Our New Beginning

di Katie88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** New life ***
Capitolo 2: *** Old Life ***
Capitolo 3: *** Talkin' With My Friends ***
Capitolo 4: *** Birthday Party ***
Capitolo 5: *** Kiss Me ***
Capitolo 6: *** Merry Xmas ***
Capitolo 7: *** My Sun ***
Capitolo 8: *** Confession ***
Capitolo 9: *** Problems ***
Capitolo 10: *** A Terrible Doubt ***



Capitolo 1
*** New life ***


hjjh

Seconda ff che scrivo. E' ambientata 5 anni dopo il settimo libro e i due protagonisti sono George Weasley e Angelina Johnson e parla della nascita della loro storia d'amore. Spero che vi piaccia!! Un grazie speciale a plubuffy, Chiara Potter, Arya, cy17_love e 'Mione92(spero che trovi questa ff migliore della prima e grazie per il tuo parere). 

I personaggi utilizzati per le mie storie non appartengono a me, ma a JK Rowling


OUR NEW BEGINNING

                           1.New Life


Quella sera le vie di Londra erano sferzate da un forte vento gelido. Il cielo era ormai scuro, coperto da grossi nuvoloni neri e nell'aria si sentiva odore di neve.

Angelina si strinse ancora di più la sciarpa al collo e accelerò il passo. Non vedeva l'ora di arrivare a casa e sistemarsi vicino al camino.

Dieci minuti dopo, la ragazza risaliva finalmente il vialetto del suo appartamento nel quartiere residenziale di Londra.

"Ciao tesoro, fatto tardi anche stasera?". Angelina si voltò verso la persona che aveva parlato: la signora Rice, sua vicina di casa.

"Buonasera Rosemary, come sta?" le chiese la ragazza in tono gentile. Adorava quella cara vecchina: era premurosa, dolce e attenta. L'aveva aiutata in più di un'occasione da quando si era traferita e ormai la signora Rice considerava la ragazza come una nipote acquisita. Aveva un solo, piccolo difetto (se così si poteva definire)... Era leggermente impicciona e molto, molto chiacchierona! 'Speriamo solo che attacchi a parlare, altrimenti facciamo giorno' riflettè Angelina.

"Bene cara, grazie. Che problemi potrebbe avere un'anziana pensionata, a parte i soliti acciacchi? Sono solo preoccupata per te, bambina. In ospedale ti fanno lavorare troppo! Ma li trattano tutti così i tirocinanti? Che tempi! Secondo me il tuo capo approfitta della tua disponibilità... "

'Ci risiamo!  Adesso non la finiamo più...' pensò Angelina.

"... e sai una cosa Angie? Vorrei proprio dire due paroline ai tuoi superiori! Giusto per chiarire la situazione e far capire loro che anche voi siete esseri umani! Che ne diresti se domani mattina ti accompagnassi al lavoro? Così vedrei anche la clinica in cui lav..."

"Oh mi scusi signora Rice," Angelina interruppe bruscamente il lungo monologo nella quale si era lanciata la sua vicina, "...ma credo che mi stia squillando il telefono" e senza aggiungere altro, entrò di filato in casa e chiuse la porta alle sue spalle.

Una volta dentro, la ragazza accese la luce e si tolse il cappotto. appoggiandolo poi sul divano lì accanto. Sapeva benissimo di essere stata scortese con la signora Rice, ma cosa avrebbe potuto dirle? 'La clinica in cui lavoro? Ah si, è l'ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche! Lo conosce? E' la migliore struttura ospedaliera per maghi di tutta l'Inghilterra!'

Angelina rise, immaginadosi la faccia della sua vicina se avesse scoperto che lei era una strega. Anche se, doveva ammetterlo, non lo era più nel vero senso della parola. Ormai i suoi contatti col mondo magico si erano ridotti solo al suo posto di lavoro. Una volta fuori dal San Mungo, lei tornava ad essere la Babbana Angelina Jonhson. Una ragaazza come tutte le altre. Una ragazza senza poteri magici e senza bacchetta.

Era stata una decisione difficile: rompere definitavamente col suo mondo, quel mondo di cui aveva fatto parte per 19 lunghi anni, ma aveva dovuto farlo. Si, perchè Angelina, dopo la Battaglia di Hogwarts, aveva rifiutato del tutto (o quasi) la sua natura magica. Aveva interrotto i rapporti con i suoi amici e i suoi compagni di scuola e da ormai 5 anni non mettava piede nè a Diagon Alley, nè ad Hogsmeade.

Le uniche due cose che le ricordavano il suo passato da strega erano appunto il suo lavoro di Guaritrice (che amava moltissimo e che proprio non era riuscita a lasciare) e la sua migliore amica Alicia Spinnet, conosciuta ad Hogwarts ed ora impiegata del Ministero, nell'ufficio per la Cooperazione Magica.

A volte Angelina si chiedeva se avesse fatto bene a rinunciare a tutto questo. Ma quando ripensava a tutte le persone che erano morte, a Silente, al professor Lupin, a Tonks, al piccolo Colin Canon, a Fred... Non avrebbe mai potuto andare avanti come se niente fosse successo. Doveva dare un taglio netto. E così aveva fatto: si era cercata una casetta nella Londra Babbana, aveva chiuso i libri di incantesimi in un ripostiglio e si era comprata un sacco di quegli aggeggi Babbani di cui Hermione Granger parlava sempre a scuola.

Ed ora aveva una vita serena, con un bel lavoro, degli amici e dei vicini che le volevano bene. Una vita normale. Senza guerre magiche, senza Mangiamorte, senza altri morti.

Si, si disse, aveva fatto bene.

Si diresse verso il telefono per ascoltare i messaggi in segreteria. "Ci sono due nuovi messaggi" recitò l'apparecchio. "Primo messaggio: 'Ciao Angie, sono Alicia, ma che fine hai fatto? Chiamami appena torni a casa, così magari usciamo a bere qualcosa. Ciao!'. Secondo messaggio: 'Buonasera dott.ssa Johnson, chiamo dal San Mungo. Volevo informarla che il dott. Horatius Fletcher ha richiesto la sua presenza per un'operazione domani mattina alle ore 8. La prego quindi di arrivare in ospedale con un anticipo di almeno un'ora. Grazie e arrivederci.'

Angelina sbuffò. Anche il giorno seguente si sarebbe dovuta alzare all'alba. Diede un'occhiata al suo soggiorno. Era immerso nel caos totale. Avrebbe dovuto occuparsi un pò più della sua casa, ma come faceva con quegli orari? Guardò l'rologio: erano solo le 9... In fondo aveva ancora un paio d'ore prima di andare a letto. Poteva dedicarsi tranquillamente a qualche lavoretto domestico.

Poi d'un tratto si guardò allo specchio appeso proprio sopra il telefono e, senza pensarci oltre, si infilò di nuovo il cappotto, prese le chiavi e uscì di casa. Aveva voglia di camminare... Di prendere un pò d'aria... 

E poi avrebbe sempre potuto rimandare i lavori domestici a domani.



"Arrivederci e torni presto a trovarci". George salutò educatamente l'ultimo cliente e si avvicinò alla porta per apporvi il cartello CHIUSO. Poi tornò verso il bancone per contare l'incasso della giornata.

"Finalmente ti sei deciso a chiudere. Pensavo dovessimo rimanere fino a domani mattina". George sorrise e si voltò a guardare suo fratello minore che usciva dal magazzino.

"Ron, Ron, ma quando imparerai? In un negozio è il cliente che comanda! Quindi anche se impiega un'ora per scegliere un regalo, noi dobbiamo sempre aiutarlo ed essere al suo servizio".

"E' il cliente che comanda eh? Bè forse per te. Ma sappi che a casa mia è Hermione a comandare e scommetto che sarà già infuriata come una belva dato che sono le 8 e mezza e io dovevo passarla a prendere circa mezz'ora fa!" ribattè Ron asciutto.

"Povero Ronnie! Certo che Miss Prefetto Perfetto ti ha schiavizzato per bene eh?"

"Spiritoso. Senti allora io vado. Ci vediamo domani mattina. Buonanotte George!" e, prima che qualche altro contrattempo lo bloccasse, uscì velocemente dal negozio, nella fredda aria di Diagon Alley.

George cominciò a sistemare gli scaffali, quando fu distratto da qualcosa che picchiettava sulla vetrina. Aprì la porta d'ingresso ed una graziosa civetta beige entrò nel locale. Era Mia, il gufo di Ginny. L'animale lasciò cadere una busta sul bancone e filò via. George l'aprì e riconobbe la scrittura del suo quasi cognato:

                                                                            "Ron, ho bisogno d'aiuto! Domani è il compleanno di Ginny ed io non ho avuto il tempo per comprarle un regalo. Potresti passare in quella pasticceria vicino alla casa dei genitori di Herm e comprare una torta? Almeno così mi faccio perdonare (spero)!"   

Harry                                                                                                                          

P.s: la torta preferita di tua sorella è quella ai frutti di bosco.  

George scoppiò a ridere e rilesse la lettera, immaginandosi Harry mentre la scriveva in preda al panico. A volte il fidanzato di sua sorella gli faceva un pò pena... Poi però pensando alla faccia infuriata di Ginny, sentì un brivido lungo la schiena e senza attendere oltre, chiuse il negozio pronto a Smaterializzarsi verso la Londra Babbana.




Angelina era appena uscita da una pasticceria. Ora stringeva in mano un caffè fumante e un invitante dolcetto alla crema. Impegnata com'era a cercare un fazzoletto nella borsa, non si accorse del giovane che le veniva incontro correndo.

Succese tutto molto in fretta: prima era in piedi accanto all'entrata della pasticceria e un attimo dopo era a terra, sdraiata sul freddo marciapiede.

"Oh mi scusi signorina! Non l'avevo vista! Mi dispiace!" disse una voce di ragazzo. "Mi permetta di aiutarla, sono davvero desol... Angelina?"

La ragazza alzò lo sguardo, stupita. Conosceva quella voce. 

La conosceva molto bene.

"George?"



Ecco qua! Questo è il primo capitolo... ditemi cosa ne pensate! Un bacio!!

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Capitolo 2
*** Old Life ***


Old Life

2.Old Life


"Angelina?"

"George?"

"Si, sono io! Per Merlino Angelina, come stai?" le chiese abbracciandola. "Sono anni che non ci vediamo!"

"Ciao George," la ragazza rispose all'abbraccio leggermente sorpresa, "io sto bene e tu?"

Angelina non ci credeva! Non poteva crederci! Quante probabilità c'erano che una strega, in una citta grande come Londra (e a quell'ora tarda poi!), incontrasse un mago?

Se poi si pensava che questo mago non era altro che un suo vecchio compagno di scuola, le percentuali si dimezzavano ulteriormente.

Eppure eccola lì! In una fredda via londinese a parlare con George Weasley dopo 5 lunghi anni.

Ancora colta alla sprovvista, Angelina si soffermò un istante ad osservarlo, mentre George parlava.

Era cambiato molto, almeno esteriormente. Era più alto, aveva le spalle più larghe e robuste (forse continuava a giocare a Quidditch) e portava i capelli più lunghi di come ricordava. 

Mai suoi occhi...

Fortunatamente i suoi occhi non erano cambiati... Sempre così luminosi, così espressivi, così pieni di vita...

Angelina ebbe come una fitta al cuore... C'era solo un'altra persona che aveva quegli stessi occhi castani. O almeno c'era stata, tanto tempo prima...

"Angelina? Hey Angelina, mi stai ascoltando?"

La ragazza si riscosse immediatamente tornando alla realtà e cercando di ricacciare indietro le lacrime che, fino ad un attimo prima, premevano per uscire.

"Oh si scusami... Stavi dicendo, George?"

Il ragazzo sorrise teneramente. "Sempre con la testa fra le nuvole, eh Johnson? Comunque ti stavo invitando a prendere un caffè, così almeno ti risarcisco quello che ti ho fatto cadere" disse, accennando al bicchiere di carta che Angelina aveva in mano fino a 5 minuti prima e che ora era rovesciato a terra, "Ti va?"

"Certo che si, Weasley!"



Dieci minuti dopo Angelina e George erano seduti ad un tavolino della pasticceria, davanti ad un caffè fumante ed una cioccolata calda.

"Come mai la cioccolata? Non ti piace il caffè?" chiese la ragazza, cercando di fare conversazione.

"A dir la verità non molto" rispose George, cominciando a sorseggiare la sua bevanda. "Ma dimmi di te! Che fine hai fatto? Dove sei stata in questi 5 anni?"

Angelina esitò per un attimo. Aveva quasi paura a raccontare come aveva vissuto gli ultimi anni. Temeva un giudizio da parte di George: e se lui le avesse detto 'Brava Angelina, mentre noi contavamo i morti e combattevamo contro gli ultimi Mangiamorte, tu hai pensato bene di filartela, di abbandonarci e di continuare la tua bella vita facendo in modo che nulla ti sfiorasse!  Si, un comportamento molto maturo da parte tua!'

Strinse le mani intorno alla sua tazza di caffè, fissando la bevanda scura al suo interno e inspirò profondamente, come per farsi coraggio.

Evidentemente George si accorse del suo disagio perchè le si avvicinò un pò di più, per quanto il tavolo tra loro lo permettesse, e coprì le mani fredde della ragazza con le sue.

"Angelina tutto bene?" le chiese preoccupato. Angelina si decise finalmente ad alzare lo sguardo e a guardare il suo interlocutore.

Fu mentre fissava gli occhi castani di George che capì. 

Lui non l'avrebbe mai giudicata, lui non l'avrebbe mai accusata di essere stata una vigliacca o una codarda perchè anche lui sapeva cosa volesse dire soffrire e perdere le persone che si amano. Anche lui, come lei, aveva visto torture, uccisioni, tradimenti. Anche lui, come lei, aveva dovuto affrontare, 5 anni prima, le cose peggiori, maledettamente non adatte ai loro 19 anni. Anche lui, come lei, aveva perso Fred.

Sorrise a George, che ancora la guardava in ansia e iniziò a raccontare.

Gli raccontò del suo ultimo anno ad Hogwarts e di tutto quello che era successo dopo che i gemelli Weasley se n'erano andati a cavallo delle loro scope, inseguiti a distanza dalle urla della Umbridge; gli raccontò di quando la McGranitt la raggiunse in Sala Grande, qualche giorno dopo i suoi M.A.G.O, per dirle che, grazie ai suoi voti, era stata ammessa già come tirocinante presso il San Mungo e che lei stessa aveva provveduto a rassicurare il Consiglio d'Amministrazione dell'ospedale, ancora scettico, sulla serietà e sulla tenacia di Angelina.

"Mi raccomando signorina Jonhson, non mi faccia pentire delle mie parole e si impegni al massimo. Il lavoro di Medimaga non è semplice" disse Angelina, imitando alla perfezione la sua ex insegnante di Trasfigurazione, facendo scoppiare a ridere George.

Forse fu la sua risata, o forse dipese dal fatto che si sentiva più a suo agio, fatto sta che Angelina sentì il suo cuore scaldarsi e si sentì bene.

Per la prima volta, dopo anni, si sentiva bene.

Rinvigorita da questo nuovo benessere, continuò con la sua storia. Raccontò di quando aveva trovato casa a Diagon Alley e ci si era trasferita con Alicia, che nel frattempo aveva fatto domanda per entrare al Ministero; di quanto era duro il suo tirocinio e di come il suo responsabile, un certo Horatius Fletcher, fosse terribilmente severo ed intransigente.

Fece una pausa: ormai non poteva più tirarsi indietro. Era giunto il momento: prese nuovamente fiato e continuò. 

Ricordò la Battaglia di Hogwarts, glissando accuratamente su alcuni avvenimenti, e di come, alla fine della guerra, aveva abbandonato tutto e si era trasferita a Londra. Soltanto Alicia le era rimasta vicino quando il mondo intorno a lei era crollato. I suoi genitori aveva pensato bene di andarsene in America per ricomnciare una nuova vita e lei era rimasta sola, sempre più sola.

Si fermò di nuovo e si sforzò di sorridere, fissando la mano di George, che ancora stringeva forte la sua. Non l'aveva ancora lasciata e Angelina capì che il calore che l'avvolgeva non dipendeva nè dal caffè bollente, nè dal tepore del locale in cui si trovavano.

Dipendeva da George.

Era George che, con la sua vicinanza e la sua comprensione, la riscaldava fino in fondo all'anima. Ed era proprio lui che, in quel momento, la faceva sentire in pace con sè stessa.

"Comunque adesso va molto meglio" terminò la ragazza, "Ho la mia vita, i miei amici e tra un paio di mesi diventerò Medimaga a tutti gli effetti".

George la fissava, continuando a stringerle le mani mentre fissava quei profondi occhi scuri. Lui non aveva interrotto il suo racconto. L'aveva lasciata parlare e aveva ascoltato con attenzione, credendo che l'unica cosa di cui Angelina avesse bisogno fosse stato una persona con cui confidarsi, un amico magari. E intanto pensava a quanto Angelina avesse sofferto... Non più di lui o della sua famiglia, certo! Ma almeno loro erano rimasti uniti per farsi coraggio a vicenda. Mentre Angelina? No, lei aveva dovuto affrontare tutto da sola...

"E tu invece?" George si riscosse immediatamente dai suoi pensieri "Ho sentito dire che il negozio va alla grande e che hai aperto una nuova sede ad Hogsmeade...

Angelina vide George arrossire, visibilmente compiaciuto, mentre il ragazzo tornava a poggiare entrambe le mani sulla sua tazza di cioccolata e iniziava a parlare con Angelina degli ultimi avvenimenti della sua vita. Dei Tiri Vispi Weasley che erano ormai più celebri di Zonko, di Ron, che era diventato temporaneamente suo socio e che viveva a Diagon Aleey con Hermione, diventata nel frattempo la sua fidanzata, ("Finalmente si sono decisi quei due testoni!!" esclamò allegramente Angelina) e dell'imminente matrimonio della piccola Ginny Weasley con l'ormai Bambino-Che-E'-Sopravvissuto-Due-Volte.

"Allora, alla fine, Ginny ce l'ha fatta eh? Sono contenta per lei! E anche per Harry! Se non se la meritano loro un pò di felicità..." Angelina era al settimo cielo per i suoi due amici ed ex compagni di Casa.

"Già. E... Oh accidenti! Quasi mi dimenticavo..." George si alzò improvvisamente e andò di corsa al bancone della pasticceria dove si fece incartare una meravigliosa torta alla frutta.

Tornò al tavolo e riprese il suo posto di fronte ad Angelina, mentre la ragazza lo fissava con uno sguardo interrogativo.

"E' per Ginny" disse George a mò di spiegazione indicando la torta. "Domani è il suo compleanno e Harry, che a causa dei turni impossibili che fa al Ministero non ha potuto comprarle un regalo, spera di farsi perdonare con questa! Anche se dubito fortemente che mia sorella si faccia corrompere così! Come minimo costringerà il suo futuro marito ad occuparsi dei lavori di casa per almeno un mese" terminò scoppiando a ridere.

Angelina rise con lui, contagiata dalla sua allegria immaginandosi un Harry Potter in grembiule e guanti di gomma impegnato a spolverare il salotto.

Rimasero lì per un'altra ora finchè, accortasi dell'ora, Angelina si alzò e, con George, si diresse fuori dal locale.

"Mi ha fatto piacere rivederti, George" Disse abbracciando l'amico, 'Già! E molto più di quanto ti saresti aspettata' disse una vocina dispettosa nella sua testa.

"Anche a me, Angelina. Tanto" le rispose il ragazzo, stringendola più forte. "Però non far passare altri 5 anni prima di rivederci, ok?" le sussurrò dolcemente all'orecchio.

"Ok George" e detto questo i due ragazzi si salutarono e se ne andarono, ognuno per la propria strada. 





Ahhhhhh! Finalmente ho finito anche il secondo chap! Non vedevo l'ora... Mi raccomando ditemi sinceramente che ne pensate e spero davvero che vi piaccia almeno quanto è piaciuto a me scriverlo!!! Un grazie enorme a tutti quelli che hanno recensito! GRAZIE GRAZIE GRAZIE! Davvero non me l'aspettavo! Un bacio!

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Capitolo 3
*** Talkin' With My Friends ***


talkin' with friends

3.Talkin' with my friends


Ospedale San Mungo, h. 13


Il giorno dopo l'incontro con George, Angelina si trovava in ospedale. Era stranamente di buonumore, nonostante la mattina fosse iniziata presto (troppo presto per le sue abitudini).

Aveva terminato da poco un'operazione su un Babbano che si era presentato, qualche giorno prima, con la pelle di una leggera sfumatura di turchese e le mani e i piedi palmati, vittima, evidentemente, di un incantesimo malriuscito, eseguito a sua insaputa.

Terminato l'intervento, che era durato parecchie ore, il dottor Fletcher le aveva persino fatto i complimenti per la sua abilità e il suo sangue freddo e Angelina si era beccata un'occhiata assassina da un'altra tirocinante, sua coetanea, di nome Violet.

Ed ora, dopo aver visitato alcuni pazienti e riempito qualche scartoffia, si stava dirigendo in sala mensa. 

In fin dei conti era stata una mattina piuttosto soddisfacente. Ed era proprio così che si sentiva Angelina.

Soddisfatta.

Arrivata finalmente a destinazione, la ragazza, dopo aver preso il vassoio col suo pranzo, si diresse verso uno dei tavoli in fondo alla sala e si sedette.

I tavolini intorno a lei erano quasi tutti vuoti, a parte qualche infermiera. Prese la Gazzetta del Profeta, che aveva precedentemente poggiato vicino al suo piatto, e iniziò distrattamente a sfogliarla, mentre mangiava.

Dopo qualche minuto, la sua attenzione venne attirata da un trambusto, proprio fuori la sala mensa. Fece per voltarsi, quando all'improvviso un uragano biondo le corse incontro e la abbracciò forte, baciandole entrambe le guance e abbandonandosi pesantemente sulla sedia di fronte a lei, un attimo dopo.

"Ciao Angie, è molto che aspetti? Scusa per il ritardo, ma il mio capo non voleva proprio farmi uscire" Alicia Spinnet sorrise caldamente alla sua migliore amica, passandosi una mano tra i capelli e ravvivando la sua lunga chioma dai riflessi dorati. 

"Ritardo?" chiese Angelina, presa alla sprovvista. "Ritardo per cosa, Aly? Non mi sembra che oggi avessimo un appuntamento, noi due."

"Davvero?" domandò sorpresa Alicia. "Eppure ero convinta del contrario. Vabbè non importa... Non sei contenta lo stesso di vedere la tua migliore amica?" le chiese la bionda con un sorriso a 32 denti.

Angelina, indifferente, non rispose, continuando a sfogliare il giornale, ma subito dopo, di fronte all'aspressione tremendamente offesa di Alicia, non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere, facendo arrabbiare ancora di più l'amica.

"Dai Aly" le disse tra le risate "stavo solo scherzando. Certo che mi fa piacere che tu sia venuta!"

"Bene!" rispose la bionda stizzita "perchè sono ancora offesa con te per la buca che mi hai dato ieri sera. E non ci provare a dire che eri al lavoro" Alicia alzò leggermente il tono di voce, quando si accorse che Angelina aveva aperto la bocca per ribattere "perchè ho chiamato in ospedale e tu" continuò puntando minacciosamnte l'indice contro l'amica "eri già uscita! Non che io sia interessata a sapere dove sei stata, ma almeno potresti essere un pò più gentile ed educata e non scoppiarmi a ridere in faccia!"

Angelina, messa alle strette, decise di non controbattere e continuò silenziosamente a mangiare la sua bistecca, mentre Alicia prese a sfogliare il giornale.

"Allora?" chiese, all'improvviso, la bionda dopo qualche minuto di silenzio.

"Allora cosa?". Angelina era sorpresa. Non si aspettava una domanda del genere.

"Allora mi vuoi dire cosa hai fatto ieri sera oppure è un segreto di stato?" Alicia stava parlando con quello che sembrava un tono indifferente, ma Angelina sapeva benissimo che in realtà stava friggendo dalla curiosità.

Decise allora di lasciarla cuocere ancora un pò nel suo brodo...

"Mah, non ho fatto nulla di speciale" disse senza convinzione "Sono uscita solo a fare due passi con un vecchio amico..."

Quest'ultima affermazione parve destare la totale curiosità di Alicia perchè la ragazza chiuse di scatto il giornale e alzò lo sguardo verso Angelina, ancora apparentemente interessata alla sua insalata insipida.

"Amico? Quale vecchio amico? Lo conosco oppure lavora qui in ospedale? Perchè se è così..."

"Hey, frena, frena Aly! Come mai tutte queste domande? Non avevi detto che non ti interessava?" le chiese, senza riuscire a trattenere un sorrisetto.

Alicia le lanciò uno sguardo carico d'avversione, ma poi, vedendo che Angelina non si lasciava intimorire, si arrese.

"Uffa!" le disse scocciata, "ok, mi interessa. Anzi sono terribilmente curiosa! Va bene? Hai vinto tu, sei contenta?". La bionda mise su una faccia parecchio seccata, mentre la sua amica scoppiava nuovamente a ridere.

"Si, effettivamente sono molto soddisfatta!"

"Oh per favore! Togliti quell'odioso sorriso appagato dalla faccia e raccontami tutto! E non tralasciare nulla, capito?"

Angelina si sistemò meglio sulla sedia, pronta a narrare come aveva trascorso la sera precedente. In fondo aveva torturato anche troppo la povera Alicia!

"Allora" cominciò "ieri sera, stavo tornando a casa, quando..."




Tiri Vispi Weasley, h. 13,30



"Malloa comeai aimpeato tuttoeltempo peandaea londa?"

"Ron ti prego, finisci di mangiare altrimenti non si capisce un accidenti di quello che dici!" esclamò George, rivolto al fratello minore, intento ad ingozzarsi con qualsiasi cosa risultasse commestibile,

"Sei sempre il solito, Ron" rincarò il Bambino-Che-E'-Sopravvissuto, scuotendo rassegnato la testa verso il suo migliore amico.

Si trovavano tutti e 3 nel negozio di George, e Harry aveva raggiunto i due amici per il pranzo, portando loro un sacchetto pieno di hamburger, patatine e schifezze varie.

Ed ora eccoli lì: Ron, seduto sul bancone, con le gambe penzoloni, mentre Harry e George stavano comodamente spaparanzati ai suoi piedi, sul liscio pavimento di legno.

"Stavo dicendo," riprese Ron, dopo aver ingoiato l'ultimo boccone "ma allora come mai hai impiegato tutto quel tempo per andare a Londra, se hai ricevuto subito il messaggio di Harry? Mamma ha detto che le hai portato la torta a notte fonda!"

"Vabbè, notte fonda!" si difese George, "Sarà stata mezzanotte al massimo!"

"Bè ammetterai però che non è normale impiegare 3 ore per andare da Londra alla Tana" osservò Harry assennato.

George continuò distrattamente a giocherellare con la cannuccia della sua bibita, indeciso se raccontare o meno la serata con Angelina ai due ragazzi.

In fondo, pensandoci bene, non aveva fatto proprio nulla di male. Aveva solo trascorso una serata, tra l'altro molto piacevole, con una vecchia compagna di scuola. Avevano bevuto un caffè, mangiato qualcosa e chiacchierato un pò dei bei tempi andati.

Una serata assolutamente tranquilla ed innocente. 

Si, si disse George. Del tutto innocente.

"Quindi ce lo dici dove sei stato o continui a fare il misterioso?" la voce di Ron lo riportò alla realtà.

"Ma te l'ho detto, Ron! Sono andato in pasticceria e poi lì ho incontrato..."

"Chi?" chiesero in coro Ron ed Harry.

"Una persona" rispose George, evasivo.

"Davvero?" chiese Ron sarcastico "Non me lo sarei mai aspettato! Hey Harry, hai sentito? George ha incontrato una persona per strada! Chissà che emozione!"

Harry rise fragorosamente quando George lanciò una patatina fritta contro il fratello e quello, per evitarla, si spostò bruscamente verso destra, cadendo dal bancone con un tonfo sordo.

"Sei un idiota, Ron! E questa è la punizione che ti meriti!" concluse asciutto George, mentre Ron, ancora a terra, si massaggiava il sedere dolorante.

"Allora chi è la persona che hai incontrato?" Harry tornò al discorso che avevano precentemente iniziato.

"Angelina" rispose piano George, oservando con la attenzione la reazione dei due ragazzi.

"Johnson?!"

"Jonhson" ripetè George.

"Che sorpresa! E come sta?" chiese Harry, immediatamente.

"Che fine ha fatto?" rincarò Ron.

"Calma ragazzi!" disse George, sollevato "Lei sta abbastanza bene. O almeno così mi è parso. Ora lavora al San Mungo, sapete? E' tirocinante in Medimagia e vive a Londra"

George si fermò. Non voleva raccontare tutto il resto ad Harry e Ron. Angelina si era aperta, si era confidata, sapendo che lui avrebbe capito e non ne avrebbe parlato con nessun altro.

"E poi?"

"E poi cosa Ron?"

"Che avete fatto? Non mi dirai che in 3 ore ti ha detto solo questo!"

George lanciò un'occhiataccia a suo fratello. Da quando Ron era diventato così dannatamente perspicace? La vicinanza di Hermione aveva una pessima influenza su du lui!

"Si, abbiamo parlato del suo lavoro, del mio, di te e Hermione e del matrimonio di Harry e Ginny. Ah! A proposito Harry" disse, cercando di dirottare la conversazione "Angelina è contentissima per voi e mi ha chiesto di farvi tanti auguri!"

"Bè, perchè non ce li fa di persona?" chiese Harry a bruciapelo.

"Cosa?"

"Si potrebbe farceli di persona, Perchè non la porti al compleanno di Ginny, domani sera? Tua madre, approfittando del fatto che sia sabato, vuole organizzare una festicciola alla Tana. Farebbe piacere a tutti rivedere Angelina!"

"Mah, non lo so Harry" rispose George, incerto "Sono anni che non vi vede e rincontrarvi di nuovo tutti quanti insieme..."

"Appunto!" lo interruppe il moro "Proprio perchè saremo tutti insieme, sarà ancora più bello, non credi?"

George non rispose. Non aveva idea di come avrebbe potuto reagire Angelina se l'avesse portata alla Tana per il compleanno di sua sorella. Per quello che ne sapeva lui, la ragazza avrebbe anche potuto mandarlo al diavolo. Tuttavia ebbe paura di esternare questi suoi timori agli amici, così si appigliò all'unica scappatoia che in quel momento gli venne in mente.

"Sarebe bello, Harry, ma purtroppo non ho il suo indirizzo, nè il suo numero di telefono quindi non saprei proprio come rintracciarla. Mi dispiace."

"Oh che peccato!" esclamò Ron, un pò avvilito.

"Tranquilli ragazzi!" esclamò Harry, alzandosi in piedi "All'indirizzo ci penso io. Ora però devo andare altrimenti rischio di fare tardi al lavoro. Ci vediamo!"

"Ciao" dissero Ron e George, mentre il moro usciva dal negozio e si Smaterializzava, nella strada di fronte.

"Che avrà in mente?" chiese Ron, vagamente allarmato.

"Non ne ho idea. E questo mi spaventa. A volte il tuo amico è davvero pericoloso" concluse George.


Non dovettero aspettare molto per capire cosa avesse in mente Harry. Verso l'ora di chiusura, infatti, un grande allocco bruno planò attraverso la finestra aperta e atterrò sulla spalla di George. Il ragazzo aprì il biglietto, che l'animale gli porgeva, composto soltanto da due sottili righe, che recitava:

"Ringraziami amico mio! Grazie alle mie conoscenze, sono riuscito ad avere il recapito di Angelina da una delle segretarie del San Mungo. Eccolo qui:"


E sotto era scarabocchiato l'indirizzo di Angelina, con tanto di numero di telefono...

George sospirò afflitto. Certo che quando Harry si metteva in mente qualcosa!

"Ora non hai più scuse fratello" Ron gli era arrivato alle spalle, senza che lui se ne accorgesse. "Sarai costretto ad invitarla".

George borbottò qualcosa in risposta e si avviò verso il magazzino.



Angelina era ai fornelli. Si era presa il pomeriggio libero e si era dedicata a tutti quei lavoretti domestici che rimandava da giorni. Finalmente, dopo ore di duro lavoro, la sua casetta era tornata ad essere un'abitazione vivibile ed ora si trovava in cucina, a preparare un delizioso pasticcio di patate.

Ad un tratto, fu distratta dal campanello. Abbassò leggermente la fiamma del gas e si incamminò verso l'ingresso.

"Un attimo! Sto aprendo!" disse mentre girava la chiave e apriva la porta, chiedendosi chi mai potesse essere a quell'ora.



George si voltò verso la persona che aveva di fronte. Angelina aveva la bocca aperta e l'aspressione sorpresa.

"Ciao Angelina, ti disturbo?" chiese educatamente il ragazzo.

La mora sbattè gli occhi, ancora perplessa, e scosse la testa. "No, no figurati! Come mai da queste parti?"

"Bè sai passavo di qui e allora..."

"Cioè passavi per caso per Londra alle" Angelina guardò l'orologio sulla credenza "nove e mezza di sera, quando la tua casa è a un centinaio di km da qui?"

George arrossì fino all'inverosimile, mentre Angelina lo fissava con un sopracciglio inarcato e un piccolo sorriso sulle labbra.

'Bene! Complimenti George! Sei ufficialmente un idiota!' si disse mentalmente.

"Ti va di entrare un attimo? gli chiese Angelina, cercando di toglierlo da quel momento di imbarazzo.

"Come? Oh no, no. Scusami Angelina, ma devo proprio andare" e detto questo, voltò le spalle. imboccò il vialetto e si diresse verso il cancello.

'Cretino, cretino, cretino...' continuava a ripetersi. Ma poi che aveva fatto? Era andato da Angelina per invitarla al compleanno di Ginny, tutto qua. Ma l'aveva fatto perchè glielo aveva chiesto Harry oppure perchè lo voleva lui? Aveva voglia di rivederla oppure no?

"George tutto bene?" Angelina si era avvicinata silenziosamente a lui e gli aveva sfiorato delicatamente un braccio, un pò preoccupata.

George la guardò: guardo i suoi occhi scuri, le sopracciglia aggrottate, i capelli che svolazzavano qua e là a causa del vento e la bocca leggermente socchiusa, che attendeva un sua risposta.

"Angelina" le disse alla fine, gettando alle ortiche ogni cautela "sei libera domani sera?" 






Finito anche questo! E devo dire che mi sono lasciata un pò andare per quanto riguarda la lunghezza, ma comunque è solo un chap di transizione! Speriamo che nel prox succeda qualcosa di più emozionante (anche perchè ho scritto solo l'inizio!). Penso di poter aggiornare prima di Pasqua, e spero che questo vi faccia piacere (adesso non ti montare la testa, presuntuosa!!!  Ndvoi)! Ora veniamo alle vostre recensioni:

rosy823, excel sana, Espree90, milly92: spero di aver aggiornato abbastanza in fretta e che questo chap sia di vostro gradimento!! Tantissimi grazie per i complimenti! Non immaginate nemmeno quanto mi facciano felice!! 

Vale Lovegood: hai visto come ho risolto il problema dell'indirizzo? Che ne pensi? Ti piace?

lilla4eve: mi fa piacere che cominci ad apprezzare (anche se solo un pò) la mia Angelina! Comunque mi piacerebbe conoscere la conclusione a cui sei arrivata con  Dragonball93... Spero che continuerai a seguirmi!!

Un bacio grandissimo a tutti!!! Alla prossima!!!

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Capitolo 4
*** Birthday Party ***


4

4.Birthday Party



"E di questa che ne dici?" chiese Alicia all'amica, tenendo tra le mani una camicetta grigia molto elegante.

Angelina tirò fuori la testa dall'armadio e, dopo aver guardato per un attimo l'indumento, inarcò scettica un sopracciglio e si rituffò nuovamente nel guardaroba, senza dire una parola.

Alicia sospirò afflitta e gettò la camicia in un angolo, proprio sopra un'enorme montagna di vestiti, ai piedi del letto.

Si trovavano entrambe a casa di  Angelina, e per la precisione nella sua camera, a cercare un abito adatto per la festa di compleanno di Ginny Weasley, a cui Angelina sarebbe dovuta andare la sera stessa. 

Sempre se la sua amica fosse riuscita a trovare qualcosa da mettere e in quel momento Alicia non nutriva grandi speranze. 

Passò in rassegna con lo sguardo tutta la stanza: sembrava un campo di battaglia!

C'erano maglioni, gonne, jeans e quant'altro sparsi per terra; ai piedi del letto c'era una pila di vestiti, che ormai aveva raggiunto un' altezza allarmante e Angelina, evidentemente non ancora soddisfatta, in ginocchio di fronte al suo armadio, che tirava fuori di tutto, ripetendo in continuazione: "Questo no! Questo fa schifo! Quest'altro è terribile! Questo non... Hey Aly!" disse ad un tratto.

Alicia rivolse a malincuore lo sguardo su Angelina. "Guarda! Ma questo vestito non è tuo?" le chiese, mostrandole un bell'abito lungo, di colore rosso. Alicia, ancora seduta a terra, gattonò verso di lei e prese il vestito tra le mani.

"Ecco, dov'era finito! Ma com'è che ce l'hai tu?" 

"Boh, forse me l'avrai prestato l'ultima volta che sono uscita con l'Idiota" le disse, alzando noncurante le spalle e tornando, subito dopo, a frugare nell'armadio.

Ad Alicia scappò un sorriso. L'Idiota.

L'Idiota non era altro che Richard, un Guaritore già laureato, con cui Angelina era uscita un paio di volte, all'inizio del tirocinio.

Fortunatamente dopo qualche tempo, Richard si era rivelato per quello che era in realtà. un viscido verme, approfittatore e meschino. Un giorno, infatti, Gladys, Infermiera Anziana dell'ospedale, molto affezionata ad Angelina, l'aveva sentito parlare con alcuni colleghi e vantarsi del fatto che presto, grazie all'aiuto della "tirocinante Johnson", come lui la definiva, avrebbe preso il posto di Horatius Fletcher, come responsabile di reparto.

Ovviamente Angelina si era sempre rifiutata di parlare del suo capo con Richard e, quando Gladys le raccontò ciò che aveva sentito, la ragazza piantò, senza tante cerimonie, il suo pseudo-spasimante davanti a tutti i colleghi e sotto gli occhi fieri di Horatius.

Da allora nelle conversazioni di Angelina e Alicia, Richard era diventato l'Idiota. Con la maiuscola. In modo che si capisse bene quale fosse il suo vero nome.

"Questo ti piace Aly?" Alicia, con ancora un sorriso divertito sulle labbra, vide tra le mani dell'amica, un corpetto nero, molto attillato.

"Si è bello Angie però..."

"Però?" la incalzò l'altra visibilmete contrariata.

"Non è il tuo stile! E non guardarmi con quella faccia" E' inutile che ti irriti!"

"Non mi sto affatto irritando, Alicia!" ribattè la mora, aggrottando la fronte e guardandola con una faccia fredda e distaccata.

"Ah-ha!" esclamò la bionda, puntandole contro un dito in segno d'accusa "E da quando mi chiami col mio nome intero, allora? Non l'hai mai usato, nemmeno ad Hogwarts!".

Angelina la fissò shockata per un attimo e poi si ammorbidì, sospirando forte mentre si rattristava.

"Scusa Aly" Alicia capì, dal ritorno all'uso del diminutivo, che si sentiva un pò in colpa per come aveva reagito, "E' che sono terrorizzata! Non so cosa fare, non so come comportarmi e il fatto che io non sappia nemmeno cosa mettermi, non mi aiuta affatto! Non vedo la famiglia Weasley da un secolo, per non parlare di Harry, Ron ed Hermione... Che cosa diranno quando arriverò alla Tana?"

Alicia si alzò, si avvicinò ad Angelina e l'abbracciò forte, carezzandole amorevolmente i lunghi capelli corvini.

"Stai tranquilla ok? Ma ti senti quando parli? 'Che cosa mi diranno'? Che vuoi che ti dicano? 'Ciao Angelina, come stai? Quanto tempo! Che fine hai fatto'? Angie ascoltami" Alicia lasciò andare l'amica, la prese per mano e la guidò verso il letto per farla sedere, "Conosci i Weasley da una vita, sai come sono fatti. Sono delle persone meravigliose e non credo che in questi anni siano cambiati."

Alicia sorrise dolcemente, sfiorando il dorso delle mani dell'amica.

"Sono io che sono cambiata Aly" le rispose Angelina, con la voce tremante, ma senza un accenno di lacrime. "Io. Non loro".

"No Angie" Alicia era calma, controllata. "E' la tua vita che è cambiata. Il tuo mondo. La tua famiglia. Ma  non tu! Tu sei rimasta sempre la stessa. Ti sei solo costruita un guscio indistruttibile intorno, per evitare di soffrire ancora, per non essere più ferita, ma io so" e a questo punto la voce della bionda si fece sicura, decisa "io so che all'interno di quella specie di corazza, c'è ancora l'Angelina Johnson di tanti anni fa".

"Come fai ad esserne sicura?" replicò Angelina.

"Lo so. Lo so perchè con me sei sempre la stessa ragazza di 5 anni fa.. La stessa ragazza che arrossiva quando qualcuno le faceva un complimento. La stessa ragazza che impazziva di gioia di fronte ad un manico di scopa nuovo. La stessa ragazza che rispondeva a tono a Baston quando, durante gli allenamenti, diventava troppo pignolo o pedante".

Angelina sorrise, ricordando con nostalgia quei momenti meravigliosi.

"Sei sempre tu, Angelina. Non sei cambiata. Devi solo tornare a fidarti degli altri".

"Tu dici che è così?" le chiese incerta Angelina, dopo un attimo di silenzio.

"Ne sono certa!" le disse la bionda, abbracciandola nuovamente. "Ed ora" Alicia si alzò dal letto e si rivolse risoluta verso l'armadio, "troviamo qualcosa da mettere stasera. Tu intanto perchè non ti fai un bel bagno rilassante?"

Mentre Angelina si dirigeva verso la cassettiera, per prendere della biancheria pulita, Alicia si voltò a guardarla: forse c'erano quasi.

Forse stavolta ce l'avrebbero fatta. 

Forse stavolta George ce l'avrebbe fatta. Sarebbe riuscito a far uscire Angelina da quella sorta di ibernazione permanente in cui si era rinchiusa dopo quella terribile notte. 

Forse sarebbe tornata ad una vita normale, ad una vita fatta d'amore. 

Forse.

"Lo spero proprio" mormorò debolmente Alicia, più a sè stessa che ad altri.

"Hai detto qualcosa?" Angelina si era voltata, dopo aver sentito un suono, come un sussurro. 

Alicia le sorrise dolcemente e scosse la testa.

"Vivi, Angelina. Vivi."(*)





Angelina e George stavano passeggiando placidamente per una via di Londra, in cerca di un luogo abbastanza tranquillo per Smaterializzarsi. 

Purtroppo la signora Rice aveva visto George arrivare da Angelina e il ragazzo, ignaro della totale indiscrezione dell'anziana donna, aveva candidamente confessato il motivo della sua visita.

Così Angelina era stata costretta ad uscire di casa, salutare la vicina ed incamminarsi per strada con George, che l'aveva seguita piuttosto stupito.

Ormai erano già abbastanza lontani quando il ragazzo chiese: "Scusa Angelina, mi spieghi perchè non ci siamo Smaterializzati in casa tua?"

"Non potevamo. Rosemary ti aveva visto arrivare e le sarebbe parso strano se noi non fossimo usciti, visto che dovevamo andare ad una festa" spiegò scrupolosamente Angelina.

"Ma dai!" esclamò George divertito "Secondo me esageri! Mica poteva rimanere lì tutta la sera a controllare la tua porta?"

"Certo che poteva! E stai pur certo che l'avrebbe fatto, credimi! Oh ecco, qui dovrebbe andare bene..." Angelina trascinò il ragazzo in una stradina laterale, completamente vuota.

"Bene. Qui non dovrebbe vederci nessuno"

"D'accordo" convenne il rosso. "Allora dammi la mano. Non credo che tu sia mai stata alla Tana..."

Angelina scosse la testa, ma esitò un attimo, guardando la mano che George le porgeva.

"Coraggio Johnson, non te la mangio mica! Non sono cannibale... Almeno non ancora!"

Quella battuta spazzò via l'incertezza di Angelina, che strinse la mano di George e chiuse gli occhi, prima di sentire il consueto strappo all'ombelico.

Un attimo dopo, un dolce profumo di gelsomino le invase le narici, mentre un'arietta frizzante e delicata le solleticava il viso.

Aprì gli occhi, guardandosi attorno, curiosa: si trovavano su una collinetta. Tutt'intorno, la campagna era immersa nel buio, fatta eccezione per un gruppetto di case poco distante.

"Quello è Ottery St. Catchpole" le disse George in un orecchio, indicando il paesino che aveva attirato l'attenzione della ragazza.

Senz'aggiungere altro i due giovani presero a discendere la collinetta, nella direzione opposta al paese, percorrendo un sentiero leggermente accidentato.

Angelina inciampò un paio di volte ('Maledette scarpe col tacco' pensò irritata 'Ma come diavolo ha fatto Alicia a convincermi a metterle?') e, se non fosse stato per George che l'afferrò al volo, sarebbe rovinosamente caduta a terra.

"Scusami" le sussurrò timidamente George mentre si avvicinavano ad una grande torre illuminata.

"Per cosa?" chiese stupita la ragazza.

"Per essermi Smaterializzato così lontano. Forse avresti preferito arrivare direttamente in giardino. Di sicuro sarebbe stato più comodo, ma volevo mostrarti un pò il panorama e ..."

"Ed hai avuto un'ottima idea!" completò Angelina per lui. "Qui è bellissimo. Così rilassante e ... Oh mio Dio!" la ragazza, fermatasi di colpo, sgranò gli occhi e rimase senza parole.

Quella che in precedenza aveva scambiato per una torre, era in realtà una casa. 

O qualcosa di simile.

Era molto alta, con decine di finestre, molto delle quali illuminate, e sembrava che si tenesse su per miracolo.

"Oh finalmente!" esclamò George soddisfatto "Siamo arrivati. Bene Angelina, benvenuta alla Tana!"

La ragazza, ancora senza parole, guardò prima la casa, poi George, poi di nuovo la casa.

"Quella è la Tana?" George annuì energicamente.

"Oh bè è molto... molto..."

"Cosa? Ridicola? Buffa? Bizzarra?" le venne in aiuto il rosso, ridendo.

"Intendevo curiosa e particolare" concluse Angelina, lanciando un'occhiata superiore a George, che si stava quasi sbellicando dalle risate. "E smettila di ridere. Non sei affatto gentile, George" gli disse, colpendolo leggermente sul braccio, dato che quello non accennava a smettere di ridere.

"Oddio Angelina, dovresti vedere la tua faccia! E' incredibile!"

Angelina, di fronte al divertimento dell'amico, non riuscì più  a mantenere la sua espressione seria e si unì alle risate di George.

Dopo qualche minuto, la luce del giardino si accese e una signora corpulente, dall'aria simpatica, si affacciò alla porta.

"George, tesoro, sei tu?" chiese.

"Si mamma, sono io" rispose il figlio, tra le risate.

"Bè finalmente! Mancavi solo tu! Si può saper dove sei stato?" La signora aveva entrambe le mani sui fianchi e guardava il figlio, con l'aria minacciosa.

"Io veramente..." cominciò incerto George.

"E' colpa mia" s'intromise Angelina.

La signora sembrò accorgersi solo in quel momeno della presenza della ragazza.

"Mi scusi signora Weasley" le disse leducatamente la ragazza, porgendole la mano "Forse non si ricorda di me. Sono Angelina, Angelina Johnson. Ero una compagna di..."

"Di Fred e George!" Oh si, certo che mi ricordò di te, bambina! Come stai? Non sapevo che saresti venuta" e mentre parlava lanciò uno sguardo di fuoco a George e corse ad abbracciare la ragazza.

"Si, scusa mamma, ma volevo fare una sorpresa a Ginny e, se te l'avessi detto, tu non saresti riuscita a ..." si bloccò, rendendosi conto subito dell'errore che stava per fare.

Fortunatamente sua madre sembrò non accorgersi di nulla; trascinò Angelina dentro casa al grido di "Guardate chi è venuto a trovarci!" e a George non restò altro da fare che sospirare afflitto e seguire le due donne.





Erano seduti tutti intorno al tavolo.

C'erano i suoi genitori, Bill e Fleur con la piccola Victoire, Ron, Hermione, Harry, Teddy, Ginny, lui e, seduta proprio lì accanto, c'era lei. Angelina.

Sembrava che si stesse divertendo molto. Chiacchierava allegramente con le ragazze, tenendo in braccio il piccolo Teddy e ridendo ogni volta che il bambino cambiava il colore dei suoi capelli.

Ad un tratto la signora Weasley si alzò dal tavolo e si diresse in cucina. Tornò dopo qualche istante, con un'enorme torta, intonando "Tanti auguri".

Il resto della compagnia si unì alla padrona di casa, battendo forte le mani, in onore della festeggiata.

Dopo la torta, fu il momento dei regali: Ron, Hermione, Ginny, Harry con Teddy seduto sulle spalle, George, che teneva Victoire per mano, ed Angelina si recarono in salotto e si accomodarono sui morbidi divani.

La signora Weasley e Fleur erano rimaste in sala da pranzo a riordinare, mentre i loro mariti erano impegnati in una discussione su questioni di lavoro.

Intanto che Ginny sceglieva quale regalo aprire per primo, con la consulenza dei suoi amici, George si avvicinò ad Angelina, accomodandosi sul bracciolo della poltrona su cui era seduta lei.

"Allora?" le chiese, premuroso "Come sta andando la serata?"

Angelina gli sorrise radiosa. "Meravigliosamente! Devo confessarti che ero un pò agitata all'idea di rivederli dopo tutto questo tempo, però ora sono contentissima di essere venuta. Mi sto divertendo molto. Loro quattro" disse, accennando al Trio e Ginny, ancora impegnati a discutere "sono sempre gli stessi per fortuna e anche tuo fratello e tua cognata sono simpatici. Per non parlare dei tuoi genitori! Sono semplicemente fantastici!"

George sorrise "Meno male! Ed io che credevo che saresti scappata dopo 5 minuti! Hai un'ottima resistenza Johnson!"

Angelina rise, accarezzando leggermente la mano di George, che lui teneva poggiata sul proprio ginocchio, e guardando i suoi luminosi occhi castani.

"Bene, finalmente abbiamo deciso!" Ron si era alzato in pieid e, con un gesto delle mani, aveva riportato il silenzio nella stanza.

Angelina fece un occhiolino a George, prima di allontanare la mano e rivolgere la sua totale attenzione al minore dei maschi Weasley.

"Bene Gin" disse in tono solenne "Questo è da parte mia e di Hermione. L'abbiamo visto l'altro giorno in un negozio a Diagon Alley e Herm non ha resistito. E'..."

"Zitto Ronald!" lo sgridò la bruna "Deve essere una sorpresa!" Poi si rivolse alla sua migliore amica "Spero proprio che ti piaccia! Potresti usarlo nella tua nuova casa..."

Ginny aprì il pacco e dentro, accuratamente ripiegata, c'era una trapunta matrimoniale rossa, con i bordi d'oro e, al centro, un grosso leone dorato.

"I colori del Grifondoro... " sussurrò Ginny, sull'orlo delle lacrime. "E' bellissima! Grazie mille ragazzi!" e corse ad abbracciare prima suo fratello, che tentò subito di divincolarsi, e poi Hermione, che, al contrario, accettò con piacere la strettta dell'amica.

"Dai Gin..." Harry richiamò l'attenzione della sua futura sposa. "Apriamo anche gli altri..."

Ginny, ancora commossa, sorrise ad Hermione, e tornò a scartare i regali.

"Bene, adesso credo che aprirò..." la rossa passò in rassegna tutti i pacchi, soffermandosi su una piccola scatola blu "questo!"

"Quello è mio, Ginny" disse timidamente Angelina "Spero proprio che ti vada bene."

Ginny aprì la scatola e rimase senza parole. Lanciò uno sguardo ad Hermione ed anche lei ammutolì.

Nella confezione c'era un morbido maglione verde di cachemire, a collo alto. Angelina, fraintendendo la reazione della rossa, si mosse nervosamente sul posto e guardò preoccupata George, mordendosi le labbra.

Il ragazzo le posò una mano sulla spalla e richiamò la sorella.

"Gin, hey tutto bene?"

Ginny annuì. Poi si rivolse ad Angelina, regalandole un meraviglioso sorriso.

"Grazie Angelina! Grazie davvero! Lo desideravo tanto! L'hai preso a Londra, vero?"

Angelina annuì senza capire.

"Si, hai visto Herm? Era proprio quello che cercavo io! L'ho visto in centro la settimana scorsa, ma quando ieri sono tornata in negozio, mi hanno detto che lo avevano già venduto. Grazie ancora" disse, avvicinandosi alla mora, per darle un bacio sulla guancia.

Angelina sospirò sollevata mentre Ginny si allontanava e riprendeva il suo lavoro.

George, notando il suo sollievo, sorrise dolcemente e le accarezzò la schiena, con fare protettivo, prima di tornare a stringere la sua mano. Angelina non la ritrasse.

"Ma tu sei la fidanzata dello zio George?" Victoire, la biondissima figlia di Bill e Fleur, si era avvicinata ai due ragazzi ed ora li scrutava con sguardo indagatore.

"Come, piccola?" Angelina sbattè gli occhi stupita, di fronte alla domanda indiscreta della bambina.

"Tu e zio George siete fidanzati?" ripetè la bimba, scandendo bene le parole, come se parlasse con due tonti.

"Noi due? No... certo che no... io e lo zio... noi bè... ecco... veramente noi..." balbettò Angelina, nel panico più totale.

"Victoire" l'ammonì scherzosamente suo zio "Che cosa ti ripeto sempre?"

"Che sono la nipote più bella e dolce che hai?" chiese la bambina, mulinando i lunghi capelli dorati, in una perfetta imitazione di sua madre.

"No" le disse George, afferrandole le braccia e trascinandosela in braccio per farle il solletico "che non ti devi impicciare delle faccende dei grandi"

"Va bene, scusa, scusa zio George!" urlò la bimba tra le risate. "Non lo faccio più, te lo prometto!"

"D'accordo allora" George smise di farle il solletico e Victoire ne approfittò subito per allontanarsi dal 'perfido' zio. "Spero solo che tu abbia imparato la lezione".

La bambina annuì, sbattendo i suoi meravigliosi occhi celesti e, un attimo dopo, corse di filato verso la cucina, dove la sentirono gridare: "Maman! Maman! Lo sai che lo zio George si è fidanzato?"

Angelina e George si guardarono per un istante, prima di scoppiare a ridere.

'No' si disse George 'Sembra proprio che la piccola non abbia imparato'.




Erano di nuovo al centro di Londra. La festa era finita e George aveva insistito per riaccompagnare Angelina a casa.

"George ha ragione" le aveva detto la signora Weasley, quando la ragazza aveva risposto che non ce n'era bisogno. "Una ragazza non può andare in giro di notte tutta sola".

E quindi , dopo aver salutato tutti e ringraziato i padroni di casa, Angelina, scortata da George, si era Smaterializzata nel viottolo disabitato, già usato in precedenza.

Dopo qualche minuto, i due ragazzi arrivarono al cancello del villino di Angelina e risalirono il vialetto.

Mentre George si soffermò ad osservare le finestre, ancora con le luci accese, della signora Rice, la ragazza si voltò verso di lui per guardarlo negli occhi. Si schiarì la voce e subito il giovane le rivolse la sua attenzione. Fissando quei profondi occhi scuri, George si dimenticò della vicina, delle luci accese e persino dell'ombra che gli sembrava d'aver visto dietro la tenda della cucina.

"Sono stata bene stasera" cominciò la ragzza.

"Mi fa piacere" il ragazzo le sorrise "Questo vuol dire che, se uno di questi giorni ti chiamo, non mi sbatti in faccia il feletono, o come diavolo si chiama!"

Angelina rise. "Si chiama telefono" lo corresse "E comunque no, non lo farei mai."

"Bene, allora sto tranquillo"

"Si, stai tranquillo, Weasley"

La ragazza prese a frugare nella borsa per cercare le chiavi di casa.

"Ad ogni modo" Angelina alzò di nuovo lo sguardo sul ragazzo, "grazie George" disse, stampandogli un bacio sulla guancia.

"Per cosa?" chiese lui, piacevolmente sorpreso.

"Per la serata, per la compagnia, per le risate. E anche per avermi riaccompagnato a casa"

"Dovere, mademoiselle" Angelina sorrise, divertita, allo strano accento di lui e al bizzarro baciamano, che lui le aveva appena fatto.

"Bè, allora buonanotte George"

"Notte Angelina" disse il ragazzo, prima di voltarsi e imboccare il vialetto ancora una volta.






(*) Questa è una piccola citazione presa da un film visto qualche tempo fa, PARLAMI D'AMORE di Silvio Muccino, e ho pensato che potesse stare bene in questa situazione.


Ecco il 4 capitolo! Come vedete è leggermente più lungo del solito, ma quando ho iniziato a scrivere non ho resistito! Prendetelo come un regalo di Pasqua (sperando che vi faccia piacere!) Finalmente abbiamo rivisto qualche vecchio personaggio... Non vedevo l'ora di far parlare anche gli altri!!  Un grazie grandissimo a tutti coloro che hanno recensito (scusate se non vi cito tutti ma sono le 2 di notte e ho un sonno assurdo!) e anche a tutti quelli che hanno solo letto!! Ci sentiamo presto e ovviamente TANTISSIMI AUGURI DI BUONA PASQUA A TUTTI!!

P.S: Mio fratello mi ha fatto notare che ci sono molti errori di battitura nei precedenti capitoli... Scusatemi tanto e spero che almeno questo vada meglio!!! Katie88




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Capitolo 5
*** Kiss Me ***


5.

5. Kiss Me


Angelina stava camminando per uno dei lunghi corridoi del San Mungo, ascoltando con attenzione le istruzioni che il suo responsabile di reparto le stava dettando.

"E poi vedi se riesci a passare anche da Gladys per quelle analisi, okay? Mi raccomando, Angelina, conto su di te" concluse l'uomo, sorridendo brevemente alla ragazza.


"Certo. Non si preoccupi dottor Fletcher." lo rassicurò Angelina. "Allora vado. C'è un paziente che mi sta aspettando" e senza aggiungere altro, filò via verso la Sala Visite.

"Ragazza diligente, non c'è che dire." sentenziò una voce alle spalle di Horatius.

Il Medimago sorrise e si voltò: un uomo dai capelli bianchi, con una grossa cicatrice sull'occhio destro, fissava il punto esatto in cui un minuto prima era sparita Angelina.

"Si, devo ammettere che la Jonhson è davvero un ottimo elemento" asserì orgoglioso il dottor Fletcher "Forse uno dei migliori."

"Bene, allora dovrò tenerla in considerazione per lo scambio con gli Stati Uniti. Tu che ne pensi, Horatius?"

"Credo proprio che, se venisse scelta, Angelina ci farebbe fare una splendida figura con i colleghi di Boston."

"Angelina?" domandò stupito il più anziano. "Da quando chiami per nome i tuoi tirocinanti? Non ti starai affezionando un pò troppo a quella ragazza?"

"Forse" ammise Fletcher. "Ma lei non è come gli altri. Lei ha qualcosa in più. Diventerà una grande Medimaga."

"Attento Horatius" lo ammonì il collega. "Attento. Quella ragazza non è Leah. Non è tua figlia." e gli posò una mano sulla spalla, con fare comprensivo.

Horatius fissò negli occhi il suo vecchio mentore e maestro.

"E' come se lo fosse, Frank. E' come se lo fosse."



Angelina, terminate le visite, si stava recando da Gladys, quando si sentì chiamare da Theodore, tirocinante come lei.

""Angelina! Hey Angelina, aspetta!" la raggiunse di corsa, fermandolesi di fronte, ancora col fiatone.

"Ciao Theo, scusami, ma vado di fretta. Cosa c'è?" chiese al ragazzo mentre lei riprendeva a camminare.

"Senti Angelina, oggi Horatius mi ha messo in coppia con Violet, ed io" sottolineò l'ultima parola, con tono disperato "io, dopo 3 lunghissime ore insieme a lei, poco fa, ho pensato seriamente di strangolarla con le mie mani! E' insopportabile, saccente e presuntuosa!" sbottò il giovane. "Ti prego, fammi venire con te, dovunque tu stia andando! Così almeno eviterò di passare il resto dei miei giorni ad Azkaban!"

Angelina si bloccò per un attimo, lo fissò minacciosa e senza dirgli una parola, riprese a camminare a passo di marcia, lungo il corridoio.

"Grazie della considerazione, eh!" le gridò dietro il collega, visibilmente piccato.

Era ormai alla fine della corsia, quando Angelina si voltò verso Theo, che si era già incamminato nella direzione opposta.

"Theo!" lo chiamò a voce alta.

Il ragazzo si girò. "Lascia perdere Violet e la sua arroganza. Sii superiore..." Theo fece una smorfia scettica "E se proprio non ci riesci, stai tranquillo. Ho sentito dire che Azkaban è molto migliorata negli ultimi anni!"

Theo si limitò a sussurrarle qualcosa così a bassa voce, che Angelina dovette leggergli il labbiale: ANTIPATICA!

La ragazza gli fece una linguaccia in risposta e, ridacchiando, imboccò la porta che conduceva all'Atrio.

Dopo qualche minuto, arrivò finalmente da Gladys.

L'anziana donna era seduta alla sua scrivania e da lì riusciva a comandare tutte le giovani leve del suo ufficio,

"Tu!" ordinò, rivolta ad una ragazza bionda "Vai al secondo piano e cercami il dottor Andrews. Digli che gli esami che aspettava sono pronti. E non metterci due ore come sempre ok?".

La biondina uscì dall'ufficio come una scheggia, anche se Angelina dubitava fortemente che il suo zelo dipendesse solo dalla voglia di lavorare; piuttosto dal voler mettere più distanza possibile tra sè stessa e Gladys.

"Mi scusi, Infermiera Crane" cominciò Angelina, utilizzando un tono alquanto professionale.

"Un momento" le rispose burbera la donna "Non vede che sono impe... Oh Angelina sei tu tesoro!" le disse, sollevando la testa e e sorridendole affettuosamente "Dimmi bambina, che ti serve?"

"Mi manda il dottor Fletcher per quelle analisi che..."

"Già fatto" la interruppe Gladys mentre consultava degli schedari. "Tutto stampato, impacchettato e spedito."

"Davvero?" Angelina rimase incredula di fronte all'efficienza dell' Infermiera "Merlino ti ringrazio! Così posso riprendere fiato un istante. Sono ore che corro come una pazza su e giù per l'ospedale e sono stanca morta." Angelina si accasciò pesantemente su una sedia lì vicino, poggiando tutte le cartelle che aveva in mano sulla scrivania.

"Bè" cominciò la donna, guardandola con un odioso sorrisetto "se la notte invece di dormire, si va alle feste..."

Angelina la fissò con gli ochhi ridotti a fessure.

"Cos'è? Hai parlato con Alicia?" le chiese sospettosa.

"Potrebbe essere" le rispose vaga la donna.

"E cosa potrebbe averti detto?" domandò accentuando il condizionale."Mah, niente di che! Che hai incontrato una tua vecchia fiamma, siete usciti insieme e che non hai voluto raccontare niente alla tua migliore amica della vostra seratina intima..."

"Bene, chiariamo le cose una volta per tutte!" sbottò Angelina, alzandosi dalla sedia. "Primo: George non è una vecchia fiamma"

"Ah quindi è così che si chiama il tuo misterioso cavaliere? George?".

Angelina ignorò bellamente il commento della donna.

"Secondo: noi non siamo usciti insieme. Siamo solo andati al compleanno di sua sorella e..."

"Si, d'accordo, ma siete andati comunque insieme a questo compleanno. Quindi Alicia aveva ragio..."

"E terzo" Angelina interruppe l'infermiera "io non ho raccontato nulla ad Alicia, perchè lei ha avuto il coraggio di chiamarmi nel bel mezzo della notte per sapere tutto ed io, molto gentilmente, le ho chiuso il telefono in faccia!"

Gladys la guardò con espressione indulgente, con l'aria di chi la sa lunga, cercando di non sorridere.

"D'accordo, tesoro, non ti agitare."

Angelina sbuffò e si rimise seduta.

"Infermiera Crane" una voce untuosa arrivò da dietro il bancone "Quando ha finito di fare conversazione, avrei bisogno di lei, se non la disturbo troppo."

La donna e la giovane si voltarono verso un ragazzo dall'aria indisponente, in piedi di fronte a loro.

'Bene' pensò Angelina 'ci mancava solo l'Idiota per migliorare questo bella giornata'

"Mi dica dottore" gli disse gentilmente Gladys, anche se probabilmente avrebbe voluto picchiarlo con un mattarello.

"Dovrebbe andare al piano di sotto e portare queste autorizzazioni al Capo Reparto. Purtroppo io sono molto impegnato quest'oggi" Angelina sbuffò scettica "e proprio non posso" concluse il giovane Richard, dandosi arie di importanza.

"Veramente dottore, non potrei lasciare il mio posto e poi non è compito mio portare..."

Il giovane medico s'incupì. "Non mi importa un accidente che non è compito suo!" eruppe, sbattendo forte un pugno sul bancone "Lei fa come dico io, ha capito?"

"Tranquilla Gladys" Angelina parlò per la prima volta da quando Richard era arrivato "Rimango io qui se vuoi. Và pure."

La donna, senza proferire parola, prese le carte che il giovane le porgeva e si allontanò.

Angelina diede le spalle al ragazzo e prese a trafficare con le sue cartellette, apparentemente concentrata, sperando con tutta sè stessa che quell'arrogante, presuntuoso capisse l'antifona e se ne andasse via.

"E così" cominciò lui, mentre le speranze di Angelina di non dovergli rivolgere la parola, fluttuavano via fuori dalla finestra "hai un nuovo... come dire... accompagnatore ufficiale?" Il suo tono era sfacciato e derisorio, come se si divertisse a rivolgere quelle domande così personali alla ragazza.

Angelina sentì la rabbia montargli dentro. Strinse gli occhi e finalmente lo guardò in faccia.

"Non credo che la cosa ti riguardi... Da chi l'hai sentito?" gli domandò, riflettendo su dove mai quel verme avesse potuto sapere certe cose.

"Bè stamattina ho sentito la befana" spiegò, accennando col capo verso la porta da cui Gladys era appena uscita "e la tua amichetta bionda parlare della questione." Il sorriso del ragazzo si fece ancora più largo quando vide Angelina inspirare profondamente per controllare la rabbia. "A proposito" continuò lui strafottente "devo dire che la biondina non è niente male. Potrei tranquillamente farci un pensierino. Credo che lei gradirebbe molto!" e scoppiò a ridere.

"Non ti permetto di parlare così di Alicia, schifoso verme!" la mora sbattè con violenza le cartelle sulla scrivania e si avvicinò al ragazzo.

"Che c'è Jonhson? Sei gelosa?" la stuzzicò lui.

"Io? E perchè dovrei? Cosa ci faccio con una mezza cartuccia come te, quando ho a disposizione un vero uomo? Uno come George?"

Angelina non sapeva da dove fossero uscite quelle parole. 

Sapeva solo che, quando Richard aveva iniziato a parlare male di Alicia e Gladys, qualcosa nella sua testa era scattato. Qualcosa che evidentemente aveva scollegato cervello e bocca, portandola a dire bugie di proporzioni cosmiche, che però, Angelina notò con piacere, avevano raggiunto il loro scopo: far tacere l'Idiota.

Sfortunatamente il ragazzo ritrovò l'uso della parola (e dell'odioso sorrisetto) anche troppo presto.

"George?" domandò "E' così che si chiama il tuo amichetto?"

"Si, è così che si chiama. Anche se" precisò Angelina "non è un amichetto. E' il mio ragazzo. E che ragazzo!"

Il ghigno di Richard vacillò per un istante.

"Davvero?" chiese scettico. "E quando avremo l'onore di conoscerlo?"

'Mai ovviamente' pensò Angelina. Se fosse venuto a galla come stavano in realtà le cose, lei non avrebbe più avuto il coraggio di farsi vedere per almeno due secoli.

"Non saprei, Richard. George è sempre così impegnato. Forse non lo sai, ma lui è un affermato imprenditore conosciuto e stimato in tutto il mondo magico. Non credo che troverà il tempo di venire qui a ..."

La ragazza non ebbe nemmeno il tempo di terminare la frase che una voce familiare arrivò dal fondo del corridoio.

'Oh no! Non può essere lui!' gridò Angelina nella sua mente 'Non adesso, non qui!'

Si sporse dal bancone verso la fonte della voce ed emise un piccolo gemito rassegnato.

George Weasley camminava a passo spedito verso di lei, sorridendole allegramente.

Nonostante la situazione tragica, la pessima figura che stava per fare e la paura di essere scoperta, Angelina non potè fare a meno di rispondere a quel sorriso così sincero.

"Hey Jonhson" una voce fastidiosa la riportò alla realtà "non mi dirai che il grande uomo di cui mi parlavi è quel pel di carota?"

Angelina lanciò a Richard un'occhiata omicida, mentre oltrepassava il bancone e lo superava.

Prima che George potesse dirle qualunque cosa, la ragazza gli si gettò tra le braccia e lo abbracciò forte, lasciando di stucco il povero rosso. 

"Hey, come mai così affettuosa?" domandò il ragazzo.

"Baciami George" gli sussurrò piano in un orecchio.

"Cosa?! chiese lui, sorpreso.

Ma prima di poter ricevere una qualunque risposta, Angelina lo afferrò per il maglione e lo baciò con trasporto, davanti agli occhi allibiti di Richard e di mezzo reparto.

Quando i due finalmente si separarono, Angelina, evitando accuratamente di guardare George negli occhi, prese per mano il ragazzo, ancora del tutto inebetito, e lo condusse di fronte al suo collega.

"George, tesoro, questo è Richard Newton, un mio carissimo collega. Richard, lui è George Weasley, il mio fidanzato."





"Certo potevi dirmelo, Angelina, che eri pazza di me! Non mi aspettavo che il mio fascino avesse già fatto colpo!"

Angelina guardò di sottecchi il ragazzo che camminava al suo fianco e arrossì vistosamente.

"Scusa George, davvero. Ma quello era l'unico modo per mettere a tacere Richard.Purtroppo tu sei arrivato nel momento meno adatto..."

"Bè grazie tante!" esclamò lui, fintamente offeso. "Sapevo che la mia vista ti avrebbe fatto piacere!"

Angelina, accortasi dell'ambiguità della sua affermazione, subito corse ai ripari.

"Ma no! Che hai capito, scemo? Sono contenta che tu sia ventuto a trovarmi! Solo che non avresti potuto scegliere momento peggiore..."

George inarcò un sopracciglio e la squadrò attentamente, incrociando le braccia al petto.

"Ok Johnson. Diciamo che ti sei salvata in corner:"

Angelina sospirò sollevata. "Grazie" e gli schioccò un sonoro bacio sulla guancia, che fece arrossire di nuovo il rosso fino alla punta delle orecchie.

"Allora, facciamo così" disse la ragazza, prendendolo sottobraccio "per ringraziarti del tuo... ehm... piccolo aiuto, oggi ti offro il pranzo. Che ne dici?"






Mezz'ora più tardi, Angelina e George entravano in una piccola pizzeria dalle parti del San Mungo.

"Posticino carino..." approvò George.

"... e si mangia anche molto bene. Ci vengo spesso con i miei colleghi"

Geoege si fermò all'improvviso e si voltò verso la ragazza, con espressione severa.

"Non è che mi hai portato qui per farti bella di fronte ai colleghi? Perchè sarebbe molto scorretto, Angelina. Le ragazze che lavorano con te potrebbero compiere qualche gesto inconsulto, vedendoti insieme ad un ragazzo affascinante come me"

Angelina inarcò entrambe le sopracciglia e fece schioccare sonoramente la bocca.

"Non ti starai montando un pò la testa, Weasley? Sappi che il mio gesto di prima è stato dettato da cause di forza maggiore e che quindi, non si ripeterà mai più!"

"Cos'è che non si ripeterà?" Una voce alle loro spalle li fece sobbalzare tutti e due.

Ron era appena entrato nel locale, seguito a ruota da Harry, Hermione e Ginny, una molto arrabbiata e l'altra molto afflitta.

"Hey gente"" li salutò allegramente George "Che ci fate da queste parti?"

Fu Harry a rispondere. "Ginny ed  Hermione sono andate all'agenzia di viaggi dietro l'angolo per chiedere qualche informazione. Sai il viaggio di nozze..."

Angelina e George annuirono.

"Putroppo..."

"Purtroppo quegli imbecilli" Hermione era ancora fuori di sè dalla rabbia "ci hanno detto che, dato che il matrimonio è a marzo, avremmo... ehm avrebbero dovuto prenotare molto tempo fa! E quando poi? Subito dopo il primo appuntamento? Sono davvero senza parole!"

"Su Hermione, calmati adesso" Ron accarezzò dolcemente i capelli della sua ragazza, sperando di riuscire a tranquillizzarla.

"Sentite ragazzi" Angelina si rivolse ai quattro "che ne dite di mangiare qualcosa e poi cerchiamo di risolvere il problema?"

"Angelina ha ragione" esclamò Harry, passando un braccio intorno alle spalle della sua futura moglie. "Troviamo un tavolo e affoghiamo i nostri dispiaceri nel cibo!"





Dopo aver mangiato abbondantemente, i ragazzi presero a chiacchierare tra loro e, persino Hermione, sembrava essere tornata quella di sempre.


Mentre tutti ridevano per l'ennesima battuta di Ron, l'occhio di Angelina cadde su Ginny, seduta di fronte a lei, ancora in silenzio.

"Hey Ginny" la chiamò dolcemente "Cos'hai? E' ancora per l'agenzia?"

Ginny scosse la testa, per poi annuire un attimo dopo.

Angelina sorrise e cercò di tirale su il morale.

"Secono me non devi prendertela. Hermione ha ragione: sono degli imbecilli. Sono sicura che tu ed Harry avrete il vostro viaggio di nozze. E' sarà magnifico!"

"Lo spero proprio. E' vero che abbiamo deciso di sposarci abbastanza all'improvviso, però..."

"Dove volevate andare?" chiese Angelina un pò per curiosità e un pò per evitare che Ginny si rattristasse ancora di più.

La rossa sorrise per la prima volta da quando era entrata nel locale e i suoi occhi si illuminarono di felicità, mentre guardava Harry, che rispose al sorriso e le prese una mano.

"Hawaii. Mi è capitato tra le mani un catalogo qualche tempo fa e... mi sono innamorata di quelle meravigliose isole. Spiagge bianche, acqua cristallina, per non parlare delle particolari usanze del luogo..."

"Già mi ti immagino Harry" lo prese in giro George "Tu e Ginny, mano nella mano, sulla spiaggia candida al tramonto, tu e Ginny, mano nella mano, che giocate in acqua, tu e Ginny, mano nella mano, che passeggiate per i mercatini hawaiiani con le collane di fiori appese al collo, tu e Ginny..."

"Si grazie George" lo interruppe Angelina "Abbiamo capito il concetto."

Tutti scoppiarono a ridere, George compreso.

"Quando mi sposerò io" cominciò Hermione, ammiccando verso Ron "voglio andare in Italia. E' una nazione così affascinante. Musei, opere d'arte, antiche costruzioni, resti archeologici..."

"Pizza, lasagne, spaghetti, dolci tipici..." continuò Ron, distruggendo in un attimo i sogni di Hermione.

"Merlino Ron! Come fai ad eliminare la poeticità da ogni cosa?" gli chise la bruna, abbattuta "Vai in uno dei paesi più ricchi di storia di tutto il mondo e a cosa pensi? Alle lasagne?"

"Certo che si! Un povero ragazzo deve pure mangiare, no?"

Hermione sospirò avvilita e borbottò qualcosa che sembrava molto simile a "Io ci rinuncio..."

"E tu Angelina?" Ginny la colse di sorpresa ""Dove andresti?"

"Io? Oh a dir la verità non saprei... Non saprei proprio... Forse..."

"Forse?" la incitarono curiose Ginny ed Hermione.

"Mi piacerebbe molto andare a Parigi."

"Parigi?" chiese George sorpreso "Hey capitano, non è che mi stai diventando romantica?" Angelina gli fece una linguaccia prima di continuare.

"Può sembrare una scelta banale, ma credo proprio che andrei a Parigi. Sapete una volta ci sono stata con i miei genitori" sorrise , ricordando quella fantastica gita in famiglia "Avevo circa 11 o 12 anni e mio padre per Natale ci portò in Francia. La città era meravigliosa, piena di addobbi e di luci e nelle strade si intonavano melodie natalizie. Io e mia madre andammo sempre in giro per negozi e mercatini e comprammo una quantità inimmaginabile di regali. L'unica cosa che non riuscii a fare fu salire sulla Tour Eiffel. In quei giorni era chiusa per alcuni lavori di manutenzione."

"Oh che peccato!" esclamò Hermione.

"Già, un vero peccato" convenne Angelina "Però, ancora oggi, a distanza di più di 10 anni, ricordo quel viaggio come uno dei più belli della mia vita."

"Spero proprio che anche il nostro viaggio di nozze sia così bello" disse Ginny, pensierosa.

"Sono certa di si" la rassicurò Angelina "E comunque, se ti serve una mano con qualche altra agenzia, chiamami pure... Potremmo sempre prendere in prestito le mazze da Battitore di George. Sono sicura che sarebbero molto, molto convincenti!"




Finalmente sono riuscita a postare anke quest'altro capitolo! Scusate il ritardo ma l'universita non mi dà tregua! E così in questo chap abbiamo conosciuto un altro personaggio nuovo, l'antipatico Richard! Che ne pensate? Volevo mettere anche qualche vecchia conoscenza, ma non ci sono riuscita... Forse nel prossimo! Spero che quasto vi piaccia almeno quanto vi è piaciuto il precedente! Grazie a tutti quelli che hanno recensito (Lill, cy_17love, dragonball93, lilla4eve, Espree90, AD23 e Vale Lovegood vi adoro!!!) o solo letto... Un bacio!!

P.S: il prossimo è gia scritto... devo solo metterlo on line e penso di farcela x la prox settimana... università permettendo! A presto!

 

 

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Capitolo 6
*** Merry Xmas ***


6. MERRY XMAS



Nelle settimane successive, Angelina e George trascorsero molto tempo insieme.

Andavano al cinema, a teatro, a cena fuori oppure si divertivano a girovagare per la città, senza una vera e propria meta, solo per il gusto di stare un po’ insieme e rilassarsi.

Trascorrevano così tanto tempo in compagnia l’uno dell’altra che sembravano quasi una coppia vera.

Innanzitutto perché al San Mungo ormai tutti, dottori, infermieri e, persino pazienti, erano a conoscenza del fantastico bacio che Angelina e George si erano scambiati davanti al banco informazioni e poi anche perché, un giorno, la signora Weasley, tremendamente curiosa di sapere il nome della misteriosa fidanzata del suo quartogenito, aveva riunito alla Tana tutti i suoi figli (tranne ovviamente il diretto interessato) e li aveva sottoposti ad una specie di terzo grado.

Quando finalmente Ginny si era alzata e aveva spiegato a sua madre che George non era affatto fidanzato, ma che usciva solo con Angelina (“E non ti agitare mamma” l’aveva preceduta la piccola Weasley “Sono solo buoni amici”), i suoi fratelli presentavano già tutti i chiari ed evidenti sintomi di un esaurimento nervoso.

In seguito poi la signora Weasley si era premurata di far sapere a quanta più gente possibile, che finalmente anche il suo quarto bambino aveva messo la testa a posto.

E, da come Molly narrava la storia, sembrava quasi che da un momento all’altro, dovessero spuntare fuori un matrimonio in grande stile e 4 o 5 pargoli.

George e Angelina, dal canto loro, del tutto ignari di quello che stava succedendo alla Tana, continuavano tranquillamente le loro vite, beandosi della piacevole compagnia reciproca.

E così fecero anche la vigilia di Natale.

Quella sera i due ragazzi, dopo essere andati a vedere uno spettacolo a teatro, stavano tornando a casa a piedi, scherzando e ridendo come due pazzi.

“Quindi secondo te, Algernoon, il nome del protagonista sarebbe bello (*)?” chiese George ad Angelina quasi piegato in due dalle risate.

“Certo che è un bel nome” ammise la ragazza “E anzi, mio caro, ti dirò di più: potrei anche chiamarci uno dei miei figli.”

George rise più forte. “Oh si me lo immagino. ‘Algy tesoro, sveglia è pronta la colazione!’

Angelina si fermò all’improvviso e assunse un’espressione pensierosa. “Si” riprese convinta, dopo qualche istante “Più lo sento e più mi piace… Algernoon”

George scosse la testa scettico. “Spero proprio che troverai un marito che ti impedirà di compiere una tale atrocità!”

Angelina rise mentre riprendeva a camminare a fianco del ragazzo, ancora piuttosto divertito dalla conversazione.

Camminarono per un po’ in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri.

Fu George a parlare per primo.

“Allora domani che farai? Pensi di andare a trovare i tuoi?”

Angelina scosse la testa. “No, non credo. Non ho molta voglia di rivederli, I nostri rapporti si sono molto raffreddati da quando sono andati in America”

“Vabbè, saranno pure raffreddati, ma sono pur sempre i tuoi genitori” le fece notare il ragazzo. “Non li ami? Non vorresti stare con loro? E non dirmi di no perché non ci credo”

Angelina non rispose, ma si limitò ad accelerare il passo, un pò irritata.

Non le andava di parlare dei suoi in quel momento.

Anzi, a dir la verità, non le andava di parlare dei suoi e basta.

Non dopo che loro se n’erano fregati di tutto e di tutti, lei compresa, e se n’erano andati in America a fare la bella vita.

Nessuna sapeva come si era sentita quel giorno all’aeroporto, quando sua madre e suo padre passarono il check-in e la  salutarono da dietro le porte a vetro scorrevoli.

Da quel giorno, Angelina aveva preso una decisione.

Cancellarli dalla sua vita.

Troppo cinica?

Troppo fredda?

No.

Era stata solo determinata.

Per una volta nella sua vita, lei era stata forte, decisa. E mai si era pentita di quella decisione.

E adesso lui cosa voleva? Con che diritto George le porgeva domande così personali? Chi diavolo era lui? Solo perché erano usciti insieme qualche volta, adesso lui si sentiva il dovere di intromettersi nella sua vita e di psicanalizzarla?

Angelina accelerò ancora di più il passo e George fu costretto a correre per raggiungerla.

Quando le fu vicino, le afferrò delicatamente il braccio per cercare di fermarla.

“Hey che hai?” le chiese preoccupato.

Lei si voltò furente, pronta a gridargli in faccia che lui non era nessuno, che lui non poteva immaginare nemmeno lontanamente cosa avesse passato e magari anche per mandarlo al diavolo.

Ma non ci riuscì.

Quando incontrò gli occhi di George così sinceramente in pena per lei, non seppe più cosa dire.

Da quanto tempo una persona non si preoccupava per lei?

Da quanto tempo non si sentiva così al sicuro come quando era con George?

Tanto. Troppo tempo.

Si sentì un’ingrata, un’egoista verso quel meraviglioso ragazzo che tanto l’aveva aiutata.

E poi, in fondo, non era colpa di George se i suoi genitori non l’amavano.

Questa consapevolezza la fece, se possibile, sentire ancora peggio.

“Hey Angelina tutto bene?” ripetè incerto il ragazzo.

E Angelina, in quel momento, fece una cosa del tutto inaspettata.

Per entrambi.

Una cosa che Angelina non faceva più da 5 anni.

Cominciò a piangere.

Calde lacrime presero a scendergli giù per le guance.

George l’abbracciò e la strinse forte a sè mentre la sentiva singhiozzare debolmente nel suo petto, cercando quasi di nascondere quel suo attimo di debolezza.

Il ragazzo iniziò ad accarezzarle i capelli nel tentativo di calmarla, stringendola sempre vigorosamente tra le braccia.

Quando Angelina smise di singhiozzare, George le passò un braccio intorno alle spalle e la guidò verso una panchina lì vicino.

“Va meglio ora?” le chiese, facendola sedere sul freddo marmo e accomodandosi accanto a lei.

“Si scusami” rispose lei, visibilmente imbarazzata “Non so cosa mi sia preso. Sono così stressata nell’ultimo periodo che…”

“Puoi piangere.” la interruppe George “Con me intendo. Puoi piangere. Se non ce la fai più, se hai bisogno di sfogarti, se ti senti triste o depressa o anche solo se hai voglia di piangere senza un vero motivo. Io ci sono”

Angelina sorrise impercettibilmente e strinse forte la mano del ragazzo, incapace di rispondere a quelle parole così dolci e sincere.

“Ed ora” riprese George “Dobbiamo tirarti su il morale…” e scrutò con attenzione intorno a loro come se cercasse qualcosa. “Ah-ha!” esclamò dopo qualche secondo indicando un punto oltre l’alto cancello del parco in cui si trovavano.

“Tu aspettami qui” disse rivolto alla ragazza. “Non ti muovere. Faccio in un attimo”  e si incamminò verso l’uscita, scomparendo ben presto dalla visuale di Angelina.

Tornò dopo qualche minuto con due bicchieri di carta in mano.

Si sedette nuovamente accanto ad Angelina e le porse una delle due piccole tazze.

“Ecco qua! Questa ti rimetterà in sesto.”

Angelina fece un sorso, curiosa.

“Ma è solo cioccolata calda!” esclamò sorpresa.

“Come sarebbe a dire solo cioccolata calda? Mia madre dice sempre che quando si è depressi, una bella cioccolata fa passare tutta la malinconia”

“Tu credi?” chiese la ragazza dubbiosa. “Io invece avrei bevuto volentieri un caffé. Mi ricarico subito con quello.”

“Ha-ha” disapprovò George, negando col dito “So che ti piace molto, ma il caffé rende nervosi e credo proprio che stasera di nervosismo ce ne sia già abbastanza. Tu non credi?”

Angelina annuì concorde, riprendendo a sorseggiare la bevanda e notando quanto il suo corpo approvasse la scelta di George.

Dopo qualche istante di silenzio, fu di nuovo il rosso a parlare per primo.

“E’ per i tuoi genitori che hai iniziato a piangere?”

Angelina non rispose subito, ma fece un altro sorso.

“Potrei dirti che no, loro non c’entrano nulla. Che sono nervosa per il lavoro o per mille altre sciocchezze, ma sarebbe una bugia. O meglio, sarebbe una mezza bugia, dato che i miei c’entrano. Almeno in parte.”

“Capisco.” George non le fece ulteriori domande. Non voleva essere troppo invadente.

Se Angelina aveva voglia di parlare, l’avrebbe fatto. Ma di sicuro lui non l’avrebbe forzata.

“E’ difficile sai?” cominciò la mora. “Stare soli. Non avere una famiglia che ti appoggia, che ti sostiene, che ti dà forza. E’ davvero difficile.”

“Forse è difficile anche per loro.” provò George.

“Già” Angelina sorrise amara “Anche se io non ne sono convinta. Altrimenti non chiamerebbero solo per le feste o per il mio compleanno, no?”

George non rispose. Non sapeva davvero cosa dire.

“Tu sei fortunato, George. Hai una famiglia splendida, dei genitori fantastici e dei fratelli che ti amano. A me questa fortuna è stata negata. Almeno negli ultimi anni.” Fece un altro sorso. “Però” continuò “C’è una cosa positiva in tutta questa storia…”

“E quale sarebbe?” chiese George.

Angelina guardò verso il cielo scuro e sorrise.

Un sorriso amorevole, caldo.

“Quando diventerò madre, cercherò di essere per i miei figli quello che i miei genitori non sono stati per me. Sarò presente, affettuosa, comprensiva. Farò in modo che i miei bambini si sentano sempre protetti, al sicuro e, ovviamente, amati.”

George le sfiorò una mano.

“Sono sicura che lo farai. E Algy sarà il bambino più invidiato d’Inghilterra grazie alla sua splendida mamma.”

Angelina scoppiò a ridere sonoramente, seguita a ruota da George.

Quando si furono ripresi un po’, George propose di incamminarsi di nuovo verso casa di Angelina.

Erano quasi arrivati al villino, quando il ragazzo invitò la sua amica a trascorrere il Natale alla Tana con tutta la sua famiglia.

“Sempre che non ti abbiano già terrorizzato la sera del compleanno di Ginny”

Angelina ridacchiò, oltrepassando il cancello in ferro battuto del suo giardino.

“Ti ringrazio molto George, ma i genitori di Alicia mi hanno praticamente costretta ad andare da loro per Natale e quindi domani passerò tutta la giornata dagli Spinnet.”

“Oh non importa” la rassicurò George, chiaramente deluso. “Sarà per un’altra volta.”

“Mi farebbe molto piacere tornare alla Tana. Mi sono divertita molto con i tuoi parenti l’ultima volta.” rivelò Angelina.

“Anche con Victoire?” le domandò George,  inarcando un sopracciglio, scettico.

“Si, certo anche con Victoire. E’ molto simpatica, anche se credo che abbia ripreso un po’ troppo la curiosità di suo zio…” constatò Angelina ridacchiando.

“Si in effetti Fleur lo dice sempre che somiglia troppo a Ron.” Angelina roteò gli occhi.

“Veramente non era a Ron che mi riferivo…”

“Ah no?” il ragazzo finse di non capire.

“Ho capito. Meglio lasciar perdere…” si arrese Angelina.

George sorrise soddisfatto. “Bene allora io tolgo il disturbo” le disse prima di abbracciarla. “E mi raccomando, almeno per stasera, lascia perdere il caffé, intesi?”

Angelina annuì contro la sua spalla. “Grazie George. Grazie di tutto.”

“Di niente.”

I due ragazzi finalmente si separarono e si augurarono la buona notte, prima che George, come di consueto, imboccasse il vialetto ed uscisse dal piccolo giardino di Angelina.



La mattina di Natale, Angelina si svegliò abbastanza presto.

Dato che Alicia sarebbe passata a prenderla verso l’ora di pranzo, decise di prendersela con calma e rilassarsi un po’.

Si fece un lungo bagno e poi si diresse in cucina, con tutte le intenzioni di fare un’abbondante colazione.

Mentre era impegnata a ricoprire un biscotto con uno spesso strato di marmellata alle ciliegie, il telefono squillò.

Angelina si alzò di malavoglia dalla sedia e si diresse in salotto.

“Pronto?” disse alzando il ricevitore.

“Angelina tesoro! Sono la mamma, come stai angelo?”

Angelina roteò gli occhi mentre la voce di sua madre le strillava nelle orecchie.

“Ciao mamma, io sto bene. Tanti auguri di buon Natale” le disse più per educazione che per vero sentimento.

“Grazie angelo, anche a te. Papà ti saluta tanto! Il lavoro come va?” le chiese la donna in un inusuale slancio di interessamento che colse Angelina molto di sorpresa.

“Cosa? Il lavoro? Ah si...Il…il lavoro va bene per adesso, mi piace un sacco e…”

“Si si ecco, arrivo.” Sua madre stava parlando con qualcuno vicino a lei.

“Mamma ci sei?”

“Si scusami tesoro. Sono molto contenta che il lavoro vada bene. Ora però devo proprio andare. Io e papà siamo stati invitati da alcuni vicini a pranzo. Ti richiamo stasera, d’accordo? Ciao angelo!” e senza dire altro, la donna riattaccò il telefono.

Angelina rimase col ricevitore in mano per qualche istante, leggermente shockata.

“Bene” constatò Angelina. “Quest’anno abbiamo battuto ogni record. Neanche cinque minuti per gli auguri…”

Fortunatamente in quel momento suonò il campanello ed Alicia entrò in casa come un ciclone, già vestita, agghindata e profumata.

“Buongiorno Angie! E tanti auguri di buon Natale!” disse abbracciando la sua migliore amica.

“Grazie Aly. Tanti auguri anche a te.”

“Bè?” le chiese subito la bionda, dopo essersi separata da lei. “Come mai ancora non sei pronta? Ti avevo detto che sarei passata presto stamattina.”

“Ma sei sicura, Aly?” domandò Angelina. “A me non hai detto nulla.”

Alicia aggrottò le sopracciglia, portando la mano sotto il mento e sforzandosi di ricordare se avesse parlato o no con Angelina. “Okay forse me ne sarò dimenticata.” Angelina scosse la testa. “Ma volevo farti uscire prima che chiamassero loro...”

“Se per loro” le disse Angelina, sorridendo “intendi i miei genitori, sei arrivata tardi perché hanno già chiamato.”

“Ah davvero?” chiese Alicia “E che cosa ti hanno detto, angelo?” Alicia imitò alla perfezione la voce della signora Johnson.

Angelina rise divertita. “Niente. Che come al solito avevano qualcosa di più importante da fare che chiacchierare al telefono con me.”

“Che soggetti!” s’indignò la bionda. “Scusa se te lo dico, Angie, ma i tuoi sono proprio strani.”

“Infatti è per questo che il giorno di Natale, lo passo a casa tua. Almeno i tuoi parenti mi trattano come una di famiglia.”

“Seee… Capirai!” Alicia fece una smorfia. “Se fosse per loro, adotterebbero te al posto mio! Così forse avrebbero una figlia normale!”

“Normale io, Aly?! Mi dispiace per te, ma credo proprio che tu ti stia sbagliando di grosso… Una persona normale non riuscirebbe mai ad essere tua amica e a sopportarti da così tanto tempo...”

“Ah ah ah” disse Alicia fintamente offesa “Ma quanto siamo spiritose oggi…” esclamò facendo scoppiare Angelina a ridere.




Quando Angelina attraversò il cancelletto di casa sua quella sera, era già piuttosto tardi.

Aveva trascorso tutta la giornata dagli Spinnet e si era anche divertita molto.

I genitori di Alicia avevano l’abitudine di invitare una marea di parenti il giorno di Natale e, a dir la verità, tutti alquanto bizzarri: c’era la bisnonna Lena, una vecchina molto arzilla, ma sorda come una campana, c’erano i cuginetti Ben, Sean e Lisa, bambini che, alla presenza degli adulti, erano le creature più angeliche della terra, ma che, una volta soli, diventavano i ragazzini più pestiferi che si fossero mai visti. E poi c’era Ned, il cugino più grande di Alicia, che da secoli ormai, aveva una cotta spaventosa per Angelina e che, ogni anno al termine del pranzo di Natale, le giurava amore eterno ed imperituro.

Angelina era già sull’uscio di casa, pensando ancora al ragazzo e alla sua ultima struggente dichiarazione d’amore, quando una voce, proveniente dal giardino attiguo, la richiamò indietro.

“Finalmente sei tornata, tesoro.” Le disse la sua vicina in  tono gentile.

“Buonasera Rosemary, come mai ancora in piedi?”

“Bè a dir la verità aspettavo te.”

“Me?” chiese Angelina sorpresa.

Per quanto fosse un’inguaribile impicciona, la sua vicina di solito evitava con cura di mettere al corrente gli altri di questo “piccolo difetto” della sua personalità, celandolo dietro un vetro di eccessiva apprensione.

E allora che succedeva?

La signora Rice ammetteva palesemente di voler ficcare il naso in questioni altrui?

“Si bambina. Te” continuò l’anziana donna. “Questo pomeriggio è passato quel tuo amico tanto carino… sai quello con i capelli rossi… Greg… Gary…”

“George?” suggerì Angelina.

“Si si esatto George. Ha suonato parecchie volte a casa tua ed io, che l’avevo visto arrivare, ma solo perché era uscita un  attimo in giardino,” spiegò velocemente la donna, arrossendo un po’ sulle guance “l’ho chiamato e gli ho detto che non c’eri. Così lui mi lasciato un regalo di Natale per te e mi ha pregato di dartelo non appena ti avessi vista. E quindi…” la donna rientrò in casa e ne uscì un attimo dopo con un pacco piuttosto grande tra le mani “… ecco qui tesoro!” e lo porse alla ragazza.

“Grazie Rosemary, è stata molto gentile e… Ma cosa c’è qui dentro? Si muove tutto?” chiese la ragazza, vagamente allarmata.

“Oh tranquilla, Angelina. Niente di pericoloso. Anche perché gli ho dato da mangiare poco fa…” la rassicurò la signora.

“Se lo dice lei…” Angelina era ancora poco convinta.

Dopo aver ringraziato di nuovo la sua vicina, Angelina rientrò in casa e posò la grossa scatola, che ancora si muoveva, sul pavimento. Sul coperchio del pacco c’era una lettera.

L’aprì.

Era di George.




Buon Natale Angelina!

Ieri passeggiavo tranquillamente per Diagon Alley quando sono passato davanti ad una vetrina e non ho saputo resistere! Spero proprio che ti piaccia (anche perché non credo che al negozio lo cambino. Il proprietario sembrava molto contento di disfarsene…).

Ancora tanti auguri, con la speranza che tu abbia passato uno splendido Natale.


                                                                                            Con affetto

                                                                                           George


P.S. Lo sai che oggi mi sei mancata molto? Non sono più abituato a stare così tanto tempo senza vederti...




Angelina sorrise e, leggendo l’ultima frase, arrossì vistosamente.

‘Gli era mancata?’

Wow! Non si aspettava certo una frase del genere da uno come George.

Ancora sorridendo, si decise ad aprire il pacco che, nel frattempo, aveva preso a guaire.

Tolse il coperchio e un tenerissimo cagnolino nero col musetto bianco, la guardò curiosa.

“Oh santo cielo!” esclamò meravigliata Angelina.

Tutto si era aspettata fuorché un cucciolo.

Regalare un cane a lei!

La persona meno materna di tutta la Terra.

Lei che non sapeva nemmeno tanto bene come occuparsi di sé stessa.

Eppure…

La ragazza si avvicinò e prese in braccio l’animale, che iniziò subito a farle le feste.

Angelina si sciolse come neve al sole, davanti a quegli occhietti vispi che la fissavano curiosi.

“Ciao piccolo” gli disse, accarezzandolo dolcemente sotto il musetto. “Credo proprio che io e te ci divertiremo parecchio insieme. Tu che ne dici?”

Il cucciolo abbaiò felice, facendo ridere la sua padrona.

“Ed ora” la ragazza si alzò in piedi, poggiando il cucciolo sulla morbida moquette, “Prima di andare a prenderti un po’ di latte, devo fare una cosa molto importante…”



George era sdraiato sul suo letto, con un braccio sugli occhi e l’altro pigramente abbandonato sul torace.

Pensava.

Pensava a lei.

Pensava a sé stesso.

Pensava a loro. Se mai fosse esistito un loro.

Un rumore lo destò dai suoi pensieri.

Un elegante barbagianni picchiettava alla sua finestra. George si alzò, lo fece entrare e prese la lettera che l’animale portava legata alla zampa.

Non appena riconobbe la scrittura, il ragazzo sorrise raggiante.




Caro George,

buon Natale anche a te! Grazie per questa tua splendida lettera. Oggi ho passato una giornata molto piacevole dagli Spinnet e stasera, quando sono tornata a casa, ho trovato un meraviglioso regalo ad aspettarmi. Grazie mille! E’ davvero tenerissimo e ti assicuro che non ho nessuna intenzione di riportarlo in negozio, anche perché abbiamo già stretto amicizia. Spero di vederti presto,

                                                                                          

                                                                                           tua Angelina


P.S. Anche tu mi sei mancato molto oggi...   



George rilesse quella lettera almeno un migliaio di volte prima di andare a letto. E quando, esausto, finalmente crollò, un sorriso felice continuò ad illuminare il volto lentigginoso del giovane, ansioso di rincontrare nuovamente la sua amica speciale, il giorno seguente.





Sesto capitolo on-line finalmente! Non ci speravo più! Scusate il ritardo, ma ho avuto problemi col pc (e temo che ne avrò ancora!)... Come al solito spero che vi piaccia questo chap e aspetto con ansia le vostre opinioni.

Ringrazio soprattutto:

LITTLEBELL: Grazie mille per i complimenti! Mi fai arrossire... Mi raccomando continua a seguire la storia... Bacio!

LILL: Mi dispiace che tu abbia trovato scontata l'idea delle Hawaii, ma per Harry e Ginny volevo qualcosa di assolutamente romantico e... Grazie cmq per i  complimenti!!

EXCEL SANA: Si finalmente il bacio... Aspetta qualche capitolo e vedrai... A presto (spero)!

LILLA4EVE: Quando ho letto la tua recensione sono rimasta senza parole!! Non potevi farmi complimento più bello, soprattutto sapendo quanto tu non sopporti (diciamo così) Angelina!! Grazie, grazie, grazie!!

CY17-LOVE: Si devo dire che Richard è un vero imbecille... Cmq non preoccuparti, un vero bacio arriverà molto presto!!

VALE LOVEGOOD: Grazie mille! Devo ammettere che anch'io sto amando sempre più questa coppia! Un bacio!!

AD23: Si, inizialmente avevo pensato a qualcosa di più adatto a Richard (e il tuo suggerimento è proprio azzeccato), ma poi ho deciso di essere buona... A presto!


P.S. Sto pensando di scrivere una long fiction sulla nuova generazione ad Hogwarts e volevo sapere cosa ne pensavate in proposito… Grazie ancora!








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Capitolo 7
*** My Sun ***


7. MY SUN



Le vie di Diagon Alley erano illuminate a festa.

Mancava ancora qualche ora all’anno nuovo, ma, per strada, c’erano già persone che si abbracciavano, si stringevano le mani e si scambiavano gli auguri.

Alcuni si affrettavano lungo la via gremita, mentre altri correvano all’interno dei negozi per fare i soliti acquisti dell’ultimo minuto.

Angelina camminava tranquillamente, cercando di districarsi in mezzo a quella confusione.

Un uomo dall’aria afflitta la urtò, senza nemmeno accorgersene e si voltò verso la moglie, che gli camminava accanto.

“Mi dispiace tesoro” lo sentì dire Angelina. “Ma l’ho proprio dimenticato!”

La moglie lo guardò con rimprovero. “Sei sempre il solito, Peter. E adesso che cosa regaleremo al piccolo Josh stasera?”

“Oh coraggio! Sono sicuro che troveremo qualcosa...” gli rispose rassicurante il marito. E Angelina li vide allontanarsi e perdersi tra la gente.

Sorrise tra sé, immaginando come il povero Peter avrebbe rimediato alla sua piccola “dimenticanza”.

Dopo qualche minuto, Angelina arrivò finalmente a destinazione.

I Tiri Vispi Weasley era come sempre affollatissimo di ragazzini e non, e, proprio di fronte all’entrata del negozio, si era formata addirittura una piccola fila di gente che premeva per entrare.

Con non poche difficoltà, la ragazza riuscì ad entrare e subito si diresse verso il bancone.

Cosa avrebbe detto George di quella improvvisata?

Sarebbe stato contento della sua visita a sorpresa?

Angelina sperò vivamente di si.

Lei e George non si vedevano dal giorno della Vigilia e, nonostante i loro buoni propositi e gli enormi sforzi, non avevano più avuto l’occasione di incontrarsi.

Lui era impegnatissimo col negozio, che era rimasto aperto per tutto il periodo festivo, mentre lei, a causa dell’influenza che girava in ospedale, era stata costretta a sostituire alcune colleghe malate, facendo turni assurdi.

Si erano sentiti un paio di volte per telefono e si erano anche scritti via gufo, ma niente di più.

Ed adesso, dopo un’intera settimana di distanza, Angelina si era finalmente decisa ad andare a Diagon Alley per vedere che fine avesse fatto il suo “amico”.

Si guardò intorno in cerca di George, ma non lo trovò da nessuna parte.

‘Forse è impegnato sul retro’ pensò, mordendosi nervosamente il labbro inferiore.

Una ragazza dall’aria gentile, con addosso la divisa del personale, le si avvicinò silenziosamente.

“Posso aiutarla signorina?” le chiese.

Angelina si voltò sorpresa verso la ragazza, indecisa sul da farsi.

‘Sei ancora in tempo per dartela a gambe Angelina’ pensò. ‘Se George non ti ha chiamata vuol dire che non aveva voglia di vederti... E adesso con che faccia ti presenti qui?’

“Ecco... Io veramente...Stavo solo...” balbettò incerta Angelina.

Stava già pensando di prendere la porta e tornarsene a casa quando...

“ANGELINA!” Una voce piacevolmente familiare la chiamò dal retro del negozio.

La ragazza si voltò verso la fonte della voce.

Un istante dopo, un indaffarato George Weasley varcò la porta e le si presentò davanti, trasportando un’infinità di scatole e pacchi.

“Tieni Verity” disse rivolto alla ragazza lì vicino. “Ci pensi tu a sistemarli sugli scaffali?”

“Certo signor Weasley, non si preoccupi” e, prese alcune scatole, sparì dalla vista dei due ragazzi.

Angelina guardò il ragazzo che si trovava di fronte.

Da quanto tempo non lo vedeva? Cinque? Sei giorni? E allora come diavolo aveva fatto a diventare ancora più bello in quel breve lasso di tempo?

Si, non c’era altro da dire per descrivere George.

Era bello. Punto. O almeno lei lo considerava tale.

George si accorse dello sguardo profondo della ragazza e sorrise leggermente.

Angelina, di fronte a quel sorriso che tanto le era mancato, arrossì fino alla punta dei capelli.

“Allora? Come mai qui?” le chiese lui per sciogliere l’imbarazzo. “Non mi dirai che sei venuta per comprare qualcosa?”

“No” rispose Angelina. “Sono venuta a trovare te. Mi mancavi.”

Il sorrisetto di George vacillò per un istante di fronte a quelle inaspettate parole, ma poi tornò più bello di prima.

Eccola la sua Angelina. L’Angelina degli anni di Hogwarts.

Schietta. Sincera. Spontanea.

E, ovviamente, bellissima.

George le si avvicinò e l’abbracciò dolcemente, affondando il viso tra i morbidi capelli di lei, che non si ritrasse affatto.

“Anche tu mi sei mancata tantissimo. E mi dispiace di non essere passato a trovarti, ma proprio non...”

“Non preoccuparti” lo interruppe Angelina. “Lo so che sei occupato. Mandare avanti un negozio è molto impegnativo e non te ne faccio mica una colpa.”

George si staccò leggermente da lei per guardarla negli occhi.

Fu mentre fissava gli occhi scuri di Angelina che gli venne in mente un’idea.

“Senti Angelina” le disse gentilmente “Hai progetti per stasera?”

Angelina lo guardò confusa e scosse la testa.

“Bene!” esclamò lui, felice. “Allora che ne diresti di passare il Capodanno con me?”

Lei lo guardò un attimo perplessa e George mal interpretò la sua esitazione.

“Lo so, non è il massimo del divertimento, ma...”

“Si!” gridò la ragazza.

“Cosa? Davvero?” chiese incredulo lui.

“Si, George Weasley. Mi piacerebbe molto passare il Capodanno assieme a te.”

Il sorriso di George si allargò, se possibile, ancora di più e abbracciò di nuovo la ragazza. “Bene! Allora ci vediamo verso le nove a casa tua ok?”

“Si va benissimo” convenne lei “ma dove si va?”

“Eh no mia cara! Questa è una sorpresa! Lo scoprirai solo a tempo debito...”

Angelina ridacchiò divertita, non sapendo se fidarsi o preoccuparsi.

“Va bene allora ci vediamo più tardi” gli disse infine, separandosi da George “Adesso vado a casa a farmi bella. Ciao Weasley”

“Ciao Angelina.” E rimase lì a fissarla, con uno sguardo un po’ ebete, mentre lei usciva dal negozio.

Una volta fuori, Angelina vide uscire, proprio dietro di lei, l’uomo che l’aveva urtata in precedenza, molto più felice, accompagnato dalla moglie.

“Oh Peter, hai avuto un’idea fantastica!” trillò la donna “Sono sicura che Josh si divertirà un mondo stasera con i Mille Fuochi Magici Weasley...”

Angelina sorrise felice.

Qualcosa le diceva che quella sera sia lei sia il piccolo Josh avrebbero passato un Capodanno davvero spettacolare...



Stavano camminando da circa dieci minuti e George non accennava a volersi fermare.

Angelina, che portava un paio di scarpe col tacco alto, stava iniziando a stancarsi. Come se non bastasse, il ragazzo l’aveva persino bendata perché non voleva che lei capisse dove stavano andando.

“George...” lo chiamò, esausta “ Ti prego, dimmi che siamo quasi arrivati perché davvero non ce la faccio più! Queste maledette scarpe mi stanno uccidendo...”

George sembrò non sentirla e continuò imperterrito a tirarla delicatamente per un braccio.

Ad un tratto Angelina si accorse che i rumori attorno a lei erano aumentati...

Sentiva automobili, clacson, persone che chiacchieravano.

‘Dovremmo essere in una strada piuttosto affollata’ osservò. ‘Ma dove?’

Cercò di riconoscere qualche rumore o qualche profumo, ma niente.

Nulla che l’aiutasse a capire dove quel disgraziato la stesse portando.

“George, senti io non ce la faccio più! Mi dici dove cavolo mi...”

“Oh eccoci finalmente!” la interruppe lui, allegro. “Adesso mancano un paio di gradini e poi siamo arrivati, d’accordo?”

Angelina sbuffò, contrariata. “Un paio quanti?”

“Solo un paio, davvero.” La rassicurò lui.

Dopo un quarto d’ora di gradini e 6 piani circa, George comunicò ad Angelina, del tutto stremata, che finalmente erano arrivati.

“Scusa un momento, George” disse lei, cercando di parlare nonostante il fiatone “Ma non potevamo Smaterializzarci direttamente qui, invece di cinquanta km fa? I miei piedi avrebbero sicuramente apprezzato il gesto.”

George ridacchiò sadico. “Si, avremmo potuto. Ma non sarebbe stato così divertente...”

“DIVERTENTE?! Divertente? Ma come t’è venuta questa idea?” strepitò lei, ancora bendata.

“Su, su” la rimproverò scherzosamente George “Non fare la bambina capricciosa... Vedrai che ti piacerà!”

“Lo spero proprio per te!” borbottò Angelina.

In quel momento George aprì una porta e Angelina sentì nuovamente la fredda aria di dicembre colpirle il viso.

“Bene! Sei pronta per la tua sorpresa?” le domandò entusiasta George. “Uno, due e tre!” e le tolse la benda.

Angelina rimase senza fiato. E questa volta non a causa delle cinquanta rampe di scale.

Di fronte a lei, sull’ampia terrazza del palazzo in cui si trovavano, ‘qualcuno’ aveva sistemato un elegante tavolino, apparecchiato per due, con, sopra, un’infinità di leccornie e, per finire, candele profumate ad illuminare il tutto.

E, se questo non fosse bastato, l’atmosfera era resa ancora più magica e  romantica dalla meravigliosa vista.

In lontananza, la Tour Eiffel, completamente illuminata, si preparava a dare il benvenuto al nuovo anno insieme a tutta la città.

Angelina rimase in silenzio per qualche istante, non sapendo cosa dire.

Il suo ostinato silenzio fece preoccupare non poco George, che temeva di aver osato troppo con quel gesto.

Le se avvicinò con cautela e le sfiorò un braccio.

“Ehi Angelina, tutto bene?”

Lei annuì impercettibilmente, continuando a non proferire parola.

“Senti” riprese George “se non ti piace, non c’è problema... forse ho esagerato un po’, però credevo che ti facesse piacere... Mi hai raccontato che ami molto Parigi e quindi io...”

“George” la ragazza finalmente si era decisa a parlare di nuovo.

“Si, dimmi”

“Quando hai avuto il tempo di fare tutto... tutto... oh insomma tutto questo?” e indicò il tavolino, il cibo, le candele...

“Bè diciamo che sono stato aiutato e poi oggi Harry e Ron mi hanno dato una mano in negozio così...”

Angelina lo guardò negli occhi per la prima volta da quando erano saliti su quel tetto.

George gesticolava nervosamente ed era molto imbarazzato.

“Però se lo trovi esagerato, possiamo sempre tornarcene a casa e...”

In un secondo Angelina annullò la breve distanza che li separava e lo baciò.

Fu un bacio dolce, delicato, nient’altro che un leggero sfiorarsi di labbra.

Molto diverso dal bacio passionale che si erano dati al San Mungo, ma che valeva mille volte di più.

Si separarono subito, entrambi impacciati e rossi di vergogna.

“Wow!” esclamò George in estasi “Quindi la sorpresa ti è piaciuta!”

Angelina, con le guance ormai scarlatte, abbassò lo sguardo e finse con non curanza di ammirare il panorama.

George l’abbracciò teneramente da dietro e le sussurrò “Che ne direbbe di iniziare a mangiare qualcosa, madamoiselle?”

Angelina si voltò per guardarlo in viso e prese tra le mani la mano più grande di George. “Stavo solo aspettando un vostro invito, monsieur...”




“Merlino, Angelina! Avresti dovuto vedere la tua faccia! Era incredibile!”

“Come sarebbe a dire ‘incredibile’? Mi consideri forse buffa?” fece lei, offesa.

“No, no. Certo che no. Però era... come dire... curiosa. Un attimo prima eri lì che ti lagnavi delle scale, della strada troppo lunga e dei piedi che ti facevano male e poi... puff! ti sei ammutolita all’improvviso... Non sapevo davvero che pensare.”

“Dì la verità: ti sei preso una bella paura eh?”

“Puoi dirlo forte! Pensavo che non ti fosse piaciuta la sorpresa... che la trovassi troppo esagerata.”

“No, la sorpresa è stata fantastica, dico davvero... E’ solo che mi hai un po’ spiazzata. Non credevo che avessi un animo così romantico, George Weasley.”

Lui scosse le spalle noncurante, ma si vedeva che era piuttosto compiaciuto. “Che vuoi farci, donna? Sono pieno di sorprese, io!”

Angelina inarcò un sopracciglio. “Donna? Ehi, dì un po’, non è che ti stai allargando troppo? Nessuno in tutta la mia vita mi ha mai chiamato ‘donna.”

“Bè, c’è sempre una prima volta, no?” chiese lui, provocatorio. “E, anzi, se devo dirla tutta, stasera sei una splendida donna...”

“Solo stasera?”

George, accortosi della gaffe, quasi si strozzò col vino che stava bevendo. “No! Certo che no! Sei sempre bellissima, però stasera hai qualcosa di particolarmente affascinante... Di magnetico, direi.”

Angelina arrossì a quel complimento così dolce e allungò la sua mano sul tavolo per arrivare a prendere quella di George, che la strinse saldamente.

Merlino, come stava bene! Avrebbe potuto rimanere lì con George anche tutta la vita... Lui la faceva sentire così felice, spensierata e viva.

Viva.

Per la prima volta da anni, Angelina si sentiva di nuovo viva. E questo, tutto grazie a George. A quel fantastico ragazzo, che le sedeva di fronte e le teneva la mano.

Aveva forse ragione Alicia? Finalmente era arrivata la persona che l’avrebbe risvegliata da quel torpore in cui viveva da 5 anni? Era forse George quella persona?

Angelina sperava vivamente di si.

“Ehi, mi ascolti?” La voce di George la riportò alla realtà.

“Si, scusami. Ero soprappensiero... dicevi?”

“Dicevo che adesso c’è la seconda parte della sorpresa, quindi...” e tirò nuovamente fuori la benda per Angelina.

“Uffa! No, dai ti prego! Tengo gli occhi chiusi, lo giuro!”

“Si, si come no! E io dovrei crederci? Forza Johnson, non fare i capricci!” e le arrivò alle spalle per bendarla, come aveva già fatto qualche ora prima.

Ridiscesero ancora una volta tutte le scale (Angelina si tolse le scarpe, disperata), e arrivarono in strada.

Cominciarono lentamente a camminare per la strada, tenendosi per mano e ridacchiando divertiti, quando Angelina urtava per sbaglio qualche persona, a causa della benda.

Dopo parecchi pardon e excusez-moi, i due ragazzi arrivarono a destinazione.

George cercò un luogo un po’ appartato e prese Angelina per mano, Smaterializzandosi.

La prima cosa che notò Angelina, fu la scomparsa dei rumori e del frastuono della città.

O meglio, i rumori si sentivano, ma erano come distanti, ovattati.

“Allora? Quanto manca, George?”

“Ecco, ci siamo quasi. Avvicinati solo un altro po’ alla ringhiera...”

Angelina fece qualche passo avanti, fino a che non arrivò a toccare con le mani il freddo metallo del barriera, poi George le sfilò delicatamente la benda.

Ancora una volta, Angelina rimase senza parole.

Erano sulla Tour Eiffel!

Sotto di loro si vedevano le vie illuminate, le auto che sfrecciavano da una parte all’altra della città e gente che, in ogni dove, si preparava a lanciare fuochi d’artificio, in onore del nuovo anno.

George vide gli occhi di Angelina farsi improvvisamente lucidi.

“Spero che quelle siano lacrime di gioia, perché altrimenti giuro che mi butto giù dalla balaustra...”

Angelina sorrise, mentre alcune lacrime già scendevano lungo le sue morbide guance. “Stupido! Certo che sono lacrime di gioia!”

“Bè mi avevi detto che, quando sei venuta in Francia con i tuoi, non avevi potuto visitare la Tour Eiffel e voilà! visita privata soltanto per te!”

George le asciugò dolcemente il viso e si fece inaspettatamente serio.

“Angelina” le disse con voce profonda “Voglio che tu sappia una  cosa: stasera ho fatto tutto questo, Parigi, la cena, la torre, solo per dimostrarti quanto tengo a te.”

Il ragazzo, evidentemente in imbarazzo, si schiarì la gola e proseguì.

“Da quando ci siamo rivisti in quel piccolo bar a Londra...” Angelina sorrise ripensando a quell’incontro.

Sembrava fosse passato un secolo...

“...non faccio altro che pensare a te. Sei rientrata nella mia vita come un ciclone e ti assicuro che sei stata la calamità più bella del mondo. Non so se tu potrai mai ricambiare i sentimenti che io provo per te, ma non importa. Voglio solo che tu capisca quanto sei importante per me.”

Angelina annuì e George le prese la mano.

“Ti ricordi la sera del compleanno di Ginny? Quando ti ho detto che mi ero Smaterializzato lontano da casa per permetterti di vedere il panorama?”

Angelina annuì di nuovo.

“Bè, non era vero. In realtà quando ti sei avvicinata a me, mi sono talmente agitato che ho sbagliato la Smaterializzazione.” La ragazza rise, imbarazzata. “E quando Victoire ti ha chiesto se eri la mia ragazza, avrei voluto dirle si, mille volte si, che anche uno come me poteva avere al suo fianco una creatura meravigliosa come te. Da quando sei rientrata nella mia vita, Angelina, tutto è più bello. Tutto è più luminoso, rischiarato dalla luce del sole. Perché è questo che sei per me, Angelina Johnson. Tu sei il mio sole.”

Le lacrime ormai scendevano copiosamente dagli occhi scuri di Angelina. Quella di George era stata la dichiarazione più dolce, tenera e romantica che avesse mai sentito.

Non riuscendo a dire nulla, fece quello che riteneva più giusto.

Lo baciò di nuovo.

E questa volta fu un vero bacio.

Entrambi misero in quel contatto tutte le sensazioni, le emozioni e i sentimenti che provavano l’uno per l’altra.

“Nessuno mi aveva mai detto cose così dolci.” Gli disse lei, dopo che si furono separati.

“Vuol dire che hai frequentato solo cafoni...” scherzò George.

Angelina ridacchiò, abbracciandolo stretto e poggiando la testa sul suo petto. “Grazie George. Di tutto. Se non ci fossi stato tu, non so proprio come avrei fatto.”

Si staccò un attimo da lui, per guardare quegli occhi vivi e profondi che tanto amava. “Sei importante per me, George. Molto. E, anche se non sono molto brava con le parole e non credo che riuscirò a fare discorso bello come il tuo, volevo che sapessi che sono felice che tu ci sia. Per la prima volta da molto tempo, sono felice. E questo tutto per merito tuo.” E lo baciò dolcemente.

Rimasero abbracciati, in silenzio per qualche minuto finché George non parlò di nuovo.

“Devo ammettere che nemmeno il tuo discorso era male... Certo il mio sicuramente era meglio... L’ho studiato tutto il pomeriggio!”

“Presuntuoso!” lo prese in giro lei.

“Si forse è vero, però da quello che ho capito, tu sei cotta di questo presuntuoso...”

“Già, per mia immensa sfortuna...”

“Eh si! Hai proprio ragione...”

Continuarono a baciarsi per parecchio tempo e, quando a mezzanotte il cielo fu invaso da migliaia di fuochi d’artificio, nessuno dei due sembrò badarci, troppo impegnati a fare altro, di fronte ad una città che li osservava, unica testimone silenziosa di quel nuovo amore.





Scusate l’imperdonabile ritardo ma non ho avuto un attimo di pace! Sono completamente esaurita a causa della montagna di esami... spero che questo capitolo così romantico e smielato vi piaccia (ma vi avverto... non cantate vittoria troppo presto! Ce ne sono di ostacoli da affrontare per i nostri due piccioncini!). Scusate se non vi ringrazio tutte una per una ma è l’una di notte e sono distrutta...

Grazie a tutti quelli che leggeranno e recensiranno! Un bacio!



P.S. La storia sulla nuova generazione è in via di sviluppo... ho già scritto il primo capitolo che spero di poter mettere presto on line! Grazie ancora!

 


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Capitolo 8
*** Confession ***


8. CONFESSION

 

 

 

Angelina annodò accuratamente i lacci dei suoi pattini e raddrizzò la schiena, fissando incerta i suoi piedi.

Qualcuno di fronte a lei ridacchiò.

“Non è affatto divertente, George.” Rispose la ragazza irritata. “E ancora non so come tu abbia fatto a convincermi.”

George le si avvicinò, porgendole educatamente la mano. “Dai, non fare la guastafeste! Sono certo che ci divertiremo moltissimo!”

Angelina fece una smorfia contrariata. “Oh, tu di sicuro! Vedrai le risate che ti farai alle mie spalle, ogni volta che cadrò a terra!” brontolò mentre entrambi si dirigevano verso la piccola pista da pattinaggio, già gremita di gente. “E poi, guarda quante persone! Finirò per uccidere qualcuno!”

George rise di nuovo. “Smettila di fare la fifona, Angelina. ci penserò io a salvare questi poveri innocenti dalla tua furia distruttiva...”

Angelina lo fulminò con lo sguardo. “Non è divertente.”

“Questo l’hai già detto.” Le rammentò il ragazzo.

“Lo so. Ma tu continui a ridere, quindi non mi pare che abbia compreso bene il concetto, Weasley.”

Immediatamente George tornò serio, o perlomeno ci provò, e si rivolse alla ragazza al suo fianco. “Va bene, così?”

Angelina sorrise appena. “Meglio.”

Fecero ancora qualche altro passo e arrivarono, finalmente, al bordo della pista. Con un movimento agile e fluido, George vi entrò, reggendosi perfettamente in equilibrio, e tese di nuovo la mano ad Angelina. “Dai, ti aiuto io.”

Angelina sbuffò rassegnata e gli prese la mano. “Va bene. Ma prometti di non ridere.”

“Promesso.” La rassicurò George.

La ragazza mosse un primo passo verso la liscia superficie ghiacciata, terrorizzata da quello che sarebbe successo, ma, per sua grande sorpresa, non accadde nulla di imbarazzante.

Senza indugio George le passò teneramente un braccio attorno alla vita, per impedirle di cadere e la tenne stretta tra le braccia per tutto il primo giro di pista.

Angelina, dal canto suo, si sentì molto rassicurata da quell’abbraccio e, dopo qualche minuto, quando ormai il terrore era quasi sparito, iniziò davvero a godersi la magnifica sensazione del vento freddo sul viso.

Fecero un paio di giri, entrambi rapidi ed eleganti, senza cadere né urtare nessuno. George riuscì persino in un’impresa impossibile: farle fare un piccola giravolta su se stessa, senza che ci fossero vittime o feriti.

Angelina sorrise soddisfatta di quel piccolo traguardo personale e si strinse di più al ragazzo.

George ricambiò. “Allora, ti piace?” le sussurrò all’orecchio.

Angelina annuì appena. “Forse un pochino.”

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. “Sei davvero incredibile. Secondo me, ti stai divertendo un mondo. Sei solo troppo orgogliosa per ammetterlo.”

Angelina gli pizzicò scherzosamente un braccio. “Io non sono affatto orgogliosa, George.” E lo colpì più forte, quando udì il ragazzo sbuffare scetticamente.

Continuarono a pattinare in silenzio per un altro paio di giri, finché George fece cenno di volersi staccare da Angelina.

“Dove vai?” chiese allarmata la ragazza, aggrappandosi più forte al suo braccio.

George le sorrise. “Ti lascio pattinare da sola. Non è difficile e poi tu sei bravissima.”

Angelina lo guardò poco convinta.

“Abbi fiducia in me, va bene?” e le accarezzò dolcemente la guancia ghiacciata.

Poi, lentamente e con delicatezza, si separò da Angelina, arrivando a tenerle solo la mano.

La ragazza rallentò appena, ma continuò tranquillamente a scivolare elegante e leggiadra sulla pista. George sorrise soddisfatto quando si accorse che la ragazza, man mano che acquistava sicurezza, accelerava di nuovo l’andatura.

“Visto?” le domandò. “Sei bravissima.”

Angelina gli sorrise, imbarazzata. “Adesso non esageriamo. Per il momento sono riuscita a non cadere.”

“Bè, è già un bel risultato, no?”

La ragazza annuì appena e tornò a concentrarsi sulla pista.

“Che ti va di fare più tardi?” George attirò nuovamente la sua attenzione.

Angelina alzò le spalle. “Quello che vuoi. Tu che vorresti fare?”

George arrossì e si grattò la nuca, imbarazzato. “Ti andrebbe di venire a cena alla Tana?”

La ragazza sgranò gli occhi, guardandolo con un’espressione di sorpresa mista ad incredulità.

Da quando stavano insieme (per Merlino! Stavano davvero insieme!, si ritrovò a pensare Angelina, al settimo cielo), lei e George avevano sempre le cose con calma: mai cene in famiglia, mai imbarazzanti incontri con parenti o amici... Se si escludevano Harry, Ron, Hermione, Ginny e Alicia, nessuno li aveva ancora mai visti come una vera coppia. Questo perché, sebbene stessero insieme da più di un mese, entrambi avevano deciso di essere sicuri dei loro sentimenti, prima di rendere partecipe il mondo intero.

Ciò non toglieva che lei stava bene con George, si sentiva felice, in pace con se stessa e, soprattutto, era tornata la Angelina di sempre. O meglio, la Angelina che era stata tanti anni prima. Alicia non faceva che ripeterglielo e lei per prima se n’era accorta.

Ora, quando la mattina usciva di casa, perdeva sempre qualche istante in più davanti allo specchio, per controllarsi il trucco o sistemarsi i capelli, passava pomeriggi interi con la sua migliore amica a fare shopping, oppure a passeggiare per le vie di Diagon Alley, gustandosi una cioccolata calda.

Già, proprio la cioccolata che lei aveva sempre detestato!

Ed ora, si trattava di andare a cena alla Tana e conoscere la famiglia del suo ragazzo. D’accordo conosceva già i signori Weasley, ma questa volta sarebbe stato diverso. Stavolta lei sarebbe stata presentata non come la compagna di scuola o la vecchia amica. Stavolta sarebbe stata la fidanzata di George.

George, che nel frattempo aveva attentamente studiato la sua espressione dubbiosa, fraintese il suo silenzio. “Forse non è una buona idea, hai ragione.” Borbottò impacciato. “Scusami, non avrei dovuto chiedertelo.”

Ma, a sorpresa, Angelina lo tirò per una mano e gli sorrise. “Mi farebbe molto piacere cenare con la tua famiglia, George.”

Il ragazzo la guardò sorpreso. “D...Davvero?”

“Si, George. Ormai è parecchio che usciamo insieme, quindi accetto volentieri il tuo invito.”

George le sorrise raggiante e l’abbracciò di slancio, facendo quasi far cadere entrambi a terra. “George!” lo rimproverò Angelina, non potendo fare a meno di ridere di fronte all’irruenza del suo ragazzo. “Così mi fai cadere!”

“Non mi importa.” Rispose lui. “Niente potrebbe rovinare il mio buon umore.” E, dolcemente, si chinò a baciarla.

Angelina sorrise contro le sue labbra e ricambiò il bacio.

 

 

 

 

“Allora, sei pronta?”

Angelina si schiarì la gola e strinse di più la mano di George nella sua. “No.” Confessò sincera. “Anzi, sto seriamente pensando di tornarmene di filato a casa. Credi che tua madre se la prenderà?”

George le sorrise e l’abbracciò rassicurante. “Andrà tutto bene, Angelina. Mia madre ti adora già mentre mio padre... bè... lui non è un tipo difficile. Basta parlargli di telefoni e automobili ed impazzisce.”

Angelina inspirò profondamente e annuì. “D’accordo allora. Telefoni ed automobili...” recitò a memoria.

George cercò di non ridere. Poi la prese per mano e la guidò verso la porta d’ingresso. Entrarono senza neppure bussare, dato che George aveva le chiavi, e si diressero verso la sala da pranzo, da cui proveniva un vivace chiacchiericcio. “Ehi! C’è nessuno in casa?” gridò George.

Il brusio si spense immediatamente. Si udirono dei passi svelti e, un istante dopo, la signora Weasley, con ancora indosso il grembiule da cucina, comparve sulla porta. “Ragazzi!” esclamò, sorridendo. “Finalmente siete arrivati!”

Angelina arrossì vistosamente. “Mi dispiace, signora Weasley. Ancora una volta, è tutta colpa mia.”

La signora Weasley la abbracciò stretta e l’aiutò a togliersi il cappotto. “Non preoccuparti, tesoro.” La rassicurò. “A dir la verità, eravamo tutti impazienti di vedervi...”

Angelina si voltò terrorizzata verso George mentre la padrona di casa li precedeva nella sala da pranzo. “Tutti...?” chiese, sperando di aver capito male.

George la guardò colpevole. “Si, tutti. Bè, sai com’è mia madre... Tende ad essere sempre un po’ esagerata e, dato che era felicissima che tu venissi qui, a chiamato a raccolta alcuni dei miei fratelli.”

La ragazza inarcò sospettosa un sopracciglio. “Alcuni... Quanti precisamente?”

George abbassò lo sguardo a terra e arrossì, iniziando a contare. “Allora, Charlie è in Romania, ovviamente, e Percy aveva un impegno di lavoro...”

Angelina respirò sollevata. Forse non sarebbe andata così male. Dopotutto, gli altri fratelli li conosceva già.

“...però credo che Audrey, sua moglie, e i ragazzi siano venuti lo stesso. E poi ci sono Bill, Fleur, Ron, Hermione, Harry, Ginny...”

La ragazza inarcò un sopracciglio. “Nessun altro?” chiese, sarcastica.

“Bè, no. Almeno credo.”

Angelina gli lanciò un’occhiataccia e incrociò le braccia al petto. George la guardò colpevole.. “E dai!” esclamò, rassicurante. “Tanto li conosci tutti! Sarà una serata come tutte le altre, vedrai.”

“Oh si, certo!” brontolò la ragazza, disperata.

George le si avvicinò e l’abbracciò forte. “Angie, qual è il problema? È solo la mia famiglia.”

Angelina affondò la testa nel suo maglione. “Si, ma adesso io non sono più Angelina Johnson, la vecchia amica. Ora sono Angelina Johnson...”

“...la mia fidanzata.” Concluse George per lei. “E con questo? Non cambierà niente per nessuno.”

Angelina tirò indietro la testa per poterlo guardare in viso. “Sei sicuro?”

“Sicurissimo.”

La ragazza scrutò a fondo gli occhi castani di George e sorrise felice, quando capì che era sincero. Gli prese la mano e se la portò vicino alle labbra, posandoci sopra un lieve bacio. “Allora cosa stiamo aspettando?”

 

 

 

 

Angelina, George e tutti gli altri invitati scoppiarono a ridere, di fronte all’espressione impagabile di Harry, dopo che Ginny gli aveva comunicato che, il giorno seguente, avrebbe dovuto accompagnarla prima a prendere i vestiti per le damigelle e poi dal fioraio, a scegliere le decorazioni per la chiesa.

“Dai, Gin.” Sussurrò disperato il ragazzo. “Lo sai che non ci capisco niente di queste cose. Non sarebbe meglio che venisse Hermione, con te?”

Hermione lo fulminò all’istante con un’occhiataccia. “Harry Potter!” lo rimproverò. “La tua futura moglie ti ha chiesto solo un piccolo favore e tu, già ti tiri indietro? Dovresti vergognarti!”

“Hermione ha ragione.” Convenne Angelina, seduta accanto a George. “Sono cose che tu e Ginny dovreste decidere insieme.”

Harry, sentendosi accerchiato, alzò gli occhi al cielo e, a malincuore, annuì, per l’immensa felicità di Ginny.

George scoppiò a ridere, seguito subito dai suoi fratelli.

Angelina lo colpì piano al braccio. “Dai, lascialo in pace, George.” Sussurrò, sorridendo, chiaramente divertita anche lei.

“Scusa.” Le rispose George, accarezzandole la mano. “Ma non riesco a trattenermi. Guarda la faccia di Harry.”

“George, ti prego. Cerca di rimanere serio, altrimenti non ce la faccio.”

Il ragazzo si voltò verso di lei e annuì. “Ci proverò.”

Angelina lo guardò, riconoscente. “Te ne sono molto grata.”

“E tu, Angelina, che farai?” La voce di Ginny attirò l’attenzione dei due giovani innamorati.

“Cosa?” chiese la ragazza, colta di sorpresa.

“Verrai, vero? Al matrimonio, intendo.” Spiegò Ginny, rivolgendole uno sguardo implorante. “Ti prego, non puoi mancare.”

Angelina guardò incerta George. “Io...non...non lo so.” Balbettò. “A dir la verità non ci avevo pensato...”

“Come no?” domandò la signora Weasley, sorpresa. “Devi assolutamente esserci, tesoro. Ormai sei entrata a far parte della famiglia, che ti piaccia o no.” E rivolse ad Angelina un meraviglioso sorriso amorevole.

La ragazza non poté non ricambiarlo. “In questo caso, sarei felice di venire al vostro matrimonio.” Disse, felice.

“Fantastico!” esclamò Ginny, al settimo cielo.

“Bene.” Sentenziò la signora Weasley, alzandosi da tavola. “Credo sia ora di sparecchiare. Perché voi ragazzi non andate in salotto a mangiare il dolce?”

Tutti accettarono di buon grado il suggerimento e si diressero verso il soggiorno. Solo Angelina rimase in sala da pranzo, in piedi, accanto alla sua sedia. Si voltò verso George, vicino alla porta, che la fissava confuso, e gli fece cenno di non preoccuparsi. “Ti raggiungo tra un attimo.” Gli sussurrò.

Il ragazzo annuì e lasciò la stanza.

Angelina, allora, si schiarì la gola e attirò l’attenzione della padrona di casa, che già aveva iniziato a sistemare i piatti uno sull’altro. “Hai bisogno di qualcosa, Angelina?” le chiese gentilmente.

Angelina si mosse nervosamente sul posto e scosse la testa. “Le dispiace se le do una mano?”

La signora Weasley le sorrise con l’aria di chi la sa lunga e annuì. “Certo, tesoro, te ne sarei molto grata.”

La ragazza sorrise e si avvicinò al tavolo, prendendo a raccogliere i bicchieri.

Rimasero in silenzio per qualche minuto mentre la signora Weasley attendeva calma la domanda che Angelina era ansiosa di porle. Così ansiosa che l’aveva spinta a rimanere in sala da pranzo con lei mentre tutti gli altri erano andati in salotto.

Cominciò a canticchiare una vecchia canzone per allentare la tensione, cercando di non creare imbarazzo in Angelina.

“La ringrazio per la cena, signora Weasley.” Mormorò la ragazza, ancora con gli occhi bassi. “È stato molto gentile da parte sua.”

La donna gli sorrise con fare materno. “Sono io a dover ringraziare te, tesoro.” Posò i piatti e fece il giro del tavolo, arrivandole accanto. La invitò a sedersi su una delle sedie libere e prese posto di fronte a lei.

“Lei ringraziare me?” le domandò Angelina, sbalordita.

La signora Weasley annuì e le prese una mano. “Si, Angelina, te.” Fece una breve pausa. “Non puoi nemmeno immaginare quanto tu stia rendendo felice il mio George. Era da tanto tempo che non lo vedevo più così.”

Angelina scosse la testa e sorrise. “Io credo, piuttosto, che sia il contrario, signora Weasley. È suo figlio che rende felice me. In un modo che, davvero, non credevo più possibile.”

“E si vede, bambina.” Convenne la donna, scrutando lo sguardo dolce e sereno della ragazza che le sedeva di fronte. “Sei cambiata così tanto da quando sei venuta qui per il compleanno di Ginny.”

Angelina la guardò sorpresa. “Davvero?”

La donna annuì. “Davvero. Quando sei stata qui la prima volta, sorridevi, certo, eri allegra, eppure, il più delle volte, il tuo splendido sorriso non arrivava ad illuminare i tuoi occhi. Oggi, invece, eri tranquilla, a tuo agio. Non ti sentivi in difficoltà, se George ti teneva per mano o ti abbracciava, e avevi un’aria rilassata, distesa...”

“...serena?” le venne in aiuto Angelina.

La signora Weasley annuì. “Non avrei potuto trovare un termine migliore.”

Angelina sorrise radiosa. “È così che mi sento, infatti. Dopo tanto tempo sono serena, nel vero e proprio senso della parola.” Prese un bel respiro e continuò. “Non so se George glielo ha detto, ma, quando lui mi ha rincontrato, non ero così.”

La donna le posò una mano sulla spalla e scosse la testa. “Non devi parlarne per forza. Del resto, io non sono tua madre.”

Angelina abbozzò un sorriso triste mentre sentiva un groppo salirle in gola. “No, chiaramente non lo è.”

Si asciugò le lacrime che si erano formate ai lati dei suoi occhi e proseguì. “Quando George mi ha incontrato, stavo passando un momento della mia vita non proprio felice. Avevo rotto qualsiasi contatto con Mondo Magico e con la Magia in genere, ad esclusione del mio lavoro, e mi sentivo persa, afflitta, come se andassi alla deriva, in attesa che qualcuno mi lanciasse una fune per riportarmi al largo.” Guardò negli occhi la donna e le strinse di più la mano. “Bè, suo figlio l’ha fatto. Mi ha salvato. Ed è esclusivamente per merito suo che io, oggi, sono come sono. Signora Weasley, quello che sto cercando di dirle è che io credo di essermi...sì, insomma...credo di essere innamorata di suo figlio.”

La donna l’abbracciò di slancio, commossa. “Ma è una notizia meravigliosa, tesoro! Sono così felice per voi!”

Angelina si staccò dolcemente dalla donna e abbassò lo sguardo. “George non sa ancora nulla. Non gli ho ancora parlato di...questo.

La signora Weasley la guardò confusa. “E come mai, Angelina? Di cosa hai paura?”

“Vede io...” Angelina sospirò frustrata e si passò nervosamente una mano tra i capelli corvini. “Non so come comportarmi in certe situazioni. Non ho mai provato nulla del genere per nessun altro...o quasi.”

“Che intendi per quasi?” domandò la donna.

Gli occhi scuri di Angelina si riempirono nuovamente di lacrime mentre tornava a sedersi. “C’è stata una persona, tanto tempo fa, che mi faceva sentire speciale. Non come fa George, no!” chiarì subito. “George è l’unico che mi fa davvero battere il cuore, però quest’altra persona... lui... mi voleva bene, teneva a me. Ed io tenevo a lui. Moltissimo. E sono terrorizzata al solo pensiero di cosa sarebbe potuto succedere se lui fosse rimasto accanto a me.”

La signora Weasley non disse nulla, quando Angelina chiuse gli occhi, probabilmente per riordinare le idee. Trovava quella ragazza di fronte a lei estremamente fragile e vulnerabile e le faceva tenerezza, e ovviamente molto piacere, che, con tutte le persone che aveva intorno, avesse scelto proprio lei per confidarsi e sfogarsi.

Le accarezzò i capelli dolcemente e Angelina riprese il suo discorso. “Ho paura che, quello che provo per George, non sia altro che un...surrogato, o qualcosa del genere, dell’amore. Io non sono mai stata innamorata e non so definire davvero ciò che provo... E se il mio George non fosse altro che un sostituto dell’altra persona? Se vedessi in lui ciò che io voglio vedere?”

“Angelina.” Chiamò piano la donna. “Devi capire davvero cosa provi per quest’altra persona e decidere se...”

Ma le parole le morirono in gola quando si accorse della sguardo disperato e distrutto della ragazza. Solo in quel momento, capì chi fosse l’altra persona. “È Fred, vero?” mormorò incerta. “L’altro ragazzo che ti ha lasciato è mio figlio?”

Angelina scoppiò in un pianto inconsolabile, coprendosi il viso con entrambe le mani. “Mi dispiace.” Sussurrò tra i singhiozzi. “Non avrei mai dovuto parlarne con lei. Sono stata terribilmente ingiusta, ma non sapevo davvero con chi sfogarmi e lei...” ma le fu impossibile continuare.

La signora Weasley fu profondamente toccata dalle lacrime di Angelina. Senza pensarci oltre, le si avvicinò e l’abbracciò. Prese ad accarezzarle dolcemente la schiena per calmarla e a lisciarle i lunghi capelli. “Su, piccola mia...” le sussurrò amorevole. “Adesso basta piangere... Non vorrai mica che George ti senta! Quel testone sarebbe persino capace di dare la colpa a me!”

L’ultimo commento riuscì a strappare un sorriso ad Angelina. Si staccò dalla donna e si asciugò le lacrime, provando a tornare calma. “Mi scusi.” Disse, ancora con la voce tremante. “Probabilmente penserà che sono pazza.”

La signora Weasley rise divertita. “Oh, Angelina! Io ho cresciuto una famiglia di pazzi! Che differenza vuoi che faccia uno in più?”

Anche la ragazza proruppe in una piccola risata.

“E poi, vuoi sapere davvero cosa penso?”

Angelina annuì.

“Penso che tu sia stata molto coraggiosa a parlarne con me. Non è una cosa facile da dire.”

“Lo so.” Confessò Angelina. “Ma adesso cosa faccio?”

La signora Weasley le sorrise e le accarezzò dolcemente il viso. “Lascia che ti dica una cosa, Angelina. Fred e George erano praticamente identici in molte cose: l’aspetto, la propensione agli scherzi, il fiuto per gli affari, il disprezzo per le regole... Ma erano anche diversi in molte, moltissime altre cose. Devi solo capire quale delle due cose è più importante per te. Se quella che li rendeva simili oppure quella che li distingueva. Trovata la risposta, avrai la soluzione che cerchi.”

Angelina si prese qualche istante per analizzare bene il suggerimento della donna e le sorrise. “Ci proverò, signora Weasley, la ringrazio molto.” E, di slancio, l’abbracciò.

La donna rispose all’abbraccio, stringendola forte a sé. “Ora va, però.” Le sussurrò in un orecchio. “Altrimenti penseranno che ti abbia rapito qualcuno.”

Angelina rise e si staccò delicatamente da lei. “Forse ha ragione... Però prima...” si allontanò dalla donna e si tirò su le maniche del maglione scuro che indossava, avvicinandosi al tavolo, ancora pieno di piatti e stoviglie. “...dobbiamo ancora sistemare qui, no?”

 

 

 

 

 

 

 

 

Si, si, lo so, sono imperdonabile! Dopo sette mesi aggiorno di nuovo! Che vergogna! Vi prego davvero di volermi scusare e prometto che finirò la storia il più presto possibile...mi ci metterò davvero d’impegno! Un enorme ringraziamento a tutti coloro che hanno recensito e che continuano instancabilmente a darmi suggerimenti... Non avete idea di quanto mi siano preziosi! Un bacio e A PRESTO!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Problems ***


9. PROBLEMS

 

 

 

Mano nella mano, George e Angelina camminavano tranquillamente per Diagon Alley, sbirciando di tanto in tanto le vetrine illuminate che mettevano in mostra gli ultimi prodotti in saldo. Angelina si avvicinò ad uno dei numerosi negozi che vendevano articoli per animali.

“Ehi, George!” Esordì allegra. “Guarda che bello questo cappottino! Che ne pensi se lo comprassi ad Algy?”

George si avvicinò prudente e, dopo aver esaminato con attenzione l’articolo in questione, fissò Angelina allarmato.

“Stai scherzando, vero?”

La sua ragazza gli rivolse un’occhiata offesa. “No, George, sono serissima...”

George si voltò nuovamente verso la vetrina e poi guardò il tenero cucciolo che scodinzolava accanto ai suoi piedi ed ebbe un’idea. Sorrise e prese in braccio il cane, mostrandogli il cappottino che tanto piaceva ad Angelina. “Allora, Algy, che ne pensi di quello?”

Quasi come se avesse compreso la domanda di George, il cucciolo guaì, rannicchiandosi su se stesso e facendo scoppiare a ridere George.

Angelina sbuffò irritata. “Ma quanto siete spiritosi!” Rispose piccata, allontanandosi dalla vetrina e riprendendo a camminare lungo la via principale. George, ancora ridendo, accarezzò piano il cucciolo, ancora stretto tra le sue braccia e, velocemente, la seguì.

“Dai, Angelina, non fare l’offesa...” Le disse, cercando, senza riuscirci, di tornare serio. 

Angelina lo ignorò, accelerando il passo. George la raggiunse in due falcate e si posizionò al suo fianco, un sorrisetto divertito ancora aleggiava sul suo viso.

“Non mi va che vi coalizziate contro di me.” Borbottò Angelina scocciata. “Non è giusto, lui è il mio cane e tu sei il mio ragazzo. Si presuppone che dobbiate essere dalla mia parte.”

George si schiarì la gola, provando a mascherare il suo divertimento. “Hai ragione.”

Angelina lo guardò sospettosa. “E non penso sia giusto prendermi in giro.”

“Hai ragione.”

“E soprattutto...”

“Hai ragione.”

Angelina si fermò e si voltò verso George. “Ma se non mi hai lasciato nemmeno finire di parlare...”

George fece spallucce. “Però so che hai ragione.”

“Ma davvero?”

“Certo. Tu hai sempre ragione.”

La ragazza scosse la testa esasperata. “Va bene, lasciamo perdere, è inutile discutere con un ruffiano come te.”

George scoppiò a ridere e l’abbracciò di slancio. “Hai sentito Algy? La padrona ci perdona, non sei contento?”

Angelina gli diede un schiaffetto sulla nuca. “Odio quando fai lo spiritoso, lo sai?”

George si staccò da lei e mise su un tipico sorrisetto di marca Weasley. “Bugiarda, tu mi adori quando faccio lo spiritoso.”

“Oh, davvero?”

Il ragazzo annuì convinto. “Se odiassi le persone spiritose, di certo non staresti con me.”

Angelina assunse un’espressione improvvisamente seria. “Ottima osservazione, Weasley. Allora credo proprio che dovremo rompere.”

George la guardò allarmato, ma alzò gli occhi al cielo quando vide il sorriso divertito sulle labbra di Angelina. “Ah ah ah, che ridere, mi sto sbellicando.”

“Io di sicuro, tu forse un po’ meno, Weasley.” Lo prese in giro lei.

George sospirò paziente e le prese una mano. “Va bene, per questa volta ti perdono, donna, ma non farlo mai più.”

“Altrimenti?”

George ignorò la domanda. “Stasera ho in mente di fare una cosa importante. Ci stai?”

Angelina lo guardò incuriosita. “Guarda che la tua famiglia l’ho già conosciuta, scemo. E anche tutti i tuoi fratelli, cognati e nipoti.”

“Non parlo della mia famiglia, ma di una vera e propria prova per vedere se possiamo davvero stare insieme.” Ribatté lui serio, guardandosi intorno.

Angelina lo tirò per una mano. “Che intendi? Una specie di prova del nove?”

George annuì. “Esatto, dopo questo test potrò essere sicuro di... Ah, eccolo!” Esclamò alla vista di un piccolo bar dall’altra parte della strada. “Su, vieni!”

Angelina fu praticamente trascinata dal suo entusiasmo. Entrarono nel piccolo locale e George si avvicinò a passo veloce verso il bancone, dopo aver mollato la sua ragazza al centro della saletta affollata di gente. Scambiò un paio di battute col barman e, dopo un paio di minuti, tornò con due bicchieri di carta.

Angelina inarcò un sopracciglio. “Quello cos’è?”

George fece un sorriso a trentadue denti. “La tua prova del nove.”

“Che cosa succede se mi rifiuto?”

George sbuffò. “Non saprai mai se siamo fatti l’uno per l’altra.”

“Cosa che invece capire bevendo questo... sinistro intruglio?” Domandò la ragazza incerta.

“Esattamente.”

Angelina incrociò le braccia al petto e ci pensò su un istante. “Non credo che lo farò, George.”

“Cosa? Perchè no?”

Angelina indicò il barista con un cenno della testa. “Prima voglia sapere cosa ci ha messo, l’ho visto trafficare in modo sospetto.”

George roteò gli occhi e le mise uno dei bicchieri in mano, mentre intrecciò l’altra mano della ragazza con la sua. “Smettila, Sherlock, e andiamo, ok?”

Angelina annuì appena e si lasciò condurre fuori dal locale. Mentre riprendevano a camminare, annusò il bicchiere che George le aveva dato e arricciò il naso. “È forte...” Si lagnò. “Ha uno strano odore, che roba è?”

“Niente di illegale, se è questo che ti preoccupa.”

Angelina sbuffò e George la sentì borbottare qualcosa come “...Ci mancherebbe altro...”

“Oh, guarda, non dovevi passare in libreria?” Le domandò, cercando di distrarla. 

Angelina alzò lo sguardo e si dimenticò per un attimo della bevanda sospetta. “Oh, è vero! Chissà se il libro che aspettavo è arrivato!”

George scosse la testa incredulo. “Non posso credere che qualcuno passi il suo tempo libero chiuso in una libreria. Adesso capisco come si sente Ron.”

Angelina gli pizzicò il braccio e lo precedette lungo il marciapiede, arrivando davanti al negozio. “Allora? Ti muovi o no?” Lo chiamò.

George sospirò e sollevò il cane, che tirava per andare dalla sua padrona. “Forse è meglio che tu venga in braccio. Non voglio che combini qualche guaio.”

Raggiunse velocemente Angelina e insieme entrarono in libreria. Angelina si diresse decisa verso il bancone. La commessa le sorrise e annuì ancora prima che Angelina aprisse bocca. “Sei fortunata, è laggiù.” Le disse gentile, indicando uno degli scaffali in fondo. “Appena arrivato.”

Angelina lanciò uno sguardo eccitato a George e gli sorrise. “Vieni.” 

George la seguì controvoglia.

“Eccolo!” Esclamò felice Angelina, quando si trovò davanti il libro che cercava. “Guarda qui, George!”

Gli mostrò la copertina scura dove un uomo dallo sguardo serio e burbero li scrutava sospettoso. “E questo sarebbe il tuo Horatius Fletcher?” Studiò per un istante la copertina. “Chissà perché me lo immaginavo più giovane, potrebbe quasi essere tuo padre.”

Angelina lo fulminò con lo sguardo. “Smettila di dire idiozie, George. Horatius è il mio capo e questo è un saggio che ha appena pubblicato sulle più innovative tecniche di guarigione per le persone colpite dal morbo di G...”

“Si, si, come no...” La interruppe George. “Ma come si fa a scrivere un libro su un argomento così noioso?”

Angelina scosse la testa. “Sei irrecuperabile.”

“Anche se” George continuò col suo sproloquio, “pensandoci bene, la cosa più strana non è che qualcuno abbia scritto su un tema del genere, ma che qualcun altro aspetti settimane e ribadisco settimane per comprarlo.”

Angelina alzò gli occhi al cielo e, sovrappensiero, sorseggiò per la prima volta la bevanda misteriosa che George le aveva comprato.

Una smorfia strana comparve immediatamente sul suo volto. “Ma che roba è?” Chiese, guardando George con la fronte corrugata.

Il ragazzo le sorrise. “Buono, eh?”

Angelina si passò la lingua sulle labbra e assunse un’espressione pensierosa. “Ancora non lo so, dammi un paio di minuti.”

George ridacchiò e fece un cenno col capo. “Tutto il tempo che vuoi, però sappi che sei parecchio più avanti della maggior parte della mia famiglia.”

Angelina inarcò un sopracciglio, incredula. “Davvero?”

“Assolutamente. Metà dei miei fratelli dà di stomaco solo quando sentono l’odore...”

La ragazza sorrise e diede un altro piccolo sorso, sotto lo sguardo orgoglioso di George. “Ha un sapore... particolare. All’inizio è dolce e poi...”

“Saporito e piccante...” Concluse George per lei.

Angelina annuì, sorseggiando ancora. “Va bene, non male, Weasley, te lo concedo.”

“Evvai!” Fece George soddisfatto, alzando le braccia al cielo in segno di trionfo. “Ora, è definitivo, Johnson, sei la donna perfetta per me.”

Angelina sorrise e arrossì. “Solo perché ho bevuto questa poltiglia?”

“Assolutamente si. Te l’ho già detto, trovare qualcuno a cui piaccia è una specie di even...”

“George Weasley!”

Angelina s’interruppe a metà frase e insieme al suo ragazzo si voltò verso la voce che aveva appena gridato. Una ragazza dai capelli corti e scuri si gettò senza tanti complimenti tra le braccia di George, facendo istintivamente inarcare un sopracciglio ad Angelina.

George scoppiò a ridere, quando si rese conto di chi lo stava abbracciando. “Bells!” Gridò allegro.

La ragazza si staccò da lui e gli baciò una guancia, mentre il ragazzo le scompigliava i capelli. “Ma quando sei tornata?”

Katie Bell si passò una mano tra i boccoli scuri e cercò di sistemarli come poteva. “Odio quando mi spettini, George.”

George le sorrise beffardo. “Lo so, è per questo che lo faccio.”

Katie lo colpì forte al braccio. “Sempre il solito idiota.”

“Allora?” Riprese George. “Quando sei tornata da Rio? E soprattutto perché non ti sei fatta sentire? Aveva paura che ti avessero rapita!”

Katie lo guardò divertita. “Oh si, ci speravi, vero?”

George rise, mentre la sua amica assumeva un’espressione imbronciata. Angelina, ancora sorpresa, si schiarì piano la gola, attirando così l’attenzione dei due amici.

Katie le rivolse un’occhiata veloce per poi tornare a guardare George. Quando però riconobbe la ragazza, spalancò gli occhi e rimase senza parole. “Angelina!” Esclamò, abbracciandola. “Come stai? Sono anni che non ci vediamo!”

Angelina ricambiò l’abbraccio. “Bene, Katie, e tu?”

La ragazza alzò le spalle e sorrise. “Sempre uguale e poi...” Spostò lo sguardo di nuovo su George e si bloccò. “Ma...” Indicò i due ragazzi. “... Voi siete qui... insieme?”

George le sorrise. “Ti va una pizza? Devo raccontarti un sacco di cose.”

 

 

 

 

“E quindi adesso voi due... siete... fidanzati?” Domandò Katie per la quarta volta.

George rise e passò un braccio attorno alle spalle di Angelina, seduta accanto a lui al tavolo di uno dei pub di Diagon Alley. “Si, Bells, te l’ho già detto.”

Katie, ancora con la bocca semiaperta, li scrutò per un attimo. “E da quanto tempo state...”

Angelina sorrise timidamente. “Ci siamo rincontrati alla fine di novembre, ma stiamo insieme da Capodanno.”

“Però...” Osservò Katie pungente. “Non avete perso tempo, eh?”

Il sorriso di Angelina si gelò all’istante. Perché aveva la sensazione che Katie non approvasse? Perché quel tono vagamente ostile?

George la sentì irrigidirsi tra le sue braccia e le accarezzò piano la schiena. “Perché aspettare?” Chiese alla sua amica. “Siamo usciti un paio di volte, ci siamo divertiti, abbiamo passato delle belle feste insieme e ci siamo messi insieme.”

Katie annuì e sorseggiò piano la sua Coca. “Certo, è solo che pensavo che... bè, dopo la storia con Rachel, non avevi detto che ci saresti andato piano? ‘Niente più storie serie’ avevi detto, o mi sbaglio?”

George spalancò gli occhi, scioccato. Katie si accorse del suo disagio e si pentì all’istante della sua uscita infelice. “Oh, non... non le avevi parlato di Rachel?” 

George la fissò severo e spostò lo sguardo su Angelina. Fu sorpreso di vedere che la sua ragazza sorrideva.

“Certo che ne abbiamo parlato.” Mentì la ragazza, guardando George. “Però, abbiamo deciso che non era importante per noi.” George notò che, le sue guance, rosse per la frottola che stava raccontando, passavano tranquillamente per guance arrossate dall’imbarazzo e dalla timidezza e anzi rendevano la bugia persino più credibile.

“Ah.” Disse Katie quasi infastidita.

George inarcò un sopracciglio. “Che c’è, Bells?”

Katie gli sorrise e scosse la testa. “Niente, George... Scusatemi sono solo... sorpresa.” Fece una pausa e guardò Angelina, abbozzando un sorriso. “Parto che è disperato perché la sua ragazza l’ha mollato e quando torno... puff... addio Rachel!”

Angelina le fece un sorriso poco convincente. Si passò una mano tra i capelli scuri e si alzò dal tavolo. “Scusatemi, vado un attimo in bagno.”

Katie le rivolse un sorriso fin troppo comprensivo, mentre George annuì appena, gli occhi ancora fissi sulla sua amica.

Che cosa era preso a Katie? Perché il modo in cui si era rivolta ad Angelina sprizzava vetriolo da tutti i pori? Insomma, non era da Katie! La piccola e petulante Katie Bell non si era mai comportata così, nemmeno quando aveva trovato le sue fidanzate irritanti ed antipatiche... E allora perché con Angelina, la stessa Angelina con cui aveva studiato, giocato a Quidditch e preso in giro Baston, era stata così... così... beh, la parola giusta era acida.

Quando Angelina fu abbastanza lontana, George la fissò duramente. “Che diavolo ti prende?”

Katie gli restituì lo sguardo. “Ti ho già detto che non ho niente, George.”

George inarcò scetticamente un sopracciglio e indicò il bagno. “E ti sembra questo il modo di comportarti?”

“Perché, che avrei fatto?” Chiese la ragazza sulla difensiva.

“Che hai fatto? Ma ti sembra normale che io ti presento la mia ragazza e tu gli parli della mia ex? Non credi di essere stata un tantino fuori luogo, Katie?”

Katie notò all’istante l’abbandono del diminutivo. Capì che George era davvero arrabbiato, ma lei fece finta di nulla. “No, non credo, George. Cercavo solo di fare conversazione con la tua nuova... ragazza.” Concluse con una lieve punta di acidità.

“E perché sembra che tu voglia staccarle la testa da un momento all’altro?”

Katie alzò le spalle. “Io non me ne sono accorta, forse stai diventando paranoico.”

“Ma davvero?” Le chiese George a denti stretti.

La discussione fu interrotta dall’arrivo di Angelina. “Eccomi qui.” Disse, tornando a sedersi. “Che mi sono persa?”

George e Katie si scambiarono un’occhiata ostile.

 

 

 

 

 

Angelina si accasciò sulla sedia e guardò Gladys dare ordini ad un paio di nuovi arrivati. Quando quelli sparirono lungo il corridoio, la donna si avvicinò ad Angelina e le sorrise rassicurante.

“Sono sicura che è stata una tua impressione, tesoro.”

Angelina la guardò scettica. “Io non credo, Gladys. Avresti dovuto vedere lo sguardo che si sono scambiati quando ci siamo salutati. George era nero.”

Gladys si sedette di fronte alla ragazza. “Forse era solo stanco.”

Angelina sospirò. “No, Gladys, era felice di rivederla in libreria. Si sono praticamente saltati addosso... No, ha cambiato atteggiamento solo dopo, quando siamo andati a mangiare.”

“Va bene, ma da cosa hai dedotto che questa Katie ce l’avesse con te?”

La ragazza scosse la testa. “Non lo so, dal modo in cui mi parlava. Appena ne ha avuto l’occasione, ha tirato fuori la ex fidanzata di George.” Fece una pausa e guardò l’infermiera. “Avresti dovuto vederlo, non credo di averlo mai visto così seccato.”

“Infermiera Crane, sono pronti quei risultati urgenti?” Domandò la voce fastidiosa e sprezzante di Violet, appoggiata al bancone. “Il dottor Fletcher le ha detto che avevano la massima priorità, mi pare.”

Gladys lanciò una veloce e scocciata occhiata verso la ragazza e si alzò controvoglia dalla sedia. Si avvicinò ad uno degli schedari e prese a frugarci dentro. “Forse era gelosa, Angelina, non c’hai pensato?”

Angelina la guardò incredula. “Impossibile.”

“E perché?”

“Perché sono amici da una vita. È impossibile, ti dico.”

Gladys chiuse lo schedario e si avvicinò a una delle ingombre scrivanie lì accanto. “Ma dove diavolo saranno?” Borbottò, cominciando a aprire tutte le cartelline.

Violet sbuffò impaziente. “Ne ha ancora per molto?”

Gladys la ignorò bellamente. “Comunque non detto che non sia innamorata di lui. Non mi raccontavi proprio l’altro giorno di quei tuoi amici che a scuola non facevano altro che litigare e invece adesso stanno insieme?”

Angelina sorrise. “Ma Ron e Hermione sono un caso a parte. E poi loro si amavano dal terzo anno, o forse anche prima.” Scosse la testa. “No, no. Katie e George sono tutta un’altra storia.”

“Bè, ma se è stata maleducata con te, una ragione ci sarà pure, no? Mica è pazza? Prima è felice di vederti e ti abbraccia, poi quando scopre che stai con George diventa gelida tutto d’un tratto.”

Violet si schiarì la gola. Le due donne la guardarono sorprese. “Non vorrei intromettermi, ma il problema mi apre abbastanza evidente.”

Gladys sospirò sollevata, quando finalmente trovò i risultati scomparsi. Tornò al bancone e li porse a Violet. “Grazie, ma non abbiamo bisogno dei tuoi...”
”Che vuoi dire?” Domandò Angelina curiosa.

Violet lanciò un’occhiata vittoriosa a Gladys e guardò sorridente Angelina. “Mi sembra ovvio che l’amica del tuo ragazzo non è gelosa.”

“Ah no?” Chiesero insieme Angelina e Gladys.

Violet alzò gli occhi al cielo. “No, santo cielo. Cosa ti ha detto il tuo ragazzo? Si è mai comportata così con le altre ragazze che ha avuto?”

Angelina aggrottò la fronte. “No, mai.”

Violet sorrise. “E quindi hai la tua risposta, Johnson.”

Gladys assunse un’espressione confusa. “Senti, vuoi spiegare anche noi la conclusione alla quale la tua brillantissima mente è già arrivata oppure rimaniamo qui tutto il giorno?” 

Violet le fissò entrambe con aria di superiorità. “E pensare che Fletcher ti tiene così in considerazione, Johnson. A questo punto mi viene da chiederti se non ti sopravvaluti...”

Angelina incrociò le braccia al petto in attesa di una risposta.

Violet sospirò. “Mi sembra chiaro che questa ragazza ha paura che il suo miglior amico possa essere ferito.”

“Ferito?” Domandò Angelina. “Io ferire George?”

Violet alzò le spalle. “Johnson, io non conosco né il tuo ragazzo, né te, per mia grande fortuna.” Angelina alzò gli occhi al cielo, ma rimase in silenzio. “Però se questa ragazza, che un tempo mi pare di capire fosse anche tua amica, ora ti odia, deve avere delle ragioni che tu non conosci. Forse ha sentito parlare di un ex ragazzo sedotto e abbandonato e ora teme che tu possa distruggere il piccolo e fragile cuoricino del suo amichetto.”

Gladys sbuffò. “Sciocchezze. Angelina è una ragazza seria e non farebbe mai una cosa del genere.”

Violet prese la cartellina gialla posata accanto alle sue mani e alzò le spalle. “Io vi ho dato un suggerimento... Ora sta a voi fidarvi o meno, a me non importa granché.” E dopo un cenno del capo all’indirizzo di Angelina, imboccò di nuovo il corridoio e sparì dalla loro visuale.

“Piccola piantagrane...” Sibilò Gladys a denti stretti. “Non darle ascolto, tesoro, è solo gelosa.”

Angelina aggrottò la fronte, continuando a fissare il punto da cui era scomparsa Violet. “Non lo so, Gladys, forse ha ragione lei...”

L’infermiera le si sedette di nuovo di fronte. “Cioè che tu fai soffrire i ragazzi?” Chiese con un tono che trasudava scetticismo.

Angelina scosse la testa. “No, non quella parte. Ma forse Katie ha davvero paura per George, dopotutto sono molto amici e lei potrebbe essere preoccupata per lui...”

“Ma per quale motivo? Da dove le viene questa convinzione?”

Angelina scosse la testa. “Non ne ho idea, ma ho tutte le intenzioni di scoprirlo. Mi dispiacerebbe se Katie e George litigassero per causa mia.”

“Angie, lo vuoi un consiglio?” Le domandò premurosa la donna. Angelina annuì. “Lascia perdere questa storia. Lascia che sia George a vedersela con la sua amica. Tu pensa solo a divertirti con questo straordinario ragazzo che ti ha restituito il sorriso dopo tutto questo tempo.”

“Ma...”

“Tesoro, la vita è già abbastanza complicata da sola. Non cercare di peggiorarla con sciocchi problemi, d’accordo?”

Angelina sospirò e annuì piano, ancora poco convinta. “Ci proverò.”

Gladys sorrise. “Brava la mia Angelina. E ora torna al lavoro, altrimenti Violet ti soffierà tutti i pazienti del reparto.”

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccomi di nuovo!! Lo so, sono imperdonabile, ma in questi mesi ho avuto veramente un terribile blocco... Comunque state tranquilli, la storia non rimarrà incompleta... Gli ultimi capitoli sono da ultimare ma ci siamo quasi, non manca molto alla fine, un paio di capitolo al massimo! Ora passiamo ai ringraziamenti, visto che sono rimasta un po’ indietro e non mi piace lasciare le vostre meravigliose recensioni senza risposta!

Per coloro che hanno recensito il capitolo 8:

 

hermy101: sono assolutamente d’accordo con te... anche io avrei preferito che morisse qualcun altro, ma perchè proprio Fred? ç_ç  E’ stata una vera crudeltà!! A questo punto era meglio Percy, visto come si è comportato negli ultimi 3 libri!! Comunque grazie mille per i complimenti e spero che anche questo capitolo ti piacerà!! Un bacio!!

Lil: hai visto che finalmente ce l’ho fatta ad aggiornare? So benissimo quanto possa essere fastidioso aspettare così tanto, ma mi sarebbe dispiaciuto molto scrivere qualcosa che non mi piaceva e non mi soddisfaceva... Spero che questo nuovo capitolo ti piaccia come gli altri!!

 

E per il capitolo 7:

 

Vale Lovegood: se scopri dove comprare un ragazzo così me lo fai sapere? Perché anche io sono piuttosto avvilita al riguardo... Comunque voglio avvertirti che i nostri due piccioncini dovranno affrontare qualche grana (in questo capitolo sono già iniziate, se hai notato), ma prometto che non soffriranno a lungo!!

Excel sana: grazie per le rassicurazioni, avevo proprio paura che lo scorso capitolo fosse troppo... da diabete, però volevo che George e Angelina avessero il loro momento super romantico... E grazie a te per i complimenti, la fiducia e soprattutto la pazienza!!

HarryEly: che onore ricevere complimenti del genere da te! Adoro le tue storie e sono una fan sfegatata della tua storia sui Fondatori di Hogwarts, assolutamente MERAVIGLIOSA!! Non credo di essere brava come te, ma sono felicissima che tu segua la mia storia!!

Sandy85: per te vale lo stesso di HarryEly... sono onorata che una scrittrice brava come te abbia trovato pazienza e soprattutto CORAGGIO per leggere questa mia storiella... I tuoi consigli, come anche quelli di tutti gli altri, sono ben accetti e io sono ben consapevole di avere ancora molto da imparare, ma sappi che ce la sto mettendo tutta... Mi auguro che continuerai a seguire la mia storia e a darmi preziosi consigli... C’è sempre da imparare da quelli più bravi!! Grazie ancora e a presto!!

Lilla4eve: grazie mille per i complimenti e scusami per il ritardo mostruoso... anche io come te sono abbastanza cinica e le scene troppo romantiche non mi piacciono molto, perciò spero di non aver esagerato troppo nello scorso capitolo... come ho già detto, volevo che George e Angelina avessero il loro momento speciale!!

Cy17_love: grazie mille per i fantastici complimenti, sono contentissima che ti sia piaciuto e spero che, nonostante i miei aggiornamenti a dir poco vergognosi, continuerai a seguire la mia storiella!!

GraceWolf90: ti ringrazio moltissimo per i tuoi complimenti e spero tanto che continuerai a seguirmi!!!

 

 

 

 

 

 

  

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Capitolo 10
*** A Terrible Doubt ***


10. A TERRIBLE DOUBT


 

George si passò una mano sulla fronte, asciugandosi il sudore. Sbuffò stanco e si guardò intorno, tra l’infinità di scatoloni ammonticchiati in ogni angolo nel negozio. “Ron!” Chiamò forte. “Dove diavolo hai messo la merce che...”

“Cosa?” Gridò la voce di Ron dal magazzino. “Parla più forte, non sento niente!”

George prese un bel respiro e si avvicinò alla porta che scendeva nel seminterrato. “La merce che sei andato a prendere stamattina alla Tana! Dove diavolo l’hai messa?”

“Non è insieme all’altra roba?”

George alzò gli occhi al cielo. “No, Ron, altrimenti non te l’avrei chiesto, no?”

Silenzio. George si appoggiò allo stipite della porta, sospirando rassegnato.

“Aspetta, forse l’ho portata qui sotto e... AAAAAH!”

George sobbalzò spaventato quando all’urlo di Ron, seguì un fracasso infernale di scatole rovesciate e cocci che di frantumavano. Allarmato, scese i primi gradini, ma non poté proseguire oltre visto che la scala e tutto il magazzino erano completamente occupati da... bè, da qualunque cosa Ron avesse fatto cadere.

“Ron? Stai bene? Dove sei?”

Una mano spuntò da un mucchietto di scatoloni, subito seguito da un ciuffetto di capelli rossi e dal viso di suo fratello. “Tutto okay, George, tranquillo.”

George scosse la testa, scendendo gli ultimi gradini, e provando a farsi strada per arrivare da Ron. Lo aiutò ad alzarsi e poi controllò che stesse davvero bene. “Niente di rotto, allora?” Domandò premuroso.

Ron gli sorrise. “Te l’ho detto, sto bene.”

George annuì. “Va bene, ora però sarà meglio che tu vada a casa, eh?”

“Cosa? E perché?” Chiese Ron, spalancando gli occhi.

“Perché hai già fatto abbastanza danni, qui, e poi...” Lo afferrò per il gomito e un lamento involontario sfuggì dalle labbra di Ron. “... devi andare a farti controllare quel braccio.”

“George, ti ho detto che non è niente...”
”Non me ne importa un accidente. Sai che mi fa Hermione se scopre che ti sei fatto male e io ho fatto finta di niente? Mi stacca la testa, Ron, quindi ora fili a casa e fai qualcosa per il braccio.”

“Ma...” Provò Ron, ma George lo zittì con un’occhiata. Ron annuì e gli sorrise grato.

“Forza, vattene a casa.” Fece burbero suo fratello.

Ron si avvicinò alla scala e salì i primi gradini, George lo seguì, lanciando un’occhiata al magazzino devastato. Scosse la spalle. Avrebbe riordinato più tardi.

“Allora, a domani.” Lo salutò allegro Ron, infilandosi il cappotto.

George si accostò al bancone, le spalle rivolte alla porta d’ingresso. “Ci puoi contare.”

Ron rise e aprì la porta, facendo tintinnare il campanello che c’era sopra. “Ciao, George.” Disse, ignorando il tono del fratello. “E cerca di non lavorare tro... Oh, ciao Bells!”

George si voltò verso la porta: Katie Bell stava abbracciando Ron fuori dal suo negozio.

Voltò di nuovo le spalle e continuò a controllare la lista dei nuovi prodotti che erano arrivati. Il campanello trillò ancora una volta, ma lui fece finta di nulla. Sentì Katie sospirare piano. “Possiamo parlare?” Domandò la ragazza con un fil di voce.

George spuntò una delle voci sul foglio con la piuma e alzò lo sguardo verso gli scaffali più in alto, facendo finta di cercare qualcosa. “Sono molto impegnato, Katie.”

Katie fece qualche passo e si fermò accanto a lui. “George...” Sussurrò triste. “Per favore. Ho bisogno di parlarti. Devo spiegarti.”

George abbassò gli occhi sul bancone e posò la cartella che aveva in mano. “Ti sei spiegata benissimo ieri sera, Katie. Non credo ci sia altro da aggiungere.”

“Io credo di si.” Ribatté la ragazza, facendo un altro passo verso il suo amico.

George inarcò un sopracciglio e le lanciò un’occhiataccia. “Hai dimenticato qualche altro insulto da fare ad Angelina?”

Katie serrò le labbra, guardandolo dura. “Adesso sei ingiusto.”

George sbatté la cartellina sul bancone, facendo sobbalzare Katie, e si voltò arrabbiato verso di lei. “Ah, io sarei ingiusto? Adesso sono io il cattivo della situazione?”

“George, per favore…”

“No, Katie, fammi tu un favore! Perché non prendi il tuo bel faccino e le tue scuse e le porti fuori dal mio negozio?” George si diresse verso la porta e la spalancò. “Voglio che tu te ne vada da qui.” Sentenziò deciso, tenendola aperta.

Katie inghiottì il groppo che si era formato nella sua gola, cercando di non piangere. “George, ti prego…” Implorò.

George la fissò impassibile.

Katie annuì piano, avvicinandosi alla porta. Gli passò davanti, bloccandosi proprio sulla soglia. “Non intendevo ferirti. Scusati con Angelina da parte mia.”

George non disse nulla. Si limitò ad osservarla andare via, col cuore distrutto.

 

 

 

 

 

 

 

 

“Allora, come vanno gli affari, George?”

George abbozzò un sorriso in direzione del barman. “Tutto bene, Zach. Oggi è giorno di inventario.”
”Mmm… noia al quadrato.” Borbottò mentre serviva un Firewhiskey doppio ad un uomo seduto lì accanto. “Che cosa ti porto?”

George squadrò attentamente l’uomo trangugiare tutto d’un fiato l’invitante liquido ambrato e sospirò afflitto. “Una Burrobirra, andrà benissimo.”

Zach sorrise, afferrando una bottiglia da sotto il bancone. “Eccoti servito.”

George lo ringraziò e si alzò dal bancone, diretto ad uno dei tavoli più appartati. Non aveva voglia di stare in mezzo alla confusione quel giorno. Non era per niente dell’umore adatto.

Si bloccò contrariato quando vide che il suo tavolo preferito era occupato. Un ulteriore passo gli permise di riconoscere Katie, seduta triste e avvilita, un bicchiere di Acquaviola stretta tra le mani.

Sospirò piano tra sé e le si avvicinò. “Posso?” chiese gentilmente, attirando la sua attenzione.

Katie sobbalzò spaventata e lo fissò con gli occhi sgranati. Spostò lo sguardo sul divanetto davanti a lei, poi di nuovo su George. Annuì.

“Grazie.”

Katie prese a mordersi le labbra, impacciata. Abbassò lo sguardo sul suo bicchiere e rimase in silenzio, in attesa che George dicesse qualcosa.

Il ragazzo, imbarazzato quanto lei, si schiarì un paio di volte la voce e sorseggiò la Burrobirra. Poi sbuffò piano e prese coraggio. “Non è mai successo tra noi.”

Katie alzò timorosa lo sguardo e fissò gli occhi castani del suo migliore amico.

“L’imbarazzo.” Le sorrise appena. “Siamo sempre stati schietti tra noi. Non ci siamo mai fatti problemi a parlare chiaro.”

“Bè, a quanto pare, le cose cambiano.” Sussurrò lei. “Forse a te non sta più bene che io sia sincera.” Gli disse pungente.

George incassò il colpo, senza reagire. Al contrario, sorrise alla sua vecchia amica e alzò le mani in segno di resa. “Touché.”

Katie abbozzò un sorriso, mentre la tensione fra loro svaniva, mentre tornavano ad essere i vecchi George e Katie, gli inseparabili compagni di malefatte.

“Mi dispiace, Bells.” Ammise George pentito. “Non avrei dovuto cacciarti a quel modo dal negozio. È stato molto maleducato.”

Katie scosse le spalle. “Scuse accettate. E a me dispiace di essere stata così sgradevole con Angelina, ieri sera.”

George annuì soltanto. Diede un altro sorso alla bottiglia e la posò di nuovo sul tavolo. “Si può sapere che ti è preso?” Katie abbassò lo sguardo, piena di sensi di colpa. “Quella non eri tu. Non era la mia Bells.”

“Scusami davvero, George, non so cosa mi sia preso.” Strinse forte il bicchiere tra le mani e studiò attentamente il liquido colorato al suo interno. “Mi sono lasciata trasportare.”

George alzò gli occhi al cielo. “Trasportare da cosa, esattamente, Bells?”

Lo sguardo di Katie rimase fisso sul tavolo. Era maledettamente difficile dire quello che doveva dire e, se avesse guardato gli occhi tristi e delusi di George, non ci sarebbe mai riuscita. “Ero preoccupata, George. Sono preoccupata.”

George aggrottò la fronte. Adesso sì che era confuso. “Per cosa?”

Katie prese un bel respiro e si fece coraggio, alzando finalmente lo sguardo. “Per te, George.”

Il ragazzo inclinò appena la testa e scrutò attentamente l’espressione seria della sua amica. “Io sto bene, Katie. Sono felice, sono sereno…”

“E quando credi durerà? Quanto credi possa andare lontano questa  storia con Angelina?”

Lo sguardo di George si indurì. Katie vide la sua mascella tendersi. “Non lo so, Katie. E se vuoi sapere se sposerò Angelina e se avremo tanti piccoli Weasley, non lo so.” Fece con tono distaccato. “E nemmeno lei lo sa. E non ci importa, ad essere sinceri.”

“Quindi è una cosa senza importanza?” Lo incalzò Katie.

George scosse la testa. “Non direi. Sarà la mia dama al matrimonio di Harry e Ginny.”

Katie aggrottò le sopracciglia, sorpresa. “Hai intenzione di presentarla alla tua famiglia? Non ti sembra di correre un po’ troppo?”

“A dir la verità, la mia famiglia la conosce già.”

“L’hai già portata alla Tana?”

George annuì. “Si. Prima di Natale.”

“Però.” Katie abbassò di nuovo lo sguardo sul tavolo. “Non avete perso tempo.”

“Ti prego, Bells! Mi dici che hai?” Sbottò George innervosito. “Con Rachel non mi comportavo bene perché non l’avevo mai portata a casa, con Angelina non va bene perché l’ho fatto! Insomma, vuoi deciderti?”

“George, una via di mezzo la conosci? Non ti dico di far conoscere alla tua famiglia una ragazza il giorno prima del tuo matrimonio, ma portarla a casa dopo due ore che la conosci, mi sembra… allucinante!”

“Conosco Angelina da anni, Bells.”

Katie negò con l’indice. “Sbagliato, George. Tu… Noi conoscevamo la vecchia Angelina, ma gli eventi di cinque anni fa hanno cambiato tutto.” Fece una pausa e guardò seria George. “Hanno cambiato tutti. Me, te, lei… Tutti. Nessuno è più lo stesso da allora.”

“Lei si. Lei è sempre la stessa.”

“È impossibile. Nessuno è riuscito a dimenticare quello che è successo quella notte e nessuno potrà mai. Angelina non può essere la stessa ragazza che hai conosciuto a scuola, che giocava con noi a Quidditch, che…”

“… è andata al Ballo del Ceppo con Fred?” La interruppe George gelido.

Katie s’irrigidì, ma annuì piano. “Non dirmi che non c’hai pensato.”

“No.”

“George…”

“Oh, insomma, Bells! Che vuoi che ti dica?” S’infiammò lui. “Che non stia lì a chiedermi se ogni volta che mi sorride è davvero a me che rivolge quei sorrisi? Se quando mi tiene la mano, in realtà pensa al ragazzo che l’ha portata al ballo della scuola? Se ogni bacio appartiene davvero a me oppure vorrebbe avere mio fratello al posto mio? Certo che me lo chiedo, dannazione!

Katie si sentì immediatamente in colpa per aver sollevato l’argomento. Parlare di Fred era sempre stato difficile per lei come per tutto il resto del mondo, ma per George, il coraggioso ragazzo morto combattendo contro i Mangiamorte, non era un amico qualunque o un compagno di classe come gli altri. Fred era suo fratello, il suo migliore amico, il suo gemello, l’altra metà di sé stesso, la parte mancante della sua anima. Fred era tutto.

“Mi dispiace, non avrei dovuto parlarne…”

George scosse la testa. “Credi che per me sia facile? Certo che non lo è, Bells!”

“Lo so, George! Ma mettiti nei miei panni!” Si difese Katie disperata. “Vedere il mio migliore amico innamorarsi di qualcuno che non lo merita, di qualcuno che potrebbe spezzargli il cuore mi distrugge! E se dirti la verità, mettere fine alla nostra amicizia, allora così sia! Odiami, George, odiami con tutto te stesso, ma ciò non mi impedirà di aprirti gli occhi sull’errore più grande della tua vita!”

Dopo la sparata di Katie, George rimase in silenzio a fissarla, lo sguardo deluso ed amareggiato. Ma la verità, George lo capì solo in quel momento, era che la delusione che provava non era rivolta alla piccola Katie che si preoccupava solo per lui. No, la delusione, la rabbia erano per sé stesso, che fino a quel momento si era raccontato solo bugie, credendo e convincendosi di non provare paura o timore quando stava con Angelina.

Si era sempre detto che lei stava con lui perché era davvero con lui che voleva stare, e non con qualcun altro.

La realtà, purtroppo, è che, in fondo all’anima, George aveva sempre temuto ciò che adesso Katie gli aveva sbattuto in faccia senza tanti giri di parole. Che Angelina volesse Fred. E non lui.

“George…” Il tono di Katie era stanco. “George, ti prego, dì qualcosa.”

George sorrise amaro. “Che vuoi che ti dica, Bells? Che hai ragione?”

Gli occhi di Katie si riempirono di nuovo di lacrime, proprio come era successo un paio di ore prima al negozio. Si sentiva uno schifo per aver detto certe cose a George, ma lei aveva il dovere di farlo. Meglio ora che dopo, quando le cose si sarebbero ulteriormente complicate.

“Mi dispiace, ma dovevo dirtelo… Non voglio che tu…”

“Lo so, Bells.” La interruppe lui, il tono freddo e distaccato. “Lo so.”

Katie annuì appena. “Che hai intenzione di fare?”

George si alzò dal tavolo. “Ora devo tornare in negozio. Grazie della chiacchierata.”

“Ma, George…” Katie lo guardò sorpresa. “Non puoi alzarti e…”

“Ci vediamo, Bells.” Le disse con un sorriso. Le baciò delicatamente i capelli scuri e si avviò verso l’uscita del bar.

Katie sospirò afflitta. Sfiorò piano la bottiglia di Burrobirra davanti a lei e scosse la testa.

George non ne aveva bevuto nemmeno la metà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Inutile dire che ho apprezzato la sorpresa, ma… devo preoccuparmi?” Angelina gli lanciò un’occhiata storta attraverso la porta della cucina. George si appoggiò comodamente allo schienale della poltrona in salotto. “Non posso fare una visita alla mia fidanzata senza che lei fiuti odore di bruciato? Sono molto offeso, Jonhson.”

Angelina ridacchiò dall’altra stanza. “E anche molto permaloso, a quanto pare.” La ragazza lo raggiunse in salotto e si accomodò sul bracciolo della poltrona. “Mi pare di aver detto che sono felice. Mi chiedevo come mai abbia chiuso il negozio così presto, quando di solito devo trascinarti a forza fuori da lì.”

“Ah ah.” George le lanciò un’occhiata risentita. “Da quando sei così divertente, Jonhson?”

Angelina sfoderò un sorriso smagliante. “È tutto merito della tua vicinanza, Weasley. Te lo confesso.” Si piegò piano verso di lui e lo baciò dolcemente.

George ne approfittò subito. Le passò un braccio attorno alla vita e se la trascinò sopra, sorridendo contro le sue labbra. “Ti lamenti ancora, adesso?”

Angelina si sistemò meglio sulle sue gambe e lo tirò per il maglione. “In questo momento, lamentarmi è l’ultima cosa che mi viene in mente.”

“Bene.” Sussurrò George compiaciuto.

“Bene.” Ripeté Angelina maliziosa. Gli accarezzò una guancia e sospirò. “Dio, come sei bello. Adoro il tuo viso.”

George si gelò a quelle parole, poi tornò a baciarla appassionatamente, cercando di non pensare. Non voleva pensare a Katie, alla discussione avuta con lei, alle parole che erano volate, alle angosce che avevano suscitato, a quanto tristemente avevano concretizzato le paure più profonde che lui stava provando a soffocare da mesi.

Strinse di più Angelina e il bacio si fece più rude, la lingua più esigente, i movimenti più urgenti. Angelina avvertì il suo improvviso cambiamento e s’irrigidì tra le sue braccia.

“George…” Sussurrò, staccandosi da lui con espressione confusa. “Che ti prende?”

George la fissò stranito, contrariato dall’improvviso distacco tra i loro corpi. Scosse la testa. “Niente. Non posso baciare la mia ragazza?”

Angelina aggrottò la fronte, accarezzandogli i capelli fiammanti. “Non è questo. Sei… non so… sei strano oggi. Che ti succede?” Abbozzò un sorriso poco convinto. “Non sarà ancora per via di Katie?”

George sbuffò scocciato e, dopo aver spostato gentilmente Angelina dalle sue gambe, si alzò dalla poltrona. “Non voglio parlare di Katie.”

Angelina lo fissò preoccupata. “George, te l’ho detto, per me quello che è successo ieri sera non è un problema. Lei è la tua migliore amica e ha paura che tu soffra, è normale.”

George le sorrise amaro. “Davvero credi che non sia un problema? Perché per me lo è. Accidenti se lo è, Angelina.”

La ragazza scosse la testa. “Non credo di capire.”

“Si, hai ragione. Probabilmente non capisci.”

Angelina si alzò dalla poltrona, contrariata e lo guardò risentita. Incrociò le braccia al petto. “Okay, adesso dimmi che diavolo sta succedendo perché davvero non sto capendo più nulla.”

George evitò il suo sguardo e prese a camminare su e giù per tutta la stanza. Che cosa stava facendo? Che cosa aveva fatto? Lei non avrebbe dovuto saperlo, non sarebbe dovuta venire a conoscenza delle sue paure.

“George Weasley.” Lo richiamò lei con voce decisa. “Hai intenzione di parlarmi o vuoi rimanere tutto il pomeriggio a consumarmi il pavimento?”

George non diede cenno di averla sentita. Si allontanò appena dal divano e da Angelina, avvicinandosi al piccolo tavolino scuro su cui si trovava il telefono. Accanto all’apparecchio, una foto ornata da una raffinata cornice argentata.

Lui e Angelina, alla pista di pattinaggio.

Abbracciati, felici, spensierati.

Innamorati?

George sfiorò delicatamente il volto della ragazza e sorrise triste.

Lui sicuramente si.

Non si era reso conto di quando fosse accaduto, ma era successo. Lui si era innamorato di quella strana e indecifrabile ragazza. E ora stava per avere con lei la conversazione peggiore del mondo. La conversazione da cui sarebbero dipese la vita del suo cuore e la sua sanità mentale.

“Cosa provi per me, Angelina?” Chiese a bruciapelo.

La ragazza rimase spiazzata. “Come?”

Finalmente George si voltò a guardarla. “Cosa senti per me? Cosa sono per te?”

Angelina mosse qualche passo verso di lui. “George, ma che domande sono?”

“Ti prego di rispondere.” Lanciò un’ultima occhiata verso la foto e poi tornò ad Angelina. “Ho bisogno di sapere chi sono per te.”

E solo in quel momento Angelina capì. E si sentì morire.

 

 

“E quindi adesso voi due... siete... fidanzati?”

 

“Mi sembra chiaro che questa ragazza ha paura che il suo miglior amico possa essere ferito.”

 

“Forse ha sentito parlare di un ex ragazzo sedotto e abbandonato e ora teme che tu possa distruggere il piccolo e fragile cuoricino del suo amichetto.”

 

“Adoro il tuo viso.”

 

“Ho bisogno di sapere chi sono per te.”

 

 

Angelina deglutì a fatica e guardò George come non l’aveva mai guardato prima. Come se, davanti a lei non ci fosse il ragazzo che le aveva rubato il cuore e riportata alla vita, ma un ragazzo divertente e indisciplinato che tanti anni prima l’aveva portata ad un ballo.

Per la prima volta, Angelina guardava George e vedeva Fred.

Si coprì la bocca con una mano, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.

Come aveva fatto a non notarlo prima?

Come aveva potuto ignorare così la sofferenza di George, quando fino a poco tempo prima, lei stessa si era lasciata prendere dai dubbi sui suoi sentimenti?

George continuò a guardarla in silenzio, senza dire una parola, ma ogni secondo che passava, si sentiva sprofondare in un baratro senza fondo. Più il tempo passava, più lui trovava una risposta alle sue domande.

E questo lo uccideva.

Angelina chiusi gli occhi per evitare che le lacrime sgorgassero e riordinò le idee. Adesso doveva capire. Adesso doveva fare chiarezza dentro di sé e trovare una risposta ad una domanda che la tormentava da settimane.

Adesso era giunto il momento.

“George.” Esordì finalmente con voce tremante.

Il ragazzo la fissò attentamente.

“George.” Ripeté. “Voglio che tu sappia una cosa.” George annuì soltanto. “Io tengo molto a te. Molto più di quanto tu possa credere.”

George affilò lo sguardo. “Non è ciò che ti ho chiesto.”

“Lo so.” Angelina prese fiato e continuò. “Se vuoi sentirti dire che ti amo e che credo che tu sia la mia anima gemella, mi dispiace non posso accontentarti.”

Il ragazzo incassò il colpo e sorrise amaro. “Bene, ho avuto la mia risposta.”

Angelina fece un passo verso di lui e gli afferrò il braccio, scuotendo la testa. “Invece no! Adesso devi ascoltarmi fino alla fine.”

“Non credo sia necessario, Angelina. Ti sei espressa piuttosto chiaramente.”

Cercò di divincolarsi dalla presa della ragazza, ma Angelina non cedette. “Ti prego, George. Ti chiedo solo cinque minuti, poi potrai fare quello che vuoi.”

George la guardò fisso negli occhi e, dopo averci riflettuto, annuì appena. “Cinque minuti.”

Angelina fece un cenno del capo. “Grazie.”

Deglutì il groppo che le si era formato in gola e cercò di riordinare le idee. Doveva cercare di rassicurare George, ma allo stesso tempo sentiva la necessità di essere assolutamente sincera con lui. “Ho sempre impedito a tutti di infrangere la barriera d’acciaio che mi sono costruita negli ultimi anni… Volevo che nessuno riuscisse più a farsi amare da me, volevo che tutti si allontanassero da me. E ci sono riuscita.” Alzò lo sguardo verso George. “Per molte persone che facevano parte della mia vita, adesso io sono un’estranea. E la cosa mi stava bene così, non mi importava. Io stavo bene, loro stavano bene. Fine della storia.”

“Cosa è cambiato?” Chiese George tenendo gli occhi fissi su di lei.

“Sei arrivato tu. Tu hai reso vani tutti i miei sforzi e la mia fatica.”

Il ragazzo rimase in silenzio, in attesa che continuasse.

“E io ti odio per questo, perché prima del tuo arrivo ero certa che non avrei più sofferto, che mai più sarei stata ferita come era successo in passato.”

“Da mio fratello?” Domandò il ragazzo pungente.

Angelina scosse la testa. “Fred non c’entra in tutto questo.”

“Davvero?” Chiese il ragazzo con tono sarcastico. Era chiaro che non le credeva.

“Pensi davvero che sarei rimasta con te tutto questo tempo se avessi continuato ad avere dei dubbi?”

George inarcò un sopracciglio. “Continuato? Quindi hai avuto dei dubbi.”

La ragazza lo guardò risentita. “Non sono un’idiota, George. Non usare le mie parole contro di me. Ti ho promesso che sarei stata sincera ed è quello che sto facendo.”

“Quindi” George ignorò bellamente il suo ultimo commento “all’inizio tu non credevi che tra noi ci fosse qualcosa di reale.”

Angelina scosse il capo. “Non ho detto questo, ma sì, per un momento ho avuto paura che i miei sentimenti per te fossero una…”

“… Menzogna? Bugia? Messinscena?”

“…Imitazione dell’affetto che avevo per tuo fratello. E gradirei molto che mi lasciassi almeno concludere una frase senza inserire i tuoi commenti al vetriolo.”

George si staccò improvvisamente da lei e alzò le braccia al cielo. “Che diavolo vuoi che faccia, Angelina?! In pratica mi stai dicendo che dall’inizio della nostra storia, tu hai sempre pensato non saremmo andati da nessuna parte! Scusami se sono turbato da questa rivelazione!”
”Non è giusto quello che mi stai facendo, George. Io sono stata sempre sincera.”

“Oh, hai ragione!” George si voltò di nuovo verso di lei e si posò una mano sul cuore. “Che persona disgustosa che sono! Perchè mai dovrei stare male quando tu sei sempre stata onesta?” La sguardo si scurì all’improvviso. “Credimi, la tua sincerità al momento è l’ultima cosa di cui ho bisogno.”

“Questo perché sei solo un ragazzino!” Gridò Angelina furiosa. “Credi che per me sia stato facile? Credi che non avrei voluto avere tutte le risposte in tasca ogni volta che mi chiedevo cosa stavo a facendo a noi?”

“Sicuramente è stato più facile che sentirsi dire di essere una… com’era la parola? Ah, si… imitazione di mio fratello.”

Angelina spalancò la bocca indignata. “Io questo non l’ho mai detto, George. E tu sei solo un egoista. Ti credevo una persona completamente diversa.”

George non disse nulla. Si limitò a fissarla ostile, prima di avvicinarsi al divano e prendere il suo cappotto. “A questo punto, credo che non ci sia altro da dire.”

Angelina si scansò per lasciarlo passare. Delusa tanto quanto lui dalle sue accuse. “Un’ultima cosa.”

George si voltò verso di lei.

“Sei davvero convinto che sarei rimasta con te per tutto questo tempo se avessi anche solo lontanamente pensato ad un altro?”

La ragazza sollevò il mento e scrutò attentamente la sua espressione.

George deglutì a fatica e, a malincuore, annuì. “Si. Probabilmente l’avresti fatto.”

Angelina lo imitò. “Se davvero ti fidi così tanto di me, quella è la porta. Sei pregato di uscire da casa mia.”

George si diresse verso l’uscita, indugiando un istante sulla soglia. “Mi dispiace, ma credo di non star uscendo solo dalla tua casa, Angelina.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed eccomi di nuovo a voi!! Ebbene si, sono viva e vegeta (più o meno) e dopo mesi di latitanza sono riuscita finalmente ad aggiornare… Non mi scuserò più per il ritardo perché tanto ormai sono senza speranza e voi lo sapete bene… cercherò solo di chiudere la storia il prima possibile visto che manca pochissimo! Sappiate solo che questo capitolo è stato scritto e riscritto un’infinità di volte prima di decidermi a pubblicarlo… E anche adesso non sono del tutto convinta. Vabbè speriamo che non vi faccia tanto schifo e che continuiate a seguirmi anche dopo questo scempio. Scusate, ma proprio non ne voleva sapere di uscire qualcosa di decente!

 

E ora i ringraziamenti:

 

hermy101: sono d’accordissimo con te! Avrebbe potuto morire qualcun altro, ma Fred… non credo che mi darò mai pace per questa scelta di J.K. sono contenta che ti siano piaciuti gli scorsi capitoli e spero che anche questo non ti deluda! Grazie!

 

Lill: grazie mille e scusami tantissimo per il ritardo. Spero che ti piaccia anche questo nuovo capitolo! Un bacio!

 

beba7: ma quale odiarti??? Hai lasciato una recensione bellissima (mi sento molto onorata per la lunghezza da papiro!) e ti ringrazio veramente dal profondo del cuore per i complimenti! Spero che continuerai a seguirmi! Un abbraccio grandissimo!

 

Bene, e ora che ho terminato, ringrazio come sempre tutti quelli che leggeranno solamente e che dedicheranno anche un briciolo del loro tempo alla mia storia.

 

A presto (spero!)!

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