Oakland High School

di Good_Riddance
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** INTRODUZIONE ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** INTRODUZIONE ***


INTRODUZIONE
 
Prima di iniziare la storia penso sia necessario presentarmi, sono Natasha ho sedici anni e fino a poco fa vivevo in Italia a Napoli. Mi sono trasferita da due giorni a Oakland per via del lavoro dei miei genitori, una famiglia felice insomma. Sono figlia unica, mi piace tanto viaggiare e ascoltare musica ma vorrei anche imparare a suonare la chitarra, per qualche strano motivo non mi sono mai scomodata a chiederlo ai miei.
Certo adesso che mi trovo qui devo sforzarmi di parlare l’inglese nel migliore dei modi ma non ho alcun problema, mi sono sempre piaciute le lingue e ‘Inglese’ è la mia materia preferita.
 
L’arrivo non è stato dei migliori, pioveva (ed è plausibile siamo nel mese di settembre), io e la mia famiglia siamo rimasti bloccati in aeroporto. Acqua, vento, tuoni e fulmini. Gli ombrelli erano in valigia ma era impossibile uscire lì fuori anche con l’ombrello avremmo rischiato comunque di farci un bagno quindi abbiamo deciso di attendere una mezz’oretta e il mal tempo si placò.
 
"La mia nuova casa! Quant’è bella!" (Quel pensiero fluttuò per tutto il tempo). Era a due piani con il prato all’inglese e un enorme garage che affacciava sulla strada. Niente male! A Napoli avevamo un appartamento che affacciava su piazza Plebiscito, certo non era un buco ma tre persone ci stavano bene. A scuola sono sempre andata bene ma nessuno mi parlava perché sono la solita “alternativa” e bla bla bla, che mi importa di quello che pensano gli altri di me?
Come si dice di questi tempi Carry on!
 
La mattina seguente mio padre mi avrebbe accompagnata a scuola, si chiamava: “Oakland High School”. Presi un brochure nell’ufficio del preside (quando i miei mi portarono per l’iscrizione), notai che c’erano davvero tante materie e molti progetti tra i quali alcuni extra-pomeridiani, c’era: balletto, musica, teatro, robotica, il club degli scacchi, gli skaters, il giornalino e tanti altri. Insomma la solita scuola americana!
 
Il preside era simpatico e non il solito scorbutico, severo e tedesco anzi! Era molto accogliente e ispirava tranquillità quindi l’unica mia convinzione era che mi sarei di sicuro trovata bene.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Mi svegliai con un unico pensiero: “La mia vita ricomincia e sarà tutto perfetto”.
Ero spensierata, scesi a fare colazione e a quanto pare i miei genitori erano più entusiasti di me, facevano progetti su progetti e non li avevo mai visti così felici, forse trasferirci a Oakland è stata la cosa migliore che potesse mai capitare.
Indossavo una maglietta color corallo a maniche corte con degli strappi,  un teschio applicato sulla parte sinistra del petto e su quest’ultimo c’erano delle catene appese, un pantalone nero con le borchie ai lati, converse e un po’ di matita, lucidalabbra ed eyeliner completarono il tocco.
Non volevo esagerare nel modo di vestirmi, non volevo essere troppo “vistosa” come primo giorno vorrei passare in osservato e abituarmi al nuovo ambiente. Presi un braccialetto di cuoio, l’orologio da polso e lasciai i capelli morbidi sulle spalle. Prima di partire me li ero fatti tingere di blu (il mio colore preferito), borsa con la bandiera dell’Inghilterra e via! Mio padre mi accompagnò.
“Allora, mi raccomando non fare casini” disse sorridendo
“Papà mi conosci al massimo farò conoscenza con qualche secchione in mensa per cercare un posto dove sedermi” replicai con un sorriso
“Non ti sono mai piaciuti i perfettini”
“Lo so ma mi devo adattare” risposi ridendo.
Mi diede un bacio sulla guancia e varcai il cancello.
Il cortile era davvero bello: gruppi di ragazzi che scherzavano, chi parcheggiava in vista per far vedere l’auto nuova, i gruppetti di ragazze ‘trendy’, skaters. Mi saltarono all’occhio gli skaters.
Uno cadde e lo skateboard scivolò verso di me e io come una tonta senza accorgermene ci misi il piede sopra scivolando all’indietro.
Ridevano. Tutti. Mi prendevano in giro.
“Che figura! Brava Natasha! Il primo giorno di scuola e non è neanche cominciata la giornata, o forse si. Ma non doveva andare così”, quel pensiero frullò in testa per tutta la mattinata.
Mi alzai ed entrai senza curarmi della gente lì fuori. 
Il mio armadietto era il numero 18. Ci misi dentro la borsa e presi i libri della prima ora. “Spagnolo alla prima ora, perché no!?” esclamai tra me e me.
Entrai in classe e decisi di sedermi in prima fila, giusto per seguire meglio, d'altronde ero quella nuova! La campanella suonò e l’insegnante entrò entusiasta in classe. Posò il registro sulla cattedra, si accomodò e iniziò a fare l’appello. Natasha Castro. Ero la terza dell’appello il primo era Armstrong. Mi voltai e.. no! Non ci credevo! Joey il figlio di Billie Joe Armstrong era in classe con me. Era seduto in terza fila con altri tre ragazzi. Sghignazzavano e ridevano sotto i baffi quando l’insegnante li riprese: “Smettetela altrimenti vado a chiamare i vostri genitori”
“Mio padre è in tour!” esclamò il ragazzo
“E perché non sei andato con lui?” chiese l’insegnante
“Perché mia madre mi costringe a venire a scuola! La fate facile voi!”
“Armstrong ultimamente non fai altro che avere la risposta pronta! Quando tuo padre torna lo mando a chiamare”
“Ci vediamo l’anno prossimo allora!” il suo gruppetto iniziò a ridere insieme al resto della classe, quando la prof riprese la parola: “Si hai ragione, l’anno prossimo! Mi farà piacere riaverti nuovamente in questa classe”, la classe tacque.
“Lei è la signorina Castro vero? La ragazza nuova?”
“Si sono io” dissi accentuando un sorriso
“Bene, spero che ti trovi bene in questa classe, Joey penso che lo conosci”
“Si, i Green day sono la mia band preferita!”
“Che cara” disse il ragazzo imitando la sua voce, e il gruppetto rise nuovamente
“Tu non fai altro che rispondere vero?” dissi girandomi verso la sua posizione
“Ah vedo che impari in fretta, brava ragazza!” disse con un’espressione allegra
“Presentati” esclamò l’insegnante con il sorriso stampato in faccia
“Allora mi chiamo Natasha Castro, sono Italiana, vengo da Napoli e.. non c’è quasi niente da dire su di me le cose che mi piacciono sono: scrivere testi e poesie, ascoltare la musica, danzare, viaggiare e parlare le lingue straniere”
“Insomma una brava ragazza e ascoltami, oltre ai Green day quali altre band ti piacciono? O meglio che genere di musica ascolti?” chiese nuovamente la prof
“Beh mi piace il punk rock e tutti i sotto generi del rock, non vado d’accordo con l’house e il rap, una band oltre ai Green day è quella dei Sex Pistols, poi.. i Nirvana, Ramones insomma.. può immaginare il resto”
“Ma io adoro quella ragazza” disse Joey sbalordito
“Armstrong fai silenzio”
“Scusi” rispose ridendo
“Va bene spero che tu sia ben accolta in questa scuola, hai mai studiato spagnolo?”
“No, a dire il vero dovevo iniziare quest’anno in Italia ma.. so che qui in America iniziate già dal primo anno” dissi imbarazzata
“Si, ti sei persa il programma dei primi due anni ma da quello che hai detto e da quello che leggo sul tuo curriculum hai buone capacità e non dovresti avere difficoltà”
“Lo spero, mi impegnerò”
“Senti prima hai detto che ti piace danzare, potresti approfondire questa cosa?” chiese la prof con aria interessata
“Oh a dire il vero ho iniziato danza classica quando avevo sette anni e mezzo, con questo dovrebbero essere nove anni in tutto e.. ho partecipato a gare nazionali ho vinto i primi premi poi ogni estate mi capita di fare almeno tre o quattro spettacoli e durante l’anno partecipo a stage, concorsi e rassegne nei teatri”
“Insomma ti piacerebbe farne un mestiere?”
“Si a dire il vero io vorrei diventare anche una scrittrice visto che mi piace tanto scrivere”
“Potresti partecipare al giornalino della scuola, però è strano ti piace il punk rock e allo stesso tempo sei una ballerina di danza classica?”
“Si, fa parte del mio carattere contraddittorio a dire il vero mi piacerebbe anche imparare a suonare qualche strumento ma.. non l’ho mai  chiesto ai miei genitori”
“E come mai?”
“Non lo so, c’è qualcosa che mi blocca”
“Va bene, concluso questo vediamo.. chi dovevo interrogare oggi? Ah Joey proprio tu allora vieni alla lavagna”
“Prof a dire il vero ieri ho avuto da fare e  non ho potuto studiare, posso venire volontario la prossima volta?” disse preoccupato
“Anche tuo fratello mi ha detto la stessa cosa ieri, so che siete impegnati con le vostre famiglie e capisco la situazione ma dovete trovare il modo per incastrare tutto quello che fate”
“Si ma ieri c’è stata un’emergenza e tutto all’improvviso quindi non ho avuto proprio modo per rimediare, posso venire la prossima volta?” chiese nuovamente
“Va bene stavolta passi, ma se non sei preparato la prossima volta ti becchi il due”
“Va bene”.
La lezione di spagnolo fu davvero pesante, non vedevo l’ora di uscire da quella classe. L’ora non passava e ogni tanto perdevo il discorso dell’insegnante, certo era difficile seguire parlava così perfettamente lo spagnolo e l’inglese che io mi perdevo e cercavo sempre di tradurre in italiano, o forse in quel momento era una lingua da dimenticare.
Dopo le lezioni arrivò l’ora del pranzo, in mensa il cibo era davvero strano ma non potevo rimanere a stomaco vuoto quindi presi un hamburger e un’insalatina, da bere dell’acqua.
Vidi Joey sedersi con i tre che stavano in classe con noi e non volevo disturbarli. Sedetti da sola (almeno per quel giorno) e i ragazzi di quel posto mi squadravano da testa a piedi quasi come per cogliere la mia personalità. Si fermavano solo all’aspetto esteriore e iniziarono a chiamarmi “The Rock”.
“Ma bravi così si tratta quella nuova?” risuonò nella mia mente con rabbia
Alla fine della giornata notai che l’armadietto di Joey era proprio di fronte al mio, si girò e mi guardò attaccare una foto dei Green day così gli scappò una risatina: “Scusa?” gli chiesi girandomi
“No nulla, è solo che la tua è una fissa, comunque prima lo skateboard era il mio, scusa se non ho preso le tue parti in cortile, comunque non sembra che ti sei fatta male o sbaglio?”
“No, non mi sono fatta niente e.. si la band di tuo padre per me è una fissa” risposi sorridendo
“Sei simpatica, ho visto che a mensa ti sei seduta da sola, se vuoi domani puoi sedere con me e i miei amici insomma.. sei nuova e non conosci nessuno e visto che ti piacciono i Green day” lasciò la frase in sospeso
“Si, ti ringrazio sei gentile”
“Shh non dirlo a nessuno potresti rovinarmi la reputazione” disse ridendo
“Devo andare, ci si vede ciao Joey!”
“Ciao Natasha”.
Non riuscivo a crederci, la giornata non andò male anzi, andava di bene in meglio!
“Ciao papà”
“Com’è andata?” chiese con un sorriso enorme
“E’ stata dura ma alla fine c’è l’ho fatta, sono caduta appena entrata in cortile e là hanno iniziato a prendermi in giro ma niente di che capita a tutti di cadere” risposi ridendo
“Ti avevo detto di non fare guai”
“Sapessi.. c’è una novità!”
“Di che si tratta tesoro?”
“Joey il figlio di Billie Joe Armstrong il leader dei green day è in classe con me”
“Ah, ma guarda un po’! L’hai conosciuto? Com’è? E’ un bravo ragazzo?”
“Papà calmati! Si è un bravo ragazzo a mensa mi sono seduta da sola e poco fa mi ha chiesto se domani..” mi anticipò
“Ha chiesto di sedere con te?”
“Si” conclusi con tono sicuro
“Non si è innamorato vero? Lo devo conoscere prima io!”
“Ma papà cosa stai dicendo? Non ci conosciamo neanche e poi a me non interessa essere la sua ragazza, amica o migliore amica al massimo!”
“Ah ecco pensavo…”
“Cosa papà?”
“Nulla, sono geloso della mia stella”
“Ho sedici anni potresti piantarla con questi nomi?”
“Anche a novanta anni sarai la mia piccolina”
“Ok… a te com’è andata?”
“Bene, il capo mi ha fatto anche i complimenti per il lavoro ben svolto”
“Ah ti ha messo la lode quando a fine giornata gli hai consegnato i compiti?”
“Spiritosa, non vedo l’ora di sapere com’è andata a tua madre e.. ti abbiamo sistemato la stanza”
“Non è rosa e con i conigli vero?” dissi sbuffando mentre aprivo il finestrino
“No, abbiamo appeso i simboli delle band che più ti piacciono, poi c’è un mobiletto con tanti cd dentro e uno stereo con due casse”
“Ma io vi adoro!”
Tornai a casa e cercai di fare i compiti assegnati, guardai l’orario del giorno dopo e rimasi tutto il pomeriggio a sistemarmi nella mia nuova stanza. Era stupenda, simboli delle band da ogni parte, musica e musica. Una mensola con i miei libri preferiti e un pc portabile su una grande scrivania.
Insomma la giornata era andata a meraviglia, a cena decisi di parlare con i miei dei progetti pomeridiani, ne parlammo ed era deciso. Balletto e giornalino scolastico.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Il giorno successivo a scuola arrivai leggermente in ritardo e iniziavo a tartassarmi la mente con pensieri del tipo: “E se l’insegnante mi sgrida? Sono quella nuova non dovrei fare figure di questo genere, ma può capitare a tutti in fondo non è nulla di grave, Natasha smettila di pensare e fila subito in classe”.
Entrai in classe e Joey mi salutò con entusiasmo: “Hei Natasha!”
“Ciao!”
A prima ora avevamo matematica, se non la capivo in italiano figuriamoci in inglese!
Che tragedia, non riuscivo ad abituarmi. Riuscivo solo a tenere una conversazione a seguire per un po’ e poi perdevo subito la concentrazione, alla fine a scuola sono sempre andata bene quindi bastava sforzarsi un po’ di più, fare pratica e il gioco è fatto!
Ma non era così. Capivo benissimo gli inglesi ma gli americani li perdevo.
A fine lezione, mi recai nuovamente all’armadietto per prendere i libri di italiano. Non sapevo che anche qui lo studiassero, finalmente una materia dove posso “riposarmi”. Joey mi venne vicino:
“Allora… adesso abbiamo italiano”
“Si, vedo. Finalmente una materia dove non devo tradurre, mi trovo maluccio con francese e spagnolo insomma devo tradurre due lingue per fare una versione in italiano, perdo il filo del discorso non so come fare”
“Non è facile è vero, ma se vuoi posso aiutarti così tu mi aiuti con italiano”
“Va bene, abbiamo un accordo” ci stringemmo la mano.
A quanto pare l’insegnante di italiano era impaziente di conoscermi, i colleghi le avevano detto che la ragazza nuova proveniva dall’Italia, così quando entrò mi puntò e finalmente iniziammo un discorso in italiano.
La classe non seguiva, cercava di stare al passo ma guardavano nel vuoto.
“Ragazzi se avete difficoltà non esitate a chiedere aiuto a Natasha, come nuova compagna di classe penso che sia felice di aiutarvi, così non si sentirà esclusa dal ‘gruppo classe’ ”, i ragazzi in aula annuirono.
Ora di pranzo, mi avvicinai a Joey:
“Ciao, scusate posso sedermi con voi?” chiesi imbarazzata
“Certo!” rispose Joey mentre si versava dell’acqua, il ragazzo riprese la parola “Allora lui è Travis, l’altro Cole mentre lui è Max”
“Piacere” disse Max stringendole la mano
“Hei” riprese Cole
“Sei timida o sbaglio?” chiese Travis
“Un pochino”
“Non devi esserlo stai tranquilla” riprese Joey
“Allora va bene” dissi sorridendo a testa bassa.
Dopo il pranzo andai a prendere i libri di letteratura e poco prima di entrare in classe Joey mi fermò:
“Natasha scusa”
“Dimmi” affermai interessata
“Senti visto che abbiamo fatto l’accordo insomma tu mi aiuti con l’Italiano e io con il resto, sai quando possiamo vederci?”
“Possiamo anche andare nella biblioteca della scuola”
“Si ma.. non mi piace come posto” disse mettendosi le mani in tasca
“Ah capisco.. io non so davvero decidi tu per me è uguale tanto non ho nulla da fare”
“Ah perfetto.. e.. oggi pomeriggio sei libera quindi?”
“Si, dove ci vediamo?”
“Eh… è questo il dilemma insomma ti conosco da poco e scommetto che a casa tua vi state sistemando ancora”
“Si è così ma.. io a casa tua insomma… non mi pare il caso”, rise e annuì “Non so è una situazione un po’ imbarazzante”
“Comunque penso che ai miei non disturberà il fatto che un compagno di classe venga a studiare a casa insomma alla fine passiamo solo il pomeriggio sui libri non è niente di che”
“Oh, hai ragione, passo per le quattro va bene?” chiese strappando un pezzo di carta dal quaderno
“Va benissimo”
“Ecco scrivimi il tuo indirizzo” disse porgendomi il pezzo di carta strappato e una penna
“Ti ho scritto anche il numero del cellulare”
“Ah perfetto”.
Tornai a casa e visto che mio padre andò subito a lavoro ne parlai con mia madre: “Mamma hai cinque minuti?”
“Certo, che devi dirmi?”
“Hai presente i green day?”
“Va bene Natasha so che siamo a Oakland ma smettila di fissarti”
“Il figlio di Billie è in classe con me e per le quattro passa qui così studiamo insieme, io lo aiuto con italiano e lui con le altre materie”
“Ah, e perché non l’hai detto subito? Comunque io tra mezz’ora vado a lavoro e torno alle otto insieme a tuo padre quindi sarete soli”
“Va bene”
“Mi raccomando”
“Sei peggio di papà!”, mia madre rise e mi abbracciò, poi tornò a pulire la cucina.
Erano le quattro e Joey ancora non arrivava, decisi di affacciarmi alla finestra della mia stanza (era sulla strada) e vidi un MBW nero accostare, sapevo che era l’auto di Billie così il cuore iniziò a battermi forte, che cosa assurda, è una situazione insolita.
“Va bene poi ti chiamo ciao papà!” disse scendendo dall’auto
“A dopo!”. Quant’era bella la voce di Billie?
Chiamai Joey dalla finestra
“Joey!”
“Ciao!” rispose lui con un sorriso
“Vengo ad aprirti!”
Scesi le scale in fretta e furia e andai ad aprire, “Allora come va?” mi chiese
“Tutto bene”
“Dove posso sistemarmi”
“Se non ti spiace, in camera mia”
“Ah d’accordo” disse grattandosi il mento
Aprì la porta della stanza e feci entrare prima lui
“Mio Dio, quant’è bella! Tutti questi simboli sono un qualcosa che.. non so”
“Sapevo che ti sarebbe piaciuta, ho visto che ti ha accompagnato tuo padre” dissi prendendo i libri
“Eh già, a proposito ti ringrazia per l’aiuto che mi stai dando”
“Ah quindi gli hai parlato di me” arrossì come un peperone prima di dirlo
“Si beh gli dovevo dire dove andavo e perché”
“Giusto”, risi
“Fammi vedere quei cd, Nirvana, Sex Pistols, The Clash, The exploited, The who, The Doors, All time low, Green day, wow sei ben informata in fatto di musica” disse sbalordito
“Sai com’è.. mi hanno cresciuta con questa musica, ricordo quando papa mi portava all’asilo metteva i Rolling Stones mentre dopo pranzo mi faceva ascoltare i Pink Floyd”
“Tuo padre è da stimare, comunque adesso iniziamo che la cosa è lunga, quando abbiamo finito chiamo papà, ha detto che mi viene a prendere lui il che è strano non vorrei farlo scomodare ma va bene così”
“Ci sono cresciuta con i green day se non fosse stato per loro chissà dove sarei”
“è questa la cosa bella di una band, la musica in un certo senso ti salva”
“Che strumento suoni?” gli chiesi mentre ci sedavamo
“La batteria, tu nulla?”
“Vorrei imparare a suonare la chitarra ma.. non riesco a capire che cos’è questo blocco che mi impedisce di dirlo ai miei”
“Non ci hai mai provato a chiederglielo?”
“No, e comunque sia.. la scuola, il giornalino, la danza sono già impegnata”
“E io che devo dire? O meglio io e mio fratello”
“Hai ragione non dovrei lamentarmi”
“No tranquilla, comunque se fossi in te ci proverei a chiederlo ai tuoi, non si sa mai, magari sei un prodigio e sai suonarla bene”
“So che è difficile, mio cugino la suonava”
“Ah quindi più o meno hai un quadro generale”
“Si, all’incirca”.
Passammo il pomeriggio a studiare, scendemmo in salotto e chiamò il padre: “Papà io ho finito se vuoi venirmi a prendere, come sarebbe a dire me la faccio a piedi? Ah ecco pensavo, va bene salutami Mike e Frank”
“Beato te” dissi ridendo
“Li vuoi conoscere? Chiedo a mio padre se vuoi”
“Ehm non lo so farei scena muta insomma già sono in ansia a parlare con te figuriamoci con loro”
“Ma stai tranquilla, se vuoi qualche giorno, anche adesso se vuoi tanto deve venire qua”
“Va bene ma reggimi”
“Non succederà nulla” rispose ridendo.
Dopo un po’ gli squillò il cellulare, Billie era parcheggiato allo stesso punto.
“Vieni dai non ti mangia mica!”
“Va bene fammi prendere fiato però”. Il mio sogno stava per realizzarsi, finalmente potevo conoscere di persona Billie Joe Armstrong.
“Papà lei è Natasha!”
“Hey ciao, come va?”
“B-b-b-bene”
“Balbetta normalmente o è nervosa?” quando lo disse arrossì
“è nervosa” rispose Joey alzando le spalle
“Non essere nervosa, sono solo Billie Joe Armstrong”
“E per te è facile  non è vero?”, scoppiarono a ridere e poi riprese la parola “Ti ringrazio, insomma qualsiasi ragazza si sarebbe avvicinata per interesse ma mi ha parlato di te (disse indicando il figlio) e da quello che mi ha detto deduco che sei una brava ragazza”
“Ah mi fa piacere che pensi questo di me, lo aiuto volentieri insomma ogni tanto mi perdo ancora qualche parola quando tengo una conversazione”
“Vedrai che ti abituerai, grazie ancora, arrivederci!” disse sorridendo
“Ciao!”.
Avevo appena parlato con  Billie, non riuscivo a crederci certo potevo calmarmi e mantenere il controllo ma in quel momento non riuscivo a pensare cose sensate.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Il giorno dopo a scuola andò tutto a meraviglia, mi stavo abituando e non avevo mai passato un periodo così tranquillo.
All’uscita da scuola Joey mi venne vicino con il suo gruppetto:
“Hei Natasha senti noi oggi pomeriggio verso le sei andiamo con gli skateboard, ti piacerebbe venire?” chiese Armstrong
“Si ma.. io non ho uno skateboard” risposi
“Non ti preoccupare, ci farebbe piacere se tu venissi con noi” riprese
“Va bene, dove vi incontrate? chiesi
“Dietro la scuola c’è una struttura apposta”
“Va bene allora alle sei”
“Ciao!” salutarono i ragazzi.
Tornai a casa raccontai ai miei genitori che mi stavo frequentando con Joey, a scuola andava tutto bene e che pian piano stavo acquisendo più sicurezza.
Finì di studiare per le cinque e mezza, arrivai lì puntuale e infatti Joey quando mi vide disse: “   Hai spaccato i minuti sei arrivata all’ultimo secondo”
“Stavo finendo di studiare”
“Avevamo i compiti?” chiese Cole
“Si, ecco perché ti avevo inviato quel messaggio” rispose Joey
“Anh..” e abbassò la testa.
Sedetti su una panchina vicino alla struttura, rimasi lì fino alle otto e mezza quando i ragazzi ebbero finito si divisero e io rimasi con Joey, per un tratto facevamo la stessa strada quindi avevo del tempo per parlare con lui.
“Una volta chiesi ai miei genitori uno skateboard”
“E che hanno risposto?” disse asciugandosi il sudore sulla fronte
“Che è troppo pericoloso, potrei cadere male e bla bla bla, comunque siete davvero bravi”, rise e riprese la parola
“Grazie, se vuoi posso insegnarti, comunque ho detto a papà il fatto che non hai mai chiesto ai tuoi uno strumento musicale”
“E che ha detto?”
“Ha detto che ci devi provare magari dicono di si e non lo sai”
“Si ma.. a sedici anni è tardi”
“Non è vero, se ti ci metti con la testa, fai pratica e lo fai perché ti piace, non è mai troppo tardi”
“Si ma.. ho paura di non essere capace insomma a scuola devi già saper suonare quindi i corsi non li posso seguire” dissi amareggiata
“Potresti comunque imparare da autodidatta”
“Si, hai ragione tanto alla fine lo faccio per me non per farmi dire brava da qualcuno. Adesso a cena ne parlo con mamma e papà”
“Brava”
“Senti.. tu a scuola non fai nessun progetto vero?”
“No, ho già i miei impegni. Ah a proposito non so se domani vengo a scuola”
“Perché?”
“Devo fare una cosa con la mia famiglia quindi… ma comunque penso che verrò è più si che no, ma non si sa mai”
“Capisco… ma adesso che ci penso non avevi detto alla prof di spagnolo che tuo padre è in tour?”
Si fermò e rise, “lo faccio sempre tanto non ci verrà mai a scuola a parlare con qualche docente insomma stiamo parlando di Billie Joe Armstrong, e poi se mio padre si presenta a scuola lo assalgono”
“Io credevo che sia tu che tuo fratello avevate un insegnante privato, scusa e come fate quando ci sono i colloqui o la consegna della pagella?”
“Si chiudono in ufficio con il coordinatore di classe e il preside, comunque per quanto riguarda l’insegnante privato all’inizio ci stavamo pensando ma alla fine siamo persone normali insomma anche se sono figlio di qualche personaggio famoso permetti che ho il diritto di vivere una vita normale come tutti i ragazzi della mia età”
“Hai ragione, chissà perché pensano che le persone famose sono diverse da quelle normali”
“Solo perché hanno visibilità altrimenti, all’inizio pensavano anche che io avessi un trattamento speciale, non sai quanto mi sono innervosito quando me l’hanno detto”
“Hai ragione anche io avrei fatto la stessa cosa”
“Ok, senti io vado dillà, se vengo domani ci vediamo a scuola”
“Va bene ciao, e grazie dell’invito”
“Di nulla, ciao!”.
A cena parlai con i miei genitori:
“Mamma papà posso chiedervi una cosa?”
“L’hai già fatto” rispose mio padre
“E dai  è una cosa seria”
“Non ci girare attorno” disse mia madre
“Vorrei imparare a suonare la chitarra, è già da un po’ che ci sto pensando, avevo un blocco e non riuscivo a chiedervelo, ma adesso mi son decisa e quindi… ve l’ho chiesto…”
“E come mai non c’è ne hai parlato prima?” chiese mia madre
“Non so forse avevo paura che andasse a finire come la faccenda dello skateboard” risposi spaventata
“Sai che non te ne faremo mai uno, sono pericolosi e tu sei un’artista ci lavori con il corpo e non puoi permetterti di rischiare. Comunque sei già troppo impegnata insomma la scuola, danza, il corso del giornalino e adesso anche la chitarra? C’è la farai ad organizzarti?” chiese mio padre
“Si papà altrimenti non ve lo chiedevo, ci ho pensato bene anzi troppo bene visto che sono anni che ho questa cosa in mente”
“Va bene domani ti accompagniamo al negozio di musica e scegliamo una chitarra”
“Vi ringrazio!” dissi abbracciandoli.
Il giorno seguente rimasi a scuola tutto il pomeriggio, le lezioni iniziavano alle 08.00 e finivano alle 15.00, il giornalino dalle 15.10 alle 16.10 mentre balletto dalle 16.20 alle 17.20.
Tornavo a casa già stanca e finivo di studiare tardi, la notte passava in fretta e non avevo più voglia di alzarmi. Passò una settimana e non ebbi il tempo di andare a comprare la chitarra, quando finalmente un sabato pomeriggio mi recai al negozio di musica con i miei genitori.
Per un attimo nella mia mente suonò la canzone ‘Welcome to paradise’ c’era di tutto ed era enorme.
Mi mancava il respiro. Mike era lì che stava comprando un basso, si voltò e notò che ero una fan:
“Ciao” mi disse sorridendo
“Mike, tu sei il bassista dei green day oh mio Dio non ci credo”
“In carne e ossa, allora anche tu suoni?”
“A dire il vero sono qui per comprare la mia prima chitarra”
“Ah capisco,  hai un accento diverso”
“Sono italiana, non vorrei annoiarti con le mie chiacchiere ma.. sono in classe con Joey”
“Il figlio di Billie?”
“Si proprio lui”
“Mi fa piacere, è un bravo ragazzo non è vero?”
“Si, è davvero un bravo ragazzo”
“Da quando sei a Oakland?”
“Sono due settimane”
“Capisco, beh mi fa piacere non sapevo che eri in classe con Joey”, risi e annuì “Senti Mike… se non ti disturbo, potresti farmi un autografo?” chiesi elettrizzata
“Certamente, vuoi anche una foto?”
“E me lo chiedi anche!?” dissi con un grande sorriso.
I miei genitori guardarono la scena, Mike uscì dal negozio con il basso nuovo e salutò tutti i presenti.
“Chi era?” chiese mio padre
“Papà era il bassista dei Green day”
“Mi era familiare, chissà perché” disse mia madre
“Forse perché la mia stanza è tappezzata con le loro foto” dissi ridendo
“Buonasera, posso esservi utile?” chiese un commesso
“Si, nostra figlia vorrebbe imparare a suonare la chitarra”
“Quanti anni ha?”
“Sedici” disse mia madre
“Perfetto, direi che dovrebbe iniziare con la classica, poi l’acustica e infine la chitarra elettrica”
“Io e mia moglie non ci intendiamo di queste cose insomma è la prima volta che entriamo in un negozio di strumenti musicali”
“Va bene, posso portare solo vostra figlia dove abbiamo esposto le chitarre o vi infastidisce? Magari riesco a capire quale vuole senza distrazioni”
“Oh faccia pure” rispose mia madre
“Perfetto, che genere di musica ti piace?”
“Il rock e il punk rock sono i due generi che più mi attraggono”
“Capisco.. guarda questa è una chitarra classica, questa è acustica e quest’altra è elettrica, a te quale piace?”
“Quella acustica, mi piace il legno”
“Si, però guarda c’è anche questa”
“Mi piace di più quell’altra” dissi ridendo
“Comunque per iniziare ti consiglio la classica, ma tu sei autodidatta?”
“Si sono autodidatta”
“Quindi vuoi quella acustica?”
“Si, mi piace tanto”
“Va bene, non vuoi anche l’amplificatore giusto?”
“No per il momento non serve”
“Perfetto, allora ti do questa, aspetta ci metto anche questa cosa qui così puoi suonare in piedi, vieni dillà che ti scegli i plettri”
“D’accordo”
“Allora questi sono morbidi, questi sono quelli medi e questi sono quelli rigidi, c’è anche quello da 2mm”
“Me ne dia tre tipi diversi”
“Perfetto i plettri te li regalo, quindi questi tre sono della DUNLOP e questi della FENDER che sono particolari”
“Posso averne tre e tre?”
“Si, scegli tu”
“Ok questi sei”
“Perfetto vieni in cassa, vedo se è accordata, allora questa ha l’accordatore elettronico se si scarica ci cambi le pile e.. sai le note in inglese vero?”
“Devo ancora imparare tutto”
“Va bene facciamo così, adesso te l’accordo io”
“Ah va bene”.
Uscì dal negozio tutta soddisfatta, con la mia prima chitarra.
La sera rimasi a casa a cercare su internet dei corsi per autodidatti, ce ne erano davvero tanti quindi iniziai a fare qualche cosa, era più complicato di quando pensassi.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Domenica mattina, c’era tanto sole anche se l’aria era abbastanza fresca. Il sole illuminava la stanza quasi come per dirmi ‘Buongiorno’, guardai la stanza per un po’ e mi alzai. Scesi in cucina dove c’erano mamma e papà. Il solito papà con la tazzina di caffè e il giornale e la solita mamma che scaldava il latte con la vestaglia indosso. ‘Solita domenica mattina’ pensai.
“Buongiorno tesoro” disse mia madre
“Buongiorno mamma, buongiorno papà” dissi abbracciando prima l’uno e poi l’altra
“Allora stamattina andiamo a fare la spesa, tu vieni con noi?” chiese mio padre
“No, resto a casa a sistemare la stanza e a fare qualcosa con la chitarra”
“Va bene, i cereali sono nella dispensa sopra al lavandino, se ci vuoi mettere il caffè nel latte, la moka è sul fornello” disse mia madre mentre puliva il tavolo.
Dopo aver fatto colazione andai a sistemarmi, misi in ordine la camera da letto, accesi il computer e trovai una lezione per chitarra.
Presi il cellulare, volevo chiedere una cosa a Joey ma a prima mattina avevo paura di disturbarlo, alla fine erano solo le nove doveva essere sveglio:
N: “Ciao Joey! Buongiorno, disturbo?”
J: “Hei buongiorno anche a te, no non disturbi”
N: “Ieri ho comprato la chitarra”
J: “E com’è?”
N: “Acustica con l’accordatore elettronico”
J: “Stupenda! Allora… volevi chiedermi qualcosa?”
N: “Si a dire il vero te ne volevo parlare”
J: “Ok”
N: “Non so dove mettere le mani”
J: “Hai cercato delle lezioni su internet?”
N: “Si ma.. te lo spiegano troppo complicato poi ogni sito ne dice una diversa e non ci sto capendo niente”
J: “Vuoi che chiedo consiglio a papà?”
N: “Se non chiedo troppo”
J: “Poi ti richiamo”
N: “Grazie”
J: “Di nulla”.
Dopo qualche minuto richiamò:
N: “Cosa mi consiglia il mio idolo?”
J: “Che qualche volta, quando sta libero ti aiuta lui”
N: “Alla faccia del consiglio…”
J: “Che fai oggi?”
N: “Nulla tu?”
J: “Vado in studio con Jakob e papà”
N: “Divertitevi!”
J: “Grazie, ora devo andare ci sentiamo ciao”
N: “Ciao”.
La sera chiesi ai miei genitori di andare a fare un giro da sola e acconsentirono (cosa molto strana visto che sono iperprotettivi), arrivai verso il lungo mare, mi appoggiai alla ringhiera che separava il marciapiede dalla spiaggia e mi imbambolai a fissare l’orizzonte. L’oceano era stupendo, la gente era allegra e metteva di buon umore, il marciapiede era pieno di famiglie che non si stancavano di fare lunghe passeggiate, poi i chioschi erano pieni dei bambini con i gelati, gruppi di ragazzi che prendevano le tavole per andare a fare surf e le ragazze sulla spiaggia che ascoltavano musica e che discutevano degli ultimi avvenimenti. Poi c’ero io che guardavo tutto questo e pensavo alle mie amiche in Italia, mi mancavano davvero tanto, avevo promesso ad entrambe che per l’estate sarei tornata, giusto una settimana. Non si facevano sentire, beh non avevano mai i soldi al cellulare e le chiamate per l’estero costavano, non avevo mai tempo per chiamarle ma di sicuro le avrei trovate online su facebook qualche volta. Dopo che mi abbandonai a questi pensieri tornai alla realtà.
“Natasha!”, qualcuno mi chiamava, mi voltai e vidi la famiglia Armstrong. “Oh Dio che faccio adesso?” balbettai tra me e me, mi decisi e andai vicino a loro:
“Ciao Joey!”
“Allora Billie lo conosci, lui è Jakob e mia madre Adrienne”
“Che piacere conoscervi”
“Il piacere è il nostro” disse Jakob
“Allora sei sola?” chiese scorgendo qualcosa dall’altra parte
“Si, ho chiesto ai miei di uscire da sola giusto per svagarmi un po’ “
“Fai bene, con tutto quello che hai da fare ogni tanto fa bene uscire a fare una camminata e svagarsi”
“Si, al solo pensiero che domani ricomincia la settimana, non ho voglia di fare nulla”
“Scommetto che se non ci fosse la scuola non saresti così pigra” disse Billie
Risi e annuì “ si è quello il problema perché alla fine è quello che ti mette sottopressione, fai i compiti, alzati presto, segui in classe, concentrati, studia, alla fine è stressante figuriamoci poi all’inizio della settimana”
“Tu fai anche i progetti pomeridiani, quindi è ancora più pesante” disse Joey
“Che progetti fai?” chiese Adrienne
“Giornalino scolastico e balletto”
“Ah sei una ballerina?” chiese sorridendo
“Sono nove anni”
“E ancora non ti stanchi?” chiese Jakob
“Sai com’è quando una cosa ti piace non ti stanca mai”, rise e Adrienne riprese la parola “sei già una professionista?”
“Eh… no anche se ho partecipato a concorsi, gare nazionali e rassegne nei teatri, ho vinto i primi premi e l’estate mi capitano tre o quattro spettacoli”
“Ah beh allora sei brava, e allo stesso tempo ti piace il punk?” disse
“Si, sono molto contraddittoria”
“Che vi avevo detto?” chiese Joey
“In che senso?” chiesi perplessa
“Quando ti sei presentata il primo giorno di scuola Joey ci ha raccontato, ha detto che in classe c’era una nuova compagna, una fan italiana e allora per curiosità abbiamo chiesto” disse Jakob
“Ah..” abbassai la testa e arrossì
“E per quanto riguarda il giornalino scolastico? Ti piace scrivere?” chiese Billie
“Si, mi piace scrivere soprattutto poesie e testi ma.. mi piacerebbe molto diventare una critica musicale, visto che la musica mi piace tanto e mi piace scrivere, poi adoro l’arte e così ho pensato che fosse la cosa più giusta insomma..”
“Comunque è una buona strada, più cose sai fare e meglio è, fidati te lo dice un esperto” disse ridendo. Un minuto di silenzio, iniziai a ridere imbarazzata
“Che hai?” chiese Jakob
“Quando sono in imbarazzo rompo il silenzio con una risata, rido sempre e infatti non riesco a guardare in faccia le persone, è una cosa strana lo so”
“Ah che bella curiosità” disse Billie
“Va bene io vado” dissi
“No aspetta, fermati un po’ con noi” chiese Joey
“Non so forse volete stare soli in famiglia io sono di troppo” dissi convinta
“Ma no, non è vero sei un’amica di  Joey non c’è nulla di male anche gli amici sono una sorta di ‘famiglia’ alla fine” disse Adrienne
“Va bene allora resto”.
Passai il pomeriggio con la famiglia Armstrong, quando prima di andare via Billie mi trattenne:
“Senti Joey mi ha detto che hai appena comprato una chitarra e che non riesci ad imparare da sola, giusto?”
“Diciamo di si”
“Ti ha detto che qualche volta quando capita che sto libero puoi venire così ti aiuto”
“Ah.. non lo so non risulterei invadente?”
“Ma perché ti fai tutti questi problemi? Qualche giorno vieni, ti chiama Joey poi”
“Ti ringrazio Billie!” dissi con un grande sorriso
“Di nulla, vuoi che ti accompagniamo?”
“No grazie cammino un altro po’, ho tanto da sfogare”, Billie rise e poi mi salutò insieme a tutta la famiglia.
Lunedì a scuola! Sedetti davanti a Joey e gli altri, rimasi il pomeriggio a fare i soliti progetti.
Durante l’ora di balletto l’insegnante mi chiamò: “Senti, c’è una rassegna e la nostra scuola ha deciso di partecipare ma possiamo portare solo un’alunna, ti va di imparare una coreografia? Poi in teatro dovrai fare un’improvvisazione”
“Si mi piacerebbe tantissimo” dissi con gli occhi scintillanti
“Perfetto, domani puoi restare un’ora in più?”
“Oh certamente!”.
Era così emozionata che non pensai ad una cosa: ‘dopodomani ho un compito in classe come faccio a studiare? Non posso anticipare tutto oggi, sono stanca’.
Tornai a casa e guardai i compiti da fare, erano troppi e di sicuro non c’è l’avrei fatta, finì di studiare alle dieci e mezza, stavo per addormentarmi sulla scrivania. Decisi di andare a dormire, il giorno dopo mi svegliai tardi e i miei mi accompagnarono alla seconda ora.
“Che settimana pesante! E siamo solo a martedì” dissi sbattendo l’armadietto
“Domani c’è il compito di scienze e io oggi non ci sono, devo registrare con la mia band”
“Hai una band?” chiesi
“Si, io, Cole, Max e Travis”
“Adesso capisco, l’insegnante di balletto mi ha proposto per una rassegna e oggi devo rimanere fino alle sei e venti in questa scuola, per domani abbiamo tante cose da sbrigare tra cui questo benedetto compito in classe”
“Mi chiedo come faremo”
“E se copiamo?” chiesi
“No, quella passa e controlla il banco da cima a fondo è impossibile”
“Sai come feci a copiare agli esami di terza media?”
“No come?” mi chiese curioso
“Misi i bigliettini nel reggiseno, lì l’insegnante non può guardare”
“E come hai fatto a copiare scusa?”
“Facevo finta di aggiustarmi la maglia”
“Non ci posso credere” rise divertito “si  e io dove me lo infilo? Nella scarpa?”
“Oppure nel davanti del pantalone, un compagno fece così, sono parti dove l’insegnante non può guardare”
“Ma si tanto per una volta non succede nulla”
“Quando torno a casa li preparo i bigliettini”
“Va bene, adesso vado ciao!”.
Dopo le prove a scuola tornai a casa, scrissi quei maledetti bigliettini e studiai le altre materie, se non si facevano i compiti si mandavano a chiamare i genitori, “questa è una scuola di tedeschi non di americani” pensai mentre studiavo.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Il giorno dopo a scuola fu una vera battaglia, gli insegnanti interrogavano alla rinfusa.
Arrivò l’ora del compito di scienze, Joey si mise di fianco a me, quando la prof finì di consegnare i test ci guardammo e mi fece un cenno.       
Passammo l’ora a mandarci i bigliettini, ad un certo punto la prof disse: “Voi due, volete andare dal preside?”, io e Joey ci guardammo poi la prof parlò un’altra volta: “Ho visto i bigliettini”. Abbassammo entrambi la testa e la prof si diresse verso il nostro banco, non c’è l’aveva con noi. Bensì con altri due compagni che erano seduti dietro di noi.
All’uscita da scuola parlai con Joey delle solite cose, “Meno male che non ci ha visti” mi disse sospirando
“Ho visto il peggio, avevo il cuore in gola” dissi ridendo
“A chi lo dici stavo sudando freddo”
“Speriamo che abbiamo copiato bene altrimenti è stato tutto inutile”
“Infatti (rise), senti papà oggi è a casa e prima mi si è dimenticato di dirtelo, puoi venire da me?”
“Ehm.. oddio”
“Dai è un si o un no?”
“è un si, ma.. io a casa di… no non posso”
“E dai siamo o no amici? Ti ho promesso che ti avrei aiutata se tu mi avresti aiutato con italiano e guarda un po’ da 6 sono passato a 8 e tutto grazie a te, ti prego”
“Va bene, dove abiti?”
“Aspetta te lo scrivo”
“Ma è quasi fuori Oakland”
“Non del tutto, allora per le quattro come l’altra volta va bene?”
“Si va bene, devo portarmi anche la chitarra?”
“Si portala, ma adesso che ci penso non devi rimanere a scuola per i progetti?”
“No, sono sospesi”
“Ah va bene e come mai?”
“Stanno ristrutturando tutta quella parte della scuola ed è inaccessibile tra una settimana ritornerà a funzionare”
“Perfetto, io vado ciao a dopo!”
“A dopo!”.
Andai da mio padre: “Ciao, com’è andata?”
“Tutto bene, senti potresti farmi un favore?”
“Dimmi”
“Joey mi ha detto che Billie oggi è a casa e che può aiutarmi con la chitarra, mi ha detto se per le quattro potevo andare da lui, mi accompagni?”
“Certamente! Ma non devi studiare?”
“Certo prima studiamo e poi ci svaghiamo”
“D’accordo, ti sei fatta dire dove abita?”
“No! Pensavo di andare a suonare i campanelli delle case  e dire: è questa casa Armstrong?”
“Scusa! Allora dove abita?”
estrassi il bigliettino dalla tasca e glielo diedi
“ah ho capito dov’è, va bene ti accompagno io”.
Dopo pranzo mi sdraiai sul letto a pensare a tutto quello che mi stava capitando, io amica di Joey? Billie che mi da una mano con la chitarra? Non è possibile, è un sogno, un lungo sogno dal quale non mi voglio svegliare.
Arrivai sotto casa di Joey, suonai il campanello.
“Chi è?”
“Natasha”
“Si ti apro”
‘No sai com’è vorrei rimanere fuori a guardare il panorama!’ pensai tra me e me.
Entrai nel cancello, lo chiusi e un cane mi si arrampicò addosso
“Ciao, e tu chi sei?” dissi accarezzandolo
“Si chiama Rocky” rispose Joey
“Che bello che è”
“Aspetta ti aiuto con questa” disse prendendo la chitarra
“Ti ringrazio”
“Ah ti sei ricordato di dirle che doveva portarsi la chitarra” disse Billie ridendo sulla soglia della porta
“Ha-ha-ha spiritoso”
“Ciao, come va?” mi chiese sorridente
“Bene” risposi imbarazzata
“Allora.. prima facciamo i compiti e poi veniamo da te”
“Non ci hai proprio preso da tuo padre” disse Billie
“Scusa se non hai finito la scuola”
Billie gli si buttò addosso sul divano
“Papà mi fai solletico smettila” disse lui cercando di toglierselo di dosso
“Lo so, chi è il papà migliore del mondo?” disse il chitarrista mentre gli stava addosso, arrivo Jakob che guardò la scena, “mamma! Questi due hanno ricominciato! E c’è una ragazza nel salotto!”
“Sono Natasha”
“Lo so” disse lui facendomi uno sguardo come per dire ‘you don’t say?’
“Ah ciao Natasha, scusa un secondo, Billie lascialo stare” disse Adrienne cercando di separarli
“Ti diverti con papà?” chiese sedendosi sulla poltrona
“No!” disse lui aggiustandosi i capelli
“E perché ridevi?”
“Spiritoso!”
“Vedi che ti diverti con papà!”
Cominciai a ridere, “anche lei si diverte con me vedi?” disse lui prendendo il telecomando e indicandomi
“Andiamo dillà o lo spiritoso inizia a fare le battute” disse guardando il padre con aria simpatica
“Dopo ti voglio sentire con la batteria!”
“Un’altra volta? Mi hai già sentito prima di pranzo”
“E io ti voglio risentire, così ti sente pure Natasha”
“E voi non sentite me con la chitarra vi prego” dissi sorridendo
“Ah oggi quanta gente ho da sentire!”
“Intanto guardati qualcosa in tv!” disse Joey
“No, va via, noioso, commerciale, ti odio, tu mi stai antipatico, già visto, no questo è deprimente, (disse cambiando i canali) che schifo in tv non si fa mai niente, Adie!!! Vengo ad aiutarti!” disse alzandosi dalla sua postazione
“Tuo padre è sempre così?”  chiesi scioccata
“Si, certe volte non si capisce chi è il ragazzo io o mio fratello oppure lui che non sta fermo un secondo”.
Passammo il pomeriggio a fare italiano, quando finimmo di studiare andai in salotto, mi accomodai sul divano con Joey e Jakob e iniziammo a parlare del più e del meno.
“Avete finito di fare i compiti?”
“Si spiritoso” rispose Joey
“Calmati, l’unico che può trattarmi così è Danger”
“Ti voglio bene papà” rispose Jakob
“Cosa c’è che non va in te Armstrong?” chiese il fratello maggiore
“Parli con te stesso o con me?” rispose Billie
“Vedi come fa?” disse guardandomi “Ma lo adoro”
“Hai un papà d’oro!” esclamai guardandolo
“Lo so!” disse ridendo
“Allora.. vediamo da dove iniziare. Cosa sai fare con la chitarra?” chiese curioso
“Niente” risposi con tono fermo
Jakob rise “scusate, non volevo mi è scappata”
“Si vede che ti sono figli” dissi annuendo
“Allora.. come sta andando?” chiese Adrienne
“Ancora dobbiamo iniziare” rispose Billie
“Va bene, allora vado dillà a fare le mie cose, Jakob vieni ad aiutarmi?”
“Si mamma”.
Rimasi con Billie che mi spiegava le basi e le cose essenziali per suonare bene, mi dava qualche consiglio e man mano che mi faceva fare qualcosa mi spiegava la tecnica.
“Ci sei molto portata, davvero, impari in fretta!”
“Davvero?”
“Si, beh ti serve ancora un bel po’ di pratica ma non male davvero, adesso andiamo a rompere le scatole  Joey che suona la batteria”
“Papà.. papà.. ti hanno mai detto che sei il miglior papà del mondo?” disse lui battendo le ciglia
“Non ci provare, o vuoi che inizi a fare un’altra volta lo spiritoso?”
“No, mi sono divertito abbastanza con papà”
“Ma quant’è bravo questo ragazzo!”
Risi nuovamente, Billie mi appoggiò una mano sulla spalla e mi disse: “Ti stai divertendo?”
“Si, all’inizio ero un po’ rigida ma poi mi sono sciolta”
“Hai visto? Non è nulla di che!”
“Ah l’altro giorno quando sono andata a comprare la chitarra ho incontrato Mike”
“Basso nuovo?”
“Si”
“Gli hai detto qualcosa?”
“Si, abbiamo iniziato a parlare quando gli ho detto che ero in classe con Joey, poi mi ha detto che è un bravo ragazzo e.. niente mi ha fatto un autografo e poi una foto insieme”
“Ah che bella cosa, mi fa piacere”
“Papà io sono pronto quando vuoi”
“Suona!” disse ridendo
Finì di suonare. “Sei bravissimo, davvero” dissi sbalordita
“Va molto meglio Joey”
“E tutto grazie  a te!” disse indicando Billie.
Tornai  a casa soddisfatta e felice come non mai.
Non cenai visto che ero stanca e che dovevo ancora riprendermi, insomma ero appena stata da loro  e non l’avevo neanche concepito.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Scuola e ancora scuola, una noia mortale.
Le vacanze di Natale, finalmente!
“Allora… cosa farai per queste vacanze?” mi chiese Joey mentre svuotavo l’armadietto
“Non lo so, penso che andrò in giro con i miei nulla di speciale e tu?”
“Studio di registrazione, casa, skate, uscite serali e poi non so forse vado fuori città”
“Beato te che hai da fare, certo la scuola è stressante ma lo è anche stare senza far niente non trovi?”
“Si, hai ragione  e comunque ho da recuperare matematica e chimica, che disastro me la cavo in tutte le materie tranne quelle”
“Anche io sinceramente ho solo quelle due materie, per il resto riesco ad arrivare alla sufficienza”
“Si ma tu ti sei ambientata da poco è normale che hai ancora qualche insicurezza, comunque.. oggi che fai?”
“Vado in ufficio con papà tu?”
“Vado in studio di registrazione con la famiglia”
“Che è più o meno la stessa cosa, solo che da mio padre sono tutti ragionieri, contabili, geometri e bla bla bla mentre da te è più divertente”
“Si è vero anche se si lavora duramente”
“Ovvio, servi il Paese con il tuo rock”
rise “da dove l’hai tirata fuori questa?”
“Ma che ne so, so solo che voglio andare a casa e farmi una lunga dormita ma non posso quindi cerco di prepararmi psicologicamente per oggi pomeriggio”
“Capisco… va bene allora ci sentiamo ciao e stammi bene!”
“Ricambio!”
Il pomeriggio allo studio di papà.
“Natasha, vieni controlla queste fatture”
“Subito”, controllai le fatture come aveva chiesto mio padre, era davvero stressante stare lì dentro in mezzo a tutti quei geni, in Italia frequentavo la ragioneria il settore turistico, quindi se so fare le fatture è grazie ad economia aziendale, qui è tutto diverso.
Consegnai le fatture a mio padre e mi attaccai al vetro della finestra. Il cielo era diventato bianco, che fossero nuvole di neve? Ultimamente le temperature erano calate di tanto. Mi trovavo al trentesimo piano di un enorme grattacielo, era tutto così pulito e ordinato, guardai la skyline e la confrontai con l’Italia. Un altro posto. In America era tutto più grande, la vita andava di fretta e non avevi mai un secondo per riposarti. Era stressante e queste vacanze servivano a ben poco, tutti in ferie tranne mio padre, lavorava anche a ferragosto quindi figuriamoci a Natale!
Abbassai lo sguardo sulla strada, c’erano file e file di macchine che per un attimo sembravano parcheggiate e invece erano ferme, speranzose di non rimanere incastrate nel traffico.
Ad un certo punto vidi una limousine, chissà chi c’era lì dentro. Uscì un tizio con i capelli verdi, un pantalone leopardato, converse e una giacca di pelle, era Trè Cool.
“Oh mio Dio non ci credo!” dissi urlando e saltando, tutti coloro che si trovavano lì dentro rimasero a guardarmi scioccati, non capivano cosa stava succedendo e mio padre tentava di nascondersi, iniziai a correre, presi l’ascensore calcando alla rinfusa il pulsante per mandarlo al piano terra, arrivai in dieci secondi e quando si aprirono le porte corsi fino all’entrata, la limousine era appena partita.
“Diamine!” esclamai con rabbia, qualcosa mi toccò la guancia, era un fiocco di neve. Ecco ci mancava solo questo.
Tornai da mio padre (stavolta con più lentezza) e mi accucciai sulla sedia vicino alla sua scrivania e rimasi a dondolarci sopra con la faccia sconvolta.
“Uff..”
“Che succede?”
“C’era Trè Cool”
“Davvero? È ancora qui sotto?”
“No papà, è andato via ecco perché sono risalita con la faccia sconvolta, non ho mai corso così veloce l’insegnante di educazione fisica dovrebbe essere orgoglioso di me”
“Sei un disastro” disse ridacchiando
“Grazie papà anche io ti voglio bene”.
Tornai a casa la sera tardi, così mi misi davanti al pc.
Michelle, una delle mie migliori amiche era on-line, quanto mi mancava! Decisi di parlarle.
N: Ciao!
M: Ehi da quanto tempo! Manchi!
N: Si, anche tu
M: Tutto bene?
N: Si e a te come va?
M: Non ci lamentiamo
N: Mi mancate davvero tanto, vi ho promesso che sarei tornata per le vacanze estive
M: Si ma.. c’è una sorpresa per te
N: Di che si tratta?
M: E che sorpresa è se te lo dico, scusa?
N: Hai ragione, non ci sto con la testa
M: Non è una novità
N: Ma non in quel senso! Dico che sono appena tornata dall’ufficio di papà, a quanto pare passerò così le vacanze
M: Che noia
N: Già, sapessi cos’è successo in tutto questo tempo! Però non dirlo a nessuno solo a Eleanore
M: Va bene dimmi
N: Sono in classe con il figlio maggiore di Billie Joe Armstrong
M: Non dirai sul serio che fortuna!
N: Si, è nata una bella amicizia
M: Che invidia!
N: E non è tutto
M: Hai conosciuto il padre e la sua famiglia
N: Si ma c’è dell’altro
M: Cosa?
N: Per la vigilia di Natale parteciperò ad una rassegna in un teatro, solo io gareggerò a livello nazionale
M: Ah sono felice per te! Non ho mai capito se vuoi diventare ballerina o critica musicale
N: Adoro entrambe le cose! E comunque Billie mi sta seguendo cioè è lui che mi sta insegnando a suonare la chitarra, quando è libero e ha voglia Joey mi chiama e vado da lui
M: E non hai paura?
N: All’inizio quasi non respiravo! Ma ora mi sono abituata
M: No ma non vedo l’ora di..
N: Non vedi l’ora di?
M: No niente, devo andare ci sentiamo e… la sorpresa potrebbe essere proprio dietro l’angolo!
N: Va bene.. sei strana
M: Sono sempre strana… ok… vado… a dopo!
N: ?
M: Dico a dopo se ci sei o sennò ci sentiamo domani
N: Va bene ciao
Mia madre mi chiamò per la cena, scesi e mi accomodai a capotavola (come sempre).
“Allora.. domani non vai in ufficio con papà, vieni al centro commerciale con mamma” disse mia madre mentre metteva i piatti sul tavolo
“E a chi dobbiamo fare regali? A noi?”
“Non essere sciocca domani alle nove fuori al centro commerciale”
“Perché proprio alle nove?”
“Perché… perché… sono la mamma e decido io”
“Scusa, chiedevo!”.
I miei genitori erano strani, le mie amiche anche, c’era qualcosa che non quadrava e questa sorpresa?
Il giorno dopo mi svegliai infreddolita, non riuscivo a smettere di tremare così mi misi due canotte a maniche lunghe più quella pesante del pigiama, aprì la finestra per cambiare l’aria e Oakland era tutta innevata, che bello non avevo mai visto una città innevata era la prima volta, certo dove abitavo io in Italia c’erano 40 C° anche a dicembre! Uscì con mia madre, indossavo dei jeans neri attillati, scarpe nere con un teschio e una giacca di pelle con lo stemma dei green day sopra.
Mia madre come al solito indossava un cappottino elegante rosso con i bottoni grandi e neri, scarpe con il tacco, un cappellino bianco e i capelli lasciati sciolti sulla spalle e una borsa sulla spalla sinistra. Le strade di Oakland erano ghiacciate e infatti le auto che transitavano avevano le catene alle ruote, era bellissimo vedere quella cittadina innevata e piena di vita, il comune stava già mettendo gli addobbi natalizi e l’aria che si respirava non era la solita pesante che c’era a settembre quando arrivai ma era più leggera, più pulita. Forse con la neve viaggiavano meno auto per evitare ingorghi o cose varie.
Arrivammo al centro commerciale quando vidi due ragazze che stavano scaricando i loro bagagli da un taxi, mia madre corse ad aiutarle e io rimasi perplessa a guardare quella scena.
Non ci posso credere erano Michelle ed Eleanore!
“Oh mio Dio ditemi che è uno scherzo!” esclamai abbracciandole tutte e due
“No siamo davvero qui!” disse Michelle
“Allora ragazze.. vi ho preparato la stanza, Natasha ha un letto a castello e un altro lettino che si può affiancare quindi non ci sono problemi, la stanza è piuttosto grande e.. che altro? Divertitevi, adesso chiamo Marco (il padre di Natasha) che ci viene a prendere e vi sistemate.
Michelle aveva i capelli castani, lisci che le arrivavano sulle spalle indossava un’enorme felpa dei nirvana su dei jeans consumati e delle scarpe gialle alte, mentre Eleanore era mora con i capelli ondulati che le arrivavano a metà schiena, una giacca di pelle borchiata, leggings e anfibi. Nulla di anomalo, era tutto normale.
Mio padre venne a prenderci in dieci minuti e ci portò a casa.
“Allora adesso vi aiuto con queste, allora è la porta di fronte alle scale” dissi salendo al secondo piano, aprì la porta della stanza e posai le valigie vicino all’armadio,
“Oh quanto è grande questa stanza!?” esclamò Eleanore
“E’ stupenda” disse Michelle
“E Joey Armstrong è stato qui” dissi per infastidirle
“Davvero? Senti come vi siete conosciuti? Adesso ci dici tutto nei minimi dettagli!” disse la mora
Raccontai loro l’incontro con la famiglia Armstrong e con Mike nel negozio di musica, raccontai loro anche che il giorno prima precipitai giù da un grattacielo per vedere Trè Cool che poi andò via.
Si sistemarono e dopo pranzo ci chiudemmo in camera ad ascoltare musica e a raccontarci tutte le cose successe da quando andai via dall’Italia.
“Ragazze ho voglia di uscire, di esplorare! Andiamo a farci un giro più tardi?” chiese Michelle
“Oh si ti prego andiamo!” esclamò Eleanore
“E va bene più tardi vi porto a fare un giro” dissi sorridente.
Il pomeriggio andammo prima al centro commerciale, entrammo in un negozio per abbigliamento alternativo.
“Eleanore! C’è una maglietta dei Green day! La vuoi?!”
“Dove?! Dove?! Chi?! Perché?! Quando?! Come?!” esclamò correndo per il negozio, Michelle la prese e la portò con se dopo aver visto che il commesso si stava infastidendo “Scusi quando vede i green day non capisce nulla”
“Oh cavolo è stupenda! Comunque c’è ne è una dei Ramones che di sicuro ti manca!” esclamò una volta arrivata vicino a me
“Dove?!”
“Dillà il secondo scaffale” mi rispose.
Uscimmo da quel negozio con gli acquisti e ci dirigemmo verso un fast food.
“Allora ragazze che vi porto?” chiese la cameriera
“Io vorrei una porzione di patatine fritte e un tè alla pesca” disse Eleanore
“Io del caffè starbucks” ordinai
“Io non lo so… credo che prenderò anche io del caffè starbucks” disse indecisa Michelle
“Perfetto sono subito da voi” disse la cameriera andando via
“Ragazze promettetemi che se ve lo dico non reagite da bambine” dissi sgranando gli occhi
“Perché? Cosa c’è?” chiese Michelle
“Voi promettetemi che avrete contegno se vi dico questa cosa e che non schizzerete in aria come pazze” dissi nuovamente
“Va bene che c’è?” domandò Eleanore.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


“C’è Joey”
“Dove!?” disse Eleanore schizzando in aria
“Stai calma è lì dietro al…” non riuscì a finire la frase che scattarono e corsero come pazze
“Joey!”
“Oh mio dio sei tu!”
“Wow, chi siete?” chiese lui spaventato
“Sono le mie amiche, lei Eleanore  e lei Michelle” risposi imbarazzata
“Ok..” disse guardandosi attorno
“Piacere” dissero tutte e due stringendogli la mano
“Va bene ma adesso calma sono una persona normale”
“Si scusa è che no fammi l’autografo” disse Eleanore
“Anche a me ti prego”
“Sono peggio di Rocky quando vuole mangiare ci credi?”
“Beh in effetti” dissi grattandomi il mento
“Che state facendo?” chiese lui curioso
“Mah nulla, sono venute a trovarmi e le ospito a casa mia”
“Forte, ah a proposito volevo invitarti a..”
“Dove?! Dove?!” chiese Eleanore arrampicandosi su di lui
“Calma eh!” disse lui un po’ infastidito
“Si scusa” disse abbassando il capo
“Comunque.. volevo invitarti a vedere uno show che stiamo mettendo sopra io e la mia band, suonano anche i Green day diciamo che siamo una spalla..”
“Ah mi piacerebbe molto, dove lo fate?”
“Giù in spiaggia, stanno già montando il palco si suona dopodomani”
“Perfetto! Ci sarò!” dissi sorridendo
“Bene e se vogliono venire anche loro buon per noi”
“Non ci vuole nessun biglietto giusto?” chiese Michelle
“No nessuno però comunque si vendono magliette e cose varie e quei soldi vanno in beneficenza”
“E’ molto gentile questo gesto da parte vostra” dissi
“Se c’è una cosa che mi hanno insegnato bene soprattutto in famiglia è la sensibilità verso le persone, ho sentito dire in giro che alla vigilia parteciperai ad una rassegna al teatro della città”
“Si proprio così spero di vincere qualcosa” risposi emozionata
“Bene uhm.. verrò a vederti”
“Davvero?”
“Si insomma tu vieni a vedere me quindi mi sento in dovere di ricambiare il favore”
“Ti ringrazio ma non c’è ne  è bisogno”
“No tranquilla, sono curioso” disse ridendo
“Va bene ti ringrazio”
“Bene io vado, piacere di avervi conosciute e.. ci vediamo al concerto!”
“Ciao!”
“Ragazze dobbiamo precipitarci sotto a quel palco il più presto possibile o non vedremo niente” disse Eleanore
“Si ma non credo che saremo le uniche” rispose Michelle
“Ragazze voi pensate a rilassarvi e a divertirvi è il primo Natale che passiamo insieme quindi cerchiamo di passarlo come si deve” dissi seria
“Si hai ragione è solo che.. insomma lui è.. e tu sei… e poi... no non ci credo” balbettò Eleanore
“Senti soggetto, predicato e complemento non è difficile fare una frase!” esclamò Michelle
“Scusate è che mi devo riprendere”
“No, non è che lo hai fatto solo adesso tu balbetti tutti i giorni è diversa la cosa”, Michelle rise di scherno.
“Ehi non prendere in giro chi ha convinto i tuoi genitori a lasciarti andare!”
“è un ricatto?”
“prendila come vuoi”.
La notte ci mettemmo un po’ per addormentarci, le mie amiche continuavano a litigare per dove dormire”
“Sentite facciamo così io dormo sopra al letto a castello, Michelle sotto di me e Eleanore sul lettino va bene così?” dissi innervosita
“Va bene” dissero insieme.
Mezzanotte passata, “smettila di muoverti il letto fa rumore”
“smettila di lamentarti non dormo”
“tu smettila di muoverti e io la finisco di parlare”
“senti sei impossibile!”
“No sei tu quella impossibile”, Michelle si muoveva così freneticamente che caddi giù addosso a Eleanore
“ragazze io vado a dormire in salotto” dissi prendendo il cuscino e una plaid
Le tre del mattino, dormivo beata quando sentì un tonfo sul divano, che diavolo c’era adesso?
“Eleanore che ci fai qui?”
“Michelle non la smette di tormentarmi”
“Basta che dormi, notte”
“notte”.
Iniziò a muoversi e il divano sembrava una nave in mezzo ad acque tempestose, decisi di andare a dormire fuori sul divanetto in giardino, presi la copertina e il cuscino che mi ero portata appresso e uscì.
Finalmente pace! Le cinque del mattino, mi svegliai tossendo, maledizione la bocca secca!
Abbassai la maniglia per entrare in casa. No. Era chiusa a chiave, dimentico sempre di portarmela dietro!
Feci il giro e provai la porta sul retro, niente da fare chiusa anche quella. La finestra del bagno era aperta, l’unica speranza era salire fin lassù e sperare che non ci fosse nessuno.
Mi arrampicai su un albero in giardino, allungai un braccio per aggrapparmi al davanzale, rimasi appesa e con tutte le forze mi sollevai.
Entrai dalla finestra del bagno e scesi in cucina. Attraversai il salotto e Michelle e Eleanore erano entrambe sul divano, almeno potevo tornare in camera. Presi la bottiglia dell’acqua, sedetti sul letto, bevvi un sorso e la appoggiai sul comodino.
Mi svegliai alle sette e mezza con Michelle e Eleanore entrambe sul mio letto.
“Michelle… Eleanore… svegliatevi!”
“Che succede?” disse la mora
“Nulla solo che ci sono tre letti uno per me e beh gli altri e due sono per voi! Come ci siete arrivate qui?”
“Non lo so ero in salotto” disse Michelle
“Anche io”.
“Va bene a causa vostra sono andata a dormire in giardino e son dovuta salire dalla finestra del bagno per entrare in casa visto che la porta era chiusa a chiave, non ho chiuso occhio e vorrei capire cosa devo fare per farvi dormire!” disse nervosa
“E va bene lei si muove perché il letto è duro, io mi lamento che è troppo morbido quindi io e lei ci scambiamo i letti” propose Eleanore
“E non potevi pensarci nove ore fa!?”.
Il giorno dopo, mi svegliai pimpante insieme alle altre due, ci organizzammo e ci dirigemmo verso il palco sulla spiaggia. Era davvero grande, ed eravamo le prime quindi ci attaccammo alle transenne.
Arrivò il momento, le luci del palco si accesero e un presentatore annunciò la band di Joey e poi quella dei Green day.
“Mio Dio suonano davvero bene” disse Michelle mentre si esibiva la band di spalla
“Hai ragione, sono molto bravi” dissi annuendo mentre scattavo una foto.
Salirono i Green day e lì ci fu il delirio. Perfetti come sempre quando sono su un palco.
A fine serata tornammo a case così stanche che ci addormentammo subito.
La vigilia di Natale! La rassegna era quella sera e non vedevo l’ora di esibirmi, feci prove su prove in mattinata mentre il pomeriggio cercai di rilassarmi il più possibile.
“Sarai perfetta, e lo so ti ho vista tante volte danzare!” disse Michelle
“Si, ma ho paura insomma e se faccio una figuraccia?”
“THE SHOW MUST GO ON” disse Eleanore
“Questo è quello che volevo sentire!” esclamai emozionata.
Durante l’esibizione scorsi Joey e accanto a lui c’era un uomo ma non riuscivo a capire chi fosse.
Vinsi il secondo premio, non male!
Uscì dal teatro a tarda sera con i miei genitori che mi facevano i complimenti, poi le mie due amiche si unirono per congratularsi e Joey si avvicinò.
“Ehi ti avevo sottovalutata, sei molto brava” disse
“Ti ringrazio.. insomma ti ha accompagnato lui che bello!” dissi con gli occhi scintillanti
“Trè Cool in tutto il suo splendore” esclamò l’uomo (aria buffa come al solito)
“Come ti chiami?” chiese tranquillo, il che era strano.. Trè Cool non è mai tranquillo!
“Natasha”
“Brava complimenti, senti io vado c’è mia figlia che mi sta aspettando” disse prendendo le chiavi dell’auto
“Già è qui?” chiese Joey
“Te l’avevo detto”
“Va bene, salutamela!”
“Allora.. noi andiamo a farci un giro per fatti nostri, lasciamo voi giovani alle vostre cose ciao!” disse mia madre
“Ehi ma cosa…” Eleanore interruppe
“Grazie! A dopo!”
“Scusami Joey sono convinta che hai da fare”
“Si, a dire il vero ho detto a Cole che lo aspettavo qui quindi.. a momenti comunque dovrebbe arrivare”
“Che fate stasera?” chiese Michelle
“E a te che importa?” rispose Joey
Ridemmo tutti e tre.
“Scusa!” esclamò Michelle arrossendo
“No scusa io, stare una giornata con Frank ti rovina, nel senso buono non fraintendete! Magari se sei uno timido che non si riesce ad aprire, stai con lui per una giornata e poi vedi come cambi!”
“è una persona stupenda, trovalo uno come lui” dissi scherzosa
“la cosa è ardua” disse ridendo
“Va bene, sta girando l’angolo, gli vado incontro ciao ragazze! E ancora congratulazioni!”
“Ti ringrazio!” risposi alzando il braccio
“Perfetto… io direi di andare a casa e darci una sistematina non è che siamo molto presentabili.. soprattutto tu Natasha” disse Eleanore
“Tu sei sempre molto dolce” risposi sbattendo le palpebre
“Ha tatto che ci vuoi fare?!” disse Michelle

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Dopo le vacanze, tutti a scuola. Michelle ed Eleanore era tornate in Italia.
Durante il corso del giornalino scolastico l’insegnante mi candidò ad un concorso per giornalisti emergenti.
“Allora Natasha, scrivi molto bene e per questo vorrei candidarti ad un concorso per giornalisti emergenti insomma piccoli prodigi della tua età” disse il professore
“Ah la ringrazio, mi fa piacere che ha una buona considerazione su di me, ma vede io non credo di essere un prodigio” risposi gentilmente
“So che non sei un prodigio ma hai buone qualità e talento, soprattutto, ma vedi ti ho proposto e devi scrivere un articolo, dopodomani me lo devi presentare, il concorso di terrà nell’aula magna della scuola quindi quando la mattina arriverai lascialo in segreteria alunni così lo mettono insieme a quello dei tuoi compagni”.
Dopo che mi diede le indicazioni, tornai a casa pensando a cosa potevo scrivere.
Nessuna idea, decisi di sfogliare alcune riviste di mia madre per cercare l’ispirazione, poi passai a internet e infine girai un po’ per Oakland quando finalmente trovai quello che stavo cercando.
“Joey!”
“Hey ma guarda chi si rivede” disse abbracciandomi
“Senti ho bisogno di un favore urgente”
“Dimmi pure” rispose interessato
“Sono stata candidata ad un concorso per giornalisti emergenti e dopodomani devo presentare un articolo… pensavo di intervistare i green day si può fare o chiedo la luna?” chiese gentilmente
“E’ una buona idea ma.. non saprei insomma la cosa è un po’ complicata sai”
“Lo so ma volevo comunque chiedertelo ho già in mente un bel progetto e vorrei intervistare loro insomma i green day li ho sempre avuti affianco in tutte le cose e penso che anche in questa devono esserci”
“Tu sei fissata con loro non è vero?” chiese ridendo
“Si molto, potresti chiedere a tuo padre?”
“E va bene lo faccio per te, stasera glielo chiedo poi ti mando un messaggio”
“Ti ringrazio” dissi felice
La sera aspettai il messaggio di Joey. Non arrivava, magari si era dimenticato o aveva di meglio da fare. Decisi di non pensarci su e di mettermi l’anima in pace.
Il giorno dopo quando mi svegliai accesi il telefono speranzosa di trovare un suo messaggio. E infatti era così.
“Papà mi ha detto che va bene, domani pomeriggio vieni a casa. Ci sarà la band al completo”.
Notizia favolosa, ma il problema era: come faccio a scrivere un articolo in fretta e furia? Stiamo parlando dei green day deve essere un articolo perfetto.
Andai dal professore.
“Prof scusi ha un minuto?”
“Ma certo, problemi?”
“Si, per quanto riguarda l’articolo”
“Ah dimmi pure”
“Non credo di riuscire a finirlo per domani”
“Beh tutti mi venite a dire questa cosa”
“Lei perché non c’è ne ha parlato prima?”
“In consiglio stavamo ancora scegliendo gli alunni più idonei e visto che siete ragazzi in gamba direi che potete farcela tranquillamente”
“Va bene, ma una volta ottenuto il premio… dove va l’articolo?”
“Il premio verrà consegnato dalla scuola e l’articolo sarà pubblicato su internet e sul giornale della provincia”
A quelle parole mi sentì l’aria mancare.
“Perfetto quindi non posso tardare di un minuto vero?”
“No, domani mattina alle otto e trenta l’articolo si deve trovare in segreteria alunni e dopo pranzo la scuola sarà riunita nell’aula magna e premieremo il vincitore”
“Va bene grazie del suo tempo”
“Di nulla”.
 
Diamine! Iniziai a sudare e ad agitarmi. Perché sono così ansiosa?
Non poteva essere era impossibile scrivere un articolo in due ore del pomeriggio e se non ci sarebbe stato nessun vincitore?
Durante le lezioni non seguì l’insegnante, feci progetti su progetti per organizzare al meglio la struttura dell’articolo. Venivo spesso ripresa dai docenti e non facevo altro che agitarmi.
Perfetto le domande sono pronte, la struttura anche adesso non mi restava che… intervistare i Green Day.
Il pomeriggio andai a casa di Joey.
“Allora… fai un buon lavoro mi raccomando! Ti spiace se resto anche io?” mi chiese
“No anzi più gente c’è e più sono tranquilla”
“Questo è strano. Va bene sono in soggiorno”.
“Ciao”
“Hei Natasha! Allora attenta a quello che chiedi” disse Billie
“No tranquillo ci ho pensato bene alle domande, non ho dormito per prepararle”
“Esagerata!” disse Trè
“Comunque… iniziamo?” chiesi garbatamente
“Certamente!” esclamò Mike.
Non riuscivo a crederci io fare domande ai Green Day per poi fare un articolo? Ancora non ci credevo era strana la situazione ma mi piaceva, si volevo fare la critica musicale.
Andai via dopo due ore.
“Vi ringrazio!” esclamai
“Di nulla per i fan questo e altro” rispose Mike
“No davvero non sapevo cosa fare poi ho pensato a voi e ho provato a chiedere a Joey”
“Si, me l’ha detto eri disperata! Comunque scrivi belle cose eh!” disse Billie
“Sicuro” dissi sorridendo
“Va bene e.. quando possiamo vedere l’articolo?” chiese Trè
“A dire il vero lo devo scrivere ora e domani mattina lo devo consegnare quindi non so.. se volete quando finisco di scriverlo ve lo spedisco”
“Si, aspetta ti do la mia e-mail” disse Joey
“Perfetto.. penso di spedirlo sul tardi però”
“Tranquilla fai quello che devi fare” disse il chitarrista
“Comunque se vinco lo pubblicano su internet e sul giornale della provincia quindi”
“Spero che sia davvero così!”
“Ah sentite qua, un altro ragazzo mi ha chiesto se poteva intervistarvi” disse Joey leggendo un messaggio
“Sono arrivata in tempo allora!”esclamai
“Eh già, gli dico di abbandonare le sue speranze”rispose.
Passai l’intera notte a scrivere l’articolo, ero stanchissima e… lo stampai alle due del mattino.
Perfetto, lo spedì a Joey e mi addormentai subito.
La mattina dopo corsi in segreteria alunni a consegnare l’articolo. Non ricordavo nemmeno che cosa avessi scritto, forse la stanchezza. Quindi prima di consegnarlo lo rilessi.
Era perfetto doveva vincere per forza.
 
Entrai in classe in ritardo e spiegai all’insegnante il motivo.
“Allora l’ho letto stamattina ed è stupendo davvero sei molto brava!” disse Joey
“Si ma a momenti crollo ho un sonno tremendo” risposi mettendomi le mani sul viso
“Si vede, ma quando sei andata a dormire?”
“Non lo so penso per le due e qualcosa, l’ho stampato alle due questo me lo ricordo bene”
“Oh cavolo io non mi sarei presentato, sarei rimasto a dormire”
“Eh che ci vuoi fare? Almeno speriamo che vada bene”
“Si tranquilla”
“Mi odieranno a morte gli altri se vincerò”
“Perché?”
“Perché? Beh perché è un articolo sui Green Day sono amica tua quindi potrebbero pensare che abbia la vittoria facile”
“E anche se fosse? Tutto dipende da come l’hai scritto e davvero è bellissimo se fossi in te cercherei di stare calmo”
“Ci sto provando ma questo sonno mi sta facendo innervosire, mi sento anche la febbre”
“Ah addirittura, ma no adesso dopo pranzo vedi che ti passa, lo leggerai tu?”
“No, il preside si è preso l’incarico”
“Ah va bene” disse disinvolto.
Dopo pranzo ci dirigemmo in aula magna, ben addobbata, pulita e ordinata come sempre.
Il preside iniziò a leggere…

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


... eravamo ben venti concorrenti. Gli articoli erano scritti perfettamente, nessun errore, nessuna parola fuori posto, insomma, era una bella sfida!
Il mio venne letto per ultimo, ascoltai parola per parola e continuavo a ripetermi a mente di stare tranquilla, tutto sarebbe andato bene, avrei vinto.
Dieci minuti per votare, scrivere il nome dell’articolo su un biglietto e i rappresentanti di istituto passavano con una scatola e gli studenti dovevano metterci dentro “la propria opinione”.
Ovviamente noi concorrenti non potevamo votare.
Joey mi venne vicino:
“Non competono con il tuo articolo, è stato il più bello”
“Speriamo sono molto agitata e se non vinco?” chiesi preoccupata
“Tu lo fai per vincere o perché ti piace scrivere?” mi domandò serio
“Perché mi piace scrivere è ovvio ma.. insomma un articolo di quella portata comunque dovrebbe essere ricompensato in una maniera dignitosa, ci ho lavorato sopra duramente e intervistare i green day su richiesta da un minuto e l’altro non è una cosa semplice!”
“Questo è vero e hai pienamente ragione ma hei! Tranquilla vincerai”
“Grazie per il sostegno” dissi abbracciandolo
“Di nulla e comunque a papà e gli altri è piaciuto parecchio!”
“Almeno questo!”.
Tornammo a sederci e dopo che il preside e la sua “commissione” scrutarono i “voti” l’aula magna tacque.
Si sentivano solo i cuori dei concorrenti battere forte per l’agitazione, c’era molta competizione, il premio in palio era una cosa grossa insomma! Ma nonostante questo la cosa che ci univa era l’obiettivo comune.
Il preside aprì la busta…
“E il premio va a…” il biglietto usciva lentamente
“E andiamo questa adesso muore!” disse Joey seduto vicino a me
“Si vede tanto?” dissi molto ansiosa
“Direi di si” rispose annuendo
“Green day punk-rock!” una volta annunciato il nome dell’articolo esplosi.
“Congratulazioni” mi dissero in molti.
 
 
 
L’articolo fu pubblicato sul giornale della provincia, sui siti di musica alternativa e nel giro di pochi mesi tutto cambiò.
 
 
 
Molti direttori editoriali mi chiesero di intervistare un tot di band, divenne il mio mestiere.
Diventai critica musicale all’età di 16 anni.
 
 
Continuai a frequentare la scuola, presi il diploma e per quanto riguarda il sogno di danzare… si avverò anche quello. Nei fine settimana mi chiamavano in teatro per degli spettacoli e imparai a suonare la chitarra, così formai una band tutta mia (della quale mi occupavo nel tempo libero).
 
 
E per quanto riguarda le mie amiche in Italia? Di certo non me ne dimenticai! Michelle era diventata scrittrice di libri horror mentre Eleanore beh… venne bocciata alla maturità ma non appena si fece promuovere trovò un lavoro in un negozio di musica e dava lezioni di basso.
Mi capitò più volte di intervistare i Green Day e tra me e la band si instaurò un bel rapporto, qualche volta venivo chiamata con loro nei tour.

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