Maybe I should change my mind

di cateperson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


"Ciao ragazzi! Io vado a casa...ci vediamo domani!"
"Ehi Joey aspetta...ti accompagno io! Non è sicuro girovagare a quest'ora da sola per New York!"
"Jack, forse dimentichi che io a New York ci sono cresciuta..."
"Beh ti accompagnerò lo stesso!"
Jack sapeva essere così insistente a volte. Non mi piaceva molto la cosa, ma controbattere non serviva a nulla, volevo solo arrivare a casa e sdraiarmi nel letto. Ero sfinita, il lavoro al nuovo video dei fun. si stava dimostrando davvero sfiancante. Come se non bastasse, Jack aveva iniziato a dedicarmi troppe attenzioni...Maledizione!
Adoravo il mio lavoro di sceneggiatrice di video musicali, ma soprattutto quando avevo a che fare con quei tre mi trovavo sempre in imbarazzo. Avevo iniziato ad ascoltare la loro musica dagli esordi per cui creare le scene per le loro canzoni era un sogno per me. Da quando lo avevo confessato, il chitarrista in particolar modo mi era sempre addosso. Andrew era rimasto come al solito cordiale e amichevole...L'unico che continuavo a non capire era Nate...aveva perennemente un atteggiamento scontroso nei miei confronti, sembrava che si comportasse da superstar. Io, per tutta risposta, gli parlavo il minimo indispensabile, ma ogni tanto lo beccavo a fissarmi con uno strano sguardo negli occhi, un misto tra l'arrabbiato e l'aria di sfida.
"A cosa pensi?" mi chiese Jack mentre camminavamo verso il mio appartamento.
"Al mio comodissimo letto!" gli risposi in fretta.
"Sai Joey, le tue idee per i nostri video sono sempre meravigliose...Ci stupisci ogni volta che lavoriamo con te...Mi stupisci ogni volta...io credo di..."
"Frena frena frena Jack...io non so cosa tu abbia in mente, ma credo sia meglio mettere in chiaro le cose. Amo il mio lavoro, non voglio complicazioni di nessun genere e..."
"Chi dice che sarebbe tutto una complicazione? Io vorrei provare a..."
"Jack, non credo che tu sia la persona giusta per me...Mi spiace, ma io non provo quello che tu provi per me...e forse nemmeno tu mi conosci abbastanza per dire che sei innamorato di me...meglio fermare questa cosa ora! Più andrà avanti, più rischia di complicarsi...ti voglio bene Jack, sei un grande artista, ma la mia stima non va oltre. Forse anche tu, come me, stai cercando la persona giusta...per questo sei convinto che potrei essere io...Non chiudere la partita con le soluzioni più facili...vedrai che anche a quelli come noi accadrà qualcosa di eccezionale che ci farà perdere la testa!"
Jack rimase in silenzio per qualche istante poi disse
"Forse hai ragione...forse davvero la smania di trovare qualcuno per me mi ha spinto verso di te...grazie Joey...Amici? Per davvero intendo"
Mi sorrise e io non potei che rispondergli con lo stesso sorriso e lo abbracciai.
 
Da quando io e Jack avevamo messo in chiaro il nostro rapporto eravamo due amici molto liberi l'uno con l'altra. Molte volte uscivamo insieme, quasi sempre anche con gli altri componenti della band. Ovviamente c'era solo una persona che non si univa mai a noi e i miei sospetti che Nate mi odiasse aumentavano di giorno in giorno.
Avevamo finito le riprese del videoclip da una settimana e stavamo lavorando intensamente al montaggio. Doveva essere tutto pronto in pochissimo tempo perché i ragazzi avrebbero iniziato la promozione del nuovo singolo di lì a pochi giorni.
Ero quasi sempre l'ultima a lasciare l'ufficio perché oltre a lavorare al video dei fun. stavo organizzando altri progetti per diversi cantanti.
Una sera mentre scrivevo alcune scene ricevetti una telefonata e risposi sovrappensiero
"Pronto?"
"Ciao Joey...sono Nate"
La mia mente vagò per alcuni istanti...
"Nate...Nate...Nate..."
"Ruess..."
Improvvisamente arrossii e ringraziai di essere al telefono. Non avevo mai fatto una figuraccia del genere. Tentai di rimediare in qualche modo.
"Scusa Nate ma non ho il tuo numero, ho sempre parlato col vostro manager o con Jack e Andrew...Non immaginavo nemmeno che tu avessi il mio numero!"
La voce di Nate assunse il tono scocciato che ormai conoscevo bene.
"Si capisco...Senti, stavo passando sotto il tuo ufficio e ho visto la luce accesa. Stai ancora lavorando al nostro video? Se non ti dispiace vorrei vederlo..."
Quella sua arroganza mi aveva indisposto perciò tentai di uscire da quella situazione.
"Nate scusa ma non è finito e non mi pare il caso..."
Non mi lasciò nemmeno finire la frase.
"Forse non hai capito...Non mi importa, io voglio vedere il tuo gran lavoro!"
Sembrava che mi stesse prendendo in giro.
"Come vuoi. Sali, vedrai quel che abbiamo fatto fino ad ora..."
Interruppe la chiamata e la mia irritazione crebbe ancora di più. Ma chi si credeva di essere? Pensava che io fossi al suo servizio? Ero pronta ad affrontarlo e a divorarlo se necessario.
Mentre lo aspettavo mi arrivò un messaggio di Jack
"Spero non ti dispiaccia, ma ho dato il tuo numero a Nate perché insisteva nel voler vedere il video!"
"Dovrai trovare un modo per farti perdonare perché l'arroganza di Nate stasera ha raggiunto livelli epici! Se avrete ancora un frontman domani è solo perché sono stata estremamente paziente!"
Non appena ebbi inviato il messaggio le porte dell'ascensore si aprirono.
Quando Nate fu abbastanza vicino a me mi alzai e con acidità gli dissi
"Il video è pronto, clicca solo su PLAY. Io vado di là che ho altro lavoro da sbrigare..."
Mi rispose con un sorrisetto beffardo
"Credo di sapere come si usa un computer..."
Me ne stavo andando verso le fotocopiatrici quando decisi di non risparmiargli la mia rabbia
"Ah se vuoi vicino al mio telefono ci sono dei post it...Segna le cose che secondo te non vanno nel video. Invece per tutto ciò che riguarda la tua pessima interpretazione ti ho riservato un intero block notes, lì nel primo cassetto...spero ti basti! Guardati la clip tutte le volte che vuoi!"
E me ne andai lasciandolo a bocca aperta.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


"Senti Jack, cosa avrei dovuto fare? Era ora che qualcuno lo rimettesse al suo posto! Io non sono la sua schiava e ho una dignità!"
"Hai ragione Joey mi scuso io per lui...Non so perché si comporti così, non lo ha mai fatto e ultimamente con me si confida sempre di meno...Mi dispiace solo che ci sia andata di mezzo tu. Sappiamo tutti che il tuo lavoro è sempre eccezionale!"
Erano passate due settimane da quella sera con Nate nel mio ufficio, il video era pronto e stavamo preparando la proiezione per la band e le loro famiglie.
Jack era arrivato in anticipo per parlare con me di quello che era successo con il suo amico.
"Se vi rivolgerete ancora a me e al mio team per i vostri video, vorrei solo essere rispettata professionalmente. Se qualcuno ha qualcosa da criticare alla mia persona sono pronta a rispondere, ma non sopporto che si metta in dubbio la mia capacità in campo lavorativo. Questo sia chiaro a tutti! Ora andiamo di là, tra poco inizia la proiezione...Saranno arrivati anche gli altri!"
Entrammo nella sala ed effettivamente ci accorgemmo che mancavamo solo noi. Prima di fare il mio breve discorso introduttivo, abbracciai Andrew e controvoglia porsi la mano a Nate, che la strinse senza guardarmi.
La mia irritazione stava crescendo ma dovevo controllarmi. Iniziai a parlare
"Salve a tutti. Credo non ci sia bisogno di presentazioni particolari. I fun. sono uno dei migliori gruppi emergenti e ancora una volta si sono rivolti a noi per mettere in scena le loro meravigliose canzoni. La sintonia che si è creata tra noi e loro è visibile perciò lasciamo parlare la canzone e le immagini. Buona visione!"
Non appena ebbi finito, mi misi a sedere vicino a Jack e nello stesso istante Nate si alzò dalla sua poltrona e disse
"Se non è un problema, vorrei dire anch'io due parole..."
Mi si gelò il sangue, temevo davvero il peggio. Fino a che punto lo avrebbe spinto il suo odio?
"Volevo ringraziare tutti, in particolare Joey che ha reso possibile tutto ciò. Sapete, negli ultimi tempi mi sembra che molte cose non vadano come voglio io...Non sto parlando di lavoro ovviamente...Comunque, questo video per me è stata l'occasione di rimettermi in carreggiata. Joey mi ha spronato a dare il meglio e a non lasciarmi sopraffare dai mille pensieri che avevo in testa. Quindi grazie ancora Joey!"
Io ero rimasta letteralmente a bocca aperta e continuavo a guardare Nate in quei suoi occhi verde acqua. Mentre tutti battevano le mani, Jack si avvicinò al mio orecchio e sussurrò
"Credevo che gli avessi detto che è un pessimo attore..."
Con un filo di voce risposi
"Lo credevo anch'io fino a questo momento!"
 
"Joey vuoi che ti aspetti e ti accompagni a casa?"
"No Jack vai pure. Io devo finire un po' di cose e tu sei a pezzi. Ci sentiamo domani per un caffè!"
"Va bene, a domani!"
Mi stampò un bacio sulla guancia e se ne andò.
Io ripresi il mio lavoro e sistemai le carte necessarie per il giorno successivo. 
Quando finii erano ormai le undici, non vedevo l'ora di arrivare a casa e stendermi nel letto.
Uscii dall'ufficio e lo chiusi a chiave, quando notai una presenza seduta nell'atrio, vicino all'ascensore
"Finalmente!"
Era una voce inaspettata, ne rimasi stupita e mi girai di scatto
"Ma tu che ci fai qui?"
Nate si alzò con le mani in tasca e venne verso di me.
"Beh mi sembra evidente che ti stavo aspettando"
Iniziai a giocherellare con le chiavi. Mi sentivo in imbarazzo, non capivo che cosa potesse volere da me.
"Eccomi qui...Allora cosa devi dirmi?"
"Beh volevo ringraziarti per il tuo lavoro...so che non sono stato molto cortese nell'ultimo periodo e volevo scusarmi. Penso tutto quello che ho detto prima, alla proiezione..."
Sorrisi e abbassai lo sguardo
"Grazie Nate, sono molto colpita. Sai, non ho mai davvero capito che cosa avessi fatto per farmi odiare in quel modo..."
Nate sospirò e si grattò la testa imbarazzato
"Beh..."
Si avvicinò ancora di più a me, con una mano mi accarezzò la guancia...rimasi impietrita da quel gesto e fissai i miei occhi in quei due diamanti verdi. Lui sussurrò solo
"Open up your heart"
Prima di appoggiare delicatamente le sue labbra sulle mie...
Per due secondi non realizzai cosa stava succedendo, poi lo scostai e lo guardai stranita
"Cos'era?"
Con un sorrisetto ironico Nate rispose
"Pensavo lo sapessi riconoscere un bacio..."
Il disagio che avevo provato fino a quel momento si stava trasformando in rabbia
"Oh hai ragione, mi hai chiesto scusa per l'odio che mi hai dimostrato fino ad oggi quindi hai il permesso di baciarmi..."
Mi avvicinai a lui e gli diedi una spinta. Ero decisamente furiosa
"Ma con chi credi di avere a che fare? Con una ragazzina quindicenne innamorata di te perché sei l'idolo del momento che puoi trattare come vuoi? Vattene immediatamente Nate...Vattene prima di compromettere ulteriormente la situazione! Tengo troppo alla tua band per mandare all'aria i progetti con voi...Vai via!"
Con la testa bassa il cantante se ne andò. Io rimasi un'eternità sulla poltrona dell'atrio: continuavo a ripensare a ciò che era successo e a come avrei affrontato la situazione. Non avevo voglia di tornare a casa, ma verso l'una di notte decisi di prendere un taxi. Quando arrivai nel mio appartamento inviai immediatamente un messaggio a Jack
"Domani ore 8 colazione al bar sotto casa mia. Non hai alternative, ho bisogno di te"
Spensi il cellulare, volevo evitare sgradevoli messaggi di scuse.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


"Hai un aspetto orribile!"
Come avevo previsto, non avevo chiuso occhio per tutta la notte e Jack non si fece sfuggire l'occasione di farmelo notare.
"Grazie, era proprio questo il genere di aiuto che volevo da te. Avevo bisogno della sincerità di un amico che mi dicesse quanto sono mostruosa oggi. Ti suggerisco la seconda frase che devi pronunciare per salvarti: Joey cosa è successo?"
"Non so se voglio saperlo in realtà..."
"Tu devi volerlo sapere!" dissi digrignando i denti
"Ok ok...la situazione è grave. Cappuccino e brioche?"
"Sì per piacere" risposi un po'  più rilassata.
Avevo bisogno di confidare a qualcuno cosa era accaduto la sera prima. Non potevo più sopportare quel peso senza sapere come reagire.
Jack tornò con un vassoio carico delle nostre ordinazioni
"Allora Mostro Joey, vuoi dirmi cosa ti è capitato? Non sto più nella pelle!"
Mi fece sorridere e cominciai a raccontare
"O porc...Nate? Nate Ruess? Quello che canta nella mia band da cinque anni? Lo stesso Nate che ha dimostrato ripetutamente di odiarti?"
Alzai le spalle e le mani
"Proprio lui!"
"E tu?"
"Beh mi sono arrabbiata!"
"Tipico!"
"Cosa vuoi dire Antonoff? Che dovevo lasciarlo fare?"
"Non sto dicendo questo Joey, ma tu sei così...rigida a volte! Capisco che sia contraddittorio il suo comportamento, ma perché fargli una scenata? Perché non hai provato a parlarci normalmente e a capire cosa stava facendo?"
"Certo, dovevo mettermi pure a fargli da psicologa. Ma dico, ha dato di volta il cervello pure a te?" Ero sempre più furente
"Smettila Joey, sembra sempre che tu debba far vedere chi è che ha il controllo, ma non ti lasci mai andare! Stiamo parlando di un bacio...di un bacio di Nate, che tra l'altro poche ore prima ti ha elogiata davanti a tutto il tuo staff e alle nostre famiglie. Invece di prendertela, perché non provi a capire cosa c'è sotto?"
Ero decisamente alterata. Mi alzai e lasciai i soldi della colazione sul tavolo
"Allora mentre lo capisco lasciami perdere Jack!"
Mentre me ne andavo lo sentii alle mie spalle urlare
"Aspetto una tua telefonata domani!"
Odiavo anche lui.
 
P.O.V. NATE
 
Io e i ragazzi ci stavamo preparando, di lì a pochi minuti saremmo andati in onda al David Letterman Show. Ero molto teso e stavo saltellando sul posto, dietro le quinte, per sciogliere i muscoli.
All'improvviso una pacca sulla spalla mi fece girare. Jack mi guardava sorridendo
"È un po' che non mi racconti che cosa passa per la tua testa bacata, Nate"
"Jack, credo non ci sia bisogno di dire nulla...Se sei qui a chiedermelo, vuol dire che sai già tutto!"
"Ovvio, ma vorrei sapere le cose da te. Ti conosco da anni, ci siamo sempre detti tutto io, te e Andy. Speravo di sentire certe cose da te piuttosto che da altri."
"Jack ma ti sei accorto quando ho smesso di parlarti di certe cose?"
Il chitarrista ci pensò per qualche istante
"Da quando abbiamo iniziato le riprese del video qui a New York più o meno..."
Lo guardai come se non fosse in grado di fare uno più uno
"O porc...da quando vi ho detto della mia cotta per Joey!"
"Esatto...credo che tutto il resto venga da sé" dissi con un sorriso amareggiato.
"Capisco la tua reazione nei miei confronti, ma perché hai trattato male anche lei?"
"Non è una cosa che ho deciso volontariamente...tentavo di tenerla a distanza per soffrire meno...Poi quando ho capito che voi eravate solo buoni amici io...Beh lo sai, sono impulsivo e a questo punto credo di aver rovinato tutto!" Quelle ultime parole le pronunciai con un velo di tristezza nella voce. Forse avevo perso davvero la mia occasione...
"Ragazzi, tocca a voi! Tra circa 20 secondi Dave vi chiamerà"
Un tecnico dietro le quinte interruppe il nostro discorso. In quel mentre ci raggiunse anche Andrew ed entrammo in scena.
 
"Ed ora i nostri ospiti ci canteranno una canzone dal loro album. È il vostro ultimo singolo?" Chiese David Letterman
All'ultimo minuto avevo chiesto ai ragazzi di cambiare la canzone che avevamo in programma. Avevano accettato, anche se il non averla provata li rendeva un po' nervosi.
"No Dave, non si tratta del nostro nuovo singolo, ma di una canzone speciale, soprattutto per me in questo momento. Non lo faccio quasi mai, ma ne approfitto e la dedico a una donna che ammiro e che ultimamente ho trattato male..." Risposi con un sorriso sulle labbra, avvicinandomi al microfono.
"Oh si tratta sempre di una donna in fin dei conti eh? È la tua ragazza?" incalzò David noncurante del mio imbarazzo
"No!" fu l'unica cosa che potei rispondere tenendo lo sguardo fisso al pavimento. 
Nel frattempo Andrew e Jack avevano già iniziato a suonare per togliermi da quella situazione. Il mio sguardo pieno di gratitudine incrociò il loro e cominciai a cantare.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


P.O.V. JOEY
 
Jack mi aveva mandato un messaggio infrangendo il silenzio che si era creato tra noi
"David Letterman Show stasera. Tu non mi odi perché in fondo sai che ho ragione! Bacio"
Maledetta la volta che io e lui eravamo diventati amici. Ormai ero un libro aperto per lui. Avrei voluto rispondergli che avevo di meglio da fare che guardare una stupida trasmissione in cui comparivano lui e i suoi stupidi amici che strimpellavano. Ma non era vero...Inoltre adoravo David Letterman e anche le loro canzoni.
Ascoltai con poco interesse la loro intervista, in fondo le cose che quei tre raccontavano le sapevo già. Poi arrivò il momento della canzone e qualcosa catturò la mia attenzione. Nate stava parlando di una donna che aveva trattato male. Per qualche secondo mi balenò in testa l'idea che potesse parlare di me. Che stupidaggine! Poi l'inquadratura si spostò su Andrew e Jack che stavano sistemando i loro strumenti e fui quasi certa di vedere Jack che indicava Nate, la telecamera e poi pronunciava il mio nome. 
Scossi la testa, convinta di essermi immaginata tutto. In fondo poteva aver detto qualunque cosa, non ero un asso nel leggere il labiale.
Iniziò la canzone e fin dai primi accordi mi accorsi che si trattava della mia preferita.
 
"I WAS OUT ON THE TOWN
SO I CAME TO YOUR WINDOW LAST NIGHT
I TRIED NOT TO THROW STONES
BUT I WANTED TO COME INSIDE.
NOW I'M CAUSING A SCENE, BUT YOU NEED A REASON TO SMILE.
OH NO, WHAT HAVE I DONE?
THERE'S NO ONE TO KEEP ME WARM.
...
AND I KNOW I COULD BE MORE CLEVER
AND I KNOW I COULD BE MORE STRONG
...
JUST OPEN UP YOUR HEART, OPEN UP YOUR HEART
OPEN UP YOUR HEART..."
 
Il mio cuore si fermò. Erano le stesse parole che aveva sussurrato al mio orecchio prima di baciarmi...
"Oh mio Dio...Calmati Joey, respira...stai calma maledizione!"
Quando ero agitata cominciavo a parlare da sola ad alta voce, come se i pensieri tentassero di fuggire dalla mia testa.
"Perché dovrebbe cantare una canzone per te? È stato solo un bacio, come dice Jack...chissà quante donne avrà fatto soffrire nell'ultimo periodo...Magari si stava riferendo a sua madre...o a sua sorella..."
Ma più mi ripetevo quelle parole ad alta voce e più si faceva strada in me la convinzione che quello fosse il modo di Nate di chiedermi scusa.
Decisi di prendere il cellulare e mandare un messaggio a Jack
"Non è così che si fa pubblicità al mio lavoro! Dovevate cantare il nuovo singolo, avrebbe sicuramente invogliato la gente a guardare il video! Devo spiegarvi anche come funziona il mondo del marketing?"
Bene, il mio classico tono acido non avrebbe destato sospetti.
Quando David Letterman salutò i fun. decisi di spegnere la televisione e di farmi una doccia rilassante.
Mi stavo asciugando i capelli, ancora avvolta nell'asciugamano, quando il mio telefono suonò. Messaggio di Jack
"Siamo a bere qualcosa sotto casa tua. Potresti raggiungerci! Aspetto che tu infranga il muro del tuo orgoglio!"
Lottai con tutta me stessa contro il desiderio di scagliare il cellulare fuori dalla finestra.
"Col cavolo che ci vado!" urlai.
In realtà volevo vedere Jack e Andy e, dovevo ammetterlo, ero curiosa anche di rivedere Nate. Non sapevo che cosa sarebbe potuto succedere, se avremmo mai parlato di quel bacio, se avrei mai avuto il coraggio di chiedergli della canzone...
Mentre ero assorta in quei pensieri ero già davanti all'armadio a scegliere cosa indossare.
Quando fui pronta, scesi di corsa e mi avviai verso il bar.
C'era un sacco di gente quella sera ed era difficile muoversi guardandosi attorno per scorgere il tavolo giusto senza urtare nessuno. 
Per evitare un uomo gigantesco che mi stava per crollare addosso, mi spostai bruscamente e colpii involontariamente una persona dietro di me. Mi girai immediatamente per chiedere scusa, ma quando vidi quegli occhi verde mare fissarmi mi dimenticai cosa stavo facendo e iniziai a boccheggiare
"Se ci hai preso gusto a spintonarmi puoi dirmelo...Ci vediamo fuori! Allora vedremo chi è il più forte!". Dopo mezzo secondo Nate scoppiò a ridere, forse più per la mia espressione inebetita che per la sua battuta.
"Ero venuto a prendere una birra, ma non arriverò mai al bancone. Vieni, ti porto dagli altri" e mentre si faceva largo fra la folla, mi mise una mano sul fianco e mi avvicinò a sé per farmi passare più facilmente. Io diventai paonazza ed abbassai lo sguardo, fingendo di guardare dove mettevo i piedi. Non appena raggiungemmo l'angolo più riparato dove si trovavano Jack e Andrew mi lasciò con naturalezza.
"Vi ho portato una sorpresa...No, non è la birra purtroppo!" disse con un sorriso. Non era arrogante, non cercava di mettermi in imbarazzo. Era contento e sereno, glielo si leggeva negli occhi.
"Sapevo che saresti venuta! Jack, mi devi 10 dollari..." esclamò esultante Andrew
"Aveva scommesso che avresti inventato una scusa e non avresti mai accettato l'invito" mi sussurrò all'orecchio.
Risi con loro e poi dissi
"Ma quanto poco mi conoscono i miei amici!"
Jack, fingendosi offeso, esclamò
"Ti conosco così bene signorina che sono pronto a raddoppiare scommettendo che non sei scesa per me!"
Arrossii violentemente
"Certo, sono qui perché lo sai che amo alla follia il barista!"
Scoppiammo tutti a ridere. Ero riuscita abilmente a cambiare discorso. Guardai per un attimo Nate e lo vidi che mi osservava con un dolce sorriso sulle labbra.
Dopo qualche birra, decisi che era il momento di tornare a casa
"Ragazzi, io domani lavoro, quindi è il caso che dorma qualche ora visto che ultimamente il sonno proprio non so cosa sia..."
"Ma Joey noi domani cominciamo il tour europeo, non ci vedremo per settimane...Rimani ancora un po' con noi!" Jack mi stava supplicando, ma io avevo davvero bisogno di dormire. Tuttavia non ero tranquilla all'idea che non li avrei visti per così tanto tempo.
"Mi spiace, ma sai perfettamente come sono se non dormo di notte! Quando tornate organizziamo una cena e mi racconterete tutto!"
Schioccai un bacio sulla guancia a Jack, abbracciai Andrew e mentre mi avvicinavo a Nate avvampai al solo pensiero di salutarlo. Lui, vedendomi sempre più vicina mi sorrise e disse sottovoce
"Ti va se ti accompagno?"
"Ma io abito qui dietro..."
"Non importa"
Gli sorrisi e lui capì che poteva seguirmi in mezzo alla folla di gente ancora dentro al locale.
Una volta fuori tra noi si era creato un silenzio imbarazzato. Fui io a spezzarlo, non potevo più resistere.
"Perché hai insistito per accompagnarmi a casa?"
"Non volevo partire senza sistemare le cose con te Joey"
La dolcezza con cui aveva pronunciato il mio nome mi fece salire un brivido lungo la schiena
"Per me è tutto a posto Nate. Mi dispiace di averti aggredito quella sera, avrei potuto cercare di capirti e..."
Si fermò di colpo in mezzo alla strada e, notandolo, io interruppi il mio discorso
"Lo rifarei Joey!" Disse con un'espressione seria.
Io abbassai lo sguardo
"Nate tu mi odi!"
"Non è vero!" Sentii la sua voce vicina, come un sussurro.
Con una mano mi accarezzò la guancia, poi alzò il mio mento, costringendomi a fissare il mio sguardo nei suoi occhi. Il cervello mi si svuotò, non ero più in grado di pensare, il mio stomaco faceva le capriole.
Quando ormai era a pochi centimetri da me disse
"Vorrei..."
Senza pensarci, fui io a colmare il breve spazio che c'era ancora tra le nostre labbra.
Fu un bacio delicato, dolce, da primo amore.
Quando ci separammo, Nate mi accolse nel suo abbraccio
"Ora sono pronto a partire...ti troverò al mio ritorno?"
Affondai il viso nell'incavo tra la spalla e il collo
"Sarò qui...Ti sto già aspettando!"
 
Non appena arrivai nel mio appartamento, mi lasciai cadere sul divano. Come avrei potuto dormire quella notte? Certamente non potevo chiudere occhio...Cosa mi stava succedendo? Non potevo essere innamorata di uno come Nate. Sicuramente ci sapeva fare, ma dove era finito il mio proverbiale autocontrollo? 
I miei pensieri furono interrotti dal suono del cellulare. Era un messaggio di Jack
"O sei una spacciatrice o una strega...Nate è in estasi!"
Sorrisi. Fortunatamente il mio amico non stava vedendo me. Risposi il più normalmente possibile
"Notte Jack. Vai a dormire! Ti aspetta un grande tour!"
Decisi di provare almeno a mettermi il pigiama e a stendermi nel letto, ma dopo due ore ero ancora lucidissima. Il mio telefono suonò di nuovo. Un altro messaggio di Jack con una foto di Nate steso nel letto che fissava il soffitto, con le mani sotto la testa. Il testo diceva
"Effetti di Joey"
Risi perché io mi trovavo nella stessa identica posizione. Non risposi, volevo continuare a fargli credere che dormivo. Dopo due minuti arrivò un altro messaggio e iniziavo sinceramente a scocciarmi. Ma stavolta era di Nate...
"And it's crazy here without you..."
Quelle poche parole arrivarono dritte al cuore. Volevo rispondere ma continuavo a scrivere e a cancellare il testo del messaggio. Dopo dieci minuti riuscii a convincermi di quello che avevo digitato
"Abbiamo qualche settimana di tempo per capire cosa sta succedendo tra di noi...Eppure già sento che manchi!"
Lo inviai e dopo qualche minuto il cellulare suonò per l'ennesima volta. Era un'altra foto da parte di Jack. Benché fosse scura, si distingueva abbastanza chiaramente la sagoma di Nate in piedi sul letto con le braccia alzate al cielo e il telefono in una mano. Il testo era simile al precedente
"Effetti di Joey: parte II"
A quel punto decisi che era meglio spegnere il cellulare e provai a dormire.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


P.O.V. NATE
 
Erano passate tre settimane ed avevamo già girato mezza Europa. I nostri concerti erano grandiosi, migliaia di fan ci avevano accolto in tutte le città in cui eravamo stati. 
Io ero sempre più stanco, sentivo la necessità di fermarmi qualche giorno a riposare. Come se non bastasse, i miei pensieri non mi davano tregua. Joey li dominava tutti, era sempre al centro, non avevo pace. Volevo rivederla, stringerla a me, tenerla per mano, baciarla ancora...La sola idea di essere a metà del tour mi uccideva e si sommava al fatto che da quella sera non ci eravamo più sentiti, come se tra noi ci fosse un tacito accordo che stabiliva di non avere contatti finché non avessimo capito cosa provavamo l'uno per l'altra. 
L'unica cosa chiara per me era che non avevo mai provato in vita mia ciò che provavo in quel momento per lei. Era amore? Non ne ero certo. Sapevo solo che tutto intorno a me parlava di lei. E tutto questo non mi rendeva tranquillo.
 
"Nate, tra cinque minuti dobbiamo iniziare!"
Ero seduto in un angolo buio dietro il palco, con i gomiti sulle ginocchia e la testa tra le mani. 
"Andy, al solo pensiero di aspettare altre tre settimane io sto male!"
"Sei innamorato!"
"Non lo so...Io non lo so..."
"La mia non era una domanda Nate...Lo so perché a me è successa la stessa cosa...In più, credo di non sbagliare se dico che hai il terrore di non essere corrisposto"
"Come ne sei uscito?"
"Semplice...L'ho sposata!"
Sorrisi
"Per te è facile..."
Andrew si sedette al mio fianco
"No Nate, non è mai facile. Ogni giorno devo decidere di investire tutto me stesso nel rapporto con mia moglie e so che per lei è uguale. Ogni istante è una sfida, soprattutto quando siamo lontani. Mi sveglio la mattina e mi chiedo se i miei pensieri e i miei calcoli valgono di più del nostro amore, se la lontananza ha l'ultima parola sul nostro rapporto o se il bene che c'è vince anche questo. Nulla è semplice in un rapporto!"
Andrew sapeva sempre arrivare al punto. E riuscì a prevedere anche quello che stavo pensando
"E se la tua obiezione è che non sei nemmeno sicuro che tra voi ci sia un rapporto, beh amico mio, vai a guadagnartelo. Se è quello che desideri combatti fino all'ultimo. Per intanto però sii uomo e fai quello che sei chiamato a fare, cioè alza il culo ed esci a cantare!"
Mi fece sorridere e insieme ci dirigemmo dietro le quinte. Lui e Jack andarono a sistemarsi agli strumenti, io entrai poco dopo incitando la folla e iniziando la canzone di apertura.
 
P.O.V. JOEY
 
Pochi giorni...Soltanto pochi giorni e sarebbero tornati. Non riuscivo più a resistere, mi mancavano tutti, ma lui...lui era sempre in mezzo ai miei pensieri. I suoi occhi, il suo sorriso, le sue labbra...
"Calma Joey, riprendi il lavoro per favore!" stavo di nuovo parlando da sola. 
Ero troppo agitata, non ero in grado di concentrarmi. Decisi di provare a scrivere a Jack.
"Quante donne vi siete trovati in Europa? Spero che almeno un po' di nostalgia di casa la sentiate...bacio"
Sapevo che probabilmente stava dormendo, ma sicuramente mi avrebbe risposto non appena sveglio. Mi sbagliavo...in pochi minuti arrivò un suo messaggio
"Io sto molto bene, l'Europa è meravigliosa...tu invece non hai ancora imparato la nobile arte dell'allusione...Quindi ho deciso che ti lascerò sulle spine! Odiami pure! Bacio"
Bene, non avrei ottenuto notizie nemmeno da quello che si definiva un mio amico. 
Cosa potevo fare? L'unica soluzione era cedere...e fui molto debole...
Cercai il numero in rubrica e avviai la chiamata
"Pronto?" dopo settimane il solo sentire la sua voce assonnata mi fece perdere un battito.
"Ciao...scusa, sono un'idiota, stavi dormendo...ti richiamo dopo!"
"Fermati Joey, non riagganciare" Nate aveva ripreso vitalità e ne fui lieta.
"Mi dispiace davvero, sono stata impulsiva...tu sarai distrutto e avrai bisogno di riposare..."
"Sto sentendo la tua voce...questo mi basta!"
Arrossii e ringraziai di essere al telefono.
"Volevo solo sapere come stai...Nessuno si preoccupa di darmi notizie"
"Oh Joey, non puoi nemmeno immaginare come sto adesso! Torniamo tra due giorni, sarò a New York per il weekend e poi si vedrà"
Ci fu qualche secondo di silenzio poi Nate riprese
"Mi manca tutto di te"
Non avevo bisogno di sentire altro. Una lacrima mi rigò il viso. 
"La nostalgia che provo ti rende più presente di qualsiasi cosa faccia!"
Ormai io ero un fiume in piena, le lacrime sgorgavano senza ostacoli. Riuscii a darmi un tono e a rispondere a quelle parole
"Le mie braccia sono spalancate...Vieni a riempirle!"
Non avevamo bisogno di dirci altro. Ci salutammo e, dopo aver abbandonato il telefono sulla scrivania, mi diressi in bagno a darmi una sistemata al trucco.
Quando tornai, trovai un messaggio di Jack.
"Non so cosa tu abbia fatto ma Nate è così sveglio che sarebbe in grado di sostenere un concerto ora...alle 3 di notte!"
Risi di gusto e ripresi il mio lavoro con una forza inaspettata.
 
Non sapevo decidermi: andare o no all'aeroporto a prenderli? Se non fossi andata, Nate mi avrebbe chiamata subito per rendermi partecipe dei suoi programmi per il weekend?
Vagavo per casa senza sosta, iniziavo a prepararmi per uscire, ma poi mi fermavo e mi sedevo sul divano a guardare la tv. Mi mettevo le scarpe e subito dopo le lanciavo dall'altra parte della stanza.
Quando decisi che non potevo aspettare e che dovevo andare a prenderli, mancavano solo 15 minuti all'atterraggio del loro volo.
Scesi in strada e salii su un taxi, ma purtroppo il traffico si dimostrò spietato. Arrivai al JFK un'ora dopo e ovviamente non c'era traccia né di Nate, né di Jack o Andrew. Sconsolata, chiamai un altro taxi per farmi riportare a casa. 
La mia razionalità mi aveva creato ancora una volta dei problemi. Ma perché non potevo imparare a lasciarmi andare, come mi ripeteva sempre Jack? Perché dovevo ridurre sempre tutto a un calcolo di probabilità? 
Guardavo fuori dal finestrino le strade di New York ormai illuminate dalle prime luci della sera. Una lacrima mi rigò il viso: un cuore semplice, solo quello volevo. Un cuore che mi permettesse di vivere nella realtà e non nella mia testa. Mi sentivo completamente stupida.
Quando arrivai, pagai il tassista e cercai le chiavi nella borsa. Dopo due minuti ero già arrabbiata con me stessa perché non riuscivo a trovarle e, come al solito, iniziai a parlare da sola
"La tua borsa è esattamente come la tua testa: un casino! Stupida stupida stupida!"
Sentii qualcuno sogghignare nell'oscurità. Perfetto, ci mancava solo una figuraccia con uno sconosciuto, o peggio, un vicino di casa.
"Questo lato di te non lo conoscevo"
Quella voce...la sua voce...rimasi pietrificata, con la bocca aperta e una mano nella borsa. Non lo vedevo, ma sapevo che era lì, a pochi passi da me.
"Volevo farti una sorpresa ma non eri in casa...Non potevo aspettare fino a domani, quindi sono rimasto qui fuori!"
Finalmente lo vidi sbucare dall'ombra. Aveva un sorriso bellissimo, tutto per me, e una rosa bianca nella mano. 
Il mio volto cambiò espressione mano a mano che si avvicinava, esplodevo di gioia ma le lacrime iniziarono a scendere copiose. Mi coprii la faccia con le mani per non farmi vedere, ma mi sentii afferrare delicatamente i polsi e i suoi occhi verde acqua erano a pochi centimetri da me.
"Non mi abituerò mai ai tuoi occhi" sussurrai, gettandogli le braccia al collo e premendo il viso nell'incavo del collo.
"Ne sono contento...Non voglio che ci sia qualcosa di scontato tra di noi!"
Mi strinse ancora di più a sé e inspirò il profumo dei miei capelli
"Quanto mi sei mancata!"
Mi allontanai un po', ci fissammo per alcuni secondi, poi gli accarezzai il viso.
"Non c'è nulla da capire quindi...È così e basta!"
Lui mi sorrise, imitò il mio semplice gesto e avvicinò le sue labbra alle mie.
Era l'inizio della mia più grande avventura.
 
"Joey muoviti...Rischiamo di perdere l'aereo"
Sentii urlare Jack al citofono. 
Per qualche istante pensai di ritardare apposta, così avrebbero rimandato la partenza di qualche ora e Nate sarebbe stato tutto mio ancora per un po'. 
Poi immaginai la reazione del mio amico..ed ebbi paura!
"Mi sto mettendo le scarpe...scendo subito!"
Quando li raggiunsi in macchina, Jack sbuffava, Andrew, seduto accanto all'autista, stava canticchiando tra sé e Nate tentava di trattenere una risata.
"Buongiorno a tutti!" Dissi con un grande sorriso sulle labbra, accoccolandomi tra le braccia del mio ragazzo, che mi stampò un bacio in fronte.
"Voi due state sabotando di proposito il nostro tour!" Esclamò Jack.
"Ti confesso che ci ho pensato per una manciata di secondi..." Risposi allegra. Nate e Andrew cominciarono a ridacchiare. Jack mi squadrò con un finto sguardo truce.
"Lo sai che la mia vita sentimentale dipende esclusivamente dalla mia fama!"
A quel punto non riuscii più a trattenermi e scoppiai a ridere. Jack mi guardò per qualche secondo poi si unì a me.
"Chissà perché, ma non sono mai credibile quando dico questa frase"
A fatica allungai una mano e gli scompigliai i capelli
"In ogni caso la tua dolce metà dovrà avere la mia approvazione!"
Stavolta fu Nate a guardarmi male
"Che c'è? Sono la sua sorella adottiva...sono molto esigente!" 
"Joey, forse non te l'ho mai detto, ma io sono un tipo mooooolto geloso! Ricordatelo!" 
La mia risposta fu un sorriso e un tenero bacio. Poi in un orecchio gli sussurrai
"Solo tu! Ricordatelo"
Arrivammo in aeroporto e, dopo tutti i controlli, li accompagnai fino al gate.
Abbracciai Andrew e Jack, che si imbarcarono quasi subito per lasciare a me e a Nate un po' di intimità.
"Non voglio andare!" Disse sottovoce. Sembrava un bambino piccolo
"Nemmeno io lo vorrei...Ma tu sei Nate Ruess, il frontman dei fun. E io sarei davvero una pessima fidanzata se ti impedissi di fare ciò per cui sei nato!"
"Ma sono anche il tuo ragazzo..." Iniziò a fissarsi le scarpe. Gli presi il viso tra le mani e lo obbligai a guardarmi negli occhi
"Lo sei, ovunque ti trovi! Il nostro rapporto non può essere una chiusura al mondo Nate. Anche quando sei lontano sei così presente per me che io faccio tutto con un'energia straordinaria. La nostra quotidianità non è una fregatura!"
Lo baciai mentre il mio volto si rigava di lacrime. Quando ci separammo, Nate mi strinse a sé e canticchiò sottovoce
"Despite what I've done, I pray to God that we can move on, 'cause for you are the best thing that this life has yet to lose"
Mi asciugò le lacrime che continuavano a scendere e se ne andò. 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Da quando eravamo fidanzati, avevamo passato solo 3 giorni insieme. Dopo il suo weekend a New York, Nate era partito per il tour americano ed erano 2 mesi che non lo vedevo. Ci sentivamo sempre e lui mi mandava continuamente le foto dei luoghi in cui si trovavano oppure delle folle ai loro concerti. 
La sua lontananza iniziava davvero a pesarmi. 
"Hai scelto davvero il momento sbagliato per fidanzarti!" Era la frase che ormai mi ripetevo ogni volta che concludevo una telefonata con Nate.
Sapevo che era la vita che mi ero scelta, consciamente o no, ma almeno all'inizio speravo di poter godere di quelle piccole gioie da novelli fidanzati.
Presi allora una decisione drastica e chiamai subito Jack
"Buongiorno Antonoff!" Esclamai felice
"Ma perché urli Joey? Sono le 9 di mattina e lo sai che ieri abbiamo avuto un concerto quindi oggi in teoria si dorme fino a tardi..." La voce assonnata di Jack mi fece sentire in colpa
"Scusa scusa scusa...ma vedi...io...Jack, io sto impazzendo! Non ce la faccio più, devo vedere Nate!"
"E io cosa c'entro? Chiama lui e lascia dormire me!" Rispose con tono scocciato
"Ma che razza di amico sei? Evidentemente non posso chiamarlo...vorrei fargli una sorpresa e raggiungervi al concerto di domani..."
"Ok, vuol dire che devo procurarti il pass senza farmi notare e non dire niente a nessuno..."
"Grande Jack! Domani siete a San Francisco vero?"
"Esatto. Chiamami quando atterri...vedrò di venire a prenderti!"
"Sei il migliore! A domani allora...ora puoi dormire!"
"Sei gentile a concedermelo! Trova il modo di ripagarmi...buona notte!"
Ero al settimo cielo. Al solo pensiero di rivedere Nate iniziai a saltellare per l'ufficio, destando la curiosità di tutti i miei colleghi. Potevano pensare di me quello che volevano, non mi importava...io avrei riabbracciato il mio Nate.
 
Nel primo pomeriggio arrivai all'aeroporto di San Francisco e tra la folla notai subito il viso di Jack, anche se coperto da dei grandi occhiali da sole per evitare di essere riconosciuto e assalito. 
Gli corsi incontro e gli saltai al collo
"Che bello rivederti Jack!"
Lui scoppiò a ridere e mi abbracciò
"Quindi ora che mi hai visto sei a posto...puoi prendere un aereo e tornartene a New York!"
Mi staccai da lui e lo guardai con occhi arrabbiati. Ciò lo fece ridere con più gusto e anch'io non potei trattenermi.
"Andiamo prima che si chiedano che fine abbia fatto! Abbiamo il soundcheck tra mezz'ora!" Mi trascinò fuori dall'aeroporto alla ricerca di un taxi.
Quando giungemmo nel grande teatro che avrebbe ospitato il concerto della sera, tutti i componenti della band erano al proprio posto a provare gli strumenti. Mancava solo Nate
"Il solito atteggiamento da star!" Pensai tra me, sorridendo.
Decisi allora di nascondermi dietro alle quinte e di sbucare fuori all'improvviso, quando avrebbe iniziato a cantare. Dopo un quarto d'ora Nate doveva ancora arrivare e Andrew, che stava perdendo la pazienza, lo chiamò.
"Nate dove cavolo sei? Ti stiamo aspettando da mezz'ora e nessuno ha tue notizie! Sbrigati" chiuse la telefonata furioso
"Dice che è dietro l'angolo...intanto cominciamo a provare OUT ON THE TOWN" 
La mia canzone preferita...sentire la versione strumentale mi fece immergere in tutti i ricordi che mi legavano a Nate. La stavo canticchiando, quando proprio sul ritornello sentii la sua voce provenire dal fondo del teatro.
Mi sporsi un po', senza però farmi notare, e lo vidi...
Lo vidi con le braccia attorno al collo di una ragazza, la quale a sua volta gli cingeva i fianchi. Mentre cantava quelle parole cercava lo sguardo di lei, che gli sorrideva compiaciuta. 
Io mi sentii morire, mi accasciai a terra e iniziai a piangere.
Jack aveva alzato gli occhi non appena Nate aveva iniziato a cantare e, vedendo quella scena, mi cercò con lo sguardo. Quando mi notò, accoccolata in un angolo, con la testa tra le mani, abbandonò la chitarra e corse da me.
Lo sentii accarezzarmi la testa
"Joey io..."
"Tu lo sapevi?"
"No...Nate..."
"Cosa? Nate lo fa sempre? Io vi odio tutti...Me ne vado!" Urlai quelle parole, ma fortunatamente la musica le copriva. Mi rialzai in fretta, presi la mia borsa e corsi fuori dal teatro. Non sapevo dove stavo andando ma volevo allontanarmi ed evitare di essere seguita. Quando fui abbastanza sicura di non avere nessuno alle calcagna, mi fermai, ripresi fiato e presi un taxi per l'aeroporto. La mia sorpresa a San Francisco era durata meno di un'ora.
 
P.O.V. NATE
 
Avevo fatto un giro per i negozi di San Francisco. Volevo trovare un vestito stupendo per Joey, nel weekend le avrei fatto un sorpresa tornando da lei a New York, e le avrei chiesto di accompagnarmi alla serata dei Grammy Awards. E per quell'evento doveva avere l'abito perfetto...
Lo avevo trovato, ma mi accorsi di essere in forte ritardo per il soundcheck. Tornai di corsa in albergo a lasciare le borse dello shopping e corsi verso il teatro. Ricevetti una chiamata di Andy arrabbiatissimo, mentre stavo per mettere piede nell'edificio.
"Nate dove cavolo sei? Ti stiamo aspettando da mezz'ora e nessuno ha tue notizie! Sbrigati" 
"Sono dietro l'angolo" risposi in affanno.
Mentre riprendevo fiato, mi si avvicinò una ragazza, Liz, che io avevo conosciuto perché era tra gli organizzatori della serata. Tutte le volte che ci eravamo incrociati aveva dimostrato una grande ammirazione per me.
"Serve aiuto Nate?" Disse con un tono dolce e un po' provocante.
"Ho solo bisogno di prendere fiato" risposi mentre tenevo le mani sulle ginocchia, piegato a metà dalla corsa.
"Se serve la respirazione bocca a bocca dimmelo!" Mi strizzò l'occhio. 
Ok, le sue intenzioni erano più che evidenti.
Mi rialzai e le sorrisi
"Non credo di averne bisogno, ma puoi scortarmi dentro il teatro!" 
Stavo chiaramente giocando con lei, ma non mi sarei mai spinto oltre. 
La band stava provando OUT ON THE TOWN e feci la mia entrata trionfale esattamente sul ritornello. Avevo un braccio al collo di Liz e cantai quelle parole rivolto a lei per mettermi in mostra. Aveva un non so che di gratificante fare il divo per una volta.
Ma qualcosa attirò il mio sguardo...Jack aveva smesso di suonare e aveva abbandonato la chitarra per andare dietro le quinte.
Non capii quel gesto ma dopo cinque minuti lo vidi venire a passi veloci verso di me, livido in volto.
"Tu sei un idiota!" Gridò puntandomi un dito contro.
Io mollai la presa su Liz, che abbassò lo sguardo e uscì di soppiatto dal teatro.
"Non è la prima volta che arrivo in ritardo e lo sai anche tu che avevo un buon motivo..." Tentai di giustificarmi ma lui mi interruppe.
"Lei era qui! Hai rovinato tutto...non solo tra te e lei, ma anche tra noi e lei!"
Era così arrabbiato che non appena finì la frase mi sferrò un pugno in viso. Non riuscii a schivarlo e caddi a terra.
Jack si riprese e mi porse la mano per rialzarmi.
"Scusa Nate io..."
"Jack capisco...sono davvero un idiota...adesso dov'è?"
"Se n'è andata. Ho provato a inseguirla ma corre veloce e l'ho persa!"
Rimasi impietrito. Di colpo mi assalì la consapevolezza che anch'io forse l'avevo persa. Gli occhi mi si inumidirono e mi misi a sedere con la testa fra le mani.
"Perché? Perché per una volta che mi è dato qualcosa di così prezioso io lo butto via?"
Jack si sedette accanto a me
"Cosa hai combinato con quella lì?"
Alzai la testa e lo guardai
"Assolutamente nulla Jack! Te lo giuro...l'ho trovata qui fuori e ho solo voluto fare un po' la star!"
Jack mi mise un braccio sulle spalle e disse
"Allora non tutto è perduto...dobbiamo solo abbattere l'enorme muro che Joey si costruirà attorno...sarà dura ma possiamo farcela!"


SPAZIO DELL'AUTRICE
Ciao!
Spero che la storia vi stia prendendo almeno un po'...aspetto commenti di qualunque genere! Grazie a chi ha già recensito e a chi ha aggiunto la storia alle preferite/seguite...è davvero un onore! :)
Io intanto continuo a scrivere
A presto

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


P.O.V. JOEY
 
Era un mese che respingevo tutte le chiamate e i messaggi di Jack e Nate. Per quanto mi riguardava avevo chiuso con loro, non volevo più sapere niente né della loro vita privata né di quella lavorativa.
Avevano anche cercato di farmi contattare da Andrew con la scusa di un nuovo video.
Il tastierista era l'unico che avevo deciso di ascoltare.
"Ciao Joey! Come stai?" Mi aveva chiesto col suo tono gentile
"Andy...ti lascio immaginare!" La mia risposta era priva di qualsiasi emozione.
"Senti, vogliamo rivolgerci ancora a te e al tuo team per un altro videoclip che vorremmo realizzare..."
"Perfetto, mandami la canzone e le vostre idee...vedrò di passare il materiale a Grace che si occuperà del progetto."
"Speravo potessi farlo tu..." Disse con voce delusa.
Respirai a fondo prima di parlare. Non volevo trattare male Andrew che non c'entrava nulla.
"Io sono molto occupata...ho una collaborazione con P!nk in ballo...E poi Grace vi conosce bene, è carina e disponibile...a diventare la prossima fidanzata di qualcuno!" Alla fine non mi ero trattenuta, avevo dato sfogo al dolore che avevo dentro con quelle ultime parole.
"Capisco Joey...la tua ferita è grande...ci vorrà del tempo! Ma non lasciare che la rabbia o la sofferenza che provi facciano di te quella che non sei! Forse un giorno, quando accoglierai di nuovo l'amore, sarai disposta a perdonare...Ti saluto Joey! Non dimenticare che sei voluta bene, anche quando le cose che accadono sembrano dire l'esatto opposto!"
Sentii una lama penetrare nel mio cuore. Non ebbi la forza di dire altro, se non un "Ciao" stentato. Chiusa la telefonata, corsi in bagno a piangere. 
Avevo smascherato subito il tentativo di Andrew di mettermi ancora in contatto con la sua band, ma le cose che aveva detto andavano molto al di là di una strategia: la profondità del suo discorso aveva toccato quel mio cuore di pietra che io avrei tanto desiderato strapparmi dal petto.
Non ero più in grado di pensare, tanto meno di lavorare, quindi decisi di prendermi il resto della giornata. 
Vagai un po' per la città, mi fermai a Central Park per qualche ora ad osservare la gente che passava. Quando iniziò ad imbrunire mi avviai verso casa.
Mentre mi avvicinavo al portone vidi una figura correre verso di me. Mi spaventai e cercai di aprire più in fretta possibile per trovare rifugio all'interno, ma poi una voce familiare mi chiamò
"Joey aspetta!" Era Jack. Subito i miei occhi si inumidirono e per non farmi vedere rimasi di spalle e iniziai a fissarmi le scarpe.
"Che ci fai tu qui?" Dissi con un filo di voce.
"Sono venuto a New York per il compleanno di mia madre e non potevo perdere quest'occasione...Joey parlami!"
Mi voltai verso di lui, sempre con lo sguardo basso.
"Non ho niente da dire...i fatti parlano!"
"Joey smettila ti prego! Non sono qui a chiedere scusa per Nate o a giustificare qualcosa che non ho fatto! Sono qui perché nella mia vita manca una delle persone che mi conosce meglio. Non posso più stare così! Tu ci riesci?" Non avevo mai sentito un tono simile nella voce di Jack, era carico di dolore.
Non riuscii più a trattenermi e scoppiai a piangere. Lui mi si avvicinò e mi abbracciò stretta.
"So che mi vuoi bene Jack!" Furono le uniche parole che uscirono dalla mia bocca.
 
P.O.V. NATE
 
Io e i ragazzi avevamo qualche giorno di pausa. Andrew era tornato a casa dalla moglie e Jack a New York per il compleanno della madre. Io decisi di andare da mia sorella Libbie a distrarmi facendo lo zio premuroso con le mie due nipotine.
Prima di partire Jack venne a parlarmi
"Sappi che proverò a ricucire il rapporto con Joey nei giorni in cui sarò a casa, ma non farò nulla per favorire te. Non perché non ti voglia bene Nate, ma credo che tu debba mettere a posto il vostro rapporto da solo e riguadagnarti la sua fiducia."
"Con me non vuole parlare e lo sai..." Dissi con tono sconsolato.
"Trova il modo Nate! Io so che tu la ami, ma lei in questo momento non lo vede...E se la conosco bene, immagino che lei in fondo ti tenga a distanza perché ha paura di non essere abbastanza per te e non vuole soffrire ancora di più!"
Rimasi in silenzio, non potevo rispondere. Anch'io avevo capito che l'insicurezza che Joey aveva sempre dimostrato era causata dal poco valore che attribuiva a se stessa. 
Ma per me invece era un tesoro prezioso, mi aveva cambiato profondamente e, nonostante la distanza dell'ultimo mese, io non riuscivo a vivere più nulla fuori dalla prospettiva di quel rapporto. Era diventata il mio orizzonte, il mio punto fermo, il mio termine di paragone costante. Ormai facevo tutto chiedendomi "Come mi comporterei se Joey fosse qui con me?"...ma non potevo dirle nulla di ciò che mi accadeva...
 
Ero a casa di mia sorella da un paio di giorni, quando ricevetti una telefonata inaspettata.
"Parlo con Nate Ruess?"
"Sì certo...ma chi è?"
"Scusami, hai ragione...Sono P!nk...so di essere poco professionale, ma volevo chiamarti di persona, senza mediatori o manager!"
Presi due boccate d'aria...P!nk al telefono con me! Un sogno...
"Hai fatto benissimo...anche io preferisco...come posso aiutarti?"
"Questa è la domanda giusta Ruess! Tu puoi proprio aiutarmi...Sto cercando qualcuno che duetti con me su una mia nuova canzone, ti va di lavorarci?"
Ero estasiato, non potevo crederci.
"Hai pensato a me? Sarei onorato di cantare con te...quando iniziamo?"
"Se sei disponibile, da domani puoi venire a Los Angeles!"
"Prendo il primo volo...Grazie per questa opportunità!"
"Tu canta come ti ho sentito fare...e vedrai che sarò io a ringraziarti!"
Ci salutammo e ci accordammo per l'indomani. Finita la telefonata corsi a fare le valigie.
"Joey sarebbe contenta di vedermi così appassionato a quello che faccio!" Pensai con un sorriso sulle labbra.
Mia sorella mi raggiunse, rimase sulla porta della stanza a osservarmi
"Ci lasci di già?"
"Devo...domani inizio un progetto grandioso a Los Angeles!"
Dopo qualche secondo riprese
"Ti capisco anche se non dici nulla Nate...so perché hai deciso di venire qui...Quando sei arrivato avevi una faccia da depresso, ma adesso vederti di nuovo così vivo mi fa ben sperare! Combatti per lei!"
Le sorrisi e la abbracciai.
"Se ci riesco, la porto qui e te la presento Libbie! So già che ti piacerà!"
Le diedi un bacio sulla guancia e tornai a sistemare le mie cose. 



SPAZIO DELL'AUTRICE
Scusate se ci ho messo tanto ad aggiornare ma è stata una settimana molto dura!! Spero che possa interessarvi questo capitolo...Commentate! Fatemi sapere cosa ne pensate!!
A presto

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


P.O.V. JOEY
 
Stavo lavorando sodo per chiudere tutti i progetti che avevo in ballo e concentrarmi solo sulla grande collaborazione con P!nk.
Mi aveva già inviato una bozza della canzone con alcune sue idee per la clip, dovevo capire come realizzarle e, conoscendo il suo lato eccentrico, i modi non potevano essere convenzionali e banali. 
La cantante sarebbe arrivata a New York per un incontro di lavoro con me e il regista di lì a poche ore.
Ero molto emozionata all'idea di conoscerla, avevo preparato tutto con molta cura per evitare momenti di imbarazzo generale. Avevo addirittura chiamato Jack per essere confortata, cosa che non mi era mai successa.
"Pronto?" Rispose
Non lo salutai nemmeno.
"Credo di essere sotto shock!" Dissi quasi urlando.
"Ah ecco...i miei timpani ne sono felici! Ti ricordo che per il lavoro che faccio tendenzialmente mi servirebbero..."
"Jack, tu non capisci la gravità della situazione..."
Il mio amico rimase in silenzio per qualche secondo.
"A cosa ti stai riferendo?" Sembrava che il suo tono nascondesse un velo di agitazione.
"Al fatto che io non sono pronta a conoscere P!nk...No dico...P!nk! Sto andando in iperventilazione...il mio lavoro non sarà mai abbastanza buono per una come lei!"
Jack sospirò
"Joey vuoi smetterla di demolirti da sola? Il tuo lavoro è fantastico, sei una grande professionista...P!nk vuole te! Solo per questo dovresti essere certa di quello che fai!"
Respirai a fondo e iniziai a convincermi che forse aveva ragione.
"Sì potrei farcela..."
"Ricordati Joey: stai serena di fronte a quello che succede, non farti prendere dal panico e non lasciarti sopraffare dal tuo orgoglio!"
Era uno strano consiglio viste le circostanze e gli risposi con un tono poco convinto
"Ok...sì certo...ti farò sapere allora! Ci sentiamo!"
Chissà perché Jack aveva detto proprio quelle parole alla fine. Forse era di fretta o non sapeva cosa rispondermi. 
Quei pensieri passarono subito perché fui assorbita dalla mia meticolosa preparazione. Volevo apparire perfetta e professionale. 
Arrivai con un quarto d'ora d'anticipo al ristorante che avevamo scelto per incontrarci. Rilessi ancora una volta il testo della canzone, gli appunti della cantante e le mie bozze, ma fui interrotta dall'arrivo del regista, con cui iniziai a discutere della realizzazione delle mie idee. 
P!nk si presentò con cinque minuti di ritardo e fui contenta di notare che non aveva per nulla l'atteggiamento di una diva, ma piuttosto quello di una madre affannata per colpa dell'ultimo disastro della figlia di due anni.
Dopo le presentazioni e le ripetute scuse, ordinammo il pranzo e cominciammo a lavorare. Mentre io esponevo il progetto della clip, la cantante mi osservava meravigliata, come se riuscisse a percepire le immagini che avevo io nella testa.
"Stupendo...Stupendo! Hai una creatività eccezionale! Mi hai capita al volo e hai fatto molto di più..." Esclamò estasiata.
"Sono contenta che ti piaccia il nostro lavoro. Le riprese dovrebbero durare un paio di settimane al massimo...Quando vorresti iniziare?" Le chiesi
"Anche subito, ma credo che dovremmo apportare alcune modifiche alla seconda parte del video, se per te non è un problema..."
"Certo che no...che tipo di modifiche?"
"Ho deciso di rendere la canzone un duetto...Voglio che sia un dialogo tra innamorati, quindi dovremmo trovare il modo di inserire delle scene con il mio partner musicale." Da come parlava, si vedeva che era elettrizzata dalla forma che stava prendendo la nostra collaborazione.
"Non ci sono problemi, ci lavoreremo da subito! E se posso permettermi, la prima volta che ho letto la tua bozza della canzone ho pensato subito a me, alla mia storia...sono le parole che avrei voluto dire e sentire...quindi sono pienamente d'accordo: un dialogo è la soluzione migliore!" 
Pronunciai quelle parole ripensando a lui...gli occhi mi si riempirono di lacrime e tentai di nasconderle facendo finta di cercare qualcosa nella borsa. 
Ormai quel dolore mi aveva preso di nuovo alla gola, ma cercai di contenermi
"Possiamo sapere chi canterà con te?" Dissi con un sorriso stentato.
"Oh no...abbiamo deciso che fino all'ultimo vogliamo evitare che prendano piede pettegolezzi! Più riusciamo a mantenere il segreto, più grande sarà la sorpresa dei nostri fan!" Rispose P!nk con tono gentile, ma deciso.
"Va bene allora...vorrà dire che questo segreto ci verrà svelato direttamente sul set! Ci vediamo tra due giorni agli Studios"
Ci alzammo da tavola e ci salutammo. Ero molto soddisfatta di me e del mio lavoro e contenta di avere conosciuto quella cantante, così imprevedibile eppure così affabile.
Inviai subito un messaggio a Jack
"P!nk fenomenale! Le piacciono le mie idee...tra due giorni iniziamo le riprese! Non mi sentivo così da molto tempo..." Al solo digitare quelle ultime parole non potei fare a meno di ripensare a quei giorni che sembravano ormai lontani un'eternità. Ricacciai indietro le lacrime, ma una scappò e scivolò lungo la guancia. Avevo tentato in tutti i modi di cancellare quei ricordi, il suo viso, i suoi occhi, le sue labbra, e mi arrabbiai con me stessa per essere ancora una volta così debole da non sapermi controllare
"Basta lacrime Joey! Hai già dato...ora devi concentrarti su di te e sulla tua vita! Sii forte!" Parlare da sola, ripetermi lo stesso discorso tutte le volte che riaffiorava alla mente un pensiero doloroso mi dava coraggio.
Jack avrebbe obiettato che in realtà stavo aggiungendo mattoni al muro che circondava il mio cuore, ma in fondo capiva che la ferita era ancora aperta e non tentava di riportarmi alla ragione. Da quando era tornato nella mia vita, mi era stato vicino senza però provare a farmi vedere le cose accadute con i suoi occhi. Era diventato discreto, avevamo un rapporto fatto solo della nostra quotidianità, senza ricordi dal passato.
"Il meglio deve ancora venire Joey...Ne sono certo!" Fu la breve risposta di Jack.
Sorrisi nel leggere quel messaggio. Forse quel lavoro era davvero l'occasione che attendevo con ansia per dare una svolta a tutta la mia vita.
 
Avevo dato appuntamento a P!nk sul set prima dell'inizio delle riprese per poterle esporre le modifiche che aveva richiesto. Ero arrivata con largo anticipo, ma la trovai già in camerino intenta a prepararsi.
"Joey sei pazzesca! Le tue idee sono geniali, fuori dagli schemi! Le adoro!" Ancora una volta l'avevo stupita e mi diede una grande soddisfazione.
"Allora sei pronta a cominciare? Il tuo partner misterioso è già arrivato?" Chiesi curiosa.
"Oh sì, è arrivato molto prima di me. E siccome è stato velocissimo a prepararsi, sta facendo da babysitter a mia figlia. Sai, non è mai semplice lavorare con la mia piccola peste sempre al seguito."
Le sorrisi e uscii dal camerino.
Mi sistemai vicino alla postazione del regista ed estrassi il mio blocco per gli appunti dalla borsa. Mentre aspettavo che iniziassero le riprese, rilessi per l'ennesima volta le parole della canzone. Davvero sembrava scritta apposta per me, davvero quella era la mia vita, la mia storia. Non riuscii a continuare a leggere, lanciai i fogli nella borsa e mi presi la testa tra le mani. 
Quando alzai lo sguardo, notai che tutti i componenti del team si erano radunati in un punto del salone. Poco dopo il regista tornò al suo posto e mi disse
"Quella donna è un fenomeno! Adesso ci fa sentire la canzone un paio di volte così possiamo vivere i sentimenti che ha provato lei nello scriverla. È un aiuto a visualizzare le immagini che tu hai pensato per quelle parole!"
Mi sembrava una buona idea. Anche io ero curiosa all'idea di sentire la musica che accompagnava quel testo che continuava a scavare dentro di me.
La voce di P!nk ci ammaliò per tutta la prima parte della canzone, era magia pura, trasmetteva la tristezza di un cuore spaventato, ma allo stesso tempo forte e disposto a combattere per il suo amore.
Ma fu la seconda strofa a lasciarmi totalmente spiazzata. Una voce troppo familiare...Nate...la sua voce...il dialogo tra innamorati...le parole che avrei voluto sentire...
La testa iniziò a girarmi violentemente, le gambe erano molli e mi mancava l'aria. Mi avviai a testa bassa verso l'uscita e quando guardai dove stavo andando lo vidi...
Stava camminando verso il set e teneva in braccio una bimba dai capelli biondi. Non mi aveva notata subito, era troppo intento a giocherellare con la piccola, ma quando fissò i suoi occhi nei miei si fermò di colpo.
Mi resi conto che il suo sorriso, la cosa che più mi affascinava di lui, era molto più bello di come lo ricordassi. Il suo viso sembrava illuminato dalla mia presenza, era radioso, come se la sua gioia dipendesse dal fatto che fossi lì di fronte a lui.
Lo vidi posare a terra la bambina e venire verso di me. Era ormai a pochi metri di distanza quando, senza dire una parola, scossi la testa, per svegliarmi dal torpore in cui ero caduta vedendolo, e corsi via.
 
P.O.V. NATE
 
La piccola Willow era uguale a sua madre, imprevedibile e sempre sorridente. Adoravo quella bimba e sembrava che anche lei fosse contenta di giocare con me, quindi non mi pesava per nulla farle da babysitter. Inoltre avevo già accumulato una certa esperienza con quelle due canaglie delle mie nipoti.
L'aiuto regista era venuto nel mio camerino a chiamarmi per iniziare le riprese, quindi presi in braccio quello scricciolo e mi avviai verso il set.
Nel salone risuonava la nostra canzone, sentii la mia voce registrata e quelle parole che mi appartenevano nel profondo. La canticchiavo facendo il solletico a Willow, quando la mia attenzione fu calamitata da una donna...
Joey...
La mia Joey mi stava guardando...era un sogno, non poteva essere reale...
Mi invase una felicità sconfinata, sorridevo inebetito dalla sua presenza.
Notai che le lacrime le solcavano le guance e fui preso dall'istinto di asciugarle, come quell'ultima volta, quando l'avevo baciata e stretta a me in aeroporto...
Posai la bimba a terra e camminai verso di lei, ma ad un tratto, quando fui così vicino da poterla quasi toccare, lei corse via.
Rimasi fermo, scosso da quel gesto repentino. Non sapevo cosa fare, se inseguirla o tornare al mio lavoro, ero nella confusione più totale.
Presi il cellulare dalla tasca e composi il numero di Jack. Non gli diedi nemmeno il tempo di rispondere che iniziai a urlare
"L'ho vista...l'ho vista! Dio, se è bella!"
"Nate respira...le hai parlato?" Chiese il mio amico
"No...è corsa via...stava piangendo!" Dissi con un tono amareggiato.
"Ma sei scemo? Perché sei al telefono con me? Inseguila! Come credi di riuscire a riconquistarla se tutte le volte ti consulti prima con me?" Sbottò Jack.
Aveva perfettamente ragione. Corsi da P!nk, la presi da parte e in due parole le spiegai la situazione.
"Che diavolo ci fai ancora qui Ruess? Se quelle parole per te sono vere vai da le e cantagliele! Così avrò la conferma che sei un grande uomo..." Mi abbracciò, mi sorrise e mi stampò un bacio sulla guancia.
"Ti aspetto domani! Willow ormai vuole giocare solo con lo zio Nate!"
 
Uscii dagli Studios, non sapevo esattamente dove sarei andato a cercarla. 
Per prima cosa decisi di provare a casa sua. Tentativo vano, nessuno rispose. Chiamai il suo ufficio, ma anche lì nessuno l'aveva vista. Andai a casa di Jack che mi assicurò di non averla nemmeno sentita al telefono.
Stavo iniziando a disperarmi quando mi venne un'idea...

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


P.O.V. JOEY
 
Per un po' avevo vagato senza meta, semplicemente tentavo di evitare i luoghi in cui sarebbe stato scontato trovarmi. Poi passai molto tempo seduta sotto uno dei grandi alberi di Central Park a pensare, a soffrire in silenzio.
Quando l'aria iniziò a diventare fresca decisi di avviarmi a casa. Prima di avvicinarmi al portone del mio appartamento, mi assicurai che non ci fosse nessuno ad aspettarmi.
Proprio mentre appoggiavo la borsa sul pavimento, il mio cellulare squillò. Per un attimo mi si gelò il sangue, poi vidi il numero di Jack e mi tranquillizzai.
"Ehi Joey...non ti chiederò come stai, lo posso immaginare...so già tutto!" Disse con un tono tranquillo, come se volesse consolarmi.
"Grazie, mi risparmi una grande fatica...ti ha chiamato?" La mia voce era carica di tristezza e il mio amico se ne accorse.
"Sì...ma in questo momento non voglio parlare di quello che è successo! Voglio fare compagnia a te...Hai impegni stasera?" Mi chiese allegro.
"Sono appena rientrata a dire il vero..."
"Dai Joey, non farti pregare! Ti farà bene!"
"D'accordo d'accordo! Dammi il tempo di farmi una doccia e cambiarmi"
"Va bene! Tra un'ora al bar sotto casa tua...così sarà più difficile per te inventare una scusa per non uscire!"
Quelle parole mi fecero sorridere. Jack mi conosceva fin troppo bene. Ci salutammo ed entrai subito in doccia.
 
Un'ora esatta dopo mi stavo dirigendo al bar in cui avevo appuntamento con Jack.
Proprio mentre stavo entrando una musica conosciuta giunse alle mie orecchie. Era una loro canzone...
 
AND NOW ALL MY LOVES
THAT COME BACK TO HAUNT ME
MY REGRETS AND TEXT SENT TO TAUNT ME
I NEVER CLAIMED
TO BE MORE THAN A ONE-NIGHT STAND
AND NOW I'VE GIVEN EVERYONE I KNOW
A GOOD REASON TO GO
BUT I CAME BACK WITH THE BELIEF
THAT EVERYONE I LOVE IS GONNA LEAVE ME
 
AND IT'S ALL ALRIGHT
I GUESS IT'S ALL ALRIGHT
I GOT NOTHING LEFT INSIDE OF MY CHEST
BUT IT'S ALL ALRIGHT
 
Quelle parole e quella voce mi ferirono, sentii le lacrime che mi riempivano gli occhi, ma tentai di ricacciarle indietro.
Ancora più affaticata di prima, lottai contro il desiderio di fuggire e continuai a ripetermi sottovoce
"È solo un cd...È solo un cd..."
Vidi Jack in lontananza, in un tavolo in disparte, e la sua espressione era dispiaciuta.
"Scusa Joey, ma quando il barista mi ha riconosciuto, ha deciso di aggiungere alcuni nostri brani alla playlist di stasera..."
"Non fa niente...Ho pensato di fuggire per un attimo, ma poi mi sono trattenuta" sorrisi stentatamente, sapevo che non dovevo fingere con il mio amico.
Gli raccontai della giornata, dell'incontro imprevisto e della fuga da tutti. Lui ascoltava in silenzio fissando il suo bicchiere di birra, sembrava molto concentrato. 
Dopo un paio d'ore passate insieme, decisi di salutarlo e di tornarmene a casa. Avrei provato a dormire, anche se quasi sicuramente senza successo.
Feci per alzarmi dalla sedia, ma le luci del locale si spensero all'improvviso. Solo il riflettore puntato sul piccolo palco da karaoke rimase illuminato. Jack mi afferrò delicatamente per un braccio e mi fece sedere
"Aspetta un attimo...forse questa dobbiamo vederla!"
Una melodia che avevo già sentito, ma che non riuscivo a identificare risuonò nel locale. Poi una voce familiare...P!nk...
 
RIGHT FROM THE START
YOU WERE A THIEF
YOU STOLE MY HEART
AND I YOUR WILLING VICTIM
I LET YOU SEE THE PARTS OF ME
THAT WEREN'T ALL THAT PRETTY
AND WITH EVERY TOUCH YOU FIXED THEM
NOW YOU'VE BEEN TALKING IN YOUR SLEEP OH OH
THINGS YOU NEVER SAY TO ME OH OH 
TELL ME THAT YOU'VE HAD ENOUGH 
OF OUR LOVE, OUR LOVE
 
JUST GIVE A ME REASON
JUST A LITTLE BIT'S ENOUGH
JUST A SECOND WE'RE NOT BROKEN JUST BENT
AND WE CAN LEARN TO LOVE AGAIN
IT'S IN THE STARS
IT'S BEEN WRITTEN IN THE SCARS ON OUR HEART
WE'RE NOT BROKEN JUST BENT
AND WE CAN LEARN TO LOVE AGAIN
 
Iniziai a piangere e mi coprii il viso con le mani. Non potevo rimanere, non potevo sopportare tutto quel dolore. Provai a rialzarmi di nuovo dalla sedia, ma Jack ancora una volta mi trattenne.
"Joey, lascia cadere quel muro..."
Poi dall'oscurità emerse una figura...i suoi occhi verdi...
 
I'M SORRY I DON'T UNDERSTAND
WHERE ALL OF THIS IS COMING FROM
I THOUGHT THAT WE WERE FINE
YOUR HEAD IS RUNNING WILD AGAIN
MY DEAR WE STILL HAVE EVERYTHIN'
AND IT'S ALL IN YOUR MIND
YOU'VE BEEN HAVIN' REAL BAD DREAMS OH OH
YOU USED TO LIE SO CLOSE TO ME OH OH
THERE'S NOTHING MORE THAN EMPTY SHEETS
BETWEEN OUR LOVE, OUR LOVE
OH OUR LOVE, OUR LOVE
 
Dal palco fissava me...non esisteva altro intorno a lui. Solo nei momenti in cui la sua voce si incastrava con quella di P!nk si voltava verso di lei a guardarla sorridendole, ma subito tornava a me. 
Poi, quando iniziò il ritornello, la cantante gli fece cenno di dirigersi verso di me.
 
JUST GIVE A ME REASON
JUST A LITTLE BIT'S ENOUGH
JUST A SECOND WE'RE NOT BROKEN JUST BENT
AND WE CAN LEARN TO LOVE AGAIN
I'LL NEVER STOP
YOU'RE STILL WRITTEN IN THE SCARS ON MY HEART
YOU'RE NOT BROKEN JUST BENT
AND WE CAN LEARN TO LOVE AGAIN.
 
Era sceso tra il pubblico e venne al mio tavolo. Mi prese per mano, mi accarezzò e cantò quelle parole solo ed esclusivamente a me. Io continuavo a piangere, ogni tanto abbassavo lo sguardo, ma lui con delicatezza mi rialzava il mento e mi sorrideva asciugandomi le lacrime.
Era surreale, non riuscivo a credere che stesse succedendo a me...Stava facendo tutto questo per me, voleva tornare a far parte della mia vita, voleva tornare ad essere il mio Nate.
E io? Io lo volevo ancora? Ero disposta a rischiare di nuovo? 
 
P.O.V. NATE
 
Avevo organizzato quella serata in ogni minimo dettaglio e Jack mi aveva aiutato.
Volevo che fosse tutto perfetto, ma la paura cominciava ad assalirmi e il mio stomaco sembrava stretto in una morsa d'acciaio.
Nel bar eravamo tutti d'accordo ed io, sempre più agitato, controllavo il portone di casa sua per dare il segnale di inizio.
Ad un tratto la vidi comparire, avvisai il barista di far partire "ALL ALRIGHT" dal punto per me più significativo ed andai a nascondermi in una stanza sul retro.
Sapevo che dovevo lasciare a Joey il tempo di sfogarsi col nostro amico, ma l'attesa mi uccideva. Ero in preda a mille dubbi...
E se tutto quello che avevo pensato per lei non fosse bastato a farle capire che la amavo? E se non mi avesse dato la possibilità di spiegarle cosa era davvero successo a San Francisco? E se non avessi mai più potuto stringerla a me?
Mi accasciai in un angolo, con la testa tra le mani, schiacciato dai miei pensieri.
Dopo quella che mi sembrò un'eternità, sentii dei passi avvicinarsi a me
"So che sei spaventato, ma ti stai comportando da vero uomo! Rischi e metti in gioco tutto te stesso per lei...Sei molto meglio di quello che credi Nate!"
Alzai lo sguardo e vidi P!nk accanto a me che mi sorrideva
"Coraggio, si va in scena!"
Mi porse una mano e mi tirò su da terra.
Ci stavamo dirigendo verso il piccolo palco da karaoke quando le luci si spensero improvvisamente...era il segnale che aspettavamo.
P!nk entrò cantando la prima strofa del nostro duetto, io rimasi nascosto cercando il volto di Joey tra i presenti. Quando la vidi, quando notai le lacrime che le rigavano il viso, la mia mente si svuotò...
Non sapevo che fare, non ricordavo né quando uscire né le parole della mia strofa...solo lei, dopo tutto quel tempo, riusciva ad avere ancora un tale potere su di me.
All'improvviso mi accorsi che si stava alzando per andarsene ma Jack era riuscito a trattenerla. 
Non potevo più aspettare...uscii e iniziai a cantare.
Quando avevo scritto quelle parole con P!nk avevo in mente solo Joey, i suoi occhi, che avevo visto tante volte arrabbiati, tristi, ma soprattutto pieni di una gioia che per poco avevamo condiviso...E ora che era di fronte a me avevo finalmente l'occasione di dimostrarle che per me era davvero l'unica.
Non ero in grado di distogliere il mio sguardo dal suo viso, come se potesse sparire e dissolversi non appena mi fossi concentrato per un secondo su qualcos'altro.
Alle prime parole del ritornello P!nk mi fece segno di dirigermi verso Joey. Le fui di nuovo vicino, la presi per mano, le accarezzai la guancia...era reale! 
All'improvviso ripresi coscienza di me, era come se mi fossi risvegliato da un sogno. Joey esisteva davvero, era di nuovo parte della mia vita, non mi ero immaginato nulla...E mi sentivo vivo, il cuore mi esplodeva...
Sorrisi quando capii cos'era quella sensazione che avevo già provato solo accanto a lei...Era felicità!
La canzone finì e Joey si coprì il viso con le mani. Io le afferrai delicatamente i polsi e guardandola negli occhi le dissi
"Usciamo di qui...dobbiamo parlare!"

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


P.O.V. JOEY
 
Stavamo camminando per le strade buie di New York e io non avevo la minima idea di dove mi stesse portando. Non riuscivo a dire nulla, continuavo a fissarmi i piedi. Dentro di me cuore e cervello facevano a pugni. Le conseguenze nel caso di vittoria dell'uno o dell'altro le conoscevo: si trattava di scegliere tra un dolore immediato, che col tempo forse si sarebbe attenuato, o un probabile dolore nel futuro...
Eppure c'era una fattore, che camminava al mio fianco, che non potevo eliminare. Non riuscivo a far rientrare nei miei schemi mentali il contraccolpo che Nate aveva suscitato in me non appena lo avevo visto, quella promessa di bene e di felicità che aveva ridestato quando mi aveva accarezzata.
Ero totalmente immersa nei miei pensieri e solo la voce di Nate mi fece alzare lo sguardo
"Ecco l'ultima parte della sorpresa..."
Eravamo arrivati sotto a uno degli alberi di Central Park, illuminato da migliaia di lucine come se fosse Natale, e ai suoi piedi una coperta e una scatola con un grosso fiocco.
Ero senza parole, a bocca aperta, e le lacrime scorrevano ormai senza freni lungo le mie guance.
Nate mi si pose di fronte e iniziò a parlare
"Joey vorrei dirti mille cose...Ma da quando ti ho vista nel locale il cervello mi si è completamente annebbiato. Ho organizzato tutto questo, dalla canzone che hai sentito entrando nel bar all'accensione di queste luci, perché non so esprimere in altro modo quello che provo...Io ti amo Joey! Da quando ci sei tu nella mia vita non esiste nessun'altra donna! Come potrebbe esserci? Il paragone costante con te sarebbe insostenibile...So di essere un idiota...Ho sbagliato e credo che purtroppo continuerò a farlo. Ma se tu mi ami so che non sarò mai guardato solo per i miei errori...E se tu ti lascerai amare, io ti prometto che ti terrò sempre al sicuro tra le mie braccia perché sei il tesoro più prezioso che mi sia stato regalato."
Lo fissai intensamente negli occhi. Calò un silenzio tra di noi.
Poi all'improvviso le parole sgorgarono da sole dalla mia bocca
"Sei un cretino!" E gli saltai al collo piangendo.
Lo tenevo stretto nel mio abbraccio per paura che si trattasse solo di un meraviglioso sogno e che potesse svanire lasciandomi il cuore spezzato di nuovo.
Ma le sue mani sui miei fianchi e la sua voce che canticchiava nel mio orecchio, come un sussurro, erano fin troppo reali.
"I like to think I have everything I want from this life"
Mi staccai da quell'abbraccio solo per poter guardare di nuovo i suoi occhi verdi. Presi il suo viso tra le mani e lo baciai delicatamente. 
Nate strinse la presa sulla mia vita con un braccio, mentre con la mano libera mi sfiorava la schiena.
Passammo così alcuni minuti, poi ci separammo e, senza distogliere lo sguardo l'uno dall'altra, ci accoccolammo sulla coperta che lui aveva disposto sul prato.
"Manca ancora una cosa Joey..."
E mi porse il pacco che aveva accanto.
"Quel giorno a San Francisco sono arrivato in ritardo alle prove perché cercavo qualcosa che ti rendesse perfetta per un'occasione importante"
Sempre più curiosa lo scartai in fretta.
Era un vestito di morbida seta color champagne, con una profonda scollatura e una gonna così lunga che lo faceva sembrare un abito da sposa.
Continuavo ad osservarne i dettagli, a far scorrere il liscio tessuto tra le dita: ero così estasiata da quella meraviglia che non mi accorsi di Nate che rideva accanto a me
"Sembri una bambina che scarta il regalo più bello a Natale..."
Mi riportò alla realtà e mi accorsi che non mi aveva detto il perché di quel vestito.
"Dici che posso metterlo per andare in ufficio?"
Nate scoppiò in una fragorosa risata
"Vedo che conservi ancora la tua acidità...Ma chiedere senza giri di parole non sarebbe più semplice?"
Gli sorrisi e mi avvicinai al suo viso
"Mi potresti dire in che occasione dovrei indossarlo?"
E gli lasciai un bacio sulle labbra
"Accompagnami ai Grammy Awards!" Sussurrò con tono serio.
Ancora una volta mi lasciò senza parole.
Mi avrebbe presentata ufficialmente come sua ragazza...Mi stava chiedendo di far parte di tutta la sua vita, senza escludere nulla, nemmeno i momenti pubblici.
Ancora una volta gli saltai addosso, ma stavolta la foga fu così tanta che finimmo entrambi a gambe all'aria.
Scoppiammo a ridere come due bambini piccoli e rimanemmo in quella posizione a osservare il cielo per ore e ore.
Il mio cuore di pietra era tornato a battere.


SPAZIO DELL'AUTRICE
Ciao a tutte!
questo capitolo è un po' corto rispetto ai precedenti, ma non potevo introdurre troppe cose nuove...
In realtà, anche se è breve, a me piace molto...Spero che anche per voi sia così!
Ringrazio chi continua a seguirmi nonostante la mia lentezza ad aggiornare e -magari- la banalità di quello che scrivo
Lasciate commenti di qualunque tipo...ci tengo!
Cateperson

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


P.O.V. JOEY
 
Affrontare le mille domande dei giornalisti quando Nate mi aveva presentata ufficialmente come sua fidanzata era niente a confronto della prova che avrei dovuto superare di lì a poche ore...
L'idea di incontrare la sua famiglia mi faceva tremare, mi scombussolava lo stomaco. Temevo i giudizi dei suoi genitori e di sua sorella, ma soprattutto delle sue due nipotine adorate. 
Sapevo che lui amava i bambini e che era un sentimento corrisposto: lo avevo visto negli occhi della piccola Willow quando aveva pianto tutte le sue lacrime perché non avrebbe rivisto lo "zio Nate" per un po'.
Eravamo ormai scesi dall'aereo, Nate mi teneva per mano e sentiva tutta la mia tensione. Non appena vide da lontano i suoi genitori, la strinse più forte e sussurrò al mio orecchio
"Tu sei perfetta! Vorrei che tu  ti concentrassi esclusivamente sul fatto che ti amo...Per il resto non hai nulla da temere!"
Sorrisi stentatamente, gli lasciai la mano e lui corse incontro a sua madre. Si abbracciarono tutti e io rimasi un po' in disparte ad osservare quella scena di una tenerezza disarmante.
Poi il signor Ruess venne verso di me e, lasciandomi di stucco, mi abbracciò dicendo
"Grazie di avercelo riportato a casa con la gioia negli occhi!"
Le lacrime iniziarono ad affiorare e mi aggrappai stretta a quell'uomo che ancora non conoscevo, ma che già si stava facendo voler bene.
Mi portò dagli altri due, tenendomi sempre sotto braccio.
La madre di Nate mi guardò raggiante, mi tese la mano, ma poi esclamò subito
"Al diavolo queste formalità! Vieni qui e fatti abbracciare Joey!"
Risi di gusto e mi lasciai stringere. Quando ci separammo fui in grado di pronunciare solo poche parole
"È un'emozione e un onore conoscervi!"
I signori Ruess presero i nostri bagagli e si diressero verso l'uscita. Io e Nate li seguivamo ad alcuni metri di distanza tenendoci per mano.
"Allora, sei ancora spaventata?" Mi sussurrò all'orecchio
"Da morire!" Sorrisi e gli stampai un bacio sulla guancia.
 
Arrivati nel vialetto di casa Ruess sentimmo delle urla di gioia provenire dall'interno e subito due bimbe meravigliose uscirono di corsa
"C'è lo zio Nate!" Gridò la più grande, Katie
"Anche la zia Joey" la corresse la piccola Claire
Non potevo essere più felice, mi avevano già accolto nella famiglia. 
Katie saltò in braccio a Nate, mentre la piccolina, un po' più impacciata nei movimenti, venne verso di me, mi tirò la giacchetta e guardandomi con un sorriso radioso allargò le braccia per farsi sollevare.
Mi chinai e la strinsi fortissima nel mio abbraccio
"Grazie tesoro!" Le dissi e la coprii di baci.
Guardai Nate e vidi il suo viso trasfigurato: era la felicità fatta persona.
Katie si fece mettere a terra e corse verso di me
"Spostati Claire, è il mio turno di abbracciare la zia Joey!"
Tutti scoppiammo a ridere, io non mollai la presa sulla piccolina, ma accolsi anche la grande tra le mie braccia.
Nel frattempo la sorella di Nate, Libbie, uscì di casa e rimproverò le sue figlie
"Katie, Claire, lasciateli entrare! Gli zii sono stanchi per il viaggio!" 
Poi venne da me e mi abbracciò e disse
"Capisco molte cose ora! È un piacere conoscerti Joey!"
Quando ci staccammo, andò da suo fratello e gli tirò un pugno sulla spalla
"Avevi ragione Nate! La adoro!" 
Arrossii ed abbassai lo sguardo sorridendo. I due si abbracciarono, poi Libbie, prendendomi sotto braccio, mi condusse in casa, dove stava preparando la cena.
Contro la sua volontà la aiutai ad apparecchiare il tavolo e a tagliare le verdure e lei ne approfittò per chiedermi molte cose, sul mio lavoro, sulla mia vita a New York, sulla mia storia con Nate.
Mi sentivo tranquilla, libera, serena e risposi a tutto senza imbarazzo: volevo davvero far parte di quella famiglia e Libbie era una donna così gentile e una mamma così amorevole che non fu per nulla difficile entrare in confidenza con lei.
Per la prima volta sentii nascere in me un desiderio che non pensavo di poter provare: più la guardavo, più volevo assomigliarle in tutto, nei modi, nella dolcezza, nella tenerezza per le figlie e il marito...Volevo essere moglie e madre come lo era lei...
 
P.O.V. NATE
 
Osservavo di nascosto Libbie e Joey che chiacchieravano e preparavano la cena assieme. Non riuscivo a distogliere lo sguardo da quella scena che era molto vicina alla perfezione.
Ero stupito da come Joey fosse subito entrata in sintonia con i miei genitori, con mia sorella e soprattutto con quelle due piccole pesti. 
L'avevano chiamata subito zia e io sapevo che quella parola le aveva fatto sobbalzare il cuore. 
In tutti quei mesi, da quando era tornata a far parte della mia vita, non c'era giorno in cui non fossi grato di quel dono così prezioso che mi era stato concesso per la seconda volta. 
Molte volte fantasticavamo insieme sul nostro futuro, sul matrimonio, sui figli...
A riguardo avevamo visioni molto diverse: io avrei voluto uno squadrone di bambini, lei invece avrebbe preferito solo uno o due marmocchi, possibilmente poco rumorosi. 
Eppure mentre la guardavo, vedevo nei suoi occhi una luce nuova, che la rendeva diversa, ma ancora più spettacolare.
La cosa che più desideravo al mondo era poterla rendere così felice per il resto della vita, di una lunga vita assieme come compagni legati dal destino.
 
Mi allontanai dalla cucina e mi diressi verso la camera da letto per svuotare le valigie.
Dopo alcuni minuti mia madre bussò alla porta ed entrò. Si sedette sul bordo del letto ad osservarmi e, dopo un breve silenzio iniziò a parlare
"È quella giusta Nate...l'ho capito ancora prima di vederla! Mi è bastato guardare la tua faccia!"
Le sorrisi, poi abbassai lo sguardo, un po' imbarazzato
"Come..."
Non riuscii a finire la frase
"Oh andiamo Nate, sono tua madre...Ti conosco e so quando sei felice e quando non lo sei! Pensa che dopo tutti questi anni lo ha capito persino tuo padre..."
Ridemmo insieme e mio padre, che si trovava nella stanza accanto, sentendo quei rumori, entrò chiedendo cosa stesse succedendo
"Stiamo elogiando la tua perspicacia da Sherlock Holmes in campo amoroso papà!"
"Quindi mi stavate prendendo in giro, mascalzoni?"
Anche lui scoppiò in una fragorosa risata
"Stupidaggini a parte...Nate, non avere paura di rischiare tutto con Joey...lei è davvero l'amore della tua vita e tu della sua!"
"Grazie papà! Credo che non ci siano altre parole per descrivere quanto sia prezioso il nostro rapporto..."
"Per questo io e la mamma abbiamo pensato ad un regalo...Non c'è fretta, sappiamo che sarà utile a tempo debito..."
Mio padre fece un cenno alla mamma, che mi porse una scatolina rivestita di velluto nero. 
"Adesso è tuo...Tuo padre lo regalò a me e io l'ho conservato fino ad ora per te...quando ho conosciuto Joey ho capito subito che era arrivato il momento di consegnartelo." Disse mia madre con un filo di commozione nella voce.
Li abbracciai e li baciai sulla fronte. 
Questo era ciò che rendeva la mia famiglia speciale: non occorrevano tante parole per capirsi, bastava sapersi guardare negli occhi.
Ora, di nuovo, dovevo sbizzarrirmi per fare centro nel cuore di Joey...


SPAZIO DELL'AUTRICE
Ciao a tutte!
Ci stiamo avviando alla conclusione della storia...tra oggi e domenica spero di pubblicare gli ultimi capitoli...
Commentate commentate commentate!
Sono pronta a tutto ;-)
Cateperson

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


P.O.V. JOEY
 
Dopo le due settimane a Glendale a casa Ruess io ero tornata a New York, mentre Nate era volato a Tampa, in Florida, con Andy e Jack per lavoro.
Dal momento che avrei trascorso il weekend da sola, decisi di andare a trovare i miei genitori a Graysville, in Alabama, il piccolo paesino in cui ero cresciuta. Non li vedevo da molto tempo e desideravo davvero tanto stare un po' con loro, raccontare di come stava andando la vita, sentire i discorsi di mio padre sulle ultime idee poco geniali della mamma o sul football, e cucinare con la mamma, fare lunghe passeggiate in campagna con lei o girare in bicicletta.
Avevo appena svuotato una valigia e finito le lavatrici che già dovevo prepararne un'altra, ma ne ero davvero felice: potevo stare tranquilla, non ero angosciata come quando sapevo di dover affrontare la famiglia di Nate. Sarebbe stato un weekend di puro relax.
 
Quando misi piede nell'aeroporto di Birmingham, le prime persone che vidi, o meglio sentii, furono i miei genitori. Mia madre era sempre stata un essere un po' buffo, che non si vergognava di nulla, nemmeno delle sue figuracce, e col tempo anche mio padre aveva smesso di imbarazzarsi. Quindi non fu una sorpresa trovarli lì che urlavano il mio nome con un enorme cartellone con la scritta BENTORNATA A CASA FIGLIA PREFERITA!
Risi come una pazza e li abbracciai
"Ma perché proprio a me dovevano capitare i genitori più strambi del mondo? Figlia preferita...ci credo, sono anche l'unica che avete!"
Mio padre non perse l'occasione per rimproverare mia madre
"Sai che quando la mamma si mette in testa una cosa deve essere quella! Sono riuscito a evitarti le trombette da stadio e le foto segnaletiche appese in tutto il paese!"
"Sei sempre il solito Mitch! Mi rovini sempre tutto...volevo tenerle in serbo per la prossima volta!"
"Credimi Emily, non ci sarà una prossima volta se non ti darai una calmata!"
Vederli così, sempre immersi in una discussione, mi fece sentire finalmente a casa. Gli occhi mi si riempirono di lacrime e li abbracciai ancora più stretti.
"Mi siete mancati da morire brontoloni!"
 
"Tesoro, visto che ieri ti sei riposata, ti va se stasera andiamo alla fiera di paese? Sono così tanti anni che non ci vieni..."
"Mamma non saprei...volevo portarmi avanti con il lavoro e telefonare a Nate con un po' di calma, visto che durante la settimana siamo tutti e due sempre molto presi..."
"Oh andiamo Johanna, non fare la guastafeste come al solito! Per una volta che torni a casa io esigo che tu venga alla fiera con me e tuo padre!"
Sorrisi e abbassai lo sguardo: mia madre non aveva perso l'abitudine di chiamarmi col nome intero quando iniziava a infastidirsi, esattamente come succedeva quando ero piccola e ne combinavo una delle mie.
"D'accordo...evidentemente la libertà in Alabama è stata abolita!"
Sentii la voce di mio padre provenire dal salotto
"In Alabama no...ma in casa Brady sì!"
 
"Ma perché Joey ci mette tanto? Non deve mica prepararsi per una serata di gala..."
"Sei proprio un uomo Mitch...Non capisci? Per una volta che rimette piede in città vuole che tutti la ammirino. Sai che ha sempre avuto problemi di autostima, ma ora è una donna di successo, è la ragazza di un personaggio famoso...Dalle la possibilità di apparire bellissima agli occhi di tutti..."
"Sei andata a fare shopping, vero Emily?"
"Potrei averle comprato accidentalmente qualche vestito..."
Dalla mia stanza al piano superiore avevo sentito tutta la discussione, seguita subito dopo da dei passi pesanti sulle scale.
Aprii la porta a mio padre prima ancora che bussasse e, vedendomi ancora  in accappatoio, capì che la situazione era drammatica.
Il suo sguardo si posò sul mio letto e rimase a bocca aperta
"Oh mio Dio quanti sono?"
"Una decina circa...e li ho provati tutti almeno due volte...non ce n'è uno che mi stia decentemente...io non vengo!"
Mio padre si sporse dalla porta della camera e urlò
"Meno male che nostra figlia aveva risolto i suoi problemi di autostima..."
Poi iniziò a rovistare tra gli abiti e ne scovò uno azzurro, di taglio semplice, con un'ampia cintura bianca in vita e la gonna morbida lunga fino al ginocchio.
"Prova questo!"
"Ma papà l'ho già provato e..."
"Silenzio! Io voglio vedere la fiera!"
Con lo sguardo basso mi diressi in bagno e infilai il vestito. Dovevo ammettere che non mi stava male come le due volte precedenti...Era carino, ma non eccessivo, adatto a una serata come quella, tra bancarelle e vecchi amici.
Quando uscii mio padre mi guardò incantato per qualche secondo e mi sembrò che i suoi occhi si fossero inumiditi, ma subito assunse il suo tono un po' scorbutico che conoscevo bene.
"Ora siamo pronti per andare"
Sorrisi e lo seguii a ruota.
"Mamma, spero per te che ci sia ancora il vecchio Ernie con il suo carretto dello zucchero filato perché questo è l'unico motivo che mi spinge a venire!" Dissi una volta scese le scale e presa la borsa.
"Tesoro, credo che quest'anno la fiera ti rimarrà particolarmente impressa!" 
 
La fiera era esattamente come la ricordavo, con le bancarelle del tiro a segno piene di peluche, quelle delle caramelle, Ernie e il suo zucchero filato e le giostre. Tutto questo la rendeva così banale e ripetitiva, eppure io la adoravo perché aveva l'odore della mia infanzia, il gusto della prima cotta per il mio compagno di banco, il sapore salato delle prime lacrime versate per amore.
Avrei tanto voluto che Nate fosse con me, che conoscesse il luogo dove ero nata e cresciuta, da cui avevo dovuto staccarmi con dolore e fatica. Io ero anche quello, la Joey di Graysville, e come Nate aveva condiviso con me anche la sua parte più intima, la sua famiglia, così avrei desiderato che potesse conoscere la me di provincia.
Col telefonino scattai più foto possibili, da qualunque prospettiva, per potergliele inviare e raccontargli di me almeno in quel modo.
Mia madre, vedendomi così elettrizzata per quella semplice idea, mi diede un ottimo consiglio
"Perché non sali sulla ruota panoramica e fai un po' di foto dall'alto?"
"Mamma sei un genio!" e le stampai un bacio sulla guancia.
"Non capisco perché tu e tuo padre lo diciate ancora con quel tono stupito..."
Mi sorrise e mi diede una carezza.
"Sali con me?" Le proposi.
"Sei matta? Sai che soffro di vertigini!"
La abbracciai veloce e, senza dire nulla, mi diressi alla ruota.
Fortunatamente nessuno salì nel sedile con me, così avevo più spazio e più libertà di movimento per scattare le mie foto.
Quando il mio sedile arrivò in cima, la ruota si fermò per un tempo che mi sembrò infinito.
Tutte le luci della fiera si spensero ed io iniziai ad agitarmi. Cercai di respirare a fondo e di mantenere il controllo
"Calmati Joey...Adesso vedrai che attaccheranno il generatore e tu scenderai!" Dissi tra me e me.
All'improvviso dall'oscurità emersero dei meravigliosi fuochi d'artificio...uno...due...dieci...venti...uno spettacolo senza fine.
Poi una canzone che conoscevo di uno dei miei gruppi preferiti...
 
I NEVER OPEN UP TO ANYONE
SO HARD TO HOLD BACK
WHEN I'M HOLDING YOU IN MY ARMS
 
WE DON'T NEED TO RUSH THIS
LET'S JUST TAKE IT SLOW
 
JUST A KISS ON YOUR LIPS IN THE MOONLIGHT
JUST A TOUCH OF THE FIRE BURNING SO BRIGHT
I DON'T WANT TO MESS THIS THING UP
I DON'T WANT TO PUSH TOO FAR
JUST A SHOT IN THE DARK THAT YOU JUST MIGHT
BE THE ONE I'VE BEEN WAITING FOR MY WHOLE LIFE
SO BABY I'M ALRIGHT WITH JUST A KISS GOODNIGHT
 
Tentai di concentrarmi su quelle parole e sui fuochi per non pensare al vuoto sotto ai miei piedi.
Poi la ruota soltanto si illuminò e riprese a muoversi. 
Quando arrivai a terra feci per alzarmi, ma il guardiano con delicatezza mi spinse sul sedile e disse
"Un altro giro gratis per farci perdonare!" 
E proprio mentre il mio sedile stava per alzarsi di nuovo, una figura salì veloce vicino a me.
Lo guardai e rimasi pietrificata. Nate era sbucato dal nulla e mi sorrideva. Io non riuscivo a formulare né pensieri razionali né frasi di senso compiuto.
Lui mi accarezzò e quasi sussurrando disse
"Respira Joey...Sono soltanto io!"
Gli gettai le braccia al collo e lo riempii di baci. Nate cominciò a ridere e tentò di sciogliere la morsa in cui lo avevo rinchiuso.
"Non respiro..."
Mi allontanai un attimo, lo guardai negli occhi per tentare di capire cosa era successo
"È opera tua tutto questo?" Dissi con fare indagatore
"Può essere..."
In quel preciso istante arrivammo in cima e la ruota si fermò di nuovo.
"Oh mio Dio ma sono io che porto sfortuna?" 
"Joey, ci sono qui io con te!"
Illuminato dalle luci dei fuochi d'artificio era bellissimo, uno spettacolo da cui non avrei mai voluto staccare gli occhi. Lo osservai attentamente e capii che aveva ragione: lui era il mio porto sicuro, la mia ancora di salvezza, e io non avevo nulla da temere.
Poi riprese a parlare e in quel momento notai che il volume della canzone era notevolmente più basso, come se fosse diventato un sottofondo per le parole che Nate stava pronunciando
"Joey, ci sono qui io con te ora...e se tu me lo permetterai, vorrei esserci per sempre!"
Estrasse una scatoletta di velluto nero, la aprì e io rimasi imbambolata, con le lacrime agli occhi, a fissare quel diamante.
"Non potrei chiedere di più dalla vita se non la possibilità di tenerti sempre stretta tra le mie braccia per amarti, proteggerti, consolarti, sostenerti. Joey, io desidero amarti per sempre, nelle gioie e nelle difficoltà...tu vuoi lasciarti amare da me?"
Le lacrime sgorgavano copiose e la voce era ridotta a un sussurro, ma con sicurezza presi il viso di Nate tra le mani e lo guardai intensamente
"Voglio lasciarmi amare da te, ma anche darti tutto l'amore che provo, giorno dopo giorno, anno dopo anno..."
Nate si illuminò di una gioia senza paragoni, specchio della mia.
"Vuoi sposarmi Joey?" Mi chiese estraendo l'anello dalla custodia e infilandomelo al dito.
"Certo che sì" risposi sorridendo e tentando di asciugare le lacrime.
Gli saltai al collo e il bacio che ci scambiammo fu il sigillo della nostra promessa.
Dopo alcuni minuti la ruota ricominciò a muoversi e quando rimisi piede a terra, mi trovai di fronte i miei genitori, con gli occhi pieni di lacrime per la commozione...Evidentemente sapevano tutto...
"Ho detto di sì!" Fu l'unica cosa che riuscii a dire prima di essere abbracciata. 


SPAZIO DELL'AUTRICE
Signore e signori...manca ormai un solo capitolo alla conclusione!!
Con i ringraziamenti mi dilungherò alla fine, ma intanto continuo a chiedervi di dirmi cosa ne pensate di questa storia
Perciò bando alle ciance, se avete qualcosa da dire non fatevi problemi e scrivetemelo!
Intanto buona giornata
Cateperson

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


P.O.V. NATE
 
Anche il concerto a Chicago era stato un spettacolo sensazionale. La folla era in delirio, migliaia di persone avevano cantato con noi tutte le nostre canzoni. Ormai era un dato di fatto che anche il nostro nuovo cd era un successo.
Come ciliegina sulla torta, decisi di regalare un'ultima chicca a quel pubblico meraviglioso.
"Ragazzi siete fantastici ed è davvero un onore e un piacere esibirci per dei fan così...L'ultima canzone che eseguiremo è del nostro primo album e io l'avevo scritta pensando ai miei genitori..."
A quelle parole, intuendo che avremmo suonato THE GAMBLER, la folla esplose in un boato
"Tuttavia oggi non posso cantarla senza pensare alla persona più importante della mia vita, mia moglie Joey!"
Ancora urla e applausi colpirono le mie orecchie. Io sorrisi e feci qualche inchino, poi corsi dietro il palco e vidi Joey in lacrime.
La presi per mano
"Tesoro ce la fai?"
Lei annuì in silenzio
"È il più bel regalo che tu mi abbia mai fatto Nate!"
Le diedi un bacio e dissi
"Dovrò iniziare da qualche parte a sdebitarmi per tutte le cose belle che mi stai dando tu!"
Poi uscimmo mano nella mano e la cosa più commovente che vidi fu tutta la band girata verso di noi che applaudiva e ci sorrideva.
Mi avvicinai di nuovo al microfono
"Mi devo correggere signori...questa canzone la dedico alle due persone più importanti della mia vita!"
Allungai la mano libera sul pancione di Joey, lo accarezzai e poi lo baciai.
Andrew cominciò a suonare le prime note della canzone e io mi girai verso mia moglie guardandola dritta negli occhi e iniziai a cantare.
 
SLOW DOWN,
WE'VE GOT TIME LEFT TO BE LAZY
ALL THE KIDS HAVE BLOOMED FROM BABIES INTO FLOWER IN OUR EYES.
WE'VE GOT 50 GOOD YEARS LEFT TO SPEND OUT IN THE GARDEN
I DON'T CARE TO BEG YOUR PARDON,
WE SHOULD LIVE UNTIL WE DIE.
 
WE WERE BARELY 18 WHEN WE'D CROSSED COLLECTIVE HEARTS.
IT WAS COLD, BUT IT GOT WARM WHEN YOU'D BARELY CROSSED MY EYE.
AND THEN YOU TURNED, PUT OUT YOUR HAND,
AND YOU ASKED ME TO DANCE.
I KNEW NOTHING OF ROMANCE, BUT IT WAS LOVE AT SECOND SIGHT.
 
I SWEAR WHEN I GROW UP, I WON'T JUST BUY YOU A ROSE.
I WILL BUY THE FLOWER SHOP, AND YOU WILL NEVER BE LONELY.
EVEN OF THE SUN STOPS WAKING UO OVER THE FIELDS
I WILL NOT LEAVE, I WILL NOT LEAVE 'TILL IT'S OUR TIME.
SO JUST TAKE MY HAND, YOU KNOW THAT I WILL NEVER LEAVE YOUR SIDE.
 
IT WAS WINTER OF '86, AND ALL THE FIELDS HAD FROZEN OVER
SO WE MOVED TO ARIZONA TO SAVE OUR ONLY SON
AND NOW HE'S TURNING TO A MAN, ALTHOUGH HE THINKS JUST LIKE HIS MOTHER,
HE BELIEVES WE'RE ALL JUST LOVERS HE SEES HOPE IN EVERYONE.
 
AND EVEN THOUGH SHE MOVED AWAY,
WE ALWAYS GET CALLS FROM OUR DAUGHTER.
SHE HAS EYES JUST LIKE HER FATHER'S
THEY ARE BLUE WHEN SKIES ARE GREY
AND JUST LIKE HIM, SHE NEVER STOPS,
NEVER TAKES THE DAY FOR GRANTED,
WORKS FOR EVERYTHING THAT'S HANDED TO HER,
NEVER ONCE COMPLAINS.
 
YOU THINK THAT I NEARLY LOST YOU
WHEN THE DOCTORS TRIED TO TAKE YOU AWAY.
BUT LIKE THE NIGHT YOU TOOK MY HAND BESIDE THE FIRE
30  YEARS AGO TO THIS DAY
YOU SWORE YOU'D BE HERE 'TILL WE DECIDE THAT IT'S OUR TIME
WELL IT'S NOT TIME, YOU'VE NEVER QUIT IN ALL YOUR LIFE.
SO JUST TAKE MY HAND, YOU KNOW THAT I'LL NEVER LEAVE YOUR SIDE.
YOU'RE THE LOVE OF MY LIFE, YOU KNOW THAT I'LL NEVER LEAVE YOU SIDE.
 
A sorpresa, nell'intermezzo musicale prima dell'ultima strofa, Joey mi strappò il microfono dalle mani e con le lacrime che le rigavano il viso, cantò quelle parole.
 
YOU COME HOME FROM WORK AND YOU KISS ME ON THE EYE
YOU CURSE THE DOGS AND SAY THAT I SHOULD NEVER FEED THEM WHAT IS OURS
SO WE MOVE OUT TO THE GARDEN LOOK AT EVERYTHING WE GROWN
AND NOW THE KIDS ARE COMING HOME
I'LL SET THE TABLE
YOU CAN MAKE THE FIRE.
 
Poi, finita la musica, si rivolse al pubblico
"Mi dispiace ragazze ma la donna più fortunata del mondo sono io!"
Ci fu una risata generale e un applauso.
"Comunque l'amore di cui avete appena sentito cantare, che è quello che Nate mi dimostra ogni giorno, lo auguro a tutti voi!"
Stavolta le urla erano davvero assordanti e dal fondo partì un coro che acclamava "Joey Joey".
Mia moglie mi abbracciò e mi baciò davanti a migliaia di persone: lei, che aveva sempre difeso la nostra intimità, la nostra vita privata, stava condividendo tutta se stessa con il nostro pubblico. Poi mi sussurrò a un orecchio
"Puoi dirlo se vuoi..."
Capii che quello era il punto di svolta, che Joey abbracciava tutta la mia vita pubblica, i miei fan, il mio lavoro. Quello era il segno che ci stavamo accogliendo totalmente.
E mentre tutta la band, dopo gli inchini, se ne stava andando e le luci del palco si stavano spegnendo, presi il microfono e gridai
"È UNA BIMBAAAAAAAAAAAAAAAAAA!"


SPAZIO DELL'AUTRICE
Eccoci arrivati alla conclusione!!! :(
Non avrei mai pensato di concludere così la storia di Joey e Nate, ma devo dire che è molto meglio di quello che mi aspettavo...Spero che concordiate con me nel dire che non è un finale banale (o meglio, è il classico happy end, ma da un punto di vista diverso!)
Per me è stata una grande prova scrivere questa storia...mi sono divertita, appassionata, sbizzarrita...è stata un'avventura in tutti i sensi!! :)
Ringrazio jjk, Ellina Lollina, Fun_for_life_, Allergictotheuniverse, like per aver seguito e recensito la storia...tutte le altre per averla letta silenziosamente...
Poi devo ringraziare JovaDepp: dire a te di scrivere per passione ha obbligato me a prendere sul serio questa cosa! Quindi grazie di cuore!
Per il momento mi prendo una pausa, spero di radunare le idee per una nuova ff sui fun.
A presto <3
Cateperson


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