuto perché io ti faccia
gli auguri?” replicò Sasuke
sempre più infastidito “Se sei venuto per una cosa del genere, disturba
Karin,
non me.”
“Sei antipatico come al
solito!” borbottò Naruto,
corrucciato, mentre Karin continuava a chiamarlo, entusiasta, agitando
le
braccia dalla cella accanto a quella di Sasuke.
“E’ vero, Naruto? Ti sposi
davvero?”
Lo shinobi annuì con un sorriso
larghissimo.
“La settimana prossima!”
“E lei
chi è?”
“Beh, non credo che tu la
conosca… Forse l’hai vista solo
una volta, quella ragazza con i capelli lunghi oltre le spalle e gli
occhi
chiari che era accanto a me sul campo di battaglia…”
Karin annuì con la testa.
“Quella ragazza Hyuga?”
“Sì, lei!”
Scoppiò in una risata
imbarazzata, ma felice, e la kunoichi
lanciò un gridolino ammirato.
“Congratulazioni vivissime!
Quanto mi piacerebbe esserci!”
“Mi dispiace, ma non posso
proprio rimandare… E il vostro
soggiorno qui è ancora lungo…”
“Forse dovrei sposarmi io stessa!” replicò allora Karin, piccata,
lanciando uno
sguardo fugace a Sasuke. Stupito da quella conclusione e senza sapere
cosa
rispondere, Naruto abbozzò un sorriso ed esclamò: “Beh, io vado! Ci
vediamo
domani!”
Non vedeva l’ora di correre a
casa per bombardare suo padre
di domande sul suo matrimonio e di sapere quanto fosse bella sua madre
in
yukata*.
Naruto guardò brevemente suo
padre accorgendosi di stare
tremando e fece un respiro profondo prima di bussare. Già immaginava
Hiashi
Hyuga con l’orecchio incollato alla porta, immobile a spiare le sue
mosse per
trovare in lui tutti i difetti possibili, ma dopo aver bussato passò
del tempo
prima che la porta fosse aperta e fu proprio il padrone di casa ad
invitarli ad
entrare con un inchino. Colpito da quel gesto di sottomissione, Naruto
si
inchinò a sua volta con tutta la riverenza possibile e, lasciati i
geta*
all’ingresso, lo seguì. Lo stesso fece suo padre. Indossavano entrambi
un
kimono da cerimonia e i tabi*, infatti più volte Naruto rischiò di
scivolare
sui tatami* tirati a lucido. Hiashi si fermò accanto ad una porta
scorrevole e
si spostò di lato per liberare il passaggio.
“Prego. Naruto-san,
Hokage-sama, entrate.”
Naruto obbedì per primo, certo
di incontrare migliaia di
occhi bianchi e curiosi una volta entrato, ma la stanza era vuota. Con
un
sospiro, prese posto su uno dei tre cuscini che erano stati sistemati
sul pavimento
intorno ad un tavolino e attese che anche gli uomini si sedessero.
Minato prese
posto accanto a lui, di fronte a Hiashi, che si inchinò nuovamente.
“È un onore
poter
conoscere l’Hokage e lo sposo di mia figlia di persona.”
Naruto chinò la testa senza
dire nulla, come gli aveva
raccomandato suo padre, e lasciò che fosse lui a parlare per entrambi.
“L’onore è tutto nostro.”
replicò Minato con un sorriso
“Sono davvero molto felice che le nostre famiglie si uniscano,
Hinata-san è
davvero una creatura del cielo.”
Naruto riuscì a stupirsi ancora
una volta delle doti
diplomatiche di suo padre, comprendendo in modo sempre più profondo
perché era
diventato Hokage, a differenza sua. Hiashi si gonfiò impercettibilmente
per la
soddisfazione.
“La ringrazio.” replicò
chinando leggermente la testa “Vi
chiedo scusa se ho insistito per il sansankudo, ma mia figlia sarà la
prossima
guida del clan e desidero che la sua famiglia sia conosciuta a tutti i
nostri
membri.”
“Lo comprendo perfettamente,
non si preoccupi. Ci scusi per
non averci pensato prima.”
Minato chinò la testa a sua
volta, e Naruto lo imitò,
riuscendo a stento a restare in silenzio: avrebbe voluto parlare
direttamente a
Hiashi Hyuga, assicurargli che poteva stare tranquillo, perché sarebbe
stato accanto
a Hinata e non avrebbe mai permesso a nulla di ferirla. Finché
fosse stato con lei.
Si sentì in colpa nel dovergli tacere quella verità, e cercò
immediatamente gli
occhi di suo padre per sapere come comportarsi. Minato lo fissò
leggermente
preoccupato e annuì lievemente con la testa, dandogli il permesso di
parlare.
“Hiashi-sama.” Naruto pronunciò
quel nome in un mormorio,
tentando di attirare la sua attenzione senza mettersi troppo in mostra.
“Prima
del sansankudo, vorrei dirle una cosa.”
L’uomo lo guardò e annuì,
facendogli capire che poteva
continuare a parlare.
“Mi resta… Mi restano poco più
di due mesi di vita a causa
della volpe a nove code che è dentro di me. Tra due mesi morirò.”
Lo disse senza pause, senza
indugi, guardandolo sempre negli
occhi. Hiashi non si mosse, né parlo. Dentro di sé era stupito: non
credeva che
avrebbe sentito quelle parole mai uscire dalle labbra di Naruto
Uzumaki.
Sarebbe stato più semplice tenere tutto nascosto, poi morire e dare la
colpa al
destino. Era stato davvero coraggioso.
“E’ quasi ora.” annunciò
alzandosi in piedi e subito Minato
lo imitò. Naruto, invece, restò ancora seduto, in attesa di una replica
che non
arrivò, poi saltò in piedi stringendo i pugni.
“Hiashi-sama, io…” esclamò in
tono combattivo, ma l’uomo
proruppe: “Dobbiamo andare.” facendo loro strada verso la porta.
Sconfortato,
Naruto lo seguì cercando di non guardare nessuno, per sbaglio, però,
incrociò
gli occhi di suo padre che gli sorrise, rassicurante.
“Era un sì.” gli sussurrò
frettolosamente all’orecchio poco
prima di entrare nella stanza in cui si sarebbe svolta la cerimonia
matrimoniale, quando furono soli. “Non era arrabbiato, e credo abbia
capito
tutto di voi due. Ogni genitore
desidera la felicità del proprio figlio.”
Naruto sperò ardentemente che
fosse vero: non voleva causare
altri problemi a Hinata.
Note
dopo la lettura:
Una
delle critiche che
mi è stata mossa rispetto alla storia dalla giudicia
Moko è stato il comportamento di Kurama, così distante da quello
attuale e così
simile all’inizio del manga. Oltre ad essere necessario per la trama,
sono
sempre stata convinta del fatto che la volpe fosse approfittatrice come
l’ho
descritta. Poi, con il progredire dei capitoli, Kishimoto mi ha
dimostrato che
tiene realmente a Naruto, quindi sono stata smentita, perciò mi scuso.
^^
Poi, Sasuke e Naruto. Un
rapporto troppo importante per il protagonista per essere saltato a piè
pari,
anche in una fic NaruHina. Inserire Karin era per me d’obbligo, dato
quanto la
amo (e quanto lei ama Sasuke ;) ). Spero che Sasuke sia IC (Dio solo sa
quanto
mi fa penare scrivere di lui! XD).
Rispetto alla stesura
originale, ho inserito un piccolo
pezzo per spiegare che fine avesse fatto Sakura, dato che la giudicia Moko mi aveva fatto giustamente
notare che era l’unica della squadra Sette che mancava all’appello.
Il capitolo si apre e si chiude
con i confronti
Hinata-Minato e Naruto-Hiashi, in cui ognuno mette a nudo i propri
sentimenti
(Hiashi a modo suo, ma lui è così XD).
Naruto non fa troppo ridere
quando si fa i film su Hiashi
che lo maltratta? XD
Infine, i significati delle parole in giapponese nel testo!
Yukata: kimono estivo
Geta: zoccoli di legno che si
indossano abbinati al kimono
Tabi: calze indossate con i geta
Tatami: il pavimento di legno delle case giapponesi
Il significato della parola
“sansakudo” verrà svelato nel
prossimo capitolo! ;)
Parlando
d’altro,
ringrazio di cuore angelikawhite e Rinalamisteriosa che sono state così
costanti da esserci anche per il secondo capitolo. Sono contentissima
che la
storia vi piaccia, e spero che continuerà ad appassionarvi. Grazie per
le belle
parole! ^^
Al
prossimo capitolo!
Risposte alle recensioni
Angelikawhite: Ciao angy! :) Beh, sono contenta che il
comportamento di Hinata davanti a Minato ti sia apparso verosimile,
perché
anche io, come te, avevo pensato che comunque si trattava del Quarto
Hokage,
nonché del padre di Naruto! ;) Naruto è sempre troppo puccioso, con lui
non ci
si può fare niente! XD *ama spudoratamente*
Ti ringrazio
tanto anche per le belle parole sul rapporti Hiashi-Hinata: è un
rapporto
complesso, quasi sempre silenzioso, ma a mio parere pieno di
significato e
interessante da esplorare. Sono contenta di essere riuscita a dare una
buona
immagine dei personaggi senza andare OOC.
Grazie mille
per la recensione, spero di risentirti ancora, se ne avrai piacere! ^^
Katia: Ehm… Questo capitolo si può considerare abbastanza
positivo? XD In
questa fic succederanno un sacco di cose fino alla fine, quindi non me
la sento
di rassicurarti in questo senso. XD L’unica cosa che posso dirti è che
spero
che continuerà a piacerti come ora fino alla conclusione! ^^
Sono contenta
che l’idea di affrontare il rapporto tra genitori e figli ti sia
piaciuta e si
sia rivelata vincente. Credo che Hiashi e Minato siano dei personaggi
troppo
splendidi e complessi per non provare a scavarli neppure un po’. Le
debolezze
di Hiashi si sono un po’ già viste, Minato, invece, sembra tutto d’un
pezzo, ma
arriverà anche il suo momento di mettersi in gioco. Vedrai, vedrai!
*Katia la
strangola XD*
Spero davvero
che anche questo capitolo ti piaccia! *____*
Un bacio e
grazie! *_____*
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Capitolo 4 *** 4 - Sansankudo ***
Bonsoir
à tous! Scusate il ritardo, ma finalmente il capitolo quattro è qui. Si
tratta
di un capitolo formale formale e molto introspettivo, ma spero davvero
che non
sia noioso leggerlo! E’ stato una delle parti che ho preferito
scrivere, e
penso che dopo aver letto capirete immediatamente il perché. XD Fatemi
sapere
cosa ne pensate! ^^
Ringrazio
davvero di cuore chi ha recensito lo scorso capitolo. Grazie per tutto
il
supporto che mi state dando, mi rendete davvero felice! Le risposte
alle vostre
recensioni sono dopo il capitolo, come al solito.
Alla
prossima!
Times Square can't shine as bright as you
I swear it's true
(Hey
there Delilah – Plain White T’s)
4
- Sansankudo
Hinata
non c’era ancora. Trattenne il fiato, perdendosi in un secondo in mille
fantasie che la raffiguravano, bella, sorridente, silenziosa e la
figurò già
accanto a sé, uniti per sempre, senza minacce. Il suo
desiderio più recondito.
Il
mormorio che li aveva circondati fino a quel momento si interruppe di
scatto,
perché Hinata si stava facendo strada dalla parte opposta della stanza
senza
riuscire a trattenere l’emozione, rossa in volto, accompagnata da
Hanabi.
Naruto non riuscì a staccarle gli occhi di dosso neanche per un attimo,
paralizzato
dall’immensa felicità che lei emanava. Indossava come lui un kimono da
cerimonia di colore chiaro e molto semplice, ma, diversamente dal
solito, aveva
raccolto i capelli dietro la testa lasciando libere alcune ciocche che
le
ricadevano sul viso. Gli sorrise da lontano, camminando lentamente
verso di
lui, e lasciandogli tutto il tempo possibile per pensare mille volte
che era
bella, anzi, bellissima, e che aveva rischiato di perderla tantissime
volte per
la sua stupidità. Quando il viso di Hinata fu vicinissimo al suo,
Naruto pensò
ancora una volta che avrebbe voluto vederlo così per sempre, e
irrimediabilmente ripenso a Kurama e al suo destino, che riusciva a
perseguitarlo anche quando avrebbe dovuto essere felice.
“Grazie
a tutti per aver accettato di essere presenti.”
Hiashi
prese a parlare dietro di lui, e Naruto si spostò leggermente di lato
per non
nasconderlo agli altri membri del clan, che continuavano a fissarlo con
mille
espressioni diverse negli occhi. Suo padre sedeva davanti a tutti,
accanto al
più anziano degli Hyuga e a sua moglie, in quello che in passato era
dovuto
essere il posto di Hinata. Gli sorrise per un secondo, poi tornò ad
ascoltare
il capoclan, serio ed attento. Lui, invece, non riusciva proprio a
concentrarsi
sulle sue parole, perso tra i pensieri e le speranze per il futuro.
L’uomo lo
presentò al clan, lui si inchinò e disse qualche parola su quanto fosse
onorato
di entrare a farne parte insieme a suo padre. A quel riferimento,
ciascuno Hyuga
si strinse in un cenno delle spalle che poteva significare qualunque
cosa.
Finse di non accorgersene e lasciò ancora la parola a Hiashi, che
invitò suo
padre a raggiungerlo.
“Non
si
preoccupi, Hiashi-sama, non potrei aggiungere nulla di più a quello che
ha
detto.” si schernì Minato senza falsa modestia, ma l’altro insistette e
lui fu
costretto ad obbedire. Naruto non sarebbe riuscito a descrivere ogni
singolo
sentimento che aveva attraversato gli occhi dei presenti quando suo
padre si
era diretto verso Hiashi Hyuga: curiosità, turbamento, paura. Avrebbe
dovuto
immaginarlo.
“Mio
figlio Naruto l’ha già ribadito, ma per la nostra famiglia è davvero un
onore
fare la vostra conoscenza. Sono lieto del fatto che le nostre famiglie
possano
unirsi sotto il nome di Hinata-san, e sono certo che sarà una guida
buona e
giusta quanto suo padre per il clan Hyuga. Da parte nostra, faremo
qualunque
cosa sia necessario per aiutarla nel suo compito.”
Minato
si inchinò in modo ossequioso, causando un tremito incredulo nei
presenti e in
Hinata, che non riuscì a non farsi scappare un sospiro più rumoroso del
solito,
attirando l’attenzione di Naruto che le sorrise per rassicurarla. Suo
padre non
avrebbe potuto spiegare meglio quello che gli passava per la testa e
che lui
non era riuscito ad esternare per colpa dell’agitazione. Hiashi si
inchinò a
sua volta, e lo stesso fecero tutti i membri del clan, Hinata compresa.
Naruto,
in preda alla sorpresa, fissò la schiena di suo padre senza riuscire a
dire
nulla, turbato: era riuscito a colpirli con la sua semplicità
nonostante tutti
i pregiudizi che dovevano covare verso di lui; era straordinario. Chinò
il capo
goffamente, ma fu soltanto per un attimo, perché ognuno ritornò al suo
posto e
Hiashi diede finalmente inizio al sansankudo.
L’anziano
Hyuga seduto vicino a Minato si sollevò con difficoltà e li raggiunse
lentamente, superandoli e mettendosi davanti a loro: avrebbe officiato
la
cerimonia. Anche Hiashi si fece da parte, e sulla pedana laccata di
rosso che
era stata preparata rimasero soltanto lui e Hinata. Naruto la guardò di
sottecchi, e la scoprì con lo sguardo fisso davanti a sé, seria come un
capoclan doveva essere. Ne provò un po’ timore, abituato com’era ad
immaginarla
dolce e accondiscendente, ma anche quella parte di lei era cambiata con
il
tempo, così come era cambiato lui, come avrebbe ancora dovuto cambiare
per
colpa di Kurama. Accettò con gioia quasi selvaggia la coppa di saké che
gli
porse l’anziano Hyuga, bevendovi tre volte e cercando di lasciarsi
annebbiare
dai fumi dell’alcool per dimenticare ogni cattivo pensiero. Quando
porse la
coppa ad Hinata, però, ogni cosa era ancora straordinariamente chiara,
e si
incantò nel vederla bere a piccoli sorsi, quasi soltanto lambendo il
sakè con
le labbra, leggermente tremante. Quella cerimonia significava per lei
non solo
coronare il suo sogno, ma soprattutto accettare su di sé l’intero peso
del clan
dopo suo padre, uno dei più forti membri del clan Hyuga mai ricordati.
Avrebbe
davvero dato la vita per sostenerla, per poterla guardare negli occhi
per
sempre, per abbracciarla. Per continuare ad amarla.
La
kunoichi restituì la coppa ancora mezza piena all’anziano Hyuga, che la
posò su
una colonnina di legno posta davanti a loro e sollevò le braccia quanto
le sue
spalle gli permettevano, annunciandoli finalmente sposati.
Era
una
liberazione. Come se avesse ottenuto una piccola rivincita nei
confronti di
Kurama, Naruto sorrise apertamente, guardando Hinata direttamente negli
occhi e
sussurrandole a voce bassissima: “Ce l’abbiamo fatta!”
Lei
gli
sorrise di rimando, sorpresa da quel piccolo segreto che avevano deciso
di
condividere ancora sull’altare. Al diavolo la cerimonia! Naruto non
vedeva
l’ora di uscire per strada e gridare al mondo di esserci riuscito.
Quando
nella stanza erano rimasti soltanto loro due, Hiashi e Minato,
l’anziano Hyuga
disse rivolto ad Hinata: “Vorrei parlarti.” La kunoichi annuì, e Naruto
capì
che i festeggiamenti sotto forma di corsa sfrenata per le strade del
villaggio
avrebbero dovuto attendere. Annuì con la testa e prese posto, per la
seconda
volta nella giornata, attorno ad un tavolino, al lato di Hinata e di
fronte ai
due capoclan Hyuga. Di che cosa volevano parlare ancora? Sentiva che se
se ne
fosse stato impalato come una statua per un altro minuto sarebbe
impazzito.
“Dove
avete intenzione di vivere da adesso in poi?”
“In
realtà… Non abbiamo ancora deciso.”
Hinata
guardò Naruto a disagio, e lui annuì per comprovare la sua risposta:
non
avevano mai parlato di nulla del genere prima.
“È
che
abbiamo deciso tutto in fretta, e-”
“Non
credo che Hinata possa svolgere al meglio il suo compito se non sarà
vicina al
clan.” lo interruppe l’anziano Hyuga senza dare segno di essere
irritato, ma
soltanto seriamente preoccupato per quella questione. Naruto si morse
un
labbro, mentre gli tornavano subito in mente tutte le singole volte in
cui
avevano parlato di come nessuno dei due volesse abbandonare la propria
famiglia. Ognuno aveva le sue motivazioni, tutte erano più che giuste e
convincenti, quindi non ci avevano mai pensato seriamente finché erano
stati in
grado di vedersi quando più lo desideravano. Ma se non avessero potuto
più
farlo soltanto perché Hinata doveva…
“Farò
tutto il possibile per essere degna del nome degli Hyuga.” disse Hinata
all’improvviso, riscuotendolo dai pensieri. Naruto la guardò, sorpreso,
ma lei
aveva gli occhi fissi in quelli dell’anziano Hyuga, che non aveva
ancora
cambiato espressione. “Svolgerò il mio compito con tutto il corpo e con
tutta
l’anima, senza essere d’intralcio a nessuno. Neppure a Naruto-kun. Non
voglio
che lui abbandoni suo padre per me. Ce la farò, lo giuro sulla vita.”
L’anziano
Hyuga restò in silenzio per qualche secondo, colpito da quelle parole
quanto
tutti i presenti, poi annuì lentamente con la testa.
“Fate
come volete.”
“La
ringrazio.”
Hinata
chinò la testa con sincera gratitudine, e Naruto la imitò in tutta
fretta senza
riuscire a toglierle gli occhi di dosso. Ancora una volta aveva pensato
a lui
prima che a lei stessa, si era esposta alla massima autorità del suo
clan senza
alcun timore per proteggerlo, per non farlo soffrire di più. Provò una
voglia
immensa di stringerla tra le sue braccia, ma si ricordò immediatamente
che non
erano da soli, e desiderava che quel contatto fosse il più intimo
possibile.
Doveva attendere ancora, e stava odiando quella attesa infinita che
continuava
a separarlo da lei.
“Se lei è d’accordo, Hokage-sama, vorrei che
lei e Naruto foste nostri ospiti per questa notte.” disse allora
Hiashi. Minato
annuì con un sorriso.
“Se
non
è siamo di troppo disturbo, volentieri. La ringrazio.”
“Nessun
disturbo. Se volete seguirmi.”
L’uomo
si alzò per fare loro strada, e tutti lo seguirono tranne l’anziano
Hyuga, che
rimase a guardarli finché non furono usciti dalla stanza. Chissà che
cosa
voleva davvero da Hinata. Il tono in cui si era rivolto a lei non gli
era
piaciuto per niente: credeva che lei non fosse forte abbastanza?
Naruto
le sfiorò lentamente la mano cercando di non farsi notare da nessun
altro, e
lei gli sorrise in silenzio, afferrandola e tirandolo verso di sé senza
far
rumore. Non voleva che tra loro ci fosse più alcuna distanza, per
nessun motivo
al mondo.
Note dopo la lettura:
Ed eccoci arrivati a spiegare cosa significa “sansakudo”! È il momento
cruciale
della cerimonia nuziale, quello in cui gli sposi bevono tre sorsi di
sakè
ciascuno. Quando ero su Google ad informarmi sui matrimoni giapponesi,
ho
trovato dei video molto carini ed ho voluto per forza inserirlo nella
fic! XD
Conoscendo l’attitudine degli Hyuga verso il mondo intero (XD), ho
immaginato
che non fossero proprio d’accordo al matrimonio della loro futura
capoclan con
la forza portante della volpe a nove code, infatti il vecchiaccio Hyuga
(che
nei miei pensieri dovrebbe essere il capoclan precedente a Hiashi) è un
po’
irritato. Ma Minato è così diplomatico da riuscire a salvare la
situazione!
Naruto non ce la fa proprio a comportarsi in modo serio, ma noi lo
amiamo anche
per questo! ;)
Risposte alle
recensioni
Urdi: ciao, sono
contentissima di
ritrovarti! Mi fa davvero piacere sapere che il secondo capitolo ti
abbia
causato un attacco “da occhi a cuore” (XD) per una ship che non
apprezzi molto!
*_____* Mi dispiace che la storia continui a sembrarti molto veloce, ma
durante
la stesura ho preferito non soffermarmi molto per paura che i capitoli
risultassero
noiosi da leggere per via delle introspezioni. Contro di me ha giocato
molto
probabilmente anche il fatto che questa fic non abbia avuto la solita
genesi di
tutte le mie fic, cioè scritta piccolo pezzo per piccolo pezzo e a
fatica,
ricontrollata e ampliata mille volte, ma che, come ho detto nel primo
capitolo,
si sia quasi scritta da sola. La storia era tutta lì nella mia testa, e
veniva
stranamente fuori in modo davvero semplice. È stata una cosa curiosa.
Mi rende
comunque felice sapere che, nonostante la velocità, le emozioni che
volevo
sottolineare siano palpabili, e spero che continuino a denotare tutti i
personaggi fino alla fine.
Riguardo
volpe non posso che concordare con te: la sua “malvagità” era una delle
basi della
storia, caratterizzava Naruto in modo tormentato ed era ciò che lo
rendeva
interessante e “diverso” dal solito protagonista alla Jump, e vederla
adesso in
stile “amicona” mi ha deluso davvero tanto. :/
Ti
ringrazio davvero tanto per la doppia recensione, non dovevi! (_ _)
Spero che
continuerai ad espormi le tue opinioni senza remore come hai fatto
finora! Un bacio!
angelikawhite: Ciao! Sì, Hiashi è
rimasto
davvero colpito dalla confessione di Naruto. Ho immaginato che per un
uomo come
lui, che non dice mai nulla e si tiene tutto dentro, sentire qualcosa
del
genere dovesse essere una sorta di trauma. ^^ Sono contenta che
l’incontro
Sasuke-Naruto ti abbia riportato ai tempi passati, perché, alla fine,
la loro
relazione si basa proprio su ciò che è accaduto nel passato, quando
erano
bambini. Ti ringrazio davvero tanto per avermi comunicato che i
personaggi ti
sembrano naturali, mi rendi felicissima, perché è quello che cerco di
raggiungere ogni volta che scrivo, cercare di far muovere autonomamente
i
personaggi. Spero davvero che la storia continui a piacerti, e ti
ringrazio per
le tue onnipresenti recensioni. Alla prossima!
ClaudiaUzumaki: oh, una nuova
arrivata!
Benvenuta, spero che la fic continui a piacerti fino alla fine!
Addirittura i
sette capitoli più attesi… Mi fai arrossire! *///* Ti ringrazio davvero
tanto
per la recensione, spero di ritrovarti al prossimo capitolo!
Rinalamisteriosa: ciao Katia! *____*
Sì,
purtroppo non sono stata tanto bene in queste ultime settimane, ma
adesso va
davvero molto meglio, non preoccuparti! Grazie mille per il pensiero! **
Sono
contenta che la fic continui a piacerti, e che le scelte di trama ti
sembrino
azzeccate. In questa fic ho fatto interagire così tanti personaggi come
non
avevo mai fatto prima, e mi fa piacere sapere che ognuno riesca ad
interpretare
il ruolo che io ho immaginato per lui. ^^
Non ti
scusare per la questione di Sakura, è colpa mia, dato che ho aggiunto
soltanto alla
fine quella frase sul suo destino! XD Comunque è come hai immaginato
tu, è
morta. Della squadra sette restano solo Sasuke e Naruto. Ritorniamo
alle cose
deprimenti, eh? XD
Spero
davvero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! *____*
Grazie
mille per la recensione, abbraccioni! <3
|
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Capitolo 5 *** 5 - La solitudine di chi ha qualcuno ***
Buon
pomeriggio a tutti! ^^ Scusatemi per il ritardo, ma
purtroppo il tempo che ho disposizione per aggiornare è sempre di meno.
Senza
indugiare oltre, vi lascio al capitolo, sperando che vi piaccia. In
questo,
sono stata un po’ cattivella, ma ancora molte cose devono succedere! ;D
Grazie
di cuore a ClaudiaUzumaki, angelika e Katia per le
splendide parole! Spero che la storia continui a piacervi e che vorrete
farmi
sapere cosa ne pensate!
Al
prossimo capitolo! ^^
5 – La
solitudine di chi ha qualcuno
Si
guardò ancora una volta intorno per non pensare al fatto
di essere seduto su un futon* matrimoniale: la stanza che Hiashi Hyuga
gli
aveva indicato per la notte era grandissima, o forse lo sembrava
soltanto
perché non conteneva che il futon e un piccolo mobile basso con un
cassetto su
cui aveva posato il suo kimono da cerimonia, ben felice di liberarsene
e di
indossare quello da notte bianco che aveva trovato sul letto. Non
sapeva dove
fosse suo padre, neppure dove fosse Hinata, che l’aveva salutato
davanti alla
porta circa un quarto d’ora prima lasciandolo da solo con i suoi
pensieri.
Un futon matrimoniale.
Cavolo. Come si erano affrettate all’improvviso le cose. Senza riuscire
a non
sorridere, si lasciò cadere sul letto con le braccia spalancate,
sentendosi
teso come lo era stato il giorno del combattimento contro Neji durante
l’esame
dei chunin. Per qualche motivo era da quando era arrivato in quella
casa che
non riusciva a rilassarsi: gli Hyuga sapevano essere davvero diversi da
Hinata,
a volte. Sospirò.
“È
successo qualcosa?”
La
voce di Hinata gli giunse inaspettata alle orecchie,
facendolo balzare in piedi di scatto. La guardò: si era appena richiusa
la
porta alle spalle e lo stava fissando preoccupata. Gli occhi di Naruto
si
concentrarono senza motivo sui suoi capelli di nuovo liberi sulle
spalle, sul
suo yukata bianco stretto in vita, sulle sue gambe scoperte fin da
sopra il
ginocchio. Scosse la testa, incredulo.
“Mi
chiedevo soltanto dove fossi.” replicò alzando nervosamente
le spalle.
La
kunoichi prese a camminare verso il futon con un sorriso
colpevole.
“Scusami
se ci ho messo un po’, ho fatto il bagno… Vuoi
farlo anche tu?”
“No,
non preoccuparti. Sto bene così.” replicò lui con un
sospiro, felice di non dover per forza affondare tra acqua e bollicine
profumate: voleva soltanto stare con lei dopo una giornata in cui erano
stati
sempre uno accanto all’altra, ma non si erano quasi neppure potuti
sfiorare.
“Approfittiamone per stare insieme, oggi è andata così…” aggiunse poi
scrollando le spalle. Hinata gli sorrise e gli si sedette accanto.
“Mi
dispiace davvero, non volevo che il nostro matrimonio
andasse in questo modo.”
“Non
preoccuparti, l’importante è avercela fatta, no?”
Naruto
disse quelle parole in tono leggero, come se
finalmente l’ansia che l’aveva oppresso tutta la giornata fosse
scomparsa
improvvisamente. Sollevò una mano e sfiorò lentamente i capelli di
Hinata per
tutta la loro lunghezza, dalle orecchie alla schiena e le sorrise in
silenzio,
sentendosi soltanto un pochino in imbarazzo. Il suo stomaco aveva
cominciato a
contorcersi.
La
kunoichi gli lanciò uno sguardo indagatore con le labbra
diritte, improvvisamente seria: aveva capito perfettamente le sue
intenzioni,
perché era quello che desiderava anche lei. Senza darsi neppure il
tempo di
pensarci, si sporse sulla spalla di Naruto, costringendolo a cadere di
schiena
sul futon, e gli scivolò addosso.
Lo
shinobi ingoiò tutta la saliva che gli si era formata in
bocca e ribaltò di scatto le posizioni: in quel momento era Hinata ad
essere
distesa sul futon sotto di lui, toccava a lui prendere l’iniziativa.
Sciolse
lentamente il nodo del suo yukata cercando di non
prestare attenzione al fatto che gli stavano tremando le mani e lo
sfilò
aiutato da lei, posandolo di lato al futon. Si spogliò a sua volta.
I
seni di Hinata, bianchi e tondi, erano un richiamo
magnetico: vi posò sopra una mano e ne strinse uno, ma Hinata non
riuscì a
trattenere un gridolino che lo catapultò fuori dallo stato di trance
che
l’aveva guidato fino in quel momento. Le aveva fatto male. Voltando la
testa di
scatto per non guardarla negli occhi, allontanò la mano dal suo seno e
la
strinse forte nell’altra. Aveva quasi ceduto all’impulso di fare
l’amore con
lei senza neppure pensare alle conseguenze, era ignobile.
“Naruto?”
La mano di Hinata gli sfiorò dolcemente la guancia
e la sua voce si fece dispiaciuta. “Perdonami, non sono riuscita a
trattenermi.
Non mi hai fatto male. Possiamo continuare, se vuoi.”
“Non
posso.”
Lo
shinobi aumentò la distanza tra di loro sedendosi a gambe
piegate sul ciglio del futon.
“Perché?”
Come
se all’improvviso si vergognasse di mostrarsi nuda
davanti a lui, Hinata recuperò uno degli yukata e se lo gettò malamente
sul
corpo per coprirsi. Naruto le lanciò uno sguardo fugace, malinconico:
quella
magia che aveva sentito fino a pochi secondi prima tra di loro sembrava
non
essere mai esistita, ed era certo che qualcosa tra di loro si fosse
spezzato a
causa sua. Non riusciva a combinarne una giusta, anche quando pensava
prima
agli altri che a sé.
“Tra
poco più di due mesi morirò.” le disse come se lei non
fosse a conoscenza di quella questione. “Tu… Tu resterai da sola. Se
noi… Se
noi continuassimo potrebbe nascere
un
bambino, sarebbe costretto a vivere senza padre, e sarebbe orrendo sia
per lui
che per te… Io non voglio.”
Già
centinaia di persone avevano perso i loro cari in
guerra, in missione, oppure non li avevano mai conosciuti e Naruto non
voleva
che potesse accadere lo stesso a suo figlio, non quando lui stesso
aveva
vissuto in prima persona il dolore della solitudine.
Hinata
respirò profondamente per ricacciare indietro la
tristezza, in silenzio, e appoggiò la testa sulla sua spalla, cercando
di
aumentare il più possibile il contatto con Naruto.
“Io…
Vorrei davvero fare l’amore con te.” le disse lui
voltandosi leggermente per guardarla, sperando che quelle parole
potessero
essere abbastanza per scusarsi. La kunoichi chiuse gli occhi: si
sentiva in
pace, tranquilla come non lo era mai stata prima. Niente era cambiato
tra di
loro, anzi, si erano avvicinati ancora di più scoprendo ulteriormente i
proprio
sentimenti. Il sesso non significava nulla, non si erano sposati con
quell’intento, ma con la promessa di stare per sempre insieme. Però lo
aveva
fatto soffrire allontanandosi dalla strada che avevano deciso di
percorrere,
permettendo al suo passato di sofferenza di riaffiorare. Lo guardò
dispiaciuta.
“Sono
stata imprudente e insensibile nei tuoi confronti. Puoi
perdonarmi?” mormorò cercando di ricacciare indietro le lacrime, ma non
ci
riuscì e abbracciò Naruto un attimo prima di singhiozzare, nascondendo
la testa
sul suo ventre. “Mi dispiace, sono-”
Lo
shinobi la zittì passandole le mani attorno alla schiena
e stringendola così forte a sé da toglierle il fiato.
“Dormiamo
così, ok?” suggerì e si distese sul futon con lei,
senza lasciarla andare: voleva portarla con sé dovunque sarebbe finito
nei suoi
sogni.
Naruto
aprì gli occhi di scatto, come se avesse ricordato
all’improvviso una cosa importante, sentendosi le braccia troppo
leggere.
Hinata dormiva accanto a lui dandogli la schiena e non c’era più
traccia dell’abbraccio
in cui si erano addormentati. Deluso, allungò la mano verso di lei, ma
si fermò
a mezz’aria senza neppure sfiorarla, ricordandosi all’improvviso di
quando,
durante la notte, Hinata l’aveva svegliato, imbarazzatissima, per
chiedergli di
dividersi perché le faceva male il braccio che sosteneva la sua
schiena. Lui
aveva acconsentito con una risata e le aveva accarezzato il braccio
dolorante
finché non si erano addormentati di nuovo.
Sentendosi
di umore nettamente migliore rispetto ai minuti
precedenti, si sollevò dal futon senza cercare di far rumore e si
rivestì con
gli abiti da cerimonia del giorno prima, perché Hinata si era
addormenta con il
suo yukata addosso. Si rese conto che non sapeva cosa altro fare,
perché non
era a casa sua, allora ritornò accanto al futon per stendersi di nuovo,
ma
Hinata lo guardò dal basso all’alto con un sorriso, gli occhi assonnati
e i
capelli scompigliati.
“Ben
svegliata!” esclamò inginocchiandolesi accanto tutto
contento “Per fortuna ti sei svegliata, non sapevo bene cosa fare!”
La
kunoichi si lasciò scappare un risolino e si alzò,
sistemandosi per bene lo yukata per non restare scoperta.
“Vuoi
fare un bagno?”
“Ok.”
“Vieni,
te lo preparo. Riordinerò più tardi.”
“Non
preoccuparti, non ho fretta.”
“Grazie.”
Hinata
sbatté e ripiegò le coperte, espose il futon al sole
sulla verandina per farlo arieggiare e lo guidò ancora una volta tra i
corridoi
intricati di casa Hyuga. Era certo che non sarebbe stato in grado di
orientarvisi neppure se fosse vissuto cent’anni.
“Eccoci!
Però credo che sia occupato, mi dispiace.
Buongiorno, padre. La vasca è occupata?”
Incontrarono
Hiashi proprio davanti alla porta dietro la
quale Hinata aveva detto esserci il bagno. L’uomo li guardò con uno
sguardo
incomprensibile come al solito e Naruto si affrettò ad inchinarsi, ma
deglutì
rumorosamente quando gli parve che l’uomo stesse indugiando più del
dovuto
sullo yukata indossato da Hinata, chiaramente più grande dei suoi
soliti
vestiti.
“Minato-sama
sta facendo il bagno.”
“Capisco.
Avevo proposto lo stesso a Naruto-kun.”
“Mi
dispiace, dovrà attendere.”
“Non
c’è problema, davvero.”
Lo
shinobi esibì uno dei suoi soliti sorrisi senza riuscire
a non agitarsi, ma Hiashi distolse quasi subito l’attenzione da lui.
“Hinata,
puoi venire un attimo?”
La
kunoichi annuì con la testa, chiese a Naruto: “Puoi
aspettarmi qui?” e, alla sua risposta affermativa, si allontanò con il
padrone
di casa. Naruto sospirò per scaricare la tensione e indugiò dietro la
porta per
qualche minuto, camminando avanti e indietro, poi, ben attento che
nessuno lo
stesse osservando, si infilò nella stanza da bagno in silenzio. Non
vedeva
l’ora di rivedere un viso amico.
“Papà,
sono io!” esclamò stringendo gli occhi per vedere
attraverso il fumo che riempiva la stanza.
“Naruto?”
chiese Minato affacciandosi dal bordo vasca. Lo
shinobi gli sorrise e, liberatosi velocemente dei vestiti, si immerse
nella
vasca con lui. L’acqua era caldissima e piacevole. Si lasciò scivolare
fino a
metà viso e soltanto allora si sentì davvero rilassato.
“Dove
hai dormito?”
“In tutta sincerità, non saprei dirti.” replicò l’uomo trattenendo a
stento un
sorriso. “Questa casa sembra un labirinto in confronto al nostro
appartamento.
Però ho dormito molto bene. Tu?”
“Anche.”
Naruto
non indugiò oltre sul quell’argomento per non
riportare a galla i ricordi dolorosi della nottata, ma ormai la sua
mente aveva
già deviato in zone che non voleva visitare e gli tornò in mente che,
da quel
giorno, sarebbero cominciati i giorni in cui avrebbe visto Hinata poco
e niente.
Ormai lei era il capo
del clan. Minato
si accorse subito che Naruto era diventato triste e sospirò,
riuscendone ben ad
immaginare il motivo.
“Se
vuoi, puoi restare a vivere qui. Non preoccuparti per
me. Nel contempo potrei-”
“Io
non ti lascio.” disse Naruto immediatamente, senza
battere ciglio. Non ci aveva pensato neppure un secondo. Felicissimo,
ma
malinconico allo stesso tempo, l’uomo scivolò lentamente sott’acqua per
nascondere le lacrime che sentiva spingere contro gli occhi: non voleva
mostrarsi
debole di fronte a colui che gli aveva dato la forza di ritornare sotto
forma
di morto per salvarlo, suo figlio.
Note dopo la lettura:
Il futon è il letto giapponese, quello che si stende per
terra e si
ripiega quando non serve più.
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Capitolo 6 *** 6 - Non lasciarlo morire ***
Hey there Delilah
I've got so much left to say
(Hey there Delilah – Plain White T’s)
6 – Non
lasciarlo morire
Hinata
annodò la cintura del suo kimono dietro la schiena
con non poca difficoltà, dato che non riusciva a capire bene dove fosse
la
metà. Suo padre aveva insistito che all’adunata di tutti i capoclan
ordinata
dall’Hokage per discutere la questione di Naruto lei indossasse un
abito che
avesse il segno degli Hyuga ben visibile dietro la schiena.
Aveva
già incontrato l’Hokage in veste ufficiale alcune
volte, ma sarebbe stata la prima volta davanti agli altri capoclan come
primo
rappresentante della famiglia Hyuga. Si sentiva ansiosa, molto più
degli ultimi
tempi. Con un sospiro, si rese conto di non sapere neanche se Naruto
sarebbe
stato presente. Era dal giorno precedente che non lo vedeva: il ragazzo
era
passato a trovarla, ma la sua presenza era stata sfuggente come al
solito. Più
la sua morte si avvicinava, più lui sembrava allontanarsi dal mondo
reale,
sorrideva raramente, era più silenzioso del solito, spesso non si
riusciva a
capire cosa gli passasse per la testa. Faceva quasi paura.
Ormai
mancava soltanto un mese. Hinata si pentì per
l’ennesima volta di non riuscire a passare più tempo con lui, perché
era certa
che Naruto avesse un disperato bisogno di compagnia, di chiacchiere, di
svago,
ma tutti gli avvenimenti si stavano accavallando in una spirale senza
fine. Gli
impegni con il clan, il fatto di non vivere sotto lo stesso tetto,
l’avvicinarsi della fine, la paura di restare da sola la tormentavano,
convincendola
quasi di non poter guardare più negli occhi Naruto. Poi, però, ogni
volta che
lo rivedeva, il suo viso spento, le sue braccia che la avvolgevano la
convincevano del contrario. Molte volte aveva finto di analizzare i
documenti
del clan alla presenza di Naruto, ma in realtà avevano fatto
tutt’altro, ben
consapevoli che era uno dei pochi momenti in cui potevano restare
davvero da
soli. Spesso si ritrovava a pensare che, se lei non fosse stata la
primogenita
degli Hyuga e se Naruto non fosse stato la forza portante della volpe,
avrebbero vissuto in una casa piccola, in modo umile, ma sarebbero
stati
sicuramente felici. Tuttavia, essere capoclan rappresentava la più
grande delle
responsabilità, quella di proteggere gli altri, e lei non vi sarebbe
mai venuta
meno, nemmeno nei confronti di Naruto.
Avrebbe
fatto qualunque cosa per salvarlo.
“Salve,
Hinata-san. Naruto ti manda i suoi saluti.”
Il
quarto Hokage le sorrise, accennandole con la mano di
occupare il suo cuscino, e la kunoichi si chinò verso di lui per
ringraziarlo,
poi prese posto. L’uomo le si sedette accanto. Molti dei posti degli
altri
capoclan erano ancora vuoti, anche l’Hokage mancava. Approfittando di
quella
inaspettata intimità, Hinata sussurrò senza voltarsi verso Minato:
“Come sta Naruto-kun?”
Non
ci fu bisogno di guardarlo per accertarsi che l’uomo
aveva stretto tristemente le labbra.
“Purtroppo,
come al solito. Non mangia quasi per niente, è
sempre con la testa da un'altra parte… Non vuole vedere nessuno. Esce
soltanto
per venire a trovare te e Sasuke Uchiha.”
La
kunoichi abbassò lo sguardo, angosciata. Avrebbe voluto
essere con Naruto, stringergli la mano, spronarlo a lottare come
soltanto lui
avrebbe saputo fare, ma i suoi occhi si fermarono di scatto sulla sua
mano
vuota facendole scappare un singhiozzo. Non voleva restare sola per
nulla al
mondo, voleva salvare Naruto a tutti i costi.
“Hokage-sama,
esiste un modo per poter parlare con la volpe
a nove code? La prego, mi risponda sinceramente!”
Incapace
di trattenere la disperazione, Hinata si voltò per
guardarlo negli occhi. L’uomo ricambiò il suo sguardo sorpreso, con gli
occhi
neri spalancati e senza parole.
“Hinata-san,
tu…”
“Non
voglio che Naruto-kun muoia!” esclamò la kunoichi senza
riuscire a trattenere le lacrime. Qualche capoclan si voltò verso di
lei,
stupito, ma immediatamente le lacrime furono asciugate e restò soltanto
uno
sguardo combattivo e pronto a tutto che Minato non aveva mai visto sul
suo
viso.
“Io…
Io ho sigillato un poco del mio chakra assieme al
chakra della volpe dentro Naruto prima di morire, ed in questo modo ho
potuto
incontrarlo, ed insieme ho incontrato anche lei…” spiegò con cautela,
timoroso
del fatto che le sue parole potessero scatenare reazioni non
desiderabili.
“C’è bisogno di un
chakra adatto, e della
capacità di manovrare il sigillo che tiene bloccata la volpe dentro
Naruto…”
“Lei
ne è capace, non vero?”
“Sì,
ma-“
Minato
si interruppe, certo che Hinata avesse qualcosa da
dirgli, ma la conversazione morì in quel momento. Forse aveva sbagliato
a rivelarle
tutte quelle informazioni. Le lanciò uno sguardo di sottecchi, attento
a non
farsi scoprire, ma la kunoichi ormai non faceva più caso a lui, persa
tra i
suoi pensieri. I suoi occhi, però, non avevano mutato espressione.
“Vi
prego di prendere posto, abbiamo indugiato fin troppo!”
esclamò improvvisamente l’Hokage entrando nella stanza, e tutti si
sedettero
interrompendo il vociare. “Qualcuno ha qualcosa da dire prima di
cominciare?”
Un
capoclan che Hinata non conosceva alzò la mano per
chiedere il permesso di parlare e si alzò in piedi.
“Perché
è presente anche il quarto Hokage?” chiese rivolto a
nessuno in particolare. “Essendo il padre di Naruto Uzumaki, potrebbe
non
operare nell’interesse del villaggio, ma in quello di suo figlio.”
Minato
sorrise amaramente, colpevole.
“Ha
ragione. Però sono l’unico ad essere a conoscenza di
ogni singolo dettaglio sulla volpe a nove code. Prometto di operare
come se
Naruto non fosse mio figlio.”
Sconvolta
da quelle parole, Hinata sentì le gambe cominciare
a formicolarle, desiderose di andare il più lontano possibile da quei
capoclan
disinteressati a Naruto. Come potevano anche soltanto pensare quelle
cose dopo
che Naruto li aveva salvati due volte dal nemico? Erano spregevoli.
Nessuno di
loro pensava alla vita di Naruto, troppo concentrati sulla propria. Non
avrebbero fatto nulla per salvarlo. Ma non era importante, lei avrebbe
fatto
qualunque cosa per non lasciarlo morire. Il quarto Hokage sapeva
manovrare
perfettamente i sigilli, lei era una Hyuga e aveva un ottimo controllo
del
chakra: poteva dare la vita per lui. Soddisfatta, riuscì finalmente a
respirare
normalmente. Poteva sopportare quel concentrato di ipocrisia senza fare
una
piega, poteva sorridere: Naruto non sarebbe più morto. Doveva soltanto
formulare un piano.
“Naruto-kun!”
Hinata
gli corse incontro con un sorriso e si fermò di
scatto davanti a lui, prendendogli una mano con fare imbarazzato:
Minato li
stava guardando. Senza pensarci, Naruto la strinse a sé. Gli mancavano
soltanto
poche settimane di vita, doveva approfittare di ogni momento. Affondò
la testa
nella sua spalla senza dire nulla, ascoltando il corpo di Hinata
muoversi al
ritmo del suo stesso respiro.
“Com’è
andato l’incontro?” le sussurrò, desideroso di sapere
qualcosa di più sul suo destino. La kunoichi replicò senza sembrare
preoccupata: “Come al solito. Ci stiamo tutti impegnando al massimo.”
Naruto
annuì con un verso indefinito. Poteva continuare a
mentire senza sentirsi a disagio, perché ce la stava mettendo davvero
tutta per
salvarlo.
“Puoi
restare a dormire qui, stanotte?”
“Mi
piacerebbe molto. Però devo prima fare rapporto a mio
padre.”
“Vuoi
che ti accompagni?”
“Non
preoccuparti. Sarò veloce, così posso preparare anche
la cena. Cosa preferisci?”
“Ramen.”
“Ramen.”
ripeté Hinata con un sorriso, a conferma. Sollevò
il viso verso quello di Naruto e lo baciò velocemente su una guancia,
facendo
per andarsene, ma lui non aprì le braccia e posò le labbra sulle sue
senza dare
segno di volerla lasciare andare. Dopo un poco la liberò dall’abbraccio
e le
sorrise come non faceva da mesi, facendole sobbalzare il cuore nel
petto.
“Torna
presto, sto morendo di fame!”
“Sì!”
“Hokage-sama,
la prego, soltanto lei può aiutarmi!”
Era
l’ennesima volta che Hinata ripeteva quelle parole, ma
l’espressione di Minato non era mai diventata condiscendente. La
kunoichi chinò
ancora di più la testa, quasi facendole sfiorare il tavolo, e l’uomo
replicò:
“Te l’ho già detto, non potrei mai. Metterei in pericolo la tua vita.
Non posso
fare questo a Naruto, mi sembrerebbe di tradirlo.”
“Lei
ha giurato di operare come se Naruto-kun non fosse suo
figlio!” esclamò Hinata sollevando leggermente la testa per guardarlo
negli
occhi, combattiva “La mia proposta salverebbe sia lui che il villaggio!
E’ ciò
che tutti desiderano!”
“Ma
potrebbe non salvare te. Potrebbe non funzionare.”
“Funzionerà,
ne sono certa. Lei è il migliore nell’arte dei
sigilli!”
Minato
sorrise stancamente.
“Un
complimento non mi farà cambiare idea. Avevo già pensato
all’eventualità di riformulare il sigillo, ma in queste condizioni
posso fare
ben poco. Forse non riuscirei neppure a fare ciò che mi hai chiesto.”
“Almeno
proviamoci.”
“So
che sei una Hyuga, ti ho vista combattere, hai un ottimo
controllo del chakra, ma potrebbe non bastare. Io potrei non esserne in
grado.”
“Se
non vuole aiutarmi, allora mi insegni la tecnica del
sigillo!”
La
kunoichi lo guardò, l’espressione grave, ma umile, e
Minato scosse la testa, sconfortato.
“Se
Naruto lo sapesse, mi direbbe di non fare quello che mi
stai chiedendo.”
“Non
glielo dica, la prego.”
“Credi
che Naruto sarebbe soddisfatto di sapere che potresti
morire al suo posto?”
Hinata
non rispose. Spostando lo sguardo si disse
mentalmente di no, Naruto avrebbe sofferto quanto lei se lui fosse
morto, ma
lei non lo avrebbe lasciato accadere. Non avrebbe fatto morire Naruto.
Piuttosto avrebbe dato la sua vita.
“Sono
pronta a morire per Naruto-kun, anche a farmi odiare
da lui per questo motivo.” mormorò abbassando lo sguardo, poi chinò di
nuovo la
testa. “La prego con tutto il cuore, mi aiuti!”
Sembrava davvero convinta di
quello che aveva detto, non avrebbe fatto marcia indietro, Minato
glielo lesse
negli occhi. Riusciva a capirla perfettamente, perché lui stesso aveva
dato la
vita per suo figlio, aveva sigillato in lui la volpe accettando il
rischio di
essere detestato a morte per le sue azioni, ma era stato felice fino
all’ultimo, perché sapeva di avergli permesso di vivere. Lui e Hinata
erano
molto più simili di quanto avesse mai potuto immaginare, anche Hinata
aveva
dovuto decidere se essere donna o ninja, e aveva fatto la sua stessa
scelta
perché prima era stata una donna, perché aveva amato. Naruto avrebbe
sofferto
ancora, ma ormai era un uomo e forse questa volta sarebbe riuscito a
comprendere il motivo di quel sacrificio, a vivere più serenamente.
“Farò quello che posso.” acconsentì Minato con un rapido cenno del
capo. Hinata
scoppiò in lacrime in silenzio, piena di riconoscenza.
“Grazie, grazie di cuore!” mormorò cercando di asciugarsi le lacrime,
ma i suoi
occhi non volevano saperne di smettere di piangere. Avrebbe voluto
stringergli
le mani.
If every
simple song I wrote to you
Would take your breath away
I'd write it all
(Hey there Delilah – Plain White T’s)
Note dopo
la lettura:
Cominciano
le difficoltà per Hinata, che
deve conciliare, come le ha gentilmente (?) ricordato il capoclan unnamed, il suo interesse e “la ragion
di Stato.” Il momento X si avvicina e tutti si stanno un po’ lasciando
andare,
ma spero che questo capitolo vi sia piaciuto comunque, anche se è
deprimentissimo. XD Ringrazio di cuore coloro che stanno continuando a
seguire
questa storia, nonostante gli aggiornamenti lentissimi, in particolare ClaudiaUzumaki (non posso farti spoiler,
I'm sorry :D) e Athalfuns per le
recensioni allo scorso capitolo. Per rispondere
agli appunti di quest’ultimo (che ringrazio molto per la sua sincerità
^^), su
Minato, purtroppo, non posso dire nulla, altrimenti dovrei rivelare
particolari
della storia che non si sono ancora visti (continua a leggere e vedrai
che
succede ;D), per quanto riguarda Kurama, il suo ruolo “cattivo” è
funzionale
alla storia per una serie di motivazioni, per il fatto di essere
l’unica a
poter uccidere Naruto “dall’interno” dopo che la guerra ha cercato di
ucciderlo
dall’esterno, ma, soprattutto, perché è la figura che meglio
rispecchia, a mio
parere, quello del dio presente nel mito scelto per il contest a cui
dovevo
ispirarmi. Mi fa piacere che, nonostante ciò, tu abbia intenzione di
continuare
a seguire questa storia. ^^
Ringrazio di cuore chiunque
deciderà di lasciarmi un parere: ho lavorato molto su questa fic e per
me è
davvero importante.
Al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 7 *** 7 - Sigillo ***
Even
more
in love with me you'd fall
(Hey there Delilah –
Plain White T’s)
7 - Sigillo
“Bentornato!”
“Hinata?! Cosa ci fai qui?”
Naruto sorrise largamente non appena vide la kunoichi e le corse
incontro. Stava
cucinando. Le posò una mano sulla spalla e vi si sporse oltre con la
testa per
poter guardare l'interno della pentola.
“Cosa stai preparando?”
“Le verdure per il contorno. Ho già preparato il riso per la cena.”
“Ah.” commentò Naruto un po' deluso, strappandole un sorriso. Fosse
stato per
lui, avrebbero mangiato ramen a colazione, pranzo e cena. “Com'è andata
la
giornata?”
“Bene. Oggi mio padre mi ha anche liberato prima del solito.” Era una
bugia:
nel pomeriggio aveva discusso con lui perché gli aveva chiesto di
andare via
prima, ma l'uomo le aveva negato il permesso, dicendole che negli
ultimi tempi
stava dedicando poco tempo ai suoi doveri di capoclan. Hinata aveva
sostenuto
che lei si stava impegnando al massimo, gli aveva ricordato anche che
alla
morte di Naruto mancavano soltanto tre settimane, e l'aveva visto
guardarla a
disagio. Detestava dover discutere con suo padre, perché affrontarlo
era
difficile ed i suoi argomenti erano sempre ragionevoli, perché
riguardanti la
sicurezza del clan, e si sentiva sempre inadeguata. Hiashi era rimasto
in
silenzio per un poco, poi le aveva ordinato: "Recupererai il tempo
perso stanotte."
liberandola. Era stato un sollievo. “Tu, invece? Sei andato a trovare
Sasuke-kun?”
Il viso di Naruto si fece improvvisamente triste.
“Continua a non parlarmi. Mi chiedo se mi rivolgerà mai la parola prima
che io-”
“Lo farà!” esclamò la kunoichi girando la testa per guardarlo. “Ne sono
certa.”
Naruto le sorrise, riconoscente. Hinata riusciva a consolarlo anche
quando
pensava che sarebbe stato meglio già lasciare tutto e morire.
“Vuoi stenderti accanto a me?”
Naruto batté leggermente la mano sul letto accanto a sé per invitare
Hinata a
sedersi, ma lei scosse la testa dispiaciuta.
“Oggi non posso restare a dormire, mi dispiace. Mio padre mi ha chiesto
di tornare
a casa.”
“Ah.” Lo shinobi la guardò, visibilmente più deluso di quanto lo era
stato per
non aver potuto mangiare ramen a cena, ma cercò di minimizzare: “Non
preoccuparti, non fa niente, resterai domani!”
Hinata annuì e gli prese timidamente la mano.
“Se vuoi, posso restare con te finché non ti addormenti.” gli propose
in un
mormorio, e lui annuì con entusiasmo.
“Ti amo.” le sussurrò poco prima di addormentarsi, sorridendole e
strappandole
il cuore dal petto per l'ennesima volta. Hinata si riscoprì a respirare
a
fatica, a portarsi una mano al petto per cercare di calmare i battiti
del suo
cuore come le era accaduto quando aveva dodici anni e Naruto le aveva
detto per
la prima volta che lei gli piaceva. Respirò a pieni polmoni e lo
guardò:
dormiva tranquillo, a pancia in su, le braccia e le gambe spalancate.
L'occasione perfetta. Sentendo il cuore battere di nuovo a mille, si
recò in
cucina cercando di non fare rumore per chiamare il quarto Hokage.
Minato le
aveva detto che per fare quello che aveva in mente avrebbero dovuto
trovare il
momento giusto, in cui Naruto fosse stato tranquillo, ignaro, e quella
era
certamente l’occasione che aspettavano. Si rese conto di essere pronta,
di non
avere paura. Si affacciò alla porta della cucina e bisbigliò:
“Hokage-sama, la
prego, può venire nell'altra stanza? É il momento!”
L'uomo sollevò lo sguardo dal giornale che stava leggendo ed annuì. Si
alzò
senza far rumore, come un morto, e la seguì in punta di piedi nella
camera di
Naruto, che non aveva cambiato posizione.
“Sei certa di volerlo fare?” le chiese per l'ultima volta, e Hinata
annuì senza
mostrarsi timorosa: aveva già deciso tutto da un pezzo. Minato sospirò
e
ripeté: “Come ti ho già detto, per via delle mie condizioni non ho
abbastanza
chakra per ripristinare il sigillo, ma si é indebolito a causa di tutte
le
volte in cui Naruto ha usato il potere di Kurama, quindi forse potrei
riuscire
a modificarlo. Ho pensato di inserire un poco del tuo chakra nel
sigillo, ma
dev’essere una quantità davvero minima per non mettere troppo in
allarme la
volpe. Questo, però, ti permetterà di incontrarla soltanto per poco. Ho
intenzione di inserire il tuo chakra nel punto in cui avevo inserito il
mio, ma
non so quando apparirai nel subconscio di Naruto, perché non sappiamo
come si
comporterà la volpe, potrebbe accadere in qualunque momento.”
L'uomo si interruppe per riprendere fiato e fece un respiro profondo.
Hinata
annuì con la testa.
“Bene, cominciamo.”
Sollevò la maglia arancione che Naruto indossava e il sigillo che
teneva
bloccata la volpe troneggiò ai loro occhi come se fosse stato marcato
con il
fuoco. La kunoichi si accorse che le mani avevano preso a tremarle:
quel
sigillo la intimoriva. Rappresentava la fonte di tutte le sofferenze
passate e
presenti di Naruto, la sua maledizione infinita. Voleva liberarlo a
tutti i
costi.
Il quarto Hokage sollevò la mano destra all'altezza del petto e
all'improvviso
le sue dita risplendettero di piccole fiamme di chakra bluastro.
Avvicinò la
mano a Naruto.
“Non appena te lo ordino, posa le mani sul sigillo. Comincia a
raccogliere
chakra già adesso.” bisbigliò, poi posò le dita sui bordi del sigillo e
chiuse
gli occhi. Naruto non si mosse. Deglutendo, la kunoichi spalancò le
braccia
verso l'esterno e si concentrò per far confluire tutto il chakra verso
le mani,
sentendole appesantirsi mentre il resto del corpo si sgravava del peso.
Si
avvicinò lentamente al letto, in attesa e in silenzio, senza staccare
gli occhi
dal viso di Naruto per accertarsi che stesse ancora dormendo. Poi
accadde tutto
in un attimo: Minato ordinò quasi in un sibilo: “Adesso!”, lei posò le
mani sul
sigillo, il viso di Naruto si contorse per un momento che sembrò
infinito,
Hinata cadde in ginocchio, madida di sudore.
"Stai bene?" le chiese immediatamente Minato, preoccupato. La
kunoichi annuì, e si alzò in piedi scostandosi i capelli dalla fronte:
non si
sentiva debole, né stanca, anche Naruto stava ancora dormendo. Sembrava
che non
fosse successo nulla. Sollevata, sorrise, e Minato la imitò.
“A vedere il sigillo, sembra che sia andato tutto bene. Non credevo di
farcela.”
sussurrò. Hinata osservò il sigillo: era leggermente mutato nel
disegno, ma si
trattava di modifiche quasi impossibili da notare. Ce l'avevano fatta.
Mancava soltanto
l’ultima battaglia.
“La ringrazio davvero di cuore, Hokage-sama, le devo la vita!” sussurrò
Hinata
inchinandosi profondamente. Sentì Minato sospirare.
“Spero che tu non debba darmela davvero.” mormorò lui, preoccupato.
La parte di lei che era dentro
Naruto non l'aveva ancora richiamata a sé, e Hinata cominciava a
sentirsi
inquieta. Forse la modifica al sigillo non aveva funzionato, forse il
cambiamento del segno del sigillo li aveva ingannati, ma il tempo
continuava a
scorrere imperterrito, lasciandole soltanto altri sette giorni di vita
con
Naruto. Sentiva di stare impazzendo, intrappolata in un vicolo stretto
senza
uscita. Naruto ormai non parlava più, chiuso nei suoi pensieri e in
rari
sorrisi che racchiudevano tutta la sua ineluttabile disperazione, la
sua
amarezza. A volte la abbracciava senza motivo per ore, e la kunoichi se
ne
stava in silenzio, bruciando di tristezza perché avrebbe voluto
consolarlo,
dirgli qualcosa, ma non sapeva cosa. La distanza tra di loro si stava
acuendo
proprio quando avrebbe dovuto essere inesistente. Si sentiva una
fallita.
"Allora é deciso!" La voce dell'Hokage la risvegliò dai suoi
pensieri, e la kunoichi si mise finalmente in ascolto: non aveva
prestato
attenzione neanche ad una parola che era stata detta in quell'ultimo
incontro
con tutti i capoclan. "In questa ultima settimana Naruto Uzumaki si
trasferirà in un luogo fuori dal villaggio in cui io, Minato-sama e gli
altri
membri designati potremo meglio controllare la volpe."
Tra i presenti si alzarono mormorii generali di assenso: tutti erano
finalmente
soddisfatti, avevano messo al sicuro le loro vite e potevano ritornare
ai loro
affari con la coscienza pulita. Hinata fu la prima ad alzarsi per
andarsene,
indignata, ma il quarto Hokage sussurrò, fermandola: " Non puoi andare
via, sei stata scelta per scortare Naruto, dobbiamo restare."
Incredula, la kunoichi riprese posto sentendosi le gambe pesanti: forse
la
fortuna non le aveva ancora del tutto voltato le spalle, avrebbe potuto
trascorrere con Naruto le ultima ore della sua vita senza doversi
preoccupare
di suo padre o del suo clan, senza sentirsi ulteriormente in colpa.
Note dopo la lettura:
La
prima scena di azione della fic! Spero
che non faccia schifo! *corre a nascondersi
XD*
Vi chiedo umilmente
scusa per questo aggiornamento così tardo, ma l'università e il lavoro
mi stanno davvero impegnando tantissimo. Spero, in ogni caso, che la
fic possa continuare a piacervi e ringrazio di cuore coloro che hanno
recensito lo scorso capitolo! (_ _)
Alla
prossima! :)
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Capitolo 8 *** Capitoli 8, 9 ed epilogo. ***
A thousand
miles seems pretty far
But they've got planes and trains and cars
I'd walk to you if I had no other way
(Hey there Delilah – Plain White
T’s)
8 - Morte
“Da oggi ci trasferiremo in un luogo segreto appena fuori dal
villaggio, così
saremo tutti al sicuro.” disse Minato cercando di sorridere. Naruto
annuì con
la testa, tentando di non far trasparire le proprie emozioni o di
guardare
Hinata negli occhi. In quel modo sarebbe stato ancora più difficile
vederla,
perché lei era sempre impegnata con i suoi doveri da capoclan. Però
allontanarsi dal villaggio era l'unico modo per garantire l'incolumità
di tutti
i suoi abitanti.
“Potrò... Potrò almeno salutare per l'ultima volta Sasuke?” chiese a
suo padre,
e la sua voce, che non sentiva da moltissimo tempo, fuoriuscì dalle sue
labbra
come una straziante richiesta di aiuto anche se non lo avrebbe voluto.
“Potrò
vedere te e Hinata?”
La kunoichi, seduta accanto a lui, non riuscì a trattenere le lacrime,
che
presero a scenderle in silenzio sulle guance. Interpretandolo come un
segnale
negativo, Naruto abbassò la testa, prendendole la mano sotto il tavolo
per far
sì che quel gesto restasse intimo, loro.
“Non fa niente, non...” cercò di dire, ma le parole gli morirono in
gola.
Voleva piangere a sua volta.
“Io e Hinata-san saremo sempre con te, saremo la tua scorta.” disse
Minato con
un sorriso dolcissimo, consolatore, e Naruto si riscoprì a ridere senza
averlo
voluto. Si portò le mani al volto e si rese conto che stava anche
piangendo.
Senza smettere di ridere, li abbracciò uno alla volta, cercando di
stringerli a
sé il più possibile e di consolare Hinata che stava ancora piangendo
come lui:
sapere di poter trascorrere gli ultimi giorni in compagnia delle
persone che
amava di più gli aveva ridato un briciolo della felicità che aveva
perso ormai
da molto tempo.
A
quella reazione, la kunoichi non
riuscì a non sorridere di cuore. Avrebbe trascorso con lui ogni secondo
di vita
che avrebbe dovuto restargli, o che gli restava. Ormai stava
cominciando a
perdere la speranza di salvarlo.
Ogni volta che calava la notte, Naruto se ne riscopriva sempre più
impaurito,
come un bambino. Aveva il terrore di distendersi sul futon e di
addormentarsi e
non svegliarsi mai più. Era scesa la notte già quattro volte da quando
aveva
lasciato la sua casa, ma era stato
sempre fortunato, era sempre riuscito a rivedere la luce del sole, il
viso dei
suoi cari, e con i suoi occhi. Quella sera, però, non riusciva a non
sentirsi
inquieto, aveva come un brutto presentimento. Strisciando i piedi, aprì
la
porta della stanza e chiese all'uomo che vi era di guardia di chiamare
Hinata,
poi si ritirò. Dalla finestra coperta per metà da una fitta tenda il
chakra
della barriera creata da suo padre, dall'Hokage e dai capoclan
splendeva del
riflesso della luce lunare. Doveva essere certamente invisibile
all'esterno,
per non provocare sospetti o disordini, ma lui riusciva a vederla
perfettamente
e si sentiva soffocare. Non avrebbe mai immaginato che sarebbe finita
in quel
modo.
“Naruto-kun?”
La voce di Hinata lo frustò all'altezza del petto, facendolo
sobbalzare, ma poi
Naruto si rese conto che era stata la sua stessa mano a battere sulla
cassa
toracica e a fare rumore. La guardò, ancora interdetto, e tentò di
spiegare: “Non
riesco a dormire. É una serata così bella... Vorrei tanto uscire a fare
un
giro!”
La kunoichi abbozzò un sorriso poco convincente.
“Magari domani.”
“Magari quando sarò stecchito.” sbottò lo shinobi senza riuscire ad
arrabbiarsi
sul serio. Sapeva di avere soltanto pochi giorni di vita, si sentiva
debole
perché non aveva quasi più chakra e non aveva voglia di litigare
proprio con
lei. Vide che Hinata sembrava mortificata e le fece segno di
avvicinarsi a lui.
Le sfiorò lentamente i capelli.
“Vuoi dormire con me?” le chiese cercando di assumere un tono di voce
più umile
e pentito possibile. “Mi dispiace, non volevo.”
Hinata arricciò piano le labbra, come se dovesse scoppiare a piangere
da un
momento all'altro, ma non lo fece, e lo abbracciò con foga cadendogli
addosso,
lasciandolo sconvolto.
Mancavano soltanto tre giorni alla morte di Naruto ed era stufa di
prenderlo in
giro, di continuare a ripetergli che doveva stare tranquillo, che non
sarebbe
accaduto nulla, perché non era vero: con lui sarebbero morti entrambi.
“Alzati!” ordinò una voce che non conosceva. “Non sarai davvero così
debole!”
Hinata strinse le palpebre senza aprire gli occhi, cercando di pensare.
Non si
sentiva affatto stanca. Cosa voleva, allora, quella voce?
“Alzati!” ordinò ancora. La kunoichi obbedì: aprì gli occhi e fu
accecata da
una luce cupa e rossastra, si alzò a fatica in piedi, sentendosi meno
in forze
di quanto pensava. Si guardò intorno, rendendosi conto che il luogo in
cui si
trovava le dava una strana sensazione. Un déjà vu. Fece un passò; un
paio di
occhi gialli e maldisposti la fissò, infuriato. La volpe a nove code.
Hinata spalancò la bocca: era dentro Naruto. Si voltò, frenetica, per
cercarlo
con lo sguardo, ma la volpe occupava tutto il suo campo visivo. Ebbe
bisogno di
alcuni minuti per rendersi conto che il cercoterio la stava fissando
attraverso
una grata con un sigillo che si era quasi del tutto staccato.
Allarmata, Hinata
corse verso di lei.
“Tu chi sei?” tuonò la volpe schiacciando di più la testa contro le
sbarre. “Cosa
ci fai qui?”
Sembrava nervosa. Hinata abbassò lo sguardo sulla base della grata e ne
comprese
il motivo: Naruto, quasi completamente privo di vita, era inginocchiato
malamente davanti a lei, il capo contro le sbarre e il braccio disteso
nell'ultimo tentativo di sistemare il sigillo. Gli corse incontro,
afferrandolo
per evitargli di cadere e aiutandolo a distendersi. Respirava a fatica.
“Hinata, cosa-?” mormorò lui con voce strozzata. La kunoichi gli
carezzò una
guancia cercando di non cedere alla disperazione e alle lacrime,
rassicurandolo, facendolo tacere per risparmiare ossigeno.
“Sono venuta a salvarti.”
Lo sguardo sconvolto di Naruto le diede la forza di guardare di nuovo
davanti a
sé, alla volpe, e di fare quello che aveva pianificato per settimane.
Era la
sua occasione, finalmente poteva dare la vita per colui che l'aveva
salvata tantissime
volte.
“Sono Hinata Hyuga, capo del clan Hyuga, e sono qui grazie
all'intervento del
quarto Hokage, Minato Namikaze-sama, che ha modificato il sigillo di
Naruto-kun
inserendo anche il mio chakra.” disse più tranquilla di quanto aveva
immaginato
di essere, senza smettere di accarezzare il viso di Naruto.
“Allora quel chakra che ho percepito era il tuo.” commentò Kurama con
un
sorrisetto sprezzante. “Hai un chakra davvero particolare, e devi
averne anche
un ottimo controllo per essere sopravvissuta dopo la modifica del
sigillo.
Perché sei qui? Cosa vuoi? Mi hai interrotto nel momento cruciale!”
Emise un verso furibondo che fece tremolare l'aria. Naruto tossì
violentemente:
restava poco tempo.
“Sono venuta ad offrirmi al posto di Naruto-kun. Lascia vivere lui,
prendi il
mio chakra. Fa’ quello che desideri con me, però lascia libero
Naruto-kun.”
Naruto la fissò, sconvolto, sollevando di scatto la testa e scuotendola
con
forza.
“Hinata, no! Cosa diavolo-”
La volpe sovrastò la sua voce ruggendo con tutta la forza che
possedeva.
“Devi essere impazzita se pensi che io possa ubbidirti, Hinata Hyuga!
Il chakra
di Naruto-”
“So che il mio chakra non é potente come quello di Naruto-kun, ma io ne
ho un
ottimo controllo! Se io fossi il tuo contenitore potresti possedermi a
tuo
piacimento! Sono una Hyuga, ho un ottimo controllo del chakra, l'hai
detto tu
stessa!”
“HINATA!”
Gli occhi della volpe lampeggiarono per un attimo, minacciosi, poi il
cercoterio scoppiò in una risata che quasi li assordò.
“Sei furba, Hinata Hyuga... Ma sei altrettanto sincera?”
La kunoichi annuì con la testa, cercando di non abbassare lo sguardo
verso
Naruto, che continuava ad urlare il suo nome quasi senza più fiato in
gola.
“Come puoi dimostrarlo?”
“Prendi metà del mio chakra! Anzi, lasciami soltanto quello che servirà
per
rifare il sigillo! Convincerò il quarto Hokage ad eseguirlo su di me
non appena
il mio chakra dentro quello di Naruto-kun si estinguerà. Però liberalo…
Quante
code ha, in questo momento?”
“Otto.” replicò la volpe senza smettere di sorridere. Hinata fu scossa
da un
tremito e cadde in ginocchio, sentendo che le lacrime le stavano
bagnando il
viso.
“Naruto-kun non é così, lui é buono, non farebbe del male a nessuno...
Ti supplicò,
accetta la mia proposta!”
L'ultimo urlo di Naruto rimbombò nell'aria per qualche secondo,
acutizzato dal
silenzio della volpe, poi tutto tacque. Lo shinobi chiuse gli occhi.
“Va bene. Lascerò libero Naruto, e Minato dovrà sigillarmi dentro di
te. Se non
lo farà, o se lo farà ma tu morirai, Naruto morirà comunque ed io sarò
libera!”
Il cercoterio sorrise in modo spaventoso, mostrando i lunghi denti.
“Vieni qui.
Dammi il tuo chakra. Te ne lascerò un quarto di quello che possiedi in
questo
momento. Spero che ti basti.”
Hinata carezzò per l'ultima volta la guancia di Naruto, sentendola più
fredda
di quando l'aveva sfiorata in precedenza, e si sentì per la prima volta
disperata, senza via d'uscita. La salvezza di Naruto dipendeva tutta
dalla sua
vita.
“Non morirò.” promise a se stessa, allungando una mano verso la volpe e
toccandola, sentendosi bruciare. Sentì il suo chakra essere risucchiato
dal
cercoterio in un decimo di secondo, svuotandola, poi si accasciò per
terra
senza neppure riuscire ad afferrare la mano di Naruto.
Our
friends would all make fun of us
And we'll just laugh along because we know
That none of them have felt this way
(Hey there Delilah -
Plain White T’s)
9
- Vita
“Le
code stanno diminuendo da
sole!”
Conosceva quella voce: era il capitano Yamato.
“Bene! Allentiamo leggermente la barriera!”
Il quarto Hokage, Minato Namikaze. Hinata aprì leggermente gli occhi,
aspettandosi di essere inondata dalla luce, ma tenebre battenti le
impedirono
di comprendere immediatamente cosa stesse succedendo.
“Ti sei ripresa! Come ti senti?” esclamò Ino Yamanaka accanto al suo
orecchio,
afferrandole un braccio. Hinata non ricordava neppure per quale motivo
la
kunoichi bionda fosse lì. Ah, sì, aveva preso anch'ella il posto di suo
padre
come capoclan, ed era stata messa a scorta di Naruto.
“Cos'è successo?” le chiese portandosi una mano alla testa, che aveva
preso a
pulsarle all'altezza della tempia. La portò all’altezza degli occhi:
era piena
di sangue.
“Non toccare!” la ammonì Ino. “Eri nel letto con Naruto prima che
incominciasse
a trasformarsi e sei stata colpita da lui e sbalzata via... Ma sei
pazza?
Correre un rischio del genere!”
Hinata si morse un labbro per non risponderle, sull'orlo delle lacrime.
Avrebbe
avuto così tante cose da dirle, ma era certa che lei non avrebbe
capito.
Nessuno aveva mai compreso i suoi sentimenti per Naruto.
“Lui... Lui non é quello che pensate voi.” riuscì soltanto a dire,
perché poi
la luce al centro della stanza che l'aveva leggermente rischiarata fino
a quel
momento divenne luminosissima di scatto e si spense. Il capitano Yamato
sospirò,
sollevato, ed esclamò: “É finita.”
Quella luce era stata emessa durante la trasformazione da Naruto, che
ormai
giaceva al centro della stanza. Senza riuscire più a controllare i
propri
movimenti, Hinata si alzò in piedi di scatto e corse verso di lui,
chinandosi
sopra al suo corpo. Respirava ancora, il suo cuore batteva. La volpe
era stata
di parola. Sollevata, senza considerare il fatto che tutti i capi degli
altri
clan la stessero guardando, si avvicinò ai due Hokage, ancora ansanti
per la
fatica, e sussurrò: “Ho parlato con la volpe. Ha promesso di salvare
Naruto-kun
se lei, Minato-sama, la sigillerà dentro di me.”
I due Hokage la fissarono, attoniti.
“Questo cosa significa?” tuonò l'Hokage, infuriato per non essere stato
avvertito di quel piano, ma Minato non vi prestò attenzione.
“Per eseguire un sigillo del genere c'è bisogno di moltissima
preparazione.
Bisogna prima liberare la volpe, poi risigillarla in un'altra persona.
Nessuno
sa cosa potrebbe accadere nel contempo. Inoltre, per eseguire il
sigillo bisogna
sacrificare più di una vita.”
Hinata spalancò la bocca, accorgendosi di stare respirando appena.
“Io... Io volevo essere la sola a rischiare la vita.” mormorò con voce
strozzata. Minato le sorrise amaramente.
“Anche chi effettua il Sigillo del Diavolo deve dare la vita.”
Era finito, era tutto finito. Nulla sarebbe più stato possibile per
salvare
Naruto. Lo aveva ucciso, aveva ucciso se stessa, aveva ucciso il
villaggio
donando altro chakra alla volpe. Si coprì il volto con le mani per
poter
piangere fingendo di avere intimità. Avrebbe voluto stringere Naruto a
sé
finché la morte non l'avesse portata via. Ormai tutte le voci intorno a
lei
erano soltanto un sottofondo inudibile, ma comunque fastidioso.
“Sigillo del Diavolo!” disse Minato in un sibilo, rompendo quel muro, e
la
stanza tremò all'improvviso, avvolta ancor più dall'oscurità.
“Cosa vuole fare?” gli chiese l'altro Hokage con cautela.
“Quello che avrei dovuto fare dall'inizio.” replicò lui con voce
attenta.
Hinata si scoprì il volto: l'uomo stava eseguendo dei sigilli che non
conosceva
in rapida successione. “Io sono un morto, e i morti non possono vivere.
Inoltre
Naruto é il mio unico figlio, ed é dovere di un padre proteggere il
proprio
figlio.”
Lanciò uno sguardo fugace a Hinata, sorridendole per tranquillizzarla,
ed annuì
con la testa. “Io sono pronto, avvicinate Naruto a me perché possa
immobilizzare la volpe!”
Il capitano Yamato guardò l'Hokage in cerca di una conferma, e l'Hokage
annuì,
ma Hinata aveva già afferrato Naruto per le spalle e aveva preso a
trascinarlo con
difficoltà verso il quarto Hokage prima che l’ordine fosse confermato.
Non
aveva idea di cosa lui volesse fare, ma la sua disperazione la rendeva
certa
che lui sarebbe stato in grado di salvare Naruto. Il capitano Yamato
corse
immediatamente in suo soccorso e la kunoichi poté così stringere la
mano del
ragazzo.
“Hinata-san, non giudicarmi male. É qualcosa di troppo difficile da
spiegare,
non credo che tu possa capirlo. Essere genitori è difficile. Ma ti
ringrazio
comunque per non esserti opposta alla mia decisione.” le disse Minato
con un
sorriso. “Prenditi cura di Naruto. Sono certo che soffrirà molto per
questo...
Credo di essere un pessimo padre, abbandonare mio figlio due volte...”
Il corpo svenuto di Naruto fu scosso da un tremito violento ed un
potentissimo
chakra arancione prese a fuoriuscirvi sotto forma di una palla
infuocata.
“Questo non é soltanto il chakra della volpe, é troppo per me...
Hinata-san,
per favore, avvicina la mano, non aver paura. C'è del chakra identico
al tuo
mischiato a quello di Kurama, adesso te lo restituisco...”
La kunoichi avvicinò alla palla infuocata la mano temendo di vederla
bruciare,
ma ciò non avvenne. Sentì come una scarica elettrica percorrerla
interamente
dai capelli ai piedi quando il suo chakra mancante ricominciò a fluirle
nel
corpo. Era come se la sua forza fosse ritornata improvvisamente,
sorprendendola. Annuì per rassicurare l'uomo e strinse più forte la
mano di Naruto,
cercando di infondergli calore.
“Grazie mille per aver deciso di farlo vivere.” sussurrò a voce
bassissima per
non farsi sentire da nessun'altro se non dal quarto Hokage. “É un onore
per me
far parte della sua famiglia.”
“L'onore è mio, Hinata-san. Non so bene cosa avessi intenzione di fare,
ma
toccava a me sin dall’inizio. Prenditi cura di Naruto.” ripeté Minato,
poi si
posò le mani sul ventre. Urlò; un sigillo uguale a quello di Naruto
scintillò
per un secondo nell'aria, poi scomparve, e l'uomo cadde con lui sul
pavimento,
senza vita.
Delilah I can promise you
That by the time we get through
The world will never ever be the same
(Hey there Delilah – Plain White
T’s)
Note dopo la lettura:
È stato
un sollievo per me poter rendere
Minato di nuovo “umano”, arrivata a questo punto della storia. Il suo
contributo è stato fondamentale per la trama, ma la sua figura era
cresciuta a
dismisura, la sua funzione doveva per forza esaurirsi, il cerchio
doveva
chiudersi. Ho pensato a lungo a come far terminare la vicenda, e alla
fine ho
convenuto che nessuno poteva tirare le somme meglio di lui.
Mi
è dispiaciuto molto dover far
fare ad Ino la parte dell’ “insensibile”, ma, a mio parere, era l’unico
personaggio che potesse essere messo in gioco per questa causa per via
della
sua personalità aperta e diretta.
Epilogo
Naruto aveva odiato suo padre per molto tempo per averlo abbandonato
per la
seconda volta, si era convinto che non avrebbe mai capito perché
l'aveva fatto.
Si era rifiutato di guardarlo negli occhi non appena era rinvenuto, non
aveva
partecipato al suo funerale, era diventato moltissime volte di cattivo
umore se
gli avevano parlato di lui. Non era andato a trovarlo per mesi, quasi
per un
anno. Poi era accaduto qualcosa che gli aveva cambiato la vita ed era
riuscito
ad immaginare ogni singolo pensiero che avesse attraversato la mente di
suo
padre quando aveva deciso di sacrificarsi ancora per lui.
Era bastato guardare lui negli
occhi
e tutto il mondo aveva preso a ruotare nella direzione opposta, o lui
aveva
preso a guardarlo da un'altra prospettiva. Hinata gli aveva detto che
per lei
era accaduto lo stesso, ma lo shinobi era certo che lei fosse già in
grado di
comprendere suo padre da molto tempo prima di lui. Arrivò alla fine del
corridoio riscuotendosi dai quei pensieri che lo prendevano, puntuali,
ogni
anno in quel giorno particolare, e bussò all'ultima porta sulla destra.
“Hinata, io sono tornato, siete pronti?”
“Quasi! Vieni pure!”
Naruto abbassò la maniglia ed entrò. Hinata se ne stava in ginocchio
accanto al
futon arrotolato, già pronta. Gli sorrise. Accanto a lei, Hiro, il loro
bambino, disegnava disteso sul pavimento a pancia in giù.
“Cosa stai disegnando di bello, Hiro?” gli chiese lo shinobi
sedendoglisi
accanto. Il bambino non alzò neppure la testa dal foglio, troppo
intento a
colorare.
“É un disegno per il nonno. Devo sbrigarmi!”
“Non preoccuparti, puoi darglielo quando vuoi!”
Hiro era amato da tutto il clan Hyuga, e Hiashi lo adorava, anche se
cercava di
non darlo a vedere per mantenere la sua immagine da uomo duro ed
inflessibile.
Tuttavia era cambiato moltissimo da quando aveva conosciuto il bambino:
era
diventato più permissivo, più affettuoso, e Hinata era contentissima di
quella
trasformazione che nessuno avrebbe mai osato neppure immaginare. Hiro
aveva
cambiato davvero le loro vite.
“Finito!” esclamò il bambino, entusiasta. Si mise seduto e consegnò
a Naruto il foglio su cui
aveva disegnato con un sorriso. “É
per il nonno! Ti piace, papà?”
Naruto osservò il disegno certo di scorgervi occhi bianchi e capelli
scuri, ma dal
foglio gli sorrise un uomo biondo con due macchie color cielo come
occhi. Era
suo padre Minato. Di certo era stata Hinata a parlare a Hiro di lui. Le
passò
una mano attorno al collo e sorrise, quasi con le lacrime agli occhi.
“Non credo che tu possa darglielo di persona, va bene lo stesso?” gli
chiese.
Hiro annuì.
“Ma perché?”
Naruto si grattò il mento, dubbioso su come affrontare quell'argomento.
“Beh, credo che la mamma ti abbia detto che il nonno non é qui con noi…
Lui é
in un posto da cui non può più tornare. Sono successe delle cose, ma
ormai é tutto
passato e possiamo soltanto andarlo a trovare al monumento degli
eroi...”
“Mi dispiace per il nonno.” mormorò Hiro, improvvisamente triste.
“Anche a me.” Naruto lo guardò, la testa bassa e le labbra strette, e
sentì di
nuovo la voglia di proteggerlo ad ogni costo riaffiorare in lui,
proprio come
era accaduto quando aveva incontrato per la prima volta i suoi occhi.
“Ma ormai
é passato. É morto per salvarci ben due volte, come
un eroe. Sai che ti dico? Cambiamo i programmi!” propose
facendogli l'occhiolino “Niente più monumento degli eroi. Ti porto a
conoscere
la faccia di pietra del nonno al monte degli Hokage!”
“Davvero?” esclamò Hiro con un saltello. “Andiamoci subito!”
Hinata prese il bambino per mano.
“Mi raccomando, passa a salutare il nonno e poi andiamo!”
“Ok!”
Non appena Hiro fu scomparso nei corridoi della tenuta degli Hyuga,
Naruto fece
un lungo sospiro.
Hinata gli sorrise, colpevole.
“Mi dispiace avergli parlato di Minato-sama al posto tuo, ma Hiro non
faceva
che chiedermi di lui...”
Lo shinobi scosse la testa malinconico, perso di nuovo nei pensieri.
“Io avevo paura di parlargliene, di ricordare, ma non é stato brutto
come
pensavo. Sarà perché io...”
Contro ogni previsione, Hinata gli prese la mano e gli si avvicinò così
tanto
che i loro respiri si fusero. Tempo prima sarebbero entrambi arrossiti,
ma
ormai quel tempo era passato, erano andati avanti e si sentivano più
che mai felici
di quell'intimità.
“Non é colpa tua.” mormorò la kunoichi guardandolo negli occhi.
“Minato-sama me
l'aveva detto, essere genitori-”
Naruto si chinò su di lei e la baciò stringendola a sé, impedendole di
parlare.
Hinata gli aveva ripetuto quella frase mille volte, e non aveva più
voglia di
sentirla, voleva soltanto annegare quel ricordo in lei. Specialmente in
quel
giorno, in cui, un anno prima, non era nemmeno riuscito a dire addio a
suo
padre.
“Mamma, papà, cosa state facendo?”
La vocetta di Hiro li fece sobbalzare, e Naruto e Hinata si voltarono,
scoprendo che a guardarli, oltre a loro figlio, c’era Hiashi.
"Dove state andando?" chiese l'uomo con il tono imperioso che
mostrava il suo disappunto per qualcosa, in quel caso perché Naruto
stava
amoreggiando con sua figlia nel bel mezzo di casa sua.
Hinata impallidì e prese a mormorare: “Ecco, padre, noi...”
“Stiamo portando Hiro alla montagna degli Hokage a conoscere mio
padre!”
intervenne Naruto nervosamente. Hiashi restò per un po’ in silenzio,
poi annuì
con un’espressione meno severa del solito.
Era passato parecchio tempo da quando si erano sposati; alcuni ricordi
erano
svaniti, molte situazioni erano mutate, ma alcune cose, constatò
Naruto, non
cambiano mai: non sarebbe mai riuscito neppure a stringere la mano di
Hinata e a
non morire di paura davanti a suo suocero.
Two more years and you'll be done with
school
And I'll be making history like I do
You'll know it's all because of you
We can do whatever we want to
Hey there Delilah here's to you
This one's for you
(Hey there Delilah – Plain White
T’s)
Fine
Note dopo la
lettura:
Per questo ultimo capitolo, ho voluto alleggerire un po’ il
tono (sperando
di esserci riuscita) e ho cercato di dare un taglio veloce e
“cinematografico”
alla scena con il bambino.
La fine. Non mi sembra vero essere riuscita a scrivere una long di
dieci
capitoli. Grazie, mille grazie a Yume, Moko e Vale, le mie giudicie del cuore,
per avermene dato la possibilità. Grazie di cuore a chi ha letto, a chi
ha atteso con impazienza questo epilogo, a chi è comunque rimasto,
nonostante tutto. Pianificavo di finire di postare questa fic lo scorso
anno, ma alcuni problemi personali me l'hanno impedito, perciò, per
farmi perdonare, posto tutti i capitoli mancanti insieme. ^^
Avrei voluto inserire altri personaggi, scrivere di altri avvenimenti,
ma ormai
quel che è fatto è fatto. Si è trattato del mio primo progetto "long"
serio su questa serie, e per un po' credo anche l'ultimo XD Spero di
essere riuscita a creare qualcosa che valga la pena leggere e ricordare
un pochino. ^^
Vi lascio con qualche trivia
altamente inutile, ma che completa l'universo alternativo che ho creato
(se dovesse interessare a qualcuno! XD)
Adesso mi prenderò una bella pausa, magari mi dedicherò ad altri
fandom, ma qualche altra NaruHina arriverà, perché ho alcuni contest da
portare a termine... ;)
Alla prossima e ancora grazie,
Ayumi
Trivia
Dopo la guerra:
- Sasuke
è stato imprigionato per tutti i crimini
commessi, così Karin.
- Suigetsu
è riuscito a scappare, come Madara,
Jugo è morto per salvare Sasuke da un attacco.
- Obito
è stato sconfitto ed ucciso.
- L’Hokage
non è nominato mai nella fic perché non
sono riuscita a decidere a chi far ricoprire la carica (ma forse è
ancora
Tsunade XD)
- Shikamaru
e Ino sono diventati capi dei
rispettivi clan.
- Tutti
gli altri Hokage sono stati risigillati,
tranne Minato.
- Per
il resto, sono tutti felici e contenti. XD
Questa splendida cascata di banner è stata fatta da Moko, che non
ringrazierò mai abbastanza! Non sono bellissimi? *____*
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