Non è tutto perduto.

di AngelAnderson15
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Ritorno ***
Capitolo 2: *** Come saltare educazione fisica. ***
Capitolo 3: *** Crolli emotivi ***
Capitolo 4: *** Cristallo ***
Capitolo 5: *** Non lo fai nel modo giusto. ***
Capitolo 6: *** Un ancora di salvezza ***
Capitolo 7: *** Una visita non desiderata. ***
Capitolo 8: *** Coccole e strani impulsi ***
Capitolo 9: *** Segreti, rabbia e amore. ***
Capitolo 10: *** Il ventidue novembre ***
Capitolo 11: *** Adii e manette. ***
Capitolo 12: *** Due settimane dopo. ***
Capitolo 13: *** L'ora della verità ***
Capitolo 14: *** Risveglio ***



Capitolo 1
*** Il Ritorno ***


Il ritorno.

P.O.V Sebastian

Per le vacanze estive ero tornato a Parigi, i tre mesi più lunghi della mia vita: la mia famiglia, neanche a dirlo,non mi aveva lasciato un minuto per riprendermi dal viaggio che mi era letteralmente saltata addosso,valigie incluse.

Dopo tre lunghi mesi di urla,scopate senza nome e sorelle costantemente mestruate ero quasi felice di tornare alla Dalton perchè,anche se c’èra meno libertà di “evadere”, non ci sarebbero state portatrici di vagina sclerotiche ad aspettarmi alzate agli orari più impensabili. Entrai nel dormitorio a testa alta, come sempre del resto, scostando malamente un gruppo di novellini per entrare nella mia stanza che, a quanto pare, era stata già occupata da Thad-sono-una-piattola-Harwood che fissava inebetito la finestra.

-Allora Harwood? Non vieni a salutare il tuo amato compagno di stanza?- lo schermii come a mio solito non ricevendo però nessuna risposta, Thad, al contrario di come mi aspettavo, restò nella stessa posizione sussurrandomi flebilmente, senza neanche guardarmi -Ciao Sebastian-. Lo guardai interrogativo,prima di buttare la mia valigia sul letto e andare a fare “conoscenza” con qualche nuovo acquisto della scuola,non avevo mica tempo da perdere con le piattole io.

Mezza notte passata,il mio corpo oscillava pericolosamente ma la mia testa era abbastanza lucida da impedirmi di cadere come un sacco di patate, la stanza era a malapena illuminata dalla piccola lampadina sul comodino e una sagoma scura che, solo dopo essermi quasi fatto prendere dal panico, riconobbi come Thad era ancora lì, seduto sul letto nella stessa identica posizione e gli occhi rivolti alla finestra

 -Dio Harwood, mi hai quasi fatto prendere un colpo- biascicai con la mente annebbiata cercando di rallentare il battito.

-Scusami, non volevo spaventarti- sussurrò appena con lo sguardo annebbiato, perso in un mondo di cui non facevo parte.

Fu Thad il primo a mettersi sotto le coperte, ancora vestito ,con una maglietta sformata e dei jeans. Qualcosa in quella piattola stava decisamente cambiando ,pensai prima di mettermi a dormire.

P.O.V Thad

Mi alzai di scatto, Sebastian era inginocchiato di fronte a me mentre un liquido informe mi scorreva sulle guance, ingenuamente pensai subito al sangue prima di capire che si trattava di lacrime.

-Brutto sogno?- il sussurro apprensivo di Sebastian mi fece desistere dal spostare malamente la sua mano dalla mia spalla -No- sussurrai secco cercando di allontanarmi il più possibile da lui senza però sembrare brusco.

-Come ti sei fatto quel taglio?- chiese accennando al piccolo pezzo di spalla ,martoriata dalle cicatrici, che la maglia aveva lasciato involontariamente scoperta -Non sono affari che ti riguardino- risposi a stento appiattendomi di più contro al muro.

Lo vidi abbassare gli occhi e ,ignorando il senso di colpa, mi ripetei che non potevo fare diversamente, lasciarmi vedere così fragile da lui era stato uno sbaglio da non rifare

-Volevo solo essere gentile- disse sprezzante tornando nel suo letto, lasciando un alone di vuoto intorno a me, così,ignorando ancora una volta il mio corpo che mi supplicava di avvicinare Sebastian e dirgli tutta la verità, mi rigirai nel letto, sperando che l’alba arrivasse presto e ringraziando mentalmente il blazer che copriva ,per mia fortuna, quasi ogni  parte del corpo.

P.O.V Sebastian

Guardai scocciato la sveglia che segnava le sei e mezzo del mattino mentre dei rumori soffocati arrivavano dal bagno,ero stato svegliato da quello spiraglio di sole impertinente che mi si era puntato dritto sulla faccia e di certo non ne ero contento. I rumori, che si rivelarono singhiozzi, non accennavano a smettere ma, ignorando lo stomaco che si strinse in una morsa soffocante, uscii dalla stanza per prendermi un caffè dicendomi tra me e me che non avrei potuto far nulla per Thad, rabbrividendo poco dopo per la consapevolezza di aver dimenticato di chiamarlo per cognome.

P.O.V Thad

Uscii dalla stanza, cercando di evitare di essere spintonato dai novellini o incrociare qualcuno che mi conoscesse. Fino a metà corridoio il mio “piano” funzionò fino a che non mi immobilizzai lì, in mezzo al corridoio. Uno specchio si era appena rotto.

Flash back -So che sei qui Thaddino, è inutile che ti nascondi-

Terrore, era quello tutto ciò che riuscivo a sentire

 -ESCI DANNAZZIONE- urlò subito dopo. Lo stavo irritando e lo sapevo benissimo così cercai di rimanere il più fermo possibile sobbalzando subito dopo sentendo le sedie schiantarsi contro il muro.

 –Devi ubbidire a tuo padre Thad- sussurrò mellifluo avvicinandosi pericolosamente al mio nascondiglio, non me ne accorsi neppure, uno scatto repentino e il mio polso fece uno strano rumore. Mi si annebbiò la vista mentre trattenevo le urla pensando solamente che lui adorava sentirmi urlare.

-Sai che non devi farmi arrabbiare- ,parole dette con rabbia animalesca,un pugno sullo specchio di fianco a noi che andò in mille pezzi, le schegge che mi ferivano il viso ma il peggio arrivò solo quando il vetro più affilato mi si piantò sulla schiena manovrato dalle sue braccia.

–Amo disegnare su di te- un rantolo uscii dalla mia bocca. Tutto quello era solo l’inizio.

Fine flash back –Thad?-una mano sulla spalla mi riportò bruscamente alla realtà mentre il professor Horan mi guardava stralunato -Va tutto bene?- la campanellà suonò, il primo giorno di scuola era ufficialmente iniziato.

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Capitolo 2
*** Come saltare educazione fisica. ***


Come saltare educazione fisica

P.O.V Sebastian

Scienze, educazione fisica,informatica e due ore di matematica.Ero quasi tentato di scappare fuori dalla finestra o chiudermi in camera ma era il primo giorno, dovevo essere per forza presente alle lezioni. Avevo una sola lezione con Thad ed era quella di educazione fisica dove, con mio sommo dispiacere, avrei rivisto la Barbie bionda, anche conosciuta come Jeff, e il suo sposino Nick Duvall. Feci un sospiro profondo e entrai nell’aula di scienze ed ignorando lo sguardo malizioso o i sussurri concitati dei ragazzi presenti in aula, mi sedetti, guardando distrattamente l’orologio, quella sarebbe stata l’ora più lunga della mia vita.

P.O.V Thad

Dopo aver rassicurato il mio professore di educazione fisica, che mi aveva fatto una specie di interrogatorio preoccupato da come mi fossi estraniato dalla realtà, andai nell’aula di informatica. Appena entrato mi maledissi mentalmente vedendo una chioma fin troppo bionda avanzare velocemente verso di me, -THAD!!!!- urlò facendo girare tutte le persone della classe, professore incluso, verso di noi.

Jeff iniziò a tartassarmi di domande mente sentivo i lividi e i graffi prendere letteralmente fuoco a contatto con il suo abbraccio stritolante.

–Perché non ci hai fatto più sapere nulla?Come è andata l’estate? Io ho moltissime cose da raccontarti,sai che Wes ha la ragazza? Per non parlare di ciò che è successo a me e Nick, dio non ci crederai- disse in modo logorroico Jeff, senza neanche aspettare una risposta alle sue domande. Sopraffatto dal dolore che mi stava involontariamente procurando mi scostai fin troppo bruscamente, sussurrandogli nel modo più dolce possibile un -Dopo- che fece imbronciare il biondo e sospirare di sollievo il professore che iniziò la lezione.

Dopo quella stressante ora piena di bigliettini e sussurri da parte di Jeff mi rifugiai, nel vero senso della parola, nel bagno della palestra  mentre una tachicardia improvvisa mi colse impreparato al pensiero che era la MIA ora di educazione fisica, il che significava cambiarsi e far vedere braccia e gambe alla classe e al professore.

 Non ci avevo minimamente pensato e non potevo neanche fingere di stare male perché il professor Horan,colui che mi aveva quasi visto cedere sotto la violenza dei ricordi, era il mio professore di educazione fisica, un ansia improvvisa si insinuò dentro di me facendomi respirare a scatti e barcollare pericolosamente. Il mio cervello cercava disperatamente un appiglio e trovare una soluzione per evitare di far vedere a tutti come avevo passato la mia estate, lo stomaco era pensante per colpa dell’ansia ma fu quello che mi spinse a inginocchiarmi davanti al gabinetto e mettermi due dita in gola.

P.O.V Sebastian

Cercavo Harwood da quando ero entrato negli spogliatoi ma di lui neanche l’ombra, al contrario della Barbie che invece continuava a schiamazzare con le sue “amichette” su gossip vari e esperienze estive. Mi nascosi in bagno per evitare le chiacchiere della Barbie e anche perché speravo che qualche ragazzo a cui avevo ammiccato parecchie volte mi seguisse per rendere più piacevole la mia “permanenza” nel bagno ma , al contrario di ogni mia previsione,sentii solo il rumore strozzato di un conato di vomito mentre dalla porta leggermente aperta guardavo dei capelli neri che collegai, senza neanche pensare, a Thad. Mi fiondai nel bagno chiudendo la porta e sostenendo delicatamente la testa di Thad mentre sentivo i rumori farsi meno insistenti e leggeri singhiozzi a scuotergli le spalle. Lo sollevai dalle ascelle e lo portai di fronte al lavandino dove gli sciacquai la bocca e gli bagnai dolcemente la fronte, restando stupito dei miei stessi gesti ma in quel momento volevo solo chiedergli perché si era ridotto così, sapevo che non era semplicemente stato male anche perché una delle mie sorelle rischiò seriamente di diventare anoressica e ormai i “sintomi “ li riconoscevo. Tutto ciò che riuscivo a pensare era solo “Perché?” ma vedendo come Thad si era abbandonato sul mio corpo decisi di lasciar perdere, per il momento.

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Capitolo 3
*** Crolli emotivi ***


Crolli emotivi

P.O.V Thad

Sentivo il respiro di Sebastian sul collo, la testa leggera ed il corpo pensante mentre il buio mi risucchiava. Le forze mi abbandonavano velocemente e la presa di Sebastian sul mio corpo scottava, ma non era comunque sufficiente da far rimanere i miei occhi aperti.

P.O.V Sebastian

Thad aveva perso conoscenza tra le mie braccia, il mio cuore batteva furiosamente per l’agitazione ma optai per riportarlo in stanza, senza dire nulla al professore,che l’avrebbe di certo mandato in infermeria perchè

se avevo capito una cosa di Thad era che non voleva che nessuno venisse a sapere ciò che stava passando.

Dopo essermi chiuso la porta della stanza alle spalle, lo adagiai delicatamente sul materasso, alzandogli le gambe per farlo riprendere e ringraziando mentalmente il corso di pronto soccorso a cui mia madre mi aveva mandato a forza. Ero curioso di vedere cosa nascondeva sotto il blazer ma non potevo, Thad non era ancora pronto per fidarsi di me e confidarmi ciò che lo tormentava e io non l’avrei costretto ma ,oltre a quello, avevo paura, paura del suo eventuale crollo davanti a me,l’ultima persona che potrebbe aiutarlo. In fondo me l'avevano sempre detto fin da piccolo che io non aggiusto le cose,io le distruggo.

 Lo guardavo da un po’,forse meno preoccupato di prima visto il fatto che si era mosso anche se gli occhi rimanevano chiusi, troppo stanchi per avere la forza di aprirsi. Intanto la curiosità di scoprire ogni sfaccettatura del mio compagno di stanza si faceva sempre più logorante e avrei ceduto, se Thad non avrebbe aperto gli occhi da li a poco, cosa che però non successe,mi avvicinai lentamente e gli sbottonai piano il blazer, attento ad ogni fremito e respiro, mentre delle chiazze scure si intravedevano dalla camicia.

Non feci in tempo a mettere a fuoco che Thad, con gli occhi spalancati, iniziò a respirare a scatti. Sbiancai mentre cercava di riprendere il controllo di se stesso senza riuscirci

-Thad, Thad calmati- sussurrai agitato, cercando di non bloccarlo in nessun modo ed andando ad aprire la finestra mentre i respiri iniziavano a farsi strozzati ed affannosi.

Lo misi a sedere, anche se Thad non voleva chiaramente la mia compagnia ma non potevo lasciarlo in quello stato.

 -Prometto che me ne andrò e ti lascerò solo quando ti sarai calmato, non ho visto nulla Thad- sussurrai non riuscendo comunque a tranquillizzarlo. Tutti i miei tentativi erano inutili e andai nel panico facendomi prendere dallo sconforto e dalla fustrazione, sentivo delle lacrime solcarmi le guance e quella che non sembrava neanche la mia voce, rotta dai singhiozzi, ripetere come un mantra -Sta tranquillo, ispira ed espira- o ancora –Mi dispiace,calmati Thad,mi dispiace- senza però riuscire a calmarlo né a calmarmi.

Stavo per andare a chiedere aiuto, visto il pallore di Thad che ormai era quasi in apnea quando la porta si spalancò improvvisamente e un Jeff Stearling decisamente contento entrò dalla porta seguito dal suo maritino .In quel momento invece di provare repulsione o irritazione fui quasi felice di vederli, mi sentii salvo

,subito il sorriso morì sul viso del biondo quando vide la scena quasi surreale mentre Nick si avvicinò subito a Thad ,calmandolo poco dopo e guardandomi preoccupato.

P.O.V Nick

Non mi sarei mai immaginato la scena che vidi aprendo la camera di Thad, Sebastian che cercava, inutilmente, di calmarlo, singhiozzando e ripetendo frasi sconnesse quasi in trance.

Sebastian era angosciato e addolorato in un modo che non pensavo neanche possibile per uno come lui ma la cosa che mi saltò subito all’occhio fu come cercava di avere un contatto con Thad pur restando lontano, quasi spaventato, mentre Thad era completamente accasciato sul bordo del letto e respirava appena, diventando sempre più pallido.

Ignorando il mio ragazzo, che aveva smesso di respirare per lo shock, andai velocemente verso Thad ,cercando una busta, che fortunatamente trovai sul comodino, iniziando a massaggiare piano la schiena di Thad che si calmava sotto al mio tocco e iniziando a respirare dentro la busta. Ero abbastanza preoccupato per Sebastian mentre pensavo a cosa dovevo fare con lui così guardai

 Jeff, che era ancora fermo sulla porta. Quando il respiro di Thad si fece abbastanza regolare e il suo viso iniziò a riprendere colore,gli feci un cenno verso Sebastian che sembrava quasi in trance,gli occhi vacui ,ancora pieni di lacrime e il corpo tremante.

Jeff spalancò gli occhi andando comunque vicino a lui e abbracciandolo di slancio, ricevendone ,con mio e suo sommo stupore,uno in cambio;

Jeff sapeva tranquillizzare le persone meglio di me che ero definito “freddo” ,visto il mio razionalismo, e poco spontaneo e anche se lui e Sebastian non andavano d’accordo dopo l'abbraccio di Jeff il castano stava molto meglio. Spostai lo sguardo verso Thad che mi era letteralmente crollato a dosso e pensai che dovevamo parlare del perché ,non si era fatto sentire per tutta l'estate, cosa molto strana per una persona come Thad, era anche rimasto nell’ombra, cercando di non parlare con nessuno tranne Sebastian che, visto il suo comportamento, era l'unico a sapere che cosa stava succedendo.

In quel momento mi sentii quasi tradito,ero sempre io quello con cui Thad parlava di tutto ciò che gli succedeva mentre invece, questa volta ,Thad, il mio migliore amico era andato a parlare con Sebastian dei suoi problemi che, visto il suo crollo, devono essere molto gravi.

P.O.V Thad

I polmoni bruciavano per l’aria che entrava violenta dalle narici mentre Nick mi massaggiava delicatamente la schiena in modo ripetitivo e circolare, cercando di calmarmi. Sentivo i singhiozzi di Sebastian perforarmi le orecchie, il cuore affondò ancora più giù nell’abisso dove si era rifugiato sentendolo piangere per me, dopo aver cercato di aiutarmi per ben due volte.

Inoltre gli credevo, credevo al fatto che non avesse visto nulla perché era ancora lì, avrebbe chiamato aiuto se avesse visto come è ridotto il mio corpo e in fondo,una piccola parte di me, sperava ancora che avesse visto, che mi prendesse la mano e mi salvasse dai miei incubi ma le probabilità che succedesse erano minime, quasi inesistenti.

  Mi resi conto solo in quel momento che Nick e Jeff erano nella mia stanza e, per quanto avessi cercato di evitarlo,avevano bisogno di spiegazioni che non sono in grado di dare.

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Capitolo 4
*** Cristallo ***


Cristallo

POV. Thad

Mi svegliai con l’uniforme della scuola a dosso e guardai Sebastian che dormiva agitato nel suo letto, Jeff e Nick non c’erano ed il mio cuore batteva fin troppo forsennatamente, infatti, pochi attimi dopo una fitta allo stomaco mi fece contorcere violentemente. La vista si annebbiò ed una voce ,che avevo imparato a riconoscere ed odiare, mi riportava nell’abisso da cui ero da poco riemerso.

Flash back

-Thaad- cantilenò lui, probabilmente pregustando il terrore che avrebbe visto nei miei occhi

 -Thad aprimi, non farmi arrabbiare proprio oggi che sono di buon umore -

La mia mano corse veloce ad aprire la serratura, facendolo ghignare compiaciuto

-Aw ma come è bravo il mio bambino, mi hai aperto subito stavolta- mi schernì.

La sua voce mi arrivò ovattata alle mie orecchie mentre cercavo di isolarmi nel mio “piccolo mondo”dove lui non poteva farmi nel male,ci provavo ogni volta che lui era vicino ma poche volte funzionava fino in fondo, il dolore mi riportava alla realtà senza il mio consenso e il mio piccolo mondo fatto di apatia svaniva come un arcobaleno senza luce.

-Hai imparato come ci si comporta Thaddy- mi disse mellifluo accarezzandomi lascivamente il braccio, i suoi occhi mi fissavano come un leone che squarta una gazzella

-E dopo poco più di due giorni, sono proprio orgoglioso di te, non sei come tua madre- continuò a  vaneggiare stringendo i denti e afferrandomi di scatto i capelli costringendomi a guardarlo quando il dolore al collo diventò insopportabile.

 -Sei come lei Thad?- mi chiese con disprezzo

-No- sussurrai troppo spaventato da guardarlo negli occhi -Sai che odio quando sussurri Thad- rabbrividii, la sua vena sul collo pulsava, e pensai che quella volta non ne sarei uscito vivo,così urlai,

–NO PADRE IO NON SONO COME LEI, NON ME NE VADO-  cercando di non singhiozzare per non farlo irritare ulteriormente e rannicchiandomi subito dopo quando arrivò il primo calcio sulla gamba che formicolò,in quel momento sperai solo che il mio piccolo mondo sarebbe tornato presto per salvarmi dal dolore.

Fine flash back

Chiusi gli occhi, ispirando ed espirando, sapevo che non dovevo pensare a lui, lui era tabù e io l’avevo appena infranto.

La testa girava quasi in cerca di un appiglio, qualcosa di stabile che non si muovesse come tutto il resto, qualcuno che sarebbe rimasto malgrado tutto il resto

POV. Nick

Mi svegliai accanto al mio ragazzo, era così bello il mattino.

I capelli spettinati, le gambe rilassate intrecciate  alle mie, i ciuffi biondi che ,ribelli, mi solleticavano il petto ed il corpo coperto solo dal lenzuolo e dalle mie braccia.

Amavo tutto di lui, ma guardarlo dormire era la cosa che più mi affascinava, la sua innocenza simile a quella di un bambino mentre dormiva con il corpo pieno di me,dei miei segni, del mio amore con i muscoli rilassati ed il corpo incastrato al mio.

Lo baciai più volte sulle labbra sentendo distintamente il suo cuore battere più forte e le palpebre alzarsi dolcemente, il suo sorriso fu accecante, ero così felice che lui fosse il mio fidanzato,era quasi surreale. -Giorno amore- gli sussurrai ad un centimetro dalle labbra sentendolo sorridere contro la mia bocca, il bacio che venne dopo fu dolce e passionale come la notte prima quando, troppo irrequieti per dormire, eravamo finiti a fare l’amore cercando di dimenticare per un po’ tutto il dolore che impregnava la stanza di Sebastian e Thad.

Entrambi sapevamo che non potevamo semplicemente dimenticare ciò che avevamo scoperto e nascondersi nel nostro piccolo e sicuro nido d’amore, come lo chiamava Wes (il capo del consiglio della Dalton) che tendeva fin troppo ad immedesimarsi nell’”usignolo” e tirare in ballo cose riguardanti volatili vari in ogni situazione.

Mi staccai dolcemente da Jeff guardandolo negli occhi e facendogli capire che ,con sommo dispiacere di entrambi, dovevamo andare da Thad così ,tra un bacio e l’altro, ci preparammo, sperando che Trent, un altro componente degli usignoli, ci avrebbe coperto in qualche modo con i professori.

POV Sebastian

Mi ero appena svegliato e ciò che vidi mi lasciò di stucco, Thad era nel mio letto, in un piccolo angolino che mi guardava smarrito, quasi assente.

Continuando a guardarlo mi avvicinai piano a lui e lo abbracciai delicatamente, i suoi occhi ripresero lucidità e le sue braccia, fin troppo magre, mi strinsero delicatamente la schiena -Mi spiace Thad- sussurrai passando il naso tra i suoi capelli e sentendolo tremare.

Restammo così, abbracciati, cuore contro cuore e testa contro testa cercando un calore che ad entrambi, in due situazioni diverse, era stato tolto.

Thad aveva bisogno di protezione, sicurezza e stabilità, elementi che io non possedevo, io che usavo le persone a mio piacimento e rovinavo ogni contatto sociale che gli altri provavano ad instaurare con me ma ,al contrario di quanto si possa pensare, sapevo come comportarmi con Thad.

Thad era ferito psicologicamente e fisicamente e Sebastian non poteva fare altro se non trattarlo come un cristallo raro, perché era quello che era Thad in quel momento: fin troppo fragile,insicuro delle sue capacità ed incapace di salvaguardare il suo valore, Thad era un cristallo e Sebastian ,a modo suo, se ne intendeva di cristalli.

POV Jeff

Io ed il mio fidanzato arrivammo davanti alla stanza di Thad, spaventati da ciò che avremmo visto aprendo la porta ma, quando Nick stava per entrare di botto, aprii piano la porta rivelando uno scenario più surreale a quello che avevamo assistito lo scorso pomeriggio.

Sebastian stava abbracciando Thad accarezzandogli la schiena, senza premere troppo sulla pelle mentre il moro si stava addormentando tra le sue braccia, guardai il mio ragazzo con la bocca leggermente spalancata ma lui, a differenza mia, non era affatto turbato. Nick aveva sempre sostenuto che quei due sarebbero finiti insieme infatti, prima che Thad cambiasse, stavano sempre a bisticciare come cane e gatto e si sa, il filo tra odio e amore è sottilissimo. Ero tentato dal lasciare la stanza per lasciargli la loro intimità ma Nick si avvicinò a Sebastian, -Sta meglio?- sussurrò cercando di non interrompere la quiete, facendomi un cenno.

-Non lo so, lo spero- gli sussurrò Sebastian dicendo subito dopo per smorzare la tensione  -La vostra luna di miele invece?- facendomi arrossire come un peperone mentre Nick rideva.

Sebastian e Nick rimasero a parlare con una sintonia tutta nuova di cui non facevo parte, mi allontanai un po’ imbronciato verso il bagno quando sentii le voci arrestarsi di botto, Thad si era svegliato.

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Capitolo 5
*** Non lo fai nel modo giusto. ***


Non lo fai nel modo giusto.

P.O.V Thad

Avevo riniziato a seguire le lezioni da due settimane ed era tutto maledettamente diverso: Nick e Jeff mi assillavano e mi stavano sempre accanto ,al contrario di Sebastian che mi ignorava. Sapevo benissimo che Nick e Jeff cercavano solo di aiutarmi ma mi stavano opprimendo, per quanto riguarda Sebastian lui ha semplicemente iniziato ad evitarmi, niente abbracci come due settimane fa, niente prese in giro o scherzi come faceva il primo anno, solo un insopportabile silenzio.

-Thad devi mangiare- , una frase che iniziavo ad odiare visto la frequenza con cui Nick la ripeteva -Sono grasso Nick e non ho fame grazie comunque- dissi pur sapendo che non sarebbe servito a nulla, infatti come volevasi dimostrare Jeff ,al seguitò di Nick, ribattè subito

-Thad ma sei scheletrico! Smettila di dire cazzate e mangia-.

Nick e Jeff erano sempre attaccati e solo ora inizio a capire quanto la cosa sia irritante e non carina come la consideravo fino ad un po’ di tempo fa, in fondo Sebastian l’ha sempre detto che sembravano incollati.

-No grazie- risposi più freddamente di quanto volessi ,tornando in stanza dove pensai subito a Sebastian, come d’altronde facevo da due settimane a questa parte.

Sebastian probabilmente provava pietà di me e forse mio padre aveva ragione dicendo quanto fossi inutile,forse aveva ragione visto che riesco ad allontanare tutte le persone che mi vogliono bene.

I miei pensieri furono interrotti dallo squillo del cellulare a cui risposi quasi in trance, sapendo già nel mio subconscio chi era il mittente -Thad- una sola parola che mi fece crollare,la sua voce che gracchiava attraverso il telefonino non poteva non essere riconosciuta.

Avevo risposto ovviamente, lo conosco, niente lo fa più arrabbiare che essere ignorato

 -S-si padre?- il cuore a mille, il corpo che trema e gli occhi spalancati.

-Devi tornare a casa, trova una scusa e lascia quella scuola di froci .Ti è chiaro il concetto?- biascicò quasi urlando l’ultima parte del discorso

-Non …. I-io- balbettai sommessamente cercando di non farmi sentire,un ringhio mi arrivò distintamente all’orecchio così istintivamente mi accucciai su me stesso aspettando le botte che non arrivarono.

Mi insultò ovviamente , gli insulti c’erano sempre, anche in pubblico a volte e in quel momento non potevo far altro che cercare di non sentirli, tapparmi le orecchie sperando che la chiamata finisse presto.

Quando riaprii gli occhi Sebastian era davanti a me con gli occhi fissi su un mucchio di rottami che fino a poco fa era il mio cellulare

-Ho sentito delle urla- disse solo guardandomi preoccupato,

-Lasciami in pace- le parole mi uscirono di bocca senza neanche pensarle, il tono di voce era calmo di una freddezza unica estranea anche a me stesso.

Incurante dei suoi richiami il mio corpo mi guidò verso il bagno e la chiave magicamente chiuse la porta senza che la mia mente riuscisse a elaborare quello che stava succedendo, il corpo agiva senza bisogno della sua guida, vidi quasi a mala pena un piccolo sportello di legno dove Sebastian teneva le lame per la barba, senza neanche accorgermene mi ritrovai con una lama fredda a contatto con il mio braccio.

La porta chiusa tempestata dai pugni di Sebastian fu l’unica cosa che vidi prima di chiudere gli occhi.

P.O.V JEFF

Thad continuava a mangiare lo stretto indispensabile per reggersi in piedi per non destare sospetti e Sebastian ci evitava come la peste, la situazione era insopportabile e Nick era sempre teso e frustrato tanto che mi considerava appena.

Anche la sua media perfetta si stava intaccando visto che era sempre disattento dall’inizio della scuola, ovviamente eravamo solo agli inizi ma Nick era sempre stato brillante dall’inizio alla fine dell’anno.

-Nick dobbiamo andare alle prove con gli Usignoli- gli dissi poi dopo aver guardato l’orologio cercando di svegliare il mio ragazzo dallo stato pensieroso ed assente in cui era entrato quasi un ora fa.

Lui,ovviamente, non si girò neanche così irritato lo presi per mano e lo trascinai di corsa fuori dalla stanza urlando alle persone davanti a noi di spostarsi. Sempre correndo lo spinsi dentro uno sgabuzzino dei bidelli e lo abbracciai stretto mentre riprendevamo fiato, quando fu sul punto di dire qualcosa lo zittii con un bacio che di casto non aveva nulla.

 -In fondo non siamo in ritardo- gli sussurrai all’orecchio sentendolo ridacchiare contro il mio petto -Hai bisogno di attenzioni piccolo Jeffy?- mi sbeffeggiò facendomi arrossire,così decisi di fargliela pagare per avermi ignorato; lo schiaffeggiai piano sulla nuca mentre continuava a ridacchiare poi lo baciai di nuovo mettendogli una mano dentro ai capelli che spettinai velocemente avventandomi poi sul suo collo pallido del mio adorabile fidanzato che sospirava compiaciuto.

-Hai proprio ragione sai, abbiamo un po’ di tempo prima che inizino la riunione- disse lascivamente lasciandomi più pelle scoperta del collo mentre iniziavo a strusciarmi su di lui sorridendo furbamente subito dopo.

Dopo neanche due minuti ero fuori dallo sgabuzzino che ringraziavo mentalmente i pantaloni della divisa che celavano la mia erezione e che guardavo la mia opera d’arte -Ma non vorremo certo arrivare in ritardo no?- sghignazzai godendomi i capelli scompigliati e degli evidenti succhiotti sul collo,il mio piano era decisamente riuscito.

P.O.V SEBASTIAN

Colpii ripetutamente la porta chiusa a chiave quando, colto da un lampo di genio, mi ricordai di un piccolo coltellino svizzero che portavo sempre con me per le emergenze e scassinai la porta cercando di essere il più veloce possibile, quello che vidi entrando nel bagno mi lasciò senza fiato.

Mi mossi velocemente e tolsi la lametta a Thad che continuava a dondolarsi ad occhi chiusi con le braccia intorno a se alla ricercha di un abbraccio negato -Perché lo hai fatto Thad? Perché?- sussurrai a pochi centimetri da lui guardando i ,fortunatamente, pochi tagli che si era fatto.

-Devi smetterla di farti del male, quando lo capirai?- dissi più forte, la collera che tentava di uscire alla vista di quello scempio: uno splendido ragazzo che non riusciva a capire quanto fosse bello,sia dentro che fuori. Fu uno scatto e Thad era con le labbra sopra alle mie, mordeva e graffiava con disperazione e quasi rabbia, fu per questo che lo respinsi cercando di essere più dolce possibile.

Thad iniziò a singhiozzare silenziosamente di fronte al mio rifiuto, mi si strinse il cuore e subito gli alzai il mento sussurrandogli guardandolo negli occhi che sembravano un mare in tempesta -Non così- .

-Non lo fai nel modo giusto- sussurrai ancora guardando i suoi occhi confusi e speranzosi prima di darli un bacio morbido e calmo, come se avessimo tutto il tempo del mondo e forse era così.

 Thad si avvicinò a me non interrompendo quel bacio così dolce che sorprese entrambi e -Non andartene- mi sussurrò con la voce roca dal pianto ma così bisognosa che mi detti mentalmente dello stupido per averlo evitato per tutto quel tempo -Resto qui- dissi sicuro di poter mantenere la promessa.

 

Note Autrice:

Di solito non scrivo nulla alla fine ma questa volta volevo scusarmi per l’enorme ritardo di questo capitolo che non ho avuto tempo e … ispirazione (?) di scrivere per un bel po’. Vorrei ringraziare chi segue la mia storia e salutare due mie amiche che mi incoraggiano (pene di morte incluse) a continuare, Milol e Lucri questo è per voi.

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Capitolo 6
*** Un ancora di salvezza ***


Un ancora di salvezza

POV. THAD

-Ben svegliato Thad- disse Nick pacato -Va meglio adesso?- , continuò apprensivo mentre mi scostavo dall’abbraccio di Sebastian cercando di non essere troppo brusco.

-Si, credo di si- sussurrai con voce roca prendendo un respiro profondo

-Dire che volete delle spiegazioni è un eufemismo non è così?- chiesi pur conoscendo la risposta - Non importa se non ti senti pronto- mi disse dolcemente Nick sovrastato dalla voce di Jeff che al suo contrario sbottò:

-E’ da due giorni che aspetto Thad è ovvio che voglia sapere, lo sai che non sono un tipo paziente!- guadagnandosi una gomitata da Nick e una risatina sommessa di Sebastian che si stese tranquillo sul letto.

- Tranquillo Nick i-io posso farcela- balbettai con tono incerto torturandomi le mani -E’ iniziato tutto questa estate, e…. insomma mia madre è tipo scappata di casa e mio padre.. lui e-era- balbettai, avevo una gran confusione in testa e non sapevo da dove iniziare ,così Nick, venendomi incontro, iniziò a farmi delle domande.

-E’ stato tua padre a farti questo?- mi chiese senza giri di parole -Si- sussurrai  raggomitolandomi inconsciamente su me stesso, sentii chiaramente Sebastian stringere i pugni e diventare rigido, al contrario Nick restò impassibile mentre Jeff spalancò gli occhi stupefatto.

Quest’ultimo era quasi timoroso di scoprire la verità che avrebbe messo in discussione tutti i suoi principi, ma non un semplice principio, il principio per eccellenza, quello che ti insegnano fin dalla tenera età: “I genitori vorranno sempre bene ai propri figli, qualunque cosa accada”

Per Jeff quelle semplici paroline che ti inculcano come una cantilena dalle elementari erano la verità ma guardandomi vidi quella convinzione cadere come un castello di carte al vento,non ci diedi molto peso lì per lì, solo dopo capii di aver appena portato via un po’ dell’innocenza di Jeff.

 -Che intendi quando dici che tua madre è scappata di casa?- continuò Nick incurante dei pensieri del fidanzato e forse fu quella la domanda giusta perchè iniziai a raccontare di come se ne fosse andata,abbandonandomi, da quando i problemi di alcolismo di mio padre erano peggiorati, di come si era portata con se tutti i soldi lasciandoci in miseria di come mio padre per la frustrazione e la rabbia avesse iniziato a picchiarmi.

Più il racconto andava avanti più Jeff rimaneva basito e più Sebastian si irrigidiva iniziando quasi a tremare di rabbia tanto che mi appiattii alla parete con gli occhi innaturalmente spalancati, tornai alla realtà quando sentii Jeff abbracciarmi.

P.O.V NICK

Notai che Thad sembrava quasi assente dopo la mia ultima domanda su come riuscisse a pagare la scuola ,così, spostai lo sguardo su Sebastian e Jeff che avevo ignorato fino ad allora.

 Il castano cercava di calmarsi guardando preoccupato Thad che fissava il muro davanti a se mentre Jeff era raggomitolato sulla poltrona con gli occhi lucidi, così maledicendomi per la mia disattenzione ni avvicinai a lui e gli chiesi -Jeffy, amore stai bene?- ricevendo in cambio uno sguardo lucido pieno di lacrime trattenute.

Mi buttai su di lui, abbracciandolo stretto, lasciando che si accoccolasse su di me e si sfogasse -Io non dovrei piangere, dovrei essere un supporto per Thad ma tutto questo mi ricorda i bulli della scuola e quello che succedeva e-e- sussurrò in fretta mangiandosi le parole -Shhh tesoro non piangere,non succederà piu okay- gli dissi dolcemente baciandogli una tempia -Non permetterò che nessuno ti faccia male- continuai guardandolo negli occhi e facendogli spuntare un sorriso -Non permetterò che VI facciano male- dissi fermamente guardando Thad e Sebastian,che mi rivolse uno sguardo di ringraziamento.

-Ti amo Nick, grazie- mi sussurrò il biondo seduto sulle mie ginocchia prima di avvicinarsi al letto ed abbracciare delicatamente Thad che,ritornando alla realtà, lo strinse di rimando, così, feci un cenno a Sebastian che si allontanò dal letto per parlarmi “in privato”.

-Che cosa provi per Thad?- gli chiesi dritto al punto facendolo ridacchiare

-Non ti piacciono proprio le divagazioni è?- disse facendomi sorridere

-Non lo so, mi sento molto… legato a lui, vorrei proteggerlo e stargli accanto ma non so ancora se quello che provo sia dovuto a una co-cott, si via hai capito o se ho una specie di istinto materno che salta fuori nei momenti meno opportuni- disse serio subito dopo facendomi sorridere compiaciuto,

-E cosa hai intenzione di fare?- chiesi curioso della sua risposta -Aspettare e vedere che succede- mi rispose pensieroso scostandosi i capelli dal viso -O qualcosa del genere- sussurrò più a se stesso che a me.

P.O.V THAD

Jeff era rimasto abbracciato a me senza parlare per un tempo indefinito

-Ti voglio bene Thad e devi fidarti di noi ,siamo tuoi amici- disse ad un tratto guardandomi seriamente  -E anche Sebastian lo è, credo- continuò insicuro sull’ultima parte

-Si credo lo sia- dissi a mia volta facendolo sorridere e con un bacio sulla guancia si volatilizzò.

Mi accorsi di essermi addormentato quando sentii la porta della stanza chiudersi dolcemente -Come va? Pronto a tornare a scuola?- mi chiese Sebastian cercando di fare conversazione -Credo di si, quanti giorni mi sono perso?- chiesi confuso facendolo ridere,-Iniziamo bene, hai perso due giorni di scuola Thad, che ribelle che sei- disse imitando il verso della tigre e facendomi ridere di gusto come non facevo da un po’.

 Tornai serio quando Sebastian si sedè sul letto accennando quasi timoroso ciò che nascondeva la mia maglietta -Posso vederti Thad? Senza barriere, solo te- tremai colto dalla profondità che si celava dietro a quella richiesta, così per tranquillizzarmi, o almeno così pensai,mi accarezzò la guancia con dolcezza ed attenzione

 Il mio cuore saltò un battito, la mia mente si scollegò da tutto il resto e risposi un tremolante -Si- che bastò a far illuminare Sebastian e farmi tremare le ginocchia di fronte a ciò che avrei fatto per lui, che mi prese per mano e mi portò in bagno.

Non lasciai la sua mano neanche quando fummo davanti allo specchio, così ,mi tolsi velocemente la maglietta cercando di non guardare verso lo specchio e  stringendo gli occhi per il dolore e la paura di ciò che avrei potuto vedere sul volto di Sebastian.

Non aprii gli occhi, restai semplicemente così, davanti alla stanza con gli occhi chiusi aspettando la mossa del castano che non si fece aspettare infatti mi sussurrò a pochi centimetri dalla faccia -Dovresti mangiare di più Thad- accarezzandomi poi la guancia come aveva fatto poco prima mentre i miei occhi si aprivano di scatto.

-Sei bellissimo- mi sussurrò mentre i brividi mi investivano -Non è vero- gli risposi con gli occhi lucidi guardando il mio corpo martoriato attraverso lo specchio, tremando quando Sebastian si allontanò da me, pentendomi già di ciò che avevo detto, ma lui tornò poco dopo con un  kit di pronto soccorso di cui disponeva ogni camera della Dalton.

Mi trascinò in camera sempre tenendomi per mano e iniziò a curarmi i graffi, trattenei quasi il fiato quando mi si avvicinò per applicare una crema lenitiva sui lividi, che sfiorava appena cercando di essere il più delicato possibile, odiava quei segni, lo vedevo da come stringesse i denti e dal modo in cui li guardava.

Sebastian sarebbe stata la mia ancora di salvezza, lo seppi nel preciso momento in cui mi sfiorò dolcemente la fronte con le labbra e tutto scomparve, i tagli il dolore la paura, erano solo ricordi.

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Capitolo 7
*** Una visita non desiderata. ***


Una visita non desiderata

P.O.V SEBASTIAN

Sentivo la testa scoppiare, il cuore batteva veloce, il corpo tremava e sentivo le coperte appiccicate contro il mio corpo senza però infondergli il calore di cui aveva bisogno. Provai ad abbracciare Thad che dormiva tranquillamente accanto a me ma non era abbastanza caldo al mio confronto così lo scossi dolcemente sperando che si svegliasse il prima possibile,cosa che avvenne ,per mia fortuna, pochi minuti dopo.

Thad si girò verso di me con gli occhi ancora lucidi dal sonno e mi baciò, un bacio casto da cui si staccò subito allarmato -Seb ma tu scotti!- disse a voce fin troppo alta per la mia testa dolente,così lui,ignorando i miei flebili richiami di tornare a letto, accese la luce e prese tutto l’occorrente correndo da una parte all’altra.

-Ora alza il braccio- mi disse facendomi storcere il naso,sapevo anche io come si usava un termometro -Thad smettila di preoccuparti è solo un po’ di febbre- sussurrai notando con orrore che la mia voce era innaturalmente roca -Mmh mh certo, ora stenditi e chiudi gli occhi- mi sbeffeggiò lui mettendomi un asciugamano bagnato sulla testa e baciandomi il naso,cosa che mi fece sorridere,con mio sommo disgusto, come una ragazzina innamorata.

 -Dormiamo?- sussurrai sbadigliando mentre Thad mi accarezzava i capelli e guardava il termometro fin troppo attentamente -Si- si arrese alla fine costatando che sarebbe stato inutile continuare a stare svegli alle due di notte per qualche linea di febbre, così, spense la luce e mi diede un veloce bacio sulle labbra,fin troppo veloce, che mi fece mugolare di disappunto e fece ridacchiare lui.

P.O.V. THAD

Mi ero svegliato sudato,Sebastian si muoveva convulsamente nel letto e la sua temperatura corporea era decisamente più alta di qualche ora fa così ,vedendo che tremava dal freddo, gli misi addosso una coperta più pesante e mi tolsi la maglia sudata.

Bagnai di nuovo l’asciugamano sulla fronte di Sebastian e lo scossi più dolcemente possibile facendogli bere una medicina che avevo,fortunatamente, trovato nel cassetto del bagno, quando mi svegliai di nuovo Sebastian mi stava accarezzando la schiena piena di tagli.

Sentivo il suo sguardo bruciare sulla pelle e fui quasi sul punto di coprirmi , nascondermi dalla sua vista ,ma invece restai semplicemente immobile ma probabilmente lui sentii il mio disagio perché smise di accarezzarmi e si spostò per guardarmi in faccia -Non devi nasconderti con me- sussurrò intuendo i miei pensieri e facendomi sorridere debolmente.

-Dovresti dirlo a qualcuno Thad- sussurrò e tutto si sgretolò in mille pezzi, lui non capiva quanto fosse difficile la mia situazione che era già sul filo di un rasoio così -NO- urlai cercando di allontanarmi da lui che mi trattenne se pur debolmente per via del sonno e della febbre.

-Non ti sto chiedendo di andare alla polizia e denunciare tuo padre ti sto solo chiedendo di dirlo a qualcuno o magari andare a farti fare qualche visita,non è normale che il tuo braccio sia così gonfio e i tuoi tagli sulla schiena sono molto profondi- a quelle parole guardai come era ridotto il mio corpo e fui disgustato;speravo che quei lividi svanissero e che Sebastian smettesse di guardarmi con quegli occhi espressivi che non mi facevano sentire un mostro, cosa che invece ero.

-Sono orribile- sussurrai facendo irrigidire Sebastian che disse fermamente -Lui è un mostro non tu, smettila di odiarti per qualcosa di cui non hai colpe Thad- ma non credevo alle sue parole, lui era solo un uomo che aveva reagito male all’abbandono della moglie, ma io? Io ero il vero mostro o mia madre non mi avrebbe abbandonato,o mio padre non mi avrebbe picchiato e i miei amici mi avrebbero dimenticato durante un estate in cui nascondevo magliette insanguinate e tagli sulle mani.

Sebastian mi trascinò visino a lui, naso contro naso dicendomi

-Adesso ti dimostrerò quanto tu sia meraviglioso- e detto questo mi accarezzò, mi baciò ogni parte del corpo segnata dai lividi  e -Thad- sussurrò ad occhi chiusi sfiorando la mia erezione e facendomi rabbrividire -Che devo fare?- continuò indeciso guardandomi attentamente e cercando nei miei occhi una risposta che non ero sicuro di poter dare, così, mi avvicinai e feci scontrare le nostre labbra portando la sua mano sopra alla patta dei pantaloni.

Il bacio era diventato uno scontro di lingue e la sua mano continuava a toccarmi provocandomi dei brividi,ero quasi tentato di fermarlo, in fondo lui era malato ma la sua fronte non era tanto calda e forse avrei potuto lasciarmi andare per una volta. Iniziai a fare piccoli mugolii di cui mi sarei vergognato a morte eche fecero aumentare il ritmo di Sebastian che mi guardò con gli occhi pieni di lussuria mordendomi le labbra -Dio Thad- sussurrò strofinando la sua erezione ancora coperta dai pantaloni sulla mia gamba.

Un paio di sfioramenti e venni sulla sua mano con un gemito mentre Sebastian mi baciava lascivamente le spalle con gli occhi semichiusi.

-Sei molto eccitante Harwood- disse con voce roca dall’orgasmo facendomi arrossire così lo strinsi più su di me e tornai a dormire sentendo il castano accarezzarmi i capelli e sussurrandomi all'orecchio -In miglior rimedio di sempre contro la febbre- e probabilmente se non fossi stato già nelle braccia di Morfeo avrei riso.

Quando ci svegliammo di nuovo era ora di pranzo e benché non avessi né voglia né fame Sebastian mi costrinse a mangiare così mangiai, con molta fatica, un piatto di pasta, cercando di non muovermi per evitare di dover correre in bagno con la faccia dentro al gabinetto.

P.O.V. NICK

Thad e Sebastian non si erano presentati alle lezioni mattutine ed ero deciso ad andare a vedere come stessero quando delle urla provenienti dalla segreteria mi bloccarono in mezzo al corridoio.

Spalancai gli occhi quando vidi davanti ai miei occhi il signor Harwood, era completamente un'altra persone da quello che mi ricordavo,infatti io e   Thad eravamo amici da molti anni e conoscevo bene la sua famiglia ma mai avrei pensato che si sarebbero ridotti così, fin dall’infanzia Thad era abituato alle discussioni dei genitori ma di solito erano un paio di porte sbattute violentemente o delle urla ma mai prima d’ora la madre di Thad si era comportata in quel modo né suo padre aveva fatto uso di violenza in qualche occasione.

Eppure, adesso, guardando un uomo completamente ubriaco che sbraitava contro la segretaria di dover portare via Thad da quella “scuola di froci” ,come la chiamava lui, iniziai ad avere paura per Thad, ma che fare?

Dirgli che suo padre era venuto a prenderlo lo avrebbe terrorizzato ma non potevo di certo nascondergli una cosa così importante, per fortuna la donna chiamando delle guardie riuscii a buttare l’uomo che un tempo era il padre del mio migliore amico, fuori dalla porta dicendo chiaramente che per via del testamento del defunto nonno di Thad lui non poteva portarlo via dalla scuola fino alla fine degli studi, il testamento era molto preciso su questo, ma poteva portarlo via durante i giorni di festa. Rabbrividii pensando ad una soluzione per non far passare a Thad  le vacanze di pasqua o di natale a “casa sua” e pensando a come avrei potuto risolvere questa situazione tornai nella mia stanza e in quella di Jeff decidendo di non dire nulla a Thad per il momento.

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Capitolo 8
*** Coccole e strani impulsi ***


Coccole e strani impulsi

P.O.V NICK

-Non so che fare amore- dissi e gli occhi del mio ragazzo furono subito su di me -Dovremmo dirglielo,è la cosa giusta e lo sai meglio di me- rispose convinto continuando a stringersi a me con la testa sopra al mio cuore, su cui lasciò un bacio che mi fece perdere qualche battito e fece ridacchiare lui.

-Ma lo terrorizzerebbe- sussurrai mentre gli accarezzavo i capelli lasciandoci qualche bacio di tanto in tanto

-Lo verrà a sapere comunque, non credo che suo padre si arrenda così facilmente- ribattè Jeff intrecciando le nostre gambe e sfiorando con un ginocchio il mio accenno di erezione -Non distrarmi Jeffy- sussurrai quando una scarica di piacere per il suo gesto mi fece rabbrividire

Jeff sospirò borbottando contrariato sapendo bene che non avrei acconsentito ai suoi piani essendo troppo preoccupato per Thad.

-Secondo me è meglio dirlglielo subito per prepararlo all’eventualità che suo padre possa ….. beh si lo sai-sussurrò allora Jeff cercando di convincermi a dire a Thad ciò che avevo visto in segreteria.

-Ti odio quando riesci a manipolarmi in questo modo, dopo neanche due minuti mi hai già fatto cambiare idea, biondino malefico- dissi facendolo ridere e ricevendo un bacio particolarmente appassionato che mi lasciò di stucco e

-Grazie- sussurrò appoggiando la testa nell’incavo del mio collo così iniziai ad accarezzargli la schiena aspettando che si spiegasse meglio.

 -Grazie per prendere in considerazione i miei pensieri e non definirli stupidi- continuò quasi sottovoce tremando tra le mie braccia e davvero non potevo credere a ciò che sentivo -Ehy, i tuoi pensieri non solo stupidi e soprattutto tu non sei stupido- dissi guardandolo negli occhi che diventarono lucidi.

-Ma lo dicono tutti che lo sono, altrimenti perché faccio schifo a scuola? Perché non so fare nulla? Perché le mie idee sono sempre sbagliate?- continuò con una voce strozzata quasi soffocata dal nodo che aveva in gola e che sentivo anche io adesso.

-Le tue idee a volte sono brillanti mentre altre non sono un gran che ma è normale, nessuno è stupido e nessuno è un genio siamo tutti allo stesso livello solo che qualcuno sa esprimersi meglio di altri e Jeff, tu sai fare tantissime cose- dissi sentendo delle lacrime bagnarmi la camicia così prendendogli il volto fra le mani e guardandolo negli occhi dissi -Andiamo a parlare con Thad piccolo- vedendolo annuire ed alzarsi con riluttanza dal mio corpo.

-Ti amo- e a volte bastava solo quello per far tornare il buon umore e così fu perché Jeff disse solo -Stanotte- e davvero ero fottutamente fortunato ad averlo.

Arrivammo davanti alla stanza di Thad e Sebastian dalla quale di potevano sentire distintamente delle , erano risate quelle? Jeff bussò timidamente e Thad, con i capelli arruffati aprì la porta salutandoci con un sorrisone e -Sono i due sposini?- urlò una voce da dentro la stanza facendo ridere Thad che urlò affermativamente in risposta ed era così solare, così innamorato che non ce la feci, baciai Jeff che aveva gia iniziato a spiegare al moro il perché li cercassimo e dissi soltanto -Ero preoccupato perché ieri non eravate a lezione tutto qui- dissi ascoltando quasi distrattamente la risposta di Thad per poi salutarlo velocemente e tirando via Jeff che mi guardava severo.

Lui era dietro di me, potevo sentire distintamente i suoi occhi sulla mia schiena -Jeff era così felice!- cercai di giustificarmi guardando il pavimento,

-Nick forse non capisci la serietà della situazione, c’è un pazzo che picchia il nostro migliore amico e lo porterà a casa nelle vacanze di natale e pasqua e tu non vuoi dirglielo perché “E’ felice”?!- quasi urlò Jeff che iniziò a camminare avanti e indietro per il corridoio, lo abbracciai da dietro sussurrandogli all’orecchio -Un giorno soltanto, non roviniamoli la domenica ti prego,lunedì gli dirò tutto-

Jeff senza proferire parola mi prese per mano e mi portò in camera.

P.O.V SEBASTIAN

Alzandomi dal letto appoggiai il mento sulla spalla di Thad rimasto solo sulla porta con uno sguardo interrogativo -Che volevano gli sposini?- sussurrai sul suo collo facendogli venire i brividi -Non lo so ma erano piuttosto strani- rispose andando verso il letto con lo sguardo basso così -Che succede?- chiesi subito in apprensione.

-E’ che mi mancano un po’….. si insomma prima di tutta la storia con mio padre- ringhiai solo a sentir chiamare “padre” una persona del genere -Io Nick e Jeff non avevamo segreti mentre invece adesso ci siamo allontanati un pò- continuò ignorando il mio ringhio e davvero, fui quasi tentato di dire quanto quella fosse una cosa da Sleepover club ma davvero gli occhi di Thad dovrebbero essere illegali perché dissi semplicemente -Si aggiusterà tutto Thad, voi siete un trio perfetto- e decisamente anche il sorriso di Thad dovrebbe essere illegale.

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Capitolo 9
*** Segreti, rabbia e amore. ***


Segreti, rabbia e amore.

P.O.V Narratore

-Seb?- sussurrò piano Thad baciando la tempia del suo ragazzo che si era addormentato nel tardo pomeriggio -Seeeb- cantilenò sottovoce continuando a baciargli il volto arrivando al bellissimo e pallido collo dove lasciò un lieve morso.

-Ti prego Seb è importante- disse ansioso  accarezzando la schiena dell’amato che -Mmmmmh?- mugolò assonnato stropicciandosi gli occhi ma si svegliò subito notando lo sguardo inquieto dell’altro che disse semplicemente -Mio padre mi riporterà a casa-,tantissime emozioni iniziarono a ribollire nell’animo del castano che tremò dalla rabbia: le vene in risalto, le mani strette tra loro, gli occhi infuocati.

Thad lo guardava leggermente spaventato dalla sua reazione ma ,da come aveva già fatto intendere dal tono con cui aveva pronunciato quelle parole, era rassegnato al suo destino e come ci si poteva aspettare Sebastian scoppiò : rovesciò la scrivania che cadde con un tonfo sordo, buttò a terra libri diede un calcio alla sedia urlando che quel mostro doveva passare sul suo cadavere per far male a Thad che si avvicinò a lui abbracciandolo piano.

Il moro sapeva che Sebastian non lo avrebbe ferito, si fidava di lui e infatti ebbe ragione; il francese si calmò stringendo, forse un po’ troppo forte e un po’ troppo possessivamente, Thad che si costrinse a non gemere di dolore sotto il suo tocco.

-Non possiamo fare nulla per evitarlo Seb- gli disse calmo e deciso direttamente sulle sue labbra facendogli  intendere che non aveva ne voglia ne modo di combattere ma il castano non si sarebbe tirato indietro in questo modo.

Sebastian non aveva mai avuto una reazione così violenta per qualcosa ma la consapevolezza che avrebbe potuto cambiare le cose se avesse voluto continuava a martellargli in testa, non voleva arrendersi anzi non poteva perché arrendersi significava lasciare che il padre di Thad lo picchiasse, lo punisse per colpe che non aveva e Sebastian trovava rivoltante che un mostro del genere fosse libero di muoversi come voleva.

Thad  non disse niente,lo lasciò rimuginare subendo i suoi baci voraci, arrabbiati e maledettamente dolorosi ed a quelli di scuse, soffici e accorti. -Scusami- continuava a sussurrargli all’orecchio Sebastian porgendogli un bicchiere con quelle che sarebbero dovute essere  aspirine, scusami continuava a ripetergli baciandolo in ogni piccola porzione di pelle scoperta provocandogli dei brividi, scusami sussurrava ancora mentre le sue  palpebre si chiudevano lasciando posto al vuoto.

Sebastian lo tenne stretto a se guardandolo addormentarsi contro di lui e ,prendendo un gran respiro, lo spogliò iniziando a fargli moltissime foto. Sebastian sapeva bene che avrebbe perso la sua fiducia ed il suo amore con essa ma avrebbe fatto questo ed altro per tenerlo al sicuro così baciò Thad asciugandosi l’unica lacrima caduta e lo coprì con una coperta pesante.

Il moro non vide la sua ombra che a testa bassa usciva dalla stanza e chiudeva la porta alle sue spalle.

P.O.V Jeff

Stavo facendo l’amore con Nick che continuava a gemere il mio nome.

Mi sentivo quasi drogato di lui, della sua pelle mandida di sudore, del suo odore da uomo, della sua faccia dannatamente rossa mentre mi spingevo dentro di lui, dei suoi baci dolci e sporchi dati a bocca aperta con le lingue che si esploravano ferocemente.

-JEFF- urlò all’improvviso inarcando la schiena e venendo sul mio addome crollando sopra di me con ancora la mia erezione insoddisfatta dentro di lui -Ti prego, ti prego- sussurrai con una voce supplicante che quasi non riconoscevo come mia -Ti prego amore fammi venire, so che puoi farlo- continuai spingendo ancora dentro di lui che gemette sovrastimolato permettendomi comunque di continuare fino a che non venni dentro di lui.

Ridacchiai imbarazzato quando delle imprecazioni arrivarono dalla stanza accanto mentre Nick, completamente spossato, era comodamente sdraiato su di me e -Nick- sussurrai accarezzandogli a palmi aperti la schiena nuda ,per evitare che il sudore freddo lo bloccasse a letto con i muscoli doloranti la mattina dopo, -Jeffy ho sonno- mi sussurrò in risposta stringendomi ancora di più -Domani glielo dico, promesso- disse ancora baciandomi un pettorale.

-Dici che cosa e a chi?- chiesi stranamente arzillo, -A Thad- rispose ancor più assonnato il mio amante che si addormentò subito dopo così, per nulla assonnato, decisi di andare al bar per comprare qualcosa ma

-STEARLING- urlò la voce di Hunter dietro di me facendomi bloccare immediatamente.

Impallidii mentre lo vedevo ghignare soddisfatto perché “Sono una guardia perfetta per questa scuola, nessuno riuscirà ad evadere dalle sue stanze senza che io me ne accorga” diceva spesso con un tono seccente che esasperava Trent aka il suo fidanzato aka un povero santo.

-Prima Smythe e ora tu, vedo che vi piace particolarmente scorrazzare nei corridoi di notte ugh?- disse glaciale rispedendomi nella mia stanza con la coda tra le gambe.

Angolo Autrice

Okaaay ,lo ammetto, sono pessima e mi devo scusare con voi per la seconda volta ma non sempre (quasi mai) trovo il tempo la voglia e la collaborazione del mio computer per aggiornare ma stavolta l’ho fatta davvero grossa lo ammetto. Ma ecco qua un altro capitolo e voglio ringraziare tutti voi che state recensendo o solo leggendo. Alla prossima

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Capitolo 10
*** Il ventidue novembre ***


Il ventidue novembre.

P.O.V Sebastian

Stavo camminando lentamente nei corridoi, il mio passo era simile a quello di un condannato a morte che si avvicina al patibolo ma la posta in gioco era troppo alta per tirarmi indietro.

Arrivai davanti a quella porta che mai come allora mi sembrò così spaventosa così bussai piano sperando che non ci fosse nessuno dietro quella porta ma per mia sfortuna o fortuna, visto che non avrei più trovato il coraggio di farlo in un secondo momento, una voce decisa e leggermente brusca mi invitò ad entrare. La presidenza era una stanza molto grande: le luci soffuse ,delle strane poltrone colorate che stonavano con le pareti color avorio, un enorme orologio faceva una bella mostra di se quasi a ricordarmi che l’orario di visita era scaduto da tempo e una cattedra abbastanza grande da contenere due tigri del bengala ma che sembrava microscopica con tutte quelle scartoffie sopra.

-Aveva bisogno di qualcosa signor Smythe?- e ,davvero, non avrei dovuto guardare così tante volte la porta , le mie gambe non avrebbero dovuto tremare così tanto e decisamente la mia faccia non sarebbe dovuta sembrare così disperata e forse per questi motivi o per il semplice fatto che ormai era stata interrotta, la preside scostò malamente le scartoffie che stava precedentemente compilando e mi guardò con attenzione.  

-Per quale motivo si trova qui a quest’ora tarda della notte?- chiese ancora mentre mi davo mentalmente dell’idiota per non aver risposto alla domanda precedente così ,prendendo un bel respiro, dissi solo -Sono qui per parlarle della condizione familiare di Thad Harwood-.

Gli occhi della preside mi scrutarono curiosi e il mio cuore saltò qualche battito; ormai non potevo più tirarmi indietro.

P.O.V Nick

Aprii la porta della stanza di Thad e Sebastian preoccupatissimo perché sia Thad che Sebastian non si erano presentati alle lezioni mattutine, Jeff aveva provato più e più volte a rassicurarmi ma dopo il pranzo ero letteralmente schizzato via dalla sala prove degli Warbler (che ,tra l’altro, continuavano a tartassare di domande me e Jeff per sapere cosa stesse succedendo a Thad) per andare a vedere cosa stessero facendo quei due.

Ignorai Jeff che, con il fiatone dovuto alla corsa che aveva fatto per raggiungermi, continuava a ripetermi di lasciarli la loro privacy e spalancai la porta, mi tranquillizzai nel vedere Thad che dormiva e -Okay Jeff avevi ragione, Thad stà bene e io mi sono preoccupato per nulla- dissi iniziando a scuotere il più delicatamente possibile il moro che però con mio sommo orrore non si svegliava -Nick?- sussurrò Jeff leggermente spaventato dall’innaturale immobilità dell’ispanico -Prova a svegliarlo tu- dissi con una voce che a stento riconobbi come mia.

Erano passati dieci minuti e Thad non si svegliava così -Prendilo per le ascelle, dobbiamo portarlo in infermeria- dissi a Jeff che mi guardava cercando delle rassicurazioni che io non potevo dargli -M-ma lui non può andarci. Noteranno i- sussurrò incerto il mio biondo indicando le cicatrici del corpo dell’ispanico che si potevano vedere anche da quella poca pelle scoperta dal pigiama -Jeff lui DEVE andare in infermeria- e ,sul serio, non ricordavo di aver mai ringhiato in quel modo contro qualcuno ma non mi sentii in colpa con Jeff neanche per un istante (ovviamente il giorno dopo lo riempii di scuse a non finire) ma proprio quando stavo per prendere il braccio il mio migliore amico -NICK SO CHE COS’HA- mi urlò Jeff nelle orecchie con un sorriso sollevato in volto indicando il flacone vuoto abbandonato sul comodino.

-Sono sonniferi Jeff- dissi con voce fin troppo glaciale per i miei standard, mentre un ondata di paura spazzò via con stizza il sollievo che ,per poco, avevo provato -Potrebbe averne presi una dose e-esagerata- balbettai cercando di non pensare al peggio,

-Ma non l’ha fatto, mia zia usava dei sonniferi per dormire e conosco la dose giusta. Thad ne ha presi abbastanza per dormire 12 ore intere non di più- disse il mio ragazzo sicuro di se e con quel sorrisone ad incorniciargli il volto, così, rilassai le spalle e lo abbracciai stretto.

Dovevamo solo aspettare che Thad riprendesse coscienza.

P.O.V Thad

La testa sembrava voler scoppiare da un momento all’altro, la luce mi sembrava accecante, le voci troppo alte in torno a me e il mio corpo che  formicolava dappertutto.

-S-seb?- balbettai cercando di riacquistare la vista, -No, siamo i Niff- disse Jeff facendomi sorridere per quel nomignolo che gli avevo affibbiato e -Che ci fate qui?- chiesi confuso guardandomi intorno -Perché hai preso dei sonniferi Thad?- chiese duro Nick che, finalmente ero riuscito a sconfiggere la luce ed aprire gli occhi, era a due spanne dal mio letto.

I ricordi della scorsa notte mi riportarono bruscamente alla realtà e

-Quanto ho dormito?- chiesi cercando di alzarmi dal letto -Dodici ore e mezzo- disse calmo Jeff spingendomi di nuovo tra le lenzuola.

-Rispondimi Thad- quasi abbaiò Nick furente e facendomi perdere qualche battito -Io non gli ho presi me li ha dati….- dissi spalancando gli occhi, un brutto presentimento mi fece venire la pelle d’oca mentre ripensavo velocemente a tutto ciò che aveva fatto Sebastian: i suoi troppi “scusa”, la sua determinazione a non lasciarmi tornare da mio padre, volermi portare a far vedere da qualche medico e tutto mi fu chiaro.

P.O.V Narratore

Thad alle due e dieci del pomeriggio di uno degli ultimi giorni di novembre si ritrovò su un letto, in pigiama e con i suoi amici che cercavano di farlo tornare in se, Thad alle due e dieci del pomeriggio del ventidue novembre si ritrovò con il cuore spezzato da quella persona che era riuscita, seppure per poco, a rincollargli tutti i pezzi.

Sebastian alle due e dieci del pomeriggio del ventidue novembre si ritrovò a piangere in silenzio con la schiena contro un albero della scuola mentre guardava la macchina grigia della preside uscire dalla scuola.

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Capitolo 11
*** Adii e manette. ***


Addii e manette.

P.O.V. Thad

Jeff e Nick continuavano a chiamarmi, scuotermi e chiedermi spiegazioni che non ero in grado di dare neanche a me stesso.

Sebastian mi aveva ingannato: mi aveva fatto prendere a tradimento quei fottuti sonniferi per andare a parlare con qualcuno di cose che io non dovevo sapere, cose che riguardavano me senza alcun dubbio.

Mi sforzai con tutto me stesso di ascoltare le voci di Nick e Jeff che mi sembravano lievi e sfumate,quasi non fossimo neanche nella stessa stanza, solo quando capii che Jeff aveva saputo che Sebastian ieri notte era andato di sua spontanea volontà nell’ufficio della preside tutto mi fu chiaro.

Mi chiusi in bagno biascicando qualche scusa senza senso ai Niff che non cercarono neanche di fermarmi, o forse sono io che non me lo ricordo, mi tolsi tutti i vestiti e andai davanti allo specchio.

Cercavo di ignorare il mio corpo il più possibile da quando mio padre aveva iniziato a picchiarmi infatti mi trovai del tutto impreparato davanti ad esso:ero ricoperto di lividi gialli e blu, i graffi più leggeri si erano tramutati in cicatrici in via di guarigione mentre i graffi più profondi erano pieni di pus e la carne pulsava dolorosamente sotto di esso.

Le mani tremavano incontrollate mentre guardavo con attenzione le ferite cercando di non pensare chi me le aveva procurate: la pelle era arrossata, gonfia, piena di vesciche e pus che tolsi in poco tempo,avevo delle ossa rotte lo sapevo, respirare era difficile ,a volte persino impossibile, ma mi ero abituato al dolore in quei mesi tanto che non ci facevo caso e poi con Sebastian respirare sembrava sempre così semplice.

Dovevo trovarlo, urlargli contro, dirgli che odiavo quello che aveva fatto ma che amavo lui, dirgli che aveva complicato tutto, dirgli che aveva tradito me e la mia fiducia ma dovevo anche ringraziarlo una decisione al mio posto.

Ringraziarlo perché non sarei mai riuscito ad ammettere a me stesso che non stavo bene,che non era normale,che mio padre era un mostro e io ne portavo addosso i segni, non sarei mai riuscito a prendere coraggio e parlarne ma restava il fatto che lui mi aveva tradito in un modo orribile e forse non sarei riuscito a perdonarlo per questo.

Mi rivestii piano cercando di sentire maggiormente il dolore delle ossa che era accentuato nelle costole e nella gamba destra e la sua voce ,la sua faccia mi aggredirono costringendomi a ricordare quel giorno, cercai di essere forte e aggrapparmi ad un ricordo felice ma i ricordi felici con Sebastian sembravano svaniti come la mia risolutezza di poco prima.

Mi appallottolai su me stesso con la voce di mio padre che continuava a ripetere che tutti se ne sarebbero andati e che non potevo fidarmi di nessuno, fuori dalla porta l’infermiera della scuola continuava a chiamarmi ma non riuscivo a sentirlo.

P.O.V Preside

Dopo la chiacchierata con l’alunno Smythe avevo deciso di intervenire immediatamente così avevo chiamato il mio autista personale ed eccomi qui, a suonare il campanello di una casa sudicia e trasandata, con degli agenti della polizia al seguito.

Suonai al campanello e feci un cenno ai poliziotti di non farsi vedere, pochi minuti dopo un uomo mi venne ad aprire la porta afflosciandosi contro di essa subito dopo.

L’uomo era sporco, puzzava di alcol e mi guardava pieno d’ira pur non conoscendomi così -E’ il signor Harwood?- chiesi cercando di essere professionale possibile arricciando il naso disgusta quando lui rispose affermativamente -Non compro nulla comunque- disse con rabbia cercando di chiudere la porta ma io ero stata più veloce e l’avevo di nuovo spalancata -Deve venire con noi, una persona ha sporto denuncia contro di lei accusandola di violenza contro un minore- dissi decisa mente i poliziotti immobilizzavano Jack Harwood contro la macchina.

Fu difficile portare Jack in commissariato, lui continuava ad urlare la sua innocenza mentre sbatteva sgraziatamente gambe e braccia.

L’unica cosa che mi rimaneva da fare ora era far testimoniare Thad e Sebastian contro di lui,era eccitante riniziare ,se pur per un solo giorno, a esercitare il lavoro di poliziotto ma non mi ero mai pentita di essermi candidata come preside anche se mettere le manette a qualcuno mi mancava spesso.

P.O.V Sebastian 

Mi alzai di scatto iniziando a correre verso la stanza di Thad, piangersi addosso non mi avrebbe portato da nessuna parte così spostai malamente i Niff e l’infermiera dalla porta del bagno ed entrai trovandola inspiegabilmente aperta.

Mi girai di scatto verso le altre tre persone che mi guardavano sbigottite e sbuffai infastidito -Non ci avete neanche provato!- urlai verso di loro cercando di scaricare un po’ di quello stress che non riuscivo a mandare via.

Chiusi la porta dietro di me e mi stesi sul pavimento freddo del bagno insieme a Thad che, con le mani sulle orecchie, tremava incontrollato così lo abbracciai piano togliendogli le mani dalle orecchie e lo costrinsi a puntare i suoi occhi tormentati su di me.

-Mi dispiace- dissi soltanto prendendolo in braccio: era magrissimo, respirava affannosamente e tentava di aggrapparsi a me il meno possibile quasi temendo che soltanto toccandomi si sarebbe ferito e forse era così.

Lo adagiai piano sul letto e gli iniettai della morfina che la preside mi aveva messo a disposizione nel caso avrebbe opposto resistenza con l’infermiera, gli diedi un bacio sulla fronte e mi voltai verso la donna che aspettava paziente la mia prossima mossa -Si gentile con lui- le dissi soltanto prendendo la valigia che avevo nascosto nell’armadio.

Fece male chiudermi la porta alle spalle e mentre uscivo da quella dannata scuola mi pentii di non aver baciato un ultima volta le sue labbra, di non aver accarezzato i suoi capelli, di non avergli mai detto chiaramente ciò che provavo per lui perché adesso non potevo più farlo.

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Capitolo 12
*** Due settimane dopo. ***


Due settimane dopo.

P.O.V Sebastian

Avevo lo sguardo fisso nel vuoto da un po’.

Le luci, le risate, le urla, mi sembravano così lontane, la mia mente era lontana.

Feci un cenno ad un ragazzo che mi fissava maliziosamente da un po’ e mi feci quasi trascinare in bagno dove delle mani frenetiche iniziarono a toccarmi e spogliarmi ma il mio corpo non reagiva. Non mi resi neanche conto che il ragazzo senza nome e senza volto se ne era andato rinunciando a del sesso occasionale e guardandomi allo specchio capii anche il perché, mi sentivo una merda ed ero una merda anche fisicamente: le occhiaie chilometriche,il volto pallido e gli occhi spenti. Quel ragazzo doveva proprio essere stato disperato per cercare di avvicinarmi, oppure (cosa molto probabile) non era la prima volta che mi vedeva.

Ero entrato allo Scandals da tre ore e non avevo ancora guardato qualcun o in particolare “devo stare proprio male”, mi dissi, ma non c’era neanche da stupirsi che non avevo guardato nessuno visto che il mio unico pensiero era Thad.

Vedevo i suoi occhi ovunque: nello specchio, nel bicchiere d’alcool che avevo preso, nella prima persona che entrava nel locale puzzolente persino nel volto del barista che continuava a guardarmi sospettoso.

Loro erano sempre lì che mi guardavano feriti e delusi come non mai.

Non riuscivo a non pensare a lui e l’alcool invece di farmelo dimenticare mi spronava a pensare a lui.

Thad era l’unica persona che mi aveva fatto piangere sul serio, che mi aveva fatto preoccupare, l’unico che si era preso con forza il mio cuore donandomi con tutto se stesso il suo sperando anzi sapendo che lo avrei tratto in salvo.

Si era sempre fidato di me, anche quando il cervello gli urlava dietro che ero la scelta più sbagliata che potesse fare lui mi ha guardato, ha sorriso, e mi ha dato la sua fiducia, fiducia che io avevo appena buttato nel cesso per proteggerlo.

Due settimane dopo.

P.O.V. THAD

Sono in un ospedale da due settimane. Sebastian è andato via da due settimane. Sebastian aveva detto tutto alla preside. Mio padre ,se posso ancora definirlo così, era in prigione. Mio padre ERA in prigione, è evaso da due ore diciassette minuti e cinque,sei,sette,otto secondi. Mi hanno curato i graffi e le ossa rotte. Mi hanno fatto mangiare, troppo, infatti ho appena vomitato. Nick e Jeff sono rimasti al mio fianco. Lui mi manca, anche se ieri avevo promesso che non ci avrei più pensato. Il mio psicologo continua a farmi domande, lo odio.

Ormai mi fanno scendere dal letto per più di un ora, nella prima settimana continuavano a sedarmi. Jeff e Nick dicono che Sebastian tornerà da me ma io non ci credo. Mi chiedono come mi sento ma da quando lui se ne è andato non sento più nulla, nemmeno dolore visto che mi iniettano della morfina. Jeff e Nick dicono che dovrei dimenticarlo ma non posso dimenticare l’unica persona che mi abbia fatto sentire amato da quando mia madre mi ha abbandonato.

Non ho paura di mio padre, mi vuole? Che venga a prendermi allora, non ho nulla per cui lottare. Sebastian era l’unica speranza che avevo.

Sebastian non mi ama, non mi amava, provava solo pietà per un ragazzino martoriato da suo padre.

Mi ero immaginato tutto, ero io nel torto, lui mi aiutava e io lo trascinavo nell’abisso con me.

Mio padre ha ragione quando dice che sono un mostro. Dovrei morire, come vuole lui. Non mancherò a nessuno. Jeff e Nick sono una coppia possono cavarsela. A scuola faccio schifo, non avrei nessun bel futuro. Sebastian non mi ama, probabilmente mi ha già dimenticato. Me ne andrò da solo, senza che mio padre venga a cercarmi e uccidermi. Senza soffrire. So dove tengono i farmaci. Addio.

P.O.V SEBASTIAN

Con un ultima spinta riversai il mio seme dentro il ragazzo. Era il trentaduesimo ragazzo che scopavo in due settimane ma il peso sul mio cuore anziché diminuire sembrava raddoppiare cercando di schiacciare il mio cuore. Chiamavo Jeff e Nick almeno tre volte al giorno per chiedergli come stesse Thad ma appena uno dei due accennava a passarmelo o a chiedermi di venire all’ospedale chiudevo la chiamata. -Vattene- dissi freddo ,per la trentaduesima volta, al ragazzo che stava cercando di abbracciarmi per delle coccole post-sesso.

-Non sei un tipo da coccole?- chiese innocentemente l’altro cercando di farmi eccitare muovendosi voluttuosamente contro di me ma provocandomi la reazione opposta -VATTENE- urlai a quel punto irato.

Dieci minuti dopo cercavo per la decima volta di chiamare i Niff che continuavano a non rispondere al cellulare. Ero quasi tentato di chiudere la chiamata per la decima volta e andare a guardare la televisione quando un singhiozzo provenne dal telefono.

-Jeff?- chiesi titubante e in ansia come non mai -S-seba-s-stian?- mi chiese il biondo continuando a singhiozzare. -Devi venire qui immediatamente-. La chiamata era finita.

  

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Capitolo 13
*** L'ora della verità ***


 L’ora della verità

P.O.V SEBASTIAN

-Come cazzo si fa a perdere una persona dentro ad un ospedale? !- urlai vicino ad un esaurimento nervoso; da quando ero arrivato non avevo fatto altro che urlare contro tutto e tutti: le pareti, le infermiere, le lacrime inutili di Jeff e gli ingombranti silenzi di Nick; ma soprattutto avevo urlato contro il suo letto freddo,vuoto e troppo candido per immaginarmelo lì: Thad era un tipo da rosso, una persona che arde e non se ne accorge mentre il bianco era morte,purezza e immobilità, tutto l’opposto di Thad.

 Guardando quella stanza pensai che era tutto sbagliato: avrei dovuto stargli accanto, avrei dovuto assicurarmi che quel bastardo ,che lui chiama padre, fosse rinchiuso in una cella così stretta da soffocare ma adesso Thad non si trovava e il mostro é in circolazione pronto a fargli del male.

I poliziotti non facevano nulla e forse era quella la cosa che mi faceva venire voglia di uccidere e urlare contro tutto e tutti, loro se ne stavano lì ,davanti a me, a sorseggiare stupidi caffè e bisbigliare tra loro come se si stessero svelando segreti mistici.

Loro ripetevano a chiunque chiedesse che “Il signor Thaddeus Harwood è al momento non rintracciabile, siamo in attesa di altri ordini, senza di essi non possiamo attivarci per ritrovarlo” e questo era il cumulo di stronzate più grande che avessi mai sentito, forse è per quello che mi misi a ridergli in faccia appena me lo dissero con la voce robotica di chi sa tutto a memoria .

-SMETTETELA- urlai dopo tre ore dalla sua scomparsa, i piedi mi facevano male e la testa sembrava scoppiarmi -Lui è scomparso e noi non stiamo facendo un cazzo- dissi trattenendomi a stento dal piangere.

Jeff sobbalzò continuando poi a singhiozzare mentre Nick mi guardò.

Gli occhi del moro parvero rianimarsi e -Alzati amore- disse dolcemente a Jeff togliendogli piano le lacrime secche dalle guancie.

Il mio stomaco si strinse dolorosamente a quella vista: i suoi occhi, la sua bocca, il suo modo di muoversi, tutto mi ritornava in mente a ripetizione.   Il moro mi fece un cenno con la testa e si incamminò verso il parcheggio ignorando le mie domande e quelle singhiozzate del suo ragazzo.

-Andiamo alla Dalton- disse solo dopo essersi messo al volante. Subito milioni di domande: Perché voleva andare alla Dalton? Voleva arrendersi? Voleva andare a farsi un sonnellino ristoratore per affrontare meglio la sua scomparsa e mettersi l’anima in pace? Oh ma io non ci stavo, sarei andato da solo a cercarlo lasciando quei due smidollati a fare la nanna come dei poppanti.

-Andiamo a cercarlo Sebastian ora molla la presa sul sedile- disse ancora Nick con i suoi modi pacati che tanto odiavo, sembrava avesse sentito tutti i miei dubbi e fui tanto stupito che -Leggi nel pensiero Duvall?- chiesi accasciandomi sul finestrino dell’auto, non ricevetti risposta alla mia domanda.

P.O.V THAD

Le pillole erano per terra, le avevo fatte cadere per sbaglio.

 Le finestre spalancate mi facevano sentire il rumore del vento che ululava, due occhi neri che odiavo mi guardavano.

-Che c’è Thaddy, pensavi che il tuo papino ti avesse dimenticato?- il cuore pompava impazzito, la pelle perdeva colore, la vista si annebbiava, il corpo tremava come una foglia e la testa mi diceva solo una cosa “Sei in trappola”.

Non mi ricordo molto del viaggio, le sue mani mi graffiavano e mi tiravano i capelli costringendomi a non perdere conoscenza perché “Thaddy devi stare sveglio per papà, altrimenti come fai a farmi divertire?” aveva detto, la macchina nera che sapeva di muffa si sbilanciava sempre verso sinistra.

I suoi occhi continuavano a guardarmi come se fossi una gazzella che scappa dal leone, come una gazzella con una zampa ferita e che perde sangue, come una persona condannata per farla breve.

Non mi ricordo neanche i calci e i pugni che incassò il mio corpo, mi ricordo l’odore di whisky sul tappeto, i suoi occhi che mi guardavano e il mio sangue che colava ovunque guardassi, ero insensibile ai suoi colpi, alle sue parole piene di disprezzo che meritavo di sentire ma che la mia mente non riusciva a capire né a registrare.

La testa diventava sempre più pesante eppure ero immobile, le mani, le gambe, i piedi e tutti i miei muscoli non si muovevano, sembravano paralizzati.

Stavo chiudendo gli occhi quando due iridi verdi mi guardarono, non riuscii a far altro che svenire.

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Capitolo 14
*** Risveglio ***


Risveglio

P.O.V. Thad  

Aprii gli occhi di scatto ma riuscii a vedere solo il buio,i rumori mi arrivavano ovattati ed il mio corpo era completamente in fiamme tanto che anche respirare risultava doloroso.

Molto lentamente i rumori si fecero più nitidi ma i miei occhi si rifiutavano di mettere a fuoco “Probabilmente è notte” pensai tra me e me mentre provavo a muovermi inutilmente. Cercando di attirare l’attenzione di chi mi teneva la mano provai a parlare ma la gola ardeva in ricerca d’acqua così cercai di muovermi almeno quel poco per far capire alla persona che ero sveglio. Sentii una mano sulla guancia e un -Thad- strozzato provenire da quella persona che mi riempì il cuore di felicità.

-Sebastian- dissi solo sentendolo respirare faticosamente -Dio Thad, i-io a-v-evo paura- disse tra un respiro e l’altro come avrebbe fatto un asmatico.

Le forze mi stavano abbandonando così decisi di dirgli un ultima cosa prima che l’oblio mi riprendesse con se -Ti amo- e mi addormentai.

P.O.V.Sebastian

Thad si era svegliato, Thad aveva confessato di amarmi.

Il mio cuore non riusciva a smettere si sbattere contro la cassa toracica così in fretta da togliermi l’aria ed il mio corpo mi stava imponendo di muoversi, saltare,correre ed urlare tutto contemporaneamente.

Dopo alcuni minuti riuscii a darmi un contegno, lasciare la mano di Thad per avvisare Niff e Jeff che da due giorni non facevano altro che chiamare ogni dieci minuti e andare a trovare Thad fra un impegno e l’altro. Ovviamente dopo aver rassicurato le due mammine corsi a chiamare i dottori che ,sotto i miei occhi vigili, svegliavano di nuovo Thad e gli iniettavano nuove medicine. Dopo una mezz’ora i dottori se ne andarono e Thad cadde malamente sui cuscini sfinito, -Stai bene?- sussurrai cercando di non disturbarlo mentre mi sdraiavo accanto a lui.

-Seb è notte?-  mi chiese invece lui stupendomi così -No, sono le cinque di pomeriggio Thad- risposi titubante -E allora perché c’è così buio?- mi chiese ancora lui con un tono stanco che mi fece allarmare come non mai, senza rispondere alla sua domanda andai subito a chiamare un dottore che scocciato si mise a visitare il moro che rispondeva stremato.

-Quindi lei non vede niente adesso- chiese per la terza volta il dottore  puntando una piccola luce negli occhi di Thad che rispose ,come aveva fatto anche le due volte precedenti, con un sicuro -No- che mi fece sprofondare nella disperazione. Thad era cieco, non avrebbe più potuto vedere i colori, le persone a lui care, non avrebbe più visto il mondo.

-Bene la signor Harwood deve fare ulteriori accertamenti e poi le faremo sapere cosa fare- disse sbrigativo il dottore andando con grandi falcate verso la porta ma -Sono cieco non è vero?- sussurrò il mio Thad con la voce tremolante facendomi sprofondare il cuore ancora di più.

 -Deve aver sbattuto la testa molto forte, non so con certezza se la sua vista potrà tornare del tutto o se rimarrà cieco per tutta la vita ma deve fare ulteriori visite che fisserò io stesso per la settimana seguente.- spiegò freddamente andandosene subito dopo.

Io ero rimasto fermo aspettandomi che sbucasse qualcuno dietro di me dicendomi che in realtà Thad ci vedeva benissimo e che era tutto uno scherzo ma passarono i minuti e l’unica cosa che spuntò fuori fu una lacrima sul viso di thad che si portò con sé le sorelle rendendo bagnato quel viso che avrei tanto voluto baciare ed osservare per ore. Mi avvicinai a Thad e lo abbracciai ,sentendo la mia maglietta bagnarsi e le sue mani stringermi ossessivamente.

-Mi dispiace tantissimo amore, mi dispiace- sussurrai cercando di fare mio un po’ del suo dolore non rendendomi neanche conto di come l’avevo chiamato mentre guardavo Thad spezzarsi e riattaccare i pezzi con una colla scadente che lo spezzava ancora di più.

Passarono le ore e lui si era calmato ed accasciato contro di me ma prima di chiudere gli occhi, di nuovo, mi chiese dove fosse quel mostro che gli aveva ripetutamente rovinato la vita spezzandolo in tutti i modi possibili. All’inizio avevo pensato di mentire ,ma a che pro? mi chiesi poi. -Non c’è più- dissi stringendolo ancora di più contro di me,all’inizio non capì ma poi i suoi lineamenti si fecero spaventati ,al contrario del suo corpo che invece di irrigidirsi si ammorbidì contro il mio corpo.

Passarono svariati minuti  finché non mi disse solo un -Grazie-  che mi fece spalancare gli occhi e la bocca, in quegli interminabili minuti in cui mi ero immaginato le più svariate reazioni non esisteva quella in cui mi ringraziava. “Forse voleva dirlo in modo ironico” pensai poco dopo “Forse era un allucinazione” continuai a pensare ma Thad aveva parlato chiaramente.

Così -Grazie?- chiesi quasi impercettibilmente -Mi hai salvato, li ricordo sai? I tuoi occhi- disse sicuro il moro sorridendo appena e facendomi morire e resuscitare in meno di tre minuti. Non riuscivo a respirare , a metabolizzare ciò che mi stava dicendo ma quando mi diede la Buonanotte lo fermai terrorizzato dall’idea che fosse troppo tardi per fare ciò che avrei sempre voluto fare.

 -P-potrei…. baciarti?- chiesi insicuro dandomi mentalmente dello stupido un attimo dopo, lui rimase in silenzio ma quando stavo per rimangiarmi tutto quando mi regalò il più grande dei sorrisi.

Cercò alla cieca la mia guancia che accarezzò con dolcezza e –Si- mi sussurrò avvicinandosi ancora di più a me.

Sentivo i nostri respiri scontrarsi e le nostre labbra incontrarsi a metà strada, lo sentivo sorridere nel bacio che classificai tra i più belli che avevo mai ricevuto e dato.

Mi ricordo solo che mi chiesi se in realtà quello non era il paradiso.

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