There's a place for everyone

di world_magic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A new beginng ***
Capitolo 2: *** You got under my skin ***
Capitolo 3: *** When history becomes interesting ***
Capitolo 4: *** The swimmingpool ***
Capitolo 5: *** Kiss the girl ***
Capitolo 6: *** By the light of the moon ***
Capitolo 7: *** Revenge ***
Capitolo 8: *** Surprise! ***
Capitolo 9: *** Lilith ***
Capitolo 10: *** Threatens ***
Capitolo 11: *** Memories ***
Capitolo 12: *** Dangerous ***
Capitolo 13: *** Life and death ***
Capitolo 14: *** Answers ***
Capitolo 15: *** Goodbye ***
Capitolo 16: *** Flying ***
Capitolo 17: *** 'Cause I'm in love with you ***
Capitolo 18: *** It is not over ***
Capitolo 19: *** Trouble ***
Capitolo 20: *** Not again ***
Capitolo 21: *** The morning star ***
Capitolo 22: *** News from Heaven ***
Capitolo 23: *** Trapped ***
Capitolo 24: *** What the...? ***
Capitolo 25: *** Oh mine! ***
Capitolo 26: *** The rebellion ***
Capitolo 27: *** Flight delayed ***
Capitolo 28: *** This is Christmas ***
Capitolo 29: *** Do you feel anything? ***
Capitolo 30: *** Missing ***
Capitolo 31: *** Maybe I found something ***
Capitolo 32: *** The end is close ***
Capitolo 33: *** Seconds ***
Capitolo 34: *** Finale-parte 1 ***
Capitolo 35: *** Finale-parte 2 ***



Capitolo 1
*** A new beginng ***


A NEW BEGINNING
 
Mi stavo dirigendo alla Shoreline, la mia ultima ancora di salvezza.
Dopo che Lucifero era stato rispedito all’Inferno, Luce e Daniel avevano iniziato a vivere la loro vita mortale, i miei vecchi amici si erano trovati qualcosa da fare, mentre io, Cam, avevo vagato per anni senza meta. Avevo viaggiato in lungo e in largo, nel tentativo di dimenticare Luce. Il mio dolore era lentamente svanito, ma mi sentivo vuoto: mi mancavano Luce, Arriane, Roland … persino Daniel. Così ieri sera avevo deciso di chiedere aiuto a Francesca e Steven, sperando che potessero aiutarmi a trovare un hobby, o comunque qualcosa da fare.
Arrivai davanti al cancello della scuola e aspettai: avrei preferito volare dentro da solo, con le mie ali, ma era mattina e sicuramente alcuni studenti umani si stavano aggirando nei giardini della scuola.
Poco dopo aver suonato il campanello, Steven venne ad aprirmi.
-Cam, che sorpresa vederti qui. Nessuno ha più avuto più tue notizie. –
-Sono stato in giro per un po’, avevo bisogno di schiarirmi le idee. Tu hai avuto qualche notizia di Daniel e Luce? –
-Ho saputo da Shelby e Miles che stanno frequentando lo stesso college e che si stanno innamorando di nuovo. –
-La storia che si ripete. – mormorai.
-Per l’ultima volta. – aggiunse Steven. – Ti va di venire nel mio ufficio? Sono sicuro che sia meglio parlare di fronte a una tazza di caffè. –
 
Steven mi portò in una stanza in un angolo remoto di quell’enorme scuola, e quando entrammo nello studio, trovai Francesca seduta davanti a pile di carte.
-Ehi, Francesca, guarda chi è venuto a trovarci. – disse Steven.
La donna alzò lo sguardo dai fogli e incrociò il mio sguardo.
-Cam, che bello rivederti! – disse alzandosi per abbracciarmi.
-Anche per me è un piacere. – dissi ricambiando l’abbraccio.
Mi fecero accomodare e mi offrirono una tazza di caffè.
Dopodiché, Steven prese la parola: - Allora, cosa di porta qui? –
-Il fatto è che non so più cosa fare della mia esistenza. Ho girato il mondo in lungo e in largo e in questo momento sento di aver bisogno di un po’ di stabilità. Speravo di potermi trattenere un po’ qui, alla Shoreline. –
-Saremmo felici di ospitarti, ma non puoi girare per il campus senza essere uno studente, o un docente. –
-Sinceramente, Steven, sono stanco di fingermi uno studente. L’ho fatto svariate volte dopo la Caduta, e non sono proprio impaziente di tornare sui libri. –
-Potresti fare l’insegnante. – disse Francesca.
-E cosa potrei mai insegnare? –
-Beh, tu sei in giro sulla terra da un sacco di tempo, potresti insegnare storia, sia agli umani sia ai Nephilim. –
-Non avete già qualcuno che insegna storia? –
-Veramente, eravamo proprio in cerca di un nuovo insegnante: quello di anno scorso è andato in pensione. – disse Steven sorridente.
-Perfetto. Accetto il lavoro. –
Non avevo esattamente l’intenzione di diventare un insegnante, ma almeno avevo un posto dove stare, qualcuno con cui parlare e, soprattutto, qualcosa da fare.
-Bene. Ti mostro la tua stanza, allora. Hai qualche bagaglio? –
-No, tutto quello che ho è in questo zaino. – dissi indicando lo zainetto che giaceva ai miei piedi. – devo andare a comprarmi qualcosa. –
-Le lezioni iniziano tra due giorni, hai tempo per andare in qualche negozio e comprare qualcosa. – disse Francesca. – Inoltre, devi anche studiare il programma dell’anno scolastico, e organizzare la tua prima lezione. – aggiunse, porgendomi un blocco di fogli.
Dentro di me tirai un sospiro di sollievo: non ero esattamente l’insegnante modello, ma era più facile insegnare le cose che studiarle.
Steven mi accompagnò in una stanza al primo piano: era veramente grande, con due armadi, un baule e una scrivania, senza contare i vari scaffali per i libri e l’enorme letto matrimoniale. L’enorme finestra mostrava il mare californiano, con le sue onde e il suo colore blu zaffiro.
-Questa camera è tutta per me? – chiesi a bocca aperta.
-Questo è il vantaggio di essere un insegnante: non devi condividere la camera con nessuno. – disse Steven sorridendo.
-Grazie, Steven. Per tutto. –
-Figurati. Devo solo dirti un paio di cose: la colazione è a buffet, ed è servita sul terrazzo al piano di sotto ogni mattina. Sii puntuale alle lezioni e cerca di non far trasparire la tua ... natura. Gli studenti umani non devono sapere che questa scuola è aperta ai Nephilim, e i Nephilim non devono sapere che tu sei un demone. –
Quell’ultima parte della frase mi fece sentire fuori luogo, per un momento. – Perché non devo dire che sono un demone? –
-Alcuni studenti Nephilim sono un po’ … infantili. All’inizio molti facevano fatica a sopportare anche me per quello che sono. Voglio che ti trovi bene qui, e se nessuno sa chi sei probabilmente starai più tranquillo. –
Non mi piaceva che i Nephilim si credessero superiori a me, o a quelli della mia specie, ma avrei potuto metterli in riga durante le mie lezioni.
-D’accordo, Steven. Terrò un profilo basso. –
Steven annuì e se ne andò, lasciandomi solo in quella stanza immensa. Avevo fame, non mangiavo da giorni, così decisi di andare a cercare qualcosa da mettere sotto i denti.
Mi stavo perdendo per la scuola, così avevo iniziato a guardarmi in giro, quando andai a sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno.
Ero finito addosso a una ragazza: sembrava avere la mia età (cioè l’età che dimostravo, dato che avevo più o meno seimila anni), forse qualche anno in meno. I suoi capelli erano castano-dorati, i suoi occhi azzurri come il mare che si vedeva dalla finestra della mia camera. Era carina, molto carina. Mi resi conto che era la prima ragazza che notavo dopo che Luce aveva acconsentito a diventare mortale.
-Mi dispiace! – dissi aiutandola ad alzarsi. - Mi sono distratto. –
-Non ti preoccupare, sono tutta intera. – disse guardandomi negli occhi. Sembrò spaesata per un attimo poi si riprese. – Non ti ho mai visto in giro. Sei nuovo? –
-Sì, sono arrivato oggi. Sono Cam. – dissi porgendole la mano.
-Paige. – rispose lei, stringendola.
 
 
Angolo autrice.
Ciao a tutti!
Questa è la mia prima FF su Fallen, e la seconda su EFP.
Spero vi piaccia!
Recensite se avete consigli da darmi, o se volete dirmi qualcosa.
A presto con un nuovo capitolo!!
 
World_magic

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Capitolo 2
*** You got under my skin ***


YOU GOT UNDER MY SKIN
 
Ero seduto alla scrivania, sommerso da una marea di libri di storia gentilmente prestati da Francesca. Conoscevo ogni singolo evento che si era verificato in seimila anni, eppure dovevo leggermi dei libri di testo di storia, perché gli storici non sempre riportavano ciò che era successo veramente, e agli studenti andava insegnata la versione dei libri (in pratica, dovevo insegnare loro cose sbagliate).
In quei due giorni ero andato a comprare nuovi abiti che fossero adatti a un insegnante, poi mi ero comprato una borsa per riporre libri e penne. Avevo anche comprato qualche quaderno e un album da disegno. Nei secoli, durante i tempi morti tra una reincarnazione di Luce e l’altra, avevo preso l’abitudine di disegnare per rilassarmi e passare il tempo.
Di solito disegnavo soggetti o paesaggi che mi colpivano: e in due giorni, l’unico disegno che ero riuscito a fare era il volto di Paige.
Quella ragazza mi aveva colpito: mi ricordava vagamente Luce, ma c’era qualcosa di diverso in lei. Sembrava una ragazza più forte, che non aveva bisogno di protezione e che se la sapeva cavare da sola.
Non pensavo a Paige in quel senso (per adesso, disse una vocina nella mia testa): sarebbe stata una mia alunna, dovevo avere un rapporto professionale con lei, eppure ero rimasto affascinato da lei. Forse mi sentivo così perché lei era la prima nuova persona con cui interagivo dopo anni.
Chiusi il libro che stavo leggendo e scesi per fare colazione. La terrazza era immensa: c’erano moltissimi tavoli, illuminati dal sole californiano, e sotto una serie di ombrelloni c’era un abbondantissimo buffet. Notai molte ragazze che mi osservavano, forse si chiedevano se fossi un nuovo studente: mi guardavano come se non avessero mai visto un ragazzo in vita loro.
Eh, i giovani d’oggi, pensai ridendo tra me e me.
Dopo aver preso del pane con la marmellata e del caffè caldo da bere, cercai un tavolo libero, ma si rivelò una missione impossibile. Stavo pensando di andare a fare colazione in camera mia, quando notai Paige seduta a un tavolo in disparte, da sola. Potevo chiederle di sedermi lì, almeno era una persona che avevo già incontrato e mi sentivo più a mio agio con lei che con uno sconosciuto.
-Buongiorno Paige! – la salutai.
-Cam, che sorpresa! Buongiorno a te. Vuoi sederti? –
-Certo. Vedo che qui trovare un tavolo libero e impossibile. – dissi sedendomi.
-Devi venire giù molto presto per trovare un tavolo libero, di solito. Poi devi anche imparare quali sono i tavoli riservati all’elite della scuola. –
-L’elite della scuola? – chiesi confuso.
-Sì, i ragazzi più cool, gli intoccabili, come li chiamiamo noi. –
-Già, dimenticavo che nelle scuole ci sono gli sfigati e i principi. –
-Prima non andavi a scuola? – chiese lei guardandomi storto.
-Sì, ma in un istituto … privato. – non volevo dirle che andavo in un riformatorio, mi avrebbe preso per matto.
-Che corso hai alla prima ora? – mi chiese cambiando argomento.
-Nessuno. Vedi … sono il nuovo insegnante di storia. –
Lei quasi si strozzò con il succo di frutto che stava bevendo.
-Che c’è? Non ho l’aria dell’insegnante? – chiesi sorridendo.
-No, è che sembri così giovane … scusami, devo darti del “lei”. –
Si vedeva lontano un miglio che era imbarazzata. Forse non avrei dovuto dirglielo.
-Non ti preoccupare, non sono abituato alle formalità. Basta che mi chiami “professore” quando siamo in classe e il gioco è fatto. –
Sembrò rilassarsi un po’, ma l’imbarazzo c’era ancora.
In quel momento, arrivò Steven, che mi mise una mano sulla spalla.
-Buongiorno Cam! Vedo che hai già fatto amicizia. – disse guardando Paige.
-Sì, ci siamo scontrati ieri in corridoio, e stamattina solo lei aveva un posto libero a tavola. – dissi facendole l’occhiolino.
Lei diventò rossa e abbassò lo sguardo.
-Che ne pensi di Cam, Paige? – chiese Steven.
-Mi sembra simpatico, ma è ancora troppo presto per giudicare. –
-Risposta molto saggia. – disse lui annuendo. – Cam, potresti venire un attimo con me? Vorrei parlarti. –
-Certo. Ci vediamo dopo, Paige. –
Seguii Steven fino a un’aula vuota. Lui chiuse la porta dietro di sé e mi rivolse uno sguardo strano.
-Ti piace Paige? – mi chiese all’improvviso.
-Cosa? No! Cioè, è carina ma lei è una mia alunna: so che ci sono delle regole non dette da rispettare, e queste includono non avere rapporti sentimentali con gli studenti. Mi sbaglio? –
-No, non ti sbagli. Prometti che non ti avvicinerai a lei in quel senso? –
-Steven, puoi fidarti di me. – dissi poco convinto. Non sapevo neanche io cosa provavo per Paige (affetto?, ammirazione?), come potevo promettere una cosa del genere a Steven?
-Bene, ora vai nella tua aula, tra pochi minuti iniziano le lezioni. –
Senza aggiungere altro, me ne andai nell’aula di storia: mi sentivo in colpa per non aver promesso a Steven di stare lontano da Paige, ma non volevo fare promesse di cui poi mi sarei pentito. Ero un uomo di parola: una promessa del genere mi avrebbe allontanato da Paige per sempre. Ed io non volevo. 
 
Angolo autrice
Ciao! Eccomi qua con un nuovo capitolo! Spero vi piaccia!
Un grazie speciale a crazy_fan, che ha recensito la storia: spero di non aver deluso le tue aspettative.
Un bacio a tutti!
World_magic

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Capitolo 3
*** When history becomes interesting ***


WHEN HISTORY BECOMES INTERESTING
 
Arrivai nell’aula con dieci minuti di anticipo, quindi per ammazzare il tempo decisi di fare qualche aeroplano di carta, per poi lanciarli fuori dalla finestra, sulle scogliere.
Mi piaceva il sole californiano, mi ricordava il tempo passato con Daniel ai Caraibi, mentre aspettavamo una delle tante reincarnazioni di luce. Era stato uno dei periodi più belli che avessi passato con lui. Onestamente, adesso che, se mi fossi presentato davanti a lui, non mi avrebbe riconosciuto, sentivo molto la sua mancanza (anche se non lo avrei mai ammesso).
Poco dopo suonò la campanella e iniziarono a entrare i primi alunni. Cercai di assumere un contegno (visto che ero praticamente steso sulla sedia e con i piedi sulla cattedra), e aspettai che entrassero tutti.
L’ultima alunna che entrò mi fece affiorare un sorriso: era Paige. Lei non guardò in direzione della cattedra neanche un momento, ma riuscii a notare il rossore delle sue guance: non riuscivo a capire perché si sentisse in imbarazzo, ma accantonai quel pensiero e presi a guardare quella massa di ragazzini.
-Buongiorno a tutti. – dissi cercando di restare serio. – Sono il nuovo professore di storia, Cameron Briel. Vorrei subito mettere un paio di cose in chiaro: diciamo che non sono il solito insegnante, che detta una serie di appunti e interroga la volta seguente; io cercherò di coinvolgere attivamente ognuno di voi. Dato che non sono molto più grande di voi, cercherò di instaurare con voi un rapporto più … personale. Ma sia chiaro: non voglio vedere studenti che dormono durante le lezioni, messaggiano o fanno altre cose. Mi aspetto la vostra attenzione, altrimenti preparatevi a una dura ora di punizione. Tutto chiaro? –
-Sì, professor Briel. – risposero tutti in coro.
Notai che Paige stava sorridendo, come se il mio atteggiamento da adulto fosse buffo. Cercai di non scoppiare a ridere, e iniziai e distribuire dei fogli con una griglia da cruciverba.
-Bene. Per rompere il ghiaccio, oggi faremo un cruciverba … storico. Io vi detterò alcune definizioni di eventi storici, e voi dovrete scrivere le risposte nella griglia. Alla fine della lezione, mi consegnerete i fogli: state tranquilli, - dissi notando le facce spaventate di alcuni, - questo non è un test, è semplicemente un modo per vedere cosa ricordate della storia degli anni scorsi. Pronti, iniziamo! –
Per tutta l’ora dettai definizioni e vidi che i ragazzi erano abbastanza sicuri delle loro risposte. Alla fine delle lezioni, tutti mi consegnarono i loro fogli senza scrivere il loro nome, come avevo espressamente richiesto: non volevo farmi delle idee sbagliate senza motivo.
La campanella suonò e tutti iniziarono a uscire, quando richiamai uno studente.
-Signorina Montgomery! – dissi chiamando la ragazza seduta in ultima fila che si stava alzando in quel momento. – Può fermarsi un attimo? Vorrei parlarle di una cosa. –
Paige si avvicinò alla cattedra e, prima di parlare, aspettai che tutti gli altri fossero usciti.
-Allora, che ne pensi del nuovo professore di storia? – le chiesi sorridendo.
-Beh, mi sembra un bravo professore, ma è ancora presto per giudicare. – disse lei con una luce divertita negli occhi.
Vederla così felice … mi contagiava. Mi sentivo felice anch’io di conseguenza. In seimila anni, mi ero sentito così solo una volta.
-Che lezione hai adesso? – chiesi cercando di controllare le mie emozioni.
-Biologia, poi ho due ore di letteratura. –
-A che ora servono il pranzo? Steven non me l’ha detto. –
-Alla mezza. Oggi dovrai sedere con gli altri insegnanti, per presentarti a tutto il corpo docenti. –
-Oh, santissimi numi! – dissi alzando gli occhi al cielo.
-Buona fortuna! Ora devo andare, o farò tardi alla prossima lezione. –
-Ci vediamo più tardi! – le dissi mentre si allontanava.
Perché, appena aveva girato l’angolo, mi ero sentito malinconico? Perché, quando mi era vicina, mi sentivo sempre così euforico?
C’era qualcosa che non andava.
 
Dopo l’ultima lezione prima del pranzo, decisi di rifugiarmi in camera mia. Non avevo molta fame, e non ero esattamente di compagnia, così evitai il pranzo e preferii restarmene un po’ solo.
Entrai e richiusi la porta a chiave. Stavo per prendere uno dei miei libri preferiti dal cassetto della scrivania, quando sentii una presenza dietro di me, vicino alla finestra.
I vetri davano sul mare e sulla scogliera, nessuno si sarebbe potuto arrampicare fino a lì.
No, nessuno si sarebbe potuto arrampicare, ma qualcuno avrebbe potuto volare fino a lì.
Presi la stellasaetta che tenevo nascosta proprio in quel cassetto per le emergenze, e mi voltai verso lo sconosciuto, brandendo la freccia come se fosse una spada.
Solo che quel ragazzo non era uno sconosciuto.
-Ciao, Cam. – disse la voce di quel demone che conoscevo così bene.
-Roland. –
 
Angolo autrice.
Ciao a tutti!
Eccomi di nuovo qua, con un nuovo capitolo.
Spero che vi piaccia, sto cercando di sviluppare la storia al meglio.
Al prossimo capitolo!
world_magic 

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Capitolo 4
*** The swimmingpool ***


THE SWIMMINGPOOL
 
-Che ci fai qui, Roland? – chiesi abbracciandolo (uno di quegli abbracci da orso che si scambiano di solito gli uomini).
-Steven mi ha detto che eri venuto qua in cerca di un posto dove stare, e avevo voglia di rivederti. Sono passati almeno diciotto anni dall’ultima volta in cui ci siamo visti. Dove sei stato per tutto questo tempo? –
-Ho girato il mondo, avevo bisogno di tempo per dimenticare tutto e ritrovare me stesso. –
-Missione compiuta? –
-Direi di sì. –
-Allora, che mi racconti, professore? Hai già trovato qualche nuovo hobby? –
-Ho ripreso a disegnare. E insegnare mi piace: vedere le facce spaventate di quei ragazzi quando dici: “dopo ritirerò i vostri fogli”. È impagabile! – dissi ridendo di gusto.
-Sei sempre il solito, Cam. Posso farti una domanda? –
-Certo! –
-Chi sarebbe Paige? –
Il sorriso scomparve dal mio volto. –Te l’ha detto Steven? –
-L’ha solo nominata, non mi ha detto chi è. Per questo te l’ho chiesto. –
Presi un respiro profondo e iniziai a vuotare il sacco.
-È una ragazza che studia qui, ed è anche una mia alunna. L’ho conosciuta appena sono arrivato qua, e ci parliamo ogni tanto. Tutto qui. –
-Sei sicuro? Non è che ti piace? –
Che cosa dovevo dire? Non sapevo neanche io se mi piaceva! Dovevo mentirgli come avevo fatto a Steven? Roland era il mio migliore amico da sempre, meritava di sapere la verità.
-Non lo so, Roland. So solo che con lei mi sento bene, mi sento felice. È la prima volta che mi succede da quando … beh, lo sai. –
Roland sembrò capire cosa volevo dire, perché annuì lentamente e diventò pensieroso.
-A cosa pensi? – gli chiesi dopo un po’.
-A come andrà a finire questa storia: Cam sai benissimo che non puoi stare con lei, eppure non riesco a smettere di pensare che dovresti avvicinarla, se ti fa sentire di nuovo felice. È una situazione troppo complicata. –
-Grazie per l’aggiornamento, fin qui c’ero arrivato da solo. –
In quel momento suonò la campanella che segnava la fine della pausa pranzo: dovevo andare in classe, avevo solo dieci minuti.
-Devo andare, ora. Ma se aspetti qua un paio d’ore, dopo possiamo andare a fare un giro. –
-D’accordo. Posso dormire un po’? –
-Serviti pure. –
A quel punto corsi in classe.
 
Dopo le lezioni andai a cercare Paige: non l’avevo più vista dopo la mia prima ora di lezione, e iniziavo a sentire la sua mancanza. La cosa mi sorprese, e non poco. Erano tanti anni che non mi mancava qualcuno, perché non avevo più nessuno al mio fianco.
La trovai nell’immenso giardino che studiava: stavo per andare da lei, ma mi resi conto che non eravamo soli, perché c’erano moltissimi ragazzi che giocavano o semplicemente leggevano. Trovai un foglietto di carta per terra, e avevo una penna in tasca, così le scrissi un bigliettino.
C’è un posto dove possiamo parlare indisturbati? Ho bisogno di compagnia :) Cam
Mi sedetti di fronte a lei, nascosto tra le fronde di un salice, e le lanciai il foglietto.
Lei prese il bigliettino e sembrò non capire da chi venisse, poi mi vide sotto l’albero e aprì il foglio sorridendo. Lo lesse, poi la vidi prendere una penna e scrivere qualcosa sotto il mio messaggio.
Poco dopo, raccolse le sue cose e fece per andarsene: stavo per alzarmi anch’io e seguirla, ma mentre si avviava verso la scuola, mi rilanciò il bigliettino.
Sorridendo, e sentendo uno strano calore al cuore, lessi il messaggio.
Vediamoci tra dieci minuti nella piscina, a quest’ora è chiusa ed io sono la pupilla dell’allenatrice, mi lascerà entrare. Tu cerca di entrare passando inosservato, ti lascio aperta la porta sul retro, che non è controllata.
Iniziai a sorridere e non riuscii a togliermi quel sorriso imbecille dalla faccia: avevo voglia di prendermi a pugni da solo.
Aspettai un po’ e mi avviai verso la piscina. Sul tragitto verso l’edificio, incrociai una donna che mi fermò.
-Mi scusi, signorino, dove sta andando? – mi chiese la donna sulla cinquantina, con un fischietto attorno al collo e la tuta da ginnastica. Doveva essere l’allenatrice.
-Stavo tornando verso la scuola. –
-Lì c’è la palestra, e a quest’ora è chiusa. –
Feci il finto tonto, sperando che ci cascasse.
-OH, non lo sapevo! Mi scusi tanto, sono il nuovo insegnante di storia e ancora faccio fatica a orientarmi. –
I suoi occhi s’illuminarono.
-Ah, così lei è il nuovo insegnante! Oggi non l’ho vista a pranzo. –
-Ecco, avevo ancora delle cose da sistemare e sono stato in camera. –
-Capisco. Bene, la lascio andare. –
Aspettai che la donna si allontanasse, poi continuai il mio tragitto verso la piscina. Trovai una porta semi-aperta, doveva essere stata Paige.
Guardando che nessuno mi stesse seguendo, entrai e chiusi la porta alle mie spalle.
Entrai nella grande piscina: c’erano almeno una decina di vasche, tanti armadietti e almeno una ventina di scalinate di spalti. Appoggiai la mia borsa su uno di quei gradini e mi avvicinai alla piscina.
-Paige? Paige, dove sei? –
In quel momento, qualcuno mi spinse in acqua.
-Sorpresa – sentii una voce femminile.
Quando riemersi dall’acqua, Paige mi stava guardando e stava ridendo come una matta.
-Adesso tocca a te! – dissi afferrandole una caviglia e trascinandola in acqua con me.
 
Angolo autrice
Eccomi qua con un nuovo capitolo!
Spero come al solito che vi piaccia.
Un bacio!
World_magic

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Capitolo 5
*** Kiss the girl ***


KISS THE GIRL
 
Stavo ancora lottando con Paige: la ragazza sembrava carina, dolce, gracile, ma la realtà è che aveva i muscoli, e parecchi! Dopo averla tirata in acqua, ho tentato di tenerla un po’ sott’acqua per fargliela pagare, ma entro pochi secondi le posizioni si erano ribaltate, e adesso ero io che non riuscivo a riemergere mentre Paige mi teneva per la testa sotto. Per fortuna ero capace di trattenere il fiato per un bel po’, perché riuscii a tornare su solo dopo un minuto buono.
-Sei pazza! – le dissi non appena ripresi fiato.
-Ma dai, era solo uno scherzo! – disse lei facendo una faccia da innocente.
-Capisco che tu possa odiare il prof di storia, ma non c’è bisogno di affogarmi! –
Iniziammo a ridere come dei matti, e non so chi diede il via a una battaglia d’acqua, ma alla fine ci ritrovammo più zuppi di prima (sempre che fosse possibile).
Alla fine della battaglia, uscimmo dalla piscina e ci sedemmo sugli spalti nel tentativo di asciugarci.
-Come mai sei la cocca dell’allenatrice? – le chiesi mentre le avvolgevo l’asciugamano intorno alle spalle.
-Faccio parte della squadra di nuoto, e sono una delle poche ragazze che è riuscita ad arrivare alle regionali. Basta che le dica “Ehi prof, vorrei allenarmi un po’ da sola” e lei mi lascia le chiavi della palestra. –
-Sei fortunata! –
-Tu nuotavi quando andavi a scuola? –
Ripensai ai giorni passati alla Sword&Cross, al laghetto nascosto nel bosco della scuola, a quando andavo a nuotare lì per evitare Luce e Daniel, i nuovi piccioncini del riformatorio.
-Sì, ma non a livello agonistico. –
Sentii lo sguardo di Paige addosso, come se stesse tentando di leggermi dentro.
-Perché sento che non mi stai dicendo tutto? - disse lei curiosa.
-Hai ragione, non ti sto dicendo tutto. Il fatto è che ci sono alcune cose di me di cui mi vergogno, e che mi metterebbero in imbarazzo. Se tu le sapessi, probabilmente rideresti di me. – dissi, sentendo il mio umore che peggiorava. Non volevo che Paige sapesse che ero stato in un riformatorio, ma tanto lei l’avrebbe scoperto comunque, me lo sentivo. Tanto valeva dirglielo subito.
-Non potrei mai ridere di te. – mi disse appoggiandomi una mano sul braccio.
-Vedi, ho avuto una vita complicata. Si può dire che sono orfano, anche se mio padre è ancora vivo (ma non so dove sia): sono cresciuto in un orfanotrofio, - mi dispiaceva mentirle su questa parte della mia vita, ma non potevo dirle che mio padre era Dio e che avevo vagato per seimila anni sulla Terra, dopo averlo deluso, seguendo da vicino le vicende di Daniel e la sua maledizione. – A sedici anni decisi di lasciare l’orfanotrofio e tentai di entrare in una qualche scuola superiore, ma nessuno voleva accettarmi. Un anno dopo, venni a sapere che un mio vecchio amico era stato spedito in un riformatorio. Così decisi di seguirlo, anche se io non avevo fatto niente di male. –
-Quindi sei stato in un riformatorio? –
-È stata l’unica scuola che mi abbia accettato. Poi ho conosciuto Steven, che mi ha praticamente preso sotto la sua ala,  - che battuta, pensai tra me e me, - e mi ha dato un’istruzione universitaria e poi anche un lavoro. –
Abbassai lo sguardo sulle mie mani, che si stavano torturando a vicenda, vergognandomi di me stesso. La metà del racconto era una bugia grossa come una casa a venti piani, ma non potevo dirle la verità: sarebbe scappata da me a gambe levate.
A un tratto, sentii le braccia di Paige che mi abbracciavano.
-Anche se non mi hai detto tutto, e non guardarmi con quella faccia, - disse notando il mio sguardo sbalordito, - me ne accorgo quando mi si vuole nascondere qualcosa, credo al fatto che tu sia stato in riformatorio. E questo non è un problema, sul serio: sei andato lì per sostenere il tuo amico. E poi, se non fossi stato in quel posto, probabilmente adesso non saremmo qui. –
-Forse hai ragione. – dissi sorridendo e appoggiando la mia testa sulla sua.
-Hai un costume? – mi chiese lei all’improvviso.
-Sì, ma è in camera. –
-Domani ti va di fare una nuotata? Stesso posto stessa ora. – mi disse ridendo.
-D’accordo. – guardai l’orologio, vidi che erano quasi le sei di sera. – Cavolo, devo tornare in camera! – dissi ricordandomi di Roland. –Ci vediamo domani mattina! – le dissi.
Poi, sentendomi un vuoto dentro, mi voltai di nuovo verso di lei. –Qui potete usare il cellulare? –
-Certo! –
-Ti va se ti lascio il mio numero? Così più tardi puoi chiamarmi. –
Lei arrossì e abbassò lo sguardo.
-C’è qualche problema? – le chiesi.
-No, è che … volevo chiederti la stessa cosa, ma … sei il mio insegnante e … -
-Non ti preoccupare, ecco qua. – dissi scrivendole il mio numero sul foglietto con i nostri messaggi di prima.
-A più tardi. – la salutai.
 
Quando tornai in camera, Roland stava ancora dormendo pesantemente. Ma da quanto tempo non dormiva quel ragazzo?
-Roland? Roland! – lo chiamai scuotendogli la spalla.
-Che vuoi, Cam? –
-Sono quasi le sette di sera! Alzati, pigrone! –
Si stropicciò gli occhi e si alzò controvoglia.
-Se non sbaglio le lezioni finiscono alle tre. Dove sei stato fino ad adesso? –
-Ho fatto una nuotata. – dissi sorridendo.
-E da quel sorriso posso intuire che non eri solo … -
-Ero con Paige. –
-Bene, ma guarda che Casanova! E com’è andata? –
-Prima ha tentato di affogarmi, poi abbiamo fatto una battaglia d’acqua e alla fine le ho lasciato il mio numero di telefono. –
-Diamine! Devo iniziare a indossare una maglietta con scritto “Team Cam”? –
-Ma va all’Inferno! – gli dissi spingendolo sul letto.
-Ci sono stato, una volta, non è un gran posto. –
-Vedo che la dormita ti ha fatto tornare il senso dell’umorismo. –
-Andiamo a cena? –
-D’accordo. – dissi. –Ma prima fammi cambiare. –
Gettai gli abiti bagnati nella cesta dei panni sporchi e indossai una semplice maglietta bianca e dei jeans.
-Andiamo. – dissi a Roland.
 
Anche la cena era servita sulla terrazza. Roland ed io ci sedemmo in un posto abbastanza appartato, perché il mio amico non voleva farsi notare. Purtroppo riuscimmo a passare inosservati per poco.
-Professor Briel! – mi chiamò una ragazza che avevo visto a lezione. Doveva frequentare lo stesso orario di Paige … infatti, eccola lì, dietro l’amica. –Che piacere vederla! –
-April, giusto? –
-Esatto, professore. Sta cenando con il suo amico? –
Ma che occhio! E sai anche fare due più due?, pensai mentalmente. Certe volte gli adolescenti erano la reincarnazione di capitan Ovvio.
-Sì, permettetemi di presentarvi un vecchio amico di scuola, Roland. Roland, loro sono April Smith e Paige Montgomery. –
-Piacere. – disse Roland guardando le ragazze. Notai che aveva occhi soprattutto per April.
-Bene, noi andiamo a sederci. – disse Paige. – A domani, professor Briel. –
Le ragazze si allontanarono lasciando i due amici da soli.
-Allora, anch’io devo indossare la maglietta “Team Roland”? – chiesi ridendo come un matto.
-Falla finita, prima che prenda quella stellasaetta che hai in camera! –
-Uhh, che minaccia! – e iniziai a ridere ancora di più.
In quel momento mi arrivò un sms, da un numero che non conoscevo.
 
Bene, bene, a quando pare, il tuo amico ha fatto colpo su April.
Paige
 
Aveva salvato il mio numero nel telefono: mi sentii come un ragazzino alla prima cotta. Senza farmi notare da Roland, risposi a Paige.
 
Cercherò di farli mettere insieme. È ora che Roland si trovi una ragazza.
 
Poco dopo, lei mi rispose ancora.
 
Dopo ci vediamo?
 
Il mio cuore iniziò a partire a mille. Che cavolo mi stava prendendo?
 
Sì, dove?
 
***
Dopo cena, raggiunsi Paige in camera sua. La sua compagna di stanza – guarda te le coincidenze, era proprio April – era andata a una festa in camera di un compagno, ed era sola fino alle tre di notte.
Cam trovò la porta aperta e raggiunse Paige, che era sul terrazzo a guardare il mare.
-Ti piace il mare? – le chiesi quando la raggiunsi.
-Molto. Il rumore delle onde mi rilassa. –
-Stasera eri strana. Ho visto che a tavola non ridevi molto. –
-Ero pensierosa. –
Vederla lì, alla luce della luna, la faceva sembrare ancora più bella. Il mio cervello mi gridava di stare attento, ma non riuscivo a staccare gli occhi da Paige.
Prima che il mio cervello potesse iniziare a fumare a forza di urlare, la baciai.
 
Angolo autrice
Eccomi qua con un nuovo capitolo!
Che ne pensate?? Spero vi piaccia!
Purtroppo domani non potrò aggiornare, ma dopodomani aggiornerò, promesso.
A presto!
World_magic

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Capitolo 6
*** By the light of the moon ***


BY THE LIGHT OF THE MOON
 
Il mio cervello era andato in pappa e probabilmente non sarebbe più ripartito.
Avevo baciato Paige.
E lei, dopo i primi momenti di shock, aveva ricambiato.
In quel momento, mi ero sentito come un dodicenne in preda agli ormoni: avevo lasciato che fosse Paige a decidere quando porre fine a quel bacio, cosa che aveva fatto solo dopo un bel po’.
Restammo così un po’, sotto la luce della luna, senza dire niente.
La prima a rompere il silenzio fu Paige.
-Perché l’hai fatto? –
-In che senso? – chiesi, abbastanza confuso.
-Perché mi hai baciato? –
-Ci deve essere per forza una ragione? – dissi sorridendo. –Non avrei dovuto farlo? – chiesi in un attimo d’insicurezza.
-No, non intendevo quello … è che … pensavo che, dato che sei un insegnante, tutto questo non sarebbe mai successo. –
Sorrisi sotto i baffi, e la abbracciai: mi sentivo protettivo verso di lei, volevo che fosse al sicuro. Il punto era che le uniche persone da cui dovevo tenerla al sicuro erano le persone come me. Mi sentii improvvisamente triste, perché in cuor mio sentivo che, se lei avesse saputo cos’ero, probabilmente sarebbe scappata a gambe levate.
-E adesso, come facciamo? – chiese lei, preoccupata.
-Continueremo la nostra vita pubblica come se non fosse successo niente, mentre in privato continueremo a vederci. Ci sono tanti posti nascosti, qui alla Shoreline. –
-Se Steven ti becca ti licenzierà. –
-Sono bravo a non farmi beccare. – dissi sorridendo. – Tu cerca di comportarti come sempre, al resto penserò io. –
-D’accordo. –
-Ora devo andare, o il mio amico inizierà a insospettirsi. –
-Vi conoscete da molto? – chiese curiosa.
-Da sempre. È come un fratello per me. –
-Sei fortunato. Io ho perso tutti i miei amici quando mi sono trasferita qui, in California. April è la cosa più vicina a una sorella che abbia. –
-Perché hai perso i tuoi amici? –
Stava per rispondere, quando sentimmo delle voci avvicinarsi nel corridoio. La faccia di Paige sbiancò e lei sembrò tremare di paura. Invece, io riuscii a mantenere la calma e iniziai a scavalcare il balcone.
-Ma che fai? – sussurrò Paige vedendomi.
-Me ne vado. Non posso passare dal corridoio. –
-Ma siamo al secondo piano! –
-Per fortuna sono bravo ad arrampicarmi. Ci vediamo domani. –
Mi comportai come un umano finché non raggiunsi terra, poi quando vidi che Paige era rientrata in camera, corsi fino alla finestra della mia stanza e ci volai dentro: per fortuna erano quasi le due di notte e non c’era nessuno in giro per il prato della Shoreline.
-Allora, che hai fatto per tutto questo tempo? – chiese Roland, che era seduto sulla poltrona di fianco al letto.
-Sono stato in giro. – dissi, cercando di restare sul vago.
-E “in giro” include la camera di Paige? –
-Qualcuno mi ha visto? – chiesi preoccupato.
-No, non ti ha visto nessuno, ho solo fatto due più due: Cam non è in camera, Paige non è in giro, ma saranno insieme? –
Roland aveva la faccia da schiaffi, da sempre, ma mai come in quel momento avevo desiderato prenderla a pugni.
-Oh! – disse ricordandosi di qualcosa. – Guarda cos’ho fatto mentre eri via? –
Andò nel mio armadio e ne tirò fuori una maglietta bianca, con una scritta. Accesi la luce e vidi che c’era stampato “Team Cam”. – E se vuoi, posso fare anche le tazze, con la tua faccia! –
-Roland, io ti uccido! – dissi saltandogli addosso e buttandolo sul letto. Lui non riusciva a smettere di ridere, mentre io fremevo di rabbia (anche se sotto sotto stavo ridendo anch’io).
Quando rinunciammo alla lotta, ci sedemmo sul letto.
-Lei ti piace? – mi chiese.
-Molto, Roland. –
-Allora divertiti. Io cercherò qualcosa da fare. – disse Roland ridendo. –Ci vediamo domani! – disse e volando se ne andò dalla stanza.
Io, che non riuscivo a credere che Roland, dopo seimila anni, avesse ancora voglia di prendermi in giro, mi misi il pigiama e andai a dormire, felice come non mai.
 
Angolo autrice
Ciao a tutti!!
Come promesso, eccomi qua!
Che ne dite del capitolo? Vi piace?
Recensite se volete dirmi qualcosa!
A presto!!

 

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Capitolo 7
*** Revenge ***


REVENGE
 
Roland stava tornando alla Shoreline: aveva passato la notte girovagando per i locali californiani, e quando il giorno stava per prendere il posto della notte, si era addormentato in un parco vicino alla scuola. Aveva deciso di lasciare Cam da solo, quella notte, perché potesse riflettere su quello che era successo: voleva molto bene al suo amico, e voleva più di tutti la sua felicità, ma sapeva che la sua storia con quella ragazza, Paige, gli avrebbe causato non pochi problemi. La sua unica speranza era che il suo amico si rendesse conto del pericolo prima che fosse troppo tardi.
Aveva appena varcato i cancelli della Shoreline, quando sentì qualcuno venirgli incontro.
-Ciao! Tu sei l’amico del professor Briel, vero? – disse una ragazza. L’aveva già vista, con i suoi capelli corvini e la sua corporatura snella, per non parlare di quegli occhi verdi …
-Sì, tu sei April, giusto? –
-Sì … ehm … scusami, non mi ricordo il tuo nome. –
-Sono Roland. –
-Roland, giusto. Che ci fai qui? –
-Sono venuto a trovare Cam: sai, non lo vedevo da tanti anni, perciò devo raccontargli un sacco di cose. –
-Oh capisco. Hai programmi per questa sera? – chiese audace la ragazza.
-No, perché? –
-Quelli del mio anno organizzando una festa in spiaggia, con il permesso di Francesca e Steven, e pensavo potesse farti piacere venire. –
-Ehm … - Roland non ricordava l’ultima volta che si era sentito così in imbarazzo. – D’accordo. A stasera! –
E, dopo aver salutato la ragazza, andò nella stanza di Cam a dormire, sapendo benissimo che tanto lui era a lezione.
 
 
Pensavo che sarei arrivato in ritardo quella mattina, ma per fortuna ero riuscito a entrare nell’aula per primo. Avevo stabilito che quel giorno avrei spiegato con l’aiuto di un videoproiettore, quindi, dopo aver appoggiato la cartella sulla cattedra, mi diressi verso la porta sperando di trovare in fretta un proiettore.
Ma, quando il destino ci mette zampino, non ne va una giusta.
In quel momento entrarono Paige e April.
-Buongiorno professor Briel. – dissero in coro, anche se le guance di Paige erano leggermente rosse.
-Buongiorno, ragazze. Devo andare a cercare il proiettore, potreste tenere d’occhio la mia roba? –
-Ha bisogno di aiuto, professore? – chiese Paige.
Aveva gli occhi che le brillavano, cosa che le era successa anche quando ero sceso dal balcone.
-Se non è un disturbo per te … - dissi trattenendo a malapena un sorriso.
-Non si preoccupi. April, non distruggere la classe! – disse all’amica prima di seguirmi.
Camminammo a debita distanza fino all’aula video, che era ancora chiusa a chiave: grazie al cielo, Steven mi aveva dato una copia della chiave dell’aula e entrammo senza problemi. Poi richiusi la porta a chiave dietro di me.
-Signorina Paige, da dove viene tutta quest’audacia? Se non sbaglio, ieri sera stava per svenire quando mi ha visto scendere per due piani su un muro. – dissi sorridendo come uno scemo. Sembri una triglia!, disse una vocina nella mia testa.
-Beh, pensavo che qui non ci avrebbe visto nessuno … - disse prima di avvolgermi le braccia intorno al collo e dandomi un semplice bacio a stampo.
Il sorriso che avevo stampato in faccia si allargò ancora di più. Ok, adesso sembri proprio un pesce lesso.
-Prima che perda completamente il contegno da insegnante, è meglio se prendiamo il proiettore. – dissi prendendola per mano e prendendo il carrellino con il pesante apparecchio tecnologico.
Dopo essere usciti, ritornammo a essere l’insegnante e la sua alunna e tornammo in classe. Erano arrivati quasi tutti gli alunni e lasciai che Paige mi aiutasse a spingere il carrellino.
-Bene ragazzi, oggi guarderemo un paio di diapositive per fare un ripasso delle cose dell’anno scorso. Prendete degli appunti perché potrebbero servirvi. –
 
Dopo le lezioni, tornai in camera e notai che Roland era addormentato come un sasso. Volevo prenderlo un po’ in giro, perché Paige mi aveva spifferato che April l’aveva invitato alla festa perché le piaceva.
Allora presi il cuscino in più che avevo nell’armadio e un pennarello rosso indelebile e scrissi “Roland+April=amore per sempre”. Era solo l’inizio della mia vendetta …
 
Angolo autrice
Eccomi qua!
Spero che il capitolo vi piaccia, anche se non è molto lungo :)
Purtroppo ho dei problemi, quindi non avrò tempo di aggiornare fino a martedì …
A presto!

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Capitolo 8
*** Surprise! ***


SURPRISE!
 
Mi risvegliai dopo una lunga nottata: mi ero addormentato sul cuscino che avevo preparato per Roland, e avevo fatto dei sogni strani tutta la notte, e quando mi ero svegliato Roland non c’era più. Evidentemente, credeva che dovessi andare a lezione quel giorno e mi aveva lasciato il letto libero per riposarmi.
Il fatto era che quel giorno gli studenti della Shoreline erano andati con gli insegnanti di arte al museo di storia dell’arte locale, quindi io non avevo nessuna lezione
Purtroppo, anche Paige era andata in gita, quindi non avevo nessuno con cui passare il tempo. Pensai che potevo sfruttare quella giornata per vendicarmi della maglietta che aveva fatto Roland.
Steven mi aveva fatto una soffiata e mi aveva detto che Roland veniva tutti i giorni alle tre del pomeriggio per farsi un riposino, quindi avevo all’incirca sei ore per preparare la mia vendetta.
Grazie alle mie comode ali, volai nella città più vicina alla Shoreline e mi misi alla ricerca di tutti gli ingredienti necessari per la ricetta “come farla pagare con gli interessi a Roland”.
Comprai un lenzuolo bianco, qualche pennarello indelebile e una maglietta.
Sfruttai l’occasione per fare qualche compera anche per me: comprai dei libri che volevo leggere da tempo, qualche maglietta nuova e anche un paio di jeans. Mi stavo dirigendo verso un posto appartato per poter “decollare”, quando passai davanti a una gioielleria: in vetrina, c’era una collanina semplice, con un piccolo cuore come ciondolo. Poteva piacere a Paige?
Senza pensarci due volte, lo comprai: al massimo, lo avrei regalato ad Arriane, se mai l’avessi ritrovata.
Tornato alla Shoreline, completai il mio piano e poi andai da Steven: avevo bisogno di parlare con qualcuno.
Bussai: -Steven, posso entrare? –
-Certo, Cam, entra. –
Entrai e, dopo essermi seduto, ripresi a parlare: - Steven, secondo te come dovrei comportarmi durante il primo compito in classe? Ho dovuto fissarne uno, per terminare il ripasso dell’anno scorso, ma non so come comportarmi! Non sono un vero insegnante! –
Mi presi la testa tra le mani: quello era il minore dei tanti problemi che mi frullavano in testa, ma con lui potevo discutere solo di quello.
-Cam, tranquillo! Devi solo restare impassibile, non dare loro le risposte, e se li becchi con telefoni e bigliettini mandali subito da me. Come te la stai cavando come insegnate? –
-Non è così difficile come pensavo, e ho notato che se parli delle cose storiche con gli studenti come parleresti del meteo, capiscono molto di più. –
-E come va in amore? –
Sbiancai.
Sapeva qualcosa?
-In che senso? –
-Hai trovato qualcuna che ti piace? –
-No, al momento nessuna. – mentii .
-Hai lasciato perdere Paige? –
-Mai presa in considerazione. Semplicemente, è una ragazza con cui ho un legame particolare: mi ha aiutato molto i primi giorni, mi ha consigliato alcuni modi per farmi rispettare e mi ha spiegato come stavano le cose l’anno scorso. Ma non c’è altro. –
Sìììì, e sono anche una banana viola che balla la macarena sotto la pioggia, dissi pensando alla marea di cavolate che avevo detto in poco più di un minuto.
 
Roland tornò in camera di Cam per riposarsi un po’. La sera precedente era andato a quella festa sulla spiaggia, ma se n’era andato poco dopo: aveva trovato April, le aveva parlato, ma lei era così ubriaca che poco dopo si era già scordata il suo nome, così l’aveva riportata nel suo dormitorio semi-svenuta e poi era andato a fare un giro.
Chissà se aveva smaltito la sbronza …
Proprio in quel momento, la vide uscire dalla porta principale.
-Ehi, Roland! – lo salutò da lontano.
-Ehi! Sei un po’ più sobria, oggi? –
-Sì, anche se ho ancora un gran mal di testa. Paige mi ha detto che sei stato tu a riportarmi in camera, non so come ringraziarti. –
-Figurati. Mi sei praticamente svenuta addosso, come potevo lasciarti lì? –
Risero insieme poi lui si ricordò della gita.
-Come mai non sei al museo? – le chiese.
-Beh, la professoressa mi ha visto pallida come un cencio, perché stanotte tutto l’alcool che ho bevuto si è fatto sentire, e ha pensato che avessi l’influenza, così mi ha imposto di restare qui. Almeno mi sono fatta una dormita. –
Dopo essersi salutati, Roland andò nella camera di Roland ma spalancò la bocca quando vide com’era conciata.
Sul letto c’era un cuscino con scritto “Roland+April=amore per sempre”, sul lenzuolo bianco c’era scritto “Tra rose e fior, nasce l’amor, Roland e April si vogliono sposar!” e c’era una maglietta bianca con la stampa di un grosso bacio e Cam aveva aggiunto sotto “Un bacino da April.”
Cam voleva la guerra? L’avrebbe avuta!
 
Angolo autrice
Eccomi qua con un nuovo capitolo!
Spero tanto che vi piaccia!
Ringrazio tutti quelli che seguono la storia, tutti quelli che l’hanno recensita e ringrazio in anticipo chi recensirà questo capitolo!
A causa di problemi familiari, potrò aggiornare la storia solo venerdì.
Baci!

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Capitolo 9
*** Lilith ***


LILITH
 
Quando tornai in camera, trovai Roland infuriato: avrei giurato che del fumo stava uscendo dalle sue orecchie.
-Che c’è, Roland? Qualche problema? – chiesi ridendo.
-Stupido! –
-Perché? Tu mi hai fatto la maglietta “Team Cam”, mi sembrava giusto ricambiare. –
Ormai mi stavo rotolando a terra dalle risate.
-Cam, lo sai che mi vendicherò, vero? – disse lui con finto sguardo omicida.
-Non vedo l’ora! – dissi io ormai fuori controllo.
Alla fine cedette anche Roland e ridemmo insieme.
-Allora, come va con April? – gli chiesi.
-Non lo so, Cam. Quella ragazza mi piace davvero: è sveglia, sicura di sé, carina, ma … -
-Ma? –
-Ma lei è umana, invecchierà e un giorno morirà, mentre io resterò sempre così. Non sono sicuro di voler amare una persona per poi perderla e sentire la sua mancanza per sempre. –
-Ma così perderesti la possibilità di amare, Roland. –
-Non so cosa fare, Cam. Secondo te, dovrei provarci? –
-Tenta, Roland. Meglio vivere senza rimpianti. –
-Hai ragione. Non vai da Paige? –
-Tra poco ci vediamo nel suo dormitorio, mi ha detto che è sola per un’oretta. –
Infatti, poco dopo uscii e mi avviai verso il dormitorio di Paige. Non sapevo dove fosse andata April, e per il bene di Roland speravo che fosse in biblioteca a studiare. Non volevo che il mio amico soffrisse di nuovo: aveva amato una sola donna in tutta la sua vita, e quella volta aveva sofferto veramente moltissimo. Desiderava solo la felicità dell’amico.
Bussai tre volte alla porta, segnale che aveva concordato con Paige, e la ragazza mi aprì subito dopo tirandomi dentro con foga.
Non appena chiuse la porta, le sue labbra incontrarono le mie: finalmente potevano stare soli dopo tutta la giornata.
 
Roland era andato a cercare April: anche se Cam non gliel’aveva detto, sapeva che la ragazza era la compagna di stanza di Paige e voleva sapere dov’era andata.
Provò ad andare in giardino, ma non la trovò, cercò in tutte le classi e in ogni sgabuzzino. Dopo quasi un’ora di ricerche la trovò in biblioteca.
-Ciao April! –
-Roland, che sorpresa! Siediti pure! –
Il ragazzo si sedette e notò il tomo che stava leggendo la giovane.
-Hai qualche verifica domani? – le chiese curioso.
-Sì, domani il professor Briel ha fissato un test di ripasso e ho bisogno di rivedere le cose dell’anno scorso. –
-Hai bisogno di una mano? –
-Per adesso no, ma tra poco avrei bisogno di qualcuno che m’interroghi. Ma non serve che tu mi aiuti … -
-Non ti preoccupare – la fermò lui. – Sono qui senza sapere cosa fare, mi fa solo piacere aiutarti. –
-D’accordo. In dieci minuti finisco di leggere questo e poi m’interroghi. –
Roland la osservò studiare e si soffermò sui suoi particolari: gli zigomi erano alti, le mani delicate erano ben curate e con uno smalto blu elettrico, e al braccio portava un braccialetto con un simbolo strano.
Una runa.
Una runa dei Nephilim.
 
Stavo uscendo dalla finestra di Paige. Era già sera e molti ragazzi stavano andando a cena, non potevo rischiare di essere visto.
Mi nascosi tra gli alberi e camminai lentamente verso la mia finestra, quando sentii una presenza dietro di me.
Qualcuno mi stava seguendo.
Mi girai, ma non riuscii a vedere nulla, era troppo buio.
-Chi c’è? – chiesi.
Una figura uscì dall’ombra degli alberi: era una ragazza, alta e snella, con i capelli rosso fuoco e gli occhi verdi così simili ai miei.
-Ciao, Cameron. –
-Lilith. – riuscii solo a sussurrare.
 
Angolo autrice
Eccomi qua!!
Ecco il nuovo capitolo, e spero tanto che vi piaccia!
Vi ringrazio tanto per le recensioni che avete lasciato e ringrazio le 2 persone che hanno inserito la storia tra le seguite, le 3 che l’hanno aggiunta tra le preferite e le 2 che l’hanno inserita tra le ricordate.
Vi ringrazio di cuore!
 LILITH
 
Quando tornai in camera, trovai Roland infuriato: avrei giurato che del fumo stava uscendo dalle sue orecchie.
-Che c’è, Roland? Qualche problema? – chiesi ridendo.
-Stupido! –
-Perché? Tu mi hai fatto la maglietta “Team Cam”, mi sembrava giusto ricambiare. –
Ormai mi stavo rotolando a terra dalle risate.
-Cam, lo sai che mi vendicherò, vero? – disse lui con finto sguardo omicida.
-Non vedo l’ora! – dissi io ormai fuori controllo.
Alla fine cedette anche Roland e ridemmo insieme.
-Allora, come va con April? – gli chiesi.
-Non lo so, Cam. Quella ragazza mi piace davvero: è sveglia, sicura di sé, carina, ma … -
-Ma? –
-Ma lei è umana, invecchierà e un giorno morirà, mentre io resterò sempre così. Non sono sicuro di voler amare una persona per poi perderla e sentire la sua mancanza per sempre. –
-Ma così perderesti la possibilità di amare, Roland. –
-Non so cosa fare, Cam. Secondo te, dovrei provarci? –
-Tenta, Roland. Meglio vivere senza rimpianti. –
-Hai ragione. Non vai da Paige? –
-Tra poco ci vediamo nel suo dormitorio, mi ha detto che è sola per un’oretta. –
Infatti, poco dopo uscii e mi avviai verso il dormitorio di Paige. Non sapevo dove fosse andata April, e per il bene di Roland speravo che fosse in biblioteca a studiare. Non volevo che il mio amico soffrisse di nuovo: aveva amato una sola donna in tutta la sua vita, e quella volta aveva sofferto veramente moltissimo. Desiderava solo la felicità dell’amico.
Bussai tre volte alla porta, segnale che aveva concordato con Paige, e la ragazza mi aprì subito dopo tirandomi dentro con foga.
Non appena chiuse la porta, le sue labbra incontrarono le mie: finalmente potevano stare soli dopo tutta la giornata.
 
Roland era andato a cercare April: anche se Cam non gliel’aveva detto, sapeva che la ragazza era la compagna di stanza di Paige e voleva sapere dov’era andata.
Provò ad andare in giardino, ma non la trovò, cercò in tutte le classi e in ogni sgabuzzino. Dopo quasi un’ora di ricerche la trovò in biblioteca.
-Ciao April! –
-Roland, che sorpresa! Siediti pure! –
Il ragazzo si sedette e notò il tomo che stava leggendo la giovane.
-Hai qualche verifica domani? – le chiese curioso.
-Sì, domani il professor Briel ha fissato un test di ripasso e ho bisogno di rivedere le cose dell’anno scorso. –
-Hai bisogno di una mano? –
-Per adesso no, ma tra poco avrei bisogno di qualcuno che m’interroghi. Ma non serve che tu mi aiuti … -
-Non ti preoccupare – la fermò lui. – Sono qui senza sapere cosa fare, mi fa solo piacere aiutarti. –
-D’accordo. In dieci minuti finisco di leggere questo e poi m’interroghi. –
Roland la osservò studiare e si soffermò sui suoi particolari: gli zigomi erano alti, le mani delicate erano ben curate e con uno smalto blu elettrico, e al braccio portava un braccialetto con un simbolo strano.
Una runa.
Una runa dei Nephilim.
 
Stavo uscendo dalla finestra di Paige. Era già sera e molti ragazzi stavano andando a cena, non potevo rischiare di essere visto.
Mi nascosi tra gli alberi e camminai lentamente verso la mia finestra, quando sentii una presenza dietro di me.
Qualcuno mi stava seguendo.
Mi girai, ma non riuscii a vedere nulla, era troppo buio.
-Chi c’è? – chiesi.
Una figura uscì dall’ombra degli alberi: era una ragazza, alta e snella, con i capelli rosso fuoco e gli occhi verdi così simili ai miei.
-Ciao, Cameron. –
-Lilith. – riuscii solo a sussurrare.
 
Angolo autrice
Eccomi qua!!
Ecco il nuovo capitolo, e spero tanto che vi piaccia!
Vi ringrazio tanto per le recensioni che avete lasciato e ringrazio le 2 persone che hanno inserito la storia tra le seguite, le 3 che l’hanno aggiunta tra le preferite e le 2 che l’hanno inserita tra le ricordate. A domenica con un nuovo capitolo!
Vi ringrazio di cuore!
 

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Capitolo 10
*** Threatens ***


THREATENS
 
-Che ci fai qui Lilith? – chiesi dopo aver superato la sorpresa.
-Ti stavo cercando. –
-Beh, mi hai trovato. Ora puoi anche tornartene da dove sei venuta. – dissi voltandole le spalle e iniziando a camminare verso l’entrata.
Lei mi si parò davanti in meno di un secondo.
-Mi sei mancato. – mi disse con quella voce zuccherosa così falsa che ti faceva venire il diabete solo a sentirla.
-Io invece speravo che tu fossi affogata da qualche parte. Sembra che le mie speranze siano state vane. –
-Cosa ci fa qui? –
-Gli affari miei! –
-Cam, vedi di darmi delle risposte gentili, non vorrei dover tirare fuori la stellasaetta che ho nello stivale. Ora, che cosa ci fai qui? –
-Ascoltami bene: Mi. Faccio. Gli. Affari. Miei. –
Lei fu di parola e prese la stellasaetta puntandomela al collo. Io non battei ciglio, sapevo che quella ragazza era solo apparenze.
-Sei sicuro della tua risposta? –
-Assolutamente sì. –
Lei sarà anche stata audace e sicura di sé, ma io ero più veloce, così le presi la stellasaetta e invertì i ruoli.
Adesso era lei quella con la freccia puntata alla gola.
-Adesso le domande le faccio io: che cosa ci fai qui? – chiesi con tono minaccioso.
-Volevo trovarti. –
-Perché? –
-Perché voglio stare di nuovo con te. –
-Sei in ritardo di almeno seimila anni, tesoro. Dovresti andare avanti con la tua vita. – dissi allontanando la freccia e mettendomela in tasca.
-Vattene. – le dissi.
-Come si chiama la tua nuova fiamma? Paige? –
Mi si gelò il sangue nelle vene. Come faceva a sapere che stavo con Paige? Come sapeva il suo nome?
-Da quanto mi spii? –
-Da abbastanza tempo da notare che hai trovato una nuova ragazza. Sai, sono gelosa. E sai anche che quando sono gelosa posso fare di tutto. – disse giocherellando con l’orlo del maglione.
-Non toccherai Paige. – dissi con le mani che tremavano dalla rabbia, dalla voglia di tirarle un cazzotto in faccia e levarle quel sorrisino beota.
-Oh, sai benissimo che posso. So che ha lezione con te il lunedì, il martedì e il venerdì dalle otto alle nove, dopodiché esce in giardino per andare in palestra, da sola. –
Grazie per l’informazione, babbea! Pensai tra me e me. Dovevo assolutamente mettere in guardia Paige.
-Prova a toccarla, e giuro sul Trono che ti strapperò le ali piuma per piuma e poi ti getterò sul fondo dell’oceano a morire. –
-Sai, non ho bisogno di toccare lei per farti del male. Posso sempre andare da Steven e dirgli tutto. Come pensi che la prenderebbe? Sbatterebbe fuori entrambi … -
-Non oserai! – quasi urlai.
In quel momento, iniziò a piovere fortissimo e in cinque secondi mi ritrovai bagnato fradicio.
-Ecco come stanno le cose, Cam: molla Paige o farò del male a entrambi. –
Detto questo, sparì.
 
Roland era in camera di Cam a guardare la tv. Dopo aver aiutato April a studiare (e dopo aver ottenuto un appuntamento con lei nel fine settimana), voleva vedere l’amico e era andato lì ad aspettarlo.
Era uscito da un bel po’, e stando a quel che aveva detto, sarebbe già dovuto essere in camera, ma non c’era traccia di lui.
Improvvisamente, la porta si spalancò e Cam, bagnato come un pulcino, entrò furioso, sbattendo contro il muro ogni cosa fosse a portata di mano.
-Cam, calmati! – disse Roland. – Che succede? Perché hai una stellasaetta in tasca? –
Cam si girò verso l’amico, con gli occhi carichi d’odio.
-Lilith è tornata. E ha minacciato sia me che Paige. –
-Cosa?! E che vuole? –
-Vuole che io lasci Paige, oppure farà del male a entrambi. –
 
Angolo autrice
Eccomi qua!
Che ne pensate del capitolo? Vi piace?
Un grazie a tutti quelli che seguono la storia e l’hanno recensita. Grazie di cuore!
A causa di alcuni problemi familiari, domani e martedì sarò sempre impegnata, ma mercoledì posterò il nuovo capitolo!
Baci!

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Capitolo 11
*** Memories ***


MEMORIES
 
Flashback – Irlanda, 1964
 
Sto girovagando per le vie di Dublino: Luce è morta ieri sera tra le braccia di Daniel, quindi ho diciassette anni per girare l’Irlanda e vedere posti nuovi.
Vado al Temple Bar, per prendere qualcosa da bere, una Guinness, magari: la birra irlandese è una delle migliori, almeno secondo l’opinione di Roland. Lui se ne intende molto di birre – e di qualunque altra cosa contenesse alcool.
Entro nel ber e noto che è pieno di fumatori e bevitori accaniti, probabilmente molti di loro sono lì in cerca di una rissa.
-Una Guinness. – dico al barista, che sta spolverando i bicchieri dietro il bancone.
-Subito! – mi risponde.
Quando mi arriva la birra, inizio a bere facendomi i fatti miei, quando sento la sedia di fianco alla mia sposarsi e un uomo ordina tre boccali di birra. Faccio finta di non aver sentito lo sguardo dell’uomo su di me e continuo a ignorarlo, ma lui sembra intenzionato a darmi fastidio.
-Cosa ci fa un bel faccino come te qui? – mi chiede. Sento il suo alito puzzolente su di me, probabilmente è già ubriaco fradicio.
-Mi bevo una birra in pace, e sono pronto a mandare al tappeto chiunque mi dia fastidio. – dico cercando di levarmelo di torno.
-E se io non volessi lasciarti in pace? –
-Stai pronto ad andare all’ospedale. – dico lasciando i soldi per la birra sul bancone e alzandomi per andarmene.
L’uomo mi segue e mi afferra una spalla.
-Chi ti ha detto di andartene? – mi chiede.
Senza dire una parola, afferro la sua camicia per il colletto e lo lancio contro il muro. Mi risistemo i miei vestiti, da bravo gentiluomo, ed esco dalla porta.
Poco dopo sento dei passi dietro di me: l’uomo mi sta seguendo, e si è portato anche gli amici.
-Cosa vuoi ancora? – chiedo tranquillo.
-Fartela pagare. –
I tizi danno il via a una rissa da cui esco illeso, mentre tutti loro sono malandati e dovranno passare un paio di giorni in ospedale.
Inizio a camminare per andare a casa, ma poco dopo sento di nuovo una presenza dietro di me: non possono essere gli uomini, la metà di loro ha una gamba rotta o slogata.
Mi giro: non c’è nessuno. Guardo bene dietro di me, ma non vedo nessuno.
Quando mi rigiro, c’è una donna ben vestita dietro di me. Conosco bene questa donna, anche se preferirei non averla mai vista in vita mia.
-Lilith, come mai da queste parti? – chiedo cercando di mantenere le distanze.
-Ti stavo cercando. Sai, avevo voglia di rivederti. –
-Bene, mi hai visto. Ora puoi sparire dalla mia vita per altri mille anni. –
-Hai notato che la moglie del barista ti fissava? –
-No, perché non me ne importava. –
-Bene. Ma ricordati una cosa: se mai ti interesserai a una donna, la pagherete entrambi. –
Detto questo, sparisce proprio com’era arrivata: in silenzio.
 
Oggi
 
Avevo appena finito di raccontare questo episodio a Roland, lui spalancò gli occhi: sapeva di cos’era capace Lilith, lui stesso aveva avuto un assaggio delle sue vendette.
-Sai che cosa vuol dire la presenza di Lilith qui vero? – mi chiese.
-Sì purtroppo lo so. Paige è in pericolo. –
 
Angolo autrice
Eccomi tornata!
Che ne dite di questo capitolo? Vi piace?
Un grazie a tutti quelli che seguono la storia, e a quelli che la recensiscono.

A venerdì!

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Capitolo 12
*** Dangerous ***


DANGEROUS
 
Quella notte Roland ed io eravamo rimasti svegli per capire quale sarebbe stata la mossa successiva di Lilith e come proteggere Paige. Entrambi eravamo d’accordo sul fatto che lei non dovesse sapere chi ero davvero, ma doveva sapere della minaccia di Lilith e senza dirle la verità probabilmente avrebbe preso la questione sottogamba.
Insomma, eravamo in un vicolo cieco.
-Cam, devo dirti una cosa. – Roland si fece serio all’improvviso.
-Che succede? –
-Oggi sono andato a cercare April: stava studiando in biblioteca per il test che farai questa mattina, e ho notato che al polso portava un braccialetto. –
-E allora? –
-Su quel braccialetto c’era disegnata la runa di Raziel. –
-Non è possibile! Perché un’umana porterebbe un braccialetto con la runa di Raziel? –
-Forse perché non è umana. – Roland mi guardò aspettando che facessi uno più uno.
-Una Nephilim. –
Il mio cervello si rifiutava di crederlo: sapevo che in quella scuola studiavano anche i Nephilim, ma non pensavo di certo che i miei alunni fossero per metà come me.
Roland riprese il discorso: -Dubito che Steven metta in camera una Nephilim e un’umana, quindi, se non mi sbaglio, … -
-Anche Paige è una Nephilim. – conclusi io.
-Esatto. Quindi sa che gli angeli e i demoni sono reali: se le spiegherai la situazione di Lilith, ti crederà. –
-C’è solo un piccolo ostacolo: io dovrei essere umano, non dovrei sapere niente di queste cose! –
-Le parlerò io, le dirò che sono come loro. Tu adesso cerca di riposare, hai un compito da fare domani. –
Anche se non ero ancora tranquillo, dopo un po’ riuscii a prendere sonno e dormii qualche ora.
 
Quando la mattina arrivai in classe per fare il compito, tutti gli alunni erano tesi per le domande della verifica, tesi quasi quanto me, che mi aspettavo un attacco di Lilith da un momento all’altro.
-Bene ragazzi, questo è il compito. Le domande sono venti e per prendere la sufficienza basta rispondere correttamente a dodici domande. Avete un’ora a partire da adesso. –
Tornai alla cattedra dopo aver distribuito i fogli e senza farmi vedere controllai il cellulare. C’erano due nuovi messaggi.
Il primo era di Roland:
Vedrò April dopo la scuola e le dirò tutto, così avvertirà anche Paige.
Il secondo era di Paige:
Sembri agitato, stai bene? Vediamoci in camera mia dopo le lezioni.
Non potevo rispondere in quel momento, avrei aspettato la fine dell’ora.
Mentre tenevo d’occhio i ragazzi perché non copiassero, la mia mente vagava in ogni angolo del mondo in cerca di qualcosa che potesse aiutarmi a fermare Lilith. Quella ragazza era sempre stata un po’ squilibrata: insomma, tutti gli angeli caduti sapevano che se entravano in suolo consacrato sarebbero bruciati insieme alla chiesa, eppure lei voleva a tutti i costi sposarsi in chiesa. Non l’avevo mai capita: insomma, non poteva bastarle un giardino?
In quel momento suonò la campanella.
-Giù le penne! Consegnate i compiti! –
Tutti consegnarono i loro fogli e uscirono dall’aula. Paige consegnò per ultima.
-Stai bene? – mi chiese sottovoce mentre appoggiava il foglio.
-Sì, ho solo un po’ di pensieri per la testa. Ci vediamo dopo, allora? –
-D’accordo. Vieni per le quattro, prima devo vedermi con l’allenatrice in piscina. –
Se ne andò, lasciandomi tra le grinfie dei ragazzini del primo anno.
 
Roland stava cercando April: avevano deciso di vedersi in un angolo del giardino in cui potevano parlare indisturbati. Quando lui arrivò, lei era già lì ad aspettarlo.
-Ciao April! –
-Ciao Roland! Cos’è successo? Nel messaggio hai scritto che era importante. –
-Devo parlarti di una cosa, e so che non sarà facile per te assimilare tutto questo, ma lo devi sapere. –
-Ehi, mi stai spaventando. – disse lei prendendolo per mano. –Dimmi tutto! –
-Se ti dicessi che so che sei una Nephilim, mi crederesti? –
Lei sgranò gli occhi per la sorpresa e lo fissò a bocca aperta.
-Co… come lo sai? –
-Il braccialetto. Quel simbolo lì è la runa di Raziel, e la indossano solo angeli, demoni e Nephilim. Sono solo andato per esclusione. –
-Tu come fai a sapere tutte queste cose? –
-Non posso dirti tutto adesso, ho giurato di non dirlo a meno che non sia un caso estremo. Però posso dirti che sono simile a te. –
-Sul serio? – chiese lei con gli occhi che brillavano.
-Sì. E sono venuto qua perché c’è una cosa importante che devi sapere. Sai chi è Lilith? –
-Non esattamente. So solo che è malvagia e che è considerata la sposa di Lucifero. –
-Le cose non stanno esattamente così. Uno: è molto più che malvagia. Due: non ci sono prove che stia con Lucifero. Comunque, la cosa importante è che adesso è qui, alla Shoreline. –
-Che cosa?! Stai scherzando, vero? Ti prego, dimmi di sì. –
-Purtroppo non sto scherzando: è qui in cerca di vendetta. Per questo volevo parlarti: tu e Paige dovete stare attente, molto attente. Non aggiratevi mai da sole per il campus, state in luoghi affollati e non date confidenza a donne che non conoscete. –
-Presumo che tu sappia anche di Paige. – disse preoccupata.
-So fare uno più uno. Se tu sei una Nephilim, al novanta per cento lo è anche lei. –
-Infatti. Staremo attente lo prometto. –
Improvvisamente, April fece una faccia non del tutto rassicurante.
-Che c’è, April? –
-Paige. È da sola agli allenamenti. –
 
Paige stava tornando nel dormitorio dopo essersi allenata con la coach. Aveva una strana sensazione mentre camminava per il campus: si sentiva osservata, come se qualcosa d’invisibile la stesse inseguendo.
Quando si girò per la quinta volta, vide che non era sola. Poco più in là c’era una ragazza: aveva capelli rossi come il fuoco, era bellissima, alta e magra. E i suoi occhi … sembravano tanto quelli di Cam.
-Serve aiuto? – chiese Paige.
-A dire la verità sì. Sto cercando una ragazza di nome Paige. –
-Sono io. Ma tu chi sei? –
-Sono Lilith. Devo dirti una cosa importante. –
E dopo quelle parole, l’unica cosa che Paige vide fu il buio.
 
Angolo autrice
Eccomi qua con un nuovo capitolo! Vi piace?
Purtroppo lunedì inizierò la scuola, e non riuscirò ad aggiornare molto spesso, comunque vi dirò in che giorni aggiornerò.
A domenica con il prossimo capitolo!

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Capitolo 13
*** Life and death ***


LIFE AND DEATH
 
Roland e April si precipitarono verso la piscina, senza preoccuparsi delle occhiate che ricevevano da alunni e insegnanti.
Andarono subito verso la porta, ma era chiusa: Paige doveva già essere uscita.
-Dove può essere? – chiese Roland con il fiatone.
-Non lo so! – disse April, mentre tentava di riprendere fiato.
-Pensa, April! Se non ci sbrighiamo, Paige rischia la vita, e tu potresti essere la prossima. –
-Di solito dopo gli allenamenti va a stendersi in camera. –
-Andiamo! –
Roland stava tremando: se Lilith aveva preso Paige, non solo Cam se la sarebbe presa con lui, ma sarebbe stato così disperato da combinare qualche casino. Inoltre, Lilith poteva anche rapire April per ferire lui.
Corsero per i corridoi della Shoreline e quando arrivarono in camera di April e Paige, la trovarono vuota.
Cercarono in bagno, sul terrazzo, persino sotto il letto e nell’armadio. Ma niente.
Provarono a vedere se per caso era in biblioteca, o se fosse andata in qualche aula a studiare, ma sembrava svanita nel nulla.
 
Paige aprì lentamente gli occhi. Sentiva la testa pulsare, le faceva malissimo. Lentamente, i ricordi tornarono: si ricordò della ragazza dai capelli rossi che la cercava, e dopo aveva solo sentito qualcuno che la colpiva in testa ed era svenuta.
Più il tempo passava più Paige diventava consapevole di quello che la circondava: era legata a una sedia, mani e piedi erano completamente bloccati. La stanza era quadrata e molto piccola, con una finestrella in alto. Doveva essere una delle cantine.
Sentì qualcuno muoversi in un angolo: cercò di mettere a fuoco i particolari, ma il dolore alla testa le impediva di concentrarsi.
-Chi c’è? – chiese.
-Lilith. Ricordi? Ci siamo conosciute poco fa. –
-Perché sono legata? – disse Paige sull’orlo di una crisi di panico.
-Perché, se la tua testolina non l’ha ancora capito, sei mia prigioniera. –
-Perché? Cosa ti ho fatto? –
-Mi hai rubato il ragazzo. –
A quelle parole Paige sbiancò e sentì un dolore lancinante al cuore. Non poteva essere vero, Cam non le avrebbe mai mentito.
-Se il problema è Cam, prometto che non lo cercherò più. –
-So che con le minacce potrei ottenere qualcosa da te, ma conosco Cam da abbastanza tempo da sapere che non ti lascerà stare. –
-Cam non mi aveva detto di avere la ragazza … -
-Infatti. Diciamo che sono un’ex gelosa. –
-Senti, possiamo trovare un accordo, ma non farmi male … - ora Paige era completamente in preda al terrore.
-Non ti preoccupare, non ti farò del male, se Cam verrà qua a salvarti. Diciamo che ti sto usando come esca.
A quel punto Paige iniziò a pregare perché andasse tutto per il meglio.
 
Ero nella mia stanza. Stavo correggendo le verifiche che avevano fatto quella mattina. Avevo bisogno di una penna rossa e aprii la mia borsa per cercarla, ma trovai qualcos’altro. Un foglietto. Pensai che fosse di Paige, per darsi appuntamento da qualche parte, ma rimasi sconvolto quando riconobbi la calligrafia del mittente.
In quel momento, Roland e April entrarono in camera correndo.
-Cam! – mi disse il mio amico che rischiava l’iperventilazione. –Forse Lilith ha Paige. –
-Togli il “forse” dalla frase. – dissi in un sussurro.
-Perché? –
Gli mostrai il biglietto.
 
Se vuoi rivedere Paige, vieni questa sera nelle cantine della Shoreline, alle nove, o puoi anche dirle addio.
 
Angolo autrice.
Eccomi qua!
Che ne pensate del capitolo? Vi piace?
Allora ... io domani inizio la scuola, e non so tra quanto potrò aggiornare … Mercoledì non dovrei avere molto da fare, quindi mi connetterò quel giorno.
A mercoledì! 

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Capitolo 14
*** Answers ***


ANSWERS
 
Guardai Roland e April fissare il bigliettino, poi la ragazza scoppiò in lacrime.
-Che cosa vorrà farle? – sussurrò tra i singhiozzi.
Roland l’abbracciò nel tentativo di farle coraggio, mentre io pensavo a cosa fare per salvare Paige.
-Se conosco Lilith, - dissi con voce fredda, - non vorrà fare male a Paige. La sta usando come esca. E noi dovremo far finta di abboccare per salvarla. –
-Che vuoi dire? – mi chiese April.
-Che la coglieremo di sorpresa. Io entrerò e farò finta di stare al gioco. Voi sarete fuori: Roland, tu sei bravo con l’arco, tirerai una stellasaetta a Lilith. Mi raccomando, non ucciderla, quello sarà un mio piacere. –
-Cos’è una stellasaetta? – chiese April spaesata.
Non so cosa avesse detto a April, ma adesso lei doveva sapere tutto per potersi difendere.
-Roland, dille tutta la verità. Hai dieci minuti, poi ci ritroveremo nel bosco, lì non ci vedrà nessuno. –
Me ne andai, per prendere le mie armi nascoste.
 
-Roland, quale verità devi dirmi? – April stava passando dal dolore per l’amica a una rabbia cieca perché non sapeva la verità.
-April, non è facile né da spiegare, né da capire. Ti chiedo solo di non avere paura di me. –
-Perché dovrei aver paura di te? –
- Sei una Nephilim, quindi saprai la storia: gli angeli che disobbedirono a Dio caddero e furono spediti agli inferi … -
-Sì, sì conosco quella storia. Vai avanti. –
-Non è proprio così. Ci furono anche angeli che non presero una decisione, e che quindi furono rifiutati sia dal Cielo che dagli inferi. Io e Cam facciamo parte di questa schiera. –
-C-cosa? –
-Siamo angeli caduti, April. Demoni buoni, a dirla tutta. –
Roland vide mille emozioni passare sul volto della ragazza: sorpresa, rabbia, dolore, paura.
Si aspettava tutto questo.
Ma di certo non si aspettava lo schiaffo che seguì.
-Ora pensiamo solo a salvare Paige, poi riparleremo di questa storia. – disse lei senza degnare Roland di uno sguardo e avviandosi senza di lui verso il bosco.
 
Era già un po’ che aspettavo: mi ero armato di coltelli, frecce e qualche stellasaetta. Roland e April arrivarono poco dopo, e dalla faccia di April, dedussi che non aveva preso bene la rivelazione sulla nostra natura.
-Siete pronti? – chiesi quando furono vicini.
-Cosa devo fare? – chiese April.
-Quando avrò attaccato Lilith, entra e libera Paige velocemente, poi correte da Steven e ditegli tutto in breve. –
-D’accordo. –
Andammo insieme nelle cantine, ma Roland e April restarono un po’ più indietro per non farsi sentire.
Mi avvicinai alla porta: non potevo entrare indifeso, ma non potevo neanche mostrare le armi.
La mia unica difesa erano le ali.
E queste avrebbero traumatizzato Paige.
Feci la scelta migliori per lei, e lasciai che le ali bianche con sfumature ora uscissero dalla mia schiena.
Sentii April trattenere il respiro ma non mi voltai. Semplicemente, aprii la porta e sussurrai: -Ciao, Liliht. –
 
Angolo autrice
Salve salve!
Eccomi tornata!
Scusate l’ora, ma ho appena finito i compiti!
Purtroppo la scuola mi sta tenendo occupatissima, quindi ho deciso di fissare un aggiornamento settimanale il sabato :)
Quindi, a sabato!
 
Ps grazie a tutti per avermi lasciato ben 35 recensioni… mi sono commossa. 

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Capitolo 15
*** Goodbye ***


GOODBYE

 

Guardai la stanza: era molto angusta, c’era solo una piccola finestra a illuminare l’ambiente. Era tutto sporco, pieno di polvere.
E – cosa abbastanza inquietante – era tutto vuoto, fatta eccezione per una sedia al centro della stanza. Su quella sedia era seduta Paige.
Dormiva, o forse era svenuta, e non si accorse di me.
Per un momento mi colse il panico, pensavo fosse morta, ma poi vidi il suo petto alzarsi e abbassarsi, e capii che stava respirando.
Volevo andare da lei, slegarla, farmi vedere per quello che ero e accettarne le conseguenze: non volevo più avere segreti con lei.
Ma era bloccato da una donna, che era in piedi proprio di fianco alla sedia.
-Sai, Cam, non credevo che l’avrei mai detto, ma sei patetico. –
-E perché sarei patetico? Perché sono capace di provare sentimenti? Se è così, sono felice di essere patetico. –
-Sai di essere venuto incontro a morte certa, giusto? –
-No, non lo sapevo, ma grazie per la dritta. –
-Sai qual è il mio piano? Voglio farti soffrire, proprio come tu hai fatto soffrire me quando mi hai lasciato: ti strapperò le ali, e mentre starai morendo dissanguato ucciderò la tua cara Paige proprio sotto i tuoi occhi. –
Dovevo mantenere la calma: sapevo benissimo che Lilith era capace di questo e altro, ma se avesse fiutato la mia paura l’avrebbe usata contro di me.
-Sembra che nel tuo geniale piano, Lilith, tu abbia tralasciato qualcosa. –
-Ah sì? E cosa avrei dimenticato? –
-Che io ho intenzione di combattere. –
Lilith parve un po’ sorpresa dalle mie parole: sul serio pensava che mi sarei arreso così facilmente?
In quel momento una stellasaetta la colpì proprio nella spalla sinistra: Roland non mi aveva deluso, come al solito.
In quel momento Lilith spalancò le sue ali demoniache e partì all’attacco.
Per fortuna ero pronto e mi alzai in volo esattamente nello stesso momento. Le balzai addosso e la sbattei a terra, facendole colpire forte il pavimento con la testa.
Con una mano le tenevo la gola, mentre con l’altra cercavo di sfilarmi la stellasaetta dalla tasca.
Purtroppo Lilith fu più veloce di me e ribaltò le posizioni: adesso era lei che mi stava strangolando con le sue manine da diavolo.
Mi voltai verso Paige e vidi che non c’era più: April aveva fatto la sua parte e l’aveva portata in salvo.
Lilith si voltò proprio in quella direzione e vide ciò che anch’io avevo visto, così mi lasciò e si lanciò all’inseguimento di Paige.
Mi alzai e anch’io iniziai a volare, cercando di tenere l’andatura veloce di Lilith.
Uscimmo dalla Shoreline e ci ritrovammo sulle spiagge californiane: vidi Paige e April, che cercavano un posto sicuro dove nascondersi.
Lilith si lanciò in picchiata verso di loro ma riuscii a scagliarle nella schiena una stellasaetta.
Il demone cadde a terra, ma era ancora in piene forze e tornò all’attacco.
Da quel momento non riuscii più a distinguere chi stesse attaccando chi, o chi di noi due stesse vincendo.
Purtroppo anche Lilith aveva una stellasaetta e tentò di piantarmela nel cuore, ma riuscii a spostarmi e mi finì nel fegato: faceva un male allucinante.
Radunai le ultime forze che avevo e feci rotolare Lilith fino all’oceano, dove le infilai la testa sott’acqua.
Sapevo che un angelo non poteva morire affogato, così mi strappai la freccia dalla pancia – cosa che fu molto dolorosa e mi provocò l’uscita di tantissimo sangue – e gliela infilai nel cuore mentre cercava di tornare a galla. Dopo qualche secondo non si vide più una bolla uscire dalla bocca o dal naso.
Niente.
Poco dopo, il corpo diventò cenere e si disperse nell’acqua.
Con le poche forze che mi erano rimaste, uscii dall’acqua e mi avvicinai alla battigia, ma caddi sulle ginocchia, incapace di muovere un altro passo.
L’ultima cosa che vidi fu Paige, che mi stava venendo incontro.
Poi ci fu solo il buio.
 
Angolo autrice
Ta-dan! Ecco il fatidico scontro!
Che ne dite? Vi è piaciuto?
Ho cercato di fare del mio meglio, spero di non avere deluso nessuno.
Beh, ora i compiti mi reclamano.
A sabato prossimo con il nuovo capitolo (che non è l’ultimo, promesso)! 

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Capitolo 16
*** Flying ***


FLYING

 

Riaprii lentamente gli occhi: erano l’unica parte del corpo che riuscivo a sentire. Quando vidi una forte luce bianca, richiusi gli occhi per il fastidio.
Sentivo dolore in tutto il mio corpo, in particolar modo la pancia: mi sembrava che al posto del mio fegato ci fosse un focolaio che stava divorando tutto il mio corpo.
Lentamente, riuscii a ricordare cos’era successo prima che finissi in quello stato.
Lilith che aveva preso Paige.
Io che tentavo di salvarla.
La morte di Lilith.
E la stellasaetta conficcata nella mia pancia.
Improvvisamente capii che cos’era quel bruciore che sentivo nella pancia.
Lentamente, stavo guarendo.
Mi sentii subito più rilassato, e questo permise al mio corpo di guarire più in fretta. Sentii qualcuno muoversi intorno a me, poi sentii delle mani gentili cavarmi qualcosa dalla pancia – forse delle bende – e poi sentii qualcosa di freddo colarmi sulla pelle. Acqua, a giudicare dall’assenza di odori.
Riprovai ad aprire gli occhi e questa volta la luce, che apparteneva a una lampada a neon appesa al soffitto, non fece male come prima.
-Ti sei svegliato! – disse una voce femminile.
Tentai di alzarmi, ma questo mi provocò una fitta terribile alla pancia e così tornai giù.
-Francesca? Sei tu? –
-Sì, sono io. È meglio se resti sdraiato ancora per un paio d’ore, così tornerai come nuovo. Ora, vorresti raccontarmi cos’è successo? –
-Lilith mi ha scoperto. È venuta qua e ha cercato di uccidermi. –
-Dopo così tanti anni? Credevo che ormai fosse tutto finito. –
-Purtroppo ho osato innamorarmi di qualcun altro. – dissi a bassa voce.
-Parli di Paige? –
-Come lo sai? – chiesi stupito.
-Andiamo, anche un cieco vedrebbe che vi amate senza riserve! Solo Steven è troppo ottuso per capirlo! –
-Mi caccerà? – ora ero preoccupato.
-Ho parlato con lui, e gli ho rifilato una bella scusa, così non sospetta niente. Io manterrò il tuo segreto, Cam, ma devi promettermi che sarete discreti. –
-Certo, Francesca. Ora posso andare? –
-No hai ancora bisogno di dormire. –
Mi diede un bicchiere e, dopo aver bevuto, mi addormentai in pochi istanti.
 
Roland e April erano seduti su una panchina fuori dalla scuola. Dopo quello che era successo con Lilith, Steven aveva sospeso le lezioni quel giorno e aveva mandato tutti gli studenti in gita nella città più vicina, così lui poteva indagare senza problemi.
Erano rimaste solo April e Paige, anche se Steven non ne era al corrente.
Roland aveva appena finito di spiegare la sua situazione a April, che sembrava abbastanza scossa.
-Quindi non sei cattivo? – chiese lei dopo cinque lunghi minuti di silenzio.
-No, non sono cattivo. Non potrei mai esserlo. –
-Ma hai detto che sei un demone. –
-Anche se ho fatto una scelta sbagliata circa seimila anni fa, questo non significa che non abbia cambiato idea. Se potessi, tornerei ad essere un angelo, ma ormai sono condannato a questa vita. –
-Hai mai fatto del male a qualcuno? –
-No, a nessuno. –
April dopo qualche istante sembrò rilassarsi, e poi abbracciò il ragazzo.
Roland, che aveva teso i muscoli fino a quel momento, si rilassò tra le braccia della ragazza.
-Beh, abbiamo ancora un appuntamento questo week end, no? – disse April sorridendo.
-Oggi è sabato, temo che dovremo rimandare al prossimo week end … oppure … ti fidi di me? –
-Sì. –
-Allora chiudi gli occhi.
La ragazza fece come Roland aveva detto, poi sentì le braccia del ragazzo circondarle la vita. Sembrava tutto normale, ma quando Roland disse – Ora aprili. – April non svenne per miracolo.
Stavano volando sopra la Shoreline.
 
Angolo autrice
Eccomi qua!
Dopo una lunga settimana sono qua!
Che ne dite del capitolo, vi piace?
Grazie a tutti quelli che hanno recensito, che hanno inserito la storia tra le preferite/ricordate/seguite e grazie anche a tutti quelli che leggono la storia!
A sabato prossimo!

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Capitolo 17
*** 'Cause I'm in love with you ***


‘CAUSE I’M IN LOVE WITH YOU
 
Paige e April erano nella loro stanza. Erano passati tre giorni da quando Cam aveva ucciso Lilith, e Paige non era ancora riuscita a vederlo.
Solo Roland era riuscito ad andare a trovare Cam una volta: Paige gli aveva chiesto come stava, e Roland le aveva solo risposto che sarebbe tornato come nuovo presto.
Le lezioni di storia erano state annullate per tutta la settimana, con la motivazione che il professore si era ammalato e aveva bisogno di un po’ di tempo per guarire.
Paige tuttavia era divorata dai dubbi.
Perché aveva visto Cam volare? Perché aveva visto il suo ragazzo uccidere la rossa? Cam non era un tipo violento! Non poteva essere cattivo! E soprattutto, dov’era finito il corpo della rossa?
Aveva provato a chiedere riposte sia a Roland che a April, ma entrambi le avevano detto che era compito di Cam spiegarle tutto.
-April, ho visto il mio ragazzo volare! Lo capisci? E tu non mi vuoi dare spiegazioni?! – Paige era fuori di sé perché l’amica continuava a restare in un silenzio ostinato.
-Paige, ascoltami. Io so esattamente cos’è successo, ma solo perché Roland me l’ha spiegato. E credimi quando ti dico che la situazione è più complessa di quanto pensi. Dai tempo a Cam di guarire e poi ti spiegherà tutto! –
Paige era molto frustrata, e stava per insistere ancora ma April si chiuse nel bagno, come per concludere la conversazione.
Paige tirò un calcio alla porta, per far capire alla compagna che non era finita lì, e andò a letto, sperando di riuscire a dormire.
 
Uscii dall’infermeria improvvisata qualche giorno dopo lo scontro con Lilith. Francesca mi aveva ordinato di restare a riposo fino alla settimana successiva, perché il mio fegato aveva bisogno di un po’ di tempo per tornare a funzionare come si deve.
Avevo mandato un messaggio a Paige, dicendole che ero tornato in camera mia e che dovevo parlarle. La sua risposta fu solo un secco: Passo tra un’ora.
Probabilmente Paige in quei giorni mi aveva maledetto in tutte le lingue che conosceva, ma ero già dannato, cosa sarebbe cambiato?
Stavo leggendo un libro quando bussarono alla porta.
-Avanti! – dissi.
Paige entrò con fare timido e si appoggiò alla scrivania. Mi stava guardando in modo strano, e avevo notato che stava cercando di mantenere le distanze.
-Vuoi darmi qualche spiegazione o intendi essere criptico come Roland e April? – chiese lei scocciata.
-Ti spiegherò tutto, ma ti consiglio di sederti, non è una storia facile da digerire. –
Speravo che si sedesse sul letto accanto a me, ma si sedette sulla sedia accanto alla scrivania.
-Credo tu abbia capito che cosa sono. – dissi non sapendo da cosa partire.
-Sei un angelo o un demone? – chiese secca lei. Andava sempre dritta al punto.
-Un demone pentito, direi. Non sono nessuno dei due. –
-Sei pericoloso? –
-Tu sei stata con me più di chiunque altro. Ti ho mai fatto del male? –
Lei sembrò soppesare le mie parole.
-No, non mi hai fatto niente. –
-Non farei mai del male a nessuno, per nessuna ragione. –
-Però hai ucciso quella donna. – puntualizzò lei.
-Quella donna era Lilith, e dato che sei una Nephilim probabilmente sai chi era. –
Paige sgranò gli occhi: per la prima volta da quando era entrata, lasciò trasparire un’emozione.
-Cosa … ? E lei …. ? Come sai cosa sono? –
-Merito di Roland. Comunque, io e Lilith stavamo insieme, dovevamo sposarci, ma lei voleva farlo in una chiesa. Tu non lo sai, ma se io o Roland entrassimo in una chiesa, noi e l’edificio stesso prenderemmo fuoco. Siamo angeli caduti, cacciati dal Paradiso durante la ribellione di Lucifero. Tentai di dissuaderla ma non volle sentir ragione e mi lasciò. Quando noi due ci siamo … quando ci siamo baciati, lei ci ha visto, e ha iniziato a meditare vendetta. È sempre stata molto vendicativa, e voleva riavermi indietro. Pensavo che avrebbe ferito me, non avrei mai immaginato che sarebbe arrivata a farti del male. Quando ti ha preso, ho provato la più grande paura della mia vita. E credimi, è una vita di seimila anni. –
A quel punto, Paige si alzò e venne sul letto ad abbracciarmi. Io tirai un sospiro di sollievo, perché temevo che sarebbe corsa via subito dopo aver sentito la storia.
-Come va il fegato? – chiese per cambiare argomento. Forse per il momento ne aveva abbastanza.
-Meglio, anche se fa ancora male. –
-Perché l’hai fatto? Perché hai rischiato la vita per me? – chiese lei con gli occhi pieni di lacrime.
Eravamo ancora stretti nel’abbraccio e in quel momento il dolore al fegato sembrò scomparire.
Dissi quelle poche parole che non credevo avrei mai pronunciato.
-Perché ti amo. –
 
Angolo autrice
Ta-dan! Eccomi qua!
Che ne pensate del capitolo? Vi piace?
Come al solito, non riuscirò ad aggiornare prima di sabato: mi hanno già sovraccaricato di verifiche!
A sabato prossimo!

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Capitolo 18
*** It is not over ***


IT IS NOT OVER

 
Roland e April erano andati di nascosto a Los Angeles: quel fine settimana Steven e Francesca si erano assentati per qualche motivo, e avevano lasciato il comando a Cam.
Roland, ovviamente, aveva supplicato l’amico perché lo lasciasse andare fuori dalla scuola con April, e non era stato facile strappargli un sì.
I due ragazzi erano andati al cinema, perché davano il film preferito di April e Roland aveva deciso di accontentarla. Il film era una di quelle commedie romantiche che il demone aveva sempre detestato, ma vederlo con April non era stato poi tanto male.
Alla fine del film, avevano deciso di andare a mangiare qualcosa insieme, nel fast food lì vicino, per poi tornare a scuola prima che Cam si infuriasse come Lucifero.
-Allora ti è piaciuto il film? – chiese April al ragazzo.
-Ti devo dire la verità, non pensavo mi sarebbe piaciuto, invece è stato carino. Diciamo che è stata la compagnia a farmelo piacere. – disse il demone guardandola malizioso.
April arrossì e abbassò lo sguardo sulle sue patatine.
Dopo poco, parlò anche lei: - Devo ammettere che anche per me questa volta è stato più bello. –
Restarono in silenzio, non sapendo cosa dirsi. Superato il momento di imbarazzo, iniziarono a parlare del film e ridevano nel descrivere gli aspetti più ridicoli di ogni personaggio.
Alle nove, come dicevano le preziose istruzioni di Cam, erano tornati a scuola e Roland stava riaccompagnando April al suo dormitorio. Si tenevano mano nella mano, e sorridevano entrambi come due pesci lessi.
Arrivarono davanti alla porta della camera e April si voltò verso Roland.
-Direi che è stata una bella giornata. Ringrazia Cam per averci coperto. – disse April.
-Certo, riferirò. Pensi che potremmo rifare una giornata come questa? –
-Mmh … si può fare. Ora è meglio che vada. –
April fece per aprire la porta, ma Roland la fermò e la baciò, cosa che aveva pensato di fare per tutto il giorno.
 
Ero chiuso in camera mia. Paige era seduta alla mia scrivania che studiava per una verifica, mentre io cercavo qualcosa con cui passare il tempo: avevo provato a leggere, ma non riuscivo a concentrarmi. Avevo tentato di fare un disegno, ma la mia mente sembrava decisa a non collaborare. Ero preoccupato che Steven beccasse Roland e April … sarebbero stati guai!
Poi pensai che potevo far pagare a Roland il permesso che gli avevo dato. La nostra guerra era ancora in corso, giusto?
Presi un lenzuolo e un pennarello indelebile, e scrissi sul tessuto bianco: “Rolanduccio, vuoi un bacetto?”
La cosa non fu semplice, perché il lenzuolo era enorme e il pennarello aveva la punta abbastanza sottile. Dopo essere riuscito a scrivere il tutto, coprii il letto con il lenzuolo.
-Che fai? – mi chiese Paige. –“Rolanduccio, vuoi un bacetto?” – disse divertita.
-Non è niente, è solo uno scherzo per Roland. È voluto andare a Los Angeles? Io gliel’ho permesso, ma non l’ho fatto gratis. – dissi sorridendo diabolico.
-Inizio a capire perché sei un demone. Sei un piccolo diavoletto! – disse lei prima di tornare ai suoi libri.
Poi presi anche una fodera, ci disegnai una bocca che schioccava un bacio e la misi al cuscino. Infine, presi il pigiama di Roland, che era semplicemente grigio, e ci scrissi a caratteri cubitali in rosso “I love April”.
Esisteva un modo migliore per augurare la buonanotte a Roland?
 
In quel posto faceva caldo, un caldo infernale. Tutti coloro che erano lì erano sudati fradici e soffrivano mille pene, tranne un uomo: questo era seduto su un trono, il quale si trovava su una piccola collinetta, e controllava tutti dall’alto.
Era un uomo molto affascinante: capelli biondi, occhi azzurro ghiaccio e una pelle perfettamente asciutta e senza un punto nero. Il suo sguardo era severo, le sue labbra tese in una sottile linea che esprimeva rimprovero.
Stava aspettando la sua compagna da un po’: era andata sulla Terra per vendicarsi, e non era più tornata. Non era nella sua indole preoccuparsi, eppure iniziava a sentire una stretta intorno al cuore.
In quel momento arrivò un ragazzotto basso, tutto affannato che doveva riferire qualcosa.
-Mio signore! Porto cattive notizie! –
-Parla. – disse l’uomo senza cambiare espressione.
-La vostra compagna, Lilith, è morta. Ho visto un demone ucciderla. Il suo nome è Cameron Briel. –
Lucifero si alzò dal suo trono e fissò il ragazzo, sperando che dicesse che non ne era sicuro.
-Davvero quello sciocco credeva che la mia Lilith fosse sola? Non sa cosa lo aspetta. Non è ancora finita. –
 
Angolo autrice
Eccomi qua!
Scusate se ci ho messo tanto a scriverlo ma il computer ha avuto un po’ di problemi.
Che ne dite? Vi piace il capitolo?
Una cosa su Lucifero: non mi ricordavo esattamente la sua descrizione, così me lo sono immaginato.
A sabato prossimo!
ps grazie mille per le 52 recensioni lasciate, siete fantastici!

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Capitolo 19
*** Trouble ***


TROUBLE
 
Roland stava tornando in camera: non era mai stato così felice in seimila anni.
Aveva baciato April.
Finalmente, dopo tantissimi anni si sentiva finalmente a casa: non sentiva più la mancanza del Paradiso, dei suoi amici, di Daniel – che ora non si ricordava più di lui.
Provò ad aprire la porta, ma era bloccata.
-Cam! Cam, dove sei? –
-Sono in bagno! – sentì la voce dell’amico in lontananza. – la porta fa fatica ad aprirsi, forzala un po’! –
Roland fece quello che aveva detto Cam e dopo un po’ riuscì ad entrare: ma perché c’era la cassettiera dietro la porta?
Non appena accese la luce, il demone capì tutto.
Vide il letto con un mega lenzuolo con la scritta “Rolanduccio, vuoi un bacetto?” e vide anche il cuscino e il suo pigiama.
Se dalle sue orecchie fosse potuto uscire del fumo come nelle locomotive, probabilmente in quel momento le sue orecchie sarebbero sembrate due camini.
Pensava che la loro guerra fosse finita: invece neanche Lilith era bastata a calmare Cam.
-Cam! – urlò il demone fuori di sé. – Questa me la paghi! – disse mentre toglieva il lenzuolo e la federa e gettava il pigiama nel cestino.
 
Sentire la reazione di Roland mentre ero chiuso in bagno fu impagabile. Non so perché, ma sentire Roland infuriato mi dava una gioia immensa.
Paige, che aveva insistito per restare e vedere la reazione di Roland, stava cercando di coprirsi la bocca per non far sentire che stava ridendo come una matta.
La risata soffocata di Paige e gli sbuffi di Roland mi fecero ridere talmente tanto che mi vennero le lacrime agli occhi. Poco dopo Roland bussò alla porta talmente forte che pensavo che i cardini avrebbero ceduto.
-Cam! Apri questa cavolo di porta prima che inizi a diventare volgare e tiri giù dal Paradiso tutti i nostri amici che sono rimasti lì! –
Feci cenno a Paige di restare buona e zitta lì in bagno, mentre io uscii e affrontai il mio amichetto.
-Che c’è, Roland? –
-Ma sei matto? Credevo che fossimo pari! –
-Dai, avevo bisogno di distrarmi un pochino! Ti ricordo che stavo per morire! – dissi con fare innocente.
Roland mi puntò il dito contro e fece la sua minaccia.
-Ritornerai a insegnare prima o poi, e a quel punto vedrai come mi divertirò! –
Detto questo, uscì furioso dalla stanza sbattendo la porta.
Paige in quel momento uscì dal bagno e stava ancora ridendo: era così bello vederla ridere dopo tutto quello che era successo.
-Ti prego, organizziamo una cosa simile anche per April! – mi disse prima di accasciarsi a terra dal ridere.
 
Lucifero stava parlando con un uomo: sapeva che era un ex angelo che durante la rivolta aveva scelto di stare dalla sua parte, ma poi aveva ripreso la via del Trono.
-Dunque, da dove ha detto che viene? – gli stava chiedendo.
-Vengo dal Michigan. –
-E ha diciassette anni, giusto? –
-Sì. –
-E dove ha studiato? –
-Ho studiato in casa. Mia madre era un’insegnante, e ha preferito istruirmi lei. Purtroppo è venuta a mancare qualche tempo fa e ho bisogno di finire la mia istruzione. –
-Certo, capisco. Ecco qua il suo orario, e questo è il numero del suo dormitorio. Benvenuto alla Shoreline. –
Lucifero prese il fascicolo e si avviò sorridente come non mai verso la sua camera.
 
Angolo autrice
Eccomi qua!
Che ne dite del capitolo?
Cosa bolle in pentola?
Onestamente, non lo so neanche io! Questa settimana sarà dedicata allo studio dei colpi di scena che ci saranno nei prossimi capitoli!
A sabato prossimo!
Un bacio e grazie a tutti!

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Capitolo 20
*** Not again ***


NOT AGAIN
 
Ero tornato ufficialmente alla mia vita regolare: era lunedì, il mio permesso per malattia era finito e dovevo tornare a insegnare.
Da un lato ne ero felice: stare in camera da solo tutta la mattina poteva essere estremamente snervante, specialmente perché ero sempre in tensione per Paige e la sua sicurezza. Dall’altro lato, però, non avevo voglia di tornare a ripetere così monotonamente fatti storici cui io stesso avevo preso parte.
Mi stavo vestendo, e una fastidiosa sensazione allo stomaco non mi dava pace: sentivo che c’era qualcosa che non andava. E questo masso si era piazzato sul mio stomaco dopo la visita di Steven la sera precedente.
-Steven, che succede? – gli avevo chiesto.
-Da domani avrai un nuovo studente nella tua classe. Si chiama Seth, ha studiato in casa fino a poco tempo fa, ma ora ha deciso di venire qui. –
-Perfetto. Lo conoscerò domani mattina. –
-Il fatto è che è un po’ più grande … ha già vent’anni. –
Era stata quella frase a dare vita ai miei sospetti: perché un ragazzo di vent’anni doveva venire in una scuola privata? Non trovavo nessun nesso logico.
Roland era seduto sul letto e mi stava guardando come se avesse i raggi-x e potesse vedere cosa mi passava per il cervello.
-Cam, se non la smetti di pensare tra un po’ inizierà ad uscirti il fumo dalle orecchie. Che succede? –
-Ieri sera Steven mi ha detto che uno di vent’anni si è unito alle mie classi. –
-Ed è per questo che ti stai arrovellando il cervello?! –
-Non riesco a capire perché uno già adulto debba venire qua! –
-Forse vuole solo prendere un diploma … non l’hai ancora visto, non puoi preoccuparti per delle congetture della tua mente malata! –
-Hai ragione. E, comunque, non sono malato! – dissi uscendo dalla stanza dirigendomi verso la classe.
Avevo evitato la colazione, non mi sentivo ancora in forze e preferivo mangiare solo quando il mio stomaco chiedeva pietà. Entrai in classe: era ancora vuota. Mi sistemai con calma, compilai il registro e poi mi sedetti con le gambe sulla cattedra, apprezzando quel silenzio che sarebbe durato poco.
Infatti, qualche minuto più tardi iniziarono ad entrare gli studenti: mi misi sull’attenti e guardai negli occhi tutti quelli che entravano alla ricerca del ragazzo nuovo. Niente: conoscevo tutti. Dove diavolo si era cacciato?
La campanella suonò e dovetti iniziare la lezione.
-Bene, facciamo l’appello. – dissi aprendo il registro.
-Signor Briel, si sente meglio? -  mi chiese un ragazzo di cui non ricordavo bene il nome. Justin? Dustin?
-Sì, sto molto meglio. Ho solo avuto qualche problema allo stomaco. Soffro di gastroenterite. – dissi buttando lì la prima malattia che mi era passata per la testa.
Feci l’appello e alla fine mi decisi a cercare il ragazzo nuovo.
-Steven mi ha detto che oggi si è unito a questa classe un nuovo studente. Per favore, che questo ragazzo gentilmente si alzi e si presenti. –
Un ragazzo dall’ultima fila si alzò. Lo osservai.
Capelli biondi, occhi magnetici che attiravano quasi tutte le ragazze del mondo, fisico asciutto e “da urlo” – come avrebbe detto Arriane senza giri di parole.
-Ciao a tutti! – si presentò. –Mi chiamo Seth, e ho studiato in casa fino a qualche mese fa. Ho deciso di venire qua per ottenere un vero diploma e poter studiare al college. –
-Molto bene. Aprite il libro a pagina … -
Lui mi interruppe.
-Ho sentito parlare molto bene di lei, professore. – disse catturando la mia attenzione.
In quel momento lo guardai veramente.
E con terrore lo riconobbi.
 
Angolo autrice
Eccomi qua!
Chiedo perdono per l’ora tarda, ma ho potuto accendere il computer solo adesso. E chiedo anche perdono per eventuali errori di battitura o grammaticali, ma sono influenzata e faccio fatica concentrarmi molto…
Spero che il capitolo vi piaccia!
A sabato!

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Capitolo 21
*** The morning star ***


THE MORNING STAR
 
Paige stava guardando Cam, che stava fissando il nuovo ragazzo con uno sguardo tra lo sbalordito e l’infuriato.
-Bene, aprite il libro a pagina quaranta. – il tono di Cam era completamente cambiato. Era freddo, distaccato … cercava di nascondere qualcosa.
Stava rigido, i muscoli erano tesi … a Paige ricordava molto la notte in cui aveva combattuto contro Lilith.
La ragazza, senza farsi notare, si voltò verso il ragazzo nuovo: i capelli erano biondo platino, gli occhi bellissimi … era bello, perfetto. Troppo perfetto.
Per questo Paige si insospettì subito.
Osservò i suoi lineamenti: non aveva un brufolo, una cicatrice, un segno di barba. Eppure aveva vent’anni, e tutti gli uomini a quell’età hanno la barba.
-Signorina Montgomery, tutto ok? – la riprese Cam. La sua voce era severa, da insegnante, ma nei suoi occhi c’era solo preoccupazione.
Bingo. Qualcosa non andava in quel ragazzo. Lo sguardo di Cam glielo aveva appena confermato.
-Sì. Scusi se mi sono distratta, ho un po’ di mal di testa. –
La lezione riprese ma Paige non riusciva a seguire. Avrebbe chiesto gli appunti a Cam: se gli avesse spiegato cose le passava per la testa, l’avrebbe aiutata.
April le passò un bigliettino.
 
Tutto ok?
 
Paige cercò di essere più discreta possibile e rispose.
 
C’è qualcosa che non va. In camera ti spiego tutto, non è sicuro qui.
 
Appena lesse il biglietto, April capì che la cosa era seria e iniziò a preoccuparsi.
Per fortuna, in quel momento suonò la campanella. Quel giorno avevano lezione solo la mattina, quindi le due amiche tornarono in camera a passo svelto.
Appena entrarono, Paige chiuse la porta a chiave e controllò dallo spioncino della porta che nessuno le avesse seguite.
-Paige, mi vuoi spiegare cosa sta succedendo? – April era abbastanza agitata.
-Credo che il ragazzo nuovo nasconda qualcosa. –
-Come? –
-Hai visto anche tu la faccia di Cam quando l’ha guardato. Aveva paura. Chiunque sia, conosce Cam e anche Cam conosce lui. –
-Pensi che sia qualcuno di pericoloso? –
-Di sicuro non è un amico. – disse Paige guardando April negli occhi. Entrambe sapevano che, se quel ragazzo proveniva dal mondo di Cam, poteva essere un vero pericolo.
 
Dopo la lezione corsi in camera. Dovevo parlare con Roland. Immediatamente.
Perché Lucifero era tornato? Che cosa voleva da me?
Lo avevo visto solo due volte in tutta la mia vita: durante la Caduta e nel momento che avevo scelto di passare dalla sua parte dopo che Daniel non aveva accettato di sposare me e Lilith.
Perché era venuto alla Shoreline? Quel era il suo scopo?
Roland mi aveva raccontato tante storie su di lui: non si scomodava mai per niente, lasciava che fossero i suoi scagnozzi a risolvere tutto. Molti demoni non lo vedevano mai per tutta la loro esistenza.
Allora perché questa volta aveva lasciato il suo seggio vuoto? Cosa poteva essere successo di tanto importante?
Entrai in camera.
-Roland, c’è una cosa che … -
Mi si bloccarono le parole in gola. Roland non era da solo.
C’era una ragazza.
Arriane.
-Ari, cosa ci fai qui? – dissi andando ad abbracciarla.
-Eddai, Cam! Non esagerare con le smancerie! Comunque mi sei mancato anche tu! –
-Arriane a qualcosa da dirci. – disse Roland con lo sguardo più cupo che avesse mai avuto.
-Che succede? –
-Lucifero è uscito dai confini dell’Inferno. Il Trono ce l’ha comunicato stamattina, e ci ha anche detto di metterti in guardia. –
-So di Lucifero. – dissi.
-Come fai a saperlo? – mi chiese Arriane stupita.
-Il nuovo studente …  è lui. È qui alla Shoreline. –
Arriane spalancò gli occhi e si passò una mano tra i capelli.
-Ho paura che siamo nei guai. – disse.
Non avevo mai visto Arriane così seria.
Eravamo veramente nei guai.
 
Angolo autrice
Eccomi qua!
Allora, che ne dite nel capitolo? Vi piace?
Spero di non aver fatto troppi errori, sono ancora influenzata …
A sabato prossimo!

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Capitolo 22
*** News from Heaven ***


NEWS FROM HEAVEN
 
-Cosa sai Arriane? Devi dirci tutto quello che sai! – Cam le stava praticamente urlando in faccia.
-Calmati Cam! Smettila di fare il bambino prepotente! Ti racconterò tutto, ma lasciami respirare! –
Arriane ripensò alla mattina appena passata …
 
Flashback
Poche ore prima …
 
Arriane stava volando sui cieli dell’università di Luce: da quando l’aveva persa, sentiva molto la sua mancanza, e anche solo vederla mentre passava da un aula all’altra la faceva sentire più vicina a lei.
Anche Daniel frequentava quel college, ed era divertente vederli provarci l’uno con l’altra, girando intorno alle cose senza mai arrivare dritti al punto e causando così un imbarazzo immenso.
All’improvviso si sentì chiamata da qualcosa di invisibile, e capì che doveva andare: per quanto fosse divertente vedere quei due ragazzi in piena crisiadolescenziale , aveva anche dei doveri.
Arriane prese il volo e andò al Trono.
-Mi avete chiamato? – chiese Arriane inginocchiandosi di fronte a quella luce così forte da non lasciare intravedere niente.
-C’è qualcosa di importante che devi sapere. Ti ricordi Lilith? –
-Come dimenticarla? – disse con il suo solito tono sarcastico.
-Cameron Briel l’ha uccisa pochi giorni fa. Dopo la sua morte, sono venuto a conoscenza di un’alleanza che legava Lilith e Lucifero. –
-Che tipo di alleanza? –
-Lilith voleva sposare Cam, e aveva chiesto a Lucifero di farlo restare un demone. In cambio, Lilith aveva concesso alla Stella i suoi servigi. Negli ultimi secoli ha fatto cose terribili al suo posto. –
-Perché Lilith voleva che Cam restasse un demone? –
-Se Cameron fosse stato un demone, Lucifero avrebbe potuto trovare un modo per eludere le regole da me imposte. –
Arriane stava iniziando a capire come stavano le cose, e non le piacevano per niente.
Il Trono continuò.
-Sono venuto a sapere che Lucifero è uscito dai confini dell’Inferno. Non lo faceva da secoli.  L’ho fatto seguire da un angelo e mi ha comunicato la sua posizione. Ho bisogno che tu vada subito alla Shoreline per avvisare Cameron del pericolo. –
Arriane non se lo fece ripetere due volte.
Spiccò il volo e si precipitò alla Shoreline.
 
Fine Flashback
 
-Arriane, non mi stai prendendo in giro, vero? – chiese Cam con la poca voce che aveva in corpo dopo il racconto.
-Scherzo su tante cose, Cam, ma non potrei mai prenderti in giro su cose simili. –
-Ora che Lucifero ha perso il suo braccio destro, vorrà vendetta. È per questo che è venuto qui. –
-Devo dirti anche un’altra cosa! – disse Arriane vedendo che Cam stava andando verso la porta.
-Arriane, non abbiamo tempo! Dimmi tutto adesso! –
-Lucifero è debole in questo mondo, lui trae forza dalle fiamme infernali. Se riusciremo a tenerlo qui abbastanza a lungo, probabilmente si indebolirà abbastanza da essere costretto a tornare da dove è venuto. In poche parole, fallo restare qui dieci giorni e potrai schiacciarlo come una formica –
Cam sembrò riflettere su qualcosa, poi parlò: -Arriane, ho bisogno che tu faccia una cosa. –
-Avanti, spara! Ho bisogno di un hobby. –
-Devi iscriverti alla Shoreline. –
-Perché? –
-Per sedurre Lucifero e riuscire a indebolirlo. –
 
Angolino autrice
Eccomi qua!
Pensavo di non riuscire a scrivere il capitolo e invece ce l’ho fatta!
Spero che il capitolo vi piaccia, ho cercato di mettere in chiaro un po’ di cose prima di mettere tanti colpi di scena!
Beh, tutto qui!
A sabato prossimo (o a domenica, dipende dalle mie condizioni di salute)!

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Capitolo 23
*** Trapped ***


TRAPPED
 
Era un momento cruciale: se fossimo riusciti nel nostro intento, forse avremmo salvato migliaia di vite. Forse. Era quella piccola parola il problema.
Entrai in classe come se tutto fosse normale, come se la mia vita e quella di tutte le persone presenti nella scuola fossero al sicuro, anche se il mio cuore che batteva all’impazzata diceva esattamente il contrario.
Gli studenti entrarono poco dopo di me, e notai gli sguardi cupi di Paige e April: dovevano avere intuito qualcosa, anche se le loro fantasie probabilmente non si avvicinavano neanche lontanamente alla realtà.
C’era un banco in più nella classe, che era stato aggiunto quella mattina stessa.
E quella mattina stessa, avevo preso la decisione casuale di disporre io gli alunni a mio piacimento, con la scusa che posti fissi che avevo deciso io mi avrebbero aiutato a memorizzare i nomi.
Nel banco in prima fila, vicino a Seth – quel nome mi dava la nausea, forse perché sapevo quanta malvagità nascondesse – era seduta una ragazza, mora, con gli occhi chiarissimi e le unghie ben tenute e con lo smalto rosa confetto.
-Bene – dissi quando tutti si erano seduti nei nuovi posti e avevano preso il quaderno degli appunti. – Oggi si unisce alla nostra classe un’altra studente: Monique Delacour. Ha origini francesi, ma parla perfettamente la nostra lingua. –
 
-Cam, cosa vuoi che faccia? – mi chiede Arriane dopo che sono riuscito a dissuaderla a farle sedurre Lucifero.
-Devi camuffarti: non sappiamo se Lucifero si ricordi ancora la tua faccia dopo seimila anni. Trova una parrucca, cerca di truccarti abbastanza pesante per confondere i tuoi lineamenti. Datti lo smalto … insomma, cerca di essere il contrario di quello che sei. –
 
Arriane con la parrucca nera mi fissava dal banco in prima fila. Quell’ora avrebbe potuto cambiare tutto.
Iniziai a spiegare la rivoluzione americana: non sapevo se l’avevano già studiata o no, ma avevo bisogno di quell’argomento per poter continuare il piano.
Quando stava per suonare la campanella, assegnai il compito.
-Per la prossima settimana, voglio che mi consegniate una relazione sulla rivoluzione americana e su come quest’evento ha influito sulla storia mondiale. – si levarono mormorii di lamentele. –Sì, lo so, ho rovinato il vostro weekend, ma per facilitarvi le cose vi metterò in coppia. E vi avviso: io mi accorgo subito se copiate da internet. Quindi aspettatevi una F se solo mi accorgerò che avete copiato pari pari da internet. Dunque, le coppie sono: Paige e April, Thomas e Andrew, … - continuai l’elenco. – E, visto che siete entrambi nuovi, avevo pensato di mettervi insieme, Seth e Monique. Per voi va bene? –
-Per me va benissimo. – disse Arriane con un finto accento francese che era perfetto.
Lucifero osservò Arriane, e notai che sembrava gradire quello che stava guardando. –Anche per me non c’è problema. – disse infine.
 
-Come pensi di farmi avvicinare a quella serpe? Sarebbe sospetto se andassi lì e mi ci appiccicassi, no? – mi chiede Arriane.
-Assegnerò un compito di coppia, e per caso voi finirete insieme. Sarete costretti a vedervi. Cerca di convincerlo a vedervi domani pomeriggio in biblioteca per organizzare una scaletta della relazione. Dopo mi dirai com’è andata. –
 
Gli studenti uscirono dall’aula, abbastanza afflitti per colpa del compito. Paige mi stava guardando preoccupata. Quella ragazza era molto più intelligente di quanto sembrasse.
Più tardi le avrei spiegato tutto, ma il piano aveva la priorità.
Vidi Arriane e Satana uscire insieme, parlando animatamente.
La trappola sembrava funzionare.
 
Ero chiuso in camera mia: Roland era steso sul letto come se non stesse succedendo niente, mentre io non riuscivo a smettere di camminare avanti e indietro.
-Cam, puoi fermarti? Mi stai facendo venire il mal di mare! –
-Non posso, Roland! E se qualcosa andasse storto? Abbiamo già perso Gabbe per colpa di quello psicopatico, non possiamo mettere anche Arriane in pericolo! –
In quel momento arrivò un messaggio.
Mi precipitai sul cellulare.
È iniziata.
Era il codice.
La trappola aveva funzionato alla perfezione.
 
 
Angolo autrice
Ta-dan! Eccomi qua!
Scusate l’ora tarda, ma oggi ho avuto un impegno e sono riuscita a postare il capitolo solo ora!
Spero che vi sia piaciuto!
Ah, i pezzi in corsivo sono dei flashback, per mostrare com’è stato pensato il piano. Spero si capisca abbastanza, mi sono immaginata la scena nella testa … spero di averla resa bene!
Beh, un grazie a tutti quelli che mi seguono e che recensiscono!
A sabato (o domenica) prossima!

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Capitolo 24
*** What the...? ***


WHAT THE … ?
 
Ero in camera mia insieme a Roland e stavamo pensando a cosa fare per risolvere quella situazione incresciosa con Lucifero.
-Bene, il piano è partito. E adesso che facciamo? – mi chiese.
-Non lo so. Arriane ha detto che dobbiamo tenere Lucifero qui abbastanza a lungo da indebolirlo, quindi adesso dipende tutto da lei. –
-Dovrebbe farcela, è sempre stata brava a recitare. –
In quel momento la porta della camera si spalancò e Paige e April entrarono infuriate.
-Ci volete spiegare qualcosa? – chiese Paige con le mani sui fianchi, come faceva sempre quand’era arrabbiata.
-Paige, è più complicato di quanto pensi. – tentai di calmarla.
-Chi è quel tizio? Ho visto come lo guardavi! –
-Non posso dirti chi è, per la tua sicurezza. Però state lontane da lui, non è dalla parte dei buoni. –
April si tranquillizzò – per quanto si poteva essere calmi in quella situazione – e si stese sul letto vicino a Roland, mentre Paige mi stava ancora fissando infuriata.
-E chi è quella ragazza nuova? Perché la guardavi così?! –
Scoppiai a ridere, non potei farne a meno. Paige gelosa di Arriane? Era troppo comica come immagine.
-Bravo, ridi di me! – dal suo tono capii che era sul punto di esplodere in una serie di insulti contro di me.
-Scusami, non potevo farne a meno! Paige, non ti devi preoccupare: quella ragazza è la mia più vecchia amica, ed è qui solo per aiutarci. –
-Sarà anche la tua più vecchia amica, ma ti guardava … -
-Paige, non ti devi preoccupare di lei, sul serio. Fidati di me. –
Rimase arrabbiata altri due minuti, poi si arrese e mi abbracciò.
Ci sedemmo sul letto con April e Roland e iniziammo a chiacchierare come se niente fosse, per distrarci un po’ da quella situazione sempre più opprimente.
 
Nel frattempo, in un college non troppo lontano …
Luce e Daniel erano seduti su una panchina del college. Era una bella giornata di sole, e volevano godersela, prima che iniziassero gli esami. Avevano iniziato a frequentarsi e sembrava che le cose funzionassero tra loro, anche se c’era ancora un certo imbarazzo.
-Ehi, ti va di andare al lago? – disse Daniel.
-Quale lago? –
-Qua vicino c’è un laghetto. Non lo conosce quasi nessuno, ed è abbastanza isolato. –
-Perché no? Adoro nuotare. –
Andarono insieme mano nella mano verso quel laghetto che Luce non conosceva. Quando arrivarono, si gettarono in acqua vestiti. Per un po’ si divertirono senza pensieri, ma poco dopo restarono immobili, come se il tempo si fosse fermato.
Nelle loro menti erano comparse delle immagini: sembravano dei ricordi.
C’erano loro due, a fare il bagno in un lago, in mezzo a un bosco. Stavano parlando di qualcosa che Daniel non voleva dire a Luce.
Sembrava proprio un ricordo.
Peccato che nessuno dei due avesse mai vissuto quell’esperienza.
-L’hai visto anche tu? – chiese Luce senza fiato quando tutto tornò alla normalità.
-Sì. Che cos’era? –
-Un ricordo. Ma noi ci siamo conosciuti quest’anno, e non eravamo mai andati al lago. Che cosa ci è successo? –
Non sapendo cosa dire, i ragazzi uscirono dall’acqua e tornarono verso i loro dormitori. Dopo aver accompagnato Luce, Daniel andò verso la sua camera, ma fu bloccato da un nuovo ricordo.
Vide se stesso insieme a un ragazzo: aveva i capelli neri e gli occhi verdi; si sorridevano amichevolmente, come se si conoscessero da una vita. Daniel non sentiva cosa si stavano dicendo, vedeva solo delle immagini.
Sullo sfondo vide della neve, e la Piazza Rossa di Mosca.
Il ricordo finì e Daniel non poté far a meno di pensare che lui non era mai stato in Russia.
Però nella sua mente si fece strada un nome, che associò all’immagine di quel ragazzo.
Cam.
 
Angolo autrice
Eccomi qua!
Chiedo perdono per l’enorme ritardo, ma  ho avuto un po’ di problemi, tra scuola e casa.
Che ne dite del capitolo? Vi piace? Ho voluto inserire Luce e Daniel, ma ci vorrà ancora un po’ perché diventino personaggi “attivi” nell’azione.
Siccome questa settimana sono pienissima di compiti, verifiche e interrogazioni, non potrò connettermi durante la settimana, e mi scuso in anticipo.
A sabato o domenica prossima!

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Capitolo 25
*** Oh mine! ***


OH MINE!
 
Lucifero era chiuso in camera a studiare: non aveva mai passato un minuto sui libri in tutta la sua esistenza e non sapeva da dove partire. Ma doveva imparare in fretta o la sua copertura sarebbe saltata.
Aveva notato la sguardo di Cam la prima volta che era entrato in classe: l’aveva riconosciuto, sapeva chi era. E sicuramente presto avrebbe architettato un piano. Doveva tenere gli occhi aperti.
Qualcuno bussò alla porta.
-Avanti! – disse sfoggiando il sorriso più finto che avesse mai avuto.
Monique aprì timidamente la porta e si affacciò.
-Posso entrare? O disturbo? –
-Entra pure! Stavo tentando di studiare, ma faccio fatica a concentrarmi. – Lucifero sentiva la sua forza indebolirsi di minuto in minuto, ma non poteva ritornare  all’Inferno. Forse il Trono aveva lasciato perdere quella sua uscita, ma sicuramente non se ne sarebbe restato con le mani in mano se fosse uscito una seconda volta.
-Ti serve una mano? – chiese lei apprensiva.
-Magari! –
Restarono insieme tutto il pomeriggio e, dopo aver studiato, guardarono un film in tv mentre di fuori infuriava una tempesta.
-L’inverno è proprio arrivato! – disse Monique guardando fuori dalla finestra.
-Sembra di sì. –
Lucifero adorava quella ragazza: era bella, simpatica, … e sembrava avere un debole per lui. Poteva sfruttare la situazione: lui non era un bravo ragazzo, non era un angelo. Anzi, era tutto il contrario.
Proprio quando stava per fare la sua mossa, Monique se ne andò, dicendo che doveva chiamare i suoi genitori.
Quella donna faceva la preziosa, e questo gli piaceva.
Ma c’era anche un sospetto che gli attanagliava lo stomaco. Perché aveva la sensazione di conoscere quella ragazza?
 
Luce era in camera sua: dopo la giornata al lago con Daniel, quegli strani ricordi erano ricomparsi sempre più spesso. Non ne aveva più parlato con Daniel, lui non ne aveva più parlato con lei: forse quella situazione era talmente strana che preferivano ignorarla.
Eppure quel pomeriggio Luce aveva ricordato una cosa davvero stranissima: aveva visto sé stessa in tante versioni (in versione egizia, russa, … ) e tutte quelle Luce morivano bruciando non appena baciavano un ragazzo che sembrava Daniel.
In quel momento stava scrivendo su un quaderno che aveva nominato “Diario dei ricordi”, dove aveva iniziato ad annotare  tutte le visioni che aveva. Stava ancora scrivendo di quando la se stessa russa era morta bruciando quando qualcuno bussò alla porta.
Nascose velocemente il diario sotto il lenzuolo del letto e gridò: -Avanti! –
Daniel entrò, chiuse la porta a chiave dietro di sé e si sedette vicino a Luce.
Restò in silenzio un paio di minuti, poi parlò: -Anche tu hai ancora le visioni, vero? –
Luce esitò prima di rispondere: - Sì.
-Cosa pensi di fare? –
-Al momento non penso di fare niente: non so cosa siano questi ricordi o visioni … e non posso agire se non so cosa sto affrontando. –
Daniel restò un attimo in silenzio, poi disse: - Hai per caso visto una versione di me con le ali? –
-Sì. –
Daniel la guardò preoccupato, poi prese in mano il telefono e un foglietto con un numero di telefono. Compose il numero.
-Chi chiami? – chiese Luce.
Daniel le fece cenno di tacere e ascoltò il telefono che iniziava a squillare.
 
Ero in camera mia a correggere alcuni compiti. Roland era uscito con April, mentre Paige era in camera sua a studiare per un test di italiano. Le avevo dato un baby-monitor, così potevo sentire sempre quello che le succedeva mentre era da sola. Lei aveva protestato, ma alla fine aveva ceduto: non potevamo rischiare di farci sorprendere insieme, e quello sembrava il modo più semplice per tenerla d’occhio.
In quel momento mi squillò il telefono: sul display lampeggiava un numero che non conoscevo.
-Pronto? – risposi.
-Cam? – chiese una voce che conoscevo troppo bene e che non sentivo da troppo.
-Sì, sono io. Chi parla? –
Ci fu un attimo di esitazione, poi la voce all’altro capo del telefono rispose.
-Sono Daniel, Daniel Grigori. Ho bisogno del tuo aiuto. –
 
Angolo autrice
Eccomi qua!
Chiedo perdono per aver aggiornato così tardi, ma ho un sacco da studiare!
Per fortuna dopo questa settimana la situazione si calma un po’!
Scusate se il capitolo non è molto lungo, ma sto lavorando su un capitolo natalizio piuttosto lungo e sto cercando di riservare un po’ di sorprese!
Che ne pensate del capitolo?
A sabato o domenica prossima!
Baci!

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Capitolo 26
*** The rebellion ***


THE REBELLION
 
Daniel, appena aveva iniziato la chiamata, si era chiuso nel bagno di Luce e aveva cercato di parlare a bassa voce: non voleva che la ragazza si preoccupasse prima del tempo.
Cam, dopo aver superato lo shock iniziale, aveva iniziato a fare domande a raffica.
-Com’è possibile che ti ricordi di me? – aveva chiesto come prima cosa.
-Non ne ho idea. È da alcuni giorni che io e Luce abbiamo dei flash, delle visioni. In uno di questi momenti mi sono ricordato di te e di altre cose che non riesco a spigarmi. Ho bisogno di aiuto. –
-Prima che ti possa aiutare devo capire cosa sta succedendo. Dammi un paio d’ore per parlare con delle persone, poi ti richiamo. –
Senza salutare, riattaccò. Daniel era più confuso di prima, ma continuava a sperare nell’aiuto di Cam.
Uscì dal bagno e si avvicinò a Luce, che aveva uno sguardo altrettanto confuso.
-Chi hai chiamato? – gli chiese.
-Una persona che forse ci può dare delle risposte. Ma dobbiamo avere pazienza e aspettare un po’. –
Luce sospirò rassegnata e si alzò con Daniel per andare a lezione.
 
Stavo correndo per la Shoreline come un matto: non avevo mai perso il contegno così tanto in seimila anni di vita. Dovevo trovare Roland, subito.
Com’era possibile che Daniel si ricordasse di me? Il Trono aveva portato via tutti i suoi ricordi, non poteva ricordare.
A meno che il Trono non avesse preso nuovi provvedimenti.
Cosa che non era mai successa nella storia del mondo.
O stava succedendo qualcosa di grave o qualcosa era andato storto diciassette anni prima.
Trovai Roland seduto in giardino con April, e si sbaciucchiavano come due piccioncini. Mi sentivo in colpa a interromperli, ma la questione doveva essere risolta subito.
-Mi dispiace interrompere questo idillio, ma c’è una cosa da risolvere. Subito. –
Roland mi guardò come se volesse uccidermi, ma cambiò espressione non appena vide la mia faccia.
-Che è successo? –
-Daniel ricorda tutto. Mi ha chiamato poco fa. –
Roland restò a bocca aperta: - Non è possibile! Gli erano stati portati via tutti i ricordi! –
-Dobbiamo capire cos’è successo, ma ho bisogno del tuo aiuto. –
-D’accordo. Io vado a cercare Steven, tu prova a parlare con Francesca. –
Corremmo entrambi verso la scuola.
 
Trovai Francesca dopo almeno mezz’ora di ricerca: era in biblioteca a leggere un libro.
-Francesca, ho bisogno del tuo aiuto! –
-Cam, che succede? – mi guardò preoccupata.
-Daniel mi ha chiamato poco fa spaventato come non mai. Mi ha detto che si ricorda di me, si ricorda tutto, ma non capisce cosa gli stia succedendo. Del resto, non lo capisco neanche io. –
-Anche Luce ha iniziato a ricordare? –
-Sì, almeno così ha detto. –
Francesca chiuse il libro di scatto e si alzò, cercando qualcosa negli scaffali. Quando trovò un tomo di almeno mille anni, lo aprì sul tavolo e mi mostrò un’illustrazione: c’era una figura con le corna che divorava dei cadaveri, mentre tante altre persone giacevano al suolo.
-Che cosa significa tutto questo? – chiesi alzando lo sguardo verso di lei.
-Niente di buono. È la seconda Ribellione. –
 
Il telefono di Daniel squillò: era Cam. Il ragazzo, cercando di non farsi notare da Luce, si allontanò in un posto più privato.
-Cam. –
-Daniel, ho saputo qualcosa riguardo a quel che sta succedendo. Non è molto, ma è comunque un bel guaio. –
-Cosa devo fare? –
-Devi venire subito alla Shoreline con Luce, siamo tutti in pericolo. –
 
Angolo autrice
Eccomi qua e perdonate il ritardo, ma avevo un sacco di compiti.
Che ne dite nel capitolo? So che alcune cose sono un po’ criptiche, ma si chiariranno nel prossimo capitolo.
Grazie a tutti quelli che leggono la storia e grazie a tutti quelli che recensiscono, siete fantastici!
A sabato o domenica prossima!

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Capitolo 27
*** Flight delayed ***


FLIGHT DELAYED
 
Eravamo tutti in camera mia – ad eccezione di Arriane, che aveva deciso di tenere le distanze fisicamente per evitare che Lucifero si accorgesse di tutto – e restavamo in silenzio. Dopo quello che avevamo appena scoperto, c’era poco da dire.
-Perché seconda Ribellione? – chiese Paige rompendo il silenzio. – Ce n’è stata una prima? –
-La prima Ribellione è stata quella di Lucifero, circa seimila anni fa. – le spiegai.
-E quali sono state le conseguenze? –
-Beh, noi siamo stati banditi dal Paradiso, abbiamo reso un’intera area del pianeta inabitabile con la Caduta e tutti quelli che vivevano lì sono stati distrutti dall’energia dell’impatto. Considerando che presumibilmente questa volta la Ribellione avverrà sulla Terra, non oso immaginare cosa succederà. – disse Roland.
Calò di nuovo il silenzio: affrontare la realtà stava diventando sempre più complicato.
In quel momento la suoneria del mio cellulare ruppe il silenzio.
Era Arriane.
-Dimmi. –
-Sembra che il signorino ceda alle mie attenzioni, ma ancora è difficile da dirsi. Da voi come va? –
Non sapeva quello che avevamo scoperto.
-La situazione è più complicata del previsto. Organizzerò un modo per incontrarci in sicurezza. Ora devo andare. Più tardi aggiornami. –
Attaccai il telefono e tornai a sedermi vicino a Paige: appena la sfiorai, avvertii la pelle d’oca sotto la maglietta e il tremore che le percorreva tutto il corpo.
Aveva paura, era comprensibile.
Ma la sua paura era la mia debolezza: se volevo essere in forma, dovevo cercare di controllare i miei sentimenti.
-Quando pensate che inizierà la battaglia? – chiese April.
-Non so, forse quando Lucifero deciderà di agire. Cosa che nessun essere vivente potrà mai prevedere. – dissi io.
-E coinvolgerà solo voi o tutti? – disse poi.
-Non si sa niente, April! Sai com’è nata la prima Ribellione? Noi stavamo pensando ai fatti nostri quando c’è stato un gran tuono e due minuti dopo eravamo tutti al cospetto del Trono per essere giudicati! Queste cose sono imprevedibili! –
Preso dal nervoso, mi alzai e uscii. Avevo bisogno d’aria, per calmarmi e riflettere.
Scesi le scale e uscii nel giardino. Mi stavo rendendo conto che ero stato scortese con April: in fondo, lei non poteva sapere come funzionavano queste cose. Ero stato cattivo, mi sarei dovuto scusare.
Mentre camminavo, mi tornarono in mente i ricordi della Sword&Cross, tutte le avventure passate con Daniel, i nostri piani per proteggere Luce, i miei vani tentativi per conquistarla.
Tutte quelle cose che mi sembravano così importanti perdevano significato in confronto a quello che dovevamo affrontare.
In quel momento, compresi perché mi ero comportato in quel modo orribile.
Per la prima volta dopo la Caduta, avevo paura.
 
Daniel e Luce erano in aeroporto: quando Daniel le aveva spiegato la situazione – omettendo i dettagli più cruenti – aveva preso una borsa e ci aveva messo l’indispensabile. Poi aveva chiamato la madre per prenotare dei biglietti aerei per quella sera stessa e aveva urlato a Daniel di andare nella sua stanza a prepararsi.
Luce cercò con lo sguardo il loro volo sui monitor dell’aeroporto e, quando lo trovò, vide che aveva un ritardo di un’ora.
-Daniel, il volo è in ritardo. –
-Ho visto. Fammi chiamare Cam, lo avviso che arriveremo più tardi. –
Prese il cellulare e compose quel numero che aveva imparato a memoria in una paio di giorni.
-Cam, il volo è in ritardo, non so quando … -
-Non ti preoccupare. So che gli aerei sono una rottura. Per fortuna ho la soluzione. –
-E sarebbe? –
-Voltati. –
Daniel si voltò e vide che fuori dalla porta c’erano Cam e un altro ragazzo. Roland, gli suggerì la mente.
-Forza, uscite di lì, dobbiamo andare subito. – disse Cam notando la faccia stupita di Daniel.
-E come arriveremo alla Shoreline? –
-Volando. –
 
Angolo autrice
Chiedo perdono per l’ora, ma a causa dello studio ho potuto aggiornare solo ora!
Che ne dite del capitolo? Vi piace?
Questa volta non aggiornerò nel weekend, ma lunedì 23, perché pubblicherò il capitolo natalizio!
Quindi a lunedì!
 
Ps spero che il capitolo vi sia piaciuto!

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Capitolo 28
*** This is Christmas ***


THIS IS CHRISTMAS
 
24 dicembre, ore 16.00
 
Passare Natale in California era una delle cose più strane che avessi mai fatto: al posto della neve c’era un sole cocente e invece dei pupazzi di neve i più coraggiosi facevano dei pupazzi di sabbia.
Steven e Francesca avevano messo un enorme albero di Natale sintetico al centro dell’ingresso e l’avevano poi decorato con palline e lucine.
Roland e io eravamo stupefatti da quel particolare clima natalizio, mentre Paige e April sembravano abituate a quel genere di festeggiamenti.
-Come? Non avete mai passato un Natale con la neve? – stava dicendo Roland stupito.
-No, siamo sempre vissute in California! –
-L’anno prossimo dobbiamo assolutamente andare in un posto con la neve, eh Cam? Cam? –
Non stavo prestando attenzione: stavo guardando fuori dalla finestra e ripensavo al mio ultimo Natale. Ero stato in un bar tutta la sera, fissando il mio bicchiere, mentre tutti gli altri festeggiavano con le famiglie.
Ero felice di avere Roland, Paige e April, ma sentivo che c’era qualcosa che non andava.
Forse era la presenza di Lucifero a darmi i brividi, forse non ricordavo più com’era passare un Natale con gli amici. Volevo divertirmi, dimenticarmi per un solo giorno di tutti i problemi che mi assillavano.
Ma qualcosa me lo impediva.
-Terra chiama Cam! – mi urlò Roland in un orecchio.
-Ma sei matto?! –
-Ti sto chiamando da tre ore! Che ti passa per la testa? –
-Niente di che. Allora, che si fa stasera? –
-Steven e Francesca hanno organizzato il solito cenone: si mangia, si aspetta la mezzanotte poi si scambiano i regali e dopo si fila a letto. – rispose Paige.
Mi sedetti vicino a lei e l’abbracciai.
-Daniel e Luce che faranno? – chiese April.
Da quando erano arrivati alla Shoreline, Daniel e Luce avevano fatto di tutto per restare da soli e per non farsi notare. Si fidavano solo di me, quindi ero l’unico che riusciva ad entrare nella loro stanza.
I ricordi avevano continuato a tornare: piano piano avevano ricordato tutto, ma alcune cose non le avevano ancora accettate, come il fatto che erano angeli e che Luce era morta e resuscitata almeno un centinaio di volte.
-Non so – risposi. – Non credo abbiano voglia di uscire. Sono ancora presi dai loro ricordi. –
-Perché non chiedi loro di venire? Sei l’unico con cui parlano! –
-D’accordo, proverò a invitarli. –
 
24 dicembre, ore 17.30
 
Dopo aver parlato con Francesca della situazione di Luce e Daniel, ero finalmente riuscito ad arrivare davanti alla porta della loro camera. Bussai.
-Avanti! – sentii la voce di Luce.
Entrai e la trovai stesa sul letto a leggere un libro.
-Daniel? – chiesi.
-Mi ha detto che doveva parlare con Steven dei nostri ricordi. Vuole capire se abbiamo ripreso solo i nostri ricordi o anche i nostri … poteri. –
-Stasera cosa fate? – chiesi sedendomi accanto a lei.
-Credo che resteremo qua, come tutti i giorni. –
-Sai, hanno organizzato un cenone di Natale. Perché non venite? –
-Non siamo allievi della scuola. –
-Non è un problema, Francesca sarebbe contenta se veniste. –
Luce sembrò pensarci.
-Ne devo parlare con Daniel. –
-Fammi sapere, così vi tengo il posto al tavolo degli insegnanti. –
Feci per andarmene, ma lei mi fermò.
-Cam, è vero che alla Sword&Cross ci provavi con me? – disse con voce sottile.
-Cosa te lo fa pensare? –
-Mi sono ricordata di una volta che hai fatto a botte in un bar … -
Mi misi a ridere ricordando l’accaduto: se non sbaglio, ero ubriaco fradicio e mi ero messo a fare a botte con dei grossi motociclisti corpulenti per fare colpo su Luce.
-Non ti preoccupare: ero d’accordo con Daniel, stavamo tentando di salvarti la vita per l’ennesima volta. Anche se dopo le cose hanno preso una piega diversa … -
Luce sembrò essere sollevata e riprese a leggere da dove aveva interrotto.
Senza dire nulla, mi alzai e uscii dalla stanza.
 
24 dicembre, ore 19.30
 
Eravamo tutti nella sala: Francesca aveva permesso a Roland di sedere vicino a me al tavolo degli insegnanti, mentre April e Paige dovevano restare con gli altri studenti.
-Secondo te Daniel verrà? Vorrei rivederlo, sono passati tanti anni. –
-Mi ha detto che veniva insieme a Luce, ma non mi stupirei se ci ripensassero. –
In quel momento i due entrarono nella sala e di diressero verso di noi. Sembravano un po’ a disagio, ma cercavano di nasconderlo.
Roland fece un gran sorriso e andò da Daniel per abbracciarlo, e questo fece altrettanto anche se si vedeva che era un po’ teso.
-Ti ricordi di me? – chiese Roland.
-Certo che mi ricordo di te. Anche se non ho ancora il quadro generale completo, ho vari ricordi di te. – rispose Daniel sorridendo.
Roland sorrise altrettanto, felicissimo, poi si rivolse a Luce: - E tu? Ti ricordi di me? –
-Un po’ sì … - disse timida.
-Bene. Andiamo a sederci? –
Finalmente arrivarono vicino a me – stavo tenendo i posti e non potevo allontanarmi da tavolo – e abbracciai sia Daniel che Luce.
-Sono felice che siate venuti! Ci sediamo? –
Poco dopo, la cena iniziò.
 
24 dicembre, ore 22.00
 
Dopo la cena era stata organizzata la tombola. Agli insegnanti non era permesso partecipare, quindi Roland, Daniel, Luce e io andammo in giardino a prendere un po’ d’aria, mentre April e Paige dovettero restare dentro per giocare. Avevano tentato di protestare, ma era stato tutto inutile.
Camminammo finchè non trovammo una panchina abbastanza lontana dalla sala: dovevamo parlare del colloquio di Daniel con Steven. Dovevamo sapere cosa sarebbe successo.
-Allora cosa ti ha detto Steven? – chiesi.
-Non sa niente, è una situazione nuova anche per lui. Però crede che recupereremo anche i poteri: ha detto che secondo lui i nostri ricordi sono inutili senza poteri. –
-Spero che abbia ragione. Avremo bisogno del vostro aiuto. –
-Bene, ora parliamo di qualcosa di più allegro: cosa facciamo  capodanno? – disse Roland.
E così per quella sera dimenticammo l’incudine che pendeva sulla nostra testa.
 
25 dicembre, ore 00.30
 
Paige e April stavano tornando in camera: erano stanchissime e avevano bisogno di riposo. Quando entrarono, trovarono due pacchi regalo sui loro letti. Erano i regali di Cam e Roland.
Volevano aprirli, erano curiosissime ma erano anche stanchissime. Decisero di aspettare la mattina per essere sveglie e riposate e potersi così godere la sorpresa.
 
Lucifero era riuscito a convincere Monique a fare una passeggiata prima di andare a dormire. Poi l’aveva riaccompagnata in camera e dopo un casto bacio sulla guancia era tornato in camera sua. Steso sul letto, stava pensando a lei: si sentiva bene quando era con lei, si sentiva ben voluto.
Un momento.
Lui che stava bene con qualcuno?!
Lui era Lucifero, la Stella del Mattino, non poteva innamorarsi.
O forse sì?
 
Angolo autrice
Eccomi qua! Mi sono spremuta fino all’osso per scrivere il capitolo al meglio che potevo, spero di esserci riuscita. Che ne dite? Vi è piaciuto?
Colgo l’occasione per augurare buon Natale a tutti!
A lunedì con il nuovo capitolo! 

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Capitolo 29
*** Do you feel anything? ***


DO  YOU FEEL ANYTHING?
 
Lucifero camminava avanti e indietro per la sua stanza: era in preda a sentimenti contrastanti.
Quando era con Monique si sentiva diverso: era come se la cattiveria che gli opprimeva il cuore da secoli svanisse.
E quella sensazione gli faceva venire il voltastomaco.
Ma allo stesso tempo lo faceva stare bene.
Da quando era diventato un adolescente in preda alle emozioni? Lui non provava sentimenti!
Eppure c’era una vocina nella sua testa che sussurrava Tutti possono cambiare.
E in quel momento rivide chiaro come l’acqua il suo amore per Luce.
La prima volta che l’aveva vista.
Il loro primo bacio.
Il tempo passato inzieme.
 Lui era stato, insieme a Luce, il fondatore dell’amore.
Allora perché era arrivato ad odiare tutto e tutti? Perché non poteva tornare ad essere l’angelo più bello, la Stella del Mattino, colui che ha creato l’amore?
Perché questa è la tua punizione, sussurrò la vocina.
 
Stavo andando in classe: quella mattina gli alunni dovevano fare un test e mi sentivo più nervoso di loro. Non ero a mio agio nella parte dell’insegnante, che ha il coltello dalla parte del manico contro gli alunni. In fondo, pochi anni prima anche io ero seduto a un banco.
Ma Steven era stato chiaro: dovevo sembrare un insegnante e comportarmi come tale. Quindi ero obbligato a fare delle verifiche.
Ma non ero obbligato ad essere severo.
Quando entrai nell’aula, tutti i banchi erano già divisi e tutti erano pronti a iniziare: stringevano la penna come se fosse una spada che poteva salvarli.
Mi accomodai e consegnai i fogli.
-Sono due facciate di compito – dissi – ma sono domande a crocette, quindi non è molto lungo. Avete tutto il tempo per pensare bene alle risposte, quindi fate del vostro meglio! –
Tutti iniziarono il compito subito, mentre Seth/Lucifero sembrava perso nel suo mondo e guardava il soffitto invece che il foglio. Pensai di dirgli di concentrarsi, ma rimproverarlo alla fine della lezione poteva essere una scusa per parlargli.
Dopo un quarto d’ora sembrò accorgersi che doveva fare il compito e prese a scrivere con foga.
Restai seduto a guardare gli studenti: Paige ogni tanto mi lanciava qualche occhiatina, poi tornava subito a guardare il compito.
Durante le vacanze di Natale avevamo deciso di ignorare il problema che ci assillava, ma ora che erano finite dovevamo tornare alla realtà e affrontarlo. Tuttavia, nessuno di noi sembrava averne la forza.
Improvvisamente la campanella suonò: era già finita l’ora.
-Bene, consegnate! – tutti mi portarono il compito, e quando Lucifero me lo consegnò, lo fermai. – Seth, ho bisogno di parlarti due minuti. –
Tutti gli altri uscirono e restai da solo con lui.
-Seth, ho visto che oggi eri molto distratto.  Non ho detto niente, ma … -
-Andiamo, Cameron, risparmiati i rimproveri. So che sai chi sono. –
Beccato.
-E questo dovrebbe cambiare qualcosa? Ufficialmente, tu sei un mio alunno che frequenta la mia classe. E se ti comporti male, ho diritto a riprenderti. –
-Stai attento a quello che dici. Puoi avere le redini in quest’aula, ma fuori di qua sono io a muovere i fili della tua patetica vita. Potrei decidere di tagliarli i ogni movimento. –
-E, uccidendomi, cosa ci guadagni? –
Lui aprì la bocca, ma la richiuse subito.
Aveva perso la capacità di parlare?
Poi mi resi conto che, per la prima volta in seimila anni, Lucifero era senza parole.
-Ora vai, o farai tardi alla prossima lezione. –
Lui se ne andò senza dire niente.
Se lui non apriva bocca, voleva dire che qualcosa lo impensieriva.
Che il nostro piano stesse funzionando?
 
Angolo autrice
Eccomi! Scusate per l’ora, ma oggi sono stata impegnata!
Che ne dite del capitolo? Vi piace?
Chiedo scusa se c’è qualche errore ma non mi sento molto bene, anzi non sto bene per niente.
Spero di riprendermi per la prossima settimana!
A sabato/domenica prossima!
 
Ps Buon anno nuovo a tutti! 

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Capitolo 30
*** Missing ***


MISSING
 
Due giorni dopo la mia conversazione con Lucifero, lui non si presentò a lezione. Ero seriamente preoccupato: che stesse tramando qualcosa? Che le mie parole l’avessero indotto a passare all’azione? Mentre ero ancora preso dalle mie preoccupazioni, Steven entrò in camera dicendo che Seth aveva avuto un imprevisto ed era stato costretto a lasciare la scuola.
Il piano era saltato.
Ora non potevamo più controllarlo, tenerlo sotto scacco. Era passato in vantaggio. Lui poteva vedere noi di nascosto, mentre noi eravamo come ciechi.
Ero stato molto distratto tutta la mattina e nel pomeriggio Roland, Arriane e io ci ritrovammo in camera mia a spremerci le meningi per capire cosa significasse quella mossa.
-Forse si è arreso. – disse Roland.
-Roland, non è possibile! Perché rinunciare adesso? – disse Arriane.
Mentre quei due continuavano a battibeccare come fratello e sorella, io riflettei. Era ovvio che se Lucifero se n’era andato, aveva in mente qualcosa. Lui non faceva mai niente senza un motivo. Ma noi non avevamo il dono della preveggenza, non potevamo sapere come avrebbe agito. Non potevamo far altro se non tenere gli occhi aperti e aspettare.
-Ragazzi! – li chiamai. – Finiamola con queste congetture! Possiamo ipotizzare di tutto e probabilmente non ci avvicineremo neanche lontanamente alla verità. Ora cerchiamo di vivere le nostre vite normalmente, poi que serà, serà! –
Ci volle un po’ a convincerli, ma alla fine riuscii a calmarli.
Ripresi a parlare: - Continuiamo a comportarci come sempre. Ora devo andare da Daniel e Luce. Ci vediamo dopo! -
Uscii dalla stanza e vagai per i corridoi in cerca di quei due. Avevano bisogno di me per ricollegare i loro ricordi e ricostruire il loro passato.
 
Paige e April erano in camera a studiare: il giorno dopo avevano un test molto difficile e dovevano studiare. Tuttavia Paige non riusciva a trovare la concentrazione e continuava a picchiettare sul libro con l’evidenziatore, leggendo e rileggendo la stessa frase.
-Paige, la vuoi piantare? – disse April infastidita.
-Scusami. –
-Che cosa ti passa per la testa? –
-Stavo solo pensando a Cam … è un po’ che non stiamo più da soli e … non so più cosa gli passi per la testa! –
-Paige, è un brutto periodo per tutti. Noi abbiamo i test di fine semestre, Cam è un professore e deve preparare da parte sua le verifiche, in più c’è quella minaccia costante … è normale che si sia chiuso un po’ in se stesso. –
-Lo so ma … -
-Niente ma! Adesso studia e domani, dopo il test, andrai a parlargli. Okay? –
Le parole di April non riuscirono a calmare totalmente Paige, tuttavia la ragazza dovette ammettere che l’amica aveva ragione: agitarsi non serviva a niente. Aveva una verifica, doveva concentrarsi su quello.
-E comunque – continuò April – anche Roland in questo periodo si è isolato un po’. Credo sia normale, con tutto quello che sta succedendo. Lasciamo passare oggi, poi affronteremo la cosa. –
-Va bene. –
Continuarono a studiare fino a tarda notte, ma entrambe erano troppo distratte.
 
***
 
Sognavo. O almeno pensavo di sognare.
Stavo volando nei cieli della California: era notte fonda e le stelle erano la mia unica compagnia.
Sentii all’improvviso la presenza di qualcuno dietro di me. Mi voltai ma non c’era nessuno.
Dal nulla si sprigionò una luce fortissima e fui costretto a coprirmi gli occhi.
Era il Trono.
-Cameron, siete in pericolo. Dovete stare attenti. Non appena Daniel e Luce recupereranno le ali, dovrete essere pronti a combattere. –
Ero esterrefatto. Non mi era mai successo di essere contattato dal Trono.
-Perché Daniel e Luce hanno ricordato? – chiesi continuando a tenere gli occhi chiusi. Volevo capire qualcosa di quel minestrone di vita in cui ci trovavamo.
-Solo con il loro aiuto riuscirete a vincere, ma dovete essere cauti. –
-Quando torneranno in possesso delle ali? –
-Questo non si può conoscere. Loro due sono unici: nessuno può sapere come e quando torneranno ad essere quelli di prima, dato che questa volta sono rinati in un corpo umano. Bisogna dar loro il tempo per abituarsi alla loro nuova realtà. – disse il Trono con voce sempre più fioca.
Mi risvegliai nel letto, bagnato di sudore.
Daniel e Luce avrebbero recuperato le ali? Perché? E perché solo con il loro aiuto avremmo vinto?
Poi ricordai che Lucifero aveva amato Luce.
Che fosse quella la chiave di tutto?
 
Angolo autrice
Eccomi qua! Chiedo scusa per non essermi connessa questa settimana ma sono stata sommersa dai compiti che non ero ancora riuscita a fare … diciamo che queste vacanze sono state più stressanti di una settimana di scuola!
Che ne dite del capitolo? Ho deciso di dare una svolta per avviarmi verso la mia prossima meta … ho un progetto in mente ma è ancora da definire…
Beh, buon ritorno a scuola per quelli che martedì ricominciano!
A sabato/domenica prossima!
 
Ps chiedo scusa per eventuali errori, ma sono in via di guarigione e ancora non sono ancora in piena forma :)

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Capitolo 31
*** Maybe I found something ***


MAYBE I FOUND SOMETHING
 
Ero deciso ad andare in biblioteca: dovevo trovare il libro che mi aveva mostrato Francesca sulla Seconda Ribellione e leggerlo attentamente per trovare qualche indizio.
Stavo camminando per i corridoi quando il telefono iniziò a vibrare di nuovo: era tutto il giorno che Paige cercava di chiamarmi, ma in quel momento non potevo permettermi il lusso di stare con lei. Dovevo concentrarmi sulla situazione per risolverla.
Mi arrivò un messaggio.
 
Dobbiamo parlare. Stasera. Smettila di ignorarmi.
 
Risposi velocemente, restando sul vago.
 
D’accordo. E comunque non ti sto ignorando. Sai in che situazione ci troviamo.
 
Arrivai in biblioteca e iniziai a cercare: avevo bisogno di quel libro. Speravo davvero che potesse aiutarci a risolvere i nostri problemi.
Il telefono vibrò di nuovo.
 
Capisco la situazione, ma non è una scusa per stare lontano da me.
 
Amavo Paige con tutto il cuore, ma quando faceva così mi dava sui nervi. Stavo facendo tutto quello per lei, perché non lo riusciva a capire? Le risposi che la sera avremmo parlato di tutto, poi spensi il cellulare e continuai a cercare.
Passai quasi un’ora a leggere titoli di libri, ma nessuno era quello che mi serviva. Dove poteva essere?
In quel momento entrò Francesca: sembrava agitata, continuava a guardarsi le spalle come se avesse paura che qualcuno la vedesse. Mi nascosi dietro uno scaffale e la osservai.
Andò in fondo alla biblioteca, appoggiò una mano su una parete e all’improvviso sparì dietro di essa: uscì da lì poco dopo, con in mano un tomo sulla storia della Caduta.
Intuii che quella doveva essere la biblioteca per i Nephilim, nascosta agli occhi degli umani. Mi accertai che Francesca fosse uscita e provai anche io ad appoggiare la mano sulla parete. Mi girò la testa talmente forte che chiusi gli occhi e, quando li riaprii, mi ritrovai in un’altra biblioteca: molto più grande, molto più buia, molto più polverosa.
Iniziai a cercare e, per pura fortuna, trovai il libro dopo pochi minuti di ricerca: per essere così in bella vista, qualcuno doveva averlo consultato da poco.
Lo aprii e trovai nell’ultimo capitolo una profezia.
 
La Seconda inizierà,
molto violenta sarà,
morte porterà
e solo dalla metà domata verrà.
 
Odiavo gli indovinelli, specialmente quelli in rima: perché chi li scriveva non diceva le cose chiaramente? Insomma, se una persona legge una profezia, sicuramente ha bisogno di aiuto! E perdere tempo a decifrare gli indovinelli non è di certo da’aiuto!
Accessi il cellulare e scattai una foto per mostrare l’indovinello a Roland, poi uscii.
 
Come promesso, la sera andai da Paige: la trovai seduta sul letto, furente. Che fosse arrabbiata con me? Che domanda stupita! Certo che è arrabbiata con te!, disse una vocina nel mio cervello.
-Ciao. – dissi timoroso. Ero vissuto con Arriane e Gabbe tantissimo tempo e sapevo che una ragazza arrabbiata era peggio di un leone pronto ad attaccare.
-Finalmente ti sei fatto vedere! Mi vuoi spiegare cosa ti ha tenuto tanto indaffarato? –
Mi sedetti vicino a lei cauto.
-Sai che ci troviamo in una situazione pericolosa. Ora che Lucifero ha lasciato la scuola, non possiamo più tenerlo d’occhio, non sappiamo quando attaccherà. Roland e io stiamo cercando di proteggervi. –
-Lo so che state cercando di salvare il mondo, ma mandare un messaggio non porta via così tanto tempo. –
-Lo so, Paige. Mi dispiace per non essere stato con te questi giorni, ma sto cercando di trovare un modo per trovare il punto debole di Lucifero. Oggi ho trovato qualcosa che può aiutarci, forse. Puoi fidarti di me? –
-D’accordo, ma a condizione che mi mandi almeno un messaggio al giorno per farmi sapere che è tutto ok. –
La rabbia era svanita dai suoi occhi e lasciava posto alla tristezza: capivo che quella situazione era abbastanza pesante e stressante per lei.
-Va bene. Posso andare da Roland ora? Ho bisogno di mostrargli l’indizio che ho trovato. –
A malincuore, Paige annuì. Le diedi un bacio e lasciai la sua stanza. Andai in camera sperando di trovarci Roland, ma quando entrai vidi che stava dormendo come un sasso.
Iniziai a pensare alla profezia da solo: era tutto chiaro, a parte la parola metà. Che cosa voleva dire? Che cosa era metà di cosa?
Dopo un’ora la testa stava per scoppiarmi, così andai a dormire anch’io. Poco prima di scivolare nel sonno, una parola fece capolino nei miei pensieri.
Nephilim.
 
Angolo autrice
Eccomi qua! Buona domenica a tutti!
Che ne dite del capitolo? Ho cercato di scriverlo al meglio, spero di essere stata chiara nel spiegare le cose … ora stanno venendo fuori tutti gli indizi per sconfiggere Lucifero!
A causa delle verifiche di fine quadrimestre, il prossimo week end sarò impegnata con lo studio, quindi aggiornerò martedì o mercoledì …
Alla prossima!

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Capitolo 32
*** The end is close ***


THE END IS CLOSE
 
Quando la mattina mi svegliai, mi sentivo strano. Quella notte avevo fatto un sogno strano, ricordavo una parola scritta a caratteri cubitali nel cielo, ma non riuscivo a ricordarmi quale fosse.
Per fortuna, quella mattina non avevo lezioni, così restai in camera a cercare di capire l’indovinello. Roland, intanto, era andato nella “biblioteca magica” a guardare con i suoi occhi l’indovinello: aveva detto che magari vederlo dal vivo “gli avrebbe ispirato la soluzione”. A mio parere era una baggianata, ma non c’era stato modo di fargli cambiare idea.
Avevo chiesto a Daniel di raggiungermi: le sue conoscenze, prima che perdesse seimila anni di ricordi, erano immense, e forse nei suoi libri aveva qualche indizio che potesse aiutarci.
Bussarono alle porta.
-Avanti! –
In quel momento entrò una Paige abbastanza titubante.
-Posso entrare? –
-Vieni pure. –
Si sedette sul letto, prese un respiro profondo e iniziò a parlare senza prendere più fiato.
-Mi dispiace per ieri, non avrei dovuto dirti tutte quelle cose. So che stai facendo tutto quello che è nelle tue possibilità per salvarci, ma a volte mi sento così insicura. Nonostante sia una Nephilim, a volte … -
Smisi di ascoltare: il mio cervello ritornò al sogno di quella notte, alla parola scritta a caratteri cubitali.
Nephilim.
-Paige, un attimo. Ho bisogno di controllare una cosa. –
Presi in mano il foglietto con l’indovinello.
 
La Seconda inizierà,
molto violenta sarà,
morte porterà
e solo dalla metà domata verrà.
 
-La metà … - sussurrai.
Avevo capito l’indovinello.
-Cam, che succede? – chiese Paige alle mie spalle.
-Siete voi. –
-Cosa? Cosa siamo noi? –
-Voi siete Nephilim. Siete metà angeli e metà umani. –
-E quindi? –
-Solo dalla metà domata sarà … solo voi potete vincere. Daniel e Luce possono aiutarci a vincere, ma evidentemente solo voi avete la chiave per riuscire a sconfiggere Lucifero. –
-E cosa mai potremmo fare? –
-Non lo so, ma c’è qualcuno che lo sa. Almeno spero. –
 
Paige era andata a lezione, mentre io stavo ancora aspettando Daniel. Stando al suo messaggio, sarebbe dovuto arrivare entro poco.
Passarono altri dieci minuti prima che si presentasse.
Quando entrò, aveva ancora la maglia del pigiama.
-Buongiorno dormiglione! Alla buon ora! – dissi sarcastico.
-Che succede? – aveva la voce ancora impastata.
-Almeno ti sei lavato i denti? Sembra che sia stato buttato giù dal letto da una cannonata! –
-Smettila di fare il sarcastico e dimmi che succede! –
-Sai se i Nephilim hanno qualche potere particolare? –
Daniel sembrò pensarci: forse ricordava qualcosa.
-Non ricordo molto, ma so che possono sviluppare certi poteri con il giusto allenamento. Non ricordo esattamente quali, e non ricordo cosa devono fare per ottenerli. –
-Almeno ti ricordi dove possiamo trovare delle informazioni? –
-Forse … provo a vedere se riesco a ricordare qualcosa. Posso chiedere anche a Luce. –
-Perfetto. Ora puoi tornare nel letto, pigrone. –
Daniel uscì dalla porta e sospettai che probabilmente sarebbe tornato a ronfare come un ghiro.
Eravamo vicini alla vittoria, forse.
 
Angolo autrice
Eccomi qua! Chiedo scusa di nuovo per aver aggiornato nel mezzo della settimana, ma la scuola mi sta togliendo tutte le energie.
Che ne dite del capitolo? Spero vi piaccia, perché sto cercando di avviarmi verso la conclusione … e non so come concludere in maniera teatrale :)
Se avete qualche consiglio, scrivetemi pure.
Anzi, se avete qualche idea su qualche possibile finale, recensite pure!
Al prossimo aggiornamento, che sarà lunedì!

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Capitolo 33
*** Seconds ***


SECONDS
 
Era passata una settimana da quando Daniel aveva iniziato a cercare informazioni sui Nephilim.
Una settimana in cui non successe niente.
Daniel, Luce, Roland e Arriane se ne stavano chiusi tutto il giorno a cercare indizi, Paige e April continuavano a vivere la loro vita, così come facevo io.
Ero sempre teso, non trovavo pace, ogni rumore era segno di allarme. Stavo diventando paranoico.
Arrivò la domenica: avevo deciso di restare chiuso in camera, pensando e ripensando ai pochi indizi di cui disponevo. Non potevo fare altro: se mi concedevo un minuto di tranquillità, le preoccupazioni tornavano ad assalirmi.
 All’improvviso qualcuno bussò alla porta, insistente.
-Arrivo! Non buttate giù la porta, non ho i soldi per ripagarla! –
Quando aprii la porta, mi ritrovai davanti una Luce tutta sudata e smarrita.
-Luce, che succede? –
-Devi venire a vedere. È … non so cosa stia succedendo, ma non so cosa fare. –
Preso dal panico, corsi verso la sua camera insieme a lei. Quando lei spalancò la porta, vidi Daniel seduto sul letto con due ali bianche che spuntavano dalla schiena.
Non era possibile, non così presto.
-Siamo finiti. – riuscii a dire.
In quel momento, anche a Luce spuntarono le ali: ebbe un attacco isterico che riuscimmo a placare solo dopo dieci minuti.
-Cosa significa tutto questo, Cam? – mi chiese Daniel stringendo Luce tra le braccia.
Rividi chiaramente il sogno in cui il Trono mi aveva avvertito del fatto che Daniel e Luce avrebbero riavuto le ali, e di cosa questo significasse.
-Significa che il tempo è scaduto. –
 
Dovevamo avvertire Paige e April: se la profezia era esatta, senza di loro non avremmo mai vinto. Avevo veramente paura di cosa sarebbe potuto succedere loro durante la battaglia, ma erano essenziali.
Bussai alla porta della loro stanza. Roland si era rifiutato di venire: mi aveva confidato che l’ultima volta che aveva detto ad April qualcosa di spiacevole, si era ritrovato le sue unghie conficcate nel braccio per la rabbia. Speravo tanto che non mi riservasse lo stesso trattamento.
-Avanti! –
Entrai, cercando il modo giusto per dire loro cosa stava per succedere.
-Dobbiamo parlare. – dissi semplicemente.
Paige incrociò il mio sguardo e sembrò capire tutto.
-Che succede, Cam? – mi chiese April.
-Daniel e Luce hanno riavuto le ali. –
-E … ? – April si stava innervosendo, così come Paige.
-E questo significa che ci rimangono pochi giorni, o poche ore, forse, per prepararci alla battaglia. –
-Ma noi non abbiamo ancora capito cosa dobbiamo fare! – urlò Paige.
-Lo so, spero tanto che capirete cosa fare mentre staremo combattendo. Dovremo prendere alcune precauzioni: tenete il cellulare sempre acceso e a portata di mano. Al minimo segnale di qualcosa di strano, chiamate me o Roland. –
Paige si alzò e mi prese da parte, mentre April usciva furente in cerca di Roland.
-Non posso perderti. – mi disse.
-Non succederà. Dobbiamo solo avere fiducia nelle nostre capacità. Abbiamo già vinto una volta, possiamo farcela una seconda. -
Ci baciammo, temendo che fosse l’ultima volta, poi uscii e tornai nella mia stanza.
 
Stavo percorrendo il lungo corridoio che portava alla mia camera, quando da una finestra si vide un lampo enorme. Guardai il cielo: nel punto in cui era partito il fulmine, si stava formando un’enorme nuvola nera.
A guardarla meglio, non era una nuvola.
Erano Annunziatori.
Mi sbagliavo: non avevamo giorni o ore.
Avevamo minuti, se non secondi.
La Seconda Ribellione era iniziata.
 
Angolo autrice
Eccomi qua! Che ne dite del capitolo? Vi piace?
Devo dirvi che questo è il terzultimo capitolo … questa storia sta finendo, ma probabilmente quest’estate tornerò alla carica! Non intendo abbandonarvi!
Beh, il prossimo aggiornamento sarà sabato o domenica, e sarà la prima parte dell’epilogo.
Un bacio a tutti! 

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Capitolo 34
*** Finale-parte 1 ***


FINALE-parte 1
 
Gli annunziatori si riversavano nel cielo: era lo spettacolo più inquietante che avessi mai visto.
Quando ripresi il controllo del muscoli, corsi verso il dormitorio che avevo appena lasciato. Dovevo portare subito Paige e April al sicuro. non avevano ancora capito come usare i loro poteri ancora sconosciuti, non erano in grado di difendersi.
Bussai. Nessuna risposta.
Bussai di nuovo, così forte che i cardini della porta scricchiolarono. Nessuna risposta.
Tirai un calcio alla porta e la buttai giù.
Paige e April erano alla finestra che guardavano gli annunziatori avvicinarsi alla Shoreline.
-Dobbiamo andare! – urlai.
Loro sembravano incantate: probabilmente non sapevano neanche quanto pericolosi fossero gli annunziatori, sembravano ombre innocenti. Purtroppo, io sapevo che una di quelle ombre poteva fare più danni di un carro armato se decideva di ucciderti. Di solito gli annunziatori si limitavano a mostrare il passato, ma potevano decidere di combattere, se volevano.
Le presi per le braccia e le trascinai di peso via dalla finestra e dalla stanza, senza preoccuparmi di far loro male, tanto la mia stretta era forte.
Avevo deciso di portarle nell’ufficio di Steven: si trovava un piano sottoterra, forse sarebbe stato sicuro giusto il tempo perché riuscissero a capire come funzionavano i loro poteri.
Non preoccupandomi di quanti soldi avrei dovuto pagare per aggiustare le porte, buttai giù anche quella di Steven. Lui non era nell’ufficio: doveva essere già uscito per mettere al sicuro gli studenti.
-Ragazze, ascoltatemi bene. Questo posto è sottoterra e reggerà un po’ i colpi delle stellasaette, ma alla fine cederà. Cercheremo di guadagnare più tempo possibile, ma dovete muovervi alla svelta. –
Volevo restare lì con loro, proteggerle, ma sapevo che per proteggerle dovevo lasciarle e andare fuori a combattere.
Corsi fuori, senza aspettare una loro risposta: il tempo che avevamo era poco e prezioso, non potevo permettermi il lusso di sprecarlo.
Mi imbattei in Roland all’uscita della Shoreline: sull’erba, vicino al grande portone, c’erano anche Francesca, Steven, Daniel, Luce e Arriane, mentre dall’altra parte del giardino c’era una schiera infinita di angeli dalle ali dorate capeggiate dal quel ragazzo che mi ero abituato a vedere negli ultimi tempi.
Lucifero.
Steven tentò un approccio pacifico.
-Lucifero, vuoi davvero ripetere la Ribellione? L’ultima volta, se non sbaglio, non ne sei uscito vincitore. Torna da dove sei venuto e dimentichiamo questa storia. –
-Dimenticare? Io non voglio dimenticare. Sono qui per vendicarmi. Il vostro amico Cameron mi ha tolto il mio braccio destro, Lilith, per proteggere la sua amata. Si è intromesso in affari che doveva lasciare stare. –
Steven mi guardò malissimo, ma non ci diedi tanto peso. Stavo pensando. Era colpa mia se Lilith era una pazza psicopatica che aveva scelto l’immortalità accanto a Lucifero per riavermi?
-Non è stato lui a intromettersi, ma Lilith a cercarlo. Se lei avesse lasciato perdere, sarebbe ancora lì al tuo fianco. –
Lucifero sembrò in un primo momento spiazzato, poi furente.
-Lilith aveva detto che sarebbe tornata insieme a Cameron da me!-
-Io non starò mai dalla tua parte! – urlai con il fumo che mi usciva dalle orecchie per la rabbia.
-Eppure mi sembra che le tue ali abbiano un bagliore dorato, se la memoria non mi inganna. Aprile, e ne avremo una conferma. –
Spiegai le ali e sì, il bagliore dorato c’era, a causa di una stupida scelta fatta secoli prima che rimpiangevo ogni giorno.
-Questa sfumatura non significa niente. Il male che si è insinuato in me secoli fa se n’è andato, e voglio riuscire a fare ammenda agli errori che ho commesso. Voglio che l’oro sparisca dalle mie ali. –
-Sai che non è possibile. – disse ghignando.
-Non perderò la speranza. –
Perché aveva la tipica faccia da prendere a schiaffi? Avevo una voglia matta di prenderlo a schiaffi a due a due finchè non sarebbero diventati dispari!
Lucifero distolse lo sguardo da me e lo rivolse a Steven.
-Cosa pensi di fare? Siete in sette contro un esercito di demoni e di annunziatori. Non avete possibilità. Arrendetevi ora, finchè siete in tempo. –
-Mai. –
Il tentativo di pace era fallito.
Chi non aveva già le ali spiegate le aprì, e tutti prendemmo un arco e delle stellasaette che Steven aveva portato fuori dal suo ufficio.
Eravamo pronti alla battaglia.
 
Angolo autrice
Eccomi qua! Mi piange il cuore pensando che è il penultimo capitolo, ma spero di non avervi deluso! Che ne dite? Ho cercato di ridurre i preparativi per dedicarmi alla battaglia nel prossimo capitolo!
Beh, come ringraziare tutti quelli che hanno letto la storia, che mi sono stati vicini fin dal primo capitolo? Non ci sono parole!
Al prossimo e ultimo aggiornamento, sabato o domenica.
 
Ps: non ricordo se gli annunziatori possano davvero combattere o no, ma per rendere il tutto più epico ho pensato di renderli così :)

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Capitolo 35
*** Finale-parte 2 ***


FINALE-parte 2
 
I secondi sembravano ore, i minuti giorni.
Nel giardino della Shoreline si era scatenato il caos totale. L’esercito di Lucifero si era scagliato contro di noi, senza esitare, mentre lui se ne restava fermo, ghignando, a osservare l’operato dei suoi seguaci.
Io, che non avevo mai usato l’arco, stavo cercando di fare fuori più demoni che potevo con le stellasaette. Mentre tiravo le frecce, guardavo i miei compagni: Arriane, Steven, Francesca e Roland se la stavano cavando bene, sembravano molto più abili e sicuri di me, mentre Daniel e Luce sembravano impacciati, proprio come lo ero io.
Lasciai cadere l’arco e iniziai a lanciare le saette con le mani. Mandai un paio di colpi a segno, poi un demone si scagliò su di me, e solo dopo aver ricevuto un bel po’ di ferite riuscii a farlo fuori.
Un boato.
Al centro del giardino si era aperta una voragine circolare, da cui stavano venendo risucchiati tutti gli annunziatori.
La battaglia si fermò per un instante eterno.
Chi aveva aperto la voragine? Non poteva essere stato Lucifero, perché quella voragine aveva appena risucchiato metà del suo esercito, indebolendolo. In più, sembrava confuso tanto quanto noi.
Un altro lampo esplose nel cielo e buona parte dei demoni furono scaraventati via. Mi voltai e vidi Luce con le mani aperte verso il punto in cui era atterrato il fulmine.
-Luce, ma come … ? – Arriane non riuscì a terminare la frase perché la battaglia riprese.
Ora l’esercito di Lucifero era più che dimezzato, e in poco tempo riuscimmo a prevalere. I pochi demoni rimasti si diedero alla fuga. Lucifero però non era intenzionato ad arrendersi. Iniziò a camminare verso di me a passo di marcia, dicendo: - Io e te, Cameron. –
Mi nascosi un paio di stellasaette nella tasca posteriore dei jeans e, sperando in un intervento miracoloso di Paige e April, mi avvicinai a Lucifero.
 
Di quello che successe dopo ricordo solo frammenti.
Ricordo che stavo combattendo con Lucifero, quando lui all’improvviso si accasciò a terra tenendosi il petto con la mano.
Ricordo che vidi dietro di me Paige e April scagliare delle strane palle viola contro Lucifero, che incassava i colpi indietreggiando.
Ricordo di aver visto Luce aprire una voragine e rispedire Lucifero nel posto in cui doveva stare.
Dopodiché, crollai per la stanchezza e per le ferite.
 
Mi risvegliai nella mia stanza.
Le ferite erano fasciate e stavano guarendo.
Lentamente, mi misi seduto e vidi Roland seduto sulla poltrona insieme a April, mentre Paige era seduta ai miei piedi.
-Come state? – chiesi preoccupato.
-Noi stiamo benissimo. Come al solito quello che sta peggio sei tu, dato che devi sempre fare l’eroe. – disse ironico Roland.
Notai che Steven era nascosto in un angolino della stanza.
-Steven, io posso … - iniziai.
-Non mi devi spiegare niente. Roland, April e Paige mi hanno già spiegato tutto mentre eri incosciente. Cam, voglio passare sopra la tua relazione e il resto, però devi promettermi che starete attenti. I pettegolezzi si diffondono in fretta. –
-D’accordo. – vidi che Paige, in fondo al letto, stava sorridendo. –Come stanno gli studenti? –
-Non hanno visto niente. I Nephilim sanno cos’è successo veramente, mentre gli altri studenti credono che sia stato un tentato attacco terroristico. –
Sapere che era tutto a posto mi fece sentire davvero bene: all’improvviso non sentivo più il dolore delle ferite.
Dopo aver salutato Steven, Roland mi guardò strano.
-Che c’è? Mi hanno amputato qualcosa e non me ne sono accorto? – mi guardai il corpo. A parte le fasciature, sembrava tutto a posto.
-No è che … apri le ali e capirai. –
Feci quello che mi era stato detto e le guardai. Sembravano quelle di sempre.
Poi all’improvviso notai la differenza.
Erano bianche.
Nessun bagliore dorato.
-Che … che è successo? –
-Il Trono ci ha riammesso tutti al Suo fianco. Quando lo desidereremo, potremo riprendere il posto che avevamo prima della Caduta. –
-Cosa?! –
-Daniel, Luce e Arriane sono già andati. –
La cosa mi fece male. Mi avrebbe fatto piacere se fossero restati con noi, ma li capivo. Daniel e Luce avevano appena scoperto di appartenere a un mondo sovrannaturale, era logico che volessero capire di più della loro natura. Mentre Arriane … beh, era Arriane: prendeva decisioni avventate.
-E noi che faremo? – chiesi, sapendo che per tornare al mio posto avrei dovuto lasciare Paige.
-Io intendo restare, almeno per ora. La scelta è tua. –
Vidi le lacrime salire agli occhi di Paige. La presi per mano e ce ne andammo fuori.
 
Arrivammo nel giardino dove solo poche ore prima stavamo rischiando la vita.
-Che cosa farai? – mi chiese dopo alcuni minuti di silenzio.
-Credo che resterò qui, ci sono tante cose che mi trattengono. –
-Cam, a un certo punto resterai solo. Io sarò anche una Nephilim, ma sono mortale. Prima o poi me ne andrò. Non voglio che tu debba rinunciare al tuo posto, il vero posto a cui appartieni, per colpa mia. –
-Paige, ascoltami bene. Intendo restare qui con te fino all’ultimo, come farà anche Roland con April. E poi, si vedrà. La vita è breve, non bisogna fare piani a lungo termine. -
-Quindi resterai con me? –
Le presi le mani e la guardai negli occhi: - Fino alla fine. Ti amo. –
-Ti amo anche io. –
Ci baciammo, senza sapere quali altre sorprese ci avrebbe riservato il futuro, ma sicuri che saremmo rimasti insieme.
 
Angolo autrice
Ed eccomi qua, ad aggiornare questa storia per l’ultima volta (almeno per ora). Devo ammettere che mi stanno venendo le lacrime agli occhi, ma cercherò di trattenermi.
Spero che questo finale vi sia piaciuto, e spero tanto di non aver deluso nessuno.
Beh, come ringraziare tutte le persone che mi hanno sostenuto in questo lungo viaggio? Non riesco a trovare le parole adatte.
Un grazie a tutti coloro che hanno letto la storia.
Un grazie speciale a tutti coloro che hanno recensito, e anche se ora non scrivo tutti i nomi ringrazio di cuore tutti voi. 
Beh, un ultimo saluto a tutti i miei lettori! 

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