Segreti, bugie, urla, pensieri tristi, risate, follie al tempo dei Malandrini di sihu (/viewuser.php?uid=41975)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** UNA GIORNATA NORMALE: URLA, PENSIERI TRISTI, SCHERZI E SORRISI ***
Capitolo 2: *** NESSUNO HA VOGLIA DI ALZARSI! ***
Capitolo 3: *** LEZIONE DI POZIONI ***
Capitolo 4: *** SEGRETI, BUGIE, CONFESSIONI E RICORDI ***
Capitolo 5: *** IN CERCA DI RISPOSTE ***
Capitolo 6: *** RISVEGLI ***
Capitolo 7: *** RICORDI ***
Capitolo 8: *** DECISIONI E CORSE ***
Capitolo 9: *** IMPREVISTI ***
Capitolo 10: *** UN PROBLEMA è RISOLTO ***
Capitolo 11: *** IL PORTALE SI APRE ANCORA ***
Capitolo 12: *** PORTALI, FRATELLI E PADRI ***
Capitolo 13: *** NUOVI ARRIVI E NUOVI AMICI ***
Capitolo 14: *** avviso importante ***
Capitolo 15: *** CHIACCHERE NELLA TORRE ***
Capitolo 16: *** FORSE ABBIAMO UN PROBLEMA ***
Capitolo 17: *** LA PROPOSTA ***
Capitolo 18: *** UN PIANO MALANDRINO ***
Capitolo 19: *** IL MATRIMONIO ***
Capitolo 20: *** QUEL ROMPISCATOLE DI JAMES ***
Capitolo 21: *** IN SALA GRANDE ***
Capitolo 22: *** DISPETTI A COLAZIONE ***
Capitolo 23: *** VENDETTE E CALDERONI ***
Capitolo 24: *** IL TEMA FANTASMA ***
Capitolo 25: *** CHIACCHERE NELLA SALA COMUNE ***
Capitolo 26: *** PUNIZIONE INSIEME - parte prima ***
Capitolo 27: *** DOPPIA COPPIA - parte seconda ***
Capitolo 28: *** GELOSIE ***
Capitolo 29: *** DUE CHIACCHERE CON HERMIONE ***
Capitolo 30: *** PUNTO DI ROTTURA ***
Capitolo 31: *** TEMPO DI DECISIONI ***
Capitolo 32: *** PRESENTE, PASSATO E FUTURO ***
Capitolo 33: *** RITORNI E SPIEGAZIONI ***
Capitolo 34: *** PRESENTAZIONI ***
Capitolo 35: *** UNA TRANQUILLA DOMENICA (più o meno) ***
Capitolo 36: *** PAROLE CONFUSE, BACI, PALLE DI NEVE E DISCORSI SPIATI ***
Capitolo 37: *** DUBBI, INDECISIONI E CHIARIMENTI ***
Capitolo 38: *** SCOPPIA IL PUTIFERIO ***
Capitolo 39: *** CERCANDO HARRY ***
Capitolo 40: *** DA DOVE SI INIZIA? ***
Capitolo 41: *** SULLE TRACCE DI HARRY: LA CASA DELL'INCUBO ***
Capitolo 42: *** SULLE TRACCE DI HARRY: DOVE TUTTO è COMINCIATO ***
Capitolo 43: *** SULLE TRACCE DI HARRY: FANTASMI DAL PASSATO ***
Capitolo 44: *** SEI SUO PADRE.. ***
Capitolo 45: *** DAL PARCO DEL CASTELLO ALL'INFERMERIA ***
Capitolo 46: *** RIFLESSIONI, PENSIERI E BATTAGLIE CON I CUSCINI! ***
Capitolo 47: *** INCONTRO CON LA RAGAZZA MISTERIOSA ***
Capitolo 48: *** UN MOTIVO PER CUI CONTINUARE A COMBATTERE ***
Capitolo 49: *** CORRIDOI DESERTI, TEST E NUOVE MINACCE ***
Capitolo 50: *** LE PECORE NERE DELLA FAMIGLIA BLACK ***
Capitolo 51: *** UNA SERATA MOLTO ROMANTICA ***
Capitolo 52: *** CHIARIMENTI IN VOLO ***
Capitolo 53: *** IL PARADISO E L'INFERNO ***
Capitolo 54: *** TRISTI NOVITA' ARRIVANO AL CASTELLO ***
Capitolo 55: *** NOTIZIE DAL SAN MUNGO ***
Capitolo 56: *** qualcuno trama nell'ombra ***
Capitolo 57: *** LE DECISIONI DI VOLDEMORT, IL TRADIMENTO DI ANDERSON E LA VISITA DEI DUE AUROR. ***
Capitolo 58: *** IL MANIERO DEI POTTER ***
Capitolo 59: *** LEGAMI RITROVATI ***
Capitolo 60: *** COLPI DI SCENA ***
Capitolo 61: *** LA PRIGIONIA DI JAMES ***
Capitolo 62: *** SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI ***
Capitolo 63: *** IL QUADRO INIZIA A DELINEARSI ***
Capitolo 64: *** PUNTO DI SVOLTA ***
Capitolo 65: *** VOGLIA DI REAGIRE ***
Capitolo 66: *** TENTATIVO DISPERATO ***
Capitolo 67: *** DI CORSA AL SAN MUNGO ***
Capitolo 68: *** Un tanto atteso ritorno alla normalità ***
Capitolo 69: *** RINTANATI IN BIBLIOTECA ***
Capitolo 70: *** RICORDI DI MISSIONE - LA GROTTA SUL PROMONTORIO DEI BRUTTI RICORDI ***
Capitolo 71: *** RICORDI DI MISSIONE - RITORNI E NUOVE SFIDE ***
Capitolo 72: *** Rivangare il passato ***
Capitolo 73: *** Passi avanti ***
Capitolo 74: *** STASI E NUOVI OBIETTIVI ***
Capitolo 75: *** Obiettivo diario: alla ricerca del basilisco ***
Capitolo 76: *** Patto con il diavolo ***
Capitolo 77: *** Faccia a faccia ***
Capitolo 78: *** Stasi ***
Capitolo 79: *** Quando meno te lo aspetti.. ***
Capitolo 80: *** Lieto fine? ***
Capitolo 81: *** L'addio ***
Capitolo 82: *** Epilogo ***
Capitolo 83: *** 14 anni dopo ***
Capitolo 1 *** UNA GIORNATA NORMALE: URLA, PENSIERI TRISTI, SCHERZI E SORRISI ***
CAPITOLO
1
UNA GIORNATA NORMALE:
URLA, PENSIERI TRISTI, SCHERZI E SORRISI
Sembrava una giornata come le altre, il cielo era azzurro e si vedeva
in lontananza un pallido sole che cercava di farsi largo, per
dimostrare a tutti che l’inverno
non poteva fermarlo e impedirgli di splendere. Il castello si
stava svegliando, e i corridoi si stavamo riempiendo di voci e risate
di studenti ancora addormentati
che si dirigevano come zombie verso la sala grande.
All’improvviso una voce risuonò più
forte delle altre e si ebbe la conferma che non c’era nulla
di diverso dal solito in quella giornata.
LILY “È
solamente un figlio di papà, uno che è capace
solo di vantarsi, che adora sentirsi dio con quel suo dannatissimo
boccino in mano, che pensa che tutti gli dobbiamo qualcosa solo
perché ci fa vincere una dannatissima coppa dietro
l‘altra!”
Tutta la sala grande si girò
all’improvviso, e Lily Evans si ritrovò al centro
dell’attenzione. Immediatamente avvampò, e cerco
con gli occhi la sua migliore amica, per correre a sedersi accanto a
lei. In poco tempo ognuno torno ad occuparsi dei fatti propri.
ALICE
“ indovino di chi stai parlando?”
Chiese con non curanza Alice, mentre sorseggiava la sua tazza di
caffè senza perdere di vista il bel moretto che aveva di
fronte.
LILY
“Di chi vuoi che stia parlando, quanti altri arroganti come
lui conosci?”
Con una mano spostò i lunghi capelli rossi che le ricadevano
sul viso, e afferrò una ciambella. Gli occhi verdi
incontrarono quelli neri, scurissimi del suo ex migliore amico, Severus
Piton, ma solo per un secondo, poi entrambi si girarono come
imbarazzati . Occhi neri come la strada che aveva deciso di
intraprendere lui, motivo per il quale non riusciva più a
guardarlo in faccia.
Non poteva fare finta che tutto fosse come prima.
Al primo anno erano stati smistati in due case diverse, e da sempre in
competizione tra loro: lui serpeverde e lei grifondoro. A loro non
importava, erano migliori amici e non sarebbero bastate due case a
separarli, era un gioco sfidare il mondo per dimostrare di essere
più forti di ogni pregiudizio, di ogni credenza. Severus
aveva Lily e Lily aveva Severus, poi erano arrivati gli altri. Entrambi
avevano fatto delle amicizie nella scuola, e proprio quelle li avevano
divisi. Lui aveva cominciato a credere nella purezza del sangue e in
altre sciocchezze del genere, era arrivato a insultarla, a chiamarla
mezzosangue davanti a tutti, a chiamare stupidi gli amici di grifondoro
di Lily e i rapporti si erano incrinati, per degenerare del tutto
quell’estate.
Era un pomeriggio di fine agosto, la scuola sarebbe iniziata di li a
poco, l’ultimo anno..
Lily aveva sperato di rivedere Severus prima di arrivare al castello,
parlare solo loro due come facevano da bambini, senza serpeverde o
grifondoro, solo loro due nel parco. Sperava di poter in qualche modo
ricostruire il loro rapporto, tornare come quando erano piccoli..
Si incontrarono, mentre un vento gelido soffiava e scompigliava i
capelli di lei,e la logora camicia di lui. Lily tremava, per il freddo
e per lo sguardo strano di Severus.
SEVERUS
“mi sono unito a loro, per favore, ti prego, fallo anche
tu”
LILY
“ come.. Chi ti da il diritto di chiedermi una cosa del
genere?”
SEVERUS
“ no, ascoltami..”
LILY
“ascoltami tu, ti ho sempre difeso, sono andata contro la mia
casa, sono stata insultata da te. Ma sei il mio migliore amico, ti ho
perdonato.. Ho cercato di capirti.. E tu mi dici che ti sei unito a
Voldemort? Che ora sei un mangiamorte? E che anche io dovrei
farlo?”
SEVERUS
“era l’unica cosa da fare, tu non capisci, la gente
muore, la guerra sta per scoppiare, tu sei una mezzosangue.. Vorranno
ucciderti.. È l’unico modo per
salvarti..”
Non poteva credere alla sue orecchie, era cosi che la considerava?
LILY
“ una mezzosangue.. È così che mi
consideri? Sai che ti dico Moccius? La casa di serpeverde ti ha
trasformato, prima non eri cosi!Mi fai schifo, non sarò
codarda come te.. Addio!”
Le loro strade si erano divise così, a volte di notte Lily
ripensava a tutte quelle che avevano passato insieme e si chiedeva se
fosse stato tempo sprecato, ma non riusciva mai a trovare una risposta.
Quella mattina, in ogni modo, la rabbia contro quel buffone era troppa
perché la vista di Severus la potesse sconvolgere. La voce
di Alice la riportò alla realtà.
ALICE “Va bene, ma adesso calmati e racconta tutto,
così capisco cosa ha combinato sta volta”
Lily si voltò verso l’amica e la vide
così intenta a scrutare il moretto da non essersi accorta
del caffè che si stava rovesciando sulla divisa. Non era
disinteresse verso i problemi di Lily, era solamente troppo abituata a
vedere entrare l’amica nella sala grande o nella sala comune
come una furia per colpa di Potter. Ormai succedeva di continuo
dall’inizio dell’anno scolastico. Alice aveva
pensato fosse un modo inconscio per distrarsi dalla brutta situazione
con Severus. Lily non ne aveva parlato, ma dall’inizio delle
lezioni non si erano visti né sentiti, ed era la prima volta
in sette anni. Non sapeva cosa era accaduto, ma doveva essere successo
per forza quell’estate e doveva essere qualcosa di grave. Non
intendeva forzarla, sapeva che quando sarebbe stata pronta sarebbe
stata la prima con cui Lily si sarebbe sfogata.
LILY
“ certo che quel tipo deve averti colpito proprio tanto visto
che non dai retta alla tua amica e stai anche rovesciando il
caffè..”
Alice arrossì mentre il caffè si rovesciava
totalmente sulla sua gonna.
ALICE “che disastro!
Scusa Lily, non è che non mi importa è che quel
tipo, tu l’avevi mai notato? “
Cercò di mandare via la macchia con un incantesimo, ma
riuscì solo a peggiorare le cose. Ci riprovò una
seconda volta e la gonna per poco non prese fuoco.
LILY
“ tranquilla, per questa volta ti perdono.. Il moretto dici?
È Paciok, Frank penso si chiami. È un compagno di
stanza di Potter”
ALICE
“ certo che per odiarlo sei proprio ben informata..”
Concluse Alice, con uno sguardo innocente e un sorriso. Lily
arrossì di nuovo, per la seconda volta nel giro di pochi
minuti, e dopo avere sistemato la gonna di alice con un colpo di
bacchetta corse via, mormorando a mezza voce.
LILY
“ non pensarci nemmeno! Io lo odio.. Lo odio!
O-D-I-O”
Alice prese la borsa e la seguì verso l’aula di
Lumacorno, chiedendosi quale diavoleria si sarebbe inventato
quell’uomo per metterli in difficoltà, decisa a
scoprire cosa aveva fatto questa volta James per farla infuriare.
A volte aveva il sospetto che anche lui si fosse accordo che Lily fosse
triste, e che facesse apposta a provocarla per distrarla. Qualche sera
prima era arrivato persino a trasfigurare Peter nella sala comune dei
grifondoro per strapparle un sorriso. Tutti i grifondoro trattenevano
il respiro aspettando la reazione di Lily. Persino Sirius e Remus, che
sembrava disapprovare l’idea di James, avevano una faccia
decisamente preoccupata. Ma lei invece sorprese tutti,
scoppiò a ridere e andò verso il dormitorio
femminile dopo aver stampato un bacio sulla guancia di James. Alice non
sapeva se lo aveva immaginato o no, ma per un secondo le parve che il
viso del prode James Potter si fece rosso, stile pomodoro maturo.
Il pomeriggio precedente, invece Sirius e James avevano lanciato delle
caccabombe sulle scale del dormitorio femminile, scatenando le ire di
Lily, e beccandosi una punizione che si sarebbero ricordati di certo.
Era impossibile capire cosa passasse per la mente di quel ragazzo, un
giorno sembrava intenzionato a fare di tutto per farla ridere, e si
emoziona per un bacio sulla guancia, quello dopo si comportava da
ragazzino immaturo. Perché dimostrarle affetto un giorno, e
cercare di farsi odiare quello dopo? Era come se Potter avesse due
personalità.. L’universo maschile restava un
mistero per Alice, James Potter in testa.
QUADRO “ fidati di me, quei due finiranno per
sposarsi..”
Alice di destò dai suoi pensieri, fece un occhiolino al
quadro e fece un respiro profondo
per farsi coraggio prima di entrare nell’aula.
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Capitolo 2 *** NESSUNO HA VOGLIA DI ALZARSI! ***
avevo promesso a me stessa che
avrei pubblicato il secondo capitolo solo se fossi stata sicura che a
qualcuno la mia storia piaceva e dopo aver passato le 100 visite.
Grazie mille a Riddikulu e a Vale Lovegood per l'incoraggiamento ad
andare avanti, e anche agli altri che hanno letto, o perlomeno cliccato
sul titolo della mia storia.!
Spero il
secondo capitolo non vi deluderà, a me piace molto
più del primo!
Buona Lettura!
CAPITOLO 2
NESSUNO HA VOGLIA
DI ALZARSI!
Mentre il castello
si colorava di suoni e colori e tutti, Lily e Alice comprese, correvano
a lezione, una stanza nella torre di grifondoro restava immersa nel
silenzio più totale.
I suoi occupanti
erano ancora tra le braccia di Morfeo, o cosi credeva Frank Paciock
quando era sceso a fare colazione insieme a Peter Minus.
FRANK
“ non dovremmo svegliarli? Stanno facendo tardi per la
colazione e anche per le lezioni se non si alzano..”
PETER
“fidati, potrebbe essere pericoloso.. Lasciamoli dormire,
avranno combinato qualcosa ieri sera”
Nella voce di Peter
c’era una nota di amarezza, per non essere messo a parte di
qualsiasi cosa avessero fatto la sera prima. Lui aveva passato la
serata a parlare con dei ragazzi del quinto anno nella sala comune,
insieme a Frank, che a un certo punto della serata era andato in camera
a dormire, e quando era tornato in camera anche lui l’unico
che era li e dormiva come un angioletto era solo Frank, degli altri
nessuna traccia. Non li aveva nemmeno visti uscire dal ritratto,
probabilmente erano nascosti sotto il mantello di James. Voleva
aspettarli svegli per sapere che fine avevano fatto, ma alla fine era
crollato dalla stanchezza dopo ore di inutile attesa. Adesso era almeno
in parte arrabbiato con loro, e anche se si rendeva conto che era un
atteggiamento infantile, voleva pareggiare i conti non svegliandoli e
facendoli arrivare tardi.
Si sentiva tradito
soprattutto da Remus, non era da lui fare cose del genere, ma era anche
e soprattutto curioso di sapere che era successo, e perché
le tende del letto di James erano chiuse. In sette anni che
condividevano la stanza non era mai successo.
Frank si
girò verso i compagni che erano beati e immobili sotto le
coperte e li fissò per qualche attimo mentre decideva il da
farsi.
FRANK
“ si, ma non è da Remus…”
PETER
“ eddai, muoviamoci.. Vedrai che tra un po’
arrivano!”
Tagliò
infine corto Peter, dirigendo le corte gambe grassocce verso la porta,
seguitò da Frank che infine si decise scrollando le spalle.
FRANK
“alla fine sono affari loro.. E poi se anche Peter dice di
scendere..”
Pensò
scrollando le spalle.
La stanza
piombò di nuovo nel silenzio, si poteva sentire il respiro
regolare dei ragazzi che ì dormivano, o almeno
così sembrava.
Nel letto
più vicino alla finestra infatti, Remus Lupin contava le
gocce di rugiada mattutina che colavano sul vetro cercando di fingere
che tutto andasse bene. Continuava a ripeterselo in mente, come una
litania, sperando che si avverasse. Si sforzava di ricordare gli
incantesimi più difficili che avesse mai sentito giusto per
tenere la mente impegnata, ma con scarsi risultati.
Non sapeva nemmeno
lui perché non si fosse ancora alzato, andato a preparare e
sceso a fare colazione come Frank e Peter, che se ne era andato
sbuffando. Sapeva che avrebbe fatto tardi sia per la colazione che per
le lezioni, ma per la prima volta nella sua vita non gliene importava
nulla.
Quello che era
successo la sera prima era molto più importante e
preoccupante. E ancora più grave, non sapeva come
comportarsi. Per la prima volta nella sua vita non sapeva come
affrontare una situazione.
Dall’altra
parte della stanza anche Sirius Black si rigirava nel letto, fingendo
di dormire, e nemmeno lui aveva intenzione di alzarsi, almeno non per
primo. Anche la sua mente era fissa sulla sera prima.
Avrebbe voluto
parlare con Remus in privato, ma non riusciva a capire se anche lui
stesse fingendo, o se forse era addormentato davvero, e poi
c’era James. Dopo la sera prima non sapeva come comportarsi
con lui, improvvisamente il suo migliore amico non gli era sembrato
più lo stesso.
Sembrava tutto
così uguale, Sirius e James erano appena tornati dopo aver
scontato la punizione che aveva dato loro la Evans, e avevano trovato
Remus ancora sui libri mentre Peter e Frank stavano parlando con dei
ragazzini più piccoli giù nella sala comune.
Tutto come di solito.
All’improvviso
si era girato e James era letteralmente sparito nel nulla, senza una
ragione né una parola. Né lui né Remus
lo avevano sentito andarsene, e alla fine dopo ore di ricerche lo
avevano trovato solo in un angolo della Torre di Astronomia. La loro
rabbia, dovuta alla preoccupazione era sfumata all’improvviso
quando avevano visto lo sguardo di James. Era sperduto, disperato e
piangeva. Sirius non aveva mai visto James piangere. Remus non era mai
riuscito ad immaginare un James che non fosse sorridente e spensierato.
Entrambi furono scandalizzati da quella visione, come quando scopri i
tuoi a letto insieme che fanno l’amore. La cosa che
più li lasciava increduli è che non
c’era nessuna ragione che giustificasse il comportamento di
James, fino a poche ore prima era felice, rideva, scherzava, parlava
del più e del meno e faceva occhiolini alle ragazze.
E ora, nei loro
letti erano ancora sconvolti per quella visione, che non riuscivano a
spiegarsi in nessun modo. O almeno, avevano mille teorie, una
più improbabile dell’altra.
James appena li
aveva visti si era voltato e si era asciugato le lacrime,
provò ad abbozzare un sorriso che però non era
credibile e cercò una battuta per smorzare la tensione e
fingere che tutto andasse bene, senza però riuscirci. Poi
erano tornati in camera, senza una parola.
Remus e
Sirius non sapevano cosa dire, come iniziare il discorso, e James non
sembrava incline a dare spiegazioni.
SIRIUS
“James, beh, ecco.. Vuoi parlare?”
Iniziò
alla fine Sirius. James camminava davanti a loro, dandogli le spalle, e
rispose velocemente, senza che gli amici riuscissero a guardarlo in
faccia.
JAMES
“ va tutto bene, stavo solo cercando.. Beh, volevo andare
nelle cucine e devo avere sbagliato passaggio segreto..”
La sua voce
tremava. Non si era nemmeno sforzato di trovare una scusa credibile,
sapeva non sarebbe servito.
Remus
guardò Sirius, quest’ultimo sembrava stesse per
replicare qualcosa, ma poi preferì tacere, rimanendo a bocca
aperta.
Dopo un tragitto
che sembrava non finire mai erano arrivati nella loro stanza, e James
si era infilato a letto chiudendo dietro di se le tende dopo un
velocissimo “BUONA NOTTE”.
Ancora una volta
Sirius e Remus si guardarono senza riuscire a dire nulla, rimandando al
giorno dopo il momento di affrontare James e capire che gli stava
succedendo.
Nel frattempo nel
letto al centro della stanza James fissava le tende chiuse del suo
letto.
Erano color
porpora. Le aveva fissate tutta la notte, sperando che alla fine
sarebbe riuscito a prendere sonno, ma non era servito ed ora aveva due
occhiaie profonde sotto i bei occhi color nocciola e tanta paura di
affrontare gli amici. Si sentiva come un bambino scoperto dalla propria
mamma con le mani nella marmellata. Era stato scoperto. Sapeva che
prima o poi Sirius e Remus si sarebbero accorti delle sue sparizioni,
che magari lo avrebbero seguito e lo avrebbero visto li da solo,
immerso nel suo dolore che invano cercava di reprimere e nascondere
agli altri. Per anni era riuscito a nascondersi, e ora era stato
scoperto.
Aveva sentito Frank
e Peter alzarsi, prepararsi e infine scendere a fare colazione.
Aveva sentito il
tono scocciato di Peter, era arrabbiato per la sparizione della sera
prima, pensava lo stessero tenendo all’oscuro di
chissà cosa. Avrebbe voluto rassicurarlo, dirgli che non gli
stavano nascondendo proprio nulla, ma non ne aveva la forza.
Aveva sperato che
anche Remus e Sirius si alzassero, che lo lasciassero da solo, senza
fargli nessuna domanda. Ma loro non si erano mossi, erano rimasti nei
loro letti.
Sapeva bene che
avrebbero aspettato che si alzasse, che fosse pronto per parlare, che
avrebbero saltato tranquillamente le lezioni per aspettare quel
momento. Una parte di lui gli era grato per questo loro rispettare i
suoi tempi e non forzarlo ma era tutto così difficile in
quel momento.
Era stato scoperto.
Ormai doveva essere
molto tardi, non sapeva quando tempo fosse passato, forse ore, forse
addirittura giorni, la notte prima gli sembrava un secolo fa.
E alla fine si
decise. Si fece forza, fece un lungo respiro come se avesse dovuto
andare sott’acqua e spostò le tende rosse del
baldacchino.
Remus e Sirius
sentirono le tende aprirsi e videro uno stravolto James Potter emergere
dalle coperte, con due profonde occhiaie scavate sotto gli occhi che si
sforzava di comportarsi normalmente.
SIRIUS”James,
possiamo parlare un attimo?”
Il tono di Sirius
sembrava non voler ammettere repliche.
JAMES
“ma.. le lezioni.. Lumacorno.. siamo in ritardo..”
Tentò
una debole difesa, anche se sapeva bene che non sarebbe bastata a fare
cambiare idea gli amici. Non sapeva se voler loro bene o odiarli per
questo.
REMUS
“ ormai la lezione è cominciata, per un giorno di
assenza non ci dirà niente nessuno..”
Non aveva mai
sentito Remus più deciso che in quel momento.
James
abbassò gli occhi, era il momento della verità.
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Capitolo 3 *** LEZIONE DI POZIONI ***
per prima cosa... GRAZIE
MILLE!!!
questa è la mia prima storia e non mi aspettavo commenti
positivi. Appena li ho letti non ho potuto fare a meno che esserne
super felice e sbrigarmi a postare un nuovo capitolo, quindi eccomi qui!
anche io spesso sono impaziente di seguire l'evolversi delle storie di
altri autori quindi cercherò di farvi aspettare il meno
possibile. Purtroppo però in questo periodo sono un po'
presa, a causa di un altro racconto per un esame
all'università che ha la precedenza in quanto mi
darà dei crediti. Spero possiate perdonarmi se tra questo e
il prossimo passerà una settimana... per non farmi odiare da
voi vi posto questo, che tutta via è solo metà
del capitolo che avevo in mente.. l'altra parte ha ancora bisogno di
qualche ritocchino..
in particolare GRAZIE MILLE a:
ITHIL_ELENDIL sei un tesoro! mi dispiace farti stare in ansia
per James ma in ogni storia devono succere "fatti complicanti", senno
sai che noia. però ricorda che James è forte e
che Harry ha preso da lui quindi...
per descrivere l'a,micizia tra i malandrini ho provato a mettermi nei
loro panni pensando come avrei reagito io vedendo un amico
che stava male, sono felice di esserci riuscita!
SIRIUS4EVER James in lacrime mi fa fatto sentire in colpa
perchè mentre scrivevo di questo me lo vedevo davanti con la
faccia spaurita che mi chiedeva perchè proprio lui!!!
RIDDDIKULUS no, non morire per così poco!!! ecco il capitolo
nuovo..mi disp di non essere riuscita a postarlo tutto!
LYRAPOTTER grazie per i complimenti, davvero, mi fa felice
che vi piaccia il mio modo di descrivere. Per me fare capire cosa passa
per la testa dei miei personaggi è più importante
di descriverli fisicamente, anche perchè ognuno di noi se li
figura già in mente!
VALE LOVEGOOD grazie mille anche a te per i commenti! anche io odio
james spaccone e per me la Rowling ha sbagliato a non soffermarsi a
spiegare che non era solo un buffone, anche se poveretta lei aveva
decisamamente taante cose da spiegarci! tuttavia temo ritorsioni da
James per averlo descritto così sentimentale (ha una
reputazione da malandrino da difendere lui!)
ITERZO
CAPITOLO
LEZIONE DI
POZIONI
La lezione era
iniziata da quasi venti minuti ma c’era qualcosa che non
andava. Tanto per iniziare Alice aveva di fronte a se il bel morettino
che aveva visto a colazione, Frank, e questo non la aiutava a
concentrarsi sulla pozione, che era molto complicata. Non era una
novità che le pozioni di Lumacorno fossero impossibili, ma
la cosa strana era che quel giorno nemmeno Lily riusciva a distillarla
correttamente. Quella era la seconda cosa che non andava. Lily sembrava
distratta, continuava a guardarsi intorno, esattamente come stava
facendo la maggior parte degli studenti, Frank e Peter compresi.
Si, decisamente
c’era qualcosa che non andava, o meglio, qualcuno che mancava.
LUMACORNO “ si
può sapere che vi prende a tutti? Nemmeno la signorina Evans
è concentrata, non è da lei. E poi, che fine
hanno fatto Black, Lupin e Potter?”
Finalmente
Alice aveva capito il problema, quei tre erano spariti. A pensarci bene
non si ricordava di averli visti a colazione.
FRANK
“ Loro, beh, non ne ho la minima idea, stavano ancora
dormendo..”
LUMACORNO “ perfetto, informerò la direttrice
della casa di grifondoro, adesso però tornate tutti al
lavoro. Voglio la pozione prima di pranzo.”
Alice si avvicinò a Lily, in modo che il professore non le
sentisse parlare.
ALICE “ sai
che fine hanno fatto? Potter e gli altri due intendo..”
Forse Lily sapeva qualcosa, visto come era entrata in sala grande
quella mattina, anche se era strano che quel trio di disperati non si
presentasse né a colazione né a lezione per una
discussione con Lily..
LILY “no, non
ne ho la minima idea!”
Fingeva di non dare importanza alla cosa, ma in realtà era
curiosa di sapere cosa stava succedendo.. Oppure era nervosa
perché sapeva che fine avevano fatto..
ALICE “ ma
stamattina non avevi litigato con lui?”
LILY “no, stamattina pensavo fosse un pallone gonfiato, pieno
di se, borioso..”
Per la rabbia avvampò di nuovo. Quel ragazzo aveva la
capacità di farle perdere il controllo. Ogni tanto pensava
che Severus avesse ragione su di lui. Ecco, ci era cascata di nuovo,
aveva ripreso a pensare a lui.. Dannazione!
ALICE “ va bene, va bene, ho capito il concetto.. Ma non lo
hai visto quindi?
L’amica aveva il viso fissò sul tavolo, sembrava
distratta, come se pensasse ad altro..
LILY “ no, era
per la punizione di ieri sera..”
Era su un altro pianeta. Alice capì che non era il caso di
tormentarla, anche se immaginava che l’origine del malumore
improvviso dell’amica non fosse Potter ma Piton.
ALICE “ è strano, Peter è qui, e sembra
non sapere nulla nemmeno lui..”
La curiosità la stava divorando, esattamente come tutti gli
altri studenti presenti quell’aula.
LILY “
sarà una delle loro solite trovate.. Mi passi quella radice?”
Alice decise di lasciare perdere e di dedicarsi alla pozione, non
poteva permettersi di prendere una T se voleva diventare auror e, cosa
ancora più importante, non voleva perdere un’amica
per una discussione degenerata male iniziata parlando della scomparsa
dei malandrini.
Dall’altra
parte della classe altri due ragazzi discutevano a mezza voce, per non
farsi sentire né dal prof né da altri studenti.
FRANK “ avremmo dovuto svegliarli.. Ora saranno nei
guai!”
Si sentiva in colpa. Quei tre si mettevano nei guai quasi tutti i
giorni, ma stavolta pensava fosse colpa sua. Non era stato un buon
amico, non aveva nemmeno provato a chiamarli, a dire loro che era
tardi..
PETER “ tranquillo, sono sempre nei guai..”
In realtà anche lui aveva cominciato ad agitarsi, non era da
loro fare così, cosa poteva essere successo.. Remus non
avrebbe mai permesso a quei due scapestrati di perdersi una lezione a
causa di uno scherzo. La rabbia che provava per essere stato escluso la
sera precedente era sfumata, ora avrebbe voluto solamente essere con
loro e programmare la prossima malandrinata alla luce della luna piena.
FRANK “ si, ma.. Non pensi che non stiano bene? Forse avremmo
dovuto controllare prima di scendere..”
PETER “ dai, stai tranquillo.. A pranzo li andiamo a
cercare..”
Entrambi si sentivano parecchio in colpa, e si misero a sfogare le loro
frustrazioni su delle povere radici, guardando in continuazione
l’orologio in attesa dell’ora di pranzo.
Il professor
Lumacorno andò verso la porta, e come annunciato
andò a cercare la direttrice della casa di grifondoro per
informarla dell’accaduto.
Proprio come
Lumacorno difendeva i propri studenti di serpeverde, anche la
professoressa McGranitt aveva un occhio di riguardo per gli studenti
della sua casa, e per questa ragione perdonava parecchie delle
malefatte di quei delinquenti : qualunque altro studente al loro posto
sarebbe gia stato espulso dopo tutte quelle che avevano combinato.
Arrivò
fuori dall’ufficio della McGranitt e bussò.
LUMACORNO “ Minerva, posso entrare?”
MCGRANITT “oh, certo. È successo qualcosa? Non
dovresti essere a lezione?”
Sembrava scocciata perché era stata interrotta mentre
riordinava gli appunti per la lezione del pomeriggio.
LUMACORNO “ lo sarei se gli studenti della tua casa si
degnassero di presentarsi!”
La sua voce era decisamente stizzita. La professoressa alzò
gli occhi dalle pergamene che stava controllando e lo fissò
a metà tra l’incuriosita e l’arrabbiata.
MCGRANITT “di che parli?”
La sua voce suonò secca, Lumacorno era sicuro che sapesse di
chi stava parlando.
LUMACORNO
“Potter, Lupin e Black..”
MCGRANITT “ che hanno fatto?”
La sua voce era seccata e rassegnata, anche se una parte di lei era
contenta di sapere che fossero solo quei tre i delinquenti della sua
casa che adesso si erano messi anche a saltare le lezioni.
LUMACORNO “ beh, non si sono presentati.. Né a
lezione, né a colazione.. Minus dice che dormivano quando
lui e Paciock sono scesi..”
MCGRANITT “ hai fatto bene a informarmi.. Ci
penserò io. Torna pure a fare lezione.”
Era tornata ad occuparsi delle sue carte, come se nulla fosse successo.
LUMACORNO “ perfetto, buona giornata!!”
Uscì con un espressione soddisfatta, sogghignando
all’idea che quei tre venissero puniti, anche se lo
disturbava la poca attenzione che la Minerva aveva dedicato al problema.
Una volta
sistemati gli appunti la professoressa decise di eliminare
quell’incombenza , e andò verso il posto in cui, a
detta dei compagni di stanza di quei tre, dovevano essere gli
“scomparsi”: la torre di grifondoro.
Una volta fuori
dalla porta bussò ed entrò senza aspettare una
risposta. La scena che si trovò davanti era bizzarra.
Ripensò velocemente a quello che aveva mangiato per
colazione, ma niente poteva averle causato allucinazioni: quella scena
era vera.
I tre ragazzi
erano ognuno nel proprio letto, Lupin e Black fissavano Potter che
aveva un aspetto semplicemente terribile. Nella sua mente si figurarono
mille possibili domande.
MCGRANITT “
vorrei sapere che accade e perché non siete a
lezione?”
Il suo sguardo vago per la stanza e incontrò il viso
terrorizzato e scavato di Potter e le facce altrettanto sconvolte degli
amici. Che diamine poteva essere successo?
Nessuno dei tre
accennava a rispondere.
MCGRANITT “ se
il signor Potter non sta bene, forse dovrebbe andare in infermeria, e
voi due a lezione, subito!”
Non capiva cosa stesse succedendo, sapeva però che non stava
fingendo. Potter e gli amici le avevano raccontato così
tante frottole che sapeva riconoscere quando erano sinceri. Quella non
era di sicuro una delle loro solite commedie, anche perché
non era dal Remus Lupin dare corda agli altri due in situazioni simili..
JAMES “professoressa non c’è bisogno,
sono solo un po’ stanco, sa, forse la punizione di ieri sera,
forse mi basterà stare un
attimo qui a riposarmi”
La sua voce era così debole e stanca, come se fosse
difficile farla uscire. Come se nel pronunciarla avesse consumato tutte
le sue energie. Povero ragazzo, aveva un aspetto terribile. I fantasmi
del suo passato erano tornati a tormentarlo.
SIRIUS “ vorremmo rimanere con lui..”
Rispose di getto, come se avesse voluto aiutare l’amico,
togliergli quel peso che gli rendeva così faticoso anche
solo parlare.
Lo sguardo di
quei due ragazzi la intenerì, erano davvero preoccupati per
James. Chissà se sapevano? Il preside le aveva detto che
James era abbastanza chiuso sull’argomento, guardando le
facce di tutti e tre concluse che non dovevano esserne a conoscenza. A
dire la verità nemmeno lei sapeva molto, ma quel poco era
bastato per farle capire tante cose sugli atteggiamenti di Potter.
MCGRANITT
“servirebbe a qualcosa proibirvelo? Vi farò
portare il pranzo qui dagli elfi, ma oggi pomeriggio non voglio scuse.
Vi aspetto tutti e tre alla mia lezione.”
La professoressa se ne andò,aveva capito che non poteva fare
altro. Stava a Potter decidere se fidarsi degli amici o tenersi tutto
dentro. Poteva solo dargli l’occasione per farlo, poi la
scelta sarebbe toccata a lui.
Nella stanza
tornò il silenzio. Per tutto il tempo James non aveva mai
alzato lo sguardo.
Dal suo baule
sporgeva lo specchio che usava per comunicare con Sirius quando erano
in punizione separati. Per un attimo giurò di aver visto
nello specchio un occhio color smeraldo che lo fissava. Solo per un
secondo, poi era sparito. Era così uguale a quelli della
Evans, per un attimo si sentì osservato anche da lei. Doveva
essere impazzito, anche la McGranitt si era accorta che non stava bene,
forse anche lei sapeva.. Glielo doveva avere detto Silente. Se ne
domandò il motivo, ma una risposta convincente non venne.
Remus e Sirius
non osavano muoversi, non sapevano da dove cominciare.
D’improvviso tutta la loro sicurezza era scomparsa.
Lentamente
James si alzò dal letto e andò in bagno. Al suo
ritorno Sirius e Remus lo aspettavano seduti sul suo letto.
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Capitolo 4 *** SEGRETI, BUGIE, CONFESSIONI E RICORDI ***
e finalmente rieccomi qua.
con la seconda parte del mistero. Chiedo scusa a tutti per l'attesa,
prometto che sarò più rapida prossimamente!
In questo capitolo si
scopre che cosa è successo al povero James e compare un
altro mistero.. occhio allo specchio magico!!!
GRAZIE A CHI HA LETTO
E A CHI HA COMMENTATO!
in particolare:
ithil_elendil : beh,
visto che tu hai trovato qualche minuto per commentare la mia ff mi
sembra il minimo che io trovi qualche minuto per dirti grazie e
risponderti! la McGranitt si, in fondo è tenera, ma non
può mostrarlo apertamente perchè senno non
avrebbe più credibilità, almeno secondo me. Per
quanto riguarda Silente, beh, lui sa tutto di tutti, non gli sfugge mai
nulla.
jomarch: non so
esattamente che età avesse Frank, ma visto che non si mai
detto nulla di esatto in proposito ho pensato di prendermi la
libertà di metterlo nella mia ff, anche perchè mi
serviva qualche altro amico per i nostri eroi. ho freferito prendere
loro che inventarli da capo.
decisamente il
periodo è poco tranquillo, i mangiamorte fanno razie, e
chissà, potresti averci preso più di quanto
credi. non ti dico altro però!
vale lovegood : ho
riletto mille volte il capitolo, nessuna svista. James vede qualcuno
nello specchio. qualcuno che non è Sirius e che ha gli occhi
che assomigliano molto a quelli di Lily. non intendevo che gli occhi di
Sirius fossero verdi! scusa forse non mi ero spiegata, spero adesso sia
più chiaro.
potterina_88:
grazie mille per i complimenti! davvero mi fa piacere che ti
piaccia la mia storia. per quanto riguarda James in questo capitolo
saprai perchè si è comportato così. i
dettagli più avanti.
riddikulus: grazie
mille! e scusa se ti tengo con i fiato sospeso ( anche se è
positivo perchè vuole dire che ti piace la mia storia!)
CAPITOLO
4
SEGRETI, BUGIE, CONFESSIONI E RICORDI.
James rimase per qualche attimo immobile dove si trovava, fuori dal
bagno, senza sapere che fare. D’improvviso era come se il suo
stesso corpo lo impacciasse. Era assurdo. Non poteva comportarsi
così. Lui era James Potter, il cercatore, il campione di
grifondoro, sempre allegro e pronto a incoraggiare tutti. Era quello
che tutta la scuola si fermava a guardare quando passata, per cui tutte
le ragazze sospiravano e che i ragazzi sognavano di essere. Doveva
ritrovare la sua forza, nascondersi dietro a quella maschera,
convincersi di potercela fare, eppure era così difficile.
Si trovò seduto di fronte agli amici, non sapendo nemmeno
come ci era arrivato. Provò a iniziare la conversazione ma
non ci riuscì. Per l’ennesima volta dalla sera
precedente non sapeva che dire.
Lasciò fare agli amici, rimase zitto, giocherellando con il
lenzuolo del letto di Sirius.
SIRIUS “
Jamie, ci devi dire cosa ti sta succedendo..”
Sembrava avere ritrovato la sua decisione e la sua fierezza, quel
portamento nobile e regale che James non avrebbe mai avuto. Le
incertezze di qualche attimo prima non c’erano
più. Non lo aveva chiamato James ma Jamie, anche con le
parole voleva dimostragli la sua vicinanza, nonostante non capisse i
comportamenti dell’amico, e magari si sentisse anche un
po’ tradito. Gli voleva bene, nonostante tutto, nonostante le
cose non dette. Avrebbe voluto cancellare loro la memoria, fare finta
non fosse successo nulla, non vederli così tristi per colpa
sua.
JAMES “ va
tutto bene, avevo bisogno di stare solo, di riflettere su alcune cose,
e mi avete preso un po’ di sorpresa, tutto qui.”
Li guardava e capiva quanto gli voleva bene, quando gli era grato per
essere li. Si sentì uno stupido per essere scappato ed
essersi nascosto da loro fino a quel momento. Ma era più
forte di lui. Erano anni che fuggiva da tutti, che non ne parlava con
nessuno. Nemmeno ora era sicuro di sentirsi pronto per parlare.
Sospirò, forse non lo sarebbe mai stato. Sapeva che anche
gli amici avevano vissuto esperienze terribili, ma lui non era pronto a
condividere le sue con qualcuno.
REMUS “
più che sorpreso sembravi decisamente sconvolto. Hai
inventato una scusa assurda e ti sei chiuso le tende alle spalle invece
che spiegarti.”
Nella sua voce James poteva distinguere tristezza per essere stato in
qualche modo messo in disparte, amarezza per le bugie e per le tende
con le quali lo aveva escluso e preoccupazione per averlo visto in
condizioni tanto pietose senza sapere come aiutarlo. Era sicuro che
negli occhi si Sirius avrebbe letto le stesse cose. Lo conoscevano
bene, sapevano come fare leva su James per convincerlo a parlare, a
sfogarsi, ma questa volta non poteva, o forse non voleva rivelare
tutto. Era qualcosa che apparteneva al passato. Parlarne sarebbe
significato riportarlo nel presente e soffrire ancora.
JAMES “ lo so,
mi dispiace. Non ce la potevo fare. Mi vergognavo..”
Non sapeva come scusarsi, come spiegare. Da che parte poteva iniziare.
Come si inizia a raccontare una storia che deve essere dimenticata?
SIRIUS “ ti
vergognavi? E di che?"
Sirius lo aveva sempre capito al volo, senza bisogno di troppe parole
ma anche solo con uno sguardo, perché ora faceva una domanda
del genere.. Una domanda senza risposta..
JAMES “non lo
so.. Sono stato uno stupido..”
Dannazione, perché non capivano quanto fosse difficile per
lui. Non aveva mai affrontato quell’argomento con nessuno,
non aveva più parlato di quella storia né
ricordava come aveva fatto a superarla. Era successo e basta. E ora gli
sembrava di essere messo a nudo, di ritrovarsi di nuovo da capo. Quando
aveva messo i piedi su quel treno aveva promesso a se stesso che tutto
sarebbe cambiato, che sarebbe diventato diverso, solare, che si sarebbe
sforzato di essere sempre allegro. Lo doveva fare per Steven. Per fare
questo aveva dovuto dimenticare, ma ogni tanto il passato tornava. E
come poteva essere diverso.. Era suo fratello. Era lì con
lui. E non aveva fatto nulla, non era riuscito a fare niente, erano
solo due bambini.
REMUS “ direi
proprio di si..”
Quella voce lo tirò su di morale. Remus stava cercando di
farlo ridere, non lo odiava poi così tanto quindi.
Nonostante tutto gli volevano ancora bene. Una buona notizia finalmente.
SIRIUS “
lunastorta..”
Non poteva permettere che James si sentisse preso in giro. Non voleva
che crollasse, che stesse ancora come la sera prima. Quando lo aveva
visto ridotto in quello stato la sera prima era come se una parte di
lui stesse nello stesso modo. Non era semplicemente un amico, un
fratello, era di più. Come se condividessero una parte di
anima, e quindi poteva avvertire chiaramente le sensazioni
dell’amico. Era spaventoso che una persona potesse provare
tutto quel dolore in una volta sola.
REMUS “ che
c’è? Non lo pensi anche tu?
JAMES “ Remus
ha ragione..”
Stava cominciando a essere un po’ più tranquillo.
Ormai le sue mani e la sua voce non tremavano più,
né muoveva nervosamente le gambe o si scompigliava i
capelli. Il peggio sembrava passato. Il loro James stava tornando, come
se stesse cercando in tutti i modi di riemergere da un brutto sogno.
REMUS “ ti va
di raccontare cosa ti ha fatto scappare via a quel modo e stare
così male?”
Non voleva che ricominciasse a stare male, ma dovevano affrontare
quell’argomento prima o poi, e prima era decisamente meglio.
Dovevano chiudere quel capitolo per tornare a essere i soliti ragazzi
scapestrati di sempre. Affrontare la cosa che faceva stare male James,
qualunque cosa fosse. Ce l’avrebbero fatta, ne avevano
superate tante, sarebbe andato tutto a posto.
SIRIUS “ se
è stato per la punizione che ci ha dato la Evans possiamo
organizzare un altro scherzo per vendicarci..”
Voleva credere che fosse colpa della Evans, che non fosse per colpa di
qualcosa che avevano fatto loro. Non potevano essere stati proprio
loro, i suoi migliori amici a infliggergli tutta quella sofferenza. E
poi, James era sparito subito dopo la punizione che aveva dato loro
miss perfezione.
JAMES “no, lei
non c’entra. Nessuno centra. È una storia di tanto
tempo fa. Parlarne per me è difficile.. È
come rivivere una parte
della mia vita che non voglio ricordare e che non riesco a
cancellare..”
Alla fine era riuscito ad ammetterlo. Sapeva che Sirius gli aveva fatto
quella domanda perché aveva paura di avere fatto qualcosa di
sbagliato, ma non era così. Era una storia che andava avanti
da tanto tempo. L’altra notte non era la prima ma solo
l’ultima di una lunga serie di notti insonni passate sulla
torre di grifondoro a cercare di dimenticare qualcosa che
però dalla sua mente non se andava mai. Non si
può dimenticare una cosa simile, non si può fare
finta di non essere stati. Qualcosa di tanti anni prima, quando non
c’era ancora Sirius, o Remus, o Peter. Semplicemente prima,
una vita che ormai non sembrava nemmeno più la sua, ma
quella di un altro. Una vita in cui non era mai solo che era finita nel
peggiore dei modi. A volte James si chiedeva perché tutto
questo era accaduto. Aveva sentito parlare i suoi genitori a proposito
di vendetta, ma come ci si può vendicare su un bambino?
SIRIUS “ i
brutti ricordi non si cancellano mai, rimangono sempre. Magari si
nascondono in fondo alla nostra anima ma prima o poi saltano
fuori.”
Un bambino solo in una stanza troppo scura. Voci di adulti che
decidevano il suo futuro. Il bambino non voleva, ma i genitori non
volevano sentire regioni. È un Black, diceva la madre.
È il primogenito, diceva il padre. Frustate, pianti, le
risate del fratellino di fronte a tutto questo. Anche lui era come
loro. Poi la fuga verso la libertà, verso la
felicità con gli incubi che continuavano a tormentarlo. Sei
uno di loro, diventerai come loro, voci nella notte gli sussurravano
queste parole nelle orecchie. Spettri che aleggiavano intorno a lui
nelle notti tristi, solitarie e piovose.
REMUS “ ..
scatenati magari da particolari stupidi e insignificanti che gli altri
non riescono a capire.”
La luna era così bella e il gattino camminava sul muro di
cinta. Voleva vederlo da vicino. La luce della luna illuminava i suoi
passi. Il lupo, le grida, la fuga. E poi il San Mungo, le lacrime della
madre, la condanna. E ancora quella luna, il suo tormento, il simbolo
della sua dannazione eterna che lo separava dal resto del mondo. Non
era normale, non più, e non c’erano vie di scampo:
non lo sarebbe stato mai più.
JAMES “ e
fanno veramente male..”
Le risate, il parco giochi e le corse nel campo. Insieme, inseparabili,
solo loro due. Attimi spensierati di una vita lontana che non era
più sua. Poi il tuonò squarciò la
notte. Il buio, la solitudine, il freddo e quella morsa che si
stringeva intorno al suo petto. La felicità non
c’era più. Un tunnel buio e senza fine lo
inghiottiva. Poi l’uscita, Sirius, Remus, Peter, il castello,
ma i ricordi erano sempre lì. Il passato era nascosto ma
c’era. Poteva sentire le urla di sua madre e il pianto
silenzioso di suo padre, e quel silenzio riempire la casa. I sensi di
colpa, e il dolore della sua famiglia nel guardarlo in faccia,
perché era troppo simile a quel bambino che non
c’era più. Dolore che lo aveva sconvolto e che era
diventato parte di lui fino a che non erano arrivati gli altri
malandrini.
Un attimo interminabile di silenzio regnò nella stanza
mentre tutti erano immersi nei loro ricordi.
JAMES “ voi
non centrate nulla. Vi prego, credetemi. Siete la cosa più
bella che mi sia capitava dopo un periodo che ho voluto dimenticare ma
che ogni tanto mi perseguita. Se vi ho mentito, sono fuggito e vi ho
ferito non è perché vi odio. Al contrario, non
volevo che voi mi vedeste così. Non volevo che mi vedeste
sotto una luce diversa, sono sempre io, il ragazzo spensierato che
conoscete, solo che a volte la tristezza raggiunge anche me. Ora
è passato. Dimentichiamo questa serata e torniamo alle
nostre solite vite.. Vi prego, per favore..”
Voleva solo che gli credessero. Lo desiderava con tutto se stesso, con
il suo cuore, con la sua mente, con ogni singola cellula del suo
corpo.. Aveva gia perso un fratello, non poteva perderne altri due.
Remus e Sirius non osavano interromperlo.
JAMES “ quanta
serietà.. Avete visto Piton che si lava i capelli?”
I tre si fissarono in silenzio per un momento poi scoppiarono in una
risata liberatoria. Il solito James. Sapevano bene quanta fatica gli
era costata quella battuta. Non aveva voluto rivelare loro quale brutto
ricordo lo aveva spinto su quella torre da solo a disperarsi, ma non
importava. L’unica cosa importante era che ora fosse passato,
che James stesse bene.
SIRIUS
“ascolta James, non importa quale ricordo triste ti ha fatto
soffrire. È passato. Non può tornare.”
James realizzò di avere degli amici meravigliosi, e per la
prima volta dalla sera prima si sentì meglio, e i fantasmi
del suo passato svanirono. Sapeva che avrebbe dovuto affrontarli e
raccontare tutto a Sirius e Remus, ma per il momento voleva solo
ridere. Non era quello il momento. I tre presero a scherzare, e la
stanza fu invasa da un ondata di allegria.
Remus non poté fare a meno di riflettere su James per
qualche attimo. Aveva sempre pensato che l’amico
fosse speciale perché in grado di essere sempre solare, un
faro, una guida per gli amici. Era rimasto deluso quando aveva visto le
sue debolezze. Ora lo ammirava ancora di più
perché sapeva che la sua forza stava nel sorridere alla vita
anche se aveva passato dei momenti tristi, che spesso lo tormentavano
ancora.
Sirius strinse James per le spalle. Non lo avrebbe forzato, aveva solo
bisogno del suo tempo e poi sarebbe stato lui ad aprirsi, senza bisogno
di essere forzato.
Un pop improvviso segnalò agli amici che gli elfi che la
MgGranitt aveva loro annunciato erano li, carichi di tantissimi
manicaretti. Che tempismo perfetto quella donna! Si gettarono a
capofitto sul cibo, primo pasto dalla sera precedente. Improvvisamente
i loro stomaci sembravano avere ricordato di avere saltato la colazione.
REMUS “ che
penseranno gli altri della nostra sparizione?”
JAMES “mmm..
Penso che la Evans non sarà troppo dispiaciuta..”
SIRIUS “ dopo
ieri sera penso proprio di No!”
I due si scambiarono uno sguardo fin troppo complice che fece ricordare
a Remus cosa stavano facendo prima della misteriosa scomparsa di James
della sera prima.
REMUS “
giusto, prima che James sparisse stavate per raccontare
l’incontro ravvicinato James-Lily..”
JAMES “certo,
mettiti comodo.. Ero nell’aula di..”
Improvvisamente si bloccò. Era accaduto di nuovo. Di nuovo
lo specchio, quegli occhi verdi. Lo fissarono.
JAMES “ avete
visto?
REMUS
“Cosa? Che dici?”
Era successo di nuovo, lo aveva visto ancora. Era sicuro che gli amici
lo avrebbero preso per pazzo per l’ennesima volta in poche
ore.
JAMES “ lo
specchio, gli occhi. Li avevo visti anche prima.. Vi giuro, non sono
impazzito..”
SIRIUS “ si,
guarda! Non è possibile.. Sono identici a quelli della
Evans, ma come diamine..”
I tre rimasero attoniti a guardarsi cercando di capire cosa stesse
succedendo, ma non trovarono spiegazione a quel mistero.
Tutti gli studenti consegnarono una fiala della pozione a Lumacorno e
poi corsero a pranzare. O meglio, quasi tutti.
Alice e Lily uscirono con calma, parlando del più e del
meno. Alice cercava con gli occhi il moretto, che però era
scappato via di corsa. Lily era inquieta e si guardava intorno.
Preoccupata per i malandrini o per la presenza di Piton? Era difficile
da dire, e nemmeno la diretta interessata era in grado di risolvere
questo mistero.
Frank e Peter invece erano corsi verso la loro stanza. Dovevano
assolutamente trovare gli altri. Il senso di colpa li rendeva veloci
come mai prima d’ora e gli impediva di sentire la fame.
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Capitolo 5 *** IN CERCA DI RISPOSTE ***
Ed
eccomi ancora qui. Ho la sensazione che il capitolo 4 vi abbia deluso
un po'.. spero di sbagliarmi!
In
ogni modo in questo capitolo si passa ad un altro mistero, spero
continuiate a seguirmi anche se non aggiorno più troppo
velocemente.
Lo
so che lo avevo promesso, ma ultimamente i miei amici mi stanno facendo
organizzare un po' troppe cose da sola!
GRAZIE
MILLE A TUTTE LE PERSONE CHE LEGGONO E CONTINUANO AD AGGIUNGERE TRA I
PREFERITI LA MIA STORIA!
potterina_88
: decisamente perdere un fratello è brutto.
diciamo che ci sono quasi passata ma poi per fortuna si è
risolto tutto e capisco il povero James.
i
dettagli li scoprirai piano piano in qualche capitolo per poi arrivare
a una descrizione con tt i particolari più avanti. non penso
che per il momento il povero James voglia rivivere quel brutto ricordo.
riguardo allo specchio, diciamo che la rivelazione vera e propria
è nel sesto capitolo. cmq devo dire che sei parecchio
perspicace. anche nei capitoli prima avevi intuito qualcosa.
vale
lovegood : tranquilla, segui la storia e vedrai! sto preparandovi colpi
di scena!!!
ithil_elendil
: è gia, nessuno è mai bianco o nero, spensierato
o depresso, e anche James è così. cmq tranquilla,
nello specchio non ci sono mostri, per l'armadio se vuoi controllO!
BUONA
LETTURA
CAPITOLO CINQUE
IN CERCA DI RISPOSTE
La settimana passò in un baleno, nessuno se ne rese conto e
settembre finì. Improvvisamente era come se tutto il
castello avesse dei dubbi, cercasse ovunque risposte e non si curasse
del tempo che imperterrito passava. Nessuno però, in quello
scorrere rapido di eventi trovava risposte, o forse qualcuno si.
Dal suo ufficio e dalla sua postazione privilegiata al tavolo degli
insegnanti Silente guardava i suoi studenti, forse lui qualche risposta
ce l’aveva davvero.
Forse lui sapeva perché Lily Evans non riuscisse a smettere
di pensare all’amicizia persa e al suo migliore amico che si
era unito ai mangiamorte. Magari lui avrebbe potuto dare una mano ad
Alice a conquistarsi il suo moretto, o per lo meno le avrebbe detto che
anche lui l’aveva notata ma non sapeva come avvicinarla.
Tutto questo lo capiva semplicemente guardandoli, chiedendosi
perché gli adolescenti non comprendono le cose che hanno a
due palmi dal loro naso. Tuttavia questo movimento lo divertiva.
Il vecchio preside però si limitava a guardare le vite degli
studenti scorrere e intersecarsi tra loro, cercando altre risposte che
gli permettessero di fermare l’avanzata di Voldemord. Queste
però non riusciva proprio a trovarle. Per quanto ancora
sarebbe durato tutto questo? Guardava i ragazzi sedere a tavola ridendo
con gli amici, affrontando le piccole sfide di ogni giorno, superando
esami e imparando incantesimi. Sarebbe finito? Volemord avrebbe
distrutto tutto questo con la sua mania della purezza del sangue?
A volte gli capitava di chiudere gli occhi per qualche istante e vedere
nella sua mente delle scene in rapido movimento. Tom
all’orfanotrofio, poi a scuola quando quell’aura
oscura aveva cominciato a cadere su di lui, fino a qualche mese prima
quando aveva bussato alla sua porta per un colloquio come insegnante
nella scuola. Molte volte anche lui, il grande Silente aveva dei dubbi,
si chiedeva se con il suo comportamento lo avesse influenzato, se
magari si fosse comportato diversamente Voldemord starebbe seminando
paura e morte per tutto il mondo magico e non?
Le voci della McGranitt e di Lumacorno che litigavano come al solito lo
riportarono alla realtà. Si scosse dal quel torpore e
riprese a mangiare scrutando la sala.
Il suo sguardo cadde sul tavolo di grifondoro dove sedevano tranquilli
i malandrini. Stavano parlando tra loro, chissà che cosa
stavano pensando di combinare. Tutto era tornato alla
normalità dopo quella mattina che non si erano presentati a
lezione, uno dei tanti segnali dai quali lo si poteva capire era la
quantità di punizione prese da Sirius e James da quel giorno!
Al tavolo di grifondoro i malandrini al gran completo stavano
discutendo di un fatto decisamente strano riguardante lo specchio di
James. Per tutta la settimana non avevano fatto altro che vedere quegli
occhi verdi che li fissavano.
Se all’inizio Remus pensava che fosse frutto
dell’immaginazione e della mente sconvolta di James ora aveva
dovuto cambiare idea. Anche lui, Sirius e Peter avevano visto.
James si era ripreso completamente da quella sera. Era stato lui stesso
a raccontare quanto era successo e ripetere ciò che aveva
detto la mattina a Peter quando si era precipitato in camera a
cercarli. Peter aveva abbassato la testa mormorando a mezza voce
qualcosa riguardo a quanto era stupido e non aveva capito nulla. Gli
altri tre malandrini non avevano capito a che si riferisse ma
l’importante era che tutto fosse tornato alla
normalità. Ora conoscevano il segreto di James, che tuttavia
era stato fin troppo vago con loro in proposito, non sapevano se fosse
per lo scarseggiare o perché non ne fosse pronto, ma non era
entrato molto più nei dettagli di quella storia.
Aveva detto loro solamente qualcosa a proposito di un mago, Greyback,
che aveva attaccato James e il fratello mentre giocavano, James si era
salvato nascondendosi in un cespuglio, Steven invece No.
JAMES “ non
sapevamo quasi nulla della magia, né del perché
ci stava attaccando”
Questo li sconvolse, se Remus aveva sempre pensato che trasformare un
bimbo il lupo mannaro fosse crudele dovette ammettere con se stesso che
cercare di massacrare due bambini che giocavano innocentemente al parco
era quasi più terribile. Almeno il lupo che lo aveva morso
aveva dalla sua di non essere in sé e di non essersi potuto
controllare.
JAMES “ era il
mio gemello, eravamo due gocce d’acqua. Non riuscivamo
né a distinguerci né a tenerci fermi”
Ogni tanto James diceva loro qualche dettaglio, e loro piano piano
erano riusciti a farsi un idea di questo Steven, o almeno, di come
avrebbe dovuto essere.
Sirius all’inizio si trovò spiazzato. James aveva
un gemello e non glielo aveva mai detto! Ma poi la rabbia e
l’indignazione lasciarono il posto alla tristezza per quello
che aveva dovuto passare il suo amico. Anche lui aveva perso un
fratello, Regulus lo considerava un traditore ed era morto per la sua
famiglia, ma almeno erano vivi. Pensò perfino che forse
avrebbe dovuto accadere il contrario, che il destino avrebbe potuto
prendersi Regulus e lasciare a James il suo gemello Steven.
Chissà che baraonda sarebbe stata se Steven fosse stato
nella loro banda. Questo pensiero non poteva lasciare nessuno di loro,
e immaginarono che non avesse mai lasciato James dal suo arrivo a
scuola il primo anno.
Mentre addentava la sua fetta di torta al cioccolato lo sguardo di
Remus cadde sugli amici. James e Sirius erano impegnati a fare ipotesi
sul mistero dello specchio e Peter li guardava cercando di dire la sua.
Era fantastico assaporare la normalità, quegli attimi in cui
il mondo e i suoi problemi non li toccavano. Fuori dalla scuola
infuriava una guerra tremenda, schiere di mangiamorte uccidevano senza
ragione babbani e i maghi che cercavano di fermarli, di lì a
pochi mesi avrebbero dovuto scegliere da che parte stare, se combattere
o nascondersi e il mondo lo avrebbe additato e scansato come un
pericolosissimo lupo mannaro. Ma ora non importava, erano nella Sala
Grande e stavano facendo colazione tutti insieme, cercando di risolvere
il mistero del momento.
JAMES “ ci
deve essere un terzo specchio..”
Ipotizzò James. Era la sola spiegazione possibile. Un terzo
specchio che poteva in qualche modo intercettare gli altri due, anche
se non si spiegava perché compariva sempre nel suo e mai in
quello di Sirius.
SIRIUS “ come
è possibile?”
Guardò negli occhi il migliore amico e vi lesse che anche
lui si chiedeva perché non avesse ancora visto gli occhi nel
suo specchio. I due specchi si riflettevano l’un
l’altro per cui non capiva come quegli strani occhi
comparissero solo nello specchio di James.
JAMES “ come
te lo spieghi senno?”
Era l’unica spiegazione possibile. Anche se improbabile, lo
avrebbe saputo se ne esisteva un terzo.. Inoltre era un pericolo se una
terza persona poteva spiarli. Avrebbe potuto scoprire il segreto di
Remus e denunciare tutte le loro malefatte, il che poteva essere
decisamente problematico.
PETER “ in
effetti..”
REMUS “ non
possiamo chiedere a qualcuno quanti specchi esistono che possono
parlare con i vostri due?”
Pensava al padre di James, che aveva dato loro quegli specchi. In fondo
erano appartenuti a lui, così come il mantello
dell’invisibilità, doveva saperne per forza
più di loro.. Forse poteva anche dire loro se una cosa del
genere fosse già accaduta o meno.
JAMES “ potrei
provare a chiedere a mio padre.. Più tardi gli
scriverò una lettera..”
Lo sguardo gli cadde su una ragazza con i capelli rossi e gli occhi
verdi seduta qualche metro più in là. Un raggio
di pallido sole entrava dalla finestra e gli illuminava il viso. Era
pensierosa, doveva esserci qualcosa che non andava. La sua amica le
stava raccontando qualcosa ma si vedeva lontano un miglio che lei non
le stava prestando attenzione. Era distratta, James si chiese
perché.
Aveva passato gli ultimi tre anni a guardarla incantato mentre erano in
sala grande, adorava quando lei spostava quella ciocca ribelle che le
cadeva davanti agli occhi. Quante volte l’aveva sognata,
quante volte aveva sperato che diventasse la sua ragazza,
l’aveva amata con tutto se stesso e aveva passato ore e ore a
scrivere le sue iniziale L E su libri e pergamene invece che ascoltare
le lezioni. Poi d’improvviso, quando l’aveva vista
alla stazione il 1 settembre aveva realizzato che non sarebbe mai stata
sua. Non era ancora capitolata né lo avrebbe fatto mai.
Aveva litigato con Piton, la loro grande amicizia era finita e lei
aveva bisogno di qualcuno che glielo facesse dimenticare, una persona
con cui prendersela e James aveva fatto si di essere quella persona.
Era diventato la persona che lei odiava, quella con cui si sfogava, se
la prendeva, non si sarebbe mai potuta innamorare di lui, ma a James
non importava. Era meno triste, e anche se lo faceva soffrire
immensamente l’idea che non sarebbe mai stata sua, vederla
sorridere lo rendeva ugualmente felice. Lui, famoso per non fermarsi
prima di avere ottenuto quello che voleva si era arreso per la prima
volta nella sua vita. La domenica successiva ci sarebbe stata una
visita al villaggio magico, la prima di quell’anno e lui non
le aveva nemmeno chiesto di uscire. Ormai conosceva bene la risposta.
Il concetto era sempre lo stesso, alle volte con qualche insulto in
più, ma sempre e comunque, no!
REMUS “hai
detto che la prima volta sei riuscito a vedere quegli occhi per qualche
secondo in più.. James, Jamie, JAMES!”
L’amico non dava segno di voler rispondere, anzi, a dire il
vero sembrava non avere nemmeno sentito Remus. Era incantato sulla
rossa, ma Remus non ci fece caso.
JAMES “ scusa,
stavi dicendo?”
REMUS “ la
prima volta che hai visto quegli occhi, non li hai riconosciuti?
Remus con pazienza riformulò la domanda all’amico
che sembrava non averlo ascoltato minimamente. Era perso su un altro
mondo, esattamente come Sirius che come ipnotizzato dalla scollatura
della ragazza di corvonero che aveva di fronte.
Gli era sembrato che James avesse detto qualcosa in proposito a una
somiglianza, però non ricordava esattamente di chi parlasse.
JAMES “
è strano ma.. Ecco.. Sembravano quelli della
Evans..”
Si ricordava perfettamente. Erano identici a quelli della ragazza, solo
che più tristi, senza speranza. Sentendo quel nome Sirius si
destò all’improvviso dalla sua dolce visione.
SIRIUS “
Evans?!”
Per poco non si strozzava con il succo d’arancia. Come era
possibile? Non poteva essere vero.. Se lei aveva un terzo specchio
voleva dire che poteva intercettare le loro comunicazioni, sapere tutto
quello che facevano, scoprire il segreto di Remus e li avrebbe di certo
messi in punizione a vita. E poi ultimamente era decisamente sempre in
mezzo ai piedi. Da quando aveva litigato con Piton passava tutto il suo
tempo facendo i suoi doveri di caposcuola, dando punizioni a non
finire.
PETER “
pensate davvero che lei possa avere il terzo specchio
gemello..”
Anche Peter doveva avere pensato le stesse cose. Il panico stava
dilagando tra i malandrini.
SIRIUS “ ..
che non sappiamo nemmeno se esiste!”
Concluse Sirius, confidandoci tutte le sue speranze. Se il terzo
specchio non esisteva erano salvi, avevano qualche speranza di non
essere espulsi.
REMUS “ beh,
quello lo scopriamo appena James scrive a suo padre.. E poi anche se lo
ha La Eva..”
Remus si bloccò improvvisamente quando vide proprio Lily che
si avvicinava per informarlo su qualche circolare. Stava per tradirsi
ma per fortuna lei non aveva prestato attenzione a quello stava quasi
per dire Remus. Anche lei come James poco prima era persa in un altro
pianeta. Remus si domandò quale potesse essere.
Mentre se ne stava andando Lily incontrò lo sguardo di
James. Lui stava sorridendo, chissà per quale ragione. La
sua risata era perfetta, sentiva come se un raggio di sole le avesse
illuminato la giornata. Sorridendogli in risposta raggiunse Alice per
andare a lezione chiedendosi perché il suo cuore avesse
improvvisamente accelerato. Era solo James, anzi no Potter. Non poteva
fargli quell’effetto. Non disse niente ad Alice per non
sentirsi dire che lei segretamente amava Potter perché non
era così. Lei non lo poteva sopportare, era presuntuoso,
pieno di se, con quel boccino sempre tra le mani, i capelli in
disordine e quella risata perfetta. Cosa le stava succedendo? Stava
trovando un lato positivo in Potter e qualche sera prima gli aveva
anche dato un bacio sulla guancia. Non poteva essere così,
amare James Potter, che grandissima idiozia!
Con questi pensieri in testa uscì dalla sala grande. Voleva
convincersi che non fosse così, solo che più la
sua testa trovava motivi per odiarlo, più il suo cuore
accelerava pensando a quel sorriso. Alice, di fianco a lei la guardava
divertita. Era sicura di sapere che stava passando per la mente della
sua amica, e per la prima volta non aveva dubbi che si trattasse di
Potter e non di Piton.
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Capitolo 6 *** RISVEGLI ***
ok,
non mi faccio vedere per più di una settimana e poi torno
con un capitolo striminzito e senza nessuna delle risposte che volete.
avete perfettamente ragione. il problema sono le vacanza di pasqua, i
bambini che mi hanno rigato la macchina, l'università e
tante altre cose che vi annoierebbero.
in ogni caso, vi posto
questo mezzo capitolo per non farvi aspettare troppo. appena ho due
minuti metto anche il capitolo del villaggio di Hogsmeade dove ci
sarà il racconto di come è morto il fratello di
James. contenti?
grazie mille a chi
nonostante tutto legge e mi aggiunge ai preferiti e a ithil_elendil in
particolare che ha letto e commentato anche ATTIMI DI VITA, la storia
che ho scritto per l'università. ti ringrazio qui per quel
commento.
grazie anche a
potterina_88 : grazie
per il commento lunghissimo. si nel 6 libro Remus dice ad Harry di
essere stato morso da Greyback, ma che all'inizio non sapeva chi lo
aveva morso e perchè e che lo ha scoperto dopo. nella mia
storia lui non lo sa ancora e pensa che il lupo che ha morso non lo
aveva fatto apposta. capisco la tensione derby e ti rigrazio per i
complimenti!!! nel prox capitolo leggerai cosa è successo al
povero Steven
vale lovegood : hai
visto che tenero James? cmq nn sarà così semplice
avete Harry. ne passeranno ancora prima di finire insieme.
jomarch: grazie mille,
spero la suspence non sia troppa senno fareste bene a picchiarmi! la
descrizione di Silente non faceva parte della storia. l'ho inserita
quando descrivevo la sala grande e mi sono immaginata lui che guardava
tutto e che pensava.
CAPITOLO SEI
RISVEGLI
La stanza intorno a lui era completamente bianca, illuminata da una
luce strana, irreale. James non riusciva nemmeno a capire dove
finissero le pareti e iniziasse il pavimento. Era in ambiente che
sembrava privo di dimensioni. Urlò, ma dalla sua bocca non
uscì il minimo suono. Che stava succedendo?
All’improvviso sentì una finestra sbattere, poi di
nuovo silenzio. Si guardò intorno ma di finestre non ne
vedeva. Come era possibile? Un altro rumore, come una porta che si
apriva cigolando. Si guardò intorno ancora, di porte non ne
vedeva. Non capiva cosa stava succedendo.
Cominciò a sudare freddo, poi all’improvviso una
voce.
SIRIUS “
DANNAZIONE PETER è DOMENICA MATTINA TI SEMBRA IL CASO DI
FARE TUTTO QUESTO BACCANO?”
James aprì gli occhi e si ritrovo nel suo letto. Era stato
solo un sogno, il sogno più strano che avesse mai fatto.
Sembrava così vero. Aveva avuto come la sensazione di non
essere solo, ma non ricordava di avere visto nessun altro in quella
strana stanza, sempre che fosse stata una stanza. Inforcò
gli occhiali scuotendo le spalle, allontanando dalla mente il sogno di
poco prima. Nella stanza regnava il caos, un po‘ come sempre.
Al centro della stanza un allibito Frank guardava Peter scappare da
Sirius, che sembrava stesse quasi abbaiando. Anche Remus guardava la
scena dal suo letto vicino alla finestra sorridendo ancora mezzo
addormentato. James notò che era chiusa e che non poteva
avere sbattuto. La porta del bagno invece era per metà
aperta. Guardò con aria interrogativa prima Remus e poi
Frank, che gli spiegò velocemente che Peter aveva aperto la
porta del bagno facendo rumore e svegliando Sirius, che poi aveva
svegliato tutti loro con la sua voce soave.
JAMES “ buon
giorno Felpato, non ho potuto fare a meno di notare che il mal di gola
di ieri è passato!”
il tono di James era a metà tra
l’ironico e il divertito. Anche se era domenica mattina non
gli scocciava essere stato svegliato in quel modo. O meglio, se fosse
stato Peter o Frank avrebbe reagito esattamente allo stesso modo di
Sirius, ma trattandosi di Remus o del suo fraterno amico poteva
chiudere un occhio.
REMUS “ siamo
tutti felici che ti sia tornata la voce anche se avresti potuto
mostrarcelo senza svegliarci”
Disse Remus cercando inutilmente di assumere una faccia scocciata a cui
però non convinse nessuno, anche lui non era disturbato dal
brusco risveglio. Dopo aver incrociato lo sguardo con James fece
partire la più grande battaglia con i cuscini da quando
erano tornati al castello. Nessuno dei due trovava giusto che si
divertissero solo Sirius e Peter, anche se quest’ultimo non
era esattamente al culmine della gioia. Peter era il più
basso del gruppo e aveva anche qualche chilo di troppo, combinazione
che non lo aiutava nello scappare da Sirius.
Terminata la lotta non aveva senso tornarsene a letto, e
così dopo un ultimo attacco che vide Sirius atterrato da
Remus e Frank che scendeva a fare colazione scuotendo la testa i
malandrini si ricomposero. Sentirono un rumore secco, come qualcosa che
batte contro la finestra e poi il gufo di James fece la sua apparizione
nella stanza. La risposta che attendevano da suo padre era finalmente
arrivata. Remus e Sirius si avvicinarono a James che lesse ad alta voce.
“… CIAO CAMPIONE! CHE BELLO AVERE NOTIZIE DA TE,
NON TI SEI DIMENTICATO DEL TUO VECCHIO. MI SPIACE, NON ESISTE NESSUN
TERZO SPECCHIO, OPPURE VE LO AVREI DATO E LO AVREBBE REMUS. A ME NON
è MAI SUCCESSA UNA COSA SIMILE, NON POSSO AIUTARVI. LA
PROSSIMA VOLTA CHE RICOMPARE PROVATE A PARLARE CON QUESTA PERSONA. SE
AVEVA INTENZIONI CATTIVE AVREBBE Già AGITO E CONOSCENDOVI
SARESTE Già ESPLULSI! MI RACCOMANDO, DATEMI NOTIZIE. ROBERT
H. POTTER”
In un’altra ala del castello le ragazze erano già
sveglie, ma si rigiravano ancora nel letto afflitte da troppi pensieri.
Alice pensava al suo Moretto e a quello che aveva saputo da Lily la
sera prima. Lily invece pensava a Piton e a Potter. Alla fine aveva
detto tutto quello che le passava per la testa in quel periodo ad Alice
e lei l’aveva capita alla perfezione. Era stata ad ascoltarla
in silenzio mentre le raccontava di Severus, e le si era disegnato
sulla faccia un sorrisino idiota mentre parlava di Potter.
L’avrebbe uccisa, cosa stava insinuando. Lei non amava James.
Mio dio lo aveva chiamato per nome un’altra volta. Potter,
Potter, per lei era
solo Potter. Quel gran rompiscatole di Potter per la
precisione.
ALICE “ Quel
gran figo di Potter vorrai dire”
Lily si maledisse mentalmente per aver parlato sottovoce. Tuttavia una
parte del suo cervello le disse di essere d’accordo con
Alice.
Quel giorno ci sarebbe stata la prima uscita a Hogsmeade e Potter per
la prima volta da molti anni a quella parte non l’aveva
invitata. Di solito le stava intorno da almeno due settimane e cercava
in tutti i modi, quella volta invece non ci aveva nemmeno provato. Lily
era smarrita da quel cambiamento improvviso. Era come se in mondo da
qualche mese a quella parte avesse cominciato a girare in modo diverso.
L’anno prima era la migliora amica di Severus, e si ritrovava
perennemente tra i piedi un immaturo Potter che la scongiurava in tutti
i modi di uscire giurandole amore eterno. Ora invece non parlava
più con Severus, Potter sembrava quasi diventato una persona
seria, lei cominciava a realizzare di non essergli completamente
indifferente e lui non la invitava.
Si alzò dal letto e si chiuse in bagno per farsi una doccia,
sperando di riuscire a scacciare quei pensieri. Non servi a nulla. Al
suo ritorno Alice era vestita e l’aspettava seduta sul letto
per scendere a fare colazione.
ALICE: “che
faccia scura.. È perché Potter non ti ha
invitata?”
Colpita e affondata. Nonostante non riuscisse ad ammetterlo con se
stessa era così. Lei era attratta da Potter, forse da
sempre. Quel suo modo di starle sempre addosso la faceva sentire
corteggiata, importante, le dava fiducia. Il giorno prima Lily gli era
passata accanto. Lui aveva alzato la testa e l’aveva fissata
a lungo. Aveva aperto la bocca per parlare ma poi l’aveva
richiusa senza proferire parola.
LILY:” una
parte di me lo odia, l’altra è attratta da lui. Ci
sono rimasta male perché non mi ha invitata”
Cuore o testa? Doveva dare retta alla vocina razionale che le ricordava
quanto fosse un pallone gonfiato, di tutte le punizioni, i duelli con
Piton, le battute cattive o al suo cuore che accelerava
all’impazzata non appena incontrava il suo sguardo?
ALICE “
pensava che avresti risposto di No. È quello che fai da 3
anni a questa parte.”
È vero. Da tre anni a quella parte lui le chiedeva di uscire
e lei lo respingeva. Come poteva sapere che era diverso ora? Che
qualcosa nel suo cuore era cambiato e forse avrebbe detto si. Era tutto
così complicato. Quello che sembrava chiaro il giorno prima
era sbagliato ora, e ancora giusto due minuti dopo. Non riusciva a
capirsi nemmeno lei.
LILY “si, ma..
Forse questa volta sarebbe stato diverso..”
Avrebbe potuto capire qualcosa di più.
D’improvviso realizzò che non sapeva nulla su di
lui. Lo aveva sempre giudicato come un figlio di papà
viziato, un purosangue con la puzza sotto il naso con la casa
piena di elfi senza conoscerlo davvero, senza avergli mai dato la
possibilità di parlarle di lui.
ALICE “ COME?
Non ci poteva credere. La sua amica stava cominciando ad ammettere la
realtà.
LILY ”beh,
almeno avrei potuto capire se ha ragione la mia testa o il mio cuore.
Quale dei due non funziona. Comunque non c’è
problema. Non mi ha invitata..”
Concluse Lily con una punta di amarezza nella voce aprendo la porta e
cominciando a scendere le scale.
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Capitolo 7 *** RICORDI ***
ok, mi merito frustate,
malocchio, minacce insomma avete ragione: sono sparita. le ragioni sono
che sn stata parecchio presa. mi è nata una sorellina, ho
dato 3 esami, sono diventata moderatrice di un forum del mio cantante
preferito e mi ero persa l'ispirazione. non mi andava di scrivere a
caso perchè questo capitolo è importante e ci
tengo parecchio. spero sia venuto bene e che commentere anche solo per
mandare al diavolo me e dirmi cosa ne pensate della storia!
grazie a:
-ithil_elendil:
dolcissima come sempre!!!
-vale lovegood :
grazie mille per tutto anche a te!!! di dialoghi padre e figli penso ce
ne saranno ancora nei prox capitoli!
-potterina_88: il
mistero di stanza e specchio è messo da parte in questo
capitolo senno mi veniva troppo lungo.. ma nel prox capitolo si
capirà qualcosa sul sogno!
-germana: ho
aggiornato! grazie per il commento e spero di leggerti ancora!!!
CAPITOLO SETTE
RICORDI
James
si trovava per le vie del villaggio magico insieme agli amici. Aveva in
tasca la lettera del padre e sentiva Sirius e Remus discutere dello
specchio senza capire veramente quello che stavano dicendo. La sua
testa era da un’altra parte. Ripensava allo sguardo triste,
arrabbiato e forse anche un po’ deluso che aveva la sua rossa
quella mattina mentre faceva colazione con Alice. Aveva deciso di
voltare pagina, di mollare il colpo. Basta rincorrerla per il castello
per elemosinare un appuntamento con lei, basta cercare di mettersi in
mostra, da adesso in poi voleva essere suo amico e basta. Almeno
così avrebbe potuto starle vicino e magari aiutarla a
dimenticare Piton. Non provare nemmeno a invitarla però gli
aveva fatto un effetto strano e forse aveva stupito anche lei. James
Potter si arrendeva per la prima volta in vita sua? No, forse stava
solo cominciando a crescere.
Il
brusco arrivo di Peter lo riscosse dai suoi pensieri.
“ciao ragazzi”
“Ciao
peter, ma dove eri finito”
Perso
com’era nei suoi pensieri non si era nemmeno accorto che
Peter dopo colazione era sparito. A dire la verità non si
era accorto di nulla quel giorno. Alzò lo sguardo verso gli
amici, Sirius stava guardando Peter e Remus guardava fisso
James come se volesse leggergli nella mente.
“Ero con Frank. Mi ha
presentato Julia.”
disse Peter con saltellando da un piede all’altro e
indicando una deliziosa moretta che parlava con Lily e Alice.
“Julia?”
la faccia di Sirius era decisamente scandalizzata. Peter si
era fatto la ragazza? Sembrava più improbabile che vedere
Piton con i capelli puliti e ossigenati.
“Si, è un
amica di Alice. Sapete pensavamo di andare da Madama Piediburro..”
concluse Frank. Era felice che la ragazza dei suoi sogni
avesse accettato di uscire con lui, anche se si era portata le sue
amiche. Se fosse riuscito a trovare un cavaliere anche per Lily sarebbe
stato tutto perfetto. Un pomeriggio da ricordare negli anni a venire.
“Ah ecco
perché il piccolo Peter è sparito..”
la voce di Sirius era maliziosa e lasciava tradire un vena ironica.
Remus invece si era tenuto fuori dalla conversazione e si limitava a
guardare gli amici. James sembrava in un altro mondo, non li aveva
veramente ascoltati per tutta la mattina. Sirius invece sembrava a
metà tra il geloso e lo stupito e Peter era al culmine della
felicità. Forse non si era accorto del
comportamento di James, oppure non voleva darlo a vedere di fronte a
Peter.
“Venite anche voi?”
disse tutto d’un fiato Peter. Era un occasione
fantastica per stare tutti insieme come non accadeva più da
tanto tempo. Di solito quando uscivano e c’erano delle
ragazze lui era sempre quello di troppo, quello da solo. Sirius non
mancava mai di prenderlo in giro per quello. Ora invece aveva
l’occasione di dimostrare agli amici che anche lui poteva
avere una ragazza anche se non era bello e ricercato come Sirius.
“Come scusa?”
Ancora
una volta Remus ebbe l’impressione che Ramoso non era con
loro quel giorno. Non riusciva a capirne la ragione. Non riusciva a
decidere se fosse la memoria del fratello morto che lo tormentava o la
Evans. Da quando aveva saputo di Steven aveva cominciato a spiegarsi
tanti atteggiamenti prima incomprensibili
dell’amico. A volte stava ore a fissare in vuoto
quando pensava che gli amici non ci facessero caso, Remus se ne era
accorto al primo anno. Quando Sirius litigava con Regulus poi
James spariva quasi sempre per poi tornare stranamente silenzioso. La
Evans poi questa volta non poteva centrare nulla perché quel
giorno non l’aveva nemmeno invitata. Anche quello era molto
strano. Si ripromise di accennare al discorso non appena Peter e Frank
fossero andati con le ragazze.
“Dai, venite anche
voi. James c’è anche Lily.. È la tua
occasione!”
propose Frank. Se fosse venuto anche James anche Lily sarebbe avrebbe
avuto un cavaliere e avrebbero potuto godersi un tranquillo pomeriggio
da coppiette.
“No,
magari un’altra volta..”
La
risposta di James lasciò tutti di sasso. Non capiva cosa
prendeva ai suoi amici. Si rendeva conto di non essere stato troppo di
compagnia ma la loro reazione era esagerata. Aveva passato tre anni
buoni a provare ad uscire con Lily senza ottenere nulla,
perché scandalizzarsi così se per una volta era
lui a rinunciare?
“Come?
Ragazzi ma è impazzito?”
Peter
non credeva alla sue orecchie. Fino a qualche settimana prima James
avrebbe letteralmente ucciso per un appuntamento con la Evans e ora
rifiutava? Il mondo stava cominciando a girare al contrario. Si
guardò rapidamente intorno per verificare la presenza di
altri segni strani ma tutto sembrava normale.
“Non saprei..
Stamattina non l’ha nemmeno invitata..”
disse Sirius guardando l’amico che aveva di nuovo preso a
fissare il vuoto perso nei suoi pensieri. Avrebbe voluto parlargli,
chiedere cosa gli passava per la testa ma c’era troppa gente.
Davanti a tutti avrebbe negato e forse si sarebbe sentito tradito. Si
scambiò un occhiata d’intesa con Remus. Anche lui
pensava le stesse cose. Dovevano parlare con James da soli, senza
Peter, Frank e compagnia bella.
“Chi lo capisce
è bravo! A stasera ragazzi divertitevi..”
Saluto distrattamente Remus.
Sirius
guardò Peter e Frank allontanarsi felici e si
girò per chiedere chiarimenti a James o almeno per scoprire
cosa pensava Remus ma non fece in tempo. Una furia si
abbattè su di loro.
“Remussino!”
Era una ragazzina bionda, di corvonero. A occhio e croce doveva essere
un terzo anno e si era avvinghiata tipo ventosa a Remus.
“Remussino?”
James era tornato tra loro e fissava la scena a metà tra il
divertito e l’inorridito. Sirius sorrise. Aveva ripreso i
contatti con il mondo.
“Tesoruccio..
Perché non ti sei più fatto vivo.. Vieni.. Ti
devo mostrare una cosa..”
squittì la ragazza tirando il povero Remus per un braccio.
“No, scusa.. Non posso
proprio..”
Remus stava cercando di liberarsi da quella stretta. Aveva incontrato
la ragazza qualche settimana prima in biblioteca e le aveva dato una
mano a cercare un libro. Da allora non riusciva a scollarsela di dosso.
“Oh si
invece!”
la ragazza sembrava decisa a non mollare la presa senza avere ottenuto
quello che voleva.
“Ma No.. Ragazzi..
Fate qualcosa!”
implorò Remus. James e Sirius erano abituati a situazioni
del genere. Dovevano aiutarlo!
“Non ti preoccupare
Remussino.. Ci vediamo stasera divertiti..”
rispose divertito James lanciando uno sguardo d’intesa e
Sirius. I due si allontanarono ridendo lasciando l’amico in
balia della ventosa umana.
“Perfidi!”
gli urlò Remus in rimando.
“Siamo rimasti io e
te!”
sospirò Sirius. Di solito era lui quello circondato da
ragazze, e invece quel giorno era l’unico ad essere rimasto
solo. Frank e Alice. Remus e quella ragazza, Karen forse. Persino Peter
aveva una ragazza, Julia. E poi James che avrebbe potuto essere con
loro e con Lily. Era così strano che l’amico
avesse rinunciato ad andare con loro, ma la cosa onestamente gli faceva
piacere. Non avrebbe sopportato di essere lasciato solo.
“Ti dispiace?”
chiese James. Era tanto che non erano solo loro due. Non gli
dispiaceva per nulla non essere con Lily perché era con il
suo migliore amico. Una bella chiaccherata con Sirius gli avrebbe fatto
bene e gli avrebbe schiarito le idee.
“No, ma mi sembra
strano che non sei corso con Frank e Peter dalla Evans. Non
l’hai nemmeno invitata oggi.. Nuova tattica? Ti fai
desiderare?”
Sirius era arrivato subito al punto.
“No Felpato, mi
arrendo!”
Quelle parole non suonavano da perdente come si era immaginato. Aveva
passato gran parte della sua vita a costruirsi la reputazione di quello
che non si arrende mai, quello forte, il leader che guida tutti. Aveva
sempre creduto che solo i deboli si arrendevano e invece alla fine
aveva ceduto anche lui.
“Come?”
Non era da James arrendersi proprio ora che sembrava che
la Evans stesse cominciando a cedere. All’inizio la odiava.
Sembrava la classica secchiona che stava portandogli via e facendo
soffrire il suo amico. Poi aveva realizzato che la sua amicizia con
James era più forte e avrebbe retto a tutto, Evans compresa.
Allora aveva cominciato ad aiutarlo nella conquista.
“Avevi
ragione tu. Ci sono tante ragazze.. Perché fissarsi con lei?
E poi ha più bisogno di me come amico e come buffone che
come ragazzo.”
Sembrava
cambiato, cresciuto. Non erano parole di una persona che si
è stancata di aspettare. Non erano parole mosse da un
orgoglio ferito. Credeva per davvero in quello che diceva di non volere
far soffrire lei.
“Sei sicuro sia quello
che voglia anche lei?”
James alzò lo sguardo e si ritrovò gli occhi
grigi di Sirius che lo fissavano.
“Beh,
si. Almeno.. Credo.. “
Perché
proprio ora se ne usciva con una domanda del genere?
Non
sapeva come rispondere..
“Perfidi..”
L’arrivo
di Remus lo tolse dall’impiccio di rispondere.
“Toh, è
tornato Remussuccio!”
rispose Sirius allegro. Si scambiarono uno sguardo veloce dal quale
James capì che la domanda di Sirius non voleva una risposta.
“No, era Remussino!”
continuò a canzonarlo James.
“Piantatela! Stasera
ho deciso, ti mordo. Anzi.. Vi mordo!”
in certe occasioni il caro vecchio Remus era capace di tirare fuori il
peggio di se. Sirius si lasciò cadere sull’erba,
pregustando le corse, i giochi, il divertimento che li aspettava quella
notte. Remus sbuffò. Era rimasto per quasi un ora con
quell’oca che lo aveva trascinato in tutti i negozi alla
ricerca di un regalo per una sua amica. Aveva visto centinaia di
cianfrusaglie una più brutta e inutile dell’altra.
Alla fine era riuscito a svignarsela mentre lei comprava qualcosa di
rosa acceso con tante piume e fiocchetti. Non aveva capito cosa fosse
ma la cosa non gli interessava per niente.
“Stasera
c’è la luna piena?”
la voce di James suonava strana. Aveva pronunciato quella frase
tremando..
“Si..
Non dirmi che ti eri dimenticato? Che ti prende James?
James?”
Quegli
stessi occhi. La stessa espressione di quella sera sulla torre quando
lo avevano trovato che piangeva sconvolto. Remus e Sirius si guardarono
senza capire cosa stesse succedendo e senza sapere cosa fare.
“James?”
sentiva gli amici che lo chiamavano ma non riusciva a rispondere.
Davanti agli occhi gli passarono tante immagini, le solite. Gli occhi
gli si riempirono di lacrime. Le ricacciò tutte indietro e
stringendo i pugni trovò la forza di reagire.
“Scusate”
la luna piena ricadeva esattamente quello stesso giorno.
“Ehi Che ti
è preso?”
chiese Sirius preoccupato. Per un attimo aveva temuto che scappasse e
cominciasse a negare come l’ultima volta.
“Stasera..
La luna piena.. Mio fratello..”
Remus
e Sirius si guardarono negli occhi senza riuscire a capire il
significato delle parole di James. Sembravano frasi sconnesse.
“Ricorre la sua
morte”
spiegò James con gli occhi bassi. Stava facendo una fatica
enorme per non cedere.
“C’era la
luna piena quando è successo?”
chiese Remus temendo di poter peggiorare le cose.
“Si,
è stato un mannaro ad attaccarci.”
“Come? Ma non avevi
parlato di un mago?”
chiese Sirius. Remus lo guardò male, per poi tornare a
fissare preoccupato James.
“Si, un mago
trasformato in lupo mannaro, Greyback.. Voleva farci del male. Aveva un
conto aperto con nostro padre e si voleva vendicare su di noi.”
ricordare quelle cose era doloroso. Una ferita che si riapriva.
“Ma è
orribile..”
remus era disgustato. Un lupo mannaro aveva ucciso il fratello di James
e aveva tentato di fare del male anche a lui. Si vergognava della sua
natura. Si sentiva un mostro. Avrebbe voluto scappare lontano da tutto
e da tutti.
“Volete sentire tutta
la storia?”
chiese James tremando. Era l’unico modo per cominciare a
lasciarsela alla spalle per davvero. Nessuno lo aveva mai ascoltato. La
madre era troppo sconvolta, il padre era fuggito a metà del
suo racconto per andare da Silente e per cercare chi aveva fatto quello
ai suoi figli. I nonni poi erano troppo vecchi e malati, sarebbe stato
troppo chiedere loro di ascoltare tutto. James si era sempre tenuto
tutto per se, in attesa di trovare qualcuno che fosse stato disposto ad
ascoltarlo e a dividere quel peso con lui.
Eh
cosi James si liberò di quel peso che lo opprimeva da troppi
anni. Raccontò loro di quella sera. I loro genitori erano
andati da alcuni vicini e i bambini erano da soli con gli elfi
domestici. Non erano tristi per essere rimasti a casa da soli, anzi..
Si sentivano grandi, importanti, in grado di fare qualsiasi cosa.
Decisero di andare in giardino per giocare sotto la luce della luna:
quella sera era piena. La madre giusto qualche sera prima aveva
raccontato loro una storia che parlava delle notti di luna piena nelle
quali i raggi si riflettevano sull’acqua e facevano nascere
delle creature fatate piene di potere e mistero.
Si
rincorsero per quasi un ora, giocarono a nascondino e si raccontarono
storie di fantasmi per spaventarsi a vicenda. Erano anche riusciti a
nascondersi dagli elfi. Volevano vedere questi essere mitici e
bellissimi. Poi cominciò a piovere, un acquazzone con tanto
di tuoni e lampi. E il lupo uscì da dietro gli alberi e si
avventò su di loro. Si misero a correre ma lui fu
più veloce, li raggiunse. Con una zampata spinse James
contro un albero, sbatte violentemente la testa contro il tronco e
perse i sensi, ricadendo dietro un cespuglio. Prima di svenire
riuscì a sentire il fratello. Lo stava chiamando. Il lupo lo
aveva raggiunto e lo morse, poi si sedette e si mise a guardarlo.
Quando James si riprese era terrorizzato e provava orrore per quello
che aveva davanti. Il lupo non aveva ucciso subito suo fratello, lo
aveva morso e lo aveva guardato morire lentamente. Quando la luna
tramontò vide il lupo tornare umano e andarsene
trascinandosi faticosamente. Corse dal fratello ma era troppo tardi.
Poi svenne di nuovo per la ferita alla testa. Rimase incosciente per
molti giorni, in bilico tra la vita e la morte. Alla fine si
salvò ma nulla fu più come prima.
“Allora non riuscivo a
capire, e nemmeno oggi a dire la verità, il
perché di quel folle attacco. Per tanto tempo sono stato
male, provavo vergogna per essere sopravvissuto, mi sentivo in colpa.”
un brivido lo scosse ripensando a quei giorni, al dolore che provava.
La sua famiglia era distrutta. Si sentiva colpevole per essere ancora
vivo.
“James..”
sirius avrebbe voluto aggiungere altro ma la voce gli mancò.
Cosa si dice in questi casi? Le parole suonano così stupide
e piccole. Remus fissava il vuoto.
“Qualche mese dopo mio padre mi
ritrovò in quello stesso punto del giardino. Ero rimasto
tutta la notte sotto la pioggia ad aspettare che quel lupo tornasse ad
uccidere anche me.”
“Ma i tuoi genitori?”
chiese Sirius. Come potevano avere lasciato che il lupo torturasse i
loro bambini senza fare nulla. I Potter erano così attenti e
premurosi con James.
“Credevano che fossimo
a letto. Eravamo scappati dalla finestra. Non ci cercarono fino alla
mattina dopo. Mia madre venne a svegliarci e non ci trovò.
Uscì in giardino e capì cosa era successo.”
spiegò James. Si sentiva così in colpa. Se non
fossero scappati dalla finestra non sarebbe successo nulla e Steven
sarebbe ancora vivo..
“Come fai a non
odiarmi. A non volere la mia morte?”
chiese Remus con gli occhi fissi e lucidi.
“Tu non centri nulla..”
disse James avvicinandosi e tendendogli una mano.
“No, ti sbagli. Sono
un mostro come quello che ha ucciso tuo fratello”
si scostò dal contatto con James e corse via verso il
castello.
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Capitolo 8 *** DECISIONI E CORSE ***
grazie a tutti i lettori!
come vedete sono stata più veloce dell'altra volta e non vi
ho fatto aspettare troppo! spero di avervi fatto cosa gradita e che il
nuovo capitolo vi piaccia. mi dispiace avere trascurato un po' Lily in
questi ultimi due capitoli ma le cosa da raccontare erano tante!!!
lyrapotter:
tranquilla, anche io mi vergogno di non avere aggiornato per quasi un
mese. mi merito di avere perso commenti!!! mi dispiace che in
questo capitolo non ci sia umorismo ma non era il caso. per Lily vedrai
che tra un po' le cose cambieranno, anche perchè senno Harry
non nasce!!!
pikkolina_88: povero
James, lo sto maltrattando un po' in questa ff!! se potesse parlare
penso mi manderebbe al diavolo!
vale Lovegood: grazie
mille per il commentino. adesso non me la faccio scappare l'ispirazione!
germana: grazie mille
per il commento!!!
lyan: ecco il
capitolo nuovo! grazie per il commento!
CAPITOLO OTTO
DECISIONI E CORSE
Solo in camera, rannicchiato nel suo letto circondato dalle tende di
velluto rosso Remus si sentiva l’ultimo degli uomini. Non
riusciva nemmeno a definirsi uomo, forse scherzo della natura, mostro,
erano decisamente più appropriati. Sperava che quelle tende
sarebbero bastate a separarlo dal mondo, a difendere gli altri da uno
come lui.
Per colpa di uno come lui James non aveva più un fratello.
Quel mostro aveva massacrato un bambino indifeso davanti al fratellino.
Come poteva James essergli stato vicino per sette anni senza avere mai
provato orrore? Come era riuscito a passare tutte quelle notti di luna
piena insieme a lui senza provare disgusto, senza mai svelare il suo
segreto per farlo espellere? Questi ed altri mille dubbi gli giravano
in testa, gli attanagliavano il cuore e gli rendevano quasi impossibile
respirare.
Non poteva stare lì. Tra poco gli altri sarebbero tornati.
Conosceva bene Sirius e James e sapeva che sarebbero venuti a cercarlo
per parlare con lui. Avrebbero voluto delle spiegazioni, non era da lui
scappare a quel modo. Ma non se la sentiva di affrontarli, guardare
negli occhi James era troppo difficile in quel momento, e lo sarebbe
stato per sempre. Avrebbe rivisto il viso innocente di un bimbo ucciso
da un dannatissimo lupo mannaro. Un lupo mannaro come lui.
Doveva parlare con Silente. Non poteva rimanere lì in quella
stanza, in quel castello.
Era necessario per il bene di tutti che lui sparisse, che se ne andasse
per sempre. Dopo aver tirato su con il naso si alzò e diede
un ultimo sguardo a quella stanza che non avrebbe rivisto
più. Quella stanza in cui aveva vissuto per sette anni,
nella quale era cresciuto, aveva trovato degli amici eccezionali che
ora aveva perso.
Ormai aveva deciso. Solo era strano abbandonarla dopo sette anni, era
diventata un po’ casa sua. Ma lui era un mostro, solo ora se
ne era reso conto. Avrebbe dovuto dare retta a Piton, andarsene prima.
Basta fingere di essere normali: lui non lo era ne lo sarebbe mai
stato, non più. Non sarebbe rimasto un minuto di
più in quel castello a fare del male agli amici.
“Signor
Preside..”
Entrò titubante nella stanza dopo aver bussato.
“Dimmi Remus,
hai forse bisogno di parlarmi?”
Aveva gli occhi stanchi di chi è stato sveglio per notti
intere alla ricerca di una risposta che non trovava, torturato da
terribili dubbi e con il peso di molte vite sulle sue spalle ma
trovò ugualmente la forza per fargli un sorriso.
“Si.. Vorrei
abbandonare gli studi..”
Era stato più semplice del previsto pronunciare quelle
parole davanti all’uomo che più di tutti aveva
creduto in lui, che aveva fatto così tanto per permettergli
di studiare.
Sentiva di averlo deluso, ma sapeva che quella decisione
l’aveva presa per il bene dei suoi amici. Era nel giusto e
doveva arrivare fino in fondo anche se gli occhi cominciavano a
pizzicargli.
Sirius era esterrefatto e per l’ennesima volta non sapeva
come comportarsi. James era sconvolto e guardava fisso dove prima
c’era Remus. Non sapeva come comportarsi con James, le parole
in certi casi non erano mai stati il suo forte e non sapeva cosa aveva
preso a Remus. Come poteva pensare che James lo ritenesse un mostro?
Proprio James che aveva convinto lui e Peter a non giudicare Remus per
quel suo piccolo problema peloso e che aveva fatto così
tanto per diventare Animagus. Remus non aveva capito nulla di loro,
come poteva non avere capito che non lo avrebbero abbandonato a causa
delle sue trasformazioni perché gli volevano bene?
“Sirius..
Penso che dovremmo andare a parlargli. È un idiota, non ha
capito nulla. Io non..”
Alla fine era stato James a parlare, a proporre quello che anche Sirius
pensava fosse giusto fare. Non odiava Remus, anche lui era una vittima
come suo fratello. Solo che Remus ce l’aveva fatta a
sopravvivere anche se tutti i mesi doveva trasformarsi. Anche lui era
stato vittima della volontà di qualcun altro, non era stato
lui a chiedere di essere contagiato.
Se le cose fossero andate in un altro modo anche suo fratello avrebbe
potuto essere nelle stesse condizioni di Remus. Non aveva mai pensato
di condannare Remus o di prendersela con lui per quello che era
successo a Steven. Era stato Grayback ad uccidere suo fratello. James
non odiava i lupi mannari ma odiava Grayback e avrebbe voluto vederlo
morto con tutto se stesso.
“Tu non lo odi
e non pensi sia un mostro, giusto?”
Sirius lo capiva sempre al volo, non vi era sua frase che
l’amico non fosse in grado di completare.
“Esatto.
Dobbiamo andare da lui!”
James temeva che Remus stesse per fare una stupidata e voleva fermarlo.
Si mise a correre attraversando la foresta con Sirius al suo fianco
sperando di arrivare in tempo.
“Perché
Remus? Qui hai degli amici che conoscono il tuo segreto e che ti
vogliono bene. Hai anche la possibilità di finire gli studi.
Perché questa decisione?”
Il Preside lo fissava con i suoi penetranti occhi azzurri. Era
difficile per Remus sostenere quello sguardo. Con quelle poche parole
aveva messo in crisi quella sua decisione forse presa troppo in fretta.
“Per troppo
tempo ho messo in pericolo le vite degli abitanti del castello.
È ora di smetterla. La mia felicità non vale la
loro sicurezza.”
Trovò ugualmente la forza per rispondere. La certezza che
senza lui al castello i suoi amici sarebbero stati meglio gli diede la
forza. Senza lui al castello non avrebbero rischiato più lo
loro vita, non avrebbero più preso punizioni a causa sua.
“La tua
decisione è quindi definitiva?”
Il tono del preside era rassegnato. Aveva capito che nulla di
ciò che avrebbe potuto dire sarebbe servito a fare cambiare
idea a Remus. La sua decisione era presa. Quale fosse il motivo che
l’avesse originata a lui restava oscuro.
“Si
professore, lo è.”
“Ok,
darò disposizioni perché tu possa lasciare il
castello. Stasera non è possibile perché
c’è la luna piena.”
Lo aspettava l’ultima luna piena al castello. Pensarci faceva
un effetto strano.
“Domani
andrà benissimo. Potrei passare la notte nelle segrete e non
alla Stamberga?”
Non poteva rimanere alla Stamberga, i ragazzi lo avrebbero cercato li.
Lì conosceva, lo avrebbero cercato dovunque.
“Darò
disposizioni anche per quello, ma tu promettimi che rifletterai sulla
tua decisione e che se cambierai idea me lo farai sapere.”
Silente lo stava quasi supplicando.
“Grazie
Preside per tutto quello che ha fatto per me. Ho un’ultima
richiesta. Non dica nulla a Sirius e James..”
“Come
vuoi..”
Tutto quello che stava accadendo era così confuso e triste.
Silente sentì di avere fallito su un altro fronte, non era
in grado di guidare i suoi allievi, come poteva sperare di fermare
Voldemord? Quando Remus chiuse la porta il vecchio preside
crollò sulla scrivania, tenendosi la fronte tra le mani e
riflettendo su tutti gli errori che aveva commesso nella sua vita.
Sirius spalancò la porta della stanza con un calcio ma la
stanza era deserta. Non vi era traccia di Remus, ed erano sparite anche
tutte le sue cose. Si voltò verso James, sperando che lui
potesse avere una risposta, potesse sapere cosa fare ma anche James era
confuso.
Sentirono la voce della professoressa di Trasfigurazione sulle scale.
Subito si precipitarono per avere delle informazioni.
“Professoressa,
Remus..”
“Remus ha
lasciato il castello.”
“Cosa?”
Fu l’unica cosa che riuscì ad uscire dalla bocca
di Potter. Era incredulo, non poteva essere vero.
“Si
è ritirato.”
Rispose la professoressa con voce triste.
“Come?
Perché lo ha permesso..”
La voce di Sirius era aggressiva. Come avevano potuto permettere a
Remus di fare una sciocchezza del genere?
“Ha parlato
qualche minuto fa con Silente. Potter, sei il nuovo caposcuola di
Grifondoro.”
La professoressa non aggiunse altro e uscì dal buco del
ritratto.
Qualche metro più in la Lily Evans aveva assistito alla
scena. Quel pomeriggio era così arrabbiata con Potter
perché non l’aveva considerata. Si era anche
rifiutato di uscire con loro quando Frank glielo aveva chiesto. Ora
però aveva la faccia così triste, sembrava un
cucciolo spaurito. L’abbandono di Remus aveva stupito anche
lei, ma per James doveva essere stato un duro colpo.
“Lily che ci
fai sulle scale del dormitorio maschile?”
Chiese Alice incuriosita. Quel pomeriggio la sua amica era molto
arrabbiata con Potter e le sembrava strano che ora volesse andare a
parlargli.
“Niente,
arrivo Alice”
Lily gettò un ultimo sguardo a James Potter ripromettendosi
di andare più tardi a chiedergli se fosse tutto a posto, e
poi corse dall’amica.
“Non
può avere lasciato il castello così in fretta.
Deve essere ancora qui!”
Concluse James. Era successo tutto troppo in fretta. E quella sera ci
sarebbe anche stata la luna piena. Sicuramente Remus era ancora nel
castello, ma dove?
“Cerchiamolo
sulla mappa del malandrino.”
Propose risolutivo Sirius.
“Certo, ma
dove..”
James alzò gli occhi verso Sirius sbiancando improvvisamente.
“Che ti
prende?”
“La mappa non
è in tasca.. Mi deve essere caduta prima nella foresta,
accidenti. Vado a prenderla!”
Prima che Sirius potesse obiettare James era già sparito
oltre il buco del ritratto. Correva veloce, per l’ennesima
volta in quella giornata, sperando che tutto quello fosse solo un
brutto sogno. Voleva svegliarsi e trovare Remus nel letto di fianco con
cui ridere per ogni sciocchezza.
Arrivato nella foresta cominciò a guardarsi in giro e in
poco tempo trovò la mappa del malandrino. Si mise di nuovo a
correre verso il castello ma una radice nascosta da alcune foglie lo
fece cadere. Dalla tasca dei pantaloni cadde lo specchio e James si
chinò per raccoglierlo. Qualcosa non andava, lo specchio era
completamente bianco. Una luce lo accecò e si
sentì trasportato verso di esso. Quando riaprì
gli occhi si accorse di essere nella stessa stanza del suo sogno.
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Capitolo 9 *** IMPREVISTI ***
grazie mille per i commenti
mi hanno fatto taaaanto piacere.
eccovi il prox
capitolo!!!
lyrapotter: se ti
dico cosa combina lo specchio non c'è più gusto a
leggere la storia!!! fidati.. vale la pena arrivare fino in fondo!
vale lovegood: chissa
dove è finito james. mondo parallelo? chissà..
germana: spero che tu
non arrivi ad odiarmi per i continui colpi di scena!
ithil_ elendil: sei
sempre dolcissima!!! grazie mille!!! il racconto di James l'ho scritto
di getto senza pensarci. mi è venuto naturale.
lyan: condordo con te
che senza Peter si sta bene. nella mia storia non ha un ruolo troppo
importante ma è più forte di me. anche in questo
capitolo me ne sono sbarazzata in un modo un po' cattivo.
jomarch: la mappa non
c'è la Remus ma cmq qualcosa per non farsi trovare lo ha
fatto..
grazie ancora e
commentate mi raccomando!
CAPITOLO 9
IMPREVISTI
Era esattamente come
nel suo sogno, solo che non stava dormendo. Quella luce così
bianca e accecante gli feriva gli occhi. Non riusciva ad orientarsi
perché pavimento e soffitto sembravano una cosa sola. A
pochi passi da lui giaceva la sua bacchetta e poco più in la
lo specchio. Come aveva fatto ad arrivare in quel posto restava un
mistero. Forse lo specchio era una passaporta, qualcuno lo aveva
stregato.
Imprecò ad
alta voce e sentì l’eco tornare indietro.
Provò qualche incantesimo senza ottenere risultati. La
rabbia lo assalì e per qualche attimo si mise a lanciare
incantesimi a caso, poi si calmò. Doveva restare calmo se
voleva capire come uscire da lì. Si sedette e fece il punto
della situazione.
“Sono
chiuso in un posto assurdo senza sapere come ci sono arrivato e Remus
sta abbandonando il castello.”
Si guardò
nuovamente intorno ma non trovò tracce di porte o finestre.
“James..
James dove sei finito?”
Sentiva la voce di
Sirius arrivare da lontano, ma non capiva da dove. Poi si
ricordò dello specchio che era ancora per terra.
“Sirius?
Sei proprio tu?”
Chiese per
assicurarsi di non essere impazzito del tutto. Era così
strano e incredibile.
“Certo
che sono io, chi dovrebbe essere? Sei sparito.. La mappa?”
“L’ho
trovata.. Ma c’è un problema. Sono intrappolato in
una stanza bianca stranissima. Mi ci ha portato lo specchio.”
Sperava che Sirius
non si mettesse a ridere o non prendesse un colpo. In entrambi i casi
non sarebbe stato in grado di aiutarlo.
“Come
è possibile?”
L’aveva
presa meglio di quello che pensava James. Era sbiancato e tremava
leggermente. Decisamente quel giorno ne erano successe troppe per
Sirius. Prima il racconto di James, poi Remus che scappa e che
abbandona il castello ed ora James rinchiuso chissà dove.
“Non
so, ha cominciato a illuminarsi e poi puff.. Mi ha trasportato qui. Non
ho idea di come uscirne!”
Spiegò
rapidamente James.
“Cavolo..
E come facciamo con Remus? Dobbiamo trovarlo prima che lasci il
castello!”
La sparizione
improvvisa e inspiegabile di James non ci voleva proprio. Come se non
ci fossero abbastanza problemi.. Con tutto quello che era successo si
era dimenticato di quel dannato specchio e delle sue stranezze. Nelle
liste delle possibili spiegazioni alle stranezze dello specchio che
potesse inghiottire qualcuno non era concepito.
“Guardo
sulla mappa e ti dico dove si è cacciato.”
James
frugò nelle tasche dei pantaloni e ne tirò fuori
una vecchia pergamena sgualcita. La colpì con la bacchetta e
pronunciò le parole magiche.
“Va
bene, recupero Remus e poi pensiamo a tirarti fuori da
lì.”
Concluse Sirius che
aveva ritrovato il suo sangue freddo ed era deciso a sistemare tutto e
a farsi una bella dormita.
“Cavolo..”
Il tono e
l’espressione di James non promettevano niente di buono.
“Che
succede?”
“La
mappa.. È completamente bianca, non funziona. Qualche
incantesimo la blocca o forse sono troppo lontano dal
castello.”
James guardava
allibito la pergamena che non voleva saperne di rivelare la mappa.
Dannazione non ne andava bene una quel giorno.
“Dannazione.
E adesso?”
“Cerca
Remus prima che se ne vada. Io troverò un modo per uscire di
qui. “
Concluse James. In
quel momento trovare Remus e farlo ragionare aveva la precedenza su
tutto il resto.
“Sicuro?
Potrebbe essere pericoloso..”
Non aveva idea da che
parte cominciare a cercare Remus ne come tirare fuori James dal posto
in cui lo specchio lo aveva cacciato e non si sentiva tranquillo a
lasciarlo li da solo.
“In
caso ho lo specchio per parlare con te.”
Lo
tranquillizzò James.
“Va
bene, avvisami in caso di pericolo.”
Il viso di James
sparì dallo specchio. Sirius sperò andasse tutto
bene.
In quel momento Peter
entrò nella stanza con il viso scuro e teso.
“Ciao
Siriu..”
Inizio Peter.
“Peter
scusa, è successo di tutto oggi pomeriggio e devo
assolutamente trovare Remus.”
Disse Sirius ancora
sconvolto per le ultime notizie ricevute da James.
“Ah
giusto. Non hai tempo per Peter Minus ma ne hai per Remus.. Come ho
fatto a non capire.”
“Che
ti prende Peter? Davvero.. Non sai che sta succedendo!”
Peter sembrava
impazzito, non era decisamente il momento adatto a litigare.
“È
dove è la novità? Non mi dite mai nulla, fate
tutto alle mie spalle e mi prendete gioco di me..”
Si sfogò
il più piccolo e grassoccio dei malandrini..
“Ma
Peter..”
Provò di
nuovo a spiegare Sirius.
“Peter
un corno. La verità è che tu sei geloso
perché io sono uscito con una ragazza e tu No..”
Sirius fece
rapidamente il punto della situazione. Remus voleva abbandonare il
castello per sempre e gli rimanevano solo poche ore per trovarlo e
convincerlo a rimanere. James era stato trasportato chissà
dove insieme alla mappa del malandrino che era fuori uso e non poteva
dire loro dove era Remus. Non aveva nemmeno idea di dove fosse James o
di come lo avrebbe riportato al castello, e Peter faceva
l’arrabbiato per chissà quale motivo.
Sirius decise che al
momento in cima alle sue priorità c’era trovare
Remus e non litigare con Peter. Per di più la ragazza con
cui era uscito quel pomeriggio la conosceva perché erano
stati insieme l’anno prima.
“Va
bene Peter, come vuoi tu..”
Concluse Sirius
abbandonando correndo la stanza, lasciandosi alle spalle un Peter
decisamente arrabbiato e paonazzo.
Sirius
attraversò la sala comune in un lampo e si lanciò
verso il buco del ritratto travolgendo una ragazza.
“Scusami
sono di fretta”
Disse Sirius
rialzandosi senza nemmeno guardare la ragazza che aveva fatto cadere.
“Attento
Black, farai del male a qualcuno!”
Quella voce lo mise
in allarme.
“Accidenti
tra tutti quelli che potevo travolgere proprio la Evans. Scusa sono di
frettaaa.!”
La giornata era stata
abbastanza storta senza che ci mettesse anche la Evans. Non poteva
prendersi una punizione ora, doveva trovare Remus e salvare James.
“Aspetta
Black. Dove si è cacciato Potter? Non lo vedo da prima,
dovrei parlare con lui.”
Per un attimo Sirius
cercò di immaginarsi la faccia della bella rossa nello
scoprire che James era intrappolato in un luogo non bene identificato.
“Mmm..
Non lo so proprio. Scusa ma devo trovare Remus prima che lasci il
castello.”
“Remus
è ancora qui?”
Sembrava stupita.
“Penso
di si, ma non so dove si possa essere nascosto.”
Ammise lui.
“Vuoi
una mano a cercarlo? Faremmo molto prima.”
“Tu
che aiuti me?”
Chiese lui allibito.
“Solo
perché tengo a Remus..”
Disse Lily sperando
che lui non notasse il rossore sulle sue guance. La verità
è che voleva aiutare James. Aveva visto la sua faccia triste
quando aveva saputo di Remus e pensava che trovandolo lo avrebbe reso
felice.
“Va
bene allora, dividiamoci.”
“Perfetto,
comincio dalla biblioteca. Chi lo trova avvisa l’altro
tramite i fantasmi.”
Disse lei in tono
pratico.
“Geniale
per essere una caposcuola..”
Commento lui
visibilmente stupito.
“Lo
reputo un complimento!”
Disse lei correndo
con i capelli al vento.
Sirius
decise che avrebbe cominciato la sua ricerca dalla Stamberga.
Era come l’avevano lasciata l’ultima volta che
erano stati lì, l’anno prima. Sparsi qua e la
c’erano dei giornali, dei fumetti, delle foto. Sirius ne
prese una che ritraeva i quattro malandrini insieme e
sospirò. Voleva solo che un colpo di bacchetta riportasse
tutto come era l’anno prima. In quell’ultimo mese
c’erano stati troppi colpi di scena, e proprio quando
sembrava che tutto stesse per tornare alla normalità ecco
che la situazione precipitava di nuovo.
Uscì e
cominciò a percorrere mestamente la strada che portava al
castello quando un fantasma gli tagliò la strada.
“Nick!
Ti manda la Evans?”
“Esattamente.
Ti prega di raggiungerla nella sala comune di Grifondoro. Ha delle
notizie per te”
Subito dopo
sparì, si dissolse nell’aria. Ogni volta rimaneva
stupito, perché hai maghi vivi non era permesso
smaterializzarsi nel castello e ai fantasmi si?
Sirius
cominciò a correre, forse la Evans aveva trovato Remus. In
quel momento i dubbi ripresero ad assalirlo. Cosa avrebbe detto a Remus
per convincerlo a non abbandonare gli studi? Inoltre la Evans sarebbe
stata lì, non poteva accennare al piccolo problema peloso di
Remus, o al fratello di James ne tanto meno a quello che era successo a
James. Sicuramente Remus avrebbe pensato che James
c’è l’aveva con lui se non lo vedeva
lì ma non c’era modo di recuperare James in pochi
minuti. Forse non ci sarebbe mai stato modo di recuperarlo. Sirius
scacciò quel pensiero e pensò solo ad arrivare
nella torre di Grifondoro.
Una volta davanti al
quadro della signora grassa ecco una voce chiamarlo.
“Ehy
Sirius”
Per poco non si
prendeva un accidenti.
“James,
tutto bene? È successo qualcosa?”
Chiese preoccupato.
“Hai
trovato Remus?”
Chiese James
impaziente. Dal tono della sua voce si sentiva che stare rinchiuso
senza potere fare nulla attivamente gli pesava.
“Non
era alla Stamberga ma la Evans mi ha mandato un fantasma per dirmi di
andare nella sala comune. Forse lo ha trovato lei.”
Disse tutto
d’un fiato, sapeva che la reazione del cercatore non sarebbe
stata delle migliori. In fondo lui era chiuso in una stanza e lui in
giro a cercare Remus con la ragazza che piaceva a James..
“Hai
chiesto aiuto a Lily?”
La voce di James
suonò strana. James si chiese perché sapere
Sirius e Lily insieme gli faceva quell’effetto. Sapeva che di
Sirius si poteva fidare ciecamente e poi Lily ormai non gli interessava
più. Il suo cuore a quel pensiero saltò qualche
battito per manifestare il suo disaccordo.
“A
dire la verità si è offerta lei. Da solo non
c’è l’avrei mai fatta..”
Disse Sirius a
mo’ di scusa. L’ultima cosa che voleva era litigare
con il suo migliore amico tramite specchio.
“Si,
va bene. Stavo pensando a Remus. È nel castello ma vuole
farci credere che se ne andato.”
In quel momento Lily
era l’ultimo dei suoi pensieri. Dovevano pensare a Remus.
Chiuso in quella stanza da solo aveva avuto tanto tempo per pensare ed
era giunto alla conclusione che forse sapeva dove si era nascosto
l’amico.
“Si..”
“Beh,
ma sa benissimo che possiamo trovare con la mappa.”
Non poteva credere
per davvero che non lo avrebbero trovato. La mappa poteva individuare
qualsiasi persona nel castello. Se era ancora lì lo avrebbe
trovato. Quando aveva deciso di nascondersi da loro doveva averci
pensato. Conosceva bene Remus, era pignolo e preciso e non poteva non
aver preso in considerazione quel dettaglio.
“Se
la mappa funzionasse..”
Sospirò
Sirius. Se almeno avessero potuto contare sulla mappa. Dannazione, quel
giorno non ne andava bene una.
“Ma
questo lui non lo sa.”
Sirius
fissò James attraverso lo specchio e cominciò a
capire.
“Che
vuoi dire?”
“Che
si sta nascondendo dove la mappa non può
trovarlo..”
Certo. James aveva
ragione. Se Remus aveva chiesto alla McGranitt di mentire sul fatto che
non fosse più al castello era perché era sicuro
di essere in un posto dove non lo avrebbero potuto trovare, dove la
mappa non lo avrebbe potuto trovare.
“La
stanza delle necessità!”
Concluse Sirius.
“Devi
trovarlo prima che sorga la luna o avrai qualcosa da spiegare alla
Evans..”
“Certo, corro!”
Sirius si
precipitò dentro la stanza e trovo Lily. Come si aspettava
era sola, non aveva trovato Remus e aveva gli occhi bassi. Era delusa e
forse si sentiva impotente.
“Lily!”
“Non
è al castello.. Ho chiesto a tutti i quadri e tutti i
fantasmi ma non lo hanno saputo trovare.”
Sembrava sul punto di
scoppiare in lacrime. Non era riuscita a trovare Remus. Per una volta
voleva essere lei ad aiutare Potter e non c’era riuscita.
“Non
ti preoccupare, penso di sapere dove si trova.”
La
tranquillizzò Sirius. Non c’era tempo per
raccontarle tutto, dovevano muoversi. La luna sarebbe sorta tra poche
ore.
“Grande
Black!”
Urlò lei
alzandosi di scatto dalla poltrona.
“sirius?
C’è un’altra cosa..”
Una voce
risuonò debole dalla tasca dei pantaloni di Sirius.
Quest’ultimo prego che Lily non si fosse accorta di nulla e
fece cenno a James con la mano di aspettare a parlare.
“Ma
che cosa? Chi ha parlato?"
Chiese lei
guardandosi intorno preoccupata.
“Nulla..
Non ti preoccupare.. Aspettami nel corridoio.. Arrivo subito.”
“Black
stai nascondendo qualcosa?”
Quella voce che aveva
sentito sembrava quella di Potter. Mille dubbi cominciarono a girarle
in testa. Perché Potter non era con Black a cercare Remus?
Non era da lui lasciare l’amico da solo a svolgere un compito
del genere. Inoltre da quando era corso fuori dal ritratto qualche ora
prima non si era più visto, sembrava svanito dal castello.
“Io?
No No. Tranquilla, devo solo andare in bagno. Arrivo subito.”
Lily lo
guardò male, ma attraversò comunque il buco del
ritratto.
“Dimmi
James. Per poco la Evans non ci scopriva!”
Disse Sirius tirando
un sospiro di sollievo. L’aveva scampata bella.
“È
apparso dal nulla un ragazzo!”
Disse James
visibilmente scosso.
“Cosa?"
"si.. un tizio dai capelli rossi. adesso è svenuto e.. "
"James.. James..”
James non rispondeva
più, era svanito dallo specchio.
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Capitolo 10 *** UN PROBLEMA è RISOLTO ***
grazie a tutti quelli che
leggono!!! chiedo scusa ma per avervi lasciato un po' in sospeso con
James ma sto capitolo era già lunghissimo da solo, non
povevo metterci anche James o veniva un poema!
grazie alle 21
persone che hanno la mia storia tra i preferiti e in particolare a chi
mi lascia i commenti. grazie!!!!
LYRAPOTTER: Sirius in
questi capitoli si sta tenedo in forma!!!
PIKKOLINA88: il tipo
misterioso con i capelli rossi mi sa che rimarrà misterioso
almeno fino al prox capitolo.
LYAN: hai fatto un
quadro della situazione perfetto, mi spiace avarti fatto aspettare
qualche giorno, spero che ne sia valsa la pena.
GERMANA: meno male
che non mi odi! ahahahh!!! dai, in sto capitolo ce ne sono meno di
colpi di scena!
ITHIL_ELENDIL: sirius
che corre ovunque da anche un tocco comico della serie : succedono i
casini e poi quello che corre per risolverli sono io!
VALE LOVEGOOD:
ron? non dico nulla però in questo capitolo ci
sara qualche rivelazione su sto tipo anche se il colpo di scena
sarà più avanti, forse nel prossimo capitolo.
CAPITOLO 10
UN PROBLEMA
è RISOLTO
Sirius non ne poteva
più di correre per il castello come un oca senza testa ma
non poteva fare altro. Decisamente quando tutto sarebbe tornato a posto
avrebbe dormito per un paio di giorni. Si rimise in tasca lo specchio,
pregò mentalmente che James stesse bene e fosse in grado di
cavarsela da solo fino a che non faceva ragionare Remus e corse dalla
Evans chiedendosi cosa poteva dirle e cosa No.
Tra le cose da non
dirle c’erano che James fosse in un luogo non bene
identificato a causa di uno specchio magico e che Remus fosse un lupo
mannaro anche se forse questo dettaglio lo avrebbe scoperto da sola se
non si fossero dati una mossa. Anche che Remus fosse scappato a causa
del racconto della morte del fratello di James non era un argomento da
toccare e la mappa del malandrino era decisamente un
tabù. Sirius sbuffò cercando di
inventare bugie abbastanza credibili da raccontare alla Evans nei pochi
secondi che lo separavano da lei.
Nel frattempo, in una
buia e desolata prigione un ragazzo guardava fuori dalla finestra per
scorgere i primi raggi di luna che non si decideva a sorgere.
Aveva pensato con
cura a cosa chiedere alla stanza per essere sicuro che ne Sirius ne
James potessero immaginarlo ed entrarci e il risultato era quella
prigione che rifletteva alla perfezione il suo stato d’animo.
Era stato Silente a suggerirgli la stanza delle necessità
invece che le segrete.
“Penso
che sarebbe più appropriata e comoda. Diciamo che sarebbe la
stanza che tu vorresti. Immagino tu comprenda cosa intendo.”
Così aveva
detto il vecchio preside prima di salutarlo. Non poteva immaginare
quanto bene Remus conoscesse quella stanza. In quella stanza per tre
lunghi anni Sirius, James e Peter si erano duramente allenati per
diventare animaghi. Sempre in quella stanza avevano disegnato la mappa
del malandrino e messo a punto centinaia di piani per folli scherzi che
avevano quasi sempre portato loro a lunghe punizioni con praticamente
tutti i professori del castello. Quando era lì con gli altri
malandrini quella stanza era però totalmente diversa. Un
brivido lo scosse e Remus non seppe dire se si trattasse del freddo o
di qualcosa di diverso, nostalgia forse.
Anche lo specchio lo
aveva abbandonato. James prese a calci quella che sembrava essere una
parete per sfogare la sua rabbia. Prima la mappa che non serviva a
nulla, e ora anche lo specchio. Decisamente quello non era il suo
giorno fortunato.
Si lasciò
cadere seduto e si mise a studiare il nuovo arrivato in attesa che si
riprendesse. Era sbucato dal nulla, come materializzato. Aveva i
capelli rossi che ricadevano lunghi sulle spalle. James si chiese se
forse era a causa sua se si trovavano li..
Dopo un attesa che
James non seppe quantificare il rosso aprì gli occhi, erano
azzurri e alquanto inespressivi, ricordavano quelli di Peter.
“E
tu saresti?”
Chiese il cercatore
al nuovo arrivato che si mise a fatica a sedere. Sembrava sperduto
almeno quanto lui. Decisamente rinchiuderli in quel posto non era stata
una sua idea.
“Non
so se posso dirtelo..”
Rispose il nuovo
arrivato guardandosi intorno per analizzare quel posto strano.
La risposta era
suonata parecchio strana a James, ma quest’ultimo non demorse.
“Come
sei arrivato qui?”
Provò a
chiedere allora James.
“Non
lo so di preciso..”
Niente da fare, il
ragazzo aveva evitato ancora una volta di rispondere.
“Ti
ha portato lo specchio?”
Chiese James sperando
che cominciasse a fidarsi di lui.
“Non
so se posso fidarmi..”
James cominciava a
perdere la pazienza. Non riusciva a capire se fosse impaurito o lo
stesse semplicemente prendendo in giro.
“Quello
specchio è tuo?”
Chiese ancora James
indicando uno specchio a pochi passi da dove era comparso il ragazzo.
Poteva avvertire chiaramente la presenza del suo specchio nella tasca
dei pantaloni quindi quello a terra doveva essere del ragazzo. Era tale
e quale al suo. Forse era da quello specchio che proveniva il riflesso
di quegli occhi verdi.. Tutta via qualcosa non quadrava: il ragazzo
aveva gli occhi azzurri, non verdi..
“Non
so se posso dirtelo..”
James
sbuffò ma non si arrese.
“Chi
te lo ha dato? Aspetta.. Lasciami indovinare. Non sai se puoi
dirmelo?”
Si aspettava che il
ragazzo a questo punto dicesse qualcosa, si presentasse o almeno
rispondesse qualcosa ma nulla di questo avvenne. Il ragazzo
fissò James per qualche secondo, poi distolse lo sguardo e
chiese con voce calma e tranquilla.
“Che
posto è?”
“Non ne ho
idea. So solo che lo avevo sognato stamattina.”
Per un attimo James
provò la tentazione di non rispondere come aveva fatto lui
prima. Facendo il suo gioco però, si rese conto il
cercatore, non sarebbero andati da nessuna parte e di certo non
sarebbero usciti di lì.
“Anche
io, qualche giorno fa però.”
Finalmente il nuovo
arrivato si lasciò scappare qualche cosa di se stesso. James
rimase a pensare alle sue parole per qualche tempo. Entrambi avevano
sognato quel posto ed ora erano li. Tutto quanto sembrava complicarsi
invece che semplificarsi.
“Qualche
idea su come andarsene?”
Chiese ancora il
ragazzo distraendo James dai suoi pensieri.
“Nessuna.
Io sono James Potter. Fino a che saremo qui dovrò pur
chiamarti in qualche modo..”
James sperava di
scoprire almeno il nome di quel ragazzino misterioso. Il suo
comportamento cominciava a dargli sui nervi.
“Beh..
Chiamami Mark Brown.”
Rispose lui
tranquillo, senza agitarsi. Era come se padroneggiasse al meglio la
situazione. James si chiese come facesse a non farsi prendere dal
panico. In fondo erano intrappolati chissà dove, da
chissà chi e con un perfetto sconosciuto.
“Non
è il tuo nome, giusto? E questo non è nemmeno il
tuo aspetto..”
James si
pentì di non essere stato furbo quanto l’altro
ragazzo.
“Forse..”
Rispose
l’altro sorridendo leggermente. Non era un sorriso sfrontato,
furbo più che altro.
“Posso
farti l’ultima domanda?”
Chiese allora James.
“Si.. Dimmi.”
“Non
ti fidi di me perché non mi conosci?”
Quel ragazzo lo stava
facendo diventare matto. Che motivo c’era di essere
così misterioso e taciturno con qualcuno che condivide la
stessa stanza in cui sei imprigionato? Qualcuno che non conoscevi e di
cui quindi non potevi avere pregiudizi..
“Ne
sei davvero così sicuro?”
Rispose allora lui
sempre con un mezzo sorriso sulle labbra.
“Quindi
in pratica Remus è qui dietro, ma per far apparire la porta
come facciamo?”
Chiese per
l’ennesima volta Lily. Non riusciva a credere che Remus fosse
in una stanza di cui non era a conoscenza pur essendo la caposcuola e
che appariva secondo le necessità di chi la voleva.
“Dobbiamo
sapere cosa Remus ha voluto che questa stanza diventasse.”
Spiegò
pazientemente Sirius per la centesima volta in pochi minuti. Nonostante
fosse la più brillante studentessa del loro anno la Evans
non riusciva proprio a capire il principio della stanza delle
necessità. Loro l’avevano scoperta al primo anno.
Erano stati lui e James a capitarci per errore mentre
scappavano da dei ragazzi più grandi di Serpeverde. La
stanza era diventata uno sgabuzzino nel quale nascondersi, poi Sirius
aveva pensato che sarebbe stato il massimo se da qualche parte ci
fossero state delle caccabombe da lanciare loro nascosti sotto il
mantello dell’invisibilità di James e puff, ecco
che sbucarono dal nulla.
Da quel momento
quella stanza divenne la loro base operativa. Avevano lavorato li alla
mappa, e prima al loro progetto per aiutare Remus nelle sue
trasformazioni, per non parlare dei centinaia di scherzi che avevano
organizzato e messo a punto nei minimi dettagli.
“E
come lo possiamo sapere?”
Chiese ancora Lily
destando Sirius dai suoi ricordi e riportandolo alla realtà.
“Dobbiamo
cercare di indovinare.”
Sbuffò
Sirius. La Evans lo aveva fatto tornare alla realtà, avrebbe
preferito continuare a ricordare il passato ma gli amici avevano
bisogno di lui. Remus aveva bisogno di lui, James aveva bisogno del suo
aiuto e Peter.. Beh, se tutto fosse andato a posto dopo una bella
dormita per riprendersi da tutte quelle corse per il castello avrebbe
chiarito anche con lui. Gli dispiaceva averlo trattato male ma Peter
aveva la capacità di trovarsi sempre al momento sbagliato,
nel posto sbagliato dicendo la cosa più stupida o sbagliata
che ci fosse.
“Avanti
Black. È uno dei tuoi migliori amici, lo conosci meglio di
chiunque altro. Devi sapere che cosa voleva che diventasse!”
Lo spronò
Lily. Nonostante non provasse una simpatia eccessiva per Sirius sapeva
che l’amicizia che lo legava a Remus e James era molto forte.
Li invidiava per quell’amicizia, anche lei avrebbe voluto
essere loro amica, condividere un sentimento così puro e
bello.
“Ci
sono.. Ecco la porta!”
Disse Sirius con voce
tremante. Era sicuro che dietro la porta ci fosse Remus, era sicuro che
aveva visto la porta comparire e che immaginava che fosse lui o James
ma non sapeva cosa dirgli. Tutte le sue certezze erano sfumate e si
sentiva le gambe molli. Tuttavia era Sirius Black e non poteva
comportarsi la femminuccia. Recuperò il suo portamento
regale e spinse la porta. Quello che gli si parò davanti
agli occhi lo lasciò attonito: era in una prigione. Poteva
avvertire una sensazione di terrore e di paura impadronirsi di lui. Il
suo amico Remus era di fronte a lui, chiuso in una gabbia di pochi
metri. Doveva essersi rinchiuso da solo li dentro, Sirius
rabbrividì e sentì Lily al suo fianco attaccarsi
al suo braccio per non cadere.
“Remus”
Chiamò
Lily con voce tremante. Questi alzò gli occhi e
squadrò i due amici, poi distolse lo sguardo. In quei pochi
secondi Sirius riuscì a vedere una lacrima segnargli il
volto.
“Sei uno stupido”
La voce di Sirius
suonò strana. Il ragazzo avrebbe voluto usare un tono
ruvido, duro, per fare capire all’amico la stupidata fatta,
le preoccupazioni e gli ostacoli che aveva dovuto superare per riuscire
a trovarlo ma l’emozione gli giocò un brutto tiro
e si sentì anche una nota di commozione nella sua voce nel
vedere che nonostante tutto stava bene ed era ancora al castello.
“Che
ci fai qui?”
Chiese Remus diviso
tra la rabbia per essere stato trovato nonostante il suo nascondiglio e
la gratitudine nel vedere che l’amico lo aveva cercato.
“Pensavi
davvero che ti avremmo lasciato andare via senza fare nulla?”
Chiese Sirius
guardandolo fisso negli occhi senza distogliere lo sguardo.
“Sono
un mostro, non capisci.. Vattene.. Andatevene..”
Urlò
Remus. La rabbia stava prendendo il sopravvento su di lui.
“Remus
che dici? Non è vero, sei la persona più dolce
che io abbia mai conosciuto.”
Disse Lily. Non era
più sconvolta, ora aveva ripreso il controllo di
sé e cercava di fare ragiona Remus con tutta la calma e la
razionalità di cui era capace. Ma Remus non era troppo
propenso a ragionare con calma e razionalità.
“Non
è così Lily, in verità tu non mi
conosci.”
La liquidò
lui. Come poteva dire di conoscerlo? Nemmeno James, Sirius e Peter, gli
amici con cui aveva condiviso tutto per sette anni potevano dire di
conoscerlo. Lei non era nemmeno a conoscenza del fatto che lui fosse un
licantropo. Era quella l’unica ragione per cui era
lì. Se avesse saputo la verità sarebbe scappata
via o forse non ci sarebbe venuta . Torna in te e cambia idea, rimani
al castello con noi. Abbiamo bisogno di te.”proprio a
cercarlo.
“Come
puoi dire questo?”
Le certezze della
ragazza erano state spazzate via dalle parole così gelide
dell’amico. Quindi la loro amicizia per Remus non significava
più nulla. Si era sfogata con lui così tante
volte durante le ronde dei prefetti e ora lui la liquidava
così?
Delle lacrime calde
cominciarono a bagnarle il viso..
“Remus,
ragiona”
Cercò di
convincerlo Sirius. Al suo fianco la Evans stava singhiozzando in
silenzio, si vedeva che era sconvolta.
“Ma
James.. Come posso guardarlo in faccia?”
Remus non poteva
dimenticare quanto era sconvolto James quella notte sulla torre, oppure
il suo viso triste e rassegnato mentre raccontava di quello che era
successo al fratello. Non poteva perdonarsi di fare parte di quella
stessa categoria di esseri magici che aveva causato a lui e alla sua
famiglia così tanta sofferenza.
“Ti
vuole bene”
Disse semplicemente
Sirius. Nella sua voce si poteva percepire tutta la
semplicità e la sincerità che c’erano
in quelle poche parole. Avrebbe voluto dirgli di più ma non
poteva. Lily era a pochi passi da lui.
“Non
è vero, la mia vista lo disgusta. Non è nemmeno
venuto qui.”
Di nuovo Sirius ebbe
la sensazione che Remus cambiasse d’umore improvvisamente.
Pochi secondi prima sembrava quasi convinto ed ora riecco quel tono
aggressivo.
“Non
è come pensi.”
Sirius si dovette
mordere la lingua. Voleva dirgli tutto ma non c’era modo per
farlo capire senza che capisse anche la Evans.
“E
allora come è?”
Chiese lui a mo di
sfida. Sirius decise che avrebbe detto tutto, era sicuro che se serviva
a far ragionare Remus anche James poi avrebbe capito. Stava per
iniziare a spiegare a Remus ma qualcosa lo fermò. Dalla
finestra penetrava una luce chiara, la luna stava sorgendo e Remus in
pochi istanti si trasformò.
“Cosa
sta succedendo?”
Chiese allibita la
Evans, non piangeva più ma era terrorizzata da quello che
aveva di fronte. Remus un lupo mannaro? Si voltò verso
Sirius e si strinse al suo braccio per lo spavento. Lui sembrava
tranquillo, come se vedere il suo migliore amico diventare un lupo
mannaro fosse una cosa normale. Si chiese se lui lo sapeva, se anche
James forse lo sapesse..
“Via,
via.. Dobbiamo andarcene”
Disse Sirius
trascinandola via. In pochi secondi furono fuori dalla stanza e si
incamminarono verso la torre di Grifondoro in silenzio. Nessuno dei due
sapeva come iniziare.
“Ti
devo delle spiegazioni..”
Disse alla fine lui
quando furono in sala comune. Lily annuì e si sedette sulla
poltrona della sala comune, pronta ad ascoltare quella che si
prospettava una lunga storia.
Sirius si sedette di
fronte a lei e le raccontò tutto. Di come avevano conosciuto
Remus e delle scuse che si inventava per non dire loro del suo problema
e di come alla fine avevano scoperto tutto. Lei reagì
esattamente come avevano reagito loro alla rivelazione di Remus, si
chiese perché Remus non ne parlasse. Dal suo punto di vista
non c’era nulla di male, non era colpa sua e non aveva mai
fatto del male a nessuno al castello.
Sirius non seppe cosa
rispondere. Rimasero tutta la notte a parlare di Remus, di come si
sentisse un mostro. Seppero che era arrivata la mattina
perché videro dei ragazzi del primo anno scendere le scale
per andare a colazione. Immediatamente corsero in infermeria per andare
a vedere come stava Remus. Sirius era molto preoccupato per James, non
lo aveva più sentito, e aveva paura che Remus se la sarebbe
presa perché aveva raccontato tutto alla Evans, tutta via
delle spiegazioni doveva pur dargliele.
L’infermeria
era tranquilla, l’unico letto occupato era quello di Remus.
Stava ancora dormendo ma non appena senti la porta aprirsi si
svegliò. Vide Sirius e Lily di fronte a lui con delle facce
stanche e preoccupate e si ricordò tutto quello che era
successo la notte prima. Sentì una vocina dentro di lui
dargli dello stupido e cercò di ignorarla.
“Lily..
Sirius..”
Furono le uniche cose
che riuscì a dire.
“Stai
tranquillo e riposa. Sirius mi ha spiegato tutto. Vado a fare colazione
così potete parlare. A dopo.”
Disse Lily dandogli
un bacio sulla guancia e abbracciandolo. Si sentiva così in
colpa con lei, la sera prima gli aveva detto cose orribili.
“Abbiamo
lasciato un discorso a metà. Pensi davvero che basti un
dettaglio così piccolo per far perdere la stima che abbiamo
verso di te?”
Riprese Sirius come
se niente fosse, come se la trasformazione non avesse interrotto il
loro discorso.
“Io
sono pericoloso..”
Tentò in
difesa delle sue convinzioni Remus ma non appena incontrò lo
sguardo di Sirius cedette.
“Non
più di me e di James. Anche noi trasformati facciamo una
bella figura.”
Cercò di
buttarla sullo spiritoso lui.
“Hai
detto anche quello alla Evans? Che ci facevi con lei?”
Chiese lui curioso.
Effettivamente Remus si aspettava di vedere James con Sirius non Lily.
“No,
solo del problema peloso. Lunga storia, non cambiare
discorso.”
Sirius sembrava a non
cedere fino a che non fosse stato completamente sicuro che Remus non
avesse più intenzione di lasciare il castello.
“Comunque
non posso restare qui. James mi odia e Peter non mi vorrà
vedere mai più.”
Avrebbe voluto
rimanere ma non poteva imporre la sua presenza a James, non era giusto.
James non c’era la sera prima e non c’era nemmeno
in quel momento, era evidente che non volesse avere nulla a che fare
con lui.
“Pensi
davvero che James dia così tanta importanza al fatto che sei
un lupo mannaro?” “Perché avrebbe fatto
così tanto per te se non ti volesse bene?”
Chiese Sirius
guardando l’amico in modo severo.
“Beh,
ma non è qui.. Nemmeno Peter lo è..”
Si sentiva in colpa a
dubitare di James dopo quello che aveva fatto per lui in quegli anni,
ma non riusciva a trovare una spiegazione per l’assenza di
James se non che lo odiasse.
“Peter
l’ho mandato al diavolo io, non sa nulla.. E James.. Diciamo
che è momentaneamente disperso chissà dove.
“
Disse Sirius
sorridendo.
“Come?”
Chiese Remus allibito.
“Lo
specchio lo ha trasportato in una stanza strana dalla quale non riesce
a tornare. Era andato a prendere la mappa che aveva perso nella foresta
per cercare te. Mi ha contattato con lo specchio. Era preoccupato
perché voleva cercarti e non poteva fare nulla per te. La
mappa da li non funziona e adesso anche lo specchio non va
più. L’idea di cercarti me l’ha data lui
prima che la comunicazione saltasse.”
Raccontò
Sirius.
“Sono
stato uno stupido”
Come aveva potuto
dubitare di James. Non sapeva dove era finito e invece che preoccuparsi
per se stesso pensava ad aiutare lui.
“Decisamente”
Concluse Sirius tra
l’ironico e il divertito.
“Non
ho capito nulla. Pensavo di essere un peso per voi. Vi voglio
bene.”
Disse Remus con voce
rotta dall’emozione.
“Penso
sia la prima volta che lo dici ad alta voce.”
Constatò
Sirius prima di andare ad abbracciare l’amico.
“Dobbiamo
fare qualcosa per James.”
Riprese Remus dopo
che l’abbraccio fu sciolto.
“Anche
perché nella stanza adesso con lui c’è
una ragazzo con i capelli rossi.”
Aggiunse Sirius.
“Cosa?”
I colpi di scena non
finivano mai.
“È
stata l’ultima cosa che mi ha detto.”
“E
Peter? Perché ci hai litigato?”
Chiese curioso Remus.
“Tu
eri disperso chissà dove, James era rinchiuso nello specchio
o dove diavolo è, e lui faceva quello offeso
perché non abbiamo passato il pomeriggio con lui. Come se
non avessi nulla da fare!”
Disse Sirius facendo
l’offeso.
“Ahahahaha.
Tipico di Peter. Tempismo zero. Ma sa cosa è
successo?”
Chiese Remus ridendo.
“Non
avevo tempo per raccontargli tutto. “
Certo che ne aveva
fatte di corse Sirius il giorno prima.
“E
così hai chiesto aiuto alla Evans?”
“È
lei che si è offerta. Penso che volesse fare colpo su James.
Continuava a chiedere se sapevo dove è finito.”
“E
tu che le hai detto?”
"Sono
stato vago. Non potevo dirle che era chissà dove, con
chissà chi..”
“.. E che
ci era arrivato
chissà come!”
Concluse Remus.
“Pensi
che sia stato l’altro ragazzo a farlo finire li?”
Disse esponendo i
propri dubbi a Remus. Finalmente aveva qualcuno con cui parlare di
quella storia che l’avrebbe aiutato a riportare James al
castello.
“Non lo so. Non
sappiamo abbastanza. Dovremmo fare delle ricerche.”
Disse Remus
riflettendo.
“Abbiamo già cercato
in biblioteca, non c’è nulla su specchi
magici.”
Gli
ricordò Sirius.
“Abbiamo
guardato nella sezione sbagliata. Dobbiamo andare a guardare
portali.”
Concluse Remus.
“Portali?
Di che tipo?”
“Non
lo so. Temporali o dimensionali.”
“Pensi
sia finito in un altro tempo o in un’altra
dimensione?”
Chiese allibito
Sirius. James in una dimensione parallela o in un altro tempo? Poteva
avete delle conseguenze terribili.
“Questo
spiegherebbe perché la mappa non Va.”
Dovette ammettere
Remus.
“E
lo specchio? Prima andava e poi No..”
Chiese Sirius.
“Forse
anche il ragazzo ne ha uno e quando è arrivato li ha escluso
in tuo. Al lavoro Felpato, dobbiamo tirare fuori Ramoso. Prima
però io devo parlare con Silente e tu devi trovare una buona
scusa per giustificare la tua assenza e quella di James dalle
lezioni.”
Disse tutto
d’un fiato Remus. Sirius non credeva alla sue orecchie.
“Resti
con noi e mi aiuti a trovare James?”
Rimase immobile e con
le dita incrociate ad aspettare la risposta dell’amico.
“Devo
dirgli che sono uno stupido ad avere dubitato della sua
amicizia.”
Disse Remus guardando
Sirius che era immobile e impaziente.
“Bentornato
tra di noi!”
Urlò
Sirius saltandogli nuovamente addosso per abbracciarlo. Richiamata
dalle urla dei ragazzi arrivò infermiera che
cacciò Sirius dalla stanza. Una volta in corridoio vide un
sacco di gente che si dirigeva a fare colazione. Anche lui era
affamato, la sera prima non aveva mangiato nulla, ma non aveva tempo.
Doveva trovare Peter e convincerlo a dire ai professori che lui e James
stavano male. Sospirò e si rimise a correre.
“Corri, Forrest!”
Mormorò un
quadro al suo passaggio. Sirius non capì il senso di quella
frase ma continuò a correre. Non poteva perdere tempo.
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Capitolo 11 *** IL PORTALE SI APRE ANCORA ***
ed
eccovi finalmente il capitolo nuovo. scusate ma
nelle settimane scorse ho preparato un esame contorto e non avevo tempo
per aggiornare. un capitolo merita calma per essere scritto senno viene
male!
come vi ho promesso ci saranno sorprese e rivelazioni.
tuttavia se vi dico tutto in questo capitolo poi dove sta il bello?
diciamo che prossimamente si scoprirà cosa ha detto il
ragazzo
misterioso a Silente. ora basta anticipazioni.. vi lascio al capitolo.
prima
come al solito ringrazio i 23 che mi leggono tra i preferiti e tutti
quelli che leggono e seguono la storia.. è bellissimo
entrare e leggere
i vostri commenti.
LYRAPOTTER: fare squadra è la dote più importante
per un grifondoro e specialmente per i malandrini. Lily si è
dimostrata
all'altezza di sapere un segreto del genere e si è
conquistata ancora
di più l'amicizia di Remus.
PIKKOLINA88: mi fa piacere che la mia storia riesca fare commuovere
qualcuno.
JOMARCH: interessante la tua teoria. quasi quasi ci scrivo una
fanfiction!!! =D!!! scherzi a parte non ti anticipo nulla...
GERMANA: diciamo che il nostro Remus ha capito i suoi errori e che da
adesso non farà più sciocchezze.. lo ha promesso
a me!!!
LYAN:
prego.. sono io che devo ringraziare te per i commenti.. cmq anche la
tua teoria è interessante.. occhio che te la potrebbero
rubare.. cmq
come per jomarch, non anticipo nulla o vi rovino la storia,
ITHIL_ELENDIL:
beh, si sa che Peter non capisce mai un cazzo.. dove è la
novità? james
nel capitolo scorso l'ho lasciato nella sua stanzetta bianca per
concentrarmi solo su Remus e per creare suspence.. corri forrest mi
è
venuta così, in un attimo di sclero.. (il fatto che avessi
appena dato
un esame di cinema su Forrest Gump e altri film di Zemeckis era un
dettaglio...)
VALE LOVEGOOD: diciamo che stava diventando
problematico gestire tutti quei problemi sia per me che dovevo scrivere
sia per Sirius che doveva correre così ho deciso che ne
avrebbe risolto
uno per volta con l'aiuto di Lily..
LAURA_BLACK: non dire così, la
tua ff è molto bella. non dare tr peso alle critiche,
servono per
migliorare non per farti smettere di scrivere e grazie per essere
venuta a leggermi!!!
CAPITOLO 11
IL
PORTALE SI APRE ANCORA
James stava correndo verso la foresta proibita, qualcuno lo stava
inseguendo ma lui non sapeva chi fosse. Di fronte a lui improvvisamente
comparve Hagrid.
“Hagrid,
aiutami.. Mi sta seguendo!”
Gridò James ma Hagrid non rispose, sembrava non sentirlo. Si
girò e andò via, ma invece che allontanarsi e
basta il suo corpo iniziò a svanire. In breve tempo tutto
intorno a lui iniziò a svanire fino a diventare di un bianco
così luminoso che feriva quasi gli occhi.
Di fronte a lui un ragazzo con i capelli rossi lo guardava a
metà tra l’incuriosito e il divertito.
“Meno male che
ti sei svegliato, cominciavo a sentirmi solo..”
Disse il ragazzino misterioso.
“Sei stato
così di compagnia prima che mi sono addormentato!”
Rispose James ironico. Quel ragazzo era veramente strano, prima non
rispondeva a nessuna delle sue domande e faceva il misterioso e adesso
gli rivolgeva la parola come se si conoscessero da sempre. Si rese
conto di essere sdraiato su quello che doveva essere il pavimento, si
rimise seduto e si accorse che lo stava ancora guardando.
“Quanto ho
dormito? Hai idea di che ora sia?”
Chiese James sperando questa volta in risposte meno evasive di quelle
ricevute nell’ultima conversazione.
“Penso qualche
ora ma non lo so di preciso. Questo posto non si presta a valutazioni
precise, e non si vede nemmeno il cielo..”
Disse guardandosi intorno. Quel luogo era davvero il posto
più strano dove fosse mai stato. Inaspettatamente questa
volta rispose alla sua domanda. A differenza di prima sembrava molto
più socievole ma la cosa che stupiva più di tutte
James era la calma ostentata dal ragazzo.
“Si
può sapere come fai?”
Chiese James fissando il ragazzino che si sistemava la felpa.
“A che ti
riferisci?”
Chiese lui alzando lo sguardo sul moro.
“Non sappiamo
dove siamo, come ci siamo arrivati e come ce ne andremo e tu sei
calmo.”
Costatò James.
“A che serve
agitarsi?”
Il ragazzo continuava a fissarlo. Quello sguardo innervosiva James, era
come se riuscisse ad analizzarlo, a leggergli nella mente.
“Non mentire!
Hai organizzato tutto tu?”
Riprese James con una punta d’ira nella voce. Non poteva che
essere così. Lo stesso specchio, quelle risposte evasive..
Tutto questo era stato organizzato da quel ragazzo che in quel momento
era di fronte a lui.
“Certo, il mio
sogno segreto era rimanere chiuso qui insieme a te.”
La voce del ragazzo era rimasta calma come prima. Anche nel momento in
cui era stato accusato non aveva reagito in nessun modo. La cosa
cominciava ad innervosire parecchio James.
“Come fai ad
avere lo specchio?”
Chiese ancora lui cercando di rimanere più calmo possibile.
“Cimelio di
famiglia..”
Disse il ragazzo distrattamente. James noto che stava tirando fuori
qualcosa dalla tasca. Una sorta di bottiglietta contenente un liquido
di colore scuro. Una pozione forse. Il ragazzo diede per un pochi
secondi le spalle a James ma questi riuscì lo stesso a
vedere che stava bevendo quel liquido.
“Ti ho
scoperto, è pozione polisucco! Questo non è il
tuo vero aspetto, Mark Brown non è il tuo vero
nome!”
Gli urlò contro James sperando in una reazione. Voleva che
si spiegasse. Voleva capire che diamine stava succedendo ma ancora una
volta il ragazzo rimase calmo. Chiuse la boccetta e se la rimise in
tasca.
“Molto bravo,
ma adesso calmati. Vedrai che i tuoi amici Malandrini ci tireranno
fuori di qui.”
disse sorridendo a mo’ di presa in giro.
La risposta del ragazzo misterioso lasciò di stucco James
per l‘ennesima volta in pochi minuti.
Alice aveva passato la notte a pensare a quanto fosse stata strana Lily
quel pomeriggio e a chiedersi dove fosse finita. Non l’aveva
più vista da quando erano tornate al castello e non aveva
idea di dove potesse essere finita.
Quella mattina dopo aver scoperto che non era rientrata
cominciò a preoccuparsi seriamente. Chiese alle compagne di
stanza ma nessuno sapeva nulla.
Scese distrattamente le scale senza accorgersi di essere arrivata nella
sala comune e di avere travolto un ragazzo.
“Scusa!”
Disse Alice raccogliendo il contenuto della sua borsa che si era appena
rovesciata per terra.
“Di nulla.
Alice?”
Alice alzò gli occhi e arrossì violentemente,
quello che aveva appena travolto era nientemeno che Frank. Come aveva
potuto scontrarsi proprio con lui con tutti le persone che
c’erano in sala comune, chissà cosa avrebbe
pensato di lei ora.
“Frank non mi
ero nemmeno accorta che eri tu. Scusami, davvero. Ciao Peter.”
Di fianco a Frank era appena arrivato Peter, probabilmente
già di ritorno da colazione stranamente solo e in anticipo.
Di solito scendeva a fare colazione con James, Sirius e Remus negli
ultimi minuti prima delle lezioni. Tutta la scuola sapeva di quanto
erano ritardatari e più volte erano stati minacciati di
saltare la colazione.
“Ciao.”
Rispose questi senza guardarla in faccia. Aveva un espressione triste e
furibonda insieme che colpì Alice. Il giorno prima erano
stato insieme tutto il pomeriggio e avevano riso e scherzato, come mai
un saluto così freddo?
“Che
c’è? Tutto bene?”
Chiese lei stupita dal comportamento del ragazzo.
“No.”
Il ragazzo non aggiunse altro e andò verso le scale che
conducevano al dormitorio maschile. Alice era sempre più
allibita.
“Lascia
perdere, problemi con i compagni di stanza.”
La rassicurò Frank con fare dolce. Alice ricordò
il bacio del giorno prima e si sentì avvampare, era stato
così perfetto, così unico. Aveva paura di avere
rovinato tutto con la figuraccia di quella mattina.
“Nulla di
grave spero.”
Chiese lei rassicurata all’idea di non essere
l’unica ad avere problemi con le compagne di stanza.
“Beh, sono
spariti nel nulla.”
Lo guardò e nei suoi occhi lesse preoccupazione ma anche un
pizzico di delusione e di rabbia, poteva capirlo alla perfezione.
“Come? Beh, ti
capisco. Anche Lily è sparita da ieri sera. Sono
preoccupata.”
Ancora una volta si chiese dove diavolo potesse essere finita senza
riuscire ad arrivare ad una risposta convincente.
“Dai, vedrai
che non è successo nulla e che ci stiamo preoccupando per
nulla.”
La tranquillizzò lui.
“Speriamo.”
Rispose Alice con gli occhi bassi.
“Colazione?”
Propose lui sorridendo e tendendogli una mano. Alice sorrise e
annuì e insieme a lui varcò il buco del ritratto
trovandosi di fronte una stanca e sconvolta Lily Evans.
“Dove diavolo
eri finita? È tutta notte che mi fai preoccupare.”
Chiese Alice infuriata. Aveva passato tutta la notte a preoccuparsi ed
eccola li di fronte tutta intera. Non sapeva se saltarle al collo o
picchiarla.
“Lunga
storia..”
Disse lei a mo’ di risposta.
“Pensi di
cavartela così?”
Chiese Alice con le mani sui fianchi.
“Scusa Alice
mi spiace. Faccio una doccia e poi vi raggiungo a colazione. Dopo vi
spiego tutto. Promesso!”
Disse lei entrando nel buco del ritratto e correndo verso le scale.
“Lily”
“Ti voglio
bene Ally!”
Rispose lei sorridendo e lanciandole un bacio. Sapeva che Alice era
arrabbiata ma che nonostante tutto le voleva bene e che
l’aveva già perdonata.
Alice alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.
Peter stava raccogliendo le sue cose per andare a lezione quando Sirius
Black entrò nella stanza con il viso decisamente stanco e il
fiatone come se avesse corso per tutto il castello.
“Peter”
Disse lui parandosi di fronte all’amico e cercando di
riprendere fiato.
“Che
vuoi?”
Il suo tono era sdegnato. Sirius capì che era deluso per
come era stato trattato. Si guardò intorno e notò
i tre letti intatti. Peter non sapeva nulla e probabilmente quella
notte, non vedendo né lui, né James né
Remus si era sentito abbandonato.
“Scusa per
ieri ero di corsa. È successo di tutto ora di
spiego..”
Disse Sirius sentendosi in colpa.
“Non mi
interessa..”
Rispose Peter continuando a fare l’offeso.
“Remus voleva
lasciare la scuola e James è disperso in un altro tempo o in
un’altra dimensione.”
Disse Sirius tutto d’un fiato lasciando senza parole
l’amico.
“Come?”
“Capisci
perché avevo fretta e ti ho trattato male?”
Spiego Sirius tendendogli una mano.
“Sono uno
stupido, spiega tutto per bene e dimmi che posso fare.”
Rispose Peter stringendo la mano all’amico e sentendosi
nuovamente uno di loro.
Sirius gli raccontò velocemente tutto quello che era
successo e le ipotesi che aveva fatto Remus sul portale dimensionale o
temporale. Peter lo guardava allibito chiedendosi come potessero
concentrarsi tante sfighe in così poche ore.
“Quindi ho
è in tempo diverso o in una dimensione diversa?”
Chiese Peter dopo aver ascoltato il lungo resoconto di Sirius. Si
sentiva uno stupido, se non avesse fatto l’arrabbiato e
avesse dato da subito retta a Sirius la Evans non avrebbe scoperto il
segreto di Remus.
“Praticamente
si secondo Remus.”
“Come si fa a
farlo tornare?”
“Non lo
sappiamo ancora, dobbiamo cercare in biblioteca.”
Rispose Sirius lasciandosi cadere seduto sul letto. Si sarebbe fatto
volentieri una dormitina per poi scappare a rubare qualcosa da mangiare
nelle cucine ma non ne aveva il tempo. Doveva pensare a James.
“Cosa posso
fare io?”
Chiese Peter, ansioso di rendersi utile per rimediare al mancato aiuto
che aveva dato a Sirius quella notte.
“Inventa una
scusa per me e James. Di che James è tornato a casa
perché sua nonna non sta bene e che io ho la febbre, poi
fingi di sentirti male e raggiungici in biblioteca. Anzi no, nella
stanza delle necessità.”
Disse Sirius grattandosi la testa. Decisamente se avesse raccontato lui
una balla ai professori sarebbe stato poco credibile a causa dei suoi
precedenti.
“Ci penso io,
fidati di me.”
Disse Peter prendendo la sua borsa e dirigendosi fiero a lezione. Era
orgoglioso di avere un compito e di poter aiutare i suoi amici che in
così tante occasioni avevano fatto tanto per lui.
“Speriamo
bene...”
Sospirò Sirius a bassa voce non appena Peter ebbe lasciato
la stanza. A volte Peter era così distratto.. Ci metteva le
migliori intenzioni ma finiva comunque per combinare qualche guaio.
Decise che prima di tornare da Remus aveva bisogno di una doccia e si
infilò nel bagno. Nel frattempo nella sala comune Lily stava
mettendo Alice al corrente di quello che era successo quella notte,
trascurando la scoperta della licantropia di Remus.
“Pensavo fossi
con Potter..”
Disse Alice tenendo la testa bassa.
“Come?”
Lily non capiva il perché del comportamento della sua amica
e come poteva pensare che avesse passato la notte con Potter.
“Beh, eri
sparita.. Lui non si trovava.. Ci ero anche rimasta male
perché non mi avevi detto nulla..”
Ammise lei.
“Ma sei matta?
Con Potter? E poi ti avrei avvisata..”
Rispose la rossa facendosi d’un tratto cupa e pensierosa.
“A che
pensi?”
Chiese Alice stupendosi del cambio d’umore improvviso di Lily.
“No,
è che parlando di Potter mi hai fatto notare che
è sparito da ieri pomeriggio..”
Pensando a lui si infiammò di rabbia. Il pomeriggio
precedente non l’aveva invitata e aveva anche rifiutato di
andare con loro. Forse aveva deciso di scordarla, che non valeva la
pena provarci con una come lei. Lily si sentì una stupida
per avere buttato via tutte le occasioni che aveva avuto fino a quel
momento. D’improvviso capì la verità:
era innamorata di Potter ma se ne era resa conto troppo tardi, ormai a
lui non importava più di lei. La sera prima era anche
sparito. Era preoccupata, qualcosa dentro di lei le diceva che gli era
successo qualcosa ma il suo cervello scartava l’idea.
Probabilmente era con qualche ragazza da qualche parte..
L’idea la faceva soffrire.
“Dai, vedrai
che ne starà combinando una delle sue.”
Cercò di consolarla Alice. Capiva alla perfezione quello che
stava passando per la mente di Lily, non aveva bisogno di chiederlo. La
sua amica stava soffrendo, voleva sapere dove si fosse cacciato Potter
ma aveva paura di trovarlo tra le braccia di un’altra.
“Ciao ragazze,
scusa per prima Alice.. “
L’improvviso arrivo di Peter interruppe la conversazione
delle due ragazze. Alice notò che sembrava di umore
decisamente migliore rispetto a qualche ora prima.
“Figurati, hai
trovato i tuoi compagni di stanza?”
Chiese Alice, curiosa di sapere il motivo di quell’improvviso
cambio d’umore.
“Come? Ah si..
Rintracciati tutti..”
Rispose lui distrattamente.
“Quindi sai
dove si è cacciato Potter?”
Chiese Lily, intervenendo nella conversazione.
“James? Ehm..
Si..”
Rispose vago lui. Era troppo vago, forse non voleva che lei ci
rimanesse male, non voleva dirle che in realtà James era a
fare chissà cosa, chissà dove e con
chissà chi.
“Dove?”
Chiese ancora lei.
“Sua nonna sta
male ed è andato a trovarla.. Scusa devo
scappare..”
Rispose lui guardando l’orologio e correndo verso il buco del
ritratto.
“Vedi ti
preoccupavi per nulla!”
Disse Alice sorridendo.
“Andiamo anche
noi, sennò facciamo tardi..”
Lily sembrava decisamente più tranquilla dopo aver scoperto
che James non era con una donna misteriosa ma con sua nonna anche se
quel brutto presentimento non la abbandonava. Lily scosse la testa e si
disse che le lezioni della mattinata le avrebbero fatto dimenticare
tutti i problemi.
Un ora dopo Remus, Sirius e Peter erano nella stanza delle
necessità, alla ricerca di una soluzione. Remus era molto
pallido e debole, come al solito dopo la luna piena e aveva dovuto
aspettare Sirius per trasportare tutti quei pesanti libroni dalla
biblioteca.
Sirius e Peter si stavano documentando sui portali temporale e
dimensionale mentre Remus consultava un libro che illustrava gli
oggetti in grado di crearne.
All’improvviso Sirius chiuse il libro violentemente sbuffando.
“Dicono solo
banalità. Un portale temporale conduce a un tempo diverso,
precedente o successivo a quello di partenza mentre un portale
dimensionale conduce a una dimensione parallela dove i fatti possono
essere stravolti.”
“Qui dice
anche che un portale dimensionale è più sicuro di
uno temporale. Un portale temporale può causare
stravolgimenti molto pericolosi al tempo di partenza mentre uno
dimensionale mostra come si potevano svolgere i fatti se si fossero
prese decisioni diverse.”
Aggiunse Peter imitando Sirius e chiudendo il libro.
“Forse ci
siamo”
Disse Remus con aria soddisfatta di chi ha appena scoperto qualcosa.
“Ma hai
ascoltato quello che abbiamo detto noi?”
Chiese Sirius scocciato.
“Certamente.
Qua elenca degli oggetti in grado di aprire un portale. Alcuni possono
aprire portali temporale, altri portali dimensionali. Gli oggetti che
possono aprire entrambi sono molto rari e uno di loro è lo
specchio magico di James.”
“Cosa? Fa
vedere!”
Disse Sirius strappando il libro di mano a Remus. Anche Peter si sporse
in avanti per vedere.
“Quindi non
sappiamo se è in un tempo diverso o in una dimensione
diversa..”
Osservò Sirius sconsolato all’idea di non sapere
esattamente dove fosse finito il suo amico.
“Non importa.
Il portale si è aperto perché lo specchio di
James è entrato in contatto con il suo gemello perfetto da
un’altra epoca o da un’altra dimensione. Per
riportare James qua dobbiamo far si che lo specchio di James e quello
di Sirius entrino in contatto.”
Disse Remus indicando un paragrafo scritto in neretto.
“Quindi
è stato l’altro ragazzo che è comparso?
Viene da un altro tempo o da un’altra dimensione, giusto?"
Chiese Sirius ripromettendosi che avrebbe distrutto quel ragazzino se
mai se lo fosse trovato davanti.
“Esatto. Ha
usato l’incantesimo che c’è su questo
libro per fare entrare in contatto gli specchi.”
Rispose tranquillo Remus.
“Ma adesso
James dove è finito? A spasso nel tempo o nelle
dimensioni?”
Chiese Peter dubbioso.
“No, in un
luogo neutro dove non c’è né tempo
né dimensioni. “
Spiego meglio Remus.
“Allora il
ragazzo ha fallito!”
Concluse Sirius euforico.
“No, tramite
lo specchio di James che è il gemello perfetto del suo
è in questa specie di limbo e adesso aspetta che noi o gli
altri li richiamino.”
“Specchio
gemello perfetto? Altri?”
Sirius cominciava a non capirci più nulla.
“Lo specchio
gemello è il secondo che compone la coppia, in questo caso
il tuo. Il gemello perfetto è lo stesso specchio che ha
James in un altro tempo o dimensione. Gli altri sono gli amici di
questo ragazzo. “
Spiegò velocemente Remus.
“Fammi capire,
noi possiamo riportare qui James e il ragazzo misterioso e gli amici di
sto tizio potrebbero fare lo stesso e portare James chissà
dove?”
Chiese Sirius temendo la risposta.
“In quel caso
non avremmo modo di riportare James qui, sarebbe perso.”
Rispose Remus con voce rotta dal terrore all’idea di James
perso chissà in quale dimensione.
“Dobbiamo
muoverci!”
Urlò Sirius.
“Ma non
sappiamo chi è..”
Disse Peter dubbioso e spaventato al tempo stesso.
“Non importa,
salvare James è più importante. Probabilmente
viene da un’altra dimensione parallela alla nostra.”
Osservò Remus dopo qualche secondo di riflessione.
“Perché?
Chiese Sirius stupito. A volte il cervello di Remus lo spaventava. Non
capiva come faceva ad avere intuizioni così geniali e a
trarre conclusioni perfette anche in un momento come quello.
“Se
è così intelligente da avere trovato un modo di
aprire un portale non sarà così sciocco da
rischiare di giocare con il tempo.”
Obbiettò Remus.
“Giusto,
muoviamoci.”
Concluse Sirius. Non era il momento di parlare, era il momento di
riportare a casa James prima che fosse troppo tardi.
“I miei amici?
Cominci a farmi paura.”
James cominciava a temere quel ragazzo sconosciuto che sapeva tutto di
lui.
“Tranquillo.
In ogni caso la pozione è finita. Tra poco meno di
un’ora vedrai il mio vero volto.”
Rispose l’altro. Non aveva nessuna intenzione di fare del
male a James e lo lasciava tradire dal modo pacato e rassicurante in
cui gli rispondeva.
“Sei stato tu
a portarci qui?"
James non riusciva a fidarsi di lui. Voleva capire il perché.
“Si, questa
è una zona neutra. Per questo la mappa del malandrino non
Va.”
Spiego l’altro.
“Come fai a
sapere della mappa?”
Chiese James ancora più stupito. Sapeva dei malandrini e
sapeva della mappa. Era impossibile, nessuno a parte loro quattro
sapeva.
“So tante
cose. Prendi lo specchio, servirà per andarcene da
qui.”
Disse lui indicando la tasca dei pantaloni di James.
“Come?
Chiese James stupito.
“Può
aprire un portale dimensionale o temporale.”
Spiegò il ragazzo misterioso.
“Quindi tu
vieni da un’altra dimensione o da un altro tempo.”
Concluse James. Si chiedeva chi potesse essere per conoscerlo bene.
“Molto
bravo..”
Disse l’altro sorridendo. Il suo sorriso aveva qualcosa di..
Malandrino. James non se lo sapeva spiegare.
All’improvviso lo specchio di James si illuminò e
cominciò a vibrare come aveva fatto nella foresta proibita.
“Che
succede?”
Chiese James spaventato.
“Hanno aperto
il passaggio”
Disse semplicemente l’altro. James guardò lo
specchio e gli sembrò di vedere Remus e Peter.
“James
muoviti!”
James sentì la voce di Sirius e si scosse dal quello stato.
Senza pensarci un attimo si avvicinò allo specchio e si
sentì come risucchiato in un vortice. Qualche secondo dopo
si ritrovava nella stanza delle necessità e i suoi tre amici
di sempre lo stavano guardando spaventati e felici per averlo di nuovo
tra loro. Dietro di lui c’era quello strano ragazzo.
“Te lo avevo
detto che ci avrebbero pensato loro.”
Disse semplicemente.
“E questo chi
è? Chi sei, parla!”
Sbottò Sirius palesemente arrabbiato.
“Viene da una
dimensione parallela alla nostra.”
Spiegò Remus e James che annuì. Remus si
stupì vedendo che James sapeva già tutto.
“Ha preso la
pozione polisucco, tra poco vedremo il suo vero aspetto.”
Spiegò a sua volta James.
“Silente.”
Disse semplicemente questi.
“Come?
Chiese James senza capire.
“Vorrei andare
da Silente. Tranquilli non dirò nulla di voi.”
La richiesta parve loro strana ma non c’era ragione per non
esaudirla. Quello strano ragazzo avrebbe potuto fare del male a James e
invece sembrava si fosse servito di lui per arrivare nella loro
dimensione. Non sapevano quale ragione l’avesse spinto a fare
una cosa del genere ma decisero che James l’avrebbe
accompagnato da Silente. Dopo tutto se rimaneva al castello aveva
bisogno di una buona ragione per spiegare il suo arrivo e se
c’era una cosa sulla quale i cinque ragazzi concordavano era
che Silente avrebbe capito.
James e il ragazzo camminavano il silenzio, non avevano nulla da dirsi
dopo la conversazione in quella strana stanza bianca. James si sentiva
stranamente a disagio con quel ragazzo che pareva conoscerlo
così bene. Sembrava che il ragazzo conoscesse bene anche il
castello. Ancora una volta James si chiese il perché. Erano
arrivati fuori dall’ufficio del preside. Ma
d’improvviso il ragazzo si fermò. Sembrava che
stesse male, l’effetto della pozione stava finendo e il
ragazzo tornò al suo vero aspetto. La visione che gli si
parò davanti lasciò James sconvolto. I capelli
rossi del ragazzo si erano scuriti fino a diventare scuri e in
disordine. Il ragazzo alzò gli occhi e James si
trovò di fronte la sua fotocopia proveniente da una
dimensione diversa. Avrebbe voluto urlare ma la voce gli si spense in
gola e riuscì solamente a balbettare qualcosa di stupido e
quasi incomprensibile.
“Tu.. Non
è possibile.. Tu sei.. Steven..”
Il ragazzo non riuscì ad aggiungere altro. Era sconvolto.
Il ragazzo rimase immobile a fissare James. Non sapeva nemmeno lui cosa
fare, pensava la pozione sarebbe durata di più. Non voleva
che James sapesse di lui in quel modo, sapeva che la sua reazione
sarebbe stata quella. Rimase li a guardare l’altro sconvolto
senza sapere se dire qualcosa o abbracciarlo. Aprì la bocca
per dire qualcosa poi all’ultimo momento ci
ripensò ed entro nell’ufficio del preside
chiudendosi velocemente la porta alla spalle.
“Salve preside
vorrei parlare con lei, è molto importante.”
Disse il ragazzo ancora scosso per quanto successo qualche attimo prima.
Il preside lo guardò con quegli occhi così
penetranti e comprensivi e stette ad ascoltare la sua incredibile
storia senza interromperlo.
“Allora
preside, che mi dice.”
Chiese il ragazzo guardando il vecchio preside negli occhi.
“Che per me va
bene, rimarrai qui. I tuoi amici potranno raggiungerti domani,
penserò io ad aprire un nuovo portale.”
“Grazie
mille.”
Era sicuro che Silente avrebbe capito e l’avrebbe aiutato.
“Di nulla, da
adesso sarai Steven Potter.”
Disse il vecchio preside. Steven? Era il nome con cui lo aveva chiamato
James poco prima nel corridoio.
“Steven
Potter?”
“Il gemello di
James morto tanti anni fa. James ti ha scambiato per lui,
sarà meglio per tutti e non dovrai dare loro troppe
spiegazioni.”
Sarebbe stata una soluzione perfetta. Tutti avrebbero creduto che si
fosse trasferito da un’altra scuola. Ma James?
“È
sicuro?”
Chiese titubante.
“Certo,
credono tu venga da una dimensione parallela. Dirai loro che nella tua
dimensione è stato James a morire per via del lupo
mannaro.”
Il vecchio preside aveva pensato a tutto. Gli fece un incantesimo per
cambiare il colore dei suoi occhi e poi gli disse di seguirlo in sala
grande. Era stato fortunato, James era rimasto sconvolto dal suo
aspetto e non si era accorto degli occhi. Se ci fosse stato li anche
Remus non si sarebbe fatto sfuggire quel dettaglio, ne era sicuro.
In sala grande James era sconvolto, sembrava un fantasma. Peter lo
aveva trovato fuori dalla porta dell’ufficio di Silente che
fissava la porta. Non aveva aperto bocca se non per dire che stava bene.
“James che ti
prende sei così pallido.”
Provò Remus senza ottenere risposta.
“James che
hai?”
Anche Sirius era molto preoccupato.
I tentativi di capire cosa avesse l’amico furono interrotti
dalla voce del preside.
“Ragazzi, un
po’ di attenzione.. Oggi diamo il benvenuto in questa scuola
a Steven Potter, il gemello di James Potter. Fino ad ora ha frequentato
un’altra scuola, sarà nei Grifondoro.. Spero gli
riserverete una bella accoglienza.”
James a quelle parole alzò lo sguardo verso il gemello che
si stava avvicinando al tavolo senza avere la forza di fare o spiegare
qualcosa e si spostò leggermente per lasciarlo sedere al suo
fianco. Tutta la scuola li fissava e gli altri malandrini non
riuscivano a credere a quello che avevano davanti ma compresero il
motivo che aveva sconvolto così tanto James.
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Capitolo 12 *** PORTALI, FRATELLI E PADRI ***
mi rendo conto che spesso e
volentieri sono da uccidere perchè tra esami e vacanze non
aggiorno per settimane. il fatto è che io vivo soprattutto
di ispirazione. capitemi, piuttosto di scrivere banalità
meglio non scrivere, no?
cmq grazie a tutti
quelli che mi seguono cmq, anche se sono un autrice insopportabile!
innanzitutto grazie
ai 22 che mi hanno messo tra i preferiti e ciao al lettore che mi ha
abbandonato..
poi un grazie ancora
più grande va a chi oltre a leggere si è anche
fermato a scrivere:
vale lovegood: spero
che abbia ottenuto tutte le spiegazioni che volevi. vedrai che adesso
che i malandrini sono aumentati se ne vedranno delle belle!
lyrapotter: remus a
volte fa paura anche a me. sirius da solo starebbe ancora correndo per
il castello. hai visto giusto, lily è sempre più
innamorata..
germana: ecco il
capitolo nuovo.. ti piace?
lyan: in questo
capitolo si svela qualche mistero. almeno per i lettori..
pikkolina88: bella la
tua ff! prometto che adesso commento! no, steven non aveva gli occhi
verdi. li aveva color nocciola come il fratello.
jomarch: mmmm.. mi sa
che ci hai visto giusto!
CAPITOLO 12
PORTALI,
FRATELLI E PADRI
L’intera sala grande li fissava. Persino i
professori che ora stavano domandandosi come fosse possibile.
La più stupita di tutti era la professoressa di
Trasfigurazione: era sicura che Steven Potter fosse morto molti anni
prima, era stato Silente a raccontarle tutta la storia.
Al tavolo di Grifondoro era calato un silenzio irreale. James e Steven
sedevano vicini di fronte a Remus, tutti gli altri li fissavano
immobili.
“Sapevi che Potter aveva un gemello?”chiese Alice a
Frank.
“No, non ne ha mai parlato..” rispose lui.
“Sembra non lo sapesse nessuno. Guarda i suoi amici
malandrini che facce stupite che hanno..” osservò
Lily Evans con finto disinteresse. Era furiosa e delusa
perché non sapeva nulla di questo gemello. Il suo cervello
le fece notare che in fondo non era il suo ragazzo e quindi non era
tenuto a raccontarle tutto. Lei scacciò
quell’osservazione come si fa con una mosca fastidiosa. Era
irrazionale ma si sentiva tradita. Fissò i due ragazzi,
erano identici. Sembrava che James fosse a disagio in mezzo a tutta
quella gente che lo fissava e parlava di lui, l’altro invece
sembrava non farci caso.
Sirius e Remus si fissarono a lungo, poi Sirius prese
l’iniziativa.
“Che avete tutti da guardare? Nessuno ha fame
oggi?” urlò con rabbia il moro. James era li fermo
immobile e tutti lo fissavano come un pesce in un acquario. Non poteva
permettere che facessero del male al suo migliore amico.
L’altro ragazzo invece sembrava tranquillissimo.
“Dai Sirius, calmati. Andiamo nella torre..”
propose Remus facendo sedere Sirius.
James alzò la testa e annuì lentamente.
“Non ho più fame..” disse semplicemente,
inconsciamente si ritrovò a fissare il fratello. Erano stati
insieme per ore in quella stanza e lui non aveva detto nulla. E poi era
impossibile, suo fratello era morto. Come poteva essere qui? Cosa
sapeva Silente?
Aveva mille domande in testa ma in quel momento la cosa che voleva di
più era parlare con i malandrini da solo, senza Steven.
“A dopo fratellino, Silente ha detto che sono in camera con
voi. Cosi magari mi presenti i tuoi amici..” rispose
tranquillamente Steven.
Ancora una volta Peter, Sirius e Remus lo fissarono.
“Ok.. Frank lo accompagni tu quando avete finito di
mangiare?” chiese James guardando l’amico. Frank
fece un cenno con la testa, con la bocca piena di arrosto.
“Aspetta.. Ieri ti cercavo.. Come sta tua nonna?”
chiese la rossa alzandosi e bloccando la strada a James. Si rendeva
conto che non era il momento migliore ma voleva parlargli, voleva
sentire la sua voce e vederlo ridere.
James in quel momento non era in grado di fare nessuna di quelle tre
cose.
“Scusa Lily, non sto molto bene e sono un po’
stanco. Possiamo parlarne domani?” rispose James con un
sussurro lasciando Lily nella confusione più totale.
L’aveva respinta ancora, per la seconda volta in pochi
giorni. Senti la rabbia e la delusione montare dentro di lei. Avrebbe
voluto urlargli tante cose, saltargli al collo, baciarlo ma non fece
nulla di tutto ciò.
“Ok, buona notte.” disse solamente mentre tornava
al tavolo. Steven incrociò lo sguardo della rossa solo per
un attimo e poi torno al suo arrosto.
Raggiunsero la torre di grifondoro in pochi minuti e James fu il primo
a buttarsi sul letto.
Remus bloccò e insonorizzò la porta con un
incantesimo e poi si voltò verso gli amici.
James era sdraiato a pancia in giù sul letto con la testa
affondata nel cuscino. Sirius era seduto di fianco a lui e cercava di
convincere l’amico ad alzarsi. Peter invece guardava la scena
da lontano senza sapere bene cosa fare. Non aveva mai visto James
così. Di solito non c’era mai quando succedevano
le cose. Gliele raccontavano e basta. Peter realizzò che non
avrebbe retto a vedere James stare così male quindi finse di
essersi dimenticato di un appuntamento e scappò dalla stanza.
Remus si avvicinò al letto di James. Dopo qualche minuto
quest’ultimo si alzò.
“Era morto. L’ho visto morire. Ho visto la tomba
che ci fa qui?” chiese James
Sirius gli stringeva la mano per fargli sentire che era li con lui.
“Il portale” disse Sirius all’improvviso.
“Il portale?” Chiese James stupito.
“Giusto! Lo specchio ha aperto un portale magico.
Deve essere un portale dimensionale.” spiegò Remus.
“Quindi quello è il mio gemello che viene da
un’altra dimensione?” chiese James cominciando a
capire.
Remus e Sirius si guardarono e poi annuirono in risposta. Sul viso di
Sirius all’improvviso si disegnò un sorriso.
“È fantastico! James hai di nuovo il tuo gemello!
Ha aperto il portale per te, voleva rivederti. Lo specchio poteva
portare te nella sua dimensione o lui nella tua, in ogni caso sareste
stati di nuovo insieme! Pensa a quello che potremmo combinare adesso
che lui è qui!” disse Sirius.
James riflettè sulle parole di Sirius. Aveva di nuovo suo
fratello. Era venuto da un’altra dimensione per lui. Sirius
aveva ragione, il resto non importava.
“Beh, in questo caso devi presentarcelo!” convenne
Remus.
I tre ragazzi cominciarono a ridere e a proporre idee per nuovi scherzi
da mettere in pratica con Steven. Eccò perché
sapeva così tanto su di loro.
Nel frattempo nella sala grande tutti erano tornati a mangiare senza
fare caso ai gemelli Potter.
“Frank, vado di sopra.” disse Steven alzandosi dal
tavolo.
“Aspetta, tuo fratello mi ha chiesto di accompagnarti. Non
sai dove devi andare!” disse Frank.
“Non ti preoccupare, chiederò a un fantasma. Ho
voglia di fare un giro. Ci vediamo più tardi!”
disse il ragazzo allontanandosi velocemente.
Era così strano essere in quel posto. Aveva passato
così tanto tempo a progettare tutto e ora era li. Non gli
sembrava vero.
Uscendo dalla sala grande incrociò parecchi fantasmi ma non
ne fermò nessuno. Sapeva bene dove era il dormitorio. Aveva
lasciato un po’ di tempo ai malandrini perché
realizzassero cosa era successo. James era rimasto sconvolto, e anche
gli altri non erano da meno. Di li a poco li avrebbe incontrati.
Cercò di ricordare le parole di Silente in proposito a
quello che doveva dire.
[FLASH BACK]
Silente sentì la porta del suo studio sbattere,
alzò la testa dai suoi libri e si ritrovò davanti
la copia esatta di James Potter. L’unica differenza erano gli
occhi, verde smeraldo.
“Buongiorno ragazzo, posso sapere chi sei?” chiese
il vecchio preside.
“Beh, le sembrerà impossibile. Sono Harry James
Potter e vengo dal futuro. Questa è una lettera della
preside del mio tempo, la McGranitt.” disse il ragazzo
passando a Silente una pergamena con il sigillo del castello. Il
preside non disse altro e si mise a leggere.
“Qui c’è scritto che per gravi eventi
non ti è stato possibile frequentare il settimo anno nel tuo
tempo. E che l’unico modo per diventare Auror è
che tu lo frequenti nel passato. Posso chiedere come mai sei arrivato
qui e perché hai scelto proprio questo
tempo?”chiese il vecchio preside. Era tranquillo, come se
vedere entrare un ragazzo del futuro nel suo studio fosse la cosa
più normale del mondo.
“Ho usato questo specchio, se collegato con un suo gemello
può aprire un passaggio temporale. Il gemello di questo
specchio era in questo tempo.” spiegò Harry.
“Benissimo, per me non ci sono problemi. Ma non dovrai
modificare il futuro. Intesi?” disse Silente.
“Certamente. Nella lettera del preside si fa riferimento
anche a dei miei amici. La McGranitt ha detto che per condurre anche
loro qui ci avrebbe pensato lei. Allora preside, che mi
dice.” Chiese il ragazzo guardando il vecchio preside negli
occhi.
“Che per me va bene, rimarrai qui. I tuoi amici potranno
raggiungerti domani, penserò io ad aprire un nuovo
portale.”
“Grazie mille.”
Era sicuro che Silente avrebbe capito e l’avrebbe aiutato.
“Di nulla, da adesso sarai Steven Potter.”
Disse il vecchio preside. Steven? Era il nome con cui lo aveva chiamato
James poco prima nel corridoio.
“Steven Potter?”
“Il gemello di James morto tanti anni fa. James ti ha
scambiato per lui, sarà meglio per tutti e non dovrai dare
loro troppe spiegazioni.”
Sarebbe stata una soluzione perfetta. Tutti avrebbero creduto che si
fosse trasferito da un’altra scuola. Ma James?
“È sicuro?”
Chiese titubante.
“Certo, credono tu venga da una dimensione parallela. Dirai
loro che nella tua dimensione è stato James a morire per via
del lupo mannaro.”
Il vecchio preside aveva pensato a tutto. Gli fece un incantesimo per
cambiare il colore dei suoi occhi e poi gli disse di seguirlo in sala
grande. Era stato fortunato, James era rimasto sconvolto dal suo
aspetto e non si era accorto degli occhi. Se ci fosse stato li anche
Remus non si sarebbe fatto sfuggire quel dettaglio, ne era sicuro
[fine flash back]
Perso nei suoi pensieri e ricordi si ritrovò davanti alla
camera dei malandrini. Sentiva delle voci provenire
dall’interno. Sembravano urla e risate. Provò ad
aprire la porta ma era bloccata da un incantesimo.
“Il vecchio Remus è stato previdente!”
si disse tra se e se.
Prese la sua bacchetta ed aprì la porta.
I malandrini sentirono la porta aprirsi e si girarono di scatto
stupiti. Steven era riuscito ad aprire la porta.
“Come hai fatto? Nessuno era mai riuscito a rompere
quell’incantesimo!” chiese Remus scandalizzato.
“Hai idea di quante volte l’ho già
fatto?” chiese Harry/Steven con un sorriso malandrino dipinto
sul volto.
“Non per nulla è mio fratello.”
precisò James abbracciandolo. Harry si lasciò
stringere in quell’abbraccio. Il primo contatto con suo
padre. Stava per lasciarsi andare e raccontargli la verità
quando le parole di Hermione gli tornarono in mente. Non poteva
rivelare nulla del futuro.
“Questi sono Sirius e Remus. Peter invece è
sparito. Lo conoscerai domani..” presentò James.
“Piacere Steven, anche se li conosco bene!”
precisò l’altro ragazzo.
“Davvero?” chiese Sirius gonfiandosi come un pavone.
“Per forza, viene da un mondo parallelo.”lo
smontò Remus.
“È cosi puntiglioso anche nel tuo
mondo?” chiese Sirius
“Oh si!” rispose Harry.
“Il mondo dal quale vieni è simile al nostro,
quindi?” chiese Remus incuriosito.
“Beh, si. Direi che è uguale. Solo nel mio mondo
il mio gemello, James, non c’è più.
E in camera con noi al posto di Frank
c’è un ragazzo che si chiama Ron. E
c’è anche un’altra ragazza che qui non
c’è, Hermione. Silente li farà arrivare
domani.” spiegò Harry. Aveva fatto una pausa dopo
aver detto di James.
“Come James non c’è
più?” chiese Sirius a metà tra lo
stupito e l’arrabbiato.
“Beh, è ovvio No..” disse James cercando
con lo sguardo Remus e Steven come supporto morale.
“Cosa è ovvio? non capisco..”
continuò Sirius.
“Nella sua dimensione sono stato io a morire per colpa di
Greyback, non lui.” spiegò James tristemente. Gli
faceva strano immaginare un mondo in cui i malandrini esistevano senza
di lui. Un mondo in cui Sirius chiamava fratello Steven. Un mondo in
cui lui non esisteva più. Per un momento si sentì
distrutto a quell’idea. Due lacrime cercarono anche di
scendere dalle sue guance ma lui non lo permise. Le ricacciò
indietro e fissò divertito la faccia sconvolta di Sirius.
Anche lui stava pensando le stesse cose. Era proprio il suo migliore
amico.
Harry si sentiva un ipocrita. Si rendeva conto che quello che stava
raccontando stava sconvolgendo suo padre, Sirius e Remus ma non poteva
dire loro la verità. Avrebbe voluto gettarsi tra le loro
braccia e raccontargli del futuro. Di come sarebbero stati traditi dai
loro amici. Di come sarebbero morti. Ancora una volta le parole di
Hermione tornarono alla mente.
Sirius, il suo padrino, la persona che più di ogni altra
aveva considerato un padre. Remus, la sua guida, il suo insegnante, la
sua ancora durante un anno difficile. Erano li con lui, il giorno
successivo Silente avrebbe portato lì anche Ron ed Hermione
e poi avrebbero passato un anno insieme per poi tornare nel loro tempo
e diventare auror.
C’era anche sua mamma, la dolce Lily.
Senza che se ne accorse due lacrime fecero capolino sul suo viso. Remus
se ne accorse e lo abbracciò.
“Siete di nuovo insieme ora. Siamo tutti insieme
ora.” disse Remus mentre lo abbracciava.
In breve tempo anche Sirius e James si unirono all’abbraccio.
I tre malandrini pensavano fossero lacrime di gioia per la tanto
sospirata riunione di due fratelli tragicamente separati. In
realtà erano la lacrime di un figlio che riabbraccia il
padre e i tanto adorati zii a lui strappati da Voldemort.
Quella sera tutti fecero fatica ad addormentarsi. In poco
più di un giorno erano successe un sacco di cose. Il solo
ripensarci faceva girare la testa. Quello che prese sonno per primo fu
Sirius che finalmente aveva smesso di correre qua e la per il castello.
James sequestrò il gemello e si misero a parlare per ore.
Uno era felice di ascoltare la voce del fratello, l’altro di
essere li con suo padre. A Remus invece toccò aggiornare
Peter che si era finalmente deciso a tornare in camera chiedendosi
perché certe inconbenze toccassero sempre a lui!
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Capitolo 13 *** NUOVI ARRIVI E NUOVI AMICI ***
CAPITOLO 13
NUOVI ARRIVI
E NUOVI AMICI
Il mattino arrivò in fretta, troppo in fretta per i nostri
eroi o almeno così dicevano le occhiaie sui loro visi, Peter
escluso. Peter era eccitato all’idea di conoscere il fratello
di James e fu il primo ad alzarsi. La sua delusione fu enorme nel
constatare che Steven era già uscito quella mattina.
“Si
è alzato presto per andare ad accogliere i suoi amici.”
spiegò tranquillamente James.
“I suoi amici?” chiese attonito Peter. Era deluso,
desiderava ardentemente conoscerlo. In quelle occasioni si sentiva
l’unico sfigato escluso da quello che facevano gli amici,
anche se quella volta la colpa era solo sua.
“Si, Silente ha aperto un portale per portare qui anche
loro.” continuò James annodandosi la cravatta.
Peter e gli altri notarono il comportamento di James, era
così tranquillo, a suo agio. Come se avesse ritrovato quello
che aveva perso.
“Ah ecco..” mormorò sconsolato Peter.
“Suvvia Peter. Lo vedrai più tardi a
lezione.” cercò di consolarlo Remus.
“Se tu fossi rimasto ieri sera lo avresti già
visto e conosciuto.” aggiunse Sirius in tono aspro. Era
dell’idea che Peter si fosse comportato da stupido la sera
prima, e non mancava di farlo notare.
“Mi dispiace ragazzi. Mi spiace James.”
mormorò Peter facendosi piccolo piccolo. Aveva colto in
pieno la nota di rimprovero che c’era nella voce di Sirius e
si sentiva in colpa. La sera prima James aveva bisogno del sostegno
degli amici e lui non c’era.
“Eddai non c’è bisogno che fai quella
faccia. È mio fratello non un Serpeverde, ed è
simpatico e affascinante come me!” disse James sorridente per
cercare di sdrammatizzare quella situazione e cercare di fare tornare
il sorriso a Peter. Quella mattina era veramente felice, e nulla e
nessuno avrebbe potuto cambiare le cose.
Nella torre di grifondoro i malandrini non erano gli unici ad avere
dormito poco. Una certa ragazza dai capelli rossi era sveglia da molto
tempo e guardava fuori dalla finestra con aria assorta. Era ottobre ma
non faceva per nulla freddo, era come se l’estate non volesse
lasciare il posto all’autunno nonostante fosse ottobre.
“Sei sveglia da molto?” chiese Alice che si era
appena alzata e aveva ancora gli occhi assonnati.
“Non ho quasi chiuso occhio..” rispose la rossa
senza smettere di guardare la finestra.
“Lily..” mormorò l’amica con
un tono che tradiva un rimprovero.
“Lo so Ally, sono una stupida.” disse Lily
voltandosi verso l’amica. Il suo sguardo era così
triste e perso. Alice senti una morsa al petto. Faceva male vedere la
sua migliore amica in quello stato. Non sapeva come aiutarla, cosa dire.
“No, non lo sei.” disse semplicemente.
“Si, invece. Mi sono accorta di tenere a lui solo quando
l’ho perso. È troppo tardi..” si
lasciò andare la ragazza abbracciando forte il cuscino
desiderando fosse James.
“Non è mai troppo tardi. Hai provato a parlare con
lui?” chiese ancora lei.
“Ieri sera.”rispose Lily senza lasciare il cuscino.
“Che ha detto?” chiese Alice sedendosi vicino
all’amica e cominciando ad accarezzarle i capelli per
calmarla.
“Che non era il momento. Vedi, si è
stancato.” rispose la rossa tuffando la sua testa sulla
spalla dell’amica in cerca di conforto.
“Tesoro mi spiace. Ricordi quello che mi hai detto
l’anno scorso quando Danny mi aveva lasciata? Il mare
è pieno di pesci.” cercò di consolarla
Alice. Non sapeva che dire e aveva una paura tremenda di avere detto
una banalità che avesse fatto infuriare Lily.
La rossa tornò a fissare la finestra senza rispondere. Ora
si rendeva conto di quando era stupida quella frase e quando non fosse
servita a nulla a consolare Alice l’anno prima. Il mare
sarà anche pieno di pesci, ma nessun altro pesce era James
Potter.
Alla fine si alzò dal letto e si mise a prepararsi. Sembrava
uno zombie. Agiva in modo meccanico senza prestare attenzione a quello
che aveva intorno, e infatti non vide il ragazzo che aveva davanti
contro il quale andò a sbattere.
“Ops..” si riscosse dai suoi pensieri la ragazza
alzando gli occhi per vedere contro chi era finita sta volta.
“Scusa, sbattere contro la gente sta diventando un
abitudine.. James!” rimase per un attimo immobile, senza
sapere cosa dire o fare, poi ci penso il ragazzo a toglierla
dall’impiccio.
“Eh.. No! Mi dispiace” disse questo arrossendo
impercettibilmente.
“Ah scusa, Steven giusto?”rispose lei riprendendo
l’uso della parola. Per qualche secondo aveva immaginato che
fosse James e che quella sarebbe stata la loro occasione per parlare.
Poi lui aveva detto di non essere James, ed era anche arrossito.
Sembrava incredibile che un essere così simile a James
Potter potesse arrossire.
“Si, piacere.. Tu sei Lily? Lily Evans voglio dire, il
prefetto di Grifondoro.” disse Harry impacciato. Quella che
aveva di fronte era sua madre, gli sembrava incredibile. Quegli occhi
verdi così uguali ai suoi lo avevano ipnotizzato. Avrebbe
voluto poterla abbracciare ma non era possibile. Ufficialmente loro non
si conoscevano ancora.
“Beh, veramente la caposcuola.” lo corresse lei
sorridendo.
“Oh scusa!” mormorò lui. Quel sorriso
era bellissimo. Quando avrebbe voluto potersi svegliare da piccolo con
quel sorriso e con quella voce così gentile al posto che con
gli strilli e rimproveri degli zii.
“Non ti preoccupare. Scusa tu per averti travolto, ero
soprappensiero. Stai andando a fare colazione e ti sei
perso?” chiese lei curiosa di sapere cosa ci facesse Steven
in giro senza il gemello.
“A dire il vero devo andare da Silente. Oggi arriveranno dei
miei amici, anzi.. Dovrebbero essere già qui.”
spiegò lui guardandola come ipnotizzato.
“Vengono dalla scuola da dove vieni tu?” chiese
lei, sempre più curiosa di sapere qualcosa di più
su quel ragazzo, un po’ perché era il gemello di
James un po’ perché era come se qualcosa in lei
glielo ordinasse. Era come se facesse in qualche modo parte di lei.
Lily scacciò quell’idea così assurda e
ritornò alla conversazione.
“Si.” rispose lui distratto raccogliendo le sue
cose che erano cadute.
“È strano
però.”continuò lei mentre raccoglieva i
libri di pozioni.
“Cosa?”chiese il ragazzo alzando la testa e
incontrando gli occhi di lei.
“Beh, che i tuoi genitori abbiano mandato te e tuo fratello
in due scuole diverse.. E che lui non abbia mai parlato di
te.” chiese lei sempre più curiosa. Non che si
aspettasse una vera e propria risposta. Se assomigliava al gemello le
avrebbe detto di farsi i fatti propri.
“È una lunga storia, e anche piuttosto
noiosa.” rispose invece lui sorridendo e sorprendendola.
“I misteri della famiglia Potter?”
continuò lei ridendo.
“Esatto, magari un giorno te ne racconterò
qualcuno. Ora però devo andare. Ciao Lily Evans..
È stato davvero incredibile parlare con te.” disse
il ragazzo scappando.
Lily rimase ferma in mezzo al corridoio e parecchio confusa. Era stato
così strano parlare con lui. Sembrava così
diverso dal fratello, timido e impacciato ma anche capace di mettere le
persone a suo agio. Era anche meno evasivo di James e non era scappato
via inventando scuse strane. Non sembravano per nulla gemelli quei due.
“Siamo in ritardo!” la voce di Alice la
riportò alla realtà facendole passare di mente i
gemelli Potter.
“Era ora che arrivavi! Dove ti eri cacciato?”
chiesero due voci che lui conosceva bene quasi in coro.
“Ron, Hermione! Che bello, finalmente. Grazie
Professore!” rispose Harry sorridendo spostando lo sguardo
dagli amici al preside.
“Per così poco.. Andate ragazzi. Harry, mi
piacerebbe scambiare quattro chiacchere con te nei prossimi giorni. Ora
immagino avrai molte cose da dire ai tuoi amici. Non dimenticate le
lezioni però..” si raccomandò il
preside.
“Non si preoccupi, è il motivo per cui siamo
qui.” disse Hermione guardando bene negli occhi Ron ed Harry.
“Già..” sospirarono i due guardandosi
sconsolati.
“Wow è così strano essere qui! Harry
come è andata? Ti hanno scoperto?” chiese a
raffica Hermione mentre si guardava intorno estasiata. Erano nel
passato, dove c’erano i genitori di Harry. Erano venuti li
per poter frequentare l’ultimo anno che nel loro tempo non
avevano frequentato per fermare Voldemord. La McGranitt però
era stata chiara: dovevano stare bene attenti a non cambiare nemmeno
una virgola o al loro ritorno avrebbero potuto trovare sorprese
spiacevoli come il ritorno di Voldemord. Harry avrebbe voluto poter
salvare i genitori, avvertirli del pericolo ma il rischio di un ritorno
di Voldemord gli aveva fatto cambiare idea.
“No, credono che io sia Steven, il gemello morto di mio
padre.” rispose lui spiegando brevemente quello che era
successo il giorno prima. Aveva paura che Remus sospettasse qualcosa.
Era sempre stato il più intelligente e sospettoso del gruppo
ma per fortuna gli aveva creduto anche lui.
“Stamattina ho parlato con mia madre.”disse harry
all’improvviso senza un perché.
“Harry, ricorda che non possiamo cambiare il
futuro..” lo ammonì Hermione.
Harry annui e i tre ragazzi andarono verso la torre di grifondoro. Ron
sarebbe stato in camera insieme a Harry e ai malandrini mentre Hermione
sarebbe stata nella stessa camera di Lily. Salirono in camera per
sistemare le loro cose e poi andarono velocemente verso
l’aula di incantesimi.
Appena entrò nell’aula vide i malandrini in fondo
che si sbracciavano per fargli segno di raggiungerli. Harry si
avvicinò a loro seguito da Hermione e Ron.
“Ciao ragazzi!” li salutò Harry
“Questi sono i miei migliori amici, Ron e
Hermione.” disse indicandoli.
“Piacere ragazzi. Io sono James, il gemello di Steven e
questi sono Sirius, Remus e Peter.” disse James indicando a
sua volta gli amici.
“Ciao Steven, ieri sera non ci siamo conosciuti..”
disse il piccolo Peter balbettando. Harry non gli rispose, si
limitò a sorridergli guardandolo in modo freddo. Non appena
Hermione se ne accorse gli tirò una gomitata nelle costole.
“Ciao a tutti ragazzi. Ma voi siete nuovi! Piacere Alice.. E
tu che ci fai in mezzo a questi disgraziati? Presto, devo salvarti..
Vieni a sederti con me!” disse Alice strascinando via
Hermione che lanciava agli amici degli sguardi smarriti.
“E così siamo rimasti tra uomini..”
disse Sirius. “dite un po’, vi va di unirvi a noi
malandrini? Immagino che in un certo senso ne facciate già
parte.. Nella vostra dimensione..” aveva detto
l’ultima parte della frase a bassa voce, in modo che
sentissero solo loro.
“Grande!” commentò Ron
“sarebbe fantastico” disse Harry
“Allora è deciso. Da adesso i malandrini sono
6!” disse in modo solenne James mentre Remus e Peter
annuivano con la testa.
“Ecco, vieni siediti qui..” disse Alice indicando
un posto vicino a una ragazza con dei capelli rossi che Hermione
conosceva per averla già vista in alcune foto.
“Alice dove eri finita.” chiese Lily girando la
testa verso l’amica. Hermione non potè fare a meno
di notare gli occhi della ragazza. Caspita, avevano ragione a dire che
erano identici a quelli di Harry.
“Ho impedito a quei balordi di traviare questa
ragazza!” spiegò Alice indicando prima i
malandrini e poi la ragazza. Lily diede un occhiata per vedere cosa
stava facendo James, se era triste come al solito da qualche tempo a
quella parte. Una parte di lei rimase male nel vederlo ridere con gli
amici e con il fratello, con loro c’era anche un ragazzo
nuovo con i capelli rossi. Lily sospirò, James
l’aveva proprio cancellata dalla sua mente e dal suo cuore.
“Come? Devi essere l’amica di Steven di cui mi ha
parlato oggi!” disse riscuotendosi dai suoi pensieri e
guardando la ragazza che aveva davanti agli occhi.
“Esattamente! Hermione, piacere di conoscerti.”
rispose questa sorridendo, un po’ nervoso all’idea
di trovarsi di fronte la mamma del suo migliore amico.
“Piacere mio, Lily. Hai fatto bene a portarla qui. Steven non
so ma il suo gemello e quei ragazzi la infondo sono proprio dei
disgraziati.” disse la rossa indicando il gruppetto alle sue
spalle, senza sapere che Hermione in realtà conosceva molto
bene quei ragazzi.
“Lily è la caposcuola e quei 4 sono quelli che le
danno più problemi.” spiegò Alice
facendo notare alla ragazza nuova la spilla che c’era sul
petto di Lily.
“Già, combinano sempre qualcosa..”
rispose questa sconsolata prima di scoppiare a ridere.
“È strano che vi abbiamo trasferito qui ora,
è ottobre..” chiese Alice pensierosa.
“Già, ma prima non potevamo. Ci sono stati dei
problemi.. Burocratici.” rispose Hermione cercando di essere
vaga e convincente allo stesso tempo. Non poteva certo dire loro che
non erano potuti venire prima perché venivano da un altro
tempo ed erano stati impegnato a seppellire i loro cari uccisi da
Voldemord fino alla settimana prima..
“Capisco.. Se vuoi posso darti una mano a recuperare le
lezioni che hai perso.” si offrì la rossa cercando
di aiutare la ragazza nuova e di trovare allo stesso tempo qualcosa da
fare per distrarsi.
“Grazie mille!” ringraziò Hermione
prendendo posto tra le due.
“Questo sarà proprio un anno da
ricordare!” disse Hermione guardando Ron ed Harry che
annuirono complici.
“Speriamo vada tutto bene!” aggiunse Ron guardando
Harry.
“Eddai non fare il guastafeste!” gli rispose
quest’ultimo dandogli una pacca sulla spalla.
NOTE DELL'AUTRICE
a sto giro i miei commenti li metto in fondo. scusate se
vi faccio aspettare ma sto scribacchiando anche altre storie. se volete
andare a leggerle e mi dite cosa ne pensate vi fate felice! in
particolare vorrei il vostro parere per "volevo un sogno con gli
interni in pelle". è un originale, nella sezione
drammatica.. parla di un ragazzo in coma, non dico altro senno poi non
c'è gusto a leggerla. questa fan fiction però
rimane quella a cui tengo di più, quindi cercò di
scriverla come si deve. tra poco andrò al mare e dovrete
aspettare fine agosto.se riesco però prima di partire vi
posto un altro capitolo. non prometto nulla però.
grazie a chi mi ha messo tra i preferiti, ho notato con piacere che
siete aumentati e che ora siete 26. grazie davvero. grazie anche a chi
lascia i suoi commenti.
GERMANA: eccoti accontentata anche se non sono i malandrini a
presentarli ma fanno tutto da soli. è stato bello scrivere
l'incontro tra madre e figlio,, spero lo sia altrettanto per voi
leggerlo.
PIKKOLINA88: scusa per l'attesa. come ho detto ho scritto altra due
storie corte e non mi andava di postare in fretta e male
perchè ci tengo a questa storia.
diciamo che se le occhiate uccidessero Peter sarebbe morto.
è stato difficile trattenersi dallo scrivere di peggio, te
lo assicuro!
JOMARCH: effetivamente Harry è più maturo di loro
oltre perchè ha un anno in più anche
perchè combattere contro Voldemord lo ha fatto diventare
grande troppo in fretta. diciamo che però troverà
il modo di riscattare in parte l'infanzia e l'adolescenza perduta: fa
parte dei malandrini a tutti gli effetti ora.
per il lieto fine.. diciamo che Harry vorrebbe cercare di cambiare
qualcosa ma ha troppa paura che facendolo Voldemord torni in vita. per
il momento tutte e due le vie sono aperte, poi chissà..
LYRAPOTTER: peter mi diverto a farlo sparire e trattarlo male (farlo
trattare male da Sirius) quando riappare. lily è innamorata
ma pensa di non essere ricambiata da James. certo, lei non sa che il
poveretto ne ha passate tante ultimamente..
PIKKOLAGRANDEFAN: sono contenta che ti piaccia! diciamo che in questo
capitolo ti ho accontentata e ho parlato abbastanza di Lily. da adesso
in poi sarà molto più partecipe, prima l'ho
tralasciata un po' a causa dell'arrivo di Harry.
VALE LOVEGOOD: per il momento Harry vorrebbe cambiare il futuro ma ha
paura di fare tornare Voldemord nel suo tempo.. poi chissà..
per il momento ogni via è aperta.. dipende tutto da Harry..
ITHIL_ELENDIL: beata te che sei andata in vacanza. si è
harry è normale sia triste, voleva dire tutto ma nn poteva.
ora con l'arrivo di Ron ed Hermione è più forte e
tornerà il ragazzo spensierato di sempre.
LYAN: mmm.. come ho già detto dipende tutto da Harry, al
momento ha paura che cambiando il futuro tornerà Voldemord.
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Capitolo 14 *** avviso importante ***
ATTENZIONE
vi
chiedo scusa per questo mese di silenzio. vorreo potervi dire che
postero i capitoli nuovi presto ma purtroppo non posso.
a causa di molti
imprevisti e brutte situazioni sarò in grado di postare
solamente verso fine settembre.
alla fine della
storia mancano all'incirca una decina di capitoli, e vi comunico che
sono già pronti. devo solamente correggerli.
chiedo scusa a
tutti, mi dispiace tenervi in sospeso ma spero
porterete pazienza e mi aspetterete. garantisco taante
sorprese circa il finale!
sihu
grazie alle 28
persone che mi danno fiducia e che mi hanno messa nei preferiti.
spero di
meritarla. comincio a pensare che questa storia non sia nulla di
speciale, anzi.. che faccia abbastanza pena.
colgo l'occasione
per rispondere ai commenti dello scorso capitolo.
-vale lovegood:
diciamo che lily
ha capito harry ma c'è di più. nei prossimi
capitoli capirai meglio..
-lyan:
grazie per la
fiducia e per la correzione. devi sapere che non uso word per scrivere
ma un programma strano con un correttore automatico stupido che fa
quello che vuole. non mi ero accorta dell'errore, quando scrivevo ero
presa dalla storia ed andavo in automatico.
prometto che dai
prossimi capitoli starò attenta. se vedi anche qualche a
senza h dove ci vuole è sempre colpa sua, garantisco che
l'italiano e il nome del cattivone della storia di harry potter li so!
ah, ovviamente se
vedi altri errori segnalameli pure cosi cercherò di
correggermi ed evitarli!
-lyra potter:
allora, adesso ci
sono tutti. per il resto del tuo commento posso solo dirti che il mare
mi ha portato consiglio, forse anche merito del tuo augurio!!!
ho stravolto
completamente i miei piani per questa fanfic e ho deciso per un finale
diverso da quello che volevo all'inizio.
spero di averti
incuriosito. preparati a un finale con il botto!
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Capitolo 15 *** CHIACCHERE NELLA TORRE ***
Angolo pubblicitario:
Prima di iniziare vi rubo
qualche momento per ricordarvi altri appuntamenti con le mie storie.
Storie
attualmente in corso:
Posta via gufo : attualmente al secondo capitolo. Harry dopo la
fine della guerra manda una lettera ai suoi amici spiegando loro come
si sente e perché ha deciso di partire.
Nell’ultimo capitolo ginny ha preso una posizione decisa in
merito alle decisioni di Harry.
Volevo solo un sogno con
gli interni in pelle: attualmente
al terzo capitolo. Un originale postata nella sezione drammatica. Un
ragazzo insegue il suo sogno e finisce in coma. Come reagiranno le
persone più vicine a lui. Nell’ultimo capitolo la
moglie di alessio ha raccontato la loro storia.
Prossimamente:
Quando l’amore
ti viene a cercare in un bar babbano: james
conosce una misteriosa ragazza in un bar babbano che gli sconvolge la
vita e lo travolge con la sua solarità. Riuscirà
anche a fargli dimenticare il male che gli aveva fatto Lily? Ma cosa
è successo con Lily dopo la fine della scuola? e
perché non stanno più insieme? Per il momento non
accenno nient’altro.
CAPITOLO 14
CHIACCHERE NELLA TORRE
Un raggio di sole dispettoso
svegliò Hermione, distraendola da un sogno che non ricordava
del tutto. Provò a rifletterci per qualche momento
inutilmente concludendo infine che non gliene importava più
di tanto. Si guardò intorno. Ancora non era abituata a
quella situazione. Aveva passato la notte insieme alla madre di Harry e
a quella di Neville.
Erano state molto
carine con lei. Certo, avevano fatto qualche domanda che
l’aveva messa in crisi. Ad un certo punto si era anche
confusa chiamando Harry con il suo nome invece che Steven. Per fortuna
le altre ragazze l’avevano interpretato come un segno di
stanchezza e le avevano augurato la buona notte. Una volta coricata
aveva sentito Alice e Lily parlottare a bassa voce. La madre di Harry
era esattamente come l’avevano descritta, solo che trovarsela
davanti le aveva fatto un certo effetto. Anche la sua passione per lo
studio era come dicevano, le assomigliava tanto sotto quel punto di
vista. Uno sbadiglio di Lily la riportò alla
realtà.
“Buongiorno
Lily” disse solare Hermione
“Buongiorno
a te Hermione. Sei molto mattiniera.” a parlare era stata una
Lily molto assonnata con i capelli rossi e ribelli che le ricadevano
disordinati sul viso. Era bellissima. Hermione avrebbe voluto che Harry
potesse vedere sua madre così.
“Tutta
colpa di un raggio di sole. Voi invece siete molto più
nottambule di me!” disse Hermione, per nulla disturbata dalle
conversazioni notturne delle ragazze. Era così stanca che si
era addormentata come un sacco.
“Oh si.
Alice ama farmi il terzo grado prima di andare a letto. Pensa che se
sono stanca ha più possibilità di farsi
raccontare i fatti miei!” spiegò tra il divertito
e il seccato Lily.
“Beh, come
tattica non è male.” dovette ammettere Hermione.
Anche lei più di una volta l’aveva usata con Harry
durante l’anno che avevano passato nei boschi a caccia di
coppe, medaglioni e bacchette potenti.
“Parlavate
di me?” chiese Alice lanciandosi sorridente sul letto di
Hermione.
“Si, e di
quanto sei fastidiosa la sera quando qualcuno ha sonno!” le
disse Lily avvicinandosi per tirarle le orecchie. La ragazza si
ritrasse e se scaturì una lotta con i cuscini sul letto di
Hermione che non era per nulla seccata, anzi, si stava divertendo anche
lei.
“Come sei
esagerata!” disse l’amica riprendendo il fiato al
termine della lotta.
“Esagerata
io? Ma se ti ha sentita anche Hermione!” se disse Lily
sedendosi in modo da non dare le spalle a nessuna delle altre due
ragazze.
“Rompiscatole!
Cercavo di darti una mano..” l’apostrofò
Alice.
“Una
mano?”chiese Hermione curiosa.
“La nostra
Lily è afflitta da un problema grave.” fece Alice
in tono serio per poi scoppiare a ridere poco dopo.
“Mi
spiace..” disse Hermione stranita. Non riusciva a capire se
Alice stesse scherzando o No.
“Ma No..
Alice esagera. Non è così grave. Solo.. Sono
confusa. Mia sorella si sposa.” disse Lily pensierosa
guardando fuori dalla finestra un passerotto che volava.
“È
una bella notizia.” disse Hermione fingendo un sorriso.
Sapeva che Petunia, la sorella di Lily nonché la zia di
Harry era una donna terribile che odiasse la sorella perché
era una strega. Tuttavia non poteva dire a Lily che lo sapeva, o
avrebbe dovuto dare delle spiegazioni che avrebbero compromesso loro e
la falsa identità di Harry.
“Beh, si..
Se non fosse che mia sorella si vergogna di me perché sono
una strega. Penso mi abbia invitata perché l’hanno
obbligata i miei genitori.” disse Lily a mo’ di
spiegazione senza scollare lo sguardo dalla finestra.
“Ma devi
andarci per forza? Non puoi inventare una scusa?” chiese
Alice per l’ennesima volta.
“È
mia sorella! Comunque.. Il problema è che lei pretende che
io non venga da sola ma con un cavaliere. Se fossi sola sarebbe
costretta a dedicarmi un mucchio di tempo, invece se vengo con qualcuno
può tranquillamente dimenticarsi che esisto.” il
suo tono era piatto e inespressivo. Come se stesse parlando di
ciò che aveva mangiato la sera prima e non del matrimonio
della sorella.
“Capito. E
a te dispiace per come ti sta trattando?” chiese Hermione.
Quella donna, Petunia era terribile. Aveva rovinato la vita ad Harry
per anni e prima lo aveva fatto con Lily.
“No, a
quello sono abituata. Ormai sono anni, ho perso la speranza. Non so chi
invitare..
Fino
all’anno scorso avrei detto Severus Piton di Serpeverde, ma
abbiamo litigato.”il tono di Lily cambiò. Divenne
triste. Hermione poteva capirlo, sapeva tutta la storia. Avrebbe voluto
dirle di Piton e come il realtà l’amasse ma si
trattenne. Non poteva cambiare nulla o le conseguenze sarebbero state
tremende. Harry avrebbe anche potuto non nascere e tutto per la sua
lingua lunga.
“E meno
male.” disse Alice mordicchiandosi un unghia.
“Alice!”
la rimproverò Lily.
“Che
c’è? Hai visto che capelli unti? Anche se mi sta
antipatica tua sorella non si merita un matrimonio con uno
così come invitato.” disse Alice provocando
l’ilarità generale.
”Il
problema Piton non si pone. Solo che non c’è
nessun altro.” concluse amaramente Lily. Si sentiva cosi
sola. Il realtà nel suo cuore qualcuno da invitare
c’era, ma sapeva bene che era inutile.
“C’è
Potter. Faresti un figurone con un figo come lui!” disse
Alice esprimendo quello che stava passando per la testa
dell’amica.
“Ma se non
mi parla e mi evita!” disse in tono pratico Lily
con un pizzico di delusione nella voce.
“Parlate di
James?” chiese Hermione. Sapeva che James era sempre stato
innamorato di Lily. Che non perdeva occasione di mettersi in mostra.
Sapeva anche che i genitori di Harry avevano cominciato ad uscire
insieme al settimo anno. Qualcosa però non andava. Dalle
parole di Lily sembrava che a James non importasse nulla di lui. Non
era possibile!
“Si,
è innamorato perso di Lily. Gli va dietro da
anni..” spiegò con aria sognante Alice.
“Era
innamorato. Ormai si è rassegnato..” spiego meglio
Lily senza entrare nei dettaglia. Era stata tutta colpa sua. Aveva
passato anni insultandolo, trattandolo male, dicendogli le peggio cose.
Come poteva pretendere che ora lui fosse ancora li a disposizione per
lei?
“Solo che
tu ti sei accorta che ti piace?” concluse Hermione capendo la
situazione. Al settimo anno Lily aveva capito che James non era il
pallone gonfiato che sembrava ma lui ormai era rassegnato. Hermione
sapeva che non tutto era perduto. Che James l’amava ancora e
che presto si sarebbero messi insieme, si sarebbero sposati e avrebbero
avuto un bel bambino dai grandi occhi verdi.
“Esatto. Mi
leggi nel pensiero?” chiese Lily a metà tra
l’incuriosito e il divertito.
“Ma No.. Ho
tirato a indovinare. Hai provato a parlare con lui?” disse
Hermione diventando rossa. Ancora una volta aveva rischiato di essere
scoperta.
“Non
c’è nulla da fare.” disse lei rassegnata.
“E tu
invita il gemello!” disse Alice all’improvviso
sorprendendo tutte e due.
“Cosa?”
disse Lily sgranando gli occhi verdi.
“Steven?”
chiese un Hermione stupita e incredula. Aveva dovuto lottare contro il
suo istinto che stava per farle dire Harry.
“L’altro
giorno dopo che ci hai parlato hai detto che è simpatico e
meno presuntuoso del fratello.” disse Alice ripensando alle
parole dell’amica del giorno prima. Anche Lily ci penso su.
Quando si erano scontrati aveva avuto la sensazione di conoscerlo da
una vita e di stare bene con lui. Aveva persino pensato fosse un
ragazzo d’oro. Bello come il sole ma per nulla presuntuoso e
persino un poco timido.
“Si, ma non
lo conosco.” disse Lily tornando alla realtà.
Hermione era
sconvolta. Non riusciva a credere a quello che stava sentendo. Era un
disastro.
“E allora?
Sarebbe l’occasione per conoscerlo. Magari te ne innamori, lo
sposi e avrete tanti bambini dagli occhi color nocciola come i suoi o
verdi come i tuoi.” disse Alice cominciando a fare viaggi con
la fantasia. Hermione sperò fosse tutto un sogno. Lily
sembrava realmente interessata a Steven perché era la copia
di James con un carattere meno presuntuoso. Oh mio dio. Non poteva
pensare davvero di mettersi con lui. Dopotutto era suo figlio. Certo,
lei questo dettaglio non lo sapeva, ne Hermione poteva dirglielo.
Doveva fare qualcosa. Per la seconda volta in una mattina la nascita di
Harry era in pericolo.
“Alice!”
la rimproverò Lily. Era arrossita all’idea di un
futuro con Steven.
“Che
c’è? Che ho detto? Hermione che ne pensi? Tu
conosci Steven. Gli può piacere la nostra Lily?”
chiese Alice ad Hermione. Ignorando la lotta interiore che si stava
svolgendo nella ragazza.
“Non so.
Steven è appena uscito da una brutta storia..”
disse velocemente Hermione. Il che non era tutta una balla
perché tecnicamente Harry stava con Ginny. Aveva detto
quella bugia sperando di prendere tempo. Doveva parlare con Harry e
Ron. Insieme avrebbero risolto quel terribile pasticcio.
“Beh anche
Lily, no?” disse Alice sempre più decisa a far si
che Lily invitasse Steven e che si mettesse con lui.
“Tra me e
James non c’è stata una storia e poi è
il suo gemello!” disse Lily. Hermione guardava la rossa
cercando di capire se era interessata a Harry oppure No. Magari erano
solo idee malate di Alice. Magari a Lily importava solo di James.
Doveva essere così.
“E allora?
Lui è stato stupido a chiuderti la porta in faccia dopo che
tu avevi capito di amarlo. Se lo merita!” disse Alice, sempre
più arrabbiata verso quello stupido che aveva fatto soffrire
la sua amica.
“Forse hai
ragione. E poi è solo perché non posso chiedere a
nessun altro.” cedette alla fine Lily. Hermione vide la luce
che le brillava negli occhi e realizzò che il problema era
serio.
“Giusto!
Così si parla.” disse Alice soddisfatta di avere
raggiunto il suo obbiettivo e di avere trovato un cavaliere a Lily.
“Già.
Mi sa che stiamo facendo tardi.” ricordò loro
Hermione. Aveva fretta di mettere fine a quel discorso e di incontrare
gli altri. Doveva fare in modo che Lily non parlasse con Harry prima di
lei.
“Oh mio
Dio!” mormorò Lily. Se non si davano una mossa
avrebbero fatto molto tardi, e quella mattina avevano pozioni, la sua
materia preferita.
“Eh
già. Oh mio Dio!” mormorò in tono
funebre Hermione. Le altre due ragazze non colsero il suo tono.
Hermione fece
colazione con le ragazze parlando della lezioni che le aspettavano e
poi si recarono verso l’aula di Pozioni nel sotterraneo. Per
tutto il tragitto pensò a cosa doveva fare. Doveva parlare
con Ron ed Harry. Dannazione, che Lily volesse invitarlo al matrimonio
della sorella non era un problema ma che se ne stesse innamorando
decisamente si. Tutta colpa di James. Perché aveva deciso di
lasciarla stare e di non provarci più con lei? Non era stato
Remus anni prima a dire che i genitori di Harry avevano cominciato a
uscire insieme a settimo anno? Era proprio un bel guaio.
Mentre pensava non si
rese conto che erano arrivate all’aula. Di fronte alla porta
c’erano i malandrini e con loro Harry e Ron. Faceva un
effetto strano vedere Harry e suo padre insieme, vicini. Stavano
ridendo. Probabilmente stavano progettando qualcosa. Era sicura che si
sarebbero messi subito a fare danni! L’unica nota stonata era
quel rompiscatole e traditore di Peter. Se avesse potuto lo avrebbe
preso a calci. Purtroppo non poteva. Alice e Lily passarono di fianco
ai ragazzi senza salutarli. Hermione notò un velo di
tristezza sugli occhi di Lily quando passò di fianco a James
e un mezzo sorriso quando vide Harry.
“Dannazione”
Non poteva parlare
con loro. C’erano troppe persone. Sospirò e
mormorò a mezza voce l’incantesimo Muffliato. Le
orecchie di tutti i presenti si riempirono di uno strano
frusciò che gli impediva di sentire quello che dicevano
intorno a loro. Ron e Harry si guardarono intorno incuriositi.
L’incantesimo non li aveva colpiti.
“Dopo le
lezioni, stanza delle necessità. Subito!”
mormorò velocemente superandoli.
Tutti i presenti
ripresero a sentire normalmente. Ron ed Harry si scambiarono uno
sguardo e un segno d’intesa. Se Hermione voleva parlare loro
era successo qualcosa.
Hermione si sedette
al primo banco, sperando che quei due avessero capito e che sarebbero
andati nella stanza delle necessità prima che Harry fosse
stato bloccato da Lily.
DUE
CHIACCHERE CON L'AUTRICE:
volevo
innanzitutto ringraziare i 33 che mi hanno aggiunto nei preferiti.
quelli vecchi e quelli nuovi e tutte quelle persone che hanno
commentato e mi hanno dimostrato il loro affetto. è stato
solo un attimo di delusione che ora è passato. il vostro
affetto mi ha anche fatto trovare il tempo per postarvi un capitolo
anche se avevo sospeso la fic fiino a fine settembre. spero di riuscire
a trovare il tempo per andare avanti..
devo però fare una rettifica sui capitoli che mancano alla
fine: avevo detto sarebbero stati una decina ma sono già
arrivata al 23 capitolo sul mio computer e alla fine mancano ancora
almeno 4 avvenimenti importanti.. mi sa che non vi liberete presto di
me!!!
vale lovegood, germana, lyan e jomarch... grazie davvero!
questo capitolo è dedicato in particolare a voi 4!
|
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Capitolo 16 *** FORSE ABBIAMO UN PROBLEMA ***
le storie in corso sono
sempre le solite tre quindi non scrivo nulla.
appena inizio la fic
nuova su lily e james ve lo scriverò.. spero vi interessi!
CAPITOLO 15
FORSE ABBIAMO UN PROBLEMA
I
ragazzi dalla classe di Lumarcorno uscirono stanchi. Sembrava avessero
sostenuto un incontro di box piuttosto che una lezione. I malandrini in
particolare visto che non rientravano tra i favoriti
dell’insegnante. Il professore di pozioni infatti era famoso
per i favoritismi verso gli alunni che riuscivano meglio. Prima tra
questi Lily Evans. Oggi poi aveva gongolato non poco nello scoprire un
altro grande talento, Hermione Granger.
“Qualcuno
conosce il pazzo che ha inventato una tortura peggiore delle lezioni di
Lumacone?”
Chiese Sirius
visibilmente provato. A peggiorare la situazione c’era anche
l’altra casa che faceva lezione con loro: i serpeverde.
“Non vi
piace perché siete negati.”
Li prese in giro
Remus. Tra tutti loro era quello che riusciva meglio nella sua materia.
Quando organizzava le cene del Lumaclub infatti spesso invitava anche
lui. Un paio di volte aveva cercato di portarci gli amici ma dopo una
lunga serie di rifiuti aveva deciso di smettere di chiedere.
“Tze..
Senti questo.. Steven, Ron. Non dategli retta.”
Ruspose un Sirius
piuttosto offeso scatenando l’ilarità generale.
L’unico che sembrava eclissato dal gruppo era James. Sembrava
strano. Aveva passato tutta la lezione a guardare nel vuoto. I ragazzi
si guardarono tra loro, non servirono parole ma tutti compresero. Stava
pensando alla Evans.
“Progettiamo
qualcosa per stasera? Qualche bello scherzo per festeggiare..”
Propose Sirius nella
speranza di risollevare l’umore del suo migliore amico con
qualche scherzo o qualche missione impossibile in qualche ufficio.
Funzionava sempre, anche questa volta. Appena sentite le parole di
Sirius, James si illuminò. Sembrava un’altra
persona, il solito James.
“Forte!”
Disse Ron estasiato.
Aveva sentito parlare spesso sia da Remus che da Sirius dei famosi
scherzi dei malandrini ma poterci partecipare era un’altra
cosa. Era semplicemente fantastico.
“No Ron.
Non possiamo.”
Lo riportò
alla realtà Harry .
“Come non
potete?”
Replicarono
all’unisono gli altri malandrini. Il gemello di James che
rifiutava di fare uno scherzo? Non poteva essere vero. Erano
scandalizzati.
“Non
possiamo ora. Dobbiamo assolutamente parlare con Hermione.
Ricordi?”
Spiegò
meglio Harry mentre i presenti tirarono il fiato, sollevati dalle
spiegazioni del ragazzo.
“Ah si. Me
l’ero scordato.”
Disse Ron ricordando
solo ora quello che era accaduto prima della lezione. Sembrava molto
urgente, era meglio non perdere tempo.
“Vi
raggiungiamo dopo..”
Disse Harry
avviandosi verso la stanza delle necessità.
“Non
perdetevi per il castello..”
Si raccomandarono i
malandrini.
“Ce la
metteremo tutta.”
Rispose Ron con un
sorriso malizioso. Di sicuro i malandrini non sapevano che lui ed Harry
avevano una copia della loro mappa del malandrino.
“Meno male
che te ne sei ricordato. Chissà perché Hermione
vuole parlarci con tutta questa fretta.”
Disse Ron mentre
camminavano. Anche lui si era chiesto cosa era successo e
perché tanta fretta ma non aveva trovato nessuna risposta.
Tante idee, una più strana dell’altra.
“Tra poco
lo scopriamo. Porta pazienza Ron.”
Disse Harry
affrettando il passo. Era meglio non arrivare tardi. Hermione
arrabbiata era un brutto e pericoloso spettacolo.
“Si, ma..
Sembrava tremendamente preoccupata. Secondo te è qualcosa di
grave?”
Chiese ancora Ron
urtando i nervi di Harry. Perché Ron continuava a ripetere
una domanda a cui Harry aveva già detto di non sapere
rispondere?
“Non me ho
la minima idea. Ecco la stanza delle necessità.”
Replicò
Harry un po’ seccato. Quando entrarono trovarono Hermione
già li, decisamente impaziente di vederli.
“Quanto ci
avete messo? Avevo detto che era urgente!”
Disse un alquanto
spazientita Hermione. Era piuttosto offesa del fatto che aveva dovuto
aspettarli. Aveva detto loro che era urgente e quei due se
l’erano presa comoda. Come al solito.
“Il tempo
di trovare la strada..”
Cominciò
Harry a mo di scuse ma venne subito bloccato da Hermione.
“E di
parlare con i malandrini.. Ragazzi, ricordate che non siamo qui per
questo.”
Ricordò
loro Hermione con fare severo. Doveva ripetere loro questo ogni santo
giorno. Quando avrebbero capito che non erano li per divertirsi ma per
recuperare l’anno che avevano perso nel loro tempo? A volte
pensava che avere scelto l’anno dei malandrini fosse stato un
errore. Dovevano tornare ai tempi in cui Silente fosse già
preside, e avevano pensato che arrivando proprio in
quell’anno avrebbero potuto conoscere i malandrini, e Harry
vedere i suoi genitori ancora vivi. Solo che non avevano fatto i conti
con il fatto che sarebbe stato doloroso vederli e non poterli mettere
in guardia o essere completamente sinceri con loro.
“E come
possiamo dimenticarlo se lo ripeti ogni santo giorno?”
Replicò
Ron scocciato. Hermione non faceva altro che ripetere loro quelle
parole ogni santo giorno. Non capiva che non erano bambini? Sapevano
bene i rischi che correvano. Solo, potevano permettersi anche di
divertirsi e di scambiare quattro parole con altre persone di quel
tempo.
“Ron
è importante. Non possiamo cambiare nulla. Lo so che
è difficile.. L’altro giorno che ti è
preso Harry? Trattare in modo così freddo Peter..”
Lo
rimproverò la ragazza ripensando al giorno prima. Peter si
era presentato e Harry non gli aveva nemmeno risposto. Lo aveva
guardato con un occhiata carica di odio. Hermione sperava che nessuno
se ne fosse accorto o sarebbe stata dura trovare una spiegazione
convincente per questo. Hermione sapeva bene che sarebbe bastato
pochissimo per mettere in allarme Remus e far cadere il loro
travestimento.
“Se non lo
ricordassi quell’essere è la ragione per cui sono
orfano..”
Replicò
Harry con astio. Quello stupido topo aveva venduto la sua famiglia.
Aveva fatto arrestare Sirius e lo aveva quasi fatto baciare da un
Dissennatore. Aveva anche usato il suo sangue per fare tornare in vita
Voldemort. Provava ribrezzo solo a saperlo nella stessa stanza, non
potevano pretendere che fosse anche gentile e simpatico con lui.
“Ma lui qui
non ha ancora fatto nulla!”
Cercò di
convincerlo Hermione, titubante. Sapeva bene che erano parole al vento.
Harry odiava Peter e ne aveva tutte le ragioni. Solo, doveva stare
attento o non fare capire a nessuno, meno che mai ai malandrini, il
perché di tutto quell’odio.
“Infatti
non l’ho mica maledetto. L’ho solo guardato
male.”
Rispose ancora Harry,
questa volta con un sorriso pericoloso.
“Potevi
schiantarlo!”
Propose Ron. Anche
lui odiava Peter. Dopo aver fatto arrestare Sirius si era nascono per
ben dodici anni a casa sua. Ron aveva diviso persino il letto con quel
traditore. Quando lo aveva scoperto si era sentito in colpa. Se lo
avesse capito prima forse le cose sarebbero andate in modo diverso.
Forse avrebbero scagionato Sirius.
“Ron!”
Lo riprese Hermione.
“Scusa,
stavo scherzando. Ci hai fatti venire qui per farci la paternale?
Possiamo andare ad organizzare uno scherzo con i malandrini
ora?”
Chiese Ron, tornato
in se. L’idea di organizzare qualcosa con i malandrini lo
eccitava parecchio e non voleva perdere tempo. Specie sentendo le
paternali di Hermione. Sapeva essere pesante la ragazza quando ci si
metteva.
“Non era
per quello. È una cosa più seria. Uno scherzo con
i malandrini?”
Chiese Hermione
esterrefatta.
“Io e Harry
ne facciamo parte.”
Rispose ancora Ron,
immaginando che quella notizia avrebbe fatto arrabbiare e non poco
Hermione.
“Ma cosa,
non potete. È pericoloso. Remus potrebbe sospettare e capire
qualcosa.”
Come previsto
Hermione cominciò a preoccuparsi ma Harry la
fermò subito.
“Hermione
non ho mai conosciuto i miei genitori, non li ho mai neppure visti per
quel che ricordo io. So che non posso salvarli ma non puoi impedirmi
anche di parlare e legare con loro..”
Non poteva anche
impedirgli di passare del tempo con loro. Non aveva mai conosciuto suo
padre. Aveva potuto passare solo pochi anni con Sirius senza nemmeno
abitare con lui. Ora anche Remus non c’era più.
Era la sua unica occasione. Non poteva sprecarla per essere sicuro che
non capissero. Doveva correre il rischio. Era troppo importante per lui.
“Stai solo
attento che Remus non capisca nulla. È lui quello di cui ci
dobbiamo preoccupare.”
Concluse Hermione.
Sapeva che Harry aveva tutto il diritto di passare del tempo con loro.
Se non lo avesse fatto avrebbe passato tutta la sua vita a pentirsi
dell’occasione sprecata.
“Beh, se
scopre tutto possiamo sempre ricattarlo. Noi sappiamo che lui
è un licantropo.”
Propose Ron,
rendendosi conto solo alla fine di quanto fosse crudele la sua proposta.
“Ma Ron!
È disgustoso. Non possiamo fare questo al professor
Lupin!”
Replicò
subito Hermione, visibilmente agitata. Come poteva Ron essere
così bambino e menefreghista?
“Sta calma,
era tanto per dire.”
Replico Ron
indispettito. Se Hermione voleva litigare per lui andava benissimo.
Toccò a Harry cercare di riportare la pace, ricordando loro
perché erano lì.
“Ragazzi
non litighiamo, va bene? Hermione che ci dovevi dire di più
serio?”
Sentendo queste
parole Hermione ricordò quello che era successo e
impallidì all’improvviso.
“È
una tragedia. La rovina completa. Sconvolgerà
tutto.”
Si mise a dire
Hermione isterica. Ron e Harry si guardarono increduli chiedendosi che
fosse successo. Fino a due minuti prima la loro amica era perfettamente
normale.
“Cosa? Di
che stai parlando.”
Chiese Harry sempre
più confuso.
“Tua madre,
Lily. Sai che James era innamorato di lei da secoli.. “
Cominciò
Hermione.
“Si ma lei
pensava fosse infantile e si sono messi insieme solo al settimo
anno..”
Continuò
Ron al suo posto ma venne nuovamente interrotto dalla ragazza.
“È
questo il problema. Lily ha capito di amare James ma James si
è stancato dei rifiuti di Lily e si è arreso. Lei
pensa di non avere speranze con lui..”
Concluse Hermione.
Ron non capiva dove fosse il problema.
“Vedrai che
poi si sistemerà tutto. Anche nel nostro tempo
sarà andata così.”
Disse Ron tranquillo.
Probabilmente era una fase. Appena James si fosse accorto che Lily
soffriva del fatto che non si parlavano sarebbe tornato alla carica.
“Si, ma nel
nostro tempo lei poi non si è innamorata di un
altro!”
Esclamò
Hermione sconvolta. A quelle parole anche Harry, che era stato zitto ad
ascoltare gli amici fino a quel momento, trasalì.
“Aspetta. A
mio madre piace un altro?”
Come poteva essere?
Che fosse colpa del loro arrivo. Non potevano non mettersi insieme. Lui
non sarebbe mai nato. Ci sarebbero state conseguenze terribili.
“Dove sta
il problema? Li facciamo lasciare. Lei si mette con James e il gioco
è fatto.”
Replicò
ancora Ron tranquillo non capendo perché gli amici fossero
così agitati. Era così strano poi vedere Hermione
così agitata. Di solito riusciva a mantenere la calma anche
in momenti ben più gravi di quello.
“Non
è così semplice. È innamorata di
Steven.”
Disse alla fine
Hermione. Ron che aveva aperto la bocca per parlare si fermò
di colpo e rimase con la bocca aperta. Nessuno diceva nulla.
“Cosa? Stai
scherzando?”
Disse semplicemente
Harry alla fine. Doveva essere uno scherzo di Hermione. Uno scherzo di
pessimo gusto. Si aspettava che da un momento all’altro la
ragazza di mettesse a ridere.
“Non
può essere..”
Hermione non
aprì bocca. Continuò a guardarlo con aria grave
in silenzio e Harry capì che non era uno scherzo. Era
terribile.
“Vuole
invitarlo, anzi invitarti al matrimonio di Petunia. Deve andarci con
qualcuno e pensa che con James sia fatica sprecata. Forse pensa che tu
sia meno presuntuoso di James e vuole conoscerti meglio.”
Disse Hermione.
Probabilmente nel passato Lily non si era arresa e aveva convinto James
e tornare sui suoi passi ma in questo tempo è arrivato
Steven e forse lei si è convinta di essere innamorata del
gemello sbagliato. Sicuramente i consigli della sua amica Alice non
avevano aiutato.
“Hermione,
è mia madre.”
Rispose Harry
sconvolto. Non poteva certo uscire con lei. Cosa avrebbe dovuto fare?
Rischiava di non nascere. Per non parlare di James. Cosa avrebbe fatto
vedendo quello che pensava essere il gemello uscire con la ragazza che
a lui piaceva? Perché era sicuro che a James piacesse
ancora. Non poteva essere altrimenti. Forse avrebbe dato di matto,
oppure avrebbe accettato il fatto ma non avrebbe più voluto
sapere nulla di Lily. Sarebbe stata una tragedia. Lui non sarebbe mai
nato e il futuro sarebbe stato completamente stravolto.
“Ma questo
non lei non lo sa. E non possiamo dirle nulla..”
Disse ancora
Hermione. Aveva recuperato la sua freddezza e stava cercando una
possibile soluzione. Era sicura che ci fosse. Certo, Harry e Ron non
ero d’aiuto. Poteva capire Harry, sconvolto dalla notizia. Ma
Ron avrebbe pure potuto darle una mano a trovare una soluzione..
“Cosa
dovrei fare? Rifiutare di andare al matrimonio con lei?”
Chiese Harry. Era
evidente che la notizia lo aveva sconvolto e gettato nel panico.
Hermione e Ron non potevano dargli torto. Non è bello sapere
che tua madre ha intenzione di provarci con te.
“È
la cosa migliore.”
Ammise Ron. Se la
evitava prima o poi Lily si sarebbe stancata di lui.
“No. Forse
No.”
Disse Hermione
pensierosa. Certo che Ron era proprio un uomo. Solo un uomo poteva
pensare di risolvere una situazione del genere semplicemente scappando.
Bisognava fare qualcosa. Pensare a qualcosa per far si che fosse Lily
alla fine a non voler più sapere nulla di Stev e tornare da
James senza che Stev alias Harry facesse nulla.
“Che stai
pensando Hermione?”
Chiese Ron stupito.
Cosa stava pensando Hermione. Possibile che quella ragazza conoscesse
una risposta per tutte le occasioni?
“Dille di
si. Vai al matrimonio e falle capire che non potresti mai stare con
lei. Pensa di stare parlando con me invece che con tua madre. Falle
capire che la persona a cui lei tiene è James e che non deve
arrendersi facilmente.”
Disse alla fine la
ragazza. In quel modo tutto sarebbe andato a posto e il futuro sarebbe
stato salvo. Alla fine anche Lily non si era scordata ancora James.
Certo, se non avesse funzionato avrebbero dovuto pensare
qualcos’altro per fare in modo che Lily e James si mettessero
insieme.
“Sei grande
Hermione. Cosi prendiamo due piccioni con una fava. Harry non si mette
con sua madre. Sua madre si mette con suo padre e Harry può
nascere. Semplice, no?”
Commentò
Ron sollevato. Erano arrivati a un’ottima soluzione e ora
potevano tornare dai malandrini a organizzare il loro scherzo.
“Non ne
sono così sicuro..”
Commentò
Harry grave.
angolo
dell'autrice
allora,
per prima cosa grazie mille a tutti quelli che leggono la mia storia.
come vedete sono ufficialmente tornata! ho deciso di postare stasera
sperando che mi porti bene per l'esame di domani in
università. almeno se va male l'esame avrò i
vostri commenti (spero) positivi per tirarmi su mi morale.
grazie a chi legge e mi aggiunge ai preferiti (siete 37! non avrei mai
crdeuto di arrivare a tanto! grazie!), grazie a chi legge e commenta, e
grazie anche a chi legge e basta (spero che se non scrivete nulla vi
piaccia lo stessO!)
passiamo a rispondere alle recensioni, una delle cose che preferisco!
lyan: grazie
2000 anche a te perchè commenti sempre! sei un tesoro! spero
il capitolo ti sia piaciuto. il nostro harry ora è in ansia,
e fa bene visto quello che sta succedendo ai suoi genitori.
pikkolina88: non ti
preoccupare, la cosa importante è che tu sia tornata a
recensire! sono felice che la storia ti prenda. ti assicuro che questo
è solo uno dei colpi di scena che ho in mente per questa
storia. le sto dedicando tutta me stessa! per quando riguarda james,
come pensi che prenderebbe lui il fatto che la ragazza che gli piace ci
prova con quello che lui crede il suo gemello?
jomarch: beh,
non è esattamente una vendetta, almeno per ora. quando si
vorrà vendicare te ne accorgerai! adesso è
confusa. si è accorta di amare james ma lui non le presta
più attenzione. poi arriva uno che fisicamente è
identico a lui e che però sembra più gentile e
premuroso. lei non sa più che pesci pigliare.. se poi ci si
mette pure alice! diciamo che ha bisogno di schiarirsi le idee. per
quando riguarda il matrimonio non ti dico nulla. vedrai!
germana: grazie
mille! sono io che devo ringraziarti. i vostri commenti al mio avviso
mi hanno fatto ritrovare quella fiducia in me stessa che mi mancava per
postare i capitoli successivi. diciamo, come si vede in questo capitolo
che harry è gia in imbarazzo. pensa a cosa
succederà se lo invita davvero!
vale lovegood: grazie a te per esserci sempre!
mmm.. diciamo che il matrimonio sarà un momento importante
per lily, anche se non ti dico con chi ci andrà.
|
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Capitolo 17 *** LA PROPOSTA ***
CAPITOLO
16
LA PROPOSTA
Harry camminava
piano, tenendo la testa bassa e immersa in mille pensieri. Il piano di
Hermione era ottimo, ma ce l’avrebbe fatta a metterlo in
pratica? Nella sua mente c’erano mille dubbi. Mentre uscivano
dalla stanza senza farsi vedere Harry prego mentalmente che tutto
andasse come aveva previsto Hermione.
Hermione li
salutò dicendo che doveva andare a studiare qualcosa in
biblioteca con una certa Alice. Una sua compagna di stanza
nonché futura madre del loro amico Neville. Lui si stava
dirigendo con Ron verso la loro sala comune. Harry era sempre immerso
nei suoi pensieri e non sentì quasi la voce che lo chiamo.
“Stev?”
Ah chiamarlo era
stata una voce femminile. Un po’ perché non era
abituato a essere chiamato Steven, un po’ perché
non conosceva ancora bene quella voce, Harry non si girò
subito. Quando lo fece si trovò davanti proprio quella
ragazza con i capelli rossi e gli occhi verdi che era oggetto dei suoi
pensieri e delle sue paranoie.
“Oh ciao
Lily. Questo è Ron.”
Rispose Harry preso
leggermente alla sprovvista. Ron se ne accorse e accennò un
sorriso divertito di cui Lily non riuscì a comprendere il
significato.
“Piacere
Lily Evans. Stev posso parlarti qualche minuto o hai fretta?”
Chiese Lily
dolcemente. Non era ancora abituato a sentire quella voce. Per un
attimo immaginò come sarebbe stata la sua vita sentendo la
sua voce ogni giorno.
“Io.. Credo
di si.”
Disse Harry dubbioso.
Sapeva bene cosa voleva dirgli ed aveva un po’ di paura ad
affrontare quel discorso. Specie dopo quello che aveva saputo da
Hermione.
“Vai pure.
Ci vediamo dopo in sala comune. Vedi di ricordarti quella
cosa..”
Disse Ron,
sottolineando l’ultima parte della frase.
“Come? Oh
si, Ron. Sta tranquillo.”
Lo
tranquillizzò Harry. Sperando tutto andasse come previsto.
Doveva andare così. Harry ringraziò il cielo che
Hermione lo avesse avvisato. Era sicuro che affrontare quella
conversazione senza sapere dove voleva andare a parare Lily sarebbe
stato molto peggio.
“Speriamo..”
Sospirò
Ron mentre si allontanava.
“Di che
parlava?”
Chiese Lily curiosa
dalle parole del ragazzo.
“Oh nulla
di importante.”
Disse Harry
semplicemente.
“Certo che
sei misterioso..”
Disse Lily fissando
il ragazzo. Aveva come l’idea che gli nascondesse qualcosa.
Quando lo guardava fisso negli occhi non riusciva a leggere nel suo
cuore come faceva con gli altri. Si aspettava che quegli occhi
così uguali a quelli di James nascondessero
un’anima profondamente diversa da quella del gemello. Ma
erano misteriosi, schermati. Quasi non fossero realmente lo specchio
della sua anima.
“Misterioso?
Oh No. Ti assicuro che sono molto più noioso di James. Che
volevi dirmi?”
Spiegò
Harry con il sorriso. Sapeva cosa voleva chiedergli Lily. Via il dente
via il dolore si disse tra sé.
“Avrei
bisogno di un favore. Ci conosciamo da poco ma sei l’unico a
cui posso chiedere. In pratica si tratta di mia sorella. Si sposa. Lei
mi odia e non mi vuole al suo matrimonio, solo che mi ha
invitata..”
Cominciò
lei con voce triste. Le pesava tremendamente ammettere che sua sorella
la odiava perché la considerava anormale. Quasi fosse una
sua colpa essere una strega.
“Tua
sorella ti odia ma ti invita al suo matrimonio?”
Chiese lui pur
conoscendo anche quella riposta. Era fin troppo chiaro che era stata
obbligata dalla madre. Provò un moto di rabbia verso zia
Petunia. Non aveva solo rovinato la sua vita facendogli passare la sua
infanzia chiuso in uno sgabuzzino per le scope. Aveva anche fatto
soffrire tremendamente sua madre. Aveva davvero un anima quella donna?
Come poteva essere così crudele con delle persone nelle cui
vene scorreva il suo stesso sangue?
“Si, mi
odia perché sono una strega.. È una lunga storia.
È stata obbligata a invitarmi dai miei genitori. Solo che vi
vuole fuori dalle scatole per il maggiore tempo possibile e quindi mi
ha detto di venire accompagnata ma io..”
Continuò
lei con voce sempre più bassa e più triste. Si
vedeva che le pesava davvero tanto quell’odio da parte della
sorella.
“Non sai a
chi chiedere.. Vuoi che chieda a James? Mi sembra di avere capito che
c’è del tenero tra voi..”
Concluse Harry per
Lily, sperando che lei cambiasse improvvisamente idea e si convincesse
a chiedere a James. Sarebbe stata la cosa migliore. Ancora meglio
dell’idea di Hermione.
“No, James
mi evita. Non voglio che pensi che lo sto tartassando. Volevo chiedere
se mi accompagni tu. È una domenica. Tra due
settimane..”
L’idea
fallì miseramente. Tutta via decise di fare un altro
tentativo prima di seguire il piano di Hermione.
“Lily..
È complicato.”
Cominciò
Harry con fare serio. Doveva fare capire che non voleva mancare di
rispetto a James. Forse lei avrebbe capito e sarebbe tornata da James.
“Se dici di
no capisco benissimo. Voglio dire, non mi conosci quasi.. E devo
sembrarti una pazza.”
Disse lei senza
riuscire a guardarlo in faccia.
“No Lily
vedi, si tratta di James.. Io non vorrei che ci rimanesse
male.”
Disse alla fine lui
sperando che Lily capisse.
“Fa finta
non abbia parlato. Scusa, non avrei dovuto. Sono stata una scema
io..”
L’idea di
Harry fallì per la seconda volta in pochi minuti. Harry
potè vedere la tristezza e la delusione negli occhi della
madre. Si sentiva sola. Non avrebbe chiesto a James. Sarebbe andata da
qualche parte e avrebbe pianto. Poi sarebbe andata al matrimonio da
sola. Avrebbe sofferto per le battute cattive e l’odio di zia
Petunia e di quel tricheco di zio Vernon. Sarebbe stata sola contro
tutti. Contro quei mostri. Non poteva permetterlo.
“Aspetta.
Va bene.”
Disse improvvisamente
il ragazzo.
“Come?”
Lily aveva
già cominciato ad andarsene. Si fermò e si
girò verso Harry. Stupita da quello che aveva appena sentito.
“Vengo con
te.”
Ripete lui sicuro.
“Sei
sicuro? Voglio dire, non ti devi sentire obbligato..”
Disse ancora lei
sulla difensiva. Non voleva fare pena a nessuno.
“Non mi
sento obbligato. Davvero.”
Ripete Harry con il
sorriso prima di andare dagli altri. Ora doveva solo seguire il piano
di Hermione e sperare che James non se la prendesse troppo a male.
Harry
sospirò chiedendosi quale delle due cose sarebbe stata la
più difficile.
Nel frattempo dietro
un’armatura una ragazza aspettava l’amica con i
capelli rossi. Non appena questa le si avvicino si complimento per
quello che aveva sentito.
“Ha detto
si? Te l’ho detto, sarebbe andata alla grande. Vedrai che
dopo il matrimonio farete coppia fissa.”
A parlare era stata
una Alice piuttosto eccitata. Lily sospirò chiedendosi come
l’avrebbe presa James e se avesse fatto per davvero la cosa
più giusta.
angolo
dell'autrice
eccomi
qui con il capitolo successivo, alla fine la nostra Lily si
è decisa e ha chiesto a Harry. sarà la decisione
giusta?
non vi svelo nulla. il prossimo capitolo si intitolerà UN
PIANO MALANDRINO.
grazie mille a tutti quelli che leggono, mi aggiungono ai preferiti
(siete 42 caspita!se non leggessi con i miei occhi non ci crederei) e
scrivono commenti. un grazie speciale soprattutto a chi fa le tre cose
insieme!
veniamo ai vostri commenti.
pikkolina88: hai fatto centro, Harry è terrorizzato dalla
reazione del padre. e anche Lily è preoccupata per lo stesso
motivo. anche perchè noi sappiamo che a Harry non interessa
Lily perchè è sua madre, ma James non sa questo.
pensa che Harry sia il suo gemello. nella sua mente potrebbe vederlo
come un rivale e decidere di evitare ancora di più Lily.
oppure potrebbe decidere di farsi avanti. bah, chissà cosa
farà il nostro Ramoso. per ora non ti dico nulla. devi
aspettare il prossimo capitolo..
lyan: si, dovevano aspettarsi di rimanere coinvolti e scegliere un
altro anno ma la tentazione è stata troppo forte. per harry
era l'unica occasione per conoscere i suoi genitori, Sirius, Remus.
anche per rivedere Silente. al suo posto nessuno avrebbe resistito alla
tentazione.
smemo92: grazie per i complimenti. l'idea mi è venuta
perchè ho letto spesso fic dove il trio era finito al tempo
dei malandrini ma nessuna di queste arrivava mai alla fine. veniva
sempre lasciata a metà. così ho deciso di
iniziarne e finirne una io. e poi, la ragione principale è
che adoro le James/Lily e ho già pronta un'altra storia su
James che posterò appena avrò finito "Posta via
gufo".
ninny:grazie mille a te e grazie per avermi messo tra i preferiti.
spero che i prossimi capitoli ti piacciano quanto questi.
germana: no, intendevo dire harry è sotto tensione solo
all'idea che la madre possa invitarlo. nel momento in cui lo invita la
tensione per lui sarà alla stelle (come hai visto). ron sa
che deve stare zitto, senno Hermione chi la sente.
jomarch: ehehe.. un Hermione che non ha ragione non sarebbe quella che
ci ha fatto conoscere la Rowling. ti pare? hermione ha solo paura che
Harry si affezioni troppo e dica loro tutto quanto. ma nonostante
questo Harry e Ro hanno deciso che saranno malandrini fino in fondo e
faranno gli scherzi con loro! che ne pensi di Lily? cosà
farà al matrimonio?
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Capitolo 18 *** UN PIANO MALANDRINO ***
CAPITOLO 17
UN
PIANO MALANDRINO
I
malandrini erano da ore chini su un tavolo della sala comune a
perfezionare il loro piano. Quella sera sarebbero entrati di nuovo in
azione. Tutti gli studenti giravano loro alla larga. Sapevano bene che
quando erano chini su quel tavolo a confabulare era per organizzare
qualcosa di illegale e preferivano non averne nulla a che fare. Certo,
ogni tanto qualche ragazzino che li venerava si avvicinava per cercare
di sentire i loro discorsi ma veniva allontanato da Sirius e dai
sorrisi comprensivi di Remus. In genere non si presentavano
più la volta successiva. Quel pomeriggio tutta la sala
comune era incredula. Inizialmente i quattro malandrini erano soli come
loro solito, poi un ragazzo con i capelli rossi si era avvicinato.
Tutti i ragazzi erano pronti a vedere come lo avrebbero allontanato ma
sconvolgendo ogni previsione i malandrini gli fecero posto e lo
lasciarono sedere con loro.
Era la prima volta
che qualcuno poteva sedere con loro. Alcuni ragazzi del quinto anno
notarono che il ragazzo dai capelli rossi era nuovo, probabilmente
l’amico di quell’altro strano ragazzo arrivato da
poco. Il misterioso Steven Potter, gemello di James. Nessuno riusciva a
spiegarsi come James non avesse mai parlato del fratello per
più di sei anni e perché questo cominciasse a
frequentare la scuola solo al settimo anno. I diretti interessati,
soprattutto James, erano restii a rispondere a queste domande. In
genere il malcapitato che si arrischiava ad avvicinarsi a James per
chiedere in merito al fratello veniva allontanato con toni poco gentili.
I malandrini
sembravano soddisfatti e sorridenti, tranne Ron e James che
continuavano a guardarsi intorno chiedendosi dove fosse finito il sesto
malandrino.
“Allora,
tutto chiaro. Stasera ci divertiremo. I malandrini di nuovo in
azione.”
Concluse Sirius
sorridente non facendo caso al broncio di James. Ron aveva detto loro
che si era fermato a parlare con qualcuno. Dalle poche informazioni che
avevano ottenuto da lui dedussero che si trattava di una ragazza ma
nulla di più.
“Mi sono
perso qualcosa?”
Chiese il sesto
malandrino raggiungendo gli amici. Aveva una faccia strana. Ron
comprese che era andato tutto come aveva previsto Hermione, almeno la
prima parte. Ora bisognava aspettare il matrimonio e convincere Lily
che amava ancora James.
Era impossibile che i
guai li perseguitassero ovunque, anche in un altro tempo. Ron si chiese
se fosse più difficile sconfiggere il più grande
mago oscuro di tutti i tempi o far mettere insieme i propri genitori se
tua madre pensa di essere innamorata di te. Inutile dire che non
riuscì a darsi una risposta.
“Si, tipo
tutto il piano.. “
Commentò
con tono leggermente annoiato James.
“Scusate..”
Disse Harry a testa
bassa. Aveva notato il tono di James e si sentiva terribilmente in
colpa. Sapeva che non l’avrebbe presa bene. Doveva dirgli
tutto prima che lo sentisse da qualcun altro e desse fuori di matto.
L’ultima cosa che voleva era litigare con suo padre a causa
di sua madre. Guardò ancora una volta il padre e si chiese
se non avesse già capito tutto, se quel tono annoiato e
scocciato fosse per lui. Harry scosse la testa. Non era possibile,
avrebbe dovuto leggergli nella mente.
“Figurati,
Ron ha detto che stavi parlando. Allora, chi è? È
carina? Anno? Casa? Non è una serpe vero?”
Chiese Sirius,
fermamente deciso a scoprire tutto. Sotto quel punto di vista Sirius a
volte riusciva a essere peggio di una vecchia portinaia. Harry
arrossì. Non poteva dire che stava parlando con Lily Evans.
James l’avrebbe presa male. Doveva spiegargli molte cose e
voleva che fossero solo loro due. Decise di non rispondere e di
rimandare le confessioni al padre a più tardi. La cosa a cui
pensare era lo scherzo. Era incredibile poter partecipare a uno dei
loro mitici scherzi. Sembrava di essere in uno dei racconti di Sirius e
del professor Lupin.
“Sirius, lo
lasci stare?”
Lo
rimproverò Remus venendo in aiuto di Harry che gli fu molto
grato.
“Voi non
siete curiosi?”
Chiese ancora Sirius
stupendosi di essere l’unico a cui importava sapere dove era
stato Stev fino a quel momento.
“Tu non sei
curioso, sei un impiccione.”
Lo
rimproverò ancora Remus deciso.
“Portinaia!”
Lo
apostrofò James. Sembrava avere recuperato il sorriso. Harry
pensò che prima fosse scocciato per il suo ritardo.
“Siete
cattivi..”
Disse Sirius triste
facendo l’offeso e rimediando uno scappellotto amichevole da
James.
“In ogni
caso, non ti preoccupare Stev. Il piano è molto semplice.
Ron distrae Gazza chiedendogli di spiegargli il regolamento. Funziona
sempre se a chiedere è uno nuovo. Io penso alla gatta. Peter
sta di guardia. Sirius pensa a tenere lontani i professori. Tu e James
entrate nell’ufficio di Gazza e recuperate le caccabombe e le
altre diavolerie sequestrate.”
Spiegò
James con una strana luce negli occhi. Una luce malandrina.
“Capito
tutto?”
Chiese Sirius.
Dovevano essere sicuri di ogni minimo dettaglio. Con tutto il ben di
dio sequestrato dal custode avrebbero potuto far passare a quelli di
serpeverde un brutto quarto d’ora. Anzi, a dire il vero se
c’era davvero quel che ricordava ne avrebbero avuti
abbastanza fino alla fine dell’anno scolastico.
“Alla
perfezione.”
Rispose Harry
sorridendo. Il pensiero dello scherzo imminente a Gazza gli aveva fatto
dimenticare tutto il resto. Il matrimonio, Lily, James, avrebbe
affrontato tutto più tardi.
Per tutta la sera non
riuscì a trovare un momento per parlare solo con James.
Quando salirono in camera Sirius gli rimase appiccicato. Sirius
considerava James un fratello e trovava la cosa più naturale
del mondo non lasciare mai Harry un attimo per voler conoscere ogni
minimo dettaglio su di lui. A cena poi li raggiunsero anche gli altri.
Da lontano vide Hermione che lo guardava con sguardo interrogativo. Gli
fece un segno quasi impercettibile con la testa per farle capire che
stava andando tutto come avevano deciso. Lei sembro aveva capito
perché si mise a mangiare tranquilla senza più
guardare verso di loro. Aveva quasi perso ogni speranza quando venne il
tempo per mettere in atto il loro piano e James lo chiamo.
“Vieni
Stev. Tocca a noi.”
Disse con tono
tranquillo e con un grosso sorriso sulle labbra.
“Eccomi..”
Rispose Harry
ricambiando il sorriso. Secondo il piano lui e James sarebbero stati
soli nell’ufficio di Gazza e quindi avrebbero avuto tutto il
tempo di parlare. Entrare non fu per nulla difficile. Sia James che
Harry lo avevano già fatto un sacco di volte. Una volta
dentro si misero immediatamente all’opera a frugare nello
schedario delle cose confiscate, nei cassetti, negli armadi e ovunque
pensavano ci potesse essere qualcosa. Harry non sapeva come iniziare il
discorso. Alla fine si decise.
“James?”
Chiamò
Harry.
“Trovato
qualcosa?”
Chiese James alzando
la testa verso quello che lui credeva il suo gemello. Era tranquillo,
di sicuro non si aspettava nulla di quanto Harry stava per dirgli. Era
sicuro che sarebbe rimasto male.
“No, volevo
solo parlare..”
Disse Harry
fingendosi tranquillo e calmo.
“Siamo
nell’ufficio del custode a frugare tra le cose sequestrate e
tu vuoi parlare? Non possiamo rimandare di qualche ora?”
Rispose James mentre
frugava nei cassetti della scrivania. Fino a quel momento avevano
trovato parecchie cose interessanti ma nulla di veramente speciale. Era
sicuro che guardando meglio avrebbe trovato qualche manufatto strano
con chissà quali poteri.
“No,
è che è strano trovarti solo. Non fraintendere,
Sirius, Remus, Ron sono fantastici.. Ma volevo parlare faccia a
faccia.”
Disse Harry cercando
di ottenere l’attenzione del padre senza preoccuparlo troppo.
“Peter.. Lo
hai dimenticato nella tua lista..”
Gli fece notare
James. Aveva notato che Stev non sembrava nutrire molta simpatia verso
Peter e ci parlava solo se necessario. Era un fatto curioso, non se lo
spiegava. Probabilmente non era nulla e si era sbagliato.
Perché mai suo fratello avrebbe dovuto volere male
a una persona così gentile e sincera con Peter?
“Che
sbadato.. Pensavo di averlo già nominato..”
Rispose Harry
cercando di essere credibile. Odiava quel lurido verme ma non doveva
darlo a vedere o sarebbero stati guai. In realtà lo aveva
dimenticato apposta. Non meritava nemmeno di essere nominato da lui.
“Di che
volevi parlare di preciso.”
Chiese James dopo un
po’, stranito dalla richiesta di Stev. Se voleva che ne
parlassero soli allora era qualcosa di grave o almeno importante. Tanto
valeva non aspettare ancora e parlarne subito.
“Della
Evans. So che ci tieni. Perché hai mollato tutto?”
Chiese Harry, incerto
sul dove cominciare. Non sapeva come dire tutto al padre senza
scatenare una sua reazione.
“Lily..
Tutto.. Cosa.. Perché mi chiedi questo proprio stasera?
Centra qualcosa con la ragazza di pomeriggio? È con lei che
hai parlato?”
Chiese James stranito
e confuso collegando tutti i pezzi. Perché Stev gli chiedeva
di Lily. Che fosse interessato? Dopo tutto lui era arrivato da poco.
Non sapeva quello che era successo tra loro. Non poteva arrivare ora e
portargliela via. D’accordo, lui aveva smesso di provarci ma
non poteva essere proprio suo fratello quello che l’avrebbe
fatta innamorare di sé.
“Beh.. Si..
Mi ha chiesto di accompagnarla al matrimonio della sorella. Dice che
è un’arpia. Mi ha fatto pena. Aveva bisogno di
sostegno.”
Disse Harry di getto.
Vide James impallidire improvvisamente e cercò di
giustificarsi.
“Tu cosa?
Non devi giustificarti.. Hai fatto bene..”
Ripose secco James
voltandosi dalla parte opposta.
“James..”
Cercò di
giustificarsi ancora Harry.
“Hai fatto
bene. A me non importa di Evans. Muoviamoci prima che ci
scoprano.”
Replicò
ancora James, ben deciso a non farlo parlare. Non voleva sentirlo. Non
voleva sentire suo fratello parlare della sua Lily. Non lo avrebbe
sopportato.
“James..”
Lo pregò
Harry. Perché diamine non lo faceva parlare? Doveva dirgli
che a lui di Lily non importava. Che non ne era innamorato ma James non
gli dava la possibilità di farlo.
“Andiamo?”
Chiese James
indicandogli la porta e andandosene senza prendere nulla dei tesori
trovati.
Harry
sospirò pesantemente. Aveva combinato un disastro. Suo padre
non gli parlava perché pensava fosse innamorato di Lily
Evans, la ragazza di cui James Potter era ancora innamorato e che era
anche la madre di quello che lui pensava essere il suo gemello Steven.
Harry
sperò che il piano di Hermione andasse bene oppure sarebbe
successo davvero il finimondo.
“Allora
come è andata?”
Chiese Ron curioso
non appena lui e James entrarono nella stanza.
“Alla
grande..”
Rispose ironico Harry
prima di buttarsi a letto e lasciarsi quella lunga giornata alle spalle.
angolo
dell'autrice:
grazie
mille per la vostra attenzione, la vostra presenza, i vostri commenti e
grazie alle 47 persone che tengono la mia storia tra i preferiti. in
questo capitolo James ha regito male, cosa farà nel prossimo
capitolo.
l'appuntamento è tra qualche giorno e il titolo
sarà "il matrimonio".
grazie mille a tutti coloro che commentano, davvero, è
bellissimo leggervi!
lady blue: grazie mille per i tuoi complimenti! il piano di Hermione
è cercare di convincere Lily che in realtà le
piace James e non Stev/Harry. ci riuscirà Harry a metterlo
in pratica? è molto interessante la tua idea sul fatto che
James immagini che Lily stia con Stev nell'altro mondo. hai centrato
quello che volevo far intendere! bravissima! per quanto riguarda la
domanda sui 3, beh.. qualcuno ci sarà, due persone di sicuro
(oltre Silente che lo sa di già), se lo scopriranno anche
gli altri non lo so (in questa storia intendo, forse
scriverò un sequel. non ho ancora bene deciso). quando
arriverò a scrivere quella parte mi farò guidare
dall'istinto. XD!
lyan: ehehehe.. non ti dico nulla. sta a vedere! grazie per il commento
e per leggere sempre i miei capitoli!
ninny: eh già, anche Lily a volte non capisce cosa le accade
nonostante sia la migliore strega del suo anno (con Hermione
ovviamente!) grazie per il commento!
jomarch: ecco svelato il motivo del titolo. ti ha delusa? era
inverosimile che James accettasse di andare al matrimonio. dal suo
punto di vista Lily non lo ha voluto, l'ha rifiutato e ha scelto il
gemello. è troppo orgoglioso quel ragazzo. grazie per aver
lasciato un commento!
germana: diciamo che Alice ci ha messo del suo per convincere Lily. se
non avesse detto nulla magari Lily non avrebbe chiusto proprio a Harry
ma a qualcun altro. che pensi succederà al matrimonio?
grazie per essere passata e aver commentato!
lyrapotter: tranquilla, l'importante è che sei passata e hai
commentato questo capitolo, no? grazie mille! gia meno male
che Hermione pensa sempre a tutto. per vedere insieme James e Lily,
bhe.. non ti dico nulla ma ci vorrà ancora qualche capitolo.
la mia storia però non finisce con loro due insieme quindi
spero non smetterai di seguirla quando accadrà!XD
smemo92: grazie del commento! beh, ma un Harry senza casini ne problemi
non è lui, no?
pikkolina88: grazie del commento. ecco il capitolo dopo. scusa il
ritardo ma sono stata tanto presa!
vale lovegood: grazie per il commento e per essere tornata! mi mancavi!
XD
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Capitolo 19 *** IL MATRIMONIO ***
CAPITOLO 18
IL MATRIMONIO
Nelle due settimane
successive non ebbe fortuna. Suo padre sembrava volerlo evitare come la
peste e non c’era stato modo di chiarire quando aveva detto
nell’ufficio di Gazza. Harry non poteva nemmeno chiedere
aiuto a Remus e Sirius perché James non aveva accennato loro
nulla. Semplicemente aveva cancellato Lily Evans dalla sua vita,
pensando che ormai interessava al fratello e non ne aveva parlato con
nessuno. Nemmeno a Sirius. I malandrini avevano notato che James era
silenzioso e Remus glielo aveva anche fatto notare. Lui aveva risposto
con un gesto della mano, garantendo che andava tutto alla grande.
Parlava con tutti normalmente, anche con Harry, solo non parlava di
Lily. Se la incrociava nei corridoi la salutava con un freddo salve
Evans che mandava in crisi la ragazza. Insomma, furono due settimane
difficili per Harry, che si sentiva terribilmente in colpa. Alla fine
la domenica del matrimonio arrivò. Harry non chiuse occhio
quella notte dal nervosismo. Aveva passato la serata a ripassare il
piano con Hermione. La ragazza gli aveva fatto un mini-corso di
psicologia femminile e gli aveva dato qualche dritta per raggiungere
l’obiettivo desiderato. La cosa più importante per
Hermione era essere sinceri e parlare con il cuore. Aveva detto che non
sarebbe stato difficile. Harry non era dello stesso parere. A tenerlo
sveglio era anche il tormento del padre. Dopo il matrimonio le cose
sarebbero migliorate o peggiorate? Erano ore che cercava una risposta
ma non riusciva ad afferrarla. Perché suo padre era
così testone? La stanza era immersa in un silenzio davvero
irreale. Si sentiva solo il respiro pesante di Ron. Sirius era molto
più silenzioso del solito. Harry lanciò un
occhiata al letto di Sirius e vide che era vuoto. Così come
quello di James. Harry sospirò e si alzò, deciso
a prendere una boccata d’aria per capire meglio che fare.
Girovagò per ore nel castello e alla fine arrivò
sulla torre di astronomia che era quasi mattina. Il sole stava
sorgendo, era così bello. Si sedette a guardarlo incantato
quando una voce lo raggiunse.
“Non
dovresti andare a dormire? Ai matrimoni gli invitati con le occhiaie
vengono male nelle foto..”
A parlare era stato
un James Potter decisamente strano. Il suo viso era stanco. Anche lui
non doveva avere dormito pensando al matrimonio. Harry non si aspettava
di trovarlo lì, e decisamente non si aspettava di sentirgli
dire una cosa del genere.
“Hai deciso
che ne vuoi parlare ora?”
Chiese Harry
fissandolo negli occhi. Voleva capire se con quella frase intendeva
provocarlo o discuterne pacificamente come Harry cercava di fare da due
settimane. Harry sperò di gran lunga si trattasse della
seconda. Era troppo stanco per una litigata e tra qualche ora lo
aspettava Lily.
“Scusa, non
c’è l’avevo con te.. È solo
che..”
Iniziò con
voce bassa James. Si sentiva uno stupido. Non aveva nemmeno lasciato
finire Stev e non gli aveva parlato per due settimane di quello che si
erano detti. Dannazione come aveva potuto trattare così suo
fratello? Il loro legame valeva più di una ragazza, anche se
questa era Lily. O forse no? Il loro legame di sicuro valeva una
spiegazione. Questo era poco ma sicuro. Doveva trovare la forza di dire
la verità a Stev e lui avrebbe capito e non gli avrebbe
portato via Lily. Ma perché allora le parole erano
così difficili da far uscire dalla sua bocca?
“A te Lily
piace ancora, giusto?”
Disse Harry riuscendo
a leggergli nella mente. A quelle parole James aveva abbassato la
testa. Harry capì che non si era sbagliato. Che amava Lily
più della sua stessa vita.
“Ma
perché hai mollato tutto? È con te che avrebbe
dovuto andarci al matrimonio oggi, non con me.”
Continuò
allora Harry deciso a far capire a suo padre che si era sbagliato a
pensare che gli avrebbe portato via Lily e che aveva sbagliato a darsi
per vinto con lei.
“Anche se
avessi continuato a insistere non sarebbe cambiato nulla. Non mi
avrebbe invitato lo stesso. Io voglio solo che sia felice, solo mi fa
male sapere che non sarà con me..”
Disse lui
malinconico. Stev gli aveva letto nella mente. Era riuscito a capire
tutto. Era strano ma, quando gli aveva sentito dire quelle parole
qualcosa dentro di lui si era rotto. Non poteva chiedere al gemello di
rinunciare a Lily.
“Sei uno
scemo. Quando mi ha invitato le ho chiesto perché non aveva
chiesto prima a te..”
Rispose Harry
realizzando che il padre non aveva ancora capito tutto.
“E lei che
hai detto?”
Chiese lui con un
espressione stupita. Aveva paura di quello che poteva aver detto la
ragazza ma allo stesso tempo voleva sentirlo.
“Che tu la
stavi evitando.. Per me dovresti farci un tentativo ancora.”
Lo
incoraggiò Harry sorridendo e fermandosi a guardare la
reazione del padre.
“Sarebbe
inutile. Ora le interessi tu.”
Per un attimo il suo
viso si era illuminato poi d’improvviso si era spento ed
aveva pronunciato quella frase. Era come se avesse paura a crederci per
davvero fino in fondo.
“Che dici?
Io non ti farei mai una cosa del genere.”
Rispose Harry
esterrefatto. Portare via la ragazza a suo padre? Non voleva fare una
cosa del genere. Lui aveva accettato solo perché gli
dispiaceva lasciare sua madre con quel gruppo di serpenti. Li conosceva
bene e sapeva quanto sapevano essere perfidi.
“Quindi a
te non interessa?”
Chiese James stupito
e ancora più incredulo.
“Certo che
no, stupido.”
Disse Harry scuotendo
la testa divertito.
“Non cambia
comunque nulla. Non mi vorrebbe lo stesso.”
Continuò
James depresso. Era buffo stare a guardare James. Alternava momenti di
estasi a momenti di depressione cupa.
“Ma allora
sei paranoico. Sai che facciamo? Che io vado al matrimonio e cerco di
fare ragionare lei e intanto tu pensi su a quello che ti ho
detto.”
Disse Harry
sorridendo e tornando verso la loro stanza per cambiarsi. Avere
finalmente chiarito quella storia con suo padre gli aveva tolto un peso
incredibile dalla coscienza. Ora poteva affrontare sua madre sereno.
Sicuro che ce l’avrebbe fatta a convincerla che lei amava
ancora James e che non era troppo tardi.
“Testone.”
Mormorò
una voce alle spalle di James. Non poteva essere Stev, era
già andato via. James si voltò lentamente e si
trovò di fronte Sirius. Nella sua mente vorticavano mille
pensieri, tutti dai capelli rossi e gli occhi verdi.
“Ha ragione
lui.”
Continuò
l’amico sedendosi di fronte a lui e guardandolo dritto negli
occhi.
“Sirius?
Allora hai sentito tutto..”
Mormorò
James a voce bassa. Non si era accorto della presenza di Sirius. Lui
era sempre lì con lui quando aveva bisogno. Capì
che era stato un errore non dirgli che stava succedendo in quelle due
settimane e perché si comportava in modo strano.
Chissà quanto si era preoccupato per lui.
“Si, e sai
che penso? Che è ora che ti rimbocchi le maniche e lotti per
lei se veramente ci tieni a lei.”
Disse deciso Sirius
continuando a fissare James negli occhi con decisione.
[qualche ora dopo, in
una città babbana]
“È
tutto così..”
Lily stava cercando
le parole per descrivere quello che le stava intorno, senza riuscirci.
“Rosa?”
Completò
Harry per lei con un sorriso sulle labbra. Era con sua madre, non
poteva chiedere di meglio. Anche se era al matrimonio delle due persone
che odiava di più, dopo Peter e Voldemort ovviamente. Per la
prima volta passavano del tempo da soli insieme, lontani dal castello e
da tutti. Avrebbe avuto anche l’occasione di conoscere meglio
sua madre.
“Stavo
pensando patetico. Ma forse rosa è più
diplomatico.”
Confidò
lei ritrovando il sorriso. Tutto intorno a loro era a dir poco
nauseabondo. Troppo rosa, troppi fiori, troppi fiocchi e troppa
perfezione. Persino i vestiti della sposa e delle damigelle erano
inutilmente pomposi. Lily invece era vestita in modo molto semplice.
Aveva un vestito nero lungo che la fasciava mostrando il suo bel fisico
e che le lasciava scoperta la schiena. I bei capelli rossi erano stati
acconciati e tirati su con molta cura. Tutti gli invitati non avevano
potuto fare a meno di guardarla per tutto il tempo in chiesa.
Così come tutte le ragazze non avevano mai staccato lo
sguardo da Steven. Lily non poteva dargli torto, Stev era proprio un
bel ragazzo anche se lei tutte le volte che lo vedeva pensava a James.
Ad un tratto mentre il prete pronunciava la sua benedizione
arrivò a immaginarsi che quello al suo fianco fosse James.
Lily aveva subito scacciato quel pensiero, chiedendosi
perché la sua mente gli facesse brutti scherzi.
“Se non
vuoi essere cacciata a calci..”
Le ricordò
Harry.
“Mi stai
dando un idea, sai?”
Disse Lily ridendo.
Per un attimo aveva preso in considerazione anche quell’idea
ma era troppo ligia alle regole e ai doveri per farlo.
“Perché
dovresti andartene?”
Chiese Harry con fare
riflessivo.
“Mi prendi
in giro? Qui non sono per nulla gradita mi sembra chiaro.”
Gli fece notare Lily.
“Si ma
sembra che stia peggio tua sorella. Guarda che faccia. È
terrorizzata all’idea che tu faccia una magia di fronte al
suo nuovo marito-tricheco. Perché non ti diverti un
po’? “
Le spiegò
pazientemente Harry. Aveva assistito per ore impotente mentre sua zia
trattava male sua madre. Ora era giunto il momento che sua madre
reagisse e facesse vedere alla sorelle chi delle due fosse la vera
strega.
“Divertirmi?”
Chiese Lily
riflettendo sulle parole di Steven.
“È
l’occasione di vendicarti per tutti gli anni in cui ti ha
trattato male e tenuto a distanza.”
Gli fece notare
ancora Harry.
“Sai? Forse
hai ragione.”
Disse ad un certo
punto Lily prendendo la bacchetta dalla borsa senza farsi vedere e
mormorando un paio di incantesimi non verbali per non dare troppo
nell’occhio.
“Hai visto
la sua faccia? È diventato un peperone e poi ha urlato
Petunia che sta succedendo. E lei era sul punto di svenire.”
Disse Lily ridendo
come una matta. Non aveva mai visto sua madre così serena.
Fino a poco prima era triste e succube della sorella. Finalmente si era
presa la sua vendetta.
“Già
e poi tuo padre e tua madre.. Si stavano divertendo anche loro. Quel
Vernon non deve stare simpatico nemmeno a loro.”
Disse Harry notando
che anche i genitori di Lily tenevano le distanze da zio Vernon. Aveva
visto i suoi nonni per la prima volta. Harry era troppo immerso nei
suoi pensieri e non notò Lily che gli si era avvicinata e
che ora cercava di baciarlo. La ragazza gli si avvicinò e
lui prese il suo viso tra le mani.
“Che fai?
Tu ami James.”
Disse Harry
dolcemente per non ferire i sentimenti di Lily.
“No, io..
Non più. “
Mormorò
lei confusa allontanandosi dal ragazzo. Per un attimo aveva pensato
fosse James. Cosa stava succedendo? Perché voleva baciarlo.
Era così confusa.
“No, tu lo
ami ancora. Sei solo troppo orgogliosa.”
Continuò
lui tenendo sempre quel tono dolce.
“Orgogliosa?”
Chiese Lily sempre
più confusa.
“Sai di
avere sbagliato a giudicarlo, ma non lo vuoi ammettere. Per sei anni ha
pensato cose orrende di lui senza nemmeno conoscerlo. Pensavi che
stesse giocando con te. Poi di colpo hai realizzato che lui a te ci
tiene per davvero. Che ci ha sempre tenuto. Lo hai realizzato tardi e
lui ora e stanco. Ma ti ama ancora.”
Le parole di Stev
arrivarono al suo cuore sciogliendo mille dubbi. Aveva centrato il
bersaglio. Gli aveva parlato con dolcezza, toccandogli il cuore. Per
qualche istante le era parso di conoscere Stev da una vita.
“Tu, lo
pensi davvero?”
Fu l’unica
cosa che Lily riuscì a mormorare.
“Ne sono
più che sicuro. Non si ama una persona per sei anni per poi
scordarla in qualche giorno. Ha solo perso la fiducia in te. Un
po’ di ragione la ha, non trovi?”
Chiese ancora lui.
Sembrava che il piano di Hermione stesse andando come previsto. Harry
benedisse la ragazza per i consigli della sera prima.
“Si, non
gli ho mai dato per davvero la possibilità di mostrarsi per
quello che è.. Che posso fare ora per rimediare?”
Chiese Lily fissando
Stev negli occhi. Aveva finalmente capito tutti i suoi errori. Aveva
bisogno di un’altra possibilità. Sapeva che era
difficile ma lei era disposta a tutto. Si sarebbe presa quello
possibilità.
“Devi
essere tu a cercarlo. A fargli capire che ne vale la pena davvero.
Però dovrai avere tanta pazienza per vincere la sua
diffidenza. Di sicuro farà delle cose stupide per
orgoglio.”
Spiegò
lui. Immaginava la reazione di James. L’avrebbe trattata con
sufficienza per prendersi una rivincita. Se voleva conquistare il suo
cuore non doveva dare peso a queste sue reazioni.
“Tipo?”
Chiese Lily decisa a
fare di tutto per riconquistare James. Lui l’aveva amata per
più di sei anni. Ora toccava a lei ricambiarlo, senza far
passare altri sei anni.
“Tipo
andare con delle oche solo per farti arrabbiare. Lui non pensa a
nessun’altra. Lui vuole solo te. Solo ha paura di dirlo
perché pensa che tu non lo vuoi. Pensa che consideri Piton
migliore di lui.”
Spiegò
Harry.
“Io non
penso questo. Lo pensavo, ma poi ho capito che aveva sempre avuto
ragione James. Severus è un mago oscuro, della peggiore
specie. Mi ha usata, ha giocato con me, mi ha preso in giro
e..”
Cominciò
Lily.. Piton l’aveva solo usata. James l’aveva
messa in guardia fin dal primo momento ma lei si era sentita troppo
sicura di se per credergli. Dopo quello che era successo le parole di
James si erano dimostrate essere vere.
“Ma a James
questo lo hai mai detto?”
Chiese Harry
interrompendola.
“No. Non
gli ho detto nemmeno quando fossero importanti tutti quei gesti che ha
fatto in questi sette anni per farmi ridere..”
Si
rammaricò lei.
“Vuoi
aspettare altri sette anni?”
Chiese ancora Harry
divertito.
“No, penso
tu abbia ragione. Però non mi pento di averti chiesto di
venire qui.”
Disse lei decisa.
“Perché?”
Si domandò
Harry cominciando a temere che Lily dicesse qualcosa tipo che era
innamorata di lui.
“Perché
ti ho conosciuto meglio e mi hai fatto capire tante cose. Ho capito che
è James l’uomo che amo e con cui voglio passare il
resto della mia vita. Ora devo solo farlo capire a lui.”
Spiegò
Lily con una luce decisa e innamorata negli occhi. Harry era riuscito a
farle capire quanto James era importante per lei.
“Mmm..
Penso che dopo averlo fatto accettare a te stessa il resto sia uno
scherzo..”
Disse Harry
prendendola in giro.
“Sottovaluti
James Potter.”
Lo ammonì
lei.
“Cadrà
a i tuoi piedi!”
Disse lui deciso.
“Brindisi?”
Propose lei prendendo
due calici e dandone uno ad Harry.
“A cosa
però?”
Si chiese ancora lei
dubbiosa. Voleva un brindisi speciale. Per nulla scontato e banale.
“Ai vostri
futuri figli!”
Disse lui con un
pizzico di ironia nella voce che Lily non riuscì a spiegarsi.
angolo
dell'autrice:
grazie mille alle
50 persone che tengono la storia tra i preferiti, a chi legge e chi
commenta.
il prossimo
capitolo si chiamerà "quel rompiscatole di
James". diciamo i prossimi due o tre capitoli sono quelli
che mi sono divertita di più a scrivere. ridevo da sola come
una scema solo scrivendoli. vi avviso però che ci
vorrà ancora un po' prima di vedere i nostri eroi insieme.
prima che succeda Lily dovrà chiedere scusa a James e James
mettere da parte timori e orgoglio e invitare la rossa. pensate sia
così semplice conoscendo i due?
ma veniamo ai
commenti:
pikkolina88:
grazie per il commento. eh si, saperlo su due piedi è stato
brutto ma Harry non poteva mica girarci troppo intorno. per lui non
è stato semplice. ma vedrai che le cose ora miglioreranno.
jaily:
grazie per avere commentato. diciamo che James dice che di Lily non
importa più nulla solo per orgoglio. vedrai che ora
cambieranno un paio di cose. harry vorrebbe dire tutto ai suoi genitori
ma non può, oppure cambierebbe il suo tempo e non potrebbe
più tornare.. per ora non dico altro..
germana:
James ha sbagliato a non lasciare finire Harry, ma per fortuna tutto si
è sistemato tra padre e figlio. grazie per il commento!
lyrapotter:
grazie per il commento. sai che sto cominciando ad adorare Sirius in
questa fic? mi stupisco anche io dico come riesco a farlo sembrare ora
vecchia comare, ora vecchio saggio ora corridore folle di cui ridere!
ti dico solo che dal prossimo capitolo spero riderete di un altro
personaggio..
lady blue:
grazie mille per i complimenti e per aver commentato la mia storia!
davvero, sei carinissima. hai visto che James non ha duvuto combattere
contro nessuno e che tra Harry e James è tornato tutto a
posto?
smemo92:
grazie per il commento. hai visto? in questo capitolo si sono risolti
almeno due problemi. Lily ha capito di amare ancora James e dovergli
chiedere scusa e James ha capito di amare ancora Lily e di non doversi
arrendere con lei.
ninny: lily
era finita nel dormitorio. per una volta non hanno beccato sul fatto i
malandrini, senno per Harry ci sarebbe stata anche la prima punizione
con il padre! grazie per aver lasciato un commento.
piccola_puffola:
grazie per il commento! diciamo che Harry e James non avevano litigato
o smesso di parlarsi. solo non parlavano di Lily e del matrimonio. meno
male che tutto è risolto, vero?
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Capitolo 20 *** QUEL ROMPISCATOLE DI JAMES ***
CAPITOLO 19
QUEL ROMPISCATOLE DI JAMES
Era molto tardi. La festa si era prolungata molto a lungo e lui e Lily
non erano riusciti a sfuggire prima. La rosse non voleva in alcun modo
deludere i genitori e così erano rimasti. Harry era felice
di conoscere i suoi nonni e quindi non gli era dispiaciuto restare.
Rientrando in camera decise di fare piano per non svegliare gli altri
malandrini e Frank. Avrebbe avuto tutto il tempo l’indomani
di raccontare loro le novità, soprattutto a James. Era
sicuro che non sarebbe rimasto indifferente alle notizie e che gli
avrebbe fatto un mucchio di domande. Era troppo stanco per rispondere
ora.
Aprì la porta piano, senza che scricchiolasse. Meno male che
gli elfi domestici le oliavano spesso. All’interno non si
vedeva nulla. La stanza era buia e silenziosa. Per un attimo Harry si
illuse di essere scampato all’interrogatorio degli amici.
Solo un per attimo, perché poi sentì una voce che
smentì le sue previsioni.
“Buona sera invitato..”
A parlare era stato James. In un attimo si accesero tutte le luci e
Harry capì che erano tutti svegli. Lo avevano aspettato
apposta per sapere i dettagli.
“Ciao ragazzi, siete ancora svegli?”
Chiese Harry stupito, sperando che gli rispondessero che stavano per
andare a letto perché erano stanchi.
“Per forza.. Aspettavamo il resoconto. Giornata
pallosa?”
Cominciò immediatamente Sirius senza lasciargli nemmeno il
tempo di cambiarsi e di sedersi sul letto.
“Sirius!”
Lo riprese Remus. A volte quando battibeccavano in quel modo sembravano
una vecchia coppia sposata.
“È un matrimonio.. Sono sempre pallosi!”
Gli rispose Sirius con una faccia scandalizzata. Gli sembrava
così impossibile che l’amico non la pensasse come
lui.
“Lascialo perdere. È stato così
terribile?”
Chiese James girando intorno alla domanda che aveva paura di fare.
Voleva sapere se c’era stato qualcosa tra loro due. Se Lily
gli aveva detto qualcosa di lui. Era sicuro che al matrimonio Lily
fosse stata la più bella. L’aveva intravista
quella mattina mentre aspettava Stev nella sala comune. Era rimasto
incantato a guardarla. Sembrava una dea. Vederla così bella
gli aveva fatto male. Sarebbe dovuto essere lui il suo cavaliere, non
Stev ma ormai era troppo tardi.
“Solo fino a che Lily non ha stregato il suo nuovo cognato.
È stata incredibile!”
Raccontò Harry sedendosi sul suo letto. In un attimo gli
amici e il padre lo circondarono.
“Cosa? Lo ha fatto per davvero?”
Chiese Ron stupito. Dai racconti di Remus era suo padre lo
scavezzacollo che non seguiva mai le regole. Lily la descriveva sempre
come una ragazza seria e ligia alle regole. Come poteva avere fatto una
cosa del genere? Era anche vero che Vernon, lo zio di Harry ero un uomo
impossibile. Ron lo ricordava bene. Era una persona orribile,
spaventata da qualsiasi cosa assomigliasse alla magia e anche piuttosto
maleducato. Non aveva mai trattato bene Harry. Si meritava in pieno
quella punizione.
“Si, è stato bellissimo.. La sorella era
scandalizzata ma i genitori se la ridevano. Quel tizio non piace
nemmeno a loro.”
Raccontò Harry ripensando alla scena. Era stata davvero
eccezionale Lily. Harry non credeva che sua madre potesse fare una cosa
del genere. Lo aveva sorpreso. Un po’ come quando sentiva
dire ad Hermione cose tipo, saltiamo le lezioni o quel libro
è inutile.
“Volevo essere una mosca per vedere la scena.”
Disse Sirius con la faccia sognante. La Evans che faceva una cosa del
genere era una cosa fuori dal comune. Non era da lei. Dovevano proprio
averla fatta uscire dai gangheri.
“Già anche io. Che forza!”
Concordò con lui Ron.
“E chi se lo aspettava dalla Evans. Hai avuto brutte
influenze su di lei Ramoso..”
Commentò Remus sorridendo. Non aveva detto apertamente che
Lily avesse fatto bene ma sotto sotto era pienamente
d’accordo con la ragazza. Una volta aveva visto Lily piangere
in biblioteca e le aveva chiesto il motivo. Lei aveva raccontato al
ragazzo della sorella, di come odiasse e di come le facesse passare dei
momenti orribili durante le vacanze. Remus non poteva altro che essere
contento nel sapere che si era ribellata a quella perfida donna e al
suo orribili marito.
L‘unico, oltre Peter che guardava sognante Stev che non lo
degnava di uno sguardo, che non aveva parlato era stato James. Era come
perso in un altro mondo. Sentirsi nominare da Remus lo riscosse un poco.
“Dici?”
Fu tutto quello che riuscì a dire. Tutti erano increduli.
James Potter senza parole?
“E poi?”
Chiese Sirius curioso. Non si accontentava di quello che aveva detto
Stev, sapeva che c’era altro. Voleva sapere i dettagli.
“E poi cosa Sirius?”
Chiese Harry temendo dove volesse arrivare il padrino. Sapeva che se
avesse affrontato quel discorso il padre non gli avrebbe dato pace e lo
avrebbe tormentato tutta notte.
“C’è stato qualcosa tra voi?”
La fatidica domanda era stata pronunciata. Harry cercò un
modo di trarsi da quell’impiccio riducendo al massimo i danni.
“No, mi ha parlato tutto il tempo di un altro
ragazzo..”
Rispose vago Harry fissando divertito il padre.
“Come? E di chi si tratta?”
Chiese James a metà tra l’arrabbiato e il geloso.
“Di chi si potrà mai trattare?”
Disse con fare ironico Remus andando verso il suo letto. Era evidente
che Stev non voleva dire altro e lui non poteva certo biasimarlo. James
quando ci si metteva riusciva a diventare veramente insopportabile e
fastidioso.
“No dai. Fuori il nome.”
Insistette James in modo infantile.
“Sono stanco.. Penso che andrò a
dormire..”
Lo liquidò Harry infilandosi sotto le coperte. Tutti i
presenti capirono l’antifona e andarono anche a loro verso i
loro letti. Tutti tranne uno, che non aveva nessuna intenzione di
mollare il colpo così facilmente.
“Certo che sei proprio stupido quando ti ci metti
Ramoso..”
Lo apostrofò divertito Sirius da sotto le coperte.
“Non puoi! Stev.. Non puoi dire una cosa del genere e poi non
dire nulla!”
Piagnucolò ancora James cercando di convincere il fratello a
dire di più.
“Notte James..”
Rispose Harry voltandosi dall’altra parte. James si
guardò intorno. Tutti erano a letto, era molto tardi e la
mattina successiva avevano lezione. Sospirò e
andò anche lui a letto.
I ragazzi crollarono addormentati dalla stanchezza in pochi istanti.
“Stev.. Sei sveglio? Stev!”
Lo chiamò James a voce bassa in modo da non svegliare gli
altri.
“Mmm”
Rispose senza svegliarsi Harry. Sentiva una voce che arrivava da
lontano ma non capiva che diavolo volesse.
“Sei sveglio?”
Chiese ancora James scuotendolo leggermente.
“Cambia qualcosa se dico no?”
Gli rispose Harry inforcando gli occhiali. Dalla sua espressione si
poteva intuire che era stanco e abbastanza infastidito per essere stato
svegliato ma James fece finta di non notarlo.
“Dai, non fare il cretino e dimmi. Chi era il
ragazzo?”
Chiese James tenendo la voce bassa.
“Ragazzo? Si può sapere di che parli?”
Gli rispose Harry senza capire. Suo padre era impazzito? Lo svegliava
nel cuore della notte e gli faceva domande strane?
“Quello di cui ti ha parlato Lily al matrimonio. Ti prego! Lo
devo sapere..”
Spiegò James con una voce leggermente disperata. Harry era
allibito. Suo padre lo aveva svegliato per fargli una domanda del
genere? Lo fissò per qualche istante e capì che
non lo avrebbe lasciato dormire prima di aver ottenuto le sue risposte.
Tanto valeva accontentarlo.
“Un animagus che diventa un cervo.. Conosci?”
Rispose Harry vago, rimettendosi a dormire.
“Davvero? Cioe.. A me non importa.. Era perché ero
curioso.. Solo per quello..”
Rispose James fingendosi disinteressato. Non era per nulla bravo a
fingere.
“Certo. Come vuoi. Posso dormire?”
Chiese Harry esasperato ed esausto. Non aveva nessuna intenzione di
passare un’altra notte insonne come la precedente.
“Si, come vuoi.. Ma sei sicuro?”
Chiese ancora James.
“Si, James.. Te lo assicuro.. Parlava di te..”
Lo rassicurò esasperato Harry cercando di controllarsi per
non svegliare gli altri.
“Notte Stev.”
Disse James rimettendosi a letto.
“Notte James..”
Rispose harry sperando di poter finalmente riprendere a dormire.
“Ma non stai ancora dormendo?”
Chiese ancora James vedendo che il fratello agitarsi sotto le coperte.
“BASTA!”
Urlò Harry. James lo aveva svegliato per
l’ennesima volta nel giro di pochi minuti. Non poteva fare
come tutte le persone normali? Parlare di giorno e dormire di notte, o
almeno lasciare dormire lui di notte. Tutti nella stanza sobbalzarono
nei loro letti e si svegliarono di colpo.
“Che succede?”
Chiese Remus guardandosi intorno. James aveva un’aria
colpevole e Stev sembrava alquanto esasperato.
“Nulla, scusate se vi ho svegliato. Adesso uccido James ma
voi tornate pure a dormire.”
Rispose Stev come se nulla fosse, dispiaciuto per aver svegliato gli
altri.
“Ah ok. Pensavo fosse successo qualcosa di grave.”
Rispose Ron ancora per metà addormentato girandosi
dall’altra parte. Non sapeva cosa era successo ma non gli
importava.
“Che è?”
Chiese Sirius guardando la scena stranito. Perché stavano
facendo tutto quel baccano?
“James rompe le scatole a Stev.”
Spiegò Remus tornando a dormire.
“Fagliela pagare Stev.”
Disse Sirius avendo pietà del povero Stev. Le crisi notturne
di James erano fastidiose. Di solito toccava a lui sorbirsi le domande
idiote dell’amico. Era felice che sta volta era toccata a
qualcun altro. Un po’ per uno, e che diamine.
“Ci puoi giurare!”
Rispose Harry brandendo un cuscino con fare minaccioso. James
cercò di tirarsi indietro ma non fu abbastanza veloce. I
riflessi di Stev erano più veloci dei suoi. Si
ritrovò un cuscino il faccia e decise che era meglio
rimettersi a dormire. La pace tornò nella stanza, ma non per
molto.
“Stev? “
Poco tempo dopo Harry si sentì nuovamente chiamare dal
padre. Non era possibile. Che aveva fatto di male per doversi sorbire
una punizione del genere.
“Mmm”
Gli mugolò in risposta sperando che bastasse a farlo
smettere e convincerlo a rimettersi a dormire.
“Dormivi?”
Chiese James con fare insistente.
“Come l’ultima volta che me lo avevi chiesto
James..”
Gli rispose acido Harry.
“Oh scusa..”
Rispose James girandosi dall’altra parte.
“Che c’è?”
Rispose Harry incredulo. Prima lo svegliava e poi si rimetteva a
dormire?
“Nulla.. Volevo chiederti una cosa. Ma se dormi non
importa..”
Disse James con voce triste e mogia.
“Ormai mi hai svegliato.. Parla.”
Replicò esasperato Harry. Gli sembrava di avere a che fare
un bambino di tre anni.
“Ma dici che le interesso o pensa che sia un
rompiballe.”
Chiese James dubbioso.
“Di chi parli?”
Chiese Harry senza capire. Erano le 4 del mattino. Perché si
metteva a parlare senza soggetti?
“Di lei. Lily.. Non che a me interessi più
ormai..”
Rispose lui aggiungendo in fretta l’ultima parte.
“Certo che a lei interessi. Sono io a pensare che tu sia un
rompiballe.”
Rispose Harry pazientemente.
“Ne sei sicuro?”
Chiese James dubbioso.
“Certo, mi hai svegliato due volte. Ma prima che arrivassi io
qui tormentavi Sirius in questo modo?”
Rispose Harry senza aprire gli occhi.
“Solo a volte..”
Rispose una voce che proveniva dalla parte opposta a dove si trovava
James. Si girò curioso e vide Sirius mezzo sveglio che lo
guardava.
“Ma sei sveglio anche tu?”
Chiese James, stranito dal vedere Sirius sveglio. Era strano, di solito
Sirius aveva il sonno pesante. Lui e Stev stavano parlando a voce bassa.
“Più o meno.. Solidarietà con
Stev.”
Rispose Sirius sbadigliando.
“Ma come lo facevi smettere?”
Chiese Harry supplicante.
“Gli tiravo qualcosa in testa. Qualcosa di pesante.”
Spiegò Sirius girandosi dall’altra parte.
“Ok, adesso ci provo. Grazie Sir.”
Ringraziò Harry cercando nel suo baule.
“Figurati!”
Gli rispose Sirius prima di riprendere a russare.
“SBANG!”
Un calderone arrivo sulla testa di James risuonando per tutta la
stanza. Nessuno dei ragazzi si stupì o alzò la
testa per vedere che succedeva. James si rimise nuovamente a dormire,
pensando che gli amici non lo capissero. La pace tornò
nuovamente nella stanza. Ma ancora una volta non era destinata a durare
molto a lungo.
“Sei impazzito?”
Disse Harry tra i denti guardando James che aveva un ghigno divertito
sul volto. Nella mano destra aveva un bicchiere vuoto.
“Sei sveglio?”
Chiese stupito James. Appoggiando il bicchiere sul comodino.
“Mi hai rovesciato un bicchiere d’acqua in
faccia!”
Gli rispose Harry arrabbiato asciugandosi come meglio poteva.
“Non ho fatto apposta.. Avevo sete.. Stavo bevendo..
Scusa..”
Gli rispose James assumendo un espressione angelica. Harry lo guardo
male in risposta.
“Che c’è adesso?”
Domandò infastidito Harry. Era la terza volta che veniva
svegliato. Questa volta era anche stato svegliato da un bicchiere
d’acqua in faccia.
“Nulla. Stavo bevendo..”
Rispose James facendo finta di nulla.
“Si, raccontalo a qualcun altro. A che stai pensando
ora?”
Gli domandò Harry esasperato.
“Secondo te come devo fare con lei?”
Chiese alla fine James, rivelando il vero motivo per cui aveva
svegliato Harry.
“Lei chi?”
Chiese Harry mezzo addormentato. Dannazione, erano le 4.31. Voleva
dormire, non seguire i deliri di un pazzo!
“Lily..”
Rispose James temendo la reazione del fratello che non tardò
ad arrivare. Harry era decisamente rosso in viso. Si vedeva che era sul
punto di esplodere.
“Ancora.. James non ti sopportò più
sai?”
Rispose Harry esasperato. Non c’è la faceva
più. Non avrebbe permesso al padre di svegliarlo
un’altra volta. Adesso lo avrebbe sistemato lui.
“Eddai rispondi.. Che fai? Perché prendi la
bacchetta.”
Chiese James spaventato dal comportamento del fratello. Era molto
più arrabbiato e diabolico di quanto era di solito lui con
Sirius. Sembrava quasi una fusione tra i suoi scherzi diabolici e la
furia cieca di Lily.
“Ti faccio vedere cosa faccio io con te!”
Rispose Harry tra i denti. In quel momento era decisamente simile alla
Evans arrabbiata. Come era possibile? Al matrimonio quella ragazza
aveva avuto brutte influenza su di lui.
“Levicorpus”
Disse Harry muovendo la bacchetta. In meno di un secondo James si
ritrovò appeso a mezz’aria per le caviglie, con
gli occhiali di traverso.
“Ehy che succede?”
Chiese Ron svegliandosi di colpo e vedendo un ragazzo a testa in
giù in aria. Guardò meglio per qualche secondo
per capire se fosse Harry oppure James. Era James. Un attimo,
perché Harry aveva appeso il padre in aria nel bel mezzo
della notte? Si grattò la testa perplesso. Intorno a lui
anche gli altri erano stupiti. Peter era muto dal terrore. Certo che
era proprio strano e codardo quel topastro.
“Perché Stev sta facendo un incantesimo nel bel
mezzo della notte?”
Chiese Remus svegliandosi di colpo. A quelle parole anche gli altri
ragazzi si svegliarono da quello stato di trance e non poterono che
ridere per la scena che si parava sotto i loro occhi: James Potter era
appeso a mezz’aria e protestava. Per la prima volta in vita
sua non era lui ad appendere qualcuno ma ad essere appeso. Remus
pensò che a Lily avesse fatto piacere sapere che qualcuno
aveva rimesso al suo posto James.
“Nulla, tornate a dormire.”
Rispose con tono pratico Harry come se nulla fosse. Come se non ci
fosse un ragazzo appeso a testa in giù nel bel mezzo della
stanza.
“Ma James? Lo lasci li?”
Chiese Frank incuriosito. Era proprio strano quello Stev.
“Sapete vorrei dormire anche io.. Non vorrei essere svegliato
ancora da un certo tizio che vuole sapere cosa ha detto la sua bella di
lui..”
Spiegò meglio Harry esasperato mentre James si dibatteva
inutilmente cercando di liberarsi dall’incantesimo. I capelli
scuri erano più spettinati che mai. Molto più del
solito, molto più di quando era appena sceso dalla scopa.
“Ha pienamente ragione.”
Concordò Sirius guardando Harry pieno di stima nei suoi
confronti. A lui non era mai venuta un idea così geniale per
sbarazzarsi di James e delle sue domande.
“Eddai Stev. Fammi scendere! Non ti sveglio più..
Promesso! Me lo dici domani cosa ti ha detto..”
Lo pregò James. Harry lo guardò un secondo
soppesando le sue parole.
“Fammi pensare.. No! Mi spiace ma non ti credo.”
Rispose Harry dopo qualche attimo di riflessione. Se lo faceva scendere
nel giro di un ora massimo sarebbero stati di nuovo allo stesso punto.
E aveva anche finito gli oggetti pesanti da lanciargli contro.
“Fai bene.”
Concordò Ron.
“Dai, e voi ragazzi.. Che fate? Mi lasciate qui?”
Chiese James implorante guardando Remus e Sirius.
“Te lo sei meritato James.”
Disse Remus rimettendosi sdraiato. Tranquillo come al solito.
“Scocciatore.”
Replicò Harry divertito.
“Rompiscatole.”
Replicò Sirius all’indirizzo dell’amico,
sempre a testa in giù nell’aria.
“Ma ragazzi.. Dai, avevo solo bisogno di parlare. Adesso
tiratemi giù e ditemi che fare con Lily.”
Continuò James agitandosi e pregando gli amici. Ma questi
non ne volevano proprio sapere.
“Silencio”
L’incantesimo inaspettatamente arrivò da Remus.
James lo guardò scandalizzato cercando di urlare qualcosa,
la voce però non gli usci. I malandrini si guardarono tra
loro soddisfatti e si rimisero a dormire.
“Grazie Remus. Adesso la pace è
completa.”
Ringraziò Harry. Finalmente avrebbe dormito in pace per
qualche ora.
“Figurati, per così poco.”
Rispose Remus.
“Notte ragazzi. Notte James. Non chiaccherare troppo mi
raccomando..”
Replicò Sirius gettando un occhiata divertita al suo
migliore amico che se ne stava a testa in giù con una faccia
imbronciata.
angolo dell'autrice:
spero che tutti voi vi siate divertiti a leggere questo capitolo almeno
quanto io mi sono divertita a scriverlo!
grazie mille a
tutti voi che leggete, commentate e mettete tra i preferiti la mia
storia (ora siete 52, quasi non ci credo).
il prossimo capitolo di chiamerà "in sala grande". lo so,
come titolo non dice molto su quello che succede. dovrete aspettare.
passiamo ai commenti ora.
jaily:
grazie mille per i complimenti. dai, era ovvio che Lily non ci avrebbe
provato con Harry. va bene tutto ma gli incesti no.. già mi
sembra che gliene siano capitate abbastanza! mi spiace che
Stev/Harry ti stia antipatico. spero che nel corso della storia tu
possa cambiare idea. XD
lady blue:
grazie per i complimenti. mi fa piacere vedere che sei coinvolta nella
storia! diciamo che ci saranno molti altri colpi di scena prima della
fine ma che penso che una delle parti più belle della storia
sia stata scritta. XD
ninny:
grazie per il commento! visto che grande Hermione?
pikkolina88:
grazie per il commento. spero tu abbia capito perchè ridevo
da sola scrivendo questo capitolo. te la immagini la scena?XD
smemo92: diciamo
che anche io all'inizio pensavo a scherzi più perfidi
però poi ho cambiato idea perchè alla fine Harry
in quanto pseudo gemello di James non ha motivi abbastanza validi (in
questo tempo) per giustificare scherzi "pesanti". Lily avrebbe potuto
iniziare a farsi domande ed è ancora presto. XD
germana: vedrai
cosa succederà quando si chiederanno scusa! secondo te
potevano chiarirsi come delle persone normali? XD
vale lovegood:
hai capito quello che intendevo. per me Lily e Harry hanno molti punti,
caratterialmente in comune. certo, è uno scapestrato come
James ma è anche riflessivo come Lily ed è questa
la ragione per cui lei lo sente così vicino e per questo
all'inizio pensava di essere attratta da lui. ma ora per fortuna tutto
si è chiarito!
lyrapotter: grazie
per il commento! vedo che lezioni di psicologia made in Hermione hanno
avuto successO oltre che con Lily anche tra i lettori! XD
piccola_puffola:
grazie per il commento! diciamo che hanno capito ma che cmq non si
metteranno insieme subito. non ti svelo altro, continua a seguire! XD
lizzie166:
grazie del tuo commento e per i complimenti. spero che questo capitolo
ti sia piaciuto!
yomigami:
grazie per i complimenti fratellone. che ne pensi di questo capitolo?
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Capitolo 21 *** IN SALA GRANDE ***
CAPITOLO 20
IN
SALA GRANDE
Qualche ora dopo la
quiete degli studenti che facevano colazione venne interrotta
dall’ingresso dei malandrini. La scena che si trovarono di
fronte i ragazzi nella sala grande era delle migliori. Cinque ragazzi
camminavano tranquilli ridacchiando tra loro mentre, a poco
più da un metro c’era un sesto ragazzo con la
faccia parecchio imbronciata e i capelli parecchio spettinati. Ogni
tanto qualcuno dei cinque ragazzi si voltava dicendo qualcosa al
ragazzo in coda causando le risate degli altri quattro e dei grugniti
dal moro spettinato.
Gli studenti si
guardavano tra loro curiosi di sapere di più. Tentativo
vano. I sei ragazzi in questione erano i malandrini e nessuno sapeva
mai nulla riguardo a quello che accadeva ai malandrini.
L’unica volta che l’intera scuola era venuta a
conoscenza dei loro affari provati era stato al quinto anno. Sirius e
James avevano litigato e la cosa, diversamente dal solito non era
passata inosservata. I due infatti sedevano da due lati opposti del
tavolo, si guardavano in cagnesco e cosa ancora più strana
erano tranquilli. Durante tutto il periodo della loro litigata la
scuola godette di una pace mai vista prima. I professori erano stupiti
e speravano che la cosa durasse, almeno, la pensavano così
la prima settimana. Quando le settimane di silenzio e di malumore
cominciarono a diventare due quel silenzio cominciò a
pesare. Alla terza tutta la scuola era avvolta da una spessa coltre di
noia. Allo scadere di un mese la professoressa McGranitt diede di matto
e convocò entrambi i ragazzi nel suo ufficio
perché facessero pace. Non disse loro che quel loro silenzio
era insopportabile ma lo dimostrò non punendoli quando per
festeggiare quella ritrovata amicizia i due delinquenti misero fuochi
d’artificio magici in ogni camino del castello.
Farsi i fatti dei
malandrini poteva essere pericoloso. Specie se qualcuno di loro era di
pessimo umore come lo era James quella mattina.
“Giorno
ragazzi”
Disse un ragazzo del
sesto anno con i capelli nocciola e gli occhi azzurri. I malandrini
erano i suoi idoli. Avrebbe fatto di tutto per entrare nel loro gruppo.
Aveva sempre pensato fosse impossibile, ma da quando da quattro erano
passati a sei gli era tornata la speranza.
“Giorno
Jerry.”
Rispose cordiale
Remus. L’unico a non avere snobbato alla grande il poveretto.
“Ma gli
prende a James? Che hai fatto ai capelli amico? Sembra che ti abbiano
tenuto a testa in giù tutta notte!”
Chiese Jerry cercando
di fare il simpatico. Aveva preso il saluto di Remus come
l’autorizzazione a rimanere e a scherzare con loro. Solo, non
aveva calcolato che James Potter, con i suoi capelli completamente
sconvolti e gli occhi rossi e gonfi non aveva per nulla voglia di
diventare bersaglio per gli scherzi di un ragazzo più
piccolo di lui.
“Lo trovi
così divertente?”
Chiese a denti
stretti James cercando di controllarsi. Fece un passo verso il ragazzo
e impugnò la bacchetta. Da lontano Hermione e Lily
guardavano stupite la scena. Alice non era con loro. Il suo Frank
l’aveva rapita quella mattina presto per farle una sorpresa.
Sirius rapido prese l’amico per le spalle e lo
trascinò via di peso biascicando una scusa.
“Ciao
Jerry.. Scusalo è un po’ nervoso.”
Disse Sirius
trattenendo James che voleva lanciargli una fattura. Gli altri ridevano
di gusto.
“Lo
vedo!”
Rispose Jerry
leggermente spaventato. Decise che avrebbe fatto colazione lontano da
loro per sicurezza. James lo spaventava parecchio.
“Sparisci!”
Sibilò a
denti stretti James. Una volta che Jerry si fu allontanato Sirius
lasciò James. Quest’ultimo era molto indignato.
“Ma lo
avete sentito quello?”
Chiese James
furibondo. Quel ragazzino voleva prendersi gioco di lui e dopo la notte
a testa in giù non voleva che nessun altro infierisse.
“Certo
James, ma adesso calmati.”
Lo ammonì
con il solito tono fraterno Remus.
“Calmarmi?
Dopo quello che avete fatto stanotte? Pretendo le vostre
scuse!”
Rispose con
sufficienza James fissando gli amici. Quando incontrò lo
sguardo di Harry perse parte della sua sicurezza.
“Tu
pretendi cosa?”
Chiese Harry senza
distogliere lo sguardo. Aveva un tono di sfida. James ne rimase
impressionato.
“Scusa
fratellino. Penso di non avere sentito.”
Riprese Harry con un
tono leggermente ironico. Aveva fatto una pausa prima di pronunciare la
seconda parte della frase.
“Mmm.. Ho
detto andiamo a fare colazione. Non voglio scuse!”
Rispose James
ritrovando il sorriso e capendo che era meglio non fare arrabbiare
Stev. Era rimasto stupito dalla sera prima. Nessuno prima
d’ora lo aveva trattato così. Gli aveva restituito
pan per focaccia. Era orgoglioso di suo fratello, anche se aveva
intenzione di restituirgli il favore e di appenderlo al più
presto.
“Meglio.
Molto meglio.”
Rispose Harry
scatenando un’altra ondata di risate.
“Non mi
meritate!”
Replicò
James non celando il suo orgoglio ferito.
“Senti
James, che hai deciso? La notte a testa in giù ti ha portato
consiglio?”
Chiese Ron riaprendo
il discorso che li aveva tenuti svegli tutti fino a tarda notte.
“A che ti
riferisci?”
Rispose James
fingendo di non capire. I ragazzi erano arrivati al loro solito tavolo
e vi avevano preso posto.
“A Lily,
chi sennò. Le chiederai ancora di uscire?”
Continuò
allibito chiedendosi se James fosse tonto e non avesse capito oppure se
avesse fatto apposta finta di non capire.
“Non penso.
Voglio dire, ci ho provato per sei anni e lei nulla..”
Rispose lui con un
aria triste. Si vedeva che ci stava soffrendo.
“Ma lei ti
piace ancora!”
Se ne uscì
Peter all’improvviso sorprendendo tutti. Era strano che Peter
intervenisse in modo così deciso e convinto. Anche lui aveva
un’aria strana. Sembrava quasi scocciato. Sirius lo stava
fissando da un po’ cercando di capire la ragione della sua
aria scocciata. A tutti faceva male vedere James che soffriva per Lily
ma sembrava che Peter fosse quasi geloso di Lily e del posto che lei
occupava nei pensieri di James. Sirius scosse la testa scacciando quei
pensieri. Era Remus quello filosofo e perspicace, sicuramente aveva
capito male come suo solito.
“Si, ma..
Ora non mi importa più. Doveva svegliarsi prima.”
Replicò
James fissando Peter. Peter divenne prima rosso, poi
cominciò a tormentarsi le mani. Aprì la bocca per
dire qualcosa ma poi la richiuse senza avere parlato. Gli amici si
stupirono ma andarono avanti nella discussione con James. Quel ragazzo
li stava facendo impazzire.
“Oh si che
ti importa, eccome.. Senno non mi avresti torturato ieri sera. Solo
vuoi sia lei a fare la prima mossa e ti chieda scusa. Giusto?”
Disse Harry intuendo
i pensieri del padre. Lui la amava ma era troppo orgoglioso per tornare
da lei. Aveva paura che l’ennesimo rifiuto gli avrebbe
spezzato definitivamente il cuore. Avrebbe voluto dirgli che questa
sarebbe stata la volta buona, che ne era sicuro perché
poteva conoscere il futuro. Hermione lo avrebbe ucciso, non poteva. Era
pericoloso. A malincuore non aggiunse altro.
“Forse.. In
ogni caso non so se la aspetterò. Forse mi darò
alla dolce vita. Ci sono così tante ragazze che mi
vorrebbero.”
Replicò
James passando dalla serietà iniziale a una finta allegria e
spavalderia. Non lo avrebbe ammesso mai per nulla al mondo ma Stev
aveva fatto centro. La sua era solo paura unita a troppo orgoglio.
“No James!
Non puoi fare una cosa del genere. A te piace Lily, e tu piaci a lei.
Non avete sofferto tutti e due troppo a lungo?”
Cercò di
farlo ragionare Remus. Tempo perso. Quando ci si metteva James era un
testone ed anche piuttosto infantile.
“No, ti
sbagli. Io ho sofferto troppo a lungo. Lei No..”
Rispose imbronciato
James allontanandosi verso il tavolo vicino dove erano sedute della
ragazze. Sembrava puntarne una con i capelli castani e gli occhi
azzurro ghiaccio.
“Sei un
bambino. “
Lo
apostrofò Sirius.
“Già
non si può ragionare con te.”
Replicò
Harry.
“Ti farai
del male. “
Ci si mise anche Ron.
“Non
rompete le scatole.”
Replicò il
diretto interessato a denti stretti per poi tornare a dedicare le sue
attenzioni alla ragazza castana con gli occhi azzurri.
angolo dell'autrice:
vi chiedo scusa per avere lasciato passare più tempo del
solito ma l'università appena ricominciata assorbe gran
parte del mio tempo. da adesso in poi aggiornerò sicuramente
solo il venerdì, per gli altri giorni farò il
possibile. confermo almeno un capitolo nuovo alla settimana, di
più non penso mi sarà possibile.
grazie mille ai 54 che hanno la mia storia tra i preferiti, a tutti
quelli che leggono e soprattutto commentano. spero di non deludervi man
mano che vado avanti. il prossimo capitolo si chiamerà "dispetti a colazione".
diciamo che la storia sta prendendo una piega comica ma che a breve
tornerà più seria che mai. il momento che tutti
aspettata è sempre più vicino, ancora qualche
capitolo e avremo una nuova coppia.
passiamo ai commenti:
pikkolina88:
grazie mille del commento. diciamo poveri tutti e due. anche harry che
se la merita prorpio una dormita dopo avere passato tutta una giornata
con gli odiati zii e zia marge e altra gente insopportabile. la tua ff
la sto seguendo ma ultimamente torno tardissimo dall'uni e non ho mai 2
minuti liberi. prometto che al prox capitolo recensisco!
lady blue:
grazie mille per il commento, sono felice che anche tu leggendo hai
riso quanto ho riso io. diciamo che avere loro come compagni di stanza
alla lunga diventa stancante, non riuscirei a dormire una notte intera
tra scherzi e chiacchere notturne!
lizzie166:
grazie mille per il commento e per i complimenti! mi fa piacere che
continui a seguire la mia storia.
smemo92:
diciamo che James è innamorato. tutti diventiamo paranoici
quando siamo innamorati, sarebbe strano il contrario no? grazie mille
per il commento!
vale lovegood:
è innamorato perso e non sa quello che fa! bella vero la
frase? diciamo che calzava a pennello in quel punto. si è
praticamente scritta da sola. XD! grazie per il commento!
ninny:
grazie per il conmmento! fidati, non sarebbe bastato.. diciamo che
James era in una fase paranoica.. li avrebbe svegliati cmq!
germana:
grazie per il commento! diciamo che questo capitolo non era in
programma, è nato da una mia ispirazione passeggera!
lyan:
diciamo che è un incubo solo quando è paranoico.
james sa anche essere un grande amico. XD! grazie per il commento!
piccola_puffola:
grazie per il commento. tranquillo che james è forte, non lo
ammazza così poco!
jaily:
diciamo che per me anche Harry ha pensato di lanciarlo, ma è
pur sempre suo padre no? si è trattenuto per quello! grazie
mille del commento!
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Capitolo 22 *** DISPETTI A COLAZIONE ***
CAPITOLO 21
DISPETTI A COLAZIONE
In sala grande i
malandrini erano stupiti, rassegnati e delusi. Il loro amico James dopo
aver confessato di amare ancora Lily aveva deciso di andare a fare
colazione con un branco di oche. Per di più ne stava
puntando una decisamente stupida. Non c’era speranza. Quel
ragazzo li stava facendo ammattire tutti quanti! Per di più
tutti loro sapevano che era innamorato di Lily e che lo stava facendo
solo per dispetto. Remus scosse la testa pensando che James era un
eterno bambino e che non sarebbe cresciuto mai.
“Ehy,
Betty.”
Iniziò
James facendo il brillante e passandosi una mano tra i capelli per
scompigliarli, non che ce ne fosse bisogno. La ragazza fremette. James
Potter era di fronte a lei e le dedicava attenzione. Il grande James,
sogno erotico e nemmeno tanto segreto di almeno una buona
metà della popolazione femminile della scuola.
“Oh
James.”
Riuscì a
rispondere lei. Avrebbe voluto dire di più ma il suo
cervello era in pausa. O forse non era mai stato realmente acceso in
vita sua. In quel momento in ogni caso non era in grado di mettere
insieme molte parole a causa della vicinanza con il moro.
“Senti, ti
va se vengo a fare colazione con te?”
Chiese James con voce
bassa fissandola intensamente negli occhi. La ragazza si
sentì mancare ma appena comprese la richiesta del moro si
riprese in fretta.
“Certo!”
Rispose con un
sorriso a 32 denti che le illuminava il volto facendo posto al ragazzo.
Le amiche intorno a lei la fissavano con invidia. Se le occhiate
avessero potuto ucciderla quella Betty avrebbe dovuto preoccuparsi sul
serio.
“È
proprio stupido!”
Commentò
Sirius sconsolato guardando l’amico fare il brillante con
quell’oca. Non era nemmeno sto gran che. James era andato
dalla prima ragazza che aveva visto, giusto per indispettire Lily.
“Si sta
facendo del male da solo. A lui piace Lily!”
Replicò
Remus. Peter era sempre molto strano ma i suoi amici non ci fecero
troppo caso. Dovevano pensare a James che sembrava andato fuori di
senno.
“Sirius, fa
qualcosa.”
Implorò
Harry. Sapeva che l’unico che poteva far ragionare suo padre
era solamente Sirius. Le sue speranze erano riposte in
un’idea intelligente di Sirius.
“Ok..”
Disse semplicemente
lui guardandosi intorno come cercasse qualcosa o qualcuno.
“Ehy,
Lily?”
Chiamò
alla fine quando vide la ragazza, lasciando gli amici di stucco. Si
aspettavano cercasse di parlare con James, non che chiamasse Lily.
Mancava solo che anche lei vedesse la scena e cominciasse a urlare
dalla rabbia.
“Sirius?
Che vuoi?”
Rispose la ragazza
stranita. Era una situazione strana. Cosa voleva Black da lei? Non era
un mistero nella scuola che quei due non andassero molto
d’accordo.
“Parlarti.
Vieni qui un momento?”
Chiese lui
gentilmente. La ragazza guardò Hermione, alzò le
spalle e si avvicinò ai ragazzi prendendo il posto di James
che se n’era appena andato. La rossa si guardò
intorno come a cercare qualcuno che non era presente.
“Ciao Stev!
Ciao ragazzi!”
Saluto lei allegra e
curiosa. Tutti i malandrini erano li, compresi i nuovi acquisti Stev e
Ron. Mancava solo lui. Dove poteva essersi cacciato? Non era da lui
saltare la colazione.
“Ciao
Lily!”
Rispose Harry
cercando di nascondere quel nodo alla gola che gli veniva tutte le
volte che sua madre le rivolgeva la parola. Era più forte di
lui. Sentirla così vicina, vederla così giovane,
spensierata e bella lo rendeva immensamente felice. Allo stesso tempo
però non riusciva a dimenticare cosa gli sarebbe successo di
li a pochi anni. Voldemort l’avrebbe uccisa. Di nuovo i dubbi
lo assalirono. Come poteva non avvisarli? Hermione glielo aveva
ripetuto centinaia di volte ma quell’idea non gli usciva
dalla mente. Si sentiva in dovere di avvisarli in qualche modo, di
cambiare i fatti.
“Che
vuoi?”
Chiese Lily guardando
Sirius sempre più incuriosita, riportando Harry alla
realtà. La faccia di Sirius era quella di sempre. Non
sembrava sconvolto o arrabbiato. Doveva essere una semplice richiesta
per i compiti e non qualcosa di serio. Per qualche secondo Lily aveva
temuto si trattasse di qualcosa di serio che riguardasse James.
“Stev mi ha
detto di come hai stregato il tuo neo cognato”
Si
complimentò il ragazzo. Decise di prenderla alla larga. Era
davvero compiaciuto da come si era comportata con quel tricheco. Da
quello che raccontava Remus se lo meritava proprio che qualcuno desse
lui una lezione.
“Mi hai
fatta venire qui per chiedermi questo?”
Chiese la ragazza,
cercando di nascondere il rossore sulle guance come meglio poteva. Una
parte di lei gioiva a sentire che qualcuno era d’accordo con
lei per come aveva trattato Vernon, un’altra se ne vergognava
terribilmente.
“No, volevo
chiederti se a te piace James.”
Chiese Sirius diretto
senza cambiare espressione. I ragazzi avevano la bocca spalancata per
lo stupore. Certo che era proprio diretto Sirius, non badava certo ai
convenevoli.
“Ma cosa..
Chi ti ha detto una cosa del genere?”
Chiese Lily
diventando di una tonalità di fuxia piuttosto accesa. Il suo
peggiore sospetto si era avverato: si trattava di parlare di James.
“Io”
Rispose semplicemente
Harry con una freddezza simile a quella di Sirius. Era solo un
travestimento, dentro di se sentiva una morsa al petto ed uno strano
terrore. Sentiva che il momento era delicato, rischiava di saltare
tutto. Poteva perdere l’amicizia della madre, che per lui era
diventata così importante. Si sarebbe sentita tradita nel
sapere che lui aveva rivelato quando sentito il giorno prima ai
malandrini? Tuttavia se non faceva qualcosa il comportamento di James
avrebbe fatto allontanare Lily, e in quel caso non sarebbe mai nato.
Inoltre immaginare un James che aveva perso del tutto Lily gli faceva
paura. Qualcosa gli diceva che la notte insonne della sera prima non
sarebbe stato nulla in confronto. Doveva rischiare.
“Stev..
Tu.. Sei..”
Cominciò
la rossa senza riuscire a finire la frase. Non sapeva nemmeno lei come
finirla. Si sentiva terribilmente in imbarazzo ma non tradita. Sirius
le stava parlando con una nota di dolcezza nella voce. La voleva
aiutare. Lo stava facendo per il suo bene e per quello di James. Il suo
era un comportamento fraterno ma lei si sentiva comunque in imbarazzo a
parlare dei suoi sentimenti per James di fronte a cinque uomini, per di
più se questi erano i migliori amici e il gemello di James.
“Sincero.
Lo hai detto tu ieri..”
Continuò
il moro tranquillo. In fondo era così, non aveva nulla da
nascondere. Sua madre sembrava averla presa bene. Non sembrava
furibonda. La scrutò a lungo. Sembrava quasi sollevata
all’idea di poter dividere quel peso che portava dentro di se
con altri che potevano aiutarla a risolvere quella situazione. Non era
per nulla facile affrontare James Potter e nessuno lo sapeva meglio dei
suoi amici, la sua famiglia da sette anni.
“Si, lo
so.. Ma.. James? Lo sa anche lui?”
Chiese lei
preoccupata dall’idea di non essere ricambiata dal ragazzo
che amava e che le faceva battere il cuore.
“Si, ma
è troppo stupido..”
Commentò
Sirius lasciando interdetta Lily. Che aveva voluto dire Sirius?
“Come?”
Chiese lei
tentennante. Sirius non aveva dato molte spiegazioni. Aveva voluto
lasciare la frase in sospeso per un motivo preciso, ma quale?
“Fa il
deficiente per orgoglio.”
Spiegò
meglio lui ripensando brevemente a quello che aveva detto James e al
modo stupido in cui si era comportato dopo.
“E io cosa
dovrei farci? Se fa così non gli importa di me..”
Disse la rossa
cercando di analizzare le parole di Sirius. Era un modo per farle
capire che James sapeva dei suoi sentimenti ma non ricambiava e aveva
deciso di dimenticarla con altre ragazze? L’idea la fece
cadere a pezzi. Annaspò in cerca di aria e vide le
espressioni interdette degli altri ragazzi.
“Volevo
dirti di portare pazienza con lui.”
Continuò
Sirius pazientemente. Voleva che lei capisse che James era innamorato
perso, ma era anche orgoglioso e stupido e non avrebbe fatto nessuna
mossa se prima lei non avesse dato lui un segno di scuse.
L’orgoglio maschile, specie se ferito è molto
pericoloso.
“Pazienza?”
Chiese lei senza
capire. All’improvviso ricordò le parole di Stev
al matrimonio, e capì. Anche lui l’aveva messa in
guardia verso gesti stupidi di James dettati dall’orgoglio.
Guardò meglio intorno e vide James seduto insieme a una
ragazza bruna con cristallini occhi azzurri. James la amava ancora, ma
voleva vendicarsi. La voleva provocare. Per questo Sirius gli aveva
detto di portare pazienza. Lily sospirò. Era proprio un
bambino, ma lei non riusciva a non volergli bene anche per questo.
“Si,
Evans.. Pazienza.. Ha paura di soffrire ancora come ha sofferto in
questi sei anni per i tuoi rifiuti.. Non fargli male.”
Spiegò lui
a bassa voce, in modo che solo lei sentisse. Quelle parole le toccarono
il cuore. Erano state dette da una persona che considerava James
più di un fratello. Erano parole sincere. Non avrebbe fatto
altro male a James. Gli avrebbe chiesto scusa e gli si sarebbe buttata
tra le braccia. Avevano perso abbastanza tempo. Tuttavia quella ragazza
la infastidiva. Decise che prima di scusarsi con James avrebbe
ricambiato il favore.
“Va bene
Black. Ma ricorda che non starò qui con le mani in mano ad
aspettarlo sognante!”
Rispose lei dopo
qualche attimo di silenzio. Aveva una strana luce negli occhi. Stava
tramando qualcosa.
“Cosa vuoi
dire?”
Chiese sospettoso
Sirius mentre la ragazza si allontanava guardandosi intorno come se
stesse cercando qualcuno. Aveva la sensazione che Lily stesse tramando
qualcosa. Decisamente la vicinanza con i malandrini aveva traviato la
ragazza.
“Jerry?”
Chiamo Lily
avvicinandosi al ragazzo.
“Oh Lily..
Come sei bella oggi!”
Rispose
quest’ultimo incredulo. Lily Evans era li con lui. Una
ragazza più grande di lui che lo cercava. Che ragazza poi..
Tutti quelli del suo anno lo avrebbero invidiato. Già
cominciavano a lanciargli certe occhiatacce. Jerry era orgoglioso di se
stesso.
“Si, si..
Come vuoi. Posso venire lì da te a fare colazione?”
Chiese lei schietta.
Tutti i presenti non poterono fare a meno che sorridere. Era fin troppo
chiaro che Lily si voleva solo vendicare di James che era andato con
una tizia bruna. L’unico che non se ne era per nulla accorto
era Jerry, convinto che la ragazza fosse innamorata di lui o qualcosa
del genere.
“Con molto
piacere!”
Rispose lui
spostandosi in là per farle posto.
“Non ci
credo. Anche lei! Siamo sicuri di non essere
all’asilo?”
Chiese Remus
incredulo. Da una parte James con un tizia di cui non gli importava
assolutamente nulla e dall’altra Lily con un tizio del quale
non poteva importarle di meno. Il tutto solo per farsi i dispetti.
Remus scosse il capo sconsolato.
“No, sono
convinto abbia capito. Sta solo ripagando James della stessa
moneta.”
Disse Sirius
riprendendo a fare colazione tranquillamente. Harry incontrò
lo sguardo con quello del suo padrino. Era anche lui convinto che Lily
avesse capito. Ma la scena era comunque a metà tra il
tragico e il comico. Se non si fosse trattato dei suoi genitori e se in
ballo non ci fosse stato il suo futuro di sarebbe anche fatto
volentieri una risata.
“Si
comportano come due bambini!”
Sottolineò
Ron.
“Si, hai
ragione. Ma forse questo farà rinsavire James.”
Rispose ancora
Sirius, era convinto che forse il dispetto di Lily avrebbe fatto
tornare il sé James e l’avrebbe convinto a
riprovarci seriamente con lei.
“Di che
parlate di bello?”
Chiese Hermione
avvicinandosi ai ragazzi e sedendosi al posto che quella mattina era
stato prima di James e poi di Lily. Sia Lily che Alice
l’avevano lasciata sola e non le andava di fare colazione
nella più completa solitudine ma non le andava nemmeno di
sedersi lì con i ragazzi senza essere stata invitata.
“Di quanto
sono infantili James e Lily. Vuoi unirti alla discussione?”
Propose Harry
indicando con lo sguardo i due che nel frattempo si lanciavano occhiate
di fuoco da un tavolo all’altro.
“Io li
trovo teneri. Per me finiranno insieme..”
Rispose Hermione
sorridente. Era davvero convinta che il piano fosse riuscito. Stavano
solo facendo gli stupidi perché nessuno dei due sapeva come
affrontare la cose in modo serio. Mentre parlava Remus
l’aveva fissata intensamente, come se stesse cercando di
farsi tornare in mente qualcosa.
“Tu sei
Hermione, giusto? “
Chiese alla fine
Remus. Quella ragazza lo aveva colpito, senza una ragione precisa e
anche se ci aveva parlato poco, quasi per nulla, si ricordava il suo
nome.
“Bravissimo
Remus. Ricordi il mio nome!”
Si
complimentò lei sorridendo. Era strano vedere il professor
Lupin da ragazzo. Era così diverso da come lo ricordava lei.
Non aveva ancora vissuto tutte quelle brutte esperienze che gli
avrebbero segnato la vita. Sarebbe rimasto l’ultimo dei
malandrini. Era convinta che per lui la morte alla fine dovesse essere
stata una liberazione, un ricongiungimento con gli amici che aveva
perso tanto tempo prima. Nella morte si erano ritrovati a essere
malandrini, esattamente come lo erano in quel momento, in quel tempo.
“Remus non
dimentica mai nulla! Lui è la persona seria del gruppo. Come
faremmo senza di lui?”
Spiegò
Sirius sorridendo. Remus era quello che faceva da coscienza a tutti,
non che lo ascoltassero spesso. Anzi, la maggior parte delle volte
erano loro a traviare lui ma alla fine lui rimaneva comunque il saggio
del gruppo. Quello che aveva una risposta per ogni domanda. Quello che
era riuscito a riportare James fuori dalla stanza dove lo aveva portato
lo specchio.
“Sareste
persi!”
Rispose Hermione
tranquillamente. Remus fissò Sirius intensamente per qualche
istante, mantenendo un espressione impassibile. Entrambi rimasero seri
fino a che nessuno dei due riuscì a trattenersi e
scoppiarono in un’ assordante risata liberatoria.
“Grazie
Hermione. Sei carina a pensare questo di me.”
Rispose Remus appena
riuscì a smettere di ridere. Il suo sguardo incontro quello
di Hermione che lo distolse diventando di colpo rossa in viso.
“Beh, ma
è la verità.”
Rispose lei cercando
di riprendere il controllo di se stessa. Nel frattempo Sirius ed Harry
mangiavano tranquilli. Peter era perso in chissà quali
pensieri e Ron sembrava teso per qualcosa. Teneva i pugni serrati sotto
il tavolo e sembrava guardare Remus in modo strano, diverso dal solito.
Come se lo odiasse per qualche motivo.
“Allora sei
ancora più carina. Ti fermi qui con noi?”
Domando Remus
desiderando fortemente che la ragazza dicesse si e ignorando
completamente quello che stava succedendo intorno a lui.
“Sicuri di
volere una ragazza so-tutto-io al tavolo con voi?”
Scherzo lei fissando
i ragazzi e soffermandosi in particolare su Remus. Non riusciva a
distogliere lo sguardo da lui, e nemmeno lui sembrava riuscirci. La
voce di Ron la riportò alla realtà distogliendola
da Remus.
“Correremo
il rischio!”
Commentò
aspro Ron stupendo tutti e guadagnandosi un occhiata di fuoco da
Hermione. Sirius e Remus si guardarono senza capire quello che stava
accadendo mentre Harry scuoteva la testa sconsolato. Finiva sempre
nello steso modo, quei due litigavano sempre. Peter invece era rimasto
a fissare il vuoto, immerso nei suoi pensieri.
“Come sei
gentile Ron!”
Rispose Hermione in
modo acido.
“Antipatica!“
L’apostrofò
Ron.
“Moccioso!”
Rispose Hermione.
“Secchiona!”
Continuò
Ron.
“Basta
ragazzi, mi fate venire il mal di testa.”
Disse Sirius mettendo
fine a quello scambio di battute infantile. James e Lily si facevano i
dispetti come due bambini, ci mancava solo che ci si mettessero anche
loro due. Ron ed Hermione smisero di parlare ma presero a guardarsi in
cagnesco. Nel frattempo James raggiunse di nuovo gli amici. La sua
faccia era scandalizzata, come se avesse incontrato il più
terribile dei mostri.
“Ma.. Ma..
Ma..”
Cominciò
lui senza riuscire a comporre una frase di senso compiuto.
“Ti sei
inceppato James?”
Chiese Sirius tra
l’ironico e il divertito. Decisamente quella mattina era
strana. Ne stavano succedendo troppe.
“Lily!”
Riuscì a
dire il moro indicando la ragazza che sedeva con Jerry e rideva
divertita.
“Si?
“
Chiese Remus
tranquillamente. James era uno spettacolo. Sembrava un bambino a cui
era stata portata via la cioccolata.
“È
con Jerry!”
Piagnucolò
lui come un bambino che fa i capricci, provocando
l’ilarità generale.
“Noi te
l’avevamo detto di andare da lei. Tu hai preferito
l’oca bionda..”
Gli fece notare Harry
mentre gli altri ridevano ancora.
“A me non
importa di Betty. È poi è castana.”
Spiegò lui
facendo l’offeso.
“A no? E
perché sei andato da lei?”
Chiese pazientemente
Sirius. A volte James lo spiazzava completamente. Come poteva essere
così ingenuo e non avere capito che Lily voleva prendersi
gioco di lui e ripagarlo della stessa moneta?
“Per far
ingelosire Lily. Ma secondo voi le interessa per davvero?”
Rispose James
sedendosi vicino a Peter. Dopo il ritorno di James era sembrato tornare
loquace e seguire i discorsi degli amici ma dopo qualche battuta era
tornato nel suo stato di trance. Sirius notò lo strano
comportamento dell’amico ma fece finta di nulla. In fondo
anche Peter poteva avere una giornata No. James era sconsolato. Gli
amici trovavano veramente buffa quella situazione. Come poteva essere
così ingenuo?
“No, volevo
solo far ingelosire uno stupido!”
A parlare era stata
una certa ragazza dai capelli rossi che aveva sentito tutto il discorso
da quando un certo ragazzo con i capelli sotto sopra era tornato al
tavolo dagli amici. Guardava James e sembrava divertita dalla
situazione.
“Lily?”
Chiese lui incredulo.
Si trattava di una presa in giro dunque? Lily Evans si era presa gioco
del grande James Potter.
“Ciao
ciao.. Hermione ci vediamo in classe?”
Rispose Lily muovendo
la mano in segno di saluto lasciando James a guardarla andare via con
la bocca spalancata. Gli amici scoppiarono nuovamente in
un’incontenibile risata. Sembrava di vedere un pesce lesso al
posto del loro amico James.
“Ok, a
dopo”
Rispose tranquilla
Hermione godendosi la scena.
“Uno a zero
per Lily!”
Disse Ron divertito.
“Che voleva
dire?”
Chiese James facendo
l’offeso. Non ne poteva più che gli amici ci
prendessero gioco di lui.
“Chissà..”
Rispose Remus facendo
l’enigmatico.
“James sei
proprio stupido!”
Lo
apostrofò Sirius iniziando a temere il peggio. La giornata
era iniziata decisamente in maniera insolita. Dentro di lui si fece
strada l’idea di passare una giornata movimentata.
All’improvviso
gli tornò in mente una giornata a correre per il castello
qua e là cercando gli amici e sbiancò
farfugliando parole a caso sotto gli occhi straniti degli amici.
angolo dell'autrice:
benvenuti all'appuntamento settimanale con le mie storie, mi sto
attrezzando per riuscire a pubblicare più di un capitolo a
settimana. non vi prometto nulla ma spero di sorprendervi settimana
prossima! XD
nel frattempo la pazzia dilaga e anche Lily ci si mette. poveri
malandrini e povero Harry, li stanno facendo impazzire. per non parlare
della povera Hermione che non capisce più nulla! XD il
prossimo capitolo si chiamerà vendette e calderoni .
prima di passare a rispondere ai commenti ringrazio i 56
che hanno la mia storia tra i preferiti!!!
smemo 92:
grazie per il tuo commento lunghissimo, mi ha fatto un sacco piacere!
James non è realmente perso per la ragazza, vuole solo far
indispettire Lily, ti garantisco che anche io voglio che Harry nasca e
non farò pazzie, promesso. per quanto riguarda la tua
domanda su Harry e Ron posso solo dirti che la mappa è
già stata fatta e che quelli che l'hanno disegnata rimangono
i 4 malandrini originali, non dico altro senno ti svelerei un pezzo di
finale XD! per la tua domanda su Peter non ti rispondo, ma ti prometto
che lo scoprirai tra pochi capitoli e che sarà uno dei punti
di svolta della storia.
pikkolina88:
grazie per il commento, mi spiace aver deluso le tue aspettative..
anche Lily non è molto più matura di James. prima
delle fine della giornata però ne succederanno ancora delle
belle.
ninny:
James vuole solo fare ingelosire Lily e sta cercando di farsi un po' di
coraggio, ha paura di essere deluso ancora. grazie per aver commentato
la mia fic.
lizzie166:
grazie mille per il tuo commento, spero ti sia piaciuto anche questo.
vale lovegood:
grazie per il commento, hai visto Lily? gli ha tenuto testa!
piccola_puffola:
grazie per il commento. tranquilla, non vuole fare il casanova ma solo
fare i dispetti a Lily..
lady blue:
grazie per il commento. diciamo che Harry fa un po' paura a tutti per
quello che dice. ne ha viste tante (non dimentichiamoci che lui viene
dal futuro dove ha passato l'ultimo anno in guerra) ed è
molto maturo per la sua età.
egoioegoio:
scusa, non sapevo questo particolare. grazie mille.
|
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Capitolo 23 *** VENDETTE E CALDERONI ***
CAPITOLO 22
VENDETTE E CALDERONI
I
corridoi erano pieni di ragazzi e ragazze che correvano qua e la
recandosi nell’aula dove dovevano fare lezione. Anche i
malandrini, che avevano finalmente finito di fare colazione ci si
stavano dirigendo. Quella mattina li aspettava la lezione di pozioni.
Peter era sempre immerso nel suo silenzio e nei suoi pensieri,
esattamente come Remus. Da un momento all’altro era diventato
silenzioso e distratto anche se in maniera differente da Peter. Remus
sembrava distratto ma felice mentre Peter sembrava non sopportare
niente e nessuno. Davanti a loro Ron, Harry ed Hermione stavano
parlando a bassa voce. Harry sorrideva e sembrava rilassato. Finalmente
tutto stava andando a posto. Hermione e Ron erano intenti a sentire i
racconti del matrimonio del giorno prima. Hermione era felice che tutto
fosse andato secondo i piani e sperava che James e Lily non rovinassero
tutto con questa stupida guerra all’ultimo dispetto.
Sembravano davvero due bambini.
A chiudere la file
c’erano James e Sirius. Quest’ultimo stava
ascoltando gli sfoghi e i deliri dell’amico invidiando un
pizzico gli altri che erano riusciti a starne alla larga. Nella sua
mente stava riflettendo, senza trovare però risposta su come
lui fosse destinato a subire gli umori dell’amico.
D’accordo, lui era il suo migliore amico, ma Stev? Dopo tutto
ora che aveva scoperto di avere ancora un gemello James poteva
ammorbare anche un po’ lui.. Sirius scacciò questi
pensieri in pochi istanti. Voleva un bene infinito a James, anche
quando rompeva le scatole come quella mattina. Per lui avrebbe fatto di
tutto, corse per il castello comprese come aveva già fatto
qualche mese prima. Negli ultimi mesi ne erano successe di cose. James
aveva scoperto di avere ancora un gemello, Stev. All’inizio
si era sentito in qualche modo minacciato, era geloso del fratello di
James. Pensava di perdere il suo amico. Ripensando a quei giorni ora si
sentiva stupido. Le cose tra loro non erano cambiate per nulla, anche
se James era molto legato al fratello. Sembrava una frase stupida ma
aveva guadagnato un fratello in più. Nonostante fossero
identici nell’aspetto Stev era diverso, sembrava
più maturo e riflessivo. Come se avesse visto cose che lo
avessero fatto crescere prima. Era anche meno orgoglioso e infantile di
James. Decisamente quella mattina il suo amico era insopportabile.
Infatti tutti avevano deciso di stargli alla larga, scaricando a lui la
patata bollente.
“Ma
l’avete vista? Faceva tutta la carina con Jerry..”
Riprese James
guardando il suo migliore amico che aveva una faccia rassegnata. Era
almeno la decina volta che ripeteva la stessa solfa. Anche se lo si
ignorava non la smetteva di ripetere le stesse cose. Sirius
sbuffò. Era una battaglia persa cercare di farlo ragionare.
“Beh tu
stavi facendo lo stesso con l’oca.”
Gli fece notare
Sirius in rimando.
“Betty!”
Sottolineò
James come per farla sembrare meno oca. Tentativo molto vano.
“Sempre oca
è..”
Concluse Sirius.
Avrebbe anche voluto aggiungere che c’era stato insieme
l’anno prima e che non era in grado nemmeno di fare gli
incantesimi più semplici ma si trattenne. Quando James era
in fase polemica contraddirlo era pericoloso. Si rischiava che
iniziasse a parlare a raffica stordendo il poveretto che lo ascoltava.
“Cosa
centra?”
Rispose James offeso
dall’affermazione dell’amico. Betty non era un oca.
O forse si. James si chiese se si chiamasse per davvero Betty o se
ricordasse male lui. Forse l’amico aveva ragione ma il punto
della questione non era quanto fosse oca quella tizia con i capelli
scuri che sembrava di ricordare si chiamasse Betty.
“Davvero
non lo capisci da solo Ramoso?”
Chiese Sirius
stressato e allibito senza ottenere risposta. James sembrava immerso
nei suoi pensieri. Alla ricerca di una risposta a cui non riusciva ad
arrivare. Che non riusciva ad afferrare.
“Siamo
proprio caduti in basso..”
Concluse Sirius
scuotendo la testa rassegnato.
“Aspettate!
Lo ha fatto per prendermi in giro?”
Compresa alla fine
James. Tutti i presenti si girarono a guardarlo. Il loro sguardo diceva
qualcosa tipo era ora che ci arrivassi anche tu. James li guardo male e
loro capirono che non era il caso di scoppiare nuovamente a ridergli in
faccia. Persino Peter e Remus si distolsero dai loro preziosi pensieri.
“Bravo
James.. Era ora!”
Rispose semplicemente
Sirius trattenendo le risate e le migliaia di battutine che gli erano
passate in quel momento per la mente.
“Mi ha
giocato! Come ha potuto.. Ma adesso vedrà.”
Iniziò
James lanciando ovunque occhiate di fuoco alla ricerca della ragazza.
Aveva i pugni stretti e sembrava realmente arrabbiato. I suoi amici
sapevano che in realtà era solo ferito
nell’orgoglio.
“Non puoi
solo chiederle di uscire?”
Chiese Ron
semplicemente. James lo guardò parecchio male tanto che il
rosso fece qualche passo indietro. Hermione nel frattempo era sparita.
Probabilmente aveva raggiunto Lily ed Alice nell’aula.
“No, prima
devo pareggiare i conti. James Potter non finisce uno a zero.”
Rispose tra i denti
un James decisamente fuori di sé, entrando deciso
nell’aula.
Sirius e Remus di
guardarono scuotendo la testa rassegnati immaginando come sarebbe
potuta finire quella storia. Erano fermi sulla porta. Ron ed Harry
erano alle loro spalle e li osservavano incuriositi e preoccupati.
“Andrà
malissimo”
Disse il primo.
“Lo penso
anche io.”
Concordò
il secondo.
Qualche banco
più in la tre ragazze si stavano godendo divertite il
bizzarro ingresso dei malandrini. Per primo era entrato
nell’aula James Potter. Era stranamente deciso e determinato
e aveva preso posto intorno a un calderone. Sedeva solo e lo fissava
con determinazione quasi volesse distruggerlo con una sola occhiata.
Sulla porta Sirius e Remus si guardarono per qualche istante per poi
scuotere la testa e raggiungere il loro amico. Per ultimi arrivarono
anche Stev e Ron. Di Peter non vi era traccia. Sembrava sparito. I
ragazzi sembravano guardarsi intorno per cercarlo. Ad un certo punto
videro Stev indicare la porta e l’ultimo dei malandrini
entrare di fretta raggiungendo gli amici.
“Lily?”
Disse ad un tratto
Alice, scuotendosi dall’osservare i malandrini e rivolgendosi
all’amica che aveva tenuto lo sguardo fisso su James tutto il
tempo.
“Si, ditemi
ragazze.”
Rispose lei smettendo
di fissare il ragazzo e prestando attenzione alle sue amiche.
“Perché
sei andata da quel Jerry? Ti piace lui adesso?”
Chiese Alice
stranita. Non riusciva più a seguire Lily. Un giorno si
arrendeva e invitava Stev. Il giorno dopo, anzi la notte dopo, le
confessava di amare ancora James e per finire quella mattina andava a
fare colazione con Jerry. Qualcosa non le quadrava. Non riusciva a
capire quale dei tre ragazzi fosse realmente l’oggetto dei
suoi interessi. Hermione guardava in silenzio, passando lo sguardo da
Alice a Lily.
“Oh, No. A
me piace James.”
Disse la ragazza con
tono tranquillo. Sembrava stesse parlando della cosa più
normale del mondo. Come se stesse dicendo una banalità.
Alice rimase a bocca aperta ed Hermione prese la parola.
“Infatti,
pensavo volessi chiedergli scusa e chiarire con lui.”
Disse la ragazza
stupita. Era incredibile ma doveva ammettere che Sirius aveva ragione.
“Beh, si.
Solo che lui si è messo a fare il bambino e ho deciso di
fargliela pagare.”
Ammise lei facendo un
ghigno sadico. Hermione era stupita. Che fine aveva fatto la caposcuola
impeccabile di cui aveva sentito parlare? La ragazza tutta dedita allo
studio che non avrebbe mai fatto male a una mosca aveva lasciato il
posto a una nuova versione che faceva scherzi a zio Vernon e che si
vendicava di James Potter. Chissà se era stato proprio James
a farla diventare così. La nuova Lily le piaceva. Aveva
carattere oltre che intelligenza e capacità. Sapeva quello
che voleva, James in questo caso, ma sapeva anche difendersi e non
cadere ai suoi piedi stando ai suoi dispetti. Hermione cercò
Harry con lo sguardo e gli sorrise. Il piano era riuscito. Tutto stava
nel fare smettere quella guerra. Non ci sarebbe voluto molto. Almeno
così pensava Hermione.
“Vi fate la
guerra come bambini di tre anni. Non potete fare le persone
mature?”
Continuò
Alice mentre Hermione era immersa nei suoi pensieri. Alice era
sconvolta. Lily sembrava così diversa, cresciuta. Era decisa
e sapeva quello che voleva, non era più la ragazza indecisa
e distrutta dalla fine dell’amicizia con Piton. Tutta via il
suo comportamento infantile la spiazzava. Le piaceva James e non gli
chiedeva scusa per come lo aveva trattato in quegli anni? Quella notte,
tornata dal matrimonio mentre Hermione dormiva Lily le aveva raccontato
tutto. Di come avesse provato a baciare Stev e di come lui le avesse
fatto capire che era James quello che voleva. Tra le braccia di Alice
aveva pianto a lungo, rimpiangendo le occasioni perdute con James e
dandosi della scema per come lo aveva trattato. Aveva sempre avuto
ragione su molte cose James. Sulla sua pseudo amicizia con Piton, del
fatto che lo giudicava senza conoscerlo e del fatto che era insicura e
indecisa. Aveva maledetto il suo carattere e il suo cuore per aver
sempre attaccato James invece che dirgli hai ragione. Tra un singhiozzo
e l’altro aveva giurato a se stessa e ad Alice che gli
avrebbe chiesto scusa, che ora sapeva cosa voleva e cosa doveva fare.
“No, prima
lui mi deve chiedere di uscire e poi io gli chiedo scusa.”
Ribattè
lei ostinata. Il suo sguardo incrociò quello di James. La
ragazza lo fissò per un po’ per poi fargli una
linguaccia. Il ragazzo rimase attonito qualche istante, tra le risate
isteriche di Sirius per poi rispondere a sua volta con una linguaccia.
Hermione e Alice si
guardarono rassegnate scuotendo la testa e incrociando le braccia.
“Chi la
capisce è bravo”
Mormorò
Alice
“Già.”
Rispose Hermione. Le
boccacce tra Lily e James continuarono fino a che il professore non
entrò in classe con decisione. Chiuse la porta dietro di se
e fece comparire sulla lavagna il procedimento per la pozione di quel
giorno. Senza perdere tempo iniziò con i suoi soliti
avvertimenti guardando con dolcezza la sua preferita, Lily.
“Buon
giorno ragazzi. La pozione di oggi è particolarmente
complicata. Seguite le indicazioni alla lettera e non prendete
iniziative. Le conseguenze potrebbero essere terribili.”
Avvisò il
professore con fare minaccioso. Alcuni ragazza in prima fila annuirono,
decisi e spaventati. Qualche fila più indietro un certo moro
con i capelli spettinato aveva un ghigno malandrino dipinto sul volto.
“Ora si che
mi diverto.”
Mormorò a
bassa voce. Solo i suoi compari lo sentirono e lo guardarono
leggermente preoccupati. Tutti loro, Sirius per prima, conoscevano bene
quel ghigno sul viso di James. Voleva dire che ne stava pensando una
delle sue. Uno scherzo epocale, qualcosa di malandrino che almeno la
metà delle volte lo faceva finire in punizione. Spesso non
da solo ma in compagnia di qualcuno di loro.
“James, che
vuoi fare?”
Chiese Remus sicuro
che la risposta non gli sarebbe piaciuta.
“Rovinare
la pozione di Lily. Vedrai che risate che mi farò.”
Disse James come se
si trattasse della cosa più normale di questo mondo. Sirius
ed Harry si guardarono sconsolati. Quando l’avrebbe smessa
con questa idea infantile della vendetta? Peter e Ron guardavano la
scena in silenzio con un espressione indecifrabile.
“Si
arrabbierà tantissimo.”
Gli fece notare Remus
con molto tatto. Sapeva come era fatto James. Se si metteva in mente di
fare uno scherzo farlo desistere era faticoso. In quel caso era
addirittura quasi impossibile.
“Lo so,
è quello che voglio. “
Rispose lui con aria
soddisfatta mentre studiava l’aula, la posizione del
professore e quella dove era piazzato il calderone di Lily, Alice e
Hermione.
“Pensavo
volessi uscire con lei..”
Chiese Sirius con
tono leggermente ironico cercando di riportare l’amico alla
realtà. Tentativo vano. Nemmeno Sirius Black poteva
riuscirci quel giorno.
“Si, voglio
anche quello. Però prima di invitarla ad uscire devo
vendicarmi!”
Spiegò con
tono sadico James. Remus si accorse che stava fissando pericolosamente
il calderone della Evans e capì che cosa aveva intenzione di
fare James.
“James non
puoi. Hai sentito Lumacorno? È pericoloso!”
Cercò di
farlo rinsavire Remus. Non poteva sabotare la pozione delle ragazze.
Sarebbe stato troppo pericoloso per non parlare delle conseguenze. La
Evans era la preferita di Lumacorno. Si sarebbe senza dubbio beccato
una bella punizione.
“James
Potter del pericolo se ne infischia.”
Mormorò a
mezza voce James mettendo in atto il suo piano. Verso una fiala dal
colore bluastro nel loro calderone, sotto lo sguardo incredulo e
terrorizzato degli amici. La prima fase era compiuta. Doveva solo
aspettare che il professore fosse distratto e scambiare il loro
calderone con quello delle ragazze. Entro pochi secondi
l’ingrediente in più avrebbe reagito e la pozione
avrebbe fatto un bel botto. James sogghignò
all’idea della faccia di Lily. Si sarebbe preso la sua
rivincita. All’improvviso il professore si
allontanò mentre le ragazze erano distratte. Era il suo
momento. Doveva scambiare i calderoni.
“Secondo
voi che vuole fare James?”
Chiese Hermione
notando gli strani comportamenti di James. Si continuava a guardare
intorno come un anima in pena. Sembrava aspettasse qualcosa. Alice la
guardò scuotendo la testa per poi correre da Frank. Lily
invece sorrideva con aria maligna.
“Vuole
prendersi la rivincita.. Ma adesso lo frego io.”
Spiegò lei
ad un attonita Hermione. Si era accorta dello scambio. James voleva
fargliela pagare per quella mattina ma aveva fatto male i suoi conti.
Mentre il ragazzo era distratto con un rapido gesto della bacchetta
scambio i contenuti dei calderoni e si preparò a ridere.
Hermione ed Alice se ne erano accorte e si scambiarono uno sguardo
molto preoccupato.
“Ecco
fatto.”
Mormorò
Lily.
“Sono un
genio!”
Disse James a qualche
passo da lei.
“Sei un
mostro.”
Gli fece eco Harry
con sguardo severo. Sapeva che sarebbe successo il finimondo e che Lily
si sarebbe arrabbiata non poco. Cercò Hermione con lo
sguardo e la trovò che lo fissava. Sembrava preoccupata
anche lei. Che avesse intuito qualcosa?
“State a
guardare. Mancano solo pochi secondi..”
Rispose James
tranquillo sedendosi comodo pronto a godersi lo spettacolo.
“5”
Mormorò
Lily a mezza voce. Cinque secondi e sarebbe stata lei a ridere.
“4”
Disse James ormai
convinto di avere la vittoria in tasca. Gli amici continuavano a
fissarsi preoccupati.
“3”
Disse felice Lily ad
Alice, beccandosi un occhiataccia dall’amica. Lily non
capì la ragione di quello sguardo.
“2”
Disse James lanciando
un occhiataccia a Ron e Remus. I due stavano confabulando per cercare
di fermare l’esplosione.
“1”
Disse Lily. James si
preparò all’esplosione fissando Lily con un
sorriso idiota.
“BOOM”
L’esplosione
arrivò, ma al tavolo sbagliato. La forza d’urto
fece cadere all’indietro Peter e fece finire quel che
rimaneva della pozione addosso ad un Sirius decisamente infuriato.
Remus, Harry e Ron non riuscirono a trattenere le risate, esattamente
come Lily. James era a dir poco infuriato. Non sapeva come ma quella
ragazza si era presa gioco di lui un’altra volta.
“Eri un
genio?”
Mormorò
Lily divertita. James in risposta le lanciò
un’occhiataccia. Lily cercò con lo sguardo
Hermione ed Alice per farsi una risata con loro, le sue amiche
però non sembravano divertirsi. La guardavano deluse e
arrabbiate. Lily si chiese perché.
“James ti
odio.”
Mormorò in
modo sadico Peter rimettendosi seduto.
“Ramoso sei
morto!”
Sibilò
Sirius cercando di togliersi di dosso la pozione. Tutta
l’aula ora li fissava divertita.
“Che
è successo qui? Come avete fatto?”
Chiese il professor
Lumacorno avvicinandosi in modo minaccioso al gruppo di ragazzi. Erano
sempre loro a interrompere le sue lezioni. Quella volta avevano ridotto
l’aula a un campo di battaglia. A causa
dell’esplosione la pozione era finita ovunque. Era deciso a
scoprire se si trattava di un incidente o di uno dei loro soliti
scherzi idioti.
“Professore,
Lily Evans ha sabotato la mia pozione!”
Rispose pronto James.
L’avrebbe fatta pagare a Lily mettendola nei guai con il
professore. Già si figurava la scena del professore che la
puniva.
“Come? Lily
hai davvero fatto una cosa del genere.”
Chiese lui, deluso
dalla sua studentessa preferita.
“No, lui ha
sabotato la mia. Io ho solo invertito i calderoni.”
Spiegò lei
tranquillamente, facendo crollare la sicurezza di James e facendo
arrabbiare in modo spaventoso Lumacorno. L’uomo divenne
paonazzo in volto e si mise a strillare.
“James
Potter in punizione. Pulirai da solo questo disastro.. Senza magia. Ti
aspetto dopo le lezioni.”
Disse indicando la
porta al ragazzo. Il suo tono non lasciava spazio per nessuna
obiezione. James si alzò lentamente e si avviò
dove gli era stato indicato, fuori dalla classe.
“Due a zero
per me.”
Gli sibilò
Lily mentre James gli passava accanto.
“Dannazione!”
Rispose questi. La
rossa lo aveva giocato ancora.
ANGOLO
DELL'AUTRICE:
e rieccomi di nuovo qui, spero che la mia storia non vi stia stancando
o annoiando. per favore se è così scrivetelo,
anche le critiche servono per migliorare. questa settimana mi sono
organizzata male e non sono riuscita a postare un capitolo in
più, per la prossima prometto di impegnarmi per riuscirci!
il prossimo capitolo si chiamerà.. "il tema fantasma"
già
da ora posso anticiparvi che chiuderà la serie degli scherzi
(tre è il numero perfetto, poi si rischia di annoiare e
stancare) XD
vediamo
ai commenti, grazie a tutti quelli che leggono e che rispondono. spero
non stare deludendo nessuno di voi!!!
lizzie166:
mi fa piacere che la mia storia ti prenda. grazie del commento e mi
raccomando se pensi che stia diventando scontata, noiosa e patetica
dimmelo XD!
smemo92:
grazie per il commento! hai notato davvero un sacco di cose, e si che
io mi ero focalizzata solo su James e Lily lasciando qualche indizio
qua e la che pensavo non capisse quasi nessuno. davvero brava, ora come
premio ti svelo una cosa sui personaggi che hai nominato. anzi, no..
tanto sono sicura che la capirai da sola tra pochissimo! XD
piccola_puffola:
grazie per il commento! grande osservatrice anche te XD! bravissima,
sei attenta! ti riferisci alla tre righe del capitolo o della
recensione? in ogni caso spero che questo capitolo abbia chiarito tutti
i tuoi dubbi, XD!
pikkolina88: grazie
per il commento, sai era esattamente quello che volevo fare passare.
l'idea di James e Lily che si comportano da bambini, che scherzano. XD
ninny: grazie
per il commento, anche James è felice che fai il tifo per
lui. garantisce che la prossima volta vincerà lui!
princessMarauders:
grazie per il commento. diciamo che nella mia storia Ron ed Hermione
non stanno insieme e lui non le ha mai fatto capire di essere
innamorato di lei. Remus, beh.. non dico nulla, te lo lascio scoprire
da sola cosa accadrà.
lyraPotter:
grazie per il commento. purtroppo a parte concordare sulla tua
descrizione di James (ti assicuro che ho riso per mezzora quando l'ho
letta) non posso dirti nulla o rovinerei la sorpresa. cmq complimenti
per aver colto così tanti dettagli. XD
vale lovegood:
grazie per il commento e complimenti per aver colto alcuni dettagli
importanti!
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Capitolo 24 *** IL TEMA FANTASMA ***
CAPITOLO 23
IL TEMA FANTASMA
“Ha vinto
ancora lei!”
Biascicò
James deluso quando gli amici gli si avvicinarono. Il professore aveva
mandato via tutti prima del solito perché dopo
l’esplosione l’aula era diventata inagibile. Era
ridotta davvero in uno stato pietoso. Ci sarebbero volute molte ore
perché tornasse tutto come era prima. James tremava
all’idea di sistemare quel disastro, senza magia.
“Ti avevamo
detto di smetterla.”
Gli
ricordò Harry con tono gentile. Non voleva infierire. Quello
che gli era successo era già stato abbastanza pesante. Il
suo orgoglio doveva essere a pezzi. Il suo stesso scherzo gli si era
ritorto contro.
“La
prossima volta vedrete. Vincerò io!”
Rispose James sicuro.
Sirius alzò la testa e lo guardò incuriosito.
Remus lo aveva ripulito con un incantesimo in pochi secondi e la rabbia
nei confronti di James era sfumata insieme alla macchia. Ora si
chiedeva quante ancora ne avrebbe combinate l’amico prima di
finirla con quegli stupidi scherzi.
“È
diventata una guerra? James è la tua occasione per fare
pace, lo ricordi?”
Lo ammonì
severo Remus, provando a farlo ragionare. Tentativo inutile. James era
troppo testone per ragionare. Invece che provare a riconquistare Lily
aveva dato inizio a una guerra stupida che avrebbe portato solo danni
se non finiva in fretta.
“Remus
è una questione d’onore. Mi ha preso in giro per
due volte.”
Disse James deciso.
Gli amici si guardarono scuotendo le spalle rassegnati.
A pochi metri da loro
il professore di pozioni, Lumacorno parlava con il professore di
incantesimi. Sembrava molto arrabbiato, e gesticolava parecchio. Il
secondo lo ascoltava e annuiva con la testa in segno di accordo. Dopo
un po’ i due si salutarono e il professore di incantesimi si
diresse verso l’aula dove aveva lezione.
“È
stato divertente, vero?”
Chiese Lily ancora
ripensando a poco prima. Lo scherzo di James gli si era rivoltato
contro. La sua espressione stupita e sconvolta era troppo bella.
Sarebbe stata da fotografare. Aveva riso come una matta quando il suo
calderone era esploso. James non se lo aspettava per nulla ed aveva
avuto appena il tempo di tirarsi indietro.
“Beh..
Ecco..”
Cominciò
Hermione titubante. Non era d’accordo con le azioni di Lily
ma non sapeva come farglielo notare. Non si sentiva così in
confidenza con lei da dirglielo chiaramente. Lily avrebbe potuto
limitarsi a fare scomparire la pozione e rifarla da capo invece che
fare esplodere quella di James. L’aula era conciata in modo
pessimo e la lezione era stata interrotta a causa di
quell’esplosione.
“Hermione,
che ti prende? Alice, digli qualcosa.”
Disse Lily sorridendo
cercando la complicità dell’amica di sempre che
era ad fianco di Hermione. Alice passò lo sguardo da Lily ad
Hermione. Fece un sospiro e poi parlò.
“Ha ragione
lei”
Disse alla fine Alice
prendendo le parti di Hermione. Conosceva Lily da molti anni, non era
da lei comportarsi in quel modo. Era suo dovere farglielo notare.
“Come?”
Chiese Lily stupida.
Guardando le amiche con i brillanti occhi verdi sgranati. Non capiva le
sue amiche. Lei aveva solo risposto allo scherzo, che c’era
di male?
“State
esagerando.”
Continuò
Alice decisa a far smettere quegli scherzi idioti.
“Ma Alice.
Ha cominciato lui..”
Cercò di
difendersi Lily. In fondo lei non aveva fatto nulla. La ragazza aveva
le braccia incrociate e la faccia imbronciata. Sembrava una bimba.
“Si, ma
potevi fare svanire la pozione e rifarla. Lo hai umiliato davanti a
tutti e si preso una punizione. C’è
n’era proprio bisogno? Non dovevi chiedergli scusa per come
lo hai sempre trattato e dirgli che aveva ragione su Piton?”
Spiegò
Alice pazientemente. Lily improvvisamente realizzò cosa era
successo e si incupì.
“Io..”
Cominciò
lei senza riuscire a finire la frase. Aveva preso tutto come un gioco
ma non stavano giocando. In palio c’era la fiducia e
l’amore di James. Come aveva potuto essere così
sciocca? Invece che andare da lui e chiedere scusa si era comportata in
modo pessimo. Aveva anche mandato James in punizione, per non parlare
del brutto voto in pozioni che avevano preso anche gli altri, Remus e
Stev compresi. La testa iniziò a girare e dovette mettersi
seduta per non cadere. Non aveva il coraggio di alzare la testa e
cercare con lo sguardo James. Aveva esagerato e probabilmente ora lui
la odiava. Alice fissò l’amica per un attimo,
indecisa se continuare o No. Sembrava distrutta.
“Pensi che
dopo i dispetti di stamattina ti crederà?”
Disse ancora Alice ma
con un tono più gentile di prima. Lily aveva capito. Sperava
ardentemente per lei che tutto sarebbe andato a posto.
“Hai
ragione. Dopo incantesimi gli parlo. Prima della punizione.”
Disse Lily annuendo.
Hermione le sorrise per rassicurarla. Anche Alice si sedette vicino a
loro appoggiando un braccio intorno alle spalle dell’amica.
A poche file di
distanza James non si dava pace. Continuava ad agitarsi, a guardarsi
intorno. Farfugliava persino da solo. Gli amici non gli prestavano
troppa attenzione. Avevano rinunciato a capirlo quel giorno.
L’unico che non gli scollava gli occhi di dosso era Peter.
“James che
altro stai pensando?”
Chiese Peter alla
fine. Gli altri ragazzi lasciarono perdere i loro discorsi e si
voltarono verso i due. James stava sorridendo. Era un sorriso che non
prometteva niente di buono. L’espressione di Peter invece era
impenetrabile. Nessuno riusciva a capirlo fino in fondo.
Remus si ripromise
mentalmente di indagare perché in quel periodo Peter fosse
così strano. Anche Sirius si era accorto delle stranezze di
Peter ma la priorità in quel momento era desistere James dai
suoi propositi di vendetta.
“Sta volta
vinco io”
Rispose semplicemente
il moro sogghignando maligno.
“Ancora..”
Sbuffò
Sirius.
“Non
è meglio lasciare perdere.”
Provò a
consigliare Remus. Ron ed Harry non dissero nulla. Le parole quel
giorno con James non servivano, erano solo fiato sprecato.
“No. State
a vedere. Mi ha fatto prendere una punizione. Ora la
prenderà lei.”
Rispose James deciso
a non desistere dai suoi propositi per nulla al mondo.
“James.”
Lo riprese Sirius.
“Sei peggio
di Sirius”
Sbottò
Remus attirando tutti gli sguardi dei presenti su di se. In primis
quello di Sirius che non sembrava felice del paragone.
“Ehy!”
Disse Sirius facendo
una faccia offesa.
“È
vero!”
Disse il lupo mannaro
fissando tranquillamente Sirius. Il battibecco tra i due fu interrotto
dall’ingresso dell’insegnante. La lezione era
cominciata. L’uomo si diresse alla cattedra e
sistemò i libri e le pergamene. I ragazzi lo guardavano in
silenzio. Dopo che tutto fu sistemato in modo soddisfacente il
professore parlò.
“Buon
giorno ragazzi. Ora ritirerò i vostri temi. Spero che tutti
abbiate svolto i vostri compiti.”
La sua voce era
severa e non ammetteva repliche. Tutti loro sapevano bene che non era
il caso di far arrabbiare quell’uomo. La cosa che
più di tutte lo faceva anche su tutte le furie era non fare
i compiti che assegnava. Prese la sua bacchetta, con un gesto deciso
fece volare a sé tutte le pergamene con i compiti dei
ragazzi e si mise a scorrerle velocemente.
“Che vuoi
fare?”
Chiese Ron curioso a
James. Il ragazzo era tranquillo, troppo. Remus ipotizzò che
qualunque cosa aveva in mente l’aveva già fatta ed
era tardi per fermarlo. Sospirò rassegnato e tese
l’orecchio per sentire la risposta di James.
“Ho
già fatto..”
Rispose James,
confermando i sospetti di Remus.
“Ma cosa..
“
Iniziò Ron
confuso. James era sempre stato li e non aveva avuto il tempo ne
l’occasione per fare nulla. Se ne sarebbero accorti. Ron
cercò con lo sguardo Harry che scrollò le spalle.
Nemmeno lui aveva visto nulla.
“Stai a
guardare.”
Disse ancora James
con un ghigno disegnato sul volto. Sirius si guardò intorno
e improvvisamente capì cosa aveva combinato
l’amico. Non era gran che come originalità ma Lily
si sarebbe di sicuro arrabbiata, e non poco.
Ron avrebbe voluto
fare altre domande a James ma la voce del professore interruppe quella
discussione.
“Signorina
Evans?”
La sua voce era calma
ma il tono non ammetteva repliche. Tutti si girarono meccanicamente a
guardare James che se la rideva sotto i baffi. L’unico che
non aveva una faccia stupita era Sirius che aveva capito tutto quasi
subito.
“Mi dica
professore..”
Disse la ragazza
alzandosi in piedi con aria sicura di sé. Probabilmente il
professore voleva farle i complimenti per il suo tema. Era sicura di
averlo svolto alla perfezione scrivendo persino alcuni rotoli di
pergamena in più di quanto indicato dal professore.
“Perché
non ha svolto il suo tema?”
Disse in professore
con una punta di delusione nella voce. Le parole del professore
arrivarono alle orecchie di Lily come una doccia fredda. I malandrini
si voltarono di scatto verso James. Doveva essere opera sua, solo non
capivano come avesse fatto.
“Ma cosa,
ci deve essere un errore..”
Biascicò
la ragazza. Era in stato confusionale. Non poteva essere vero, non
poteva stare capitando proprio a lei. Era sicura di aver svolto quel
tema e di averlo fatto in modo impeccabile. Come era possibile?
“Nessun
errore. Ha consegnato in bianco..”
Replicò il
professore mostrando a tutta la classe un foglio bianco che recava in
alto il nome Lily Evans. Tutti i presenti erano sconvolti. Non era da
Lily Evans non fare i compiti. All’improvviso una risata a
bassa voce attirò la sua attenzione. Potter. Doveva essere
stato James. Per vendicarsi aveva fatto scomparire il suo tema. Remus,
Harry e Ron fissavano James che rideva e insieme annuiva con la testa.
All’improvviso Remus ricordò di avere visto James
agitare la bacchetta qualche secondo dopo che il professore era
entrato. Doveva aver fatto svanire il tema di Lily qualche istante
prima che le venisse ritirato.
“Ma
io..”
Provò a
protestare Lily. Voleva dire a tutti che era stato James ma il
professore non la lasciò finire di parlare.
“Nessun ma
signorina. Mi spiace ma lei è in punizione.”
Replicò
deciso.
“Ma..”
Riprovò
lei venendo interrotta ancora.
“Lumacorno
mi ha detto che la sua aula è completamente invasa da una
pozione esplosa e che ha incaricato il signor Potter di pulirla senza
magia. L’aula serve entro domani mattina. Dopo le lezioni
darà una mano al signor Potter. Senza magia.”
Disse il professore
con tono che non ammetteva repliche indicandole la porta. Tutta la
classe era allibita. Lily Evans non era mai stata buttata fuori dalla
classe da che ricordavano. Era incredibile.
“Due a uno
dolcezza!”
Mormorò a
bassa voce James alla rossa quando questa le passo accanto. La ragazza
gli lanciò un occhiataccia.
“Dannazione.”
Disse solamente.
Nella sua mente stava pensando almeno mille insulti da dire a James
Potter ma era meglio non fare arrabbiare ulteriormente il professore.
“Beh, te la
sei cercata Lily.”
Disse il moro
sorridendo mentre Remus, Sirius, Peter , Harry, Ron, Alice ed Hermione
li guardavano scuotendo la testa increduli.
“Ti odio,
Potter”
Sibilò la
ragazza uscendo dalla classe come le era stato indicato dal professore.
ANGOLO
DELL'AUTRICE:
evviva, finalmente ce l'ho fatta a postare anche in settimana! mi sento
fiera di me stessa. XD vabbe, dopo questi attimi di sclero torno in me.
grazie a chi continua a seguire la mia storia, mi rendo conto che
questa parte è un attimo noiosa ma vi assicuro che presto ci
saranno i colpi di scena.
("e che colpi di scena" dice Harry) grazie cmq a chi legge e la tiene
tra i preferiti.
come vedete la lotta james lily si è conclusa su 2-1 per
lily. che ne pensate? vi è piaciuta questa parentesi della
storia o ne avreste fatto volentieri a meno? in attesa di sapere il
vostro parere vi anticipo che il prossimo capitolo sarà
"chiacchere nella sala comune".
grazie mille anche a chi commenta:
lyrapotter: le tue recensioni mi fanno sempre morire dal ridere. riesci
a riassumere la situazione in poche righe e in modo spettacolare! sei
una grande! diciamo che ora James è davvero in pericolo, a
mandato in punizione Lily.. come la prenderà lei? per Peter
beh, posso solo dirti che nel prossimo capitolo si capirà
qualcosa in più. non posso aggiungere altro sennò
addio sorpresa. XD
smemo92: mi spiace, ma se ti svelo troppo poi addio sorpresa.. poi non
leggi più la mia storia e io come faccio senza i tuoi
commenti? grazie mille per scrivermi sempre qualcosa, davvero. per
quanto riguarda il futuro, beh se tutto va come ho in mente
sarà... no, non posso dirti altro sennò mi
comprometto. dico solo che vale la pena aspettare! XD
germana: grazie mille per il commento! guerra finita, contenta? tra
poco il tuo sogno si realizzerà.. spero mi seguirai ancora
dopo per sapere che fine faranno Harry & company. XD
princessMarauders: grazie per il commento! beh, alla fine ha vinto Lily
ma almeno James si è preso una piccola vendetta e ora sono
in punizione insieme.. per quanto riguarda Remus e Hermione.. aspetta
il prossimo capitolo, mi spiace ma non posso dire altro! XD sono
contentissima che la mia storia ti piaccia!
soruccio: grazie mille per il commento, sono felice che la mia storia
ti piaccia! Remus ed Hermione.. beh, non posso dire altro che aspetta
il prossimo capitolo prima di tirare qualche conclusione. XD alla fine
il nostro James è riuscito a prendersi una piccola rivincita
e ora è in punizione con Lily..
lizzie166: le tue parole mi hanno messo fretta hai visto? sono stata
veloce ed efficente questa settimana?
ah, dimenticavo! questo capitolo è un regalo, non previsto.
venerdi posterò lo stesso un altro capitolo. spero che la
cosa vi faccia piacere XD!
adesso però scappo che ho un capitolo nuovo da scrivere XD
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Capitolo 25 *** CHIACCHERE NELLA SALA COMUNE ***
CAPITOLO 24
CHIACCHERE NELLA SALA COMUNE
Al termine della
lezione di incantesimi i ragazzi uscirono più riposati del
solito. Tranne due eccezioni erano tutti di buon umore. Il professore
non aveva nemmeno dato compiti quel giorno. Fuori dall’aula
dei ragazzi scherzavano tra loro facendo battute in direzione di James
Potter che stava andando da Lumacorno per la sua punizione. Il ragazzo
in questione rispondeva ridendo agli amici. Il suo umore era
decisamente migliorato dopo averla fatta pagare a Lily e ora erano
anche in punizione insieme. Avrebbe messo in pratica i suoi propositi e
l’avrebbe invitata fuori. Il ragazzo non camminava ma
svolazzava sospeso nell’aria senza toccare il suolo.
I ragazzi guardarono
l’amico svolazzare in punizione scuotendo la testa. Non si
accorsero delle ragazze che arrivavano alle loro spalle.
“Ciao
ragazzi”
Salutarono
sorridenti. Erano Alice ed Hermione. Lily non era con loro.
“Alice,
Hermione. Ma Lily?”
Chiese Sirius curioso
di sapere perché la rossa non fosse con loro. Che fosse
così impaziente di andare in punizione con James? Non
sarebbe stato da lei, specie dopo lo scherzo di James che le aveva
fatto sparire il tema. Quel giorno non riusciva proprio a capirli quei
due, nemmeno il suo migliore amico.
“È
andata a scongiurare il professore di toglierle la punizione.”
Spiegò
Alice sconsolata fissando Remus. Da quello sguardo i due capirono di
pensarla allo stesso modo sull’argomento. Sia Lily che James
erano stati infantili, se l’erano cercata ed era giusto che
ora fossero in punizione.
“James
è stato stupido. Abbiamo cercato di dirgli di smetterla ma
ha la testa troppo dura.”
Spiegò
Remus sconsolato per il comportamento dell’amico. Sirius
accanto a lui fissava il soffitto. Ron ed Harry confabulavano tra loro
sotto lo sguardo incuriosito di Hermione. Solo Peter si teneva in
disparte, strano come sempre.
“Sarà
di famiglia”
Disse Hermione
fissando Harry divertita intuendo da chi avesse preso Harry quella sua
testa dura. Ron capì l’ironia dell’amica
e si mise a ridere. Gli altri presenti non capirono e si guardavano
intorno senza capire.
“Hermione!”
La riprese Harry
severo arrossendo leggermente.
“In ogni
caso anche Lily se l’è cercata.”
Sottolineò
Sirius difendendo l’amico di sempre. Va bene, James
l’aveva provocata ma anche lei si era comportata in modo
infantile. Non era Lily fare in quel modo. La Lily di sempre si sarebbe
comportata in modo pratico invece di rispondere a tono. A Sirius era
quasi sembrato che i due stessero giocando. Che si stessero facendo i
dispetti e che si divertissero anche.
“È
una bambina. “
Concluse Alice dando
ragione a Sirius Black per la prima volta da quando si conoscevano. I
due si fissarono divertiti e stupefatti per questo.
“Sono due
bambini. Si piacciono a vicenda ma si fanno i dispetti.”
Disse Harry sperando
che la cosa si risolvesse in fretta. Era tutto così strano.
Ora entrambi avevano capito di tenere all’altro.
Perché aspettare ancora? Era preoccupato che tutto questo
avrebbe modificato il futuro. Sarebbe stata una tragedia.
“Tutta
colpa dell’orgoglio.”
Disse Ron scuotendo
la testa.
“Sarebbero
carini insieme. Li immaginate?”
Disse Alice con aria
sognante fissando il vuoto.
“Sarebbe
davvero bello.”
Dovette ammettere
Remus .
“Già..”
Disse Peter in tono
acido prendendo la parola per la prima volta da quando la lezione era
terminata. Sembrava veramente scocciato. Si guardò intorno e
poi si allontanò.
“Peter..
Che ti prende? Dove vai?”
Chiese Sirius
guardando l’amico andarsene senza dare nessuna spiegazione.
Si voltò a guardare gli altri come a chiedere una
spiegazione ma loro alzarono le spalle. Nessuno riusciva a capirlo quel
giorno, il suo comportamento era davvero inspiegabile.
“Tanto a
voi che importa? Dannazione!”
Disse Peter a bassa
voce. Nessuno lo sentì. Decise che avrebbe fatto un giro nel
parco e poi sarebbe andato in biblioteca. Non aveva voglia di vedere
nessuno per un po’. Era tutto così strano,
così ingiusto. Finalmente aveva capito tutto, ma era troppo
tardi. Dannata Evans e dannato James. Sospirò e guardo fuori
da una finestra. Non ci sarebbe mai stato posto per lui. Era solo Peter
lui, non poteva aspirare a tanto.
“Ma che gli
è preso?”
Chiese alla fine
Sirius guardando Peter allontanarsi.
“In questi
giorni è strano.”
Disse Remus
ripensando al comportamento dell’amico. Era molto strano in
quei giorni. Soprattutto dalla sera prima. Non riuscivano
però a spiegarsi il perché.
“Sarà
la luna piena.”
Disse Ron sorridendo
in modo strano. Hermione si voltò di scatto verso di lui.
Era pazzo? Nei suoi occhi vide una luce cattiva. Voleva svelare il
segreto di Remus davanti a tutti, o peggio avrebbe messo in imbarazzo
il ragazzo. Già si sentiva diverso rispetto agli altri
ragazzi, ci mancava solo che quello stupido di Ron glielo facesse anche
notare.
“Eh si.. La
luna.”
Disse divertito
Sirius lanciando occhiate maliziose a Remus che si guardava intorno
facendo finta di nulla.
“Ron!
È cosi bella la luna piena. Io la adoro.”
Rispose Hermione
leggermente alterata. Harry passava lo sguardo da Ron ad Hermione. Che
stava prendendo ai suoi amici? Perché Ron aveva tirato fuori
l’argomento, e perché Hermione se la stava
prendendo così tanto?
“Come.. Non
hai paura dei lupi mannari?”
Chiese ancora Ron a
mo di sfida. Tutti i presenti erano straniti. Non capivano quello che
stava succedendo. In particolar modo Alice. Remus e Sirius si
guardavano chiedendosi se i ragazzi sapevano qualcosa. Stev era al
posto di James nella sua dimensione e quindi in teoria sapeva, ma gli
altri? In particolare, Ron? Harry che si era accorto degli sguardi di
Sirius e Remus cercava di fare una faccia più stupita
possibile per dare l’impressione di non sapere nulla,
sperando di essere credibile.
“Beh, non
penso di correre rischi qui al castello.”
Rispose ancora
Hermione incenerendo Ron con un occhiata. Il ragazzo capì al
volo che era meglio smetterla. Non poteva però permettere
che l’ultima parola fosse della ragazza.
“Sicura?”
Rispose ancora Ron.
Ad Harry sembrò quasi di leggere cattiveria nel suo tono.
Che stava succedendo all’amico? Era come se Ron avesse capito
che Hermione era furibonda ma avesse in ogni caso voluto avere
l’ultima parola.
“Andiamo in
sala comune? Venite anche voi?”
Disse Harry guardando
Alice ed Hermione mettendo fine alla discussione cambiando argomento.
Sembrava che Ron ce l’avesse con Remus. Che fosse in qualche
modo geloso di lui, anche se gli sfuggiva la ragione. Non
c’era una motivazione plausibile per giustificare il
comportamento del rosso.
“Devo
andare da Frank.”
Rispose Alice
sorridendo e salutando con la mano il suo ragazzo, a pochi metri da
loro. Salutò velocemente tutti e si precipitò da
lui.
“Ok, a
dopo.. Tu Hermione?”
Chiese Remus con un
tono gentile. La ragazza stava ancora guardando Ron in cagnesco. Appena
sentì la voce di Remus si calmò e rispose in tono
gentile.
“Passo un
attimo in biblioteca per quella ricerca che vi dicevo.”
Mentre parlava
fissava Harry con la speranza che lui capisse che voleva parlare con
lui e Ron da sola, senza dare troppo nell’occhio.
“Oh si..
Ron ricordi? Dobbiamo andare con lei.”
Rispose Harry dando
una gomitata all’amico. Aveva capito al volo le intenzioni
dell’amica.
“Ma cosa..
Ah si, che sbadato.”
Disse Ron di
malavoglia capendo con uno sguardo cosa intendeva Harry. Non aveva
nessuna voglia di parlare con Hermione ma la ragazza era troppo
arrabbiata per essere contraddetta. Il gruppo si divise e Remus e
Sirius rimasero da soli. Si guardarono e dopo un alzata di spalle
andarono verso la sala comune, chiedendosi se Ron ed Harry sapevano
qualcosa sul piccolo segreto peloso di Remus. Il trio invece
andò verso la stanza delle necessità. Ormai
quella era diventata la stanza in cui andavano a parlare al riparo da
orecchie indiscrete, la loro base operativa in cui discutere
indisturbati.
I ragazzi entrarono
uno per volta, Harry entrò per ultimo. Una volta nella
stanza vide che Hermione e Ron si guardavano a mo di sfida senza che
nessuno dicesse nulla all’altro. Entrambi aspettavano fosse
l’altro a iniziare il discorso, aspettando a braccia
incrociate.
“Che vi
prende? Che succede?”
Chiese Harry stupito
e spazientito dalla situazione. La scena di prima era stata assurda e
inutile. Avevano rischiato di farsi scoprire o di ferire una persona, e
per quale motivo? Harry non lo sapeva, e nemmeno Hermione.
L’unico che forse aveva una spiegazione era Ron, che
però era rimasto zitto a guardare i due amici.
“Ron non
provarci mai più.”
Disse alla fine
Hermione, diventando nuovamente paonazza. Avrebbe voluto fare male a
Ron per quello che aveva fatto, era disgustata dal comportamento
dell’amico.
“Cosa?”
Chiese Ron fingendo
di non avere capito. Sembrava quasi infastidito da quella discussione e
per nulla pentito o confuso.
“Quelle
battute sul Remus!”
Rispose Hermione
incrociando le braccia.
“Ma dai era
uno scherzo.”
Cercò di
spiegare lui. Non sapeva nemmeno lui perché aveva detto
quelle cose. All’improvviso aveva avuto la voglia
irrefrenabile di ferire Lupin, di sminuirlo. Era come se si sentisse
minacciato da lui perché era meno intelligente e bravo a
scuola rispetto all‘altro ragazzo. Aveva parlato senza
pensare, era stato il suo istinto ad agire per lui.
“Non era
divertente. Poteva rimanerci male. E se avesse capito che era riferito
a lui?”
Disse ancora Hermione
sempre più arrabbiata. Come poteva essere così
stupido e insensibile? Proprio con Lupin, con tutto quello che aveva
fatto per loro nel loro tempo. Non sapeva nemmeno lei perché
se l’era presa tanto, era stato il suo istinto a reagire in
quel modo. L’istinto le aveva fatto difendere Lupin dagli
attacchi di Ron, senza lasciarle il tempo di farsi nessuna domanda.
“E da
quanto ti importa così tanto di Lupin?”
Chiese Ron anche lui
furibondo. Sentiva una grande rabbia dentro di lui. Aveva detto quelle
cose perché voleva ferire Lupin e non era per nulla
spiaciuto. Lo avrebbe rifatto in qualsiasi momento. Ora che Hermione
prendeva le sue difese provava un sentimento di rabbia mista a una
malinconia infinita, come se il suo cuore fosse pieno d’odio
ma si stesse spezzando.
“Dovrei
lasciare che lo insulti? Non ti permettere mai
più.”
Ribatte lei decisa.
Ron la guardò negli occhi senza dire nulla. Era
così lontana da lui, e Lupin era sempre più
vicino. All’improvviso realizzò di tenere ad
Hermione più di quanto si tiene ad un’amica ed
aveva paura di perderla. Forse era già troppo tardi..
“Tutto bene
ragazzi?”
Li interruppe Harry
ponendo fine a quella discussione assurda. Non ci stava capendo nulla,
Ron sembrava geloso delle attenzioni di Lupin verso Hermione ma
c’era qualcosa di strano. Non era una gelosia da fratello,
era più la gelosia che Harry provava al sesto anno nei
confronti dei fidanzati della sua Ginny. Fissò ancora i suoi
due amici e pensò al passato, a tutti i loro battibecchi e
le loro litigate. Era fin troppo ovvio che nascondessero qualcosa di
più di un’amicizia anche se i due non lo avrebbero
ammesso tanto facilmente. Anche loro si stavano comportando come due
bambini, esattamente come Lily e James. Doveva fare qualcosa. Quello
non era il momento migliore per parlare loro, avrebbe aspettato
più tardi in sala comune.
“Alla
perfezione..”
Rispose Hermione
riportando Harry alla realtà.
“Perfetto..”
Disse Ron facendo il
verso alla ragazza.
Poco dopo stavano
camminando verso la sala comune dei grifondoro dove c’erano
gli altri, o almeno alcuni di loro. Alice e Frank erano di sicuro
imboscati in qualche angolo sperduto del castello a sussurrarsi parole
dolci e Lily e James ancora in punizione. Senza la magia non sarebbe
stato uno scherzo pulire quel disastro. Per non parlare di tutto quello
che avevano da dirsi. Restavano solo Remus, Sirius e Peter. Dato
l’umore dell’ultimo era probabile che fossero solo
i primi due a essere nella sala comune. Harry, Ron ed Hermione
camminavano in silenzio, riflettendo. Hermione era molto triste per la
discussione con Ron e si chiedeva come poteva avere trattato una
persona in quel modo così cattivo. Proprio Remus poi,
così buono e gentile con tutti. Una parte di lei era
infuriata con Ron e allo stesso malinconica all’idea di
perderlo dopo quella discussione. Allo stesso tempo però si
chiedeva perché avesse reagito così,
perché difendere Remus era diventato così
importante per lei. Ron era nel pieno di una crisi, voleva chiedere
scusa a Hermione per la litigata e raccontarle quanto teneva a lei. Era
una tortura vedere la ragazza così triste e malinconica ma
l’orgoglio gli impediva di parlare. Aveva bisogno di
schiarirsi le idee, di pensare. Harry, in mezzo ai due ragazzi sperava
di raggiungere al più presto la sala comune. Era una tortura
stare in mezzo a quei due e sperava che Sirius e Remus avrebbero saputo
migliorare l’umore dei due, almeno quello di Ron. Voleva
parlare loro, ma sapeva che doveva farlo separatamente o avrebbe solo
peggiorato le cose.
La signora grassa si
spostò per farli passare, Remus e Sirius erano intenti a
giocare a scacchi di fronte al camino. Sirius stava perdendo
clamorosamente ma ostentava molta sicurezza e abilità. Nel
giro di poche mosse Remus circondò il Re
dell’amico, mettendo fine a quella partita. Sirius
sbuffò e decise che per quel giorno ne aveva avuto
abbastanza, non doveva essere la prima partita che perdeva. Ron fissava
intensamente l’alfiere di Sirius. Nel frattempo Hermione si
era seduta e aveva tirato fuori libri e pergamene, cercando di fare
finta non fosse successo niente. Questo non sfuggì a Remus.
La ragazza aveva un’aria talmente agitata e scossa. Viste le
facce degli altri due doveva essere successo qualcosa. Anche Sirius
gettò un occhiata ai ragazzi e improvvisamente si fece
più serio.
“Dai Ron,
vieni con me che ti mostro una cosa. Stev? Vieni anche tu?
Remus?”
Sirius
chiamò all’appello gli amici dirigendosi verso le
scale che portavano ai dormitori, impaziente di condividere qualche
nuova idea per qualche scherzo con gli amici. Ron ed Harry accettarono
di buon grado, curiosi di scoprire l’ultima invenzione di
Sirius. Harry però era poco convinto si trattasse di uno
scherzo, il comportamento del padrino era strano. Che anche lui avesse
percepito che qualcosa non andava? Ron si era distratto dal suo grande
problema e appariva meno teso, con gran sollievo di Harry.
“Devo
finire un tema.”
Rispose Remus in
risposta allo sguardo accigliato di Sirius. A Sirius suonò
come una scusa ma fece finta di nulla. Ultimamente il suo amico
sembrava nascondere qualcosa ma c’era troppa gente per fare
domande. Avrebbe indagato più tardi.
“Sempre il
solito. Dai dopo raggiungici”
Lo
apostrofò l’amico salendo le scale ridacchiando.
“A
dopo”
Li salutò
Remus con un cenno della testa. Aveva paura a chiedere che cosa voleva
mostrare loro Sirius, per esperienza sentiva che non era nulla di
buono.
“Non
studiate troppo.”
Disse ridendo Harry
strappando un sorriso all’amica china sui libri, il primo da
quando le lezioni erano finite. Sembrava molto confusa e sperduta ma
Harry sapeva bene che aveva bisogno di stare un po’ sola. Le
avrebbe parlato più tardi.
I ragazzi sparirono
nella tromba delle scale che portavano alla torre, lasciando Remus ed
Hermione soli a guardarsi in silenzio.
“Anche tu
devi fare il tema di trasfigurazione?”
Chiese Hermione per
fare conversazione rompendo il silenzio che si era creato. Normalmente
quando era così confusa amava stare sola, le persone intorno
a lei la infastidivano. Nel silenzio si sentiva sicura e protetta. La
presenza di Remus la confondeva ancora di più. Non sapeva
nemmeno lei se ne fosse felice o infastidita.
“No,
l’ho finito ieri.”
Disse lui calmo,
prendendo posto al fianco della ragazza. Il suo sguardo era
impenetrabile.
“E allora
perché sei rimasto?”
Chiese lei stupita
dopo qualche attimo di silenzio. Remus era riuscita a sorprenderla.
Sedeva di fianco a lei tranquillo, senza tradire la minima emozione. Lo
scrutò attentamente alla ricerca di un dettaglio, di
qualcosa che potesse spiegarle in modo razionale perché lui
era li con lei ma non trovò nulla. Hermione, la ragazza che
aveva sempre una risposta per tutto ora non sapeva cosa pensare. Era la
prima volta che le succedeva. Poteva essere nella torre a scherzare con
Sirius e gli altri, eppure era li con lei, per quale ragione?
“Perché
eri sconvolta e volevo sapere se stavi bene. Hai litigato con Ron o con
Stev?”
Rispose lui con tono
tranquillo. Hermione si stupì, aveva centrato il bersaglio.
La conosceva così poco eppure sapeva davvero molto di lei.
Era riuscito a capire con un occhiata che qualcosa non andava. Aveva
parlato con tono sicuro ma senza risultare invasivo.
Hermione
esitò per un attimo. Il silenzio calò di nuovo
tra i due.
“Con
Ron..”
Rispose infine la
ragazza prendendo posto su una poltrona vicino al camino. Remus la
seguì e si sedette di fronte a lei. Rimasero per un
po’ in silenzio, lei assorta a guardare il camino con mille
pensieri che le vorticavano in mente e lui che la fissava. Fu Remus che
parlò per primo alla fine.
“Qualcosa
di grave?”
Chiese in modo
discreto, non voleva violare la privacy della ragazza. Voleva che lei
si confidasse con lui senza costringerla in nessun modo.
“Per me si,
anche se lui non lo reputa tale.”
Rispose Hermione
ripensando alla discussione di prima. Un senso di tristezza le pesava
sul petto. Il comportamento di Ron l’aveva delusa. Tutte le
parole che si erano gridati le tornarono in mente. Come poteva essere
davvero Ron la persona che aveva detto cose così cattive?
Che gli era successo perché diventasse così? Una
parte di lei ne soffriva terribilmente perché teneva a lui
più di quanto si tiene ad un amico e si sentiva tradita.
“Che
è successo?”
Chiese ancora lui,
discreto e paziente rispettando i silenzi della ragazza. Nei suoi occhi
leggeva mille emozioni. Era sicuro che la discussione doveva essere
stata grave.
“Ha fatto
una cosa orribile. Ha mancato di rispetto. Si è comportato
come un mostro.”
Rispose lei mentre
nel suo cuore oltre alla tristezza si faceva largo la rabbia. Era
arrabbiata con se stessa per aver provato qualcosa di più
dell’amicizia per una persona che si era rivelata cattiva e
del tutto disinteressata a lei.
“Nei tuoi
confronti?”
Domandò
lui faticando a rimanere calmo. Come poteva Ron mancare di rispetto ad
un creatura dolce e sensibile come Hermione?
“No.. Non
si tratta di me.. Nemmeno di Har.. Stev.”
Lo
rassicurò lei, notando che si era alterato. Un sentimento
strano si era appropriato di lei, facendole quasi sbagliare in modo
irreparabile il nome del suo migliore amico. Stavolta però
non era colpa di Ron, che le stava succedendo?
“E allora
dove sta il problema. Perché sei così
arrabbiata?”
Chiese Remus
prendendole la mano per rassicurarla.
“Perché
non si rende conto delle cattiverie che ha detto. Ti sembra giusto
prendersela con il prossimo? Con una persona che ha già
sofferto immensamente senza averne colpa? Con una persona che non
riesce a vedere quanto sia speciale?”
Disse lei tutto
d’un fiato. Realizzò che forse aveva detto troppo
solo dopo aver finito di parlare. Fissò Remus, sperando che
non avesse capito che stava parlando di lui.
“No..
Magari non ha capito.”
Disse lui, cercando
di consolare la ragazza senza alimentare il suo odio verso Ron. La
ragazza sembrava assorta nei suoi pensieri. Che stava pensando?
“Vedrai che
chiarirete.”
Disse ancora lui
stringendole la mano. Hermione avvertì la stretta del
ragazzo. Le sue mani erano così calde. Alzò lo
sguardo di colpo, come se si fosse risvegliata d’un tratto da
un altro mondo. Il cuore di Remus mancò qualche battito
quando la ragazza rispose alla sua stretta di mano.
“Dici?”
Chiese lei persa
negli occhi color miele di lui. Non sapeva nemmeno lei
perché ma era incapace di dire di più.
“Certo!”
Rispose lui perdendo
un po’ della sua sicurezza. Lo sguardo della ragazza gli
aveva fatto sciogliere qualcosa dentro. Si sentiva le gambe molli. Non
si era mai sentito così, specie per una ragazza. Che gli
stava succedendo?
“Grazie”
Mormorò
piano lei senza interrompere il contatto visivo.
“E
perché?”
Rispose lui come
ipnotizzato.
“Per essere
rimasto con me e per avermi consolata.”
Spiegò la
ragazza sistemandosi una ciocca ribelle che le era finita davanti agli
occhi.
“Era il
minimo tu..”
Cominciò
lui fissandola intensamente, per poi interrompersi. Non poteva, lei di
sicuro non la pensava come lui.
“Io?”
Chiese lei curiosa.
Improvvisamente il pensiero di Ron era lontano. Non sapeva che stava
accadendo ma sapeva che era qualcosa di magico, qualcosa da vivere
senza stare troppo a pensarci su.
“No, nulla.
Non era nulla.”
Non poteva, non
poteva. Doveva prima parlarne con qualcuno. Era una follia reagire
d’istinto. Di colpo l’immagine di Sirius e James
gli si parò di fronte. Cosa gli avrebbero consigliato gli
amici? Probabilmente di agire d’istinto, senza pensarci tanto
su. Di lasciarsi travolgere dalle emozioni, lasciando che tutto andasse
come il destino aveva scritto che doveva.
“Eddai..
Ora me lo devi dire.”
Disse lei
impuntandosi e alzandosi in piedi. Ora stava di fronte a lui con le
braccia sui fianchi.
“No,
davvero. È una sciocchezza.”
Disse ancora lui
cercando di tirarsi fuori da quella situazione. Non poteva, e poi
c’era Ron. Di sicuro provava qualcosa per Hermione. Lo aveva
capito da tanti piccoli gesti e comportamenti. Come avrebbe reagito se
lui.. Improvvisamente la ragazza gli si avvicinò e lo
distolse dai suoi pensieri. Lei era così vicina e non
riusciva a pensare a nient’altro.
“No!!! Ora
parli. Io ti ho detto della litigata.”
Riprese lei sedendosi
accanto a lui e riprendendo a fissarlo come lo fissava poco prima. Il
suo cuore batteva più velocemente del solito.
“Ecco.. Il
fatto è che io penso..”
Disse alla fine il
ragazzo, cedendo e lasciando tutto nelle mani del suo istinto. Hermione
era davanti a lui, occhi negli occhi. Era così bella e
dolce. Trasmetteva insieme forza e fragilità. Il suo profumo
riempiva l’aria e gli faceva venire voglia di stringerla
forte.
Decise di lasciare da
parte tutto il resto, la razionalità, il mondo intero, le
paranoie e di lasciare che le cose andassero come il destino aveva
deciso facessero..
ANGOLO
DELL'AUTRICE:
ed eccomi come promesso con un capitolo nuovo. spero di avere
soddisfatto abbastanza delle vostre curiosità sia su
Hermione e Remus che su Peter. lo so, sono stata parecchio enigmatica,
in particolare su Peter ma non volevo troppo deviare l'attenzione. ne
stanno succedendo fin troppe di cose!
grazie mille a chi continua a seguirmi e a mettere la mia storia tra i
preferiti. siete la ragione che mi fa continuare a scrivere.
nel prossimo capitolo vedremo che combinano Lily e James, si
chiamerà "punizione
insieme". riusciranno a parlarsi senza litigi e dispetti e
a capirsi? per motivi pratici ho diviso il prossimo capitolo in due,
"punizione insieme" è la prima parte, ce ne sarà
anche una seconda che completerà. mi spiace ma era davvero
troppo lungo per un capitolo solo. ci aggiravamo sulle 17 pagine!
passiamo ai commenti!
germana:
grazie mille per il commento! mi spiace la punizione è nel
prossimo, dovevo prima dare qualche spiegazione su altre cose che
stavano succedendo.. diciamo che ci voleva un capitolo di passaggio per
prepararsi ai prossimi due capitoli senza mandare in confusione
nessuno! spero ti sia piaciuto lo stesso!XD
smemo92;
grazie mille per il commento e per la sincerità, vedrai che
presto arriveranno i colpi di scena!
piccola_puffola:
mi fa piacere farti un regalo per il compleanno anche se un po' in
anticipo. spero che il capitolo sia stato all'altezza delle tue
aspettative! grazie per il commento, ti capisco perfettamente
perchè anche io ho pochissimo tempo e mi ritrovo a scrivere
e postare in orari assurdi!
soruccio:
grazie per il commento, diciamo che James si è preso una
piccola rivincita. XD
Lily Evans 93:
grazie per il commento. per quanto riguarda la tua domanda, Ron ed
Hermione non stanno insieme. diciamo che mi sono presa qualche licenza,
ho modificato leggermente la versione classica. nella mia storia Ron
non si è ancora reso conto di provare dei sentimenti per
Hermione quando arrivano nel passato e anche lei è parecchio
confusa. spero che in questo capitolo si sia resa bene l'idea. XD
lyrapotter:
grazie per il commento, Peter parla ancora ma non posso dire altro.
avrei voluto essere un po' più precisa in questo capitolo ma
avrei finito solo con incasinarvi le idee. spero che ti sia piaciuto e
che abbia avuto qualche chiarimento circa Hermione e Remus. XD
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Capitolo 26 *** PUNIZIONE INSIEME - parte prima ***
CAPITOLO 24
PUNIZIONE INSIEME - parte
prima
I tre ragazzi
salirono le scale in silenzio e si ritrovarono fuori dalla loro stanza.
Sirius esitò qualche secondo davanti alla porta, come se
fosse indeciso su qualcosa. Alla fine aprì la porta,
lasciò che anche Harry e Ron entrassero per poi voltarsi
verso quest’ultimo. La sua espressione era veramente strana.
“Hai
litigato con Hermione?”
Chiese Sirius
chiudendo la porta. Aveva buttato lì quella frase come se
nulla fosse lasciando sia Harry che Ron di stucco.
“Sempre
diretto tu?”
Commentò
Harry ironico e divertito. Aveva visto giusto, Sirius doveva avere
intuito che qualcosa non andava.
“Ho forse
sbagliato?”
Chiese Sirius
passando lo sguardo dal moro al rosso. Ron era diventato dello stesso
colore dei suoi capelli. Non si aspettava di essere scoperto, era
davvero così prevedibile quello che era successo?
“No..”
Ammise Ron a testa
bassa. Era inutile negare, Sirius era testardo. Harry passava lo
sguardo da Ron a Sirius, chiedendosi se il suo padrino avesse anche
capito dell’interesse di Ron per Hermione e se fosse il caso
di parlarne con Ron di fronte a Sirius.
“È
perché ci hai litigato?”
Chiese ancora Sirius,
entrando nella stanza e sedendosi sul suo letto. Aveva un espressione
curiosa e il suo tono era paziente, come se avesse fatto lo stesso
discorso almeno un centinaio di volte. Harry realizzò che
probabilmente al posto di Ron si era spesso trovato James e che Sirius
per questo fosse abituato a captare i segnali di sconforto e di
delusione per averli visti così spesso sul volto del suo
migliore amico. Il suo padrino era veramente una persona eccezionale.
“Nulla..”
Rispose ancora Ron a
testa bassa, rimanendo in piedi di fronte a Sirius e cominciando a
torturarsi nervosamente le mani. Non gli andava di raccontare quello
che era successo. Ammettere ad alta voce di essere stato uno stupido
era davvero troppo, lo avrebbe distrutto. Lanciò uno sguardo
verso Harry. Chissà se anche lui aveva capito, se immaginava
che aveva parlato in quel modo solo per gelosia perché
teneva ad Hermione. Harry guardò Ron in rimando, il suo
sguardo era sicuro e fraterno. Harry sapeva, probabilmente lo aveva
capito già da un bel po’. ron sconsolato penso che
era stato l’unico a non rendersene conto, tutta colpa della
sua testa dura.
“Capito.
Motivo stupido?”
Chiese Sirius con
fare sicuro piegando leggermente la testa di lato. Ron si stava
comportando esattamente come James i primi tempi, quando ancora cercava
di negare che gli interessava Lily. Il ricordo di quelle scene gli
tornò in mente e dovette faticare a trattenersi dallo
scoppiare a ridere. Non poteva decisamente mettersi a ridere di fronte
a Ron. Era già depresso e ridotto in uno stato pietoso.
“Noo..”
Si
affrettò a rispondere Ron, diventando ancora più
rosso dei suoi capelli.
“Ok, tanto
stupido.”
Concluse Sirius
facendo segno al rosso di sedersi di fianco a lui. Ron si sedette
obbediente.
“Ma come
fai? A indovinare così dico..”
Chiese Ron abbastanza
intimidito da quella versione di Sirius che non conosceva. Nel loro
tempo Sirius era così diverso. Lo aveva sempre visto come
uno scapestrato che passava tutto il suo tempo a combinare guai, una
sorta di versione più grande dei suoi fratelli Fred e
George. Vederlo così serio e riflessivo lo lasciava di
stucco, senza parole.
“Tiro a
indovinare.. Non è difficile.”
Spiegò
Sirius sorridendo sparendo nel bagno. Ron era davvero molto confuso,
aveva bisogno di confidarsi con qualcuno, con Stev. Era il suo migliore
amico ed era certo che di sicuro aveva intuito che qualcosa non andava.
Stev era così simile a James, non solo fisicamente. A volte
gli sembrava quasi fossero identici in tutto, anche nel carattere e nei
modi di fare, altre volte invece il comportamento di Stev era il
contrario di quello che si sarebbe aspettato da James. Sembrava quasi
si comportasse un po’ come Lily e la cosa lo stupiva
profondamente. Sirius si fermò a riflettere sulla
situazione, Stev era fisicamente identico a James ma a volte sembrava
di avere a che fare con la versione maschile della Evans. Altro che
fratello di James, quello era la fusione di quei due pensò
Sirius divertito immaginando Stev con i capelli rossi come la Evans e
con gli occhi verdi. Era una visione decisamente strana, più
che altro per i capelli rossi. Sirius scosse la testa e aprì
l’acqua nella doccia scacciando quelle idee assurde, Stev la
fusione di Jamie e Lily, doveva proprio stare impazzendo per pensare
una cosa simile. Nell’altra stanza Harry e Ron erano uno di
fronte all’altro. Harry alla fine si decise e mise fine a
quel silenzio.
“Sai che
penso?”
Disse Harry senza
scomporsi. Ron era il suo migliore amico ed Hermione la sua migliore
amica. Aveva sospettato per molto tempo che tra i due potesse esserci
qualcosa o che comunque provassero dei sentimenti diversi
dall’amicizia. Dopo la scena di poche ore prima ne aveva la
certezza più assoluta e doveva farlo capire anche a Ron
prima che fosse tardi.
“Su
Hermione?”
Chiese Ron titubante.
Una parte di lui aveva paura ad affrontare quel discorso
perché voleva dire ammettere di avere sbagliato su molte
cose e di essere stato cieco per tutto quel tempo. Aveva passato anni
al fianco di Hermione senza capire di tenere a lei e di quanto lei
tenesse a lui, dando sempre tutto per scontato. Lo aveva capito solo
ora che rischiava di perderla.
“Si.. Che
dovresti scendere e dirglielo.”
Disse Harry con un
sorriso fraterno dipinto sul volto. Ron sobbalzò a quelle
parole.
“Cosa?”
Chiese Ron diventando
ancora più rosso. Harry lo stava fissando, sembrava che i
suoi occhi gli stessero leggendo l’anima. Come faceva a
sapere esattamente quello che stava provando?
“Che ti
piace.”
Rispose Harry
lasciando Ron ancora più di stucco. Allora non si era
sbagliato, davvero Harry sapeva già tutto, davvero lo aveva
capito prima di lui.
“Ma tu come
lo hai capito?”
Chiese Ron stupito. A
Harry non aveva detto nulla della sua cotta per Hermione. Nemmeno lo
stesso Ron lo aveva capito ed ammesso con se stesso fino a qualche ora
prima. Harry lo sapeva già però perché
era il suo migliore amico e lo conosceva meglio di chiunque altro.
“Non
è questo il punto. Il punto è che devi dirglielo
prima che si faccia avanti qualcun altro”
Spiegò
pazientemente Harry senza scomporsi. Leggeva lo stupore sul volto di
Ron ma non era il momento per le domande scontate. Doveva muoversi,
farsi avanti, chiedere scusa ad Hermione e lottare per lei se
necessario.
“Dici che
dovrei?”
Chiese Ron con voce
insicura e sperduta. Tutto quello smarrimento sul volto del suo
migliore amico gli fece un infinita tenerezza. Una parte di lui ripenso
alla sua Ginny che non vedeva da troppo e si sentì morire.
Perché dovevano essere sempre così dannatamente
lontani? Scacciò quei pensieri e cercò di
concentrarsi su quello che stava accadendo. Non poteva permettersi di
vagare con la mente se voleva essere d’aiuto a Ron.
“Certo che
devi. Che vuoi aspettare?”
Rispose Harry sicuro,
dando una pacca sulla spalla al rosso e facendogli un gran sorriso.
“Allora
gliene parlo stasera a cena.”
Concluse Ron,
guardando Harry. Il suo migliore amico era eccezionale. Gli aveva dato
tanta forza e il coraggio per guardare in faccia Hermione e parlarle
dei suoi sentimenti. Si mise a canticchiare guardando fuori dalla
finestra, sperando che l’ora di cena arrivasse presto.
[nel sotterraneo,
nell’aula di pozioni]
“Stupido
Potter. È colpa tua!”
Urlò Lily
facendo rimbombare le sue grida in tutto il sotterraneo. La sala comune
dei Serpeverde era lontana, erano soli in quella zona visto che anche i
fantasmi si tenevano prudentemente alla larga. Va bene, erano
già morti ma le urla di Lily erano in ogni caso poco
piacevoli da sentire.
“Colpa
mia?”
Chiese James seccato
per quello che stava accadendo. La punizione non stava andando come
aveva sperato lui. Aveva pensato di passare qualche ora in compagnia
della sua Lily e di sfruttare l’occasione per chiederle di
uscire. Voleva confessarle tutti i suoi sentimenti e raccontarle tutti
i segreti che custodiva nel suo cuore. Spiegarle perché era
stato così misterioso e sfuggente circa suo fratello,
confessarle la paura di un suo ennesimo rifiuto.
All’improvviso Lily lo riportò bruscamente alla
realtà.
“Si, colpa
tua. Chi mi ha fatto sparire il tema?”
Gli
rinfacciò lei.
“Chi mi ha
fatto esplodere il calderone?”
Ribattè
lui.
“Tu volevi
far esplodere il mio!”
Gli
ricordò la ragazza.
“E
stamattina allora? Quel Jerry?”
Disse James punto
nell’orgoglio.
“Perché
l’oca castana non conta?”
Chiese Lily maliziosa.
“Io..
È che..”
Cominciò
James senza riuscire a trovare le parole. Si era aspettato una
discussione su quello che era successo quella mattina. Era anche pronto
a chiederle scusa per lo scherzo e prendersi le sue
responsabilità ma le cose gli erano sfuggite di mano a una
velocità allucinante. In poco tempo si erano trovati a
litigare e battibeccare come ai vecchi tempi.
La
possibilità di un chiarimento e di un uscita insieme era
svanita in pochi secondi con un rifiuto secco della ragazza. Le aveva
chiesto di uscire, mettendoci tutto l’amore che provava per
lei in quella richiesta ma era stato liquidato subito. Come al solito,
nemmeno quando sarò un fantasma. Non sapeva che dire per
riconquistare la fiducia della ragazza. Avrebbe dovuto parlare con lei
a colazione, senza iniziare quella stupida guerra degli scherzi ma non
ne aveva avuto la forza. Era troppo spaventato da un possibile rifiuto.
Non voleva che andasse male, e invece ora stava andando peggio.
“È
che sei il solito. Pensavo tu fossi cambiato. Tu meritassi una seconda
occasione. Ma mi sbagliavo. Guarda dove sono finita.. In
punizione..”
Urlò lei
sbattendo in faccia a James tutta la cattiveria e l’odio che
in quel momento provava per lui. James rimase si sasso, come
pietrificato dalle parole di lei.
“È
così che la pensi? Credi che a me non importi di
te?”
Chiese lui cercando
di controllare la sua voce per impedirle di tremare. Doveva essere un
sogno, non poteva stare accadendo sul serio.
“Certo che
lo penso. Se te ne importa non ti saresti comportato così!
Non mi avresti evitata in questi mesi. Mi disgusti! Sei solo un
ragazzino viziato, egocentrico e pieno di sé! Hai anche
nascosto a tutti tuo fratello. Egoista!”
Urlò Lily
ormai completamente fuori di se. La discussione era degenerata e ora i
due si fissavano il silenzio. Si poteva percepire il respiro irregolare
dei due ragazzi e il rumore delle loro menti che vorticavano confuse.
Nessuno dei due sapeva che dire o che fare, si erano spinti troppo
oltre superando il limite.
“Ok.”
Rispose James alla
fine, tornando a pulire l‘aula.
“Come?”
Chiese lei stupita da
quella situazione. James dopo quella che era parsa
un’eternità si era girato dandole le spalle e si
era messo a pulire. Di tutte le reazioni che pensava potesse avere il
ragazzo questa era la più assurda, quella a cui non aveva
minimamente pensato.
“Va
bene.”
Rispose ancora lui,
concentrandosi intensamente su una piastrella leggermente sconnessa
dove c’era una macchia che non voleva saperne di venire via.
Chiuse gli occhi e ordinò a se stesso di non piangere
davanti a lei. Le parole della ragazza l’avevano distrutto.
Davvero la ragazza che lui amava pensava questo di lui? Si sentiva cose
se qualcosa si fosse rotto, si sentiva morto dentro come quando si era
svegliato e gli avevano detto che il suo gemello era morto tanti anni
prima.
“Che
dici?”
Chiese Lily senza
capire. Il ragazzo ora le dava le spalle e lei non riusciva a vederlo
in faccia. Aveva parlato senza pensare, dando sfogo alla sua rabbia e
solo ora si rendeva conto di averlo ferito in modo terribile.
“Nulla. Se
pensi questo di me allora non sei la ragazza speciale che credevo. Sei
come tutte le altre. Mi giudichi senza conoscermi. Un po’
come quelle che tu chiami oche che mi giudicano perché sono
bello e basta. Hai dato i tuoi giudizi senza conoscermi e accertarti
che siamo veri o meno.”
Si sfogò
lui buttando fuori tutto quello che aveva dentro, tutta delusione e la
rabbia che aveva sempre serbato nel suo cuore.
“Ma..
Aspetta”
Disse Lily non
sapendo cosa fare. L’aveva paragonata a tutte le altre, a
quelle oche che aveva sempre disprezzato. L’idea che lui
potesse avere ragione la fece tremare.
“Vai pure.
Finisco da solo.”
Rispose lui dandole
le spalle. Non voleva che lei lo vedesse piangere. Alla fine non era
riuscito a contenere le lacrime.
“Smettila
Potter. Ci metterai tutta la notte.”
Rispose lei
avvicinandosi e sfiorandogli un braccio. Lo sentiva così
lontano, ed era dannatamente colpa sua. Il ragazzo si riscosse
all’improvviso da quel contatto, continuando a darle le
spalle.
“Non mi va
più di vederti. Fa troppo male. Puoi andartene per
piacere?”
Chiese ancora una
volta lui. Il suo tono era quasi una supplica.
“Pensi di
fare in grande a comportarti da cane bastonato? Senza spiegare
nulla..”
Disse lei con
amarezza per spezzare quel silenzio pesantissimo e provocare il lui una
reazione.
“Mio
fratello pensavo fosse morto. L’ho ritrovato solo qualche
mese fa. Fino ad allora ero tormentato dalla sua morte e mi davo la
colpa per essere sopravvissuto. Nemmeno Sirius e gli altri sapevano
nulla. È per questo che qualche mese fa ero strano e
sfuggente. Ti ho amata per sei anni in silenzio, umiliandomi. Facendo
di tutto per te che non mi vedevi, che non mi calcolavi in ogni caso.
Mi hai sempre trattato male senza nemmeno sforzarti di conoscermi. Ora
decidi che mi vuoi e ti arrabbi perché non corro da te? Chi
è il ragazzino viziato ed egocentrico ora? “
Rispose lui tutto
d’un fiato senza pensare a nient’altro. Nemmeno che
si era voltato verso di lei, che stava piangendo e che lei era davanti
a lui e lo stava vedendo.
“James..”
Cominciò
Lily senza sapere bene come proseguire. Dannata la sua linguaccia,
aveva parlato troppo. Si sentiva morire per avere detto quelle cose
senza sapere nulla. Si sentiva morire all’idea di tutto
quello che si era sempre tenuto dentro James e per tutto quello che
doveva avere sofferto.
“Sei
contenta ora? Mi stai vedendo piangere. “
Disse lui cercando di
ritrovare un po’ di contegno.
“James
io..”
Cercò
nuovamente di dire lei senza riuscire a concludere la frase. Questa
volta era stato lui a interromperla mettendole una mano sulla bocca.
Non voleva che lei dicesse altro. Ogni parola era una ferita che si
riapriva.
“Puoi
andartene ora?”
Chiese nuovamente
lui, il suo tono sembrava un ordine più che una supplica. Il
suo sguardo così freddo la spaventò.
Fissò il suo dito che indicava la porta e se ne
andò provando una vergogna infinita, consapevole di avere
distrutto il cuore all’uomo che amava e che questa volta
forse era davvero troppo tardi per rimediare.
ANGOLO DELL'AUTRICE:
e rieccomi per
l'aggiornamento settimanale, chiedo scusa ma niente capitolo extra sta
volta causa esame di inglese. in compenso settimana prossima niente
università e quindi mi farò perdonare! XD
come vi avevo
già accennato il capitolo era lughissimo e ho pensato
dividerlo in due. mi rendo conto che forse sono stata un po' cattiva ma
questo era il punto migliore per dividerlo. per farmi perdonare vi dico
il titolo del prossimo capitolo, DOPPIA COPPIA - parte
seconda.
grazie mille a
tutti quelli che leggono (63 preferiti, un sogno!) e a quelli che
trovano il tempo di lasciarmi due righe!
lyrapotter:
grazie per il tuo commento, mi fa piacere averti incuriosito e
suscitato tante curiosità. nella seconda parte scoprirai di
più ma per il momento come si è visto James non
è finito in nessun calderone! XD spero che il capitolo ti
sia piaciuto!
piccola_puffola:
povero Ron, lui è innamorato di Hermione. Sirius non gli ha
detto nulla di Remus, ha solo fatto un po' lo psicologo. non so
perchè ma Sirius in questa storia è un po' il
jolly, a volte fa ridere, a volte fa lo psicologo. mi sta intricando,
potrei scrivere qualcosa su di lui dopo questa fic.. (in un futuro
prossimo, prima vedi di finire questa dice Sirius). cmq diciamo che la
parte di Hermione Ron e Remus l'ho lasciata nella seconda parte del
capitolo.
smemo92: mi
spiace, Hermione e Remus erano nella seconda parte del capitolo, spero
che però ti sia consolata vedendo che combinano Lily e
James. grazie mille per il commento! al prossimo capitolo, spero che
commenterai!
germana: il
discorso è rimasto nella seconda parte che non ho postato,
però ho mantenuto la promessa raccontandovi di Lily e James.
è stata una tortura scrivere quella parte. =( mi ha messo
tanta tristezza, ma niente paura.. c'è la seconda parte! XD
princessMarauders:
grazie per il commento! sono curiosa, che idea hai su Remus e Hermione?
XD
lady Blue:
grazie per il commento, tranquilla l'importante è che leggi
anche se con calma! hermione non poteva dire di sapere tutto, c'era
troppa gente e poi la sua reazione è stata dettata
dall'istinto non dalla ragione. lo so che è strano ma la
nostra secchiona preferita non riusciva a ragionare
razionalmente! XD
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Capitolo 27 *** DOPPIA COPPIA - parte seconda ***
CAPITOLO 25
DOPPIA COPPIA - parte seconda
Il mondo aveva preso
a vorticare all’impazzata, i contorni di quello che la
circondava apparivano sfuocati. Il ragazzo la stava baciando. Non
riusciva a pensare a nient’altro.
“Tu..”
Cominciò
Hermione quando le loro labbra si staccarono, incapace di aggiungere
altro.
Non sapeva nemmeno
lei come era successo, d’un tratto aveva sentito le labbra di
Remus sulle sue a aveva ricambiato il bacio. Era stato
l’istinto a guidarla, stufo di essere sempre subordinato alla
ragione.
“Tu..”
Riprovò
una seconda volta, senza riuscire a comporre una frase di senso
compiuto. Il suo cervello e la sua prontezza di riflessi
l’avevano abbandonata.
“Si..”
Rispose lui
semplicemente, assumendo un espressione spaventata. Aveva paura di
avere rovinato tutto. Mille dubbi lo assalirono, mille paure e mille
domande ma in fondo aveva solo fatto quello che si sentiva, quello che
il suo cuore gli aveva suggerito. Non aveva nulla di cui vergognarsi o
pentirsi. Improvvisamente realizzò che era quello che voleva
e che l’avrebbe baciata ancora mille volte. Il sapore e il
profumo di Hermione avevano inebriato il ragazzo, confondendo tutti i
suoi sensi.
“Mi hai
baciata?”
Chiese Hermione
riuscendo finalmente a mettere due parole in fila. Remus Lupin
l’aveva baciata e il suo cuore aveva preso a battere
all’impazzata.
“Si.. Mi
dispiace..”
Disse Remus
abbassando la testa. La consapevolezza di poco prima aveva preso a
vacillare davanti allo sguardo di Hermione. Si sentiva colpevole. Aveva
agito d’istinto e forse aveva ferito la ragazza per cui aveva
capito di provare qualcosa di più dell’amicizia.
“A me No.
Mi baci ancora?”
Rispose una sfacciata
Hermione lasciando Remus di stucco. Questa volta fu la ragazza a
prendere l’iniziativa accoccolandosi sulle gambe del ragazzo.
Tutti i problemi, tutte le paranoie svanirono. Anche la paura di avere
causato danni spazio temporali enormi non la toccava, tutto quello che
sapeva era di essere al settimo cielo.
[qualche ora dopo a
cena]
La sala grande era
caotica e rumorosa come sempre anche se il tavolo di grifondoro
appariva meno affollato del solito. James e Lily non erano ancora
tornati dalla punizione e Hermione e Remus stavano studiando. Sirius,
Ron ed Harry sedevano confabulando a bassa voce insieme a Peter. Era
ricomparso all’improvviso senza dare nessuna spiegazione.
Sirius non aveva fatto domande, doveva essere lui ad aprirsi con gli
amici. Ogni tanto Sirius gli faceva delle domande per cercare di
coinvolgerlo ma Peter rispondeva a monosillabi perso a guardare davanti
a sé. Anche Alice e Frank, che sedevano vicino a loro lo
avevano notato ma non sapevano come comportarsi con lui. Alice
continuava a guardarsi intorno, impaziente di vedere arrivare Lily o
quanto meno Hermione. Anche Ron non vedeva l’ora di vedere
arrivare Hermione per trovare l’occasione e il modo giusto
per parlarle.
“Ciao
ragazzi”
Salutò
Alice vedendo arrivare finalmente Remus ed Hermione. Ron
cominciò ad agitarsi e a chiedersi perché fossero
arrivati insieme. Hermione sembrava tranquilla e sorridente, come aveva
potuto dimenticare così in fretta la discussione che avevano
avuto nel pomeriggio?
“Era ora..
Vi davamo per dispersi. Certo che era lungo quel tema.”
Scherzò
Frank con un pizzico di malizia, notando che le mani dei due erano
intrecciate. Nessuno a parte lui sembro fare troppo caso a quel
particolare. Nemmeno Ron, troppo preso a farsi mille domande. Harry che
sedeva al suo fianco lo guardava, chiedendosi se poteva fare qualcosa
per lui.
“Eh
si..”
Rispose enigmatica
Hermione con un sorriso beato dipinto sul volto. Harry si
voltò verso la ragazza e rimase stranito dal suo
comportamento. Probabilmente doveva essersi perso qualcosa, solo che
non sapeva bene cosa.
“Si chiama
tema ora?”
Commentò
Sirius ironico, non gli erano sfuggite le mani dei due e nemmeno lo
sguardo perso del suo amico. Sembrava felice, perso in un altro mondo.
Non era una cosa normale per Remus lasciarsi andare così in
fretta con una ragazza senza perdersi in mille paranoie per almeno un
mese di fila, quella Hermione doveva averlo stregato in qualche modo.
Si voltò verso Ron e vide che il ragazzo era sbiancato e
aveva un espressione tetra. Un po’ gli spiaceva per Ron ma
era anche nello stesso tempo felice per Remus, non riusciva a decidere
su quale dei due sentimenti fosse predominante. Un po’ si
sentiva in colpa, anche se lui non aveva fatto nulla. Decise che per il
momento si sarebbe concentrato sulla felicità di Remus,
pensando più tardi alla tristezza di Ron.
“Sirius”
Lo riprese Harry
tirandogli affettuosamente una sberla, un po’
perché si stava comportando da impiccione e un po’
perché quelle insinuazioni facevano solo peggiorare
l’umore di Ron. La situazione sembrava assurda, Remus ed
Hermione mano nella mano. Era impossibile. Andava contro a tutte le
regole, anche quelle della magia. Che ne sarebbe stato nel loro tempo
del piccolo Teddy? E poi non era giusto per Ron, che finalmente si era
deciso ad aprire il suo cuore a Hermione.
“Eddai,
sono mano nella mano.”
Fece notare Sirius.
Tutti i presenti si girarono di scatto e videro che i due si tenevano
per mano. Frank sogghignò e si sposto per fare posto ai due.
Il cuore di Ron mancò qualche battito. Non poteva essere
vero, non ora che lui aveva trovato il coraggio per parlare con
Hermione. Perché proprio quella sera?
“Oh mio
dio! Voi due!”
Disse fingendosi
scandalizzata Alice.
“Alice!”
Disse Hermione,
fingendosi offesa.
“Allora
è vero. Eddai ditemi tutto. State insieme?”
Chiese frenetica
Alice, voleva sapere che cose era successo. In fondo aveva lasciato
Hermione solo qualche ora prima e ora la ritrovava mano nella mano con
Remus. Per non parlare del fatto che Hermione non le aveva mai parlato
di un interessa per Remus.
A Ron tutto questo
sembrava un incubo, un terribile incubo. Sperava di svegliarsi presto
ma man mano che il tempo passava si rendeva conto che non era un brutto
sogno ma una realtà forse ancora peggiore.
“Non stiamo
insieme.. Noi..”
Cominciò
Remus paziente senza sapere come concludere la frase. Non sapeva
esattamente cosa erano loro due. Non ne avevano parlato. Per la
verità non avevano parlato di nulla, si erano solo baciati.
Il loro però non era stato un bacio e basta. C’era
molto di più, almeno da parte di Remus. Si chiedeva se anche
per Hermione fosse stata la stessa cosa.
Le parole di Remus
diedero un minimo di speranza a Ron. Forse non era nulla di serio.
Probabilmente ora Hermione smentirà tutto e
lancerà una fattura a Sirius per avere fatto il pettegolo,
si disse tra sé il rosso.
“Ci stiamo
lavorando.”
Concluse Hermione per
lui, azzerando tutte le speranze del rosso e rendendo Remus
l’uomo più felice della terra. Per qualche secondo
dopo la risposta della ragazza calò il silenzio
più assoluto. Harry pensava che fosse una situazione
terribilmente strana e complicata. Hermione era la sua migliore amica e
non poteva che essere felice che lei stesse bene. Il problema era che
anche Ron era il suo migliore amico e Remus era come un padre per lui.
Il suo cuore era diviso tra la felicità per Hermione e per
Remus, la tristezza per Ron che si era visto deluso proprio quando si
era deciso a parlare e la preoccupazione per quello che sarebbe
successo nel loro tempo. Come aveva potuto non pensare a questo
Hermione? Aveva passato mesi a ripetere a lui che non poteva cambiare
il passato ne legarsi troppo ai suoi genitori e ora si metteva con il
loro futuro professore?
“Scusate..”
Disse Ron alzandosi
dal tavolo e ponendo fine a quel silenzio. Il suo cuore si era
definitivamente spezzato alle parole della ragazza. Non c’era
più posto per lui ora, il suo cuore apparteneva a Remus. Non
poteva rimanere li con loro, sarebbe stato troppo.
“Ron?”
Chiese Harry,
intuendo cosa stesse passando nella mente dell’amico. Decise
che il quel momento era Ron ad avere più bisogno di lui,
Hermione e Remus potevano aspettare. Doveva stargli vicino e non
lasciarlo solo. Ron c’era sempre stato quando lui stava male.
“Non mi
sento bene. Vado in infermeria.”
Rispose il ragazzo.
Effettivamente sembrava molto pallido anche se il suo non era solo un
dolore fisico.
“Ti
accompagno.”
Si offrì
Harry alzandosi dal tavolo. Voleva dimostrargli la sua amicizia non
lasciandolo solo, facendogli capire che lui era lì.
“No, Stev..
Posso andarci da solo. Continuate pure a mangiare. A me non va
più. È venuto il voltastomaco.”
Disse Ron,
pronunciando la parte finale della frase a bassa voce, in modo che solo
Harry la sentisse. Aveva bisogno di stare solo per un po’,
per sfogare tutta la sua frustrazione. Era sicuro che Harry avrebbe
capito e che sarebbe venuto più tardi.
“Ok, se lo
dici tu. Sicuro?”
Chiese ancora Harry,
intuendo che l’amico volesse stare un po’ solo.
“Certo.”
Rispose Ron
allontanandosi a testa bassa.
“Non era
strano?”
Chiese Remus
guardando il rosso andare via. Cominciò a farsi qualche
domanda, fissando i presenti. Tutti alzarono le spalle, tranne Harry
che non rispose ma continuò a guardare l’amico
allontanarsi. Hermione si chiedeva che era preso a Ron, cercava lo
sguardo di Harry per capire ma Harry era troppo distratto per farci
caso. Era tutto così strano, non era da Ron.
“Non
cambiare argomento! Tu.. Ed Hermione..”
Riprese Sirius,
troppo preso dalla novità per notare quanto era distrutto
Ron. Sembrava una di quelle vecchie comari che vogliono sempre sapere
tutto.
“Si..”
Confermò
Remus tornando alla realtà. Hermione invece sedeva a testa
bassa, Ron era scappato gettandole un’occhiata terribile. Non
riusciva a capirne la ragione, sentiva il suo cuore come preda di
dolorose fitte. Era al settimo cielo per il bacio di Remus ma allo
stesso tempo triste per Ron. Che le stava succedendo?
“È
fantastico!”
Commentò
Sirius.
“Siete
carinissimi!”
Ammise Alice
guardandosi intorno come alla ricerca di qualcuno.
“Dobbiamo
dirlo a Lily.”
Disse Frank
ricordando improvvisamente a tutti che i due puniti non erano ancora
tornati.
“Ah
proposito. Dove sono finiti quei due?”
Chiese Hermione
notando l’assenza di Lily e James. Cercò di
pensare ad altro e a concentrarsi su quei due. Ormai si era fatto
tardi, avrebbero dovuto avere finito già da un bel pezzo.
“Ancora in
punizione?”
Chiese Remus
chiedendosi cosa avesse combinato James.
“Così
pare..”
Disse Harry
pensieroso. Era decisamente passato troppo tempo. Che fosse successo
qualcosa anche a loro? Harry sperò si trattasse di qualcosa
di bello. Un migliore amico da consolare era già abbastanza
senza che ci si mettesse anche un padre che combinava sempre guai.
***
Lily era andata via
da qualche ora ormai e James era rimasto solo a finire di ripulire
tutta l’aula. Doveva essere tardi, forse gli altri erano
già a tavola a chiedersi perché Lily fosse
lì e James non si fosse ancora fatto vedere. Forse stavano
anche parlando di quando stupito fosse James e di quanti casini avesse
combinato con Lily.
Il solo ripensare a
lei gli faceva male, gli tornavano in mente le parole che si erano
urlati contro poco prima e quanto poco lei avesse capito di lui. Doveva
arrendersi all’evidenza, lei era uscita da quella stanza e
dalla sua vita. Non doveva più pensare a lei e doveva andare
avanti. D’improvviso senti dei passi e la porta cigolare.
“Che ci fai
ancora qui?”
Chiese James con un
tono duro senza nemmeno voltarsi. Non aveva bisogno di vedere chi era,
lo sapeva bene. Avrebbe riconosciuto quel modo di camminare tra mille
altre persone. Quei passi così aggraziati e silenziosi che
per anni lo avevano fatto sognare.
“Non hai
finito.. È tardi.. “
Cercò di
dire Lily, ma venne subito interrotta.
“Sono a
buon punto.”
Disse lui in malo
modo senza prestarle la minima attenzione. Non voleva guardarla, non
voleva parlarle, non voleva mostrarsi debole un’altra volta.
Lily non si mosse
nemmeno di un passo. Restò lì a guardarlo,
incerta su cosa dire. Aveva passato ore a girovagare da sola nelle zone
più remote del castello per non vedere nessuno.
L’ultima cosa che voleva era incontrare qualcuno di
conosciuto. Non voleva parlare, si vergognava con tutta se stessa di
quello che aveva detto poco prima. Aveva rovinato tutto, questa volta
era stata lei. Non voleva essere compatita da Alice o Hermione
così come non voleva vedere gli sguardi indicatori di Stev e
Sirius. Non le avrebbero mai perdonato di avere fatto soffrire a quel
modo James. Alla fine dopo molte ore si era decisa a tornare. Voleva
vedere come stava James. Sapeva che non c’era più
alcuna speranza ma voleva chiedergli scusa. Glielo doveva. Avrebbe
dovuto mettere da parte quel suo maledetto orgoglio ed aprire il suo
cuore all’uomo che amava, anche se era troppo tardi.
“Staresti
sveglio tutta notte per finire da solo.”
Continuò
Lily avvicinandosi a lui di qualche passo.
“E
allora?”
Disse James senza
smettere di pulire.
“Domani
saresti uno straccio.”
Concluse lei. Nella
voce della ragazza si poteva sentire la sincera preoccupazione che
provava e il suo senso di colpa.
James
appoggiò lo straccio e si voltò verso la ragazza.
Gli occhi di James erano così duri e sofferenti che Lily
riuscì a fatica a sostenere quello sguardo.
“Te
n’è mai importato se in questi sei anni sono stato
uno straccio per colpa tua? Tu..”
Si sfogò
lui. Non riusciva più a stare zitto e a fare finta che lei
non fosse li. Quante notti aveva passato insonni a pensare a lei,
torturandosi sul perché lo trattasse sempre così
male. Chiedendosi cosa sbagliava, cercando di diventare diverso,
migliore, per lei. Come poteva arrivare dopo tutto questo tempo e
dirgli che voleva aiutarlo per non vederlo ridotto a uno straccio
quando lei stessa lo aveva già fatto così tante
volte?
“Scusa”
Lo interruppe lei a
testa bassa. Non riusciva a guardarlo in faccia. James aveva ragione,
lo aveva trattato malissimo. Gli aveva inflitto dolore senza una
ragione. Una lacrima cominciò a bagnargli il viso, seguita a
ruota da altre.
“Come?”
Chiese James stupito,
non era sicuro di avere sentito bene. Che succedeva a Lily, sembrava
stesse piangendo.
“Sono stata
scema. Ok? L’ho realizzato troppo tardi. E non sono nemmeno
stata brava a chiedere scusa. In questi anni ti ho detto cose
bruttissime. E tu avevi sempre ragione. Persino sul mio ex migliore
amico avevi ragione tu. Lo conoscevi meglio di me. Lo conoscevi per
quel che era. Io invece mi sono sempre sbagliata su tutto. “
Disse lei guardandolo
negli occhi. La profondità di quello sguardo così
profondo e bagnato di lacrime fece sciogliere James. Lo sguardo di
James si addolcì e il ragazzo si avvicino a lei. Con una
mano asciugò delicatamente le lacrime dal viso della ragazza.
“Lily, mi
spiace per Piton. Avrei voluto sbagliarmi su di lui. Avrei voluto
sbagliare su tutto. Avrei preferito essere io a giudicare male
piuttosto che vederti soffrire.”
Disse lui senza
interrompere quel contatto visivo. Tutte le parole grosse che erano
volate poco prima erano dimenticate. Ora esisteva solo lei, a pochi
passi da lui, così vicina.. Non poteva perdere
un’altra occasione. Non riusciva a vederla soffrire, come
poteva lasciare che una creatura così bella soffrisse per le
ingiustizie del mondo?
“No, sono
io che ho sbagliato. Avrei dovuto dire si tempo fa. Ora è
tardi. Tempo scaduto. Quelle cose prima non le pensavo. Mi spiace.
Volevo ferirti. Tu mi facevi paura..”
Disse la ragazza
cercando di mettere tutta se stessa in quelle parole. Sapeva che era
tardi ma era giusto che lui sapesse come stavano davvero le cose e
quanto era forte il sentimento che provava per lui. Era così
vicino, avrebbe voluto abbracciarlo e sentire il suo cuore battere
più forte come stava battendo ora il suo.
“Paura?”
Chiese James
stranito, incapace di qualsiasi reazione.
“Si, sei
sempre riuscito a leggermi nella mente e nel cuore. Riuscivi sempre a
sorprendermi e a fare la cosa giusta. O cominciato ad avere paura di
diventare dipendente da te. Perché tu sei come una droga per
me. Una droga che mi inibisce i sensi e mi rende inerme e in tuo
potere. Non riuscire più a essere me stessa senza di te. Di
colpo sei diventato indispensabile, come il pane è
indispensabile al burro, come la panna su una torta così
James era indispensabile a Lily. Solo che tutto questo mi ha
spaventata. Avevo paura ad ammetterlo. Avevo paura che ammetterlo e
dirti si sarebbe significato soffrire se in futuro sarebbe
finita..”
Spiegò
Lily lasciando che fosse il suo cuore a parlare per lei dando voce a
tutto quello che il cervello non le aveva mai consentito di esprimere
prima d’ora. Aveva passato anni a costruire una barriera
intorno al mondo e a cercare di diventare indipendente da tutto e da
tutti, e poi era arrivato quel ragazzino a cui era sempre bastato un
gesto o una parola per infrangere tutto. Lo aveva respinto per
così tanto tempo perché aveva paura di perdere se
stessa dentro di lui. Era attratta da lui e nello stesso tempo lo
respingeva. Pensava che alla lunga lui potesse farle del male. Solo
qualche ora prima era riuscita a capire veramente James fino in fondo.
Aveva capito che sarebbe morto piuttosto che farle del male e che
l’avrebbe protetta da tutto il male che c’era nel
mondo. Ora non aveva più paura di perdere se stessa e tutto
quello che desiderava era unire la sua esistenza a quella del ragazzo.
“Posso
sempre farti una domanda ora. Poi tu rispondi, con calma.. Magari senza
lasciar passare sei anni insultandomi, ok?”
Propose James
sorridendo e prendendole una mano. Le mani di James erano
così calde, e quel sorriso così rassicurante.
Lily pensò che non ci fosse niente di più bello
al mondo che stare li a contemplarlo.
“Va bene,
ci sto.”
Disse Lily senza
smettere di fantasticare su James. I suoi occhi, color nocciola erano
fissi in quelli verdi di lei. In quegli occhi Lily si tuffò,
leggendovi la sicurezza ma anche la paura dell’ennesimo No.
“Mi vuoi
baciare?”
Chiese lui portando
le sue labbra a pochi centimetri da quelle della ragazza, per poi
lasciare che fosse lei a decidere cosa fare. Lily passò lo
sguardo dagli occhi alle labbra di James. Erano quello che desiderava
ed erano così vicine. Tutto quello che voleva era posare le
sue labbra sulle sue e sentire il sapore del ragazzo. Le
sfiorò con le dita, gustando fino in fondo quel primo
contatto e poi finalmente lo baciò. Si lasciò
prendere da quel momento assaporando ogni particolare. In quel bacio
c’erano mille sensazioni, mille emozioni. C’erano
Lily e James. Due metà di qualcosa di unico finalmente
unito.
A quel primo bacio ne
seguì un secondo, e poi un terzo. Poi la ragazza si
staccò, circondando il collo di James e cominciando a
giocherellare con i suoi capelli così scuri e ribelli.
“Sai,
pensavo più a un -vieni con me al villaggio
sabato?-”
Sussurrò
Lily all’orecchio di James.
“Ti spiace
allora?”
Chiese lui
prendendola in braccio e facendole fare giravolte nell’aria.
Si sentiva così bene tra le sue braccia, non desiderava
altro che passarci tutta la sua vita.
“No, per
nulla. Vieni al villaggio con me sabato?”
Chiese lei una volta
tornata con i piedi per terra. James in risposta la baciò, e
di nuovo provò quelle mille sensazioni.
“Non dovrei
essere io a chiedere?”
Chiese poi il ragazzo
con un espressione divertita abbracciandola lasciando che i loro corpi
di sfiorassero.
“Ti
spiace?”
Chiese Lily cercando
le labbra di James.
“Per nulla.
Vieni con me. Ora.”
Disse James
trascinandola nel corridoio. Non gli importava nulla della punizione e
del fatto che non avessero finito. Aveva baciato Lily, la sua Lily e
voleva gustarsi quel momento magico fino alla fine.
“Dove mi
porti?”
Chiese lei curiosa
senza pensare alle conseguenze di quella loro fuga improvvisa.
Lumacorno sarebbe andato su tutte le furie e l’aula sarebbe
stata inagibile per tutto il giorno seguente.
“A toccare
il cielo con un dito.”
Rispose lui
sorridendo.
“Ma io lo
sto già toccando James. Sento il mondo vorticare intorno a
me. Ogni singola particella del mio corpo esulta e l’intero
castello fa da cornice a questa gioia infinita. Mi sento
nell’unico posto al mondo dove potrei essere
felice.”
Disse lei
abbracciandolo, voleva sentirlo vicino.
“Hai
ragione, non c’è bisogno di staccarsi da terra.
Siamo già in aria.”
Realizzò
lui ricambiando quell’abbraccio con tutto se stesso.
“Ho
riportato il grande cercatore Potter con i piedi per terra?”
Chiese Lily
divertita. Non gli importava che fossero nel mezzo di un corridoio nei
sotterranei del castello, le importava solo di essere con il suo James.
“No, lo hai
fatto perdere a volare nei tuoi occhi.”
Rispose lui
baciandola.
ANGOLO DELL'AUTRICE
sono felice di
avere finalmente postato questo capitolo, dopo mille
difficoltà i nostri James e Lily sono insieme. visto che
sono stata già abbastanza sadica con loro mentre si
mettevano insieme (poveri, gliene ho fatte passare di tutti i colori)
vi comunico che non ci saranno ulteriori tira e molla tra di loro
(anche perchè senno dovrei sfidare le ire dei lettori,
XD!!). spero che la notizia vi faccia piacere.
la storia non
è finita qui però, spero che continuerete a
seguirla lo stesso!
vi avviso
però che ci potrebbero essere dei rallentamenti nel postarla
a causa degli esami (maledetto spagnolo, chi lo ha inventato? non
bastava l'inglese?)
in ogni modo
grazie a tutti quelli che la leggono e a tutti quelli che commentano.
lyrapotter: mi
spiace se questa fic assomiglia a una telenovela spagnola, ma ti
garantisco che da adesso in poi niente più tira e molla. XD
sono contenta di averti emozionato! spero ti sia piaciuto anche il
pezzo in cui si chiariscono. litigata e chiarimento li ho scritti di
getto solo che per motivi di lunghezza ho dovuto separarli. al momento
l'unico che sta davvero male è Ron, tutti gli altri sono
felici, poverino! mi fa piacere che adori Sirius, io prima di scrivere
questa fic ero più per James ma scrivendo mi sono dovuta
ricredere! XD
mick_angel:
grazie per l'aggiunta tra i preferiti. che ne pensi di questo capitolo?
princessMarauders:
wow, ma allora sei una veggente!! XD bravissima, ci hai proprio preso.
bella la battuta su Sirius (dice che ha riso parecchio anche lui!) che
ne pensi di questo capitolo?
germana:
ma no che non ti odio, visto che non c'era nulla di cui preoccuparsi?
in teoria litigata e pace dovevano essere insieme solo che veniva
troppo lungo.. cmq, piaciuto questo capitolo? mi spiace per Ron ma
è stato battuto sul tempo, almeno per ora.. più
avanti chissà, tutto può essere, no? XD
smemo92:
senza Sirius ed Harry che psicanalizzano la gente quel castello sarebba
ancora di più un circo. stanno proprio bene in veste
freudiana! XD
lady blue: spero
che questo capitolo ti sia piaciuto e abbia risposto a tutte le tue
domande! di la verità ti immaginavi il lieto fine tra Lily e
James o pensavi vi avrei fatto penare ancora? XD
jaily:
effettivamente nello scorso capitolo sono stata cattivella con Lily e
James, però era anche vero che se si dovevano mettere
insieme prima o poi quello che pensavano nei meandri delle loro menti
avrebbero dovuto dirlo. sarebbe stato brutto (almeno per me) farli
mettere insieme e poi farli litigare così ho scelto prima di
fargli dire tt quello che pensavano l'uno dell'altro e poi farli
mettere insieme! XD
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Capitolo 28 *** GELOSIE ***
CAPITOLO 26
GELOSIE
Ron
stava sonnecchiando in infermeria, parecchio seccato e annoiato. Non
appena aveva varcato la soglia l’infermiera, preoccupata per
il suo pallore lo aveva messo a letto e aveva deciso che lì
doveva rimanere fino alla mattina successiva. Ron aveva sospirato ma
alla fine aveva fatto come voleva lei. In certe situazioni non si
può discutere e almeno sarebbe rimasto solo a pensare. Dopo
un ora però i pensieri si erano rivelati scomodi compagni di
stanza e sperava di addormentarsi per non pensare a nulla per un
po’. D’improvviso una voce lo destò da
quel torpore in cui era caduto facendolo sussultare. Di fronte a lui
c’era l’ultima persona che si era aspettato di
trovare.
“Ciao, come
stai?”
Disse Peter
timidamente lasciando Ron stupito di trovarselo di fronte. Il suo volto
era triste e sconsolato. Per qualche attimo gli fece pena poi tutto il
dolore che quell’essere aveva causato nel loro tempo gli
tornò in mente in pochi secondi. Trattenne a fatica un
espressione di disgusto. Era comunque stupito, perché si
interessava a lui? Che ci faceva lì?
“Peter?”
Chiese Ron incredulo
senza riuscire ad aggiungere altro.
“Si, ho
visto come sei scappato via e ho pensato di passare a vedere se era
tutto a posto.”
Disse timidamente.
Non sapeva bene nemmeno lui perché era venuto a trovare Ron.
Forse perché condividevano lo stesso destino. Quando aveva
visto entrare Remus e Hermione insieme Ron era sbiancato, gli era
bastato quello a capire.
“Più
o meno.”
Rispose Ron senza
sbilanciarsi, era davvero confuso. Non sapeva come comportarsi con lui.
Era strano tutto quell’interessamento da una persona come
Peter. Non sapeva come rispondere. Non voleva offenderlo ma non voleva
nemmeno dargli troppa confidenza.
“Mi
dispiace tanto. Nessuno più di me può capire come
ti senti.”
Disse Peter con fare
enigmatico. Sospirò e guardando Ron pensò quanto
fosse triste vedere la persona amata voltarti le spalle, dannata
gelosia. Ron avrebbe voluto chiedere di più ma
l’altro ragazzo era come sparito nel nulla.
“Amico..
“
Chiese Harry entrando
in infermeria con fare cauto.
“Harry!”
Lo salutò
Ron abbozzando un sorriso. Aveva davvero voglia di parlare con
qualcuno. In particolare aveva voglia di parlare con Harry. Quando se
lo era trovato davanti aveva completamente dimenticato Peter e il suo
comportamento strano.
“Se
disturbo o vuoi che me ne vada..”
Cominciò
Harry.
“Non dire
sciocchezze.”
Lo interruppe Ron
sorridendo. Harry era sempre il solito paranoico, non sarebbe cambiato
mai. Ron ringraziò mentalmente il cielo per questo, ci
mancava solo un Harry fuori di testa. Come se Hermione non bastasse di
già, pensò fra sé e sé.
“Mi
dispiace.”
Disse Harry, incapace
di aggiungere altro. Sentiva che tutte le parole erano stupide di
fronte alla sofferenza dell’amico. Era brutto vedere la
ragazza che ami tra le braccia di un altro. Lui lo aveva sperimentato
in prima persona con Ginny qualche anno prima.
“Anche a
me, sono stato un stupido. Dovevo parlarle prima. Dannazione! Tu che
pensi? Di lei e Remus dico.. Hanno infranto tutte le regole.”
Cominciò
Ron passando in pochi secondi dal depresso al furibondo. Nella sua
mente si sovrapponevano concetti ed emozioni diverse. Una parte di lui
era triste perché sentiva di avere perso ogni speranza con
la ragazza che amava, ma allo stesso tempo la gelosia lo divorava. Una
vocina dentro di lui gli diceva che non era giusto, che avevano
infranto tutte le regole e che non potevano. Chi era Hermione per
disubbidire a Silente che aveva raccomandato loro di non cambiare il
passato? E per cosa poi, per una banale storia d’amore.
Sentiva di essere ingiusto e che molte cose che stava pensando erano
dettate dalla gelosia ma non gli importava nulla.
“Beh, mi
dispiace davvero moltissimo per te ma sembra che Hermione sia
felice.”
Disse Harry
soppesando con cura le parole. Non voleva ferirlo ma sentiva che doveva
essere sincero. Hermione era una sua amica e vederla felice non poteva
che fargli piacere. Inoltre Harry sospettava che a parlare non fosse il
suo amico Ron ma il temibile mostro della gelosia che si era
impossessato di lui. Era più che normale, ma sapeva bene che
non doveva incoraggiarlo ma cercare di fargli vedere in faccia la
realtà.
“Felice?
È questo che pensi?”
Chiese Ron
letteralmente furibondo. Sapeva che non era giusto prendersela con
Harry ma sentiva il bisogno di sfogarsi, di urlare la sua rabbia, la
sua delusione, la sua frustrazione in faccia a qualcuno.
“Ron
calmati..”
Si
preoccupò Harry, cercando di calmare il suo migliore amico
che aveva quasi perso il controllo.
“Calmarmi?
Hai perso completamente la ragione. Quella si mette con Lupin, infrange
tutte le regole dei viaggi temporali e tu dici che sembra
felice?”
Ron era davvero
arrabbiato ora. Stava urlando ed era paonazzo in viso. Non pensava
nemmeno a quello che stava dicendo. Lasciava che le parole fluissero
libere dalla sua bocca senza nessun filtro.
“Ascolta
siete tutte e due i miei migliori amici. Mi spiace che tu stia male ma
non posso condannare a priori Hermione solo perché si
è messa con un ragazzo. Tu l’avevi trattata
davvero malissimo oggi pomeriggio e non hai nemmeno chiesto
scusa.”
Specifico Harry
mantenendo la calma. Capiva che Ron non ce l’aveva
con lui. Aveva solo avuto una pessima giornata e aveva
bisogno di sfogarsi. Nessuno più di lui riusciva a capirlo
ma doveva in ogni modo fargli capire. Ron rimase zitto per un
po’, sembrava avesse capito e si fosse calmato. Poi ripresa a
parlare.
“Ma davvero
non ti importa nulla? Nemmeno dei tuoi genitori?”
Continuò
Ron cercando di abbassare la voce. Il suo tono era comunque agitato.
Harry lanciò un incantesimo contro la porta
perché da fuori non sentissero.
“Che cosa
centrano ora i miei genitori?”
Chiese Harry senza
capire. Il discorso di Ron gli appariva strano e confuso.
“Hermione
ti ha proibito di salvarli, di avvisarli di quello che sarebbe successo
perché senno avresti cambiato lo scorrere del tempo per poi
mettersi con Lupin e distruggere il nostro tempo! Che mi dici di Tonks?
E di Teddy, il tuo figlioccio?”
Spiegò Ron
con i pugni stretti per la rabbia. Non per nulla giusto. Non era giusto
che lui amasse Hermione e che lei stesse con Remus, non era giusto che
Tonks era morta per dare a suo figlio Teddy un mondo migliore e che ora
non ci fosse più nessun Teddy, non era giusto nemmeno che ad
Harry non fosse permesso salvare i suoi genitori ma a lei fosse
permesso fare la scema con Remus.
“Io, non
so.. Dannazione Ron pensi davvero che non abbia pensato anche io le
stesse cose?”
Gli fece notare Harry
con una punta di durezza nella voce. A sentire parlare dei genitori non
era riuscito a mantenere il controllo. Il ricordo dei loro visi e di
come erano morti era vivo nella sua mente. Vederli vivi, giovani e
felici aveva in parte ridotto il dolore di quel ricordo ma non lo aveva
cancellato. Era ancora lì, e Harry sapeva bene che una volta
tornato nel suo tempo sarebbe stata più dura che mai.
“Scusa, non
avrei dovuto prendermela con te..”
Si scusò
Ron calmandosi improvvisamente. Aveva realizzato che era stato un
errore nominare i genitori di Harry. L’amico era molto
sensibile all’argomento e gli procurava tristezza e
moltissimi incubi. Dannazione, avrebbe dovuto pensarci prima di aprire
quella sua dannatissima bocca. Stare soffrendo non gli dava il diritto
di fare soffrire il suo migliore amico ricordandogli le cose
più brutte che aveva passato nella sua vita.
“Non dirlo
nemmeno, quello che è successo oggi ti ha sconvolto. Avrebbe
sconvolto chiunque.”
Disse Harry
comprensivo. Era felice che la discussione era tornata su toni normali.
Cercò di cacciare via i brutti ricordi e di tornare alla
conversazione.
“La
verità è che sono terribilmente geloso. Che
facciamo ora? Qualcuno dovrebbe ricordare a Hermione che ha distrutto
il nostro futuro ma penso sia meglio che questo qualcuno non sia
io!”
Disse Ron sospirando.
Era riuscito ad ammetterlo, era geloso di Remus. Quel problema tuttavia
ora era irrilevante. Il loro futuro, dovevano pensare a quello. Che ne
sarebbe stato del piccolo Teddy?
“Lo penso
anche io. Le parlerò stasera. Adesso il mio posto
è qui con te. Ho portato gli scacchi dei maghi,
così possiamo fare una partita!”
Disse Harry tirando
fuori una scacchiera dalla sua borsa. Ron sorrise. L’amico
aveva finto di non sentire la confessione sulla sua gelosia. Ron sapeva
che lo aveva fatto apposta, non voleva mettere ulteriormente il dito
nella piaga.
“Bravo,
battere il grande Harry Potter a scacchi non può che fare
bene al mio umore.”
Disse Ron sicuro di
sé e delle sue capacità.
“Sei
così sicuro di vincere?”
Chiese Harry in modo
spavaldo. Sapeva bene che Ron era molto più bravo di lui ma
non voleva dargliela vinta così facilmente.
“Con te? A
scacchi dei maghi? Si!”
Rispose Ron sempre
più sicuro di sé facendo avanzare il suo alfiere.
“Presuntuoso!”
Rispose Harry
mangiandogli una torre.
“No,
realista. Sarai pure bravo come cercatore ma a giocare a scacchi fai
pena!”
Rispose il rosso
sorridendo.
“Stai
ferendo il mio orgoglio!”
Disse Harry facendo
il finto offeso.
“Ah, prima
è passato Peter?”
Ricordò
improvvisamente Ron. La discussione e la gelosia verso Remus glielo
avevano fatto passare di mente. Quella strana conversazione gli
tornò in mente.
“Peter?”
Chiese Harry stupito.
La sua faccia era più o meno la stessa che aveva fatto lui
trovandoselo davanti al suo letto. Stupore misto a orrore.
“Si,
Peter!”
Confermò
Ron impassibile aspettando la prevedibile reazione dell’amico.
“Che voleva
quella sottospecie di..”
Cominciò
Harry diventando paonazzo.
“Calmo,
voleva solo sapere come stavo. Se non sapessi quanto è
viscido crederei che fosse interessato davvero.”
Lo fermò
Ron appoggiandogli una mano sulla spalla prima che potesse venirgli una
crisi isterica.
“Chissà,
magari è sincero.”
Disse Harry
soprappensiero, cambiando improvvisamente tono. Si era calmato e ora
fissava perso una crepa nella parete di fronte. Ron aggrottò
le sopracciglia.
“Peter
sincero? Ma sei impazzito? Quello è il verme che ha venduto
la tua famiglia..”
Gli
ricordò Ron stranito da quell’improvviso cambio di
comportamento. Era passato dalla rabbia più totale alla
calma assoluta. Era veramente strano.
“Si lo so,
ma magari non è ancora diventato cattivo. Capisci quel che
dico?”
Cerco di spiegare
Harry. Non poteva condannare Peter per qualcosa che non aveva
ancora fatto, anche se aveva la certezza che lo avrebbe fatto.
“Si, ma in
ogni caso lo diventerà. Ricordi? Non possiamo cambiare il
futuro e mi sembra che ci siano già stati abbastanza danni,
forse irreparabili.”
Disse Ron sospirando.
“Già,
è tutto così complicato.”
Concordò
Harry tornando alla partita. Nella sua mente si accavallavano mille
idee. E se venendo nel passato avessero in qualche modo condizionato
quel tempo facendo cambiare alcuni equilibri? Forse quello che era
successo tra Remus e Hermione e lo strano comportamento di Peter
derivavano da quello.
“Ti capisco
amico. In ogni caso, SCACCO MATTO!”
Disse Ron con
un’espressione decisamente soddisfatta, non accorgendosi dei
pensieri dell’amico.
“Ma che
diamine! Voglio la rivincita!”
Urlò Harry
arrabbiato. Era impossibile vincere con Ron a scacchi. Decise di
lasciare perdere le teorie e i ragionamenti e di concentrarsi sulla
partita, doveva vincere a tutti i costi!
“È
tutto inutile, lo sai che tanto perdi ancora!”
Disse Ron con fare
saggio.
“Questo lo
dici tu, vedrai..”
Disse Harry deciso
più che mai a vincere.
“Ciao
Peter, era ora che tornassi!”
Disse Sirius felice
di rivedere l’amico. Per la verità era felice di
rivedere qualcuno visto che tutti lo avevano lasciato solo. Alice e
Frank erano spariti, per l’ennesima volta in una giornata.
Possibile che passassero tutto il loro tempo nascosti a baciarsi? Erano
veramente noiosi. Remus e Hermione erano stati un po’ con lui
in sala comune, poi erano andati a fare un giro nel giardino del
castello. Certo, lo avevano invitato ma si sentiva il terzo in comodo.
Peter come al solito era sparito, Ron era in infermeria e Harry era
andato da lui. Rimaneva solo James che era stato ufficialmente dato per
disperso. Non poteva nemmeno controllare la mappa del malandrino per
cercarlo perché se l’era tenuta lui.
“Sono stato
a trovare Ron.”
Spiegò
Peter abbozzando un debole sorriso.
“Sta un
po’ meglio?”
Chiese Sirius
ricordandosi del malore a cena. Anche Harry poco prima gli aveva detto
che sarebbe andato da lui. Probabilmente il suo malore centrava con
Hermione e Remus ma lui aveva deciso di tenersi fuori da questa storia.
Aveva imparato sulla sua pelle che era pericoloso.
“Certe cose
non passano così velocemente..”
Borbottò
Peter sedendosi sconsolato sul letto. Nella sua testa passavano mille
pensieri, mille idee. Vedere Ron in quello stato gli faceva male
perché era come guardarsi allo specchio. Erano nella stessa
situazione, solo che la sua era decisamente molto più
difficile e particolare. Si era accorto di amare una persona che era
già nel cuore di qualcun altro. Convivere ogni giorno con la
gelosia, con la speranza che tutto vada male alla coppia è
difficile e alla lunga anche logorante. Poi c’era anche
l’altro problema.. Il suo sogno era destinato a rimanere tale.
“Che
hai?”
Chiese Sirius
avvicinandosi con cautela. Non voleva forzare il suo amico a parlare ma
era evidente che avesse bisogno di aiuto. Qualcosa lo stava torturando
e facendolo soffrire immensamente.
“Nulla, sto
bene..”
Disse subito Peter
sulla difensiva. Non voleva che gli altri capissero, specie i suoi
amici più cari. Se ne sarebbe vergognato come un verme,
avrebbe temuto il loro giudizio perché una cosa del genere
non era normale che accedesse e non doveva accadere per nessuna ragione
al mondo.
“In questo
periodo intendo, sei strano. Ci stai facendo preoccupare
tutti!”
Spiegò
Sirius, deciso a capire che cosa avesse l’amico.
“Davvero?
Pensavo che il pensiero di James ti tenesse sempre impegnato
Sirius.”
Disse Peter con un
tono di voce strano. Sirius non riuscì a capire se si fosse
trattato di una presa in giro o di un osservazione. Peter si mise a
fissare il vuoto pensando che il pensiero di James non teneva impegnato
solo Sirius ma anche lui ultimamente.
“No,
può cavarsela da solo. Lui e la Evans sono destinati a stare
insieme.”
Rispose Sirius senza
stare troppo a pensarci su. Non si accorse che quelle parole
distrussero quella debole speranza che era rimasta a Peter.
“Già”
Sospirò
Peter. Era distrutto, esattamente come Ron quando Hermione aveva detto
che stava “lavorandoci su” riferendosi a una
possibile storia con Remus.
“Che ti
prende?”
Chiese Sirius notando
il cambiamento dell’amico. Non capiva cosa fosse successo,
cosa avesse detto di sbagliato.
“Come?
Niente..”
Disse Peter tornando
sulla difensiva come poco prima. Non aveva più voglia di
parlare con Sirius. In verità non aveva più
voglia di parlare con nessuno. Voleva solo seppellirsi sotto le coperte
e fare finta di non esistere.
“Hai
cambiato faccia, modo di rispondere e sembri un lenzuolo.”
Osservò
Sirius, cercando di ristabilire un contatto che Peter sembrava aver
volontariamente interrotto. Non capiva che stava succedendo. Erano
sempre stati uniti loro quattro. Peter aveva sempre detto quello che
gli passava per la testa quando stava male. Perché ora
faceva così? Perché ora si nascondeva dai suoi
stessi amici?
“Non sto
bene, ho sonno e il mal di stomaco.”
Rispose Peter a
mo’ di scusa. Voleva solo che quella conversazione finisse.
Si era illuso, era un perdente, un essere rivoltante, uno scherzo della
natura.
“Vuoi che
ti accompagni in infermeria.”
Si offrì
Sirius.
“No, mi
basta il mio letto.”
Rispose Peter secco.
Non voleva vedere Ron perché gli avrebbe ricordato ancora di
più il suo dolore.
“Ok, vuoi
parlare ancora un po‘?”
Chiese ancora Sirius.
“No, voglio
solo dormire Sirius.”
Disse Peter per
chiudere quella discussione.
“Ok, allora
scendo il sala comune così non ti disturbo.”
Disse Sirius
chiudendo piano la porta della stanza alle sue spalle. Si sentiva
inutile, non era nemmeno stato in grado di consolare un amico.
ANGOLO
DELL'AUTRICE:
grazie
mille per essere arrivati a leggere fino a questo punto. con lo scorso
capitolo si è chiusa la seconda parte della storia, con
questo inizia la terza e ultima parte.
come
vi avevo promesso è tempo di risposte. si comincia a capire
qualcosa di più su Peter!!! il prossimo capitolo si
chiamerà due
chiacchere con Hermione.
ma
basta anticipazione, adesso
passiamo ai vostri commenti! grazie anche alle 66 persone che hanno la
mia storia tra i preferiti e che trovano il tempo per seguire la mia
storia. apprezzo veramente tanto la vostra fiducia!
grazie a tutti quelli che si fermano a lasciare due righe, mi
raccomando scrivete anche se avete critiche o pareri negativi!
LADY BLUE: grazie per il tuo commento, mi fa molto piacere averti
evitato lacrime per la storia di James e Lily. quei due erano destinati
a stare insieme ed era giusto che prima però risolvessero
tutti i loro problemi e si capissero! per quanto riguarda la storia
Remus/Hermione la pensi esattamente come Ron.. non è che sei
gelosa anche tu e in realtà sei innamorata di Remus? XD
GERMANA: Remus e Hermione sono davvero carini, il solo problema
è la gelosia di Ron.. sono contenta ti sia piaciuto il
dialogo tra Lily e James, non volevo ricadere nello sdolcinato
più totale ma dopo tutte quelle che sono capitate un po' di
tenerezza era d'obbligo! grazie mille per i tuoi commenti e i tou
incoraggiamenti!
SMEMO92: grazie mille per il commento! diciamo che la soluzione
è complicata, in qualsiasi modo si risolverà ci
sarà in ogni modo qualcuno che ne soffrirà che
sia Ron o Remus.. se vuoi avere risposta al tuo dilemma non ti resta
che seguire la storia! XD
PRINCESS MARAUDERS: sono felice che ti sia piaciuto lo scorso capitolo.
la coppia Remus/Hermione è strana anche per me ma diciamo
che mi è venuta un ispirazione e ho deciso di seguirla.
spero di non deluderti! XD grazie per il commento!
JAILY: dalle tue parole vedo che sei davvero molto felice per Lily e
James, anche loro ti ringraziano per il tuo interessamento! XD grazie
mille per il commento!
LYRAPOTTER: grazie per il tuo commento, tra le righe ho anche letto
qualche velata minaccia per me se ci fossero stati altri tira e molla
in futuro. tranquilla, ti assicuro che alla coppia Lily/James non
succederà nient'altro. continueranno ad amarsi fino alla
fine dei loro giorni... per quanto riguarda Ron, Hermione e Remus si
è creata una situazione tale per cui qualcuno certamente
soffrirà. per quando riguarda Sirius vecchia comare, beh..
la scena merita, non trovi? io tutte le volte che me lo immagino parto
a ridere e non la smetto più!
PICCOLA_PUFFOLA: grazie per il commento! Lily e James sono davvero
dolcissimi. Remus e Hermione.. beh, non posso anticipa nulla. mi
spiace, non ti resta che aspettare! XD
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Capitolo 29 *** DUE CHIACCHERE CON HERMIONE ***
CAPITOLO 27
DUE
CHIACCHERE CON HERMIONE
La
notte era scesa, ormai era veramente tardi ma ai due ragazzi non
importava. Si erano persi l’uno negli occhi
dell’altra dimenticandosi degli amici che li stavano dando
per dispersi e di non avere mangiato nulla. Un timido raggio di luna
brillava da una finestra, illuminando la stanza. Lily riusciva a vedere
il suo James e non riusciva a smettere di pensare a quanto fosse bello
sotto quella luce così strana e affascinante. Sembrava
risplendesse. Si avvicinò ancora di più a lui.
Voleva sentire la sua pelle sulla sua, sentirsi protetta nel suo caldo
abbraccio.
“Pensi che
sia ora di tornare dagli altri?”
Mormorò ad
un tratto Lily, poco convinta. La sua parte razionale era quasi del
tutto succube del suo istinto, e l’istinto stava urlandole
che voleva rimanere lì abbracciata a James. Sarebbe stato un
errore imperdonabile tornare nella sala comune, andare a letto e non
vedere più il suo James fino alla mattina successiva.
“Di
già? “
Protesto James
stringendola forte a se ed assumendo un aria da bambino imbronciato.
Lily sussultò a quella tenera visione, incapace di
resistervi. Come aveva fatto a fare a meno di lui per così
tanti anni?
“Forse si
stanno preoccupando.”
Disse Lily cercando
la bocca del moro. Era poco convinta di quello che stava dicendo, in
realtà non lo pensava affatto. Aveva un improvviso desiderio
di baciarlo per rifarsi di tutti gli anni che avevano perso.
“Forse hai
ragione. Accidenti, l’aula.”
Ricordò
improvvisamente James. Se n’erano andati senza finire la loro
punizione e lasciando l’aula ancora per metà
ricoperta di pozione. Il professore si sarebbe di sicuro arrabbiato, ma
come si poteva pensare all’aula e a Lumacorno in una notte
come quella? Stava tenendo la sua Lily tra le braccia. Non
l’aveva lasciata per un attimo per paura che
l’incanto finesse e che tutto tornasse alla triste
normalità fatta di litigi.
“Di che
parli?”
Chiese Lily piegando
leggermente la testa di lato. James la guardò incantato. Era
così dannatamente bella, non riusciva a credere che fosse la
sua ragazza.
“Non
abbiamo finito di pulire.”
Spiegò
James a malincuore. Non voleva che quel bel sogno finisse.
Cercò di consolarsi pensando che da quel momento in poi ce
ne sarebbero state altre di sere con la sua Lily tra le braccia ma non
funzionò. Qualcosa dentro di lui gli impediva
categoricamente di muoversi da lì, gli urlava di non
sprecare nemmeno un minuto.
“Sai penso
che hai ragione. Freghiamocene di tutto e stiamo ancora un
po’ soli.”
Disse Lily
accoccolandosi con la testa sul torace del ragazzo. Poteva sentire il
respiro regolare di James e il suo cuore che batteva. Era
così rilassante ed emozionante al tempo stesso. Si perse in
quel battito regolare e ipnotico, realizzando improvvisamente di essere
felice e di non volere altro dalla vita. Tutto il suo mondo ora era
lì, a pochi centimetri da lei.
“Sei
sicura? Lily Evans che va contro un professore non rispettando una
punizione?”
Chiese James
accarezzandole i lunghi capelli rossi. La stava prendendo in giro ma in
realtà anche lui era felice di rimanere ancora
lì con lei. Cercò le sue labbra facendo
scendere le sua mani sulla vita di lei.
“James
Potter che fa tante storie per infrangere una regola?”
Chiese lei divertita
in rimando, accarezzando a sua volta l’addome del ragazzo. Il
fisico di James era incredibile, non si era mai accorta di quanto fosse
perfetto in ogni più piccolo particolare. Decisamente era
stato scolpito dai tanti allenamenti.
“Vieni con
me.. Conosco un bel posto.”
Disse James dopo un
po’, come ricordando qualcosa all’improvviso. La
ragazza lo segui senza fare nessuna domanda. Si fidava ciecamente di
lui.
“Quanta
folla in sala comune!”
Disse Sirius per
salutare l’ingresso di Stev, Remus ed Hermione. Era felice
che fossero tornati, stare da solo lo annoiava. Il pensiero di Peter,
solo in camera che soffriva come un cane e che non voleva parlare con
lui e digli che gli passava per la mente lo faceva sentire inutile e
stupido. Era questo che i suoi amici pensavano di lui? Che fosse una
persona con cui si potevano solo combinare guai ma non parlare di cose
serie?
“Stev! Dove
eri finito?”
Chiese Remus curioso,
guardando il ragazzo entrare dal buco del ritratto dopo di lui.
“Sono
passato in infermeria..”
Spiegò
Harry sorridendo e facendo una boccaccia a Hermione. Saluto Sirius con
una mano e notò che il suo padrino era davvero
giù di morale. Sembrava un leone in gabbia, esattamente come
quando era costretto a rimanere nella vecchia casa dei suoi genitori.
Gli fece male vedere Sirius così giù. Decise di
pensare ad altro e scacciare i pensieri tristi. Doveva parlare con
Hermione, quello aveva la priorità in quel momento.
“Come sta
Ron?”
Chiese Remus
preoccupato. Quando Ron se ne era andato per un attimo aveva pensato
che fosse stata colpa sua. Era assurdo e non riusciva a
capire il perché ma lo aveva avvertito. Ne aveva anche
parlato con Hermione ma lei diceva che si era sicuramente sbagliato. Il
tono della ragazza tuttavia era così strano.
“Meglio..
Hermione posso parlarti? Ti spiace Remus?”
Chiese Harry ai due
ragazzi. Nella sua mente stava già pensando a come iniziare
il discorso con Hermione.
“No,
tranquillo! Ma James e Lily?”
Chiese Remus
guardando Sirius in cerca di risposta. Sirius sembrava in trance, come
se stesse pensando ad altro. Era anche parecchio triste, non sembrava
il solito Sirius. Cosa diavolo era successo? Solo qualche ora prima era
il solito vecchio cagnaccio spensierato..
“Boh..
Remus devo parlarti!”
Rispose questi
alzando le spalle e facendo segno all’amico di avvicinarsi.
Remus annuì, deciso a scoprire che diavolo era successo. Era
anche preoccupato per James. Non era da lui sparire così a
lungo per una punizione senza dare nessuna notizia.
“Ok,
andiamo di sopra?”
Chiese Remus
indicando la scala che conduceva alla loro stanza.
“No,
c’è Peter. Dice che vuole dormire.”
Spiegò
Sirius sospirando. La discussione con Peter gli continuava a tornare in
mente. Alla fine aveva avuto come la sensazione di essere
stato liquidato come un rompiscatole. Lui stava solo cercando di essere
vicino e di aiutare il suo amico.
“È
strano ultimamente!”
Commentò
Hermione che aveva seguito il discorso.
“Decisamente!”
Concordò
Sirius. Il suo tono non lasciava dubbi. Era stato Peter a rendere
Sirius così triste e giù di morale.
“Restate
pure qui, noi andiamo a fare due passi!”
Disse Harry indicando
il ritratto della signora grassa. Hermione diede un bacio veloce a
Remus e poi seguì l’amico verso il buco del
ritratto.
“Due passi?
Occhio a non fare tardi?”
Li riprese Remus con
finto fare severo. Harry scoppio a ridere, era sempre il solito Remus.
Cercava di essere un caposcuola ineccepibile ma non riusciva a fare
rispettare le regole ai propri amici.
“E
perché? Un caposcuola di grifondoro è nella torre
e l’altra in punizione. Non c’è
pericolo!”
Fece notare Harry in
modo innocente. Sirius scoppiò a ridere e Remus gli
lanciò un occhiataccia.
“Tale quale
al tuo gemello!”
Disse Sirius
guardando i due ragazzi scomparire oltre la stanza. Harry
uscì per primo e poi aspetto Hermione.
“Andiamo
nella stanza delle necessità?”
Chiese Hermione
sospirando.
“Meglio,
almeno siamo sicuri.”
Rispose Harry
guardando dritto di fronte a se. Era pericoloso parlare dove qualcuno
poteva sentirli. Già prima in infermeria avevano rischiato.
Ci mancava solo che cambiassero ancora il futuro solo facendosi sentire
da qualcuno.
“Avanti,
dimmi tutto.”
Disse Hermione una
volta arrivati nella stanza. Il suo tono era rassegnato. Come se si
aspettasse di essere sgridata da Harry e non avesse intenzione di
opporsi.
“Cosa?”
Chiese Harry stupito
dal comportamento e dalle parole dell’amica.
“Lo so
Harry cosa mi vuoi dire. Sono stata imprudente, ho stravolto il
futuro.. Vuoi farmi la predica no? Tu e Ron ce l’avete con
me, vero? L’ho capito da come se n’è
andato.”
Disse Hermione sulla
difensiva. Aveva passato tutta la sera a pensarci. Si sentiva in colpa
per avere cambiato il futuro, e forse anche un pochino per come
l’aveva presa Ron. Allo stesso tempo però si
chiedeva chi fosse Ron per prendersela così a male e
perché non potesse essere felice fregandosene del resto per
una volta. Avevano passato tutta la loro adolescenza a fare quello che
era giusto per salvare il mondo magico, per una volta voleva poter
agire senza pensare alle conseguenze.
“Ma quale
predica. Sono contento che tu sia felice, davvero. Solo che ora abbiamo
qualche problema. Dici che dobbiamo parlarne a Silente?”
Rispose Harry
stupendo l’amica con quelle parole. Harry sembrava
tranquillo, non la odiava per quello che aveva fatto? Cercò
di tornare in sé e preoccuparsi del problema attuale e di
Silente ma era troppo difficile. Non era nelle condizioni psichiche per
farlo. Aveva mille domande che esigevano una risposta.
“Non
saprei, Ron che dice? Non dire balle, ho visto che occhiata mi ha
lanciato. Mi odia?”
Chiese ancora lei
insistendo sulla questione Ron. Non sapeva nemmeno lei
perché ci teneva così tanto a quello stupido,
egocentrico ed egoista. Sapeva solo che ci teneva e basta. Era
un’altra delle cose che il suo istinto gli diceva. Certo che
era proprio un istinto complicato il suo, si disse tra sé la
ragazza.
“Hermione
è complicato”
Iniziò
Harry senza sapere come andare avanti. Teneva ad Hermione tanto quanto
teneva a Ron e non era giusto che raccontasse alla ragazza tutte le
confessioni dell’amico. Non sarebbe stato giusto nei
confronti di Ron. Lui poteva solo cercare di fargli capire qualcosa,
poi il resto lo avrebbero dovuto chiarire da soli.
“Che vuoi
dire? Ti puoi spiegare meglio?”
Chiese Hermione
confusa. Non riusciva a seguire il suo migliore amico.
“Ron tiene
molto a te, non pensava le cose che ha detto pomeriggio. Non si
aspettava di vederti con Remus. Non farmi dire di più ti
prego. Dovresti parlare con lui.”
Disse Harry cercando
di spiegarsi e contemporaneamente di rimanere sul vago. Non era sicuro
che Hermione avesse capito ma non poteva dire di più.
Hermione dal canto suo capì che doveva parlarne con Ron e
che Harry non avrebbe detto di più. Era normale ed era anche
giusto così. Non poteva chiedere a Harry di prendere le
parti di uno dei due.
“Scusa,
pensavo anche tu mi odiassi come Ron.”
Rispose Hermione,
sollevata che l’amico non fosse arrabbiato con lei. Non
avrebbe potuto sopportare di essere odiata anche da lui.
“Ron non ti
odia, è solo molto preoccupato per quello che potrebbe
essere successo nel nostro tempo. Ma sai come è fatto e come
si arrabbia, no?”
Spiegò
meglio Ron, cercando di concentrarsi sul problema temporale. Il
più urgente da risolvere. Dovevano fare qualcosa, solo non
sapeva bene nemmeno lui cosa.
“Già
lo so. Ma ce anche dell’altro, giusto? Qualcosa che non mi
puoi dire immagino. Sai è strano ma Ron mi è
sembrato come geloso. O forse me lo sono immaginato io
perché era quello che speravo.”
Disse Ron lasciando
perdere per la seconda volta il problema temporale. Ancora una volta il
suo cuore le stava facendo capire che era confuso. La verità
è che forse aveva sperato che Ron fosse geloso.
“Che stai
dicendo Hermione, non ti seguo.”
Chiese Harry
più confuso che mai. Non gli era mai sembrato difficile come
quel giorno fare sfogare i suoi due migliori amici.
“Non lo so
nemmeno io. Solo quando ho visto Ron scappare via guardandomi
così male ci sono rimasta molto male. Avrei dovuto essere
felice per il bacio di Remus e invece soffrivo. Devo essere
pazza.”
Disse Hermione
più a se stessa che a Harry. Lui la fissò per un
po’ prima di parlare.
“Forse sei
solo confusa.. Dimmi di Remus, sembravi al settimo cielo quando siete
entrati!”
Chiese Harry
sedendosi su una poltrona apparsa dal nulla. Non riusciva a capire se
fosse davvero felice del bacio di Remus o se fosse stato solo un modo
per fare provare gelosia a Ron. A dire il vero non riusciva nemmeno a
capire se a Hermione Ron interessava davvero.
“Si, lo
sono. Non so che mi è preso! È stato
l’istinto a guidarmi. Stare insieme a lui è
bellissimo. Solo mi sento in colpa per i danni che ho causato! Dici che
dovrei lasciarlo?”
Disse Hermione
sedendosi anche lei su una poltrona vicina a quella di Harry. Era
confusa perché con Remus ci stava davvero bene, come mai
prima d’ora ma aveva paura. Aveva fatto dei danni enormi al
loro tempo e forse una piccola parte di lei era anche triste per Ron.
Non sapeva che fare.
“Per i
danni al nostro tempo o per Ron?”
Chiese Harry,
cercando di seguire il filo di ragionamenti dell’amica.
“Che dici
Harry! Per i danni, sai che potrei avere sconvolto un sacco di
cose?“
Rispose lei pensando
con orrore a quello che poteva essere successo nel loro tempo.
“Beh se
è per quello lasciarlo ora complicherebbe ancora le cose,
no? E poi ne soffriresti!”
Fece notare Harry
guardando l’amica. Hermione non disse nulla e
annuì solamente.
“Meglio
lasciare tutto come sta e vedere che succede. Appena Ron sta meglio
andremo da Silente.”
Continuò
Harry, realizzando che l’unico che poteva toglierli da
quell’impiccio era Silente.
“Mi sembra
la cosa migliore! Secondo te che voleva Sirius da Remus?”
Chiese Hermione
diventando improvvisamente silenziosa.
“Curioso
come è sapere tutti i dettagli”
Disse Harry ridendo.
Si immaginava chiaramente la scena nella sua mente, Sirius che teneva
sospeso a mezz’aria Remus per costringerlo a parlare.
Ricordando però quanto era giù di morale Sirius
immaginò che ci fosse anche altro. Sperava non fosse nulla
di grave. Decise di non allarmare inutilmente Hermione e di tenersi i
suoi sospetti per sé.
“Era quello
che temevo!”
Concluse Hermione in
tono leggermente tragico.
“Eddai,
sono sicuro che sarà discreto..”
Cercò di
tranquillizzarla Harry, per nulla convinto di quello che stava dicendo.
Sirius discreto? Ma quando mai.
“Lo spero
senno gli lancio una maledizione!”
Rispose lei decisa.
Il suo tono era davvero molto serio. Harry sapeva bene che non
c’era molto da scherzarci con la ragazza, poteva essere molto
pericolosa.
“Addirittura?”
Chiese Harry ridendo.
“Vedrai! A
che pensi?”
Chiese ancora
Hermione fissando Harry. Sembrava perso nei suoi pensieri.
“Ai miei
genitori.. Spero non si siano scannati. È tardi ormai e non
si vedono ancora..”
Spiegò
Harry. Era molto preoccupato anche per loro. Quando mai si era vista
una punizione così lunga. Doveva essere successo qualcosa.
“Sei stato
in infermeria da Ron prima, giusto?”
Chiese Hermione.
“Si,
perché?”
Rispose Harry senza
capire la ragione di quella domanda. Non stavano parlando dei suoi
genitori? Che centrava l’infermeria?
“Beh se non
erano lì allora stanno bene! “
Concluse lei in tono
pratico. La solita vecchia Hermione riflessiva a pratica era di fronte
a lui. Non riuscì a trattenere un sorriso.
“Speriamo,
mio padre potrebbe averne combinata un’altra delle
sue..”
Gli fece notare
Harry. Sul viso di Hermione si dipinse un sorriso strano.
“Tale
padre, tale figlio!”
Osservò la
ragazza in modo impertinente.
Nel frattempo nei
corridoi deserti della scuola si sentivano dei rumori spezzare il
silenzio. I ragazzi procedevano piano lungo i corridoi deserti per non
essere scoperti da qualche professore o da qualche fantasma. Era una
visione veramente strana. Lily Evans e James Potter, i due nemici
giurati camminavano insieme ridendo. Lei aveva gli occhi chiusi e lui
la guidava, stando attento che non andasse a sbattere da nessuna parte.
“James..”
Chiese lei cercando a
tentoni il ragazzo dietro di lei.
“Ti ho
detto di tenere gli occhi chiusi.”
Gli
ricordò lui dandole un tenero bacio sul collo.
“Va bene,
ma manca molto?”
Chiese lei,
impaziente e più curiosa che mai.
“No.”
Rispose lui paziente.
Era ormai almeno la decima volta che la rossa gli faceva la stessa
domanda.
“Mi dici
dove stiamo andando?”
Chiese ancora lei,
sperando di avere risposte alla sua curiosità.
“Siamo
arrivati.”
Disse lui lasciandole
aprire gli occhi.
“Allora?
Che te ne pare?”
Chiese James
indicandogli qualcosa sopra le loro teste. Lily alzò la
testa e non riuscì a trattenere un esclamazione di
entusiasmo. Erano in cima alla torre di astronomia e intorno a loro
c’erano delle fate. Sembrava che danzassero sotto il cielo
stellato.
“È
incredibile James. È fantastico..”
Disse Lily non
riuscendo a trovare altre parole per descrivere la meraviglia che
c’era sotto i suoi occhi. Le fate sembrava non si fossero
accorte dei ragazzi, o forse se n’erano accorte ma non ci
facevano caso. Era così bello stare lì. Tutto era
perfetto.
“Lo so, per
questo ti ho portata qui.”
Disse lui attirandola
a sé. Entrambi desideravano la stessa cosa, che quel momento
magico e perfetto non avesse mai fine.
ANGOLO DELL'AUTRICE
eccomi di nuovo
qui con un altro capitolo! spero vi sia piaciuto e che non vi abbia
deluso. grazie mille ai 70 autori che hanno la mia storia tra i
preferiti e che lasciano i commenti. non so che altro aggiungere quindi
passo subito ai commenti. ah si, non perdetevi il prossimo capito ci
saranno almeno due grossi colpi di scena, uno in particolare non vi
piacerà se siete fan di Peter (mi spiace io non lo sono e
sono stata abbastanza cattivella con lui..)
LYRAPOTTER: grazie
per il commento! diciamo che il topastro è seriamente
interessato a una persona.. non so se tu abbia capito o no chi sia. cmq
nel prossimo capitolo ogni tuo dubbio sarà chiarito in
maniera definitiva! non dico altro sennò poi ti rovino la
sorpresa! XD il triangolo Remus Hermione Ron non sarà una
cosa semplice.. per il problema circa da distruzione del futuro.. beh
non perdere il prossimo capitolo perchè ci saranno grosse
novità! (santo Silente!XD)
SORUCCIO: grazie
del commento, non dico nulla su chi è l'oggetto dei desideri
di Peter.. però ti consiglio di non perderti il prox
capitolo! XD
SMEMO92: beh una
storia senza enigmi annoia, no? XD grazie del commento. harry
è soprattutto molto paziente, se non fosse così
avrebbe già ucciso qualcuno! XD circa Peter sono stata
volontariamente ambigua, ma non ti preoccupare.. nel prox capitolo
sarò chiarissima! Lily e James li abbiamo rivisti, contenta?
sono felici e innamorati! XD
GERMANA: grazie
per il commento! spero che tu abbia trovato qualche risposta anche se
devo dire che mi hai incuriosito.. di che domande si tratta? XD
JAILY: riecco Lily
e James! ho pensato di lasciarli un po' soli a godersi il loro momento
e lasciare che a tutti i problemi ci pensino gli altri per ora! XD
HALEY JAMES SCOTT:
grazie mille per il tuo lungo commento e benvenuto nella mia storia!
sono contenta che la coppia Remus/Hermione non ti abbia disgustato e
portato a chiudere questa fic. diciamo che era una delle cose che mi
preoccupava di più mentre scrivevo! XD circa il futuro.. beh
diciamo che anche per me è stato un bel dilemma
decidere quale dovesse essere il finale. la coppia Lily/James
è una di quelle più classiche ma non poteva
mancare! spero di avere reso giustizia a questi due personaggi
così adorabili! per quanto riguarda Peter, diciamo che
è innamorato (ovviamente non ti dico di chi!), nello scorso
capitolo sono stata apposta molto ambigua ma nel prox ti assicuro che
non ci saranno misteri XD!
TONKS17: grazie
per aver lasciato un commento! mi fa moltissimo piacere sapere di non
essere odiata per la coppia Remus/Hermione! per quanto
riguarda il futuro.. non posso dire nulla, ti tocca aspettare il
finale! XD grazie mille per i complimenti!
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Capitolo 30 *** PUNTO DI ROTTURA ***
CAPITOLO 28
PUNTO DI ROTTURA
“Non è possibile!”
Esclamò Remus svegliando i compagni di stanza. Sirius
mugugnò qualcosa e Harry si mise a sedere guardando Remus
con aria interrogativa. Solo Peter non reagì in nessun modo.
Sia Sirius che Harry capirono a cosa era dovuta la reazione di Remus:
il letto di James era intatto, non era neppure tornato a dormire. La
situazione stava diventando decisamente misteriosa e preoccupante. Dove
diamine poteva essere finito?
“Sguinzagliamo i fantasmi per cercarlo? Con te aveva
funzionato..”
Propose Sirius ricordando quando lui e la Evans lo cercavano per
convincerlo a non lasciare il castello. Sembrava fosse successo secoli
prima, invece si trattava solo di un paio di mesi. Da quando Stev e i
suoi amici erano lì con loro il tempo era volato. Era
incredibile che fosse già dicembre. Ne erano anche successe
davvero tante, si erano trovati a dover affrontare situazioni strane e
preoccupanti. Avevano anche quasi perso James in un’altra
dimensione e rischiato che Remus lasciasse la scuola. Sembrava
impossibile e invece era tutto vero.
“Giorno Peter!”
Disse Remus cercando di capire se l’amico fosse sveglio
oppure No. Sirius la sera prima gli aveva raccontato del loro strano
dialogo. Non riusciva a trovare una spiegazione razionale.
“Giorno..”
Rispose lui asciutto senza fare nessun movimento. Rimase immobile nel
suo letto, lasciando che le parole degli amici gli scivolassero
addosso. Immerso in quei pensieri Remus non si accorse dei rumori che
provenivano dalla scale. Ad Harry però non sfuggirono.
“Guarda chi si vede!”
Disse improvvisamente Harry indicando la porta che si era aperta e
aveva lasciato entrare niente poco di meno che James. Remus e Sirius si
girarono di scatto verso l’amico. Sembrava esausto, aveva
delle borse enormi sotto gli occhi ma sprizzava felicità da
tutti i pori. Non era la prima volta che James non tornava a dormire ma
era la prima che tornava felice come una pasqua. I due si scambiarono
un occhiata, per poi alzare le spalle e dedicarsi all’amico
scomparso dal giorno prima.
“Ma allora sei ancora vivo!”
Esclamò incredulo Sirius prendendolo in giro. Harry guardava
il padre, era al settimo cielo. Che fosse successo qualcosa con Lily?
Il moro incrociò le dita.
“Come siete simpatici..”
Li canzonò James, senza perdere il suo sorriso radioso.
Niente avrebbe potuto intaccare la sua gioia quel giorno.
“Da quanto si sparisce così a lungo per una
punizione?”
Chiese Remus con fare indagatore, guardandolo di traverso per qualche
secondo per poi mettersi a ridere. Non riusciva a restare arrabbiato a
lungo con James, specie quando quest’ultimo era di ottimo
umore. Di recente era molto che non capitava, non poteva rovinare tutto
per giocare a fare l’investigatore del mistero.
“Accidenti la punizione!”
Ricordò improvvisamente James.
“Che cosa stai dicendo?”
Chiese Harry senza riuscire a capire. Sirius e Remus avevano la stessa
faccia stupita del ragazzo che aveva parlato.
“Ci siamo dimenticati di finire l’ultimo pezzo di
aula!”
Spiegò James assumendo un’aria preoccupata. La
sera prima era troppo bella per sprecarla a finire di pulire
così avevano rimandato ed avevano finito con il
dimenticarsene.
“Non ci credo! Si può sapere che avete fatto in
tutto questo tempo? Aspetta.. Mi metto comodo così mi
racconti meglio!”
Rispose Sirius sistemando meglio i cuscini dietro la sua testa. Era
stupito e curioso. Cosa diamine aveva fatto James tutta notte invece
che pulire l’aula?
“Ma è tardi, dobbiamo andare a lezione.”
Disse James tetro. Avrebbe dato qualsiasi cosa per almeno un paio
d’ore di sonno e per evitare la sgridata del professore di
pozioni.
“Non ci credo! Si è dimenticato che oggi iniziano
le vacanze di natale. Lo abbiamo perso!”
Disse Sirius guardando incredulo Remus. Oltre ad essere stato disperso
tutto quel tempo per una punizione che non aveva nemmeno finito si era
anche dimenticato che iniziavano le vacanze. Sirius cominciava ad
essere seriamente preoccupato. Harry invece se la rideva alla grande.
“Hai ragione Sirius. Me ne ero dimenticato anche
io!”
Rispose Remus lasciando Sirius ancora più incredulo. Anche
Remus? Sirius sperò con tutto se stesso che si trattasse di
una congiura per prenderlo in giro. Harry guardava la scena senza
riuscire a smettere di ridere.
“Non è possibile.. Hermione ti ha proprio fatto
andare in vacanza tutti i neuroni, eh?”
Chiese ironico Sirius guardando l’amico arrossire
improvvisamente. James ascoltava curioso, fissando sorpreso Remus. Al
sentire in nome di Hermione era diventato più rosso dei
capelli di Ron.
“Hermione? Mi sono perso qualcosa?”
Chiese James sedendosi sul suo letto. Era stanchissimo e voleva
disperatamente dormire qualche ora ma prima voleva capire che era
successo tra Hermione e Remus anche se qualche idea l’aveva.
“Se non fossi stato chissà dove tutto questo
tempo..”
Disse Harry con un sorriso degno di un malandrino fissando il padre.
James si disse che quel ragazzo a volte era in grado di sorprenderlo e
di essere quasi più diabolico di Lily.
“Dai raccontatemi tutto o non vi dico nulla.”
Minacciò James guardando i tre amici in cagnesco. Sirius
sospirò e riflette un attimo, indeciso da che parte iniziare.
“Hermione e Remus stanno insieme da ieri. Ron non
l’ha presa benissimo. Tutto qui.. Tu invece? Dai avanti,
racconta tutto!”
Spiegò velocemente Sirius, impaziente di sapere che avesse
combinato James. Peter sembrò sussultare nel letto ma gli
amici non se ne accorsero.
“Va bene, vediamo.. Da dove comincio? All’inizio
abbiamo iniziato a litigare..”
Iniziò a raccontare James.
“Come al solito.”
Gli fece eco Remus sedendosi di fronte a James.
“Poi lei mi ha detto delle cose veramente orribili, mi ha
ferito. Così le ho chiesto di andarsene.”
Continuò lui ripensando alle parole grosse che erano volate.
Si era sentito davvero ferito da quelle parole.
“Eh lei?”
Chiese Harry impaziente di sapere il resto della storia. Sperava che ci
fosse un resto e che il padre non avesse passato tutta notte a vagare
per il castello cercando di dimenticare la rossa. Sarebbe stata la
fine. Oltre a preoccuparsi della mancata nascita del piccolo Teddy
avrebbe dovuto iniziare a preoccuparsi anche della sua.
“Perché non sei tornato da noi.. Sarai stato
distrutto..”
Disse Sirius preoccupato. Voleva un bene dell’anima
all’amico e il solo pensiero di James ferito e solo lo faceva
sentire male.
“Non mi andava di raccontare tutto. Sarei stato peggio. In
ogni caso lei è andata via, ma poi lei è
tornata.”
Disse James, cercando di spiegare perché non era tornato da
loro. Non voleva che Sirius si sentisse ferito o ancora peggio inutile.
Era il suo migliore amico, praticamente il suo secondo fratello ma la
sera prima aveva davvero bisogno di stare solo.
“Wow, davvero?”
Chiese Remus incredulo. Lily che tornava? Era così strano
che la ragazza avesse messo da parte il suo orgoglio, a volte sapeva
essere davvero testarda.
“Si, davvero. Mi ha chiesto scusa..”
Disse James lasciando tutti i presenti di sasso.
“Lily Evans che chiede scusa a James Potter?”
Chiese Sirius sconvolto per la notizia. Ne Remus ne Harry riuscirono a
dire nulla ma Harry era decisamente al settimo cielo. Era ora!
“Non ci credevo nemmeno io. “
Rispose James sorridendo e lasciandosi cadere sul letto. Era
stanchissimo e ora voleva solo dormire un po’.
“E poi? Siete stati via tutta la notte quindi
c’è stato per forza un poi..”
Chiese ancora Sirius saltando sul letto per la curiosità.
“Certo che c’è stato ma non ve lo
racconto.”
Rispose James esausto. Era davvero distrutto e aveva bisogno di qualche
ora di sonno. Avrebbe approfittato del primo giorno di vacanze per
recuperare le ore di sonno perse la notte prima.
“Brutto Ramoso che non sei altro..”
Disse Sirius fingendosi offeso.
“Quindi state insieme!”
Esclamò Harry al settimo cielo.
“Bravo Stev! Hai centrato il punto!”
Gli rispose James.
“Era ora, non se ne poteva più!”
Disse Remus, felice di sapere che i giorni delle litigate furiose per i
più futili motivi forse erano finiti. Finalmente un
po’ di pace, amore e tranquillità. Dopo quei mesi
così frenetici ne avevano proprio bisogno.
“Remus ha ragione però io voglio i
dettagli!”
Disse Sirius, insistendo per sapere che altro era successo.
“Scordatelo cagnaccio!”
Gli rispose James, ben deciso a non dire nulla al migliore amico almeno
per il momento.
“Come scordatelo? E per quale ragione, sentiamo..”
Chiese Sirius saltandogli con poca grazia sulla pancia per costringerlo
a raccontare.
“Perché sei pettegolo!”
Rispose James cercando di mettere al tappeto il suo migliore amico.
“Ehy Peter, che hai?”
Chiese Harry, notando che Peter si era tenuto in disparte e fuori dalla
conversazione. James a quel tempo doveva essere il suo migliore amico,
non doveva ancora averlo tradito. Possibile che non gli importasse
nulla del fatto che fosse felice?
“Niente, assolutamente niente. Devo preparare le mie
cose.”
Rispose Peter senza guardare in faccia Harry.
“E perché scusa?”
Chiese Remus, intromettendosi nella discussione.
“Torno a casa.”
Disse ancora il ragazzo, mettendo le sue cose nel baule.
“Ma avevi detto che saresti rimasto al castello per le
vacanze..”
Gli ricordò Sirius smettendo per qualche secondo di lottare
con James. Anche quest’ultimo guardava senza capire la scena.
James non sapeva nulla della strana conversazione del giorno prima.
“Ho cambiato idea.”
Disse semplicemente Peter, chiudendo il baule e uscendo dalla stanza.
Appena fuori dalla porta si appoggiò alla parete e
sospirò. Basta, era il momento di attuare la sua decisione.
Vagò per il castello fino che arrivò di fronte
alla porta che stava cercando. Ripensò qualche secondo alla
sua decisione e poi si fece coraggio.
“Preside, posso entrare?”
Chiese Peter bussando alla porta dello studio del preside.
“Certo Peter, dimmi pure.”
Rispose il professor Silente con il suo solito tono allegro e caldo.
“Avrei bisogno di parlarle.”
Iniziò titubante il ragazzo.
[nel
frattempo, in sala grande]
“Giorno a tutti!”
Disse Ron entrando in sala grande e avvicinandosi al loro solito
tavolo. Era appena riuscito a fuggire dall’infermeria. Non
aveva nessuna voglia di passare le vacanze di natale a letto.
“Ciao Ron, come stai?”
Chiese Remus in modo gentile facendo posto al rosso.
“Meglio, grazie Remus.”
Rispose Ron con altrettanta gentilezza riuscendo a trattenere tutta la
rabbia e la gelosia che covava dentro di lui. La conversazione con
Harry, il clima natalizio e la convinzione che la storia con Hermione
non sarebbe durata a causa dei danni al futuro lo avevano fatto tornare
di buon umore.
“Sbaglio o manca qualcuno?”
Chiese Ron guardandosi intorno e notando che il tavolo era decisamente
deserto.
“Peter ha preparato il baule e poi è sparito
chissà dove..”
Iniziò Harry pensieroso. Peter non lo convinceva, era troppo
strano. Non era un mistero che da quando lo aveva incontrato non gli
era stato troppo simpatico ma adesso aveva la sensazione che stesse
evitando deliberatamente tutti loro.
“Ma non aveva detto che rimaneva qui?”
Chiese Ron stupito. Quel topastro era un uomo dalle mille sorprese. Che
stesse già progettando il tradimento?
“Dice che ha cambiato idea. Non so che gli sta succedendo.
Sirius invece sta torturando James per sapere dove è stato
tutta notte.”
Continuò Harry sorridendo, la scena che si era parata sotto
i loro occhi era davvero comica. Il povero James che cercava di dormire
e Sirius che saltellava sul suo letto per sapere tutti i dettagli.
“Alice sta facendo lo stesso con Lily, ma non penso che
avrà successo. Lily sembrava molto stanca e
assonnata.”
Raccontò Hermione sorridendo anch’essa. Era felice
di vedere che Ron non sembrava arrabbiato ne con lei ne con Remus. Per
un attimo quando lo aveva visto entrare aveva temuto il peggio.
“Quindi sono tornati alla fine!”
Constatò Ron sorridendo a Harry. Sapeva che era stato in
pena per i suoi genitori.
“Si, stamattina. Sembra che si siamo messi insieme!”
Disse Remus prendendo una fetta di torta al limone.
“Era ora!”
Esclamò Ron strizzando un occhio a Harry.
“Ron, dopo colazione dobbiamo andare dal Preside. Vieni con
noi?”
Chiese Hermione gentilmente. Dovevano andare a parlare con Silente del
pasticcio che avevano combinato ed era importante che ci fosse anche
Ron.
“Certo.”
Rispose Ron, capendo immediatamente la ragione della visita al preside.
“Come mai dal Preside?”
Chiese Remus curioso. In quel periodo stavano succedendo un sacco di
cose, una più strana dell’altra. Alla faccia della
tanta agognata tranquillità.
“Ehm.. È una cosa abbastanza delicata. Scusa ma
non posso dirti di più.”
Rispose Hermione vaga, rubandogli un morso di torta.
“Va bene.”
Rispose Remus con un sorriso.
[nell‘ufficio
del preside]
“Sei sicuro Peter?
Chiese per l’ennesima volta il vecchio preside. Avrebbe
rispettato la decisione del ragazzo ma trovava quello che stava
accadendo molto triste.
“Assolutamente si. Non posso sopportare oltre.”
Rispose Peter a testa bassa.
“Va bene, in questo caso contatterò il mio amico.
Potrai continuare gli studi nella scuola che dirige lui in
Francia.”
Rispose Silente rassegnato.
“Grazie mille signore.”
Mormorò Peter lasciando lo studio del preside.
C’è l’aveva fatta, ora doveva solo
andarsene e lasciarsi tutto alle spalle. Una voce lo chiamò,
distraendolo dai suoi pensieri.
“Peter?”
Chiamò Sirius, stupito di vederlo uscire dallo studio di
Silente.
“Sirius che ci fai qui?”
Chiese Peter allibito, notando solo dopo che Sirius aveva in mano la
mappa del malandrino. Doveva averla usata per trovarlo.
“Volevo sapere come stai. Perché eri dal preside e
hai quella faccia?”
Chiese Sirius preoccupato. Peter stava diventando sempre più
strano e questa volta era deciso a sapere che stava accadendo. Non si
sarebbe accontentato di risposte a metà come quelle del
giorno prima. Voleva capire.
“Me ne vado.”
Disse semplicemente Peter.
“Si lo so, lo hai detto stamattina. Peccato, sarebbe stato
bello passare il natale tutti insieme.”
Disse Sirius con un pizzico di malinconia. Quell’anno sarebbe
stato il primo per James da passare di nuovo con il fratello. Sarebbe
stato fantastico stare tutti insieme come una grande famiglia quale si
consideravano l’uno per l’altro.
“No Sirius, non me ne vado per le vacanze. Me ne vado dal
castello. Ho intenzione di trasferirmi in Francia, finire gli studi e
andare oltre oceano.”
Spiegò Peter con calma. Ci aveva pensato a lungo ed era
arrivato alla conclusione che quella era l’unica decisione
possibile. A sentire quelle parole Sirius sbiancò
improvvisamente. Non poteva essere vero, Peter doveva essere impazzito.
“Cosa? Ma sei impazzito?”
Chiese Sirius perdendo la calma. Come poteva andarsene così
all’improvviso? Che ne era stato della loro amicizia, dei
malandrini e di tutto quello che avevano fatto e detto in quei sei anni
e mezzo?
“Si, sono pazzo. Mi sono innamorato di uno dei miei migliori
amici. Ho provato a fare finta di nulla e a convincermi che
è inutile, che per James sarò sempre e solo un
amico e basta ma fa troppo male.”
Disse Peter senza prendere fiato. Lo aveva detto, alla fine lo aveva
detto a qualcuno. Pensava che sfogarsi lo avrebbe fatto sentire meglio
e invece ora stava peggio di prima.
“James? Sei innamorato di James? È..”
Iniziò Sirius senza sapere bene cosa dire.
“È strano? È sbagliato? Sono un essere
orribile? Ti disgusto? Forse si, anzi penso che tu abbia ragione. Per
questo me ne vado e non sentirete più parlare di
me.”
Disse ancora Peter voltando le spalle a Sirius. Non aveva nemmeno il
coraggio di guardarlo in faccia.
“Aspetta, possiamo parlarne tutti insieme come abbiamo sempre
fatto. Trovare una soluzione, un compromesso, qualcosa
dannazione..”
Disse Sirius, cercando di fermare Peter. Non poteva andarsene
così, dannazione era loro amico. Perché non
gliene aveva parlato prima? Come poteva dire una cosa del genere e poi
andarsene.
“Non ci sono soluzioni. Racconta pure la verità
agli altri ma non dire nulla a James. Non voglio che pensi sia colpa
sua e che si senta in colpa. Sono io quello sbagliato non lui. Ora lui
a Lily. Deve essere felice con lei. Ciao Sirius, è stato
bellissimo essere uno dei Malandrini.”
Disse Peter prima di sparire oltre una porta. Sirius
sospirò. Peter se n’era andato, era uscito dalle
loro vite. Sirius guardò nel punto in cui prima
c’era l’amico. Era vuoto, esattamente come quello
che sentiva dentro al suo petto. Sospirò ancora. Crescere
era così dannatamente difficile. Tornò sconsolato
verso la sala comune, chiedendosi cosa avrebbe dovuto dire agli altri.
Non passò molto tempo che tre ragazzi comparvero di fronte
alla porta del vecchio preside. Videro Sirius allontanarsi in
lontananza ma erano troppo occupati. La cosa più importante
da fare era parlare con Silente e risolvere quella terribile situazione.
“Signore? Possiamo entrare?”
Chiese timidamente Harry bussando alla porta del vecchio preside.
“Certo, sembra che ci sia un certo via vai oggi. Tutti volete
parlare con me. Sedetevi pure ragazzi, e ditemi tutto.”
Rispose sorridendo Silente. Sperava che i ragazzi avessero argomenti
più allegri di quelli di Peter Minus anche se sospettava
avessero combinato qualcosa. Quel Harry Potter assomigliava
incredibilmente a suo padre ed aveva anche lo stesso talento naturale
per mettersi nei guai.
“Abbiamo un problema.“
Iniziò Hermione.
“Un grosso problema.”
Gli fece eco Ron.
“Avete cambiato il futuro, non è vero?”
Chiese Silente senza perdere la calma. Alla fine le sue previsioni si
erano dimostrate veritiere.
“Ecco, si. Che possiamo fare? Dice che è troppo
tardi o che possiamo rimediare? Potremmo cancellare la memoria,
no?”
Chiese frenetica Hermione. Si sentiva terribilmente in colpa, ora
più che mai. Era stata lei a combinare quel disastro, dando
retta al suo istinto e non ascoltando la parte più razionale
di sé.
“Purtroppo è pericoloso giocare con il tempo.
Anche cancellando la memoria e rimediando ai vostri errori non
è detto che il futuro non sia in pericolo.“
Spiegò con calma il vecchio preside accarezzandosi la lunga
barba bianca.
“Quindi non c’è più nulla da
fare?”
Chiese Harry incredulo. Non poteva essere vero, Silente aveva sempre
una soluzione per tutto. Non poteva permettere che succedesse una cosa
come quella. Che ne sarebbe stato del piccolo Teddy? Lui era il suo
padrino, avrebbe dovuto proteggerlo e invece aveva lasciato che il
futuro cambiasse e che lui svanisse.
“Beh si. Lasceremo che le cose vadano come vogliono. State
tranquilli, le persone che avete lasciato nel vostro tempo non corrono
nessun pericolo.”
Li rassicurò il preside, intuendo le loro preoccupazioni.
“Come è possibile? Poco fa lei aveva detto che il
futuro era stato cambiato e che non si poteva fare nulla.”
Disse Ron confuso. Perché era così terribilmente
difficile capire cosa volesse dire Silente. Sembrava si divertisse a
parlare per enigmi.
“Diciamo che il futuro che è cambiato non
è lo stesso da cui voi provenite.”
Spiegò meglio il vecchio preside sempre sorridendo.
“Cosa vuole dire signore?”
Chiese Harry.
“Quando Harry è arrivato in questo tempo ho
immaginato che sarebbe potuto succedere qualcosa del genere. Si
trattava di rimanere in un tempo diverso per molto tempo, non solo per
poche ore. Così per evitare danni gravi ho separato i due
tempi.”
Raccontò lui, divertito dalle espressioni spaventate dei
ragazzi.
“Non capisco..”
Disse ancora Ron.
“Io forse si. Ha separato i due tempi nel senso che quello
che facciamo non ha conseguenze sul futuro da cui proveniamo ma su un
altro futuro. “
Disse Hermione guardando Silente in cerca di conferma.
“Esatto, quello che farete qui plasmerà un altro
futuro in cui le cose potranno andare in modo diverso. “
Disse Silente, compiaciuto dalla sua stessa idea.
“Ma quindi noi non potremo più tornare nel nostro
tempo?”
Esclamò Ron inorridito.
“Certo che potrete farlo. Ho fatto in modo che un passaggio
rimanga aperto fino alla fine di quest’anno scolastico per
permettervi di tornare nel vostro tempo. Potrete anche decidere di
rimanere in questo tempo, ma in quel caso poi non potreste tornare mai
più.”
Disse infine Silente guardando i tre ragazzi che sedevano di fronte a
lui. Le loro espressioni erano stupite e confuse. Il vecchio preside li
vedeva guardarsi l’un l’altro e riusciva a intuire
la domande che ricorreva nelle loro menti.
E adesso?
ANGOLO DELL'AUTRICE
grazie mille a
tutti quelli che seguono la mia storia. come vi avevo antocipato ecco
un capitolo intenso, pieno di risposte. finalmente Peter se
n'è
andato (vi giuro che era dal primo capitolo che progettavo di
cacciarlo dalla scuola!) e penso non mancherà a nessuno
(specialmente a me!). in ogni caso ho deciso di mandarlo via
facendogli fare una figura dignitosa e non da cattivo (devo ammettere
che alla fine un po' di pena l'ha fatta anche a me)
ci sono
anche risposte per quanto riguarda il mistero, il caro Silente ha
separato i due tempi. questo vuole dire che Harry & company
saranno liberi di scegliere cosa fare, cosa dire e in che tempo
rimanere senza correre il rischio di fare danni. immagino capiate da
soli che questo sognifica che potrebbe succedere di tutto negli
ultimi capitoli.. XD
grazie mille a chi mi ha lasciato un
commento!
JAILY: grazie mille del commento! XD Lily è stata
influenzata da James!
LADY BLUE: grazie per il commento e non
preoccuparti. anche io ho pochissimo tempo ultimamente e ti capisco
benissimo! del triangolo Ron-Hermione-Remus non dico nulla.. ti
lascio il mistero, senno che gusto c'è? per quanto
riguarda Peter, beh alla fine è stato abbastanza esplicito.
personalmente non adoro questo personaggio, lo trovo molto difficile
da mettere in una storia. non riesco a capirlo e decriverlo bene.
insomma, non mi mancherà di certo! grazie mille per i
complimenti. diciamo che ho una mezza idea degli avvenimenti
più
importanti che ci sono nella storia..XD
SMEMO92: grazie mille per
il commento! in questo capitolo si è parlato poco di
Hermione
e Ron, ma recupererò nel prossimo! peter.. beh spero non ti
abbia deluso la fine che ha fattO!
w sirius e harry e silente!
LYRAPOTTER: grazie mille per il tuo commento, mi fa un sacco piacere
leggerli! spero che il capitolo non ti abbia deluso. alla fine non sono
serviti i cani, visto? per quanto riguarda Remus-Hermione-Ron.. bah..
non dico nulla ma spero che continuerai a seguire per vedere come va.
ti anticipo qualche colpo di scena prima della fine della storia che
riguardarerà questo triangolo! XD
TONKS17: grazie per il commento! spero che questo capitolo ti sia
piaciuto e che continui a seguire la storia! XD
PICCOLA_PUFFOLA: grazie mille per il commento! spero che questo
capitolo ti abbia chiarito ancora di più le idee!
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Capitolo 31 *** TEMPO DI DECISIONI ***
questo
capitolo non posso non dedicarlo a tonks17, che si è
rivelata una grandissima fan della mia storia.
grazie, le tue parole mi hanno fatto tantissimo piacere!
CAPITOLO 29
TEMPO
DI DECISIONI
Harry,
Ron ed Hermione si trovavano ancora nell’ufficio del vecchio
preside. Le sue parole avevano profondamente turbato i ragazzi che si
fissavano sperduti senza sapere che fare. Il futuro si parava davanti a
loro alla stregua di una macchia dai contorni indefiniti. Che ne
sarebbe stato di loro e di tutti gli sforzi che avevano fatto?
“Ora sta a
voi decidere cosa fare. In un certo senso siete fortunati, non
è da tutti poter scegliere in che tempo vivere.”
Concluse Silente. La
sua voce era calma e rassicurante. Detto lui sembrava così
facile scegliere ma Harry, Ron ed Hermione sapevano bene che non era
così. Scegliere di rimanere o scegliere di andarsene avrebbe
in ogni caso significato perdere qualcosa. Sarebbe stato terribilmente
doloroso comunque.
“Penso che
dovremo rifletterci su.”
Disse Hermione,
esprimendo ad alta voce quello che passava nella mente degli altri due
ragazzi.
“Certamente,
non mi aspettavo una risposta subito. Prendetevi tutto il tempo che vi
serve e se avete qualche domanda non esitate a farla. Se posso vi
risponderò sicuramente.”
Disse ancora il
vecchio preside.
“Grazie
Signore, allora arrivederci.”
Mormorò
Ron, alzandosi dalla sedia seguito a ruota dai due compagni.
“Suvvia
ragazzi, non affliggetevi troppo e gustatevi le vacanze di
natale.”
Disse ancora Silente
con l’intenzione di tirarli su di morale. L’ultima
cosa che voleva era vederli cupi e pensierosi. Non era sua intenzione
rovinare loro le feste natalizie con una decisione di tale portata
senza contare che avrebbero avuto già abbastanza pensieri
con l’improvvisa fuga di Peter Minus. Era sicuro che Sirius,
Remus e James non l’avrebbero presa bene e che il loro
malumore si sarebbe inevitabilmente riflesso su Harry, Ron ed Hermione.
A volte stare dietro quella scrivania e prendere decisioni non era per
niente facile, specie se le sue decisioni si potevano riflettere sul
futuro dei suoi studenti.
“Possiamo
provarci ma non sarà semplice. Questa decisione non
è per niente facile.”
Disse Harry
pensieroso. Nella sua mente si rincorrevano mille pensieri
contradditori.
“Non ci
sono mai decisioni facili nella vita. Prima di andare devo parlarvi di
un’altra cosa.”
Disse ancora loro
Silente enigmatico.
“Certo
Professore, di che si tratta?”
Chiese Hermione
cercando di non fare trasparire la sua curiosità.
“Di Peter
Minus. Ha lasciato la scuola qualche ora fa.”
Rispose loro Silente,
fermandosi a guardare la loro reazione.
“Si, ci
aveva detto stamattina che tornava a casa per Natale.”
Ricordò
improvvisamente Harry. Era stato molto strano Peter quella mattina e
ancora più strano era che Silente facesse parola con loro di
quella storia. Era così importante che quel traditore
tornasse a casa per Natale?
“Non mi
riferivo a quello. Il signor Minus ha lasciato il castello.
Riprenderà gli studi il Francia e poi si
trasferirà in America.“
Spiegò
meglio Silente, resosi conto di essere stato frainteso. Alle parole del
preside seguirono lunghi istanti di silenzio.
“Cosa?”
Chiesero Hermione e
Ron in coro. Harry invece rimase in silenzio, incapace di dire nulla.
Non sapeva se essere felice o preoccupato dalla notizia.
“Dalle
vostre reazioni deduco che questa non è successo nel vostro
tempo.”
Disse Silente
pensieroso. Nella sua mente cominciarono a vorticare mille domande che
non avrebbero potuto trovare risposta.
“No, per
niente.”
Rispose Ron ancora
stranito dalla notizia. Cercò il suo migliore amico con lo
sguardo, dopotutto quella era buona notizia.
“Bene,
questo modificherà ulteriormente le cose. Solo il tempo
potrà dirci se il meglio o in peggio.”
Sospirò
Silente preoccupato. Le cose si stavano complicando sempre di
più, il pericolo avanzava e lui non riusciva a trovare le
rispose che cercava. Si chiese se quei tre ragazzi avessero potuto
aiutarlo. Fin dalla prima volta che lo aveva visto Harry gli era parso
strano, come se sapesse di più di quando desse a vedere.
C’era molto di più di quello che
l’apparenza mostrava in quel ragazzo, ne era certo.
L’anziano preside intuiva che nella mente di quel ragazzo
c’erano molti segreti e molte verità.
[nella sala comune dei
grifondoro]
“Guarda
un po’ chi c’è. La coppietta
più chiaccherata del castello.”
Disse Remus divertito
in direzione di due ragazzi seduti sul divano. Appena entrato nella
sala comune aveva notato la testa rossa della caposcuola Lily Evans
teneramente appoggiata sul torace del suo amico James. Remus dovette
ammettere che erano davvero teneri insieme. Dopo anni di litigi e
scherzi era decisamente ora che quei due si mettessero insieme.
“Di pure la
più tormentata. Alice non mi ha lasciato stare nemmeno per
un attimo. Meno male che doveva tornare a casa o non mi avrebbe
lasciato chiudere occhio.”
Mormorò
sconsolata Lily, senza accennarsi a spostarsi da dove si trovava. Era
così bello essere accoccolata sul petto del proprio ragazzo.
Sentiva il battito regolare del cuore di James e ne era affascinata, le
dava sicurezza. Una certezza in un mare di incognite chiamato mondo.
Fino a che sentiva quel battito incessante e sicuro il resto perdeva
importanza, persino la guerra appariva come un qualcosa di lontano e
sfuocato.
“Povero
amore mio. Vedi il lato positivo..”
Rispose James
giocando con una ciocca di capelli rossi di Lily. Non gli sembrava vero
poter finalmente usare la parola amore riferita a Lily.
“Quale
sarebbe?”
Chiese Lily alzando
la testa. Gli occhi nocciola di James si persero nelle iridi smeraldine
della ragazza. Ci mise qualche secondo a ritrovare le parole per
rispondere alla sua ragazza.
“Il
castello è nostro. Pensate, la casa di grifondoro nelle mani
dei malandrini per tutte le vacanze.”
Urlò
James, pregustando tutti gli scherzi e tutte le feste che avrebbero
potuto fare. Lo spirito malandrino che albergava in lui si era
improvvisamente svegliato. Avevano una torre intera a disposizione e
tanto libero per divertirsi. Aveva già qualche idea
interessante da proporre a Sirius. Come si suole dire, il lupo perde il
pelo ma non il vizio.
“Pensi
davvero che vi lascerò fare tutto quello che
volete?”
Chiese Lily
mettendosi a sedere e passando lo sguardo da James a Remus con fare
minaccioso.
“Non
saresti il mio amore altrimenti..”
Rispose James con
l’aria più dolce che riuscì ad
assumere. Assomigliava tremendamente a un cerbiatto. Lily sorrise, non
sarebbe mai stata capace di dire di no a quello sguardo così
tenero. Sospirò rassegnata. Ormai James la teneva in pugno
anche se doveva ammettere che l’idea di fare qualche scherzo
e infrangere qualche regola la attirava. La minima cosa sembrava
incredibile e divertente se fatta con il suo James.
“Guarda che
tenero il nostro James. E Sirius? Non mi dire che ti ha lasciato
dormire.. Non è decisamente da lui.”
Osservò
Remus prendendo posto su una poltrona di fronte al divano su cui
stavano Lily e James.
“In effetti
è sembrato strano anche a me. È scappato via,
penso sia andato da Peter. Sarei andato con lui anche io ma ero troppo
stanco per seguirlo.”
Ammise James sorpreso
e anche preoccupato per Peter.
“Come
sarebbe a dire? Prima fai il play boy tutta notte e poi sei
stanco?”
Chiese Remus con un
tono decisamente canzonatorio. James sospirò. Doveva
aspettarsi quelle battute da parte degli amici.
“Avevamo
qualche anno di incomprensioni da dimenticare.”
Disse dolcemente Lily
prendendo la mano di James e iniziando a giocherellare con le sue dita.
“Lily sei
sicura di quello che hai fatto?”
Chiese Remus
preoccupato.
“Remus!”
Lo
richiamò James.
“Zitto
James! Voglio dire, sai vero che James è un incorreggibile
rompiscatole e non cambierà mai?”
Continuò
Remus ignorando deliberatamente le proteste di James.
“Certo che
lo so! Ti assicuro che me ne sono accorta in questi anni..”
Rispose Lily
sorridendo. In un attimo le tornarono in mente alcune delle liti avute
negli anni con il ragazzo. A volte si erano azzuffati per motivi
banali, sembrava così strano ripensarci ora. Solo qualche
settimana prima avrebbe voluto strozzarlo e ora stava li con lui mano
nella mano.
“Antipatici!”
Borbottò
James mettendo il broncio. Lily lo guardò sorridendo e
continuò a parlare.
“È
incorreggibile, infantile, dispettoso e a volte presuntuoso ma anche
coraggioso e dolce. È James. Gli voglio bene sia per i suoi
pregi che per i suoi difetti e ti prometto che non cercherò
mai di cambiarlo.”
Concluse in tono
rassicurante Lily. Sapeva dove voleva andare a parare Remus. Il ragazzo
teneva molto a James, gli voleva bene per quello che era e non voleva
che Lily cercasse di cambiarlo o lo facesse soffrire. Tuttavia queste
erano due cose che la rossa non aveva intenzione di fare. Si era
innamorata di James sia per i suoi pregi che per i suoi difetti, non
avrebbe mai potuto volere un James diverso.
“Sono
felice di sentirti parlare così. Io e Sirius vogliamo un
bene dell’anima a James e vogliamo che lui sia felice con te
ma non potremmo mai sopportare di vederlo cambiare. Un rompiscatole nel
gruppo ci serve, no? Specie se è il leader di questa banda
di malati di mente! Noi gli vogliamo bene esattamente per quello che
è!”
Disse Remus,
confermando quello che passava per la testa di Lily. La ragazza sorrise
a Remus. Era orgogliosa di avere un ragazzo come James, che aveva degli
amici che tenevano così tanto a lui. La loro non era una
semplice amicizia, era un legame che niente al mondo sarebbe stato in
grado di spezzare tanto facilmente.
“Sai, un
discorso del genere me lo aspettavo. Solo, pensavo che a farmelo
sarebbe stato Sirius o forse Steven.”
Disse ancora Lily,
prendendo la mano di James tra le sue. Il ragazzo era il silenzio e
passava il suo sguardo da Lily a Remus, incapace di aprire bocca.
“Già
Sirius avrebbe detto qualcosa come -James è mio fratello se
lo fai soffrire non ti perdonerò mai-”
Concordò
Remus scoppiando in una risata che contagiò anche Lily.
“Scusate?
Avete finito di parlare di me? Lo so che sono bello, intelligente e che
nessuno è al mio livello ma tutto questo comincia a
diventare imbarazzante.”
Borbottò
James fissando intensamente un pezzo di legno che ardeva nel camino. Le
parole di Remus e di Lily lo avevano commosso. Non si era mai reso
conto di essere così importante per gli amici, o
così speciale da essere accettato sia con i suoi pregi che
con i suoi difetti. Non avrebbe mai pensato che qualcuno dicesse cose
tanto belle su di lui. Infondo lui non aveva mai fatto nulla di
speciale, aveva solo cercato di stare vicino agli amici e di essere un
punto fermo che li aiutasse il caso di difficoltà.
Sentì una lacrime bagnargli la guancia e fece del suo meglio
per impedire ad altre di seguirla.
“Non ci
credo, in fondo sei un timidone!”
Osservò
Remus ridendo. James era unico, era in grado di fare grandi cose per
gli amici senza rendersi conto di quel che stava facendo. Considerava
normale passare notti in bianco a consolarli, diventare animagus per
uno di loro o accogliere in casa come un fratello un amico scappato di
casa e si stupiva e commuoveva quando veniva ringraziato.
“Non
è vero!”
Disse James
indispettito.
“Timidone!”
Fece eco Lily.
“Smettetela
tutti e due!”
Urlò James
cercando di colpire Remus con un cuscino. Il colpo andò a
vuoto perché l’altro ragazzo si scansò
all’ultimo momento.
“Eddai
ormai ti sei fregato!“
Rispose Remus, per
nulla intenzionato a smetterla tanto facilmente.
“Timidone!”
Ripetè
Lily.
“Basta,
piantatela. Sirius?”
Disse James vedendo
entrare l’amico. Remus e Lily smisero immediatamente di
scherzare non appena videro l’espressione di Sirius. Sembrava
un fantasma o almeno che ne avesse appena visto uno. James
andò verso di lui preoccupato, voleva accertarsi che
l’amico stesse bene. Cosa poteva averlo sconvolto
così?
“Eh?”
Rispose Sirius
guardandosi intorno smarrito. I suoi occhi erano bagnati di lacrime.
[fuori dall’ufficio
di Silente]
“Non
è andata così male in fondo, no?”
Disse Hermione per
smorzare la tensione che c’era nell’aria, palpabile.
“Non
è andata così male? Devi essere impazzita,
è una tragedia.”
Rispose Ron
diventando paonazzo.
“Su Ron non
esagerare, la situazione non è così grave. Grazie
al cielo quello che è successo non ha danneggiato il nostro
tempo.”
Disse Harry, cercando
di evitare l’ennesima litigata tra Ron ed Hermione. Avevano
bisogno di collaborare tra loro e battibeccare non li avrebbe portati a
nulla.
“Ma
chissà che piega farà prendere a
questo!”
Rispose Ron acido.
Decisamente non era in vena di collaborare. Harry sospirò,
sarebbe stato molto più difficile del previsto.
“Una piega
migliore visto che Peter se n’è andato!“
Disse Hermione
perdendo la calma. Chi si credeva di essere Ron per trattarli in quel
modo?
“Dai
ragazzi, calmiamoci. Dobbiamo rimanere lucidi e pensare a che
fare.”
Li
richiamò Harry, cercando di non alzare la voce. Mancava solo
che se la prendessero con lui.
“Dobbiamo
tornare nel nostro tempo, ora.”
Disse Ron deciso.
“Sei
impazzito? Che ne sarà dell’anno scolastico? Se
vogliamo i mago dobbiamo rimanere fino alla fine!”
Rispose Hermione
scandalizzata. Come poteva mandare in fumo tutta la fatica fatta per
arriva in quel tempo e tutti i mesi che avevano passato li per
chissà quale motivo?
“Cosa vuoi
che me ne importi dei mago ora.”
Urlò Ron
in risposta guardando gli amici come alieni. Non riusciva a capire
perché non lo prendessero sul serio. Dovevano tornare, era
la cosa migliore. Rimanere li avrebbe solo peggiorato le cose. Che ne
sarebbe stato della sua famiglia?
“È
per quello che siamo venuti qui! Non ricordi?”
Gli
ricordò Hermione. Ormai aveva del tutto perso la calma e
stava urlando in corridoio, incurante del fatto che praticamente
chiunque fosse rimasto al castello poteva sentire i loro discorsi e
farsi delle domande.
“Beh,
quando siamo venuti qui tutto questo non era previsto.”
Disse Ron, calciando
via un innocente pezzo di carta che era per terra.
“Si
può sapere di che cosa stai parlando?”
Chiese ancora
Hermione stranita. Non riusciva a capire Ron. Che gli stava passando
per la testa? Era impazzito di colpo?
“Siamo
venuti qui per studiare e per poter diventare auror e invece guardate
come è finita. Siamo in balia di un preside mezzo matto. Se
il passaggio si dovesse chiudere?”
Urlò Ron
arrabbiato. Ce l’aveva con tutti. Con Silente che li aveva
messi in quella situazione, con Hermione che si era messa a fare la
stupida con Remus e persino con Harry che non capiva quanto fossero
pericolosi quei due. Avrebbero rovinato tutto. Perché Harry
non diceva nulla a Hermione? Era il suo migliore amico, doveva
appoggiarlo.
“Preside
mezzo matto? Che stai dicendo? È di Silente che stiamo
parlando.”
Rispose Harry brusco.
Era rimasto al di fuori dalla discussione ma questo non poteva fare
finta di non averlo sentito. Silente aveva fatto tanto per lui, gli
aveva insegnato molto. Certo, ogni tanto non era stato sincero e aveva
fatto degli errori ma dopo tutto era umano. Ogni persona fa degli
errori quando di mezzo ci sono i sentimenti e prende decisioni
sbagliate.
“Appunto,
Silente non è una persona affidabile! Ricordi
l’anno scorso? Abbiamo passato un anno alla ricerca di cose
che non sapevamo nemmeno che aspetto avessero. Non mi sorprenderei se
avesse preso un granchio anche stavolta.”
Rispose Ron,
rinfacciando ad Harry gli avvenimenti dell’anno prima. In un
secondo ad Harry passarono di fronte tutti i momenti peggiori
dell’anno passato. Le lunghe notti che aveva passato dandosi
la colpa di avere trascinato Ron ed Hermione in un’impresa
quasi impossibile, la fuga di Ron e i pianti di Hermione, le tombe dei
suoi genitori. Un’infinita tristezza si appropriò
di lui. Hermione sembrò accorgersene perché
intervenne.
“Non ti
fidi di lui?”
Chiese la ragazza,
prendendo la parola al posto di Harry.
“Per
niente, e nemmeno voi dovreste!”
Rispose Ron urlando,
completamente paonazzo in volto.
“Ron stai
esagerando.”
Cercò di
calmarlo Harry. Si era sentito preso in causa per le frecciate di Ron
sull’anno prima. Sembrava quasi che Ron provasse risentimento
verso di lui per aver creduto in Silente tanto da iniziare
quell’avventura. Era arrabbiato con Ron. Dopo tutto lui non
aveva obbligato Ron a seguirlo, anzi. Era stato Ron stesso ad insistere
per poi tornarsene a casa e poi tornare da loro con la coda tra le
gambe.
“No, siete
voi che non capite. Rischiamo di rimanere intrappolati qui. Volete
davvero questo?”
Chiese Ron furibondo.
“Che ci
sarebbe di male?”
Chiese Hermione in
rimando. La sua era chiaramente una provocazione. Voleva vedere fino a
che punto arrivava la rabbia del rosso. Di comportava come un bambino
che fa i capricci.
“Parli
così solo perché qui hai la tua storia con il
professor Lupin. Mi fai schifo! Non provi nessuna vergogna verso
Tonks?”
Urlò Ron,
mettendo tutta la gelosia e l’odio verso Remus in quella
frase.
“Che centra
Tonks ora? In questo tempo nemmeno si conoscono!”
Chiese Hermione,
punta sul vivo. Il senso di colpa che provava per quella situazione si
fece più acuto. Come aveva potuto dire quelle parole? La sua
intenzione era quella di ferire la ragazza, farla sentire in colpa. Che
razza di amico era una persona del genere?
“Appunto, e
forse mai si potranno conoscere per colpa tua!”
Gli
rinfacciò Ron. Voleva ferirla, voleva farle male e
così era sicuro di riuscire nel suo obiettivo.
“Ron sta
calmo!”
Disse Harry per
l’ennesima volta cercando invano di calmare l’amico.
“Ron sta
calmo? Senti quello che sta dicendo? Come puoi chiedermi di stare
calmo. Capisco che a lei non possa importare nulla e forse nemmeno a te
ma io ho una vita. Si, ho una vita nel mio tempo e non
butterò tutto all’aria per fare contento un
bambino viziato che vuole passare del tempo con i genitori!”
Urlò Ron
prendendo Harry per il colletto della camicia. Le parole gli erano
uscite da sole, senza che potesse fare nulla per fermarle e ora non si
poteva più tornare indietro.
“Bambino
viziato? Come puoi considerarmi cosi? Pensavo fossi il mio migliore
amico.”
Gli rispose Harry,
senza nemmeno la forza di urlare. Cercò di aggiungere
qualcosa ma Hermione fu più rapida di lui. Con uno schiaffo
colpì la guancia destra di Ron con un sonoro ciaf.
“Hermione!”
Disse Harry stranito
e confuso. Anche Ron era confuso, non si aspettava una reazione del
genere dalla ragazza e ora si teneva stupito la guancia che era stata
colpita dalla furia di Hermione.
“Stai
zitto! Harry non ha mai chiesto nulla. Ha sempre sopportato in
silenzio, ha sofferto per la morte dei genitori, di Sirius e di Remus
in silenzio. Ha guardato me e te con i nostri genitori senza mai poter
nemmeno ricordare i suoi. Come puoi dirgli una cosa del genere solo
perché vuole rimanere fino alla fine?”
Urlò
Hermione con tutto il fiato che aveva in gola. Per la rabbia ansimava.
Harry guardava la scena come in trance, dicendosi che non poteva essere
vero. Non potevano essere arrivati fino a quel punto. Ron era il suo
migliore amico, come poteva non capire e rinfacciargli una cosa del
genere? Hermione invece era schifata. Come aveva potuto ferire a quel
modo Harry? Loro due sapevano bene quante ne avesse passate Harry. Ron
stesso era stato in camera con Harry per molti anni e doveva per forza
sapere dei terribili incubi che lo torturavano ogni notte, incubi che
avevano come protagonisti il passato di Harry. Ron era stato davvero un
essere vile e meschino.
“Beh se le
cose stanno così me ne vado. Per quanto mi riguarda voglio
lasciare questo tempo il prima possibile. Non sono disposto a rischiare
la mia felicità e la mia famiglia per fare contento
Harry!”
Rispose Ron
semplicemente, avviandosi verso l’ufficio di Silente. Era
deciso a tornare a casa sua al più presto. Voleva rivedere i
suoi genitori, Ginny. Dirle che Harry era un bastardo. Voleva sfogarsi
con qualcuno ed essere capito, fare in modo di smetterla di sentirsi
l’ultimo degli uomini. Sapeva che stava sbagliando ma il suo
orgoglio gli impediva di tornare sui suoi passi e chiedere scusa, era
stato troppo cattivo.
“Ron,
aspetta..”
Lo chiamò
Harry, cercando di fermarlo. Non poteva accadere di nuovo. Non poteva
farlo andare via una seconda volta.
“Harry..”
Lo chiamo Hermione
cercando di trattenerlo.
“Dannazione,
dobbiamo fermarlo.”
Urlò
Harry, cercando di liberarsi dalla stretta dell’amica. Nel
suo cuore albergava il terrore di non vederlo più tornare.
“Harry, non
tornerà indietro.”
Disse Hermione
triste, porgendo ad Harry una spalla su cui piangere. Il ragazzo a
quelle parole chiuse gli occhi e si lasciò abbracciare dalla
ragazza.
[nella sala comune dei
grifondoro]
“Sirius,
si può sapere che ti prende?”
Chiese James fissando
con preoccupazione l’amico.
“È
un casino!”
Rispose Sirius. Era
di fronte a lui ma era come se fosse su un altro pianeta distante anni
luce. Non era il solito Sirius, sembrava il fantasma di se stesso.
Nemmeno quando era scappato di casa ed era andato dai Potter era
ridotto in quello stato.
“Cosa
è un casino? Dai, siediti e spiega con calma.”
Disse Remus
trascinando Sirius verso una poltrona. Non era normale vedere Sirius in
quelle condizioni. Era tempo che non si mostrava in lacrime di fronte a
loro.
“Non dovevi
andare a cercare Peter e chiedergli di stamattina?”
Disse James sedendosi
vicino all’amico e passandogli un braccio intorno alla
spalle. Voleva fargli sentire che lui c’era e che andava
tutto bene.
“Ragazzi,
vi lascio soli così parlate con calma.”
Disse Lily alzandosi.
Non voleva essere invadente, era chiaro che i ragazzi avevano bisogno
di calma e di stare da soli a parlare. Sirius sembrava sconvolto.
Sirius la fermò prendendole un braccio.
“Non ti
preoccupare Lily. Resta pure. Stamattina Peter era strano e ha detto
che sarebbe andato via. Pensavo parlasse delle vacanze, però
mi è sembrato strano lo stesso.”
Spiegò
Sirius in modo che anche Lily potesse capire. Era la ragazza di James
ed era anche una ragazza intelligente e sensibile, non vi era ragione
di tenerla allo scuro. Era una di loro ormai.
“Ma non
doveva rimanere al castello?”
Chiese Lily stupita.
Erano settimane che Peter non faceva altro che ripetere che sarebbero
rimasti tutti al castello e che avrebbero organizzato una festa di
natale così spettacolare da restare negli annali.
“Appunto,
per quello era strano. Così l’ho
seguito.”
Continuò
Sirius, cercando di calmarsi un poco.
“Me lo ha
detto James prima.”
Disse Remus
appoggiando anche lui una mano sulla spalla di Sirius.
“L’ho
trovato nell’ufficio di Silente. Ho aspettato che uscisse e
abbiamo parlato.”
Disse ancora il
ragazzo sconvolto. La scena di poco prima continuava a passargli
davanti.
“Che ti ha
detto? Ti ha spiegato che gli sta succedendo?”
Chiese James
impaziente. Si sentiva uno stupido. Era così preso dai suoi
problemi da non rendersi conto che gli amici stavano male e il
risultato era Sirius sconvolto e in lacrime. Non riusciva a darsi pace
per questo.
“No, mi ha
solo detto che vuole lasciare la scuola.”
Concluse Sirius con
fare sconsolato. Lily era sconvolta, quello che aveva di fronte non era
il solito Sirius. Sembrava un automa, una bambola di pezza. Era come se
qualcuno gli avesse portato via di colpo la voglia di vivere e di
scherzare.
“Cosa?”
Disse James
incredulo, non poteva essere vero. Eppure Sirius era troppo sconvolto,
non stava scherzando.
“Ma
è impazzito?”
Chiese Lily,
incredula.
“Non
può andarsene. Lui fa parte dei Malandrini.”
Urlò
Remus, perdendo la calma che lo contraddistingueva di solito.
“Dovevi
fermarlo, dovevi parlargli.”
Disse Lily scuotendo
Sirius per un braccio.
“Non mi ha
ascoltava. Ho fatto tutto quello che poteva ma è stato
irremovibile.“
Disse Sirius
sconvolto. Si sentiva terribilmente in colpa. Era stata colpa sua, non
era stato all’altezza. Non era riuscito ad essere per lui un
buon amico, per questo Peter era andato via.
“Probabilmente
aveva già deciso da un po’. Per questo ultimamente
era strano.”
Concluse Remus
cercando di calmarsi. Sirius era sconvolto e perdere le staffe a quel
modo non gli avrebbe fatto bene.
“Se ne
andato. Avete capito? Se ne andato. Ci ha lasciati soli. Quel dannato
topo fifone!”
Urlò
Sirius tra le lacrime.
“Sirius
calmati, non è stata colpa tua.”
Gli disse James,
lasciando che l’amico nascondesse il viso nella sua spalla.
“E invece
si. Sono negato come amico. Se fossi riuscito a capirlo e comprenderlo
non se ne sarebbe andato.”
Disse ancora Sirius
mentre era scosso dai singhiozzi.
“Smettila
di darti colpe che non hai. Sai benissimo che non è
così.”
Rispose deciso Remus.
“Remus ma
io..”
Cercò di
iniziare Sirius ma fu prontamente bloccato da Remus.
“Basta ma.
Le cose a volte prendono pieghe strane e noi non ci possiamo fare
nulla. Se Peter tiene alla nostra amicizia prima o poi
tornerà. Se così non fosse, beh andremo avanti
senza di lui.”
Disse Remus. Le sue
parole riuscirono a calmare i sensi di colpa di Sirius.
“Il destino
a volte fa scherzi strani, vorrei solo sapere il motivo che lo ha
spinto ad andarsene. Te lo ha detto Sirius?”
Chiese James non
appena l’amico fu più calmo.
“No, ha
detto solo che non era il posto per lui. Che era diventato tutto troppo
difficile e soffocante.”
Disse Sirius prima di
essere colto di nuovo da un infinita tristezza. Aveva mentito al suo
migliore amico ma lo aveva fatto per il suo bene. Non poteva dirgli la
verità, lo avrebbe fatto stare male e forse lo avrebbe
spinto a fare scelte avventate. Finalmente lui e Lily si erano trovati
e non voleva che niente al mondo interrompesse l’amore dei
suoi amici.
“Mi spiace
ragazzi. Dannazione, proprio sotto natale.”
Mormorò
Lily dispiaciuta. Era brutto vedere i malandrini ridotti in quello
stato, in particolare James. Gli mancava qualcosa, uno di loro non
c’era più.
“Non ti
preoccupare Lily. Passerà anche questa.”
Disse Sirius cercando
di abbozzare un sorriso per non fare preoccupare la ragazza.
Mentalmente ringrazio anche il destino di avere fatto in modo che
fossero soli nella torre, chissà che avrebbe pensato tutta
la loro casa vedendoli così giù di morale.
“Meno male
che tu ci sei.”
Disse James
stringendo forte Lily. Aveva pronunciato quelle parole piano, in modo
che solo la ragazza potesse sentirle e poi si era appoggiato a lei
chiudendo gli occhi.
“Oh
James.”
Fu l’unica
cosa che Lily riuscì a rispondere.
“Dai su,
cerchiamo di essere ottimisti!”
Disse Remus guardando
gli amici. Erano tutti ridotti a degli stracci ma dovevano reagire. Tra
poco sarebbero tornati gli altri e avrebbero potuto organizzare
qualcosa per distrarsi. Hermione mancava molto a Remus. Mai come in
quel momento avrebbe voluto che lei fosse li per stringerla tra le sue
braccia e convincersi che andava tutto bene. In un certo senso
invidiava Lily e James. Lui amava lei e lei lo ricambiava. La loro
storia invece era complicata, a dire il vero non sapeva nemmeno se
c’era o meno una storia. Si erano baciati e basta, poi erano
cominciati i problemi. Prima Ron che sembrava geloso, poi Peter e ora
Hermione era sparita per tutto il pomeriggio con Ron e Steven. Si
sentiva tremendamente solo, desiderava solo una presenza amica che lo
abbracciasse in modo sincero donandogli tutto il suo affetto.
“È
dura.”
Rispose James
continuando a stringere Lily.
“Hermione,
Steven! Finalmente.”
Disse Sirius
guardando i due ragazzo entrare. Aveva proprio bisogno di qualcuno che
gli tirasse su il morale e portasse una ventata di allegria. Sirius
notò che Ron non era con loro, era molto strano. I due
ragazzi sembravano molto strani, Hermione sul punto di mettersi a
piangere e Stev sul punto di prendere a pugni qualcosa.
“Che fine
ha fatto Ron?”
Chiese Remus notando
l’assenza del ragazzo. Era convinto fosse andato con loro,
come mai non era tornato?
“Non dire
quel nome di fronte a me!”
Sibilò
Harry prendendo le scale. Non aveva nessuna voglia di fermarsi a
parlare, non aveva voglia di vedere nessuno. L’unica cosa che
voleva veramente fare era prendere a calci Ron ma al momento non poteva
farlo quindi preferiva rimanere solo. Tutti i presenti si girarono
istantaneamente verso il ragazzo, Hermione esclusa. La ragazza non
aveva bisogno di guardarlo per sapere come stava. Doveva essere a
pezzi, Ron lo aveva fatto sentire in colpa e gli aveva detto cose
orrende.
“Ma Steven,
aspetta. Che è successo?”
Chiese James,
preoccupato per il fratello. Era pallido quanto lo era Sirius poco
prima e aveva gli occhi gonfi di chi ha smesso di piangere da poco.
James sentì un groppo formarsi in gola. Prima Sirius e ora
Stev, i suoi fratelli stavano male e lui non poteva fare nulla per
loro. Si sentiva in colpa perché quello che li faceva stare
male era successo mentre lui era con Lily, mentre lui era felice. Come
poteva essere così egoista da essere felice mentre i suoi
fratelli stavano male?
Lily lo strinse
forte, le sue mani erano calde e attenuarono i sensi di colpa. Non era
peccato essere felice ma non doveva trascurare Stev e Sirius.
“Non mi va
di parlarne. Me ne vado di sopra!”
Replicò
Harry prima di sparire su per le scale, lontano da occhi indiscreti.
Era stanco di recitare una parte e voleva rimanere solo per essere se
stesso. Ora che Ron era andato via era rimasta solo Hermione con cui
non doveva fingere anche se ora lei aveva Remus. Ce l’avrebbe
fatta a recitare la parte di Steven Potter con tutti? Fingere di essere
qualcun altro con i suoi genitori e con Sirius era terribilmente
difficile. La presenza di Ron lo aiutava, ma ora?
“Che bella
giornata, vero?“
Disse Sirius ironico.
“Lasciamo
perdere, è meglio.”
Rispose Hermione
lasciandosi cadere sul divano e prendendo la testa tra le mani. Remus
le fu subito accanto e passò un braccio intorno alle spalle
della ragazza. Hermione si lasciò abbracciare lasciando che
quel caldo abbraccio portasse via tutte le tristezze e i problemi.
“Hermione
si può sapere che è successo? Ha litigato con
Ron?”
Chiese Lily dopo un
po’. Nessuno si decideva a parlare e lei aveva deciso di
prendere l’iniziativa.
“Anche.
È complicato.”
Rispose la ragazza
con un tono triste. Non sapeva da che parte iniziare. Era terribilmente
complicato, non poteva dire loro che Ron aveva rinfacciato ad Harry di
voler stare con i suoi genitori.
“Non ne
posso più di cose complicate! Prima Peter che se ne Va. Ora
Stev che è fuori di sé e tu che sembra che ti sia
passato sopra un treno. Che sta succedendo oggi al castello?”
Disse Sirius perdendo
la pazienza. Era arrabbiato con il destino, con il fato che si era
accanito contro di loro.
“Vorrei
proprio saperlo!”
Mormorò
James a mezza voce sconsolato.
“Ron ha
detto delle cose orrende a Stev. Gli ha rinfacciato storie assurde e
poi ha lasciato il castello. Stev è a pezzi.”
Spiegò
alla fine Hermione. I ragazzi sbiancarono a sentire quelle parole.
Anche Ron se n’era andato. Dannazione, non bastava Peter?
Stev non sembrava averla presa per niente bene. Sirius si chiese cosa
avesse potuto dire Ron per ferire a quel modo Stev ma non
trovò risposta. Si guardò intorno e
intuì che tutti si stavano facendo la stessa domanda anche
se nessuno osò pronunciarla. Hermione non sembrava essere in
grado di dire di più. Remus ripensò alla
conversazione che aveva avuto con la ragazza prima di baciarla. Era
arrabbiata con Ron perché aveva trattato male qualcuno,
anche quella volta sembrava molto scossa. Come poteva essere
così viscido Ron da fare stare male a quel modo Hermione e
Stev, i suoi migliori amici?
“Ci credo,
povero. Dobbiamo stargli vicino.”
Disse James guardando
preoccupato guardando la scala che portava alla loro stanza. Avrebbe
voluto percorrerla in un baleno e andare dal fratello per assicurarsi
stesse bene ma non era sicuro fosse la cosa migliore. Immaginava che
Stev volesse stare solo. James ricordava troppo bene i giorni in cui
aveva litigato con Sirius. Non voleva vedere nessuno ne sentire stupide
parole vuote. Sirius gli appoggiò una mano sulla spalla e
James capì che anche lui gli stava suggerendo di aspettare
ad andare da lui e di lasciarlo sbollire almeno qualche ora.
“Penso che
tutti abbiamo bisogno di affetto. Nemmeno sembra abbiate preso troppo
bene la fuga di Peter.”
Osservò
Lily guardando preoccupata i ragazzi. Il suo sguardo si
fermò per quale istante su Sirius. Lui e Stev erano quelli
per cui era maggiormente preoccupata. James aveva lei mentre Remus
aveva Hermione, Sirius e Stev non avevano nessuno che potesse stare
loro vicino senza pensare a quello che era accaduto.
“Sarà
proprio un pessimo natale quest’anno!”
Osservò
Remus sconsolato.
“Già.”
Concordò
Hermione.
“Penso che
dobbiamo organizzare una festa per tirarci tutti un po’ su di
morale. Che ne dite ragazzi? Voi siete bravi in questo genere di cose,
no?”
Propose Lily per
cercare di fare tornare un po’ di allegria ai ragazzi.
“In questo
momento penso che sarei parecchio bravo a organizzare una festa
funebre.”
Rispose Sirius a
metà tra il sarcastico e il lugubre.
“Se vuoi
una mano chiedi pure..”
Rispose sconsolato
James
ANGOLO
DELL'AUTRICE:
grazie mille se
nonostante tutto avete letto questo capitolo nonostante il ritardo
allucinante con cui l'ho postato. mi merito tantissimi rimproveri ma
purtroppo prima ho avuto un sacco di contrattempi poi finalmente sono
riuscita a scrivere il capitolo e avrei dovuto postarlo la vigilia di
natale ma ho preferito posticipare di qualche giorno vista la tristezza
di questo capitolo. XD
vi avviso che
è solamente un capitolo di transizione e che già
dal prossimo capitolo cambieranno molte cose e ci saranno grandi
rivelazioni quindi aspettate a linciarmi per avere allontanato Ron
(alla fine sono sicura che apprezzerete! XD)
veniamo ora ai
commenti sullo scorso capitolo. devo confessarvi che questi capitoli mi
spaventano, ho sempre paura che facciano schifo quindi leggere le
vostre parole mi tranquillizza e mi da la forza per continuare a
postare. XD
SMEMO92: diciamo
che Peter non si legherà con nessuno e che non avremo
più sue notizie, tranne qualche cartolina per natale che
verrà prontamente cestinata dal nostro Sirius. come ho
già detto non sopporto Peter ed era dall'inizio che
progettavo un uscita di scena radicale, grazie all'idea di Silente l'ho
potuta fare! per quando riguarda Ron, al momento è confuso
ma vedrai che nel prossimo capitolo verrà rimesso in riga!
XD grazie per avere commentato!
LYRAPOTTER: beh,
questa volta sono stata io a farmi attendere (perdono, perdono!) beh la
reazione dei tre l'hai vista no? Ron torna nel suo tempo, Harry ed
Hermione rimangono ed Hermione si sente terribilmente in colpa. se
pensi che i colpi di scena siano finiti però mi sottovaluti
XD (non perdere il prossimo capitolo!) l'unico di cui ti assicuro non
sentirai più parlare è Peter (sihu sta ballando
la conga insieme a te!) anche se comunque ho optato per un addio
diciamo dignitoso (la morte del traditore non mi piaceva anche se mi
sta abbastanza sulle scatole). grazie per il tuo commento!
TONKS17:
innanzitutto GRAZIE MILLE, mi ha fatto piacere ricevere la tua mail! la
separazione dei due tempi crea infinite possibilità, tutto
è rimesso nelle mani dei nostri eroi. per quando riguarda
Peter posso dirti che se n'è andato, che non si
unirà ai mangiamorte e che non tradirà i suoi
amici. il resto, beh.. non anticipo nulla che sennò rovino
il prossimo capitolo! XD
PICCOLA_PUFFOLA:
mi spiace tantissimo per non avere aggiornato per molto tempo,
scusaaaa! spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo anche se
è un po' triste. Peter innamorato di Remus sarebbe stato
decisamente complicato, già c'è il triangolo
Remus/Hermione/Ron. anche Peter sarebbe stato troppo Beautiful! XD
JAILY: grazie
mille per il commento. visto che la tua Lily è tornata? XD
PRINCESSMARAUDERS:
grazie per il commento! non ti preoccupare, a me rende felice anche
solo sapere che la gente legge la mia storia. spero che questo capitolo
non ti abbia delusa! XD
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Capitolo 32 *** PRESENTE, PASSATO E FUTURO ***
CAPITOLO 30
PRESENTE
PASSATO E FUTURO
La sala comune dei
Grifondoro era immersa in un festoso clima natalizio, con ad ogni
parete numerose decorazioni natalizie ma nonostante questo ai due
ragazzi seduti davanti al camino appariva spenta e tetra, un
po’ come il loro umore in quel momento.
“Non sembra
nemmeno Natale, che tristezza.”
Mormorò
Hermione più mogia del solito. Nemmeno il natale aveva
migliorato il suo umore. Era passato qualche giorno
dall’addio di Ron ma entrambi erano ancora a pezzi, un
po’ come i malandrini erano tristi per la partenza di Peter.
Lily aveva provato a tirare su tutti di morale ma non ci era riuscita
molto bene, solo James sembrava stare un po’ meglio.
“Ricordi
gli anni scorsi?”
Chiese Harry
intristendosi ancora di più ricordando che anche lo scorso
natale Ron li aveva lasciati soli, abbandonando la missione che avevano
intrapreso insieme. L’anno prima lui ed Hermione si trovavano
a Godric Hollow, il luogo dove tutto era iniziato ed era finito. In
quel piccolo villaggio la sua vita era andata in pezzi, rivedere la sua
vecchia casa in rovina era stato doloroso. Ricordava bene la sensazione
di vuoto che aveva provato davanti a quelle rovine. Istantaneamente
aveva cercato gli amici, alla sua destra aveva trovato la mano di
Hermione ma alla sua sinistra non c’era nulla, Ron non era
lì a sostenerlo in quel momento così delicato.
“Oh
Harry.”
Disse Hermione,
incapace di aggiungere altro. Il moro si riscosse da quei tristi
ricordi e fisso il volto pallido della sua amica di sempre, doveva
essere dura anche per lei.
“Mi
dispiace Hermione, è stata colpa mia.”
Disse Harry a testa
bassa, si sentiva colpevole. Anche l’anno prima si sentiva
colpevole per la fuga di Ron. Possibile che riusciva sempre ad
allontanare le persone a cui voleva bene?
“Non dire
sciocchezze! Ron è un testone lo sai, e..”
Rispose Hermione
bloccandosi improvvisamente, incapace di completare la frase. Non
riusciva a definirlo. Il suo cuore e la sua mente stavano combattendo
una feroce e silenziosa lotta per arrivare a stabilire cosa fosse
esattamente Ron per lei.
“.. E lo
ami?”
Completò
lui per la ragazza, centrando il punto e facendo arrossire Hermione.
“Credo
proprio di si.”
Annuì la
ragazza, senza riuscire ad aggiungere altro. Il suo cuore batteva a
mille al pensiero di quel testone. Qualcosa dentro di lei le diceva che
non era ancora tutto finito, che Ron non poteva averli abbandonati
così. Non doveva smettere di sperare.
“Che pensi
di fare con Remus?”
Chiese Harry
discreto, fissando Hermione intensamente.
“Lo ha
capito anche lui, ora siamo amici.“
Spiegò
Hermione soffermandosi sugli occhi di Harry. Da quando lo conosceva era
abituata ai suoi occhi verdi, erano uno dei tanti dettagli di Harry che
con il passare degli anni aveva preso ad ignorare. Ma quando erano
arrivati lì Harry era stato costretto a farli diventare
color nocciola, come quelli di suo padre. Per Hermione era strano
vederlo con gli occhi scuri, ogni volta che lo fissava era come se ci
fosse qualcosa fuori posto.
“Mi
dispiace, sarai distrutta.”
Osservò
Harry, pronto a consolare l‘amica passandole un braccio
intorno alle spalle.
“A dire la
verità sono più sconvolta per Ron. Alla fine io e
Remus non stavamo insieme.” Voglio dire, non è
come se mi avesse lasciato, no? E poi siamo rimasti in buonissimi
rapporti.”
Raccontò
Hermione sforzandosi di fare un sorriso. Harry la fissò per
qualche istante e capì, senza bisogno che aggiungesse altro.
La conosceva la sette anni e la loro amicizia con il passare del tempo
si era rafforzata tanto da permettere loro di capirsi al volo senza
troppe spiegazioni.
“Buon
Natale a tutti.”
Disse Sirius in tono
tetro scendendo le scale.
“Buon
Natale anche a te Sirius, quanta allegria..”
Lo salutò
Harry in risposta, cercando di ironizzare quella strana e triste
situazione.
“Speriamo
che i regali di Natale migliorino l’umore di tutti.”
Disse Hermione
cercando di migliorare l’umore dei due ragazzi. Anche lei
però, esattamente come Lily non ebbe fortuna. Nemmeno
l’idea di mettersi a scartare i regali riuscì a
strappare un sorriso a Sirius.
“Appunto,
dove sono finiti tutti?”
Chiese Harry
guardandosi intorno. Mancavano all’appello Lily, James e
Remus. In tutta la casa di grifondoro erano rimasti solo loro sei, e
nel castello c’erano solo altri cinque. Se non fosse stato
per l’umore tetro dei ragazzi ci si sarebbe potuti divertire
parecchio, il castello era praticamente nelle loro mani.
“Lily con
James e Remus in bagno. Remus mi ha detto di voi, mi spiace. Stai
bene?”
Si informò
Sirius fissando Hermione. All’inizio quando Remus gli aveva
detto quello che era successo si era arrabbiato non poco con la
ragazza. Come si era permessa di fare soffrire così il suo
amico Remus? Poi si era calmato. Remus lo aveva fatto ragionare, alla
fine si vedeva lontano un miglio che lei era innamorata persa di Ron.
Era stato bello ma non poteva durare, avrebbe dovuto capirlo subito.
Inoltre Hermione era una ragazza intelligente e non voleva rovinare
l‘amicizia che si era creata tra loro due. A Sirius era
sembrato molto ridicolo che fosse stato Remus a calmare lui quando in
teoria sarebbe dovuto succedere il contrario.
“Si, lo
stavo dicendo anche a Stev. Penso sia meglio così.
Piuttosto, Remus sta male?”
Chiese Hermione
mordendosi nervosamente le labbra. Non riusciva a sopportare di fare
soffrire una persona buona a generosa come Remus, non era giusto. Aveva
già sofferto tantissimo nella sua vita e in futuro gli
aspettavano altre terribili sofferenze a meno che lei ed Harry non si
fossero fermati in quel tempo per cambiare quel futuro.
“È
pensieroso ma dice che è meglio sia andata così
perché se foste stati insieme avrebbe perso
un’ottima amica.”
Rispose Sirius
tranquillizzandola. Non avrebbe potuto sopportare l’idea di
averlo illuso e ferito.
“Buon
Natale! Si sta parlando di me?”
Chiese Remus
raggiungendo gli amici vicino al camino. Sirius e Harry si guardarono
colpevoli. Remus sorrise di quelle loro buffe espressioni, sembrano due
bimbi colti sul fatto dalla mamma mentre rubavano la marmellata.
“Oh
Remus!”
Esclamò
Hermione arrossendo, spaventata all’idea di avere in qualche
modo ferito nuovamente i suoi sentimenti.
“Tranquilla
Hermione, va tutto bene. Tu piuttosto, ancora sconvolta per Ron? Io non
ho proprio capito che gli è preso. E poi come ha fatto a
tornare nella sua dimensione? Pensavo non si potesse.”
Chiese Remus,
passando lo sguardo da Hermione a Stev. Non serbava rancore per
Hermione, anzi. Era terribilmente triste per il modo in cui Ron era
scappato via anche se in proposito si faceva molte domande. Tutta
quella faccenda era molto misteriosa. Nella sua mente si rincorrevano
mille teorie, una più stramba dell’altra ma che
avevano tutte in comune il fatto che i ragazzi avessero nascosto loro
qualcosa.
“Emh,
è complicato.”
Iniziò
Hermione senza sapere bene come continuare. Dannazione, che gli doveva
dire? Per qualche secondo ebbe la sensazione di essere stata scoperta,
anche se era impossibile. Cercò Harry con lo sguardo
perché gli venisse in aiuto. d’accordo, Remus era
molto intelligente ma non poteva avere scoperto il loro segreto. Era
una cosa semplicemente impensabile.
“Hermione
ti va un succo di zucca intanto che aspettiamo Lily e James?”
Propose Harry
salvando la situazione e togliendo Hermione dall’impiccio di
dover rispondere alle domande che Remus e Sirius stavano per fare.
“Si, sto
proprio morendo di sete Stev. Scusateci, a dopo.”
Rispose Hermione
precipitandosi fuori dalla sala comune cogliendo al volo
l’occasione.
“Ciao
ragazzi, dove scappavano quei due?”
Chiese James,
raggiungendo gli amici con al suo fianco Lily.
“Sete
improvvisa.”
Spiegò
Sirius, per niente convinto. Quei due si erano inventati una scusa per
sfuggire alle loro domande su Ron e non riusciva a capire
perché. Hermione gli era sembrata terrorizzata non triste
per l’abbandono dell’amico. Qualcosa non andava
anche se non riusciva a capire cosa.
“Sete
improvvisa? Non mi convince..”
Commentò
Lily, sedendosi vicino a Remus che sembrava perso in chissà
quali pensieri.
“Nemmeno a
me, e non solo quello.”
Disse Remus
pensieroso, riscuotendosi all’improvviso.
“Che stai
dicendo Remus?”
Chiese James curioso,
mettendosi comodo.
“Che per me
c’è qualcosa sotto, solo non capisco
cosa.”
Spiegò
meglio Remus, riferendosi al comportamento di Stev e Hermione.
“Non ti
seguo.”
Disse Sirius.
“Non avete
notato niente di strano?”
Chiese Remus fissando
gli amici.
“Onestamente
No.”
Rispose Sirius
cercando chi capire dove volesse arrivare Remus. D’accordo,
il loro comportamento era strano e apparentemente non adatto alla
situazione ma non aveva notato nulla di particolarmente strano.
“Beh Stev
è a terra perché Ron è andato
via..”
Iniziò
Remus.
“È
normale, è il suo migliore amico ed è tornato
nella sua dimensione dopo aver detto cose orribili a Stev.”
Disse Sirius
interrompendolo. Che stava dicendo Remus, quello era normale. Anche lui
sarebbe stato così a terra se James avesse fatto una cosa
del genere. Anche loro dopo tutto, non erano a terra per la scomparsa
improvvisa di Peter? Ripensando a Peter si sentì in colpa.
Lui sapeva perché se n’era andato ma con James e
gli altri aveva fatto finta di nulla. Aveva deciso che avrebbe portato
solo quel peso e che James non avrebbe mai saputo la verità.
I sensi di colpa lo avrebbero fatto soffrire troppo e James non lo
meritava, non ora che era finalmente felice con Lily.
“Aspetta,
come ha fatto a tornare? Avevano detto che non si poteva.”
Osservò
James ricordando improvvisamente quello che era successo qualche mese
prima.
“Prima
stranezza.”
Disse Remus guardando
gli amici sempre più stupiti e increduli.
“La
seconda?”
Chiese Lily,
incuriosita da quel mistero.
“Come
può essere il suo migliore amico?”
Buttò
lì Remus senza staccare lo sguardo dai suoi tre amici.
“Hai
ragione, è impossibile.”
Esclamò
Lily, capendo improvvisamente dove voleva arrivare Remus.
“Che dici
Lily, perché lo trovi strano?”
Chiese Sirius
confuso, non capendo a che cosa si stessero riferendo Remus e Lily. Va
bene che c’era qualcosa di strano in quella situazione ma non
capiva come la stranezza potesse essere l’amicizia di Stev e
Ron. Dopo tutto ognuno era libero di avere gli amici che voleva, e poi
Ron non era nemmeno antipatico. Certo, il suo comportamento e la sua
sparizione era decisamente strana ma nessuno poteva mettere in dubbio
che fosse un buon amico. Teneva a Stev quanto lui teneva a James.
“Beh Stev
è il gemello di James, giusto? Dice di provenire da una
dimensione parallela dove le cose sono andate in modo
diverso.”
Disse Lily, facendo
il punto della situazione. Sperava che così i due ragazzi
riuscissero a capire dove stava la stranezza.
“Giusto, in
quella dimensione sono morto io e lui si è salvato. Cosa
centra con Ron?”
Disse James,
riflettendo ad alta voce.
“Come fate
a non capire? L’unica cosa che rende diversi i due universi
paralleli dovrebbe essere che li sei morto tu e qui è morto
lui ma non è così.”
Spiegò
meglio Remus, cominciando ad alterarsi. Sirius e James si fissarono
senza capire per qualche istante, poi Sirius si illuminò.
“Ron ed
Hermione.”
Esclamò
all’improvviso Sirius capendo la situazione. Come aveva fatto
a non notarlo prima?
“Centro!”
Rispose Remus, con un
sorriso soddisfatto sul viso.
“Avete
ragione, loro non esistono qui. In teoria dovrebbero esserci loro
doppi.”
Notò James
riflettendo su quel punto. Non aveva mai sentito parlare di Hermione
Granger e Ronald Weasley prima di allora. Come potevano essere i
migliori amici del suo gemello? In teoria dovevano essere Remus e
Sirius, e poi c’era Lily. Nell’universo da cui
proveniva Stev doveva essere innamorato di lei quando lui lo era della
Lily di questa dimensione. Stev tutta via non aveva mai dimostrato di
essere seriamente attratto da lei. Come avevo potuto non notare tutti
questi dettagli.
“E il
migliore amico di Stev dovrebbe essere Sirius non Ron..”
Concluse Lily, dando
voce all’idea che frullava nella testa di tutti i presenti.
“Che
confusione! Come te lo spieghi?”
Chiese Sirius
guardando Remus. Era lui l’unico che poteva dare un senso a
tutte quelle stranezze. L’unica spiegazione abbastanza logica
era che nella dimensione da cui provenivano fosse successo qualcosa che
nella loro non era successa, ad esempio che anche lui e Sirius fossero
morti da piccoli ma era strano. Stev lo avrebbe detto, senza contare
che sapeva troppe cose sia su di lui che su Sirius e Lily per non
averli mai conosciuti.
“Non lo so,
ma è strano.”
Ammise Remus,
infastidito da non avere una risposta. Per la prima volta non aveva
nemmeno un’idea di quale potesse essere la verità
e non aveva nemmeno un’idea per scoprirlo.
“Teniamo
gli occhi aperti.”
Concluse James cupo
fissando dritto avanti a sè.
***
[fuori dalla sala comune]
“Per
un pelo.”
Esclamò
Hermione, cercando di riprendersi dallo stato di terrore in cui si
trovava. Per qualche secondo aveva pensato che li avevano scoperti.
Sarebbe stata la fine.
“Per poco
non ci scoprivano. Dannazione Remus sospetta qualcosa.”
Osservò
Harry stringendo i pugni. Era un problema se Remus pensava che qualcosa
non andasse. Lo conosceva bene e non si sarebbe rassegnato facilmente.
“Dobbiamo
stare attenti.”
Disse Hermione seria,
non dovevano sottovalutare il problema. Quelli non erano ragazzi
normali, erano i Malandrini, gli studenti più furbi e
brillanti del loro tempo.
“Speriamo
basti, conosci Remus..”
Disse Harry lasciando
in sospeso la frase.
“Se pensa
ci sia un mistero fa di tutto per scoprirlo.”
Concluse Hermione
scuotendo la testa.
“Che devo
dire di Ron?”
Chiese Harry
dubbioso. Sapeva bene che prima o poi avrebbero fatto altre domande.
“Sii vago,
di loro che ti fa male ripensare a quella discussione.”
Rispose Hermione in
tono pratico. In fondo era vero, parlare di Ron era difficile per Harry
e in questo modo gli altri avrebbero fatto poche domande. I malandrini
non avrebbero mai infierito sapendo che Stev soffriva a ripensare a
Ron. Inoltre l’unico modo per fare smettere Remus di farsi
domande era convincerlo che non c’era nulla di strano sotto.
“E per il
ritorno? Quello come lo spieghiamo.”
Chiese ancora Harry
preoccupato. Se era un problema parlare del perché aveva
discusso con Ron era un problema ancora più grosso spiegare
come era riuscito a tornare a casa.
“Che non lo
sappiamo e che ci ha pensato Silente.”
Disse Hermione dopo
averci pensato un po’ su. Dopo tutto quella era la scusa
perfetta, tutti conoscevano la bravura di Silente e la sua scarsa
propensione a svelare i suoi misteri.
I ragazzi sospirarono
e decisero di tornare nella sala comune, non era saggio far aspettare a
lungo i malandrini. Si sarebbero solo insospettiti di più.
“Lily,
James! Buon Natale.”
Salutò
Harry rientrando nella sala comune alla vista dei suoi genitori.
Improvvisamente realizzò che avrebbe passato il suo primo
natale con i suoi genitori. Certo, ne aveva già passato uno
ma era troppo piccolo per ricordarlo. In pensiero di quel giorno lo
rese felice per la prima volta da quando Ron era tornato nel loro
tempo.
“Ciao
Hermione, trovato il tuo succo di zucca?”
Disse James con un
sorriso furbo. Voleva mettere alla prova la ragazza.
“Succo di
zucca? Ah si, stavo proprio morendo di sete..”
Rispose la ragazza
arrossendo violentemente.
“Apriamo i
regali?”
Chiese Harry cercando
di spostare il loro interesse verso i regali.
“Già
non perdiamo altro tempo!”
Rispose Sirius,
curioso di iniziare l’opera di scartamento. Harry ed Hermione
sospirarono, almeno per il momento era andato tutto bene.
***
[in un altro tempo, molti
anni dopo]
C’erano
voluti pochi attimi per tornare nel suo tempo, in un batter
d’occhio era tornato nella sala da cui erano partiti. Ron si
sentiva fuori posto, ora più che mai non era convinto della
sua decisione ma ormai era tardi. Qualcosa non andava, era troppo buio
e non c’era traccia di anima viva. Il castello sembrava
deserto, funereo. Forse erano tutti a casa per le vacanze natalizie e i
professori erano nelle loro stanze. Ron non si fece troppe domande,
buttò un po’ di metropolvere nel camino e in pochi
secondi fu alla tana. Era natale, tutta la sua famiglia doveva essere
lì. Anche casa sua era stranamente silenziosa, Ron si
sentiva un estraneo. Casa sua era sempre stata rumorosa e allegra, cosa
poteva essere successo? Senza parlare cominciò a vagare per
le stanze alla ricerca di qualcuno, dove diamine si erano cacciati
tutti quanti? Improvvisamente sentì dei rumori provenire
dalla cucina. Man mano che si avvicinava notò anche una
luce. Ron prese la bacchetta dalla tasca dei pantaloni ed
entrò.
“Ron?”
Chiese Ginny fissando
la figura che era appena entrata dalla porta. Ron abbassò la
bacchetta e abbracciò la sorella. Era felice di rivederlo ma
il suo volto nascondeva una tristezza infinita.
“Grazie al
cielo stai bene, che è successo qui?”
Chiese Ron
guardandosi intorno. Tutto era fuori posto, come se nessuno riordinasse
da tempo. Che ne era stato di tutti quanti? Perché il giorno
di natale non c’era nessuno ne alla tana ne al castello?
“C’è
stato un grosso attentato. Sono tutti morti.”
Spiegò la
ragazza cercando di mantenere il controllo. Due grosse lacrime gli
scesero lungo le guance per quanto la ragazza si sforzasse di fermarle.
“Come?”
Chiese Ron
impallidendo e sperando con tutte le sue forze di avere capito male. Il
castello deserto, la tana cos’ silenziosa e lugubre.. Non
poteva essere vero.
“Sono
morti, tutti morti. Non si è salvato nessuno. Morti,
capisci? Sono rimasta sola. Volevo raggiungervi ma non sapevo come
fare.”
Spiegò
Ginny mentre delle calde lacrime continuavano a bagnarle il viso. Li
avevano presi di sorpresa, nessuno si aspettava un attacco del genere.
Tutti pensavano che non ci fossero più mangiamorte e invece
alcuni di loro si erano salvati e avevano attaccato il castello. I
professori non sapevano cosa fare, non erano in grado di provvedere
alla sicurezza degli studenti più piccoli così
avevano chiamato chiunque potesse aiutarli, l’ordine della
fenice, l’esercito di Silente. Tutti erano andati al castello
ed erano caduti nella trappola. I mangiamorte avevano piazzato una
bomba magica che esplodendo aveva distrutto ogni cosa e ogni vita.
“È
terribile.”
Disse Ron, incapace
di aggiungere altro. Non riusciva a crederci. I suoi fratelli, la sua
famiglia, i suoi amici, tutti i professori erano morti. Non
c’era più nessuno. Lui e Ginny erano soli al mondo.
“È
tutta colpa loro. Dannato Harry e dannata Hermione.”
Disse ancora il rosso
dopo lunghi attimi di silenzio, maledicendo gli amici. Era colpa loro,
solamente colpa loro.
“Che
centrano loro, scusa?”
Chiese Ginny,
recuperando il suo autocontrollo. L’unica cosa che non le
aveva fatto perdere la ragione era sapere che Harry, Ron ed Hermione
erano salvi.
“Se noi
fossimo rimasti qui non sarebbe successo nulla.”
Disse Ron lasciandosi
cadere su una sedia con il volto nascosto tra le mani.
“No, se
foste rimasti qui sareste morti anche voi. Erano tutti al castello
perché era sotto attacco. Io ero nella stanza delle
necessità per mettere al sicuro il piccolo Teddy. Mi sono
salvata solo per quello.”
Spiegò
Ginny appoggiando una mano sulla spalla del fratello. Sapeva che
sarebbe stato difficile per lui, così come per Harry ed
Hermione. Si sarebbero dati per sempre la colpa per essere i soli
sopravvissuti, esattamente come faceva lei da quando c’era
stato l’attacco.
“Come puoi
difenderlo dopo quello che ha fatto?”
Chiese Ron, alzandosi
improvvisamente. Era rosso in viso ed era furioso.
“Ron,
perché parli così? Cosa è successo?
Perché c’è l’hai
così tanto con Harry?”
Chiese Ginny
leggermente spaventata dalla rabbia del fratello. Perché
stava incolpando Harry di quella tragedia? Lui non centrava nulla.
Ginny era felice che Harry stesse bene, non si sarebbe potuta dare pace
se fosse morto insieme agli altri. Non sarebbe riuscita a sopportarlo.
“Come fai a
non odiarlo? Ti ha lasciata sola. Anche adesso lui non è
qui.”
Urlò Ron
buttando per terra tutto quello che c’era sul tavolo.
Bicchieri, piatti e bottiglie si infransero cadendo al suolo. Ginny non
si spaventò per quella reazione, anzi ritrovo la calma e la
lucidità.
“Nemmeno tu
dovresti essere qui, non così presto. Allora, che
è successo?”
Chiese Ginny
mettendosi seduta e indicando una sedia anche a Ron.
“È
stata tutta colpa di Silente. Quel vecchio ha separato i tempi quando
siamo arrivati in modo che le nostre azioni non influissero su questo
tempo.”
Spiegò Ron
guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa di commestibile. Che
pessimo natale.
“Lo
sapevo.”
Rispose Ginny
lasciando Ron di stucco.
“Come lo
sapevi?”
Chiese Ron stupito ed
incredulo. Sapeva che c’era il rischio che rimanessero
bloccati in un altro tempo ed era così tranquilla? Come
poteva non odiare Harry per averla lasciata sola?
“La
McGranitt aveva detto che Silente avrebbe fatto una cosa del genere per
evitare distorsioni temporali.”
Spiego lei con una
calma che lasciò Ron senza parole.
“Quando il
portale si chiuderà i due tempi non saranno più
in collegamento. Appena l’ho scoperto io sono voluto tornare
ma Harry No. Diceva che c’era ancora tempo. È solo
un bambino viziato che vuole stare con i suoi genitori.”
Riprese Ron con foga,
tornando a prendersela con Harry. Aveva bisogno di dare la colpa a
qualcuno per sfogarsi. In cuor suo sapeva che non era colpa di Harry e
che se non fosse stato insieme ad Harry in un altro tempo sarebbe morto
come tutti gli altri ma non gli importava.
“Tra quanto
si sarebbe chiuso?”
Chiese Ginny
perplessa.
“Qualche
mese.”
Disse Ron dopo averci
pensato un po’ su guardando dritta negli occhi la sorella.
“ Sei un
idiota! Che fretta c’era? Ronald come hai potuto fare una
cosa del genere al tuo migliore amico? Dopo tutto quello che lui ha
fatto per te, tu gli volti le spalle a quel modo?”
Urlò Ginny
furibonda perdendo completamente la calma. Come poteva suo fratello
dare la colpa ad Harry, lui non centrava nulla. Anzi, se non fosse
stato per Harry e la sua idea di tornare nel passato per studiare
sarebbero morti anche loro tre e lei sarebbe rimasta completamente sola
al mondo.
“Io, ero
molto arrabbiato..”
Cercò di
giustificarsi Ron, intimidito dalla reazione di Ginny.
“Non
è una buona ragione.”
Rispose lei acida.
Ron penso con un pizzico di amarezza che ricordava molto la loro mamma.
Mai come in quel momento avrebbe voluto che fosse lì con
loro. Rimpiangeva persino le sgridate e gli abbracci in pubblico. Per
la prima volta riusciva a capire cosa provava Harry, ora anche lui era
solo al mondo. Questo lo faceva sentire ancora più in colpa,
rispetto a Harry lui era stato fortunato. Aveva potuto conoscere i suoi
genitori e vivere con loro e con i suoi fratelli per molti anni. Harry
invece era sempre stato solo e lui invece che stargli vicino lo aveva
trattato male. Si era comportato da egoista ed era passato sopra i
sentimenti di Harry.
“Ma lui non
voleva tornare da te.”
Mormorò
debolmente Ron, senza riuscire ad aggiungere altro.
“Sarebbe
tornato prima della chiusura del passaggio e mi avremmo deciso insieme
in quale tempo vivere, ne sono sicura.”
Rispose Ginny sicura.
Amava moltissimo Harry ed era sicura che anche lui la amava e che
sarebbe tornato da lei per prendere una decisione insieme.
“Come puoi
pensare di vivere in un tempo diverso?”
Chiese Ron stupito.
Come poteva pensare di vivere in un tempo diverso? La loro vita era
lì. In quel tempo erano morti i loro genitori, qui erano
nati, avevano studiato e avevano tutta la loro vita.
“Qui non
abbiamo più nulla, l’ha possiamo ancora lottare
per la nostra felicità.”
Disse Ginny decisa.
Ron guardò il suo volto e lo vide segnato dalla stanchezza.
Aveva ragione lei, in quel tempo avevano perso. Certo, avevano vinto la
lotta contro il mago più potente e malvagio di tutti i tempi
ma lui si era comunque portato via tutto. Nell’altro tempo
avrebbero potuto ripartire da zero, lottare conoscendo già
parte delle strategie del nemico e avrebbero potuto rivedere i loro
cari. Sarebbe stato tutto perfetto a parte lei, in quel tempo
l’aveva persa per sempre.
“L’ha
non potremmo mai essere felici.“
Ammise Ron pensando a
Hermione tra le braccia di Remus.
“Che altro
è successo Ron. C’è
dell’altro non è vero?”
Chiese Ginny, sicura
si trattasse di Hermione. La ragazza era perdutamente innamorata di Ron
già da un po’ così come Ron lo era di
Hermione ma nessuno dei due lo ammetteva con se stesso. In quei mesi
doveva essere successo qualcosa che doveva avere complicato le cose.
“Hermione,
ha baciato Remus. È successo dopo che avevamo
litigato.”
Spiego tristemente
Ron aspettandosi un po’ di comprensione dalla sorella.
“Se
l’hai trattata come hai fatto con Harry ha fatto
bene.”
Rispose Ginny
spiazzando completamente Ron.
“Ginny,
come puoi difenderli?”
Chiese Ron
sull’orlo di una crisi nervosa.
“Caro Ron,
basta piangersi addosso. Ami Hermione, vuoi stare con lei? Allora
chiedile scusa e lotta per il suo amore. Chiederai scusa anche a Harry
perché lo hai trattato male. Non si meritava le tue
parole.”
Disse decisa Ginny in
piedi di fronte a Ron con le mani sui fianchi.
“Come
faccio a chiedere loro scusa? Loro non sono in questo tempo,
ricordi?”
Le ricordò
Ron temendo la risposta della sorella.
“Infatti
andremo noi nel loro tempo.”
Rispose lei come se
fosse la cosa più naturale di questo mondo.
“Come, vuoi
andare lì?”
Chiese Ron insicuro,
era difficile prendere una decisione così su due piedi.
“Vuoi
vivere in un mondo distrutto dove tutti quelli che hai conosciuto ed
amato sono morti o vuoi provare a salvarli e vivere con loro?”
Chiese Ginny fissando
intensamente Ron negli occhi. Ron la guardò senza parlare
per qualche istante poi capì.
“Sono stato
orgoglioso, testardo e mi sono comportato da idiota. Torniamo nel
passato, ora!”
Disse deciso
alzandosi in piedi e dirigendosi verso il camino. Dovevano tornare al
castello e rientrare nel passaggio. Silente aveva detto che lo avrebbe
lasciato aperto in caso ci avesse ripensato.
“Aspetta,
dammi un po‘ di tempo..”
Disse Ginny
inseguendolo infastidita. All’inizio sembrava non volesse
tornare dagli altri ed ora aveva tutta quella fretta.
“Si
può sapere che devi fare?”
Chiese Ron scuotendo
la testa. Era possibile che le donne fossero sempre così
lente? Ci aveva messo pochi secondi a prendere una decisione e ci
avrebbe messo una vita per fare i bagagli.
“I bagagli,
preparare Teddy e cercare la porta temporale..”
Cominciò
ad elencare la rossa prima di essere interrotta da Ron.
“Teddy? La
porta so io dove si trova tu fai i bagagli.”
Disse in tono
sbrigativo.
“Harry
è il suo padrino, e poi vivendo in quel tempo
potrà conoscere i genitori.”
Cercò di
spiegare lei ma fu nuovamente interrotta da Ron.
“Hai
ragione ma cerca di sbrigarti.”
Disse prima di
smaterializzarsi chissà dove. Ginny scosse la testa
mormorando “uomini”.
ANGOLO
DELL'AUTRICE + SCUSE UFFICIALI
ok, mi merito almeno
un caziatone per avervi abbandonato lasciandovi in sospeso. non ho
aggiornato per taaanto tempo, lo so e mi spiace davvero tanto.
purtroppo ero presissima dagli esami e la storia era in un punto troppo
critico per essere scritta di fretta. spero cmq con questo lungo
capitolo di essermi fatta perdonare.
spero in ogni modo
che leggerete ancora la mia storia e che mi lascerete cmq un
commentino. grazie a tutti quelli che sono arrivati a leggere fino a
qui.
TONKS17: grazie mille
per il commento, caspita lo hai letto alle 2 di notte? mi sento un po'
in colpa, spero che il giorno dopo almeno non avevi scuola. XD come
vedi i malandrini se ne sono fatti una ragione e ora sono presi da
altri misteri. ron invece è già tornato sulla
buona strada, e non da solo. dal prossimo capitolo avremo a tutti gli
effetti un personaggio in più! spero che questo capitolo ti
sia piaciuto! grazie mille ancora.
FINLEYNA 4 EVER:
grazie per il commento. spero che dopo questo capitolo ti sia passata
la voglia di linciarmi XD mi sono fatta perdonare?
LYRAPOTTER: grazie
per il commento! povero ron, diciamo che la distruzione del magico trio
mi serviva, almeno momentaneamente per recuperare Ginny. XD quanto a
Sirius, si è già ripreso ed è
terribilmente curioso di scoprire il segreto di Stev ed Hermione. XD
Peter invece non manca a nessuno, soprattutto a me!
SMEMO92: grazie per
il commento! quante domande a cui non posso dare una risposta, SIG
& SOB! diciamo il tempo da cui vengono Harry, Ron ed Hermione
è stato colpito da un attacco di mangiamorte e loro tre e
Ginny (e il piccolo Teddy) sono gli unici superstiti. non aggiungo
altro a parte che la decisione non sarà semplice.. XD
PICCOLA_PUFFOLA:
grazie per il commento, beh diciamo che Ron non aveva una buona
motivazione per prendersela con Harry . era arrabbiato e ha parlato
senza pensare. io però avevo una buona ragione per spedirlo
nel suo tempo, recuperare Ginny. a te la decisione se strangolarlo o
no! XD
|
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Capitolo 33 *** RITORNI E SPIEGAZIONI ***
CAPITOLO
31
RITORNI E SPIEGAZIONI
La
stanza era buia e spoglia, Ron non riusciva ad abituarsi a quella
vista. Non gli sembrava lo stesso castello in cui aveva passato sei
anni. Dopo l’attentato la scuola era stata chiusa, i genitori
erano sconvolti e preferivano tenersi stretti i loro figli che si erano
salvati da quel disastro senza contare che tutti i professori avevano
perso la vita nell’esplosione. Gli unici abitanti del
castello erano rimasti i fantasmi, che vagavano con fare spettrale per
i saloni mormorando storie senza tempo. Ron sospirò
guardando lo stato di rovina a cui era ridotto il castello.
“Andiamo?”
Chiese Ron impaziente
di andarsene. Ogni attimo era doloroso perché riportava alla
luce vecchi ricordi. Gli occhi gli si velarono di lacrime silenziose.
“Sono
pronta. Ma come si fa?”
Chiese a sua volta
Ginny guardandosi intorno curiosa, destando Ron dai tristi pensieri che
lo affliggevano. Si trovavano nell’ufficio del preside, era
lì che c’era il passaggio. Alla pareti i ritratti
dei vecchi presidi sonnecchiavano annoiati, da qualche mese a quella
parte non c’era nessun attuale preside a cui dare consigli.
Alcuni di loro si chiedevano se ci sarebbe mai stato un altro preside o
se la scuola era definitivamente caduta in disgrazia.
“Dobbiamo
solo attraversare questo portale e arriveremo nello studio di
Silente.”
Spiegò Ron
indicando dritto di fronte a sé. Ginny notò con
stupore che quello che avevano di fronte era lo specchio delle brame.
“Allora
andiamo.”
Disse Ginny decisa
attraversando il passaggio. In pochi istanti furono trasportati molti
anni indietro. Di fronte a loro il preside, Albus Silente stava
mangiando beato un ghiacciolo al limone nel suo studio. Ancora una
volta Ginny si stupì, il Silente che aveva di fronte era
molto più giovane di quello che ricordava lei.
“Buongiorno
Signor Weasley, non mi aspettavo tornasse così
presto.”
Saluto il vecchio
preside tranquillamente. Non sembrava affatto stupito, come se vedere
arrivare dal nulla tre persone nel suo ufficio fosse la cosa
più normale del mondo.
“Cosa?”
Chiese Ron confuso
guardandosi intorno. La stanza in cui erano era molto diversa rispetto
a quella da cui erano arrivati. Era viva. Ron sospirò e per
la prima volta capì che Ginny aveva ragione. In quel mondo
in male non era ancora stato sconfitto ma c’era ancora
speranza. Si potevano ancora cambiare le cose.
“Immaginavo
si sarebbe pentito e sarebbe tornato qui ma non la aspettavo
così presto. Soprattutto la aspettavo solo. Chi sono questa
deliziosa signorina e questo bel bambino?”
Chiese curioso
Silente, fissando Ginny e Teddy con i suoi penetranti occhi azzurri.
“Sono sua
sorella, il mio nome è Ginny Weasley. Lui invece
è Ted.”
Si
presentò Ginny, per nulla in soggezione. Silente
fissò per qualche istante la ragazza per poi volgere il suo
sguardo sul bambino che teneva tra le braccia. Chi poteva essere quel
delizioso fagottino?
“Benvenuta
Ginny, e benvenuto anche a te piccolino. Posso chiedere
perché loro sono tornati con te?”
Chiese Silente
guardando Ron, in attesa di risposte.
“Hanno
deciso che staranno qui, Ginny può frequentare le lezioni
con noi? Nel nostro tempo stava frequentando il settimo
anno.”
Rispose Ron con una
punta di nervosismo, evitando di fare riferimento a Teddy. Meno si
sapeva su li lui in quel tempo e meglio era.
“Procederemo
più tardi al suo smistamento anche se immagino sia una
formalità. E il bambino? Non mi avete detto il suo
cognome.”
Rispose il vecchio
preside passando lo sguardo da Ron a Ginny. Silente sospettava che i
ragazzi lo avessero fatto di proposito a non dirgli nulla del bimbo.
Sospettava ci fosse qualche segreto che riguardasse il piccolo e
qualcosa gli diceva che non sarebbe riuscito a scoprirlo facilmente.
“Ecco,
vede..”
Balbettò
Ron senza riuscire a completare la frase.
“Non
possiamo dirglielo signore. I suoi genitori sono morti, non ha
più nessun parente in vita. Gli è rimasto solo
Harry Potter, il suo padrino.“
Concluse Ginny
decisa, per nulla intimorita dal vecchio preside.
“Capisco, i
suoi genitori stanno frequentando questa scuola e non volete che
scoprano la vera identità del bambino. Bene, il bambino
può rimanere qui al castello.”
Esclamò
alla fine Silente guardando la ragazzina. Era terribilmente decisa e
non avrebbe aggiunto altro. Gli ricordava Molly Prewet,
chissà se erano parenti.
“Davvero?
Dice sul serio, signore?”
Chiese Ron incredulo,
non era da Silente mollare così facilmente.
“Certamente
Ron. Se ne occuperà la signorina Ginny e sono sicura che
Harry, o meglio Stev come lo chiamano qui, le darà una
mano.”
Continuò
Silente tranquillo, non voleva insistere. Evidentemente non era
così importante sapere la vera identità del
bambino.
“Certo,
Harry adora il piccolo Teddy.”
Disse Ginny
sorridente.
“Tuttavia
avrete bisogno di una buona scusa per giustificare la presenza di Ginny
e del bambino. Vi consiglio di pensarci bene su, penso che i malandrini
sospettino già che ci sia qualcosa di strano
sotto.”
Consigliò
loro Silente dopo lo smistamento di Ginny. Il cappello
l‘aveva messa in Grifondoro. Ginny e Ron si guardarono, poi
ringraziarono il preside e uscirono.
Una volta usciti
dall’ufficio di Silente i due ragazzi rimasero in silenzio.
Ron teneva la testa fissa sul pavimento mentre Ginny si guardava
intorno curiosa.
“È
così strano qui.“
Esclamò
Ginny, incredula. Era così strano pensare di essere nel
passato ma ancora più strano era rivedere il castello
risplendere al meglio, senza la rovina e la decadenza che avevano
portato i mangiamorte.
“Già.”
Rispose Ron senza
ascoltarla davvero, perso in mille pensieri. Mille domande si
rincorrevano nella sua mente, una più strana
dell’altra.
“Sei
preoccupato?”
Chiese Ginny fissando
il fratello. Era evidente che ci fosse qualcosa che non andava.
“Secondo
te?”
Rispose Ron ironico.
“Su dai non
è così difficile. Cerca di stare calmo e
andrà tutto bene”
Cercò di
incoraggiarlo Ginny. Riusciva a capire che per lui era difficile
tornare sui suoi passi per colpa del suo orgoglio ma sapeva anche che
fosse necessario. Ron aveva fatto degli errori e scappare da essi non
avrebbe portato a nulla, doveva affrontare la realtà.
“Oh certo,
devo solo affrontare il mio migliore amico e la ragazza di cui sono
innamorato. Ma andrà tutto bene, in fondo mi odiano
solo..”
Sbottò Ron
mettendo il broncio.
“Beh, te la
sei cercata. Sei stato uno stupido e hai agito senza pensare.”
Commentò
Ginny con un sorriso.
“Senza
contare che dobbiamo inventarci qualcosa per te e per Teddy.”
Ricordò
Ron fissando il piccolo Teddy che dormiva beato tra le braccia di
Ginny. Non bastava dover affrontare Harry ed Hermione, doveva anche
giustificare la presenza di Teddy con i malandrini. Non sarebbe stato
per nulla semplice.
“Questo
potrebbe essere un problema. Decisamente non possiamo dire la
verità, a Remus prenderebbe un colpo.”
Disse Ginny
riflettendo sul problema.
“Allora,
per quanto riguarda te diremo che sei mia sorella..”
Iniziò
Ron, maledicendo il fatto che Hermione non fosse lì a dare
una mano. Era lei la più intelligente del gruppo che
riusciva sempre a trovare soluzioni per qualsiasi cosa. Ron era sicuro
che se Hermione fosse stata lì avrebbe trovato al volo la
risposta ai loro problemi.
“Wow, che
fantasia.”
Lo prese in giro
Ginny.
“E che sei
voluta venire a tutti i costi con me perché sei la ragazza
di Harry.”
Continuò
Ron ignorando il commento della sorella.
“No, diremo
che sono voluta venire perché sono molto affezionata a
te.”
Lo corresse Ginny
intristendosi improvvisamente dopo aver realizzato che avrebbe dovuto
vedere Harry solo di nascosto.
“Che male
c’è a dire che sei la ragazza di Harry? in fin dei
conti è vero.”
Chiese Ron stupito,
non capendo perché Ginny volesse mentire anche su quel punto.
“Loro
credono che sia il gemello di James che viene da un’altra
dimensione. Dovrebbe essere innamorato di Lily come James,
no?”
Fece notare Ginny
infastidita.
“Hai
ragione, e per il piccolo?”
Chiese Ron cercando
di trovare una soluzione. Quello era il punto più critico.
Avevano bisogno di una scusa credibile.
“Fammi
pensare, ci sono! Diremo loro che è mio figlio.”
Disse Ginny dopo
averci pensato un po’ su.
“Cosa, sei
impazzita? Hai solo diciassette anni.”
Esclamò
Ron scandalizzato. Come poteva passare per la mente di Ginny
un’idea del genere.
“Beh, Teddy
non ha nemmeno un anno. È credibile, no?“
Rispose Ginny a
mo’ di sfida. Era davvero buffa l’espressione di
Ron, non riusciva a concepire come la sua sorellina potesse pensare di
raccontare una cosa del genere. La verità era che Ron non
aveva mai accettato il fatto che lei fosse cresciuta e continuava a
vederla come una bambina.
“E come la
metti con il padre? Che dirai se ti dovessero chiedere chi
è?”
Chiese ancora Ron,
per nulla d’accordo con l’idea della sorella.
“Che
è scappato quando gli ho detto che ero incinta e che ho
chiesto a Stev di fargli da padrino. Almeno in questo modo
avrò una scusa per stare da sola con Harry.”
Rispose ancora Ginny
decisa.
“Sei
pazza.”
Commentò
Ron scuotendo la testa.
“Hai
qualche idea migliore?”
Chiese Ginny
fissandolo dritto negli occhi. La storia era credibile e giustificava
la presenza del bambino nel castello.
“Effettivamente
No. Dobbiamo parlare con Harry ed Hermione prima di incontrare gli
altri.”
Fece notare Ron
preoccupato all’idea di affrontare i due amici.
“Perché?”
Chiese Ginny senza
capire.
“Perché
se Harry ti baciasse tutta la storia di copertura che abbiamo pensato
andrebbe in fumo.”
Rispose Ron serio.
Quella storia era troppo strana e complicata e avevano bisogno anche
dell’aiuto di Harry ed Hermione perché i
malandrini ci credessero.
“Giusto,
ora sono in sala comune. Basterà aspettare che escano per
scendere a pranzo, nascondersi dietro a quella colonna e fargli
segno.”
Disse Ginny indicando
il ritratto della signora grassa. Senza nemmeno accorgersi erano
arrivati vicini alla sala comune dei serpeverde.
“Bene,
aspettiamo.”
Rispose Ron
nascondendosi dietro una colonna a pochi metri dalla sala comune dei
grifondoro. Non dovettero aspettare molto che i sei ragazzi comparvero
dal buco del ritratto.
“Cibo!”
Esclamò
Sirius affamato con la lingua a penzoloni. Sembrava davvero un cane.
“Sentitelo,
sembra uno che non mangia da settimane.”
Lo prese in giro
Remus. A Ginny fece un effetto strano vedere Sirius e Remus
così giovani e spensierati. Il peso degli anni e degli
eventi non pesava ancora sui loro visi. A pochi passi da loro
c’erano Hermione ed Harry, il suo Harry. Gli era mancato
così tanto. Resistette a fatica alla tentazione di saltargli
tra le braccia e si concentro sul gruppo. Dietro di loro
c’erano altri due ragazzi. Ginny sapeva bene chi erano, li
aveva visti in molte foto ma rimase ugualmente sorpresa. Il ragazzo era
la copia esatta di Harry con gli occhi scuri mentre la ragazza aveva
gli stessi occhi verdi di Harry, dovevano essere Lily e James.
“Beh, sono
ore che non mangio.”
Si lamentò
Sirius cercando almeno la comprensione del suo migliore amico James.
“Ma se
stamattina a colazione ti sei abbuffato!”
Rispose James
unendosi a Remus nel prenderlo in giro.
“Senza
contare i dolci che ti hanno regalato le ammiratrici..”
Fece eco Lily
provocando una risata generale.
“Siete solo
gelosi della mia linea.”
Commentò
Sirius mettendo il broncio.
“Sono la,
avanti..”
Disse Ginny tirando
una gomitata a Ron che stava impalato senza fare o dire nulla. Ginny
era certa che anche lui avesse visto i ragazzi uscire dalla sala comune.
“Cosa?
Perché io?”
Chiese Ron agitato.
Le mani iniziarono a sudargli e sentì la voce mancargli
all’improvviso.
“Perché
se vedono me gli prende un colpo! Muoviti, sii uomo.”
Rispose Ginny
spingendolo leggermente. Era assurdo quanto fosse codardo in certe
situazioni suo fratello.
“Va
bene.”
Rispose Ron guardando
male la sorella.
“Harry!”
Chiamò a
bassa voce in modo che solo il ragazzo lo sentisse. Harry si
guardò intorno senza capire. Gli sembrava di essere stato
chiamato ma forse si sbagliava, in fondo solo Hermione sapeva che Harry
era il suo vero nome. Cercò lo sguardo di Hermione per
capire se anche lei avesse sentito quella voce.
“Che
c’è Stev, tutto bene?”
Chiese Lily
preoccupata dall’espressione confusa del ragazzo.
“Mi
è sembrato di sentire una voce ma di sicuro mi sono
sbagliato.”
Rispose Harry
cercando di calmarsi.
“Una voce?
Sicuro di stare bene?”
Chiese Hermione
preoccupata. Il viso sconvolto dell’amica fece capire ad
Harry che lei non aveva sentito nessuna voce.
“Certo
Hermione.”
La
tranquillizzò Harry con un occhiata.
“Hermione!”
Riprovò
Ron.
“Hai
sentito?”
Chiese Harry a mezza
voce in modo che solo Hermione lo sentisse.
“Ora
si.”
Rispose la ragazza
spaventata. Chi poteva conoscere la vera identità di Harry?
Harry si guardò intorno e alla fine lo vide.
“La
colonna.. Ron..”
Disse Harry a mezza
voce, senza riuscire ad aggiungere altro.
“Ragazzi
che vi prende?”
Chiese James notando
che i due ragazzi erano rimasti indietro.
“Non sto
molto bene, andate avanti vi raggiungo dopo.”
Disse Harry fingendo
di non stare bene.
“Sei
sicuro? Non possiamo lasciarti solo se stai male.”
Fece notare Remus. Il
ragazzo si chiese se stava davvero male o se era l’ennesimo
mistero.
“Resto io,
voi andate pure a mangiare. Sirius è così
affamato.”
Rispose Hermione
capendo al volo le intenzioni di Harry. Voleva parlare con Ron prima
che i malandrini lo vedessero. I malandrini si guardarono, poi alzarono
le spalle e andarono verso la sala grande. Il comportamento della
ragazza convinse Remus che ci fosse altro sotto.
“Non
trovate sia strano?”
Chiese Sirius
guardando gli amici.
“Abbastanza..”
Concordò
Lily.
“A me
sembrava stesse davvero male.”
Rispose James. Remus
invece non si pronunciò, continuò a camminare il
silenzio chiedendosi quale fosse il dettaglio che gli sfuggiva e che
non gli permetteva di capire il mistero di quei ragazzi.
***
[fuori dalla sala comune dei
grifondoro]
“Che
diamine ci fai nascosto come un ladro dietro una colonna? Pensavo ti
facessimo schifo.”
Sbottò
Harry non appena i malandrini furono abbastanza lontani preso da una
strana rabbia dovuta all’avere di fronte il suo migliore
amico. Lo aveva trattato da cani, gli aveva rinfacciato di tutto, era
scappato, lo aveva fatto sentire in colpa e ora compariva dal nulla e
rischiava di metterlo nei guai con i malandrini. Che voleva Ron da
loro? Il proposito di prenderlo a calci come voleva fare qualche giorno
prima gli passò per la mente ma fu bloccato dalla reazione
di Hermione.
“Già,
cosa altro vuoi da noi?”
Fece eco Hermione
furiosa. Che Ron tornasse era la cosa che aveva sperato e che si era
augurata per giorni ma trovarselo davanti le aveva fatto salire una
gran rabbia.
“Io..”
Iniziò Ron
diventando improvvisamente rosso. Si vergognava di se stesso, si
sentiva un essere spregevole.
“Beh,
allora? Sai che se ci vedono i malandrini dovremo dare non poche
spiegazioni?”
Chiese Hermione
scocciata.
“Appunto,
dopo la tua sparizione sono diventati sospettosi.”
Continuò
Harry per lei. Nella testa di Harry c’erano tanti sentimenti
contrastanti. Era contento che Ron fosse tornato ma era ancora
arrabbiato con lui. Aveva bisogno di un po’ di tempo e di
sfogarsi con qualcuno prima che tra loro due tornasse tutto come prima.
“Scusate.”
Riuscì
alla fine a dire Ron. Alla fine la parola scusate era uscita da sola
dalla sua bocca, non era stato così difficile come Ron
pensava. Tutta via Ron era cosciente che non sarebbe bastato
così poco per farsi perdonare. Si era comportato come
l’ultimo degli uomini e c’erano ancora molte cose
che doveva spiegare ai suoi amici ma almeno il ghiaccio era rotto.
“Come?”
Chiese Harry senza
capire. Aveva chiesto loro scusa. Erano davvero sicuri che quello che
aveva davanti fosse Ron?
“Sono stato
un idiota.”
Continuò
Ron guardando intensamente il pavimento. Non aveva la forza di guardare
negli occhi gli amici, sapeva di non meritare il loro perdono.
“Sono
pienamente d’accordo con te.”
Rispose Hermione
acida.
“Aspetta
Hermione, io..”
Cercò di
dire Ron ma fu subito bloccato da Hermione. Harry era troppo sconvolto
e confuso per dire qualsiasi cosa.
“Tu niente,
sei uno stupido.“
Disse Hermione decisa.
“Questo
è innegabile ma penso sia meglio parlarne nella stanza delle
necessità.”
Intervenne Ginny
uscendo dalla colonna dietro alla quale si stava nascondendo. Hermione
ed Harry riconobbero quella voce e si girarono di scatto verso la
ragazza. Harry era incredulo. Ginny era lì, la sua Ginny era
lì con lui.
“Ginny!”
Esclamò
Hermione sorridendo prima di tornare a guardare Ron in cagnesco.
“Amore
mio!”
Disse Ginny lasciando
il piccolo Teddy a Ron e lanciandosi tra le braccia di Harry che
ricambiò quell’abbraccio. Harry strinse forte a
sé la sua ragazza, come se avesse paura di vederla svanire
da un momento all’altro. Ginny era al settimo cielo,
finalmente era di nuovo tra le braccia del suo Harry, si sentiva a
casa. Le loro labbra si incontrarono e non si staccarono per lunghi
istanti. Il mondo intorno a loro svanì, era insignificante.
“Mi sei
mancata così tanto. Il tuo volto è triste, che
è successo?”
Chiese Harry fissando
il volto triste della ragazza che amava.
“Sono morti
tutti.“
Fu l’unica
cosa che Ginny riuscì a dire prima di scoppiare in lacrime
nascondendo il viso nella spalla di Harry.
“Come?”
Chiese Hermione
confusa passando lo sguardo da Ginny a Ron che continuava a fissare il
pavimento con Teddy tra le braccia. Ron non rispose ma Hermione ed
Harry notarono che anche lui stava piangendo.
“L’unica
ragione che mi ha spinto ad andare avanti è stato sapere che
tu stavi bene, oltre il piccolo Teddy a cui badare.”
Disse Ginny tra le
lacrime cercando di nuovo le labbra di Harry. Il ragazzo non disse
nulla, la strinse forte a sé.
“Teddy? Che
ci fai lui qui.”
Chiese Hermione a Ron.
“Andiamo
nella stanza delle necessità.”
Rispose lui alzando
finalmente lo sguardo.
ANGOLO DELL'AUTRICE
vi ringrazio per
l'affetto e per i commenti nonostante il mio mostruoso ritardo. grazie
soprattutto per le 83 persone che hanno la mia storia tra i preferiti.
vi assicuro che cercherò di essere più rapida per
i prossimi capitoli.
nel frattempo grazie
a chi ha commentato:
FYNLEYNA 4 EVER:
grazie mille per il tuo commento, mi fa piacere che ti sia piaciuto lo
scorso capitolo. adesso che c'è anche ginny vedrai che ne
succederanno delle belle! XD
PRINCESSMARAUDERS:
non ti preoccupare, dovrei scusarmi io per il ritardo mostruoso con cui
ho postato! XD diciamo che adesso le coppie ci sono quasi tutte ma i
colpi di scena non sono mica finiti! XD
LYRAPOTTER: beh,
effettivamente lo scorso capitolo è stata una strage. come
hai visto ginny ha trovato un'idea tutta sua per spiegare teddy, ora
bisognerà vedere come la prenderanno i malandrini. non
credere che ron abbia già finito di scusarsi, nel prossimo
capitolo si chiariranno del tutto.XD
SHIHO93: grazie per
il commento, che ne pensi della spiegazione che ha trovato ginny? ci
crederanno i malandrini? per il momento niente spiegazioni ai
malandrini, devi aspettare il prossimo capitolo. per il momento ron ha
capito di avere sbagliato, nel prossimo capitolo chiarirà
con Harry ed Hermione. hai visto che vanno nella stanza delle
necessità? ormai quella stanza è il loro rifugio.
SMEMO92:grazie dei
commenti, nei prossimi capitoli vedrai ma ti dico solo che loro possono
cambiare quel futuro se decidessero di rimanere li (non hanno ancora
deciso..). non aggiungo altro..
PICCOLA_PUFFOLA:
grazie mille per il commento, spero che questo capitolo ti sia piaciuto!
TONKS17: mi spiace
per avere postato così in ritardo lo scorso capitolo,
davvero.. chiedo perdono! meriterei io di essere linciata, altro che
ron! diciamo che se lo scorso capitolo è complicato quelli
che verranno lo saranno anche di più! XD spero che questo
capitolo ti sia piaciuto!
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Capitolo 34 *** PRESENTAZIONI ***
CAPITOLO 32
PRESENTAZIONI
Non ci volle molto ad
arrivare nella stanza delle necessità ma Hermione e Ron
riuscirono ugualmente a litigare furiosamente strada facendo. Tra un
passo a l’altro volarono parecchi schiaffi, tutti
all’indirizzo di Ron. Ginny e Harry camminavano a distanza
dai due scuotendo la testa rassegnati. Una volta nella stanza Ron ed
Hermione si appartarono in un angolo per continuare la loro discussione
mentre Harry e Ginny appoggiarono il piccolo Teddy addormentato su un
divano. Finalmente avevano un po’ di tempo solo per loro.
Avevano così tante cose da raccontarsi ma soprattutto
volevano recuperare il tempo e i baci perduti in quei mesi che avevano
passato lontani.
“Shh, non
dire niente. Baciami e basta.”
Disse Ginny
abbracciando il suo Harry e sentendo il suo cuore battere a tempo con
quello del ragazzo.
“Sei
bellissima.”
Gli
sussurrò Harry all’orecchio prima di baciarla sul
collo. Ginny sorrise e scompigliò i capelli del ragazzo.
“Teddy?”
Chiese Harry dopo un
po’, guardando il bambino che dormiva beato nonostante le
urla di Hermione e Ron.
“Sta
dormendo, ha vissuto troppe emozioni oggi.”
Rispose Ginny
sorridendo.
“Che hai
detto di lui a Silente?”
Chiese ancora Harry
guardando il bambino che dormiva tranquillo con un pizzico di
preoccupazione. Meno persone sapevano di Teddy e meno
probabilità c’erano che i malandrini scoprissero
tutto. Almeno per ora era fuori discussione dire loro la
verità.
“Che si
chiama Ted e che tu sei il suo padrino. Non ho detto a nessuno di chi
è figlio.”
Spiegò la
ragazza accarezzando dolcemente la testa del piccolo.
“E che
diremo ai malandrini? Sono già sospettosi.”
Mormorò
Harry preoccupato pensando alle domande di Remus di qualche ora prima.
“Io e Ron
abbiamo pensato anche a questo. Diremo che è mio figlio, in
fondo è possibile no?”
Disse Ginny guardando
Harry per vedere la sua reazione.
“Tuo
figlio? Come..”
Balbettò
Harry sconvolto. Come era potuta venirle in mente un’idea del
genere? Ginny sorrise pensando tra sé che l’aveva
presa meglio di come l’avesse presa Ron qualche ora prima.
“È
l’unica spiegazione a cui potrebbero credere. Diremo loro che
tu sei il suo padrino e che suo padre mi ha abbandonata
quando gli ho detto di essere incinta.”
Spiegò lei
con calma accarezzandogli il viso.
“Non
potremo stare insieme.”
Sospirò
Harry rassegnato cambiando improvvisamente discorso. Era
così triste avere la propria ragazza così vicino
e dover fare finta di nulla.
“Certo che
potremo, solo dovremo stare attenti che nessuno ci veda.”
Disse Ginny
abbracciando Harry.
“Di
nascosto, come dei ladri.”
Brontolò
ancora Harry mettendo il broncio. Ginny lo fissò pensando a
quanto fosse tenero con quell’espressione da bambino.
“Non
pensarci, siamo insieme e tutto andrà bene.”
Disse Ginny alla fine
per consolarlo, accoccolandosi sulle gambe del suo ragazzo.
“E come la
mettiamo con il nostro tempo. Dovremmo tornare lì, forse
c’è bisogno di noi.”
Pensò
Harry ad alta voce. Si sentiva terribilmente in colpa per non essere
riuscito ad evitare la tragedia e per non essere riuscito a stare
vicino a Ginny che aveva perso tutta la sua famiglia. Lui sapeva bene
quanto era dura crescere e vivere senza la propria famiglia.
“No,
dobbiamo finire gli studi. Non possiamo essere di alcun aiuto
là. Non c’è più nessuno da
salvare, sono tutti morti.”
Rispose Ginny
fissando il vuoto. Improvvisamente le tornò in mente il
sorriso di sua madre, l’allegria contagiosa di George e la
strana passione per i babbani di suo padre. Senza rendersene conto si
ritrovò a piangere come una bambina sulla spalla di Harry.
Erano dettagli così insignificanti a cui era talmente
abituata da non farci più caso. Le mancava persino la voce
fastidiosa e perfezionista di suo fratello Percy.
“Non ci
posso ancora credere.“
Disse Harry guardando
Teddy dormire senza lasciare Ginny. Voleva che sapesse di non essere
sola, che lui ci sarebbe sempre stato per lei.
“Nemmeno
io.”
Ammise Ginny
asciugandosi le lacrime e calmandosi. Non aveva senso continuare a
piangere, era dura ma doveva andare avanti. Non poteva lasciarsi
morire, doveva vivere per vendicare i suoi cari. Le venne in mente una
frase che aveva sentito tempo prima da qualche parte, non ricordava
bene dove. Qualcuno le aveva detto che nessuno moriva mai davvero fino
a che viveva nel ricordo delle persone care.
“Senti?”
Chiese Ginny
all’improvviso, abbozzando un sorriso.
“Cosa? Io
non sento nulla..”
Rispose Harry
spaesato senza capire cosa volesse dire Ginny.
“Infatti.
Hermione e Ron devono avere fatto pace.”
Disse Ginny
sorridendo divertita. Dall’altra parte della stanza non si
sentivano più urla e strilli. Finalmente quel testone di Ron
era riuscito a chiarire con Hermione che finalmente aveva smesso di
picchiarlo e di scagliargli contro incantesimi di ogni tipo. Quella
ragazza diventava davvero pericolosa quando si arrabbiava.
“Quei due
si amano e sono destinati a stare insieme.”
Obiettò
Harry scuotendo la testa. Era felice che Ron fosse tornato e che
Hermione avesse chiarito le cose con Remus. Forse potevano finalmente
stare insieme come era destino che fosse.
“Pensi che
riusciranno a capirlo anche loro?”
Chiese Ginny
sorridendo.
“Prima o
poi..”
Rispose Harry
incantato mentre si perdeva negli occhi della sua ragazza prima di
darle un bacio appassionato.
“Allora,
avete finito di sbaciucchiarvi?”
Chiese Ron
avvicinandosi ai due ragazzi teneramente abbracciati.
“E voi di
litigare?”
Chiese Ginny
lanciando un’occhiataccia al fratello. Odiava essere
interrotta mentre baciava il suo Harry.
“Abbiamo
fatto pace.“
Disse Hermione
semplicemente, guardando Harry.
“Sul
serio?”
Chiese Harry stupito
senza staccare lo sguardo dall’amica.
“Ron mi ha
chiesto scusa.”
Spiegò
Hermione abbozzando un sorriso. Harry annui e sposto lo sguardo su Ron
che si tormentava nervosamente le mani.
“Harry,
io..”
Iniziò Ron
senza sapere bene come andare avanti, c’erano così
tante cose che voleva dirgli. Voleva dire a Harry che ora che aveva
perso la sua famiglia sapeva come si era sentito lui per tutta la vita
e che stava male per le parole che gli aveva rivolto. Aveva bisogno di
un amico, del conforto di Harry ma non osava chiederlo
perché sapeva di non meritarlo.
“Ron..”
Lo interruppe Harry
avvicinandosi al rosso.
“Non so
cosa mi ha preso. Ho parlato senza pensare, volevo ferirti. Non pensavo
davvero quelle cose. Sono un pessimo amico io..”
Continuò
Ron profondamente pentito. Era stato davvero un mostro, non era sicuro
di meritare il perdono di Harry. Aveva capito i suoi errori ed era
pronto a rimediare, avrebbe fatto qualsiasi cosa per il bene di Harry.
“Ora sei
qui. Hai capito il tuo errore e sei qui, conta solo quello. Lasciamo il
passato alle spalle, va bene?”
Disse Harry
sorridendo all’amico. Harry aveva capito che Ron era
sinceramente pentito e non c’era bisogno che parlasse.
Riusciva a capire quello che gli passava per la testa semplicemente
osservando il suo sguardo. Ron come Ginny aveva perso tutta la sua
famiglia e ora aveva bisogno di conforto.
“Dici sul
serio Harry?”
Chiese Ron titubante.
Non osava credere alle sue orecchie.
“Amici?”
Chiese Harry dando la
mano a Ron. Harry non si sarebbe mai potuto perdonare di non essere
stato vicino a Ron nel momento del bisogno.
“Puoi dirlo
forte.”
Rispose Ron
stringendo la mano di Harry. I ragazzi si scambiarono uno sguardo
d’intesa, tutto era tornato come prima.
“Ron ti ha
spiegato la situazione e la nostra idea?”
Chiese Ginny ad
Hermione, felice che Harry avesse chiarito con Ron. Finalmente tutte le
tensioni e i rancori erano spariti.
“Si, penso
che potrebbe funzionare.”
Rispose Hermione
sorridendo. All’inizio era rimasta decisamente colpita
dall’idea che aveva avuto Ginny per giustificare la presenza
di Teddy ma poi era arrivata alla conclusione che fosse
l’unica scusa credibile.
“Speriamo.”
Sospirò
Ron preoccupato.
“Beh,
allora facciamo come abbiamo deciso.”
Rispose Harry
dirigendosi verso la porta della stanza delle necessità.
***
[nella sala comune dei
grifondoro]
James
e Sirius erano profondamente annoiati. Era davvero triste mangiare
soli, senza nessuno a cui fare scherzi o da poter prendere in giro.
Anche Remus non li aveva ripresi come al solito, era stato tutto il
tempo a fissare il vuoto dicendo che stava ragionando su qualcosa.
Anche Lily era annoiata e sentiva la mancanza di Hermione, una figura
femminile era necessaria per non impazzire in compagnia dei malandrini.
“Andiamo a
fare una passeggiata nel giardino?”
Propose Lily a pochi
passi dalla sala comune per cercare di spazzare via la noia. Un giro
nel parco e una battaglia a palle di neve era proprio quello che ci
voleva. Sirius all’idea sembro svegliarsi dal torpore e
prendere improvvisamente vita.
“Prima
volevo controllare come stava Stev.”
Rispose James,
preoccupato per il fratello. Aveva detto di sentirsi poco bene e poi
non era nemmeno sceso a pranzo. Che fosse successo qualcosa?
“Già
non è più venuto giù a
mangiare.”
Osservò
Sirius improvvisamente pensieroso.
“Vedrai che
non sarà nulla di grave.”
Cercò di
tranquillizzarlo Remus, prendendo parte al discorso.
Parlando tra loro
erano arrivati davanti alla loro sala comune, il primo a precipitarsi
dentro come un forsennato fu Sirius.
“Eccolo,
Stev!”
Disse Sirius
indicando un ragazzo che se ne stava seduto davanti al camino con la
testa tra le mani. Il ragazzo era ridotto in uno stato pietoso. Harry
sentì arrivare i malandrini e cercò di assumere
un’aria credibile.
“Ciao
Sirius.”
Rispose Harry, la sua
voce era molto debole.
“Stavamo
parlando di te. Che ti prende, sei pallido..”
Osservò
Lily passandogli una mano sulla fronte per vedere se aveva la febbre.
Il ragazzo cercò di ritrarsi da quel contatto.
“Sto bene
sono solo un po’ sconvolto.”
Rispose Harry mesto.
Il piano stava andando come avevano previsto.
“È
successo qualcosa?”
Chiese Remus
sedendosi al fianco dell’amico.
“Ron.”
Disse solamente
Harry. Il piano di Hermione prevedeva che Harry fingesse di essere
sconvolto per il ritorno di Ron. L’obiettivo era distogliere
l’attenzione dei malandrini dal come Ron era tornato e
portarla sullo stato d’animo di Stev. Se Stev stava male
sicuramente i ragazzi si sarebbero preoccupati più di
consolarlo che di chiedersi come Ron era tornato.
“Cosa?”
Chiese James
incredulo. Remus si incupì all’improvviso, come
era possibile che Ron fosse tornato?
“Lui
è tornato. Non so come abbia fatto o perché ma
è tornato qui. Dice che vuole parlarmi ma io non so che
fare.”
Rispose Harry
fingendo un espressione confusa.
“Forse
dovresti parlarci.”
Suggerì
Sirius lasciandosi cadere su una poltrona. In quel momento non gli
importava nulla dei segreti che nascondeva Stev ma gli importava solo
stargli vicino.
“Dici?”
Chiese Harry fissando
a lungo il suo padrino, fingendosi sperduto.
“Certo,
alla fine è il tuo migliore amico. A volte capita di
discutere tra amici. È capitato anche a me e a
Sirius.”
Consigliò
anche James, sedendosi sul bracciolo della poltrona dove era seduto
Sirius.
“Già
ma la cosa importante è chiarire. Qualunque cosa ti abbia
detto se ti vuole bene e tu gliene vuoi si può risolvere,
no?”
Continuò
Remus, lasciando perdere tutti i suoi sospetti e le sue teorie.
“Forse
avete ragione.”
Disse alla fine Harry
alzandosi in piedi.
“Ma
Hermione?”
Chiese Lily
guardandosi intorno per cercare la ragazza. Nella sala comune non
c’era traccia di Hermione ma in compenso c’era una
ragazza dai capelli rossi che teneva un bimbo addormentato tra le
braccia. Lily si chiese chi fosse e come mai fosse lì. I
ragazzi non l’avevano ancora vista.
“È
andata a parlare con Ron.”
Rispose Harry
fissando il buco del ritratto.
“Hanno
ragione loro, sai? Mio fratello è un testone ma ti vuole
bene.”
Disse Ginny,
lasciando di stucco Remus, James e Sirius che non si erano ancora
accorti della sua presenza.
“Aspetta, e
tu chi sei?”
Chiese Sirius
spiazzato dalla presenza di una sconosciuta nella loro sala comune, con
un neonato tra le braccia poi.
“Io sono
Ginny, la sorella di Ron. Non sono riuscita a separarmi da mio fratello
un’altra volta e sono venuta qui.”
Rispose Ginny
sorridendo ai malandrini. Quel momento era il più critico,
doveva riuscire a far loro credere alla storia che si erano inventati
prima nella stanza delle necessità.
“Piacere,
io sono Remus e questi sono Lily, James e Sirius.”
Si
presentò Remus indicando gli amici, leggermente confuso.
“Vai da lui
e chiarite.”
Disse James a Harry
dopo essersi ripreso dalla sorpresa.
“Siamo in
maggioranza, ci devi ascoltare.”
Disse sorridente Lily.
“Aspetta,
ti dico dove si trova Ron. Vediamo.. Nella torre ovest.”
Dichiarò
James dopo avere controllato sulla mappa del malandrino.
“Sbrigati!”
Lo
apostrofò Sirius. Harry rispose con un cenno della testa e
si precipitò fuori dalla sala comune.
“Sono due
testoni.”
Disse Ginny scuotendo
la testa. Ora cominciava la seconda parte del loro piano, cercare di
non insospettire i malandrini con la presenza di Teddy.
“Ti
assicuro che lo sono anche l’altro gemello e
Sirius.”
La
rassicurò Remus sorridendo.
“Remus!”
Lo ripresero Sirius e
James in coro.
“Così
sei James, ho sentito parlare di te spesso da Stev. Mi fa piacere
poterti conoscere.”
Disse Ginny
osservando James. Era così simile e allo stesso tempo
così diverso da Harry.
“Anche a
me. Posso farti una domanda?”
Chiese James fissando
il bambino che Ginny teneva tra le braccia.
“Perché
quel bambino è qui?”
Provò ad
indovinare Ginny, sicura che fosse quella la domanda che passava per la
testa di tutti i presenti. Non poteva biasimarli, anche lei al loro
posto avrebbe pensato esattamente la stessa cosa.
“Lui si
chiama Ted, è mio figlio. La seconda ragione per cui sono
venuta qui. Non ne potevo più degli sguardi della
gente.”
Spiegò
Ginny appoggiando il piccolo sul divano.
“Tuo
figlio?”
Balbettò
Sirius sconvolto. Quella ragazza aveva la loro età ed aveva
un figlio? Era una cosa semplicemente incredibile. Provò a
mettersi nei panni del padre del bambino, anche lui doveva avere la
loro età, e si ritrovò a tremare terrorizzato. Un
figlio a diciassette anni è una delle cose che stravolgono
la vita.
“Lo so,
è strano. È capitato e non me la sono sentita di
abortire.”
Continuò
Ginny, cercando di non ridere. Non sarebbe stato per nulla credibile
scoppiare a ridere in un momento del genere.
“Hai fatto
bene, è una cosa orribile.”
Esclamò
Lily, scandalizzata all’idea che qualcuno avrebbe potuto non
fare nascere un bimbo così bello come quello che dormiva
tranquillo sul divano.
“Beh Lily,
sarebbe stato bello se il padre l’avesse presa come
te.”
Rispose Ginny
sorridendo. In quel momento il piccolo Teddy si sveglio e fece qualche
versetto per attirare l’attenzione dei presenti.
“Vuoi dire
che il padre voleva che tu abortissi?”
Chiese Remus
scandalizzato quasi quanto Lily.
“Si Remus,
e siccome non l’ho fatto mi ha abbandonata.“
Rispose Ginny, un
po’ imbarazzata a dover inventare storie sul padre di Teddy
di fronte a Remus. Sirius invece aveva un’espressione di
disgusto dipinta sul volto. Certo, un figlio cambia la vita ma
è da codardi abbandonare la propria ragazza per quella
ragione.
“Ciao
ragazzi, Ginny! Ron mi ha detto che eri venuta anche tu. Come sta il
piccolo?”
Salutò
Hermione, entrando nella sala comune e lanciandosi a salutare
l’amica, fingendo di averla rivista solo ora. Anche quello
faceva parte del piano.
“Bene, si
è appena svegliato.”
Rispose Ginny
prendendo in braccio il bimbo. La ragazza sperava con tutta se stessa
che Teddy non facesse nulla di strano come cambiare il colore dei
propri pochi capelli. Ci mancava solo di dovere spiegare
perché il piccolo fosse un metamorfus mago.
“Spero che
non vi dispiacerà se starà in camera con noi
ragazze.”
Spiegò
Ginny guardando Hermione e Lily.
“Non dirlo
nemmeno per scherzo, è così carino.“
Disse Lily,
accarezzando una mano del bambino. Era così piccola,
sembrava un bambolotto.
“Grazie
Lily, sei davvero gentile.”
Rispose Ginny
sorridendo.
“Posso
prenderlo in braccio?”
Chiese Sirius ad un
certo punto, lasciando di stucco gli amici. Una richiesta del genere
era strana per uno come Sirius. Quel bambino lo aveva affascinato.
“Certo
Sirius!”
Rispose Ginny
passandogli Ted sorridendo. Nel loro tempo Sirius era morto prima che
Remus e Tonks si sposassero e non aveva mai potuto conoscere e
coccolare il piccolo Ted. Harry una volta le aveva detto che era sicuro
che se Sirius fosse stato ancora in vita avrebbe amato il bambino
quanto aveva amato lui. Lui e Ted erano i figli dei suoi due migliori
amici.
“Oh no, che
hai fatto? Ora comincerà a cercare di fare di lui un
teppista.”
Esclamò
James fingendosi preoccupato. Non faceva nulla per nascondere lo
stupore di vedere il suo migliore amico con un neonato in braccio.
Decisamente non era una scena che si vedeva tutti i giorni.
“Beh non
sarebbe il primo, anche il suo padrino ci sta già
provando.”
Lo
tranquillizzò Ginny, ripensando ai discorsi che Harry faceva
al suo figlioccio nei quali gli raccontava dei malandrini e della mappa
che un giorno avrebbe ereditato e usato a Hogwards.
“Ron
dici?”
Chiese Remus,
immaginando che fosse suo fratello il padrino del bambino.
“No, il
padrino di Teddy è Stev.”
Spiegò
Hermione, preparandosi a dover rispondere a qualche domanda.
“Stev?”
Chiese Sirius
distogliendo per qualche istante lo sguardo dal piccolo che gli stava
tirando i capelli.
“Si, mi
è stato molto vicino durante la gravidanza. Era
l’unico che non mi giudicava.”
Spiegò
meglio Ginny, sperando che le domande fossero finite.
“Ma con chi
starà durante le lezioni?”
Chiese Lily curiosa.
Hermione tirò un sospiro di sollievo, grazie a dio avevano
cambiato discorso.
“Silente ha
detto che può stare in infermeria.”
Rispose Ginny vaga.
“Poverino,
quella donna è mezza pazza.”
Commentò
James pensando all’infermiera e al suo modo di trattare i
malandrini. In quei sette anni l’avevano vista
così spesso che ormai la poveretta quando vedeva entrare
James o Sirius in infermeria si metteva a urlare istericamente.
“James che
dici, è una santa donna visto che vi sopporta da sette
anni!”
Lo
apostrofò Lily, pensando le stesse cose che stavano passando
in quel momento per la mente del suo ragazzo.
“Porto il
piccolo di sopra. Hermione mi fai strada?”
Chiese Ginny
prendendo il bambino dalle braccia di Sirius e strizzando un occhio
all’amica. Per il momento sembravano aver creduto alla loro
storia, era meglio non sfidare la fortuna e ritirarsi per il momento.
“Certo.”
Rispose Hermione
indicandole la scala e capendo al volo le intenzioni di Ginny.
“Ghee!”
Esclamò
Ted mentre le due ragazze salivano le scale.
“Certo che
sei brava a recitare!”
Commentò
Hermione sorridendo una volta lontane dalle orecchie degli altri.
“Dici che
ci hanno creduto?”
Chiese Ginny
preoccupata.
“Dalle
facce direi proprio di si!”
Rispose Hermione
sicura. Lei stessa, se non avesse saputo la verità ci
avrebbe creduto ad occhi chiusi.
“Speriamo.”
Sospirò
Ginny entrando in quella che sarebbe diventata la loro stanza e facendo
comparire dal nulla con un colpo di bacchetta una culla per il piccolo
Teddy.
***
[in qualche angolo remoto del
castello]
“Il
segnale, possiamo tornare in sala comune.”
Disse Harry mettendo
in tasca la moneta dell’esercito di Silente. Aveva raggiunto
Ron nella torre ovest ed ora i due ragazzi stavano aspettando il
segnale delle ragazze. Hermione aveva detto loro che una volta che lei
e Ginny fossero state nella loro stanza avrebbe mandato lo stesso
segnale che usavano con l’esercito di Silente per comunicare
l’orario delle lezioni segrete.
“Per me
tutta questa sceneggiata era inutile.”
Commentò
Ron alzandosi. Hermione aveva consigliato loro di rimanere un
po’ più a lungo nella torre o altrimenti non
sarebbe stato credibile. Dopo tutto i malandrini pensavano che Harry e
Ron dovessero chiarire, era meglio non farli insospettire.
“Invece no,
i malandrini erano sospettosi. Era importante che credessero davvero
alla nostra storia per evitare che cominciassero a indagare.”
Spiegò per
l’ennesima volta Harry.
“Se lo dici
tu.”
Rispose Ron seguendo
l’amico lungo i corridoi deserti.
***
[nella sala comune dei
grifondoro]
“È
così tenero quel bambino!”
Esclamò
Lily estasiata.
“Già,
il padre è un mostro.”
Mormorò
Remus, pensando quale padre potesse abbandonare così un
figlio. Non sapeva spiegarsi perché ma si sentiva molto
legato a quel bambino, nonostante lo conoscesse solamente da pochi
minuti. Desiderava passare del tempo con lui e con Ginny per conoscerlo
meglio. Era come se una voce dentro di lui gli dicesse che quel bambino
faceva parte della sua vita, non sapeva spiegarsi come o
perché.
“Beh, un
figlio a sedici anni cambia la vita.”
Commentò
Sirius pensieroso.
“Ma
è da irresponsabili scaricare tutto il peso su quella povera
ragazza.”
Gli rispose James
fissando il suo migliore amico. Lily guardava alternativamente James e
Sirius impegnati in quella strana conversazione. Non si era mai accorta
di quanto fosse maturo e responsabile Sirius. Quel lato del suo
carattere gli era totalmente sconosciuto.
“Quello
si.”
Ammise Sirius.
“È
strano però che il padrino sia Stev e non Ron.”
Osservò
Lily pensierosa.
“Anche
questa ragazza, Ginny è strana. Nemmeno lei esiste in questa
dimensione.”
Disse Remus,
smettendo di pensare al bambino e tornando a pensare alla situazione.
“Beh allora
è ufficiale. Nella loro dimensione è successo
altro che non ci hanno detto.”
Concluse Sirius.
Dentro di sé si chiedeva che cosa potesse essere successo e
perché i ragazzi non vi avevano accennato.
“Mmmm, non
so.”
Mormorò
Remus pensieroso.
“Come altro
te lo spieghi?”
Chiese James fissando
l’amico con aria interrogativa.
“Che ci
abbiano mentito e non siano chi dicono di essere.”
Buttò
lì Remus.
“Sei
ammattito? È impossibile.“
Esclamò
Sirius scandalizzato.
“Sirius ha
ragione, per me stai esagerando.”
Disse a sua volta
James, non poteva credere che suo fratello gli avesse mentito. Era il
suo gemello, loro erano inseparabili.
“Forse
è come dite voi. Vedo troppi complotti ovunque.”
Ammise Remus.
“La
verità è che sei troppo orgoglioso per dire di
avere preso un granchio.”
Lo prese in giro
Sirius.
“Non so, ma
penso che non li perderò d’occhio ancora per un
po’..”
Commentò
in fine Remus.
ANGOLO
DELL'AUTRICE
ebbene si, sono ancora io. in
questi giorni ho molto tempo libero, così posto
più velocemente. da settimana prossima tornerò a
postare solo di venerdì causa università ma nel
frattempo cerco di farmi perdonare! XD
grazie a tutti quelli
che hanno messo la mia storia tra i preferiti e anche grazie a coloro
che leggono e basta!
SMEMO92: eh si, ginny
è stata abbastanza creativa con la scusa per giustificare la
presenza del piccolo Teddy. per quanto riguarda la tua domanda, il
tempo è trascorso perchè i due tempi sono
separati. quello che avviene in un tempo non influisce l'altro.XD spero
di essermi spiegata. XD grazie mille per il tuo commento!
SHIHO93: grazie del
tuo commento. che Peter possa essere il padre di Teddy non è
credibile, non dimenticare che è scappato perchè
era innamorato di James. non pensi che il povero Sirius si farebbe
troppe domande? spero che questo capitolo ti sia piaciuto!
PRINCESSMARAUDERS:
grazie del commento, già povero Hagrid. beh la cosa positiva
è che nel tempo in cui sono ora sono tutti ancora vivi XD
FINLEYNA 4 EVER:
grazie mille del commento, spero che questo capitolo ti sia piaciuto!
LYRAPOTTER: grazie
per il commento. ti è piaciuta la reazione di Hermione? XD
spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!
TONKS17: grazie mille
per il tuo commento! XD
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Capitolo 35 *** UNA TRANQUILLA DOMENICA (più o meno) ***
CAPITOLO
33
UNA
TRANQUILLA DOMENICA (più o meno)
Il castello quella
mattina era decisamente più caotico rispetto ai giorni
precedenti. Fuori la neve scendeva dolcemente, stendendo su ogni cosa
una coltre bianca che rendeva tutto molto più magico mentre
i ragazzi si affrettavano a rientrare nel castello dopo le vacanze
natalizie. Era la domenica perfetta da passare davanti al camino con
una bella cioccolata calda oppure fuori a fare a palle di neve. Nella
sala comune dei Grifondoro una ragazza saliva decisa le scale che
portavano al dormitorio femminile.
“Buongiorno
a tutti!”
Salutò
Alice sorridente entrando nella stanza che divideva con Hermione e Lily
nella torre di Grifondoro. Era stato bello passare il Natale e le feste
in famiglia ma ora che era tornata percepiva chiaramente quanto gli era
mancato quel posto. La sua vita era lì con i suoi amici e
con il suo ragazzo. A casa i suoi genitori e i suoi fratelli la faceva
sentire ancora una bambina, la piccola di casa ma al castello era se
stessa e riusciva ad assaporare a pieno l’indipendenza.
“Alice!
Come sono andate le vacanze?”
Chiese Lily
allegramente, correndo ad abbracciare la sua migliore amica. Era felice
di rivederla, le era mancata molto. Alice aveva chiesto a Lily di
raggiungerla per capodanno ma Lily aveva preferito rimanere al castello
con James e con gli altri. Avevano organizzato una festa straordinaria
e la presenza del piccolo Teddy aveva reso l’atmosfera molto
dolce e in qualche modo speciale. Era incredibile quanto amore potesse
portare un bambino semplicemente con un sorriso. In quei giorni avevano
anche scoperto che il bambino era un metamorfusmago e poteva cambiare a
suo piacere il suo aspetto anche se non riusciva ancora a controllare
quel potere.
“Benissimo,
anche se mi mancava il mio Frank. Capodanno lo abbiamo passato insieme,
è stato bellissimo!”
Raccontò
Alice, persa in un mondo tutto suo. Era incredibile come anche solo
pensare al suo ragazzo le facesse quell’effetto. Le aveva
fatto perdere la testa completamente, nella sua mente immaginava in
modo nitido il giorno delle loro nozze. A volte riusciva quasi a vedere
il volto del bambino che avrebbero sicuramente avuto tra qualche anno.
Alice sentiva che Frank era l’uomo della sua vita.
“Anche qui
vedo che ci sono novità.”
Continuò
Alice guardando incuriosita Ginny. La ragazza era seduta sul proprio
letto e giocava con un bambino che rideva felice. Era strano vedere un
bambino al castello, non era mai successo prima d’ora una
cosa del genere.
“Immagino
che la novità siamo noi. Io sono Ginny e lui è
Teddy.”
Si
presentò Ginny sorridendo. Quando Alice era entrata nella
stanza era rimasta quasi sconvolta dalla somiglianza con il suo amico
Neville quasi quanto l‘aveva lasciata di stucco vedere quanto
James Potter somigliasse a suo figlio.
“È
un amore, oddio Lily è più bello di quello che mi
avevi detto!”
Esclamò
Alice fissando Teddy estasiata. Lily le aveva raccontato
dell’arrivo al castello di una ragazza nuova, sorella di Ron
e con un figlio.
“Le avevo
scritto una lettera qualche giorno fa.”
Spiegò
Lily a Ginny che la guardava con aria interrogativa.
“È
un amore!”
Mormorò
Alice, ormai completamente incantata a guardare il bambino. Era
più forte di lei, i neonati le facevano
quell’effetto. Tutto il mondo intorno a lei era di colpo
diventato invisibile, c’era solo quel bambino con le sue
guance paffute e rosee.
“Ciao
Alice”
Salutò
Hermione uscendo dal bagno con i capelli ancora bagnati. Aveva sentito
l’inconfondibile voce dell’amica ed era quasi
sicura che ora fosse intenta a contemplare il bambino.
“Ciao
Hermione. Che stupida, non mi sono presentata.. Io sono
Alice.”
Disse
all’improvviso Alice, ricordandosi di non essersi presentata
a Ginny.
“Ed
è un po’ sbadata..”
Completò
Lily, prendendo in giro l’amica.
“Che
dici!”
Strillò
Alice diventando improvvisamente rossa in viso.
“Ha ragione
lei..”
Confermò
Hermione asciugando i capelli con un incantesimo.
“Hermione!”
La
richiamò Alice sempre più rossa.
“Da quando
sta con Frank ha perso la testa, non ragiona più!”
Spiegò
meglio Lily, facendo sorridere Ginny.
“Basta voi
due, non dar loro retta Ginny! Posso prendere in braccio questo
amore?”
Chiese Alice,
decidendo di ignorare le amiche e di coccolare quella piccola
meraviglia.
“Certo, vi
dispiace badare a lui mentre vado a farmi una doccia veloce?”
Chiese Ginny
guardando speranzosa le amiche, sicura che Alice non si sarebbe fatta
scappare l‘occasione di giocare a fare la mamma.
“Stai
scherzando? Vai pure, il piccolo lo coccoliamo noi.”
Rispose
immediatamente Alice, felice di poter giocare un po’ con il
bambino.
***
[in sala grande, a colazione]
La
Sala Grande era tornata il solito luogo caotico. Tutti quelli che erano
tornati a casa per le vacanze erano di nuovo al castello e stavano
raccontandosi l’un l’altro le ultime
novità tra una fetta di torta ed un succo di zucca. Gli
argomenti più gettonati erano i regali di natale e le feste
di capodanno. Al tavolo di Grinfondoro però i ragazzi erano
intenti in altre conversazioni. Cinque ragazzi sedevano insieme, ma uno
di loro sembrava alquanto imbronciato. Era quasi infastidito da quello
che stavano dicendo i suoi amici intorno a lui.
“Remus non
sai che ti sei perso!”
Disse Ron felice, con
un sorriso che andava da un lato all’altro della sua faccia.
“Vero,
è stato memorabile!”
Confermò
Harry senza riuscire a smettere di ridere. Non era mai stato
così felice in vita sua, tutto quello che poteva volere per
essere felice lo aveva. Tutte le persone più importanti
della sua vita erano in quel castello e lui non avrebbe permesso che
venisse fatto loro male. Non un’altra volta.
“Epocale”
Dichiarò
James felice. Da quando Ron era tornato le cose andavano decisamente
meglio, Stev era più sereno e anche Sirius sembrava avere
accettato l’improvvisa fuga di Peter. James era sicuro che ci
fosse qualcosa che Sirius non avesse detto loro in proposito, ma aveva
taciuto e non aveva diviso i suoi sospetti con nessuno. Qualunque
fossero le ragioni che avessero spinto Sirius a non dire loro nulla
dovevano essere valide e lui doveva rispettarle. Si fidava ciecamente
del suo migliore amico.
“Abbiamo
scritto una nuova pagina della storia degli scherzi di questa
scuola.”
Buttò li
Sirius soddisfatto della loro impresa. Il pensiero di Peter lo aveva
abbandonato, i malandrino erano riusciti a fargli tornare il sorriso.
Era soprattutto merito di James, nessuno avrebbe mai potuto trovare un
amico migliore di quello nemmeno se lo avesse cercato in tutto
l’universo.
“Già,
nessuno riuscirà mai a superarci.”
Concluse James,
beccandosi un’occhiataccia da Remus che era visibilmente
infastidito.
“Avete
scritto un’altra pagina di demenza volete dire.”
Sibilò
Remus, incrociando le braccia per esprimere tutta la sua
disapprovazione. Non riusciva proprio a capire cosa spingesse i suoi
amici a comportarsi in quel modo, erano grandi alla fine. Il tempo
degli scherzi era finito, dovevano mettersi a studiare per i MAGO.
“Eddai, non
prenderla così.”
Cercò di
obiettare Ron, beccandosi anche lui una brutta occhiata da Remus.
“Si,
è solo uno scherzo, no?”
Chiese Sirius, non
prendendo troppo sul serio l’amico licantropo. Era il solito.
Fingeva di disapprovare le loro scelta ma era sicuro che non li avrebbe
mai puniti, voleva loro troppo bene per fare una cosa del genere.
“Si suppone
che ormai siate grandini per gli scherzi..”
Li riprese ancora una
volta Remus, cercando inutilmente di farli ragionare. Era
un’impresa vana e lui lo sapeva benissimo.
“Perbenista!”
Lo
apostrofò James facendogli una linguaccia.
“Chissà
cosa ne penserebbe Lily..”
Disse Remus, notando
che Lily, Hermione e Ginny si stavano avvicinando.
“Cosa
dovrebbe pensare Lily? Cosa non so?”
Chiese Lily sedendosi
al fianco del suo ragazzo e fissandolo incuriosita. James
arrossì di colpo e iniziò a balbettare frasi
senza senso.
“Qualcosa
mi dice che è meglio non chiedere.”
Le
consigliò Hermione, immaginando che ne avessero combinata
una delle loro come al solito.
“Penso che
farò come dici.”
Rispose Lily
addentando una fetta di torta alle mele sforzandosi di non ridere
troppo per il comportamento del suo ragazzo.
“Fate
bene.”
Obiettò
Remus, felice che qualcuno la pensasse come lui.
“Non
dategli retta, è il solito esagerato.”
Disse Harry alle
ragazze.
“Abbiamo
fatto un piccolo scherzo..”
Continuò
James, lasciando in sospeso la frase. Non sapeva se era una buona idea
dire loro cosa avevano combinato.
“Innocente..”
Precisò
Ron vedendo l’occhiata severa che Hermione stava lanciando
loro. Ginny invece era tranquilla, sorrideva. Per la precisione si
stava sbellicando dalle risate.
“Chissà
perché non credo all’innocente.”
Commentò
Hermione guardando Lily e Remus che annuirono.
“Meno male
che qualcuno mi capisce.”
Mormorò
Remus a bassa voce, ormai rassegnato al comportamento infantile dei
suoi amici. Non sarebbero mai cambiati. Una vocina dentro di lui gli
sussurrò un meno male.
“Siete
noiosi.”
Borbottò
James, fingendosi offeso.
“Che avete
fatto sta volta?”
Chiese Lily
abbracciando James.
“Te
l’abbiamo detto, un piccolo scherzo a Gazza..”
Rispose James
baciando la sua ragazza sulle labbra.
“E poi
abbiamo fatto cadere la colpa su quelli di Serpeverde.”
Concluse Sirius,
visibilmente soddisfatto della riuscita della seconda parte del piano.
Era stata sicuramente una sua idea quella di coinvolgere i Serpeverde.
“Ma poveri,
non avevano fatto niente.”
Disse Lily,
dispiaciuta per quei poveri studenti. Per qualche secondo le venne in
mente Severus ma scacciò subito quell’immagine.
“I
Serpeverde non sono mai innocenti, Lily.”
Commentò
Ginny sorridendo, prendendo parte alla discussione.
“Che fai,
Ginny. Ti allei con loro?”
Chiese Remus allibito
dalle parole della ragazza.
“Certo,
posso partecipare anche io al prossimo scherzo?”
Chiese Ginny fissando
i malandrini sorridente. Anche Sirius e James era increduli, solo Harry
e Ron che conoscevano bene la ragazza non erano per nulla sorpresi da
quella richiesta.
“Sei grande
Ginny, sai che potrei innamorarmi di te?”
Disse Sirius, che
stava letteralmente saltando sulla sedia. Quella ragazza era
incredibile e aveva un caratterino davvero deciso. Harry
lanciò al suo padrino un’occhiata di fuoco, come
poteva provarci con la sua ragazza? Gli unici ad accorgersi di questo
fulmineo attacco di gelosia del moro furono Ron, Hermione e Ginny che
non riuscirono a fare a meno di scoppiare a ridere.
“Non
dimentichi qualcuno? Chi penserà a tuo figlio mentre vai in
giro a fare la teppista?”
Chiese Hermione, ben
sapendo che niente avrebbe fermato Ginny dal partecipare attivamente
alla vita malandrina.
“Mmm, penso
Alice!”
Rispose Ginny decisa
senza pensarci quasi.
Un altro ragazzo si
avvicinò al tavolo. Il suo viso era decisamente preoccupato.
“Ciao
ragazzi, mi spiegate che sta succedendo?”
Chiese Frank fissando
spaurito gli amici.
“Ciao
Frank, di che parli?”
Chiese Remus stupito
dal comportamento di Frank, non sembrava lui. Doveva essere tornato da
poco dopo avere passato capodanno con la sua ragazza, non era normale
quel muso lungo.
“Alice.
È in sala comune con un bambino piccolo in
braccio.”
Spiegò
Frank con una faccia sconvolta.
“Chiaro
segno che ne vuole uno, preparati a diventare
papà!”
Lo prese in giro
Sirius. A quelle parole Frank impallidì.
“Stai
scherzando spero..”
Commentò
lui sconvolto. Non riusciva a vedersi padre, si sentiva ancora troppo
giovane per una responsabilità come quella.
“Che ci
sarebbe di male?”
Chiese Hermione
seria, mandando ancora più in crisi il ragazzo.
“Tranquillo,
sta solo giocando con il figlio di Ginny. A proposito, Ginny questo
è Frank. Frank questa è Ginny.”
Li
presentò Lily, facendo tirare a Frank un sospiro di sollievo.
“Piacere.”
Risposero Ginny
sorridendo.
“E
così anche Alice si è affezionata al
bambino?”
Chiese James,
guardando la ragazza entrare in sala grande con il bambino. Tutti gli
studenti si girarono a fissarla e iniziarono a mormorare e a farsi
domande.
“È
impossibile non volere bene a quel batuffolo.”
Rispose Alice
sedendosi al tavolo con ancora Teddy in braccio.
“Batuffolo?
Guarda che non è un criceto!”
Precisò
Sirius sconvolto.
“Scemo”
Lo
apostrofò la ragazza.
“Affezionata
è dire poco. È da quando è tornata che
non lo molla.”
Spiegò
Lily, raccontando agli amici di quello che era successo poco prima
nella stanza delle ragazze.
“Frank sei
nei guai!”
Disse Ron, beccandosi
una sberla sulla testa dall’interessato.
“Domani
riprendono le lezioni.”
Sospirò
Lily, cambiando improvvisamente argomento.
“Purtroppo!”
Precisò
Harry sbuffando. Quelle vacanze erano davvero volate, anche se ne erano
successe di tutti i colori.
“Che si fa
oggi? c’è la gita al villaggio..”
Chiese James,
pensando a cosa potevano combinare per chiudere quelle vacanze in
bellezza. Doveva essere qualcosa di grandioso.
“Direi che
c’è abbastanza neve per una battaglia con i
fiocchi.”
Propose Remus
inaspettatamente, lasciando tutti di stucco. Da lui si aspettavano che
li invitasse a ripassare e a fare i compiti, non a fare a palle di
neve.
“Così
ti voglio Remus. Questo si che si chiama essere malandrini!”
Commentò
Sirius, dando un’amichevole pacca sulla spalla al suo amico.
“Va bene
per tutti?”
Chiese James
guardando i presenti, che annuirono.
“Io resto
al castello..”
Disse Ginny
inaspettatamente.
“No Ginny,
non puoi!”
Esclamò
Sirius deciso.
“Già
perché dovresti fare una cosa del genere?”
Chiese Ron, stupito
per la decisione della sorella.
“Perché
non voglio che tuo nipote si ammali! State tranquilli e andate a
divertirvi.”
Rispose a Ron con
un’occhiata eloquente, sperando che il fratello capisse che
era tutta una scusa per poter stare con Harry.
“Ma resti
qui da sola?”
Chiese Lily
preoccupata per l‘amica.
“Neanche
per sogno, è il mio figlioccio in fondo! È mio
dovere stare con lui. Vieni qui campione!”
Rispose Harry,
capendo al volo le intenzioni di Ginny e prendendo il braccio Teddy.
“Ghigo!”
Esclamò il
bambino, visibilmente contento di essere tra le braccia del suo adorato
padrino.
“Chi lo
capisce è bravo!”
Disse sorridendo
Hermione, riferendosi allo strano modo in cui Teddy esprimeva i suoi
stati d’animo.
Tutti i ragazzi, ad
eccezione di Harry e Ginny uscirono dalla stanza per andare al
villaggio. Sirius non vedeva l’ora e anche James sembrava
impaziente. Lily invece scuoteva la testa domandandosi quando quei due
si sarebbero finalmente decisi a crescere.
“Hermione
posso parlarti?”
Chiese Ron a bassa
voce, fissando intensamente il pavimento del corridoio.
“Certo,
ragazzi andate avanti. Io e Ron vi raggiungiamo!”
Rispose Hermione
sorridendo, incuriosita da quel mistero. Il suo cuore prese a battere
più forte e a sperare che stesse per dirle qualcosa di
romantico. Non voleva farsi troppe illusioni per non rimanere delusa ma
al tempo stesso sperava che Ron si fosse finalmente deciso a
dichiararsi o almeno avesse capito l’interesse che la ragazza
provava per lui.
“Va bene,
non metteteci troppo che la neve ci aspetta!”
Rispose Sirius,
accelerando il passo e prendendo sotto braccio James e Remus. Dietro di
loro Alice, Frank e Lily stavano parlando di Teddy.
“È
tenerissimo quel bambino, e poi non piange quasi.”
Stava raccontando
Lily, ripensando alle notti precedenti.
“Meno male,
sarebbe una bella seccatura essere svegliate tutte le notti!”
Disse Frank senza
pensare troppo a quello che stava dicendo.
“Frank, sei
un mostro.”
Esclamò
con orrore Alice, mettendo il broncio e scappando via quasi in lacrime.
“Eddai
amore non fare così.”
Cercò di
dire Frank prima di correrle dietro. I malandrini guardarono attoniti
la scena, deducendo che alla fine la famosa battaglia
l’avrebbero combattuta loro quattro.
“Avete
visto Stev con Teddy? Sono molto affiatati.”
Disse James pensando
a come era tenero suo fratello con quel bambino tra le braccia.
“Per forza
è il suo padrino.”
Fece notare Sirius.
Stev era un padrino perfetto, dopo averlo visto con Teddy si era
ripromesso che se mai fosse diventato padrino anche lui sarebbe stato
come Stev.
“Per me
c’è qualcos’altro..”
Mormorò
Remus con fare sospettoso.
“Che noia,
ma vedi complotti ovunque.”
Commentò
Sirius sbadigliando. Ultimamente Remus non si fidava per nulla dei
ragazzi, pensava che ci fosse qualche segreto sotto e voleva capire
quale fosse.
“Io resto
dell’idea che ci hanno nascosto qualcosa. Chi non ce lo dice
che il padre di Teddy sia Stev?”
Dichiarò
Remus, leggermente infastidito per non essere preso sul serio.
Quell’idea che Stev fosse il padre gli rimbalzava in mente da
un bel po’ e oggi ne aveva avuto una specie di conferma.
“Che? Non
dire sciocchezze.”
Disse Lily sconvolta
da un’idea del genere.
“Il padre
di Teddy ha abbandonato Ginny.”
Gli
ricordò James, scartando immediatamente l‘ipotesi
che suo fratello fosse il padre del bambino. Non aveva nessun senso.
“Sempre che
non abbia mentito.”
Suggerì
ancora Remus.
“Per me
c’è del tenero tra Ginny e Stev.“
Disse Lily
sorridendo.
“Ma no,
Stev ha detto che vuole bene a Ginny come ad una sorella.”
Mormorò
James ricordando una conversazione di qualche sera prima.
“Però
era piuttosto in imbarazzo quando lo ha detto.”
Gli
ricordò Remus, anche quella sera il comportamento del
ragazzo gli era parso strano.
“Il mio
sesto senso dice che il nostro Stev non è rimasto solo per
il suo figlioccio ma anche per la bella Ginny. Peccato, mi sarebbe
piaciuto invitarla fuori.”
Concluse Sirius,
fingendosi dispiaciuto per aver perso l’occasione di uscire
con una ragazza come Ginny.
“Tu se non
ti innamori di tutte le ragazze non sei contento.”
Esclamò
Lily prendendolo in giro.
“Non mi
innamoro di tutte, solo di quelle belle.”
Spiegò
Sirius scuotendo la testa.
“Sirius,
per te tutte le ragazze sono belle!”
Gli fecero notare
James e Remus in coro.
“Siete
invidiosi!”
Commentò
acido Sirius, offeso da quelle ingiuste osservazioni. Che stessero
dicendo che lui ci provava con tutte?
“Si, come
No.”
Rispose Lily
ironicamente.
***
[nella sala grande]
Ron
era molto teso, troppo. Non riusciva a trovare le parole giuste. Aveva
già sbagliato così tanto con Hermione e non
voleva sbagliare ancora. La ragazza lo guardava incuriosita con la
testa leggermente piegata verso sinistra.
“Che mi
dovevi dire?”
Chiese Hermione dopo
un po’ che fissava Ron tormentarsi nervoso le mani. Non si
ricordava di averlo mai visto in quello stato. Anche lei era molto
nervosa. Non vedeva l’ora che Ron parlasse ma allo stesso
tempo non voleva mettergli fretta ed agitazione.
“Io, beh..
Ecco.”
Iniziò
Ron, incespicando e non riuscendo a trovare le parole. Si sentiva un
perfetto idiota eppure secondo Harry doveva essere una cosa semplice. A
detta del suo migliore amico ora che avevano chiarito sarebbe stato un
gioco da ragazzi dichiararsi a Hermione. Beh, Harry si era sbagliato.
Non aveva considerato la timidezza di Ron.
“Ron? Tutto
bene?”
Chiese Hermione
preoccupata avvicinandosi al rosso. Era così tenero e
così impaurito. Improvvisamente realizzò che non
lo aveva mai visto così bello, forse perché
finalmente si era deciso a mettere quel suo dannato orgoglio da parte.
“No,
cioè si. Insomma.. Aspetta un secondo.”
Rispose lui
allontanandosi di qualche passo per cercare di calmarsi. Doveva
prendere fiato, trovare il coraggio e dirle quelle poche e semplici
parole. Doveva solo dirle ti amo.
“Ok, sei
sicuro che vada tutto bene?”
Insistette ancora
Hermione sempre più preoccupata e confusa.
“Si,
dannazione. Sto facendo la figura dell’idiota.”
Disse Ron afflitto
riflettendo sulla situazione. Non stava combinando nulla, anzi.
Probabilmente stava convincendo sempre più Hermione che era
completamente pazzo.
“Tengo a te
anche per questo..”
Rispose invece lei,
sorprendendo Ron.
“Allora mi
hai perdonato per davvero?”
Chiese Ron,
dimenticando il discorso che era riuscito a mettere insieme in quei
pochi minuti concitati.
“Certo,
sono davvero felice che tu sia tornato. Mi sei mancato, speravo tu
tornassi. A dire la verità ne ero sicura. C’era
qualcosa che me lo diceva..”
Spiegò
Hermione. Le parole le erano uscite da sole, aveva lasciato parlare il
suo cuore.
“A me
qualcosa diceva che non potevo starti lontana.”
Mormorò il
rosso guardando Hermione negli occhi. Quello sguardo diceva tutto,
valeva più di mille discorsi. Ron la tirò piano a
sé e la baciò.
“Era questo
che mi volevi dire?”
Chiese Hermione
quando i ragazzi si staccarono. Ron la guardò prima di darle
una risposta. Il suo volto era rosso per l’emozione e
sprizzava felicità. Non l’aveva mai vista
più bella di quel momento.
“Beh,
ecco.. Si. Tutte le stupidate che ho fatto, era la mia gelosia che mi
faceva agire così.”
Raccontò
lui, lasciando da parte l’orgoglio. Lei era più
importante di qualsiasi altra cosa. Era il sole d’inverno, il
vento che rinfresca nelle torride giornate di agosto, l’acqua
nel deserto. Era tutto per lui.
“Gelosia?
Eri davvero geloso di Remus?”
Chiese lei
sorridendo. Ron la fissò preoccupato, incerto su cosa
rispondere. La sua paura era quella di dare la risposta sbagliata e
perderla. Hermione sembrò accorgersi dello stato
d’animo di Ron.
“Andiamo a
prenderci una burrobirra e parliamo un po’?”
Disse ancora,
prendendo il ragazzo per mano e tirandolo verso il portone principale
del castello.
“Ma gli
altri?”
Chiese Ron confuso e
felice al tempo stesso per la piega che aveva preso la situazione.
“Preferisco
passare il pomeriggio con te..”
Rispose Hermione
arrossendo violentemente.
***
[nella stanza delle ragazzi]
Harry
aveva condotto Ginny nella stanza che divideva con i malandrini. La
ragazza aveva lanciato un paio di incantesimi sulla porta per evitare
incontri indesiderati. Erano stati incoscienti a venire proprio
lì, entrambi erano consci che andare nella stanza delle
necessità sarebbe stato più sicuro eppure erano
venuti lo stesso lì. Il rischio di essere scoperti rendeva
tutto molto più eccitante.
“Siamo
soli..”
Disse Harry,
abbracciando Ginny per la vita e dandole un passionale bacio sul collo.
“Non
proprio, c’è Teddy.”
Gli ricordo la
ragazza girandosi per ricambiare il bacio. Dopo qualche istante si
staccò da lui per appoggiare il piccolo Teddy che dormiva
beato sul letto di James.
“Sono
sicuro che farà il bravo e dormirà mentre io
passerò un pomeriggio indimenticabile con quella che tutti
credono la sua bella mamma.”
Mormorò
Harry in modo malizioso.
“È
tanto che non ci prendiamo delle ore solo per noi.”
Rifletté
Ginny ad alta voce. In quei mesi Harry le era mancato molto,
più di quanto si era aspettata. Con il tempo Harry era
diventato la sua droga e lei non poteva più farne a meno, o
forse in realtà non voleva farne a meno.
“Già,
troppo. Ora però ho intenzione di rimediare..”
Disse Harry
trascinando dolcemente la ragazza sul suo letto.
ANGOLO DELL'AUTRICE
e finalmente eccovi
il capitolo, mi ha preso qualche giorno in più del previsto.
XD finalmente Ron si è dichiarato a Hermione, che
dirà lei?
ho anche deciso di
lasciare Harry e Ginny un po' da soli, in fondo erano mesi che non si
vedevano. grazie mille a chi continua a leggere le mie storie, a
commentarle ed aggiungerle ai preferiti. GRAZIE MILLE DAVVERO! dedico
questo capitolo a chi commenta, il particolare Smeno92, Princess
Marauders, LyraPotter e Tonks17 che mi seguono da tantissimo!
grazieee!
SMEMO92: ciao, grazie
mille per i tuoi commenti. mi fanno sempre tantissimo piacere!
effettivamente la strage nel mondo di Ginny ha messo tristezza anche a
me. poveri, però il lato positivo è che in questo
mondo sono ancora tutti vivi. Remus è dubbioso per
definiziome, se non fosse dubbioso non sarebbe lui, no? XD aspetta e
vedrai che succede..
PRINCESS MARAUDERS:
ciao e grazie millissime per il commento! XD hai indovinato, non si
possono nascondere per sempre però per il momento non dico
altro. ti lascio la sorpresa! XD ti è piaciuto questo
capitolo con la dichiarazione di Ron? è stata un po'
impacciata ma alla fine è Ron, no? XD
SHIHO93: grazie mille
per i tuoi commenti, spero che questo capitolo ti sia piaciuto e che
abbia risposto almeno ad alcune delle tue domande. purtroppo io non
posso dire nulla su quello che accadrà nella storia
sennò che gusto ci sarebbe a leggerla! XD
FINLEYINA 4 EVER:
grazie mille per il commento! XD
LYRAPOTTER: grazie
mille per il commento. diciamo che Ron è fortunato che
Hermione non abbia usato nessun incantesimo o si che sarebbero stati
guai. XD a quanto pare non sei l'unica che si è innamorata
di Teddy, lo sono un po' tutti. ormai è la mascotte di
Grifondoro (onestamente l'ho salvato dall'esplosione per questo oltre
che perchè ha la stessa età di mia sorella e mi
sarei sentita terribilmente in colpa! XD)
diciamo che prima o
poi verranno scoperti, non ti dico ne come ne da
chi però! XD
TONKS17:grazie per il
commento! diciamo che la parte più difficile è
stato trovare soluzioni credibili all'altezza della storia. XD ti
assicuro che prima dell'idea del figlio di Ginny me ne sono venute una
marea assurde che mi vergogno anche solo a pensare! prima o poi
verranno scoperti, altrimenti la storia non potrebbe finire, no? quanto
a Remus, la penso come te. non è per nulla un mostro anzi!!!
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Capitolo 36 *** PAROLE CONFUSE, BACI, PALLE DI NEVE E DISCORSI SPIATI ***
CAPITOLO
34
PAROLE
CONFUSE, BACI, PALLE DI NEVE E DISCORSI SPIATI
Era pomeriggio
inoltrato, ormai erano passate molte ore dal pranzo e da quando i
ragazzi erano andati al villaggio.
Soli nella stanza dei
ragazzi Ginny ed Harry avevano passato delle ore fantastiche insieme,
era come se non si fossero mai separati. D’improvviso la
paura, l’orrore e la solitudine di quei mesi era sparito.
Ginny ad occhi chiusi realizzò che felicità erano
momenti come quello, ma poi qualcosa improvvisamente era cambiato.
Harry era diventato improvvisamente silenzioso, guardava di fronte a
sé ma si vedere lontano un miglio che la sua mente era
altrove. Erano sdraiati sullo stesso letto ma Ginny percepiva che non
erano mai stati così lontani. Quel distacco la
spaventò.
“Vorrei
sapere leggere nel pensiero come Piton.. Almeno saprei a che
pensi.”
Disse Ginny
all’improvviso, riuscendo a destare Harry dai suoi pensieri.
“Nulla,
davvero. Ti amo e sei la cosa più importante della mia
vita.”
La
rassicurò lui, stringendola stretta a sé. Ginny
era davvero tutto per lui, non riusciva a pensare a un mondo senza lei.
“Lo so, per
questo mi preoccupo per te. Voglio solo capire.”
Ribatté
Ginny preoccupata. Voleva capire quello che stava passando nella mente
del suo ragazzo. Stava soffrendo e lei non poteva sopportare di
lasciarlo solo in un momento simile. Voleva condividere quello che lo
stava facendo soffrire con lui, essergli vicina e dimostrargli
così il suo amore.
“Che
c’è da capire?”
Chiese Harry confuso,
cercando di non guardare Ginny negli occhi. Si rendeva conto che Ginny
era davvero preoccupata per lui, e non voleva. La sua Ginny aveva
sofferto troppo nella sua vita, doveva solo pensare a ridere e a
divertirsi ora e non dover pensare anche a lui. Non voleva dividere il
peso che aveva sulla coscienza con lei. Una parte di lui diceva che era
giusto, che non doveva fare preoccupare Ginny. Un’altra parte
però gli rispondeva che amare è condividere
tutto, anche i momenti neri.
“Perché
il mio ragazzo dopo avere passato delle ore stupende con me si deprime
e fissa il nulla. Ti sembra normale?”
Fece notare Ginny
costringendolo a guardarla negli occhi. In quegli occhi Harry vide
determinazione e paura. Davanti a quegli occhi non poteva fuggire,
doveva dare loro una spiegazione.
“Non direi.
Ma nemmeno la mia spiegazione lo è.”
Rispose Harry,
cercando dentro di sé le parole più giuste per
dare voce a ciò che lo tormentava nel profondo della sua
anima.
“Sono tutta
orecchi.”
Disse Ginny sedendosi
sulla pancia di Harry, ancora sdraiato sul letto. Voleva che fosse lui
a parlare e aveva intenzione di rispettare i suoi tempi. Dopo qualche
attimo di silenzio che a Ginny parve lunghissimo Harry parlò.
“Oggi
pomeriggio ho realizzato quanto ti amo e quanto mi sei mancata. Tu sei
tutto il mio mondo, con te sono felice ma ho anche tanta paura di
perderti. Non lo sopporterei, sai?”
Iniziò
Harry, accarezzando la braccia nude di Ginny.
“Perché
dovrebbe succedere?”
Chiese Ginny
teneramente. Nulla l’avrebbe separata da Harry, non ora che
si erano ritrovati. Erano stati divisi e messi alla prova per troppo,
ora si meritavano una vita felice e insieme. Nessun altro ragazzo
avrebbe potuto portarla via da lui.
“Perché
questo non è un mondo sicuro. L’ha fuori il
più pericoloso criminale di tutti i tempi non è
ancora stato fermato. Siamo tutti in pericolo.”
Spiegò lui
lasciando Ginny di stucco. Harry sospirò e di nuovo
calò il silenzio nella stanza. All’inizio non ci
aveva badato troppo, ma quel pomeriggio aveva realizzato quanto amava
Ginny e quanto anche loro fossero in pericolo. Il mondo in cui si
trovavano era in guerra. Harry sapeva bene cosa voleva dire,
significava attentati, paura, morti, attacchi.
“Non
è da te fare ragionamenti del genere, non vuoi
combattere?”
Mormorò
Ginny dopo un po’ rompendo il silenzio. Le parole di Harry
l’avevano lasciata di stucco, non era da lui. In passato
Harry era sempre stato pronto a combattere, non c’era mai
stato spazio per paure del genere in lui. Forse però
nell’ultimo anno aveva visto troppo e ora desiderava solo un
po’ di pace.
“Il punto
è che lo abbiamo già fatto, e abbiamo perso ogni
cosa. E se qui non andasse diversamente? Non voglio
perderti..”
Ribatté
lui con gli occhi velati di lacrime. I suoi genitori, Remus, Sirius,
gli amici, Hagrid, nel suo mondo gli era stato portato via tutto. Che
ne sarebbe stato di lui se la storia si sarebbe ripetuta? Se questa
volta gli avessero portato via anche lei?
“Non
capisco dove vuoi arrivare.”
Ammise Ginny confusa.
Capiva le paure di Harry, in un certo senso erano le stesse che aveva
sempre avuto lei. Nell’anno passato la domanda -e se lui
muore?- gli era rimbombata in mente tante volte. Quello che Ginny non
capiva però era come lui volesse affrontare quelle paure,
quali fossero le sue intenzione. Ginny era anche sicura che ci fosse
altro, che quella paura non fosse l’unica cosa ad averlo
mandato in crisi.
“Sto
pensando che forse Ron non aveva tutti i torti a volere tornare nel
nostro tempo.”
Dichiarò
Harry alla fine. Gli era costato dire quelle parole, qualche anno fa
non le avrebbe mai dette. Solo l’anno prima avrebbe deciso di
provare a combattere ancora ma questa volta era diverso. Da una parte
c’era un mondo distrutto in cui si erano salvati solo loro ma
in cui Ginny c’era e c’era la sicurezza che il male
fosse stato sconfitto, anche se a caro prezzo. Dall’altra
parte c’era l’insicurezza. Certo, se tutto fosse
andato al meglio avrebbero potuto vivere con le persone che gli erano
state tolte ma c’era anche la possibilità che
tutto andasse male, la possibilità di perdere lei.
“Ma Harry,
li abbiamo perso tutto! Qui abbiamo ancora una possibilità,
abbiamo speranza!”
Urlò Ginny
sconvolta, cercando di fare ragionare Harry.
“Qui nulla
ci appartiene davvero. Viviamo dicendo bugie alle persone che abbiamo
intorno.“
Rispose Harry
tristemente.
“Ma qui
abbiamo le nostre famiglie, i nostri amici..”
Iniziò
Ginny ma fu subito interrotta da Harry.
“È
solo illusione. Non sono i miei veri genitori e la stessa cosa vale per
i tuoi. Non è giusto nemmeno per loro. Mi sento
un’egoista a mentirgli così. Mio padre mi crede il
suo gemello che era morto tempo fa, ti rendi conto?”
Ribatté
Harry chiudendo gli occhi e nascondendo il volto tra le mani. Ginny
realizzò che quella era la seconda ragione che lo faceva
stare così male.
“È
necessario nascondergli chi siamo.”
Disse teneramente
lei, capiva quanto fosse difficile per lui. Per loro si trattava solo
di non raccontare il proprio passato ma per Harry era diverso. Aveva
dovuto dire di essere un’altra persona, cambiare il suo
aspetto e aveva ingannato le persone a cui teneva di più in
assoluto. Doveva essere terribile per lui sopportare tutto questo.
“Perché?
Per poter passare del tempo con loro? Sono un grandissimo egoista, solo
che non riesco ad andarmene da loro.”
Disse Harry tra le
lacrime che ormai scendevano copiose. Non riusciva a fermarle ma non
gli importava. All’inizio aveva accettato a quella recita, a
mentire ai suoi genitori perché pensava sarebbe stato per
poco. Qualche mese e poi di nuovo nel loro mondo, poi tutto era
cambiato. Come poteva pensare di rimanere in quel mondo e vivere tutta
una vita mentendo e senza poter dire ai suoi genitori di essere loro
figlio?
“Non sei
egoista, sei solo confuso.”
Lo consolò
Ginny stringendolo forte a sé. Harry riusciva a sentire in
cuore della ragazza e questo in qualche modo lo calmò.
“Forse
è come dici tu..”
Mormorò
Harry lasciandosi andare tra le braccia di Ginny.
“Hai
bisogno di dormire un po’ e non pensare a nulla. Per essere
felice mi basti tu, non importa in che mondo. È una
decisione difficile, riflettici bene. Io poi rispetterò la
tua decisione.”
Disse Ginny,
baciandolo dolcemente. Si sentiva terribilmente inutile, avrebbe voluto
fare molto di più per lui ma non sapeva come. Sperava che
tutto fosse andato a posto anche se sembrava così
complicato.
***
[nel parco del
castello]
Nel parco del
castello i tre malandrini e Lily si rincorrevano da ore colpendosi a
vicenda con le palle di neve. Remus era quello che aveva avuto la
peggio ed era completamente zuppo. Dal canto suo Sirius non se la
passava meglio, pattinando sul lago ghiacciato aveva finito col caderci
dentro ed era mezzo congelato. Improvvisamente James prese Lily per un
braccio e la trascinò dietro un cespuglio.
“James, che
fai?”
Chiese Lily sorpresa
e allo stesso tempo leggermente preoccupata. Il ghigno di James non
presagiva niente di buono e lei lo sapeva bene.
“Fa piano,
sennò ci vedono!”
Rispose il ragazzo,
strisciando piano verso la foresta.
“Ma che
vuoi fare? Non ti do una mano a fare degli scherzi a Remus.”
Dichiarò
la rossa con le braccia sui fianchi.
“Scherzi?
Mi deludi, io volevo solo passare del tempo con la mia
principessa.“
Rispose James
mettendo il broncio e facendo finta di essersela presa.
“Wow James,
sei una sorpresa continua. Dove mi porti?”
Chiese Lily curiosa,
dando a James un bacio per farsi perdonare.
“Ti va di
vedere gli unicorni?”
Chiese James in
risposta, lasciando Lily senza fiato.
“Gli
unicorni?Dici davvero? Ti prego dimmi che non è uno
scherzo!”
Rispose lei
eccitatissima all’idea di vedere quelle creature mitiche.
Aveva visto molte illustrazioni e aveva letto molto su di loro ma non
li aveva mai incontrati. Erano rari e non sapeva che alcuni di loro
vivessero nel parco del castello.
“Sono
serissimo!”
Rispose James
sorridendo, indicandole la foresta proibita. Sapeva bene che gli
unicorni erano lì, glielo aveva detto Hagrid. Aveva anche
detto che gli unicorni preferiscono le ragazze e che quindi avrebbe
dovuto prestare attenzione.
“Ma gli
altri?”
Chiese Lily indicando
Sirius e Remus che stavano giocando ancora. Non si erano resi conto
della loro sparizione.
“Abbiamo
giocato abbastanza a palle di neve, no?”
Fece notare James con
un fantastico sorriso dei suoi. Come risposta Lily lo baciò
con passione e i due ragazzi si misero in cammino, mano nella mano
verso la foresta proibita.
“Secondo te
che fine hanno fatto?”
Chiese Sirius,
interrompendo la sua lotta personale con Remus per guardarsi in giro
alla ricerca di Lily e James.
“Lily e
James dici? Saranno andati a rintanarsi in qualche angolo della
foresta..”
Ipotizzò
Remus alzando le spalle e riprendendo a preparare un nuovo attacco
contro Sirius.
“L’amore
ha colpito anche Ramoso.”
Dichiarò
Sirius sogghignando. Era felice per il suo amico ma non poteva fare a
meno che pensare ai discorsi di qualche anno prima su quanto fosse
stupido innamorarsi. Anche a lui sarebbe piaciuto innamorarsi ed essere
ricambiato, dare tutto se stesso a una donna e invecchiarci insieme.
“Lo
preferivi prima quando si disperava per Lily?”
Chiese Remus ironico
all’amico.
“Decisamente
no! Ron ed Hermione?“
Mormorò
Sirius grattandosi perplesso la testa. Erano spariti proprio tutti quel
pomeriggio, e non era nemmeno San Valentino.
“Ma allora
sei di coccio! Possibile che tu non abbia capito che Ron è
innamorato perso? Sei un caso disperato!”
Concluse Remus
scuotendo la testa rassegnato.
“Come ti
permetti. Devo ricordarti che sono un play boy e che me ne intendo
molto più di te di queste cose?”
Chiese Sirius in
risposta, facendo l’offeso.
“Se, prendi
questo.”
Rispose Remus,
centrandolo il pieno viso con una grossa palla di neve.
“Brutto
lupaccio che colpisce a tradimento.”
Urlò
Sirius mettendosi all’opera per creare munizioni con cui
rispondere all’offensiva nemica.
“Corri
cagnolino, corri.”
Lo prese in giro
Remus, scappando a qualche metro ed evitando di farsi colpire da un
paio di palle di neve.
“Se lo
prendo..”
***
[seduti davanti a una
burrobirra]
Hermione e Ron erano
seduti uno di fronte all’altra da un po’ ormai ma
nessuno aveva trovato il coraggio di dire qualcosa per spezzare quel
silenzio. L’intimità di poco prima quando si erano
scambiati quel bacio era sfociata in un momento di insicurezza. Nessuno
dei due sapeva bene cosa fare.
“Allora.”
Iniziò
Hermione, chiedendosi mentalmente perché nessuno avesse mai
scritto un manuale dettagliato su cosa fare dopo che il ragazzo che ami
ti bacia.
“Allora,
siamo qui.”
Rispose Ron nervoso,
tormentandosi le mani e guardando fisso una piccola crepa nella parete
di fronte a lui. Hermione era seduta di fronte a lui, non era mai stata
così bella. Tutto il coraggio di poco prima era come svanito
ed ora solo il pensiero di fare qualcosa di sbagliato e perderla lo
terrorizzava.
“È
terribile.”
Sbottò
Hermione. La situazione era semplicemente assurda, sembravano due
perfetti idioti. Ron l’aveva baciata quindi voleva dire che
anche lui era interessato a lei. Almeno, Hermione sperava fosse stato
così. Ma perché ora non diceva niente?
“Cosa?“
Chiese Ron senza
capire, o forse preferendo fare finta di non capire. Il cervello era
andato in tilt e non riusciva ad elaborare nulla di concreto e sensato.
“Questo!
È così strano. Non riusciamo a dire
niente.”
Rispose Hermione
irritata. Si sentiva una stupida. Una parte di lei avrebbe dato
volentieri fuoco a qualcosa oppure l’avrebbe fatta esplodere.
Tutto pur di sbloccare la situazione e provocare una reazione. Di nuovo
cadde il silenzio, Hermione per qualche secondo penso che sarebbe
impazzita poi Ron parlò.
“Ho paura
di dire qualcosa di stupido e rovinare tutto come mio solito. Oppure di
non dire nulla e rovinare tutto lo stesso. Magari però ho
già rovinato tutto andandomene..”
Mormorò
Ron piano, guardando Hermione negli occhi. Nei suoi occhi la ragazza ci
vide molte cose e capì che quelli erano gli occhi
dell’uomo che amava. Non importava cosa diceva la sua voce
perché i suoi occhi le avevano già detto
abbastanza. La sua sincerità era stata assoluta e
disarmante, quelle parole valevano più di qualsiasi altra
cosa al mondo.
“Ti ho
già perdonato per quello.”
Rispose Hermione,
senza staccare lo sguardo da Ron. Voleva dire tante cose ma anche lei
non riusciva a parlare. Voleva saltargli in braccio e appoggiare le sue
labbra sulle sue per poi rimanere così per ore ma non
riusciva a muovere nemmeno un muscolo. Era come paralizzata.
“Davvero?”
Chiese Ron stupito.
Sapeva di essersi comportato da perfetto imbecille, anche un verme
sarebbe risultato migliore a confronto con lui e non capiva
perché lei lo aveva perdonato.
“Si.”
Disse semplicemente
Hermione, pensando a quello che era avvenuto negli ultimi giorni. Era
successo tutto così in fretta. Aveva discusso con Ron e
baciato Remus, poi di nuovo discusso con Ron. Lui era andato via,
abbandonando sia lei che Harry. Lei lo aveva odiato, maledetto e aveva
capito di amarlo. Anche Remus se n’era accorto e
l’aveva lasciata libera di seguire il suo cuore. A quello non
si comanda aveva detto il ragazzo. Alla fine Ron era tornato. In quei
momenti davvero aveva creduto che il suo cuore sarebbe esploso e non
avrebbe sopportato tutti quei sentimenti così profondi,
intensi e contrastanti. Rabbia, odio, desiderio di fargli del male ma
anche sollievo e gioia per riaverlo lì insieme a lei.
“Perché?
Voglio dire, sono stato pessimo. L’ultimo degli uomini. Non
meritavo altre possibilità con te.”
Fece notare Ron,
facendo un’analisi spietata del suo comportamento. Hermione
sapeva che aveva ragione, che la logica non avrebbe mai dato
un’altra opportunità a Ron ma il suo cuore non la
pensava così. Il suo cuore era esploso di gioia quando lo
aveva rivisto. Una voce bassa e impertinente le aveva sussurrato -te lo
avevo detto che sarebbe tornato- e lei aveva capito che non poteva non
amarlo. Era lui il suo passato, il suo presente e il suo futuro.
Quell’amore così forte che ti prende e non ti
lascia altra possibilità che abbandonarsi a lui.
“Ma io
volevo dartela lo stesso un’altra possibilità.
Sai, il bacio di prima.. Lo aspettavo da tanto.”
Rispose Hermione,
avvicinandosi al ragazzo e prendendogli la mano. Alla fine era riuscita
ad essere sincera come mai prima. Aveva dato voce a quello che il suo
cuore le sussurrava da tanto.
“Ho provato
a baciarti molte volte ma non ho mai trovato il coraggio.”
Ricordò
Ron, sentendosi un po’ stupido. Aveva sempre creduto che
Hermione fosse troppo per lui, che non avrebbe mai potuto ambire a
tanto.
“Adesso lo
hai fatto.”
Sussurrò
maliziosa la ragazza, sedendosi sulle gambe del rosso.
“Mi
piacerebbe baciarti ancora.”
Mormorò
Ron prima di baciare la sua Hermione. Di nuovo il mondo si
fermò e Ron sentì il suo cuore battere come mai
prima d’ora. Era lei la donna che aspettava, ed ora erano una
cosa sola.
***
[nella sala comune
dei grifondoro]
“Ciao
Ginny, ma Stev?”
Chiese Sirius alla
ragazza che sedeva sola davanti al camino. A poca distanza da lei, su
una poltrona, il piccolo Teddy dormiva beato. Sorrideva e muoveva le
manine nel sonno. Sirius pensò che stesse sognando qualcosa
di bello.
“Non stava
bene. È andato di sopra a dormire un
po’.”
Spiegò
Ginny con un tono di voce piatto. Era stanca, il dolore di Harry
l’aveva distrutta psicologicamente.
“Niente di
grave, no?“
Chiese James
allarmato.
“Penso di
no, è solo stanco. Penso non scenderà a
mangiare.”
Rispose Ginny
lasciando cadere indietro la testa. Sperava che non si fermassero a
lungo, non aveva per niente voglia di parlare. Aveva voglia di stare
sola e non pensare a nulla. Non riusciva a capire quello che era giusto
da fare e quello che invece era sbagliato, era troppo difficile in quel
momento.
“Ciao a
tutti!”
Saluto Ron entrando
nella sala comune tenendo Hermione per la mano. Ginny intuì
che il fratello si era finalmente dichiarato. Era felice per loro ma
non aveva nessuna voglia di dimostrarlo, voleva stare sola.
“Ehy James
guarda quei due. Mano nella mano, felici come pasque, non si sono fatti
vedere tutto il pomeriggio.”
Disse Sirius
all’amico con fare complice. Remus scosse la testa
rassegnato, Sirius alle volte era peggio di una vecchia portinaia.
“Eh si, il
mio radar dice che ha avvistato una nuova coppia.”
Mormorò
James dando una gomitata a Sirius e cercando lo sguardo di Remus per
controllare che stesse bene. L’amico aveva detto che
preferiva che Hermione rimanesse un’amica e che si mettesse
con Ron ma non era sicuro che fosse vero. Alle volte Remus diceva una
cosa ma ne pensava un’altra quando si parlava dei suoi
sentimenti. Remus stava sorridendo, sembrava felice per i due ragazzi.
“E il mio
che Stev non c’è..”
Rispose diplomatica
Hermione, notando solo in quel momento il muso lungo di Ginny. La
ragazza sembrava distrutta, che avessero litigato? Lanciò a
Ron un’occhiata d’intesa e lui annuì con
la testa. Aveva notato anche lui che c’era qualcosa che non
andava.
“Guardala
che cambia discorso, allora è vero.. State
insieme?”
Disse Remus,
prendendo parte alla conversazione insieme agli amici. James e Sirius
tirarono un sospiro di sollievo, il loro amico non ci era rimasto male.
“Ma voi non
ve li fate mai i fatti vostri?”
Esclamò
Ron, un po’ infastidito.
“Me lo
chiedo da una vita anche io.“
Rispose Lily,
prendendo le parti dei due ragazzi e guardando male i malandrini. I
ragazzi capirono al volo e decisero di non sfidare la rabbia della
rossa. Dopo tutto era la migliore del loro anno e James sapeva bene
quanto fossero pericolose le sue maledizioni.
“Ma
Stev?”
Chiese Ron a Ginny.
La ragazza girò la testa e lo guardò con aria
stanca. Sembrava quasi che le pesasse rispondere, dover ripensare a
quello che si erano detti prima.
“È
stanco, è di sopra a dormire. Non viene a cena.”
Spiegò
James prima che Ginny potesse aprire bocca.
“Oh mamma,
ma come sta?”
Chiese Hermione
preoccupata. In pochi secondi nella sua testa si accavallarono molte
motivazioni diverse che spiegavano l’assenza del ragazzo e
l’aria strana di Ginny. Forse si era fatto male davvero, o
magari avevano litigato, oppure era arrabbiato con qualcuno dei
malandrini per qualche strano motivo.
“Vorrei
tanto saperlo anche io..”
Mormorò
Ginny a bassa voce, in modo che solo Hermione e Ron sentirono. I
malandrini si guardarono tra loro straniti dal comportamento di Ginny,
qualcosa non quadrava.
“Andiamo a
cambiarci?”
Chiese James
guardando gli amici e la propria ragazza. Tutti loro stavano tremando
per il freddo.
“Ottima
idea se non vogliamo finire in massa in infermeria.”
Consigliò
Lily, terrorizzata dall’idea di perdersi il primo giorno dopo
le vacanze di natale.
“Ti
preoccupi troppo Lily!”
La canzonò
Sirius, dandole un’affettuosa pacca sulla spalla. Ormai la
considerava a tutti gli effetti una di loro. Il tempo in cui non si
sopportavano, litigavano e lei lo metteva in punizione era finito.
Adesso lei era la ragazza di James, era come una sorella ed era
disposto a dare la sua vita per lei in caso di bisogno esattamente come
avrebbe fatto per James e Remus.
“E voi
troppo poco!”
Rispose Lily salendo
le scale insieme ai malandrini. Sirius stava raccontando a James di
quello che era successo dopo che lui e Lily erano spariti e James lo
ascoltava interessato.
“Allora,
che è successo?“
Chiese Ron curioso
non appena il gruppo si fu allontanato abbastanza.
“Sta
davvero male?”
Si
preoccupò Hermione, sedendosi vicino all’amica.
Ginny sospirò. Forse Harry aveva ragione, era vita dover
sempre parlare di nascosto aspettando che i loro amici avessero
svoltato l’angolo?
“È
confuso e si sente egoista.”
Spiegò
Ginny dopo qualche istante di silenzio. Fissava intensamente il fuoco
che bruciava nel camino e ripensava al viso sperduto di Harry.
A metà
delle scale Remus si era accorto di avere lasciato il suo mantello
nella sala comune, così era sceso a prenderlo. Davanti al
camino Ron, Hermione e Ginny stavano parlando tra loro e non si
accorsero della sua presenza. Ginny sembrava così sconvolta
e persa che Remus decise di fare piano per non disturbare. Non voleva
che si accorgessero della sua presenza. Una vocina dentro di lui gli
suggerì anche che in quel modo avrebbe potuto scoprire se
nascondevano veramente qualcosa.
“Confuso?
Egoista?”
Chiese Ron, senza
capire. Ancora una volta si sentì stupido e inutile. Il suo
migliore amico ancora una volta stava male e lui non se ne era accorto.
Era davvero egoista, così preso con i propri problemi da non
accorgersi di quelli di Harry.
“Non
è semplice per lui dover fingere di essere Stev Potter. Dice
di essere stanco, di non voler andare avanti e che forse avevi ragione
tu a voler tornare.”
Mormorò
Ginny sconsolata. Ron ed Hermione si guardarono. La ragazza appoggio
una mano sulla spalla di Ron. Non voleva che si colpevolizzasse per il
momento di crisi di Harry.
A quelle parole a
Remus mancò il fiato per qualche secondo. Dovette fare del
suo meglio per non essere scoperto.
“Forse
dovremmo parlargli.”
Suggerì
Hermione calma. Era sicura che quello di Harry fosse un momento di
crisi passeggera e che parlando con loro si sarebbe risolto tutto.
Insieme erano forti, una squadra, e avrebbero deciso cosa fare del loro
futuro.
“È
la cosa migliore, siete i suoi migliori amici.”
Disse Ginny,
cominciando a credere davvero che tutto si sarebbe risolto per il
meglio.
“Stasera
però, ora di sopra ci saranno i malandrini!”
Mormorò
Ron, pensando a James, Sirius e Remus di sopra. Decisamente non poteva
parlare con Harry di fronte a loro e se avesse chiesto loro di
lasciarli soli avrebbero sospettato qualcosa.
Remus era come
pietrificato, non riusciva a credere alle parole che aveva appena
sentito. I suoi sospetti si erano rivelati veri. Erano degli impostori,
avevano mentito. Stando attento a non essere notato uscì
dalla sala comune e vagò per i corridoi del castello
cercando di capire cosa fosse la cosa migliore da fare. Le parole che
aveva appena udito gli rimbombavano in testa.
ANGOLO
DELL'AUTRICE
bentornati
alla mia storia! è con grande soddisfazione che posto questo
capitolo, i misteri cominciano a essere svelati.
domani
partirò per padova, un tranquillo week end tra amici e ho
pensato di postare stasera per non farvi aspettare fino a
lunedì! grazie mille a tutti quelli che leggono, mettono tra
i preferiti (siete 85 angeli!) e commentano la mia storiella!
GRAZIE
SHIHO93: grazie mille per il
tuo commento! direi che la risposta alla tua domanda l'hai avuta da
questo capitolo. remus ha sentito i discorsi dei ragazzi, adesso resta
da vedere cosa farà e come reagirà Harry.
TONKS17: grazie mille
per il commento, anche a me fa piacere vedere il tuo nome tra i
commenti!XD in questo capitolo ne sono successe di cose, forse il pezzo
al bar di Hermione e Ron è passato un po' in secondo piano.
per quando riguarda Remus, tranquilla. se ne è fatto una
ragione e non ci pensa più, è troppo impegnato a
cercare di capire che cosa stanno facendo i ragazzi e direi che ha
scoperto abbastanza! il pezzo su Sirius mi è venuto il mente
mentre scrivevo e l'ho messo nella storia. non era importante per la
storia in sè ma era un particolare che speravo fosse notato!
GRAZIE MILLE! questa storia mi sta mettendo alla prova, da quando l'ho
iniziata ho cambiato almeno una ventina di volte idea sul finale quindi
mi spiace ma non posso risponedere alle tue domande. non so bene
nemmeno io cosa faranno, diciamo che improvviso sul momento! XD
FINLEYNA 4 EVER: beh
Remus aveva ragione a sospettare, no? adesso ha capito che Stev non
è chi dice di essere ma non sa chi è in
realtà. XD grazie del commento!
SMEMO92: grazie per
il commento! tranquilla, remus non tornerà MAI nella mia
storia. per quanto riguarda Sirius, per qualche istante ha pensato
seriamente a provarci con Ginny ma poi ha capito che c'era sotto
qualcosa con Stev e ha lasciato stare. è un grande amico e
non farebbe mai del male a Stev, grande Sirius! XD alla fine Harry e
Ginny non sono stati scoperti in camera ma alla fine sono stati
scoperti lo stesso da Remus in un altro senso! XD
PRINCESS MARAUDERS:
grazie per il commento! eh si, il nostro Frank ha paura di diventare
papà e di non essere all'altezza. XD Sirius ha capito in
tempo e Remus, che dire.. il prossimo capitolo sarà
movimentato! XD per qualche secondo una parte sadica di me ha pensato
di rompere le scatole a Harry e Ginny facendo piangere Teddy, poi sono
tornata in me e ho pensato che erano mesi che non si vedevano..
LYRAPOTTER: grazie
per il commento! ti assicuro che non sono lord voldemort e che non
darò svolte sadiche alla mia storia! XD alla fine Harry e
Ginny non sono stati scoperti, non il camera almeno. la scena dei
malandrini con la mascella al livello ginocchia era bella, dopo aver
letto il tuo commento ci ho seriamente pensato ma poi ho optato per
rimandare il tutto. XD hai visto come sono stata brava con Ron ed
Hermione? niente frullati e niente è andato storto. l'amore
ha trionfato! (ero già stata abbastanza crudele con loro!)
GERMANA: grazie mille
per il tuo commento e per il tuo ritorno! tranquilla, ti capisco. anche
per me il tempo alle volte è troppo poco! ultimamente ci
sono state un po' di novità nella storia (quando mai
è stata una storia tranquilla?) ma ti assicuro che i colpi
di scena migliori sono in arrivo.. XD
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Capitolo 37 *** DUBBI, INDECISIONI E CHIARIMENTI ***
CAPITOLO
35
DUBBI,
INDECISIONI E CHIARIMENTI
Erano ore che Remus
vagava solo per i corridoi del castello. Aveva incontrato parecchie
persone che conosceva ma non aveva rivolto loro la parola. Era troppo
impegnato a pensare a quello che aveva sentito. I suoi peggiori timori
si erano rivelati veri e lui ora non aveva la minima idea di cosa fare.
Remus sospirò. Alla fine aveva avuto ragione lui. Ron, Stev
e tutti gli altri stavano davvero tramando qualcosa, tuttavia avrebbe
preferito sbagliarsi. James non l’avrebbe presa per niente
bene. Che doveva fare ora? Remus non sapeva se raccontare tutto agli
altri malandrini oppure parlare prima con l’impostore.
Dopo molte riflessioni varco la porta della sala comune dei grifondoro.
Erano tutti lì ad aspettarlo ad eccezione di Stev, o
chiunque fosse in realtà.
“Eccolo
qua!” urlò Sirius, correndogli incontro per
abbracciarlo con fare teatrale. Sirius era sempre il solito. Sembravano
anni che non si vedevano e in realtà erano solo poche ore.
Se il suo umore fosse stato migliore forse Remus avrebbe sorriso
dell’atteggiamento dell’amico ma in quel momento
proprio non ci riusciva.
“Eravamo
preoccupati!” disse Ron piano. La sua voce a Remus
suonò falsa e fastidiosa. Gli ricordò di poco
prima e di tutte le menzogne che gli aveva detto in quei mesi. Come si
permetteva anche solo di pensare di rivolgergli la parola? Non avevano
detto altro che bugie. Mesi interi passati a mentire.
“Davvero?”
fece Remus sarcastico, cercando di controllare la rabbia.
“Ti
sembra il modo di sparire e di saltare la cena?” chiese
James, a metà tra il preoccupato per l’amico e
l’arrabbiato per il modo in cui aveva risposto loro Remus.
Era molto strano. Prima spariva all’improvviso e saltava la
cena, poi tornava con un’aria strana, si arrabbiava e
rispondeva male. Che ne era stato del vecchio Remus?
“Eravamo
tutti preoccupati..” esclamò Sirius mogio.
“Che
c’è, non stai bene?” chiese Lily
preoccupata.
“Sto
benissimo, non avevo voglia di mangiare. Mi si è chiuso lo
stomaco.” spiegò loro Remus con fare vago. Non era
una scusa, i discorsi che aveva sentito gli avevano fatto passare la
fame. Quando era tornato nella sala comune era fermamente intenzionato
a dire quello che aveva sentito agli altri malandrini e a Lily, poi
aveva visto il gruppo di bugiardi e aveva deciso di riflettere prima di
combinare guai. Per James sarebbe stato un duro colpo, Remus si
ricordava bene come era stato male all’inizio
dell’anno pensando al gemello. Voleva essere sicuro di quello
che aveva sentito prima di sollevare il polverone. La logica gli
suggeriva di parlare con Stev e con i suoi amici senza malandrini
intorno e capire che stava succedendo ma il suo istinto non era per
nulla della stessa idea. Li avrebbe presi tutti volentieri a pugni,
nonostante la sua indole pacifica.
“Lo
sapevo che si sarebbe ammalato qualcuno!” commentò
Lily preoccupata.
“Non
ti preoccupare Lily, vedrai che domani sarò in
forma.” la tranquillizzò Remus, lasciando stare
per qualche secondo i pensieri che lo tormentavano.
“Andiamo
a letto?” propose Ron timidamente. Sirius rispose con uno
sbadiglio, si era fatto decisamente tardi. Tutti si alzarono e fecero
per andare a letto. Remus non si mosse.
“Sto
ancora un po’ qui a leggere.” disse il ragazzo con
un tono asciutto, aprendo un grosso volume di trasfigurazione e
fingendo di leggerlo.
“Sei
sicuro? Se non stai bene è meglio che vai a
dormire.” consigliò Lily con fare materno.
“Non
ho sonno.” rispose Remus sforzandosi di rimanere calmo. Era
così difficile fare finta di nulla. In realtà non
aveva nessuna voglia di vedere quell’impostore che per
così tanto tempo si era spacciato per Stev. Non gli
interessava nemmeno il motivo per cui lo aveva fatto e almeno per ora
non gli andava di parlargli. Aveva deciso che si sarebbe tenuto tutto
dentro, che non avrebbe detto nulla neppure ai malandrini. Era un peso
che voleva portare da solo almeno fino a che la situazione non si fosse
fatta più chiara.
“Come
vuoi, ma cerca di non fare tardi.” lo ammonì James
con un sorriso. Remus non rispose ma annuì leggermente.
“Buona notte Remus” Disse Hermione
sorridendo timidamente. Il ragazzo non rispose, si limitò a
lanciarle un occhiata gelida. Hermione rimase spiazzata e
cercò con lo sguardo Ginny. Che stava succedendo? Ginny
alzò le spalle e imboccò le scale. Non aveva
nessuna voglia di pensare.
Anche Sirius e James notarono il comportamento dell’amico e
si scambiarono uno sguardo d’intesa.
“Che
gli è preso secondo te?” chiese Sirius a James
salendo lentamente le scale. Ron era rimasto indietro con Hermione per
salutarla come si deve.
“Non
so, forse la storia di Ron ed Hermione..” rispose distratto
James, ripensando a poco prima. Rispetto a quando erano tornati dal
parco l’umore di Remus era cambiato completamente.
“Ma
prima sembrava che fosse felice!” fece notare Sirius.
“Non
lo so Sirius. Non lo so proprio.” rispose James scuotendo la
testa. Non poteva essere solo gelosia, doveva per forza esserci anche
dell’altro.
Nel frattempo i due
ragazzi erano arrivati alla loro stanza e avevano aperto la porta
piano, stando attenti a non fare rumore. Sapevano che Stev non stava
bene e stava dormendo e non volevano svegliarlo.
“Ehy.. Ciao ragazzi.” salutò
Harry.
“Scusa
se ti abbiamo svegliato. Come stai?” chiese James, sedendosi
ai piedi del letto del fratello.
“Ginny
ha detto che non stai bene..” continuò Sirius
avvicinandosi al letto a baldacchino.
“Niente
di grave. Solo un po’ di febbre.” spiegò
Harry, cercando di essere convincente. Ormai raccontare balle era
diventato scontato, un’abitudine che odiava con tutto se
stesso.
“Meno
male.” esclamò James sorridendo.
“Remus?
Ron?” chiese Harry, notando la strana assenza dei due ragazzi.
“Remus
è giù. Dice che non ha sonno. Ron è
con la sua ragazza.. Hermione!“ spiegò Sirius con
un sorriso, sottolineando l’ultima parte delle frase. Era
sicuro che la notizia avrebbe sorpreso e interessato Stev.
“Wow!
Era decisamente ora! Sei preoccupato per Remus?”
esclamò felice Harry. Sapere i suoi amici felici lo
tirò un po’ su di morale. Ma che ci faceva Remus
giù da solo?
“Si,
prima è sparito. Non è venuto a cena.”
raccontò James tenendo la testa bassa.
“Ma
non è da Remus!” commentò Harry
mettendosi a sedere, ormai completamente sveglio.
“Ora
è ricomparso ed è strano. Dice di avere mal di
stomaco.” disse ancora James, ricordando le parole
dell’amico. Qualcosa in quelle parole non gli era suonato
vero. Era come se stesse nascondendo qualcosa. Come se fosse
profondamente arrabbiato con qualcuno, ma James non capiva ne chi fosse
questo qualcuno ne perché Remus ce l’avesse con
lui.
“Forse
è lo stesso mal di stomaco che aveva Ron quando Hermione
aveva baciato lui..” suggerì Harry, ricordando la
gelosia di Ron. Era decisamente strano visto che era stato lo stesso
Remus a dire ad Hermione che il suo futuro era con Ron, ma era anche
l’unica ragione plausibile. Almeno apparentemente, la mente
delle persone a volte riusciva ad essere davvero strana e
imprevedibile.
“È
quello che pensavamo anche noi.” ammise Sirius guardando il
ragazzo di fronte a lui. Harry rimase colpito dallo sguardo di Sirius.
Era stanco, quasi sconfitto. Aveva già perso un amico, Peter
e ora temeva di perderne un altro. Harry sapeva bene che Peter non era
stato una grave perdita ma capiva anche quanto fosse difficile per
Sirius.
“L’unica
soluzione è parlargli.” concluse James scuotendo
la testa e infilandosi sotto le coperte.
Nessuno di loro aveva molta voglia di parlare ancora. Il pensiero di
Remus aveva intristito tutti e aveva lasciato Harry solo con i suoi
demoni. Di nuovo tutte le paure e il dolore lacerante che gli
squarciava l’anima tornò a farsi sentire. Era
giusto dare l’ennesimo dolore ai malandrini dicendo loro
quelle bugie?
Nella stanza era
calato il silenzio. Alla fine anche Remus si era deciso a venire a
letto quando ormai tutti dormivano, o almeno così sembrava.
Harry era sveglio, in preda a troppi pensieri ma aveva fatto finta di
nulla. Non poteva parlare con Remus, era troppo sconvolto. Il ragazzo
avrebbe capito tutto, avrebbe scoperto il suo segreto.
Alla fine il sonno
era arrivato, anche se tormentato e pieno di incubi. Fu una voce
familiare a svegliarlo quella mattina.
“Buongiorno mondo! Pronti per riprendere le
lezioni?” urlò James, mettendosi a canticchiare un
motivetto babbano. Era decisamente allegro, quasi euforico.
“Dannazione
James, perché sei così euforico?”
borbottò Sirius, svegliato dalle note decisamente poco
intonate dell’amico.
“Perché
sto per rivedere il mio raggio di sole, la mia bella rossa!”
squittì James felice. I discorsi e le preoccupazioni della
sera prima erano svaniti.
“Certo
che Lily ti ha dato alla testa, vero Remus? Ehy Remus..”
disse Sirius guardando sconvolto l’amico che stava uscendo
dalla stanza. Non aveva degnato nessuno di uno sguardo ne di una
parola. Nella mente di Sirius tornò l’ultima
mattina che avevano passato con Peter. Si era comportato allo stesso
modo. Di nuovo la paura attanagliò lo stomaco di Sirius e lo
lasciò incapace di articolare una frase.
“Dove
stai andando?” chiese James perplesso almeno quanto Sirius.
“A
fare colazione.” rispose gelido Remus, tenendo lo sguardo
fisso oltre la porta. Non voleva incrociare lo sguardo di Ron o
dell’impostore. Non davanti a James. Doveva affrontarli da
solo e dire loro quanto ribrezzo provava per loro.
“Ma
non ci aspetti?” balbettò Sirius.
“Non
mi va di stare in questa stanza.” rispose Remus uscendo e
chiudendo la porta alle sue spalle. Tutti i presenti rimasero a
guardare quella porta chiusa, senza dire nulla. Nessuno aveva la forza
di muoversi. L’allegria era sparita dal volto di James.
“Remus..”
mormorò Sirius, preoccupato per l’amico. Non lo
voleva perdere.
“È
geloso.” dichiarò James.
“Meno
male che l’aveva presa bene, vero James?”
commentò Sirius tetro vestendosi velocemente. Doveva
raggiungere Remus, parlare con lui prima che facesse qualche stupidata.
Non poteva mandare all’aria tutto solo per una ragazza.
“Dobbiamo
parlare con lui.” disse James, leggendo nella mente
dell’amico. In pochi secondi si era vestito ed era pronto per
raggiungerlo.
“Possibilmente
prima che faccia qualcosa di stupido come Peter.” aggiunse
Sirius, spalancando la porta. I due malandrini si precipitarono fuori
con la mappa del malandrino in pugno, decisi a trovare
l’amico.
“Ragazzi, ci vediamo dopo..” disse Harry in
risposta, ancora sconvolto per quello che era successo. Non pensava che
la situazione fosse così grave ma era sicuro che James e
Sirius avrebbero fatto ragionare Remus.
“Che
prende a Remus? Dici che è geloso di me?” chiese
Ron, avvicinandosi al letto dell’amico. Harry non si era
neppure alzato, era successo tutto troppo velocemente.
“Forse,
però non è da lui.” rispose Harry
pensieroso.
“Già,
ma lasciamo stare Remus. Dimmi di te.” iniziò Ron,
deciso ad approfittare dell’assenza dei malandrini per
parlare con il suo migliore amico.
“Io?
Che devo dirti, sto benissimo. Davvero.” rispose Harry,
fingendo che tutto fosse a posto. Sapeva che era inutile, ma ci
provò lo stesso. Probabilmente Ginny aveva parlato con lui e
gli aveva detto tutto.
“Non
mentire, io ed Hermione abbiamo parlato con Ginny.”
mormorò Ron sedendosi di fianco ad Harry.
“Sono
felice che vi siate finalmente decisi. Siete una coppia
fantastica.” esclamò Harry sforzandosi di
sorridere. Era davvero felice per i suoi amici.
“Smettila
di cambiare argomento!” lo riprese Ron serio. Harry
abbassò la testa senza dire nulla. Tra i due ragazzi per
qualche istante calò il silenzio.
“Ginny
stava male, era preoccupata per te.” continuò Ron.
“Lo
so, mi sento un egoista per questo. Non voglio intristire e preoccupare
anche te.” disse Harry a testa bassa. Aveva fatto finta di
nulla perché non voleva che il suo dolore contagiasse anche
lui come aveva contagiato Ginny il giorno prima.
“Non
dire cavolate. A che servono gli amici se non per farti stare
meglio?” chiese Ron sorridendo. Harry c’era sempre
stato per lui quando aveva bisogno. Era felice di avere
l’occasione di ricambiare il favore.
“Grazie
per essere qui a darmi retta.” Ringraziò il moro.
Ron sorrise.
“Prego.
Avanti, dimmi tutto.. Sei impazzito per caso?” chiese Ron
abbozzando un sorriso. Doveva lasciare che fosse Harry a iniziare,
senza mettergli in alcun modo fretta.
“Questo
mondo mi spaventa. Non sopporterei di perdere anche voi. Abbiamo perso
così tanto nel nostro mondo.” spiegò
Harry. Di nuovo gli occhi gli si velarono di lacrime pensando a quanti
visi amici aveva perso. Quante persone erano entrate nella sua vita e
ne erano uscite a causa di quella stupida guerra.
“Non
è da te un discorso del genere.”
commentò Ron stupito dalle parole dell’amico. Non
era il solito Harry Potter quello che aveva davanti.
“Lo
so ma..” iniziò Harry, prima di essere interrotto
da Ron.
“Niente
ma. Ricordi l’anno scorso? Potevamo stare in disparte a
guardare e lasciare fare agli altri ma abbiamo combattuto. Ci credevamo
davvero. Abbiamo rischiato il tutto per tutto. Vuoi passare per un
codardo? Noi sappiamo cosa farà Tu-Sai-Chi. Possiamo
prevenire le sue mosse.” continuò il rosso con
decisione. Una decisione che mai Harry aveva visto cosi prepotente
negli occhi di Ron.
“Forse
hai ragione, ma non c’è solo questo.”
disse ancora Harry triste.
“Ti
senti un egoista?” chiese Ron, leggendo nei pensieri
dell’amico.
“Odio
dover mentire. Restare qui vuole dire passate tutta la vita a
raccontare balle alle persone a cui tengo di più. Ti sembra
giusto?” raccontò Harry. Era diventato troppo
difficile mentire. Sentiva il peso di un enorme macigno premere sul suo
cuore e sulla sua anima.
“Puoi
sempre dire loro tutta la verità.”
suggerì Ron.
“Certo,
ti immagini la scena? Ciao James, sai non sono tuo fratello Stev. Sono
tuo figlio, Lily è mia madre.” esclamò
Harry, scacciando quella scena dalla mente.
“Non
sarebbe male. Per me sarebbero contenti.“ commentò
Ron convinto che fosse la cosa giusta da fare.
“Ron..”
iniziò Harry, lasciando ancora una volta la frase a
metà. Non era da lui essere così debole e
insicuro, se ne rendeva conto ma non riusciva a farci nulla. Non
riusciva a reagire.
“Hai
sofferto così tanto nella tua vita. Meriti di essere felice.
Ricordi le parole di Silente? Possiamo cambiare questo
futuro.” disse Ron, appoggiando una mano sulla spalla di
Harry.
“Non
so cosa dire.” rispose Harry scuotendo la testa.
“Promettimi
che ci pensi e non fai niente di stupido e insensato.”
mormorò Ron fissando l’amico negli occhi.
“Quando
mai faccio una cosa senza pensare?” borbottò Harry
offeso.
“Vuoi
l’elenco completo?” chiese Ron sorridendo.
Sirius e James
vagavano da un po’ alla ricerca del loro amico. Alla fine
erano riusciti a trovarlo, sulla porta delle cucina. Masticava
svogliatamente una fetta di torta ed era fermamente deciso a non andare
in sala grande. Voleva rimandare al più tardi possibile il
momento in cui avrebbe visto quei quattro impostori.
“Remus! Dannazione dove ti eri cacciato! Che ci fai
qui?” disse Sirius, ansimando per la corsa.
“Che
noia Sirius, si può sapere che vuoi?” chiese Remus
infastidito. Non voleva vedere i suoi amici perché aveva
paura di non riuscire a tenere la bocca chiusa. Non voleva che James
soffrisse più del necessario.
“Capire
che ti sta succedendo.” rispose Sirius, deciso a farsi dire
tutta la verità dall’amico.
“Va
tutto benissimo.” esclamò Remus abbozzando un
sorriso che era più finto dello shampoo di Piton.
“Balle.”
commentò James, che aveva raggiunto i due ragazzi.
“Ti
ci metti anche tu James?” chiese Remus, passando lo sguardo
da Sirius a James.
“Certo.
Dovresti vederti, non sembri più tu. Pensi che siamo scemi?
Siamo i tuoi migliori amici, i tuoi fratelli ed è normale
che ci accorgiamo se stai male.” disse James tutto
d’un fiato lasciando Remus senza parole.
“Lo
so, scusate ma non mi va di parlarne. Non ancora almeno.”
rispose Remus abbassando lo sguardo.
“È
per Hermione e Ron?” chiese Sirius sedendosi vicino
all’amico.
“In
un certo senso. Ma non è come pensate voi. Non sono geloso
che stanno insieme.” provo a spiegare Remus.
“E
allora cosa?” chiese ancora Sirius.
“Non
farmi domande Sirius, non posso rispondere. Prima devo capire che sta
succedendo.” rispose Remus, cercando di evitare lo sguardo di
James. Se lo avesse guardato negli occhi non sarebbe riuscito a fare
finta di nulla.
“Pensi
che ci nascondono qualcosa?” chiese James sedendosi di fronte
all’amico. Remus voltò lo sguardo verso Sirius.
“Ma
è ridicolo. Voglio dire, sai che non è
così. Ne abbiamo già parlato..”
esclamò Sirius. Come poteva Remus essere così
sospettoso.
“Vorrei
pensarla come te..” mormorò lugubre Remus. James a
quelle parole intuì che forse Remus sapeva qualcosa che non
aveva ancora detto loro.
“Perché
non ci dici come la pensi?” chiese Sirius per
l’ennesima volta. Non capiva il perché di tutti
quei misteri.
“Basta
Sirius. Ha detto che per ora non ha voglia di parlarne. Quando
sarà il tempo ci dirà tutto, vero
Remus.” esclamò James.
“Hai
ragione James. Scusa Remus, sono il solito impulsivo. Il fatto
è che ho paura che tu potessi fare qualche stupidaggine come
Peter. Non voglio perdere anche te.”rispose Sirius abbassando
lo sguardo per non mostrarsi debole. Non aveva ancora superato
l’abbandono di Peter.
“Grazie
ragazzi. Tranquillo Sirius, non vi libererete facilmente di me. Non
è stata colpa tua con Peter. Non è stata colpa di
nessuno.” disse Remus, cercando di tirare su di morale
l’amico. Non voleva che Sirius e James pensassero che fosse
colpa loro se lui stava così.
“Si
ma se io gli fossi stato più vicino allora
forse..” iniziò a colpevolizzarsi Sirius. James lo
interruppe, appoggiandogli una mano sulla spalla.
“L’unico
che ha delle colpe sono io. Ero così preso dai miei problemi
e dalle mie scaramucce con Lily da non vedere che stava
male..” mormorò mogio James.
“Non
volevo che voi vi preoccupaste per me. Non volevo farvi stare male, mi
spiace. Grazie, non dovete preoccuparvi per me.”
esclamò Remus, cercando di distogliere gli amici dal
pensiero di Peter. Da quando era sparito all’improvviso non
avevano sue notizie. Non aveva mandato loro nemmeno un biglietto per
far sapere come stava.
“Siamo
amici, no?” rispose James ritrovando il sorriso.
“Chi
ci fa le prediche poi?” concluse Sirius, provocando
l’ilarità generale.
“Avanti,
le lezioni ci aspettano. Non vorremo arrivare in ritardo proprio il
primo giorno?” esclamò Remus obbligando gli amici
ad alzarsi. Sirius e James lo seguirono borbottando strane maledizioni
ai professori.
ANGOLO
DELL'AUTRICE:
bentornati all'appuntamento
del venerdì, spero che questo capitolo vi sia piaciuto
almeno quanto è piaciuto a me mentre lo scrivevo!
grazie alle 86
persone che hanno la mia storia tra i preferiti e che la seguono,
grazie a chi legge e basta e soprattutto grazie a chi mi lascia qualche
commento. XD spero che la mia storia non vi stia annoiando! vi anticipo
che il prossimo capitolo sarà decisamente movimentato. XD
ma adesso passiamo
alla parte che mi piace di più, rispondere ai commenti!
SHIHO93: grazie mille
per il commento! Remus in questo capitolo era un po' in crisi, non
sapeva cosa fare. dire tutto ai suoi amici e rischiare di far soffrire
tremendamente James? parlare con Stev e gli altri nonostante provi un
fortissimo desiderio di ucciderli? per il momento lascio un po' di
suspense.
PRINCESSMARAUDERS:
grazie per il commento! diciamo che Remus non lascerà
perdere ma deve prima capire cosa è meglio
fare. Harry che non si fa paranoie non sarebbe lui, no? James
e Sirius sono davvero grandi, peccato che la Rowling non si decida a
scrivere una saga sul loro periodo malandrino. sarebbe fantastico, no?
FINLEYNA 4 EVER:
grazie per il commento. XD che ne pensi della reazione di Remus, per
ora? XD
SMEMO92: grazie per
il commento. eh si, adesso sono dolori. tutti pensano che Remus sia
impazzito di gelosia, Hermione e Ron compresi. non ti anticipo nulla ma
ti consiglio di leggere il prossimo capitolo..
LYRAPOTTER: grazie
del tuo commento. diciamo che al momento Remus vorrebbe strangolare
Harry & co perchè hanno mentito. ovviamente non
sospetta nemmeno lontanamente che Harry sia il figlio di James e Lily.
per quanto riguarda Sirius portinaia, ti giuro che ho passato un bel
po' di tempo a pensare per trovargli una ragazza alla sua altezza ma
non ci sono riuscita. se hai qualche consiglio per me contattami via
mail, sono abbastanza in crisi. pensavo a Luna, ma l'ho uccisa qualche
capitolo fa.. XD
ALI96: grazie mille
per il commento! è normale che Remus pensi male, lui non sa
chi è in realtà Harry e tutto quello che ha
passato nella sua vita.
TONKS17: grazie per
il commento! eh si, nei miei capitoli ne succede sempre una. pensa che
noia una storia così lunga senza continui colpi di scena.
poi la gente invece che leggere i miei capitoli si fa un pisolino. XD
per quanto riguarda Harry, se dessero l'oscar per il miglior paranoico
dell'anno sarebbe suo senza ombra di dubbio. per ora solo Remus sa
tutto, ma nel prossimo capitolo ti anticipo che succederà il
finimondo! XD
grazie a tutti quelli
che sono arrivati a leggere fino qui.
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Capitolo 38 *** SCOPPIA IL PUTIFERIO ***
CAPITOLO
36
SCOPPIA
IL PUTIFERIO
Lily sedeva al solito banco insieme a Hermione e Alice ma continuava a
guardarsi nervosamente intorno. Stev e Ron avevano raccontato alle
ragazze quello che era successo quella mattina. Lily sperava con tutte
le sue forze che Sirius e James riuscissero a fare ragionare Remus. Il
ragazzo sapeva essere proprio un testone a volte. Hermione teneva la
testa china sui libri, tormentata dai sensi di colpa. Possibile che
fosse tutta colpa della gelosia che provava per lei?
D’un tratto la porta si aprì e i ragazzi si
voltarono di scatto, speranzosi di vedere entrare i malandrini. Le loro
speranze si infransero quando Ginny entrò di corsa in classe
e prese posto vicino alle ragazze. Ginny fissò gli amici,
cercando di individuare quale fosse il problema. Lily
sospirò e poi gli comunicò tutte le
novità.
“Tutto a posto con Teddy?” chiese Lily sorridendo.
Cercando di scacciare dalla sua mente l’immagine di Remus che
lasciava la scuola. Sarebbe stato un duro colpo per Sirius e James,
forse troppo duro.
“Si, l’ho appena lasciato in infermeria.”
rispose Ginny prendendo fiato. Se ci fossero stati anche i ragazzi
forse la conversazione sarebbe andata avanti ma nessuno dei presenti
aveva voglia di parlare. Ginny lanciò un’occhiata
ad Harry per capire se stava un po’ meglio e passò
un braccio intorno alle spalle di Hermione. La ragazza si
lasciò andare a quell’abbraccio e pianse tutte le
sue lacrime sulla spalla di Ginny. Ron ed Harry se ne stavano in
disparte, senza dire nulla. Il rosso soffriva a vedere la sua Hermione
in quello stato. Qualcosa gli diceva che non si trattata di gelosia,
che c’era altro ma non riusciva a dare voce a
quest’idea. Non c’era nulla da dire. Il
comportamento del ragazzo era davvero troppo strano. Una vocina nella
testa di Harry diceva al ragazzo che era colpa sua e delle sue bugie.
Il ragazzo cercò di scacciare quelle voci ma era
così difficile.
Improvvisamente la porta si aprì e i tre malandrini
entrarono scherzando tra loro. Sembrava che tutto fosse tornato alla
normalità, almeno fino a che Remus non entrò
nell’aula.
“Remus!” esclamò Lily, correndo incontro
ai ragazzi e saltando al collo di Remus.
“Mi spiace, non volevo farvi preoccupare
così.” si scusò il ragazzo, notando gli
occhi tristi di Lily. Si maledisse mentalmente. Per colpa di quei
traditori aveva fatto soffrire i suoi amici e Lily, proprio le persone
che voleva proteggere.
“Remus.. È colpa mia?” chiese Hermione
tra le lacrime, guardando negli occhi il ragazzo. Remus a quella
domanda non seppe rispondere. Aveva passato tutta la notte a odiare lei
e i suoi amici ma ora Hermione sembrava così indifesa. La
sua espressione cambiò di colpo. Il sorriso fraterno che
aveva rivolto a Lily si trasformò in una maschera di
indifferenza.
“Non sono geloso di te e Ron se è quello che
intendevi dire.” rispose Remus, sedendosi nella fila dietro
quella di Lily. James e Sirius si guardarono senza capire. Era evidente
che il problema fosse Hermione e gli altri, e non loro o Lily ma non
riuscivano a capire che stava passando per la testa
dell’amico.
“Come mai non ti siedi al solito posto?” chiese
Sirius stupito.
“Oggi mi va di cambiare..” rispose enigmatico
Remus. James scosse la testa e fece segno a Ron e a Stev di
avvicinarsi.
“Dannazione, c’è qualcosa
sotto.” mormorò Harry piano, prendendo la sua
borsa.
“Che dici?” chiese Ron confuso. Non capiva che
stava succedendo. Prima Remus dice che non era geloso e poi si sedeva
lontano da loro? Non era decisamente normale.
“Evita noi. Sospetta qualcosa.” rispose Harry
piano, stavo attendo che nessun altro sentisse quelle parole. Il moro
era preoccupato e non riusciva ad allontanare la sensazione che stava
per succedere qualcosa di brutto.
Quella lezione passò senza che nessuno di loro facesse
scherzi o disturbasse la lezione. Nessuno aveva voglia di giocare
perché nessuno di loro capiva che stava succedendo. Le
giornate a ridere e scherzare lieti erano di colpo un ricordo lontano.
Persino Lily arrivò a desiderare che i malandrini
organizzassero qualche scherzo ai professori. Tutto era così
complicato, quasi irreale. L’aria era molto tesa e fu una
liberazione per tutti poter andare a mangiare. I ragazzi si divisero in
due gruppi, da una parte Lily e i malandrini e dall’altra
Ron, Stev, Hermione e Ginny. Venne istintivo. Lily non capiva il
perché di quella divisione e soffriva.
I due gruppi si mantennero anche nelle lezioni pomeridiane e anche il
giorno dopo.
Era Remus a volere quella stupida divisione ma Sirius e James non
provavano nemmeno a fargli cambiare idea. Volevo fidarsi di lui anche
se non capivano. Se capitava che i ragazzi fossero tutti insieme Remus
si chiudeva in un assurdo mutismo. Smetteva di parlare, apriva un libro
con quell’aria indifferente e fredda stampata sul volto.
Andò avanti così per qualche settimana. Sirius,
James e Lily erano arrivati a dover parlare con gli altri di nascosto.
Hermione e Ron erano sempre più abbattuti, in compenso Harry
si era distratto dai suoi pensieri tristi con gran sollievo di Ginny.
Lo strano comportamento di Remus non lasciava ad Harry tempo per
pensare ad altro. Anche raccontare la verità come aveva
suggerito Ron era fuori discussione in quel momento così
incerto. Remus non diceva nulla. Si era chiuso in uno strano mutismo da
cui usciva solo per parlare con James, Lily o Sirius. Quella situazione
sembrava destinata a durare in eterno, poi una sera la situazione
precipitò.
“Hey Remus” chiese Harry titubante. Il ragazzo si
era avvicinato a Remus per cercare di capire perché ce
l’avesse tanto con loro. Erano nella stanza dei ragazzi ed
anche Lily, Hermione e Ginny erano lì.
“Che vuoi?” rispose in malo modo Remus. Tutti i
presenti voltarono la testa di scatto, non era da lui rispondere in
modo così sgarbato. Sirius si preparò al peggio.
Sapeva bene quanto poteva diventare pericoloso e irascibile Remus alle
volte.
“Posso parlarti?” chiese ancora il moro mantenendo
la calma, per nulla intenzionato a farsi spaventare
dall’aggressività dell’altro. Remus
sospirò. Era arrivato il momento di chiarire. In quelle
settimane aveva pensato a lungo a cosa fare, a come iniziare il
discorso. All’inizio aveva pensato che con il tempo si
sarebbe calmato e avrebbe ritrovato il sangue freddo necessario per
affrontare l’argomento senza che volassero parole grosse o
incantesimi. Sapeva bene che quello non era il luogo migliore, non con
James lì presente. Ormai però era tardi. Era il
momento della verità.
“Se proprio non puoi farne a meno.”
mormorò ancora Remus scocciato.
“Che sta succedendo? Ci state evitando da settimane, anzi. Ci
stai evitando da settimane e stai costringendo Lily, James e Sirius a
fare lo stesso.” iniziò Harry, deciso a farsi dire
la verità una volta per tutte.
“Non capisco quale sia il problema. Dopo tutto loro sono miei
amici, sto solo cercando di proteggerli.” esclamò
Remus sottolineando miei. Sirius e James si guardarono increduli.
Perché Remus avrebbe dovuto proteggerli dal fratello di
James? Lily tremava e teneva la testa bassa.
“Proteggerli? Non capisco da cosa tu li stia
proteggendo.” continuò Harry.
“Da te..” gli urlò in risposta Remus.
Non era riuscito a trattenersi. Ron, Hermione, Ginny, Lily, James e
Sirius osservavano allibiti la scena. Anche lo stesso Harry era rimasto
pietrificato, come di sasso. Improvvisamente si rese conto di quello
che era successo. Lui sapeva. Per quanto incredibile ed assurdo potesse
sembrare Remus sapeva delle bugie che avevano detto loro-
“Remus sei impazzito? Ti rendi conto che quello che stai
trattando a quel modo è il fratello di James?”
biascicò scandalizzato Sirius. Remus ormai era completamente
fuori di sé e non ragionò prima di parlare.
“È quello che credete voi. James, ascolta. Stev
non è quello che credi.. È un impostore! Ho
sentito Ginny parlare con Ron ed Hermione. Non è davvero il
tuo gemello, ha solo finto.”urlo Remus tutto d’un
fiato. James era impietrito. Dopo quelle parole sulla sala
crollò il silenzio più totale. Sirius fissava
attonito il suo migliore amico, pallido come un cencio e tremante.
Anche gli sguardi di Lily e Remus erano fissi su di lui. Hermione, Ron
e Ginny si erano voltati verso Harry. Ginny era terrorizzata. Le parole
di Remus erano come lame che avevano ferito l’anima di Harry.
“Che stai dicendo?” chiese Lily sconvolta e confusa.
“Che questi tizi ci hanno mentito. Si sono presi gioco di noi
per mesi. Forse sono stati persino loro a fare scappare Peter dal
castello.” rispose Remus cercando di calmarsi. James era
crollato su una poltrona che Sirius aveva prontamente fatto apparire.
Remus si maledisse in tutte le lingue che conosceva. Alla fine aveva
fatto avverare proprio la cosa che temeva di più. James era
sconvolto.
“No, ti sbagli. Noi non centriamo nulla con la fuga di
Peter!” urlò Hermione, tentando una debole ed
inutile difesa. Non aveva più senso negare.
“Da quanto lo sai?” chiese Sirius, tenendo stretto
a sé il suo migliore amico. Anche Lily si era precipitata da
James. Il ragazzo era completamente apatico, fissava un punto
imprecisato davanti a sé e non diceva nulla. Né
Lily né tanto meno Sirius l’avevano mai visto in
quello stato. Remus realizzò che nemmeno
all’inizio dell’anno, quando l’avevano
trovato sulla torre era in quello stato.
“Due settimane.” rispose Remus apatico.
“Per questo eri così strano. Perché non
hai detto nulla?” chiese Lily.
“Non volevo fare soffrire James. Volevo essere
sicuro.” disse Remus piano, con tono sconsolato.
“Hai ascoltato i nostri discorsi..”
mormorò Hermione arrabbiata.
“Adesso la colpa sarebbe mia? Siete voi quelli che avete
mentito.“
“È vero? Sta dicendo la verità? Ho
bisogno di sapere se sei o no il mio gemello,
Stev!”biascicò James piano. Aveva bisogno di
sapere se Remus stava mentendo oppure No. Non poteva essere vero. Aveva
ritrovato il suo adorato gemello dopo tanti anni solo per scoprire che
era un impostore?
“No, non lo sono.” rispose Harry a testa bassa. Una
vocina dentro di lui gli urlava di dire tutto. Di raccontare loro la
verità. Tuttavia era così difficile.
“Come hai potuto farti passare per un membro della famiglia
di James e farlo soffrire a questo modo?” urlò
Remus perdendo le staffe. Quelle parole ferirono a morte Harry. Il
coraggio di parlare e spiegare le sue ragione svanì
all’improvviso.
“Sta zitto. Non sai niente di lui!” urlò
Ron, paonazzo di rabbia. Non potevano dire quelle cose al suo migliore
amico. Remus era un perfetto idiota, lui non sapeva. Harry faceva parte
della famiglia di James, era suo figlio. Va bene, aveva sbagliato a
mentire ma non potevano trattarlo a quel modo. Harry non era un
criminale.
“Nemmeno lui sa nulla di James o di noi. Ha detto solo
menzogne per chissà quale fine.” si intromise
Lily. James stava in silenzio, senza dire nulla. Sperava con tutte le
sue forze che quello fosse un brutto sogno e che di lì a
poco si sarebbe svegliato.
“Basta, non ti permetterò di fare soffrire a
questo modo il mio migliore amico.” rispose ancora Rom, ormai
completamente fuori di sé.
“Wow, allora qualcosa di vero c’era nella vostra
storia. È davvero il tuo migliore amico?”
sibilò Remus in tono velenoso. Ron reagì
afferrando la bacchetta e cercando di lanciare un incantesimo ma Ginny
ed Hermione lo bloccarono.
“SMETTETELA TUTTI! È solo colpa mia, va bene?
Prendetevela con me, sono io quello che ha mentito.”
Era stato Harry ad urlare. Improvvisamente tutto era diventato troppo.
Era successo tutto a causa sua. I suoi genitori, Remus e anche Sirius
pensavano che lui fosse un traditore. Li aveva delusi e non se lo
sarebbe mai potuto perdonare.
“Harry!“ mormorò Hermione, leggendo
negli occhi di Harry tutto il suo dolore.
“Così in realtà ti chiami
Harry?” chiese Sirius stranamente calmo. Si era obbligato a
mantenere la calma, per quanto difficile fosse.
“Mostra il tuo volto. Mi disgusta guardare in faccia un
impostore con la faccia di James.” urlò Remus
disgustato. Harry realizzò che quello era davvero il fondo.
Non aveva più senso stare in quella stanza, in quella torre.
Persino quell’epoca era troppo vicina a quello sguardo pieno
di disgusto e rimprovero. Decise in pochi secondi, imboccò
la porta e corse via.
“Aspetta Harry!” urlò Ginny. Continuando
a trattenere Ron per impedirgli di fare incantesimi.
“Dannazione, se ne sta andando.” si
disperò Hermione.
“Meglio, non penso sia una grave perdita.”
commentò Remus.
“NON HAI CAPITO NULLA REMUS!”urlò Ron,
liberandosi dalla presa di Hermione e Ginny. Avrebbe voluto lanciare
qualche maledizione su Remus ma sapeva bene che era inutile. La cosa
più importante in quel momento era trovare Harry.
“Che stai dicendo?” chiese Sirius confuso. Ormai
non ci stava più capendo nulla. Era come se qualche
dettaglio fosse sfuggito loro.
“Ha mentito solo sul nome, il suo aspetto era davvero quello
che hai visto..” spiegò Ginny infastidita. Dopo le
loro parole velenose si mettevano a chiedere spiegazioni?
“Come? Che vuoi dire?” chiese ancora Lily.
“Non c’è tempo..”
esclamò Ron.
“Dobbiamo trovarlo prima che faccia qualche
stupidata!” annuì Hermione, ignorando
completamente i malandrini e Lily. Prima che i ragazzi se ne fossero
resi conto Hermione, Ron e Ginny si erano precipitati fuori dalla
stanza sperando di arrivare in tempo per fermare Harry.
ANGOLO
DELL'AUTRICE
e rieccomi qui con qualche
giorno di ritardo a causa di troppi festeggiamenti.
grazie mille a chi
legge la mia storia, commenta e la aggiunge ai preferiti. siete davvero
fantastici.
TONKS17: grazie mille
per il tuo commento! scusa per qualche giorno di ritardo, spero questo
capitolo ti sia piaciuto. il capitolo scorso è servito per
chiarire un po' le cose. al momento ci sono molti personaggi e andando
troppo veloce ho paura che non si capisca nulla. spero che ti sia
divertita o ti stia divertendo in Sardegna. xD
LYRAPOTTER: grazie
mille per il commento, anche se Tonks17 ti ha battuto per qualche
minuto. XD in questo capitolo sono stati un po' tutti in crisi. al
momento i problemi di Harry si sono decisamente complicati, bisogna
vedere che deciderà di fare. per la famosa fidanzata di
Sirius hai pienamente ragione, Luna sarebbe stata perfetta. sarebbe
stata fuori di testa come Sirius, una coppia perfetta. dannazione,
avrei dovuto pensarci un po' prima di uccidere la povera Luna
nell'esplosione. xD
SHIHO93: grazie mille
per il commento. diciamo che le cose sono sfuggite di mano a Remus e
alla fine ha dovuto parlare di fronte a James. al momento non so chi
sia più a terra tra lui ed Harry. grazie mille per i
complimenti, sei troppo buona! xD
SMEMO92: grazie mille
per il commento. è stato davvero grande Ron, vero? non per
nulla è il suo migliore amico. spero che questo
capito sia stato di tuo gradimento.
PRINCESSMARAUDERS:
grazie per il commento, sei troppo gentile a dire che ti piace la mia
storia. sei un angelo. lascia pure stare la lista per Harry,
ultimamente dorme poco e gli è tornato tutto in mente (tra
una paranoia e l'altra). Remus alla fine non ha parlato con Harry ma
gli ha urlato in faccia il suo disprezzo davanti a tutti. Peter al
momento sta bene, è in Francia e non ha nessuna intenzione
di tornare indietro (grazie a Merlino!)
penso che in caso di
petizione per la Rowling ci sarebbero davvero tante persone che ci
appoggiano. XD
FINLEYNA 4 EVER:
grazie mille per il commento, mi fa davvero molto piacere che la mia
storia ti sia piaciuta. alla fine Remus è esploso e qualcosa
di avventato lo ha fatto. povero Harry, non si aspettava tanto astio da
parte dei malandrini.. XD
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Capitolo 39 *** CERCANDO HARRY ***
CAPITOLO
37
CERCANDO
HARRY
Nella testa di Harry
rimbombavano mille voci. Le parole di Remus, il viso deluso di suo
padre, gli occhi spenti di sua madre e la stanchezza di Sirius. Li
aveva delusi tutti, dal primo all‘ultimo. Si era comportato
come un bambino viziato e non era stato all‘altezza di
meritarsi il loro amore e la loro amicizia. Harry si sentiva perso. Non
sapeva dove andare né che fare. Chi avrebbe potuto ascoltare
i suoi deliri e suggergli come uscire da quel pasticcio? Harry
sospirò. Era completamente solo, come mai prima
d’ora. Il peso di tutto quello che aveva passato nella sua
vita gli gravava sul cuore. Si sentiva infinitamente vecchio
perché aveva passato troppe brutte esperienze e troppi
dolori.
Troppo preso dai suoi
pensieri non aveva badato a dove andava e si era ritrovato di fronte
alla porta di Silente. Si fermò qualche istante a riflettere
se entrare o meno. Se tornare o no nel suo tempo. Ormai tutto era
perduto nel mondo in cui si trovava. Alla fine si decise e
bussò.
[sala comune dei
grifondoro]
Erano ormai ore che
Hermione, Ron e Ginny cercavano Harry. I ragazzi alla fine erano
tornati nella sala comune, a fare il punto della situazione.
“Dannazione
è sparito!” esclamò Hermione delusa e
preoccupata. Le loro ricerche si erano rivelate del tutto inutili.
Harry non era in nessuno dei posti dove loro avevano guardato.
“La mappa
del malandrino?” propose Ginny cullando Teddy che non voleva
saperne di dormire. Il piccolo sembrava percepire la tensione e
continuava ad agitarsi.
“L’aveva
lui!“ ricordò Ron con voce tetra. Era distrutto
anche lui, ormai era tutto perduto. Conosceva bene Harry ed era quasi
sicuro che se non lo trovavano al più presto avrebbe fatto
qualche sciocchezza, sempre che non fosse già troppo tardi.
“Su quella
dei malandrini? Potremmo chiedere a loro..” propose ancora
Ginny con una punta di speranze nella voce. Sapeva bene che non sarebbe
stato semplice chiedere loro aiuto ma in fondo potevano sempre
prenderla senza il loro permesso. Era disposta a tutto pur di ritrovare
il suo ragazzo.
“Non
compare Harry su quella.” mormorò Ron smorzando
l’ottimismo della sorella.
“Cosa?
Accidenti non me ne ero mai accorto.” esclamò
sorpreso Sirius, comparendo alle spalle dei ragazzi. Insieme a lui
c’erano anche gli altri. James appariva un po’ meno
pallido di prima. Teneva stretta a sé Lily, ed entrambi
avevano gli occhi velati di lacrime. Remus invece teneva la testa bassa
e si sedette lontano da tutti. Quasi volesse stare solo e riflettere su
quello che era successo. Sentiva che in gran parte era tutta colpa sua.
D’accordo, i ragazzi avevano mentito ma lui avrebbe dovuto
parlare loro con calma. Aveva passato anni a dire a James e Sirius di
stare calmi e affrontare i problemi in modo razionale e poi aveva fatto
l’esatto opposto. Accusandoli ed alzando la voce in quel modo
aveva creato quella situazione. Se tutti stavano soffrendo era
solamente colpa sua. Doveva fare qualcosa per rimediare. Ci
pensò su per qualche secondo poi si alzò e
lasciò la sala senza che gli altri se ne accorgessero.
“Che ci
fate voi qui? Non abbiamo tempo per darvi spiegazioni.”
ribatté Ginny in tono acido. I malandrini, quelle stesse
persone che l’avevano messa in soggezione la prima volta che
le aveva visto ora la ripugnavano. Il loro comportamento era stato
vergognoso.
“Beh, se ci
darete spiegazioni solo dopo che avrete trovato il vostro amico vi
daremo una mano. Voglio proprio sentire la vostra storia e quello che
avete da dire.” rispose James sorprendendo tutti i presenti.
Nessuno si aspettava che fosse in grado di parlare con tanta calma. In
quelle ore si era calmato ed era giunto alla conclusione che prima di
giudicare doveva sapere quello che era successo. Voleva che fosse Harry
a spiegare quanto fosse successo. In quei mesi che lo avevano creduto
Stev era stato leale e comprensivo con tutti loro. Si meritava la
possibilità di spiegarsi.
“Non
è così semplice.” mormorò
Hermione. Sapeva bene che Harry conosceva il castello e tutti i
passaggi per abbandonarlo come le sue tasche.
“Suvvia
siamo sette. Vi vorrà poco a perquisire il
castello.” fece notare Sirius cercando di abbozzare un
sorriso per smorzare la tensione. Se volevano arrivare a qualcosa era
necessario che collaborassero. Anche lui la pensava come James.
“Abbiamo
già dato un’occhiata in giro ma non si
trova.” spiegò Ron freddamente. Capiva che senza
l’aiuto dei malandrini avrebbero concluso ben poco ma lo
stesso non riusciva a perdonarli del tutto per il loro atteggiamento di
poco prima.
“Anche
Remus è sparito.” notò improvvisamente
Lily. James e Sirius si girarono e perquisirono la stanza con lo
sguardo in pochi secondi. Del loro amico non c’era traccia.
Hermione, Ginny e Ron si guardarono tra loro restando tutta via
impassibili.
“Quello non
è un nostro problema.“ commentò Ron
alzando le spalle.
“Ron..”
“Avete
visto come ha trattato Harry? Avrebbe solo dovuto chiedere una
spiegazione. È imperdonabile trattare così
Harry.” si sfogò Ron. Potevano anche essere i
genitori, il padrino e una caro amico di Harry ma questo non dava loro
l’autorità per trattarlo in quel modo a dire poco
abominevole. Lo avevano giudicato e condannato senza sapere nulla di
lui.
“Resta
comunque il fatto che non si trova.” disse James sospirando,
rivolto a Sirius e Lily. Sapeva bene che gli altri ragazzi non
avrebbero dato loro una mano a trovare Remus. Non dopo quello che lui
aveva detto. Era stato strano sentire quelle cose uscire dalla bocca di
Remus. Normalmente quello che parlava senza pensare era Sirius. A volte
anche James quando perdeva la calma, a Remus non era mai successo.
Tuttavia James sapeva che aveva detto quelle cose per proteggere i suoi
amici e per questo i malandrini non potevano abbandonarlo. Era uno di
loro. James era sicuro che Remus avesse agito così per
proteggere lui da una sofferenza troppo grande.
“Penso di
sapere dove è andato..” mormorò Lily
all’improvviso.
“Non
capisco Lily..” disse Sirius confuso guardando la rossa.
“Da
Silente.” rispose lei semplicemente. I ragazzi si guardarono
tra loro spaventati. Era l’unico posto in cui non avevano
ancora pensato di andare a controllare.
[nell‘ufficio
del preside]
“Signore,
posso entrare?” chiese Harry con tono incerto dopo aver
bussato nervosamente alla porta dell’ufficio del preside. In
passato il vecchio preside era stato capace di dargli consigli per
superare momenti difficili. Certo, questo Silente non era lo stesso ma
Harry era sicuro che non lo avrebbe lasciato solo con i suoi problemi.
“Certo caro
ragazzo. In questa scuola c’è sempre qualcuno
pronto a dare una mano e qualche buon consiglio.” rispose
sorridendo il vecchio preside. Harry rimase sorpreso, sembrava quasi
che Silente lo stesse aspettando. Sulla sua scrivania c’erano
delle gelatine tuttigusti+1 e anche delle cioccorane.
“Come fa a
sapere che ho bisogno di consigli?” chiese Harry stupido,
prendendo la gelatina che il preside gli stava offrendo.
“Se non ne
avessi bisogno non saresti venuto da me. Avanti, dimmi di che si
tratta.” lo incoraggiò Silente. Il suo tono era
comprensivo e calmo. Nonostante tutti i problemi che stava affrontando
era lì pronto ad aiutare lui. Harry sprofondo sulla poltrona
pieno di gratitudine per quell’uomo che gli aveva sempre
fatto un po’ da nonno.
“Hanno
scoperto che non sono Stev.“ spiegò lui
sospirando. Non riuscì ad aggiungere altro, era troppo
difficile ripensare a quello che era accaduto nella stanza dei ragazzi.
“È
stato Remus, vero? Quel ragazzo è davvero molto
intelligente..” ammise Silente pensieroso. Era certo che il
giorno in cui i malandrini avrebbero scoperto tutto sarebbe arrivato.
“Mi odiano.
Li ho delusi.” sbottò Harry con un tono di voce
tetro.
“Non
esagerare, dopo tutto non possono odiarti. Tu sei Harry Potter. Sei il
figlio di Lily e James.” gli ricordò Silente con
un sorriso. Non sapeva perché ma qualcosa dentro di lui gli
diceva che il ragazzo depresso che aveva di fronte era davvero
speciale. Che aveva dentro di sé una forza incredibile.
“Questo
loro non lo sanno..” sospirò Harry.
“Come
sarebbe a dire che non lo sanno? Perché non hai detto loro
nulla? Dopo tutto se avevano già scoperto che non eri Stev
non aveva senso mantenere il segreto sulla tua
identità.” chiese Silente stupito.
“Erano
così delusi e arrabbiati. Non ne ho avuto la
forza.” mormorò Harry fissando intensamente il
pavimento. Non era riuscito a dire loro chi era davvero
perché aveva troppa paura dei loro sguardi. Non sarebbe
riuscito a sopportare le loro espressioni, la loro rabbia e la loro
delusione ed essere conscio del fatto che loro sapessero che era il
figlio di Lily e James.
“Capisco, e
ora che intendi fare?” chiese Silente, cercando di essere
comprensivo. Riusciva a percepire la lotta interiore nella testa di
quel ragazzo. Doveva stare davvero malissimo.
“Io non lo
so. Vorrei un consiglio da lei.” chiese Harry, fissando
intensamente gli occhi azzurri del vecchio preside. Silente si
sentì turbato da quello sguardo ma allo stesso tempo
percepì che c’era qualcosa di sbagliato in quegli
occhi tanto tristi.
“Caro
ragazzo, solo tu puoi prendere decisioni sulla tua vita. Ad ogni modo
ti suggerisco di pensarci per bene su. Hai due vie. Tornare nel tuo
tempo o decidere di restare. Capisco che non sia una scelta
semplice.” spiegò pazientemente Silente.
“Se decido
di tornare nel mio tempo sarò solo. Qui invece avrei la mia
famiglia che al momento mi odia.” mormorò Harry
riflettendoci sopra. Nessuna delle due soluzioni gli sembrava la
migliore. Entrambe le vie lo avrebbero fatto soffrire.
“Puoi
sempre rimediare spiegando le tue ragioni. È difficile ma
capirebbero. Sei sicuro che non ci sia altro che ti vuole portare
lontano da qui?” chiese il preside, cercando di scavare
più a fondo nei sentimenti del ragazzo.
“Qui dovrei
mentire per tutta la mia vita. Fare finta di essere un’altra
persona..” rivelò Harry, mettendo a nudo la sua
anima e rivelando quel pensiero che tanto martellava nella sua testa.
Silente rimase per un po’ in silenzio, incerto su cosa dire.
Non voleva correre il rischio di sbagliare e farsi fraintendere dal
ragazzo.
“Sai,
quando ti ho visto nel mio ufficio per la prima volta mi sei sembrato
un ragazzo intelligente e fuori dal comune. Ho avuto la sensazione che
in te ci fosse molto più di quel che appare. Ci ho pensato
parecchio su e penso di essere arrivato alla conclusione che tu puoi
salvare molte vite.“ disse alla fine il vecchio preside.
Harry lo ascoltò senza dire nulla sorridendo tra
sé. Silente non si smentiva mai e soprattutto riusciva
sempre a capire tutto prima degli altri.
“Ho passato
tutta la mia vita a combattere per salvare vite e alla fine ho perso lo
stesso. Volevo solo un po’ di pace, potermi godere la mia
vita.” rispose Harry tristemente. Era stanco di combattere.
Non faceva che combattere per guadagnarsi un po’ di
felicità e ancora non c’è
l’aveva fatta. Silente gli stava per caso chiedendo di
ricominciare a capo? Combattere nuovamente una battaglia che aveva
già affrontato e che gli aveva portato via ogni cosa?
“A volte la
vita ci mette davanti a delle scelte anche se non vogliamo. Si tratta
di decidere tra ciò che è giusto e ciò
che è facile.” mormorò Silente con fare
pensieroso. Quella frase rimbombò nella testa di Harry come
un eco. Non era la prima volta che la sentiva ma faceva comunque un
certo effetto. Invece che aiutarlo a schiarirsi le idee quella frase
gliele aveva complicate. Harry non sapeva più cosa dire, ne
cosa fosse giusto fare.
“Perché
non ti prendi qualche giorno per decidere che fare? Forse vedere questo
mondo un po’ meglio ti sarà
d’aiuto.” consigliò Silente in modo
affettuoso. Più che un preside a Harry sembrava di avere
davanti un amico, quasi un nonno. Forse la cosa migliore da fare era
ascoltarlo. Vedere il mondo in cui si trovava poteva aiutarlo a
decidere se combattere per liberarlo o No anche se lo preoccupava dover
continuare a fingere di essere qualcuno che non era.
“Forse ha
ragione. Avrei un favore da chiederle, se posso..”
iniziò Harry. La decisione era presa e non sarebbe tornato
indietro.
“Dimmi
pure.”
“Vorrei
cancellasse Steven Potter da questa scuola.“ disse Harry
tutto d’un fiato. Aveva capito che fingere di essere stato
Steven Potter era stato l’errore più grosso che
aveva fatto da quando era lì. Non avrebbe mai dovuto mentire
in quel modo.
“Sei
sicuro?” chiese Silente fissandolo a lungo dritto negli
occhi. Harry non abbassò lo sguardo.
“Se
deciderò di tornare qui sarà con il mio nome, non
con quello di mio zio.” ribatté Harry deciso.
“Saggia
decisione ragazzo, vedo che cominci a capire.” rispose
Silente sorridendo guardando il ragazzo varcare la porta. Il vecchio
preside si ritrovò nuovamente solo con i suoi pensieri. Quel
ragazzino poteva essere forse la risposta che cercava da tempo. Con il
suo aiuto forse avrebbe potuto fare si che quella assurda guerra
finisse. Silente sospirò. Chissà se sarebbe
tornato nel suo mondo o avrebbe dato loro una mano.
Poco dopo la porta
dell’ufficio di Silente si spalancò di nuovo.
Silente si era aspettato altre visite. Sicuramente gli amici di Harry
sarebbero venuti a cercarlo. Quando però il vecchio preside
alzò gli occhi dalle pergamene che aveva sulla scrivania si
trovò di fronte un Remus Lupin decisamente scosso.
“Signore!
Harry.. Voglio dire Steven Potter!” balbettò
visibilmente agitato. Si era precipitato lì per impedire che
lasciasse quella dimensione. Se fosse partito non ci sarebbe stato modo
di rintracciarlo. Non si sarebbe mai perdonato se James non avesse
avuto tutte le risposte che voleva per colpa sua.
“Se lo stai
cercando devo darti una delusione. Non è qui.”
rispose Silente offrendo anche a lui una gelatina tuttigusti+1. Remus
era troppo scosso per riuscire a mangiare qualcosa e rifiutò
gentilmente.
“È
successo un pasticcio. Deve impedirli di tornare da qualunque posto lui
sia venuto. Dobbiamo trovarlo e farci spiegare tutto quello che
è successo. Prometta che lo manderà da noi se
verrà qui nel suo ufficio..” lo pregò
Remus. I suoi occhi rispecchiavano la sua infinita disperazione. Si
sentiva colpevole per quanto era successo. Avrebbe dovuto controllarsi
e parlarne in privato con Harry, Steven o chiunque fosse quel ragazzo
misterioso.
“Mi spiace
Remus ma Harry non si trova più in questa scuola.”
spiegò Silente con calma mentre scartava una cioccorana.
Remus sentì il mondo crollargli addosso. Tutto era perduto.
“Cosa? Non
è possibile. Dannazione ho combinato un disastro.”
esclamò Remus sbiancando improvvisamente. Come avrebbe fatto
a dire a James e agli altri che Harry se n’era andata e che
non avrebbero potuto avere le spiegazioni che volevano?
“Non ti
abbattere così. Ho detto che non si trova più qui
ma non che sia tornato nel suo mondo.” spiegò
meglio Silente dopo aver notato la disperazione sul volto di Remus.
“Non
capisco cosa intende signore.” chiese Remus confuso. Le
parole del vecchio preside come al solito avevano il potere di
confonderlo.
“Ho dato il
permesso a Harry di uscire dal castello e fare un giro nel mondo reale
prima di decidere se tornare o meno nel suo mondo.“
spiegò meglio Silente. Remus a quelle parole riprese un poco
di colore.
“Quindi non
possiamo fare nulla per trovarlo e per parlare con lui..”
mormorò Remus abbattuto. Harry non era andato nel suo mondo
ma era comunque introvabile, almeno per loro.
“Se
è così importante per te e per i tuoi amici, e
immagino che lo sia, parlare con lui allora darò anche a voi
la possibilità di lasciare il castello per andarlo a
cercare.” disse Silente. Era certo che i ragazzi non si
sarebbero dati pace fino a che non fossero riusciti a parlare con Harry.
“Grazie
signore.” disse Remus prima di scappare verso la sala comune.
Doveva assolutamente dire agli altri che c’era ancora
speranza.
ANGOLO DELL'AUTRICE:
scusate ancora per il
ritardo nel postare! spero di farmi perdonare con il capitolo nuovo.
questo capitolo è una specie di intermezzo, nei prossimi vi
anticipo che vi farò fare un tour nel mondo magico e non
degli anni '70. nel frattempo grazie mille a chi ha commentato e hai 94
che hanno la mia storia tra i preferiti. spero che la mia storia
nonostante sia lunga vi piaccia e vi appassioni almeno quanto piace e
appassiona me scriverla.
FINLEYNA 4 EVER: beh
diciamo che anche Harry un po' se l'è cercata. era ovvio che
se la prendessero i malandrini. è anche vero che Remus
avrebbe potuto usare un po' più di tatto e di calma. ora
però si è pentito e sta cercando di rimediare.
grazie mille per il commento! xD
TONKS17: grazie mille
per il commento e per la franchezza. non me la prendo, anzi. mi hanno
insegnato che è con le critiche che si migliora. xD
al momento Harry se
n'è andato anche se non dove temevi tu. non ti anticipo
nulla.. xD
SHIHO93: grazie per
il commento! buttarsi dalla torre di astronomia? bello, mi hai dato
un'idea (ovviamente sto scherzando!) . diciamo che i malandrini si sono
già pentiti delle loro reazioni e che ora daranno una mano a
cercare Harry (io ovviamente so dove si trova ma non te lo dico XP!) xD
MIKELINA: grazie
mille per il commento, mi piace sempre leggere i commenti di persone
nuove. xD
KIA88OC: grazie
millissime anche a te! è un piacere accogliere lettori
nuovi. mi spiace averti fatto penare un po' per l'aggiornamento ma ti
assicuro che cercherò di procedere più spedita
visto che ho un po' di tempo libero ultimamente! xD
LYRAPOTTER: ma ciao
bella, grazie per il commento! è sempre un piacere leggerti
xD! eddai è bello vedere ogni tanto Remus che agisce
d'istinto. sai che noia sennò. diciamo che alla fine di
quest'altro capitolo la situazione è nettamente migliorata.
xD per quanto riguarda l'ipotetica fidanzata di Sirius ti comunico
ufficialmente che ho trovato una soluzione meno contorta di fare
risorgere Luna. non ti anticipo nulla che senno ti rovino la sorpresa.
al momento però devo trovare il punto migliore per farla
entrare nella storia.. xD
SMEMO92: grazie mille
del commento! chi meglio di Silente poteva fare ragionare Harry e
proporgli una soluzione meno distruttiva possibile? xD
FUNNYPINK: grazie
mille per il commento! è bello vedere facce nuove! xD
PRINCESSMARAUDERS:
grazie per il commento e non ti preoccupare.. prenditela con calma che
la scuola è molto più importante! xD grazie per i
complimenti.. mi fai arrossire!!! diciamo che la sfuriata di James l'ho
evitata perchè sentirsi dare dell'impostore, traditore e chi
più ne ha più ne metta dal proprio padre sarebbe
stato decisamente più distruttivo per il povero Harry.
già così con Remus si è preso male..
vedrai che tutto andrà a posto! nei prossimi capitoli ci
sarà un bel tour. xD
|
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Capitolo 40 *** DA DOVE SI INIZIA? ***
CAPITOLO 38
DA DOVE SI INIZIA?
Remus non dovette
fare molta strada per trovare i suoi amici. I malandrini infatti erano
fuori dall’ufficio del preside per aspettarlo. Sui loro visi
Remus riusciva a leggere preoccupazione. Ancora una volta era riuscito
a farli stare in pena per lui. Come potevano non odiarlo per tutti i
problemi che era riuscito a causare in così poco tempo?
Remus sospirò e si avvicinò a loro titubante.
“Che ti
è preso? Sei scappato senza dirci nulla!” lo
rimproverò Sirius lanciandogli un’occhiataccia.
Dietro quello sguardo burbero Remus riusciva a vedere il grande cuore
di Sirius. No, non lo odiavano. Nonostante tutto i suoi amici gli
volevano bene più che mai e non ci pensavano nemmeno a
lasciarlo solo.
“Dovevo
impedire che se ne andasse.” rispose mestamente Remus, con la
testa fissa sul pavimento. Non riusciva a sostenere i loro sguardi
sapendo di avere causato quella sofferenza.
“Lui dove
è?” chiese Lily appoggiandogli una mano sulla
spalla. Remus alzò gli occhi e incontro quelli verdi della
ragazza. Il licantropo intuì che Lily aveva capito
perché si era precipitato da Silente.
“Sono
arrivato tardi, ma c’è ancora speranza. Dove sono
Hermione, Ron e Ginny?” spiegò brevemente Remus
guardandosi intorno. Non era il momento per essere tristi, doveva dire
quello che aveva saputo dal preside ai ragazzi e andare a cercare
Harry. Solo i suoi amici potevano sapere in quale luogo il ragazzo
misterioso poteva essere andato a nascondersi.
“Dubito che
vogliano parlare con noi..” obiettò James
abbozzando un sorriso per fare capire a Remus che andava tutto bene,
che non lo odiava.
“Dobbiamo
provarci.” ribatté Remus convinto, spiegando loro
brevemente la situazione.
“Sono La.
Speriamo bene..” mormorò Sirius indicando tre
ragazzi che parlavano tra loro poco più in là.
Era di fondamentale importanza collaborare con loro.
“Ciao
ragazzi.” iniziò Remus bloccandosi
improvvisamente. Che poteva dire loro? Sapeva che il pasticcio che si
era creato era colpa sua e sapeva anche di non avere nessun tipo di
scusa.
“Che vuoi
ancora da noi?” rispose in malo modo Ron. Non aveva
intenzione di chiarire con Remus. Come poteva essere così
irresponsabile e diverso dal professor Lupin che aveva conosciuto nel
suo tempo? Da quando erano lì per colpa sua erano capitati
molti guai. Prima la storia di Hermione, d’accordo in quel
caso era stata anche abbastanza colpa sua, ed ora aveva fatto scappare
Harry. Tra le altre cose Harry era del tutto fuori di sé e
agiva senza pensare, e in passato l’amico aveva dimostrato di
essere in grado di combinare disastri enormi agendo senza pensare.
“Remus
è andato a parlare con Silente. “
spiegò Sirius, sperando che i ragazzi fossero disposti ad
ascoltare almeno lui. A quelle parole le ragazze uscirono dal loro
mutismo ostinato e presero a prestare molta attenzione a quel discorso.
“Che?”
chiesero in coro Hermione e Ginny.
“Avevo
paura che se ne andasse prima di poterci chiarire con
calma..” spiegò meglio Remus. Hermione si diede
mentalmente della stupida. Come aveva potuto non pensare di andare dal
preside per chiedergli di non lasciar tornare Harry nel loro tempo?
Probabilmente ora era troppo tardi. Per ritrovare Harry sarebbero
dovuti andare nel loro tempo e fare i conti con la totale distruzione
del loro mondo e dei loro affetti.
“Chiarire?
Adesso vorresti chiarire, non potevi pensarci prima?”
esclamò Hermione anticipando Ron. Il rosso la guardava
sorpreso. Era strano che la ragazza fosse più impulsiva ed
aggressiva di lui. Era stata la rabbia a parlare per lei.
“Lo so,
sono stato idiota e impulsivo. Posso rimediare?” rispose
Remus con decisione, sorprendendo tutti i presenti. Hermione si morse
un labbro, scocciata di non riuscire a rispondergli a tono. Hermione e
Ron si scambiarono un lungo sguardo senza parlarsi.
“Ma sai
dove si trova? Te lo ha detto?” chiese Ginny, più
interessata a trovare Harry che a rimanere arrabbiata con Remus.
Sperava con tutto il suo cuore che non avesse lasciato quel tempo.
Sarebbe stato tutto terribilmente complicato altrimenti.
“No, ha
detto che ha lasciato il castello. Ma non è tornato nel
vostro mondo.“ rispose Remus ripensando alle parole del
preside di poco prima. Tutti i presenti rimasero ammutoliti, senza
sapere bene se essere felici o meno di quelle parole. Certo, Harry non
era tornato nel loro mondo ma in ogni caso non sapevano dove potesse
essere finito e quello era comunque un grosso problema da risolvere.
“Quindi
come facciamo a rintracciarlo?” chiese James confuso. Come
potevano trovare qualcuno che si trovava fuori dal castello se non
potevano uscire?
“Possiamo
andare a cercarlo. Silente ci ha dato il permesso!”
spiegò Remus senza aggiungere altro. James e Sirius
cominciarono a fare progetti su come lasciare la scuola ma vennero
bloccati immediatamente da Ron.
“Fermi un
attimo. Voi non andate da nessuna parte. Noi cercheremo Harry mentre
voi rimarrete qui al castello.” esclamò Ron con
calma. Avevano fatto abbastanza danni e non voleva che ne facessero
ancora. Non li voleva tra i piedi un’altra volta, senza
contare che sarebbe stato problematico cercare Harry con i malandrini
senza spiegare loro nulla del passato del loro amico. Se erano stati
abbastanza svegli da capire che non era Steven allora avrebbero di
certo capito chi era Harry in realtà prima che
l’amico fosse stato pronto per rivelarlo lui stesso.
“Ma noi
possiamo darvi una mano..” iniziò Lily decisa
stringendo i pugni. Le parole della ragazza però
vennero subito interrotte. Gli altri non volevano sentire
ragioni.
“È
fuori discussione. Resterete qui.”
“Ma non
capisco perché siete così testardi.”
insistette James, sostenuto da Sirius. Solo Remus non diceva nulla.
Stava in silenzio, quasi temesse che dire qualcosa avrebbe peggiorato
le cose. Erano state le sue parole a iniziare tutto. I ragazzi avevano
tutte le ragioni a non volerli ancora tra i piedi.
“Non sapete
nulla di Harry, di quello che ha passato e di dove potrebbe essersi
andato a cacciare. Sareste solo di impiccio.”
spiegò Ginny con calma. Quelle parole furono come una doccia
fredda per i malandrini.
“In questi
mesi siamo diventati amici prima che scoppiasse questo
casino.“ ribatté Sirius. In ragazzo ricordava bene
le lunghe sere passate a parlare con quello che credeva Stev. Non
volevano dire nulla? Forse non sapeva nulla del suo passato ma da
quando lo aveva conosciuto aveva provato un affetto istintivo per quel
ragazzo, ed era sicuro che per James, Remus e Lily fosse la stessa
cosa. All’inizio avevano pensato che sentivano vicino Stev
perché era in gemello di James, dopo avevano scoperto che
non era così. In quelle ore erano arrivati alla conclusione
che ci doveva essere per forza un’altra ragione che li legava
a quel ragazzo, Harry, e loro volevano scoprire a tutti i costi quale
fosse.
“Ragazzi
stiamo perdendo tempo. Dobbiamo andare a cercare Harry.”
ricordò Ron cercando di fare capire agli amici che discutere
non li avrebbe portati da nessuna parte.
“Per prima
cosa dobbiamo andare al villaggio. Da li possiamo
smaterializzarci.” disse Hermione iniziando a pensare da che
parte cominciare quella ricerca.
“Voi potete
smaterializzarvi?” chiese stupito Sirius. Lui e i suoi amici
avevano appena compiuto diciassette anni e non avevano ancora sostenuto
l’esame, come potevano quei ragazzi averlo già
fatto? Anche Lily, Remus e James stavano pensando la stessa cosa.
“Tranne
Ginny.” rispose Ron tranquillamente, incurante delle facce
stupefatte dei malandrini.
“Hey!“
esclamò la sorella, evidenziando il fatto che anche lei
aveva superato l’esame seppure da poco tempo.
“Oh scusa,
mi devo essere perso qualcosa.” rispose Ron sorridendo
imbarazzato.
Lily concluse che i
ragazzi dovevano essere più grandi e che Ginny aveva la loro
età. Il fatto che Harry poteva materializzarsi
però spiegava come aveva fatto a lasciare la scuola in breve
tempo e complicava tutto. Sarebbe stata dura cercare qualcuno che
poteva spostarsi a suo piacimento.
“Se non
dovessimo cercare Harry ti avrei già lanciato una qualche
maledizione. Andiamo Va.. Dobbiamo lasciare Teddy in
infermeria.” disse Ginny, avviandosi verso
l’infermeria, mettendo fine alla discussione sul nascere.
“Lascialo a
me, penso io a lui.” esclamò Remus
all’improvviso, sorprendendo tutti i presenti. Remus era
stato zitto fino a quel momento, perso nei suoi pensieri. Non se la
sentiva di andare con loro a cercare Harry ma allo stesso tempo non
voleva impedire ai malandrini di seguirli. Restare con il bambino era
un buon compromesso e inoltre sentiva che in quel momento era
l’unica persona in grado di farlo sentire un po’
meglio. Senza la sua presenza poi era sicuro che gli altri avrebbero
lasciato che i malandrini andassero con loro.
“Pensi
davvero che dopo quello che hai detto a Harry ti lasciamo
Teddy?” mormorò Ron con fare minaccioso. Non aveva
nessuna intenzione di lasciare il piccolo Teddy con Remus, nonostante
questi fosse il padre.
“Ron non
abbiamo tempo né per discutere né per andare in
infermeria. Tieni Remus, grazie mille.” ribatté
Ginny lasciandogli il bambino e guardando male il fratello. Lasciare il
bimbo con lui semplificava le cose, faceva risparmiare loro tempo e
spiegazioni all’infermiera del castello. Inoltre Ginny aveva
notato che quando Remus aveva Teddy tra le braccia i suoi occhi
brillavano.
“Bene,
è deciso. Remus resta qua e noi tre veniamo con
voi.“ concluse James con un sorriso malandrino che non
ammetteva risposta negativa. Alle sue spalle Lily e Sirius annuivano
convinti.
“Siete
testardi, non avete sentito quello che avevamo detto?” chiese
Hermione tentando di fare cambiare loro idea.
“Lascia
perdere, tanto non cambiano idea. Piuttosto, qualche idea su da che
parte iniziare a cercare?” chiese Ron in risposta. Si era
reso conto che James e Sirius erano troppo convinti e non
c’era modo di fare cambiare loro idea. Inoltre negli occhi di
Lily vedeva la stessa determinazione che così tante volta
aveva letto in quelli di Harry.
“Qualsiasi
persona quando si sente persa cercherà di tornare in luoghi
che sono stati importanti per lui. Sia nel bene che nel male. Posti
dove è stato molto felice o dove ha sofferto molto. Vi viene
in mente qualcosa?” riflettè Lily. Se fosse stata
al posto di Harry sarebbe scappata a casa sua o comunque in un posto
familiare che l’avesse fatta sentire protetta. Hermione, Ron
e Ginny si guardarono a lungo interrogandosi su quale posto potesse
essere il più familiare per Harry. Purtroppo nella sua vita
erano stati davvero pochi i posti che lo avevano fatto sentire a casa.
Si potevano tranquillamente contare sulle dita di una mano.
“Almeno tre
posti. Penso sia meglio dividerci.” disse Ron dopo averci
pensato un po’ su.
“Benissimo.
Ron, tu vai dai babbani. Ginny tu invece vai alla vecchia sede
dell’ordine. Io andrò dove tutto è
cominciato. Tutto chiaro?” ordinò Hermione
pensierosa. Aveva escluso che Harry potesse essere alla Tana, quel
posto era importante per lui in quanto casa di Ron e Ginny. Non aveva
senso andarci nell’epoca in cui si trovavano.
“Intendi
casa del maiale biondo?“ chiese Ron riferendosi al cugino
grasso, biondo e odioso di Harry.
“Vengo con
te. A dopo ragazzi.” disse Lily prendendo Ron sotto braccio.
Ron lanciò uno sguardo stranito alle ragazze chiedendosi
come mai proprio lei doveva seguirlo. Sarebbe stato problematico dover
cercare Harry in Privet Drive, in casa della sorella di Lily, senza
dirle come mai erano proprio lì. Hermione alzò
gli occhi al cielo facendo capire al ragazzo che avrebbe dovuto
inventarsi qualcosa.
“A dopo
Lily. Sirius, vai con Hermione e io vado con Ginny.” disse
James avvicinandosi alla rossa, Sirius invece appoggiò un
braccio sulle spalle di Hermione.
Le due ragazze si
scambiarono uno sguardo preoccupato e intuirono che Ron non sarebbe
stato il solo a dover inventare una storia credibile.
ANGOLO DELL'AUTRICE
innanzitutto mi scuso con voi
per avere saltato qualche settimana, maledetti professori (sono sicura
che chiunque vada a scuola o in università mi può
capire benissimo!)
in ogni caso rieccomi
qui, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che siate curiosi di
sapere come andrà avanti. nei prossimi capitoli Ron e Lily
andranno a Privet Drive, poi Hermione e Sirius a Godric's Hollow e
infine Ginny e James alla casa dei genitori di Sirius.
vi assicuro che
sarà un tour interessante..
grazie mille a tutti
quelli che sono arrivati a leggere fino a qui, specie a quelli che
hanno lasciato un commentino.
FINLEYNA 4 EVER:
grazie mille per il commento. caccia al tesoro? sai che è
davvero un modo originale per definire la ricerca di Harry? potrei
usarlo come titolo del prossimo capitolo.. XD
SHIHO93: grazie mille
per il commento. mi fa piacere averti stupita XD! sei pronta per il
viaggio nel mondo magico del passato?
LYRAPOTTER: grazie
per il commento. iniziamo subito dalla fidanzata di Sirius:
comparirà tra qualche capitolo, vediamo se capisci chi
è prima che la noti Sirius. non dico altro, ti tengo un po'
sulle spine. in questo momento Harry è a zonzo per il mondo
magico per cercare di capire che fare, dove rimanere e se combattere.
al momento penso di avere abbastanza chiaro in mente che decisione
prenderà.. silente è sempre silente. XD
TONKS17: grazie per
il commento anche se corto, anche io come vedi ho avuto pochissimo
tempo in questo periodo. spero questo capitolo ti sia piaciuto, anche
è corto.
SMEMO92: grazie per
il commento! nei prossimi capitoli malandrini e gli altri andranno a
cercare Harry, la pazienza non è una delle loro
qualità quindi stare ad aspettare che lui rinsavisca e torni
da solo non è pensabile. ovviamente Lily, James e Sirius
qualche domanda se la faranno (che ci facciamo a Privet Drive?
perchè qui a Godric's Hollow? ma qui non abita la famiglia
di Sirius?) e ai nostri eroi toccherà trovare il modo di
rispondere senza dire troppo. non ti anticipo altro ma sarà
difficile per Hermione, Ron e Ginny.XD
PRINCESSMARAUDERS:
grazie per il commento! mi fa piacere e insieme mi dispiace per
lasciarti con mille dubbi (ovviamente mi fa piacere perchè
vuole dire che la mia storia ti piace ma mi dispiace farti rimanere
male). la corda per tenerlo non è servita, anche se sarebbe
stato più veloce se fosse rimasto al castello. mi fa molto
piacere che la mia storia piaccia anche a tua sorella e a tua cugina,
salutamele tanto e ringraziale da parte mia.
FUNNYPINK: ogni tanto
agire d'impulso serve. personalmente non credo che Remus sia stato
sempre tranquillo e razionale, ogni tanto sarà pure esploso
qualche volta.. XD per ora goditi il tour nel mondo magico.. XD
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Capitolo 41 *** SULLE TRACCE DI HARRY: LA CASA DELL'INCUBO ***
CAPITOLO
39
SULLE
TRACCE DI HARRY - LA CASA DELL’INCUBO
Ron si
materializzò in una zona isolata della via, cercando di dare
poco nell’occhio. Era così preoccupato della
sparizione del suo amico Harry da non avere notato che Lily lo aveva
seguito per davvero. Il panico lo assalì, era sicuro che
Lily avrebbe iniziato a fare un sacco di domande che lo avrebbero messo
in crisi.
“Mi hai
seguito davvero!“ osservò incredulo Ron fissando
Lily. La ragazza dai capelli rossi camminava a pochi passi da lui e lo
fissava con aria di sfida. Ron in quel momento pensò che
Harry assomigliava a sua madre molto di più di quel che
sembrava ad un primo sguardo.
“Smettila
di fare lo scorbutico e dimmi dove siamo prima che ti lanci una
fattura.” rispose seria Lily con le mani ai fianchi.
Conosceva bene quello sguardo determinato, era lo stesso che assumevano
sua madre e sua sorella quando erano davvero arrabbiate. Forse si
trattava di una prerogativa femminile, certo era che c’era da
stare attenti.
“Bella idea
lanciare una fattura di fronte a dei babbani.” fece notare
Ron guardandosi intorno. Non c’era quasi nessuno in giro ma
dovevano cercare di passare inosservati. Lily si guardò
intorno anche lei,curiosa. Aveva passato tutta la sua vita tra i
babbani e si trovava perfettamente a suo agio a camminare nelle loro
città, tuttavia quel luogo la metteva in soggezione e non
riusciva a capire perché. Forse perché le
ricordava la sorella. L’unica zona abitata da babbani dove
non si sarebbe più potuta sentire a suo agio era casa di sua
sorella. Lily sospirò sconsolata cercando di cacciare quel
triste pensiero dalla testa.
“Non mi ero
accorta che eravamo arrivati tra i babbani.” notò
Lily. “Privet Drive. Questo posto mi è
familiare..” rispose Lily osservando il luogo in cui erano
finiti. Si trattava di una normalissima cittadina babbana come tante,
ma qualcosa le risultava familiare. Non era mai stata lì
eppure quel nome lo aveva di sicuro già sentito. Il nome
della via scritto sul cartello di fronte a lei la guardava beffardo,
senza che lei riuscisse a capire o ricordare perché.
“Andiamo,
forza.” disse Ron incamminandosi verso un gruppo di villette
a schiera a poche centinaia di metri da loro. Tra quelle
c’era anche il numero 14, dove abitavano gli zii di Harry.
Era quella la casa in cui il suo amico aveva passato gli anni peggiori
della sua infanzia, il luogo da cui aveva sempre voluto scappare e che
malgrado tutto era stata anche la sua protezione. Silente lo aveva
obbligato a stare lì perché
l’incantesimo di Lily che proteggeva Harry non si rompesse e
lui aveva sofferto molto per quell’imposizione. Ron sapeva
bene che Harry lì non si era mai sentito a casa, cercarlo in
quei luoghi era inutile. Non avevano quasi mai parlato degli anni che
aveva passato lì, Harry non ne parlava mai. Ogni scusa era
buona per cambiare argomento. Ron ricordava soprattutto i silenzi
dell’amico e i suoi sguardi persi, vuoti e sempre
più sconsolati man mano che l’anno finiva e gli si
prospettava di tornare da loro per l’ennesima lunga e
noiosissima estate.
“Perché
siamo venuti proprio qui?” chiese curiosa Lily mentre
camminava al fianco del ragazzo, distogliendolo dai suoi pensieri.
“Perché
qui è dove Harry è cresciuto. Almeno, nel nostro
mondo. Non so come sia questo posto qui.” rispose Ron
cercando di essere il più diplomatico possibile.
“Capisco.
Senti, a me spiace davvero.” disse improvvisamente Lily. Ron
intuì immediatamente che stava parlando di Remus e si
irrigidì.
“Non ti
credo.” rispose secco. Non gli andava di parlare ancora di
Remus. Se erano in quella città così insulsa era
solo colpa sua. Non gli andava nemmeno di dare spiegazioni su Harry.
L’unica cosa che gli andava di fare era cercare il suo amico
senza parlare con Lily.
“È
normale che Remus abbia reagito così. Si è
sentito preso in giro. Ha parlato senza pensare.”
cercò di difenderlo la ragazza. Conosceva Remus da sette
anni e non si era mai comportato così. Remus era la persona
più buona di tutto il castello, voleva solo proteggere i
suoi amici. Lily era sicura che Ron capiva le ragioni di Remus e che
prima o poi lo avrebbe perdonato.
“Forse era
meglio se pensava.” rispose ancora Ron. Lily intuì
che abbattere la barriera di rabbia e di odio che aveva creato Ron
sarebbe stato difficile ma lo stesso non si diede per vinta. Voleva che
il ragazzo capisse che Remus non era un mostro ma una persona come
tutti e che proprio per questo aveva reagito così. Erano
state le sue emozioni a parlare per lui.
“Non
sapevamo che eravate d’accordo con Silente.”
continuò imperterrita, decisa a far capire al rossa la buona
fede del suo amico Remus. Era molto strano che il preside sapesse tutto
e che avesse acconsentito. La rossa si chiese ancora una volta chi
fosse quel misterioso Harry e perché fosse venuto
lì. Improvvisamente tutto quello che credeva di sapere su
quel ragazzo si era rivelata una bolla di sapone.
“Pensi
davvero che sia possibile fare qualcosa alle spalle di
quell’uomo? È a conoscenza di ogni cosa che
avviene al castello.”fece notare Ron infastidito. Possibile
che Lily Evans, una delle studentesse più in gamba della
scuola non avesse notato l’onnipresenza del preside in tutto
ciò che riguardava il castello?
“In ogni
caso anche voi avete le vostre colpe. Questo è
innegabile.” sottolineò la ragazza decisa. Quelle
parole spiazzarono Ron. Lily aveva ragione, anche loro avevano mentito,
anche se lo avevano fatto per una buona ragione. Avevano giocato con i
loro sentimenti, soprattutto quelli di James.
“Ti
assicuro che ci sono delle spiegazioni molto valide.”
balbettò dopo qualche attimo di silenzio. Lily si
fermò di fronte a lui e gli bloccò la strada.
“Se sono
così valide perché non mi spieghi..”
ribatté Lily. Aveva fatto centro e ora voleva delle risposte
dal ragazzo. Ancora una volta tra i due cadde un silenzio carico di
tensione e imbarazzo.
“Perché
prima dobbiamo trovare Harry. È la sua vita. Non posso
raccontare nulla senza che lui sia d’accordo. Mi
capisci?” rispose Ron guardando fisso l’orizzonte.
Non poteva tradire il suo amico. Poteva cercarlo, parlare con lui e
cercare di farlo ragionare ma non poteva svelare quel segreto che aveva
gelosamente custodito da quando erano arrivati in quel tempo.
“Penso di
si. Stiamo cercando una casa in particolare?” chiese Lily
concentrandosi sulla ricerca di Harry: prima lo avrebbero trovato e
prima avrebbero avuto le spiegazioni che volevano. Una parte di lei lo
capiva, nemmeno lei avrebbe mai svelato il segreto di un amico, ma
un’ultra parte voleva a tutti i costi sapere che stava
succedendo.
“Diamo un
occhiata al numero 14 e poi facciamoci un giro nel
quartiere.” propose Ron deciso guardandosi attorno per
accertarsi che non ci fossero babbani.
“Va bene.
Posso farti una domanda?” chiese Lily pensierosa
improvvisamente.
“Dimmi”
rispose Ron un po’ preoccupato.
“Harry
è cresciuto in una città babbana, quindi anche
lui come me viene da una famiglia babbana?” chiese Lily,
curiosa di sapere qualcosa su Harry. Quel ragazzo aveva intorno a
sé un alone di mistero che era davvero complicato
oltrepassare.
“No, viene
da una famiglia di maghi.” rispose Ron, soppesando con cura
le parole. Non doveva rischiare di tradirsi. Lily aggrottò
la fronte. Un figlio di maghi cresciuto tra i babbani? Era decisamente
strano, Lily non aveva mai sentito una cosa del genere.
“Ed
è cresciuto in un villaggio babbano? Da quello che ho
imparato sui maghi mi sembra così strano. Non ho mai sentito
di maghi che vivono tra i babbani. Non potrebbero usare la loro magia
nella vita quotidiana!” osservò Lily, pensando ai
suoi amici maghi. Le sembrava molto strano che una famiglia di maghi
potesse decidere di vivere nel mondo babbano, senza poter usare la sua
magia. Pensava a James, ai racconti delle estati passate con Sirius e
con i suoi genitori.
“È
complicato Lily. Davvero, non posso entrare nei dettagli.. Posso solo
dirti che Harry è figlio di un mago e di una strega e che
per un po‘ ha abitato qui. Devi accontentarti di questo,
almeno per ora. È stata una parte importante della sua vita,
non felice forse ma in ogni modo importante.”
balbettò Ron, visibilmente il difficoltà.
Lily decise di
lasciare perdere, avrebbe saputo tutto a tempo debito. Ron era stato
fortunato che non era come Sirius e James, quei due non avrebbero
mollato facilmente il colpo in una situazione del genere.
“Eh va
bene. Dimmi almeno dove siamo, so solo il nome della via!”
esclamò Lily un po’ infastidita dalle risposte che
non aveva. Ogni cosa che domandava era complicata e non poteva avere
una risposta nell’immediato. Lily cominciava a trovare tutto
questo un po’ frustrante.
“Little
Whinging, nel Surrey.“ spiegò Ron senza pensare.
“Che ti prende?” chiese Ron preoccupato. Lily
improvvisamente era sbiancata. All’improvviso aveva capito
ogni cosa, il senso di inquietudine e la familiarità del
nome della via.
“Niente,
davvero. Solo, qui da qualche parte abitano mia sorella e quel gorilla
che ha sposato da poco. Per questo la via mi suonava
familiare.” disse lei terrorizzata. Ricordava ancora troppo
bene l’ultima chiaccherata con la sorella, durante il
matrimonio.
“Eri
già stata qui a trovarla?” chiese Ron, fingendo di
non essere a conoscenza dell’odio che la zia di Harry provava
per Lily.
“No, sapevo
solo dove abitavano.” rispose lei guardandosi attorno
preoccupata. Il destino l’aveva portata nell’unico
posto in tutta l’Inghilterra dove non avrebbe mai voluto
trovarsi.
“Non sembra
che tu vada molto d’accordo con tua sorella.”
buttò lì il ragazzo con i capelli rossi.
“Diciamo
che lei mi odia. Al suo matrimonio mi ha invitata perché non
poteva fare altrimenti ma ti assicuro che ne avrebbe fatto volentieri a
meno. Il suo indirizzo me lo ha detto per essere sicura che me ne
tenessi alla larga.” spiegò Lily tirando il fiato.
Mai come in quel momento aveva desiderato trovarsi al sicuro tra le
braccia di James.
“Mi spiace,
deve essere dura per te.” mormorò Ron tristemente.
Sapeva bene quanto sapevano essere perfidi gli zii di Harry. Lo avevano
maltrattato per tutta la vita solamente perché era il figlio
di Lily. Chissà quante ne dovevano aver fatto passare a lei.
Erano persone terribili.
“Abbastanza,
ma ormai me ne sono fatta una ragione. Sono sicura che prima o poi
Petunia capirà.” rispose Lily decisa. Qualcosa le
diceva che sarebbe arrivato un giorno in cui la sorella avrebbe capito
che il loro legame era forte ed andava oltre la magia. Ron
annuì tristemente, pensando che nel loro mondo Lily quel
giorno non era riuscita a vederlo.
Camminando i due
ragazzi erano giunti nelle vicinanze di un gruppo di villette tra cui
doveva esserci il numero 14. Lily sospirò forte, come a
farsi coraggio.
“Ecco, deve
essere una di quelle case. Facciamo così, dai
un’occhiata alle vie qui intorno e al parco giochi. Vado io a
vedere la casa, così non rischi di incontrare tua sorella
per caso.” propose Ron tirando un sospiro di sollievo. Se
Lily non veniva con lui non avrebbe dovuto spiegare alla ragazza
perché il suo amico Harry era cresciuto proprio nella casa
di sua sorella. Sarebbe stato impossibile giustificare una cosa del
genere.
“Grazie,
non ho proprio voglia di vederla.” ringrazio Lily
allontanandosi in fretta.
Ron la
guardò allontanarsi e poi si mise a cerca l’amico.
Vernon doveva essere al lavoro, in casa c’era solo Petunia
che stava sfogliando una rivista con scarso interesse. Sembrava tutto
tranquillo.
Ron si
smaterializzò per potersi avvicinare a guardare senza dare
troppo nell’occhio. Trovare Harry non era semplice,
sicuramente era sotto il suo mantello
dell’invisibilità. L’unico modo per
trovarlo era cercare la sua aura magica.
Vagò per
tutta la casa senza riuscire a sentirlo e alla fine si
smaterializzò dove c’era Lily.
“Allora,
trovato qualcosa?” chiese Lily con ansia.
“No, nulla.
Tu invece?”rispose Ron con poca convinzione. Sapeva da
principio che sarebbe stato un buco nell’acqua. Decisamente
Harry non poteva trovarsi lì. Solo un pazzo sarebbe tornato
nel luogo in cui era stato odiato e maltrattato per tutta la sua vita.
“Solo
babbani. Non hanno visto nessun ragazzo. Che si fa?” chiese
Lily confusa.
“Torniamo
al castello. Magari lo hanno trovato Hermione o Ginny.”
buttò li Ron con poca convinzione. Conosceva bene Harry e
sapeva che trovarlo non era cosa da poco se aveva deciso di rimanere
solo.
“Speriamo
bene.” rispose Lily afferrando il braccio di Ron.
In lontananza una
donna fissava i due ragazzi dalla finestra, mordendosi nervosamente le
unghie. Petunia guardava la sorella e si chiedeva se non avesse
sbagliato tutto con lei.
Il telefono la
riscosse da quei pensieri e la riportò alla
realtà. Aveva un marito, una famiglia, una vita e non poteva
lasciare che il passato la tormentasse.
ANGOLO DELL'AUTRICE
PROFONDAMENTE AFFRANTA:
innazitutto volevo
chiedere il vostro perdono per quest'assenza. l'università
ha assorbito completamente tutte le mie energie e vi ho abbandonato.
per farmi perdonare
avevo pensato di postare una mia foto per permettervi di usarla per
giocare a freccette ma poi ho pensato che fosse meglio rimediare
facendo gli straordinari.
visto che ora ho
tempo vi prometto due capitoli a settimana. che ne pensate?
vi ringrazio, in
particolare a SHIHO93 per la pazienza e spero di ritrovarvi ancora
tutti a leggere la mia storia. conto di finirla entro quest'estate.
veniamo ai commenti:
grazie a tutti voi che scrivete e che avete la mia storia tra
preferiti! XD
MIKYVALE: grazie
mille per i complimenti e perdono se ti ho fatto aspettare
così tanto. XD
FINLEYNA 4 EVER: il
ritardo sta volta è stato davvero parecchio, però
grazie dei suggerimenti!
SHIHO93: beh, in
questo momento se scrivo dei pensieri di Harry si capisci dove si
è cacciato. prometto che dopo scriverò tutto
quello che gli è passato per la testa. beh, ron non lo ha
trovato. chissà se gli altri saranno più
fortunati di lui.. XD
PRINCESSMARAUDERS:
beh, diciamo che loro per il momento vanno in questi tre posti ma non
è detto che harry sia li e che loro non lo cerchino
altrove.. prometto che non sarà una ricerca eterna stile
beautiful o telenovelas argentina. XD salutami tanto anche leila ed
emanuela! XD
SHIN_86: grazie mille
per commento, spero che la mia storia ti interessi nonostante il mio
ritardo nel postare!
TONKS17: beh ho
evitato di mandare sirius e james a casa loro perchè mi
sembrava scontato. in questo modo sia sirius che james possono
chiedersi perchè harry reputi importante la casa del suo
migliore amico e provare a dare una loro risposta. XD
LYRAPOTTER: le cose
troppo facili no ma nemmeno impossibili, poveri! diciamo che questo
tour nel mondo magico non era previsto ma mi è sembrato
divertente. un modo per immaginare quei luoghi al tempo dei malandrini.
XD non mi sono dimenticata della ragazza per sirius e ti assicuro che
la conosceremo mooolto presto..
SMEMO92: grazie per i
complimenti! sirius andrà a godrig hollow, a casa di james
nel prossimo capitolo.
FUNNYPINK: spero che
ti sia divertita con la prima puntata del tour! XD
TERRY93: grazie per i
complimenti. luna non tornerà in vita anche se col senno di
poi mi spiace averla uccisa perchè sarebbe stata
bene con sirius. ho escogitato qualcosa che in un certo senso riguarda
anche lei ma ora non posso anticipare troppo.. peter è
DEFINITIVAMENTE scomparso dalla mia storia perchè
personalmente provo un profondo odio per lui.
MAR: grazie mille per
il commento, spero che il nuovo capitolo ti piaccia come quelli
vecchi.
KYLEXY: accidenti, 40
capitoli in un paio d'ore.. mi sento il colpa per il tempo che ti ho
"rubato". spero che questo nuovo capitolo possa bastare come
risarcimento.. XD
a presto gente!!!
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Capitolo 42 *** SULLE TRACCE DI HARRY: DOVE TUTTO è COMINCIATO ***
CAPITOLO 40
SULLE
TRACCE DI HARRY - DOVE TUTTO è COMINCIATO
La
sala comune dei grifondoro era silenziosa come non mai. Tutti erano
corsi via, oltre il castello dove potevano smaterializzarsi. Remus
fissò a lungo la porta dalla quale erano usciti. Sperava con
tutto il cuore che riuscissero a trovare Harry. Remus sperava molte
cose, forse troppe. Desiderava essere capito dai ragazzi misteriosi e
desiderava anche capire loro e il motivo che li aveva spinti a mentire
su una cosa talmente importante con il benestare di Silente.
“Siamo
rimasti soli piccolo. Anche tu mi odi per come mi sono comportato con
il tuo padrino?” mormorò Remus al piccolo Teddy.
Il piccolo era tranquillo, il caos di poco prima non lo aveva agitato.
Remus guardando Teddy per un po’ dimentico tutti i suoi
problemi. Era davvero un bel bambino anche se assomigliava davvero poco
a Ginny. Anzi, per nulla. I suoi occhi avevano qualcosa di familiare.
Remus sentiva che era assurdo ma era come se conoscesse quel bimbo da
sempre. Anche Teddy si trovava bene con lui, non aveva mai pianto tra
le sue braccia.
“Ghe!”
rispose il bimbo guardandosi intorno tutto contento strappando un
sorriso a Remus.
“Sai, a
volte le persone agiscono pensando di fare bene e invece combinano
disastri. Io volevo solo proteggere James e invece guarda che
casino..” continuo Remus, quasi Teddy potesse davvero capire
quello che gli stava dicendo. Il bimbo lo guardava interessato tenendo
stretto tra le piccole manine un lembo dell’uniforme di Remus.
“ehi, ma tu
parli da solo..” commentò una ragazza spuntata dal
nulla. Remus sobbalzò stupito. Era davvero una ragazza
strana, Remus non ricordava di averla mai vista. I suoi occhi erano di
due colori diversi, uno azzurro e l’altro verde. Sembrava di
guardare due persone diverse nello stesso momento. La studiò
a fondo, era impossibile che non l’avesse notata prima con
quegli occhi.
“No, io..
Aspetta, non ti ho mai visto. Tu chi sei?” chiese Remus
fissandola a fondo. C’era qualcosa in lei di familiare. Forse
i suoi lunghi capelli biondissimi, oppure i suoi grandi occhi
così particolari. Doveva averla già vista.
“Che modi,
mi sono persa.” rispose lei avvicinandosi un po’.
Si guardava intorno come se non avesse mai visto quella sala. Sembrava
persa in un mondo tutto suo.
“Ma tu non
sei di grifondoro..” esclamò improvvisamente
Remus. Doveva essere una ragazza del sesto anno di un’altra
casa. Remus però non riusciva a capire cosa ci facesse
lì.
“No, sono
di corvonero. Ciao, ciao. Torno nella mia sala comune..”
rispose lei sparendo all’improvviso senza dire nemmeno il suo
nome.
Remus alzò
le spalle e tornò a prestare attenzione al bambino
dimenticando la ragazza stralunata che aveva appena fatto irruzione
nella loro sala comune.
Nel frattempo
Hermione correva per le vie del piccolo borgo magico alle porte del
castello, cercando un luogo poco in vista in cui smaterializzarsi.
“Aspetta,
non correre così!” urlò Sirius cercando
di stare dietro Hermione. La ragazza era letteralmente corsa via come
una pazza senza dirgli dove erano diretti e lui non aveva potuto fare
altro che cercare di raggiungerla.
“Se vuoi
venire insieme a me vedi di muoverti Sirius. Non
c’è tempo da perdere.” rispose Hermione
senza rallentare. Era molto preoccupata per il suo amico Harry. Se era
davvero andato a Godrig’s Hollow non c’era tempo,
dove assolutamente raggiungerlo. Quel posto era stato teatro di eventi
molto dolorosi per Harry, non poteva lasciarlo solo in balia dei suoi
incubi e dei suoi peggiori ricordi.
“Lo so, ma
dimmi almeno dove stiamo andando e come ci arriviamo.” chiese
Sirius, speranzoso di ricevere una risposta. Da quando avevano lasciato
la sala comune non aveva praticamente detto nulla.
“In un
villaggio magico, ci materializziamo direttamente
là.” fu tutto quello che gli disse la ragazza
guardandosi attorno cercando di decidere dove svoltare. Voleva
raggiungere il bosco, magari la grotta in cui stava Tartufo al loro
quarto anno. Non doveva essere troppo lontana.
“Ma io non
posso, non ho ancora fatto l’esame.”
protestò Sirius imbronciato.
“Materializzazione
congiunta.” sillabò Hermione infastidita.
“Ah, sei di
molte parole. Stai tranquilla, vedrai che lo troviamo.”
cercò di rassicurarla Sirius. Riusciva a percepire il suo
dolore e la sua preoccupazione ed era in grado di comprenderli alla
perfezione. Anche lui era in panico quando James stava male e non
voleva vedere nessuno. Quella mattina durante la quale James si era
nascosto tra le tende del suo letto a baldacchino era stata la
più lunga e penosa da quando era al castello.
“Speriamo.”
sospirò Hermione fissando l’orizzonte. Voleva
essere forte ma in quel momento aveva solo tanta voglia di piangere tra
le braccia di Ron.
“Odi
Remus?” chiese Sirius improvvisamente. La domanda gli era
uscita da sola, senza un perché.
“Immagino
non serva odiarlo. Lui lo ha fatto a fin di bene, per James.”
mormorò Hermione dopo averci pensato un po‘ su.
Non odiava Remus, non poteva. Era solo delusa dalla situazione. Come
poteva il destino avercela tanto con tutti loro e accanirsi ancora?
Nemmeno Harry odiava Remus. Hermione lo conosceva bene e sapeva che in
quel momento era nascosto da qualche parte a darsi la colpa di tutto
ciò che era successo. Per questa ragione Hermione lo voleva
trovare. Doveva rassicurarlo e fargli capire che lui non aveva fatto
nulla. La sua unica colpa era stata cercare la felicità per
sé e per i propri amici.
“È
un bravo ragazzo. Sai, ha avuto una vita difficile.“
iniziò Sirius riferendosi a Remus.
“Conosco la
sua storia.” rispose Hermione sorridendo.
“Non mi ha
detto che te l’aveva raccontata. Come fai a
conoscerla?”chiese Sirius, incuriosito
dall’ennesimo enigma. La sua sensazione era dunque giusta, i
ragazzi sapevano che Remus era un licantropo.
“È
una storia lunga, assurda e complicata..“ iniziò
Hermione, scegliendo con cura le parole.
“E immagino
che tu non me la racconterai..” concluse Sirius per lei
sorridendo.
“Vorrei,
davvero. Però devi aspettare, deve essere Harry a
raccontarti tutto.” disse lei guardando Sirius negli occhi.
“Sei
testarda, tanto. Sei la ragazza più testarda e sveglia che
abbia mai conosciuto. Ron è molto fortunato.”
mormorò Sirius sorridendo. Era assurdo come tutti
riuscissero a trovare la ragazza perfetta per loro, James, Ron. Tutti
tranne lui.
“Anche tu
non sei burbero e duro come sembri.” disse Hermione,
strappando a Sirius una delle sue famose risate a latrato.
“Anche io
non ho avuto una vita semplice.” iniziò Sirius a
testa bassa.
“Lo
so.”lo interruppe Hermione sorridendo. Non voleva farlo
ripensare alla sua vita e non voleva ricordare la vita del loro Sirius,
quello che era stato accusato di un omicidio mai commesso e scagionato
solo dopo la sua morte.
“Tu mi
incuriosisci sempre più ragazzina.”
commentò Sirius studiandola a fondo.
“Ragazzina?
Sono più grande di te e posso anche
materializzarmi!” esclamò Hermione offesa.
“Meglio
cambiare discorso. Dove andiamo?”chiese Sirius, sperando in
una risposta più chiara di quella ricevuta prima.
“Conosci
Godrig’s Hollow? È un antico borgo
magico.” spiegò Hermione fingendo indifferenza.
“Certo, ma
perché ci stiamo andando?”Sirius conosceva bene
quel villaggio, era lì che aveva passato i momenti migliori
della sua vita fuori dal castello. Se chiudeva gli occhi poteva
ricordare un sacco di estati spensierate con James.
“Per
cercare Harry.“ rispose Hermione come se fossa la cosa
più ovvia del mondo.
“Non
capisco perché proprio in quel villaggio. Per caso centra
qualcosa in fatto che lì ci abita James?” chiese
Sirius confuso.
“Non ci
abita solo lui. Anche la famiglia di Silente. C’è
anche la tomba di Ignotus Peverell..” spiegò
Hermione, cercando di non fare venire troppi dubbi a Sirius. Era sicura
che Sirius ne avesse già abbastanza e che sospettasse un
legame profondo tra Harry e James.
“Davvero?
Non sapevo. In ogni caso conosco bene la zona, ci ho passato parecchie
estati da James. Tu ci sei stata altre volte?” chiese Sirius
curioso di saperne di più. Era convinto che la scelta di
quel villaggio non fosse casuale e che quel luogo non era importante
perché c’era vissuto Silente o chissà
chi altro. Sentiva che tra Harry e James c’era un legame,
anche se non capiva di quale natura. Il fatto che fossero andati
proprio nel luogo in cui James era cresciuto ne era la conferma, no era
una semplice casualità.
“Una sola,
l‘anno scorso.” rispose Hermione diventando
improvvisamente triste. La Godrig’s Hollow che ricordava lei
era cupa e governata da forze malvagie. Ad ogni angolo c’era
qualcosa che ricordava la parte più triste della vita di
Harry, quella in cui aveva perso i propri genitori. Hermione
scacciò quei pensieri. Sicuramente il villaggio che
avrebbero visto di lì a poco sarebbe stato molto diverso da
quello che ricordava lei, più solare e piacevole.
“Non hai
ancora detto che cosa significa questo posto per Harry. Ci ha vissuto
anche lui?” chiese Sirius, cercando di abbattere il muro di
silenzio che Hermione si era costruita intorno.
“In un
certo senso. Non proprio, diciamo che qui sono iniziati i problemi di
Harry parecchio tempo fa.” mormorò piano la
ragazza fermandosi dietro un cespuglio. Hermione afferrò il
braccio di Sirius e improvvisamente i due si ritrovarono immersi nel
verde, tra le colline. Hermione si guardò intorno
velocemente, al centro della piazza non c’era nessuna statua
e al fondo della strada la casa dei Potter era ancora perfettamente
intatta.
“Sempre
più misteriosa. Da dove iniziamo a cercarlo?”
chiese Sirius, cercando di essere utile. Trovare Harry era il modo
migliore per aiutare sia James che Remus e per avere le risposte che
cercavano.
“Non so,
potrebbe essere ovunque.” rispose Hermione sconsolata.
“Questa
è la piazza principale del paese. Potremmo dividerci,
qualcuno guarda sopra le colline dove ci sono le case e
l’altro nella parte basse dove ci sono le
botteghe.” propose Sirius.
“Va bene,
io penso alla parte bassa. Inizio dalla chiesa e dal cimitero. Al
massimo poi ti raggiungo.” decise Hermione.
“Dal
cimitero? Va bene, non faccio domande. Ci vediamo dopo.”
disse Sirius dirigendosi verso le case.
Hermione
guardò il ragazzo allontanarsi e poi iniziò a
camminare piano verso il cimitero. Girò in lungo e in largo
ma non trovò traccia di Harry. La tomba della madre di
Silente e quella di sua sorella Ariana erano lì, poco
distanti da quella di Ignotus. Lo sguardo di Hermione cadde sul pezzo
di terra in cui solo l’anno prima sorgevano due tombe
bianche. C’era solo una pianta di gigli bianchi, niente di
più. Hermione sospirò e si chiese se rimanendo in
questo tempo i genitori di Harry si sarebbero potuti salvare.
Una lacrima si fece
strada sulle sue guance, seguita a poca distanza da altre. In poco
tempo si trovò in lacrime a guardare quel fazzoletto di
terra vuoto. Gli altri maghi che erano nel cimitero la fissavano
straniti piangere nell’unico punto dove non sorgeva nessuna
tomba. Loro non potevano capire, nessuno di loro poteva capire. Solo
Harry sapeva, per questo lo doveva trovare.
Gironzolò
nel piccolo paese, inutilmente. Alla fine decise di tornare da Sirius.
“Sirius!”
chiamò Hermione guardandosi attorno.
“Eccoti,
trovato nulla?” disse Sirius comparendo da dietro un
cespuglio.
“Niente.”
rispose Hermione sconsolata, cercando di nascondere gli occhi rossi e
gonfi per il pianto di poco prima. Sirius se ne accorse ma decise di
fare finta di nulla. La sua esperienza gli diceva che chiedere a una
donna perché aveva pianto poteva rivelarsi molto pericoloso.
“Nemmeno
qui. Ero passato per vedere se c’era la signora Potter.
Decisamente se si fosse trovata di fronte il sosia del figlio se ne
sarebbe ricordata.” commento Sirius fissando la casa di
James. Il suo sguardo si portò sulla finestra della camera
del suo amico.
“Bella come
idea.” esclamò Hermione guardando stupita Sirius.
Non le era venuto in mente di chiedere ai genitori di James. I ricordi
le avevano impedito di pensare in modo razionale, meno male che
c’era Sirius con lei.
“Si,
però non c’è nessuno. Deve essere al
ministero. Lei e il signor Potter sono auror.”
spiegò Sirius tristemente. Avrebbe voluto vedere la signora
Potter e parlare un po’ con lei. Quando era triste o aveva
dei problemi la signora Potter aveva sempre una parola buona per lui,
riusciva sempre a farlo stare meglio. Era la madre che avrebbe voluto
avere e che in un certo senso aveva sostituito la sua.
“Capisco,
dunque è qui che abita James.” chiese Hermione
fissando la casa. Era identica a quella che aveva visto
l’anno prima, quella in cui Lily e James Potter erano morti.
Questa però era ancora intatta e il giardino era ben curato.
“Si,
è la residenza dei Potter da generazioni. Penso che nulla al
mondo potrebbe impedire a un Potter di abitare qui.”
esclamò fiero Sirius. Quelle parole fecero un effetto strano
su Hermione. Il suo cuore mancò qualche battito.
“Già.”
rispose Hermione pensando sconsolata al triste destino che era toccato
a quella casa e ai loro occupanti nel mondo da cui lei proveniva.
“Che
succede? Improvvisamente sei diventata triste.” chiese Sirius
preoccupato per il rapido cambio di umore di Hermione.
“Niente,
torniamo al castello. Lo avranno trovato Ron e Ginny, ne sono
sicura.” rispose Hermione asciugando una lacrima beffarda che
le aveva bagnato il volto.
___________________________________________________________________________
Mille pensieri si
rincorrevano nella mente di Harry senza che lui potesse fare nulla per
fermarli. Mai come ora prendere una decisione gli sembrava
così difficile, un’impresa titanica. Restare o
andare? Doveva tornare nel suo mondo, quello per cui i suoi genitori,
Sirius, Remus e tutte le persone che aveva amato avevano combattuto ed
erano morte oppure doveva restare lì ad impedire che gli
orrori si ripetessero?
Harry si chiedeva se
davvero era in suo potere fermare quegli orrori. Già una
volta aveva provato e non era andata bene, perché stavolta
avrebbe dovuto essere diverso? Lui era maledetto, portava una sventura
che era in grado di colpire e distruggere tutte le persone che amava.
Una parte di lui aveva paura che la felicità che provava da
quando erano arrivati lì potesse sparire di colpo,
gettandolo di nuovo nella disperazione più nera.
Harry si
guardò intorno sconsolato, cercando risposte
nell’ambiente intorno a lui. Il vento sussurrava tra gli
alberi mentre nubi scure coprivano il cielo. Poco dopo
iniziò a piovere ma Harry non si mosse di un passo. Rimase
dove si trovava, immobile, lasciando che la pioggia lo bagnasse.
Cercava in essa un consiglio che non riusciva a decifrare.
ANGOLO DELL'AUTRICE
eccomi di nuovo qui.
ho mantenuto la mia promessa, eccovi un altro capitolo dopo un tempo
decisamente inferiore dell'ultima volta.
sono contenta di non
avere perso i miei affezionati commentatori e lettori! grazie mille,
senza di voi non avrebbe senso scrivere! XD
passiamo ai commenti,
la mia parte preferita!
KYLEXY: grazie mille dei complimenti! mi fa sempre molto piacere che
quello che scrivo venga apprezzato.
SHIHO93: beh, diciamo che harry è bravo a nascondersi e i
suoi amici sono bravi a trovarlo. mmm, forse più la prima
però! in ogni caso non ti anticipo nulla, sta a vedere. con
l'università mi sono messa in pari e fino a ottobre non ho
esami. tranquilla, per un po' non sparisco più! XD
FINLEYNA 4 EVER: beh se lily avesse incontrato petunia come minimo alla
seconda sarebbe venuto un attacco di cuore (e se i vicini vedevano
quella stramba della sorella?) inoltre ron doveva evitare che lily
scoprisse che harry era cresciuto a casa di sua sorella..
spero di essermi spiegata, stasera mi sento contorta! XD
BRANDO: questo capitolo mi è venuto più lungo del
precedente. a volte capita il capitolo corto ma penso sia meglio
qualche riga in meno che un capitolo lungo, palloso e
impossibile da leggere, no? hermione di fortuna non ne ha avuta, rimane
ginny. l'indizio l'ho scritto a fondo capitolo, che ne pensi?
LYRAPOTTER: gli alieni non mi stavani simpatici. sono stata da loro per
un po' ma poi mi annoiavo, mi mancavate voi e così lo ho
mandati al diavolo e sono tornata. ma questa è un'altra
storia! XD
sono davvero contenta che ti sia piaciuto il capitolo, spero che anche
il resto del tour sia all'altezza delle tue aspettative! XD
MIKYVALE: spero che i prossimi capitoli per te siamo più
belli di questo! XD anche ad hermione non è andata male con
sirius, anche se è stato decisamente più
insistente.
PRINCESSMARAUDERS: grazie mille per il commento! sono contenta che il
capitolo ti piaccia. pensi che harry sia nella vecchia casa di sirius?
ci andranno nel prossimo capitolo ginny e james.. non dico altro! XD
SHIN_86: ma si, in fondo anche petunia è buona. in fondo in
fondo però! XD
SMENO92: ti assicuro che lo troveranno.. naturalmente per sapere chi e
come lo troverà dovrai pazientare ancora un po! XD un po' di
sensi di colpa a petunia fanno bene! XD
a prestissimo con il prossimo capitolo! XD
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Capitolo 43 *** SULLE TRACCE DI HARRY: FANTASMI DAL PASSATO ***
CAPITOLO 41
SULLE TRACCE DI HARRY - FANTASMI DAL
PASSATO
Remus era ancora
nella sala comune ed aspettava impaziente notizie dai suoi amici. Ormai
erano via da parecchio e il ragazzo diventava sempre più
nervoso ogni minuto che passava. Anche Teddy percepiva che lo stato
d’animo di Remus era cambiato ed era scoppiato a piangere
già due volte.
Il pianto del bambino
era l’unico suono che rompeva il silenzio. Un silenzio fin
troppo irreale per il luogo in cui si trovava. Normalmente la loro sala
comune era teatro degli scherzi dei malandrini, delle risate con Sirius
e dei racconti di James. Fino a qualche tempo prima anche Hermione e i
suoi amici sedevano lì con loro. Remus ripensava con
nostalgia a quei tempi, sembrava fosse passato un secolo. Tutto era
precipitato da un momento all’altro. Improvvisamente la porta
del ritratto si aprì, facendo sobbalzare Remus sulla
poltrona e riportandolo alla realtà.
“Hermione,
Sirius! Lo avete trovato?” esclamò Remus
impaziente non appena vide rientrare gli amici dalla porta. Cercava di
sbirciare dietro di loro alla ricerca di Harry ma non trovò
nulla. Del ragazzo nessuna traccia.
“Niente.
Gli altri?” rispose sconsolato Sirius guardandosi attorno
freneticamente. Era deluso, sperava di trovare Harry per poter far
stare meglio James e Remus. Era l’obiettivo che si era
prefissato e non essere riuscito a portarlo a termine lo faceva sentire
impotente, incapace.
“Non sono
ancora tornati.” mormorò Remus lasciandosi cadere
di nuovo sulla poltrona, deluso. Bisognava aspettare ancora.
Di nuovo un pesante
silenzio cadde sui ragazzi. Né Hermione né Sirius
avevano voglia di raccontare il loro buco nell’acqua. In
fondo poi non c’era molto da raccontare. Remus dal canto suo
non aveva il coraggio di chiedere nulla, si sentiva già
abbastanza in colpa. Il suo sguardo incrociò per qualche
istante quello di Hermione. Fu solo per un attimo ma bastò a
fargli capire che la ragazza lo aveva perdonato, che non
c’è l’aveva più con lui.
Questo diede un po’ di speranza e coraggio a Remus, facendolo
sentire meno in colpa e meno un mostro. Remus aprì la bocca
per dire qualcosa alla ragazza ma prima che potesse articolare
qualsiasi suono Hermione era scattata in piedi.
“Lily e
Ron!“ urlò improvvisamente Hermione alla vista dei
due ragazzi.
“Allora?”
chiese Ron guardandosi intorno in modo frenetico. Remus
chinò la testa, nemmeno loro dovevano avere trovato Harry se
Ron lo cercava nella sala comune.
“Nulla,
voi?” rispose Hermione con un espressione mogia dipinta sul
volto, nemmeno Ron lo aveva trovato.
“Dannazione.”
imprecò a mezza voce Ron a mo‘ di risposta. Il
ragazzo non aveva grosse speranze di trovare Harry dai suoi zii, sapeva
bene il risentimento che provava per loro. Tutta via pensava che lo
avrebbe trovato Hermione a Godrig’s Hollow. Era quella casa
sua. La casa che aveva perso a causa della guerra e che in questo tempo
avrebbe avuto la possibilità di salvare. Dove diamine si
poteva essere cacciato se non era lì?
“Niente
nemmeno voi?” chiese Sirius al rosso senza sperare
più di tanto in una risposta positiva. Appena aveva visto
Ron aveva capito che Harry non era con lui. Sirius lo riusciva a capire
dal suo viso, dalla preoccupazione che vi era dipinta sopra. Vedeva Ron
torturarsi e darsi la colpa di non essere riuscito a fermare Harry.
Sirius riusciva a capirlo, anche lui al suo posto si sarebbe comportato
nello stesso modo.
“Dove
diamine si è cacciato?“ disse Ron in risposta
cercando di entrare nella mente di Harry per capire dove potesse
essersi andato a cacciare. Improvvisamente sentiva di non conoscere a
fondo il suo migliore amico. Si sentiva inadeguato. Era il suo migliore
amico, la persona che lo conosceva meglio e non riusciva a trovarlo.
Hermione intuì cosa frullava nella testa del suo ragazzo e
gli appoggiò dolcemente una mano sulla spalla per fargli
coraggio. Quel contatto diede a Ron una forza che non pensava di avere.
Doveva essere forte, lo doveva fare per la sua Hermione e per Ginny.
“Se non era
né a Privet Drive né a Godrig’s Hollow
c’è solo un posto dove possa essere.”
disse Hermione analizzando i fatti. Harry doveva sicuramente essere
nella vecchia casa di Sirius.
“Hai
ragione, Ginny lo troverà di sicuro.”
esclamò Ron annuendo.
“Godrid’s
Hollow? Non è dove abita James?” chiese Lily
guardando Sirius e Remus in cerca di conferma. La ragazza sembrava
stupita che fossero andati a cercare Harry nello stesso villaggio in
cui abitava la famiglia di James. Anche Remus era della stessa idea.
“Si,
perché siete andati proprio li?“ chiese Remus
fissando intensamente Sirius.
“E io che
ne so. Hanno detto che le spiegazioni ce le danno dopo.”
rispose Sirius leggermente infastidito. Non sopportava di non avere
risposta e non sopportava ancora di più che tutti quei
misteri sembravano riguardare il suo migliore amico. James sembrava
perennemente coinvolto. Prima Harry che si spacciava per il suo
gemello, poi Godrig’s Hollow. C’era qualcosa sotto,
ne era sicuro. Tutti quei collegamenti non potevano essere casuali e
Sirius non vedeva l’ora di scoprire di cosa si trattasse.
“Allora non
ci resta che aspettare.” sospirò Lily sedendosi su
uno dei divani sospirando.
Nel frattempo James e
Ginny avevano lasciato la scuola già da un po’.
Ginny si era materializzata in una zona periferica di quella che agli
occhi di James appariva una grande città. La ragazza non
aveva ancora aperto bocca e sembrava molto pallida e provata. James si
chiese il perché ma non chiese nulla a Ginny. La rossa
sembrava un fascio di nervi, una specie di bomba ad orologeria pronta
ad esplodere alla prima scintilla e James non voleva essere quella
scintilla.
“Dove
stiamo andando?” chiese James guardandosi attorno sperduto. I
vicoli gli sembravano tutti uguali, non riusciva ad orientarsi in alcun
modo e vedeva nessun punto di riferimento conosciuto.
“A
Londra.” rispose Ginny cercando la strada giusta da imboccare
tra le tante che gli si aprivano davanti. Andare a piedi sarebbe stato
più lungo ma anche più prudente, inoltre
sospettava che anche Harry si stesse muovendo a piedi, per non lasciare
tracce che avrebbero potuto farlo rintracciare. Ginny conosceva bene
Harry e sapeva anche che aveva passato un anno a nascondersi dal mago
più oscuro di tutti i tempi senza che lui avesse la minima
idea di dove fosse nascosto.
“Va bene,
Londra però è grande. Non puoi dirmi qualcosa di
più.” insistette James con tono paziente. Ginny
gli ricordava molto Lily, era quel tipo di ragazza che va presa con le
molle per evitare di ritrovarsi atterrati da una maledizione.
“Conosci
Grimmauld Place?” chiese Ginny distrattamente. Sapeva che
quel nome avrebbe scosso James e lo avrebbe portato a fare molte
domande. Lo sapeva ed era preparata a rispondergli.
“L’ho
già sentito. Aspetta, è dove abita la famiglia di
Sirius.” esclamò James stupito ed incredulo. Era
decisamente l’ultimo posto dove sarebbe andato a cercare
qualcuno, senza contare che i signori Black erano davvero poco inclini
a ricevere visite. James ricordava un estate, doveva essere al primo o
al secondo anno. I suoi genitori si erano messi in testa di conoscere
quelli di Sirius per invitare il ragazzo da loro a Godrig’s
Hollow e così li avevano invitati per un the. Il signor
Black aveva rifiutato l’invito, dicendo che non avrebbe mai
messo piede in casa loro. Tutta via i Potter erano purosangue e non
poteva snobbarli completamente così aveva detto loro di
recarsi il Grimmauld Place. Era stato un pomeriggio terribile, James
aveva finalmente capito perché Sirius odiava i suoi
genitori. La cosa che gli aveva fatto più orrore era la
collezione di teste di elfi domestici decapitati che faceva bella
mostra di sé, come se fosse la cosa più normale
di questo mondo.
“Bravissimo,
stiamo andando lì.” concluse Ginny evitando di
guardare James in faccia. Riusciva a immaginare cosa stava pensando
James. Sicuramente si stava interrogando sui possibili legami tra Harry
e la famiglia di Sirius.
“Ma
perché, non capisco. Perché Harry dovrebbe andare
in quel quartiere? I genitori di Sirius sono tremendi.“
riflettè James rabbrividendo al ricordo di quella casa
oscura. Ricordava bene i racconti di Sirius, erano terrificanti. Ai
limite del verosimile. Si trattava di maghi oscuri e malvagi pronti a
fare di tutto per difendere il buon nome del casato e la purezza del
sangue dei sui appartenenti.
“Tranquillo,
non li stiamo andando a trovare.” lo rassicurò
Ginny per evitare che facesse troppe domande. Doveva trovare un modo
per fare capire che i genitori di Sirius non centravano nulla con Harry
senza dirgli troppo oppure James avrebbe cominciato a pensare che Harry
era malvagio come i signori Black.
“Meno
male.“ disse James visibilmente più sollevato,
tirando un sospiro di sollievo.
“Diciamo
che nel mondo da cui proveniamo la casa dei genitori di Sirius
è diventata una base operativa.” spiegò
Ginny cercando di non dire troppo ma allo stesso tempo di rassicurare
James.
“Aspetta,
priva parlavate della sede dell’ordine. Di che si
tratta?” chiese James curioso di sapere qualcosa di
più del loro mondo e dimenticandosi le altre domande che gli
passavano per la testa. Sapere che Harry non centrava nulla con i
malvagi genitori di Sirius lo sollevava parecchio.
“Di un
associazione di maghi che combatte contro i maghi oscuri con
l’aiuto degli auror. Non posso dirti altro. Almeno, non per
il momento. Appena troveremo Harry ti assicuro che capirai
tutto.” disse Ginny senza alzare troppo la voce. James non
capì molto delle parole della ragazza tranne che questa
associazione era formata da buoni che combattevano i cattivi in
segreto. Si chiese come mai i buoni dovevano nascondersi per dare la
caccia ai cattivi.
“Va bene,
ma perché questo posto è così
importante per Harry se è solo la sede di un gruppo di
ribelli?” chiese James confuso. Gli faceva strano pensare a
un gruppo di maghi e streghe che organizzano ribellioni intorno alle
teste mozzate dei vecchi elfi dei Black.
“Perché
Harry in questa sede ha passato dei bei momenti con il suo padrino.
Sai, non ha mai avuto una vita facile. Qui per un po’
è stato davvero molto felice.” raccontò
Ginny. Nella sua mente si fecero strada i ricordi dei periodi che
avevano passato lì a casa Black con Sirius, a quanto il mago
sembrava felice di avere Harry nella sua casa e a quanto era disperato
e solo mentre Harry era al castello. Una lacrima scese a bagnare il
viso della ragazza dai capelli rossi, attirando l’attenzione
di James. Il ragazzo non disse nulla, si limito a passarle un
fazzoletto che Ginny prese senza fiatare. James improvvisamente
desiderò conoscere più a fondo la vita di quel
ragazzo. Sapere che aveva sofferto molto nella sua vita lo rendeva
infinitamente triste. Tra loro cadde un profondo silenzio, Ginny
ripensava a Sirius e James si faceva mille domande che non aveva il
coraggio di pronunciare ad alta voce per non risultare impiccione e
poco sensibile.
“Siamo
arrivati, è qui vero?” disse James indicando una
grossa porta su cui spiccava il numero 12. Ginny la fissò
con attenzione per un po’.
“Si, ora
non ci resta che cercarlo. Immagino che non sia entrato visto che ci
abitano i Black. Deve essere qui intorno.” esclamò
Ginny guardandosi intorno. Il piazzale non era molto grande, non si
sarebbe voluto molto a cercarlo.
“Tu vai a
destra, io vado a sinistra.” propose James.
“A
dopo.” rispose Ginny allontanandosi dalla parte opposta del
ragazzo con mille pensieri in testa. Doveva assolutamente trovare Harry.
_________________________________________________________________________
Nella
sala comune dei Grifondoro era caduto nuovamente un silenzio pesante,
interrotto solo dai pianti di Teddy. Il piccolo non aveva voluto
saperne di lasciare Remus, era come se si sentisse al sicuro solo tra
le sue braccia. A Lily e Sirius sembrava molto strano ma Hermione e Ron
sembravano non badarci più di tanto, la loro testa era
palesemente altrove.
“Perché
ci stanno mettendo così tanto James e Ginny?”
chiese Ron tormentandosi nervosamente le mani fissando Hermione negli
occhi.
“Calmati,
lo avranno trovato e lo staranno facendo ragionare. Conosci Harry, sai
che ha la testa dura.” rispose Hermione cercando di mantenere
la calma. Sirius, Lily e Remus non fiatavano. Se ne stavano seduti e si
limitavano a scambiarsi sguardi carichi di domande che non potevano
ancora trovare nessuna risposta. Lily era un po’ preoccupata
per James, temeva che si fosse cacciato in qualche guaio come suo
solito a causa della sua lingua lunga e della sua
impulsività.
Sirius e Remus invece
si chiedevano dove fosse finito l’amico. In quale angolo
sperduto dell’Inghilterra era finito insieme a Ginny?
“Hai
ragione, sarà di sicuro così.”
riflettè Ron. Improvvisamente la porta si aprì.
Tutti si voltarono di scatto.
“James,
Ginny! Aspettate, ma perché siete soli?” chiese
Sirius sorpreso e deluso. Tutti loro si aspettavano che James e Ginny
trovassero Harry e vedere che non era così gettò
i presenti nel più nero sconforto.
“Non lo
abbiamo trovato.. Nemmeno voi a quanto vedo. Dannazione! Abbiamo
guardato ovunque.” esclamò Ginny visibilmente
agitata. Harry non era dagli zii, non era a Godrig’s Hollow e
non era nella vecchia casa di Sirius.
“Calma
Ginny, non dobbiamo perdere la calma.” cerco di calmarla
Hermione.
“Calma? Ti
rendi conto che potrebbe essere ovunque?” rispose Ginny
totalmente fuori di sé. C’erano ancora molti posti
in cui guardare, forse troppi. Sarebbero riusciti a trovarlo prima che
Harry avesse deciso di lasciare quel mondo?
ANGOLO DELL'AUTRICE:
rieccomi di nuovo
qui! chiedo perdono ma questa settimana sono riuscita a postare solo
questo capitolo, spero vi accontentiate.
nel prossimo
è in arrivo una bella ventata di novità.. non vi
svelo altro! XD
grazie mille a tutti
voi che avete ripreso a seguirmi, che mettete la mia storia tra i
preferiti e che mi lasciate commenti stupendi!
in particolare,
GRAZIE MILLE a..
MIKYVALE: dai a Ginny
con James non è andata poi così male anche se non
hanno trovato Harry.. quella che ha incontrato Remus non era Tonks ma
un nuovo personaggio che conosceremo meglio nel prossimo capitolo.
grazie mille per le tue parole e per i tuoi complimenti!
BRANDO: sono davvero
felice di avere innescato una spirale positiva e che ogni capitolo sia
un crescendo anche se comporta molte responsabilità. spero
di non deludere mai le tue aspettative. le tue ipotesi sulla ragazza
misteriosa sono davvero interessanti, nel prossimo capitolo capirai
meglio. diciamo che mi sono accorta mentre scrivevo di avere eliminato
un personaggio che sarebbe stato perfetto insieme a Harry, Ron,
Hermione e Ginny.. XD
per quanto riguarda
Harry, i ragazzi hanno sbagliato in pieno. presto capirai
perchè..
SHIN_86: il
personaggio misterioso ha lasciato il segno! anche tu, come Brando hai
scritto cose interessanti. non dico altro per non rovinare la sorpresa
a nessuno.
SHIHO93: posso
assicurarti che Harry non ha lasciato il tempo dei Malandrini, non
ancora almeno. nei prossimi capitoli.. non dico nulla, potrebbe
succedere di tutto.
FINLEYNA 4 EVER:
grazie mille per il commento. la caverna di Tom Riddle? no, niente del
genere anche se effettivamente a quel luogo sono legati alcuni momenti
importanti. come dice Ginny in questo capitolo Harry potrebbe essere
ovunque anche se a pensarci bene forse è nel posto
più scontato..
SMEMO92: per i
ragazzi "venuti dal futuro" è difficile ambientarsi a vivere
con i malandrini perchè sanno bene come è andata
nel loro tempo, hanno lottato, hanno visto i loro cari morire e questo
li ha fatti diventare più grandi della loro età.
dovranno imparare a convivere con quei tristi ricordi e cercare di
cambiarli lottando se vogliono rimanere in questo tempo.
PRINCESS MARAUDERS:
effettivamente Harry non era nella vecchia casa di Sirius. la ragazza
misteriosa in realtà è... no, non lo dico! XD
TERRY93: grazie mille
per il tuo commento però promettimi che pensi a divertirti e
a goderti le vacanze. i capitoli non scappano, divertiti anche per
me!
LULU CULLEN: grazie
mille! è bello sapere che anche dopo così tanti
capitoli la storia piace ancora! XD
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Capitolo 44 *** SEI SUO PADRE.. ***
CAPITOLO 42
SEI SUO PADRE..
La sala comune dei
Grifondoro non era mai stato un posto così silenzioso e
pieno di tensione. Non c’era traccia dei ragazzi sorridenti e
solari che la popolavano di solito, al loro posto c’era un
gruppo di musi lunghi che cercava di capire dove potesse essersi
cacciato il loro amico Harry.
“Ragioniamo
con calma.” disse Hermione decisa. Era convinta che vi fosse
una soluzione logica e che riflettendoci un po’ su avrebbero
senza dubbio risolto ogni cosa. Ginny però non sembrava
essere dello stesso parere dell’amica.
“Non
c’è tempo per la calma Hermione.”
rispose Ginny agitata e rossa in viso. Sembrava davvero vicina ad un
esaurimento nervoso. Ogni minuto che passava aveva sempre
più paura che Harry se ne fosse andato per sempre. Doveva
trovarlo al più presto e abbracciarlo stretto in modo che
non potesse andarsene più.
“Correre
qua e là senza ragionare non servirebbe a nulla
Ginny.” cercò di farla ragionare anche Lily. Lo
sguardo di Ginny era perso, impaurito. Lily intuì che tra
lei e Harry ci fosse di più di quel che quei due avevano
dato a vedere. In ogni caso, che stessero insieme oppure no, che si
piacevano era un dato di fatto.
“Bene, che
suggerite?” chiese Ginny incrociando le braccia e guardandosi
intorno a mo‘ di sfida. Guardò uno ad uno i volti
dei presenti. Remus, tirato e preoccupato che continuava a incolparsi
silenziosamente di tutto. James e Lily, confusi e preoccupati, con le
mani intrecciate. Sirius, impassibile come al solito, Ginny non era mai
riuscita a decifrare i suoi sguardi come invece faceva Harry.
C’erano anche Ron ed Hermione, pallido e silenzioso il primo
e preoccupata la seconda.
“Non lo so,
non so nulla di questo Harry. Raccontateci qualcosa così
forse potremmo esservi più di aiuto.”
esclamò Lily. Era frustrante non sapere nulla di quello che
stava accadendo. Potevano solo fare supposizioni ma si trattava di
castelli in aria a dir poco assurdi.
“Non se ne
parla nemmeno.” disse deciso Ron guardando severamente i
presenti. Non potevano tradire i segreti del loro amico. Con che
coraggio lo avrebbero poi guardato in faccia? Doveva essere Harry a
raccontare loro tutto quanto.
“Litigare
ci fa solo perdere tempo.” li richiamò James.
Sirius guardò sorpreso l’amico. Di solito era
Remus colui che riportava la pace ed evitava le discussioni ma questa
volta se ne stava in disparte senza dire nulla, come paralizzato.
Hermione rimase in silenzio per un po’, concentrata a
guardare un punto indefinito dritto di fronte a sé.
“Forse
hanno ragione loro.” mormorò Hermione dopo un
po’ guardando Ginny e Ron.
“Hermione,
che dici..” iniziò Ron sorpreso dalle sue parole.
“Qualcosa
glielo dobbiamo dire.” disse Ginny capendo quello che stava
pensando l’amica. I Malandrini dovevano sapere chi era Harry
e perché si stava comportando in quel modo.
“Siete
sicure di quel che state dicendo?”chiese Ron ancora
più stupito e confuso. Sembrava che Hermione e Ginny fossero
impazzite improvvisamente senza una ragione precisa. Sembravano
entrambe decise e sicure. Non era la paura di non trovare Harry a farle
parlare, sapevano entrambe quello che stavano facendo.
“Certa,
guarda Remus.” spiegò Ginny indicando Remus. Tutti
i presenti si girarono verso di lui che alzò la testa
sorpreso di essere stato chiamato in causa. Il tono di Ginny era dolce,
non accusatorio.
“Si sta
torturando per quello che è successo. Ron lo sai anche tu
che non è colpa sua. Harry non è scappato per le
parole di Remus ma perché non sa che fare, se tornare o
restare qui.” disse Hermione senza staccare gli occhi da Ron,
cercando di farlo ragionare. Remus non poteva credere alla sue
orecchie. Si guardo intorno e notò le espressioni stupite
dei suoi amici. Anche loro non capivano che stava succedendo.
“Si
ma..” iniziò Ron, subito interrotto dalla sorella.
“Ha ragione
lei, Ron. Sono sicura che Harry non è arrabbiato
né con Remus né con nessun altro. Come potrebbe
essere arrabbiato con le persone a cui vuole più bene al
mondo? E poi c’è Teddy.. Devono sapere la
verità. “ continuò Ginny. Remus e i
Malandrini erano più confusi che mai. Ginny aveva appena
detto che Harry li considerava coloro a cui voleva più bene
al mondo, come era possibile?
“Ragazzi,
non vi sto seguendo.” iniziò Sirius cercando con
lo sguardo i suoi amici. Remus si era avvicinato a Hermione per
chiedere spiegazioni. Quale strano segreto stavano nascondendo?
“Forse
è meglio che ti siedi Remus. Penso che abbiano ragione
loro.” disse Ron rassegnato all’evidenza. Fino ad
ora avevano solo pensato ad Harry, trascurando i sentimenti di Remus,
di Sirius e dei genitori di Harry. Forse sapere una parte della
verità li avrebbe aiutati a capire meglio Harry.
“È
arrivato il momento delle spiegazioni?” chiese James
illuminandosi all’improvviso. Finalmente tutte le loro
domande avrebbero trovato una risposta.
“In un
certo senso..” rispose Ron guardando Hermione e Ginny in
cerca di aiuto.
“Possiamo
chiedere tutto quello che vogliamo?”chiese Lily, cercando di
mettere ordine ai mille quesiti che gli si affacciavano in testa.
“Non
ancora. Per il momento vi raccontiamo qualcosa noi. Le domande le
farete ad Harry. È giusto che sia lui a
rispondere.” rispose Hermione. I malandrini annuirono, per il
momento si accontentavano di sapere almeno qualcosa.
“Ok,
partiamo da Teddy.” disse Ginny prendendo in braccio il
piccolo.
“Che centra
Teddy con Harry?” chiese Sirius confuso. I misteri invece che
risolversi sembravano aumentare. Ron e Hermione si guardavano, come a
chiedersi se stavano facendo la cosa giusta. Ginny sospirò
prima di cominciare a raccontare tutto. Era così difficile
mettere in ordine i pensieri e spiegare la verità. La
ragazza non sapeva da che parte iniziare ed era sicura che nemmeno Ron
o Hermione che sapeva sempre tutto avrebbero saputo aiutarla.
“Centra,
Harry è il suo padrino. Ma io non sono sua madre e suo padre
non lo ha mai abbandonato. Lo amavano entrambi moltissimo.”
spiegò Ginny mentre Teddy cambiava colore a capelli e occhi.
Gli sguardi dei malandrini si concentrarono sul piccolo.
“Ma allora
perché non è con i suoi genitori?”
chiese Remus, preoccupato. Non sapeva per quale ragione ma teneva
davvero molto a quel bambino, nonostante lo conoscesse da poco tempo.
“Sono
morti, tutti nel nostro tempo sono morti.” disse Ron tenendo
la testa bassa. Nella stanza cadde il silenzio, nessuno sapeva
più come continuare il discorso.
“Mi spiace,
è una cosa triste. Non so che dire..”
mormorò Lily dopo un po’. Pensava a Teddy, al
fatto che non avesse più né una mamma
né un papà e provava tanta tristezza.
“Non devi
dire nulla.” rispose Ron sorridendo mesto. Nessuna parola
avrebbe potuto cancellare la loro sofferenza, l’unico modo
per superarla era imparare a convivere con essa.
“Remus,
Harry non è arrabbiato con te né con nessuno di
voi. È arrabbiato con il destino che gli ha portato via
tutti coloro che amava nel suo tempo e che non gli ha permesso di fare
una vita spensierata. Non sa cosa fare.“ spiegò
Hermione cercando di dare ordine ai pensieri che le si affacciavano
nella mente.
“Non sempre
ciò che è giusto è anche semplice da
fare.” precisò per lei Ron ricordando le parole
tanto care al vecchio preside Silente.
“Quindi,
vediamo se ho capito bene. Harry è scappato
chissà dove per fare una specie di bilancio e decidere se
vale la pena restare qui o No?” riassunse James a modo suo,
cercando di capire.
“Diciamo di
si. Qui abbiamo la possibilità di aiutare e salvare le
persone che amiamo ma..” iniziò Ron senza trovare
le parole per concludere la frase.
“Potete
anche perderle di nuovo. In quel caso sarebbe ancora più
doloroso, vero?” concluse Lily. Probabilmente anche Harry
aveva perso le persone a lui care, forse anche lui era solo proprio
come Teddy. Lily pensò a James, a Sirius, a Remus, ad Alice,
a quanto voleva loro bene e quanto sarebbe stata dura perderli.
“Infatti..”
annuì Ron tristemente.
“Ma cosa
centra Teddy?” chiese Remus fissando il bambino che a sua
volta lo fissava con degli strani occhi rosa shocking.
“Diciamo
che in linea di massima ora conoscete i conflitti interiori che sta
cercando di superare Harry. Il problema è che le cose sono
ancora più complicate..” disse Hermione cercando
inutilmente di dare alle sue parole un senso logico. Come potevano i
malandrini capirci qualcosa se lei stessa faceva fatica a seguire
quello che stava dicendo?
“In che
senso scusa, non ti sto proprio capendo.” mormorò
Sirius confuso.
“Harry
è molto più coinvolto di quello che pensate voi..
Non so come dirlo..” disse Ginny cercando con lo sguardo
l’aiuto degli amici. Quella era decisamente la parte
più difficile.
“Remus, sei
suo padre..” esclamò Ron alla fine. A Sirius e
James mancò l’aria mentre Remus
impallidì all’improvviso. Lily non poteva credere
alle sue orecchie. Remus era padre, ma di chi? Di Harry? Di Teddy forse?
“Cosa?”
chiese Remus decisamente sconvolto. Non poteva credere a quello che gli
stavano dicendo. Aveva un figlio, come aveva potuto mettere al mondo
una vita innocente sapendo che poteva passare a lui la sua maledizione?
“Di Teddy
intende.“ precisò Hermione guardando le facce
sconvolte dei malandrini.
“Teddy
è mio figlio?”chiese Remus guardando il piccolo
che giocava con la sciarpa di Ginny e continuava a cambiare colore ai
suoi occhi. Quel bambino così piccolo e tenero era suo
figlio. Remus si stupì, come aveva potuto essere in grado di
mettere al mondo un essere tanto perfetto proprio lui che era uno degli
esseri più mostruosi di questa terra?
“Nel futuro
è ovvio.” disse Ginny porgendo il bambino a Remus
che lo prese tra le braccia. Il piccolo sorrise felice e tese le sue
piccole mani verso suo padre che ancora lo guardava con espressione
stupita e sognante.
“E la
madre..” chiese Lily fissando Remus. Era incredibile la
tenerezza con la quale Remus teneva tra le braccia quella creatura
così piccola e indifesa.
“Per lo
stato attuale delle cose non è importante.”
rispose Ron guardando James e Sirius che erano ancora imbambolati a
fissare Remus e Teddy. Non poteva dire loro che la madre di Teddy era
Tonks, la cuginetta di Sirius. Sarebbe stato un colpo per loro anche se
forse scoprire la verità su Harry lo sarebbe stato
altrettanto.
“Aspettate,
Teddy è il figlio di Remus e Harry è il suo
padrino. Perché Remus ha scelto proprio Harry come
padrino?” chiese James riprendendosi
all’improvviso. Se Teddy era il figlio di Remus sarebbe stato
più logico che il suo padrino fosse lui o Sirius.
Perché proprio Harry? Che legame c’era tra lui e
Remus? Sirius era confuso, aveva ipotizzato che ci fosse un legame tra
James ed Harry e invece scopriva che Harry era il padrino del figlio di
Remus.
“Perché
Harry è il figlio del suo migliore amico. L’unico
legame con i malandrini rimasto a Remus durante la guerra.”
spiegò Ron, preparandosi ad un’altra scena simile
alla precedente.
“Il figlio
di quale migliore amico?” chiese Sirius allarmato.
“Il suo
nome completo è Harry James Potter.“ disse
Hermione fissando James in attesa di una sua reazione.
“Io..
Io..” balbettò James senza capire più
nulla.
“Tranquillo
James, siediti.” disse Lily richiamando a sé un
bicchiere d’acqua con la magia. Finalmente aveva capito ogni
cosa. Ora sapeva perché Harry si era fatto passare per il
gemello di James, perché sembrava essere così
simile a lui e allo stesso tempo diverso e perché gli
sembrava di conoscerlo da sempre.
“Tutto
bene?“ chiesero Sirius e Remus in coro, entrambi preoccupati
per il loro migliore amico. Sapere che Harry era il figlio di James li
aveva sconvolti molto più della rivelazione precedente.
“No, come
sarebbe a dire Harry James Potter? È mio figlio..”
chiese James a metà tra il confuso e l’arrabbiato.
Era suo figlio e non gli avevano detto nulla quando era sparito? Poteva
essere ovunque, in pericolo. Suo figlio. Nella sua mente si
accavallavano mille domande. Chi poteva essere la madre?
“Beh
Ramoso, a me nonostante tutto sembra un bravo ragazzo.” disse
Remus sorridendo.
“Lo
dovresti vedere giocare! È il cercatore più forte
di grifondoro!” esclamò Ron, fulminato
immediatamente da un’occhiata severa di Hermione. La ragazza
era indignata, non era il momento per pensare a quando era bravo Harry
sulla scopa.
“Dici
davvero?”chiese James illuminandosi improvvisamente alla
parola cercatore. Sirius scosse la testa, James non sarebbe mai
cambiato. Lily non aveva reagito in nessuno modo. Anche se nessuno lo
aveva detto aveva la sensazione di essere lei la madre di quel ragazzo.
Qualcosa dentro di lei glielo diceva.
“Scusate,
possiamo tornare a noi? Abbiamo parecchie gatte da pelare. Hermione, mi
assicuri che voi siete davvero chi avete detto di essere e che nessuno
di voi fa Black di cognome?” chiese Sirius, deciso ad evitare
ulteriori colpi di scena prima di proseguire con le spiegazioni. Quella
giornata era decisamente movimentata, in poche ore era stato a
Godrig’s Hollow e aveva scoperto che Teddy era figlio di
Remus e Harry di James. La sua teoria circa un legame tra Harry e James
era stata confermata anche se non si aspettava che questi fosse il
figlio del suo amico.
“Tranquillo
Sirius, niente figli per te.” lo tranquillizzò
Ron. Sirius sospirò sollevato.
“È
Sirius il padrino di Harry? Quello di cui mi hai parlato?”
chiese James ricordando le parole di Ginny mentre si recavano a Londra.
“Si, Harry
adora Sirius. Remus ha voluto Harry come padrino per Teddy
perché sapeva che Harry aveva avuto un buon
esempio.” spiegò Ginny sorridendo.
“Dici
davvero?” esclamò Sirius sorpreso e quasi
commosso. Aveva sempre considerato James più di un fratello,
una sorta di prolungamento di se stesso e sapere che anche suo figlio
gli voleva bene lo riempiva di gioia.
“DOBBIAMO
TROVARLO!” urlò Lily interrompendo i discorsi dei
presenti. Tutti annuirono e cominciarono a discutere circa le ricerche
in corso.
“Come lo
riconosciamo? Voglio dire, se è tornato al suo aspetto non
lo possiamo riconoscere.” fece notare Remus ricordando ai
ragazzi che loro non avevano mai visto il vero aspetto di Harry.
“È
uguale a James, la sua fotocopia. L’unica differenza sono gli
occhi.” spiegò Hermione mentre Ginny cercava
freneticamente qualcosa nella borsetta.
“Quelli di
Harry sono verdi smeraldo come quelli di..”
continuò Ginny mostrando loro una foto di qualche anno prima
alla Tana. Ritraeva Harry abbracciato a Ron ed Hermione, era stata
scattata qualche giorno prima del matrimonio di suo fratello Bill.
“Sua madre,
Lily Evans?”concluse James guardando gli occhi del ragazzo
nella foto. Erano senza dubbio gli occhi di Lily, non poteva
sbagliarsi. Li avrebbe riconosciuti tra mille.
“Si.”
annuì Ginny. Lily tolse la foto di mano a James e si
incantò a guardarla mentre una lacrima di commozione le
solcava il volto. Allora era vero, Harry era davvero suo figlio ed era
bellissimo. La copia perfetta di James ma con il suo sguardo color
smeraldo.
“La
stamberga strillante!” esclamò improvvisamente Ron
interrompendo i pensieri di tutti.
“Ron che ti
prende, sei impazzito?” disse Remus sobbalzando.
“No, non
sono mai stato meglio. Siamo degli idioti, Harry non si è
mai mosso dal castello.
Come abbiamo potuto
non pensarci prima.” continuò Ron guardando i visi
allibiti che aveva di fronte a sé.
“Ne siete
sicuri?” chiese James, passando lo sguardo da Ron a Hermione
e Ginny.
“Nella
stamberga Harry ha incontrato Sirius per la prima volta e ha scoperto
la verità sui Malandrini e sui suoi genitori.”
ricordò Hermione ignorando le facce confuse e perplesse dei
malandrini. Di che stava parlando Hermione?
“Ma la
foresta proibita è un posto pericoloso..”
iniziò Lily, preoccupata all’idea che suo figlio
si trovasse in un posto del genere. La sua priorità era
diventata trovarlo, non gli importava più di dare risposta
alle mille domande che le si accalcavano in testa.
“Non per
Harry. Lui lo conosce bene e in più il castello è
l’unico luogo in cui si sia mai sentito veramente a
casa.” spiegò Ron. Remus pensò che
Harry fosse davvero molto simile a James, un perfetto malandrino
nonostante sembrasse più maturo di loro.
“Dannazione,
sta piovendo da ore. Se è davvero nella foresta si
prenderà un malanno!” concluse Lily guardando
fuori dalla finestra la pioggia che cadeva incessante. Pensare a suo
figlio solo, al buio e al freddo le fece male al cuore.
“Muoviamoci!”urlò
Sirius, precipitandosi verso la porta.
“Lily, ti
spiace restare tu con Teddy?” chiese Remus porgendogli il
piccolo. La ragazza si ritrasse e lo guardò confusa.
“Ma io
voglio venire con voi, si tratta di mio figlio!” rispose Lily
sconvolta. Non potevano pretendere che lei rimanesse lì ad
aspettare, non dopo che le avevano detto che Harry era suo figlio.
“Lo so, ma
fuori diluvia e non possiamo portare il piccolo Teddy. Noi conosciamo
la foresta proibita come le nostre tasche. Per favore amore
mio..” implorò James. Conosceva bene i pericoli
della foresta proibita e non voleva che succedesse qualcosa a Lily.
“Lo so che
è dura per te aspettare qui ma fallo per me, stai con mio
figlio così non starò in pensiero.”
continuò Remus. Lily guardò prima James e poi
Remus e si decise.
“Appena lo
trovate però lo dovete portare qui.” disse
guardando implorante gli amici.
“Promesso!”
risposero questi prima di correre fuori. Lily resto con Teddy in
braccio a guardare la pioggia bagnare i vetri del castello.
“Se ci
dividiamo lo troviamo prima.” propose Ron correndo a
perdifiato. Nella sua testa l’unico pensiero era correre
più forte che poteva e trovare il suo amico Harry.
“Buona
idea, ecco prendete questo specchio. L’altro
c’è l’ha James.” rispose
Sirius passando al ragazzo il suo specchio.
“Geniale,
in questo modo potremo rimanere in contatto.”
esclamò Hermione. Senza bisogno di parlare James, Remus e
Sirius corsero verso la Stamberga Strillante mentre Hermione, Ginny e
Ron presero la direzione opposta.
Il lontananza si
vedeva il Platano Picchiatore che si agitava. I malandrini gli andavano
in contro, speranzosi di trovare Harry.
“Non ne
potevo più di restare in quella stanza ad aspettare! James
che ti prende?” chiese Remus guardando il volto preoccupato
dell’amico. Era pallido e pensieroso, Remus non aveva bisogno
che parlasse per capire che qualcosa non andava.
“Mi prende
che mio figlio è da qualche parte sotto la pioggia
chissà dove.“ rispose brusco James. Era
preoccupato per suo figlio, si sentiva in dovere di preoccuparsi per
lui. Remus sorrise, James aveva un cuore d’oro. Si
preoccupava sempre per tutti, anche per chi non lo meritava. Qualche
anno prima aveva persino salvato la vita a Piton, il suo più
acerrimo nemico.
“Vedrai che
lo troviamo..” cercò di tranquillizzarlo Sirius,
intuendo quali erano i pensieri dell’amico. Finalmente
avevano avuto delle risposte ma più che dar loro sollievo
avevano aumentato le loro preoccupazioni.
“E se non
è al castello? Non è così semplice
trovarlo, prima abbiamo fatto tre clamorosi buchi
nell’acqua.” ricordò James senza
smettere di correre.
“Non
potevamo usare la mappa?”chiese Sirius ricordandosi
improvvisamente della mappa del malandrino.
“Harry non
compare sulla nostra e la loro l’ha presa lui prima di
sparire. È un ragazzo sveglio, vedrai che starà
bene.” disse Remus sorridendo. Da quello che aveva visto
Harry assomigliava davvero parecchio a James.
“Remus ha
ragione, se è tuo figlio sa quel che fa.” fece eco
Sirius. I tre continuarono a correre e a chiamare Harry. James
però si accorse che qualcosa non andava in Sirius. Il suo
amico di sempre si era fatto d’un tratto silenzioso e
pensieroso.
“Che ti
prende Sirius?” chiese James fissando l’amico che
aveva cambiato espressione all’improvviso.
“Niente,
sono solo preoccupato per Harry tutto qui.“ spiegò
Sirius, sperando che gli amici gli credessero. Non era vero, nella sua
testa si rincorrevano molte idee strane. Non si sentiva
all’altezza dei suoi amici.
“Non ti
credo, ti conosco troppo bene. Dilla tutta.” disse James
fissando l’amico.
“Mi sento
un po’ messo da parte. Harry è tuo figlio. Teddy
è il figlio di Remus..”iniziò Sirius.
“Dimentichi
quello che hanno detto prima i ragazzi, tu sei il padrino di Harry e
lui ti adora.” ricordò Remus all’amico
imbronciato. Sotto la facciata di menefreghismo di Sirius si nascondeva
un ragazzo insicuro che aveva paura di non essere all’altezza
di chi aveva intorno e che a volte aveva bisogno di sentirsi dire che
gli volevano bene.
“E se non
avessero detto la verità? Se avessero detto così
solo per non farmi restare male?” chiese Sirius sempre
più depresso.
“Smettila
con queste paranoie. Prima con Ginny siamo andati a Londra, Grimmauld
Place.“ disse James, ricordando quello che era successo poco
prima a Londra con Ginny.
“Come
sarebbe? E perché mai?”chiese Sirius, diventando
scuro in volto al solo suono di quel terribile posto. Dopo anni che non
abitava più li quella casa aveva il potere di turbarlo anche
solo se la sentiva nominare.
“Me lo sono
chiesto anche io. Ginny è stata piuttosto evasiva ma mi ha
detto che li Harry aveva passato dei momenti fantastici con il suo
padrino, tra i più belli della sua vita.”
continuò James, dimostrando all‘amico che Harry
gli voleva bene.
“Momenti
felici in Grimmauld Place? Sembra incredibile..”
esclamò Remus ricordando i racconti raccapriccianti di
Sirius.
“Lo so, da
quello che ho capito Harry ha avuto una vita per nulla facile. Vorrei
saperne di più, sapere perché..” chiese
James, tormentato dal fatto di non sapere praticamente nulla della vita
del figlio. Erano molti gli elementi strani che riguardavano quel
ragazzo, primo tra tutti che Hermione avesse detto che Harry aveva
incontrato Sirius per la prima volta nella Stamberga Strillante. Per
James tutto questo non aveva senso..
“Vedrai che
lo troveremo presto e potrai fargli tutte le domande che
vuoi.” cercò di consolarlo Sirius, dandogli una
pacca sulle spalle.
“Lo spero
Sirius, lo spero” disse James sospirando.
ANGOLO DELL'AUTRICE
ciao
a tutti, questo capitolo ha preso un po' più di tempo e
parecchie energie più degli altri ma penso che se sia valsa
la pena. è il capitolo che forse il tanti aspettavate
dall'inizio (insieme a quello in cui James e Lily si sono messi insieme
penso! XD). finalmente i Malandrino scoprono chi è Harry.
per il ritrovamento dovete aspettare il prossimo capitolo altrimenti
sarebbe venuto davvero troppo lungo! XD
grazie mille a chi mi legge, scrive e mi sostiene.
in particolare grazie e quelle 11 persone che hanno commentato!
PICCOLA_PUFFOLA: beh, per il ritrovamento devi aspettare ma per la
verità mi sono portata avanti! spero che questo capitolo ti
sia piaciuto!
SHIHO93: concordo pienamente con te, tutta la storia è una
mazzata per questo Ron e gli altri anticipano i fatti principali ai
Malandrini rimandando a dopo il momento in cui risponderanno a tutte le
domande. harry nella caverna? penso che sia davvero un posto strano per
riflettere sulla propria vita e fare un bilancio. XD
BRANDO: la tana l'avevo già esclusa qualche capitolo fa
perchè è un posto che è legato a Ron,
Ginny e la loro famiglia. in quel tempo non ci sono ancora Ron e Ginny
quindi Harry non ha ragione di andare lì. per la ragazza
misteriosa dovrai aspettare, in questo momento i nostri eroi non hanno
tempo per farsi domande del genere. ti assicuro però che
Luna nascerà e che non si tratta di sua madre. spero che il
mio capitolo abbia risposto alle tue domande e sia stato all'altezza
delle tue aspettative! XD
MIKYVALE: grazie mille per il commento! posso tranquillamente
assicurarti che la ragazza misteriosa non è la madre di Luna
e che Harry non è alla Tana. ormai perchè lo
trovino è solo questione di tempo.. XD
FINLEYNA 4 EVER: spero che questo capitolo ti sia piaciuto. per il
momento ho deciso di dire basta con le ricerche fuori dal castello! XD
MARY94: grazie mille per il commento e per avere messo la mia storia
tra le tue preferite. alla fine ti assicuro che il lieto fine ci
sarà, sennò che storia sarebbe? non posso
però dirti in che modo ci sarà.. per sapere in
quale mondo vivrà Harry dovrai aspettare.. XD
LYRAPOTTER: beh ho optato per iniziare a spiegare un po' di cose prima
per evitare di dover far raccontare tutto a Harry. sarebbe stato
difficile per quel poveretto. almeno così i Malandrini sono
preparati e hanno assorbito la notizia delle varie
paternità. XD per quanto riguarda la ragazza misteriosa (ha
colpito davvero tutti) non posso dirti nulla se non che al momento
nessuno sa nulla di lei.. XD
SMEMO92: grazie mille per il commento! in questo capitolo i Malandrini
hanno avuto un po' delle loro tanto agognate spiegazioni! XD
SHIN_86: grazie per il commento! abbi fede, vedrai che Harry si
troverà prestO!
TERRY93: beh il luogo in cui fare nascondere Harry è stato
difficile da trovare anche per me, spero che la mia scelta finale vi
piaccia e non risulti troppo banale! XD spero che i dialoghi di questo
capitolo ti siano piaciuti più di quello precedente! XD
FUNNYPINK: grazie mille per il commento, spero che questo capitolo ti
sia piaciuto e che tu continui a seguire la mia storia! XD
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Capitolo 45 *** DAL PARCO DEL CASTELLO ALL'INFERMERIA ***
CAPITOLO 43
DAL PARCO DEL CASTELLO
ALL’INFERMERIA
Hermione, Ron e Ginny
correvano nel parco guardandosi freneticamente intorno. Potevano vedere
in lontananza gli anelli del campo da Quidditch, e poco lontano da loro
c’era la casa di Hagrid ma di Harry nessuna traccia.
“Pensate
sia stata una buona idea?” chiese Hermione con un tono
insicuro che non era da lei, normalmente così sicura di
sé e decisa. Gli ultimi avvenimenti erano davvero assurdi.
In poche ore il loro mondo era crollato, Harry era sparito e i
malandrini erano furibondi. Non avevano avuto nemmeno il tempo per
assorbire il colpo che le cose erano cambiate nuovamente, i Malandrini
sembravano pentiti e avevano deciso di aiutarli a trovare Harry per
avere le loro risposte. In quel momento anche loro erano nel parco o
nella foresta e sapevano che Harry era il figlio di Lily e James.
“Io dico di
si. Che ti prende Hermione? Non è da te avere tutti questi
dubbi.” disse Ginny con un tono rassicurante.
L’agitazione di prima sembrava quasi scomparsa, una vocina
dentro di lei le diceva di stare tranquilla e che Harry di trovava a
pochi metri da lei. Sarebbe andato a finire tutto bene, lo sapeva.
“Non lo so,
ho paura che Harry se la prenda con noi.” rispose Hermione
guardando in basso. Aveva fatto bene a rivelare un segreto
così importante, anche se a fin di bene?
“Tranquilla,
non abbiamo fatto nulla di male.” mormorò
dolcemente Ron. Capiva le paure di Hermione ma era certo che Harry
avrebbe capito. Certo, forse all’inizio sarebbe andato su
tutte le furie e avrebbe urlato ma poi avrebbe capito.
“A parte
raccontare tutto ai suoi genitori..” osservò
Hermione mestamente. Si sentiva una pessima amica e sentirsi dire che
lo aveva fatto solo per il bene di Harry non aiutava per nulla a farla
stare meglio.
“Abbiamo
detto loro la verità, nulla più. Non abbiamo
svelato i segreti del futuro.” considerò Ginny.
Hermione annui con poca convinzione.
“Vedrai che
Harry la prenderà bene. La cosa che lo preoccupava di
più era dire a James e Lily che è loro
figlio.” disse Ron sicuro. Era certo che Harry sarebbe stato
sollevato, la sua più grande paura era rivelare la
verità ai suoi genitori e leggere delusione sui loro volti.
“Quindi
pensi che sarà sollevato?” chiese Hermione incerta.
“Diciamo
che avrà una cosa in meno a cui pensare e che i Malandrini
ora sono molto più ben disposti verso di noi.”
rispose Ron. Ginny guardò i due sorridendo, era strano
vedere Ron nella parte di quello maturo e riflessivo ed Hermione
confusa e insicura. Il mondo doveva aver preso a girare al contrario.
“Già,
decisamente non ci considerano più imbroglioni, truffatori e
quant’altro.” concluse Hermione un po’
più sollevata.
“Almeno una
cosa buona c’è, sempre che riusciamo a trovare
Harry.” disse Ginny guardandosi attorno in modo frenetico.
Qualcosa dentro di lei le diceva che Harry era lì, a pochi
passi da loro. Lo avvertiva chiaramente. Non erano i suoi poteri a
dirglielo ma il suo cuore e Ginny era certa che non si stava sbagliando.
Nel frattempo i
Malandrini erano ormai vicini alla Stamberga, luogo a loro caro e
teatro di notti di luna piena al limite della follia. La foresta
proibita ormai non aveva quasi più segreti per loro, la
conoscevano palmo a palmo. Quante notti a rincorrersi, a ridere felici
e spensierati senza pensare ai rischi che stavano correndo. Molte volte
avevano quasi rischiato di finire male ma la fortuna non li aveva mai
abbandonati.
“Ecco,
laggiù c’è il platano e la
Stamberga.” disse James indicando un grosso albero che si
contorceva frenetico. Chi lo vedeva per la prima volta rimaneva sempre
impressionato da quel grosso albero. James Potter rimase impassibile,
per nulla turbato.
“Va bene,
io entro a dare un’occhiata, voi guardate qui
intorno.” rispose Remus. Con un colpo di bacchetta premette
un punto sul tronco e il grosso albero si immobilizzò
all’improvviso. Remus ne approfittò per infilarsi
nel tunnel che portava alla Stamberga. Una volta arrivato
trovò tutto esattamente come lo avevano lasciato
l’ultima volta, di Harry nessuna traccia. Si
soffermò a cercare segni del passaggio di qualcuno ma non
avvertì nulla.
“Mi
trasformo così riuscirò a fiutarlo.”
esclamò Sirius deciso. James annuì mentre
l’amico prendeva le sembianze di un grosso cane nero che
prese immediatamente a fiutare l’aria.
Poco lontano da loro,
Hermione, Ron e Ginny continuavano a farsi domande mentre cercavano il
loro amico.
“Sarà
alla Stamberga?” chiese Ginny, forse più a se
stessa che agli altri.
“Non lo
so.” rispose Hermione. Ormai non aveva più
certezze, solo brutti presentimenti. Ron era il solo a credere che
avrebbero trovato Harry nel parco o nella foresta.
“Forse
sarebbe stato meglio fare gruppi misti e non lasciare i Malandrini da
soli.” disse Ginny guardandosi attorno frenetica sperando d
vedere comparire i capelli perennemente spettinati di Harry.
“Non
c’era tempo per le discussioni.” rispose Ron. Tutto
era successo così in fretta, non c’era stato tempo
per fare gruppi. Inoltre i Malandrini avevano bisogno di rimanere uniti
per poter discutere delle novità appena apprese.
“Si, ma
secondo te come la prende Harry se lo trovano loro e James gli urla
figliolo ti voglio bene?” chiese Hermione con una vena
ironica. Tutti e tre immaginarono la scena e nessuno riuscì
a trattenere un sorriso. Ginny ipotizzò che in quel caso
Harry sarebbe stato colpito da infarto fulminante.
“Eddai
ragazze, sono sicuro che se lo trovano loro useranno molto
tatto.” rispose Ron scuotendo la testa, cercando di cacciare
via quella visione. Non c’era tempo per scherzare, doveva
trovare il suo migliore amico.
“Spero.”
sospirò Ginny cercando di pensare in positivo.
[poco più in
là nella foresta..]
Harry aveva perso il
senso del tempo. Ormai non ricordava più da quanto tempo era
lì, se da pochi minuti o molte ore. Non sapeva che ora
fosse. Si sentiva molto debole, non aveva nemmeno le forze per alzarsi.
Doveva tornare al castello, dai suoi amici, dai suoi genitori, dai
Malandrini..
Doveva spiegare,
doveva dire loro tutto, ma non ne aveva la forze. Con le ultime forze
cercò di afferrare la bacchetta per evocare un Patronus con
il quale mandare loro un messaggio. Avrebbe detto loro dove si trovava,
che aveva fatto un idiozia e che ora stava male e loro sarebbero
arrivati. Non voleva più mentire, voleva rimanere in questo
tempo, salvare le persone che amava dal loro triste destino e sopra
ogni altra cosa desiderava perdersi nell’abbraccio di sua
madre. Doveva farcela, bastava fare l’incantesimo.
Improvvisamente la
bacchetta gli cadde di mano e tutto divenne nero. Prima di perdere i
sensi Harry pensò a Ginny.
***
“Nulla
nella Stamberga.” rispose Remus deluso tornando dagli amici.
Da come ne parlavano i ragazzi sembrava che quello fosse il posto
avrebbero trovato Harry.
“Nulla
nemmeno qui intorno.” sospirò James
all’amico. Remus cercò Sirius con lo sguardo e non
di stupì di vederlo nella sua forma canina. Sirius correva
qua e là, ancora trasformato in cane. Improvvisamente si
bloccò, iniziò ad annusare l’aria e a
scodinzolare frenetico.
“Sirius? Ma
che gli prende ora?” esclamò Remus stupito da quel
comportamento insolito. Normalmente quando si trasformava era docile e
mansueto mentre.
“Sembra che
ha visto qualcosa.” rispose James guardandosi attorno. Sirius
alzò la testa verso il suo migliore amico e
abbaiò deciso. Nell’aria sentiva chiaramente un
odore familiare, molto simile a quello di James. Era certamente Harry,
doveva solo capire dove fosse. Remus e James si scambiarono
un’occhiata confusa, poi Sirius iniziò a correre.
“Harry!”
esclamò Remus indicando un punto lontano verso il quale
stava correndo il loro amico. Senza perdere tempo James
lanciò delle scintille colorate in aria per segnalare agli
altri la loro posizione.
“Ma
cosa..” mormorò Ron indicando le scintille.
Hermione le guardò e capì che stava succedendo.
“Corriamo!”
esclamò Ginny precipitandosi verso i Malandrini. Dovevano
averlo trovato, quella era l’unica spiegazione per quelle
scintille. Il punto segnalato non era lontano e i ragazzi lo
raggiunsero in pochi minuti.
“Eccolo!
È sdraiato nell’erba.“ urlò
Sirius appena ebbe ripreso la sua forma umana.
“Ragazzi,
laggiù.” disse James indicando a Hermione, Ron e
Ginny il punto il cui si trovava Sirius. Vicino a lui c’era
un ragazzo sdraiato inerme nell’erba.
“Muoviamoci.”
urlò Hermione correndo come non aveva mai fatto in vita sua.
Harry era a terra e non si muoveva, non era normale.
“Harry,
rispondi! Forza amico, mi senti?” mormorò Ron
scuotendo piano l’amico. Harry non si muoveva, stava
semplicemente sdraiato nell’erba. Per qualche istante Ron
temette il peggio, poi si accorse che il suo migliore amico respirava
ancora.
“Oh mio
dio, come sta?”chiese James spaventato guardando quel ragazzo
immobile.
“È
svenuto e ha la febbre molto alta ma sta bene.” disse Remus
tranquillizzando i presenti. Il battito era accelerato e il respiro
affannoso, probabilmente era stato nell’erba sotto
l’acqua per ore fino a che non aveva perso i sensi.
“Dobbiamo
portarlo in infermeria prima che congeli.” esclamò
Hermione, ritrovando improvvisamente il suo sangue freddo e riprendendo
in mano la situazione. Gli altri presenti annuirono, quasi increduli di
averlo trovato per davvero.
“Tieni,
mettigli addosso il mio mantello.” disse Sirius avvolgendo
Harry nel suo mantello.
In poco tempo
portarono Harry in infermeria e avvertirono Lily che si
precipitò lì con il piccolo Teddy tra le braccia.
L’infermiera chiuse la porta alle sue spalle e
intimò loro di aspettare borbottando che era da pazzi
addormentarsi all’aperto sotto una pioggia così
forte. I ragazzi sospirarono e si prepararono ad aspettare.
Il tempo sembrava
passare molto più lento del normale, facendo impazzire tutti
i presenti che aspettavano fiduciosi notizie di Harry. Ginny sedeva
immobile, senza dire nulla e fissando il vuoto di fronte a lei. Lily
era seduta di fianco a lei e di tanto in tanto sospirava. Ron ed
Hermione si sentivano impotenti e quell’attesa li snervava.
Entrambi pensavano al passato, a tutte le volte che Harry era stato in
infermeria. Anche se gli era capitato di peggio non erano mai stati
così preoccupati per lui.
James era
seduto per terra a pochi passi da loro e sembrava perso in
chissà quali pensieri. Sirius ogni tanto lo guardava
cercando inutilmente qualcosa da dire che potesse aiutare James a stare
meglio. Remus poteva capire James, se fosse successa una cosa del
genere a Teddy anche lui sarebbe stato nelle stesse condizioni
dell’amico.
Tutto quel silenzio e
quella tensione stava facendo impazzire Sirius, che decise di fare
quattro passi. Come Ron ed Hermione si sentiva impotente, ormai tutto
era nelle mani dell’infermiera. Tutto quello che era successo
aveva dell’incredibile, era semplicemente impensabile. Sirius
sospirò guardando fuori da una finestra.
“Sei
preoccupato?” chiese una voce che proveniva dalle spalle del
ragazzo. Sirius era stupito e curioso allo stesso tempo, non aveva mai
sentito quella voce.
“Un
po’, un mio amico è in infermeria.”
rispose voltandosi per vedere chi aveva parlato. Di fronte a lui
c’era la ragazza più strana che aveva mai visto.
Bionda, con grandi occhi di colori diversi e con addosso un
bizzarro vestito blu e verde con degli strani fronzoli.
“Capisco.
Sai che quando piove nascono le fate?” chiese ancora lei
sorridendo.
“Ah
si?” disse Sirius stupito dalle parole senza senso della
ragazza.
“Certo!”
disse lei sorridendo. Sirius la fissò incuriosito. Era del
tutto fuori luogo, sia per il modo di vestire sia per le
assurdità che stava dicendo ma qualcosa in lei lo
colpì.
“Ma la
pioggia non è pericolosa?” chiese Sirius cercando
di capire chi fosse quella strana ragazza. Di certo non aveva mai
parlato con lei altrimenti se ne sarebbe ricordato.
“No, per
loro è più dannoso il sole. Hai mai visto una
fata al sole?” esclamò ridendo lei. La sua risata
era cristallina e contagiosa e alleviò un poco la tensione
di Sirius. Non sapeva chi fosse ma quella ragazza gli faceva bene. Era
la prima cosa bella che gli capitava in quella strana e assurda
giornata.
“Io a dire
il vero non ho mai visto nemmeno una fata.” ammise Sirius
sorridendo a sua volta. Quella era decisamente la conversazione
più strana che aveva fatto da quanto era al castello. Era
tutto così assurdo.
“Non mi
dire che sei uno di quelli che pensano che le fate non
esistano..” mormorò lei facendosi seria tutto
d’un tratto. Sembrava quasi offesa dal fatto che esistesse
qualcuno che mettesse in dubbio l’esistenza delle fate.
“E tu sei
una di quelle che ci crede?” chiese lui inclinando la testa
di lato. La parte razionale del suo cervello gli suggeriva che la
ragazza fosse pazza ma era proprio la sua pazzia a renderla
così interessante. Il suo sguardo, così
particolare era magnetico.
“Io le ho
viste.. “ disse lei seria.
“Mi stai
prendendo in giro?”chiese Sirius fissandola stranito.
“No, mi
hanno anche parlato.”continuò lei decisa.
“Che ti
hanno detto?” chiese Sirius sempre più confuso da
quella strana conversazione.
“Non lo so,
non capisco mica la loro lingua. Domani se piove ancora vado a
cercarle.” rispose lei guardando sorridendo fuori dalla
finestra la pioggia che scendeva ancora.
“Posso
venire con te? Cosi se ci sono le vedrò anche io.”
chiese lui stupito da se stesso. Non sapeva perché aveva
detto una cosa del genere, gli era venuto spontaneo.
“Va bene. A
domani allora.” rispose lei allontanandosi camminando
all’indietro canticchiando una filastrocca incomprensibile.
“Aspetta,
non so il tuo nome.” chiese Sirius inseguendola per qualche
passo.
“Nemmeno io
conosco il tuo, a domani.” mormorò lei saltellando
su un piede solo.
Sirius rimase
lì da solo a guardare il vuoto dove prima c’era
quella strana ragazza. Non gli era mai capitato di uscire con una
ragazza di cui non conosceva il nome. Improvvisamente Sirius si rese
conto che non sapeva nemmeno quando o dove si sarebbero dovuti
incontrare. Il ragazzo sospirò.
“Sirius, si
può sapere con chi parlavi?” chiese Remus
arrivando alle spalle dell’amico e facendolo sobbalzare.
Sirius imprecò silenziosamente. Era possibile che tutti gli
arrivavano alle spalle?
“Non ne ho
idea. Come sta Harry?” rispose Sirius accantonando la strana
ragazza e tornando a preoccuparsi per il suo figlioccio.
“Non si sa
ancora.” sospirò Remus. I due rimasero un
po’ in silenzio, poi vennero raggiunti da tutti gli altri.
“Allora?”
chiese Sirius impaziente a una massa di persone che borbottava
indignata.
“Sta
riposando, l’infermiera ci ha cacciati.“
sospirò Lily delusa. Remus si lasciò scappare un
sospiro di sollievo. Se stava riposando voleva dire che stava bene e
che il pericolo era passato.
“Non lascia
entrare proprio nessuno! Noi siamo i suoi genitori!”
esclamò James stizzito.
“Scommetto
che se glielo dici non ti crede.” commentò Ron
facendo ridere tutti i presenti.
“E quindi
che si fa?” chiese Remus guardando verso Hermione e Ginny che
si scambiavano occhiate di intesa.
“Facciamo
finta di andarcene, aspettiamo che vada a dormire e poi andiamo da
Harry.” esclamò Ginny strizzando un occhio ai
presenti. Sirius e James ancora una volta si stupirono di come sapeva
essere malandrina la dolce Ginny.
I ragazzi rimasero a
parlare a bassa voce per un po’, fino a che non sentirono
l’infermiera ritirarsi nelle sue stanze. Non appena non
sentirono più la donna muoversi entrarono in infermeria,
stando attenti a fare piano per non essere scoperti. Alla vista di
Harry che dormiva James strinse forte la mano di Lily. Guardare suo
figlio che si muoveva piano nel sono era la visione più
bella che James avesse mai visto. Improvvisamente la sua vita trovava
un senso nuovo. Sirius restò incantato fino che Remus non lo
riscosse dai suoi pensieri appoggiandogli una mano sulla spalla. Quello
che stavano guardando era il figlio del loro migliore amico, una sorta
di piccolo James in miniatura. Era incredibile, improvvisamente le
parole dei ragazzi che li avevano sconvolti solo qualche ora prima
diventavano reali. I malandrini guardando Harry giurarono a loro stessi
che non avrebbero permesso a nessuno di fargli del male.
“Harry, sei
sveglio!” esclamò Ginny improvvisamente
precipitandoci al fianco del suo ragazzo seguita a ruota da Hermione e
Ron. I malandrini si tennero a distanza, quasi intimiditi da quel
ragazzo così simile a James ma con quegli occhi
così verdi. Visto dal vivo era ancora più
somigliante a James che nella foto che avevano visto poco prima. Sulle
prime Harry non si accorse nemmeno della presenza dei malandrini.
Cercò di mettersi a sedere sul letto ma era ancora molto
debole a causa della febbre.
“Credo di
si.. Mi fa male la testa e sono un po’ intontito.”
rispose Harry abbozzando un sorriso e cercando inutilmente di mettere a
fuoco chi aveva intorno. Tutto gli appariva come una macchia
indistinta.
“È
la febbre, vedrai che presto andrà meglio.”
rispose Hermione dolcemente passando gli occhiali all‘amico.
“Mi spiace
avervi fatto preoccupare. Vi ho lasciato un sacco di problemi, anche
con i Malandrini. Come sta Remus? Glielo avete detto vero che non
è colpa sua..” iniziò Harry con
espressione colpevole.
“Ma non
stavi male? Che sono tutte queste chiacchere, lascia parlare
noi..” lo zittì Sirius sorridendo. Si era
avvicinato al letto di Harry trascinandosi dietro James ancora mezzo
incantato a guardare suo figlio. Remus osservò che non James
non aveva mai guardato nulla con quell’espressione incantata,
nemmeno Lily o il suo adorato boccino d’oro.
“Sirius, vi
ho mentito su una cosa importante..” iniziò Harry
guardando negli occhi il suo padrino. Sirius gli strinse la mano per
rassicurarlo. Quel semplice gesto ricordò ad Harry il suo
Sirius e quel suo modo di fare che riusciva sempre a farlo stare bene.
Al pensiero della persona a cui aveva voluto più bene al
mondo gli occhi di Harry iniziarono a bruciare e il ragazzo dovette
fare di tutto per impedire alle lacrime di bagnargli le guance.
“Lo so, ma
non importa. Anche noi siamo stati stupidi e irruenti.”
rispose Sirius quasi ipnotizzato da quello sguardo così
verde e così simile a quello di Lily. Non gli aveva lasciato
la mano.
“Non
capite..” disse lui scuotendo la testa e cercando con lo
sguardo sua madre, suo padre e Remus. Hermione, Ron e Ginny guardavano
la scena senza dire nulla.
“Sappiamo
tutto. Ci hanno informati i tuoi amici.” disse Lily
dolcemente avvicinandosi al letto di Harry e prendendogli anche lei la
mano.
“Tutto?”
chiese Harry fissando sua madre intensamente. I presenti rimasero
incantati nel vedere quei due sguardi di giada che si specchiavano
l’uno nell’altro.
“Non
proprio, diciamo che gli abbiamo detto solo i fatti
principali.” spiegò Ron.
“Sappiamo
che sei nostro figlio e ci basta.” disse James prendendo la
parola.
“Meglio che
vi abbiamo raccontato tutto loro. Io forse non avrei avuto il coraggio
di parlarvi. Avevo paura di deludervi. Ma non volete sapere tutto il
resto? Avrete un sacco di domande immagino.”
mormorò piano Harry. Lily guardò James e sorrise.
Remus alzò la testa e fece qualche passo in avanti.
Ginny sorrise a Harry
e poi usci trascinando via Hermione e Ron. Quello era il momento di
Harry, loro avrebbero avuto tempo dopo per parlare.
“Te le
faremo domani. Ora sei stanco ed hai bisogno di dormire. Prima
però posso chiederti di fare una cosa per me?”
chiese James fissando intensamente suo figlio. Improvvisamente tutta la
curiosità era sparita, gli importava solo che Harry stesse
bene.
“Penso di
si..” rispose Harry sorridendo. Avrebbe fatto qualsiasi cosa
per rendere felici i suoi genitori. In quel momento Harry aveva
realizzato quando fosse stato stupido mentire loro fino a quel momento.
“Mi
prometti che non scappi più?” chiese James
commosso, cercando di non fare notare le lacrime di felicità
che gli bagnavano il viso.
“Certo
Papà. Ma voi avete diritto di sapere..”
continuò Harry cercando con lo sguardo sua madre, Sirius e
Remus. Loro dovevano sapere, avevano tutto il diritto.
“Due
domande a testa, non di più, così non lo
stancheremo troppo. Va bene per te tesoro?” chiese Lily
dolcemente. Harry annuì, senza smettere di guardarla. Voleva
dirle che le era mancata un sacco, avrebbe voluto abbracciarla e
giocare con i suoi capelli rossi ma non trovò il coraggio.
“Come mai
sei venuto in questo tempo?” chiese Remus soppesando bene le
parole. Non voleva sembrare aggressivo o violento, voleva solo capire.
Harry rimase in silenzio per un po’, cercando di decidere da
che parte iniziare.
“Va bene,
non so cosa vi abbiano detto i ragazzi quindi forse mi
ripeterò. Nel mondo da cui provengo, nel futuro,
c’è stata una guerra. Forse la più
terribile che il mondo dei maghi ha mai visto”
iniziò Harry alla fine, ricordando la sofferenza che quella
guerra aveva causato. Avevano passato un anno terribile, nascondendosi
come topi, braccati dai maghi oscuri. Molte volte aveva pensato che non
c’era speranza, che Voldemort si sarebbe preso tutto.
“È
la stessa che c’è ora? Durerà
così tanti anni?” chiese Sirius spaventato. Poteva
quel mago oscuro essere così potente da mantenere il
controllo sul mondo così a lungo? Che ne sarebbe stato di
loro.
“No, quella
di cui parlo io è la seconda. La prima si è
conclusa 17 anni fa quando sembrava che Voldemort fosse stato
battuto.“ continuò Harry ripensando a quello che
Remus gli aveva detto della prima guerra. Aveva colto tutti
impreparati, nessuno si fidava più dell’altro.
Erano stati tempi duri.
“E poi
invece è tornato?” chiese James cercando di
mettere insieme i pezzi del discorso di Harry. Era molto difficile
seguirlo, ma Harry era molto paziente e spiegava loro con calma.
“Si,
è tornato. L’anno scorso però
è stato sconfitto per davvero. È stata una
battaglia epocale sapete. È stata combattuta proprio qui, al
castello. Anche gli elfi domestici e i centauri ci hanno aiutato.
Insomma, abbiamo vinto ma molti di noi sono morti. Abbiamo perso molti
amici, molti fratelli, molti..” raccontò lui
ripensando alla due battaglie che avevano sancito la sconfitta dei
maghi oscuri. Nella prima erano morte tante persone a lui care, Remus,
Dora, Fred, Colin e tante altre erano morte prima.
“Genitori?”
concluse Lily per lui. Harry guardò in basso e
annuì.
“Si, anche
molti genitori. Il piccolo Teddy è rimasto orfano. A causa
della guerra non abbiamo potuto frequentare l’ultimo anno e
non potevamo entrare nell’accademia per auror. Per
permetterci di farlo la McGranitt ha attivato un portale.
L’idea era venire qui, frequentare un anno e poi tornare nel
nostro tempo.” continuò lui, scacciando i pensieri
tristi. Ricordo la professoressa che diceva loro che c’era un
modo per frequentare l’ultimo anno e ricordò la
gioia che aveva provato all’idea di tornare nel periodo in
cui i malandrini erano a scuola. L’idea di rivedere Remus,
Sirius e i suoi genitori anche se per un anno soltanto lo aveva reso la
persona più felice della terra.
“E sarebbe
stato valido?” chiese Lily incuriosita. Era tutto
così strano, come mai permettevano a dei ragazzi qualsiasi
di tornare nel passato, rischiando di cambiarlo solo per poter entrare
in un’accademia per auror. Doveva esserci qualcosa sotto. Era
molto strano anche il fatto che dei ragazzini così giovani
avessero combattuto contro i mangiamorte.
“Si,
Silente avrebbe scritto qualcosa e avremmo potuto entrare
nell’accademia.” spiegò Harry
velocemente.
“Quindi
alla fine dell’anno tornerete nel vostro tempo?”
chiese Sirius deluso. Ormai si era affezionato ai ragazzi, voleva loro
bene e non poteva accettare di vederli partire.
“È
complicato. Silente quando siamo arrivati qui ha separato i tempi in
modo che i cambiamenti che abbiamo fatto non modifichino il tempo da
cui veniamo. A fine hanno dovremo scegliere se rimanere qui e
combattere per questo mondo o tornare nel nostro.”
Raccontò
Harry, ricordando il colloquio che aveva avuto con il preside qualche
mese prima. Quel colloquio aveva complicato enormemente le cose e lo
aveva fatto andare in crisi. Non sapeva più cosa era giusto.
“Se non
tornare non diventerete mai auror..” sottolineò
James tristemente. Non voleva che Harry partisse ma non voleva nemmeno
interferire con i suoi sogni e con le sue scelte.
“Mentre noi
eravamo qui i mangiamorte hanno lanciato un ultimo attacco, tutti i
sopravvissuti alla guerra sono stati uccisi. Non
c’è più nessuno da cui tornare.
È stato tutto inutile. Che senso ha aver vinto la guerra se
tutti quelli a cui volevo bene sono morti?”disse Harry
tristemente senza più sforzarsi di trattenere le lacrime.
Tutto ciò per cui avevano combattuto non esisteva
più. Che senso aveva vivere in un mondo che non aveva
più senso?
“Mi
dispiace, non volevo farti tornare alla mente brutti
ricordi.” si scusò Remus. Non si aspettava che la
sua domanda facesse tornare alla mente del ragazzo così
tanti brutti ricordi.
“Non ti
scusare, è giusto. Meritate tutte le risposte che volete. Le
altre domande?” chiese Harry cercando di sorridere. James non
aveva mai smesso di fissarlo. Lo aveva visto diventare triste e un
attimo dopo trovare la forza di sorridere ed andare avanti. Aveva una
forza incredibile, si vedeva che aveva sofferto ma nonostante tutto non
aveva mai smesso di amare e di cercare di essere un ragazzo spensierato.
“Per
stasera basta così, ti abbiamo già stancato
abbastanza con questa.” mormorò Sirius sorridendo.
Sicuramente nella vita di Harry c’era stata molta sofferenza
e le loro domande avrebbero fatto tornare alla mente del ragazzo brutti
ricordi. In quel momento aveva solo bisogno di riposare, non di pensare
alle batoste che la vita gli aveva inflitto.
“Grazie..”
disse piano Harry tornando a sdraiarsi. Si sentiva molto debole, le
forze lo avevano abbandonato di nuovo.
“Non ci
ringraziare. Vedrai, stanotte penseremo tante domande e poi domani te
le faremo con calma..” scherzò James con uno dei
suoi sorrisi migliori.
“James
Potter, non ti permetto di spaventare in questo modo MIO
figlio.” ribatté Lily con le mani sui fianchi. Dai
suoi occhi sembravano partire scintille minacciose.
“Tesoro,
vorrei ricordarti che è anche mio figlio e..”
iniziò James titubante. L’espressione della rossa
non ammetteva repliche.
“In effetti
gli assomiglia anche..” commentò Sirius guardando
Remus scatenando ancora di più le ire di Lily. Remus rideva
senza farsi notare, tenendosi a distanza da Lily per sicurezza.
“State
zitti tutti e due, dopo fate i conti con me. Tesoro, rimettiti a letto
e riposa. Hai ancora la febbre alta. Buona notte, a domani.”
disse Lily baciando Harry sulla fronte e trascinando Sirius fuori dalla
stanza tenendolo per le orecchie. Remus scosse la testa, saluto Harry e
seguì quella strana coppia. Lily cercò di
afferrare anche James ma non riuscì a prenderlo. I riflessi
di James erano decisamente sviluppati dal Quidditch.
“Notte
Harry, ci vediamo domani se la tua mamma non mi uccide
prima..” lo salutò James sorridendo.
“Buona
notte anche a voi.”rispose Harry sorridendo guardando quella
bizzarra scena. In quel momento si sentiva la persona più
felice di tutta la terra.
ANGOLO DELL'AUTRICE:
questo capitolo è stato uno dei più difficili da
scrivere. mi sono immaginata tante volte come si sarebbe svolto
l'incontro in cui Harry raccontava la verità ai Malandrini
ma nessuna andava mai bene. volevo che questo capitolo fosse
all'altezza delle vostre aspettative.
non so che dire, spero di esserci riuscita!
in questo capitolo torna la ragazza misteriosa che nei capitoli passati
aveva creato scompiglio ma ancora una volta non vi svelo chi
è..
vi lascio con il dubbio.. XD
grazie a tutti quelli che dedicano parte del loro tempo a leggere la
mia storia. forse sarò ripetitiva ma siete la ragione che mi
spinge a scriverla!
grazie a chi legge, a chi la aggiunge tra i preferiti/seguiti e un
super grazie a chi commenta!
SHIHO93: beh, direi che harry si sente decisamente sollevato. in fondo
ha cmq tante cose da spiegare senza contare questa! grazie mille per il
commento! XD
FINLEYNA 4 EVER: la stamberga ha sempre il suo fascino. è
importante sia per harry che per i malandrini! XD spero che questo
capitolo ti sia piaciuto!
PRINCESSMARAUDERS: non ti preoccupare, ti voglio bene anche se non
commenti sempre visto che segui la mia storia praticamente dall'inizio!
beh, peter non ha solo mandato sirius ad azkaban ma anche lily e james
al cimitero e ha quasi ucciso harry. direi che non è il caso
che si faccia vedere nuovamente, ti pare? pensa quando remus
scoprirà di essersi imparentato con sirius sposando sua
cugina.. non vedo l'ora di scrivere questa scena!XD
SHIN_86: grazie mille per il commento! spero di non avere deluso le tue
aspettative! XD
BRANDO: beh sapere di avere un figlio è sempre una sorpresa,
almeno ora sanno che non sono impostori o maghi cattivi con
chissà quali intenzioni! alla fine sono stati i malandrini a
trovarlo anche se ron, hermione e ginny sono arrivati subito. spero che
questo capitolo ti sia piaciuto come il precedente!
LYRAPOTTER: grazie per il commento! beh, tenendo conto di tutto quello
che devono raccontare tutta la verità in un capitolo solo
è impossibile. vorrebbe dire non rendere giustizia alla
storia oppure fare venire un attacco di cuore a qualcuno!
MARY94: grazie mille per i complimenti e per il commento! sei davvero
dolcissima e gentilissima!
LULU CULLEN: grazie mille per il commento! i tuoi complimenti mi fanno
arrossire! spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto come il
precedente!
SMEMO92: beh si, adesso i malandrini si faranno altre domande ma
possono sperare in risposte. direi che c'è stato un netto
miglioramento, no? harry come hai visto non se l'è presa con
i suoi amici, anzi.. ron e gli altri gli hanno tolto un grosso peso.
sai che imbarazzo per il povero harry dire in infermeria ai malandrini
che in realtà è il figlio di lily e james? come
minimo prendeva un attacco di cuore a qualcuno! in questo modo erano
già preparati alla notizia! ron mi ha chiesto di riferirti
che lui è un genio e che le sue trovate sono geniali,
hermione invece pensa che ron abbia sbagliato a nominare uno sport
stupido come il quidditch in un momento delicato come questo. [ginny:
stupido sport il quidditch, hermione è matta!]
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Capitolo 46 *** RIFLESSIONI, PENSIERI E BATTAGLIE CON I CUSCINI! ***
CAPITOLO 44
RIFLESSIONI, PENSIERI E BATTAGLIE CON I
CUSCINI!
Nella sala comune dei
Grifondoro c’era molto movimento, nonostante fosse tardi.
Tutti gli studenti erano già a letto, solamente tre ragazzi
sedevano agitati sulle poltrone vicino al camino mentre un bambino
dormiva beato tra le braccia di una ragazza con i capelli mossi senza
che nulla potesse disturbare i suoi bei sogni. La signora grassa li
fissava dal suo quadro, mezza addormentata, e pensava che erano davvero
un buffo spettacolo da vedere.
“Dovevamo
restare lì ed assicurarci che Harry stesse bene.”
ripeté per la quarta volta nel giro di venti minuti
Hermione. Tra le sue braccia Teddy dormiva tranquillo emettendo dei
versetti ogni tanto, come al solito sembrava non fare troppo caso alla
tensione.
“Harry
stava bene, ti preoccupi troppo.” rispose Ron prendendola per
la vita e stringendola con delicatezza a sé. Hermione chiuse
gli occhi e cerco di rilassarsi almeno un po’ tra le braccia
di Ron.
“Non
potevamo restare lì con lui, doveva parlare con i suoi
genitori e con Sirius e Remus. Avevano troppe cose da
chiarire.” mormorò Ginny, parlando dopo molto
tempo. Sembrava su un altro pianeta, lontana anni luce da loro. Quella
giornata era stata davvero dura per Ginny. In poche ore era passata
dalla tristezza e dalla rabbia per avere perso Harry alla
preoccupazione per le sue condizioni di salute, e infine alla gioia
quando aveva realizzato che stava finalmente bene. Decisamente troppo
anche per una strega forte e determinata come lei.
“Ma non
sarà presto per raccontare del passato? Harry è
ancora troppo sconvolto.” disse Hermione preoccupata,
liberandosi dall‘abbraccio del suo ragazzo. La preoccupazione
per Harry non era passata, nonostante lui ora fosse in infermeria e
stesse meglio. Hermione conosceva Harry da molti anni, era la sua
migliore amica e sapeva bene tutte le sofferenze che il ragazzo aveva
passato. Harry si meritava solo di essere felice e di godersi la vita.
“Harry
sconvolto? Ti sbagli Hermione” disse Ron. Il suo tono era
calmo e sicuro. Harry era il suo migliore amico, lo conosceva meglio di
qualsiasi altra persona. Quando i loro sguardi si erano incrociati in
infermeria aveva capito che il peggio era passato, che ora stava bene e
aveva solo bisogno di godersi il suo momento con i suoi genitori. Il
momento per parlare di quanto era successo non era ancora arrivato,
dovevano solo pazientare ancora un po’.
“È
scappato via ed è rimasto per chissà quanto tempo
sotto la pioggia, poi si sveglia in infermeria e scopre che i suoi
amici hanno rivelato parte della verità ai suoi genitori..
È ovvio che è sconvolto!”
esclamò Hermione scuotendo la testa. Ginny e Ron si
scambiarono uno sguardo di intesa senza dire nulla.
“Hai visto
il suo sguardo Hermione?” chiese Ginny poi fissando
intensamente il fuoco che scoppiettava nel camino. Hermione rimase
spiazzata da quella strana domanda.
“Si,
ma..” iniziò Hermione ma fu subito interrotta
dalla rossa.
“Io ci ho
letto tante cose. Tristezza certo, ma anche determinazione, voglia di
mettersi in gioco e gratitudine verso di noi.”
continuò la ragazza, voltandosi per guardare Hermione. Gli
sguardi delle due ragazze si incontrarono e poi la riccia
sospirò. Anche lei aveva visto quelle cose ma la
preoccupazione per il suo amico era stata più forte.
“Forse
avete ragione voi..” ammise alla fine, lasciandosi cadere su
una poltrona.
“Andiamo a
letto e non pensiamoci più per il momento.” disse
alla fine Ginny abbozzando un sorriso, il primo di quella terribile
giornata. Hermione annui senza parlare, quello di cui aveva bisogno ora
era una bella doccia e una lunga dormita per ricaricare le pile.
“Oggi
abbiamo pensato fin troppo, finirà che ci brucerà
il cervello.” scherzò Ron accarezzando piano una
guancia di Teddy.
“Tranquillo
Ron, tu rischi non ne corri.” lo prese in giro Ginny. I due
fratelli presero a scambiarsi occhiate di fuoco. Hermione
sospirò rassegnata pensando che certe cose non sarebbero
cambiate proprio mai.
“Spero che
Harry si riprenda in fretta, senza di lui sei acida e cattiva..
Più del solito almeno.” rispose Ron guardando la
sorella con fare sdegnato.
“Ron!”
lo riprese Hermione in modo severo. Quelle discussioni erano
all’ordine del giorno tra Ginny e Ron, ma quella sera era
decisamente troppo per la riccia.
“Ha
cominciato lei.” disse Ron mettendo il broncio come un
bambino di sette anni. Ginny in risposta gli fece una pernacchia.
“Basta, a
letto tutti e due!” esclamò Hermione esasperata
indicando loro le scale.
Ron e Ginny si
guardarono, poi guardarono Hermione e decisero di fare come diceva lei.
La stanza dei ragazzi
era deserta, non c’era nemmeno Frank. Ron alzò le
spalle e si mise a letto, sperando con tutto se stesso di non essere
svegliato dai malandrini per rispondere a tutte le loro domande.
Anche le ragazze
andarono dritte a letto senza dire nulla. Ginny prima di dormire
però si chiese come se la stava passando Harry in quel
momento. La ragazza sospirò, mandò un bacio al
proprio ragazzo e poi si addormentò abbracciata al cuscino.
Anche Harry era
crollato addormentato non appena i suoi genitori e i malandrini avevano
lasciato la stanza. Per la prima volta dopo molto tempo il suo sonno
era lieto e stava facendo un sogno bellissimo. Davanti a lui
c’era una casa dipinta di rosso, davanti c’era uno
steccato bianco e un cane, un cervo e un lupo si rincorrevano giocando
tra loro. C’erano anche dei bambini con i capelli rossi che
cercavano di volare con delle scope giocattolo.
Gli incubi che lo
avevano tormentato per anni erano lontani ed Harry cominciava a sperare
di poter davvero cambiare il futuro. Questa volta non poteva
permettersi di fallire, la posta in gioco era troppo grande.
James, Sirius, Remus
e Lily si incamminarono piano verso la sala comune, cercando di non
farsi scoprire da qualche professore; Sarebbe stato un bel problema
dare spiegazioni convincenti anche se in quel momento i professori
erano l‘ultimo dei loro problemi. Quel silenzio era strano,
irreale. Era come se nessuno avesse avuto voglia di iniziare una
conversazione. I ragazzi erano stremati per la lunga giornata ed erano
immersi nei propri pensieri. Ognuno di loro stava riflettendo per conto
proprio su quello che aveva appena saputo: in poche ore il loro mondo
si era ribaltato.
Fino a poco prima si
stavano facendo mille domande e provavano perfino risentimento verso
quel ragazzo strano che aveva fatto irruzione nelle loro vite con i
suoi amici dicendo di essere Steven Potter, il gemello di James. Ora
avrebbero fatto qualsiasi cosa per lui, anche dato la propria vita se
necessario. Avevano avuto le risposte che volevano, e potevano dirsi
finalmente soddisfatti anche se c‘erano molte cose che non
riuscivano ancora a comprendere a fondo.
Lily rifletteva su
tutto quello che era capitato in quegli ultimi concitati mesi, cercando
nei suoi ricordi segnali e indizi che avrebbero potuto farle capire
prima chi era davvero quel ragazzo. Fin dall’inizio Harry era
stato molto attento a non lasciare trasparire nulla, nemmeno il
più piccolo indizio, tranne i suoi occhi. Quegli occhi color
nocciola identici a quelli di James le erano sempre sembrati sbagliati,
anche se non era mai riuscita a capire perchè.
L’ingresso
delle torre di grifondoro era sorvegliato come al solito dalla signora
grassa che li fece entrare borbottando, infastidita per essere stata
svegliata nel cuore della notte.
La sala comune era
deserta e silenziosa. Remus, Sirius e James si lasciarono cadere sulle
poltrone mentre Lily rimase in piedi davanti a loro. Per un
po’ non dissero nulla, quasi tutti loro avessero avuto paura
di violare quel silenzio così perfetto.
“Ho
decisamente bisogno di andare a dormire.” disse alla fine
Lily, rompendo quel silenzio carico di riflessioni e di pensieri. Gli
occhi dei ragazzi si portarono in un attimo su di lei.
“Come, non
vuoi parlare un po’?” chiese Sirius stupito. In una
sola giornata erano successe moltissime cose, erano state ore
frenetiche e loro non erano mai riusciti a riflettere con calma su
quello che stava succedendo. Avevano avuto delle risposte da Harry,
risposte davvero molto esaurienti ma più Sirius ci ripensava
più gli venivano alla mente altre domande. Ora riusciva a
capire perché Hermione lo avesse portato a casa di James
quel pomeriggio, ma perché aveva detto che quello era il
luogo dove tutto era iniziato? A cosa poteva riferirsi la ragazza con
quella frase sibillina?
Lily aveva detto loro
che era stata a Privet Drive, un quartiere babbano dove viveva sua
sorella. Quello era ancora più strano, senza pensare al
fatto che James fosse stato nella vecchia casa dei suoi genitori, un
luogo che Harry ricordava come felice.
Più Sirius
ripensava a tutto questo più gli venivano alla mente
risposte sempre più assurde e collegamenti improbabili tra
quei luoghi così diversi.
“Siete
pazzi? Voglio staccare la spina per un po’.”
rispose la rossa, distogliendo Sirius dai suoi pensieri. Era stanca, le
faceva male la testa a furia di pensare e persino tenere gli occhi
aperti le costava molta fatica. Aveva bisogno di dormire
perché era sicura che il giorno successivo sarebbe stato
ancora più duro. Le domande che non avevano fatto e le
risposte che i ragazzi non avevano ancora dato avrebbero complicato
ancora di più tutto il loro mondo.
“Lily ha
ragione, troppe emozioni in poco tempo..” concordò
Remus. James rimase in silenzio, passando lo sguardo dai suoi amici
alla sua ragazza. Quella streghetta con gli occhi verdi che gli aveva
rubato il cuore sarebbe diventata sua moglie e la madre dei suoi figli.
Improvvisamente tutti gli anni passati a corteggiarla, ad amarla in
silenzio sopportando i suoi insulti e il suo odio, tutto quello che
aveva fatto per lei aveva ancora più senso. Sapere che
avrebbe passato tutta la sua vita con lei non lo spaventava, al
contrario lo rendeva l’uomo più felice sulla
faccia della terra.
“Buona
notte ragazzi! Buona notte James.” salutò Lily
sbadigliando. La ragazza sperava che Hermione e Ginny fossero
già addormentate, sarebbe stato sicuramente tutto
più semplice.
“Sogni
d’oro amore mio.” rispose James scoccandole un
bacio sulle labbra.
Sirius, Remus e James
rimasero soli nella grande sala comune silenziosa. Anche il fuoco nel
camino si stava spegnendo e non scoppiettava più come prima.
Remus sospirò.
“Ci
pensate? Harry e Teddy sono figli vostri!” esclamò
improvvisamente Sirius. James e Remus alzarono la testa e si
scambiarono uno sguardo incerto. Per James era così strano
sapere che quel ragazzo misterioso non era suo fratello ma suo figlio.
Non sapeva come comportarsi visto che Harry aveva anche un anno in
più di lui. Per Remus le cose erano ancora più
complicate perché Teddy era molto più piccolo e
decisamente non poteva capire la situazione. Che avrebbero fatto quando
sarebbe stato più grande? Gli avrebbero detto che i suoi
genitori erano morti o che Remus era suo padre?
“Tecnicamente
No. Vengono da un altro tempo, noi non siamo i loro
genitori.” rispose Remus incerto e confuso. Nonostante
volesse un bene immenso a quel fagottino e fosse pronto a fare
qualsiasi cosa per lui, l’idea di essere responsabile di una
vita lo spaventava.
“Si, ma i
loro genitori sono stati uccisi. Dovete prendervi cura di
loro!” ribatté Sirius, leggermente infastidito per
essere stato contraddetto dall’amico. Remus rimase zitto,
riflettendo sulle parole del suo amico.
“A me
sembra che Harry sappia badare a se stesso molto bene.” disse
James, prendendo parte a quella strana conversazione. In quei mesi
Harry si era rivelato un tipo in gamba, era fiero di essere suo padre
ma allo stesso tempo non sapeva come comportarsi con lui. Era troppo
giovane per sapere come si comporta il padre di un diciottenne. James
si chiese se anche Lily provava le stesse emozioni e lo stesso senso di
insicurezza. Aveva il terrore che ogni parola, ogni suo gesto fosse
quello sbagliato e non poteva permettersi di fare soffrire suo figlio.
Non avrebbe potuto perdonarselo.
“Beh si. Ma
Teddy? I suoi genitori sono morti e non ha nessuno che si prenda cura
di lui.” fece notare Sirius come se stesse parlando della
trama di un film.
“C’è
Harry. E anche Ginny, Hermione e Ron.” rispose Remus incerto.
“Ma il
padre sei tu.” esclamò Sirius. Remus ancora una
volta rimase zitto, incerto su cosa rispondere e confuso da tutte
quelle sensazioni nuove.
“Sarei
curioso di sapere chi è la madre. Non è giusto,
tu sai chi è la madre di Harry.” disse dopo un
po’ fingendosi offeso. James in riposta gli tirò
un cuscino che colpì l’amico in pieno volto
causando le risate dei malandrini. La signora grassa,
svegliata dalle loro risate, li guardò male e loro cessarono
subito la battaglia con i cuscini. La vita aveva insegnato loro che
provocare il quadro che ti fa entrare nella sala comune non
è saggio e che si rischia di dover dormire sul pavimento del
corridoio.
“Chissà
perché non lo hanno detto.” si domandò
James pensieroso. I ragazzi non avevano fatto mistero che Lily era la
madre di Harry. Forse non avevano detto loro chi era la madre di Teddy
perché Remus non la conosceva ancora.
“E se fosse
una strega oscura?” chiese Sirius grattandosi la testa.
“Ma dai, ti
pare che Remus si metterebbe mai con una strega oscura?”
rispose James scuotendo la testa rassegnato, suo fratello non sarebbe
cambiato mai. Sirius era in grado di fare dell’ironia anche
nelle situazioni più disperate. Una strega oscura, come gli
era potuta venire in mente un’idea tanto stupida?
“E io che
ne so.. Dobbiamo pensarci un po’ su.” concluse
Sirius mettendosi comodo sulla poltrona.
“No,
dobbiamo andare a dormire.” ribatté Remus
sbadigliando.
“Buona
idea.” annuì James alzandosi e stiracchiandosi
come un gatto.
“Insomma
ragazzi, siete matti? Abbiamo avuto le risposte che volevamo e invece
di rifletterci sopra andiamo a dormire? È da
pazzi!” esclamò Sirius scandalizzato.
“È
da pazzi stare svegli a farsi paranoie inutili. Domani parleremo con
Hermione, Ginny e Ron e chiederemo loro di spiegarci il resto prima di
andare da Harry.” spiegò James ignorando le
proteste di Sirius.
“Sono
pienamente d’accordo con te.” concordò
Remus pensieroso. Era certo che si stava dimenticando
qualcosa che riguardava Sirius ma non riusciva a ricordare di cosa si
trattasse. Non era nulla che riguardava Harry o i ragazzi, di questo
era abbastanza sicuro ma non ricordava altro.
“Ho
un’idea! Andiamo di sopra e svegliamo ora Ron!”
propose Sirius illuminandosi improvvisamente. Remus sospirò
e prese a scuotere la testa.
“Ma non era
James che aveva il vizio di svegliare la gente che dorme?”
chiese Remus fissando allibito l’amico e cercando di fare
smettere di ridere James.
“È
per una buona causa!” protesto Sirius, offeso dalla poca
considerazione che i suoi amici stavano dando alle sue brillanti idee.
“Si, come
No..” lo canzonò James.
“Vuoi
finire anche tu a testa in giù appeso per le
caviglie?” chiese Remus passando lo sguardo da James a Sirius.
“Non te lo
consiglio, fidati..” disse James con fare fraterno ricordando
l’esperienza di qualche mese prima: era stata una delle notti
più brutte della sua vita. A posteriori doveva
però riconoscere che suo figlio era stato davvero perfido e
all’altezza della situazione.
“Uffa!
Remus, non vuoi vedere Teddy?”chiese Sirius, sperando di
riuscire a convincere l’amico a chiamare le ragazze.
“Mi
piacerebbe, ma è tardi. Sicuramente a quest’ora
dorme già. Aspetterò domani mattina.”
rispose Remus mentre sul suo viso si disegnava un sorriso dolcissimo.
Non vedeva l’ora di tenere quel fagottino tra le sue braccia
e di poter giocare nuovamente con lui.
“Sai,
quando mi hanno detto che Harry era mio figlio ero confuso. Poi
l’ho visto dormire in infermeria e ho capito tante
cose..” iniziò James ripensando a quando era
entrato in infermeria.
“Per me
è la stessa cosa. Improvvisamente mi era chiaro
perché fossi così legato a Teddy. Non mi sembra
possibile che quel bambino così bello sia mio
figlio.” spiegò Remus tenendo la testa bassa. Come
aveva potuto un buono a nulla come lui fare un figlio tanto bello?
“Sei uno
sciocco Lunastorta. Te lo abbiamo sempre detto che sei speciale, quel
bimbo è solo l’ennesima prova che non diciamo
balle.” esclamò James dando una pacca sulle spalle
del suo amico e voltandosi per cercare Sirius con lo sguardo. Il suo
amico era stranamente silenzioso e immobile, come perso in un altro
mondo.
“Che
c’è Sirius?” chiese Remus, cercando di
attirare l’attenzione dell’amico che sembrava in
trance. James si avvicinò a Sirius, preoccupato.
“Prima, in
infermeria Harry mi ha fissato.” iniziò Sirius.
“Che
c’è di strano?” chiese James stranito,
cercando di capire dove volesse andare a parare il suo migliore amico
con quelle parole. Era abituato alle conversazioni contorte di Sirius
ma quella le batteva tutte.
“Era come
se cercasse conforto, riparo.” spiegò meglio
Sirius ricordando lo sguardo impaurito di Harry. Era lo sguardo di
qualcuno che cerca un appiglio e non lo trova.
“Per James
sei un fratello, è normale che anche per suo figlio tu sia
un punto di riferimento importante.” rifletté
Remus cercando di ricordare se aveva notato o meno quello sguardo. Come
era potuto sfuggire sia a lui, che a Lily che a James una cosa che
aveva sconvolto in quel modo Sirius?
“La cosa
strana erano gli occhi. Era come se fosse disperato e triste, come se
gli ricordassi qualcosa di terribile.” disse Sirius
preoccupato. Ricordava bene quello sguardo, era sicuro che non se lo
sarebbe tolto dalla mente tanto presto. Sembrava che Harry rivedesse in
lui qualcun’ altro o qualcos’altro.
“Dormici
sopra, vedrai che domani sapremo ogni cosa.” lo
confortò James abbracciandolo e trascinandolo verso le scale
che conducevano alla loro stanza.
Ci volle un
po’ di tempo e numerose minacce ma alla fine James e Remus
riuscirono a dissuadere Sirius dall’idea di svegliare Ron e a
convincerlo ad andare a dormire. Protestando e brontolando Sirius si
infilò sotto le coperte, dopo pochi minuti dormiva di
già come un ghiro. James e Remus si scambiarono
un’occhiata complice e si misero anche loro a dormire, sicuri
che nessuno li avrebbe più disturbati fino alla mattina
successiva. Qualche ora dopo la stanza era immersa nel silenzio, ma
qualcuno non dormiva.
“Sirius?”
chiamò Remus improvvisamente, scuotendo l’amico
addormentato per un braccio. Alla fine era riuscito a ricordare la cosa
che gli sfuggiva. Doveva chiedere a Sirius della ragazza con cui stava
parlando, sembrava la stessa che aveva trovato in sala comune mentre
loro erano andati a cercare Harry.
“Che vuoi?
Non dovevamo dormire?” rispose Sirius con fare brusco. Essere
svegliati nel cuore della notte era decisamente odioso anche se al
ragazzo sembrava strano che fosse stato Remus e non James a chiamarlo.
Di solito era James quello che aveva i problemi esistenziali e voleva
risolverli di notte.
“Se stai
dormendo perché rispondi?” chiese Remus
pacatamente mentre si metteva comodo sul letto del suo amico.
“Che
vuoi?” chiese Sirius, cercando di mettere fine ai discorsi
filosofici di Remus: già erano contorti e complicati di
giorno, figurarsi di notte quando lui aveva un bisogno disperato di
dormire per recuperare le forze.
“Con chi
parlavi oggi fuori dall’infermeria?”chiese Remus
curioso. Stava riflettendo su quello che era successo in quella strana
giornata e gli era tornata in mente la strana ragazza con cui Sirius
stava parlando.
“Mi svegli
per chiedermi una cosa del genere?” chiese Sirius allibito e
scandalizzato. Decisamente lui e James avevano avuto una pessima
influenza su quel ragazzo così diligente ed educato. Nel
giro di pochi anni lo avevano trasformato in un delinquente che fa
scherzi, che litiga con la gente e che sveglia le persone nel cuore
della notte.
“Quella
ragazza mi sembrava di conoscerla. Me la sono ritrovata oggi nella sala
comune..” spiegò Remus leggermente in imbarazzo.
Effettivamente svegliare una persona solo per chiedergli di una ragazza
era stupido ma ormai Sirius era sveglio e lui voleva sapere.
“Che
è questo chiasso?” chiese Ron, svegliatosi
improvvisamente.
“Stavolta
non sono stato io..” rispose prontamente James inforcando gli
occhiali e mettendo a fuoco la stanza.
“Oggi
Sirius parlava con una ragazza mentre aspettavamo di sapere di
Harry.” spiegò Remus. Ron e James si voltarono di
scatto verso Sirius, curiosi di saperne di più. Si erano
già scordati di essere stati svegliati dalle voci di Sirius
e Remus.
“Una tipa
strana di cui non conosco il nome.” rispose Sirius
sbadigliando.
“E
perché ci parlavi?” chiese James curioso.
“Non lo so
a dire il vero. È stata la conversazione più
strana che mi sia mai capitata. Mi ha anche mezzo invitato ad un
appuntamento.”spiegò meglio Sirius.
“Mezzo?”
si stupì Ron. Come poteva qualcuno invitare ad un mezzo
appuntamento?
“Storia
lunga.. Posso raccontare domani?” implorò Sirius
rimettendosi sdraiato sotto le coperte.
“No!”
esclamarono insieme i suoi compagni di stanza.
“Fatemi
capire, è troppo tardi per parlare di questioni serie come
Harry e il nostro futuro ma non abbastanza per farvi i fatti
miei?” chiese Sirius, sperando di riuscire a sfuggire
all’interrogatorio dei malandrini o almeno ad iniziare una
conversazione con Ron su Harry. Entrambi i suoi progetti non si
avverarono.
“Felpato
è stata una giornata terribile, se non mi dici tutto quello
che voglio sapere su questa ragazza giuro sulla mappa del malandrino
che ti faccio il solletico tutta notte.” minacciò
James con fare decisamente.. malandrino.
“Remus,
secondo te fa sul serio?” chiese Ron guardando Remus con aria
interrogativa.
“Mai
scherzare su una minaccia del genere fatta da James..” disse
Remus preoccupato. James aveva molti modi per farsi raccontare tutto
dai suoi amici ma il solletico era decisamente il più
terribile.
“Qualcosa
mi dici che parli per esperienza personale.” disse Ron
sorridendo.
“Proprio
così.” mormorò Remus rabbrividendo solo
al pensiero. Sirius sospirò rassegnato e si mise a
raccontare tutta la storia. James lo stava ad ascoltare attento e
divertito.
“Hai
intenzione di andare?” chiese alla fine Ramoso divertito da
quella assurda storia. Era incredibile che ci fosse gente
così strana anche se quella ragazza sembrava decisamente
meglio delle ragazze con cui di solito Sirius usciva.
“Come
faccio? Non so dove andare, né come si chiama
lei.” esclamò Sirius seccato.
“Qualcosa
mi dice che questa ragazza ti intriga.” commentò
James fissando l’amico. Per un po’ i due rimasero a
guardarsi in silenzio, impassibili.
“Dormi
ramoso, e smettila di dire cavolate!” disse Sirius alla fine
lanciando un grosso libro di storia della magia contro il suo migliore
amico. Questo rispose al fuoco lanciando una ricordella che
atterrò proprio sullo stomaco di Sirius. Remus
sospirò rassegnato, sapeva bene come sarebbe andata a
finire. Pochi minuti dopo era cominciata una delle più
colossali lotte di cuscini che il castello avesse mai ricordato.
Nel dormitorio di
corvonero Zhoana rifletteva sugli strani incontri di quella giornata.
Prima quel ragazzo che parlava con un bambino e poi
quell’altro fuori dall’infermeria con lo sguardo
triste. Non sapeva i loro nomi ma gli sembravano entrambi buffi e
curiosi.
Di solito la gente la
evitava e non rispondeva alla sue domande. Quei due le erano
decisamente simpatici.
I lunghi capelli
biondi le ricadevano disordinati sul materasso. Come al solito dormiva
con i piedi sul cuscino e la testa in fondo al letto. Le sue compagne
di stanza la prendevano in giro per quel suo strano modo di dormire ma
a lei non importava. Lei e suo fratello erano da sempre il bersaglio di
tutti per il loro modo di fare, ormai ci aveva fatto
l’abitudine e non ci faceva più caso.
Più le dicevano che era strana e più era fiera di
essere diversa dalla massa.
La ragazza
guardò fuori dalla finestra e sospirò chiedendosi
se il ragazzo triste sarebbe davvero venuto con lei a cercare le fate e
i Pixies. Era sicura che gli avrebbe fatto bene, che lo avrebbe aiutato
a stare meglio.
“Quelli
fanno sempre ridere tutti” esclamò Zhoana ad alta
voce svegliando le sue compagne di stanza.
ANGOLO DELL'AUTRICE
(profondamente addolorata per il ritardo..)
innanzitutto SCUSATEMI per essere sparita di nuovo. lo so, non
è la prima volta ma che vi posso dire, gli impegni,
l'università, l'estate..
ogni tanto l'ispirazione sparisce e piuttosto che scrivere capitoli che
non mi piacciono mi fermo e aspetto un po'. mi spiace davvero tanto
però, prometto che almeno per i prossimi mesi gli
aggiornamenti saranno costanti!
GRAAAZIE MILLE a tutti coloro che leggono ancora la mia storia anche se
non me lo merito, e grazie ancora di più alle 14 persone che
hanno commentato!
SHIHO93: grazie mille per il commento! eh be, non sarà per
nulla facile raccontare tutto ma Harry sa che i malandrini sono forti.
sapere quelle cose servirà da stimolo per evitare che
succedano! XD
LULU CULLEN: grazie mille per il commento! la ragazza misteriosa
è.. Zhoana! naturalmente è un personaggio di mia
invenzione, almeno in parte in quanto la sua famiglia esiste nella
storia "ufficiale"..
BRANDO: grazie per il commento!
l'infermeria era scontata, anche perchè era il miglior posto
per una chiaccherata come quella che hanno fatto, no?
la ragazza misteriosa e Sirius ne vedranno delle belle nel prossimo
capitolo. riusciranno ad incontrarsi? e se ci riusciranno, pensi
davvero che sarà un appuntamento normale? si tratta di un
personaggio inventato da me, non ti dico altro se non che sei davvero
intelligente e perspicace. hai letto bene tutti gli indizi che ho
lasciato nel testo!
hai ragione, quando Remus scoprirà di essersi imparentato
con Sirius sarà divertente!
per quanto rigurda la tua domanda sulla storia, beh non ci avevo ancora
pensato ma in questo periodo ho avuto modo di rifletterci sopra.
arrivati a questo punto se interrompessi la storia prima della caduta
di Voldemort sarei cinica e crudele quindi penso che
scriverò anche della guerra.
FUNNYPINK: beh immagino che sia normale sentirsi padre quando ti dicono
che quello che hai davanti è tuo figlio. tieni presente poi
che James e gli altri conoscevano già Harry e in quei mesi
si erano avvicinati molto.. nel prossimo capitolo Remus
potrà finalmente tenere in braccio il piccolo Teddy!
SMEMO92: grazie del commento! diciamo che Harry ha deciso di non
nascondere più nulla ai suoi genitori ma che
cercherà lo stesso di tenerli lontani dai casini e
soprattutto vivi..
la ragazza misteriosa non è Tonks, ho dato qualche indizio
in più e sono sicura che hai già capito! XD
SHIN_86: grazie del commento, mi spiace averti fatto aspettare
così tanto. decisamente da adesso è tutto in
discesa, anche se dovranno affrontare ancora la guerra. Harry e gli
altri però sono preparati, possono anticipare i mangiamorte.
per quanto riguarda la ragazza misteriosa, non è la madre di
Luna ma ha un fratello un po' strano.. per il momento Harry non
dirà a Remus di Tonks ma ti assicurò che quando
succederà sarà un momento davvero particolare.. XD
LYRAPOTTER: ciao! grazie del commento.
eh vabbe, Harry se le cerca.. piove, vai nella foresta e poi
è ovvio che ti ammali. effettivamente però in
passato gli è andata peggio. di la verità, quando
hai letto in titolo del capitolo e hai visto che qualcuno finiva in
infermeria eri già pronta a ipotizzare qualcosa di
catastrofico? XD
in realtà ci hai preso, l'idea dell'infermeria mi serviva
per rendere più commovente l'incontro e fare preoccupare un
po' tutti..
diciamo che anche a James fa strano pensare che Harry fosse
più vecchio di lui. questo capitolo alla fine l'ho usato per
fare confrontare un po' tutti, dopo una giornata del genere
è normale parlare di quello che è successo con i
propri amici.
hai capito chi è la misteriosa ragazza di Sirius?
MARY94: grazie mille per il capitolo. eh si, Harry un po' di
felicità se la merita proprio. vedrai che da adesso in poi
andrà meglio e il nostro eroe smetterà di
preoccuparsi per qualsiasi cosa..
AZZALEA: grazie mille per il commento. anche io frequento
l'università e so bene quanto sia faticoso prepararsi per
gli esami. mi fa piacere essere la tua "pausa" tra un libro e l'altro e
mi spiace averti fatto aspettare così a lungo. la ragazza
misteriosa non è Luna, anche se avrei voluto che lo fosse.
diciamo che mi è venuta l'idea della coppia Sirius/Luna dopo
che avevo già "ucciso" tutti, tra cui anche Luna
così ho dovuto ripiegare su un personaggio di mia invenzione
di nome Zhoana con un fratello strano.. Con Silente Harry non
parlerà tanto presto per non metterlo nei guai. come al
solito il nostro Harry sarà portato a fare tutto da solo,
con l'aiuto di pochi fidati.
PRINCESSMARAUDERS: grazie mille per il tuo commento, e scusa per
l'enorme attesa. come sono andate le vacanze?
le scena che hai descritto mi ha fatto ridere, penso che
metterò qualcosa del genere nei prossimi capitoli. nel
prossimo capitolo Sirius cercherà di uscire con Zhoana e
penso che anche questo farà abbastanza ridere. XD la scena
in cui Sirius e Remus scoprono di essere parenti c'è l'ho
bene in mente e spero che ti piacerà almeno quanto piace a
me! XD
quanto alla ragazza misteriosa, si chiama Zhoana, è un
personaggio di mia invenzione e ha un fratello un po' bizzarro.. ti
dice nulla?
MIKYVALE: beh, a conti fatti direi che sei tu che dovresti perdonare
me. facciamo che siamo pari? XD
PECKY: grazie mille per i complimenti! che ne dici del nuovo capitolo?
ISABELLA 5: grazie mille per i complimenti! Lily deve avere carisma per
limitare i disastri di James. XD per quanto riguarda la tua domanda,
fare di Harry un animagus non rientrava tra i miei progetti. a dire la
verità non ci avevo mai pensato, non saprei nemmeno che
animale potrebbe diventare. per il momento quindi è un no,
per il futuro prometto che ci farò un pensierino. mi spiace
davvero tanto avere lasciato la storia in sospeso, cercherò
di fare in modo che in futuro non succeda più.
KYLEXY: ti chiedo perdono per la lunghissima attesa, alla fine ho
aggiornato e spero che il capitolo sia all'altezza delle tue
aspettative! XD
..ciao ragazzi, ALLA PROSSIMA!
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Capitolo 47 *** INCONTRO CON LA RAGAZZA MISTERIOSA ***
CAPITOLO
45
INCONTRO CON LA RAGAZZA
MISTERIOSA
Dopo
l’imprevisto risveglio notturno e la discussione sulla
presunta nuova fiamma di Sirius i ragazzi si addormentarono nuovamente
e la notte passò in un lampo. Lily, Hermione e Ginny furono
svegliate dai raggi del sole che entravano nella loro stanza sfidando
l‘incessante pioggia che era continuata tutta la notte. Lily
era felice, aveva fatto un bellissimo sogno ed ora non aveva
più paura del futuro. Non importava che sua sorella la
considerasse un mostro e non la volesse più vedere, nel suo
futuro c’erano James eh Harry. Erano loro la sua nuova
famiglia, insieme si sarebbero lasciati alle spalle tutti i problemi e
i dolori che la vita gli aveva riservato fino a quel momento. Anche
Ginny era di buon umore, era certa che da quel momento tutto sarebbe
andato meglio. Il tempo dei segreti e delle bugie era finalmente finito
e poteva godersi di nuovo il suo ragazzo il tutta
tranquillità.
Qualche ora
più tardi i ragazzi si ritrovarono tutti in sala comune,
ancora troppo intontiti dal sonno per parlare del giorno prima. Nella
sala c’era un po’ di movimento, principalmente
gruppi di ragazzi del primo e del secondo anno e nessuno faceva troppo
caso a loro. James, Remus e Ron sembravano dei veri e propri zombie e
di Sirius non c‘era traccia. Remus aveva tra le braccia Teddy
e pensava che era davvero il bambino più bello del mondo. Il
piccolo poi, quasi si fosse reso conto che quel giorno c’era
qualcosa di diverso, si divertiva a cambiare colore a capelli e occhi
sotto lo sguardo sorpreso del padre e di James. Ron, Hermione e Ginny
erano incantati da quella visione, Remus aveva lo stesso sguardo
sognante di quando si era precipitato da Bill durante la guerra per
dire loro che era diventato padre. Era incredibile come certi sguardi,
certe sensazioni e certe emozioni potessero restare le stesse
indipendentemente dal tempo o dalla dimensione. L’unico che
mancava all’appello era Sirius. Il ragazzo si era alzato
presto, si era vestito ed era andato a cercare la ragazza misteriosa
cercando di spiegare al suo migliore amico James che non era
assolutamente innamorato cotto e che doveva smettere immediatamente di
ridere di lui. James infatti rideva senza nemmeno preoccuparsi di
nasconderlo anche se apprezzava la tenacia dell’amico.
Trovare una ragazza di cui non si sa quasi nulla, con il quale si ha un
appuntamento non si sa bene dove e quando era un’impresa
assurda ma anche davvero titanica. Nemmeno lui per Lily era arrivato a
tanto anche se era riuscito a umiliarsi e farsi deridere in mille
diversi altri modi. Solo uno come Sirius poteva farcela. Anche Remus
scuoteva la testa, scettico. Il licantropo pensava di avere visto tutto
quando James provava in tutti i modi a conquistare Lily, a quanto pare
si sbagliava. Remus sospirò guardando Teddy, chiedendosi se
l’amore avrebbe portato anche lui a fare cose così
assurde. Per Teddy avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, anche uccidere
se necessario. Un giorno avrebbe provato lo stesso sentimento anche per
una donna? Mentre era assorto nei suoi pensieri notò un
ragazzo che si stava avvicinando a loro con fare sicuro.
“Harry?!”
esclamò sorpreso Remus il ragazzo parlare con il ritratto
dal quale era appena entrato. Sembrava stare decisamente meglio della
sera prima, la notte di sonno aveva fatto miracoli. Istantaneamente
tutti si voltarono verso il ragazzo, ancora leggermente pallido e
smisero tutto quello che stavano facendo. Hermione lo scrutò
dalla punta dei capelli fino ai piedi, quasi lo stesse analizzando per
accertarsi che stesse effettivamente bene. Ron e Ginny, che come al
solito stavano litigando per una frase pronunciata dalla rossa, si
precipitarono verso l’amico. Lily e James sorrisero al
ragazzo.
“Ciao
Remus, tutto bene?” salutò tranquillo Harry con un
sorriso sulle labbra. Si sentiva in perfetta forma, sia fisicamente che
mentalmente. Tutti i problemi che lo assillavano erano spariti come una
bolla di sapone la notte prima, quando aveva scoperto che i suoi
genitori e i malandrini sapevano tutto. Dire la verità aveva
semplificato enormemente le cose, gli aveva tolto un enorme peso che
gli premeva sull’anima e gli aveva permesso di arrivare in un
battibaleno alla decisione definitiva: avrebbe combattuto. Quanto alla
febbre, una notte di sonno era bastata. La parte più
difficile era stato farlo capire anche all’infermiera, quella
donna quando ci si metteva riusciva ad essere davvero demoniaca.
“Si, alla
grande. Tu invece?” chiese Remus, sorpreso di vedere Harry
così presto. Era davvero strano che l’infermiera
del castello gli avesse permesso di tornare nella torre così
presto ed era ancora più strano che ci avesse messo
così poco a riprendersi.
“Era ora,
ti aspettavamo!” esclamò Ginny saltando tra le
braccia del suo ragazzo e baciandolo con passione sulla bocca. Era come
se la gente intorno a loro non esistesse, c’erano solo loro
due e il loro enorme amore.
“Harry si
riprende in fretta.” spiegò Ron in risposta agli
sguardi preoccupati di Lily, Remus e James dando
un’amichevole pacca sulle spalle all’amico. Harry
ricambiò il gesto e rassicurò il suo migliore
amico con un’occhiata.
“Ormai
l’infermeria è come casa sua.”
continuò Hermione prendendo in giro il ragazzo. Harry
sorrise, ripensando velocemente a tutto quello che aveva passato negli
ultimi anni. Era finito così tante volte in infermeria che
nemmeno riusciva a ricordarle tutte, sapeva solo che ogni volta si
trattava di un incidente più assurdo del precedente.
“Sei
proprio come tuo padre!” esclamò Lily provocando
uno scoppio di risate. James fissava tutti quanti con sguardo torvo
mentre Remus alle sue spalle annuiva deciso. Anche James era riuscito a
finire un sacco di volte in infermeria, la prima era stata la sera che
avevano messo piede al castello. James e Sirius avevano pensato che
fosse divertente iniziare la loro avventura scolastica facendo un giro
nel parco per capire quale fosse la ragione per cui la foresta era
definita proibita. Il risultato era stato un incontro ravvicinato con
un centauro, tanta paura, un braccio rotto a testa, una punizione
esemplare, 10 punti in meno per grifondoro e una notte in infermeria.
“Anche
Remus e Sirius me lo ripetevano sempre ma non è colpa mia.
Non sono io che cerco i guai, sono loro che mi trovano
sempre.” spiegò Harry mettendo il broncio come il
padre poco prima. Ginny intenerita gli scoccò un tenero
bacio sulla guancia ed Harry tornò immediatamente a
sorridere. Lily si chiese cosa volesse dire quella frase, ma qualcosa
dentro di lei le suggerì di non chiedere oltre: la risposta
l’avrebbe sconvolta di sicuro. Più passava il
tempo più si convinceva che sotto molti punti di vista Harry
era identico a James, il continuo finire in infermeria e cacciarsi nei
guai era certamente uno di questi.
“Qualcosa
mi dice che un po’ te le vai a cercare anche tu..”
commentò James, fissando Harry dritto negli occhi.
Nonostante quegli occhi fossero identici a quelli di Lily lo sguardo di
Harry era quello di un malandrino, ne era certo. Più tardi,
non appena Lily sarebbe stata lontana, avrebbe chiesto ad Harry di
raccontargli le sue avventure al castello.
“Ma
Sirius?” chiese Harry cercando di cambiare argomento. Sirius
non era insieme agli altri e questo era decisamente strano, non era da
lui.
“È
con un ragazza.” spiegò Remus certo di provocare
la curiosità femminile. Le ragazze infatti erano del tutto
all’oscuro della comparsa della ragazza misteriosa. Quelle
parole accesero anche la curiosità di Harry.
“Chi
è la povera sventurata?” chiese Lily, provando
pena per la poveretta. Era abbastanza noto che Sirius cambiava ragazza
con la stessa velocità con cui una persona normale finiva un
pacchetto di caramelle, almeno fino a qualche mese prima era
così. Negli ultimi tempi infatti era solo, nonostante avesse
almeno una decina di ragazze che sbavassero per lui e cercassero
continuamente di proporgli filtri d‘amore. Lily si era
chiesta più volte il perché di quel comportamento
ma non aveva domandato nulla né a Sirius né a
James, avevano troppe cose a cui pensare a causa della sparizione di
Peter e dei misteri dei ragazzi.
“Questa
volta lo sventurato è lui, fidati. Lei è una
mezza pazza!” disse James ridendo, ricordando la descrizione
che Remus e Sirius avevano fatto della ragazza in questione.
“James!”
lo richiamò Lily, fulminandolo con lo sguardo come solo lei
sapeva fare.
“No Lily,
ha ragione lui.” concordò Remus, andando in aiuto
dell’amico.
“Remus, da
quando dai ragione a James?” chiese Lily fissando Remus
sconvolta. Anche Hermione e Ginny facevano fatica a credere ai loro
occhi. Non era da Remus dare del pazzo a qualcuno, se lo faceva
c’erano delle buone probabilità che la ragazza in
questione fosse proprio strana.
“Tu non
l’hai vista.. Non ho mai visto una ragazza più
strana.“ spiegò Remus cullando dolcemente Teddy.
Vedendo Remus e Teddy insieme sul viso di Harry si disegnò
un sorriso. Un’altra buona ragione per combattere era la
felicità di Teddy, avrebbe fatto in modo che il piccolo
potesse avere una vera famiglia.
“Perché?”
chiese Harry, cercando di capire cosa si era perso il giorno prima. Gli
sguardi di tutti si portano su Remus. Il ragazzo rimase zitto per
qualche istante, riordinando le idee.
“A parte
come era vestita, l’ho trovata che si aggirava nella sala
comune di grifondoro..” raccontò Remus,
dilungandosi nella descrizione del bizzarro aspetto e del curioso modo
di vestire della ragazza che aveva incontrato il giorno precedente.
“Che
c’è di strano?” chiese Ron fissando
Remus curioso, anticipando la domanda di Lily
“È
di corvonero!” esclamò il ragazzo lasciando tutti
di sasso.
“Ah.. Sai
come si chiama?” chiese Ginny, cercando di immaginarsi che
razza di persona va a fare in giro vestita a quel modo in una sala
comune altrui. L’unico nome che gli veniva era Luna, ma era
chiaramente impossibile che si trattasse della loro amica.
Chissà se la ragazza misteriosa aveva qualche legame di
parentela con lei.
“È
questo il bello, Sirius non lo sa. Nessuno di noi lo sa.”
spiegò Remus divertito. L’intera situazione lo
faceva ridere come un matto. Sirius il play boy costretto a dare la
caccia a una ragazza invece che aspettare che questa si precipitasse da
lui, sembrava impossibile. Quella mattina era stato davvero bello
prenderlo in giro mentre si preparava a setacciare il castello in lungo
e in largo. All’inizio l’animagus aveva pensato di
usare la mappa del malandrino ma poi aveva scartato l’idea in
quanto non sapeva che nome doveva cercare.
“Non sa
nemmeno dove si dovevano incontrare..” spiegò
James, stupendo ancora di più Lily e le ragazze. Harry
invece era poco sorpreso, aveva sempre pensato che Sirius avesse
un’anima giocherellona e strana e questa ragazza misteriosa
era riuscita a tirargliela fuori.
“Che razza
di appuntamento è questo? E Sirius?” chiese Lily,
cominciando a chiedersi che cosa fosse successo a Sirius. Non era
decisamente da lui andare a cercare una ragazza così strana
quando poteva avere tutte le altre ragazze del castello ai suoi piedi
senza fare troppa fatica.
“Non
l’ho mai visto così preso da una sconosciuta.
Appena torna lo obbligherò a raccontarmi tutto!”
esclamò James pensieroso, con un ghigno perfido dipinto sul
volto.
“Sempre il
solito tu, non cambierai mai.” commentò Lily
scuotendo la testa e dando un pizzicotto al suo ragazzo.
“Ti
spiace?” chiese con fare provocatorio James, avvicinando il
suo volto a quello della sua ragazza. Lily sorrise e rimase per un
po’ a guardarlo da vicino, pensierosa.
“No, tutto
sommato mi va bene così.” rispose lei baciandolo
sulle labbra.
“Tornando a
discorsi più seri, Harry è il figlio di Lily e
James. Teddy invece è il figlio di..” chiese
Remus, sperando di scoprire il nome della futura madre di suo figlio
Teddy. Aveva passato gran parte della notte a chiedersi chi diavolo
potesse essere ed aveva fatto molte ipotesi, una più strana
dell’altra. Ormai era arrivato a un punto tale che la
curiosità lo divorava, sarebbe impazzito di certo se non gli
avessero detto quel nome.
“È
tuo figlio, te lo avevano detto ieri.” disse Ron facendo una
carezza al piccolo che rideva felice tra le braccia del
papà. Remus sembrò deluso da quella risposta.
“Si, ma mi
piacerebbe sapere chi è la madre.”
esclamò Remus a metà tra il seccato e
l’implorante. Perché diavolo erano così
misteriosi? Avevano raccontato a loro cose ben più segrete e
complicate, era assurdo non dire un dettaglio così
insignificante.
“Per ora
è fuori discussione.” disse Harry deciso. Remus lo
fissò e vide in lui la decisione e la testardaggine di Lily.
Era del tutto inutile insistere, non avrebbe parlato.
“Ma Harry,
è giusto che lo sappia..” provò a dire
Lily, cercando di intercedere per l‘amico.
“E invece
No.” esclamò decisa Hermione, incrociando le
braccia sul petto.
“Perché
a James lo hai detto?” chiese Remus protestando come un
bambino al quale sono state proibite le caramelle e la cioccolata.
“Beh mi
sembra abbastanza evidente, gli occhi di Harry sono uguali a quelli di
Lily!” fece notare Ginny indicando prima gli occhi di Lily e
poi quelli di Harry. Tutti i presenti rimasero ancora una volta stupiti
da quanto fossero simili.
“Uffa!”
brontolò Remus mettendo il broncio come James poco prima.
Era davvero buffo vedere Remus, quello serio e coscienzioso del gruppo
comportarsi come un bimbo arrabbiato. Era come vedere Sirius e James
fare i compiti di loro spontanea volontà.
“Insomma,
avete avuto tutta la notte. Queste sono le uniche domande che vi
vengono in mente?” li provocò Harry. Remus, Lily e
James lo fissarono per un istante.
“Sei
crudele come tua madre!” esclamò James alla fine,
intuendo che era inutile insistere.
“Io non
sono crudele!” protestò Lily con le mani sui
fianchi.
“Certo che
lo sei!” ripeté James, sfidando l’ira
della streghetta dai capelli rossi.
“Dimmi
almeno che la futura madre dei miei figli non è una strega
oscura o qualcosa del genere..” implorò Remus,
sperando che Harry gli desse almeno un piccolo indizio, qualcosa che lo
avrebbe aiutato a capire.
“Questo te
lo possiamo assicurare.” lo rassicurò Harry, senza
aggiungere altro. Ron prese Harry da parte e lo
trascinò dove c’erano anche Hermione e Ginny
mentre James, Lily e Remus parlavano fitto tra loro.
“Ma
perché non possiamo dirgli la verità?”
chiese il rosso all’amico. In fondo non c’era nulla
di male a dirgli che avrebbe sposato Tonks, anche se il futuro si fosse
modificato al piccolo Teddy non sarebbe successo lo stesso nulla visto
che Silente aveva diviso i tempi.
“Sei matto,
vuoi dirgli che si imparenterà con Sirius?”
esclamò Ginny stupita dalla domanda del fratello. Ron
riusciva sempre a fare delle domande inutili e stupide,
pensò la ragazza.
“Come
minimo gli viene un infarto, poveretto!” concordò
Harry, calmando Ginny prima che la ragazza esplodesse e lanciasse
qualche incantesimo al fratello.
“Che state
confabulando voi?” chiese Lily notando che anche i ragazzi si
erano appartati. Immaginava che l’oggetto della conversazione
fosse la madre di Teddy ma non era riuscita a sentire nulla di quello
che stavano dicendosi. Quei ragazzi erano dannatamente bravi a
nascondere i loro segreti, era da ammettere.
“Niente,
andiamo a fare colazione?” propose Hermione in modo
diplomatico.
“Si, ma
come facciamo con Harry?” chiese Ginny fissando i presenti in
attesa di una risposta. Il fatto che tutti loro sapessero la vera
identità di Harry non cambiava il fatto che il resto della
scuola non doveva sapere. Sarebbe stata la fine.
“Che stai
dicendo?” chiese James senza capire.
“Beh, tutto
il castello pensa che lui sia Stev, no?” spiegò
Ginny. Harry sbuffò, odiava doversi travestire e recitare
una parte tutto il tempo.
“Forse
è il caso che vada a parlare con Silente.” disse
alla fine Harry, sperando che il preside potesse risolvere la cosa nel
migliore dei modi. Non aveva più voglia di mentire, voleva
solo poter dire di essere Harry e poter usare il suo vero aspetto.
Voleva solo poter essere se stesso e basta.
“È
la cosa migliore, vuoi che ti aspettiamo qui?”chiese Lily con
fare protettivo.
“No,
andate. Vi raggiungo in sala grande.” rispose Harry
dirigendosi sconsolato verso il buco del ritratto.
Mentre camminava si
preparò un discorso per Silente. Avrebbe detto al preside
che avevano deciso di rimanere ma non avrebbe accennato al combattere,
non ancora almeno. Prima doveva parlarne con gli altri, ma la cosa
migliore era che nessuno sapesse degli Horcrux. I suoi piani andarono a
farsi benedire quando di fronte all’ufficio di Silente
trovò la professoressa McGranitt.
“Potter,
che ci fai in giro?” chiese la donna, sorpresa di trovarselo
di fronte. Non era normale che un ragazzo se ne andasse in giro a
quell’ora invece che essere a fare colazione ma da un Potter
ci si poteva aspettare di tutto.
“Vorrei
parlare al preside.” rispose Harry in tono gentile. La donna
lo guardò dritto negli occhi, quasi volesse leggergli cosa
gli passava per la mente. Era strano anche per un Potter avere qualcosa
da dire al preside, specie a quell’ora del mattino. Il
ragazzo doveva aver combinato qualcosa di davvero grosso e forse
sperava che parlandone al preside non sarebbe stato punito.
“Mi spiace,
ora non è possibile.” spiegò la donna
in tono severo, senza aggiungere altro.
“Ma
professoressa, è una cosa della massima
importanza.” implorò Harry, spiazzato dalle parole
della donna. Se Silente non c’era che ne sarebbe stato di
lui? Doveva assolutamente parlare con lui, era la sua occasione per non
dovere più mentire.
“Ti ho
detto che non è possibile, Silente non è al
castello.” replicò la McGranitt seccata.
“Dove si
trova?” chiese Harry coraggiosamente. Sapeva che la
professoressa non avrebbe mai risposto ma tanto valeva provare.
“Non sono
autorizzata a rispondere. Ad ogni modo il preside ha lasciato un
messaggio per lei.” rispose la McGranitt lanciandogli
un’occhiata decisamente torva mentre si metteva a frugare
nella sua borsa.
“Un
messaggio?” domandò Harry stupito. Che cosa poteva
avere Silente da dirgli? L’ultima volta che avevano parlato
non era rimasta nessuna questione in sospeso che lui ricordasse.
“Si Potter,
un messaggio. Dice di andare a mangiare tranquillamente e che ha
già pensato lui ad ogni cosa.“ spiegò
la donna cercando di non perdere la calma. Era abbastanza seccata da
quella situazione e non vedeva l’ora di mettere fine a quella
strana conversazione. Più tempo passava più
cominciava a pensare che in quel ragazzo ci fosse qualcosa di
misterioso, di non detto.
“Ha
già pensato lui ad ogni cosa? Che vuole dire?”
chiese Harry più a se stesso che alla professoressa,
fermandosi qualche istante a pensare.
“Non ne ho
idea Potter, ne parlerà con il preside appena
tornerà. Vada subito in sala comune a fare colazione
ora.” strillò lei, perdendo la calma.
“Oh certo,
grazie mille professoressa.” disse Harry, dileguandosi prima
che la professoressa decidesse di punirlo in qualche modo.
Nel frattempo James,
Lily, Remus, Ginny, Hermione e Ron erano andati in sala comune e
avevano trovato posto al tavolo di grifondoro. Mentre aspettavano Harry
per iniziare la colazione un ragazzino si era avvicinato a loro.
“James, che
fine ha fatto Harry? Mi hanno detto che è finito ancora in
infermeria..” chiese un ragazzino del quarto anno appoggiando
la mano sulla spalla di James.
“Harry?
Cosa..” esclamò James, sbiancando improvvisamente.
Come poteva sapere di Harry? Remus che si trovava nelle vicinanze e
aveva sentito tutto, decise di prendere in pugno la situazione prima
che James combinasse qualche disastro parlando troppo.
“Di che
Harry parli?” chiese Remus cercando di non lasciare
trasparire nessuna emozione. Forse c’era stato uno scambio di
persone e lui stava parlando di Harry Potter.
“Harry
Potter, mi sembra ovvio. Che vi prende?” chiese il ragazzino,
fissandoli stranito.
“Sai di
Harry?” chiese James sconvolto. Lily continuava a fissare
Hermione, Ron e Ginny sperando che almeno loro capissero che stava
succedendo ma i ragazzi scuotevano la testa confusi. Nemmeno loro
sapevano chi fosse quel tizio e che cosa stesse dicendo.
“Certo, lo
conosco. Tutti lo conosciamo, è il cugino di
James.” spiegò quello allontanandosi scuotendo la
testa. James Potter sembrava parecchio sconvolto quella mattina,
chissà che aveva fatto la notte precedente. Come potevano i
malandrini fare finta di non sapere nulla di Harry?
“Che
diamine sta succedendo?” chiese Remus fissando Ron ed
Hermione che avevano ascoltato l’intera conversazione.
“Non ne ho
idea.” rispose Ron alzando le spalle e guardandosi in torno.
Parecchie persone nella sala li stavano fissando. Proprio in quel
momento Harry entrò nella sala e tutti presero a parlare ed
a indicarlo.
“Harry, hai
parlato con Silente.” esclamò Hermione
preoccupata precipitandosi verso l’amico appena
entrato.
“No, non
c’era.” rispose Harry sedendosi al tavolo dove
c’erano gli amici chiedendosi cosa fosse successo. Sembravano
tutti preoccupati e pallidi.
“Dannazione!”
esclamò Ron.
“Che
succede?” chiese Harry guardandosi intorno stranito dalla
situazione. Loro pallidi, tutti che parlavano, era chiaro che qualcosa
non andava ma non capiva cosa.
“A quanto
pare tutti pensano che sei il cugino di James.”
spiegò Ginny con la testa tra le mani pensierosa.
“Ecco cosa
voleva dire la McGranitt..” esclamò Harry
illuminandosi improvvisamente. Tutti si voltarono verso di lui in
attesa di spiegazioni.
“Harry ci
spieghi che sta succedendo?” chiese Hermione, intuendo che
l’amico sapeva qualcosa che tutti loro ignoravano.
“La
McGranitt ha detto che Silente mi ha lasciato un messaggio. Dice che ha
pensato a tutto lui, niente di più.”
raccontò Harry, riferendo la conversazione avuta con la
professoressa pochi minuti prima.
“Ho capito,
deve avere modificato la memoria a tutto il castello. Tranne a noi,
è ovvio.” ipotizzò Hermione alla fine,
intuendo quello che poteva avere fatto il vecchio preside.
Quell’uomo era geniale, nessuno poteva negare che aveva stile
e che sapeva sempre quello che stava facendo. Almeno, la maggior parte
delle volte era così.
“Ma come
faceva a sapere che ci avevate raccontato la
verità?” chiese Lily stupita.
“Silente sa
sempre tutto.” esclamò James sicuro. Si fidava
ciecamente di quell’uomo, anche se a volte agiva in maniera
misteriosa sapeva sempre il fatto suo.
“Questo
semplifica le cose, non credete?” disse Remus sorridendo.
“Decisamente
si!” rispose Harry addentando una fetta di torta.
I ragazzi presero a
mangiare e a scherzare, decisamente più sollevati. Nel
castello però c’era qualcuno che tanto sollevato
non era. Sirius infatti aveva passato tutta mattina a correre qua a
là, cercando in ogni piano e in ogni aula. La ragazza
misteriosa sembrava sparita nel nulla. Era quasi rassegnato quando gli
venne in mente il parco. La ragazza aveva detto qualcosa a proposito
della pioggia e delle fate e per di più era
l’unico posto dove non aveva guardato. Prese la mappa del
malandrino e cercò il parco, fuori pioveva e non ci poteva
essere molta gente dopo tutto. Sirius guardò la mappa e si
illuminò, c’era un puntino solo che si muoveva
sotto i portici. Il cartiglio riportava il nome Zhoana Lovegood. Sirius
non ci pensò due volte e si mise a correre, certo che si
trattasse di lei.
“Sei qui,
che bello! Ormai non ci speravo quasi più.”
esclamò felice Zhoana vedendo arrivare Sirius di corsa. Il
ragazzo era rosso in viso per la corsa e aveva il fiato corto.
“E
perché scusa?” chiese il ragazzo sorpreso,
cercando di riprendere fiato.
“Sei in
ritardo.” replicò decisa lei. Non sembrava
arrabbiata o delusa, la sua voce suonava come una considerazione.
Sirius la fissò perplesso per un po’.
“Come
faccio a essere in ritardo se non sapevo a che ora e dove dovevamo
vederci?” chiese Sirius grattandosi la testa. Quella
situazione era davvero strana. Fino al giorno prima se una ragazza gli
avesse detto una cosa del genere se ne sarebbe andato, con lei era
diverso. Era come se una voce gli diceva che con lei avrebbe potuto
essere se stesso esattamente come era se stesso con i malandrini.
“Come sta
il tuo amico?” chiese Zhoana, ricordandosi del loro incontro
la sera prima fuori dall’infermeria.
“Meglio,
per fortuna era solo febbre.” spiegò Sirius
sedendosi vicino a lei.
“Perché
sei così preoccupato?”chiese Zhoana fissandolo
negli occhi. Quello sguardo fece sentire Sirius vulnerabile: lei lo
capiva davvero, così come a James bastava
un’occhiata per capire come stava. Chi diavolo era quella
sconosciuta per avere tutto quel potere su di lui?
“Come fai a
capire come sto? Noi non ci siamo mai visti prima
d’ora.” replicò Sirius sulla difensiva.
Quella strana ragazza era riuscita a leggere nella sua testa e nel suo
cuore come solo poche persone riuscivano. Al là di tutte le
sue stranezze aveva un grande cuore.
“Tutta
colpa delle Lucciovespe che ti girano intorno, le attira il tuo umore.
È ovvio, no?” spiegò lei come se fosse
la cosa più ovvia del mondo. Sirius sorrise divertito.
Zhoana sapeva farlo ridere, sapeva farlo stare bene ed essere se stesso.
“Le luccio
cosa?”chiese Sirius, credendo di avere sentito male.
“Lucciovespe.
Non ne hai mai sentito parlare?” domandò la
ragazza fissandolo dritto negli occhi. Sirius cercò di
leggere nei suoi occhi ma c’era troppo mistero.
“A dire il
vero No. Cosa sono?” chiese Sirius, temendo quasi di avere
una risposta. Non riusciva a smettere di guardare gli occhi della
ragazza, li trovava perfetti e stupendi. Gli occhi di due colori
diversi rendevano lo sguardo della ragazza misterioso, era come
guardare due persone diverse. Sirius pensò che in Zhoana ci
fossero due anime distinte, una più profonda che sapeva
leggere nel cuore della gente e un’altra più
malandrina che sapeva fare ridere e stare bene le persone.
“Non tutti
le possono vedere, per questo molti pensano che in realtà
non esistono. Sono simili alle vespe, ma più piccole,
luminose e colorate. Sono carine, te lo assicuro. Ne hai una sul naso,
non la vedi?” spiegò lei con calma, come si spiega
qualcosa ad un bambino. Zhoana mosse una mano nell’aria,
quasi cercare di afferrare qualcosa, poi si guardò il palmo
della mano e sorrise.
“A dire il
vero No.” rispose lui confuso e un po’ imbarazzato.
Non voleva che la ragazza si offendesse. Era affascinante sentirla
parlare di quelle improbabili creature. Non importava se esistevano
solo nella sua mente, Sirius sarebbe rimasto ad ascoltare per ore.
I due ragazzi
continuarono a scherzare e il tempo volò. Zhoana parlava di
strane creature che riusciva a vedere solo lei e Sirius gli raccontava
degli scherzi che aveva fatto e di tutte le punizioni che aveva preso.
Era bellissimo vederla ridere, sembrava che il parco si illuminasse e
brillasse nonostante la pioggia che cadeva incessante.
“Mi credi
pazza?” chiese Zhoana all’improvviso prendendo
Sirius di sorpresa.
Il ragazzo
rifletté un attimo prima di dare una risposta, aveva paura
di dire la cosa sbagliata e rovinare quella giornata. Zhoana attendeva
paziente con la testa piegata leggermente di lato. Sembrava ancora
più strana e più bella.
“Non
così tanto come pensavo l’altra sera.”
replicò lui con un sorriso dipinto sul volto.
ANGOLO DELL'AUTRICE
graaazie mille per essere arrivati a leggere fino a questo punto!
per farmi perdonare della mia lunghissima assenza vi ho postato un
nuovo capitolo in tempi record. spero che la sorpresa vi sia stata
gradita!
ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito lo scorso capitolo
nonostante non me lo meritassi per nulla. siete degli angeli e per
questo motivo mi sembra giusto dedicarvi questo capitolo!
LYRAPOTTER: graaazie mille per il commento!
mi spiace di essere sparita, specie in un punto così
cruciale della storia. in caso sparissi di nuovo ti autorizzo a
mandarmi un sacco di mail e ricordarmi di aggiornare! XD
spero che questo nuovo capitolo ti sia piaciuto! XD
BRANDO: grazie del tuo scorso commento!
apprezzo molto la tua sincerità, anche io preferivo il
capitolo del "risveglio" di Harry ma a questo punto della storia un
capitolo cuscinetto serviva ai personaggi per riprendere fiato a e a me
per riprendere la mano. inoltre se avessi messo subito un altro
capitolo di rivelazioni non sarebbe stato credibile. va bene tutto ma
anche i malandrini hanno bisogno di riposare, no? XD
spero che l'appuntamento con la zia di Luna ti sia piaciuto, questo
è un personaggio che mi ha dato molte soddisfazioni
perchè mi permette di inserire battute di dialogo spiritose
in momenti seri per sdrammatizzare la situazione.
ho riflettuto ancora e ho concluso che se non arrivo fino alla fine
della guerra mi sembrerebbe di non avere concluso davvero la storia.
sono ancora più convinta che andrò avanti.
dovrete sopportarmi ancora! XD
MIKYVALE: grazie per avere commentato lo scorso capitolo!
prometto di non sparire e di postare presto! spero che il capitolo
nuovo ti sia piaciuto!
SHIHO93: grazie del commento e anche del bentornato!XD
innanzitutto si, Zhoana è la zia di Luna. per trovarle un
nome sono stata sveglia una notte intera, ne trovavo solo di banali. XD
per quanto allo svelamento della storia.. non ti anticipo nulla! XD
SMEMO92: grazie del commento!
Zhoana non è la madre di Luna ma la zia. carramba che
sorpresa, é?
scherzi a parte, io volevo Luna ma non era possibile e così
mi sono inventata questa zia. spero che l'idea sia piaciuta. XD
SHIN_86: grazie del commento!
mi spiace tenervi sulle spine e rimandare il momento della
verità, ma si tratta di problemi tecnici. quello che Harry
& co devono raccontare ai malandrini sono davvero un sacco di
cose, non mi basta un capitolo solo! penso che farò in modo
che le cose si svelino un po' per volta senno qualcuno rischia un
collasso: o io (e sarebbe un problema per il finale della storia in
quanto non è ancora stato scritto) o qualche personaggio! XD
bingo, Zhoana è la sorella del padre di Luna!
PECKY: grazie mille per il commento! prometto che cercherò
di tenere questo ritmo, impegni scolastici permettendo è
ovvio!
KYLEXY: sono davvero contenta di averti fatto felice aggiornando. ti
dirò che anche io ora sono più felice, mi sento a
posto con la mia coscienza!
ti eri davvero riletto tutta la storia? tutti e 40 e passa i capitoli?
wow, sei davvero grande.. i primi capitoli però sono scritti
male, quello stile non mi piace molto. appena ho finito la storia penso
che li riscriverò meglio.
TERRY93: grazie mille per il commento e non ti preoccupare, a me fa
piacere che la mia storia ti piaccia, il resto non conta.
commenta pure quando puoi, a me fa un sacco piacere!
sono contenta che il nuovo personaggio ti piaccia, pensa che io l'ho
inserito nella storia un po' per gioco perchè me l'ha
suggerito una persona in un commento! XD
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Capitolo 48 *** UN MOTIVO PER CUI CONTINUARE A COMBATTERE ***
CAPITOLO 46
UN MOTIVO PER CUI CONTINUARE A
COMBATTERE
L’intera
giornata era volata e Sirius non si era mai divertito tanto insieme a
qualcuno che non fossero i suoi migliori amici. In poche ore aveva
scoperto molte cose della ragazza che fino a poco prima era una
sconosciuta, con lei si era sentito libero di essere se stesso fino in
fondo. Zhoana Lovegood frequentava il sesto anno e aveva un fratello,
un certo Xeno, che era al settimo. A Sirius era sembrato molto strano
non averlo mai notato a lezione, a sentire Zhoana doveva essere un tipo
bizzarro.
La mattina successiva
Sirius fu svegliato da un raggio di sole dispettoso, deciso a rovinare
i suoi bei sogni. Il ragazzo si alzò dal letto di mala
voglia, sbadigliò e si guardo in giro. La stanza era
deserta, gli altri erano già scesi a colazione senza di lui.
Imprecò a bassa voce mentre cercava inutilmente di
allacciarsi la cravatta in modo decente. Dopo un certo numero di
tentativi andati a vuoto il ragazzo si arrese e decide di raggiungere
gli amici. Come al solito non aveva sentito né la sveglia
né Remus e aveva continuato a dormire.
L’idea di
riprendere le lezioni lo disgustava, il suo più grande
desiderio era che quel fine settimana non avesse fine. Grazie al cielo
quella mattina il professore di pozioni si era sentito male, regalando
a tutti gli studenti due fantastiche ore libere.
La sala grande era
ancora più rumorosa del solito ma dei malandrini non
c’era traccia. Sirius si lasciò cadere vicino a
Frank, anche lui stranamente solo e si chiese dove diamine erano finiti
tutti quella mattina. Tutte le preoccupazioni di Sirius circa gli amici
svanirono quando torta al cioccolato e nocciole comparve davanti ai suo
occhi.
“In fondo
ho tutta la giornata per trovarli, di certo dal castello non se ne
vanno..” pensò Sirius divorando una grossa fetta
del dolce.
Di ritorno da
colazione Sirius stava cercando di decidere se era in caso di andare a
cercare Zhoana o No quando notò gli amici in sala comune.
Come al solito erano seduti vicino al camino e sembravano immersi in
profonde e complesse discussioni.
“Qualche
novità?” chiese Sirius avvicinandosi agli amici.
Ai ragazzi bastò un solo sguardo per capire che il cervello
di Sirius era altrove, tra le nuvole. James sorrise, rivedendo un
po’ se stesso nelle espressioni di Sirius. Anche lui aveva
passato anni a sospirare per la sua rossa, perdendo completamente il
lume della ragione anche solo per un suo sguardo o una breve
discussione. La sua mano cercò quella della sua Lily e la
strinse forte. Lei ricambiò la stretta e gli si
accoccolò in braccio. James era contento che anche il suo
migliore amico avesse finalmente trovato una ragazza in grado di
mandargli in pappa il cervello.
“Silente ha
modificato la memoria a tutto il castello.” lo
aggiornò Remus. Bastarono quelle parole per far tornare
Sirius tra loro. Il pomeriggio passato con Zhoana era servito a
staccare da tutti i problemi e le questioni in sospeso, ora era
arrivato il momento di affrontare nuovamente la situazione.
“Cosa?”
chiese Sirius stupito guardandosi intorno alla ricerca di risposte. Il
suo sguardo passò rapidamente in rassegna gli amici. Remus
era seduto su una poltrona, con un libro aperto sulle gambe. Lily e
James erano seduti sul divano, vicini e innamorati più che
mai. Gli altri erano seduti per terra e cercavano di fare camminare il
piccolo Teddy sotto lo sguardo attento di tutti i presenti.
“Ora tutti
pensano che Harry Potter è il cugino di James e che tutti
noi abbiamo sempre frequentato la scuola.” spiegò
Hermione. I presenti annuirono, silenziosi. In pochi giorni avevano
scoperto davvero molte cose su quello strano gruppo di ragazzi ma
qualcosa diceva loro che le rivelazioni più importanti erano
ancora da fare. Nessuno di loro osava chiederlo apertamente ma James,
Lily, Sirius e Remus desideravano più di ogni altra cosa
conoscere la storia di quei ragazzi. Tutto quello che sapevano era che
nonostante la giovane età erano forti, coraggiosi e
determinati e che erano cresciuti nel bel mezzo di una guerra che loro
non erano riusciti a far terminare.
“Grande!”esclamò
Sirius sollevato. Finalmente Harry poteva smettere di fingere. Questo
era decisamente un bene per lui ma anche per tutti loro. Prima o poi
tutte quelle bugie e quei segreti avrebbero fatto venire un esaurimento
nervoso a qualcuno..
“Tu
invece?” chiese James curioso fissando dritto negli occhi il
suo migliore amico.
“Io? Non
capisco di che parli..” rispose Sirius assumendo un
espressione indifferente e cercando di sfuggire all‘occhio
indagatore del compagno di marachelle. James sorrise,
quell’espressione avrebbe potuto ingannare tutti ma non lui.
Conosceva Sirius come conosceva se stesso ed era assolutamente sicuro
che qualcosa fosse successo tra lui e la sconosciuta. Di certo quella
ragazza era riuscita a colpire Sirius in qualche modo, tutto quello che
restava da scoprire era quale.
“Si che hai
capito. La tua ragazza?” chiese ancora James con un ghigno
malandrino dipinto sul volto. Remus e gli altri ascoltavano attenti e
curiosi. Sapevano bene che James alla fine sarebbe riuscito a farsi
raccontare tutto.
“Zhoana non
è la mia ragazza.” preciso Sirius arrossendo
improvvisamente.
“Zhoana? Ma
allora c’è l’ha un nome!”
esclamò Remus mettendosi comodo. Era davvero curioso di
sapere cosa fosse successo quel pomeriggio.
“Cretini!”
li apostrofò Sirius facendo l’offeso. Sembrava
molto nervoso e le sue dita non volevano smettere di tormentarsi la
cravatta ancora slacciata.
“Ti
piace..” lo prese in giro James. Sirius sbuffò.
“Smettila,
pensiamo a cose più importanti.”
mormorò disperato, cercando di portare la discussione su
altri argomenti. Tentativo vano.
“Dai
Sirius, non mentire. Come è andata con la pazza?”
chiese Lily, curiosa di sapere qualcosa di più della ragazza
che era riuscita a mettere in difficoltà Sirius. Non era mai
successo che Sirius non sbandierasse ai quatto venti ogni singolo
minuto di un suo appuntamento. Questa ragazza doveva essere davvero
diversa dalle altre e doveva averlo colpito davvero tanto.
“Lily, ti
ci metti anche tu?” mormorò Sirius a
metà tra lo sconvolto e lo sconsolato. Tutti i presenti,
Lily Evans compresa erano interessati alla sua uscita con Zhoana.
“Beh se
anche Remus pensa che sia pazza tanto normale non deve
essere..” rifletté Lily ricordando le parole
dell‘amico. Sirius sbuffò un’altra volta.
“Per la
cronaca non è nemmeno così tanto
pazza.” rispose Sirius facendo una linguaccia a quegli amici
così impiccioni. Che ne sapevano che Zhoana era pazza? Va
bene, vedeva creature che nessuno oltre a lei riusciva a vedere e a
volte faceva discorsi strani, ma che male c’era in tutto
questo? Era una persona particolare e fuori dal comune, non un fenomeno
da baraccone di cui ridere.
“Che avete
fatto tutto il pomeriggio?” chiese Remus cercando di scoprire
qualcosa.
“Mi ha
parlato delle Lucciovespe.” raccontò loro Sirius
senza dilungarsi in troppi particolari.
“Le
che?” chiese Ginny divertita. Ormai era sempre più
convinta che Zhoana fosse in qualche modo imparentata con Luna. Solo
una parente di Luna poteva essere in grado di tirare fuori stranezze
del genere. Trovava davvero divertente che un tipo del genere uscisse
con Sirius, era davvero la ragazza perfetta per lui.
“È
impazzito anche lui!” sospirò Lily scuotendo la
testa. James e Remus annuirono con decisione prima di mettersi a ridere.
“È
tempo perso parlare con voi.” commentò Sirius
incrociando le braccia e voltando il viso verso la finestra.
“Povero
Felpato!” esclamò Harry ridendo. Quella
discussione era davvero assurda ma lo faceva stare bene. Finalmente
tutti erano felici, ma quanto poteva durare? La guerra fuori da quella
stanza e da quel castello incombeva e presto li avrebbe raggiunti.
“Harry! Ti
hanno già dimesso?” disse Sirius sorpreso. Quando
era entrato non aveva notato il ragazzo, probabilmente doveva essere
nascosto dietro il divano insieme a Hermione, Ron e Ginny.
“Si, ieri
mattina.” spiegò Harry fermandosi a raccontare a
Sirius del giorno precedente. Dopo la colazione e quello strano dialogo
con quei ragazzini erano andati in sala comune e avevano passato la
giornata giocando a scacchi magici e provando a indovinare che stesse
combinando il loro amico Sirius.
“Che ne
dite di smetterla di tormentare Sirius e di passare a cose
più serie?” propose Remus. Nella stanza
calò per un attimo il silenzio, rotto solo dagli schiamazzi
dei ragazzi più piccoli alle loro spalle. Tutti aspettavano
che Harry, Ron, Hermione o Ginny rispondessero in qualche modo.
“Grazie
Remus.” mormorò Sirius, grato che
quell’assurdo interrogatorio fosse finalmente giunto al suo
termine. Anche James e Lily erano grati a Remus per quelle parole,
forse avrebbero finalmente saputo tutto quello che desideravano e che
non avevano ancora avuto occasione di chiedere. I ragazzi presero a
guardarsi tra loro senza aprire bocca, nervosi. Sembravano in
difficoltà, quasi fossero stati colti di sorpresa. Lily si
ritrovò a pensare che probabilmente non avevano ancora
pensato come raccontare loro tutto, decisamente non era un compito
facile.
“Va bene,
ma andiamo in un posto più tranquillo.” propose
Harry dopo qualche istante. Quella stanza era troppo affollata e la
storia che dovevano raccontare loro troppo macabra per essere ascoltata
da orecchie indiscrete.
“In effetti
non è buona idea restare qui, se qualcuno entra e sente sono
guai.” rifletté Remus. I malandrini e Lily
seguirono i ragazzi fuori dalla sala comune senza dire nulla, lungo
alcuni passaggi segreti che la ragazza non aveva mai visto.
“Dove
siamo?” chiese Lily sperduta. Quel luogo aveva qualcosa di
familiare. Doveva esserci già venuta ma non riusciva a
ricordare quando e con chi.
“Stanza
delle necessità.” le rispose Sirius. Lily
improvvisamente ricordò di quando stava cercando Remus
insieme a Sirius, sembrava essere successo secoli prima e invece si
trattava di qualche mese solamente. Davanti a loro si aprì
una porta che li condusse in una stanza strana, sembrava quasi una
palestra e alle pareti erano appese varie foto che ritraevano un gruppo
di giovani maghi dall’aria familiare. I malandrini presero a
guardare quelle foto con interesse, in alcune c’erano persone
a loro sconosciute, in altre c’erano Ron, Hermione, Harry e
Ginny con altre persone dai capelli rossi e con loro grande stupore
scoprirono che una foto ritraeva proprio loro.
“È
esattamente come quando ci allenavamo!” esclamò
Ginny guardandosi intorno con un sorriso malinconico dipinto sul volto.
Rientrare in quella stanza era come tornare nel passato, era
decisamente il posto migliore che potevano scegliere.
“Allenavate?”
chiese Remus confuso, cercando di seguire i discorsi dei ragazzi.
“Quando
eravamo al quinto anno, e Ginny al quarto, la nostra professoressa di
difesa era un’inetta.” iniziò a spiegare
Hermione sedendosi su alcuni cuscini apparsi dal nulla.
“Quando mai
abbiamo avuto qualcuno che sapesse fare il suo mestiere?”
chiese Ron ironicamente interrompendola.
“Al terzo
anno, quando c’era Remus.” rispose sicuro Harry
lasciando di stucco i malandrini.
“Io
insegnerò difesa contro le arti oscure?” chiese
Remus sorpreso. Quando mai si era visto un lupo mannaro insegnare
difesa contro le arti oscure? Il ragazzo si ritrovò a
pensare che Harry si stava sbagliando, semplicemente non poteva essere
vero.
“Si, ma
solo un anno a causa di Piton.” spiegò Ginny.
James e Sirius rimasero di stucco nel sentire che Piton avrebbe preso
il posto di Lumacorno e presero a tremare di rabbia quando Ginny
raccontò loro di come Piton si fosse casualmente fatto
scappare il segreto di Remus nel bel mezzo della sala comune.
“Centra
sempre quell’impiccione dal naso lungo!”
esclamò Sirius infastidito mentre James imitava alla
perfezione Piton. Lily li osservava divertita senza dire nulla.
C’era stato un tempo nel quale forse sarebbe intervenuta a
difesa di Piton ma quel tempo ormai era lontano. Il tempo li aveva
separati e aveva fatto prendere loro strade diverse. La loro grande
amicizia era finita in una bolla di sapone.
“Sirius,
James vi spiace farli finire?” chiese Lily esasperata. Sirius
e James erano incredibili, non erano in grado di rimanere seri nemmeno
in un momento del genere. Non sarebbero mai cresciuti.
“Scusate.”
esclamarono insieme James e Sirius abbassando la testa con fare
colpevole. Ginny non riuscì a trattenere le risate e si
beccò un occhiataccia sia da Remus che da Hermione.
“Penso sia
meglio andare in ordine, partendo dall’inizio.”
intervenne Harry. Improvvisamente era diventato molto più
silenzioso del solito. Hermione annuì e prese fiato per
iniziare a raccontare.
“Immagino
che non ci sia bisogno che vi parliamo della guerra in corso. Conoscete
bene i motivi e le pretese di quel pazzo, no?”
iniziò la ragazza guardando negli occhi i ragazzi.
“Purtroppo..”
commentò Lily con la testa tra le mani. Quel pazzo era
ossessionato dall’idea del sangue puro e stava cercando di
sterminare chiunque avesse origini babbane. Negli ultimi anni la
situazione era precipitata sempre più e per la sua famiglia
le cose diventavano sempre più pericolose. Ogni mattina Lily
controllava il giornale per accertarsi che non ci fossero stati
attacchi vicini a casa dei suoi genitori e poi scriveva loro una
lettera.
“Qualcuno
deve fermarlo. Non può fare tutto quello che vuole! Il
ministero poi, che sta facendo?” esclamò James
alzando la voce. Remus e Sirius si ritrovarono a fissare
l’amico. James odiava con tutto se stesso le ingiustizie, non
trovava giusto che le persone venissero classificate e giudicate
diversamente a seconda della loro genealogia magica.
“Nel nostro
tempo la situazione era la stessa. Il ministero nel panico, maghi e
streghe che sparivano. Silente fondò un gruppo clandestino,
l’ordine della fenice. Molti maghi e streghe coraggiosi ne
facevano parte.” continuò Harry, facendo
riprendere fiato ad Hermione. Ginny e Ron ascoltavano in silenzio,
senza intervenire.
“Anche
noi?” chiese timidamente Remus.
“Certo,
tutti voi. C’erano anche Alice e Frank, e anche
Peter.” disse Ginny indicando loro una foto. Era stato
Malocchio a farla avere loro, ritraeva il primo ordine della fenice al
gran completo prima che gli attentati lo sterminassero.
“Non se
n’è andato?” chiese Sirius riferendosi a
Peter. Non avrebbe mai potuto dimenticare quello che era successo
qualche mese prima. Peter era andato via confidandogli un segreto che
aveva giurato di portare nella tomba per non compromettere la
felicità di James e Lily.
“No, ma
fidati che qui è andata meglio.”
mormorò Harry dando una pacca sulle spalle a Sirius. Lo
sguardo di Harry era diventato di fuoco e sprizzava odio per quel
traditore che aveva venduto la sua famiglia.
“Harry!”
lo richiamò Hermione con tono severo.
“È
più forte di me, io quello non lo sopporto..” si
giustificò Harry senza abbassare lo sguardo. Non ne andava
per nulla fiero ma non riusciva a perdonarlo per quello che gli aveva
fatto. Aveva ucciso i suoi genitori e lo aveva costretto a vivere con i
suoi zii, lontano da Sirius.
“Ha anche
ragione!” disse Ron, dando ragione al suo migliore amico.
“Proseguiamo?”
chiese Remus. Il ragazzo era curioso di sapere per quale ragione
odiassero così tanto Peter ma era sicuro che a storia finita
avrebbe capito ogni cosa.
“Insomma
c’era l’ordine ma non riusciva a fare molto. I
mangiamorte li attaccavano separatamente e li uccidevano. Fermare la
guerra sembrava impossibile. A fine luglio del 1980 però
nell’ordine nacquero due bambini, Harry Potter e Neville
Paciok.” continuò Ginny, prendendo la parola.
“Il figlio
di Alice e Frank?” chiese Lily curiosa. Nella sua mente
immaginava lei e Alice a prendere un the insieme con due grandi
pancioni, e poi ancora loro insieme ai loro piccoli al parco mentre
questi giocavano felici insieme.
“Esatto,
pochi mesi più tardi Bellatrix Lestrange però li
torturò fino alla follia con una maledizione senza perdono
per farsi rivelare i segreti dell’ordine. Loro non dissero
nulla.” raccontò Ron, distruggendo i sogni ad
occhi aperti di Lily. Sul viso della ragazza si disegnò
un’espressione di puro orrore mentre calde lacrime scesero a
bagnarle il bel viso. James e Sirius non riuscivano a credere alle loro
orecchie.
“Bellatrix
ha ucciso Alice e Frank?” chiese Remus, incredulo. Non
riusciva ad accettare che Frank, l’amico che aveva condiviso
con loro la stanza per tutti quegli anni sarebbe stato ucciso da quella
pazza della cugina di Sirius.
“No,
peggio. Purtroppo sopravvissero..” disse loro Harry, senza
aggiungere altro. Nessuno ebbe il coraggio di chiedere ulteriori
spiegazioni, non volevano sapere.
“La guerra
continuò, assurda come sempre fino al 31 ottobre 1981. In
quella notte di Halloween infatti un bambino riuscì a
fermare il mago più oscuro di tutti i tempi ma purtroppo i
suoi genitori morirono.” continuò il racconto
Hermione cautamente. La ragazza sapeva bene che la storia stava
entrando in un punto critico.
“Un
bambino? Sembra impossibile.” esclamò Sirius
sorpreso. Come aveva potuto un bambino riuscire dove molti maghi ben
più grandi e forti avevano fallito? Remus si grattava
pensieroso la testa, sicuramente doveva trattarsi di un bambino
prodigio con dei poteri eccezionali. Non c’era altra
spiegazione.
“Quel
bambino era Harry.” specificò Ginny guardando le
reazioni dei presenti. Harry teneva la testa bassa e sembrava lontano,
perso in un altro mondo. La ragazza era certa che stesse rivivendo
quella terribile notte. Sirius aprì la bocca, ma poi la
richiuse senza dire nulla. Se quel bambino era Harry allora voleva dire
che James era morto. Il cuore di Sirius per qualche istante smise di
battere e la tristezza più nera lo assalì. Come
poteva esistere un futuro nel quale Sirius e James non erano insieme
come fratelli come erano stati in quegli anni? James era diventato
più pallido e fissava un punto indefinito davanti a
sé. Anche lui aveva capito.
“Quindi
immagino che i genitori morti eravamo io e James.” chiese
Lily con un filo di voce. La ragazza era spaventata da quello che aveva
appena scoperto ma allo stesso tempo serena. Sapere che sarebbe morta
giovane la rendeva triste ma sapere che suo figlio avrebbe vissuto le
faceva provare un senso di pace mai provato prima. Era come se tutto
avesse un senso. Morire per salvare il proprio figlio è il
gesto d’amore più grande che una madre
può fare. Harry sentendo la voce della madre si
destò dai suoi terribili ricordi e annuì senza
dire nulla, non gli andava di raccontare tutta la storia. Hermione, Ron
e Ginny intuirono che non voleva raccontare i dettagli e decisero di
andare avanti.
“Ma allora
sei cresciuto con Sirius.” chiese James cercando di
riprendere il controllo di sé e delle proprie emozioni.
Harry sospirò e abbassò la testa.
“No, con i
Dursley.” rispose con un filo di voce. Gli anni passati con
gli zii erano stati un vero inferno, una maledizione. Era come essere
in un prigione senza vie d’uscita fino che non era arrivato
Sirius a dargli un’illusione di libertà. La
speranza di andare a vivere con il padrino lo aveva fatto stare meglio
per qualche estate, poi gli era stata portata via.
“Cosa? Ma
hai detto che io ero il tuo padrino!” esclamò
Sirius scandalizzato. Harry era il padrino di Teddy e si occupava di
lui perché i suoi genitori erano morti, a rigor di logica
alla morta di James e Lily avrebbe dovuto essere lui a crescere il
piccolo.
“Silente
deve essere impazzito.” commentò Remus scuotendo
la testa. Lily non riusciva a dire nulla. L’idea di sua
sorella che cresceva suo figlia la faceva rabbrividire. Qualcosa dentro
di lei le diceva che non era stata per nulla una buona madre e lo
sguardo pensieroso e perso di Harry glielo poteva confermare.
“No, tu eri
ad Azkaban. Eri stato accusato di omicidio, di aver ucciso un mago e un
sacco di babbani.” spiegò Harry prima di perdersi
nuovamente nei ricordi. In pochi istanti rivide gli ultimi anni insieme
a Sirius, da quanto lo aveva trovato nella Stamberga a quando lo aveva
perso al ministero. Harry sospirò triste, era stato bello
avere Sirius nella sua vita ma era durato troppo poco.
“Io un
assassino?” balbettò Sirius incredulo. Aveva
passato tutta la sua vita cercando di essere diverso dalla sua famiglia
per poi diventare un assassino come loro? Non poteva essere vero,
quella mattina si stava rivelando sempre più triste e piena
di fatti troppo complicati e pesanti da accettare.
“In
realtà era colpa di Peter. Quell’inutile topo di
fogna.” spiegò Ron, tranquillizzando Sirius e
tutti i presenti. Il ragazzo raccontò loro tutto, di come
James e Lily decisero di nascondersi e di come avevano riposto la loro
fiducia nell’amico sbagliato che si era rivelato traditore.
Finalmente i malandrini capirono perché Harry aveva odiato
fin dall’inizio Peter e perché pensasse che la sua
partenza fosse un bene per tutti loro. Sirius tirò un
sospiro di sollievo, per un attimo aveva pensato di essere stato lui a
tradire.
“Sei
rimasto in carcere per 12 anni, poi sei evaso e ci siamo
incontrati.” disse Harry. James, Remus, Sirius e Lily lo
fissarono allibiti ed Harry spiegò loro come Sirius era
evaso e lo aveva raggiunto al castello per vendicarsi di Sirius.
“Remus era
insegnante di difesa a quel tempo.” precisò
Hermione, concludendo lei il racconto lasciando tutti di sasso.
“Il
migliore insegnante che abbiamo mai avuto.”
specificò Ginny, raccontando loro di come Remus insegnava e
come fosse umano e comprensivo con tutti loro. Di nuovo il silenzio
tornò a impregnare la stanza. Tutti erano immersi nelle loro
riflessioni, troppo impegnati per fare domande e troppo sconvolti per
ascoltare ancora. Alla fine Lily trovò il coraggio.
“Avete
detto che Voldemort era morto, come ha fatto a tornare?”
chiese timidamente. La ragazza era molto confusa, mille domande le si
accavallavano nella mente. Come poteva essere tornato? Le arti oscure
avevano il potere di riportare in vita anche i morti?
“Non era
veramente morto, è complicato.” iniziò
Hermione, cercando le parole giuste per spiegarsi bene. Era difficile
dare spiegazioni ai malandrini su qualcosa che anche lei aveva faticato
non poco a capire.
“Diciamo
che è stato privato di corpo ma che è riuscito a
sopravvivere. È tornato alla fine del nostro quarto anno ma
il ministero non ci credeva. Io lo avevo visto con i miei occhi e tutti
mi credevano pazzo.” spiegò Harry, venendo in
soccorso dell‘amica. Il volto dei malandrini era sconvolto
dall’orrore. L’idea di qualcuno che riesce a
sopravvivere senza corpo era semplicemente ripugnante ed inconcepibile
per loro. Il loro vecchio professore di difesa aveva accennato qualcosa
riguardo al bere sangue di unicorno ma era una soluzione davvero
orrenda, condannava ad un’esistenza maledetta.
“Per questo
il ministero ha mandato quell’incapace? Sicuramente voleva
controllarvi.” commentò James amaramente. I suoi
genitori gli avevano ripetuto spesso di non fidarsi di quelli del
ministero ed ora James cominciava a capire a cosa si riferissero. Al
ministero della magia importava solo di difendere le apparenze non di
salvare vite umane. Per fingere che tutto andasse bene erano disposti a
lasciare morire molte vittime innocenti.
“Voleva
anche impedirci di imparare a difenderci. Per questo noi abbiamo
fondato l’Esercito di Silente. Venivamo qui ad allenarci.
Remus e Sirius ci incoraggiavano e ci davano consigli.”
raccontò Ron, indicando la stanza e le foto appese alle
pareti. Raccontò loro anche di come fossero stati scoperti e
di come Silente li avesse difesi davanti a quell’arpia.
“Abitavano
insieme nella vecchia casa di Sirius ma Remus era spesso
via.” disse loro Harry riferendosi al suo padrino e al suo
professore. Sul viso del ragazzo di disegnò un sorriso
nostalgico. Se chiudeva gli occhi Harry riusciva ancora ad immaginarli
seduti insieme sul divano a parlare con lui nel camino.
“Con sua
moglie?” chiese Sirius, sperando di scoprire chi fosse la
donna misteriosa che sarebbe diventata la madre di Teddy.
“No, per le
missioni.” precisò Ginny scuotendo la testa. I
malandrini erano decisamente incorreggibili, non si arrendevano proprio
mai.
“E la
moglie?” chiese James curioso.
“Si
è sposato qualche anno dopo.” spiegò
Harry sorridendo. I malandrini erano riusciti a stemperare un
po’ la tensione e a fare sorridere un po’ tutti.
Avevano proprio bisogno di rilassarsi un po’ o sarebbero
impazziti. Non era affatto semplice rivivere tanti anni di terrore e
sofferenze ma Harry capiva che era necessario per fare in modo che non
si ripetessero più gli errori del passato.
“Non vi
arrendete proprio mai.” li prese in giro Hermione passando in
rassegna i malandrini con uno sguardo severo.
“Prima o
poi vi scapperà qualche dettaglio..”
mormorò Sirius.
“Prima o
poi.” rispose Harry dando una pacca sulle spalle al padrino.
Lily ancora una volta di trovò a scuotere la testa,
accennando qualcosa circa l’immaturità dei ragazzi.
“Dove
eravamo arrivati?” chiese Hermione, cercando di ritrovare il
filo del discorso che aveva perso.
“Alla
professoressa inutile e al ministero che non vi credeva. Come avete
fatto a convincerli?” chiese James facendo un quadro perfetto
della situazione.
“Alla fine
del quinto anno c’è stata una battaglia
all‘interno del ministero. Ordine della fenice contro
mangiamorte, ad un certo punto è arrivato anche Voldemort in
persona.” raccontò loro Ron tristemente. Ricordava
bene quella battaglia, era il momento in cui si era reso conto che il
tempo dei giochi e degli scherzi era finito. Da quel momento si
trattava di combattere per la propria vita, di fare la differenza per
far si che quella assurda guerra finisse al più presto. Di
nuovo cadde il silenzio, i ragazzi si guardavano l’un
l’altro ma si vedeva che nessuno aveva voglia di continuare
il racconto.
“Chi ha
vinto?” chiese Sirius passando lo sguardo da Ron a Hermione e
poi a Ginny ed a Harry. Tutti fissavano intensamente qualcosa, immersi
nei ricordi.
“Dipende
dai punti di vista. I mangiamorte sono stati presi, Voldemort
è fuggito e Sirius è morto.”
mormorò Hermione guardando preoccupata Harry. Anche Ron e
Ginny lo stavano guardando. Parlare di Sirius e della sua morte per
Harry era sempre stato difficile ed i ragazzi avevano paura della sua
reazione.
“Dai almeno
sono morto combattendo.” cercò di ironizzare
Sirius intuendo che il momento fosse particolare e carico di tensione.
Nessuno badò a quello che diceva il ragazzo, tutti fissavano
Harry senza dire nulla.
“Scusate..”
disse Harry dopo qualche istante alzandosi e uscendo di corsa dalla
stanza. Non voleva che qualcuno lo vedesse piangere ma proprio non
riusciva a impedire alle lacrime di scendere calde e copiose a
bagnargli le guance.
“Harry,
aspetta.” cercò di fermarlo inutilmente Remus. Il
ragazzo era già lontano, sparito.
“Lascialo
un po’ da solo.” disse Ginny dolcemente. Conosceva
Harry e ormai era rassegnata a quei suoi momenti di crisi in cui voleva
stare solo in un luogo nascosto dove nessuno potesse vederlo piangere.
La morte di Sirius lo aveva sconvolto molto più di quella
dei suoi genitori. James e Lily erano morti quando Harry era piccolo,
non li aveva mai conosciuti. Sirius lo aveva perso proprio quando era
vicino a poter iniziare una nuova vita insieme a lui lontano dai suoi
zii. Lo aveva visto morire e cadere dietro quel velo senza poter fare
nulla per aiutarlo o per riportarlo indietro.
“Sirius era
insieme come un padre e un fratello. Era tutto quello che gli rimaneva
della sua famiglia. Per tanto tempo Harry si è dato la colpa
della sua morte e tutt’ora non sopporta che si parli di lui.
Soffre troppo.” spiegò Ron tristemente. Nessuno
aveva voglia di commentare. James poteva comprendere come si sentisse
Harry, perdere il suo Sirius lo avrebbe sconvolto nello stesso modo.
“Hanno
avuto così pochi anni per stare insieme. Sirius non era
ancora stato riconosciuto innocente, lo hanno fatto solo dopo la sua
morte.” continuò Hermione con le lacrime agli
occhi. Era così triste la storia di Sirius, non meritava di
morire in quel modo.
“Ora
capisco tante cose.. Io vado da lui.” esclamò
Sirius alzandosi di scatto e dirigendosi velocemente verso la porta.
Quello che aveva sentito era troppo, non poteva starsene lì
con le mani in mano lasciando Harry solo.
“Ma Sirius,
non hai sentito quello che hanno detto?” cercò di
richiamarlo Lily per impedirgli di fare qualcosa di avventato. James
sorrise tristemente e appoggiò una mano sulla spalla di
Lily. Riusciva a capire Harry, anche a lui a volte capitava di piangere
per suo fratello nell’angolo più remoto del
castello. In quei momenti desiderava solo che nessuno potesse vederlo
perché nessuno poteva fare qualcosa per farlo stare meglio,
solo Stev avrebbe potuto. Per Harry era la stessa cosa, con la
differenza che lui poteva parlare ancora a Sirius. Certo, non era la
stessa cosa ma almeno poteva contare su qualcuno che pensava,
ragionava, amava e provava le stesse emozioni della persona che gli era
stata portata via. Ne era certo, Sirius era una persona eccezionale ed
era l’unica che poteva far star meglio suo figlio Harry.
“Certo che
ho sentito. Se c’è qualcuno che può
farlo stare meglio quello sono io.” rispose Sirius sicuro
lasciando la stanza. Non gli importava nulla di quello che potevano
pensare gli altri. Voleva solo trovare Harry, abbracciarlo forte e
lasciare che si potesse sfogare piangendo sulla sua spalla. Qualcosa
dentro di lui gli diceva che era la cosa giusta da fare.
“Speriamo
bene.” mormorò Lily a mezza voce. Per un bel
po’ rimasero in silenzio, la curiosità era sparita
e aveva lasciato posto solo all’orrore. Si poteva quasi
sentire il rumore dei minuti che scorrevano. I ragazzi avevano quasi
paura di fare domande, certi che le risposte sarebbero state ancora
più orrende.
“Cosa
è successo dopo?” chiese Remus alla fine
più per senso del dovere che per curiosità.
Qualcosa dentro di lui gli diceva che dovevano sapere tutta la storia e
che dovevano ascoltarla ora. Probabilmente se avesse interrotto
Hermione, Ron e Ginny non avrebbero più avuto la forza di
andare avanti in un altro momento.
“L’anno
dopo è stato pieno di scontri, scomparse, assassini e lotte.
Alla fine del sesto anno è morto Silente.”
raccontò Ginny riassumendo brevemente un anno di lotte e di
crudeli attentati. Molti loro amici e conoscenti avevano perso la vita
a causa di quei pazzi.
“Cosa?”
chiese James sconvolto dalla notizia della morte del preside. Silente
era una guida per tutti loro, un faro che li avrebbe condotti alla
salvezza. Dopo tutti quegli anni ormai James aveva cominciato a credere
che il vecchio preside non fosse umano ma fosse una specie di forza
spirituale, una specie di divinità buona che li aiutava. Gli
dei non possono morire, non poteva essere vero quello che i ragazzi
stavano raccontando.
“L’anno
dopo io, Harry e Ron non siamo più tornati a scuola. Avevamo
una missione da portare a termine che ci aveva affidato Silente in
persona.” continuò Hermione. Remus, Lily e James
potevano capire quella scelta. Una scuola senza Silente non aveva
senso, forse nemmeno loro sarebbero tornati.
“Che genere
di missione?” chiese Lily pensierosa.
“Una
missione segreta. Credimi, è meglio che non sappiate
nulla.” rispose Ron vago. Hermione, Ron ed Harry si erano
scambiati la promessa di non dire nulla ai malandrini della loro
missione. Sicuramente i ragazzi avrebbero voluto dare loro una mano e
avrebbero messo in pericolo le loro vite. Per la riuscita della
missione meno persone sapevano e meglio era. James, Lily e Remus non
fecero altre domande, era evidente che i ragazzi non volevano dire loro
nulla. Sicuramente avevano le loro buone ragioni.
“Ad ogni
modo siamo tornati quando avevamo finito quello che dovevamo fare. Al
castello ci sono state le due battaglie finali. Nella prima sono morti
tanti amici, Remus, sua moglie, un fratello di Ron e Ginny e tanti
compagni che si erano fermati per combattere. Alla seconda battaglia
hanno preso parte anche gli elfi del castello, i centauri e le creature
della foresta.“ raccontò Hermione tristemente.
Davanti agli occhi vedeva i visi degli amici caduti in battaglia, tutti
le sorridevano fieri.
“Avete
vinto, vero?” chiese Remus con gli occhi lucidi. Era morto
combattendo al fianco di sua moglie per dare a loro figlio un futuro
migliore. Non aveva avuto la possibilità di vederlo
crescere, di sentire la sua prima parola o di vederlo camminare. Anche
a Lily e a James quel privilegio era stato negato tanti anni prima. Era
immensamente triste ma allo stesso tempo lo riempiva di orgoglio sapere
di essere riuscito a trovare il coraggio di lottare con tutto se stesso
per il futuro di suo figlio.
“Voldemort
era morto, ma a quanto pare non tutti i suoi mangiamorte.”
mormorò Ron giocando nervosamente con le sue dita. La parte
finale era quella peggiore.
“Qualcuno
si è salvato e a organizzato l’attentato nel quale
sono morti tutti gli altri.” concluse Ginny raccontando di
ciò che era successo dopo che Harry, Hermione e Ron erano
partiti per venire in quel tempo a completare i loro studi. Di nuovo
calò un silenzio irreale, carico di emozioni diverse.
Tristezza, rabbia, orrore. Davvero quei ragazzi avevano sofferto
così tanto? Avevano solo un anno più di loro ma
nella loro vita avevano passato guai terribili e avevano trovato la
forza per combattere. Remus si chiese se i malandrini al loro posto
avrebbero saputo fare lo stesso.
“Lily che
ti prende?” chiese Hermione, notando che il viso della rossa
si era riempito di lacrime silenziose. Lily cercava di controllarsi ma
ormai era evidente che stava piangendo.
“Può
davvero il futuro riservare così tanto dolore?”
mormorò Lily tra le lacrime. Sapere che sarebbe potuta
morire giovane non la spaventava, la rattristava solo. Dentro di
sé provava solo rabbia perché nel tempo da cui
proveniva non aveva potuto combattere al fianco di Harry la battaglia
finale. Decide in meno di un istante: avrebbe fatto di tutto per
cambiare il futuro e combattere con Harry fino alla fine.
“Amore, non
devi piangere. Ti prometto che noi questo futuro lo cambieremo. Lo
faremo per Harry e per tutti gli altri figli che avremo dopo di lui.
È una promessa.” disse James stringendola forte.
Lily lo guardò con gli occhi pieni di lacrime, stupita. Era
come se James fosse riuscito a leggerle nella mente e nel cuore, dando
voce a quello che sentiva anche lei.
“Io la
penso come James. Possiamo ancora fare qualcosa per non fare avverare
questa apocalisse.” esclamò sicuro Remus
avvicinandosi ai due e appoggiando le mani sulle loro spalle. Il
licantropo stava sorridendo. Il futuro non lo spaventava, aveva deciso
che lo avrebbe sfidato e che avrebbe vinto lui.
“Se il mio
futuro prevede la mia morte allora farò in modo di uccidere
molti mangiamorte insieme a me!” disse decisa Ginny,
ricordando le parole che aveva detto Harry qualche anno prima.
“Così
si parla!” esclamò James compiaciuto. La decisione
doveva essere una prerogativa delle ragazze dai capelli rossi.
“Voi sarete
dalla nostra parte, vero?” chiese Lily fissando intensamente
con i suoi occhi verdi Hermione, Ginny e Ron. Sentiva che al fianco di
quei ragazzi avrebbero potuto sconfiggere il destino.
“Siamo
rimasti qui per questo. Possiamo cambiare il futuro se vogliamo,
dobbiamo solo combattere per i nostri ideali.” rispose
Hermione decisa.
“Esatto, e
poi noi siamo molto più forti. Loro combattono senza un
motivo, noi No. Noi lo sappiamo bene per chi stiamo
combattendo.” esclamò Ron. Ora tutto aveva un
senso, il ragazzo sapeva che combattere era necessario per difendere
quanto di bello la vita riservava loro. Il destino li aveva salvati
dall’attentato e aveva dato loro la possibilità di
essere felici in un altro tempo. Aveva Hermione al suo fianco, dei
fratelli e degli amici fidati ed era certo che nessun mago al mondo,
per quanto oscuro potesse essere sarebbe riuscito a portarglieli via.
ANGOLO DELL'AUTRICE
ciao a tutti e graaazie mille per essere arrivati a leggere fino a qui.
scrivere questo capitolo è stata una vera e propria impresa.
ho da poco ripreso l'università e non trovavo tempo per
scrivere tranne 10 minuti la sera, ma alla fine c'è l'ho
fatta. inoltre si tratta di un capitolo davvero lungo e intenso ed era
mia intenzione non dividerlo, non potevo farvi una cosa del genere.
sarebbe stato da sadica e io ultimamente con voi lo sono già
stata abbastanza con la mia sparizione estiva.
la mia idea originale era sospendere la storia così, sulla
decisione di continuare a combattere. di recente però ho
cambiato idea e la storia continuerà. nei prossimi capitoli
concluderò l'anno scolastico e poi forse ci sarà
un piccolo salto di qualche anno, devo ancora decidere.
ad ogni modo, spero che continuerete a seguire la mia storia!
GRAZIE A TUTTI COLORO CHE HANNO COMMENTATO!
SATANABAAN: grazie per il commento!
poveri malandrini, gli auguri un colpo? poi che ne sarebbe della
storia? XD
BRANDO: grazie per il tuo commento!
mi fa tantissimo piacere che ti dilunghi a spiegare quello che pensi. i
commenti come i tuoi sono la gioia degli autori!
alla fine le spiegazioni sono arrivate. di la verità, non ci
speravi più? XD per la madre di Teddy ci sarà da
aspettare ancora qualche capitolo, ma ti assicuro che la rivelazione
non sarà la sola cosa interessante di quel capitolo..
Silente è un mito, ormai questo è assodato. come
al solito anticipa le richieste degli studenti, lasciandoli come sempre
di sasso.
sono felice che il personaggio di Zhoana ti piaccia e risulti
credibile. alla fine lei è il mio esperimento, la mia
creatura e ci sono affezionata.
l'idea per il seguito è raccontare la guerra e poi mostrare
in qualche capitolo che ne è stato dei personaggi taaanti
anni dopo senza dilungarsi.
dei ventanni di buco posso sempre raccontare in un'altra storia.. no?
MIKYVALE: grazie per avere commentato!
sono contenta che il mio aggiornamento ti abbia reso felice, prometto
di cercare di mantenere il tuo umore alle stelle per quanto mi
sarà possibile!
una storia senza nessuno dei Lovegood in effetti perde gran parte del
suo fascino. meno male che c'è Zhoana!
SHIN_86: grazie per il commento!
alla fine le rivelazioni ci sono state, ma per Remus è
ancora presto. abbi fede e pazienza. ti prometto che presto sapranno
tutto!
SHIHO93: grazie per il commento!
era mio dovere aggiornare presto, ve lo dovevo. se non fosse stato per
l'università forse sarei riuscita a postare anche qualche
giorno fa, solo che avevo davvero troppo sonno. non avevo la forza di
rispondere ai commenti e non mi sembrava bello non farlo.
spero che il capitolo ti sia piaciuto, spiegazioni comprese!
SMEMO92: grazie mille per avere commentato!
eh si, Zhoana è molto simile a Luna, tranne il particolare
degli occhi di due colori diversi. ci tengo particolarmente a questo
dettaglio, fa di lei una persona davvero fuori dal comune. diciamo che
per ora Sirius non è innamorato. è interessato,
preso ma non ancora innamorato. in fondo l'ha appena vista, no? Piton..
mi fai una domanda difficile. nutro per Piton molta più
simpatia che per Peter (che è stato barbaramente escluso
dalla storia) quindi potrei decidere di dargli una seconda
possibilità, devo solo decidere come.
per ora è meglio che Remus non sappia di Tonks anche
perchè in questo momento lei è una bambina.
sarebbe brutto dirgli già da ora con chi si
sposerà tra quasi ventanni. inoltre ho in mente un paio di
idee per quando scoprirà di essere imparentato con Sirius..
fidati di me! XD
che ne pensi delle rivelazioni? l'hanno presa abbastanza bene, dai! XD
KYLEXY: grazie mille per il tuo commento!
ti comunico ufficialmente che ti ammiro moltissimo per la storia della
rilettura, spero di non deluderti in futuro!
sono contenta di avere azzeccato la coppia Sirius/Zhoana, il nostro
malandrino aveva proprio bisogno di una compagna. Silente invece come
al solito è all'altezza della situazione, si sa che
quell'uomo sa sempre tutto!
LULU CULLEN: grazie mille per il tuo commento!
diciamo che a tratti Harry assomiglia a James e tratti a Lily. a volte
sa essere sadico e crudele come lei, quando si è rifiutato
di dire della madre di Teddy è un esempio. hai visto che i
malandrini non si arrendono mai, sono determinati a scoprire chi
è?
mi fa piacere che il nome di Zhoana ti piaccia, ho passato una sera a
vagare tra i siti di mezzo mondo alla ricerca di qualcosa di strano e
bello!
GRAZIE MILLE A TUTTI E AL PROSSIMO CAPITOLO!
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Capitolo 49 *** CORRIDOI DESERTI, TEST E NUOVE MINACCE ***
CAPITOLO 47
CORRIDOI DESERTI, TEST E NUOVE MINACCE
La lezione di Difesa
Contro le Arti Oscure sarebbe iniziata di lì a pochi minuti,
ormai era questione di poco. Da un momento all’altro il
professore avrebbe svoltato l’angolo e varcato la porta con
il solito sorriso maligno dipinto sul volto. Il professor Anderson era
un vecchio auror in pensione, famoso per le incredibili imprese
compiute in gioventù, per la sua poca pazienza e il suo
brutto carattere. Dagli auror e dal ministero era considerato una
leggenda vivente ma i ragazzi nutrivano da sempre sentimenti contrasti
per quello strano uomo. Una sorta di timore misto a scherno. Nessuno
dei suoi alunni era mai riuscito davvero a capire se Anderson fosse un
totale idiota o la più peggiore delle carogne. Era riuscito
anche a litigare con tutti gli insegnanti del castello, preside
escluso. Le sue lezioni erano interessanti e divertenti ma
c’era da stare molto attenti a non infastidire troppo il
vecchio insegnate. Mettere in dubbio l’autorità
dello scorbutico professore poteva rivelarsi molto dannoso. Bastava una
parola di troppo scambiata con il proprio compagno per ritrovarsi il
corridoio colpiti da qualche bizzarro incantesimo. L’unica
che non era mai stata punita era Lily, persino il diligente Remus era
stato sbattuto fuori dalla classe. Era successo tre anni prima durante
una lezione sui lupi mannari, stranamente quella volta James e Sirius
non centravano. Il ragazzo stava ridendo tra sé, pensando a
quanto fosse inutile per lui quella lezione e si era ritrovato nel
corridoio con delle orecchie da gatto che gli spuntavano ai lati della
testa. Tutta la classe lo fissava sgomenta, Remus non si era mai
vergognato tanto. Quando aveva provato a parlare tutto quello che era
uscito dalla sua bocca era stato un miagolio stridente che aveva
gettato il povero licantropo nel panico più totale. I
malandrini avevano riso per settimane ricordando l’accaduto e
si erano decisi a smettere solo dopo che Remus li ebbe minacciati di
divulgare in tutto il castello delle loro foto imbarazzanti.
Il professore quella
mattina era stranamente in ritardo. Anderson non faceva mai tardi,
arrivava sempre allo scoccare dell’inizio della sua ora.
Nella classe regnava
il solito caos ma i ragazzi erano tutti seduti ai loro posti, o quasi.
“Dannazione,
dove sono finiti quei due?” chiese Lily guardandosi intorno
nervosamente senza perdere di vista l‘orologio appeso sulla
parete di fronte a lei. Non c’era nessuna traccia
né di Harry, né tanto meno di Sirius che gli era
corso dietro. Remus sembrava pensieroso, sapeva che poteva fidarsi
dell’amico ma era lo stesso preoccupato. Harry era davvero
sconvolto quando era scappato dalla stanza delle necessità.
Nessuno riusciva a smettere di pensare al triste futuro che li
aspettava ma allo stesso tempo i ragazzi erano decisi a cambiare il
loro destino.
“È
tardi, la lezione sta iniziando..” osservò James
scompigliandosi i capelli nervosamente. Il professore sarebbe arrivato
a minuti, quei due dovevano muoversi. Quel giorno era anche in
programma un test e c’era davvero poco da scherzare. Saltare
un test del professor Anderson poteva anche voler dire scordarsi di
avere un voto decente a fine anno.
“Arriveranno,
state tranquilli.” cercò di tranquillizzarli
Ginny. Lei, Hermione e Ron sembravano abbastanza tranquilli, solo
Hermione era stranamente silenziosa mentre Ron alle sue spalle
sospirava di tanto in tanto.
I corridoi del
castello improvvisamente erano diventati una pista da corsa, con gran
stupore dei fantasmi e fastidio degli insegnanti. C’erano
molti ragazzi che camminavano, avviandosi a lezione ma Harry e Sirius
sembravano non farci minimamente caso.
Per la prima volta in
vita sua Sirius era sicuro di sapere con certezza quello che doveva
fare. Questa volta non aveva il minimo dubbio. Stava correndo a
perdifiato per tutto il castello travolgendo chiunque si trovava
davanti, si era perso la fine del racconto dei ragazzi, non sapeva che
ore fossero e probabilmente avrebbe saltato il test di difesa contro le
arti oscure del professor Anderson, ma non importava. Quelli erano solo
dettagli. Harry era di fronte a lui, distante solo pochi passi. Doveva
riuscire a raggiungerlo. Quello era tutto ciò che contava.
Sirius sapeva che doveva fermarlo e parlarci, tutto il resto poteva
aspettare.
“Insomma,
vuoi fermarti o intendi farmi correre per tutto il castello?”
urlò Sirius cercando di richiamare l’attenzione
del ragazzo che stava di fronte a lui e che non sembrava avere nessuna
intenzione di ascoltarlo. Un paio di ragazzi del terzo anno si
voltarono infastiditi dalle urla del ragazzo, chiedendosi che avesse
Black da urlare a quel modo. Harry non sentiva le parole del suo
padrino. Era troppo sconvolto per rendersi conto di quello che accadeva
o di dove fosse diretto. Sperava che correndo come un pazzo sarebbe
riuscito ad allontanarsi anche da tutti i suoi problemi. Sirius aveva
il fiato corto ed era paonazzo ma era deciso a non arrendersi, ci
voleva ben altro per farlo desistere. Quando finalmente raggiunse Harry
lo prese per un braccio e lo obbligò a fermarsi. Il ragazzo
sembrò stupito dalla sua presenza.
“Perché
mi hai seguito?” chiese Harry, realizzando solo in quel
momento che Sirius lo aveva seguito fuori dalla stanza delle
necessità. Il ragazzo si voltò di scatto e i suoi
occhi incontrarono quelli dell’animagus. Sirius
sussultò. Harry era in lacrime e non cercava nemmeno di
nascondere il suo dolore. Era straziante vederlo stare così
male. I due ragazzi rimasero in piedi uno di fronte all’altro
in silenzio per un po’, entrambi a disagio, poi Sirius prese
l’iniziativa e abbracciò il suo futuro figlioccio.
Lo strinse a sé più forte che poteva. Harry lo
lasciò fare e non si oppose in nessun modo a quel contatto.
“Ti va di
parlare?” chiese Sirius dopo qualche istante. Harry non disse
nulla ma si strinse ancora di più nell’abbraccio
di Sirius. Il ragazzo si ritrovò a pensare che si stava
davvero bene tra le sue braccia, si sentiva protetto ed al sicuro. Ad
Harry sembrò di essere tornato indietro nel tempo, quando
tornava nella vecchia casa di Sirius, a Grimmauld Place e trovava il
suo padrino ad attenderlo sulla porta, pronto ad abbracciarlo.
“Va un
po’ meglio?” chiese Sirius con un tono gentile.
Harry annuì e tirò su con il naso. Sirius sorrise
e fece apparire dal nulla un fazzoletto per il ragazzo.
“Grazie..”
mormorò timidamente Harry cercando di ricomporsi anche se la
lacrime non volevano saperne di smettere di bagnargli il viso. Si
asciugò gli occhi e si soffiò il naso. Sirius non
si mosse, rimase fermo nella sua posizione aspettando che fosse Harry a
fare il primo passo.
“Mi
spiace.” mormorò piano Harry con lo sguardo fisso
sul pavimento. Solo in quel momento aveva realizzato di essere corso
via e di essere scoppiato a piangere di fronte a Sirius.
Aveva perso il controllo delle sue emozioni e se ne vergognava un
po’. sirius indicò ad Harry un corridoio deserto,
al riparo da orecchie indiscrete dove continuare la loro
conversazione. Harry seguì il suo padrino e si
lasciò cadere a sedere al suo fianco, con la schiena
appoggiata alla parete di pietra.
“Per
cosa?” chiese Sirius con un tono rassicurante.
L’animagus riusciva a percepire i tormenti che torturavano
Harry e voleva che il ragazzo li tirasse fuori. Parlarne era
l’unico modo per liberarsene una volta per tutte.
“Per
tutto.” rispose Harry alzando lo sguardo su Sirius. Quello
che vide lo stupì. Sirius non era infastidito o arrabbiato,
non pensava che Harry gli stesse facendo perdere tempo. Sirius era
davvero preoccupato per lui e voleva davvero aiutarlo. Per la prima
volta da quando il suo padrino era morto Harry sentì di non
essere solo, che qualcuno riusciva davvero a capire il suo dolore e i
rimorsi che lo affliggevano. Sirius non lo stava a sentire
perché qualcuno glielo aveva chiesto o perché si
sentisse in obbligo. Sirius voleva per davvero che lui tirasse fuori
tutto ciò che lo tormentava da troppo tempo.
“Sai Harry,
penso che tirare fuori tutto il dolore che tieni nascosto dentro di te
ti aiuti a stare meglio.” consigliò Sirius con un
tono che sembrava quello di un fratello maggiore o di un padre. Il
ragazzo sembrava improvvisamente più grande e più
saggio di quanto gli fosse mai apparso, nonostante avesse addirittura
un anno meno di lui.
“Mi spiace
per la mia reazione di prima. Mi spiace di non riuscire ad accettare
che qualcuno parli di Sirius. Mi spiace che sia morto per colpa mia. Mi
spiace per il dolore che ho causato a tutti semplicemente
sopravvivendo. Mi spiace avervi mentito. Mi spiace per un sacco di cose
insomma..” si sfogò Harry, lasciando che le parole
che gli pesavano sul cuore da troppo tempo uscissero dalla sua bocca.
Improvvisamente i contorni di ciò che lo circondava si
fecero più sfuocati ed il ragazzo intuì che le
lacrime avevano di nuovo preso il sopravvento su di lui.
“Harry, non
accusarti di cose per cui non hai colpa.” esclamò
Sirius alzando un poco la voce per richiamare l’attenzione
del ragazzo.
“Ma
io..” iniziò Harry fissando Sirius dritto negli
occhi. Gli occhi di Sirius dicevano molte cose, la più
evidente era il bene che l’animagus provava per lui.
“Non hai
ancora accettato la morte del tuo padrino, per questo non sopporti che
qualcuno te ne parli.” disse Sirius interrompendo il ragazzo
con un sorriso malinconico. Ad Harry parve che stesse parlando di
qualcosa che conosceva bene. Anche lui doveva avere conosciuto il
dolore che si prova quando si è separati da chi si ama.
“Avevo
ancora tante cose da raccontargli e tante esperienze da condividere con
lui.. Mi è stato vicino per troppo poco tempo! Una parte
della mia mente è convinta che Sirius sia ancora vivo, non
riesce a rassegnarsi. A volte sembra così vero.. Lo vedo di
fronte a me, sento la sua voce, lo abbraccio e sento il suo profumo.
Poi però sparisce.” spiegò Harry. Era
la prima volta che riusciva a confidarsi con qualcuno. Ginny ed
Hermione avevano provato molte volte ad affrontare quel discorso con
lui ma non erano mai riuscite a fargli ammettere quelle cose.
“Le persone
che ci amano rimangono sempre con noi. Anche io ho perso uno zio a cui
tenevo. Era l’unica persona per cui ho contato davvero
qualcosa nella mia famiglia. Lui non c’è
più ma non c’è giorno a cui non penso a
lui.” raccontò Sirius sorridendo tristemente. Al
ricordo dello zio che aveva fatto di tutto per aiutarlo i suoi occhi si
riempirono di lacrime.
Harry
guardò Sirius e sorrise. Come aveva potuto pensare che il
Sirius di quella dimensione fosse totalmente diverso dal suo? Per la
prima volta si rendeva conto che i due Sirius che aveva conosciuto
erano molto simili, due figure che per molte sfaccettature del loro
carattere si sovrapponevano alla perfezione.
“Sei
esattamente come lui.” disse dopo averlo studiato
attentamente.
“Mi
dispiace ricordarti la perdita di una persona cara.”
mormorò Sirius dispiaciuto, fraintendendo le parole del
ragazzo.
“Non dicevo
per quello. Sei come lui perché riesci a farmi stare meglio.
Quando ero triste o depresso bastava una parola, un sorriso, un
abbraccio di Sirius e stavo subito meglio. Tu, voi.. avete il potere di
farmi sentire protetto, al sicuro.” spiegò Harry
abbracciando Sirius. Quelle parole scaldarono il cuore di Sirius. Per
la prima volta da quando aveva lasciato la sua famiglia e perso suo zio
si sentì a casa. Da quel momento in poi Harry avrebbe avuto
Sirius e Sirius avrebbe avuto Harry. Nessuno dei due sarebbe
più stato solo.
“Non sono
come il Sirius che hai perso, lo so. Ma se vuoi un abbraccio o una
spalla sulla quale piangere senza vergognarti ricorda che puoi contare
su di me..” disse Sirius ricambiando quella stretta.
“Ci sarai
sempre per me?” chiese Harry staccandosi dal suo padrino per
guardarlo meglio negli occhi.
“Certo
Harry. Quando avrai bisogno di me, io sarò
lì.” gli assicurò Sirius tirando su con
il naso. Alla fine anche lui non era riuscito a frenare le lacrime di
commozione che avevano preso a bagnargli il viso.
I due ragazzi
rimasero in quel corridoio sperduto a ridere ancora per qualche minuto,
fino a che una voce non li fece sobbalzare.
“Potter,
Black.. Avete intenzione di prendere una T?” tuonò
il professor Anderson comparendo dal nulla. Harry e Sirius
impallidirono e si ricordarono solo in quel momento del test di difesa
contro le arti oscure. Erano davvero nei guai.
“Professor
Anderson!” balbettò Harry mentre
l’insegnante lo fissava in modo severo.
“Spero che
voi due abbiate una buona scusa per stare in giro a perdere tempo
invece che essere a lezione.” esclamò il
professore, paonazzo in viso. I due ragazzi non lo avevano mai visto
così arrabbiato, nemmeno quando aveva punito Frank
perché aveva copiato da Alice.
“Harry si
sentiva poco bene..” iniziò Sirius cercando di
usare un tono convincente.
“La solita
scusa.” lo liquidò Anderson. I lunghi anni passati
a lavorare come auror gli avevano insegnato a riconoscere una bugia con
estrema facilità.
“Ma
è vero!” esclamò Sirius indignato per
la poca fiducia che il professore aveva il lui. Harry era visibilmente
sconvolto, possibile che non se ne fosse accorto?
“Come no
Black.. Non ne dubito. Come potrei dubitare della scusa che voi
malandrini usate da sette anni?” chiese il professor Anderson
con una punta di ironia nella voce. Harry notò che sembrava
essersi calmato rispetto a pochi minuti prima.
“La prego
professore, chiuda un occhio.” mormorò Harry
speranzoso che Anderson gli venisse incontro. Un brutto voto non ci
voleva proprio, rischiavano di vedere sfumare la possibilità
di entrare nell’accademia per auror.
“Va bene
ragazzi, voglio darvi una possibilità..”
iniziò Anderson, subito interrotto da Sirius che prese a
saltellare per il corridoio svegliando tutti i quadri addormentati.
“Grazie
infinite, lei è davvero una brava persona!”
esclamò l’animagus al settimo cielo.
“Aspettate
di sentire le condizioni prima di ringraziarmi.” li
ammonì il vecchio insegnante con fare severo. Harry e Sirius
sbiancarono e si scambiarono un’occhiata di pure terrore. Non
era per niente un buon segno che Anderson si mettesse a dettare
condizioni.
“Condizioni?”
chiese Harry timidamente, temendo con tutto se stesso la risposta.
“Se
riuscirete ad entrare in aula prima di me farò finta di non
avervi trovato in giro per i corridoi. Ma se arrivate tardi non farete
il compito, prenderete una T, segnalerò la vostra
passeggiata alla direttrice della vostra casa, 70 punti a testa in meno
a Grifondoro e una punizione di un mese. Che ne dite?” chiese
il vecchio auror con fare maligno. In quel momento persino Voldemort in
persona sarebbe sembrato un agnellino a suo confronto.
“Lei
è davvero..” inizio a dire Sirius, profondamente
indignato. Harry lo bloccò e lo trascinò via per
un braccio.
“Corriamo
Sirius.” urlò Harry cominciando a correre. Le
condizioni di Anderson erano impossibili ma non potevano discutere.
“Bravi,
datevi una mossa.” li schernì il vecchio preside
avviandosi all’aula. I due ragazzi potevano sentire
chiaramente che stava ridendo di loro, era sicuro che non sarebbero mai
riusciti ad arrivare in tempo.
“Vecchio
bavoso e malefico.” mormorò Sirius senza smettere
di correre. Il professore aveva imboccato la via più breve
per l’aula. L’unica loro speranza era riposta nei
passaggi segreti.
“Risparmia
il fiato e corri.” rispose Harry con il fiato corto.
“Pensa di
averci fregato e di averci in pugno..” continuò
Sirius arrabbiato.
“Sarà
così se non corri.” rispose Harry cercando di
ricordare quale fosse il passaggio segreto più utile per
arrivare nell’aula di difesa contro le arti oscure.
“Tranquillo
Harry, siamo malandrini.” lo rassicurò Sirius.
Sembrava piuttosto tranquillo nonostante la situazione fosse delle
più tragiche.
“Non
capisco come questo ci possa aiutare ora!” esclamò
Harry esasperato. Quella situazione era paradossale, la loro carriera
scolastica era affidata a una specie di gara di velocità con
il professore. Una gara abbastanza impari a dire il vero dato che era
proprio Anderson a dettare le condizioni.
“Sirius!”
salutò una voce femminile alle spalle dei ragazzi. Sirius si
voltò di scatto e sul suo viso si disegnò un
sorriso ebete. Di fronte a lui era comparsa la ragazza che da qualche
giorno era perennemente al centro dei suoi pensieri.
“Zhoana..”
mormorò lui estasiato.
“Sirius,
non mi sembra il momento per fare conversazione!”
esclamò Harry indignato, cercando di destare
l‘amico dallo stato di trance nel quale era caduto. Come
poteva Sirius perdere tempo con la propria ragazza in un momento
delicato come quello?
“Scusa ma
ho fretta. Quello psicopatico di Anderson ha minacciato una punizione
con i fiocchi se faccio tardi.” spiegò Sirius
velocemente, seguendo Harry attraverso un passaggio segreto celato da
un quadro.
“Ci vediamo
più tardi allora. Volevo mostrarti la mia racconta di
farfastrelle ma mi sembri occupato. Vorrà dire che la
farò vedere ad Anderson..” rispose lei con un
sorriso malizioso dipinto sul volto. Salutò Sirius con la
mano e gli mandò un bacio.
“Ti adoro
piccola!” esclamò Sirius, intuendo quali fossero
le intenzioni della ragazza.
Harry e Sirius
attraversarono il castello in pochi minuti, riuscendo ad arrivare in
classe prima dell’odiato professore. Il merito del loro
successo era sicuramente di Zhoana, senza di lei avrebbero di sicuro
passato un sacco di guai. La ragazza era riuscita ad intercettare
Anderson sulle scale, prima che riuscisse ad avvicinarsi
all’aula e gli aveva fatto perdere tempo con la scusa di
mostrargli le sue adorate creature.
“Sirius,
Harry.. Meno male. Siete fortunati che Anderson è in ritardo
sennò eravate nei guai.” li ammonì
Lily. I malandrini al gran completo si voltarono di scatto verso i due
ragazzi che avevano il fiato corto. Tutti loro era curiosi di sapere
cosa fosse successo e come avesse fatto Sirius a fare ragionare Harry
in così poco tempo ma nessuno osò fare domande.
Harry sembrava stare bene e a loro questo bastava.
“Fortunati?
È tutto merito delle farfastrelle.”
spiegò Sirius con il suo solito sorriso strafottente dipinto
sul volto. James lanciò un’occhiata interrogativa
prima al suo migliore amico e poi a suo figlio.
“Farfastrelle?
Cosa sono?” chiese Ron stupito, anticipando James.
“A dire il
vero non ne ho la minima idea!” rispose Sirius grattandosi la
testa. Proprio in quel momento entrò il professor Anderson.
L’uomo lanciò un’occhiata veloce alla
classe e sembrò deluso nel constare che Harry e Sirius erano
arrivati in tempo.
“Sedetevi e
prendete carta e penna per il compito. Straordinario, vedo che ci siete
proprio tutti.. Nessuno di voi per caso di sente male?”
chiese il professore con una punta di sarcasmo nella voce indirizzato
proprio ai due ultimi arrivati.
“Deluso
professore?” chiese Sirius in rimando a mo’ di
sfida. Tutta la classe tenne il fiato sospeso, in attesa della reazione
del vecchio professore.
“Zitto
Black, dieci punti in meno a Grifondoro!” ribatté
l’insegnante facendo comparire magicamente i test sui banchi
dei ragazzi.
“Sei sempre
il solito!” sibilò Remus a bassa voce in direzione
dell’amico.
“Lupin,
sicuro di non volere una punizione come il suo amico?”
ringhiò Anderson, a cui non sfuggiva nemmeno una sillaba di
quello che veniva detto in classe. Remus non rispose e
abbassò la testa, sperando di non essere trasformato
nuovamente in gatto.
Erano passate alcune
settimane da quando finalmente i malandrini avevano scoperto tutta la
verità ed erano riusciti a uscire vivi dal test di Anderson.
Sirius e Harry, malgrado la lezione non fosse iniziata nel migliore dei
modi, erano riusciti a prendere il massimo dei voti. La vita aveva
preso a scorrere tranquilla tra uno scherzo ai danni di gazza e una
visita al guardiacaccia Hadrig. I ragazzi erano felici e lo spettro
della guerra lontano. Tutto andava meravigliosamente, forse troppo.
Sirius aveva ringraziato Zhoana per l’aiuto con Anderson e
l’aveva presentata ai suoi amici che l’avevano
subito accettata nel gruppo. Zhoana era davvero una ragazza in gamba e
per di più era in grado di tenere testa a Sirius. Le ragazze
la trovavano adorabile, anche se ad Hermione e Ginny vederla faceva
pensare alla loro amica Luna e alla sua prematura morte. Sirius era
sempre più coinvolto, non c’era giorno che non
parlasse di lei con James ed i ragazzi. Tutti erano concordi nel
consigliare all’amico di confessarle i suoi sentimenti e di
chiederle di diventare la sua ragazza. Dopo molti dubbi e un sacco di
paranoie Sirius si convinse, e decise che si sarebbe fatto avanti il
giorno di San Valentino. Era deciso a prepararle una sorpresa con i
fiocchi, degna di lei.
Una sera come tante i
ragazzi si trovavano al gran completo riuniti nella stanza dei
malandrini. Ormai si poteva dire che era diventata la loro base, il
luogo in cui potevano parlare senza paura di venire ascoltati da
orecchie indiscrete. Hermione era seduta sul letto di Ron e stava
leggendo il giornale come faceva ogni sera.
“Hermione
che ti prende?” chiese Harry vedendo l’amica
sbiancare improvvisamente.
“Harry,
Ron, Ginny guardate questo giornale.” balbettò la
ragazza, visibilmente scossa.
“Che
c’è sul giornale?” chiese Ginny,
sporgendosi oltre la spalla di Harry.
“Sembra una
strega. Il suo aspetto non mi è nuovo ma non la riesco a
riconoscere..” mormorò Sirius guardando anche lui
il giornale che Hermione aveva rivolto verso tutti loro.
“Oh
no!” esclamò Ginny.
“Non
è possibile.”urlò Ron.
Siriu, Lily, James e
Remus fissavano stupiti i loro amici chiedendosi come mai
quell’articolo li avesse fatti reagire a quel modo.
“Bellatrix!”ringhiò
Harry tra i denti. Sirius strabuzzò gli occhi e per poco non
si strozzò con la propria saliva quando udì il
nome della sua odiata cugina e si mise a studiare quella foto
più a fondo.
“Bellatrix?
Non dite assurdità, non è così
vecchia.” disse James avvicinando il naso alla foto per
vederla meglio.
“In questo
tempo non lo è, nel nostro si.” spiegò
Ginny visibilmente agitata.
“Come
è possibile?“ chiese Remus stupito osservando le
reazioni dei ragazzi. Harry era diventato una furia mentre gli altri
tre sembravano spaventati.
“Deve avere
forzato il passaggio in qualche modo.” ipotizzò
Harry scosso. L’assassina del suo padrino era ancora viva e
se ne andava in giro ad ammazzare la gente. Qualcuno doveva fermarla ed
lui voleva essere quel qualcuno. Mai prima d’ora Harry aveva
desiderato così ardentemente uccidere qualcuno.
“Ce ne
saremmo accorti, il passaggio porta nell’ufficio del preside.
Ve ne siete già dimenticati?” ricordò
loro Hermione agitata, cercando di ragionare in maniera razionale. Ron,
al suo fianco era muto e completamente immobile.
“Che dice
l’articolo?” chiese Lily cercando di capire che
cosa stava succedendo.
“Mangiamorte
sconosciuto semina morte e distruzione. Attacca sola e senza
particolari strategie.” riassunse Hermione. Non
c’erano dubbi, si trattava proprio della cugina di Sirius.
Era arrivata in qualche modo in quel tempo e stava cercando di
vendicare il suo padrone e i suoi compagni caduti per mano
dell’ordine.
“Attacca
sola.. Per forza, è pazza e viene da un altro
tempo.” disse Ginny scuotendo la testa.
“Cosa fa
qui?”chiese Remus cercando di mettere ordine in
quell’ammasso di pensieri che aveva per la testa e che i
ragazzi non aiutavano a sgarbugliare.
“Sicuramente
vuole noi.” mormorò Ron scuotendo la testa.
Hermione ed Harry annuirono.
“Dobbiamo
fermarla prima che lo trovi.” esclamò Ginny
decisa, fissando intensamente prima Harry, poi Hermione ed in fine Ron.
“Lo trovi?
Sta cercando qualcuno in particolare.” chiese James sempre
più confuso.
“Ginny che
stai dicendo?” chiese Harry fissando la sua ragazza senza
capire. Chi poteva stare cercando in particolare quella pazza?
“Pensa
Harry. Bellatrix è ossessionata dalla purezza del sangue,
specie quello della sua famiglia. Guarda cosa porta al
collo.” spiegò la ragazza indicando la fotografia
che Hermione teneva ancora in mano. Tutti improvvisamente notarono che
la strega nella foto aveva al collo un medaglione che loro avevano
già visto.
“Il
medaglione dei Black.” esclamò Harry capendo
finalmente a cosa si riferiva la sua ragazza. Bellatrix voleva Teddy.
Voleva ucciderlo per lavare la vergogna di un discendente dei Black
imparentato con Mezzosangue e lupi mannari. Quella donna era
decisamente pazza ed Harry era sempre più determinato a
farle pagare tutti i suoi errori.
“Non
dovrebbe averlo lei..” disse Ron, parlando per la prima
volta. Tutti loro ricordavano bene che il medaglione dei Black era
stato donato a Teddy da sua nonna Andromeda poco dopo la caduta di
Voldemort. La donna voleva che il bambino lo portasse per dimostrare al
mondo che il nome Black non era più oscuro. Nonostante non
fosse purosangue Teddy rimaneva un Black, l’ultimo dei Black,
e il medaglione spettava a lui.
“Lo ha
rubato qualche tempo fa ed io non sono stata capace di impedirglielo.
Dovevo pensare a salvare Teddy.” raccontò Ginny
tristemente. Ricordava bene quel giorno, era stato subito dopo
l’attentato. Bellatrix era piombata nel rifugio e aveva preso
a lanciare maledizioni ovunque. Ginny aveva pensato solo a salvarsi e a
portare Teddy al sicuro. Mentre scappavano la mangiamorte aveva fatto
in tempo a rubare il ciondolo che il bambino portava al collo. Ginny
non aveva potuto fare nulla per fermarla.
“Perché
quella pazza vorrebbe uccidere Teddy?” chiese Sirius.
“Sirius tua
cugina è pazza, non ha bisogno di avere una ragione per fare
qualcosa di stupido e cattivo..” gli ricordò James
tristemente. Sirius abbassò la testa, sapeva bene che James
aveva ragione ma una parte di lui non si era ancora rassegnato a
credere che tutta la sua famiglia fosse oscura. Doveva pur esserci
un’altra eccezione oltre lui e suo zio. Per anni aveva
sperato che Regulus capisse e si allontanasse dai suoi genitori ma alla
fine si era dovuto arrendere.
“Non devi
incolparti sorellina. Vedrai che ce lo riprenderemo.”
mormorò Ron appoggiando una mano sulla spalla della sorella.
Ginny abbozzò un sorriso con gli occhi velati di lacrime.
L’ultimo desiderio di Andromeda era stato che suo nipote
avesse quel medaglione e lei non era stata in grado di rispettare il
volere della donna. Si sentiva molto in colpa per quello.
“Aspetta,
volete cercare una pazza assassina per riprendervi una
collana?” chiese Lily scandalizzata. Non potevano dire sul
serio, era da pazzi rischiare la vita per così poco.
“Non
è una collana qualsiasi. È il simbolo del casato
dei Black!” spiegò Harry con calma.
“Non mi
sembra una buona ragione per morire.“ continuò
decisa Lily.
“E poi voi
non siete nemmeno Black.” disse Sirius, andando in soccorso
alla rossa. Per una volta Sirius era pienamente d’accordo con
Lily.
“Noi no, ma
lui si.” rispose decisa Ginny lasciando tutti i presenti di
sasso.
“Bellatrix
ha rubato il medaglione di Teddy e noi dobbiamo
riprendercelo.” spiegò meglio Hermione.
“Ma..”
balbettò Remus incapace di credere alle sue orecchie. Non
riusciva a capire quello che i suoi amici dicevano. Le uniche parole
che rimbalzavano nella sua testa erano Black e Teddy. Suo figlio Teddy
apparteneva al casato dei Black?
“Lo
dobbiamo fare per Andromeda.” disse Ron deciso. Harry,
Hermione e Ginny annuirono decisi e si misero a leggere
l’articolo con attenzione alla ricerca di dettagli utili a
scovare la donna. Secondo la gazzetta era stata vista in Irlanda
qualche settimana prima, ma non erano fonti certe. Bellatrix si
spostava velocemente per non essere catturata né dagli auror
né dai mangiamorte, voleva agire sola.
“Andromeda?
Teddy un Black? Non ci capisco nulla..” disse James tenendo
la testa tra le mani. Anche Sirius era confuso e non sapeva cosa dire.
Era Remus però il più sconvolto di tutti. Sarebbe
sul serio diventato un parente di Sirius? Alla fine lo stress ebbe la
meglio sul povero licantropo.
“Remus!”
esclamò Lily cercando invano di afferrare l’amico
che cadde svenuto a terra. Decisamente le ultime rivelazioni erano
state troppo sconvolgenti. Ora la ragazza iniziava a capire
perché i ragazzi si ostinassero a non voler dire nulla circa
la madre di Teddy. James si precipitò immediatamente da
Remus e iniziò a dargli dei leggere colpetti in faccia per
farlo riprendere. Dopo qualche istante il ragazzo finalmente
riaprì gli occhi.
“Vi prego,
ditemi che non sono imparentato con il cagnaccio..”
mormorò piano cercando di non perdere la calma. Chi lo
conosceva bene avrebbe potuto dire senza paura di sbagliare che il
ragazzo era davvero vicino ad una crisi di nervi con i fiocchi.
ANGOLO DELL'AUTRICE
ed eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo. sfortunatamente i tempi
di pubblicazione si sono allungati causa tesi, spero di potrete capire.
per cercare di farmi perdonare ho deciso di optare per capitoli
più lunghi di quelli che avevo previsto all'inizio.
spero che apprezzerete e che continuerete a seguire la storia!
GRAAAZIE MILLE per i commenti, siete TAAANTO gentili. che farei senza
di voi?
SHIHO93: grazie mille per il commento!
mi fa davvero piacere che sei contenta che la mia storia prosegua..
spero che continuerai a seguirla e a commentare!
BRANDO: grazie mille per il commento!
mi spiace aver fatto passare più tempo questa volta. spero
che il capitolo sia valso l'attesa. finalmente Sirius si sta decidendo
a fare il primo passo con Zhoana, ma secondo te si potranno mettere
insieme come due persone normali? ovviamente no!
per quanto riguarda la madre del piccolo Teddy, come hai notato i
ragazzi hanno avuto qualche rivelazione. nel prossimo capitolo
scopriranno proprio tutto tutto. pensavo di farvi aspettare ancora un
po' ma poi ho deciso di essere buona! XD
il momento Sirius-Harry in corridoio mi è costato molta
fatica, spero che ti sia piaciuto!
per i ventanni di buco.. per ora non ci penso. è
già molto faticoso finire questa. in ogni caso consigli ed
aiuti sono bene accetti! XD
SMEMO92: grazie mille per il commento!
sono davvero tanto felice che il capito rivelazione/riassunto ti sia
piaciuto. è stata una faticaccia ricorstruire tutto senza
dimenticare nulla ed immaginare le possibili reazioni dei ragazzi! ad
ogni modo ora la storia riprende, anzi.. i ragazzi ora dovranno
riscrivere il futuro. compito parecchio impegnativo, no?
SATANABAAN: grazie mille per il commento!
spero che questo capitolo ti sia piaciuto!
SHIN_86: grazie mille per il commento!
i ragazzi sono avvantagiati perchè sanno cosa li aspetta ma
tieni conto che tutto può cambiare, in positivo ma anche in
negativo. non sarà per niente semplice, specie ora che
Bellatrix è tornata a fare danni più pazza che
mai.
per il momento l'unico svenuto è remus ma anche gli altri
sembrano parecchio preoccupati.
nel prossimo si scopre di Tonks e Sirius si dichiarerà a
Zhoana, il tutto il giorno di San Valentino. ci sarà da
ridere!
AYAPPE: grazie mille per il
commento!
sono davvero contenta che la storia ti sia piaciuta e che ti abbia
emozionato! hai letto tutta la storia d'un fiato? accidenti, sei
davvero bravissima! XD
la storia di Remus ed Hermione è stata una mia piccola
libertà, non era programmata all'inizio.. non so come
spiegare, è come se si fosse scritta da sola. poi
però ho sistemato tutto. il futuro sicuramente è
già cambiato, resta da vedere come finirà la
battaglia finale! XD
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Capitolo 50 *** LE PECORE NERE DELLA FAMIGLIA BLACK ***
CAPITOLO
48
LE PECORE NERE DELLA FAMIGLIA
BLACK
Remus non si era
ancora ripreso dalla notizia che aveva appena ricevuto. Ormai si era
abituato all’idea che Teddy fosse suo figlio ma sapere che il
piccolo era anche un Black era stato troppo per il suo povero cuore.
Lui non era un Black, ma Sirius si. Questo poteva volere dire solo che
lui in futuro si sarebbe imparentato con Sirius. La notizia lo
spaventava un po’. Anzi, era decisamente tragico dato che era
risaputo che la famiglia di Sirius non aveva assolutamente nulla di
normale. Per quello che ne sapeva lui, escluso Sirius era un covo di
maghi oscuri e fieri di esserlo. Un terribile sospetto gli
balenò in mente e lo lasciò pietrificato.
Bellatrix. Che fosse proprio lei la madre di suo figlio? La
sola idea gli fece venire un secondo capogiro e James fece appena in
tempo a prenderlo al volo ed evitargli una nuova caduta.
L’amico lo fece sedere sul proprio letto e lui rimase
lì mezzo stordito a pensare. Il fatto che Bellatrix fosse la
madre di suo figlio poteva spiegare perché la donna lo
stesse cercando con così tanta insistenza, ma non
perché volesse ucciderlo. Una madre che vuole uccidere il
proprio figlio? Era strano anche per una donna strana e crudele come
Bella. No, non poteva essere vero, si disse il ragazzo pregando di
avere preso un granchio. Quale mago sano di mente avrebbe mai sposato
una donna simile? Certamente non lui. Andava bene chiunque, tutte ma
non la cugina psicopatica di Sirius. La sua testa si mise al lavoro
cercando di ricostruire l’albero genealogico
dell’amico alla ricerca di qualcuno appena un po’
più normale che potesse farne parte. Trattandosi della
famiglia di Felpato non era affatto un compito semplice scovare
qualcuno a posto, ma forse oltre al suo amico c‘era
un‘altra eccezione in famiglia. Doveva per forza esserci.
Sirius non aveva sorelle, solo un fratello quindi doveva trattarsi per
forza di una delle sue cugine. Forse Bellatrix aveva delle sorelle che
non avessero come ambizione quella di distruggere il mondo o di finire
ad Azkaban. A Remus pareva di ricordare che una delle sorelle di
Bellatrix fosse la ragazza che girava sempre con Malfoy, una biondina
che sembrava avere davvero poca personalità, ma non
ricordava che ce ne fossero altre. Sirius non aveva mai detto loro
molto sulle cugine in verità, parlava di loro solamente
quando non poteva farne a meno. Remus sospirò e si
guardò intorno confuso dai suoi pensieri e dalle reazioni
dei suoi amici.
In seguito, negli
anni a venire tutti avrebbero ricordato quella giornata come una delle
più strane di sempre. Il momento infatti era dei
più tragici che i ragazzi avessero mai passato ma Lily
rideva come non le avevano mai visto fare prima d‘ora in
sette anni di scuola. Remus era completamente sconvolto e semi svenuto,
Sirius non era mai stato così pallido e preoccupato mentre
James non sapeva che fare e si divideva tra i due amici e la sua
ragazza che sembrava essere impazzita improvvisamente. La situazione
appariva a Lily comica, surreale e decisamente divertente. Harry e gli
altri ragazzi, dal canto loro osservavano quella scena stupiti,
sforzandosi inutilmente di rimanere seri. Sapevano che la notizia
avrebbe creato scompiglio ma nessuno di loro aveva previsto il delirio
che avevano davanti agli occhi in quel momento. Sembrava di stare in
una di quelle soap opera infinite, piene di colpi di scena che guardava
sua zia Petunia mentre cucinava o puliva la casa.
“Scusate
ragazzi ma siete troppo buffi!” si scusò Lily. Le
sue parole suonarono poco credibili dato che la ragazza aveva le
lacrime agli occhi dal troppo ridere. Sirius e Remus la guardarono male
ma non dissero nulla.
“Lily ti
prego, mostra un po’ di comprensione.”
suggerì James cercando di mettere fine a quella specie di
circo che era diventata la loro stanza. Il ragazzo si guardò
attorno sconsolato e sospirò, ringraziando mentalmente il
cielo Frank che non era lì oppure sarebbero stati seriamente
nei guai. Come avrebbero potuto giustificare tutto quel macello al loro
compagno di stanza?
“Scusate,
non riesco a smettere di ridere. Remus e Sirius parenti?“
disse Lily scoppiando nuovamente a ridere senza ritegno. A quelle
parole Remus si fece ancora più pallido e Sirius corse al
fianco dell’amico temendo che questo potesse avere un nuovo
mancamento.
“È
una tragedia.” balbettò Remus con gli occhi
sgranati fissando intensamente il vuoto.
“Così
mi offendi Remus..” rispose Sirius imbronciato lanciando
un’occhiataccia all’amico.
“Ma che hai
capito, non è per te ma per la tua famiglia.”
rispose Remus respirando forte per cercare di riprendersi un
po’. Harry e Ron si scambiarono uno sguardo
d’intese e non poterono fare a meno di scoppiare a ridere.
“Vi ci
mettete anche voi?” ringhiò Sirius. Il ragazzo
cominciava a essere un po’ irritato da quella situazione.
Tutti sembravano divertirsi un sacco, tranne lui e il povero Remus.
Persino Lily che di solito era quella che aveva comprensione per tutti
rideva senza ritegno e senza nemmeno preoccuparsi troppo di
nasconderlo. L’unico che manteneva un contegno e non si
prendeva gioco di loro era James. Dentro di sé anche lui
trovava la situazione comica ma conosceva bene i suoi due amici e
sapeva perfettamente che ridere in quel modo di loro alla lunga poteva
diventare pericoloso. Remus da arrabbiato era capace di ritorsioni di
qualunque tipo, e Sirius non era da meno.
“Invece di
ridere, perché non ci spiegate perché il nostro
Remus ha avuto un figlio da una parente di Sirius?” chiese
James rivolto a Ron, Hermione, Ginny ed Harry, cercando di evitare che
la situazione degenerasse in una rissa o in una brutta litigata.
“Magari
Bella lo ha stuprato o qualcosa del genere..”
ipotizzò Sirius grattandosi la testa perplesso. Rispetto a
pochi secondi prima sembrava essersi calmato.
Remus
rabbrividì al solo pensiero mentre tutti gli altri ragazzi
assunsero delle espressioni schifate all’idea di Remus e
quella strega.
“Aspettate,
voi pensate che Bella sia la madre di Teddy?” chiese Ginny
con un espressione sconvolta prima di mettersi nuovamente a ridere di
gusto.
“Dai,
è ridicolo!” gli fece eco Hermione scuotendo la
testa come a cacciare la terribile immagine di Remus e Bellatrix dalla
mente.
“Che bello
sentire queste parole.” sospirò Remus, tirando
finalmente un sospiro di sollievo. Sapere che non si trattava della
cugina psicopatica di Sirius era già un buon inizio,
chiunque sarebbe stata meglio di lei.
“Beh, chi
altri senno? Narcissa è promessa a quel pinguino malefico di
Malfoy..” chiese James pensando alla famiglia di Sirius. Se
non si trattava ne di Bella ne di Narcissa di chi poteva trattarsi? A
quanto ne sapeva lui non c’erano molti altri Black in
circolazione.
“Nessuna
delle due. Forse Sirius non ve ne ha mai parlato ma oltre a lui ci sono
altre pecore nere in famiglia.” iniziò a
raccontare Harry incerto. Sapeva che Sirius odiava parlare della sua
famiglia e non voleva che il ragazzo reagisse male.
“Altri
parenti cancellati o diseredati?”chiese Lily tornata
improvvisamente seria. La ragazza conosceva i problemi di Sirius con la
sua famiglia e quanto lui ne aveva sofferto, non si sarebbe mai
permessa di ridere di una cosa così seria e dolorosa. Poteva
capirlo benissimo perché anche lei aveva problemi con la sua
famiglia, in particolare con la sorella. Certo era che Petunia non
aveva mai pensato di diseredarla o di maledirla, ne tanto meno di
ucciderla come invece avevano giurato di fare alcuni parenti di Sirius.
“Esatto,
una di queste è Andromeda.” continuò
Harry, sperando che i malandrini sapessero chi fosse. Dalle facce
stupite di James e Remus dedusse che non era così.
“La strega
di cui parlavate prima?” chiese Remus, ricordando che Ginny
l’aveva nominata poco prima.
“Quella che
ha dato il medaglione a Teddy, vero?” chiese James cercando a
fatica di mettere insieme i pochi tasselli di informazione in loro
possesso.
“Proprio
lei. È la sorella di Bellatrix e Narcissa.”
confermò Harry.
“Dromeda?
Ma è molto più grande di Remus, ed è
sposata!” esclamò Sirius interrompendo il ragazzo.
Dromeda e Remus? Sembrava così assurdo, una coppia davvero
improbabile.
“Non ce ne
hai mai parlato.” osservò James un po’
risentito. Sirius non disse nulla e si limitò ad abbassare
la testa con aria colpevole.
“È
sempre stata la mia cugina preferita. È stata cancellata
dalla famiglia perché ha sposato un mago di origini babbane,
un certo Tonks mi sembra.” raccontò Sirius senza
entrare troppo nei dettagli. Non gli andava parlare della sua famiglia,
anche se Dromeda era una delle persone a cui voleva più bene
al mondo. Poteva sentire lo sguardo di James fissò su di
sé e riusciva a percepite chiaramente la sua delusione. Il
suo migliore amico si stava chiedendo perché lui gli avesse
taciuto quei dettagli della sua vita, esattamente come lui mesi prima
si era chiesto la stessa cosa riguardo alla storia di Stev.
“Ted Tonks
per la precisione.” specificò Hermione,
distogliendo James e Sirius dai loro pensieri. James
continuò a fissare il vuoto per un po’, poi scosse
la testa e tornò a prestare attenzione alla conversazione
rimandando ai giorni successivi la discussione con Sirius. Certo
discorsi meritavano tempo, calma e soprattutto che fossero soli.
“Ted hai
detto? Ma quindi..” disse Lily, notando che aveva lo stesso
nome del figlio di Remus. La ragazzi si chiese se i due fossero
collegati in qualche modo.
“Il bambino
porta il nome del nonno perché era morto da poco quando
Teddy è nato.” spiegò Ginny sorridendo
tristemente ripensando al marito di Andromeda. Anche lui era un uomo
eccezionale e non meritava di morire senza nemmeno poter conoscere il
nipote.
“Nonno?”chiese
Remus senza capire. I tre malandrini si scambiarono sguardi sperduti e
allucinati che fecero intuire a Lily che i tre non avevano capito
proprio nulla.
“Certo che
siete proprio lenti a capire le cose! Teddy è il figlio di
Remus e della figlia della cugina di Sirius.”
esclamò la ragazza scuotendo la testa rassegnata. I ragazzi
si voltarono verso i malandrini in attesa di una loro reazione.
“Quindi non
ho sposato una pazza furiosa?” chiese Remus dopo qualche
istante, ancora un po’ preoccupato.
“Diciamo
che Tonks è una strega molto particolare ma non è
né pazza, né oscura.”
mormorò Hermione sorridendo. Tonks era una strega fuori dal
comune, un po’ sbadata forse ma era una brava ragazza,
decisamente lontano dallo stereotipo della famiglia Black.
“Perché
la chiamate per cognome?” chiese James curioso. I ragazzi
sembravano conoscerla bene eppure non la chiamavano per nome.
“Lei
preferiva così. Il suo vero nome era Ninfadora ma a lei non
piaceva. L’unico che poteva chiamarla Dora era
Remus.” raccontò Harry ripensando al suo primo
incontro con Dora. Da subito l’aveva colpito la sbadataggine
della ragazza, il suo immenso coraggio e il suo grande cuore. Era
completamente diversa dai Black che aveva conosciuto.
“Perché
non avete detto nulla prima?” chiese Sirius accigliato. I
ragazzi avevano detto loro tutto riguardo al futuro e alle loro morti,
perché avevano taciuto i dettagli della nascita di Teddy?
“Oltre
perché non volevano far venire un infarto a
Remus?” chiese ironicamente Lily indicando Remus non ancora
del tutto ripreso dallo shock. Sembrava diventato di nuovo cupo e
pensieroso.
“Perché
è solo una bambina.. Come ho potuto sposarla? Le devo aver
rovinato la vita..” sbottò improvvisamente Remus,
realizzando l’enorme differenza di età che
c’era tra loro.
“Scherzi?
Lei era al settimo cielo. Remus le ripeteva sempre di essere troppo
vecchio, troppo povero, troppo pericoloso e troppo lupo mannaro per lei
ma Tonks lo amava davvero tanto. Non voleva nessuno che non fosse
lui.” raccontò Hermione con gli occhi lucidi. La
storia d’amore di Remus e Tonks era davvero bella e
romantica, anche se tanto triste. Quei due ci avevano messo una vita a
capire di essere fatti per stare insieme e quando finalmente Remus
aveva superato tutti i suoi dubbi, anche con l’aiuto e le
velate minacce di Harry, erano stati uccisi dai Mangiamorte. La vita
sapeva essere davvero beffarda e crudele, come lo era stata anche con
James e Lily, o Frank e Alice e anche con tutti i loro cari. I
mangiamorte non solo si erano portati via tante brave persone, avevano
anche spezzato molte storie d’amore nate da troppo poco tempo.
“Devo
essere proprio impazzito nel vostro futuro.”
mormorò Remus scuotendo la testa.
“A me
sembra che era la cosa migliore che potevi fare nella tua
vita.” disse Harry con un tono di sfida. Ron ed Hermione
ripensarono a quello che era successo nella vecchia casa di Sirius
l’anno prima e sorrisero, sperando che Harry schiantasse di
nuovo Remus.
“Ora siamo
davvero parenti!” esclamò Sirius estasiato
saltando letteralmente in braccio all’amico e facendolo
smettere di respirare per qualche istante. James e Lily guardavano la
scena e ridevano. Lily vide un ombra negli occhi di James ma non
riuscì a capire di che cosa si trattasse.
“Non ancora
lurido cagnaccio” rispose Remus cercando di allontanarlo in
più possibile.
“Ma lo
diventeremo..” disse ancora Sirius felice, stringendo forte
il collo del povero licantropo.
“Suona come
una minaccia!” concluse Lily scuotendo la testa e causando un
nuovo scoppio di risate a cui presero parte anche Sirius e Remus.
Rimasero a parlare e a ridere ancora per qualche ora fino a che
crollarono addormentati.
I giorni si
susseguivano veloci mentre i ragazzi erano impegnati nello studio.
Oltre alla scuola James doveva anche pensare al campionato e
naturalmente agli immancabili scherzi ai serpeverde, ai professori ed a
Gazza. Il ragazzo aveva cercato di scacciare dalla sua mente il fatto
che Sirius gli avesse mentito ma non ci era riuscito. Per quanti sforzi
facesse quella malinconia di fondo non se ne andava, in più
Sirius faceva di tutto per evitarlo.
In poco tempo
arrivò il fine settimana, e finalmente la sera di San
Valentino.
La settimana non era
decisamente iniziata nel migliore dei modi. Solo qualche giorno prima i
ragazzi avevano scoperto l’ultimo tassello circa il passato
dei ragazzi, l’identità della madre di Teddy. Era
stato uno shock per Remus riuscire ad abituarsi all’idea di
diventare parente di Sirius. L’idea che un giorno il suo
piccolo sarebbe diventato come il suo amico cagnaccio lo spaventava.
Come se non bastasse a complicare le cose una pericolosa assassina,
nonché parente del sopra citato Sirius, aveva attraversato
le barriere del tempo per cercare Teddy. Come ci fosse riuscita
rimaneva un mistero, ed i ragazzi temevano che sarebbero potuti
arrivare altri mangiamorte.
“Strano che
non voglia me..” si ritrovò a pensare ad alta voce
Harry guardando il fuoco scoppiettare nel camino con aria pensierosa.
“Perché
dici così?” chiese James fissando il figlio con
aria stupita.
“Tutti i
cattivi vogliono sempre uccidere Harry.” spiegò
Ron sorridendo. Sirius gli lanciò un’occhiataccia.
Come poteva parlare così tranquillamente delle minacce che
aveva dovuto affrontare il povero Harry? Il ragazzo per un attimo
valutò l’ipotesi di dire qualcosa ma poi
preferì rimanere zitto e pensare agli affari propri.
Il frenetico
susseguirsi degli eventi aveva fatto dimenticare a Sirius
dell’imminente arrivo di San Valentino. Fino a quel momento
l’animagus non aveva mai amato particolarmente quella festa.
Di solito lui e James passavano la giornata a scappare da mandrie di
donzelle innamorate. Ce n’erano per tutti i gusti, dalla
ragazza timida che mandava un biglietto anonimo a quella disposta a
tutto che spediva loro cioccolatini pieni di filtri d‘amore.
Quell’anno però potevano mettersi tutte il cuore
in pace. James era ufficialmente di proprietà di una delle
rosse più pericolose ed affascinanti del castello e Sirius
aveva tutta l’intenzione di diventare il ragazzo di Zhoana.
Il problema era come fare il modo che ciò avvenisse. Sirius
non voleva essere banale, voleva stupire quella ragazza che era
riuscita a rapirgli il cuore in così poco tempo e con
così poche parole. Il ragazzo le aveva davvero pensate tutte
ma nessuna idea gli sembrava abbastanza buona. Dopo avere passato tutta
la giornata a tormentarsi, alla fine aveva deciso di parlarne a Remus
prima dell‘ora di cena, sperando che l’amico avesse
qualche buon consiglio per lui. Remus era sorpreso che Sirius avesse
scelto proprio lui per parlare e con James ma decise di non fare
domande. Ultimamente i suoi due amici si comportavano in modo strano,
quasi facessero a gara ad evitarsi e lui aveva deciso che la cosa
migliore era stare fuori da quella situazione ed aspettare che tutto
tornasse a posto. Sirius provava una sorta di disagio quando rimaneva
solo con James. Era come se nella loro amicizia si fosse rotto qualcosa
e loro due si erano trovati di colpo lontani come mai prima
d‘ora. All’inizio Sirius aveva dato tutta la colpa
a Lily, ma dentro di sé sapeva bene che la ragazza non
centrava nulla. Per anni lui e James avevano pensato di essere
totalmente sinceri, di sapere tutto l’uno
dell’altro. Poi invece avevano scoperto che c’erano
tante cose non dette, tanti segreti e troppe bugie che si erano
insidiate tra loro. James non aveva mai parlato a Sirius di
Steven e Sirius non aveva mai raccontato all’amico della
parte della sua famiglia che non lo disprezzava così come
non gli aveva mai detto nulla neppure su Peter. Sirius cercava di
sfuggire alle sue responsabilità non parlando con James
perché la realtà era che non avrebbe saputo cosa
dirgli. Nemmeno lui riusciva a capire perché si era tenuto
tutte quelle cose dentro.
“Che devo
fare?” implorò Sirius con aria da cane bastonato
rivolgendosi a un Remus pensieroso che lo scrutava attentamente.
“E lo
chiedi a me? È James l’esperto di queste
cose..” rispose il lupo mannaro alzando le spalle e
abbozzando un sorriso. Era vero, non sapeva proprio come ci si doveva
comportare con una donna. Tutte le sue storie erano state brevi e
fallimentari ed inoltre non era per nulla romantico.
“Uffa, ho
chiesto a te e non a James!” sbuffò Sirius alzando
gli occhi al cielo. Non aveva per nulla voglia di parlare di James.
Sicuramente Remus gli avrebbe chiesto cosa non andava e
perché erano così strani e lui non aveva nessuna
voglia né di pensare né di rispondere.
“Certo,
solo perché lui ha gli allenamenti. A proposito,
perché non sei con lui?” chiese Remus con un tono
di voce indagatore. Sirius e James facevano entrambi parte della
squadra di grifondoro, James era il cercatore ed il capitano mentre
Sirius giocava come cacciatore. Entrambi erano veramente bravi,
l’orgoglio della loro casa. Che ci faceva Sirius in sala
comune mentre la squadra si allenava? Conoscendo James non doveva
averla presa bene, impegnato come era a fare della loro squadra la
più forte di tutti i tempi.
“Punizione”
mentì Sirius. In realtà non aveva voglia di
incontrare lo sguardo dell’amico e cercava di sfuggire ogni
possibile occasione di incontro, allenamenti compresi. Remus lo
fissò a fondo e poi alzò le spalle, fingendo di
credergli. Decisamente doveva esserci qualcosa di grosso sotto, ma
né Sirius né James avevano voglia di parlarne e
lui non poteva certo obbligarli.
“Davvero,
per me dovresti chiedere a lui. L’idea che ha avuto per la
sorpresa di Lily è geniale!” commentò
Remus sfogliando distrattamente il libro di Incantesimi.
“Sorpresa?”
chiese Sirius sgranando gli occhi. San Valentino era proprio quella
sera, era perfettamente normale che James avesse pensato di fare
qualcosa con Lily, solo si sentiva in qualche modo tagliato fuori dalla
vita del suo amico. Sirius si maledisse mentalmente. Sapeva che la
colpa era sua, aveva passato gli ultimi giorni ad evitare James e
doveva aspettarsi di non essere informato su tutto quello che
riguardasse, tuttavia una parte di lui soffriva immensamente per via di
quella distanza. Per qualche istante Sirius valutò
l’idea di correre al campo e raggiungere James, poi decise di
lasciare perdere.
“Non te ne
ha parlato?” chiese Remus stupito, destando l‘amico
dai suo pensieri. Sirius non disse nulla, si limitò a
scuotere la testa malinconico.
“Una caccia
al tesoro nel parco e nel castello. Sono due giorni che non fa che
scrivere bigliettini e nascondere regali. “
raccontò Remus evitando con cura lo sguardo di Sirius che
nel frattempo si stava tormentando nervosamente le mani. Sirius si
sentiva in colpa per non aver chiesto nulla a James, per non avergli
parlato. Che razza di amico era se non aveva nemmeno il coraggio di
affrontare il proprio migliore amico?
“Tu che
fai?” chiese Sirius, cercando di distrarsi da quei tristi
pensieri e imponendosi di pensare a Zhoana. Lei era la sua luce,
l’unica che poteva rendere tutto migliore e perfetto.
Sicuramente la ragazza avrebbe saputo dargli un buon consiglio per
risolvere le cose con James. Sirius si appuntò mentalmente
di parlarne con Zhoana alla prima occasione.
“Ho
accettato l’invito di una certa Mandy di Tassorosso. Andiamo
a bere qualcosa al villaggio, niente di che..”
raccontò Remus con un tono distaccato. Mandy era una ragazza
del quinto anno, erano mesi che non faceva che seguirlo e cercare scuse
per rivolgergli la parola. Quella mattina l’aveva vista
cercare il coraggio per andare a parlargli e invitarlo fuori e non
aveva avuto il cuore di deluderla, inoltre era abbastanza carina.
“Ehy! Ma tu
devi sposare mia cugina!” esclamò Sirius
fingendosi mortalmente offeso.
“Penso che
al momento sia reato visto che ha sei anni!” gli
ricordò Remus prima di scoppiare a ridere. Proprio in quel
momento Harry e Ginny entrarono nella sala comune tenendosi per mano,
innamorati come non mai.
“Ciao a
tutti!” salutarono i due ragazzi sedendosi vicino a Remus e
Sirius.
“Che fine
avete fatto?” chiese Sirius curioso, sperando che i due amici
potessero aiutarlo a decidere cosa fare con Zhoana. Dopo tutto loro
conoscevano la nipote, non era molto ma era comunque un inizio.
“Guardavamo
gli allenamenti. James era elettrico, si è fermato a
preparare la scopa per stasera.” raccontò Ginny
sorridendo mentre Harry annuiva. Negli occhi di suo padre Harry aveva
letto un velo di tristezza, come se qualcosa non andasse, ma non aveva
fatto in tempo a fargli nessuna domanda perché il ragazzo
era scappato subito a preparare ogni cosa per quella sera.
“Ha deciso
che porta Lily ha volare tra le stelle allora?” chiese Remus
curioso. Ancora una volta Sirius si sentì escluso da quella
conversazione che riguardava il suo migliore amico. Tutti sembravano
sapere tutto della vita di James mentre lui ne era escluso, e la colpa
era solamente sua.
“Anche a
voi piace il Quiddicht?” chiese Sirius cambiando discorso.
Harry non mancò di notare lo strano comportamento del suo
padrino. Doveva esserci qualcosa che non andava tra lui e James. Harry
cominciò a chiedersi di che cosa potesse trattarsi.
“Puoi dirlo
forte! Ma Sirius.. Che ci fai qui?” chiese Ginny, ricordando
solo in quel momento che anche Sirius faceva parte della squadra e che
non si era presentato agli allenamenti. La ragazza cercò di
ricordare il comportamento di James poco prima al campo, non gli era
sembrato arrabbiato ma solamente molto triste.
“Punizione..
Con Lumacorno..” mentì nuovamente Sirius senza
incrociare lo sguardo di Harry. Poteva mentire a Remus forse, ma non a
Harry. Probabilmente il ragazzo aveva già capito che
qualcosa non andava. Forse anche Remus lo aveva capito, ma sapeva che
non avrebbe fatto domande. Remus era il tipo che aspettava che qualcuno
di andasse a sfogare da lui, Harry invece era uno di quelli che non si
faceva nessun tipo di problema a fare domande se si trattava di un
amico, di suo padre o del suo padrino.
“Io vado da
Hermione, penso che stia impazzendo per scegliere i vestiti per
stasera.” disse Ginny baciando teneramente Harry sulle labbra
prima di dirigersi verso il dormitorio femminile dove Hermione era alle
prese con i propri capelli. Ron le aveva detto che voleva farle una
sorpresa e la ragazza era molto in apprensione, voleva apparire
bellissima.
“Tutti
hanno un programma tranne me.” mormorò sconsolato
Sirius con la testa tra le mani. Harry e Remus si scambiarono un
occhiata d’intesa e non riuscirono a trattenere una risata.
Sentire gli amici ridere delle sue disgrazie indispettì
Sirius, che guardò male i due ragazzi che sedevano di fronte
a lui.
“Non hai
ancora deciso?” chiese Harry dando una pacca affettuosa alla
schiena del padrino.
“No.. Tu e
Ginny?” chiese Sirius, speranzoso di scoprire di non essere
il solo a non avere ancora capito come festeggiare.
“Cena al
lume di candela in un posto speciale.” rispose Harry in tono
enigmatico senza dare troppe spiegazioni.
“Qui al
castello?” provò a chiedere Sirius, cercando di
scoprire qualcosa sulla serata del suo figlioccio. Quel ragazzo alle
volte sapeva essere davvero molto misterioso.
“Certo che
no!” rispose Harry, lasciando capire ai due malandrini che
non aveva nessuna intenzione di dire altro in proposito.
“Dannazione,
sono il solo a non avere idee!” tornò a lamentarsi
Sirius.
“Il tuo
problema è che cerchi di essere originale per
forza.” iniziò Remus, cercando di far uscire
Sirius dallo stato di depressione in cui era caduto.
“Si te
stesso è andrà bene.”
consigliò Harry, dando ragione a Remus.
“Che dovrei
fare?” chiese Sirius guardando prima Remus e poi Harry. I due
ragazzi si scambiarono un occhiata e poi fu Harry a rispondere.
“Corri da
lei e improvvisa!” disse il ragazzo dagli occhi verdi. Sirius
rimase per un po’ immobile e in silenzio, riflettendo sulle
parole degli amici. Doveva smettere di fare programmi? Forse avevano
pienamente ragione. Era stato così impegnato a cercare
un’idea che si era dimenticato quanto fosse speciale Zhoana e
che bastava solo la presenza della ragazza a rendere ogni cosa speciale
ed unica.
Sirius
scattò in piedi, non se lo fece ripetere due volte e si
precipitò fuori dalla sale comune travolgendo chiunque gli
stesse ostacolando la strada. Ora sapeva cosa doveva fare.
ANGOLO DELL'AUTRICE
innanzitutto GRAAAZIE MILLE a tutti quelli che sono arrivati a leggere
fino a qui.
nonostante gli impegni universitari e non eccomi qui ad aggiornare,
anche se non spesso come vorrei.
ultimamente ho corretto alcuni capitoli ed aggiunto alcune parti e
alcune vicende che all'inizio non avevo pensato.
spero che la storia continui a piacervi e spero che continuerete a
seguirmi numerosi!
GRAAAZIE MILLE soprattutto a chi ha commentato lo scorso capitolo!
BRANDO: grazie mille per il commento!
i tuoi commenti mi piacciono sempre moltissimo, sono contenta che il
rapporto Sirius/Harry sia risultato convincente, e che il professore
abbia fatto ridere e portato una ventata di allegria rispetto alla
scena precedente! Bellatrix diciamo che è un'idea che mi
è saltata in mente e che ho pensato di attuare, nei prossimi
capitoli verrà spiegato bene come ha fatto a salvarsi ed
arrivare qui e che fine ha fatto Andromeda. la storia del medaglione
è di Teddy è legata a quella di Andromeda, non
posso dirti come è morta.. dovrai aspettare! XD
SHIHO93: grazie mille per il commento!
mi sa che questa volta Harry non perderà l'occasione per
chiudere i conti con Bellatrix una volta per tutte.. quella donna che
ha combinate decisamente troppe! una scena in cui Harry da il meglio di
sè? aspetta e vedrai..
SHIN_86: grazie del tuo commento!
sono contentissima che lo scorso capitolo ti sia piaciuto e spero che
questo sia stato all'altezza del precedente!
SMEMO92: grazie mille per il commento!
diciamo che per Anderson mi sono ispirata a Moody ma l'ho reso
più insopportabile, mi sono immaginata come potesse essere
un ideale maestro di Moody ed è nato lui. XD Bellatrix la
detesto anche io, ma vedrai che i nostri eroi se la caveranno! riguardo
a come è arrivata e come ha scoperto dove si trovavano
dovrai aspettare... per il resto no, non cercherà Voldemort
perchè vorrà vendicarsi a modo suo. quella donna
è pazza in tutti i sensi. riguardo a Regulus, diciamo che
sto decidendo tra due idee diverse riguardo il suo futuro ma sono
particolarmente indirizzata su una..
ti assicuro solo una cosa, Peter NON TORNERA' MAI (perchè
non lo sopporto e non so scrivere ne farlo parlare) XD
LYRAPOTTER: grazie mille per il commento!
mi spiace per la cattiveria e per avere fatto tornare Bellatrix ma sta
tranquilla, sono abbastanza sicura che i nostri eroi sopranno tenerla a
bada nel migliore dei modi! XD sono anche sicura che dopo questo
capitolo mi odierai per l'allontanamento tra Sirius e James.. XD
Anderson è il mentore di Moody, sono psicopatici quasi
uguali. nel prossimo capitolo Sirius si dichiererà a
Zhoana.. doveva essere in questo ma per motivi di spazio ho dovuto
spostarlo al prossimo capitolo! XD
AYAPPE: grazie del commento!
sono contenta che qualcuno non odi Bellatrix, anche se sono sicura che
i nostri eroi riusciranno a tenerle testa. anche a Harry sembra strano
che per una volta non cerchino di uccidere lui, ma cmq non
lascerà che nessuno faccia del male al piccolo Teddy.
spero che questo capitolo ti sia piaciuto come il precedente!
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Capitolo 51 *** UNA SERATA MOLTO ROMANTICA ***
CAPITOLO 49
UNA SERATA MOLTO ROMANTICA
Sirius
era fermo sulla porta di ingresso della biblioteca e fissava dritto
davanti a sè, incantato, fregandosene completamente di tutto
quello che stava avvenendo intorno a lui. Per la prima volte nella sua
vita non riusciva a dire assolutamente nulla. Alla fine era riuscito a
trovarla per davvero Zhoana, ora si trovava lì di fronte a
lui, più bella che mai. Era una visione straordinaria.
Nessuna ragazza prima d’ora era mai riuscita a fargli
quell’effetto. Rimasero per quasi un minuto a guardarsi in
silenzio sorridendo, l‘uno perso negli occhi
dell‘altra, senza che nessuno dei due si decidesse a dire
niente. Anche Zhoana era come paralizzata, dopo tutto trovarsi di
fronte un Sirius troppo emozionato per riuscire a dire qualcosa non era
certo una visione da tutti i giorni. Alle loro spalle alcuni ragazzi
più piccoli si tenevano per mano mentre una coppia di
Tassorosso si baciava in preda alla passione sotto lo sguardo
disgustato di alcuni quadri. Ogni singolo angolo del castello era
pervaso dall’atmosfera di San Valentino e ovunque si guardava
si potevano vedere ragazzi innamorati che festeggiavano quel giorno di
festa.
Sirius
improvvisamente si riprese quel poco che bastò a fargli
ricordare che si trovavano ancora sulla porta della biblioteca e che
alle loro spalle si era formata una coda di ragazzi curiosi che
aspettava impaziente, e che stava iniziando a porsi delle domande.
Sicuramente il giorno successivo l’intero castello sarebbe
stato al corrente di quanto successo, ma stranamente a Sirius non
importava.
“Ci diamo
una mossa?” chiese una moretta di Serpeverde con un tono
decisamente acido che tradiva tutta la delusione che provava in quel
momento. Come gran parte della popolazione femminile del castello era
perdutamente innamorata di Sirius e aveva dovuto scontrarsi con la
terribile verità che Sirius non fosse più
disponibile. La ragazzina tratteneva a stento le lacrime e si
affrettò a nascondere nella borsa un pacchetto dorato,
probabilmente un regalo che aveva portato per Sirius ma che ora non
poteva certo dargli.
Alle parole della
ragazza Zhoana scoppiò a ridere mentre Sirius sbuffava,
prima di prendere la sua bella per mano e condurla via da tutti quei
curiosi. La ragazza lo assecondò, facendosi guidare docile
lungo i corridoi del castello che lui conosceva come le sue tasche.
Sirius non aveva la
minima idea di dove andare, ogni angolo del castello gli sembrava
scontato, del tutto inadatto a contenere tutto il loro amore. Da giorni
non faceva che pensare a un posto speciale, ma più si
sforzava e più le sue idee gli sembravano banali. Alla fine
decise di seguire il suo cuore e si ritrovarono in un piccolo cortile
deserto, illuminato solamente da un quarto di luna. Lo avevano trovato
per caso lui e James al loro primo anno mentre scappavano da un
professore e si erano subito chiesti come mai nessuno lo conoscesse.
Per anni era stato il luogo in cui si erano allenati per diventare
animagus e in cui avevano messo a punto tutte le loro idee migliori in
fatto a scherzi ai danni dei Serpeverde, ma non ci aveva mai portato
nessuna ragazza. Era un posto davvero spettacolare, fino ad ora gli era
sempre sembrato troppo per qualsiasi delle ragazze che aveva avuto al
suo fianco. Di fronte a loro si stagliava il lago, bello e maestoso
come sempre, nel quale si riflettevano almeno un milione di stelle, e
poco più in là c’era la foresta nella
quale erano andati insieme a cercare le fate la settimana prima ed
intorno a loro le montagne, avvolte da un alone di mistero e
magnificenza.
Senza dire nulla
Sirius si tolse il mantello, lo stese nell’erba, si sedette e
tirò dolcemente Zhoana vicino a lui. In quel silenzio
così perfetto e irreale si poteva sentire chiaramente il
battito accelerato dei loro cuori che battevano all’unisono,
tradendo tutta la loro agitazione. Sembrava che entrambi fossero
tornati bambini, troppo timidi e spaventati per dire o fare qualcosa.
Fu Zhoana a rompere quel silenzio, parlando per prima.
“È
bello qui..” sospirò Zhoana avvicinandosi a Sirius
e baciandolo sulle labbra teneramente. In pochi istanti i due ragazzi
si ritrovarono abbracciati, stretti uno tra le braccia
dell’altra, completamente persi in un bacio carico di
passione che durò a lungo.
“Solo
perché ci sei tu.” rispose lui riprendendo fiato
prima di riprendere a baciarla, con maggiore passione.
“Sirius
Black non ti facevo così romantico.” lo prese in
giro lei lasciandosi cadere tra le braccia del ragazzo e appoggiando la
sua testa sul petto di lui. Era piacevole lasciarsi andare
completamente nell’abbraccio di quel ragazzo che aveva un
odore così buono. Il cuore di Sirius aveva preso a battere
ancora più forte, ma Zhoana lo trovava rilassante.
“Lo sono
solo con te.” rispose Sirius, giocando con una ciocca dei
lunghi capelli biondi di Zhoana. La ragazza non rispose, sorrise e
basta. In quel sorriso Sirius riuscì ad intravedere per la
prima volta nella sua vita cosa fosse la felicità.
Improvvisamente poteva capire come si era sentito James quando la sua
rossa si era alla fine lasciata andare.
“Zhoana, ho
bisogno di saperlo. Vuoi essere la mia..” iniziò a
balbettare Sirius. Era così terrorizzato all’idea
che Zhoana potesse rispondere No che non era nemmeno riuscito a
concludere la frase. Si dette mentalmente dell’idiota.
“Certo.”
lo interruppe lei senza nemmeno fargli finire la frase. Non aveva
bisogno che completasse la frase per capire quello che le stava
chiedendo. Zhoana voleva essere la sua ragazza,lo voleva con tutta se
stessa, voleva passare ogni momento della sua vita da lì
all’eternità con quel ragazzo che era apparso dal
nulla e gli aveva rapito il cuore.
“Quindi noi
siamo..” mormorò piano Sirius, con il fiato
sospeso e il cuore che faceva le capriole per la felicità.
Non riusciva a credere che ci era davvero riuscito, che finalmente
anche lui aveva qualcuno con cui dividere ogni minimo particolare della
sua vita, qualcuno da amare e da difendere anche a costo della propria
vita.
“Puoi
giurarci Sirius Black!” rispose ancora una volta Zhoana,
saltando ancora di più tra le braccia di Sirius tanto da
farlo cadere all’indietro. L’animagus si
ritrovò disteso nell’erba, con Zhoana sopra di lui
che rideva felice e che lo baciava. Sopra le loro teste un oceano di
stelle a fare da testimone a quel momento magico. I due ragazzi presero
a baciarsi con foga in quel cortile così perfetto e deserto,
niente e nessuno avrebbe potuto disturbarli e interrompere quel momento
magico.
“Guarda..
Anche le lucciole bianche e rosse sono felici per noi.” disse
all’improvviso Sirius, indicando con il dito qualcosa di
luminescente a pochi passi da loro. Zhoana guardò dove il
suo ragazzo le indicava, sorrise e chiuse gli occhi stretta nel
più dolce e avvolgente degli abbracci. Tutto ciò
che aveva sempre desiderato era lì, Zhoana non poteva
chiedere di meglio dalla vita. I due innamorati rimasero
sdraiati nell’erba a godersi quei momenti di
intimità per un po’, senza che ci fosse bisogno
che nessuno dei due dicesse nulla. Entrambi sapevano che le parole in
quel momento avrebbero rovinato tutto con la loro
banalità. Sirius non sapeva quanto tempo era
passato e non gli importava, potevano essere ore come giorni. Era come
se si fosse svegliato da un lungo sonno. Guardava intorno e gli
sembrava di vedere tutto per la prima volta. Il cielo stellato, la luna
non ancora piena, l’erba umida per
l’umidità della notte, le montagne, il lago, ogni
cosa era nuova e bella insieme alla sua ragazza. Tra le braccia di
Zhoana aveva trovato la serenità e un po’ di
sollievo dai problemi che lo assillavano. La ragazza però si
era accorta dall’inizio che qualcosa preoccupava Sirius.
“Qualcosa
ti preoccupa, di chi si tratta?” chiese Zhoana mettendosi a
sedere di fronte a lui e costringendolo a guardarla dritta negli occhi.
Non poteva sopportare di vederlo triste e voleva aiutarlo, dopo tutto
era la sua ragazza ora e non voleva che ci fosse nessun segreto tra di
loro.
“James.”
disse Sirius sospirando, mentre Zhoana gli accarezzava il viso con fare
materno. Sirius non poté fare a meno di lasciare che i suoi
pensieri ricominciassero a tormentarlo.
“Pensavo
fosse il tuo migliore amico.” sussurrò lei. Quelle
parole e quei gesti così dolci spinsero Sirius ad aprirsi
con lei, a dargli la forza per parlare dei dubbi che da
qualche tempo lo assalivano e lo tormentavano.
“Infatti,
ma ultimamente ci siamo allontanati. È difficile da
spiegare, molte cose non le capisco nemmeno io.“
mormorò piano lui, prendendo a fissare il pavimento.
Più cercava di concentrarsi e di mettere a fuoco il problema
e più tutto si faceva confuso ed oscuro.
“Beh, io
non ho mai avuto un migliore amico quindi non so bene cosa dirti.
Però ogni tanto mi è capitato con mio fratello..
Gli errori li si fa sempre in due, poi bisogna che almeno uno dei due
si riavvicini e che cerchi un dialogo.” raccontò
Zhoana sorridendo, ripensando a tutti le litigate stupide e a tutti i
momenti in cui lei e Xeno non si erano riusciti a capire. Era accaduto
così tante volte che non le ricordava nemmeno tutte, e a
volte capitava ancora che litigassero. Tuttavia non si poteva dire che
fosse una grande esperta in fatto di amicizia visto che tutti la
evitavano, ma se c’era una cosa in cui Zhoana era davvero
brava era osservare. Ogni tanto si fermava in sala grande e guardava
scorrere la vita degli altri, amori, amicizie, litigi. Tutto
quell’osservare l’aveva portata a capire che quasi
sempre non sono i problemi a rovinare un rapporto ma
l’orgoglio e la mancanza di coraggio. Quando nessuno fa
nulla, i problemi non si risolvono e diventano sempre più
grandi, macigni, fino a che l’amicizia si sgretola e tutto
è perduto.
“Non so
nemmeno bene cosa sia successo, è tutto così
confuso.” continuò lui scuotendo la testa. Faceva
quasi male guardarlo. Zhoana poteva vedere quanto stava soffrendo in
quel momento e l’unica cosa che desiderava con tutta se
stessa era poterlo aiutare.
“Prova a
raccontarmi. A volte parlando ad alta voce si capiscono meglio gli
errori.” suggerì la ragazza, senza staccare lo
sguardo dagli occhi di Sirius.
“Da quando
lo conosco James mi è stato vicino. Sempre. Quando avevo
bisogno di un consiglio, di sfogarmi o di farmi una risata, lui era
lì.” riprese a raccontare Sirius. Fin dal primo
giorno sul treno che li stava portando al castello, prima ancora di
essere smistati, James Potter era stato suo amico. Nemmeno
l’odio che da secoli regnava tra le loro famiglie aveva
potuto impedire a quel ragazzino testardo di sorridergli e di
dimostrargli tutta la sua comprensione.
“Ha davvero
un cuore grande.” mormorò Zhoana sorridendo. Tutto
il castello era al corrente della grande amicizia che legava Sirius e
James, e tutti almeno una volta nella loro vita avevano invidiato quel
rapporto così perfetto. Sirius annuì tristemente,
riprendendo a raccontare.
“Certo,
è sempre disponibile ad ascoltare ed aiutare tutti. Pensa
che quando me ne sono andato di casa mi ha accolto da lui, dividendo la
sua famiglia con me. Pensavo andasse tutto bene, che non ci fossero
segreti tra noi, invece mi sbagliavo.” mormorò
Sirius ripensando a quella notte in cui aveva perso la sua famiglia e
ne aveva guadagnata una nuova. James era sempre stato la colonna a cui
tutti loro si erano sempre aggrappati per andare avanti. Era il
migliore in tutto, a giocare, nello studio, a organizzare scherzi, ad
ascoltare e a consolare un amico in difficoltà. Non
c’era nulla che James non fosse disposto a fare per lui o per
Remus. Sarebbe andato sulla luna, sarebbe andato in capo al mondo,
sarebbe anche morto per i suoi amici.
“Che vuoi
dire?” chiese Zhoana sgranando gli occhi per la sorpresa.
Come tutta la scuola, anche lei credeva che James e Sirius fossero
quasi un’unica entità, non era umanamente
possibile che ci fosse qualcosa che quei due non si fossero detti.
“Io non
sono stato del tutto sincero con lui, e nemmeno lui con me. Gli ho
nascosto alcune cose che riguardavano la mia famiglia, e lui non mi ha
mai detto di avere un gemello che è morto tempo
fa.” spiegò Sirius a testa bassa. Zhoana
aggrottò leggermente la fronte quando Sirius
pronunciò la parole gemello. James Potter aveva un gemello?
Sembrava davvero impossibile, ma dopo tutto fino a quel momento anche
l‘idea di un litigio tra i due migliori amici di Grifondoro
era impossibile. Mentre raccontava a Zhoana dei segreti che non aveva
confidato a James, Sirius aveva preso a provare vergogna
perché non aveva mai detto nulla al suo migliore amico.
James aveva molte ragioni per non parlare del suo gemello, prima tra
tutti il dolore che provava per la sua perdita, lui nessuna. Aveva
nascosto a suo fratello l’unica parte della sua vita priva di
ombre e di fantasmi. Come aveva potuto? Che scuse poteva avere per
avere fatto una cosa del genere?
“Nessuno
dei due ha ragione. Avete sbagliato tutti e due, dovete solo capire
perché. Hai provato a parlare con lui?”
suggerì Zhoana con un tono amorevole. Non voleva
sbilanciarsi e giudicare ma era del parere che entrambi avessero le
loro colpe. Non esiste una ragione abbastanza buona per nascondere
qualcosa al proprio fratello, di sangue o meno, nemmeno se si tratta di
una cosa che fa soffrire o di cui ci si vergogna. Con un fratello ci si
confida tutto, sempre.
“No, ho
cercato di evitarlo il più possibile perché la
verità è che non saprei cosa dirgli. Non so
nemmeno io perché gli ho nascosto quelle cose.”
mormorò Sirius sconsolato. Si sentiva sempre peggio ed aveva
anche quasi paura a guardare in faccia Zhoana. Che avrebbe pensato di
lui? Sicuramente che era un codardo, forse avrebbe anche deciso di
troncare sul nascere la loro storia. Ma Zhoana non voleva allontanare
Sirius, lo voleva aiutare. La ragazza gli si avvicinò e lo
strinse a sé delicatamente. Sirius sentì il
tepore della pelle di Zhoana sulla sua e capì che la ragazza
non aveva la minima intenzione di andarsene.
“Ce
l’hai con lui perché non ti ha detto del
fratello?” chiese Zhoana prima di dargli un bacio a fior di
labbra.
“No, lo
posso capire. James ha sempre cercato di apparire forte per sostenere
noi, è sempre stato il faro a cui tutti ci affidavamo. Ho
sempre dato per scontate troppe cose, la sua amicizia, la sua
felicità. Non mi sono mai fermato a chiedermi se anche lui
avesse dei problemi..” raccontò Sirius sconsolato.
Improvvisamente aveva capito che non era arrabbiato con il suo amico,
ce l’aveva con se stesso.
“Pensi che
lui ce l’abbia con te?” chiese ancora Zhoana
fissandolo negli occhi. Sirius si prese qualche minuto per rispondere,
quella domanda gli pareva incredibilmente difficile, o forse era
difficile capire quello che provava in quel momento. James avrebbe
avuto tutte le ragioni per essere arrabbiato, ma lo era davvero?
Avrebbe accettato di parlargli ancora e di guardarlo ancora in faccia o
avrebbe tagliato completamente i ponti con lui?
“Non so,
una parte di me lo spera. Se si è arrabbiato possiamo
risolvere tutto con una rissa, se invece l’ho deluso non
c’è rimedio.” disse alla fine Sirius
sospirando. James era suo fratello, poteva immaginare di vivere senza
la sua vera famiglia ma non senza di lui. Senza James si sarebbe
sentito solo, perso, incapace di stare al mondo. Aveva bisogno dei
consigli di suo fratello, dei suoi rimproveri e persino di sentirsi
dare dell’idiota. Sirius era sicuro che non avrebbe mai
potuto fare a meno di tutte quelle cose.
“Ora
capisco.” sospirò Zhoana sorridendo prima di
abbracciare Sirius stretto a sé.
“Cosa?”
chiese Sirius confuso. Zhoana era dannatamente brava ad arrivare a
delle conclusioni che lui non riusciva mai a capire ma era sempre molto
enigmatica.
“Non sei
ancora andato a parlargli perché hai paura di scoprire se
è arrabbiato o deluso. Ma se ci tieni davvero a lui e alla
sua amicizia devi farti forza e scoprirlo perché
più tempo passa e più tutto si
complica.” consiglio la ragazza, facendogli un occhiolino.
Sirius rimase spiazzato da quelle parole. Zhoana era riuscita a
leggergli nel cuore quando anche lui non era riuscito a capire cosa
stava provando. Quella ragazza era davvero eccezionale, e lui era
fortunato che stesse con un disastro ambulante come lui.
“Io..”
cominciò Sirius, incerto su come andare avanti. Era
terrorizzato all’idea di affrontare James e di scoprire che
ormai gli era indifferente, che non lo considerava più
né un amico né tanto meno un fratello.
“Tu ci
tieni a lui, e soffri a non sapere più nulla della sua vita.
Parlagli appena lo vedi “ concluse Zhoana, facendo capire a
Sirius che il discorso era chiuso e non aveva possibilità di
replica. Avrebbe dovuto fare come diceva lei e basta. Sirius
abbassò la testa e sorrise.
“Sai, mi
è servito parlare con te. Ora mi sento un po’
meglio.” le sussurrò Sirius ad un orecchio, prima
di prendere a baciarle il collo.
“Mi fa
piacere sentirtelo dire.” disse lei, rispondendo al bacio.
Nel frattempo, molti
chilometri più a sud del castello Ginny ed Harry erano soli
ed abbracciati nella foresta che aveva ospitato la coppa del mondo anni
prima ma non riuscivano proprio a godersi tutta quella pace e
quell’intimità. Era come se qualcosa tormentasse
entrambi impedendogli di godersi quel posto isolato, quella vista
mozzafiato e quella pace che da troppo tempo non riuscivano ad
assaporare a pieno.
“Hai visto
la faccia di James?” mormorò Ginny pensierosa
mordicchiando un delizioso biscotto al cioccolato mentre ripensava al
viso tirato e pallido di James mentre si allenava. Il ragazzo fingeva
che andava tutto bene ma si vedeva lontano un miglio che non era
così. Nemmeno prendere il boccino battendo ogni suo record
gli aveva fatto tornare il sorriso, Ginny era certa che qualcosa lo
tormentasse.
“Perché,
quella di Sirius, invece?” ricordò Harry, cercando
di scacciare il viso del padre e del suo adorato padrino dalla mente.
C’era qualcosa che non andava tra quei due, ma entrambi erano
troppo orgogliosi per parlarne con il diretto interessato o con
qualsiasi altra persona.
“Dici che
hanno litigato?” chiese Ginny, collegando le due cose. Un
litigio sarebbe stato la spiegazione più logica per spiegare
tutte quelle stranezze, ma a cosa poteva essere dovuto? La ragazza era
sicura di non avere mai visto discutere James e Sirius, era come se i
due avessero improvvisamente preso ad evitarsi senza una ragione
apparente.
“Litigato
no, oppure Remus avrebbe saputo qualcosa. Anche lui sembrava confuso.
Deve essere successo qualcosa.” concluse Harry scuotendo la
testa, cercando di pensare a cosa potesse essere successo. Una parte di
lui si sentiva responsabile, forse qualcosa che avevano detto riguardo
il futuro era stata la causa di tutto questo. Harry non riusciva a
darsi pace. Voleva fare qualcosa per aiutarli ma allo stesso tempo
sapeva che tenersene fuori era la cosa migliore.
“Forse
dovremmo fare qualcosa perché si riavvicinino..”
suggerì Ginny, cercando di pensare a qualcosa di geniale che
risolvesse la situazione. Sirius e James erano i migliori amici tra i
migliori amici, era così dannatamente sbagliato vedere come
si evitavano. O meglio, vedere come Sirius evitava James. La cosa
faceva soffrire entrambi, per non parlare di tutti quelli che stavano
loro intorno.
“La cosa
migliore è lasciare che facciamo da soli.”
suggerì Harry alla fine, combattendo contro il suo istinto
che gli stava urlando di fare qualcosa. Conosceva abbastanza Sirius da
sapere che non avrebbe mai tollerato un’interferenza. Le
conseguenze sarebbero state terribili, certe situazioni era decisamente
meglio che ognuno le risolvesse per conto proprio anche se per Harry
stare a guardare era davvero difficile.
“Già,
forse hai ragione.. Brindiamo a noi?” suggerì
Ginny, decisa a non permettere a quei pensieri tristi di rovinare la
loro serata. Finalmente si trovavano soli, sperduti nella natura, senza
mangiamorte o problemi di altro genere. Harry sorrise sentendo le
parole della sua ragazza e la guardò avvicinarsi a lui. Con
un gesto deciso Ginny allentò la cravatta e
iniziò a slacciare i bottoni della sua camicia. Harry si
lasciò scappare un sospiro. Sarebbe stata una lunga ed
eccitante notte, ne era certo, così come era certo che la
sua ragazza sarebbe riuscita a fargli dimenticare tutti i pensieri che
gli affollavano la mente.
Il castello era del
tutto irriconoscibile invaso come era da cuori di varie forme,
dimensioni e materiali. C’era di tutto, da lecca-lecca
giganti, a palloncini, a torte, a biscotti, a cioccolatini ed un sacco
di altre cose. Tutti sembravano troppo presi a festeggiare per
accorgersi di qualsiasi cosa, anche di una coppia di ragazzi che
arrancava con passo incerto per il castello.
“Ron, posso
aprire gli occhi?” chiese Hermione nervosa. Era bendata e Ron
la stava conducendo da quasi mezzora per i corridoi del castello.
“Aspetta..”
rispose Ron, telegrafico guardandosi intorno infastidito. Tutta quella
gente lo irritava, non li voleva intorno, voleva solo festeggiare con
la sua bella Hermione.
“Ma uffa,
quanto ancora dovrò aspettare?” sbuffò
Hermione, curiosa e spaventata al tempo stesso. L’esperienza
le aveva insegnato che le idee di Ron alle volte potevano essere
pericolose quasi quanto quelle di Hagrid anche se almeno aveva la
certezza che al suo ragazzo non piacessero tutti quegli animali
pericolosi che invece piacevano al guardiacaccia.
“Il tempo
che serve perché tutto sia perfetto.” disse Ron,
cercando di controllare l’emozione. Finalmente si fermarono
poi, dopo un tempo che ad Hermione parve lunghissimo, Ron si decise a
togliere la benda dagli occhi della sua ragazza, dopo aver intimato ad
alcuni ragazzini del secondo anno di sparire.
“Dove
siamo?” chiese Hermione guardandosi intorno. Ricordava quel
luogo, qualche anno prima era stato teatro di una loro litigata
terribile. Era stato proprio allora che Hermione aveva capito che i
suoi sentimenti per Ron forse stavano cambiando ma aveva deciso di
fingere che così non fosse per non rovinare tutto.
“Dove anni
fa avrei dovuto baciarti per la prima volta..” rispose Ron,
con la voce ridotta a poco più di un debole sussurro. Gli
occhi di Hermione si riempirono di lacrime di commozione e gioia.
“Come sei
tenero, ti amo sai?” mormorò Hermione prima di
baciarlo teneramente.
“Anche
io!” rispose lui perdendosi in quel bacio che sapeva di menta.
Non tutti i ragazzi
erano rimasti al castello. Come faceva ogni anno Silente aveva concesso
a quanti lo volessero di andare al villaggio magico, per poter
festeggiare la festa degli innamorati da Madama Piediburro o ai Tre
Manici. Molti ragazzi avevano colto al volo quell’occasione,
specialmente coloro che non erano fidanzati e speravano di concludere
la serata in dolce compagnia. Remus non era tra questi, aveva accettato
l’invito di Mandy solamente perché non aveva avuto
il cuore di deludere la ragazza ma la sua testa era altrove. Seduto al
tavolo del pub del villaggio Remus non riusciva a smettere di pensare a
Sirius e a James e a come il rapporto tra loro si fosse fatto gelido.
Erano ore che rimuginava, spiccicando a malapena tre parole con Mandy.
“Devo fare
qualcosa!” disse improvvisamente, facendo sobbalzare la
ragazzina seduta di fronte a lui.
“Che ti
prende?” chiese la ragazza, visibilmente a disagio.
“Nulla
davvero.. Devo andare.” rispose Remus alzandosi senza pensare.
“Capisco,
è colpa mia vero? Ti ho annoiata?”
mormorò lei mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.
Remus capì di essere stato un insensibile pari forse solo a
Sirius e si maledisse mentalmente. Si avvicinò alla
ragazzina e prese le mani tra le sue.
“No, tu sei
perfetta. Solo, ho un grande problema con dei miei amici e devo trovare
una soluzione sennò diventerò matto.”
spiegò con tono gentile, sperando che lei capisse. Mandy
annuì e si asciugò le lacrime.
“Capisco.
Senti, non ti secca se continuo la serata con quei tipi
laggiù?” chiese lei, del tutto ripresa da poco
prima, sorridendo a un biondino che faceva segno di avvicinarsi.
“Certo, fai
pure.” rispose il licantropo leggermente sconvolto scuotendo
la testa.
Mentre camminava
verso il castello non poteva fare a meno di ripetersi quanto le ragazze
fossero strane.
Tutti i ragazzi
stavano festeggiando la festa degli innamorati o la stavano maledicendo
perché non avevano nessuno con festeggiare, solo una ragazza
era sola nella sala comune e si stava tormentando le unghie, indecisa
su quale mangiucchiare. Lily era nervosa, sentiva che qualcosa non
andava in James e aveva paura che fosse colpa sua. Era mezzora che lo
stava aspettando e di lui non c’era traccia. James non era
mai arrivato in ritardo da lei, molte volte era arrivato tardi a
lezione, ma mai da lei. Il ragazzo poi, era stato strano
tutto il pomeriggio, persino agli allenamenti non sembrava lui. Era
come se avesse un grosso macigno sul cuore che gli impediva di volare,
di parlare o di comportarsi come faceva di solito. Lily
sospirò, cercando di ripetersi mentalmente che andava tutto
bene e che James non aveva intenzione di lasciarla. Mentre Lily era
immersa in questo dialogo con i suoi neuroni, James fece il suo
ingresso il sala comune, prendendola di sorpresa.
“Finalmente
sei pronta. Certo che voi donne vi fate desiderare!”
scherzò lui, baciandole la mano con fare cavalleresco. Lily
lo osservò attentamente, sembrava essere tornato il solito
James di sempre. Non c’era traccia di quello che lo
preoccupava solo qualche ora prima.
“Sei in
ritardo! Che c’è, qualche dubbio sul passare la
serata con me?” chiese Lily preoccupata e incerta. James a
quelle parole cominciò a ridere forte.
“Ma no
sciocchina, ero solo andato a controllare che fosse tutto
perfetto.” rispose lui abbracciandola e baciandola
delicatamente sul collo. Lily era tutto per lui, la sua forza, la sua
ragione di vita, l’unica che potesse fargli tornare il
sorriso e fargli dimenticare che Sirius lo evitava da giorni. Come
poteva pensare che lui non aveva intenzione di passare la sera con lei?
Lily si staccò da lui per guardarlo negli occhi, James la
lasciò fare. Lily in quegli occhi vide incertezza, paura e
anche tanto amore per lei. Qualunque cosa lo tormentasse aveva deciso
di metterla da parte per farle passare una serata indimenticabile. Lily
si strinse forte a lui.
“Di che
cosa parli?” chiese la rossa con un fare implorante. Se
c’era una cosa a cui Lily non riusciva a resistere erano
proprio le sorprese.
“Della tua
sorpresa mi sembra ovvio. È tutta settimana che non faccio
altro che mettere a punto ogni dettaglio. Voglio che tutto sia
eccezionale, come lo sei tu.” rispose James dandole un bacio
a fior di rabbia. Lily in risposta lo attirò a sé
e lo baciò.
“Ogni cosa
con te è eccezionale.” mormorò piano
Lily, scompigliando i capelli del suo ragazzo. James
ricambiò il bacio con un secondo, e poi con un terzo, un
quarto, prima di ricordarsi della sorpresa.
“Va bene,
allora prendi questo.. Ci vediamo dopo..” disse James
porgendo una pergamena a Lily prima di allontanarsi e sparire di nuovo
oltre al buco del ritratto.
“Aspetta..
Dove stai andando?”cercò di fermarlo Lily,
confusa. James in risposta la salutò con la mano e le fece
segno che si sarebbero visti dopo. La rossa, confusa e sperduta decise
di leggere cosa diceva la pergamena.
La
caccia al tesoro comincia..
Il premio in palio sono
io,
Spero che tu decida di
trovarmi,
Morirei senza di te e
senza il tuo amore..
Ti amo, James
“Solo
lui poteva pensare una cosa del genere, che tesoro.”
mormorò la ragazza prima di leggere il secondo indizio e
partire alla ricerca del suo amore.
ANGOLO DELL'AUTRICE:
graaazie mille a tutti coloro che hanno recensito la mia storia, che la
mettono tra i preferiti e che la leggono sempre!
siete dei veri angeli!
grazie in particolare ai sette angeli che hanno commentato;
BRANDO: grazie mille per il commento!
è bello sapere che la mia storia piace e che fa provare
emozione a chi la legge! diciamo che i malandrini hanno avuto
paura che fosse Bellatri alla luce delle notizie apocalittiche che i
ragazzi avevano dato loro in precedenza. come li si può
biasimare, dopo tutto quello che hanno saputo che accadrà
nel futuro per loro era possibile di tutto. la distanza tra James e
Sirius sapevo che avrebbe provocato un moto di ribellione ma dopo tutto
anche nelle migliori amicizie a volte capita di litigare e non capirsi,
no? XD Harry per il momento ha deciso di non fare nessuna predica, ha
ancora qualche incubo di quelle passate. XD Regulus sarà uno
dei personaggi che apparirà prossimamente, non ti dico
però che fine gli farò fare.. mistero! le
modifiche riguardano i capitoli futuri che non ho ancora postato,
tranquillo. ad esempio l'allontanamento tra James e Sirius, e altre
cose che ho in serbo per il futuro. sai, a volte rispondendo ai
commenti mi vengono delle idee geniali! XD
SHIHO93: grazie per avere commentato!
grazie per i complimenti, spero di non deluderti quando Harry
affronterà Bella.. XD
FINLEYNA 4 EVER: grazie del commento!
il momento in cui pensava di avere sposato Bella è stato
davvero tragico per Remus, si sta ancora cercando di riprendere! XD
James e Sirius invece, che dire.. anche tra amici a volte si discute!
vedrai che andrà tutto bene! XD
SHIN_86: grazie per il commento!
sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, spero che ti piaccia
anche questo e che ti piacerà anche il prossimo! XD
AYAPPE: grazie per il commentO!
diciamo che il quel momento Remus non era in grado di ragionare, troppe
notizie in un colpo solo! XD
mi spiace che Zhoana non ti piaccia, per me invece è
perfetta per Sirius perchè non si prendono troppo sul serio!
XD
SMEMO92: grazie per il commento!
va bene, dovremo formare un gruppo "io odio Peter" XD
eh si, Sirius senza James e James senza Sirius è triste. sia
Remus che Harry hanno deciso di tenersene fuori, dovranno risolvesela
da soli! ma vedrai che gli farà bene, discutere fa sempre
bene. rinforza le amicizie ancora di più! XD
LYRAPOTTER: graaazie mille per il commento!
tranquilla, capita di commentare tardi. anche io ho pochissimo tempo e
quindi ti capisco! XD
diciamo che non ho mai immaginato veramente Bella e Remus insieme, era
solo un modo per traumatizzare il povero Remus ancora di
più! XD
sapevo che il quasi-litigio tra Sirius e James avrebbe fatto questo
effetto, ma come ho già scritto, discutere fa bene ad
un'amicizia. vedrai che andrà tutto bene e che torneranno
più amici che mai! XD
mmm... sai che mi sembra di ricordare che l'idea per Zhoana me l'avevi
data proprio tu in un commento?XD
GRAAAZIE A TUTTI E ARRIVEDERCI AL PROSSIMO CAPITOLO!
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Capitolo 52 *** CHIARIMENTI IN VOLO ***
CAPITOLO 50
CHIARIMENTI AD ALTA QUOTA
La mattina successiva
Hermione si svegliò con il sorriso sulle labbra e
un‘espressione beata sul viso. Si sentiva la ragazza
più fortunata dell’intero castello. Il mondo le
appariva come un‘immensa distesa fiorita dove le farfalle
giocavano tra loro e anche le nuvole sorridevano. La sera prima aveva
passato momenti magici con Ron, tutto era andato bene e lei non poteva
chiedere di meglio dalla vita. Dopo anni di battaglie e guerre
finalmente potevano godersi un po‘ di pace e
tranquillità più che meritata. Le espressioni
felici dipinte sui volti di Ginny e Lily, ancora profondamente
addormentate, lasciavano intendere che le loro serate non erano andate
male, anzi. Hermione sospirò, e si diresse canticchiando
verso il bagno, con tutte le intenzioni di farsi un bagno rilassante
prima del risveglio delle amiche. Non vedeva l’ora di
scoprire dove fossero andati Ginny ed Harry e che cosa avesse
organizzato James per Lily.
Nella stanza dei
ragazzi, al contrario, l’umore era decisamente più
tetro che mai. Certo, anche loro avevano passato una bella serata con
le loro compagne, ma al rientro avevano trovato il letto di Sirius
vuoto e Remus di pessimo umore. Questo aveva fatto tornare loro alla
mente la situazione critica che c’era tra Sirius e James.
Nessuno parlava e la tensione si avvertiva nell’aria. Tutti
ormai, persino Ron avevano capito che c‘era un problema.
James era impassibile, ma Remus riusciva a vedere chiaramente quanto
stesse soffrendo. Certo, come tutti loro era contento che tra Sirius e
Zhoana fosse andato tutto bene, ma James aveva paura di avere perso
definitivamente il suo migliore amico.
Remus
sospirò, esasperato, e si diresse verso il letto di James.
Quella situazione doveva finire, James e Sirius dovevano riprendere a
parlarsi. A malincuore il ragazzo decise di intervenire, nonostante in
passato si fosse ripromesso in più occasioni di non
intromettersi più. Altre volte era capitato che Sirius e
James discutessero, certo, non erano mai arrivati ad ignorarsi per
quasi una settimana. Ogni volta Remus si diceva che i suoi amici erano
abbastanza grandi e maturi per sbrigarsela da soli, ed ogni volta,
puntualmente, si vedeva costretto a farli ragionare. Quei due erano
decisamente peggio di due bambini dell‘asilo, quando ci si
mettevano avevano davvero delle teste dure. Come facessero Lily, e
forse anche Zhoana ora, ad essere le loro ragazze rimaneva un mistero.
Remus si avvicinò al letto di James. Il ragazzo era voltato
sul fianco, e il suo respiro regolare lasciava intendere che dormiva
profondamente.
“Ehy,
James. Dimmi, sei sveglio?” chiamò Remus,
scuotendo l’amico per una spalla. James sussultò,
e si voltò lentamente verso la fonte di tutto quel trambusto.
“Mmmm..”
mormorò James mezzo addormentato. Di fronte a lui non vedeva
altro che un’ombra sfuocata. Era senza occhiali e anche
volendo non avrebbe saputo dire di chi si trattasse a causa della sua
miopia.
“Benissimo,
ora si.” disse Remus soddisfatto. James riconobbe la voce del
suo amico licantropo, ed imprecò a bassa voce.
“Sei un
mostro. Sai che ore sono?” esclamò seccato,
inforcando gli occhiali e mettendo finalmente a fuoco la stanza.
“Le nove,
credo.” rispose Remus distrattamente, guardando
l’orologio. James fissò a lungo il suo amico,
seduto di fronte a lui con un’espressione soddisfatta e
compiaciuta. Remus non gli era mai parso così sadico come in
quel momento.
“Eh sai a
che ora sono andato a letto io?” chiese James, lanciando al
compagno di stanza uno sguardo di puro odio. Tra le cose che James
Potter odiava, certamente al primo posto vi era essere svegliato troppo
presto da un amico con un’espressione sadica.
“Non so,
non ti ho sentito rientrare.” rispose Remus distrattamente,
facendo il finto tonto. In realtà sapeva benissimo che James
era rientrato molto tardi, ma il discorso che gli doveva fare era
troppo importante per aspettare che si svegliasse. Inoltre, visto che
lui aveva mandato a monte una serata con una ragazza per colpa dei sue
due amici, il minimo che James poteva fare era ascoltarlo senza
protestare troppo. A Sirius sarebbe toccata la stessa sorte non appena
si fosse deciso a tornare.
“Appunto!”
esclamò James risentito, mettendosi a sedere. Alla fine il
ragazzo aveva dovuto accantonare del tutto l’idea di tornare
a dormire. Certamente Remus non l’avrebbe permesso, tanto
valeva rassegnarsi e alzarsi.
“Come
è andata con Lily? Le è piaciuta la
sorpresa?” chiese Remus, cambiando argomento. James rimase un
po’ spiazzato da quella domanda. Il suo amico lo aveva
davvero svegliato in modo crudele solo per rivolgergli quella domanda?
Non poteva aspettare? Il ragazzo alzò le spalle, e rispose.
Era inutile porsi troppe domande quando si trattava di Remus, quel
ragazzo sapeva essere molto enigmatico quando voleva.
“Tantissimo,
era al settimo cielo. Ti giuro, sembrava una bambina. Non penso di
averla mai vista tanto felice in vita sua.”
cominciò a raccontare James. I suoi occhi brillavano
mentre parlava di Lily e di come si fossero rincorsi per
tutta la notte, per finire abbracciati sotto un tappeto di stelle.
Remus lo ascoltava sorridendo. Era davvero felice che James avesse
trovato quello che cercava da tanto tempo. Da quando stava con Lily era
diventato più maturo, e aveva quasi smesso di tormentare la
scuola con i suoi scherzi. Quasi, dopo tutto certe abitudini sono
davvero dure a morire.
“E tu
invece?” chiese ancora Remus, facendosi più serio.
James sospirò.
“Ero felice
anche io. Sai, quando sto con lei è come se tutto il resto
fosse lontano. Quando mi perdo nei suoi occhi o tra le sue braccia il
mondo mi sembra più bello, meno cattivo e oscuro.”
ammise James sognante, fissando l’amico. Sul suo viso
c’era disegnato uno sguardo rilassato, pensare alla sua Lily
lo faceva stare bene e riusciva a rendere accettabile anche essere
buttato giù dal letto. Il suo sguardo vagò per la
stanza, dove Harry e Ron parlavano tra loro mezzi addormentati e fini
per caso sul letto vuoto di Sirius. Improvvisamente
l’espressione di James cambiò e si fece
più seria, triste.
“Sai, non
mi sembri al settimo cielo però adesso.. Qualcosa ti
turba?” chiese preoccupato Remus. Sapeva benissimo cosa
turbava James, ma voleva che fosse lui ad aprirsi, senza che si
sentisse obbligato o sotto accusa.
“Ma no, ho
solo sonno..” disse James, cercando di sorridere per coprire
la tristezza che sentiva dentro. Quello che ne uscì fu un
sorriso forzato e per nulla convincente.
“James, da
quando dici balle a me?” chiese ironico Remus, fissando
l’amico negli occhi.
“E tu da
quando giri così intorno alle cose? Sii chiaro..”
mormorò James, senza abbassare lo sguardo. Era prevedibile,
James sapeva che anche Remus prima o poi si sarebbe accorto che
qualcosa non andava tra lui e Sirius. Probabilmente il suo amico se
n’era accorto da un po’, ma non aveva detto nulla
per non risultare indiscreto. James si disse che probabilmente era
quello il vero motivo per cui Remus aveva tutta quella fretta di
parlargli quella mattina.
“Sirius.“
disse semplicemente Remus. Bastò quel nome, e James
cominciò a sentirsi ancora più triste e confuso
di quanto non fosse già. Improvvisamente il ricordo della
serata con Lily, benché piacevole, era già
lontano. James era di nuovo solo ad affrontare i demoni che lo
tormentavano da una settimana a quella parte.
“Non so
dove sia, nemmeno con chi a dire il vero. Forse con Zhoana. Non mi ha
detto nulla e io non ho chiesto. Nemmeno lui ha chiesto a me cosa
facevano stasera con Lily.” raccontò triste James,
giocherellando con un lembo della coperta. Gli faceva male non essere a
conoscenza della vita di suo fratello, ed ancora di più gli
faceva male che Sirius non volesse più essere a conoscenza
della sua. Fino a quel momento non c’era stato segreto tra
loro, o quasi. Ad ogni modo non c’era mai stato mistero circa
le ragazze con cui uscivano, dove le portavano e cosa facevano.
Confidarsi era sempre risultato naturale, scontato. James non aveva mai
avuto bisogno di chiedersi dove fosse il suo amico e cosa stesse
facendo, e lo stesso valeva per Sirius. Tutto quel mistero lo uccideva
dentro.
“Da quanto
non vi parlate più?” chiese Remus serio. La sua
domanda questa volta non era ironica, ma seria. Remus voleva capire
cosa fosse successo tra i suoi amici perché i loro rapporti
si raffreddassero a quel modo da un giorno all’altro.
“Da un
po’.. Ma non abbiamo litigato, non so cosa è
successo di preciso..” disse James, ripensando ai giorni
precedenti, cercando inutilmente una motivazione che potesse spiegare
tutto quello che era successo. Un giorno andava tutto bene, facevano
gli idioti come al solito, e il giorno dopo non si guardavano quasi in
faccia. Doveva essere successo qualcosa, ma nonostante tutto
l’impegno che ci metteva, James non riusciva a capire cosa.
“Perché
non gli parli?” chiese Remus, con un’espressione
indecifrabile dipinta sul volto. James rimase zitto per un
po’, quasi stesse soppesando le parole dell’amico.
“Vediamo,
perché non è qui e non so nemmeno dove
sia?” buttò lì James infastidito.
“Prima o
poi tornerà.” cercò di rassicurarlo
Remus. Il suo tono di voce era calmo e paziente, quasi stesse spiegando
qualcosa di molto importante ad un bimbo testardo.
“Forse
allora non avrò tempo io..” rispose James
imbronciato incrociando le braccia. Remus non riuscì a
trattenere un sorriso, l’espressione del suo amico era
davvero buffa.
“Non fare
il bambino, è il tuo migliore amico.” lo
ammonì Remus. Sapeva che James stava soffrendo, la mettere
di mezzo l’orgoglio avrebbe solamente potuto peggiorare le
cose.
“Lo credevo
anche io.” rispose James a mezza voce, triste. Il suo sguardo
era perso nel vuoto, fisso su un punto indecifrabile della stanza.
“Promettimi
che ci parli.” intimò Remus, con un tono che non
ammetteva repliche.
“Se ci
parlo, poi posso anche picchiarlo?”chiese James, piegando la
testa di lato. Remus ancora una volta sorrise, a metà tra il
divertito e l’esasperato.
“L’essenziale
è che ci parli, poi fa come vuoi.” rispose Remus,
alzandosi dal letto dell’amico ed andando verso il bagno.
James rimase immobile per un po’, lo sguardo fisso nel punto
in cui il suo amico era scomparso, a riflettere su quello che si erano
detti. Remus aveva ragione, doveva parlare con Sirius. Non aveva senso
aspettare oltre, prima parlava con Sirius e meglio era.
James decise di
andare a fare colazione, sperando con tutto se stesso di incontrare
lì il suo amico. A volte Sirius, dopo una notte brava, si
fermava in sala grande per abbuffarsi prima di buttarsi a letto e
dormire per una giornata intera. James si guardò
intorno, perquisendo la sala con lo sguardo alla ricerca del suo amico.
Speranza vana. Il ragazzo in questione fece la sua apparizione in sala
comune proprio mentre James era in sala grande. I due non si
incrociarono per poco. Sirius era stanco e decise che sarebbe andato
dritto filato a letto, per recuperare le ore di sonno perse. Erano
ormai le cinque del pomeriggio passate quando Sirius si
svegliò. Si guardò intorno, ancora intontito,
alla ricerca di James ma si trovò di fronte Ron che lo
guardava confuso.
“Parlavi
nel sonno..” spiegò Ron per giustificare la sua
presenza vicino al letto e la sua espressione stupita.
“James?”
chiese Sirius, grattandosi un orecchio perplesso. Ron alzò
le spalle, e tornò a cercare qualcosa sul fondo del suo
baule.
“Si
è alzato circa otto ore fa..” rispose Ron
lanciando un’occhiata all’orologio che portava al
polso. Harry era sdraiato sul letto, mezzo addormentato e non prestava
molta attenzione a quello che stava accadendo intorno a lui.
“Sai dove
è andato?” chiese Sirius alzandosi dal letto e
portandosi vicino al ragazzo dai capelli rossi. Ron distolse
l’attenzione dal suo baule e tornò a guardare
Sirius.
“Non
so.” rispose Ron alzando nuovamente le spalle. Sirius
borbottò qualcosa prima di chiudersi in bagno e di uscirne
qualche minuto più tardi completamente vestito. In un lampo
scese le scale e cominciò a guardarsi intorno frenetico
nella sala comune. Di James non c’era traccia, in compenso
c’era Remus che leggeva seduto vicino al fuoco.
“Remus.”
salutò Sirius bruscamente, avvicinandosi sorridendo.
“Buon
giorno, anzi buon pomeriggio.” rispose Remus leggermente
infastidito per l‘interruzione, alzando appena gli occhi da
libro che teneva sulle ginocchia.
“Ho fatto
tardi ieri sera..” iniziò Sirius, cercando di
attirare l’attenzione del suo amico che sembrava molto
più interessato al libro piuttosto che ai suoi problemi.
“Stamattina
vuoi dire, sei tornato alle 9.30!” rispose Remus, continuando
a leggere imperterrito.
“Non mi
chiedi come è andata?” sbuffò Sirius,
sedendosi proprio di fronte all’amico, obbligandolo a
prestargli attenzione. Remus sospirò, e poi chiuse il libro
sconsolato.
“Vediamo..
Data l’ora a cui sei tornato e data la tua espressione ebete
direi bene..” constatò Remus, dopo aver lanciato
un’attenta occhiata al ragazzo che stava seduto di fronte a
lui.
“È
la mia ragazza ora!” annunciò Sirius felice.
“E bravo
Felpato.” si complimentò Remus, dando
un’affettuosa pacca sulla spalla al compagno di stanza. Era
incredibile, eppure i due rubacuori della scuola erano finalmente
accoppiati stabilmente, chissà quante ragazze stavano
piangendo proprio in quel momento per quel motivo. Prima James e ora
Sirius, doveva essere un anno tragico per loro quello.
“Lo devo
dire a James, dove si è cacciato?” chiese Sirius,
guardandosi freneticamente intorno. La prima cosa che aveva realizzato
appena si era svegliato era stato il bisogno di condividere con suo
fratello tutta la gioia che sentiva dentro di sé.
“Voleva
parlarti. È stato tutto il pomeriggio qui ad aspettare che
ti svegliassi, è andato via venti minuti fa.”
spiegò Remus, scuotendo la testa. Sirius ascoltò
l’amico, poi stette per un po’ in silenzio,
chiedendosi cosa dovesse fare.
“Con
Lily?” chiese Sirius, deluso dal fatto che l’amico
non fosse lì ad aspettarlo. Non poteva dargli torto, ma una
parte del suo cuore si era aspettato di trovarlo lì,
sorridente come al solito.
“No, da
solo.”rispose Remus secco. Sirius si ritrovò a
pensare che dopo tutto James aveva le sue ragione, lo aveva ignorato
per quasi una settimana, come poteva aspettarsi che fosse ancora
disposto a dargli retta?
“Ha detto
dove andava?”chiese ancora Sirius, deciso a raggiungere
James. Zhoana aveva ragione, se teneva al suo amico doveva parlarci
prima che fosse troppo tardi per la loro amicizia.
“No,
però aveva la sua scopa in mano e si stava dirigendo verso
il campo.” rifletté Remus. James non aveva
spiccicato parola. Si era semplicemente alzato, aveva preso la sua
scopa e aveva lasciato la stanza. Persino Lily, che stava parlando
amabilmente con Hermione e Ginny, era rimasta stupita e perplessa da
quella strana reazione. Non c’era stato nemmeno il tempo di
far domande perché nel giro di pochi istanti James era
già oltre il buco del ritratto.
“Grazie
Remus.” ringrazio Sirius, e si girò per andare a
cercare James.
“Non fare
cazzate Sirius, vedi di chiarire le cose. Non l’ha presa
bene, pensava di conoscerti e che tu gli raccontassi tutto.”
lo ammonì Remus, trattenendo l’amico per un
braccio.
“Anche lui
non è stato del tutto sincero con noi..”
iniziò Sirius, incerto.
“Lui ci ha
nascosto la parte peggiore della sua vita. Lo ha fatto
perché io non mi sentissi l’ultimo degli uomini, e
perché si sentiva in colpa per non essere morto al posto del
fratello. Tu ci hai nascosto la parte più bella della tua
vita. Pensi che le due cose si possano paragonare?” chiese
Remus fissando Sirius negli occhi. Il ragazzo non riuscì a
reggere quello sguardo e abbassò gli occhi.
“Hai
ragione, scusami.” mormorò piano. Si sentiva
davvero un idiota, l’ultimo degli uomini. Come aveva potuto
fare una cosa del genere a suo fratello?
“Non
c’è bisogno che chiedi scusa. Io ti voglio bene, e
te vorrò sempre. Ti capisco, so cosa vuole dire tenere un
segreto. Tu però capisci James, sei tutto per lui. Te lo
ripeto, non fare cazzate.” lo ammonì nuovamente
Remus. Il suo tono era terribilmente serio, il ragazzo non stava
scherzando. Poche volte nella vita Sirius lo aveva visto
così serio.
“Te lo
prometto, Lunastorta!” rispose Sirius, questa volta guardando
l’amico negli occhi.
Remus
sospirò mentre guardava preoccupato l’amico
allontanarsi di corsa verso il campo.
Non ci volle molto a
trovare James. Sirius conosceva ogni singolo passaggio segreto del
castello, ogni albero del parco e ogni metro del campo in cui si
allenavano di solito. In pochi minuti il ragazzo era arrivato al campo
e aveva visto James che volava in cerchio, inseguendo un boccino
incredibilmente veloce. Sirius restò per un po’ a
guardarlo volare, incantato dalle acrobazie che riusciva a fare. James
Potter era decisamente il migliore quando si trattava di volare, lo
aveva nel sangue.
“Ehy James.
Sono qui, mi vedi.” provò a chiamare Sirius, senza
riuscire ad attirare l’attenzione dell’amico che
continuava imperterrito ad inseguire la piccola sfera dorata.
“Dai James,
per favore..“ chiamò ancora Sirius. Ancora una
volta James non sentì, o forse finse di non notare la
presenza di Sirius, ed eseguì un perfetto avvitamento su se
stesso.
“Puoi
scendere?” chiese Sirius, molto vicino a perdere la pazienza.
James lanciò una rapida occhiata verso il basso,
avvistò Sirius ma volse subito lo sguardo. Sirius perse la
pazienza e mise mano alla bacchetta proprio mentre James stava
scendendo in picchiata.
“Ok,
d’accordo. A mali estremi..” disse prima di
mormorare un incantesimo a bassa voce. Al suono della sua voce un
bolide che giaceva sul terreno prese magicamente il volo e si diresse a
tutta velocità contro James, il quale lo mancò
per un pelo facendo una capriola in volo. Sirius, che seguiva con
attenzione il percorso del bolide, fece un secondo incantesimo e il
bolide cadde nuovamente a terra, immobile.
“Ma sei
impazzito?” ringhiò James, bloccandosi a
mezz’aria. Il bolide lo aveva praticamente quasi colpito, per
di più quando era molto vicino a terra. Erano stati i suoi
riflessi rapidi a salvarlo da una caduta, qualsiasi altro giocatore al
suo posto si sarebbe scontrato contro il suolo facendosi seriamente
male.
“Non mi
ascoltavi..” si giustifico Sirius alzando le spalle, quasi
cercare di colpire un amico con un bolide per farsi ascoltare fosse la
cosa più normale del mondo. A James non parve piacere quella
giustificazione e lanciò un’occhiata di fuoco
all’amico.
“Per questo
mi hai tirato un bolide?” chiese James, visibilmente
arrabbiato. Se essere svegliato era in cima alla lista delle cose che
lo faceva andare fuori di testa, al secondo c’era sicuramente
essere colpito da un bolide, tirato da un amico per giunta.
“Non ti ho
preso però.” sbuffò Sirius, alzando le
spalle.
“Solo
perché l’ho schivato.”
ribatté James infastidito. Possibile che
quell’idiota gli tirasse contro un bolide e pretendesse pure
di avere ragione? La serata con Zhoana doveva avergli fatto perdere del
tutto il senno.
“Lo
so.” mormorò Sirius piano, giocherellando con una
mazza da battitore che giaceva abbandonata sul terreno di gioco.
“Cosa?”
esclamò sorpreso James, cercando di scacciare
l‘istinto di uccidere il suo migliore amico. Nella mente gli
tornarono le parole di Remus e realizzò che non poteva
ucciderlo prima di parlargli, l’amico non avrebbe apprezzato.
“So che sei
il migliore, e sapevo l’avresti schivato.”
spiegò Sirius sorridendo tristemente. James fu colto di
sorpresa da quelle parole. Sembravano pronunciate con affetto, lo
stesso affetto che Sirius non gli dimostrava più da almeno
una settimana. James non sapeva cosa dire, così rimase in
silenzio.
“Che ci fai
qui?“ chiese James dopo un po’. Il suo tono di voce
era secco, privo di espressione ma dentro di sé provava
molte emozioni contrastanti. Sperava che Sirius fosse venuto a cercarlo
per chiarire, ma allo stesso tempo aveva paura di crederci per davvero,
per non rimanere deluso in caso contrario.
“Mi spiace,
volevi parlarmi e io dormivo..” iniziò Sirius,
incerto e intimorito dal gelo della voce di James.
“Non
importa. In fondo erano solo sciocchezze.” rispose James
gelido. Sirius sospiro, avrebbe dovuto immaginarsi che non sarebbe
stato per niente facile farsi ascoltare. Lo aveva messo in conto, ed
era deciso a scusarsi e a rimettere ogni cosa a posto.
“Io
però qualcosa da dirti c’è
l’ho. Scendi?” propose Sirius, stringendosi nel
mantello più per la lontananza che si percepiva nella voce
di James che per il freddo.
“Non mi va,
ho voglia di volare.” rispose James gelido, salendo di
qualche metro.
Sirius
sospirò. Farsi ascoltare e perdonare da James stava
rivelandosi persino più complicato e pericoloso di quanto
aveva immaginato ma non poteva tirarsi indietro.
Il ragazzo prese una
scopa, si salì e in pochi istanti raggiunse
l’amico sospeso in aria.
“Ok, allora
parliamo qui. Mi sono messo con Zhoana, e penso di non avere mai amato
nessuna come amo lei. Finalmente posso capire come ti senti tu quando
sei con Lily, come se tutto il mondo in confronto non valesse
nulla.” raccontò Sirius, con gli occhi lucidi per
l’emozione. Raccontare al suo migliore amico di Zhoana faceva
sembrare tutto perfetto, esattamente come quando erano più
piccoli, ne combinavano qualcuna ai serpeverde e poi
correvano a cercarsi
per raccontarsi ogni minimo dettaglio.
“Perché
mi dici questo?” chiese James, cercando di ignorare il groppo
che aveva in gola. Era emozionato, anche se cercava di nasconderlo con
tutte le sue forze. Il suo amico lo aveva cercato per raccontargli
della sua vita ed era finalmente innamorato di una ragazza che lo
ricambiava sul serio. Finalmente anche lui ora poteva comprendere a
fondo quello che lui provava quando stringeva a sé Lily.
Nonostante questo però, James non riusciva ancora a
perdonarlo.
“Perché
sei il mio migliore amico, la prima persona a cui volevo dirlo. Lo so,
sono stato un idiota in questi anni e ti ho nascosto delle
cose..” rispose Sirius. James rimase zitto, immobile a
mezz’aria, senza dire nulla.
“Ti prego,
prendimi a pugni se vuoi. Schiantami. Reagisci però, di
qualcosa. Posso sopportare la tua rabbia, ma non la tua indifferenza
perché sei mio fratello e senza di te non valgo
nulla.” lo pregò Sirius, mentre le sue guance si
rigavano di lacrime.
“Sei un
idiota.” mormorò James piano dopo quella che a
Sirius era parsa un’eternità. A quelle parole
l’altro ragazzo sorrise.
“Mi
dispiace di averti fatto soffrire. Ho visto il tuo sguardo deluso
quando Harry ha parlato di Andromeda.” mormorò
Sirius, fissando intensamente la scopa del suo amico. Non aveva il
coraggio di alzare gli occhi, aveva troppa paura di scoprire che la
loro amicizia questa volta era finita per davvero.
“Per questo
mi hai evitato tutta la settimana?” chiese James fissando
Sirius. Il ragazzo alzò lo sguardo e scopri che James era a
metà tra il seccato e il divertito, questo gli diede la
forza di continuare a parlare.
“Avevo
paura, mi vergognavo. Ho fatto una stupidata, me ne sono reso conto e
non sapevo come affrontarla per rimediare.”
continuò Sirius, fissando il suo migliore amico dritto negli
occhi. James rimase senza parole, non aveva mai visto Sirius
così disperato, nemmeno quando era appena scappato di casa e
non sapeva dove andare. James non riusciva a tollerare
quell’espressione sperduta sul suo viso, nonostante le
incomprensioni e le cose non dette gli voleva troppo bene.
“Ti prego,
aiutami a rimediare. Non voglio perdere la tua amicizia..”
pregò Sirius, mentre altre lacrime scappavano dai
suoi occhi chiari. James lo fissò ancora per un
po’, poi si sciolse e gli andò incontro.
“Non
pregarmi, per favore. Sono tuo fratello, no?”
mormorò James affettuosamente, avvicinandosi al suo amico e
tendendogli una mano. Sirius sorrise, ricambiando la stretta
di mano.
“James sono
stato un coglione.” esclamò Sirius con
convinzione. Fu il turno di James di sorridere.
“No, anche
io ti ho nascosto delle cose..” ammise James, ripensando a
pochi mesi prima, quando aveva rivelato agli amici la triste storia di
suo fratello. Dopo tutto non poteva biasimare Sirius, anche lui si era
tenuto stretto i suoi segreti. Certo, aveva le sue motivazioni ma era
anche vero che nessuna motivazione era abbastanza valida per nascondere
qualcosa a colui che si chiama fratello.
“Ma avevi
delle buone ragioni, io.. Non so nemmeno io perché non vi ho
detto di Andromeda.” mormorò Sirius sconsolato,
guardandosi intorno.
“Non
importa Sirius. Un segreto è un segreto in ogni caso, ora
non importa più però..” disse James
sorridendo. Sirius fissò a lungo James, in silenzio,
pensando a cosa dire.
“Tutta la
mia famiglia era sempre stata malvagia, cattiva, Andromeda era solo
un’eccezione. Se ne parlavo a casa io venivo punito e anche
lei, così mi sono abituato a non nominarla per il bene di
tutti. Poi ho lasciato la mia famiglia, e tu mi hai accolto. Non avevo
più bisogno di fingere che non ci fosse per il suo bene, ma
allo stesso tempo avevo paura che se avessi saputo tutto tu mi avresti
mandato da lei.” cominciò a raccontare Sirius,
vergognandosi di quei pensieri. Alla fine aveva fatto come gli aveva
detto Zhoana, aveva aperto il suo cuore ed aveva lasciato che tutto
quello che provava uscisse.
“Come avrei
potuto fare una cosa del genere?” chiese James, stupito dalle
paura del suo migliore amico. Davvero credeva che lui avrebbe potuto
lasciarlo andare a vivere da qualcun altro? Sirius parve pensarci un
po’ su.
“E tu,
perché non mi avevi detto di Steven?” chiese
Sirius in rimando, fissandolo con attenzione. Fu il turno di James di
riflettere su quella domanda prima di rispondere.
“Perché
mi vergognavo, pensavo che se aveste saputo tutto mi avreste
considerato un assassino e non mi avreste più voluto
bene..” spiegò James, distogliendo la testa.
Sirius in risposta si mise a ridere, e James lo guardò male.
“E poi sono
io quello pazzo?” chiese ancora Sirius, scoppiando a ridere.
James riflettè per qualche istante
sull’assurdità di quella situazione.
“Siamo due
malati di mente..” constatò James, unendosi a
quella risata. Rimasero lì, sospesi in aria a ridere per un
po’, fino a che James non decise di abbracciare il suo amico
Sirius, facendogli quasi perdere l‘equilibrio.
“Si, due
idioti che stanno per cedere dalla scopa abbracciati.” disse
Sirius leggermente spaventato. Nonostante anche lui facesse parte della
squadra, non si poteva dire che Sirius amasse le evoluzioni pericolose
sulla scopa. Lui era un tranquillo cacciatore, il suo compito era fare
più punti possibile, era James quello che faceva il pazzo
inseguendo quella microscopica pallida d’oro.
“Illuso,
pensi che basti così poco a fare cadere il grande James
Potter da una scopa?” chiese James, fingendosi sdegnato.
Sotto di loro si era radunata una piccola folla, nella quale spiccavano
una ragazza bionda e una dai capelli rossi. Tutti si chiedevano cosa
avessero James Potter e Sirius Black da discutere, le due ragazze
invece se i due avessero finalmente chiarito. I loro sguardi si
incrociarono per caso, ed entrambe scoppiarono a ridere.
“Il grande
James Potter non so, ma Sirius Black sicuramente!” rispose
Sirius, guardandosi intorno preoccupato. Nella sua mente si vedeva
già spiccicato per terra, con qualche osso rotto e Remus che
rideva come un pazzo.
ANGOLO DELL'AUTRICE:
graaaazie mille per essere arrivati a leggere fino a qui.
mi scuso per l'improvviso rallentamento ma sapete, gli esami sono
dannosi per le storie e mi portano via molto tempo che prima dedicavo a
scrivere.
portate pazienza, e se vi annoiate andate a leggere un'altra mia storia
che ho iniziato da poco, il titolo è BROKEN
MEMORIES. parla anche lei dei malandrini, e ci sono tre personaggi di
mia creazione. diciamo che è una storia davvero
particolare, a me piace molto ma non sta riscuotendo molto successo e
non riesco a capire perchè.
ad ogni modo, passiamo ai ringraziamenti veri e propri!
MIKYVALE: grazie mille per il commento!
tranquilla, non c'è bisogno di chiedere perdono, mi fa
moltissimo piacere che la mia storia ti piaccia, è questa la
cosa davvero importante per me!
FINLEYNA 4 EVER: grazie del commento!
diciamo che lo scorso capitolo è stato un po' all'insegna
della tenerezza. adesso però si torna alla storia,
c'è una guerra da combattere dopo tutto, no?
SHIHO93: grazie mille del commento!
piaciuto il capitolo in cui James e Sirius fanno pace?
BRANDO: grazie mille del commento!
sono contenta ti sia piaciuto il capitolo "rosa", e bhe, non era il
caso che Remus invitasse fuori a cena Tonks.. xD
per quanto riguarda Ginny ed Harry, ho deciso che si meritavano un po'
di pace e che San Valentino era vacanza per tutti. a Bella penseranno
dal prossimo capitolo in poi! xD
AYAPPE: grazie mille del commento!
mi fa piacere che tu ti sia ricreduta almeno un pochino su Zhoana,
vedrai che questo personaggio alla fine si rivelerà perfetto
per Sirius. la solita bellezza mozzafiato ma con un gran cervello amica
di Lily mi sembrava banale.. xD
SMEMO92: grazie del commento!
diciamo che lo scorso capitolo è stato un po' un
capitolo-pausa nel quale succede poco.. ogni tanto ci vuole, no?
LYRAPOTTER: grazie del commento!
dai, vedila così, se non ci fosse stato il problema
Sirius-James sarebbe stato un capitolo noioso nel quale tutti si
amavano e non succedeva niente. naturalmente scherzo, ma cmq dai, non
è andata male a nessuno a parte Remus che non era troppo
interessato di suo.
contenta che la magica coppia di amici ha chiarito?
TERRY93: grazie del commento!
spero che questo capitolo ti sia piaciuto, anche se non si è
scoperto nulla di Hermione e Ron..
lascio tutto alla tua immaginazione! xD
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Capitolo 53 *** IL PARADISO E L'INFERNO ***
CAPITOLO 51
PARADISO DENTRO IL CASTELLO E INFERNO
FUORI
Dopo il chiarimento
di James e Sirius tutti tirarono un sospiro di sollievo, e ogni cosa
tornò quella di sempre. Gli unici poco contenti della cosa
furono i prefetti, che avevano vissuto il litigio tra i due come una
specie di vacanza: con i due malandrini per eccellenza occupati a
litigare le loro ronde erano diventate quasi inutili. Ai ragazzi
però sembrava di vivere in un bel sogno, lontano da tutti i
problemi del mondo reale. Dentro il castello il male non poteva entrare
e la vita scorreva come sempre, tra una lezione e un test a sorpresa.
Non c’erano esplosioni, attacchi, combattimenti e la guerra
era lontana. Lily e James erano più innamorati che mai,
esattamente come Sirius e Zhoana che ormai facevano coppia fissa da
quasi un mese. Le ragazze del castello non avevano presa bene ma ormai
avevano capito che non c’era nulla che potessero fare per
dividere quella coppia così affiatata. Ormai
l’unico single del gruppo, visto che anche Hermione, Ron,
Harry e Ginny erano felicemente innamorati, era rimasto Remus. Il
ragazzo tuttavia, non dava molto peso alla cosa. Di tanto in tanto
usciva con qualche ragazza, ma non era mai niente di serio. Di solito
prendevano un caffè insieme, parlavano un po’ e si
lasciavano con la promessa di uscire ancora, cosa che non accadeva mai.
Da quando aveva saputo di Ninfadora, Remus non faceva che pensare a
come sarebbe potuta essere la sua vita con lei, e ogni volta concludeva
che visto quanto era bello Teddy forse valeva la pena
aspettarla. James e Sirius ci scherzavano su, ma rispettavano
quella strana decisione. Tra le altre cose, da quando aveva saputo del
suo futuro, di Dora e di Teddy, Remus era diventato meno insicuro
riguardo a se stesso. Non si credeva più un mostro, e
più di una volta aveva confessato agli amici di riuscire a
vedere davanti a sé una vita quasi normale.
Harry, Ginny,
Hermione e Ron, dal canto loro, erano ogni giorno più
stupiti dalla somiglianza tra Zhoana e la loro amica Luna. Vedere
Sirius e la ragazza mano nella mano che scherzavano insieme era quasi
come riavere di nuovo la loro amica, anche se ovviamente il dolore per
la sua perdita non era così semplice da cancellare.
I ragazzi
cominciavano a credere sul serio che il futuro poteva essere cambiato,
e avevano anche preso a fare progetti.
Fuori dal castello,
invece, era il delirio più totale. Bellatrix aveva attaccato
molti villaggi, babbani e magici. La donna si muoveva in modo
disordinato, caotico, quasi stesse cercando qualcosa ma non fosse
sicura circa dove trovarlo. Era fin troppo chiaro che la donna fosse
sulle tracce di qualcosa, o forse di qualcuno, ma era difficile capire
quale fosse lo scopo che la muovesse. Non aveva nessun piano se non
quello di portare quanta più distruzione potesse lungo il
suo cammino. Nulla sembrava importarle, nemmeno la sua stessa vita. Il
ministero aveva messo sulle tracce della donna molti auror ma nessuno
era riuscito a trovarla, né a scoprire nulla su di lei.
James aveva provato a chiedere notizie al padre, un auror molto
rispettato, ma nemmeno lui aveva saputo dirgli qualcosa. Tutti
sembravano brancolare nel buio, e non si rendevano conto del pericolo
che costituiva Bellatrix per l‘intero mondo magico.
Harry ormai aveva
perso il conto di tutti gli articoli che aveva trovato sul giornale che
parlavano della
strega-oscura-e-misteriosa-che-uccide-senza-pietà, come la
chiamavano i giornali. Ogni sera lui ed Hermione ne parlavano, insieme
a Ginny, Remus e Lily. Cercavano di mettere assieme i tasselli e fare
il punto della situazione, ma ogni volta non riuscivano a capire cosa
passasse per la testa di quella pazza. Quando si sentivano vicini ad
aver capito le sue intenzioni, c’era sempre qualcosa che
sfuggiva loro e gli faceva mettere in discussione tutto quanto.
“A che
pensi?” chiese Sirius ad un Harry molto pensieroso. Era una
sera come le altre, e come al solito dopo cena si erano buttati sui
divani della sala comune a riposarsi e a parlare un po’.
Sirius aveva passato un po’ di tempo con Zhoana, ed era
tornato da poco. Nella sala comune, chi sulla poltrona, chi sul divano
e chi per terra, c’erano tutti.
“Bellatrix..”
rispose il ragazzo, senza staccare gli occhi dal giornale che stava
avidamente leggendo. Sul quotidiano magico erano riportati tutti gli
attacchi dell‘ultima settimana, in gran parte opera di
Bellatrix. Sembravano attacchi casuali, l’unica cosa che li
univa era la ferocia con cui erano stati commessi. Il giorno prima era
morto un uomo e un auror era stato gravemente ferito ad una gamba,
quello prima ancora era stato il turno di una famiglia babbana,
spazzata via in pochi secondi: padre, madre e tre figli, non si era
salvato nessuno. Hermione sospirò, passando lo sguardo da
Harry, preoccupato, a Ron, che leggeva un fumetto magico e ridacchiava.
Come Ron potesse comportarsi da idiota nei momenti più
impensabili era una questione che tormentava da tempo Hermione, la
ragazza non era mai riuscita a trovare una risposta.
“Mia cugina
non merita tutte queste attenzioni” osservò
Sirius, togliendo il giornale di mano ad Harry e lanciandolo lontano.
“Invece si
visto che per quello che sapevo io doveva essere morta.”
sbuffò Harry, infastidito per l’interruzione. Lo
irritava sapere che Bella era ancora viva. Vedere la sua orribile
faccia sul giornale non faceva che ricordargli che
l’assassina di Sirius, colei che aveva torturato Alice e
Frank Paciok, era ancora viva e in libertà. Non era per
niente giusto.
“Si deve
essere finta morta per poter scappare e organizzare l’armata
di mangiamorte che ha realizzato l’attentato. È
tornata in circolazione dopo che voi siete partiti.” suppose
Ginny, pensierosa. Improvvisamente tutto sembrava chiaro.
L’avevano creduta morta durante l’ultima battaglia,
invece doveva essere sopravvissuta in qualche modo, e per vendicarsi
aveva organizzato quella terribile carneficina in cui erano morti
tutti.
“Dannazione!
Dovevamo fare più attenzione!” esclamò
Harry, profondamente in colpa. Non riusciva a smettere di pensare che
se avesse prestato più attenzione e si fosse accertato
meglio della morte della donna, forse tutti i suoi amici sarebbero
ancora vivi. Bellatrix in circolazione era certamente una minaccia da
non sottovalutare, se si fosse unita al Voldemort di quel tempo e lo
avesse informato sugli avvenimenti futuri sarebbe stata la fine per
loro. In quel caso ogni tentativo di contrastarli sarebbe risultato
vano.
“Harry, non
puoi fartene una colpa.” lo consolò Ginny,
accoccolandosi sulle sue gambe e prendendo ad accarezzargli dolcemente
il viso. Harry non disse nulla, ma lasciò che Ginny lo
stringesse forte e gli desse un tenero bacio sulle labbra.
“In ogni
caso si tratta di una minaccia, dobbiamo avvertire Silente.”
suggerì Hermione, preoccupata. Harry lanciò
all’amica un’occhiata perplessa. Non era del tutto
sicuro che raccontare tutto a Silente fosse una buona idea, la
verità avrebbe potuto mettere in pericolo sia lui che tutti
gli altri che invece loro volevano salvare.
“Ha
ragione! Quella pazza conosce il futuro, potrebbe cercare di cambiarlo
anche lei.” annuì James. Lily, alle sue spalle,
non disse nulla, silenziosa e pensierosa. Scrutava con attenzione gli
occhi del figlio, così simili ai suoi, cercando di
percepirne i pensieri.
“Non penso,
sarebbe già corsa da Voldemort in quel caso.”
osservò Remus. Dopo tutto era passato parecchio tempo da
quando Bellatrix era arrivata nel loro tempo. Febbraio aveva lasciato
il posto a marzo, e fino ad ora non sapevano ancora niente circa le
intenzioni della donna tranne che non erano sicuramente buone. Se si
fosse unita ai mangiamorte, tuttavia, avrebbe preso ad agire con loro e
invece il giornale riportava anche di stragi di mangiamorte. Bellatrix
stava ancora combattendo da sola, la prova era che non si faceva
problemi ad uccidere nessuno, sia che fosse un povero innocente sia che
si trattasse di un terribile e crudele mangiamorte.
“Perché
agisce ancora da sola?” chiese Lily, cercando di ragionare
con calma su quello che stava accadendo. Qualunque fosse il suo
obiettivo sarebbe stato più semplice ottenerlo con
l’aiuto degli altri mangiamorte.
“Perché
è pazza.” rispose Harry alzando le spalle.
“Dimmi
qualcosa che non so..” disse Sirius ironico, riuscendo quasi
a strappare un sorriso al suo figlioccio. Harry lanciò
un’occhiata di gratitudine al padrino. Con lui al fianco si
sentiva forte e allo stesso tempo al sicuro.
“Vuole la
vendetta. Per il momento è interessata solo a dare la caccia
a Teddy.” mormorò Ginny. Hermione
guardò l’amica e improvvisamente capì.
Bellatrix provava un profondo disprezzo per gli altri mangiamorte.
Pensava di essere la sola degna di servire l’Oscuro Signore.
Non avrebbe mai accettato l’aiuto di nessuno, e non poteva
certo andare dal suo signore e dirgli che sarebbe stato fermato da un
ragazzo. Bellatrix era pazza, certo, ma conosceva bene
l’Oscuro Signore e sapeva che non tollerava i fallimenti.
Probabilmente invece di aiutarla l’avrebbe fatta uccidere, e
lei non avrebbe più potuto prendersi la sua vendetta contro
Teddy, colpevole di avere disonorato la famiglia.
“Il piccolo
è in pericolo allora!” esclamò Remus,
preoccupato per il figlio. Teddy, quasi avesse intuito che si stava
parlando di lui, cominciò a piangere. Hermione lo prese in
braccio e cominciò a cullarlo, appena il bimbo si
calmò lo passò al padre.
“Non
permetterò che gli venga fatto del male!” lo
tranquillizzò Harry. Era fermamente deciso a proteggere
Teddy a qualsiasi costo, come Sirius aveva fatto con lui.
“Fino a che
sta qui al castello è al sicuro.”
riflettè Lily, Hermione annuì e poi le due
ragazze si misero a discutere circa le misure di sicurezza che erano
adottate per proteggere il castello e renderlo una delle roccaforti
magiche più invalicabili.
“Ma
perché lo odia così tanto? È suo
nipote!” chiese James, incredulo, fissando quel bambino. Era
semplicemente adorabile, ed era impossibile non innamorarsi di lui alla
prima occhiata. Come poteva quella donna, che era anche la sua prozia,
odiarlo così tanto?
“Teddy ha
come genitori una strega mezzosangue e un mago contagiato dalla
maledizione dei lupi mannari. È quanto più
lontano possa esistere rispetto agli ideali dei Black, eppure ne fa
parte a pieno titolo. Inoltre il fatto che il suo padrino sia un Potter
non deve andarle proprio a genio..” spiegò Harry
con calma. Ron non riuscì a trattenere una risatina, ma
Sirius lo fulminò con lo sguardo.
“La cara
cugina vuole eliminarlo, insomma. Come ha fatto con gli altri elementi
sani di mente della famiglia.” concluse Sirius scuotendo la
testa. Non era mai riuscito a comprendere cosa passasse per la testa
dei componenti della sua famiglia né che senso avesse
venerare la purezza del sangue fino a quel punto. Anche i genitori di
James erano entrambi purosangue, ma erano completamente diversi dai
Black. Robert Potter, tra le altre cose, adorava i babbani, i lupi
mannari, gli elfi domestici e qualsiasi creature fosse differente da
lui, indipendentemente dal fatto che possedesse o meno poteri magici.
James gli aveva detto che suo padre gli aveva sempre insegnato che
ciò che è diverso aiuta a crescere e a diventare
persone migliori.
“Si, ma
questa volta non gli basta cancellarlo da un arazzo. Lo vuole
morto.” specificò Harry abbracciando forte la sua
Ginny. Improvvisamente nella sala piombò il silenzio.
“Arazzo?”
chiesero James, Remus e Lily quasi contemporaneamente, qualche istante
dopo. Hermione sospirò e lanciò
un’occhiata al suo ragazzo, sempre preso dal suo fumetto.
Harry spiegò loro brevemente la storia dell’arazzo
che si trovava a casa dei Black.
“Ad ogni
modo Bella non farà del male al piccoletto. È
figlio di un mio amico e di mia cugina. È un Black come me e
deve riavere il suo medaglione. È suo di diritto.”
disse Sirius sicuro, battendo il pugno sul tavolo. Lily
guardò Sirius, e in lui vide una determinazione nuova, era
disposto a tutto pur di aiutare Teddy.
“Lo
consideri un Black anche se non è purosangue?”
chiese Remus fissando l’amico dritto negli occhi. Sirius non
ci pensò neppure un attimo.
“Proprio
perché non è un purosangue sono felice che sia un
Black!” esclamò Sirius sicuro, con un sorriso che
gli andava da un orecchio all’altro.
Harry si era
nuovamente assentato dalla conversazione, e aveva preso ad osservare
incantato il giornale che era rimasto per terra a pochi metri da loro.
“Harry, che
ti prende? Perché sei ancora pensieroso?” chiese
Lily, preoccupata per il figlio.
“Stavo
pensando a come è arrivata qui..” rispose Harry
distrattamente.
“A che ti
riferisci?” chiese Ron. Hermione in risposta gli
lanciò un’occhiataccia che fece capire al volo al
ragazzo la stupidità di quella domanda.
“Mago
Merlino, ovviamente!” rispose ironicamente Ginny alzando gli
occhi al cielo.
“Chi ci
assicura che non ne arriveranno altri?” chiese Harry,
più a se stesso che agli altri. Tutti rimasero in silenzio,
senza sapere cosa dire.
“Possiamo
solo augurarci che non accada.” sospirò Hermione
alla fine.
Nei giorni seguenti i
ragazzi furono occupati con lo studio, e il tempo per pensare a quello
che accadeva nel mondo era sempre meno. Di lì a poco ci
sarebbe stata la finale di Quiddicht e James, quando non studiava o era
con Lily, era molto occupato a pensare schemi nuovi per la squadra.
Sirius cerca di aiutarlo come poteva, ma era risaputo che quando si
trattava di Quidditch James diventava intrattabile e non era propenso a
dare retta nemmeno al suo migliore amico. L’unica persona da
cui accettava consigli era Harry. Il padre gli aveva proposto di
entrare in squadra, ma lui aveva rifiutato. Non se la sentiva
più di giocare, ogni volta che saliva su una scopa era
assalito dai ricordi delle partite giocate con i suoi amici, che non
c’erano più. Tra le cose che la guerra gli aveva
portato via c’era anche la sua passione per il Quidditch.
C’era stato un tempo in cui volare e vincere le partire era
tutto il suo mondo, ma quel tempo era ormai finito e lontano.
Ginny aveva anche
notato che Harry spariva sempre più spesso. Improvvisamente
si dileguava nel nulla e ricompariva dopo un po’ senza dire
nulla a nessuno di dove fosse stato. La ragazza aveva provato a
parlarne con gli altri, ma gli unici che le avevano dato retta erano
stati Ron e Remus. Lily ed Hermione avevano decretato che la ragazza si
preoccupava troppo e inutilmente, mentre James e Sirius erano
decisamente troppo presi con l’imminente partita. Ginny non
aveva insistito, ma non si era nemmeno data per vinta. Avrebbe risolto
il mistero anche senza il loro aiuto.
Ron e Remus avevano
provato a fare domande ma Harry rispondeva in modo vago. Diceva che
doveva trovare qualcuno prima che fosse tardi, ma nessuno capiva a cosa
si riferisse, nemmeno Ron. Insomma, a nessuno era dato sapere dove
andasse o cosa facesse quando non era con loro. I ragazzi erano quasi
sul punto di lasciare perdere, ma Ginny era decisa a risolvere quel
mistero e arrivò alla conclusione che la cose migliore fosse
seguire Harry senza dire niente a nessuno.
Il ragazzo aveva
vagato per i corridoi del castello fino a ritrovarsi nel parco,
sembrava senza metà. Harry si stava guardando intorno, quasi
cercasse qualcuno. Ginny cercò di seguirlo senza farsi
notare ma dopo qualche metro lo perse di vista a causa della
confusione. Nel parco c’era molta gente, troppa per capire
chi diamine stesse cercando Harry. La ragazza provò senza
successo a cercare qualche viso conosciuto tra quelli che
c‘erano intorno a lei.
Improvvisamente un
gruppo di ragazzi più rumoroso degli altri attirò
l’attenzione di Ginny. Erano Serpeverde, e se la stavano
prendendo con dei Corvonero del primo anno. La ragazza sentì
il sangue ribollirle nelle vene per la rabbia. Tra gli attaccabrighe
riuscì a riconoscere Piton, Nott e Zabini. Seduto
nell’erba a qualche metro di distanza c’era anche
Regulus Black, ma sembrava che fosse del tutto disinteressato a quello
che gli accadeva intorno, quasi infastidito. Stava per intervenire,
quando sentì qualcosa tirarla per un braccio e si
ritrovò sotto il mantello
dell’invisibilità, a pochi centimetri da viso di
Harry.
“Mi hai
seguito?” chiese Harry a bassa voce, per non farsi sentire.
Ginny non disse nulla, ma abbassò la testa.
“Dannazione,
l’ho fatta grossa..” si ritrovò a
pensare la ragazza dai capelli rossi.
***
La zona ad est di
Diagon Ally era famosa per essere una delle più tranquille
di Londra, ma quel giorno la tranquillità della zona venne
sconvolta da un mangiamorte. L’uomo era comparso
d’improvviso nel giardino di una villetta come tutte le
altre, dove una bambina giocava tranquilla in giardino tra i fiori
coltivati dalla madre. Senza dire una parola alzò la
bacchetta e si preparò a colpire la piccola. Prima che la
bimba riuscisse ad urlare però, l’uomo cadde
riverso a terra, morto.
“Grazie per
averli uccisi signora.” mormorò con una vocina
squillante una bambina con grandi occhi azzurri e stranissimi capelli
rosa. Di fronte a lei stava una donna con i capelli scuri. La donna era
avvolta in un lungo mantello nero, il suo volto era segnato da tante
battaglie, e ai suoi piedi stava il mangiamorte morto.
La strega scura
alzò lo sguardo sulla bambina, mentre un ghignò
le si disegnava sul viso. Finalmente l’aveva trovata, la sua
vendetta poteva finalmente avere inizio.
“Se fossi
in te non gioirei..” mormorò tetra la donna.
Proprio in quel momento la porta si aprì di scatto e la
madre della bambina, attirata dal trambusto, corse verso la figlia.
Bellatrix sorrise dell’espressione spaventata della sorella
Andromeda, colei che per prima aveva insudiciato in nome della loro
famiglia.
“Ferma, non
farlo! “urlò disperata Andromeda abbracciando
forte la piccola e parandosi tra lei e la maledizione appena scagliata
dalla sorella.
“Mamma!”
strillò la piccola, mentre la donna cadeva a terra colpita
dall’incantesimo della donna oscura e misteriosa.
“Come hai
potuto? Sei più cattiva di loro!” pianse la
bambina, mentre la strega oscura rideva in modo sadico. La piccola
Ninfadora, in lacrime, cominciò a chiamare a gran voce il
nome della mamma, nella speranza che si svegliasse, e quello del
papà anche se sapeva che si trovava al lavoro e che non
poteva fare niente per aiutarle.
Prima che la donna
potesse scagliare un nuovo incantesimo, un mago comparve dal nulla.
“Ferma dove
sei.” intimò l’uomo, che indossava la
divisa del corpo degli auror. Aveva uno sguardo severo, in grado di
incutere terrore.
“Guarda chi
c’è.. Potter Senior. È un onore vedere
il grande auror, non sei ancora in pensione?” chiese
Bellatrix, lanciando un’occhiata divertita alla sorella
riversa a pochi metri da lei. Si sarebbe sbarazzata di quel Potter e
poi avrebbe ucciso anche quella piccola mezzosangue, impedendole di
mettere al mondo un sudicio ibrido mezzosangue.
“Chi
diavolo sei?” disse tra i denti Rober Potter, tenendo la
bacchetta puntata sulla donna. La strega che aveva di fronte era molto
simile ad Andromeda, per la precisione sembrava la sorella, Bellatrix,
solo che era troppo vecchia per esserlo.
“Hai detto
bene, sono il diavolo.” sussurrò lei, lanciandosi
all’attacco. Partirono maledizioni da entrambe le parti, ma
sia Bella che Robert avevano i riflessi pronti.
“Bellatrix
Black? Non è possibile, dovresti essere una
ragazzina.” esclamò Robert Potter, lanciando
un’occhiata alle spalle della donna. Andromeda era a terra da
troppo tempo, non si era ancora mossa e Ninfadora non aveva ancora
smesso di chiamare la sua mamma con voce disperata. Robert sapeva che
doveva sbrigarsi, non c’era tempo da perdere.
“Sorpresa.”
rispose divertita Bella, lanciando una maledizione che colpì
l’auror al braccio che cominciò subito a
sanguinare copiosamente. Robert Potter imprecò a mezza voce.
“Dimmi cosa
hai fatto! Deve essere una magia oscura, dico bene?” chiese
Robert, cercando di distrarla e di avvicinarsi ad Adromeda.
“Sei tu
l’auror, no? Scoprilo!” disse Bellatrix cominciando
ad esultare, ormai pensava di avere in pugno la situazione. Proprio in
quel momento l’auror lanciò un incantesimo contro
la donna, scagliandola lontano e facendole battere la testa contro il
bordo della strada. Bellatrix perse i sensi, e Robert
sfruttò l’occasione per correre da Andromeda.
Strinse la mano della donna e abbracciò la piccola
Ninfadora, poi si smaterializzò lontano, nel primo posto che
gli saltò alla mente.
Dorea Potter stava
parlando con un’amica attraverso il camino quando vide il
marito comparire nel loro salotto con un braccio sanguinante, una
giovane donna ferita e una bambina spaventata che urlava frasi prive di
senso. Senza pensarci due volte Dorea salutò
l’amica e corse da quello strano gruppo che non si era ancora
mosso dal punto in cui si era materializzato.
“Sei
ferito?” chiese Dorea al marito, abbracciando la bambina e
trascinandola lontana dalla madre. Ninfadora lasciò che la
donna sconosciuta la abbracciasse e pianse tutte le sue lacrime
appoggiata alla sua spalla.
“Non
è niente.” rispose Robert, scuotendo la testa e
cercando si sentire il polso di Andromeda. Dannazione, non poteva
morire.
“Stai
sanguinando parecchio, fammi vedere.” implorò la
moglie, mentre Ninfadora le si stringeva più forte addosso,
ancora terrorizzata.
“Pensiamo
ad Andromeda.” rispose il marito. Il battito della donna era
debolissimo, e aveva perso molto sangue, ma era ancora viva.
“Robert,
è tardi..” disse la donna in un sussurro, mentre
il volto le si riempiva di lacrime. Robert Potter per la prima volta
nella sua vita non prestò attenzione alla moglie, e
continuò a occuparsi della ragazza ferita.
ANGOLO DELL'AUTRICE:
graaazie mille per essere arrivati a leggere fino a qui!
ringrazio di cuore tutti coloro che leggono, commentano e sostengono in
qualsiasi modo la mia storia.
la mia ammirazione va soprattutto a coloro che si affacciano ora alla
storia e si vedono costretti a recuperare in poco tempo tutti questi
capitoli.. avete una tenacia non indifferente! :D
FINLEYNA 4 EVER: grazie per il commento e per i tuoi auguri per gli
esami.. ne avrò bisogno! :D
era decisamente ora che James e Sirius si chiarissero, quando non si
parlavano era davvero un problema, tutti erano preoccupati e non
facevano nulla... bisognava assolutamente risolvere la cosa!
SHIN_86: grazie mille per il commento!
no problem, so bene che il tempo è una risorsa scarsa. hai
tutta la mia comprensione! :D
James e Sirius che fanno pace si commentano da soli, Remus è più malandrino perchè non ha ancora passato
quelle esperienze che lo segneranno. lui stesso, nel terzo libro, dice
ad Harry che Hogwarts era la sua casa e che li si divertiva e stava
bene. a mio parere, se James e Lily non fossero morti e Sirius non
fosse finito il prigione Remus sarebbe rimasto così
spensierato!
BRANDO: grazie mille per il commento!
e finalmente si torna all'azione, anche fin troppa forse..
SHIHO93: grazie per il commento!
spero di non averti fatto aspettare troppo! :D
SMEMO92: grazie per il commento!
eh si, adesso che i personaggi sono riposati possono tranquillamente
riprendere a preoccuparsi e forse anche a combattere.
bellatrix è tornata in circolazione e ha sferrato un attacco
molto doloroso.
ELYS: grazie mille del commento!
mi fa piacere che la mia storia ti abbia appassionato. se ti sei letta
tutti i capitoli d'un fiato hai tutta la mia ammirazione! :D
LYRAPOTTER: grazie del commento!
sono felice che tu sia felice che quei due hanno chiarito! :D
diciamo che per farmi perdonare per averli fatti litigare una
riappacificazione fatta bene era di dovere. sennò sarei
stata linciata!
come hai detto Bellatrix è riapparsa, e adesso cominciano i
problemi.
PAGNOTTELLA: grazie per il commento!
mi fa piacere che la mia storia ti appassioni. per Peter garantisco io,
non torna. ti assicuro che con tutta la fatica che ho fatto per trovare
un'idea per farlo sparire, un possibile ritorno è davvero
l'ultimo (per non dire inesistente) dei miei pensieri!
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Capitolo 54 *** TRISTI NOVITA' ARRIVANO AL CASTELLO ***
CAPITOLO
52
TRISTI
NOVITA’ ARRIVANO AL CASTELLO
Tutta la popolazione
del castello poteva finalmente dire ad alta voce che la primavera era
ufficialmente arrivata. Le giornate cominciavano ad allungarsi e farsi
più calde, tanto da permettere ai ragazzi di passare i
pomeriggi e le serate a studiare o anche solo a parlare un
po’ all’aperto. Con i primi di marzo gran parte
degli studenti si era reso improvvisamente conto che gli esami erano
vicini, e la biblioteca era diventata il luogo più affollato
del castello subito dopo il parco. Nonostante fosse passato del tempo,
però, la curiosità circa la notte di San
Valentino non era ancora svanita del tutto. Sedute al tavolo della sala
grande, in attesa che i malandrini facessero il loro ingresso nella
sala, Hermione e Ginny cercavano di farsi raccontare da Lily la sua
serata. La rossa però sembrava piuttosto restia a lasciarsi
andare alle confidenze.
“Avanti,
racconta tutti i dettagli!” Esclamò Hermione, dal
suo sguardo trapelava tutta la sua curiosità. In quel
momento persino i compiti, i professori e la scuola passavano in
secondo piano. Ginny, silenziosa, guardava la scena in attesa che Lily
si decidesse a dire qualcosa, cercando di scacciare dalla mente il
pensiero di Harry che la tormentava.
“Ancora?
È da due giorni che parliamo solo di San
Valentino.” sbuffò Lily, leggermente imbarazzata.
Anche Alice aveva insistito molto per sapere tutti i dettagli, ma lei
era rimasta sul vago.
Quella sera apparteneva solo a lei e a James, raccontarla a qualcuno
l’avrebbe in qualche modo sminuita, resa banale.
“Ma tu non
ci hai ancora raccontato com’è finita la tua
serata.” replicò Ginny, mentre zuccherava la sua
tazza di te. Da un po’ di giorni la testa della ragazza era
da un’altra parte. Harry, infatti, non era stato per nulla
contento di sapere che la sua ragazza lo seguiva, e aveva reagito
perdendo la pazienza. Ginny era rimasta in silenzio mentre lui si
sfogava; sapeva bene di avere torto. Alla fine si erano abbracciati, ma
qualcosa si era rotto tra di loro, era come se si fossero allontanati.
Ginny non aveva detto a nessuno di avere seguito Harry, ne aveva
chiesto al ragazzo cosa stesse facendo nel parco. Per il momento aveva
vinto lui, ma Ginny era decisa ad andare fino in fondo a quella storia.
Sospettava che centrasse qualcuno ma non riusciva proprio a capire chi.
“Si, dopo
che hai trovato James..” insistette Hermione. Lily
guardò perplessa le amica, poi sospirò e decise
di soddisfare almeno in parte la loro curiosità.
“Usate la
fantasia, no?” rispose Lily, sperando con tutta se stessa che
l’interrogatorio finisse.
“Avete
provato a mettere in cantiere Harry?” chiese Ginny con aria
maliziosa.
Hermione guardò l’amica con una faccia sconvolta,
Lily invece si mise a ridere.
“Sei pazza,
sono giovane per avere un figlio. Ho il dovere morale di pensare solo a
divertirmi!” rispose Lily lanciando alle due ragazze uno
sguardo malandrino che lasciava intendere molte cose.
“E lo
studio?” chiese Hermione preoccupata e con gli occhi fuori
dalle orbite.
Decisamente James e i malandrini stavano avendo una brutta influenza su
di lei.
“Sei senza
speranza Hermione.” risposero in coro Lily e Ginny. Hermione
ultimamente pensava quasi solo agli esami, ogni minuto lo passava
trascrivendo appunti, ripassando o studiando cose che sapeva
già. Proprio in quel momento una ragazza bionda, con delle
strane treccine colorate che le arrivavano fino alla vita si
avvicinò al loro tavolo, attirando l’attenzione
delle tre ragazze.
“Ciao
ragazze! Scusate, avete visto..” chiese Zhoana timida e
imbarazzata. Sirius le aveva promesso che si sarebbero visti a
colazione, lo aspettava da un po’ ma di lui nemmeno
l’ombra, così si era fatta coraggio e si era
decisa a chiedere.
“Sirius non
è ancora arrivato. Perché non ti siedi con
noi?” la invitò Lily senza permetterle di finire
la frase, al primo sguardo aveva capito che si trattava della ragazza
di Sirius e lei moriva dalla voglia di conoscerla un po‘
meglio. La ragazza, dal canto suo, rimase colpita da quella ragazza con
i capelli rossi, decisa ma allo stesso tempo dolce.
“Non vi
dispiace?” chiese Zhoana impacciata. Nessuno prima
d’ora aveva mai manifestato interesse per fare amicizia con
lei. Era la prima volta che qualcuno, a parte suo fratello ovviamente,
le chiedeva di fare colazione insieme.
“Certo che
No. Io sono Ginny, questa è Hermione e l’altra
rossa Lily.” disse Ginny sorridendo, cercando di metterla a
suo agio. Zhoana sembrava un cucciolo spaventato con una gran paura del
mondo, un po’ come Luna le prima volte che sedeva con loro.
“Ho sentito
molto parlare di voi.” rispose sorridendo Zhoana. I
malandrini, del resto, erano decisamente conosciuti al castello, e lo
stesso valeva per le ragazze che erano con loro.
“Da
Sirius?” chiese Hermione sorridendo. Zhoana scosse la testa
facendo tintinnare i campanellini che portava intrecciati tra i capelli.
“Non solo..
Voglio dire, siete piuttosto conosciuti..” spiegò
meglio, addentando un pezzo di torta alle mele. Per la prima volta da
quando era al castello si sentiva a suo agio con qualcuno che non era
né suo fratello, né Sirius. Era una sensazione
nuova, molto piacevole.
Le ragazze ripreso a
parlare di San Valentino, e questa volta fu il turno di Zhoana
raccontare la sua serata con Sirius, vincendo l‘imbarazzo.
Lily, Hermione e Ginny scoprirono un Sirius nuovo, dolce e premuroso,
del tutto diverso da quello con cui erano abituati ad avere a che fare.
Lily si ritrovò a pensare che a Sirius era successo lo
stesso che era successo a James, una volta trovata la persona giusta
entrambi erano stati in grado di manifestare tutta la tenerezza e la
dolcezza di cui erano capaci. Ginny ed Hermione invece non potevano
fare a meno di pensare allo scorbutico Sirius che avevano conosciuto,
ed erano giunte alla conclusione che l’amore può
fare miracoli.
“Ecco
Sirius.” disse improvvisamente Ginny, indicando la porta
dalla quale stavano entrando i ragazzi. Sirius e James erano un
po’ più indietro rispetto agli altri, e stavano
confabulando tra loro mentre Remus scuoteva la testa, rassegnato.
Probabilmente i due stavano programmando qualche scherzo dei loro per
movimentare la giornata e fare venire un esaurimento nervoso ad
Hermione. Al fianco di Remus c’erano anche Harry e Ron,
stranamente silenziosi. Harry aveva un’espressione strana,
stanca, che Ginny non riuscì a spiegarsi.
“Quelli
insieme a lui sono James, Remus, Ron ed Harry.” aggiunse
Lily, mentre Zhoana guardava perplessa i ragazzi. Come al solito
facevano un gran fracasso e stavano attirando gli sguardi di buona
parte della popolazione femminile del castello. Zhoana non era gelosa
di Sirius, sapeva bene che il ragazzo aveva occhi solo per lei,
tuttavia quelle occhiate cominciarono a renderla nervosa.
Lanciò un’occhiata a Lily e vide che anche la
rossa non era proprio a suo agio.
“Buongiorno
ragazze, stavate piangendo la nostra assenza?” chiese James,
sedendosi accanto a Lily, seguito a ruota da Sirius, Remus, Ron ed
Harry. Ginny salutò il suo ragazzo con un sorriso, che
subito si spense quando Harry ricambiò a malapena con un
rapido gesto della mano.
“No,
stavamo parlando male di voi con la ragazza di Sirius.”
esclamò Hermione, indicando ai presenti Zhoana, che fino a
quel momento era passata inosservata.
“Amore mio,
che ci fai qui?” chiese Sirius, diventato improvvisamente
color peperone, tra le risate degli amici. James sorrise e tese la mano
alla ragazza, felice di conoscere finalmente la donna che aveva rapito
il cuore di suo fratello.
“Cercavo te
e sono state così gentili da invitarmi..”
spiegò Zhoana, sorridendo.
“Che ti
prende Sirius, sei diventato tutto rosso.” chiese Ron, senza
staccarsi dall’abbraccio di Hermione e guardando divertito
Sirius.
“Zitto
tu!” sibilò il ragazzo, cercando di scagliare
contro il rosso una maledizione.
“Che
tenero, è emozionato perché ha visto la sua
ragazza..” lo canzonò James mentre, aiutato da
Harry, cercava di disarmare Sirius. Alla fine i due ragazzi ebbero la
meglio, e la calma tornò a regnare al tavolo, o quasi.
“Si.. No..
Uffa, volete del the?” biascicò Sirius, cercando
di mettere fine a quella situazione imbarazzante. Tutti ormai avevo lo
sguardo fisso su di lui, e sembravano divertirsi alle sue spalle.
“Sono dei
bambini!” concluse Remus scuotendo la testa, rassegnato
all’idiozia dei suoi amici. Zhoana sorrise e si
guardò intorno. La sala grande era abbastanza silenziosa,
solo al tavolo in cui erano seduti i malandrini regnava il caos. A
Zhoana piaceva molto quella simpatica combriccola in grado di fare
tutta quella confusione.
“Allora
Zhoana, ti sei pentita di esserti seduta vicino a questi
casinisti?” chiese Sirius, avvicinandosi alla ragazza e
stampandole un bacio sulle labbra.
“No, al
contrario.. Sono davvero simpatici.” rispose lei, sorridendo.
“Anche tu
lo sei piccola.” mormorò lui, prima di darle un
bacio appassionato.
Era come se la sala grande fosse d’improvviso scomparsa e
fossero rimasti solamente loro due.
“Davvero
questi cretini non ti hanno messa a disagio?” chiese ancora
Sirius, preoccupato.
“Sono
abituata a stare sola, è strano mangiare insieme a tutti
voi.” disse lei, sospirando. Fino a quel momento aveva
passato i pranzi, le cene e le colazioni a guardare la gente che rideva
con gli amici, provando a indovinare cosa stessero dicendo. Essere
finalmente parte di un gruppo che la accettava per quella che era la
rendeva estremamente felice.
“Come
sarebbe sempre sola?” chiese Remus, accigliato. I ragazzi
smisero di fare baccano e presero a prestare attenzione a quella
conversazione. Hermione, Ron, Harry e Ginny potevano immaginare di cosa
parlasse Zhoana. Nel loro tempo anche Luna era lasciata da parte da
tutti per via delle sue stranezze, nessuno a parte loro aveva mai
provato a conoscerla per quello che era davvero. Inutile dire che tutti
quanti quegli stupidi si erano persi una grande persona, certamente
migliore di tutti loro. Zhoana assomigliava molto a Luna, e come lei
sembrava essere un’amica fedele e leale.
“Si, al
massimo con mio fratello. La gente ci trova.. Strani. Immagino che sia
per tutte le creature di cui parliamo spesso, come i
gorgosprizzi.” spiegò Zhoana, ritrovando la sua
solita allegria. Non le andava di apparire come una ragazzina sola e
triste.
“Che
idiozia, tutti sanno che i gorgosprizzi esistono.”
sbottò Hermione. Harry lanciò
un’occhiata di gratitudine all’amica. Nel loro
tempo Hermione era stata la prima a mettere continuamente in dubbio
l’esistenza delle creature di cui parlava Luna, mettendola
spesso a disagio in compagnia. Quella frase detta da lei aveva un
grande significato.
“Dite sul
serio?” chiese Zhoana, guardando i ragazzi seduti insieme a
lei. Nessuno prima d’ora le aveva creduto quando parlava
delle creature magiche di cui si tramandava l’esistenza
tramite leggenda. Di solito tutti la guardavano male e si
allontanavano, quasi avesse la peste o un’altra malattia
contagiosa.
“Perché
dovremmo scherzare?” chiese Ron, tranquillo, mentre Ginny ed
Harry annuivano decisi.
“Nessuno
crede a queste cose perché i giornali non ne parlano
mai.” esclamò risentito Harry, mostrando tutta la
sua avversione per i giornali, seconda solo a quella per il ministero
della magia che lo aveva sempre creduto pazzo quando annunciava il
ritorno di Voldemort.
“Si, la
penso come te. Io e Xeno parliamo spesso del fatto che la Gazzetta non
è mai obiettiva. Pensa solo a mettere in buona luce il
ministero della magia.” spiegò Zhoana, presa dalla
discussione.
“Anche mio
padre odia quel giornale, o meglio, odia chi lo scrive
perché non è mai obiettivo.” disse
James, amareggiato. Suo padre gli raccontava spesso che la Gazzetta era
solita intromettersi negli affari del ministero, manomettendo notizie e
proponendo falsi scandali con il solo scopo di mettere in cattiva luce
qualcuno.
“Tu e tuo
fratello avete mai pensato di aprire un giornale che parli di tutto
quello che gli altri giornali non scrivono?” propose Sirius,
mentre Ron e Ginny si scambiavano un’occhiata divertita.
Harry era sconvolto, mai aveva potuto pensare che il Cavillo fosse nato
sotto suggerimento di Sirius.
“Una volta
ne abbiamo discusso. Abbiamo anche pensato ad un possibile
titolo.” raccontò Zhoana sorridendo.
“Dici
davvero?” chiese Remus, interessato alla discussione.
“Si,
certo.” assicurò la ragazza.
“Sentiamo..”
mormorò Sirius, curioso. Lily e James intanto sembravano
essersi isolati dal mondo, ritagliando dei momenti tutti per loro. La
ragazza tracciava con il dito il contorno del viso di James, e lui la
lasciava fare, aspettando che lei si decidesse a dargli un bacio.
“Cavillo!”
disse Ron senza pensarci, beccandosi delle gran occhiatacce da Harry,
Hermione e Ginny.
“Come hai
fatto ad indovinare?” chiese Zhoana, stupita.
“Io..
Intuito?” balbettò Ron, cercando di salvare la
situazione.
“Ron, che
burlone! È davvero bravo in divinazione.” disse
Hermione, andando in aiuto del suo ragazzo che era diventato dello
stesso colore dei suoi capelli, come succedeva sempre quando era in
imbarazzo.
“Davvero? E
perché non hai continuato?” chiese Lily, di colpo
interessata alla carriera accademica del ragazzo.
“Non volevo
umiliare troppo il professore!” rispose Ron, scatenando
l’ilarità generale. Di colpo il discorso fu
dimenticato, i ragazzi poterono tirare un sospiro di sollievo e presero
a parlare del più e del meno fino a che non
arrivò la posta.
Un grosso gufo lasciò cadere proprio di fronte a Lily una
copia della Gazzetta del Profeta.
“Lily,
leggi quella roba?” chiese James, sconvolto.
“Attualmente
è l’unico giornale che da notizie..”
rispose lei, pagando il gufo. Nemmeno a lei quel giornale piaceva, ma
l’alternativa era non sapere nulla di quanto stesse avvenendo
nel mondo in quel momento.
“Basta,
oggi si sciopera. Al rogo la gazzetta!” propose Ron,
lanciando lontano la copia del giornale di Lily. La ragazza la prese
sul ridere e alzò le spalle pensando che non leggere il
giornale per un giorno non sarebbe stato certo un problema. Non sapeva
quanto si stava sbagliando. Proprio quel giorno infatti, il giornale
portava notizie più che mai interessanti per i ragazzi. In
prima pagina c’era una gigantesca foto che riproduceva una
donna vestita di nero, una bimba in lacrime vicino a una donna a terra
e un uomo ferito. Più in basso il titolo diceva,
“Auror salva bambina da misterioso attacco. La madre
è grave, forse non ce la farà.”
Dopo
l’arrivo della posta l’intera sala grande
cominciò a mormorare a bassa voce mentre al tavolo dei
professori, gli insegnanti stessi sembravano sconvolti e spaventati.
“Silente,
hai letto la gazzetta?” chiese una McGranitt visibilmente
preoccupata, avendo cura di tenere la voce bassa.
“Sono stato
informato questa notte da Robert.” rispose Silente. La sua
voce suonava stanca, non ne poteva più di attacchi e di
vittime. Troppi amici erano già morti in quella guerra
così assurda, e molti altri rischiavano la loro vita ogni
giorno.
“È
stata una fortuna che sia arrivato in tempo. La piccola Dora, povera
bambina, e Ted poi..” mormorò il professor
Anderson. I suoi occhi erano cerchiati di grigio e sul suo viso
c’erano delle grosse occhiaie. Anche lui era stato svegliato
dai suoi vecchi colleghi auror quella notte, subito dopo
l‘attacco. Si era recato immediatamente da Silente, e avevano
passato quel che restava della notte a fare ipotesi, una più
assurda e improbabile dell’altra.
“Come
l’ha presa?” chiese la McGranitt, preoccupata.
Anderson alzò le spalle e scosse la testa, cercando le
parole giuste.
“Quando i
Potter lo hanno chiamato è sbiancato.” rispose con
un tono freddo e distaccato.
Gli anni passati in servizio gli avevano insegnato che era inutile
lasciarsi prendere dalle emozioni nelle situazioni di pericolo, la cosa
migliore era sempre ragionare in modo razionale e mantenere il sangue
freddo.
“Dicono che
ci è mancato poco che avesse un attacco di cuore.”
ridacchio Lumacorno, leggendo quello che era scritto sul giornale.
“Non
c’è nulla di cui scherzare, professor
Lumacorno.” disse Silente in modo severo. Sul tavolo dei
professori cadde un silenzio quasi imbarazzante.
“Dobbiamo
informare Black e Potter? Si tratta dei parenti di Sirius, e il padre
di James è rimasto ferito..” fece notare la
McGranitt, prendendo la parola per prima dopo l‘ammonimento
del preside.
“Per il
momento no, si sa ancora troppo poco.” rispose Silente
tranquillo, sorseggiando il suo the al limone come se nulla fosse.
“Chi
è stato ad attaccarli?” chiese Lumacorno
timidamente.
“Robert mi
ha detto che si tratta della donna che cercano da tempo.”
spiegò Anderson, infastidito. Tra tutti i professori
Lumacorno era certamente quello che sopportava di meno, era viscido,
codardo e pronto a fare qualsiasi cosa pur di ottenere in cambio un
po’ di visibilità o qualche dono.
“Quella
sbucata dal nulla?” chiese la McGranitt.
Gli altri professori non dicevano nulla, assistevano solamente a quello
scambio di battute senza osare intervenire.
“La cosa
inquietante è che assomiglia a Bellatrix Black, solo
più vecchia.” sospirò Silente.
“Hai
qualche idea in proposito?” chiese Anderson, fissando
attentamente il volto del preside.
Aveva già fatto quella stessa domanda molte volte nel corso
di quella lunga notte, ma tuttavia conosceva abbastanza il vecchio mago
da sapere che stava pensando a qualcosa di cui non gli aveva ancora
parlato.
“Qualcuna,
confusa.” rispose Silente distrattamente, completamente
immerso nei propri pensieri. Al tavolo nel frattempo il dibattito tra i
professori era continuato, ma Silente era troppo distratto per
accorgersene.
“Preside,
è nostro dover mettere Black e Potter almeno a conoscenza
dei fatti che sono apparsi sul giornale.” riprese la
McGranitt decisa. Il preside non parve quasi sentire le parole della
donna e non le prestò attenzione.
“Vedrai che
lo leggeranno.” concluse Lumacorno, riprendendo a fare
colazione come se nulla fosse successo.
La professoressa McGranitt sospirò e poi si alzò
da tavola infastidita.
La prima lezione con
i ragazzi del settimo anno di Grifondoro toccava proprio a lei, che
avrebbe fatto una volta di fronte a Potter e Black?
I corridoi erano
affollati come al solito, pieni di gente che non aveva nessuna voglia
di passare la mattinata chiuso in un aula a studiare ma che non aveva
alcuna altra via d’uscita. Tra quella folla che andava
rassegnata verso le aule c’erano anche i malandrini.
“James,
come sta tuo padre?” mormorò pieno di
curiosità un ragazzino del primo anno che James non aveva
mai visto, travolgendolo, e facendo finire tutti i suoi libri a terra.
“Bene,
credo.” rispose James alzando le spalle, per nulla stupito
dalla domanda. Suo padre era un autor piuttosto famoso, era normale che
finisse sul giornale e che le persone si interessassero a lui. Ormai ci
aveva fatto l’abitudine ed era orgoglioso che suo padre fosse
un grande eroe.
“Meno male!
È stato davvero un eroe!” disse ancora il piccolo,
saltellando via. James fece un gran sorriso, raccolse i libri e
continuò a camminare per la sua strada. Tuttavia, se per
James, così come per gli altri malandrini, era perfettamente
normale che qualcuno chiedesse notizie di Robert Potter, famoso auror,
per Hermione la cosa era decisamente più strana.
“Ma chi che
parlano?” chiese Hermione, fermando un ragazzo del terzo anno
che aveva assistito alla scena. Quello alzò le spalle.
“Non sai
nulla? Non hai letto il giornale?” rispose il ragazzino
sbigottito, fissandola come se fosse un ‘aliena. Ne parlavano
tutti a colazione, possibile che lei non avesse sentito della lotta
contro una mangiamorte che aveva portato Robert Potter insieme a
un‘altra donna al San Mungo? Hermione perse la pazienza e gli
strappo il giornale di mano senza troppi complimenti.
“Da
qua..” esclamò la ragazza, aprendo il giornale.
“Dannazione.” imprecò poi a bassa voce.
Il ragazzo colse l’occasione per andarsene da quella stramba
ragazza, prima che questa gli lanciasse un incantesimo.
“Sirius,
Harry, James, venite a leggere che dice la gazzetta.”
chiamò Hermione, con una punta di preoccupazione nella voce.
Harry conosceva bene l’amica, e quelle parole lo misero in
allarme. Si avvicinò a lei e si sporse per guardare il
giornale.
“Saranno le
solite baggianate.” decretò James alzando le
spalle mentre Sirius annuiva deciso, solo Remus era preoccupato dalle
parole della ragazza.
“Sarà,
ma c’è scritto che una donna misteriosa e oscura
ha ucciso alcuni mangiamorte.” lesse Hermione, attirando su
di sé l’attenzione degli amici.
“Bellatrix.”
indovinò Ginny tristemente. Lily sospirò.
“Se li
uccide lei ci fa solo un favore, no?” chiese Ron in modo
ironico, James e Sirius erano pienamente d‘accordo con lui.
“Aspetta a
gioire. Ha attaccato Andromeda e Dora.” spiegò
Hermione. Quelle poche parole ebbero il potere di gelare la stanza.
“Che
cosa?” balbettò Sirius, incredulo. Bloccandosi
all’improvviso e finendo addosso al povero Remus che
camminava avanti a lui.
I due finirono a terra,Remus con un bernoccolo abbastanza vistoso, ma
al ragazzo non importava. Voleva solo sapere quello che era successo,
ed essere sicuro che Dora stesse bene.
“Tua cugina
è stata colpita in pieno, sembra sia grave. Il giornale non
dice nulla ma non sanno se sopravvivrà. La piccola sta bene,
il padre di James è arrivato in tempo ma è stato
ferito anche lui.” continuò Hermione, cercando di
trattenere le lacrime. A quelle parole fu il turno di James di rimanere
di sasso per qualche istante, prima di reagire d’istinto.
“Silente!”
esclamò James precipitandosi fuori dalla stanza, seguito a
ruota da Sirius e da Harry. Il ragazzo, oltre ad impedire a James e
Sirius di fare cose stupide, voleva parlare con Silente.
Se Bellatrix aveva davvero attaccato qualcuno era giunto il momento di
informare il vecchio preside circa la reale pericolosità
della donna.
“Sirius,
James, fermatevi!” urlò Lily, sperando invano di
essere ascoltata.
Le sue parole però furono inutili, i ragazzi erano lontani,
diretti allo studio del vecchio preside.
“Che
diavolo è successo?” esclamò James,
preoccupato per il padre, senza smettere di correre e senza
preoccuparsi di tutti i ragazzi che stava travolgendo lungo il suo
cammino.
“Perché
Silente non ci ha informati?” urlò Sirius,
sconvolto quanto l’amico.
Nella loro folle
corsa, i due ragazzi travolsero parecchie armature, litigarono con
qualche quadro e indispettirono il fantasma di Serpeverde. Tutto quel
baccano arrivò a turbare persino l’ufficio di
Silente.
“Cosa
diamine è questo baccano?” chiese Anderson
spazientito, passando lo sguardo dalla professoressa McGranitt al
preside, seduto sulla sua scrivania. Dopo colazione Silente aveva
chiesto ai due professori di raggiungerlo nel suo ufficio, per parlare
con calma sul da farsi.
“I ragazzi
devono aver letto il giornale..” spiegò Silente
tranquillamente, alzandosi dalla sua poltrona.
Il vecchio preside si guardò intorno per un po’,
poi si avvicinò al camino.
“Parlerà
con loro?” chiese la McGranitt, apprensiva. Dietro la
maschera che si era costruita di professoressa severa c’era
un grande cuore, e la donna non poteva sopportare che ai due ragazzi
non fosse detto nulla. Non era giusto, lei al loro posto avrebbe voluto
sapere.
“Più
tardi, ora vado da Robert. Pensateci voi, va bene?” rispose
Silente, prima di sparire nel camino. In pochi secondi il vecchio
preside si ritrovò a San Mungo, mentre Anderson e la
McGranitt si guardavano, perplessi.
“Non
sarà facile.” sospirò la McGranitt,
lasciandosi cadere a sedere su una sedia.
“Lascia
fare a me.” sibilò il professor Anderson,
assumendo la sua solita espressione severa.
Silente ci mise poco
più di un attimo ad arrivare all’ospedale magico.
Il San Mungo era affollato come al solito, quasi quando la scuola di
magia ma con la sola differenza che tra quelle mura non si muovevano
ragazzi ma maghi adulti, per lo più guaritori o medimaghi.
Il vecchio preside si
guardò intorno, cercando qualche indicazione che lo aiutasse
a trovare il reparto dove era ricoverato Robert Potter, poi si
incamminò in quella direzione. Una volta nel reparto trovare
la stanza del mago non fu un problema, bastò seguire i
gruppi di giornalisti accalcati sulla porta. Alla vista di Silente
sembrarono animarsi improvvisamente. Cominciarono a fare domande e a
scattare foto, ma il vecchio preside entrò senza dire nulla.
L’ultima cosa che voleva era finire sulla gazzetta del giorno
dopo.
“Salve
Robert.” salutò il vecchio preside entrando nella
stanza in cui si trovava l’auror, steso a letto con il
braccio al collo. Nonostante fosse stata medicata, la ferita sanguinava
ancora e aveva macchiato la benda.
Silente fece comparire una comoda poltrona proprio vicino al letto
dell’uomo, poi ci si sedette.
“Silente..
Che ci fai qui?” chiese Robert, stupito. La visita di Silente
era l’ultima di una serie di visite di grandi
personalità del mondo magico. Prima di lui erano venuti
anche il ministro della magia in persona e il capo del dipartimento
auror, un uomo vecchio e strano che usciva raramente dal suo ufficio.
“Volevo
accertarmi che stessi bene e sentire tutta la storia.”
spiegò Silente con il suo solito sorriso sulle labbra.
Robert sorrise, e sistemò alla meglio i cuscini.
“Hai
avvisato James? Se ha letto il giornale penserà che sono in
punto di morte.” esclamò l’auror,
indicando la copia della gazzetta che teneva sul comodino. Silente
fissò il giornale come se lo vedesse per la prima volta.
“Non ti
preoccupare, ci penserà Minerva a parlare con lui. Dimmi
della donna.” chiese il vecchio preside, facendosi tutto
d’un tratto più serio e preoccupato di quanto
già fosse.
“Non so chi
fosse, era tale e quale a Bellatrix ma più vecchia. Non
voleva uccidere me o i mangiamorte, voleva solo la bambina.”
raccontò Robert, dilungandosi a spiegare tutto quello che
era successo al preside. Aveva ripetuto la stessa storia anche al
ministro e al capo degli auror ma non erano riusciti a trovare nessun
indizio per riuscire a catturare la donna. Era successo tutto
così in fretta, ed era stato anche strano. Da quando una
mangiamorte uccide altri mangiamorte prima di cercare di uccidere una
bambina?
“Dora?”
chiese Silente stupito. Cosa potevano mai volere i mangiamorte da una
bambina? Fino a quel momento i bersagli dei maghi oscuri erano stati
auror, dirigenti del ministero, grandi personalità del mondo
magico che si battevano per impedire a Voldemort di istaurare il suo
potere, mai bambini. Certo, alcune volte erano stati coinvolti in
attentati e avevano perso la vita, ma non erano mai stati il bersaglio
principale da eliminare.
“Si,
Andromeda si è messa in mezzo. Sono arrivato tardi, non sono
riuscito a fermarla.” disse Robert, nella voce si sentiva
tutto il suo senso di colpa. L’uomo non riusciva a smettere
di pensare che se fosse arrivato qualche secondo prima forse anche
Andromeda si sarebbe salvata.
“Non
è colpa tua.” lo tranquillizzò il
vecchio preside, appoggiando una mano sulla spalla sana
dell’auror. Robert abbozzò un sorriso, ma
sparì subito lasciando posto alla preoccupazione.
“Che dicono
i medimaghi?” chiese il signor Potter, preoccupato. Silente
sospirò.
“È
grave.” rispose Silente vago, abbassando gli occhi.
“Ted
è sconvolto.“ sospirò Robert,
ricordandosi le grida dell’uomo quando Dorea lo aveva
informato dell’accaduto. Era stato terribile ascoltare le
urla e la disperazione dell’uomo senza poter fare nulla.
“Dove si
trova Dora in questo momento?” chiese Silente, con
un‘espressione enigmatica dipinta sul viso.
“Con mia
moglie.” rispose Robert, senza capire quali fossero le
intenzioni di Silente.
“Parlerò
con Ted, per un po’ sarà meglio trasferirla al
castello.” mormorò il vecchio preside. Se Dora era
davvero un obiettivo dei maghi oscuri la cosa migliore da fare era
tenerla al sicuro, almeno fino a che non avrebbe scoperto la ragione
che aveva spinto quella donna a cercare di ucciderla.
“Penso sia
la cosa migliore.” concordò Robert, pensieroso.
ANGOLO DELL'AUTRICE:
innanzitutto, un saluto a tutti i miei lettori e TANTI AUGURI DI BUON
NATALE (molto in ritardo), e di FELICE ANNO NUOVO (un po' meno in
ritardo)
mi spiace non aver postato prima, ma le feste di natale sono
in grado di assorbire tutto il tempo libero!
ad ogni modo, GRAAAZIE a tutti coloro che leggono, mettono tra i
preferiti e commentano la mia storia.
spero che la mia storia vi piaccia, e che vi piacerà sempre
di più!
passiamo ai commenti, la parte che mi piace di più! ;D
SHIHO93: grazie del commento
ma no, non essere così pessimista.. non sono mica
così sadica da lasciare quella tenera bambina senza mamma!
abbi fiducia e pazienza!
piton o regulus, questo è il dilemma.. non aggiungo altro! :D
AYAPPE: grazie del commento
non ti preoccupare per il mancato commento, capita di essere presi e di
perdersi qualcosa per strada!
sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto! ;D
BRANDO: grazie del commento
harry alla fine ha deciso di parlare con silente, chissà..
forse se lo avesse fatto prima andromeda starebbe meglio.
ma si, vedrai che andrà tutto bene. ci vuole solo un po' di
ottimismo (e qualche maledizione per bellatrix)..
regulus o piton, come ho già detto è questo il
dilemma.. ora resterà solo da vedere come si metteranno le
cose tra ginny e harry.
sono felice del fatto che verrò linciata se andromeda
morirà, ma niente paura.. non ho mai veramente avuto
intenzione di ucciderla.
PAGNOTTELLA: grazie del commento
mi spiace per averti fatto stare in ansia per le sorti del padre di
james, ma niente paura.. è solo un graffietto!
niente paura, non ti credo pazza e mi dispiace averti fatto aspettare
per l'aggiornamento.
SMEMO92: grazie del commento
niente paura, vedrai che andromeda ce la farà anche grazie a
robert! dopo questo attacco il comportamento di bellatrix
sarà più chiaro, anche se sarebbe bello capire
cosa farà bellatrix dopo che avrà scoperto che ne
teddy ne dora sono "disponibili" per essere uccisi.
FINLEYNA 4 EVER: grazie del commento
nel prossimo capitolo vedremo dora più da vicino, e la
piccola farà conoscenza con remus!
SHIN_86: grazie del commento
per capire cosa frulla nella testolina di harry dovrai aspettare, per
il resto mi fa molto piacere che le svolte ti siano piaciute!
LYRAPOTTER: grazie del commento
vabbè, bellatrix è pazza e psicopatica.. dovevi
aspettarti che prima o poi ne combinasse una delle sue. meno male che
robert è arrivato in tempo, no?
remus vedovo no, ma nel prossimo capitolo vedremo i due (molto) futuri
sposi insieme per la prima volta. ;D
io uccidere una bimba di 4 anni? ma no, non sono così
sadica.. uccidere andromeda forse ci ho pensato qualche secondo, ma mi
è passata subito.
ops, niente zizzania al castello.. mi sa che qualche problemuccio tra
ginny ed harry c'è, ma cosa posso farci io se quella lo spia
di nascosto?
EVELYN_CLA: grazie del commento
ti adoro, hai davvero passato tutto il tuo tempo attaccata alla mia
storia? tenera! ringrazia anche la tua amica che te l'ha consigliata.
dovrei fare una statua a tutte e due. che dire, effettivamente in
questa storia dall'inizio ci sono stati un paio di colpi di scena (ok,
forse un po' più di un paio), ma pensa che noia se non fosse
stato così! ;D
la coppia remus/dora comparirà (per modo di dire coppia, non
sono pedofila) nel prossimo capitolo.
MILLYRAY: grazie del commento
spero che questo capitolo non ti abbia deluso e che la mia storia possa
continuare a piacerti!
MARTY_YOUCHY: grazie del commento
sei stata davvero un angelo a leggerla tutta d'un fiato. dovrei fare
una statua anche a te come a Evelyn e alla sua amica!
come al solito, perdonate l'angolo pubblicità, vi consiglio
di andare a leggere l'altra storia che sto scrivendo in questo momento:
BROKEN MEMORIES.
anche lei parla dei malandrini, ma senza viaggi nel tempo (sui viaggi
nel tempo ne sto scrivendo una che vede i figli di harry e teddy
catapultati al tempo dei malandrini, ma è ancora una bozza!).
consiglio BROKEN MEMORIES a tutti quelli a cui piacciono le storie
tragice, un po' meno alle fan di James perchè in quella
storia lo maltratto un po'!
GRAAAZIE A TUTTI, e alla PROSSIMA!
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Capitolo 55 *** NOTIZIE DAL SAN MUNGO ***
CAPITOLO 53
NOTIZIE DAL SAN MUNGO
Il sole entrava dalla
finestra e illuminava la stanza, dando un incredibile senso di
tranquillità. Sembrava una giornata perfetta se non fosse
stavo per i terribili avvenimenti che avevano sconvolto il castello
nelle ultime ore. All’improvviso Hogwarts non sembrava
più così sicura e riparata dalle cattiverie del
mondo come pareva solo poche ore prima. Anche se non direttamente,
fatti terribili alla fine erano arrivati fino al castello.
“Perché
non ci avete avvertiti?” urlò James Potter a denti
stretti, mentre Sirius Black cercava di calmarlo con poca
convinzione. I due ragazzi avevano praticamente fatto
irruzione nell’ufficio del preside, dove però
avevano trovato solamente la professoressa McGranitt e il professor
Anderson.
James e Sirius non si erano fatti intimidire dall’assenza del
preside e avevano iniziato a tormentare i due insegnanti, cercando di
avere qualche informazione. Subito dopo i due ragazzi era
arrivato anche Harry Potter, decisamente più calmo dei primi
due anche se molto pallido in viso.
“Signor
Potter, si calmi. Silente non lo ha ritenuto opportuno
perché non si sapeva quasi nulla.”
ripeté la professoressa McGranitt per la terza volta,
esasperata, cercando con lo sguardo il collega visibilmente infastidito
da quella situazione.
“È
mio padre, voglio sapere come sta!” continuò
James, per niente intenzionato a calmarsi. Era completamente fuori di
sé.
Non bastava che era venuto a sapere che suo padre stava male da un
giornale invece che dai professori, ora si rifiutavano anche di dirgli
come stava.
“È
ancora vivo, non ti basta?” sbottò Anderson,
infastidito da tutte quelle urla.
“E
Andromeda? E Dora? E Ted?” intervenne Sirius, a sua volta
preoccupato.
Anderson sbuffò e la McGranitt si lasciò cadere
su una poltrona, esasperata. Silente aveva scelto il momento peggiore
per andare a San Mungo.
“Quante
domande ragazzo.” sbuffò Anderson, severo come al
solito. Aveva visto di peggio nella sua lunga carriera di auror e non
aveva la minima intenzione di farsi mettere i piedi in testa da due
ragazzini agitati.
“Come
stanno?” intervenne Harry, pacato, appoggiato allo stipite
della porta.
Anderson alzò gli occhi, stupito dalla calma del ragazzo
rispetto agli altri due. Gli occhi verdi di Harry incontrarono quelli
del vecchio professore, calmi eppure allo stesso tempo stanchi. Ad
Anderson ricordavano in qualche modo quelli di Silente. Anche il
ragazzo, proprio come il vecchio preside, sembrava immerso in
supposizioni e grandi questioni. Il professore sospirò e si
chiese ancora una volta cosa nascondesse quel ragazzo misterioso.
“Dora e Ted
bene, Andromeda..” iniziò il vecchio professore,
rassegnato.
“È
grave?” chiese Sirius, improvvisamente più
pallido.
Andromeda era l’unica persona della sua famiglia che
riuscisse davvero a capirlo, non poteva perderla.
“Potrebbe
non farcela. La maledizione l’ha presa in pieno.”
ammise Anderson, triste. Era sempre difficile dire quelle parole ai
parenti, nonostante gli anni di servizio non si era mai abituato a
vedere morire gente più giovane di lui. A quelle parole
Sirius sentì la stanza iniziare a girare su se stessa e
dovette aggrapparsi a James per non cadere. Harry non disse nulla,
sospirò solo ed abbassò lo sguardo mordendosi un
labbro.
“Dove era
mio padre mentre quella pazza attaccava Andromeda?” chiese
James, fissando il vecchio auror dritto negli occhi.
Ancora una volta Anderson si stupì della determinazione di
quei ragazzi. Erano rumorosi e trovavano sempre il modo di dare
fastidio ma erano anche sicuramente destinati a qualcosa di grande, ne
era certo.
“È
arrivato subito dopo. Potter, è stata una fortuna che Robert
sia arrivato. Senza il suo intervento sarebbe morta anche la
piccola.” rispose Anderson in malo modo, infastidito dal modo
in cui James avesse messo in discussione l‘operato o il
coraggio di suo padre.
James
abbassò la testa, imbarazzato. Nella stanza cadde il
silenzio. La rabbia che aveva spinto Sirius e James a correre in quella
stanza era come sparita, lasciando il posto all’apatia
più completa.
“E tu?
Perché sei zitto sulla porta?” chiese ancora
l’uomo, notando che Harry non si era ancora mosso e non aveva
fatto altre domande.
A quelle parole anche la professoressa McGranitt alzò gli
occhi sul ragazzo e anche lei si stupì di trovarlo
lì.
“Vorrei
parlare con il preside.” rispose semplicemente. A quelle
parole anche Sirius e James si voltarono verso il ragazzo, perplessi.
Certo, i due ragazzi sapevano certamente più dei professori
circa Harry, ma il ragazzo riusciva lo stesso ad essere un mistero
anche per loro.
La cosa che stupiva i
due ragazzi più di ogni altra era la sicurezza con la quale
Harry parlava con Silente e con gente più grande di lui. Era
sicuramente più diplomatico di tutti loro, questo era certo.
Sirius e James si ritrovarono a chiedersi il perché.
“E cosa
vorresti dirgli esattamente?” chiese la McGranitt, curiosa e
stupita allo stesso tempo.
Quel ragazzo le era sempre parso molto misterioso, quasi stesse
nascondendo qualcosa. Un paio di volte aveva provato a parlarne con
Silente ma lui aveva liquidato la cosa, quasi fosse a conoscenza di
dettagli che invece a lei sfuggivano.
“Beh,
questi penso siano affari miei e del preside.” rispose il
ragazzo con fermezza ed educazione, senza alzare la voce.
Quella risposta ebbe
il potere di mandare Anderson su tutte le furie. Da buon ex auror non
poteva sopportare che qualcuno si rifiutasse di dargli le risposte che
voleva e iniziò a tartassare il ragazzo. Il suo obiettivo
era fargli perdere la calma, ma non ci riuscì. Sotto lo
sguardo sbigottito di James e Sirius, Harry rispose a tutte le domande
del professore senza svelare nessuno dei suoi segreti.
Quando Silente
comparve dal camino la situazione che si trovò davanti era
paradossale: Sirius e James che tormentavano una McGranitt alquanto
esasperata cercando di sapere qualcosa e Anderson che era molto vicino
a torturare Harry. A Silente non sfuggì la
tranquillità con cui Harry teneva testa a Anderson. Sembrava
abituato a trattare con gente più grande e potente di lui,
quasi non fosse la prima volta che fosse chiamato a spiegare i suoi
misteri ad un‘autorità. Il vecchio preside si
ripropose di parlargli nuovamente per cercare di scoprire qualcosa
circa quel mistero.
“Che sta
succedendo?” chiese il preside, richiamando
l’attenzione di tutti i presenti. Immediatamente sia
professori che studenti si zittirono e si voltarono verso
l’uomo. Il primo che prese la parola fu Anderson, con un
sorriso schivo sul volto.
“Il signor
Potter le vuole parlare.” disse mettendosi a sedere nella
poltrona vicina a quella su cui era seduta la professoressa McGranitt.
“Quale
Potter se posso chiedere?” chiese Silente, fissando prima
James e poi Harry, che a quelle parole si lasciò sfuggire un
sorriso.
“Harry,
signore.” chiarì la professoressa di
trasfigurazione, indicando il ragazzo.
Harry non disse nulla, rimase in silenzio ma contraccambiò
lo sguardo del preside.
“Bene,
avevo giusto bisogno di parlare con lui.” ammise il preside,
sorridendo.
Prima che l’uomo riuscisse ad aggiungere qualcosa fu bloccato
da James e Sirius.
“Mio
padre?” chiese James, ansioso.
“Mia
cugina?” fece eco Sirius, preoccupato.
Anderson imprecò sotto voce mentre la McGranitt
alzò gli occhi al cielo. Il vecchio preside
guardò entrambi, poi sospirò e si sedette sulla
sua poltrona. Era giunto il momento di dare loro le informazioni che
volevano, poi avrebbe potuto parlare con Harry.
“Avete
ragione ragazzi. James, tuo padre sta bene. La ferita per fortuna non
era nulla di serio. Se vuoi raggiungerlo fai pure..”
spiegò l’uomo, indicando al ragazzo il camino alle
sue spalle. James non se lo fece ripetere due volte e vi si
precipitò.
“Grazie
signore.” mormorò grato mentre spariva tra le
fiamme. Sirius guardò l’amico sparire sorridendo
mesto.
“Sirius,
per quanto riguarda Andromeda le cose sono più
complicate..” iniziò il vecchio preside,
scegliendo con cura le parole.
“Posso
andare da lei?” chiese Sirius speranzoso. Silente
sospirò prima di rispondere.
“I
medimaghi stanno ancora facendo il loro lavoro. Appena saprò
qualcosa ti manderò a chiamare. Nel frattempo
però vorrei che ti occupassi della piccola Dora. Era lei la
destinataria della maledizione che ha colpito Andromeda, per qualche
ragione ancora sconosciuta. Fino a che non capirò
perché, ho detto a Ted che la piccola rimarrà al
castello, sotto la mia protezione. Pensi di poterti occupare di
lei?” disse Silente, la sua voce era triste e stanca.
“Certo.”
annuì Sirius, rassegnandosi a dover aspettare. Sperava che
la compagnia della cuginetta avrebbe reso quelle ore più
sopportabili. Il preside sorrise, ringrazio il ragazzo e diede
disposizione alla professoressa McGranitt perché
accompagnasse Sirius a prendere la piccola. I due lasciarono la stanza
sotto lo sguardo perplesso di Anderson, che non aveva nessuna
intenzione di andarsene. Voleva a tutti i costi sapere che aveva Harry
di tanto importante da dire al preside.
Harry però non sembrava intenzionato a parlare di fronte
all’auror, incrociò le braccia e lanciò
un’occhiata infastidita a Silente.
“Grazie
mille, ed ora veniamo a te Harry. Che cosa vuoi dirmi?”
chiese il vecchio preside, lanciando a sua volta ad Anderson
un’occhiata per fargli capire che doveva andarsene.
“Se
permettete preside, avrei da fare. Tornò più
tardi.” disse l’ex auror di malavoglia, lasciando
la stanza. Era evidente che era furente, e che avrebbe voluto rimanere
lì, ma non poteva certo disubbidire al preside. Si ripromise
di indagare da solo sul passato di Harry.
“So chi ha
attaccato Andromeda, e perché.” rispose secco
Harry dopo essersi accertato che l’uomo ebbe chiuso la porta
alle sue spalle.
Silente sospirò, non sembrava per nulla sorpreso. Aveva
sempre sospettato che Harry sapesse di più di quanto avesse
detto, ne era praticamente sicuro ma non poteva certo obbligarlo a
parlare. Poteva solo fidarsi di lui e del suo giudizio. Era certo che
al momento giusto, proprio come stava facendo ora, Harry gli avrebbe
detto tutta la verità.
“Lo
sospettavo. Si tratta di Bellatrix, vero? La Bellatrix del futuro. Come
mai è qui?” chiese Silente con una sicurezza che
lasciò Harry perplesso.
Il vecchio preside aveva capito che si trattava di Bellatrix quando
Robert gli aveva raccontato la storia. Nel sentire le parole del padre
di James aveva immaginato che la donna avesse trovato un modo di
tornare proprio come avevano fatto Harry e gli altri. L’unica
cosa che gli sfuggiva era la motivazione. La donna che aveva attaccato
Andromeda voleva sua figlia e agiva da sola, senza i mangiamorte.
Sicuramente Bellatrix era tornata indietro per cambiare a sua volta il
passato, perché non allearsi con il suo Signore?
“Vuole
Teddy, e vuole impedire che nasca in questo tempo.”
spiegò Harry, cercando le parole giuste. Doveva mettere in
guardia Silente circa il pericolo che Bellatrix costituiva per tutti
loro ma non poteva dire troppo. Era ancora presto perché il
preside sapesse tutta la verità, inoltre era fermamente
deciso a tenerlo lontano dalla pietra della resurrezione. Sapeva che
per Silente la pietra, così come il mantello
dell’invisibilità, era una tentazione troppo forte
e che avrebbe potuto condurlo alla morte.
“Teddy?”
chiese Silente, perplesso, fissando Harry. Da quel che sapeva lui, che
sospettava fosse una bugia, Teddy era il figlio di Ginny. Cosa poteva
avere fatto quel piccolino per giustificare tutto questo odio da parte
di Bellatrix?
“Già,
Ted Remus Lupin. Il figlio di Dora e Remus.”
spiegò meglio Harry con un sorriso furbo sul visto. Come
previsto Silente rimase stupito dalla rivelazione ma cercò
di non darlo a vedere.
“Interessante.
Quindi pensava di uccidere Dora per impedire che il sangue dei Black si
possa in futuro mischiare con quello di un lupo mannaro. Ma
perché non uccidere direttamente il piccolo?”
chiese Silente, pensieroso, senza fare ulteriori domande circa il
piccolo. Era strano anche per il vecchio preside però
pensare che Harry e Teddy erano i figli di due suoi studenti.
“Perché
è qui al castello, sotto la sua protezione.”
ipotizzò Harry, alzando le spalle.
A Silente quella risposta parve convincente e cominciò a
fare molte domande. Harry rimase a parlare con il
vecchio preside per qualche ora. Silente gli fece ripetere molte volte
la sua versione, come per accertarsi che il ragazzo non gli stesse
nascondendo nulla.
Lo lasciò
andare solo quando fu convinto di conoscere tutti i segreti del futuro.
Il preside aveva insistito particolarmente su Bellatrix. Lo preoccupava
molto sapere che una pericolosa mangiamorte era tornata indietro nel
tempo per salvare il suo signore, questo metteva tutti loro in
pericolo. Harry e i suoi amici stavano cambiando il futuro, se
Bellatrix provava a fare lo stesso rischiavano che le cose si
discostassero talmente tanto da come dovevano andare tanto da
stravolgere completamente tutto.
Harry uscì
dall’ufficio del preside sbuffando e trovò Ginny
di fronte al quadro della Signora Grassa che segnava
l’ingresso alla loro sala comune.
I due si fissarono per un po’, imbarazzati. La tensione e la
distanza che si era creata tra i due si poteva percepire chiaramente.
“Hai detto
tutto a Silente?” chiese Ginny alla fine, decidendosi a
parlare per prima.
“Solo
l’essenziale.” rispose Harry, alzando le spalle.
Tra i due ragazzi cadde di nuovo il silenzio.
“Harry,
posso parlarti?” chiese alla fine Ginny. Harry
immaginò che non volesse sapere di Silente ma delle sue
sparizioni. Il ragazzo non sapeva se era davvero pronto ad affrontare
quel discorso con lei. Il ragazzo annuì piano.
“Certo..
Dora?” si informò Harry, preoccupato per la
bambina. Doveva essere stato terribile per lei vedere la mamma cadere
sotto i suoi occhi, colpita da una maledizione che era destinata a lei.
“È
con Sirius e gli altri. James non è ancora tornato e di
Andromeda non si sa nulla.” spiegò la ragazza,
triste.
Harry fissò attentamente il viso della ragazza, incorniciato
dai lunghi capelli rossi. Era ancora più bella del solito,
anche se si poteva leggere chiaramente sul suo viso la tristezza che
stava patendo.
“Sapevamo
che Bellatrix avrebbe fatto qualche pazzia, ma non credevo che
arrivasse fino a questo punto.” sospirò Harry,
lasciandosi cadere a terra, seduto con le spalle appoggiate alla parete
quasi a cercare un sostegno in quelle pesanti pietre.
La ragazza lo fissò per un po’, triste, poi si
sedette di fianco a lui.
“È
completamente pazza.” commentò Ginny scuotendo la
testa dopo un po‘. Pazza, non c’erano altre parole
per definire quella donna. Ginny aveva pensato che fosse uscita dalla
sua vita dopo la battaglia finale, quando sua madre l’aveva
colpita, ma evidentemente si era sbagliata. Bellatrix non era morta ed
era ancora in circolazione, costituendo un grave pericolo per tutti
loro.
“Si, ma
potevo fare qualcosa. Avrei dovuto immaginare che il suo bersaglio,
visto che non poteva arrivare a Teddy, sarebbe stato la piccola
Dora.” mormorò Harry, ad occhi chiusi. Si sentiva
colpevole, una piccola voce dentro di lui non faceva che ripetergli che
era solo colpa sua se alle persone che amava succedeva sempre qualcosa
di brutto. Da sempre, fin da quando aveva solo un anno, aveva visto le
persone a cui teneva di più morire, sacrificarsi, per colpa
sua. Non ne poteva più. Una parte di sé voleva
cedere, addormentarsi e non pensare più a nulla, ma
un’altra parte di sé gli imponeva di non smettere
di lottare. Harry decise di seguire questa seconda voce, anche se era
terribilmente difficile.
“Hai fatto
tanto, non puoi pensare a tutto tu. Anche a Silente sfuggono delle
cose.” cercò di tirarlo su di morale Ginny. Harry
sospirò.
“Ma noi
conosciamo il futuro, certe cose dovremmo poterle prevedere.”
esclamò Harry, alzando lo sguardo e incrociando quello della
ragazza, che divenne improvvisamente più duro.
“È
questo quello che fai quando sparisci?” chiese Ginny, decisa.
Nei suoi occhi e nella sua voce Harry riconobbe una specie di
rimprovero.
“Ginny..”
iniziò Harry, ma fu subito interrotto dalla ragazza.
“No, Harry.
Sta zitto e ascoltami! Ho sbagliato, non avrei dovuto seguirti, ma tu
non mi hai dato altra scelta. Ho provato a farti domande, ma non hai
risposto. Pensavo che il tempo dei segreti fosse finito.”
sbottò lei, decisa a mettere in chiaro le cose.
L’aveva ferita sapere che Harry non si fidava di lei a tal
punto da dirle tutto.
“Lo so,
ma..” provò a dire Harry, prima di essere
nuovamente interrotto.
Ginny era come un fiume in piena, non c’era modo di mettere
fine alla sua delusione.
“Fammi
indovinare, lo hai fatto per proteggermi? Hai mai pensato che io non
voglio essere protetta ma partecipe della tua vita? Da quando mi hai
scoperta a seguirti poi sei cambiato, sei diventato freddo e distante.
Basta così poco per mettere in crisi il tuo amore per
me?” continuò la ragazza, senza staccare lo
sguardo dagli occhi verdi di Harry. Il ragazzo sospirò, e si
rese conto di non avere davvero capito nulla. Ginny voleva solamente
aiutarlo, fare parte della sua vita e condividere ogni più
piccolo segreto mentre lui l’aveva allontanata. Era stato
davvero imperdonabile. Era ricaduto negli stessi errori che aveva
già commesso in passato.
“Non ho
capito niente. Non pensavo di farti soffrire a questo modo, altrimenti
te ne avrei parlato.. Puoi perdonarmi?” disse Harry, la voce
ridotta a poco più di un sussurro. Lo sguardo di Ginny si
addolcì e la ragazza si avvicinò piano a lui.
“Certo
amore, ma basta segreti. Promesso?” mormorò Ginny,
prendendo la testa di Harry tra le mani. I loro visi si avvicinarono e
le loro labbra si posarono le une sulle altre. Proprio in quel momento un
ragazzo si schiarì la voce, un po’ imbarazzato,
per annunciare la sua presenza alla coppia.
“Buon
giorno. Ops.. Ho interrotto qualcosa?” salutò
James, cogliendo il momento peggiore per arrivare di sorpresa.
I due ragazzi si staccarono improvvisamente, entrambi rossi in viso.
“No,
stavamo solo chiarendo un piccolo malinteso.” si
affrettò a dire Ginny, dello stesso colore dei suoi capelli.
“Devo
sparire così fate la pace in intimità?”
chiese malizioso James. Harry lanciò al padre uno sguardo
omicida, prima di decidere a dire qualcosa.
“Smettila,
piuttosto. Come sta tuo padre?” chiese alla fine, cercando di
pensare a qualsiasi cosa non prevedesse la morte del genitore. Sul viso
di James si allargò un sorriso che fece intuire agli altri
due che suo padre era fuori pericolo.
“Bene,
è solo ferito ad un braccio. Lo mandano a casa tra qualche
giorno.“ raccontò James, sorridendo.
Il ragazzo era certamente più tranquillo rispetto a qualche
ora prima.
Si era precipitato a San Mungo, ed era entrato come una furia nella
camera del padre.
“Papà..”
aveva urlato, spalancando con poca grazia la porta della stanza nella
quale si trovava suo padre. L’uomo era nel letto, parlava e
sorrideva alla moglie, solo un po‘ sorpreso dalla brusca
entrata del figlio.
“Ehy,
campione.. Cos’è tutto questo baccano?”
aveva detto Robert Potter, sorridendo tranquillo. Alle sue spalle la
moglie aveva lanciato uno sguardo di rimprovero al figlio, ma non aveva
detto nulla. Poteva capire come si sentisse James in quel momento,
quando aveva saputo che suo padre era stato ferito doveva essergli
caduto il mondo addosso.
“Stai bene,
vero? Il giornale, Anderson, Silente..” mormorò
James, confuso.
“Calmati
James, è solo una ferita al braccio. Qualche giorno e
guarisce.” lo tranquillizzò la signora Potter,
sorridendo dolcemente.
“Te
l’ho detto mille volte di non badare a quello che scrive la
Gazzetta. Sono tutte stupidaggini!” disse dolcemente il
signor Potter.
James guardò perplesso i genitori, prima di lasciarsi cadere
seduto su una sedia di plastica. Suo padre, a parte la fasciatura,
sembrava stare bene. Rideva persino, mentre sua madre gli sistemava le
coperte. Il
ragazzo tirò un sospiro di sollievo, felice che il padre
fosse fuori pericolo.
“Chi
è stato?” chiese James, cercando di farsi
raccontare dal padre quello che era successo.
“Vorrei
saperlo, ragazzo. Anzi, penso che tutti quanti vorrebbero
saperlo.“ rispose Rober Potter, evasivo. James
sospettò che non volesse trattare l’argomento.
Come dargli torto, era stato attaccato dalla versione più
vecchia di Bellatrix. James sapeva come stavano le cose, ma per suo
padre e tutto il corpo auror era decisamente un mistero.
“Cosa
poteva volere da Andromeda?” chiese la signora Potter,
perplessa. Anche lei non era riuscita a cavare una sola parola
sull’accaduto al marito e sospettava che la vicenda fosse
stata messa sotto segreto.
“Non voleva
Andromeda, voleva Dora.” si lasciò scappare Robert
Potter.
“Ma
è solo una bambina!” esclamò
esterrefatta la moglie. James decise di non dire nulla. Non poteva
certo mettersi a raccontare che Bellatrix voleva vendicarsi della
nipote che nel futuro aveva sposato un lupo mannaro e che aveva anche
avuto un figlio da lui, sarebbe stato poco credibile.
Le voci di Ginny e di
Harry riportarono James alla realtà.
“Ha detto
niente di Bellatrix? Silente mi ha detto che l’ha
riconosciuta e si è chiesto come mai fosse così
giovane.” chiese Harry, ricordando le parole del vecchio
preside. James scosse la testa.
“No, non ha
detto nulla dell’aggressione. Hai parlato con
Silente?” chiese a sua volta James, prima di raccontare ad
Harry di come suo nonno aveva evaso l’argomento. Anche Harry
concordò con James nel pensare che qualcuno, il ministero,
gli altri auror o forse lo stesso Silente, aveva chiesto al signor
Potter di non parlare dell’accaduto.
“Era la
cosa migliore da fare, quella pazza potrebbe combinare altri
guai.” spiegò Harry, mettendo rapidamente al
corrente James della conversazione avuta con il preside poco prima.
James ascoltò il figlio senza dire nulla.
“Ci sono
novità su Andromeda?” chiese Ginny, sperando che a
San Mungo avessero detto qualcosa a James. Questa volta il ragazzo
annuì.
“Si, ma
andiamo dagli altri così sentono anche loro.”
rispose James sorridendo, prima si sussurrare alla Signora Grassa la
parole d’ordine per entrare nella Sala Comune di Grifondoro. I tre ragazzi entrarono nella
Sala, e Ginny approfittò di quei pochi istanti per
sussurrare qualcosa all’orecchio di Harry.
“Io e te
abbiamo un discorso in sospeso..” iniziò Ginny,
riferendosi al discorso circa le sparizioni di Harry che avevano
iniziato prima dell’arrivo di James.
“Te lo dico
più tardi, promesso!” promise Harry, lanciando uno
sguardo preoccupato a James, che era a pochi passi da loro.
L’ultima cosa che voleva era che lo sentisse James o Sirius;
sarebbe stata la fine del suo piano.
“Un
indizio?” supplicò la ragazza.
Harry ci pensò un po’ su, assicurandosi che il
padre fosse abbastanza lontano da non sentire quella conversazione.
“Riguarda
Regulus.” disse alla fine, a bassa voce.
“Il
fratello di Sirius?” chiese Ginny, stupita.
Sapeva molto poco del fratello di Sirius, solamente che era stato prima
un mangiamorte, poi un eroe ed infine un martire ma non sapeva
esattamente il perché. Era una delle tante storie, o meglio
dei tanti misteri, che Harry, Hermione e Ron custodivano gelosamente.
“Si, lui..
Possiamo parlarne dopo?” chiese Harry, sorridendo.
“Va bene.
Hai un piano?” chiese a sua volta Ginny, fissandolo dritto
negli occhi.
“Forse.”
mormorò piano Harry in risposta.
Mentre i due ragazzi
si attardavano a parlare, James era già corso dagli amici. I
ragazzi erano riuniti di fronte al camino e una piccola peste dai
capelli fuxia aveva catalizzato l’attenzione di tutti. Ginny
ed Harry si avvicinarono e riconobbero immediatamente Ninfadora Tonks.
Era più piccola, certo, ma i capelli fuxia, il viso a forma
di cuore e la sua sbadataggine ricordavano ai due ragazzi la loro
amica.
Ginny alzò lo sguardo su Hermione e Ron, e capì
che anche loro la pensavano così.
“James!”
lo salutò Remus, vedendolo arrivare. Sirius alzò
la testa, e fissò l’amico.
“Ciao
ragazzi. Ciao anche a te piccolina.” rispose James,
abbassandosi alla stessa altezza della bambina. Dora interruppe i suoi
giochi e fissò per un po’ il nuovo arrivato,
stupita. Aprì la bocca per chiedere chi fosse il ragazzo con
gli occhiali, ma in cugino la prevenne.
“Dora,
questo è il mio migliore amico James.“
spiegò Sirius, indicando James alla bambina.
“Ciao, tuo
papà è il mago che ha picchiato la strega cattiva
che ha fatto male alla mamma?” chiese Dora, fissandolo dritto
negli occhi.
Quelle parole spiazzarono James.
“Beh,
si..” rispose James, incerto.
“Come sta
il tuo papà? Quando l’ho visto aveva il
sangue..” chiese la bambina, preoccupata. Harry
fissò Dora, stupito dal coraggio e dalla calma di quella
bambina. Al suo posto chiunque si sarebbe messo a piangere, isterico,
lei invece si era calmata e aveva persino chiesto a James di suo padre.
“Sta
meglio, non ti preoccupare.” la tranquillizzò
James, accarezzandole dolcemente la testa. La piccola sorrise, e si
strinse forte contro il petto di James.
“E la mia
mamma?” chiese ancora Dora.
Quelle parole fecero stringere il cuore a tutti i presenti. Lo sguardo
di tutti si posò su James, chiamato a dare una risposta.
“Sta meglio
anche lei, ora dorme.” rispose James sorridendo dolcemente.
Remus guardò perplesso l’amico.
“Dorme
così poi sta meglio?” chiese la piccola,
speranzosa. James annuì e Dora si strinse ancora contro
James, sollevata.
“Che ne
dici di fare un sonnellino anche tu?” suggerì
Sirius, prendendo in braccio la piccola. Il visetto di Dora si
imbronciò quasi subito, protestando.
“Posso fare
la nanna con Teddy?” chiese Dora, indicando il bimbo che era
profondamente addormentato tra le braccia di Remus. Hermione sorrise
guardando la piccola guardare adorante Teddy. Quando era arrivata al
castello si era subito affezionata al piccolo.
“Certo,
vieni con me.” disse Sirius, prendendo dolcemente Dora per
mano.
La piccola guardò Sirius sconvolta, poi cacciò un
urlo che face fare un salto a tutti i presenti.
“No, io la
nanna la faccio solo con Remus.” rispose Dora, decisa.
“Ma guarda
te che signorina capricciosa. Perché solo con
lui?” chiese Sirius, geloso.
Remus intanto stava calmando Teddy, che era scoppiato a piangere, e
guardava sorridendo l’amico.
“Perché
è più simpatico di te, ed ha gli occhi
luminosi.” ribatté la bambina, guardando il
licantropo con aria sognante.
“Ha le idee
chiare la piccola.” esclamò James malizioso. Remus
lanciò un’occhiataccia all’amico.
“Remus!”
chiamo a gran voce Dora, chiamando il ragazzo.
“Va bene,
vi porto io. Andiamo..” disse alla fine Remus arrendendosi ed
alzandosi dal divano. La bambina iniziò a saltellare per la
felicità.
“Mi fai
anche vedere la vostra stanza?” chiese Dora, al settimo
cielo, sperando di poter dormire nella stanza dei ragazzi.
“Certo, ma
tu poi dormi. Va bene?”mormorò Remus, sorridendo.
La bambina si affrettò ad annuire.
“Promesso.”
disse Dora.
Lily rimase incantata
a guardare quella strana famiglia che si allontanava.
“Che
peste!” mormorò Hermione, scuotendo la testa.
“È
già perdutamente innamorata del nostro
Lunastorta!” esclamò Sirius, felice. James
annuì deciso. I ragazzi aggiornarono James, Harry e Ginny su
tutti i disastri che la piccola aveva combinato in poche ore e di come
si era subito innamorata di Remus e Teddy non appena li aveva visti.
“Beh, anche
così sono una bella coppia.. Non trovate?” fece
notare Lily. Hermione e Ron annuirono, decisi. La cosa che stupiva di
più Harry era la naturalezza con cui Remus si comportava con
lei. Per la prima volta in vita sua non sembrava spaventato dalla sua
natura e dalla reazione che poteva procurare sugli altri.
“Basta
stupidate. James, dicci di Andromeda.” disse Sirius,
richiamando l’attenzione di tutti. A nessuno era sfuggita la
sicurezza di James nel dire a Dora che la mamma stava dormendo. Doveva
essere sicuramente successo qualcosa mentre James era al San Mungo.
“Certo,
quando ero con mio padre è entrato Ted e ha detto che era
fuori pericolo. È ancora molto grave e dovrà
stare qualche mese in ospedale ma ce la farà.”
spiegò James, mentre Sirius lo abbracciava felice,
obbligandolo a raccontare nei minimi dettagli quello che era successo.
James sospirò, ma non ebbe cuore di rifiutare una richiesta
del genere all’amico.
“Meno
male!” esclamò Sirius, tirando finalmente un
sospiro di sollievo. Anche gli altri sembravano decisamente
più sereni.
“Posso
andare a trovarla?”chiese Sirius, impaziente di poter
rivedere la cugina.
“I
guaritori dicono che dormirà qualche giorno e che
è meglio che rimanga tranquilla. Silente dice che ti
lascerà andare settimana prossima.” rispose James,
cercando di convincere l’amico a portare ancora un
po’ di pazienza.
“Ma sta
bene, vero?” chiese ancora Sirius, apprensivo.
“Non
è al pieno della forma, ma è salva. Dicono sia
stata questione di minuti, ancora qualche istante e non ci sarebbe
stato nulla da fare per lei.” spiegò James,
pensieroso. Non
poteva fare a meno di chiedersi quali fossero adesso gli obiettivi di
Bellatrix. Teddy e Dora erano ad Hogwarts, Andromeda al sicuro a San
Mungo. Che avrebbe fatto ora quella vecchia pazza?
“Meno male
che c’era tuo padre.“ sospirò Lily,
prendendo una mano di James e distraendolo dai suoi tristi pensieri.
“A
proposito, come sta?”chiese Ron, preoccupato.
“Bene, solo
un braccio ammaccato. Qualche giorno e torna come nuovo.”
rispose James, sorridendo. Sirius fu felice di sapere che anche il
signor Potter stava bene. Robert gli aveva sempre fatto da padre,
c’era sempre stato quando lui era triste o soffriva per come
era trattato dai suoi genitori. I ragazzi cambiarono argomento e si
misero a parlare dell’imminente partita di quiddict. Nessuno
di loro aveva voglia di fare discorsi seri o di parlare di Bellatrix.
Nel frattempo dalla
stanza di sopra si sentirono delle risate. Remus stava ridendo, e con
lui la piccola Dora.
“Sei una
peste, ha ragione tuo cugino.” mormorò Remus,
cercando di mettere a letto Dora. Con Teddy era stato facile, come al
solito, ma con la piccola si stava rivelando una vera e propria
impresa.
Dora non faceva che agitarsi, rigirarsi nel letto e guardare ovunque,
curiosa come solo una bambina può essere.
“Remus, sai
che sei il mio preferito?” disse lei
all’improvviso, guardandolo sognante con due grandi occhi
azzurri per l’occasione.
Remus si sorprese guardandola.
“Addirittura?”
chiese, sorridendo. La situazione in cui si trovava era decisamente
strana.
“Si! Quando
sono grande mi sposi?”chiese la piccola, con sguardo
sognante. Quelle parole fecero saltare qualche battito a Remus.
D’improvviso si rese conto che Harry e gli altri avevano
ragione, che non era destinato a essere solo per sempre e che un giorno
avrebbe trovato una compagna per dividere la sua vita.
“Poi
vediamo, ora dormi!” rispose Remus, rimboccandole dolcemente
le coperte.
La piccola si
addormento nel giro di pochi minuti, stanca da tutte le emozioni e gli
avvenimenti della giornata. Remus invece rimase sveglio a guardare i
due bambini profondamente addormentati.
ANGOLO DELL'AUTRICE:
innanzitutto, CIAO a tutti.. (come al solito vi chiedo perdono per i
tempi di aggiornamento.. spero che vi vorrete bene lo stesso!)
come seconda cosa, ma non per questo meno importante, GRAAAZIE a chi
legge e basta, a chi mette la mia storia tra i preferiti o i seguiti ma
soprattutto GRAAAAAAAAZIE a chi lascia un commento.
FINLEYNA 4 EVER: grazie del commento!
il nonno sta più che bene, per questa volta gli ho scampato
il trauma Harry. sarebbe stato troppo per lui sapere di avere un nipote
dell'età del figlio!
per quanto riguarda l'uragano rosa, sembra che abbia già le
idee chiare, no?
SHIHO93: grazie del commento!
ma no, non sono cattiva come la Rowling io.. ;D
effettivamente si, Bellatrix era morta.. ma a me serviva qualcuno di
cattivo e pazzo che se la prendesse con Teddy e Dora, non mi sembrava
ce ne fossero altre oltre quella pazza di Bellatrix.
BRANDO: grazie del commento!
diciamo che i ragazzi cercheranno di agire nell'ombra per non
coinvolgere Silente ed evitare che gli succeda qualcosa. l'idea sarebbe
quella di costituire una specie di ordine parallelo, nel quale oltre
alle vecchie glorie ed ai malandrini parteciperà anche
qualche nome nuovo..
non dico altro per il momento, a parte che spero che il capitolo ti sia
piaciuto!
PAGNOTTELLA: grazie del commento!
ma si che sono buona, visto che alla fine torna sempre tutto a posto? ;D
LYRAPOTTER: grazie del commento!
ma no che non ho mai pensato di ucciderla, mica sono così
cattiva. ok, forse ti ho dato l'idea di essere un pochino malvagia
nella storia in cui James è in coma, ma ti assicuro che
quello è un caso isolato. non so perchè quella
storia mi viene così triste (ci provo, davvero, ma non ci
riesco!).
la piccola Dora non ha (ancora) fatto tanti disastri, ma aspetta di
vedere il prossimo capitolo..
diciamo che Zhoana è stata creata per essere un po' l'alter
ego di Luna e che le somiglianze sono decisamente volute!
MILLYRAY: grazie del commento!
Dora e Remus si sono incontrati. il padre di James per il momento non
ha ancora scoperto di essere nonno ma pensavo di mandare tutti a casa
Potter per le vacanze di pasqua.. bah, vedremo! ;D
SHIN_86: grazie del commento!
mi spiace che nessuna delle cose che volevi è accaduta in
questo capitolo. abbi fede, e aspetta le vacanze di pasqua per
l'incontro Harry-nonno (nella storia, non nella realtà le
vacanze di pasqua!) ;D
SMEMO92: grazie del commento!
Harry non ha la minima intenzione di parlare con Anderson e con la
McGranitt, con gran disappunto di entrambi direi!
per quanto riguarda la piccola Dora, ha iniziato a fare danni e Sirius
è già molto geloso di lei! che tenero, vero?
TERRY93: grazie del commento!
visto che Dora non è più orfana? giuro che non
è mai stato nelle mie intenzioni farcela diventare!
piaciuta la scoperta circa cosa fa Harry quando sparisce? per ulteriori
chiarimenti però devi aspettare il prossimo capitolo!
GRAAAZIE A TUTTI, AL PROSSIMO CAPITOLO!
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Capitolo 56 *** qualcuno trama nell'ombra ***
innanzitutto chiedo perdono per il mio assurdo
ritardo.
potrei
stare qui per ore a raccontarvi tutti i motivi che mi hanno portato a
non postare più per così tanto ma credo che la
ragione principale è
stata che ho avuto seri problemi di ispirazione.
in seguito al
commento di vodia ho messo in discussione tutta la mia storia.
ringrazio anche brando per non avere perso la fiducia e le speranze
e ovviamemte anche shiho93, smem092, fairyelly83, lyrapotter,
aurora03 e ika90, sperando che non mi mandino al diavolo!
insomma, ora sono tornata più carica che mai e spero che voi
ci siate ancora!
questo capitolo è dedicato a voi, sempre che abbiate ancora
voglia di leggermi..
CAPITOLO
54
QUALCUNO
TRAMA NELL’OMBRA.
Non appena arrivò la sera i ragazzi crollarono, esausti per
la lunga giornata e per le troppe cose che erano accadute. Nel giro di
poche ore erano passati dal fare colazione tranquilli a correre a
perdifiato nell’ufficio del preside per avere notizie dei
propri familiari. Come se non bastasse c’erano anche state
discussioni, litigi e pianti, poi per fortuna tutto si era risolto nel
modo migliore: il padre di James stava bene, la cugina di Sirius si
sarebbe ripresa presto e quella piccola peste di Dora dormiva
tranquilla insieme al piccolo Teddy nel letto di Remus, che li guardava
incantato. In quei due piccoli corpi addormentati Remus riusciva a
vedere il suo futuro e la speranza di una vita normale, senza
discriminazioni. Certo, sapeva che sarebbe stato comunque difficile, ma
sapeva anche che ne sarebbe valsa la pena. Il mattino successivo furono
Ginny ed Hermione le prime a svegliarsi e a scendere nella sala comune,
in attesa dei ragazzi. Ginny aveva raccontato all’amica della
discussione che aveva avuto con Harry e che lui si era finalmente
deciso a raccontarle cosa stava tramando. Hermione, che fino a quel
momento era sembrata perplessa riguardo alla questione, era decisamente
curiosa ed agitata e non vedeva l’ora di conoscere tutta
quanta la storia nei minimi dettagli. Le due ragazze aspettarono Harry
per quasi un’ora, fino a che il ragazzo non scese lentamente
le scale e si sedette sulla poltrona di fronte a loro.
“Ragazzi, devo parlarvi..” iniziò Harry,
grave, rivoltò a Ginny e ad una perplessa Hermione.
La rossa non gli lasciò quasi il tempo di prendere fiato.
“Che stavi facendo nel parco?” chiese Ginny, decisa
ad avere tutte le risposte che il suo ragazzo le aveva promesso. Non
voleva correre il rischio che l’arrivo dei malandrini
interrompesse ancora quel discorso.
“Regulus..” iniziò Harry, pensieroso.
“Il fratello di Sirius?” saltò su
Hermione, curiosa, facendosi più attenta.
“Sai come è andata nel nostro tempo,
no?”chiese Harry, rivolto a Ginny. La rossa annuì,
fremendo perché Harry andasse avanti. Era stata Hermione a
raccontarle quella storia nei minimi dettagli la sera prima, dopo che
lei aveva raccontato all’amica della discussione avuta con
Harry. Dalle parole della ragazza era emerso un Regulus molto diverso
da quello che invece emergeva dai racconti di Sirius. Ginny si era
fatta l’idea che Regulus a suo modo fosse diverso dai
genitori, proprio come Sirius, ma che nessuno dei due fratelli aveva
mai cercato veramente di capire l’altro. Si erano limitati ad
etichettarsi, io Serpeverde tu Grifondoro, evidenziando le differenze
ed ignorando completamente tutto ciò che invece li univa. Ad
ogni modo, se c’era anche solo una minima speranza di salvare
Regulus era loro preciso dovere tentare.
“Ci hai parlato?” domandò Ginny, curiosa.
“Non ancora, per il momento l’ho solo seguito per
vedere chi è ora. “ spiegò Harry,
raccontando alle due ragazze cosa aveva visto e cosa era riuscito ad
ascoltare durante le sue spedizioni sotto il mantello
dell‘invisibilità. Entrambe le ragazze,
esattamente come Harry, erano rimaste piacevolmente sorprese di
scoprire che Regulus non si era ancora unito ai mangiamorte anche se
sua cugina Bellatrix insisteva perché lo facesse.
“Sarebbe bello riuscire ad evitare che diventi
mangiamorte..” sospirò Hermione, sognante. Evitare
che entrasse in quell’organizzazione di pazzi avrebbe
significato salvarlo senza pregiudicare il futuro.
“Si, è quello che vorrei fare.”disse
Harry, pensieroso. Il Regulus del tempo da cui provenivano aveva capito
quanto fosse malvagio il Signore al quale si era unito solamente dopo
che aveva udito il racconto spaventato del suo elfo domestico.
Sarebbero riusciti a farsi ascoltare e a farlo ragionare lo stesso,
anche senza quella testimonianza?
“Che ne pensi?” chiese Ginny rivolta al suo ragazzo
che aveva lo sguardo fisso sul camino che scoppiettava allegro. Le
parole della rossa riportarono Harry alla realtà.
“Non è come gli altri Serpeverde, è
diverso.” commentò Harry, cercando di spiegare
alle due ragazze le proprie sensazioni riguardo al ragazzo.
Più lo vedeva e più lo seguiva e più
si rendeva conto che non era un Sempreverde o un Mangiamorte come gli
altri, era diverso. Sembrava un ragazzo spensierato al quale era stata
tolta la possibilità di essere se stesso, realizzando i
propri sogni. Lui voleva solo giocare nella sua squadra, divertirsi e
uscire con le ragazze mentre i suoi genitori, zii e cugini si
aspettavano che disconoscesse parte della sua famiglia senza un motivo
apparente, si unisse ad un pazzo e uccidesse senza prima chiedersi se
fosse giusto o meno.
“Non so come potrebbe prenderla Sirius.”
sottolineò Hermione, riflessiva come sempre. Per Sirius
Regulus rappresentava parte di quella famiglia dalla quale era
scappato. In lui vedeva la stessa crudeltà dei genitori
senza chiedersi se fosse veramente così.
“Dovrebbe essere contento che il fratello non sia come il
resto della famiglia.” esclamò Ginny, accigliata.
“Si, ma pensa se non riusciamo a salvarlo.” fece
notare Harry. Sapere che suo fratello era dalla loro stessa parte ma
che non era riuscito a salvarlo avrebbe distrutto Sirius.
Mentre i ragazzi erano immersi in questi discorsi sentirono dei rumori
sulle scale e si voltarono di scatto, terrorizzati all’idea
di essere stati scoperti da qualcuno dei malandrini.
Quando il viso assonnato di Ron comparve sulla porta tirarono un
sospiro di sollievo e tornarono a discutere circa il futuro di Regulus.
“Di che parlate?” chiese Ron, curioso,
avvicinandosi agli amici.
“Di dove vado quando sparisco..” spiegò
Harry, sorridendo in modo malizioso. Ron strabuzzò gli
occhi, sorpreso.
“Ma allora aveva ragione Ginny!” esclamò
il rosso, incredulo, passando lo sguardo dalla sorella al suo migliore
amico. La prima era furiosa, il secondo decisamente divertito da quella
situazione. Ron aveva il dono di riuscire ad alleggerire ogni
situazione, strappando una risata con una battuta involontaria.
“Io ho sempre ragione.” sbuffò la
sorella, guardandolo male.
“Dai, raccontate anche a me.” incitò
Ron, curioso di essere aggiornato degli eventi. Harry e Ginny si
guardarono, poi la ragazza fece segno ad Hermione di parlare.
“Regulus..” iniziò Hermione, subito
interrotta dal rosso.
“Sai che avevo pensato anche io che dovremmo salvare anche
lui?” esclamò Ron prima che i ragazzi riuscissero
a spiegargli il resto.
“Non è così semplice.”
sospirò Ginny, sbuffando. Ron ascoltava i ragazzi,
interessato, annuendo e facendo delle domande di tanto in tanto. Quando
Hermione concluse il racconto i quattro ragazzi rimasero a guardarsi a
lungo, perplessi.
“Lo so, forse dovremmo parlare con lui.” propose
Harry, poco convinto. Anche se poco efficace un’idea era
comunque meglio di nessun idea.
“Certo, e cosa gli diciamo? Ciao Regulus, visto che
diventerai un mangiamorte, poi tradirai e verrai ucciso,
perché non decidi di unirti subito a noi?” chiese
Hermione, ironica.
“È un’idea..”
esclamò Harry, illuminandosi e scambiando
un’occhiata complice con Ron.
“Harry, ti ci metti anche tu?” sbuffò
Hermione, esasperata. Non bastava Ron che spesso e volentieri dava i
numeri, ora ci si metteva anche Harry.
“Potremmo raccontargli la verità.”
spiegò meglio Harry, cercando l‘approvazione degli
amici ma trovando solo facce confuse e poco convinte.
“Che veniamo dal futuro?” chiese Ginny, perplessa.
“Si, sono sicuro che capirebbe.” annuì
Harry, convinto che dire la verità al fratello di Sirius era
senza dubbio la cosa migliore. Se nel loro tempo sapere cosa stava
accadendo aveva spinto Regulus a tornare dalla loro parte forse saperlo
prima lo avrebbe convinto a non unirsi proprio ai mangiamorte.
“Oppure potrebbe correre da Voi-Sapete-Chi..”
commentò Hermione, tetra, mostrando loro la peggiore delle
ipotesi che si prospettava loro.
“In quel caso siamo fritti.” esclamò
Ron, sconvolto.
“No, non farebbe una cosa del genere.” disse Ginny,
sicura. Conosceva poco Regulus ma il suo istinto gli diceva di fidarsi
di lui, di credere nella sua buona fede.
“Se va male possiamo sempre modificargli la
memoria.” suggerì Ron, alzando le spalle. Hermione
guardò sorpresa i due fratelli, Ginny e Ron. Per la prima
volta da quando li conosceva erano d’accordo su qualcosa.
Quella era certamente una data da ricordare.
“Ho deciso, vado a parlargli.” esclamò
Harry, deciso.
Mentre i ragazzi discutevano circa il futuro di Regulus cominciarono ad
avvertire nuovamente dei rumori sulle scale che gli suggerirono di
cambiare argomento in fretta. Dato che loro quattro erano
già lì, questa volta doveva trattarsi per forza
di qualcuno dei malandrini oppure di Lily. Qualche secondo
più tardi fece il suo ingresso James Potter, seguito da
Sirius, Remus e un esagitato demonietto rosa che non accennava a stare
fermo nemmeno per un secondo.
“Che ci fate già svegli?” chiese Sirius,
sbadigliando, guardando sorpreso i ragazzi seduti sui divani che
apparivano sorprendentemente svegli. Sembrava stessero parlando da ore.
“Siamo mattinieri.” rispose Harry, sorridendo.
Qualche minuto più tardi li raggiunse anche Lily, i lunghi
capelli rossi raccolti una coda dalla quale sfuggiva qualche ciocca
ribelle.
“Già tutti qui? Altri disastri in
vista?” chiese Lily guardandosi attorno, preoccupata e
stupita di trovare già tutti lì.
“No, niente del genere. Stavamo solo parlando del
più e del meno.” spiegò Hermione.
“Che facce! Avete dormito bene?” chiese ancora
Lily, osservando a lungo le occhiaie sul volto dei malandrini.
“A dire il vero non abbiamo dormito proprio.”
specificò Sirius, stizzito.
“Dora è stata una peste. Ha passato tutta la notte
a giocare a scacchi con Remus e a tormentare Sirius.”
spiegò meglio James, accoccolandosi su una poltrona ed
appoggiando la testa tra le braccia della sua Lily.
“Perché Ron ed Harry sono così
riposati?” chiese Ginny, curiosa. I due ragazzi non
sembravano particolarmente stanchi e non avevano nemmeno accennato ad
una notte particolarmente terribile. La cosa era decisamente strana
data la poca pazienza di Ron e il caratteraccio di Harry quando veniva
svegliato in piena notte.
“Abbiamo fatto un incantesimo ai nostri
baldacchini.” spiegò Harry, pratico.
“Geniale, avrei dovuto pensarci anche io.”
esclamò James, guardando il figlio sorpreso e con gli occhi
pieni di ammirazione.
“Dove starà oggi la piccola, durante le
lezioni?” chiese Remus, guardando Dora che stava rincorrendo
il gatto di qualcuno, probabilmente una ragazzina del secondo anno.
“In infermeria con Teddy.” rispose Ginny, alzando
le spalle.
“No, la piccola viene con me al San Mungo dalla sua
mamma.” si intromise Sirius, facendo il solletico alla
piccola Dora. Gli sguardi sorpresi di tutti si posarono sul ragazzo.
“La mamma! La mamma! La mamma!” cominciò
a strillare la bambina, eccitata e felice.
“Vai da tua cugina?” chiese Hermione, curiosa.
“Si, Silente mi ha dato il permesso.”
annuì Sirius, sorridendo. Anche se cercava di non darlo
troppo a vedere era decisamente in pensiero per la sua cugina preferita.
“La mamma! La mamma! La mamma!” continuava a
ripetere la piccola Dora a mo’ di cantilena.
“Come si spegne?” chiese Ginny, divertita.
“Non lo abbiamo ancora capito..” sospirò
Sirius, ormai quasi rassegnato ai continui strilli della piccola dai
capelli rosa.
“Avanti Dora, da brava, vieni in braccio a me e fammi vedere
come sai cambiare colore ai capelli.” disse Remus, paziente.
“Sai che riesco anche a cambiare tutta la faccia?”
chiese la piccola, felice di essere riuscita ad attirare
l’attenzione del bel licantropo.
“Che brava!” esclamò Remus, rapito dal
piccolo demonietto.
“Il giornale è già
arrivato?”chiese Lily, guardandosi intorno. Le parole della
rossa misero fine a quell’incanto. Per qualche minuto era
quasi parso loro di vivere delle vite normali in un mondo normale, ma
la tragica consapevolezza che non era così aveva riportato
tutti alla realtà fatta di continui omicidi, ferimenti,
aggressioni e rapiment.
“Si, da qualche minuto. Solo, non ho il coraggio di
leggerlo.” rispose Hermione, indicando la Gazzetta del
Profeta ancora chiusa, abbandonata su un tavolo poco lontano.
“Lascia, faccio io.” sospirò alla fine
Sirius, aprendo il giornale.
“Allora?” chiese Lily, impaziente.
“Niente di brutto. Nessuna morte, solo qualche
ferimento.” rispose Sirius, sollevato.
“Meno male.” sospirò Remus, tornando a
dedicare tutte le sue attenzioni a Dora.
“Notizie strane?” chiese James, serio.
“Si, una.. Un pastore babbano ha avvistato due figure
misteriose che vagavano sui boschi. Ha cercato di avvicinarsi ma sono
scomparsi.” rispose Sirius, fissando accigliato il giornale.
“Mangiamorte?” provò ad indovinare Ron.
“Il ministero lo ha escluso. Solo, non sanno chi
sono..” disse Sirius, scuotendo la testa, perplesso.
L’ultima volta che il giornale parlava di una figura
misteriosa alla fine era saltato fuori che si trattava di Bellatrix
tornata in qualche modo dal futuro.
“Speriamo non sia qualche amico di Bellatrix.”
sospirò Hermione, preoccupata. Già era complicato
avere a che fare con Bellatrix, figuriamoci con altri due mangiamorte
arrivati dal loro tempo che sapevano come si sarebbero svolti i fatti
nel futuro.
“No, è impossibile!” disse Sirius,
sicuro.
“Passiamo ad argomenti più allegri?”
chiese James, allentando così la tensione che si era venuta
a creare e attirando l‘attenzione dei presenti su di
sé.
“Del tipo?” chiese Sirius, curioso.
“Mio padre è felice di averla scampata con solo un
braccio ferito ed invita tutti a casa Potter per le vacanze di
pasqua.” esclamò James, felice.
“Wow, grandioso! Io ci sono! Posso chiedere a
Zhoana?” rispose Sirius, lasciando appena il tempo
all’amico di finire la frase.
“Certo, porta pure la tua bella. Mia mamma non vede
l‘ora di conoscerla.” rispose James, sorridendo.
Era sicuro che Sirius sarebbe venuto ed era altrettanto sicuro che
avrebbe voluto portarsi la sua ragazza.
“Remus?” chiese Sirius, emozionato
all’idea di una pasqua tutti insieme in stile Potter.
“Non lo chiedere, sai già la risposta.”
rispose il lupo mannaro, sorridendo. Non avrebbe detto di no ad un
soggiorno a casa di James per nulla al mondo.
“Amore mio?” chiese James, teso. Era la prima volta
che invitava Lily a casa sua e aveva il terrore di un suo rifiuto.
“Sicuro che vada bene ai tuoi?” chiese Lily,
leggermente rossa in viso.
“Scherzi? Muoiono dalla voglia di conoscerti.”
esclamò James, strappando un sorriso alla ragazza che
annuì quasi impercettibilmente.
“L’invito vale anche per loro, vero?”
chiese Remus, fissando Harry, Ginny, Hermione e Ron.
“Certo, sono convinti che Harry sia mio cugino ma pensavo di
dire loro la verità se per te va bene.” disse
James, tenendo gli occhi fissi su Harry in attesa di una sua reazione.
Il ragazzo sorrise alle parole del padre.
“Conoscerò i miei nonni, incredibile.”
esclamò poi Harry, felice, sperando che a loro non venisse
un colpo. Anche se era un auror non sarebbe stato per niente facile per
Robert Potter accettare l’idea che lui era il figlio di James
proveniente da un altro tempo.
“Mi sembra che abbiamo deciso.” esclamò
Ginny, sorridendo.
“Ma ci staremo tutti?” chiese Hermione,
preoccupata, guardando James. Dopo tutto erano veramente tanti, dove li
avrebbero messi tutti quanti a dormire?
“Scherzi? Casa Potter è praticamente un
castello.” esclamò Sirius.
“Esagerato..” sbuffò James, imbarazzato.
“Vedrete..” disse Remus, dando ragione a Sirius per
la prima volta dopo un sacco di tempo.
Mentre i malandrini si decidevano finalmente a scendere nella Sala
Grande per la colazione, discutendo animatamente su tutto quello che
avrebbero fatto una volta arrivati a casa di James, il professor
Anderson aspettava impaziente ed ansioso dietro la sua scrivania lo
studente che aveva convocato. Una parte di sé non faceva che
ripetergli che stava facendo un terribile errore, ma un’altra
era decisa a fare chiarezza su quel mistero.
“Signore, mi ha fatto chiamare..” disse Piton,
entrando timidamente nella stanza.
“Certo Severus, accomodati. Vuoi qualcosa da bere?”
chiese il professore, affabile, alzando gli occhi sul ragazzo cercando
di nascondere il disgusto che provava per quel viscido mangiamorte di
Serpeverde.
“No, grazie.”mormorò Piton, visibilmente
a disagio. Tutti quanti sapevano che Anderson era un ex auror e che
odiava tutti gli studenti che sospettava avessero contatti con la magia
oscura. Essere convocati da lui, specialmente a quell’ora del
mattino non era mai un segnale positivo, al contrario, era un
campanello d’allarme.
“Va bene, allora veniamo subito al sodo. So che
l’anno scorso hai seguito Potter e che sei venuto a
conoscenza del segreto di Lupin.” iniziò Anderson,
parlando schietto.
“Io.. Il professor Silente mi ha proibito di parlare di
questa faccenda.” balbettò Piton, spaventato
all’idea di andare contro il preside. Silente era un uomo
pericoloso, l’unico di cui il suo signore avesse paura.
Andare contro di lui era un azzardo, un’imprudenza.
“Lo so bene, ma si da il caso che anche io conosca il segreto
del signor Lupin.” disse Anderson, fissando attentamente lo
studente seduto di fronte a lui. Sembrava quasi stesse tremando per la
tensione.
“Ma questo cosa centra?” chiese Piton con un filo
di voce.
“Vorrei che lei indagasse ancora sul conto dei malandrini,
dietro mia richiesta. So che nascondono un altro segreto ed io vorrei
capire quale. Naturalmente dovrà stare attento a non farsi
scoprire.”disse alla fine il professore con un tono che
certamente non prevedeva una risposta negativa.
“Se qualcuno dovesse scoprirmi?” chiese Piton,
spaventato.
“Beh, in quel caso penserò io a
qualcosa.” rispose Anderson, congedando il ragazzo.
Dopo avere lasciato l’ufficio del professore Piton
vagò a lungo per il corridoi, perplesso, prima di andare a
lezione. La sua testa rimase fissa per tutta mattina sulle parole del
professore, fino a che non capì come poteva usarle a proprio
vantaggio. Nel pomeriggio dopo la fine delle lezioni corse nella sala
comune dei Serpeverde, alla ricerca di Lucius Malfoy e di Bellatrix
Black. Si guardò intorno per un po’, ma di loro
non c’era traccia. Provò ad andare nel parco e
finalmente li trovò seduti sotto un tiglio a parlare
sottovoce.
“Malfoy, Black..” chiamò Piton,
guardandosi intorno frenetico.
“Chi si vede, da quando ti degni di passare del tempo con
noi.” esclamò Malfoy, tra il sorpreso e
l’ironico.
“Ho delle notizie per il Signore Oscuro.” disse
Piton, serio. Da quando aveva perso l’amicizia di Lily ogni
suo sforzo era andato nella direzione di diventare un mangiamorte
fedele, nella speranza di poter un giorno avanzare la richiesta di
salvare la sua Lily o di convincere la ragazza ad unirsi a loro. Da
quando Lily si era fidanzata con Potter però aveva perso
ogni speranza. Essere utile alla loro causa era rimasta la sua ultima e
unica consolazione.
“Vale a dire?” chiese Bellatrix, sorpresa.
“Anderson non si fida di Silente e mi ha chiesto di indagare
sui malandrini.” spiegò Piton, con un sorriso
malizioso.
“Grandioso, con queste notizie il Signore Oscuro ti
permetterà di unirsi a lui.” esclamò
Malfoy, eccitato, rivolgendosi a un ragazzino che fino a quel momento
si era tenuto in disparte, lontano da quella conversazione.
“Regulus, tu che ne pensi?” chiese Bellatrix,
cercando lo sguardo del cugino.
“Non è saggio affrettare le cose, il Signore
Oscuro è un uomo pericoloso.” rispose Regulus,
pacato. Sembrava quasi che quel discorso lo annoiasse.
“Da quando sei diventato codardo?” chiese
Bellatrix, ironica, cercando di provocarlo.
“Non codardo cugina, prudente.” rispose Regulus,
fissando intensamente Bellatrix.
“Spiegami quale è la differenza.” lo
provocò ancora lei.
“Con il Signore Oscuro non esiste una via di mezzo, o al suo
servizio per la vita o morte. Vorrei pensarci un po’ su prima
di prendere una decisione del genere, tutto qua.”
spiegò Regulus senza scomporsi e senza dare soddisfazione
alla cugina.
“Pensa, ma bada bene. La tua famiglia è
già stata delusa da Sirius, non dar loro lo stesso
dolore.” commentò Malfoy, evitando lo sguardo del
ragazzino più piccolo.
“E se Sirius avesse avuto ragione?“ chiese Regulus,
provocatorio, fissando i due negli occhi.
“Sirius è sempre stato diverso da tutti noi, anche
da te.” rispose Bellatrix prima di allontanarsi dal gruppo di
Serpeverde.
Come aveva annunciato quella mattina, Sirius sparì tutto il
giorno. Quando tornò dal San Mungo era quasi sera ed aveva
già cominciato a fare decisamente buio. Sul volto del
ragazzo c’era disegnato un sorriso che andava da un orecchio
all’altro e che lasciava intendere che Andromeda ormai stesse
decisamente meglio.
“Sirius, allora che racconti? Tua cugina?” chiese
Harry non appena vide la testa di Sirius sbucare dal buco del ritratto.
Il ragazzo si avvicinò, saltellando quasi e
abbracciò Harry.
“Sta già meglio, la dimettono dopo
pasqua.” rispose Sirius, lasciandosi cadere seduto vicino a
James e Lily, abbracciati come al solito.
“Meno male.” sospirò James, sorridendo.
Era felice di sapere che Andromeda stesse bene, perché
sapeva bene quanto fosse brutto avere un caro in ospedale. Quando aveva
saputo che suo padre era ferito per un attimo aveva pensato il peggio.
“Già, per fortuna si è
ripresa.” concordò Sirius, chiudendo gli occhi.
“La piccola Dora?” chiese Ginny, non vedendo tracce
del piccolo demone rosa.
L’atmosfera era stranamente tranquilla e silenziosa senza la
piccola, ma la sua mancanza si sentiva di già. Il piccolo
Teddy non faceva che guardarsi intorno, triste, cercando la sua nuova
compagna di giochi.
“È tornata a casa con il suo papà. Ted
non ce la faceva più a stare lontano dalla
piccola.” spiegò Sirius sorridendo. Silente in
persona aveva contattato il dipartimento auror e aveva concordato con
loro di imporre alla casa ulteriori misure di sicurezze ed una scorta.
A capo della scorta era stato messo Robert Potter, il padre di James,
non appena questi si sarebbe ripreso. Sirius era felice che la piccola
potesse tornare a casa con il suo papà, ma allo stesso tempo
era preoccupato per lei specialmente perché non poteva
avvisare Ted del pericolo che li minacciava.
“Povero Remus, sarà triste. Ha già
iniziato a chiudersi in biblioteca.” disse James,
ridacchiando. Remus era sparito in biblioteca subito dopo la fine delle
lezioni, borbottando qualcosa riguardo ad un tema di pozioni e al fatto
che vedere James e Lily che si sbaciucchiavano lo avrebbe distratto e
basta.
“Che scemo che sei!” lo prese in giro Lily,
baciandolo sul collo.
“Andiamo nelle cucine o mia bella?” chiese James,
fissando gli occhi verdissimi della compagna, fissi nei suoi color
nocciola.
“Niente allenamenti oggi?” chiese Lily, sarcastica,
scompigliandogli i capelli.
“Sono saltati perché la squadra di Tassorosso deve
allenare un portiere o qualcosa del genere.”
spiegò James, per nulla dispiaciuto. La squadra di
Grifondoro era prima in classifica, affiata e perfettamente allenata e
a James non spiaceva per nulla passare del tempo in più con
la sua bella Lily.
“Beh, allora io vado da Zhoana.” sospirò
Sirius alzando le spalle prima di sparire nel buco del ritratto seguito
a ruota da Lily e James.
Ginny, Harry e Ron rimasero soli nella Sala Comune a ridacchiare tra di
loro mentre Harry cercava di decidersi ad andare a parlare a Regulus.
Proprio mentre il ragazzo si era deciso ad andare, la porta
sbatté nuovamente e dal buco del ritratto comparve Hermione.
“Ragazzi, ho delle notizie importanti.”
esclamò Hermione, irrompendo nella sala comune con il volto
arrossato per la corsa e per l‘agitazione. Prima di
continuare la ragazza si accertò che non ci fossero orecchie
indiscrete all’ascolto.
“Dopo Hermione, devo andare a parlare a Regulus.”
rispose Harry, impaziente, cercando di superare l‘amica per
uscire dalla sala comune.
“No, fermati. Si tratta proprio di quello.” disse
la ragazza, mettendosi di fronte alla porta con le braccia allargate
per impedire all’amico di uscire.
“Di che parli?” chiese Harry, sorpreso dal
comportamento di Hermione.
“L’ho tenuto d’occhio..”
iniziò Hermione, borbottando qualcosa di incomprensibile.
“Lo hai pedinato! Da quando Hermione Granger pedina la
gente?” esclamò Ginny, sorpresa. Hermione a quelle
parole abbassò la testa, colpevole, mentre Ron la guardava
con gli occhi sgranati, chiedendosi se quella fosse veramente la sua
ragazza.
“Volevo vedere che tipo era, se possiamo riuscire a salvarlo
prima che sia tardi..” cercò di difendersi
Hermione, imbarazzata.
“Che hai scoperto?” chiese Harry, ignorando
l’ironia della sua ragazza. Non c’era tempo per
scherzare, dovevano pensare a Regulus prima che fosse tardi.
“L’ho sentito parlare con Malfoy, Bellatrix e
Piton. Pensano di farlo unire ai mangiamorte al più
presto.” raccontò Hermione, preoccupata.
“Dannazione.” imprecò Harry. Erano mesi
che era al castello, perché non aveva pensato prima a
salvare Regulus? Ora forse era troppo tardi e per di più
invece di agire se ne stava lì a parlare con Hermione.
“Regulus però sembrava restio, prudente. Ha anche
accennato a Sirius.” continuò Hermione,
pensierosa, riflettendo sulle parole del ragazzo. Sembrava quasi
rassegnato a seguire la strada che altri avevano tracciato per lui,
eppure allo stesso tempo restio. Quasi sperasse che qualcosa cambiasse
e che qualcuno, forse suo fratello arrivasse ad aiutarlo.
“Dobbiamo agire in fretta e con logica.”
commentò Harry, preoccupato.
“Che vuoi dire?“ chiese Ron, confuso, passando lo
sguardo alternativamente da Hermione al suo migliore amico e per finire
sulla sorella.
“Dobbiamo seguirlo, pedinarlo e scoprire il più
possibile. Dobbiamo scoprire se davvero verrà marcato,
quando e dove.” spiegò Harry, ansioso. Se davvero
stava per essere marcato avevano poco tempo, forse solo qualche giorno.
Dovevano fare tutto il possibile, anche usare con la forza se si fosse
dimostrato necessario.
“Harry, va a parlare con lui. Devo convincerlo che Sirius
è dalla sua parte e che noi possiamo aiutarlo.“
ordinò Ginny, con un tono autoritario che non ammetteva
repliche.
“Aspettate, e Piton?” chiese Ron, fissando gli
amici. Stavano pensando a salvare Regulus, ma nessuno di loro aveva mai
nominato Piton, nonostante tutto quello che il loro vecchio professore
aveva fatto per lui.
“Per lui credo sia tardi..” mormorò
Hermione, triste.
“Da quello che dice Lily fa già parte dei
mangiamorte.” spiegò meglio Ginny, riportando ad
Harry e Ron le parole che Lily aveva confidato loro una sera.
“Ci penseremo poi, ora dobbiamo concentrarsi su Regulus. Lui
lo possiamo ancora salvare!” disse Harry, deciso ad
affrontare un problema alla volta. Prima Regulus, poi Piton.
“Usa anche i tuoi ricordi se è
necessario.” si raccomandò Hermione, ansiosa.
“Vado, voi state attenti.” mormorò
Harry, di fretta.
Trovare Regulus con la mappa del malandrino fu un’impresa
relativamente semplice, la parte difficile fu trovare qualcosa da
dirgli per iniziare il discorso.
“Hei, Black.” chiamò Harry, rivolto al
minore del fratelli Black.
“Credo tu stia parlando con il Black sbagliato. Non sono
Sirius..” mormorò Regulus, senza nemmeno voltarsi.
Harry sospirò, decisamente quello non era un buon inizio,
anzi.
“So benissimo chi sei, per questo cercavo te.”
ribatté Harry, sicuro e deciso a non arrendersi alla prima
difficoltà.
“Che vuoi?” sibilò Regulus, voltandosi
verso Harry. I suoi occhi grigi, identici a quelli del suo padrino
erano pieni di rabbia per il semplice motivo che un amico del fratello
gli aveva rivolto la parola, probabilmente per qualche motivo stupido.
“Beh, Sirius oggi è andato da vostra cugina
Andromeda. Se chiedi a Silente sono sicuro che manderà anche
te.” disse Harry, iniziando la conversazione.
“Perché dovrei andare a trovare una traditrice del
nostro sangue?” chiese Regulus, dopo qualche istante di
smarrimento. Era strano che un amico di suo fratello lo venisse a
cercare e come prima cosa, invece di dirgli qualcosa di cattivo o di
particolarmente offensivo gli raccomandava solo di andare a trovare sua
cugina Andromeda. Aveva pensato spesso a lei dopo che aveva letto
l’articolo sulla Gazzetta del Profeta e, anche se non ne
aveva fatto parola con nessuno, era grado al signor Potter per averla
salvata. Nonostante Andromeda fosse la pecora nera della famiglia non
riusciva ad odiarla, ricordava ancora troppo bene i natali passati
insieme. Mentre tutta la famiglia stava compostamente a tavola a fare
discorsi noiosi mangiando cibi assurdi, complicati e costosi, lei
prendeva lui e Sirius e li portava a giocare lasciando che loro
aprissero di nascosto i regali che lei aveva preso loro.
“Certi frasi di adattano alla perfezione a tua madre, ma
dette da te stonano. Si vede che non ci credi veramente.”
rispose Harry, sorridendo.
“Come ti permetti? Tu non sai nulla di me.”
ringhiò Regulus, toccato nell’orgoglio. Come
poteva uno sconosciuto riuscire a vedere oltre quella barriera che lui
stesso aveva costruito a regola d’arte per escludere tutto il
mondo, compresa la sua famiglia?
“Ti sbagli, non ci conosciamo ma io so molto. So che sei
testardo, orgoglioso e leale. Ti pentirai di tutto questo e ne uscirai
da eroe.” iniziò a spiegare Harry, triste.
“Di che parli?”chiese Regulus, confuso dalle parole
del ragazzo.
“Lasciami finire.. Gli eroi però muoiono, che ne
dici di un finale diverso?” chiese Harry, fissando
intensamente il Serpeverde. Regulus ascoltò le parole del
ragazzo con attenzione, poi scoppio a ridere in modo rumoroso e
scomposto, tutto il contrario di quello che gli era stato insegnato da
sua madre e da suo padre. Harry lo fissò accigliato, notando
solo dopo un po’ che la sua risata assomigliava in modo
sorprendente ad un latrato.
“Stai dicendo che diventerò un mangiamorte, mi
pentirò e che morirò come un eroe? Dimmi, sei per
caso impazzito?” domando Regulus, faticando per non ridere
ancora.
“Ho le prove di quel che dico.” ribatté
Harry, secco, fissando intensamente Regulus con i suoi occhi
così intensamente verdi.
“Non mi importa, forse è così che deve
andare..” sospirò Regulus, fissando intensamente
il pavimento del corridoio. Non gli andava di continuare a parlare con
quel ragazzo, le sue parole lo colpivano per la loro verità
ma facevano ugualmente male.
“Morendo farò del bene?” chiese ancora
Regulus, pensieroso, dopo qualche istante nel quale aveva riflettuto in
silenzio.
“Più di quando immagini, ma il punto è
che possiamo evitare questa morte e sistemare lo stesso le
cose.” spiegò Harry, sperando che il ragazzo
capisse.
“Allora perché cambiare le cose? Un lurido
Serpeverde in meno e un mondo migliore, dovresti esserne
felice.” commentò Regulus, ironico.
“Il mondo non si divide in Grifondoro buoni e Serpeverde
cattivi. Da tutte e due le parti c’è il buono e
c’è il marcio. Non ha senso combatterci, dovremmo
collaborare per estirpare il marcio.” mormorò
Harry, senza staccare gli occhi da quelli di Regulus. Il Serpeverde era
visibilmente colpito da quelle parole, nessuno gli aveva mai parlato
così, eppure non riusciva a fidarsi, ad ammettere che quel
ragazzo con gli occhi verdi aveva ragione.
“Sparisci, non sei nessuno. Non sei mio fratello..”
ringhiò Regulus, cercando di nascondere la sua frustrazione.
“Ok, come vuoi. Fammi un favore però, va da
Andromeda..” disse Harry, prima di allontanarsi lasciando
Regulus solo e stupito al centro del corridoio.
Harry attraversò il castello quasi di corsa,
arrivò nella Sala Comune e trovò gli amici seduti
intorno al camino, pressappoco nelle stesse posizioni in cui li aveva
lasciati.
“Allora?” chiese Hermione, ansiosa, non appena
Harry entrò nella loro sala comune.
“Non ho concluso molto.” sbuffò Harry,
deluso, lasciandosi cadere seduto.
“Dannazione.” imprecò Ginny,
dispiaciuta. Sapeva che non sarebbe stato semplice, eppure confidava
che Harry riuscisse a fare ragionare il ragazzo.
“Gli hai fatto vedere i ricordi?” chiese Hermione,
ansiosa.
“No, abbiamo solo parlato.” spiegò
Harry, triste. Era deluso nonostante gli fosse apparso chiaramente che
Regulus non era come gli altri Serpeverde. Non si sarebbe unito ai
mangiamorte perché credeva negli ideali che questi portavano
avanti ma perché Harry gli aveva detto che morendo avrebbe
fatto del bene.
“Harry, se non lo convinciamo è perduto. Non
è più tempo di parlare.” si
lamentò Ginny.
“Non possiamo certo legarlo in una stanza per il resto della
sua vita.” sbottò Harry, stizzito.
“Se può servire a salvarlo, perché
no?” chiese Ron, ingenuamente. Il ragazzo fu fulminato dalle
occhiatacce che gli lanciarono quasi contemporaneamente Harry, Hermione
e Ginny.
“Ad ogni modo non mi sembrava convinto di diventare
mangiamorte. Credo che lo faccia per non deludere la
famiglia.” spiegò Harry, pensieroso.
“Quella pazza di sua madre?” chiese Ron, allibito.
“Probabilmente si.” disse Harry, annuendo.
“Non ti ha proprio dato retta?” chiese ancora
Hermione, preoccupata.
“Credo mi abbia ascoltato, è già molto.
Spero che vada a trovare Andromeda.” raccontò
Harry, prendendosi la testa tra le mani.
“Forse lei riuscirebbe a convincerlo.” disse Ginny,
speranzosa.
“Speriamo.” mormorò Hermione.
Lontano dal castello, Cygnus Black fu fermato da una sconosciuta mentre
solcava silenziosamente le vie più oscure della Londra
magica.
“Ancora tu? Sei quella che ha quasi fatto la pelle a Potter
Senior, a quella traditrice di mia figlia e a quell‘orrida
bambina mezzosangue. Meriti il mio rispetto per questo, specialmente
per l‘attacco a Potter.” mormorò a mezza
voce Cygnus Black, cercando di nascondere il terrore che chiunque
avrebbe potuto leggere nei suoi occhi.
“Non era lui il mio obiettivo.” rispose la strega
con il volto coperto, divertita da quella situazione. Provava gusto ad
avere in suo potere il proprio padre e non avrebbe rinunciato tanto
facilmente a quel gioco.
“Visto che presto mi ucciderai, potresti almeno rivelarmi chi
è il tuo obiettivo..” continuò Cygnus
Black, beffardo nonostante sospettava che la fine per lui fosse vicina.
“Perché hai così tanta fretta di
morire?“ chiese la versione più vecchia di
Bellatrix che proveniva dal futuro.
“Non mi lasciate scelta..” rispose Cygnus Black,
spaventato dallo sguardo della donna di fronte a lui. Era completamente
pazza, poteva ucciderlo in qualsiasi momento.
“Forse potresti essermi utile, dipende solo da te.”
mormorò Bellatrix, inclinando la testa per vedere meglio suo
padre tremare di fronte a lei. Aveva la vita dell’uomo che
l’aveva generata nelle sue mani e provava una soddisfazione
infinita a stare ferma a vederlo tremare semplicemente alla sua vista.
“Pendo dalle vostre labbra, mia signora.” rispose
Cygnus, buttandosi a terra implorante.
“Il mio obiettivo si trova dentro il castello di
Hogwarts.” iniziò la strega, paziente. Dopo tutto,
forse suo padre poteva sul serio esserle utile. Era completamente in
suo potere e avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei.
“Ma è il posto più sicuro al mondo.. La
bambina ora è protetta da Silente!”
esclamò Cygnus Black, stupito dalla richiesta.
“Fa silenzio! Se vuoi vivere, dovrai trovare un modo per
farmi entrare.“ rispose Bellatrix, secca. Ogni sua parola era
un ordine, un comando talmente autoritario che Cygnus non aveva il
coraggio di discutere.
“Come posso fare?” chiese Cygnus, spaventato.
“Arrangiati, ma non farne parola con i tuoi compagni
mangiamorte o con il tuo signore. È ancora presto
perché io mi unisca a lui.” rispose Bellatrix
prima di sparire dal nulla, esattamente come era arrivata.
Cygnus rimase così, solo e tremante, per un tempo
indefinito. Potevano essere minuti, ore o addirittura giorni. Solo
quando si convinse che la donna era definitivamente sparita che si
decise a muoversi e si smaterializzò al castello.
Mentre camminava per i corridoi affollati del castello cercando di
raggiungere la figlia Bellatrix era stranamente sollevato. Per la prima
volta la confusione e la presenza di Silente non lo infastidivano ma al
contrario lo tranquillizzavano.
“Padre, la vostra visita mi riempie di gioia.”
esclamò Bellatrix, correndo in contro al padre.
La vista di sua figlia fece sobbalzare Cygnus, ancora spaventato
dall’incontro di poco prima. Sembrava incredibile, eppure
doveva esserci un qualche collegamento che a prima vista era sfuggito
al mago.
“Si, certo. Bellatrix, hai detto che hai delle notizie per
me?” chiese Cygnus, distratto dal pensiero della donna che lo
avrebbe di sicuro torturato e ucciso a meno che non le avesse portato
tutte le informazioni che voleva.
“Piton ha scoperto che Anderson non si fida più di
Silente. Questa notizia permetterà a Regulus di unirsi a
noi.” rivelò Bellatrix, al settimo cielo.
“Fa silenzio, non dire certe cose ad alta voce nella casa di
Silente.” la rimproverò Cygnus, guardandosi
attorno in modo frenetico. L’ultima cosa che voleva era
finire ad Azkaban per colpa della lingua lunga della figlia.
“Perdonate la mia imprudenza, padre. L’idea di
essere utile alla causa mi eccita.” spiegò la
ragazza, abbassando lo sguardo.
“Lo vedo, figliola. Ma dimmi, parlami di Anderson.”
la invitò a continuare Cygnus, intuendo che il dettaglio
avrebbe potuto tornare utile anche alla sua causa.
“Ha chiesto a Piton di indagare sui malandrini, in
particolare su Harry e sui suoi tre amici.” spiegò
Bellatrix a bassa voce, attenta a non farsi sentire.
“Interessante, davvero interessante.”
mormorò il signor Black, congedandosi dalla figlia.
Si materializzò nuovamente nella via dove si era scontrato
con la donna misteriosa, chiamandola a gran voce. Solo allora si
accorse di non conoscere il suo nome.
“Mia signora..” chiamò Cygnus,
guardandosi attorno alla ricerca della donna che teneva tra le sue mani
la sua vita. La donna comparve dall’oscurità,
silenziosa e severa. Cygnus non avrebbe saputo dire se si era appena
materializzata oppure se fosse sempre stata lì.
“Parla, verme.” rispose Bellatrix, tremendamente
annoiata.
“Forse ho delle buone notizie. Sembra che Anderson non si
fidi di Silente ed abbia chiesto ad uno studente di indagare su un
gruppo di ragazzi, gli stessi che custodiscono la bambina.”
raccontò l’uomo, cercando negli occhi della strega
che aveva di fronte la minima reazione. In quegli occhi non
c’era traccia di nessuna emozione, fatta eccezione della
gioia che provava nel torturare qualcuno.
“Il trio di mocciosi e la rossa, immagino.”
sbuffò Bellatrix, annoiata. Conosceva già il
segreto dei ragazzi, non aveva certo bisogno di indagare.
“Credo di si. Ho i loro nomi, sono Harry Potter,
Hermione..” cominciò ad elencare Cygnus.
“Fa silenzio, conosco i loro nomi. Quel branco di mocciosi
sono di sicuro l’ostacolo più grande da superare.
Come possono tornarmi utili le informazioni che mi hai dato?”
chiese Bellatrix, facendo tacere il padre con il gesto della mano.
“Bhe, Anderson è curioso. È un ex-auror
e farà di tutto per scoprire quello che vuole
sapere..” iniziò Cygnus Black, malizioso.
“Anche trattare con il nemico..”
completò Bellatrix, sorridendo.
“Potremmo usarlo per farvi entrare dentro al
castello..” esclamò Cygnus.
“Va a parlare con Anderson, muoviti.”
ordinò Bellatrix, severa.
________________________________________________________________________________________________
“Hai letto? Il giornale parla di noi..”
mormorò il tizio più giovane rivolto al compagno,
incappucciato come lui. Avevano fatto molta attenzione a non dare
nell’occhio ma in tempi sospetti come quelli ogni dettaglio
era importante per gli auror.
“Dovremmo stare più attenti.”
sospirò l’altro, pensieroso.
“Che facciamo ora?” chiese quello più
giovane, un ragazzino forse non ancora ventenne.
“Andiamo ad Hogwarts. “ disse sicuro
l’altro con la voce rotta dall’emozione.
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Capitolo 57 *** LE DECISIONI DI VOLDEMORT, IL TRADIMENTO DI ANDERSON E LA VISITA DEI DUE AUROR. ***
CAPITOLO 55
LE DECISIONI DI
VOLDEMORT, IL TRADIMENTO DI ANDERSON E LA VISITA DEI DUE AUROR.
La notte era da sempre il momento della giornata che Voldemort
preferiva, perché poteva dare vita agli incubi che
tormentavano la gente comune. Quello che spaventava il resto del mondo
riusciva ad eccitare il grande mago oscuro, suggerendogli nuove idee
per arrivare a prendere il potere. Mentre i maghi andavano a letto con
la paura di svegliarsi nel cuore della notte tra le fiamme della
propria casa, lui si svegliava contento pronto a organizzare piani e
macchinazioni ai danni dei babbani. Certo, a volte però la
notte portava anche enormi grattacapi che portavano quasi sempre il
marchio di Silente. Quell’insopportabile mago,
l’unico che lo avesse inquadrato fin dall’inizio,
aveva la straordinaria abilità di riuscire a stare sempre al
passo con lui, prevedendo quasi ogni sua mossa.
Mentre entrava nella sala dove di solito riceveva i servi
più fedeli, Voldemort si chiese cosa lo avrebbe aspettato
quella notte. Il suo problema principale negli ultimi tempi era causato
da quella strana donna che aveva eliminato due dei suoi e cercato di
uccidere Andromeda Black. Ciò che tormentava il signore
oscuro non era il fatto che due dei suoi fossero morti o che una donna
fossa stata ferita, ma che lui non riusciva a capire cosa aveva mosso
quella donna ad agire, e soprattutto, che non aveva la minima idea di
chi potesse essere.
Voldemort si sedette sul suo trono, distratto, senza vedere davvero il
servo che si era inginocchiato ai suoi piedi e che attendeva di
parlare. L’uomo attese per un po’, paziente, ma
quando vide che dal suo signore non proveniva reazione decise di
iniziare a parlare.
“Mio Signore, i ragazzi hanno portato delle informazioni
interessanti.” disse un mangiamorte tenendo la testa bassa.
Quelle parole ebbero il potere di distogliere Voldemort dai suoi
pensieri.
“Fammi vedere.” mormorò annoiato
l’Oscuro Signore, intrufolandosi nella mente del suo servo
senza che questi potesse fare nulla per impedirlo. Il mangiamorte
provò dolore, ma cercò di non darlo a vedere al
suo capo.
“Niente male, vero?” chiese l’uomo,
abbozzando un sorriso, quando Voldemort ebbe guardato ciò
che gli interessava. Il Signore Oscuro non rispose, intendo a
riflettere su ciò che aveva visto. Il vecchio Anderson non
si fidava più del giudizio di Silente, ed indagava alle sue
spalle. Certo, era una buona notizie, anche se era abbastanza certo che
Anderson non si sarebbe mai schierato dalla parte dei mangiamorte. Era
pur sempre stato uno dei migliori auror del paese, era impensabile che
potesse passare al lato oscuro. Tuttavia, una frattura tra Silente ed
uno dei suoi elementi più fedeli era pur sempre cosa gradita.
“Sono ottimi elementi, in più ci farebbe comodo
una spia in più nel castello.” constatò
Voldemort, pensieroso, pensando ai ragazzi. I giovani mangiamorte
avevano comunicato le notizie tempestivamente, una cosa davvero
sorprendente dato l’ambiente in cui erano.
“Permetterà dunque al ragazzo di diventare
mangiamorte? È pur sempre il fratello di un
Grifondoro..” obiettò il mangiamorte, disgustato.
“È diverso dal fratello, questo mi
basta.” esclamò l’Oscuro Signore,
stizzito. Regulus Black lo aveva sempre affascinato e il cuor suo aveva
sempre sperato che alla fine potesse diventare uno dei suoi.
“Come vuole.” mormorò il servo,
abbassando la testa, spaventato all’idea di aver fatto
perdere la pazienza al suo Signore.
“La cerimonia avrà luogo tra dieci
giorni.” ordinò Voldemort, deciso.
L’idea di avere tra le sue fila Regulus Black lo eccitava
particolarmente. Significava prendersi una rivincita non da poco su
Silente, che sperava di poterlo aiutare come aveva fatto in passato con
Sirius.
“Perfetto. Ha altri ordini?” chiese il mangiamorte,
cercando il coraggio per alzare gli occhi sul suo signore. Voldemort
per un po’ sembrò pensieroso, poi si
illuminò.
“Si, voglio che tu scopra tutto quello che puoi sulla donna
che ha attaccato Potter, Andromeda Black e i nostri uomini.”
disse Voldemort, cercando di nascondere l’agitazione.
“Consideratelo fatto.” rispose il servo, prima di
sparire.
La notizia della prossima nomina del Signore Oscuro si diffuse
velocemente tra i mangiamorte, rendendo i signori Black fieri del loro
secondogenito. Anche Cygnus si riteneva soddisfatto all’idea
che Regulus restituisse il giusto lustro al nome dei Black che Sirius
aveva infangato con sue deplorevoli azioni. L’unico che
appariva confuso era Regulus, colui che si supponeva dovesse essere al
massimo della gioia.
“Allora, hai scelto?” chiese Bellatrix, fissando
con insistenza il cugino. Regulus infatti non aveva ancora deciso se
accettare o meno. Da quando aveva ricevuto la notizia se ne stava quasi
sempre per conto suo, in silenzio. Diceva che voleva riflettere e tutti
i suoi compagni si chiedevano cosa gli fosse preso.
“Io..” mormorò il Serpeverde, confuso.
“Il Signore Oscuro ti marcherà tra dieci
giorni!” ricordò Lucius Malfoy, annoiato.
“Regulus, è tempo di decidere. Sei dei
nostri?” chiese Bellatrix, molto vicina a perdere la
pazienza. Regulus non rispose, ma prese a guardare con insistenza i
propri piedi. Non aveva detto a nessuno di avere parlato con Potter, ma
le parole del ragazzo non riuscivano ad uscirgli dalla mente. Da quel
giorno il ricordo di Sirius e dei bei momenti passati con il fratello
prima che l’Oscuro Signore prendesse potere lo tormentava,
non dandogli pace.
“È assurdo.. Pensi ancora a Sirius.”
esclamò Piton, schifato. A quelle parole Bellatrix
sobbalzò, guardando confusa il cugino.
“Forse, dopo tutto è mio fratello.”
rispose Regulus in tono di sfida.
“Un fratello che ti ha disconosciuto, esattamente come tu hai
fatto con lui.” ricordò Malfoy, senza agitarsi.
Quelle parole colpirono un già scosso Regulus.
“Ma forse..” iniziò Regulus, subito
interrotto da Piton.
“Sirius è come te. Lui odia tutti i sempreverde
come noi odiamo tutti i Grifondoro.” sbottò il
ragazzo, disgustata al solo pensiero di Sirius e della sua banda di
Grifondoro.
“Sei un illuso se pensi che starà dalla tua parte.
Ora lui ha degli amici, una nuova famiglia e un nuovo
fratello.” gli ricordò Bellatrix, sorridendo per
il dolore che stava infliggendo al cugino.
“Sta zitta.“ esclamò Regulus, prima di
andarsene sbattendo la porta.
Vagò a lungo per i corridoi del castello, desiderando
ardentemente poter parlare con qualcuno. Un consiglio era decisamente
quello di cui aveva bisogno, ma Regulus sapeva benissimo che non poteva
parlare con nessuno. Rivelare i segreti dell’Oscuro Signore
significava firmare la propria condanna a morte, esattamente come
rifiutare di unirsi a lui.
Quelle di Potter erano belle parole, ma come poteva davvero metterle in
atto? Se non lo avesse ucciso Voldemort lo avrebbe fatto la sua
famiglia. Lui non era Sirius, lui non aveva degli amici fidati da cui
rifugiarsi. I suoi amici erano mangiamorte, esattamente quello da cui
lui stava pensando di scappare. Regulus si lasciò cadere
seduto, troppo stanco per muovere ancora un passo. Quello di cui aveva
bisogno era un fratello. Sorrise mestamente mentre immaginava Sirius
andargli in contro e offrirgli il suo aiuto. Un bel sogno, poco
più di un illusione. Regulus sapeva bene che non sarebbe mai
successo. Era solo, completamente solo. Regulus sospirò,
chiuse gli occhi e prese la decisione che avrebbe cambiato la sua vita.
Era solo, si disse, non poteva fare altro. Una volta tracciato il suo
futuro Regulus si sentii di colpo più leggero, si
alzò e decise di andare nelle cucine a mangiare qualcosa. Fu
lì che incontrò una ragazza dai capelli rossi con
un bimbo in braccio, una Grifondoro forse.
“Hai deciso?” chiese Ginny, guardando fisso negli
occhi il Serpeverde. Regulus si sorprese di quella domanda, poi
ricordò di avere visto spesso quella ragazza abbracciata a
Harry Potter. Doveva essere stato lui a raccontarle ogni cosa, anche
della loro conversazione.
“Non credo che ti riguardi quello che intendo fare della mia
vita..” commentò Regulus, alzando le spalle. La
ragazza sospirò, quasi si fosse aspettata un commento gelido
da parte del Serpeverde.
“Lo so, ma spero prenderai la decisione giusta.”
sospirò Ginny, sorridendo. Il suo sguardo era deciso,
determinato, ma anche tanto dolce. Regulus si sorprese di quel sorriso.
Era la prima volta da tanto tempo che qualcuno si mostrava gentile con
lui, che gli mostrava affetto. Prima Harry Potter, ora questa ragazza,
era possibile che stessero cercando di aiutarlo perché a
loro importava di lui?
“Ho preso una decisione, non so se sia giusta o
meno.” rispose Regulus, ritornando a pensare a quello che
aveva deciso. Non sarebbe tornato sulla sua decisione, ormai la sua
strada era stata tracciata e lui era pronto a pagarne le conseguenze.
“Spero sia quella giusta.” mormorò
Ginny, lasciando la stanza.
***
Nel suo studio Anderson stava preparando la prossima lezione dei
ragazzi del sesto anno, ma la sua mente era distratta
dall’incontro che aveva avuto poco prima con il padre di
Bellatrix Black. L’uomo era comparso nel suo ufficio,
prendendolo di sorpresa. Black, infatti, non era certo noto per il suo
essere socievole e andare a chiaccherare amabilmente con i professori
della figlia, anzi.
“Signor Black, quale onore.” aveva mormorato
Anderson, accogliendo il Cygnus Black nel suo ufficio, attento a
mascherare il disgusto che provava per quell’uomo.
“Lei è molto bravo a nascondere i suoi pensieri,
tuttavia so bene che mi disprezza.” aveva detto Cygnus,
sorridendo a sua volta ed ostentando una calma invidiabile. I due
uomini erano rimasti per un bel pezzo in silenzio, limitandosi a
guardarsi in cagnesco.
“Non disprezzo voi, ma il segno che portate con orgoglio sul
braccio.” aveva ribattuto Anderson, versandosi una tazza di
the.
“Tuttavia, io posso aiutarvi.” aveva detto il
signor Black, lasciando volutamente la frase in sospeso. A quelle
parole il professore si era fatto di colpo più attento.
“Lei crede?” aveva domandato Anderson, incuriosito.
“Ho sentito delle voci. Si sussurra che lei stia cercando
informazioni su alcuni studenti che hanno manifestato, come posso
dire.. Attitudini particolari..” aveva continuato Black,
tranquillo, guardando il professore di Difesa Contro le Arti Oscure
negli occhi.
“Vada avanti.” aveva ordinato Anderson, impaziente.
Cygnus sorrise maligno, fermandosi ad assaporare il momento. Aveva
l’ex auror completamente nelle sue mani.
“Io non sono a conoscenza delle risposte che cerca, ma
conosco una donna che potrebbe rispondere a tutte le sue
domande.“ aveva spiegato meglio Cygnus.
“Una mangiamorte, immagino.”aveva commentato
Anderson, disgustato. Odiava la categoria, ma se era per avere delle
risposte era disposto a mettere da parte tutti i suoi principi morali.
Era per il bene supremo, dopo tutto.
“No, a dire il vero No.” aveva risposto il signor
Black, sorprendendo l‘uomo che lo stava ascoltando con la
massima attenzione.
“Mi stupisce signor Black. Lei rischia la vita andando contro
il suo Signore per dare ascolto ad una donna?” aveva chiesto
Anderson, sospettoso. A quelle parole Black era diventato di colpo
più pallido, ma non aveva risposto.
“È una donna molto pericolosa, il suo amico Potter
Senior dovrebbe conoscerla.” aveva poi detto Cygnus,
rabbrividendo all’idea del suo primo incontro con la donna.
“Sta parlando della donna che ha attaccato Robert?”
aveva chiesto Anderson, stupito. Nessun auror e nemmeno Silente erano
riusciti a trovare informazioni su di lei, sembrava apparsa dal nulla e
scomparsa nel nulla subito dopo l‘attacco.
“Proprio lei. Allora, che mi dice?” aveva domandato
Black, impaziente.
“Ora non le dico nulla, ma le farò avere presto
una mia risposta.” aveva risposto Anderson, indicando a
Cygnus Black l’uscita. Aveva bisogno di tempo per riflettere
e capire se fosse davvero necessario fare un accordo con un mangiamorte
per avere risposta ai suoi dubbi. Anderson ci pensò
parecchio tempo, poi alla fine della giornata si decise a mandare un
gufo a Cygnus Black.
“È fatta, Anderson ha accettato.”
esclamò Cygnus, correndo incontro alla sua signora.
Dopo il loro primo incontro, la donna era tornata ad apparirgli altre
volte direttamente a casa sua. Cygnus si era chiesto come avesse potuto
infrangere tutti gli incantesimi a protezione della sua villa, ma aveva
preferito tenersi la domanda per sé. Sfidare la donna era
l’ultima cosa che voleva.
“Sei sicuro?” chiese Bellatrix, sospettosa.
“Certo, mi ha mandato un gufo nel quale diceva che voleva
vedermi nel suo ufficio al più presto.”
spiegò Black, soddisfatto del suo operato, mostrando alla
donna una pergamena.
“Bene, va da lui e trova il modo di farmi entrare nel
castello.” ordinò Bellatrix, severa.
“Sarà fatto mia signora.” promise
Cygnus, prima di smaterializzarsi direttamente nell‘ufficio
dell‘uomo. Trovandoselo davanti all’improvviso,
Anderson si sorprese, ma cercò subito di recuperare il suo
autocontrollo.
“Mi ha fatto chiamare?” chiese Cygnus, fingendo di
ignorare il motivo della convocazione.
“Ho vagliato la sua proposta e ho deciso che vedrò
questa donna.” rispose Anderson con fare distaccato, senza
guardare negli occhi il mangiamorte. L’idea di trattare con
Cygnus Black e con la donna che aveva ferito Potter lo disgustava, ma
era l’unica cosa che poteva fare per avere quelle risposte
che Silente si ostinava a non dargli.
“Posso chiedere se Silente è informato della
cosa?” domandò Black, malizioso.
“No, Silente non deve sapere nulla.” rispose
Anderson, guardando intensamente fuori dalla finestra.
“Era quello che speravo.” sospirò
Cygnus, sollevato.
“Quando mi condurrà da lei?”chiese
Anderson, ansioso di avere le risposte che cercava.
“La mia signora è ricercata, come lei sa. Sarebbe
un problema se foste visti insieme fuori da qui..”
spiegò Cygnus Black, giocherellando con la sua veste.
“Mi sta dicendo che dovrei farla entrare al castello?
È una pazzia, ci sono un sacco di sistemi di sicurezza
contro i visitatori.” esclamò Anderson, ansioso,
battendo i pugni chiusi sulla scrivania.
“Sono certo che lei saprà come disattivarli.. Non
appena ci sarà riuscito mi mandi un gufo. Niente parole
inutili, sono il giorno e l’ora. La mia signora non
mancherà.” disse Black, ignorando le proteste
dell’uomo.
“E sia.” rispose alla fine Anderson a testa bassa.
Il professore rimase a lungo seduto alla sua scrivania, tormentandosi
all’idea di quello che aveva fatto. Improvvisamente lo
sguardo gli cadde sul tema di un allievo, Severus Piton, e si
ricordò di avere un’altra faccenda il sospeso. Con
un gesto convocò il ragazzo e poi attese con pazienza che
questi arrivasse. Dopo qualche ora, Anderson sentì bussare.
“Professore..” mormorò Piton, entrando
timidamente nella stanza del professore.
“Siediti ragazzo. Vuoi qualcosa da bere?” chiese
Anderson, con fare affabile. Piton sembrava a metà tra
l’imbarazzato e l’ansioso.
“No, grazie. Non ho ancora le risposte che mi ha
chiesto.” rispose Piton, sulla difensiva.
“Non importa, ragazzo. Non ho più bisogno di
te.” esclamò Anderson, cancellando la memoria di
Piton con un rapido movimento della sua bacchetta.
***
“Allora, Anderson è caduto nella
trappola?” chiese Bellatrix, non appena il padre rimise piede
in casa.
“Ti farà entrare nel castello durante le vacanze
di pasqua per parlare con lui.“ rispose Cygnus, annuendo. Non
era sorpreso di trovarla già lì, probabilmente
non era mai andata via. Tutti gli incantesimi di protezione della sua
casa sembravano non avere effetto su quella donna, quasi fosse un
demone.
“Benissimo, il castello sarà deserto e prendere il
posto di quel babbeo sarà uno scherzo da ragazzi.”
esclamò Bellatrix, estasiata. Poteva sentire chiaramente di
essere vicina a prendersi la sua vendetta. Avrebbe ucciso il bambino,
tutti i ragazzi venuti dal futuro e poi avrebbe fatto il modo che non
venissero al mondo in questo tempo.
“Che intenzioni avete?” chiese Cygnus, curioso di
sapere cosa volesse fare la donna, ma allo stesso tempo spaventato per
la sua reazione.
“Userò la pozione polisucco per farmi passare per
Anderson e alla prima occasione li ucciderò
tutti.” rispose lei, sogghignando.
***
Seduto alla sua scrivania Silente era più pensieroso del
solito. Il vecchio preside mentre ripensava agli eventi recenti si
rendeva sempre più conto che tutto intorno sembrava avere
accelerato all’improvviso. Non c’era più
una serie di fatti e di progetti, ma solo un vortice in cui tutto
perdeva di senso. I programmi di Voldemort diventavano ogni giorno
più confusi e complicati da prevedere, nuove figure
emergevano sulla scena rendendo tutto più misterioso.
Nessuno si prendeva più la briga di dirgli tutto, nemmeno
quelli che in teoria dovevano considerarsi suoi alleati, tra cui quello
strano Harry Potter. Silente era certo che lui sapesse tutto, e che
fosse l’unico in grado di fermare Voldemort, eppure non aveva
la minima idea di quello che intendesse fare. Il vecchio preside si
fidava di lui, ciecamente, eppure aveva la sensazione che non valesse
la stessa cosa per il ragazzo.
I pensieri che opprimevano Silente erano talmente numerosi e pesanti
che non sentì bussare alla porta, ne tanto meno si accorse
dei due uomini che entrarono nel suo ufficio.
“Albus, io e Bob dobbiamo parlarti.” disse un uomo
con uno strano occhio magico, al cui fianco c’era Rober
Potter. Silente, stupito da quella voce che conosceva così
bene, sussultò, per poi rivolgere ai due amici un sorriso
caloroso. Alastor Moody e Robert Potter erano due tra i migliori auror
del paese, insieme a Thomas Paciock. Una sorta di trio micidiale,
tristemente noto ai mangiamorte e ai delinquenti che era stato allenato
da Anderson nei tempi d’oro in cui mandava avanti il
dipartimento.
“Una chiaccherata con Al e Bob è quello che ci
vuole per rilassarsi un po’. Avanti, accomodatevi. Volete
qualcosa da bere?” disse Silente, affabile, lasciando che i
due auror si accomodassero di fronte a lui. Robert Potter aveva ancora
il braccio fasciato, ma sembrava che avesse ripreso a muoverlo
abbastanza bene.
“Albus, non è una visita di piacere.”
avvisò Alastor, diretto come sempre.
“Era quello che temevo. Sono tempi duri e so bene che quando
i due migliori auror del paese compaiono nel mio ufficio non
è perché vogliono bere con il loro vecchio
professore, tuttavia, io spero sempre.” mormorò
Silente, sorridendo. Sarebbe stato bello perdersi in chiacchere e
ricordi, scordando per un momento l’oscurità che
stava dilagando fuori dal castello, ma non potevano permetterselo.
“Tra tutte le tue qualità l’ottimismo
è sempre stata quella che preferivo.”
“Grazie Bob, sei sempre gentile.”
Come mai Thomas non è con voi” aggiunse il vecchio
preside, curioso. Robert alzò le spalle e cercò
lo sguardo di Alastor, che sbuffò.
“Stava interrogando un paio di mangiamorte appena
catturati.” spiegò brevemente Alastor, impaziente
di arrivare a discutere il motivo per cui lui e Robert erano venuti al
castello.
“Provo un po’ di pena per quei
mangiamorte.” commentò Robert, sorridendo.
Conosceva abbastanza i metodi dell’amico per sapere che non
dovevano passarsela troppo bene.
“Veniamo al punto?” chiese Alastor, infastidito.
Silente sospirò, e fece segno ai due auror di andare avanti.
“Pensiamo che nel castello ci siano delle spie.”
spiegò Robert, sospirando. Sapeva bene che per il preside
una notizia come quella sarebbe stato un duro colpo.
“Spie?” chiese Silente, confuso.
“Sicuramente una, forse anche più.”
aggiunse Alastor.
“Ma sono solamente ragazzi.” protestò
debolmente il preside. In pochi secondi tutto il suo mondo era
crollato. Il castello che riteneva l’ultimo luogo riparato
dalla cattiveria del mondo non era più tanto sicuro come
riteneva.
“Le apparenze ingannano, Albus.” sospirò
Robert, cercando di confortare il vecchio amico.
“Vorrei potervi dire che vi sbagliate, ma temo che non
sarà così.” mormorò Silente,
realista. Il tempi bui come quelli in cui vivevano era da incoscienti
credere che Voldemort non avesse spie al castello. Inoltre, se Robert e
Al avevano parlato voleva dire che avevano delle prove inconfutabili.
Anche lui da tempo sospettava che qualcuno tra i ragazzi di serpeverde
si fosse unito a Voldemort ma non aveva mai avuto il coraggio di
indagare. Era come se ostinandosi a non voler vedere avesse potuto fare
sparire il problema.
“Aspetta, la cosa è ancora più
grave.“ disse Robert, guardando il compagno.
“Abbiamo fatto delle indagini sulla donna misteriosa che ha
attaccato Bob ed è abbastanza chiaro che non sia una
mangiamorte, anche se lo sembrava. Crediamo che anche lei abbia spie
nel castello.” continuò a spiegare Alastor,
cosciente che non era certo portatore di buone notizie.
“I fronti da combattere sono diventati due.”
concluse Silente, depresso. Se stava diventando complicato tenere testa
a Voldemort figurarsi ora dover combattere su due fronti.
“Sembra di sì. Per il momento si muove da sola, ma
abbiamo registrato movimenti sospetti di due personaggi
misteriosi.” disse ancora Alastor, preoccupato. Sapevano
ancora troppo poco della donna per fare progetti ma da quel poco che
sapevano c’era poco da stare allegri. L’unica cosa
che potevano augurarsi era che la donna entrasse in contrasto con
Voldemort e che i due provassero ad eliminarsi a vicenda facendo un
favore a loro, ma le probabilità che ciò
avvenisse erano piuttosto basse.
“Chi sarebbero?” chiese Silente, curioso di sapere
chi avrebbe potuto unirsi a Bellatrix. Secondo il racconto di Harry non
c’erano altri mangiamorti superstiti, solamente lei.
“Non lo sappiamo, per questo pensiamo siano con la
donna.” spiegò Robert, alzando le spalle.
“Parliamo delle notizie certe, per favore.” disse
Silente, cercando di fare un po’ di chiarezza.
“Nel castello di sono le spie di Voldemort, probabilmente
giovani Serpeverde, e quelle della donna.” concluse Alastor,
facendo velocemente il punto della situazione.
“Sempre tra i ragazzi, giusto?” chiese Silente,
preoccupato.
“No, ecco..” iniziò Robert, imbarazzato.
“Che c’è?” chiese Silente,
preoccupato. Dalle facce di Al e di Bob quella che stavano per dargli
doveva essere una notizia persino peggiore delle altre.
“Crediamo che tu non ti possa più fidare di
Anderson.” disse Alastor, con gli occhi fissi al pavimento.
Anderson era stato un maestro, praticamente un padre, sia per lui che
per Bob e Tom e l’idea che anche lui avesse tradito gli
risultava particolarmente fastidiosa.
“Non è possibile, ne siete sicuri?”
chiese Silente, allibito e sconvolto dalla notizia. Non poteva essere
vero, non il suo amico Anderson.
“Stiamo indagando.” disse Robert, tetro. I tre
uomini rimasero a lungo in silenzio, quasi le notizie su Anderson
avessero tolto a tutti la voglia di parlare.
Quel lungo ed imbarazzante silenzio fu infranto dalla professoressa
McGranitt che entrò di corsa nell’ufficio del
preside.
“Silente, ti vogliono in infermeria.”
spiegò la donna, notando improvvisamente la presenza dei due
auror. Silente sospirò e si congedò dai due amici.
“Andiamo Bob. Ciao Albus, torneremo a trovarti quando avremo
maggiori informazioni.” salutò Alastor, alzandosi
dalla poltrona.
“Ci conto, state attenti e non mettete in pericolo le vostre
vite.” si raccomandò Silente, preoccupato. Se era
vero che oltre a Voldemort c’era una nuova minaccia i
più esposti erano sicuramente loro.
“Tieni gli occhi aperti, per il bene dei tuoi
studenti.” disse Robert Potter, prima di sparire nel camino
dietro all’amico Alastor Moody.
________________________________________________________________________________________
Nel buio di una foresta due strane figure si muovevano febbrilmente
intorno ad una tenda. O meglio, una si muoveva mentre l’altra
si limitava a leggere di malavoglia un giornale.
“Altre notizie strane dal giornale?” chiese
l’uomo più anziano, ansioso.
“No, non mi pare.” rispose Neville, distratto,
senza staccare gli occhi dal giornale.
“Nessun attacco, omicidio o rapimento?” chiese
ancora l’altro, preoccupato.
“Qualcuno, ma credo sia normale.” rispose il
ragazzo, alzando le spalle. L’amico faceva così da
quando avevano saputo che Rober Potter, Ninfadora Tonks e Andromeda
Black erano stati attaccati da una donna misteriosa, probabilmente
Bellatrix.
“Nessuno che conosciamo?” chiese ancora, deciso a
non desistere fino a che non avrebbe avuto la certezza matematica che
tutti coloro a cui voleva bene erano al sicuro.
“Non credo.” sbuffò Neville, infastidito.
“Meno male.“ sospirò l’uomo,
lasciandosi finalmente cadere seduto.
“Che ti prende?” chiese ancora l’uomo,
dopo aver notato lo strano silenzio del ragazzo.
“Nulla.. È strano, tutto qui.”
sbottò Neville, chiudendo il giornale e lanciandolo per
terra.
“Lo so, ragazzo. Porta pazienza.” cercò
di confortarlo il compagno, passandogli un grosso pezzo di cioccolato
che Neville guardò storto.
“Perché non possiamo andare da loro?”
chiese Neville, guardando l’uomo dritto negli occhi.
L’uomo sospirò, quasi si aspettasse da tempo
quella domanda.
“Sarebbe strano, non trovi?” chiese poi, evitando
con cura lo sguardo del ragazzo. Non gli andava di dare spiegazioni ne
tanto meno di parlare. Voleva solo essere lasciato in pace.
“Sarebbero tutti felici di rivederci, specialmente
Harry.” lo corresse Neville, severo.
“Lo so, ma non è ancora il tempo. Non voglio che
soffra ancora per colpa mia.” spiegò
l’altro, giocando con un lembo della sua veste scura.
“Per questo non vuoi andare da lui?” chiese
Neville, stupito. Tra tutte le spiegazioni possibili questa era
decisamente quella che aveva meno senso di tutte.
“Anche, è più prudente se stiamo qui e
non ci facciamo vedere da Bellatrix. Se sospetta che ci siamo anche noi
potrebbe fare qualche pazzia. Sai anche tu che quella donna
è pazza.” ricordò l’uomo
più grande, calandosi il cappuccio della veste sugli occhi
in modo che gli coprisse il volto.
“Come può sapere che siamo qui? Ci crede morti..
Ricordi?” domandò Neville, sorpreso.
“Non si può mai sapere..”
ribatté l’altro.
“Senti, io voglio uccidere Bellatrix. Anzi no, devo
ucciderla. Per ora farò come dici tu, ma sappi che
è questione di tempo.“ avvisò Neville,
furente come era stato solo poche volte nella sua vita.
L’uomo sospirò, cercando le parole più
adatto a calmare il ragazzo.
“Ho un paio di conti in sospeso anche io, ragazzo, non
è tempo di fare colpi di testa.” disse poi alla
fine, stupendosi delle sue parole. Sicuramente Remus sarebbe stato
fiero di lui.
“Sai che detto da te è davvero
divertente?” esclamò Neville, scoppiando a ridere.
Per un po’ la tensione sembrò essere allentata.
“Sei insolente, ragazzo, come tua madre.”
ribatté l’uomo, ripensando ad Alice, ai suoi
vecchi amici e a tutti i disastri che dovevano stare combinando nel
castello dal quale lui mancava da troppo tempo.
“Non avrei dovuto salvarti..” lo prese in giro
Neville.
“Dovevi, sennò non avresti saputo come aprire il
portale.” rispose l’altro con pazienza.
“Ci sarei arrivato anche da solo.”
ribatté Neville, offeso dalla parole dell’uomo che
sembrava essersi immerso nei pensieri, o forse nei ricordi.
“Si, nel giro di qualche anno. E poi, ragazzo, io non sono
mai veramente morto.” rispose l’uomo dopo un
po’, abbozzando un sorriso.
“Certo, ma il mondo era convinto del contrario.”
sbuffò Neville, infastidito.
“Che centra, anche tu sei vivo e tutti pensano che ci hai
lasciato le penne nell’esplosione.” disse
l’uomo, chiudendo il discorso ed allontanandosi.
ANGOLO
DELL'AUTRICE:
innanzitutto,
grazie mille per essere arrivati a leggere fino a qui.
piccola precisazione: bellatrix black e lucius malfoy sono
più grandi, ma siccome mi servivano al castello li ho
ringiovaniti di qualche anno. consideratela una sorta di licenza
poetica.
questo capitolo è una sorta di passaggio e mi è
serivito a spiegare ed introdurre alcune cose per il prossimo capitolo.
vi anticipo fin da ora che, causa vacanze, verrà pubblicato
a settembre ma che sarà un vero e proprio capitolo bomba.
qualche spoiler:
- sarà ambientato a casa potter, con i genitori di James.
harry conoscerà i nonni.
- avrà luogo la cerimonia per fare di regulus un mangiamorte
e si conoscerà la sua decisione in proposito.
- bellatrix riuscirà ad entrare nel castello
- cygnus black farà una brutta fine.
- si scoprirà l'identità del secondo personaggio
misterioso.
contenti?
passiamo ai ringraziamenti!
pagnottella: grazie milleee!
sono felice che la mia storia ti piaccia. è un peccato non
postare più fino a settembre, ma capitemi.. le vacanze sono
le vacanze!
brando: grazie milleee!
immagino che tu abbia apprezzato il fatto che non sono passati mesi! ;D
circa regulus non dico nulla, ho già detto abbastanza prima
con gli spoiler! si, lucius e bella sono più grandi, ma mi
servivano al castello quindi.. licenza poetica! circa i due tizi
misteriosi ci hai preso, vengono dal futuro e uno dei due è
neville.. l'altro, mistero!
nel futuro lucius, narcissa e draco sono morti, li ha uccisi bella
prima di tornare nel passato. carina l'idea di draco che torna
indietro, peccato non sia venuta a me. sai che però mi hai
fatto venire voglia di modificare la storia per inserirci draco?
little_missgiuly_: grazie milleee!
grazie per i complimenti. si, bravissima, cygnus black è lo
zio di sirius ed anche il padre di andromeda.
oooh: grazie milleee!
hai davvero letto tutta la storia in un pomeriggio e tre quarti di
sera? meriti un oscar, come diamine hai fatto?
kylexy: grazie milleee!
ebbene no, la storia non è perduta. era solo in stan by!
luciatigre: grazie milleee!
su regulus non dico più nulla, vedrete tutto nel prossimo
capitolo. i due personaggi misteriosi sono chiaramente amici, resta
solo da scoprire chi è il secondo.. dai che ci arrivi,
è semplice!
shin_86: grazie milleee!
per il momento zio voldy e bellatrix non hanno in programma di
incontrarsi, prima lei vuole vendicarsi.
harry e family invece si incontrano prossimo (e credo anche parecchio
lungo) capitolo.
smemo92: grazie milleee!
bellatrix è una stronza, non ha sentimenti. anderson invece
è talmente ansioso di sapere qualcosa su harry da finire con
l'aiutare bellatrix ed i mangiamorte. per piton ci sto ancora
lavorando, al momento sto cercando di capire che fine fargli fare. le
due figure sono amiche, neville e...
|
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Capitolo 58 *** IL MANIERO DEI POTTER ***
CAPITOLO 56
IL MANIERO DEI POTTER.
Dopo
essere usciti dall’ufficio di Silente Robert Potter e Alastor
Moody erano tornati al dipartimento auror dove avevano incontrato
Thomas Paciock, appena uscito dalla stanza degli interrogatori.
Nonostante cercasse di non darlo a vedere, l’uomo era stanco;
la vita che si era scelto cominciava ad andargli stretta. Ogni giorno
c’erano prigionieri da interrogare, malviventi da catturare e
mangiamorte da stanare senza mai un attimo di pace. Non ci potevano
essere pause per loro perché i cattivi erano in agguato e
non aspettavano altro per infiltrarsi e distruggerli
dall’interno.
“Allora, ha parlato?” chiese Alastor, offrendo una
tazza di caffè al collega. Thomas bevve una lunga sorsata e
si sentì rinascere.
“Ne dubitavi?” chiese Thomas, divertito. La parte
che preferiva in assoluto del suo lavoro era sicuramente condurre gli
interrogatori. In quella saletta senza finestre poteva sfogare tutte le
frustrazioni di quel lavoro a volte tanto ingrato sulla peggior feccia
che camminava sulla terra. Certo, non tutti gli auror la pensavano come
lui; Robert Potter era uno di questi.
“È ancora tutto intero?” chiese a sua
volta Robert, seccato. Per quanto volesse bene e trovasse simpatico
Thomas Paciock non riusciva proprio a farsi andare bene i suoi metodi.
Secondo il signor Potter infatti era importante distinguersi sempre dai
mangiamorte, per non diventare come loro.
“Più o meno.” rispose Thomas, alzando le
spalle. Sapeva bene che il compagno disapprovava i suoi metodi ma in
quel momento non gli importava più di tanto. Era stanco, e
pensava solo alla cena che lo aspettava a casa e alla piacevole serata
con sua moglie.
“Ci dici cosa ti ha detto o vuoi un invito
scritto?” esclamò Alastor, sbuffando.
Thomas, per nulla toccato dall’irritazione dei due amici,
fece un resoconto dettagliato di quanto aveva raccontato il
mangiamorte. Alla fine del racconto il trio era concorde nel dire che
c’era poco di cui stare allegri.
“Quindi la notizia è confermata?” chiese
Robert, preoccupato, riflettendo attentamente sulle parole del
compagno. Thomas Paciock annuì, deciso.
“Anderson passa informazioni a qualcuno.”
confermò Thomas, abbassando lo sguardo.
“Ai mangiamorte?” chiese Robert, disgustato.
“O forse a quella strana tizia che ha attaccato
Bob.” suggerì Alastor, accigliato.
Thomas non rispose, l’uomo che aveva interrogato aveva saputo
dirgli che Anderson non era più un uomo di Silente; chi
fosse il suo nuovo padrone non era dato saperlo.
“Potrebbe essere un piano per scovare
informazioni..” mormorò Thomas, pensieroso. Non
voleva credere che Anderson, colui che aveva insegnato loro tutto,
fosse davvero passato al nemico. Si trattava di qualcosa che non aveva
senso. Guardò Al e Bob negli occhi, e
capì che anche loro stavano pensando la stessa cosa.
Nonostante fossero tutti e tre abbastanza grandi per credere alle
favole, volevano sperare che il loro vecchio maestro fosse estraneo ai
fatti. Avevano visto fin troppi uomini fedeli tradire e avevano bisogno
di una prova che permettesse loro di credere nel lavoro che facevano.
“No, lo escludo. Silente non ne sapeva nulla.”
sbuffò Robert, massaggiandosi il braccio fasciato. Alastor e
thomas si guardarono tristi, poi sospirarono. I tre auror rimasero a
parlare tra loro per ore, senza riuscire ad arrivare a nulla.
Apparentemente non vi erano spiegazioni che giustificassero il
comportamento di Anderson. Era quasi ora di cena quando si divisero
senza essere giunti a nulla, prendendo ognuno la strada di casa.
Il colloquio con Silente prima e la discussione con Thomas poi aveva
lasciato Robert Potter piuttosto scosso. L’espressione triste
del preside e l’idea che il suo maestro fosse diventato un
mangiamorte lo avevano fatto pensare al motivo per cui continuava a
combattere. Senza rendersene conto si era ritrovato nel salotto di casa
sua, abbattuto e con il terzo drink della serata tra le mani a
chiedersi quando stesse cadendo in basso la società magica.
“Ehi Bob.” chiamò dolcemente Dorea,
entrando in salotto. Lo sguardo della donna vagò per la
stanza per poi fermarsi sulla figura del marito. Nonostante la penombra
Dorea Potter riusciva a vedere la stanchezza dell’uomo.
“Amore, sei tu.” sussultò Robert,
sorpreso. Era così preso da ciò che lo tormentava
che non aveva sentito sua moglie entrare nella stanza. Dorea si
sforzò di sorridere al marito, che vedendola così
bella e serena si maledisse mentalmente. Da quando aveva cominciato a
prendersi tanto a cuore i problemi del mondo tanto da dimenticarsi
della stupenda donna che aveva sposato?
“Non stai esagerando?” chiese la signora Potter,
guardando preoccupata il bicchiere che il marito teneva tra le mani e
la bottiglia ormai quasi vuota. Alle parole della moglie Robert
abbassò lo sguardo, colpevole.
“Questo è l’ultimo, promesso.”
mormorò Robert Potter, sorridendo dolcemente alla moglie.
La donna prese il bicchiere che il marito teneva tra le mani e lo fece
sparire insieme alla bottiglia con un elegante movimento di bacchetta.
Robert lasciò fare senza protestare, incantato dai movimenti
della moglie.
“Sai che domani arrivano i ragazzi, vero?”
ricordò Dorea, sedendosi sulle gambe del marito.
Quelle parole ebbero un effetto benefico sull’uomo, che
subito recuperò il sorriso e prese a sentirsi meglio.
“Così James porta tutta la banda a
casa..” sospirò Robert, sorridendo. Suo figlio
James era il suo orgoglio, il motivo per cui continuava a combattere
nonostante tutto, e l’idea di averlo a casa anche solo per
qualche giorno lo riempiva di gioia.
“Almeno la smetterai di avere sempre quel muso
lungo.” esclamò Dorea, sorridendo.
Aveva insistito molto con James per farlo tornare a casa, sicuro che
avrebbe fatto bene all’umore di tutti passare del tempo
insieme.
“Perdonami, ho avuto una giornata pesante.”
mormorò Robert, cercando di scacciare dalla mente le
immagini di quella orribile giornata. Dorea lo fissò per un
po’, in silenzio, cercando di nascondere la propria
preoccupazione. Una parte del suo cervello voleva sapere cosa passava
per la testa del marito, l’altra invece voleva evitare che
Robert pensasse ai mangiamorte anche quando era a casa; alla fine vinse
la seconda.
“Domani andrà meglio. Sai che James e Sirius si
porteranno le loro ragazze a casa?” esclamò Dorea,
cercando di distrarre il marito e di fargli tornare il sorriso. Ancora
una volta le parole della donna illuminarono il viso
dell’uomo.
“James e Sirius si sono trovati la ragazza? Povere, sanno a
cosa vanno incontro.” mormorò Robert, scoppiando a
ridere. Era sicuro che si trattasse di quella Lily di cui James non
faceva che parlare da anni; la rossa che gli aveva stregato il cuore.
“Vedi, solo pensare ai ragazzi ti ha fatto tornare il
sorriso.” disse Dorea, ridendo.
***
In
quella strana sera che precedeva l’inizio delle vacanze di
pasqua Robert Potter non era certo l’unico ad essere solo
davanti ad un camino a pensare. Anche Harry infatti, proprio come suo
nonno che ancora non conosceva, era tormentato da un sacco di dubbi. A
differenza dell’auror però i suoi dubbi non
riguardavano i mangiamorte ma la sua famiglia.
Più passava in tempo e più alla
curiosità si sostituiva il panico e la paura di non essere
accettato. Fino a quel momento infatti gli unici parenti che aveva
incontrato, la sorella di sua madre, lo avevano trattato come un
estraneo; chi gli poteva assicurare che non succedesse lo stesso questa
volta? Così preso da questi tristi pensieri, Harry non si
accorse che non era più solo nella sala comune.
“Hei, campione..” mormorò James,
avvicinandosi al figlio e sedendo accanto a lui.
I movimenti del ragazzo erano impacciati, e la sua voce aveva tremato
quando si era rivolto al figlio. Nonostante avesse avuto tutto il tempo
per abituarsi all’idea, James Potter continuava a temere di
non essere all’altezza e viveva con il costante timore di
deludere Harry. Remus e Sirius avevano passato pomeriggi interi a
ripetergli che non era così, e lo stesso aveva fatto Lily,
ma James sembrava non sentirci.
“Papà?” esclamò Harry
sorpreso, spostandosi di lato per fare posto al genitore. James si
sedette, rimanendo in silenzio a godersi quel momento. La sala comune,
di solito uno dei posti più caotici del castello, era
perfetta a quell’ora di sera; sembrava intima, quasi fosse un
salotto privato nel quale dare libero sfogo ai propri timori.
“In carne ed ossa..” scherzò James.
Erano stati Ginny e Sirius, preoccupati per il ragazzo, a dirgli che
era seduto da solo di fronte al camino da ore. James
all’inizio era confuso sul da farsi fino a che Remus non
aveva suggerito che fosse compito suo andare a parlargli.
All’inizio aveva cercato di delegare il compito, poi aveva
capito che non era giusto e si era deciso ad andare ripetendosi che se
fosse stato al posto di Harry avrebbe voluto che suo padre fosse
lì con lui a rassicurarlo.
“Da quando mi chiami campione?” chiese Harry,
divertito, cercando di capire se la cosa gli dava fastidio oppure No.
James sospirò e si fermò a pensare prima di
rispondere.
“Beh, mio padre mi ha sempre chiamato così e mi ha
sempre fatto sentire importante.” spiegò James,
impacciato. Harry rifletté a lungo su quelle parole,
incredulo.
“È la prima volta che qualcuno mi dice che sono
importante. Cioè, c’è stata
un’altra persona una volta ma poi è andato
via..” mormorò Harry con gli occhi lucidi.
Era fantastico stare seduti davanti al camino con il proprio padre a
parlare, ma Harry non riusciva a smettere di pensare al suo padrino. La
perdita di Sirius era una ferita che continuava a fare male, nonostante
fossero passati anni.
“Tu sei importante, non solo per me.” disse James,
serio. Harry lo guardò negli occhi e non vide un ragazzino;
di fronte a lui c’era l’uomo adulto che suo padre
sarebbe diventato.
“Come mai sei qui?” chiese Harry, cercando di
cambiare argomento prima di scoppiare veramente a piangere di fronte al
genitore.
“Dovresti vederti, davvero. Sei solo davanti ad un camino
quasi spento. Da quando sei qui?” chiese James, divertito.
Harry sbuffò, prima di rispondere.
“Da un po’ di tempo.” mormorò
Harry, imbarazzato.
“Almeno un secolo.” ribatté James,
ironico.
“Stavo pensando a domani.” confessò
Harry alla fine, fissando il pavimento.
“In ansia per l’incontro con i nonni?”
chiese James, stupito.
“Si nota così tanto?” chiese a sua volta
Harry, visibilmente in difficoltà. Una parte di James era
incredulo; fino a quel momento Harry era sembrato una persona
abbastanza sicura di sé, non sembrava essere una di quelle
persone che si fanno spaventare con poco.
“Affronti i mangiamorte e hai paura di conoscere i tuoi
nonni, sei davvero incredibile” esclamò James,
scoppiando a ridere. Harry non disse nulla ma lanciò al
padre un’occhiata sufficientemente significativa.
Effettivamente aveva ragione lui, ma l’idea di incontrare i
nonni lo agitava lo stesso.
“Sta tranquillo, vedrai che andrà bene.”
aggiunse James, tornando serio. Harry sospirò, e questa
volta fu lui a lanciare al padre uno sguardo divertito.
“Si, come No. Ciao, sono vostro nipote venuto dal futuro per
evitare una strage. Ti immagini le loro reazioni?” chiese
Harry, impallidendo alla sola idea di un dialogo del genere. James
sembrò pensarci su, rimanendo serio.
“Mia madre ti offrirebbe dei biscotti e mio padre sarebbe
felice di avere qualcuno che lo aiuta contro i mangiamorte.”
disse alla fine James, impassibile, alzando le spalle.
“Papà..” lo richiamò Harry,
sbuffando. James alzò gli occhi al soffitto, poi riprese.
“Senti, mio padre è un auror ed è una
persona ragionevole. Di cose strane nella sua vita ne ha viste tante ed
ha anche accolto Sirius senza protestare e non ti prenderà
per pazzo, te lo posso assicurare.” spiegò
pazientemente James. Harry fissò attentamente il padre,
soppesando con cura le sue parole. Dopo tutto, James e i malandrini non
l’avevano presa troppo male; lo stesso poteva valere anche
per i suoi nonni.
“Posso essere comunque spaventato?” chiese Harry,
guardando il padre a mo’ di sfida. James sospirò,
sconfitto. Nonostante tutto l’ultima parola restava a Harry.
“Si, credo sia normale. Ma ricorda che comunque vada io e la
mamma saremo lì con te.” concluse James,
scompigliando con affetto i capelli del figlio prima di prenderlo per
un braccio e trascinarlo a dormire.
La mattina successiva il nervosismo di Harry, complice anche la notte
passata a stressare a turno Ron, Remus e Sirius, era del tutto passato.
Quella davvero nervosa era Lily. Anche lei aveva parlato a lungo con
Hermione e Ginny, ma non era servito a molto; persino Alice alla fine
si era arresa dichiarando che Lily era un caso senza speranza.
“Aiuto, sono terrorizzata.” continuava a ripetere
la rossa, molto più pallida del solito mentre il gruppo si
dirigeva verso Casa Potter. I ragazzi erano giunti fino a lì
con una passaporta ed ora restava da fare solo un breve tratto di
strada; si trattava solamente di pochi minuti ed i ragazzi decisero di
percorrerlo a piedi, complice il bel tempo.
“Addirittura?” chiese Remus, divertito
dall’espressione dell’amica. Non aveva mai visto la
glaciale e sempre razionale Lily Evans così in
difficoltà come in quel momento.
“Remus, ti ricordo che è la prima volta che vedo i
genitori di James.” borbottò Lily, mettendo il
broncio.
“Tranquilla Lily, credo che saranno così confusi
dal loro nipotino che non si accorgeranno di altro.”
esclamò Sirius, divertito, ricordando solo alla fine che con
loro c’era anche Zhoana che non sapeva nulla di quella
storia. Il ragazzo si beccò delle occhiate omicida dagli
amici, ma ormai il danno era fatto. Zhoana infatti si guardava in giro
confusa, cercando spiegazioni che gli amici non sapevano come fornirgli.
“Perché la vista di Harry li dovrebbe stupire? Non
credo sia la prima volta che Harry vede gli zii,
giusto?”chiese Zhoana, fissando accigliata i ragazzi intorno
a lei.
“Ehm.. È una storia davvero buffa.”
iniziò Sirius, cercando in qualche modo di rimediare a quel
disastro. Harry lanciò a Hermione, Ron e Ginny
un’occhiata preoccupata, poi si lasciò andare in
un sorriso mentre James, Lily e Remus fulminavano Sirius con gli occhi.
“Per farla breve, veniamo dal futuro e il realtà
Harry è il figlio di James e Lily.”
spiegò Ginny in tono pratico. Ne avevano parlato a lungo nei
giorni precedenti ed alla fine avevano deciso che era arrivato il
momento di svelare il loro segreto anche a lei.
“Ah si?” chiese Zhoana, tranquilla. Sembrava che la
notizia non l’avesse per nulla sconvolta, quasi se lo
aspettasse.
“Beh, si.” mormorò Hermione,
preoccupata. Non era normale una reazione del genere, nemmeno per la
zia di Luna.
“Non sei sconvolta?” chiese Sirius, incredulo per
la reazione della sua ragazza di fronte a quella che era senza ombra di
dubbio una notizia sconvolgente.
“No, in realtà me lo aspettavo.”
spiegò la ragazza, divertita dalle buffe espressioni degli
amici.
“Dici sul serio?” chiese Lily, stupita. Zhoana rise
e poi annuì.
“Tranquilli, il vostro segreto è al sicuro. Anche
perché non ho amici a cui raccontarlo e nessuno mi
prenderebbe mai sul serio.” mormorò Zhoana con il
sorriso sulle labbra.
“Sei forte!” esclamò Ron, stupito.
“Grazie Ron, sei davvero gentile.” rispose la
ragazza.
Mentre il dibattito sulla provenienza dei ragazzi continuava, Sirius e
James cercavano di scorgere il maniero dei Potter; si trattava di una
specie di gara che facevano ogni volta che tornavano a casa.
“Sembra che siamo arrivati, signori, ecco a voi la dimora
della famiglia Potter da almeno quattro secoli.” disse Sirius
con fare teatrale, indicando una residenza imponente.
“Finalmente.” esclamò Remus, stanco di
camminare.
Gli altri ragazzi rimasero in silenzio, stupiti. Nessuno di aveva
preparati a quello che stavano vedendo; la casa che si ergeva di fronte
a loro infatti era così enorme e straordinaria da far
impallidire sia la vecchia casa di Sirius che Malfoy Manor. Sembrava
una riproduzione, seppure in scala più modesta, del castello
di Hogwarts con tanto di torri e di parco che circondava la
proprietà.
“Accidentaccio, questa sarebbe casa tua
James?”chiese Ron, senza riuscire a staccare gli occhi
dall’enorme maniero.
“È enorme.” esclamò Hermione,
sorpresa.
“Sembra un castello.” concordò Lily,
affascinata. Nessuno dei ragazzi riusciva a smettere di guardare quella
meraviglia. Harry ed Hermione si scambiarono un’occhiata
perplessa; entrambi si chiedevano che fine avesse fatto questa
meraviglia nel futuro. Possibile che i mangiamorte fossero riusciti a
distruggerla?
“Esagerati.” mormorò James, imbarazzato.
“James, sei diventato rosso.”notò
Zhoana, fissando divertita il ragazzo. Lily fissò a lungo
James, senza riuscire a dire nulla. Per anni aveva creduto fosse un
ragazzino viziato e pieno di sé, ma ancora una volta aveva
avuto la prova che si era sbagliata. Invece di vantarsi della bellezza
della propria casa se ne stava in un angolo, senza dire nulla.
“È davvero imponente vista da fuori.”
mormorò Lily, sorridendo ed avvicinandosi al proprio ragazzo
per dargli un bacio.
“Dentro è anche meglio, fidati.”
esclamò Sirius, conducendo i ragazzi verso
l’ingresso del grande cancello di ferro battuto che
circondava la proprietà. Una volta arrivati, fu un elfo
domestico ad aprire la porta. Nessuno né fu particolarmente
sorpreso.
“Signorino Jamie! Signora Dorea, il signorino è
arrivato.” esclamò l’elfa, felice di
vedere James. Il ragazzo sorrise, e fece segno agli amici di entrare.
Una volta all’interno tutti quanti dovettero dare ragione a
Sirius; guardando la casa di James il primo aggettivo che saltava alla
mente era eccezionale. L’arredamento non era particolarmente
ricercato ma ciò che stupiva più di tutto erano i
colori, rosso e oro, che dominavano tutto l’ambiente. Ogni
cosa in quella casa lasciava trasparire che coloro che la abitavano
erano fieri Grifondoro, esattamente come entrando nella vecchia casa di
Sirius si veniva accolti da un tripudio di cose tetre e sinistre. Sulla
parete principale del salotto c’era un enorme arazzo che
riproduceva l’albero genealogico dei Potter. Hermione non
ebbe bisogno di controllare per scoprire che il primo nome era quello
di Ignotus Perevell.
“Amore mio!”esclamò la signora Potter,
andando incontro ai ragazzi per abbracciare il figlio.
“Mamma, per favore.” cercò di
allontanarla James, imbarazzato dalle attenzioni della madre.
“Oh scusa, questi devono essere i tuoi amici.”
disse la donna, fissando i ragazzi che aspettavano senza sapere bene
cosa dire. Fu Sirius a togliere dall’imbarazzo tutti quanti,
prendendo la parola.
“Signora Potter, le presento la mia ragazza
Zhoana.” disse Sirius, con un tono solenne.
“Salve Signora Potter.” salutò Zhoana,
per nulla imbarazzata.
“È un piacere conoscerti Zhoana, devi essere una
santa a sopportare uno come Sirius.” sospirò
ammirata la madre di James.
“Beh, allora anche Lily è sulla buona strada verso
la santità.” commentò Remus, indicando
la ragazza dai capelli rossi che se ne stava in disparte guardandosi
intorno stupita. Ogni angolo di quella casa era sorprendente.
“Wow, è un onore avere qui con noi la famosa Lily
Evans.” esclamò sorpresa Dorea Potter.
“Famosa?” chiese Lily, tra il curioso e
l’imbarazzato.
“Non c’è stata estate, natale o pasqua
che James non ci abbia parlato di te.“ spiegò un
uomo, apparentemente apparso dal nulla. Non appena lo vide, James parve
illuminarsi. Harry immaginò che quello doveva essere Robert
Potter, il celebre auror nonché suo nonno.
“Papà!”esclamò il ragazzo,
saltando letteralmente al collo del genitore. Quella scena
intristì un po’ Harry; lui non aveva mai avuto un
rapporto del genere con il proprio padre, né avrebbe mai
potuto averlo visto che in quella dimensione suo padre era
più piccolo di lui di un anno. L’unica persona che
considerava come un genitore, Sirius, lo aveva perso tempo prima e non
riusciva ancora a rassegnarsi.
“Ciao campione!”disse Robert Potter, ricambiando il
saluto del figlio.
“Signor Potter, come sta?”chiese Sirius
gentilmente. Lily si sorprese dei modi così educati di
Sirius e delle attenzioni che aveva nei confronti dei genitori di James
che stonavano completamente con l’idea che la ragazza si era
fatta di lui in quegli anni.
“Benissimo Sirius. Non fate caso a queste bende, sono solo
una fissazione di mia moglie.” spiegò il signor
Potter, indicando il braccio fasciato facendo una smorfia.
“Fa bene..” commentò James, mentre alle
sue spalle Dorea annuiva energicamente.
“Dai Jay, non fare come tua madre. Piuttosto,
perché non mi presenti il resto della
combriccola?” chiese il padre di James, sperando di cambiare
argomento prima che la moglie si lanciasse nel lungo elenco di cose che
gli erano proibite a causa del braccio ferito.
“Forse è meglio che andiamo in salotto.”
balbettò James, cercando lo sguardo di Harry che si era
fatto di colpo più bianco. Era venuto il momento della
verità, nonostante fosse palese che Harry non fosse per
nulla pronto.
“Va bene, dopo di te amore mio.” disse Robert
Potter, facendo strada alla moglie.
“Sicuro che vada tutto bene Jimmy?” chiese la
donna, fissando il figlio con attenzione. Non era da lui essere
così agitato, senza contare le facce spaventate degli altri
ragazzi.
“Si, sentite.. È un discorso
complicato.” continuò James, sedendosi in modo
scomposto su un divano in pelle. Dorea fissò con attenzione
il figlio, senza parlare.
“Allora comincia dall’inizio e non fermarti fino
che non sei alla fine.” gli suggerì il padre,
ridendo. Lily fissò attentamente l’uomo, stupita.
Ispirava fiducia, ma allo stesso tempo senza incutere particolare
timore.
“Non è semplice.. Vedi..”
iniziò James, senza sapere bene come continuare il discorso.
“Lascia parlare me.” sospirò Harry,
prendendo la parola. Toccava a lui dare spiegazioni.
Lo aveva già fatto una volta, raccontando tutto ai suoi
genitori e poteva tranquillamente fare lo stesso con i suoi nonni, o
almeno così sperava.
“Signor Potter, vede, io sono Harry James Potter..”
iniziò Harry, soppesando con cura le parole per evitare al
nonno una prematura morte a causa di un attacco cardiaco.
“Beh, lo so, sei nostro nipote..” rispose Robert
Potter, sorridendo.
“Non proprio, questo lo credete per via di un incantesimo di
Silente.” spiegò Harry, sorridendo delle facce
stranite dei signori Potter. Non poteva biasimarli, anche lui sarebbe
stato stupito allo stesso modo al loro posto.
“Cosa?” chiese Dorea, stranita, cercando lo sguardo
del figlio e di Sirius. Entrambi si sforzavano di essere impassibili ma
stringevano forte le mani delle loro ragazze.
“In realtà io non sono il cugino di James, ma suo
figlio. Suo e di Lily Evans.” disse Harry tutto
d’un fiato, aspettando con ansia la reazione dei due adulti.
“Oh mio dio.” esclamò Dorea, mettendosi
seduta.
“Interessante, quindi vieni dal futuro?” chiese il
signor Potter, tranquillo. Sembrava che la notizia non lo
riguardasse.
“Beh, si.” rispose Harry, confuso. Come poteva
rimanere così calmo di fronte ad una notizia come quella? La
reazione del nonno, nonostante in un primo momento lo aveva stranito,
diede ad Harry abbastanza coraggio per andare avanti.
“E loro? Anche loro sono i miei futuri nipoti?”
chiese ancora Robert Potter, indicando gli altri ragazzi che
osservavano quella strana conversazione senza fiatare. Harry scosse
leggermente la testa, sorridendo.
“No, loro sono Ron, Ginny ed Hermione. I miei migliori amici
e la mia ragazza.” li presentò Harry, indicandoli
uno ad uno. Dorea non fiatava e fissava con attenzione il ragazzino che
aveva appena detto di essere il loro nipotino.
“Sono confuso, devo ammetterlo, ma dopo aver visto una specie
di copia anziana di Bellatrix Black posso credere a tutto.”
disse il signor Potter, sorridendo.
“Beh, in effetti quella era Bellatrix.”
spiegò Hermione, seria.
“Lo sapevo! Ditemi, veniva dal futuro?” chiese
Robert Potter, interessato a sapere più cose possibili circa
la donna che lo aveva attacco e quasi sconfitto.
“Si, solo non sappiamo come abbia fatto. Per quello che
sapevamo noi doveva essere morta.” aggiunse Ron, sospirando.
“Immagino che nel futuro sia diventata una
mangiamorte.” constatò Robert Potter, tristemente.
Certo, il destino della ragazza era già segnato ma averne la
conferma era lo stesso un duro colpo.
“Purtroppo si.” disse Ginny, annuendo.
Il viso del signor Potter si oscurò per qualche istante, poi
improvvisamente gli tornò il sorriso lasciando tutti i
presenti di sasso. Solo James, Sirius e Dorea, abituati agli improvvisi
cambi di umore dell’uomo non si stupirono, anzi sorrisero
delle buffe espressioni degli altri.
“Ad ogni modo, basta di parlare di futuro o di forze oscure.
Sono qui con mio figlio, la sua ragazza, i suoi amici ed il mio
bellissimo nipote. Sono un uomo felice, non voglio sapere
altro.” esclamò l’auror, lasciandosi
cadere seduto in poltrona con un espressione trionfale dipinta sul
volto. Nessuna notizia avrebbe potuto renderlo più felice di
avere tutta la sua famiglia riunita sotto lo stesso tetto. Era da prima
della morte di Steve che non si sentiva così appagato.
“La penso esattamente come lui. James caro, ci hai fatto
decisamente una bella sorpresa.“ mormorò Dorea,
avvicinandosi ad Harry per studiarlo con attenzione. Harry
cercò lo sguardo di James, che ricambiò ridendo.
Se fossero stati soli sicuramente gli avrebbe detto qualcosa che
sarebbe suonato come un lo avevo detto.
“Perché non ci hai anticipato qualcosa quando ci
siamo visti a San Mungo?” chiese Robert Potter al figlio,
curioso.
“A dire il vero non sapevo se Harry era
d’accordo.” rispose James, pensieroso.
“Come mai?” chiese ancora l’uomo,
passando lo sguardo dal figlio al nipote, ignorando il resto dei
presenti che assistevano alla scena.
“Harry era un po’ teso all’idea di dirvi
tutto.” provò a spiegare James, ricordando la
faccia terrorizzata che il figlio aveva la sera prima di fronte al
camino.
“Io.. Avevo paura della vostra reazione. Credevo che vi
sareste spaventati, o peggio che mi avreste preso per un
mostro.” aggiunse Harry, impacciato.
Robert studiò con attenzione il nipote; vide due occhi verdi
e pieni di paura, gli occhi di un ragazzino che ne aveva passate troppe
e che aveva avuto troppo poco affetto dalla sua famiglia. Si vedeva
chiaramente che era terrorizzato, nonostante facesse del suo meglio per
nasconderlo. Temeva il loro giudizio; non voleva essere rifiutato
ancora.
“Beh sono felice di averti dimostrato quanto ti sbagliavi,
campione.” esclamò il signor Potter, sorridendo e
scompigliando i capelli del ragazzo come faceva sempre con il figlio.
“Grazie signore.” mormorò Harry,
abbozzando un sorriso. Le parole del ragazzo oscurarono per un attimo
il viso del signor Potter.
“Come sarebbe signore? Fino a che resterai in casa mia ti
ordino di chiamarmi nonno!” disse Robert, severo.
“Con molto piacere.” rispose Harry, felice.
“Vale anche per te, signorina dai capelli rossi.”
ribadì il signor Potter in direzione di Ginny. La ragazza
arrossì, diventando quasi del colore dei suoi capelli.
“Deve essere un vizio di famiglia, un po’ come i
capelli indomabili e gli occhiali da vista..”
commentò Dorea, riferendosi al colore dei capelli che
accomunava lei, Lily e Ginny. Sirius e Remus capirono le parole della
donna e sorrisero.
“Mamma, va bene anche per te essere chiamata
nonna?” chiese James alla madre, divertito.
“C’è da chiederlo? Ovvio che
si.” esclamò la donna, al settimo cielo.
“Flinky, ti spiace preparare qualcosa da mangiare per
festeggiare questo momento?” chiese il signor Potter,
rivolgendosi all’elfo domestico che aveva aperto loro la
porta. Hermione fissò stupita la scena, osservando con
quanto affetto il padre di James parlava all’elfo.
“Certo signore, vado subito. È un onore conoscere
il figlio del signorino James anche se non capisco perché
è più grande di lui.” disse la piccola
elfa, guardandosi intorno confusa. Il signor Potter si
lasciò scappare una risata.
“È una questione complessa, ma ti prometto che
dopo ti spiego tutto per bene.” promise James, abituato a
spiegare concetti difficili al piccolo elfo.
I saluti ed i racconti andarono avanti ancora a lungo, fino a che Sirus
non si rese conto che si stava facendo veramente tardi.
“Signor Potter, potrei andare a San Mungo da mia cugina prima
di mangiare?” chiese il ragazzo, esitante. Non voleva mancare
di rispetto ai signori Potter ma allo stesso tempo moriva dalla voglia
di fare un saluto alla cugina e di chiedere come stava la piccola Dora.
“Certo, creo immediatamente una passaporta per te.”
rispose il signor Potter, prendendo la sua bacchetta.
“Grazie mille.” disse Sirius, prima di sparire in
un vortice che lo condusse a San Mungo.
Il ragazzo si assentò qualche ora. Al suo ritorno i suoi
amici erano ancora immersi in una fitta conversazione ma si accorsero
immediatamente che qualcosa non andava; il ragazzo infatti era molto
più pallido e silenzioso del solito.
“Come sta Andromeda?” chiese Remus, preoccupato che
l’umore dell’amico fosse in qualche modo collegato
alla salute della cugina.
“Bene, forse la mandano a casa.” rispose Sirius,
lasciandosi cadere a sedere sulla prima sedia che incontrò.
Tutti quanti a quelle parole tirarono un sospiro di sollievo.
“Meno male.” sospirò Ron, più
tranquillo.
“Il signor Potter ha passato tutto il pomeriggio a fare
domande a Harry.” disse Ginny, cercando di fare conversazione
per distrarre Sirius da qualsiasi problema avesse.
“Beh, non è da tutti giorni scoprire che il
proprio nipote è un eroe del mondo magico.”
mormorò Remus, scuotendo la testa.
“Che hai Sirius? Sei così silenzioso..”
chiese James, preoccupato per l’amico.
“È una cosa strana.” rispose Sirius,
vago. Non aveva voglia di parlarne con gli amici perché
sapeva che alla fine avrebbe perso la calma e se la sarebbe presa con
loro. Succedeva sempre quando si parlava di Regulus.
“Sarebbe?” chiese ancora James, determinato a
sapere cosa stava succedendo.
“Regulus è andato a trovare Andromeda.”
disse Sirius, stranito. James, Remus e Lily si scambiarono
un’occhiata preoccupata; Harry, Ron, Hermione e Ginny invece
sembravano quasi sollevati.
“Davvero?” chiese Ron, non riuscendo a trattenere
la sorpresa.
“Harry, non sembri stupito..” constatò
Remus, guardando attentamente il figlioccio.
Proprio in quel momento il padre di James entrò nella
stanza, togliendo Harry dall’impiccio di dover dare una
risposta. L’auror aveva sentito tutta la conversazione
dall’inizio.
“Sai Sirius, non credo tuo fratello sia cattivo. È
solo condizionato dalla tua famiglia e dai compagni di casa.”
iniziò a dire il signor Potter.
“Resta lo stesso un idiota.” esclamò
Sirius, deciso, chiudendo l’argomento. Per quanto lo
riguardava suo fratello era morto tanti anni prima. Se lo era lasciato
le spalle quando era scappato di casa. Come poteva considerare un
fratello una persona che stava a guardare mentre i suoi genitori lo
maledivano e si prendevano gioco di lui? James non avrebbe mai permesso
una cosa del genere. James era suo fratello, non Regulus.
“Vado a fare due passi.” disse Harry, alzandosi da
tavola. Improvvisamente aveva voglia di uscire in giardino. Non
c’era un motivo preciso, solo il suo istinto. Lo stesso che
in passato lo aveva cacciato in un sacco di guai e lo aveva tolto da
altrettanti; anche se combattuto, Harry decise di seguirlo.
“Va bene, sta attento ragazzo.” si
raccomandò Robert Potter, con una punta di preoccupazione
nella voce. C’era qualcosa, poco più di un
presentimento, che non lo faceva stare tranquillo.
“Certo nonno.” lo rassicurò Harry,
sorridendo.
Harry si avvicinò alla grande porta d’ingresso e
questa si aprì, mostrandogli il giardino. Se la facciata e
le stanze della casa erano maestose, il giardino sul retro lo era
ancora di più.
Il ragazzo si perse a tal punto nella contemplazione che non si accorse
che alle sue spalle era arrivata la sua migliore amica.
“Ehi Harry, aspettami.” chiamò Hermione,
affrettandosi a raggiungere Harry.
“Hermione, che ci fai qui?” chiese Harry, stupito.
“Volevo parlare un po’ con te.“ rispose
Hermione, imbarazzata. Ad Harry bastò una sola occhiata per
capire cosa voleva dire la ragazza. Sospirò e rispose alla
tacita domanda di Hermione.
“È strano, sai. Voglio dire, per la prima volta
nella mia vita sono circondato dalla mia famiglia.”
mormorò Harry, sorridendo. Il pomeriggio in compagnia dei
nonni era volato, dissipando tutti i suoi dubbi. Il signore e la
signora Potter erano davvero due persone eccezionali.
“Sono davvero felice per te, davvero.”
esclamò Hermione, con gli occhi lucidi. Sapeva quanto fosse
importante per Harry avere ritrovato la sua famiglia.
“Ragazzi, posso unirmi a voi?” chiese una voce,
proveniente da poco lontano. Harry ed Hermione si voltarono di scatto e
si sorpresero a fissare la ragazza di Sirius.
“Certo Zhoana, come mai non sei con Sirius.” chiese
Harry, curioso. La ragazza alzò le spalle, pensierosa.
“Era bianco come un lenzuolo e aveva bisogno di sfogarsi con
James.” spiegò Zhoana.
“Harry, prima non sembravi stupito. Sembrava quasi che fossi
felice..”mormorò ancora la ragazza, fissando
intensamente Harry in attesa di una sua risposta.
“Avevo suggerito io a Regulus di andare dalla cugina, spero
che lei sia riuscita a farlo ragionare.” spiegò
Harry, vago. Ancora una volta la reazione della ragazza fu sorprendente.
“Nemmeno io credo che il fratello di Sirius sia
cattivo.” ribatté Zhoana, lasciando Hermione senza
parole. Hermione ed Harry raccontarono brevemente a Zhoana la triste
storia del fratello di Regulus e la ragazza sembrò colpita.
“Spero solo che non sia tardi per salvarlo.”
sospirò Hermione, triste.
“Oh mamma mia!” esclamò Zhoana, facendo
un salto e portandosi alle spalle di Harry.
“Zhoana, che c’è?” chiese il
ragazzo, stranito dal comportamento della ragazza.
“Laggiù.. Credo ci sia qualcuno tra le
foglie.” spiego Zhoana, indicando un cespuglio che continuava
a muoversi. Hermione guardò rapidamente e anche lei si
precipitò alle spalle dell’amico, spaventata.
“È vero, che facciamo Harry?” chiese
Hermione, spaventata.
“Andate a chiamare mio nonno, io rimango qui.”
disse Harry, cercando di mantenere la calma.
“Non andare da solo, è pericoloso.”
esclamò Hermione, spaventata. James e Sirius avevano
raccontato loro che il padre di James era uno dei più famosi
auror in circolazione e che c’era una lunga lista di gente
che voleva fargli la pelle. Sicuramente tra loro c’erano
anche molti mangiamorte, quindi non era sicuro rimanere nel giardino
insieme ad un intruso.
“Voglio solo essere sicuro che non scappi.”
ribatté Harry, sicuro. Ancora una volta il suo istinto
invece di metterlo in guardia lo aveva rassicurato, facendogli capire
che non c’era nulla da temere.
“Va bene, andiamo.” disse Zhoana, trascinando via
Hermione. Le due ragazze presero a correre più forte che
potevano, cercando di fare presto.
Harry rimase immobile, nel punto in cui si trovava. Non voleva correre
rischi inutili ma allo stesso tempo non riusciva a resistere alla
curiosità; mangiamorte o no, voleva sapere chi era nascosto
nel cespuglio. Alla fine, in barba alla prudenza, decise di avvicinarsi
con cautela e con la bacchetta sfoderata, pronta a colpire al primo
segnale di pericolo.
Il ragazzo spostò un paio di rami e si trovò di
fronte l’ultima persona che aspettava di trovare nel giardino
della casa dei suoi nonni.
“Regulus?” esclamò sorpreso, trovandosi
di fronte niente meno che Regulus Black. Il ragazzo ansimava, senza
forze. Sembrava piuttosto malconcio e per nulla incline ad attaccare il
ragazzo che gli stava si fronte.
“Harry.. Potter..” mormorò il ragazzo, a
fatica. Harry lanciò un’altra occhiata e
notò che il corpo del Serpeverde era segnato da maledizioni
e fatture, quasi fosse stato torturato.
Harry aprì la bocca per dire qualcosa, ma l’arrivo
del nonno glielo impedì.
“Che è successo, ragazzo?” chiese Robert
Potter, avvicinandosi al punto in cui era sparito il nipote. Aveva la
bacchetta sfoderata e si guardava prudentemente intorno.
“Nonno, credo sia Regulus Black.” spiegò
Harry, indicando l’altro ragazzo che non si era ancora mosso
dalla posizione in cui era quando lo aveva visto per la prima volta.
“Accidenti, hai ragione. Che diavolo ci fa Regulus Black
mezzo morto nel mio giardino?” chiese l’auror,
sorpreso. Il suo primo pensiero fu che era stato mandato lì
per compiere la sua prima missione da mangiamorte, poi il suo sguardo
cadde sui polsi del ragazzo, lasciandolo senza parole.
“Bob, è ferito. Per amor del cielo, portalo
dentro.“ esclamò Dorea, comparsa
all’improvviso alle spalle del marito. Mangiamorte o no, non
potevano lasciare il ragazzino ferito a morire di freddo nel giardino.
“Oh si, hai ragione.” mormorò Robert,
sollevando il ragazzo con tutta la delicatezza di cui era capace per
portarlo dentro casa. Harry seguì l’intera
operazione con attenzione, cercando di riordinare le idee. I nonni
sparirono con Regulus dentro casa, portandolo verso il piano superiore
dove c’erano le camere.
“Nonno..” mormorò Harry, cercando di
seguire l’auror su per le scale.
“Sta indietro Harry, ci penso io. Tu vai dagli altri e
aspettate.” ordinò Robert Potter, severo.
“Ma nonno..” cercò di protestare Harry.
“Niente ma.” ribadì l’auror,
serio come non lo aveva mai visto.
Harry dovette rassegnarsi e decise di tornare in cucina, dove nel
frattempo si erano radunati tutti quanti.
“Che diavolo sta succedendo?” chiese Lily,
stranita. Dalla fretta con cui il padre di James aveva lasciato la
cucina dopo che erano comparse Hermione e Zhoana era evidente che fosse
successo qualcosa, ma nessuno si era ancora preso la briga di dare
spiegazioni.
“Non so, c’era qualcuno in giardino. Harry ha
chiamato tuo padre.” spiegò Hermione, fissando un
James dall’aria decisamente confusa.
“Harry, che è successo?” chiese Sirius,
non appena Harry entrò nella stanza.
“Non so come dirvelo.” mormorò Harry,
tenendo gli occhi bassi, sicuro che Sirius non avrebbe per nulla
gradito la notizia. Lui stesso era confuso su quello che era accaduto;
Regulus era venuto fino a lì per attaccarli o per chiedere
il loro aiuto?
“Inizia a dirlo e basta.” rispose Remus, secco.
Harry sospirò.
“C’era il fratello di Sirius mezzo morto in
giardino.” disse Harry tutto d’un fiato.
Le reazioni dei ragazzi arrivarono subito; tutti erano increduli.
Inutile dire che il più provato era certamente Sirius,
già scosso dopo aver scoperto che il fratello era andato a
trovare la cugina per informarsi circa le sue condizioni.
“Cosa?” chiese Sirius, sentendo la stanza iniziare
a vorticare intorno a lui. Non riusciva a credere alle sue orecchie, ne
tanto meno a pensare o a dire qualcosa di sensato.
“Regulus? Dannazione, voleva sferrare un attacco.”
esclamò James, preoccupato.
“Non è possibile, non è ancora un
mangiamorte. Doveva essere marchiato domani.”
mormorò Ginny, decisa. I ragazzi continuarono a commentare
la notizia, fino a che Robert Potter non comparve nella stanza
più pallido e teso che mai.
Aveva pensato di avvertire il dipartimento auror o quanto meno Silente,
ma Dorea lo aveva obbligato ad aspettare. La donna aveva parlato a
lungo con il ragazzo, che alla fine aveva raccontato loro la sua
storia. Al termine del ragazzo Robert Potter era più furioso
che mai, e deciso a spaccare la faccia ai signori Black con le sue
mani. Come se gli errori che avevano fatto con Sirius non bastassero,
li stavano ripetendo con il figlio minore.
“Papà! È vero che
c’è Regulus?” chiese James, fissando il
genitore negli occhi. L’uomo annuì, deciso, mentre
cercava carta e penna per scrivere a Silente.
“Si, è di sopra nella stanza degli ospiti e tua
madre lo sta medicando.” rispose Robert con un filo di voce,
cercando Sirius con lo sguardo per assicurarsi che stesse bene.
“Quel traditore..” mormorò Sirius tra i
denti, furente. La sua mente, annebbiata dalla rabbia, non riusciva a
pensare a nulla.
“Sirius, so che sei furioso ma ti prego di non sfogare la tua
rabbia su tuo fratello.” lo richiamò il signor
Potter, con un tono pacato ma allo stesso tempo fermo mentre affidava
un messaggio ad un gufo.
“L’unico fratello che ho è
James.” scandì Sirius, con rabbia. Robert Potter
sospirò, conscio che quella sarebbe stata una lunghissima
notte.
“Regulus è stato diseredato dalla tua famiglia
dopo che ha rifiutato di unirsi ai mangiamorte.”
spiegò l’auror, con un filo di voce.
Improvvisamente nella stanza cadde un silenzio quasi irreale, quasi
nessuno sapesse come commentare una notizia del genere. Persino Harry,
Hermione, Ginny e Ron che avevano cercato in tutti i modi di convincere
Regulus a tornare dalla loro parte non volevano che finisse
così. Ron in particolare, era disgustato; come potevano un
padre e una madre degne di questo nome maledire un figlio che non vuole
unirsi ad un pazzo magalomane che finirà con il farlo
ammazzare?
“Cosa?” chiese Sirius, con un filo di voce. La
notizia lo aveva lasciato incredulo, senza parole. Non poteva essere
vero; era semplicemente impossibile.
“Dice davvero?” domandò James, fissando
intensamente il padre. Robert Potter ricambiò lo sguardo del
figlio, e questi capì che il padre non era in vena di
scherzi.
“Per quanto mi riguarda, rimarrà in questa casa
per tutto il tempo che vorrà. Se fossi in te Sirius lo
passerei a trovare..” disse il signor Potter, prima di
lasciare la stanza immersa in un silenzio irreale per recarsi al piano
superiore dalla moglie che stava prendendosi cura di Regulus.
______________________________________________________________________________
Entrare nel castello quasi completamente deserto era stato uno scherzo
per Bellatrix, soprattutto grazie al prezioso aiuto di Anderson.
Un’impresa talmente facile da risultare quasi noiosa.
Bellatrix in fondo odiava quando tutto andava troppo bene, senza
l’ombra di un imprevisto. L’anziano auror voleva
delle risposte a tal punto che era arrivato a tradire Silente pur di
averle, senza rendersi conto che così facendo si era
guadagnato solamente un viaggio di sola andata per l’altro
mondo.
“Tu sei Bellatrix Black.” esclamò
Anderson, non appena la donna incappucciata di scoprì il
viso. La riconobbe alla prima occhiata, così come
capì che la donna doveva venire dal futuro per
chissà quale motivo oscuro. Lei aveva teso una trappola, e
poi c’era cascato come l’ultimo dei principianti.
“Molto bravo.” rispose la donna, con un sorriso
sadico dipinto sul volto. Alle sue spalle Cygnus Black tremava,
spaventato ed allo stesso tempo incredulo. Quella donna tanto
pericolosa e tanto pazza era sua figlia, una temibile assassina che non
si sarebbe certo fatta troppi scrupoli a toglierlo di mezzo.
“Come è possibile?”chiese Anderson,
confuso. Intuiva che le cose iniziavano a mettersi male e che
probabilmente questa volta non ne sarebbe uscito.
“Credi davvero che ti risponderò?”
chiese Bella, divertita. Alle sue spalle anche Cygnus si
lasciò scappare una risata, che finì con
l’essergli fatale. La donna infatti si voltò con
un scatto, mettendo fine alla vita del padre con un lampo di luce verde.
“Quello era tuo padre, come hai potuto ucciderlo?”
esclamò Anderson, spaventato dalla follia della donna. Se
non provava nessuna pietà nemmeno per colui che
l’aveva generata, non poteva certo sperare che ne avesse per
lui.
“Quello era solamente l’uomo che mi ha messo al
mondo. Tutto qua. Era anche il padre di Andromeda, ma non per questo ha
esitato a cacciarla e ad augurarle la morte qualche giorno
fa.” disse Bellatrix, glaciale.
“Sei senza cuore.” esclamò Anderson,
disgustato.
“Certo, e tu tra poco sarai senza vita.”
ghignò la donna, prima di togliere di mezzo colui che era
stato il suo insegnante tanti anni prima.
ANGOLO DELL'AUTRICE:
innanzitutto, GRAZIE MILLE per la pazienza che avete; questa volta la
colpa è stata delle vacanze, ma l'importante è
che io sia tornata a postare.
un GRAZIE ENORME va anche a chi legge la mia storia, la mette tra i
preferiti, seguiti o quello che è e soprattutto a chi
commenta!
siete dei veri angeli!
ah proposito, se siete fan dei fratellini Black preparatevi ad un
capitolo strappalacrime; se invece adorate il rapporto tra harry ed il
suo padrino, preparatevi lo stesso!
LUCIA TIGRE: grazie milleee!
alla fine Regulus ha scelto bene, anche se i suoi non l'hanno presa
altrettanto bene così è dovuto scappare.
per quanto riguarda Neville e L'uomo misterioso, non dico nulla, ma vi
anticipo che nel prossimo capitolo i due compariranno ad Hogwarts.
VODIA: grazie milleee!
per quanto riguarda le iniziali, ebbene si, ci hai preso!
riguardo ai Black, alla fine in ogni purosangue c'è un po'
di Black ma quello che da veramente fastidio a Bella è il
figlio di Dora e Remus.
SHIN_86: grazie milleee!
per piton non assicuro nulla, ma per regulus..
SHIHO93: grazie milleee!
oh mamma, meno male che ci hai preso sennò avevo sulla
coscienza le tue fic! :D
per regulus invece mi sa che non ci hai preso..
RED IRISH: grazie milleee!
hai per caso una palla di vetro con cui prevedi il futuro vicino al
letto? :D
BRANDO: grazie milleee!
ebbene si, ci avete ufficialmente preso anche se vi tengo in sospeso
ancora fino al prossimo capitolo in cui si incontreranno.
anderson è ufficialmente morto, ma non ancora uscito del
tutto dalla storia.. nel prossimo capitolo capirai!
ELIZABHET YORK: grazie milleee!
complimenti a te per avere letto così tanti capitoli tutti
insieme!
LYRAPOTTER: grazie milleee!
come avevi predetto tu, ci siamo giocati anderson e abbiamo la pazza a
piede libero. tuttavia gli auror sono tre (c'è anche il
nonno di Neville), poi c'è harry & co e soprattutto
silente!
mi fa piacere avere salvato regulus, e di conseguenza anche me stessa
dalla tua rabbia. :D
per quanto riguarda l'altro personaggio misterioso.. novità
nel prossimo capitolo!
PISOLA5: grazie milleee!
sei un angelo, davvero.
dici che il personaggio misterioso è il fratello di quello
che non fa una brutta fine? :D
SMEMO92: grazie milleee!
mi spiace ma il personaggio misterioso non è remus, anche se
ci sei andata vicino.
per non rischiare di sbagliare la brutta fine la fanno sia cygnus che
anderson.
contenta per il capitolo?
_JAYA: grazie milleee!
sei un angelo. in un paio di giorni? allora mi odi per il mal di testa
che ti avrà causato!
DRACUCCIOLE: grazie milleee!
mi spiace che non ci sono indizi sul personaggio misterioso, ma in
compenso ci sono state taaante rivelazioni e soprattutto una svolta per
quanto riguarda Regulus.
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Capitolo 59 *** LEGAMI RITROVATI ***
CAPITOLO 57
LEGAMI RITROVATI
James era
rimasto a lungo a fissare quella porta che aveva di fronte, chiusa,
facendosi mille domande nella sua mente per non turbare quel silenzio
irreale che riempiva la stanza. Nessuno aveva più voglia di
scherzare, tutti guardavano Sirius preoccupati per quella che sarebbe
stata la sua reazione. La sorpresa e lo stupore stavano lasciando il
posto ai dubbi ed alla rabbia. Sembrava tranquillo, forse solo un
po’ pallido, ma di certo non fuori di sé.
Remus e
James conoscevano abbastanza Sirius per sapere che il fatto che non
parlasse non era certo un buon segno, ma erano sollevati che quanto
meno il loro amico non avesse fatto scenate. Anche Harry, proprio come
il suo padrino, era tranquillo e si limitava a cercare con insistenza
lo sguardo di Hermione, Ron e della sua Ginny che teneva tra le braccia
il piccolo Teddy. Il bimbo aveva di colpo smesso sia di piangere che di
fare i suoi versetti, quasi avesse anche lui timore di turbare i grandi
che lo circondavano. Gli unici rumori che si sentivano provenivano
dall’altra stanza; si trattava dei deboli lamenti di Regulus
a cui seguivano immediatamente incomprensibili parole di conforto della
signora Potter. La voce di Robert Potter non si era mai sentita. Forse
non aveva mai parlato, oppure la sua voce era stata tanto debole da non
essere mai riuscita ad arrivare alle orecchie dei ragazzi riuniti nella
stanza accanto. Harry rifletteva il silenzio, pensieroso. Non riusciva
a capire se doveva essere felice o meno. Certo, Regulus era tornato
sulla retta via ma lo aveva pagato sulla sua pelle, a caro prezzo.
Ancora una volta i signori Black avevano dimostrato tutta la loro
fredda crudeltà maltrattando e cacciando di casa anche il
più piccolo dei loro figli. Solo Voldemort in persona, o
forse anche Bellatrix, sarebbero riusciti a fare di meglio. Harry
sospirò. Riusciva quasi a vedere il padre di Sirius e
Regulus mentre allontanava il figlio minore sotto tacito accordo della
moglie. Per quanto assurdo potesse sembrare, per gente del genere era
meglio estinguere il blasone della famiglia Black piuttosto che
affidarlo a quelli che loro consideravano come traditori del loro
stesso sangue. Ai Malandrini, così come tutti i ragazzi che
non provenivano dal futuro, riusciva quasi impossibile credere che
Regulus non fosse altro che una vittima della situazione, di quella
assurda guerra e della pazzia della sua famiglia.
“Io
in tutta questa storia non ci capisco ancora niente.”
sbuffò James, grattandosi la testa.
Molte cose
non gli tornavano, primo tra tutti il comportamento dei genitori. Erano
ore ormai che Robert e Dorea Potter erano chiusi nella stanza con
Regulus. Certo, stava male, ma potevano quanto meno informarli un
po’ meglio dell’accaduto. Non appena aveva saputo
della presenza del fratello minore di Sirius aveva pensato ad un
attacco. Quando poi aveva saputo la verità si era vergognato
come un ladro ed ora si sentiva terribilmente in colpa per quel
pensiero. Tuttavia, che altro ci si poteva aspettare da un serpeverde
che simpatizzava con i mangiamorte? Sapere che Regulus si era
ribellato, e per questo era anche stato punito, lo aveva lasciato di
sasso. Fino ad ora aveva visto tanti maghi tradire e passare al
servizio del Signore Oscuro, mai il contrario. Per Sirius era stata
più o meno la stessa cosa, tranne che si aggiungeva il senso
di colpa per non essere riuscito a capire prima quello che stava
accadendo al fratellino. Invece di proteggerlo, di stargli accanto, gli
aveva voltato le spalle e lo aveva lasciato in pasto a quelle belve dei
suoi parenti che lo avevano maledetto proprio come avevano fatto con
lui tempo prima.
“A
chi lo dici.” sospirò Ron, pensieroso. Anche a lui
non tornavano tante cose, nonostante fosse a conoscenza di molte
più informazioni sul fratello di Sirius rispetto ai
malandrini.
Un conto era
sapere che il realtà Regulus era buono e destinato a
pentirsi, un altro è vederlo accadere sotto i suoi occhi.
L’idea che il futuro stesse effettivamente cambiando per mano
loro lo metteva in agitazione e gli dava la consapevolezza che di
lì a poco avrebbero preso a muoversi in un terreno
completamente imprevedibile anche per loro.
“Qualcosa
non torna, è evidente.” concluse Remus, riflessivo
come suo solito lanciando uno sguardo distratto a Teddy che dormiva
beato. Senza rendersene conto il licantropo si ritrovò a
sorridere al bimbo. Qualsiasi cosa succedeva lui continuava a dormire,
nulla riusciva a disturbare il suo sonno. La presenza di quel bambino
riusciva sempre a metterlo di buon umore. Il ragazzo con gli occhi
color ambra si ripromise di chiedere a James e Lily, quando le cose si
sarebbero calmate, se per loro valesse lo stesso con Harry.
“Che
dici, Remus?” chiese Sirius, accigliato, alzando lo sguardo
sull’amico. Remus sospirò e cercò le
parole giuste per non turbare eccessivamente l’amico,
già abbastanza scosso dagli eventi che si era susseguiti.
“Il
fatto che tuo fratello si sia ribellato alla vostra famiglia mi sembra
incredibile.” iniziò Remus, scegliendo con estrema
cura le parole. Conosceva l’amico e sapeva quanto poteva
essere pericoloso il discorso famiglia con lui, specie se si trattava
del fratello.
“La
sua famiglia. Io non ho a che fare con quella gente da un
po’!” specificò Sirius, con un tono a
dir poco glaciale che sorprese sia Zhoana che Lily. Le due ragazze
sapevano che tra il moro e la sua famiglia non c’erano buoni
rapporti, ma non erano a conoscenza di tutti i dettagli come James e
Remus. I malandrini, specialmente James, avevano vissuto insieme a
Sirius quella brutta storia dandogli tutto il loro appoggio e la loro
amicizia, e sapevano bene cosa doveva stare passando per la testa del
loro amico.
“Fa
lo stesso, è il concetto che conta.”
ribatté Remus, alzando gli occhi al soffitto.
“Si,
ma..” mormorò Sirius, deciso a non lasciare
l’ultima parola all’amico.
“Fallo
finire!” esclamò James, esasperato da quel
battibecco che non portava a nulla. A quelle parole, o forse a causa
del tono seccato di James, Sirius si rabbuiò.
“Dicevo..
Tuo fratello va a trovare Andromeda, si ribella al marchio..”
cercò di continuare Remus, mentre Sirius non si perdeva
nemmeno una parola.
“Lo
maledicono e scappa di casa. Sappiamo tutti come è
andata.” concluse Sirius per lui.
Ripetere al
alta voce quelle parole servì a renderle incredibilmente
vere. Improvvisamente Regulus non era più il fratello
rinnegato, ma il fratellino bisognoso d’aiuto da proteggere.
Il suo primo pensiero fu di correre da lui, ma il suo orgoglio lo
costrinse a fermarsi.
“Si,
ma perché è venuto proprio al maniero
Potter?” chiese Lily, intuendo dove voleva andare a parare
Remus. Il licantropo annuì energicamente senza aggiungere
altro.
“Beh,
forse..” iniziò James, pensieroso. Non vi erano
altri motivi per i quali Regulus poteva essere venuto fino a
lì, tranne che voleva essere aiutato da loro. Forse il
ragazzo si era davvero pentito e stava cercando di correggere il tiro
prima di finirei in guai peggiori. Restava lo stesso un mistero il
motivo per il quale avesse scelto casa sua. Tutti sapevano che Robert
Potter non aveva simpatia per i Mangiamorte, perché
rischiare invece di andare da Silente, famoso per accogliere chiunque a
braccia aperte? Erano ore che James non faceva che cercare di trovare
risposta a quella domanda, senza mai arrivare a nulla di
sufficientemente sensato.
“Ha
ragione lei, Sirius. Tuo fratello non ti parla da anni, in
più odia James.” disse Remus, scuotendo la testa.
Per la prima volta in vita sua non sapeva che pesci pigliare.
Fissò gli amici, soffermandosi sui visi tesi e concentrati
di Harry ed Hermione. Era evidente che i due sapevano di
più, ma che per il momento non erano intenzionati a dire
nulla. Se c’era una cosa che aveva imparato in quei mesi su
quei ragazzi, era che erano dannatamente bravi a nascondere i loro
segreti.
“È
impazzito, è l’unica spiegazione.”
concluse Sirius, rassegnato, cercando inutilmente di scacciare il
fantasma di suo fratello dalla sua mente.
“Remus,
da chi altri poteva andare?” chiese Ron, ingenuamente.
“Da
Silente ad esempio, sarebbe stato più logico.”
ipotizzò Zhoana, seria. Sirius fissò a lungo la
sua ragazza, poi scosse la testa e prese a vagare come
un’anima in pena in lungo ed in largo per la stanza.
“Ok,
basta così.”si intromise Harry, deciso a mettere
fine a quel manicomio. Era evidente che Sirius e gli altri avessero
bisogno di risposte, oppure qualcuno avrebbe seriamente rischiato un
brutto esaurimento nervoso.
“Harry,
che ti prende?” chiese James, fissando il figlio con
un‘espressione confusa.
“Vi
spieghiamo un paio di cose prima che impazziate voi..” disse
Hermione, cercando lo sguardo degli amici come sostegno. Harry
annuì, mentre Ron e Ginny sospiravano intuendo che sarebbe
stata una discussione lunga e complicata.
“Voi
sapevate che le cose sarebbero andate così?”
chiese Remus, fissando attentamente i ragazzi che venivano dal futuro.
Improvvisamente tutto era chiaro: si trattava dell’ennesimo
segreto che i ragazzi avevano taciuto, forse a fin di bene.
“No,
direi proprio di No.” rispose Ginny, scuotendo la testa.
Quelle parola misero ancora più in crisi Sirius;
“Come
sarebbe a dire?” chiese Sirius, stranito, cercando il
sostegno degli amici, confusi almeno quanto lui. Persino Lily, la
studentessa più brillante di tutta Hogwarts, sembrava
faticare a seguire le parole della rossa.
“Abbiamo
dato una mano al destino, mettiamola così.” disse
Harry, con un sorriso furbo disegnato sul volto. James fissò
il figlio, cercando di indovinare il senso delle sue parole.
“Avete
cambiato il corso degli eventi?” chiese Zhoana, tranquilla.
L’idea che i ragazzi che provenivano dal futuro sapessero
come aiutare il destino a scorrere in maniera più serena la
sollevava ed allo stesso tempo le metteva ansia.
“All’incirca,
si.” disse Ginny, alzando le spalle.
“È
pericoloso!” esclamò Lily, spaventata.
“È
anche necessario non volete fare tutti una brutta fine.”
commentò Ron, seccato.
“Si,
ma..” provò a ribattere Lily, subito interrotta.
“Dovevamo
salvare un innocente!” spiegò Hermione, agitata.
Anche lei sapeva che cambiare troppo il corso degli eventi li avrebbe
portati a perdere prima il controllo di quello che doveva succedere, ma
non potevano lasciare che Regulus morisse. Dovevano intervenire prima
che fosse troppo tardi.
“Regulus?”
chiese Sirius, scettico. L’idea che suo fratello potesse
essere considerato un innocente lo faceva ridere. Nella sua mente si
fecero strada un sacco di ricordi, dai natali passati insieme fino ai
litigi, passando per tutte quelle volte che il fratello si era voltato
per non incrociare lo sguardo di un rinnegato. Era veramente tutta una
menzogna? Come poteva non averlo capito prima.
“No,
babbo natale.” mormorò Harry, alzando gli occhi al
soffitto, esasperato.
“Chi?”
chiese James, curioso, dimenticando per un momento tutto il resto.
“Lascia
perdere. Ad ogni modo, state ad ascoltare.” rispose Hermione,
scocciata.
“Non
dovrebbe ascoltare anche Regulus?” chiese Lily, riflessiva.
Sicuramente avrebbero dovuto raccontare tutta la storia anche a lui,
tanto valeva aspettare che il ragazzo si sentisse meglio e potesse dare
loro retta.
“Magari
dopo, lui non sa del viaggio nel tempo e di tutto il resto.”
spiegò Ginny.
I ragazzi
venuti dal futuro misero i malandrini e le ragazze al corrente della
vicenda di Regulus, evitando accuratamente di dire la vera natura del
medaglione. Meno persone conoscevano i segreti dei mangiamorte e meglio
era per tutti.
Alla fine
del racconto, i malandrini erano molto più confusi di prima.
Sirius, invece, aveva ben chiara tutta la situazione: aveva sbagliato a
giudicare suo fratello e se non fosse stato per Harry lo avrebbe perso
senza nemmeno riuscire a capirlo.
“Fammi
capire bene, mio fratello sarebbe diventato mangiamorte, si sarebbe
pentito e si sarebbe fatto ammazzare per rimediare?” chiese
Sirius, quando il racconto fu terminato.
“Si,
hai fatto un’ottima sintesi.” esclamò
Hermione, sorridendo sorpresa.
“È
assurdo!” concluse Sirius, scuotendo la testa. Non voleva
credere a tutta quella storia. Farlo avrebbe voluto dire ammettere
tutti gli errori che aveva commesso, giudicando suo fratello in modo
superficiale proprio come la sua famiglia aveva sempre fatto con lui.
“Anche
questo lo è?” chiese Harry, porgendo un medaglione
a Sirius. Il ragazzo lo studiò con attenzione, senza capire
di cosa si trattava. Non lo aveva mai visto prima e non c’era
nessuna traccia che lo potesse ricondurre a Regulus.
“Un
medaglione?” sobbalzò James, stranito. Il ragazzo
non capiva cosa centrasse con Regulus, e perché Harry
insistesse per porgerlo al suo migliore amico.
“Guarda
bene dentro..” consiglio Ron, intuendo le intenzioni di
Harry. Sirius prese a girarsi l’oggetto tra le mani,
riuscendo alla fine ad aprirlo. All’interno non vi era nulla,
se non uno sbrindellato e consumato pezzo di carta. Sirius si
ritrovò ad osservare quel foglio di carta con
un’espressione ebete; suo fratello non era il mostro che lui
aveva sempre creduto.
Gli altri
continuavano a parlare, ma le loro voci a Sirius arrivavano ovattate.
Ad un certo punto tutto divenne troppo ed il ragazzo fuggì
dalla stanza.
“Sirius,
per amor del cielo torna qui.” esclamò James
rincorrendo l’amico. Sirius era sconvolto, ed aveva bisogno
di lui. Non poteva lasciarlo solo, non dopo tutto quello che lui aveva
fatto per stargli vicino in quegli anni. Se non fosse stato per Sirius,
anche se lui non lo aveva saputo, non sarebbe mai riuscito a superare
la morte di Steve.
“Non
capisci, James.” sbottò Sirius, fuori di
sé. James sospirò, mettendosi a sedere sul
bracciolo di una poltrona. Sapeva bene che sua madre avrebbe
disapprovato, ma in quel momento era l’ultimo dei suoi
pensieri.
“Invece
credo di essere il solo che può capirti. Sei sconvolto,
è normale.” mormorò James, sorridendo
tristemente. Il ricordo del suo gemello di fece strada prepotente nei
suoi ricordi.
“Si,
ma.. Che devo fare ora?” chiese Sirius, perso e confuso come
mai lo era stato in vita sua. Si sentiva perso, stupido ed inutile; che
poteva fare per recuperare tutti quegli anni?
“Va
da tuo fratello, parlaci.” consiglio James, tenendo gli occhi
fissi sul pavimento.
“Quello
non è più mio fratello da tanto tempo.”
borbottò Sirius, fingendosi distaccato.
Per James fu
troppo. Il suo schiaffo colpì Sirius in pieno volto,
richiamando anche l’attenzione degli altri che si
avvicinarono spaventati. Nonostante tutti fossero preoccupati nessuno,
ad eccezione di Remus, ebbe il coraggio varcare la porta della stanza
quasi per paura di invadere una discussione terribilmente delicata.
“Non
venire a dire a me cosa si prova quando si perde un fratello. Regulus
non è morto, fino a prova contraria è ancora vivo
e ha bisogno di te.” urlò James, trattenendo a
fatica le lacrime. I ragazzi fissavano atterriti la scena, ma solo
Remus poteva capire fino in fondo il dolore e la rabbia
dell‘amico. Anche Sirius lo capì, ed
abbassò la testa, colpevole.
“James,
scusa io..” mormorò Sirius, realizzando quanto
dovevano essere suonate stupide le sue parole a James. Il suo volto si
riempì di lacrime. In quel momento piangere e non pensare
sembrava la soluzione più semplice, ma Sirius sapeva bene
che doveva farsi forza.
“Tranquillo,
va tutto bene. Sirius, devi fare la cosa giusta.”
mormorò James, sorridendo. Tra lui e Sirius era sempre
così. Litigavano, si insultavano ma poi bastava un sorriso e
tutto tornava a posto.
“Non
so cosa dirgli.” disse Sirius, a testa bassa, asciugandosi il
viso.
“Tu
ci sei passato. Sai bene cosa si prova.” rispose James,
sincero. Nessuno meglio di Sirius poteva conoscere il dolore che si
provava ad essere cacciati di casa. L’amico lo aveva
sperimentato tanto tempo prima, ma James sapeva che il ricordo era
ancora fresco.
“Ascolta
amico, quegli svitati gli hanno fatto cose orribili ma erano comunque
la sua famiglia. Starà soffrendo un sacco, ed è
solo..” mormorò James, appoggiando una mano sulla
spalla dell’amico. In quel momento Sirius si accorse della
silenziosa presenza di Remus, che aveva intuito quanto avesse bisogno
del sostegno dei malandrini.
“Pensaci
Sirius, quanto tu sei scappato di casa avevi James. Lui è
solo in una casa piena di gente che lo odia perché
è un Serpeverde.” disse il ragazzo, calmo e
riflessivo come sempre. Sirius rifletté con attenzione su
ogni parola dell’amico.
“Nessuno
di noi lo odia..” esclamò Sirius stizzito, dopo
averci pensato su.
“Lo
so, ma lui la vede in modo diverso. È sconvolto.”
spiegò pazientemente James.
“Capito,
mi arrendo.” disse alla fine Sirius, capitolando.
“Bravo.”
si complimentò Remus.
“Vado
da mio fratello.” mormorò Sirius, lasciando la
stanza.
James e
Remus rimasero in silenzio, a pochi passi l’uno
dall’altro, senza dire nulla. Alla fine fu Remus il primo a
prendere la parola.
“James,
tutto bene?” chiese Remus, fissando a lungo il viso pallido e
scavato James. La discussione con Sirius sembrava averlo provato,
lasciandolo senza forze.
“Si,
credo di si..” rispose James, cercando di abbozzare un
sorriso per calmare l’amico.
“Sei
pallido.” continuò Remus, preoccupato.
“Sono
solo ricordi, tranquillo.” lo rassicurò James,
lasciandosi cadere su una poltrona dello studio del padre. Per la prima
volte nella sua vita, odiava avere gente intorno. Proprio lui, solare e
casinista per natura, aveva bisogno di qualche ora di
tranquillità per riflettere.
“Vuoi
parlarne?” provò a chiedere Remus. Sapeva bene che
stava pensando a suo fratello, ma non poteva certo costringerlo ad
affrontare l’argomento.
“No,
preferisco stare un po’ solo.” rispose James,
fissando un punto imprecisato della stanza. Si trattava della scrivania
del padre. Quando erano piccoli lui e Steve amavano giocare
lì sotto, mentre il padre scriveva rapporti e consultava le
sue carte. Robert li lasciava fare, contento di avere i suoi due
bambini a pochi passi da lui. Diceva sempre che erano il suo orgoglio,
la sua gioia e la sua allegria dopo una dura giornata di lavoro. Da
quando era morto Steve erano cambiate molte cose, ma Robert aveva
sempre cercato di non farlo pesare a James. Per lui era stato
già abbastanza brutto perdere un fratello, senza bisogno che
ci si mettesse anche lui.
“Sicuro?”
chiese ancora Remus, ansioso. Era evidente che non andasse tutto bene,
ma James non voleva ammetterlo. Troppo testardo per confessare il suo
dolore.
“Si,
Remus. Chiedi scusa a Lily ed Harry ma non voglio vedere nemmeno
loro.” disse James, chiudendo il discorso. Remus
sospirò e decise di assecondare l’amico,
lasciandogli il tempo che gli serviva sperando che tutto si sistemasse
da solo.
Nel
frattempo Sirius si era fermato davanti alla porta chiusa, incerto se
entrare o meno.
La stanza
dove stava riposando Regulus non era molto lontana, ma a Sirius era
parsa una lunga e pericolosa attraversata. I genitori di James erano
usciti da qualche minuto, lasciando il ragazzo solo a riposare. Alla
fine il fratello maggiore prese coraggio, ed entrò.
“Ciao,
posso entrare?”chiese Sirius, entrando nella stanza cercando
di fare meno rumore possibile. Subito lo sguardo del fratello minore lo
raggiunse, glaciale.
“Sei
in ritardo. Credevo saresti venuto prima, avanti, fatti sotto. Finisci
il lavoro che hanno iniziato mamma e papà.”
rispose Regulus, mettendosi sulla difensiva. Il suo tono era freddo
come il ghiaccio, ma tradiva la paura e l’angoscia che doveva
avere patito in quelle ore.
Sirius
sospirò. James e Remus avevano ragione ma quella sarebbe
stata lo stesso una lunga discussione. Ad ogni modo, doveva arrivare in
fondo. Lo doveva al suo fratellino.
“Quelli
non sono più i miei genitori, e dovresti smettere di
considerarli tali anche tu.” rispose Sirius, paziente.
Regulus voleva provocarlo, ma lui non ci sarebbe caduto. Non ora che
loro due erano tornati ad essere una famiglia.
“Sei
felice, vero? Alla fine tutto è andato come dicevi
tu..” urlò Regulus, senza preoccuparsi delle
lacrime che gli bagnavano il viso.
“Regulus..”
mormorò Sirius, avvicinandosi e mettendosi seduto sul letto
del fratello.
“Tu
sei il fratello vincente, quello che ha capito tutto subito, io il
povero cretino che ha fatto tutto quello che dicevano loro ma che alla
fine è stato trattato da cani lo stesso.”
continuò Regulus, sfogando tutta la rabbia. Sirius era
attonito; come poteva essere lui il vincente, se aveva permesso che
facessero del male al suo fratellino?
“Basta,
Regulus. Non sono venuto per ferirti, ma per dirti che io ci
sono.“ mormorò Sirius, prendendo dolcemente per le
spalle il fratello minore e spingendolo contro i cuscini che aveva
dietro la schiena.
“Cosa?”
chiese Regulus, sorpreso da quel contatto delicato e affettuoso. Era da
tanto che Sirius non provava ad abbracciarlo ed improvvisamente Regulus
aveva realizzato quanto gli fosse mancato quel contatto negli ultimi
anni.
“Io
sono tuo fratello e sono qui per te. Ci sono passato anche io, so
quanto fa male. Non mi importa di tutto quello che dirai o farai per
farmi arrabbiare, per provocarmi o per cacciarmi. Io rimango qui lo
stesso, non mi muovo. “ continuò Sirius, deciso.
Nella sua voce non vi era la minima traccia di rabbia o di violenza, ma
solamente tanto affetto per il fratellino minore che era tornato sui
suoi passi.
“Avevi
detto che non eravamo più fratelli..”
mormorò Regulus, afflitto e spaventato che Sirius avesse
potuto andare via da un momento all’altro.
“Ho
detto tante cavolate. Scusa, avrei dovuto starti più
vicino.” disse Sirius, stringendo il fratello.
Improvvisamente aveva realizzato quanto le sue parole avessero ferito
Regulus.
“Sirius,
fa male. Sono dei mostri, ma sono lo stesso i miei
genitori..” sussurrò Regulus, affondando la testa
su una spalla del fratello. Sirius lo strinse più forte,
cercando di calmarlo e di confortarlo. Vederlo in quello stato gli
faceva stringere il cuore.
“Lo
so, anche per me è stato difficile.” rispose poi,
dolcemente, mentre la sua camicia si inzuppava delle lacrime del
fratello minore.
“I
genitori amano i figli, perché loro sono così?
Che abbiamo fatto di male?” chiese Regulus, fuori di
sé. I suoi occhi erano quelli di un bambino impaurito.
Sirius fissò a lungo la parete di fronte a lui, cercando una
risposta, ma non la trovò.
“Nulla,
assolutamente nulla.” rispose alla fine Sirius, dolcemente.
“Ed
ora? Che ne sarà di me, adesso?” chiese ancora
Regulus, dopo qualche attimo di silenzio. La voce del ragazzo era
angosciata e rotta da molti singhiozzi.
“Non
dovrai preoccuparti di nulla, penserò io a te.”
rispose Sirius, sorridendo.
“Non
abbiamo più nulla, nemmeno una casa..”
protestò Regulus, debolmente.
“Ti
sbagli, guardati intorno. Ti sembra di essere sotto un
ponte?” chiese Sirius, divertito. Regulus sospirò,
afflitto; come poteva Sirius essere così tranquillo?
“Non
possiamo restare qui. Tu forse, ma non io.”
mormorò poi, abbassando lo sguardo e prendendo a fissare con
insistenza le coperte del letto in cui giaceva.
“E
perché mai, sentiamo?” chiese Sirius, a
mo’ di sfida. Regulus sospirò, preoccupato.
“Potter
mi odia, James almeno. Harry invece non so perché ma si
preoccupava per me.” spiegò Regulus, triste.
“James
ti odiava perché vedeva me soffrire per la tua mancanza e
per la tua idiozia. Non ha nulla contro di te, anzi. È stato
proprio lui ad obbligarmi a venire qui.” disse Sirius,
scompigliando i capelli del fratello minore.
“Davvero?”
chiese Regulus, sorpreso.
“Mi
ha anche preso a schiaffi.” assicurò Sirius,
indicando un segno violaceo sulla guancia destra. Regulus
studiò con attenzione il livido, poi sorrise.
“Accidenti,
ma allora è un grande.” esclamò alla
fine, pieno di ammirazione.
“Adesso
non esagerare, ragazzino.” sbuffò Sirius, cercando
di non perdere la faccia di fronte al fratello minore.
“Ma
i genitori di James?” chiese Regulus, tornando
improvvisamente serio.
“Credo
che Robert e Dorea abbiano deciso di adottarti nel momento in cui ti
hanno trovato nel loro giardino.” spiegò Sirius,
sorridendo. Quei due erano eccezionali. Non si facevano mai troppe
domande, se trovavano qualcuno in difficoltà lo aiutavano e
basta.
“Perché?”
chiese Regulus, sorpreso. I suoi genitori se avessero trovato un
ragazzo ferito sulla porta di casa lo avrebbero lasciato lì
a morire, intimandogli di non sporcare il tappeto d’ingresso
con il sangue o quanto meno di avvertire un elfo domestico che avrebbe
provveduto a pulire.
“Sono
fatti così, hanno un cuore d’oro.” disse
Sirius, annuendo distrattamente.
“James
è fortunato.” sospirò Regulus, mentre
il pensiero tornava inevitabilmente ai suoi genitori che lo avevano
allontanato di casa solo qualche ora prima. Il ragazzo riprese a
tremare, ma la presa del fratello maggiore si fece più
salda.
“Basta
pensare a quei mostri.“ intimò Sirius, scuotendo
il fratello dal torpore nel quale era caduto. Aveva intuito dove
fossero finiti i pensieri del fratello e non voleva che stesse male.
Non valeva la pena soffrire per gente tanto malvagia.
“Dimmi,
Sirius. Ma di preciso, chi è Harry? Voglio dire,
è così strano..” iniziò
Regulus, curioso. Sirius sospirò, poi scoppiò a
ridere.
“A
questa domanda è meglio che ti risponda dopo, quando ci sono
anche gli altri.“ spiegò Sirius, divertito.
Immaginava che Harry avrebbe voluto raccontargli tutta la storia, ma
voleva aspettare che fosse lui a farlo.
“Va
bene, anche se non capisco..” borbottò Regulus,
imbronciato.
“Credimi,
ti verrà il mal di testa.” assicurò
Sirius, sorridendo divertito.
Regulus
avrebbe forse ribattuto qualcosa, ma qualcuno bussò alla
porta prima che il ragazzo potesse aprir bocca.
“Ehi,
si può?” chiese Remus, guardandosi intorno in modo
discreto. Alle sue spalle tutto il resto del gruppo spiava, incurante
degli sguardi stupidi dei due fratelli Black.
“Certo,
venite avanti. Stato dicendo al mio fratellino che presto
avrà mal di testa.” spiegò Sirius,
mentre Ron si faceva largo nella stanza senza farsi troppi problemi.
“La
storia di Harry e degli altri?” chiese Lily, divertita.
“Siete
tutti matti?” chiese Regulus, passando lo sguardo su ciascuno
dei ragazzi appena entrati nella stanza. Nessuno sembrava provare
disprezzo per lui, nonostante fosse un Serpeverde e fosse stato vicino
al unirsi al Signore Oscuro per fare contenta la sua famiglia.
“Più
tardi Sirius. Piuttosto, Regulus, ti va di raccontarci che è
successo?” chiese Harry, fissando intensamente il ragazzo
negli occhi. Quello sguardo ebbe il potere di inquietare Regulus, che
decise di fare come gli era stato detto. Sospirò ed
iniziò a raccontare.
“Ho
parlato con Andromeda..” iniziò Regulus,
debolmente. L’idea di ripercorrere quei momenti era una
tortura, ma sentiva di doverlo a Sirius e agli altri. Dopo tutto, loro
lo avevano accettato di nuovo tra loro senza giudicarlo. Avevano il
diritto di sapere.
“Ti
ha fatto cambiare idea sul marchio?” chiese Sirius, diretto.
Regulus scosse la testa.
“No,
avevo già deciso che non mi sarei fatto
marchiare.” rispose Regulus, deciso, raccontando tutto quello
che gli era passato per la testa negli ultimi giorni dopo che aveva
parlato con Harry. Sirius, Remus e Lily si sorpresero nello scoprire
che Harry aveva parlato con il fratello di Sirius, ma non dissero
nulla. Dopo tutto, sapevano che il ragazzo aveva tenuto quella storia
segreta a fin di bene.
“Allora
perché sei andato da lei?” chiese Remus, confuso,
riferendosi alla cugina.
“Beh,
immaginavo che i mangiamorte non avrebbero preso bene il fatto che mi
tiravo indietro.. Volevo vederla un’ultima volta nel caso..
Beh, avete capito.” disse Regulus, impacciato.
“Eri
disposto a farti ammazzare piuttosto che chiedere aiuto?”
chiese Harry, fissandolo intensamente negli occhi. Ovviamente il
ragazzo che veniva dal futuro conosceva la risposta, ma vederlo
accadere sotto i suoi occhi era a dir poco incredibile. Era una fortuna
che alla fine tutto si fosse sistemato nel migliore dei modi.
“Non
volevo mettervi nei guai.” cercò di difendersi
Regulus, imbarazzato.
“Poi
che è successo quando ti sei tirato indietro?”
chiese Sirius, quasi spaventato da quella che sarebbe stata la
risposta. Non voleva sapere come avevano torturato il suo fratellino,
ma allo stesso tempo sapeva che fino a che Regulus non ne avesse
parlato non si sarebbe mai tolto quel terribile peso dal cuore. Anche
per lui era stata la stessa cosa. Il momento in cui si era sfogato con
James era stato penoso ma allo stesso tempo aveva significato una sorta
di nuovo inizio, senza quei mostri tra i piedi.
“I
mangiamorte non se la sono presa. Certo, non facevano i salti di gioia.
Mamma e papà invece hanno dato i numeri.”
raccontò Regulus a testa bassa, per non incrociare gli
sguardi dei presenti. Non aveva bisogno di raccontare altro, le ferite
e le bende che ricoprivano il suo corpo parlavano al suo posto.
D’improvviso cadde il silenzio, nessuno aveva più
voglia di parlare o di commentare l’accaduto.
“Ti
hanno diseredato?” chiese Ron, tetro, cercando di far
proseguire la conversazione. Conosceva la crudeltà dei Black
solo di fama, ma era sufficiente per indovinare quante avevano dovuto
farne passare al minore dei loro figli. Probabilmente le stesse
sofferenze che avevano fatto passare ad Hermione a Malfoy Manor.
“Mi
hanno diseredato, maledetto, cercato di uccidermi. Beh, mi hanno
ridotto così.” elencò Regulus,
indicando le proprie numerose ferite cercando di scherzarci su.
Guardava il fratello e cercava di essere forte. Voleva con tutte le sue
forze trovare il coraggio per scherzare sull’accaduto,
lasciandoselo finalmente alle spalle. Aveva perso la sua famiglia, era
stato ferito e umiliato, ma aveva ritrovato il suo fratellone.
Nonostante tutto in quella terribile sofferenza c’era una
nota positiva, sufficiente a scordare tutto il resto.
“Così
sei scappato..”continuò Ginny, dolcemente. Regulus
annuì, abbozzando un debole sorriso, e continuò
il suo triste resoconto.
“Non
sapevo dove andare. All’inizio voleva andare da Silente, poi
mi sono ricordato di Harry e di quello che mi aveva detto. Mi era
sembrato un tipo strano, ma sentivo di potermi fidare di
lui.” spiegò Regulus, imbarazzato. Era difficile
per un tipo come lui esprimere i propri sentimenti e cominciare a
fidarsi degli altri. Immediatamente gli sguardi dei presenti si
spostarono su Harry, che raccontò brevemente la discussione
di pochi giorni prima. Sirius scrutò attentamente il
figlioccio, ma non disse nulla.
“Per
questo sei venuto al maniero Potter?” chiese Hermione,
riflettendo sulle parole del ragazzo ferito. Il suo migliore amico
aveva colto nel segno, anche se Regulus all’inizio non aveva
dato segni di averlo ascoltato.
“Si,
dimmi Harry, per caso sei un veggente?” chiese Regulus,
voltandosi verso il ragazzo con gli occhi verdi. Quella domanda lo fece
sorridere, ma decise che era ancora troppo presto per sconvolgere Harry
con le rivelazioni circa la sua identità. Dopo tutto, era
ancora molto debole e confuso per l’accaduto.
“Non
proprio, ma non ci vai tanto lontano.” rispose Harry,
sorridendo con ghigno che ricordava in modo impressionante quello di
James subito dopo aver combinato uno dei suoi disastri. Fu proprio
quell’espressione che permise a Sirius di accorgersi che
qualcosa non andava. Subito prese a guardarsi intorno, frenetico.
“James?”
chiese Sirius, continuando a guardarsi intorno. C’era
qualcosa di strano nell’assenza dell’amico. Lo
sguardo del ragazzo corse verso quello del suo amico licantropo, alla
ricerca di risposte.
“È
sparito, vuole stare solo.” spiegò Remus,
sospirando ed abbassando lo sguardo per non incontrare quello di
Sirius. Il ragazzo si guardò ancora intorno e si
sentì mancare. James non c’era. La sua assenza
pesava come un macigno perché Sirius credeva fermamente che
fosse tutta colpa sua. Si maledisse e di diede più volte
dell’idiota, sperando che bastasse per risolvere quella
situazione; come aveva potuto sfogarsi con James senza tenere conto
della ferita ancora aperta per la morte di Steve? Probabilmente il suo
amico adesso era solo, sconvolto, ma soprattutto aveva bisogno
più che mai di lui, come quella notte di tanto tempo fa,
prima che Harry e gli altri ragazzi che venivano dal futuro
irrompessero come uragani nelle loro vite tutt’altro che
tranquille.
“Non
è colpa mia, vero? Voglio dire, io non voglio portagli via
il suo migliore amico..” mormorò Regulus,
preoccupato, con un’espressione colpevole che
intenerì Remus. Il fratello minore di Sirius sembrava un
cucciolo indifeso, timoroso di dire o di fare la cosa sbagliata e di
rovinare tutto quanto.
“Tranquillo
Regulus, non si tratta di te. James è felice che tu sia
rinsavito e che sia qui. Solo, aveva bisogno di stare solo.”
spiegò Remus, abbozzando un sorriso per cercare di
tranquillizzare il ragazzo. Regulua annuì, poco convinto.
“Steve?”
chiese Sirius. Remus annuì piano, abbassando lo sguardo.
Sapeva che gli altri ora avrebbero fatto domande e che lui, nonostante
non ne avesse voglia, avvrebbe dovuto dare delle risposte.
“Credo
di si..” rispose il licantropo, lasciandosi cadere seduto su
una sedia poco lontana dal letto dove era sdraiato il fratello di
Sirius.
“Spiegatemi!”
esclamò Regulus, scocciato e confuso.
“James
aveva un gemello, Steve, morto tanti anni fa.”
iniziò a raccontare Sirius, senza sapere bene come andare
avanti. Immediatamente le facce dei presenti si fecero scure e
preoccupate, intuendo che James doveva essere parecchio in crisi.
“Vedere
te in queste condizioni deve averglielo ricordato.” concluse
Harry, andando in aiuto del suo padrino che aveva preso a fissare il
vuoto, quasi nel muro si trovassero tutte le risposte di cui lui aveva
così tremendamente bisogno.
“Mi
spiace, possiamo fare qualcosa per lui?” chiese Regulus,
preoccupato ed ansioso di rendersi utile.
“Vuole
stare solo.” sospirò Remus, rassegnato a non poter
fare nulla.
“Vado
a parlare con lui.” disse Sirius, deciso, alzandosi in piedi.
Lily lo trattenne per la veste.
“Sirius,
non vuole nemmeno Harry e me.” ricordò la ragazza,
dolcemente, cercando di fare ragionare il suo impulsivo amico.
“Dagli
tempo, fidati.” mormorò Hermione, saggia come
sempre. Il ragazzo sospirò, arrendendosi e tornando a sedere
sul bordo del letto del fratello, sconfitto.
“Va
bene.” borbottò Sirius, per nulla convinto.
“Allora,
la storia che mi farà venire il mal di testa?”
chiese Regulus, cercando di cambiare argomento per distrarre il
fratello dai tristi pensieri che riguardavano il suo migliore amico
scomparso tra le sala della sua stessa casa.
“Vengo
dal futuro.” rispose Harry, tranquillo. Regulus
annaspò, poi si guardò intorno. Come minimo si
aspettava che tutti ridessero, mentre invece trovò solo visi
seri e attenti.
“Si,
un futuro nel quale siamo tutti morti.” intervenne Zhoana,
spaventosamente calma.
“Ah,
capisco. Tu saresti?” chiese Regulus, cercando di capire in
che razza di gabbia di matti fosse andato a finire.
“Zhoana,
la mia ragazza.” rispose Sirius, scuotendosi dal torpore in
cui era caduto.
“Piacere.”
disse Regulus. La ragazza in risposta accennò un piccolo
inchino e porse la mano al ragazzo, studiandolo con attenzione.
“Felice
di sapere che non sei malvagio.” esclamò alla
fine, sorridendo.
“È
confermato, siete tutti matti.” disse Regulus, deciso,
scuotendo la testa.
“Benvenuto
nel gruppo.” esclamò James, comparendo
improvvisamente sulla porta della stanza. Sirius alzò gli
occhi, ed il suo migliore amico era lì, sorridente e sereno
come suo solito. Avrebbe potuto essere geloso del ritrovato rapporto
dei fratelli Black, eppure non era così. James era davvero
felice per i due ragazzi ed era più che mai convinto di non
aver perso un fratello ma di averne guadagnato un secondo,
più piccolo.
“James,
ma allora stai bene!” disse Sirius, scattando in piedi alla
vista dell’amico.
“Che
ti ha detto Remus?” chiese James, divertito.
“Che
eri ridotto uno straccio.“ rispose Sirius, fissando
attentamente l’amico. Stava cercando di apparire forte, ma si
vedeva chiaramente che era ancora scosso.
“Ma
va, ero solo un po’ pensieroso. Regulus, come
stai?” chiese James, ignorando le espressioni preoccupate
degli amici e dedicando tutta la sua attenzione all’ultimo
arrivato nel gruppo. Il ragazzo sgranò gli occhi, stupito.
“Bene,
devo ringraziare i tuoi genitori.” rispose Regulus,
abbassando la testa. James scoppiò a ridere. Il fratello di
Sirius alzò appena la testa per riuscire a fissare bene il
figlio dei padroni di casa. James non sembrava particolarmente scosso o
arrabbiato con lui. Ricambiava il suo sguardo, tranquillo e divertito,
sorridendo. Regulus tirò un sospiro di sollievo. Non voleva
certo causare altri problemi a Sirius. Al contrario, voleva solo un
po’ di tranquillità ed avere la
possibilità di entrare a fare parte di quel gruppo che sotto
sotto aveva sempre invidiato per via dell’affiatamento che
legava i suoi componenti. Il più piccolo dei Black
fissò ancora i ragazzi intorno a lui, curioso di vedere
quelle che erano le loro reazioni. Si sorprese di scoprirli tutti
sorridenti e disponibili, nonostante fossero in presenza di una persona
che solo qualche ora prima era andato veramente molto vicino a
diventare un Mangiamorte. Per uno strano caso del destino la fortuna
aveva iniziato a girare, gli era stata offerta una seconda
possibilità e Regulus era intenzionato a fare di tutto per
non buttarla via.
“Figurati,
aiutare gente cacciata di casa ormai è la loro missione.
Inoltre in questa casa c’è posto per
tutti.” esclamò deciso James, distogliendo il
fratello del suo migliore amico dai pensieri in cui si era perso.
“Sei
davvero gentile.” disse Regulus, colpito dalle parole del
ragazzo. Improvvisamente vedeva James Potter sotto una luce nuova,
profondamente diversa rispetto a prima. Al posto del ragazzo
strafottente e pieno di sé c’era un ragazzo con un
grande cuore.
“Beh,
ora fai parte della famiglia.. Fratellino!”
continuò James, scoppiando a ridere. L’allegria
del ragazzo con gli occhiali finì per contagiare anche gli
amici, come al solito.
“Posso
considerarlo uno zio?” chiese Harry, divertito
dall’espressione attonita di Regulus.
“Prego?”
chiese il minore dei fratelli Black, con la bocca ancora aperta dallo
stupore.
“Ah
si, Harry è il futuro figlio di James e Lily.”
spiegò Sirius, cercando di mettere fine alla confusione del
fratello. Il ragazzo fissò a lungo il fratello, poi James ed
infine Harry. Effettivamente i due si assomigliavano veramente tanto
fatta eccezione per gli occhi che erano dello stesso colore di quelli
di Lily.
“Eh
il bimbo?” chiese ancora Regulus, fissando il piccolo Teddy.
Se Harry era figlio di James, chi diamine era quel bambino? Qualcosa
gli diceva che non fosse veramente il figlio di Ginny come si diceva a
scuola.
“Il
figlio di Remus.” spiegò Ginny, sorridendo. Il
più piccolo dei fratelli Black sgranò gli occhi,
stupito. Di tutte le ipotesi che aveva fatto che il piccolo fosse il
figlio di Remus non era contemplata.
“Ho
mal di testa!” dichiarò Regulus, perplesso.
“Ti
avevo avvisato.” mormorò Ron, divertito. Regulus
non disse nulla, si limitò a scuotere la testa rassegnato.
Improvvisamente un’idea gli saltò alla mente.
“Ragazzi,
ditemi. Io in futuro sono zio?” chiese Regulus, curioso.
Sirius e Zhoana arrossirono di colpo e il maggiore prese a maledire
silenziosamente il fratello più piccolo.
“Tu
in futuro sei morto.” spiegò Ron, con il solito
poco tatto. A quelle parole, Regulus sgranò gli occhi,
sorpreso.
“Ah,
ma da cattivo o da buono?” chiese Zhoana, curiosa di sapere
più cose possibili di quello che almeno idealmente doveva
essere il loro futuro.
“Da
eroe.” disse Hermione, sospirando. Regulus era rimasto
profondamente colpito dalle parole dei ragazzi, tanto che era rimasto
in silenzio. Improvvisamente le parole di Harry acquistavano senso e
cominciavano a rivelarsi veramente per una specie di profezia.
“Tranquillo,
il loro futuro è terrificante. Devono avere fatto una
strage, siamo tutti morti.” mormorò James,
cercando di strappare un sorriso a Regulus. Aveva imparato sulla
propria pelle che scoprire di essere morti nel futuro prossimo era
tutto tranne che piacevole.
“Non
è che mi tranquillizzi così,
però.” rispose il ragazzo, abbozzando un sorriso
piuttosto tirato. James alzò le spalle e scosse la testa,
sorridendo.
“Beh,
stiamo facendo il possibile per cambiarlo.” sbottò
Ginny, imbronciata per la poca considerazione che i ragazzi avevano
della loro opera. Dopo tutto, cambiare il passato senza stravolgere il
corso degli eventi non era mica una cosa da tutti i giorni.
“Felice
di dare una mano, allora.” esclamò Regulus,
ritrovando il sorriso.
Dopo le
rassicurazioni ed i racconti del futuro le ore passarono velocemente.
Se il racconto di Regulus aveva lasciato tutti di sasso per via della
sua crudezza, quello di Harry e dei suoi amici sconvolse non poco il
piccolo di casa Black. Il ragazzo fissava quelli che nel giro di poco
tempo erano diventati i suoi nuovi amici, chiedendosi se fosse o meno
il caso di scoppiare a ridere loro in faccia. Alla fine
l’espressione divertita del fratello lo convinse che quel
racconto, seppure assurdo, era decisamente vero.
Il giorno
dopo Regulus stava decisamente meglio tanto che aveva insistito per
alzarsi dal letto. Inutile dire che Hermione e Lily non erano state
d’accordo ed avevano bloccato il ragazzo con un incantesimo
per fare in modo che non facesse sforzi. I ragazzi avevano cercato di
correre in aiuto del nuovo amico, ma avevano finito per rinunciare ed
erano rimasti tutto il giorno a fare compagnia a Regulus. Verso sera
finalmente il ragazzo ottenne il permesso di alzarsi, si
precipitò di sotto e trovò i ragazzi impegnati in
una assurda conversazione sulle scope da corsa.
Sul
più bello il signor Potter fece uno spettacolare ingresso,
materializzandosi di fronte al camino tra gli sguardi sorpresi ed
ammirati dei ragazzi. James batté le mani e si protese verso
il padre, che lo ignorò e si diresse verso la cucina.
Sembrava quasi non avere visto il figlio, che ci era rimasto parecchio
male.
“Ehi,
papà.. “ mormorò James, quasi offeso.
Robert Potter si girò lentamente, richiamato dalla voce del
figlio di cui si accorgeva solo ora.
“Scusa,
James. Non ti avevo sentito.” disse il Signor Potter,
scusandosi. Tutti si resero conto che il padre di James doveva avere
passato una brutta giornata. Il suo viso era pallido e tirato,
decisamente doveva avere passato una pessima giornata.
“Ha
una cera orribile signor Potter.” mormorò Regulus
con tatto, cercando di non essere troppo inopportuno ed invadente.
L’uomo si voltò verso il ragazzo, abbozzando un
sorriso tirato. Era felice di vedere che stesse meglio e che avesse
ritrovato il sorriso.
“Chiamami
Bob, ragazzo. Mi fai sentire un vecchio inutile se mi dai del
lei.” rispose Robert Potter, sorridendo.
“Va
bene, ci provo.” rispose Regulus, imbarazzato.
“Regulus
è troppo educato per dare del tuo a qualcuno di
più grande di lui.” lo prese in giro Sirius,
divertito. Regulus arrossì ancora di più e
lanciò un’occhiataccia al fratello maggiore e a
James che aveva preso a ridere in modo sguaiato. Lily scuoteva la
testa, rassegnata al fatto che quei due sapessero essere due deficienti
alle volte.
“Beh,
sono sicuro che stando con mio figlio ti abituerai presto.”
si intromise Dorea Potter, entrando nella stanza.
“Mamma!”
esclamò James, fingendosi offeso e mettendo il broncio.
“Cosa
vuoi, è la verità!” disse la madre, per
nulla turbata dalle proteste del figlio.
“Ehm,
nonno.. Va tutto bene?” chiese Harry. Robert Potter
sospirò, e si decise a raccontare quello che lo turbava. Era
abbastanza sicuro che il nipote potesse saperne più di lui
circa quello che stava sorridendo.
“Si,
sono solo preoccupato.” ammise alla fine, mettendosi a sedere
sulla sua poltrona. Se doveva raccontare tutto ai suoi ragazzi tanto
valeva mettersi comodo.
“Ti
hanno chiamato per un attacco?” chiese la moglie,
avvicinandosi e sistemandosi su una sedia a poca distanza dal marito.
D’improvviso anche lei si era fatta seria ed attenta.
“No,
sono andato da Silente per metterlo al corrente degli ultimi
eventi.” rispose Robert, scuotendo la testa. Dorea
sospirò, preoccupata. Ultimamente ogni volta che il marito
andava da Silente tornava più preoccupato di prima, invece
che risollevato. Sembrava che il vecchio preside, una volta capace di
tirare su il morale a tutti, da qualche tempo a questa parte desse solo
brutte notizie. Era colpa dei tempi, non certo del professore, ma
l’abbinamento delle due cose finiva con l’essere
inevitabile.
“Della
mia improvvisa comparsa tra le peonie della signora Potter?”
chiese Regulus.
“Di
Dorea..” lo rimproverò dolcemente Robert Potter.
Il ragazzo arrossì ancora una volta.
“Scusa.”
mormorò Regulus, abbassando la testa.
“Non
ti preoccupare, devi solo farci l’abitudine.” lo
rassicurò Dorea con fare materno. Regulus alzò la
testa e si ritrovò a guardare a lungo la Signora Potter,
chiedendosi perché non fosse toccato anche a lui una madre
così premurosa ed affettuosa. La donna ricambiò
lo sguardo senza risultare invadente.
“Dicevi?”
chiese James, impaziente di essere messo a conoscenza
dell’accaduto.
“Si,
sono andato da Silente. Aveva una cera orribile. Io e Tom abbiamo
chiesto cosa era successo e ci ha detto che c’è
stato uno strano omicidio vicino al castello.”
iniziò a raccontare il Signor Potter, dilungandosi nei
dettagli.
“Chi
è stato ucciso?” chiese Hermione, preoccupata.
Visti i tempi che correvano gli omicidi erano all’ordine del
giorno. Tuttavia, un omicidio nei pressi di Hogwarts era decisamente
allarmante. Solo un pazzo, o forse Bellatrix, poteva fare una cosa del
genere.
“Cygnus
Black.” rispose Robert, dando corpo ai peggiori incubi di
Harry e degli altri ragazzi.
“Il
padre di Bella, Narcissa e Andromeda?” chiese Remus, stupito.
Mai fino a quel momento un mangiamorte era stato trovato morto in
circostante misteriose. Di solito la loro fine era sempre giustificata
da un auror e nessuno aveva mai protestato più di tanto.
“Si,
proprio lui. La cosa strana è che non sono stati gli
auror.” continuò a raccontare Robert, pensieroso.
Nessuno al Dipartimento sapeva nulla di quello strano omicidio. Cygnus
Black era da tempo sospettato di essere un mangiamorte, tuttavia
nessuno era mai riuscito a portare prove sufficienti a farlo arrestare.
“Chi
lo ha trovato?” chiese Harry, di colpo più serio.
“Anderson.
Silente era preoccupato perché sembrava strano..”
aggiunse il Signor Potter, pensieroso. Evitò di mettere a
conoscenza i ragazzi dei suoi dubbi sul professore, ma qualcosa dentro
di lui gli diceva che i ragazzi avevano capito che qualcosa in
quell’uomo non andasse da parecchio tempo.
“Beh,
potrebbe averlo ucciso lui?” chiese Dorea, con un tono
indecifrabile. Non sembrava particolarmente sconvolta da quella
possibilità, ma tuttavia era piuttosto normale che un ex
auror uccidesse un mangiamorte.
“Forse,
ma non capisco perché nega allora.“
sbottò Robert, di colpo silenzioso. Era difficile per lui
riuscire ad accettare che il suo maestro facesse il doppio gioco.
L’uomo che gli aveva insegnato tutto e di cui aveva sempre
avuto un rispetto estremo si era rivelato un codardo ed aveva voltato
le spalle al corpo degli auror. Ormai Robert sapeva di non avere nulla
da spartire con lui.
“È
una storia complicata, dovremo stare attenti quando torneremo al
castello.” sussurrò Ginny, preoccupata. I ragazzi
annuirono, silenziosi.
“Se
non è stato lui chi può essere stato?”
chiese Regulus, guardandosi intorno.
Qualcosa gli
diceva che i ragazzi avessero dei sospetti. Almeno, dalle loro facce
sembrava piuttosto evidente.
“Bellatrix
Lestrange.” rispose James, sicuro.
“Chi?”
chiese Regulus, credendo di avere capito male. Non era possibile che
sua cugina, poco più grande di lui, avesse fatto fuori suo
padre con tanta freddezza. Neppure la più crudele delle
assassine sarebbe stata in grado di fare una cosa del genere.
“Nostra
cugina Bella, venuta dal futuro e più cattiva e pazza che
mai.” spiegò meglio Sirius, raccontando al
fratello di come la versione più anziana di Bella avesse
attaccato e quasi ucciso sia Andromeda che Dora solo quale settimana
prima.
“Peggio
di come è ora?” chiese Regulus, perplesso ed
accigliato, dopo che il fratello ebbe finito il suo resoconto.
“Molto
peggio.” assicurò Remus, ripensando a quello che
aveva combinato l‘ultima volta.
“Oh
mamma. È lei che vi ha attaccato allora?” chiese
ancora Regulus, questa volta rivolto al padre di James.
L’auror annuì, cercando di scacciare dalla mente i
ricordi di quel giorno. Per un breve istante, quando aveva visto
Andromeda a terra aveva temuto il peggio.
“Si,
il suo obiettivo è vendicarsi e uccidere il
piccolo.” spiegò meglio l’uomo,
indicando il piccolo Teddy che stava giocando con alcuni pupazzi che
gli avevano regalato i Malandrini.
“È
un’altra lunga storia.” mormorò
Hermione, vaga.
“Credo
che il mio mal di testa peggiorerà..”
esclamò Regulus, divertito, appuntandosi di chiedere
spiegazioni più tardi per non interrompere ulteriormente il
padre di James.
“Che
ci faceva Thomas Paciock al castello? Lo aveva convocato
Silente?” chiese Dorea improvvisamente, ricordando le parole
del marito.
“No,
era lì per iscrivere un suo nipote venuto
dall’america. Frequenterà il vostro
anno.” spiegò Robert, rivolto ai ragazzi. A quelle
parole Dorea aggrottò la fronte, stupita.
“Non
sapevo che Frank avesse dei cugini in america.”
mormorò James, dopo averci pensato su per un bel
po‘. La situazione era decisamente strana.
“Nemmeno
loro lo sapevano. Qualche giorno fa è comparso in casa
questo ragazzo che ha detto che è un orfano, cresciuto a New
York e che aveva scoperto che gli unici parenti in vita sono
loro.” raccontò il Signor Potter, riportando
fedelmente le parole del collega.
“Tom
ha creduto ad una cosa del genere?” chiese Dorea Potter,
accigliata. In tempi pericolosi come quelli era da pazzi accogliere in
casa un ragazzo mai visto prima fidandosi ciecamente della sua parola.
Per quello che ne sapevano poteva benissimo essere l’ennesima
trappola dei mangiamorte.
“Non
subito, prima a controllato. Ha fatto un paio di incantesimi e ha
scoperto che sono parenti per davvero, anche se non lo
conosce.“ spiegò Robert, tranquillizzando la
moglie. Dorea tirò un sospiro di sollievo, lieta di sapere
che Tom fosse stato prudente come suo solito.
“Non
è pericoloso?” chiese Lily, preoccupata. Anche
lei, come la signora Potter, temeva che dietro quell’arrivo
improvviso ci potesse essere lo zampino dei mangiamorte. Probabilmente,
anzi sicuramente, stavano tramando qualcosa.
“Hogwarts
è il posto più sicuro di tutta la
comunità magica.” ricordò Zhoana,
decisa.
“Niente
paura, lo teniamo sotto controllo noi il novellino.”
assicurò James, gonfiando il petto, deciso a dimostrare al
padre tutto il suo valore.
“È
quello che temevo.” mormorò Dorea, scuotendo la
testa. Da quando Steve era morto la donna viveva nel terrore che
potesse succedere qualcosa anche a James. Certo, sapeva che il suo
ragazzo era in gamba, tuttavia alle volte dimostrava di essere fin
troppo simile a suo padre. Anche Robert, proprio come James, non sapeva
starsene buono troppo a lungo e finiva spesso con l’essere
coinvolto in casi strani, missioni improbabili e risse pericolose.
“Fidati,
come si chiama?” chiese James, cercando lo sguardo complice
del padre. L’uomo sospirò, indeciso se essere
più orgoglioso del figlio o spaventato per lui.
“Neville.”
rispose alla fine, sperando che James non avesse intenzione di
cacciarsi nei guai.
“Come?”
chiese Hermione, incredula. Di tutti i nomi che si aspettava di sentire
quello del suo amico non era previsto. Neville era vivo. In qualche
modo alla fine doveva essersi salvato anche lui ed era arrivato
lì.
“Neville
Paciock. Ti dice qualcosa ragazzo?” chiese Robert, cercando
lo sguardo del nipote che di colpo era diventato impenetrabile.
“Non
so, mi sembra di No.” disse alla fine il ragazzo, fissando i
compagni di viaggio nella speranza che nessuno di loro rivelasse la
vera identità del loro amico. Per qualche ragione Neville
aveva scelto di non svelarla, e loro dovevano fare come aveva deciso
lui. Non appena il nonno voltò la testa, Harry si
precipitò fuori dalla stanza seguito a breve distanza da
Hermione, Ginny e Ron.
“Harry,
aspetta.” chiamò Ginny, preoccupata per il suo
ragazzo.
“Perché
non hai detto a tuo nonno chi è Neville?”chiese
Ron, stupito dal comportamento del suo migliore amico. Ormai Robert
Potter era stato messo a conoscenza di praticamente ogni dettaglio del
futuro, perché tacergli la vera identità del
nipote del suo amico?
“Voglio
parlare con lui, prima. Se ha fatto finta di venire
dall’America forse non vuole essere riconosciuto.”
spiegò Harry, ragionevole.
“Hai
ragione, facciamo finta di non conoscerlo e parliamo con
lui.” concluse Hermione, tornando dagli altri prima che
questi cominciassero a sospettare qualcosa.
La vacanze
di Pasqua passarono in un baleno e prima che Regulus fosse realmente
pronto era già ora di tornare al castello. Silente, di
comune accordo con il ragazzo, aveva deciso di trasferirlo nella casa
di Grifondoro per motivi di sicurezza. Regulus aveva accettato, felice
di non separarsi dal fratello e dai suoi nuovi amici. Al loro fianco si
sentiva al sicuro e persino l’idea di affrontare gli sguardi
di tutta la scuola non era poi così spaventosa.
“Allora,
ansioso?” chiese Remus rivolto al ragazzino, mentre il treno
correva veloce verso Hogwarts. Ormai erano in viaggio da diverse ore e
di lì a poco sarebbero giunti a destinazione. James, Sirius
e Ron ormai non facevano mistero di pregustare l’imminente
banchetto di bentornati al castello che gli elfi preparavano ogni
volta, Regulus invece non aveva quasi parlato. Nessuno lo aveva
disturbato, immerso come era nei suoi pensieri.
“Un
po’, sai è strano non essere a
Serpeverde.” rispose Regulus, pensieroso. Quei giorni erano
stati pieni di novità per lui. In poco tempo aveva visto
cambiare tutte le sue abitudini ed era giunto alla conclusione che non
era mai stato così libero di essere se stesso.
“Ti
manca?” chiese Lily, sorridendo. Regulus sospirò e
ci rifletté sopra, poi scosse la testa.
“La
mia stanza e la mia sala comune si, la gente per nulla.”
dichiarò alla fine. Il suo tono mascherava un filo di
delusione per quegli amici che gli avevano voltato le spalle. Alla fine
dei conti avevano dimostrato che la loro amicizia non valeva abbastanza
da mettersi contro uno dei maghi più oscuri di tutti i
tempi.
“Credevo
fossero tuoi amici.” si intromise Sirius, con un sorriso
furbo dipinto sul volto. Regulus alzò gli occhi al soffitto,
esasperato e divertito allo stesso tempo. Era bello poter battibeccare
con il proprio fratello maggiore, sicuro di averlo al proprio fianco
anche nei momenti brutti.
“Si,
anche io. Ma i miei amici da quando sono scappato di casa non mi
vogliono più vedere.” sussurrò Regulus,
fissando intensamente il pavimento.
“Mi
dispiace per vostro zio.” disse Zhoana, con un tono dolce e
protettivo. Improvvisamente il vagone si riempì di silenzio
e gli sguardi di tutti si portarono sui due fratelli Black per spiare
le loro reazioni.
“Quale
zio?” risposero Regulus e Sirius, pressoché
all’unisono. Ormai era evidente che anche Regulus, proprio
come il fratello, aveva disconosciuto tutta la sua famiglia. Zii,
cugini ed altri strani parenti compresi.
“Non
capisco di cosa parla.” disse Sirius, alzando le spalle
mentre il fratello minore annuiva.
“Meglio
così.” concluse Zhoana, scoppiando a ridere.
Una volta
arrivati a castello i ragazzi si separarono velocemente. O meglio, i
malandrini e Ron corsero via lasciando Regulus ed Harry indietro.
Persino le ragazze erano sparite alla ricerca di chissà
quale compagna di stanza dalla quale apprendere gli ultimi pettegolezzi
del castello. Mentre si dirigevano verso la torre di Rifondono i due
ragazzi incrociarono Frank che camminava insieme ad un ragazzo che
Harry riconobbe subito come il suo amico Neville. Fu incredibile e
sconvolgente per entrambi, nonostante fossero preparati.
“Ehi,
ragazzi.” chiamò Frank, sbracciandosi per attirare
la loro attenzione.
“Ciao
Frank.” salutò Harry, avvicinandosi al ragazzo,
ignorando l’amico che camminava al suo fianco. Per quanto
fosse strano, doveva sforzarsi di non dare a vedere che il cugino
sconosciuto e americano di Frank era in realtà uno dei suoi
più grandi amici.
“Posso
presentarvi mio cugino Neville?” disse Frank, indicando il
ragazzo alla sua destra. Neville sembrava molto impacciato, ma non si
tradì. Era cresciuto dall’ultima volta che Harry
lo aveva visto, ed era anche decisamente maturato.
“Piacere,
questo invece è il fratello di Sirius.”
mormorò Harry, indicando Regulus. Neville porse la mano al
ragazzo, incredulo. Cercò lo sguardo di Harry ma questi si
limitò a sorridere sperando che l’amico non
facesse qualche domanda strana.
“Si,
lo so. Papà mi ha raccontato tutto. Sei stato coraggioso,
Regulus” esclamò subito Frank, congratulandosi con
il piccolo Black.
“L’ho
sentito dire.” scherzò Regulus, cercando di
nascondere il rossore. Come tutti gli uomini che sono in grado di fare
grandi gesta, anche a lui non piaceva parlarne o dare troppo
nell’occhio. A lui non sembrava poi così
incredibile quello che aveva fatto. Nulla di troppo eccezionale, in fin
dei conti, se paragonato a quello che stavano cercando di fare Harry e
gli altri ragazzi che venivano dal futuro.
“Ehi,
Harry, porti me e Neville a fare un giro della torre?” chiese
Regulus, cercando di sviare la conversazione perché non si
continuasse a parlare di lui. Harry annuì, distratto,
evitando accuratamente di dire che Neville conosceva già il
castello come le sue tasche.
“Certo,
ma gli altri?” chiese Harry, guardandosi intorno sperando che
qualcuno dei suoi amici gli venisse in aiuto.
“Spariti,
siamo solo noi quattro.” rispose Frank, alzando le spalle.
“Neville,
il tuo cane è familiare.” disse improvvisamente
Regulus, fissando attentamente un grosso cane che se ne stava
tranquillo di fianco al ragazzo. Gli sembrava di averlo già
visto, anche se non sapeva dire dove.
“Cane?”
chiese Harry, alzando cautamente la testa.
“Si,
Neville ha un cane nero enorme. È fantastico!”
esclamò Frank, indicando il cane che aveva preso a
scodinzolare e ad abbaiare. Prima ancora di guardarlo bene, il ragazzo
con gli occhiali aveva capito chi fosse. Harry sentì il suo
cuore fermarsi, riprendere a battere ed infine mettersi a fare delle
strane capriole. Sirius era vivo. Prima Neville, ed ora anche il suo
padrino che scodinzolava beato di fronte a lui, non del tutto cosciente
di quanto profondamente lo avesse sconvolto solo con la sua presenza.
Doveva
essere un sogno, quella non poteva certo essere la sua vita.
Ad un certo
punto tutto divenne troppo, il mondo iniziò ad oscurarsi, a
girare un po’ troppo forte ed Harry perse i sensi, svenendo
come un sacco di patate.
La voce che
Harry fosse svenuto si diffuse velocemente nella scuola, arrivando fino
agli amici del ragazzo. Inutile dire che questi ultimi presero la
notizia come un fulmine a ciel sereno, soprattutto Ginny e Lily. Ron
alzò gli occhi al cielo, esasperato
dall’incredibile frequenza con la quale l’amico
riusciva a finire alternativamente in infermeria oppure in grossi guai,
nei quali coinvolgeva parenti ed amici.
“Ragazzi,
correte.” esclamò Regulus, travolgendo il
fratello. I ragazzi capirono immediatamente che fosse successo qualcosa
dall’espressione spaventata del ragazzo.
“Che
c’è?” chiese Sirius, seccato per essere
stato interrotto durante la sua tradizionale abbuffata di bentornato al
castello.
“Harry
è in infermeria.” rispose il minore dei fratelli
Black, preoccupato. Subito tutti si fermarono con forchette e coltelli
a mezz’aria.
“Prego?”
chiese Ginny, alzando la testa di scatto per accertarsi che non si
trattasse di uno scherzo. Certo, stando con Harry c’era poco
di cui stare tranquilli eppure stava diventando sempre più
impegnativo non perderlo di vista. Bastava distrarsi un attimo ed ecco
che questi finiva lungo e disteso su un lettino bianco.
“Che
è successo?” chiese Hermione, preoccupata per
l‘amico.
“Era
con me e Remus. Ha visto il cane di Neville ed è
svenuto.” spiegò Regulus, raccontando brevemente
come erano andate le cose. Subito i ragazzi intuirono cosa doveva
essere successo, soprattutto quelli venuti dal futuro.
“Harry
ha paura dei cani?” chiese Lily, sorpresa, mentre Frank e
Neville si avvicinavano al tavolo, preoccupati. Neville non sapeva
darsi pace, si sentiva terribilmente il colpa anche in fondo non era
certo stata una sua idea.
“Beh,
quel cane era davvero enorme.” sospirò Regulus,
ripensando a quella sensazione familiare che aveva provato non appena
aveva intravisto l’animale.
“Cane?”
chiese improvvisamente Hermione, intuendo cosa poteva essere successo.
Non appena
Hermione sentì nominare un grosso cane nero del tutto simile
ad un grosso orso e vide l’espressione colpevole dipinta sul
volto di Neville, capì come dovevano essere andate le cose.
La ragazza cercò di non far trasparire i suoi sentimenti, ma
dentro iniziò a montare un’ondata di rabbia verso
il più grande degli idioti nonché principe degli
incoscienti, noto al mondo come Sirius Black.
“Ehm,
Neville?” chiese Hermione, avvicinandosi con cautela al nuovo
arrivato. Non perse nemmeno tempo a presentarsi. A dire il vero, fu
solo per un miracolo che la ragazza non cominciò ad urlare
nella sala tutta la sua rabbia e la sua indignazione.
“Si..”
rispose il ragazzo, preoccupato. Sapeva bene che Hermione quando si
arrabbiava sapeva diventare una vera, pericolosa ed implacabile furia.
Persino peggio di sua nonna.
“Io
sono Hermione, piacere.. Vieni, dobbiamo parlare.” disse la
ragazza, trascinandolo via.
“Si,
ma..” provò a protestare Neville, opponendo
inutilmente resistenza.
“Ragazzi?”
chiamò James, preoccupato e confuso per quello che stava
accadendo. Cercò lo sguardo degli amici, per capire cosa
stava accadendo, ma vide solo Ginny e Ron lasciare la sala in gran
fretta seguendo l’amica.
“Hermione,
Ginny, Ron.. Dove andate?” chiese Sirius, stupito quanto il
migliore amico.
“Ti
spiace tenere Teddy? Torniamo subito.” mormorò
Ginny, lasciando il bimbo tra le braccia di Sirius prima ancora di
ottenere una risposta. Prima che il ragazzo avesse il tempo di
protestare, lei era già fuori dalla stanza.
I tre
ragazzi trascinarono Neville per tutto il castello, fino ad arrivare
nella stanza delle necessità. Ancora una volta quel luogo
era diventato il luogo custode dei loro segreti.
“Che
diavolo è successo?” chiese Ron, furente. Odiava
essere interrotto durante una cena, soprattutto per venire a sapere che
il suo migliore amico era svenuto in modo misterioso.
“Il
cane è Sirius.” rispose Neville, senza girare
troppo intorno alle cose. Gli amici lo avrebbero scoperto comunque,
tanto valeva mettere subito le cose in chiaro. Stranamente, nessuno dei
tre sembrò particolarmente stupito dalla notizia.
“Ti
assicuro che questa è l’unica cosa che avevo
capito. La mia domanda era un’altra.”
sibilò Hermione, furiosa. Neville deglutì,
cominciando a temere veramente il peggio.
“Ehm,
potresti essere più precisa?” chiese Neville,
facendo appello a tutto il coraggio che gli era rimasto. Mai come in
quel momento discutere con la ragazza gli era parso
un’impresa titanica, praticamente impossibile.
“Perché
diavolo sei qui, perché ci hai mentito, come mai dobbiamo
fingere di non conoscerti, perché quel mago psicopatico
è vivo e come mai ha terrorizzato Harry.”
esclamò Hermione senza mai fermarsi a prendere fiato. Alle
sue spalle Ginny e Ron annuivano, pienamente concordi con la ragazza.
Avrebbero voluto aggiungere altre domande, ma non osavano interrompere
lo sfogo della riccia.
“Sta
calma, per favore.” supplicò Neville,
sull’orlo di una crisi di nervi. Dannazione, lui voleva solo
tornare dai suoi amici. Non aveva certo previsto che quel mago
psicopatico terrorizzasse Harry invece di fare le cose con calma come
aveva promesso.
“No
che non sto calma. Hai idea di come starà Harry
ora?” chiese Hermione, paonazza in viso. Riusciva quasi a
vederlo il viso sconvolto di Harry. Aveva passato settimane, mesi, a
torturarsi per la sua morte, assumendosi ogni colpa; come poteva
rispuntare dal nulla senza preoccuparsi della sua reazione?
“Si,
lo so.” rispose Neville, abbassando lo sguardo. Hermione si
calmò appena quando vide l’espressione atterrita
del ragazzo, ma non abbastanza da fermare la sua terribile sfuriata.
“No
che lo sai. Ti pare un’idea intelligente fargli trovare
davanti il suo padrino che lui credeva morto trasformato in
cane?” chiese ancora Hermione, fissando con insistenza il
ragazzo negli occhi.
“Avevo
detto a Sirius di aspettare di sopra per darmi il tempo di spiegare le
cose a Harry.” cercò di giustificarsi Neville,
stringendo i pugni. Non avrebbe dovuto fidarsi di Sirius, avrebbe
dovuto sigillarlo in qualche stanza per far si che non facesse danni.
“Ma
naturalmente quella testa vuota non ti ha ascoltato.”
sospirò Ginny, lasciandosi cadere su di una poltrona
comparsa magicamente dal nulla.
“Infatti..”
confermò Neville, lasciandosi cadere accanto alla sua amica
dai capelli rossi.
“Bene,
ci penso io.” esclamò Hermione, decisa ad andare
fino in fondo a quella questione.
“Ma
le altre domande?” chiese Neville, stupido all’idea
di averla scampata così tanto facilmente senza avere
risposto alle domande dell’amica.
“Dopo,
prima le cose importanti. Sirius Black.. Compari, ora!”
riprese Hermione, ancora più fuori di sé di poco
prima.
“Ehm,
si..” mormorò Sirius Black, sbucando cautamente da
dietro una grossa credenza. Anche lui, proprio come Neville, era
intimorito dalle ragazze. Aveva imparato sulla sua pelle che non vi
è limite alla rabbia di una donna infuriata e che era meglio
fare come gli veniva ordinato.
“Sei
un idiota.” lo apostrofò Ginny, decisa. Sirius
annuì, colpevole.
“Lo
so, davvero. Mi dispiace.” rispose l’uomo,
abbassando la testa. Quando aveva visto il suo figlioccio svenire si
era sentito morire; come aveva potuto essere tanto idiota?
“È
tutto quello che sai dire?” chiese Ron, duro. Certo, era
contento che Sirius e Neville fossero vivi, ma potevano anche rientrare
in scena in modo meno teatrale evitando una crisi nervosa ed uno
svenimento al suo migliore amico.
“Io..”
iniziò Sirius, faticando a trovare le parole giuste per
continuare il suo racconto.
“Abbi
almeno la decenza di stare zitto! Ora andrai immediatamente in
infermeria, ovviamente trasformato in cane per non farti riconoscere,
chiarirai con Harry, lo calmerai e farai in modo che nessuno ti
riconosca. Chiaro?” esplose Ginny, interrompendo
l’uomo. Sirius alzò lo sguardo per protestare, ma
l’espressione decisa della ragazza gli fece cambiare idea.
Non si poteva contraddire una furia simile.
“Si,
ma sei sicura che non è meglio che parliate voi con
Harry..” provò a dire Sirius, impacciato. Non
sapeva cosa dire al suo figlioccio. Ogni singola parola ed ogni singola
frase sembrava stupida ed insignificante e poteva contribuire a
peggiorare le cose.
“Tu
hai fatto casino, tu rimedi.” esclamò Ron, deciso.
“Inoltre
tu sei praticamente un padre per Harry, è giusto che sia tu
a rispondere a tutte le sue domande.” spiegò
Ginny, usando un tono più dolce rispetto al precedente.
Quest’ultima motivazione riuscì a convincere del
tutto Sirius, che si dimostro appena più deciso e disposto
ad affrontare quella situazione tanto complicata che lui stesso aveva
contribuito a creare.
“Muoviti,
corri.” disse Hermione, indicando all’uomo la porta.
“Certo,
come volete.” rispose Sirius, tetro, lasciando la stanza
trasformato in cane per non dare troppo nell‘occhio.
“Non
cambierà mai.” esclamò Ron, scuotendo
la testa.
“Meno
male..” sussurrò Ginny, sorridendo. Nonostante
combinasse un sacco di guai, Sirius era fondamentalmente un pezzo di
pane. Sarebbe morto per Harry, solo a volte agiva senza pensare alle
conseguenze.
“Torniamo
a noi.” riprese Hermione, tornando a fissare Neville
intensamente. Il ragazzo riprese a tremare, presagendo le domande
dell’amica.
“Spiegazioni!”
urlò Ginny, ricordando improvvisamente che l’amico
non aveva ancora detto loro perché aveva inventato quella
assurda storia del cugino americano.
“Volevo
conoscere i miei genitori.” spiegò Neville, a
testa bassa. Sapeva che la motivazione che stava usando era stupida, ma
non poteva farci nulla. La cosa che desiderava con tutto se stesso era
riuscire a parlare con i suoi genitori, sapere che tipi fossero prima
che quella pazza di Bellatrix li avesse condannati alla pazzia eterna.
“Potevi
dire loro la verità.” suggerì Hermione,
severa, ma allo stesso tempo intenerita dalle parole
dell‘amico. Dopo tutto poteva capirlo, anche a lei mancava
molto la sua famiglia.
“Certo,
come No..” mormorò Neville sconsolato.
“Harry
l’ha fatto.” fece notare Ron, accigliandosi.
“Non
ne ho il coraggio, non ancora almeno.” ammise alla fine
Neville, sentendosi un verme. Sapeva che avrebbe dovuto essere
più coraggioso, ma sentiva di non averne ancora le forze.
Doveva prendersi ancora del tempo.
“Perché
Sirius è un cane?” chiese Hermione,
improvvisamente, cambiando argomento. Vedere gironzolare un cane di
quella stazza per i corridoi sarebbe stato strano persino per un posto
come Hogwarts.
“Beh,
per poter stare con Harry qui a scuola.” rispose Neville,
grattandosi la testa.
“Silente
non sa nulla?” chiese Ginny, incredula. Era stupefacente che
il preside non si fosse accorto della presenza di così tanti
animagi nel suo castello. Doveva essere proprio assorto dai suoi
problemi, o forse se n’era accorto ma aveva preferito tacere
la notizia.
“No,
ne da dove veniamo ne chi siamo. Sirius non vuole che i malandrini
sappiano chi è lui, crede che James e Sirius
impazzirebbero.” spiegò Neville, pazientemente.
“Non
ha tutti i torti.” esclamò Hermione, dopo averci
pensato un po’ sopra.
“Per
il momento è meglio lasciare le cose come stanno, poi
vedremo.” concluse alla fine Ginny, sospirando.
I ragazzi
decisero di tornare subito nella sala da pranzo per evitare di
insospettire troppo i malandrini. Era già abbastanza strano
che fossero spariti a quel modo insieme ad un ragazzo appena
conosciuto. Una volta tornati nella sala, furono subito accolti dalle
parole di un alquanto irritato Sirius Black.
“Ragazzi,
io voglio immediatamente delle spiegazioni.”
esclamò deciso il ragazzo.
“Ehm,
si. Stavo giusto spiegando che il mio cane ha dei poteri
strani.” spiegò Neville, impacciato, sperando con
tutto se stesso che i ragazzi fossero disposti a credere a quella
strana storia che Hermione aveva consigliato di raccontare.
“Si,
a volte fa svenire le persone.” continuò Ginny,
reggendo il gioco all’amico che nel frattempo era arrossito
ed aveva iniziato a balbettare.
“Deve
essere stato incantato da piccolo.” tirò ad
indovinare Frank, grattandosi la testa perplesso. Sembrava una storia
assurda, eppure non riusciva a mettere in dubbio le parole di quello
che credeva essere suo cugino.
“Strana
come cosa.” mormorò James, guardando prima Lily e
poi Sirius.
“È
rara, ma è possibile.” confermò Remus,
annuendo. Era evidente che i malandrini avessero più di una
perplessità, ma alla fine decisero di credere ai ragazzi.
“Eh
si.” sussurrò Hermione, tirando il fiato,
sollevata per essere riusciti a non fare insospettire troppo gli amici.
Nel
frattempo Sirius Black era arretrato quasi contro il muro della stanza
in cui riposava Harry, ancora addormentato. Anche un branco di
dissennatori in quel momento dovevano sembrare più socievoli
ed amichevoli degli amici del suo figlioccio. Sirius
sospirò, dopo tutto avevano ragione. Proprio lui, che aveva
obbligato Neville alla prudenza, aveva finito per abbandonare ogni
cautela quando si era trovato di fronte Harry.
Quando lo
aveva visto aveva smesso di pensare ed aveva agito. Saltargli tra le
braccia, abbracciarlo nella sua forma canina e sentire di nuovo il suo
odore era stato automatico, praticamente istintivo e gli aveva fatto
perdere la ragione. Quando aveva realizzato la situazione ormai era
tardi ed Harry era già a terra, svenuto.
Sirius
guardò ancora Harry mentre questi si rigirava tra le
coperte. Probabilmente di lì a poco si sarebbe svegliato.
Per andare da lui Sirius si era dovuto fare coraggio e cercare di
trovare le parole giuste. Harry lo aveva creduto morto, doveva essere
stato uno straccio per mesi, probabilmente aveva anche pianto, urlato e
aveva rasentato il fondo. Non poteva semplicemente presentarsi da lui e
dirgli qualcosa come, ciao campione; ti sei sbagliato, vedi che non
sono morto.. Ti ho solo abbandonato per qualche anno.
Sirius
sospirò, Harry lo avrebbe di sicuro odiato. Per quanto
ragionevole e maturo fosse il suo figlioccio, restava sempre un ragazzo
che nel corso della sua vita aveva avuto più dolori che
gioie, più lutti che feste di compleanno e che aveva visto
morire una dopo l’altra tutte le persone a cui voleva
più bene. Come facesse a sorridere sempre e a trovare la
forza per alzarsi ogni mattina, nonostante tutto quello che gli era
capitato, restava uno dei più grossi misteri nella vita di
Sirius.
Il ragazzo
si mosse ancora, voltandosi sulla schiena. Rimase per un po’
immobile, poi lentamente iniziò ad aprire gli occhi,
trovandosi di fronte nuovamente Sirius Black.
Harry
fissava il suo padrino, in silenzio, e questi lo lasciava fare.
Rimasero così, occhi negli occhi, per un tempo interminabile
prima che uno dei due si decidesse a muoversi.
La testa di
Harry era di colpo diventata più pesante, tanto che faticava
a non perdere di nuovo i sensi. Solo la sua forza di
volontà, unita alla consapevolezza che sarebbe stato
tremendamente imbarazzante, lo trattenne dal lasciarsi svenire.
C’erano
così tante cose da dire, ma sorprendentemente Harry decise
di non dirne nessuna. La verità era che non sapeva da che
parte iniziare.
“Harry?”
chiamò Sirius, spaventato dal silenzio del
figlioccio. La voce dell’uomo arrivò alle orecchie
di Harry e lo fece sobbalzare. Era la voce di un uomo adulto, roca e
stanca, e non quella del ragazzino spensierato con cui si era abituato
ad avere a che fare. Senza un motivo preciso Harry iniziò a
trovare molte somiglianze tra il Sirius che aveva di fronte ed il
signor Potter che aveva conosciuto solamente la settimana prima.
“Mi
odi a tal punto da non volere parlare con me? Beh, in fondo lo
capisco..” mormorò Sirius, a testa bassa. Harry si
ritrovò a guardare il padrino, sorpreso. Odiare Sirius era
un’idea semplicemente impossibile, perfino assurda. Si poteva
odiare l’ossigeno?
“No..”
disse Harry, scuotendo energicamente la testa. Sirius non disse
più nulla, si sporse in avanti e strinse a sé il
ragazzo. Quella stretta per Harry fu più significativa di
mille parole e di mille discorsi. Sirius era vivo ed era di nuovo con
lui.
Dopo minuti
che sembrarono interminabili, Sirius esplose in un fiume di parole.
“Sono
un idiota, un cretino. Incosciente, ecco cosa sono. Anzi, No. Peggio,
molto peggio. Sono un irresponsabile, una stupidissima testa dura che
non ascolta nessuno.” iniziò l’uomo,
tormentandosi la veste come faceva solo quando era veramente nervoso.
“Sirius?”
chiamò Harry, pazientemente.
“Sono
un coglione.” continuò Sirius, senza dare segno di
avere sentito le parole del ragazzo, impegnato come era a trovare le
parole giuste a scusarsi.
“Sei
davvero tu?” chiese Harry, piegando la testa di lato per
osservare meglio l’uomo.
“In
tutta la mia pazzia, impulsività e
stupidità.” assicurò Sirius, sorridendo
per la prima volta da un sacco di tempo.
“Sei
ancora vivo?” chiese ancora Harry, cercando invano di
mascherare la propria sorpresa. Sirius annuì, sospirando.
Sapeva che le sue spiegazioni non avrebbero potuto porre rimedio alla
sofferenza che Harry aveva provato in quegli anni, tuttavia doveva
farlo. Raccontargli quello che gli era capitato era il minimo se voleva
riprendere ad avere un rapporto con lui come prima della sua sparizione.
“Il
velo in realtà era un portale. Ho vagato in un migliaio di
dimensioni, ma sono vivo. Ti ho cercato tanto.”
raccontò Sirius, tristemente. Doveva essere stato un vero
inferno per lui, solo in quel portale. Harry sentì gli occhi
diventare umidi e dovette fare uno sforzo enorme per riuscire a
formulare una frase di senso compiuto.
“L’importante
è che sei qui. È stata tutta colpa
mia.” disse Harry, fissando il pavimento mentre i sensi di
colpa lo assalivano.
“Basta
piangere. Voglio un sorriso, intesi?” ordinò
Sirius, con fare severo.
Harry si
voltò verso il padrino, tirando su con il naso. Gli occhi
decisi di Sirius incontrarono quelli ancora pieni di lacrime del
ragazzo. Improvvisamente Harry capì di non essere
più solo. Anche lui aveva una famiglia, ora.
ANGOLO DELL'AUTRICE:
questo capitolo è stato un vero e proprio parto!
ci ho messo veramente tanto a scriverlo perchè nel frattempo
ho iniziato a lavorarare e faccio orari assurdi. tuttavia, tenevo
particolarmente che venisse bene. vi avevo promesso un capitolo
strappalacrime e così doveva essere.
spero di esserci riuscita.
da adesso in poi non credo di essere in grado di promettervi
aggiornamenti puntuali, ma prometto che non lascerò a
metà la storia.
abbiate fede, arriverò fino in fondo!
nel frattempo, GRAZIE A TUTTI COLORO CHE NON MI ABBANDONANO!
siete dei veri angeli!
FAY90: grazie del commento!
sono contenta che ti piaccia la figura del nonno Potter. trovo che
normalmente ci sia poco spazio per lui, vivo, nelle storie
così ho pensato di porvi rimedio io! spero che continuerai a
seguire la mia storia.
SHIHO93: grazie del commento!
diciamo che ultimamente Silente perde colpi, lo informano sempre tutti
dopo!
hai ragione, dal prossimo capitolo ci sarà parecchia
confusione tra i due Sirius anche se almeno per il momento i malandrini
non sapranno della presenza dell'altro Sirius.
_Jaya: grazie del commento!
devo ammettere che la tua ipotesi era veramente bella, ma devo
deluderti.
spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo, nonostante si sia
fatto aspettare!
lyrapotter: grazie del commento!
regulus è salvo, buono e tutti si vogliono bene. visto che
non sono sempre sadica?
spero che questo capitolo sia stato per te pieno di rivelazione e non
di docce gelate.. :D
ily90: grazie mille del commento!
piaciuto l'incontro, forse un po' traumatico, con il personaggio
misterioso?
shin_86: grazie del commento!
la piccola dora è tornata dalla sua famiglia, per quando
riguarda Teddy.. nello scorso capitolo avevo così tante cose
da scrivere che mi sono dimenticata di lui! chiedo umilmente perdono!
ad ogni modo, giuro che stanno bene!
dracucciole: grazie del commento!
sono stracontenta che la mia storia vi piaccia. mi raccomando,
continuate a recensire!
Funnypink: grazie del commento!
per quanto riguarda Piton sono abbastanza dubbiosa, non ho ancora
deciso quale che sarà il suo futuro.. per gli altri invece
ho le idee abbastanza chiare.
quello che mi manca è il tempo per scrivere!
tranquilla, Teddy sta bene.. mi sono solo dimenticata di lui! :D
millyray: grazie del commento!
spero che questo capitolo sia stato all'altezza delle aspettative!
vodia: grazie del commento!
beh, strappalacrime ma con dignità; che ne pensi? alla fine
ti ho deluso?
LuciaTigre: grazie del commento!
sei un tesoro, spero che il capitolo ti sia piaciuto!
brando: grazie del commento!
sei davvero un tesoro, c'è poco da dire.
per quanto riguarda Teddy ammetto le mie colpe: mi sono dimenticata di
lui, ma cmq sta bene. lo giuro!
ti chiedo scusa se non rispondo a tutti i punti della tua recensione,
ma è la 1.25 e sono davvero stanca! prometto che ti mando
una mail appena ho due minuti, giuro!
amgan: grazie del commento!
piaciuto il ritorno di Sirius, quello grande?
Smemo92: grazie del commento!
beh, Bellatrix è avventata. Ha ucciso Anderson senza pensare
alla pozione. Per un po' ne avrà a disposizione, poi
dovrà uscire allo scoperto oppure prendere il posto di
qualcun altro.. :D
ti comunico che mi hai appena fatto venire un'idea geniale!
i love James Potter: grazie mille del commento!
è sempre bello sapere che ci sono lettori nuovi, spero che
questo capitolo ti sia piaciuto!
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Capitolo 60 *** COLPI DI SCENA ***
CAPITOLO
58
COLPI
DI SCENA
Per
Regulus fu strano iniziare a vivere, pensare e ragionare come un vero
Grifondoro ma era lo stesso infinitamente grato a Silente per non
averlo lasciato in quel covo di Serpi; non sarebbe durato un giorno
di più.
Ogni
volta che incrociava lo sguardo di sua cugina Bellatrix o di qualcuno
dei suoi vecchi amici il ragazzo poteva avvertire chiaramente un
brivido percorrergli la schiena così come poteva riconoscere
sui loro visi quelle espressioni di disprezzo riservate solo ai
traditori e ai servi.
“A
volte credo che lo smistamento avvenga troppo presto.” aveva
mormorato Silente a Regulus, fissando il vuoto.
Nonostante
fissasse il ragazzino, la mente dell’uomo era lontana, persa
in
ricordi troppo lontani e sbiaditi. Improvvisamente il vecchio preside
sospirò, conscio che pensare al passato non serviva certo a
cambiarlo o aggiustarlo. Per un ragazzo che tornava dalla parte del
bene ne rimanevano tanti, troppi, dalla parte sbagliata.
In
compenso Neville, tra lo stupore generale, si era adattato
praticamente subito ai ritmi del castello. A chiunque facesse domande
circa il suo passato, tuttavia, il ragazzo rispondeva alzando le
spalle e andando avanti per la sua strada con il suo grosso cane
nero. Per tutti era il misterioso cugino di Frank, nessuno faceva
altre domande.
“Come
hai detto che si chiama?” chiese Remus, fissando perplesso
l’animale che accompagnava sempre lo studente.
C’era
qualcosa in lui che lo rendeva familiare ma il ragazzo non riusciva
ad individuare con chiarezza di cosa si trattava. Si trattava di una
sensazione che aveva provato anche le prime volte che aveva visto
Harry e gli altri e che questa volta sembrava valere sia per il
cugino di Frank che per il suo strano cane. Il ragazzo aveva provato
a parlarne con Sirius e con James ma I due erano scoppiati a ridere
per le assurdità delle affermazioni dell'amico. A detta loro
era impossibile che la storia si stesse ripetendo sotto I loro occhi
senza che loro se ne rendessero conto. Solo Lily era sembrata incline
a credere al licantropo, ma non si esposta per evitare infinite
discussioni.
“Uhm..”
mormorò Neville, in difficoltà. Subito
andò in
cerca dell’aiuto degli amici, Sirius compreso. Per ovvie
ragioni
tuttavia Sirius si trovava nell’impossibilità di
rispondere.
Fu
Ron a prendere in mano la situazione, stupendo gli amici.
“Tartufo.”
esclamò, sicuro.
“Cosa?”
chiese Lily, stupita, alzando gli occhi dal libro di pozioni che
stava leggendo.
Aveva
sentito molti nomi bizzarri da quando frequentava la scuola di magia,
ma questo sembrava batterli tutti quanti di gran lunga.
“Ieri
mi avevi detto che si chiamava così, no?”
balbettò
Ron, rosso in volto, fissando insistentemente Neville sperando che il
ragazzo gli reggesse il gioco.
“Si,
lo ricordo anche io.” intervenne Hermione, mentre Neville
esitava a
rispondere.
“Oh,
si.” esclamò Neville improssivamente, evitando con
cura lo
sguardo del padre.
Mentire
ai suoi genitori era terribile almeno quanto lo era averli di fronte
a lui, finalmente sani e lucidi, e non poter dire loro quanto era
orgoglioso di tutto quello che avevano fatto per lui e per fare in
modo che potesse vivere. Sua nonna non avrebbe approvato il suo
comportamento. Probabilmente lo avrebbe guardato in modo severo e
avrebbe brontolato, dandogli del codardo e dello smidollato.
Dopo
le parole del ragazzo per qualche istante cadde il silenzio, poi
tutto sembrò tornare come prima. Sirius dal canto suo
sembrava
contento della risposta, tanto che prese a scodinzolare. Teddy
invece, eccitato da tutto quel movimento cominciò a fare
versetti come per ricordare la sua presenza e poter ottenere la sua
dose quotidiana di coccole.
“Non
riesco ancora a credere che questo splendore è mio
figlio..”
esclamò Remus, fissando il bambino con uno sguardo sognante
che strappò un sorriso a Lily.
A
quelle parole Sirius, sempre trasformato in cane, lanciò
un’occhiata perplessa ad Harry che lo fulminò con
lo sguardo
per ammonirlo a stare zitto. Decisamente quello non era il momento
migliore per le spiegazioni, anzi.
“Ti
spiego dopo..” bisbigliò piano, facendo in modo
che nessuno
notasse che stava parlando con il cane di un ragazzo che sulla carta
conosceva solamente da qualche giorno. La cosa sarebbe risultata
insolita e sospetta, perfino nel mondo dei maghi parlare con degli
animali era sintomo di pazzia.
Dall’altra
parte del tavolo Lily stava parlando con Alice. A pochi passi dalle
ragazze c’era Regulus che ascoltava la conversazione,
indeciso se
intervenire o meno.
“Per
me sei pazza, Lily.” esclamò decisa Alice
incrociando le
braccia. La sua espressione tradiva senza ombra di dubbio il suo
stato d'animo, a metà tra lo scocciato e l'infastidito.
La
rossa sospirò, prendendo a tormentare una ciocca dei suoi
capelli sanguigni.
“Lo
so. Solo, credevo davvero fosse diverso..” mormorò
Lily,
pensierosa.
Nonostante
Regulus non avesse seguito il discorso dai suoi esordi intuì
che doveva essere Piton il ragazzo in questione.
“Abbiamo
affrontato il discorso così tante volte che non so
più
come ripetertelo.” continuò Alice, fissando
intensamente
Lily che a sua volta fissava il camino, distratta. Sembrava che la
ragazza cercasse tra le fiamme dei ricordi o forse delle motivazioni
che potessero spiegare perchè Severus aveva preso la strada
sbagliata nonostante lei avesse cercato di impedirlo con tutte le sue
forze.
“Era
il mio migliore amico. Siamo praticamente cresciuti insieme.”
disse
Lily, con la voce rotta dall'emozione.
“A
volte nella vita si prendono strade diverse.”
sospirò Alice,
allontanandosi.
Per
quanto volesse bene a Lily c'erano momenti in cui non riusciva
proprio a capirla. Avevano affrontato quella conversazione tante
volte da quando si conoscevano, a partire dal primo anno. Ogni volta
Alice faceva notare all'amica le sue perplessità circa
Piton,
ed ogni volta la rossa trovava il modo di giustificarlo per poi
rimanere delusa dal suo comportamento. Ormai Alice non sapeva
più
cosa dire, se non che lasciare perdere Piton era stata senza dubbio
una buona decisione.
“Parlate
di Piton, vero?” chiese Regulus, timidamente, scrutando gli
occhi
della rossa per capire se il suo intervento era stato o meno
inopportuno. Nonostante tutto lui rimaneva l'ultimo arrivato, per di
più serpeverde, e come tale non aveva il diritto di
impicciarsi negli affari altrui.
“Tu
cosa ne pensi? Lo conosci bene anche tu, no?” chiese Lily,
con uno
sguardo supplice.
La
ragazza non sembrava affatto disturbata dall'intervendo del fratello
di Sirius, pareva anzi pendere dalle sue labbra.
Sapeva
bene che era doloroso per il ragazzo parlare di uno dei ragazzi che
gli avevano da poco voltato le spalle, ma sapeva anche che era
l'unica occasione per cercare di capire cosa passava per la testa del
suo vecchio migliore amico.
Regulus
sospirò e prese tempo prima di parlare, quasi non fosse del
tutto certo di volere rispondere.
“Piton
ti vuole bene. Anzi, è innamorato di te. Solo, credo sia un
amore sbagliato. Malato direi, quasi ossessivo.” disse alla
fine il
minore dei Black, con una espressione tremendamente seria.
“Che
vuoi dire?” chiese Lily, confusa dalle parole del ragazzo.
Regulus
sospirò ancora e cercò le parole per spiegarsi
meglio.
“Lui
non vuole averti accanto, vuole possederti. Comandarti. Nella sua
mente tu dovresti essere solo sua..” spiegò meglio
Regulus,
spostando lo sguardo su Harry ed Hermione che ascoltavano la
conversazione in silenzio, senza fare commenti.
“Beh,
lui non ha mai conosciuto un tipo diverso di amore.”
sospirò
Hermione, voltandosi verso Harry che annuì in modo
impercettibile.
“Secondo
te si pentirà mai?” chiese Lily, speranzosa,
fissando I due
ragazzi che provenivano dal futuro. Lo sguardo di Harry era
impenetrabile, non tradiva nessun tipo di emozione.
“No,
non credo.” dichiarò Regulus.
“Harry?”
chiese ancora Lily, cercando supplice lo sguardo del figlio.
“La
penso come lui..” mormorò Harry, tetro.
Nel
loro tempo era stato il dolore per la morte di Lily ad avere
completamente stravolto Piton fino a farlo tornare sulla retta via.
Solo un evento del genere poteva ricondurlo alla ragione, ma il
ragazzo aveva giurato a se stesso che non avrebbe permesso che una
cosa del genere si potesse verificare.
“Potresti
provare lo stesso a parlarci. Con lui ha funzionato.” disse
Lily,
guardando Harrry.
“Posso
fare un tentativo, ma non assicuro nulla.” sospirò
Harry
alla fine, per chiudere il discorso. Se si fosse rifiutato avrebbe
dovuto dare delle spiegazioni e questa era decisamente l'ultima cosa
che desiderava fare.
Per
un po' cadde il silenzio, rotto dall'improvviso arrivo di Ginny che
prese a guardarsi in torno, frenetica, con l'aria di essere alla
ricerca di qualcosa o di qualcuno.
“Neville,
credo che il nostro amico a quattro zampe si stia annoiando?”
chiese la ragazza, fissando intensamente il ragazzo che colse al volo
la richiesta implicita contenuta nelle parole dell'amica.
“Andiamo
a fare quattro passi, bello?” chiese a sua volte Neville,
rivolto a
Tartufo che prese a scodinzolare. Per tutto il tempo il grosso cane
nero era rimasto accucciato ai piedi di Neville, attento a non
perdersi nemmeno una parola della discussione. Se essere un cane
aveva dei vantaggi, uno era certamente quello di potersi fare I fatti
degli altri senza risultare inopportuno.
“Harry,
vieni anche tu?” chiese Hermione, alzandosi per seguire I
ragazzi.
“A
dopo..” salutò Harry, trascinandosi dietro di
malagrazia
Ron.
Certamente
il comportamento risultò sospetto ai malandrini, che
tuttavia
non diedero troppo peso alla cosa.
Il
pensiero di Piton li rendeva infatti tutti nervosi, pensierosi ed
assorti.
Il
gruppo approfittò del momento per dirigersi velocemente
verso
la stanza delle Necessità, attento a non dare troppo
nell'occhio.
Una
volta nella stanza, Sirius tornò subito umano con un balzo
elegante. Harry rimase a fissarlo per un po', incantato dalla classe
e dall'innato portamento del suo padrino.
“Era
ora!” esclamò l'uomo, stiracchiandosi. Nel giro di
pochi
istanti l'espressione di sollievo dell'uomo si trasformò in
una di rimprovero.
“Dai
Sirius, non potevo mettermi a parlare con un cane. Non fare
l’offeso.” sbuffò Harry, lasciandosi
cadere seduto su una
grossa poltrona apparsa dal nulla.
“Si,
anche perché i miei genitori non sanno nulla.”
sottolineò
Neville, preoccupato.
L'uomo
lanciò un'occhiata piena di biasimo ad entrambi I ragazzi,
ma
decise di lasciare perdere e di fare cadere la questione. Erano ben
altre le questioni che gli premeva chiarire.
“Si,
si.. Teddy e Piton?” chiese Sirius, ansioso di avere
spiegazioni.
“Teddy
è il figlio di Remus e Dora.” iniziò a
raccontare
Ginny, spiegando all'uomo come tutti fossero invece convinti che
fosse suo figlio. Il malandrino seguì con attenzione,
cercando
di nascodere la commozione. Alla fine anche quell'orso del suo amico
Remus aveva vinto le sue paure e si era fatto una famiglia, come
aveva sempre detto James.
“Mia
cugina?” chiese Sirius, stupito. Tra tutte le donne che
pensava
andassero bene per il suo amico sua cugina Dora era decisamente agli
ultimi posti.
“Proprio
così..” confermò Ron.
Sirius
rimase in silenzio per po', lasciando che I suoi pensieri ed I suoi
ricordi si fondessero. Quello che ne scaturì fu dolore puro.
Tutti I suoi amici, le persone che più aveva amato nella sua
vita erano morti subito dopo avere trovato un minimo di
serenità
mentre lui, il lupo solitario del gruppo, era sopravvissuto a tutti
quanti.
“Piton
invece alla fine era veramente dalla nostra parte.”
continuò
Hermione, distogliendo l'uomo dai suoi dolorosi pensieri.
“Prego?”
chiese Sirius, sobbalzando per lo stupore.
“Mi
voleva proteggere perché era innamorato di Lily. Lo aveva
promesso a Silente.” spiegò pazientemente Harry,
osservando
con attenzione lo stupore che si era dipinto sul viso del suo
padrino.
“Ma..
Lui ti odiava!” esclamò Sirius, incredulo.
“Odiava
mio padre e odiava me perché assomigliavo a lui.”
continuò
Harry, raccontando a Sirius di tutto quello che aveva saputo e che
Piton gli aveva mostrato in punto di morte.
“Perché
non ha mai detto nulla?” chiese Sirius alla fine, serio. Gli
pareva
impossibile che Harry avesse fatto un tentativo, per altro ben
riuscito, per salvare suo fratello Regulus e non avesse fatto nulla
per Piton, nonostante conoscesse meglio di tutti il bene che l'uomo
era potenzialmente destinato a fare.
“Non
credo che ci sia speranza qui..” borbottò Harry,
ad occhi
bassi. L'uomo lo guardo con attenzione, scrutandolo nel profondo.
Harry era cresciuto ed aveva capito che non tutte le persone sono
degne di fiducia allo stesso modo, che alcune nonostante tutto quello
che fai per loro ti tradiscono lo stesso. Una lezione, pensò
con amarezza Sirius, che James non aveva fatto in tempo ad imparare.
“Un
tentativo lo devi fare.” disse Sirius, deciso, fissando il
suo
figlioccio negli occhi.
“Sirius,
sicuro di stare bene?” chiese Ron, studiando l'uomo con
attenzione.
Sirius
sbuffò, infastidito, poi tornò a dedicare tutta
la sua
attenzione ad Harry che lo fissava perplesso e pieno di
interrogativi.
“Lo
so, lo odio, ma non può essere così male se ti ha
salvato la vita. Gli devo un favore.” mormorò
Sirius a mezza
voce, dubitando in prima persona delle sue parole e della sua
sanità
mentale.
“Prendi
nota, non credo accadrà più.” aggiunse
Ron, rivolto
agli altri ragazzi che si erano limitati ad ascoltare in silenzio
quello strano scambio di battute tra Sirius ed Harry.
Il
ragazzo sorrise, ed annuì.
“Dateci
un taglio e ditemi di mio fratello.” sbottò
Sirius, fissando
con attenzione Hermione.
“Era
veramente un mangiamorte, poi ha scoperto in che casino era
finito..”
iniziò la ragazza, messa in crisi dalla richiesta dell'uomo.
“È
scappato e lo hanno fatto fuori?” chiese Sirius, amaramente.
“No,
è morto da eroe.” precisò Ginny, senza
distogliere lo
sguardo dall'uomo. Sirius sospirò, poi il suo viso si fece
prima serio poi triste.
“Preferivo
la mia versione, almeno non facevo la parte del fratello stupido che
non si accorge di quello che accade.” disse alla fine, pieno
di
amarezza. Aveva passato la vita ad accusare suo fratello di tutto per
poi accorgersi che le cose che non aveva visto o non aveva notato
erano tante, forse troppe per dirsi in pace con se stesso.
“Sirius,
non è colpa tua..” mormorò Neville,
cercando di
lenire in qualche modo la sua pena.
“Certo,
come per James, Lily, Remus, Dora, Frank e Alice? Tutti quelli che mi
stanno attorno finiscono per lasciarci la pelle senza che io possa
mai farci nulla, dannazione!” esclamò Sirius,
prendendo a
pugni la parete. I ragazzi si scambiarono uno sguardo pieno di
interrogativi e di dolore, nessuno di loro sapeva cosa fare o cosa
dire. Nessuna parola sembrava servire, nessun gesto sembrava essere
in grado di dare sollievo ad un dolore tanto grande come poteva
essere il senso di colpa.
“Vuoi
piangerti addosso proprio ora che ci siamo ritrovati?” chiese
alla
fine Harry. La sua sua voce era piena di rabbia, esattamente con il
suo volto ed ogni gesto del suo corpo. Il ragazzo non riusciva a
tollerare che il suo padrino, l'uomo che più ammirava a
questo
mondo fosse ridotto in quello stato.
“Scusa
Harry, hai ragione.” mormorò Sirius, cercando di
riprendersi
un mimino. Harry apprezzò il suo tentativo, ma decise che
non
bastava.
“Senti,
mio padre non l’ho mai conosciuto. Sono cresciuto come un
orfano,
immaginando solo come fosse avere un padre. Poi ho incontrato te e ho
smesso di chiedermelo. Per questo la tua morte mi aveva distrutto,
ero come morto dentro. L’unico padre che avevo conosciuto era
morto
davanti ai miei occhi. Non voglio che succeda più, per
favore.” si lasciò andare Harry, dando per la
prima volta
voce a quello che aveva dentro e che non era mai riuscito a dire.
Le
parole di Harry aprirono gli occhi di Sirius. L'uomo si
voltò
verso il ragazzo e lo tirò a se.
“Harry,
lo sai che tu per me non sei la copia di James.. Tu sei..”
cominciò
Sirius, ignorando le lacrime, di commozione e non di dolore, che gli
bagnavano il viso. Aveva di fronte a se tutto il suo mondo, il resto
non era importante.
“Un
figlio?” chiese Harry, abbonzando un sorriso. Sirius sorrise
a sua
volta, soffocandolo con un abbraccio che aveva sempre desiderato fin
da quando era piccolo.
“Vieni
qui, campione! Basta pazzie e basta musi lunghi!”
mormorò
Sirius, estasiato.
“È
una promessa?” chiese Harry, fissando negli occhi il suo
padrino.
Sirius lo fissò a lungo, conscio che non si poteva sfuggire
alla parola data a due occhi tanto verdi e decisi.
“Parola
di malandrino solitario!” promise l'uomo.
Nei
giorni che seguirono tutti gli studenti notarono che il professore di
Difesa Contro le Arti Oscure era cambiato, in meglio per le Serpi, in
peggio per tutti gli altri.
C’era
qualcosa di oscuro il lui, di terribilmente sbagliato, che Harry non
riusciva proprio a spiegarsi. Certo, il vecchio auror non era mai
stato del tutto a posto ma si era sempre trattato di una vena di
pazzia che lo rendeva più simile al vecchio Malocchio
piuttosto che al peggiore dei mangiamorte. Il suo cambiamento non
riguardava solo i suoi atteggiamenti ed i suoi modi di fare,
improvvisamente più freddi; era come se l’uomo
avesse
improvvisamente sviluppato in attaccamento morboso, malato, alla
materia che aveva insegnato fino a quel momento.
“Siamo
sicuri che non sia un mangiamorte?” chiese Neville, perplesso.
“Scherzi?
È praticamente una leggenda nel mondo degli
auror!” esclamò
Sirius, indispettito da quella accusa. Regulus, al suo fianco, lo
sguardò scettico senza tuttavia dire nulla.
“Sarà,
ma a me sembra parecchio oscuro..” concluse Neville, alzando
le
spalle.
Hermione
si voltò verso i due amici, pensierosa, sorridendo di quanto
fosse cambiato Neville rispetto a quando lo aveva conosciuto
sull’espresso che li portava al castello il primo anno. Dal
bambino
pauroso ed insicuro che era stato era venuto fuori un uomo, deciso e
coraggioso; persino sua nonna prima di morire aveva fatto in tempo a
dirgli che era orgoliosa che fosse finalmente diventato il degno
figlio di suo padre.
Il
più perplesso quando si parlava di Anderson, tuttavia, era
certamente Regulus. Il ragazzo ricordava bene che, per quanto pazzo
fosse, il vecchio professore aveva sempre dimostrato un profondo odio
per gli studenti di Serpeverde ed una segreta ammirazione per I
Grifondoro. Ora invece sembrava che le cose si fossero ribaltate.
“Sembra
una Serpe, non un Grifone.” dichiarò il
Serpeverde,
incrociando le braccia e preparandosi ad essere ripreso da tutti
quanti. Tutti si voltarono verso di lui, protestando. Solo Harry era
rimasto in silenzio. Per un attimo al più giovane dei Black
sembrò che stesse per dire qualcosa, ma poi il ragazzo
chiuse
la bocca e preferì rimanere in silenzio.
Anche
lui aveva una bruttissima sensazione, ma prima di esporsi voleva
verificarla. Negli ultimi mesi erano successe troppe cose strane, ed
in più c'era quella pazza di Bellatrix a piede libero.
Improvvisamente Harry si illuminò: avrebbe chiesto a Sirius
di
seguire il professore senza dare nell'occhio. Nessuno conosceva il
castello meglio di lui, senza contare che sotto le sembianze di cane
nessuno avrebbe potuto riconoscerlo, fatta eccezione per loro e per
Bellatrix.
“Anche
tu sei una Serpe ma ora sembri un Grifone.”
Ribatté Lily,
decisa a giustificare il professore fino in fondo. La ragazza non
riusciva ad eccettare l'idea che anche tra I buoni ci fosse del
marcio. Nella sua mente l’idea che un professore che per
molti anni
aveva combattuto contro le forze oscure potesse averli traditi per
passare al lato oscuro non era nemmeno contemplata. Credere una cosa
del genere voleva dire mettere in dubbio le motivazioni per le quali
lottavano e cominciare a dubitare di tutti.
Per
un po' cadde silenzio, nessuno aveva più voglia di parlare.
Ognuno era immerso nei propri pensieri, cercando disperatamente di
convincersi che non ci fosse nulla da temere.
“Che
fine ha fatto James?” chiese Sirius, guardandosi nervosamente
intorno.
“Allenamento..”
rispose Remus, senza staccare gli occhi dal trattato di
Trasfiurazione che stava studiando per un test della settimana
successiva.
“Non
è fuori da un po’ troppo tempo?” chiese
ancora Sirius,
preoccupato.
C'era
qualcosa, una sorta di brutta sensazione, che non lo faceva stare
tranquillo. Aveva l'impressione che stesse per accadere qualcosa e
non sapere dove fosse il suo migliore amico non lo faceva di certo
stare tranquillo.
“Smettila
di fare la moglie preoccupata, Sirius. Guarda come è
tranquilla Lily.” sbottò Remus, infastidito. Tutto
quel
rumore lo stava distreaendo dai fondamenti della trasfigurazione
umana e l'idea di riuscire a prendere un bel voto si allontanava
sempre di più. L'animagus non rispose, ma prese a guardarsi
intorno in modo frenetico fino a che il suo sguardo non
incontrò
l'espressione beata di Tartufo che dormiva a pochi passi dal camino
quasi spento.
“Non
è giusto..” esclamò Sirius,
imbronciandosi
improvvisamente ed incrociando le braccia a mo' di protesta.
“Che
ti prende ancora?” chiese Remus, chiudendo il libro dopo
essersi
reso conto che studiare era un'impresa che andava al di la delle sue
possibilità. Almeno, lo era fino a che Sirius rimaneva nella
stessa stanza.
“Il
cane.. Tartufo! Lui, mi snobba. Dannazione, io sono un cane come lui.
Non dovrebbe considerarmi un suo simile?” prese a protestare
Sirius, offeso.
Nessuno
sembrò prenderlo sul serio, neppure Tartufo che, svegliatosi
da poco, li riservò un'occhiataccia prima di voltargli le
spalle. Il gesto del cane peggiorò l'umore di Sirius e
scatenò
ancora più l'ilarità dei ragazzi, ormai piegati
in due
dalle risate.
“Fin
troppo..” mormorò Harry, passando lo sguardo dalla
versione
adulta e trasformata a quella adolescente del suo padrino.
Il
ragazzo era praticamente certo che Tartufo stesse volontariamente
evitando Sirius per evitare di farsi scoprire. Certo, era Remus il
più scaltro del gruppo, ma era anche vero che nessuno
conosceva la sua forma animale meglio di Sirius.
“Scusa,
dicevi Harry?” chiese Remus, al quale non era sfuggita la
frase a
mezza voce che sembrava quasi fosse rivolta al grosso cane nero.
Ancora una volta la sensazione che sotto la presenza al castello di
Neville e del cane ci fosse un mistero da svelare si fece strada in
lui.
“È
troppo presto, no?” disse Harry, imbarazzato, mentre
Hermione,
Ginny e Tartufo gli lanciavano un'occhiata di rimprovero. Dopo tutte
le raccomandazione fatte ci era mancato poco che fosse proprio lui a
fare scoprire il loro segreto ai malandrini.
“Si,
forse è così.” concluse Sirius, alzando
le spalle e
tornando ad occuparsi degli affari suoi con gran sollievo dei
ragazzi.
Per
qualche ora tornò a regnare il consueto caos nella piccola
saletta, almeno fino a quando Alice entrò nella Sala Comune
seguita a poca distanza da Frank.
“Ehi,
ragazzi.. Che si dice?” chiese il ragazzo, stiracchiandosi.
Sirius
si voltò verso l'amico, studiandolo a fondo prima di
voltarsi
alla ricerca di qualcuno.
“Frank,
non dovresti essere con James al campo?” chiese Lily,
preoccupata.
Tutti
si voltarono verso il portiere di Grifondoro, impallidendo. Il
ragazzo portava ancora l'uniforme della squadra e sotto braccio aveva
la sua scopa ma James non sembrava essere con lui.
“Gli
allenamenti sono finiti da due ore..” mormorò
Frank, confuso
dalle espressioni preoccupate degli amici.
“Maledizione!”
imprecò Sirius, prima di sparire oltre il ritratto alla
ricerca del suo amico, seguito a ruota da Lily, Remus, Harry e da un
grosso cane nero.
***
James
aprì piano gli occhi e subito la testa prese a fargli male.
La
sfiorò con un mano e subito la sentì bagnarsi di
un
liquido vischioso, probabilmente sangue. Il suo sangue. La ferita
alla testa doveva essere piuttosto profonda.
Il
ragazzo cercò di ricordare qualcosa, ma la memoria sembrava
fargli brutti scherzi.
Era
al campo, forse c'era anche Frank con lui. Poi era successo qualcosa.
Forse
aveva dimenticato qualcosa o magari qualcuno lo aveva chiamato. Una
volta tornato nello spogliatoio non c'era più nessuno, o
almeno così sembrava. Non ricordava altro, tranne un forte
dolore alla testa. Qualcuno doveva averlo colpito con qualcosa di
pesante.
James
si guardò attorno, cercando di mettere a fuoco l'ambiente
intorno a lui. Non sapeva dove si trovava, ma era molto buio. Un
freddo intenso lo aggredì, costringendolo a guardarsi
intorno
meglio per trovare qualcosa con cui coprirsi. Quello che vide lo
lasciò a bocca aperta.
Intorno
a lui c’era la neve, troppa perché potesse
trattarsi di
Hogwarts; qualcuno doveva averlo rapito.
ANGOLO
DELL'AUTRICE
nemmeno
questa volta vi ho abbandonato! questo capitolo è stato
quello che, fino ad ora, mi ha fatto penare di più. ormai
era tempo di dare una svolta alla storia, portandola all'inizio della
sua parte conclusiva. così è stato, anche se
questo significa farmi odiare dalle fan di James! tranquillizzo tutte
quante: sta benissimo e non ho intenzioni omicide nei suoi confronti!
come
regalo di Natale (in ritardo) posso dirvi che ho buttato giù
uno schema dei prossimi capitoli e posso dirvi che alla conclusione
della storia mancano circa una decina di capitoli! questo mi rende
molto orgogliosa, ma anche molto triste. ad ogni modo, ora non
c'è tempo di intristirsi.. bisogna arrivarci a scrivere
l'ultimo capitolo!
ora
passiamo ai commenti:
e1994:
grazie milleeee!
Mirwen:
grazie per la pazienza e per la fiducia!
spero che il capitolo sia piaciuto anche se spiegazioni sono rimandate
al prossimo.
BabyRiddle:
grazie milleee!
tutta d'un fiato? incredibile, sei un tesoro! ti assicuro che la storia
avrà una fine, solo, non so dire nulla sui tempi! spero di
riuscire a velocizzarmi un po'!
Dracucciole:
grazie mille per la pazienza e per la fiducia!
mi spiace avervi fatto aspettare così tanto, prometto che
con il prossimo farò in un lampo!
Tigrenera:
grazie mille per la pazienza e la fiducia!
tutte le tue curiosità verrano chiarite nel prossimo
capitolo nel quale ogni segreto verrà svelato, persino a
Frank e Alice.
_Jaya:
grazie mille per la pazienza e la fiducia!
effettivamente oltre ai tempi di pubblicazione si stanno allungando
anche i capitoli. beh, spero sia positivo per voi. beh, anche se non
è mai stato nominato fino ad ora tranne all'inizio,
Nick-quasi-senza-testa c'è.. infesta il castello da 500
anni! :D
Amgan:
grazie milleeee!
Sere
Potter Black: grazie mille per la pazienza e la fiducia!
beh, due Sirius possono essere un vero cataclisma, specie per la salute
mentale di Remus e di Regulus. Nel prossimo capitolo tutti sapranno, e
sapremo anche dove è finito James e chi diamine
c'è lo ha portato!
Shin_86:
grazie mille per la pazienza e per la fiducia!
ti ringrazio per le tue parole. andare avanti con la storia non
è stato semplice, non sapevo da che parte cominciare. ad
ogni modo, spero che questo capitolo ti sia piaciuto come quello scorso!
Brando:
grazie mille per la pazienza e la fiducia!
il tuo commento offre un sacco di spunti. allora, in ordine: Alice e
Frank sapranno nel prossimo capitolo, Remus sospetta di già
e nei prossimi capitoli tutti inizieranno a sospettare di Anderson..
non ti anticipo di più, senno addio sorpresa!
FunnyPink:
grazie mille per la pazienza e la fiducia!
effettivamente non avevo ancora pensato alla fine dei genitori di
James, credo che mi inventerò qualcosa. se hai suggerimenti,
proponi pure! Sirius versione cane va in giro tranquillo, i malandrini
per ora sospettano ma non certo che sia lui. per quanto ne sanno loro,
Sirius è morto. a breve poi scopriranno tutto e non ci
saranno più problemi. per Bella, beh, attualmente non
è nella sua forma tradizionale.. :D
Erika
97: grazie milleee!
Millyray:
grazie mille per la pazienza e per la fiducia!
ti chiedo scusa per averti fatto aspettare così a lungo.
davvero, prometto che il prossimo sarà un aggiornamento
talmente veloce che ti sorprenderà!
Fay90:
grazie mille per la pazienza e la fiducia!
Smemo92:
grazie mille per la pazienza e la fiducia!
ti assicuro che questo capitolo è stato persino peggio del
precedente.. ho quasi paura per il prossimo!
Lady
Saika: grazie mille per la pazienza e per la fiducia!
59 capitoli in pochissimo? meriti tutta la mia stima, davvero.
è sorprendente! sono felice di essere riuscita ad
emozionarti!
Jamie_Lily:
Grazie milleeee!
sono felice di averti appassionata e spero che la mia storia continui a
piacerti. per quanto riguarda Steve, il gemello di James, ho intenzione
di lavorarci su dopo aver finito questa storia. nonostante non sia
emerso più di tanto qui, credo che gli dedicherò
una storia. per ora, ad ogni modo, grazie!
Allice_Rosalie_Blak:
grazie milleeeee!
Marty_youchy:
grazie mille per la pazienza e per la fiducia!
credo che il tuo commento sia stato quello che mi ha colpito di
più. mi hai quasi fatto commuvere. grazie mille per le tue
parole. sai, credo che sia solo grazie a gente come te che gente come
me continua a scrivere! spero seguirai ancora la mia storia e che mi
darai ancora il tuo parere!
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Capitolo 61 *** LA PRIGIONIA DI JAMES ***
CAPITOLO 59
LA PRIGIONIA DI
JAMES
Al
castello era piombato un
silenzio irreale quando Silente durante la cena aveva chiamato prima
gli
insegnanti e poi i prefetti, perché accompagnassero gli
studenti nelle loro
stanze. L’aria
era carica di tensione, e gli studenti lo sapevano bene. Lo sguardo del
vecchio
preside era quello degli momenti peggiori, non solito sorriso bonario
che
riservava a quelli che venivano spediti nel suo ufficio dopo avere
combinato un
qualche disastro. L’espressione
seria dell’uomo lasciava trasparire che doveva essere
successo qualcosa di veramente
molto grave. Lily strinse forte la mano di Remus mentre I due
capiscuola si
dirigevano dai professori, entrambi temevano che si trattasse di James.
Al
tavolo degli insegnanti tutti erano pallidi e spaventati, solo Anderson
era la
calma fatta persona. Questo dettaglio, in particolare, non convinceva
del tutto
Remus. Si trattava di un comportamento strano, nonostante il ragazzo
continuasse a ripetersi che doveva essere per via del suo passato auror
che lo
aveva preparato meglio degli altri colleghi a gestire le emergenze.
Sirius
continuava a guardarsi intorno, troppo agitato per fare caso ai
particolari. L’unico
suo pensiero fisso era il suo amico James, di cui non si aveva nessuna
notizia
da troppo a lungo. Lo avevano cercato in lungo ed in largo per il
castello, per
ore, ma non avevano trovato nessuna traccia che spiegasse quella
sparizione
improvvisa. Persino la mappa del malandrino non li aveva aiutati.
Intorno a lui
gli altri ragazzi erano in silenzio, fermi ai loro posti nonostante
l’ordine
del preside di tornare nelle loro case, decisi a capire cosa stava
succedendo.
Harry era il più scosso, per quanto si desse da fare per non
darlo a vedere.
Ron, Hermione, Ginny e Neville si tenevano in disparte mentre Tartufo
continuava a spostarsi da una parte all’altra, inquieto,
senza riuscire a
trovare pace. Zhoana e Regulus invece non perdevano di vista Sirius,
sicuri che
il ragazzo era ad un passo dal cedere. Entrambi sapevano bene che i
suoi nervi
non avrebbero retto ancora molto a lungo. Frank teneva Alice per mano,
silenzioso e pallido. Era stato lui a vedere James per
l’ultima volta e non
riusciva a darsi pace per non averlo seguito. Se fosse andato con lui,
forse
non sarebbero stati in quella terribile situazione ma avrebbero riso
tutti
insieme di chissà quale scherzo o impresa che i malandrini
avevano recentemente
messo a segno.
Quando
Remus e Lily tornarono, tutti non poterono fare a meno di notare gli
occhi
gonfi della ragazza e il viso tirato di Remus. Qualunque cosa avesse
detto loro
il preside, non doveva essere una buona notizia.
“Allora?”
chiese Sirius, frenetico. Remus sospirò e Lily
singhiozzò più forte.
“Parlate,
dannazione..” esclamò Harry, vicino a perdere il
controllo.
Al suo
fianco,
Regulus guardava frenetico nella Sala, quasi si aspettasse che James
sbucasse
dal nulla da un momento all'altro, con il solito sorriso che andava da
un
orecchio all’altro. Per quanto ognuno cercasse di allontanare
quell’idea, la
paura che fosse successo qualcosa di brutto a James era una sorta di
fantasma
che diventava sempre più reale man mano che il tempo passava
ed il ragazzo non
compariva.
Un
rumore improvvisò risuonò nel grande salone quasi
vuoto, sottolineando
l'ingresso di tre uomini in uniforme che avanzavano lenti e pesanti.
Frank
strabuzzò gli occhi, incredulo, mentre suo padre,
accompagnato dal padre di
James e da Alastor Moody, si dirigeva rapido verso il preside. Robert
Potter
era pallido, scosso ed era sorvegliato a vista dai due colleghi, quasi
temessero che potesse cadere a terra da un momento all’altro.
Hermione
chiuse per qualche istanti gli occhi e si aggrappò forte a
Ron. Tutta quella
agitazione, accompagnata dalla presenza dei tre migliori auror del
mondo magico
non era certo una buona notizia. Specialmente perché il
signor Potter aveva
l’aria di un uomo al quale avevano appena comunicato una
pessima notizia.
I tre
marciarono fino al tavolo degli insegnanti, dove erano rimasti
solamente
Silente e Anderson e si fermarono a lungo a parlare. Dopo diversi
minuti
Paciock e Moody si allontanarono in direzione diverse, lasciando Potter
solo
con il Preside e con l’altro insegnante. Il vecchio preside
parlava ancora, ma
Robert sembrava non starlo a sentire. Guardava fisso di fronte a se,
improvvisamente molto più vecchio di quanto in
realtà fosse.
“Si
tratta di James..” iniziò Remus, terribilmente
serio.
Il
ragazzo, più pallido che mai, non riusciva a staccare gli
occhi dal padre di
James. Non aveva mai visto quell’uomo così stanco
e così distrutto come lo
vedeva in quel momento. Ancora una volta si fermò ad
osservare Anderson, e vide
che l’uomo stava sorridendo. Qualcosa dentro di lui si
ribellò, si trattava di
una visione intollerabile; come poteva un insegnante, un auror che
aveva difeso
a lungo la comunità magica da maghi malvagi, sorridere in un
momento del
genere?
Il
ragazzo sentì la rabbia montargli dentro, incontrollabile
come durante le notti
di luna piena, e dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per
trattenersi
dall’aggredire l’uomo.
Sirius,
a pochi passi da lui, inizio a ridere mentre il suo cuore perdeva
qualche
battito. Zhoana al suo fianco gli stringeva una mano con tutta la forza
che
possedeva, cercando di calmarlo e di dimostrargli la sua presenza, ma
lui non
se ne accorgeva quasi. La risata nervosa divenne presto una risata
isterica
mentre il viso di Harry diventava sempre più pallido. Non
poteva essere vero,
doveva trattarsi di un sadico scherzo organizzato da quel cretino del
suo
migliore amico. L'ennesimo modo per spaventarli a morte prima di
saltare fuori
dal nulla dicendo una qualche cavolata delle sue. Questa volta,
però, non l’avrebbe
passata liscia. Lo avrebbe strozzato con le sue mani e poi lo avrebbe
abbracciato forte, urlandogli che era un cretino ma che era felice di
rivederlo
vivo.
“È
sparito..” continuò Remus, stupito dalla reazione
dell'amico.
Ginny
osservava il malandrino, stupita. Sirius sembrava folle, completamente
fuori di
se. Lo stesso uomo distrutto dalla perdita del suo migliore amico che
aveva
conosciuto anni prima al quartiere generale dell’ordine della
fenice. Il suo
sguardo passò in rapida sequenza da Sirius a Tartufo, quasi
per assicurarsi che
il mago non stesse facendo qualche pazzia delle sue.
L’animale era mogio,
triste, lo sguardo fissò sul padre di James.
“Non
è
possibile.” prese a mormorare Regulus, a mo di litania.
Erano
stati James e suo padre ad accoglierlo, quando era stato allontanato
dalla sua
famiglia, accogliendolo in casa come un figlio e trattandolo come un
fratellino
minore da proteggere. Senza di lui forse non sarebbe nemmeno riuscito a
chiarire le cose con suo fratello. Da quando passava le sue giornate
con i
malandrini, finalmente si sentiva bene, accettato. Non aveva bisogno di
dare
ragione a qualcuno o comportarsi seguendo un codice. Poteva essere se
stesso e
basta, senza farsi problemi. L’idea che fosse successo
qualcosa a James gli
sembrava intollerabile, profondamente ingiusta.
“Non
è
al castello!” esclamò Remus, stizzito, passando in
rassegna i volti degli amici.
Sirius,
stravolto dal dolore e dalla pazzia, era aggrappato a Zhoana, quasi lei
potesse
fargli da ancora per superare questo momento difficile. Frank consolava
Alice, trattenendo
a stento le lacrime, e fissava con insistenza il padre nella remota
speranza
che andasse da lui per fornirgli qualche spiegazione. Hermione, Ron,
Neville e
Ginny fissavano Harry, al fianco di Lily, in attesa che il ragazzo
reagisse in
qualche modo, sfogando così il suo dolore.
La
ragazza, sul punto di crollare, stava ancora cercando di assimilare del
tutto
le parole che il preside le aveva rivolto poco prima. Il viso di Harry,
invece,
era semplicemente indescrivibile. Vedere suo nonno in quello stato,
rannicchiato su una sedia di fronte a Silente, era infinitamente peggio
di
qualsiasi maledizione, fattura o incantesimo che gli fosse mai stato
scagliato.
Avrebbe affrontato anche tutti i Mangiamorte, Bellatrix comprese, pur
di
riavere indietro suo padre e vedere sorridere suo nonno. A pochi passi
dai
ragazzi vi era Tartufo, improvvisamente quieto ed immobile. Fissava
dritto davanti
a sé, quasi non volesse ascoltare quello che i ragazzi
stavano dicendo.
“I
professori lo hanno ribaltato da cima a fondo. Qualcuno deve averlo
portato o
via, o peggio..” singhiozzò Lily, la voce ridotta
a poco più che un sussurro.
Harry
si avvicinò a lei, cingendole la vita. Sapeva che un
abbraccio non serviva a
nulla in quella situazione, ma sperò che potesse quanto meno
darle un briciolo
di sollievo.
“Se
fosse morto i mangiamorte ci avrebbero già fatto ritrovare
il cadavere!” disse
Hermione, pensierosa. Dopo lo spavento e la disperazione iniziale la
calma era
tornata ad essere preponderante il lei. Dovevano essere logici, era
l'unico
modo per aiutare James prima che fosse troppo tardi.
“Hermione,
non credo sia il momento.” suggerì Ron,
abbracciandola più forte. La ragazza
arrossì, ed annuì velocemente. Remus
guardò la ragazza, ammirando la sua
determinazione, la sua forza e la sua infinita dolcezza.
Hermione
era una ragazza eccezionale, ed aveva pienamente ragione, ma in quel
momento
era troppo difficile ragionare con razionalità, anche se
sapeva che era
certamente la cosa migliore da fare.
“Ha
ragione lei, dobbiamo rimanere calmi e ragionare..”
esclamò Ginny, decisa.
Il suo
sguardo incontrò quello disperato di Harry, si
avvicinò appena per sfiorargli
il viso, poi tornò seria. Doveva essere forte e sostenere Harry, era l'unica cosa da
fare.
“Come
faccio a restare calmo quando mio padre è
scomparso?” chiese Harry, isterico,
senza preoccuparsi di misurare le parole. Per il ragazzo aveva poca
importanza
se erano ancora nella Sala Grande, ormai quasi deserta, o se anche
Alice e
Frank erano con loro. Erano tutti dettagli stupidi. La sola cosa
importante a
cui non riusciva proprio a smettere di pensare era che suo padre era
sparito,
proprio quando lo aveva finalmente ritrovato. Tutti i suoi sforzi di
cambiare
il futuro, aggiustando quanto era andato storto nel suo passato, si
erano
infine scontrati con la realtà e con il fato, che si era
fatto beffe di loro.
“Padre?”
chiese Frank, incredulo e sconvolto.
Ron,
Hermione e Ginny si scambiarono un'occhiata carica di significato, ma
nessuno
era in condizioni di prendere iniziative.
“Si,
è
suo padre.. Vedi, si tratta di una lunga storia.”
iniziò a spiegare Neville,
prendendo in mano la situazione e cercando di prendere tempo. Al suo
fianco il
grosso cane nero non scodinzolava più ma fissava attonito e
stralunato I
presenti. Non gli importava più di nulla, tutti i piani
erano andati a rotoli.
James era sparito, nessuno sapeva dire chi lo avesse preso o dove fosse
stato
portato, ma di certo non era al castello. Erano stati chiamati persino
gli
auror, i migliori, ma nessuno di loro aveva saputo fare nulla. Non
c’era nulla
che andasse bene o quanto meno nel verso giusto.
“Credete
di cavarvela con così poco?” chiese ancora Frank,
furioso, fulminando tutti I
presenti uno per uno. Non gli importava che tutti i presenti fossero
distrutti
dalla notizia della sparizione di James, voleva delle spiegazioni e non
era
disposto ad aspettare o a farsi prendere in giro. Neville
aprì la bocca per
replicare, ma qualcuno lo precedette.
“No,
Frank. Sta tranquillo, adesso tuo figlio ti racconta tutto quanto
dall’inizio.”
mormorò una voce roca che suonava terribilmente familiare.
Sirius
si girò piano, il cuore che batteva all’impazzata.
Dove fino a pochi istanti
prima c’era Tartufo ora si trovava un mago scompigliato che
gli sorrideva
nervoso. Tutti i presenti alzarono lo sguardo su di lui, chi stupito,
chi
incredulo e chi semplicemente spazientito.
“Complimenti
Sirius, bel casino!” esclamò Ginny, furiosa.
Come
al solito Sirius aveva detto loro cosa fare, aveva insistito
perché lo
facessero e aveva finito per fare il contrario. Esattamente come aveva
fatto
con Harry.
A
quelle parole tutti riconobbero l’uomo adulto, compreso
Sirius che crollò a
terra svenuto.
Remus
imprecò a bassa voce, chinandosi sull’amico. Non
sapeva che diamine stava
accadendo, ma di una cosa era sicuro; due Sirius Black nella stessa
stanza
erano decisamente troppi.
***
James
aprì nuovamente gli occhi, sperando con tutto se stesso di
avere fatto il più
terribile e realistico incubo della sua vita. Una volta Harry gli aveva
raccontato che in passato gli era spesso capitato di essere tormentato
da
terribili sogni, ma James era abbastanza sicuro che quello che la sua
mente ricordava,
vero o meno, era infinitamente peggio.
Tutto
quello che desiderava in quel momento era svegliarsi nel suo letto,
nella loro
stanza nella torre, in mezzo al loro solito casino fatto di vestiti
abbandonati
ovunque, calzini sporchi, libri mezzi disfatti, resti di festini
notturni a
base di schifezze e di cibo rubato dalle cucine, pozioni e scherzi
più o meno
consentiti.
Fu una
folata di vento a distruggere definitivamente tutte le sue aspettative,
unita
alla consapevolezza che la superficie su cui stava giacendo era
decisamente
troppo dura ed irregolare per essere sia il suo letto che il pavimento
della
loro stanza dove ogni tanto finiva con il ritrovarsi dopo essere
rigirato
troppo nel letto.
Quando
finalmente si decise ad aprire del tutto gli occhi ed aggiustarsi bene
gli
occhiali sul naso, miracolosamente intatti o quanto meno poco
danneggiati, il
ragazzo scoprì di essere ancora nel luogo buio del suo
incubo. Portò istantaneamente
una mano alla testa, costatando che la ferita era ancora là
dove l'aveva
scoperta prima. James non sapeva quanto a lungo aveva dormito, ma
sicuramente
non doveva essere molto. Il luogo dove si trovava, infatti, era ancora
immerso
nella stessa oscurità di prima così come
l’aria lugubre che si respirava era la
stessa.
Imprecò
a bassa voce e si tirò a sedere, guardandosi intorno con
circospezione.
Non
c'era traccia della sua bacchetta, almeno per quel poco che riusciva a
vedere.
Forse qualcuno gliela aveva tolta, oppure era rimasta nella sua borsa
insieme
alla custodia dei suoi occhiali.
Il
ragazzo sospirò, cercando di concentrarsi. Fin da piccolo
aveva imparato da suo
padre che la migliore cosa da fare in una situazione critica era
restare calmi,
e questa aveva tutta l'aria di essere una situazione critica. Doveva
analizzare
freddamente l’ambiente circostante, riconoscerlo e cercare di
elaborare un
piano che lo portasse in salvo o quanto meno che gli permettesse di
chiedere
aiuto.
Ricostruì
brevemente gli avvenimenti: qualcuno lo aveva colpito alla testa quando
era
rimasto solo subito dopo gli allenamenti, stordendolo, e lo aveva
portato in
quello strano posto. Una prigione, una grotta o forse una casa
abbandonata.
L’unica cosa di cui era sicuro era che si trovava a Nord,
forse addirittura
fuori dall’Inghilterra.
Intorno
a lui non c'era il minimo rumore, solo il silenzio più
assoluto. Niente voci,
rumori di passi o altri suoni che facessero pensare alla presenza di
colui che
lo aveva portato lì. Era solo, o almeno così
sembrava. Il suo rapitore doveva
averlo abbandonato da qualche parte e se n'era andato, fregandosene di
quello
che sarebbe stato di lui una volta sveglio.
James
si alzò, appoggiandosi ad una parete, scoprendo di zoppicare
e di reggersi a
mala pena in piedi. Studiò con quanta più
attenzione il suo corpo e scoprì un
grosso livido grande quanto un pugno sulla gamba destra, forse dovuto
ad un
calcio. Guardò ancora intorno a lui, cercando di fare
adattare la sua vista a
tutta quella oscurità.
Il
posto in cui si trovava era decisamente strano, spoglio, senza mobili o
finestre.
Non vi era nemmeno in pavimento, solo del terriccio umido e pieno di
sassi
appuntiti che gli avevano graffiato le braccia. Intorno a lui c'era
anche della
neve e in lontananza si sentiva un lupo solitario che ululava alla luna.
Lasciò
la stanza e si diresse con circospezione in quella attigua,
aggrappandosi alle
pareti rocciose, e si ritrovò in un ambiente del tutto
identico a quello
precedente. Esasperato alzò gli occhi al cielo, e si accorse
dell'immenso
soffitto a volta: si trovava in una grotta, abbandonata
chissà dove in un posto
sperduto e freddo sul fianco di una montagna decisamente ripida.
Quell'improvvisa
scoperta lo sconvolse, facendolo ricadere a terra. Era spacciato.
Il suo
rapitore doveva averlo abbandonato lì perché
sapeva benissimo che nessuno
sarebbe stato in grado di trovarlo e che lui non sarebbe riuscito ad
andarsene.
Probabilmente la prima casa o il primo villaggio abitato era a diversi
chilometri, oltre la foresta infestata da chissà quali
pericolosi animali,
troppo lontano perché qualcuno potesse sentire le sue urla o
i suoi appelli.
Chi lo aveva abbandonato non si era nemmeno preoccupato di lasciargli
del cibo,
dell’acqua o quanto meno qualcosa con cui difendersi dal
freddo. Chiunque fosse
il responsabile, James era sicuro che voleva vederlo morto.
Il suo
viso si bagnò di lacrime di rabbia. Si era fatto fregare
come un novellino; che
ne sarebbe stato di lui? Tutti i suoi propositi di combattere e di
difendere le
persone che amava dai Mangiamorte e da Bellatrix erano andati in fumo,
persi.
Aveva giurato a se stesso che avrebbe combattuto, che avrebbe cambiato
quel
destino che li voleva tutti morti ed alla fine aveva dovuto arrendersi.
Probabilmente sarebbe stato il primo a morire.
I suoi
genitori, Sirius, Remus, Lily sarebbero stati distrutti dal dolore.
Harry poi,
non avrebbe sopportato l'ennesimo abbandono. Avrebbe creduto che fosse
colpa
sua e avrebbe smesso di lottare. James poteva vedere chiaramente i loro
visi,
pallidi e stravolti, quasi fossero tutti di fronte a lui. Gli occhi dei
suoi
cari lo guardavano severi, pieni di biasimo per averli abbandonati, per
non
aver saputo difendersi e difendere gli ideali per i quali aveva scelto
di
schierarsi e combattere.
Improvvisamente
James realizzò di sentirsi stanco. Troppo esausto persino
per pensare.
Chiuse
gli occhi e si lasciò andare, scivolando nel sonno. Quando
si sveglio stava
peggio di prima. Il freddo pungente aveva ripreso a tormentarlo,
accompagnato
da una fortissime sete. Si guardò intorno, frenetico, senza
trovare traccia di
acqua. Al suo rapitore non doveva importargli gran che della sua
sopravvivenza.
Forse lo aveva abbandonato in quella grotta abbandonata dal mondo
proprio perché
morisse di stenti, la morte peggiore per un guerriero come lui.
Il
ragazzi si rannicchiò in un cantuccio, cercando
disperatamente di scaldarsi un
po', ignorando la sete ed il senso di debolezza che si stava pian piano
diffondendo nel suo corpo. Era solo, abbandonato e stava iniziando a
stare
male. Di lì a qualche ore avrebbe avuto la febbre alta e
avrebbe preso a
delirare. Sentiva di essere spacciato. Non aveva
possibilità, lo sapeva, ma lo
stesso prese a pregare perché qualcuno lo trovasse e lo
portasse in salvo.
Se
c’era un dio, una divinità o forse se suo fratello
Stephen lo stava ascoltando
in quel momento, James implorò che guardasse giù
e che gli venisse in aiuto.
ANGOLO DELL'AUTRICE
ebbene si, come promesso questo è stato un aggiornamento
lampo per ripagarvi della lunga attesa. unico neo, per tutte le
rivelazioni dovete aspettare il prossimo capitolo. ad ogni modo, credo
sia stato uno scambio vantaggioso!
BabyRiddle: grazie milleee!
Brando; grazie milleee! beh, superare quel capitolo era difficile, ad
ogni modo credo che in quanto complessità i prossimi non
scherzeranno. ti assicurò che succederà di tutto,
veramente!
Amgan: grazie milleee!
Jamie_Lily: grazie milleee! hai perfettamente ragione, chi lo ha rapito
dovrà avere paura di quei tre, specie ora!
Marty_Youchy: grazie milleee! le tue parole sono bellissime, come
sempre. sono onorata che leggi la mia storia!
FunnyPink: grazie milleee! non ti dico chi ha rapito James, ma se vuoi
ti dico chi non lo ha rapito: Peter! lo odio a tal punto da non volerlo
nella mia storia nemmeno come colpevole!
Millyray: grazie milleee! ho mantenuto la promessa?
Lady_Saika: grazie milleee! si, Bellatrix ha preso il posto di Anderson!
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Capitolo 62 *** SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI ***
CAPITOLO
60
SULL’ORLO
DI UNA CRISI DI NERVI
L’improvvisa
comparsa del padrino di Harry, passato velocemente da innocente
ed amabile cane a mago in carne ed ossa, aveva causato parecchio
scompiglio tra
il gruppo di amici ma per strane ragioni, soprattutto grazie ad una
abbondante
dose di fortuna, era passata del tutto inosservata agli adulti ancora
intenti a
confabulare tra loro al tavolo insegnanti. Non appena Sirius Black era
caduto a
terra svenuto alla vista di un suo improbabile sosia, Harry aveva
subito
controllato la reazione del preside, del Signor Potter e del Professor
Anderson
per poi scoprire che se i primi due non si erano accorti di nulla,
l’ultimo era
addirittura sparito dalla Sala Grande.
“Allora,
qualcuno si decide a spiegarmi che significa tutto questo?”
esclamò Frank, spazientito da quell’improbabile
situazione.
Nelle
ultime ore, in particolare negli ultimi minuti la situazione
era degenerata fino ad apparirgli a dir poco paradossale; non solo
James era
sparito del nulla per mano di chissà quale mago oscuro,
improvvisamente veniva anche
a sapere che intorno a lui c’erano un sacco di misteri
assolutamente assurdi,
compreso un sosia di Sirius Black con circa venti anni in
più di quanti ne
aveva l’ originale che fino a quel momento si era spacciato
per il cane del suo
presunto cugino che improvvisamente sembrava fosse diventato suo
figlio.
Insomma, c’erano davvero molte ragioni che potessero
giustificare sia un
tremendo mal di testa che uno scatto d’ira. Nonostante il
ragazzo si fosse
sentito incline ad entrambe le cose, istintivamente aveva tirato a se
Alice,
tremante e spaventata, frapponendosi tra lei e gli altri. Non sapeva
cosa stava
accadendo, ma di certo non avrebbe permesso che qualcuno le facesse del
male.Più o meno lo stesso
avevano fatto Lily, Zhoana, Remus e Regulus,
riuniti attorno all’ancora svenuto Sirius Black. Scoprire che
il cane non era
quello che sembrava era stata un po’ una delusione ed allo
stesso tempo un
campanello d’allarme.
“Cosa
vuoi che significhi, che Sirius è un idiota!”
sbottò Ginny, furiosa, preparandosi
a lanciare una fattura al mago che fissava la ragazza con
un’aria colpevole e
spaventata.
Prima
che fosse troppo tardi, Ron riuscì a togliere la bacchetta
alla sorella che fu
prontamente bloccata da Harry. Ginny cercò di protestare ma
finì con l’arrendersi
al contatto con il corpo del proprio ragazzo.
“Che
ho fatto?” chiese Sirius, confuso, aprendo appena un occhio e
strappando un
sorriso ad Harry.
Il ragazzo
era ancora a terra, circondato da Remus, Zhoana,
Lily e Regulus. Appariva confuso, forse più per quella
assurda divisione in
gruppi che per la comparsa di qualcuno che gli assomigliava tanto.
Malgrado la
presenza di quel mago indicava chiaramente che Harry non era stato del
tutto
sincero, aveva piena fiducia in lui. Dopo tutto quello era il figlio di
James e
lui sapeva che non avrebbe mai potuto fare loro del male, nemmeno se lo
avesse
voluto. Il tizio che gli assomigliava tanto in fondo non sembrava
pericoloso,
solo un po’ folle, non certo un assassino pronto a fare loro
del male.
“Non
tu, l’altro..” sospirò Hermione,
indicando il mago più vecchio a pochi passi da
lui, intento a fissare la giovane versione di se stesso con
un’aria corrucciata.
“Merlino
che mal di testa..” mormorò Lily, lasciandosi
cadere seduta.
Da
quando Harry ed i suoi amici erano arrivati a scuola ed erano entrati
nelle
loro vite riuscire a stare dietro ai continui colpi di scena era
diventata una
vera e propria impresa. Ogni volta che si convincevano di sapere tutto
e di non
avere altri misteri da svelare ecco che arrivava qualcuno, compariva
qualcun altro
oppure avveniva un attacco misterioso.
”Chi
diamine siete in realtà?” chiese Alice,
guardandosi intorno freneticamente senza
nascondere la sua agitazione.
La ragazza
cominciava ad avere seriamente paura.
Improvvisamente aveva iniziato a vedere i suoi amici di sempre sotto
una luce
nuova. Lily e Remus non sembravano spaventati quanto lei, quasi
sapessero
qualcosa che a lei non era dato sapere. Qualunque cosa stesse
succedendo loro
dovevano esserne a conoscenza, almeno in parte. Lei invece era
all’oscuro di
tutto, esattamente come Frank.
“Lui..
sono io?” balbettò Sirius, tra il confuso e lo
spaventato.
Remus
studiò con attenzione l’amico, ancora a terra, per
poi passare ad analizzare lo
sconosciuto che doveva venire dal futuro ed infine Harry. Il ragazzo
era
agitato, ma non sorpreso. Non quanto loro almeno. Sembrava conoscesse
l’uomo
più grande e sapesse di già perché
fosse lì. Ci mise pochi istanti a indovinare
chi doveva essere, eppure non si azzardò a dirlo ad alta
voce. Lo sguardo,
quella vena di pazzia e quel cipiglio inconfondibile facevano capire
chiaramente che doveva essere un Black, forse proprio quel Sirius che
Harry
aveva creduto morto. Tuttavia la calma di Harry era inspiegabile. Il
ragazzo
aveva detto loro che il suo padrino era morto, possibile che rivederlo
vivo non
gli facesse nessun effetto? Per un po’ cadde un silenzio che
nessuno si
azzardava a rompere, fino a che Hermione non si rese conto che sarebbe
toccato
a lei dare qualche spiegazione per giustificare la presenza del Sirius
adulto
in quella dimensione. La ragazza sospirò.
“Ehm,
vediamo.. avete presente la storia di Bellatrix? Diciamo che
è una cosa
simile..” cercò di spiegare Hermione, rivolgendosi
a Sirius, Regulus, Lily e
Remus.
La
situazione era già abbastanza complicata senza che loro
perdessero la pazienza
per non essere stati informati di tutto quanto per tempo. Alice e
Frank, dal
canto loro, erano ancora più confusi e intimoriti che mai.
Più il tempo passava
e più i due ragazzi avevano la sensazione di trovarsi dentro
un terribile
incubo, il più realistico che avessero mai fatto. Neville
fissava i genitori, mogio, soffermandosi in particolare sullo sguardo
del padre
che sprizzava rabbia e odio. Alla fine le sue peggiori paura si stavano
realizzando; il ragazzo non sembrava averla presa troppo bene.
“Mi
stai dicendo che ci sono due Bellatrix e due Sirius?” chiese
Lily, incredula,
fissando le due versioni di Sirius che si studiavano a vicenda quasi si
trattasse di una sfida.
“Comincio
a credere che ci sono troppi Black al castello.”
Esclamò Remus, sbuffando.
Se
avere due Bellatrix voleva dire avere due pazze furiose a piede libero,
avere
due Sirius voleva dire avere altrettanti incoscienti, cretini e
impulsivi. Il
licantropo non era sicuro che i suoi nervi, già provati dal
rapimento di James,
avrebbero retto. Se da una parte la conferma che lo sconosciuto lo
aveva
tranquillizzato, dando ragione ai suoi sospetti, dall’altra
lo rendeva
tremendamente nervoso. Gli eventi stavano prendendo una piega strana,
quasi
incontrollabile.
“Si,
lo credo anche io.” Confermò Regulus,
guadagnandosi un’occhiataccia da suo
fratello ed una risata divertita del mago più adulto.
“Fermi
tutti, come sarebbe a dire ci sono due Bellatrix?” chiese
Frank, osservando
allibito il ragazzo con i capelli color miele.
Per quanto
assurdo fosse,
sembrava che Remus a sua differenza stesse riuscendo a trovare qualcosa
di
logico in quella situazione decisamente assurda e fuori da ogni regola.
“Ehi
ragazzi, Frank ha ragione. Dobbiamo spiegargli tutto.” Disse
Harry,
intervenendo in aiuto degli amici.
Il ragazzo
gli lanciò un’occhiata piena di
gratitudine, nonostante fosse palese che non riusciva a fidarsi
completamente
di lui.
“Posso
suggerire la
Stanza
delle Necessità prima che Silente e il signor Potter mi
vedano?” chiese Sirius
con educazione, schiarendosi appena la voce roca.
Anche lui,
proprio come
Harry, aveva notato che Anderson era sparito, ma non sembrava avere
dato troppo
peso alla cosa. Certo, era strano che un auror come lui non
partecipasse alle
ricerche in prima persona, mettendoci anima e corpo, ma era anche vero
che si
trattava di un mago anziano e stanco che ne aveva viste fin troppe
nella sua
vita. Certo, il vecchio professore non lo convinceva del tutto ma non
poteva
essere cambiato tanto da essersi alleato con il nemico.
“Potevi
pensarci prima, questo casino è opera tua.”
Sbuffò Ginny incrociando le braccia,
ancora furiosa con il mago più adulto.
Avrebbe
voluto davvero schiantarlo, ma
forse Harry non avrebbe apprezzato o qualcuno dei presenti si sarebbe
accorto
della sua presenza. Ad ogni modo, se causare uno svenimento ad Harry
era stata
una mossa avventata, farsi vedere dai malandrini nella Sala Grande a
pochi
passi da Silente era stata una mossa decisamente stupida. Solo il cielo
sapeva
perché nessuno li aveva ancora scoperti.
“Come
al solito.” Sottolineò Hermione, critica, fissando
di traverso il mago più
adulto.
“Vi
sembra il momento migliore per discutere?” chiese Lily,
esasperata, passando lo
sguardo dalle due ragazze alla versione adulta di Sirius che se la
rideva,
divertito, senza perdere di vista il padre di James e Silente.
“Si,
perché come al solito Sirius è un cretino. Prima
dice a tutti cosa fare e cosa
non fare, poi lui fa il contrario e finisce con il rovinare
tutto!” spiegò
Ginny, incrociando le braccia sul petto, scocciata per
l’irresponsabilità del
mago.
“Concordo.”
Affermò deciso Remus, sollevato di aver finalmente trovato
un alleato nella
lotta contro il pessimo carattere del suo amico Sirius.
Nessuno
aveva mai
descritto il suo amico meglio di come aveva fatto la rossa in quel
momento.
“Ehi,
tu non mi conosci.. nel senso, conosci solo me da giovane..”
protestò la versione
più adulta Sirius Black, imbronciandosi.
Essere
sgridato da Ginny ed Hermione
era normale, esattamente come lo era sentirsi rimproverane da Lily.
Remus
tuttavia era un malandrino, era uno di loro, non poteva dare ragione
alle
ragazze. C’era qualcosa di incredibilmente sbagliato in
questo che lo offendeva
profondamente.
“Credo
sia abbastanza per affermare che sei lo stesso un cretino,
fidati.” Ribatté
Remus, pacato come suo solito, strappando una risata ai presenti che
contribuì
ad alleggerire l’atmosfera tesa che aveva regnato fino a
pochi istanti prima.
Sirius
avrebbe volentieri continuato la discussione ma l’improvviso
arrivo di Silente
e del Signor Potter lo obbligò a trasformarsi in Tartufo
prima che fosse troppo
tardi.
“Ehi
ragazzi, che succede?” chiese il preside, osservando
attentamente i visi dei
ragazzi.
“Niente,
Signore, stavamo lasciando la sala per tornare nella torre.”
Disse Hermione,
arrossendo per via della bugia che aveva appena raccontato al vecchio
insegnante.
“Bene,
credo sia la cosa migliore.” Rispose Silente, lisciandosi la
barba prima di
allontanarsi.
Harry
guardò attentamente l’uomo, stupito. Il preside
che aveva conosciuto lui non si
sarebbe fatto fregare con così poco, sembrava davvero che la
guerra in corso lo
stesse lacerando quasi non fosse in grado di portare avanti ed
organizzare la
resistenza magica. Il ragazzo lanciò un’occhiata a
Frank, rimasto impassibile
nonostante la rabbia.
“Cosa
era tutta quella confusione?” si intromise Robert Potter,
fissando uno per uno
tutti i ragazzi presenti.
Era
sospettoso, ma si vedeva che non aveva molta
voglia di fare domande. Erano altre le persone che avrebbe voluto
interrogare e
torturare, quelle che avevano rapito il suo James proprio sotto il naso
di
Silente e di Anderson.
“Niente
di grave, nonno. Piuttosto, notizie di James?” disse Harry,
preoccupato,
cercando di distrarre l’auror ed allo stesso tempo di
ottenere qualche notizia.
Al nome
del figlio l’uomo sospirò, lasciando trasparire
tutta la sua stanchezza
e la sua disperazione.
“Nessuna,
è sparito nel nulla. Nemmeno Silente se lo
spiega.” Rispose l’auror, sospirando.
Se di
fronte a lui non ci fossero stati suo nipote e gli altri ragazzi forse
sarebbe
scoppiato in un pianto liberatorio, per sfogare tutta la tensione
accumulata
nella giornata.
“Nonno?”
chiese Frank a Neville, furioso, stando attento a non farsi sentire
dall’uomo.
“Poi
ti spieghiamo anche questo, tranquillo.” Rispose Neville,
evitando lo sguardo
di suo padre.
Mai prima
d’ora aveva visto i suoi brillare in quel modo, accesi
di rabbia ma allo stesso tempo anche di vita. Il ragazzo ne era
affascinato,
nonostante avesse paura di essere mandato al diavolo dal proprio
genitore. Non
vi era traccia dell’apatia che aveva imparato a conoscere e a
non notare nelle
lunghe giornate passate al suo capezzale al San Mungo.
“Avrete
pure iniziato ad indagare da qualche parte.”
Rifletté Ron, pensieroso.
La
presenza dei tre migliori auror doveva pure significare qualcosa, non
era
possibile che stessero ancora brancolando nel buio.
“Alastor
sta perquisendo il castello, Thomas invece interroga i
professori.” Spiegò
Robert, poco convinto.
Nonostante
apprezzasse gli sforzi dei suoi colleghi era
abbastanza sicuro che non servisse a niente ribaltare il castello e
fare mille
domande a chiunque respirasse un po’ più forte del
normale. Chi aveva rapito
James non lo aveva certo nascosto tra le mura del castello, oppure
Silente non
avrebbe avuto bisogno del loro intervento per ritrovarlo. Per quanto
stanco,
vecchio e provato dalla guerra fosse il preside manteneva ancora un
controllo
pressoché assoluto sulla sua scuola e sulla maggioranza dei
suoi alunni.
“I
professori?” chiese Frank, sorpreso, accantonando per qualche
istante tutte le
domande che si stavano rincorrendo nella sua mente.
Il suo
istinto da figlio di
auror gli diceva che centravano o che comunque dovessero sapere
qualcosa.
“L’unica
spiegazione plausibile è che qualcuno nasconda il
colpevole.” Continuò il
signor Potter, facendosi sempre più apatico.
Fin dal
primo momento aveva
creduto che la sparizione di James facesse parte di un piano
più grande ed
incredibilmente complicato e ogni momento che passava se ne convinceva
sempre
più.
“Credi
si tratti dei Mangiamorte?” chiese Regulus,
titubante.
Per tutto
il tempo che
aveva passato tra le Serpi non aveva mai sentito di piani che
prevedessero il
rapimento di qualche studente sotto il naso di Silente, ma era bene non
sottovalutare la pazzia di Bella, Severus e Lucius. Quei tre, proprio
come ogni
altro mangiamorte che avesse di propria iniziativa sottoscritto la
causa del
Signore Oscuro, erano pronti a tutto.
L’uomo
non risposte subito, ma parve pensarci tanto a lungo che Regulus
pensò davvero
di avere colto nel segno.
“Non
lo so proprio.. potrebbe, certo. Scusate ragazzi..” disse
alla fine,
allontanandosi.
I
ragazzi non parlarono tra loro mentre si dirigevano nella Stanza delle
Necessità. Frank
aveva ritrovato tutta la sua rabbia mentre Alice era più
spaventata che mai e
non lasciava nemmeno per un istante la mano del suo ragazzo.
“Devo
proprio essere impazzito per avervi seguito invece di andare da Silente
a
denunciare la vostra pazzia.” Sbuffò Frank,
tenendo saldamente la bacchetta nel
pugno pronto ad ogni evenienza.
Per quello
che ne sapeva lui potevano essere
proprio loro i responsabili della sparizione di James, nonostante
questi fosse
un loro amico. Magari era tutta una messa in scena per distrarre gli
auror ed
attaccare il castello e perfino James era un complice.
“Tranquillo,
non siamo pericolosi, e poi Silente sa già quasi
tutto.” Spiegò Sirius, subito
dopo avere nuovamente ripreso la sua forma umana.
“Perdona
la mia poca fede, ma sto parlando con un uomo che potrebbe essere mio
padre e
che dice di essere Sirius Black.” Replicò Frank,
ironico e scettico, mentre
l’altro si stiracchiava.
“Lo
sono, infatti.” Ribatté pacatamente Sirius,
facendo impallidire ancora di più
Alice.
“Potresti
semplicemente farla finita e stare zitto? Davvero, fai meno
danni.” Sbuffò
Ginny, minacciandolo con la sua bacchetta.
Sirius
sbuffò, ma non rispose.
Sapeva bene che provocare una donna arrabbiata poteva essere
pericoloso, specie
se questa aveva i capelli rossi.
“Anche
a noi dovete qualche spiegazione, lo sapete vero. Da quanto ci avevate
detto
lui doveva essere morto.” Mormorò Remus, indicando
l’uomo che si mise
ostinatamente a fingere indifferenza.
A quelle
parole Sirius si accigliò e
strinse forte la mano di Zhoana.
“Lo
ero, o almeno loro pensavano.” Rispose Sirius, fissando
attentamente Remus.
Era
sorprendente vederlo così giovane e spensierato. Gli
sembrava un sogno, la
realizzazione di tutte le sue preghiere. Se James non fosse sparito nel
nulla
per merito di qualche delinquente allora si che sarebbe stato veramente
perfetto.
“Possiamo
andare in ordine?” chiese Lily, quasi implorante.
Harry
sospirò e si voltò
verso Frank e Alice. Toccava a lui raccontare tutta la storia
dall’inizio.
Ormai lo aveva fatto talmente tante volte che aveva preso a venirgli
quasi naturale.
“Ci
vorrebbe una vita a spiegare tutto.. in estrema sintesi, veniamo dal
futuro.”
Dichiarò il ragazzo, fermandosi ad osservare le reazioni
della coppia.
“È
uno
scherzo, vero?” chiese Alice, incredula.
Frank al
suo fianco era pallido, ma
era rimasto in silenzio. Prima di esprimere un giudizio voleva sentire
la fine
di quella storia.
“No,
per nulla. Abbiamo aperto un portale per venire qua e poter frequentare
l’ultimo anno. L’idea era studiare e poi tornare
là, solo che i mangiamorte
hanno sferrato un attacco a sorpresa nel quale sono morti tutti quelli
che
erano sopravvissuti alla guerra.” Spiegò Hermione,
mestamente, riassumendo
tutto quello che era successo negli ultimi mesi.
Frank e
Alice alzarono lo
sguardo su Remus, che annuì per confermare le parole della
ragazza e poi si
voltò verso gli altri per invitarli a continuare il racconto.
“Credevamo
di essere noi i soli superstiti, invece poi è spuntato anche
Neville.” Continuò
Ginny, indicando il ragazzo.
“Lo
conoscevate di già?” chiese Sirius,
sorpreso.
Per quello
che ne sapeva Neville
arrivava dall’America, non dal futuro. Tuttavia quella
spiegazione era
verosimile.
“Certo,
ma non potevamo dirvelo perché lui non voleva.”
Spiegò Ron, con fare sbrigativo,
anticipando le domande e gli sguardi perplessi dei ragazzi.
Sirius
stava per chiedere ai ragazzi per quale ragione Neville aveva chiesto
loro di
mentire, ma le occhiate di Frank e Remus lo dissuasero. I due ragazzi
volevano
che li lasciasse continuare il loro racconto prima di interromperli con
fiume
di domande. Avrebbero avuto tutto il tempo nel mondo per fare domande,
più
tardi. Ora dovevano solo lasciarli parlare.
“Con
lui c’era anche il cane, che in realtà
è la vostra versione di Sirius Black..”
disse Zhoana, studiando l’uomo che aveva di fronte.
Assomigliava
moltissimo al
suo Sirius, ma aveva l’aria di avere affrontato troppi
problemi e troppe
delusioni. Il suo viso era stanco e deluso dalla vita, anche se si
sforzava di
sorridere, illuminato solo da una pallida luce di determinazione o
forse di pazzia.
“Esatto,
credevo fosse morto qualche anno fa ma invece era caduto oltre il
velo..”
spiegò Harry, sorridendo al suo padrino.
Riaverlo
al suo fianco, poterlo
abbracciare e non doverlo più nascondere era liberatorio.
Finalmente poteva
tirare un sospiro di sollievo e smettere di assumersi la colpa della
sua morte.
Sirius ricambiò il sorriso, tirando il ragazzo verso di
sé.
“Non
è
la stessa cosa?” chiese Remus, sorpreso, passando lo sguardo
tra i due maghi.
Sembravano
molto affiati, come un padre ed un figlio.
“No,
Remus oppure non sarei qui.” Ribatté dolcemente la
versione più adulta di
Sirius, senza lasciare andare il suo figlioccio.
“Perché
non ti sei rivelato prima?” chiese Regulus, puntando i suoi
occhi grigi in
quelli uguali ma più adulti del fratello.
Sirius
sussultò, quasi vedesse il
fratello per la prima volta.
“Perché
credevo che due Sirius Black fossero troppi, esattamente come due
Bellatrix.”
Rispose Sirius, ironico, distogliendo lo sguardo.
Faceva
troppo male guardare
suo fratello, gli ricordava tutti gli errori che aveva commesso nella
sua vita.
“Due
Bellatrix?” chiese Frank, confuso.
Nonostante
stesse finalmente avendo le
risposte che voleva, la storia continuava a farsi più
intricata. Di quel passo
non ne sarebbe più venuto a capo, non velocemente almeno.
“La
donna misteriosa che ha attaccato il padre di James, Andromeda e Dora
era Bellatrix.”
Spiegò il più giovane dei due Sirius Black,
raccontando in breve all’amico
tutta la storia.
Il ragazzo
ascoltò incantato, rimettendo finalmente a posto
tutte le tessere di quell’intricato mosaico che era stato
l’attacco alla
bambina da parte della sconosciuta.
“Quella
venuta dal vostro tempo, giusto?” chiese Alice, in cerca di
conferma. Harry
annuì.
Tutta
quella storia era terribilmente complicata ma almeno non la spaventava
più.
Quei
ragazzi alla fine erano angeli buoni, tornati indietro per aiutarli in
quella assurda guerra. La loro presenza, tutto sommato, dava sicurezza.
“Che
confusione.” Sbuffò poi la ragazza, grattandosi la
testa.
Lily
annuì,
sorridendo all’amica. Anche per lei era strano vedere il vero
padrino di Harry
lì con loro, eppure era felice per suo figlio. Sapeva quanto
quei due erano
legati, esattamente come sapeva che nessuno del loro tempo avrebbe mai
potuto
prendere il posto di Sirius. Anche se era stato James a metterlo al
mondo ed
era morto per salvarlo, era lui l’unico padre che Harry aveva
mai conosciuto ed
amato.
“Questo
portale che ha fatto arrivare qui tutta questa gente, è
ancora aperto?” chiese
Frank, pensieroso, dopo una lunga riflessione silenziosa.
“Bella
domanda, Harry?” chiese Hermione, fissando l’amico
con fare indagatore.
Era
stato Harry a sistemare le cose con il preside, nessuno di loro aveva
mai
parlato con Silente.
“Credo
di si. Silente ha detto che si sarebbe chiuso a fine anno.”
Rispose il ragazzo,
mordendosi le labbra.
“Non
che la vostra compagnia sia noiosa, ma non sarebbe il caso di chiuderlo
e dire
basta agli arrivi almeno per quanto riguarda i Mangiamorte?”
chiese Frank con
un filo di ironia nella voce.
Sentire il
padre ridere, meno furioso rispetto a
poco prima, fece rilassare un poco Neville, finalmente pronto a
raccontargli la
verità.
“Trovarsi
con due Voldemort non sarebbe una situazione piacevole, in
effetti.” Convenne
Alice, terrorizzata alla sola idea di vedere due maghi oscuri dividersi
il
controllo del loro mondo compiendo omicidi ed altre atrocità.
“Nel
nostro mondo non esiste più, è stato
sconfitto.” Disse Neville, prendendo per
la prima volta la parola.
La sua
voce era poco più di un sussurro e le sue
parole suonarono incredibilmente tristi ed in completo disaccordo con
la
notizia che portavano.
“Che
ci fate qui, se nel vostro mondo lui non è più un
problema?” chiese Frank,
incredulo.
Gli
sembrava impossibile che qualcuno scegliesse di abbandonare un
mondo finalmente in pace in favore di uno in piena guerra.
“Vedi
Frank, il prezzo è stato piuttosto alto.” Rispose
il Sirius più adulto,
improvvisamente serio.
Remus
fissò l’amico, incredulo. Mai lo aveva visto tanto
serio da quando lo conosceva, nemmeno dopo una litigata con James.
“Che
vuoi dire?” chiese Alice, confusa, fissando intensamente
l’uomo.
“Del
vecchio gruppo sono sopravvissuto solo io.” Disse Sirius,
secco, distogliendo
lo sguardo e cercando di ricacciare indietro quella lacrime solitaria
che
minacciava di bagnargli il viso.
“Non
è
possibile!” esclamò deciso Frank.
L’uomo
sospirò, mettendosi a sedere. Non era
certo di riuscire a ricordare tutta la storia, ma quanto meno ci doveva
provare.
“James
e Lily sono stati traditi da Peter, che li ha consegnati insieme al
piccolo
Harry a Voldemort. Sono morti per proteggerlo, poi quel verme ha
incolpato me
facendomi finire al fresco per dodici anni.”
Iniziò raccontare Sirius.
Dire
quelle cose gli faceva male, ma lo doveva fare. Spettava a lui.
Nonostante
conoscessero già la storia, fu strano per Remus, Lily,
Regulus e Sirius
sentirla raccontare dal mago più grande. Nella sua voce si
sentiva tutta la sua
disperazione e la sua rabbia nei confronti di coloro che avevano fatto
del male
alla sua famiglia. Più che per il dolore che avevano
inflitto a lui, Sirius
soffriva per quelli che non era stato in grado di proteggere.
“Harry
è il figlio di Lily e James?” chiese Alice,
indicando il ragazzo che annuì
sorridendo.
“Sei
stato ad Azkaban? Chiese Frank, incredulo.
Gli
sembrava impossibile che gli
auror potessero averci portato un innocente. In particolare, era
davvero
assurdo che avessero potuto incolpare lui di essere un Mangiamorte e
per avere
condannato a morte il suo migliore amico consegnandolo al
più oscuro dei maghi
in cambio della salvezza. Sirius non si sarebbe mai piegato di fronte
ad un
ricatto del genere, sarebbe morto piuttosto.
“Certo,
ne sono anche evaso..” rispose Sirius, sorridendo, cercando
di scacciare dalla
mente il ricordo di quei lunghi anni passati tra le sbarre in compagnia
della
peggior feccia del mondo magico.
“Ora
capisci
perché lo chiamava nonno?” chiese Hermione,
cercando di cambiare argomento e
alleggerire la situazione.
“Io
e
Alice?” chiese Frank dopo qualche istante, quasi temendo la
risposta.
Sirius
sospirò, per poi voltarsi a guardare Neville. Il ragazzo
annuì, deciso. Quella
era una storia che spettava a lui raccontare.
“Bellatrix
vi ha torturati per avere informazioni, portandovi alla pazzia. Eravate
i
migliori auror del ministero, i più coraggiosi, ma avete
siete finiti al San
Mungo nel reparto dedicato alla degenza permanente.” Disse
Neville, fissando un
punto imprecisato del muro di fronte a sé.
Se avesse
guardato negli occhi i
genitori non sarebbe mai riuscito a raccontare tutto, ne era certo.
“Come
sai queste cose?” chiese Alice, fissando intensamente quel
ragazzino che
assomigliava così tanto al suo Frank.
“Sono
vostro figlio, Neville Frank Paciock.” Rispose Neville, tutto
d’un fiato.
Entrambi
impallidirono e per qualche istante smisero di respirare. Lily
sorrideva, ricordando quando quella sorpresa era toccata a lei.
“Tu,
mio figlio? Perché me lo dici sono ora?” chiese
Frank, sorpreso, puntando i
suoi occhi in quelli pieni di lacrime del figlio.
“Non
volevo deluderti, avevo paura.. nonna mi ha sempre parlato di quanto
fossi
coraggioso, bravo a scuola e nello sport. Vederti mi ha messo in
soggezione.”
Mormorò Neville, imbarazzato.
Molte
volte aveva provato ad immaginarsi quel
momento, ma non avrebbero mai creduto di vedere suo padre piangere e
sua madre
abbracciarlo.
“L’ho
sempre detto che tua madre esagera quando parla di te!”
esclamò il Sirius più
giovane, cercando di fare dell’ironia.
“Perdona
la mia rabbia, sono stato un cretino.” Disse Frank,
sorridendo al figlio e
sporgendosi per abbracciarlo.
“Che
carini, è tutto a posto quindi?”
esclamò Sirius, sollevato che tutti avessero
avuto le risposte che volevano e che non ci fossero ulteriori misteri
da
scoprire.
“Credo
di si, ora sapete tutto tranne che il piccolo Teddy è in
realtà il figlio di
Remus.” Aggiunse Ginny, indicando il piccolo che per tutto il
tempo era rimasto
addormentato sul divano, quasi tutti quei tristi racconti non lo
toccassero.
Alice
e Frank si voltarono verso l’amico, chino sul bambino. Questa
notizia sembrava
ancora più incredibile delle precedenti, ma quanto meno era
positiva.
“Faccio
fatica a crederlo anche io, sai?” mormorò
sorridendo il licantropo, sfiorando
appena il visetto di Teddy.
Dopo
qualche ora di confusione finalmente tutto sembrava tornato alla
normalità, o
quasi. Frank era si era calmato, ma qualcun altro sembrava ancora
parecchio
scosso.
“Sirius,
stai bene?” chiese Zhoana, fissando preoccupata
l’espressione dipinta sul viso
del proprio ragazzo. Sembrava a metà tra
l’arrabbiato ed il divertito.
“Certo,
ehi tu.. quindi tu sei me..” chiese il più giovane
rivoltò alla sua versione
adulta, a mo’ di sfida. L’altro mago
sbuffò.
“Io
preferisco dire che tu sei me.” Ribatté il padrino
di Harry, pacifico.
“Bene,
voi siete voi.. fatela finita.” Sbuffò Remus,
cercando di mettere pace tra quei
due.
Era
incredibile come Sirius riuscisse a litigare anche con se stesso. Ginny
sbuffò, bofonchiò qualcosa a mezza voce e poi si
allontanò verso Hermione.
“Stanne
fuori Remus, questa è una cosa che devo chiarire da
solo.” Esclamò il giovane
Sirius, fuori di sé. Gli sembrava assurdo essere stato
ingannato in quel modo.
“In
tutti i sensi, amico.” Ridacchiò il mago adulto,
sorridendo.
Era strano
vedersi
più giovane. Il ragazzino che aveva di fronte era
spensierato, aveva degli
amici fedeli al suo fianco e una ragazza che amava. Aveva persino un
fratello.
Insomma, la sua vita non era ancora caduta in disgrazia e forse grazie
ad Harry
non sarebbe mai successo. Era felice per lui, anche se forse un
po’ invidioso,
e non capiva da dove venisse tutta quella rabbia.
“Io
non sono tuo amico, mettiamo bene in chiaro le cose.”
Replicò il più giovane, incrociando
le braccia.
“Ti
prego Sirius, stai facendo la figura dell’idiota.”
Implorò Remus,
massaggiandosi le tempie e implorando silenziosamente perché
qualcuno si
decidesse a mettere fine a quell’inutile discussione
schiantandoli.
Sirius gli
lanciò un’occhiataccia, ma non rispose.
“Tu
arrivi dal nulla, ti presenti qui, parli con Harry e non ti degni di
dirmi
nulla?” chiese Sirius, fuori di se, al mago adulto che ancora
non sembrava
prenderlo sul serio.
“Volevo
solo evitarti un bello spavento.” Rispose l’altro,
alzando le spalle.
“Non
sono una femminuccia..” sbuffò Sirius, passando
dall’arrabbiato all’offeso.
“Beh,
però sei svenuto prima, no?” chiese il mago
più grande, divertito, mentre i
ragazzi assistevano a quello scambio di battute senza aprire
bocca.
Era una
conversazione talmente assurda da non sembrare nemmeno reale.
“Senti,
simpaticone, se io sono un rammollito lo sei anche tu.”
Sibilò Sirius, tra i
denti.
“Non
proprio, io non ero certo come te alla tua età. Ti ricordo
che il futuro sta
cambiando.” Disse il padrino di Harry, deciso a non lasciare
al piccoletto
l’ultima parola.
“Meno
male, speriamo che Sirius Jr. sia meno cretino di Sirius Senior e
speriamo
anche che prima o poi qualcuno di voi due si stanchi di litigare da
solo!”
sbuffò Hermione, severa.
Le
parole della ragazza colpirono i due litiganti che, colpiti nel
profondo dalla
stupidità della loro discussione, smisero immediatamente ed
arrossirono.
“Dai
ragazzi, Hermione ha ragione. Siete entrambi sconvolti per quello che
è
successo a James.” Suggerì Zhoana, timidamente,
fissando entrambi con un
sorriso dolce.
Anche per
lei avere due copie del suo ragazzo cominciava a
diventare piuttosto impegnativo. Il volti dei due Sirius si incupirono
sentendo
il nome del loro migliore amico. James era sparito da molte ore, forse
troppe. Non
sapevano dove si trovasse ma di certo era in pericolo.
“Non
lo avevate previsto?” chiese Frank, fissando prima la
versione più adulta di
Sirius e poi gli altri ragazzi. Harry rimase in silenzio, poi si
voltò verso il
suo padrino.
“Nel
passato James non è mai stato rapito.” Rispose
l’uomo, abbassando la testa.
“Questo
è un bel casino!” esclamò Regulus,
preoccupato.
Alle
parole del ragazzo, Sirius alzò la testa di scatto.
“Regulus,
sei proprio tu!” esclamò l’uomo,
dimenticandosi di tutto il resto.
“Ehm,
si.. certo.” Rispose Regulus, prudente.
Nonostante
fosse più grande, più maturo
e con più esperienza, la versione più vecchia di
suo fratello era persino più
imprevedibile di quella più giovane.
“Fratellino,
vieni qui! Sono stato un cretino, un coglione, un egoista.. puoi
perdonarmi?”
disse Sirius, tirando il fratello minore a se e abbracciandolo forte
fin quasi
a stritolarlo.
“Ma
che gli prende?”chiese il Sirius più giovane,
rivoltò ad Harry.
Il ragazzo
non
rispose, ma sorrise. Era bello vedere che il suo padrino aveva
finalmente
deciso di saldare i conti con il passato e con la sua famiglia.
“Credo
di si, anche se è strano affrontare questo discorso con te
dopo averlo
affrontato con lui.” Mormorò Regulus indicando
l’altro fratello, liberandosi
dalla stretta di Sirius quel tanto che bastava per riprendere a
respirare
normalmente.
“Torniamo
ad occuparci di James, per favore?” chiese Harry, dispiaciuto
di mettere fine a
quella scena fraterna.
Tutti
tornarono subito seri e pensierosi.
“Certo
Harry, dobbiamo trovarlo. Non posso permettere che gli succeda
qualcosa, non
ora che l’ho ritrovato.” Esclamò Sirius,
stringendo forte il pugno.
Non lo
avrebbe perso ancora, non senza combattere.
“Forse
Piton sa qualcosa, è un mangiamorte in fin dei
conti..” ipotizzò Alice, senza
guardare Lily.
Sapeva
bene che la pensavano in modo diverso su di lui ma ad
ogni modo il ragazzo poteva sapere qualcosa. Forse era stato proprio
lui,
spinto dalla gelosia e dalla rivalità con James ad
organizzare la sua sparizione.
“Chiunque
abbia preso James deve averlo portato fuori dal castello, dove la
vostra mappa
non lo può vedere. Uno studente non potrebbe mai farcela,
deve essere stato
qualcuno che ha più libertà di
movimento.” Ipotizzò Frank, serio.
Era a
conoscenza della Mappa del Malandrino da quando i ragazzi
l’avevano realizzata.
Tuttavia, nonostante disapprovasse i continui scherzi e non prendesse
parte
alle loro numerose gite, non ne aveva mai fatto parola ne con i
professori ne
tanto meno con il preside. Erano altri i problemi del castello a
partire dai
Serpeverde che erano diventati Mangiamorte, non certo
un’innocente cartina
magica con qualche potere speciale.
“Come
un professore?” chiese Harry, fissando il padre di Neville.
“Come
Anderson.” Intervenne Remus, serio.
Il
licantropo era ormai più che convinto
che dietro quella assurda storia ci potesse essere solamente lui. Era
stato il
suo comportamento nella Sala Grande, prima che sparisse senza ragione a
suggerirglielo.
“È
assurdo!”esclamò la versione più grande
di Sirius.
“Una
pazzia!” gli fece eco quella più piccola.
“È
strano, certo, ma non fino a questo punto.” Convenne Lily.
“Remus,
che ne pensi?” chiese Hermione, studiando a fondo
l’espressione del ragazzo.
Se
uno come lui era arrivato a sospettare di un professore allora doveva
avere
qualche prova.
“Prima
quando sono entrati gli auror Anderson rideva, quasi la situazione lo
divertisse.” Raccontò Remus, descrivendo nei
minimi dettagli il comportamento e
l’espressione del vecchio professore che tanto lo aveva fatto
arrabbiare poco
prima.
“No,
non ci posso credere. Devi esserti sbagliato.” Disse Lily,
incredula.
“Anderson
è sempre stato troppo curioso, sono sicuro che pur di avere
più informazioni
avrebbe potuto benissimo allearsi con i mangiamorte.” Disse
il Sirius adulto,
pensieroso.
Certo,
credeva nell’innocenza di Anderson ma allo stesso tempo si
fidava dell’intuito di Remus. Il ragazzo non si era mai
sbagliato a giudicare
qualcuno. L’ultima volta che non si era fidato di lui,
preferendo credere a
Peter, James ci aveva rimesso la pelle. Non avrebbe fatto lo stesso
errore una
seconda volta.
“Beh,
in questo caso loro devono per forza saperne qualcosa..”
sospirò Regulus.
Il
ragazzo era rimasto in silenzio tutto il tempo, senza sbilanciarsi.
“Che
proponi? Chiese Ginny, fissando il fratello minore di Sirius con aria
interessata.
“Piton.”
Rispose il ragazzo, alzando le spalle.
“Non
ci dirà mai nulla, lui odia James.” Gli
ricordò Frank, sospirando.
Era una
buona idea parlare con uno dei Mangiamorte, ma non poteva funzionare.
Non con
Piton almeno.
“Ma
è
perdutamente innamorato di Lily, farebbe di tutto per lei..
no?” esclamò Ginny,
intuendo dove volesse arrivare Regulus.
“Non
so se si tratta di una buona idea..” mormorò Lily,
pensierosa.
Non voleva
parlare con Piton, la sola idea di trovarselo di fronte le faceva
troppo male. Non
avrebbe saputo cosa dire e avrebbe finito per mandare
all’aria tutto e
complicare ancora di più le cose.
“Devi
provarci, per James.” Disse Alice, guardandola dritta negli
occhi.
Nonostante
non
amasse particolarmente quel ragazzo e l’idea che la sua
migliore amica ci
parlasse, capiva perfettamente che era l’unica cosa che
potevano fare per
aiutare il loro amico. Se i Mangiamorte centravano in quella storia
alla fine
Piton avrebbe parlato, non avrebbe mentito a Lily.
“Va
bene, ci vado subito.” Esclamò Lily, senza
pensarci nemmeno un attimo.
James
per lei lo avrebbe fatto. Avrebbe ribaltato il mondo pur di ritrovarla
e lei
doveva fare lo stesso.
“Potrebbe
essere pericoloso andarci da sola.” Suggerì Remus,
pensieroso.
Dopo tutto
si
trattava di mandare una ragazza da sola nel covo delle Serpi e non si
sentiva
tranquillo.
“Andrà
Sirius con lei, sotto le sembianze di Tartufo.”
Ordinò Hermione, decisa.
Il
licantropo
annuì, sorpreso che quell’idea non fosse venuta a
lui. Lily sarebbe andata da
Piton in compagnia di un innocuo cane, che nel momento del bisogno di
sarebbe
potuto trasformare in un potente e pericoloso mago adulto. Un piano
perfetto,
insomma.
“Che
nome stupido..” sbuffò Sirius, tenendo stretta
Zhoana.
“Felpato
era già occupato..” sibilò il padrino
di Harry, passandogli di fianco.
L’uomo
prese l’aspetto di un cane e lasciò che la ragazza
aprisse la porta della
Stanza delle Necessità. Era nervosa, ma cercava di non darlo
a vedere. Sirius
la guardò, poi appoggiò con dolcezza il suo muso
su una delle sue mani. La ragazza,
sorpresa da quel gesto, abbozzò un sorriso. Anche se un
po’ matto Sirius
rimaneva sempre lo stesso, cocciuto, testardo, impulsivo, assurdo,
amabile e
fedele. L’avrebbe difesa da chiunque avesse cercato di farle
del male, ne era
certa.
Lily e
Tartufo attraversarono i corridoi del castello nel silenzio
più totale. Era lui
che faceva strada, indicando alla ragazza i passaggi segreti e le
scorciatoie
per arrivare dalle Serpi senza farsi vedere da professori, auror,
fantasmi o
altro. Una volta arrivati il prossimità della sala comune
dei Serpeverde, i due
si nascosero dietro una colonna in attesa di Piton. Il ragazzo non si
fece
aspettare troppo a lungo. Nell’oscurità del
corridoio illuminato solo da
qualche pallida torcia, il pallore del ragazzo risaltava in modo
impressionante. Nonostante si sforzasse di apparire felice, si vedeva
che era
preoccupato. Sembrava quasi che il rapimento di James, o forse il
dolore che
aveva letto negli occhi di Lily poco prima nella Sala Grande, lo avesse
sconvolto.
“Ciao..”
salutò Lily, uscendo dal buio, evitando lo sguardo di quello
che una volta era
il suo migliore amico.
Se la
presenza di Lily lo sorprese, il ragazzo non lo
diede a vedere.
“Che
ci fai tu qui, dovresti sapere che è pericoloso.”
Esclamò Piton, guardandosi
intorno agitato e perdendo per qualche istante la sua solita
calma.
Quando il
suo sguardo incontro quello del grosso cane nero al fianco della
ragazza,
Severus tirò un sospiro di sollievo. Sapere Lily da sola tra
le Serpi lo
preoccupava, soprattutto vista la pazzia di Bellatrix.
“Sai
bene cosa voglio.” Ribatté la ragazza, alzando gli
occhi ad incontrare quelli
neri del Serpeverde.
Piton
sembrò in difficoltà, tanto che si volto verso un
quadro per evitare quegli occhi così verdi che gli avevano
rubato il cuore.
“Non
è
un mio problema di quell’idiota di Potter è
sparito. Ha fatto la fine che
meritava.” Mormorò il Serpeverde, arrabbiato.
“Severus,
per favore..” implorò Lily, aggrappandosi al
braccio del ragazzo.
Piton
sembrò
tentennare, ma non cedette.
“No
Lily, mi spiace.” Rispose lui, lentamente.
Sembrava
che dire quelle parole le
costasse uno sforzo enorme. Mandarla via, dirle di andarsene e di non
farsi più
vedere era una cosa al di là delle sue capacità.
In quel momento avrebbe voluto
stringerla a sé e dirle tutto quello che voleva sapere, ma
non poteva.
“Ascolta,
lo so che abbiamo preso strade diverse e che ora vediamo le cose in
maniera
opposta, ma ricorda il passato. Prima che tutto questo iniziasse
eravamo amici.
Eri il mio migliore amico, sapevi tutto di me. È stata
questa stupida guerra a
dividerci, non James. Se questa guerra finisse, potremmo tornare ad
essere
felici come prima.” mormorò Lily, senza curarsi
delle lacrime che avevano preso
a bagnarsi il bel viso.
Piangeva
per James, per Severus, per tutti quelli che
combattevano quella assurda guerra e per quelli che avevano fatto tutte
le
scelte sbagliate. Piton sospirò, scegliendo con cura le
parole.
“Tu
hai fatto delle scelte, io delle altre. Non si torna indietro, specie
nel mio
caso.” Ribatté tristemente il Serpeverde, fissando
malinconico lo stendardo
della sua casa.
Regulus
alla fine se n’era andato, aveva fatto bene ma lui non
era certo di riuscire a fare lo stesso. Lui non aveva nessun fratello
ad
aspettarlo ne tanto meno la donna dei suoi sogni. Lei avrebbe
continuato ad
amare James, qualunque cosa sarebbe successa, e lui l’avrebbe
ricambiata
proprio come in una favola.
“Invece
puoi, basta volerlo.” Replicò Lily,
decisa.
In quel
momento non stava parlando
per convincere l’amico a dargli informazioni su James, ma
voleva davvero
aiutarlo. Sentiva che non era ancora troppo tardi, malgrado tutto, che
poteva
ancora salvarlo e tirarlo fuori da quel covo di vipere proprio come
Harry aveva
fatto con Regulus. Solo lei poteva.
“Non
lo so, devo pensarci su.” Disse alla fine Piton, voltando le
spalle alla
ragazza.
“Va
bene, sai che se cambi idea potrai sempre contare su di me?”
chiese Lily,
implorante, tirando su con il naso.
“Lo
so,
ma non ti sarebbe di nessun aiuto per la sparizione di Potter. Noi non
centriamo, anche il Signore Oscuro era furioso perché crede
che qualcuno stia
cercando di mettersi in mezzo e di diventare più potente di
lui.” Sospirò
Severus, dando sempre le spalle alla ragazza perché non si
accorgesse che anche
lui aveva iniziato a piangere.
“Grazie
Severus.” Mormorò Lily, asciugandosi il viso con
una manica della veste.
“Non
so altro, davvero.” Disse ancora Severus.
“Va
bene così, grazie.” Rispose Lily allontanandosi di
qualche passo, seguita da
Tartufo.
Il cane
non l’aveva abbandonata ne persa di vista un solo istante.
Non
aveva nemmeno sbranato Piton, nonostante gli fosse costato un notevole
sforzo. Per
la prima volta nella sua vita, Sirius aveva visto Severus come
realmente era:
fragile, orgoglioso e confuso. Proprio come lui e come Regulus era nel
posto
sbagliato, ma non sapeva come uscirne.
“Aspetta..
c’è un’altra cosa.”
Esclamò Piton, voltandosi verso di lei che ora gli dava le
spalle.
“Dimmi
Severus.” Rispose lei, voltandosi.
Severus
restò ammaliato da quella visione.
Anche se distrutta dal dolore Lily era sempre bellissima. Il suo
adorato
giglio. Avrebbe voluto tenerla con sé, ma sapeva che non gli
era concesso.
L’avrebbe distrutta. Lei amava James quanto lui amava Lily.
Non vi era alcuna
possibilità per loro, ma allo stesso tempo lui voleva che
lei fosse felice.
Almeno uno di loro due avrebbe potuto avere il suo grande amore, anche
se non
era lui. Doveva aiutarla anche se questo avrebbe voluto dire aiutare
lui,
salvarlo dall’inferno in cui era finito.
“Qualche
settimana fa, prima delle vacanze.. qualcuno mi ha cancellato la
memoria.”
Disse Severus, abbassando la testa.
“Chi
è
stato?” chiese Lily, pensierosa e confusa.
Nessuno
studente al castello avrebbe
fatto una cosa del genere, tranne un mangiamorte forse, ma restava il
fatto che
Severus era uno di loro. Si trattava di un gesto assurdo, insensato.
“Non
lo ricordo, è tutto confuso. Ad ogni modo non è
stato il Signore Oscuro,
altrimenti non ricorderei nemmeno questo.“
continuò Piton, cercando di
ricordare qualche dettaglio.
“Chi
ti ha cancellato la memoria deve essere stato lo stesso che ha rapito
James.
Non ricordi nemmeno dove ti trovavi?” chiese ancora Lily,
aggrappandosi a
quella disperata possibilità per aiutare James.
“Ero
qui al castello.. nell’ufficio di un professore..”
mormorò Piton, fissando
negli occhi la ragazza.
A quelle
parole anche Sirius, sotto le sembianze di Tartufo,
strabuzzò gli occhi.
ANGOLO
DELL'AUTRICE:
non so se classificherete questo aggiornamento come veloce o meno, ad
ogni modo rieccomi qui. in questo capitolo vi avevo promesso risposte e
spiegazioni, e direi che non sono mancate! nei prossimi ci potrebbe
essere un colpo di scena, chissà!
Brando:
grazie mille!
Adoro Sirius perchè si presta alla perfezione alle scene
comiche, pensa ora che ne ho addirittura due nella storia! :D per
quanto riguarda la ricerca di James, per il momento i ragazzi si stanno
informando. non possono coinvolgere gli auror fino a che non hanno
delle prove, ad ogni modo si.. possiamo dire che collaboreranno. i
ragazzi avrebbero potuto accorgersi che Anderson era Bellatrix, ma non
hanno guardato la mappa. loro pensano che Anderson sia dalla parte dei
Mangiamorte, non sospettano nemmeno lontanamente che possa non essere
lui!
Shin_86:
grazie mille!
ti adoro, solo questo!
Jamie_Lily:
grazie mille!
per prima cosa, AUGURI! sono felice di avere pubblicato il capitolo
proprio nel giorno del tuo compleanno! alla fine è tornato
tutto nella norma: Sirius ha fatto lo show, Frank si è quasi
arrabbiato, Ginny anche.. per James, non posso promettere nulla ma
farò il possibile!
FunnyPink:
grazie mille!
Silente povero sta perdendo i colpi, comincia a non capire
più contro chi sta combattendo. Ad ogni modo, vedrai che si
riscatterà!
BabyRiddle:
grazie mille!
kury: grazie
mille!
Germana:
grazie mille, è bello vedere ancora i tuoi commenti!
Allice_rosalie_Black:
grazie mille!
Dracucciole:
grazie mille!
visto che Piton dice di non saperne nulla, è abbastanza
scontato chi abbia rapito James; la domanda è: dove
lo hanno portato?
smemo92:
grazie mille!
la verità su Piton è che io stessa non sapevo
ancora bene cosa fare, se riportarlo tra i buoni o meno. diciamo che ho
preso una decisione, ma per saperla dovrai aspettare un capitolo o due!
Regulus lo adoro, anche se ora con due Sirius non è certo in
una posizione facile.
LadySaika:
grazie mille!
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Capitolo 63 *** IL QUADRO INIZIA A DELINEARSI ***
CAPITOLO
61
IL
QUADRO COMINCIA A DELINEARSI
Le
notizie che Piton aveva comunicato a Lily fecero velocemente il giro
della
compagnia, lasciando tutti quanti di sasso. Nessuno si aspettava che
Piton
avrebbe collaborato così facilmente, ne tanto meno che
avesse informazioni così
preziose per loro. Non appena la ragazza era tornata nella propria sala
comune
tutti quanti le si erano riuniti intorno, ascoltandola in religioso
silenzio. Solo
alla fine si erano lasciati andare a fare commenti, increduli che alla
fine il
mangiamorte avesse sul serio deciso di collaborare. Ognuno avvertiva
chiaramente che, nascosta tra gli enigmi, vi era la soluzione del
mistero. Il
momento appariva solenne e più che mai cruciale per James.
Harry, da parte sua,
era rimasto molto colpito da come il suo padrino Sirius non si fosse
sbagliato
nel dare un ulteriore opportunità al Serpeverde nonostante
l’odio che correva
tra i due, ma sapeva bene che tuttavia era presto per tirare delle
conclusioni.
Piton non aveva detto espressamente di voler tornare sui suoi passi, ma
solamente che ci avrebbe fatto un pensiero. Nulla di più.
Questo apriva
notevolmente il ventaglio di possibilità circa il futuro che
li aspettava, ma rimaneva
lo stesso assurdo cominciare a pensarci da ora. Al momento avevano
problemi ben
più grandi, forse anche di loro, e non potevano certo stare
dietro alle
paranoie di un mangiamorte quasi pentito. In più il pensiero
del padre
tormentava Harry al punto da renderlo del tutto insensibile alle sorti
del suo
vecchio professore di pozioni anche se questi si era rivelato ben
più profondo
della pozzanghera che poteva sembrare di primo impatto. Il ragazzo
sopravvissuto non riusciva ad accettare di perdere ancora suo padre,
non quando
lo aveva ritrovato e aveva faticosamente creato un rapporto con lui
dopo tutti
i misteri, gli screzi e le incomprensioni dei primi mesi.
“Ha
praticamente detto che è stato Anderson!”
esclamò Remus, scuotendo la testa
dopo aver a lungo soppesato le parole dell’amica.
Il
racconto di Lily era
l’ennesima prova, un po’ confusa forse, che
confermava che il vecchio
professore era in qualche modo collegato a quella storia strana ed
oscura.
Nessun altro professore avrebbe potuto cancellare la memoria di uno
studente,
nemmeno la
McGranitt
in un momento di rabbia.
“No,
ha detto che era nell’ufficio di un professore..”
precisò Hermione, pensierosa.
Anche lei
come Remus non credeva nell’innocenza del professore ma non
bastava
certo la parola di Piton ad incriminarlo. Per quanto ne sapevano poteva
essere
una trappola, o magari un tentativo di depistarli. Dovevano
assolutamente
saperne di più prima di credere al ragazzo, anche se
sapevano che c’erano buone
possibilità che fosse sincero. Ad ogni modo, allo stato
attuale delle cose
sospettavano di Anderson ma non avevano nessuna idea circa alle
motivazioni che
potevano averlo spinto ad agire in quel modo.
“Secondo
te quanti altri professori cancellerebbero la memoria ad uno
studente?” chiese
Remus, incredulo, scuotendo la testa.
Hermione
aprì la bocca per rispondere, ma
poi preferì tacere. Il licantropo non aveva tutti i torti,
ma c’era qualcosa di
oscuro in quella faccenda che le metteva i brividi. Qualcosa di celato,
un
terribile dettaglio che doveva ancora essere scoperto.
“Ad
un
mangiamorte, vorrai dire.” Specificò Regulus,
pensieroso.
“Non
ti seguo..” mormorò Zhoana, fissando con
insistenza il fratello minore del suo
ragazzo.
Il ragazzo
sospirò, senza staccare gli occhi dal fuoco che ardeva nel
camino.
“Tutti
sanno che Piton è un mangiamorte. Un professore avrebbe
potuto fargli delle
domande per conto di Silente e cancellare la sua memoria subito
dopo.” Spiegò
Sirius, intuendo cosa doveva stare passando nella mente del suo
fratellino.
Tutti loro
sapevano bene che nella lotta ai maghi oscuri tutto era concesso
agli auror in nome della sicurezza del paese. Visto in
quest’ottica un
incantesimo per cancellare la memoria ad un mangiamorte, anche se
costituiva un
fatto decisamente strano, non poteva essere considerata una prova
contro
Anderson.
“Silente
non userebbe mai questi modi. Alastor Moody ha più volte
chiesto di poter
interrogare i ragazzi con il marchio nero, ma Silente ha sempre detto
di no. Il
preside sostiene che fino a che gli studenti sono al castello sono
sotto la sua
protezione e c’è ancora tempo per riportarli sulla
buona strada.” Spiegò Frank,
camminando avanti e indietro per la stanza con l’aria di uno
che non sa che pesci
pigliare.
Invece che
arrivare a qualcosa grazie alle parole di Piton stavano
solamente escludendo tutte le possibilità, una dopo
l’altra, senza capire che
diamine poteva essere successo.
“Chiunque
sia stato, a cancellare la memoria a Piton e a rapire James
è qualcuno che non
ha nulla da perdere al punto dall’ essere disposto a mettersi
sia contro
Silente che Voldemort.” Concluse Harry, lasciandosi cadere su
una poltrona.
Era
stanco, incredibilmente stanco, ma non poteva certo riposare. Man mano
che le
ore passavano la situazione si faceva sempre più grave e le
possibilità di
ritrovare James in vita diminuivano.
“In
questo caso non credo possa essere Anderson..”
sospirò Neville, incerto.
Anderson
avrebbe potuto certamente andare contro Voldemort, magari anche contro
Silente ma non contro entrambi. Non nello stesso momento. Non avrebbe
avuto
nessuna ragione per farlo, né tanto meno nessun tornaconto.
“Perché
no? Quel vecchio è abbastanza pazzo dal mettersi contro
Silente pur continuando
ad odiare i mangiamorte.” Disse Frank, pensieroso, ricordando
i racconti del
padre.
Fin da
quando era bambino, Thomas aveva raccontato al figlio del suo
terribile addestramento insieme a Bob e Al con il vecchio Anderson. La
cosa che
aveva colpito Frank, oltre alle terribili prova a cui sottoponeva i
suoi
allievi e alle precarie condizioni degli allenamenti, era la vena di
pazzia che
sembrava pervadere l’auror. Secondo il signor Paciock alle
volte Anderson
godeva nel vederli soffrire, fallire una prova o trascinarsi
faticosamente fino
alla fine del percorso di guerra che aveva imposto loro e non faceva
che
ripetere che dovevano diventare dei buoni soldati perché lui
potesse andarne
fiero. Voleva controllarli, essere grande, potente e rispettato. Il
dolore, la
fatica ed il sangue dei suoi ragazzi non servivano ad altro che a
glorificare
lui e le sue aspirazioni di carriera. Quando non era stato scelto come
ministro
della magia, infastidito, aveva dato le dimissioni e si era ritirato ad
Hogwarts ad insegnare. Diceva che voleva stare tranquillo e trasmettere
il suo
sapere alle nuove generazioni ma tutti sapevano che il
realtà era solamente
interessato alla carica di preside della scuola alla morte di Silente.
Probabilmente anche il vecchio preside lo sapeva, ma fingeva di non
essersene
reso conto.
“Si,
ma perché rapire James?” chiese Alice,
confusa.
Frank
alzò le spalle, senza
riuscire a trovare una risposta. Capire cosa passava nella mente di
quel
vecchio auror pazzo era un’impresa che andava ben al di
là delle sua capacità. La
ragazza cercò lo sguardo di qualcuno dei presenti ma in ogni
volto leggeva la
stessa confusione. Non vi era nessuna ragione logica per fare del male
a James.
La sparizione di un alunno non lo avrebbe aiutato in nessun modo a
diventare
preside, ne tanto meno ad ostacolare Voldemort.
“Bellatrix,
deve esserci per forza quella squilibrata dietro a tutto
questo.” Esclamò alla
fine la versione più adulta di Sirius, facendo sobbalzare
tutti i presenti.
Solo una
pazza come sua cugina avrebbe potuto architettare un piano simile,
magari trovando il modo di coinvolgere anche Anderson. Harry
alzò di colpo la
testa, dandosi mentalmente dello stupido per non esserci arrivato da
solo.
“Credevo
volesse Teddy..” mormorò confuso il Sirius
più giovane, cercando di incrociare
lo sguardo dell’uomo, seduto a terra con la testa abbandonata
mollemente sulle
ginocchia.
“Che
motivo avrebbe di agire in questo modo?” chiese Lily,
accigliata.
Bellatrix
aveva dimostrato di essere disposta a tutto, anche andare contro quello
che era
il suo Signore, pur di eliminare il piccolo Teddy e sua nipote. Era
impensabile
che avesse di colpo cambiato idea e bersaglio. Senza contare che il
coinvolgimento di Bellatrix scagionava Anderson e lasciava senza
spiegazione
tutti quei comportamenti assurdi.
“Dimenticate
la logica, state parlando di una pazza. Bella non ha bisogno di una
ragione per
fare del male alla gente, può benissimo torturarla
perché è divertente..”
spiegò il Sirius più anziano, talmente serio al
punto di spaventare gli altri.
“Oppure
per fare in modo che Harry non nasca..” mormorò a
bassa voce Ginny, cercando di
dare senso alle parole dell’uomo.
Per quanto
la rossa trovasse Sirius
infantile, precipitoso e irruento era certa che avesse ragione. Solo
Bellatrix
avrebbe potuto architettare un piano così pazzo, crudele ed
insensato per
arrivare al suo obiettivo.
“Anche,
non ci avevo pensato.” Disse Sirius, alzando appena la testa.
“Perché
andare contro il suo adorato signore?” chiese Ron, incredulo,
avvicinandosi al
mago seduto a terra.
“A
questo punto credo si senta più potente di lui, credo voglia
superarlo.”
Ipotizzò Hermione, pallida.
Quell’eventualità
era decisamente la peggiore di
tutte. Bellatrix, come loro, conosceva il futuro e sapeva almeno a
grandi linee
cosa li aspettava. Con quelle conoscenze, unite a quelle che aveva
accumulato
nei lunghi anni passati come Mangiamorte, poteva diventare una minaccia
ben più
pericolosa di Voldemort stesso.
“Sarebbe
terribile, dobbiamo impedire che ne chiami altri dal futuro.”
Esclamò Remus,
agitato.
I volti
dei presenti si erano fatti più pallidi e tirati, sconvolti
dalle ultime ipotesi. In pochi istanti erano passati a discutere di una
minaccia che si muoveva nell’ombra, che tramava contro di
loro al punto da
volerli morti e che si stava per abbattere sull’intero mondo
della magia senza
che loro sapessero cosa fare per fermarla.
“Non
credo ce ne siano altri.” Sospirò Neville, sicuro.
“Non
importa, meglio esserne sicuri.” Aggiunse Alice,
preoccupata.
Bellatrix
costituiva una minaccia più grande di Voldemort da sola, se
qualcuno si fosse
unito a lei sarebbe stata la fine. Contrastarla sarebbe diventato
impossibile e
il loro mondo, tutto quello per cui i loro genitori e Silente avevano
lottato
fino a quel momento, sarebbe finito in un soffio.
“Bene,
in questo caso andrò subito a parlare con Silente. Ron,
vieni con me?” disse
Hermione, decisa.
Non
c’era tempo da perdere, era arrivato il momento di agire
prima che fosse tardi.
“Certo..
arrivo.” Si affrettò a dire Ron, seguendo la
ragazza.
Harry
guardò i due amici
allontanarsi insieme, diretti verso l’ufficio del preside.
Improvvisamente si
rese conto che la guerra era ricominciata davvero e che tutto quello
che avevano
fatto fino a quel momento sarebbe stato inutile, soprattutto se non
fossero
riusciti a salvare James.
Rimase
per qualche istante a fissare il punto in cui gli amici erano
scomparsi,
chiedendosi se doveva o meno andare con loro. Alla fine decise che non
era
necessario. Ron ed Hermione erano stati al suo fianco tutto il tempo e
conoscevano tutte le sfumature di quello che li aspettava. Poteva
tranquillamente fidarsi di loro, senza paura che potessero dire al
vecchio
preside di più di quello che era necessario dire.
“Remus?”
chiamò Sirius, fissando a lungo l’amico.
Il ragazzo
era come in trance, perso nei suoi
pensieri al punto da ignorare tutto ciò che lo circondava.
“Qualcosa
non torna..” sbuffò alla fine il licantropo, non
ancora convinto dell’innocenza
di Anderson nonostante il palese coinvolgimento di Bellatrix.
“Che
vuoi dire?”chiese Frank, accigliato.
“Per
quanto pazza e pericolosa sia, non può avere fatto tutto da
sola.” Esclamò alla
fine Remus, riferendosi alla cugina di Sirius sbucata dal
futuro.
L’uomo
alzò
la testa, abbozzando un sorriso. Gli era mancata moltissimo
l’acuta
intelligenza dell’amico e la sua incredibile
capacità di cogliere sfumature che
passavano inosservate alla maggior parte delle altre persone.
“A
questo punto interviene Anderson.” Suggerì
Regulus, pensieroso come l’amico.
“Vuoi
dire che il professore collaborava con lei?” chiese Sirius,
perplesso, fissando
alternativamente il suo migliore amico e suo fratello.
“Potrebbe
essere. Lui il braccio, lei la mente. Non è escluso che ce
ne fossero altri.”
Ipotizzò Frank, grattandosi la testa.
Il
coinvolgimento di entrambi cominciava
a sembrare innegabile, ma i collegamenti tra i due apparivano ancora
piuttosto
oscuri.
Per un
po’ nella stanza cadde il silenzio, interrotto solamente dai
respiri dei
ragazzi.
“Aspetta,
ora ricordo. Anderson aveva fatto chiamare Piton e gli aveva detto che
non si
fidava di Silente.” Esclamò Regulus
all’improvviso, ricordando la conversazione
che aveva avuto tempo prima con il suo vecchio compagno di casa e
maledicendosi
per non essersene ricordato prima.
Avrebbe senza ombra di dubbio semplificato
parecchio le cose, forse avrebbero potuto capire che la donna
era coinvolta prima che James sparisse per mano sua.
“Ne
sei sicuro?” chiese Ginny, fissando intensamente il ragazzo.
“Purtroppo
si. Piton, Bella e Lucius hanno usato quell’informazione per
far
accettare me tra i mangiamorte.” Spiegò Regulus,
con una punta di amarezza
nella voce.
Era stata
proprio quella conversazione ha segnare il suo ingresso
tra le file di quel mago pazzo, per questo la sua mente aveva cercato
di
rimuoverla e cancellarla. Era solo grazie ad Harry se lui alla fine
aveva
trovato il coraggio di mollare tutto e seguire quello che gli suggeriva
il suo
animo. Se non fosse stato per quel ragazzino sbucato dal futuro, quella
conversazione avrebbe segnato per sempre la sua vita. O meglio, la sua
condanna
a morte.
“Gli
aveva detto solo che non si fidava di Silente?” chiese Lily,
attenta a non
perdere nemmeno un dettaglio.
Era sicura
che nelle parole del ragazzo ci fosse
la chiave per trovare James. Doveva per forza essere così o
sarebbe stato tutto
inutile. Non aveva senso salvare il mondo magico se poi non avrebbe
potuto
viverci con l’uomo che amava.
“Gli
aveva
anche chiesto di seguire voi, per saperne di più su Harry.
Credo che
sospettasse che tu sapessi di più di quello che dovevi e
voleva scoprire
perché.” Raccontò Regulus, sforzandosi
di ricordare ogni dettaglio, anche il
più insignificante.
Tutto
poteva servire per scoprire la verità, incastrare
Anderson, arrestare Bellatrix e ritrovare James.
“Si,
ma perché cancellare la memoria a Piton e collaborare con
Bella?” chiese il
Sirius più piccolo, perplesso.
Nessun
auror, sano o meno di mente, avrebbe mai
collaborato con un mangiamorte.
“Anderson
voleva informazioni su di voi, quindi è andato da un
mangiamorte visto che
Silente non sapeva nulla o non voleva parlarne con lui. Piton ha
parlato, Bella
è venuta a sapere tutto e si offerta di dargli risposte in
cambio di aiuto.”
Ipotizzò il Sirius più grande, pensieroso,
cercando di ricostruire quello che
doveva essere succcesso.
“Questo
spiega perché Cygnus ha fatto una brutta fine e
perché la memoria di Piton è
stata cancellata.” Concluse Harry, fissando intensamente il
proprio padrino.
Ogni
dettaglio combaciava e andava a formare un quadro completo e
inquietante.
“Certo,
così tutto torna. Lui fa sparire James dalla scuola, lei lo
nasconde da qualche
parte qui fuori.” Esclamò Frank, battendo un pugno
sul tavolo.
“Dobbiamo
fare qualcosa!” esclamò il più piccolo
dei due Sirius Black.
Se
Bellatrix stava
nascondendo James da qualche parte, allora il suo amico era in
pericolo. Sua
cugina odiava tutta la famiglia Potter e con il passare degli anni
quell’antico
odio doveva essere andato aumentando. Se James era con lei, allora era
in
pericolo. Nel migliore dei casi lo stava torturando, nel peggiore non
voleva
nemmeno pensarci.
“No,
dobbiamo agire con calma.” Lo ammonì
l’altro, mantenendo la calma.
“Vuoi
che ti ricordi cosa è successo l’ultima volta che
hai detto questa frase?”
sbuffò Neville, scuotendo la testa.
Ginny
sbuffò, infastidita dall’ennesima
discussione inutile che aveva per oggetto l’ormai nota
impazienza
dell’animagus.
“Davvero
ragazzi, c’è la vita di James in ballo. Non solo
quella, forse..” continuò
Sirius, ignorando le occhiate velenose che Ginny gli lanciava di tanto
in
tanto.
“Non
ti seguo..” mormorò Remus.
Normalmente
sarebbe stato il primo ad ammonire
tutti di fare le cose con calma, ma non in una situazione come quella.
James
era in pericolo e loro lo dovevano aiutare. Non c’era altro a
cui pensare,
dovevano trovarlo e riportarlo a casa al più presto prima
che fosse tardi.
“Bellatrix
vuole uccidere Teddy per cancellare l’onta dalla sua
famiglia, no?” chiese
Sirius, pacato, cercando di spiegare ai ragazzi le ragioni per cui
dovevano
andare con calma.
“Qualcosa
del genere, si.” Rispose Lily, confusa.
“Allora
potrebbe essere una trappola, un modo per arrivare al piccolo mentre
noi saremo
occupati nelle ricerche di James.” Concluse Sirius, con
amarezza.
Per quanto
volesse prendere a calci la cugina e salvare l’amico
più di ogni altra cosa, si
rendeva conto che agire in fretta avrebbe solo peggiorato le cose e
messo in
pericolo anche il piccolo.
“Stai
dicendo che dobbiamo lasciare che quella pazza furiosa di tua cugina
uccida mio
padre perché potrebbe essere una trappola? È
ovvio che lo è!” esclamò Harry,
fuori di sé.
Sirius
lo guardò intensamente, senza dire nulla, poi
sospirò. Era normale che Harry
fosse fuori di sé in quella situazione, ma il mago sapeva
bene che doveva
pensare anche a Teddy. Il piccolo era il figlio di Remus, esattamente
come
Harry era figlio di James. La loro sicurezza veniva prima di qualsiasi
altra
cosa, anche della vita del suo migliore amico nel passato ed alla
propria.
Harry e Teddy erano il futuro, l’ultima traccia vivente dei
suoi due amici. Se
doveva vivere in quel tempo li voleva con sé, vivi.
“Ha
ragione, Anderson potrebbe farlo sparire mentre noi andiamo a cercare
James e
Bellatrix.” Esclamò Remus, dandosi
dell’idiota per non averci pensato per
primo.
“Dobbiamo
parlare a Silente, dirgli quello che sta succedendo. Solo lui
può fermare
Anderson.” Suggerì Alice, scattando in piedi
nervosamente.
“Frena,
non abbiamo prove. Non ci crederà nessuno.”
Ricordò loro il Sirius più grande,
restando immobile quasi qualcuno gli avesse lanciato un qualche
incantesimo
bloccante.
“Potremmo
parlare con gli auror. Tuo padre, Moody e il padre di James sono ancora
al
castello, no?” disse il Sirius più piccolo,
rivolto a Frank.
Il ragazzo
scosse
appena la testa.
“Sono
rientrati, credo sia rimasto solo mio padre.” Rispose il
ragazzo, pensieroso.
“Devi
andarci a parlare!” esclamarono Alice e Zhoana in
coro.
L’aiuto
dei grandi, in
particolare degli auror, sembrava l’unica cosa che poteva
sbloccare quella
situazione.
“Non
se ne parla, non mi darà mai retta.”
Decretò Frank, deciso e sconsolato.
“Il
padre di James ci ha detto che hanno dei sospetti su di lui.”
Ricordò Regulus,
cercando di convincere l’amico inspiegabilmente restio ad
intervenire.
“Si,
ma un conto è che ha dei sospetti lui e un conto
è che un adolescente accusa il
suo maestro senza uno straccio di prove. Finirebbe che Anderson
verrebbe a
sapere tutto.” Spiegò pazientemente Frank,
sconsolato.
Era
perfettamente
consapevole che se fosse andato dal padre questi non avrebbe fatto
nulla, anzi,
forse lo avrebbe addirittura preso per pazzo e sarebbe andato a
parlarne
proprio con Anderson.
“In
quel caso rischieremmo anche di mettere in pericolo la vita di
James.” Sospirò
Ginny, pensierosa e sconsolata.
Nonostante
loro avessero ragione, nessuno
avrebbe creduto senza prove. Non potevano contare sugli auror, ne su
Silente o
su altri. Dovevano agire da soli, come al solito, e sperare che tutto
andasse
nel migliore dei modi.
“Quindi
cosa proponete?” chiese Sirius, agitato.
Proprio
non riusciva a stare fermo con
le mani in mano, specialmente ora che erano praticamente sicuri che
Anderson
stesse macchinando qualcosa insieme a quella pazza di sua cugina venuta
da
chissà dove.
“Dobbiamo
fare tutto da soli.” Affermò Harry, sicuro,
evitando di incrociare lo sguardo
del suo padrino per non leggervi la preoccupazione che doveva essere
dipinta
nei suoi occhi.
“Che
ne sarà di Teddy?” chiese Remus, preoccupato per
il bambino.
Non
potevano
andarsene a cercare James lasciandolo il piccolo da solo al castello.
Probabilmente era proprio quello che Anderson e Bellatrix volevano che
facessero.
“Lo
affideremo ai Potter. Robert e Dorea se ne prenderanno cura, ne sono
sicuro.”
Rispose Harry, serio.
I suoi
nonni erano le uniche persone che erano al
corrente di tutta quanta la storia. Avrebbero capito e li avrebbero
aiutati.
Certo, anche Silente sapeva tutto ma loro non potevano certo andare da
lui e
dirgli che dovevano affidargli il bambino prima che andassero a cercare
James
chissà dove pregandolo di non dire nulla ad Anderson che
forse era coinvolto in
tutta quanta quella assurda faccenda.
“È
una
pazzia.. come pensate di portarlo fino a Potter Manor? Vi ricordo che
gli
studenti non sono autorizzati a lasciare la scuola.”
Esclamò Regulus, scuotendo
la testa.
“Beh,
io non sono uno studente..” mormorò il Sirius
più grande, con un sorriso
malandrino disegnato sul volto.
“Sirius,
fattelo dire sei geniale!” esclamò il Sirius
più piccolo, battendo le mani.
“Patetico,
si fa i complimenti da solo.” Sbuffò Remus,
alzando gli occhi al cielo.
“Ehi!”
esclamarono in coro i due Sirius.
“Patetico
e permaloso..” aggiunse Ginny, sconsolata.
“Falla
finita..” ringhiò il Sirius più piccolo.
“Lupastro
geloso..” fece eco quello più grande.
“Ehm,
il nome James Potter vi dice qualcosa?” chiese Lily, cercando
di portare
nuovamente l’attenzione degli amici su quello che al momento
era il loro
problema principale.
I due
smisero all’istante di litigare ed abbassarono la
testa, colpevoli. Quel piccolo momento di spensieratezza, ad ogni modo,
aveva
fatto bene a tutti. Ognuno dei presenti sapeva che di lì a
poco si sarebbero
imbattuti in una battaglia durissima, ma quanto meno era speranzoso e
sicuro di
potercela fare. Insieme avrebbero messo alle strette Anderson,
Bellatrix e
chiunque altro si fosse parato sulla loro strada.
“Hai
ragione, diamoci una mossa.” Mormorò Frank, mentre
Ginny si affrettava ad
appellare con la magia le cose del bambino. In pochi minuti tutto fu
pronto per
la partenza del piccolo che non capiva le ragioni di tutto quel
trambusto.
“Remus,
hai salutato il piccolo?” chiese il Sirius più
grande, prima di prendere in
custodia il figlio del suo migliore amico.
Il ragazzo
sospirò e si avvicinò al
piccolo, cercando di nascondere per quanto possibile i suoi occhi
lucidi.
Separarsi da Teddy era difficile, anche se sapeva che Robert e Dorea
non
avrebbero permesso a nessuno di fargli del male.
“Fa
il
bravo, intesi? Prometto che quando tutto sarà finito
tornerai qui al castello
insieme a me.” Mormorò Remus al piccolo, che
sorrideva felice.
Il
licantropo rimase anche per qualche istante a fissare il piccolo, prima
di
porgerlo a Sirius che aspettava pazientemente che l’amico
fosse pronto a
separarsi da lui. Nessuno meglio di Sirius sapeva quanto fossero
strazianti per
Lunastorta gli addii, anche se erano solamente temporanei.
“Sei
sicuro di riuscire a trovare Potter Manor?” chiese Remus,
preoccupato che
l’amico potesse perdersi, vagare in lungo e in largo per il
mondo magico
finendo con l’essere scoperto da qualche mago o peggio
mangiamorte.
“Scherzi?
Conosco la strada che conduce a quella casa come le mie
tasche!” rispose Sirius,
risentito per quel commento.
“Beh,
sta attento. Per quello che ne sappiamo anche questa potrebbe essere
una
trappola.” Fece eco Harry, senza preoccuparsi di mascherare
il suo tono
spaventato.
Suo padre
era appena sparito nel nulla, non avrebbe tollerato anche
la morte del suo padrino senza diventare matto. Non una seconda volta.
“Sta
tranquillo campione, non mi succederà niente. Tu aspettami
qui, non fare niente
prima del mio ritorno e non dire nulla ne a Silente ne a nessun
auror.” Si
raccomandò l’uomo, fissando il ragazzo negli occhi
e scompigliandogli con
affetto i capelli.
“Va
bene, ma tu fa in fretta.” Borbottò Harry,
preoccupato mentre l’uomo spariva
nell’oscurità senza dare nell’occhio.
Trovare
la casa dei Potter non fu certo un problema per il mago. La dimora di
quella
che considerava la sua vera famiglia era esattamente dove lui si
ricordava che
fosse, enorme e maestosa come suo solito. Anche gli incantesimi di
protezione
erano sempre gli stessi e proprio per questo fu semplice entrare nella
casa
superando la recinzione e il grosso portone di quercia. Gli elfi
domestici
erano in cucina, impegnati con la cena, e non fecero caso
all’uomo che si
aggirava silenzioso e furtivo per i corridoi della casa. Fu Dorea ad
accorgersi
dell’intruso, trovandoselo improvvisamente davanti
sull’uscio della libreria.
“Sta
indietro!” urlò la madre di James, spaventata,
puntando la bacchetta contro il
nuovo arrivato.
Sembrava
sorpresa che gli allarmi non avessero funzionato,
esattamente come gli sembrava strano che il presunto aggressore teneva
tra le
braccia un fagottino che non doveva avere più di un anno. La
sua sorpresa,
tuttavia, era principalmente indirizzata al viso dell’uomo
che gli appariva più
che mai familiare.
“Dorea,
che succede?” chiese la voce di un uomo, arrivando di corsa
attirato
dalle grida della moglie.
Non
avrebbe permesso a nessuno di fare del male a
Dorea, non dopo che il loro unico figlio era appena sparito nel nulla
senza
lasciare la minima traccia.
“Avanti
mamma, sono io.. un po’ cresciuto, ma sempre io!”
mormorò Sirius, divertito.
Era sempre
piacevole rivedere la signora Potter, anche se questo voleva dire
avere la sua bacchetta puntata a pochi centimetri dalla faccia. I
lineamenti
del suo viso erano gli stessi di sempre, non sembrava nemmeno passato
un giorno
dall’ultima volta che l’aveva vista.
“Chi
diamine sei?” chiese il padre di James, facendo irruzione
nella stanza con la
bacchetta tra le mani.
Non appena
incontrò gli occhi dell’uomo sul viso
dell’auror si dipinse la stessa espressione sorpresa che
campeggiava su quello
della moglie. Per quanto assurdo potesse essere il nuovo venuto era
assolutamente identico a Sirius Black.
“Chi
ti sembro? Sono Sirius Black..” sbuffò Sirius,
stanco di ripetere la stessa
storia per l’ennesima volta nel giro di poche ore.
Robert
Potter rise tra i
denti, senza abbassare la bacchetta. La moglie Dorea fece lo stesso,
per quanto
scossa da quelle parole.
“Dovresti
essere un adolescente, non avere la mia età.”
Esclamò l’auror,
sorpreso.
“Vengo
dal futuro.. Harry vi ha detto che ero morto, ma si
sbagliava.” Spiegò Sirius,
impaziente di poter parlare per il vero motivo della sua presenza
all’interno
della proprietà dei Potter.
Vinta
dalle parole dell’uomo, o forse dalle troppe
emozioni di quella assurda giornata, Dorea abbassò la
bacchetta e si lasciò
cadere sulla prima poltrona che trovò. Robert tuttavia, era
più che mai deciso
a non darsi per vinto.
“Hanno
appena rapito mio figlio, credi che abbia voglia di fidarmi sulla
parola?”
chiese Robert Potter, scettico.
Sirius
sbuffò, seccato. Con quelle assurde
paranoie stavano perdendo tempo prezioso. Tempo che forse James non
aveva.
“Sono
qui per questo. Io e i ragazzi pensiamo di sapere chi sia il
responsabile della
sparizione di James.” Iniziò a spiegare Sirius,
senza fare il minimo movimento.
Sapeva
bene che entrambi lo stavano ancora tenendo sotto tiro, anche se la
madre di James sembrava troppo stupita per dire o fare qualsiasi cosa.
“Chi
è? Dimmi il nome..” sibilò
l’auror, furioso e più che mai arrabbiato.
“Non
posso papà, ti cacceresti nei guai.” Disse
bonariamente Sirius, con un tono
dolce che lasciava intendere tutto l’affetto che provava per
l’uomo che gli
stava di fronte.
L’ultima cosa che voleva era che l’uomo affrontasse
quella
pazza di sua cugina da solo. Non avrebbe avuto speranze, non si sarebbe
salvato
una seconda volta.
“Sono
abituato
a combattere i mangiamorte.” Ribatté
l’altro, offeso dalle parole dell’uomo che
gli stava di fronte.
“Non
si tratta dei mangiamorte, non questa volta.”
Cercò di farlo ragionare Sirius.
L’uomo
sembrò pensarci su. Per qualche istante parve quasi che
fosse disposto a
riporre la bacchetta, ma poi i suoi occhi ripresero a brillare
d’odio.
“Che
sei venuto a fare, allora?” chiese l’auror, non
ancora del tutto convinto.
“Ho
bisogno che vi prendiate cura di Teddy. Non può restare al
castello, perché
chi ha rapito James potrebbe fargli del male mentre noi lo
cerchiamo.” Spiegò
Sirius, muovendo appena le braccia perché i genitori di
James potessero
riconoscere il bambino addormentato che era insieme a lui.
A quella
vista Dorea
abbassò subito la bacchetta, seguita a ruota da Robert.
Nessuno dei due poteva
anche solo pensare di ferire il piccolo con un colpo accidentale. Senza
contare
che se aveva il bambino, voleva dire che era effettivamente chi diceva
di
essere. Ne Remus, ne Harry ne nessun altro avrebbero mai lasciato che
Teddy
fosse portato via da un perfetto sconosciuto.
“È
stata Bellatrix, quella venuta dal futuro!”
esclamò il padre di James, intuendo
all’improvviso come dovevano essere andate veramente le
cose.
Sirius
annuì
appena.
“Oh
merlino!” urlò Dorea, portandosi le mani al
viso.
Quella
donna aveva già quasi
ucciso suo marito, ed ora se la prendeva anche con suo figlio, quasi
odiasse la
sua famiglia.
“Per
questo devi lasciar fare a me.” Disse Sirius, appoggiando una
mano sulla spalla
dell’uomo.
Robert non
si innervosì per quel contatto, al contrario si
voltò
verso l’uomo e lo studiò a lungo con un
espressione preoccupata.
“Quella
donna è pericolosa..” mormorò alla fine
l’auror, cercando di mettere in guardia
l’uomo che si trovava di fronte.
Per quanto
quel Sirius sembrasse cresciuto,
lui lo vedeva ancora come uno dei suoi figli.
“Credimi,
nessuno lo sa più di me. Ho un conto in sospeso che intendo
saldare.. Voi
pensate a Teddy, io farò il resto.” Concluse
Sirius, risoluto.
Questa
volta
Bellatrix non avrebbe avuto scampo. Sarebbe morta, pagando tutte le
atroci
sofferenze che aveva inflitto agli altri.
“Non
puoi fare tutto da solo!” esclamò Dorea, agitata.
“Beh,
tuo nipote è un tipo in gamba..”
suggerì Sirius, sorridendo.
“Harry..
prometti che ti prenderai cura di lui e che mi riporterai mio
figlio?” chiese
Robert, burbero.
In gioco
cominciava ad esserci la vita di troppe persone a lui
care, ma non poteva fare nulla se non fidarsi di Sirius.
“Fosse
l’ultima cosa che faccio. Tu penserai a Teddy?”
chiese Sirius, con la stessa
espressione indecifrabile e severa.
“A
costo della mia vita.” Promise l’auror, allungando
una mano verso l’uomo che
gli stava di fronte.
“Bene,
sapevo che saremmo arrivati ad un accordo!”
esclamò Sirius, porgendo il piccolo
alla signora Potter prima di sparire con un movimento di bacchetta.
***
La
stanza aveva iniziato a girare, prima lentamente poi sempre
più forte fino a
che James aveva sentito il bisogno di aggrapparsi ad uno spuntone di
roccia.
Nel farlo, si ferì le mani. Sentì il sangue
scorrere lungo le braccia e capì
che quelle ferite erano vere, reali.
Il
ragazzo aprì e chiuse gli occhi più volte,
chiedendosi se anche quello che
stava accadendo era la realtà oppure solamente il frutto
della sua fervida
immaginazione e della febbre. Senza un reale motivo il freddo era
passato.
D’improvviso non era più scosso dai tremiti, ma
erano cominciate quelle
vertigini. Erano talmente forti che nonostante fosse a terra,
accucciato alla
meglio contro una parete, aveva la sensazione di stare cadendo nel
vuoto. James
maledì quella situazione e la sua testardaggine. Adesso gli
sarebbe senza dubbio
tornato utile avere seguito di più le lezioni di erbologia o
quanto meno avere
dato retta a Remus quanto cercava di spiegargli le basi della medicina
magica.
Quel poco che sapeva, ad ogni modo, bastava per capire che era
spacciato. Con
il passare delle ore le sue condizioni sarebbero senza dubbio
peggiorate,
avrebbe perso conoscenza e non ci sarebbe stato nulla da fare.
Preso
dal panico, il ragazzo si sforzò di tornare lucido. Doveva
calmarsi e rimanere
sveglio, pensando a qualcosa. Immediatamente la sua mente
andò a Lily, alla
morbidezza delle sua labbra, ai suoi capelli di sete ed alla sua voce
dolce e
decisa. Senza che se ne rendesse conto i suoi occhi iniziarono a
bagnarsi di
lacrime. La voleva con tutto se stesso, doveva tornare da lei. Fece dei
respiri
profondi, strizzò gli occhi per cercare di vedere qualcosa
di più in mezzo a
tutta quella oscurità e per allontanare quella strana nebbia
che gli oscurava
quasi del tutto la visuale e si mise seduto. Questa ultima operazione
gli costò
parecchia fatica a causa delle vertigini e dei tagli sulle braccia.
Rimase
così, immobile, a lungo. Un tempo indeterminato, potevano
essere minuti così
come ore o giorni. Per qualche istante James si sentì
ottimista, quasi credeva
di potercela davvero fare. Le vertigini gli stavano dando tregua, il
freddo non
era un problema e il sangue non scorreva più copioso dalle
ferite. Come per
magia, stava bene e vedeva una possibile via d’uscita. Prima
che il ragazzo
potesse davvero gioire, tutto svanì. Le ferite tornarono a
fargli male, il
freddo gli bloccò quasi il respiro e le vertigini lo
costrinsero a sporgersi in
avanti per rimettere.
Di
nuovo James si trovò carponi, scosso dai brividi e senza il
minimo controllo
del proprio corpo. Il cuore aveva iniziato a battere più
forte, troppo, e la
stanchezza era pian piano scesa su di lui. Stava per crollare
addormentato, il
cercatore poteva avvertirlo chiaramente.
James
cercò di lottare con tutte le sue forze per restare sveglio
e vivere, ma alla
fine dovette arrendersi.
Il buio scese sui suoi occhi, a coprire tutto quello
che lo circondava. Non provava più dolore, solo una
malinconia infinita ed uno
strano senso di pace. Vinto dalla stanchezza James si lasciò
andare, perdendo
completamente coscienza di sé. Era la fine.
ANGOLO DELL'AUTRICE
ebbene si, sono
nuovamente in ritardo! per chiedere scusa, vi darò qualche
anticipazione sul prossimo capitolo:
- innanzitutto James:
credere sul serio che sia morto? non ci potete credere? fate bene,
pazientate fino alle prime righe del prossimo capitolo.
- vi chiedete con ansia che
decisione prenderà Piton circa il suo futuro? non dovrete
farlo per molto, a breve lo saprete.
- vorreste saltare nella
storia e tirare personalmente il collo a Bellatrix? nel prossimo
(lunghissimo) capitolo qualcuno finalemente lo farà per voi.
a questo punto, dopo averti
anticipato qualcosa, passiamo avanti! come sempre, grazie mille a chi
commenta!
GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!
LadySaika: sono contenta ti sia piaciuto lo scorso capitolo! ormai sono
dell'idea che senza Sirius questa storia sarebbe veramente molto
triste! se avessero rapito lui invece che James sarebbe stata una vera
tragedia!
Brando: i capitoli "rivelazione" sono quelli che mi vengono sempre
peggio e che mi prendono molto tempo! meno male che adesso tutti sanno
tutto, o quasi. le ricerche sono ufficialmente iniziate, o meglio,
adesso sanno chi sono i colpevoli. nel prossimo capitolo (giuro che
James è vivo e che sta bene) ci sarà una grande
confusione e finalmente malandrini, auror e Silente collaboraranno!
Dracucciole: grazie mille, è sempre bello leggere i vostri
commenti!
FunnyPink: io sono convinta, crisi di nervi a parte, che Sirius serva
per tenere alto il morale e strappare una risata. senza di lui qualcuno
avrebbe giò tentato di tagliarsi le vene!
Cloe Black: anche io adoro i due Sirius, sono assulutamente fantastici!
Marty_youchy: grazie mille, sei veramente un tesoro!
Smemo92: il tuo commento è fantastico, sono convinta che il
prossimo capitolo ti piacerà parecchio!
Domi97: innanzitutto, chiedo perdono per i tempi. dopo questo capitolo
(e relative anticipiazioni) sono abbastanza convinta che sarai ancora
più furiosa, ma spero che porterai pazienza lo stesso. hai
lo stesso tutta la mia stima, io avrei abbandonato l'impresa per i
troppi capitoli!
NicoRin: grazie mille per il tuo commento. come vedi ti ho fatto
aspettare un po', cerca di portare pazienza! :D
Fine: spero di averti accontentato! grazie mille del commento!
Terry93: prometto che nel prossimo capitolo capirai chi ha rapito James
e perchè! :D
GRAZIE MILLE, AL PROSSIMO (LUNGHISSIMO!!!) CAPITOLO!
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Capitolo 64 *** PUNTO DI SVOLTA ***
CAPITOLO 62
PUNTO DI SVOLTA
James
si svegliò di soprassalto da quello che poteva considerarsi
senza pensarci
troppo su il peggiore dei suoi incubi, agitato e sudato. La fronte
bruciava
dalla febbre e la gola sembrava chiusa, sbarrata, incapace di far
passare anche
solo un filo d’aria. Aveva bisogno di acqua, certo, ma anche
di calmarsi. Istintivamente
porto lo sguardo alle sue braccia, ma non trovò segni di
ferite. Non come
quelli che credeva di essersi procurato e che gli erano sembrate
dannatamente
reali. Era stato tutto un sogno, aveva solo sognato di morire. Ad ogni
modo, era
la prima volta che un sogno gli sembrava così reale da
provocargli attacchi di
panico. Faticosamente si mise a sedere e si passò una mano
sulla fronte. Scottava,
certo, ma almeno non aveva le vertigini ne nessuno di quei fastidiosi
sintomi
che lo avevano tormentato poco prima. Il ragazzo rimase un
po’ fermo,
guardandosi intorno e ringraziando il cielo di essere vivo. Tuttavia,
doveva
fare qualcosa, oppure il suo incubo sarebbe presto divenuto
realtà.
Grazie
a tutto il proprio autocontrollo, si impose di calmarsi. Doveva
ragionare come
un auror, non come un ragazzino spaventato, proprio come gli aveva
sempre insegnato
suo padre. Erano passate molte ore e non si era ancora visto nessuno,
ne nemici
ne soccorritori. Ormai era evidente che non c’era nessun
carceriere di guardia
e che il posto doveva essere talmente sperduto che nessuno aveva
sentito le sue
urla. La prima cosa da fare era sicuramente esplorare la zona, per
cercare una
via di fuga. Non sapeva in che zona si trovasse, ma sapeva bene che le
grotte
di solito avevano più uscite e che forse ne poteva esistere
una che faceva al
caso suo.
James
raccolse tutte le forze rimaste, poi provo a issarsi in piedi.
L’operazione fu
complicata e terribilmente dolorosa, ma alla fine riuscì
nell’intento. Dato che
non poteva vedere bene dove stava andando per via della poca luce, si
lasciò
guidare dal suo istinto, proteggendosi il viso con le mani.
Vagò per diverso
tempo, senza avvertire nessun cambiamento fino a che non
sentì l’aria fredda
colpirgli il viso facendolo rabbrividire ancora di più. Il
ragazzo si illuminò,
sollevato. Se quella che sentiva era davvero una brezza allora doveva
essere
vicino ad un’uscita o quanto meno ad una fenditura del
terreno. Non potevano
esserci altre alternative. Senza indugio si mosse in quella direzione,
senza
riuscire a vedere ad un palmo del suo naso. Man mano che procedeva
l’aria si
faceva sempre più fredda, segno evidente che stava andando
nella direzione giusta.
Quando una sferzata di pioggia lo colpì sul viso, James ebbe
la conferma che
aveva raggiunto il suo obiettivo. La gioia tuttavia non durò
a lungo.
Improvvisamente il terreno si fece scivoloso ed accidentato ed il
ragazzo perse
l’equilibrio, ruzzolando per diversi metri e finendo per
sbattere addosso ad un
grosso tronco secolare. L’unico motivo che gli permise di non
perdere i sensi
fu il profondo dolore che lo colpì ad una gamba, rimasta
incastrata sotto
quello che poteva essere una radice o un grosso sasso. James
tossì a lungo,
incapace di muoversi. Aprì piano gli occhi per controllare
dove fosse finito e
vide la luna, brillare sopra la sua testa in mezzo ai rami che si
slanciavano
verso il cielo. Sul suo viso si disegnò un sorriso, alla
fine era riuscito ad uscire
dalla sua prigione. La fitta di dolore alla gamba destra, che si doveva
essere
rotta nella caduta, gli ricordò che non era ancora tempo di
gioire. Usando
tutte le sue forze riuscì a liberarla dalla morsa, dopo
James provò a muoverla
con scarso successo, senza tuttavia scoraggiarsi. Non era sfuggito alla
grotta
per morire di freddo nella foresta e finire con il diventare la cena di
qualche
grosso e poco socievole animale selvatico. Se avesse avuto con
sé la sua
bacchetta avrebbe potuto assumere l’aspetto di un cervo e
muoversi più
agevolmente e senza destare l’attenzione dei predatori,
tuttavia la sfortuna
continuava ad essere dalla sua parte. Gli sarebbe toccato attraversare
quell’infinita distesa di alberi a piedi, riuscendo a trovare
aiuto prima di
svenire ancora, definitivamente vinto dal dolore e dalla stanchezza.
Facendo nuovamente
appello a tutta la sua forza di volontà riuscì a
trascinarsi bocconi per
diverse centinaia di metri prima di perdere conoscenza, sconfitto dalla
febbre,
dalla gamba rotta e da tutte le ferite che aveva addosso.
L’ultimo pensiero,
prima di chiudere gli occhi fu per Lily e per Harry, convinto che non
avrebbe
più potuto vederli. Si chiese come avrebbe fatto il suo
bambino a nascere e se
la donna di cui era irrimediabilmente innamorato avrebbe sposato un
altro,
finendo per dimenticarlo. Pensò anche a Remus, a Sirius, a
Regulus e ai suoi
genitori. Tutti loro dovevano essere disperati, lui aveva provato a
tenere duro
ma alla fine era crollato.
Contrariamente
ai suoi pensieri catastrofisti, James dormì diverse ore
prima di svegliarsi in
un letto sconosciuto. Era malconcio e poco cosciente, ma vivo.
C’era ancora
speranza. Stupito cercò di mettersi a sedere, non scarsi
risultati ed un grido
di dolore che risuonò anche nelle stanze attigue. In pochi
secondi delle luci
si accesero ed una donna comparve al suo fianco, seguita da quello che
doveva
essere suo marito e da una bambina con le lacrime agli occhi. Tutti e
tre
sembravano preoccupati e pallidi, gli occhi pieni di tristezza per le
condizioni critiche in cui versava.
“È
vivo, vero?” chiese la piccola, spaventata, correndo vicino
al letto. Un tonfo
poco aggraziato permise a James di capire che la bimba doveva essersi
arrampicata sul letto, accoccolandosi ai piedi del malato senza
tuttavia fargli
male.
“Certo
che lo è, adesso chiamo il dottore. Sta tranquillo ragazzo,
pensiamo noi a te.”
Rispose il padre, prima di sparire nella stanza di fianco. James
cercò di
aprire la bocca per ringraziare quell’uomo e dirgli di
contattare i suoi
genitori, ma non riuscì a dire nulla. Lentamente
aprì di nuovo gli occhi,
trovandosi di fronte il viso curioso della bambina che lo osservava
quasi si
trovasse di fronte ad una rarità.
“Mamma,
è magico.” Esclamò la bambina, sicura,
puntando il suo ditino in direzione del
ragazzo disteso nel letto. La donna che era con lei alzò gli
occhi al soffitto,
rimboccando le coperte di James e appoggiandogli un panno freddo sulla
fronte
perché avesse un minimo di sollievo dalla febbre.
“Non
dire
sciocchezze, tesoro. I maghi non esistono.” Rispose la donna,
scocciata. Quelle
parole misero in allarme James, permettendogli di capire che doveva
essere
stato trovato da una famiglia di babbani. Questo poteva rivelarsi un
problema,
l’ennesimo scherzo che la sorte aveva deciso di giocargli.
“Ma il nonno
diceva sempre che i maghi
esistevano..” piagnucolò la bambina, saltando
giù dal letto e battendo i piedi
a terra.
“Il
nonno raccontava molte storie inventate, lo sai.”
Spiegò pazientemente la
donna, accarezzando i capelli della figlia. La ragazzina
scattò indietro,
furiosa.
“Non
è
vero, sei cattiva.” Urlò, scappando via.
***
Al
cospetto del maestoso castello di Hogwards la notte stava lentamente
arretrando, lasciando che il sole colpisse in pieno le ampie vetrate e
le
imponenti torri. Vista dall’esterno sembrava una bella
giornata di primavera
del tutto identica alle altre, ne più ne meno che una copia
di tanti altre
mattine identiche che si erano sempre succedute nel corso degli anni.
Al suo
interno, tuttavia, gli abitanti del castello sembravano pensarla
diversamente.
James era sparito e fermarsi ad ammirare la suprema bellezza della
natura non
sarebbe certo stato di nessun aiuto. Sembrava quasi un fastidio, uno
scherzo
della natura decisamente di cattivo gusto.
“Gli
auror sospettano di Anderson..” annunciò Frank,
entrando nella stanza dove
sapeva di trovare il resto del gruppo, più o meno
addormentato.
Era
passato un giorno dalla sparizione di James e dal racconto di Piton, ma
non
c’erano stati ancora miglioramenti. Nonostante le ricerche
del loro amico non
si fossero interrotte non vi erano stati sviluppi di nessun genere.
Questo era
uno dei molti motivi per cui nessuno di loro aveva davvero chiuso
occhio quella
notte, si erano solo limitati ad assopirsi qualche ora senza lasciare
la sala
comune. Nessuno aveva nemmeno proposto di andare nelle loro rispettive
stanze,
era semplicemente fuori discussione. I ragazzi erano convinti che se
fossero
rimasti lì, tutti insieme, avrebbero subito sentito in caso
ci fossero state
novità, e così era stato. La notizia portata da
Frank ebbe il potere di
svegliare del tutto anche Remus e Ron, ancora assopiti con lo sguardo
fisso sul
ritratto della Signora Grassa che sorvegliava come al solito, discreta
e
silenziosa, l’accesso alla Sala Comune dei Grifoni.
“Beh,
non credo ci voglia un genio per capire che sa qualcosa.”
Commentò il giovane Sirius,
alzando gli occhi al soffitto. Il ragazzo aveva i capelli arruffati e
gli occhi
cerchiati da pesanti occhiaie. A differenza dei compagni lui non aveva
nemmeno
provato a riposare qualche ora. Ogni volta che chiudeva gli occhi
sapeva che
avrebbe visto di fronte a sé James, che gli sorrideva
allegro come sempre. Quel
sorriso, il sorriso di suo fratello, ora gli faceva male
perché non faceva
altro che ricordargli che lui aveva permesso che qualcuno glielo
portasse via.
James era la sua famiglia, insieme a Regulus, ed ora era disperso
chissà dove,
forse morto.
“..
dissero
quelli che fino a qualche giorno fa credevano nell’innocenza
del grande
auror..” ironizzò Regulus, guadagnandosi una fila
di occhiatacce. Nemmeno l’ex
Serpeverde sembrava passarsela gran che bene. Certo, lui aveva iniziato
a dare
confidenza a James più tardi rispetto agli altri, ma lo
stesso non riusciva a
rassegnarsi alla sua sparizione. Il capitano della squadra di
Grifondoro era
stato tra i primi a ricredersi e a dargli fiducia, convincendo suo
fratello che
non era ancora troppo tardi per tornare ad essere una famiglia. Lo
aveva
accolto come un fratello, senza fargli mai pesare le cattiverie del
passato. Inoltre,
Sirius non avrebbe sopportato di perderlo e lo stesso valeva per gli
altri.
Tutti loro, a partire da Remus e per finire con lui, avevano bisogno
del
sorriso del cercatore capace di illuminare anche i momenti
più neri. Se in quel
momento James fosse stato insieme a loro probabilmente avrebbe fatto
una
battuta, per sdrammatizzare quel momento tanto critico come faceva
sempre.
“Che
ha detto Silente?” chiese Harry, fissando con attenzione Ron
ed Hermione. Aveva
fatto loro la stessa domanda anche la sera prima, ma lo stallo in cui
erano
caduti cominciava a causare attacchi di paranoia a tutti quanti. Visto
che non
avevano nessuna novità non facevano altro che ripetere
quello che sapevano,
sperando che a furia di sentire le stesse cose qualcuno di loro fosse
in grado
di mettere insieme i pezzi per arrivare a qualcosa. Certo, sapevano che
era
stato Anderson a rapire James per conto di Bellatrix ma non sapevano
dove la donna
lo avesse portato ne da dove cominciare a cercarlo e questo dettaglio
complicava incredibilmente la ricerca. Inoltre, se Anderson cominciava
a
sospettare che loro sapevano così tanto poteva anche dire
alla donna di fare
fuori James, sempre che il ragazzo a questo punto fosse ancora vivo.
“Aveva
già chiuso il portale, subito dopo la sparizione di James.
Credo volesse
evitare che lo portassero nel futuro..” spiegò
Hermione, paziente. Comprendeva
benissimo lo stato in cui doveva trovarsi Harry. Non aveva mai
conosciuto la
sua famiglia ed ora nel giro di pochi mesi era passato dalla
felicità più
totale alla disperazione estrema. Se Sirius, il suo padrino, non fosse
stato lì
insieme a loro probabilmente il ragazzo sarebbe impazzito.
“Se
lo
avessero già fatto?” chiese Lily, agitata. Se la Bellatrix
del futuro
avesse sul serio portato James nel suo mondo non ci sarebbe stata
possibilità
di salvarlo. Aprire un altro passaggio e tornare là poteva
rivelarsi
pericoloso, e non era nemmeno così semplice.
“Non
credo, voglio dire.. Silente si è accorto quasi subito della
sparizione di
James.” Balbettò Hermione, ansiosa. Ormai nemmeno
lei era più sicura di niente,
nemmeno dei riflessi del loro preside.
“Non
abbastanza in fretta.” Sospirò Harry, tetro.
C’era stato un tempo in cui aveva
creduto fermamente che Silente fosse un uomo straordinario, dotato di
poteri
eccezionali e di un giudizio impeccabile, poi aveva dovuto scontrarsi
con la
realtà. Anche lui era umano, dotato di debolezze, paure e
come gli altri capace
di fare degli sbagli colossali. Ora, nonostante la stima sconfinata che
provava
per lui, era conscio che non poteva riporre la sua completa e fiducia
il lui.
Bellatrix sapeva cose che Silente nemmeno immaginava, e lo stesso
valeva per
loro.
“Ragazzi,
che vi prende?” chiese Remus, fissando attonito i ragazzi che
venivano dal
futuro che improvvisamente sembravano aver perso parzialmente la
fiducia nel
preside.
“Hanno
ragione. Quel vecchio sa sempre tutto quello che accade nella scuola,
possibile
che abbiamo rapito un ragazzo sotto al suo naso?”chiese
Zhoana, scettica.
“Non
è
infallibile, senza contare che Bellatrix ne sa più di
lui..” mormorò Alice, cercando
una giustificazione che potesse funzionare in difesa del preside.
“È
colpa mia, se avessi detto tutto a Silente..”
sospirò Harry, gli occhi vicini a
riempirsi di lacrime. Il Sirius più giovane si
voltò critico verso il ragazzo,
mentre quello più anziano gli circondava velocemente le
spalle, stringendolo a
sé.
“Non
sarebbe cambiato nulla, tranne che forse sarebbe riuscito a farsi
ammazzare..”
rispose Ginny dura, guardando il ragazzo dritto negli occhi sperando
che quel
contatto visivo potesse in qualche modo riuscire a rassicurarlo.
“Qualcosa
mi dice che i segreti non sono finiti.” Ipotizzò
Remus, passando lo sguardo da
Harry alla ragazza che subito si voltò verso il camino.
“Non
ora, Remus. Davvero, non è il momento.”
Sbuffò Ron, seccato.
“C’è
qualcosa che non sappiamo?” chiese il Sirius più
giovane, rivolgendosi
direttamente al suo alter ego più vecchio. L’uomo
tossì appena, studiando i
ragazzi che aveva di fronte. Sembravano così simili agli
amici che aveva perso,
eppure non erano loro. Erano solo dei ragazzi, persino più
piccoli di Harry. Doveva
proteggerli, non trattarli come degli adulti rischiando di farli
ammazzare una
seconda volta. Doveva essere saggio e fermarsi a ragionare, senza agire
di
impulso come faceva sempre.
“Più
tardi, ora non è d’aiuto per salvare
James.” Rispose il padrino di Harry,
diplomatico.
“Vorrei
sapere cosa lo è..” sospirò Remus,
depresso, lasciandosi cadere su una poltrona.
Dopo
un lungo momento di silenzio i ragazzi decisero di andare in cucina per
prendere qualcosa da mettere sotto i denti. Ormai i morsi della fame
iniziavano
a farsi sentire, ma andare in Sala Grande era fuori discussione per via
di
tutti gli sguardi curiosi, spaventati o patetici che non avrebbero dato
loro
tregua. I Tassi ed i Corvi si sarebbero mostrati spaventati,
terrorizzati
all’idea che i prossimi sarebbero stati loro, mentre le Serpi
erano fin troppo
strafottenti. Certo, non sapevano chi era il colpevole, ma provavano lo
stesso
un’immensa simpatia tanto da essersi già
guadagnati parecchie maledizioni e
fatture da molti Grifoni. Dopo aver consumato una colazione frugale
ognuno
cercò di trovarsi qualcosa da fare per far passare
più velocemente quelle ore
che sembravano senza fine.
Nonostante
le notizie circa la nuova pista seguita dagli auror, la sparizione di
James
sembrava finita in una situazione paradossale, di stallo. Nemmeno gli
Auror
sapevano bene come muoversi. L’unica pista valida era che
James fosse stato
rapito con la complicità di qualcuno interno alla scuola, un
professore forse,
e l’unico sospettato era proprio un ex auror. Questa
situazione metteva non
poco in imbarazzo l’intero dipartimento, ormai costretto ad
interrogare quasi quotidianamente
Anderson. Anche Bellatrix, dal canto suo, cominciava ad avvertire
chiaramente
che la situazione le stava sfuggendo di mano.
Rapire
James Potter era stata una mossa avventata, quasi un dispetto per far
soffrire
il figlioccio del suo odiato cugino. Il suo obiettivo era sempre e
comunque
Teddy, il figlio di Remus. Sulle prime non aveva certo immaginato che
la
sparizione di quell’insopportabile ficcanaso avrebbe destato
tutto quel
polverone, tanto che non si era nemmeno preoccupata di assicurarsi che
il ragazzo
fosse veramente morto. Lo aveva schiantato, abbandonato in una grotta
molto
lontana dal castello ed era tornata a scuola a godersi lo spettacolo.
Non
credeva certo che gli auror avrebbero cominciato a sospettare di un
loro ex
collega, tanto che non si era nemmeno preoccupata di trovarsi un valido
alibi.
Insomma, aveva agito con troppo leggerezza e ora rischiava di pagarne
le
conseguenze. Era solo questione di tempo, lo sentiva, di lì
a poco Anderson
sarebbe stato arrestato e lei avrebbe fatto una pessima fine.
L’unica soluzione
era muoversi prima, anticipando le mosse di Silente e degli auror. La
mossa più
intelligente da fare era sostituirsi a Lumacorno, facendo in modo che
il
professore di Pozioni assumesse le sembianze di Anderson. In questo
modo sarebbe
stato lui ad essere arrestato, o forse spedito in un manicomio e lei
avrebbe
potuto continuare a restare all’interno della scuola per dare
la caccia al
moccioso che tuttavia nelle ultime ore sembrava essere sparito. Per
quanto
assurdo potesse sembrare, quella banda di ragazzini aveva trovato un
modo per
portare il piccolo fuori dalla scuola, lontano da lei. Una volta preso
il posto
di Lumacorno avrebbe dovuto occuparsi anche di quella questione,
trovando un
modo per sbarazzarsi definitivamente di tutti i suoi nemici.
I
folli piani della donna furono interrotti dall’arrivo di
Hermione, Lily e
Ginny. Le ragazze si erano dirette nell’ufficio del
professore di Difesa Contro
le Arti Oscure spinte dalla disperazione, sperando che mettendogli
ansia lo
avrebbero indotto a fare qualche stupidaggine che lo avrebbe tradito
con gli
auror. Le ragazze non sapevano certo che stavano andando ad infilarsi
niente
meno che nella tana di una pericolosa mangiamorte. Presa alla
sprovvista per la
loro improvvisa comparsa, Bellatrix chiuse freneticamente la porta
dietro di
loro, bloccandola con il suo corpo. Di lì a poco avrebbe
ripreso il suo aspetto
e le ragazze avrebbero capito ogni cosa. Doveva pensare a qualcosa, in
fretta,
prima che fosse tardi.
“Professore..”
esclamò Hermione, indignata per
lo strano comportamento del vecchio insegnante. Certo, Anderson negli
ultimi
tempi aveva iniziato a dare i numeri, ma non era mai arrivato a tanto.
“Zitte,
non fiatate..” urlò Bellatrix, brandendo la
bacchetta contro le ragazze.
Questo
gesto, inevitabilmente, tradì le intenzione e la vera natura
della donna. Per
quanto pazzo, arrivista e ambizioso, l’uomo non sarebbe mai
arrivato a
minacciare degli studenti. Doveva esserci dell’altro sotto,
qualcosa che loro non
avevano ancora intuito.
“È
stato lei a rapire James!” esclamò Lily, decisa.
Di fronte a sé aveva il responsabile
della sparizione della persona che amava di più al mondo.
Non poteva
arrendersi, in qualche modo lo avrebbe costretto a parlare. Non
importava come.
“Puoi
provarlo?” chiese il professore, sghignazzando senza ritegno.
“Farà
sparire anche noi?” chiese Ginny, provocatoria, guardandosi
intorno.
Sicuramente l’uomo non gli avrebbe permesso facilmente di
lasciare la stanza. Doveva
trovare una via d’uscita cercando di ricordarsi di qualche
passaggio segreto
che potesse tornare utile. Era certa che ne esisteva uno che i suoi
fratelli
Fred e George utilizzavano spesso per sfuggire dalle punizioni, ma non
riusciva
a ricordare con precisione dove fosse e come si doveva fare per
attivarlo.
“Può
essere, ma prima voglio sapere dove si trova il moccioso.”
Risposte Bellatrix,
furente. Il moccioso le era sparito sotto il naso prima che lei potesse
tentare
di ucciderlo. Alla fine erano riusciti a giocarla. Se era arrivato il
momento
di svelarsi, tanto valeva andare subito al sodo e farlo fino in fondo.
“Non
capisco di cosa parla.” Mormorò Lily, confusa.
“Quel
lurido essere immondo. Quell’ibrido figlio di gente dal
sangue sporco!” esclamò
Bellatrix, lasciandosi prendere dalla rabbia. In quel momento le
ragazze
capirono ogni cosa.
“Tu non sei Anderson, tu sei Bellatrix!”
esclamò Hermione, spaventata, mentre
la donna tornava ad assumere il suo consueto aspetto. Nel giro di pochi
istanti
al posto di Anderson c’era Bellatrix, con addosso dei vestiti
troppo grandi per
lei.
“Sorpresa?”
chiese la donna, ostentando una calma impressionante.
Ginny
lanciò un’occhiata ad Hermione, poi a Lily.
Dovevano avvertire gli altri prima
che fosse tardi. Hermione annuì, poi rotolò per
terra e lanciò un incantesimo
alla porta.
“Scappa,
Lily..” urlò Ginny, lanciandosi su Bellatrix
perché non colpisse la ragazza
mentre fuggiva. Alcuni incantesimi la colpirono di striscio, ferendola
solo
superficialmente.
“Credete
che la vostra amica farà davvero in tempo a chiamare aiuto?
Siete morte..”
tuonò la donna, furente, lanciando un altro attacco al quale
le ragazze
riuscirono a sfuggire per un pelo, rifugiandosi in un vecchio
sgabuzzino suo
cui fondo c’era un passaggio segreto.
Lily
si mise a correre, ignorando gli incantesimi e cercando di tenere
lontane le
lacrime. Doveva avvertire qualcuno, ed il più vicino era
Lumacorno. Senza
pensarci la ragazza si precipitò nel suo ufficio, il vecchio
mago avrebbe
capito e l’avrebbe aiutata. Nel trovarsela davanti
così sconvolta il professore
trattenne il fiato.
“Professore!”
urlò Lily, fuori di sé, entrando come una furia
nel suo ufficio. Era stata in
quel posto molte volte, ma mai come in quel momento si era trattato di
una
questione così cruciale, di vita o di morte.
“Merlino,
Lily. Che ti è successo?” chiese l’uomo,
preoccupato per quella che aveva
sempre considerato la sua studentesse preferita nonostante le sue
origini
babbane.
“Lui
non è lui, lei ha preso il suo posto.” Esclamò la
ragazza, agitata, mentre Lumacorno
la prendeva per matta.
“Tesoro,
sei sconvolta. Vieni, bevi qualcosa..” mormorò
dolcemente l’uomo, cercando di
farla sedere.
“No,
non capisce. Bellatrix Lestrange ha preso il posto di Anderson.
È stata lei a
rapire James.” Continuò Lily, scattando in piedi
decisa. Lo sguardo del
professore si incurvò appena, eppure egli non
vacillò.
“Suvvia,
quello che dici è impossibile. Avanti, torna alla Torre di
Grifondoro ora.”
Disse il professore, accompagnando la ragazza alla porta pochi istanti
prima
che Bellatrix comparisse sull’uscio, sotto le sembianze di
Anderson. Qualunque cosa
stesse per succedere, Lily non doveva essere lì.
L’uomo impallidì leggermente
ma lo stesso spinse con forza la ragazza fuori dalla stanza per
impedire che
potesse assistere a quello che sarebbe successo di lì a poco.
“Hai fatto
scappare la tua pupilla giusto in
tempo, ma ora non hai scampo!” mormorò la donna,
con il volto coperto dal
cappuccio della veste che era appartenuta ad Anderson.
“Io
non so chi tu sia, ma di certo non sei Anderson. Bada bene, non
prenderai anche
il mio posto. Non ti permetterò di fare altro male a questi
ragazzi.” Tuonò
Lumacorno, ingaggiando una furiosa lotta con la donna.
Nel
frattempo i ragazzi, dopo la sparizione di Hermione, Lily e Ginny,
avevano
deciso che era arrivato il momento che gli auror intervenissero e si
erano
presentati di fronte ad Alastor Moody e Thomas Paciock che li
ascoltavano
increduli e scocciati. Ogni tanto i due si guardavano e scuotevano la
testa,
convinti che gli amici di James avessero decisamente iniziato a dare i
numeri per
le poche ore di sonno e lo stress al quale erano sottoposti.
“Qualcuno
mi spiega che sta succedendo?” sbuffò Moody, poco
convinto, cercando di dare un
senso a tutte quelle voci che gli parlavano insieme.
“È
stato Anderson a rapire James ed ora ha fatto sparire anche Hermione,
Ginny e
Lily.” Spiegò Harry, frenetico ed indispettito.
Era frustrante dover di nuovo
fare i conti con la diffidenza degli auror e del Ministero, specie per
lui che
aveva appena iniziato a farsi rispettare dalle autorità del
suo tempo. Gli
sembrava di essere tornato al primo anno, quando era solo un bambino
indifeso
che era corso da una sorpresa Professoressa di Trasfigurazione per
annunciargli
che qualcuno per conto di Voldemort avrebbe tentato di rubare la pietra
filosofale che era custodita nel castello.
“Avete
delle prove?” chiese il padre di Frank, scettico, fissando
prima il ragazzo e
poi il proprio figlio, anche lui in mezzo al gruppo di agitati che
stava
tentando di convincerli a fare un’azione contro uno dei
più famosi e titolati
auror del paese.
“No,
ma devi credermi papà. Devi fermarlo.”
Implorò Frank, aggrappandosi alla manica
della veste del padre. Sapeva che non sarebbe stato semplice
convincerlo, ma
doveva provarci lo stesso anche se questo significava perdere di
credibilità
con il padre. James lo avrebbe fatto per lui se ci fosse stata in gioco
la sua
vita.
“Non
si può accusare un uomo senza prove.”
Sospirò l’uomo, cercando di scrollarsi il
figlio di dosso. Frank oppose resistenza, deciso a non lasciar perdere
tanto
facilmente.
“Anche
voi sospettate di lui..” obiettò Regulus, seccato
per la scarsa considerazione
che gli stavano dando i due maghi. Entrambi erano convinti che tutti
loro
stessero delirando, senza nemmeno fermarsi a prendere in considerazione
le loro
parole.
“Non
siamo autorizzati a parlare delle indagini in corso.”
Tuonò Moody, severo,
deciso a non farsi mettere i piedi in testa da quel manipolo di
ragazzini
scalmanati.
“Che
succede?” chiese Silente, comparendo dal nulla come suo
solito e facendo
cessare immediatamente tutto quel baccano, seppure per pochi secondi. I
maghi
più giovani fissarono il preside, chiedendosi se lui li
avrebbe appoggiati o
avrebbe preso le parti del suo professore di Difesa Contro le Arti
Oscure.
“I
ragazzi sono sconvolti, credono che Anderson abbia rapito prima James
ed ora
anche Lily, Ginny ed Hermione!” spiegò
pazientemente il padre di Frank,
guardando i ragazzi con dolcezza. Nessuno dei ragazzi interruppe
l’auror,
limitandosi ad annuire.
“È
cosi, sono scomparse.” Sospirò il vecchio preside,
cercando lo sguardo di
Harry. Sentiva che il ragazzo sapeva di più ed allo stesso
modo sapeva di
doversi fidare di lui. Ancora una volta nessuno disse nulla, troppo
intimidito
o deluso per parlare.
“Non
tutti quelli che spariscono per qualche ora sono stati rapiti, dovresti
saperlo
bene signor Black.” Disse Silente, posando lo sguardo su
Sirius con un sorriso.
Il vecchio preside aprì la bocca per aggiungere qualcosa,
magari il racconto di
alcune delle più grandi sparizioni di Sirius Black
conclusasi con una gita al
vicino villaggio, ma fu interrotto dalla voce di uno dei ragazzi.
“Silente,
deve fare qualcosa.” Urlò Remus, deciso. Tutti si
voltarono verso il
licantropo, sorpresi. Mai prima Remus aveva reagito con tanta irruenza
e
violenza di fronte al preside. Ancora una volta Silente, forse
più incredulo
degli altri, cercò di parlare ma ancora una volta dovette
fermarsi, nuovamente
interrotto.
“Hermione,
Ginny!” strillò Zhoana, indicando le due ragazze
che correvano verso di loro
più pallide e spaventate che mai. Senza pensarci Harry e Ron
corsero loro
incontro, prendendo tra le loro braccia le due ragazze prima che queste
cadessero
a terra. Erano scosse, agitate e portavano addosso evidenti segni di un
recente
scontro che per fortuna non si era rivelato particolarmente violento.
“Come
vedete le vostre amiche stanno bene!” sospirò
Moody, esasperato, cercando di
mettere fine a quella farsa. Thomas Paciock non disse nulla, ma non
staccò
nemmeno per un istante gli occhi dalle due ragazze e dalle loro ferite,
chiedendosi chi diamine doveva averle ridotte in quel modo.
“Manca
Lily!” esclamò Harry, cercando inutilmente la
madre con lo sguardo prima di
voltarsi verso l’amica e la sua compagna.
“Lei
è
scappata..” spiegò Hermione, mentre riprendeva
fiato. Ron le accarezzò
dolcemente i capelli, sperando che il suo tocco potesse servire a
calmarla.
“Scappata?”
chiese Silente, preoccupato, voltandosi verso i due auror
improvvisamente più
seri ed attenti.
“Anderson..
eravamo nel suo ufficio.. voleva sapere dove fosse Teddy.”
Spiegò Ginny,
ansimando. Il ricordo dello scontro, della trasformazione e delle dure
parole
che Bellatrix aveva rivolto loro era ancora troppo vivo
perché riuscisse a
parlarne con tranquillità.
“Che
centra Teddy? Chi diamine è?” chiese Thomas
Paciock, confuso.
“Avanti,
andiamo a prenderlo. Dovrà darci delle
spiegazioni..” sbottò Moody, burbero.
Non gli importava nulla di chi fosse Teddy, voleva solo appendere il
suo
vecchio maestro ad una parete e scuoterlo fino a che questi non gli
avesse
rivelato che diamine avesse combinato negli ultimi tempi. Ormai era
l’unica
cosa logica da fare, soprattutto se era stato lui ad attaccare le due
ragazze e
forse anche a far sparire James.
“Aspettate,
non è veramente Anderson. Bellatrix ha preso il suo posto
con la pozione
Polisucco.” Urlò Hermione, prima che i due auror
si allontanassero. Scossi da
quelle parole, Moody e Paciock si bloccarono, come colpiti da un
incantesimo.
Lo stesso fecero gli altri, prendendo a guardarsi tra loro con gli
occhi fuori
dalle orbite. Sembrava che il peggiore dei loro incubi si fosse
avverato,
finendo con il rimettere insieme i numerosi tasselli di
quell’intricato puzzle.
“Dannazione,
ecco chi aveva ucciso Cygnus Black!” esclamò il
padre di Frank, trattenendosi
dall’imprecare solo per via della presenza dei ragazzi e del
figlio.
“Deve
avere fatto fuori anche il vecchio Anderson, pace all’anima
sua.” Aggiunse
Moody, fissando il collega.
“Dobbiamo
trovarla, prima che faccia del male a qualcuno.”
Ordinò Silente, agitato.
Quella donna a piede libero era una potenziale minaccia per tutti i
suoi
studenti, specie per Lily.
“Maledizione,
il castello è enorme.” imprecò Moody,
guardandosi intorno sperando che le
pareti iniziassero a parlare per aiutarlo a capire da che parte
iniziare.
“Dividiamoci
allora.” Suggerì prontamente Paciock, prendendo a
ragionare in modo logico.
Dovevano agire in fretta, prima che quella pazza avesse il tempo per
fare del
male a Lily o a qualche altro studente.
“Ci
siamo anche noi, abbiamo già perso James e non vogliamo
succeda qualcosa anche
a Lily.” Dichiarò Harry, deciso, parlando a nome
degli amici.
“Preside?”
chiese Moody, scettico all’idea di permettere a dei ragazzi
di partecipare alle
ricerche. L’ideale sarebbe stato mettere tutti gli studenti
in salvo in un aula
e ordinare ai restanti professori di collaborare, ma si trattava di
un’operazione che avrebbe di sicuro richiesto tempo. Molto di
più di quanto ne
avessero loro.
“Data
la situazione mi trovo costretto ad accettare, abbiamo bisogno di tutto
l’aiuto
possibile per fermare quella donna.” Sospirò
l’uomo, preoccupato. Avevano
davvero toccato il fondo se erano costretti a lasciare che persino dei
ragazzi
così giovani combattessero contro i maghi oscuri. I due
auror annuirono, scuri
in volto.
“Lily!”
esclamò Alice, mentre l’amica correva verso di
loro e si lasciava cadere tra le
braccia di Ron prima di cadere a terra.
“Ehi
ragazzina, stai bene?” chiese Moody, preoccupato, guardandosi
intorno per
assicurarsi che nessuno la stesse seguendo.
“È
nell’ufficio di Lumacorno, vuole ucciderlo per prendere il
suo posto!” strillò
la ragazza, mentre tutti prendevano a correre in quella direzione senza
aspettare altro tempo. Persino il Sirius più grande, fino a
quel momento
tranquillo sotto le spoglie di Tartufo, tornò umano e si
unì al gruppo. Voleva
Bellatrix morta e questa volta voleva assicurarsi personalmente della
sua fine.
Più o meno lo stesso valeva per Neville che voleva la causa
della sua vita da
orfano sotto diversi metri di terra più di chiunque altro.
Subito
dopo di loro c’era Harry, deciso a lasciarla in vita e a
torturarla fino a che
non gli avesse rivelato dove teneva il padre.
Una
volta spalancata la porta dell’ufficio di Lumacorno,
trovarono l’uomo a terra.
Era immerso in una pozza di sangue, ma sembrava ancora vivo. Malconcio
ma tutto
sommato vivo. Sopra di lui c’era Bellatrix, la solita
espressione da pazza
dipinta sul volto. Una volta che tutti furono nella stanza Harry la
sigillò con
un colpo di bacchetta, prima di sorridere. Non sarebbe mai uscita da
lì, non
viva quanto meno.
Quando
Neville, Harry e Sirius si trovano di fronte quella che poteva essere
il larga
parte considerata la causa di buona parte dei loro problemi dovettero
esercitare un notevole autocontrollo per non ucciderla subito, senza
pensarci
troppo su. Anche i due auror sembravano pensarla come loro. In fondo
non si
trattava certo di una decisione troppo complicata: quella pazza aveva
tolto di
mezzo Anderson e aveva ferito Robert. Anche il Sirius più
giovane covava
parecchio rancore per via dell’attacco che qualche mese prima
aveva quasi
ucciso Andromeda, ma la preoccupazione per le sorti di James superava
di gran
lunga il desiderio di vendetta. Almeno per il momento.
La
donna si voltò verso i nuovi arrivati, scoprendo i denti in
quello che pareva
un ringhio ma che era in realtà una risata. Ginny
guardò il fratello ed
Hermione, incredula. Quella donna era pazza, completamente folle.
“Signori,
il desiderio è forte ma ricordatevi di non ucciderla, ne va
della vita del
giovane Potter” ricordò Moody, più a se
stesso che agli altri. I presenti, di
malavoglia, annuirono. Alla fine si trattava solo di fare quello che
era
giusto, rimandando di appena qualche ora la fine della donna. Erano
tutti concordi:
anche se avesse confessato ogni cosa, sarebbe morta comunque.
Avere
la meglio su di lei fu un’operazione abbastanza semplice.
Bastò una maledizione
cruciatus da parte di Neville e un incantesimo incarcerante da parte di
Harry.
Sirius guardava orgoglioso i due ragazzi, sorridendo, mentre gli altri
apparivano scossi. Era evidente che nessuno di loro, a partire dai due
auror e
da Silente, si aspettava una preparazione del genere da due ragazzi
poco più
che maggiorenni. Ormai era evidente agli occhi di tutti, compresi
quelli del
vecchio preside, che i ragazzi che provenivano dal futuro erano
più preparati
alla lotta persino rispetto ai membri del suo ordine segreto.
“Dove
la portiamo?” chiese Moody, assicurandosi che
l’incantesimo di Harry fosse
abbastanza forte prima di mettere delle manette magiche alla donna.
Vigilanza
costante, si ritrovò a pensare sorridendo in modo tetro.
“Andiamo
in infermeria. Dobbiamo curare Lumacorno e interrogare questa..
donna.” Ordinò
Paciock, storcendo la bocca disgustato. Dimostrarsi gentile con lei era
decisamente l’ultima cosa che voleva, ma non aveva scelta. Ne
andava della vita
di James.
“Come
vuoi, ma io la tengo sotto tiro. Una mossa sbagliata ed è
morta.” Sbuffò Moody,
visibilmente infastidito all’idea di non poter mettere in
atto i suoi consueti
metodi.
“Dobbiamo
essere prudenti, solo lei può portarci da James.”
Ribadì Silente, mettendosi
tra Bellatrix e le bacchette dei due auror.
“Vero,
ma non per questo le permetterò di fare altri
morti.” Dichiarò Moody, lasciando
la stanza per primo con Lumacorno sulle spalle. Thomas Paciock
guardò l’amico
allontanarsi, poi si voltò verso l’ultimo arrivato.
“Giusto
per fare conversazione, tu saresti?” chiese cortese
l’auror, rivolto al padrino
di Harry. L’uomo faceva decisamente paura. Era fuori di
sé e sul viso era
chiaramente distinguibile un’espressione da pazzo che
lasciava poco di che
stare allegri, tuttavia, nessuno sembrava davvero preoccupato per la
sua
presenza ne si chiedeva perché fosse rimasto per tutto quel
tempo sotto la
forma di un cane. In mezzo a tutto quel pandemonio la strana comparsa
di Sirius
Black appariva quasi la cosa più normale.
“Sirius
Black.” Rispose questi, semplicemente, scrollando le spalle.
“Un
altro?” chiese Silente, sorpreso.
“Quello
del futuro, immagino.” Chiese Thomas per conferma, ricevendo
in risposta un
cenno affermativo da parte dell’uomo.
“Interessante.
Più tardi credo che avrò bisogno di scambiare due
parole con te, nel mio
ufficio. Ora però pensiamo a questa donna.” Disse
il preside, con il suo solito
tono enigmatico che lasciava pensare a qualsiasi cosa.
“Mi
dispiace non averle detto subito la verità,
preside.” Mormorò Sirius,
mortificato, abbassando la testa.
“Non
è
questo il problema. Nei prossimi giorni avrò bisogno di un
nuovo professore che
prenda il posto di Anderson e sono portato a credere che tu sia
intenzionato a
restare al castello insieme ai ragazzi..” spiegò
l’anziano preside, sorridendo.
“Non
è
male come proposta.” Esclamò Sirius, spiazzato.
“James
Potter..” sibilò Ginny, furente.
“Va
bene, ne parleremo più tardi..” aggiunse
prontamente Harry, evitando così che
Ginny compisse una tremenda strage che avrebbe potuto mettere fine alla
vita di
Silente e del suo padrino. Il gruppo si mosse verso
l’infermeria. Dopo qualche
metro da donna diede segno di essersi ripresa e Sirius subito le fu
accanto.
“Cuginetta,
adesso ti portiamo in infermeria. Ci dirai dove hai portato James e poi
farai
una brutta fine.” Gli sibilò
all’orecchio, senza preoccuparsi di celare l’odio
che provava per lei. Bellatrix sembrava sorpresa di trovare Sirius,
l’uomo che
lei stessa era sicura di aver ammazzato, vivo ma cercò di
non darlo a vedere. Sterminare
la sua famiglia in quel frangente era passato ad essere
l’ultimo dei suoi
problemi.
“La
fine che ti meriti..” aggiunse Neville, tra i denti. La donna
guardò entrambi,
poi lanciò uno sguardo anche agli altri e si mise a ridere
sguaiatamente.
“Non
lo saprete mai. Io morirò, ma il vostro amichetto vi
seguirà.. sempre che sia
ancora vivo..” strillò Bellatrix con mala grazia.
Senza pensarci due volte
Harry le tirò uno schiaffo, facendola cadere a terra.
“Tu,
brutta..” ringhiò il ragazzo, gettandosi su di lei
con la bacchetta sguainata.
“Calmi,
ci serve viva.” Disse il padre di Frank, trattenendo a fatica
Harry.
“Tom,
dannazione, questa troia è la responsabile della sparizione
del figlio del
nostro migliore amico.” Esclamò Alastor, prendendo
le difese del ragazzo.
“Esatto,
e se la ammazzi non troveremo mai
James.” Rispose
l’uomo, iniziando a farsi più insofferente. Anche
lui, proprio come tutti gli
altri, avrebbe voluto mandarla al creatore senza farsi troppi problemi,
ma
sapeva che non potevano permettersi di farlo. Non ancora, almeno.
“Andiamo
in ordine, prima parla poi la ammazziamo.” Cercò
di mediare Sirius, pratico,
spalancando la porta dell’infermeria dove un gruppo di
medimaghi si stavano già
prendendo cura di Lumacorno.
“Idioti,
non parlerò mai..” sbottò Bellatrix,
furente. Alla fine era stata presa come
una principiante, tradita dalla sua voglia di uccidere e fare del male
al suo
odiato cugino.
“Benissimo,
Pozione della Verità?” chiese Harry, voltandosi
verso gli auror che stavano
legando la donna ad una sedia perché non si muovesse. Non
appena ebbe nominato
la fatidica pozione, Bellatrix si fece di colpo più pallida
e agitata.
“Ho
distrutto tutte le scorte di Lumacorno e il vecchio non può
prepararne altra.”
Esclamò la donna, cercando di apparire calma.
“Credo
sia una fortuna allora che due dei suoi migliori studenti siano in
questa
stanza. Lily, Regulus.” disse Silente, indicando i due
ragazzi che si stavano
già dando da fare per creare la pozione che avrebbe salvato
la vita di James.
“Tu,
brutto traditore. Come hai potuto scegliere di andare contro la
famiglia?”
chiese Bellatrix, disgustata, rivolta al più giovane dei
suoi cugini. Il
ragazzo si voltò, restando immobile ed impassibile per
qualche secondo. Harry
era convinto che stesse per esplodere, invece si sorprese per sua
immensa calma.
“Sirius
è la mia famiglia, ed anche James. Non tu..”
rispose il ragazzo, voltando poi
le spalle per tornare a dedicare tutte le sue attenzioni alla pozione.
I
ragazzi lavorarono febbrilmente e con attenzione, nonostante non
avessero mai
preparato una pozione del genere in così poco tempo e
soprattutto sotto
pressione.
“A che punto
è il siero della verità?” chiese
Ron, sbirciando oltre la spalla di Lily il grosso pentolone nel quale
bollivano
liquidi di diversi colori.
“Non
credo combineremo molto se ci tormenti ogni dieci minuti!”
sbuffò la ragazza,
tagliando con cura alcune radici arancioni.
“Non ci credo che Lumacorno non ne tenga una scorta nascosta
da qualche parte
per casi come questi!” protestò Sirius, indignato.
“Prenditela con lui, io sto facendo tutto quello che
posso.” Sbottò Regulus,
irritato. Come se non bastasse la pozione che li stava mettendo in
difficoltà,
ora attaccava anche suo fratello con le sue lamentele.
“Non
è
abbastanza, la pozione non dovrebbe essere di quel colore.”
Sbuffò Lily,
leggendo freneticamente le istruzioni per capire dove avessero
sbagliato.
“Un
po’ di pazienza.” Esclamò Regulus.
“Non
c’è tempo!” ricordò loro
Remus, fissando il grosso orologio che stava sulla
parete.
“Dobbiamo ricominciare da capo, maledizione.”
Sospirò Lily alla fine,
sconfitta. Regulus imprecò ma prese la bacchetta per fare
sparire la pozione.
Prima che riuscisse a lanciare l’incantesimo sentì
qualcuno afferrargli il
polso saldamente.
“Gira
in senso contrario e mettici più energia,
dilettante.” Ordinò Piton, senza
lasciare la prese sulla bacchetta dell’amico. Regulus
sembrò sorpreso, ma
decise di fare come diceva lui. Certo, lui e Lily erano bravi, ma
nessuno
batteva Severus Piton davanti ad un pentolone.
“Severus,
hai deciso di darci una mano?” chiese timidamente Lily,
mentre tutti fissavano
increduli la scena. Il serpeverde sospirò, scuotendo la
testa.
“Senza
di me farete tutti una brutta fine, già lo so.”
Mormorò poi, mettendosi a
rimediare agli errori che i due avevano fatto. Harry lanciò
un’occhiata a
Sirius, che annuì sorridendo. Alastor, sorpreso, stava per
dire qualcosa, ma
Thomas lo fermò. Un ragazzo smarrito era tornato dalla loro
parte, non c’era
bisogno di farsi troppe domande. Non in quel momento, almeno. Una volta
fatta
parlare Bellatrix e ritrovato James avrebbero avuto tutto il tempo per
preoccuparsi dei dettagli insignificanti che stavano trascurando in
quel
momento.
“Allora?”
chiese Remus, impaziente.
“È
pronto!” rispose Severus, distratto.
“Incredibile
Piton, servi a qualcosa.” Esclamò la versione
più giovane di Sirius, sorpreso.
“Non
l’ho fatto certo per te, brutto idiota, ma solo
perché devo un favore a
Potter..” rispose Piton, burbero. Era tornano dalla parte dei
buoni, certo, ma
non era certo di essere ancora pronto ad essere gentile e andare del
tutto
d’accordo con i malandrini.
“È
lo
stesso un inizio..” sospirò la versione
più vecchia, sorridendo.
“Questo
chi sarebbe, un clone di Black?” chiese Severus, balzando
indietro spaventato.
Solo nei suoi incubi aveva avuto a che fare con due Sirius Black,
almeno fino a
quel momento.
“Più
o
meno, diciamo che vengo dal futuro.” Rispose Sirius,
studiandolo a fondo. Non
riusciva ad odiarlo, non quanto aveva odiato la sua versione
più anziana. Non
dopo che aveva saputo che aveva salvato la vita di Harry e che per
tutti quegli
anni aveva cercato di rimediare ai suoi passati errori.
“È
un
incubo, vero?” chiese Piton, di colpo più pallido.
Se
fosse stata un’occasione diversa forse tutti avrebbero riso e
si sarebbero
dilungati a spiegare tutta la storia, ma dati i fatti nessuno fece caso
a
quella frase e voltarono l’attenzione verso la donna seduta a
pochi passi da
loro.
“State
indietro, traditori. Non saprete mai dove ho abbandonato quel sudicio
mago.
Morirà senza che voi possiate fare nulla per
salvarlo.” Strillò lei, in preda
al panico.
“Questo
è tutto da vedere!” sogghignò Alastor,
la pozione ben stretta tra le mani.
La
donna si guardò intorno, frenetica, cercando rapidamente una
via d’uscita.
Sapeva di essere ad un passo dalla morte, non l’avrebbe
potuta evitare come
aveva fatto in passato. Questa volta intorno a lei c’era una
schiera di maghi
che non chiedeva altro se non la vendetta. Era rassegnata e tranquilla.
Sarebbe
morta come una Black, senza implorare ne gettarsi in lacrime ai piedi
dei suoi
nemici. Era pronta, certo, ma lo stesso aveva paura. Non voleva che
quella
massa di traditori venisse a conoscenza dei suoi segreti, ne di quelli
del suo
signore.
La
fiala di pozione era a pochi centimetri dalle sue labbra. Solo qualche
altro
minuto e sarebbe stata costretta a confessare ogni cosa, poi sarebbe
morta da
traditrice.
Bellatrix
si agitò sulla sedia, storcendo la testa senza riuscire a
sfuggire alla salda
presa di Thomas ed Alastor. Stava quasi per rassegnarsi, quando la
porta si
aprì di scatto, rivelando la versione più giovane
della donna costretta sulla
sedia.
“Che
diamine succede?” esclamò Ron, voltandosi verso la
porta.
Bellatrix
guardava con odio i due cugini e mandò una maledizione anche
a Severus, al
fianco di Lily. Solo dopo portò la sua attenzione sulla
copia di sé che aveva
davanti. Scrutò
con attenzione lo
sguardo della donna che sarebbe diventata mentre lei implorava
silenziosamente
il suo aiuto. Poteva capire il suo tormento, era pronta a morire ma non
voleva
che i suoi segreti venissero rivelati. Improvvisamente capì
ed alzò la
bacchetta.
“Bella,
no.. ferma!” implorò Piton, frenetico, senza che
la ragazza lo ascoltasse.
Era
concentrata solo sulla donna legata. Doveva aiutarla, prima che quei
traditori
avessero il tempo di mettere in atto il loro meschino piano. Gli auror
si
mossero in fretta non appena intuirono le intenzioni della giovane,
eppure non
abbastanza in fretta.
“Avana Kevada!”tuonò la giovane
Bellatrix, indirizzando il colpo contro se
stessa.
Bellatrix
finalmente era morta, James era condannato.
ANGOLO DELL'AUTRICE
grazie a tutti coloro
che hanno portato taaanta pazienza e che sono arrivati a leggere fino a
questo punto. davvero, più il tempo passa più mi
rendo conto che questa storia è immensa, lunghissima, non
solo per me che la sto scrivendo ma anche per voi che la seguite.
quando l'ho iniziata non avrei scommesso di potere arrivare fino a
questo punto. ad ogni modo, GRAAAZIEEE!
Domi97: una come
Bellatrix non poteva certo morire senza rompere le scatole, giusto? ad
ogni modo, non è ancora finita per James. ha la pelle dura!
:D prometto che alla fine starà bene, dopo tutto io adoro i
lieto fine.
Brando: mi spiace un
sacco per la tua influenza. tra le altre cose, ti sono solidale! :D Ho
pensato di fare intervenire anche Robert, ma poi mi sono ricordata che
aveva promesso a Sirius che avrebbe badato al piccolo. ad ogni modo,
nel prossimo capitolo ci sarà e scambierà due
parole con i suoi colleghi.. :D Spero che la scelta di Piton ti sia
piaciuta, nei prossimi capitoli ti anticipo che ci sarà un
dialogo interessante su Lily tra lui e James, naturalmente dopo che
James ricompare.. :D per Bellatrix anche io avrei voluto che fosse
qualcun altro a ucciderla, ma una come lei non muore mai senza rompere
le scatole.
Cloe Black,
Allice_Rosalie_Black, Dracucciole, Smemo92 e Funny Pink : grazie mille, siete
davvero dei tesori! chiedo scusa se non mi dilungo troppo ma sono di
frettissima. prometto che mi faccio perdonare nel prossimo
capitolo!
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Capitolo 65 *** VOGLIA DI REAGIRE ***
CAPITOLO 63
VOGLIA DI
REAGIRE
Il
castello pareva tetro, quasi disabitato. Non vi era la minima traccia
del
continuo via vai dei ragazzi, non nella Sala Grande e tanto meno nella
Sala
Comune dei Grifondoro. In poco tempo la voce era girata e tutti erano
venuti a
sapere quello che era successo nell’infermeria. Da quel
momento in poi nessuno
sembrava avere più voglia di ridere, ne di fare nulla di
diverso dal
bisbigliare sottovoce all’amico. Persino i Serpeverde erano
chiusi nella loro
sala comune, perplessi come il resto dei compagni delle altre
case.
Gli
auror alla fine avevano lasciato il castello portandosi via il corpo
senza vita
di Bellatrix e la giovane Bellatrix in catene, scortati da alcuni
dissennatori
arrivati apposta da Azkaban. Alastor e Thomas l’avevano
interrogata a lungo con
la pozione della verità ma avevano scoperto solo che lei non
centrava nulla. L’unico
legame tra le due donne era il fatto di essere la stessa persona,
così come
l’unico loro incontro era stato quello consumatosi
nell’infermeria del castello,
solo qualche ora prima.
Sembrava l’ennesima beffa del destino.
Silente
aveva accompagnato i due auror fuori dal castello, poi si era ritirato
nel suo
ufficio senza più parlare con nessuno. Non vi era traccia
dell’uomo che aveva
sempre guidato la scuola attraverso i guai e le tragedie, determinato e
risoluto. Al suo posto c’era un mago troppo vecchio,
tormentato dai suoi sbagli
passati e dalla sparizione di un giovane che non aveva nessuna colpa e
che non
aveva ancora iniziato a vivere per davvero la sua vita. Persino il
ritorno di
Severus Piton tra le loro fine non sembrava una buona notizia, in una
giornata
come quella. La speranza di vincere la guerra sembrava lontana, poco
più che
una pallida utopia.
Come
poteva pretendere di guidare una fazione se non
riusciva nemmeno a tenere al sicuro i suoi ragazzi?
L’arrivo
dei genitori di James costrinse Silente ad uscire dal suo isolamento,
per
incontrarli. La piccola comitiva entrò
nell’ufficio in un composto e surreale
silenzio, accompagnati dalla professoressa McGranitt e dal Professor
Lumacorno,
entrambi provati dalle ultime ore. Il professore di pozioni, nonostante
non si
fosse ancora ripreso, non aveva voluto saperne. I signori Potter erano
vecchi
amici, era impensabile lasciarli soli in un momento come quello. Non
appena se
li trovò di fronte, Silente gettò loro
un’attenta occhiata. La madre del
ragazzo era distrutta, in lacrime, il padre invece era una furia. Alle
sue
spalle erano comparsi ancora Al e Tom, a debita distanza dal resto del
gruppo.
In particolare, gli ultimi due erano silenziosi, malconci e docili come
non
erano mai stati in vita loro.
“Che
razza di uomo sei? Ti ho affidato mio figlio, i miei ragazzi.. non sei
stato in
grado di tenerlo al sicuro o di impedire che quella poco di buono
uccidesse
l’unica possibilità di riavere il mio James
vivo.” Tuonò Robert Potter, facendo
sobbalzare chiunque si trovasse in quel piano, fantasmi
compresi.
Non aveva
alzato la bacchetta contro il preside, ma ugualmente Moody si era fatto
avanti
per impedirgli di fare mosse avventate. Conosceva il buon cuore
dell’amico, ma
conosceva anche la sua attuale disperazione. La professoressa McGranitt
urlò,
ma il vecchio preside non reagì, abbassando appena la testa.
“Hai
ragione, amico mio. Io ho fallito.” Ammise Silente,
amareggiato.
Ogni
tentativo
di migliorare le cose e di salvare James non aveva fatto altro che
peggiorare
le cose. Non poteva biasimare Robert per l’odio che provava
nei suoi confronti.
Tutto quello che poteva fare era mettersi alla sua mercé,
permettendogli di
sfogarsi come meglio riteneva. Gli avrebbe lasciato distruggere la
stanza, né
gli avrebbe impedito di prenderlo a pugni.
“Amico?
Hai condannato a morte il mio ragazzo, e mi chiami amico?”
chiese il signor
Potter, ad un passo dal perdere completamente la ragione.
Quando era
stato
informato che gli auror di stazza al castello ed alcuni ragazzi avevano
scoperto
chi era stato a rapire suo figlio e lo avevano catturato il suo cuore
si era
fatto più leggero. Subito era corso da Dorea,
rassicurandola. Il loro James non
avrebbe fatto la fine del povero Steve. Questa volta loro sarebbero
riusciti a
salvare loro figlio, Silente avrebbe tenuto il vita il rapitore e
permesso a
Tom ed Al di trovare il suo ragazzo. Non vi era ragione per dubitare di
loro.
La sera Alastor si era presentato da lui, a testa bassa, ma
all’inizio non aveva
voluto credere che Bellatrix era morta, portandosi con sé
tutte le informazioni
per ritrovare James.
A quel punto Dorea aveva iniziato a piangere, lui a dare
di matto.
“Bob,
calmati. Silente, noi.. abbiamo fatto tutto il possibile.”
Mormorò Tom,
facendosi avanti al fianco di Al.
Robert si
girò, seccato, spostando la sua
attenzione dal preside ai due auror. Il suo sguardo era gelido e
tradiva tutta
la rabbia che provava in quel momento.
“Sta
zitto Tom, sai come la penso. Non avete fatto abbastanza.”
Rispose, secco,
prima di voltarsi verso il muro e lasciare la stanza seguito dalla
moglie.
Nessuno
cercò di fermarli. Tom aprì la bocca per
ribattere, ma poi preferì restare in
silenzio. Abbassò la testa e sentì una mano
posarsi sulla sua spalla.
“È
fuori di sé, non sa quello che dice. Avrà bisogno
di noi una volta che si sarà
calmato.” Mormorò piano Alastor Moody, cercando di
frenare le lacrime.
Il suo
occhio destro era cerchiato di nero nel punto dove l’amico lo
aveva colpito
poco prima. Anche Tom portava segni simili, ma non sul viso. Bob gli
aveva
sferrato un pugno nello stomaco e l’altro non aveva nemmeno
provato a
difendersi. Sapevano entrambi che Robert era fuori di sé,
come sarebbe stato
chiunque altro al suo posto. Se al posto di James ci fosse stato Frank,
probabilmente
lui non si sarebbe limitato ad un paio di pugni. La McGranitt
e Lumacorno,
dopo essersi scambiati un paio di occhiate capirono che era il caso di
andarsene.
Thomas Paciock e Alastor Moody si congedarono da Silente a testa
bassa, sconfitti. Il vecchio preside annuì assente, senza
provare a fermarli o
offrire loro qualcosa da bere come faceva sempre quando passavano a
trovarlo.
Si voltò invece verso la scrivania, fissando intensamente
una cornice che
conteneva una foto di un tempo lontano, con il ritratto di tre
ragazzini
sorridenti. Due maghi ed una bambina ricambiarono il suo sguardo,
incuriositi.
Silente sospirò e si lasciò cadere sulla poltrona.
Benché
il castello brulicasse di gente non fu difficile per Frank individuare
suo
padre. L’uomo camminava sconfitto al fianco di Alastor Moody,
guardandosi
intorno alla frenetica ricerca di qualcuno. Era talmente assorto da non
notare
la presenza del figlio almeno fino a che questi non gli si
lanciò addosso.
“Papà..
che succederà ora?” chiese Frank, pallido e
nervoso.
L’uomo
fissò attentamente
il figlio, ed i ragazzi intorno a lui.
Avevano aspettato ore per poter fare
quella domanda, anche se sapevano che la risposta sarebbe stata una
doccia
fredda.
“Non
c’erano molte speranze di trovare James. Adesso che Bellatrix
è morta.. beh, le
cose sono peggiorate.” Rispose Tom, sospirando, troppo stanco
per girare
intorno alla questione.
Erano
abbastanza intelligenti per esserci forse
arrivati da soli, eppure sentirlo dire da un auror fece ugualmente
male. La
reazione dei ragazzi fu duplice, alcuni si lasciarono cadere inermi,
altri
sembrarono accendersi d’ira.
“Non
avete una pista, è questo quello che sta dicendo?”
chiese Regulus, rabbioso,
fissando Tom ed Al quasi con odio.
Erano due
auror, incaricati dal ministero di
fermare i maghi cattivi ed aiutare la gente, eppure se ne stavano
lì senza fare
nulla. Limitandosi a dire che era finita, che non c’era altro
da fare se non
stare senza fare nulla.
“No
Regulus, sta dicendo che non lo cercheranno più. Non vivo,
almeno.” sospirò la
versione più grande di Sirius Black, facendo del suo meglio
per non tradire le
sue emozioni.
Alle
parole del fratello l’ex Serpeverde si spense, quasi le
forze lo avessero abbandonato all’improvviso.
L’uomo non poteva certo
biasimarlo. L’unica ragione a tenerlo in vita era Harry,
doveva essere forte
per lui. Se non fosse stato per il figlioccio, tuttavia, si sarebbe
volentieri
lasciato andare. Quell’ennesimo fallimento era troppo. Per
due volte aveva
incontrato James Potter nella sua vita, ed entrambe era stato capace
solamente
di guardarlo morire.
“No,
non potete.” Implorò Lily, con un filo di voce,
prima di accasciarsi tra le
braccia di Remus.
Al suo
fianco Zhoana provava a consolarla, ma le lacrime le
impedivano quasi di vedere il viso dell’amica dai capelli
rossi. Ginny cercava
di essere forte, ma le sue certezza dubitarono una volta incrociato il
viso di
Harry. Era in lacrime, quasi nascosto tra Hermione e Ron che cercavano
di
consolarlo senza parlare.
“Sarebbe
tutto inutile, è passato troppo tempo. Adesso cerchiamo un
corpo, non un
ragazzo disperso.” Tagliò corto Moody, guidando il
compagno fuori dal castello
lontano dalle domande dei giovani.
Quelle
parole rimasero nell’aria, pesanti. Rimbombarono a lungo
nella mente dei
presenti, giocando degli scherzi strani alle loro menti. Sirius Black
continuava a sentire quella frase mentre davanti agli occhi aveva un
flash del
passato, il corpo inerme di James dopo che era stato ucciso, poco
distante da quello
di Lily. Le immagini della casa distrutta a Godrig’s Hollow
si sovrapponevano
al sorriso del ragazzino che aveva visto scherzare con Harry. Ancora
una volta
non aveva potuto impedire che gli strappassero i genitori. Harry
avrebbe dovuto
odiarlo, era inutile. Si voltò un poco, per vedere i volti
degli altri. Quando
incontrò lo sguardo del giovane Sirius Black si
pentì di quella decisione.
Quello che aveva di fronte non era un ragazzino spensierato ma un uomo
distrutto. Accasciato a terra, in lacrime, non faceva che mormorare
frasi
sconnesse, senza senso.
“Dovevo
essere con lui..” disse alla fine, scandendo le parole a
fatica.
Subito
Regulus
gli fu al fianco, abbracciandolo. Piton assisteva a distanza al dolore
dei
ragazzi. Lui odiava Potter, ma lo stesso pensava fosse sbagliato quello
che
stava accadendo. Molte volte si era immaginato quel momento, la morte
del suo
rivale, ma mai aveva pensato potesse essere così straziante.
Guardava Lily, ma
non riusciva ad essere soddisfatto di quella vittoria. James non
c’era più, ma
lei non sarebbe stata lo stesso sua. Non ora, probabilmente mai.
“James
non vorrebbe vederci così, anche se è
morto.” Mormorò Remus, alzando la voce
per attirare l’attenzione dei presenti.
Le ultime
parole, pronunciate con un
tono prepotente che non gli era proprio, ebbero il potere di mettere i
brividi
a tutti, ma lui sembrò non farci caso. Era determinato a
spingere gli amici a
reagire, a qualunque costo.
“Che
dovremmo fare, dimmelo? Credi dovremmo organizzare una festa
perché adesso c’è
più spazio nel dormitorio?” domandò
Piton, senza nascondere la sua vena
polemica.
Le parole
del Serpeverde scossero tutti, forse più di quelle di Remus,
compreso Sirius che si voltò a guardare il rivale di sempre.
Severus era di
fronte a lui e per la prima volta non provava ribrezzo.
“Che
vuoi saperne tu?” chiese Alice, disgustata, senza nascondere
l’odio che provava
per quello che una volta era stato il migliore amico di Lily e che
l’aveva
fatta soffrire.
La rossa alzò la testa, confusa, asciugandosi gli occhi con
il
dorso della mano.
“Credete
che io sia contento? Va bene, io odiavo Potter. Lo ritenevo un essere
spregevole perché aveva tutto quello che io avevo sempre
desiderato. Compresa
Lily. Oggi dovrei essere l’uomo più felice di
questo castello, ma mi sento uno
schifo. Sai perché? Perché amo Lily e vederla a
pezzi mi distrugge. Lei ama
James, anche se lui non c’è più. Non ci
sarà mai posto per altri nel suo cuore,
per questo sono tornato dalla vostra parte. Volevo davvero salvarlo,
per lei.”
Esplose Piton, lasciando interdetti tutti i presenti, incapaci di
replicare.
Il
ragazzo che avevano sempre odiato si era alla fine rivelato un uomo
coraggioso
che aveva insegnato loro come rimediare ai propri sbagli. Lily
aprì la bocca
per dire qualcosa, ma poi si rese conto che era troppo stanca anche
solo per
ringraziare Severus di averle dato retta. Sorrise appena, poi
tornò ad
accasciarsi a terra come una bambola di pezza.
“Sei
pieno di sorprese, Severus.” Commentò Remus,
abbozzando un sorriso che poi
rivolse anche ai compagni.
Alice
abbassò la testa, imbarazzata. Non voleva dare
a Piton la soddisfazione di avere ragione, eppure doveva riconoscere
che si era
rivelato maturo.
“Abbiamo
accolto Regulus, possiamo fare lo stesso con te. Dico bene?”
disse Frank,
guardandosi intorno.
Nessuno
obiettò e Piton, imbarazzato, ringraziò tra i
denti.
“Sai
Sev, qui è diverso. Queste persone ci hanno accolti, ci
considerano parte del
gruppo e in caso di bisogno darebbero la loro vita per noi. Cerca di
non
deluderli, sei un Grifone adesso.” Spiegò Regulus,
inclinando la testa.
Severus
annuì, confuso. Improvvisamente di fronte a sé
aveva una possibilità, non la
solita disperazione.
“Resto
dell’idea che non possiamo stare qui senza fare
niente..” riprese Remus,
polemico, incrociando le braccia e fissando ad uno ad uno tutti i
presenti.
“Che
diamine..” iniziò Sirius, seccato.
“Ha
ragione lui, dobbiamo reagire.” Lo interruppe Harry, parlando
con una strana
luce negli occhi.
Tutti si
voltarono verso di lui, in ansia. Da quando
Bellatrix era morta lui non aveva più parlato. In pochi
istanti tutti i
fantasmi del suo passato avevano ripreso forma, tornando a tormentarlo
quasi
fosse in un incubo.
“Hai
sentito gli auror? Non possiamo trovare James, non abbiamo
speranze.” Cercò di
farlo ragionare Sirius, preoccupato per il suo figlioccio.
La sua
reazione lo
spiazzava e lo confondeva. Harry non aveva fatto piazzate, ne alzato la
voce.
Aveva pianto il silenzio, quasi senza farsi vedere, poi aveva detto che
dovevano reagire.
“Possiamo
fermare questa assurda guerra, impedire che altri muoiano.”
Continuò Harry,
deciso, rivolgendo lo sguardo agli amici intorno a lui.
Hermione,
Ginny,
Neville e Ron annuirono. Era arrivato il momento di fare sul serio, di
combattere.
“Come?”
chiese Zhoana, incredula.
Nessuno
era riuscito a fermare quella guerra.
Non gli auror, non Silente e tanto meno chiunque fosse stato
così pazzo da
provarci. Era follia pensare che bastasse un po’ di forza di
volontà per farlo.
“Uccidendo
Voldemort.” Esclamò Neville, risoluto, mettendo
fine al brusio agitato dei
presenti.
Sui volti
dei ragazzi ora erano dipinte espressioni di puro terrore,
era evidente che nessuno di loro aveva pensato che Harry e gli altri
fossero
intenzionati ad arrivare a tanto. Non così presto, almeno.
Alice e Frank
guardavano quel ragazzo, chiedendosi se davvero fosse loro figlio e non
uno
spietato auror mandato dal ministero. Aveva proposto di uccidere il
più
terribile e potente dei maghi oscuri più o meno con lo
stesso tono con cui si
propone ad una ragazza di uscire.
“Siete
pazzi? Nessuno può competere con quel pazzo
furioso..” cominciò Alice, cercando
di vincere la tensione per articolare una frase di senso
compiuto.
Zhoana, al
suo fianco annuì mentre la versione più grande di
Sirius Black cercava di non
perdersi nulla.
“Non
siamo pazzi, noi conosciamo il suo segreto.”
Spiegò Hermione, pacata.
Sembrava
preparata, sia a quella assurda discussione che alla guerra che stava
per scatenarsi.
“È
impossibile..” mormorò Piton, scuotendo la
testa.
Nessuno di
loro, nemmeno i
mangiamorte, sapeva abbastanza per mettere in difficoltà
Voldemort. Se fosse
stato così semplice qualcuno lo avrebbe certamente
già fatto, si disse il
ragazzo.
“Vengono
dal futuro.. lunga storia..” spiegò velocemente
Regulus, facendo cenno
all’amico che gli avrebbe raccontato tutto più
tardi.
“C’è
un’altra storia, più lunga, che non
conoscete.” Iniziò Harry, sospirando.
Ancora una
volta si voltò verso gli amici. Erano preoccupati, ma
annuirono. Doveva
andare avanti, non potevano combattere da soli ne tanto meno
coinvolgere
Silente.
“Che
stai dicendo, Harry?” chiese il Sirius più grande,
stranito.
Nemmeno
lui stava
seguendo quello strano discorso. Da quello che sapeva lui, nessuno
sapeva
qualcosa circa di segreti di Voldemort. Certo, Silente aveva qualche
sospetto
fondato, ma non lo aveva mai diviso con nessuno di loro. Almeno,
così era stato
fino a che lui era in vita.
“Nemmeno
tu lo sai, sei morto prima.” spiegò Ron, con il
suo solito poco tatto.
“Dimenticavo
il particolare..” sbuffò il mago, infastidito,
alzando gli occhi al soffitto.
Subito
assunse un’espressione imbronciata che sarebbe stata
divertente se solo
il momento fosse stato meno tragico.
“Voldemort
non può morire perché ha diviso la sua
anima..” iniziò a raccontare Ginny,
mettendo fine a quel ridicolo ed insensato scambio di battute.
Solo due
idioti
come suo fratello e Sirius avrebbero potuto discutere in un momento
tanto
delicato.
“Un
horcroux?” chiese Remus, incredulo, mettendosi a sedere per
la sorpresa.
“Sette
horcroux, ma forse non li ha ancora creati tutti.”
Spiegò meglio Hermione,
scegliendo con cura le parole per non spaventare i ragazzi.
“È
disgustoso.” Esclamò Lily, inorridita, scattando
in piedi. Dietro di lei
Severus, il padrino di Harry e Regulus avevano la sua stessa
espressione.
“Che
diamine sarebbe questa cosa?” chiese il Sirius più
giovane, guardando
esasperato gli amici che come al solito ne sapevano più di
lui.
“Dividi
la tua anima compiendo un omicidio e ne chiudi un pezzo in un oggetto.
Se il
tuo corpo viene eliminato, continui a vivere.”
Mormorò Regulus, dando
delucidazioni al fratello maggiore senza nascondere l’orrore
che provava per
quella pratica.
“E
quel pazzo avrebbe diviso la sua anima sette volte?” chiese
Sirius, assumendo
la stessa aria schifata di Lily.
“Non
è
questo il punto. Gli horcroux potrebbero essere qualsiasi cosa, non li
troveremo mai..” sospirò Regulus,
seccato.
Conoscevano
il segreto di Voldemort,
eppure non era abbastanza per toglierlo di mezzo. A quelle parole sul
viso di
Harry si dipinse un sorriso malandrino che stupì gli altri.
“A
meno che qualcuno che li ha già distrutti non sappia
esattamente quali sono..”
disse Ron, sorridendo, voltandosi verso il resto del trio.
“Vediamo
se li ricordo tutti.. dovrebbero essere il diario di Tom Riddle,
l’anello degli
Orvoloson, il medaglione di Serpeverde..” iniziò
ad elencare Harry, contando
sulle dita della mano gli oggetti che in passato avevano già
trovato e
distrutto.
“La
coppa
di Tassorosso, il diadema di Corvonero..” continuò
Hermione, puntigliosa.
“Il
serpentone ed Harry.” Concluse Ron, guadagnandosi occhiatacce
dai compagni.
Ancora una
volta le parole del ragazzo fecero sobbalzare il resto del gruppo.
“Harry
sarebbe un horcroux?” chiese Frank, accigliato. Poco lontano
da lui, Piton
aveva la stessa espressione spaventata.
“Lo
ero, ma in questo tempo non sono ancora nato..”
spiegò Harry, seccato.
Odiava
ripensare a quella brutta storia, figurarsi raccontarla. I dettagli
sarebbero
stati davvero troppi, compreso che Piton si era sacrificato per lui. Un
giorno
forse glielo avrebbe raccontato, ma non quella sera. Non prima di
vedere
Voldemort morto e suo padre di nuovo al suo fianco. Una vocina nella
sua testa,
per quanto insensato poteva sembrare, gli diceva di non arrendersi. Che
James
Potter era ancora vivo, da qualche parte.
“E
lo stesso vale per il serpente.” Aggiunse Ron,
pensieroso.
Remus
riflettè un
attimo, poi scritte velocemente il nome dei cinque oggetti che dovevano
trovare
e distruggere.
“Gli
altri dovrebbero esistere di già..” concluse
Hermione, facendo il punto della
situazione.
Il diadema
di corvonero doveva essere nel castello. L’ideale era
partire da quello.
“Grandioso,
sapete anche dove cercarli?” chiese Sirius, impaziente di
cominciare quella che
prometteva di essere una rivincita sull’uomo che aveva
causato così tanto male
nella sua vita.
Se
Voldemort non avesse mai iniziato quella assurda guerra lui
sarebbe vissuto tranquillamente insieme ai suoi malandrini, lontano da
tutto
quel caos. James sarebbe stato lì con loro e nessuno avrebbe
dovuto combattere.
“Secondo
te?” chiese Neville, ironico.
A quelle
parole sul viso di Frank si disegnò un
sorriso che spaventò appena Alice. Sembrava un cacciatore,
pronto a partire
all’assalto e a ghermire la sua preda. Non si sarebbe
fermato, non prima di
aver ucciso Voldemort.
“La
caccia può cominciare, non perdiamo tempo.”
Esclamò Regulus, deciso a
combattere.
“Perfetto,
prima tappa: la stanza delle necessità..”
comunicò Harry, indicando il buco del
ritratto che li avrebbe condotti nei corridoi del castello.
***
La
casa era silenziosa, immobile. Non vi era nessun rumore, tranne i
singhiozzi di
una donna, aggrappata alla manica della camicia del marito.
“Beth,
non piangere.” Cercava di rassicurarla l’uomo,
invano.
Era quasi
seccato,
eppure cercava di mantenere la calma per non peggiorare le cose. Erano
ore che
la moglie era in quello stato e niente sembrava essere in grado di
consolarla.
“George
hai sentito i medici? Dicono che non possono fare nulla per
lui..” disse la
donna, tra un singhiozzo e l’altro.
L’uomo
sospirò, alzando gli occhi al
soffitto.
“Mi
dispiace, ma che dovremmo fare?” chiese il marito, cercando
di consolare la
moglie.
Certo,
anche a lui spiaceva ma non aveva ancora perso del tutto la
testa. In fin dei conti si trattava di un ragazzo che avevano trovato
per caso,
uno sconosciuto di cui nessuno sembrava sapere nulla. La sua morte
sarebbe
stata un fatto triste, ma non certo una tragedia. L’anno
prima era morto il
figlio dei vicini, un bimbetto vispo di appena cinque anni portato via
da un
brutto male. Quello si che era stato un tragico scherzo del destino.
“Non
lo so, ma Merry non la prenderà bene.” rispose la
donna, soffiandosi il naso.
Ancora una
volta l’uomo si trovò a sospirare, impotente.
Anche lui era
preoccupato per la figlia ma cominciava a pensare che la moglie stesse
esagerando, ingigantendo il problema.
“È
piccola, vedrai che si dimenticherà. Mi dispiace per questo
ragazzo, ma non
sappiamo nemmeno chi sia. Hai sentito la polizia, no?”
mormorò il marito con
tatto, cercando di non apparire troppo crudele.
“Lo
so, hanno detto che sembra sbucato dal nulla. Che non ha
passato..” disse la
moglie, scuotendo la testa.
Quando
aveva sentito quelle parole aveva urlato, si
era agitata ed alla fine era stata portata via di peso dal compagno.
Come
potevano delle persone che si vantavano del titolo di poliziotti non
sapere
nulla di un ragazzo ferito? Non poteva avere più di diciotto
anni e di sicuro
doveva avere dei genitori, dei fratelli, degli amici e forse anche una
fidanzata che lo stavano cercando senza sosta. Quelli della polizia non
potevano fregarsene così, come se non fosse un loro problema.
“Possiamo
solo stargli vicino fino alla fine, tutto qua.”
Sospirò l’uomo, diventando
improvvisamente triste.
L’idea
che nella stanza affianco, quella che di solito
riservavano agli ospiti, fosse occupata da un ragazzino morente gli
metteva i
brividi, ma sapeva bene che toccava a lui essere forte. Era
l’uomo di casa, non
poteva piangere e perdere la testa.
“E
se
avesse ragione Merry?” chiese la donna, guardando il marito
negli occhi.
Per
qualche istante cadde il silenzio. Beth non osava quasi respirare,
spaventata
dal quella quiete.
“Beth,
smettila. Tuo padre era un vecchio pazzo ed i maghi non
esistono.” Scandì
seccato l’uomo, allontanandosi di scatto dalla
moglie.
Senza
curarsi della
donna iniziò a cercare a tentoni una sigaretta, mettendo in
disordine qualsiasi
cosa toccasse.
“Perché
i medici non posso fare nulla per lui, allora?” chiese ancora
Beth, insistente.
“Perché
è troppo grave.” Rispose l’uomo,
mettendo così fine alla discussione.
Merry
aveva sentito tutto il discorso dei genitori, nascosta nella penombra
della sua
cameretta. Aveva pianto in silenzio perché non la
scoprissero, poi era corsa
dal ragazzo.
Era
stata proprio lei a trovarlo in mezzo agli alberi, riverso in una pozza
di
sangue che lì per lì gli era sembrata enorme.
Davvero un corpo umano poteva
contenere tutto quel sangue? Aveva urlato per la sorpresa, poi aveva
visto che
respirava ancora. Subito aveva creduto che fosse speciale. Solo quello
avrebbe
potuto spiegare come fosse comparso all’improvviso a pochi
passi da casa sua e
come potesse essere ancora vivo. Era corsa a casa, aveva raccontato
tutto ai
genitori ed aveva accompagnato il padre a vedere. George era stato
scettico,
aveva creduto alla figlia solo quando gli era comparso davanti agli
occhi il
corpo agonizzante di quello che pareva essere poco più di un
bambino. Lo aveva
portato a casa, aveva urlato alla moglie di preparare un letto e di
chiamare un
medico. Solo dopo aveva guardato con attenzione il viso per capire chi
fosse.
Era uno straniero, non lo aveva mai visto prima e decisamente non
abitava nel
villaggio. Da subito le sue condizioni erano parse gravi, tanto che il
medico
aveva detto senza mezzi termini che sarebbe morto se non fosse stato
portato
all’ospedale. Una volta lì erano stata avvertita
anche la polizia, ma nessuno
aveva dato loro buone notizie: secondo la polizia si trattava di un
fantasma di
cui nessuno aveva denunciato la scomparsa, mentre secondo i medici non
c’era
nulla da fare. Beth e George lo avevano riportato a casa, offrendosi di
dargli
ospitalità fino alla fine. Stando a quello che avevano detto
i dottori non
doveva trattasi di molto: qualche ora, un paio di giorni nel migliore
dei casi.
A Merry non avevano detto nulla ma lei era abbastanza intelligente per
capire
ed ascoltare le conversazioni dei genitori.
Entrò
nella camera in cui riposava lo sconosciuto cercando di fare piano.
Sapeva che
era troppo debole per rendersi conto di quello che succedeva intorno a
lui, ma
non voleva lo stesso correre il rischio di disturbarlo.
Scrutò con attenzione
il suo viso ed ogni altra cosa che aveva addosso. Sapeva che era un
mago, qualcosa
glielo diceva ma lei voleva una conferma. La sua attenzione fu
catturata da una
sciarpa bizzarra, con disegnato un leone.
Un
gemito fece sussultare la bambina, che si voltò verso il
ragazzo. Questi si
agitò appena nel letto, poi aprì faticosamente
gli occhi.
“Dove..”
iniziò a chiedere James, con un filo di voce.
“Non
affaticarti, sei molto malato. Sei a casa mia, ti ho trovato io. La mia
mamma e
il mio papà ti hanno portato in ospedale ma i medici hanno
detto che non sono
capaci di farti guarire.” Lo rassicurò la bambina,
accarezzandogli dolcemente
il viso.
La sua
manina fredda diede un poco di sollievo alla fronte del
ragazzo, in fiamme per la febbre.
“Non
mi serve un dottore, ma un medimago. Maledizione!”
imprecò James, sempre più
debole.
Cercò
di tirarsi su, ma il suo corpo non rispondeva. I suoi sensi a
malapena si rendevano conto della presenza della bambina.
“Allora
sei per davvero un mago!” esclamò la bambina,
incredula ed eccitata.
“Si,
mi chiamo James.” Confermò il ragazzo a letto,
ansimando appena per lo sforzo.
“Io
sono Merry. Dimmi come posso aiutarti.” Si offrì
la bambina, preoccupata.
La
felicità per essere finalmente riuscita a dimostrare che il
nonno aveva ragione
era sfumata non appena si era resa conto che il suo amico stava
morendo. Non
era tempo per gioire e dimostrare a tutti che il nonno non era matto,
doveva
salvare James prima che fosse tardi.
“Non
puoi, solo dei maghi potrebbero.” Sussurrò James,
abbozzando un sorriso.
Quella
bambina era davvero intraprendente ma non bastava certo il suo aiuto
per
salvarlo.
“Tu
dimmi dove sono, ed io andrò da loro.” Insistette
la piccola, senza demordere.
James
sospirò, prima di arrendersi.
“Sono
a Londra, ma è difficile trovarli se non hai
poteri.” Spiegò alla fine James,
quasi distrutto dallo sforzo di restare sveglio e parlare.
Sentendo
nominare Londra,
quella città tanto lontana, la piccola si sentì
mancare ma si fece forza lo stesso.
Non poteva certo tirarsi indietro dopo che aveva detto a James che
avrebbe fatto
tutto il possibile.
“Dove
stanno i medimaghi?” chiese ancora Merry, attenta, osservando
il mago in attesa
di una risposta.
I suoi
occhi erano chiusi ed il respiro irregolare. Era
stanco, forse troppo per parlare ancora con lei ma non poteva
arrendersi ora. Doveva
dargli quelle informazioni, o lei non sarebbe mai riuscita a trovare
aiuto.
“A
San
Mungo, oppure a Diagon Ally. Ci si arriva attraverso un bar che sembra
disabitato.” Disse James, la voce ridotta a poco
più di un debole sussurro.
“Fidati
di me, ci penso io.” Lo rassicurò la bambina,
scompigliandogli i capelli.
Quel
tocco ebbe il potere di dare a James un po’ di sollievo. Per
qualche istante
gli parve quasi di essere a casa, a Potter Manor, nel suo letto. Poco
più in là
c’era il letto del suo gemello e la madre li aveva appena
chiamati per la
colazione. Riusciva quasi ad intravedere i capelli scompigliati di
Steve ed il suo
volto spuntare appena tra le coperte con cui aveva lottato tutta la
notte. Questo
bel ricordo lo fece sorridere e diede al mago la forza per parlare
ancora.
Voleva bene a Steve, ma era ancora presto per rivedersi.
“Va
in
stazione e cerca il Binario nove e tre quarti..”
sussurrò James, prima che tutto
diventasse nuovamente nero.
ANGOLO DELL'AUTRICE
Eccomi di nuovo
qui, chiedo scusa per aver concluso questo capitolo sul più
bello ma come avrete intuito il prossimo sarà decisamente
pieno di colpi di scena ed incentrato quasi completamente sulla piccola
Merry da sola per le vie della lontana e sconosciuta Londra..
Grazie a tutti
coloro che leggono, recensiscono ed apprezzano la mia storia.
BRANDO: grazie
milleee! sono contenta di averti fatto un regalo di compleanno
(AUGURIII, anche se in ritardissimo!). Per quanto riguarda Bellatrix ho
pensato che una donna come lei dovesse creare un sacco di problemi
anche morendo, complicando la vita a tutti. Ad ogni modo, non
è ancora finita per James. è solo più
complicato. Anche se lei avesse detto dove lo aveva lasciato non lo
avrebbero comunque trovato perchè lui era già
andato via. Thomas e Alastor piacciono molto anche a me, anche se in
questo capitolo si tengono un po' a distanza da Robert. Tutte le
domande sul ritorno di JAmes troveranno risposta nel prossimo capitolo,
non dico nulla..
KURY: Grazie
milleee! Piton è tornato tra i buoni, ed ha anche dimostrato
di non essere maturo e di avere compreso i propri errori. adesso
staremo a vedere come prenderà il ritorno di James... :D
FunnyPink: Grazie
milleee! ormai tutto quello che possono fare è uccidere
Voldemort e tutti i suoi compari. la più pericolosa,
Bellatrix, è fuori gioco. è già un
buon inizio, no?
DOMI97: Grazie
milleee! la famiglia babbana, più Merry a dire il vero,
avrà un ruolo essenziale. nel prossimo capitolo capirai
meglio! chiedo perdono per l'errore di battitura (in certi
casi non avere nessuno a fare da Beta diventa un problema!), per ora ad
ogni modo non si saprà se la piccola è una maga o
no, vi lascio con il dubbio! Sirius è a pezzi, ma
HArry gli da la forza per reagire. insegnare ai ragazzi lo
aiuterà anche a tenere la testa occupata. nei prossimi
capitoli, oltre a vedere il famoso dialogo tra Piton e JAmes
sarà bello vedere la faccia di quest'ultimo di fronte a
tutti i colpi di scena: Neville che è figlio di Frank ed
Alice, il cane che è Sirius adulto e Piton tornato dalla
loro parte. povero, per me rischierà un infarto.
Allice_Rosalie_Black:
Grazie milleee! fidati, il ritorno di James è davvero vicino!
Cloe Black: Grazie
milleee! Harry ha detto di avere già sconfitto Voldemort ma
non ha mai detto come, ne parlato a nessuno dell'anima divisa in tanti
pezzettini. non voleva parlarne a Silente ne agli altri per non
metterli in pericolo. voleva aspettare che finissero la scuola almeno.
LadySaika: Grazie
milleee! il vecchio Lumacorno è stato un grande, meno male
che non si è fatto troppo male. il ritorno di Piton ha
sorpreso anche me. all'inizio pensavo che lo avrei lasciato tra i
cattivi, è stato un cambio dell'ultimo momento. :D
la morte di Bellatrix è servita, oltre per
chiudere con un colpo di scena, a rendere l'idea di quanto potesse
rompere le scatole quella donna anche solo morendo.
SMEMO92: Grazie
milleee! ultimamente cominciano ad esserci un po' troppi personaggi. da
solo i malandrini siamo arrivati ad un gruppo fin troppo numeroso. ogni
capitolo è sempre più complicato ed ho sempre
paura di dimenticarmi qualcuno. James è salvo, ma non se la
passa troppo bene. deve avere fiducia nella piccola, anche se
è dura. Bellatrix invece è una rompiscatole, in
qualsiasi luogo ed in qualsiasi tempo. :D
GRAZIE MILLE,
arrivederci al PROSSIMO CAPITOLO!
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Capitolo 66 *** TENTATIVO DISPERATO ***
CAPITOLO
64
TENTATIVO
DISPERATO
Merry
vagava da ore nei pressi della stazione
di Londra, determinata a trovare qualcuno che potesse aiutare James. La
notte
aveva da poco lasciato il posto al sole, ma non faceva ancora
abbastanza caldo
nella città piena di fumo e nebbia. Stretta nel suo
cappottino la piccola
tremava, infreddolita. Non gli importava nulla se era sola con i suoi
nove anni
in una grande città piena di gente che probabilmente poteva
avere brutte
intenzioni, lei doveva assolutamente trovare un mago. Sapeva di non
avere molte
scelte. Il tempo di James stava per finire. Non importava quale mago le
fosse andato
in aiuto, ne bastava uno qualunque. La sua innocenza e quel pizzico di
incoscienza che solo i bambini possono avere l’aveva fatta
arrivare fino a lì,
ed ormai era troppo tardi per tornare indietro. Mamma e papà
sarebbero andati
su tutte le furie in qualsiasi caso, tanto valeva andare fino in fondo
a quel folle
piano. L’unica consolazione che le restava e che le faceva
forza era il
pensiero che il nonno, ovunque fosse, la stesse guardando e certamente
fosse
fiero di lei.
Le
parole di James della sera prima gli
risuonavano ancora in testa, confuse. Doveva trovare un mago o
quantomeno
qualcuno che credesse alla sua strana storia. La vita di quel ragazzo
che
conosceva appena era troppo importante.
All’inizio
le parole di James l’avevano fatta
cadere preda dell’entusiasmo: finalmente avrebbe avuto
l’occasione di conoscere
maghi veri, non come quelli delle favole o dei racconti del nonno. Lo
sconforto
era arrivato subito dopo, non appena aveva realizzato che non sarebbe
stato
affatto semplice. I suoi genitori, tanto per iniziare, non avrebbero
mai
creduto a quella storia. Avrebbero scosso la testa, magari sorridendo,
senza
nemmeno farla finire e sarebbero tornati alle loro attività.
Di certo non l’avrebbero
mai accompagnata fino a Londra, né tanto meno lasciata
andare da sola. Lo
stesso valeva per la gente del paese che considerava quel ragazzino
sbucato dal
niente poco più di una scocciatura. Insomma, chiunque
l’avesse vista vagare da
sola in direzione della stazione l’avrebbe riportata a casa,
senza nemmeno
stare ad ascoltarla. C’era solo una persona che poteva
aiutarla: il vecchio
Rupert, l’amico del nonno. Si trattava di un attempato
vecchietto dall’aspetto
e dai modi strambi che viveva solo vicino alla ferrovia. Non aveva
famiglia.
Niente moglie, figli né tanto meno nipoti. Solo un grosso
cane dall’aspetto
bizzarro che aveva una strana ed inspiegabile passione per il gelato
alla
liquirizia. Uno dei tanti vizi che il padrone, in mancanza di altra
compagnia,
gli aveva dato. L’allegro vecchietto aveva lavorato sui treni
per più di
quarant’ anni ed era stato proprio lui a raccontare al nonno
di Merry che a
Londra esisteva un binario speciale, invisibile a tutti tranne che ai
maghi.
Nessuno naturalmente credeva a quella storia, tanto che da quando il
nonno di
Merry era morto Rupert aveva anche smesso di raccontarla.
“Rupert,
ci sei?” aveva chiamato la bambina,
bussando con insistenza alla porta.
Nel
giro di poco il vecchio era comparso con
addosso una vecchia vestaglia logora ed il fedele cane al suo fianco.
Entrambi
sembravano parecchio assonnati e sorpresi.
“Merry,
che ci fai qui nel cuore della notte?
I tuoi genitori lo sanno, vero?” aveva chiesto
l’uomo, guardandosi intorno
preoccupato cercando di scorgere un adulto.
Conosceva
la bambina da quando era
nata. Non era raro che lei passasse a trovarlo, ma di solito le sue
visite
avvenivano durante il giorno ed in compagnia della mamma. Il padre
invece non
approvava che Merry frequentasse gli strambi amici del nonno. Diceva
che
avrebbero finito con il metterle in testa idee strane, pericolose.
“No,
non sanno nulla. Proprio per questo sono
qui, mi devi aiutare..” aveva mormorato la piccola,
sgattaiolando dentro la
casa prima che qualcuno potesse vederla.
Il suo
visetto era contratto,
pensieroso. Si vedeva lontano un miglio che qualcosa la preoccupava.
“Che
succede?”aveva chiesto ancora Rupert,
confuso dalle parole di Merry.
Aveva
praticamente ammesso di essere scappata di
casa nel cuore della notte. La piccola aveva preso fiato, poi aveva
iniziato a
raccontare tutto quanto da principio mentre Rupert la ascoltava attento
e
sempre più incredulo.
“Il
ragazzo che ho trovato nella foresta, è un
mago..” aveva spiegato la bambina, frenetica.
L’uomo
aveva inclinato appena la
testa di lato, sorridendo tristemente. Nel piccolo paese le notizie
giravano in
fretta e in poche ore tutti avevano saputo che un ragazzo misterioso
era stato
trovato mezzo morto nel bosco dietro il villaggio. A nessuno sembrava
essere
importato più di tanto, ma al vecchio ferroviere era
dispiaciuto parecchio.
Sconosciuto o no si trattava di una persona, con una famiglia e degli
affetti.
Per di più aveva sentito dire che era poco più di
un bambino. Una storia molto
triste che non sembrava destinata ad avere un lieto fine.
“Non
dovresti credere alle favole del nonno.
Lui amava scherzare.” Aveva detto l’anziano con un
tono affettuoso,
accarezzandole dolcemente la testa.
Non
voleva che la piccola credesse alla
magia, ne avrebbe ricavato solo guai. In quel piccolo borgo tutti
avrebbero
preso a guardarla male, proprio come facevano con lui e con il suo
vecchio
amico. L’avrebbero isolata, lasciata sola. Certo, lei aveva
ragione a credere
nell’esistenza dei maghi, ma non valeva la pena buttare via
la vita per fare
cambiare idea a dei testoni.
“Non
è vero, non mentire. Mi ha detto tutto
della stazione, so tutto!” aveva esclamato la bambina,
stizzita e più che mai
arrabbiata.
I suoi
piccoli pugni erano stretti, quasi lividi, ed il suo sguardo
acceso di rabbia. Qualunque cosa fosse successa era evidente che Merry
stava
prendendo la cosa molto sul serio. Se era venuta da lui nel cuore della
notte
doveva esserci un motivo e lui doveva aiutarla, o almeno provarci.
“Ora
calmati. Come fai ad essere certa che è
un mago?” aveva chiesto Rupert, interessato. Nella sua vita
gli era capitato
molte volte di incrociare strani viaggiatori di passaggio da Londra con
gufi,
scope volanti e strani bagagli, ma non aveva mai visto un mago in quel
villaggio sperduto dove vivevano. Era assolutamente insensato credere
che uno
di loro si fosse spinto fino a lì solo per fare due passi.
“Le
sue ferite erano strane e non guarivano.
Nemmeno in ospedale lo potevano aiutare e lo hanno mandato a casa.
Questa notte
si è svegliato, aveva la febbre e delirava ma mi ha detto
che è un mago e che
solo dei maghi possono aiutarlo. Devo andare a Londra, oppure lui
morirà.” Aveva
raccontato Merry, ancora scossa dopo la breve conversazione che aveva
avuto con
James poco prima.
Rupert
l’aveva ascoltata attentamente, prima di scuotere la
testa sospirando.
“Londra?
È troppo lontana, è una pazzia!” aveva
esclamato il vecchio, sobbalzando sulla poltrona.
Il
racconto della piccola era
concitato, eppure aveva senso. Lui sapeva bene che a Londra
c’era un gran via
vai di gente con poteri magici. Decisamente era il posto più
semplice per
trovare un mago, ma era anche il più lontano. I genitori
della piccola non le
avrebbero mai permesso di fare quel lungo viaggio da sola.
“Se
non lo faccio, lui muore.” Aveva ripetuto
la piccola, determinata.
Nel suo
sguardo innocente rivide quello deciso del suo
amico. Fino alla fine non aveva ritrattato, anche a costo di vedersi
dare del
matto anche dalla propria figlia. Credeva nella magia ed era deciso a
dimostrarlo ai suoi concittadini anche a costo di andare contro la sua
unica
figlia ed il suo burbero genero.
“Aspetta,
fammi pensare. Certo, il treno.”
Aveva esclamato alla fine il vecchio ferroviere, illuminandosi
all’improvviso.
“Mi
puoi aiutare?” aveva chiesto la piccola,
speranzosa.
Rupert
aveva annuito, sorridendo. Subito si era alzato dalla
poltrona ed aveva preso a sfogliare freneticamente delle vecchie
tabelle che
dovevano riportare gli orari dei treni in arrivo ed in partenza.
“Certo,
ma bisogna pensare cosa dire ai tuoi
genitori. Lasciami pensare..” aveva sbuffato
l’uomo, grattandosi la testa.
Ai
suoi piedi il cane aveva ripreso a dormire, indifferente a quel
trambusto.
“Come
faccio ad andare a Londra?” aveva
chiesto ancora Merry, decisa, guardando il vecchio signore che stava
ancora
trafficando, distratto.
“Tra
venti minuti passa un diretto merci.
Niente fermate, arriva in sette ore. Dovrebbe guidarlo un mio amico,
posso
affidarti a lui ma una volta a Londra sarai sola. Sei certa di volerlo
fare?”
aveva risposto Rupert, fissandola negli occhi.
Non
poteva lasciarla andare da
sola, ma non poteva nemmeno chiedere il permesso dei genitori. Lo
avrebbero
sicuramente negato e per di più avrebbero incolpato lui di
tutta quella storia.
“Cosa
dirai alla mia mamma ed al mio papà?”
aveva chiesto la piccola, spaventata, mentre l’anziano
signore scribacchiava qualcosa
su un foglio di carta, distratto.
“Dirò
che ti ho vista alla stazione e che eri
diretta a Londra.” Aveva sospirato il ferroviere, fissando
negli occhi la
bambina.
Sul suo
piccolo viso si era dipinta una smorfia di terrore.
“Così
mi troveranno subito..” si era lamentata
lei, sul punto di scoppiare a piangere.
Se
Rupert dava l’allarme sarebbe stato
tutto inutile e James sarebbe morto lo stesso. Era andata da lui
perché era
sicura che l’avrebbe aiutata, non per essere riportata subito
a casa.
“Non
subito se do l’allarme dopo le nove del
mattino. Il treno successivo parte solo a mezzogiorno e loro non
saranno lì
prima di sera. Avrai poco più di mezza giornata, pensi di
farcela?” aveva detto
l’allegro vecchietto, sorridendo nervosamente e stringendo a
sé la bambina.
Era
così piccola, eppure così sveglia e determinata.
Doveva darle una possibilità,
ce la poteva davvero fare.
“Credo
di si..” aveva risposto lei, meno
sicura di prima.
Ora che
aveva trovato un modo per mettere in atto in suo piano
tutto cominciava a sembrare più difficile, grande e
pericoloso. Sospirò, poi
scosse la testa, decisa a togliersi dalla mente quei tristi pensieri.
Doveva
farcela e basta, non ci doveva essere spazio per altro nella sua testa.
“Sai
come trovare i maghi? Loro hanno
incantesimi che li proteggono ai nostri occhi, lo sai?” aveva
chiesto Rupert,
premuroso.
Ancora
una volta la piccola aveva annuito, distratta.
“James
mi ha detto come fare, mi fido di lui.”
Aveva ribattuto Merry.
Per
qualche istante il vecchio ferroviere valuto l’idea
di andare con lei, poi si riscosse. Incontrare un mago sarebbe stato il
sogno
della sua vita, ma doveva restare lì e rassicurare la madre
della piccola.
Quando la mattina successiva non l’avrebbe trovata le sarebbe
venuto un
infarto.
“Aspetta,
quando arrivi alla stazione chiedi
del binario nove e tre quarti..” aveva aggiunto, prima che
Merry sparisse nella
notte diretta verso la stazione.
“Binario
nove e tre quarti?” aveva chiesto la
piccola, cercando di tenere a mente tutte le informazioni che aveva
ricevuto
nel giro di poche ore.
“Proprio
così, ricordatelo e sta attenta.” si
era raccomandato Rupert, mentre la piccola era già lontana
con il suo zainetto
sulle spalle.
Era
così che era arrivata a Londra quando il
sole era sorto da una manciata di minuti. Di lì a qualche
ora al suo villaggio
avrebbero dato l’allarme e allora forse qualcuno avrebbe
chiamato anche la
polizia di Londra. Nonostante il freddo pungente doveva muoversi,
evitando che
qualcuno la seguisse o la notasse. Insomma, doveva sbrigarsi a trovare
un mago
che le credesse. Si tratta di un obiettivo ambizioso, ma non poteva
darsi per
vinta subito. Intorno a lei non c’era molta gente, solo
qualche scarno gruppo
di turisti mattinieri e dei distratti uomini d’affari in
giacca e cravatta con
delle buffe valigette nere. Guardò ancora e vide quello che
doveva essere un
ferroviere ed una strana donna, che la fissava da un po’. Il
suo aspetto
bizzarro o forse il suo sguardo interessato e divertito la
turbò. Spaventata,
decise di andare a chiedere informazioni per allontanarsi da lei.
“Mi
scusi, può aiutarmi?” chiese Merry,
avvicinandosi ad un uomo con la divisa.
Si
nascose tra le gambe dell’uomo,
cercando di sfuggire alla donna. Chiunque fosse, non doveva avere buona
intenzioni. Doveva avere più o meno
l’età di sua madre, eppure era strana.
Diversa da qualunque altra donna avesse conosciuto prima di quel
momento.
“Cerchi
un binario, piccola?” mormorò lui,
abbassandosi per vederla negli occhi.
Era
strano vedere una bambina così
piccola da sola, specie a quell’ora del mattino.
“Si,
il nove e tre quarti!” rispose lei,
sperando che l’uomo potesse veramente aiutarla.
Ogni
minuto che passava poteva
essere troppo tardi per aiutare James. L’uomo la
fissò ancora, stranito da
quelle parole.
“Non
credo di averlo mai sentito. Sei sola?”
chiese lui, sospettoso, guardandosi intorno.
“No,
la mia mamma è al bar. Ora la raggiungo!”
rispose Merry, scappando via verso il bar prima che questi avesse il
tempo di
fare altre domande.
Non
poteva lasciare che si insospettisse e la portasse
dalla polizia. Le avrebbero fatto perdere tempo e poi
l’avrebbero riportata a
casa. Sarebbe stata la fine della sua ricerca ancora prima che questa
potesse
iniziare per davvero.
Merry
provò a chiedere a qualche altro
ferroviere ma le risposte che ottenne furono più o meno le
stesse. Stremata, si
lasciò cadere su una panchina. Fu in quel momento che la
vide ancora, con la
coda dell’occhio. Una donna la guardava con insistenza, la
stessa che aveva
notato alle spalle del primo ferroviere. Forse la stava seguendo per
prenderla
e portarla a casa. Quando la donna si accorse che Merry la guardava
sorrise e
fece per avvicinarsi. Spaventata, la piccola scappò tra la
folla. Cercò di
ricordare le parole di James. Il ragazzo aveva parlato di un ospedale
magico,
chiamato San Mungo, e di un quartiere di nome Diagon Ally al quale si
accedeva
tramite un bar che sembrava abbandonato. Senza sapere bene come ci era
arrivata
e si era ritrovata davanti proprio il posto che gli aveva indicato
James.
Sembrava spettrale, ma Merry decise di farsi forza e di entrare. Non
aveva
altre possibilità in fin dei conti. La porta si
aprì cigolando e l’unico
occupante del bar si voltò di scatto, allarmato. Quando vide
che il nuovo
arrivato non era nessuno di pericoloso si lasciò andare ad
un sospiro di
sollievo e tornò alle sue attività.
“Piccola,
questo posto è pericoloso. Dovresti
davvero andare via.” Mormorò l’oste,
guardandola con affetto.
Non
sembrava una
minaccia, solo un consiglio paterno. Sembrava sorpreso di vederla nel
suo
locale, ma anche molto divertito.
“Non
posso, un mio amico ha bisogno.” Mormorò
lei con un filo di voce, senza muoversi.
Quell’uomo
le faceva paura, ma forse
era il solo che poteva aiutare James. Il suo aspetto bizzarro lasciava
intendere che forse era un mago, oppure che ne conoscesse qualcuno.
Doveva essere
per forza così, era stato il ragazzino ferito a dirglielo.
“Cosa
può volere un tuo amichetto da un posto
così?” chiese lui, curioso, lasciando perdere per
un istante le sue attività e
concentrando tutta la sua attenzione sulla bambina.
Non
l’aveva mai vista
prima, non doveva essere figlia di maghi. Probabilmente era una
babbana.
“Lui
è un mago, ma nessuno gli crede. Non
credono nemmeno a me. Ha bisogno di cure, oppure morirà.
Deve andare a San
Mungo. Qui c’è l’ingresso a Diagon Ally,
lì ci sono tanti maghi. Uno di loro mi
deve credere!” Ribatté Merry, facendosi
coraggio.
L’uomo
non sembrava
intenzionato a farle male, doveva insistere. Non poteva arrendersi alla
prima
difficoltà che incontrava.
“Come
fa una bambina babbana a conoscere
Diagon Ally ed il San Mungo?” chiese l’oste,
perplesso, grattandosi la testa.
Si
trattava di una situazione assurda, decisamente strana.
“Conosco
anche il binario nove e tre quarti.
Me lo ha detto James! La prego, sta morendo!”
implorò la piccola,
arrampicandosi su uno sgabello per arrivare alla stessa altezza
dell’uomo.
Negli
occhi della piccola l’oste ci lesse tanto smarrimento, molto
più di
quanto si sarebbe mai aspettato di trovarne. Sicuramente non stava
mentendo, ne
era certo.
“Ehi
piccola..” mormorò una voce femminile.
Merry
si voltò e si trovò di fronte la stessa donna
dalla quale era scappata
alla stazione. Spaventata, si ritrasse verso l’oste.
“Ancora
lei, la prego non mi riporti a casa.
Devo aiutare James!” protestò la piccola, cercando
di trovare una via d’uscita.
Non
dovevano riportarla dai suoi genitori, non ancora almeno. Prima doveva
convincere quell’uomo che non stava mentendo.
“Che
succede?” chiese la donna, rivolgendosi
all’oste.
Sembrava
curiosa, stupita. Doveva averla seguita dalla stazione. Aveva
il fiato corto, il viso arrossato ed ansimava per la corsa ma non
sembrava
arrabbiata o furiosa. Merry la guardò meglio e
cominciò a pensare che anche lei
doveva essere una maga, magari buona. Avrebbe dovuto capirlo prima, si
sarebbe
risparmiata un bel po’ di strada e di spavento.
“La
piccola sa tante cose. Dice di avere
incontrato un mago ferito che le ha detto come venire qui a chiedere
aiuto.”
Spiegò l’uomo, tornando a dedicarsi a dei
bicchieri sporchi lasciando che fosse
la nuova arrivata a risolvere quello strano problema.
Forse
la piccola non
mentiva, ma lui non voleva assumersi nessuna responsabilità.
Poteva essere
pericoloso, in tempi come quelli.
“Una
storia parecchio strana..” sospirò la
donna, voltandosi verso la piccola.
Non
l’aveva mai vista e decisamente non
sembrava una strega. Tuttavia, qualcosa le diceva che non stava
mentendo. Il
suo istinto le aveva detto che quella bambina era importante non appena
l’aveva
incrociata la prima volta, alla stazione. Per questo alla fine
l’aveva seguita,
doveva assolutamente saperne di più.
“Anche
lei è una maga? Mi deve credere, la
prego. Il mago che ho conosciuto si chiama James. È solo un
ragazzo, non può
morire.” Implorò la piccola, sul punto di
scoppiare a piangere.
La
donna guardò
la bambina, avrebbe potuto essere sua figlia.
“Va
bene, vieni con me.” Sospirò alla fine la
donna, prendendo la bambina per mano.
Merry
la guardò per qualche istante, poi
decise che poteva fidarsi.
“Che
vuoi fare, Andromeda?”chiese l’oste,
curioso di sapere come sarebbe finita quella strana storia.
La
donna si voltò,
scura in viso. Era preoccupata, ma sentiva che la bambina non era
pericolosa.
Probabilmente anche lei era rimasta vittima di qualche scherzo dei
Mangiamorte.
“La
porto dagli auror, loro decideranno cosa
fare.” rispose Andromeda, guidando la piccola fuori dal
locale.
L’oste
annuì,
poi tornò ai suoi affari. In tempi come quelli, dove nulla
era mai quello che
sembrava l’unica certezza che rimaneva loro erano gli auror.
Almeno, era così
fino a qualche tempo prima. Da quando il figlio di Robert Potter era
sparito
gli auror avevano preso a farsi vedere meno in giro. Molti dicevano che
erano
troppo impegnati nelle ricerche, altri che Bob era impazzito dal dolore
e che
Paciock e Moody non riuscivano più a gestire tutto da soli.
Insomma, ogni
giorno sembrava andare peggio. Quasi che quella dannata guerra fosse
destinata
a non finire ed a durare per sempre.
“Dove
mi porti? Non voglio andare a casa..” protestò
Merry, scattando sulla
difensiva.
Andromeda
sospirò, colpita dalla testardaggine della bambina. Sapeva
quello che voleva, non c’era che dire. Era determinata a
raggiungere il suo
obiettivo.
“Ti
porto da alcuni maghi che possono scoprire
se dici bugie. Se non menti, aiuteremo il tuo amico. Se è
una trappola, non
vedrai più la tua famiglia. Allora, va bene?”
chiese Andromeda, scegliendo con
cura le parole per non spaventare la piccola.
I loro
nemici erano maghi senza
scrupoli. Non si facevano problemi ad uccidere bambini, figurarsi a
rapirli ed
a utilizzarli per i loro scopi.
“Va
bene, io non dico le bugie.” Rispose lei,
sicura, guardando dritto di fronte a lei.
Era
silenziosa, ma non sembrava
essersela presa per i sospetti della strega. Andromeda la
fissò ancora, poi
scosse appena la testa. Non stava mentendo, ne era certa.
Le due
vagarono per le vie di Londra, senza
più parlare. Di tanto in tanto Merry si voltava a guardare
la donna. Era una
maga vera, con tanto di bacchetta che le spuntava dalla tasca della
veste.
Normalmente avrebbe preso a farle milioni di domande, insistendo per
avere una
risposta, ma non quel giorno. L’unica domanda che le girava
in testa riguardava
James. Il ragazzo si sarebbe salvato?
Andromeda
da parte sua pensava a non perdersi.
Sarebbe potuta arrivare al Dipartimento Auror in pochi istanti,
materializzandosi, ma non voleva spaventare la bambina più
di quanto non fosse
necessario. Era babbana, non aveva mai avuto a che fare con la magia
prima di
quel momento. Forse sapeva dell’esistenza dei maghi ma non
certo che questi
poteva scomparire e riapparire a loro piacimento.
Una
volta arrivati all’edificio che ospitava
gli uffici dove lavorava il marito, le due salirono un numero
impressionante di
scale. Merry presto si ritrovò nel posto più
strano che aveva mai visto. Più
insolito e disordinato persino della vecchia casa del nonno, dove
c’era roba
ovunque. Era pieno di uomini e donne che lavoravano febbrilmente, con
dei fogli
che svolazzavano sopra le loro teste. Tutti loro avevano poteri magici
penso la
piccola, ammirata. Notando la moglie sulla porta, Ted Tonks si
precipitò da lei
e si mise a fissare la bambina perplesso. Decisamente non si trattava
della
loro Dora ma di una bambina più grande. Non
l’aveva mai vista, ma era evidente
che la moglie sapeva di chi si trattava.
“Amore,
che ci fai qui?” chiese il mago,
sorpreso dalla visita della moglie.
Il
primo pensiero andò alla piccola Dora,
sperando che non fosse successo nulla. L’espressione calma di
Andromeda, ad
ogni modo, lo tranquillizzò quasi subito.
“Questa
bambina ha fatto un viaggio di sette
ore per trovare dei maghi che potessero aiutare un suo amico
ferito.” Spiegò
Andromeda, indicando Merry che annuiva.
Sembrava
che la vista di quel posto
magico le avesse tolto la parola. Sembrava di essere in una favola,
oppure in
un sogno. Il mago portò la sua attenzione dalla compagna
alla piccola,
studiandola con attenzione. Sembrava perplesso, ma non aveva fatto
commenti.
“Dimmi
piccola, come sai che il tuo amico è un
mago?” chiese poi Ted, rivolgendosi direttamente alla
piccola.
La
bambina si
schiarì la voce, a disagio.
“Me
lo ha detto lui. Mi ha anche detto come
trovare dei maghi a Londra.” Rispose Merry, pronta.
Aveva
fatto un lungo
viaggio per arrivare fino a lì, non poteva farsi prendere
dall’emozione proprio
quanto era più necessario. Doveva farlo per James.
Ted
sospirò e si volto prima verso la moglie e
poi verso un collega che aveva sentito la conversazione. Si trattava di
un caso
strano, mai capitato prima. Non poteva prendere una decisione su due
piedi,
doveva chiedere ai suoi superiori. Tuttavia i tre auror che dirigevano
quel
posto nelle ultime ore avevano lasciato capire che non volevano essere
disturbati, in particolare Potter. I segni sul viso di Moody e Paciok
aveva
portato i colleghi a fare lo stesso con loro. Nessuno voleva imbattersi
nella
rabbia di quei tre, non volontariamente almeno.
“Sa
molte cose, Ted.” Mormorò Andromeda,
preoccupata.
Sentiva
che la bambina aveva ragione e che c’era una ragione se il
destino l’aveva portata sulla sua strada.
“Non
importa, dobbiamo controllare. Potrebbe
essere una trappola.” Sospirò l’auror di
fianco a Ted, maledicendo il fatto che
Al, Tom e Bob fossero troppo scossi per essere coinvolti.
La cosa
migliore
sarebbe stata lasciar decidere loro, ma non era possibile. Avrebbero
dovuto
controllare di persona e poi decidere il da farsi. Poteva anche
trattarsi di
una trappola dei Mangiamorti come poteva avere ragione la piccola.
“Va
bene, ma fate in fretta. James è ferito.”
Esclamò la bambina, frenetica.
Aveva
sbirciato l’orologio che portava al polso
e aveva visto che erano quasi le nove. Erano passate molte ore da
quando aveva
parlato con James, il ragazzo doveva certamente essere peggiorato. I
maghi
dovevano arrivare da lui prima che fosse tardi.
“Bene
piccola, allora va con lui.” Disse Ted,
indicando l’auror al suo fianco.
Merry
gli lanciò un’occhiata, poi alzò le
spalle. Non importava chi l’accompagnasse, solo che si
trattasse di un mago in
grado di aiutare quel ragazzo. Ormai aveva deciso di fidarsi di quelle
persone,
era l’unica cosa da fare.
“Come
ti chiami?” chiese l’uomo, sorridendo
per spaventare la piccola e per cercare di metterla il più
possibile a suo agio.
“Merry.”
Rispose lei, felice che finalmente
cominciassero a prenderla sul serio.
L’uomo
sorrise, accarezzando dolcemente il
viso della piccola.
“Io
sono Travis. Dimmi Merry, sai dirmi dove
abiti così ti riporto a casa?” chiese ancora
l’auror con lo stesso tono.
A
quelle parole la bimba impallidì.
“No,
non puoi. La signora ha detto che avreste
aiutato James! Ho fatto un lungo viaggio apposta.”
Protestò vivacemente Merry,
indignata.
“Sta
tranquilla. Ora ti porto a casa, modifico
la memoria dei tuoi genitori in modo che non ti sgridino per la tua
sparizione
e se questo misterioso amico mago esiste davvero ed è ferito
lo porto via con
me.” Spiegò Travis, cercando di calmare la bambina.
“Sei
un mago vero?” chiese Merry, sospettosa.
“Certo,
sta a vedere!” rispose lui,
rovesciando una pigna di fogli impilati sulla scrivania di
Ted.
L’uomo
alzò gli
occhi al soffitto, trattenendo a fatica un’imprecazione. La
bimba, invece,
scoppiò a ridere.
“Lo
porti a San Mungo?” chiese ancora, per
accertarsi che avrebbero davvero aiutato James.
Travis
annuì, portando una mano
sul petto.
“Se
è davvero un mago e sta male, si.” Promise
l’auror con fare solenne.
“Come
faccio a sapere che lo porti davvero e
che lui guarirà?” domandò Merry,
portando le mani ai fianchi.
“Prometto
che non modificherò la tua memoria e
che verrò a dirti come sta. Ma tu non devi parlare a nessuno
dei maghi. Credi
di poterlo fare?” chiese Travis, sorridendo.
“Promesso.”
Disse la piccola, prendendo la
mano che il mago le porgeva.
“Bene,
allora andiamo.” Mormorò Travis.
In
pochi minuti tutto iniziò a girare. Quando il mondo decise
di fermarsi Merry si
trovava sulla porta di casa sua con lo stomaco sotto sopra.
Gettò una rapida
occhiata all’orologio: le nove in punto. La sua casa era
ancora tranquilla,
probabilmente Rupert non aveva ancora dato l’allarme. Vide il
vecchio uscire
dalla porta di casa, lo salutò con la mano e questi
tornò dentro insieme al
cane.
Travis
si guardò intorno, curioso, poi fissò
la porta perplesso fino a che non capì di dover suonare il
campanello. Nel giro
di pochi istanti questa si aprì, rivelando una donna
preoccupata. Merry le
corse incontro, portandosi al suo fianco. L’auror mosse la
bacchetta e Beth
traballò qualche secondo.
“Salve
signora, sono un medico. Mi hanno detto
che c’è un ragazzo che sta male qui, posso
vederlo?” chiese Travis, mostrando
alla donna un tesserino palesemente falso.
Beth lo
guardò per un po’, poi si
voltò verso la piccola. Sentiva di dover essere arrabbiata
con lei per qualcosa
ma non riusciva a ricordare di che si trattava.
“L’ha
chiamata mia figlia? Mi spiace, il
ragazzo sta molto male. Nessuno può più fare
nulla per lui. All’ospedale hanno
detto che ormai è questione di ore.” rispose la
donna, a malincuore.
Non
capiva
bene cosa stesse succedendo, né perché stesse
parlando con quello sconosciuto,
ma non si mosse dalla porta.
“Mi
faccia fare lo stesso un tentativo..”
insistette l’auror.
Poteva
entrare con la magia, ma era meglio non fare
insospettire troppo la donna. L’aveva già confusa
per non farle notare la fuga
della bambina.
“Fallo
provare mamma, ti prego.” Implorò
Merry, saltando al collo della donna.
Beth
guardò la figlia e sentì il suo
cuore andare in pezzi. Non sarebbe servito a nulla, ma almeno ci
avrebbe
provato. Lentamente la donna annuì.
“Va
bene, venga.” Cedette alla fine lei,
spostandosi per fare entrare l’uomo.
Lo
condusse fino alla stanza di James,
ancora immersa nel buio. Nel letto si intravedeva appena la figura di
un
ragazzo. L’unico rumore che si sentiva era il pesante rantolo
del suo respiro.
“Grazie,
potrebbe aspettare di là?” chiese
Travis, muovendo appena la sua bacchetta.
La
donna annuì, allontanandosi
silenziosamente. Ci avrebbe pensato dopo a modificare del tutto la sua
memoria
in modo che non ricordasse nulla di quella visita.
“Non
ci sono problemi. Vieni, Merry.” Mormorò
Beth, assente.
“No,
la piccola può restare.” Disse
l’auror.
La
donna non capì, ma fece lo stesso come le era stato detto.
“James,
svegliati. Devi dire a questo signore
che sei un mago!” prese a chiamare Merry, scuotendo appena
l’occupante del
letto che non accennava a dare segni di vita.
Travis
rimase per un attimo intontito, lo
sguardo fisso sul ragazzo steso nel letto. Non ci voleva certo una
scienza per
capire che era conciato male, mago o meno. Quando si riscosse la
bambina stava
ancora cercando di svegliare il malato, immobile e pallido. Respirava a
fatica
e si lamentava piano, quasi non ne avesse la forza nemmeno per quello.
L’auror
si avvicinò ed aprì la tenda con un
gesto della sua bacchetta, in modo che la luce illuminasse il letto su
cui
riposava il malato. La sua fronte era imperlata di sudore ed il suo
corpo era
scosso da tremiti, probabilmente causati dalla febbre.
Scostò
lentamente il lenzuolo, scoprendo del
tutto il corpo del ragazzo ricoperto da molte bende che il mago rese
invisibili
con un incantesimo non verbale.
Merry
sussultò, spaventata.
“Che
fai?” chiese la piccola, mettendosi in
mezzo tra James e Travis quasi volesse difendere il suo amico da quella
strana
intrusione.
“Devo
vedere le sue ferite, per capire se sono
magiche o no.” Rispose l’uomo, senza distogliere
l’attenzione dal ragazzo.
La
bimba annuì, poi si spostò per lasciarlo fare.
“Guarda
la gamba allora, quella è conciata
male.” Esclamò Merry, impaziente.
Travis
studiò la gamba del ragazzo, ma non ci
trovò niente di interessante. Si trattava di una gamba
rotta, probabilmente
trascurata. Era impossibile stabilire come se la fosse rotta.
“Allora?”
chiese la bambina, ansiosa.
Il
futuro del suo amico dipendeva da lui.
“Non
c’è molto che faccia pensare a delle
ferite magiche..” sospirò Travis, sedendosi.
“È
un mago, credimi.” Assicurò Merry,
arrabbiata.
Aveva
fatto tutta quella strada per arrivare a Londra e trovare un
mago. Non poteva essere stato tutto inutile, James doveva vivere e non
morire
in quel letto senza che nessuno facesse nulla.
“Dove
si trova la sua bacchetta?” chiese
Travis, grattandosi la testa.
Dall’esame
delle ferite non emergeva nulla di
magico. Poteva essere un mago, certo, ma anche un folle. Non sapeva
cosa fare,
probabilmente doveva chiamare uno dei suoi superiori. Tuttavia, sapeva
bene che
farli muovere per niente era pericoloso, soprattutto Robert Potter.
“Non
lo so..” mormorò la piccola, abbassando
la testa.
Merry
ormai aveva capito che se non trovava un modo di dimostrare che
il suo amico era un mago lo avrebbe visto morire. Travis
voltò la testa,
ignorando di proposito il viso pieno di lacrime della bambina. Fu
così che vide
una cicatrice strana, sotto la nuca del ragazzo.
“È
stato schiantato!” esclamò improvvisamente,
saltando in piedi per lo stupore.
“Che
vuole dire?” chiese la piccola, confusa.
“Che
ti credo. Devo portarlo via, oppure
morirà. Quando lo hai trovato aveva addosso qualche oggetto
strano o insolito?”
chiese l’auror, esaminando con attenzione la ferita alla
testa.
Era
piccola, ma
si vedeva chiaramente che era stata fatta con la magia. Ne era certo.
“No,
nulla. Non aveva nemmeno una giacca ma
solamente una sciarpa con un leone.” Disse lei, alzando le
spalle.
Quel
particolare attirò ancora di più
l’attenzione dell’auror.
“Fammela
vedere.” Ordinò, di colpo serio.
Travis
strabuzzò gli occhi non appena la bambina tornò
con l’indumento. Il ragazzo
apparteneva alla casa di Grifondoro. La voltò e vi
trovò le sue iniziali: JP.
Un sospetto cominciò a farsi strada nella sua mente,
diventando sempre più
reale ogni secondo che passava.
“Hai
detto che si chiama James, vero?” chiese
Travis, cauto.
Doveva
restare calmo, agire in modo razionale, avvisare i suoi
colleghi e portare in salvo il ragazzo prima che morisse.
“Si,
mi ha detto così. Hai promesso, lo devi
salvare!” esclamò la bambina, tremendamente
seria.
L’auror
annuì, pallido. In
ballo non c’era più solo la promessa che aveva
fatto alla piccola, ma anche il
dolore di molte, troppe, persone.
“Fidati
di me, piccola.” Promise Travis,
frugando nel mantello. Estrasse un apparecchio piccolo, poi fece
scivolare l'indumento addosso al ragazzo ferito in modo che rimasse al
caldo.
Doveva
comunicare con il dipartimento, era essenziale
che anche gli altri sapessero.
“Ted,
avvisa gli altri. Sto portando il
ragazzo a San Mungo.” Mormorò Travis, utilizzando
un dispositivo che
trasmetteva la sua immagine al collega.
La
faccia perplessa di Ted Tonks
comparve si fronte a lui, facendo sussultare la piccola.
“È
conciato male?” chiese l’altro, stupito che
alla fine il ragazzo misterioso si fosse rivelato veramente un mago e
non un
mitomane o un mangiamorte.
“Abbastanza,
alla fine la piccola aveva
ragione.” Rispose Travis, scompigliando i capelli della
piccola che sorrideva,
felice.
James
stava ancora male, certo, ma era questione di poco e poi sarebbe
stato curato per bene. Si sarebbe salvato.
“È
sorprendente. Che ci faceva un mago mezzo
morto in una foresta babbana?” chiese Ted, incredulo,
scribacchiando qualcosa
su una pergamena.
“La
vera domanda è, che ci faceva un
Grifondoro che si chiama James, senza mantello e con solo una sciarpa
mezzo
morto in una foresta babbana?” chiese Travis, pregustando la
reazione del
collega.
“Ferma,
ferma. Un Grifondoro?” chiese l’altro,
gelandosi e facendosi di colpo più pallido.
Era
evidente che aveva pensato la
stessa cosa che era passata per la mente del collega alla vista della
sciarpa.
“Ha
la sciarpa di Grifondoro, le iniziali sono
JP.” Continuò Travis.
A
quelle parole Ted perse definitivamente la testa.
L’espressione sbigottita lasciò il posto ad un
sorriso. Avrebbe dovuto
ringraziare Andromeda, senza di lei non avrebbero di certo trovato il
ragazzo.
“Avviso
Bob e Dorea, non lasciarlo nemmeno per
un attimo!” urlò il collega, prima di interrompere
bruscamente la comunicazione
per correre dai suoi superiori.
Ted
fece la strada di corsa, travolgendo
qualunque cosa accennasse a sbarrargli la strada ed arrivando
nell’ufficio che
dividevano Bob, Al e Tom praticamente senza fiato. Spalancò
la porta senza
bussare, ignorando le proteste di Moody. Paciock lo fissava, furioso ma
tuttavia calmo. Era evidente che entrambi si stavano chiedendo cosa gli
fosse
preso.
“Dove
si è cacciato Bob?” chiese Ted,
guardandosi freneticamente intorno.
“Sono
qui, che c’è Ted?” sbuffò
l’uomo, scontroso
e di cattivo umore per il brusco ingresso.
Ted si
voltò, sorridendo felice.
“Vai
a chiamare Dorea! Hanno trovato James e
lo stanno portando a San Mungo!” esclamò,
frenetico.
Bob
sbiancò
all’improvviso, traballò, si mise a sedere e poi
si riscosse subito. Voleva fare
molte domande, ma improvvisamente si scoprì quasi incapace
di parlare. Suo figlio
era vivo ed i suoi lo avevano trovato nonostante le ricerche a tappeto
intorno
al castello erano state interrotte da qualche giorno. Al e Tom si
guardarono,
intontiti. Nessuno dei due riusciva a parlare.
“Al,
avvisa i ragazzi al castello. Fallo
subito! Tom, chiama Dorea.” Ordinò Bob, mentre i
due amici si affrettavano ad
obbedire.
Bob si
materializzò nel centro dell’ospedale magico senza
sapere bene
come aveva fatto ad arrivarci. Il suo volto era solcato dalle lacrime,
tanto
che quasi non vedeva dove andava. Vide a malapena una donna lanciarsi
tra le
sue braccia e la riconobbe come Dorea solo quando la strinse a
sé.
“È
vivo. I guaritori non si sbilanciamo, ma
credono che ce la farà!” esclamò Tom,
comparendo alle spalle dei due.
Dopo
aver
avvisato Dorea l’aveva accompagnata a San Mungo, aveva
aspettato con lei e
aveva parlato con i medici quando la donna era troppo scossa per farlo.
Poco
lontano, Travis teneva per mano una bambina spaventata.
“È
un miracolo, amore.” Sospirò Bob,
lasciandosi andare in un pianto liberatorio.
L’incubo
era finito, potevano finalmente
tornare a vivere.
“Dobbiamo
avvisare i ragazzi..” balbettò
Dorea, confusa.
Il
marito sorrise, accarezzandole il viso dolcemente. Non sentiva
quasi il brusio di sottofondo, né le proteste del guaritore
che cercava di
cacciarli fuori da quel corridoio. Il loro James era vivo, solo questo
contava.
“Ci
sta pensando Al, pensiamo solo a nostro
figlio!” mormorò Bob, sospirando.
Moody,
dal canto suo, avrebbe volentieri fatto
cambio con Paciock. Mai come in quel momento il castello era sembrato
tanto
grande e poco collaborativo allo sguardo attento del mago che camminava
da ore,
guardandosi intorno.
“Maledizione,
dove sono finiti tutti?” tuonò
Alastor Moody, solcando come una furia i corridoi, borbottando
indignato.
Non
solo doveva prendersi i pugni dell’amico, ora doveva anche
andare alla ricerca
di quel ragazzini ribelli che dovevano certamente essersi cacciati
nell’ennesimo pasticcio. Probabilmente con loro doveva
esserci anche il figlio
di Tom, di recente unitosi alla banda di disgraziati.
“Signor
Moody, la prego di mantenere la
calma..” mormorò Nick-Quasi-Senza-Testa, senza
perdere il suo proverbiale
contegno.
Il
fantasma aleggiava intorno all’uomo da un po’,
indignato per il
comportamento dell’auror, poco consono al luogo dove si
trovava.
“Non
mi faccio comandare da un uomo in carne
ed ossa, figurarsi da un fantasma!” sbuffò
l’auror, ignorandolo e proseguendo
per la sua strada.
Il
fantasma in risposta decise di scomparire, offeso da
tanta maleducazione. L’auror alzò le spalle, poco
dispiaciuto per la perdita
della sua compagnia. Se ne sarebbe fatto una ragione.
“Ehi,
tu. Fermo dove sei!” urlò Moody,
bloccando un ragazzino diretto verso la torre di Grifondoro.
Non era
grande, al
massimo del terzo anno e tremava parecchio.
“Non
sto facendo nulla, lo giuro..” protestò
lui, alzando le mani e sperando che l’auror si fosse
sbagliato e non stesse
cercando proprio lui.
“Dove
sono Potter, Paciock, Lupin, Black e
tutto il resto della compagnia?” chiese l’auror,
spazientito.
Aveva
perso
abbastanza tempo cercando quei ragazzi. Dannazione, era un auror lui e
non un
baby sitter.
“Io..
non lo so.” Balbettò lui, pallido.
Chiuse
gli occhi e sperò che una volta
riaperti il mago fosse scomparso. Aprì gli occhi piano, ma
Moody era sempre lì,
furioso.
“Non
sono in vena di farmi raccontare balle da
un ragazzetto che a stento mi arriva alla spalla. Parla!”
tuonò Alastor, al
limite della sopportazione.
“Loro,
sono usciti.. ma io non centro. Non lo
dica ai professori, oppure si vendicheranno!” piagnucolo il
piccoletto,
disperato.
L’auror
sbuffò, esasperato.
“Sparisci,
non ti ho mai visto.” Ringhiò
Moody, tornando a guardare i corridoi con attenzione alla ricerca dei
ragazzi
che stava cercando.
Una
volta trovati non avrebbero passato dei bei momenti
quei furfanti.
“Grazie,
signore.” Biascicò, dileguandosi
prima che l’altro avesse tempo di cambiare idea.
“Proprio
oggi dovevano andare a fare gli eroi,
maledizione!” imprecò Al, insofferente, alzando
gli occhi al soffitto.
“Signor
Moody, è successo qualcosa ai
ragazzi?”chiese Zhoana, avvicinandosi con prudenza
all’uomo.
Si
vedeva lontano
un miglio che era furioso, solo non si capiva perché. Era
insolito che un auror
si trovasse lì visto che ormai Bellatrix era stata
arrestata. La vita al
castello era tornata a scorrere tranquilla, fatta eccezione
un’infinita
tristezza dovuta alla fine del povero James.
“Sei
la ragazza di Black, non è vero?” chiese
l’auror, fissandola con attenzione.
“Io..
beh.. ecco..” mormorò lei, imbarazzata,
annuendo appena.
“Lo
sei o no? Non sono in vena di perdere
tempo. Non mi interessa sapere se sai o meno dove si sono cacciati quei
perdigiorno ma solo sapere se puoi riferire loro un messaggio da parte
di Bob e
Dorea.” Sbuffò l’auror, deciso a mettere
fino a quel tormento una volta per
tutte.
Quando
avrebbero fatto ritorno al castello, avrebbero avuto il loro
messaggio.
“Credo
di poterlo fare.” rispose Zhoana,
seria.
Se era
un messaggio di Bob e Dorea doveva trattarsi di James. Potevano
essere brutte notizie, le ennesime brutte notizie.
“James
Potter è a San Mungo. È ferito
gravemente ma non ho idea di come stia ne se passerà o meno
la notte.” sospirò
Alastor Moody, allontanandosi scuotendo la testa.
Quei
ragazzi lo avrebbero
portato alla pazzia, prima o poi.
Zhoana
rimase immobile al centro del corridoio,
incredula. Intorno a lei i ragazzi facevano chiasso, si rincorrevano e
urlavano. La ragazza non riusciva a fare un passo, mentre le parole
dell’auror
gli rimbombavano nella mente.
ANGOLO
DELL'AUTRICE:
Grazie mille per essere arrivati a leggere fino a qui. finalmente James
è tornato a casa. Chiedo perdono per non aver messo anche il
tanto agognato incontro, ma sarebbe stato davvero troppo lungo.
LadySaika: Grazie mille!!! la ricerca è cominciata, nel
prossimo incontro si capirà dove erano finiti tutti ed
amerai ancora di più Piton, credimi. in questo ho preferito
concentrarmi su James.
Ketty: Grazie milleee, sei pazza a leggerti tutto quanto insieme.
davvero, sei un vero angelo! per ringraziarti ti rivelo un segreto: le
storie con i viaggi nel tempo piacciono anche a me e ne ho una pronta
che posterò finita questa. i protagonisti saranno i figli di
Harry e Ginny (la storia sarà il sequel di Posta via gufo) e
naturalmente i malandrini. allora, ti ho incuriosita abbastanza?
BabyRiddle: Grazie milleee!
Dracucciole: grazie mille, siete sempre gentilissime!
Igniflia: grazie milleee! non si tratta di sadismo, solo che se dovessi
postare tutto insieme ci metterei sei mesi a scrivere un capitolo ed ho
il sospetto che a voi non piacerebbe..
Smemo92: Grazie mille! inizia la fase finale della storia: si combatte
per davvero. con il ritorno di James, dopo i colpi di scena, si
partirà alla ricerca.
GRAZIE MILLE, AL PROSSIMO CAPITOLO!
|
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Capitolo 67 *** DI CORSA AL SAN MUNGO ***
CAPITOLO
65
DI CORSA
AL SAN MUNGO
Harry
e gli altri solcavano i corridoi del castello a testa bassa, sbuffando
e
cercando di dimenticare il più possibile quella terribile
giornata che stava
finalmente giungendo al termine. La versione adulta di Sirius camminava
in
mezzo a loro, questa volta trasformato in uomo. L’aspetto
canino era un ricordo
da quando Silente gli aveva comunicato che la sua nomina di professore
di
Difesa Contro le Arti Oscure era ormai ufficiale. Avevano firmato
qualche carta
e si erano stretti la mano, senza fare nessun commento in merito alla
questione.
Nessuno dei due uomini aveva voglia di parlare dei motivi che avevano
spinto
Silente a prendere quella decisione: se Bellatrix non si fosse messa in
mezzo
forse Anderson e James sarebbero stati ancora al castello, vivi. Per
tutti gli
studenti il nuovo professore si sarebbe chiamato Nathan Grey, un
lontano
parente dei Black. Harry, Hermione, Neville e Ron erano stati da subito
entusiasti della notizia e persino Ginny aveva abbozzato un sorriso
commentando
cinicamente che chiunque sarebbe potuto essere un professore migliore
di
Bellatrix Black. Dopo tutto quello che aveva passato, per
l’animagus era una
bella rivincita poter insegnare ai giovani maghi, da uomo libero.
Sirius aveva
sorriso, triste, ma non aveva risposto. Era felice che Silente gli
accordasse
tutta quella fiducia, ma lo considerava solo un lavoro che gli dava la
possibilità di stare al castello con i ragazzi. La cosa che
gli premeva di più
era la loro sicurezza, nient’altro. Nei giorni precedenti
aveva parlato anche
di quello con i signori Potter, assicurando loro che si sarebbe preso
cura di
Harry. Robert e Dorea l’avevano invitato a cena, dicendo che
avevano molte cose
di cui discutere. Lui ci era andato insieme ad Harry curioso ed insieme
preoccupato. Avevano parlato a lungo, di tutto quanto quello che era
accaduto
negli ultimi tempi e di quello che sarebbe successo nel futuro. Alla
fine
Sirius aveva narrato loro la sua triste storia, cercando di trascurare
i
dettagli peggiori. Robert aveva ascoltato in silenzio, mentre Dorea gli
stringeva forte la mano. Era orribile tutto quello che Sirius ed Harry
avevano
dovuto sopportare a causa di quella stupida guerra che loro non erano
riusciti
a fermare. Verso la fine della cena il discorso era caduto sul piccolo
Teddy,
che ridacchiava contento nel seggiolone. Era troppo piccolo per
rendersi conto
di quello che gli accadeva intorno. Decisamente questo era un bene.
“Lo
porterete di nuovo al castello?” aveva chiesto la madre di
James, senza
nascondere la paura di non vedere più quel bimbo
così allegro gattonare
contento per casa.
In quei giorni tristi quel bambino era stata la sua unica
fonte di gioia. Pensare a lui aveva tenuto lontani i brutti pensieri.
Tutti
quanti. Era come se fosse tornata nel passato, quando James era piccolo
e Steve
era ancora con loro. Non averlo più in giro per casa avrebbe
voluto dire
piombare di nuovo in quel tunnel di disperazione, con quel dolore che
le
attanagliava il cuore e che sapeva così tanto di fallimento.
“Non
c’è più Bellatrix, abbiamo anche
ritrovato il medaglione dei Black tra le cose
di quella pazza.. non c’è più nulla da
temere per lui. Al suo papà farà bene
rivederlo.” Aveva affermato Harry, sicuro, mettendosi a
giocare con la manina
di Teddy, che sgambettava felice.
Dorea aveva sospirato forte, Robert aveva
preso a guardare il pavimento. Sirius si era accorto
dell’improvviso mutamento ed
era subito intervenuto. Riusciva benissimo a capire lo stato
d’animo di quelli
che erano diventati i suoi genitori. Anche lui avrebbe reagito
così se qualcuno
avesse cercato di portargli via Harry.
“Remus
non è suo padre, non quello vero almeno. Forse dovremmo
lasciarlo qui.” Aveva sospirato
Sirius senza staccare gli occhi dal piccolo.
A quelle parole i signori Potter
si illuminarono. Harry lo aveva guardato perplesso. Si fidava
completamente del
suo padrino, eppure quella volta non riusciva a capire dove voleva
arrivare.
Remus e Dora avevano affidato a lui il piccolo, era lui a doversene
occupare. Nessun
altro.
“Per
noi non c’è problema. Dorea?” aveva
chiesto Robert, voltandosi frenetico verso
la moglie. La donna aveva sorriso, nervosa.
“No,
affatto..” aveva sussurrato lei, annuendo.
“Ma
Sirius..” aveva protestato Harry, voltandosi verso il suo
padrino. Sirius lo
guardava comprensivo, quasi avesse capito quelle che sarebbero state le
sue
proteste.
“È
la
cosa migliore. Noi dobbiamo pensare a fermare questa guerra. Sono
stanco di
vedere la gente morire.” Aveva mormorato Sirius, appoggiando
una mano sulla
spalle del suo figlioccio.
Harry era cresciuto senza genitori, era stato
automatico per lui volerli conoscere una volta arrivato nel passato.
Per Teddy,
tuttavia, era diverso. Lui non capiva quello che stava succedendo e
tutte
quelle emozioni lo confondevano solo. Senza contare che la cosa
più importante
era difendere il piccolo, a qualsiasi costo.
“Si,
anche io. Facciamo come dici tu.” Si era arreso alla fine
Harry.
Remus
e la versione più giovane di Sirius non avevano commentato
quella decisione.
Una parte di loro era più tranquilla sapendo il piccolo al
sicuro con i
genitori di James, ma allo stesso tempo le risate del bambino mancavano
a tutti
e rendevano la torre di Grifondoro immensamente più triste e
silenziosa. Ad
ogni modo con i genitori di James nessuno avrebbe potuto fargli del
male, non
tanto facilmente almeno. Per il resto, era come se la loro allegria
fosse
sparita insieme a James. Nessuno riusciva a scherzare, fare i compiti o
pensare
alle lezioni. Lily non riusciva a fare altro che piangere nel bagno
delle
ragazze, da sola, arrivando quasi a fare concorrenza a Mirtilla
Malcontenta. I
suoi voti erano precipitati ed aveva più volte ripetuto ai
professori che le
loro regole erano stupide, perché non erano servite a tenere
al sicuro James.
Nonostante questa inedita voglia di ribellione, la rossa non era ancora
stata
punita. Tutti sembravano essere comprensivi con lei, al punto da darle
ai nervi
e a spingerla a ribellarsi ancora di più. Regulus e Piton
erano silenziosi,
nervosi e di pessimo umore. In linea con il resto della comitiva, ma
senza
lasciarsi andare a reazioni plateali. Erano sempre Serpeverdi dopo
tutto.
Insomma, nonostante i disperati tentativi di Alice e di Frank di tenere
insieme
il gruppo ricordando gli anni passati, ogni cosa sembrava andare male.
Tutto
quello a cui riuscivano a pensare era la ricerca degli Horcroux, che
tuttavia
procedeva a rilento. Certo, i ragazzi sapevano che il diadema di
Corvonero era
nella Stanza delle Necessità, ma trovarlo in mezzo a tutto
quel caos e nel poco
tempo che gli intervalli tra le lezioni lasciavano loro era tutto
tranne che
semplice. Avevano passato ore a frugare inutilmente in mezzo a tutte
quella
cianfrusaglie e ce ne sarebbero volute ancora prima di venire a capo di
quella
ricerca in qualche modo. Quel pomeriggio avevano provato ancora una
volta a
trovare il diadema, senza risultato. Zhoana era rimasta in biblioteca,
in modo
da giustificare l’assenza degli amici nel caso i professori
avessero iniziato a
sospettare qualcosa. Le loro sparizioni si stavano facendo troppo
frequenti,
cominciava ad essere strano. Era quasi sera quando il gruppo emerse
dalla
stanza, diretto verso il luogo dell’appuntamento con Zhoana
per comunicargli i
mancati progressi.
“Ancora
niente, dannazione.” Sbuffò Frank, camminando per
i corridoi a testa bassa.
In
quel momento si sentiva un fallito, niente di più.
Nonostante fosse figlio di
un auror non aveva saputo aiutare gli amici in quella ricerca. Il male
sembrava
avere ragione di loro, ancora una volta.
“Frank,
devi avere pazienza. Hai visto quanta roba c’è
dentro quella stanza?” fece
notare Sirius, insolitamente tranquillo.
Da quando il suo migliore amico era
scomparso tutto sembrava scivolargli addosso. Ci aveva messo anima e
corpo in
quella ricerca, eppure non gliene importava nulla se non concludeva
niente. Se
ne andava in giro, parlava, mangiava e respirava ma sentiva che niente
era più
come prima. Forse non sarebbe mai più stato come prima.
“Il
diadema non era dove doveva essere. Qualcuno potrebbe averlo
già preso.”
Mormorò Regulus, pensieroso.
Quell’idea aveva iniziato a balenargli in mente
fin dal primo pomeriggio di ricerche, ma non aveva osato dirlo ad alta
voce.
Forse avevano sbagliato a riporre cieca fiducia nei racconti dei
ragazzi. Era
evidente che qualcosa era cambiato a causa del loro ritorno.
“Oppure
non è ancora stato portato lì..”
suppose Piton, alzando le spalle.
Hermione
fulminò i due con lo sguardo, nervosa. Le cose andavano male
senza che loro si
mettessero a prevedere gli scenari peggiori.
“Deve essere lì, dobbiamo solo cercare
meglio.” esclamò Neville, con un tono di
voce decisamente alterato che normalmente non gli apparteneva. Era
stanco,
sfiduciato ma non era disposto ad arrendersi.
“Ragiona
Neville..” iniziò Alice con pazienza, rivolta al
figlio. Il ragazzo scosse la
testa, quasi a scacciare quel pensiero negativo.
“Ne
sono sicuro. Voi non avete sentito un’aura
malvagia?” chiese Neville,
rivolto agli altri. Il gruppo rimase in silenzio, riflettendo.
Lentamente, ad
uno ad uno, annuirono tutti.
“Certo
che si.” Esclamò Remus, scuotendo energicamente la
testa.
“Metteva
i brividi..” sospirò Lily, tremante.
“Appunto.”
Disse Neville, incrociando le braccia. Alice ancora una volta
cercò di
replicare, ma Harry la precedette.
“Allora
è lì, chiuso il discorso.”
Sbottò Harry, chiudendo quella conversazione
cercando di scacciare i pensieri che avevano preso a ronzargli in
testa.
La
loro presenza aveva cambiato molte cose, troppe per poter affermare
qualcosa
con certezza. La loro unica possibilità per salvare tutti
senza stragi e morti
inutili era distruggere tutte le parti dell’anima di
Voldemort. Farlo senza
conoscere l’ubicazione esatta sarebbe stato un suicidio, una
lotta contro il tempo.
Si voltò appena, scacciando una mosca. Hermione lo fissava,
stanca e
pensierosa. Anche lei aveva capito quello che lo preoccupava ma non
aveva detto
niente. Nessuno meglio di lei e Ron sapeva quanto poteva diventare
logorante
una caccia come quella a cui erano stati costretti l’anno
precedente.
L’arrivo
improvviso di Zhoana riscosse entrambi dai propri pensieri. La ragazza
correva
a perdifiato, senza badare alle persone che travolgeva e che la
fulminavano con
lo sguardo. I suoi occhi erano rossi ed il suo viso umido, ma di questo
il
gruppo se ne accorse solo quando la videro saltare al collo di Sirius,
incredulo quanto il resto dei compagni.
“Moody
ha detto che è grave, a San Mungo..” disse la
ragazza, buttando li frase
sconnesse.
“Alastor
Moody è stato ferito ed è grave a San
Mungo?” Chiese Regulus, cercando di
interpretare le parole confuse della ragazza.
Zhoana lo fissò, stralunata, poi
scosse la testa.
“Non
è
lui che sta male..” Protestò la ragazza,
aggrottando le sopracciglia.
“Adesso
si che è tutto più chiaro..”
Commentò Piton, ironico, immediatamente fulminato
da un’occhiataccia di entrambi i Sirius.
“Tu,
zitto. Amore, stai calma. Chi è stato portato a San
Mungo?” Chiese l’animagus
più giovane, premuroso.
La ragazza si voltò, cercando di immaginare quale effetto
avrebbero avuto su di lui le parole che stava per dire.
“James,
hanno trovato James.” Mormorò Zhoana alla fine,
cercando di calmarsi.
La
reazione dei ragazzi a quelle parole fu travolgente. Nessuno disse
nulla,
pressoché all’unisono tutti scattarono verso
l’ufficio del preside. Prima
ancora di sapere cosa era successo, loro volevano andare a San Mungo.
Quella
era diventata la loro priorità, non c’era tempo
per altro. Silente non sembrò
stupito di vederli comparire nel suo ufficio. La notizia doveva essere
arrivata
da poco anche a lui. Non diede loro il tempo di aprire bocca:
indicò una
passaporta, disse che si sarebbe attivata nel giro di qualche minuto e
aggiunse
che se volevano potevano prendere qualche biscotto. I ragazzi
ringraziarono,
interdetti e troppo agitati per mettere qualcosa nello stomaco. Lily
pensò di
chiedere all’uomo come stava James, ma non ebbe il tempo per
farlo. Improvvisamente
la stanza sparì intorno a loro per comparire di nuovo nel
giro di pochi
istanti, cambiata. Le pareti, i pavimenti ed i soffitti erano di un
bianco
talmente luminoso che feriva quasi gli occhi. Una volta abituatisi a
quella
luce trovarono Thomas Paciock che li fissava, divertito. Erano franati
uno
sull’altro in una sala d’attesa, attirando molti
sguardi curiosi e strappando
anche qualche risata.
“Niente
di rotto, spero..” commentò l’uomo,
studiandoli a lungo con la testa inclinata
appoggiata sulla spalla.
Il volto sembrava stanco, ma allo stesso tempo anche
sereno. Era evidente che la notizia del ritrovamento di James aveva
rallegrato
tutti, in prima battuta gli auror che erano stati a lungo impegnati
nella
ricerca in quegli ultimi tempi. Frank fissò il padre senza
parlare, per nulla
stupito di trovarlo lì.
“James..”
mormorò Harry, con un filo di voce. L’auror
guardò il gruppo, poi sorrise
ancora.
“Di
là, terza porta a sinistra. Dovrebbero esserci Dorea e
Robert.” Rispose,
indicando un corridoio che sembrava snodarsi per quasi un centinaio di
metri.
I
ragazzi ringraziarono appena, di fretta, correndo via veloci.
“Dovresti
rimproverare Frank. Ti sembra il modo di trattare suo padre?”
Brontolò Alastor
con le braccia incrociate sul petto a pochi passi dal collega.
Non aveva ancora
mandato giù che i ragazzi non si fossero fatti trovare
quando era andato a
cercarli per dare la notizia. Una volta tornato ne aveva parlato al
collega,
ipotizzando che quei matti ne stavano pensando una delle loro. Tom
aveva
sospirato e se n’era andato scuotendo la testa. Era evidente
che l’amico non
aveva figli e che non poteva capire.
“Tu
avresti
fatto lo stesso se al posto di James ci fossimo stati io o
Bob.” Rispose poi,
sorridendo appena.
Alastor ci pensò un po’ su, poi sbuffò.
Non voleva lasciare
l’ultima parola a Thomas ma sapeva bene che aveva ragione.
“Andiamo
da Travis e da Ted e stendiamo questo dannato rapporto.”
Sbottò,
burbero, indicando due uomini che stavano parlando tra loro, frenetici.
***
Dopo
una breve corsa per il corridoio durante la quale avevano travolto
diverse
persone innocenti i ragazzi si arrestarono a pochi metri da Dorea. La
donna
piangeva, aggrappata disperatamente al braccio del marito, ma quanto
vide i
ragazzi sul suo volto si allargò un bellissimo sorriso. Era
evidente che li
stavano aspettando. Teddy non era con loro, probabilmente dovevano
averlo
affidato agli elfi domestici, ad Andromeda o forse ad Augusta, la
moglie di
Tom.
“I
guaritori hanno appena detto che si salverà.”
Annunciò la donna, con fare
solenne.
Sirius si voltò, incrociando lo sguardo rasserenato di Remus
e
prendendo al volo Lily prima che la ragazza cadesse a terra.
“Merlino
ti ringrazio.” Sospirò Harry scivolando lentamente
su una sedia.
Al suo fianco
la versione più grande di Sirius finalmente sorrideva come
non gli aveva visto
fare da molto tempo a quella parte.
“Deve
riposare, ma se volete potete entrare per qualche minuto.”
Aggiunse Robert,
leggermente in ansia, senza perdere di vista il nipote.
Un figlio a letto
bastava e avanzava, non voleva altre tragedie in famiglia almeno per il
momento.
“Forse
è meglio se entriamo uno per volta..”
Mormorò Hermione, preoccupata che vedere
troppe persone potesse agitare James. Era fuori pericolo, ma questo non
voleva
dire che stava bene. Sirius e Lily non dicevano nulla, troppo straniti
ed
increduli per parlare.
“Neanche
per sogno, credo che mio figlio abbia molta voglia di vedervi. Tutti
quanti.” Ribatté
il padre di James, sorridendo sicuro.
I
ragazzi annuirono, poi Harry spinse piano la porta e furono dentro.
Bastò uno
sguardo alla stanza per far tremare loro le gambe. La stanza era
immersa nel
buio. Le imposte erano chiuse e le tende tirate. Ogni dettaglio era
studiato
per fare riposare il ragazzo ferito.
Lo
sguardo di Harry vagò per la stanza fino a che non vide il
padre. C’era
qualcosa di profondamente ingiusto nel vedere James bloccato in un
letto ma
allo stesso tempo era un sollievo. Era tornato, qualcuno dal cielo
aveva fatto
in modo che potessero rivederlo ancora. Le lenzuola, candide, erano
state
tirate sù con attenzione ma il ragazzo sembrava avesse
cercato di liberarsene,
calciandole via durante quel sonno tanto agitato. Rimasero a lungo a
guardarlo,
senza spostarsi dalla porta fino a che James si mosse piano nel letto
senza
aprire gli occhi, gemendo per il dolore e trattenendo il fiato per
alcuni,
lunghissimi istanti. Quella vista intristì tutti loro. Frank
era immobile,
aggrappato ad Alice. Sirius fissava l’amico con le lacrime
agli occhi, cercando
invano di darsi un contegno. Regulus era al suo fianco, il braccio
appoggiato
sulla spalla del fratello, ma questi sembrava non farci caso. Gli altri
erano
intorno. Remus vicino ai piedi del letto di James, Lily ed Harry al suo
capezzale. Hermione, Ginny, Ron e Neville erano intorno alla versione
più
grande di Sirius, incredulo e pallido quanto il suo alter ego. Solo
Piton si
teneva a distanza, imbarazzato, senza sapere bene come comportarsi.
L’aria in
quella stanza era pesante.
Lentamente,
James aprì gli occhi e si voltò verso la porta da
cui era entrata tutta quella
luce che lo aveva svegliato. Harry studiò attentamente il
suo volto. Sorrideva,
a dispetto di tutto il resto. Nonostante respirasse a fatica e avesse
bende che
ricoprivano gran parte del corpo, lui riusciva ancora a sorridere. Era
semplicemente strabiliante. Notò subito gli amici e
accennò appena un gesto di
saluto con la mano, probabilmente tutto quello che le sue poche forze
gli
consentivano di fare.
“Amore..”
esclamò Lily, trattenendosi a fatica dal saltargli tra le
braccia.
Voleva
sentire di nuovo il calore del suo abbraccio, sentirlo vicino e fare in
modo
che nessuno potesse più fargli del male, ma sapeva bene che
James era debole. Troppo
debole. Di tutte le cose che aveva pensato e sognato di dirgli in quei
lunghi
giorni passati senza di lui, non ne riusciva a ricordare nessuna ed a
ogni modo
non importava più. Voleva solo stare con lui, toccarlo e
sentire che era lì.
Nient’altro. Gli accarezzò i capelli,
scompigliandoli appena, poi gli baciò la
fronte e affondò il viso nell’incavo del suo
collo. Bastò questo a farla
sentire a casa, protetta.
“Ehi,
quanta gente..” mormorò James con un filo di
voce.
Voleva strappare loro una
risata, ma la smorfia di dolore che gli si dipinse sul viso mise subito
il
gruppo in allarme.
“Non
provare più a muoverti, intesi?”
esclamò Remus, con fare severo, usando lo
stesso tono con cui sgridava lui e Sirius per un scherzo troppo cattivo
o
pericoloso.
Ron sorrise appena di quella scena. Tutto era tornato alla
normalità, dopo tutto.
“Non
ci riuscirei nemmeno se lo volessi probabilmente.” Rispose il
ragazzo,
sorridendo delle premure dell’amico.
Remus inclinò la testa, poco convinto. Era
abbastanza sicuro che non sarebbe bastato così poco per
immobilizzare l’amico
in un letto. Non a lungo, almeno. Nel giro di qualche giorno, o peggio
ancora
di qualche ora, sarebbe tornato ad essere il solito irresponsabile.
“Meglio
così, i guaritori dicono che devi riposarti e non devi fare
sforzi.” Ribadì
Ginny, con un fare severo che a James ricordò lontanamente
quello della
professoressa McGranitt. Aprì la bocca per protestare, ma
qualcuno lo
precedette.
“Guardati,
dannazione. Sei uno straccio!” protestò Sirius
più giovane, gli occhi pieni di
lacrime che di li a poco sarebbero certamente uscite.
Sapeva che avrebbe dovuto
trattenersi, ma non gliene importava nulla. Era il suo amico quello
immobile
nel letto, dannazione.
“Beh,
fattelo dire.. nemmeno tu sei un fiore!” ribatté
James, provando a scherzare
per strappare un sorriso a Sirius. Il moro sorrise, poi si sedette ai
piedi del
letto dell’amico.
“Merlino,
quanto mi sei mancato! Credevo che non ti avrei più
rivisto!” sussurrò Harry,
cercando di non far trasparire agli altri il groppo che aveva in
gola.
Era
andato vicino a perdere suo padre, un’altra volta. James si
voltò, cercando la
mano del figlio per stringerla.
“Impossibile,
l’erba cattiva non muore mai..” sibilò
Piton, voltando la testa per non vedere
quel gesto tanto tenero da fare male.
Lui non aveva mai avuto un padre, solo
una bestia. Sapeva che Harry se lo meritava dopo tutto quello che aveva
passato, ma proprio non riusciva a tenere a freno quella gelosia che lo
torturava. Poi c’era James, colui che gli aveva
definitivamente portato via la
sua bella Lily. Probabilmente non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto
tortura,
ma in fin dei conti era felice che stesse bene. Certo, era il suo
rivale nonché
l’uomo che odiava di più al mondo, ma era anche
l’unico che avrebbe saputo
rendere felice Lily. James si voltò verso il proprietario di
quella voce,
sorpreso di trovarlo lì.
“Piton?
Merlino, questa deve essere un’altra
allucinazione..” mormorò James, sorridendo.
“Ti
piacerebbe..” sussurrò una voce roca,
incredibilmente somigliante a quella di
Sirius.
Si voltò verso l’uomo che aveva parlato e si
stupì di trovarsi davanti
una versione perfettamente somigliante del suo migliore amico, solo
più grande.
Sicuramente doveva avere in qualche modo a che fare con Harry e gli
altri
ragazzi.
“Due
Sirius? Sembra divertente..” disse James, mentre una fitta di
doloro lo
obbligava a muoversi il meno possibile.
Odiava mostrarsi debole davanti agli
amici, già abbondantemente preoccupati per lui, ma non
poteva farne a meno. Era
un rottame.
“Solo
perché non hanno ancora cominciato a discutere o a fare
qualcosa di
terribilmente stupido!” sospirò Ginny, alzando gli
occhi al cielo.
“Basta!
State agitando James, deve riposare.” Esclamò
Regulus, cercando di riportare la
calma.
Si vedeva che il ragazzo, nonostante cercasse il più
possibile di
minimizzare, stava realmente male. Doveva riposare, non vedere Sirius e
Ginny
che discutevano. I due abbassarono subito lo sguardo, colpevoli.
“Tranquilli,
è tutto a posto. Beh, sono un ridotto male ma tra qualche
giorno andrà meglio. Piuttosto,
che mi dite?” chiese James, curioso di sapere tutto quello
che si era perso
mentre vagava per grotte, boschi e piccoli villaggi babbani.
“Ora
pensa solo a guarire, ti racconteremo tutto quando starai
meglio.” rispose
Alice, accarezzando una mano dell’amico.
Frank, al suo fianco, era chiuso in
uno strano mutismo. Era felice che l’amico stesse bene,
eppure non riusciva a
dire niente. L’emozione era troppa.
“Non
ci pensate nemmeno. Devo sapere tutto oppure impazzisco! Allora? Chi mi
ha
rapito? Perché nessuno mi ha trovato? Che è
successo al castello? Bellatrix?”
chiese ancora James, frenetico.
Il suo viso si fece appena rosso per l’agitazione,
poi una brutta tosse lo obbligò a calmarsi. Riprese a
respirare normalmente,
poi si voltò verso gli amici. Stava male, certo, ma voleva
lo stesso le sue
risposte.
“Ehi,
sta buono! Una domanda per volta.” Esclamò Remus,
alzando gli occhi al
soffitto.
Non c’era nulla da fare, anche bloccato a letto James
rimaneva il
solito incosciente che non aveva la minima intenzione di fare quello
che i
guaritori avevano detto.
“Ti
ha
rapito Bellatrix, che aveva preso il posto di Anderson.”
Iniziò a raccontare
Ron, soffermandosi nei particolari di quella storia.
L’altro ascoltava attento,
gli occhi sgranati per la sorpresa e per
l’incredulità. Non potevano dargli
torto, anche a loro era sembrato tutto quanto assurdo.
“Anderson
in realtà era Bellatrix? Vostra cugina Bellatrix?”
esclamò James, sorpreso,
voltandosi verso Regulus e Sirius.
Dai racconti dei ragazzi era scontato quanto
quella donna fosse perfida, ma mai l’avrebbe creduta capace
di elaborare un
piano tanto intricato e pericoloso solo per vendicarsi di un bambino
indifeso
come Teddy.
“Perspicace
il ragazzo.” commentò Piton, allontanandosi dal
gruppo che circondava il letto.
“Dovevate
darmi retta quando dicevo che era strano!” sbuffò
Neville, alzando gli occhi al
soffitto, ricordando le sue parole sui cambiamenti del professore.
“Sarebbe
stato meglio, decisamente.” Commentò lo strano
tizio che assomigliava a Sirius.
“Tu
saresti?” chiese James alla fine, interessato. Era troppo
stanco per fare
congetture e ipotesi, ma anche altrettanto curioso.
“Sirius,
dal futuro. Lui invece è Neville..” rispose
questi, tranquillo, indicando
l’altro ragazzo.
“Il
cugino di Frank, lo so già.” Disse James senza
pensare. Si ricordava di lui,
del suo strano arrivo al castello con quel cane gigantesco.
“Il
figlio vorrai dire..” precisò Neville, sorridendo.
James strabuzzò gli occhi ma
non fece caso a questa ultima frase, ma collegò la frase
pronunciata poco prima
da Sirius.
“Prego?
Ehi, aspetta. Tu dovresti essere morto!” esclamò
il ragazzo a letto,
sobbalzando appena, incredulo.
Harry scoppiò a ridere, riflettendo che la sua
reazione alla vista di Sirius non era poi stata tanto diversa. In fin
dei conti
erano padre e figlio, nessuno poteva negarlo o dubitarne.
“Che
noia..” sbuffò Sirius, alzando gli occhi al
cielo.
Raccontò velocemente la sua
storia, senza entrare nei dettagli. Era inutile far soffrire il ragazzo
più del
necessario con dolorosi particolari che avrebbero di sicuro intristito
anche
Harry.
“Ma
quindi Tartufo eri tu!” esclamò ancora James,
cercando con poco successo di
mettersi a sedere sul letto.
“Perspicace
il ragazzo!” commentò ancora Piton.
“Già,
incredibile..” sospirò Lily, senza stazzare lo
sguardo dal suo James.
Da quando
aveva scoperto che Tartufo in realtà era Sirius si era
spesso chiesta perché nessuno
dei malandrini lo avesse riconosciuto. In fin dei conti i due,
trasformati, non
erano poi molto diversi.
“Non
vorrei sembrare ripetitivo, ma che ci fa Piton insieme a
voi?” chiese James,
voltandosi verso il Serpeverde.
Severus abbassò gli occhi, frenetico. Sembrava
non riuscire a reggere quello sguardo.
“È
passato dalla nostra parte.” Spiegò Alice,
scegliendo con cura le parole.
Lily
guardò l’amica, sorridendo. Era strano che fosse
stata proprio lei a parlare.
Non aveva mai sopportato Piton, eppure da quando era comparso in
infermeria per
aiutare con la pozione aveva deciso di dargli fiducia.
“Prego?”
chiese James, temendo di avere sentito male.
Sembrava assurdo, insensato,
eppure doveva essere così. Harry e gli altri non si
sarebbero fidati di lui, a
meno che non fosse sincero.
“Ho
lasciato il Signore Oscuro e dato una mano a questi incapaci. Dovevamo
fare
parlare Bellatrix con il Siero della Verità, ma la Bellatrix
di questo
tempo ha ucciso la sua versione più grande per fare in modo
che non ti
trovassimo.” Spiegò brevemente Piton per mettere
fine a quella situazione
imbarazzante.
“Gli
auror hanno detto che sarebbe stato impossibile trovarti.”
Spiegò Frank, senza
alzare lo sguardo sull’amico.
“Vi
eravate arresi..” mormorò James, triste.
Ripensò a Merry. Se non fosse stato
per quella bambina non avrebbe avuto scampo.
“Non
sapevano dove cercarti, così abbiamo deciso che ci saremmo
vendicate
distruggendo Voldemort.” Spiegò Harry.
I suoi occhi verdi brillavano di una
luce strana, di determinazione. La stessa che si accese in quelli color
nocciola di suo padre.
“Come?”
chiese James, sempre più confuso ma allo stesso tempo anche
curioso.
“Horcroux..”
rispose Ron, secco.
“Sembra
mi sia perso un sacco di divertimento.” Sussurrò
James, con un sorriso malandrino
dipinto sul volto.
“Non
ancora, a dire il vero.” Sospirò Neville,
sbuffando.
“Che
volete dire?” chiese ancora James, cercando di mettersi a
sedere e di
interpretare quello strano silenzio che era caduto improvvisamente sul
gruppo.
“La
ricerca procede per le lunghe.” Sospirò Hermione,
intristendosi.
“Stiamo
cercando il diadema di Corvonero nella stanza delle
necessità. Sappiamo che è
lì, eppure non troviamo nulla.” spiegò
Zhoana, raccontando brevemente come si
erano svolte le loro giornate negli ultimi giorni. James
sospirò e si mise a
riflettere, pensieroso.
“Ti
assicuro che alla lunga è frustrante.”
Sospirò Regulus.
“Portate
pazienza, è normale che non sia esattamente dove ricordavi
tu.” Mormorò James
dopo qualche minuto, rivolgendosi al figlio.
“Perché?”
chiese Harry, incredulo. Non riusciva a capire a cosa si stesse
riferendo James.
“La
gente porta oggetti in quella stanza, poi altre persone ne portano
altri e così
via. Potrebbe essere già nella stanza, ma non nella
posizione che ricordi.”
Spiegò James, sorridendo. Quelle parole illuminarono tutti
quanti.
“Sei
geniale..” esclamò Harry, dandosi dello stupido
per non esserci arrivato da
solo.
“Lo
so, ma sono anche debole. Credo che dormirò qualche
ora.” Rispose James,
lasciando che Lily gli rimboccasse le coperte e gli sistemasse meglio i
cuscini.
Bastarono pochi secondi ed il ragazzo sprofondò nel mondo
dei sogni. Gli
amici allora uscirono per lasciarlo riposare, decisi a tornare
l’indomani. Nel frattempo
avrebbero ripreso le ricerche del diadema, non c’era tempo da
perdere.
James
dormiva già da molte ore quando scese la sera e
l’ospedale si fece deserto. In giro
erano rimasti solo pochi guaritori, a nessun altro era permesso
accedere alle
stanze dei degenti. Nonostante le pozioni e gli unguenti avessero
iniziato a
fare effetto, il ragazzo era ancora molto stanco e debilitato. Per
questo non
sentì la porta aprirsi.
“Sveglia,
Potter.” Esclamò una voce con poca grazia,
strappando il grifondoro dal mondo
dei sogni.
Il ragazzo sobbalzò, chiedendosi cosa ci facesse un
guaritore tanto
sgarbato nella sua stanza a quell’ora di notte. Quando si
trovò davanti un
Serpeverde, immaginò di essere completamente impazzito.
“Piton?”
chiese James, sorpreso di trovare il ragazzo di fronte.
Era solo, impacciato ed
a disagio. Doveva essere entrato di nascosto, eludendo in qualche modo
in
coprifuoco di Silente e la sorveglianza magica del San Mungo.
“No,
la fata dei denti..” sbuffò Severus voltando lo
sguardo, infastidito.
“Fa
poco lo spiritoso.” Mormorò James,
sbadigliando.
Era stanco e voleva dormire,
non mettersi a discutere o a litigare con Piton. Sentiva di non averne
le
forze, ne voglia. Lily non avrebbe di sicuro apprezzato visto che ci
aveva
appena fatto pace. Doveva fare il bravo per lei, per dimostrarle di
essere
cresciuto e di aver messo la testa a posto.
“Merlino,
riesci ad essere odioso ed arrogante anche quando sei mezzo
morto.” Esclamò il
serpeverde, maledicendo la sua decisione di andare a parlare con il suo
odiato
nemico. Lo aveva fatto per Lily, sentiva di doverglielo.
“Come
mai sei diventato buono tutto d’un tratto?” chiese
James, mettendosi seduto.
Gli costava fatica, ma non voleva mostrarsi debole di fronte a Piton.
Ne andava
del suo orgoglio. Piton sospirò e si prese qualche secondo
prima di rispondere.
“Per
Lily, io la amo..” rispose Piton alla fine, scegliendo con
cura cosa dire.
A quelle parole James impallidì. Decisamente erano le
peggiori che si era
aspettato di sentire. Forse era tornato ad essere buono per Lily e
adesso che
lui era sano e salvo sarebbe tornato tra le file dei mangiamorte. Lei
avrebbe
sofferto e avrebbe finito per dare a lui tutte le colpe.
“Scusa?”
balbettò James. Piton sospirò, alzò
gli occhi al cielo e poi andò avanti a
parlare. Era sicuro che il grifondoro avrebbe frainteso tutto, dopo
tutto era
un idiota.
“Solo
che lei ama te, il grande giocatore, il vincente, il ragazzo
più popolare della
scuola..” continuò il serpeverde, fingendo di non
vedere la reazione incredula
dell’altro ragazzo.
“Vuoi
portarmela via?” chiese James, spaventato. Piton in risposta
scoppiò a ridere.
“Sarebbe
patetico se ci provassi. Lei vuole te, un perdente come me non
può competere.”
Commentò Severus, senza rabbia nella voce.
Non odiava più James perché era
migliore di lui. Semplicemente, aveva accettato la cosa. Poteva farlo.
“Non
ti seguo.” Mormorò James, sempre più
confuso.
“È
semplice, la amo e voglio che sia felice anche se questo vuole dire che
starà
con te.” Spiegò Piton, sedendosi su una poltrona
vicino al letto di James.
Per
un po’ cadde il silenzio, interrotto solo dal respiro
affaticato ed irregolare
del ragazzo malato.
“Sei
un idiota.” Sbottò James alla fine.
Al posto di Piton non sarebbe stato così
buono, avrebbe lottato fino alla fine per la ragazza che amava. Non
avrebbe
accettato di essere solo il suo migliore amico.
“Che
vuoi saperne tu della mia vita?” chiese Severus, con rabbia.
Immediatamente
James si pentì di quella frase irruenta ed infelice ed
abbassò la testa.
“So
solo che io non ce la farei a vedere la donna che amo con un altro, per
tutti i
giorni della mia vita.” Cercò di spiegare meglio
James, imbarazzato.
“Vedi
di farla felice allora, intesi? Voglio vederla ridere, ogni singolo
giorno
della sua vita, oppure il Signore Oscuro sembrerà una fatina
in confronto a
me.” Minacciò Piton, alzandosi in piedi e
prendendo la porta.
Non voleva stare
in quella stanza più del necessario. Aveva detto quello che
doveva, adesso
poteva andare.
“Ti
sei spiegato benissimo.” Rispose James, abbozzando un
sorriso.
Forse in fin dei
conti Piton non era il buono a nulla che lui aveva sempre creduto. Lily
aveva
sempre avuto ragione: c’era del buono in lui.
“Bene,
allora posso andare. Buona notte Potter.” Mormorò
Piton, lasciando la stanza.
James voleva rispondergli ma una fitta gli mozzò il fiato in
gola, facendolo
piegare dal dolore. Severus era quasi fuori dalla stanza ma non appena
si
accorse dei rantolii di James tornò sui suoi passi e si
chinò su di lui. La
fronte del ragazzo scottava, doveva essergli salita ancora la febbre.
“Prendi
questo..” disse, avvicinando una pozione che aveva preso
dalle sue tasche alla
bocca del ragazzo dolorante.
James era troppo debole per opporsi. Lo lasciò
fare e dopo poco si sentì subito meglio. Qualunque intruglio
gli aveva dato
Piton, funzionava.
“Grazie.”
Mormorò James, riprendendo lentamente a respirare con
regolarità.
“Ti
dovevo un favore, ora siamo pari.” Disse Piton, distaccato.
Arrivò alla porta,
poi sembrò ripensarci e guardò indietro.
“Ah
proposito, se racconti a qualcuno della nostra conversazione sei
morto..”
sbottò il serpeverde, scomparendo alla vista del grifondoro.
ANGOLO DELL'AUTRICE
Per prima cosa,
grazie di essere arrivati a leggere fino a qui. James è
salvo, la caccia riprende e la storia sta giungendo al termine. che
tristezza, ma anche che sollievo! ci sono stati momenti, mentre
scrivevo la storia, che duditavo di riuscire ad arrivare in fondo.
è bello sbagliarsi, dopo tutto!
Brando: grazie mille!
Harry e gli altri erano nella stanza delle necessità, Zhoana
era in biblioteca ad aspettarli. eh si, senza Merry James avrebbe fatto
una brutta fine. Moody, beh è il solito.
Cloe Black: grazie
mille! spero che gli incontri ti siano piaciuti!
PiccolaHellionor:
grazie mille, le tue parole mi hanno davvero commossa! hai davvero
letto 66 capitoli tutti in una volta? sei davvero incredibile!
Animemanga: grazie
mille! prossimamente ci penserà James a ringraziare Merry
come si deve, promesso!
LadySaika: grazie
mille! anche Merry all'inizio credeva che Andromeda fosse un nemico, ma
per fortuna non c'è solo gente come Bellatrix in giro. Ted
nella mia storia non è babbano ma nato babbano, quindi ha
dei poteri e lavora al ministero.
FunnyPink: grazie
mille! la bambina non ha nessun parente mago, ma il nonno le ha sempre
raccontato che i maghi esistono davvero. l'amico del nonno, poi, faceva
il ferroviere a londra ed aveva sentito parlare dei binario nove e tre
quarti.
Terry93: grazie
mille! il resto della banda era alla ricerca del diadema, scomparso
nella stanza delle necessità.
Vodia: grazie mille!
la bambina sicuramente ricomparirà. il dilemma è:
se fosse una strega, i genitori la caccerebbero di casa? i ragazzi si
sono portati la fantastica borsetta di Hermione, con tutto il
necessario per uccidere qualsiasi cosa: zanna, spada e taaanti libri.
ad ogni modo, prima di distruggere devono pensare a trovarli! Remus si
sa che ne sa sempre una più del diavolo. i ragazzi cercano
di preparare una pozione, ma comunque non ci riescono. Bellatrix si fa
uccidere perchè pensa che la pozione funzioni. per il
maniero e gli elfi, concedimelo. una svista capita. Sirius e la
cattedra, vedremo. in fin dei conti lui vuole stare li per proteggere i
ragazzi che sono al settimo anno. l'anno prossimo nessuno di loro
sarà al castello.
Frenci_ : grazie
mille! spero che questo capitolo non ti abbia delusa!
GRAZIE MILLE A TUTTI,
AL PROSSIMO CAPITOLO!
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Capitolo 68 *** Un tanto atteso ritorno alla normalità ***
CAPITOLO
68
UN
TANTO ATTESO RITORNO ALLA NORMALITA’
Nelle
settimane seguenti James passò molto tempo a letto. Lui
diceva di stare bene ma
i genitori erano irremovibili. Anche gli amici, dal canto loro, non
volevano
correre rischi.
"Tu
non ti muovi da qui, intesi?" scandiva continuamente Sirius, tra il
preoccupato
ed il minaccioso mentre alle spalle Hermione, Ginny e Zhoana ridevano
dell’espressione risentita del ragazzo costretto a letto e di
quella
incredibilmente seria dell’amico.
"La
gamba è messa male, non devi fare sforzi." Gli faceva eco
Regulus, dando
man forte al fratello maggiore.
Mai come
quella volta i due sembravano più
uniti e concordi che mai, con gran scorno del cercatore oggetto delle
loro
premure. Erano adorabili insieme, ed ancora più adorabile
era vedere che
Regulus si fosse integrato alla perfezione nel gruppo, ma era davvero
terribile
essere l’oggetto delle loro premure. Da quando James era
ricoverato i due
fratelli non si erano mai mossi da San Mungo, riscoprendosi
più uniti ed
affiatati che mai. Entrambi erano stati allontanati dalla propria
famiglia e
per entrambi i Potter avevano significato un nuovo inizio. James era un
fratello tanto per Sirius quanto per Regulus. La sua salute era una
priorità
per tutti e due.
"Quei
tre sono proprio un bel trio. Bizzarro forse, ma bello." ripeteva
Frank,
quando li vedeva scherzare insieme. Tre fratelli, diversi ma
incredibilmente
uniti. Era questo quello che sembravano al primo sguardo.
"Sei
geloso?" Chiedeva in rimando Remus, fissando divertito Frank. L’altro
fingeva di pensarci su per un po’, poi scoppiava a ridere.
"Un
po', ma in fondo io ho te come orsacchiotto personale." rispondeva
l'altro, alzando le spalle e stringendo a sé
l’amico.
"Orsacchiotto?"
chiese una volta la versione più adulta di Sirius, perplesso
da quella strana
conversazione. L’uomo era comparso alle spalle dei due
ragazzi con tanta
discrezione che loro non si erano nemmeno accorti.
"Non
ti piacciono gli orsi?" chiese Frank, cercando di capire cosa
intendesse
dire il mago più adulto. L’altro aveva sorriso ed
aveva alzato le spalle.
L’espressione di Sirius non lasciava pensare nulla di buono
al povero
licantropo. Lo conosceva da abbastanza tempo per averne abbastanza
paura.
"Beh,
a me si. Il fatto è che credevo che Moony preferisse i
lupi." disse Sirius
alzando le spalle, provocando la rabbia di Remus e le risate di tutti,
persino
di Regulus che era venuto a conoscenza di tutti i dettagli di quella
storia da
relativamente poco tempo.
Chi
non conosceva il gruppo di amici non sarebbe mai riuscito ad indovinare
l'avversione
e la rivalità che aveva tenuto lontano Regulus tanto a
lungo. Sia per James che
per Sirius, e anche per tutto il resto della compagnia, adesso Regulus
era solo
il fratellino piccolo di Sirius. Quello da proteggere e da prendere il
giro.
Tutti quanti i dissapori del passato erano stati spazzati via. All' ex
Serpeverde, nonostante non lo ammettesse ad alta voce, quel ruolo
piaceva e non
protestava. Non in modo plateale, almeno. Così mentre il
gruppo rideva un altro
Serpeverde restava in disparte, chiedendosi se un giorno anche lui come
Regulus
sarebbe stato accettato nel gruppo.
Dopo
la famosa e segretissima notte, Piton e Potter non avevano
più parlato ma era
evidente che il loro rapporto aveva fatto degli evidenti passi avanti.
James
aveva chiesto ad Harry cosa fosse accaduto, ed il figlio aveva
raccontato tutti
i dettagli di quella strana storia che si era conclusa con la morte di
Bellatrix.
Sirius
e Remus avevano fatto diverse ipotesi aiutati da Ron e Frank per
giustificare
la pacifica convivenza dei due acerrimi nemici, una più
strampalata dell'altra,
ma nessuna era davvero riuscita a spiegare perchè quei due
avessero smesso di
guardarsi in cagnesco e di insultarsi alla prima occasione utile. James
sorrideva, alzava gli occhi al soffitto e faceva finta di non capire.
Piton non
ne parlava proprio. Se interrogato sbuffata, dichiarando che essere
costretto
ad avere a che fare con un branco di Grifoni era già
abbastanza brutto senza
che questi si mettessero in testa l'idea di fare domande assurde. Anche
Regulus
aveva provato a parlarne con Severus in privato, facendo leva sulla
lealtà alla
vecchia casa a cui erano appartenuti, ma questi l'aveva zittito subito.
Insomma, il mistero sembrava essere destinato a rimanere tale tra lo
stupore
generale del gruppo e il sollievo di Lily, non più costretta
a dover scegliere
tra il ragazzo che amava, e da cui avrebbe avuto un bellissimo figlio,
e il suo
migliore amico che aveva definitivamente voltato le spalle ai
mangiamorte.
Harry qualche idea in proposito di quel cambiamento così
apparentemente assurdo
l’aveva, ma preferiva tenerla per sé e discuterne
solo con Neville, Hermione,
Ginny, Ron e Sirius.
“Deve
essere completamente impazzito, tutto qui.” Aveva sbuffato
Ron, alzando le
spalle. Non aveva mai avuto una bella opinione di Piton e nemmeno la
sua fine
da eroe gli aveva mai fatto cambiare del tutto idea.
“Hai
la stessa sensibilità di un comodino, Ron!” lo
aveva ripreso la sorella,
incrociando le braccia come a sottolineare il suo disappunto.
Hermione
aveva
sorriso di quella lite, tralasciando la discussione tra i due fratelli
e
concentrandosi sull’espressione concentrata ed assorta di
Harry.
“A
cosa pensi?” Aveva chiesto la riccia, appoggiando una mano
sulla spalla di
Harry.
“Gli
credo, tutto qui.” Aveva risposto Harry, pulendosi gli
occhiali.
“Secondo
te possiamo fidarci davvero di Piton?” Aveva chiesto Ron,
sospettoso.
“Beh,
si. Piton è sempre stato innamorato di Lily. Nel nostro
tempo a capito di
averla persa solo quando lei è morta. In questo, forse, lo
ha capito prima..”
iniziò a spiegare Harry, riflettendo sulla discussione che
avevano avuto
Severus e Lily dopo la sparizione di James.
Parlando
con la ragazza Piton si
era dovuto rendere conto che non ci sarebbe mai stato spazio per lui
nel cuore
di Lily. Non come compagno, almeno. Tanto valeva mettere i suoi
sentimenti e
l’orgoglio da parte e cercare di esserle amico.
“Si,
ma come ti spieghi che tuo padre non abbia mai fatto battute cattive in
proposito?” Aveva chiesto Ginny, sospettosa.
Quello era
il punto che lasciava
tutti di sasso. James non sapeva nulla del pentimento di Piton. Prima
della sua
sparizione erano nemici giurati e tutti si erano aspettati che una
volta
ritrovato il cercatore la loro rivalità sarebbe ripresa.
Invece, a sorpresa, i
due avevano preso ad ignorarsi o a parlarsi con educazione e distacco.
“Credo
che ne abbiano parlato..” ipotizzò Harry, alzando
le spalle e cercando con lo
sguardo Sirius.
Era stato
proprio a lui a esporgli per primo quell’idea. Una
chiacchierata, segreta e della quale nessuno dei due avrebbe mai
accennato
nulla, nella quale avevano sistemato ogni cosa. Ad Harry era sembrata
l’idea
migliore. Hermione si stette un po’ a pensare, poi
annuì decisa.
“Questo
spiega tutto. Anche il fatto che sia James che Severus siano restii a
parlare
del loro rapporto.” Aveva detto la riccia, sorridendo.
“Severus?
Lo hai davvero chiamato per nome!” aveva esclamato Ron,
incredulo.
“Geloso?”
Lo aveva preso in giro Ginny, mentre vedeva il fratello diventare
paonazzo.
“Certo
che si!!!” Era esploso Ron, cominciando ad urlare insulti e
frasi sconnesse tra
le risate degli amici.
Dopo
il ritrovamento di James, Harry ed Hermione avevano stabilito che la
caccia
agli Horcrux andava sospesa.
Prendersi
cura del ragazzo aveva la priorità su
tutto. La morte della versione adulta di Bellatrix, inoltre, era di
sicuro un
buon auspicio ed anche un vantaggio. Erano rimasti solo loro a sapere
cosa li
aspettava il futuro.
L'unico
progresso che avevano fatto in relazione alla loro ricerca consisteva
nell'aver
trovato un modo per lasciare il castello senza destare sospetti.
Nessuno
avrebbe mai sospettato che le punizioni del nuovo, strambo, professore
di
Difesa Contro le Arti Oscure, vale a dire Sirius Senior, si tenevano
ben
lontano dalle mura del castello.
Quando
Sirius aveva esposto la sua idea Harry
gli era letteralmente saltato al collo e Remus aveva ammesso che era un
piano
perfetto, ben studiato. James, ancora mezzo morto, aveva subito
aggiunto che
con un professore dalla loro parte avrebbero anche potuto fare tutti
gli
scherzi che volevano, risultando impuniti. Piton e Lily non erano stati
contenti di quell'uscita, Zhoana e gli altri si, ma Sirius aveva lo
stesso
preferito non pronunciarsi. Harry sapeva bene quale era la
visione del
padrino della questione, ma non era certo che Hermione avrebbe
approvato.
L'affetto
degli amici, ben felici di saltare numerose ore di lezione per fargli
compagnia, della famiglia ed in particolare di Lily fecero si che James
recuperasse le forze in fretta. Era passata solo qualche settimana ma
già i
brutti momenti passati erano ormai un ricordo e già il
cercatore riteneva quel
riposo forzato insopportabile. Ogni volta che incrociava la madre, il
padre o
uno dei guaritori li pregava di poter tornare al castello. Ogni volta
che sentivano
quella richiesta, loro alzavano le spalle, scuotevano la testa,
sorridevano e
alla fine lasciavano la stanza. James lo trovava snervante ma cercava
di non
darlo a vedere troppo.
"Avanti
James, è ancora presto." Commentava lo sventurato di turno,
provando a
farlo ragionare.
James
sbuffava, ma alla fine li lasciava fare. Immaginava
che anche loro dovevano avere passato dei momenti terribili quando non
avevano
sue notizie. In particolare Sirius. Sia la versione più
giovane che quella
adulta. Dietro quell'aria spensierata riusciva chiaramente a vedere la
disperazione che aveva provato. Per Harry, poi, doveva essere stato
angosciante. Alla sola idea di perdere suo padre James impazziva di
dolore, non
riusciva proprio a capire come aveva fatto suo figlio ha sopportare
tutto
questo per la seconda volta.
Quando
finalmente gli annunciarono che stava per lasciare l'ospedale, James
non poteva
quasi credere alle sue orecchie. Chiese conferma un paio di volte, poi
si diede
alla pazza gioia sotto lo sguardo preoccupato della madre, quello
divertito del
padre e quello assolutamente esaltato di Sirius. Leggermente in
disparte,
appoggiati ad una parete, c'erano Tom e Al. Nonostante la loro presenza
fosse
più che discreta non era sfuggita a James.
"Hanno
licenziato tuo padre o c'è qualcosa che io non so?" Chiese
James, rivolto
ad un altrettanto perplesso Frank che fissava il padre da
lontano.
"Non
chiedere a me, io ne so meno di te." Rispose l'altro, alzando le mani e
scrollando le spalle.
L'uomo,
forse in risposta alle parole del figlio, sbuffò,
incrociò le braccia e si voltò dalla parte
opposta. Era evidente che per
qualche bizzarra ragione non aveva la minima intenzione di muoversi da
lì,
quasi fosse di guardia a qualcosa.
"Credono
ci sia ancora pericolo. Secondo Bob sono paranoici, ma Al ha la testa
dura e
Tom lo segue." Spiegò la versione adulta di Sirius
sorridendo
appena.
Le
parole del vecchio Malocchio gli suonavano sempre in testa.
-
Vigilanza costante! -
Ne
avevano parlato anche la sera prima e anche lui aveva convenuto con
l'idea dei
due auror, anche se Bob continuava a scuotere la testa perplesso.
Bellatrix era
morta, tutta quella brutta storia era finita con lei. Sirius, tuttavia,
riteneva che se la vita gli aveva insegnato qualcosa era che la
prudenza non
era mai troppa, specie quando si parlava di James. Quel ragazzo era una
vera e
propria calamita per guai, quasi peggio di suo figlio Harry. O meglio,
a guai
se la cavavano alla pari ma Harry era sempre stato più
fortunato quando si
trattava di uscirne. A parere suo, inoltre, ad essere in pericolo erano
tutti i
ragazzi al castello, non solo James. L’assurdo comportamento
di Bellatrix
doveva avere messo in allarme il suo signore e modificato in modo forse
irreversibile ed imprevedibile il futuro. Qualunque cosa sarebbe dovuta
accadere, avrebbe avuto luogo molto prima di quanto loro pensassero.
Era tempo
di essere vigili e di agire con la giusta prudenza.
"Meglio
controllare una volta in più e piangere una in meno." Li
liquidò Tom,
lasciando la stanza infastidito per andare a fumare uno dei suoi sigari
dopo
essersi accertato che Al fosse ancora al suo posto, vigile come suo
solito.
Sirius a quelle parole aveva annuito ed aveva abbassato la testa,
Robert non
aveva trovato nulla da obiettare.
***
Mentre
sistemava le sue cose nella valigia, niente più di una
vecchia sacca riempita
alla meglio delle poche cose che gli amici avevano portato dal
castello, James
si fermò per un istante. Si sedette sul bordo del letto,
ancora disfatto e si
fermò a riflettere sul fatto che era da un bel po' che non
rimaneva solo. Da
quando gli auror lo avevano trovato non era mai stato da solo un
momento. Tutti
temevano che se si fossero distratti un attimo sarebbe successo ancora
una
volta qualcosa di brutto. I primi ad arrivare erano stati i suoi
genitori, poi subito
dopo Lily, Harry, Sirius ed infine gli tutti altri. Per giorni fuori
dalla sua
porta si erano accalcate un numero impressionante di persone, molte
delle quali
erano perfetti sconosciuti o curiosi, sia di giorno che di notte. Volti
sconosciuti
e facce amiche. Persino Tom ed Al, i fedeli compagni di avventura del
padre,
non lo avevano lasciato un momento. L'unica che non aveva mai visto era
quella
strana bambina di cui non riusciva a ricordare il nome. Sapeva che era
stata
lei a salvarlo, eppure riusciva a malapena a ricordare il suo
viso. Stava
quasi per alzarsi, quando la vide ferma sulla porta.
"Ma
allora non eri un sogno, sei vera." Mormorò James,
sorridendo per quello
strano caso del destino.
La piccola
abbassò la testa, imbarazzata. Sembrava
spaesata, quasi come se non fosse mai stata in quel posto.
Improvvisamente
James ricordò che la piccola era babbana.
"Mi
hanno detto che stavi bene, ma io non gli volevo credere. Volevo
vederlo con i
miei occhi." Replicò la piccola, sforzandosi di usare un
tono normale e di
ignorare tutte le cose che volavano, si spostavano e facevano cose
strane
intorno a lei.
Certo,
aveva sempre creduto che la magia esistesse, ma esserci
completamente immersa era tutta un’altra storia. Era
piacevole, si, ma anche
parecchio inquietante.
"Grazie
per quello che hai fatto per me." Sussurrò James,
grato.
Era ancora
vivo.
Aveva riabbracciato sua madre, baciato Lily e scherzato con i suoi
amici. Tutto
questo grazie a quella piccola, spaventata, bambina che gli stava di
fronte con
le mani strette nelle tasche.
"Sono
io che devo ringraziarti. Mi hai dimostrato che i maghi esistono, che
mio nonno
non era pazzo." Disse lei, alzando lo sguardo.
In quegli
occhi James ci
lesse molte cose. Spavento, smarrimento ma anche molta tenacia e tanta
gratitudine.
"Forse
un giorno anche tu scoprirai di avere dei poteri come i miei e ci
rivedremo
ancora." Ipotizzò James, frugando nella sacca per trovare
uno dei boccini
che portava sempre con sé.
Voleva
lasciare qualcosa che le provasse che non era
pazza, che quel mondo che aveva sempre sognato e di cui il nonne le
aveva a
lungo parlato esisteva per davvero.
"Forse,
oppure sono destinata ad essere una delle poche babbane privilegiate
che sanno
dell'esistenza del vostro mondo. A me va bene anche così."
Sospirò la
piccola, osservando incuriosita l’oggetto che il mago le
porgeva.
Era
decisamente strano. Una sorta di pallina dorata, ma con delle piccole
ali. Lo
prese delicatamente e questo cercò di scappare via. Subito
chiuse le mani, e
questi parve immobilizzarsi per qualche istante.
"Sei
strana tu. Hai fatto di tutto per scoprire l'esistenza dei maghi ed ora
dici
che non ti importa poi tanto fare parte di questo mondo?"
osservò James,
mentre la piccola giocava con il boccino dorato.
"Ti
fa molto male la gamba?" chiese Merry, lasciando perdere il boccino e
tornando a guardare il ragazzo che le stava davanti. In fondo aveva
insistito
tanto per sapere se il suo amico mago stava veramente bene come le
avevano
raccontato.
"Zoppico
un po', ma in breve tempo tornerò in forma." Rispose James,
indicando le
stampelle appoggiate alla parete vicino al letto. I guaritori avevano
detto che
avrebbe dovuto usarle per qualche settimana, poi sarebbe tornato come
nuovo.
"Adesso
ci dobbiamo salutare." Sospirò la bambina, guardando
l’orologio. Avrebbe
voluto rimanere in quella stanza a parlare con quel bizzarro ragazzo
tutto il
giorno ma si stava già facendo troppo tardi.
"Tieni,
prendi questo." Esclamò James, passando alla piccola un
pezzetto di
pergamena stropicciata a mal ridotta.
"Cosa
c'è scritto?" chiese Merry, curiosa. James sorrise.
"Questo
è il mio indirizzo. Se quando compi undici anni degli strani
tizi bussano alla
tua porta e ti dicono che sei una strega, mandami un gufo."
Spiegò James,
sicuro che prima o poi si sarebbero vista ancora, magia o meno.
"Cercherò
di tenerlo a mente." Rispose la bambina, riponendo il foglio sgualcito
con
cura nella tasca della giacca rossa che indossava.
***
La
notizia dell’imminente ritorno di James si era diffusa
velocemente al castello.
Tutti quanti, Serpeverde esclusi, aspettavano con trepidazione il
ritorno del
capitano di Grifondoro. Si diceva che qualcuno aveva persino deciso di
organizzare una grande festa per l’occasione. Gli unici di
cattivo umore erano
gli amici più vicini al ragazzo. Il gruppo dei malandrini,
infatti, non aveva
ottenuto il permesso di andare a San Mungo quel giorno.
"Il
signor Potter sta per tornare al castello, quindi lo aspetterete qui.
Questa è
la mia ultima parola." Aveva detto la
Professoressa McGranitt,
con poco tatto, prima di allontanarsi.
I
ragazzi non furono per niente felici di quelle parole, ed il loro amico
ancora
meno di loro.
“Siete
una delusione, vi aspettavo a San Mungo!” esclamò
James appena arrivato a mo’
di buongiorno.
Ancora
prima che avesse finito di parlare
Lily e Sirius erano già scattati in piedi,
seguiti a ruota da Harry. Tre secondi dopo il ragazzo con le stampelle
era
stato praticamente aggredito dall’affetto delle persone a lui
più care.
“Avremmo
voluto, ma Madama Minnie non era dello stesso parere!”
spiegò Sirius,
sbuffando.
Non si era
preoccupato per nulla di nascondere il tono di amarezza
nella sua voce.
“Sirius,
è pur sempre una professoressa.” Lo riprese Alice,
con fare severo.
“Stronza..”
specificò Frank, stupendo tutti.
Di solito
il ragazzo era decisamente più
pacato nei modi, in particolare quando si trovava alla presenza di suo
figlio e
della sua ragazza.
“Frank,
ti ci metti anche tu?” chiese Lily, sbuffando, senza
staccarsi dal collo di
James.
Le risate
dei ragazzi furono presto interrotte da una voce solenne e conosciuta.
“Beh,
che succede qui?” chiese il professore di Pozioni, comparendo
improvvisamente
da un corridoio buio.
“Sono
appena tornato dal San Mungo, Professor Lumacorno.”
Spiegò James, sorridendo.
Era
talmente felice di essere tornato al castello che persino parlare con
il
responsabile della casa di Serpeverde non era una scocciatura. Non
appena lo
vide, l’uomo sorrise.
“Sono
felice che tu stia meglio. Quello che ti è successo
è terribile. Dimmi della
tua gamba..” mormorò Lumacorno, facendosi scuro in
volto.
“Zoppicherò
ancora per qualche settimana.” Rispose James, sorridendo.
“Non
si faccia incantare, le stampelle sono solo una scusa per poter
arrivare tardi
alle lezioni e non essere punito.” Replicò Remus,
cercando di alleggerire
l’atmosfera.
“Remus!”
lo riprese Sirius, sbuffando. Con gran sorpresa di tutti,
l’uomo sembrò
divertito da quell’uscita e si mise a ridere insieme ai
ragazzi.
“Siete
davvero divertenti per essere dei Grifoni, anche se qualche Serpe si
è
unita al gruppo. Signor Black, Signor Piton, credo che la vostra
decisione a
lungo andare risulterà essere la migliore che potevate
prendere.” Aggiunse il
professore, studiando attentamente i volti dei ragazzi
presenti.
I due
interessati annuirono appena, imbarazzati da quella frase.
“Lo
credo anche io, signore.” Annuì Harry,
pensieroso.
L’uomo
fissò il ragazzo, poi
guardò l’orologio. Era tempo di tornare alle sue
pozioni.
“Bene,
ora vi lascio. Mi raccomando, non fare troppo rumore. A
quest’ora dovreste
essere già nella vostra sala comune.” Sorrise
Lumacorno, allontanandosi con la
stessa discrezione con la quale era arrivato.
“Oh
Merlino, ha ragione.” Esclamò Hermione. Se
qualcuno li avrebbe trovati in
corridoio nessuno avrebbe tolto loro una bella punizione.
“Tranquilla
Hermione.” Cercò di calmarla Ginny.
“Dite
che qualcuno ci punirà?” Chiese ancora la ragazza,
frenetica.
“È
proprio quello su cui contavo..” esclamò Harry,
con fare misterioso.
“Geniale!”
commentarono Sirius e Ron all’unisono.
Quasi
fosse stato chiamato, un uomo uscì dall’ombra.
“Ecco
dei fastidiosi ragazzi disubbidienti. Prego, nel mio ufficio. Da domani
sera
per il prossimo mese siete in punizione.” Esclamò
il nuovo professore di Difesa
Contro le Arti Oscure, nascondendo appena un sorriso soddisfatto.
“Ora
si comincia a fare sul serio.” Esclamò Frank,
facendo un occhiolino a Neville.
La
caccia era aperta.
Angolo
dell'autrice:
NON POSSO DIRE MOLTO,
SOLO CHIEDERE SCUSA. NEGLI ULTIMI MESI IL PORTATILE - CON TUTTI I
CAPITOLI E LE MIE STORIE PRECENTI E FUTURE - MI HA
ABBANDONATO. HO PROVATO A SALVARE ALMENO IL DISCO RIGIDO CON I DATI..
MA NIENTE. INSOMMA, SONO STATA ABBONDANTEMENTE PUNITA PER IL MIO
ESTREMO RITARDO. SIATE GENTILI CON ME! :D
CERCHERò
DI RECUPERARE IL TEMPO PERDUTO, PROMESSO.
GRAZIE A TUTTI
COLORO CHE, NONOSTANTE TUTTO, SONO ARRIVATI ANCORA UNA VOLTA A LEGGERE
FINO QUI!
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Capitolo 69 *** RINTANATI IN BIBLIOTECA ***
Non ho scuse, ma sono tornata. A breve avrete il finale di questa storia.
Ringrazio chiunque avrà ancora la voglia - e la pazienza - per leggere le righe che seguono.
Grazie mille!!!!
CAPITOLO 69
RINTANATI IN BIBLIOTECA
Da una delle torri più alte del castello magico James guardava la pioggia primaverile picchiettare sul vetro, sbuffando di tanto in tanto. Negli ultimi mesi erano successe talmente tante cose che riuscire a fermarsi per tirare il fiato e fare il punto della situazione sembrava quasi strano. Era ancora chiaro, benchè fossero finite da tempo le lezioni pomeridiane. La bella stagione stava arrivando e con lei gli esami che preoccupavano gran parte degli studenti del castello, ma nessuno del loro gruppo sembrava farci troppo caso. Nemmeno Lily, Severus e Remus, i più ligi al dovere. C’era una guerra in corso nel mondo reale e loro, gli unici studenti del castello che ne erano sufficientemente coscienti, dovevano fare di tutto per fermarla prima che facesse troppe vittime. Il passato, o meglio il futuro, non doveva ripetersi. Gli altri erano impegnati con le punizioni del nuovo ed eccentrico professore di Difesa Contro le Arti Oscure. Lui, siccome ferito, era bloccato nella biblioteca a sfogliare vecchi ed impolverati volumi dimenticati dal mondo e da chiunque altro sano di mente. Parole, paragrafi e interi capitoli si susseguivano noiosi ed inutili. Persino Lily aveva deciso di seguire Harry nella ricerca di quegli aggeggi magici che li avrebbero liberati una volta per tutti da quella grandissima seccatura di Voldemord. Solo lui era rimasto indietro, immobile ed inutile quando i fantasmi che infestavano la scuola di magia ed i libri che stava sfogliando distratto. I guaritori del San Mungo erano stati chiari con James: per un mese interno avrebbe dovuto portare le stampelle, di conseguenza niente avventure per lui. Lì per lì il ragazzo non aveva trovato nulla da obiettare. Almeno non prima di aver provato ad usare quella sottospecie di aggeggi infernali per muoversi. Fin dall’inizio camminare si era rivelato difficoltoso. Una lenta agonia. James, cercando di ignorare le risate degli amici, aveva provato a contrattare una riduzione della pena. Naturalmente i guaritori erano stati irremovibili, ed il ragazzo era finito a girare da solo le pagine di vecchi tomi ingialliti dal tempo nella biblioteca del castello. Di tanto in tanto qualcuno accettava di lasciare la ricerca, fino ad ora inutile, per fargli compagnia. Lo sventurato di turno quel particolare pomeriggio era il paziente Remus.
“Credo sia assurdo. State cercando di distruggere uno dei maghi più pericolosi al mondo e io devo restare in biblioteca.” brontolò James, senza alzare gli occhi dal volume che stava consultando, un enorme libro sulle famiglie magiche più note nel quale speravano di trovare indicazioni su qualche altra reliquia appartenuta alla famiglia di Tom. L’anello, così come il medaglione, si erano rivelati un buco nell’acqua. I ragazzi avevano visitato entrambi i posti, senza trovare traccia degli oggetti o degli incantesimi che Harry ricordava fossero stati messi a protezione.
“Non li ha ancora creati.” Aveva concluso Frank, alzando le spalle. Quella frase era una sorta di condanna per loro. Improvvisamente si erano resi conto di non avere nessun vantaggio reale sul loro acerrimo nemico.
“Abbiamo cambiato troppo questo tempo. Potrebbe non crearli mai o crearne altri.” aveva continuato Hermione, lasciandosi cadere a sedere nella sala comune. Per qualche attimo era caduto il silenzio, ma era chiaro quale fosse il pensiero comune. Se Voldemort era riuscito ad incontrare la versione adulta di Bellatrix, sicuramente gli aveva letto nella mente ed ora sapeva ogni cosa. Il vantaggio che avevano su di lui era cancellato, perso per sempre. L’unico modo per anticipare le sue mosse era studiare, capire cosa avrebbe potuto scegliere e dove nasconderlo.
“James, hai le stampelle..” rispose pazientemente Remus, senza alzare gli occhi dal libro che stava sfogliando. Il licantropo aveva scelto un volume che parlava della geografia del paese natale del signore Oscuro. Più dettagli sapevano, più sarebbe stato semplice anticipare le sue mosse. Anche quel tomo, ad ogni modo, fini a quel momento non si era rivelato molto interessante. Tutto quello che vi trovava erano descrizioni oniriche e fantasiose, dove si divagava in panorami leggendari senza dare spazio alla realtà oggettiva. In poche parole, inutile e noioso.
“Non nominare quegli aggeggi.. Se potessi muovermi liberamente sarei più utile alla causa”. brontolò James, nervoso. Nonostante fosse cerco che gli amici non gliene facessero una colpa, non riusciva a smettere di pensare che il suo rapimento ed il suo conseguente soggiorno in ospedale avessero rallentato troppo la ricerca. Avevano perso del tempo prezioso ed ora forse il loro nemico aveva un vantaggio su di loro.
“Se la smettessi di lamentarti e dessi un’occhiata a quei libri allora si che saresti utile alla causa.” rispose Remus, pacato, senza perdere nemmeno un briciolo del suo famoso autocontrollo.
“Remus, c’è più polvere su queste pagine che nella soffitta di mia nonna dopo che l’ultimo elfo domestico ha lasciato la casa.” insistette James, tossendo via la polvere che aveva respirato dopo aver girato l’ultima pagina.
“Molto divertente, ora smettila di lamentarti.” esclamò Remus con un tono che non lasciava spazio ad ulteriori repliche. James non rispose, ma borbottò qualcosa a mezza voce.
“Ora so cose della mia famiglia che non avrei mai immaginato. Ed anche di quella di Frank e Sirius, ma niente che ci possa aiutare in qualche modo.” continuò James, deciso ad averla vinta. L’amico sospirò, lasciandogli l’ultima parola, deciso ad ignorarlo perchè la facesse finita e la smettesse di protestare.
Remus aveva accettato di passare il pomeriggio con James nella speranza che la compagnia di qualcuno lo convincesse ad essere un po’ meno polemico, fallendo miseramente nel suo proposito. Certo, il licantropo aveva messo in preventivo che l’amico sarebbe stato annoiato, insofferente a causa delle stampelle e difficile da sopportare, ma non era arrivato a immaginare fino a quale punto.
“Trovo assurdo che tutti cerchino tranne me.” mormorò James, parlando da solo. Remus sospirò, esasperato. Non aveva nessuna voglia di spiegare all’amico un’altra volta, l’ennesima, che muovendosi con le stampelle avrebbe messo in pericolo se stesso, rallentato la ricerca e fatto preoccupare inutilmente tutti quanti. Stava proprio per dire all’amico di chiudere il becco e di mettersi a leggere, quando l’arrivo di Regulus lo interruppe.
“Buongiorno.” esclamò il ragazzo, entrando solo nella grande sala quasi deserta.
“Regulus?” chiesero James e Remus quasi all’unisono, entrambi stupiti.
“Sono venuto a darti il cambio Remus, Harry ed Hermione vogliono che li raggiungi nella stanza del professore.” spiegò il nuovo arrivato, senza dilungarsi. Troppi dettagli su una missione alla quale non avrebbe potuto prendere parte avrebbero solo infastidito un già abbastanza irritato James.
“Non sono un bambino al quale serve la baby sitter.” sbuffò l’interessato, tornando a concentrare tutta la sua attenzione sul libro che stava sfogliando.
“Andiamo James, qui da solo ti annoierai a morte. Lascia che ti faccia un po’ di compagnia.” replicò Regulus, paziente. Prima che l’altro potesse protestate si lasciò cadere su una sede vicina a quella di James e cominciò a guardare il libro ancora aperto che fino a qualche momento prima stava consultando il licantropo.
“Tanti auguri!” mormorò Remus, cogliendo al volo l’occasione e scappando prima che il fratello minore di Sirius potesse cambiare idea.
“Molto divertente..” protestò James, offeso.
I due ragazzi ripreso a sfogliare volumi, senza dire nulla. James era imbronciato, l’altro aspettava paziente. Fu Regulus a rompere il silenzio.
“Sai, conosco Piton da tanto.” inizio l’ormai ex serpeverde.
“Che fortuna..” esclamò James, alzando gli occhi al cielo. Per quanto le rivalità fossero ormai superate e i rapporti fossero diventati sorprendentemente civili, parlare di Piton lo irritava ancora. Amava Lily, la sua Lily, e lui ne era irrimediabilmente geloso.
“Credo che il suo cambiamento sia sorprendente.” continuò Regulus, ignorando l’astio e l’irritazione dell’altro. Era un Black dopo tutto, e se voleva parlare di qualcosa non c’era nulla che poteva dissuaderlo.
“Se lo dici tu..” mormorò James distratto. Si voltò appena verso Regulus, quanto bastava per incontrare la sua espressione strafottente e decisa. La stessa di Sirius. Sbuffò e portò nuovamente gli occhi al soffitto, riflettendo che quei due dannati Black - tre se contavano anche la versione adulta arrivata da chissà quale mondo - lo avrebbero portato alla pazzia prima o poi.
“Non sei curioso di sapere perchè?” chiese Regulus, portandosi di fronte all’amico in modo che questi non avesse possibilità di sfuggire ai suoi sguardi indagatori.
“Onestamente? No, nemmeno un po’.” rispose James, arrendendosi all’evidenza. Regulus non lo avrebbe mai lasciato in pace, tanto valeva mettersi l’anima in pace e dargli una risposta.
“Tu sai qualcosa.” concluse Regulus, mettendosi comodo per aspettare il resto della storia. Aveva tutto il tempo del mondo.Con Piton alla fine aveva deciso di lasciare perdere, ma non avrebbe commesso lo stesso errore con James.
“Si vede così tanto?” Sbuffò il grifondoro, dandosi mentalmente dello stupido per essersi fatto scoprire come un principiante.
Regulus finse di riflettere appena sulla domanda dell’amico, poi scoppiò a ridere.
“Abbastanza.” dichiarò Regulus, incitando James a continuare il racconto.
“Era innamorato di Lily, ma ha capito che non può averla.” raccontò James, con la voce appena incrinata dalla gelosia. Regulus strabuzzò gli occhi, ma non fece commenti.
Nella sua mente si stavano facendo largo moltissime domande. Avrebbe voluto chiedere se era stato Piton in persona a confessare questo a James, e ancora, quando lo aveva fatto.
“Non ha senso, perchè dovrebbe stare dalla tua parte allora?” chiese alla fine Regulus, cercando di ritrovare la sua ben nota discrezione.
“Se non può amarla almeno può esserle amico.” spiegò James, con amarezza.
“Ma tu non riuscirai mai a fidarti veramente di lui, dico bene?” completò Regulus, sospirando. Riusciva a leggere il sospetto verso Piton negli occhi dell’amico. Lo stesso Piton, dopo tutto, aveva dichiarato che non sarebbe mai potuto essere amico di uno come Potter. Non aveva pronunciato la parola ladro, ma era evidente che Severus incolpava James di avergli portato via la sua amata Lily.
“Infatti, è stupido ma sono terribilmente geloso.” confessò James, prendendo la testa tra le mani. Quella dichiarazione lo liberava di un grosso peso. Fino a quel momento la gelosia era stata un sentimento a lui estraneo. Aveva sempre condiviso tutto con gli amici. Oggetti magici, pranzi, cene e libri. Con Sirius persino qualche ragazza. Tuttavia i sentimenti che provava per Lily erano diversi, più forti di qualsiasi altra cosa avesse provato prima. Era certo che anche lei ricambiasse il suo amore, e che nessuno avrebbe mai potuto portargliela via, ma sapere che qualcun altro al mondo provava per lei un sentimento altrettanto forte lo rendeva pazzo. Severus si era dimostrato molto generoso nei suoi confronti, quasi leale, ma lui proprio non riusciva a perdonargli di amare la sua Lily.
“Credo sia normale, la ami..” suggerì Regulus, con una punta di invidia. Non era geloso di Lily in particolare ma del rapporto che legava i due ragazzi. Quello che gli mancava, per quanto folle potesse sembrare in quella situazione e con una guerra in corso, era una persona da amare. Non un amico o un fratello, ma una ragazza.
“Si, hai ragione.” concluse James, sorridendo. Parlare con Regulus gli aveva fatto bene. Lo aveva messo di buon umore ed era anche riuscito a fargli superare l’ingiustizia di essere confinato tra gli scaffali come un topo di biblioteca.
“Sai, credo che dietro a tutto questo ci sia ancora lo zampino di Harry.” mormorò Regulus dopo averci pensato un po’ su.
“Dici?” domandò James, fissando l’amico che tracciava linee casuali su un foglio pieno di appunti senza senso.
“Credimi, quel ragazzo sa essere convincente. Se non fosse stato per lui non mi sarei unito a voi. Avrei subito il silenzio e probabilmente avrei finito con il fare una pessima fine.” spiegò Regulus, raccontando forse per la prima volta un po’ di quello che aveva passato prima di unirsi al loro gruppo. James sorrise, senza dire nulla.
“Beh, è il mio ragazzo..” esclamò alla fine, tornando a studiare il libro.
Raggiungere il resto del gruppo in biblioteca non era stato per nulla facile per Remus. Tanto per iniziare aveva dovuto superare un folto gruppo di Serpeverde che lo avevano scrutato in modo cupo, quasi sapessero quali fossero le sue reali intenzioni. Il licantropo aveva fatto del suo meglio per ignorarli ed era passato oltre. Una rissa con i serpeverde non avrebbe certo aiutato la loro causa. Dopo le serpi era stata la volta della McGranitt che gli aveva fatto un terzo grado circa i suoi programmi per il pomeriggio.
“Non cominciate a passare un po’ troppo tempo con il nuovo professore?” aveva chiesto la donna, sospettosa. Remus era arrossito fino alle orecchie.
“Non saprei, Madama. Mi spiace, ma sono in ritardo..” aveva biascicato il ragazzo, cercando di essere convincente. La donna lo aveva scrutato in modo torvo, poi aveva alzato le spalle.
“Ne parlerò con Silente” aveva concluso, allontanandosi più furiosa che mai.
Remus aveva tirato il fiato, ricordandosi solo in quel momento che Silente non era a conoscenza del loro vero piano e che Harry sarebbe stato costretto ad inventarsi qualcosa. Più pensieroso che mai aveva ripreso a correre verso l’ufficio di Sirius. Ad interromperlo questa volta era stato il prefetto di Tassorosso.
“Non si corre a questo modo nei corridoi. 10 punti in meno per Grifondoro.” esclamò il ragazzo, con un ghigno soddisfatto sul viso.
Remus incassò il colpo senza protestare.
“Eccomi ragazzi.” esclamò aprendo la porta dello studio di Sirius. Gli amici erano tutti là, intorno alla scrivania. Per la prima volta da giorni Harry sembrava davvero di buon umore. Avevano trovato qualcosa, c’era una traccia.
“Era ora. Bene arrivato Remus, pronto per andare in missione?” chiese Frank, con un ghigno divertito dipinto sul volto.
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Capitolo 70 *** RICORDI DI MISSIONE - LA GROTTA SUL PROMONTORIO DEI BRUTTI RICORDI ***
CAPITOLO 70
RICORDI DI MISSIONE - LA GROTTA SUL PROMONTORIO DEI BRUTTI RICORDI
Remus entro nella stanza del professore, strizzando appena gli occhi per abituarli l’oscurità che lo attendeva all’interno. Le tende, tanto spesse da non far passare nemmeno un raggio di sole oppure di luna, erano ben tirate. Probabilmente nessuno avrebbe cercato di sbirciare dalla finestra, ma non si poteva mai sapere. Se Malocchio Moody aveva insegnato qualcosa ai suoi ragazzi era stato che la prudenza non è mai troppa. Meglio abbondare correndo il rischio di sfiorare la paranoia piuttosto che piangere per anni troppa imprudenza.
Sulla scrivania del professore c’era una mappa con diversi cerchi rossi, numerosi croci e persino qualche nota a margine. Frasi confuse, parole lasciate a metà o persino cancellate. Accanto alla mappa spiccava una piccola agenda malconcia dall’aria innocente sulla quale Hermione segnava in modo maniacale ogni più piccolo dettaglio dei luoghi che avevano esplorato fino a quel momento. Grotte, case disabitate e vecchi casolari abbandonati. Ogni posto che era stato visto, così come ogni oggetto strano nel quale si erano imbattuti era stato catalogato con attenzione. C’era persino qualche pagina dedicata alle persone che avevano incontrato. Hermione e Lily prendevano nota di ogni particolare insolito che potesse servire da indizio. Tipi strani, frasi dubbie. Su quel piccolo quaderno di pelle nera ogni dettaglio strano vi trovava posto. Se qualcuno lo avesse trovato avrebbe potuto ricostruire tutto il loro lavoro, oppure scriverne una lunga storia, a tratti avventurosa ed a tratti noiosa, da raccontare ai bambini quando non volevano dormire.Persino un tipo preciso come Remus all’inizio aveva trovato tutto questo piuttosto maniacale ma alla fine aveva dovuto convenire che si trattava del modo più sicuro per procedere senza correre rischi. Ad ogni modo questo sistema, così come le assidue ricerche di James in biblioteca, fino a quel momento non erano servito a nulla. Più il tempo passava e più la ricerca diventava frenetica.
Il primo posto esplorato era stata la grotta in cui Harry era stato con Silente, qualche settimana prima. La visita era stata programmata appena qualche giorno dopo il ritorno di James dal San Mungo.
Il ragazzo, sebbene inizialmente ritroso a tornare nel luogo in cui aveva perso il suo preside e mentore, alla fine aveva finito con l’insistere per andarci da solo per non mettere in pericolo la vita di nessuno. Nessuno era riuscito a fargli cambiare idea. Non le proteste assennate di Hermione, nè quelle isteriche di Ginny. Harry era stato irremovibile e testardo. Sirius tuttavia aveva finito con il dimostrare di essere più testardo di lui.
Ron li aveva guardati allontanarsi sorridendo appena. Nessun altro avrebbe potuto tenere testa ad Harry, fatta eccezione del suo padrino.
“Perchè hai quell’espressione così stupida, Ron? Hai idea di quanto sia pericoloso? Quell’idiota finirà per farsi ammazzare davvero questa volta!” aveva esclamato Ginny senza prendere fiato. La ragazza si tormentava ossessivamente un filo della sciarpa che portava al collo, cercando di nascondere le sue paura. Era stanca di vedere il ragazzo che aveva partire senza di lei, ma anche abbastanza rassegnata al fatto che fosse inevitabile.
Ron non aveva osato fiatare, si era limitato ad abbassare la testa per sfuggire allo sguardo assassino della sorella. Andare contro la furia di Ginny era insensato e folle.
I due maghi avevano camminato in silenzio mentre si dirigevano oltre i confini del castello, ignari di quello che stessero facendo o pensando gli altri. Sebbene non li avesse visti, Harry poteva ben immaginare gli sguardi preoccupati ed irritati di Hermione e Ginny, lasciate indietro. Anche a Ron quella situazione non doveva essere andata a genio, eppure il ragazzo era certo che l’amico alla fine avrebbe capito. Sapeva che la sua paura era insensata e folle - e che probabilmente quella grotta era tutto tranne che maledetta, non ancora almeno - eppure non poteva farci nulla. Sarebbe dovuto andare da solo, quella avrebbe dovuto essere la scelta più prudente.
Immersi ognuno nei propri pensieri, Sirius ed Harry camminarono a testa bassa per un bel pezzo.
“Falla finita.” aveva esclamato Sirius alla fine, fissando il ragazzo più giovane con aria torva. Da quando avevano lasciato il castello il suo volto era una maschera, furiosa ed allo stesso tempo impaurita.
“Che diavolo ti prende?” aveva chiesto Harry, stupito dalla reazione del padrino.
“Saresti stato un idiota ad andare da solo.” aveva risposto Sirius, sbuffando.
“Tu non hai idea di cosa ci sia laggiù. Regulus, e poi Silente..” aveva iniziato Harry, lasciando in sospeso la frase. Ricordare quelle morti, entrambe così ingiuste, era davvero difficile. Non poteva rischiare di perdere le persone che amava, non una seconda volta.
“Regulus cosa?” aveva chiesto l’interessato, sbucando dal nulla quasi fosse stato evocato da una qualche magia.
“Che ci fai tu qua?” aveva chiesto Sirius, mentre Harry sbiancava dal terrore. Tra tutte le persone che avrebbero potuto seguirlo, Regulus era decisamente quella sbagliata.
“Non hai risposto alla mia domanda, così centro io con questa grotta?” aveva insistito, fissando Harry.
“Tu non dovresti essere qui.” aveva dichiarato Harry alla fine, balbettando appena. Sirius aveva guardato il fratello, poi aveva alzato le spalle.
“Andiamo Harry, non potevo mica lasciare divertire solo voi. Inoltre sono un pozionista, uno dei migliori del castello.” aveva risposto Regulus alzando a sua volta le spalle.
“Buona risposta fratellino!” aveva esclamato Sirius, rimettendosi in marcia.
Harry aveva aperto la bocca per protestare ma all’ultimo sembrò cambiare idea e rimase in silenzio.
“Siete due incoscienti.” aveva concluso, rabbuiendosi appena.
I due fratelli si scambiarono un’occhiata confusa poi alzarono entrambi le spalle.
Il mago più anziano smaterilizzò tutto il gruppo, facendolo riapparire subito dopo nel luogo indicato dalla mappa di Hermione.
“Ecco la grotta, non sembra tanto pericolosa.” osservò Sirius, stringendosi nel mantello per difendersi dall’aria fredda della sera. Regulus si guardava attorno. Era tutto tranquillo, eppure riusciva a percepire la solennità di quel luogo, una sorta di austerità che andava oltre l’aspetto mite ed apparentemente inoffensivo. Harry era incredulo. L’aura oscura, misteriosa e potente che circondava il luogo l’ultima volta che Harry era stato lì sembrava scomparsa. Il posto era persino piacevole, tanto era tranquillo.
“Questo posto è banale, perchè un tipo come l’Oscuro Signore dovrebbe esserne tanto interessato?” chiese Regulus, guardandosi intorno per registrare ogni particolare. Persino il dettaglio più inoffensivo poteva costituire un indizio per la loro ricerca.
“L’orfanotrofio dove è cresciuto non dista molto. D’estate le educatrici portavano qui i ragazzi in gita..” iniziò a raccontare Harry, indicando un punto molto piccolo perso tra gli alberi. Non doveva esserci anima viva nel giro di chilometri, eppure dal più profondo della foresta si alzava una sottile striscia di fumo. Qualcuno si era accampato, probabilmente un cacciatore.
“Fammi indovinare, il caro Tom chiudeva gli amichetti nella grotta?” tirò ad indovinare Sirius, cercando inutilmente di sbirciare nel buio antro.
“Esatto.” annuì Harry, solenne. Sirius sorrise, divertito.
“Quell’uomo infondo è prevedibile, persino noioso.” sbuffò il mago più anziano, guardandosi intorno per cercare tracce del passaggio del loro nemico.
“Perchè questo posto ti spaventa tanto?” chiese Regulus, notando il viso pallido e tirato dell’amico. Le parole del ragazzo misero in difficoltà Harry, che tuttavia si decise a svelare la verità. Arrivati a quel punto era inutile mentire, tanto valeva dire le cose come stavano sperando che Regulus non la prendesse troppo male.
“Nel mio tempo questo posto era maledetto.” spiegò Harry, ritroso ad entrare troppo nei dettagli. Aveva raccontato all’amico che nel suo tempo era morto, ma non era mai entrato nei dettagli. Mostrargli il luogo dove aveva - o avrebbe potuto - perdere la vita gli sembrava una scelta macabra e crudele.
“Addirittura?” aveva chiesto Sirius, tra l’incredulo ed il sorpreso.
“Sirius, anche tu?” si era stizzito Harry, seccato dal fatto che il padrino prendesse a cuor leggero le sue preoccupazioni.
“Non ti arrabbiare Harry, continua la storia..” si scusò Sirius, passando un braccio intorno alle spalle del suo figlioccio perchè continuasse a raccontare.
“Di che maledizioni stiamo parlando, esattamente?” chiese Regulus, serio.
“Veleno, inferi e un calice infermale che mostrava cose orribili.” aveva detto Harry, descrivendo tutto con estrema precisione. I ragazzi rabbrividirono appena, cercando di non darlo a vedere. Sapere cosa aveva visto Harry insieme a Silente metteva loro i brividi, sebbene nulla di quanto il ragazzo stesse descrivendo era presente nell’ambiente che ora li circondava.
“Silente aveva insistito per bere dal calice, si è indebolito a causa di quella maledizione e alla fine non è stato abbastanza forte per affrontare i Mangiamorte che avevano assaltato il castello.” aveva continuato Harry, abbassando la testa quasi si trovasse davanti alla salma del suo maestro per eccellenza, l’uomo che gli aveva insegnato tutto e che era stato per lui come una sorta di nonno.
“Silente è il tipo d’uomo che rischia la vita per recuperare un medaglione maledetto.” sospirò Sirius, cercando di strappare un sorriso ad un quanto mai imbronciato Harry.
“Peccato che non l’abbia mai recuperato.” aveva sospirato il ragazzo.
“Hai detto..” aveva iniziato a protestare Regulus, subito fermato dalle parole dell’altro ragazzo che aveva ripreso a raccontare la storia.
“Il medaglione era un falso, sostituito da un Mangiamorte pentito tornato dalla parte dei buoni.” aveva continuato Harry, senza aggiungere ulteriori dettagli. Fu Sirius a completare la storia.
“Regulus, vero?” Aveva chiesto il mago più anziano, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime.
“Sirius, io..” aveva iniziato Harry, avvicinandosi a Sirius.
“Va tutto bene, posso sopportarlo.” aveva detto il mago, asciugandosi gli occhi e voltandosi verso il fratello, immobile al centro della radura.
“Mi dispiace, non saresti dovuto venire.” Aveva esclamato Harry, voltandosi verso di lui. Regulus era rimasto immobile ancora per un po’, poi aveva riso. Una risata sorprendente ed inaspettata che aveva sorpreso Harry.
“E invece si. Vedi Harry, se tu non fossi tornato indietro e mi avessi convinto a tornare dalla parte giusta sarei morto in questa grotta. Vederla mi fa apprezzare tutto quello che ho.” Aveva risposto Regulus, sorridendo al fratello ed all’amico.
Sirius guardò a lungo il fratellino, poi si voltò verso Harry.
“Ho un fratello poeta. Incompreso forse..” aveva commentato Sirius con amara ironia. Regulus aveva aperto la bocca per dire qualcosa, ma l’espressione del fratello lo aveva bloccato.
“Sirius, tu stai bene?” aveva chiesto il mago più giovane, rivolto al fratello.
“Come posso stare bene. Nel mio tempo il mio fratellino è morto in questa grotta, per aiutarci a togliere di mezzo quel folle. Mi sento stupido, non ho capito nulla di lui.” aveva spiegato Sirius, dando voce per la prima volta in vita sua a tutti i suoi dubbi e a tutte le sue fragilità.
“Non è tardi per recuperare.” Aveva mormorato Harry, indicando con lo sguardo Regulus che aveva distolto lo sguardo dal mago più anziano. Nella testa del ragazzo probabilmente stavano passando moltissime cose, ma lui non lasciava trasparire nulla che avrebbe potuto far star peggio il fratello o l’altro ragazzo.
Sirius aveva sospirato, poi aveva scosso lentamente la testa.
“Invece lo è, Harry. Regulus in questo tempo è vivo, ma mio fratello è comunque morto.” aveva esclamato alla fine, facendo scendere sulla compagnia un silenzio pesante.
Nonostante fosse chiaro che in quella grotta non ci fosse nulla e che la magia non era ancora arrivata a tormentare quella radura, i ragazzi decisero di fare lo stesso un giro di perlustrazione. Visitarono la grotta, con Harry in testa. Non trovarono nulla se non qualche roditore spaventato e un paio di uccelli notturni che riposavano al riparo della luce de giorno. Una volta usciti, ancora una volta si ritrovarono immersi nel silenzio.
Avevano fatto un buco nell’acqua. Quello che doveva essere il primo luogo non era in realtà nulla più che una landa desolata e dimenticata dal mondo.
Senza dire una parola Sirius ed Harry presero a camminare verso il sentiero che li aveva condotti lì, Regulus restò fermo. Perplessi, i due uomini in testa si voltarono a vedere cosa non andava.
“Beh?” aveva chiesto Harry, richiamando l’attenzione dell’amico che sembrava aver visto qualcosa. L’altro ragazzo annuì piano, senza distogliere lo sguardo.
“Laggiù, c’è del fumo.” Aveva spiegato Regulus, indicando un punto in lontananza.
Gli altri due si voltarono per controllare senza tornare verso l’amico. Probabilmente non era nulla, ma era meglio essere lo stesso prudenti.
“Lo avevo notato, ma credevo fosse più lontano.” aveva detto Harry, chiedendosi chi diamine potesse avere avuto l’idea di fare un escursione proprio nelle vicinanze della loro grotta. Solo un folle, oppure un seguace del loro acerrimo nemico.
“Nella grotta non c’è nulla, faremmo meglio a tornare al castello.” aveva esclamato Sirius, pensieroso. Improvvisamente lo aveva preso una brutta sensazione. Prima se ne sarebbero andati da lì, meglio era.
“No, aspettate. Vediamo cosa c’è, potrebbe essere importante.” aveva insistito Regulus, deciso a capire cosa stava accadendo.
Quella grotta sarebbe stata importante nel futuro, non potevano andarsene prima di essere più che certi che non c’era nulla di quello che stavano cercando.
Harry sospirò, mentre Sirius ancora cercava di trascinare via il fratellino.
“Un uomo, un povero folle che abita nella foresta.” aveva sbuffato Sirius, deciso a trascinare via Regulus a qualsiasi costo, anche di peso. Un uomo apparì nel fondo della radura, con il viso pallido e gli occhi spiritati. Prima che i ragazzi potessero reagire l’uomo sfoderò una bacchetta, la punto contro di loro, colpendo Regulus in pieno senza che gli altri due potessero fare nulla per impedirlo.
Mentre il ragazzo cadeva a terra privo di sensi Harry ebbe il tempo di realizzare che forse il futuro non si poteva cambiare.
ANGOLO DELL'AUTRICE
Contro ogni vostra previsione, rieccomi qui con un altro capitolo. Prima di continuare con la ricerca, ecco un piccolo tuffo nel passato.
Godetevi questi ultimi capitoli. Tra poco (finalmente direte voi) il tanto atteso gran finale.
Grazie a tutti coloro che ancora leggono ed ancora commentano. Siete degli angeli, non potrei chiedere di meglio.
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Capitolo 71 *** RICORDI DI MISSIONE - RITORNI E NUOVE SFIDE ***
CAPITOLO 71
RICORDI DI MISSIONE - RITORNI E NUOVE METE.
Sirius e Harry restarono immobili, pietrificati. Di fronte a loro Regulus era bocconi sul terreno e sembrava respirare a fatica mentre l’uomo, vinto dall’orrore scappava via lasciando ogni cosa. Le borse che portava e tutti i suoi effetti personali caddero a terra con un fragoroso boato senza che lui se ne curasse.
Ancora incredulo, Harry si riscosse quanto bastava per seguirlo. Non poteva scappare. Quel tizio doveva sapere qualcosa e lui doveva scoprirlo. Sia per loro che per Regulus.
“Ehi, tu. Fermati.” aveva ordinato Harry, mettendo mano alla bacchetta. Lo avrebbe fermato a qualsiasi costo, doveva capire chi diamine era quel folle e cosa ci faceva lì. Non poteva essere un incontro casuale. Uno sconosciuto non colpisce un ragazzo per caso, senza una ragione precisa. La sua vita non poteva essere sfortunata e maledetta fino a quel punto. Era tornato nel passato per cambiarlo, non per vederlo ripetersi pari pari. Tutto quello in cui aveva creduto per quei mesi, tutto quello per cui aveva lottato stava sfumando. Era bastato un incontro casuale ed un incantesimo ben assestato. Il destino, o chiunque ne avesse il controllo, stava ridendo di lui. Si divertiva a prendere la sua vita, incasinarla per poi restituire quello che ne restava. Piccoli pezzi da rimettere insieme. Un enorme puzzle che non andava mai a posto ma che si spezzava in molti altri pezzi. Una lotta che a volte sembrava vana, inutile.
“Non volevo, non volevo. Era solo un ragazzo..” aveva biascicato l’uomo, in lacrime. Si avvicinò ad Harry, lo prese per spalle e iniziò a scuoterlo. Sembrava dispiaciuto, quasi terrorizzato come se gli eventi avessero preso una piega inattesa. Non sembrava pericolo, tanto meno malvagio ma solo preso alla sprovvista. Quasi l’incantesimo lanciato contro Regulus, per quanto sembrasse assurdo, fosse partito per caso.
“Non doveva essere lì, credevo fosse il demonio..” aveva continuato l’uomo, nella sua litania senza senso. Harry non capiva, né riusciva a mettere a fuoco la situazione. Regulus era morto e lui stava consolando il suo assassino in lacrime.
“Addirittura il demonio? Mi hanno chiamato in molti modi, ma demonio..” aveva mormorato una voce debole ma divertita. Harry si voltò di scatto, trovandosi di fronte un ammaccato Regulus Black alla spalle del quale scorgeva appena un alquanto preoccupato Sirius che sorvegliava il fratellino con aria vigile.
“Regulus, stai bene?” aveva chiesto Harry, ansioso. Il ragazzo aveva sorriso, lasciandosi sfuggire un gemito, ed aveva ripreso a togliersi la polvere dai vestiti come se nulla fosse successo ed essere colpiti da un perfetto sconosciuto nel bel mezzo di un bosco dimenticato dal mondo fosse altrettanto normale.
“Come ho detto al mio fratellone, mi delude la vostra incapacità di riconoscere un incantesimo innocuo da uno mortale.” aveva esclamato il ragazzo, tamponando con un fazzoletto un taglio sotto l’occhio che sanguinava appena. Harry tirò il fiato, sollevato. Qualunque cosa fossa accaduta poco prima grazie al cielo non era grave quanto lui aveva immaginato all’inizio. La sua paura di perdere persone che amava gli aveva fatto trarre conclusioni troppo affrettate e, grazie al cielo, errate.
L’uomo lasciò Harry, si voltò verso il nuovo arrivato e corse da lui guardandolo con le lacrime che gli solcavano il viso sporco di terra e fango.
“Mi dispiace, credevo fossi il demonio!” aveva esclamato, ricominciando di nuovo quella sua assurda litania. Regulus lo allontanò, delicatamente ma con fermezza. Più che alle scuse era interessato ai fatti. Quel tizio strambo sembrava avere parecchio da raccontare, e lui voleva sapere tutto. Ogni più piccolo ed apparentemente stupido dettaglio. Dopo tutto glielo doveva per averlo quasi ucciso poco prima.
“Questo lo hai già detto. Piuttosto, dicci chi diamine è questo tizio che temi tanto.” aveva sbottato Sirius, ancora furioso per l’incidente di poco prima. Suo fratello gli era quasi morto sotto gli occhi, senza che lui capisse il perchè o fosse in grado di impedirlo. Questa volta nemmeno per fare l’eroe o per salvare il mondo, ma solo per via di uno stupido cacciatore precipitoso e con evidenti problemi di vista.
“Non lo so, ma viene spesso qui. Sembra un ragazzo, ma il suo sguardo fa paura.” aveva preso a raccontare il cacciatore, con lo sguardo perso di un bambino impaurito.
“Sembra quello di un serpente, vero?” aveva chiesto Harry, cercando di ricordare quale aspetto doveva avere Tom Riddle da giovane, prima che la sua natura demoniaca prendesse il sopravvento su di lui. Era un ragazzo affascinante, ma aveva un qualcosa di malato e spaventoso nello sguardo che lo faceva assomigliare ad un serpente. L’uomo venne scosso da brividi e prese ad annuire. I suoi gesti erano nervosi, spaventati.
“Si, è terrificante. I vecchi del paese dicono che era di queste parti e che torna perchè ha dei conti in sospeso con l’orfanotrofio.” aveva continuato a raccontare l’uomo. Ogni sua parola confermava sempre di più ai ragazzi che i racconti si riferissero all’uomo che stavano cercando loro. Il loro nemico era già stato alla grotta, sebbene non ne avesse ancora fatto il suo rifugio. Forse viveva da quelle parti ed in quel momento si stava persino divertendo a guardare quella scena. Quale soddisfazione doveva essere stata per lui vedere uno dei ragazzi che gli stava mettendo i bastoni tra le ruote rischiare di morire senza nemmeno che il suo intervento fosse necessario.
“Viveva lì?” Aveva chiesto Regulus, curioso. Anche lui doveva essere giunto alle stesse conclusioni di Harry. O meglio, pochi maghi erano in grado di instillare nelle persone tutta quella paura ed una vena di follia.
“In paese dicono così, ma io non so altro. Non sono di qui, sono solo un povero cacciatore.” aveva esclamato l’uomo, spaventato.
“Dimmi, conosci il suo nome?” Aveva chiesto Sirius, più duramente di quanto avrebbe dovuto fare. La sua pazienza, tuttavia, quel giorno era già stata messa sufficientemente alla prova. Non aveva tempo, né tanto meno voglia, dei convenevoli. Non dopo che quel pazzo aveva colpito Regulus senza una vera e propria spiegazione.
“Nessuno lo nomina, lui è il male.” aveva risposto il cacciatore, spaventato anche solo dall’idea di quell’uomo tanto misterioso quanto malvagio.
“Accidenti, sembra che abbiamo trovato qualcuno che conosce il nostro amico Tom.” aveva esclamato Harry, quasi soddisfatto. Finalmente avevano trovato una buona traccia che poteva portarli da qualche parte. Nel sentire il nome, il cacciatore prese a singhiozzare senza ritegno. Quali che fossero le intenzioni dei tre uomini, lui non voleva saperne nulla. Doveva andarsene, mettere le distanza tra loro e quel terribile demonio che infestava le sue notti con il suo ghigno malefico. Parlare di lui non altri non era una buona idea. Il vecchio Ted lo aveva fatto, ed ora dormiva beato parecchi metri sotto terra. Chiunque parlasse di lui prima o poi veniva punito. Non vere e proprie esecuzioni ma incidenti strani. Assurdi e senza una spiegazione. Ted era stato trovato morto nell’orto, tra i cavoli e le patate. Nessun segno di aggressioni, niente che facesse pensare ad un infarto o ad una malattia fulminante. Era morto e basta. Più o meno lo stesso era successo a Charlie mentre era a pesca. E poi a Roseline, Dana e Martin. Il destino puniva chi nominava il nome del demonio.
“Puoi portarci in paese? Vogliamo saperne di più su questo demonio.” aveva chiesto Regulus, ancora sanguinante per via dell’aggressione di poco prima. L’uomo scosse la testa, frenetico e spaventato.
“Non vi diranno nulla, hanno tutti troppa paura. Quello che vi ho detto io è tutto.” aveva esclamato l’uomo, prima fuggire terrorizzato da quei tre sconosciuti che gli stavano facendo tutte quelle domande strane.
Harry guardò allontanarsi l’uomo che avrebbe potuto condurli da qualche parte, senza poter fare nulla per fermarlo. Avrebbero potuto obbligarlo a parlare, forse persino a collaborare, ma non sarebbero stati migliori del nemico che stavano combattendo con tutte le loro forze. Si limitò quindi a voltarsi verso i compagni, sospirando.
“Pessima giornata. Regulus si è fatto quasi ammazzare e abbiamo fatto un buco nell’acqua.” aveva esclamato Sirius, esprimendo la stessa delusione che aveva percepito nei gesti del suo figlioccio Harry. La loro ricerca iniziava sotto quella che aveva decisamente l’impressione di essere una cattiva stella.
Il ragazzo annuiva piano, solo Regulus sembrava pensarla diversamente.
“Non direi. Abbiamo perquisito la grotta, sono ancora tutto intero e abbiamo scoperto che Tom gironzola da queste parti e che la gente ha troppa paura per parlarne.” aveva ribattuto Regulus, risoluto. Come prima esplorazione forse non era molto, ma almeno non era stato un completo buco nell’acqua. Gli indizi lasciavano pensare che stavano andando nella giusta direzione tutto sommato.
“Che consigli di fare?” Aveva chiesto Harry, guardando il fratello di Sirius nella speranza di trovare la via da seguire. Regulus ci pensò un po’ prima di rispondere.
“Un incantesimo di controllo alla grotta, e magari un controllo sugli incidenti avvenuti da queste parti negli ultimi anni. Morti sospette, incidenti inspiegabili.. Qualcosa mi dice che ne troveremo parecchi.” aveva risposto il ragazzo, indicando alcune pietre più sporgenti delle altre.
“Geniale, se lui si avvicina noi lo sappiamo.” aveva esclamato Harry mettendosi all’opera senza perdere altro tempo.
Dopo quel primo fallimento, i ragazzi pensarono accuratamente prima di fare la mossa successiva. Andare a caso e rischiare una seconda aggressione era fuori discussione.
I posti da visitare erano parecchi, ma nessuno sembrava davvero promettente. Secondo Harry valeva la pena fare un tentativo alla vecchia casa del nonno dove nel futuro Silente avrebbe recuperato l’anello. Hermione non escludeva che fosse una buona idea, ma era lo stesso reticente per via di quelle che avrebbero potuto essere le conseguenze. Come dalla parti della grotta, anche lì la gente del posto avrebbe potuto essere entrata in contatto con il giovane Tom ed essere reticente a parlarne. Nessuno dei ragazzi poteva far loro un torto per questo. Quell’uomo era il male puro, non c’era altro modo per definirlo.
“Non puoi andare solo, sarebbe un massacro.” aveva esclamato la ragazza, severa. Dopo il ritorno dalla prima missione erano stati tutti concordi nel dire che Harry era stato imprudente. Se fossero stati di più, forse Regulus si sarebbe risparmiato una aggressione da parte di uno sconosciuto.
“Quello è il primo che ha creato. Se sta pensando di posizionare il secondo nella grotta, il primo è già al sicuro.” aveva ribadito Harry, deciso. Prima di andare a caso, cercando posti sconosciuti dovevano verificare quelli che erano già noti. Hermione sospirò, cercando con lo sguardo l’aiuto degli amici.
“Può anche essere, ma ti ricordo che l’anello ha quasi ucciso Silente. Non puoi andare da solo.” aveva ricordato Ginny, cercando di scacciare dalla mente lo sguardo sofferente di Silente durante il suo ultimo anno di vita.
“Mi spiace dirlo, ma questa volta ha ragione lei.” aveva esclamato Ron, prendendo le parti della sorella. Tutti guardavano alternativamente Harry, Ron e la piccola Ginny. Quest’ultima era la più risoluta a non farsi mettere i piedi in testa da Harry. Avevano fatto come diceva lui la prima volta, e Regulus era quasi morto. Niente più eroismi o idee folli, questa volta si sarebbero mossi in gruppo.
“Non capite..” aveva mormorato Harry, frustrato.
“Questo è davvero troppo Harry. Persino mio fratello ragiona, l’unico folle sei tu.” aveva esclamato Ginny uscendo e sbattendo la porta.
Harry rimase fermo, immobile. Anche gli altri non parlavano, il gelo sembrava essere sceso su quella stanza.
“Forse dovresti seguirla.” aveva consigliato Lily, facendo l’occhiolino al figlio.
Il ragazzo non aveva risposto ma dopo averci pensato su decise di prendere la porta. Una lite era l’ultima cosa di cui avevano bisogno. Dovevano restare uniti se volevano davvero arrivare a qualcosa.
“Maledizione, Ginny fermati.” aveva urlato Harry, correndo dietro alla ragazza di cui era innamorato. Inaspettatamente Ginny decise di ascoltarlo, continuando tuttavia a voltargli le spalle.
“Non intendo ascoltarti mentre dici le tue solite stupidaggini. Vuoi fare tutto da solo, lasci indietro le persone che ti amano. Lasci indietro me. Sei..” aveva ribattuto Ginny, più furente che mai. I suoi occhi lanciavano scintille tanto erano pericolosi.
“Il più grande degli egoisti ed il più colossale degli idioti.” aveva completato Harry per lei, tirandola dolcemente a sè prima di baciarla teneramente.
“Esatto.” Aveva annuito lei, per nulla intenerita da quella scena da romanzo rosa di infimo ordine per streghe casalinghe.
“Mi perdoni?” aveva chiesto Harry, deciso ad appianare le cose a darla vinta a lei per una volta. Ginny ci aveva pensato su, poi aveva annuito. Aveva ottenuto quello che voleva, non aveva senso tergiversare oltre. Inoltre, il tempo della “punizione” con il professore di Difesa Contro le Arti Oscure non era infinito. Se non si sbrigavano gli studenti, o peggio gli altri professori, si sarebbero accorti di qualcosa.
“Ti amo, torniamo dagli altri.” aveva detto alla fine la ragazza. Anche lei sapeva che il tempo era contro di loro e che non potevano perdersi in chiacchiere.
La coppia di innamorati aprì piano la porta, cercando di evitare che cigolasse. I ragazzi stavano ancora parlando del modo migliore di agire. Durante la loro assenza, avevano definito un piano.
“Pace fatta?” aveva chiesto Frank, mentre i due amici facevano il loro ingresso nella stanza mano nella mano come la più felice delle coppiette.
“Beh, si.” aveva annuito Harry, imbarazzato. Gli sguardi di tutti, compresi di quelli dei suoi genitori, erano puntati su loro due. James aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi preferì richiuderla dopo una brutta occhiata di Remus. Non c’era tempo per gli scherzi o le prese in giro, dovevano passare all’azione prima che scendesse la sera. Dopo la prima, disastrosa, avventura alla grotta avevano capito che muoversi di giorno era più sicuro, soprattutto se dovevano esplorare boschi. Un altro cacciatore folle dalla bacchetta facile era l’ultima persona che volevano incontrare.
“Fantastico, abbiamo un piano.” aveva esclamato Neville, più deciso che mai a prendere le redini della situazione. Harry poteva anche essere il Bambino Sopravvissuto, ma lui non era stato da me durante la guerra. Aveva lottato, difeso amici e compagni di casa e non si era mai tirato indietro. Aveva riscattato la memoria dei genitori e reso incredibilmente orgogliosa sua nonna.
“Andremo tutti?” aveva chiesto Ginny, decisa a non farsi lasciare indietro per la seconda volta. Avrebbe seguito Harry, a qualsiasi costo.
“No Ginny, sarebbe inutile.” aveva risposto Alice dolcemente, cercando di non deluderla troppo.
“Sentiamo la vostra idea.” aveva sbottato la ragazza, contrariata.
“Harry ha visto il ricordo di Silente, ed è l’unico che capisce il serpentese.” aveva iniziato Neville, con fare paziente.
“Non può andare da solo, voglio andare con lui.” aveva esclamato Ginny, decisa a mettere da subito le cose in chiaro.
“Certo, verremo anche io, Ron, Hermione e Lily.” aveva risposto Neville, pacato. Nell’ultimo anno aveva imparato che nelle situazioni di tensione non serve qualcuno che urla, ma qualcuno che resta calmo e gestisce con pazienza il gruppo. In questo, lui e Remus erano decisamente i migliori.
“Lily?” aveva chiesto Harry, incredulo.
“Non mi credi all’altezza?” aveva ribattuto la madre, incrociando le braccia con aria offesa.
“No, assolutamente ma non capisco..” aveva mormorato Harry, imbarazzato.
“L’anello è protetto da un grande veleno. Lily è un’abile pozionista.” aveva spiegato Remus, senza perdere la calma.
“Ma Regulus e Piton?” aveva chiesto Ginny, passando lo sguardo da Lily agli altri due ragazzi.
“Resteremo qui al castello, pronti con antidoti nel caso facciate qualche sciocchezza.” aveva spiegato Piton, con il suo solito tono gelido e cinico. Sirius non aveva detto nulla, ma nel suo sguardo era evidente il sollievo dovuto al fatto che il fratello minore questa volta non avrebbe rischiato la pelle.
“Io e Remus verremo con voi, il professore resterà qui nel caso Minnie faccia un controllo come la scorsa volta. Ci è mancato davvero poco, comincia ad avere dei sospetti.” aveva concluso Sirius, incrociando le braccia.
Harry capì che la discussione era conclusa. La decisione era stata presa e nessuno avrebbe potuto fare cambiare idea al gruppo.
“Perfetto, e casa stregata sia.” aveva sospirato Harry, rassegnato ed insieme ansioso di trovare l’oggetto delle loro ricerche.
ANGOLO DELL'AUTRICE
Eccomi con un nuovo capitolo, sperando in questo modo di farmi perdonare i mesi di assenza.
Mi sembra superfluo dirlo, ma questi capitoli sono una sorta di flash back: prima che Remus vada con Harry a esplorare qualche posto i ragazzi ricordano quelli già visti.
Graaaazie a tutti voi, spero che questo capitolo vi piaccia!
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Capitolo 72 *** Rivangare il passato ***
CAPITOLO 72
RIVANGARE IL PASSATO
I ragazzi erano partiti subito dopo pranzo. Frank aveva suggerito di muoversi con il buio, per non correre il rischio di essere visti curiosare in giro, ma Remus aveva scosso la testa. Era troppo pericoloso cercare un pericoloso manufatto magico protetto dal più potete ed oscuro dei veleni senza un minimo di luce. Sarebbe stato un massacro, quasi come consegnarsi al loro nemico.
James aveva chiesto di poter accompagnare gli amici ma nessuno lo aveva preso troppo sul serio. Le stampelle non gli permettevano di essere veloce come i compagni, senza contare che correva il serio rischio di inciampare e cadere su qualche ramo o radice facendosi male e mettendo a rischio la loro copertura. Il ragazzo, a malincuore, aveva capito.
“Porta pazienza, tra qualche settimana starai meglio.”
Cercò di tirarlo su di morale Frank, mentre Lily stampava un casto bacio sulle labbra del proprio ragazzo. James la guardò negli occhi, preoccupato. Conosceva bene Lily così come sapeva che non aveva affatto bisogno di protezione, specie se in compagnia di Harry, Sirius e Remus ma allo stesso tempo non poteva fare a meno di stare in pena per lei. Non lo avrebbe mai ammesso a voce alta perchè non voleva proibirle nulla, ma era impaziente di vederla tornare sana e salva.
“Sto già meglio, sono tornato quello di prima!”
Protestò James, orgoglioso ed imbronciato. Lily inclinò la testa di lato per guardarlo meglio, poi esplose in un sorriso contagioso. Non poteva fare a meno di innamorarsi di lui ogni volta che lo guardava.
“Con quegli affari rischi di cadere ogni volta che ti muovi, senza contare che sei lento. Se qualcuno ci inseguisse saremmo costretti ad abbandonarti..”
Affermò Sirius, cercando di strappare all’amico una risata. James sbuffò e lanciò al compagno di avventure uno sguardo torvo.
“Sei un amico Sirius.”
Disse James, ancora più imbronciato. Remus guardò entrambi, poi scosse la testa. Quei due non sarebbero mai cambiati, non erano in grado di restare seri e di smettere con gli scherzi nemmeno in una situazione come quella.
“Scherzavo, idiota. Credi davvero che ti lascerei indietro?”
Chiese Sirius, dando a James una pacca affettuosa sulle spalle.
“Mhm.. fammi pensare.”
Mormorò l’altro, prima di abbandonarsi nella stretta affettuosa del compagno.
Due ore più tardi, i ragazzi si erano messi in marcia. Una volta definita la squadra e l’obiettivo della missione era inutile perdere tempo. La professoressa di Trasfigurazione era già abbastanza sospettosa, avrebbero fatto meglio a tornare per la cena per evitare di dover dare spiegazioni.
“Esattamente, dove ci troviamo?”
Chiese Sirius, scoraggiato dalla mancanza di punti di riferimento e da tutta quella campagna. L’esatto contrario della Londra magica nella quale era cresciuto, tra il caos delle macchine dei babbani e il sonoro crack degli incantesimi di materializzazione.
“Non te lo so dire con esattezza, ma qui abitava il nonno materno di Tom insieme allo zio.”
Spiegò Harry, guardandosi intorno cercando di ricordare quanti più dettagli fosse possibile. Quel luogo, piuttosto isolato e decisamente fuori dal mondo, lo aveva visto solo una volta nei ricordi di Silente. Non era con il Preside quando questi aveva recuperato l’anello, a discapito della sua mano, ma tutta via sapeva bene quanto potesse essere pericoloso quel manufatto. Aveva già messo in guardia i compagni: niente pazzie, non si gioca con l’anello. Non aveva detto loro quali poteri avesse quel manufatto, per paura che qualcuno di loro non fosse in grado di resistere alla tentazione di usarlo.
“Credevo fosse un orfano, che non avesse nessuno..”
Mormorò Lily, diventando di colpo più preoccupata. Trovarsi di fronte dei parenti del loro più acerrimo nemico poteva rivelarsi un’esperienza dai tratti decisamente poco piacevoli, specie se erano tutti crudeli e senza pietà come lui.
“Si, infatti.”
Sussurrò Harry, distratto, dimenticando che alcuni dei suoi compagni non conoscevano per intero la storia e la vita del mago, e prima ancora del bambino, che era stato Tom Riddle prima di diventare il Signore Oscuro.
“Fammi indovinare, trucidati dal nipote?”
Provò ad indovinare Remus, con un tono divertito. Tutto sommato era prevedibile.
Harry annuì appena, scoccando un’occhiata a Remus. Per quanto poco sapesse di lui, ormai anche il licantropo aveva cominciato a capire come funzionava la assolutamente contorta mente del loro nemico.
“Non ha senso..”
Sbuffò Lily, ancora restia nel dare giudizi. Per essere diventato così folle e malvagio da bambino Tom Riddle doveva essere stato decisamente solo. Quello spiegava, almeno in parte, ogni cosa. Sapere che in realtà una famiglia esisteva, e che era stato lui stesso a sterminarla, era qualcosa che la ragazza non poteva capire. Anche lei e Petunia si odiavano, e forse non sarebbe bastata una vita intera perchè potessero arrivare a capirsi, ma questo non voleva dire che l’una prima o poi avrebbe cercato di uccidere l’altra. Una famiglia è un porto sicuro nel quale fare ritorno nel momento del bisogno, non un luogo oscuro dal quale fuggire. Questi ultimi pensieri le ricordarono Sirius e Regulus, torturati e disconosciuti dai propri genitori, e bastarono a farle perdere ogni speranza nei confronti del prossimo. Come era possibile essere così crudeli ed oscuri?
Harry sospirò. Fare un po’ di chiarezza, forse sarebbe stato d’aiuto.
“Volete sentire la triste storia del nostro acerrimo nemico?”
Aveva chiesto Harry con un filo di ironia nel tono della voce, mentre Sirius, Remus e Lily si facevano di colpo più zitti e più attenti.
“Potrebbero esserci dei dettagli utili.”
Annuì Sirius, cercando di nascondere la propria curiosità dietro motivazioni di carattere logico.
“Niente che Silente non aveva già preso in esame.”
Sbuffò Neville, senza scostarsi dal fianco destro di Harry. Ron, insieme a Sirius e Remus, camminava dal lato opposto mentre Hermione, Ginny e Lily chiudevano quella bizzarra gruppo.
“Racconta e basta.”
Sbuffò Remus secco, fulminando il giovane Paciock con lo sguardo.Niente affatto intimorito, Neville continuò a camminare. Odiava Tom Riddle per tutto quello che gli aveva fatto e nulla, nemmeno la sua triste infanzia piena di brutture, solitudine e cattiveria, poteva giustificarlo. Anche lui ed Harry erano cresciuti orfani, proprio a causa sua, eppure non avevano mai cercato di conquistare il mondo o sterminare chiunque avesse una visione delle cose diversa dalla loro.
“Il padre era babbano, incredibilmente bello ed incredibilmente ricco. La madre una strega, famiglia di purosangue di antichissima data caduta in disgrazia.”
Iniziò Harry asciutto. Nonostante l’avesse vissuta attraverso i ricordi che gli aveva mostrato Silente non riusciva a immedesimarsi nel suo nemico. Certo, avevano molte cose in comune e molte volte si erano trovati in situazioni simili, eppure Harry aveva sempre scelto la via opposta. Come gli aveva detto una volta Silente, aveva sempre distinto chiaramente tra ciò che è facile e ciò che invece è giusto.
“Viveva in quella catapecchia?”
Chiese Sirius, indicando una baracca vecchia e cadente che si stagliava poco lontano da dove si trovavano. Stava ancora in piedi per miracolo, sarebbe bastato un alito di vento a buttarla già senza troppa difficoltà.
“Con il padre ed il fratello, uno più folle dell’altro. Parlavano in Serpentese tra loro, aggredivano babbani e non rispondevano a nessun tipo di autorità.”
Continuò Harry, cercando le parole più adatte a descrivere quelle persone.
“Delle mine vaganti, insomma.”
Concluse Lily, attenta e severa. Harry annuì mentre tutti si erano fermati a pochi passi dalla casa per ascoltare il resto della storia. Nonostante fosse giorno a tutti loro erano venuti i brividi.
“Esattamente. Ad ogni modo un giorno la madre di Tom si innamora del ricco babbano, che ovviamente non la ricambia. Aspetta che il padre ed il fratello vengano arrestati e gli lancia un incantesimo.”
Proseguò Harry, cercando tra le sterpaglie il sentiero che conduceva a casa Riddle, dove il giovane Tom viveva con i genitori prima dell’inizio delle disgrazie che lo avrebbero portato alla morte per mano del figlio.
“Ha davvero funzionato?”
Chiese Sirius, perplesso all’idea che fosse bastato uno stupido filtro d’amore per dare inizio a tutti i loro problemi.
“Certo, i due scappano. Vita felice, fino a che lui torna in sé, la manda al diavolo e la abbandona sola ed incinta. Lei muore mettendo al mondo il bambino, al quale da lo stesso nome del padre e che in seguito viene affidato ad un orfanotrofio poco lontano dalla grotta dove Regulus ci ha quasi rimesso la pelle.”
Concluse Harry, scuotendo la testa. Per un attimo i ragazzi restarono in silenzio. Nessuno sapeva bene cosa dire.
“Da qui, l’odio di Voldemord per il suo nome e per la sua famiglia. Da entrambi i rami.”
Aggiunse Ron, lasciando a Harry qualche minuto per riprendersi. La sua storia e quella di Tom avevano talmente tanti punti in comune da fare quasi male al solo pensiero. Certo, Harry era orfano essenzialmente a causa del suo nemico e non aveva mai pensato di vendicarsi con il primo che capitasse a tiro. Poco lontano, Ron poteva vedere gli stessi sentimenti disegnati sul viso di Neville. Anche lui era cresciuto orfano solo perchè suo padre e sua madre avevano avuto il coraggio di opporsi ad un folle.
“Infatti per non fare distinzioni ha sterminato entrambi. Sia la famiglia del padre che quella della madre, entrambe colpevoli di non averlo voluto.”
Concluse Ginny, stringendosi nel mantello.
“Beh, non si può dire che avesse fatto preferenze.”
Mormorò Sirius, cercando di fare dell’ironia. Nessuno tuttavia era dell’umore giusto per riderne. Remus scosse la testa, ma apprezzò il tentativo dell’amico.
“Se ha tagliato i ponti con il passato, perchè questo luogo è importante?”
Chiese il licantropo, cercando lo sguardo di Harry.
“Conosci la leggenda dei tre fratelli?”
Chiese Harry, voltandosi verso gli amici. Remus annuì, stupido.
“Tutti la conoscono, è la favola più comune nel mondo magico.”
Disse Remus, confuso.
“La madre discendeva da il secondo fratello, e nella loro famiglia si sono sempre tramandati un anello contenente la famosa pietra..”
Spiegò Hermione, raccontando brevemente agli altri ragazzi di come erano venuti a conoscenza di tutta quella strana e complicata storia.
“Scherzi?”
Chiese Sirius, incredulo. Per tutta la vita aveva creduto che le favole fossero storielle inventata per spaventare e divertire i piccoli maghi, ed ecco che improvvisamente una di loro diventa reale. Talmente vera al punto che qualcuno è disposto ad uccidere per conquistare potere, fortuna e immortalità.
“Purtroppo no.”
Mormorò Harry, incerto se raccontare o meno del mantello.
“Come può essergli utile?”
Chiese Lily, tornando all’oggetto della loro ricerca: un anello con una pietra in grado di riportare indietro le persone passate oltre.
“Beh, lui è mezzosangue ma vuole affermare davanti al mondo magico tutto il suo potere. L’anello è lo strumento ideale per mostrare a tutti che ha origini nobili.”
Spiegò Neville, lasciandosi cadere seduto su un grosso masso per riprendere fiato.
“Ed è anche immensamente potente.”
Aggiunse Ron, impaziente di trovare quel maledetto gingillo e di tornarsene a casa.
“Esattamente. Il potere e il sangue puro sono le due cose che Tom brama di più.”
Concluse Hermione, voltandosi verso la catapecchia che sorgeva a pochi passi da loro.
Improvvisamente il vento cambiò, prendendo a soffiare contro di loro. Una ventata di aria gelida li colpì in pieno, insinuando paura e oscurità nel profondo della loro anima.
Non c’era possibilità di sbagliarsi: l’anello era lì, finalmente erano arrivati nel posto giusto.
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Capitolo 73 *** Passi avanti ***
CAPITOLO 73
PASSI AVANTI
I ragazzi si guardarono per qualche istante prima di entrare nella vecchia casa. Sguardi fugaci che dicevamo molte più cose di quanto poteva sembrare e che sottolineavano la solennità del momento. Le pareti che si stagliavano di fronte a loro avevano visto molte più cose di quanto la maggior parte delle persone poteva pensare. Quel luogo aveva segnato la vita di una ragazza, spingendola ad un gesto disperato e folle che aveva permesso la nascita di Tom Riddle. Sempre in quella casa, il giovane mago si era vendicato sterminando parte della sua famiglia e portando loro via quanto di più prezioso avessero custodito gelosamente per generazioni. Era incredibile come il capriccio di un bambino che vuole solo affermare la sua potenza avesse portato a così tanta desolazione in così poco tempo.
Di fronte all’ingresso, Harry tentennò. Pochi attimi, quanto bastava perchè Neville prendesse in mano la situazione e aprisse la porta al posto dell’amico. La stanza che si parava sotto i loro occhi era molto buia, tanto che il gruppo dovette ricorrere alla magia per vedere qualcosa in attesa che gli occhi si abituassero a quella oscurità.
Harry guardò gli amici entrare uno dopo l’altro e rimase fermo, immerso in strani pensieri. A bloccarlo non era stata paura, bensì un insieme di sensazioni che lo avevano assalito improvvisamente, facendolo dubitare di quella ricerca e di ogni altra cosa.
Cosa era stato della sua vita e di quella delle persone a cui teneva negli ultimi anni se non un susseguirsi di lotte, battaglie e ricerche che avevano finito con il portare a poco o niente? Avevano vinto, ma erano stati sterminati. Voldemort era morto, eppure vivevano ancora tutti nel terrore e nella paura.
Aveva sempre fatto tutto quello che gli altri si aspettavano da lui, come uno studente modello che esegue diligentemente i compiti assegnategli. Silente, il ministro, l’ordine ed ogni altro componente del mondo magico si ostinavano a ripetere che quella non era la sua lotta ma una guerra di proporzioni molto più grosse, eppure riponevano tutte le loro speranze in lui soltanto.
Perchè doveva combattere quella guerra da solo se non era la sua battaglia?
Harry sospirò, era stanco. Era bastato fermarsi solo un attimo per riprendere fiato e di colpo aveva cominciato a dubitare della strada intrapresa.
“Harry, hai intenzione di sorvegliare l’ingresso e di lasciare tutto il divertimento a noi?”.
Chiese Ron, sorridendo all’amico nella speranza che creando competizione avrebbe riscosso Harry dal suo torpore. Poteva leggere negli occhi del suo migliore amico i dubbi e le paure. Le stesse che da tempo avevano colpito anche lui ed Hermione ma che i due amici si ostinavano a scacciare per essere di supporto ad Harry. Come ieri, come domani e come sempre non potevano lasciarlo solo. Quella era la loro guerra, non la sua.
L’altro ragazzo si destò appena, scuotendo leggermente la testa. Era evidente quanto fosse distratto, perso in un altro mondo.
“Continua a sognare Ron..”
Replicò Harry, muovendo la mano quasi volesse scacciare l’idea di Ron come avrebbe fatto con una mosca fastidiosa. Il rosso sorrise, cercando di convincersi che quel luogo tetro avesse solo peggiorato l’umore del compagno.
“Va tutto bene?”
Chiese Lily con il tono più candido e dolce che riservava solo a lui. Anche lei come Ron sospettava che qualcosa non andasse con Harry ma aveva paura ad esprimere chiaramente i suoi timori per paura di essere poco discreta. Era sua madre certo, ma si conoscevano solo da pochi mesi mentre con Hermione, Ronm Ginny e Neville Harry aveva condiviso gli ultimi sette anni.
“Certo, stavo solamente pensando.”
Rispose Harry, sincero. Quando la madre lo fissava così intensamente negli occhi non poteva fare a meno che essere completamente sincero con lei. Non avrebbe mai e poi mai potuto mentirgli. Decise però di omettere l’oggetto dei suoi pensieri, per non spaventarla con i suoi demoni.
“Brutti ricordi?”
Provò ad indovinare Sirius, scegliendo le parole con cura. Negli ultimi mesi aveva imparato a conoscere Harry ed ormai sapeva bene come quel ragazzo riservasse molte sorprese. C’era in lui molto più di quanto poteva sembrare ad una prima occhiata. Nella sua breve vita aveva vissuto molti più drammi e lutti di quanti la maggior parte della gente ne viveva in una vita intera. Questo aveva insegnato a Sirius che ogni silenzio o comportamento strano di Harry aveva sempre una spiegazione logica dettata dal corso degli eventi. La maggior parte delle volte, almeno.
“No, che siete imprudenti. Silente ci ha rimesso una mano e voi entrate come se niente fosse.”
Sbuffò Harry, cercando di cambiare argomento per non turbare anche gli amici con i tristi pensieri che stavano torturando lui.
“Il solito esagerato.”
Disse Sirius, alzando le spalle.
“Ha ragione lui, questo posto è infestato. C’è veleno ovunque, non toccate nulla.”
Replicò subito Lily, preoccupata. Le era bastato uno sguardo veloce per capire che in quella casa c’erano molti più pericoli di quanti erano preparati ad affrontare. Maledizioni e trabocchetti erano pronti a scattare da un momento all’altro, persino l’aria era densa e impregnata di veleno.
“Puoi essere un pochino più precisa, Lily?”
Chiese Sirius, guardandosi preoccupato le mani.
“L’intera casa è stata cosparsa di veleno in piccole quantità.”
Spiegò la ragazza con pazienza, quasi stesse parlando a dei ragazzi del primo anno e non ai propri amici del settimo in una casa stregata nella quale non avrebbero dovuto essere e circondati da veleni e da pericoli più o meno mortali.
“Non ha senso..”
Sbuffò Ron, grattandosi la testa.
“Invece si, il nostro nemico vuole indebolirci piano per poi darci il colpo finale con l’anello.”
Disse Remus, guardandosi attorno in modo circospetto e stando attendo a non toccare nulla per non rischiare di combinare qualche danno.
“Come potremmo portare via l’anello se non possiamo toccarlo?”
Chiese Sirius, voltandosi verso Harry e Lily, entrambi a pochi passi da lui.
“Ho portato questa, l’abbiamo preparata io e Regulus. Abbiamo incantato questa scatola con ogni incantesimo, antidoto, pozione ed erba magica di cui eravamo a conoscenza. Chiaramente non durerà a lungo, ma dovrebbe permetterci di rientrare al castello sani e salvi.”
Spiegò Lily, sfilando un oggetto piccolo e colorato dalla borsa che portava a tracolla.
“Una volta là che ne sarà dell’anello?”
Chiese Remus, preoccupato. Un conto era recuperare un anello maledetto cercando di circoscrivere i danni, un altro era tenerlo per un tempo più lungo o peggio ancora distruggerlo senza farsi del male.
“Lo prenderà in consegna Piton e lo renderà inoffensivo fino a che non avremo trovato il modo di distruggerlo.”
Spiegò Lily, alzando appena le spalle.
“Geniale Evans, devo ammetterlo.”
Esclamò Sirius, sinceramente ammirato. Lily scoppio a ridere, sorpresa dalla reazione del ragazzo. Mai negli ultimi sette anni aveva visto sul suo viso uno sguardo tanto solidale e di ammirazione.
“Grazie Black, nemmeno tu sei un completo idiota dopo tutto.”
Rispose la ragazza con un sorriso.
“Quando avrete finito con i complimenti potremo riprendere a cercare questo maledetto aggeggio..”
Sbuffò Ron, esasperato da quella conversazione che non portava a nulla. La loro priorità era trovare l’anello e riportarlo al castello senza rischiare inutilmente le loro vite, il resto poteva attendere.
“Che c’è Ron, non vedi l’ora di tornare al castello?”
Chiese Neville, sorridendo appena dell’impazienza dell’amico. Ron si voltò, sbuffando nuovamente.
“Certo che si, questo posto è infernale. Nessun essere vivente è stato qui di recente, nell’aria si sente solo odore di morte e di terrore.”
Esclamò Ron, incrociando le braccia. Un silenzio innaturale, carico di terrore e di paura, seguì le parole del ragazzo dai capelli rossi.
“Abbiamo visto di peggio, Ron.”
Sbuffò Hermione, pensando alla brutta avventura a Godrig’s Hollow dove Harry ci aveva rimesso la bacchetta oppure l’incredibile fuga dalla Gringott a cavallo di un drago. In confronto a momenti come quelli la situazione attuale non era per nulla pericolosa. Non ancora, almeno.
Bastarono questi ricordi a far sorridere la ragazza, e insieme a lei Ron. Dopo pericoli del genere la casa dei nonni materni del Signore Oscuro non poteva certo spaventarla più di tanto.
“Andiamo, per di qua.”
Disse Harry, mettendo fine a quel silenzio che rendeva tutto ancora più cupo di quanto già non sembrasse.
“A cosa pensavi prima?”
Chiese Hermione, portandosi al fianco dell’amico. Harry sospirò, prendendo tempo. Non voleva mentire alla sua migliore amica, ma allo stesso tempo non era sicuro che esprimere le sue paure ad alta voce avrebbe fatto bene al gruppo.
“Con noi puoi parlare, non tenerti tutto dentro.”
Aggiunse Ginny, prendendo dolcemente la mano del proprio ragazzo.
“Questa caccia comincia a sembrarmi senza speranza.”
Sbuffò alla fine Harry, sentendosi colpevole. Dire quelle parole ad alta voce era come tradire la memoria di Silente, eppure non poteva farci nulla. Erano settimane che non facevano altro che cercare e non erano arrivati a nulla. Un buco nell’acqua dopo l’altro, senza nessun risultato. La gente intorno a loro continuava a morire e niente sembrava cambiare. Il loro geniale piano si stava trasformando nel più clamoroso dei fallimenti senza che loro potessero fare nulla per evitarlo.
“Lo pensavo anche io l’anno scorso, eppure mi sono sbagliato. Dobbiamo avere fede in Silente.”
Disse Ron dolcemente, ricordando i timori dell’anno prima e di come era stato felice di sbagliarsi. Certo, la caccia era stata dura e la battaglia finale ancora di più ma almeno avevano vinto. Avevano visto il loro nemico cadere ed avevano capito che i loro sforzi non erano stati vani. Anche questa volta sarebbe stato così. Alla fine sarebbero stati capaci di voltarsi indietro e vedere chiaramente il senso del loro percorso e delle loro decisioni.
“Ron, non abbiamo niente. Nessuna traccia, solo qualche sospetto.”
Mormorò Harry, attendo a non farsi sentire dai Malandrini o da sua madre.
“Sappiamo quali saranno le sue prossime mosse, possiamo anticiparlo. Il nostro piano sta funzionando, abbiamo salvato delle vite.”
Insistette Ginny, sbuffando. Credere con tutte le sue forze nella strada che Silente aveva tracciato per loro voleva dire avere speranza. Abbandonare quel percorso voleva dire brancolare nel buio, senza certezze e con scarse possibilità di successo.
“Potremmo perderne altre.”
Obiettò Harry, serio. Come potevano sapere che i cambiamenti che loro avevano apportato alla storia non avrebbero causato altri danni? Il rapimento di James da parte di Bellatrix era un chiaro segno di come le cose erano sfuggite loro di mano. Dovevano fare qualcosa per fermare Voldemort subito, prima che la situazione diventasse insostenibile e la loro fine certa.
“Non abbiamo scelta, questa ricerca è nostra sola possibilità.”
Ribadì Ginny, decisa come Harry non l’aveva mai vista. Hermione si intromise, cercando di calmare gli animi dei due amici senza dare troppo nell’occhio. Una discussione ad alta voce tra loro avrebbe sicuramente allarmato i malandrini e non c’era davvero bisogno di aumentare le preoccupazioni e la tensione.
“Andrà bene, sono sicura che l’anello è qui e che lo troveremo presto.”
Disse dolcemente la riccia, guardandosi attorno. Sirius e Remus stavano perquisendo la stanza accanto sotto lo sguardo di Lily che controllava non ci fosse nulla di più velenoso o pericoloso degli altri oggetti.
“E poi? Trovare quel maledetto affare non cambierà nulla. Non sappiamo quanti altri ce ne sono, né dove possano essere nascosti.”
Sbottò Harry, facendosi rosso in viso. Ron aprì la bocca per rispondere, ma la voce di Lily lo anticipò.
“Ragazzi, forse ci siamo.”
Harry sospirò e si diresse verso la madre nell’altra stanza, lasciando cadere quel discorso. Gli altri ragazzi lo seguirono, esitanti ed impazienti. Ginny sperava con tutta se stessa che avessero finalmente trovato quello che cercavano. Avrebbe fatto bene ad Harry sapere che erano sulla pista giusta. Che la loro ricerca, anche se faticosa, stava portando a qualcosa e che non era tempo perso.
“Sirius stava frugando in quella cesta ed improvvisamente qualche incantesimo di protezione lo ha sbalzato indietro.”
Spiegò Remus, mentre Lily esaminava con cura il ragazzo colpito. Spiegare a James come il suo migliore amico si fosse ferito mentre lui era restato al castello a fare la calzetta sarebbe stato tutto tranne che semplice. Sirius tuttavia sembrava stare bene, niente più che un bello spavento e qualche ammaccatura superficiale che una volta tornati al castello avrebbero potuto curare abbastanza velocemente.
“Stai bene?”
Chiese Harry, preoccupato. L’altro ragazzo annuì, tenendosi la mano destra con la sinistra. Doveva fargli male, ma Sirius cercava di non darlo troppo a vedere per non spaventare gli amici. Dopo tutto aveva avuto guai decisamente peggiori.
“Niente di troppo grave che i miei genitori non mi avessero già lanciato contro in passato.”
Sorrise Sirius, mentre Lily avvolgeva la mano ferita con un fazzoletto candido che aveva estratto dalla sua borsa. Harry guardò sorpreso la madre, rendendosi improvvisamente conto che le somiglianze con Hermione cominciavano a diventare parecchie e forse anche un filo preoccupanti.
“Sembra che ci siamo, qualsiasi cosa stiamo cercando lo troveremo là dentro.”
Disse Ron sicuro, guardando attentamente la cesta incriminata senza avvicinarsi o toccarla. Si poteva avvertire chiaramente quel senso di oscurità ed angoscia che caratterizzava gli oggetti che erano stati profanati da Voldemort.
“Come facciamo a prenderlo senza farci colpire ancora?”
Chiese Ginny preoccupata che qualcun altro, quasi sicuramente Harry con la fortuna che lo contraddistingueva, si potesse fare male.
“Dobbiamo essere cauti. Sirius, ricordi cosa stavi toccando quando la trappola è scattata?”
Chiese Harry, passando lo sguardo dal padrino al mobile che aveva preso a brillare di una luce sinistra e poco rassicurante. Qualsiasi cosa ci fosse dentro quella cesta, sapeva certamente difendersi molto bene e avrebbe fatto di tutto per non essere trovato e distrutto.
“Ho spostato un orologio che sembrava essere molto antico. Sotto c’era una foto sbiadita che ritraeva una ragazza ed un ragazzo molto strambi.”
Raccontò Sirius, indicando una foto che aveva appoggiato sul comodino. Harry la guardò distrattamente riconoscendo al volo le due persone ritratte.
“La madre di Tom e suo zio.”
Rispose Hermione anticipando il ragazzo con gli occhiali, indicando la foto che spuntava appena dalla cesta. Remus si soffermo a lungo a guardarla. Al collo della ragazza c’era un grosso medaglione lavorato. Doveva valere molto, con tutta probabilità decisamente di più della catapecchia dove la ragazza ed il fratello erano stati cresciuti. Il licantropo si ritrovò a fissarlo con attenzione: più lo guardava e più gli sembrava di averlo già visto, forse in un libro o qualcosa del genere. Al dito del ragazzo della foto, un anello familiare. Anche per questo oggetto il licantropo cercò di fare ammenda a tutte le sue conoscenze magiche, per ricordare dove potesse averlo già visto, senza successo. Si trattava di un ricordo confuso, poco reale.
“Quello è l’anello che stiamo cercando.”
Esclamò sicura Hermione senza preoccuparsi di celare una punta di entusiasmo nella voce. Remus si ritrovò a cercare lo sguardo di Sirius e di Lily, entrambi con il volto pallido e tirato. Quello che avevano di fronte era davvero un pezzo dell’anima del loro mortale nemico. Averlo trovato significava essere un passo più vicino a distruggerlo eppure c’era lo stesso qualcosa di folle e di malsano nell’avvicinare un oggetto del genere.
“Quel folle ha davvero nascosto un anello tanto potente in una vecchia cesta?”
Sbuffò Neville, incredulo per la leggerezza con cui Voldemort trattava i giocattolini che gli avevano regalato l’immortalità. Harry alzò le spalle, senza dire nulla. L’anello non era certamente l’horcrux nascosto meglio o quello più difficile da reperire, forse proprio perchè era il primo. All’inizio della sua scalata verso il potere il Signore Oscuro poteva essere sospettoso e poco incline nel riporre fiducia negli altri ma certamente non poteva immaginare che un giorno un gruppo di maghi avrebbe cercato di eliminarlo con tutte le sue forze tanto da rendere indispensabile proteggere al meglio i frammenti della sua anima, arrivando persino ad affidarli ai servitori a lui più fedeli come Bellatrix o Malfoy.
“Nessuno sano di mente si sarebbe mai sognato di mettere le mani là dentro.”
Esclamò Lily, guardando la cesta con un’espressione di orrore e paura.
“Ehi, è quello che ho fatto io.”
Rispose Sirius alzando le spalle, la mano dolorante ancora stretta in quella sana. Remus alzò gli occhi al cielo, decidendo mentalmente di non dire nulla.
“Tu non conti, non sei mai stato sano di mente.”
Lo apostrofò Ginny, sarcastica, esprimendo ad alta voce il pensiero che certamente doveva essere nelle menti di molti dei presenti.
“Non è il momento per discutere, anche se ammetto che si tratterebbe di una discussione davvero divertente.”
Apostrofò Hermione, senza preoccuparsi di trattenere un sorriso divertito. Alle spalle della ragazza, Lily rideva in modo sguaiato. Sirius incrociò le braccia al petto, imbronciato.
“Ma che simpatici, continuate pure. Ditemi, da quando prendere in giro il povero Sirius è diventato il vostro sport preferito.”
Sbuffò il ragazzo, lanciando a molti dei presenti delle occhiate piene di rimprovero.
“Eccolo che inizia a fare la vittima. Povero caro..”
Esclamò Remus, dando all’amico una pacca affettuosa sulla schiena.
“Non l’avevo mai vista sotto questo punto di vista, ma effettivamente potrebbe trattarsi di uno sport divertente.”
Disse Lily, annuendo felice. La frase della ragazza ebbe il potere di divertire tutti, alleggerendo almeno un po’ quell’atmosfera tanto tesa e tetra. Persino Sirius, oggetto delle simpatiche angherie degli amici, dovette riconoscere che era divertente.
“Malvagi..”
Soffiò Sirius, trattenendo a fatica una risata.
“L’anello..”
Ricordò Neville, indicando nuovamente la cesta. Sirius tornò serio, gli altri con lui. Quel breve siparietto aveva alleggerito l’atmosfera, ma avevano un lavoro da fare e non potevano certo dimenticarlo.
“Faccio io.”
Esclamò deciso Sirius. Aveva un conto in sospeso con quella cesta ed intendeva saldarlo recuperando l’anello e facendo in modo che non potesse più recare danni ad anima viva.
“Fermati, guarda la tua mano. Deve esserci del veleno l’ha dentro, non credo sia saggio tu ci metta nuovamente le mani.”
Lo fermò Remus, imprecando a bassa voce per l’irruenza dell’amico. Possibile che Sirius, così come James d’altra parte, non fosse in grado di agire con un minimo di prudenza e buon senso? Nell’ansia di essere protagonisti e di impedire agli altri di farsi male finivano sempre con l’infliggersi danni peggiori che con un po’ di calma avrebbero potuto tranquillamente essere evitati.
“Altre idee?”
Sbuffò Sirius, passando in rassegna le facce pensierose dei compagni di avventura. Nei loro volti poteva leggere la sua stessa impazienza di recuperare l’oggetto delle loro ricerche per poi tornare al castello quanto prima.
“Io ne ho una. Avete mai sentito parlare di una cosa chiamata incantesimi di appello?”
Chiese Hermione, sarcastica. Harry cercò lo sguardo di Ron, che alzò gli occhi al cielo senza dire nulla. Nessuno dei due fece parola di come quell’incantesimo fosse stato di assai poca utilità lo scorso anno in quanto molti degli horcrux erano protetti per non essere appellati.
“Era quello che stavo per dire io, grazie Hermione.”
Esclamò Ginny, solidale con l’amica.
“Uomini.. da soli farebbero fatica ad allacciarsi le scarpe.”
Aggiunse Lily, con fare complice.
I ragazzi si scambiarono uno sguardo di intesa, ma nessuno fiatò. Non era saggio contraddire una ragazza figurarsi tre, specie in quella situazione.
Hermione sfoderò la sua bacchetta e attirò a se l’oggetto in pochi istanti, rinchiudendolo nella scatola che Lily teneva in mano.
“Ed ora?”
Chiese Sirius, spiazzato. Avevano l’anello, l’idea di tornare alla scuola di magia e di stregoneria era davvero allettante ma forse sarebbe stato più saggio dare un’occhiata in giro. Forse nascosto sotto quale mobile c’era qualcosa che avrebbe potuto svelare loro parti sconosciute della vita del loro nemico. Hermione tuttavia, non era dello stesso parere.
“Torniamo al castello e facciamo vedere a tuo fratello la tua mano.”
Disse la ragazza, liquidando con poche parole l’idea ancora inespressa di Sirius.
“Sto benissimo.”
Sbuffò l’animagus.
“Non fare l’eroe Sirius, non stai affatto bene. Nessuno di noi sta bene, in questa catapecchia c’è veleno ovunque.
Tuonò Lily, impaziente di mettere quanta più distanza fosse possibile tra lei e quel luogo oscuro, malvagio e tetro.
“Che ci facciamo ancora qui?”
Esclamò Neville, aprendo la porta con un movimento quasi impercettibile della sua bacchetta.
I ragazzi impiegarono decisamente meno a fare il percorso inverso, facendo attenzione a non essere seguiti. Ogni ombra ed ogni rumore insolito li faceva saltare, convinti come erano di avere il più oscuro e malvagio dei maghi alle calcagna.
Una volta rientrati al castello, trovarono la versione adulta di Sirius, James e gli altri che li aspettavano nervosi. Non appena li videro riapparire gli furono subito addosso, impazienti di sapere se almeno questa volta la loro ricerca fosse andata a buon fine. Bastò il sorrisetto dipinto sul volto di Sirus ad infondere buone speranze a Regulus e James.
“Allora?”
Chiese Frank, rivolgendosi direttamente a suo figlio Neville.
“Abbiamo trovato l’anello e Sirius ci ha quasi rimesso una mano.”
Sbuffò il ragazzo, quasi annoiato.
“Merlino, fammi vedere.”
Esclamò James preoccupato, scattando subito in piedi e precipitandosi dall’amico il più velocemente la sua condizione gli permetteva. Inciampò anche il un tappeto e mancò poco che non volasse lungo e disteso per terra.
“Sto bene, non è nulla.”
Cercò di rassicurarlo Sirius, mentre Regulus rapido gli aveva già afferrato la mano e si dava da fare per esaminarla. Prese una fiala piena di liquido scuro e ordinò al fratello maggiore di berla subito, mentre gli spalmava un unguento dall’odore pungente fino al polso.
“Felpato, dannazione, quante volte ti ho ripetuto che non è saggio toccare tutto quello che vedi?”
Sbuffò James, preparandosi a fare una predica all’amico. Gli altri ragazzi decisero di mettersi comodi per non perdersi la scena.
“Sai che è un testone.”
Mormorò Remus, cercando di evitare uno dei soliti monologhi di James che andavano avanti per ore intere. Lo sguardo del capitano di Grifondoro passò da Sirius al licantropo, cambiando obiettivo ma non certo intenzione.
“Certo che lo so, ma mi stupisco di te. Avresti dovuto impedirgli di fare stupidaggini..”
Remus alzò gli occhi al cielo, lasciando cadere il discorso. Non sarebbe bastava una vita intera per spiegare a James, testone per eccellenza, che impedire a Sirius di fare uno sciocchezza era come tentare di tenere a riposo lui fino a quando i medimaghi non gli avessero tolto le stampelle. Insomma, un’impresa impossibile.
“Andiamo a mangiare, se Minnie non ci vede a tavola come dei bravi soldatini questa volta siamo fritti!”
Esclamò Lily intuendo che, senza un intervento esterno, sarebbero potuti andare avanti delle ore con quelle proteste senza senso.
A cena, Hermione approfittò di un momento di confusione per avvicinarsi a Harry. Voleva assicurarsi che l’amico stesse bene e che fosse tutto risolto.
“Tutto è bene quel che finisce bene..”
Iniziò Hermione sorridendo. Avevano trovato un horcrux ed ora dovevano solamente distruggerlo il che li portava decisamente in vantaggio sulla loro tabella di marcia. Tutto questo avrebbe dovuto far felice Harry che tuttavia continuava a starsene sulle sue, perso in chissà quali oscuri pensieri.
“Già.”
Mormorò Harry, addentando una fetta di torta di mele.
Sapeva che gli amici avevano ragione e che in fin dei conti quella era stata una giornata buona; avevano trovato l’anello ed una volta distrutto sarebbero stati un passo più avanti nella loro caccia. Tuttavia, una vocina debole ed insistente non faceva che ripetere ad Harry che nonostante quel successo si stava illudendo e che quella ricerca non avrebbe portato a nulla. Questo pensiero lasciò il ragazzo nel panico. La loro missione era davvero destinata a fallire ed a finire in un clamoroso buco nell’acqua?
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Capitolo 74 *** STASI E NUOVI OBIETTIVI ***
CAPITOLO 74
STASI E NUOVI OBIETTIVI
Nei giorni che seguirono il ritrovamento della prima terribile reliquia Harry fu sempre silenzioso ma nessuno ebbe troppo tempo per preoccuparsene. Le menti di tutti i ragazzi erano divise tra l’entusiasmo per il primo successo e le mille perplessità sul modo migliore di disfarsi di quel maledetto manufatto tanto pericoloso. Remus aveva proposto di raccogliere prima tutti gli oggetti e di disfarsene solo allora in modo che Voldemort non potesse sospettare nulla, ma Hermione era stata perentoria.
“Credimi Remus, è troppo pericoloso conservare quegli oggetti. Sono malvagi, plasmano la mente delle persone fino a portarle alla pazzia.”
Disse la ragazza, con il viso scuro e preoccupato. Ron e Harry annuirono velocemente senza dire nulla. Frank aprì la bocca per fare delle domande ma fu bloccato da un gesto di Neville. Conosceva bene gli amici al punto da sapere che quello era una storia che non volevano raccontare. Ginny guardava Harry senza parlare. Nemmeno lei sapeva molto, solamente che uno degli horcroux aveva contribuito a dividere il trio durante il periodo che avevano passato in fuga dai mangiamorte e che solo grazie all’eredità di Silente Ron era riuscito a ricongiungersi con Hermione ed Harry per portare a termine la missione. Sebbene quel diverbio fosse stato archiviato da tempo le malefiche influenze dell’anello erano ancora vive nelle menti e nei cuori dei tre amici. Certe cicatrici non guariscono mai davvero, restano sempre lì a ricordarci che il passato non si può cancellare o dimenticare del tutto.
“Perfetto, distruggiamolo.. ma come?”
Aveva chiesto James, confuso. Distruggere un manufatto magico così potente era un’impresa tutto fuorché semplice. Nelle ultime settimane aveva passato davvero molto tempo, troppo, in biblioteca ma non aveva trovato nulla. Nessun libro parlava o faceva il minimo accenno a quella magia tanto potente di cui si era servito Tom Riddle. Se non avevano trovato nulla che la spiegasse, come potevano sperare di distruggerla?
“Serve una magia potente, antica.”
Spiegò Hermione, più preoccupata dalla ricerca che dalla distruzione. L’esperienza le aveva insegnato che c’è molta più magia intorno a sé di quanta ne appaia ad uno sguardo distratto. Draghi, basilischi, spade e creature mitologiche in fondo non sono così rare come raccontano i libri di scuola.
“Tipo?”
Chiese Piton, curioso.
“Nel nostro tempo abbiamo usato la spada di Grifondoro, o in sua assenza la zanna velenosa di un basilisco morto..”
Raccontò Ron trascurando le espressioni sbigottite degli amici e distratto dall’arrivo della posta.
Le morti continuavano a susseguirsi nonostante gli sforzi degli auror. Le lettere che mandava il padre di James ai ragazzi potevano praticamente considerarsi bollettini di guerra che terminavano con brevi righe di conforto che Dorea non mancava mai di aggiungere per i suoi ragazzi. Sirius, James, Harry e persino Regulus sorridevano dei suo dolci rimbrotti e delle sue tenere premure da mamma chioccia, ma questo ormai non bastava più a rassicurarli e a convincerli che erano al sicuro ed immuni dagli orrori della guerra. Il castello era ancora un posto sicuro, ma per quanto? Il signore oscuro stava preparando la sua ascesa, anticipando le sue mosse rispetto a quanto aveva fatto nel tempo da cui provenivano i ragazzi e preparandosi a sferrare l’ultimo attacco. Nessuno ormai era escluso da quella che stava diventando una faida di proporzioni inedite. Se le prime vittime erano state soprattutto babbani, figli di babbani e mezzosangue ora cominciavano ad essere colpiti i primi purosangue, colpevoli di non aver scelto di schierarsi a favore della razza magica per eccellenza.
Da qualunque punto la si guardasse la situazione era tragica e, peggio ancora, senza una soluzione che si potesse mettere in atto a breve termine. L’unica nota positiva era arrivata dal San Mungo quando finalmente i medimaghi avevano dichiarato James guarito ed il ragazzo aveva potuto abbandonare le stampelle.
“Indovinate chi è appena stato dichiarato guarito?”
Esclamò James felice, entrando nella sala comune accompagnato da Lily. Sul viso del ragazzo c’era un sorriso che andava da un orecchio all’altro, sembrava quasi un bambino al quale qualcuno aveva raccontato che Natale sarebbe arrivato due volte quell’anno.
“Stai bene?”
Chiese Sirius, preoccupato, correndogli incontro per assicurarsi che stesse davvero bene. Quella mattina aveva insistito per andare insieme a James, ma Regulus, Remus ed Harry erano riusciti a convincerlo che fosse meglio lasciare il posto a Lily. La ragazza non aveva detto nulla per paura di ferire i sentimenti di Sirius ma era stata sollevata quando il ragazzo l’aveva presa da parte per dirle che li avrebbe aspettati in sala comune.
“Si, sono sano e forte.”
Confermò James, mostrando i muscoli con fare da macho come aveva visto fare in diversi film babbani che aveva visto con gli amici malandrini.
“Credo sia ufficiale, è tornato lo stesso folle di sempre.”
Esclamò Frank, scoppiando a ridere delle espressioni buffe del ragazzo.
“James è sempre stato folle, anche quando stava male.”
Commentò Ginny, divertita. Prendersi gioco di James era divertente almeno quanto lo era prendersi gioco di Ron perchè il ragazzo era permaloso tanto quanto il fratello.
“Ma bravi, ridete pure di me. Continuate pure a prendervi gioco del povero James.”
Sbuffò James, imbronciandosi ed incrociando le braccia al petto.
“Stai proprio bene, sei tornato ad essere il solito permaloso..”
Esclamò Harry, dando una pacca affettuosa sulla schiena del padre che rispose sbuffando.
“Io non sono permaloso.”
Borbottò James, lanciando occhiate di fuoco agli amici raccolti intorno a lui.
“Certo, e mia mamma fa volontariato presso una casa di riposo per elfi domestici tutte le settimane..”
Aggiunse Sirius, scatenando l’ilarità generale. Ron prese a ridere, rischiando di strozzarsi con il succo d’arancia che stava bevendo.
“Ehi, tutto bene?”
Chiese Neville, preoccupato. Ron annuì piano, sorridendo ancora.
“Si, certo. Stavo solo visualizzando la scena, sarebbe forte!”
Spiegò il ragazzo, ricordando le urla dell’arcigna madre di Sirius nella casa di Londra adibita a quartier generale dell’ordine.
“Si, come no. Di sicuro le prenderebbe un colpo.”
Disse Sirius alzando gli occhi al soffitto mentre cercava di decidere se questo fosse o meno un male.
“Perchè hai ancora le stampelle?”
Chiese Regulus pacato, osservando attentamente l’amico. James alzò le spalle, senza rispondere subito.
“Preferisco, sai per sicurezza..”
Disse poi, cambiando velocemente discorso. Sirius cercò lo sguardo di Lily, ma questa alzò le spalle e scosse la testa. Nessuno riusciva a capire cosa stesse passando nella mente di James.
Sebbene non volesse ammetterlo con nessuno, forse nemmeno con se stesso, tornare a camminare era stato difficile per James, quando era rimasto da solo nella stanza ed aveva provato a fare i primi passi senza le stampelle si era sentito impacciato, inciampava spesso ed era piuttosto scoordinato tanto che nella sua mente si era affacciato il pensiero che non sarebbe mai tornato lo stesso di prima.
Nessuno aveva detto più nulla e dopo qualche minuto di silenzio le menti dei ragazzi erano ricadute negli stessi discorsi di sempre.
“Ci potrebbero volere anni prima di essere sicuri di averli recuperati e distrutti tutti. Prima di allora attaccarlo direttamente sarebbe un massacro.”
Aveva sospirato Hermione, cercando di frenare l’impazienza degli amici. Se la decisione si sferrare un attacco fosse stata di Harry, Sirius o James lo scontro avrebbe già avuto luogo. Nonostante fosse il primo a sapere quanto fosse importante andare con calma, Harry aveva solo voglia di chiudere quella partita una volta per tutte.
“Dobbiamo andare con calma ed evitare di commettere errori.”
Aveva fatto eco Lily, conscia che fare un passo falso poteva costare loro la vita.
“Quanti altri innocenti moriranno nel frattempo?”
Era stata la domanda di Harry, impaziente di fronte a tutto quell’orrore.
“Non possiamo salvare tutti. Mettitelo in testa Harry, ci saranno delle vittime in ogni caso.”
Cercavano pazientemente di spiegare, a turno, Hermione, Ginny e Remus. Harry scuoteva la testa e prendeva a disegnare ampi cerchi intorno al tavolo della sala comune dei Grifondoro senza dire una parola. Tutta la sua vita era stata una guerra, ovunque intorno a lui c’era sempre stata la disperazione, sui compagni di vita erano stati i lutti che lo avevano segnato. Ne aveva abbastanza, non importava come ma doveva mettere fine a tutto questo. Voleva un futuro che fosse diverso e sentiva di meritarlo. Una sorta di compensazione per quella lunga serie di sfortune che era stata la sua vita fino a quel momento.
Discorsi del genere erano ormai all’ordine del giorno. Il resto del gruppo era fermamente convinto a portare avanti la ricerca ma Harry cominciava a non crederci più. Da quando avevano trovato l’anello, non ancora distrutto, non avevano fatto nessun passo avanti. Avevano fatto ipotesi, visitato luoghi e incontrato diverse persone, senza arrivare a nessun risultato.
La svolta era arrivata qualche settimana più tardi. La cosa che a tutti era sembrata più sensata era stata mettersi sulle tracce del diario del giovane Tom.
“Dobbiamo riaprire la camera dei segreti e recuperare il diario.”
Aveva sbottato Neville una mattina a colazione, tra gli sguardi preoccupati dei genitori e dei malandrini e quelli distratti di Harry, Ron, Ginny ed Hermione. Se per i primi la Camera dei Segreti era solamente una bella storia che si tramandava da sempre nei dormitori del castello per i secondi era un ricordo doloroso e recente. Una delle tante e pericolose avventure che li aveva portati ad un passo dalla morte.
“Il diario non era nella camera dei segreti, ce lo ha portato lui quando ha preso possesso della mente e del corpo di Ginny.”
Aveva replicato Ron, alzando le spalle ed allungando una mano verso il giornale che era appena atterrato di fronte alla tazza di latte di Piton.
“Fermi, cosa intendi esattamente quando dici che bisogno riaprire la camera dei segreti e che lui ha posseduto la mente ed il corpo di Ginny?”
Aveva chiesto Lily, curiosa ed impaziente. Tutti all’interno del castello avevano sentito parlare della Camera dei Segreti, una fantomatica stanza che racchiudeva chissà quali poteri oscuri e che non era mai stata trovata. Possibile che Harry e gli altri si fossero imbattuti anche in quel mistero? Anche i Malandrini ascoltavano, attendi a cogliere qualche dettaglio che fosse utile a perfezionare la mappa del Malandrino. James e Sirius si scambiarono un’occhiata complice.
“Ricorda uno dei momenti peggiori della mia vita..”
Spiegò Ginny, mescolando con attenzione i cereali nella sua tazza.
“Non era stata colpa tua.”
Cercò di consolarla Harry, abbracciandola con dolcezza e stampandole un bacio sulle labbra. La ragazza annuì ma il suo volto rimase teso e preoccupato.
“Certo, ma quale altra fessa nel castello avrebbe potuto mettersi a raccontare i fatti propri ad un diario?”
Chiese la ragazza, alzando lo sguardo sul proprio compagno. In risposta Harry avvicinò il viso al suo e la baciò, facendole dimenticare tutto il resto. Il passato era passato, dovevano concentrarsi per salvare il loro futuro.
“Non guardare me, non ne so nulla.”
Esclamò James in direzione di Regulus e Piton, entrambi frementi.
“Deve essere una delle tante storie che non vi siete ancora decisi a raccontare.”
Concluse Lily, alzando le spalle.
“Non c’è molto da dire: Lucius Malfoy ha fatto scivolare il diario del giovane Tom Riddle tra i libri di Ginny, allora al primo anno. Lei lo ha trovato, si è fidata ed ha accidentalmente contribuito a riaprire la camera dei segreti.”
Riassunse alla fine Hermione, rivelando molte più informazione di quante i ragazzi avrebbero potuto immaginare.
“La camera dei segreti esiste?”
Esclamà Alice a bocca aperta, incerta se gioire di una scoperta di cui persino gli insegnanti erano all’oscuro oppure tremare all’idea delle cose oscure che poteva contenere.
“Non ti sei persa nulla, è solo un luogo oscuro dove abita un serpente decisamente fuori misura dall’aspetto e dai modi davvero poco socievoli.”
Mormorò Neville, distratto. Non era mai entrato nella stanza ma aveva visto e sentito abbastanza per decidere di non metterci piede. In quel tempo inoltre il Basilisco non era stato distrutto e dove essere abbastanza restio a ricevere visite.
“Che è successo dopo?”
Chiese Regulus, dimenticando tutto il resto.
“Il solito: ci siamo accorti di quanto stava succedendo e abbiamo avvertito gli insegnanti, nessuno ci ha creduto. Silente è stato cacciato dal castello, noi abbiamo combattuto da soli contro il fantasma di Tom Riddle, eliminato un Basilisco e rischiato di morire per poi salvarci in extremis.”
Raccontò Ron, trascurando di raccontare l’attacco ad Hermione, la discesa nella Camera oppure lo scontro tra Harry e il Basilisco.
“Forte.”
Esclamarono James e Sirius in coro, con gli occhi lucidi. Remus scosse la testa, quei due avevano una soglia di ciò che era pericoloso e di ciò che invece era divertente piuttosto sballata.
“Raccontato in questi termini è una bella storia, ma credimi se ti dico che avrei preferito annoiarmi.”
Disse Harry, alzando le spalle. James aprì la bocca per fare un mucchio di domande ma venne bloccato da Frank.
“Torniamo al punto per favore?”
Chiese il ragazzo, guardando Ginny perchè proseguisse il racconto. I dettagli su quanto fosse lungo un Basilisco o come riduce le sue vittime potevano tranquillamente aspettare.
“Il diario contiene un pezzo dell’anima del nostro nemico. Dobbiamo trovarlo e distruggerlo.
Aggiunse la ragazza.
“Senza contare che con una zanna del Basilisco avremmo risolto il problema di come distruggere i pezzi dell’anima del Signore Oscuro.”
Aggiunse Regulus, alzando le spalle. Si trattava di un piano pericoloso ma anche lui come James e Sirius stava fremendo all’idea di mettere piede in un luogo magico talmente segreto da non essere considerato esistente nemmeno da un mago saggio e potente come Silente.
“Potrebbe davvero essere nella camera dei segreti?”.
Chiese Piton, curioso ed insieme spaventato all’idea di vedere quel luogo.
“Dici il Basilisco? Si è abbastanza probabile a meno che qualcuno non l’abbia liberato provocando morti e distruzione in giro per la scuola.”
Commentò Ginny sarcastica, cercando di scacciare dalla sua mente la paura e l’ansia che quel terribile essere aveva disseminato nel castello quando lei era al primo anno.
“Un si poteva bastare..”
Sbuffò Piton, risentito.
“Un luogo semplice da raggiungere.”
Commentò Remus con un poco di ironia nella voce.
“Beh, il effetti lo è.. il passaggio è nel bagno di Mirtilla Malcontenta..”
Disse Ron, grattandosi la testa.
“Che ne pensi Harry?”
Chiese Lily, fissando con attenzione il figlio. Negli ultimi giorni aveva visto un cambiamento in lui che non riusciva a definire fino in fondo. Era evidente che un’idea fissa gli frullava per la mente ma la ragazza non riusciva a definire cosa fosse.
“Sono scettico, ma fare un tentativo non ci costa nulla.”
Dichiarò Harry alla fine. Quasi avesse detto le parole magiche, tutti i ragazzi iniziarono a fremere per organizzare una spedizione. Tutti volevano andare, James in testa.
“Sono rimasto a guardare troppe volte, adesso tocca a me.”
Aveva esclamato il ragazzo, guardando gli amici con aria di sfida.
“Sei sicuro che sia una buona idea?”
Gli aveva chiesto Alice, preoccupata per la sua salute.
“Sto bene, sono guarito e non passerò un altro pomeriggio in biblioteca mentre voi frugate luoghi magici e vedere cose interessanti..”
Aveva protestato James, fingendosi più sicuro e determinato di quanto fosse in realtà.
“E rischiate la pelle.. hai dimenticato di aggiungerlo!”
Aggiunse Remus, sbuffando divertito.
“Quindi è deciso, si parte. Direzione: il bagno delle ragazze!”
Esclamò Sirius, eccitato quanto un bambino alla sua prima partita ufficiale con la maglia da titolare.
“Accidenti amico, adesso si che sembri un pervertito!”
Fece eco Frank, facendo scoppiare a ridere tutti i presenti.
ANGOLO DELL'AUTRICE
Avete ragione su tutto. Si, sono pessima e non mi faccio mai viva. No, non sono sparita. Si, interno finire questa storia e mi sono ripromessa di postare più spesso ma sono riuscita a mettere in pratica i buoni propositi.
Non faccio altre promesse - farei brutta figura, ammetto i miei limiti - su quando posterò il prossimo capitolo (nella mia mente spero di farlo entro 2 settimane massimo, nella realtà boh..) ma vi assicuro che questa storia avrà un finale e voi lo potrete leggere.. In realtà è tutto già abbozzato ma ogni volta che mi metto a scrivere mi viene in mente che potrei ampliare ancora un po' la trama e così da 50 capitoli sono diventati 60, poi 70 e via così.
Insomma, scusate se sono poco affidabile e grazie per l'IMMENSA pazienza.
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Capitolo 75 *** Obiettivo diario: alla ricerca del basilisco ***
CAPITOLO 75
OBIETTIVO DIARIO: ALLA RICERCA DEL BASILISCO
Harry sorrideva mentre guardava incantato il sole illuminare il castello. Trascinato dall’entusiasmo dei compagni aveva messo da parte i dubbi e le sue perplessità ed aveva preso a dedicarsi anima e corpo al nuovo obiettivo: aprire ancora la Camera dei Segreti. Sapeva bene, come Ron, Ginny, Neville ed Hermione del resto, che non si sarebbe trattato di un’impresa facile. Il bestione rinchiuso là dentro era decisamente antisociale e per di più portato all’omicidio. Se volevano essere sicuri di portare a casa la pelle il loro piano doveva essere studiato in modo meticoloso, calcolando ogni più piccolo imprevisto. Dopo giorni di consultazioni avevano deciso che il momento migliore per aprire la camera era la sera, quando il resto degli studenti era a dormire. Se qualcosa fosse andato male sarebbe stato più semplice arginare il basilisco prima che trovasse qualcuno da trafiggere con lo sguardo.
“Stiamo andando nel bagno di Mirtilla Malcontenta, Sirius sei pronto psicologicamente?”
Chiese Frank serio, appoggiando con fare grave una mano sulla spalla dell’amico. James e Remus, poco lontani dai due, ridevano sguaiatamente senza preoccuparsi di nasconderlo tra l’insofferenza di Sirius e la curiosità dipinta sul volto di suo fratello Regulus.
“Non sei per niente divertente!”
Sbottò Sirius, ignorando le risate di James e Remus e cercando di concentrare la sua attenzione sulle facce perplesse di Harry e Ron. Per quanto tempo ancora gli avrebbero rinfacciato quella storia?
“Al nostro primo anno Mirtilla si è innamorata perdutamente di Sirius. Non gli dava tregua, a volte lo seguiva anche a lezione.”
Spiegò Frank, divertito mentre anche gli altri ragazzi sorridevano delle brutte avventure dell’amico. Harry guardò male gli amici, improvvisamente solidale con Sirius. Sapeva bene quanto poteva essere insistente ed anche imbarazzante la corte di Mirtilla.
“Merlino, sarà stato terribile.”
Esclamò Ron, visualizzando la scena in modo chiaro nella sua mente. Lavanda Brown doveva essere una dilettante in confronto a Mirtilla.
“Ed imbarazzante..”
Aggiunse Sirius, grave. Per la prima volta da che lo conosceva Harry pensò di scorgere sul volto del giovane padrino una sorta di vergogna.
“Ricordi quando Mirtilla fece a Sirius una serata in Sala Grande per San Valentino?”
Esclamò Lily, prendendo in giro l’amico. James annuì e scoppio a ridere nuovamente. A quel tempo lui e Lily non si sopportavano ma si erano trovati lo stesso a ridere insieme di quella scena, certi che sarebbe diventata una leggenda da tramandare alle future generazioni di maghi.
“Possiamo cambiare argomento?”
Ringhiò Sirius, decisamente arrabbiato. Improvvisamente l’obiettivo del gruppo sembrava essere passato da recuperiamo-il-diario-di-Tom-Riddle a prendiamoci-gioco-dello-sventurato-Sirius-Black.
“Non fare così Sirius, ridere fa bene alla salute.”
Disse saggiamente Regulus, beccandosi un’occhiataccia dal fratello maggiore. Persino lui e Piton, ai tempi ancora Serpeverde convinti, erano venuti a sapere di quella storia e non avevano potuto fare a meno di riderne.
“Ridere di ME, non farà bene alla VOSTRA salute.”
Sibilò Sirius, scandendo chiaramente ogni parola in modo che la velata minaccia in esse contenuta fosse più chiara.
“Possiamo tornare seri?”
Chiese Hermione, cercando di salvare la situazione prima che precipitasse. Affrontare un basilisco con un occhio nero non era in cima ai suoi programmi per la serata. La situazione si presentava già abbastanza male senza peggiorarla ulteriormente. Ron, al fianco della ragazza era tranquillo. Certo, il pericolo era grande ma in fondo cosa c’era di nuovo? Da quando conosceva Harry aveva recuperato la Pietra Filosofale, affrontato ragni e serpenti di dimensioni spropositate, rapinato banche e cavalcato draghi. Amicizia per lui voleva dire anche rischiare, fare cose che chiunque altro avrebbe trovato pericoloso per poi riderne insieme come se nulla fosse.
“C’è qualcosa che dovremmo proprio sapere su questo basilisco, giusto per evitare di lasciarci le penne?”
Chiese Severus, preoccupato ed insieme affascinato da un animale magico così potente e pericoloso.
“Vediamo, è un serpente velenoso di dimensioni spropositate con enormi zanne che uccide la gente con il suo sguardo.”
Riassunse in poche parole Hermione, ripetendosi in mente perchè stavano per fare una follia come andare a trovare il re delle bisce.
“Aspetta, nel vostro tempo ha ucciso qualcuno?”
Chiese Remus, agitato. Improvvisamente la loro avventura iniziava a delinearsi di tinte poco piacevoli. Neville si fece più serio ed alzò le spalle.
“Ci ha provato, lo sguardo del basilisco è mortale ma solo se lo guardi direttamente negli, se no resti solamente resti solamente pietrificato.”
Spiegò Neville con fare scientifico, quasi si trattasse di un documentario naturalistico.
“Quindi il basilisco non ha mai ucciso nessuno qui al castello.”
Disse Lily, quasi sollevata. Per quanto pericoloso fosse, quanto meno non avevano di fronte un assassino.
“Nessuno, tranne Mirtilla Malcontenta.”
Specificò Ginny, evitando di incontrare lo sguardo della ragazza. Poteva immaginarsi chiaramente il terrore di Lily e in quel momento non aveva bisogno di altra agitazione. La loro era una missione pericolosa, come tante altre che avevano vissuto, ma dovevano portarla a termine. Chi altri avrebbe salvato il mondo magico, se non ci avessero pensato loro?
“Dici sul serio?”
Chiese Alice, decisamente spaventata. Improvvisamente restare nella sala comune ad aspettare notizie dagli altri non sembrava più un’idea tanto malvagia. Al suo fianco, Frank fremeva impaziente. Niente lo avrebbe trattenuto nella sala comune, non mentre gli amici rischiavano la pelle. Sospirò, rassegnata. Se andava Frank allora sarebbe andata anche lei perchè loro due erano anime gemelle, legate fino alla fine dei loro giorni.
“Potrebbe avere delle informazioni importanti per noi..”
Esclamò James, fissando Sirius. Se qualcuno doveva fare domande a Mirtilla chi meglio di lui? Sirius guardò male il compagno ma non disse nulla.
“Ha già raccontato tutto quello che sapeva a noi, per la gioia di Sirius.”
Mormorò Harry distratto.
“Come ci liberiamo del bestione senza la spada di Grifondoro?”
Chiese Piton, serio. I ragazzi si voltarono verso di lui: era evidente che nessuno aveva pensato a quel piccolo dettaglio insignificante. Harry e Ron si voltarono verso Hermione, sperando che lei potesse tirare fuori il manufatto magico dalla sua incredibile borsa ma la ragazza scosse lentamente la testa. Aveva restituito la spada al nuovo preside e quando erano stati rimandati nel passato nessuno di loro aveva pensato di chiederla in prestito. Uccidere un basilisco non era nei loro piani quando avevano aperto un portale. A quel tempo ancora si illudevano di passare un anno tranquillo, recuperando il tempo perduto per poi tornare alle loro vite come se nulla fosse. Naturalmente non avevano fatto i conti con la sfortuna che stava loro alle calcagna con sorprendente tenacia.
“Non possiamo, solo una magia potente quanto il suo veleno lo può uccidere.”
Spiegò Regulus, pensieroso.
“Quindi siamo nei guai.”
Esclamò Sirius, cercando nei volti preoccupati dei presenti una soluzione che potesse aiutarli.
“Forse no, mi è venuta un’idea per procurarci la spada.”
Esclamò Hermione, saltellando nervosamente da un piede all’altro.
“Perfetto Hermione, tu pensa alla spada mentre noi pensiamo ad un piano.”
Rispose Harry, sicuro. Conosceva l’amica da abbastanza tempo e aveva ormai capito una cosa fondamentale sulle sue idee: funzionavano, sempre. O meglio, il margine di errore era solitamente molto basso. Tanto da darle piena fiducia.
“Avrò bisogno di Regulus e Lily. E di Sirius, quello grande.”
Continuò la ragazza, prendendo i due ragazzi sotto braccio. Harry annuì appena, Hermione sorride e trascinò via le due vittime prescelte.
“Ma cosa..”
Esclamò Regulus, confuso dalla furia che sembrava aver posseduto quella tranquilla ragazza che solitamente era Hermione.
“Vi spiego tutto dopo..”
Tuonò Hermione, chiudendo definitivamente il discorso. Lily decise che era meglio non fare domande. Il trio vagò per i corridoi del castello, fino ad arrivare allo studio del nuovo professore nel quale un Sirius abbastanza annoiato correggeva svogliatamente alcuni compiti. Dopo gli ultimi avvenimenti Ginny gli aveva ordinato di fare quanto meno finta di essere un professore, giusto per non svelare i loro piani al mondo.
Giunti davanti alla porta del professore Hermione bussò un paio di volte, aprendo poi la porta senza aspettare risposta.
“Ehm, professore?”
Chiese la ragazza, guardandosi prudentemente intorno per accertarsi che Sirius non stesse dando udienza a nessuno e che potesse parlare liberamente.
“Hermione, cosa succede?”
Chiese Sirius, scattando in piedi.
“In poche parole? Vogliamo scendere nella Camera dei Segreti per vedere se il diario di Tom Riddle è lì, ma potremmo avere qualche problema con il basilisco che sorveglia quel luogo.”
Disse Hermione, sbrigativa. A quelle parole Sirius si accigliò appena.
“Un basilisco più che un problema lo giudicherei un disastro. Anzi, un massacro. Serve a qualcosa suggerire di verificare tutte le altre opzioni prima di rischiare la pelle là sotto?”
Mormorò Sirius saggiamente, mettendosi a sedere sulla propria scrivania.
“Sirius, non abbiamo più tempo.”
Esclamò Regulus. Per quanto il loro piano non era dei più sicuri, non avevano nessuna altra alternativa. Arrivati a quel punto, dovevano rischiare.
“Immaginavo che non mi avreste dato retta, ma ci dovevo provare lo stesso. Ditemi, cosa posso fare per voi?”
Sospirò Sirius, sorridendo tranquillo. Lily guardava quell’uomo, chiedendosi come facesse a essere così tranquillo dopo aver sentito quale fosse il loro piano.
“Abbiamo bisogno della spada di Grifondoro nel caso serva uccidere il basilisco.”
Spiegò Hermione.
“La spada di Grifondoro non è una delle reliquie magiche perdute più potenti e rare da trovare?”
Chiese Lily, sempre più incredula.
“Si trova nell’ufficio di Silente, non è perduta.”
La corresse dolcemente Hermione, senza smettere di fissare Sirius.
“Quindi vuoi andare da lui e chiedere se te la presta per uccidere un balisisco? Come ho fatto a non pensarci.”
Esclamò Regulus, incredulo.
“Potrebbe funzionare.”
Commentò Lily, sorridente. Mettere Silente al corrente del loro piano forse sarebbe potuto servire a salvare molte vite. Quanto meno le loro dal pericolo del basilisco.
“Lily ti prego..”
Sbuffò Regulus, alzando gli occhi al soffitto.
“Regulus, rifletti. Silente sta combattendo contro Voldemort. Se sapesse perchè la spada ci serve ce la offrirebbe lui stesso.”
Continuò Lily, sicura che il suo piano fosse quello più semplice e meno pericoloso.
“Sarebbe semplice, ma Harry non vuole coinvolgerlo.”
Mormorò Hermione, sicura che la testardaggine di Harry nel non far sapere nulla a Silente alla fine li avrebbe solo ostacolati.
“Quindi come facciamo?”
Chiese Sirius, dando voce alla domanda che aleggiava nella testa di tutti i presenti.
“Dobbiamo procurarci il cappello parlante.”
Esclamò Hermione, ignorando le occhiate perplesse dei presenti che erano evidentemente convinti che lei fosse matta.
“La domanda resta sempre la stessa.. come?”
Chiese ancora Sirius, impaziente.
“Sirius, dovrai accompagnare Regulus in presidenza per chiedere a Silente che venga assegnato nuovamente alla casa dei Serpeverde.”
Iniziò a spiegare Hermione, subito interrotta da Lily.
“Non puoi fare una cosa del genere, lo ammazzerebbero!”
Esclamò Lily, spaventata. Si era affezionata troppo a Regulus per mettere in pericolo la sua vita solamente per una spada o per un cappello.
“Calmati Lily, tu andrai con loro e sosterrai che Regulus e Piton devono restare dove sono.”
Continuò a spiegare Hermione, rassicurando Lily che non sarebbe successo nulla di male a Regulus o Piton.
“A che pro tutto questo?”
Chiese a sua volta Regulus, perplesso.
“Silente proporrà di rifare lo smistamento davanti a tutti per dimostrare che Regulus e Piton sono veri Grifondoro, Sirius a questo punto dovrai farti consegnare il cappello.”
Concluse Hermione, soddisfatta del suo piano. Lily, Sirius e Regulus si scambiarono un’occhiata veloce, prima di annuire.
“Credo sia assurdo, ma forse può funzionare.”
Dichiarò alla fine Sirius, dando la benedizione ufficiale a quel piano strampalato.
Pochi minuti dopo i ragazzi lasciarono lo studio del preside allontanandosi velocemente mentre Hermione faceva scivolare il Cappello Parlante nella capiente borsa di perline.
“Sirius, devi restare nel tuo studio oppure Silente sospetterà che il cappello serviva a noi.”
Mormorò Hermione, fissando intensamente il professore per cercare di capire quali fossero le sue intenzioni. Conosceva fin troppo bene Sirius, non era il tipo da dare retta a qualcuno. L’uomo studiò a lungo il trio, soppesando i pro ed i contro della decisione di andare con lo loro ugualmente. Alla fine sospirò, rassegnandosi a fare quello che la riccia gli aveva chiesto. Harry era perfettamente in grado di tenere a bada un basilisco da solo, lui avrebbe pensato a tenere a bada il preside e la professoressa McGranitt. Quella era la vera impresa, non aprire la camera dei segreti!
“State attenti a non farvi ammazzare.”
Esclamò Sirius, protettivo.
“Fidati di noi, fratellone.”
Mormorò Regulus, dando una pacca sulla spalla del fratello.
Una volta salutato il loro complice i tre corsero velocemente per i corridoi del castello per raggiungere il resto del gruppo. Rallentarono solo quando scorsero i ragazzi discutere da lontano, poco distanti dal bagno delle ragazze. Remus scuoteva la testa, esasperato, Ginny era fuori di sè.
“Se ci procuriamo la spada allora a cosa ci serve uccidere il basilisco per prendere la sua zanna?”
Chiese Zhoana per l’ennesima volta, gli occhi rossi e gonfi. Non importava quanto pericoloso fosse, uccidere il basilisco ai suoi occhi era comunque un atroce delitto. Sicuramente anche lui aveva dei sentimenti, magari anche qualche cucciolo sparso per il mondo che non aspettava altro che ricongiungersi a lui.
“Vuoi davvero lasciare un enorme serpente di quelle dimensioni vivo con il rischio che in futuro per qualche sfortunato motivo scorrazzi libero per il castello?”
Esclamò Ron, incredulo e spaventato insieme. Nessuno sano di mente avrebbe etichettato il basilisco come un animale bisognoso di protezione, quella ragazza sembrava decisamente più folle della sua futura nipote Luna.
“Zhoana, ti amo ma non è davvero un buon momento per essere animalisti!”
Esclamò il giovane Sirius, abbracciando la sua ragazza perchè si calmasse.
“Era ora..”
Sbuffò Neville, intravedendo Hermione, Ron e Regulus avvicinarsi con la coda dell’occhio.
“Non sarebbe stato più semplice scendere nella Camera ed aspettare Fanny?”
Continuò il ragazzo, giocherellando con la sua bacchetta.
“Di che parli?”
Chiese Lily, confusa, cercando una risposta nello sguardo di Harry e di Hermione, entrambi pensierosi.
“Il cappello compare sempre quando qualcuno ha bisogno di lui. E di solito è Fanny a portarlo..”
Spiegò brevemente Ginny, raccontando di come il cappello era venuto in aiuto di Neville durante la terribile battaglia che avevano combattuto contro i mangiamorte.
“Meglio non rischiare, Neville.”
Disse Harry, mentre Hermione estraeva il cappello parlante dalla borsa e lo porgeva al ragazzo. James guardava la scena, impaziente di scoprire cosa aveva in mente suo figlio. Ogni giorno che passava era sempre più orgoglioso di lui. Dannazione, era davvero il suo ragazzo!
“Sparite per prendere una spada e tornare con un cappello?”
Chiese Piton, perplesso. La mente dei grifondoro era sempre stata un mistero per lui, ma questi ragazzi erano addirittura peggio dei grifondoro in cui si era imbattuto fino a quel momento.
“Questo non è un cappello qualunque, è il Cappello Parlante.”
Spiegò Ron, impaziente. Prima scendevano nella camera e prima quella storia si sarebbe conclusa.
“Non vi seguo.”
Dichiarò Remus, confuso. Per la prima volta la sua enorme conoscenza del castello e del mondo magico non serviva a dare una risposta a quel mistero.
“Regulus, indossalo.”
Esclamò Harry, deciso. Hermione, Ginny, Ron e Neville sgranarono gli occhi. Anche Regulus era perplesso, ma fece lo stesso quello che gli chiedeva il ragazzo.
“No, lui non è..”
Esclamò Ginny, interrotta da un’esclamazione di protesta di Regulus.
“Aiha! Che diavolo mi è finito in testa?”
Brontolò l’ex serpeverde, togliendosi velocemente il cappello dalla testa e finendo per ritrovarsi tra le mani una spada gigantesca e splendente. Si guardò velocemente attorno. Tutti erano increduli, solo Harry sorrideva soddisfatto.
“Ehi, quella è la spada di Grifondoro.”
Esclamò Lily, sicura di averla già vista su qualche libro preso in prestito in biblioteca.
“Che ti dicevo Regulus, sei un vero Grifondoro.”
Disse Harry, abbracciando fraternamente Regulus. Anche Sirius ora sorrideva, orgoglioso del suo fratellino.
“Di che parli?”
Chiese ancora Regulus, cercando di liberarsi dalla presa di Harry. Era imbarazzante essere sotto lo sguardo di tutti.
“Solo un vero Grifondoro può estrarre la spada dal cappello.”
Spiegò Hermione, con la voce rotta dall’emozione.
“Emozionante, abbiamo un serpentone da uccidere..”
Tagliò corto Piton, smorzando l’atmosfera che si era venuta a creare.
I ragazzi scesero nella sala in religioso silenzio, rotto solo dalle frasi pronunciate da Harry in serpentese per aprire la via. Nessuno aveva mai sentito pronunciare una frase nella lingua dei serpenti. Persino James e Sirius fremettero appena quando incomprensibili parole aprirono loro la via, rivelando la strada che portava alla camera. Pochi passi, una seconda porta da aprire e poi il buio. Il basilisco era di fronte a loro, enorme e velenoso come sempre. Sembrava li stesse aspettando. Non appena li sentì entrare nella Camera fu lotta.
Abbatterlo non fu facile, solo allora Harry si decise a guardarsi intorno. La sala era vuota, deserta. Non c’era nessun diario, nessun prigioniero. Nulla.
“Dannazione, sono stato un idiota. Malfoy aveva ricevuto il diario in custodia dal suo padrone, non era mai stato nella camera dei segreti fino a che non ce lo ha portato lui attraverso Ginny. Abbiamo rischiato la pelle per niente.”
Esclamò Harry, dando un calcio a quello che restava del nemico appena sconfitto.
“Che possiamo fare ora?”
Chiese Frank, preoccupato e ansioso. Si erano quasi fatti ammazzare senza aver trovato l’oggetto delle loro ricerche. Il morale di colpo era diventato ancora più cupo di prima.
“Non lo so, davvero.”
Mormorò Harry a testa bassa, tornando sui suoi passi con la coda tra le gambe. L’ennesimo buco nell’acqua, il Signore Oscuro era ancora un passo avanti a loro.
Nei giorni successivi nessuno propose nuovi luoghi, tutti erano ancora troppo abbattuti dall’ultimo fallimento. Peggio ancora, non sapevano come continuare la loro missione. La risposta ad Harry arrivo inattesa una mattina come le altre. Subito dopo la colazione il ragazzo fu avvicinato dai discreti gesti di un uomo di mezza età. Thomas Paciok.
“Ragazzo, vieni qua.”
Chiamò il padre di Frank, facendo un cenno nervoso con la mano cercando di dare il meno possibile nell’occhio. L’uomo era stato destinato alla sorveglianza del castello dopo che la situazione aveva cominciato a peggiorare, per aiutare gli insegnanti e SIlente a garantire la sicurezza dei ragazzi.
“Tom?”
Chiese Harry, curioso ed insieme stupito. Cosa poteva volere un uomo come Thomas Paciok da lui?
“Sono il padre di Frank.”
Spiegò l’uomo, indicando ad Harry una stanzetta buia e deserta dove parlare senza essere disturbati da orecchie indiscrete.
“So chi è lei, signore. Non so perché mi abbia trascinato qui.”
Obiettò Harry, sospettoso. Negli ultimi anni aveva imparato a dubitare di tutti, anche di quelli che a prima visto potevano sembrare dalla sua parte.
“Voglio darti un consiglio. Nella mia vita ho combattuto per difendere i miei ideale senza scendere a compromessi. Fatti dire una cosa, è stato tempo perso.”
Disse l’uomo, con una punta di amarezza nella voce.
“Che vuole dire?”
Chiese Harry, perplesso. Voleva metterlo in guardia da qualcosa oppure minacciarlo? Era forse al corrente della sua missione?
“Compromessi e vigilanza costante. Da al tuo nemico quello che vuole, è il modo migliore per ucciderlo.”
Rispose l’auror, allontanandosi con la stessa discrezione con la quale era arrivato.
Harry stette a lungo a pensare alle parole dell’uomo. Solo verso sera improvvisamente si ritrovò a sorridere da solo: adesso sapeva come doveva fare per chiudere quella partita per sempre.
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Capitolo 76 *** Patto con il diavolo ***
Il tempo passa, ma non mi sono mai dimenticata di questa storia. Ne ho altre mille per la testa ma ho deciso di non scrivere altro fino al momento in cui metterò la parola fine a questa lunga storia. Perciò eccomi qua, con un capitolo breve ma carico di suspance. Ebbene si, la storia sta arrivando agli sgoccioli ed i capitoli si accorciano.
Che cosa ne pensate? Fatemi contenta, lasciate un commento per me!
CAPITOLO 76
PATTO CON IL DIAVOLO
Parlare con il padre di Frank era stato per Harry come avere una rivelazione. La soluzione era semplice ed era sempre stata sotto ai suoi occhi, sarebbe bastato guardare al problema in una prospettiva diversa da quella abituale. Basta battaglie, basta combattimenti faticosi e sanguinosi ma soprattutto basta con le morti. Non avrebbe permesso a nessun altro di perdere la vita. Tutti loro avevano sofferto abbastanza, adesso dovevano arrivare i giorni felici. Adesso sapeva come doveva fare.
Harry chiuse la porta della stanza delle necessità dietro di sé e si sfilò il mantello dell’invisibilità. Dalla tasca estrasse la mappa del malandrino e gettò una rapida occhiata per verificare che nessun dei suoi amici si trovasse nei paraggi. Non stava cercando di agire alle loro spalle ma almeno per il momento era meglio che nessun altro fosse al corrente del suo piano. Non per il momento almeno. Probabilmente nessuno di loro avrebbe compreso il suo piano, gli avrebbero dato del folle e avrebbero cercato in tutti i modi di dissuaderlo e lui non voleva correre questo rischio. Almeno per il momento, ancora una volta doveva agire da solo. Era il suo compito, la sua missione e l’avrebbe portata a termine come un bravo soldatino, facendo quello che doveva senza lamentarsi.
Una volta assicuratosi di essere solo e di non aver destato sospetti Harry decise che era arrivato il momento di agire. Il giovane mago illuminò la sua bacchetta e si guardò attorno. Ogni centimetro della grande sala nella quale si trovava era occupata da scaffali che arrivavano fino al soffitto, ricoperti di ogni cianfrusaglia magica e non che centinaia di studenti e professori del castello vi avevano gettato dentro nel corso degli anni.
Harry sospirò, non sarebbe stata un’impresa facile trovare l’armadio che aveva permesso a Draco Malfoy di far entrare i Mangiamorte nella scuola.
La ricerca di protrasse per ore ma fu subito chiaro che era stata vana. Il manufatto nelle condizioni in cui si trovava era inservibile, senza contare che Harry non aveva la minima idea circa dove avrebbe potuto condurlo il suo gemello. Avrebbe dovuto trovare un altro modo per lasciare il castello senza essere visto da anima viva.
Nei giorni successivi Harry passò molto tempo da solo, isolato dagli amici per farsi venire un’idea. Più il tempo passava più sentiva la sua frustrazione salire. Uscire dal castello non era mai stato un problema per lui, ma proprio ora che aveva un ottimo piano che non poteva condividere con anima viva non riusciva a trovare un modo.
Il malumore di Harry non sfuggì a Ginny, Hermione e Ron. Gli amici non lo lasciavano mai solo un attimo quasi sentissero nell’aria che stava per accadere qualcosa che avrebbe risolto definitivamente, nel bene oppure nel male, le cose. Ron e Neville avevano preso a seguirlo con discrezione addirittura nel bagno e Sirius da parte sua appariva ancora più invecchiato e preoccupato di quanto non fosse.
“Harry, che hai?”
Chiese la ragazza dai capelli rossi una sera, trascinando il ragazzo in disparte rispetto al resto della compagnia. Non voleva allarmare i malandrini ma era ormai palese che c’era qualcosa che preoccupava Harry. Qualcosa che avrebbe potuto portarlo lontano da loro a fare chissà quale pazzia. Affrontarlo e chiarire le cose una volta per tutte era la cosa migliore da fare.
“Sono scoraggiato, non arriviamo a niente.”
Sospirò Harry, lasciandosi cadere seduto su una panca. Subito Hermione e Ron si fecero più vicini. Il rosso fece un cenno a Neville che si allontanò con discrezione e si portò vicino al gruppo, seguito poco dopo da Ginny.
“Lo so Harry, devi avere pazienza. Siamo in vantaggio..”
Mormorò Hermione, prendendo le mani dell’amico. Harry sospirò, imponendosi di guardare fuori dalla finestra. Se avesse guardato Hermione negli occhi avrebbe visto i suoi grandi occhi spaventati ed avrebbe finito per confessare ogni cosa. Le avrebbe tutto, lo sapeva bene. Per il bene della missione, per il bene di tutti loro, doveva agire da solo. Niente testimoni, niente persone da mettere in pericolo con le sue idee strampalate. Nessun altro sarebbe morto per lui, non questa volta.
“Certo, ma..”
Iniziò Harry, lasciando a metà la frase. Una vocina dentro la sua testa gli diceva di fidarsi dei suoi amici. Per quanto la sua idea fosse folle, loro avrebbero capito e avrebbero potuto dargli una mano.
“Ma cosa?”
Chiese Ron, sospettoso. Non gli piaceva per niente la piega che stava prendendo quella conversazione. Conosceva abbastanza Harry da temere che da un momento all’altro l’amico sarebbe uscito con un’idea folle che avrebbe potuto potenzialmente ucciderli tutti quanti. O peggio ancora, se la sarebbe tenuta per sé mettendo il pericolo solo la sua vita per il bene di tutti quanti loro.
“E se la soluzione fosse diversa?”
Chiese a sua volta Harry, fissando gli amici intensamente.
“Silente ha detto..”
Balbettò Hermione, in difficoltà. Da quando quella storia era iniziata loro si erano limitati a seguire il sentiero che il vecchio preside aveva tracciato per loro, senza prendere nessuna iniziativa. Le parole di Silente erano sempre state la loro bussola, non avevano mai messo in dubbio il suo giudizio perchè questo avrebbe voluto dire sentirsi persi ed in balia del loro avversario. Non potevano permettersi di pensare o riflettere, dovevano seguire la strada che il vecchio preside aveva tracciato per loro.
“So cosa ha detto Silente, ma se il suo piano fosse troppo complicato? Se ce ne fosse uno più semplice?”
Chiese ancora Harry, cercando gli occhi ed il sostegno di Ginny. La rossa puntò i suo occhi in quelli verdi di lui, cercando di capire cosa gli stesse passando per la testa in quel momento. Per la prima volta non aveva davvero alcun indizio per interpretare le parole del ragazzo che amava.
“Prova a spiegarmi..”
Rispose la ragazza. Harry sospirò, distogliendo lo sguardo da lei. Le aveva mentito tante volte per non metterla in pericolo, ed ogni volta lei lo aveva biasimato per questo. Non le avrebbe mentito ancora, lei era la sua metà ed il suo tutto. Doveva fidarsi, di Ginny come degli altri.
“Lo abbiamo sempre combattuto, se provassimo ad allearci a lui?”
Disse Harry, dando finalmente voce ad i suoi pensieri.
“Sei pazzo.”
Dichiarò Ron, incredulo. Non poteva davvero essere Harry l’alieno che era uscito con quell’idea assurda. Allearsi con il nemico? Con il peggiore di tutti i maghi oscuri mai esistiti? Harry doveva essere uscito definitivamente di testa.
“Se gli offrissimo una vita diversa dove ognuno ha quello che vuole?”
Continuò Harry. In quel momento successero diverse cose insieme. Un ragazzino del primo anno fece esplodere il suo calderone e così l’attenzione di tutti si distolse da Harry. Ron aprì la bocca per dire qualcosa ma il ragazzo con la cicatrice non lo ascoltò mai, così come non vide mai lo sguardo pieno di apprensione di Hermione, quello attonito di Ginny oppure quello risoluto di Neville. Approfittando del trambusto della sala comune dei Grifondoro era sgattaiolato fuori per compiere la sua missione. Harry sapeva bene che se avesse perso quell’attimo non ne avrebbe mai avuto un’occasione altrettanto propizia. Doveva andare.
Pochi istanti dopo i malandrini si avvicinarono loro, proprio mentre i ragazzi si rendevano conto del fatto che Harry fosse sparito nel nulla.
“Dove è Harry?”
Chiese James, guardandosi in torno. Il figlio non era sceso per la cena e sembrava che nessuno sapesse dire dove fosse finito.
“Credo sia andato fuori di testa”.
Dichiarò Ron, scuotendo la testa.
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Capitolo 77 *** Faccia a faccia ***
CAPITOLO 77
FACCIA A FACCIA
Nonostante Ron ed Hermione avessero bollato l’idea di Harry come assurda, il suo piano come folle e gli avessero quasi tolto il saluto, Ginny aveva deciso di dare una possibilità al suo ragazzo.
Dopo la discussione, Neville si era semplicemente rifiutato categoricamente di tornare sull’argomento. Voldemord era cattivo, loro i buoni. Punto, fine della discussione. Trattare con lui voleva dire buttare alle ortiche i sacrifici dei suoi genitori e di tutti coloro che avevano creduto nell’ordine della fenice, battendosi e morendo per esso.
Ron era confuso, Hermione silenziosa. Entrambi conoscevano abbastanza Harry da escludere che fosse impazzito improvvisamente. Ci doveva per forza essere dell’altro che Harry non aveva detto loro. Un dettaglio insignificante che sfuggiva loro e che non permetteva di comprendere il piano di Harry.
Ginny invece voleva credere in lui. Era Harry, l’amore della sua vita ed il futuro padre dei suoi figli e lei doveva concedergli quella possibilità. Lo avrebbe aiutato ad uscire dal castello, in cambio lui avrebbe riportato a casa la pelle e non avrebbe permesso al loro nemico di fare del male ad altre persone. Tutto sarebbe finito e loro avrebbero potuto godersi il loro lieto fine e quella vita tranquilla e noiosa che agognavano tanto.
Lo scambio sembrava ragionevole ed Harry aveva accettato.
“Come farai a trovarlo, una volta fuori dal castello?”
Aveva chiesto Ginny, ansiosa. Che ne sarebbe stato di Harry una volta uscito dal castello?
“Sarà lui a trovare me.”
Aveva ribattuto Harry, sfiorando delicatamente con la mano la guancia della ragazza per tranquillizzarla. Trovare il suo nemico era l’ultimo dei suoi problemi, da che era al mondo era sempre stato lui a cercarlo per ucciderlo. Lo avrebbe trovato anche questa volta, non avrebbe mandato uno dei suoi sottoposti a fare il lavoro sporco al suo posto.
Ginny annuì con forza cercando con quel gesto di scacciare tutte quante le sue paure. Harry stampò un delicato bacio sulle sue labbra.
“Torno presto.”
Mormorò a bassa voce, prima di sparire dalla vista della ragazza. Ginny rimase sola nella stanza buia a riflettere su quelle parole. Le ultime che aveva sentito uscire dalla bocca del ragazzo che amava se qualcosa fosse andato nel modo sbagliato.
Il ragazzo che era sopravvissuto sgattaiolò veloce fuori dal castello. Voleva scappare da Ginny prima di ripensare al suo piano.
Perchè doveva essere per forza lui a decidere le sorti di questo mondo?
Per un momento non desiderò altro che essere uno studente qualsiasi, non Harry Potter. Sospirò, poi scacciò quel desiderio e si concentrò sul suo piano. Se doveva affrontare il suo peggior nemico tanto valeva farlo bene. In fondo lui aveva un vantaggio su di lui, sapeva ogni cosa e poteva quasi prevedere ed anticipare le risposte di Tom Riddle.
Harry si concentrò ed improvvisamente si ritrovò a Godrig Hollow, dove tutto era iniziato. Guardò la casa dei suoi genitori - ancora in piedi, ben lontana dal crollare sotto in peso delle maledizioni di Voldemord - e sorrise. C’era qualcosa di rassicurante in tutto quello che stava accadendo. Le cose si sarebbero concluse là dove erano iniziate.
Qualche ora dopo la profezia di Harry si era avverata. Aveva sentito un rumore alle sue spalle e aveva avvertito chiaramente una presenza oscura nella stanza.
“Ciao Tom.”
Salutò Harry, senza nemmeno girarsi verso il nuovo arrivato. Sapeva benissimo chi era il nuovo arrivato e perchè si trovava lì.
“Scocciatore.”
Ringhiò l’altro, mascherando con la rabbia la sua sorpresa nell’essere sfidato da un ragazzino, un giovane uomo che non aveva ancora terminato gli studi e che era tanto impertinente da chiamarlo per nome. Proprio come faceva quello scocciatore del suo vecchio professore Albus Silente.
Harry si voltò lentamente e fissò a lungo il suo nemico con un ghigno divertito sulle labbra. Era diverso dal mostro che si era trovato di fronte così tante volte, eppure l’aura malvagia e quel perverso carisma che sapeva emanare era lo stesso.
“Sei più giovane di quanto ricordavo. Ed hai ancora il naso.”
Osservò Harry, per nulla impressionato. Ancora una volta Tom Riddle ringhiò, infastidito dalla tranquillità ostentata da quel ragazzo poco più che maggiorenne.
L’uomo che si parava di fronte ad Harry era più attraente e meno spaventoso del mago che aveva conosciuto ma il ragazzo sapeva bene che non doveva farsi ingannare.
Qualcosa nel suo viso e nel tono della sua voce spingeva le persone a fidarsi di lui. Se non avesse conosciuto tanto bene il suo avversario anche lui avrebbe potuto rimanerne ammaliato. Più guardava il viso di Tom, più capiva le scelte di Piton e Regulus nel tempo dal quale proveniva. Guardando il suo nemico ora era difficile decidere se fidarsi di lui oppure combatterlo.
“Ti impunterai fino alla fine?”
Chiese quella strana versione di Tom Riddle che gli si parava davanti, ritrovando la calma.
“Che vuoi dire?”
Chiese Harry, facendo comparire dal nulla una poltrona per mettersi comodo. Qualcosa gli diceva che quella conversazione sarebbe durata a lungo.
“Ho conosciuto una versione di Bellatrix più adulta di quanto avrebbe dovuto essere. Una folle, ingestibile ed ossessionata dalla vendetta. Mi ha chiesto di potersi unire a me, voleva servirmi ma ho rifiutato. Prima di lasciarla andare via però, ho guardato nella sua mente.”
Iniziò a raccontare il signore oscuro, interrotto da una risatina di Harry.
“Tipico di te, sei noioso e prevedibile tutto sommato.”
Mormorò il mago più giovane, alzando le spalle. Aveva previsto quella mossa, dopo tutto Voldemord era sempre stato un maniaco del controllo.
“Ho visto tutto. So tutto. Non hai più nessun vantaggio su di me.”
Tuonò l’altro, cercando di spaventare quel giovane mago che rideva di lui piuttosto che tremare al suo cospetto.
“Onestamente Tom, era quello che volevo. Volevo che tu sapessi tutto quanto, così sarebbe stato tutto più semplice.”
Iniziò Harry, certo che quelle parole avrebbero attirato l’attenzione del suo interlocutore.
“Allora perchè sei qua?”
Chiese Tom, spazientito. Per la prima volta aveva incontrato qualcuno capace di farlo sentire confuso e senza il controllo della situazione. Avrebbe potuto cercare di ucciderlo, forse ci sarebbe perfino potuto riuscire, eppure sentiva che doveva lasciare che quel fastidioso ragazzino gli spiegasse tutto quello che gli frullava per la mente.
“Volevo proporti un accordo.”
Ribatté Harry, sicuro di sè. Voldemord aveva avuto molte occasioni per farlo fuori e non ne aveva mai sprecata nessuna. Se non lo aveva ancora colpito con una maledizione - ne aveva provato a farlo - allora voleva dire che era davvero interessato a ascoltare le sue parole e la sua proposta.
“Tu faresti un accordo con me?”
Chiese il signore oscuro, divertito. Questa volta era il suo turno di ridere del suo nemico.
“Silente ha giocato con la mente di entrambi. Nel mio tempo hai sterminato la mia famiglia, io ho messo fine al tuo impero. Direi che nessuno ci ha guadagnato, tu che dici? Lascia stare le persone a cui tengo e potremo trovare un accordo. Pensaci, ognuno potrebbe avere ciò che vuole.”
Spiegò Harry con insospettabile lucidità. Tom rimase per qualche istante in silenzio, riflettendo su quelle parole. Il ragazzo aveva ragione, il destino aveva giocato con la vita di entrambi in modo subdolo mettendo fine a quella battaglia senza vinti o vincitori. Avevano perso entrambi. Il potere, la vita oppure la famiglia. Che differenza poteva fare il resto?
“E questo quello che proponi? Che razza di accordo è?”
Chiese Tom, indispettito. Il ragazzo che aveva di fronte non aveva la minima paura di lui e certamente se si fosse impegnato seriamente nel cercare di ucciderlo sarebbe stato davvero una scocciatura. Perchè allora gli proponeva un’accordo piuttosto che combatterlo?
“Sai Tom, noi due siamo simili.”
Iniziò Harry, subito interrotto dal suo nemico.
“Questa è l’idiozia più grande che abbia mai sentito.”
Tuonò il Signore Oscuro.
“Ho detto simili, non uguali. Entrambi orfani, soli al mondo, cresciuti da persone che ci odiavano e tutto il resto. Ora, se tralasciamo il fatto che io sono rimasto orfano essenzialmente per colpa tua, la differenza sta nella reazione. Io mi sono costruito una famiglia, degli affetti, mentre tu hai scelto di essere solo, spietato e potente. E di sterminare la mia famiglia.”
Continuò Harry, certo di avere conquistato l’attenzione del suo nemico.
“Vai avanti.”
Mormorò l’altro, senza alcune inflessione o emozione nella voce.
“Tu voi il potere assoluto, io solo la mia famiglia. Nel mio mondo hai già vinto tu. Tutto quello per cui abbiamo lottato è perso, ma tu sei morto.”
Spiegò Harry, incrociando le braccia sul petto. Aveva fatto la sua proposta, adesso toccava a Voldemord fare la sua mossa. Le parole del mago oscuro avrebbero deciso il destino del mondo e di quella assurda ed insensata guerra.
“Potresti combattermi ancora, perchè vuoi un accordo con me?”
Chiese Tom. Per la prima volta incontrava un mago capace di attirare la sua attenzione.
“In una guerra si perde sempre qualcuno, ed io sono stanco di assistere a funerali. Pensa alle mie parole.”
Rispose Harry, alzandosi dalla sedia. Con un gesto veloce fece sparire la poltrona e, date le spalle al nemico, uscì dalla porta. Fu Voldemord a trattenerlo.
“Aspetta, ragazzo. Manderesti il mondo da cui provieni nel caos solo per riavere il tuo padrino vivo?”
Chiese il mago oscuro, incredulo. Mai nemmeno nei suoi più strani sogni aveva immaginato una conversazione come quella.
“Te l’ho detto, in fondo siamo simili.”
Mormorò Harry, prima di smaterializzarsi lasciando il mago oscuro solo a riflettere su quelle strane parole.
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Capitolo 78 *** Stasi ***
Ecco il nuovo capitolo, che agitazione: mancano solo tre capitoli alla fine di questa storia|
CAPITOLO 77
STASI
Era bastato davvero poco perché la voce girasse e tutti quanti venissero a sapere del piano di Harry e dell’accordo che aveva stretto con il nemico. Non tutte le reazioni erano state controllate, in particolar modo quella di James Potter e della sua combriccola.
Di fronte alla rabbia dei malandrini Ginny, Hermione e Ron avevano deciso che non si sarebbero espressi per non fomentarli inutilmente. Conoscevano Harry, così come conoscevano il suo vissuto e come lui erano esasperati da quella situazione che ormai era statica da troppo tempo. Nessuno di loro aveva mai avuto un’infanzia normale. Gli anni di Hogwards, gli anni della crescita che per tutti erano stati anni di divertimento e svago erano stati per loro anni di lotta. Emarginati, guardati come pazzi e spesso derisi.
Neville non ebbe la minima esitazione e si schierò con loro. Non importava come, dovevano mettere fine alla guerra prima che la carneficina si potesse ripetere.
Sirius Black - il padrino di Harry - da parte sua ebbe una reazione davvero inaspettata, esplodendo in un ruggito di rabbia che fece tremare Hermione.
“Hai incontrato quel folle da solo? Avrebbe potuto ucciderti!”
Tuonò Sirius Black, mentre alle sue spalle Ginny annuiva. Per quanto raro fosse, era completamente d’accordo con l’uomo. Era d’accordo con il piano di Harry ma anche lei aveva trovato semplicemente stupida l’idea di incontrarlo da solo.
“Non sarebbe certo la prima volta che ci prova”
Commentò Harry sarcastico, ripensando a tutti gli incontri che aveva avuto con Voldemord nel corso della sua vita. Dal primo, di cui non ricordava nulla se non quello che aveva visto durante la visione a Godrig Hollow quando la sua bacchetta si era spezzata, per finire con l’ultimo, ad Hogward, quando aveva finalmente chiuso i conti senza sapere quello che sarebbe accaduto di lì a pochi mesi.
Sirius rimase un attimo a rifletterci prima di concludere che il piano di Harry fosse immorale, ma che valori come la lealtà e la moralità fino a quel momento erano tornate utili solamente ai funerali per consolare parenti affranti e per giustificare con “l’amore per la patria e per la giustizia” insensate morti di ragazzi appena più che ventenni.
“Chiudiamo questa storia e riprendiamo a vivere. Sono stanco.”
Aveva concluso alla fine l’uomo, sentendo sulle spalle il peso di tutti gli anni passati a lottare per cercare di riconquistarsi un pizzico di felicità. Dopo aver pronunciato quelle parole era uscito, più cupo e tetro che mai. Harry aveva pensato per un attimo a seguirlo, per parlargli, ma non poteva certo lasciare soli i suoi amici. Con i malandrini infatti la musica era stata diversa. Sui loro volti Harry vedeva dipinta un’espressione di disgusto che sarebbe stata difficile da dimenticare.
“Fare un accordo con lui significa arrendersi, riconoscere che non c’è altro modo per noi di vincere questa guerra.
Aveva esclamato James, deluso. Agli occhi del ragazzo tutto appariva bianco o nero, giusto o sbagliato ed era impossibile per lui comprendere la sfumatura di grigio che aveva imboccato Harry con quell’accordo che aveva stretto con il loro nemico e che avrebbe chiuso quella storia senza né vinti né vincitori.
“Forse hai ragione, ma questo vuole dire salvare molte vite che altrimenti sarebbero andate sprecate.
Aggiunse Hermione, cercando di fare capire a James e agli altri malandrini quanto fosse importante fermare quella guerra prima che ci andassero di mezzo altre vite innocenti. Uomini, donne e bambini. Magici o babbani, con la sola colpa di essere quello da cui Tom Riddle aveva cercato di scappare per tutta la vita.
“E gli atti di eroismo? Quelli dove li lasci?
Continuò James, prima che Remus o Sirius facessero in tempo a farlo stare zitto.
“Non capisco..”
Mormorò Harry, confuso. Le parole del padre sembravano un enigma.
“In questo modo nessuno di noi potrà mostrare il suo valore. Niente guerra, niente atti di eroismo. Capisci?”
Spiegò James, gesticolando.
Nella sala cadde il silenzio per qualche istante, poi Neville scostò la sedia e lasciò quella stanza e quell’assurda conversazione.
“Harry, vieni?”
Chiese il ragazzo, prima di chiudersi la porta alle spalle. L’altro annuì e lo raggiunse. Non gli andava di rispondere al padre, era evidente che James non riuscisse a comprendere a fondo la gravità della situazione e la stupidità delle sue parole.
“E questo cosa vuole dire?”
Chiese Frank, stranito dal comportamento di Neville. Fino a quel momento il ragazzo non aveva detto nulla, si era limitato ad ascoltare in silenzio.
“Vuole dire che mi sono stancato delle gesta eroiche e di altre stronzate simili. Le gesta eroiche nel nostro tempo non sono servite ad altro che rendere Harry orfano ad un anno, a far passare a Sirius Black 13 anni in prigione e a ridurre i miei genitori a due vegetali. Francamente, credo che staremo tutti meglio anche senza.”
Disse Neville, sbattendo la porta con rabbia.
I due camminarono per un po’ in silenzio. Harry sentiva ancora rimbombare quell’assurda conversazione nella sua testa. Mai prima d’ora si era sentito così lontano dai suoi genitori. Come potevano non capire?
“Tutto bene?”
Chiese Harry dopo un po’. La reazione di Neville aveva stupito anche lui.
“Si, credo di si. Ho perso il controllo poco fa, scusami.”
Rispose l’altro, imbarazzato. Harry lo fissò per un po’ sorridendo, pensando a come Neville fosse cambiato rispetto al ragazzino insicuro e impacciato che aveva conosciuto tanti anni prima. Era diventato un uomo, aveva imparato ad assumersi le giuste responsabilità e ad agire secondo i propri ideali.
“Hai fatto bene ad essere franco, hai spiegato la situazione meglio di quanto avrei fatto io. Cerca di capirli però, sono ragazzini eccitati dal fatto che una guerra gli permetterà di fare carriera e di dimostrare il proprio valore.”
Disse Harry, facendo un’analisi lucida della situazione. Per quanto la frase di James era stata stupida, non era poi molto lontana da come aveva agito lui prima di essersi trovato di fronte alle atrocità della guerra.
“Non sanno a cosa andranno incontro..”
Sbuffò Neville, seccato. Harry ancora una volta sorrise, passando un braccio intorno alle spalle dell’amico.
“Ricordi quando andammo al Ministero nell’ufficio Misteri? Anche noi quella volta abbiamo agito in modo stupito. Molto stupido.”
Ammise Harry, fissando Neville negli occhi. L’altro annuì, seppure non del tutto convinto.
“Hai ragione, ma basta parlare di guerre e di strategia. Voglio un pomeriggio normale: niente battaglie, nessun nemico da sconfiggere.”
Esclamò Neville, deciso a sfuggire da quelle discussioni almeno per un po’.
“Mi hai convinto!”
Esclamò a sua volta Harry, imboccando uno dei sentieri che conducevano fuori dal castello.
Nei giorni seguenti Neville ed Harry passarono parecchio tempo per i fatti loro, insieme a Ron, Hermione e Ginny, lontani dai malandrini per evitare di ricadere nelle solite discussioni che avevano lasciato a metà. La situazione avrebbe potuto restare bloccata in eterno se solo Frank non avesse preso l’iniziativa.
“Andiamo a parlare con loro.”
Esclamò Frank, con un tono che non sembrava ammettere un no come risposta.
“Sei matto?”
Chiese James, sobbalzando dalla sedia.
“Non sono mai stato più serio di ora. Non vuoi sapere perché Harry ha preso quella decisione?”
Continuò Frank, deciso a non lasciare l’ultima parola all’amico. James rimase in silenzio alcuni istanti, soppesando quelle parole.
“Ha agito d’impulso.”
Disse alla fine. Frank scosse la testa, sbuffando.
“Non credo proprio. Sai quanto coraggio ci vuole per andare anche solo a parlare con qualcuno che ha ucciso i tuoi genitori?”
Chiese Frank, guardando James. Il ragazzo non rispose, ma strinse più forte la mano di Lily.
“Ha ragione Frank, Harry deve tenere tanto alla nostra sicurezza per arrivare a cercare un accordo con quel matto.”
Aggiunse Regulus, che fino a quel momento aveva voluto tenersi fuori da quella che era stata ribattezzata “una discussione in famiglia”.
“Bravo Regulus, quindi è deciso? Andiamo? James vieni con me?”
Esclamò Frank frenetico. James sbuffò ed alzò gli occhi al cielo.
“Muoviti, prima che io possa cambiare idea.”
Mormorò il cercatore, seguendo l’amico fuori dalla porta. I due vagarono per un po’ a vuoto, poi finalmente James si decise a tirare fuori la mappa del malandrino. Harry e Neville erano tornati nella sala comune di Grifondoro dove erano riuniti tutti quanti.
Frank e James si guardarono e tornarono velocemente sui propri passi.
“Sei completamente folle Harry, sei impazzito. Ti abbiamo perso.”
Esclamò James entrando dal ritratto, senza perdersi in chiacchiere inutili. Frank alzò gli occhi al cielo. Decisamente non era questo quello che si era aspettato quando aveva proposto all’amico di andare a parlare con Harry e Neville.
“Calmati James.”
Lo redarguì Hermione, paziente.
“No, Hermione. Gli ha consegnato il loro mondo, dobbiamo capire perché lo ha fatto.”
Continuò Frank, senza perdere la calma. Urlare non sarebbe servito a nulla, avevano bisogno di spiegazioni, non di litigare.
“Noi non ci volevamo tornare, Frank.”
Sbuffò Harry.
“Non centra, ti sembra sensato fare un accordo del genere con il nostro peggior nemico?”
Chiese ancora Frank, cercando di capire quali fossero le vere intenzioni di Harry.
“Non capisci, questa è solo una parte del piano.”
Si lasciò sfuggire alla fine Harry. Si voltò subito verso Ginny e vide la ragazza annuire, doveva dire tutta la verità ai malandrini. Si meritavano delle spiegazioni.
“Piano?”
Chiese James, confuso quanto Frank e gli altri malandrini.
“A cosa stai pensando?”
Chiese Sirius, intromettendosi in quella conversazione.
“La porta dei due mondi, dobbiamo manometterla.”
Spiegò Harry. I malandrini si guardarono tra loro, senza capire cosa volesse dire Harry. Remus capì al volo, e sorrise.
“Semplicemente geniale: aperta da questa parte, chiusa dall’altra.”
Esclamò Remus, incredulo.
“Se attraversa il portale, che ne sarà di lui?”
Chiese Lily, preoccupata che Voldemord potesse trovare un modo che tornare nella loro dimensione.
“Vagherà nel nulla per l’eternità, fino a dissolvere se stesso.”
Disse Neville, con un ghignò divertito dipinto sul volto.
“Potevate dirlo subito, quando si comincia?”
Esclamò James, passando un braccio intorno alle spalle di Harry. Il ragazzo guardò il padre e sorrise.
“Direi che siamo tutti d’accordo allora.”
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Capitolo 79 *** Quando meno te lo aspetti.. ***
Non scrivo questa storia da anni, eppure alcuni di voi sono ancora qui. Nonostante nella mia mente il finale sia ben chiaro, non l'ho mai voluto condividere. Forse paura? Forse pigrizia?
Da quando ho iniziato questa storia sono cambiate molte cose. Il mio modo di scrivere è cambiato. Io sono cambiata.
Allora avevo 19 anni, stavo frequentando il mio primo anno di università (e avevo molto più tempo di adesso), ora ne ho quasi 28, lavoro e vivo da sola.
Ho realizzato molti sogni e sto già lavorando ai prossimi.
Allora avevo un sacco di idee, molte di più di quanto fosse ragionevolmente possibile scriverne. Per questo molte storie sono iniziate e finite nella mia testa.
Molti degli autori che seguivo sono spariti. Alcuni hanno lasciato storie a metà, spezzandomi il cuore.
Se rileggo i primi capitoli di questa storia mi rendo conto che adesso li scriverei diversamente. Alcune cose non mi sembrano mie (per lo stile, non ovviamente per il contenuto).
Ho pensato molte volte di ricominciare da capo, perà mi sembra una cattiveria immane da fare a persone che aspettano che io torni a completarla dopo due anni.
Comunque, veniamo a noi. Se siete arrivate qui forse vi chiederete: perchè stai scrivendo adesso dopo due anni e passa?
L'altro giorno in metropolitana ho visto una ragazza che ascoltava la musica e rideva tra sè. Era bellissima, non per l'aspetto fisico ma perchè emanava felicità. Si è seduta accanto a me e ha aperto un piccolo portatile. Curiosa, ho sbirciato e sono rimasta incantata: stava recensendo una storia che parlava di un Piton anziano, settantenne, che riposava e rifletteva in poltrona.
Il giorno dopo l'ho vista ancora. Questa volta stava scrivendo una sua storia. Una bellissima che parlava di una donna e di una pozione.
Ora, al di là del fatto che se questa ragazza scrive anche qui forse mi prenderà per stalker, questo episodio stupido mi ha emozionato. E, diciamola tutta, mi sono ritrovata gelosa, per il tempo e per la voglia di scrivere e anche un po' dispiaciuta perchè nella rete (ed anche sul computer) delle storie da scrivere le avevo anche io.
Per giungere a una conclusione: dichiaro ufficialmente che questa storia avrà un seguito, una fine e magari in futuro anche un restyling dei primi capitoli (questa ultima cosa magari non proprio subito).
Sul mio portatile ho già qualcosa di pronto. Lasciatemi immergere nella storia, e siate clementi con una povera autrice che vi ha abbandonati così a lungo.
<3
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Capitolo 80 *** Lieto fine? ***
CAPITOLO 78
LIETO FINE?
Harry sedeva solo, cercando di scacciare i pensieri. C’era stato un breve momento in cui aveva davvero pensato di essere felice. Era stato quando si era lasciato alle spalle quasi dieci anni di tormenti degli zii e del cugino ed era arrivato a Hogwarts dove tutto era magico, le giornate erano liete e lui aveva trovato persino qualche buon amico.
In quei primi giorni al castello un Harry molto più giovane e anche decisamente più allegro sedeva spesso in quello stesso posto, guardando le montagne con la sensazione che quella vita non fosse la sua. Quella felicità d’altronde era durata davvero poco, pochi mesi. Tanto era bastato perché fosse messo bene in chiaro che lui dopo tutto era Harry Potter e che tutti i folli del pianeta - maghi oscuri di varie epoche, troll di montagna, ex maghi trasformati in topi, fantasmi e una vasta popolazione di demoni - erano destinati a rendere a lui la vita impossibile. Da quel momento in poi Harry aveva iniziato a chiedersi ogni volta se la scelta che stava facendo era giusta, proprio come stava facendo ora, solo.
Da che parte si inizia a manomettere un portale?
Era stata una bella idea proporlo, ma ora non aveva idea di come fare. Esistevano manuali? Forse Hermione o Remus conoscevano una sezione della biblioteca proibita dedicata?
E poi, era davvero giusto farlo per davvero?
Va bene, Voldemort non meritava la loro pietà, ma cosa li avrebbe differenziati da lui?
Queste erano solamente alcune delle domande che passavano nella mente di Harry quando chiudeva gli occhi e provava a riposare. Alla fine, esausto, aveva deciso che lo doveva fare.
Voldemort era un incubo che aveva preso forma non appena aveva saputo di avere una via d’uscita dalla vita che aveva vissuto insieme ai suoi zii.
Prima ancora di riuscire a ricordare perchè, lui aveva rovinato la sua vita e quella altre persone, come Neville. Harry era passato dal magazzino delle scope dove gli zii lo avevano confinato ad una vita di inseguimenti, lotte, tradimenti, inganni dove ogni cosa era manovrata da lui: Voldemort.
Era giusto voler mettere una fine a questo incubo? Certamente si.
C’era un modo giusto oppure sbagliato con il quale farlo? Harry a questa domanda non sapeva - o forse non voleva - rispondere. Sapeva solo che voleva passare oltre.
Nell’ultimo anno aveva vissuto una vita che non gli sembrava quasi la sua. La vita di un ragazzino qualsiasi che studia, scherza e perché no, organizza qualche marachella. La vita che per tutti i suoi anni ad Hogwarts non gli era stata permessa. La vita che avevano vissuto i suoi genitori e che sarebbe spettata a lui, se solo quel dannato mago oscuro non avesse deciso di distruggere la sua vita.
Chiudendo il portale avrebbe messo fine a tutto questo, e allora perché aveva così tanti dubbi?
Una chiacchierata con Silente, forse, avrebbe messo fine a tutti i suoi dubbi ma, purtroppo, nel tempio cui erano il preside non avrebbe capito. Certo, Harry conosceva molti dei suoi segreti, ma non sarebbe comunque servito a nulla. Il Silente di quei tempi cercava lo scontro: buoni contro cattivi. Tutto il resto non lo avrebbe capito.
Alla fine Harry decise che avrebbe fatto tutto da solo. Si fece forza e andrò dal preside.
Chiese Harry, bussando alla porta dello studio privato di Silente. In pochi sapevano come raggiungerlo ed ancora meno erano ricevuti senza preavviso. Eppure Harry sapeva che l’uomo non lo avrebbe mandato via.
- Certo Harry, mi sorprende però la tua visita. A quest’ora non dovresti essere a letto.
Mormorò Silente, stanco. Quella notte l’anziano preside dimostrava molti più degli anni che aveva, tutti i pensieri che lo tormentavano gli gravavano sulle spalle. Harry sapeva che Silente credeva che tutto quello che era accaduto fosse colpa sua e della pietà dimostrata al povero orfano Tom Riddle.
- Stavo pensando a quello che mi aspetta nel mio mondo. Non molto, in verità..
Sbuffò Harry, lasciandosi cadere sulla poltrona destinata agli ospiti. Per un attimo pensò a tutte le persone che amava e che aveva visto morire. Doveva mettere un freno a tutto questo.
Silente fissò il ragazzo, e sospirò. Sapeva bene l’anziano mago che nessuna parola avrebbe potuto restituire al ragazzo le persone che amava e che aveva perso esattamente come nessuno poteva restituire a lui Arianna, la sua amata sorella.
- Voldemort vi ha portato via tutto, ma questo non vuol dire che non possiate ricostruire quello a cui tenete.
Cercò di consolarlo Silente, nonostante a lui stesso quelle parole suonassero vuote. Quando aveva saputo che nel tempo del ragazzo era morto, aveva tirato un sospiro di sollievo. Quella guerra andava avanti da tanto, troppo tempo. Sapere di non averne visto la fine e di non essere lì per rimettere insieme i pezzi suonava come una benedizione.
- Signore, francamente il mio pensiero principale è la vendetta. Voldemort sa di noi. Sa della nostra presenza ed ormai abbiamo cambiato molte cose. Questo vuol dire che quel che dovrebbe succedere è destinato a cambiare. Non so so se cambierà in meglio oppure in peggio ma io ho deciso di restare qua.
Disse Harry, lasciando capire al preside che non aveva intenzione di tornare nel suo tempo.
- Ed i tuoi amici? Anche loro la pensano come te?
Chiese il preside, scrutando a lungo Harry con i suoi penetranti occhi azzurri.
- Ne abbiamo parlato a lungo, e si, anche loro vogliono provarci.
Mormorò Harry, riassumendo al preside l’ultima conversazione avuta con Hermione, Ron e Neville. Tutti loro alla fine si erano dimostrati della sua stessa idea: volevano rimanere, chiudere Voldemort in un portale senza tempo e cambiare le cose. Solo così, malgrado tutto, avrebbero avuto la possibilità di essere felici.
- Non so Harry, se resterai qua vedrai i tuoi genitori andare avanti. Tu potresti non nascere mai..
Disse l’anziano preside, sorpreso dallo sguardo stanco e insieme maturo di Harry.
- Ma se lei separa i tempi noi continueremo ad esistere.
Mormorò Harry, sospirando.
- Certo, ma resterete quelli di ora. Nessuno riporterà in vita i vostri genitori.
Spiegò Silente. Harry si fermo a riflettere.
L’unico padre che aveva conosciuto era Sirius, mai aveva cercato nel giovane James l’uomo che si era sacrificato per permettergli di sopravvivere. Non voleva cambiare le cose perché voleva una famiglia ma solo per non restare solo. Voleva ridere, giocare, scherzare e solo quella dimensione poteva permetterlo.
- Avremo la possibilità di evitare le loro morti, questo mi basta..
Affermò il giovane fissando il preside negli occhi. A Silente bastò quello sguardo per capire quanto fosse deciso.
Chiese Silente, incrociando le braccia.
- Vorrei sapere come possiamo chiudere il portale, signore.
Dichiarò Harry, deciso come mai prima di quel momento.
- Ecco l’incantesimo. Pensaci bene Harry. E poi, se sei sicuro, procedi. Ma ricorda: tu sai come sono andate le cose nel tuo tempo, se usi questo incantesimo riaprirai i giochi e nulla sarà più come prima..
- Grazie signore.
Disse Harry, lasciando la stanza. Era sereno, nonostante tutto. Un uomo, malvagio certo, ma pur sempre un uomo, stava per essere confinato in un limbo senza dimensioni eppure Harry non riusciva a provare pena. Ripensava a tutti gli anni passati con i suoi zii, e poi tutti quelli passati a nascondersi e combattere.
Ripensava alla sua vita passata e si rendeva conto di non aver mai il privilegio di un’infanzia. Quel periodo sereno di completo affidamento ad altri lui non lo aveva provato. Era sempre stato lui contro il mondo, sempre. Con questi sentimenti affrontò il suo padrino qualche giorno più tardi.
****
Era bastato un incantesimo. Poche parole per mettere fine a tutto.
Voldemort era sparito, la sua forza malvagia non era più percepibile e le sue schiere oscure erano nel caos.
“Che ti prende?”
Chiese Harry, sedendosi al fianco del suo padrino cercando di decifrare quello sguardo così enigmatico. Erano successe molte cose negli ultimi giorni. Molte cose erano state guadagnate, prima tra tutti la libertà di mettere la parola fine su una guerra che ormai andava avanti da troppo.
“Non lo so proprio, troppi pensieri per la testa.”
Rispose l’uomo, fissando la parete di fronte a sé. Voldemort era stato imprigionato in limbo senza tempo, il suo regime di terrore era finito, eppure perché non riusciva ad essere felice?
“Secondo te ho sbagliato? Dimmelo sinceramente..”
Chiese Harry ansioso. Sirius sorrise di quell’insicurezza.
“No, anzi. Credo che finalmente questa guerra ha avuto fine senza che altro sangue venisse sparso.”
Mormorò Sirius, lasciando trasparire con quelle parole la stima e l’orgoglio per il suo figlioccio. Il degno erede di James Potter. L’unico che avrebbe potuto avere il coraggio di portare avanti una decisione così difficile.
“Allora perché sei triste?”
Chiese ancora Harry, insistente, leggendo negli occhi del padrino una tristezza infinita, che nessuna parole avrebbe potuto consolare.
“Vorrei averci pensato io prima, invece di perdere tempo combattendo.”
Disse Sirius, amareggiato.
“Prima di cosa?”
Harry era confuso, mai prima d’ora Sirius era stato così vago.
“Prima che il mio migliore amico e sua moglie morissero, prima di essere messo in prigione per un crimine che non avevo commesso, prima di essere stato tradito da un amico, prima che il mio fratellino ci lasciasse le penne, prima di tante morti..
Sono stanco, sono solo e sono incazzato. Adesso che la guerra sarà finita, adesso che potrei essere finalmente felice e vivere la mia vita, cosa mi rimane?”
Sbuffò Sirius, facendo uscire tutti i demoni interiori che lo tormentavano.
“Ti rimango io.”
Bisbigliò Harry, spaventato dal fatto che quella motivazione non fosse abbastanza per il padrino.
“Ti voglio bene Harry, ma tu ormai sei un uomo. Hai la tua vita ed i tuoi amici. Per me invece è diverso, sono solo. Mi restano solamente un pugno di ricordi e tanta rabbia.”
Spiegò Sirius, sorridendo mesto. Mai prima d’ora si era sentito più vecchio e si era sentito sulle spalle il peso di tutti quegli anni che non aveva vissuto.
“Ricomincia da capo. Buttati tutto alle spalle, lasciati indietro quello che hai perso e guarda al futuro.”
Sbottò Harry, cercando di fare reagire l’uomo. Sirius sorrise tra sé, triste, pensando a come James avrebbe fatto la stessa cosa al posto di Harry. A volte guardando Harry riusciva a vedere l’ombra dell’amico che aveva perso.
“Vorrei che fosse facile.”
Mormorò serio Sirius.
“Vorrei che tu ci provassi almeno, puoi promettermelo?”
Chiese Harry, appoggiando una mano sulle spalle del padrino. Sirius annuì.
“Vieni qui campione. Dimmi, come farei senza di te?”
Chiese l’uomo.
“Non saprei, forse staresti rincorrendo qualche gatto.”
Scherzò Harry, sollevato. Se avesse guardato a fondo nello sguardo di Sirius ci avrebbe letto un addio.
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Capitolo 81 *** L'addio ***
Non sempre tutto è perduto. A volte capita che un'autrice che non scrive da tempo immemore si pente, torna sui suoi passi e mette un punto alla sua creatura.
Mancano ancora due capitoli, ma il più è fatto. Dare l'addio a questa storia è come separarsi da una vecchia amica.
L’ADDIO
I ragazzi avevano festeggiato a lungo la chiusura del portale. Uno spettacolo degno dei malandrini, che aveva coinvolto in poco tempo l’intera casa di Grifondoro ed anche una gran parte del castello.
“Non sanno cosa sta succedendo, eppure festeggiano”
Aveva esclamato Regulus, scuotendo la testa incredulo per come quella che doveva essere una festa tra amici fosse degenerata così rapidamente.
“Inconsapevoli e felici” aveva sospirato Frank, svuotando il bicchiere che teneva in mano. Non era sicuro di quanti ne avesse bevuti, sicuramente diversi da come la stanza aveva iniziato a girare intorno a lui.
“Noi lo sappiamo, e per questo dobbiamo bere!” aveva aggiunto Ron, trascinando i ragazzi nella festa.
Anche i professori erano perplessi, eppure lasciavano correre.
“Non capisco cosa prenda a tutti quanti” aveva detto la McGranitt.
“Sono giovani Minerva, lasciamo che festeggino.”
Aveva risposto Lumacorno, cercando Lily Evans in mezzo ai ragazzi. Non l’aveva mai vista così felice.
“Sono d’accordo con te, Horace.” mormorò una voce alle spalle dei due insegnanti.
“Silente?”
Aveva sussultato la professoressa di Trasfigurazione, che decisamente non si aspettava l’arrivo dell’anziano mago.
“Ehi, c’è il preside!” aveva esclamato Lily, preoccupata.
“Che cosa ci fa qui?”
Aveva chiesto Ginny, curiosa.
“Beh, mi chiedevo se qualcuno per caso avesse un ghiacciolo al limone.”
Aveva risposto il mago, sorridendo.
Mentre tutti celebravano la fine di un incubo, solo un uomo pareva non divertirsi.
Poco più in là uno stranito Sirius guardava i ragazzi divertirsi, tenendosi lontano sia da loro che dal resto del gruppo insegnanti.
Più passava il tempo e più pareva evidente che quella non era la vita che faceva per lui. Ogni mattina si alzava, deciso a provare a far funzionare le cose. Si impegnava con tutto se stesso, eppure gli sembrava di vivere una bolla. Guardava tutti vivere felici mentre dentro di lui c’era solo il vuoto. Persino Harry era sereno adesso, circondato da quell’affetto che gli era sempre mancato. L’unica nota stonata nella vita di tutti era lui. E, più passava il tempo il mago si rendeva conto che a lungo andare il suo cattivo umore e la sua depressione avrebbero reso Harry triste.
Non poteva permettersi di ferirlo, non dopo tutto quello che aveva passato.
Quello di cui aveva bisogno, pensava Sirius buttando giù un bicchiere di whiskey, era una chiacchierata a quattr’occhi con il suo vecchio amico Remus. Lui lo avrebbe ascoltato, avrebbe capito e accettato la sua oscurità, e poi ne avrebbe riso. Gli avrebbe parlato dei lunghi anni da solo, oppure di quanto per anni, da solo, aveva considerato inutile la sua vita.
Però Remus era andato, morto. Come tutti gli altri.
Quelli che rimanevano erano degli echi delle persone che lui aveva conosciuto. Delle versioni più giovani e felici che, con un po’ di fortuna, non sarebbero mai diventate le persone tristi e arrabbiate che lui aveva perso oppure visto morire.
“Sirius?”
Lo chiamò Harry, strappandolo ai suoi pensieri.
Sirius si voltò, Harry era lì al suo fianco. Improvvisamente più cupo e preoccupato.
“…”
Il mago restò in silenzio, mentre nella sua mente e nel suo cuore si faceva strada una decisione dolorosa ma non rimandabile.
“Cosa vuoi fare?”
Chiese Harry, allontanando il bicchiere dal suo padrino. Già altre volte lo aveva visto depresso e giù di morale, ma mai come ora. Avevano vinto, eppure una parte di Harry già sapeva che lo avrebbe perso. Proprio ora che era rientrato nella sua vita.
“Questa non è la mia vita. Può essere la tua, ma non la mia.”
Disse Sirius, fissando il pavimento. Lo aveva detto con una voce triste, eppure serena. Con la determinazione di chi ci ha pensato a lungo ed ha preso una decisione. Difficile ma ormai definitiva.
“Certo che lo è, ti sono rimasto io.”
Saltò su Harry, mentre il suo peggiore timore diventava di colpo realtà. Sirius, il suo padrino, l’uomo che aveva amato come un padre, lo stava lasciando.
“Ho combattuto tutta la mia vita, non ho costruito nulla.”
Continuò Sirius, fissando Harry negli occhi. Quegli occhi così simili a quelli di Lily, in quel viso così uguale a quello di James.
Per tanti anni erano stati solo loro, lui e James. Pane e burro, culo e camicia. Dove andava uno c’era l’altro. Poi James era morto e il suo mondo era diventato buio. La sua vita si era fermata.
In quel tempo era andata diversamente. Il se stesso di quel tempo aveva la possibilità di non perdere il suo James. Ma lui no. In quel mondo per lui non c’era più niente. Solo Harry, che però doveva andare avanti ed essere felice. Senza di lui, il suo umore nero e la sua depressione.
“Fallo per me. Resta per me.”
Implorò Harry, sapendo che però non sarebbe servito a niente.
Sirius sospirò.
“Non credi che sia un poco egoista da parte tua, Harry? Non mi merito forse anche io un lieto fine.”
Chiese l’uomo, sorridendo tristemente.
“Qui puoi averlo.”
Ribatté Harry, mentre delle calde lacrime gli solcavano il viso. L’ennesimo addio. Di colpo Harry si sentì piccolo e indifeso. Solo.
“No, non qui. Vedrò te e Ginny, Hermione e Ron. Persino me stesso con la donna che amavo e che ho visto morire. Vedrò voi crescere e formarvi una famiglia. La famiglia che avrei voluto avere, ma non potrò mai voltare pagina.”
Disse Sirius, stringendo Harry a sè.
“Cosa mi vuoi chiedere?”
Disse alla fine Harry, scegliendo con cura le parole. Sirius lo fissò a lungo, sapeva che gli stava chiedendo tanto, eppure doveva farlo. Non poteva scappare nel cuore della notte senza essere sicuro che tra loro fosse tutto a posto.
“Lasciami andare, solo questo. Ti prego Harry.”
Lo pregò Sirius. Ed alla fine Harry annuì. L’uomo sorrise, lo strinse a sé ancora un po’. Poi sciolse l’abbraccio e semplicemente sparì. Harry improvvisamente si ritrovò solo, e di colpo si sentì stanco.
“Ragazzo, è andato via?”
Chiese Silente, portandosi al fianco del moro. Harry Potter annuì.
“Non so come dirlo agli altri.”
Disse il ragazzo, senza alzare la testa dal pavimento. Non voleva fare capire al vecchio preside quanto stesse soffrendo.
“Ha fatto bene, questo non era un posto adatto a lui.”
Rispose il vecchio preside, scegliendo con cura le parole. Conosceva bene il giovane Sirius, ed era riuscito a trovare traccia di lui in quell’uomo così provato dalla vita. Tuttavia, quello non era posto per lui. Doveva andare avanti, trovare la sua strada, senza guardare al passato.
“Che ne sarà di lui?”
Chiese Harry, gli lucidi e pieni di lacrime.
“Se conosco abbastanza Sirius, avremo sue notizie.”
Disse il vecchio preside, sparendo con la stessa discrezione con cui era arrivato.
***
Come Harry aveva previsto i Malandrini e gli altri ragazzi non avevano preso bene la notizia. Ron ed Hermione guardavano il loro amico, chiedendosi cosa fare o cosa dire per farlo stare meglio. Si ricordavano quanto avesse sofferto Harry dopo che aveva perso Sirius al ministero. Averlo perso una seconda volta, ora che lo aveva appena ritrovato, doveva essere terribile. Alla fine ci pensò Ginny. La ragazza andò da lui e lo baciò. Forte, decisa, passionale come era lei.
“Ne abbiamo passante tante. Supereremo anche questa” disse solo. Harry annuì, felice di non essere solo.
Il più indignato di tutti era Sirius. Nonostante ci avesse provato non riusciva proprio a capire quella decisione. Come poteva il suo futuro io essere così distante dalla persona che era adesso? Come poteva essere così egoista.
Remus guardava l’amico, senza però dire niente. Per la prima volta, forse da sempre, era rimasto senza parole. Regulus alla fine aveva preso il fratello da parte.
“È tutto ok.” aveva ringhiato il maggiore dei due fratelli. Regulus aveva sospirato ed aveva scosso la testa.
“Non è tutto ok. Sei arrabbiato.” Aveva aggiunto, calmo.
“Come ha potuto andarsene e lasciare Harry? È stato egoista!”
Aveva ringhiato allora Sirius.
“Al contrario, ha pensato a se stesso. Harry starà bene.”
Lo rassicurò Regulus. Negli occhi di quell’uomo, così uguali a quelli di suo fratello, aveva visto tanta tristezza. Non c’era quella luce di speranza che invece brillava in quelli della persona che aveva di fronte.
Stare un po’ da solo gli avrebbe fatto bene. Harry avrebbe capito.
Se c’era una cosa che sapeva di sicuro su quel ragazzo era che poteva sopportare qualsiasi cosa. Aveva dovuto affrontare situazioni impossibili, che avrebbero spaventato chiunque, eppure lui aveva avuto la forza di andare avanti. E lo aveva salvato, riportandolo sulla giusta strada.
“Si ma..”
Aveva iniziato ad obiettare Sirius, subito fermato dal fratello.
“Sirius, non importa. Non sei tu, è un’altra persona.”
Aveva risposto Regulus, intuendo il tormento del fratello.
“Una persona che potrei essere io tra qualche anno.”
Disse alla fine Sirius, dando voce a quello che era il suo tormento.
“Ti piace quella persona?”
Aveva chiesto allora il minore. Sirius aveva scosso la testa.
Quella versione di se stesso, così cupa e tormentata, non gli piaceva. Non gli piaceva quello che era diventato e tanto meno quello che aveva dovuto subire, o le persone che aveva perso.
“No, per niente.”
Aveva soffiato Sirius, confuso da tutti quei pensieri.
“E allora non essere quella persona. Diventa un’altra persona.”
Sirius fissò suo fratello e capì che aveva ragione. Lui aveva Zhoana, gli amici. A quell’altro cosa era rimasto? Nulla.
“Proprio a me doveva toccare un fratello saggio?”
Aveva chiesto alla fine Sirius, sorridendo. Se qualcuno gli avesse detto, solo qualche anno prima, che avrebbe chiarito con suo fratello e sarebbe stato insieme a lui a parlare di sentimenti e del futuro, probabilmente avrebbe riso. Eppure eccoli lì, uniti e vicini. I due fratelli che per tanto tempo non erano stati.
“Scemo..”
Ringhiò Regulus, spingendo il fratello verso una birra.
Lily guardava i due ragazzi, sorridendo. Aveva odiato Sirius con tutta se stessa per anni. Poi aveva capito di avere sbagliato. Di avere giudicato quei ragazzi con occhi troppo severi. In pochi mesi erano successe tante cose, eppure erano ancora tutti lì. Più uniti di prima. E Harry aveva regalato loro una possibilità. Dovevano ancora lottare, e molto. Ma ora avevano la possibilità di cambiare le cose. Di fare sul serio la differenza.
James non aveva detto nulla. Era rimasto il silenzio, poi aveva preso Harry da parte.
“Tu come stai?” gli aveva chiesto.
“Mi sento orfano. Di nuovo” aveva risposto Harry. James aveva sospirato ed aveva abbassato la testa.
“Io lo capisco, sai?” aveva detto James, sorprendendo il figlio. “Una volta, tanto tempo fa, ho perso una persona che amavo profondamente. È una ferita che non si rimargina. Che ti porti dentro sempre.”
Aveva detto James.
“E poi?” aveva chiesto Harry.
“Poi ho conosciuto Sirius. Lui ha riempito il vuoto che aveva lasciato la morte di mio fratello.”
Harry finalmente capì.
“Perdere il mio gemello è stato tragico, un dolore inimmaginabile e insensato. Ma perdere Sirius sarebbe peggio.”
Disse James alla fine. Harry lo abbracciò.
Aveva perso Sirius ma aveva guadagnato tanto altro.
***
Tempo dopo, a Londra, una figura avanzava nel buio con il capo coperto. Arrivo alla porta e la spinse, entrando in una stanza che puzzava di chiuso e di umidità.
“Padre?”
Aveva chiesto, smarrito. L’uomo nel letto aveva sobbalzato un attimo, chiedendosi se era la febbre a dargli quell’allucinazione. Al suo capezzale c’era suo figlio Sirius, il maggiore, eppure nei tratti del suo viso c’era qualcosa di strano. Di sbagliato. Era invecchiato. Un uomo solo, triste, e provato dagli anni e dai troppi lutti.
“Sirius?”
Chiese il vecchio nel letto, richiudendo gli occhi. Chiunque fosse quell’uomo, era l’unico figlio che avrebbe visto. Ed era molto di più di quello che meritava.
“Sei venuto a salutarmi sul letto di morte?”
Continuò il vecchio. Sirius sospirò e si toccò il viso, sorprendendosi di sentirlo umido. Stava piangendo. Chissà perché poi. L’uomo nel letto non meritava la sua pietà, eppure lui era lì, e piangeva come un bambino per la morte di quel padre che aveva odiato con tutte le sue forze.
“Avrei voluto urlarti contro tutto il mio risentimento, eppure non ci riesco”.
Disse Sirius, lasciandosi cadere seduto sulla sedia rossa accanto al letto del padre.
Il vecchio sospirò. Quanto aveva sbagliato con i suoi ragazzi?
“Perchè se lo facessi, diventeresti come me. Tu però sei diverso, per te c’è ancora una speranza.”
Aggiunse l’uomo con un filo di voce. Poteva sentire le forze che lo abbandonavano.
“Addio padre.”
Mormorò Sirius, lasciando la stanza senza sentire le ultime parole del genitore.
“Addio figliolo, ho mandato via te e Regulus perchè non diventaste come me..”
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Capitolo 82 *** Epilogo ***
EPILOGO
“Credi sia finita?”
Harry si fermò un momento a pensare prima di dare una risposta. Negli ultimi mesi, e prima ancora negli ultimi anni, era cresciuto parecchio. Aveva guadagnato molte cose e ne aveva perse altre.
Aveva combattuto, riso e pianto.
Trovato l’amore della sua vita, ritrovato la sua famiglia e perso l’unica persona al mondo che gli avesse davvero fatto da padre. Nonostante questo, sapeva che la sua vita era ancora all’inizio e che davanti a lui c’erano ancora un sacco di cosa da vedere, da fare e da scoprire.
Sapeva anche che in questo percorso non sarebbe stato solo e che anche nelle difficoltà tutto sarebbe sembrato facile e persino divertente.
“Direi di si, questa volta per sempre.”
Disse alla fine Harry, sorridendo. Si, quel capitolo della sua vita era finalmente chiuso. Una volta per tutte.
“Che diremo a Silente?”
Chiese Hermione, dondolando le gambe dal pontile di legno dove era seduta. Il lago, di fronte a lei, si stagliava enorme e bellissimo. Al centro si diceva vivesse un mostro ma lei non lo aveva mai visto. Nessuno in realtà lo aveva mai visto.
“Quello che vuole sentirsi dire, che è stato imprigionato nel nulla.”
Risposte Harry, distratto. Per la prima volta da quando aveva messo piede nel castello Voldemort non era più un suo problema. Finalmente era libero, ed aveva una vita davanti per fare tutto quello che aveva sempre voluto.
“Può tornare?”
Chiese Ron, preoccupato dalla risposta dell’amico. Harry alzò le spalle e lanciò un sasso nel lago.
“Solo se fosse sinceramente pentito per tutte le colpe che ha commesso.”
Disse il moro. Neville scoppiò a ridere.
“Allora è praticamente spacciato.”
Esclamò il ragazzo.
“Anche noi, settimana prossima ci sono gli esami…”
Sbuffò Ginny, dando un’occhiataccia ai libri che sbucavano dalla borsa.
Un caffè con l'autrice
Se siete arrivati a leggere fino a qui allora vi meritate un piccolo spoiler sull'ultimo capitolo di questa lunga storia. Vi anticipo solo il titolo: 19 anni dopo :-)
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Capitolo 83 *** 14 anni dopo ***
14 ANNI DOPO
La mattina del 1 settembre del 1991 Harry camminava e testa bassa, pensieroso. Londra era bella come sempre. Dopo la disfatta del Signore Oscuro la pace era tornata nel mondo dei maghi, eppure non vi era giorno che la sua mente non tornasse a quello che avevano perso.
Quella mattina la sua primogenita, Molly, andava a Hogwarts per la prima volta. Avrebbe iniziato l’anno scolastico insieme a Charlie, la figlia di Ron ed Hermione ed ai gemelli di Sirius, due ragazzi scalmanati ed identici, biondissimi come la madre ma con gli stessi grigi di Sirius. Merry, la figlia di Neville, e Erin, la figlia di Frank e Alice, le avrebbero trovate al castello dove l’uomo insegnava Erbologia. Insieme a loro c’era anche Rose, la più grande delle figlie di Lily e James.
Ogni volta che guardava sua sorella Harry non riusciva a fare a meno di vedere se stesso. Il suo alter ego. Era nata i primi di agosto del 1980, pochi giorni appena più tardi di quando era nato lui. La sua vita, tuttavia, era stata molto diversa dalla sua. Harry non era mai stati geloso, ne avrebbe cambiato nulla della sua vita, eppure mentre camminava verso la stazione non poteva fare a meno di ripensare a quel giorno di tanti anni prima, vicino nel tempo eppure lontano nella sua memoria, in cui era stato in quello stesso posto assieme ad Hagrid. Spaventato, spaesato, solo. Aveva appena scoperto di essere un mago ma ancora non aveva idea di quale fosse il suo posto nel mondo. Ne sapeva che di li a poco avrebbe incontrato quelli che sarebbero diventati i suoi migliori amici nonché compagni di vita. Aveva attraversato il tempo e lo spazio, e loro erano rimasti sempre e comunque al suo fianco.
“Smettila Rose, vediamo cosa dice papà.” sbuffò Freddie il più piccolo di casa, tirando la manica della giacca del padre.
“Dimmi, tesoro.” chiese Harry, concentrandosi sui due figli che lo fissavano curiosi in attesa di una risposta.
“Posso accompagnare Molly e Rose sul treno? Lily ha detto che Lizzie ci può andare” chiese ancora il piccolo, indicando una bambina dai capelli rossi. Harry sorrise, fissando la sorella più piccola e annuì. Molly sbuffò, esasperata dalla costante presenza del fratello.
“Fate veloci, e ricordatevi di scendere prima della partenza.” aggiunse Ginny mentre i piccoli correvano via. Harry si avvicinò e cinse con una mano la vita della moglie.
“È agitato oggi.” esclamò sorpreso, mentre la rossa annuiva.
“Non vede l’ora di nascere.” sospirò Ron mentre Hermione dava le ultime raccomandazioni alla figlia e allo stesso tempo faceva in modo che il piccolo George non finisse per mettersi nei guai.
“Ci siamo proprio tutti.” esclamò Regulus, avvicinandosi al gruppo spingendo un passeggino.
“Che ci fai tu qui’” chiese Sirius, guardando perplesso il nipote. “Direi che per il piccolo Zack è presto.”
“Non ha voluto sentire ragioni, voleva salutare i cugini.” spiegò il moro, indicando un imbronciato quattrenne che fissava il padre in cagnesco con le braccia incrociate.
“Che gli prende? Perché è arrabbiato?” chiese Tayler, mentre alle spalle compariva il gemello Noah.
“Non sono arrabbiato!” sbuffò il piccolo, guardando male i due cugini.
“È triste perché non rivedrà i cugini fino a Natale.” spiegò Regulus.
“Non è vero!” urlò Zack, diventando improvvisamente rosso.
“Non c’è niente di male a essere triste perché una persona a cui vuoi bene parte. Ma vedrai che il tempo volerà e che presto saremo di nuovo tutti insieme.” disse Lily, cercando di consolare il piccolo.
“Grazie zia.” rispose il bimbo, tornando sorridente.
“E poi ti rimane sempre Julius.” aggiunse Noah, indicando un ragazzo dai capelli neri che avanzava accanto al padre, Severus Piton.
“Beh, ci siamo proprio tutti pare. Chissà se…” iniziò James, guardandosi intorno alla ricerca di qualcuno.
“Chi cerchi?” chiese Sirius, curioso.
“Nessuno, è una storia lunga.” rispose James, ripensando alla bambina che tanti anni prima gli aveva salvato la vita. Ogni tanto ripensava alla piccola Merry e si chiedeva se alla fine si fosse rivelata una strega oppure no.
Un fischio mise fine a quelle chiacchiere e riportò il gruppo alla realtà. Era tempo dei saluti, il treno non avrebbe aspettato oltre.
Guardando la figlia allontanarsi Harry per la prima volta si sentì adulto, grande.
“Andiamo a bere qualcosa prima di tornare al lavoro?” propose Sirius, mentre gli altri annuivano.
Mentre si incamminavano verso l’uscita Harry vide con la coda dell’occhio un’ombra che li seguiva. Si bloccò ed anche l’ombra lo fece. Curioso diede una seconda occhiata e quello che vide gli fece saltare il cuore in gola. Dietro di lui c’era un vecchio cane con il pelo brizzolato che lo fissava con un fare un po’ troppo umano. Harry lo fisso meglio e questo gli strizzò l’occhio. Harry sorrise e si avvicinò, lasciando andare avanti il resto del gruppo.
Voltò l’angolo e si trovò di fronte il proprio padrino. Invecchiato, provato dagli anni ma con lo stesso sguardo di sempre.
“Hai avuto una bella vita figliolo?” chiese Sirius, scegliendo con cura le parole.
Harry non rispose subito. Fissò a lungo l’uomo che gli stava davanti, quasi volesse studiare il suo volto prima di buttarglisi al collo. Il loro abbraccio durò a lungo. Proprio come quando era un ragazzino e i due si rivedevano dopo un’eterna estate passata con gli zii.
“Mi sei mancato da morire, cagnaccio.” dice alla fine Harry.
“Ma guardati sei un uomo adesso.” mormorò Sirius, emozionato.
***
“Guarda chi si rivede..” iniziò ironica Ginny, alzando gli occhi al cielo. “Mai due righe in tutti questi anni, ed ora eccolo qui.” sbuffò la rossa.
“Dovremmo andare a salutarlo?” chiede Ron, fissando Hermione. La riccia scosse la testa.
“No, lasciamoli soli.” disse, sicura.
“Si, ma perché dopo tutto questo tempo?” ribatté Ron, seccato.
“Il figliol prodigo è tornato all’ovile?” chiese Regulus.
“Cosa?” chiese James, cadendo dalle nuvole.
“State parlando di Sirius..” disse Regulus, fissando l’angolo oltre il quale era sparito Harry.
“E tu come lo sai?” chiese Ginny, fissando il ragazzo.
“Ho visto quel vecchio cane che ci seguiva prima. Riconoscerei mio fratello ovunque.” sbuffò Regulus, mentre Harry ricompariva alle loro spalle. solo.
“Beh, che fine ha fatto?” chiese Lily, curiosa.
“Chi?” chiese Harry, senza incrociare lo sguardo della madre.
“Sirius, chi senno.” sbuffò Ron.
“Non so di cosa stiate parlando”. Rispose Harry, sorridendo.
Dopo tutti quegli anni e quelle lotte, finalmente era felice.
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