Our New Beginning di Katie88 (/viewuser.php?uid=39635)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** New life ***
Capitolo 2: *** Old Life ***
Capitolo 3: *** Talkin' With My Friends ***
Capitolo 4: *** Birthday Party ***
Capitolo 5: *** Kiss Me ***
Capitolo 6: *** Merry Xmas ***
Capitolo 7: *** My Sun ***
Capitolo 8: *** Confession ***
Capitolo 9: *** Problems ***
Capitolo 10: *** A Terrible Doubt ***
Capitolo 1 *** New life ***
hjjh
Seconda
ff che scrivo. E' ambientata 5 anni dopo il settimo libro e i due
protagonisti sono George Weasley e Angelina Johnson e parla della
nascita della loro storia d'amore. Spero che vi piaccia!! Un grazie
speciale a plubuffy,
Chiara Potter,
Arya,
cy17_love e
'Mione92(spero che trovi questa ff migliore della prima e
grazie per il tuo parere).
I
personaggi utilizzati per le mie storie non appartengono a me, ma a JK
Rowling.
OUR NEW BEGINNING
1.New Life
Quella
sera le vie di Londra erano sferzate da un forte vento
gelido. Il cielo era ormai scuro, coperto da grossi nuvoloni neri e
nell'aria si sentiva odore di neve.
Angelina
si strinse ancora di più la sciarpa al collo e
accelerò il passo. Non vedeva l'ora di arrivare a casa e
sistemarsi vicino al camino.
Dieci
minuti dopo, la ragazza risaliva finalmente il vialetto del suo
appartamento nel quartiere residenziale di Londra.
"Ciao
tesoro, fatto tardi anche stasera?". Angelina si voltò verso
la persona che aveva parlato: la signora Rice, sua vicina di
casa.
"Buonasera
Rosemary, come sta?" le chiese la ragazza in tono gentile. Adorava
quella cara vecchina: era premurosa, dolce e attenta. L'aveva aiutata
in più di un'occasione da quando si era traferita e ormai la
signora Rice considerava la ragazza come una nipote acquisita. Aveva un
solo, piccolo difetto (se così si poteva definire)... Era
leggermente impicciona e molto, molto chiacchierona! 'Speriamo solo che
attacchi a parlare, altrimenti facciamo giorno' riflettè
Angelina.
"Bene
cara, grazie. Che problemi potrebbe avere un'anziana pensionata, a
parte i soliti acciacchi? Sono solo preoccupata per te, bambina. In
ospedale ti fanno lavorare troppo! Ma li trattano tutti così
i tirocinanti? Che tempi! Secondo me il tuo capo approfitta della tua
disponibilità... "
'Ci
risiamo! Adesso non la finiamo più...'
pensò Angelina.
"...
e sai una cosa Angie? Vorrei proprio dire due paroline ai tuoi
superiori! Giusto per chiarire la situazione e far capire loro che
anche voi siete esseri umani! Che ne diresti se domani mattina ti
accompagnassi al lavoro? Così vedrei anche la clinica in
cui lav..."
"Oh
mi scusi signora Rice," Angelina interruppe bruscamente il lungo
monologo nella quale si era lanciata la sua vicina, "...ma credo che mi
stia squillando il telefono" e senza aggiungere altro, entrò
di filato in casa e chiuse la porta alle sue spalle.
Una
volta dentro, la ragazza accese la luce e si tolse il cappotto.
appoggiandolo poi sul divano lì accanto. Sapeva benissimo di
essere stata scortese con la signora Rice, ma cosa avrebbe potuto
dirle? 'La clinica in cui lavoro? Ah si, è l'ospedale San
Mungo per Malattie e Ferite Magiche! Lo conosce? E' la migliore
struttura ospedaliera per maghi di tutta l'Inghilterra!'
Angelina
rise, immaginadosi la faccia della sua vicina se avesse scoperto che
lei era una strega. Anche se, doveva ammetterlo, non lo era
più nel vero senso della parola. Ormai i suoi contatti col
mondo magico si erano ridotti solo al suo posto di lavoro. Una volta
fuori dal San Mungo, lei tornava ad essere la Babbana Angelina Jonhson.
Una ragaazza come tutte le altre. Una ragazza senza poteri magici e
senza bacchetta.
Era
stata una decisione difficile: rompere definitavamente col suo mondo,
quel mondo di cui aveva fatto parte per 19 lunghi anni, ma aveva dovuto
farlo. Si, perchè Angelina, dopo la Battaglia di Hogwarts,
aveva rifiutato del tutto (o quasi) la sua natura magica. Aveva
interrotto i rapporti con i suoi amici e i suoi compagni di scuola e da
ormai 5 anni non mettava piede nè a Diagon Alley,
nè ad Hogsmeade.
Le
uniche due cose che le ricordavano il suo passato da strega erano
appunto il suo lavoro di Guaritrice (che amava moltissimo e che proprio
non era riuscita a lasciare) e la sua migliore amica Alicia Spinnet,
conosciuta ad Hogwarts ed ora impiegata del Ministero, nell'ufficio per
la Cooperazione Magica.
A
volte Angelina si chiedeva se avesse fatto bene a rinunciare a tutto
questo. Ma quando ripensava a tutte le persone che erano morte, a
Silente, al professor Lupin, a Tonks, al piccolo Colin Canon, a Fred...
Non avrebbe mai potuto andare avanti come se niente fosse successo.
Doveva dare un taglio netto. E così aveva fatto: si era
cercata una casetta nella Londra Babbana, aveva chiuso i libri di
incantesimi in un ripostiglio e si era comprata un sacco di quegli
aggeggi Babbani di cui Hermione Granger parlava sempre a scuola.
Ed
ora aveva una vita serena, con un bel lavoro, degli amici e dei vicini
che le volevano bene. Una vita normale. Senza guerre magiche, senza
Mangiamorte, senza altri morti.
Si,
si disse, aveva fatto bene.
Si
diresse verso il telefono per ascoltare i messaggi in segreteria. "Ci
sono due nuovi messaggi" recitò l'apparecchio. "Primo
messaggio: 'Ciao Angie, sono Alicia, ma che fine hai fatto? Chiamami
appena torni a casa, così magari usciamo a bere qualcosa.
Ciao!'. Secondo messaggio: 'Buonasera dott.ssa Johnson, chiamo dal San
Mungo. Volevo informarla che il dott. Horatius Fletcher ha richiesto la
sua presenza per un'operazione domani mattina alle ore 8. La prego
quindi di arrivare in ospedale con un anticipo di almeno un'ora. Grazie
e arrivederci.'
Angelina
sbuffò. Anche il giorno seguente si sarebbe dovuta alzare
all'alba. Diede un'occhiata al suo soggiorno. Era immerso nel caos
totale. Avrebbe dovuto occuparsi un pò più della
sua casa, ma come faceva con quegli orari? Guardò l'rologio:
erano solo le 9... In fondo aveva ancora un paio d'ore prima di andare
a letto. Poteva dedicarsi tranquillamente a qualche lavoretto domestico.
Poi
d'un tratto si guardò allo specchio appeso proprio sopra il
telefono e, senza pensarci oltre, si infilò di nuovo il
cappotto, prese le chiavi e uscì di casa. Aveva voglia di
camminare... Di prendere un pò d'aria...
E
poi avrebbe sempre potuto rimandare i lavori domestici a domani.
"Arrivederci
e torni presto a trovarci". George salutò educatamente
l'ultimo cliente e si avvicinò alla porta per apporvi il
cartello CHIUSO. Poi tornò verso il bancone per contare
l'incasso della giornata.
"Finalmente
ti sei deciso a chiudere. Pensavo dovessimo rimanere fino a domani
mattina". George sorrise e si voltò a guardare suo fratello
minore che usciva dal magazzino.
"Ron,
Ron, ma quando imparerai? In un negozio è il cliente che
comanda! Quindi anche se impiega un'ora per scegliere un regalo, noi
dobbiamo sempre aiutarlo ed essere al suo servizio".
"E'
il cliente che comanda eh? Bè forse per te. Ma sappi che a
casa mia è Hermione a comandare e scommetto che
sarà già infuriata come una belva dato che sono
le 8 e mezza e io dovevo passarla a prendere circa mezz'ora fa!"
ribattè Ron asciutto.
"Povero
Ronnie! Certo che Miss Prefetto Perfetto ti ha schiavizzato per bene
eh?"
"Spiritoso.
Senti allora io vado. Ci vediamo domani mattina. Buonanotte George!" e,
prima che qualche altro contrattempo lo bloccasse, uscì
velocemente dal negozio, nella fredda aria di Diagon Alley.
George
cominciò a sistemare gli scaffali, quando fu distratto da
qualcosa che picchiettava sulla vetrina. Aprì la porta
d'ingresso ed una graziosa civetta beige entrò nel locale.
Era Mia, il gufo di Ginny. L'animale lasciò cadere una busta
sul bancone e filò via. George l'aprì e riconobbe
la scrittura del suo quasi cognato:
"Ron,
ho bisogno d'aiuto! Domani è il compleanno di Ginny ed io
non ho avuto il tempo per comprarle un regalo. Potresti passare in
quella pasticceria vicino alla casa dei genitori di Herm e comprare una
torta? Almeno così mi faccio perdonare (spero)!"
Harry
P.s: la torta
preferita di tua sorella è quella ai frutti di bosco.
George
scoppiò a ridere e rilesse la lettera, immaginandosi Harry
mentre la scriveva in preda al panico. A volte il fidanzato di sua
sorella gli faceva un pò pena... Poi però
pensando alla faccia infuriata di Ginny, sentì un brivido
lungo la schiena e senza attendere oltre, chiuse il negozio pronto a
Smaterializzarsi verso la Londra Babbana.
Angelina
era appena uscita da una pasticceria. Ora stringeva in mano un
caffè fumante e un invitante dolcetto alla crema. Impegnata
com'era a cercare un fazzoletto nella borsa, non si accorse del giovane
che le veniva incontro correndo.
Succese
tutto molto in fretta: prima era in piedi accanto all'entrata della
pasticceria e un attimo dopo era a terra, sdraiata sul freddo
marciapiede.
"Oh
mi scusi signorina! Non l'avevo vista! Mi dispiace!" disse una voce di
ragazzo. "Mi permetta di aiutarla, sono davvero desol... Angelina?"
La
ragazza alzò lo sguardo, stupita. Conosceva quella
voce.
La
conosceva molto bene.
"George?"
Ecco
qua! Questo è il primo capitolo... ditemi cosa ne pensate!
Un bacio!!
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Capitolo 2 *** Old Life ***
Old Life
2.Old
Life
"Angelina?"
"George?"
"Si,
sono io! Per Merlino Angelina, come stai?" le chiese abbracciandola.
"Sono anni che non ci vediamo!"
"Ciao
George," la ragazza rispose all'abbraccio leggermente sorpresa, "io sto
bene e tu?"
Angelina
non ci credeva! Non poteva crederci! Quante probabilità
c'erano che una strega, in una citta grande come Londra (e a quell'ora
tarda poi!), incontrasse un mago?
Se
poi si pensava che questo mago non era altro che un suo vecchio
compagno di scuola, le percentuali si dimezzavano ulteriormente.
Eppure
eccola lì! In una fredda via londinese a parlare con George
Weasley dopo 5 lunghi anni.
Ancora
colta alla sprovvista, Angelina si soffermò un istante ad
osservarlo, mentre George parlava.
Era
cambiato molto, almeno esteriormente. Era più alto, aveva le
spalle più larghe e robuste (forse continuava a giocare a
Quidditch) e portava i capelli più lunghi di come
ricordava.
Mai
suoi occhi...
Fortunatamente
i suoi occhi non erano cambiati... Sempre così luminosi,
così espressivi, così pieni di vita...
Angelina
ebbe come una fitta al cuore... C'era solo un'altra persona che aveva
quegli stessi occhi castani. O almeno c'era stata, tanto tempo prima...
"Angelina?
Hey Angelina, mi stai ascoltando?"
La
ragazza si riscosse immediatamente tornando alla realtà e
cercando di ricacciare indietro le lacrime che, fino ad un attimo
prima, premevano per uscire.
"Oh
si scusami... Stavi dicendo, George?"
Il
ragazzo sorrise teneramente. "Sempre con la testa fra le nuvole, eh
Johnson? Comunque ti stavo invitando a prendere un caffè,
così almeno ti risarcisco quello che ti ho fatto cadere"
disse, accennando al bicchiere di carta che Angelina aveva in mano fino
a 5 minuti prima e che ora era rovesciato a terra, "Ti va?"
"Certo
che si, Weasley!"
Dieci
minuti dopo Angelina e George erano seduti ad un tavolino della
pasticceria, davanti ad un caffè fumante ed una cioccolata
calda.
"Come
mai la cioccolata? Non ti piace il caffè?" chiese la
ragazza, cercando di fare conversazione.
"A
dir la verità non molto" rispose George, cominciando a
sorseggiare la sua bevanda. "Ma dimmi di te! Che fine hai fatto? Dove
sei stata in questi 5 anni?"
Angelina
esitò per un attimo. Aveva quasi paura a raccontare come
aveva vissuto gli ultimi anni. Temeva un giudizio da parte di George: e
se lui le avesse detto 'Brava Angelina, mentre noi contavamo i morti e
combattevamo contro gli ultimi Mangiamorte, tu hai pensato bene di
filartela, di abbandonarci e di continuare la tua bella vita facendo in
modo che nulla ti sfiorasse! Si, un comportamento molto
maturo da parte tua!'
Strinse
le mani intorno alla sua tazza di caffè, fissando la bevanda
scura al suo interno e inspirò profondamente, come per farsi
coraggio.
Evidentemente
George si accorse del suo disagio perchè le si
avvicinò un pò di più, per quanto il
tavolo tra loro lo permettesse, e coprì le mani fredde della
ragazza con le sue.
"Angelina
tutto bene?" le chiese preoccupato. Angelina si decise finalmente ad
alzare lo sguardo e a guardare il suo interlocutore.
Fu
mentre fissava gli occhi castani di George che
capì.
Lui
non l'avrebbe mai giudicata, lui non l'avrebbe mai accusata di essere
stata una vigliacca o una codarda perchè anche lui sapeva
cosa volesse dire soffrire e perdere le persone che si amano. Anche
lui, come lei, aveva visto torture, uccisioni, tradimenti. Anche lui,
come lei, aveva dovuto affrontare, 5 anni prima, le cose peggiori,
maledettamente non adatte ai loro 19 anni. Anche lui, come lei, aveva
perso Fred.
Sorrise
a George, che ancora la guardava in ansia e iniziò a
raccontare.
Gli
raccontò del suo ultimo anno ad Hogwarts e di tutto quello
che era successo dopo che i gemelli Weasley se n'erano andati a cavallo
delle loro scope, inseguiti a distanza dalle urla della Umbridge; gli
raccontò di quando la McGranitt la raggiunse in Sala Grande,
qualche giorno dopo i suoi M.A.G.O, per dirle che, grazie ai suoi voti,
era stata ammessa già come tirocinante presso il San Mungo e
che lei stessa aveva provveduto a rassicurare il Consiglio
d'Amministrazione dell'ospedale, ancora scettico, sulla
serietà e sulla tenacia di Angelina.
"Mi
raccomando signorina Jonhson, non mi faccia pentire delle mie parole e
si impegni al massimo. Il lavoro di Medimaga non è semplice"
disse Angelina, imitando alla perfezione la sua ex insegnante di
Trasfigurazione, facendo scoppiare a ridere George.
Forse
fu la sua risata, o forse dipese dal fatto che si sentiva
più a suo agio, fatto sta che Angelina sentì il
suo cuore scaldarsi e si sentì bene.
Per
la prima volta, dopo anni, si sentiva bene.
Rinvigorita
da questo nuovo benessere, continuò con la sua storia.
Raccontò di quando aveva trovato casa a Diagon Alley e ci si
era trasferita con Alicia, che nel frattempo aveva fatto domanda per
entrare al Ministero; di quanto era duro il suo tirocinio e di come il
suo responsabile, un certo Horatius Fletcher, fosse terribilmente
severo ed intransigente.
Fece
una pausa: ormai non poteva più tirarsi indietro. Era giunto
il momento: prese nuovamente fiato e continuò.
Ricordò
la Battaglia di Hogwarts, glissando accuratamente su alcuni
avvenimenti, e di come, alla fine della guerra, aveva abbandonato tutto
e si era trasferita a Londra. Soltanto Alicia le era rimasta vicino
quando il mondo intorno a lei era crollato. I suoi genitori aveva
pensato bene di andarsene in America per ricomnciare una nuova vita e
lei era rimasta sola, sempre più sola.
Si
fermò di nuovo e si sforzò di sorridere, fissando
la mano di George, che ancora stringeva forte la sua. Non l'aveva
ancora lasciata e Angelina capì che il calore che
l'avvolgeva non dipendeva nè dal caffè bollente,
nè dal tepore del locale in cui si trovavano.
Dipendeva
da George.
Era
George che, con la sua vicinanza e la sua comprensione, la riscaldava
fino in fondo all'anima. Ed era proprio lui che, in quel momento, la
faceva sentire in pace con sè stessa.
"Comunque
adesso va molto meglio" terminò la ragazza, "Ho la mia vita,
i miei amici e tra un paio di mesi diventerò Medimaga a
tutti gli effetti".
George
la fissava, continuando a stringerle le mani mentre fissava quei
profondi occhi scuri. Lui non aveva interrotto il suo racconto. L'aveva
lasciata parlare e aveva ascoltato con attenzione, credendo che l'unica
cosa di cui Angelina avesse bisogno fosse stato una persona con cui
confidarsi, un amico magari. E intanto pensava a quanto Angelina avesse
sofferto... Non più di lui o della sua famiglia, certo! Ma
almeno loro erano rimasti uniti per farsi coraggio a vicenda. Mentre
Angelina? No, lei aveva dovuto affrontare tutto da sola...
"E
tu invece?" George si riscosse immediatamente dai suoi pensieri "Ho
sentito dire che il negozio va alla grande e che hai aperto una nuova
sede ad Hogsmeade...
Angelina
vide George arrossire, visibilmente compiaciuto, mentre il ragazzo
tornava a poggiare entrambe le mani sulla sua tazza di cioccolata e
iniziava a parlare con Angelina degli ultimi avvenimenti della sua
vita. Dei Tiri Vispi Weasley che erano ormai più celebri di
Zonko, di Ron, che era diventato temporaneamente suo socio e che viveva
a Diagon Aleey con Hermione, diventata nel frattempo la sua fidanzata,
("Finalmente si sono decisi quei due testoni!!" esclamò
allegramente Angelina) e dell'imminente matrimonio della piccola Ginny
Weasley con l'ormai Bambino-Che-E'-Sopravvissuto-Due-Volte.
"Allora,
alla fine, Ginny ce l'ha fatta eh? Sono contenta per lei! E anche per
Harry! Se non se la meritano loro un pò di
felicità..." Angelina era al settimo cielo per i suoi due
amici ed ex compagni di Casa.
"Già.
E... Oh accidenti! Quasi mi dimenticavo..." George si alzò
improvvisamente e andò di corsa al bancone della pasticceria
dove si fece incartare una meravigliosa torta alla frutta.
Tornò
al tavolo e riprese il suo posto di fronte ad Angelina, mentre la
ragazza lo fissava con uno sguardo interrogativo.
"E'
per Ginny" disse George a mò di spiegazione indicando la
torta. "Domani è il suo compleanno e Harry, che a causa dei
turni impossibili che fa al Ministero non ha potuto comprarle un
regalo, spera di farsi perdonare con questa! Anche se dubito fortemente
che mia sorella si faccia corrompere così! Come minimo
costringerà il suo futuro marito ad occuparsi dei lavori di
casa per almeno un mese" terminò scoppiando a ridere.
Angelina
rise con lui, contagiata dalla sua allegria immaginandosi un Harry
Potter in grembiule e guanti di gomma impegnato a spolverare il salotto.
Rimasero
lì per un'altra ora finchè, accortasi dell'ora,
Angelina si alzò e, con George, si diresse fuori dal locale.
"Mi
ha fatto piacere rivederti, George" Disse abbracciando l'amico,
'Già! E molto più di quanto ti saresti aspettata'
disse una vocina dispettosa nella sua testa.
"Anche
a me, Angelina. Tanto" le rispose il ragazzo, stringendola
più forte. "Però non far passare altri 5 anni
prima di rivederci, ok?" le sussurrò dolcemente all'orecchio.
"Ok
George" e detto questo i due ragazzi si salutarono e se ne andarono,
ognuno per la propria strada.
Ahhhhhh!
Finalmente ho finito anche il secondo chap! Non vedevo l'ora... Mi
raccomando ditemi sinceramente che ne pensate e spero davvero che vi
piaccia almeno quanto è piaciuto a me scriverlo!!! Un grazie
enorme a tutti quelli che hanno recensito! GRAZIE GRAZIE GRAZIE!
Davvero non me l'aspettavo! Un bacio!
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Capitolo 3 *** Talkin' With My Friends ***
talkin' with friends
3.Talkin'
with my friends
Ospedale San
Mungo, h. 13
Il
giorno dopo l'incontro con George, Angelina si trovava in ospedale. Era
stranamente di buonumore, nonostante la mattina fosse iniziata presto
(troppo presto per le sue abitudini).
Aveva
terminato da poco un'operazione su un Babbano che si era presentato,
qualche giorno prima, con la pelle di una leggera sfumatura di turchese
e le mani e i piedi palmati, vittima, evidentemente, di un incantesimo
malriuscito, eseguito a sua insaputa.
Terminato
l'intervento, che era durato parecchie ore, il dottor Fletcher le aveva
persino fatto i complimenti per la sua abilità e il suo
sangue freddo e Angelina si era beccata un'occhiata assassina da
un'altra tirocinante, sua coetanea, di nome Violet.
Ed
ora, dopo aver visitato alcuni pazienti e riempito qualche scartoffia,
si stava dirigendo in sala mensa.
In
fin dei conti era stata una mattina piuttosto soddisfacente. Ed era
proprio così che si sentiva Angelina.
Soddisfatta.
Arrivata
finalmente a destinazione, la ragazza, dopo aver preso il vassoio col
suo pranzo, si diresse verso uno dei tavoli in fondo alla sala e si
sedette.
I
tavolini intorno a lei erano quasi tutti vuoti, a parte qualche
infermiera. Prese la Gazzetta del Profeta, che aveva precedentemente
poggiato vicino al suo piatto, e iniziò distrattamente a
sfogliarla, mentre mangiava.
Dopo
qualche minuto, la sua attenzione venne attirata da un trambusto,
proprio fuori la sala mensa. Fece per voltarsi, quando all'improvviso
un uragano biondo le corse incontro e la abbracciò forte,
baciandole entrambe le guance e abbandonandosi pesantemente sulla sedia
di fronte a lei, un attimo dopo.
"Ciao
Angie, è molto che aspetti? Scusa per il ritardo, ma il mio
capo non voleva proprio farmi uscire" Alicia Spinnet sorrise caldamente
alla sua migliore amica, passandosi una mano tra i capelli e ravvivando
la sua lunga chioma dai riflessi dorati.
"Ritardo?"
chiese Angelina, presa alla sprovvista. "Ritardo per cosa, Aly? Non mi
sembra che oggi avessimo un appuntamento, noi due."
"Davvero?"
domandò sorpresa Alicia. "Eppure ero convinta del contrario.
Vabbè non importa... Non sei contenta lo stesso di vedere la
tua migliore amica?" le chiese la bionda con un sorriso a 32 denti.
Angelina,
indifferente, non rispose, continuando a sfogliare il giornale, ma
subito dopo, di fronte all'aspressione tremendamente offesa di Alicia,
non riuscì più a trattenersi e scoppiò
a ridere, facendo arrabbiare ancora di più l'amica.
"Dai
Aly" le disse tra le risate "stavo solo scherzando. Certo che mi fa
piacere che tu sia venuta!"
"Bene!"
rispose la bionda stizzita "perchè sono ancora offesa con te
per la buca che mi hai dato ieri sera. E non ci provare a dire che eri
al lavoro" Alicia alzò leggermente il tono di voce, quando
si accorse che Angelina aveva aperto la bocca per ribattere
"perchè ho chiamato in ospedale e tu" continuò
puntando minacciosamnte l'indice contro l'amica "eri già
uscita! Non che io sia interessata a sapere dove sei stata, ma almeno
potresti essere un pò più gentile ed educata e
non scoppiarmi a ridere in faccia!"
Angelina,
messa alle strette, decise di non controbattere e continuò
silenziosamente a mangiare la sua bistecca, mentre Alicia prese a
sfogliare il giornale.
"Allora?"
chiese, all'improvviso, la bionda dopo qualche minuto di silenzio.
"Allora
cosa?". Angelina era sorpresa. Non si aspettava una domanda del genere.
"Allora
mi vuoi dire cosa hai fatto ieri sera oppure è un segreto di
stato?" Alicia stava parlando con quello che sembrava un tono
indifferente, ma Angelina sapeva benissimo che in realtà
stava friggendo dalla curiosità.
Decise
allora di lasciarla cuocere ancora un pò nel suo brodo...
"Mah,
non ho fatto nulla di speciale" disse senza convinzione "Sono uscita
solo a fare due passi con un vecchio amico..."
Quest'ultima
affermazione parve destare la totale curiosità di Alicia
perchè la ragazza chiuse di scatto il giornale e
alzò lo sguardo verso Angelina, ancora apparentemente
interessata alla sua insalata insipida.
"Amico?
Quale vecchio amico? Lo conosco oppure lavora qui in ospedale?
Perchè se è così..."
"Hey,
frena, frena Aly! Come mai tutte queste domande? Non avevi detto che
non ti interessava?" le chiese, senza riuscire a trattenere un
sorrisetto.
Alicia
le lanciò uno sguardo carico d'avversione, ma poi, vedendo
che Angelina non si lasciava intimorire, si arrese.
"Uffa!"
le disse scocciata, "ok, mi interessa. Anzi sono terribilmente curiosa!
Va bene? Hai vinto tu, sei contenta?". La bionda mise su una faccia
parecchio seccata, mentre la sua amica scoppiava nuovamente a ridere.
"Si,
effettivamente sono molto soddisfatta!"
"Oh
per favore! Togliti quell'odioso sorriso appagato dalla faccia e
raccontami tutto! E non tralasciare nulla, capito?"
Angelina
si sistemò meglio sulla sedia, pronta a narrare come aveva
trascorso la sera precedente. In fondo aveva torturato anche troppo la
povera Alicia!
"Allora"
cominciò "ieri sera, stavo tornando a casa, quando..."
Tiri Vispi
Weasley, h. 13,30
"Malloa
comeai aimpeato tuttoeltempo peandaea londa?"
"Ron
ti prego, finisci di mangiare altrimenti non si capisce un accidenti di
quello che dici!" esclamò George, rivolto al fratello
minore, intento ad ingozzarsi con qualsiasi cosa risultasse
commestibile,
"Sei
sempre il solito, Ron" rincarò il
Bambino-Che-E'-Sopravvissuto, scuotendo rassegnato la testa verso il
suo migliore amico.
Si
trovavano tutti e 3 nel negozio di George, e Harry aveva raggiunto i
due amici per il pranzo, portando loro un sacchetto pieno di hamburger,
patatine e schifezze varie.
Ed
ora eccoli lì: Ron, seduto sul bancone, con le gambe
penzoloni, mentre Harry e George stavano comodamente spaparanzati ai
suoi piedi, sul liscio pavimento di legno.
"Stavo
dicendo," riprese Ron, dopo aver ingoiato l'ultimo boccone "ma allora
come mai hai impiegato tutto quel tempo per andare a Londra, se hai
ricevuto subito il messaggio di Harry? Mamma ha detto che le hai
portato la torta a notte fonda!"
"Vabbè,
notte fonda!" si difese George, "Sarà stata mezzanotte al
massimo!"
"Bè
ammetterai però che non è normale impiegare 3 ore
per andare da Londra alla Tana" osservò Harry assennato.
George
continuò distrattamente a giocherellare con la cannuccia
della sua bibita, indeciso se raccontare o meno la serata con Angelina
ai due ragazzi.
In
fondo, pensandoci bene, non aveva fatto proprio nulla di male. Aveva
solo trascorso una serata, tra l'altro molto piacevole, con una vecchia
compagna di scuola. Avevano bevuto un caffè, mangiato
qualcosa e chiacchierato un pò dei bei tempi andati.
Una
serata assolutamente tranquilla ed innocente.
Si,
si disse George. Del tutto innocente.
"Quindi
ce lo dici dove sei stato o continui a fare il misterioso?" la voce di
Ron lo riportò alla realtà.
"Ma
te l'ho detto, Ron! Sono andato in pasticceria e poi lì ho
incontrato..."
"Chi?"
chiesero in coro Ron ed Harry.
"Una
persona" rispose George, evasivo.
"Davvero?"
chiese Ron sarcastico "Non me lo sarei mai aspettato! Hey Harry, hai
sentito? George ha incontrato una persona per strada! Chissà
che emozione!"
Harry
rise fragorosamente quando George lanciò una patatina fritta
contro il fratello e quello, per evitarla, si spostò
bruscamente verso destra, cadendo dal bancone con un tonfo sordo.
"Sei
un idiota, Ron! E questa è la punizione che ti meriti!"
concluse asciutto George, mentre Ron, ancora a terra, si massaggiava il
sedere dolorante.
"Allora
chi è la persona che hai incontrato?" Harry tornò
al discorso che avevano precentemente iniziato.
"Angelina"
rispose piano George, oservando con la attenzione la reazione dei due
ragazzi.
"Johnson?!"
"Jonhson"
ripetè George.
"Che
sorpresa! E come sta?" chiese Harry, immediatamente.
"Che
fine ha fatto?" rincarò Ron.
"Calma
ragazzi!" disse George, sollevato "Lei sta abbastanza bene. O almeno
così mi è parso. Ora lavora al San Mungo, sapete?
E' tirocinante in Medimagia e vive a Londra"
George
si fermò. Non voleva raccontare tutto il resto ad Harry e
Ron. Angelina si era aperta, si era confidata, sapendo che lui avrebbe
capito e non ne avrebbe parlato con nessun altro.
"E
poi?"
"E
poi cosa Ron?"
"Che
avete fatto? Non mi dirai che in 3 ore ti ha detto solo questo!"
George
lanciò un'occhiataccia a suo fratello. Da quando Ron era
diventato così dannatamente perspicace? La vicinanza di
Hermione aveva una pessima influenza su du lui!
"Si,
abbiamo parlato del suo lavoro, del mio, di te e Hermione e del
matrimonio di Harry e Ginny. Ah! A proposito Harry" disse, cercando di
dirottare la conversazione "Angelina è contentissima per voi
e mi ha chiesto di farvi tanti auguri!"
"Bè,
perchè non ce li fa di persona?" chiese Harry a bruciapelo.
"Cosa?"
"Si
potrebbe farceli di persona, Perchè non la porti al
compleanno di Ginny, domani sera? Tua madre, approfittando del fatto
che sia sabato, vuole organizzare una festicciola alla Tana. Farebbe
piacere a tutti rivedere Angelina!"
"Mah,
non lo so Harry" rispose George, incerto "Sono anni che non vi vede e
rincontrarvi di nuovo tutti quanti insieme..."
"Appunto!"
lo interruppe il moro "Proprio perchè saremo tutti insieme,
sarà ancora più bello, non credi?"
George
non rispose. Non aveva idea di come avrebbe potuto reagire Angelina se
l'avesse portata alla Tana per il compleanno di sua sorella. Per quello
che ne sapeva lui, la ragazza avrebbe anche potuto mandarlo al diavolo.
Tuttavia ebbe paura di esternare questi suoi timori agli amici,
così si appigliò all'unica scappatoia che in quel
momento gli venne in mente.
"Sarebe
bello, Harry, ma purtroppo non ho il suo indirizzo, nè il
suo numero di telefono quindi non saprei proprio come rintracciarla. Mi
dispiace."
"Oh
che peccato!" esclamò Ron, un pò avvilito.
"Tranquilli
ragazzi!" esclamò Harry, alzandosi in piedi "All'indirizzo
ci penso io. Ora però devo andare altrimenti rischio di fare
tardi al lavoro. Ci vediamo!"
"Ciao"
dissero Ron e George, mentre il moro usciva dal negozio e si
Smaterializzava, nella strada di fronte.
"Che
avrà in mente?" chiese Ron, vagamente allarmato.
"Non
ne ho idea. E questo mi spaventa. A volte il tuo amico è
davvero pericoloso" concluse George.
Non
dovettero aspettare molto per capire cosa avesse in mente Harry. Verso
l'ora di chiusura, infatti, un grande allocco bruno planò
attraverso la finestra aperta e atterrò sulla spalla di
George. Il ragazzo aprì il biglietto, che l'animale gli
porgeva, composto soltanto da due sottili righe, che recitava:
"Ringraziami
amico mio! Grazie alle mie conoscenze, sono riuscito ad avere il
recapito di Angelina da una delle segretarie del San Mungo. Eccolo qui:"
E
sotto era scarabocchiato l'indirizzo di Angelina, con tanto di numero
di telefono...
George
sospirò afflitto. Certo che quando Harry si metteva in mente
qualcosa!
"Ora
non hai più scuse fratello" Ron gli era arrivato alle
spalle, senza che lui se ne accorgesse. "Sarai costretto ad invitarla".
George
borbottò qualcosa in risposta e si avviò verso il
magazzino.
Angelina
era ai fornelli. Si era presa il pomeriggio libero e si era dedicata a
tutti quei lavoretti domestici che rimandava da giorni. Finalmente,
dopo ore di duro lavoro, la sua casetta era tornata ad essere
un'abitazione vivibile ed ora si trovava in cucina, a preparare un
delizioso pasticcio di patate.
Ad
un tratto, fu distratta dal campanello. Abbassò leggermente
la fiamma del gas e si incamminò verso l'ingresso.
"Un
attimo! Sto aprendo!" disse mentre girava la chiave e apriva la porta,
chiedendosi chi mai potesse essere a quell'ora.
George
si voltò verso la persona che aveva di fronte. Angelina
aveva la bocca aperta e l'aspressione sorpresa.
"Ciao
Angelina, ti disturbo?" chiese educatamente il ragazzo.
La
mora sbattè gli occhi, ancora perplessa, e scosse la testa.
"No, no figurati! Come mai da queste parti?"
"Bè
sai passavo di qui e allora..."
"Cioè
passavi per caso per Londra alle" Angelina guardò l'orologio
sulla credenza "nove e mezza di sera, quando la tua casa è a
un centinaio di km da qui?"
George
arrossì fino all'inverosimile, mentre Angelina lo fissava
con un sopracciglio inarcato e un piccolo sorriso sulle labbra.
'Bene!
Complimenti George! Sei ufficialmente un idiota!' si disse mentalmente.
"Ti
va di entrare un attimo? gli chiese Angelina, cercando di toglierlo da
quel momento di imbarazzo.
"Come?
Oh no, no. Scusami Angelina, ma devo proprio andare" e detto questo,
voltò le spalle. imboccò il vialetto e si diresse
verso il cancello.
'Cretino,
cretino, cretino...' continuava a ripetersi. Ma poi che aveva fatto?
Era andato da Angelina per invitarla al compleanno di Ginny, tutto qua.
Ma l'aveva fatto perchè glielo aveva chiesto Harry oppure
perchè lo voleva lui? Aveva voglia di rivederla oppure no?
"George
tutto bene?" Angelina si era avvicinata silenziosamente a lui e gli
aveva sfiorato delicatamente un braccio, un pò preoccupata.
George
la guardò: guardo i suoi occhi scuri, le sopracciglia
aggrottate, i capelli che svolazzavano qua e là a causa del
vento e la bocca leggermente socchiusa, che attendeva un sua risposta.
"Angelina"
le disse alla fine, gettando alle ortiche ogni cautela "sei libera
domani sera?"
Finito
anche questo! E devo dire che mi sono lasciata un pò andare
per quanto riguarda la lunghezza, ma comunque è solo un chap
di transizione! Speriamo che nel prox succeda qualcosa di
più emozionante (anche perchè ho scritto solo
l'inizio!). Penso di poter aggiornare prima di Pasqua, e spero che
questo vi faccia piacere (adesso non ti montare la testa,
presuntuosa!!! Ndvoi)! Ora veniamo alle vostre recensioni:
rosy823, excel sana,
Espree90, milly92: spero di aver aggiornato abbastanza in fretta e che
questo chap sia di vostro gradimento!! Tantissimi grazie per i
complimenti! Non immaginate nemmeno quanto mi facciano
felice!!
Vale Lovegood:
hai visto come ho risolto il problema dell'indirizzo? Che ne pensi? Ti
piace?
lilla4eve: mi
fa piacere che cominci ad apprezzare (anche se solo un pò)
la mia Angelina! Comunque mi piacerebbe conoscere la conclusione a cui
sei arrivata con Dragonball93... Spero che continuerai a
seguirmi!!
Un bacio
grandissimo a tutti!!! Alla prossima!!!
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Capitolo 4 *** Birthday Party ***
4
4.Birthday
Party
"E
di questa che ne dici?" chiese Alicia all'amica, tenendo tra le mani
una camicetta grigia molto elegante.
Angelina
tirò fuori la testa dall'armadio e, dopo aver guardato per
un attimo l'indumento, inarcò scettica un sopracciglio e si
rituffò nuovamente nel guardaroba, senza dire una parola.
Alicia
sospirò afflitta e gettò la camicia in un angolo,
proprio sopra un'enorme montagna di vestiti, ai piedi del letto.
Si
trovavano entrambe a casa di Angelina, e per la precisione
nella sua camera, a cercare un abito adatto per la festa di compleanno
di Ginny Weasley, a cui Angelina sarebbe dovuta andare la sera
stessa.
Sempre
se la sua amica fosse riuscita a trovare qualcosa da mettere e in quel
momento Alicia non nutriva grandi speranze.
Passò
in rassegna con lo sguardo tutta la stanza: sembrava un campo di
battaglia!
C'erano
maglioni, gonne, jeans e quant'altro sparsi per terra; ai piedi del
letto c'era una pila di vestiti, che ormai aveva raggiunto un' altezza
allarmante e Angelina, evidentemente non ancora soddisfatta, in
ginocchio di fronte al suo armadio, che tirava fuori di tutto,
ripetendo in continuazione: "Questo no! Questo fa schifo! Quest'altro
è terribile! Questo non... Hey Aly!" disse ad un tratto.
Alicia
rivolse a malincuore lo sguardo su Angelina. "Guarda! Ma questo vestito
non è tuo?" le chiese, mostrandole un bell'abito lungo, di
colore rosso. Alicia, ancora seduta a terra, gattonò verso
di lei e prese il vestito tra le mani.
"Ecco,
dov'era finito! Ma com'è che ce l'hai tu?"
"Boh,
forse me l'avrai prestato l'ultima volta che sono uscita con
l'Idiota" le disse, alzando noncurante le spalle e tornando, subito
dopo, a frugare nell'armadio.
Ad
Alicia scappò un sorriso. L'Idiota.
L'Idiota
non era altro che Richard, un Guaritore già laureato, con
cui Angelina era uscita un paio di volte, all'inizio del tirocinio.
Fortunatamente
dopo qualche tempo, Richard si era rivelato per quello che era in
realtà. un viscido verme, approfittatore e meschino. Un
giorno, infatti, Gladys, Infermiera Anziana dell'ospedale, molto
affezionata ad Angelina, l'aveva sentito parlare con alcuni colleghi e
vantarsi del fatto che presto, grazie all'aiuto della "tirocinante
Johnson", come lui la definiva, avrebbe preso il posto di Horatius
Fletcher, come responsabile di reparto.
Ovviamente
Angelina si era sempre rifiutata di parlare del suo capo con Richard e,
quando Gladys le raccontò ciò che aveva sentito,
la ragazza piantò, senza tante cerimonie, il suo
pseudo-spasimante davanti a tutti i colleghi e sotto gli occhi fieri di
Horatius.
Da
allora nelle conversazioni di Angelina e Alicia, Richard era diventato
l'Idiota. Con la maiuscola. In modo che si capisse bene quale fosse il
suo vero nome.
"Questo
ti piace Aly?" Alicia, con ancora un sorriso divertito sulle labbra,
vide tra le mani dell'amica, un corpetto nero, molto attillato.
"Si
è bello Angie però..."
"Però?"
la incalzò l'altra visibilmete contrariata.
"Non
è il tuo stile! E non guardarmi con quella faccia" E'
inutile che ti irriti!"
"Non
mi sto affatto irritando, Alicia!" ribattè la mora,
aggrottando la fronte e guardandola con una faccia fredda e distaccata.
"Ah-ha!"
esclamò la bionda, puntandole contro un dito in segno
d'accusa "E da quando mi chiami col mio nome intero, allora? Non l'hai
mai usato, nemmeno ad Hogwarts!".
Angelina
la fissò shockata per un attimo e poi si
ammorbidì, sospirando forte mentre si rattristava.
"Scusa
Aly" Alicia capì, dal ritorno all'uso del diminutivo, che si
sentiva un pò in colpa per come aveva reagito, "E' che sono
terrorizzata! Non so cosa fare, non so come comportarmi e il fatto che
io non sappia nemmeno cosa mettermi, non mi aiuta affatto! Non vedo la
famiglia Weasley da un secolo, per non parlare di Harry, Ron ed
Hermione... Che cosa diranno quando arriverò alla Tana?"
Alicia
si alzò, si avvicinò ad Angelina e
l'abbracciò forte, carezzandole amorevolmente i
lunghi capelli corvini.
"Stai
tranquilla ok? Ma ti senti quando parli? 'Che cosa mi diranno'? Che
vuoi che ti dicano? 'Ciao Angelina, come stai? Quanto tempo! Che fine
hai fatto'? Angie ascoltami" Alicia lasciò andare l'amica,
la prese per mano e la guidò verso il letto per farla
sedere, "Conosci i Weasley da una vita, sai come sono fatti. Sono delle
persone meravigliose e non credo che in questi anni siano cambiati."
Alicia
sorrise dolcemente, sfiorando il dorso delle mani dell'amica.
"Sono
io che sono cambiata Aly" le rispose Angelina, con la voce tremante, ma
senza un accenno di lacrime. "Io. Non loro".
"No
Angie" Alicia era calma, controllata. "E' la tua vita che è
cambiata. Il tuo mondo. La tua famiglia. Ma non tu! Tu sei
rimasta sempre la stessa. Ti sei solo costruita un guscio
indistruttibile intorno, per evitare di soffrire ancora, per non essere
più ferita, ma io so" e a questo punto la voce della bionda
si fece sicura, decisa "io so che all'interno di quella specie di
corazza, c'è ancora l'Angelina Johnson di tanti anni fa".
"Come
fai ad esserne sicura?" replicò Angelina.
"Lo
so. Lo so perchè con me sei sempre la stessa ragazza di 5
anni fa.. La stessa ragazza che arrossiva quando qualcuno le faceva un
complimento. La stessa ragazza che impazziva di gioia di fronte ad un
manico di scopa nuovo. La stessa ragazza che rispondeva a tono a Baston
quando, durante gli allenamenti, diventava troppo pignolo o pedante".
Angelina
sorrise, ricordando con nostalgia quei momenti meravigliosi.
"Sei
sempre tu, Angelina. Non sei cambiata. Devi solo tornare a fidarti
degli altri".
"Tu
dici che è così?" le chiese incerta Angelina,
dopo un attimo di silenzio.
"Ne
sono certa!" le disse la bionda, abbracciandola nuovamente. "Ed ora"
Alicia si alzò dal letto e si rivolse risoluta verso
l'armadio, "troviamo qualcosa da mettere stasera. Tu intanto
perchè non ti fai un bel bagno rilassante?"
Mentre
Angelina si dirigeva verso la cassettiera, per prendere della
biancheria pulita, Alicia si voltò a guardarla: forse
c'erano quasi.
Forse
stavolta ce l'avrebbero fatta.
Forse
stavolta George ce l'avrebbe fatta. Sarebbe riuscito a far uscire
Angelina da quella sorta di ibernazione permanente in cui si era
rinchiusa dopo quella terribile notte.
Forse
sarebbe tornata ad una vita normale, ad una vita fatta
d'amore.
Forse.
"Lo
spero proprio" mormorò debolmente Alicia, più a
sè stessa che ad altri.
"Hai
detto qualcosa?" Angelina si era voltata, dopo aver sentito un suono,
come un sussurro.
Alicia
le sorrise dolcemente e scosse la testa.
"Vivi,
Angelina. Vivi."(*)
Angelina
e George stavano passeggiando placidamente per una via di Londra, in
cerca di un luogo abbastanza tranquillo per Smaterializzarsi.
Purtroppo
la signora Rice aveva visto George arrivare da Angelina e il ragazzo,
ignaro della totale indiscrezione dell'anziana donna, aveva
candidamente confessato il motivo della sua visita.
Così
Angelina era stata costretta ad uscire di casa, salutare la vicina ed
incamminarsi per strada con George, che l'aveva seguita piuttosto
stupito.
Ormai
erano già abbastanza lontani quando il ragazzo chiese:
"Scusa Angelina, mi spieghi perchè non ci siamo
Smaterializzati in casa tua?"
"Non
potevamo. Rosemary ti aveva visto arrivare e le sarebbe parso strano se
noi non fossimo usciti, visto che dovevamo andare ad una festa"
spiegò scrupolosamente Angelina.
"Ma
dai!" esclamò George divertito "Secondo me esageri! Mica
poteva rimanere lì tutta la sera a controllare la tua porta?"
"Certo
che poteva! E stai pur certo che l'avrebbe fatto, credimi! Oh ecco, qui
dovrebbe andare bene..." Angelina trascinò il ragazzo in una
stradina laterale, completamente vuota.
"Bene.
Qui non dovrebbe vederci nessuno"
"D'accordo"
convenne il rosso. "Allora dammi la mano. Non credo che tu sia mai
stata alla Tana..."
Angelina
scosse la testa, ma esitò un attimo, guardando la mano che
George le porgeva.
"Coraggio
Johnson, non te la mangio mica! Non sono cannibale... Almeno non
ancora!"
Quella
battuta spazzò via l'incertezza di Angelina, che strinse la
mano di George e chiuse gli occhi, prima di sentire il consueto strappo
all'ombelico.
Un
attimo dopo, un dolce profumo di gelsomino le invase le narici, mentre
un'arietta frizzante e delicata le solleticava il viso.
Aprì
gli occhi, guardandosi attorno, curiosa: si trovavano su una
collinetta. Tutt'intorno, la campagna era immersa nel buio, fatta
eccezione per un gruppetto di case poco distante.
"Quello
è Ottery St. Catchpole" le disse George in un orecchio,
indicando il paesino che aveva attirato l'attenzione della ragazza.
Senz'aggiungere
altro i due giovani presero a discendere la collinetta, nella direzione
opposta al paese, percorrendo un sentiero leggermente accidentato.
Angelina
inciampò un paio di volte ('Maledette scarpe col tacco'
pensò irritata 'Ma come diavolo ha fatto Alicia a
convincermi a metterle?') e, se non fosse stato per George che
l'afferrò al volo, sarebbe rovinosamente caduta a terra.
"Scusami"
le sussurrò timidamente George mentre si avvicinavano ad una
grande torre illuminata.
"Per
cosa?" chiese stupita la ragazza.
"Per
essermi Smaterializzato così lontano. Forse avresti
preferito arrivare direttamente in giardino. Di sicuro sarebbe stato
più comodo, ma volevo mostrarti un pò il panorama
e ..."
"Ed
hai avuto un'ottima idea!" completò Angelina per lui. "Qui
è bellissimo. Così rilassante e ... Oh mio Dio!"
la ragazza, fermatasi di colpo, sgranò gli occhi e rimase
senza parole.
Quella
che in precedenza aveva scambiato per una torre, era in
realtà una casa.
O
qualcosa di simile.
Era
molto alta, con decine di finestre, molto delle quali illuminate, e
sembrava che si tenesse su per miracolo.
"Oh
finalmente!" esclamò George soddisfatto "Siamo arrivati.
Bene Angelina, benvenuta alla Tana!"
La
ragazza, ancora senza parole, guardò prima la casa, poi
George, poi di nuovo la casa.
"Quella
è la Tana?" George annuì energicamente.
"Oh
bè è molto... molto..."
"Cosa?
Ridicola? Buffa? Bizzarra?" le venne in aiuto il rosso, ridendo.
"Intendevo
curiosa e particolare" concluse Angelina, lanciando un'occhiata
superiore a George, che si stava quasi sbellicando dalle risate. "E
smettila di ridere. Non sei affatto gentile, George" gli disse,
colpendolo leggermente sul braccio, dato che quello non accennava a
smettere di ridere.
"Oddio
Angelina, dovresti vedere la tua faccia! E' incredibile!"
Angelina,
di fronte al divertimento dell'amico, non riuscì
più a mantenere la sua espressione seria e si
unì alle risate di George.
Dopo
qualche minuto, la luce del giardino si accese e una signora
corpulente, dall'aria simpatica, si affacciò alla porta.
"George,
tesoro, sei tu?" chiese.
"Si
mamma, sono io" rispose il figlio, tra le risate.
"Bè
finalmente! Mancavi solo tu! Si può saper dove sei stato?"
La signora aveva entrambe le mani sui fianchi e guardava il figlio, con
l'aria minacciosa.
"Io
veramente..." cominciò incerto George.
"E'
colpa mia" s'intromise Angelina.
La
signora sembrò accorgersi solo in quel momeno della presenza
della ragazza.
"Mi
scusi signora Weasley" le disse leducatamente la ragazza, porgendole la
mano "Forse non si ricorda di me. Sono Angelina, Angelina Johnson. Ero
una compagna di..."
"Di
Fred e George!" Oh si, certo che mi ricordò di te, bambina!
Come stai? Non sapevo che saresti venuta" e mentre parlava
lanciò uno sguardo di fuoco a George e corse ad abbracciare
la ragazza.
"Si,
scusa mamma, ma volevo fare una sorpresa a Ginny e, se te l'avessi
detto, tu non saresti riuscita a ..." si bloccò, rendendosi
conto subito dell'errore che stava per fare.
Fortunatamente
sua madre sembrò non accorgersi di nulla;
trascinò Angelina dentro casa al grido di "Guardate chi
è venuto a trovarci!" e a George non restò altro
da fare che sospirare afflitto e seguire le due donne.
Erano
seduti tutti intorno al tavolo.
C'erano
i suoi genitori, Bill e Fleur con la piccola Victoire, Ron, Hermione,
Harry, Teddy, Ginny, lui e, seduta proprio lì accanto, c'era
lei. Angelina.
Sembrava
che si stesse divertendo molto. Chiacchierava allegramente con le
ragazze, tenendo in braccio il piccolo Teddy e ridendo ogni volta che
il bambino cambiava il colore dei suoi capelli.
Ad
un tratto la signora Weasley si alzò dal tavolo e si diresse
in cucina. Tornò dopo qualche istante, con un'enorme torta,
intonando "Tanti auguri".
Il
resto della compagnia si unì alla padrona di casa, battendo
forte le mani, in onore della festeggiata.
Dopo
la torta, fu il momento dei regali: Ron, Hermione, Ginny, Harry con
Teddy seduto sulle spalle, George, che teneva Victoire per mano, ed
Angelina si recarono in salotto e si accomodarono sui morbidi divani.
La
signora Weasley e Fleur erano rimaste in sala da pranzo a riordinare,
mentre i loro mariti erano impegnati in una discussione su questioni di
lavoro.
Intanto
che Ginny sceglieva quale regalo aprire per primo, con la consulenza
dei suoi amici, George si avvicinò ad Angelina,
accomodandosi sul bracciolo della poltrona su cui era seduta lei.
"Allora?"
le chiese, premuroso "Come sta andando la serata?"
Angelina
gli sorrise radiosa. "Meravigliosamente! Devo confessarti che ero un
pò agitata all'idea di rivederli dopo tutto questo tempo,
però ora sono contentissima di essere venuta. Mi sto
divertendo molto. Loro quattro" disse, accennando al Trio e Ginny,
ancora impegnati a discutere "sono sempre gli stessi per fortuna e
anche tuo fratello e tua cognata sono simpatici. Per non parlare dei
tuoi genitori! Sono semplicemente fantastici!"
George
sorrise "Meno male! Ed io che credevo che saresti scappata dopo 5
minuti! Hai un'ottima resistenza Johnson!"
Angelina
rise, accarezzando leggermente la mano di George, che lui teneva
poggiata sul proprio ginocchio, e guardando i suoi luminosi occhi
castani.
"Bene,
finalmente abbiamo deciso!" Ron si era alzato in pieid e, con un gesto
delle mani, aveva riportato il silenzio nella stanza.
Angelina
fece un occhiolino a George, prima di allontanare la mano e rivolgere
la sua totale attenzione al minore dei maschi Weasley.
"Bene
Gin" disse in tono solenne "Questo è da parte mia e
di Hermione. L'abbiamo visto l'altro giorno in un negozio a Diagon
Alley e Herm non ha resistito. E'..."
"Zitto
Ronald!" lo sgridò la bruna "Deve essere una sorpresa!" Poi
si rivolse alla sua migliore amica "Spero proprio che ti piaccia!
Potresti usarlo nella tua nuova casa..."
Ginny
aprì il pacco e dentro, accuratamente ripiegata, c'era una
trapunta matrimoniale rossa, con i bordi d'oro e, al centro, un grosso
leone dorato.
"I
colori del Grifondoro... " sussurrò Ginny, sull'orlo delle
lacrime. "E' bellissima! Grazie mille ragazzi!" e corse ad abbracciare
prima suo fratello, che tentò subito di divincolarsi, e poi
Hermione, che, al contrario, accettò con piacere la strettta
dell'amica.
"Dai
Gin..." Harry richiamò l'attenzione della sua futura sposa.
"Apriamo anche gli altri..."
Ginny,
ancora commossa, sorrise ad Hermione, e tornò a scartare i
regali.
"Bene,
adesso credo che aprirò..." la rossa passò in
rassegna tutti i pacchi, soffermandosi su una piccola scatola blu
"questo!"
"Quello
è mio, Ginny" disse timidamente Angelina "Spero proprio che
ti vada bene."
Ginny
aprì la scatola e rimase senza parole. Lanciò uno
sguardo ad Hermione ed anche lei ammutolì.
Nella
confezione c'era un morbido maglione verde di cachemire, a collo alto.
Angelina, fraintendendo la reazione della rossa, si mosse nervosamente
sul posto e guardò preoccupata George, mordendosi le labbra.
Il
ragazzo le posò una mano sulla spalla e richiamò
la sorella.
"Gin,
hey tutto bene?"
Ginny
annuì. Poi si rivolse ad Angelina, regalandole un
meraviglioso sorriso.
"Grazie
Angelina! Grazie davvero! Lo desideravo tanto! L'hai preso a Londra,
vero?"
Angelina
annuì senza capire.
"Si,
hai visto Herm? Era proprio quello che cercavo io! L'ho visto in centro
la settimana scorsa, ma quando ieri sono tornata in negozio, mi hanno
detto che lo avevano già venduto. Grazie ancora" disse,
avvicinandosi alla mora, per darle un bacio sulla guancia.
Angelina
sospirò sollevata mentre Ginny si allontanava e riprendeva
il suo lavoro.
George,
notando il suo sollievo, sorrise dolcemente e le accarezzò
la schiena, con fare protettivo, prima di tornare a stringere la sua
mano. Angelina non la ritrasse.
"Ma
tu sei la fidanzata dello zio George?" Victoire, la biondissima figlia
di Bill e Fleur, si era avvicinata ai due ragazzi ed ora li scrutava
con sguardo indagatore.
"Come,
piccola?" Angelina sbattè gli occhi stupita, di fronte alla
domanda indiscreta della bambina.
"Tu
e zio George siete fidanzati?" ripetè la bimba, scandendo
bene le parole, come se parlasse con due tonti.
"Noi
due? No... certo che no... io e lo zio... noi bè... ecco...
veramente noi..." balbettò Angelina, nel panico
più totale.
"Victoire"
l'ammonì scherzosamente suo zio "Che cosa ti ripeto sempre?"
"Che
sono la nipote più bella e dolce che hai?" chiese la
bambina, mulinando i lunghi capelli dorati, in una perfetta imitazione
di sua madre.
"No"
le disse George, afferrandole le braccia e trascinandosela in braccio
per farle il solletico "che non ti devi impicciare delle faccende dei
grandi"
"Va
bene, scusa, scusa zio George!" urlò la bimba tra le risate.
"Non lo faccio più, te lo prometto!"
"D'accordo
allora" George smise di farle il solletico e Victoire ne
approfittò subito per allontanarsi dal 'perfido' zio. "Spero
solo che tu abbia imparato la lezione".
La
bambina annuì, sbattendo i suoi meravigliosi occhi celesti
e, un attimo dopo, corse di filato verso la cucina, dove la sentirono
gridare: "Maman! Maman! Lo sai che lo zio George si è
fidanzato?"
Angelina
e George si guardarono per un istante, prima di scoppiare a ridere.
'No'
si disse George 'Sembra proprio che la piccola non abbia imparato'.
Erano
di nuovo al centro di Londra. La festa era finita e George aveva
insistito per riaccompagnare Angelina a casa.
"George
ha ragione" le aveva detto la signora Weasley, quando la ragazza aveva
risposto che non ce n'era bisogno. "Una ragazza non può
andare in giro di notte tutta sola".
E
quindi , dopo aver salutato tutti e ringraziato i padroni di casa,
Angelina, scortata da George, si era Smaterializzata nel viottolo
disabitato, già usato in precedenza.
Dopo
qualche minuto, i due ragazzi arrivarono al cancello del villino di
Angelina e risalirono il vialetto.
Mentre
George si soffermò ad osservare le finestre, ancora con le
luci accese, della signora Rice, la ragazza si voltò verso
di lui per guardarlo negli occhi. Si schiarì la voce e
subito il giovane le rivolse la sua attenzione. Fissando quei profondi
occhi scuri, George si dimenticò della vicina, delle luci
accese e persino dell'ombra che gli sembrava d'aver visto dietro la
tenda della cucina.
"Sono
stata bene stasera" cominciò la ragzza.
"Mi
fa piacere" il ragazzo le sorrise "Questo vuol dire che, se uno di
questi giorni ti chiamo, non mi sbatti in faccia il feletono, o come
diavolo si chiama!"
Angelina
rise. "Si chiama telefono" lo corresse "E comunque no, non lo farei
mai."
"Bene,
allora sto tranquillo"
"Si,
stai tranquillo, Weasley"
La
ragazza prese a frugare nella borsa per cercare le chiavi di casa.
"Ad
ogni modo" Angelina alzò di nuovo lo sguardo sul ragazzo,
"grazie George" disse, stampandogli un bacio sulla guancia.
"Per
cosa?" chiese lui, piacevolmente sorpreso.
"Per
la serata, per la compagnia, per le risate. E anche per avermi
riaccompagnato a casa"
"Dovere,
mademoiselle" Angelina sorrise, divertita, allo strano accento di lui e
al bizzarro baciamano, che lui le aveva appena fatto.
"Bè,
allora buonanotte George"
"Notte
Angelina" disse il ragazzo, prima di voltarsi e imboccare il vialetto
ancora una volta.
(*)
Questa è una piccola citazione presa da un film visto
qualche tempo fa, PARLAMI D'AMORE di Silvio Muccino, e ho pensato che
potesse stare bene in questa situazione.
Ecco
il 4 capitolo! Come vedete è leggermente più
lungo del solito, ma quando ho iniziato a scrivere non ho resistito!
Prendetelo come un regalo di Pasqua (sperando che vi faccia piacere!)
Finalmente abbiamo rivisto qualche vecchio personaggio... Non
vedevo l'ora di far parlare anche gli altri!! Un grazie
grandissimo a tutti coloro che hanno recensito (scusate se non vi cito
tutti ma sono le 2 di notte e ho un sonno assurdo!) e anche a tutti
quelli che hanno solo letto!! Ci sentiamo presto e ovviamente
TANTISSIMI AUGURI DI BUONA PASQUA A TUTTI!!
P.S:
Mio fratello mi ha fatto notare che ci sono molti errori di battitura
nei precedenti capitoli... Scusatemi tanto e spero che almeno questo
vada meglio!!! Katie88
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Capitolo 5 *** Kiss Me ***
5.
5. Kiss Me
Angelina
stava camminando per uno dei lunghi corridoi del San Mungo, ascoltando
con attenzione le istruzioni che il suo responsabile di reparto le
stava dettando.
"E
poi vedi se riesci a passare anche da Gladys per quelle analisi, okay?
Mi raccomando, Angelina, conto su di te" concluse l'uomo, sorridendo
brevemente alla ragazza.
"Certo. Non si preoccupi dottor Fletcher." lo rassicurò
Angelina. "Allora vado. C'è un paziente che mi sta
aspettando" e senza aggiungere altro, filò via verso la Sala
Visite.
"Ragazza
diligente, non c'è che dire." sentenziò una voce
alle spalle di Horatius.
Il
Medimago sorrise e si voltò: un uomo dai capelli bianchi,
con una grossa cicatrice sull'occhio destro, fissava il punto esatto in
cui un minuto prima era sparita Angelina.
"Si,
devo ammettere che la Jonhson è davvero un ottimo elemento"
asserì orgoglioso il dottor Fletcher "Forse uno dei
migliori."
"Bene,
allora dovrò tenerla in considerazione per lo scambio con
gli Stati Uniti. Tu che ne pensi, Horatius?"
"Credo
proprio che, se venisse scelta, Angelina ci farebbe fare una splendida
figura con i colleghi di Boston."
"Angelina?"
domandò stupito il più anziano. "Da quando chiami
per nome i tuoi tirocinanti? Non ti starai affezionando un
pò troppo a quella ragazza?"
"Forse"
ammise Fletcher. "Ma lei non è come gli altri. Lei ha
qualcosa in più. Diventerà una grande Medimaga."
"Attento
Horatius" lo ammonì il collega. "Attento. Quella ragazza non
è Leah. Non è tua figlia." e gli posò
una mano sulla spalla, con fare comprensivo.
Horatius
fissò negli occhi il suo vecchio mentore e maestro.
"E'
come se lo fosse, Frank. E' come se lo fosse."
Angelina, terminate le visite, si stava recando da Gladys, quando si
sentì chiamare da Theodore, tirocinante come lei.
""Angelina!
Hey Angelina, aspetta!" la raggiunse di corsa, fermandolesi di fronte,
ancora col fiatone.
"Ciao
Theo, scusami, ma vado di fretta. Cosa c'è?" chiese al
ragazzo mentre lei riprendeva a camminare.
"Senti
Angelina, oggi Horatius mi ha messo in coppia con Violet, ed io"
sottolineò l'ultima parola, con tono disperato "io, dopo 3
lunghissime ore insieme a lei, poco fa, ho pensato seriamente di
strangolarla con le mie mani! E' insopportabile, saccente e
presuntuosa!" sbottò il giovane. "Ti prego, fammi venire con
te, dovunque tu stia andando! Così almeno eviterò
di passare il resto dei miei giorni ad Azkaban!"
Angelina
si bloccò per un attimo, lo fissò minacciosa e
senza dirgli una parola, riprese a camminare a passo di marcia, lungo
il corridoio.
"Grazie
della considerazione, eh!" le gridò dietro il collega,
visibilmente piccato.
Era
ormai alla fine della corsia, quando Angelina si voltò verso
Theo, che si era già incamminato nella direzione opposta.
"Theo!"
lo chiamò a voce alta.
Il
ragazzo si girò. "Lascia perdere Violet e la sua arroganza.
Sii superiore..." Theo fece una smorfia scettica "E se proprio non ci
riesci, stai tranquillo. Ho sentito dire che Azkaban è molto
migliorata negli ultimi anni!"
Theo
si limitò a sussurrarle qualcosa così a bassa
voce, che Angelina dovette leggergli il labbiale: ANTIPATICA!
La
ragazza gli fece una linguaccia in risposta e, ridacchiando,
imboccò la porta che conduceva all'Atrio.
Dopo
qualche minuto, arrivò finalmente da Gladys.
L'anziana
donna era seduta alla sua scrivania e da lì riusciva a
comandare tutte le giovani leve del suo ufficio,
"Tu!"
ordinò, rivolta ad una ragazza bionda "Vai al secondo piano
e cercami il dottor Andrews. Digli che gli esami che aspettava sono
pronti. E non metterci due ore come sempre ok?".
La
biondina uscì dall'ufficio come una scheggia, anche se
Angelina dubitava fortemente che il suo zelo dipendesse solo dalla
voglia di lavorare; piuttosto dal voler mettere più distanza
possibile tra sè stessa e Gladys.
"Mi
scusi, Infermiera Crane" cominciò Angelina, utilizzando un
tono alquanto professionale.
"Un
momento" le rispose burbera la donna "Non vede che sono impe... Oh
Angelina sei tu tesoro!" le disse, sollevando la testa e e sorridendole
affettuosamente "Dimmi bambina, che ti serve?"
"Mi
manda il dottor Fletcher per quelle analisi che..."
"Già
fatto" la interruppe Gladys mentre consultava degli schedari. "Tutto
stampato, impacchettato e spedito."
"Davvero?"
Angelina rimase incredula di fronte all'efficienza dell' Infermiera
"Merlino ti ringrazio! Così posso riprendere fiato un
istante. Sono ore che corro come una pazza su e giù per
l'ospedale e sono stanca morta." Angelina si accasciò
pesantemente su una sedia lì vicino, poggiando tutte le
cartelle che aveva in mano sulla scrivania.
"Bè"
cominciò la donna, guardandola con un odioso sorrisetto "se
la notte invece di dormire, si va alle feste..."
Angelina
la fissò con gli ochhi ridotti a fessure.
"Cos'è?
Hai parlato con Alicia?" le chiese sospettosa.
"Potrebbe essere"
le rispose vaga la donna.
"E
cosa potrebbe
averti detto?" domandò accentuando il condizionale."Mah,
niente di che! Che hai incontrato una tua vecchia fiamma, siete usciti
insieme e che non hai voluto raccontare niente alla tua migliore amica
della vostra seratina intima..."
"Bene,
chiariamo le cose una volta per tutte!" sbottò Angelina,
alzandosi dalla sedia. "Primo: George non è una vecchia
fiamma"
"Ah
quindi è così che si chiama il tuo misterioso
cavaliere? George?".
Angelina
ignorò bellamente il commento della donna.
"Secondo:
noi non siamo usciti insieme. Siamo solo andati al compleanno di sua
sorella e..."
"Si,
d'accordo, ma siete andati comunque insieme a questo compleanno. Quindi
Alicia aveva ragio..."
"E
terzo" Angelina interruppe l'infermiera "io non ho raccontato nulla ad
Alicia, perchè lei ha avuto il coraggio di chiamarmi nel bel
mezzo della notte per sapere tutto ed io, molto gentilmente, le ho
chiuso il telefono in faccia!"
Gladys
la guardò con espressione indulgente, con l'aria di chi la
sa lunga, cercando di non sorridere.
"D'accordo,
tesoro, non ti agitare."
Angelina
sbuffò e si rimise seduta.
"Infermiera
Crane" una voce untuosa arrivò da dietro il bancone "Quando
ha finito di fare conversazione, avrei bisogno di lei, se non la
disturbo troppo."
La
donna e la giovane si voltarono verso un ragazzo dall'aria
indisponente, in piedi di fronte a loro.
'Bene'
pensò Angelina 'ci mancava solo l'Idiota per migliorare
questo bella giornata'
"Mi
dica dottore" gli disse gentilmente Gladys, anche se probabilmente
avrebbe voluto picchiarlo con un mattarello.
"Dovrebbe
andare al piano di sotto e portare queste autorizzazioni al Capo
Reparto. Purtroppo io sono molto impegnato quest'oggi" Angelina
sbuffò scettica "e proprio non posso" concluse il giovane
Richard, dandosi arie di importanza.
"Veramente
dottore, non potrei lasciare il mio posto e poi non è
compito mio portare..."
Il
giovane medico s'incupì. "Non mi importa un accidente che
non è compito suo!" eruppe, sbattendo forte un pugno sul
bancone "Lei fa come dico io, ha capito?"
"Tranquilla
Gladys" Angelina parlò per la prima volta da quando Richard
era arrivato "Rimango io qui se vuoi. Và pure."
La
donna, senza proferire parola, prese le carte che il giovane le porgeva
e si allontanò.
Angelina
diede le spalle al ragazzo e prese a trafficare con le sue cartellette,
apparentemente concentrata, sperando con tutta sè stessa che
quell'arrogante, presuntuoso capisse l'antifona e se ne andasse via.
"E
così" cominciò lui, mentre le speranze di
Angelina di non dovergli rivolgere la parola, fluttuavano via fuori
dalla finestra "hai un nuovo... come dire... accompagnatore ufficiale?"
Il suo tono era sfacciato e derisorio, come se si divertisse a
rivolgere quelle domande così personali alla ragazza.
Angelina
sentì la rabbia montargli dentro. Strinse gli occhi e
finalmente lo guardò in faccia.
"Non
credo che la cosa ti riguardi... Da chi l'hai sentito?" gli
domandò, riflettendo su dove mai quel verme avesse potuto
sapere certe cose.
"Bè
stamattina ho sentito la befana" spiegò, accennando col capo
verso la porta da cui Gladys era appena uscita "e la tua amichetta
bionda parlare della questione." Il sorriso del ragazzo si fece ancora
più largo quando vide Angelina inspirare profondamente per
controllare la rabbia. "A proposito" continuò lui
strafottente "devo dire che la biondina non è niente male.
Potrei tranquillamente farci un pensierino. Credo che lei gradirebbe
molto!" e scoppiò a ridere.
"Non
ti permetto di parlare così di Alicia, schifoso verme!" la
mora sbattè con violenza le cartelle sulla scrivania e si
avvicinò al ragazzo.
"Che
c'è Jonhson? Sei gelosa?" la stuzzicò lui.
"Io?
E perchè dovrei? Cosa ci faccio con una mezza cartuccia come
te, quando ho a disposizione un vero uomo? Uno come George?"
Angelina
non sapeva da dove fossero uscite quelle parole.
Sapeva
solo che, quando Richard aveva iniziato a parlare male di Alicia e
Gladys, qualcosa nella sua testa era scattato. Qualcosa che
evidentemente aveva scollegato cervello e bocca, portandola a dire
bugie di proporzioni cosmiche, che però, Angelina
notò con piacere, avevano raggiunto il loro scopo: far
tacere l'Idiota.
Sfortunatamente
il ragazzo ritrovò l'uso della parola (e dell'odioso
sorrisetto) anche troppo presto.
"George?"
domandò "E' così che si chiama il tuo amichetto?"
"Si,
è così che si chiama. Anche se"
precisò Angelina "non è un amichetto. E' il mio
ragazzo. E che
ragazzo!"
Il
ghigno di Richard vacillò per un istante.
"Davvero?"
chiese scettico. "E quando avremo l'onore di conoscerlo?"
'Mai
ovviamente' pensò Angelina. Se fosse venuto a galla come
stavano in realtà le cose, lei non avrebbe più
avuto il coraggio di farsi vedere per almeno due secoli.
"Non
saprei, Richard. George è sempre così impegnato.
Forse non lo sai, ma lui è un affermato imprenditore
conosciuto e stimato in tutto il mondo magico. Non credo che
troverà il tempo di venire qui a ..."
La
ragazza non ebbe nemmeno il tempo di terminare la frase che una voce
familiare arrivò dal fondo del corridoio.
'Oh
no! Non può essere lui!' gridò Angelina nella sua
mente 'Non adesso, non qui!'
Si
sporse dal bancone verso la fonte della voce ed emise un piccolo gemito
rassegnato.
George
Weasley camminava a passo spedito verso di lei, sorridendole
allegramente.
Nonostante
la situazione tragica, la pessima figura che stava per fare e la paura
di essere scoperta, Angelina non potè fare a meno di
rispondere a quel sorriso così sincero.
"Hey
Jonhson" una voce fastidiosa la riportò alla
realtà "non mi dirai che il grande uomo di cui mi parlavi
è quel pel di carota?"
Angelina
lanciò a Richard un'occhiata omicida, mentre oltrepassava il
bancone e lo superava.
Prima
che George potesse dirle qualunque cosa, la ragazza gli si
gettò tra le braccia e lo abbracciò forte,
lasciando di stucco il povero rosso.
"Hey,
come mai così affettuosa?" domandò il ragazzo.
"Baciami
George" gli sussurrò piano in un orecchio.
"Cosa?!
chiese lui, sorpreso.
Ma
prima di poter ricevere una qualunque risposta, Angelina lo
afferrò per il maglione e lo baciò con trasporto,
davanti agli occhi allibiti di Richard e di mezzo reparto.
Quando
i due finalmente si separarono, Angelina, evitando accuratamente di
guardare George negli occhi, prese per mano il ragazzo, ancora del
tutto inebetito, e lo condusse di fronte al suo collega.
"George,
tesoro, questo è Richard Newton, un mio carissimo
collega. Richard, lui è George Weasley, il mio fidanzato."
"Certo
potevi dirmelo, Angelina, che eri pazza di me! Non mi
aspettavo che il mio fascino avesse già fatto colpo!"
Angelina
guardò di sottecchi il ragazzo che camminava al suo fianco e
arrossì vistosamente.
"Scusa
George, davvero. Ma quello era l'unico modo per mettere a tacere
Richard.Purtroppo tu sei arrivato nel momento meno adatto..."
"Bè
grazie tante!" esclamò lui, fintamente offeso. "Sapevo che
la mia vista ti avrebbe fatto piacere!"
Angelina,
accortasi dell'ambiguità della sua affermazione, subito
corse ai ripari.
"Ma
no! Che hai capito, scemo? Sono contenta che tu sia ventuto a trovarmi!
Solo che non avresti potuto scegliere momento peggiore..."
George
inarcò un sopracciglio e la squadrò attentamente,
incrociando le braccia al petto.
"Ok
Johnson. Diciamo che ti sei salvata in corner:"
Angelina
sospirò sollevata. "Grazie" e gli schioccò un
sonoro bacio sulla guancia, che fece arrossire di nuovo il rosso fino
alla punta delle orecchie.
"Allora,
facciamo così" disse la ragazza, prendendolo sottobraccio
"per ringraziarti del tuo... ehm... piccolo aiuto, oggi ti offro il
pranzo. Che ne dici?"
Mezz'ora
più tardi, Angelina e George entravano in una piccola
pizzeria dalle parti del San Mungo.
"Posticino
carino..." approvò George.
"...
e si mangia anche molto bene. Ci vengo spesso con i miei colleghi"
Geoege
si fermò all'improvviso e si voltò verso la
ragazza, con espressione severa.
"Non
è che mi hai portato qui per farti bella di fronte ai
colleghi? Perchè sarebbe molto scorretto, Angelina. Le
ragazze che lavorano con te potrebbero compiere qualche gesto
inconsulto, vedendoti insieme ad un ragazzo affascinante come me"
Angelina
inarcò entrambe le sopracciglia e fece schioccare
sonoramente la bocca.
"Non
ti starai montando un pò la testa, Weasley? Sappi che il mio
gesto di prima è stato dettato da cause di forza maggiore e
che quindi, non si ripeterà mai più!"
"Cos'è
che non si ripeterà?" Una voce alle loro spalle li fece
sobbalzare tutti e due.
Ron
era appena entrato nel locale, seguito a ruota da Harry, Hermione e
Ginny, una molto arrabbiata e l'altra molto afflitta.
"Hey
gente"" li salutò allegramente George "Che ci fate da queste
parti?"
Fu
Harry a rispondere. "Ginny ed Hermione sono andate
all'agenzia di viaggi dietro l'angolo per chiedere qualche
informazione. Sai il viaggio di nozze..."
Angelina
e George annuirono.
"Putroppo..."
"Purtroppo
quegli imbecilli" Hermione era ancora fuori di sè dalla
rabbia "ci hanno detto che, dato che il matrimonio è a
marzo, avremmo... ehm avrebbero dovuto prenotare molto tempo fa! E
quando poi? Subito dopo il primo appuntamento? Sono davvero senza
parole!"
"Su
Hermione, calmati adesso" Ron accarezzò dolcemente i capelli
della sua ragazza, sperando di riuscire a tranquillizzarla.
"Sentite
ragazzi" Angelina si rivolse ai quattro "che ne dite di mangiare
qualcosa e poi cerchiamo di risolvere il problema?"
"Angelina
ha ragione" esclamò Harry, passando un braccio intorno alle
spalle della sua futura moglie. "Troviamo un tavolo e affoghiamo i
nostri dispiaceri nel cibo!"
Dopo
aver mangiato abbondantemente, i ragazzi presero a chiacchierare tra
loro e, persino Hermione, sembrava essere tornata quella di sempre.
Mentre
tutti ridevano per l'ennesima battuta di Ron, l'occhio di Angelina
cadde su Ginny, seduta di fronte a lei, ancora in silenzio.
"Hey
Ginny" la chiamò dolcemente "Cos'hai? E' ancora per
l'agenzia?"
Ginny
scosse la testa, per poi annuire un attimo dopo.
Angelina
sorrise e cercò di tirale su il morale.
"Secono
me non devi prendertela. Hermione ha ragione: sono degli imbecilli.
Sono sicura che tu ed Harry avrete il vostro viaggio di nozze. E'
sarà magnifico!"
"Lo
spero proprio. E' vero che abbiamo deciso di sposarci abbastanza
all'improvviso, però..."
"Dove
volevate andare?" chiese Angelina un pò per
curiosità e un pò per evitare che Ginny si
rattristasse ancora di più.
La
rossa sorrise per la prima volta da quando era entrata nel locale e i
suoi occhi si illuminarono di felicità, mentre guardava
Harry, che rispose al sorriso e le prese una mano.
"Hawaii.
Mi è capitato tra le mani un catalogo qualche tempo fa e...
mi sono innamorata di quelle meravigliose isole. Spiagge bianche, acqua
cristallina, per non parlare delle particolari usanze del luogo..."
"Già
mi ti immagino Harry" lo prese in giro George "Tu e Ginny, mano nella
mano, sulla spiaggia candida al tramonto, tu e Ginny, mano nella mano,
che giocate in acqua, tu e Ginny, mano nella mano, che passeggiate per
i mercatini hawaiiani con le collane di fiori appese al collo, tu e
Ginny..."
"Si
grazie George" lo interruppe Angelina "Abbiamo capito il concetto."
Tutti
scoppiarono a ridere, George compreso.
"Quando
mi sposerò io" cominciò Hermione, ammiccando
verso Ron "voglio andare in Italia. E' una nazione così
affascinante. Musei, opere d'arte, antiche costruzioni, resti
archeologici..."
"Pizza,
lasagne, spaghetti, dolci tipici..." continuò Ron,
distruggendo in un attimo i sogni di Hermione.
"Merlino
Ron! Come fai ad eliminare la poeticità da ogni cosa?" gli
chise la bruna, abbattuta "Vai in uno dei paesi più ricchi
di storia di tutto il mondo e a cosa pensi? Alle lasagne?"
"Certo
che si! Un povero ragazzo deve pure mangiare, no?"
Hermione
sospirò avvilita e borbottò qualcosa che sembrava
molto simile a "Io ci rinuncio..."
"E
tu Angelina?" Ginny la colse di sorpresa ""Dove andresti?"
"Io?
Oh a dir la verità non saprei... Non saprei proprio...
Forse..."
"Forse?"
la incitarono curiose Ginny ed Hermione.
"Mi
piacerebbe molto andare a Parigi."
"Parigi?"
chiese George sorpreso "Hey capitano, non è che mi stai
diventando romantica?" Angelina gli fece una linguaccia prima di
continuare.
"Può
sembrare una scelta banale, ma credo proprio che andrei a Parigi.
Sapete una volta ci sono stata con i miei genitori" sorrise ,
ricordando quella fantastica gita in famiglia "Avevo circa 11 o 12 anni
e mio padre per Natale ci portò in Francia. La
città era meravigliosa, piena di addobbi e di luci e nelle
strade si intonavano melodie natalizie. Io e mia madre andammo sempre
in giro per negozi e mercatini e comprammo una quantità
inimmaginabile di regali. L'unica cosa che non riuscii a fare
fu salire sulla Tour Eiffel. In quei giorni era chiusa per
alcuni lavori di manutenzione."
"Oh
che peccato!" esclamò Hermione.
"Già,
un vero peccato" convenne Angelina "Però, ancora oggi, a
distanza di più di 10 anni, ricordo quel viaggio come uno
dei più belli della mia vita."
"Spero
proprio che anche il nostro viaggio di nozze sia così bello"
disse Ginny, pensierosa.
"Sono
certa di si" la rassicurò Angelina "E comunque, se ti serve
una mano con qualche altra agenzia, chiamami pure... Potremmo sempre
prendere in prestito le mazze da Battitore di George. Sono sicura che
sarebbero molto, molto convincenti!"
Finalmente sono
riuscita a postare anke quest'altro capitolo! Scusate il ritardo ma
l'universita non mi dà tregua! E così in questo
chap abbiamo conosciuto un altro personaggio nuovo, l'antipatico
Richard! Che ne pensate? Volevo mettere anche qualche vecchia
conoscenza, ma non ci sono riuscita... Forse nel prossimo! Spero che
quasto vi piaccia almeno quanto vi è piaciuto il precedente!
Grazie a tutti quelli che hanno recensito (Lill, cy_17love,
dragonball93, lilla4eve, Espree90, AD23 e Vale Lovegood vi adoro!!!) o
solo letto... Un bacio!!
P.S: il
prossimo è gia scritto... devo solo metterlo on line e penso
di farcela x la prox settimana... università permettendo! A
presto!
|
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Capitolo 6 *** Merry Xmas ***
6. MERRY XMAS
Nelle
settimane successive, Angelina e George trascorsero molto tempo insieme.
Andavano
al cinema, a teatro, a cena fuori oppure si divertivano a girovagare
per la città, senza una vera e propria meta, solo per il
gusto di stare un po’ insieme e rilassarsi.
Trascorrevano
così tanto tempo in compagnia l’uno
dell’altra che sembravano quasi una coppia vera.
Innanzitutto
perché al San Mungo ormai tutti, dottori, infermieri e,
persino pazienti, erano a conoscenza del fantastico bacio che Angelina
e George si erano scambiati davanti al banco informazioni e poi anche
perché, un giorno, la signora Weasley, tremendamente curiosa
di sapere il nome della misteriosa fidanzata del suo quartogenito,
aveva riunito alla Tana tutti i suoi figli (tranne ovviamente il
diretto interessato) e li aveva sottoposti ad una specie di terzo grado.
Quando
finalmente Ginny si era alzata e aveva spiegato a sua madre che George
non era affatto fidanzato, ma che usciva solo con Angelina
(“E non ti agitare mamma” l’aveva
preceduta la piccola Weasley “Sono solo buoni
amici”), i suoi fratelli presentavano già tutti i
chiari ed evidenti sintomi di un esaurimento nervoso.
In
seguito poi la signora Weasley si era premurata di far sapere a quanta
più gente possibile, che finalmente anche il suo quarto
bambino aveva messo la testa a posto.
E,
da come Molly narrava la storia, sembrava quasi che da un momento
all’altro, dovessero spuntare fuori un matrimonio in grande
stile e 4 o 5 pargoli.
George
e Angelina, dal canto loro, del tutto ignari di quello che stava
succedendo alla Tana, continuavano tranquillamente le loro vite,
beandosi della piacevole compagnia reciproca.
E
così fecero anche la vigilia di Natale.
Quella
sera i due ragazzi, dopo essere andati a vedere uno spettacolo a
teatro, stavano tornando a casa a piedi, scherzando e ridendo come due
pazzi.
“Quindi
secondo te, Algernoon, il nome del protagonista sarebbe bello
(*)?” chiese George ad Angelina quasi piegato in due dalle
risate.
“Certo
che è un bel nome” ammise la ragazza “E
anzi, mio caro, ti dirò di più: potrei anche
chiamarci uno dei miei figli.”
George
rise più forte. “Oh si me lo immagino.
‘Algy tesoro, sveglia è pronta la
colazione!’
Angelina
si fermò all’improvviso e assunse
un’espressione pensierosa. “Si” riprese
convinta, dopo qualche istante “Più lo sento e
più mi piace… Algernoon”
George
scosse la testa scettico. “Spero proprio che troverai un
marito che ti impedirà di compiere una tale
atrocità!”
Angelina
rise mentre riprendeva a camminare a fianco del ragazzo, ancora
piuttosto divertito dalla conversazione.
Camminarono
per un po’ in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri.
Fu
George a parlare per primo.
“Allora
domani che farai? Pensi di andare a trovare i tuoi?”
Angelina
scosse la testa. “No, non credo. Non ho molta voglia di
rivederli, I nostri rapporti si sono molto raffreddati da quando sono
andati in America”
“Vabbè,
saranno pure raffreddati, ma sono pur sempre i tuoi genitori”
le fece notare il ragazzo. “Non li ami? Non vorresti stare
con loro? E non dirmi di no perché non ci credo”
Angelina
non rispose, ma si limitò ad accelerare il passo, un
pò irritata.
Non
le andava di parlare dei suoi in quel momento.
Anzi,
a dir la verità, non le andava di parlare dei suoi e basta.
Non
dopo che loro se n’erano fregati di tutto e di tutti, lei
compresa, e se n’erano andati in America a fare la bella vita.
Nessuna
sapeva come si era sentita quel giorno all’aeroporto, quando
sua madre e suo padre passarono il check-in e la salutarono
da dietro le porte a vetro scorrevoli.
Da
quel giorno, Angelina aveva preso una decisione.
Cancellarli
dalla sua vita.
Troppo
cinica?
Troppo
fredda?
No.
Era
stata solo determinata.
Per
una volta nella sua vita, lei era stata forte, decisa. E mai si era
pentita di quella decisione.
E
adesso lui cosa voleva? Con che diritto George le porgeva domande
così personali? Chi diavolo era lui? Solo perché
erano usciti insieme qualche volta, adesso lui si sentiva il dovere di
intromettersi nella sua vita e di psicanalizzarla?
Angelina
accelerò ancora di più il passo e George fu
costretto a correre per raggiungerla.
Quando
le fu vicino, le afferrò delicatamente il braccio per
cercare di fermarla.
“Hey
che hai?” le chiese preoccupato.
Lei
si voltò furente, pronta a gridargli in faccia che lui non
era nessuno, che lui non poteva immaginare nemmeno lontanamente cosa
avesse passato e magari anche per mandarlo al diavolo.
Ma
non ci riuscì.
Quando
incontrò gli occhi di George così sinceramente in
pena per lei, non seppe più cosa dire.
Da
quanto tempo una persona non si preoccupava per lei?
Da
quanto tempo non si sentiva così al sicuro come quando era
con George?
Tanto.
Troppo tempo.
Si
sentì un’ingrata, un’egoista verso quel
meraviglioso ragazzo che tanto l’aveva aiutata.
E
poi, in fondo, non era colpa di George se i suoi genitori non
l’amavano.
Questa
consapevolezza la fece, se possibile, sentire ancora peggio.
“Hey
Angelina tutto bene?” ripetè incerto il ragazzo.
E
Angelina, in quel momento, fece una cosa del tutto inaspettata.
Per
entrambi.
Una
cosa che Angelina non faceva più da 5 anni.
Cominciò
a piangere.
Calde
lacrime presero a scendergli giù per le guance.
George
l’abbracciò e la strinse forte a sè
mentre la sentiva singhiozzare debolmente nel suo petto, cercando quasi
di nascondere quel suo attimo di debolezza.
Il
ragazzo iniziò ad accarezzarle i capelli nel tentativo di
calmarla, stringendola sempre vigorosamente tra le braccia.
Quando
Angelina smise di singhiozzare, George le passò un braccio
intorno alle spalle e la guidò verso una panchina
lì vicino.
“Va
meglio ora?” le chiese, facendola sedere sul freddo marmo e
accomodandosi accanto a lei.
“Si
scusami” rispose lei, visibilmente imbarazzata “Non
so cosa mi sia preso. Sono così stressata
nell’ultimo periodo che…”
“Puoi
piangere.” la interruppe George “Con me intendo.
Puoi piangere. Se non ce la fai più, se hai bisogno di
sfogarti, se ti senti triste o depressa o anche solo se hai voglia di
piangere senza un vero motivo. Io ci sono”
Angelina
sorrise impercettibilmente e strinse forte la mano del ragazzo,
incapace di rispondere a quelle parole così dolci e sincere.
“Ed
ora” riprese George “Dobbiamo tirarti su il
morale…” e scrutò con attenzione
intorno a loro come se cercasse qualcosa. “Ah-ha!”
esclamò dopo qualche secondo indicando un punto oltre
l’alto cancello del parco in cui si trovavano.
“Tu
aspettami qui” disse rivolto alla ragazza. “Non ti
muovere. Faccio in un attimo” e si
incamminò verso l’uscita, scomparendo ben presto
dalla visuale di Angelina.
Tornò
dopo qualche minuto con due bicchieri di carta in mano.
Si
sedette nuovamente accanto ad Angelina e le porse una delle due piccole
tazze.
“Ecco
qua! Questa ti rimetterà in sesto.”
Angelina
fece un sorso, curiosa.
“Ma
è solo cioccolata calda!” esclamò
sorpresa.
“Come
sarebbe a dire solo cioccolata calda? Mia madre dice sempre che quando
si è depressi, una bella cioccolata fa passare tutta la
malinconia”
“Tu
credi?” chiese la ragazza dubbiosa. “Io invece
avrei bevuto volentieri un caffé. Mi ricarico subito con
quello.”
“Ha-ha”
disapprovò George, negando col dito “So che ti
piace molto, ma il caffé rende nervosi e credo proprio che
stasera di nervosismo ce ne sia già abbastanza. Tu non
credi?”
Angelina
annuì concorde, riprendendo a sorseggiare la bevanda e
notando quanto il suo corpo approvasse la scelta di George.
Dopo
qualche istante di silenzio, fu di nuovo il rosso a parlare per primo.
“E’
per i tuoi genitori che hai iniziato a piangere?”
Angelina
non rispose subito, ma fece un altro sorso.
“Potrei
dirti che no, loro non c’entrano nulla. Che sono nervosa per
il lavoro o per mille altre sciocchezze, ma sarebbe una bugia. O
meglio, sarebbe una mezza bugia, dato che i miei c’entrano.
Almeno in parte.”
“Capisco.”
George non le fece ulteriori domande. Non voleva essere troppo
invadente.
Se
Angelina aveva voglia di parlare, l’avrebbe fatto. Ma di
sicuro lui non l’avrebbe forzata.
“E’
difficile sai?” cominciò la mora. “Stare
soli. Non avere una famiglia che ti appoggia, che ti sostiene, che ti
dà forza. E’ davvero difficile.”
“Forse
è difficile anche per loro.” provò
George.
“Già”
Angelina sorrise amara “Anche se io non ne sono convinta.
Altrimenti non chiamerebbero solo per le feste o per il mio compleanno,
no?”
George
non rispose. Non sapeva davvero cosa dire.
“Tu
sei fortunato, George. Hai una famiglia splendida, dei genitori
fantastici e dei fratelli che ti amano. A me questa fortuna
è stata negata. Almeno negli ultimi anni.” Fece un
altro sorso. “Però” continuò
“C’è una cosa positiva in tutta questa
storia…”
“E
quale sarebbe?” chiese George.
Angelina
guardò verso il cielo scuro e sorrise.
Un
sorriso amorevole, caldo.
“Quando
diventerò madre, cercherò di essere per i miei
figli quello che i miei genitori non sono stati per me. Sarò
presente, affettuosa, comprensiva. Farò in modo che i miei
bambini si sentano sempre protetti, al sicuro e, ovviamente,
amati.”
George
le sfiorò una mano.
“Sono
sicura che lo farai. E Algy sarà il bambino più
invidiato d’Inghilterra grazie alla sua splendida
mamma.”
Angelina
scoppiò a ridere sonoramente, seguita a ruota da George.
Quando
si furono ripresi un po’, George propose di incamminarsi di
nuovo verso casa di Angelina.
Erano
quasi arrivati al villino, quando il ragazzo invitò la sua
amica a trascorrere il Natale alla Tana con tutta la sua famiglia.
“Sempre
che non ti abbiano già terrorizzato la sera del compleanno
di Ginny”
Angelina
ridacchiò, oltrepassando il cancello in ferro battuto del
suo giardino.
“Ti
ringrazio molto George, ma i genitori di Alicia mi hanno praticamente
costretta ad andare da loro per Natale e quindi domani
passerò tutta la giornata dagli Spinnet.”
“Oh
non importa” la rassicurò George, chiaramente
deluso. “Sarà per un’altra
volta.”
“Mi
farebbe molto piacere tornare alla Tana. Mi sono divertita molto con i
tuoi parenti l’ultima volta.” rivelò
Angelina.
“Anche
con Victoire?” le domandò George,
inarcando un sopracciglio, scettico.
“Si,
certo anche con Victoire. E’ molto simpatica, anche se credo
che abbia ripreso un po’ troppo la curiosità di
suo zio…” constatò Angelina
ridacchiando.
“Si
in effetti Fleur lo dice sempre che somiglia troppo a Ron.”
Angelina roteò gli occhi.
“Veramente
non era a Ron che mi riferivo…”
“Ah
no?” il ragazzo finse di non capire.
“Ho
capito. Meglio lasciar perdere…” si arrese
Angelina.
George
sorrise soddisfatto. “Bene allora io tolgo il
disturbo” le disse prima di abbracciarla. “E mi
raccomando, almeno per stasera, lascia perdere il caffé,
intesi?”
Angelina
annuì contro la sua spalla. “Grazie George. Grazie
di tutto.”
“Di
niente.”
I
due ragazzi finalmente si separarono e si augurarono la buona notte,
prima che George, come di consueto, imboccasse il vialetto ed uscisse
dal piccolo giardino di Angelina.
La
mattina di Natale, Angelina si svegliò abbastanza presto.
Dato
che Alicia sarebbe passata a prenderla verso l’ora di pranzo,
decise di prendersela con calma e rilassarsi un po’.
Si
fece un lungo bagno e poi si diresse in cucina, con tutte le intenzioni
di fare un’abbondante colazione.
Mentre
era impegnata a ricoprire un biscotto con uno spesso strato di
marmellata alle ciliegie, il telefono squillò.
Angelina
si alzò di malavoglia dalla sedia e si diresse in salotto.
“Pronto?”
disse alzando il ricevitore.
“Angelina
tesoro! Sono la mamma, come stai angelo?”
Angelina
roteò gli occhi mentre la voce di sua madre le strillava
nelle orecchie.
“Ciao
mamma, io sto bene. Tanti auguri di buon Natale” le disse
più per educazione che per vero sentimento.
“Grazie
angelo, anche a te. Papà ti saluta tanto! Il lavoro come
va?” le chiese la donna in un inusuale slancio di
interessamento che colse Angelina molto di sorpresa.
“Cosa?
Il lavoro? Ah si...Il…il lavoro va bene per adesso, mi piace
un sacco e…”
“Si
si ecco, arrivo.” Sua madre stava parlando con qualcuno
vicino a lei.
“Mamma
ci sei?”
“Si
scusami tesoro. Sono molto contenta che il lavoro vada bene. Ora
però devo proprio andare. Io e papà siamo stati
invitati da alcuni vicini a pranzo. Ti richiamo stasera,
d’accordo? Ciao angelo!” e senza dire altro, la
donna riattaccò il telefono.
Angelina
rimase col ricevitore in mano per qualche istante, leggermente shockata.
“Bene”
constatò Angelina. “Quest’anno abbiamo
battuto ogni record. Neanche cinque minuti per gli
auguri…”
Fortunatamente
in quel momento suonò il campanello ed Alicia
entrò in casa come un ciclone, già vestita,
agghindata e profumata.
“Buongiorno
Angie! E tanti auguri di buon Natale!” disse abbracciando la
sua migliore amica.
“Grazie
Aly. Tanti auguri anche a te.”
“Bè?”
le chiese subito la bionda, dopo essersi separata da lei.
“Come mai ancora non sei pronta? Ti avevo detto che sarei
passata presto stamattina.”
“Ma
sei sicura, Aly?” domandò Angelina. “A
me non hai detto nulla.”
Alicia
aggrottò le sopracciglia, portando la mano sotto il mento e
sforzandosi di ricordare se avesse parlato o no con Angelina.
“Okay forse me ne sarò dimenticata.”
Angelina scosse la testa. “Ma volevo farti uscire prima che
chiamassero loro...”
“Se
per loro” le disse Angelina, sorridendo “intendi i
miei genitori, sei arrivata tardi perché hanno
già chiamato.”
“Ah
davvero?” chiese Alicia “E che cosa ti hanno detto,
angelo?”
Alicia imitò alla perfezione la voce della signora Johnson.
Angelina
rise divertita. “Niente. Che come al solito avevano qualcosa
di più importante da fare che chiacchierare al telefono con
me.”
“Che
soggetti!” s’indignò la bionda.
“Scusa se te lo dico, Angie, ma i tuoi sono proprio
strani.”
“Infatti
è per questo che il giorno di Natale, lo passo a casa tua.
Almeno i tuoi parenti mi trattano come una di famiglia.”
“Seee…
Capirai!” Alicia fece una smorfia. “Se fosse per
loro, adotterebbero te al posto mio! Così forse avrebbero
una figlia normale!”
“Normale
io, Aly?! Mi dispiace per te, ma credo proprio che tu ti stia
sbagliando di grosso… Una persona normale non riuscirebbe
mai ad essere tua amica e a sopportarti da così tanto
tempo...”
“Ah
ah ah” disse Alicia fintamente offesa “Ma quanto
siamo spiritose oggi…” esclamò facendo
scoppiare Angelina a ridere.
Quando Angelina attraversò il cancelletto di casa sua quella
sera, era già piuttosto tardi.
Aveva
trascorso tutta la giornata dagli Spinnet e si era anche divertita
molto.
I
genitori di Alicia avevano l’abitudine di invitare una marea
di parenti il giorno di Natale e, a dir la verità, tutti
alquanto bizzarri: c’era la bisnonna Lena, una vecchina molto
arzilla, ma sorda come una campana, c’erano i cuginetti Ben,
Sean e Lisa, bambini che, alla presenza degli adulti, erano le creature
più angeliche della terra, ma che, una volta soli,
diventavano i ragazzini più pestiferi che si fossero mai
visti. E poi c’era Ned, il cugino più grande di
Alicia, che da secoli ormai, aveva una cotta spaventosa per Angelina e
che, ogni anno al termine del pranzo di Natale, le giurava amore eterno
ed imperituro.
Angelina
era già sull’uscio di casa, pensando ancora al
ragazzo e alla sua ultima struggente dichiarazione d’amore,
quando una voce, proveniente dal giardino attiguo, la
richiamò indietro.
“Finalmente
sei tornata, tesoro.” Le disse la sua vicina in
tono gentile.
“Buonasera
Rosemary, come mai ancora in piedi?”
“Bè
a dir la verità aspettavo te.”
“Me?”
chiese Angelina sorpresa.
Per
quanto fosse un’inguaribile impicciona, la sua vicina di
solito evitava con cura di mettere al corrente gli altri di questo
“piccolo difetto” della sua personalità,
celandolo dietro un vetro di eccessiva apprensione.
E
allora che succedeva?
La
signora Rice ammetteva palesemente di voler ficcare il naso in
questioni altrui?
“Si
bambina. Te” continuò l’anziana donna.
“Questo pomeriggio è passato quel tuo amico tanto
carino… sai quello con i capelli rossi…
Greg… Gary…”
“George?”
suggerì Angelina.
“Si
si esatto George. Ha suonato parecchie volte a casa tua ed io, che
l’avevo visto arrivare, ma solo perché era uscita
un attimo in giardino,” spiegò
velocemente la donna, arrossendo un po’ sulle guance
“l’ho chiamato e gli ho detto che non
c’eri. Così lui mi lasciato un regalo di Natale
per te e mi ha pregato di dartelo non appena ti avessi vista. E
quindi…” la donna rientrò in casa e ne
uscì un attimo dopo con un pacco piuttosto grande tra le
mani “… ecco qui tesoro!” e lo porse
alla ragazza.
“Grazie
Rosemary, è stata molto gentile e… Ma cosa
c’è qui dentro? Si muove tutto?” chiese
la ragazza, vagamente allarmata.
“Oh
tranquilla, Angelina. Niente di pericoloso. Anche perché gli
ho dato da mangiare poco fa…” la
rassicurò la signora.
“Se
lo dice lei…” Angelina era ancora poco convinta.
Dopo
aver ringraziato di nuovo la sua vicina, Angelina rientrò in
casa e posò la grossa scatola, che ancora si muoveva, sul
pavimento. Sul coperchio del pacco c’era una lettera.
L’aprì.
Era
di George.
Buon Natale Angelina!
Ieri passeggiavo
tranquillamente per Diagon Alley quando sono passato davanti ad una
vetrina e non ho saputo resistere! Spero proprio che ti piaccia (anche
perché non credo che al negozio lo cambino. Il proprietario
sembrava molto contento di disfarsene…).
Ancora tanti auguri,
con la speranza che tu abbia passato uno splendido Natale.
Con affetto
George
P.S. Lo sai che oggi mi sei mancata molto? Non sono più
abituato a stare così tanto tempo senza vederti...
Angelina
sorrise e, leggendo l’ultima frase, arrossì
vistosamente.
‘Gli
era mancata?’
Wow!
Non si aspettava certo una frase del genere da uno come George.
Ancora
sorridendo, si decise ad aprire il pacco che, nel frattempo, aveva
preso a guaire.
Tolse
il coperchio e un tenerissimo cagnolino nero col musetto bianco, la
guardò curiosa.
“Oh
santo cielo!” esclamò meravigliata Angelina.
Tutto
si era aspettata fuorché un cucciolo.
Regalare
un cane a lei!
La
persona meno materna di tutta la Terra.
Lei
che non sapeva nemmeno tanto bene come occuparsi di sé
stessa.
Eppure…
La
ragazza si avvicinò e prese in braccio l’animale,
che iniziò subito a farle le feste.
Angelina
si sciolse come neve al sole, davanti a quegli occhietti vispi che la
fissavano curiosi.
“Ciao
piccolo” gli disse, accarezzandolo dolcemente sotto il
musetto. “Credo proprio che io e te ci divertiremo parecchio
insieme. Tu che ne dici?”
Il
cucciolo abbaiò felice, facendo ridere la sua padrona.
“Ed
ora” la ragazza si alzò in piedi, poggiando il
cucciolo sulla morbida moquette, “Prima di andare a prenderti
un po’ di latte, devo fare una cosa molto
importante…”
George
era sdraiato sul suo letto, con un braccio sugli occhi e
l’altro pigramente abbandonato sul torace.
Pensava.
Pensava
a lei.
Pensava
a sé stesso.
Pensava
a loro. Se mai fosse esistito un loro.
Un
rumore lo destò dai suoi pensieri.
Un
elegante barbagianni picchiettava alla sua finestra. George si
alzò, lo fece entrare e prese la lettera che
l’animale portava legata alla zampa.
Non
appena riconobbe la scrittura, il ragazzo sorrise raggiante.
Caro George,
buon Natale anche a
te! Grazie per questa tua splendida lettera. Oggi ho passato una
giornata molto piacevole dagli Spinnet e stasera, quando sono tornata a
casa, ho trovato un meraviglioso regalo ad aspettarmi. Grazie mille!
E’ davvero tenerissimo e ti assicuro che non ho nessuna
intenzione di riportarlo in negozio, anche perché abbiamo
già stretto amicizia. Spero di vederti presto,
tua Angelina
P.S. Anche tu mi sei mancato molto oggi...
George
rilesse quella lettera almeno un migliaio di volte prima di andare a
letto. E quando, esausto, finalmente crollò, un sorriso
felice continuò ad illuminare il volto lentigginoso del
giovane, ansioso di rincontrare nuovamente la sua amica speciale, il
giorno seguente.
Sesto
capitolo on-line finalmente! Non ci speravo più! Scusate il
ritardo, ma ho avuto problemi col pc (e temo che ne avrò
ancora!)... Come al solito spero che vi piaccia questo chap e aspetto
con ansia le vostre opinioni.
Ringrazio
soprattutto:
LITTLEBELL:
Grazie mille per i complimenti! Mi fai arrossire... Mi raccomando
continua a seguire la storia... Bacio!
LILL: Mi
dispiace che tu abbia trovato scontata l'idea delle Hawaii, ma per
Harry e Ginny volevo qualcosa di assolutamente romantico e... Grazie
cmq per i complimenti!!
EXCEL SANA:
Si finalmente il bacio... Aspetta qualche capitolo e vedrai... A presto
(spero)!
LILLA4EVE:
Quando ho letto la tua recensione sono rimasta senza parole!! Non
potevi farmi complimento più bello, soprattutto sapendo
quanto tu non sopporti (diciamo così) Angelina!! Grazie,
grazie, grazie!!
CY17-LOVE: Si
devo dire che Richard è un vero imbecille... Cmq non
preoccuparti, un vero bacio arriverà molto presto!!
VALE
LOVEGOOD: Grazie mille! Devo ammettere che anch'io sto amando sempre
più questa coppia! Un bacio!!
AD23: Si,
inizialmente avevo pensato a qualcosa di più adatto a
Richard (e il tuo suggerimento è proprio azzeccato), ma poi
ho deciso di essere buona... A presto!
P.S. Sto
pensando di scrivere una long fiction sulla nuova generazione ad
Hogwarts e volevo sapere cosa ne pensavate in proposito…
Grazie ancora!
|
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Capitolo 7 *** My Sun ***
7.
MY SUN
Le
vie di Diagon Alley erano illuminate a festa.
Mancava
ancora qualche ora all’anno nuovo, ma, per strada,
c’erano già persone che si abbracciavano, si
stringevano le mani e si scambiavano gli auguri.
Alcuni
si affrettavano lungo la via gremita, mentre altri correvano
all’interno dei negozi per fare i soliti acquisti
dell’ultimo minuto.
Angelina
camminava tranquillamente, cercando di districarsi in mezzo a quella
confusione.
Un
uomo dall’aria afflitta la urtò, senza nemmeno
accorgersene e si voltò verso la moglie, che gli camminava
accanto.
“Mi
dispiace tesoro” lo sentì dire Angelina.
“Ma l’ho proprio dimenticato!”
La
moglie lo guardò con rimprovero. “Sei sempre il
solito, Peter. E adesso che cosa regaleremo al piccolo Josh
stasera?”
“Oh
coraggio! Sono sicuro che troveremo qualcosa...” gli rispose
rassicurante il marito. E Angelina li vide allontanarsi e perdersi tra
la gente.
Sorrise
tra sé, immaginando come il povero Peter avrebbe rimediato
alla sua piccola “dimenticanza”.
Dopo
qualche minuto, Angelina arrivò finalmente a destinazione.
I
Tiri Vispi Weasley era come sempre affollatissimo di ragazzini e non,
e, proprio di fronte all’entrata del negozio, si era formata
addirittura una piccola fila di gente che premeva per entrare.
Con
non poche difficoltà, la ragazza riuscì ad
entrare e subito si diresse verso il bancone.
Cosa
avrebbe detto George di quella improvvisata?
Sarebbe
stato contento della sua visita a sorpresa?
Angelina
sperò vivamente di si.
Lei
e George non si vedevano dal giorno della Vigilia e, nonostante i loro
buoni propositi e gli enormi sforzi, non avevano più avuto
l’occasione di incontrarsi.
Lui
era impegnatissimo col negozio, che era rimasto aperto per tutto il
periodo festivo, mentre lei, a causa dell’influenza che
girava in ospedale, era stata costretta a sostituire alcune colleghe
malate, facendo turni assurdi.
Si
erano sentiti un paio di volte per telefono e si erano anche scritti
via gufo, ma niente di più.
Ed
adesso, dopo un’intera settimana di distanza, Angelina si era
finalmente decisa ad andare a Diagon Alley per vedere che fine avesse
fatto il suo “amico”.
Si
guardò intorno in cerca di George, ma non lo
trovò da nessuna parte.
‘Forse è
impegnato sul retro’ pensò,
mordendosi nervosamente il labbro inferiore.
Una
ragazza dall’aria gentile, con addosso la divisa del
personale, le si avvicinò silenziosamente.
“Posso
aiutarla signorina?” le chiese.
Angelina
si voltò sorpresa verso la ragazza, indecisa sul da farsi.
‘Sei ancora in tempo
per dartela a gambe Angelina’ pensò. ‘Se George non ti ha
chiamata vuol dire che non aveva voglia di vederti... E adesso con che
faccia ti presenti qui?’
“Ecco...
Io veramente...Stavo solo...” balbettò incerta
Angelina.
Stava
già pensando di prendere la porta e tornarsene a casa
quando...
“ANGELINA!”
Una voce piacevolmente familiare la chiamò dal retro del
negozio.
La
ragazza si voltò verso la fonte della voce.
Un
istante dopo, un indaffarato George Weasley varcò la porta e
le si presentò davanti, trasportando
un’infinità di scatole e pacchi.
“Tieni
Verity” disse rivolto alla ragazza lì vicino.
“Ci pensi tu a sistemarli sugli scaffali?”
“Certo
signor Weasley, non si preoccupi” e, prese alcune scatole,
sparì dalla vista dei due ragazzi.
Angelina
guardò il ragazzo che si trovava di fronte.
Da
quanto tempo non lo vedeva? Cinque? Sei giorni? E allora come diavolo
aveva fatto a diventare ancora più bello in quel breve lasso
di tempo?
Si,
non c’era altro da dire per descrivere George.
Era
bello. Punto. O almeno lei lo considerava tale.
George
si accorse dello sguardo profondo della ragazza e sorrise leggermente.
Angelina,
di fronte a quel sorriso che tanto le era mancato, arrossì
fino alla punta dei capelli.
“Allora?
Come mai qui?” le chiese lui per sciogliere
l’imbarazzo. “Non mi dirai che sei venuta per
comprare qualcosa?”
“No”
rispose Angelina. “Sono venuta a trovare te. Mi
mancavi.”
Il
sorrisetto di George vacillò per un istante di fronte a
quelle inaspettate parole, ma poi tornò più bello
di prima.
Eccola
la sua Angelina. L’Angelina degli anni di Hogwarts.
Schietta.
Sincera. Spontanea.
E,
ovviamente, bellissima.
George
le si avvicinò e l’abbracciò
dolcemente, affondando il viso tra i morbidi capelli di lei, che non si
ritrasse affatto.
“Anche
tu mi sei mancata tantissimo. E mi dispiace di non essere passato a
trovarti, ma proprio non...”
“Non
preoccuparti” lo interruppe Angelina. “Lo so che
sei occupato. Mandare avanti un negozio è molto impegnativo
e non te ne faccio mica una colpa.”
George
si staccò leggermente da lei per guardarla negli occhi.
Fu
mentre fissava gli occhi scuri di Angelina che gli venne in mente
un’idea.
“Senti
Angelina” le disse gentilmente “Hai progetti per
stasera?”
Angelina
lo guardò confusa e scosse la testa.
“Bene!”
esclamò lui, felice. “Allora che ne diresti di
passare il Capodanno con me?”
Lei
lo guardò un attimo perplessa e George mal
interpretò la sua esitazione.
“Lo
so, non è il massimo del divertimento, ma...”
“Si!”
gridò la ragazza.
“Cosa?
Davvero?” chiese incredulo lui.
“Si,
George Weasley. Mi piacerebbe molto passare il Capodanno assieme a
te.”
Il
sorriso di George si allargò, se possibile, ancora di
più e abbracciò di nuovo la ragazza.
“Bene! Allora ci vediamo verso le nove a casa tua
ok?”
“Si
va benissimo” convenne lei “ma dove si
va?”
“Eh
no mia cara! Questa è una sorpresa! Lo scoprirai solo a
tempo debito...”
Angelina
ridacchiò divertita, non sapendo se fidarsi o preoccuparsi.
“Va
bene allora ci vediamo più tardi” gli disse
infine, separandosi da George “Adesso vado a casa a farmi
bella. Ciao Weasley”
“Ciao
Angelina.” E rimase lì a fissarla, con uno sguardo
un po’ ebete, mentre lei usciva dal negozio.
Una
volta fuori, Angelina vide uscire, proprio dietro di lei,
l’uomo che l’aveva urtata in precedenza, molto
più felice, accompagnato dalla moglie.
“Oh
Peter, hai avuto un’idea fantastica!”
trillò la donna “Sono sicura che Josh si
divertirà un mondo stasera con i Mille Fuochi Magici
Weasley...”
Angelina
sorrise felice.
Qualcosa
le diceva che quella sera sia lei sia il piccolo Josh avrebbero passato
un Capodanno davvero spettacolare...
Stavano
camminando da circa dieci minuti e George non accennava a volersi
fermare.
Angelina,
che portava un paio di scarpe col tacco alto, stava iniziando a
stancarsi. Come se non bastasse, il ragazzo l’aveva persino
bendata perché non voleva che lei capisse dove stavano
andando.
“George...”
lo chiamò, esausta “ Ti prego, dimmi che siamo
quasi arrivati perché davvero non ce la faccio
più! Queste maledette scarpe mi stanno
uccidendo...”
George
sembrò non sentirla e continuò imperterrito a
tirarla delicatamente per un braccio.
Ad
un tratto Angelina si accorse che i rumori attorno a lei erano
aumentati...
Sentiva
automobili, clacson, persone che chiacchieravano.
‘Dovremmo
essere in una strada piuttosto affollata’ osservò.
‘Ma dove?’
Cercò
di riconoscere qualche rumore o qualche profumo, ma niente.
Nulla
che l’aiutasse a capire dove quel disgraziato la stesse
portando.
“George,
senti io non ce la faccio più! Mi dici dove cavolo
mi...”
“Oh
eccoci finalmente!” la interruppe lui, allegro.
“Adesso mancano un paio di gradini e poi siamo arrivati,
d’accordo?”
Angelina
sbuffò, contrariata. “Un paio quanti?”
“Solo
un paio, davvero.” La rassicurò lui.
Dopo
un quarto d’ora di gradini e 6 piani circa, George
comunicò ad Angelina, del tutto stremata, che finalmente
erano arrivati.
“Scusa
un momento, George” disse lei, cercando di parlare nonostante
il fiatone “Ma non potevamo Smaterializzarci direttamente
qui, invece di cinquanta km fa? I miei piedi avrebbero sicuramente
apprezzato il gesto.”
George
ridacchiò sadico. “Si, avremmo potuto. Ma non
sarebbe stato così divertente...”
“DIVERTENTE?!
Divertente? Ma come t’è venuta questa
idea?” strepitò lei, ancora bendata.
“Su,
su” la rimproverò scherzosamente George
“Non fare la bambina capricciosa... Vedrai che ti
piacerà!”
“Lo
spero proprio per te!” borbottò Angelina.
In
quel momento George aprì una porta e Angelina
sentì nuovamente la fredda aria di dicembre colpirle il
viso.
“Bene!
Sei pronta per la tua sorpresa?” le domandò
entusiasta George. “Uno, due e tre!” e le tolse la
benda.
Angelina
rimase senza fiato. E questa volta non a causa delle cinquanta rampe di
scale.
Di
fronte a lei, sull’ampia terrazza del palazzo in cui si
trovavano, ‘qualcuno’ aveva sistemato un elegante
tavolino, apparecchiato per due, con, sopra,
un’infinità di leccornie e, per finire, candele
profumate ad illuminare il tutto.
E,
se questo non fosse bastato, l’atmosfera era resa ancora
più magica e romantica dalla meravigliosa vista.
In
lontananza, la Tour Eiffel, completamente illuminata, si preparava a
dare il benvenuto al nuovo anno insieme a tutta la città.
Angelina
rimase in silenzio per qualche istante, non sapendo cosa dire.
Il
suo ostinato silenzio fece preoccupare non poco George, che temeva di
aver osato troppo con quel gesto.
Le
se avvicinò con cautela e le sfiorò un braccio.
“Ehi
Angelina, tutto bene?”
Lei
annuì impercettibilmente, continuando a non proferire parola.
“Senti”
riprese George “se non ti piace, non c’è
problema... forse ho esagerato un po’, però
credevo che ti facesse piacere... Mi hai raccontato che ami molto
Parigi e quindi io...”
“George”
la ragazza finalmente si era decisa a parlare di nuovo.
“Si,
dimmi”
“Quando
hai avuto il tempo di fare tutto... tutto... oh insomma tutto
questo?” e indicò il tavolino, il cibo, le
candele...
“Bè
diciamo che sono stato aiutato e poi oggi Harry e Ron mi hanno dato una
mano in negozio così...”
Angelina
lo guardò negli occhi per la prima volta da quando erano
saliti su quel tetto.
George
gesticolava nervosamente ed era molto imbarazzato.
“Però
se lo trovi esagerato, possiamo sempre tornarcene a casa e...”
In
un secondo Angelina annullò la breve distanza che li
separava e lo baciò.
Fu
un bacio dolce, delicato, nient’altro che un leggero
sfiorarsi di labbra.
Molto
diverso dal bacio passionale che si erano dati al San Mungo, ma che
valeva mille volte di più.
Si
separarono subito, entrambi impacciati e rossi di vergogna.
“Wow!”
esclamò George in estasi “Quindi la sorpresa ti
è piaciuta!”
Angelina,
con le guance ormai scarlatte, abbassò lo sguardo e finse
con non curanza di ammirare il panorama.
George
l’abbracciò teneramente da dietro e le
sussurrò “Che ne direbbe di iniziare a mangiare
qualcosa, madamoiselle?”
Angelina
si voltò per guardarlo in viso e prese tra le mani la mano
più grande di George. “Stavo solo aspettando un
vostro invito, monsieur...”
“Merlino,
Angelina! Avresti dovuto vedere la tua faccia! Era
incredibile!”
“Come
sarebbe a dire ‘incredibile’? Mi consideri forse
buffa?” fece lei, offesa.
“No,
no. Certo che no. Però era... come dire... curiosa. Un
attimo prima eri lì che ti lagnavi delle scale, della strada
troppo lunga e dei piedi che ti facevano male e poi... puff! ti sei
ammutolita all’improvviso... Non sapevo davvero che
pensare.”
“Dì
la verità: ti sei preso una bella paura eh?”
“Puoi
dirlo forte! Pensavo che non ti fosse piaciuta la sorpresa... che la
trovassi troppo esagerata.”
“No,
la sorpresa è stata fantastica, dico davvero... E’
solo che mi hai un po’ spiazzata. Non credevo che avessi un
animo così romantico, George Weasley.”
Lui
scosse le spalle noncurante, ma si vedeva che era piuttosto
compiaciuto. “Che vuoi farci, donna? Sono pieno di sorprese,
io!”
Angelina
inarcò un sopracciglio. “Donna? Ehi, dì
un po’, non è che ti stai allargando troppo?
Nessuno in tutta la mia vita mi ha mai chiamato
‘donna.”
“Bè,
c’è sempre una prima volta, no?” chiese
lui, provocatorio. “E, anzi, se devo dirla tutta, stasera sei
una splendida donna...”
“Solo
stasera?”
George,
accortosi della gaffe, quasi si strozzò col vino che stava
bevendo. “No! Certo che no! Sei sempre bellissima,
però stasera hai qualcosa di particolarmente affascinante...
Di magnetico, direi.”
Angelina
arrossì a quel complimento così dolce e
allungò la sua mano sul tavolo per arrivare a prendere
quella di George, che la strinse saldamente.
Merlino,
come stava bene! Avrebbe potuto rimanere lì con George anche
tutta la vita... Lui la faceva sentire così felice,
spensierata e viva.
Viva.
Per
la prima volta da anni, Angelina si sentiva di nuovo viva. E questo,
tutto grazie a George. A quel fantastico ragazzo, che le sedeva di
fronte e le teneva la mano.
Aveva
forse ragione Alicia? Finalmente era arrivata la persona che
l’avrebbe risvegliata da quel torpore in cui viveva da 5
anni? Era forse George quella persona?
Angelina
sperava vivamente di si.
“Ehi,
mi ascolti?” La voce di George la riportò alla
realtà.
“Si,
scusami. Ero soprappensiero... dicevi?”
“Dicevo
che adesso c’è la seconda parte della sorpresa,
quindi...” e tirò nuovamente fuori la benda per
Angelina.
“Uffa!
No, dai ti prego! Tengo gli occhi chiusi, lo giuro!”
“Si,
si come no! E io dovrei crederci? Forza Johnson, non fare i
capricci!” e le arrivò alle spalle per bendarla,
come aveva già fatto qualche ora prima.
Ridiscesero
ancora una volta tutte le scale (Angelina si tolse le scarpe,
disperata), e arrivarono in strada.
Cominciarono
lentamente a camminare per la strada, tenendosi per mano e ridacchiando
divertiti, quando Angelina urtava per sbaglio qualche persona, a causa
della benda.
Dopo
parecchi pardon e excusez-moi, i due ragazzi arrivarono a destinazione.
George
cercò un luogo un po’ appartato e prese Angelina
per mano, Smaterializzandosi.
La
prima cosa che notò Angelina, fu la scomparsa dei rumori e
del frastuono della città.
O
meglio, i rumori si sentivano, ma erano come distanti, ovattati.
“Allora?
Quanto manca, George?”
“Ecco,
ci siamo quasi. Avvicinati solo un altro po’ alla
ringhiera...”
Angelina
fece qualche passo avanti, fino a che non arrivò a toccare
con le mani il freddo metallo del barriera, poi George le
sfilò delicatamente la benda.
Ancora
una volta, Angelina rimase senza parole.
Erano
sulla Tour Eiffel!
Sotto
di loro si vedevano le vie illuminate, le auto che sfrecciavano da una
parte all’altra della città e gente che, in ogni
dove, si preparava a lanciare fuochi d’artificio, in onore
del nuovo anno.
George
vide gli occhi di Angelina farsi improvvisamente lucidi.
“Spero
che quelle siano lacrime di gioia, perché altrimenti giuro
che mi butto giù dalla balaustra...”
Angelina
sorrise, mentre alcune lacrime già scendevano lungo le sue
morbide guance. “Stupido! Certo che sono lacrime di
gioia!”
“Bè
mi avevi detto che, quando sei venuta in Francia con i tuoi, non avevi
potuto visitare la Tour Eiffel e voilà! visita privata
soltanto per te!”
George
le asciugò dolcemente il viso e si fece inaspettatamente
serio.
“Angelina”
le disse con voce profonda “Voglio che tu sappia
una cosa: stasera ho fatto tutto questo, Parigi, la cena, la
torre, solo per dimostrarti quanto tengo a te.”
Il
ragazzo, evidentemente in imbarazzo, si schiarì la gola e
proseguì.
“Da
quando ci siamo rivisti in quel piccolo bar a Londra...”
Angelina sorrise ripensando a quell’incontro.
Sembrava
fosse passato un secolo...
“...non
faccio altro che pensare a te. Sei rientrata nella mia vita come un
ciclone e ti assicuro che sei stata la calamità
più bella del mondo. Non so se tu potrai mai ricambiare i
sentimenti che io provo per te, ma non importa. Voglio solo che tu
capisca quanto sei importante per me.”
Angelina
annuì e George le prese la mano.
“Ti
ricordi la sera del compleanno di Ginny? Quando ti ho detto che mi ero
Smaterializzato lontano da casa per permetterti di vedere il
panorama?”
Angelina
annuì di nuovo.
“Bè,
non era vero. In realtà quando ti sei avvicinata a me, mi
sono talmente agitato che ho sbagliato la
Smaterializzazione.” La ragazza rise, imbarazzata.
“E quando Victoire ti ha chiesto se eri la mia ragazza, avrei
voluto dirle si, mille volte si, che anche uno come me poteva avere al
suo fianco una creatura meravigliosa come te. Da quando sei rientrata
nella mia vita, Angelina, tutto è più bello.
Tutto è più luminoso, rischiarato dalla luce del
sole. Perché è questo che sei per me, Angelina
Johnson. Tu sei il mio sole.”
Le
lacrime ormai scendevano copiosamente dagli occhi scuri di Angelina.
Quella di George era stata la dichiarazione più dolce,
tenera e romantica che avesse mai sentito.
Non
riuscendo a dire nulla, fece quello che riteneva più giusto.
Lo
baciò di nuovo.
E
questa volta fu un vero bacio.
Entrambi
misero in quel contatto tutte le sensazioni, le emozioni e i sentimenti
che provavano l’uno per l’altra.
“Nessuno
mi aveva mai detto cose così dolci.” Gli disse
lei, dopo che si furono separati.
“Vuol
dire che hai frequentato solo cafoni...” scherzò
George.
Angelina
ridacchiò, abbracciandolo stretto e poggiando la testa sul
suo petto. “Grazie George. Di tutto. Se non ci fossi stato
tu, non so proprio come avrei fatto.”
Si
staccò un attimo da lui, per guardare quegli occhi vivi e
profondi che tanto amava. “Sei importante per me, George.
Molto. E, anche se non sono molto brava con le parole e non credo che
riuscirò a fare discorso bello come il tuo, volevo che
sapessi che sono felice che tu ci sia. Per la prima volta da molto
tempo, sono felice. E questo tutto per merito tuo.” E lo
baciò dolcemente.
Rimasero
abbracciati, in silenzio per qualche minuto finché George
non parlò di nuovo.
“Devo
ammettere che nemmeno il tuo discorso era male... Certo il mio
sicuramente era meglio... L’ho studiato tutto il
pomeriggio!”
“Presuntuoso!”
lo prese in giro lei.
“Si
forse è vero, però da quello che ho capito, tu
sei cotta di questo presuntuoso...”
“Già,
per mia immensa sfortuna...”
“Eh
si! Hai proprio ragione...”
Continuarono
a baciarsi per parecchio tempo e, quando a mezzanotte il cielo fu
invaso da migliaia di fuochi d’artificio, nessuno dei due
sembrò badarci, troppo impegnati a fare altro, di fronte ad
una città che li osservava, unica testimone silenziosa di
quel nuovo amore.
Scusate
l’imperdonabile ritardo ma non ho avuto un attimo di pace!
Sono completamente esaurita a causa della montagna di esami... spero
che questo capitolo così romantico e smielato vi piaccia (ma
vi avverto... non cantate vittoria troppo presto! Ce ne sono di
ostacoli da affrontare per i nostri due piccioncini!). Scusate se non
vi ringrazio tutte una per una ma è l’una di notte
e sono distrutta...
Grazie a
tutti quelli che leggeranno e recensiranno! Un bacio!
P.S. La storia sulla nuova generazione è in via di
sviluppo... ho già scritto il primo capitolo che spero di
poter mettere presto on line! Grazie ancora!
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Capitolo 8 *** Confession ***
8. CONFESSION
Angelina annodò
accuratamente
i lacci dei suoi pattini e raddrizzò la schiena, fissando
incerta i suoi piedi.
Qualcuno di fronte a lei
ridacchiò.
“Non è affatto
divertente,
George.” Rispose la ragazza irritata. “E ancora non
so come tu abbia fatto a
convincermi.”
George le si avvicinò,
porgendole educatamente la mano. “Dai, non fare la
guastafeste! Sono certo che
ci divertiremo moltissimo!”
Angelina fece una smorfia
contrariata. “Oh, tu di sicuro! Vedrai le risate che ti farai
alle mie spalle,
ogni volta che cadrò a terra!” brontolò
mentre entrambi si dirigevano verso la
piccola pista da pattinaggio, già gremita di gente.
“E poi, guarda quante
persone! Finirò per uccidere qualcuno!”
George rise di nuovo.
“Smettila di fare la fifona, Angelina. ci penserò
io a salvare questi poveri
innocenti dalla tua furia distruttiva...”
Angelina lo fulminò con
lo
sguardo. “Non è divertente.”
“Questo l’hai
già detto.” Le
rammentò il ragazzo.
“Lo so. Ma tu continui a
ridere, quindi non mi pare che abbia compreso bene il concetto,
Weasley.”
Immediatamente George
tornò
serio, o perlomeno ci provò, e si rivolse alla ragazza al
suo fianco. “Va bene,
così?”
Angelina sorrise appena.
“Meglio.”
Fecero ancora qualche altro
passo e arrivarono, finalmente, al bordo della pista. Con un movimento
agile e
fluido, George vi entrò, reggendosi perfettamente in
equilibrio, e tese di
nuovo la mano ad Angelina. “Dai, ti aiuto io.”
Angelina sbuffò
rassegnata e
gli prese la mano. “Va bene. Ma prometti di non
ridere.”
“Promesso.” La
rassicurò
George.
La ragazza mosse un primo
passo verso la liscia superficie ghiacciata, terrorizzata da quello che
sarebbe
successo, ma, per sua grande sorpresa, non accadde nulla di
imbarazzante.
Senza indugio George le
passò
teneramente un braccio attorno alla vita, per impedirle di cadere e la
tenne stretta
tra le braccia per tutto il primo giro di pista.
Angelina, dal canto suo, si
sentì molto rassicurata da quell’abbraccio e, dopo
qualche minuto, quando ormai
il terrore era quasi sparito, iniziò davvero a godersi la
magnifica sensazione
del vento freddo sul viso.
Fecero un paio di giri,
entrambi rapidi ed eleganti, senza cadere né urtare nessuno.
George riuscì
persino in un’impresa impossibile: farle fare un piccola
giravolta su se
stessa, senza che ci fossero vittime o feriti.
Angelina sorrise soddisfatta
di quel piccolo traguardo personale e si strinse di più al
ragazzo.
George ricambiò.
“Allora, ti
piace?” le sussurrò all’orecchio.
Angelina annuì appena.
“Forse
un pochino.”
Il ragazzo alzò gli
occhi al
cielo e scosse la testa. “Sei davvero incredibile. Secondo
me, ti stai
divertendo un mondo. Sei solo troppo orgogliosa per
ammetterlo.”
Angelina gli pizzicò
scherzosamente un braccio. “Io non sono affatto orgogliosa,
George.” E lo colpì
più forte, quando udì il ragazzo sbuffare
scetticamente.
Continuarono a pattinare in
silenzio per un altro paio di giri, finché George fece cenno
di volersi
staccare da Angelina.
“Dove vai?”
chiese allarmata
la ragazza, aggrappandosi più forte al suo braccio.
George le sorrise. “Ti
lascio
pattinare da sola. Non è difficile e poi tu sei
bravissima.”
Angelina lo guardò poco
convinta.
“Abbi fiducia in me, va
bene?” e le accarezzò dolcemente la guancia
ghiacciata.
Poi, lentamente e con
delicatezza, si separò da Angelina, arrivando a tenerle solo
la mano.
La ragazza rallentò
appena,
ma continuò tranquillamente a scivolare elegante e leggiadra
sulla pista. George
sorrise soddisfatto quando si accorse che la ragazza, man mano che
acquistava
sicurezza, accelerava di nuovo l’andatura.
“Visto?” le
domandò. “Sei
bravissima.”
Angelina gli sorrise,
imbarazzata. “Adesso non esageriamo. Per il momento sono
riuscita a non
cadere.”
“Bè,
è già un bel risultato,
no?”
La ragazza annuì appena
e
tornò a concentrarsi sulla pista.
“Che ti va di fare
più
tardi?” George attirò nuovamente la sua attenzione.
Angelina alzò le spalle.
“Quello che vuoi. Tu che vorresti fare?”
George arrossì e si
grattò la
nuca, imbarazzato. “Ti andrebbe di venire a cena alla
Tana?”
La ragazza sgranò gli
occhi,
guardandolo con un’espressione di sorpresa mista ad
incredulità.
Da quando stavano insieme (per Merlino! Stavano davvero insieme!,
si ritrovò a pensare Angelina, al settimo cielo), lei e
George avevano sempre
le cose con calma: mai cene in famiglia, mai imbarazzanti incontri con
parenti
o amici... Se si escludevano Harry, Ron, Hermione, Ginny e Alicia,
nessuno li
aveva ancora mai visti come una vera coppia. Questo perché,
sebbene stessero
insieme da più di un mese, entrambi avevano deciso di essere
sicuri dei loro sentimenti,
prima di rendere partecipe il mondo intero.
Ciò non toglieva che lei
stava bene con George, si sentiva felice, in pace con se stessa e,
soprattutto,
era tornata la
Angelina
di sempre. O meglio, la Angelina che era stata
tanti anni prima. Alicia non faceva
che ripeterglielo e lei per prima se n’era accorta.
Ora, quando la mattina usciva
di casa, perdeva sempre qualche istante in più davanti allo
specchio, per
controllarsi il trucco o sistemarsi i capelli, passava pomeriggi interi
con la
sua migliore amica a fare shopping, oppure a passeggiare per le vie di
Diagon
Alley, gustandosi una cioccolata calda.
Già,
proprio la cioccolata che lei aveva sempre
detestato!
Ed ora, si trattava di andare
a cena alla Tana e conoscere la famiglia del suo ragazzo.
D’accordo conosceva
già i signori Weasley, ma questa volta sarebbe stato
diverso. Stavolta lei
sarebbe stata presentata non come la compagna di scuola o la vecchia
amica.
Stavolta sarebbe stata la fidanzata
di George.
George, che nel frattempo
aveva attentamente studiato la sua espressione dubbiosa, fraintese il
suo
silenzio. “Forse non è una buona idea, hai
ragione.” Borbottò impacciato. “Scusami,
non avrei dovuto chiedertelo.”
Ma, a sorpresa, Angelina lo
tirò per una mano e gli sorrise. “Mi farebbe molto
piacere cenare con la tua
famiglia, George.”
Il ragazzo la guardò
sorpreso. “D...Davvero?”
“Si, George. Ormai
è
parecchio che usciamo insieme, quindi accetto volentieri il tuo
invito.”
George le sorrise raggiante e
l’abbracciò di slancio, facendo quasi far cadere
entrambi a terra. “George!” lo
rimproverò Angelina, non potendo fare a meno di ridere di
fronte all’irruenza
del suo ragazzo. “Così mi fai cadere!”
“Non mi
importa.” Rispose
lui. “Niente potrebbe rovinare il mio buon umore.”
E, dolcemente, si chinò a
baciarla.
Angelina sorrise contro le
sue labbra e ricambiò il bacio.
“Allora, sei
pronta?”
Angelina si schiarì la
gola e
strinse di più la mano di George nella sua.
“No.” Confessò sincera. “Anzi,
sto
seriamente pensando di tornarmene di filato a casa. Credi che tua madre
se la
prenderà?”
George le sorrise e
l’abbracciò rassicurante.
“Andrà tutto bene, Angelina. Mia madre ti adora
già
mentre mio padre... bè... lui non è un tipo
difficile. Basta parlargli di
telefoni e automobili ed impazzisce.”
Angelina inspirò
profondamente e annuì. “D’accordo
allora. Telefoni ed automobili...” recitò a
memoria.
George cercò di non
ridere.
Poi la prese per mano e la guidò verso la porta
d’ingresso. Entrarono senza
neppure bussare, dato che George aveva le chiavi, e si diressero verso
la sala
da pranzo, da cui proveniva un vivace chiacchiericcio. “Ehi!
C’è nessuno in
casa?” gridò George.
Il brusio si spense
immediatamente. Si udirono dei passi svelti e, un istante dopo, la
signora
Weasley, con ancora indosso il grembiule da cucina, comparve sulla
porta.
“Ragazzi!” esclamò, sorridendo.
“Finalmente siete arrivati!”
Angelina arrossì
vistosamente.
“Mi dispiace, signora Weasley. Ancora una volta, è
tutta colpa mia.”
La signora Weasley la
abbracciò stretta e l’aiutò a togliersi
il cappotto. “Non preoccuparti,
tesoro.” La rassicurò. “A dir la
verità, eravamo tutti impazienti di
vedervi...”
Angelina si voltò
terrorizzata verso George mentre la padrona di casa li precedeva nella
sala da
pranzo. “Tutti...?” chiese, sperando di aver capito
male.
George la guardò
colpevole.
“Si, tutti. Bè, sai com’è mia
madre... Tende ad essere sempre un po’ esagerata
e, dato che era felicissima che tu venissi qui, a chiamato a raccolta alcuni dei miei fratelli.”
La ragazza inarcò
sospettosa
un sopracciglio. “Alcuni...
Quanti
precisamente?”
George abbassò lo
sguardo a
terra e arrossì, iniziando a contare. “Allora,
Charlie è in Romania, ovviamente,
e Percy aveva un impegno di lavoro...”
Angelina respirò
sollevata.
Forse non sarebbe andata così male. Dopotutto, gli altri
fratelli li conosceva
già.
“...però credo
che Audrey,
sua moglie, e i ragazzi siano venuti lo stesso. E poi ci sono Bill,
Fleur, Ron,
Hermione, Harry, Ginny...”
La ragazza inarcò un
sopracciglio. “Nessun altro?” chiese, sarcastica.
“Bè, no.
Almeno credo.”
Angelina gli lanciò
un’occhiataccia e incrociò le braccia al petto.
George la guardò colpevole.. “E
dai!” esclamò, rassicurante. “Tanto li
conosci tutti! Sarà una serata come
tutte le altre, vedrai.”
“Oh si, certo!”
brontolò la
ragazza, disperata.
George le si avvicinò e
l’abbracciò forte. “Angie, qual
è il problema? È solo la mia famiglia.”
Angelina affondò la
testa nel
suo maglione. “Si, ma adesso io non sono più
Angelina Johnson, la vecchia
amica. Ora sono Angelina Johnson...”
“...la mia
fidanzata.”
Concluse George per lei. “E con questo? Non
cambierà niente per nessuno.”
Angelina tirò indietro
la
testa per poterlo guardare in viso. “Sei sicuro?”
“Sicurissimo.”
La ragazza scrutò a
fondo gli
occhi castani di George e sorrise felice, quando capì che
era sincero. Gli
prese la mano e se la portò vicino alle labbra, posandoci
sopra un lieve bacio.
“Allora cosa stiamo aspettando?”
Angelina, George e tutti gli
altri invitati scoppiarono a ridere, di fronte
all’espressione impagabile di
Harry, dopo che Ginny gli aveva comunicato che, il giorno seguente,
avrebbe
dovuto accompagnarla prima a prendere i vestiti per le damigelle e poi
dal
fioraio, a scegliere le decorazioni per la chiesa.
“Dai, Gin.”
Sussurrò
disperato il ragazzo. “Lo sai che non ci capisco niente di
queste cose. Non
sarebbe meglio che venisse Hermione, con te?”
Hermione lo fulminò
all’istante con un’occhiataccia. “Harry
Potter!” lo rimproverò. “La tua futura
moglie ti ha chiesto solo un piccolo favore e tu, già ti
tiri indietro? Dovresti
vergognarti!”
“Hermione ha
ragione.”
Convenne Angelina, seduta accanto a George. “Sono cose che tu
e Ginny dovreste
decidere insieme.”
Harry, sentendosi
accerchiato, alzò gli occhi al cielo e, a malincuore,
annuì, per l’immensa
felicità di Ginny.
George scoppiò a ridere,
seguito subito dai suoi fratelli.
Angelina lo colpì piano
al
braccio. “Dai, lascialo in pace, George.”
Sussurrò, sorridendo, chiaramente
divertita anche lei.
“Scusa.” Le
rispose George,
accarezzandole la mano. “Ma non riesco a trattenermi. Guarda
la faccia di
Harry.”
“George, ti prego. Cerca
di
rimanere serio, altrimenti non ce la faccio.”
Il ragazzo si voltò
verso di
lei e annuì. “Ci proverò.”
Angelina lo guardò,
riconoscente. “Te ne sono molto grata.”
“E tu, Angelina, che
farai?” La
voce di Ginny attirò l’attenzione dei due giovani
innamorati.
“Cosa?” chiese
la ragazza,
colta di sorpresa.
“Verrai, vero? Al
matrimonio,
intendo.” Spiegò Ginny, rivolgendole uno sguardo
implorante. “Ti prego, non
puoi mancare.”
Angelina guardò incerta
George.
“Io...non...non lo so.” Balbettò.
“A dir la verità non ci avevo pensato...”
“Come no?”
domandò la signora
Weasley, sorpresa. “Devi assolutamente esserci, tesoro. Ormai
sei entrata a far
parte della famiglia, che ti piaccia o no.” E rivolse ad
Angelina un
meraviglioso sorriso amorevole.
La ragazza non poté non
ricambiarlo. “In questo caso, sarei felice di venire al
vostro matrimonio.”
Disse, felice.
“Fantastico!”
esclamò Ginny,
al settimo cielo.
“Bene.”
Sentenziò la signora
Weasley, alzandosi da tavola. “Credo sia ora di sparecchiare.
Perché voi
ragazzi non andate in salotto a mangiare il dolce?”
Tutti accettarono di buon
grado il suggerimento e si diressero verso il soggiorno. Solo Angelina
rimase
in sala da pranzo, in piedi, accanto alla sua sedia. Si
voltò verso George,
vicino alla porta, che la fissava confuso, e gli fece cenno di non
preoccuparsi. “Ti raggiungo tra un attimo.” Gli
sussurrò.
Il ragazzo annuì e
lasciò la
stanza.
Angelina, allora, si
schiarì
la gola e attirò l’attenzione della padrona di
casa, che già aveva iniziato a
sistemare i piatti uno sull’altro. “Hai bisogno di
qualcosa, Angelina?” le
chiese gentilmente.
Angelina si mosse
nervosamente sul posto e scosse la testa. “Le dispiace se le
do una mano?”
La signora Weasley le sorrise
con l’aria di chi la sa lunga e annuì.
“Certo, tesoro, te ne sarei molto
grata.”
La ragazza sorrise e si
avvicinò al tavolo, prendendo a raccogliere i bicchieri.
Rimasero in silenzio per
qualche minuto mentre la signora Weasley attendeva calma la domanda che
Angelina era ansiosa di porle. Così ansiosa che
l’aveva spinta a rimanere in
sala da pranzo con lei mentre tutti gli altri erano andati in salotto.
Cominciò a canticchiare
una
vecchia canzone per allentare la tensione, cercando di non creare
imbarazzo in
Angelina.
“La ringrazio per la
cena,
signora Weasley.” Mormorò la ragazza, ancora con
gli occhi bassi. “È stato
molto gentile da parte sua.”
La donna gli sorrise con fare
materno. “Sono io a dover ringraziare te, tesoro.”
Posò i piatti e fece il giro
del tavolo, arrivandole accanto. La invitò a sedersi su una
delle sedie libere
e prese posto di fronte a lei.
“Lei ringraziare
me?” le
domandò Angelina, sbalordita.
La signora Weasley annuì
e le
prese una mano. “Si, Angelina, te.” Fece una breve
pausa. “Non puoi nemmeno
immaginare quanto tu stia rendendo felice il mio George. Era da tanto
tempo che
non lo vedevo più così.”
Angelina scosse la testa e
sorrise. “Io credo, piuttosto, che sia il contrario, signora
Weasley. È suo
figlio che rende felice me. In un modo che, davvero, non credevo
più
possibile.”
“E si vede,
bambina.”
Convenne la donna, scrutando lo sguardo dolce e sereno della ragazza
che le
sedeva di fronte. “Sei cambiata così tanto da
quando sei venuta qui per il
compleanno di Ginny.”
Angelina la guardò
sorpresa.
“Davvero?”
La donna annuì.
“Davvero.
Quando sei stata qui la prima volta, sorridevi, certo, eri allegra,
eppure, il
più delle volte, il tuo splendido sorriso non arrivava ad
illuminare i tuoi
occhi. Oggi, invece, eri tranquilla, a tuo agio. Non ti sentivi in
difficoltà,
se George ti teneva per mano o ti abbracciava, e avevi
un’aria rilassata,
distesa...”
“...serena?” le
venne in
aiuto Angelina.
La signora Weasley
annuì.
“Non avrei potuto trovare un termine migliore.”
Angelina sorrise radiosa.
“È
così che mi sento, infatti. Dopo tanto tempo sono serena,
nel vero e proprio
senso della parola.” Prese un bel respiro e
continuò. “Non so se George glielo
ha detto, ma, quando lui mi ha rincontrato, non ero
così.”
La donna le posò una
mano
sulla spalla e scosse la testa. “Non devi parlarne per forza.
Del resto, io non
sono tua madre.”
Angelina abbozzò un
sorriso
triste mentre sentiva un groppo salirle in gola. “No,
chiaramente non lo è.”
Si asciugò le lacrime
che si
erano formate ai lati dei suoi occhi e proseguì.
“Quando George mi ha
incontrato, stavo passando un momento della mia vita non proprio
felice. Avevo
rotto qualsiasi contatto con Mondo Magico e con la Magia
in genere, ad
esclusione del mio lavoro, e mi sentivo persa, afflitta, come se
andassi alla
deriva, in attesa che qualcuno mi lanciasse una fune per riportarmi al
largo.”
Guardò negli occhi la donna e le strinse di più
la mano. “Bè, suo figlio l’ha
fatto. Mi ha salvato. Ed è esclusivamente per merito suo che
io, oggi, sono
come sono. Signora Weasley, quello che sto cercando di dirle
è che io credo di
essermi...sì, insomma...credo di essere innamorata
di suo figlio.”
La donna
l’abbracciò di
slancio, commossa. “Ma è una notizia meravigliosa,
tesoro! Sono così felice per
voi!”
Angelina si staccò
dolcemente
dalla donna e abbassò lo sguardo. “George non sa
ancora nulla. Non gli ho
ancora parlato di...questo.”
La signora Weasley la
guardò
confusa. “E come mai, Angelina? Di cosa hai paura?”
“Vede io...”
Angelina sospirò
frustrata e si passò nervosamente una mano tra i capelli
corvini. “Non so come
comportarmi in certe situazioni. Non ho mai provato nulla del genere
per nessun
altro...o quasi.”
“Che intendi per quasi?” domandò la
donna.
Gli occhi scuri di Angelina
si riempirono nuovamente di lacrime mentre tornava a sedersi.
“C’è stata una
persona, tanto tempo fa, che mi faceva sentire speciale. Non come fa
George,
no!” chiarì subito. “George è
l’unico che mi fa davvero battere il cuore, però
quest’altra persona... lui... mi voleva bene, teneva a me. Ed
io tenevo a lui.
Moltissimo. E sono terrorizzata al solo pensiero di cosa sarebbe potuto
succedere se lui fosse rimasto accanto a me.”
La signora Weasley non disse
nulla, quando Angelina chiuse gli occhi, probabilmente per riordinare
le idee.
Trovava quella ragazza di fronte a lei estremamente fragile e
vulnerabile e le
faceva tenerezza, e ovviamente molto piacere, che, con tutte le persone
che
aveva intorno, avesse scelto proprio lei per confidarsi e sfogarsi.
Le accarezzò i capelli
dolcemente e Angelina riprese il suo discorso. “Ho paura che,
quello che provo
per George, non sia altro che un...surrogato, o qualcosa del genere,
dell’amore. Io non sono mai stata innamorata e non so
definire davvero ciò che
provo... E se il mio George non fosse altro che un sostituto
dell’altra
persona? Se vedessi in lui ciò che io
voglio vedere?”
“Angelina.”
Chiamò piano la
donna. “Devi capire davvero cosa provi per
quest’altra persona e decidere
se...”
Ma le parole le morirono in
gola quando si accorse della sguardo disperato e distrutto della
ragazza. Solo
in quel momento, capì chi fosse l’altra
persona. “È Fred, vero?”
mormorò incerta. “L’altro ragazzo che ti
ha
lasciato è mio figlio?”
Angelina scoppiò in un
pianto
inconsolabile, coprendosi il viso con entrambe le mani. “Mi
dispiace.” Sussurrò
tra i singhiozzi. “Non avrei mai dovuto parlarne con lei.
Sono stata
terribilmente ingiusta, ma non sapevo davvero con chi sfogarmi e
lei...” ma le
fu impossibile continuare.
La signora Weasley fu
profondamente toccata dalle lacrime di Angelina. Senza pensarci oltre,
le si
avvicinò e l’abbracciò. Prese ad
accarezzarle dolcemente la schiena per
calmarla e a lisciarle i lunghi capelli. “Su, piccola
mia...” le sussurrò
amorevole. “Adesso basta piangere... Non vorrai mica che
George ti senta! Quel
testone sarebbe persino capace di dare la colpa a me!”
L’ultimo commento
riuscì a
strappare un sorriso ad Angelina. Si staccò dalla donna e si
asciugò le
lacrime, provando a tornare calma. “Mi scusi.”
Disse, ancora con la voce
tremante. “Probabilmente penserà che sono
pazza.”
La signora Weasley rise
divertita. “Oh, Angelina! Io ho cresciuto una famiglia di
pazzi! Che differenza
vuoi che faccia uno in più?”
Anche la ragazza proruppe in
una piccola risata.
“E poi, vuoi sapere
davvero
cosa penso?”
Angelina annuì.
“Penso che tu sia stata
molto
coraggiosa a parlarne con me. Non è una cosa facile da
dire.”
“Lo so.”
Confessò Angelina.
“Ma adesso cosa faccio?”
La signora Weasley le sorrise
e le accarezzò dolcemente il viso. “Lascia che ti
dica una cosa, Angelina. Fred
e George erano praticamente identici in molte cose:
l’aspetto, la propensione
agli scherzi, il fiuto per gli affari, il disprezzo per le regole... Ma
erano
anche diversi in molte, moltissime altre cose. Devi solo capire quale
delle due
cose è più importante per te. Se quella che li
rendeva simili oppure quella che
li distingueva. Trovata la risposta, avrai la soluzione che
cerchi.”
Angelina si prese qualche
istante per analizzare bene il suggerimento della donna e le sorrise.
“Ci
proverò, signora Weasley, la ringrazio molto.” E,
di slancio, l’abbracciò.
La donna rispose
all’abbraccio, stringendola forte a sé.
“Ora va, però.” Le sussurrò
in un
orecchio. “Altrimenti penseranno che ti abbia rapito
qualcuno.”
Angelina rise e si
staccò
delicatamente da lei. “Forse ha ragione... Però
prima...” si allontanò dalla
donna e si tirò su le maniche del maglione scuro che
indossava, avvicinandosi
al tavolo, ancora pieno di piatti e stoviglie. “...dobbiamo
ancora sistemare
qui, no?”
Si,
si, lo so, sono imperdonabile! Dopo sette mesi aggiorno di nuovo! Che
vergogna!
Vi prego davvero di volermi scusare e prometto che finirò la
storia il più
presto possibile...mi ci metterò davvero
d’impegno! Un enorme ringraziamento a
tutti coloro che hanno recensito e che continuano instancabilmente a
darmi
suggerimenti... Non avete idea di quanto mi siano preziosi! Un bacio e
A
PRESTO!
|
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Capitolo 9 *** Problems ***
9. PROBLEMS
Mano
nella mano, George e
Angelina camminavano tranquillamente per Diagon Alley, sbirciando di
tanto in
tanto le vetrine illuminate che mettevano in mostra gli ultimi prodotti
in
saldo. Angelina si avvicinò ad uno dei numerosi negozi che
vendevano articoli
per animali.
“Ehi,
George!” Esordì
allegra. “Guarda che bello questo cappottino! Che ne pensi se
lo comprassi ad
Algy?”
George
si avvicinò prudente
e, dopo aver esaminato con attenzione l’articolo in
questione, fissò Angelina
allarmato.
“Stai
scherzando, vero?”
La
sua ragazza gli rivolse
un’occhiata offesa. “No, George, sono
serissima...”
George
si voltò nuovamente
verso la vetrina e poi guardò il tenero cucciolo che
scodinzolava accanto ai
suoi piedi ed ebbe un’idea. Sorrise e prese in braccio il
cane, mostrandogli il
cappottino che tanto piaceva ad Angelina. “Allora, Algy, che
ne pensi di
quello?”
Quasi
come se avesse compreso
la domanda di George, il cucciolo guaì, rannicchiandosi su
se stesso e facendo
scoppiare a ridere George.
Angelina
sbuffò irritata. “Ma
quanto siete spiritosi!” Rispose piccata, allontanandosi
dalla vetrina e
riprendendo a camminare lungo la via principale. George, ancora
ridendo,
accarezzò piano il cucciolo, ancora stretto tra le sue
braccia e, velocemente,
la seguì.
“Dai,
Angelina, non fare
l’offesa...” Le disse, cercando, senza riuscirci,
di tornare serio.
Angelina
lo ignorò,
accelerando il passo. George la raggiunse in due falcate e si
posizionò al suo
fianco, un sorrisetto divertito ancora aleggiava sul suo viso.
“Non
mi va che vi coalizziate
contro di me.” Borbottò Angelina scocciata.
“Non è giusto, lui è il mio
cane e tu sei il mio
ragazzo. Si presuppone che dobbiate
essere dalla mia parte.”
George
si schiarì la gola,
provando a mascherare il suo divertimento. “Hai
ragione.”
Angelina
lo guardò
sospettosa. “E non penso sia giusto prendermi in
giro.”
“Hai
ragione.”
“E
soprattutto...”
“Hai
ragione.”
Angelina
si fermò e si voltò
verso George. “Ma se non mi hai lasciato nemmeno finire di
parlare...”
George
fece spallucce. “Però
so che hai ragione.”
“Ma
davvero?”
“Certo.
Tu hai sempre
ragione.”
La
ragazza scosse la testa
esasperata. “Va bene, lasciamo perdere, è inutile
discutere con un ruffiano
come te.”
George
scoppiò a ridere e
l’abbracciò di slancio. “Hai sentito
Algy? La padrona ci perdona, non sei
contento?”
Angelina
gli diede un
schiaffetto sulla nuca. “Odio quando fai lo spiritoso, lo
sai?”
George
si staccò da lei e
mise su un tipico sorrisetto di marca Weasley. “Bugiarda, tu
mi adori quando
faccio lo spiritoso.”
“Oh,
davvero?”
Il
ragazzo annuì convinto.
“Se odiassi le persone spiritose, di certo non staresti con
me.”
Angelina
assunse
un’espressione improvvisamente seria. “Ottima
osservazione, Weasley. Allora
credo proprio che dovremo rompere.”
George
la guardò allarmato,
ma alzò gli occhi al cielo quando vide il sorriso divertito
sulle labbra di
Angelina. “Ah ah ah, che ridere, mi sto
sbellicando.”
“Io
di sicuro, tu forse un
po’ meno, Weasley.” Lo prese in giro lei.
George
sospirò paziente e le
prese una mano. “Va bene, per questa volta ti perdono, donna,
ma non farlo mai
più.”
“Altrimenti?”
George
ignorò la domanda.
“Stasera ho in mente di fare una cosa importante. Ci
stai?”
Angelina
lo guardò
incuriosita. “Guarda che la tua famiglia l’ho
già conosciuta, scemo. E anche
tutti i tuoi fratelli, cognati e nipoti.”
“Non
parlo della mia
famiglia, ma di una vera e propria prova per vedere se possiamo davvero
stare
insieme.” Ribatté lui serio, guardandosi intorno.
Angelina
lo tirò per una
mano. “Che intendi? Una specie di prova del nove?”
George
annuì. “Esatto, dopo
questo test potrò essere sicuro di... Ah, eccolo!”
Esclamò alla vista di un
piccolo bar dall’altra parte della strada. “Su,
vieni!”
Angelina
fu praticamente
trascinata dal suo entusiasmo. Entrarono nel piccolo locale e George si
avvicinò a passo veloce verso il bancone, dopo aver mollato
la sua ragazza al
centro della saletta affollata di gente. Scambiò un paio di
battute col barman
e, dopo un paio di minuti, tornò con due bicchieri di carta.
Angelina
inarcò un
sopracciglio. “Quello cos’è?”
George
fece un sorriso a
trentadue denti. “La tua prova del nove.”
“Che
cosa succede se mi
rifiuto?”
George
sbuffò. “Non saprai
mai se siamo fatti l’uno per l’altra.”
“Cosa
che invece capire
bevendo questo... sinistro intruglio?” Domandò la
ragazza incerta.
“Esattamente.”
Angelina
incrociò le braccia
al petto e ci pensò su un istante. “Non credo che
lo farò, George.”
“Cosa?
Perchè no?”
Angelina
indicò il barista
con un cenno della testa. “Prima voglia sapere cosa ci ha
messo, l’ho visto
trafficare in modo sospetto.”
George
roteò gli occhi e le
mise uno dei bicchieri in mano, mentre intrecciò
l’altra mano della ragazza con
la sua. “Smettila, Sherlock, e andiamo, ok?”
Angelina
annuì appena e si
lasciò condurre fuori dal locale. Mentre riprendevano a
camminare, annusò il
bicchiere che George le aveva dato e arricciò il naso.
“È forte...” Si lagnò.
“Ha uno strano odore, che roba è?”
“Niente
di illegale, se è
questo che ti preoccupa.”
Angelina
sbuffò e George la
sentì borbottare qualcosa come “...Ci mancherebbe
altro...”
“Oh,
guarda, non dovevi
passare in libreria?” Le domandò, cercando di
distrarla.
Angelina
alzò lo sguardo e si
dimenticò per un attimo della bevanda sospetta.
“Oh, è vero! Chissà se il libro
che aspettavo è arrivato!”
George
scosse la testa
incredulo. “Non posso credere che qualcuno passi il suo tempo
libero chiuso in
una libreria. Adesso capisco come si sente Ron.”
Angelina
gli pizzicò il
braccio e lo precedette lungo il marciapiede, arrivando davanti al
negozio. “Allora?
Ti muovi o no?” Lo chiamò.
George
sospirò e sollevò il
cane, che tirava per andare dalla sua padrona. “Forse
è meglio che tu venga in
braccio. Non voglio che combini qualche guaio.”
Raggiunse
velocemente
Angelina e insieme entrarono in libreria. Angelina si diresse decisa
verso il
bancone. La commessa le sorrise e annuì ancora prima che
Angelina aprisse
bocca. “Sei fortunata, è
laggiù.” Le disse gentile, indicando uno degli
scaffali in fondo. “Appena arrivato.”
Angelina
lanciò uno sguardo
eccitato a George e gli sorrise. “Vieni.”
George
la seguì controvoglia.
“Eccolo!”
Esclamò felice
Angelina, quando si trovò davanti il libro che cercava.
“Guarda qui, George!”
Gli
mostrò la copertina scura
dove un uomo dallo sguardo serio e burbero li scrutava sospettoso.
“E questo
sarebbe il tuo Horatius Fletcher?” Studiò per un
istante la copertina. “Chissà
perché me lo immaginavo più giovane, potrebbe
quasi essere tuo padre.”
Angelina
lo fulminò con lo
sguardo. “Smettila di dire idiozie, George. Horatius
è il mio capo e questo è
un saggio che ha appena pubblicato sulle più innovative
tecniche di guarigione
per le persone colpite dal morbo di G...”
“Si,
si, come no...” La
interruppe George. “Ma come si fa a scrivere un libro su un
argomento così
noioso?”
Angelina
scosse la testa.
“Sei irrecuperabile.”
“Anche
se” George continuò
col suo sproloquio, “pensandoci bene, la cosa più
strana non è che qualcuno
abbia scritto su un tema del genere, ma che qualcun altro aspetti
settimane e
ribadisco settimane per
comprarlo.”
Angelina
alzò gli occhi al
cielo e, sovrappensiero, sorseggiò per la prima volta la
bevanda misteriosa che
George le aveva comprato.
Una
smorfia strana comparve
immediatamente sul suo volto. “Ma che roba
è?” Chiese, guardando George con la
fronte corrugata.
Il
ragazzo le sorrise.
“Buono, eh?”
Angelina
si passò la lingua
sulle labbra e assunse un’espressione pensierosa.
“Ancora non lo so, dammi un
paio di minuti.”
George
ridacchiò e fece un
cenno col capo. “Tutto il tempo che vuoi, però
sappi che sei parecchio più
avanti della maggior parte della mia famiglia.”
Angelina
inarcò un
sopracciglio, incredula. “Davvero?”
“Assolutamente.
Metà dei miei
fratelli dà di stomaco solo quando sentono
l’odore...”
La
ragazza sorrise e diede un
altro piccolo sorso, sotto lo sguardo orgoglioso di George.
“Ha un sapore...
particolare. All’inizio è dolce e poi...”
“Saporito
e piccante...”
Concluse George per lei.
Angelina
annuì, sorseggiando
ancora. “Va bene, non male, Weasley, te lo concedo.”
“Evvai!”
Fece George
soddisfatto, alzando le braccia al cielo in segno di trionfo.
“Ora, è
definitivo, Johnson, sei la donna perfetta per me.”
Angelina
sorrise e arrossì.
“Solo perché ho bevuto questa poltiglia?”
“Assolutamente
si. Te l’ho
già detto, trovare qualcuno a cui piaccia è una
specie di even...”
“George
Weasley!”
Angelina
s’interruppe a metà
frase e insieme al suo ragazzo si voltò verso la voce che
aveva appena gridato.
Una ragazza dai capelli corti e scuri si gettò senza tanti
complimenti tra le
braccia di George, facendo istintivamente inarcare un sopracciglio ad
Angelina.
George
scoppiò a ridere,
quando si rese conto di chi lo stava abbracciando.
“Bells!” Gridò allegro.
La
ragazza si staccò da lui e
gli baciò una guancia, mentre il ragazzo le scompigliava i
capelli. “Ma quando sei
tornata?”
Katie
Bell si passò una mano
tra i boccoli scuri e cercò di sistemarli come poteva.
“Odio quando mi spettini,
George.”
George
le sorrise beffardo.
“Lo so, è per questo che lo faccio.”
Katie
lo colpì forte al
braccio. “Sempre il solito idiota.”
“Allora?”
Riprese George.
“Quando sei tornata da Rio? E soprattutto perché
non ti sei fatta sentire?
Aveva paura che ti avessero rapita!”
Katie
lo guardò divertita.
“Oh si, ci speravi, vero?”
George
rise, mentre la sua
amica assumeva un’espressione imbronciata. Angelina, ancora
sorpresa, si
schiarì piano la gola, attirando così
l’attenzione dei due amici.
Katie
le rivolse un’occhiata
veloce per poi tornare a guardare George. Quando però
riconobbe la ragazza,
spalancò gli occhi e rimase senza parole.
“Angelina!” Esclamò, abbracciandola.
“Come stai? Sono anni che non ci vediamo!”
Angelina
ricambiò
l’abbraccio. “Bene, Katie, e tu?”
La
ragazza alzò le spalle e
sorrise. “Sempre uguale e poi...” Spostò
lo sguardo di nuovo su George e si
bloccò. “Ma...” Indicò i due
ragazzi. “... Voi siete qui... insieme?”
George
le sorrise. “Ti va una
pizza? Devo raccontarti un sacco di cose.”
“E
quindi adesso voi due...
siete... fidanzati?” Domandò Katie per la quarta
volta.
George
rise e passò un
braccio attorno alle spalle di Angelina, seduta accanto a lui al tavolo
di uno
dei pub di Diagon Alley. “Si, Bells, te l’ho
già detto.”
Katie,
ancora con la bocca
semiaperta, li scrutò per un attimo. “E da quanto
tempo state...”
Angelina
sorrise timidamente.
“Ci siamo rincontrati alla fine di novembre, ma stiamo
insieme da Capodanno.”
“Però...”
Osservò Katie
pungente. “Non avete perso tempo, eh?”
Il
sorriso di Angelina si
gelò all’istante. Perché aveva la
sensazione che Katie non approvasse? Perché
quel tono vagamente ostile?
George
la sentì irrigidirsi
tra le sue braccia e le accarezzò piano la schiena.
“Perché aspettare?” Chiese
alla sua amica. “Siamo usciti un paio di volte, ci siamo
divertiti, abbiamo
passato delle belle feste insieme e ci siamo messi insieme.”
Katie
annuì e sorseggiò piano
la sua Coca. “Certo, è solo che pensavo che...
bè, dopo la storia con Rachel,
non avevi detto che ci saresti andato piano? ‘Niente
più storie serie’ avevi
detto, o mi sbaglio?”
George
spalancò gli occhi,
scioccato. Katie si accorse del suo disagio e si pentì
all’istante della sua
uscita infelice. “Oh, non... non le avevi parlato di
Rachel?”
George
la fissò severo e
spostò lo sguardo su Angelina. Fu sorpreso di vedere che la
sua ragazza
sorrideva.
“Certo
che ne abbiamo
parlato.” Mentì la ragazza, guardando George.
“Però, abbiamo deciso che non era
importante per noi.” George notò che, le sue
guance, rosse per la frottola che
stava raccontando, passavano tranquillamente per guance arrossate
dall’imbarazzo
e dalla timidezza e anzi rendevano la bugia persino più
credibile.
“Ah.”
Disse Katie quasi
infastidita.
George
inarcò un
sopracciglio. “Che c’è, Bells?”
Katie
gli sorrise e scosse la
testa. “Niente, George... Scusatemi sono solo...
sorpresa.” Fece una pausa e
guardò Angelina, abbozzando un sorriso. “Parto che
è disperato perché la sua
ragazza l’ha mollato e quando torno... puff... addio
Rachel!”
Angelina
le fece un sorriso
poco convincente. Si passò una mano tra i capelli scuri e si
alzò dal tavolo.
“Scusatemi, vado un attimo in bagno.”
Katie
le rivolse un sorriso fin
troppo comprensivo, mentre George annuì appena, gli occhi
ancora fissi sulla
sua amica.
Che
cosa era preso a Katie?
Perché il modo in cui si era rivolta ad Angelina sprizzava
vetriolo da tutti i
pori? Insomma, non era da Katie! La piccola e petulante Katie Bell non
si era
mai comportata così, nemmeno quando aveva trovato le sue
fidanzate irritanti ed
antipatiche... E allora perché con Angelina, la stessa
Angelina con cui aveva
studiato, giocato a Quidditch e preso in giro Baston, era stata
così... così...
beh, la parola giusta era acida.
Quando
Angelina fu abbastanza
lontana, George la fissò duramente. “Che diavolo
ti prende?”
Katie
gli restituì lo
sguardo. “Ti ho già detto che non ho niente,
George.”
George
inarcò scetticamente
un sopracciglio e indicò il bagno. “E ti sembra
questo il modo di comportarti?”
“Perché,
che avrei fatto?”
Chiese la ragazza sulla difensiva.
“Che
hai fatto? Ma ti sembra
normale che io ti presento la mia ragazza e tu gli parli della mia ex?
Non
credi di essere stata un tantino fuori luogo, Katie?”
Katie
notò all’istante l’abbandono
del diminutivo. Capì che George era davvero arrabbiato, ma
lei fece finta di
nulla. “No, non credo, George. Cercavo solo di fare
conversazione con la tua
nuova... ragazza.”
Concluse con una
lieve punta di acidità.
“E
perché sembra che tu
voglia staccarle la testa da un momento all’altro?”
Katie
alzò le spalle. “Io non
me ne sono accorta, forse stai diventando paranoico.”
“Ma
davvero?” Le chiese
George a denti stretti.
La
discussione fu interrotta
dall’arrivo di Angelina. “Eccomi qui.”
Disse, tornando a sedersi. “Che mi sono
persa?”
George
e Katie si scambiarono
un’occhiata ostile.
Angelina
si accasciò sulla
sedia e guardò Gladys dare ordini ad un paio di nuovi
arrivati. Quando quelli
sparirono lungo il corridoio, la donna si avvicinò ad
Angelina e le sorrise
rassicurante.
“Sono
sicura che è stata una
tua impressione, tesoro.”
Angelina
la guardò scettica.
“Io non credo, Gladys. Avresti dovuto vedere lo sguardo che
si sono scambiati quando
ci siamo salutati. George era nero.”
Gladys
si sedette di fronte
alla ragazza. “Forse era solo stanco.”
Angelina
sospirò. “No,
Gladys, era felice di rivederla in libreria. Si sono praticamente
saltati
addosso... No, ha cambiato atteggiamento solo dopo, quando siamo andati
a
mangiare.”
“Va
bene, ma da cosa hai
dedotto che questa Katie ce l’avesse con te?”
La
ragazza scosse la testa.
“Non lo so, dal modo in cui mi parlava. Appena ne ha avuto
l’occasione, ha
tirato fuori la ex fidanzata di George.” Fece una pausa e
guardò l’infermiera.
“Avresti dovuto vederlo, non credo di averlo mai visto
così seccato.”
“Infermiera
Crane, sono
pronti quei risultati urgenti?” Domandò la voce
fastidiosa e sprezzante di
Violet, appoggiata al bancone. “Il dottor Fletcher le ha
detto che avevano la
massima priorità, mi pare.”
Gladys
lanciò una veloce e
scocciata occhiata verso la ragazza e si alzò controvoglia
dalla sedia. Si
avvicinò ad uno degli schedari e prese a frugarci dentro.
“Forse era gelosa,
Angelina, non c’hai pensato?”
Angelina
la guardò incredula.
“Impossibile.”
“E
perché?”
“Perché
sono amici da una
vita. È impossibile, ti dico.”
Gladys
chiuse lo schedario e
si avvicinò a una delle ingombre scrivanie lì
accanto. “Ma dove diavolo
saranno?” Borbottò, cominciando a aprire tutte le
cartelline.
Violet
sbuffò impaziente. “Ne
ha ancora per molto?”
Gladys
la ignorò bellamente.
“Comunque non detto che non sia innamorata di lui. Non mi
raccontavi proprio
l’altro giorno di quei tuoi amici che a scuola non facevano
altro che litigare
e invece adesso stanno insieme?”
Angelina
sorrise. “Ma Ron e
Hermione sono un caso a parte. E poi loro si amavano dal terzo anno, o
forse
anche prima.” Scosse la testa. “No, no. Katie e
George sono tutta un’altra
storia.”
“Bè,
ma se è stata maleducata
con te, una ragione ci sarà pure, no? Mica è
pazza? Prima è felice di vederti e
ti abbraccia, poi quando scopre che stai con George diventa gelida
tutto d’un
tratto.”
Violet
si schiarì la gola. Le
due donne la guardarono sorprese. “Non vorrei intromettermi,
ma il problema mi
apre abbastanza evidente.”
Gladys
sospirò sollevata,
quando finalmente trovò i risultati scomparsi.
Tornò al bancone e li porse a
Violet. “Grazie, ma non abbiamo bisogno dei tuoi...”
”Che vuoi dire?” Domandò Angelina
curiosa.
Violet
lanciò un’occhiata
vittoriosa a Gladys e guardò sorridente Angelina.
“Mi sembra ovvio che l’amica
del tuo ragazzo non è gelosa.”
“Ah
no?” Chiesero insieme
Angelina e Gladys.
Violet
alzò gli occhi al
cielo. “No, santo cielo. Cosa ti ha detto il tuo ragazzo? Si
è mai comportata
così con le altre ragazze che ha avuto?”
Angelina
aggrottò la fronte.
“No, mai.”
Violet
sorrise. “E quindi hai
la tua risposta, Johnson.”
Gladys
assunse un’espressione
confusa. “Senti, vuoi spiegare anche noi la conclusione alla
quale la tua
brillantissima mente è già arrivata oppure
rimaniamo qui tutto il giorno?”
Violet
le fissò entrambe con
aria di superiorità. “E pensare che Fletcher ti
tiene così in considerazione,
Johnson. A questo punto mi viene da chiederti se non ti
sopravvaluti...”
Angelina
incrociò le braccia
al petto in attesa di una risposta.
Violet
sospirò. “Mi sembra
chiaro che questa ragazza ha paura che il suo miglior amico possa
essere
ferito.”
“Ferito?”
Domandò Angelina.
“Io ferire George?”
Violet
alzò le spalle.
“Johnson, io non conosco né il tuo ragazzo,
né te, per mia grande fortuna.”
Angelina alzò gli occhi al cielo, ma rimase in silenzio.
“Però se questa
ragazza, che un tempo mi pare di capire fosse anche tua amica, ora ti
odia,
deve avere delle ragioni che tu non conosci. Forse ha sentito parlare
di un ex
ragazzo sedotto e abbandonato e ora teme che tu possa distruggere il
piccolo e
fragile cuoricino del suo amichetto.”
Gladys
sbuffò. “Sciocchezze.
Angelina è una ragazza seria e non farebbe mai una cosa del
genere.”
Violet
prese la cartellina
gialla posata accanto alle sue mani e alzò le spalle.
“Io vi ho dato un
suggerimento... Ora sta a voi fidarvi o meno, a me non importa
granché.” E dopo
un cenno del capo all’indirizzo di Angelina,
imboccò di nuovo il corridoio e
sparì dalla loro visuale.
“Piccola
piantagrane...”
Sibilò Gladys a denti stretti. “Non darle ascolto,
tesoro, è solo gelosa.”
Angelina
aggrottò la fronte,
continuando a fissare il punto da cui era scomparsa Violet.
“Non lo so, Gladys,
forse ha ragione lei...”
L’infermiera
le si sedette di
nuovo di fronte. “Cioè che tu fai soffrire i
ragazzi?” Chiese con un tono che
trasudava scetticismo.
Angelina
scosse la testa.
“No, non quella parte. Ma forse Katie ha davvero paura per
George, dopotutto
sono molto amici e lei potrebbe essere preoccupata per lui...”
“Ma
per quale motivo? Da dove
le viene questa convinzione?”
Angelina
scosse la testa.
“Non ne ho idea, ma ho tutte le intenzioni di scoprirlo. Mi
dispiacerebbe se
Katie e George litigassero per causa mia.”
“Angie,
lo vuoi un
consiglio?” Le domandò premurosa la donna.
Angelina annuì. “Lascia perdere
questa storia. Lascia che sia George a vedersela con la sua amica. Tu
pensa
solo a divertirti con questo straordinario ragazzo che ti ha restituito
il
sorriso dopo tutto questo tempo.”
“Ma...”
“Tesoro,
la vita è già
abbastanza complicata da sola. Non cercare di peggiorarla con sciocchi
problemi, d’accordo?”
Angelina
sospirò e annuì
piano, ancora poco convinta. “Ci
proverò.”
Gladys
sorrise. “Brava la mia
Angelina. E ora torna al lavoro, altrimenti Violet ti
soffierà tutti i pazienti
del reparto.”
Eccomi
di nuovo!! Lo so, sono imperdonabile, ma in questi mesi ho avuto
veramente un
terribile blocco... Comunque state tranquilli, la storia non
rimarrà incompleta...
Gli ultimi capitoli sono da ultimare ma ci siamo quasi, non manca molto
alla
fine, un paio di capitolo al massimo! Ora passiamo ai ringraziamenti,
visto che
sono rimasta un po’ indietro e non mi piace lasciare le
vostre meravigliose
recensioni senza risposta!
Per
coloro che hanno recensito il capitolo 8:
hermy101:
sono assolutamente d’accordo con te... anche io avrei
preferito che morisse
qualcun altro, ma perchè proprio Fred?
ç_ç
E’ stata una vera crudeltà!! A questo
punto era meglio Percy, visto come
si è comportato negli ultimi 3 libri!! Comunque grazie mille
per i complimenti
e spero che anche questo capitolo ti piacerà!! Un bacio!!
Lil:
hai visto che finalmente ce l’ho fatta ad aggiornare? So
benissimo quanto possa
essere fastidioso aspettare così tanto, ma mi sarebbe
dispiaciuto molto
scrivere qualcosa che non mi piaceva e non mi soddisfaceva... Spero che
questo
nuovo capitolo ti piaccia come gli altri!!
E
per il capitolo 7:
Vale
Lovegood: se scopri dove comprare un ragazzo così me lo fai
sapere? Perché
anche io sono piuttosto avvilita al riguardo... Comunque voglio
avvertirti che
i nostri due piccioncini dovranno affrontare qualche grana (in questo
capitolo
sono già iniziate, se hai notato), ma prometto che non
soffriranno a lungo!!
Excel
sana: grazie per le rassicurazioni, avevo proprio paura che lo scorso
capitolo
fosse troppo... da diabete, però volevo che George e
Angelina avessero il loro
momento super romantico... E grazie a te per i complimenti, la fiducia
e
soprattutto la pazienza!!
HarryEly:
che onore ricevere complimenti del genere da te! Adoro le tue storie e
sono una
fan sfegatata della tua storia sui Fondatori di Hogwarts, assolutamente
MERAVIGLIOSA!! Non credo di essere brava come te, ma sono felicissima
che tu
segua la mia storia!!
Sandy85:
per te vale lo stesso di HarryEly... sono onorata che una scrittrice
brava come
te abbia trovato pazienza e soprattutto CORAGGIO per leggere questa mia
storiella... I tuoi consigli, come anche quelli di tutti gli altri,
sono ben
accetti e io sono ben consapevole di avere ancora molto da imparare, ma
sappi
che ce la sto mettendo tutta... Mi auguro che continuerai a seguire la
mia
storia e a darmi preziosi consigli... C’è sempre
da imparare da quelli più
bravi!! Grazie ancora e a presto!!
Lilla4eve:
grazie mille per i complimenti e scusami per il ritardo mostruoso...
anche io
come te sono abbastanza cinica e le scene troppo romantiche non mi
piacciono
molto, perciò spero di non aver esagerato troppo nello
scorso capitolo... come
ho già detto, volevo che George e Angelina avessero il loro
momento speciale!!
Cy17_love:
grazie mille per i fantastici complimenti, sono contentissima che ti
sia
piaciuto e spero che, nonostante i miei aggiornamenti a dir poco
vergognosi,
continuerai a seguire la mia storiella!!
GraceWolf90:
ti ringrazio moltissimo per i tuoi complimenti e spero tanto che
continuerai a
seguirmi!!!
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Capitolo 10 *** A Terrible Doubt ***
10. A TERRIBLE DOUBT
George si passò una mano
sulla fronte, asciugandosi il sudore. Sbuffò stanco e si
guardò intorno, tra
l’infinità di scatoloni ammonticchiati in ogni
angolo nel negozio. “Ron!”
Chiamò forte. “Dove diavolo hai messo la merce
che...”
“Cosa?” Gridò
la voce di Ron
dal magazzino. “Parla più forte, non sento
niente!”
George prese un bel respiro e
si avvicinò alla porta che scendeva nel seminterrato.
“La merce che sei andato
a prendere stamattina alla Tana! Dove diavolo l’hai
messa?”
“Non è insieme
all’altra
roba?”
George alzò gli occhi al
cielo. “No, Ron, altrimenti non te l’avrei chiesto,
no?”
Silenzio. George si
appoggiò
allo stipite della porta, sospirando rassegnato.
“Aspetta, forse
l’ho portata
qui sotto e... AAAAAH!”
George sobbalzò
spaventato
quando all’urlo di Ron, seguì un fracasso
infernale di scatole rovesciate e
cocci che di frantumavano. Allarmato, scese i primi gradini, ma non
poté
proseguire oltre visto che la scala e tutto il magazzino erano
completamente
occupati da... bè, da qualunque cosa Ron avesse fatto cadere.
“Ron? Stai bene? Dove
sei?”
Una mano spuntò da un
mucchietto di scatoloni, subito seguito da un ciuffetto di capelli
rossi e dal
viso di suo fratello. “Tutto okay, George,
tranquillo.”
George scosse la testa, scendendo
gli ultimi gradini, e provando a farsi strada per arrivare da Ron. Lo
aiutò ad
alzarsi e poi controllò che stesse davvero bene.
“Niente di rotto, allora?”
Domandò premuroso.
Ron gli sorrise. “Te
l’ho
detto, sto bene.”
George annuì.
“Va bene, ora
però sarà meglio che tu vada a casa,
eh?”
“Cosa? E
perché?” Chiese Ron,
spalancando gli occhi.
“Perché hai
già fatto
abbastanza danni, qui, e poi...” Lo afferrò per il
gomito e un lamento
involontario sfuggì dalle labbra di Ron. “... devi
andare a farti controllare
quel braccio.”
“George, ti ho detto che
non
è niente...”
”Non me ne importa un accidente. Sai che mi fa Hermione se
scopre che ti sei
fatto male e io ho fatto finta di niente? Mi stacca la testa, Ron,
quindi ora
fili a casa e fai qualcosa per il braccio.”
“Ma...”
Provò Ron, ma George
lo zittì con un’occhiata. Ron annuì e
gli sorrise grato.
“Forza, vattene a
casa.” Fece
burbero suo fratello.
Ron si avvicinò alla
scala e
salì i primi gradini, George lo seguì, lanciando
un’occhiata al magazzino
devastato. Scosse la spalle. Avrebbe riordinato più tardi.
“Allora, a
domani.” Lo salutò
allegro Ron, infilandosi il cappotto.
George si accostò al
bancone,
le spalle rivolte alla porta d’ingresso. “Ci puoi
contare.”
Ron rise e aprì la
porta,
facendo tintinnare il campanello che c’era sopra.
“Ciao, George.” Disse,
ignorando il tono del fratello. “E cerca di non lavorare
tro... Oh, ciao
Bells!”
George si voltò verso la
porta: Katie Bell stava abbracciando Ron fuori dal suo negozio.
Voltò di nuovo le spalle
e
continuò a controllare la lista dei nuovi prodotti che erano
arrivati. Il
campanello trillò ancora una volta, ma lui fece finta di
nulla. Sentì Katie
sospirare piano. “Possiamo parlare?”
Domandò la ragazza con un fil di voce.
George spuntò una delle
voci
sul foglio con la piuma e alzò lo sguardo verso gli scaffali
più in alto,
facendo finta di cercare qualcosa. “Sono molto impegnato,
Katie.”
Katie fece qualche passo e si
fermò accanto a lui. “George...”
Sussurrò triste. “Per favore. Ho bisogno di
parlarti. Devo spiegarti.”
George abbassò gli occhi
sul
bancone e posò la cartella che aveva in mano. “Ti
sei spiegata benissimo ieri
sera, Katie. Non credo ci sia altro da aggiungere.”
“Io credo di
si.” Ribatté la
ragazza, facendo un altro passo verso il suo amico.
George inarcò un
sopracciglio
e le lanciò un’occhiataccia. “Hai
dimenticato qualche altro insulto da fare ad
Angelina?”
Katie serrò le labbra,
guardandolo dura. “Adesso sei ingiusto.”
George sbatté la
cartellina
sul bancone, facendo sobbalzare Katie, e si voltò arrabbiato
verso di lei. “Ah,
io sarei ingiusto? Adesso sono io il cattivo della
situazione?”
“George, per
favore…”
“No, Katie, fammi tu un
favore! Perché non prendi il tuo bel faccino e le tue scuse
e le porti fuori
dal mio negozio?” George si diresse verso la porta e la
spalancò. “Voglio che
tu te ne vada da qui.” Sentenziò deciso, tenendola
aperta.
Katie inghiottì il
groppo che
si era formato nella sua gola, cercando di non piangere.
“George, ti prego…”
Implorò.
George la fissò
impassibile.
Katie annuì piano,
avvicinandosi alla porta. Gli passò davanti, bloccandosi
proprio sulla soglia.
“Non intendevo ferirti. Scusati con Angelina da parte
mia.”
George non disse nulla. Si
limitò ad osservarla andare via, col cuore distrutto.
“Allora, come vanno gli
affari, George?”
George abbozzò un
sorriso in
direzione del barman. “Tutto bene, Zach. Oggi è
giorno di inventario.”
”Mmm… noia al quadrato.”
Borbottò mentre serviva un Firewhiskey doppio ad un
uomo seduto lì accanto. “Che cosa ti
porto?”
George squadrò
attentamente
l’uomo trangugiare tutto d’un fiato
l’invitante liquido ambrato e sospirò
afflitto. “Una Burrobirra, andrà
benissimo.”
Zach sorrise, afferrando una
bottiglia da sotto il bancone. “Eccoti servito.”
George lo ringraziò e si
alzò
dal bancone, diretto ad uno dei tavoli più appartati. Non
aveva voglia di stare
in mezzo alla confusione quel giorno. Non era per niente
dell’umore adatto.
Si bloccò contrariato
quando
vide che il suo tavolo preferito era occupato. Un ulteriore passo gli
permise
di riconoscere Katie, seduta triste e avvilita, un bicchiere di
Acquaviola
stretta tra le mani.
Sospirò piano tra
sé e le si
avvicinò. “Posso?” chiese gentilmente,
attirando la sua attenzione.
Katie sobbalzò
spaventata e
lo fissò con gli occhi sgranati. Spostò lo
sguardo sul divanetto davanti a lei,
poi di nuovo su George. Annuì.
“Grazie.”
Katie prese a mordersi le
labbra, impacciata. Abbassò lo sguardo sul suo bicchiere e
rimase in silenzio,
in attesa che George dicesse qualcosa.
Il ragazzo, imbarazzato
quanto lei, si schiarì un paio di volte la voce e
sorseggiò la Burrobirra. Poi
sbuffò piano e prese coraggio. “Non è
mai successo tra noi.”
Katie alzò timorosa lo
sguardo e fissò gli occhi castani del suo migliore amico.
“L’imbarazzo.”
Le sorrise
appena. “Siamo sempre stati schietti tra noi. Non ci siamo
mai fatti problemi a
parlare chiaro.”
“Bè, a quanto
pare, le cose
cambiano.” Sussurrò lei. “Forse a te non
sta più bene che io sia sincera.” Gli
disse pungente.
George incassò il colpo,
senza reagire. Al contrario, sorrise alla sua vecchia amica e
alzò le mani in
segno di resa. “Touché.”
Katie abbozzò un
sorriso,
mentre la tensione fra loro svaniva, mentre tornavano ad essere i
vecchi George
e Katie, gli inseparabili compagni di malefatte.
“Mi dispiace,
Bells.” Ammise
George pentito. “Non avrei dovuto cacciarti a quel modo dal
negozio. È stato
molto maleducato.”
Katie scosse le spalle.
“Scuse accettate. E a me dispiace di essere stata
così sgradevole con Angelina,
ieri sera.”
George annuì soltanto.
Diede
un altro sorso alla bottiglia e la posò di nuovo sul tavolo.
“Si può sapere che
ti è preso?” Katie abbassò lo sguardo,
piena di sensi di colpa. “Quella non eri
tu. Non era la mia Bells.”
“Scusami davvero, George,
non
so cosa mi sia preso.” Strinse forte il bicchiere tra le mani
e studiò
attentamente il liquido colorato al suo interno. “Mi sono
lasciata
trasportare.”
George alzò gli occhi al
cielo. “Trasportare da cosa, esattamente, Bells?”
Lo sguardo di Katie rimase
fisso sul tavolo. Era maledettamente difficile dire quello che doveva
dire e,
se avesse guardato gli occhi tristi e delusi di George, non ci sarebbe
mai
riuscita. “Ero preoccupata, George. Sono
preoccupata.”
George aggrottò la
fronte.
Adesso sì che era confuso. “Per cosa?”
Katie prese un bel respiro e
si fece coraggio, alzando finalmente lo sguardo. “Per te,
George.”
Il ragazzo inclinò
appena la
testa e scrutò attentamente l’espressione seria
della sua amica. “Io sto bene,
Katie. Sono felice, sono sereno…”
“E quando credi
durerà?
Quanto credi possa andare lontano questa
storia con Angelina?”
Lo sguardo di George si
indurì. Katie vide la sua mascella tendersi. “Non
lo so, Katie. E se vuoi
sapere se sposerò Angelina e se avremo tanti piccoli
Weasley, non lo so.” Fece
con tono distaccato. “E nemmeno lei lo sa. E non ci importa,
ad essere
sinceri.”
“Quindi è una
cosa senza
importanza?” Lo incalzò Katie.
George scosse la testa.
“Non
direi. Sarà la mia dama al matrimonio di Harry e
Ginny.”
Katie aggrottò le
sopracciglia, sorpresa. “Hai intenzione di presentarla alla
tua famiglia? Non
ti sembra di correre un po’ troppo?”
“A dir la
verità, la mia
famiglia la conosce già.”
“L’hai
già portata alla
Tana?”
George annuì.
“Si. Prima
di Natale.”
“Però.”
Katie abbassò di
nuovo lo sguardo sul tavolo. “Non avete perso
tempo.”
“Ti prego, Bells! Mi dici
che
hai?” Sbottò George innervosito. “Con
Rachel non mi comportavo bene perché non
l’avevo mai portata a casa, con Angelina non va bene
perché l’ho fatto!
Insomma, vuoi deciderti?”
“George, una via di mezzo
la
conosci? Non ti dico di far conoscere alla tua famiglia una ragazza il
giorno
prima del tuo matrimonio, ma portarla a casa dopo due ore che la
conosci, mi
sembra… allucinante!”
“Conosco Angelina da
anni,
Bells.”
Katie negò con
l’indice.
“Sbagliato, George. Tu… Noi
conoscevamo la vecchia Angelina, ma gli eventi di cinque anni fa hanno
cambiato
tutto.” Fece una pausa e guardò seria George.
“Hanno cambiato tutti.
Me, te, lei… Tutti. Nessuno è più
lo stesso da allora.”
“Lei si. Lei è
sempre la
stessa.”
“È
impossibile. Nessuno è riuscito
a dimenticare quello che è successo quella notte e nessuno
potrà mai. Angelina
non può essere la stessa ragazza che hai conosciuto a
scuola, che giocava con
noi a Quidditch, che…”
“…
è andata al Ballo del
Ceppo con Fred?” La interruppe George gelido.
Katie
s’irrigidì, ma annuì
piano. “Non dirmi che non c’hai pensato.”
“No.”
“George…”
“Oh, insomma, Bells! Che
vuoi
che ti dica?” S’infiammò lui.
“Che non stia lì a chiedermi se ogni volta che mi
sorride è davvero a me che rivolge quei sorrisi? Se quando
mi tiene la mano, in
realtà pensa al ragazzo che l’ha portata al ballo
della scuola? Se ogni bacio
appartiene davvero a me oppure vorrebbe avere mio fratello al posto
mio? Certo che me lo chiedo, dannazione!”
Katie si sentì
immediatamente
in colpa per aver sollevato l’argomento. Parlare di Fred era
sempre stato
difficile per lei come per tutto il resto del mondo, ma per George, il
coraggioso ragazzo morto combattendo contro i Mangiamorte, non era un
amico
qualunque o un compagno di classe come gli altri. Fred era suo
fratello, il suo
migliore amico, il suo gemello,
l’altra metà di sé stesso, la parte
mancante della sua anima. Fred era tutto.
“Mi dispiace, non avrei
dovuto parlarne…”
George scosse la testa.
“Credi che per me sia facile? Certo che non lo è,
Bells!”
“Lo so, George! Ma
mettiti
nei miei panni!” Si difese Katie disperata. “Vedere
il mio migliore amico
innamorarsi di qualcuno che non lo merita, di qualcuno che potrebbe
spezzargli
il cuore mi distrugge! E se dirti la verità, mettere fine
alla nostra amicizia,
allora così sia! Odiami, George, odiami con tutto te stesso,
ma ciò non mi
impedirà di aprirti gli occhi sull’errore
più grande della tua vita!”
Dopo la sparata di Katie,
George rimase in silenzio a fissarla, lo sguardo deluso ed amareggiato.
Ma la
verità, George lo capì solo in quel momento, era
che la delusione che provava
non era rivolta alla piccola Katie che si preoccupava solo per lui. No,
la
delusione, la rabbia erano per sé stesso, che fino a quel
momento si era
raccontato solo bugie, credendo e convincendosi di non provare paura o
timore
quando stava con Angelina.
Si era sempre detto che lei
stava con lui perché era davvero con lui che voleva stare, e
non con qualcun
altro.
La realtà, purtroppo,
è che,
in fondo all’anima, George aveva sempre temuto ciò
che adesso Katie gli aveva
sbattuto in faccia senza tanti giri di parole. Che Angelina volesse
Fred. E non
lui.
“George…”
Il tono di Katie
era stanco. “George, ti prego, dì
qualcosa.”
George sorrise amaro.
“Che
vuoi che ti dica, Bells? Che hai ragione?”
Gli occhi di Katie si
riempirono di nuovo di lacrime, proprio come era successo un paio di
ore prima
al negozio. Si sentiva uno schifo per aver detto certe cose a George,
ma lei
aveva il dovere di farlo. Meglio ora che dopo, quando le cose si
sarebbero
ulteriormente complicate.
“Mi dispiace, ma dovevo
dirtelo… Non voglio che tu…”
“Lo so, Bells.”
La interruppe
lui, il tono freddo e distaccato. “Lo so.”
Katie annuì appena.
“Che hai
intenzione di fare?”
George si alzò dal
tavolo.
“Ora devo tornare in negozio. Grazie della
chiacchierata.”
“Ma,
George…” Katie lo guardò
sorpresa. “Non puoi alzarti e…”
“Ci vediamo,
Bells.” Le disse
con un sorriso. Le baciò delicatamente i capelli scuri e si
avviò verso
l’uscita del bar.
Katie sospirò afflitta.
Sfiorò
piano la bottiglia di Burrobirra davanti a lei e scosse la testa.
George non ne aveva bevuto
nemmeno la metà.
“Inutile dire che ho
apprezzato la sorpresa, ma… devo preoccuparmi?”
Angelina gli lanciò un’occhiata
storta attraverso la porta della cucina. George si appoggiò
comodamente allo
schienale della poltrona in salotto. “Non posso fare una
visita alla mia
fidanzata senza che lei fiuti odore di bruciato? Sono molto offeso,
Jonhson.”
Angelina ridacchiò
dall’altra
stanza. “E anche molto permaloso, a quanto pare.”
La ragazza lo raggiunse in
salotto e si accomodò sul bracciolo della poltrona.
“Mi pare di aver detto che
sono felice. Mi chiedevo come mai abbia chiuso il negozio
così presto, quando
di solito devo trascinarti a forza fuori da lì.”
“Ah ah.” George
le lanciò
un’occhiata risentita. “Da quando sei
così divertente, Jonhson?”
Angelina sfoderò un
sorriso
smagliante. “È tutto merito della tua vicinanza,
Weasley. Te lo confesso.” Si
piegò piano verso di lui e lo baciò dolcemente.
George ne approfittò
subito.
Le passò un braccio attorno alla vita e se la
trascinò sopra, sorridendo contro
le sue labbra. “Ti lamenti ancora, adesso?”
Angelina si sistemò
meglio
sulle sue gambe e lo tirò per il maglione. “In
questo momento, lamentarmi è
l’ultima cosa che mi viene in mente.”
“Bene.”
Sussurrò George
compiaciuto.
“Bene.”
Ripeté Angelina
maliziosa. Gli accarezzò una guancia e sospirò.
“Dio, come sei bello. Adoro il
tuo viso.”
George si gelò a quelle
parole, poi tornò a baciarla appassionatamente, cercando di
non pensare. Non
voleva pensare a Katie, alla discussione avuta con lei, alle parole che
erano
volate, alle angosce che avevano suscitato, a quanto tristemente
avevano
concretizzato le paure più profonde che lui stava provando a
soffocare da mesi.
Strinse di più Angelina
e il
bacio si fece più rude, la lingua più esigente, i
movimenti più urgenti.
Angelina avvertì il suo improvviso cambiamento e
s’irrigidì tra le sue braccia.
“George…”
Sussurrò,
staccandosi da lui con espressione confusa. “Che ti
prende?”
George la fissò
stranito,
contrariato dall’improvviso distacco tra i loro corpi. Scosse
la testa.
“Niente. Non posso baciare la mia ragazza?”
Angelina aggrottò la
fronte,
accarezzandogli i capelli fiammanti. “Non è
questo. Sei… non so… sei strano
oggi. Che ti succede?” Abbozzò un
sorriso poco convinto. “Non sarà ancora per via di
Katie?”
George sbuffò scocciato
e,
dopo aver spostato gentilmente Angelina dalle sue gambe, si
alzò dalla
poltrona. “Non voglio parlare di Katie.”
Angelina lo fissò
preoccupata. “George, te l’ho detto, per me quello
che è successo ieri sera non
è un problema. Lei è la tua migliore amica e ha
paura che tu soffra, è
normale.”
George le sorrise amaro.
“Davvero credi che non sia un problema? Perché per
me lo è. Accidenti se lo è,
Angelina.”
La ragazza scosse la testa.
“Non credo di capire.”
“Si, hai ragione.
Probabilmente non capisci.”
Angelina si alzò dalla
poltrona, contrariata e lo guardò risentita.
Incrociò le braccia al petto.
“Okay, adesso dimmi che diavolo sta succedendo
perché davvero non sto capendo
più nulla.”
George evitò il suo
sguardo e
prese a camminare su e giù per tutta la stanza. Che cosa
stava facendo? Che
cosa aveva fatto? Lei non avrebbe dovuto saperlo, non sarebbe dovuta
venire a
conoscenza delle sue paure.
“George
Weasley.” Lo richiamò
lei con voce decisa. “Hai intenzione di parlarmi o vuoi
rimanere tutto il
pomeriggio a consumarmi il pavimento?”
George non diede cenno di
averla sentita. Si allontanò appena dal divano e da
Angelina, avvicinandosi al
piccolo tavolino scuro su cui si trovava il telefono. Accanto
all’apparecchio,
una foto ornata da una raffinata cornice argentata.
Lui e Angelina, alla pista di
pattinaggio.
Abbracciati, felici,
spensierati.
Innamorati?
George sfiorò
delicatamente
il volto della ragazza e sorrise triste.
Lui sicuramente si.
Non si era reso conto di
quando fosse accaduto, ma era successo. Lui si era innamorato di quella
strana
e indecifrabile ragazza. E ora stava per avere con lei la conversazione
peggiore del mondo. La conversazione da cui sarebbero dipese la vita
del suo
cuore e la sua sanità mentale.
“Cosa provi per me,
Angelina?” Chiese a bruciapelo.
La ragazza rimase spiazzata.
“Come?”
Finalmente George si
voltò a
guardarla. “Cosa senti per me? Cosa sono per te?”
Angelina mosse qualche passo
verso di lui. “George, ma che domande sono?”
“Ti prego di
rispondere.”
Lanciò un’ultima occhiata verso la foto e poi
tornò ad Angelina. “Ho bisogno di
sapere chi sono per te.”
E solo in quel momento
Angelina capì. E si sentì morire.
“E
quindi adesso voi due... siete... fidanzati?”
“Mi
sembra chiaro che questa ragazza ha paura che il
suo miglior amico possa essere ferito.”
“Forse
ha sentito parlare di un ex ragazzo sedotto e
abbandonato e ora teme che tu possa distruggere il piccolo e fragile
cuoricino
del suo amichetto.”
“Adoro
il tuo viso.”
“Ho
bisogno di sapere chi sono per te.”
Angelina deglutì a
fatica e
guardò George come non l’aveva mai guardato prima.
Come se, davanti a lei non
ci fosse il ragazzo che le aveva rubato il cuore e riportata alla vita,
ma un
ragazzo divertente e indisciplinato che tanti anni prima
l’aveva portata ad un
ballo.
Per la prima volta, Angelina guardava George e vedeva
Fred.
Si coprì la bocca con
una
mano, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
Come aveva fatto a non
notarlo prima?
Come aveva potuto ignorare
così la sofferenza di George, quando fino a poco tempo
prima, lei stessa si era
lasciata prendere dai dubbi sui suoi sentimenti?
George continuò a
guardarla
in silenzio, senza dire una parola, ma ogni secondo che passava, si
sentiva
sprofondare in un baratro senza fondo. Più il tempo passava,
più lui trovava
una risposta alle sue domande.
E questo lo uccideva.
Angelina chiusi gli occhi per
evitare che le lacrime sgorgassero e riordinò le idee.
Adesso doveva capire.
Adesso doveva fare chiarezza dentro di sé e trovare una
risposta ad una domanda
che la tormentava da settimane.
Adesso era giunto il momento.
“George.”
Esordì finalmente
con voce tremante.
Il ragazzo la fissò
attentamente.
“George.”
Ripeté. “Voglio che
tu sappia una cosa.” George annuì soltanto.
“Io tengo molto a te. Molto più di
quanto tu possa credere.”
George affilò lo
sguardo.
“Non è ciò che ti ho chiesto.”
“Lo so.”
Angelina prese fiato
e continuò. “Se vuoi sentirti dire che ti amo e
che credo che tu sia la mia
anima gemella, mi dispiace non posso accontentarti.”
Il ragazzo incassò il
colpo e
sorrise amaro. “Bene, ho avuto la mia risposta.”
Angelina fece un passo verso
di lui e gli afferrò il braccio, scuotendo la testa.
“Invece no! Adesso devi ascoltarmi
fino alla fine.”
“Non credo sia
necessario,
Angelina. Ti sei espressa piuttosto chiaramente.”
Cercò di divincolarsi
dalla
presa della ragazza, ma Angelina non cedette. “Ti prego,
George. Ti chiedo solo
cinque minuti, poi potrai fare quello che vuoi.”
George la guardò fisso
negli
occhi e, dopo averci riflettuto, annuì appena.
“Cinque minuti.”
Angelina fece un cenno del
capo. “Grazie.”
Deglutì il groppo che le
si
era formato in gola e cercò di riordinare le idee. Doveva
cercare di
rassicurare George, ma allo stesso tempo sentiva la
necessità di essere
assolutamente sincera con lui. “Ho sempre impedito a tutti di
infrangere la
barriera d’acciaio che mi sono costruita negli ultimi
anni… Volevo che nessuno
riuscisse più a farsi amare da me, volevo che tutti si
allontanassero da me. E
ci sono riuscita.” Alzò lo sguardo verso George.
“Per molte persone che
facevano parte della mia vita, adesso io sono un’estranea. E
la cosa mi stava
bene così, non mi importava. Io stavo bene, loro stavano
bene. Fine della
storia.”
“Cosa è
cambiato?” Chiese
George tenendo gli occhi fissi su di lei.
“Sei arrivato tu. Tu hai
reso
vani tutti i miei sforzi e la mia fatica.”
Il ragazzo rimase in
silenzio, in attesa che continuasse.
“E io ti odio per questo,
perché prima del tuo arrivo ero certa che non avrei
più sofferto, che mai più
sarei stata ferita come era successo in passato.”
“Da mio
fratello?” Domandò il
ragazzo pungente.
Angelina scosse la testa.
“Fred non c’entra in tutto questo.”
“Davvero?”
Chiese il ragazzo
con tono sarcastico. Era chiaro che non le credeva.
“Pensi davvero che sarei
rimasta con te tutto questo tempo se avessi continuato ad avere dei
dubbi?”
George inarcò un
sopracciglio. “Continuato? Quindi hai avuto dei
dubbi.”
La ragazza lo guardò
risentita. “Non sono un’idiota, George. Non usare
le mie parole contro di me.
Ti ho promesso che sarei stata sincera ed è quello che sto
facendo.”
“Quindi” George
ignorò
bellamente il suo ultimo commento “all’inizio tu
non credevi che tra noi ci
fosse qualcosa di reale.”
Angelina scosse il capo.
“Non
ho detto questo, ma sì, per un momento ho avuto paura che i
miei sentimenti per
te fossero una…”
“… Menzogna?
Bugia?
Messinscena?”
“…Imitazione
dell’affetto che
avevo per tuo fratello. E gradirei molto che mi lasciassi almeno
concludere una
frase senza inserire i tuoi commenti al vetriolo.”
George si staccò
improvvisamente da lei e alzò le braccia al cielo.
“Che diavolo vuoi che
faccia, Angelina?! In pratica mi stai dicendo che dall’inizio
della nostra
storia, tu hai sempre pensato non saremmo andati da nessuna parte!
Scusami se
sono turbato da questa rivelazione!”
”Non è giusto quello che mi stai facendo, George.
Io sono stata sempre
sincera.”
“Oh, hai
ragione!” George si
voltò di nuovo verso di lei e si posò una mano
sul cuore. “Che persona
disgustosa che sono! Perchè mai dovrei stare male quando tu
sei sempre stata
onesta?” La sguardo si scurì
all’improvviso. “Credimi, la tua
sincerità al
momento è l’ultima cosa di cui ho
bisogno.”
“Questo perché
sei solo un
ragazzino!” Gridò Angelina furiosa.
“Credi che per me sia stato facile? Credi
che non avrei voluto avere tutte le risposte in tasca ogni volta che mi
chiedevo cosa stavo a facendo a noi?”
“Sicuramente è
stato più
facile che sentirsi dire di essere una… com’era la
parola? Ah, si… imitazione
di mio fratello.”
Angelina spalancò la
bocca
indignata. “Io questo non l’ho mai detto, George. E
tu sei solo un egoista. Ti
credevo una persona completamente diversa.”
George non disse nulla. Si
limitò a fissarla ostile, prima di avvicinarsi al divano e
prendere il suo
cappotto. “A questo punto, credo che non ci sia altro da
dire.”
Angelina si scansò per
lasciarlo passare. Delusa tanto quanto lui dalle sue accuse.
“Un’ultima cosa.”
George si voltò verso di
lei.
“Sei davvero convinto che
sarei rimasta con te per tutto questo tempo se avessi anche solo
lontanamente
pensato ad un altro?”
La ragazza sollevò il
mento e
scrutò attentamente la sua espressione.
George deglutì a fatica
e, a
malincuore, annuì. “Si. Probabilmente
l’avresti fatto.”
Angelina lo imitò.
“Se
davvero ti fidi così tanto di me, quella è la
porta. Sei pregato di uscire da
casa mia.”
George
si diresse verso
l’uscita, indugiando un istante sulla soglia. “Mi
dispiace, ma credo di non
star uscendo solo dalla tua casa, Angelina.”
Ed
eccomi di nuovo a voi!! Ebbene si, sono viva e vegeta (più o
meno) e dopo mesi
di latitanza sono riuscita finalmente ad aggiornare… Non mi
scuserò più per il
ritardo perché tanto ormai sono senza speranza e voi lo
sapete bene… cercherò
solo di chiudere la storia il prima possibile visto che manca
pochissimo!
Sappiate solo che questo capitolo è stato scritto e
riscritto un’infinità di
volte prima di decidermi a pubblicarlo… E anche adesso non
sono del tutto
convinta. Vabbè speriamo che non vi faccia tanto schifo e
che continuiate a
seguirmi anche dopo questo scempio. Scusate, ma proprio non ne voleva
sapere di
uscire qualcosa di decente!
E
ora i ringraziamenti:
hermy101:
sono d’accordissimo con te! Avrebbe potuto morire qualcun
altro, ma Fred… non
credo che mi darò mai pace per questa scelta di J.K. sono
contenta che ti siano
piaciuti gli scorsi capitoli e spero che anche questo non ti deluda!
Grazie!
Lill:
grazie mille e scusami tantissimo per il ritardo. Spero che ti piaccia
anche
questo nuovo capitolo! Un bacio!
beba7:
ma quale odiarti??? Hai lasciato una recensione bellissima (mi sento
molto
onorata per la lunghezza da papiro!) e ti ringrazio veramente dal
profondo del
cuore per i complimenti! Spero che continuerai a seguirmi! Un abbraccio
grandissimo!
Bene,
e ora che ho terminato, ringrazio come sempre tutti quelli che
leggeranno
solamente e che dedicheranno anche un briciolo del loro tempo alla mia
storia.
A
presto (spero!)!
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