Non è tutto perduto. di AngelAnderson15 (/viewuser.php?uid=199469)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Ritorno ***
Capitolo 2: *** Come saltare educazione fisica. ***
Capitolo 3: *** Crolli emotivi ***
Capitolo 4: *** Cristallo ***
Capitolo 5: *** Non lo fai nel modo giusto. ***
Capitolo 6: *** Un ancora di salvezza ***
Capitolo 7: *** Una visita non desiderata. ***
Capitolo 8: *** Coccole e strani impulsi ***
Capitolo 9: *** Segreti, rabbia e amore. ***
Capitolo 10: *** Il ventidue novembre ***
Capitolo 11: *** Adii e manette. ***
Capitolo 12: *** Due settimane dopo. ***
Capitolo 13: *** L'ora della verità ***
Capitolo 14: *** Risveglio ***
Capitolo 1 *** Il Ritorno ***
Il ritorno.
P.O.V
Sebastian
Per
le vacanze estive ero tornato a Parigi, i tre mesi più
lunghi della mia vita:
la mia famiglia, neanche a dirlo,non mi aveva lasciato un minuto per
riprendermi dal viaggio che mi era letteralmente saltata
addosso,valigie incluse.
Dopo
tre lunghi mesi di urla,scopate senza nome e sorelle costantemente
mestruate
ero quasi felice di tornare alla Dalton perchè,anche se
c’èra meno libertà di
“evadere”, non ci sarebbero state portatrici di
vagina sclerotiche ad aspettarmi
alzate agli orari più impensabili.
Entrai nel dormitorio a
testa alta, come
sempre del resto, scostando malamente un gruppo di novellini per
entrare nella
mia stanza che, a quanto pare, era stata già occupata da
Thad-sono-una-piattola-Harwood che fissava inebetito la finestra.
-Allora
Harwood? Non vieni a salutare il tuo amato compagno di stanza?- lo
schermii
come a mio solito non ricevendo però nessuna risposta, Thad,
al contrario di
come mi aspettavo, restò nella stessa posizione
sussurrandomi flebilmente,
senza neanche guardarmi -Ciao Sebastian-.
Lo guardai
interrogativo,prima di
buttare la mia valigia sul letto e andare a fare
“conoscenza” con qualche nuovo
acquisto della scuola,non avevo mica tempo da perdere con le piattole
io.
Mezza
notte passata,il mio corpo oscillava pericolosamente ma la mia testa
era
abbastanza lucida da impedirmi di cadere come un sacco di patate, la
stanza era
a malapena illuminata dalla piccola lampadina sul comodino e una sagoma
scura
che, solo dopo essermi quasi fatto prendere dal panico, riconobbi come
Thad era
ancora lì, seduto sul letto nella stessa identica posizione
e gli occhi rivolti
alla finestra
-Dio Harwood, mi hai quasi
fatto prendere un
colpo- biascicai con la mente annebbiata cercando di rallentare il
battito.
-Scusami,
non volevo spaventarti- sussurrò appena con lo sguardo
annebbiato, perso in un
mondo di cui non facevo parte.
Fu
Thad il primo a mettersi sotto le coperte, ancora vestito ,con una
maglietta
sformata e dei jeans. Qualcosa in quella piattola stava decisamente
cambiando
,pensai prima di mettermi a dormire.
P.O.V
Thad
Mi
alzai di scatto, Sebastian era inginocchiato di fronte a me mentre un
liquido
informe mi scorreva sulle guance, ingenuamente pensai subito al sangue
prima
di capire che si trattava di lacrime.
-Brutto
sogno?- il sussurro apprensivo di Sebastian mi fece desistere dal
spostare
malamente la sua mano dalla mia spalla -No- sussurrai secco cercando di
allontanarmi il più possibile da lui senza però
sembrare brusco.
-Come
ti sei fatto quel taglio?- chiese accennando al piccolo pezzo di spalla
,martoriata dalle cicatrici, che la maglia aveva lasciato
involontariamente
scoperta -Non sono affari che ti riguardino- risposi a stento
appiattendomi di
più contro al muro.
Lo
vidi abbassare gli occhi e ,ignorando il senso di colpa, mi ripetei che
non
potevo fare diversamente, lasciarmi vedere così fragile da
lui era stato uno
sbaglio da non rifare
-Volevo
solo essere gentile- disse sprezzante tornando nel suo letto, lasciando
un
alone di vuoto intorno a me, così,ignorando ancora una volta
il mio corpo che mi
supplicava di avvicinare Sebastian e dirgli tutta la verità,
mi rigirai nel
letto, sperando che l’alba arrivasse presto e ringraziando mentalmente il
blazer che copriva
,per mia fortuna, quasi ogni parte
del
corpo.
P.O.V
Sebastian
Guardai
scocciato la sveglia che segnava le sei e mezzo del mattino mentre dei
rumori soffocati
arrivavano dal bagno,ero stato svegliato da quello spiraglio di sole
impertinente che mi si era puntato dritto sulla faccia e di certo non
ne ero
contento. I rumori, che si rivelarono singhiozzi, non accennavano a
smettere
ma, ignorando lo stomaco che si strinse in una morsa soffocante, uscii
dalla
stanza per prendermi un caffè dicendomi tra me e me che non
avrei potuto far
nulla per Thad, rabbrividendo poco dopo per la consapevolezza di aver
dimenticato di chiamarlo per cognome.
P.O.V
Thad
Uscii
dalla stanza, cercando di evitare di essere spintonato dai novellini o
incrociare qualcuno che mi conoscesse. Fino a metà corridoio
il mio “piano”
funzionò fino a che non mi immobilizzai lì, in
mezzo al corridoio. Uno specchio
si era appena rotto.
Flash back
-So
che sei qui Thaddino, è inutile che ti nascondi-
Terrore,
era quello tutto ciò che riuscivo a sentire
-ESCI DANNAZZIONE- urlò subito dopo. Lo stavo irritando e lo
sapevo benissimo così cercai di rimanere il più
fermo possibile sobbalzando
subito dopo sentendo le sedie schiantarsi contro il muro.
–Devi ubbidire a
tuo padre Thad- sussurrò
mellifluo avvicinandosi pericolosamente al mio nascondiglio, non me ne
accorsi
neppure, uno scatto repentino e il mio polso fece uno strano rumore. Mi
si
annebbiò la vista mentre trattenevo le urla pensando solamente che lui adorava sentirmi urlare.
-Sai
che non devi farmi arrabbiare- ,parole dette con rabbia animalesca,un
pugno
sullo specchio di fianco a noi che andò in mille pezzi, le
schegge che mi
ferivano il viso ma il peggio arrivò solo quando il vetro
più affilato mi si
piantò sulla schiena manovrato dalle sue braccia.
–Amo
disegnare su di te- un rantolo uscii dalla mia bocca. Tutto quello era
solo
l’inizio.
Fine flash back
–Thad?-una
mano sulla spalla mi riportò bruscamente alla
realtà mentre il professor Horan
mi guardava stralunato -Va tutto bene?- la campanellà
suonò, il primo giorno di
scuola era ufficialmente iniziato.
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Capitolo 2 *** Come saltare educazione fisica. ***
Come
saltare
educazione fisica
P.O.V
Sebastian
Scienze,
educazione fisica,informatica e due ore di matematica.Ero quasi tentato
di
scappare fuori dalla finestra o chiudermi in camera ma era il primo
giorno,
dovevo essere per forza presente alle lezioni. Avevo una sola lezione
con Thad
ed era quella di educazione fisica dove, con mio sommo dispiacere,
avrei
rivisto la Barbie bionda, anche conosciuta come Jeff, e il suo sposino
Nick
Duvall. Feci un sospiro profondo e entrai nell’aula di
scienze ed ignorando lo
sguardo malizioso o i sussurri concitati dei ragazzi presenti in aula,
mi
sedetti, guardando distrattamente l’orologio, quella sarebbe
stata l’ora più
lunga della mia vita.
P.O.V
Thad
Dopo
aver rassicurato il mio professore di educazione fisica, che mi aveva
fatto una
specie di interrogatorio preoccupato da come mi fossi estraniato dalla
realtà,
andai nell’aula di informatica. Appena entrato mi maledissi
mentalmente vedendo
una chioma fin troppo bionda avanzare velocemente verso di me,
-THAD!!!!- urlò
facendo girare tutte le persone della classe, professore incluso, verso
di noi.
Jeff
iniziò a tartassarmi di domande mente sentivo i lividi e i
graffi prendere
letteralmente fuoco a contatto con il suo abbraccio stritolante.
–Perché
non ci hai fatto più sapere nulla?Come è andata
l’estate? Io ho moltissime cose
da raccontarti,sai che Wes ha la ragazza? Per non parlare di
ciò che è successo
a me e Nick, dio non ci crederai- disse in modo logorroico Jeff, senza
neanche
aspettare una risposta alle sue domande. Sopraffatto dal dolore che mi
stava
involontariamente procurando mi scostai fin troppo bruscamente,
sussurrandogli
nel modo più dolce possibile un -Dopo- che fece imbronciare
il biondo e
sospirare di sollievo il professore che iniziò la lezione.
Dopo
quella stressante ora piena di bigliettini e sussurri da parte di Jeff mi
rifugiai, nel vero senso della parola, nel bagno della palestra mentre una tachicardia
improvvisa mi colse
impreparato al pensiero che era la MIA ora di educazione fisica, il che
significava cambiarsi e far vedere braccia e gambe alla classe e al
professore.
Non ci avevo minimamente
pensato e non potevo
neanche fingere di stare male perché il professor
Horan,colui che mi aveva
quasi visto cedere sotto la violenza dei ricordi, era il mio professore
di
educazione fisica, un ansia improvvisa si insinuò dentro di
me facendomi
respirare a scatti e barcollare pericolosamente. Il mio cervello
cercava
disperatamente un appiglio e trovare una soluzione per evitare di far vedere a tutti come
avevo
passato la mia estate, lo stomaco era pensante per colpa
dell’ansia ma fu
quello che mi spinse a inginocchiarmi davanti al gabinetto e mettermi
due dita
in gola.
P.O.V
Sebastian
Cercavo
Harwood da quando ero entrato negli spogliatoi ma di lui neanche
l’ombra, al
contrario della Barbie che invece continuava a schiamazzare con le sue
“amichette” su gossip vari e esperienze estive. Mi
nascosi in bagno per evitare
le chiacchiere della Barbie e anche perché speravo che
qualche ragazzo a cui
avevo ammiccato parecchie volte mi seguisse per rendere più
piacevole la mia
“permanenza” nel bagno ma , al contrario di ogni
mia previsione,sentii solo il
rumore strozzato di un conato di vomito mentre dalla porta leggermente
aperta
guardavo dei capelli neri che collegai, senza neanche pensare, a Thad. Mi
fiondai
nel bagno chiudendo la porta e sostenendo delicatamente la testa di Thad
mentre
sentivo i rumori farsi meno insistenti e leggeri singhiozzi a
scuotergli le
spalle. Lo sollevai dalle ascelle e lo portai di fronte al lavandino
dove gli sciacquai
la bocca e gli bagnai dolcemente la fronte, restando stupito dei miei
stessi
gesti ma in quel momento volevo solo chiedergli perché si era
ridotto così, sapevo che
non era semplicemente stato male anche perché una delle mie
sorelle rischiò
seriamente di diventare anoressica e ormai i “sintomi
“ li riconoscevo. Tutto
ciò che riuscivo a pensare era solo
“Perché?” ma vedendo come Thad si era
abbandonato sul mio corpo decisi di lasciar perdere, per il momento.
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Capitolo 3 *** Crolli emotivi ***
Crolli emotivi
P.O.V
Thad
Sentivo
il respiro di Sebastian sul collo, la testa leggera ed il corpo
pensante mentre
il buio mi risucchiava. Le forze mi abbandonavano velocemente e la presa
di
Sebastian sul mio corpo scottava, ma non era comunque sufficiente da far
rimanere i miei occhi aperti.
P.O.V
Sebastian
Thad
aveva perso conoscenza tra le mie braccia, il mio cuore batteva
furiosamente
per l’agitazione ma optai per riportarlo in stanza, senza
dire nulla al
professore,che l’avrebbe di certo mandato in infermeria
perchè
se
avevo capito una cosa di Thad era che non voleva che nessuno venisse a
sapere
ciò che stava passando.
Dopo
essermi chiuso la porta della stanza alle spalle, lo adagiai
delicatamente sul
materasso, alzandogli le gambe per farlo riprendere e ringraziando
mentalmente
il corso di pronto soccorso a cui mia madre mi aveva mandato a forza.
Ero
curioso di vedere cosa nascondeva sotto il blazer ma non potevo, Thad
non era
ancora pronto per fidarsi di me e confidarmi ciò che lo
tormentava e io non
l’avrei costretto ma ,oltre a quello, avevo paura, paura del
suo eventuale
crollo davanti a me,l’ultima persona che potrebbe aiutarlo.
In fondo me l'avevano
sempre detto fin da piccolo che io non aggiusto le cose,io le distruggo.
Lo guardavo da un
po’,forse meno preoccupato di
prima visto il fatto che si era mosso anche se gli occhi rimanevano
chiusi,
troppo stanchi per avere la forza di aprirsi. Intanto la
curiosità di scoprire
ogni sfaccettatura del mio compagno di stanza si faceva sempre
più logorante e avrei
ceduto, se Thad non avrebbe aperto gli occhi da li a poco, cosa che
però non
successe,mi avvicinai lentamente e gli sbottonai piano il blazer,
attento ad
ogni fremito e respiro, mentre delle chiazze scure si intravedevano
dalla
camicia.
Non
feci in tempo a mettere a fuoco che Thad, con gli occhi spalancati, iniziò a respirare a scatti.
Sbiancai mentre
cercava di
riprendere il controllo di se stesso senza riuscirci
-Thad,
Thad calmati- sussurrai agitato, cercando di non bloccarlo in nessun
modo ed
andando ad aprire la finestra mentre i respiri iniziavano a farsi
strozzati ed affannosi.
Lo
misi a sedere, anche se Thad non voleva chiaramente la mia compagnia
ma non potevo
lasciarlo in quello stato.
-Prometto che me ne
andrò e ti lascerò solo quando
ti sarai calmato, non ho visto nulla Thad-
sussurrai non riuscendo comunque a tranquillizzarlo. Tutti i miei tentativi
erano
inutili e andai nel panico facendomi prendere dallo sconforto e dalla fustrazione, sentivo delle lacrime solcarmi le guance e
quella
che non sembrava neanche la mia voce, rotta dai singhiozzi, ripetere
come un
mantra -Sta tranquillo, ispira ed espira- o ancora –Mi
dispiace,calmati Thad,mi
dispiace- senza però riuscire a calmarlo né
a calmarmi.
Stavo
per andare a chiedere aiuto, visto il pallore di Thad che ormai era
quasi in
apnea quando la porta si spalancò improvvisamente e un Jeff
Stearling decisamente
contento entrò dalla porta seguito dal suo maritino
.In quel
momento invece di
provare repulsione o irritazione fui quasi felice di vederli, mi sentii
salvo
,subito
il sorriso morì sul viso del biondo quando vide la
scena quasi surreale mentre
Nick si avvicinò subito a Thad ,calmandolo poco dopo e
guardandomi preoccupato.
P.O.V
Nick
Non
mi sarei mai immaginato la scena che vidi aprendo la camera di Thad,
Sebastian
che cercava, inutilmente, di calmarlo, singhiozzando e ripetendo frasi
sconnesse quasi in trance.
Sebastian
era angosciato e addolorato in un modo che non pensavo neanche
possibile per
uno come lui ma la cosa che mi saltò subito
all’occhio fu come cercava di
avere un contatto con Thad pur restando lontano, quasi spaventato,
mentre Thad
era completamente accasciato sul bordo del letto e respirava appena,
diventando sempre più pallido.
Ignorando
il mio ragazzo, che aveva smesso di respirare per lo shock, andai
velocemente
verso Thad ,cercando una busta, che fortunatamente trovai sul comodino,
iniziando a massaggiare piano la schiena di Thad che si calmava sotto
al mio
tocco e iniziando a respirare dentro la busta.
Ero abbastanza preoccupato per Sebastian mentre pensavo a cosa dovevo fare con lui così guardai
Jeff, che era ancora fermo sulla
porta.
Quando il respiro di Thad si fece abbastanza regolare e il suo viso
iniziò a
riprendere colore,gli feci un cenno verso Sebastian che sembrava quasi
in
trance,gli occhi vacui ,ancora pieni di lacrime e il corpo tremante.
Jeff
spalancò gli occhi andando comunque vicino a lui e
abbracciandolo di slancio,
ricevendone ,con mio e suo sommo stupore,uno in cambio;
Jeff
sapeva tranquillizzare le persone meglio di me che ero definito
“freddo” ,visto
il mio razionalismo, e poco spontaneo e anche se
lui e
Sebastian non andavano d’accordo dopo l'abbraccio di Jeff il castano stava molto meglio.
Spostai lo sguardo verso Thad che mi era letteralmente crollato a dosso
e
pensai che dovevamo parlare del perché ,non si era fatto sentire per tutta l'estate, cosa molto strana per una persona come Thad, era
anche rimasto
nell’ombra, cercando di non parlare con nessuno tranne
Sebastian che, visto il
suo comportamento, era l'unico a sapere che cosa stava succedendo.
In
quel momento mi sentii quasi tradito,ero sempre io quello con cui Thad
parlava di tutto ciò che gli succedeva
mentre invece, questa volta ,Thad, il mio migliore amico era andato a
parlare
con Sebastian dei suoi problemi che, visto il suo crollo, devono essere
molto
gravi.
P.O.V
Thad
I
polmoni
bruciavano per l’aria che entrava violenta dalle narici
mentre Nick mi
massaggiava delicatamente la schiena in modo ripetitivo e circolare, cercando di calmarmi. Sentivo i
singhiozzi di Sebastian perforarmi le orecchie, il cuore
affondò ancora più giù
nell’abisso dove si era rifugiato sentendolo piangere per me,
dopo aver cercato
di aiutarmi per ben due volte.
Inoltre
gli credevo, credevo al fatto che non avesse visto nulla
perché era ancora lì, avrebbe
chiamato aiuto se avesse visto come è ridotto il mio corpo e
in fondo,una
piccola parte di me, sperava ancora che avesse visto, che mi prendesse
la mano
e mi salvasse dai miei incubi ma le probabilità che succedesse erano minime, quasi inesistenti.
Mi resi conto solo in quel momento che Nick e Jeff erano nella mia
stanza e, per
quanto avessi cercato di evitarlo,avevano bisogno di spiegazioni che non
sono in
grado di dare.
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Capitolo 4 *** Cristallo ***
Cristallo
POV.
Thad
Mi
svegliai con l’uniforme della scuola a dosso e guardai
Sebastian che dormiva agitato
nel suo letto, Jeff e Nick non c’erano ed il mio cuore
batteva fin troppo forsennatamente,
infatti, pochi attimi dopo una fitta allo stomaco mi fece contorcere
violentemente. La vista si annebbiò ed una voce ,che avevo
imparato a
riconoscere ed odiare, mi riportava nell’abisso da cui ero da
poco riemerso.
Flash
back
-Thaad-
cantilenò lui, probabilmente pregustando il terrore che
avrebbe visto nei miei
occhi
-Thad aprimi, non farmi
arrabbiare proprio
oggi che sono di buon umore -
La
mia mano corse veloce ad aprire la serratura, facendolo ghignare
compiaciuto
-Aw
ma come è bravo il mio bambino, mi hai aperto subito
stavolta- mi schernì.
La
sua voce mi arrivò ovattata alle mie orecchie mentre cercavo
di isolarmi nel
mio “piccolo mondo”dove lui non poteva farmi nel
male,ci provavo ogni volta che
lui era vicino ma poche volte funzionava fino in fondo, il dolore mi
riportava
alla realtà senza il mio consenso e il mio piccolo mondo
fatto di apatia
svaniva come un arcobaleno senza luce.
-Hai
imparato come ci si comporta Thaddy- mi disse mellifluo accarezzandomi
lascivamente il braccio, i suoi occhi mi fissavano come un leone che
squarta
una gazzella
-E
dopo poco più di due giorni, sono proprio orgoglioso di te,
non sei come tua
madre- continuò a vaneggiare
stringendo
i denti e afferrandomi di scatto i capelli costringendomi a guardarlo
quando il
dolore al collo diventò insopportabile.
-Sei come lei Thad?- mi
chiese con disprezzo
-No-
sussurrai troppo spaventato da guardarlo negli occhi -Sai che odio
quando
sussurri Thad- rabbrividii, la sua vena sul collo pulsava, e pensai che
quella
volta non ne sarei uscito vivo,così urlai,
–NO
PADRE IO NON SONO COME LEI, NON ME NE VADO- cercando
di non singhiozzare per non farlo
irritare ulteriormente e rannicchiandomi subito dopo quando
arrivò il primo
calcio sulla gamba che formicolò,in quel momento sperai solo
che il mio piccolo
mondo sarebbe tornato presto per salvarmi dal dolore.
Fine
flash back
Chiusi
gli occhi, ispirando ed espirando, sapevo che non dovevo pensare a lui,
lui era
tabù e io l’avevo appena infranto.
La
testa girava quasi in cerca di un appiglio, qualcosa di stabile che non
si
muovesse come tutto il resto, qualcuno che sarebbe rimasto malgrado
tutto il
resto
POV.
Nick
Mi
svegliai accanto al mio ragazzo, era così bello il mattino.
I
capelli spettinati, le gambe rilassate intrecciate alle
mie, i ciuffi biondi che ,ribelli, mi
solleticavano il petto ed il corpo coperto solo dal lenzuolo e dalle
mie
braccia.
Amavo
tutto di lui, ma guardarlo dormire era la cosa che più mi
affascinava, la sua
innocenza simile a quella di un bambino mentre dormiva con il corpo
pieno di
me,dei miei segni, del mio amore con i muscoli rilassati ed il corpo
incastrato
al mio.
Lo
baciai più volte sulle labbra sentendo distintamente il suo
cuore battere più
forte e le palpebre alzarsi dolcemente, il suo sorriso fu accecante,
ero così
felice che lui fosse il mio fidanzato,era quasi surreale. -Giorno
amore- gli
sussurrai ad un centimetro dalle labbra sentendolo sorridere contro la
mia bocca,
il bacio che venne dopo fu dolce e passionale come la notte prima
quando,
troppo irrequieti per dormire, eravamo finiti a fare l’amore
cercando di
dimenticare per un po’ tutto il dolore che impregnava la
stanza di Sebastian e
Thad.
Entrambi
sapevamo che non potevamo semplicemente dimenticare ciò che
avevamo scoperto e
nascondersi nel nostro piccolo e sicuro nido d’amore, come lo
chiamava Wes (il
capo del consiglio della Dalton) che tendeva fin troppo ad
immedesimarsi nell’”usignolo”
e tirare in ballo cose riguardanti volatili vari in ogni situazione.
Mi
staccai dolcemente da Jeff guardandolo negli occhi e facendogli capire
che ,con
sommo dispiacere di entrambi, dovevamo andare da Thad così
,tra un bacio e
l’altro, ci preparammo, sperando che Trent, un altro
componente degli usignoli,
ci avrebbe coperto in qualche modo con i professori.
POV
Sebastian
Mi
ero appena svegliato e ciò che vidi mi lasciò di
stucco, Thad era nel mio
letto, in un piccolo angolino che mi guardava smarrito, quasi assente.
Continuando
a guardarlo mi avvicinai piano a lui e lo abbracciai delicatamente, i
suoi
occhi ripresero lucidità e le sue braccia, fin troppo magre,
mi strinsero
delicatamente la schiena -Mi spiace Thad- sussurrai passando il naso
tra i suoi
capelli e sentendolo tremare.
Restammo
così, abbracciati, cuore contro cuore e testa contro testa
cercando un calore
che ad entrambi, in due situazioni diverse, era stato tolto.
Thad
aveva bisogno di protezione, sicurezza e stabilità, elementi
che io non
possedevo, io che usavo le persone a mio piacimento e rovinavo ogni
contatto
sociale che gli altri provavano ad instaurare con me ma ,al contrario
di quanto
si possa pensare, sapevo come comportarmi con Thad.
Thad
era ferito psicologicamente e fisicamente e Sebastian non
poteva fare
altro se non trattarlo come un cristallo raro, perché era
quello che era Thad
in quel momento: fin troppo fragile,insicuro delle sue
capacità ed incapace di
salvaguardare il suo valore, Thad era un cristallo e Sebastian ,a modo
suo, se
ne intendeva di cristalli.
POV
Jeff
Io
ed il mio fidanzato arrivammo davanti alla stanza di Thad, spaventati
da ciò
che avremmo visto aprendo la porta ma, quando Nick stava per entrare di
botto,
aprii piano la porta rivelando uno scenario più surreale a
quello che avevamo
assistito lo scorso pomeriggio.
Sebastian
stava abbracciando Thad accarezzandogli la schiena, senza premere
troppo sulla
pelle mentre il moro si stava addormentando tra le sue braccia, guardai
il mio
ragazzo con la bocca leggermente spalancata ma lui, a differenza mia,
non era
affatto turbato. Nick aveva sempre sostenuto che quei due sarebbero
finiti
insieme infatti, prima che Thad cambiasse, stavano sempre a bisticciare
come
cane e gatto e si sa, il filo tra odio e amore è
sottilissimo. Ero tentato dal
lasciare la stanza per lasciargli la loro intimità ma Nick
si avvicinò a
Sebastian, -Sta meglio?- sussurrò cercando di non
interrompere la quiete,
facendomi un cenno.
-Non
lo so, lo spero- gli sussurrò Sebastian dicendo subito dopo
per smorzare la
tensione -La vostra
luna di miele
invece?- facendomi arrossire come un peperone mentre Nick rideva.
Sebastian
e Nick rimasero a parlare con una sintonia tutta nuova di cui non
facevo parte,
mi allontanai un po’ imbronciato verso il bagno quando sentii
le voci
arrestarsi di botto, Thad si era svegliato.
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Capitolo 5 *** Non lo fai nel modo giusto. ***
Non
lo fai nel modo giusto.
P.O.V
Thad
Avevo
riniziato a seguire le lezioni da due settimane ed era tutto
maledettamente
diverso: Nick e Jeff mi assillavano e mi stavano sempre accanto ,al
contrario
di Sebastian che mi ignorava. Sapevo benissimo che Nick e Jeff
cercavano solo
di aiutarmi ma mi stavano opprimendo, per quanto riguarda Sebastian lui
ha semplicemente
iniziato ad evitarmi, niente abbracci come due settimane fa, niente
prese in
giro o scherzi come faceva il primo anno, solo un insopportabile
silenzio.
-Thad
devi mangiare- , una frase che iniziavo ad odiare visto la frequenza
con cui
Nick la ripeteva -Sono grasso Nick e non ho fame grazie comunque- dissi
pur
sapendo che non sarebbe servito a nulla, infatti come volevasi
dimostrare Jeff ,al
seguitò di Nick, ribattè subito
-Thad
ma sei scheletrico! Smettila di dire cazzate e mangia-.
Nick
e Jeff erano sempre attaccati e solo ora inizio a capire quanto la cosa
sia
irritante e non carina come la consideravo fino ad un po’ di
tempo fa, in fondo
Sebastian l’ha sempre detto che sembravano incollati.
-No
grazie- risposi più freddamente di quanto volessi ,tornando
in stanza dove
pensai subito a Sebastian, come d’altronde facevo da due
settimane a questa
parte.
Sebastian
probabilmente provava pietà di me e forse mio padre aveva
ragione dicendo
quanto fossi inutile,forse aveva ragione visto che riesco ad
allontanare tutte
le persone che mi vogliono bene.
I
miei pensieri furono interrotti dallo squillo del cellulare a cui
risposi quasi
in trance, sapendo già nel mio subconscio chi era il
mittente -Thad- una sola
parola che mi fece crollare,la sua voce che gracchiava attraverso il
telefonino
non poteva non essere riconosciuta.
Avevo
risposto ovviamente, lo conosco, niente lo fa più arrabbiare
che essere
ignorato
-S-si padre?- il cuore a
mille, il corpo che
trema e gli occhi spalancati.
-Devi
tornare a casa, trova una scusa e lascia quella scuola di froci .Ti
è chiaro il
concetto?- biascicò quasi urlando l’ultima parte
del discorso
-Non
…. I-io- balbettai sommessamente cercando di non farmi
sentire,un ringhio mi
arrivò distintamente all’orecchio così
istintivamente mi accucciai su me stesso
aspettando le botte che non arrivarono.
Mi
insultò ovviamente , gli insulti c’erano sempre,
anche in pubblico a volte e in
quel momento non potevo far altro che cercare di non sentirli, tapparmi
le
orecchie sperando che la chiamata finisse presto.
Quando
riaprii gli occhi Sebastian era davanti a me con gli occhi fissi su un
mucchio
di rottami che fino a poco fa era il mio cellulare
-Ho
sentito delle urla- disse solo guardandomi preoccupato,
-Lasciami
in pace- le parole mi uscirono di bocca senza neanche pensarle, il tono
di voce
era calmo di una freddezza unica estranea anche a me stesso.
Incurante
dei suoi richiami il mio corpo mi guidò verso il bagno e la
chiave magicamente
chiuse la porta senza che la mia mente riuscisse a elaborare quello che
stava
succedendo, il corpo agiva senza bisogno della sua guida, vidi quasi a
mala
pena un piccolo sportello di legno dove Sebastian teneva le lame per la
barba,
senza neanche accorgermene mi ritrovai con una lama fredda a contatto
con il mio
braccio.
La
porta chiusa tempestata dai pugni di Sebastian fu l’unica
cosa che vidi prima
di chiudere gli occhi.
P.O.V
JEFF
Thad
continuava a mangiare lo stretto indispensabile per reggersi in piedi
per non
destare sospetti e Sebastian ci evitava come la peste, la situazione
era
insopportabile e Nick era sempre teso e frustrato tanto che mi
considerava
appena.
Anche
la sua media perfetta si stava intaccando visto che era sempre
disattento dall’inizio
della scuola, ovviamente eravamo solo agli inizi ma Nick era sempre
stato
brillante dall’inizio alla fine dell’anno.
-Nick
dobbiamo andare alle prove con gli Usignoli- gli dissi poi dopo aver
guardato l’orologio
cercando di svegliare il mio ragazzo dallo stato pensieroso ed assente
in cui
era entrato quasi un ora fa.
Lui,ovviamente,
non si girò neanche così irritato lo presi per
mano e lo trascinai di corsa
fuori dalla stanza urlando alle persone davanti a noi di spostarsi.
Sempre
correndo lo spinsi dentro uno sgabuzzino dei bidelli e lo abbracciai
stretto
mentre riprendevamo fiato, quando fu sul punto di dire qualcosa lo
zittii con
un bacio che di casto non aveva nulla.
-In fondo non siamo in
ritardo- gli sussurrai
all’orecchio sentendolo ridacchiare contro il mio petto -Hai
bisogno di
attenzioni piccolo Jeffy?- mi sbeffeggiò facendomi
arrossire,così decisi di
fargliela pagare per avermi ignorato; lo schiaffeggiai piano sulla nuca
mentre
continuava a ridacchiare poi lo baciai di nuovo mettendogli una mano
dentro ai
capelli che spettinai velocemente avventandomi poi sul suo collo
pallido del
mio adorabile fidanzato che sospirava compiaciuto.
-Hai
proprio ragione sai, abbiamo un po’ di tempo prima che
inizino la riunione-
disse lascivamente lasciandomi più pelle scoperta del collo
mentre iniziavo a
strusciarmi su di lui sorridendo furbamente subito dopo.
Dopo
neanche due minuti ero fuori dallo sgabuzzino che ringraziavo
mentalmente i
pantaloni della divisa che celavano la mia erezione e che guardavo la
mia opera
d’arte -Ma non vorremo certo arrivare in ritardo no?-
sghignazzai godendomi i
capelli scompigliati e degli evidenti succhiotti sul collo,il mio piano
era
decisamente riuscito.
P.O.V
SEBASTIAN
Colpii
ripetutamente la porta chiusa a chiave quando, colto da un lampo di
genio, mi
ricordai di un piccolo coltellino svizzero che portavo sempre con me
per le
emergenze e scassinai la porta cercando di essere il più
veloce possibile, quello
che vidi entrando nel bagno mi lasciò senza fiato.
Mi
mossi velocemente e tolsi la lametta a Thad che continuava a dondolarsi
ad
occhi chiusi con le braccia intorno a se alla ricercha di un abbraccio
negato -Perché
lo hai fatto Thad? Perché?- sussurrai a pochi centimetri da
lui guardando i
,fortunatamente, pochi tagli che si era fatto.
-Devi
smetterla di farti del male, quando lo capirai?- dissi più
forte, la collera
che tentava di uscire alla vista di quello scempio: uno splendido
ragazzo che
non riusciva a capire quanto fosse bello,sia dentro che fuori. Fu uno
scatto e
Thad era con le labbra sopra alle mie, mordeva e graffiava con
disperazione e
quasi rabbia, fu per questo che lo respinsi cercando di essere
più dolce
possibile.
Thad
iniziò a singhiozzare silenziosamente di fronte al mio
rifiuto, mi si strinse
il cuore e subito gli alzai il mento sussurrandogli guardandolo negli
occhi che
sembravano un mare in tempesta -Non così- .
-Non
lo fai nel modo giusto- sussurrai ancora guardando i suoi occhi confusi
e
speranzosi prima di darli un bacio morbido e calmo, come se avessimo
tutto il
tempo del mondo e forse era così.
Thad si avvicinò
a me non interrompendo quel
bacio così dolce che sorprese entrambi e -Non andartene- mi
sussurrò con la
voce roca dal pianto ma così bisognosa che mi detti
mentalmente dello stupido
per averlo evitato per tutto quel tempo -Resto qui- dissi sicuro di
poter
mantenere la promessa.
Note
Autrice:
Di
solito non scrivo nulla alla fine ma questa volta volevo scusarmi per
l’enorme
ritardo di questo capitolo che non ho avuto tempo e …
ispirazione (?) di
scrivere per un bel po’. Vorrei ringraziare chi segue la mia
storia e salutare
due mie amiche che mi incoraggiano (pene di morte incluse) a
continuare, Milol
e Lucri questo è per voi.
|
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Capitolo 6 *** Un ancora di salvezza ***
Un
ancora di
salvezza
POV.
THAD
-Ben
svegliato Thad- disse Nick pacato -Va meglio adesso?- ,
continuò apprensivo
mentre mi scostavo dall’abbraccio di Sebastian cercando di
non essere troppo
brusco.
-Si,
credo di si- sussurrai con voce roca prendendo un respiro profondo
-Dire
che volete delle spiegazioni è un eufemismo non è
così?- chiesi pur conoscendo
la risposta - Non importa se non ti senti pronto- mi disse dolcemente
Nick
sovrastato dalla voce di Jeff che al suo contrario sbottò:
-E’
da due giorni che aspetto Thad è ovvio che voglia sapere, lo
sai che non sono
un tipo paziente!- guadagnandosi una gomitata da Nick e una risatina
sommessa
di Sebastian che si stese tranquillo sul letto.
-
Tranquillo Nick i-io posso farcela- balbettai con tono incerto
torturandomi le
mani -E’ iniziato tutto questa estate, e…. insomma
mia madre è tipo scappata di
casa e mio padre.. lui e-era- balbettai, avevo una gran confusione in
testa e non
sapevo da dove iniziare ,così Nick, venendomi incontro,
iniziò a farmi delle
domande.
-E’
stato tua padre a farti questo?- mi chiese senza giri di parole -Si-
sussurrai raggomitolandomi
inconsciamente su me stesso,
sentii chiaramente Sebastian stringere i pugni e diventare rigido, al
contrario
Nick restò impassibile mentre Jeff spalancò gli
occhi stupefatto.
Quest’ultimo
era quasi timoroso di scoprire la verità che avrebbe messo
in discussione tutti
i suoi principi, ma non un semplice principio, il principio per
eccellenza,
quello che ti insegnano fin dalla tenera età: “I
genitori vorranno sempre bene
ai propri figli, qualunque cosa accada”
Per
Jeff quelle semplici paroline che ti inculcano come una cantilena dalle
elementari erano la verità ma guardandomi vidi quella
convinzione cadere come
un castello di carte al vento,non ci diedi molto peso lì per
lì, solo dopo
capii di aver appena portato via un po’
dell’innocenza di Jeff.
-Che intendi quando dici che
tua madre è
scappata di casa?- continuò Nick incurante dei pensieri del
fidanzato e forse
fu quella la domanda giusta perchè iniziai a raccontare di
come se ne fosse
andata,abbandonandomi, da quando i problemi di alcolismo di mio padre
erano
peggiorati, di come si era portata con se tutti i soldi lasciandoci in
miseria
di come mio padre per la frustrazione e la rabbia avesse iniziato a
picchiarmi.
Più
il racconto andava avanti più Jeff rimaneva basito e
più Sebastian si
irrigidiva iniziando quasi a tremare di rabbia tanto che mi appiattii
alla
parete con gli occhi innaturalmente spalancati, tornai alla
realtà quando sentii
Jeff abbracciarmi.
P.O.V
NICK
Notai
che Thad sembrava quasi assente dopo la mia ultima domanda su come
riuscisse a
pagare la scuola ,così, spostai lo sguardo su Sebastian e
Jeff che avevo
ignorato fino ad allora.
Il castano cercava di
calmarsi guardando
preoccupato Thad che fissava il muro davanti a se mentre Jeff era
raggomitolato
sulla poltrona con gli occhi lucidi, così maledicendomi per
la mia
disattenzione ni avvicinai a lui e gli chiesi -Jeffy,
amore stai
bene?- ricevendo in cambio uno sguardo lucido pieno di lacrime
trattenute.
Mi
buttai su di lui, abbracciandolo stretto, lasciando che si accoccolasse
su di
me e si sfogasse -Io non dovrei piangere, dovrei essere un supporto per
Thad ma
tutto questo mi ricorda i bulli della scuola e quello che succedeva
e-e-
sussurrò in fretta mangiandosi le parole -Shhh tesoro non
piangere,non succederà
piu okay- gli dissi dolcemente baciandogli una tempia -Non
permetterò che
nessuno ti faccia male- continuai guardandolo negli occhi e facendogli
spuntare
un sorriso -Non permetterò che VI facciano male- dissi
fermamente guardando
Thad e Sebastian,che mi rivolse uno sguardo di ringraziamento.
-Ti
amo Nick, grazie- mi sussurrò il biondo seduto sulle mie
ginocchia prima di
avvicinarsi al letto ed abbracciare delicatamente Thad che,ritornando
alla realtà,
lo strinse di rimando, così, feci un cenno a Sebastian che
si allontanò dal letto
per parlarmi “in privato”.
-Che
cosa provi per Thad?- gli chiesi dritto al punto facendolo ridacchiare
-Non
ti piacciono proprio le divagazioni è?- disse facendomi
sorridere
-Non
lo so, mi sento molto… legato a lui, vorrei proteggerlo e
stargli accanto ma
non so ancora se quello che provo sia dovuto a una co-cott, si via hai
capito o
se ho una specie di istinto materno che salta fuori nei momenti meno
opportuni-
disse serio subito dopo facendomi sorridere compiaciuto,
-E
cosa hai intenzione di fare?- chiesi curioso della sua risposta
-Aspettare e
vedere che succede- mi rispose pensieroso scostandosi i capelli dal
viso -O
qualcosa del genere- sussurrò più a se stesso che
a me.
P.O.V
THAD
Jeff
era rimasto abbracciato a me senza parlare per un tempo indefinito
-Ti
voglio bene Thad e devi fidarti di noi ,siamo tuoi amici- disse ad un
tratto
guardandomi seriamente -E
anche Sebastian
lo è, credo- continuò insicuro
sull’ultima parte
-Si
credo lo sia- dissi a mia volta facendolo sorridere e con un bacio
sulla
guancia si volatilizzò.
Mi
accorsi di essermi addormentato quando sentii la porta della stanza
chiudersi
dolcemente -Come va? Pronto a tornare a scuola?- mi chiese Sebastian
cercando
di fare conversazione -Credo di si, quanti giorni mi sono perso?-
chiesi
confuso facendolo ridere,-Iniziamo bene, hai perso due giorni di scuola
Thad,
che ribelle che sei- disse imitando il verso della tigre e facendomi
ridere di
gusto come non facevo da un po’.
Tornai serio quando Sebastian si sedè sul
letto accennando quasi timoroso ciò che nascondeva
la mia maglietta -Posso
vederti Thad? Senza barriere, solo te- tremai colto dalla
profondità che si
celava dietro a quella richiesta, così per tranquillizzarmi,
o almeno così
pensai,mi accarezzò la guancia con dolcezza ed
attenzione
Il mio cuore
saltò un battito, la mia mente si
scollegò da tutto il resto e risposi un tremolante -Si- che
bastò a far
illuminare Sebastian e farmi tremare le ginocchia di fronte a
ciò che avrei
fatto per lui, che mi prese per mano e mi portò in bagno.
Non
lasciai la sua mano neanche quando fummo davanti allo specchio,
così ,mi tolsi
velocemente la maglietta cercando di non guardare verso lo specchio e stringendo gli occhi per
il dolore e la paura
di ciò che avrei potuto vedere sul volto di Sebastian.
Non
aprii gli occhi, restai semplicemente così, davanti alla
stanza con gli occhi
chiusi aspettando la mossa del castano che non si fece aspettare
infatti mi
sussurrò a pochi centimetri dalla faccia -Dovresti mangiare
di più Thad- accarezzandomi
poi la guancia come aveva fatto poco prima mentre i miei occhi si
aprivano di
scatto.
-Sei
bellissimo- mi sussurrò mentre i brividi mi investivano -Non
è vero- gli
risposi con gli occhi lucidi guardando il mio corpo martoriato
attraverso lo
specchio, tremando quando Sebastian si allontanò da me,
pentendomi già di ciò
che avevo detto, ma lui tornò poco dopo con un
kit di pronto soccorso di cui disponeva ogni camera della
Dalton.
Mi
trascinò in camera sempre tenendomi per mano e
iniziò a curarmi i graffi,
trattenei quasi il fiato quando mi si avvicinò per applicare
una crema lenitiva
sui lividi, che sfiorava appena cercando di essere il più
delicato possibile,
odiava quei segni, lo vedevo da come stringesse i denti e dal modo in
cui li
guardava.
Sebastian
sarebbe stata la mia ancora di salvezza, lo seppi nel preciso momento
in cui mi
sfiorò dolcemente la fronte con le labbra e tutto scomparve,
i tagli il dolore
la paura, erano solo ricordi.
|
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Capitolo 7 *** Una visita non desiderata. ***
Una visita
non
desiderata
P.O.V
SEBASTIAN
Sentivo
la testa scoppiare, il cuore batteva veloce, il corpo tremava e sentivo
le
coperte appiccicate contro il mio corpo senza però
infondergli il calore di cui
aveva bisogno. Provai ad abbracciare Thad che dormiva tranquillamente
accanto a
me ma non era abbastanza caldo al mio confronto così lo scossi dolcemente sperando che
si svegliasse il prima possibile,cosa che avvenne ,per mia fortuna,
pochi
minuti dopo.
Thad
si girò verso di me con gli occhi ancora lucidi dal sonno e
mi baciò, un bacio
casto da cui si staccò subito allarmato -Seb ma tu scotti!-
disse a voce fin
troppo alta per la mia testa dolente,così lui,ignorando i
miei flebili richiami
di tornare a letto, accese la luce e prese tutto l’occorrente
correndo da una
parte all’altra.
-Ora
alza il braccio- mi disse facendomi storcere il naso,sapevo anche io
come si
usava un termometro -Thad smettila di preoccuparti è solo un
po’ di febbre-
sussurrai notando con orrore che la mia voce era innaturalmente roca
-Mmh mh certo,
ora stenditi e chiudi gli occhi- mi sbeffeggiò lui
mettendomi un asciugamano bagnato
sulla testa e baciandomi il naso,cosa che mi fece sorridere,con mio sommo disgusto, come una
ragazzina
innamorata.
-Dormiamo?- sussurrai
sbadigliando mentre Thad
mi accarezzava i capelli e guardava il termometro fin troppo
attentamente -Si-
si arrese alla fine costatando che sarebbe stato inutile continuare a
stare
svegli alle due di notte per qualche linea di febbre, così,
spense la luce e mi
diede un veloce bacio sulle labbra,fin troppo veloce, che mi fece
mugolare di
disappunto e fece ridacchiare lui.
P.O.V.
THAD
Mi
ero svegliato sudato,Sebastian si muoveva convulsamente nel letto e la
sua
temperatura corporea era decisamente più alta di qualche ora
fa così ,vedendo
che tremava dal freddo, gli misi addosso una coperta più
pesante e mi tolsi la
maglia sudata.
Bagnai
di nuovo l’asciugamano sulla fronte di Sebastian e lo scossi
più dolcemente
possibile facendogli bere una medicina che avevo,fortunatamente,
trovato nel
cassetto del bagno, quando mi svegliai di nuovo Sebastian mi stava
accarezzando
la schiena piena di tagli.
Sentivo
il suo sguardo bruciare sulla pelle e fui quasi sul punto di coprirmi ,
nascondermi dalla sua vista ,ma invece restai semplicemente immobile ma
probabilmente lui sentii il mio disagio perché smise di
accarezzarmi e si spostò
per guardarmi in faccia -Non devi nasconderti con me-
sussurrò intuendo i miei
pensieri e facendomi sorridere debolmente.
-Dovresti
dirlo a qualcuno Thad- sussurrò e tutto si
sgretolò in mille pezzi, lui non capiva
quanto fosse difficile la mia situazione che era già sul filo di
un rasoio così -NO-
urlai cercando di allontanarmi da lui che mi trattenne se pur debolmente per via del sonno e della febbre.
-Non
ti sto chiedendo di andare alla polizia e denunciare tuo padre ti sto
solo
chiedendo di dirlo a qualcuno o magari andare a farti fare qualche
visita,non è
normale che il tuo braccio sia così gonfio e i tuoi tagli
sulla schiena sono
molto profondi- a quelle parole guardai come era ridotto il mio corpo e
fui
disgustato;speravo che quei lividi svanissero e che Sebastian smettesse
di
guardarmi con quegli occhi espressivi che non mi facevano sentire un mostro, cosa che invece ero.
-Sono
orribile- sussurrai facendo irrigidire Sebastian che disse fermamente
-Lui è un
mostro non tu, smettila di odiarti per qualcosa di cui non hai colpe
Thad- ma
non credevo alle sue parole, lui era solo un uomo che aveva reagito
male
all’abbandono della moglie, ma io? Io ero il vero mostro o
mia madre non mi
avrebbe abbandonato,o mio padre non mi avrebbe picchiato e i miei amici
mi
avrebbero dimenticato durante un estate in cui nascondevo magliette
insanguinate e tagli sulle mani.
Sebastian
mi trascinò visino a lui, naso contro naso dicendomi
-Adesso
ti dimostrerò quanto tu sia meraviglioso- e detto questo mi
accarezzò, mi baciò ogni parte del
corpo segnata dai lividi e
-Thad-
sussurrò ad occhi chiusi sfiorando la mia erezione e
facendomi rabbrividire
-Che devo fare?- continuò indeciso guardandomi attentamente
e cercando nei miei
occhi una risposta che non ero sicuro di poter dare, così,
mi avvicinai e feci
scontrare le nostre labbra portando la sua mano sopra alla patta dei
pantaloni.
Il
bacio era diventato uno scontro di lingue e la sua mano continuava a
toccarmi
provocandomi dei brividi,ero quasi tentato di fermarlo, in fondo lui era malato ma la sua fronte non era tanto calda e forse avrei potuto lasciarmi andare per una volta.
Iniziai a fare piccoli mugolii di
cui mi sarei
vergognato a morte eche fecero aumentare il ritmo di Sebastian che mi
guardò
con gli occhi pieni di lussuria mordendomi le labbra -Dio Thad-
sussurrò
strofinando la sua erezione ancora coperta dai pantaloni sulla mia
gamba.
Un
paio di sfioramenti e venni sulla sua mano con un gemito mentre
Sebastian mi
baciava lascivamente le spalle con gli occhi semichiusi.
-Sei
molto eccitante Harwood- disse con voce roca dall’orgasmo
facendomi arrossire
così lo strinsi più su di me e tornai a dormire
sentendo il castano
accarezzarmi i capelli e sussurrandomi all'orecchio -In miglior rimedio di sempre contro la febbre- e probabilmente se non fossi stato già nelle braccia di Morfeo avrei riso.
Quando
ci svegliammo di nuovo era ora di pranzo e benché non avessi
né voglia né fame
Sebastian mi costrinse a mangiare così mangiai, con molta
fatica, un piatto di
pasta, cercando di non muovermi per evitare di dover correre in bagno con la faccia dentro al gabinetto.
P.O.V.
NICK
Thad
e Sebastian non si erano presentati alle lezioni mattutine ed ero
deciso ad
andare a vedere come stessero quando delle urla provenienti dalla
segreteria mi
bloccarono in mezzo al corridoio.
Spalancai
gli occhi quando vidi davanti ai miei occhi il signor Harwood, era
completamente un'altra persone da quello che mi ricordavo,infatti io e Thad
eravamo amici da molti anni e conoscevo bene la sua famiglia ma mai
avrei
pensato che si sarebbero ridotti così, fin
dall’infanzia Thad era abituato alle
discussioni dei genitori ma di solito erano un paio di porte sbattute
violentemente o delle urla ma mai prima d’ora la madre di
Thad si era
comportata in quel modo né suo padre aveva fatto uso di
violenza in qualche
occasione.
Eppure,
adesso, guardando un uomo completamente ubriaco che sbraitava contro la
segretaria di dover portare via Thad da quella “scuola di
froci” ,come la
chiamava lui, iniziai ad avere paura per Thad, ma che fare?
Dirgli
che suo padre era venuto a prenderlo lo avrebbe terrorizzato ma non
potevo di
certo nascondergli una cosa così importante, per fortuna la
donna chiamando
delle guardie riuscii a buttare l’uomo che un tempo era il
padre del mio
migliore amico, fuori dalla porta dicendo chiaramente che per via del
testamento del defunto nonno di Thad lui non poteva portarlo via dalla
scuola
fino alla fine degli studi, il testamento era molto preciso su questo,
ma
poteva portarlo via durante i giorni di festa. Rabbrividii pensando ad
una
soluzione per non far passare a Thad
le
vacanze di pasqua o di natale a “casa sua” e
pensando a come avrei potuto
risolvere questa situazione tornai nella mia stanza e in quella di Jeff
decidendo di non dire nulla a Thad per il momento.
|
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Capitolo 8 *** Coccole e strani impulsi ***
Coccole e
strani impulsi
P.O.V
NICK
-Non
so che fare amore- dissi e gli occhi del mio ragazzo furono subito su
di me -Dovremmo
dirglielo,è la cosa giusta e lo sai meglio di me- rispose
convinto continuando
a stringersi a me con la testa sopra al mio cuore, su cui
lasciò un bacio che
mi fece perdere qualche battito e fece ridacchiare lui.
-Ma
lo terrorizzerebbe- sussurrai mentre gli accarezzavo i capelli
lasciandoci qualche
bacio di tanto in tanto
-Lo
verrà a sapere comunque, non credo che suo padre si arrenda
così facilmente-
ribattè Jeff intrecciando le nostre gambe e sfiorando con un
ginocchio il mio
accenno di erezione -Non distrarmi Jeffy- sussurrai quando una scarica
di
piacere per il suo gesto mi fece rabbrividire
Jeff
sospirò borbottando contrariato sapendo bene che non avrei
acconsentito ai suoi
piani essendo troppo preoccupato per Thad.
-Secondo
me è meglio dirlglielo subito per prepararlo
all’eventualità che suo padre
possa ….. beh si lo sai-sussurrò allora Jeff
cercando di convincermi a dire a
Thad ciò che avevo visto in segreteria.
-Ti
odio quando riesci a manipolarmi in questo modo, dopo neanche due
minuti mi hai
già fatto cambiare idea, biondino malefico- dissi facendolo
ridere e ricevendo
un bacio particolarmente appassionato che mi lasciò di
stucco e
-Grazie-
sussurrò appoggiando la testa nell’incavo del mio
collo così iniziai ad
accarezzargli la schiena aspettando che si spiegasse meglio.
-Grazie per prendere in
considerazione i miei
pensieri e non definirli stupidi- continuò quasi sottovoce
tremando tra le mie
braccia e davvero non potevo credere a ciò che sentivo -Ehy,
i tuoi pensieri
non solo stupidi e soprattutto tu non sei stupido- dissi guardandolo
negli
occhi che diventarono lucidi.
-Ma
lo dicono tutti che lo sono, altrimenti perché faccio schifo
a scuola? Perché non
so fare nulla? Perché le mie idee sono sempre sbagliate?-
continuò con una voce
strozzata quasi soffocata dal nodo che aveva in gola e che sentivo
anche io
adesso.
-Le
tue idee a volte sono brillanti mentre altre non sono un gran che ma
è normale,
nessuno è stupido e nessuno è un genio siamo
tutti allo stesso livello solo che
qualcuno sa esprimersi meglio di altri e Jeff, tu sai fare tantissime
cose-
dissi sentendo delle lacrime bagnarmi la camicia così
prendendogli il volto fra
le mani e guardandolo negli occhi dissi -Andiamo a parlare con Thad
piccolo- vedendolo
annuire ed alzarsi con riluttanza dal mio corpo.
-Ti
amo- e a volte bastava solo quello per far tornare il buon umore e
così fu perché
Jeff disse solo -Stanotte- e davvero ero fottutamente fortunato ad
averlo.
Arrivammo
davanti alla stanza di Thad e Sebastian dalla quale di potevano sentire
distintamente
delle , erano risate quelle? Jeff bussò timidamente e Thad,
con i capelli
arruffati aprì la porta salutandoci con un sorrisone e -Sono
i due sposini?- urlò
una voce da dentro la stanza facendo ridere Thad che urlò
affermativamente in
risposta ed era così solare, così innamorato che
non ce la feci, baciai Jeff
che aveva gia iniziato a spiegare al moro il perché li
cercassimo e dissi
soltanto -Ero preoccupato perché ieri non eravate a lezione
tutto qui- dissi
ascoltando quasi distrattamente la risposta di Thad per poi salutarlo
velocemente e tirando via Jeff che mi guardava severo.
Lui
era dietro di me, potevo sentire distintamente i suoi occhi sulla mia
schiena -Jeff
era così felice!- cercai di giustificarmi guardando il
pavimento,
-Nick
forse non capisci la serietà della situazione,
c’è un pazzo che picchia il
nostro migliore amico e lo porterà a casa nelle vacanze di
natale e pasqua e tu
non vuoi dirglielo perché “E’
felice”?!- quasi urlò Jeff che iniziò a
camminare
avanti e indietro per il corridoio, lo abbracciai da dietro
sussurrandogli all’orecchio
-Un giorno soltanto, non roviniamoli la domenica ti
prego,lunedì gli dirò
tutto-
Jeff
senza proferire parola mi prese per mano e mi portò in
camera.
P.O.V
SEBASTIAN
Alzandomi
dal letto appoggiai il mento sulla spalla di Thad rimasto solo sulla
porta con
uno sguardo interrogativo -Che volevano gli sposini?- sussurrai sul suo
collo
facendogli venire i brividi -Non lo so ma erano piuttosto strani-
rispose
andando verso il letto con lo sguardo basso così -Che
succede?- chiesi subito in
apprensione.
-E’
che mi mancano un po’….. si insomma prima di tutta
la storia con mio padre-
ringhiai solo a sentir chiamare “padre” una persona
del genere -Io Nick e Jeff
non avevamo segreti mentre invece adesso ci siamo allontanati un
pò- continuò
ignorando il mio ringhio e davvero, fui quasi tentato di dire quanto
quella
fosse una cosa da Sleepover club ma davvero gli occhi di Thad
dovrebbero essere
illegali perché dissi semplicemente -Si
aggiusterà tutto Thad, voi siete un
trio perfetto- e decisamente anche il sorriso di Thad dovrebbe essere
illegale.
|
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Capitolo 9 *** Segreti, rabbia e amore. ***
Segreti, rabbia
e amore.
P.O.V
Narratore
-Seb?-
sussurrò piano Thad baciando la tempia del suo ragazzo che
si era addormentato
nel tardo pomeriggio -Seeeb- cantilenò sottovoce continuando
a baciargli il
volto arrivando al bellissimo e pallido collo dove lasciò un
lieve morso.
-Ti
prego Seb è importante- disse ansioso accarezzando la schiena
dell’amato che
-Mmmmmh?- mugolò assonnato stropicciandosi gli occhi ma si
svegliò subito
notando lo sguardo inquieto dell’altro che disse
semplicemente -Mio padre mi
riporterà a casa-,tantissime emozioni iniziarono a ribollire
nell’animo del
castano che tremò dalla rabbia: le vene in risalto, le mani
strette tra loro,
gli occhi infuocati.
Thad
lo guardava leggermente spaventato dalla sua reazione ma ,da come aveva
già
fatto intendere dal tono con cui aveva pronunciato quelle parole, era
rassegnato
al suo destino e come ci si poteva aspettare Sebastian scoppiò :
rovesciò la
scrivania che cadde con un tonfo sordo, buttò a terra libri
diede un calcio
alla sedia urlando che quel mostro doveva passare sul suo cadavere per
far male
a Thad che si avvicinò a lui abbracciandolo piano.
Il
moro sapeva che Sebastian non lo avrebbe ferito, si fidava di lui e
infatti ebbe ragione; il francese si calmò stringendo, forse un
po’ troppo forte e un po’
troppo possessivamente, Thad che si costrinse a non gemere di dolore
sotto il
suo tocco.
-Non possiamo fare nulla per evitarlo Seb- gli disse calmo e deciso
direttamente
sulle sue labbra facendogli intendere
che non aveva ne voglia ne modo di combattere ma il castano non si
sarebbe
tirato indietro in questo modo.
Sebastian
non aveva mai avuto una reazione così violenta per qualcosa
ma la
consapevolezza che avrebbe potuto cambiare le cose se avesse voluto
continuava
a martellargli in testa, non voleva arrendersi anzi non poteva
perché arrendersi
significava lasciare che il padre di Thad lo picchiasse, lo punisse per
colpe
che non aveva e Sebastian trovava rivoltante che un mostro del genere
fosse
libero di muoversi come voleva.
Thad non disse niente,lo
lasciò rimuginare subendo
i suoi baci voraci, arrabbiati e maledettamente dolorosi ed a quelli di
scuse,
soffici e accorti. -Scusami- continuava a sussurrargli
all’orecchio Sebastian
porgendogli un bicchiere con quelle che sarebbero dovute essere aspirine, scusami
continuava a ripetergli
baciandolo in ogni piccola porzione di pelle scoperta provocandogli dei
brividi, scusami sussurrava ancora mentre le sue palpebre
si chiudevano lasciando posto al
vuoto.
Sebastian
lo tenne stretto a se guardandolo addormentarsi contro di lui e
,prendendo un
gran respiro, lo spogliò iniziando a fargli moltissime foto.
Sebastian sapeva
bene che avrebbe perso la sua fiducia ed il suo amore con essa ma
avrebbe fatto
questo ed altro per tenerlo al sicuro così baciò
Thad asciugandosi l’unica
lacrima caduta e lo coprì con una coperta pesante.
Il
moro non vide la sua ombra che a testa bassa usciva dalla stanza e
chiudeva la
porta alle sue spalle.
P.O.V
Jeff
Stavo
facendo l’amore con Nick che continuava a gemere il mio nome.
Mi
sentivo quasi drogato di lui, della sua pelle mandida di sudore, del
suo odore
da uomo, della sua faccia dannatamente rossa mentre mi spingevo dentro
di lui,
dei suoi baci dolci e sporchi dati a bocca aperta con le lingue che si
esploravano ferocemente.
-JEFF-
urlò all’improvviso inarcando la schiena e venendo
sul mio addome crollando
sopra di me con ancora la mia erezione insoddisfatta dentro di lui -Ti
prego,
ti prego- sussurrai con una voce supplicante che quasi non riconoscevo
come mia
-Ti prego amore fammi venire, so che puoi farlo- continuai spingendo
ancora
dentro di lui che gemette sovrastimolato permettendomi comunque di
continuare
fino a che non venni dentro di lui.
Ridacchiai
imbarazzato quando delle imprecazioni arrivarono dalla stanza accanto
mentre
Nick, completamente spossato, era comodamente sdraiato su di me e
-Nick-
sussurrai accarezzandogli a palmi aperti la schiena nuda ,per evitare
che il
sudore freddo lo bloccasse a letto con i muscoli doloranti la mattina
dopo,
-Jeffy ho sonno- mi sussurrò in risposta stringendomi ancora
di più -Domani glielo
dico, promesso- disse ancora baciandomi un pettorale.
-Dici
che cosa e a chi?- chiesi stranamente arzillo, -A Thad- rispose ancor
più
assonnato il mio amante che si addormentò subito dopo
così, per nulla
assonnato, decisi di andare al bar per comprare qualcosa ma
-STEARLING-
urlò la voce di Hunter dietro di me facendomi bloccare
immediatamente.
Impallidii
mentre lo vedevo ghignare soddisfatto perché “Sono
una guardia perfetta per
questa scuola, nessuno riuscirà ad evadere dalle sue stanze
senza che io me ne
accorga” diceva spesso con un tono seccente che esasperava
Trent aka il suo
fidanzato aka un povero santo.
-Prima
Smythe e ora tu, vedo che vi piace particolarmente scorrazzare nei
corridoi di
notte ugh?- disse glaciale rispedendomi nella mia stanza con la coda
tra le
gambe.
Angolo
Autrice
Okaaay
,lo ammetto, sono pessima e mi devo scusare con voi per la seconda
volta ma non
sempre (quasi mai) trovo il tempo la voglia e la collaborazione del mio
computer per aggiornare ma stavolta l’ho fatta davvero grossa
lo ammetto. Ma
ecco qua un altro capitolo e voglio ringraziare tutti voi che state
recensendo
o solo leggendo. Alla prossima
|
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Capitolo 10 *** Il ventidue novembre ***
Il ventidue
novembre.
P.O.V
Sebastian
Stavo
camminando lentamente nei corridoi, il mio passo era simile a quello di
un
condannato a morte che si avvicina al patibolo ma la posta in gioco era
troppo
alta per tirarmi indietro.
Arrivai
davanti a quella porta che mai come allora mi sembrò
così spaventosa così
bussai piano sperando che non ci fosse nessuno dietro quella porta ma
per mia
sfortuna o fortuna, visto che non avrei più trovato il
coraggio di farlo in un
secondo momento, una voce decisa e leggermente brusca mi
invitò ad entrare. La
presidenza era una stanza molto grande: le luci soffuse ,delle strane
poltrone
colorate che stonavano con le pareti color avorio, un enorme orologio
faceva
una bella mostra di se quasi a ricordarmi che l’orario di
visita era scaduto da
tempo e una cattedra abbastanza grande da contenere due tigri del
bengala ma
che sembrava microscopica con tutte quelle scartoffie sopra.
-Aveva
bisogno di qualcosa signor Smythe?- e ,davvero, non avrei dovuto
guardare così
tante volte la porta , le mie gambe non avrebbero dovuto tremare
così tanto e
decisamente la mia faccia non sarebbe dovuta sembrare così
disperata e forse
per questi motivi o per il semplice fatto che ormai era stata
interrotta, la
preside scostò malamente le scartoffie che stava
precedentemente compilando e
mi guardò con attenzione.
-Per
quale motivo si trova qui a quest’ora tarda della notte?-
chiese ancora mentre
mi davo mentalmente dell’idiota per non aver risposto alla
domanda precedente
così ,prendendo un bel respiro, dissi solo -Sono qui per
parlarle della
condizione familiare di Thad Harwood-.
Gli
occhi della preside mi scrutarono curiosi e il mio cuore
saltò qualche battito;
ormai non potevo più tirarmi indietro.
P.O.V
Nick
Aprii
la porta della stanza di Thad e Sebastian preoccupatissimo
perché sia Thad che
Sebastian non si erano presentati alle lezioni mattutine, Jeff aveva
provato
più e più volte a rassicurarmi ma dopo il pranzo
ero letteralmente schizzato
via dalla sala prove degli Warbler (che ,tra l’altro,
continuavano a tartassare
di domande me e Jeff per sapere cosa stesse succedendo a Thad) per
andare a
vedere cosa stessero facendo quei due.
Ignorai
Jeff che, con il fiatone dovuto alla corsa che aveva fatto per
raggiungermi,
continuava a ripetermi di lasciarli la loro privacy e spalancai la
porta, mi
tranquillizzai nel vedere Thad che dormiva e -Okay Jeff avevi ragione,
Thad stà
bene e io mi sono preoccupato per nulla- dissi iniziando a scuotere il
più
delicatamente possibile il moro che però con mio sommo
orrore non si svegliava
-Nick?- sussurrò Jeff leggermente spaventato
dall’innaturale immobilità
dell’ispanico -Prova a svegliarlo tu- dissi con una voce che
a stento riconobbi
come mia.
Erano
passati dieci minuti e Thad non si svegliava così -Prendilo
per le ascelle,
dobbiamo portarlo in infermeria- dissi a Jeff che mi guardava cercando
delle
rassicurazioni che io non potevo dargli -M-ma lui non può
andarci. Noteranno i-
sussurrò incerto il mio biondo indicando le cicatrici del
corpo dell’ispanico
che si potevano vedere anche da quella poca pelle scoperta dal pigiama
-Jeff
lui DEVE andare in infermeria- e ,sul serio, non ricordavo di aver mai
ringhiato in quel modo contro qualcuno ma non mi sentii in colpa con
Jeff
neanche per un istante (ovviamente il giorno dopo lo riempii di scuse a
non
finire) ma proprio quando stavo per prendere il braccio il mio migliore
amico
-NICK SO CHE COS’HA- mi urlò Jeff nelle orecchie
con un sorriso sollevato in
volto indicando il flacone vuoto abbandonato sul comodino.
-Sono
sonniferi Jeff- dissi con voce fin troppo glaciale per i miei standard,
mentre
un ondata di paura spazzò via con stizza il sollievo che
,per poco, avevo
provato -Potrebbe averne presi una dose e-esagerata- balbettai cercando
di non
pensare al peggio,
-Ma
non l’ha fatto, mia zia usava dei sonniferi per dormire e
conosco la dose
giusta. Thad ne ha presi abbastanza per dormire 12 ore intere non di
più- disse
il mio ragazzo sicuro di se e con quel sorrisone ad incorniciargli il
volto,
così, rilassai le spalle e lo abbracciai stretto.
Dovevamo
solo aspettare che Thad riprendesse coscienza.
P.O.V
Thad
La
testa sembrava voler scoppiare da un momento all’altro, la
luce mi sembrava
accecante, le voci troppo alte in torno a me e il mio corpo che formicolava dappertutto.
-S-seb?-
balbettai cercando di riacquistare la vista, -No, siamo i Niff- disse
Jeff
facendomi sorridere per quel nomignolo che gli avevo affibbiato e -Che
ci fate
qui?- chiesi confuso guardandomi intorno -Perché hai preso
dei sonniferi Thad?-
chiese duro Nick che, finalmente ero riuscito a sconfiggere la luce ed
aprire
gli occhi, era a due spanne dal mio letto.
I
ricordi della scorsa notte mi riportarono bruscamente alla
realtà e
-Quanto
ho dormito?- chiesi cercando di alzarmi dal letto -Dodici ore e mezzo-
disse
calmo Jeff spingendomi di nuovo tra le lenzuola.
-Rispondimi
Thad- quasi abbaiò Nick furente e facendomi perdere qualche
battito -Io non gli
ho presi me li ha dati….- dissi spalancando gli occhi, un
brutto presentimento
mi fece venire la pelle d’oca mentre ripensavo velocemente a
tutto ciò che
aveva fatto Sebastian: i suoi troppi “scusa”, la
sua determinazione a non
lasciarmi tornare da mio padre, volermi portare a far vedere da qualche
medico
e tutto mi fu chiaro.
P.O.V
Narratore
Thad
alle due e dieci del pomeriggio di uno degli ultimi giorni di novembre
si
ritrovò su un letto, in pigiama e con i suoi amici che
cercavano di farlo
tornare in se, Thad alle due e dieci del pomeriggio del ventidue
novembre si
ritrovò con il cuore spezzato da quella persona che era
riuscita, seppure per
poco, a rincollargli tutti i pezzi.
Sebastian
alle due e dieci del pomeriggio del ventidue novembre si
ritrovò a piangere in
silenzio con la schiena contro un albero della scuola mentre guardava
la
macchina grigia della preside uscire dalla scuola.
|
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Capitolo 11 *** Adii e manette. ***
Addii e
manette.
P.O.V.
Thad
Jeff
e Nick continuavano a chiamarmi, scuotermi e chiedermi spiegazioni che
non ero
in grado di dare neanche a me stesso.
Sebastian
mi aveva ingannato: mi aveva fatto prendere a tradimento quei fottuti
sonniferi
per andare a parlare con qualcuno di cose che io non dovevo sapere,
cose che
riguardavano me senza alcun dubbio.
Mi
sforzai con tutto me stesso di ascoltare le voci di Nick e Jeff che mi
sembravano lievi e sfumate,quasi non fossimo neanche nella stessa
stanza, solo
quando capii che Jeff aveva saputo che Sebastian ieri notte era andato
di sua
spontanea volontà nell’ufficio della preside tutto
mi fu chiaro.
Mi
chiusi in bagno biascicando qualche scusa senza senso ai Niff che non
cercarono
neanche di fermarmi, o forse sono io che non me lo ricordo, mi tolsi
tutti i
vestiti e andai davanti allo specchio.
Cercavo
di ignorare il mio corpo il più possibile da quando mio
padre aveva iniziato a
picchiarmi infatti mi trovai del tutto impreparato davanti ad esso:ero
ricoperto di lividi gialli e blu, i graffi più leggeri si
erano tramutati in
cicatrici in via di guarigione mentre i graffi più profondi
erano pieni di pus
e la carne pulsava dolorosamente sotto di esso.
Le
mani tremavano incontrollate mentre guardavo con attenzione le ferite
cercando
di non pensare chi me le aveva procurate: la pelle era arrossata,
gonfia, piena
di vesciche e pus che tolsi in poco tempo,avevo delle ossa rotte lo
sapevo,
respirare era difficile ,a volte persino impossibile, ma mi ero
abituato al
dolore in quei mesi tanto che non ci facevo caso e poi con Sebastian
respirare
sembrava sempre così semplice.
Dovevo
trovarlo, urlargli contro, dirgli che odiavo quello che aveva fatto ma
che
amavo lui, dirgli che aveva complicato tutto, dirgli che aveva tradito
me e la
mia fiducia ma dovevo anche ringraziarlo una decisione al mio posto.
Ringraziarlo
perché non sarei mai riuscito ad ammettere a me stesso che
non stavo bene,che
non era normale,che mio padre era un mostro e io ne portavo addosso i
segni,
non sarei mai riuscito a prendere coraggio e parlarne ma restava il
fatto che
lui mi aveva tradito in un modo orribile e forse non sarei riuscito a
perdonarlo per questo.
Mi
rivestii piano cercando di sentire maggiormente il dolore delle ossa
che era
accentuato nelle costole e nella gamba destra e la sua voce ,la sua
faccia mi
aggredirono costringendomi a ricordare quel giorno, cercai di essere
forte e
aggrapparmi ad un ricordo felice ma i ricordi felici con Sebastian
sembravano
svaniti come la mia risolutezza di poco prima.
Mi
appallottolai su me stesso con la voce di mio padre che continuava a
ripetere
che tutti se ne sarebbero andati e che non potevo fidarmi di nessuno,
fuori
dalla porta l’infermiera della scuola continuava a chiamarmi
ma non riuscivo a
sentirlo.
P.O.V
Preside
Dopo
la chiacchierata con l’alunno Smythe avevo deciso di
intervenire immediatamente
così avevo chiamato il mio autista personale ed eccomi qui,
a suonare il
campanello di una casa sudicia e trasandata, con degli agenti della
polizia al
seguito.
Suonai
al campanello e feci un cenno ai poliziotti di non farsi vedere, pochi
minuti
dopo un uomo mi venne ad aprire la porta afflosciandosi contro di essa
subito
dopo.
L’uomo
era sporco, puzzava di alcol e mi guardava pieno d’ira pur
non conoscendomi così
-E’ il signor Harwood?- chiesi cercando di essere
professionale possibile
arricciando il naso disgusta quando lui rispose affermativamente -Non
compro
nulla comunque- disse con rabbia cercando di chiudere la porta ma io
ero stata
più veloce e l’avevo di nuovo spalancata -Deve
venire con noi, una persona ha
sporto denuncia contro di lei accusandola di violenza contro un minore-
dissi
decisa mente i poliziotti immobilizzavano Jack Harwood contro la
macchina.
Fu
difficile portare Jack in commissariato, lui continuava ad urlare la
sua
innocenza mentre sbatteva sgraziatamente gambe e braccia.
L’unica
cosa che mi rimaneva da fare ora era far testimoniare Thad e Sebastian
contro
di lui,era eccitante riniziare ,se pur per un solo giorno, a esercitare
il
lavoro di poliziotto ma non mi ero mai pentita di essermi candidata
come
preside anche se mettere le manette a qualcuno mi mancava spesso.
P.O.V
Sebastian
Mi
alzai di scatto iniziando a correre verso la stanza di Thad, piangersi
addosso
non mi avrebbe portato da nessuna parte così spostai
malamente i Niff e
l’infermiera dalla porta del bagno ed entrai trovandola
inspiegabilmente
aperta.
Mi
girai di scatto verso le altre tre persone che mi guardavano sbigottite
e
sbuffai infastidito -Non ci avete neanche provato!- urlai verso di loro
cercando di scaricare un po’ di quello stress che non
riuscivo a mandare via.
Chiusi
la porta dietro di me e mi stesi sul pavimento freddo del bagno insieme
a Thad
che, con le mani sulle orecchie, tremava incontrollato così
lo abbracciai piano
togliendogli le mani dalle orecchie e lo costrinsi a puntare i suoi
occhi
tormentati su di me.
-Mi
dispiace- dissi soltanto prendendolo in braccio: era magrissimo,
respirava
affannosamente e tentava di aggrapparsi a me il meno possibile quasi
temendo
che soltanto toccandomi si sarebbe ferito e forse era così.
Lo
adagiai piano sul letto e gli iniettai della morfina che la preside mi
aveva
messo a disposizione nel caso avrebbe opposto resistenza con
l’infermiera, gli
diedi un bacio sulla fronte e mi voltai verso la donna che aspettava
paziente
la mia prossima mossa -Si gentile con lui- le dissi soltanto prendendo
la
valigia che avevo nascosto nell’armadio.
Fece
male chiudermi la porta alle spalle e mentre uscivo da quella dannata
scuola mi
pentii di non aver baciato un ultima volta le sue labbra, di non aver
accarezzato i suoi capelli, di non avergli mai detto chiaramente
ciò che
provavo per lui perché adesso non potevo più
farlo.
|
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Capitolo 12 *** Due settimane dopo. ***
Due
settimane
dopo.
P.O.V
Sebastian
Avevo
lo sguardo fisso nel vuoto da un po’.
Le
luci, le risate, le urla, mi sembravano così lontane, la mia
mente era lontana.
Feci
un cenno ad un ragazzo che mi fissava maliziosamente da un
po’ e mi feci quasi
trascinare in bagno dove delle mani frenetiche iniziarono a toccarmi e
spogliarmi ma il mio corpo non reagiva. Non mi resi neanche conto che
il
ragazzo senza nome e senza volto se ne era andato rinunciando a del
sesso
occasionale e guardandomi allo specchio capii anche il
perché, mi sentivo una
merda ed ero una merda anche fisicamente: le occhiaie chilometriche,il
volto
pallido e gli occhi spenti. Quel ragazzo doveva proprio essere stato
disperato
per cercare di avvicinarmi, oppure (cosa molto probabile) non era la
prima
volta che mi vedeva.
Ero
entrato allo Scandals da tre ore e non avevo ancora guardato qualcun o
in
particolare “devo stare proprio male”, mi dissi, ma
non c’era neanche da
stupirsi che non avevo guardato nessuno visto che il mio unico pensiero
era
Thad.
Vedevo
i suoi occhi ovunque: nello specchio, nel bicchiere d’alcool
che avevo preso,
nella prima persona che entrava nel locale puzzolente persino nel volto
del
barista che continuava a guardarmi sospettoso.
Loro
erano sempre lì che mi guardavano feriti e delusi come non
mai.
Non
riuscivo a non pensare a lui e l’alcool invece di farmelo
dimenticare mi
spronava a pensare a lui.
Thad
era l’unica persona che mi aveva fatto piangere sul serio,
che mi aveva fatto
preoccupare, l’unico che si era preso con forza il mio cuore
donandomi con
tutto se stesso il suo sperando anzi sapendo che lo avrei tratto in
salvo.
Si
era sempre fidato di me, anche quando il cervello gli urlava dietro che
ero la
scelta più sbagliata che potesse fare lui mi ha guardato, ha
sorriso, e mi ha
dato la sua fiducia, fiducia che io avevo appena buttato nel cesso per
proteggerlo.
Due
settimane dopo.
P.O.V.
THAD
Sono
in un ospedale da due settimane. Sebastian è andato via da
due settimane. Sebastian
aveva detto tutto alla preside. Mio padre ,se posso ancora definirlo
così, era
in prigione. Mio padre ERA in prigione, è evaso da due ore
diciassette minuti e
cinque,sei,sette,otto secondi. Mi hanno curato i graffi e le ossa
rotte. Mi
hanno fatto mangiare, troppo, infatti ho appena vomitato. Nick e Jeff
sono
rimasti al mio fianco. Lui mi manca, anche se ieri avevo promesso che
non ci
avrei più pensato. Il mio psicologo continua a farmi
domande, lo odio.
Ormai
mi fanno scendere dal letto per più di un ora, nella prima
settimana
continuavano a sedarmi. Jeff e Nick dicono che Sebastian
tornerà da me ma io
non ci credo. Mi chiedono come mi sento ma da quando lui se ne
è andato non
sento più nulla, nemmeno dolore visto che mi iniettano della
morfina. Jeff e
Nick dicono che dovrei dimenticarlo ma non posso dimenticare
l’unica persona
che mi abbia fatto sentire amato da quando mia madre mi ha abbandonato.
Non
ho paura di mio padre, mi vuole? Che venga a prendermi allora, non ho
nulla per
cui lottare. Sebastian era l’unica speranza che avevo.
Sebastian
non mi ama, non mi amava, provava solo pietà per un
ragazzino martoriato da suo
padre.
Mi
ero immaginato tutto, ero io nel torto, lui mi aiutava e io lo
trascinavo
nell’abisso con me.
Mio
padre ha ragione quando dice che sono un mostro. Dovrei morire, come
vuole lui.
Non mancherò a nessuno. Jeff e Nick sono una coppia possono
cavarsela. A scuola
faccio schifo, non avrei nessun bel futuro. Sebastian non mi ama,
probabilmente
mi ha già dimenticato. Me ne andrò da solo, senza
che mio padre venga a cercarmi e
uccidermi. Senza soffrire. So dove tengono i farmaci. Addio.
P.O.V
SEBASTIAN
Con
un ultima spinta riversai il mio seme dentro il ragazzo. Era il
trentaduesimo ragazzo
che scopavo in due settimane ma il peso sul mio cuore
anziché diminuire
sembrava raddoppiare cercando di schiacciare il mio cuore. Chiamavo
Jeff e Nick
almeno tre volte al giorno per chiedergli come stesse Thad ma appena
uno dei
due accennava a passarmelo o a chiedermi di venire
all’ospedale chiudevo la
chiamata. -Vattene- dissi freddo ,per la trentaduesima volta, al
ragazzo che
stava cercando di abbracciarmi per delle coccole post-sesso.
-Non
sei un tipo da coccole?- chiese innocentemente l’altro
cercando di farmi
eccitare muovendosi voluttuosamente contro di me ma provocandomi la
reazione
opposta -VATTENE- urlai a quel punto irato.
Dieci
minuti dopo cercavo per la decima volta di chiamare i Niff che
continuavano a
non rispondere al cellulare. Ero quasi tentato di chiudere la chiamata
per la
decima volta e andare a guardare la televisione quando un singhiozzo
provenne
dal telefono.
-Jeff?-
chiesi titubante e in ansia come non mai -S-seba-s-stian?- mi chiese il
biondo
continuando a singhiozzare. -Devi venire qui immediatamente-. La
chiamata era
finita.
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Capitolo 13 *** L'ora della verità ***
L’ora
della verità
P.O.V
SEBASTIAN
-Come
cazzo si fa a perdere una persona
dentro ad un ospedale? !- urlai vicino ad un esaurimento nervoso; da
quando ero
arrivato non avevo fatto altro che urlare contro tutto e tutti: le
pareti, le
infermiere, le lacrime inutili di Jeff e gli ingombranti silenzi di
Nick; ma soprattutto
avevo urlato contro il suo letto freddo,vuoto e troppo candido per
immaginarmelo lì: Thad era un tipo da rosso, una persona che
arde e non se ne
accorge mentre il bianco era morte,purezza e immobilità,
tutto l’opposto di
Thad.
Guardando
quella stanza pensai che era tutto sbagliato: avrei dovuto stargli
accanto,
avrei dovuto assicurarmi che quel bastardo ,che lui chiama padre, fosse
rinchiuso in una cella così stretta da soffocare ma adesso
Thad non si trovava
e il mostro é in circolazione pronto a fargli del male.
I
poliziotti non facevano nulla e forse era
quella la cosa che mi faceva venire voglia di uccidere e urlare contro
tutto e
tutti, loro se ne stavano lì ,davanti a me, a sorseggiare
stupidi caffè e
bisbigliare tra loro come se si stessero svelando segreti mistici.
Loro
ripetevano a chiunque chiedesse che “Il
signor Thaddeus Harwood è al momento non rintracciabile,
siamo in attesa di
altri ordini, senza di essi non possiamo attivarci per
ritrovarlo” e questo era
il cumulo di stronzate più grande che avessi mai sentito,
forse è per quello
che mi misi a ridergli in faccia appena me lo dissero con la voce
robotica di
chi sa tutto a memoria .
-SMETTETELA-
urlai dopo tre ore dalla sua
scomparsa, i piedi mi facevano male e la testa sembrava scoppiarmi -Lui
è
scomparso e noi non stiamo facendo un cazzo- dissi trattenendomi a
stento dal
piangere.
Jeff
sobbalzò continuando poi a singhiozzare
mentre Nick mi guardò.
Gli
occhi del moro parvero rianimarsi e -Alzati
amore- disse dolcemente a Jeff togliendogli piano le lacrime secche
dalle
guancie.
Il
mio stomaco si strinse dolorosamente a
quella vista: i suoi occhi, la sua bocca, il suo modo di muoversi,
tutto mi
ritornava in mente a ripetizione. Il moro mi fece un cenno con
la testa e si
incamminò verso il parcheggio ignorando le mie domande e
quelle singhiozzate
del suo ragazzo.
-Andiamo
alla Dalton- disse solo dopo essersi
messo al volante. Subito milioni di domande: Perché voleva
andare alla Dalton? Voleva
arrendersi? Voleva andare a farsi un sonnellino ristoratore per
affrontare
meglio la sua scomparsa e mettersi l’anima in pace? Oh ma io
non ci stavo, sarei
andato da solo a cercarlo lasciando quei due smidollati a fare la nanna
come
dei poppanti.
-Andiamo
a cercarlo Sebastian ora molla la
presa sul sedile- disse ancora Nick con i suoi modi pacati che tanto
odiavo, sembrava
avesse sentito tutti i miei dubbi e fui tanto stupito che -Leggi nel
pensiero
Duvall?- chiesi accasciandomi sul finestrino dell’auto, non
ricevetti risposta
alla mia domanda.
P.O.V
THAD
Le
pillole erano per terra, le avevo fatte
cadere per sbaglio.
Le
finestre spalancate mi facevano sentire il rumore del vento che
ululava, due
occhi neri che odiavo mi guardavano.
-Che
c’è Thaddy, pensavi che il tuo papino ti
avesse dimenticato?- il cuore pompava impazzito, la pelle perdeva
colore, la
vista si annebbiava, il corpo tremava come una foglia e la testa mi
diceva solo
una cosa “Sei in trappola”.
Non
mi ricordo molto del viaggio, le sue mani
mi graffiavano e mi tiravano i capelli costringendomi a non perdere
conoscenza perché
“Thaddy devi stare sveglio per papà, altrimenti
come fai a farmi divertire?”
aveva detto, la macchina nera che sapeva di muffa si sbilanciava sempre
verso
sinistra.
I
suoi occhi continuavano a guardarmi come se
fossi una gazzella che scappa dal leone, come una gazzella con una
zampa ferita
e che perde sangue, come una persona condannata per farla breve.
Non
mi ricordo neanche i calci e i pugni che
incassò il mio corpo, mi ricordo l’odore di whisky
sul tappeto, i suoi occhi
che mi guardavano e il mio sangue che colava ovunque guardassi, ero
insensibile
ai suoi colpi, alle sue parole piene di disprezzo che meritavo di
sentire ma
che la mia mente non riusciva a capire né a registrare.
La
testa diventava sempre più pesante eppure
ero immobile, le mani, le gambe, i piedi e tutti i miei muscoli non si
muovevano, sembravano paralizzati.
Stavo
chiudendo gli occhi quando due iridi
verdi mi guardarono, non riuscii a far altro che svenire.
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Capitolo 14 *** Risveglio ***
Risveglio
P.O.V.
Thad
Aprii
gli occhi di scatto ma riuscii a vedere solo il buio,i rumori mi
arrivavano
ovattati ed il mio corpo era completamente in fiamme tanto che anche
respirare
risultava doloroso.
Molto
lentamente i rumori si fecero più nitidi ma i miei occhi si
rifiutavano di
mettere a fuoco “Probabilmente è notte”
pensai tra me e me mentre provavo a
muovermi inutilmente. Cercando di attirare l’attenzione di
chi mi teneva la
mano provai a parlare ma la gola ardeva in ricerca d’acqua
così cercai di
muovermi almeno quel poco per far capire alla persona che ero sveglio.
Sentii
una mano sulla guancia e un -Thad- strozzato provenire da quella
persona che mi
riempì il cuore di felicità.
-Sebastian-
dissi solo sentendolo respirare faticosamente -Dio Thad, i-io a-v-evo
paura-
disse tra un respiro e l’altro come avrebbe fatto un
asmatico.
Le
forze mi stavano abbandonando così decisi di dirgli un
ultima cosa prima che
l’oblio mi riprendesse con se -Ti amo- e mi addormentai.
P.O.V.Sebastian
Thad
si era svegliato, Thad aveva confessato di amarmi.
Il
mio cuore non riusciva a smettere si sbattere contro la cassa toracica
così in
fretta da togliermi l’aria ed il mio corpo mi stava imponendo
di muoversi,
saltare,correre ed urlare tutto contemporaneamente.
Dopo
alcuni minuti riuscii a darmi un contegno, lasciare la mano di Thad per
avvisare Niff e Jeff che da due giorni non facevano altro che chiamare
ogni
dieci minuti e andare a trovare Thad fra un impegno e
l’altro. Ovviamente dopo
aver rassicurato le due mammine corsi a chiamare i dottori che ,sotto i
miei
occhi vigili, svegliavano di nuovo Thad e gli iniettavano nuove
medicine. Dopo
una mezz’ora i dottori se ne andarono e Thad cadde malamente
sui cuscini
sfinito, -Stai bene?- sussurrai cercando di non disturbarlo mentre mi
sdraiavo
accanto a lui.
-Seb
è notte?- mi
chiese invece lui
stupendomi così -No, sono le cinque di pomeriggio Thad-
risposi titubante -E
allora perché c’è così
buio?- mi chiese ancora lui con un tono stanco che mi
fece allarmare come non mai, senza rispondere alla sua domanda andai
subito a
chiamare un dottore che scocciato si mise a visitare il moro che
rispondeva
stremato.
-Quindi
lei non vede niente adesso- chiese per la terza volta il dottore puntando una piccola luce
negli occhi di Thad
che rispose ,come aveva fatto anche le due volte precedenti, con un
sicuro -No-
che mi fece sprofondare nella disperazione. Thad era cieco, non avrebbe
più
potuto vedere i colori, le persone a lui care, non avrebbe
più visto il mondo.
-Bene
la signor Harwood deve fare ulteriori accertamenti e poi le faremo
sapere cosa
fare- disse sbrigativo il dottore andando con grandi falcate verso la
porta ma -Sono
cieco non è vero?- sussurrò il mio Thad con la
voce tremolante facendomi
sprofondare il cuore ancora di più.
-Deve aver sbattuto la testa
molto forte, non
so con certezza se la sua vista potrà tornare del tutto o se
rimarrà cieco per
tutta la vita ma deve fare ulteriori visite che fisserò io
stesso per la settimana
seguente.- spiegò freddamente andandosene subito dopo.
Io
ero rimasto fermo aspettandomi che sbucasse qualcuno dietro di me
dicendomi che
in realtà Thad ci vedeva benissimo e che era tutto uno
scherzo ma passarono i
minuti e l’unica cosa che spuntò fuori fu una
lacrima sul viso di thad che si
portò con sé le sorelle rendendo bagnato quel
viso che avrei tanto voluto
baciare ed osservare per ore. Mi avvicinai a Thad e lo abbracciai
,sentendo la
mia maglietta bagnarsi e le sue mani stringermi ossessivamente.
-Mi
dispiace tantissimo amore, mi dispiace- sussurrai cercando di fare mio
un po’ del
suo dolore non rendendomi neanche conto di come l’avevo
chiamato mentre
guardavo Thad spezzarsi e riattaccare i pezzi con una colla scadente
che lo
spezzava ancora di più.
Passarono
le ore e lui si era calmato ed accasciato contro di me ma prima di
chiudere gli
occhi, di nuovo, mi chiese dove fosse quel mostro che gli aveva
ripetutamente
rovinato la vita spezzandolo in tutti i modi possibili.
All’inizio avevo
pensato di mentire ,ma a che pro? mi chiesi poi. -Non
c’è più- dissi
stringendolo ancora di più contro di me,all’inizio
non capì ma poi i suoi
lineamenti si fecero spaventati ,al contrario del suo corpo che invece
di
irrigidirsi si ammorbidì contro il mio corpo.
Passarono
svariati minuti finché
non mi disse solo
un -Grazie- che mi
fece spalancare gli
occhi e la bocca, in quegli interminabili minuti in cui mi ero
immaginato le
più svariate reazioni non esisteva quella in cui mi
ringraziava. “Forse voleva
dirlo in modo ironico” pensai poco dopo “Forse era
un allucinazione” continuai
a pensare ma Thad aveva parlato chiaramente.
Così
-Grazie?- chiesi quasi impercettibilmente -Mi hai salvato, li ricordo
sai? I
tuoi occhi- disse sicuro il moro sorridendo appena e facendomi morire e
resuscitare in meno di tre minuti. Non riuscivo a respirare , a
metabolizzare
ciò che mi stava dicendo ma quando mi diede la Buonanotte lo
fermai
terrorizzato dall’idea che fosse troppo tardi per fare
ciò che avrei sempre
voluto fare.
-P-potrei….
baciarti?- chiesi insicuro dandomi
mentalmente dello stupido un attimo dopo, lui rimase in silenzio ma
quando
stavo per rimangiarmi tutto quando mi regalò il
più grande dei sorrisi.
Cercò
alla cieca la mia guancia che accarezzò con dolcezza e
–Si- mi sussurrò
avvicinandosi ancora di più a me.
Sentivo
i nostri respiri scontrarsi e le nostre labbra incontrarsi a
metà strada, lo
sentivo sorridere nel bacio che classificai tra i più belli
che avevo mai
ricevuto e dato.
Mi
ricordo solo che mi chiesi se in realtà quello non era il
paradiso.
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