Il Bizzarro gioco delle casualità

di Moon
(/viewuser.php?uid=621)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 40 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

 

Disclaimer: Questa storia è stata scritta per divertimento. Non è mia intenzione offendere Orlando Bloom. pensate a lui come un attore che recita la parte di se stesso, di cui io sono la “regista”  facendolo agire come mi torna meglio per la riuscita della storia. Trattasi solo di pensieri e fantasie tradotti in parole. Ovviamente le situazioni da me descritte sono esclusivamente frutto della mia immaginazione. Spero che questa storia vi piaccia e come sempre grazie a tutto coloro che la leggeranno e un grazie particolare a chi avrà la voglia di farmi sapere che ne pensa.

BUONA LETTURA!

Prologo

 

Quando Chiara aveva chiamato Isabella invitandola a Londra, la ragazza aveva fatto letteralmente i salti di gioia. Non vedeva la sua amica da oltre un anno, da quando appunto s'era trasferita nella City per sfuggire ad una situazione brutta che aveva dovuto affrontare. Studiava da autodidatta e lavorava, per poter affinare il suo inglese alla perfezione e non era escluso che forse alla fine ci si sarebbe stabilita in pianta stabile. Isabella pure avrebbe dovuto dare nell’arco di qualche mese un importante esame in lingua inglese così, aveva unito l’utile al dilettevole. Prima di partire per telefono Chiara ed Isabella avevano stretto una specie di patto, quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbero comunicato in lingua madre. Ciò sarebbe servito soprattutto ad Isabella per migliorare il suo inglese in vista dell’esame. A parte ciò, poter rivedere la sua amica la riempiva di gioia, ma c'era anche un altro motivo che la faceva letteralmente saltellare di felicità. A dire il vero era un motivo assurdo e anche un po’ infantile, di fatto era una sua debolezza che lei non riusciva neanche a nascondere bene: ma andare a visitare la città dove aveva vissuto il suo attore preferito, nonché idolo e re incontrastato dei suoi sogni proibiti, la elettrizzava oltre ogni ragionevole motivo. Non che sperasse di vederlo o tanto meno di incontrarlo, del resto sapeva che a Londra non c’era quasi mai se non in casi sporadici, ma il solo fatto di essere nella città dove lui aveva vissuto, studiato e poter girare nelle strade dove sicuramente, a suo tempo, aveva girato anche lui, le bastava e la faceva sentire euforica.

Isabella arrivò a Londra un bigio e plumbeo giovedì pomeriggio dopo aver fatto un volo sgangherato con la Ryan Air, con partenza da Bologna. Cartina alla mano e mega zaino in spalla, aveva preso la metropolitana ed era scesa nel quartiere ebraico dove Chiara viveva da sola, in un minuscolo appartamentino situato in un sottoscala che però era assai confortevole. Isabella lo trovò delizioso sembrava quasi una casina delle bambole o delle fate. Fu felicissima di ricongiungersi a Chiara, che oltre ad ospitarla le decantò subito quanto fosse bello e divertente stare a Londra. Di come non fosse affatto una città particolarmente pericolosa e vivibilissima.

Ben presto Isabella se ne poté rendere conto anche da sola.

La prima settimana la passarono classicamente a fare le turiste. Visitarono la torre di Londra con relativo tesoro della Regina. Il Big Ben, la cattedrale di Sant Paul, Kensington, il Tower Bridge, insomma i giri di prassi di chi visita quella città per la prima volta.

Quella mattina stavano andando a vedere il cambio della guardia a Buckingham Palace. Erano partite molto presto per evitare la gran folla e per accaparrarsi un bel posto in prima fila. Prima però dovettero passare a portare una cosa ad un amico di Chiara. Si trovavano in una parte periferica piuttosto isolata e in giro non c'era un'anima, forse proprio perché era mattina presto. Stavano camminando quando dovettero attraversare la strada. Isabella che era totalmente svagata e persa dietro i suoi pensieri, non che piuttosto insonnolita; si protrasse in avanti dando distrattamente un occhio al lato destro della strada, quindi s'apprestò ad attraversare, ma lo fece troppo velocemente.

“ATTENTA!” le gridò Chiara “Qui la giuda è a sinistr…” ma non fece in tempo a finire.

Un mono volume Mercedes nero con i vetri fumé che stava sopraggiungendo dalla parte opposta, proprio mentre Isabella si era girata di scatto verso l'amica, tentò inutilmente di scansarla, ma suo malgrado la investì.

La macchina non andava forte, ma Isabella carambolò sul cofano e cadde pesantemente sul lato sinistro della strada rimanendo a terra, immobile e presumibilmente svenuta. Chiara si portò le mani alla bocca inorridita non riuscendo neanche a gridare per lo choc. La macchina che aveva frenato bruscamente, cercando appunto di evitarla, ovviamente si fermò. Scese di gran carriera un ragazzo visibilmente scosso che si chinò su Isabella portandosi le mani alla testa in un gesto di autentica disperazione.

“Oddio! L'ho ammazzata! Che ho fatto?!” stava dicendo il ragazzo terrorizzato al colmo dello sconforto.

Chiara attraversò di corsa e lo affiancò chinandosi sull'amica, la quale per fortuna non era affatto morta, ma solo tramortita dal colpo.

“Invece di stare lì a guardarla, farneticando, chiama un'ambulanza no?” gli disse subito in malo modo. Si chinò ancora di più verso l'amica e le sentì il polso “Non è affatto morta idiota! Ma come cazzo guidi eh? CHIAMA UN'AMBULANZA non lo vedi che perde sangue dal naso! Pirata della strada che non sei altro!” concluse Chiara con tono isterico.

Il ragazzo non replicò, del resto era troppo impaurito e seriamente preoccupato. Così come se si fosse ridestato da terribile incubo, prese il cellulare e chiamò i soccorsi. Subito dopo si spostò allontanandosi abbastanza da loro e fece un altro paio di telefonate.

Intanto Chiara cercava di capire se Isabella fosse grave o meno. Perdeva sangue dal naso e aveva il braccio in una posizione innaturale, ma non sembrava messa malissimo. Stava per prenderle le testa, per scuoterla e tirarla su, quando un urlo agghiacciante la fermò facendola sobbalzare.

“FERMAAAAAAAAAAA! CHE CAZZO FAI? NON LA TOCCARE SEI PAZZA!” sbraitò terrorizzato all'improvviso il ragazzo che staccatosi dal cellulare smanettò vistosamente per richiamare l'attenzione dell'incauta ragazza dato che ne aveva intuito le intenzioni.

“MA CHE URLI SCHIZZOIDE MI FAI INFARTARE COSI'!” si rigirò in malo modo lei, poi continuò “Che sei un medico? Pensa piuttosto a non andare in giro ad ammazzare la gente! Disgraziato!”.

A quel punto il ragazzo nonostante la paura e lo choc si spazientì.

“Senti, sono mortificatissimo e assai dispiaciuto per la tua amica, ma cazzo, non è colpa mia se attraversa senza guardare! E ringraziamo Dio che andavo molto piano o l'avrei potuta ammazzare sul serio. Non sono un medico, ma anche i muri sanno che non si devono assolutamente toccare le persone incidentate perché potrebbero riportare dei traumi e delle lesioni. E non sono affatto schizoide, qui la pazza mi sembri ma tu!” disse asciutto.

Chiara si rese conto che forse aveva ragione lui e dovette anche ammettere che non era neanche del tutto colpa sua, solo che la gran paura la faceva connettere ben poco.

“Hai ragione scusami, non ti volevo aggredire ma sto morendo di paura”.

Il ragazzo che stranamente portava un cappello da basket calato su un paio di occhiali Ray Ban scuri e che addirittura aveva il cappuccio della felpa tirato sopra il cappellino, disse: “E lo dici a me? Mi sto praticamente cacando addosso! Ti capisco non ti scusare. Al tuo posto avrei fatto come te se non peggio” rispose comprensivo, poi guardo nuovamente Isabella con preoccupazione chiese: “Ma la tua amica non si muove per niente?”. Si interruppe di nuovo e si girò con impazienza verso la strada deserta “Ma quanto ci mette ad arrivare questa cazzo di ambulanza?” concluse costernato e ballettando come se avesse il fuoco di Sant'Antonio tanto era agitato.

Per fortuna di lì a poco finalmente arrivò l'ambulanza che raccolse la povera Isabella portandola di filato all'ospedale. Il medico a bordo rassicurò abbastanza cautamente tutti dicendo che ad un primo esame non sembrava niente di gravissimo, ma che comunque le avrebbero fatto tutti gli accertamenti del caso. Nel frattempo era arrivato anche uno strano personaggio che aveva parlottato fitto fitto con il ragazzo trascinandolo da parte e gesticolando visibilmente come se fosse molto agitato. Si era occupato di tutto lui. Aveva preso i dati di Isabella e di Chiara, aveva parlato con i poliziotti che erano sopraggiunti poco dopo l'ambulanza e prima che Chiara se ne potesse andare, le aveva messo in mano un biglietto da visita con un numero. L'aveva pregata di chiamare subito non appena accertate le reali condizioni di Isabella e per il risarcimento assicurativo degli eventuali danni.

“Il mio cliente è ovviamente assicurato. Risarciremo a dovere la tua amica anche se è in torto, non ti preoccupare. Cerchiamo solo di non speculare su questa faccenda, ci teniamo alla privacy, non buttiamola in pasto ai tabloid che chissà quanto ci ricamerebbero sopra” le stava appunto dicendo e Chiara non ci capiva un tubo. Si domandò seriamente che stesse farneticando quell'uomo.

“Scusi, sa, ma io vorrei andare in ospedale. Sono preoccupata per la mia amica, mi frega assai dei risarcimenti e dei tabloid” rispose Chiara un po’ scocciata.

Il ragazzo si avvicinò e disse all'uomo: “Ha ragione lei Ben, per piacere accompagnala in ospedale e poi telefonami subito. Passo da Robin e poi magari faccio anche io una scappata all'ospedale”.

L'uomo realizzò che la ragazza non aveva affatto riconosciuto il suo cliente e s'affrettò a dire rivolto al ragazzo e ammiccando in modo strano: “Si vedrà, insomma, non è mica necessario che tu venga all'ospedale, ci vado io con la ragazza poi ti faccio sapere. Non ti preoccupare è tutto sotto controllo”.

Il ragazzo non replicò ma ebbe come un moto d'insofferenza, quindi fece salire Chiara in macchina con sé e si avviarono di corsa all'ospedale.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Capitolo Uno

 

All’ospedale sottoposero Isabella ad una lunga serie di esami ed accertamenti e solo nel tardo pomeriggio il primario del reparto traumatologico si pronunciò.

Setto nasale rotto, braccio sinistro fratturato all’altezza del polso e leggero trauma cranico. Sarebbe stata cinque giorni sotto osservazione e poi se tutto fosse stato regolare l’avrebbero dimessa.

Chiara era piuttosto agitata, ma il fantomatico uomo che l’aveva accompagnata in ospedale cercò di rassicurarla, facendole nuovamente presente che era a disposizione per qualsiasi cosa avessero avuto bisogno.

Una volta rimasta da sola si recò nella cameretta singola dove era stata sistemata Isabella che era ancora sotto sedativi e riposava.

Dopo un paio d’ore ancora non s’era risvegliata e complice lo stress accumulato, Chiara finì per assopirsi sulla poltrona molto confortevole che era di fronte al letto appena spostata sulla sinistra.

Ad un certo punto Chiara aprì gli occhi. Era ancora frastornata dal sonno e le sembrò d’intravedere una sagoma di spalle che era piegata verso il letto di Isabella all’altezza del viso dell’amica. Chiara che pensava ancora di dormire, sbatté leggermente le palpebre come per risvegliarsi del tutto e proprio in quel momento la figura che apparteneva ad un ragazzo, si girò.

Chiara si svegliò di soprassalto “AHHHH!!!” urlò per lo spavento visto che non aveva realizzato mettendo a fuoco che c’era davvero una persona in camera.

“AHHHH!!!!” urlò l’altro di rimando colto di sorpresa e a sua volta spaventato dall’urlo di lei.

“Ma sei pazzo! Mi vuoi far prendere un col…” le parole le si bloccarono in gola per lo stupore.

Non era possibile! Era addirittura paradossale se non comico.

Chiara chiuse la bocca e inarcò le sopracciglia, subito dopo le aggrottò con fare scrutatore, per poi inarcarle nuovamente per la sorpresa.

“Noo!” riuscì solamente a dire basita.

Al ragazzo nonostante lo spavento scappò da ridere, evidentemente era stato riconosciuto.

“Cioè?” fece Chiara incredula “O hai sbagliato camera… o… sei… SEI TU quello che l’ha messa sotto!” concluse puntandogli il dito contro con un'espressione indecifrabile.

Il ragazzo si grattò la testa con fare colpevole poi annuì sconsolato “Sono io quello che l’ha messa sotto” confessò candidamente.

Chiara non poté proprio trattenersi dal fare una risatina semi isterica.

“Lo trovi divertente?” chiese lui che era abituato ad ogni scena possibile ed immaginabile di idiozia da qualche tempo a quella parte.

“Non puoi capire quanto, ma non posso spiegartelo, quindi non chiedermelo perché non lo farò!” gli rispose Chiara, che nonostante tutto provò un lieve senso d'imbarazzo unito ad un certo impaccio.

Il ragazzo inarcò un sopracciglio, quella era matta come un cavallo pensò.

“Comunque” fece Chiara ritornando  subito seria “Non so se ti rendi conto ma hai visto come l’hai conciata?” concluse con aria di mal celato rimprovero.

Il ragazzo fece una faccia colpevole e molto preoccupata.

“Mi dispiace tantissimo, ma mi occuperò di tutto io spese ospedaliere comprese. Ho già fatto parlare il mio assistente con i medici e per fortuna, a quanto sembra, non c’è niente di grave. Sia ben chiaro che sono anche disposto a pagarle la rinoplastica al naso se non le dovesse tornare dritto come prima!” disse solenne il ragazzo.

Capirai che nobiltà d’animo! Con tutti i soldi che guadagni è il minimo brutto disgraziato che m’hai quasi ammazzato l’amica! pensò Chiara che però non esternò, ma lo guardò di traverso.

Senti io ora devo andare via, ma domani ritorno a trovarla, magari se è sveglia ci faccio anche due chiachiere” disse lui accennando un sorriso.

Chiara continuava a guardarlo storto, ma annuì.

“A proposito” fece il ragazzo allungando la mano e sfoderando un sorriso “Non ci siamo neanche presentati. Io mi chiamo Orlando”.

Ma va? Chi l’avrebbe mai detto! pensò appena sarcastica Chiara ma si limitò a rispondere presentandosi a sua volta, abbozzando un sorriso e stringendogli la mano, dopodiché lui si congedò e se ne andò via.

 

Finalmente dopo un altro paio d’ore Isabella aprì gli occhi. Vagò con lo sguardo incerto per la stanza e aggrottò la fronte, si portò una mano alla testa e fece una smorfia per il dolore, le faceva male da per tutto.

“Ma… dove sono?... E Che mi è successo?” chiese confusa.

Chiara la raggiunse al capezzale “Sei stata investita, hai un braccio ed il naso rotto, ma ti è andata di lusso!” le spiegò.

Isabella che aveva una strana espressione come persa nel vuoto, chiuse un attimo gli occhi e li riaprì “Sono stata in coma?” le chiese poi.

“Assolutamente no!” le rispose Chiara.

“No, sai a volte raccontano delle storie… tunnel… luci… angeli…” farfugliò Isabella.

Chiara la guardò stranita.

“Non ci fare caso, la mia solita fissa” spiegò Isabella “Pensa che ho sognato Orlando Bloom a due centimetri dalla mia faccia, che con aria preoccupata mi chiedeva come stavo” spiegò all’amica.

Eccoci! Ora ci sarà da ridere sul serio! Pensò Chiara che si schiarì la voce e passandosi una mano dietro la nuca le disse “Emmm… non so come dirtelo” cominciò con fare guardingo “ Ma… ecco… ti sembrerà incredibile, ma è stato proprio lui a metterti sotto!”.

“EHHHHH????” fece Isabella strabuzzando gli occhi e storzando per la sorpresa, imprecando subito dopo per il dolore che il  movimento brusco le aveva procurato.

“Non è carino Chiara!” la redarguì accigliata “Lo so che mi prendete sempre in giro per sta fissa malsana… ma approfittarsi del fatto che sono sul letto d'un ospedale per sfottere è da stronzi!”.

Chiara sorrise e le disse: “Non sto mica scherzando, ti ha messo sotto proprio Orlando e due ore fa era qui per vedere come stavi”.

A Isabella prese un vero e proprio accidente.

“CHE???? Co… Cosa? NOOOOOOOOOOO!!!!” furono le uniche cose che le uscirono di bocca.

Chiara annuì confermando.

“No, no  NO! NON MI PUOI DIRE CHE ERA QUI E IO NON ME SONO RESA CONTO!” urlò disperata Isabella, al che sopraggiunse di corsa in tutta fretta un'infermiera che molto preoccupata chiese : “Che sono tutte queste urla? Sta male? Forse i sedativi le hanno fatto un cattivo effetto?”.

“No, non ha niente, la scusi, è solo un po’ agitata, ma per cause extra l'incidente o il dolore” spiegò Chiara.

L'infermiera le guardò leggermente accigliata “Se non sta male evitare di urlare come due tacchini, questo è un ospedale non un mercato ittico!” le redarguì.

Le ragazze fecero ammenda e promisero di darsi una regolata.

Appena l'infermiera se ne andò Isabella partì all'attacco.

“Ora mi devi raccontare tutto, ma per filo e per segno!” le disse concitata poi con aria sognate aggiunse “Non ci posso credere! Orlando mi ha spalmata sull'asfalto! E' la cosa più bella che mi potesse mai accadere! Dio che fortuna!”.

Chiara strabuzzò gli occhi e scosse la testa, la sua amica era davvero scema in certi frangenti.

“Allora?” la incalzò Isabella distogliendola dalle sue congetture sulla sua sanità mentale “Che ha fatto? Che ha detto? Mi guardava? Come mi guadava? Com'è lui dal vivo? Che odore ha? Come si muove? Come parla?”.

“OH!! E datti una calmata!” la interruppe brusca Chiara “E che è? Rischiatutto alias cento e una domanda su Orlando Bloom?”.

“E dai! Smetti! Dimmi tutto!” la pregò quasi piagnucolando Isabella.

L'altra roteò gli occhi con fare semi disperato.

“Isabella, spiacente di deluderti, ma è una persona assolutamente normale. Ti ha guardato è ovvio, anche perché sei conciata malino e la colpa è sua. Parla normale, si muove normalmente, è un tipo piuttosto comune, insomma un ragazzo come gli altri, niente di esageratamente sconvolgente. Non l'ho annusato e… tieniti forte, ma ha detto che domani torna a vedere come stai”.

“SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII! Dio esiste! Ora ne ho la prova!” urlò Isabella.

“La vuoi smettere di urlare! O quell'infermiera finirà con il bastonarci!” la rimproverò aspramente Chiara.

Ma Isabella era su una nuvola a diecimila metri da terra.

“Non ci posso credere e non ci posso credere! Il bonazzo da infarto fulminate che mi farei anche a capo all'ingiù, domani sarà qui. QUI!!!! QUIIIIIIIIIII! Il bonazzo si, si si! Il bonazzo si, si si!”

“Ma sei proprio scema!” le disse Chiara che nonostante tutto non poté fare a meno di ridere, poi più seria le disse “Guarda di non fare troppe figure di merda perché io mi eclisso all'istante!”.

“Uffa! Ma ti pare? Non le farei mai davanti a lui certe scene! Ma almeno tra noi lasciami sfogare no?”.

Chiara fece una smorfia, non che lei fosse una seriosa, anzi tutt'altro, ma la sua amica aveva preso sta fissa un po’ troppo forte e a volte trascendeva di brutto esagerando.

“Ma insomma dimmi qualcosa su! L'hai riconosciuto subito?” poi la guardò con espressione maliziosa strizzando gli occhi “Dai, dì la verità ha fatto un certo effetto anche te eh?”.

“A parte il fatto che all'inizio non l'avevo minimamente riconosciuto perché era bardato manco fosse l'uomo ombra, ma quando si è palesato qui nella camera, ho provato sicuramente stupore e un certo imbarazzo, insomma non è da tutti i giorni trovarsi a tu per tu con un attore, ti confesso che mi sono sentita lievemente impacciata” ammise Chiara.

Isabella fece un sorriso sornione.

“Il suo fascino anglo-erotico ha colpito anche te!”.

“Chiariamoci subito, la fissata qui sei tu! E poi scusa ma avevo altro a cui pensare, eri una maschera di sangue ed ero in ansia per te, mi fregava assai di lui!”.

Continuarono a dissertare un bel po’ sull'argomento e sulla successiva probabile visita del giorno dopo. Isabella era non poco crucciata per il suo aspetto fisico visto che essendosi rotta il naso, era piuttosto disastrato. Era molto infastidita dal fatto che lui non la vedesse al meglio della sua forma.

Chiara la guardava e si domandava come una ragazza di ventisei anni con un cervello piuttosto ben funzionante, potesse rincitrullirsi a tal punto per un attore. D’accordo lei era due anni più grande, era maturata anche di più a causa di eventi che l'avevano costretta a delle scelte piuttosto radicali, ma Isabella non era certo una stupida, però se qualcuno l'avesse vista in quel frangente avrebbe pensato che era una gallina priva di materia grigia.

Non aveva chiesto niente d sé delle sue condizioni, non si era preoccupata di avvisare a casa. L'unica sua preoccupazione era agghindarsi come meglio poteva per riuscire ad apparire decentemente al cospetto di Orlando che sarebbe tornato il giorno seguente.

Se, sarebbe tornato, si ritrovò a pensare Chiara, mica si fidava lei della parola di uno sconosciuto. Di uno sconosciuto famoso poi si fidava ancora meno. Era molto più che probabile che la sua unica preoccupazione fosse quella di salvaguardare la sua immagine e di non finire su i giornali.

Lei era una realista e abbastanza disincantata, quindi pensava quasi sempre al peggio, se poi veniva smentita tanto meglio. L'unica cosa che le sarebbe davvero dispiaciuta era che la sua amica ci sarebbe rimasta sicuramente malissimo se le cose fossero andate diversamente da come si prospettavano, e poi sarebbe toccato a lei consolarla.

Chissà, pensò, forse se ci fosse rimasta male, avrebbe anche smesso con quella fissa assurda, magari non tutti i mali vengono per nuocere si ritrovò a pensare mentre Isabella continuava a delirare senza posa su Orlando.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Ed eccoci qua con una nuova ficcina ^^ come sempre  voglio ringraziate TUTTI  per le vostre letture e per le vostre recensioni: doppio grazie a quella donna della Roy il cui entusiasmo mi fà da vitamina "C". Grazie a donna Mandy stimata collega non che paziente beta e preziosa consigliera. Grazie alla dolcissima Anjulie a cui voglio dedicare questa storia per farle un piccolo omaggio e lei sa perché ^^ ( ti auguro ogni bene!) Grazie anche a donna Maia per la spassosissima mail ( ti rispondo presto^^). Grazie inoltre a tutti coloro che hanno letto e come sempre ci tengo a sottolineare una cosa: commentate e dite la vostra senza timore, anche  se avete da fare qualche appunto sappiate che sarte ascoltati!

Buona lettura!

 

Capitolo Due

 

Durante tutto il giorno seguente Isabella era stata molto agitata. Aveva smesso anche di percepire il dolore al braccio e al naso. In realtà la sua unica preoccupazione era la probabile visita di Orlando e di conseguenza, il suo pessimo aspetto fisico. Passò quasi l’intera giornata a cercare di rendersi presentabile tra una smorfia di disappunto e l’altra. Chiara la raggiunse solo nel tardo pomeriggio e la trovò piuttosto delusa.

“Non è venuto!” furono le prime parole di Isabella.

Me lo immaginavo! pensò Chiara, ma non lo esternò.

“Forse arriverà, o forse avrà avuto qualche impegno… vai  sapere…” disse invece senza però troppa convinzione.

Isabella fece l’ennesima smorfia e rispose: “Non ci credi nemmeno tu! Sono la solita sfigata!”.

Chiara non sapeva proprio che dirle, così optò strategicamente per un cambio radicale del discorso.

Dopo un po’ però inevitabilmente Isabella rientrò in argomento.

“Forse è meglio se non viene” commentò corrugando la fronte con fare pensoso mentre si grattava una tempia.

Chiara aggrottò le sopracciglia con aria interrogativa.

“Magari verrà domani e il mio aspetto sarà migliore!” spiegò con enfasi l'altra accompagnando la frase con gesto delle mani ed un sorrisetto compiaciuto.

Magari non verrà per niente e tu rimarrai malissimo come io sospetto! pensò invece Chiara.

Che dici? Sarà mai possibile che uno come lui possa rimanere colpito da me?” chiese all'improvviso Isabella con una certa apprensione.

Certo che avrebbe potuto, pensò Chiara, perché no? Del resto Isabella era molto carina, se non era cieco se ne sarebbe accorto. Dubitava però che la cosa sarebbe andata oltre.

“Sicuramente tu sei rimasta colpita da lui… in tutti i sensi direi!” disse riferendosi la fatto che l’aveva investita.

“Spiritosa!” rispose Isabella “Tu non capisci! E’ un’occasione più unica che rara. Una di quelle cose che capitano una sola volta nella vita! Un sogno che si avvera! E io forse ho perso il mio treno per sempre! Accidenti, ma perché non ero sveglia quando è venuto!”.

Chiara la capiva, non condivideva quella sua eccessiva fissazione per quell’attore perché la trovava veramente esagerata, ma si rendeva conto che la delusione per l’amica sarebbe stata immensa se lui non avesse mantenuto la sua promessa. Cercò di rinfrancarla come poteva, poi, ad una certa ora, decise di andarsene anche perché ormai era quasi terminato l’orario delle visite. Salutò Isabella con un affettuoso bacio sulla guancia e le promise che sarebbe tornata il giorno seguente. Afferrò il pomello della porta per aprirla quando l’amica la costrinse a girasi verso di lei.

“Chiara!” chiamò.

“Si?” fece lei senza lasciare il pomello e girandosi.

“Potresti portarmi qualcosa da leggere domani?” le chiese Isabella.

“Ma cer…” fece solo in tempo a dire Chiara perché una vigorosa spinta la fece sbattere con forza contro la porta.

“AHIA!”urlò la ragazza portandosi la mano al naso.

“Oddio! Scusa!” rispose la voce sinceramente dispiaciuta di Orlando che stava entrando.

Chiara con ancora la mano sul naso ed un espressione decisamente contrariata gli disse: “Senti un po’, ma tu hai qualcosa contro le italiane? Dillo se è così! Cavolo, vuoi forse rompere il naso anche a me?”.

Intanto Isabella, colta alla sprovvista da quell'entrata, era rimasta con la bocca completamente spalancata quasi incapace di respirare e sicuramente di connettere.

“Sono costernato!Io non volevo… davvero” farfugliò il ragazzo imbarazzato. Gli sembrava di essere goffo come non mai.

“Ti sei fatta male?” le chiese poi premuroso cercando di farle spostare le mani dal naso.

“Stavo meglio prima! Ma non credo sia nulla di grave” mugugnò Chiara.

Isabella, che si era un tantino ripresa dallo choc, si schiarì la voce per attirare l’attenzione.

Orlando alzò gli occhi e vide la ragazza con il gesso al braccio, due enormi lividi blu intorno agli occhi e i tamponi nel naso. Si sentì male e terribilmente in colpa. Con una certa titubanza si avvicinò al letto temendo una brutta scenata.

“Io… io non parole… per scusarmi… sono così… mortificato” disse con fare incerto e un’aria da cucciolo smarrito che fece quasi prendere un colpo ad Isabella. Intanto Chiara seguiva la scena dalla soglia della porta dove era rimasta a massaggiarsi il naso dolorante.

“Come stai?” chiese infine il ragazzo una volta vicino al letto.

Isabella che era rimasta in beata contemplazione, con un’espressione leggermente inebetita rispose in un soffio “Ohhh!…  Benissimo!”.

Orlando le sorrise “Non devi mentire per farmi sentire a mio agio” le rispose con dolcezza. In realtà temeva che lei fosse eccessivamente gentile con lui per rincuorarlo o magari peggio ancora per rivalersi in seguito.

“Ma io non mento affatto! Sto davvero benissimo!” si affrettò a dire Isabella estasiata.

“E’ colpa dei sedativi, l’hanno rimbambita!” si affrettò a dire Chiara per giustificare quell’atteggiamento adorante dell’amica, che rischiava di farla sembrare veramente ridicola.

“Capisco” fece Orlando come se riflettesse a voce alta.

Intanto Isabella lo guardava incapace di articolare un pensiero di senso compiuto, mentre Chiara, da dietro le spalle del ragazzo, roteava lo sguardo ammiccando e gesticolando cercando di riportarla sulla terra.

“Allora? Come ti chiami?” le chiese Orlando tanto per rompere il ghiaccio. Si sentiva in imbarazzo e non sapeva che dire. Si era ficcato le mani in tasca e si domandava perché si sentisse così a disagio. Forse era perché tutta quella situazione era strana, provava davvero un forte senso di colpa ed era dispiaciuto, ma nello stesso tempo, come lo aveva rimbeccato la sua manager temeva in una cattiva pubblicità. Chissà, magari quella ragazza avrebbe potuto sfruttare la situazione, farsi un po’ di soldi alle sue spalle vendendo la storia a qualche giornaletto scandalistico. Quegli squali ci sarebbero andati a nozze e chissà quali infamità si sarebbero inventatati per vendere qualche copia in più.

“Mi chiamo… Isa…bella” rispose incerta la ragazza che continuava a guardarlo come se fosse un’allucinazione ottica.

“Mmmm bel nome… un po’complicato da pronunciare per me” commentò il ragazzo “Potrei chiamarti Isabì se per te non è un problema” concluse.

Oh! Ma tu puoi chiamarmi come vuoi amore! Anche se mi chiamassi: ‘caccabella’, il suono emesso dalle tue labbra con la tua voce, somiglierebbe comunque ad una musica paradisiaca di arpe e violini! Pensò immediatamente sempre più in estasi Isabella.

Seguì un attimo d’imbarazzante silenzio visto che la ragazza non rispondeva, ma continuava a guardare Orlando come se fosse  una creatura celestiale.

“Emm… forse non mi hai capito?” provò a domandarle lui titubante.

“Ha capito benissimo” s’intromise Chiara correndo ai ripari “E’ solo che col naso rotto ha problemi con le adenoidi, respira male e fa fatica rispondere”.

Ma tu guarda che mi tocca inventare per evitare che questa faccia ‘ste figure ignobili! Pensò contrariata Chiara subito dopo aver parlato.

“SI!” disse all’improvviso e con veemenza Isabella.

“Si?!” risposero in coro simultaneamente Orlando e Chiara.

“Si, a tutti e due! Tu puoi chiamarmi come meglio ti viene, e si, Chiara ha ragione faccio fatica a rispondere”. Non certo per le adenoidi, ma piuttosto per via degli ormoni che stanno facendo un rave party in tuo onore caro miracolo della natura! rispose prima e pensò poi Isabella.

Orlando fece un sorrisino divertito, quelle due erano a dir poco strane, ma tutto sommato sembravano simpatiche. La sua naturale propensione alla diffidenza però gli suggerì di non sbilanciarsi troppo nel formulare giudizi affrettati. Purtroppo l'esperienza gli aveva insegnato che era meglio non fidarsi di nessuno. Tutti erano gentili e carini con lui, ma la maggior parte lo facevano per tornaconto, ognuno aveva le sue belle pretese nei suoi confronti. Aveva certamente notato che Isabella era una sua fan, che per fortuna sembrava innocua, ma c'era da stare all'erta, non si sarebbe stupito se avesse tirato fuori qualche richiesta esosa da un momento all'altro.

All'improvviso decise come di metterla sommariamente alla prova e se ne uscì con una domanda.

“C'è qualcosa che posso fare per te?” le chiese con tono mellifluo.

Oh si! Spogliati nudo e dammi un paio d'ore di tempo! Oddio anche venti minuti alla fin fine mi basterebbero… E poi ti faccio vedere io! Pensò lascivamente Isabella. Era purtroppo la realtà, nella guerra tra i neuroni e gli ormoni, i secondi avevano stravinto alla grande ed ora avevano il dominio completo su di lei. Per fortuna dalla bocca le uscì tutt'altro.

“Mah! Non saprei…” disse incerta.

“Hai fatto abbastanza” disse Chiara senza riuscire a trattenersi. Del resto quella sua gentilezza affettata, non la convinceva del tutto. Anche lei come lui era piuttosto mal fidata nei confronti del genere umano.

Isabella le fece uno sguardo severo ed accigliato a mò di rimprovero.

“Volevo dire…” fece Chiara per riprendersi “Che essendo venuto a trovarla come promesso è già stata una cosa molto gentile da parte tua”.

“Figurati!” le fece eco Orlando  “Era il minimo. Non potevo certo fregarmene e far finta che non fosse accaduto niente. Ad ogni modo per qualsiasi bisogno contattate pure il mio assistente personale, è a vostra completa disposizione”.

Vostra? pensò Chiara sospettosa E che centro io… mmm… tu non me la conti mica giusta caro ricciolo vago!

“Come va il tuo di naso?” chiese poi Orlando a Chiara.

“Bene! Hai fallito la missione è ancora tutto intero!” rispose la ragazza con tono abbastanza scherzoso.

Lui non poté fare a meno di ridere.

“Allora la prossima volta cercherò di mettere più energia nella spinta e vedrò di rompertelo sul serio!” rispose stando allo scherzo.

Risero tutti e tre.

Orlando si girò nuovamente verso Isabella e disse: “Isabì, mi dispiace ma devo andarmene è stato un piacere fare la tua conoscenza”.

La delusione della ragazza fu enorme e decisamente papabile.

Ma come te ne vai via così? Senza nemmeno un bacio risciacqua tonsille! E non va bene però! Non puoi venire qui, dare la carica ai miei poveri ormoni e poi andartene senza nulla di fatto. Sei crudele ecco!  Pensò al culmine dello sconforto.

“Appena possibile tornerò a farti visita” si affrettò a dire Orlando che avendo notato l'espressione imbronciata della ragazza, ritenne che fosse il caso di tenersela buona.

Infatti Isabella si riprese di colpo regalandogli un sorriso a trentadue denti.

Orlando concluse la sua opera salutandola con lieve bacio sulla guancia, operazione quella, che minò seriamente le coronarie di Isabella che non perse i sensi per puro miracolo, poi dette la mano a Chiara e se ne andò.

“Ora posso anche morire!” sentenziò con tono grave e l'espressione allucinata Isabella.

Chiara scosse la testa.

“Ma dico io, ti rendi conto? Mi ha baciata… MI HA BACIATAAAAAAAAA!”.

“Isabella per l'amor del cielo non urlare così, potrebbe sentirti è appena uscito e poi c'è la nazi-infermiera che potrebbe picchiarci. Contieniti!”.

Ma non fu affatto facile tenere a bada le intemperanze di Isabella. Del resto chi si sarebbe contenuto al posto suo?

Per evitare che continuasse ad urlare in preda ad un delirio incontrollato, a Chiara non restò che salutarla ed andarsene, sperando in cuor suo che una volta sola se ne sarebbe stata buona e zitta.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Buonasera!  Ancora grazie a Roy (le tue recensioni sono ormai un mito per tutte noi!)^^ Grazie Sara per i messaggini ganzissimi che mi sono dimenticata di ringraziare l'ultima volta (perdono!) Grazie ad Anjulie che come sempre è dolcissima (l'onore è mio nel poterti annoverare tra le mie lettrici più affezionate). Ho notato che il "bacio risciacqua tonsille" ha fatto furore... bhe... lo credo bene associarlo poi a mister Bloom l'è tutto un programma come si dice dalle 'mi parti! ^___________^ 

Buona lettura a tutti!

 

Capitolo Tre

 

Nei giorni che seguirono Orlando tornò a fare visita ad Isabella ben tre volte. Non si spiegava neanche lui esattamente il motivo, ma si stava davvero prendendo a cuore la sorte di quella ragazza. Non c’era un perché preciso, ma gli andava di fare così. Aveva preso un periodo di ferie che sarebbe stato molto lungo, non aveva progetti particolari se non godersi la sua nuova casa, un po’ di tranquillità ed un sano riposo. L’incontro scontro con quella ragazza italiana e con la sua amica lo aveva incuriosito. Certo c’era anche il fattore pubbliche relazioni, nel senso che tenerla buona era comunque una mossa strategica, ma la verità era che si divertiva sempre più ad ogni visita. Isabella mal celava l’adorazione nei suoi confronti, ma non era mai sfrontata o approfittatrice, anzi era adorabilmente simpatica. Chiara, la sua amica, era ironica e pungente, ma mai sarcastica e poi aveva un gran senso dell’umorismo. Al contrario di Isabella se lei lo adorava, lo nascondeva molto bene. C’era poi comunque anche un senso di colpa unito ad un senso di responsabilità che gli imponeva una certa forma correttezza nell’informarsi di persona e constatare via via le condizioni della ragazza.

Quel pomeriggio Chiara arrivò all’ospedale in anticipo, voleva parlare con il medico per sentire se l’indomani avrebbero dimesso Isabella. Per fortuna tutti  gli esami erano buoni e la convalescenza procedeva bene, certo avrebbe dovuto portare il gesso per trenta giorni e il naso era ancora notevolmente gonfio, ma rientrava tutto nella normale prassi.

“Allora domani torni a casa” esordì giuliva Chiara entrando nella stanza di Isabella.

“Già…” rispose come se fosse contrariata l’altra.

“Beh? Che ti prende adesso?” le chiese Chiara stupita da quella reazione.

Isabella gettò con un moto di stizza la rivista che teneva in mano a lato del letto e mise una specie di broncio.

“Uffa! Neanche una complicazioncina da niente mi hanno trovato! Che sfiga!” disse delusa.

“Ma che sei scema?” la rimbeccò Chiara guardandola attonita.

“Oh insomma!” si risentì Isabella “Non capisci? Mi dimetteranno e Orlando non verrà più a farmi visita! Ti pare cosa da poco?”.

“No senti ora facciamo un discorso davvero serio io e te” cominciò col dire Chiara “Ammetto che è stato gentile, ammetto che è pure un ragazzo alla mano e ammetto che è pure carino, ma cavolo Isabella è un attore, una persona famosa, ha già fatto tanto che vuoi di più? Insomma la maggior parte dei suoi fans non avranno neanche mai l’occasione di vivere un terzo dell’esperienza che hai vissuto tu, cerca di accontentarti. Di più proprio non potrai avere  e per favore smetti di giocare con la tua salute solo perché stare peggio te lo potrebbe far vedere una volta o due in più!”.

“E’ che ho a malapena annusato l’antipasto e per la miseria ho voglia del pasto completo!”.

A quell’affermazione dell’amica Chiara roteò gli occhi con disappunto.

Pasto completo?” le chiese ironica alzando un sopracciglio e puntandosi le mani sui fianchi.

Isabella incrociò le braccia portandosi le mani all’altezza delle spalle sfiorandosele e chiudendo gli occhi, poi con fare sognante disse:

“Hai  notato le sue mani? Ti sei soffermata ad osservarle con la dovuta cura?”.

Chiara non rispose.

“Prova solo ad immaginare l’effetto che potrebbe fare sentirsele addosso…” e sospirò.

“Isabella per l’amor del cielo, ma sei rincitrullita?” le chiese Chiara che cominciava quasi ad indignarsi.

“E il pacco? No dico, lo hai notato?” fu la risposta dell’altra.

“No. Non sono solita occhieggiare i pacchi, famosi o sconosciuti che siano! E smettila, io non ti riconosco più guarda!”.

“Non ci posso fare niente. Mi fa questo effetto, lo guardo e mi viene in mente le peggio cose” disse Isabella quasi a giustificarsi allargando le braccia.

“Io non ho parole!” commentò Chiara.

“E va bene! Ho trasceso un po’. Lo sai che sono tutto fumo e niente arrosto… però… Chiara… è davvero bello da togliere il fiato, io non riesco a ragionare” concluse Isabella sospirando ancora una volta.

“Carino” la corresse Chiara.

“BELLO!” rimarcò Isabella con puntiglio.

“Okay per te bello per me carino” le rispose l’amica cercando di essere accomodante. In realtà lo trovava carino sul serio, ma non riusciva a classificarlo bello o miracolo della natura come Isabella.

“Bastian contrario!” la rimbeccò Isabella.

“Non voglio affatto fare il bastian contrario, non ho mica detto che è brutto! Solo che non lo vedo un tipo da infarto come te, che è un reato?”.

“No, non lo è. Magari la pensassero tutte come te… alla fine sarebbe costretto gioco forza a concedersi a me!”.

“Sei veramente troppo pessima!” disse Chiara ridacchiando, poi aggiunse “Vado a prenderti una cioccolata calda al distributore automatico ti va?”.

“Umm ottima idea” approvò Isabella.

Chiara si girò e si diresse verso la porta della camera che era chiusa, prima di aprire sentì una sorta di rumore, ma non ci fece tanto caso, spinse con forza ma urtò contro qualcosa che sembrava bloccare la porta. Un grugnito non ben definito la fece sussultare sorpresa e si ritrovò davanti Orlando con entrambe le mani sulla bocca che mugolava di dolore.

“Oh porca miseria ladra!” fece spontaneamente portandosi a sua volta una mano alla bocca.

“Che succede?” chiese subito preoccupata Isabella.

Orlando spostò le mani mostrando una tumefazione sul labbro inferiore causata dal contraccolpo della collisione dello stipite della porta e i suoi denti, sanguinava appena.

“Accidenti, ma ti sei fatto parecchio male?” gli chiese subito preoccupata Chiara.

“Mi sono fatto?” chiese lui alzando il sopracciglio leggermente ironico.

“Emmm… volevo dire… ti ho fatto parecchio male?” si corresse subito la ragazza imbarazzata.

“Citandoti ti potrei dire che stavo meglio prima” disse il ragazzo passandosi un dito sul piccolo taglio e controllando la fuoriuscita del sangue. “Ma non credo sia nulla di grave” aggiunse poi.

“Fatti vedere da qualcuno, infondo siamo in ospedale” gli disse prontamente Isabella con premura.

“Meglio di no. Se non vi dispiace uso il bagno della camera per sciacquarmi con un po’ di acqua fredda” rispose Orlando.

“Certo ci mancherebbe. Accomodati” gli fece Chiara mostrandole il bagno.

Mentre Orlando si passava l'acqua su labbro cercando di arginare il sangue e sedare il lieve bruciore, Isabella bisbigliò a Chiara: “Disgraziata che me lo volevi rovinare?”.

“Chi io? ma sei impazzita? Sapevo assai che era dietro la porta!” si difese prontamente l'altra.

Ma non poterono dirsi altro perché il ragazzo uscì da bagno. Ridacchiava sommessamente scrollando la testa.

“Evidentemente tra noi tre deve scorrere una specie di flusso negativo. Tutte le volte o quasi, che siamo insieme, succede qualche piccolo incidente. Siamo pericolosi!”.

Isabella a quell'affermazione si sentì morire.

Eccoci! Lo sapevo io! La catastrofe di proporzioni bibliche al fine è arrivata! Ora lui pensa che stare vicino a me porti sfiga e addio sogni erotici hard, frequentazioni e compagnia bella! Ma vaffanculo! Mai una volta che mi dica bene! pensò molto rabbuiata.

“Fammi un po’ vedere”.

Le parole di Chiara che si rivolgeva ad Orlando la distolsero dalle sue congetture.

Orlando buono, buono si fece controllare il labbro.

“Si sta gonfiando. Sarebbe meglio tu te lo facessi vedere” disse la ragazza che lo aveva esaminato attenta.

“No.” rispose secco Orlando poi si spiegò  “E' meglio non far trapelare che sono qui, meno persone lo sanno meglio è, potrebbe riempirsi di giornalisti, paparazzi e rompiscatole vari in pochissimo tempo, non è proprio il caso”.

Uh! Chissà che bello! Già mi vedo sul Daily Mirror: Una giovane ragazza italiana è la nuova fiamma segreta di Orlando Bloom. I loro amplessi focosi li hanno addirittura portati all'ospedale per contusioni da amoreggiamento folle e super passionale! Sì, è una cazzata da urlo, ma almeno potrebbe farlo rompere definitivamente con la sua fidanzata e… si sa da cosa nasce cosa… si ritrovò a pensare Isabella. Ma subito rise di se stessa per la scemenza che aveva appena partorito. Aveva ragione lui, era decisamente meglio se i giornalisti stavano alla larga.

Nuovamente fu riportata con i piedi sulla terra dalle parole di Chiara.

“Ti ci vorrebbe per lo meno del ghiaccio. Sai che faccio? Vado a comprare una bibita così puoi usare i cubetti che mettono nel bicchiere senza dare nell'occhio”.

“Buona idea” le rispose Orlando.

“Non ti dimenticare la cioccolata per me!” le disse la voce di Isabella che raggiunse l'amica proprio mentre stava per varcare la soglia. Chiara annuì e si diresse spedita verso il bar a piano inferiore, mentre stava risalendo dopo aver acquistato le due bevande, un lampo le attraversò la mente illuminandola di colpo.

Stava origliando! Si, deve essere proprio andata così, Orlando stava sicuramente origliando! Ecco perché l’ho centrato in pieno! pensò intuendo all'improvviso, poi scrollò la testa Ma che vanesio! Stava ad ascoltare che dicevamo di lui, ma tu pensa! Commentò fra se e se.

Non poteva averne la matematica certezza, ma era piuttosto plausibile come congettura. La cosa da una parte la fece ridere, da una parte la fece un po’ incavolare, non era carino ascoltare i discorsi altrui.

Quando rientrò in stanza era leggermente accigliata.

“Tieni!” disse porgendo la bibita con il ghiaccio ad Orlando senza tante cerimonie, poi porse la cioccolata a Isabella che la guardò un po’ di traverso.

“Quanto ti devo? Vorrei pagare tutto io” fece Orlando frugandosi in tasca.

Chiara lo guardò di sotto in su.

“Niente” rispose con  leggera sufficienza

“Oh davvero, non importa che ti disturbi, una bibita possiamo pure offrirtela e anche molto volentieri” si affrettò a dire Isabella.

Io poi sarei ben felice di offrirti anche il mio corpo e a tempo indeterminato! pensò subito dopo!

Orlando non fece in tempo a rispondere perché all'improvviso entrò trafelato in camera il suo assistente.

“Siamo nella merda!” esordì senza tanti preamboli “E' pieno di giornalisti e fotografi da per tutto! E sembra che sappiano esattamente in camera sei si stanno fiondando qui!” concluse in un fiato. Poi si rivolse  piuttosto accigliato verso le ragazze e disse con tono poco conciliante “Sarei curioso di capire come hanno fatto a saperlo! Voi due, avete niente da dire in proposito?”.

“NO!” risposero indignate in coro Isabella e Chiara.

“Dicono il vero, temo che mi abbiano seguito, è da stamani che li ho alle calcagna, ma non si stancano mai questi!” disse Orlando con disappunto.

“Merda!” esclamò l'uomo “E ora che si fa? Se esci ti beccano di sicuro, e se rimani dentro ti beccano lo stesso…”.

Seguì un attimo di silenzio, poi Isabella che sembrava una scemetta, ma non lo era affatto, urlò: “IDEA!”.

Tutti si girarono verso di lei.

“Lei se ne vada subito cercando di non farsi notare” disse rivolta all'assistente.

“Tu Orlando infilati nel bagno e non uscire per nessuna ragione”.

“E tu Chiara vai in bagno con lui. Su muovetevi!”.

“Perché devo andare in bagno con lui scusa?” le chiese Chiara perplessa.

“E' chiaro no? Se avessero dei sospetti ti farò una qualsiasi domanda e tu dal bagno mi risponderai, così i rompipalle penseranno di aver preso un granchio e si leveranno dalle scatole!” le rispose Isabella trionfante.

“Umm… Isabì ha avuto un'ottima pensata” commentò Orlando compiaciuto, sorridendo alla ragazza.

“Grazie!” gli disse Isabella sfoderandogli uno dei suoi migliori sorrisi in risposta “Ma muovetevi su! Infilatevi in bagno subito!” aggiunse trafelata.

Agli altri due non restò che ubbidirle.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Noto divertita che la situazione "bagno"  vi ha stuzzicato la curiosità (Moon rotea gli occhi con fare furbetto). Comunque leggendo l'odierno capitolo ogni dubbio in merito vi sarà chiarito!

Grazie Vale! Felice di averti tra le mie lettrici^^ (sul tuo brutto presentimento, mi riservo di tenere la bocca cucita ... non posso  fare spoiler... spero mi perdonarai!^^) Grazie Roy, tessssssssssora da estimatrice di pacchi ad altra estimatrice di pacchi: te comprendo IO 'na sbirciatina all'Or'lendo's pacco nei panni di Chiara l'averi data! ECCOME!!! Grazie Sara ^___^ ora tu lo vedi ( emm... anzi leggi) icchè succede nel bagno ihihihihi (risatina sadica!!!) Grazie  Anjulie! Come sempre TROPPO buona, guru addirittura??? ( me imbarazzata *-*)  dici che da cosa nasce cosa?.... Bhe... vedremo.... ^________^

Grazie e Buona lettura a tutti!

 

Capitolo Quattro

 

Una volta rinchiusi da soli nel bagno, Chiara ed Orlando ebbero un momento di disagio. Quella situazione anomala era piuttosto strana e anche leggermente ridicola. Orlando si guardava intorno con l’aria di chi non sapesse né che dire né che fare. Chiara invece lo studiava di sottecchi, all’improvviso le uscì di bocca una frase senza neanche che se ne rendesse conto.

“Tu stavi origliando! E’ per questo che ti sei preso quella sonora portata in faccia!”.

Orlando si girò di scatto sorpreso. “Chi? Io? Stai scherzando?” rispose con un po’ troppa veemenza.

Chiara strizzò gli occhi con fare tra lo scrutatore e lo scettico.

“Via non penserai davvero che ero dietro la porta ad ascoltare vero?” ribadì Orlando mettendo le mani avanti per dare maggiore incisività alla sua difesa “Non sono così scemo!” concluse quasi contrariato.

“Sarà…” commentò lei scettica.

Orlando la osservò a sua volta, quella ragazza a volte gli sembrava davvero poco conciliante oltre che mal fidata.

“Ma tu sei sempre così prevenuta nei confronti delle persone?” le chiese all’improvviso.

“Si” rispose Chiara secca, poi aggiunse “C’è stato un tempo in cui avevo molta fiducia nel genere umano in generale, ma poi sono stata costretta a ricredermi. Ora sono molto più guardinga e molto più disincantata” concluse la ragazza spiegando le sue ragioni.

Orlando sorrise e si lisciò i jeans,poi rispose “In effetti anche io sono piuttosto sospettoso. Essere creduloni è molto pericoloso, però non bisogna neanche essere troppo rigidi, credo che ognuno di noi abbia un proprio sesto senso, ecco, bisognerebbe affidarsi a quello. Almeno io faccio così, certo all’inizio sto molto in guardia, ma poi se la persona merita sono disposto ad accordargli la mia fiducia”.

Chiara pensò che forse non aveva tutti i torti, ma non fece in tempo a rispondere, un cicaleccio proveniente dalla camera impose ad entrambi i ragazzi il silenzio più assoluto per non far scoprire la presenza di Orlando. Isabella se la cavò egregiamente, era una vera lenza quando ci si metteva. Orlando rise sommessamente nel sentire la pantomima indignata che la ragazza stava mettendo su per levarsi dai piedi i giornalisti, che alla fine furono pure costretti a scusarsi per l’importuna irruzione nella camera di una povera turista investita da un pirata della strada che neanche si era fermato a soccorrerla.

Una volta usciti dal bagno Orlando con un sorriso largo e sincero schioccò un bel bacio sulla guancia di una felicissima Isabella e le disse “Isabì, sei stata davvero fantastica!”.

Chiara nel vedere la felicità dell’amica pensò che forse quel giovane attore non era poi così malaccio come persona, magari era un po’ egocentrico, ma del resto chi non ha difetti?

Fu lui stesso a distoglierla da quelle considerazioni.

“Sapete che vi dico? Che tutte e due siete forti! E vi faccio una promessa, appena Isabì starà meglio vi porto a cena, del resto è il minimo che possa fare”.

“Sarebbe meraviglioso!” commentò estasiata Isabella.

Dio mio! Non ci posso credere! S’inizia sempre così una cena e poi… Vuoi vedere che ci scappa davvero qualcosa? E’ troppo bella sta cosa, così bella che potrei anche collassare di gioia. Pensò subito dopo sempre più euforica. Decisamente la sua immaginazione galoppava alla grande.

“Io sono a dieta!” scappò detto un po’ tristemente a Chiara.

Orlando la squadrò con curiosità gli pareva tutto fuorché fuori forma e tanto meno grassa.

“E’ inutile che mi guardi con quella faccia!” disse subito la ragazza rivolta ad Orlando “Io non ho la fortuna di Isabella, mi tocca penare le classiche sette camice per la linea ed è tutta colpa vostra!” concluse costernata.

“Nostra?” fece lui perplesso.

“Sì, vostra, di voi uomini. Sbavate per le donne perfette o quasi e guai a qualche chiletto in più!”.

“Ma non è vero” disse il ragazzo sorridendo.

“Via proprio tu! Non vorrai darmi a bere con la gente che frequenti che ti perderesti dietro ad una che non fosse almeno una modella!”.

Orlando storse la bocca, in effetti Chiara stava in parte dicendo il vero.

“Però ho avuto anche una ragazza irlandese con bel culo e molto formosa! Messa bene insomma” disse subito a sua discolpa.

“Si? E quanti secoli fa di grazia?” gli chiese Chiara scettica.

“Emmm… una decina d’anni fa circa…” rispose lui scoperto, ma sincero.

“Ma che centra tutto questo discorso?” s’intromise Isabella che non aveva di quei problemi visto che aveva un bel fisico longilineo ed un ottimo metabolismo.

“Lo so io!” fece Chiara rabbuiandosi. Era un po’ complessata anche se non aveva in realtà motivo di esserlo. Non che  fosse una fissata con certe cose, ma una volta qualcuno l’aveva punta sul vivo ed ora gioco forza aveva qualche piccolo complesso.

“Se posso dire la mia, secondo me vi fate troppi problemi voi donne, sì, un bel corpo a prima vista colpisce di sicuro, ma alla lunga è il carattere che conquista” disse Orlando.

Se, se, come no! Detto da te poi, suona proprio come una bella e grande stronzata! Pensò Chiara ma non disse niente, del resto portare avanti quella conversazione non aveva molto senso, non era certo del parere di Orlando che le importava e quell’argomento la irritava anche più del dovuto.

Ma che ragazzo d’oro!” non si poté esime dal dire Isabella sospirando.

Lui sorrise compiaciuto, del resto i complimenti soprattutto al di fuori del suo aspetto fisico gli facevano sempre piacere e poi Isabella gli stava troppo simpatica. Era così buffa con quella sua mal celata forma di adorazione nei suoi confronti.

“Isabì, grazie! Sei davvero molto carina” le disse grato.

Carina????? In che senso???? Carina come gentile o carina tipo che ti faresti un giro???? Dio! Fa che sia la seconda, ti pregooo!!! pensò la ragazza sentendo un tuffo al cuore. Decisamente stava costruendosi troppi castelli in aria, ma la grande occasione che le era piovuta addosso la induceva a sognare ad occhi aperti senza un minimo di razionalità.

Dopo un’oretta circa Orlando si congedò raccomandando ad Isabella di fargli sapere tramite il suo assistente, di cui aveva il numero, di come sarebbe proceduta la convalescenza, poi a tempo debito si sarebbero rivisti per la famosa cena.

 

***

 

Erano passati circa quindici giorni dall’uscita dall’ospedale di Isabella e la ragazza non aveva avuto più notizie di Orlando. Aveva telefonato un paio di volte al suo assistente dicendo che andava tutto bene, ma il ragazzo non s’era fatto sentire né tanto meno vedere. Era così ridiscesa sulla terra, anche se un po’ di delusione l’aveva sinceramente provata. In cuor suo però tendeva scusarlo, pensava che fosse certamente super impegnato e comunque con lei era stato davvero carino e molto gentile. Si consolava dicendosi che dalla vita mica si può avere tutto!

Chiara non diceva niente, ma lei era come se lo avesse sempre saputo quindi la cosa non la stava affatto sorprendendo e poi era impegnatissima e non aveva certo tempo per pensare a certe cose.

Isabella stava leggendo distrattamente un libro, quando il trillo del suo cellulare la fece sobbalzare leggermente.

“Pronto? Sono inopportuno?” la salutò la voce allegra di Orlando che lei riconobbe subito con un tuffo al cuore.

“Orlando!” esclamò felice.

Il ragazzo brevemente le spiegò che era stato via, nel Kent a Canterbury da sua madre e che si trovava in quel momento a zonzo per Londra. Aveva parlato con il suo assistente che gli aveva detto che lei aveva chiamato un paio di volte, così se le faceva piacere aveva pensato di passare a casa sua a farle una visitina per vedere come stava. Ovviamente Isabella si dichiarò entusiasta dell’idea. Gli dette l’indirizzo e Orlando disse che nel giro di mezz’ora al massimo un’ora sarebbe arrivato da lei.

Isabella appena conclusa la conversazione entrò nel panico. Era sola ed ovviamente aveva ancora il braccio ingessato. Indossava una semplice tuta ed era completamente struccata. Voleva mettersi un po’ a posto a ma non sapeva come fare e Chiara sarebbe arrivata solo poco prima dell’ora di cena. Tentò di cambiarsi, ma fu un’impresa che si rivelò impossibile, mentre invece riuscì a darsi una leggera mano di trucco, non era il massimo, dovette però rassegnarsi, più di quello non sarebbe mai riuscita a fare.

Quaranta minuti dopo, quando Orlando arrivò nell’appartamentino, rimase piacevolmente colpito. Isabella non aveva più il naso gonfio né qui brutti lividi sotto gli occhi e poté notare con sorpresa che era molto più che carina. I lunghi capelli color del grano incorniciavano un ovale perfetto, con due occhi azzurri molto luminosi, il naso era piccolo e ben fatto e le labbra benché fini erano davvero graziose. Rimase un attimo interdetto, non avrebbe mai detto che Isabella fosse stata così sotto quei brutti lividi che aveva quando l’aveva vista in ospedale.

Isabella a sua volta rimase basita perché Orlando si era presentato con un bel mazzo di fiori, così rimasero tutti e due qualche secondo senza spiccicare parola.

“Entra su!” disse poi facendogli strada.

“Questi sono per te” fece Orlando porgendole il mazzo.

Isabella sorrise felice e lo ringraziò. Sentì una forte emozione, quel gesto lo interpretò come carico di significato.

Due ore più tardi quando Chiara rientrò trafelata in casa rimase molto più che sorpresa nel trovare Orlando ed Isabella che se ne stavano giocando a Monopoli ridendo e scherzando come due vecchi amici.

“Ehi Chiara Ciao! Come stai?” esordì giulivo Orlando alzandosi e baciandola sulle guance.

Chiara lo guardò imbarazzata, quell’esternazione la lasciò di stucco.

“Io sto bene grazie e tu? Che ci fai qui?” gli chiese poi curiosa.

“Sto benissimo grazie! Sono venuto a trovare Isabì che a quanto vedo è in ottima forma” disse il ragazzo, poi aggiunse “Vi ho promesso una cena ricordi? Isabì mi ha detto che tra una quindicina di giorni circa le leveranno il gesso così potremmo andare a festeggiare!” concluse facendo l’occhiolino.

Se la voleva spiazzare bhe, c’era riuscito in pieno, Chiara era davvero più che stupita dal suo comportamento. In tutta sincerità non si sarebbe aspettata di rivederlo e certamente non a casa sua, dovette ammettere che quanto meno era stato di parola. Parlarono ancora un po’, poi Orlando se andò promettendo di farsi vivo quanto prima.

Non appena uscì dall’appartamento Isabella cacciò un urletto di gioia e si gettò al collo dell’amica.

“E’… è semplicemente fantastico!” disse al colmo della felicità.

“In effetti devo dire che è stato davvero carino” ammise Chiara.

“E’ una cosa da non credere! E’ venuto qui, QUI! Mi ha addirittura portato dei fiori. Si è fermato per DUE ore! Ma ti rendi conto? Forse gli piaccio davvero, forse vuole davvero approfondire la conoscenza. Oh mio Dio! E’ meraviglioso!” rispose Isabella con gli occhi che le brillavano volteggiando per la stanza.

Chiara la guardò sorridendo, era davvero contenta per lei, ma temeva che si illudesse più del dovuto. Certo Orlando aveva avuto un comportamento che andava sicuramente al di là della semplice cortesia, ma… c’era comunque un ‘ma’ indefinito che la portava stare ancora sulla difensiva. Uno come lui con una come loro ci stava come il cavolo a merenda e questo non riusciva proprio a toglierselo dalla testa.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Oh! Oh! ^O^ Noto che si sono già formati gli schieramenti... pro Isabella e pro Chiara... emmm... non vorrei deludere nessuno @____@ ma... vabbè non dico niente spero solo che la storia vi piaccia qualunque sia la 'piega' che prenderà! ( Me preoccupata!)

Grazie mille Vale! In effetti sia Isabella che Chiara non sono due personaggi negativi anche se ognuna di loro ha comunque il suo carattere e suoi difetti ^_^

Grazie Roy ^_^ bè un 'dopo cena' ci deve essere per forza mica si mangia e si fila a casa subito! :p Grazie anche a Sara qui c'è la famosa battuta... leggendo capirai ^________^

Grazie e Buona lettura a tutti!

 

Capitolo Cinque

 

I dieci giorni che separavano Isabella e Chiara dalla famosa cena con Orlando volarono letteralmente. Isabella aveva lo aveva risentito un paio di volte, visto che il ragazzo l’aveva chiamata per sapere esattamente quando le avrebbero tolto il gesso e per fissare la data precisa della cena. Era sempre e comunque lui a chiamare dato che l’unico recapito telefonico che avevano le ragazze era quello del suo assistente, stavano appunto discutendo di ciò quel pomeriggio appena rientrate dall’ospedale dove finalmente avevano tolto il gesso ad Isabella.

“Se mi avesse lasciato il suo numero avrei potuto chiamarlo e dirgli che è tutto okay” stava commentando un po’ risentita Isabella.

“In tutta onestà non credo che tra voi ci sia un grado di conoscenza così profondo tanto che lui possa darti il suo numero personale di cellulare, insomma lui è uno famoso ricordi?” le rispose Chiara.

“Tu devi essere per forza sempre così pragmatica eh? Per una volta un po’ meno rigida non potresti esserlo?” la rimbeccò Isabella.

“Cerco solo di essere realista, non ti voglio smontare, ma tu mi sembri partita decisamente troppo in quarta”.

“Uffa che guasta feste che sei!”.

Chiara si sentì un po’ in colpa, fare il grillo parlante non le piaceva per niente, ma le piaceva ancora meno dare false speranze. All’improvviso le venne in mente un’idea, una specie di regalo da fare ad Isabella. Decise di non dirle nulla e di farle una sorpresa. Era fatta così, generosa da morire soprattutto con chi era affezionata e lei voleva davvero bene alla sua amica. Sorrise soddisfatta pensando alla faccia che avrebbe fatto Isabella. All’improvviso come se fosse stato evocato dai pensieri delle ragazze telefonò Orlando. Inutile dire che Isabella andò immediatamente in brodo di giuggiole. Il ragazzo le comunicò che avrebbe fissato il ristorante per il successivo venerdì, s’informò se per loro poteva andare bene e dopo aver avuto la conferma dalla ragazza le comunicò che sarebbe passato a prenderle verso le otto.

Isabella cominciò a prepararsi per quella cena tre giorni prima. Pretese che Chiara la portasse da un’ottima estetista e bando alla spesa, poi fu la volta dello shopping per il vestito e fu una vera impresa, da brave italiane a Londra faticarono un bel po’ a trovare un negozio dai prezzi abbordabili per acquistare un abitino grazioso.

“Ma tu non ti compri niente?” chiese all’amica.

“No. Ho il mio solito ed unico vestito delle grandi occasioni, metterò quello. Non mi va di spendere dei soldi” tagliò corto Chiara.

Isabella pensò che a volte era davvero troppo rigida, anche con se stessa, ma la capiva, magari a lei di farsi bella per Orlando importava meno.

La mattina del venerdì della famosa cena ovviamente Isabella andò dal parrucchiere e fu capace di ritornare dall’estetista per la manicure. A metà pomeriggio cominciò l’opera di preparazione vera e propria: bagno rilassante con oli emollienti, maschera per dare maggiore luminosità al viso e tutto il resto, intanto Chiara s’era chiusa in camera sua. Verso le sette Isabella cominciò a domandarsi se Chiara si sarebbe fatta la doccia o se sarebbe uscita senza neanche lavarsi, le pareva decisamente troppo. Aprì la porta della stanza dell’amica e la trovò a studiare.

“Bhe? Ma che fai non ti prepari? Dai muoviti che tra un’ora Orlando passa a prenderci!” le disse agitata poi aggiunse “Mica lo vorrai fare aspettare vero?”.

Fu allora che Chiara con molta calma alzò gli occhi dal libro e disse all’amica “Isabella io non vengo”.

“Come non vieni sei matta?” le chiese l’altra scioccata.

Chiara si alzò e le prese le mani “Voglio che tu vada con lui. Vedi, a me non importa di cenare insieme ad Orlando, ma tu sei così presa che ho pensato che sarebbe un bellissimo ricordo per te una cenetta consumata voi due soli insieme. Consideralo come una specie di regalo”.

Isabella rimase a bocca aperta, veramente toccata da quel gesto.

Istintivamente abbracciò forte Chiara e poi le disse “Grazie! E’ una cosa bellissima, davvero un regalo splendido. Non lo dimenticherò”.

“Ma figurati!” le rispose Chiara “Per me non è affatto un sacrificio”.

“Lo so, però è lo stesso un bel pensiero” disse Isabella poi dette un’occhiata all’orologio “E’ tardi! Il vestito! Dov’è il vestito? Oh mio Dio! Mi devo ancora truccare!” e scappò di nuovo in bagno.

Chiara rise e scosse la testa.

Orlando arrivò puntuale alle otto e Isabella uscì dato che erano rimasti d’accordo di ritrovarsi fuori. La ragazza stava veramente bene. Indossava un abitino non molto corto rosa pallido, leggermente svasato e con le maniche lunghe. Sopra portava una giacca coordinata all’abito e aveva i capelli sciolti pettinati con morbide onde create dall’abilità del parrucchiere visto che naturalmente la sua chioma era liscia e dritta, mentre ai piedi portava un paio di scarpe nere lucide allacciate alla caviglia con un bel tacco e coordinate alla borsetta. Era semplicemente deliziosa pensò Orlando vedendola, poi allungò il collo alla ricerca di Chiara e non vedendola disse: “Ciao Isabì, ma Chiara dov’è?” e poi dette una bacio lieve sulla guancia alla ragazza che si sentì sollevare da terra come se volasse. “E’ ammalata” disse guardando gli occhi color nocciola di Orlando dove si stava irrimediabilmente perdendo.

“Malata?” le chiese Orlando sorpreso.

Isabella annuì sempre più imbambolata, del resto Orlando s’era messo in ghingheri con una bella camicia color crema, una giacca di camoscio e un paio di pantaloni neri larghi ma non troppo sportivi.

“Voglio andare a salutarla, mi spiace che non possa venire con noi!”.

Isabella si scosse come se si fosse appena svegliata. Chiara non stava affatto male era in casa a studiare inconsapevole ed ignara del fatto che Orlando volesse entrare a salutarla. Le prese il panico. Se lui le avesse scoperte sarebbe stata la fine. Avrebbero fatto una pessima figura e soprattutto lei sarebbe passata da stupida. Farfugliò un paio di scuse, ma lui non desisté così in preda ad un’agitazione tremenda si avviò con Orlando verso il piccolo cancello nero che precedeva le scale che portavano al seminterrato. Arrivata alla porta dell'appartamentino girò la chiave nella toppa con lieve incertezza e non fece in tempo ad entrare che nel tentativo estremo di salvarsi in corner urlò: “CHIARAAA!!!!! C’è Orlando che vuole salutarti per forza, SEI A LETTO VERO?”.

Chiara sobbalzò in piedi mangiando la foglia, ebbe un solo attimo di smarrimento, poi subito s’infilò sotto le coperte completamente vestita con addirittura le scarpe ai piedi, tirandosi le coperte fin sotto il naso.

“Si… sono a letto” disse infine.

Quando Orlando entrò la trovò semi seppellita dalle coperte che tossiva sguaiatamente.

“Chiara ma stai tanto male davvero!” esordì Orlando con un faccino preoccupato.

“Eh … si…” rispose la ragazza “Parecchissimo! E poi ho anche il mal di testa… e anche… il mal di stomaco… e… e la diarrea!” concluse con enfasi ma farfugliando molto.

“Ma quanto mi dispiace!” disse Orlando sinceramente “Peccato sarebbe stato bello averti con noi!”.

Chiara lo guardò strano, non è che stava esagerando?

“Starete benissimo lo stesso, ne sono sicura. Su ora andate” tagliò corto.

Orlando si avvicinò e le sfiorò la fronte con lieve bacio.

“Ciao riguardati” le disse “Anche se la febbre però non ce l’hai, sei fredda!” commentò con uno sguardo indecifrabile poco prima di sparire dietro la porta della camera, lasciando Chiara esterrefatta. Quel ragazzo era davvero la quint’essenza della stranezza. Riusciva ad essere di un carino e di un gentile disarmante e aveva quei gesti improvvisi talvolta verso Isabella e ora verso di lei che la mettevano parecchio in crisi. Possibile che fosse così davvero? NO! Doveva per forza fingere, pensò come per scuotersi Chiara.

 

La cena fra Orlando ed Isabella fu davvero piacevole. Nonostante la ragazza pendesse un po’ troppo dalle labbra dell’inglese, chiacchierano un sacco facendosi anche delle belle risate. Il ristorante era carino e discreto e lui s’era preso cura di farsi riservare un tavolo defilato e un po’ in ombra. Così non furono disturbati da  nessuno. Orlando scoprì che Isabella era davvero una compagnia piacevole, era simpatica e un po’ matta. Aveva capito perfettamente di piacerle, ma apprezzava la sua discrezione, nonostante a volte la sorprendesse a fissarlo in maniera inequivocabile. Tutto sommato si trovava assai bene con lei e poi era tanto che non aveva l’occasione di frequentare gente normale. Ora invece, lì a Londra, si stava un po’ riappropriando di una certa tranquillità che gli permetteva anche di lasciarsi andare a nuove conoscenze non necessariamente famose o come si dice in gergo dell’ambiente. Ad un certo punto, non si sa bene, come la conversazione cadde su fidanzati, fidanzate e fidanzamenti.

Orlando storse la bocca, come cavolo era arrivato a parlare di ciò di cui non voleva proprio neanche dire una sola parola?

“Io sono single da un po’ ” buttò lì Isabella che sapeva benissimo con suo sommo rincrescimento che lui non lo era affatto.

“Anche io” tagliò corto il ragazzo.

Isabella ci mancò poco che si strozzasse con il boccone di filetto mignon che stava mangiando.

“Come scusa?” fece basita.

Lui alzò lo sguardo dal suo piatto masticando lentamente e annuendo con la testa confermando ciò che aveva appena detto.

“Niente più zainetto?” scappò detto a Isabella che istantaneamente si sarebbe morsa la lingua e data uno schiaffo da sola per quell’uscita fuori luogo, che non si come le era uscita dalla bocca.

“Zainetto!? Non capisco…” le chiese Orlando alzando un sopraciglio perplesso.

“Niente, niente! Non ci fare caso ho detto una scemenza… è la lingua straniera che ogni tanto mi frega” si affannò a dire la ragazza  veramente costernata.

Il ragazzo, che comunque non aveva bevuto la scusa di Isabella, tentò in vano di farsi spiegare la cosa ma lei fu bravissima a svicolare. Dopo cena andarono nel privé di un locale stile vecchio pub bevvero e chiacchierarono ancora un po’ poi Orlando la riaccompagnò a casa. Nel salutarla con due bacetti sulle guance per un movimento falso di entrambi finì col sfiorarle le labbra con le proprie. Si ritrasse immediatamente scusandosi. Isabella ci mancò poco che cascasse lunga distesa per terra.

Orlando sapeva benissimo che lei avrebbe potuto dare troppo peso a quel gesto nato per sbaglio e sinceramente non gli andava proprio di creare certi malintesi, stava per chiarirsi in proposito, ma l'espressione che notò sul viso  di Isabella lo fermò. I suoi occhi brillavano come se riflettessero mille stelline, aveva un’aria così sognante e sembrava così felice che non se la sentì di dire qualcosa che forse l'avrebbe fatta rimanere troppo male.

Per qualche secondo Orlando rimase bloccato, era parecchio in empasse, si rendeva conto che qualunque cosa avrebbe fatto poteva essere sbagliata. Alla fine però decise di chiarire il tutto, era decisamente la scelta migliore, la più logica, non ce la più saggia, ma Isabella non gli diede il tempo, come vide che stava per parlare lo bloccò: “No, per favore… non dire niente… va bene così. E' stata forse la serata più bella della mia vita… grazie” gli disse senza neanche guardarlo in faccia, quindi girandosi in fretta scese le scale per rientrare in casa con il cuore in tumulto e la testa leggera come se fosse brilla, ma di felicità e non di alcool.

Orlando rimase con la bocca aperta senza poter articolare neanche una semplice sillaba. Decisamente lo aveva battuto sul tempo.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Buon inizio settimana a tutti!!! E partiamo con i ringraziamenti!

Grazie Roy! Tesorina mia sono felice per averti sprigionato delle belle sensazioni, ma ti auguro con tutto il cuore di poterle provare quanto prima con un bel giovanotto! ^_^ 

Grazie Anjulie! Sono contenta che la storia ti prenda anche se ancora non è entrata nel vivo... il "non dire"... ci sarebbe da parlarci una vita ma tanto noi ci capiamo al volo! ^_^

Bentornata Frodina!!!! Ma dove eri finita? Spero che i tuoi problemi col telefono si risolvano quanto prima.

Grazie Maia! Il tuo commento non è appropriato, ma DI PIU'!!! I sogni vanno (andrebbero) sempre tenuti stretti... e non aggiungo altro ^_^

Grazie Vale nonostante noti da parte tua una propensione verso Isabella vedo che sei un pò scettica come Chiara ^_^ Il dubbio ti è rimasto e io come al solito non posso parlare ... perdono!

Grazie ancora a tutti e Buona lettura!

 

 

Capitolo Sei

 

Isabella era in preda ad una gioia irrefrenabile e faceva fatica a respirare, il cuore le martellava così forte che temeva le sarebbe schizzato fuori dal petto. Una volta entrata in casa andò subito da Chiara e la svegliò.

“Che c'è?” rispose la sua amica intontita dal sonno.

“Tieniti forte!” esordì Isabella afferrandola per le spalle con un’espressione da ebete e un sorriso a trentadue denti stampato sulle labbra.

“Si… mi tengo… ma anche se non mi tenessi tanto sono sul letto…” commentò Chiara facendo una smorfia, quel risveglio brusco l'aveva scossa più del dovuto.

“Chiara! Orlando mi ha baciata!” disse con enfasi Isabella.

L'altra si svegliò di colpo sgranando gli occhi: “Come, come? ” chiese stupita.

“Come? Come! Con la bocca no?” rispose Isabella.

“Si, quello lo intuivo anche da sola, con che altro avrebbe dovuto baciarti scusa?” disse la ragazza leggermente sarcastica “Mi chiedevo come, nel senso a che prò, a seguito di che, in che circostanza insomma” concluse poi.

“L'ha fatto qui fuori appena mi ha riaccompagnata. Mi sembra chiaro: gli piaccio!” rispose sempre più partita Isabella.

“Insomma ti ha baciata… e… e poi?” le chiese l'amica che nonostante tutto non riusciva ad essere del tutto felice per lei, aveva come la sensazione che ci fosse qualcosa che non quadrava, ma forse era solo il suo scetticismo, si disse cercando di scacciare quella specie di presentimento.

“Sono scappata! Cioè non proprio… ero così emozionata che non l'ho fatto neanche parlare. Ho preferito godermi questo momento in tutta la sua straordinaria bellezza!”.

“Ma come? Non l'hai sdraiato sul cofano della macchina cercando di fartelo!” disse scherzando Chiara.

“Cretina!” le rispose indispettita Isabella.

“E dai! Stavo scherzando! Infondo le fai sempre ste battute, soprattutto su di lui… m'è scappata, non ti offendere”.

“Sai benissimo che sono per l'appunto battute! Che non farei niente del genere e che probabilmente ci rimarrei malissimo pure se lo facesse lui! Insomma un conto è essere goliardici e sopra le righe tra di noi, un conto è la realtà” rimarcò non senza una punta di acredine Isabella.

“Scusa” disse Chiara.

“Ma si, ti scuso. Piuttosto non hai detto niente, seriamente, non sei felice per me? E' molto più di quanto potessi desiderare ed il merito è tutto tuo, se non fossimo stati soli, dubito che mi avrebbe baciata”.

Chiara fece un sospirone, la sua regola con le amicizie vere era sincerità sempre e comunque.

“Se tu sei felice, io lo sono per te… ma… insomma… ecco, di saltare di gioia proprio non me la sento. Non lo conosci abbastanza, è famoso, è abituato sicuramente ad avere tutto ciò che vuole… se nel tempo si comporterà per bene e tu non soffrirai, allora sarò davvero felice per te” disse con estrema sincerità all'amica.

“Che palle Chiara! Devi sempre fare la mamma o la guasta feste! Mi ha baciata! Vorrà pur dire qualcosa no? Mica bacerà tutte le donne che conosce! Mi hai fatto incavolare! Me ne vado a letto. Buonanotte!” concluse secca, poi con una forte vena polemica aggiunse puntandosi l'indice sul petto “Io sono altruista riesco ad augurartela ugualmente la buonanotte, anche se tu hai rovinato la mia!” concluse indispettita uscendo dalla stanza e sbattendo la porta.

Chiara non fece in tempo a richiamarla ma si ripromise di parlarle l'indomani stesso. Era dispiaciuta di aver in un certo qual senso ferito l'amica, le voleva bene, ma non per questo le avrebbe mentito, non su una cosa così importante.

Il giorno dopo, si chiarirono. Isabella conosceva perfettamente Chiara e sapeva anche com'era fatta, del resto la vita l'aveva messa a dura prova ed era comprensibile che lei avesse quell'atteggiamento costantemente sulla difensiva. Chiara a sua volta si scusò, ammise d'essere scettica per natura, le augurò ogni bene e si dichiarò contenta per lei, ma non cambiò idea. L'importante era che comunque filassero nuovamente d'amore e d’accordo.

Nei giorni che seguirono compatibilmente con gli impegni di Chiara ripresero a fare le turiste per Londra divertendosi un sacco.

Chiara studiava e lavorava saltuariamente, di giorno come aiuto interprete per un agenzia turistica e di sera, sempre saltuariamente come baby sitter, soprattutto dopo cena perché pagavano di più. Isabella era affascinata da Londra e cominciò a pensare che le sarebbe anche piaciuto poterci vivere. Si fece una bella quantità di castelli in aria, manco a dirlo con protagonista assoluto Orlando, solo che dopo quella sera della cena lui non s'era fatto più risentire. Passati cinque giorni Isabella era decisamente insofferente, ma si guardava bene da farsene accorgere da Chiara, che non le diceva niente ma che la osservava in silenzio.

Il giorno dopo, a sorpresa, arrivò una telefonata dal ragazzo. Disse che era stato un po’ impegnato rimanendo però sul vago e dopo aver parlato qualche minuto del più e del meno con una eccitatissima e gioiosa Isabella, se ne venne fuori con un invito ad una specie di festa, a casa di un suo vecchio amico, un certo Chris che compiva gli anni. Spiegò che si trattava di una normalissima festa in casa, anzi, più che altro sarebbe stata una cena in piedi con sottofondo musicale tra vecchi amici. Isabella ne fu entusiasta, naturalmente Orlando aveva esteso l'invito anche a Chiara, ovviamente Isabella accettò immediatamente.

“Hai visto?” cominciò a dire saltellando euforica per la stanza appena ebbe riattaccato.

“Alla buon ora!” commentò Chiara senza potersi trattenere.

Isabella si girò crucciata.

“Chiara per favore non incominciare eh!” disse piuttosto risentita.

L'altra abbassò la testa mordendosi la lingua per non rispondere. Certe volte Isabella era come se vivesse in una realtà sua propria senza voler vedere le cose nella loro giusta luce e dimensione. Questa cosa la preoccupava e non poco, soprattutto in quel particolare frangente.

Isabella si avvicinò all'amica e le poggiò una mano su di un braccio obbligandola a guardarla  poi le disse: “Lo so che sei preoccupata per me e lo apprezzo. So anche che probabilmente tra me ed Orlando al massimo ci potrà essere una storiella di poco conto, mica sono stupida sai? Ma ti prego, lasciamela vivere senza paranoie, lasciami godere questo momento e soprattutto lasciami sognare!”.

Chiara sospirò.

“Come vuoi” rispose stancamente “Eviterò il più possibile di commentare, te lo prometto”.

Isabella riprese il suo volteggiare allegro per la stanza.

“La positività, chiama eventi felici!” enunciò sorridente “Sarà una storiella… o forse no…” quindi sospirò sognate “Chi vivrà vedrà!” concluse saltellando.

E ti pareva che non si correggesse subito! Il guaio è cara Isabella che tanto tu ci speri più del dovuto! Porca miseria ladra! Mi toccherà raccogliere i cocci, tanto lo so! pensò con lieve amarezza Chiara, non profferendo però parola.

 

Dall'altra parte di Londra anche Orlando e il suo amico Chris stavano avendo una specie di discussione.

“Secondo me dovresti cogliere l'occasione per chiarirti” stava dicendo Chris.

Orlando si grattava il mento pensieroso.

“In effetti sarebbe stato infinitamente più comodo per me non farmi più vivo…” disse fissandosi la punta delle scarpe.

“Mi chiedo perché non l'hai fatto! In fondo chi sono ste due scusa? Le conosci appena se non sbaglio” rispose l'altro.

Orlando alzò lo sguardo verso l'amico e si risentì appena “Via! Non ho mica più quindici anni Chris! Non mi va di fare certe puttanate! E poi ho un'immagine da preservare, non che sia di primaria importanza, ma devo comunque tenerne conto”.

Chris roteò gli occhi insofferente “Non ti invidio per nulla! Che palle ‘sta storia dell'immagine, mi sa che più che favorire crea solo un sacco di obblighi e problemi!”.

“A volte si, ma non è questo il caso, quelle due ragazze mi stanno simpatiche davvero e non è fastidioso o obbligatorio per me frequentarle. Solo devo un po’ ridimensionare Isabì. Non vorrei trovarmi a qualche spiacevole equivoco” disse Orlando.

“Cioè?” gli chiese Chris.

“Per carità è carina da morire, simpatica e piacevole, non sarebbe certo uno sforzo per me andarci insieme, ma temo che non sia proprio il tipo da una volta e tanti saluti. E io non ho nessuna intenzione di fermarmi con una donna per più di un paio di volte al massimo. Ora funziona così, mi sono lasciato da appena quattro mesi e non ne voglio sapere di legami né seri né poco seri, voglio solo divertirmi. Stop!” chiarì limpidamente Orlando.

“Se la pensi così parlale schietto e poi sarà lei a decidere no?” fece l’altro.

“Esattamente! Sarò limpido e cristallino, se poi a lei sta bene allora tutto di guadagnato”.

I realtà Orlando s’era fatto trascinare in quelle considerazioni da Chris, ma di fatto a lui primariamente interessava chiarire la faccenda del bacio. Aveva perfettamente intuito che la ragazza l’aveva decisamente interpretata male, quando invece si trattava solo di uno sbaglio di mira e niente più. Non aveva mai lontamente pensato ad Isabella in certi termini e si sorprese non poco di essersi lasciato andare a certe allusioni. La colpa era di Chris si disse, vedeva sempre quello che non c’era, soprattutto quando si trattava di donne.

A lui stavano davvero simpatiche quelle due ragazze italiane e poi erano state oneste. Altra gente al loro posto si sarebbe ingegnata per trarre il maggior profitto possibile dalla storia dell’incidente. Loro invece erano state anche fermamente contrarie al fatto che lui pagasse le spese ospedaliere, avevano accettato di malavoglia solo perché Isabella era straniera ed avrebbero dovuto sborsare un sacco di soldi, che non avevano, perché non era una mutuata inglese. Con loro Orlando si sentiva quasi una persona normale, a parte la semi adorazione di Isabella sembravano tre conoscenti come tanti. Tre ragazzi che si trovavano bene insieme a ridere scherzare e punzecchiarsi. La parte del punzecchiamento era sicuramente riservata a Chiara, pensò Orlando sorridendo appena. Non voleva perciò che si causassero brutti fraintendimenti, voleva solo che le cose continuassero ad essere come lo erano state fino ad allora. Gli sarebbe davvero rincresciuto far soffrire la dolce Isabì, aveva tanti difetti alcuni dei quali anche belli grossi, ma non era un insensibile e nemmeno una persona meschina.

 

Intanto, nello stesso momento Chiara ed Isabella si stavano preparando per il pranzo.

“A proposito” fece all’improvviso Isabella rivolta a Chiara “Non ti ho detto una cosa” concluse strizzando gli occhi soddisfatta.

“Che cosa?” chiese Chiara mentre prendeva le stoviglie per apparecchiare.

“Orlando” iniziò a dire l’altra e Chiara alzò gli occhi al cielo, menomale che era di spalle e Isabella non la vide “Ha mollato lo zainetto!” sentenziò infine l’altra con soddisfazione.

Chiara si girò perplessa e la guardò con le sopracciglia inarcate poi chiese “Lo zainetto? Che si porta in giro la borsa e l’ha persa?”.

Isabella scoppiò a ridere.

Chiara non capiva e si accigliò “Che c’è da ridere? Che ho detto di così buffo?”.

Isabella continuando a ridacchiare si spiegò “Scusa, ma dimentico troppo spesso che tu non sei una fan accanita di Orlando. Lo zainetto è il soprannome che ho dato alla sua, per fortuna, ex ragazza. Gli stava sempre dietro appiccicata e naturalmente a rimorchio proprio come uno zaino! Era costantemente sulle sue spalle! Se preferisci era come una cozza azzeccata allo scoglio, o come comunemente e poco finemente si dice: come una gatta attaccata ai coglioni!”.

Chiara non poté trattenersi a sua volta dal ridere.

“Ma sei tremenda però!” commentò.

“Macché tremenda è la verità! Anzi era la verità” disse Isabella.

“Ma scusa se era la sua ragazza che avrebbe dovuto fare? Stargli lontana per far piacere alle fans? Mi pare ovvio che cogliesse ogni occasione per vederlo no?” disse serafica Chiara.

“Mmmmmmmmm che fai ora ti metti pur a difendere lo zainetto?” rispose Isabella.

“No, per carità, era solo una considerazione cara la mia aspirante marsupio!” fece Chiara ridacchiando.

“Marsupio?” chiese l’altra sorpresa.

“Eh sì cara mia! Conoscendoti sospetto che più che uno zainetto, tu saresti proprio un marsupio… appiccicata sì, ma sul davanti e decisamente in basso, dalle parti del cavallo dei pantaloni per intenderci!” le rispose l’amica fingendo una serietà che certo non aveva.

“Ma sentitela!” disse a voce alta Isabella come se si rivolgesse ad immaginario pubblico e poi dette una lieve botta sul braccio dell’amica “E poi sarei io quella pessima eh?” le disse senza poter trattenere un risolino.

“Chi io?” rispose Chiara facendo una faccia buffissima finto angelica.

Scoppiarono entrambe a ridere di gusto, poi continuando a scherzare amabilmente finirono di apparecchiare e consumarono in allegria il pranzo.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Ed eccomi di nuovo qui con un altro capitoletto che pian pianino ci conduce per mano verso il centro nevralgico della storia! (Ammappete come m'è venuta fuori sta introduzione!!)

Grazie Roy! E te con lo zainetto hai già dato ghghghghghghghghgh e comunque immaginavo che ti piacesse l'accostamento! ^_^

Grazie Anjulie! "Chiara cos'è?" OTTIMA domanda... ma lo sai che non saprei che risponderti? Ci ho pensato un bel pò ma non mi viene nessuna accostamento pellettieristico! ( Ne riparleremo in seguito!)

Grazie Azu! Sempre felice  di far fare  qualche sana risata... ^_^ ( e non aggiungo altro ci sima capite vero?

Grazie ancora a tutti quello che continuano a seguire la ficcina e Buona lettura!

 

 

Capitolo Sette

 

“Ma come sarebbe a dire che non vieni?” stava chiedendo Isabella a Chiara con le mani puntate sui fianchi e un'espressione tra il sorpreso ed il dispiaciuto.

“Mi hanno chiamato i Brighton per andare a guardargli i gemelli! Tariffa doppia e non solo, vanno ad un party esclusivo, quindi prima delle due o le tre non rientreranno, mi pagheranno un mucchio di sterline non posso proprio rifiutare” spiegò Chiara.

“Porca misera! Ma proprio la sera della cena a casa dell'amico d'Orlando ti dovevano chiamare questi? Penserà che lo fai apposta per non vederlo” commentò Isabella.

Chiara alzò un sopracciglio e guardò l'amica con un'espressione molto strana: “Per quale motivo dovrebbe pensare una cosa simile scusa?”.

“Perché su due volte che ti invita tutte e due le volte tu non ci sei!”.

“Mbè! Mica vuol dire che lo evito di proposito! Oddio la prima volta è stato voluto, ma solo per il motivo che tu sai, questa volta è una fatalità. Perché uno non può essere malato una volta, ed impegnato col lavoro l'altra? O il signorino secondo te, pensa che siccome ad invitare è lui allora il mondo si ferma e io corro! Mica mi posso permettere di non incassare i soldi dei Brighton sai?”.

C'era poco da discutere, Chiara aveva le sue ottime ragioni ed Isabella lo dovette ammettere. Il fatto era che le dispiaceva non poter condividere certe cose con la sua migliore amica, le sarebbe tanto piaciuto che avesse partecipato alla cena, ma se doveva lavorare, c'era ben poco da fare, così cominciò a prepararsi.

Quando con il taxi, Isabella arrivò all'appartamento di Chris, Orlando le andò incontro per salutarla e rimase piuttosto sorpreso che Chiara non ci fosse. Lei gli spiegò che aveva avuto un impegno improvviso di lavoro. Gli spiegò anche che faceva la baby sitter e quando la chiamavano, per non perdere buoni clienti doveva per forza andare. Orlando non commentò oltre e la fece accomodare presentandola a tutti.

La serata risultò piuttosto piacevole ed Isabella si trovò estremamente a suo agio, gli amici di Orlando, tutti ragazzi normali che lui conosceva da anni addirittura da prima di essere famoso, erano piuttosto simpatici e socievoli. Mangiarono, parlarono, ballarono un po’ poi ad una certa ora la casa cominciò a svuotarsi ed Orlando si offrì di accompagnare Isabella a casa. Era l'occasione giusta per rimanere da soli e chiarirsi, naturalmente lei dette alla cosa un significato del tutto diverso. 

Una volta soli, Orlando, ci mise un po’ a parlare ma alla fine si decise.

“Senti Isabì, a proposito dell'altra sera” cominciò a dire.

Ad Isabella il cuore fece una capriola in petto.

Ecco ci siamo! pensò Ora mi dirà che gli piaccio! Magari vorrà mettere le mani avanti, mica si potrà dichiarare innamorato pazzo… però chissà… potrebbe dirmi che vuole frequentarmi… è un sogno! Si!Questo è il più bel sogno della mia vita!

Continuava a volare in alto con la sua immaginazione senza rendersi conto che le sue erano pure fantasie. Furono le parole di Orlando a chiarirle un po’ le idee.

“Insomma… non mi prendere per presuntuoso, però mi sono chiaramente reso conto di piacerti… e…” sospirò. Non era poi tanto facile pensò. “Davvero non vorrei che tu rimanessi male…” a quelle parole Isabella già ebbe un colpo in testa. Che stava cercando di dirle? Si chiese atterrita.

“Ti trovo molto carina e simpatica” stava continuando Orlando.

Il sangue di Isabella che s'era ghiacciato rientrò lentamente in circolo, per poi bloccarsi nuovamente di colpo al proseguo del ragazzo.

“Non intendevo baciarti. E' stato uno sbaglio di mira e vorrei che fosse chiaro” concluse il ragazzo in un soffio.

Ci fu un attimo di gelo completo.

La faccia di Isabella era contratta in una smorfia. Dire che c'era rimasta malissimo era dire poco. Un crampo le aveva contratto le budella e sentiva addirittura freddo. La delusione era stata mortale.

Orlando se ne rese conto e rimase a sua volta male, però capì che fare chiarezza era stato davvero giusto, evidentemente la ragazza s'era più che illusa. Al tempo stesso però gli dispiaceva parecchio vederla così. All'improvviso decise di indorarle la pillola, per farle meglio digerire il boccone amaro.

“Isabì” le disse con tutta la dolcezza di cui era capace “Non è che tu non mi piaci o che non desidererei avere una storia con te credimi! Ma vedi mi sono lasciato da poco e non sono assolutamente in grado di pensare a qualsiasi nuovo tipo di legame con una ragazza. Voglio stare solo. Quindi né con te né con nessun'altra. Mi puoi capire?” concluse.

Il suo stratagemma aveva funzionato perché lei si riprese all'istante. Certo che capiva! Era chiaro, come aveva fatto a non pensarci prima? Va bene, lui non voleva nessuna okay, ma aveva detto che lei gli piaceva… allora c'era, seppur remota, una probabilità che forse… un giorno… chissà!

Il suo cervello era bello che ripartito da capo.

Parlarono ancora un po’ entrambi rinfrancati. Orlando perché lei s'era ripresa e sembrava capire ed accettare che tra loro ci poteva essere solo una buona amicizia  e niente più. Isabella perché s'era lasciata aperta la porta della speranza.

Quando si salutarono sembrava tutto a posto come prima.

 

Non era dello stesso parere Chiara, che aveva capito alla perfezione, ma far ragionare Isabella non fu affatto facile, anzi fu impossibile.

“Non ha detto che non mi vuole! Ha detto che non vuole nessuna, mi pare MOLTO diverso!” stava dicendo appunto Isabella molto irritata.

“La puoi rigirare come meglio ti torna, il fatto è che non ne vuole sapere, ma comunque ti ha baciata. Secondo me è solo un gran paraculo!” commentò Chiara. Del resto l'altra, per una forma di stupido orgoglio aveva omesso di dirle che quella specie di bacio era stato solo uno sbaglio di presa di misure.

“Che c'è, ti rode perché uno famoso e bello non s'è potuto trattenere e m'ha baciata?” saltò su Isabella. Sentirsi dire la verità la infastidiva oltre ogni limite e stava reagendo male.

“Mi rode? Ma che dici? Ora sei ingiusta! Sarei la prima ad essere contenta e lo sai” disse Chiara che c'era rimasta davvero male.

“Non mi pare proprio!” ribatté l'altra.

E continuarono a discutere un bel po’, fino a che litigarono di brutto.

Nei giorni che seguirono si tennero entrambe il muso e Isabella addirittura se ne andava a giro per Londra da sola.

Chiara era piuttosto giù di morale e le dispiaceva molto quella situazione, se le fosse capitato Orlando per le mani l’avrebbe volentieri strozzato, per colpa sua stava scoppiando un bel macello.

Orlando dal canto suo decise di allentare per un po’ e quindi pensò di non farsi sentire almeno per qualche tempo. Chissà, forse un giorno le avrebbe richiamate o forse no. Stava in una fase un po’ particolare, s’era lasciato con la sua ragazza ed era in vacanza, una lunga vacanza, durante la quale voleva solo rilassarsi e non avere problemi. E poi il suo compito l’aveva assolto. Era stato carino e premuroso ora non aveva nessun obbligo. Certo le ragazze erano simpatiche e piacevoli, ma c’era il rischio di avere dei fastidi che lui proprio non voleva.

Ma i problemi sono come la pioggia, ti capitano in testa quando meno te lo aspetti.

Un sabato pomeriggio Orlando era in centro con Chris, dovevano fare delle spese e poi lui voleva andare in libreria a comprarsi un libro di poesie di Sylvia Plath. Alla fine dei loro giri Orlando s’infilò in un negozio di libri e Chris gli disse che lo avrebbe atteso al Virgin Store visto che voleva comprasi dei dischi. Si erano separati perché quando dovevano fare quel genere di acquisti, appunto libri e dischi, ci mettevano anche delle ore e quindi l’uno per non costringere l’altro ad una noiosa attesa, si dividevano e si ritrovavano a cose fatte.

Orlando s’era perso nei meandri della libreria da circa quaranta minuti buoni. Aveva sfogliato molti volumi di vario genere, ma ancora non aveva trovato ciò che cercava. Stava appunto sfogliando un’elegante edizione de i Sonetti di Shakespeare quando istintivamente, senza un preciso motivo alzò gli occhi dal libro e buttò lo sguardo, sulla strada, visto che era di fronte ad una delle vetrine del negozio. Piovigginava e un figura spedita stava attraversando proprio in quel momento. Indossava una felpa verde militare con una scritta gialla sulla schiena, che lui però non riuscì a leggere. Chissà perché, ma quella figura lo incuriosì. Aveva il cappuccio in testa per la pioggia, ma poco prima di entrare nel negozio di strumenti musicali, che era di fronte alla libreria, se lo tiro giù, girandosi proprio nella sua direzione.

Era Chiara.

Orlando abbozzò un sorriso di saluto che quasi gli morì sulle labbra perché lei come se non l’avesse visto si girò ed entrò svelta nel negozio: Music Heaven.

Il ragazzo rimase con il libro aperto sul palmo della mano leggermente interdetto.

Non l’aveva viso? O… aveva fatto finta di non vederlo?

Dopo qualche secondo di titubanza pensò : Chi se ne frega!

Chiuse il libro, lo ripose e andò in altro reparto.

Venti minuti dopo era al Virgin Store in cerca di Chris. L’amico aveva comprato una quantità enorme di cd alcuni di quali erano in offerta. Era su di giri ed investì Orlando con il suo entusiasmo che gli sorrise ascoltandolo distrattamente.

“E poi non ci crederai, ma ho trovato un butleg degli U2. Una roba fantastica, ti fa venire i brividi” stava dicendo Chris e Orlando annuiva  sempre con quel mezzo sorriso stampato sulle labbra a mò di smorfia: Chris l’osservò di sottecchi e s’innervosì, era chiaro che non lo stava ascoltando.

“Ah! La sai la novità? Ieri sera è venuta tua sorella a casa mia e me la sono fatta!” esordì nel solito tono di prima. Orlando per l’ennesima volta sorrise ed annuì.

“Tu non mi stai ascoltando!” gli disse indispettito l’altro “Ti ho appena detto CHE MI SONO FATTO TUA SORELLA e tu sorridi!”.

“COME?” scattò Orlando girandosi fulmineo.

“Tranquillo! Non me la sono fatta!” rispose Chris, poi aggiunse “Oddio non che non me la farei volentieri, ma tanto ormai ho capito che non me la darà mai!” concluse.

“CHRIS SMETTI!” tuonò Orlando oltremodo infastidito da quei commenti su sua sorella “Non sei simpatico e non mi và che tiri in mezzo Sam!”.

“E’ che tu non mi stavi ascoltando, e ho provato a scrollarti, lo sai che non mi permetterei mai”.

“Ero solo un po’ distratto” si giustificò Orlando.

“Solo un po’?” lo rimbeccò Chris.

Orlando fece una smorfia “Che palle! A te non capita mai di essere sopra pensiero?”.

“Si, ma tu sembravi in un altro universo”.

Orlando roteò gli occhi, ma tagliò corto cambiando argomento e prendendo ad interessarsi agli acquisti dell’amico.

Era inutile giraci intorno, quell’incontro fortuito, ma soprattutto il fatto che forse Chiara lo aveva deliberatamente ignorato lo avevano in qualche modo colpito.

Ma perché? Si domandava.

La risposta era una sola. Non c’era un motivo plausibile al comportamento di lei. Lui non le aveva fatto niente e quindi perché diavolo lei avrebbe dovuto far finta di non vederlo?

C’era rimasto male, inutile negarlo.

Ovviamente c’era anche la possibilità che non l’avesse visto affatto, in quel caso non c’era niente su cui rimuginare. Ma allora perché ci stava pensando da quasi un’ora?

Già, perché?

Alla fine si dette una risposta. Forse il vero problema era che lui si sentiva in un certo qual senso in colpa per Isabella. Vedere Chiara era stato come rigirare il coltello nella piaga.

Sì, doveva essere così, si disse. Però il fastidio non accennava a passare e per questo motivo si sentiva piuttosto irritato, alla fine fece spallucce e s’impose di non pensarci più.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Allora prima dei ringraziamenti una piccola nota ^_^ Lo so che sta fic sembra non 'decollare mai' ma a tutto c'è un perché e presto sarà svelato nella trama della storia. Purtroppo ho un difettaccio enorme mi piace 'ravanare' ( passatemi il termine significa frugare) nella psicologia dei personaggi cercando nel limite del possibile di restare abbastanza attinente ( per quanto lo sia possibile in una fic) alla realtà. Mi rimane difficile non usare parte della storia per spiegare come si possono evolvere i rapporti tra 3 ragazzi che da emeriti sconosciuti diventeranno poi..... beh lo scoprirete leggendo^_^ Quindi perdonate se questa prima parte forse vi è sembrata un pò inconcludente (comunque spero che così non sia^_-) perché da ora in avanti si comincerà ad entrare sempre più nel vivo. Grazie per il tempo perso a leggere ANCHE le mie note ^_^ E ora via con i ringraziamenti veri e propri!

Grazie Vale! SIGH! :(  Non rimanere male dai! ^_^ Magari ti sbagli.... magari no... chissà! Grazie comunque per seguire la storia ^_^

Grazie Roy! La Moon ce prova a fatte sognà! Speriamo che ce riesca... Non so.... nun posso parlà!!! ^_^

Grazie Anjulie! Credo che le tue domande avranno presto risposta ma non posso dire altro :P

Grazie e Buona lettura a tutti!

 

 

Capitolo Otto

 

Nel momento in cui all'altro capo del telefono la voce di Isabella gli rispose, Orlando si domandò sconcertato perché mai l'avesse richiamata, ma era decisamente troppo tardi per quel tipo di considerazioni.

Gli era presa così, all'improvviso aveva afferrato il telefono e aveva chiamato, senza una ragione o un intento preciso.

Alla fine, mentre stava chiacchierando del più  del meno con la ragazza, si disse che probabilmente era per una sorta di contorto senso di colpa la ragione per cui l'aveva fatto. In fondo era poi l'unica cosa un po’ più credibile da rispondersi.

Parlarono per qualche minuto e alla fine Isabella si lanciò. Le occasioni vanno colte al volo e lei non se la fece scappare. Al suo invito a cena Orlando rispose perché no? e fissarono il tutto per il sabato sera seguente.

Chiara rientrò al suo solito orario. Negli ultimi due giorni i rapporti tra lei ed Isabella si erano più distesi e lei ne era molto contenta.

“Mi ha chiamata Orlando” le disse senza neanche prima salutarla spiando subito la sua reazione.

“Ah si?” disse semplicemente Chiara non mostrando nessun tipo di emozione né negativa, né positiva.

“L'ho invitato a cena sabato sera” disse Isabella alzandosi dalla sedia sempre studiando l'amica.

Chiara si accorse che aveva un'espressione strana, quasi di sfida.

“Se ti andava hai fatto bene” tagliò corto. Non era d’accordo, il fatto che l'avesse richiamata l'aveva lasciata perplessa, ma non voleva discutere e s'era solennemente imposta che non avrebbe più messo bocca in quella faccenda.

Isabella le girò intorno piazzandosi davanti a lei.

“L'ho invitato a cena qui. A casa” concluse tranquilla.

“Va bene” rispose a sorpresa Chiara, del resto che altro avrebbe potuto dirle? No, qui no ce lo voglio? Che poi tra l'altro non era neanche la verità, mica le dava noia lui in quanto Orlando! L'unica cosa che non capiva era quell'atteggiamento altalenante e discordante, che secondo lei il ragazzo aveva nei confronti dell'amica, ma non disse nulla.

“Porterà anche il suo amico Chris e questa volta non ci sono impegni che tengono, sarai dei nostri” concluse Isabella.

“Tranquilla, sabato sono libera” la rassicurò Chiara, stava poi per andare in bagno quando l'amica la fermò con una domanda.

“Sarei curiosa di capire una cosa…” cominciò a dire Isabella con un tono strano.

Chiara si girò facendole cenno di continuare.

“Come mai sabato scorso hai incontrato Orlando e non solo hai platealmente fatto finta di non vederlo, ma ti sei ben guardata dal dirmelo?”.

Chiara sgranò gli occhi. “Non l'ho affatto incontrato” rispose cascando dalle nuvole. In effetti anche se a lui era parso tutto il contrario, Chiara non lo aveva assolutamente visto.

“Me l'ha detto lui, oggi al telefono. Ti ha vista entrare da Music Heaven ti ha sorriso ma tu hai tirato dritto”.

“Ti giuro che non l'ho proprio visto!” si difese Chiara con sincerità.

“Mi sa che c'è rimasto male” continuò Isabella che sembrava non ascoltarla “Perché ti comporti così? Che ti ha fatto?”.

La pazienza di Chiara ebbe una brutta battuta d'arresto.

“Ti ho detto che NON l'ho visto!” rispose alterata.

“Lui dice…” fece Isabella, ma l'altra la interruppe.

“Lui può dire ciò che vuole, la verità è che non l'ho visto. Se si è offeso è un cretino. Pioveva ero di corsa, dovevo per forza vederlo? Che è un angelo celeste che brilla di luce propria catturando l'attenzione per miglia e miglia? Ma tu guarda che gente!”.

Andò a finire che discussero un'altra volta. Del resto Isabella credeva ciecamente ad Orlando e si era messa in testa che Chiara la volesse ostacolare perché lo detestava. Chiara dal canto suo era stufa di litigare per via di quella situazione contorta ed indefinita, per quanto cercasse di essere accomodante, sembrava che le cose le si ritorcessero contro apposta.

In qualche modo però alla fine, grazie anche alla buona volontà di Chiara, si riappacificarono. Isabella credette o fece finta di crede alla sua versione e la cosa morì lì.

A Chiara però quella storia non era andata giù, cominciò a pensare che Orlando fosse un narciso egocentrico che credeva che tutto il mondo girasse intorno a lui. Non avrebbe avuto occasione mai di farlo, ma se avesse potuto gliene avrebbe cantate volentieri quattro. Però aveva ormai deciso di tenere una certa linea e si era chiamata fuori da quel guazzabuglio, quindi fece la cosa più intelligente: smise di pensarci.

Non ci pensò fino al sabato pomeriggio successivo, quando fervevano i preparativi per la cena. Aiutava in silenzio Isabella, che ovviamente era euforica ed agitata. Lei era piuttosto insofferente, ma cercava di non darlo a vedere. In tutta onestà quella cena non la entusiasmava neanche un po’, ma si guardava bene dall'esprimere e dal  manifestare i suoi sentimenti in proposito.

La cena invece al contrario di ogni funesta previsione andò bene. I ragazzi si presentarono puntuali con due bottiglie di vino, mangiarono di gusto e la conversazione fu varia e piacevole. Ci scappò anche qualche battuta e se all'inizio Chiara era piuttosto tirata alla fine si rilassò, dimenticando anche i suoi dissapori. Anche Chris risultò un ragazzo alla mano e molto simpatico, insomma tutto andò bene e alla fine Chiara pensò che era stata una serata piacevole.

Lo stesso effetto lo ebbe Orlando. Finalmente si sentiva in pace, aveva trovato le ragazze tranquille e cordiali, soprattutto Chiara di cui dubitava, quindi anche il più piccolo senso di colpa seppur ingiustificato era scomparso. Ora era tutto a posto, proprio come desiderava lui, finalmente avrebbe potuto concentrarsi sulle sue cose con tranquillità.

 

***

 

Era trascorso un mese da quella sera ed Isabella non aveva più sentito né tanto meno rivisto Orlando. La sua permanenza a Londra sarebbe dura un altro mese ancora e poi se ne sarebbe ritornata a casa. In principio aveva continuato a sperare, ma ora anche la più debole delle illusioni cominciava a cadere.

“Avevi ragione tu…” esordì una piovosa domenica pomeriggio, mentre lei e Chiara stavano tentando di vedere un film in video cassetta.

L'amica che aveva capito fece finta di nulla per farla sfogare.

“Su cosa?” disse facendo la gnorri.

“Lo sai benissimo: Orlando è uno stronzo” sentenziò Isabella.

Chiara rimase ancora in silenzio.

“Pensa che idiota… mi stavo quasi innamorando mentre lui… chissà che gli passa per la testa…”.

“Innamorando addirittura? Via non esagerare” disse Chiara.

“E' così! Mi sembrava quasi perfetto!”  rispose l'altra.

“Mah! Io non credo che tu lo conosca abbastanza per sapere come realmente è. Forse ti stavi innamorando dell'idea che ti sei costruita su di lui”.

“Sia come sia, resta il fatto che è un cretino. Che non si è fatto più sentire, che sapeva che mi piaceva e che non si capisce il suo comportamento” fu il commento finale di Isabella.

“Che vuoi che ti dica, purtroppo il tuo ragionamento non fa una grinza” commentò Chiara sospirando. Notò che l'amica era davvero mogia e le venne un'idea.

“Aspettami qui che vado un  attimo in cucina” le disse strizzandole un occhio.

Quando rientrò nella camera dove avevano la tv con un espressione furbetta da dietro la schiena tirò fuori un bel barattolo di nutella.

“TADAN!” fece ridacchiando “Rimedio infallibile contro ogni tipo di depressione ed incazzatura. Alla faccia dei maschi idioti diamo inizio al nutella after our! E che non ne rimanga neanche un solo cucchiaio!”.

“Ma sei un mito!” disse Isabella sorridendo.

“No, è la nutella un mito, tieni prendi il tuo cucchiaio e diamoci dentro” esortò Chiara.

“Ma la tua dieta?” le domandò l'amica.

“Fanculo alla dieta! E poi a che servono le diete se non a regalarti la gioia di qualche succulento sgarro?”.

Risero insieme di gusto e cominciarono ad affondare i rispettivi cucchiaini nella morbida crema di cioccolato alla nocciola che deliziò i loro palati rasserenando i loro cuori, in special modo quello di Isabella .

Così, con quella abbuffata, Chiara ed Isabella archiviarono il caso Orlando o almeno era ciò che credevano. Di certo non ne parlarono più e non avendolo più rammentato né risentito era lecito pensare che tutto fosse finito lì, dato che i giorni trascorrevano veloci.

Ma non fu così.         

Chiara andava compatibilmente con i suoi impegni almeno tre volte alla settimana da Music Heaven e quel mercoledì pomeriggio essendo più libera del solito ci volle fare un salto. Quasi contemporaneamente anche Orlando stava andando proprio da quelle parti, era diretto alla libreria a vedere se era finalmente arrivato quel libro di poesie di Sylvia Plath che poi non aveva più preso. Si ritrovarono esattamente uno da una parte e l'altra dalla parte opposta in direzione di un angolo che congiungeva il marciapiede. Come al solito piovigginava ed entrambi si procedevano incontro a passo piuttosto veloce ognuno dei due immerso nei propri pensieri. La botta fu inevitabile e piuttosto forte.

“Porca susina!” fece Chiara che nell'urto aveva visto volare la sua borsa a terra.

Orlando che lì per lì non l'aveva riconosciuta come del resto neanche lei, nella foga non si erano neanche guardati. Orlando, comunque molto velocemente  si piegò in perfetto sincrono con la ragazza, per raccogliere appunto la borsa e nel farlo entrò in collisione con la propria testa su quella di Chiara.

“AHIA!” dissero in coro rialzandosi.

Quando finalmente si videro in faccia non poterono trattenersi dallo scoppiare in una risata. Era comico e anche surreale in un certo senso, chiunque non avrebbe fatto altro che prenderla a ridere.

“Non  possibile che tutte le sante volte finiamo per farci del male fisico, ma che è una maledizione?” commento Orlando sorridendo e massaggiandosi la testa nel punto in cui aveva battuto.

Chiara non sapeva che dire e abbozzò un sorriso piuttosto tirato.

“Come stai?” gli chiese poi lui.

“Bene grazie e tu?” rispose lei.

“Non c’è male” affermò Orlando.

Rimasero un attimo impacciati poi Orlando fece la domanda sbagliata.

“Isabì come sta?”.

L’espressione di Chiara cambiò.

“Benissimo!” tagliò corto e poi aggiunse “Va bene senti io devo andare ciao”.

La ragazza fece per girarsi ed andarsene, ma lui la prese per un braccio.

“Aspetta” le disse “Ti offro un caffè”.

“No grazie. E’ tardi  e devo andare” disse Chiara.

“E dai, un caffè! Ci vogliono cinque minuti” cercò di convincerla Orlando.

“Non posso, davvero è tardi” disse decisa Chiara. Con garbo si liberò dalla sua presa e se ne andò.

Orlando la guardò oltrepassare la strada. Era chiaro che andasse in quel negozio dove l’aveva vista qualche tempo prima.

Decise all’istante di seguirla. Quella ragazza era strana e manifestava un mal celata quanto immotivata forma di disapprovazione nei suoi confronti. Non si capacitava del perché e il fatto era che a lui dava fastidio.

Un fastidio troppo accentuato a dire il vero, un fastidio a sua volta immotivato, come era immotivata la curiosità che lei aveva sempre sollecitato in lui. A che prò poi non lo capiva, come non capiva perché non si esimesse dal seguirla. Ma nonostante tutte queste congetture, si ritrovò davanti a Music Heaven. Si fermò un attimo, sospirò appena ed entrò dentro.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Buona sera a tutti!!! e Grazie Roy! La nutella... AH!!!! un vero mito! E non aggiungo altro beh... la storia continua... ^__^  poi mi saprai dire se ti soddisfa la trama o no...

Buona lettura a tutti! ^_^

 

 

Capitolo Nove

 

Orlando girovagò un po’ per il negozio di strumenti e alla fine trovò Chiara. Era nel reparto pianoforti, era di spalle e stava carezzando con una mano un bel piano a coda. Notò che il suo era un gesto delicato e quasi amorevole verso quel nobile strumento. Improvvisamente la ragazza fece scorrere velocemente le dita sulla tastiera eseguendo una veloce serie di accordi, poi riprese a fare ciò che stava facendo prima, inclinando leggermente la testa in avanti come se stesse apprezzando la qualità del legno.

A quel punto Orlando decise di parlare manifestando la sua presenza.

“Vorrei capire che ho fatto di tanto sbagliato per meritarmi la tua disapprovazione!” disse senza tanti preamboli.

Chiara sobbalzò e si girò di scatto. L’aveva spaventata a morte visto che era completamente presa da ciò che faceva tanto da essere isolata mentalmente dal mondo intero.

“Ma sei scemo!” lo apostrofò in malo modo portandosi una mano al petto e corrugando la fronte.

“No! Per tua sfortuna non lo sono e ho capito benissimo che ce l’hai con me, voglio sapere perché” rispose lui piuttosto serio.

Lei lo guardò leggermente perplessa, già non si sarebbe mai aspettata di incontrarlo, men che meno che poi l’avrebbe seguita nel negozio e assolutamente non si sarebbe certo aspettata quella domanda fatta con quel tono, come se per lui fosse molto importante la sua risposta.

“Ma non ce l’ho con te che ti viene in mente! Non sarai offeso perché non sono venuta a prendere il caffè vero?” rispose cercando di apparire più tranquilla possibile. In realtà era abbastanza agitata anche se non ne capiva bene il motivo. Alla fine lo imputò allo spavento che s’era presa, del resto quale altro motivo poteva essere?

Lui alzò un sopracciglio con fare molto scettico e incrociò le braccia al petto appoggiandosi alla parete del negozio.

“Non dire cazzate! Mi guardi sempre storto e ultimamente più di sempre. Perché?”.

Chiara sbatté leggermente le palpebre più che stupita. Si domandò sempre più perplessa che cavolo gli prendesse ora a quello? Ma soprattutto come cavolo faceva ad aver capito che era arrabbiata con lui, dato che l’ultima volta che si erano visti era andato tutto bene e lei era stata anche piuttosto rilassata.

All’improvviso si ricordò di quella volta che aveva desiderato cantargliene quattro. Bene, si disse Te la cerchi? L’avrai, caro mio!

“Se proprio lo vuoi sapere ce l’ho con te per come ti sei comportato con la mia amica! In realtà penso che tu abbia agito molto male nei confronti di Isabella. Credo che tu sia superficiale ed egoista. Non ti sei affatto curato dei suoi sentimenti portando avanti un tira e molla che non aveva alcun senso. E credo che tu l’abbia fatto per una naturale forma di narcisismo tipica nel genere maschile che in te tocca il picco massimo visto che sei famoso e quindi malato di un egocentrismo esagerato!”. Gli sparò lei con una calma serafica ma piuttosto caustica.

Lui l’aveva ascoltata senza aprire bocca, piuttosto accigliato.

“Penso che tu abbia le idee un tantino confuse” disse infine con un tono quasi di rimprovero.

“Non penso” rispose lei.

“Invece sì!” rimarcò lui piccato “Io non ho fatto proprio un bel niente per ferire Isabì!” precisò con puntiglio.

Chiara lo guardò decisamente male e facendogli uno sguardo tra l’accigliato ed il sarcastico gli disse: “C’era bisogno di illuderla? C’era bisogno che tu la baciassi? Non mi dirai che sei a corto di donne da sbaciucchiare o che sei iper affettuoso di natura eh!”.

Lui spalancò la bocca e inarcò le sopracciglia esterrefatto.

“Ma io non l’ho MAI baciata!” disse poi con aria quasi scandalizzata.

“Stai forse dicendo che Isabella è una bugiarda e si è inventata tutto?” gli chiese la ragazza molto contrariata.

Lui sospirò girando la testa per evitare di alzare gli occhi al cielo ed essere frainteso.

Poi con un tono decisamente più pacato cercò di spiegarsi.

“Credo che ci sia stato un grosso malinteso di fondo… pensavo di averlo chiarito… ma a quanto pare mi sbagliavo…”.

“Malinteso?” fece lei scettica “In che senso? Spiegati, perché vedi quando uno ti bacia c’è poco da fraintendere… almeno dalle mie parti!”.

“Ti sarei grato se magari evitassi di mettermi alla gogna ancor prima di farmi parlare!” disse lui, che da calmo era tornato risentito. Possibile che lei fosse così prevenuta tanto da pensare che stesse mentendo sempre e comunque? Gli stava montando il nervoso, che diamine! Non gli sembrava giusto. Era per questo che si stava arrabbiando si disse. Raccolse tutta la pazienza che poté e le spiegò per filo e per segno come erano andati i fatti. Non solo, le disse anche del chiarimento che avevano avuto lui ed Isabella la sera della cena di compleanno di Chris.

Alla fine di quel lungo discorso Chiara era ancora più perplessa di prima.

Certo Isabella era partita direttamente in quarta, e lei lo sapeva bene, ma lui doveva aver per forza fatto o detto qualcosa per incoraggiarla un minimo. O forse proprio il fatto che non avesse detto niente poteva essere la causa di tutto. Insomma per lei dal niente non poteva nascere niente, quindi giocoforza Orlando doveva avere le sue brave colpe.

“Non sei convinta eh?” le chiese lui che osservandola aveva intuito i suoi pensieri.

“Francamente non molto. Conosco meglio lei di te e pur riconoscendo che forse è stata un tantino ingenua, beh, non credo che sia una pazza immaginaria!”.

Orlando ebbe un moto d'insofferenza.

“Via siamo seri per favore! Era lampante che fosse totalmente persa del sottoscritto, ma ti assicuro che ha fatto tutta da sola. Io le ho dato solo e semplicemente amicizia”.

“Ma che presuntuoso!” saltò su Chiara nel sentirlo palare così.

“Presuntuoso dici? E perché scusa? Solo per il fatto che mi sono reso conto che Isabì ha una cotta per me?” le rispose il ragazzo abbastanza impermalito.

“Primo potresti anche sbagliarti, secondo, anche se fosse, non dovresti dirlo così senza il minimo ritegno!” lo rimproverò lei. Quella sua tranquilla sicurezza nel dire certe cose la urtava da matti. Le sembrava indelicato, vanesio e poco sensibile.

“Non ci trovo niente di male nel dire la verità, soprattutto se serve a far capire che non ho colpe, se piaccio ad una che non mi interessa che devo fare scusa? Forse devo avere una storia con lei per non urtare i suoi sentimenti? Non so se ti rendi conto ma nella mia posizione, secondo questo ragionamento, dovrei avere minimo  tre quattromila fidanzate sparse per il globo!” sbottò piuttosto seccato Orlando.

Chiara roteò gli occhi puntandoli poi al soffitto in un gesto di disapprovazione piuttosto plateale. Ma chi si credeva d'essere? pensò stizzita fra se e se.

“Non ti rispondo neanche guarda!” gli disse oltrepassandolo per uscire dal negozio. Non aveva decisamente più voglia di portare avanti quella conversazione.

“Eh no!” fece lui andandole dietro “Ora si finisce il discorso!”.

“E' bello che finito per quanto mi riguarda. Ho perfettamente capito che sei il solito maschio montato! E pensare che ad un certo punto avevo pure pensato che eri un ragazzo carino e gentile”.

“Io sono carino e gentile. Sei tu che ce l'hai con il mondo intero!” sbottò Orlando.

Chiara si stava arrabbiando davvero. Insomma ma che voleva? Che discutevano a fare? Che importanza aveva? Ma soprattutto quale era il senso di tutto ciò?

“Ma che vuoi eh?” gli disse puntandosi le mani sui fianchi.

“Niente! A parte un po’ di comprensione, insomma mi sembravate due ragazze simpatiche, stava nascendo una specie di conoscenza piacevole, non vedo perché di colpo a causa di una stronzata debbano venir fuori tutti 'sti problemi!” rispose lui che non si sa bene come continuava a piccarsi sul fatto che voleva essere creduto.

“I problemi, caro mio, sono nati solo ed esclusivamente a causa tua. Se proprio lo vuoi sapere ho litigato più di una volta con Isabella per colpa tua. Io ti avevo capito sai, che credi!”.

La pazienza di Orlando andò decisamente a farsi un giro.

“Ah!” fece spalancando la bocca con un sarcasmo smaccato “La signora  è una maga! Mi avrai visto si e no quattro o cinque volte e mi hai capito! Beh, complimenti! Hai davvero delle doti soprannaturali” s'interruppe e le si avvicino appena, quindi strizzando gli occhi e aggrottando le sopracciglia le disse a tono basso e tagliente “Lascia che ti dica una cosa, cara la mia sociologa dei miei stivali, se davvero fossi pessimo come pensi, dato che la tua amica è tutto fuorché un cesso e visto che mi muore dietro, me la sarei fatta e tanti saluti! Ma questo, ovviamente, non ha neanche sfiorato il tuo cervellino vero? Del resto sei troppo impegnata a psicanalizzare come meglio ti torna invece di vedere la realtà dei fatti. Sai che c'è di nuovo? Mi sono rotto le palle di stare a giustificarmi. Pensala un po’ come ti pare chi se ne frega!” e così dicendo, senza neanche salutarla prese e la piantò lì andandosene a passo lesto e deciso.

Chiara rimase qualche secondo ferma leggermente frastornata da quel fiume di parole, poi le salì una rabbia cieca. Mentalmente indirizzo verso Orlando ogni tipo e genere di parolaccia ed offesa che le venne in testa. Cretino, deficiente, montato, presuntuoso, arrogante, pallone gonfiato, maleducato, indisponente, falso, ipocrita, bugiardo, prepotente, invadente. Furono quelle più gentili e ripetibili. Dopo di che si sentì decisamente meglio.

Quello sfogo seppur silenzioso era servito a scaricarla. S'incamminò verso la metropolitana appena più leggera. Fu circa a metà strada che ebbe una specie di folgorazione. Stava pensando ad altro quando all'improvviso le traversò la mente una considerazione. Si rese conto che Orlando aveva detto una cosa molto vera. Non era il fatto che Isabella fosse cotta, questo lei già lo sapeva, ma piuttosto che lui non ne aveva approfittato. Si bloccò di colpo sul marciapiede. Per tutte le balene dell'Atlantico! Era scocciante da morire, ma aveva ragione lui! Pensò frastornata e anche un po’ contrariata da quel pensiero. Orlando aveva candidamente ammesso che Isabella era carina, cosa tra l'altro più che vera, ma che nonostante ciò lui pur sapendo quasi con certezza che ci sarebbe stata, di fatto non ci aveva neanche provato. Restava però sempre aperta la questione del bacio. Era davvero stato uno sbaglio di mira come diceva lui? Oppure no?

Tutte queste cose affollavano turbinosamente la mente della ragazza.

Il problema di fondo in realtà, era che Chiara aveva una pessima opinione degli uomini in genere. Non li stimava e credeva che fossero quasi tutti uguali. Egoisti ed immaturi oltre che approfittatori e falsi. Troppe ne aveva viste in vita sua ed era decisamente prevenuta. Nonostante ciò pur non senza fatica dovette ammettere che forse era stata un pochino esagerata. Forse era andata un po’ sopra le righe, ma del  resto aveva sempre avuto esperienze piuttosto negative in materia uomini, sia dirette che indirette, quindi era anche comprensibile quella sua naturale diffidenza.  Chiara alla luce di quella specie di scoperta, si sentì come leggermente a disagio, temette di essere passata un po’ male. Alla fine però si rinfrancò e si disse che dopo tutto come a lui non fregava niente di ciò che pensava lei, allo stesso modo a lei non importava un fico secco di ciò che poteva pensare Orlando. Così fece spallucce e riprese a camminare in direzione della metropolitana cercando di pensare ad altro. Ovviamente, una volta rientrata a casa, si guardò bene dal parlare dell'accaduto con Isabella. Decise che non era assolutamente il caso di metterla a conoscenza della faccenda, negli ultimi giorni l'aveva vista relativamente tranquilla e non l'avrebbe certo turbata rammentandole Orlando. Lei stessa s'impose di non rimuginare oltre su quell'incontro di quel pomeriggio. Era solo una cosa estemporanea, una casualità come tante altre, ora più di prima era certa che i giochi i fossero davvero chiusi lì.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Noto che la nutella vi entusiasmate ^___________^  tanto per restare in tema me ne sono mangiata giusto un pò poco fa! Ma bando alle ciance e passiamo ai ringraziamenti

Grazie Roy! Ma dici che hanno litigato? Naaaaa! E' solo uno scambio di opinioni! .... o No? So bastarda pure io eh...eh...eh..! :P

Grazie Vale! Non posso dirti se fai male o bene ad aver perso le speranze... è sempre la solita solfa (RI-sigh!) non posso sbilanciarmi, ma ti ringrazio per l'affetto che dimostri verso la storia!

Geazie Julie! ( OT riusciremo a beccarci eh prima o poi!??!! ^_^) La nutella riapparirà... più avanti nella storia... e mi sà che pure già detto troppo sigh!

Grazie Azu per il messaggino! E anche per tutte le altre cosine un beso!

E buona lettura a tutti! ^_^

 

 

Capitolo Dieci

 

Orlando aveva appena preso il guinzaglio allungabile. Se Doveva andare a Kensigton Park era più adatto e il suo cane avrebbe scorrazzato meglio e con più libertà di movimento.

“Sidiiiii!” chiamò e subito il suo bastardino con passo trotterellante e con la lingua di fuori lo aveva raggiunto. Il ragazzo si era chinato sui talloni e aveva agganciato il moschettone al collare, quindi aveva guardato l’animale e puntandosi l’indice sulla guancia gli aveva detto: “Su dammi un bacino che ti porto a spasso!”.

Sidi gli aveva rifilato una slinguata per tutta la lunghezza della guancia facendolo ridere di gusto, quindi si era alzato e aveva afferrato un pacchettino che precedentemente aveva preparato e poi appoggiato sul mobile dell’ingresso, a quel gesto il cane aveva abbaiato. Orlando aveva fatto una smorfia, aveva aggrottato la fronte e alzando l’indice come per ammonirlo aveva detto: “No! La merenda la mangi dopo, al parco, quando avrai fatto le tue belle corse e sarai affamato. Non posso rimpinzarti come se fossi un maialino, sei un cane l’hai dimenticato? Fosse per te saresti grasso come un porcello!”. Sidi aveva inclinato il capo, dopo di che aveva guaito debolmente strusciandosi contro le gambe del suo padrone.

“Non fare il ruffiano! Lo sai che non funziona, su andiamo” aveva detto Orlando sorridendo e uscendo di casa insieme ad un sempre più trotterellante Sidi.

Aveva preso la sua monovolume dal garage dell’elegante palazzo dove abitava e si era diretto verso Kensigton Park. Erano le undici di un martedì mattina velatamente assolato, una specie di rarità preziosa in una Londra costantemente grigia, umida e piovigginosa. Sapeva con certezza che a quell’ora la maggior parte dei londinesi era al lavoro, quindi era probabile che nessuno o quasi avrebbe fatto caso a lui; avrebbe potuto godersi un po’ di tranquillità e avrebbe potuto starsene in pace con il suo cane a rilassarsi nel parco. Ultimamente si sentiva strano. Era abulico, abbastanza annoiato e a tratti anche insofferente. Eppure non ne aveva nessun motivo e forse paradossalmente proprio questo fatto lo faceva innervosire, insomma avrebbe avuto  tutti i motivi del mondo per essere sereno. Era in pausa dal lavoro, si stava godendo una certa tranquillità, tutti i suoi vecchi amici, ed era finalmente tornato single dopo una rottura piuttosto complicata e anche dolorosa che lo aveva messo a dura prova. La sua ex aveva fatto di tutto perché non la lasciasse, ma alla fine era riuscito a chiudere quella storia definitivamente. Di fatto, nonostante tutto ciò, non era propriamente sereno, almeno non quanto lui sperava di essere. Pensò che forse era per via che aveva troppo tempo libero e non c’era più abituato. Sì doveva essere proprio per quello.

Prese a passeggiare con passo lento lasciando che Sidi facesse i suoi bisogni. Poi ad un certo punto decise di scioglierlo e lo incitò a correre cominciando lui per primo facendosi inseguire. Si stava divertendo come un bambino e cominciò a sentirsi proprio bene e rilassato. Dopo quasi un’ora di corse su e giù Orlando avvertì una certa stanchezza e decise di lasciarsi cadere a sedere nel prato mentre Sidi gli girava intorno leccandolo di tanto in tanto. Come aveva immaginato in giro non c’era molta gente, per lo più c’erano anziani e madri con i loro bimbi. Ad un certo punto la sua attenzione fu catturata da una giovane donna che teneva per mano due gemelli. Stava facendo delle boccacce assurde e i bambini ridevano come matti. Inclinando il capo da un lato strizzò gli occhi incuriosito e mise meglio a fuoco l’immagine, visto che il riverbero del sole lo infastidiva un po’.

Chiara! Gli affiorò spontaneo sulle labbra a voce semi alta. A quel suono Sidi abbaiò.

Orlando si girò e disse rivolto al suo cane: “Sì, la conosco, ma non ci vado a salutarla!”.

Sidi gli puntò i suoi occhioni neri in viso e tirò fuori la lingua.

“Non è per maleducazione” gli spiegò Orlando che parlava col suo cane come se lo capisse “Abbiamo discusso una decina di giorni fa e lei ce l’ha con me, ma senza alcuna ragione!” aggiunse annuendo con la testa leggermente piccato.

Sidi gli dette una leggera musata e lui gli grattò la pancia. Intanto però aveva continuato ad occhieggiare in direzione della ragazza, che nel frattempo si era seduta su una panchina con i bimbi e stava facendo dei versi strani con le mani, mentre sul suo viso continuavano a susseguirsi una serie di smorfie. Era chiaro che stesse mimando qualcosa, chissà forse stava raccontando loro una storia. Orlando non se ne rese conto, ma continuò a guardare incuriosito e spontaneo un sorriso gli affiorò increspandogli appena le labbra, era davvero buffa e in un certo senso anche tenera.

Ad un certo punto si distrasse perché tirò fuori dalla tasca il sacchettino con i croccantini alle vitamine per Sidi, il quale alla vista di tale leccornia gli saltò direttamente addosso, leccandogli senza ritegno tutta la faccia. Orlando, per via di quell’assalto, aveva perso l’equilibrio e alla fine s’era sdraiato nell’erba, ingaggiando una specie di lotta con Sidi. Cominciò a ridere perché il cane era agguerrito e aveva afferrato il sacchettino tirandolo con forza, alla fine non senza fatica cercò di riportare all’ordine l’animale e lo fece mangiare.

Mentre Sidi mangiava tranquillo non poté fare a meno di buttare nuovamente l’occhio in direzione di Chiara. In quel momento lei e i gemelli stavano facendo una specie di gioco a cui si erano uniti anche altri bambini. Si erano spostati a sedere su un muretto antistante la panchina dove erano prima e battevano tutti le mani a tempo, prima tipo applauso, poi sulle ginocchia ed infine, con i pugni chiusi e i pollici alzati, portavano prima una mano e poi l’altra dietro la spalla corrispondente. Non poteva sentire ma cantilenavano qualcosa e ogni tanto scoppiavano tutti a ridere. Continuò a sbirciare ancora per un po’, poi alla fine la curiosità ebbe la meglio su tutto, si alzò e tirandosi dietro Sidi  andò verso di loro.

Chiara era talmente concentrata in ciò che stava facendo che si accorse di lui solo quando gli fu davanti e la salutò.

“Oh ciao!” rispose piuttosto stupita di vederselo lì all’improvviso.

“Ero qui con il mio cane e ti ho vista da lontano… così ho pensato di venire a salutarti” le disse Orlando.

Chiara era leggermente a disagio non sapeva bene che dire e come comportarsi, ma alla fine optò per essere gentile.

“Hai fatto bene, ma che carino il tuo cane!” disse mentre il viso le si illuminò con un sorriso, con una mano intanto stava accarezzando Sidi che in tutta risposta gliela leccò copiosamente.

“Come mai qui al parco?” provò a chiederle Orlando, ma uno dei gemelli s’introdusse repentinamente nella discussione distraendolo ed impedendo a Chiara di rispondergli.

“Signore senti giochi con noi?” gli aveva detto puntandogli due occhietti furbi addosso.

“Sean non credo che il signore abbia voglia di giocare” lo riprese subito Chiara poi si rivolse ad Orlando “Scusa ma Sean e Timothy sono un po’ esuberanti, guarda qui che roba! Hanno reclutato in pochi minuti una piccola folla per giocare a Beppe e Anna!”.

“Beppe e Anna?” fece Orlando alzando un sopracciglio molto incuriosito “Mai sentito questo gioco” concluse aggrottando la fronte e grattandosi il mento.

“Non lo so se da voi esiste, io in Italia a scuola nella ricreazione ci giocavo spesso, è un gioco semplice, ma molto divertente e i bambini lo adorano” spiegò Chiara.

“Uhmm… ah sì? E come funziona questo gioco di Beppe e Anna?”.

“Te lo dico io signore vieni qui” fece Sean facendo segno ad Orlando di sedersi tra lui e Chiara.

“Sean!” gli disse Chiara “Non essere invadente”.

“No, no, lascia fare che voglio provare a giocare” rispose Orlando facendo l’occhiolino al gemello.

“Davvero?” fece Chiara stupita.

“Si!” rispose Orlando sorridendo.

Sidi intanto da bravo s’era messo a sedere ai piedi del padrone.

In breve tempo gli spiegarono il gioco. Chiara avrebbe fatto Anna e Sean Beppe. Tutti gli altri bambini, Orlando compreso, presero un numero che serviva ad identificarli, dopo di che battendo le mani a tempo, Anna avrebbe cominciato a chiamare un numero a caso o Beppe, chi veniva chiamato doveva fare a sua volta una chiamata, chi sbagliava veniva eliminato. Bisognava tenere a mente chi era in gioco, perché se chi chiamava sceglieva un numero o un nome che era stato precedentemente eliminato, a sua volta veniva eliminato pure lui; vinceva chi restava da solo. Ovviamente si cercava di mantenere il ritmo veloce per non dar molto tempo per pensare.

Così presero a giocare tutti insieme, le peggio risate vennero fuori dopo qualche eliminazione, a parte il fatto che ogni volta che Orlando diceva un nome o un numero Sidi abbaiava come se stesse giocando pure lui e cadenzasse il tempo. I bambini in special modo ridevano come pazzi per via di quella cosa, Orlando invece sembrava impegnatissimo come se volesse vincere.

“Ehi! TU!” esordì ad un certo punto il ragazzo leggermente contrariato puntando l’indice verso un bambino cicciottello seduto tre posti dopo il suo “Hai chiamato il tre! Il tre è fuori sei eliminato!”.

Il bambino diventò rosso come un pomodoro e fece la faccetta triste.

Chiara diede una gomitata ad Orlando facendogli gli occhiacci.

“Che c’è che ho fatto? E’ vero ha sbagliato” si giustificò lui bisbigliando.

Lei chinò appena la testa e sottovoce gli disse rimproverandolo: “Sono bambini, potresti evitare di essere così competitivo, in fondo basta che si divertano”.

Orlando fece un mezzo sorriso sentendosi idiota.

“Scusa… mi sono fatto prendere la mano… ora rimedio subito” fece leggermente imbarazzato.

“Emmm… credo che mi sono sbagliato, puoi giocare ancora” disse al bambino cicciotello che fece un largo sorriso e se ne tornò veloce al suo posto.

Giocarono ancora un po’, poi ad un certo punto Chiara guardando l’orologio decretò la fine del gioco.

I bambini si lamentarono tutti, anche se poi ognuno tornò dalla propria madre, o nonna, o tata, che fosse, che li attendevano poco distanti.

“Andate già via?” disse Orlando mal celando una punta di delusione.

“Si, i gemelli devono mangiare” spiegò Chiara.

“Venite qui tutti i giorni?” chiese poi curioso.

“No, a dire il vero non veniamo mai, di solito mi occupo di loro solo la sera dopo cena, ma hanno avuto la scarlattina e sono in convalescenza. Questa settimana li guardo a tempo pieno, poi ritorneranno all’asilo”.

Orlando fece un’espressione come a dire che aveva capito, intanto Sidi lo stava tirando.

“Ma domani ci siete?”. Non aveva potuto fare a meno di domandarlo.

“Si!” risposero in coro i gemelli prima di Chiara.

Sidi gli dette l’ennesimo strattone facendolo barcollare.

“Il mio cane è un poco democratico in certi frangenti, scusate ma temo che se non  lo porto a fare nuovamente i bisogni, mi farà fare un capitombolo per terra! Ci vediamo domani, ciao!” Concluse assecondando Sidi e alzando una mano.

“Ciao signore!”  dissero i gemelli.

“Ciao” apostrofò appena Chiara piuttosto stupita.

Si fermò un attimo ad osservarlo mentre si allontanava.  Si rese solo allora conto di che cosa era accaduto: Orlando era stato più di un’ora con lei, i gemelli ed altri bimbi a giocare come se la cosa gli piacesse da matti. Ne rimase piuttosto colpita. Era decisamente insolito, insomma non avrebbe mai pensato che lui potesse fare una cosa del genere.  Quel ragazzo era davvero particolare si trovò a pensare.

Questi pensieri la accompagnarono tutto il giorno insieme ad un altro pensiero un po’ più complicato: avrebbe dovuto dirlo a Isabella o no?

Era molto combattuta. Da una parte le sembrava assurdo tacere la cosa, non ce n’era un motivo plausibile, ma dall’altra temeva di riaprire vecchie ferite all’amica. Isabella poi per come era fatta sarebbe stata capacissima di voler andare l’indomani al parco con lei, creando magari qualche situazione imbarazzante. Si era resa di colpo conto che Orlando non l’aveva neanche nominata. C’erano anche altre considerazioni, prima fra tutte che comunque lei al parco andava per lavoro, visto che ci portava gemelli, doveva assolutamente evitare situazioni di disagio e poi non era mica detto che Orlando sarebbe tornato, magari l’aveva detto così tanto per dire. Ma sì, si disse, sicuramente lui aveva di meglio da fare  che ritornare al parco.

Così in assoluta buona fede pensò che la cosa migliore per tutti era tacere.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Ragazze mi fate morire!!!! ^______________^ 

Grazie Roy!! Erba e schienaggi un connubio praticamente perfetto! Ma mica tutte sono malupine come noi:P

Grazie Julie!  I mie siparietti sono tutte le mie scemenzuole che mi invento per creare situazioni dove mi divertirei a vedere davvero L'orlando originale.... ma t'immagini??? Se ci penso rido:P

Grazie Vale! Come dicevo a Julie sarebbe ganzo giocarci davvero :P Chissà... mai dire mai!! :P

Buona lettura a tutti! ^_^

 

 

Capitolo Undici

 

“AT-TENZIONE! CONCE-NTRAZIONE! RITMO! VELOCITA’!! Beppe, Anna, Anna uno, uno…”.

“Ma di che ti sei fatto di prima mattina?” chiese Chris interrompendo Orlando visto che salendo nel suo appartamento, dopo aver oltrepassato la porta che lui gli aveva lasciata socchiusa, lo aveva sorpreso a cantilenare quelle frase senza senso in direzione del suo cane.

Orlando si girò e rise appena “Macché fatto! E’ una specie di filastrocca di un gioco semplice ma divertente” spiegò soddisfatto.

Chris lo guardò perplesso “Filastrocca? Gioco? Ma che dici? Ultimamente sei come rincoglionito. Prima te ne sei venuto fuori con quella storia di stare dietro a quelle due tipe sopraffatto non si sa bene da quali sensi di colpa. Poi d’un botto senza motivi apparenti sei diventato cupo, apatico e anche orso. Ora all’improvviso sei giulivo, felice e canti cose senza senso. Insomma dov’è finito il mio amico? Sai quello cazzaro che usciva sempre e che non si lasciava sfuggire nessuna occasione? Okay fino a qualche mese fa eri fidanzato, non ti facevi mai vedere e quando lo facevi eravate costantemente in due, ma ora mi dici che diavolo ti è preso?”.

Orlando fece una smorfia “Chris tu sei ancora troppo legato al ricordo della vita che facevamo quando eravamo due semi adolescenti, ma le cose sono cambiate siamo cresciuti. Sinceramente ho ancora parecchia voglia di divertirmi, però anche in modi diversi dall’ubriacarsi stare fuori tutte le notti e passare da una donna all’altra come se fossero francobolli da collezione! Tu non sei un po’ stufo di tutto ciò?”.

Questa volta la smorfia la fece Chris “Insomma così mi fai passare per un deficiente, lo so benissimo che siamo cresciuti, ma tu sei cresciuto male!” Chris si fermò un attimo pensieroso e poi sgranò gli occhi come se avesse trovato l'uovo di colombo, quindi disse strizzando le palpebre con fare indagatorio: “Forse è per via che ormai sei abituato ad Hollywood con tutto il suo glamour e con le sue feste esclusive piene di modelle e gente in che ci stai snobbando tutti e anche un po’ troppo direi… o forse… c’è dell’altro che non so?”.

Orlando divenne serio “Chris stai esagerando. Non c’è niente di misterioso da sapere e SE ho voglia di un po’ di tranquillità non significa che vi snobbo! E poi scusa, ma se mi mancasse tanto Hollywood come dici tu, adesso sarei lì e non qui. Sto solo facendo un po’ di vita regolare e tranquilla, e quando esco ho voglia di cose semplici. Non drammatizzare tutto come al tuo solito. E ora scusami ma devo andare con Sidi al parco ed è già tardi”.

“Al parco? Con il cane? Ecco di cosa sto parlando di un ragazzo che gioca a fare il pensionato e che preferisce il cane ai suoi amici!” sbottò Chris che sperava che l’altro sarebbe andato in centro con lui quella mattina.

Orlando ridacchiò sempre più divertito “Mi sono sempre chiesto perché mai non hai tentato anche tu di diventare un attore, hai la propensione al melodrammatico. Saresti stato un caratterista con i fiocchi!” concluse dando una pacca sulla schiena dell’amico che bofonchiò appena.

 

Mentre guidava verso Kensigton Park, Orlando pensò con rammarico che quella era l’ultima mattina della settimana di quei piacevoli appuntamenti con Chiara e i bambini. Aveva tenuto fede alla sua parola e a dire il vero senza il minimo sforzo, s’era davvero divertito un sacco in quei giorni. Stare con i bambini era stato come rigenerarsi, a loro davvero non importava chi lui fosse e qualsiasi manifestazione nei suoi confronti era del tutto sincera e pulita. Erano così rilassanti quelle mattinate e Chiara sembrava un’altra persona, evidentemente ci sapeva fare con i ragazzini e loro le tiravano fuori il suo lato più dolce. Non è che lui e la ragazza avessero interagito molto, né tanto meno parlato, per lo più passavano il tempo a ridere giocare con i gemelli e gli altri bimbi, non c’era mai stata un’occasione per scambiare due parole strettamente tra di loro, ma sembrava che comunque i loro rapporti fossero parecchio sereni rispetto a quella volta da Music Heaven. Si domandò all’improvviso se non fosse stato il caso di rivederla, magari anche solo per una sera, chissà perché, ma l’idea che la cosa finisse lì lo metteva di malumore, era come se sentisse una sorta di lieve malinconia.

Anche Chiara aveva fatto le sue considerazioni su di lui. Passato lo stupore iniziale per l’incontro fortuito e soprattutto per l’inaspettato susseguirsi dei loro successivi incontri al parco, Chiara s’era dovuta ricredere su un paio di cose. Orlando non sembrava esattamente un egocentrico preso solo da se stesso, anzi per come l’aveva visto in quei giorni pareva un bambinone, inoltre i ragazzini lo adoravano perché era sempre disponibile a giocare con loro, anzi a volte faceva pure peggio di loro, buttandosi addirittura in terra e rotolandosi, o correndo, o portandoli uno ad uno sulle spalle.

C’era solo una cosa che la faceva stare male, il fatto che tutto si fosse svolto senza che Isabella ne fosse a conoscenza. Sapeva che tacere era la cosa migliore, ma era comunque una situazione che non le piaceva e poi si domandava spesso perché Orlando non l’avesse nominata mai neanche una sola volta. Ad ogni modo quello era l’ultimo giorno al parco, si disse quella mattina proprio mentre rifletteva su ciò, quindi sarebbe tutto finito e così anche i suoi sensi di colpa si sarebbero sedati una volta per tutte, in fondo era solo una breve parentesi fine a se stessa e senza alcun senso.

Come sempre, anche quella mattina, si incontrarono nei pressi della solita panchina e dopo le feste di rito ad uno scodinzolante Sidi che elargiva leccate senza parsimonia, giocarono tutti insieme per un po’ poi Orlando fece mettere i gemelli e gli altri bambini in circolo e a sorpresa si tirò fuori dalle tasche del giubbotto un sacchetto pieno di lecca lecca lollipop. I bambini furono molto contenti e accolsero la cosa con applausi gettandosi letteralmente sui dolci mentre Orlando, che fu assalito da quelle manine festanti rideva divertito. Rise fino a che non incontrò lo sguardo di Chiara e notò che era velato da una leggera disapprovazione. Alzò le sopracciglia e aggrottò la fronte come se stesse domandando: Che c’è di sbagliato?  Chiara gli fece segno di alzarsi e una volta che furono in piedi gli disse: “Non che non apprezzi il tuo gesto, sei stato davvero carino, ma quella roba gli fa troppo male ai denti e…”.

Ma lui la interruppe “Rilassati è solo per una volta, non succederà nulla ai loro dentini. Sei sempre un po’ troppo rigida tu” aveva poi concluso con un mezzo sorriso, quindi si frugò in tasca e tirò fuori due lecca lecca, li mise davanti alla ragazza uno nella destra e l’altro nella sinistra, quindi le disse: “Sono gli ultimi due, uno alla cola e l’altro alla fragola quale vuoi tu?”.

Chiara non poté fare a meno di sorridere “E va bene, scelgo quello alla cola”  disse prendendoglielo di mano.

“Meno male, io preferisco quello alla fragola, ma per fare il gentleman dovevo farti scegliere… sono stato fortunato mi è andata bene!” rispose il ragazzo strizzando un occhio. Si misero a sedere poco distanti dai bambini che buoni, buoni erano tutti impegnati nell’opera di leccaggio, Sidi compreso, che era stato messo a mangiare i suoi croccantini visto che anche lui alla vista dei dolci aveva preso ad abbaiare come per dire: Guardate che ci sono anche io eh? Mica vorrete tenermi a secco vero?

 

Così passarono il resto del tempo a finire i dolci e a giocare per l'ultima volta tutti insieme a Beppe e Anna, quando fu l'ora dei saluti i bambini erano un po’ mogi, ma come sempre i ragazzi hanno dei tempi di ripresa molto rapidi, mentre sia Chiara che Orlando si trovarono in lieve imbarazzo. Era inutile negare che quegli incontri erano stati piacevoli per entrambi, che avevano causato una sorta di situazione propizia e protetta dove tutti e due erano stati se stessi senza troppe riserve e ora salutarsi era un po’ difficile.

“Allora io dovrei andare…” fece Chiara guardando l'orologio, poi abbozzando un mezzo sorriso aggiunse “I gemelli devono mangiare sai com'è”.

Orlando annuì, poi si schiarì la voce “Eh sì! Ormai conosco anche io gli orari dei gemelli…” disse tanto per dire qualcosa, in realtà voleva dire tutt'altro, ma stranamente si sentiva come leggermente legato.

Chiara sorrise di nuovo, si sentiva tremendamente in imbarazzo e non capiva perché, ma l'unica cosa che desiderava era andarsene da lì prima possibile “Bene!” disse senza aggiungere altro e lisciandosi i jeans senza saper dove guardare e cosa dire.

Madonna Santa, ma sto rincretinendo? Ora dico gli  ‘ciao’ e me ne vado, che diavolo sto a fare qui a blaterare cose senza senso! pensò leggermente stizzita visto che non riusciva a spiegarsi quel particolare stato d'animo che l'aveva assalita.

Di contro anche qualcun altro stava rimuginando: Ora glielo dico, sì la invito a cena… ummm no, a cena no, sa troppo di appuntamento… a prendere un caffè?  Se, bella idea, mi ha già rimbalzato una volta… mmmm… e allora? Dove cavolo la invito? seguì una breve pausa riflessiva, quindi Orlando si fece la fatidica domanda: Ma poi perché cavolo la devo invitare da qualche parte dico! la sua mente rimase un attimo in stand by poi una vocina piccina, piccina si affacciò nella sua testa e gli disse: Forse è per via che ti piace?

“Ma via siamo seri fammi il piacere su!” gli scappò detto a voce alta.

“Come scusa?” gli domandò Chiara stupita visto che non capiva il senso di quella frase che lui aveva appena detto.

Orlando aprì la bocca come per formulare la lettera O ma rimase un attimo muto, si era appena reso conto di aver fatto una gran cavolata.

“No! Cioè sì, insomma, io volevo dire un'altra cosa… credo, almeno non volevo dire quello. Sì, ecco decisamente quello che ho detto non lo volevo dire, ma non so perché l'ho detto e… ” era parecchio agitato e decisamente buffo, visto che gesticolava vistosamente per spiegare non si sa bene cosa, mentre Sidi aveva preso a tirarlo come suo solito.

Di fatto era davvero parecchio nervoso e anche lui non capiva perché.

“SMETTI!” disse al cane facendogli gli occhiacci e l'animale sembrò guardarlo con aria semi interrogativa come a dirgli: Ma se io pensavo di farti un piacere a portarti via di qui, perché invece tu ti arrabbi?

“Devo proprio andare. Ciao e… chissà… alla prossima volta” disse Chiara prendendo per mano i gemelli iniziando a camminare, quindi girò nuovamente la testa e gli disse “E' stato un piacere!” e si allontanò.

Orlando che era appena riuscito a dire un semplice ciao rimase qualche secondo interdetto, poi si girò verso Sidi e gli disse: “Sei pestifero quando ti ci metti però! Che bisogno c'era di tirare in quel modo l'hai fatta trenta secondi fa, che sei diventato incontinente?!”.

In un lampo realizzò che doveva fermarla perché se fosse uscita da quel parco con molta probabilità rincontrarla sarebbe stato difficile e di certo non poteva contattarla tramite Isabella o andare a casa sua, quindi le corse dietro.

Chiara stava camminando e continuava suo malgrado a sentirsi strana e forse una punta delusa quando la voce di Orlando la fece frenare di colpo.

“Aspetta un attimo!”.

“Si?” fece la ragazza girandosi.

Si ritrovò così faccia a faccia con lui che aveva un po’ di fiatone per la breve corsa.

“Ecco…” fece il ragazzo roteando gli occhi intorno a se “Pensavo che… si insomma… magari una volta… se ti fa piacere vero, potremo… fare qualcosa”.

“Qualcosa cosa?” chiese lei leggermente stranita.

“Qualcosa tipo uscire, mangiare…  mangiare un…” cavolo perché non gli veniva in mente niente si chiese irritato Orlando “Un piatto di patate!” gli venne fuori all'improvviso.

Lei lo guardò con aria molto interrogativa.

“Anche qualcos'altro se non ti piacciono le patate, magari una birra? Un thè?” aggiunse lui di getto.

“Non mi pare il caso” tagliò corto Chiara.

“Perché?” la incalzò abbastanza deluso Orlando.

“Lo sai benissimo!” tagliò corto lei.

“Via non mi dirai che ancora per via di quella storia con Isabella!” rispose meravigliato il ragazzo.

“Bingo!” fece Chiara riprendendo a camminare.

“Fermati un attimo” le disse lui prendendola per un braccio e facendola arrestare.

Allora lei aggrottò le sopracciglia e gli bisbigliò “Ci sono i bambini e non posso parlare né trattenermi, vedi se mi lasci andare!”.

“Va bene, ma dobbiamo ASSOLUTAMENTE parlare di questa cosa, prendi questo” e così dicendo si frugò in tasca dandogli un bigliettino.

Chiara lo prese e si rese conto che era il suo numero di cellulare.

“Non lo voglio” gli disse restituendoglielo come se scottasse.

Lui la guardò stranito “Ma perché scusa?”.

“Ma non capisci? Non posso proprio, già mi sento una merda perché…” e s'interruppe.

“Perché?” chiese lui piuttosto curioso.

“Davvero Orlando non è proprio il caso ci rivedremo se il caso lo vorrà io ora DEVO andare” e senza altri indugi lo piantò lì avviandosi in fretta verso la strada.

Che ragazza strana e capocciona! pensò l'inglese rimettendosi il biglietto in tasca, Ma sì che vada pure e chi se ne frega! concluse lievemente irritato Lei e la sua amica, ma tu guarda che tipe ‘ste due, una che avrebbe volentieri incastrato in qualsiasi modo e questa qui che si fa i problemi a fare due parole, ma che vadano tutte e due farsi friggere! 

“Vieni Sidi andiamo” disse rivolto al suo cane “Il tempo speso dietro alle donne è sempre e comunque tempo perso!” concluse piuttosto contrariato.

Poi afferrò il cellulare e chiamò Chris.

“Ehi bello, stasera s'esce e si fa casino eh! Mi sa che c'hai ragione tu, bisogna che mi scrolli perché sto rincoglionendo!”.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Buonasera a tutti! Stasera sono un pò di corsa e quindi mi perdonerete se sarò un pò veloce.

Volevo ringraziare di cuore Azu ( per il messaggino), Sara, Anjulie e Roy  che come sempre hanno commentato la mia storiella... lo so ragazze le cose sono ancora in alto mare... ma... quando meno ve lo aspetterete ci sarà una bella sterzata!

Un bacio a tutti e Buona lettura!!!

 

 

Capitolo Dodici

 

Non era bastata l'infelice battuta del piccolo Thimoty la sera precedente: Clear? (era così che chiamava Chiara il piccolo gemello, non sapendo pronunciare il suo nome in italiano) ma quel signore del parco è il tuo fidanzato?

Chiara aveva strabuzzato gli occhi e si era affrettata a sputare fuori un secco e deciso: NO. E' solo… una specie d'amico, aveva poi spiegato con molta cura  sincerandosi che i gemelli evitassero accuratamente di venirsene nuovamente fuori con simili assurdità. Già quella cosa l'aveva infastidita oltre ogni ragionevole motivo e ora ci si stava mettendo anche Isabella a rincarare la dose facendola innervosire. Di certo non stava migliorando le cose anzi aumentava il suo disagio.

“Sei strana, insomma da quando non vai più al parco la mattina, sei… sei… bho, non saprei dirti, ma sei davvero molto strana!” le aveva appena detto girandole intorno l'amica.

“Ma che vai dicendo! Non sono strana affatto!” aveva risposto Chiara molto irritata.

“Non c'è mica bisogno che t'incavoli!” aveva detto Isabella non capendo il perché della sua misteriosa agitazione, poi aveva cambiato totalmente discorso “Ho una bella sorpresa per te!” aveva annunciato con un bel sorriso.

“Si? Cosa?” aveva chiesto curiosa Chiara.

“Mi trattengo ancora per un pò e per non pesare oltre sulle tue spalle ho trovato un lavoretto part time in un negozio di magliette per turisti! Almeno ti potrò pagare una parte di affitto” aveva annunciato Isabella trionfante.

Chiara ne fu felice, anche se precisò che non c'era bisogno che Isabella si sentisse in dovere di pagare nulla, poi  abbracciò l'amica in uno slancio di sincero affetto.

“Se mi riesce… guarda, vorrei tanto poter fare una cosina e togliermi un'enorme soddisfazione!” commentò all'improvviso Isabella.

Chiara la guardò con aria interrogativa come per incitarla a parlare.

Isabella fissò un punto indefinito del muro davanti a lei e ridusse gli occhi a due fessure storcendo appena la bocca e poi disse: “Mi piacerebbe tanto farla pagare a quel gran  figlio di donna esageratamente generosa d'Orlando!”.

“Non credi che magari sarebbe meglio…” e non si sa perché a Chiara venne un colpo di tosse nervosa “Insomma, lascia perdere che te ne frega!” concluse poi in fretta e furia come se l'argomento scottasse.

“Eh no! S'è comportato troppo male! Mi sta sul culo e a dirla tutta mi sbagliavo è solo un gran cretino!” saltò su Isabella che ancora aveva quella cosa a traverso che non le andava né su né giù.

“Via non esagerare non è…” fece per dire Chiara, ma l'altra la interruppe, aggrottò le sopracciglia, si mise le mani sui fianchi e poi con aria decisamente interrogativa e severa le disse: “Che fai? Lo difendi? TU? Non ci posso credere!”.

“NO! No, no, no! Io non sto difendendo nessuno” saltò su Chiara molto allarmata, poi cercando di darsi un contegno assunse un'aria piuttosto mite e aggiunse: “Lo dico solo ed esclusivamente per te. Che senso ha farsi il sangue amaro? Dimentica tutto e goditi la tua permanenza”.

Isabella sembrò abboccare. “Ma sì! Ma chi se lo fila quel carciofo!” disse quindi con aria complice guardò l'amica e aggiunse con tono saccente “E poi diciamocelo francamente, dal vero non neanche tutto sto granché! Se lo guardi bene è uno, nessuno e centomila!”.

“Ecco, brava! Questo volevo dire” disse Chiara rinfrancata dalla risposta dell'amica, per un momento aveva sudato freddo. Comunque i commenti di Isabella li aveva trovati esagerati e molto rabbiosi. Insomma, fino a poco tempo fa dipingeva Orlando come un semi dio, ora invece gli inveiva contro invelenita. Si consolò pensando che aveva fatto benissimo a non parlarle di quegli incontri al parco, Dio solo sa che sarebbe potuto accadere, tacere era stata indubbiamente la scelta più saggia. Si rinfrancò appena.

 

Intanto anche qualcun altro era strano forte. Orlando era insofferente, a cosa poi non lo capiva neanche lui. Quel pomeriggio, bello bardato, aveva deciso di farsi una solitaria passeggiatina dalle parti di Piccadilly. Una decisione molto strana visto che non aveva da fare un bel niente in centro, ma all'improvviso gli era presa così e lo fece. Gira che ti rigira, guarda caso si ritrovò davanti a Music Heaven. Ma che fortuita coincidenza! Si disse sarcasticamente da solo, era inutile fare il finto tonto con se stesso, voleva vedere Chiara e tanto valeva ammetterlo e farla finita con quella manfrina assurda.

Purtroppo però Chiara non era nei paraggi e il suo malumore crebbe sensibilmente. Si voleva chiarire e lo avrebbe fatto a qualsiasi costo, del resto quando s’impuntava c'era ben poco da fare andava dritto come i cavalli col paraocchi. All'improvviso decise di andare verso casa delle ragazze e senza pensarci troppo vi ci si diresse piuttosto spedito.

Una vota che arrivò nei pressi dell’abitazione si rese conto che era tutto chiuso, era evidente che le ragazze non erano in casa.

Stette una buona mezzora piuttosto in disparte, si mise abbastanza vicino per vedere se stesse arrivando qualcuno, ma in modo che nessuno potesse vederlo, non era proprio nascosto, ma piuttosto era in ombra. Non fece alcun che se non tamburellare piuttosto nervosamente su di un muro con le dita, fino a quando vide sopraggiungere Isabella. Istintivamente si nascose dietro proprio dietro quel muro sporgente di una casa lì vicina. Era senz’altro una cosa assurda, neanche lui seppe spiegarsi il perché, ma era come se avesse chiaramente percepito che non era proprio il caso di farsi vedere da lei. Buttò l'occhio all'orologio e sbuffò, all'improvviso si sentì decisamente un cretino, ma che cavolo ci faceva lì semi nascosto davanti alla casa di due tipe straniere, che se non avesse investito quella fatidica mattina, non avrebbe mai neanche conosciuto? E cos’era tutta quella smania di chiarirsi con Chiara? Come mai d’un tratto sembrava di vitale importanza che lei capisse che cosa veramente c’era stato, o meglio cosa non c’era stato tra lui e Isabella?

Scrollò la testa pensando che sì, gli si doveva essere allentata qualche rotella e di brutto, anche perché la sera prima, come se non bastasse, aveva pure mandato in bianco una tipa da urlo che praticamente gliela aveva sbattuta in faccia e più d'una volta, salvo poi arrendersi sconsolata alla sua totale indifferenza.

Sono stressato! No! Diciamo la verità IO non sono normale, sono un rincoglionito imperiale! Mi devo assolutamente ripigliare e SUBITO! pensò decisamente infastidito. Non fece in tempo a formulare questo pensiero che dall'altra parte della strada vide sopraggiungere Chiara. Senza neanche pensarci uscì fuori da quella specie di nascondiglio e le andò incontro.

“Tu?” gli disse Chiara sobbalzando appena quando se lo ritrovò all'improvviso davanti.

“No, sono il suo sosia!” rispose Orlando lievemente sarcastico. Era contrariato dal fatto che MAI una santa volta che incontrava quella benedetta ragazza lei dimostrasse un minimo di soddisfazione nel vederlo. O era arrabbiata, o allibita, o contrariata o distratta, o comunque mai palesemente contenta e la cosa cominciava a dargli sui nervi e il fatto che ciò gli desse sui nervi paradossalmente lo innervosiva ancora di più.

“Per carità Orlando non facciamo dello spirito e levati di qui che se ti vede Isabella scoppia un casino!” gli rispose molto agitata Chiara contorcendosi le mani.

“Casino di che?” chiese il ragazzo stupito.

“Lo so io!” disse Chiara prendendolo per un braccio invitandolo ad andare.

“Dobbiamo parlare” disse Orlando arrestandosi di colpo.

“Per favore!” gli fece Chiara che cominciava ad avere il terrore che Isabella uscisse di casa e li vedesse.

“Mi spieghi che è tutta quest’agitazione?” chiese lui perplesso.

“Isabella ce l’ha a morte con te e non voglio assolutamente che ti veda qui, con me! E' tanto difficile da capire? Non mi pare!” sbottò Chiara accigliata.

“Senti bisogna che qui facciamo il punto della situazione una volta per tutte! Questa cosa è VERAMENTE senza senso e io non ci sto!” aveva risposto Orlando  estenuato, poi aveva aggiunto puntando l'indice verso Chiara “Domani sera, alle otto, davanti a  Music Heaven io, te e anche Isabì se vuole venire”.

“Non se ne parla nemmeno!” aveva detto precipitosamente Chiara.

Lui la guardò di sottecchi, non capiva perché s’agitasse così tanto, proprio gli sfuggiva.

“E invece sì! O venite o vengo io qui da voi! E facciamola finita una volta per tutte!” concluse perentorio il ragazzo.

“No, per favore non farlo! QUI NO!” gli disse Chiara quasi implorando.

Orlando la guardò perplesso inarcando entrambe le sopracciglia.

“Mi spieghi che ti prende? Io davvero… non capisco…” aggiunse poi.

Chiara sospirò appena a riprese a contorcersi le mani, quindi si schiarì la voce piuttosto imbarazzata, del resto almeno in una cosa concordava con lui, quella situazione stava prendendo decisamente una piega assurda.

“E'… è una faccenda un po’ lunga…” cominciò a dire incerta, quindi abbassò lo sguardo con fare colpevole e aggiunse tutto in un fiato “Il fatto è che io non ho detto ad Isabella delle nostre mattine al parco ecco!”.

Finalmente l'aveva detto.

“No?” fece lui ancora più perplesso, ma anche molto incuriosito “E perché?” chiese poi.

Chiara si sentiva una deficiente in quel momento ed era davvero molto a disagio, le sembrava tutto molto stupido e molto fuori luogo.

“Te l'ho appena detto è una storia lunga” rispose la ragazza spazientita e sempre più agitata.

“Vorrei che tu me la raccontassi questa benedetta storia VISTO che mi riguarda!” ribatté Orlando abbastanza stizzito.

“UFFA!” saltò su Chiara “Sai benissimo che è per via di quello che c'è stato tra voi!” concluse scocciata.

“Benedetta la pazienza che NON ho più! NON C'E' STATO NIENTE TRA NOI! Ma come cacchio te lo devo dire in cinese arcaico forse?”.

“E non urlare per favore!” lo rimproverò Chiara lanciandogli un’occhiataccia.

“Non vorrei urlare ma mi fai scappare la pazienza, te lo detto mille volte e ancora insisti!” rispose il ragazzo.

“Senti… davvero non possiamo più stare qui, ti prego VAI via e fammi rientrare, è tardi, te lo chiedo per favore” lo supplicò Chiara che lanciava occhiate cariche d’ansia mista a terrore verso le scalette che conducevano all'entrata del suo seminterrato. Era preoccupata e temeva che Isabella potesse sentirli ed uscire. In realtà era un timore infondato dettato più dai suoi sensi di colpa che da altro, il suo appartamento era nel sottoscala e Isabella non avrebbe potuto mai sentirli ameno che non si fossero messi a urlare come forsennati e poi non c’era neanche un reale motivo per cui dovesse uscire all'improvviso di casa, anzi era probabile che a quell'ora si stesse facendo la doccia o stesse preparando la cena.

Intanto Orlando era sempre più determinato a fare chiarezza, quindi cercando di essere conciliante, ma con estrema decisione le disse con un tono secco ed autoritario: “E va bene, ma domani sera vieni e chiariamo una volta per tutte o ti giuro che vengo davvero io qui!”.

Chiara sospirò forte e poi sbuffò, aveva una gran voglia di mandarlo al quel paese, trovava la sua cocciutaggine fastidiosa, ma malgrado tutto non lo fece.

“Va bene, va bene! Vengo, ma ora vai via però!” si trovò a dirgli purché si levasse di lì e la lasciasse libera di rientrare.

Orlando, finalmente soddisfatto, fece un cenno d'approvazione con la testa quindi la  salutò e fece per andarsene, ma prima di sparire dietro l'angolo ribadì puntandole nuovamente l'indice contro e alzando un sopracciglio: “Alle otto, da Music Heaven e niente scherzi!”.

Chiara annuì marcatamente con la testa e poi con entrambe le mani gli fece cenno di sparire in fretta, quindi inspirò profondamente buttò fuori tutta l'aria per calmarsi e poi alla fine a passo deciso s’avviò verso la porta di casa.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Buon Halloween a tutti!

Ed eccoci qui con un nuovo capitoletto! ^_^

Grazie mille per il bellissimo commento a Roy  *________*  l'ho letto in ritardo perché sai che ultimamente non ho aperto il pc, ma mi hai quasi commossa! ( Comunque sei troppo buona! )

Grazie ad Azu per l'affetto che dimostra verso questa storiella non mancando di farmi sapere sempre ciò che pensa.

Grazie a Sara che muore di curiosità, ma che tanto è rassegnata al mio mutismo! :P

Buona lettura a tutti!!!

 

 

Capitolo Tredici

 

Isabella stava osservando Chiara. La conosceva bene ed era chiaro che dovesse uscire con un ragazzo, il fatto poi che fosse così misteriosa al riguardo la incuriosì oltremodo. Alla fine l’aveva spuntata e l’amica aveva ammesso che sì, dovesse incontrare proprio un esponente del sesso maschile.

“Hai appuntamento alle otto vero?” le chiese all’improvviso con tono casuale.

“Si…” abbozzò con fare finto distratto Chiara.

“Ma chi è? Lo conosco?” la incalzò Isabella.

“Assolutamente no!” saltò su l’altra agitandosi ancora di più di quanto già non lo fosse.

Isabella ridacchiò “Mi sa che ti piace eh?” le disse punzecchiandola appena.

Chiara si girò di scatto sgranando i grandi occhi verdi “Ma neanche per idea figuriamoci!”.

Isabella inarcò le sopracciglia con fare scettico e disse “Allora non capisco proprio tutta questa tua agitazione, sembri una pentola a pressione che sta per scoppiare da un momento all’altro”.

Chiara avrebbe sbattuto volentieri la testa contro il muro dalla disperazione, ma che in cavolo di casino si stava cacciando? Non avrebbe dovuto permettere che accadesse. Si sentiva male e se non fosse stato per il fatto che Orlando aveva seriamente minacciato di presentarsi lì a casa gli avrebbe rifilato un bidone da manuale. Si sentiva tremendamente in colpa, ma ormai la frittata era fatta e bisognava in qualche modo fare quell’uscita e levarsi in modo definitivo da quel brutto impiccio.

“Cenerai con lui?” le chiese Isabella distogliendola dai suoi pensieri.

“Non penso proprio, spero di liquidarlo nel minor tempo possibile” rispose Chiara piuttosto risoluta.

“Ma insomma si può sapere chi è questo tizio? E che c’esci a fare se vuoi liquidarlo in quattro e quattr'otto?” le chiese l’altra sinceramente perplessa, poi aggiunse “Tanto vale che lasci perdere e non c’esci per niente!”.

Chiara sospirò forte e rispose “Tanto per intenderci questo NON è un appuntamento, lui è un semplice conoscente e c’esco perché…” s’interruppe un attimo interdetta. Isabella la guardò con aria interrogativa facendo roteare la mano come per spronarla a finire la frase. “Insomma lui mi deve spiegare una cosa ecco!” concluse Chiara.

“Secondo me vuole dichiararsi” disse l’altra annuendo con la testa e facendo un’espressione da furbetta saccente.

Chiara scoppiò in una risata forzatamente sgangherata “Sei TOTALMENTE fuori strada guarda” disse scettica.

“Sarà…” commentò semplicemente Isabella poi dopo aver esaminato l’amica aggiunse: “Certo che se ti presenti conciata così non lo incoraggerai di certo”.

Chiara roteò gli occhi molto infastidita “Non ho nessuna intenzione d’incoraggiarlo, e sono matematicamente certa che a lui non freghi un’emerita mazza di come sarò vestita e del mio aspetto! Te lo ripeto NON è quel genere d’incontro CHIARO? ”

“E va bene! Però questi jeans a cacarella due taglie sopra la tua e la felpa grigia fanno molto freak, ma sono decisamente poco femminili! Per non parlare delle All Star alte e molto lise” commentò con tono di rimprovero Isabella.

“Non capisci nulla! It’s pure London’s style!” ribatté Chiara che s’era uniformata alla moda londinese da tempo.

“Mah! A me pare più very sciatto’s style, comunque fai un po’ come ti pare!”.

“Faccio sempre come mi pare!” ammiccò ridacchiando Chiara che già da parecchio se ne fregava altamente dell’abbigliamento con annessi e connessi, poi prendendo il giubbotto concluse dicendo: “Via vado… in me che non si dica sarò di ritorno”.

“Okay! Comunque io per cena non ti aspetto” la punzecchiò nuovamente Isabella. Chiara evitò di rispondere limitandosi solo ad alzare gli occhi al cielo, quindi prese la porta ed uscì.

Per tutto il tragitto che fece in metropolitana Chiara fu abbastanza agitata. Mentalmente continuava ripetersi una sorta di discorso preconfezionato per tagliare corto, dar modo ad Orlando di spiegarsi e tornare di corsa a casa mettendo definitivamente la parola fine a tutto quell’ambaradan che s’era andato a creare. Isabella era la sua migliore amica; era stata l’unica a starle vicino quando aveva avuto dei grossi problemi familiari, l’unica a non voltarle le spalle, e l’unica che le aveva offerto la sua spalla quando la sua convivenza con Andrea era finita. Per nessuna ragione al mondo voleva perderla e per nessuna ragione voleva che tra loro ci fossero incomprensioni di qualsiasi tipo, tanto meno per via di Orlando. Se ci pensava le sembrava una cosa ridicola. Avevano conosciuto il sogno proibito di Isabella, addirittura c’erano quasi diventate amiche, Isabella forse anche qualcosa in più e poi era venuta fuori tutta questa storia senza capo né coda. Certo che la vita è davvero strana e contorta si ritrovò a pensare quasi sorridendo, sì, perché dopo tutto quella situazione era addirittura involontariamente comica.

Quando arrivò davanti a Music Heaven e vide Orlando, per un momento rimase in silenzio. Anche non parlò per qualche secondo, poi scoppiò a ridere.

“Oh caspiterina!” fece il ragazzo portandosi una mano sopra la testa grattandosela appena “Sembra che ci siamo messi d’accordo!” disse poi indicando l’abbigliamento di Chiara, erano praticamente quasi vestiti uguali. Entrambi indossavano un giubbotto di pelle, jeans larghi di due taglie sopra a cavallo basso, felpa grigia lei, felpa blu lui e tutti e due avevano ai piedi le All Star bianche.

“Per la miseria!” fece allibita Chiara guardandolo con più attenzione.

“Ora ci scambieranno per fratello e sorella!” disse Orlando continuando a ridacchiare.

“No, non ci somigliamo per niente e poi io ho sì i capelli ricci, ma molto più chiari dei tuoi e poi ho gli occhi verdi” puntualizzò la ragazza stando comunque al gioco.

“Vabbè, non sottilizziamo, del resto io potrei assomigliare alla mamma e tu al babbo no?” fece lui strizzando un occhio.

“Ummm… potrebbe essere” ne convenne lei sorridendo a sua volta, quella coincidenza era davvero buffa.

Non fecero in tempo a dire altro perché improvvisamente cominciò a piovere. In perfetto sincrono, entrambi, si tirarono sulla testa il cappuccio delle rispettive felpe.

“Benone!” disse Orlando cacciandosi le mani in tasca “Tipica serata umidiccia. Che si fa?”.

Chiara lo guardò leggermente allarmata. Come che si fa? Tu parli io ascolto e poi me ne vado via! Non era questo il piano? pensò non senza una punta di preoccupazione.

Orlando intanto la guardava come se attendesse una risposta, nel frattempo la pioggia cominciò a scendere decisamente più forte, tanto che dovettero riparare in fretta sotto il cornicione di un palazzo. Entrambi guardarono il cielo con aria tra il rassegnato e lo scocciato.

“Allora?” disse Orlando rompendo il silenzio.

“Allora parla ti ascolto!” disse Chiara.

Orlando la guardò sinceramente stupito “Stai scherzando vero?”.

“No affatto!  Non siamo qui proprio per questo?” rispose Chiara tranquilla.

Orlando sorrise scuotendo la testa “Sei proprio spassosa a volte! Via non vorrai davvero parlare qui, sotto un cornicione e all’umido? Dai sii seria per favore” era abbastanza convinto che non stesse parlando sul serio.

Chiara era titubante. Si rendeva conto che il ragazzo aveva ragione, ma proprio non aveva preventivato di andare con lui da nessuna parte, aveva solo immaginato che si sarebbero chiariti lì e che poi ognuno se ne sarebbe andato per i fatti suoi, lei a casa e lui dove gli pareva, quella pioggia improvvisa stava ulteriormente complicando il tutto.

Orlando cominciava leggermente a spazientirsi quindi prese la situazione in mano.

“Senti, piove, fa piuttosto freschino, non ho ancora mangiato, che ne dici di una bella porzione di fish and chips da qualche parte al chiuso, possibilmente in disparte da scocciatori ed occhi indiscreti vari?” disse con tono invitante sorridendo.

Chiara presa in contropiede non rispose subito e fece un’espressione strana, dovuta ad una specie di sottile ed immotivato panico che le serpeggiò all’improvviso a dosso. Orlando si accorse di qualcosa ma lo interpretò in tutta altra maniera. Senza darle il tempo di rispondere si picchiò il palmo della mano sulla fronte e disse “Sono un idiota scusa!”. Chiara lo guardò perplessa ma ancora una volta prima che lei potesse rispondere o chiedergli qualcosa, il ragazzo aggiunse “La dieta! Mi ero dimenticato! Perdonami mi rendo conto che il fritto non va bene. Mmmm… vediamo un po’… ah ecco! Ristorante vegetariano!” concluse entusiasta. Quindi prese il cellulare e fece una telefonata.

Chiara sgranò gli occhi e si ritrovò a guardarlo letteralmente allibita, ma chi era un marziano o cosa?

A parte il fatto che era partito come un treno direttissimo senza fermate, ma la cosa che l’aveva lasciata proprio senza parole era che si era ricordato della sua dieta. Glielo aveva detto in ospedale, quasi due mesi prima, precisamente quella volta che lo avevano in un certo qual modo salvato dai giornalisti e lui aveva manifestato il desiderio di invitare lei e Isabella a cena per ringraziarle. Non riusciva a credere che avesse potuto ricordarlo.

Era talmente rimasta allibita che neanche si rese conto di come fossero arrivati a quel ristorante, lo aveva seguito in una specie di trance, interdetta e decisamente confusa. Una volta seduti in una saletta riservata ad un tavolo per due, Chiara fu come se si fosse svegliata di colpo.

Si guardò intorno e notò che l’arredamento di tipo moderno era molto sobrio, ma allo stesso tempo particolare. Appoggiato di fonte al loro tavolo c’era un grande acquario pieno di pesci tropicali. Ogni parete  era adorna di una serie di quadri che altro non erano che riproduzioni di opere di Andy Warhol e Keith Haring, due dei più grandi esponenti della pop art, intervallati da una serie di specchi che servivano a far apparire il locale molto più grande di quello che in realtà fosse.

Finalmente la ragazza si decise a parlare e disse in un tono incolore:“Non posso far tardi” era ancora piuttosto frastornata.

Orlando alzò gli occhi dal menù che stava fissando: “Ah menomale! Pensavo avessi perso la lingua!” commentò allegro guardandola “Niente paura il tempo di cenare e fare due chiacchiere e poi ce ne torniamo a  casa” concluse tranquillo. A differenza di Chiara lui era molto rilassato. “Che cosa ti piacerebbe mangiare?” aggiunse poi il ragazzo.

Chiara guardò il menù e a parte il fatto che fosse con la testa da un’altra parte, capì molto poco delle pietanze.

“Humm…”  fece pensosa arricciandosi una ciocca di capelli con l’indice, poi alzò lo sguardo verso Orlando e disse: “Tu che consiglieresti?”.

“Ti fidi di me?” rispose lui sorridendo.

“Temo di non avere molta scelta sono tutti nomi talmente strani che non riesco a capire di che roba si tratti” commentò la ragazza arricciando il labbro superiore.

Orlando rise appena “E’ tutta scena per dare un certo tono alla cosa, ma è roba semplice e anche molto buona, posso ordinare per entrambi?”.

Chiara annuì e Orlando chiamò il cameriere e procedette, dopo di che rimase per un secondo ad osservare la ragazza, gli sembrava un po’ strana e sicuramente agitata se non addirittura lievemente a disagio e la cosa lo stava sorprendendo non poco.

“Come mai sei agitata?” le chiese all’improvviso.

“Chi io?” fece Chiara con un’espressione che tradiva chiaramente di essere stata colta in fallo.

“Sì tu! Del resto siamo io e te a chi altri potrei rivolgermi?” puntualizzò Orlando sorridendo.

Chiara riprese ad arricciarsi una ciocca con l’indice “Veramente io sono molto tranquilla” rispose cercando di apparire realmente tale.

Orlando ridacchiò scuotendo la testa.

“Sei un libro aperto si capisce subito quali siano i tuoi stati d’animo sai? E poi se così non fosse basterebbe vedere come ti tormenti i capelli per capire che non sei molto tranquilla”.

Chiara ritirò immediatamente l’indice dalla ciocca e si schiarì la voce “Questo è solo un brutto vizio una specie di tic”.

Nel frattempo era arrivato il cameriere con le prime pietanze: un ricco pinzimonio corredato di varie salsine e  due piatti, uno per lei e uno per Orlando con una specie di pappina vagamente verdognola non  molto densa.

La ragazza si mise ad osservare quella roba strana con un’espressione tra il preoccupato e il disgustato, che mai poteva essere quella sbobba verdastra?

Orlando che la stava osservando fece una risata piuttosto argentina, non maligna, ma sinceramente divertita.

“Credo di aver fatto più o meno la solita espressione la prima volta che l’ho vista, ma ti assicuro che è ottima!” disse cercando di tranquillizzarla, poi affondò il cucchiaio nel suo piatto e se lo portò alla bocca “E’ crema di asparagi, una vera prelibatezza assaggiala e poi mi dirai” concluse subito dopo aver deglutito.

Chiara non ancora del tutto convinta suo malgrado procedette all’assaggio e appena ebbe la crema in bocca poté rendersi conto che lui non aveva affatto mentito, quella roba era più che buona era squisita.

Le balenò in mente che quella serata si stava preannunciando ricca di sorprese.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Salve a tutti!

Grazie Roy  emm.... veramente quel capitolo NON finisce affatto a pessima :P  Io non sono MAI pessima! Io brava bimba!!! *___* (ci sarà di peggio! hihihi!) la tua curiosità forse... sarà esaudita con questo nuovo capitolo... forse!! ^____^

Grazie Vale ^__^  ti capisco e chi non vorrebbe fare una cenetta con quel ragazzo? Chissà ... magari una gran botta di c*lo nella vita ^_^ Una curiosità ma che sei toscana anche tu???? ( Vista l'espressione:"gran bel figliolo")

Grazie Julie, pinzimonio??? Mah! Chissa.... dessert???? Ari-mah!  certo che come dessert Orlando si presenta bene nè?!! ^____________^

Grazie ad Azu per seguire la storiella  e per apprzzarla e per... tutto il resto! ^_^

Grazie anche Sara!

Buona lettura a tutti voi che continuate a leggere!!

 

 

 

Capitolo Quattordici

 

 

Chiara ed Orlando avevano quasi finito di mangiare, nel frattempo la ragazza si era leggermente più rilassata, merito anche del cibo, non avrebbe mai immaginato che con la verdura si potessero fare tutte quelle buone cose. Si erano spolverati la crema d’asparagi, un tortino di carciofi, uno sformato di finocchi e ora stavano gustando delle polpette di soia.

Orlando stava appunto tagliando una delle sue polpette quando fece una considerazione “Era da tempo immemore non mi capitava di uscire a cena con una ragazza e vederla mangiare così tanto!”.

Chiara interruppe a  mezzo la sua masticazione e deglutì di colpo. Si sentì in forte imbarazzo e spostando lo sguardo da una parte disse: “Lo so, faccio quasi schifo! Ma quando si tratta di mangiare mi trattengo male. Soprattutto quando sono al ristorante e c’è un sacco di roba buona” disse con aria piuttosto colpevole.

“Scherzi?” fece lui sorpreso “Non fai affatto schifo! Anzi è un piacere vedere la gente assaporare con gusto il cibo e poi abbiamo mangiato normale, mica ci stiamo strafogando”.

“Non è fine, insomma le donne dovrebbero essere… come dire, più contenute? Più parsimoniose” disse Chiara piuttosto contrita, come se si sentisse in qualche modo in torto.

“Macché! Sono tutte stronzate! Sai che gusto portarsi dietro una che magia solo insalata e  al massimo una patata bollita? Una gioia! Ne so qualcosa, nell’ambiente che frequento sono tutte a dieta… no anzi sono tutte alla fame!”.

Chiara lo guardò decisamente male, lui se n’accorse e ricambiò il suo sguardo con aria perplessa.

“Non capisco perché voi uomini dovete essere così dannatamente ipocriti! Perché non la finisci con questa manfrina e piuttosto non ammetti che vi piacciono eccome quelle magre ed emaciate!” disse lei risentita.

“Certo che possono piacere, come possono anche piacere quelle più formose, non è solo ed unicamente una questione di centimetri, insomma una persona la devi conoscere, ti deve anche trasmettere qualcosa a livello caratteriale e…”

Chiara lo interruppe sbuffando poco convinta, mal celando la sua stizza.

“Tu sei un po’ fissata con ‘sta cosa però!” le disse lui dandole una rapida occhiata.

“Il fatto è che amo davvero molto mangiare, ma il mio metabolismo è parecchio bastardo e mi tocca soffrire. O mangio e poi digiuno, o evito di mangiare, così non mi sento in colpa ma in compenso soffro da morire. Insomma come la metti la metti è una vera tortura!” provò  giustificarsi Chiara che sapeva di essere molto severa con se stessa riguardo a quell’argomento, ma era più forte di lei. Aveva come sviluppato una sorta di mania dietetica, nel senso che  cercava di evitare di mangiare come avrebbe voluto, anche se poi non faceva mai una vera e propria dieta anche perché obiettivamente non è che ne avesse poi bisogno, era solo una ragazza normale bombardata da immagini di donne silfidi che si era fatta venire qualche complesso di troppo.

“Ma per me esageri mica sei grassa” disse Orlando tranquillo.

“Parli bene tu che sei secco come un chiodo!” lo redarguì la ragazza.

“Per forza io ci devo lavorare con il mio corpo è matematico che deve rasentare la perfezione! E comunque prima di ogni film mi fanno fare la dieta per la forma, quella per purificare la pelle, quella energetica nel caso sia un ruolo fisico, due palle grosse cosi! Fosse per me mangerei una quantità illimitata di schifezze che poi parliamoci chiaro sono le cose più gustose che esistono” disse lui quasi sofferente.

“Ma poverino!” lo canzonò lei.

“Eh sì!” commentò lui facendo il finto serio “Una vitaccia!” poi aggiunse introducendo all’improvviso l’argomento “Comunque tornado a noi, non sempre l’aspetto fisico la fa da padrone, insomma Isabì, la tua amica, è oggettivamente carina ma a me non piace” disse serafico.

Questa volta Chiara lo guardò molto più che male, lo guardò decisamente in cagnesco.

“Senti” fece lui incrociando le mani e appoggiando i gomiti sul tavolo con espressione seria “E’ bene chiarire questa cosa una volta per tutte” aggiunse. Poi siccome Chiara aveva aperto la bocca per parlare le fece cenno di aspettare “Fammi spiegare e poi dici la tua va bene?”.

La ragazza fece una smorfia, ma non lo interruppe. Orlando continuò.

“Io non ho mai fatto niente di male alla tua amica. Non l’ho mai illusa né tanto meno corteggiata, come ti avevo già spiegato, una volta per sbaglio, volevo salutarla con un semplice bacio sulla guancia, ma ci siamo mossi entrambi e le ho appena sfiorato le labbra. E ti ripeto che è stato per sbaglio. Ho una sola colpa…” aggiunse poi fermandosi un attimo e facendosi molto serio “E cioè che quando ho tentato di chiarire la situazione le ho detto un’innocua bugia per non ferirla, e forse ho commesso uno sbaglio enorme” concluse grave.

“Cioè?” lo incitò seria Chiara.

“Le ho detto che  non volevo alcuna storia, con nessuna, quindi neanche con lei perché non era il momento adatto. In parte è vero, ma in parte è una bugia, insomma anche se fosse il momento adatto, a me lei non interesserebbe comunque. E’ carina, simpatica, credo per quel poco che la conosco che sia anche una brava ragazza, ma proprio non mi è scattato nulla nei suoi confronti, insomma è mancata quella particolare cosa, quel quid che rende una persona attraente. Per me lei potrebbe essere solo ed unicamente una buona amica e niente più!”.

Chiara lo stava ascoltando sembrava sincero, ma lei non lo conosceva e non poteva essere certa della sua buona fede. Conosceva anche Isabella e sapeva con certezza che non era una conta balle, del resto però si rendeva conto che quando si trattava di Orlando, forse, a volte, la sua amica volava un po’ troppo con la fantasia. Sbuffò appena.

“Da quello che intuisco siete molto legate giusto?” le chiese il ragazzo.

“Si, lei è la mia migliore amica e me lo ha dimostrato in parecchie occasioni è stata l’unica a starmi vicina in un particolare periodo della mia vita” confessò Chiara.

“Si vede che sei protettiva nei suoi confronti, forse anche troppo a volte…” commentò Orlando.

“Che intendi dire?”.

“Che a volte esageri, che sbagli a non credermi e anche altro se vogliamo… ” rispose lui.

“Altro cosa?” fece Chiara sospettosa.

Orlando sorrise “Ad esempio come quando non sei venuta alla cena, fingendoti malata, l’avevo capito sai? Da una parte è anche un bel gesto, ma inutile, perché tanto era una semplice uscita a solo titolo d’amicizia” spiegò lui.

Chiara non arrossiva quasi mai ma in quel momento si sentì avvampare per la figuraccia che si rese conto di aver fatto, comunque tentò di difendersi.

“Guarda che ti sbagli ero davvero malata”.

Orlando rise di nuovo. “Ma dai! Avevi un colorito decisamente sano e per avere tutti quei malesseri che elencasti, era già di per sé un indizio chiaro del fatto che stavi mentendo. Poi mi spiace dirtelo, ma dalle coperte spuntavano le punte delle scarpe” disse facendo una risatina più pronunciata “Era ovvio che ti fossi infilata nel letto di corsa per inscenare una malattia inesistente!”.

A quel punto la ragazza non seppe più che dire, era chiaro che era stata smascherata alla grande e si sentì vagamente idiota.

“No, il fatto è… che…” incespicò leggermente cercando di trovare una scusa plausibile.

Le venne lui in soccorso “Credo che sia stato una sorta di nobile gesto da parte tua e francamente anche molto bello, almeno spero che sia così, o per caso hai cercato deliberatamente di evitare la mia compagnia perché mi sopporti poco?”.

Chiara che aveva afferrato con entrambe le mani i bordi della sedia dove era sistemata  cominciò ad ondeggiare leggermente sempre più imbarazzata.

“Non cadiamo sul tragico!” disse un po’ seccamente. Del resto la miglior difesa è l’attacco. “Nessun gesto nobile, insomma mica ci tenevo poi così tanto a quella cena!” concluse asciutta.

Orlando cambiò impercettibilmente espressione, quella risposta l’aveva fatto rimanere male, non avrebbe dovuto, ma così fu.

“Non intendevo dire che tu smaniassi dalla voglia di fare quella cena” puntualizzò appena piccato.

“Anche perché non smaniavo affatto!” rimarcò lei.

“Eppure sei strana forte!” commentò Orlando “Tendenzialmente sei piuttosto ritrosa e anche molto prevenuta, quando poi si toccano certi argomenti tiri addirittura fuori gli aculei come un riccio, mentre al parco eri tutta un’altra persona”.

Chiara fece spallucce “A me pare d’essere sempre la solita”.

Continuarono a punzecchiasi ancora un pochino su quell’argomento fino a quando la ragazza dovette ammettere una cosa “Forse in parte è vero, del resto i bambini tirano fuori il meglio dagli adulti e devo dire che anche tu eri parecchio diverso, di certo molto più rilassato e molto più matto delle altre volte in cui ti ho visto”.

“Diciamo che sinceramente parlando io sono quello del parco, nel senso che quella è la mia vera natura che a volte viene un po’ sommersa per via di tante cose. E tu? Quale sei? Quella del parco o quella di stasera?” le chiese a bruciapelo.

Chiara non capiva il perché di quelle domande, pensò che forse era meglio filarsela, la stava mettendo con  le spalle al muro e la cosa non le piaceva. Era sempre lei che decideva a chi e come  mostrarsi, mentre lui sembrava voler piano, piano sondare il terreno per arrivare ad una conoscenza meno superficiale e chissà perché ma questa cosa le faceva quasi paura.

“Senti io dovrei andare chiediamo il conto?” disse Chiara d’un fiato.

“Come vuoi, ma perché non mi hai risposto?”.

La ragazza roteò appena lo sguardo “Io sono così tale e quale a come mi vedi, lunatica e molto misantropa, poco incline a perdere tempo, molto guardinga e molto attenta. Non sono propensa a raccontarmi e difficilmente faccio nuove amicizie. Soddisfatto?” concluse leggermente sarcastica.

Orlando rimase un secondo in silenzio come se stesse riflettendo, poi puntando dritto al punto le disse guardandola negli occhi “Non abbiamo sviscerato la questione, ma mi credi o no adesso?”.

“Non lo so” rispose lei sinceramente.

“Quindi siamo punto e a capo?” commentò lui.

Chiara pensò che forse era il caso di tagliare corto “E va bene diciamo che credo al fatto che forse non lo hai fatto di proposito” disse.

“Fatto cosa?” chiese lui perplesso.

“Isabella c’è rimasta male è inutile negarlo lei è convinta che tra voi…”.

“Ma ha fatto tutto da sola!” si giustificò lui costernato per l’ennesima volta.

Chiara preferì non rispondere e lasciar cadere l’argomento o chissà quanto avrebbero discusso ancora. Del resto lei era matematicamente certa che dal niente non nascesse mai niente e lui non poteva certo farle cambiare idea, nello stesso tempo però lo vedeva così accorato che anche non credergli almeno un po’ le sembrava impossibile, siccome non aveva voglia di esser invischiata in quella faccenda pensò che lasciar perdere era la meglio cosa da fare.

Intanto arrivò anche il conto. Cominciarono a discutere sul come pagarlo. Orlando avrebbe voluto pagare tutto lui, ma Chiara si oppose fermamente, dopo una breve scaramuccia verbale alla fine trovarono un accordo, pagarono metà per uno e lui si offrì di accompagnarla a casa. Da prima lei tentennò poi accettò, del resto era troppo più comodo e veloce. Mentre erano in machina continuarono a parlare.

Avevano spostato il dialogo su altri argomenti e Orlando le stava spiegando come un po’ la sua vita fosse cambiata negli ultimi anni: “Molta gente tende come a circuirmi o adularmi qualsiasi cosa faccia e a lungo andare è un po’ frustrante. Non riesci mai a capire che cosa realmente si aspettino da te o se realmente gli interessi come sei. Peggio ancora non capisci se veramente interessa a qualcuno se ti comporti bene o male…” s’interruppe un attimo guardando fisso la strada “All’inizio ne ero quasi lusingato, ma a lungo andare tutto questo ha cominciato ad infastidirmi e parecchio” concluse.

Chiara  lo ascoltò e poi disse la sua “Non ho idea di come ci si possa sentire nei tuoi panni e francamente non mi piacerebbe nemmeno saperlo, io sono troppo schiva per un simile stile di vita. Posso capire però  che può dare alla testa almeno i primi tempi, però prima o poi bisogna anche rendersi conto che il mondo non ruota mica solo intorno a noi stessi!” concluse poi tranquillamente.

Orlando che intanto era arrivato nei pressi della casa della ragazza aveva parcheggiato e tirato il freno a mano, quindi si girò e la guardò abbastanza serio.

“Forse ti sorprenderò, ma questo già lo sapevo” disse cercando di farle capire che non era esattamente un esaltato.

Chiara alzò un sopracciglio leggermente scettica “Davvero?” gli chiese ridacchiando appena, lo stava bonariamente sfottendo.

Lui stette al gioco e le fece una specie di boccaccia

“Onestamente ti preferivo in versione parco!” le disse non senza una punta di autentica sincerità.

“Solo perché lì, non parlavamo e non potevo dire ciò che penso?” disse Chiara facendogli l’occhiolino. Stavano sì scherzando, ma allo stesso tempo dicevano entrambi il vero.

“No, solo perché lì eri più rilassata e meno tesa a fare… bhe diciamo lo yougurt scaduto? ” ripose lui provocandola, poi mise subito le mani avanti per farle capire che la sua frase era solo per prenderla un po’ in giro.

“Non sono affatto acida! Casomai sono schietta, è diverso!” rispose Chiara appena  risentita, non è che l’avesse presa esattamente bene quell’ultima battuta.

“Ma se stai sempre sulla difensiva! E via, ma rilassati un po’! Che male c’è a conoscere e a farsi conosce da gente nuova scusa?”.

La ragazza lo guardò storto, ma che voleva da lei? Darle forse lezioni di vita?

“Può darsi che non m’interessi affatto approfondire la tua conoscenza te l’eri mai chiesto?”.

Lui fece spallucce. Poi aggiunse tranquillo: “A me invece non dispiacerebbe affatto conoscerti meglio, mi incuriosisci parecchio”.

A quella frase lei rimase piuttosto perplessa perché non se lo aspettava e quel senso di panico che aveva fatto capolino ad inizio serata si ripresentò prepotente e forte. “Rimarresti deluso sono tutto ciò di più comune che ci può essere racchiuso in una sola persona” si affrettò a dire, mentre le prese una gran voglia di sgattaiolare fuori dalla macchina e filarsela a casa.

“Questo lascialo giudicare a me” rispose lui.

“Non credo che ci sia tempo, io ora devo andare” tagliò corto Chiara.

“Sarà la prossima volta” rispose Orlando per niente smontato.

“Non credo che ci sarà una prossima volta” puntualizzò lei.

“E perché?” chiese lui piuttosto sorpreso “E’ stata così pessima la mia compagnia?”.

Chiara rimase interdetta per l’ennesima volta “No… che centra…” farfugliò appena confusa.

“Allora potremo anche rivederci no?” insisté lui.

“Non è possibile, Isabella farebbe il diavolo a quattro e io non ho intenzione di litigare con lei per vedere te!” disse alla fine Chiara.

Lui rimase pensieroso poi si frugò in tasca e le dette nuovamente il suo numero “Casomai cambiassi idea… a proposito il tuo me lo dai?”.

Lei lo guardò accigliata “Ti avevo già detto che non lo voglio e no, il mio non te lo do, ti ho appena spiegato che…”.

“Okay, okay” fece lui mettendo le mani avanti “Ho capito! Ad ogni modo tienilo il mio numero, tante volte non si sa mai…”.

Chiara pur di uscire e andarsene prese quel cartoncino e scese dalla macchina seguita a ruota da lui.

“Che fai?” gli chiede allarmata visto che erano nei pressi del suo appartamento.

“Ti saluto no?” rispose lui prendendola e baciandola sulle guance  con un gesto molto naturale e tranquillo.

Chiara invece a quel gesto finì di agitarsi per bene e abbozzando un ciao se andò veloce come un fulmine verso casa.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Ciao e buon fine settimana a tutti! Dopo lo stop dovuto ai problemi del sito che per fortuna sono stati egregiamente e tempestivamente risolti da Erika che ringrazio per l'impegno e la dedizione che mette nella cura di questo sito, eccoci qua  con un nuovo capitoletto!

Grazie Julie, ! ( le tue recensioni non sono affatto sceme anzi sono troppo ganze ^_^ ti risponderò alla mail domani!) E sì darling mò ve lo passo il cell dell'Or'lendo ... oh però mi raccomando... acqua in bocca nè?!!! ^______________^

Grazie Vale e non ti preoccupare NON ti chiederò perché usi l'espressione "bel figliolo" ;) piuttosto tifo per te per la cena con l'"Orlando sosia", mi raccomando eh! Facci sapere  ^_^ siamo tutte con te forza!!!!

Grazie Azu sono felice che come mi hai detto " sti due ti garbino un sacco" !!! ^_-

Grazie Roy  :) e lo so che te sapresti come fare ... ne ho un a vaga idea, ( Moon rotea gli occhi con fare furbetto e ridacchia) ma Chiara è Chiara e .... beh... vedrai :P

Buona lettura a tutti e grazie che continuate a seguire la storiella!

 

Capitolo Quindici

 

 

Chiara si arrestò davanti alla porta di casa come fulminata, improvvisamente si rese conto che una strana agitazione le stava serpeggiando a dosso e questo la mise in una sorta d’allarme. Perché diavolo era così stranita?

Ma che mi prende? Sono scema? si domandò alquanto infastidita. Non c’era alcun motivo di sentirsi così, o almeno un motivo c’era, ma lei si rifiutò categoricamente di prenderlo in considerazione. Scosse violentemente la testa come per darsi una svegliata e riprendersi, come se fosse stata ubriaca, non in sé, ed energicamente infilò la chiave nella serratura entrando.

“AHHH, AH!!!” le fece Isabella che la stava aspettando alzata nell’ingresso impettita e con le mai sui fianchi.

“ODDIO MIO!” urlò Chiara sobbalzando e portandosi una mano al petto per lo spavento.

“Ti ho beccata eh furbina!” disse l’altra stringendo gli occhi e puntandogli l’indice contro.

“No… non… è come credi…” balbettò paonazza la ragazza, che in un secondo era stata colta da tachicardia violenta, sudorazione copiosa e naturalmente fiato corto.

Isabella scoppiò a ridere. “Che fai mi diventi pure rossa? E che male mai ci sarà se hai passato la serata con un ragazzo! Lo dicevo io che non me la raccontavi giusta!” le ripose vedendo la sua reazione.

A quelle parole Chiara cominciò leggermente a rianimarsi, Isabella non doveva aver visto, né intuito, per sua fortuna, chi era il ragazzo in questione.

“Lo dicevo io che mica ti saresti sbrigata in un’oretta, come sapevo che ci saresti andata a cena! Dai su raccontami tutto, muoio di curiosità!” insisté Isabella.

Chiara sospirò forte, come se un gran peso le fosse scivolato via dalle spalle.

“Ti ripeto che NON è come credi” si affrettò a dire.

“Mmmmmm…” fece l’altra in segno di disapprovazione “Quanto la fai lunga! Io invece sono proprio felice che tu ti veda con qualcuno, dopo che hai avuto quella brutta batosta con Andrea ti sei messa in clausura e che diamine, era anche l’ora che uscissi dal guscio!”.

“Guarda che io quello non lo vedrò più! Quindi rilassati! NON-MI-PIACE! Chiaro?”.

“Tu menti! Hai l’occhino languido ti conosco bene io!” disse Isabella con un bel sorriso sulle labbra e un’aria a chi la sapeva lunga stampata in faccia.

Chiara sbuffò platealmente “Ma che occhino languido d’Egitto! Tu hai le traveggole!”.

“Quante storie! Ma sei veramente un’orsa!  E dai raccontami un po’, siamo amiche no? Mica vorrai fare la misteriosa con me?”.

“Porca miseria Isabella!” saltò su alquanto infastidita Chiara “Mi vuoi ascoltare una buona volta? Questo ragazzo è solo un amico” e si fermò un attimo come se riflettesse su ciò che aveva appena detto, poi si corresse “Anzi è solo un conoscente, doveva parlarmi di una cosa. Punto e BASTA! Il resto te lo stai immaginando solo e soltanto tu!”.

Isabella la guardò leggermente delusa. Chiara sembrava sincera e a lei dispiaceva davvero, si era troppo chiusa dopo tutto quello che aveva passato per via di suo padre prima e del suo ex ragazzo dopo, sinceramente se avesse trovato qualcuno che le piaceva sarebbe stata molto contenta per lei.

“Uffi e va bene!” disse arresa “Ma almeno dimmi chi è, come si chiama, dove lo hai conosciuto, di che cavolo aveva da parlarti… sai secondo me… a sensazione, tu gli piaci!” aggiunse poi con aria da semi veggente.

“Ma neanche per idea!” rispose Chiara risoluta.

“Che cosa?” chiese Isabella.

“So per certo di non piacergli… figuriamoci LUI… IO… neanche fosse un film alla radio!” commentò Chiara sarcastica non senza una punta di sconcerto che fece capolino nella sua testa, come se quello che avesse detto Isabella non stesse in cielo né in terra, come se la cosa le facesse terrore.

“Capirai! E chi sarà mai costui! E dai almeno dimmi come si chiama e come l’hai conosciuto”.

Certo che Isabella quando ci si mette è dura come il granito! Non mi farà più vivere se non mi invento qualcosa, ma guardate in che ginepraio mi sono andata a cacciare, accidenti a me! pensò scocciata Chiara

“Allora?” la incalzò prontamente l’amica.

“Allora sono sempre i soliti sessanta minuti!” ringhiò Chiara.

Isabella s’indispettì, quella reticenza dell’altra la fece impermalire di brutto.

“Fai un po’ come ti pare, non mi dire niente guarda! Certo che sei proprio una stronza quando ti ci metti! E io che volevo solo essere partecipe della tua gioia!”

“Ma quale gioia? E’ mai possibile che tu debba vivere in un universo parallelo dove ti devi creare realtà tutte tue? Il tipo non è niente e nessuno come te lo devo dire?”.

“Ma un nome ce l’avrà? Mica si tratterà dell’uomo invisibile?”.

Chiara era alle strette e così tirò fuori la prima scemenza che le venne in mente “Si… si chiama Steve è… è… uno studente?! Sì credo che lo sia e… e…” Cazzo! Ma che sto dicendo? Mio Dio che roba! “E’ solo uno che ho conosciuto al parco, un gran rompiballe in verità e…” E ora che cappero m’invento? Dio come odio certe cose! “E… mi voleva parlare della sua ex… sì! E’ così voleva un consiglio… visto che non ha amiche femmine… ecco… tutto qui” riuscì ad inventarsi non senza grande fatica Chiara, che a dire il vero non era stata molto convincente.

Isabella infatti alzò un sopracciglio e la guardò con una buona dose di scetticismo poi disse “Va bene, non insisto, quando vorrai parlarmene lo farai, ma sappi che non credo ad una sola parola di quello che mi hai appena detto e questo conferma la mia tesi iniziale: lui ti piace!” così dicendo le dette la buona notte e s’infilò in camera sua, lasciando Chiara da sola nell’ingresso che si passò una mano tra i capelli in un gesto semi disperato.

 

***

 

Dopo quella sera per diversi giorni e per fortuna di Chiara, quell’argomento fu accantonato. Sia lei che Isabella furono molto impegnate e di solito si ritrovavano a casa solo nel tardo pomeriggio o direttamente all’ora di cena. Fino a quando una sera Isabella rientrò piuttosto cupa, anzi per meglio dire piuttosto invelenita.

“Che è quella faccia? Che è successo?” le chiese subito l’amica vedendola.

Isabella emise  un suono gutturale molto simile ad un lieve ringhio e Chiara la guardò con aria interrogativa mista ad una buona dose di perplessità.

“Casualmente” cominciò a dire la ragazza con tono grave e cupo “Ho incontrato quel gran paraculo d’Orlando”.

A quella affermazione Chiara sgranò gli occhi sorpresa.

“Mi sono fermata a comprare dei fish and chips perché ero affamata e dentro il negozio ho beccato l’essere immondo. Aveva intorno un capannello di galline ed oche starnazzanti da far invidia all’allevamento dell’Aia! Avresti dovuto vederlo! Sembrava un pavone, tutto nel suo centro a dispensare sorrisini e battutine idiote con un’espressione da beota che ti lascio immaginare. Appena mi ha visto mi ha salutata tutto giulivo e carino; bastardo mentitore! Avrei voluto tanto assestargli un calcio, però mi sono trattenuta e l’ho salutato freddamente, ma il signorino continuava a fare lo splendido! Ah, a proposito, si è caldamente raccomandato di farti i suoi saluti” aggiunse Isabella sarcastica mentre Chiara, che non aveva detto una sola parola, restituì all’amica uno sguardo torvo, come se ciò che le aveva appena detto, l’avesse fatta alterare. Isabella intanto continuò imperterrita il suo racconto: “Ad un certo punto dal nulla è spuntata una tipa. Una specie di sogliola alta due metri e mezzo che gli si è avvinghiata addosso con una vocina stridula che avrebbe indotto all’omicidio anche un Santo e per giunta sordo! Al che, il grandissimo marpione, le ha bellamente appoggiato una mano in zona culo, o meglio, in zona dove avrebbe dovuto essere il culo visto che la donna-tavola ne era completamente sprovvista, e ha cominciato a parlare con lei fitto fitto in modo inequivocabile ignorandomi all’istante!”.

“Ma che razza di fetente!” sibilò a denti stretti Chiara.

“Te lo dico io quello è bastardo dentro!” rispose Isabella truce.

“Fuori e anche intorno!” rincarò la dose Chiara che a sentire ciò che l’amica le aveva raccontato aveva provato un fastidio acuto, ma così acuto che s’era arrabbiata.

“Si crede d’essere chissà chi solo perché quattro o cinque sgallettate gli sbavano a presso! Povero scemo!” commentò Isabella.

“Magari sono un po’ più di quattro o cinque eh!” commentò Chiara.

“E allora? Vorrei vedere se fosse stato un metalmeccanico! E non se lo sarebbe filato nessuna cara mia! Dammi retta che ho ragione!”.

“Te compresa?” scappò detto a Chiara che poi si sarebbe volentieri morsa la lingua.

Isabella cambiò subito espressione, sospirò, poi con aria solenne disse: “Ebbene si! Ammetto che mi sono fatta abbagliare e parecchio dal fatto che è famoso, ma ripensandoci bene avevi ragione tu è un tipo normale, non certo un Adone. Avevate ragione tutti a sfottermi ero proprio una cretina!”.

La vena polemica di Chiara, grazie anche al fatto che si era innervosita, non poté non uscire fuori. “Non è che è la stessa storia della volpe e l’uva?”.

“Grazie! Sei sempre molto carina tu!” rispose Isabella che c’era rimasta male.

“Scusa hai ragione ho fatto una battuta infelice” disse mesta Chiara “Non capisco che mi è preso” commentò a voce alta e non solo riguardo a ciò che aveva appena detto.

In affetti non riusciva a spiegarsi la sua reazione, sapeva benissimo che la sua irritazione non derivava solo da una sorta di solidarietà con Isabella, c’era dell’altro, un qualcosa che era chiaramente riconducibile alla quella strana sensazione che aveva provato, una volta sola davanti alla porta di casa, quella sera che era uscita con Orlando.

S’impose nuovamente e con fermezza di non pensarci, ma il nervoso però non le passò lo stesso.

Fu Isabella a distoglierla dalle sue congetture.

“A proposito, cambiando discorso, tra due settimane devo ripartire per l’Italia. Ho deciso di dare quel maledetto esame, me lo voglio levare di torno quanto prima”.

“Capisco, ma mi mancherai. Ormai mi ero abituata ad averti qui con me” le disse Chiara non senza una punta di rincrescimento.

“Lo so, ma devo farlo. Comunque conto di ritornare appena possibile almeno per un altro mesetto” disse Isabella “Sempre che tu mi voglia ancora tra i piedi!” aggiunse poi ridacchiando.

“Ma certo che ti ci voglio!” disse Chiara sorridendo “Figurati, fosse per me ti  vorrei qui per sempre!”.

“Chissà… mai dire mai! Certo l’Inghilterra ha il suo fascino… a dispetto di certi inglesi…” disse Isabella polemica ma con tono comunque abbastanza canzonatorio.

“Ma si, che ci frega di questi inglesi famosi e spocchiosi!” le fece eco Chiara ridacchiando a sua volta.

“E poi figurati è risaputo in tutto il mondo che sono pure freddini e anche mal funzionanti! ” puntualizzò Isabella con malizia.

“Sagge parole amica mia! Purtroppo siamo noi donne, che come al solito ci facciamo infinocchiare da due belle spalle e un sorriso accattivante!” commentò Chiara sospirando.

Isabella alzò un sopracciglio e le disse “Ma perché a te Orlando…?”.

Per un attimo Chiara si sentì gelare letteralmente, ebbe come la sensazione di aver ricevuto uno schiaffo in pieno viso.

No! Non poteva essere e soprattutto non doveva essere e giammai sarebbe stato!

“NO, NO, NO, NO! Calmina eh! Io parlavo così… in generale, seeee figuriamoci!” saltò su come se fosse stata punta da uno scorpione velenoso.

Isabella rise di gusto “Appunto, mi pareva strano, ma avevi un’aria così indecifrabile quando dicevi che noi donne ci facciamo infinocchiare, che per un attimo ho come avuto la sensazione che ti piacesse davvero”.

“Niente di più errato” rispose Chiara raccogliendo tutta la calma che riuscì a trovare per mostrarsi assolutamente al di sopra ed estranea al fatto imputatole da Isabella.

“Lo sai io volo sempre di fantasia è questo il mio problema accidenti alle foglie dei platani! E’ ovvio che non ti piace non ti è mai piaciuto, perché mai dovrebbe piacerti ora tutto ad un tratto! Sono proprio rincoglionita!” le rispose l’altra ridendo di se stessa e delle sue improbabili congetture.

Accidenti a me  e alla cazzate colossali senza senso e completamente sballate che mi escono da questo forno che dovrebbe essere la mia bocca! Ma che cavolo mi succede? Sono forse letteralmente impazzita? Si ritrovò a pensare con grande sconcerto e anche una buona dose di paura Chiara che cominciava a capire, anche se ha rifiutare categoricamente ciò che le stava arrivando, o meglio ciò che le era arrivato tra capo e collo.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Buona domenica a tutti!!!

Nuovo aggiornamento visto che ho un pò di tempo per farlo ^_^

Grazie Vale sei troppo carina!!! Speriamo che sto benedetto "ragazzo sosia" si dia una mossa però!!! E mi raccomando se vai a Londra e ti capita un'avventura simile a quella della storia almeno invitaci e presentaci Orlando eh!! :)

Grazie Roy  oddio m'hai fatto schiantà con la tua superpanibalda recensione! ^__________^ ti rispondo "alla padrino"  Miiiii legga donna Roy e così potrà vedere se la situazione si evolve ahhhh!!! (Moon ridacchia sotto i baffi e si frega le mai!! :P)

Grazie Kagome!!! E non scusarti affatto ^_^ è il pensiero che conta e sono contenta che la storia ti piaccia. Tranquilla ancora ci sono abbastanza capitoli prima della fine, del resto io sono "famosa" per non fare storie corte :P C'è anche chi lo considera un difetto, sono contenta che una volta tanto è apprezzato!! :)

Buona lettura a tutti !

 

Capitolo Sedici

 

 

Il giorno seguente e quello dopo ancora, Chiara continuò a rimuginare su ciò che le aveva raccontato Isabella. Era inutile le era montato il nervoso e non le passava. Si era detta e ripetuta in tutti i modi che era per via della sua amica, perché sapeva che c’era rimasta male e lei le era solidale. Doveva essere così e lei voleva con tutte le sue forze che fosse così. In preda allo sconforto più cupo, invece, si rese conto che c’era qualcosa d’insolito che la stava turbando più del dovuto. Al solo pensiero si sentì morire perché nonostante non avesse fatto niente di male, non poteva fare a meno di provare un tremendo senso di colpa nei confronti della sua amica. In preda a questi stati d’animo diventava sempre più cupa e silenziosa.

I giorni che seguirono furono piuttosto strani e anche difficili per Chiara, fino a quando decise di imporsi una certa autodisciplina e accantonare tutti quei pensieri. Si sentì subito meglio, del resto, si disse, bastava solo non pensarci e col tempo tutto sarebbe tornato come prima.

 

Le due settimane che separavano Isabella dal suo ritorno in Italia passarono in fretta e così in men che non si dica le due amiche si ritrovarono insieme all’aeroporto. Era il tempo dei saluti e di qualche lacrimuccia oltre che dei grandi abbracci e delle promesse di rivedersi quanto prima. Isabella era fermamente decisa di ritornare da Chiara appena possibile, si era trovata bene e in ogni caso era un’esperienza che voleva assolutamente ripetere, addirittura aveva preso accordi con il negozio di magliette per turisti dove aveva lavoricchiato per potervi lavorare ancora non appena fosse tornata. E così Isabella ripartì e Chiara sola soletta se ne tornò a casa, una casa che fin da subito le parve troppo vuota e silenziosa. Sarà stato perché pioveva sempre o perché era abituata ad una presenza, quella della sua amica, ma la malinconia l’assalì fin da subito non abbandonandola neanche nei giorni che seguirono.

 

Qualcun altro pure era in preda a strani e controversi stati d’animo, quel qualcuno era Orlando.

Da quando aveva visto per caso Isabella, non aveva fatto altro che pensare a Chiara, e non c’era stato verso di togliersela dalla mente.

Dovette al fine ammettere che era attratto da lei. Quella ragazza lo stuzzicava in una maniera del tutto nuova per lui; l’attrazione che provava era di tipo mentale e molto forte, non che fisicamente non gli piacesse, anzi la trovava carina anche se era notevolmente meno appariscente di tante ragazze che conosceva, Isabella compresa. Il fatto principale era che lo intrigava da matti, era curioso come non si sa come di conoscerla a fondo, voleva capire com’era fatta perché era convinto che sotto quella scorza un po’ da dura si celasse un carattere dolce, spiritoso, arguto e anche piuttosto passionale.

Si rendeva conto l’impresa era quanto meno ardua, soprattutto per l’ostacolo Isabella. Aveva perfettamente capito che il suo novello interesse per Chiara avrebbe potuto creare dei problemi tra le due amiche e poi c’era la naturale ritrosia di Chiara, non tanto riservata a lui in modo particolare, ma piuttosto radicata in lei come se fosse uno scudo di difesa. Tutto ciò gli dava da pensare, ma del resto lui mica voleva chissà cosa, sperava solo di approfondire un rapporto d’amicizia che avrebbe potuto diventare anche bello e perché no, profondo.

Ci andava con i piedi di piombo ed era anche naturale vista la situazione e visto che era fresco di rottura, ma tutte queste riflessioni valevano assai poco poiché lo scoglio maggiore era costituito dal fatto che non sapeva proprio come fare a contattarla.

Quel pomeriggio s’era messo a piovere più insistentemente del solito e dopo aver portato velocemente Sidi a fare i suoi bisogni, Orlando s’era rifugiato in casa da solo e come sua abitudine aveva preso a chiacchierare a voce alta con il suo cane, come se lo potesse capire. Il buffo era che sembrava farlo davvero. In quel preciso momento lo osservava con la testa reclinata da un lato e la lingua di fuori mentre il ragazzo gli stava spiegando le sue difficoltà.

“Vedi Sidi, non è tanto il fatto d’inventarsi una balla plausibile per convincerla a vedermi, il problema è come fare a contattarla…” disse Orlando mentre vagando con lo sguardo per la stanza si grattava con foga il mento, con fare meditabondo.

Sidi abbaiò.

Orlando girò lo sguardo verso di lui e allargando le braccia disse “E sì, bravo! Pensi che se fosse così semplice non l’avrei già fatto? Non posso chiamarla a casa, si arrabbierebbe per via della sua amica che era cotta di me e che ora mi odia” spiegò contrito.

Riprese all’istante a grattarsi il mento per poi passare alla testa tanto per cambiare tic nervoso.

Niente.

Non gli veniva in mente nulla di nulla. Prese allora a misurare a grandi passi la sala con la testa bassa osservando il pavimento per raccogliere tutta la concentrazione possibile ed immaginabile, intanto Sidi lo seguiva passo dopo passo.

Ad un certo punto ebbe un’illuminazione e schioccò le dita “Stupido deficiente che non sono altro! Ma come ho fatto a non pensarci prima!”.

Sidi mugolò appena.

“Caro mio avevo la soluzione a portata di mano e non la vedevo, ma dico: si può?”.

S’era ricordato che Ben, il suo assistente personale, aveva parlato al cellulare almeno un paio di volte con Chiara e sicuramente, com’era suo solito fare, anche per riconoscere le persone che lo contattavano, doveva aver segnato il numero della ragazza, ameno che non glielo avesse dato lei direttamente. Chissà perché non ci aveva pensato prima. Senza starci tanto a rimuginare chiamò subito Ben che, come aveva immaginato, aveva il numero di cellulare di Chiara.

“Sei un fenomeno! Bisogna che t’aumenti lo stipendio!”.

“Lo dici sempre e poi non lo fai mai!” lo canzonò Ben.

“Che vorresti dire? Che ti sotto pago?” chiese Orlando in tono scherzoso, ma con una piccola punta di permalosità.

“No, però un po’ di soldi in più mica li rifiuterei” buttò lì sempre scherzando l’altro.

“Ci farò un pensierino, del resto non sai che enorme favore mi hai fatto a conservare questo numero” disse Orlando.

“Ci risiamo eh? Riparti alla carica!” commentò ridacchiando Ben che lo conosceva bene.

Orlando evitò accuratamente di commentare e lasciò cadere il discorso, quindi quasi subito dopo si congedò. Aveva fretta di chiamare Chiara. Prima di chiamarla però chiamò sua sorella Samantha, le serviva il suo aiuto per mettere in atto il suo piano.

“Orlando ma è mai possibile che tutte le volte è la solita solfa!” esordì sua sorella non appena ebbe finito di ascoltare nei minimi dettagli l’ultima geniale trovata di suo fratello.

“E’ un’emergenza, se non mi aiuti dubito che riuscirò a convincerla” le spiegò Orlando.

“Ho capito, ma perché mi devi tirare sempre nel mezzo? Non potevi chiederlo a Chris?”.

Orlando sbuffò appena. “Sam, Chris è un mio amico e lei lo sa, potrebbe pensare che siamo d’accordo, se la cosa riguarda te invece risulta più credibile no?”.

“Capisco…” disse Samantha poi aggiunse “Però Orlando pensavo che ormai alla tua età e soprattutto nella tua posizione non avessi più bisogno di ‘sti giochini scemi per abbordare una ragazza!”.

“Prima di tutto io non voglio abbordare nessuno…” cominciò a dire il ragazzo piuttosto risentito, ma fu interrotto da Samantha che ironicamente gli disse: “Eh sì, come no! Ma vallo a raccontare a qualcun’altro per piacere!”.

“Allora chiariamo subito che sono fatti miei!” saltò su Orlando indispettito e poi aggiunse piuttosto seccamente “Che te lo chiedo io con chi ti vedi e a che titolo? Ti ho forse fatto il terzo grado su quel salame con cui t’ho beccata la scorsa settimana? No! Ecco allora fai altrettanto ed evita di commentare e poi ti ho spiegato che è tutta colpa di una situazione complicata e delicata”.

“Rey non è affatto un salame! Come ti permetti! Ti sei mai visto tu?” lo apostrofò Samantha indispettita.

“Uuuuhh! Ma come siamo suscettibili e comunque ribadisco che a me sembra proprio un salame! Te lo potevi anche scegliere meglio e poi non mi piace come ti guarda!”.

“Che ti prende? Ti metti a fare il fratello geloso ora? Sono anche più grande di te quindi non rompere che esco con chi mi pare e piace!”.

“Insomma dissertazioni salumarie a parte mi aiuti o no?” disse Orlando.

“Come se potessi fare altrimenti!” sbuffò Samantha “Ti conosco! Saresti capace di scassarmi le palle fino a frantumarmele. Ma che sia l’ultima volta intesi? Allora a casa mia o a casa tua?” concluse poi arresa.

“Casa tua ovviamente! Sarà più credibile okay?”.

Samantha bofonchiò un va bene a denti stretti quindi Orlando concluse dicendo: “Bene allora siamo d’accordo, appena ho combinato l’inciucio ti avverto per farti sapere data e ora!”.

Dopo di che i fratelli Bloom si salutarono.

Sembrava tutto risolto ma il peggio doveva venire ed Orlando ne ebbe subito il sentore. Sulla carta il piano non faceva una piega, ma era metterlo in pratica il difficile. Aveva subito digitato il numero di Chiara ma al momento di schiacciare il pulsante per attivare la comunicazione il panico lo aveva bloccato. Eh già! Mica aveva fatto i conti con l’emotività. Il cuore gli pulsava veloce, le mani gli sudavano in abbondanza e i dubbi si rincorrevano dispettosamente nella sua testa: E se mi manda a quel paese? E se s’incavola perché mi sono procurato il numero a sua insaputa? E se non abbocca?  E se… ‘sti cazzi! ” gli scappò detto a voce alta un po’  contrariato, poi aveva continuato a dissertare a voce alta con se stesso e per giunta parlandosi in seconda persona: “Orlà e se ti rimbalza pazienza! Mica vorrai stare qui a rifinirti dalle seghe mentali eh? Via telefona e tira fuori tutta l’arte di convinzione di cui sei capace e vedrai che come al solito funzionerà a meraviglia!”.

L’essersi parlato l’aveva rinfrancato, anche se Sidi mugolò come per dire: Il mio padrone mi preoccupa molto, ultimamente sembra parecchio rincitrullito!

Orlando lo ignorò e poi era troppo concentrato sul telefono, quindi fece un sospirone  e chiamò.

Chiara in quel momento era all’agenzia di viaggi dove saltuariamente lavorava come interprete, stava digitando al computer quando sentì il suo cellulare trillare. Non ce l’aveva quasi mai dietro e non lo usava che raramente, ma quella volta per puro caso lo aveva dimenticato in borsa. Stupita, chiedendosi chi la potesse cercare, visto che non la chiamava mai nessuno rispose.

“Pronto?…” fece titubante.

“Ciao Chiara! Sono Orlando” si sentì rispondere da quella voce che conosceva ormai bene.

“Orlando???” chiese più che stupita.

“Sì, sono propr…” ma il ragazzo non fece in tempo a finire la frase, perché Chiara appena riavutasi dalla sorpresa gli domandò subito e piuttosto secca: “Come diavolo fai ad avere il mio numero visto che non te l’ho dato eh?”.

Orlando stava per risponderle ma lei lo precedette “Ti prego, dimmi che non l’hai chiesto ad Isabella o giuro che t’ammazzo!” aveva aggiunto passando da un tono molto preoccupato ad uno sicuramente minaccioso.

Il ragazzo le spiegò tutto e nonostante Chiara avesse fatto le sue rimostranze per il metodo un po’ poco ortodosso con cui lui aveva avuto il suo numero, sembrò calmarsi. Con molta circospezione ed usando tutto il suo ascendente cominciò a spiegarle la balla che si era costruito ad arte per indurla ad incontrarsi di nuovo. Le disse che sua sorella Samantha avendo amici sparsi un po’ per tutto il globo, ogni tanto organizzava cene a tema. Queste cene erano caratterizzate soprattutto dalla cucina internazionale, quella volta il programma prevedeva una cena all’italiana, ma sfortunatamente il suo contatto italiano, che avrebbe dovuto andare a casa sua a cucinare, all’ultimo momento aveva dato forfait per un impegno imprevisto ed ora sua sorella si trovava nei guai.

“Rimandatela no?” fu la prima risposta di Chiara.

“Non si può è troppo tardi per avvisare tutti” disse fulmineo Orlando.

“E allora? Io che centro scusa?” chiese la ragazza perplessa.

“Ecco…” fece Orlando titubante cercando di fare una vocina supplichevole “Sei l’unica italiana che conosciamo a Londra e se tu fossi così carina da venire a cena da noi aiutandoci a preparare alcuni tipici piatti italiani, io, ma soprattutto mia sorella te ne saremo infinitamente grati”.

Dall’altro capo del telefono ci fu un attimo di silenzio.

“Ma… io…” fece infine Chiara spiazzata. Orlando non le diede il tempo di continuare “Per favore almeno pensaci!” le disse con la solita vocina.

“Devo riattaccare!” esclamò all’improvviso  allarmata la ragazza.

“No dai!” disse Orlando non senza una punta d’apprensione mista a delusione nella voce.

“Sono al lavoro e sono appena arrivate  delle persone che mi stanno proprio davanti non posso più parlare” bisbigliò Chiara spiegando il motivo per cui doveva assolutamente troncare la conversazione.

“Okay, ma a che ora stacchi?” chiese veloce il ragazzo.

“Tra tre ore, scusa ma devo davvero riattaccare, non te la prendere… ciao” concluse Chiara tagliando di netto la comunicazione.

Orlando capì anche se si ritrovò a dire un paio di pronto nella cornetta che rimasero senza risposta.

Controllò l’orologio e fece mente locale; esattamente di lì a tre ore sarebbe ripartito all’attacco e per Diana l’avrebbe spuntata! Parola sua.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Buona sera!

Parto subito con il ringraziare Vale! ^_^ Son contenta che l'idea della cena ti sia piaciuta! :) Poi mi dirai se piace come è andata a finire :P! ( hihihihi Moon ridacchia furbetta)

Grazie Anjulie! lo sai io sono una 'fan accanita' del binomio erotico-culinario :P mi sa che si nota eh??? me pessima!!!  ^_^

Grazie Fr@ ( Kagome) Oddio! M'hai fatto schiantare! ^_____________^ Praticamente una simpaticissima recensione-fic in cui mi par di capire che tra le 2 litiganti... la 3° ( cioè Fr@ ndMoon) gode!! :P Così si fa!!

Grazie Roy  anche te vero non sei stata da meno con la recensione in cinese ^____________^ ... ma sti ragazzi l'avranno letto il tuo consiglio.... o????? impegnati, dagli qualche lezione a sti 2 và! Mi sembrano un pò lenti nevvero???? :P

Grazie Azu per lo strepitoso commentino che non hai mancato di farmi avere ^_-.

Grazie anche alla mitica Sara ( vedi un pò di aggiornare tu ok????? Sennò te meno!)

Come  sempre buona lettura a tutti !

 

Capitolo Diciassette

 

 

Chiara stava affettando molto velocemente e con maestria una cipolla. Si trovava nella cucina dell’appartamento di Samantha, intanto sul gas cominciava a bollire una pentola con l’acqua per le penne, il prosciutto cotto era già pronto e tagliato a dadini, accanto c’era anche un panetto di burro e una confezione di panna. Vicino a lei invece c’era Orlando che con le braccia incrociate la stava osservando curioso. Samantha faceva la spola tra la cucina, per aiutarla, e la sala da pranzo dove stava preparando la tavola per gli ospiti che di lì a poco sarebbero arrivati.

Chiara si domandò ancora e per l’ennesima volta perché avesse accettato di fare quella cosa, ma ormai era sicuramente troppo tardi per porsi certi quesiti.

“Come hai detto che si chiama questo piatto?” le chiese Orlando distogliendola dai suoi pensieri.

“Penne strascicate” rispose mentre prendeva la cipolla e la metteva nella piccola padella dove aveva fatto riscaldare il burro per poi farla dorare.

“Umm… sembra molto buono” commentò il ragazzo.

“Lo è, ma se non lo fosse ti dovresti accontentare comunque perché questo passa il convento, di più non so fare; o meglio, saprei anche fare cose più elaborate ma il tempo è troppo risicato” disse Chiara.

“Va benissimo non ti preoccupare” rispose sorridendo Orlando “E di secondo?” aggiunse subito dopo.

“Ho preso accordi con tua sorella per fare la carne al limone, altro piatto semplice” tagliò corto lei.

Il ragazzo sospirò appena. Nonostante alla fine, dopo un estenuante colloquio telefonico, avesse accettato di andare a cucinare, Chiara era piuttosto silenziosa e sulle sue.

Ci aveva messo un sacco a convincerla la settimana prima. L’aveva supplicata ed implorata fino a che, probabilmente per sfinimento, aveva accettato.

Samantha che era rientrata in cucina prese la parola. “Se questo caprone ti dà noia dimmelo che ci penso io, non fa mai niente se non stare a guadare e parlare, parlare, parlare, a volte sembra un disco incantato!” concluse roteando gli occhi e facendo un sorrisino vagamente furbetto.

Orlando le rifilò un’occhiata torva e sua sorella in riposta gli fece spallucce.

Chiara sorrise appena “Per ora non mi infastidisce più di tanto, ma all’occorenza ti faccio un fischio” rispose a Samantha con aria complice. S’era subito trovata in sintonia con lei e la cosa era reciproca.

Orlando se ne andò impermalito dalla cucina e prima di farlo disse rivolto alla sorella “Se io sono un caprone tu sei una capra! Del resto i geni sono quelli!”. 

A Chiara scappò da ridere.

“Non dare peso a mio fratello” le disse Samantha “Soffre della sindrome di Peter Pan non vuole crescere! E poi è di un permaloso allucinante”.

Chiara la ascoltava senza parlare.

“E’ molto che lo conosci?” le chiese poi l’altra.

“Umm no, un paio di mesi circa… e poi a dire il vero lo conosco per modo di dire” rispose Chiara.

“Ah!” fece Samantha. “No, comunque è bravo eh! A parte il fatto che un po’ deficiente a volte…”.

“Guarda che ti sento!” le disse Orlando facendo capolino dalla porta.

“E allora? Dico solo la verità. E’ bene che la gente sappia come sei, vale a dire: immaturo, permaloso e anche parecchio vanesio!” gli rispose. Sfottere il fratello era uno sport che praticava in continuazione e con soddisfazione.

“Non sono affatto immaturo né vanesio! Permaloso forse un pochino” si difese Orlando.

“Ah non sei vanesio? Ma se quando ti hanno messo nella lista dei dieci uomini più belli hai continuato menarmela per mesi continuando  a ripetermi ad ogni telefonata che mi facevi: Pronto? Parla la sorella di uno degli uomini più belli del mondo? No dico, ti rendi conto? Forse non ti ricordi che a scuola grazie al tuo profilo greco alla tua larghezza ti avevano soprannominato ciccio-befano? E poi sei anche senza culo… ma quale uomo più bello del mondo!… ’Sti giudici che hanno votato sono tutti guerci o peggio tutti comprati dalla tua efficientissima manager!”.

“A parte il fatto che io lo dicevo scherzando” saltò su piuttosto invelenito Orlando “E poi ha parlato miss mondo! Io sarò anche un befano senza culo, ma almeno IO ADESSO mi tengo informa! Pensa per te!” sibilò alla sorella alludendo al fatto che aveva messo su qualche chilo di troppo.

“Stronzo!” gli disse Samantha.

“Vipera!” ribatté Orlando.

Chiara si trovò in lieve imbarazzo nel mezzo di quella diatriba familiare che sembrava volgere al peggio. Samantha se ne rese conto e pensò bene di tranquillizzarla. “Non darci tropo peso è il nostro modo di volerci bene, litighiamo un giorno sì e l’altro pure” le disse facendole l’occhiolino ridacchiando.

Chiara a sua volta abbozzò un mezzo sorriso divertito. Poi suonarono alla porta e Samantha andò ad aprire.

“Mia sorella è solo un po’ invidiosa di me” disse Orlando bisbigliando e ridacchiando. Chiara lo guardò malissimo e a lui si paralizzò il sorriso sulle labbra.

“Sei un ignorante!” gli disse poi Chiara.

“Perché?” chiese lui facendo una faccetta smarrita.

“Non c’era bisogno di offenderla tirando in ballo il peso”.

Orlando si risentì “Invece lei c’è andata leggera vero? Oltre che del montato immaturo e vanesio mi ha dato del ciccio-befano senza culo!”.

“Bhe, io posso confermare che un po’ befanino lo sei… come senza culo del resto!” gli rispose Chiara senza fare a meno di ridere sommessamente alla vista della faccia che aveva fatto lui non appena aveva finito di rispondergli.

“Mi hai forse guardato il culo?” le chiese lui alzando un sopracciglio.

Chiara stava per parlare di nuovo ma in cucina irruppe una sogliola alta due metri e mezzo. La sventolona portava i capelli biondo platino a caschetto, un paio di jeans che più che a vita bassa parevano a caviglia alta, nel senso che da dietro, tanto erano bassi le si vedeva l’inizio della V delle natiche che non aveva, data la spettrale magrezza. Sopra invece, tanto per non farsi mancare niente, portava uno di quei top a bavaglio che lasciavano la schiena completamente nuda e ben poco all’immaginazione.

La vichinga, ancheggiando con passo felpato da pantera, era entrata in cucina e ignorando palesemente Chiara aveva buttato le braccia al collo di Orlando.

“Truttrù! Ma quante volte ci vediamo ultimamente eh?” disse con una vocina stridula.

TRUTTRU’??! Ma che nomignolo del menga è questo? pensò Chiara inorridita. Al volo intuì che doveva essere la solita sogliola di cui le aveva parlato tempo prima Isabella.

“Lei è Irinka una mia vecchia amica e le lei è Chiara una mia nuova amica” disse Orlando alle ragazze presentandole.

“Piacere” fece Irinka dando mollemente la mano a Chiara e squadrandola come se fosse una cosa strana, poi aggiunse ammiccando “In realtà qualche anno fa io e Truttrù eravamo molto più che amici”.

E chi se ne frega di cosa eravate tu e Truttrù! avrebbe voluto dire Chiara che invece si limitò a fare un sorrisino di circostanza.

“Irinka è una modella” cominciò a spiegare Orlando “Qualche anno fa siamo stati insieme per un po’, poi la mia carriera ci ha divisi, ma siamo rimasti amici, tanto che lei mi chiama ancora come allora!” si fermò un attimo, poi sorridendo e facendo una faccetta tutta compiaciuta aggiunse: “Non è delizioso il nomignolo Truttrù?” “Oh si, è davvero carino una cifra!” rispose lievemente sarcastica Chiara.

 

Irinka monopolizzò fin da subito l’attenzione di Orlando. Una volta che furono arrivati tutti gli ospiti e che le pietanze furono pronte, si sedettero a tavola. Irinka, ovviamente si mise a sedere accanto ad Orlando. Anche Chiara gli si era seduta vicino, dove le aveva indicato Samantha, praticamente era dalla parte opposta della fatalona e Orlando stava in mezzo a loro due, così la ragazza poté assistere a tutte le moine che la sogliola riservò al suo Truttrù.

Le dava ai nervi lei, e quel nomignolo idiota che usava ogni tre parole, ma la cosa che le dava ancora più fastidio era l’espressione soddisfatta e smaccatamente compiaciuta, non che lievemente ebete che aveva Orlando, il quale non si peritava a ricambiare le sue attenzioni.

Ad un certo punto le era montato un tale nervoso che avrebbe volentieri urlato.

Meno male che il resto della compagnia era allegra e che Samantha teneva banco dimostrando una mal celata antipatia verso Irinka alla quale rivolse un paio di battutine sagaci che l’intelligente stangona ovviamente non afferrò ma alle quali rise ugualmente. Più che ridere sembrava che stesse squittendo pensò livida Chiara mentre la guardava di traverso.

Mangiarono tutti di gusto facendole i complimenti per il buon cibo ben cucinato, poi dopo cena s’intrattennero nel salotto a chiacchierare tra il divano, le poltrone e qualche sedia.

La valchiria platinata si adagiò con non chalance sulle ginocchia di Truttrù e a quel punto la bile di Chiara travasò di brutto. Si chiuse in un mutismo ostinato, annuendo di tanto in tanto sorridendo tirata giusto per far vedere che seguiva la conversazione.

Verso l’una gli ospiti cominciarono a sfollare e per fortuna anche Irinka si levò dai piedi visto che l’indomani doveva alzarsi presto per un servizio fotografico, sennò le sarebbero venute le occhiaie spiegò seria e compunta come se stesse parlando di ingegneria nucleare.

Chiara si mise subito ad aiutare Samantha a rimettere un po’ d’ordine.

Orlando invece si mise a guardare Chiara.

Era vestita quasi come al solito, indossava dei jeans piuttosto larghi leggermente a vita bassa, con una maglietta nera che le batteva precisa sul bordo dei pantaloni, solo che quando si muoveva, come stava facendo in quel preciso istante, si alzava e mostrava una strisciolina di pelle. Orlando la osservò attentamente, stava riponendo dei piatti insieme a sua sorella, ma non ci arrivava bene e cosi stava sulle punte con il braccio tutto proteso verso l’alto, la maglietta le si era alzata ancora di più e la pelle esposta alla sua vista era molta di più della solita strisciolina. Si mosse di scatto e la raggiunse, quindi le appoggiò con finta noncuranza la mano sul fianco facendo in modo che il pollice e l’indice andassero a contatto con la sua pelle nuda e poi le tolse il piatto di mano riponendolo lui stesso nel mobile.

“Ecco fatto” le disse sorridendo senza però togliere la mano dal suo fianco.

Chiara che a quel contatto aveva lievemente sobbalzato, sentì l'esigenza impellente di allontanarsi subito. Quando aveva sentito le dita di Orlando venire a contatto con la sua pelle aveva avvertito un certo sfarfallio alla bocca dello stomaco e le era venuta la pelle d’oca. Presa alla sprovvista non aveva reagito subito, ma anche se ora si era staccata da lui, nel punto esatto dove prima le aveva poggiato le dita continua ad avvertire una sorta di formicolio, come se le dita fossero ancora lì o come se vi avessero lasciato una sorta di marchio immaginario di cui ne avvertiva ancora il calore.

“E' tardissimo io devo proprio andare” disse all’improvviso la ragazza con una certa ansia nella voce.

“Sì, si, vai pure finisco da sola e grazie di tutto, sei stata un tesoro; davvero!” le disse Samantha dandole due bacetti affettuosi sulle guance.

Chiara prese il giubbotto e si avviò alla porta dove trovò Orlando pronto che la stava aspettando.

“Ti accompagno io” le disse.

“No. Grazie” rispose lei secca.

Orlando la guardò e sorrise “Vuoi andare a casa a piedi? La metropolitana ha già chiuso”.

Chiara ebbe un moto di disappunto era vero, era troppo tardi per la metro.

“Pendo un taxi” rispose pronta.

“Ma falla finita” la canzonò Orlando ridendo e scuotendo la testa “Ti accompagno io e non si discute”.

Invece discussero alcuni minuti fino a che Chiara non cedette anche se le scocciava da morire era effettivamente troppo più comodo per lei farsi accompagnare da lui.

In macchina però non disse una parola limitandosi ad ascoltare solo ciò che diceva Orlando. Sembrava molto divertito e anche stramente sornione, a lei questo fatto dette molta noia aggiungendo nervoso a quello precedentemente accumulato durante la serata.

Una volta arrivati davanti casa senza tante cerimonie Chiara scese, ma scese anche il ragazzo.

“Che c’è ora?” gli chiese visibilmente spazientita.

“Perché sei arrabbiata con me?” le chiese lui fissandola con quella sua espressione furba e vagamente indagatoria, ma come se già conoscesse la risposta.

Chiara che non ne poteva più e gli lanciò uno sguardo come se volesse fulminarlo “Pensi che sia scema?”.

“No perché?” chiese lui inarcando le sopracciglia con stupore, ma calmo.

“Guarda che ho capito benissimo che questa cena a tema è una gran balla che ti sei inventato di sana pianta e sinceramente non ne capisco il motivo!”.

Orlando senza scomporsi troppo incrociò le braccia al petto e la scrutò incurvando le labbra in un sorriso malandrino. Poi le disse: “Ummm… ottima domanda, ma avrei anche io una da fartene: perché se hai capito che era una balla hai accettato lo stesso di venire?”.

Chiara rimase interdetta l’aveva proprio presa in castagna.

Si riprese subito “Per non mettere in difficoltà tua sorella” rispose piccata.

“Ma se neanche la conoscevi mia sorella!” ribatté lui continuando a sorridere vagamente divertito.

“Sì, ma ho intuito che si sarebbe potuta trovare in difficoltà per colpa tua e…”.

“Ti stai arrampicando malamente sugli specchi” la interruppe lui avvicinandosi, e fissandola con impertinenza, quindi serafico aggiunse “E’ vero, lo ammetto, è una balla che mi sono inventato di sana pianta”.

Poi, all’improvviso, chinò la testa e le sfiorò le labbra con un bacio, ma non si fermò. Le poggiò una mano sulla vita e l’altra sulla guancia per obbligarla dolcemente ad approfondire l’intensità di quel bacio. Stava quasi per incontrare la sua lingua, quando un energico spintone lo fece spostare di colpo facendogli appena perdere l’equilibrio.

“CHE FAI? MA SEI IMPAZZITO? Non ti azzardare mai più o ti prendo a sberle!” gli urlò contro Chiara furiosa, visibilmente scossa e paonazza.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Salve a tutti! Mamma mia stasera devo fare un sacco di ringraziamenti!

Grazie Roy ^O^ ma non sono sadica!! (ghghghgh) che colpa ne ho io se Chiara c'ha sto carattere? Dille qualcosa tu va!! :P  Io ( Moon fa la faccetta ingenua) non centro mica niente! ^O^ ( ora me le suona davvero!)

Grazie Mandy! Esimia collega ma che bella recensione! *_* Sono davvero felice che nel proseguo della lettura ti sei ricreduta su sta fic! ^_^ bacione grande grande!!!!

Grazie Vale ^_^  emm..... anche per te vale ciò che ho detto alla Roy e poi una cosa per tutte ragazze, ma che vi devo insegnare tutto???? Ma i FIGONI ( lo scrivo maiusculo sennò Fr@ mi brontola :P) e vanno tenuti sulla corda! Sono troppo abituati ad averle tutte facili!  ;)

Grazie Julie!  Tesora mia io te siamo sulla stessa onda e non c'è altro da dire hai afferrato in pieno il concetto! ^_^

Grazie Fr@ anche tu sei abbastanza in sintonia con me e la Julie ^_^ e sì che si può spintonare! Ci vuole "grazia" anche nel rubare un bacio e forse lui è un pochino troppo frettoloso??? ( sì lo  so il 99% delle donne avrebbe reagito diversamente, ma almeno nelle fic facciamolo soffrire appena un pochino :P ghhggh sò pessima!!)

Grazie Lili sono contenta che ti piaccia anche questa storia ^_^, ma soprattutto il personaggio di Chiara, credimi anche io tra tutti i vari che ho fino ad ora descritto è uno di quelli che amo di più! ^_^

Grazie ad Azu  e Sara che seguono la storia e che mi smessaggiano sempre! :P

Buona lettura a tutti !

 

Capitolo Diciotto

 

 

Chiara con grande disappunto si rese conto che Orlando stava sorridendo e sembrava davvero divertito. Si girò di scatto, voleva solo andarsene di corsa. Era in preda ad un misto di sensazioni contrastanti e violente, desiderava scappare via, ma lui glielo impedì.

“Hei! Ferma!” le disse bloccandola e parandosi davanti a lei. “Ti ho solo risposto…” aggiunse poi con uno strano luccichio negli occhi.

Chiara in quel momento era troppo scioccata per parlare, lo guardava allibita e incollerita allo stesso tempo, il suo comportamento era davvero intollerabile per lei.

Orlando, invece, molto tranquillamente continuò “Mi sono inventato tutte queste  balle perché volevo vederti. Il bacio non era in programma, ma mi è scappato e devo dire che non mi dispiace affatto” ammise sinceramente con una lieve sfumatura di sfida nel tono della voce.

“A me per niente!” gli sibilò la ragazza che aveva ritrovato un minimo di lucidità guardandolo quasi con odio.

“Bugiarda!” le rispose lui squadrandola di sotto in su con un sorrisetto da canaglia stampato in faccia.

“Brutto…” ma Chiara non fece in tempo a terminare la frase. Senza alcun preavviso, la bocca di lui che si stampò sulla sua, le impedì di continuare a parlare.

Questa volta Orlando prese le sue precauzioni e la strinse in modo che non potesse spintonarlo di nuovo e nonostante sentisse che era assai irrigidita non si fece scoraggiare, voleva darle una piccola lezione.

Chiara era furente. Tentava con tutte le sue forze di divincolarsi e di spingerlo via, ma non ci riusciva. L’aveva imprigionata tra le sue braccia e lei continuava a sentire le sue labbra contro le proprie. Le venne in mente di mordergliele per fargli davvero male, ma non lo fece. Non le riuscì perché a dispetto di tutto la sua gran rabbia scemava sempre più e di pari passo cresceva lo sfarfallio nel suo stomaco mentre le ginocchia le si piegavano inesorabilmente.

Era inutile era una battaglia persa in partenza e alla fine si arrese rilasciandosi del tutto. Lasciò che la baciasse, lasciò che la sua lingua stuzzicasse la punta della sua, fino a che anche lei stessa, suo malgrado, si ritrovò a rispondere con eguale intensità a quel bacio.

Quando durò non lo seppe dire. Qualche secondo? Qualche minuto? Delle ore?

Ma quando lui si staccò da lei, Chiara era senza fiato.

Respirò forte per qualche secondo, poi alzando fieramente la testa guardandolo dritto negli occhi gli disse con un filo di voce: “Sei soddisfatto? Ti senti fiero di te stesso?”.

Orlando rimase male e si rabbuiò appena. Notò che aveva un’espressione strana sembrava quasi ferita, i suoi occhi erano lucidi. Si sentì come smarrito.

“Non avresti dovuto farlo. Proprio no…” aggiunse lei a voce bassa con tono incerto, quasi tremante.

“Ma perché se è piaciuto anche a te?” le chiese alla fine il ragazzo con aria frustrata. Non capiva perché Chiara la stesse prendendo così male, visto che alla fine l’aveva baciato eccome.

Lei voleva solo andarsene e chiudersi in casa da sola.

“Non ho voglia di parlarne” gli rispose semplicemente.

“Chiara io non ti capisco, perché ti comporti così… è un bacio…”.

“Tu proprio sembri non voler capire! Non ascolti e fai come ti pare, come se il resto del mondo non esistesse. Sei davvero uno stupido egoista!”.

Orlando tentò invano di trattenerla e di chiarire, ma la ragazza fu molto decisa e alla fine si arrese e la lasciò andare rimanendo a guardarla sparire veloce giù per la scala verso la porta della sua casa.

 

***

 

Ormai non c’era più alcun dubbio. Chiara era cotta di Orlando. Non sapeva dire quando e come fosse accaduto, ma era così che stavano le cose e lei era a pezzi. Aveva tante di quelle cose per la testa che le sembrava d’essere come drogata.

Prima di tutto non osava neanche pensare ad Isabella, si sentiva in colpa e pensava di essere una pessima amica. Poi c’era la sua fragilità, la sua solitudine e il suo bisogno di avere qualcuno accanto. Si sentiva tremendamente smarrita, non aveva nessuno con cui sfogarsi e passava tutto il suo tempo libero rinchiusa in casa. Solo che continuava a ricordare costantemente quel maledetto bacio e tutte le sensazioni che aveva provato e questo non faceva che peggiore il suo stato d’animo.

Orlando era incavolato nero.

Dopo quella sera aveva inutilmente tentato di ricontattarla al telefono, ma lei non gli aveva mai neanche risposto. A casa sua non si azzardava ad andarci perché non era al corrente che Isabella era ripartita per l’Italia e sapeva benissimo che Isabella era il motivo dello strano comportamento di Chiara. Si era perfettamente reso conto di piacerle come si era reso conto che lei faceva di tutto per nasconderlo e tacerlo forse anche a se stessa, ma lo stratagemma che aveva usato, ossia invitare Irinka alla cena, aveva funzionato da cartina di tornasole. Chiara era stata visibilmente infastidita e quella era stata la conferma che aspettava. Anche per lui era tutta una cosa non calcolata, ma era accaduta e ora non capiva perché si dovessero interrompere i rapporti tra loro. Proprio non lo accettava. Non aveva le idee chiare e non sapeva cosa voleva da Chiara sapeva solo che non aveva alcuna intenzione di impedirsi di vederla, di poterla conoscere a fondo, tanto meno per una ragione sciocca come il fatto di piacere ad una sua amica.

Dopo quindici giorni di rimuginamenti Orlando prese una decisione.

Decise di fare la posta a Chiara davanti a Music Heaven, non sapeva se e quando ci sarebbe andata, ma ce l’aveva intoppata diverse volte e decise di tentare. Il quarto pomeriggio, la sua costanza fu premiata.

Quando Chiara lo vide davanti al negozio le prese un colpo. Cominciò a sudarle le mani e fu subito preda di una grande ansia, ma anche di un vago senso di struggimento. Nonostante tutto vederlo le faceva anche piacere, cosa che però al tempo stesso le fece immediatamente rabbia.

“Che vuoi?” gli disse subito piuttosto aggressiva.

“Parlarti” rispose Orlando infastidito da quell’attacco frontale di lei.

“Non c’è niente da dire” tagliò corto Chiara sperando di risolvere in fretta la faccenda, più stava a contatto con lui e peggio era per lei.

“Niente? C’è una valanga di cose da dire!” rispose Orlando.

Chiara sospirò. All’improvviso si rese conto che fargli la guerra non sarebbe servito a nulla ed era anche altamente improduttivo, del resto lui sembrava un tipo abbastanza ostinato. Forse era meglio prenderlo con il ragionamento.

“Senti” cominciò a dirgli cambiando completamente tono di voce “Voglio essere onesta e sincera. Non ce l’ho solo con te credimi, o almeno non è esclusivamente tutta colpa tua”.

Orlando la guardò sorpreso, quel cambiamento improvviso lo aveva preso alla sprovvista.

“Non si direbbe…” commentò lievemente imbronciato.

Chiara abbassò appena lo sguardo e poi tormentandosi l’indice destro con la mano sinistra disse “In realtà ce l’ho molto con me stessa. Non dovevo permettere che accadesse…” e sospirando chiuse lì la frase.

Accadesse cosa? le avrebbe voluto chiedere ma invece disse: “Si tratta di Isabì vero?”.

“Principalmente sì… ma ci sono anche tante altre cose… non ho voglia di parlarne… fanno male e io ora ho solo bisogno di stare per conto mio” concluse molto agitata.

Orlando che si era ficcato le mani in tasca era diventato molto serio. Stava riflettendo.

“Va bene” disse all’improvviso “Non voglio certo crearti dei problemi”.

Rimasero in silenzio abbastanza impacciati e senza sapere che altro aggiungere, poi Orlando disse “Però potremo almeno rimanere amici. Io potrei parlare con Isabì e potremmo tornare frequentarci tutti e tre come una volta”.

Era stato più forte di lui proprio non ce l’aveva fatta a chiudere tutto in quel modo.

“Noi tre non ci siamo mai frequentati Orlando. E comunque Isabella non c’è. E’ tornata in Italia” disse Chiara in tono incolore.

“Ah!” fece lui stupito.

“Senti io dovrei andare…” si affrettò poi ad aggiungere.

Lui la guardò pensieroso, capiva che non era il momento di fare alcun tipo di pressione e poi le disse titubante “Okay, ma allora possiamo almeno essere amici?”

“Io non so proprio che dirti in proposito… a dire il vero la cosa più saggia da fare sarebbe lasciare le cose come stanno evitando di frequentarci. Ognuno dovrebbe andare per la sua strada”.

“Ma perché?” chiese Orlando spazientito “Che male ci può essere se restiamo amici?”.

Chiara non sapeva cosa rispondergli, che fare e come regolarsi. Era sempre più agitata, le mancava l’aria e desiderava solo allontanarsi da lui.

“Devo andare” disse solamente e s’avviò lesta verso la metropolitana rinunciando a passare dal negozio, sapeva che se fosse entrata da Music Heaven lui l’avrebbe certamente seguita, mentre non si sarebbe azzardato a farlo se entrava nella metro perché sarebbe stato riconosciuto e bloccato da probabili fans.

Il suo stratagemma funzionò infatti Orlando non la seguì. Rimase qualche secondo fermo dove l’aveva piantato Chiara e poi chiamò un taxi, aveva deciso di passare a trovare sua sorella.

Più tardi Orlando stava parlando con Samantha. Nonostante tutto con lei aveva un ottimo rapporto e aveva bisogno di sfogarsi, così le aveva raccontato per filo e per segno tutta la storia.

“Ufficio complicazioni affari semplici eh!” aveva commentato la ragazza “Se non ti infili in qualche casino mica sei contento tu!” aveva poi concluso.

“Non mi ci sono infilato di proposito, mi è capitato” si difese imbronciato Orlando.

“Insomma io non ho ben capito che vorresti fare ora però” commentò sua sorella.

Orlando tirò su una gamba e ci poggiò sopra il mento “Bho!” disse lievemente sconsolato.

“Se non lo sai tu…” fece Samantha allargando le braccia.

Orlando sospirò forte osservando il pavimento poi girando la testa verso sua sorella disse: “Credo che forse la cosa più saggia da fare sarebbe quella di lasciar perdere…”.

“Mmmmm…. ” aveva semplicemente commentato Samantha.

Il ragazzo si grattò forte la testa “E’ che… che non lo so nemmeno io… c’ho una bella confusione in testa! Insomma mi sono lasciato da poco e avevo deciso di prendermi una bella pausa riflessiva…”.

Samantha scoppiò a ridere.

“Che c’è di tanto buffo?” gli chiese risentito Orlando.

“No, è che l’aggettivo riflessivo accostato a te suona proprio fuori luogo, sei la persona meno riflessiva del mondo quando si tratta di donne” aveva spiegato Samantha che lo conosceva troppo bene.

In effetti Orlando dovette ammettere che sua sorella aveva ragione “Non avrei dovuto baciarla di prepotenza” gli scappò detto.

“Eh?!?” fece Samantha girandosi di scatto.

Orlando abbassò la testa con fare colpevole fece una smorfia mordendosi un labbro.

“Ma allora sei proprio un caprone! Lo vedi che ho sempre ragione io!” lo rimproverò sua sorella.

“Mi è scappato!” tentò di giustificarsi il ragazzo.

“Scappato?” gli fece eco lei scettica.

“E va bene! Ho fatto una cazzata, ma lei mi fa rabbia con quel suo atteggiamento sempre ritirato e anche incoerente! Volevo solo che ammettesse che le piaccio”.

Poi continuò a parlare facendo un lungo discorso.

“Mi sono preso una cotta. Ma è una cotta strana… io mi sono cotto prima della sua testa e poi di tutto il resto. Insomma io sono affascinato dal suo modo fare e di essere, m’intriga, mi stimola, m’acchiappa. All’improvviso mi sono poi reso conto che mi piace anche in senso biblico per intendersi e…”.

“E?” gli chiese prontamente Samantha sorridendo. Era davvero tanto che non vedeva il suo scapestrato fratello così in difficoltà, la cosa la divertiva oltre che intenerirla anche un po’.

Orlando si prese la testa fra le mani e disse “Porcaccia Eva… NON LO SO!”.

Del resto Samantha non poteva certo neanche intuirlo, ma quella confessione a voce alta era la prima che Orlando faceva e non solo a lei ma anche a se stesso.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Salve a tutti! E grazie davvero di cuore per i bellissimi complimenti-commenti siete carinissime! ^_^

Grazie Fr@! tranquilla credo di aver capito perfettamente la recensione e mi spiace che tu abbia problemi con i ragazzi però consolati non sei la sola (sigh) ci fanno penare a tutte forza e coraggio vedrai che prima o poi andrà meglio ^_- Un bacione!

Grazie Vale! Credo che TUTTE noi vorremmo essere state al posto di Chiara, ma purtroppo nella fic c'è lei e nella realtà c'è qualcun'altra ( Moon si esime da fare commenti :P) però mai dire mai... è molto improbabile ma non impossibile! bisogna pensare positivo!

Grazie Roy ^_^  chissà perché intuisco che tu abbia dato lezioni ad Orlando  e NON a Chiara ... mah! che mistero!! :P Ma secondo te Chiara si scioglierà???? ( Ma io con uno come Or'lendo... [ meglio che mi cheto va!!] )

Grazie Lili al 'caprone prepotente' ci pensa la narratrice che almeno nella fic se lo 'condisce' a dovere! :P sono contenta che la storia continui ad intrigarti!

Grazie Julie!  la tua recensione ha una similitudine molto calzante... ma sì su... vedrò di dare sti rampini all'Or'lendo!! ^_-  Sono contenta che sia piaciuto il cap. Ora spero che apprezzerete tutte anche il prossimo!

Buona lettura a tutti!

 

Capitolo Diciannove

 

 

Per Chiara quella fu una settimana davvero difficile. Tra l’altro aveva anche ricevuto una telefonata da parte di Isabella e la cosa l’aveva ovviamente messa in un incredibile imbarazzo oltre che a farle provare uno smisurato senso di colpa. Ad ogni modo se l’era cavata piuttosto bene. Con l’amica era riuscita a rimanere, malgrado tutto, abbastanza tranquilla senza far trapelare i suoi reali stati d’animo. L’aveva fatta parlare e avendola sentita piuttosto serena s’era un po’ tranquillizzata, grazie anche al fatto che non avesse neanche minimamente accennato ad Orlando. Se lo avesse fatto, Chiara avrebbe parlato e le avrebbe detto almeno qualcosa, mentire non le piaceva, le riusciva male e a lungo andare le pesava. Quella volta non era diversa dalle altre, anzi forse era anche più dura.

I giorni erano trascorsi lenti, monotoni e grigi e lei aveva cercato di tenersi il più possibile impegnata. Quando quel venerdì sera aveva ricevuto una telefonata dall’agenzia di baby sitting, che ogni tanto le procurava anche nuovi clienti, per avvertirla che era stata richiesta per la sera di sabato, ne fu felice. Avrebbe lavorato e così non avrebbe passato un noiosissima sera da sola a casa a rimuginare.

Il lavoro sarebbe iniziato verso le sei e trenta, era stata richiesta con disponibilità per tutta la serata. Probabilmente questa famiglia Brown che l’aveva richiesta doveva partecipare sicuramente a qualche party come facevano spesso i Brighton a cui badava saltuariamente i gemelli.

Mentre si recava  nella parte più esclusiva ed elegante del quartiere di Notting Hill pensava che se avesse avuto un po’ fortuna dopo questo lavoro avrebbe potuto acquistare nuovi clienti e guadagnarsi dei soldini in più. Vivere a Londra non era facile neanche per lei che non aveva troppe pretese e che aveva avuto la fortuna di trovare una casa con un affitto davvero modico. Camminava di lena mentre la solita pioggerellina le pungeva il viso. Arrivò all’indirizzo con qualche minuto di anticipo com’era sua abitudine fare e suonò il campanello della portineria. Quel tipo di comprensorio era tra i più esclusivi di Londra ed era dotato di una reception come se fosse un albergo, prima di salire dovevi farti annunciare dal portiere.

“Sono Chiara Mattei e sono attesa dai i signori Brown” disse all’omino segaligno in livrea blu.

L’uomo le diede una rapida occhiata e controllò una specie di lista, quindi alzò la cornetta del citofono che aveva accanto e disse “E’ arrivata la signorina Chiara Mattei” ascoltò la risposta dall’altro capo, quindi aggiunse rivolto alla ragazza indicandole l’ascensore “Ultimo piano appartamento 17/A. Vada pure”.

Chiara ringraziò e si avviò verso dove le era stato indicato. Mentre saliva poté notare che il palazzo era davvero lussuoso e curato. Era in stile Art Decò, ricco di tappeti, arazzi e piante, pensò che ci abitava doveva essere molto ricco, in special modo questi Brown che niente di meno stavano in un attico. Finalmente arrivò e dopo poco che ebbe suonato le aprì una vecchia signora, probabilmente la governante, con indosso un cappotto che stava uscendo.

“Salve, sono Margareth, mi scusi la fretta, ma sto uscendo. Entri pure, percorra il corridoio e giri a destra, è attesa nel salone”.

Chiara ringraziò e lievemente titubante entrò, questi Brown, ad intuito, le parevano un po’ strani. Come aveva immaginato era una casa di persone ricche. Da ciò che poté notare camminando attraverso il corridoio sembrava arredata con diversi stili, dall’antico, al moderno, all’etnico. Era piena di oggetti che sembravano provenire da varie parti del mondo, evidentemente i padroni viaggiavano parecchio. Non appena voltò a destra ed entrò nel salone, come la donna prima di uscire le aveva indicato, a Chiara prese un colpo. La stanza era enorme e con una parete completamente fatta a porte finestra che davano su un’ampia terrazza piena di mini alberelli da cui s’intravedeva un bel panorama di parte della città. Arredata con un miscuglio tra l’ultra moderno e uno stile che ricordava quello arabo, sapientemente miscelati tra loro, aveva nel centro un enorme divano bianco in pelle pieno di cuscini damascati di vari colori. Seduto nel mezzo a gambe incrociate c’era un tranquillo quanto divertito Orlando con accanto appollaiato il suo cane che gli poggiava la testa su di una coscia. Il ragazzo lo stava carezzando e sembrava molto tranquillo. Indossava una maglietta bianca e un paio di pantaloni di una tutta bianchi anche quelli. Ai piedi aveva solo un paio di calzini gialli che spiccavano notevolmente. I capelli erano piuttosto ribelli tanto che ogni pochino se li tirava indietro con un gesto meccanico della mano. Fuori della maglietta faceva bella mostra una catenina piuttosto lunga piena di una quantità infinita di chincaglierie d’ogni genere che lei non gli aveva mai visto prima.

Chiara rimase qualche secondo attonita e senza parole. Lo stupore e la sorpresa erano stati davvero enormi.

“TU?!?” riuscì al fine a dire con un tono di voce tutt’altro che conciliante.

Orlando fece per parlare, ma lei che sembrava aver riacquistato in un colpo solo l’uso della ragione lo investì con un fiume di parole.

“Che significa questa pagliacciata? Come diavolo hai fatto? Chi cacchio ti ha dato il numero della mia agenzia e soprattutto COME TI SEI PERMESSO?”.

Orlando sorrise appena, immaginava una simile reazione, era perfettamente consapevole che si sarebbe arrabbiata, ma non aveva trovato altra soluzione.

Dopo che aveva parlato con sua sorella Samantha, sfogandosi, le parole che lei gli aveva detto in proposito e cioè : Parlale, le devi parlare, dille tutto quello che hai detto a me, gli erano ronzate per giorni nella testa. Le aveva telefonato più volte e aveva anche pensato di farle nuovamente la posta da Music Heaven, o sotto casa, ma nella sua posizione non era saggio continuare su quella linea. Già diverse volte gli era andata di gran lusso e alla fine c’era il rischio che prima o poi qualcuno lo vedesse e peggio ancora lo seguisse. Se l’avessero fotografato sarebbe scoppiato un macello. I giornali sarebbero stati capaci di tirare fuori chissà quale fantasioso romanzo di cazzate tra le più assurde e lui proprio non se lo poteva permettere. Ultimamente aveva un po’ perso di vista la sua reale condizione, dato che era in ferie e che gli pareva d’essere tornato un uomo libero e normale, ma purtroppo non era così e avrebbe  fatto meglio a ricordarselo. Lui era e restava una di quelle persone dalla libertà limitata e condizionata da certe regole che gli imponevano il suo status.

Molto probabilmente in una delle sue vite precedenti doveva essere stato un cane, anzi per meglio dire un vero e proprio segugio, perché si era adoperato non poco per arrivare ad ottenere le informazioni per fare quell’improvvisata a Chiara. Con pazienza e tenacia c’era alla fine riuscito, grazie anche alla sua infallibile memoria che gli aveva fatto ricordare il cognome dei gemelli a cui Chiara ogni tanto faceva la baby sitter e che lui aveva incontrato quelle famose mattine al parco, aveva incaricato il suo assistente di fare un giro di telefonate presso alcune agenzie. Poi fingendosi un padre premuroso aveva chiesto le credenziali di Chiara addirittura proprio ai Brigthon stessi che gli avevano anche fornito il numero dell’agenzia dove poterla richiedere. Tutta questa macchinazione gli era servita per farla arrivare fino a casa sua in modo discreto ed anonimo per così poterle palare in tutta tranquillità, ma non aveva fatto minimamente i conti con il caratterino di lei.

“Mi rendo conto che la cosa sia quantomeno un po’ strana, ma vedi avevo assolutamente bisogno di parlarti e non sapevo come fare visto che mi sfuggi come se fossi un virus maligno e…” aveva cominciato a dire il ragazzo cercando di spiegarsi, ma lei lo aveva tempestivamente interrotto.

“Dovresti prendere atto che se una persona NON vuole palarti, NON vuole vederti e NON vuole avere a che a fare con te, ha sicuramente le sue ottime ragioni!” gli tuonò contro Chiara.

“Ecco, appunto di questo volevo discutere” precisò lui.

“IO NO!” saltò su lei girandosi e facendo l’atto di uscire dalla stanza per andarsene.

Orlando si era velocemente alzato e l’aveva raggiunta lasciando Sidi sul divano da solo che aveva mugolato appena sentendosi orfano delle carezze del padrone.

Chiara sentì la mano di lui appoggiarsi con delicatezza  sul suo braccio, mentre le sue narici furono improvvisamente investite dal buon profumo di pulito che emanava la sua maglietta, misto al profumo naturale della sua pelle. Un cocktail micidiale che le fece correre veloce un brivido per la schiena scuotendola.

“Ti prego, aspetta un attimo… almeno ascoltami te lo chiedo per favore!” le disse lui con un tono lieve, basso e molto accorato.

Chiara avvertì altri brividi correrle su per la schiena e rimase come paralizzata e piantata in terra, incapace di muoversi e tanto meno di girarsi.

Era decisamente troppo.

Lui era lì, a pochi centimetri da lei e con una mano sul suo braccio, come poteva girarsi e guardarlo?

“Almeno girati!” disse lui leggermente spazientito come se le leggesse nel pensiero. In realtà era ansioso di guardarla negli occhi, in quegli occhi verdi e grandi dove era molto facile leggere dentro perché erano puliti, schietti e sinceri.

A quel punto, suo malgrado, Chiara si girò e se lo ritrovò davanti.

Immediatamente si sentì percorre da una vampata di calore. Era come se lo vedesse per la prima volta e per la prima volta da quando lo conosceva lo trovò assolutamente bellissimo. Come cavolo aveva fatto a non rendersene conto prima, si ritrovò a domandarsi. I suoi grandi occhi marroni erano pieni di luce e riflettevano una dolcezza infinita nel modo in cui la stavano guardando. Sembravano volerle comunicare ansia, trepidazione unite ad una muta richiesta di ascolto. Il naso importante dalla vaga aria aristocratica fremeva appena rivelando l’impazienza dell’attesa di una risposta, mentre la bocca non troppo carnosa era semi schiusa in una lieve smorfia, che la rendeva, se mai era possibile, ancora più sensuale. Il mento, ed il labbro superiore, solcato da una minuscola cicatrice, erano appena ombreggiati da una lieve barba incolta. Per finire il viso era incorniciato da cascata di riccioli ribelli che lui nervosamente continuava a rimettere a posto con la mano libera.

Chiara sentì chiaramente un tonfo sordo alla bocca dello stomaco accompagnato dal solito e ormai familiare sfarfallio, mentre con disperazione si chiese perché.

Perché era accaduta questa cosa così assurda e così fuori luogo? E perché se da una da parte avrebbe voluto scappare via di corsa, dall’altra sarebbe rimasta guardarlo all’infinito? Perché non lo vedeva più come lo vedeva prima e cioè come un qualsiasi ragazzo carino, ma che non le faceva alcun effetto particolare? Perché ora tremava se prima era indifferente? Perché? Perché? Continuava a domandarsi come in una litania perpetua.

Era rimasta così, con un’espressione stranita, vagamente smarrita, cosa che a lui non era certo sfuggita.

“Allora?” le chiese di nuovo scuotendola da quella sorta di torpore in cui sembrava essere caduta.

“Dovresti essere così comprensivo e così gentile da lasciarmi andare via… subito!” rispose lei in un soffio con il fiato corto come se le mancasse l’aria per respirare.

In effetti le mancava proprio l’aria e si rendeva conto che averlo rivisto le aveva fatto peggio anche dell’ultima volta. Del resto quella scoperta inaspettata e improvvisa la stava sconvolgendo sempre più, tutto si sarebbe aspettata meno quello che le stava capitando.

“Davvero ce l’hai così tanto con me da voler neanche fermati a parlare?” le chiese lui dispiaciuto.

Santa pace! Ma perché fai così? SMETTILA Per Diana! urlò internamente Chiara costernata.

“Non ce l’ho con te! Solo che non approvo il tuo modo di comportarti e…” disse invece.

“E?” le chiese lui fissandola intensamente negli occhi.

E SMETTILA di guardarmi in quel modo! Accidenti a te! pensò Chiara con autentica disperazione non sapendo più a che santo rivolgersi.

“Non dovresti fare certe cose come disturbarmi sul lavoro, non è serio ecco!” disse cercando di darsi un tono e con lieve disappunto.

“Hai ragione, sicuramente penserai che sono un megalomane prepotente ma ti assicuro che non è così. Non sono così, davvero, mi dispiace tanto di aver fatto quella cazzata enorme baciandoti di forza. E’ stato un gesto inconsulto e stupido, privo do ogni rispetto nei tuoi confronti e voglio davvero chiederti scusa, sono sinceramente pentito” disse Orlando. Almeno quello voleva che lo sapesse, era importante precisare che non avrebbe mai voluto fare qualcosa di disdicevole.

Lei non rispose. Era un argomento tabù, di quello proprio non voleva parlare e se avesse potuto ne avrebbe azzerato il ricordo dalla memoria.

Il ragazzo si accorse del suo imbarazzo e imprecò mentalmente contro se stesso, si dette dello stupido, forse con quel bacio rubato aveva rovinato tutto. Decise di non forzare oltre la mano, aveva capito alcune cose di Chiara, una di queste era che avrebbe dovuto conquistarsi la sua fiducia, quindi decise di giocare d’azzardo. Levò la mano dal suo braccio e sorridendo appena le disse: “Credimi, desidererei tanto chiarirmi con te, ci tengo molto” si fermò un attimo e prese fiato poi aggiunse “Facciamo così, ho fatto preparare del the, vado di là a prenderne due tazze. Tu se vuoi potrai aspettarmi qui per parlare, oppure se proprio non ti va te ne potrai andare. E’ stupido lo so, ma vedi per come sono fatto se ti vedessi andare via è molto probabile che tenterei ancora di trattenerti e non voglio assolutamente obbligarti a fare qualcosa che non vuoi. Spero che tu riesca a capirmi…” disse accentuando ancora di più il suo sorriso anche se internamente era piuttosto agitato. Quindi senza aggiungere altro si girò e si avviò verso l’uscita del salone, passando attraverso un enorme arco.

Chiara lo vide sparire oltre la porta della stanza per dirigersi verso la cucina e rimase da sola, pensierosa e perplessa. Ora toccava a lei decidere. Poteva restare oppure andarsene.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Buona domenica a tutti! Spero che da voi ovunque siate faccia meno freddo e tiri meno vento che qui da me! Ma bando alle ciancie GRAZIE, GRAZIE 1000 a tutti! ^_^

In particolare:

Grazie Lili, come sono contenta che questa versione di Orlando ti piaccia, è un appena un pochino diversa dalle altre e secondo me è adorabile! ^_^  ( almeno ho provato a renderlo tale:P) Su Isabella tengo la bocca chiusa... non posso spoilerare! :P

Grazie Roy  O DIO MIO!!!! Sei sempre più pessima!!!! ^___________^ m'hai fatto rotolare dal ridere, ma giammai te vorrei fà morì gonfia anzi.... nun me fà parlà!!! (ARF)

Grazie Fr@ ^__________^ anche te me fai morì co ste recensioni ganzissime dove fai interagire Orlando! E poi tesorina ascolta la zia Moon sei giovanissima e per bacco hai tutto il tempo per trovare il ragazzo giusto, quindi lascia perdere i 'bastard inside' e guardati in giro, vedrai che un ragazzo come si deve lo trovi di sicuro ok??? Un abbraccione! Per Isabì come ho detto a Lili tengo la bocca cucita! ;)

Grazie Vale! ^_^ TUTTE ci uniamo al coro "resta Chiara RESTAAAAAAAA" Sono particolarmente contenta che tu come le altre abbiate apprezzato la descrizione di Orlando. Io me lo 'vedevo' mentre scrivevo e se sono riuscita a farlo 'vedere' anche a voi .... beh allora significa che son riuscita nell'intento! ^_-

GRAZIE ancora a tutte per i bellissini complimenti!

E buona lettura a tutti!

 

Capitolo Venti

 

 

Orlando era in cucina e contrariamente a quello che aveva dimostrato fino a poco prima nel salone era agitatissimo, così agitato che non riusciva trovare la zuccheriera. Imprecava a bassa voce impaziente di tornare a vedere se Chiara era rimasta o se n’era andata. Da dove era lui sarebbe stato molto difficile percepire il rumore della porta di casa che si apriva e chiudeva, anche se stava in ascolto con le orecchie dritte come un gatto. Era inutile negarlo quella ragazza lo aveva colpito, anzi diciamo pure che lo aveva steso. Era così preso da lei che era disposto a frequentarla anche solo a semplice titolo d’amicizia, almeno in principio. Quando  poco prima l’aveva vista entrare e aveva immediatamente notato i suoi grandi occhi dilatarsi, la sua bocca spalancarsi leggermente, s’era subito sentito leggero come una piuma e soddisfatto come un bambino. Chiara non era la classica bellezza da copertina come la maggior parte delle ultime donne che aveva frequentato, ma era ugualmente davvero molto carina. Mediamente alta con una corporatura normale e tutte le curve al posto giusto, aveva il suo punto forte negli occhi di un colore verde intenso pieni di vitalità e luce. Il viso era piuttosto regolare con un bel nasino appena appena a patatina che le dava un’aria sbarazzina e dolce allo stesso tempo, mentre le labbra erano piuttosto carnose, spesso erano incurvate in sorrisetti impertinenti o piegate in smorfiette da scettica quale lei era. Un altro punto di forza della ragazza erano i capelli di un caldo color castano chiaro lievemente striati da qualche ciocca tendente quasi al biondo, molto ondulati quasi ricci che le ricadevano morbidamente sulle spalle. E poi c’erano le sue mani. Orlando le aveva notate fin da subito. Chiara aveva delle mani stupende, lunghe, affusolate, con le unghie  piuttosto corte ma perfettamente curate seppur senza l’ombra di smalto. Le piaceva com’era caratterialmente e l’attirava fisicamente. Se si fermava un attimo riusciva a ricordare con nitidezza tutte le sensazioni che aveva provato quando l’aveva baciata. Chiara sapeva di buono, le sue labbra la sua lingua… se solo ci pensava… no! Era meglio non pensarci o gli entrava quella sorta di agitazione mista a non sapeva bene cosa che sicuramente l’avrebbe poi indotto a fare qualche scemenza e non era proprio il caso. Finalmente tra un’imprecazione e l’altra trovò la zuccheriera e non senza agitazione si diresse verso il salone.

 

Chiara non sapeva che fare, o meglio lo sapeva bene, ma nonostante ciò non si decideva a farlo. Se fosse stata razionale e previdente avrebbe subito preso la porta e se ne sarebbe andata, ma per qualche motivo non lo fece, continuò a tergiversare. Aveva dato una rapida occhiata al salone e una gigantografia finemente inquadrata in una cornice semplice, stilizzata e laccata di nero, aveva attirato la sua attenzione. Prima non ci aveva davvero fatto caso, anche perché era spostata da una parte quasi dietro a lei e poi era troppo sorpresa prima, ed agitata dopo, per poterla notare. Era una foto enorme, quasi a grandezza naturale. Raffigurava Orlando vestito da Legolas, solo che sulla bionda parrucca portava una bandana verde a mò di pirata ed inforcava un paio di occhiali da sole molto scuri. Il contrasto tra quegli abiti di foggia simil medievale e quel tocco di modernità smaccata era decisamente buffo. Il ragazzo, nell’immagine, era in posa nell’atto di scoccare una freccia e dal viso si capiva chiaramente che stava facendo una specie di grido battaglia a favore del fotografo. L’immagine aveva colori strani come se fosse stata fatta applicando dei filtri all’obiettivo, in più in basso aveva una scritta.

Chiara incuriosita si avvicinò per leggere.

Mistyc Legolas recitava la scritta più grande che sembrava dipinta, mentre più in basso in piccolo c’era una specie di dedica fatta con un semplice pennarello nero: Al ragazzo con l’animo di un elfo, sperando che si ricordi sempre com’era in questi giorni, e ne conservi l’entusiasmo e la purezza nel lungo cammino della vita e del successo che gli auguro con tutto il cuore. Viggo.

Non aveva neanche finito di leggere quando sentì qualcosa strusciarsi contro le sue gambe si girò e notò Sidi che la guardava scodinzolando. Sorrise e si mise a carezzargli la testa. Il cane sembrò gradire e gli puntò le zampe addosso tirando fuori la lingua come per incitarla a proseguire nel fargli le coccole.

 

Fu così che la trovò Orlando, a sedere in terra, anzi semi sdraiata, con Sidi tra le gambe che le leccava il mento, mentre lei ridendo per il solletico, gli carezzava la testa e gli grattava la pancia.

Rimase un attimo immobile e silenzioso a guardare quella scena mentre le labbra gli si incurvarono in un sorriso spontaneo. Era davvero un’immagine piacevole oltre buffa, ma anche dolce.

“Ecco il the!” disse infine per richiamare l’attenzione della ragazza.

Chiara alzò la testa e visibilmente imbarazzata per essersi fatta beccare per terra scattò in piedi.

“Grazie” disse mentre Sidi che aveva seguito il suo esempio si era messo nuovamente a strusciarsi contro le sue gambe dandogli anche delle piccole testate affettuose.

“Prego” rispose prontamente il ragazzo “Vieni a sederti sul divano, mica lo vorrai bere in piedi?” aggiunse poi.

Chiara un po’ titubante lo raggiunse. All’improvviso realizzò di essere rimasta e di aver fatto un’enorme sciocchezza, ma ormai era troppo tardi. Sarebbe passata da stupida ad andarsene a quel punto, quindi non le rimase che sedersi su quel divano che per fortuna era ben grande e le permise di poterlo fare ad una certa distanza di sicurezza rispetto ad Orlando.

Sidi prontamente si posizionò in mezzo a loro.

“Quanto zucchero?” chiese il ragazzo che aveva notato con lieve disappunto la distanza a suo parere chilometrica che lei aveva messo tra loro, a cui Sidi aveva aggiunto un bel carico da novanta piazzandosi nel mezzo.

“Tre cucchiaini” rispose lei.

Presero a sorseggiare il the che tra l'altro era aromatizzato al mandarino in maniera abbastanza silenziosa. Chiara era piuttosto nervosa e anche abbastanza in collera con se stessa per come si stava comportando, Orlando invece non sapeva proprio da che parte iniziare la conversazione. Era molto contento che fosse rimasta, ma era anche agitato, temeva di fare qualche passo falso e non poteva proprio permetterselo.

“Ti piacciono gli animali eh?” disse alla fine per rompere quel silenzio che stava diventando pesante.

“Sì molto, anzi a proposito scusa se mi sono rotolata per terra come una deficiente il fatto è che a volte mi lascio prendere dalle cose senza rendermi conto”.

“Scusa di che?” le fece lui sorridendo “Anzi è stato un gesto molto carino”.

“Ma non molto educato” puntualizzò lei.

Lui aggrottò la fronte facendo un’espressione simpaticamente contrariata “Guarda che non ti devi mica censurare con me! E che sarà stato mai!”.

Censurare! Proprio quello invece dovrei fare, altro che! pensò tra se e se Chiara riflettendo. A lui, invece, sorrise appena senza dire nulla continuando a sorseggiare il suo the.

“Tu sei una persona complessa e particolare” commentò Orlando scrutandola da sotto le lunghe ciglia mentre continuava a sorseggiare con calma il suo the. Era  come tentasse di capire e di scovare qualcosa dentro i suoi occhi, quindi proseguì  “Direi che sei una persona estremamente interessante. Insomma mostri dei lati piuttosto forti e piuttosto duri del tuo carattere, ma se ti si osserva a fondo escono fuori come dei piccoli raggi di luce che fanno capire che sotto c’è dell’altro. Ad esempio tanta dolcezza”.

“Secondo me lavori troppo di fantasia” disse subito la ragazza come per troncare quella disamina che in effetti oltre ad averla colpita la stava mettendo in grande agitazione, disagio, accrescendo la sua voglia di fuga.

“Eppure sono convinto di non sbagliarmi” ribatté lui sicuro. “Vedi Chiara se io mi sono inventato tutte queste cazzate per poter continuare a vederti, per mantenere un contatto con te c’è un motivo ben specifico. Io voglio conoscerti a fondo. E’ così difficile incontrare persone interessanti e stimolanti e tu sei entrambe le cose” concluse alla fine.

Chiara sentì l’urgenza impellente di ridimensionare quell’idea che lui si stava facendo. Il fatto che la stesse mettendo a nudo così chiaramente e così in fretta la terrorizzò. Non era pronta per una cosa simile e con lui men che meno, doveva assolutamente porvi rimedio.

“Guarda che ti sbagli! Già a suo tempo ti dissi che sono una persona comune che più comune non ce n’è! Quindi ti prego, niente commenti romanzati su ipotetici lati interessanti e nascosti della mia non affascinante, ma normalissima personalità!”.

Orlando fece una risatina.

“E se non ricordo male io a suo tempo risposi che dovevi far giudicare a me e io sono sempre più convinto di quello che dico. Ho l’occasione di incontrare un’infinità di persone il novanta per cento delle quali è di un noioso e di un triste veramente ammorbante! E guarda che non parlo solo di donne!” puntualizzò puntandole l’indice contro per dar maggior enfasi al concetto a ciò che stava dicendo.

Chiara si perse ad osservarlo. Si era nuovamente messo a gambe incrociate e adesso gesticolava vistosamente accompagnando ogni singolo concetto con un movimento delle mani e svariate espressioni talvolta buffe, talvolta serie e talvolta complici. Sprizzava energia e vitalità oltre che una forte carica d’entusiasmo.

“Insomma non sanno parlare d’altro che del niente più assoluto. Sembrano una schiera di replicanti. Capisci bene che quando hai la fortuna di poter interagire con una persona che trasmette qualcosa cerchi di non fartela scappare” stava appunto dicendo Orlando mentre Chiara lo osservava.

“Hai ragione! Sul fatto che la maggior parte delle persone è noiosa e scontata volevo dire” si affrettò a puntualizzare Chiara, era pienamente d’accordo con lui.

“Ottimo!” fece il ragazzo sorridendo sornione “Un bel punto in comune”.

“Credo che sia comune a molte persone, insomma mica tutti saranno superficiali e scontati” disse Chiara per smontarlo, non voleva comunque dargli troppa corda.

“Beh, è indiretto ma mi hai fatto un bel complimento. Grazie!” rispose lui niente affatto smontato.

Chiara lo guardò lievemente perplessa era come se il suo viso esprimesse una muta domanda tipo: Ma che stai dicendo?

“Se non sbaglio…” cominciò a dire Orlando con aria furbescamente saccente “Hai appena detto che sei d’accordo con me, come del resto lo sarebbero tutte le persone che non sono superficiali e scontate. Ergo io rientro nella categoria dei NON superficiali e dei NON scontati!” concluse mettendo le mani con i palmi rivolti verso l’alto e facendo un sorrisino strizzando gli occhi.

A Chiara pur non volendo scappò da ridere e scrollò la testa.

“Sei proprio un fenomeno” le scappò detto.

Orlando alzò un sopracciglio e facendo un’aria fintamente snob si lustrò le unghie sulla maglietta quindi ci soffiò sopra e fingendo di costatarne la lucentezza disse dopo essersi schiarito la voce “Yeah! Un vero fenomeno!”

“Sì ma da baraccone però!” disse ridendo forte senza riuscire a trattenersi Chiara, era stato davvero più forte di lei, la sua ironia pungente era schizzata fuori senza ritegno.

“Porta rispetto donna!” aveva fatto finta di risentirsi lui facendole gli occhiacci.

E da lì s’erano scambiati una serie di battutine finto acide finendo sempre ridacchiare impunemente.

Come magicamente la tensione si era allentata e ora stavano interagendo con rilassatezza e spontaneità. Ad un certo punto quando Sidi, che era stato ignorato da troppo tempo da entrambi, scese dal divano con fare un po’ indispettito, Orlando colse al volo l’occasione per accostarsi appena più vicino a Chiara, lei però schizzò veloce in piedi e molto nervosamente disse “Sarà meglio che vada”.

“Come?” fece lui abbastanza deluso “Sei appena arrivata e poi…” ti avevo prenotata per tutta la sera accidenti! ma ebbe l’accortezza di tenersi per se l’ultima parte della frase.

“Insomma visto che questo è un lavoro fasullo” puntualizzò Chiara con lieve rimprovero “Sarà meglio che corra a casa, ho un sacco di cose da fare”. Era una bugia, ma qualcosa doveva pur dire per poter andarsene da lì.

Orlando nonostante fosse molto deluso da quell’uscita improvvisa tirò fuori uno stentassimo Va bene, ma non demorse e mentre l’accompagnava alla porta seguito da Sidi le disse: “Allora… amici?”.

La ragazza lo guardò titubante era in grossa difficoltà avrebbe voluto tutto e il contrario di tutto al tempo stesso.

“Non so… non credo che sarebbe saggio e…”.

“E dai! Abbassa la guardia!... Solo un pochino” disse lui avvicinando l’indice al pollice, strizzando appena gli occhi e sfoderando un sorriso complice.

Chiara sospirò “Vedremo…” disse infine, le rimaneva difficile essere drastica aveva certi modi di fare così carini a volte che quasi quasi veniva naturale assecondarlo.

“Bene!” fece lui appoggiandosi alla porta mentre lei era già sul pianerottolo “Ti chiamo in settimana così usciamo” concluse tranquillo.

“Ho detto vedremo… non ho detto sì!” puntualizzò lei.

“Va bene ma tanto sappiamo già che sarà così, che male c’è ad uscire non ne convieni?”.

Lei che era quasi all’ascensore si girò, lo guardò per un attimo con un’espressione che a lui parve vagamente divertita, poi però lo rimbeccò “Tu hai un grande difetto, dai troppe cose per scontate, ho detto e ripeto:… vedremo…” ed infilò svelta nell’ascensore.

Vedremo… vedremo… commentò tra se e se Orlando.

Non era molto, anzi se fosse stato un tipo pratico si sarebbe già scoraggiato, ma per come la vedeva lui quella sera aveva fatto un passo avanti, certo era solo un passettino, ma pur sempre in avanti ci tenne a rimarcare a se stesso e sospirando appena rientrò in casa. 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Ciao a tutti! ^___________^ buon inizio settimana!

Grazie Lili, e sì! forse in un certo senso in questa fic Orlando appare un pò arrogantello, ma i perfettini non ci piacciono vero? :P In quanto ad assecondarlo... beh... TUTTE noi lo asseconderemo volentieri :P

Grazie Fr@ ( ci mancherebbe altro che non ti ringraziassi scherzi vero? ^_^) mmmm... questa situazione in cui ti sei trovata è un pò spiacevole, io posso solo dirti che chi non ti vuole non ti merita capito? E le tue recensioni 'parlate' ti ripeto che sono ganzissime! ^________^

Grazie Vale! Oh mamma son senza parole GRAZIE per gli splendidi complimenti, mi fai arrossire nè! *__*

Grazie Roy  tessssssssssssssssora, stasera forse  e RIBADISCO forse, mi 'odierai' più del solito ^^""" (Moon preoccupata de vedesse arrivà la Roy a casa bastone-munita!... ARG!)

Grazie Julie e scusa se ancora non ti ho risposto alla mail provvederò quanto prima appena ho un nano secondo di tempo per poterti dedicare il tempo che meriti! Son felice che il cap. ti sia piaciuto un abbraccione!!

Grazie anche ad Azu e Sara che seguono le mie elucubrazioni mentali! ^__________________^

E buona lettura a tutti!

 

Capitolo Ventuno

 

 

Una cosa Orlando l’aveva giustamente intuita: c’era effettivamente stato un piccolo passo avanti; ma la faccenda non si fermò lì.

Un passo dopo l’altro il suo rapporto con Chiara si era notevolmente evoluto. Ovviamente era evoluto unicamente da un puro e semplice punto di vista amicale, ma ad un mese da quell’incontro a casa del ragazzo si poteva dire che stavano diventando buoni amici.

Tra di loro c’era feeling ed un’intesa ottima. Si vedevano spesso e frequentemente, ciò accadeva a casa d’Orlando, ma più spesso di sua sorella, o addirittura da Chris. Avevano formato una sorta di combriccola e almeno una volta a settimana si ritrovavano a cena insieme a casa di qualcuno. Non era raro che Chiara ed Orlando si vedessero anche da soli, ma mai in casa quanto piuttosto fuori. Spesso andavano al parco con il cane e chiacchieravano veramente tanto, oltre a ridere scherzare e naturalmente a punzecchiarsi. Si piacevano e molto, lo sapeva lui e lo sapeva lei, ma c’era una linea di demarcazione che non andava superata, non faceva piacere a nessuno dei due, ma così era e doveva essere e loro si attenevano a questa tacita regola. Il fatto che tra loro non ci fosse niente più che una semplice amicizia riusciva, anche se in maniera del tutto palliativa, a tacitare in qualche modo la coscienza di Chiara. Tutte le volte che le capitava di parlare con Isabella, si sentiva come una specie d’essere viscido e molliccio, ma non riusciva a dirle niente, per telefono le rimaneva ostico e continuava a rimandare e a rimandare. L’amica nell’ultima chiamata l’aveva messa al corrente del fatto che appena possibile sarebbe ritornata a Londra. L’esame era andato male e lei doveva ridarlo, dopo di che, una volta che lo avesse superato, si sarebbe precipitata da lei. Chiara era combattuta tra il desiderio di vederla quanto prima e la paura di averla di nuovo a casa sua, se ci pensava si agitava enormemente, quindi cercava di pensarci il meno possibile. Avrebbe affrontato la situazione al momento opportuno.

Quella sera proprio durante una di quelle famose cene a casa di Samantha, Orlando beccò Chris che stava in beata contemplazione del fondoschiena di Chiara mentre la ragazza stava apparecchiando la tavola. Si avvicinò all'amico e incrociando le braccia al petto con varia di vago rimprovero gli fece: “Beh?”.

Chris si girò di scatto e rispose “Ma lo sai che la tua italianina c’ha proprio un bel…”

“Chris! E dai!” lo interruppe Orlando leggermente infastidito.

“Via non mi dirai che non te n’eri mai accorto vero?” rispose scettico Chris.

“Secondo te?” disse contrariato l’altro “E’ armonicamente tondo e  proporzionalmente perfetto, oserei dire quasi artistico…” aggiunse Orlando accompagnando la descrizione di ciò che diceva con gesti delle mani che sembravano accarezzare un’ipotetica sfera.

“Ammazza oh! Ci stai facendo un poema!” scappò detto a Chris.

“Vaffanculo!” si risentì Orlando “La colpa non è mica tua, ma mia che ti do spago!”

“Nervosino eh?” ridacchiò Chris “Certo che guardare e non toccare è roba da crepare!” sentenziò sghignazzando ulteriormente.

Orlando stava per dare una rispostaccia all’amico quando furono interrotti proprio da Chiara “Voi due fannulloni, che avete da borbottare? Se ci deste una mano sarebbe meglio”.

“Stavamo parlando di cu…” disse Chris che fu prontamente interrotto da Orlando, il quale, dandogli una gomitata in un fianco lo mise a tacere e corresse subito la frase “Cucchiai! Parlavamo appunto di quali usare per gli spaghetti”.

“Cucchiai? Per gli spaghetti? Ma non se ne parla neanche, gli spaghetti si mangiano categoricamente con la forchetta” disse Chiara quasi scandalizzata “Voi stranieri non li sapete proprio gustare… cucchiai… puah!”.

“Quando lo dico io che  mio fratello è un caprone ho le mie ragioni” commentò  intromettendosi Samantha.

“Zitta tu, mucca!” rispose Orlando alla sorella.

“Ma come sei sempre gentile eh?” si risentì Samantha verso il fratello.

Lui la guardò e poi disse: “Se hai messo su tutta questa latteria non è mica colpa mia!” ribatté Orlando.

“A qualcuno piace, la mia latteria!” disse la ragazza volgendo lo sguardo verso il suo ragazzo il quale le restituì un’occhiata amorevole.

Orlando storse il naso, quel Rey non lo reggeva proprio, in realtà era davvero piuttosto geloso della sorella. “I gusti so gusti” sentenziò poi saccentemente, ma non fece in tempo a dire altro perché un cuscino che qualcuno aveva preso dal divano gli arrivò dritto in faccia.

“Ha ragione tua sorella! Sei proprio un caprone!” si sentì dire dalla lanciatrice del suddetto cuscino cioè Chiara “Guarda di chiacchierare meno e di fare qualcosa principino!” lo redarguì sfottendolo un po’.

Orlando stava per partire con la contro aerea ovvero stava per rimandare il cuscino al mittente, quando sua sorella lo fermò “NO! Chiara è vicina alla tavola se becchi i piatti e i bicchieri fai un macello”.

Orlando abbassò il braccio con l’arma impropria sbuffando appena “Però non vale! Voi due vi alleate sempre, due contro uno non è mica leale!”.

“Ma povero piccolino! Ma che donnacce cattive che gli fanno tutti i dispettacci!” lo canzonò sua sorella afferrandogli il naso tra l'indice ed il medio e scrollandolo ben bene.

“AHIA!” fece lui indispettito “Mi hai fatto male al naso!” grugnì poi massaggiandosi la parte lesa.

Tutti gli altri risero e Orlando fece una boccaccia di disappunto “Sì, ridete, ridete pure del dolore altrui, brutti insensibili!”.

Proprio in quel momento Chiara gli piazzò in mano due bottiglie e gli disse “Vedi di smettere di lagnarti e metti queste in tavola”.

“Ma mi ha fatto male davvero!” rispose lui facendo il broncio.

“Si vede che te lo meritavi!” gli rispose la ragazza trattenendo a stento una risatina.

“Sei senza cuore tu!” l’accusò il ragazzo facendo il contrito.

“No, sono solo sincera! ” rispose Chiara dalla tavola dove stava posizionando i tovaglioli.

E quella più o meno era una serata tipo.

Si divertivano un sacco si sfottevano tutti fra se, poi mangiavano allegramente e passavano il tempo a parlare, oppure a guardare qualche film, qualche volta giocavano a carte, ma era raro visto che finivano sempre con il bisticciare perché tutti volevano vincere, in particolare Orlando che se per caso perdeva le inventava di tutte, attivando anche ad accusare gli altri di barare.

Erano serate estremamente piacevoli e rilassanti anche se da un certo punto di vista per qualcuno erano anche una specie di sottile tortura.

Lo avevano capito tutti. Tutti si erano perfettamente resi conto di come certe volte Orlando e Chiara si guardavano. A turno li avevano beccati persi nell’osservare lui lei e lei lui, e poi come se non bastasse si punzecchiavano in continuazione era tutto un botta e risposta. Flirtavano smaccatamente, ma al di là di quello il niente più assoluto.

Una volta che la stava aiutando a mettere i piatti in lavastoviglie Chris non poté fare a meno di parlarne con Samantha.

“Certo che Orlando s’e preso proprio una bella tranvata!” commentò il ragazzo.

“Penso proprio di sì” affermò asciutta Samantha.

“Io però mica li capisco quei due, insomma si piacciono da morire ma non si mettono insieme mah!”.

“E’ una cosa loro Chris, non tocca a noi né giudicare né dobbiamo intrometterci”.

“Capisco ma ammetterai che sono strani forti però!”.

“Avranno sicuramente le loro buone motivazioni e NON sono affari nostri” tagliò corto Samantha.

Chris capì l’antifona e cambiò argomento di conversazione.

Immancabilmente alla fine di ogni serata Orlando accompagnava Chiara a casa si salutavano normalmente con uno scambio di baci sulle guance e un semplice Buonanotte alla prossima, ci sentiamo. E immancabilmente una volta solo in macchina Orlando sbuffava come un mantice metteva in moto e si allontanava abbastanza frustrato. Più o meno lo stesso era per Chiara anche se lei la prendeva con una punta in più di filosofia.

 

Era passata più di una settimana dall’ultima volta che Orlando e Chiara s’erano incontrati, per una serie d’impegni reciproci non si vedevano quindi da diversi giorni e lui friggeva. Era sabato pomeriggio piuttosto tardi e manco a farlo apposta il cielo di Londra sembrava ancora più grigio del solito pensò sconsolato Orlando buttando un’occhiata fuori dalla terrazza.  Quella che stava volgendo verso sera, visto che erano quasi le sei del pomeriggio, era stata una giornata decisamente uggiosa. Aveva cominciato ad  essere insofferente fin dal primo mattino. Ne aveva inventate di tutti i colori per distrarsi. Era uscito ed era andato in centro a fare shopping, ma non aveva trovato nulla di nessun genere da comprare. Aveva telefonato a Chris, ma era impegnato, aveva telefonato allora a sua sorella, ma era con il salame alias Rey il suo fidanzato. Aveva chiamato un’infinità di gente, ma non si sa come erano tutti occupati. Gli era montato il nervoso ed andato a pranzo fuori da solo. Finito il pranzo il problema gli si era ripresentato pari pari: che cosa fare?

Così era tornato a casa aveva messo su a turno quindici dvd che sistematicamente aveva spento tutti e quindici tra la seconda e la quinta scena. Aveva aperto tre libri e lette complessivamente undici pagine. Si era rotolato per quasi un’ora e mezza con Sidi per terra  poi stremato si era arreso all’evidenza: voleva vederla.

 

Chiara era in casa, nessun lavoro per quel sabato, nessun programma specifico, solo una sottile malinconia, dettata forse dal plumbeo grigiore che avvolgeva la città rendendola un po’ triste. Aveva sbrigato qualche faccenda domestica ma non aveva più voglia di far niente. All’improvviso per tirarsi un po’ su le venne un'idea. Controllò se aveva in casa il necessario.

Ummmm fece guardando tra gli sportelli Bene! La farina c'è, le uova pure… la nutella non manca mai… e sia crepes alla nutella in arrivo! Almeno che il palato abbia sua soddisfazione! si disse fra se e se mettendosi subito all'opera.

Ne aveva già fatte un paio, ma avendo solo una padellina molto piccola per soddisfarsi ne avrebbe dovute fare almeno quattro o cinque quando sentì il campanello suonare. Rimase sorpresa, controllò l’orologio erano quasi le sette, chi mai poteva essere a quell’ora e per giunta di sabato? Svelta levò la terza crepe dalla padellina perché non si bruciasse riproponendosi di spalmarci la nutella sopra dopo aver aperto la porta, cosa che fece correndo visto che chi suonava sembrava un tantino insofferente ad aspettare. Era già la terza volta che il campanello trillava.

Quando aprì e si trovò davanti Orlando con una faccia parecchio strana rimase perplessa. Non si era mai presentato a casa sua, tanto meno senza preavviso, pareva nervoso, ma forse era più insofferente che nervoso.

Il ragazzo si grattò il collo e disse: “Ciao… passavo di qua… ho pensato di farti un saluto… ti… ti dispiace?”.

Bugiardo! pensò bonariamente subito lei, ormai un pochino aveva imparato a conoscerlo.

“No… non mi dispiace, anche se lo trovo… come dire… un po’ insolito ecco!”.

I patti non erano mai stati specificati esplicitamente, ma erano abbastanza chiari: niente situazioni a rischio! Evitare accuratamente incontri a due chiusi tra quattro mura dove l’interazione è giocoforza ravvicinata, del resto si sa è noto a tutti, MAI mettere la paglia vicino al fuoco!

Tutti discorsi molto razionali e saggi, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e Chiara era propria in quello stato d’animo lì, sapeva che farlo era probabilmente sbagliato, ma era troppo felice di vederlo per mandarlo via. Lo fece accomodare  e lui la seguì fino in cucina. Chiara cercò di tranquillizzarsi dicendosi, o meglio raccontandosi, che bastava essere attenti e sarebbe stato un incontro come tanti altri. Bastava solo usare il buon senso.

“Mmmm che profumino!” commentò Orlando che una volta dentro s’era subito rilassato “Ma che stai facendo?” chiese poi curioso.

Lei sorrise versando nuovamente il composto nella padellina.

“Crepes alla nutella! Assaggiane una, sono lì, sul tavolo” gli disse lei indicandogliele.

Orlando prima di farlo la osservò un attimo, era in perfetta tenuta casalinga: tuta e capelli legati alti con una specie di bastoncino, senza un filo di trucco e con ai piedi delle ciabatte  a forma di ranocchia. Obiettivamente era quanto di meno eccitante ci potesse essere, ma non per questo lui non ne rimase attratto comunque, la trovò semplicemente adorabile; tutta presa a fare quella crepe, seria ed impegnata come se facesse chissà quale opera d'arte. Si scrollò appena e prese con le mani una delle crepes infilandosela tutta in bocca. Non appena la fine sfogliò gli si sciolse in bocca liberando il morbido cioccolato, mugolò per il gustoso piacere che la fine bontà di quello strano dolce gli aveva dato. Quella roba era semplicemente fantastica.

“Ma è buonissima!” commentò estasiato con la bocca ancora piena e la nutella che faceva capolino agli angoli della bocca impiastricciandoglieli.

“Ma che tipo di cioccolata è questa?” chiese molto curioso, non l’aveva mai assaggiata prima.

“E’ nutella: crema alle nocciole e lì, sempre sul tavolo, accanto alle crepes” rispose la ragazza spegnendo il gas e togliendo con delicatezza l’ultima crepe che aveva fatto per andare poi a farcirla.

Orlando come fanno i ragazzi piccoli, prese ed infilò un dito nel barattolo, portandoselo poi alla bocca.

“Cavolo se è buona!” commentò sempre più estasiato.

“Però così non si fa!” lo brontolò lei “Almeno usa il cucchiaino! Avrai sicuramente le mani sporche!”.

“Scusa” fece lui con aria  colpevole ripulendosi l’indice.

A sua volta Chiara sentì il bisogno di una dose di nutella, affondò il cucchiaino nel barattolo e se lo ficcò in bocca, nel farlo, come lui, finì con l’impiastricciarsi tutto il labbro superiore.

Lui la guardò e rise. Poi non si sa come smise di ridere e diventò serio di colpo. Si guardarono per un secondo poi lui con molta delicatezza con la bocca si avvicinò al labbro impiastricciato di lei e con una specie di bacio, succhiandolo appena tirò via la nutella.

Si ritirò quasi subito e guardandola molto intensamente disse: “Lo so, non lo dovevo fare, ma è stato più forte di me… colpa della nutella… credo”.

Lei che era rimasta letteralmente senza respirare passò istintivamente senza neanche rendersene conto la lingua proprio dove prima c’erano le labbra di lui.

E porca miseria! La lingua di fuori no però! pensò costernato Orlando non sapendo più che fare per dominarsi, la voce di lei lo riportò per un attimo sulla terra. “Credo… credo di  riuscire a comprenderlo” disse in un soffio.

“Ah… sì?” fece lui abbastanza stuzzicato da quella risposta.

Chiara annuì solamente con la testa. Orlando non si chiese se comprendeva il fatto che se non la baciava scoppiava o se piuttosto lei si riferisse all’irresistibilità della nutella. In vero non gliene importò proprio niente e seguendo il suo desiderio cominciò a tempestarle le labbra di baci e bacetti, talvolta soffermandosi appena come se le assaporasse.

“Dovresti… smetterla…” riuscì a dire lei ad un certo punto ancora labbra contro labbra, con il fiato corto e le gambe molli.

“Sì… dovrei…” le rispose lui, continuando però imperterrito. Poi sempre senza fermarsi aggiunse “Ora… ora smetto”.

“Bravo… e… grazie… per la… comprensione” sussurrò lei sempre senza staccarsi dalla sua bocca.

“Prego…” fece lui “Sono… MOLTO… comprensivo… anche troppo… a volte…”. Ed intanto continuava a baciarla.

“Allora?…” fece lei ad un certo punto lasciandolo comunque fare.

“Ti prego… sii comprensiva anche tu… giuro… trenta secondi e… smetto” le rispose. Non riusciva proprio a fermarsi.

“Ma… trenta secondi…” sussurrò Chiara con tono incerto senza riuscire a finire la frase.

“Comincia a contare” le consigliò Orlando staccandosi appena dalla sua bocca “Vedrai che durano poco poco” e riprese a sbaciucchiarla di nuovo.

Uno, due, tre,… quindici, sedici… ventisette, ventotto, quaranta…   quarantacinque… cinquanta…    cinquantatre…

Ad un certo punto Chiara smise del tutto di contare e si abbandonò a lui che nel frattempo l’aveva tirata a se stringendola tra le braccia e baciandola profondamente e con un intensità che le fece dimenticare chi fosse e dove si trovasse.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Ciao a tutte le nutella fans!!! :P

Ragazze mi fate morire!! ^___________________^

 

Grazie Fr@ ma cerrrrrrrrrrrrrrto che DEVI provare i benefici effetti nutellosi! E chi dovrebbe pensar male scusa? pensa male che si comporta male dai retta a me nutellalo!!! :P Tranqui la storia dura ancora un bel pò ( me sadica!! No non è vero!! Me angelo!! ^O^) Isabì... Isabì.... mmmm... no posso parlare!

Grazie Lili ^___________^ me felice di farti 'penare' ( in senso buono ovvio!!!) sono felicissima che hai apprezzato l'altro cap. ora vedremo che ne pensi di questo (me lievemente preoccupata ^_^)

Grazie Roy  ti annuncio ufficialmente che me stò ad applicà pe fatte morì!!! :P ( per fortuna che non sai di preciso dove abito o me meneresti di sicuro!) E poi donna mia siamo pure empatiche mìììììììììììììììì nun me fà parlàààààà!!

Grazie Julie .... AH Però!!!!!!!! I miei complimenti zitta zitta ce stai a proporre a tutte quante un nutella orgia party ai danni di Or'lendo #_________# ( nd di Orlando: boneeeee!!!!!!!!! Calmine eh!!!!! Che tutte insieme mica ce la fò a reggervi eh!!!! [Orlando un tantino preoccupato]) GRANDE Julie!!!!!

Grazie Vale! Oh mamma son senza parole GRAZIE per gli splendidi complimenti, mi fai arrossire nè! *__*

Grazie Orlando4ever vedo che l nutella ha coinvolto anche te, sono felice che la storia ti piaccia e grazie davvero per gli splendidi complimenti!! *___*

Grazie Vale! Tesora mia Moon è very dispiaciuta de fatte rosicà *____________* non è nelle mie intenzioni sigh! E' ufficiale TUTTE vorremo essere Chiara e chissà magari un giorno ognuna di noi sarà 'Chiara? con il suo 'Orlando'. 

Se potessi ve lo regalerei a tutte Orlando, OVVIAMENTE prima però gli farei il 'tagliando!' ^_____________^

Buona lettura a tutti!

 

Capitolo Ventidue

 

 

Dalla cucina dove erano rimasti non si sa per quanto tempo a baciarsi, Chiara ed Orlando erano finti in camera.

Si erano lasciati cadere seduti sul letto abbracciati continuando a baciarsi. Chiara sentiva il naso di Orlando contro il suo e sentiva il suo respiro carezzarle la pelle vicino alle narici. Sentiva le sue labbra morbidamente a contrasto con le proprie mentre le loro lingue senza posa s’incontravano, s’intrecciavano, per poi staccarsi un attimo e ricominciare tutto da capo. Aveva i brividi e non capiva più niente. Quel ragazzo baciava divinamente bene e lei non voleva che smettesse.

Orlando dal canto suo a tutto pensava meno che a smettere. Finalmente poteva baciarla e l’avrebbe baciata fino a consumarla. Fino a farsi venire i crampi alle mascelle e non è detto che si sarebbe comunque fermato. Dire che gli piaceva farlo era davvero un eufemismo.

Ad un certo punto averla tra le braccia possedere la sua bocca e sentire il suo corpo contro il proprio, cominciò a non bastargli. Avvertiva come l’urgenza spasmodica di toccarla, di carezzarla.

La desiderava molto. Cercò di ragionare, cercò di dominarsi, ma Chiara non gli rendeva affatto la cosa semplice. Come aveva intuito c’era nascosta in lei una forte componente passionale e una volta allentati i freni era venuta prepotentemente fuori. Non che avesse fatto chissà che cosa, ma da come rispondeva ai suoi baci e da come aveva affondato la mano tra i suoi riccioli carezzandoli e a volte stringendoli tra le dita tirandoli appena, lo aveva chiaramente percepito.

Cominciò con il togliergli il bastoncino sciogliendoli morbidamente i capelli, ci passò poi una mano attraverso, continuando a baciarla e ribaciarla.

Ad un certo punto si fermò. Erano seduti uno di fronte all’altra. Chiara lo guardò, notò che aveva gli occhi che luccicavano ed il fiato corto.

“Mi manca l’aria” disse Orlando abbozzando un sorriso e appoggiando la punta del naso contro quello di lei.

“Anche a me e…” rispose lei sottovoce.

“E?” le chiese lui carezzandole la guancia con una mano e sfiorandole appena le labbra con un tenero bacio.

“Soffoco…” riuscì  a dire a stento lei che era davvero come soffocata una serie di sensazioni così violente e così forti che il cuore pareva le potesse scoppiare da un momento all’altro.

Molto lentamente, Orlando prese la cerniera della felpa della tuta di lei e l’aprì, quindi con delicatezza gliela fece scivolare fino agli avambracci, per poi sfilargliela del tutto. Sotto Chiara portava solo un reggiseno di cotone bianco. Un capo di biancheria semplicissimo, ma nel vederlo il ragazzo tremò, anche lui come lei sentiva i brividi corrergli su per la schiena.

“Va meglio ora?” le chiese come se il caldo che la faceva soffocare fosse stato da imputarsi all'abbigliamento.

“Io… non… si… e no” farfugliò la ragazza molto confusa abbassando leggermente lo sguardo e respirando sempre più a fatica.

Intanto molto velocemente anche lui s’era sfilato la sua maglia facendola volare da qualche parte rimanendo a torso nudo.

“Non voglio fare niente che anche tu non voglia fare” cominciò a dirle prendendole il mento con una mano ed obbligandola a guardarlo.

Chiara annuì come per rassicurarlo che aveva capito, ma non riusciva a connettere, non riusciva a parlare e soprattutto dentro lei urlava il desiderio di continuare, contro il quale si sentiva sempre più debole e sempre più impotente.

“Basterà che tu faccia solo un gesto e giuro che mi fermerò a qualunque punto saremo arrivati, mi fermerò… e questa volta parlo sul serio” disse Orlando con sincera fermezza. La voleva, ma desiderava che lei lo volesse altrettanto  e senza alcuna incertezza o paura.

Lei non si mosse, allora lui lentamente la fece sdraiare e prese a tempestarle il collo di baci, per poi scendere verso la gola per poi arrivare fino all’incavo dei seni, carezzandole lievemente la pelle, con la punta delle dita.

Chiara non lo fermò e come faceva lui gli restituì baci e carezze in ogni centimetro di pelle alla sua portata.

Accade quello che in quel momento entrambi desideravano più di ogni altra cosa, quello che forse malgrado tutto era davvero inevitabile, quello contro cui tutti e due, ma soprattutto Chiara, avevano combattuto una guerra impari. Non sempre la razionalità vince e talvolta controllarsi è davvero un’impresa che va al di là delle proprie forze.

 

Quando alle prime luci dell’alba Chiara si svegliò, si ritrovò contro il corpo nudo di Orlando che stava ancora dormendo. Per qualche secondo rimase immobile appoggiata contro di lui con gli occhi chiusi assaporando fino in fondo quella sensazione di meravigliosa beatitudine che stava provando, ma le durò veramente poco. Quasi subito fu investita da un violento malessere che prese ad opprimerle il petto. Sospirò appena, aprì gli occhi e alzò con circospezione il viso che era appoggiato contro il suo torace e vide che lui continuava a dormire profondamente, sembrava così sereno e dolce. Spiegare che cosa provò in quel preciso momento è quasi impossibile. In pochi secondi una miriadi di emozioni violente e contrastanti  si scontrarono in lei. La tenerezza, il rimorso, la gratitudine, il dispiacere, la felicità ed il dolore. Lui la teneva a se cingendole il corpo con  entrambe le braccia, ma abbastanza mollemente senza stringerla troppo, così Chiara con calma e circospezione riuscì a sgusciare dal letto senza disturbarlo.

 

Orlando si svegliò piuttosto tardi. Aprì gli occhi e li strizzò appena dato che la luce che filtrava dalla finestra lo infastidiva. Si passò una mano sulle palpebre stropicciandole appena, sbadigliò e si accorse di non avere nessuno accanto, istintivamente allungò il braccio sul letto. Niente. Chiara non c’era. Si alzò a sedere piuttosto sorpreso e lievemente infastidito di non averla lì con se. Provò a chiamarla, ancora niente. Velocemente si alzò si rivestì e fece il giro della casa. Niente di niente. Ebbe un moto di stizza, s’infilò in bagno e si lavò. Quando uscì entrò in cucina, dove tutto era rimasto come la sera prima comprese le crepes avanzate che non avevano poi più mangiato, si sedette e senza tanti complimenti le finì tutte.

L’aspettò per delle ore, ma Chiara non rientrò. Non si era portata neanche il cellulare dietro, così alla fine, spazientito e decisamente arrabbiato, Orlando aveva preso e se ne era andato sbattendo la porta. Mica la poteva aspettare all’infinito, si disse indispettito.

Chiara tornò a casa solo il giorno dopo ancora: il lunedì sera. Si era portata via il necessario e aveva dormito in un ostello. Non era in grado di affrontare Orlando e non era in grado di fare niente di sensato, quindi aveva pensato che la fuga ed il rinchiudersi in se stessa per riflettere fosse la miglior casa che potesse fare in quel frangente.

Quando rientrò a casa trovò tutto esattamente come l’aveva lasciato il giorno prima. Il peggio fu vedere il letto. Era ancora sfatto e lei vi si lasciò cadere sopra con disperazione, chiudendo gli occhi le sembrò quasi di rivivere quei momenti di appena quarantotto ore prima. Era così confusa, così fragile così turbata ed infelice.

Si domandò perché la sua vita doveva essere così complicata e così difficile. Ne aveva dovute affrontare di cose di brutte nell’ultimo anno ed era stanca ed avvilita, voleva solo un po’ di pace, una tregua, ma quella situazione era l’esatto contrario di ciò di cui aveva bisogno. Si Chiese per l’ennesima volta perché avesse permesso a se stessa che ciò accadesse, si domandò come avrebbe fatto adesso e mille altre cose ancora. Nonostante questo aveva dentro di se una voglia quasi struggente di rivederlo, anche subito se fosse stato possibile.

Non poteva immaginarlo ma lui stava per accontentarla.

Chiara aveva appena fatto una doccia aveva indossato la biancheria intima quando una scampanellata la fece sobbalzare. Immediatamente le saltò il cuore in gola, non c’era bisogno di essere veggenti per capire chi potesse essere. Erano quasi le dieci ed era rientrata da due ore dopo essere stata fuori casa un giorno intero. Aveva piantato Orlando da solo, sparendo senza neanche lasciargli un semplice messaggio. Le sue riflessioni ed il modo in cui il campanello aveva suonato potevano ricondurre ad una sola persona. S’infilò al volo una maglietta e un paio di jeans, quindi aprì la porta.

Come aveva immaginato era proprio lui, dire che era torvo era davvero dire ben poco, visto che la sua espressione era cupa e rabbiosa.

“Che razza di comportamento è questo?” mugugnò il ragazzo irrompendo in casa accigliato e molto contrariato. “Quando mai una donna abbandona un uomo nel letto scappando? Non è nel naturale svolgersi delle cose! No signora!” le aveva detto smanettando, puntandole l’indice contro per finire col piazzandosi le mani sui fianchi guardandola malissimo. Era rimasto in silenzio solo un secondo poi aveva aggiunto sempre più torvo “Sono gli uomini che fanno queste stronzate non le donne cazzo!”.

Lei l’aveva fatto sfogare e sinceramente sapeva che aveva anche la sua buona parte di ragione, ma proprio non sapeva che dirgli, o meglio l’avrebbe saputo, ma stava così male che non le riusciva proprio parlare.

“Mi dispiace” tirò fuori a fatica Chiara infine. Aveva l’aria decisamente  colpevole e pareva smarrita, sofferente.

Lui per un attimo l’aveva guardata e aveva sentito il desiderio di abbracciarla stretta per confortarla e indurla con la dolcezza parlare, a spiegarsi, ma era talmente incazzato che questo pensiero gli volò via dalla testa in mezzo secondo.

“Ci credo che ti dispiaccia!” disse impermalito “Mi hai fatto sentire un completo idiota! Tutte quelle ore ad aspettare che ritornassi! Come se avessi commesso chissà quale nefandezza tanto da indurti a fuggire via come una ladra!”.

Non l’aveva proprio digerita.

Chiara deglutì avrebbe voluto dire qualcosa ma lui ripartì come un treno.

“Non riuscirai a farmi sentire in colpa” questa volta il tono di Orlando non era solo rabbioso, ma pareva anche piuttosto dispiaciuto e accorato come se la cosa lo toccasse nel profondo. “Lo volevi quanto me, e tu lo sai che è così! Ti ho detto che mi sarei fermato se solo avessi voluto che lo facessi, ma tu non hai voluto e  adesso per la miseria non pensare che io sputi sopra una cosa così perché non lo farò! MAI! E una delle cose più belle che mi siano capitate negli ultimi tempi e non lascerò che tu mandi tutto a puttane perché desideri farti consumare dai sensi di colpa! Sono stato chiaro?”.

Chiara lo guardò leggermente allarmata, capiva che fosse arrabbiato, ma le sembrava troppo enfatica ed esagerata la sua reazione. Come poteva credere che addirittura lui considerasse così importante quello che era accaduto? Qualcosa la faceva titubare. La sua naturale diffidenza la stava mettendo in guardia contro possibile false illusioni.

“Cerca di calmarti per favore. Hai ragione…”.

Lui la interruppe subito “Che ho ragione lo so  da me, non me ne faccio niente della ragione! Piuttosto voglio capire che ti passa per la testa. Voglio sapere quali sono le tue intenzioni”.

Erano domande più che legittime, meritavano risposte sincere e definitive, ma lei era come se fosse tirata da due parti in due direzioni, una opposta all’altra. Cominciò a tormentarsi le mani prima e i capelli poi, nel disperato tentativo di trovare una giusta via d’uscita.

Lui intanto la guardava serio, la fissava come se volesse capire, scoprire che cosa realmente pensasse e provasse in quel frangente.

“Il problema è che non c’è solo il nero ed il bianco” cominciò a dire Chiara cercando di spiegarsi “C’è una svariata gamma di sfumature nel mezzo e le cose non sono semplici come sembrano”.

“Questo discorso non mi dice niente” rispose lui.

“Ci sono un sacco di cose che tu non sai, tu non conosci che una piccola parte di me e comunque sai che questa cosa non doveva accadere. E’ stato solo un grosso sbaglio e non solo nei confronti di Isabella”.

A sentire quel nome Orlando diventò livido.

“Lo sapevo che l’avresti detto! Mi ci sarei giocato le palle! E’ ridicolo!” sbottò in malo modo “Isabì non centra niente con noi, NIENTE!” concluse molto arrabbiato.

“Come puoi dire una cosa simile!” saltò su Chiara “Ma non capisci che sono andata a letto con il ragazzo di cui lei è completamente cotta? E’ come se tu avessi fatto la stessa cosa Chris ti rendi conto o no?”.

Lui scrollò la testa con vigore “No, no, e poi NO! Tu ti stai confondendo alla grande. Sono due cose totalmente diverse. Isabì è cotta della mia immagine, non mi conosce per niente non ha la minima idea di chi sia io, mi ha visto poche volte il nostro rapporto è stato praticamente nullo, di pura cordiale formalità, se la vogliamo dire tutta non possiamo neanche considerarci amici, ma al massimo conoscenti! Lei è presa dall’idea che si è costruita nella sua testa come migliaia di altre ragazze nel mondo che si dichiarano innamorate di me e di quelli come me. Tu pensi davvero di aver tradito la tua amica?”.

“Si” rispose Chiara.

Lui la guardò in maniera indecifrabile.

“Tu non sei una stupida, però non vuoi ragionare, vuoi mandare tutto al diavolo? E’ davvero questo quello che vuoi?”.

Chiara non ripose la sua confusione mentale era davvero arrivata all’apice. Non ci capiva più niente e più lui parlava e più dubbi e incertezze crescevano.

Orlando, non sapeva spiegarsi esattamente ciò che stava provando in quel momento, forse un misto tra ira, impotenza, ma anche dispiacere e delusione. Quella ragazza gli piaceva, gli piaceva davvero e sapeva di essersi comportato più che bene, non riusciva a capacitarsi del perché lei mettesse tutti quei paletti, quando secondo lui avrebbe solo dovuto lasciarsi andare e vivere le cose con tranquillità, lasciando che facessero il loro naturale corso qualunque fosse stato.

Ad un certo punto visto che lei continuava a non rispondere perse anche l’ultima briciola di pazienza.

“Visto che non parli, visto che sembra tu non abbia voglia dirmi che intendi fare me ne vado. Non sono abituato a pregare le persone oltre certi limiti. Se mai ti si dovesse disannebbiare il cervello e mi volessi dare delle risposte SERIE sai dove trovarmi” e senza aggiungere altro se ne andò piuttosto in fretta.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Ciao e un abbraccio fortissimo a tutte!!! Siete fantastiche!!!!! GRAZIE!!!

In particolare:

Grazie Fr@ tranquilla sei libera di esprimere sinceramente il tuo parere e nessuno si offenderà, ci mancherebbe altro e poi sono personaggi inventati, spero solo di non deluderti! (me preoccupata un pochino!)  ^_^

Grazie tantissimo Lili,  dalle tue parole capisco che il mio intento è raggiunto e non sai che piacere mi fai.

Grazie Roy  peggio ti farò! :P( in senso buono ovviamente! Moon = angioletto! ^O^) battute a parte sono molto contenta che la storia ti abbia preso così tanto e sappilo, ma anche io soffro di sindrome dell'abbandono sigh!

Grazie Julie *______* le tue belle parole mi hanno fatto immenso piacere, sono davvero felice di sapere che stai apprezzando il tema trattato in questa fic.

Grazie Vale, un abbraccione sei troppo carina e mi fai dei bellissimi complimenti, ma non rosicare troppo però, mi raccomando ^________^ sennò me fai sentì in colpa!

Buona lettura a tutti!

 

Capitolo Ventitre

 

 

 

Il primo impulso che aveva avuto Chiara era stato quello di rincorrerlo, fermarlo, buttargli le braccia al collo, chiedergli di perdonarla e di rimanere con lei, ma ovviamente non lo aveva fatto. Non poteva per l’ennesima volta agire sull’onda dell’emotività e dell’istinto. Così era rimasta in casa a riflettere. Era davvero una situazione complicata. Prima di tutto a questo punto doveva assolutamente parlare con Isabella e doveva dirle la verità, chiarendo tutto, su questo non c’era da discutere. Poi c’erano tutta un’altra serie di cose da analizzare e valutare.

Era così triste e confusa, avrebbe tanto desiderato poter parlare con qualcuno, qualcuno con più esperienza di lei. Quella era una delle rare volte in cui sentiva terribilmente la mancanza dei suoi genitori, ma sua madre l’aveva abbandonata quando aveva dieci anni per trasferirsi in Germania con il suo nuovo compagno e lei non ne aveva quasi più notizie ormai da tanto tempo, mentre suo padre era in grossi guai con la legge e non aveva certo tempo per lei.

Dopo quello che era accaduto a suo padre era stata messa all’indice da tutti, per questo era scappata a Londra. Era sola come un cane, l’unica persona che le era rimasta amica era stata Isabella e lei l’aveva pugnalata alle spalle, o per lo meno era ciò che Chiara pensava. Nonostante avesse dei grossi sensi di colpa, se razionalmente si fermava a riflettere sul ragionamento che aveva fatto Orlando, una piccola parte di lei sapeva che lui non diceva poi cose tanto sbagliate, ma il punto era che comunque lei non sentiva la sua coscienza pulita. 

Il fattore più importante restava comunque ciò che provava in quel frangente. Era sicuramente una persona che aveva uno smisurato bisogno, d’affetto e amore che nascondeva dietro una maschera a volte di eccessivo rigore e scetticismo. A prima vista sembrava una ragazza forte decisa, una che non si lasciava incantare con facilità ed in parte era anche vero, ma c’era anche una parte in lei molto fragile, insicura, che la rendeva diffidente verso gli altri, ma allo steso tempo bisognosa di protezione, tenerezza e sicurezza. Era come se avesse sempre paura di essere tradita, abbandonata, come del resto le era in certo senso realmente capitato con i  suoi genitori i suoi amici e parenti. Alla luce di queste cose era piuttosto normale che a tutto potesse pensare meno che ad avere una storia con uno come Orlando. Neanche lontanamente poteva credere che un tipo come lui potesse essere un compagno per lei, già faceva fatica a poter credere che tra loro potesse nascere una vera amicizia figuriamoci altro. Però i suoi sentimenti per lui, contro ogni ragionamento razionale e contro ogni altra cosa, erano comunque sbocciati e fioriti. Chiara era piuttosto convinta, se non sicura, che con la volontà avrebbe potuto benissimo controllare la situazione, anche se poi era precipitata portando conseguenze inaspettate. In realtà però i problemi erano altri. Aveva ventotto anni, da quasi due era single; praticamente non aveva avuto più nessun tipo di contatto con nessun uomo. Viveva da sola a Londra e non aveva fatto grandi amicizie, la sua vita si divideva tra lavoro, studio e qualche sporadica uscita a parte la parentesi Isabella e ovviamente Orlando. Con lui nell’ultimo periodo aveva riscoperto come era piacevole ritrovarsi tra amici, per stare insieme condividendo, pensieri, parole, scambiandosi battute ed opinioni, per questo lei amava tanto quelle serate settimanali tutti in gruppo. Con lui poi aveva un feeling mentale ed empatico molto alto, per non parlare a livello fisico, che però non era per lei l’elemento primario. Si era accorta di essere completamente presa da lui solo dopo averlo conosciuto un po’ meglio e aver capito alcune cose del suo carattere e del suo modo di essere, quindi non era una semplice cotta o sbandata. Oltre a tutto questo lui aveva risvegliato quella femminilità che lei aveva tenuta nascosta  dentro di sé in una sorta di letargo, facendole provare di nuovo quelle sensazioni forti e dolci che l’avevano scossa nel profondo e alle quali non era poi tanto certa di voler rinunciare.

Il fatto strano è che a volte il cervello prende delle strane vie per condurre dei ragionamenti, probabilmente è colpa del subconscio che in maniera silente agisce su di esso, a Chiara stava più o meno accadendo qualcosa di simile. Era un po’ infantile come considerazione, ma lei cominciò a domandarsi se dopo tutto il fango che aveva ultimamente inondato la sua vita non fosse l’ora che le toccasse qualcosa di buono e di bello. Una specie di risarcimento insomma. Si domandò anche perché non potesse viversi la cosa come molte sue ex amiche, o comunque persone che conosceva, e cioè godersi le relazioni senza crearsi tanti problemi. Il mondo era pieno di gente che si frequentava andava a letto insieme fin che durava e poi tanti saluti, perché lei non poteva farlo?

Non poteva farlo perché ovviamente il suo modo di essere era diverso. Non che fosse una bacchettona, ma indubbiamente non riusciva proprio a scindere i sentimenti dai rapporti con l’altro sesso. Non era una scelta fatta a tavolino con consapevole razionalità, semplicemente lei era così, era la sua natura e la sua indole, ma si chiedeva se fosse possibile in qualche modo cambiarla. Se si guardava indietro e ripensava al suo rapporto con Andrea, il suo ex ragazzo, non poteva fare a meno di provare un forte senso di delusione. Quando, di fronte al primo reale problema, senza troppi complimenti l’aveva scaricata, convivevano e addirittura parlavano di matrimonio. Chiara aveva investito molto in quel rapporto ed era sinceramente innamorata non che convinta di ciò che faceva, lui evidentemente no. Lei era sempre stata fedele, comprensiva e disponibile, il suo ex come poi aveva scoperto in seguito molto meno di tutte e tre le cose. Lo stesso era capitato con le sue amicizie, aveva sempre dato tanto per ritrovarsi poi alla prima difficoltà, sola ed emarginata. La delusione più grande poi gliela aveva data suo padre che lei adorava e venerava. Non solo l’aveva ingannata facendole credere di essere un certo tipo di persona, ma l’aveva mortalmente ferita e delusa ponendola con il suo comportamento in una situazione molto difficile dalle conseguenze catastrofiche. Dopo tutte queste considerazioni, la risposta le venne spontanea, molto probabilmente aveva sbagliato nel modo di porsi e di agire e forse era giunta l’ora di dare una svolta alla sua vita. L’unico punto su cui continuò ad essere irremovibile fu il doversi chiarire quanto prima con Isabella.

Queste considerazioni non la abbandonarono per diversi giorni, nei quali visse una serie di  emozioni altalenanti e contrastanti restando molto indecisa sul da farsi e cambiando spesso opinione.

Alla fine decise che avrebbe potuto anche concedersi questo nuovo tipo d’esperienza, o almeno provarci, magari senza troppo forzare la mano e procedendo a piccole tappe per vedere se riusciva a viversela senza poi doverne pagarne troppo lo scotto.

Tutti questi pensieri, ragionamenti e riflessioni erano come una sorta di scudo paravento che le impediva di affrontare il fatto che nonostante avesse cercato di imporselo in tutte le maniere, non ce la faceva proprio ad allontanarsi da Orlando. Prendere ed escluderlo a priori  per sempre era presso che impossibile, era più forte di lei, di qualsiasi ragionamento e di qualsiasi altra cosa, e c’era poco da fare. Del resto domare i sentimenti e controllarli a volte è veramente molto difficile se non impossibile.

 

Orlando aveva avuto una reazione diversa. Come aveva in un certo senso promesso non aveva più fatto niente. Era abbastanza impermalito per il comportamento di lei che proprio non capiva e non giustificava. Gli sembrava un po’ troppo incoerente e decisamente sfuggente e si sentiva anche un po’ preso in giro. Non era abituato  a correre troppo dietro alle persone, specialmente alle donne, quindi cercava di darsi un certo tono cercando di non dare troppa importanza né a lei, né a ciò che era accaduto. In fondo poteva benissimo essere una storiella come tante, si ripeteva ogni qualvolta ci faceva mente locale. Per il resto faceva la sua vita di sempre cercando di rilassarsi e di godersi il suo riposo. A volte gli capitava di essere particolarmente irritabile e nervoso, ed era pure abbastanza misantropo e taciturno, ma subito cercava di darsi una scrollata mettendosi a fare l’idiota come per esorcizzare certi stati d’animo. Quel pomeriggio era una di quelle volte in cui aveva la luna abbastanza di traverso. La noia e l’insofferenza la facevano da padrone e così decise di portare il cane al parco tanto per fare qualcosa. Era una pessima giornata. A sprazzi pioveva ed il cielo era coperto e più cupo del solito quindi il parco non era molto affollato e sinceramente a lui faceva piacere. D’essere riconosciuto o fermato ne faceva volentieri a meno perché di sorridere a comando, essere gentile, fermarsi a fare foto e a firmare autografi non ne aveva proprio voglia.

Anche Chiara quel pomeriggio aveva deciso di recarsi a Kensigton Park. Lo aveva fatto di proposito con la speranza di incontrarci Orlando. Conosceva le sue abitudini e sapeva che ci capitava spesso specialmente nel primo pomeriggio. Non avendo da lavorare aveva tentato la sorte e poi fare quattro passi le avrebbe comunque fatto bene. Si diresse nella zona che sapeva essere maggiormente frequentata da lui, senza troppa fretta e cercando d riordinare le idee. Voleva che sembrasse un incontro fortuito perché desiderava che Orlando non desse per scontate alcune cose e anche perché ciò le avrebbe facilitato un approccio più tranquillo e meno impegnativo anche a livello di spiegazioni, che comunque in qualche modo gli avrebbe dato. Il problema è che quando il diavolo ci mette la coda le cose finiscono per prendere decisamente una brutta piega e questo fu più o meno quello che accadde.

Chiara lo vide da lontano che passeggiava piuttosto assorto nei suoi pensieri mentre Sidi gli trotterellava accanto, raccolse un po’ di calma e lo raggiunse

“Ciao” gli disse una volta che fu alle sue spalle, poi si mise subito a fare i complimenti al suo cane.

Lui che era sopra pensiero rimase piuttosto sorpreso e si girò di scatto. Vederla ovviamente gli fece molto piacere e la prima sensazione fu di contentezza, ma venne subito soffocata da una prepotente ondata d’orgoglio. Così il suo saluto fu cordiale ma abbastanza distaccato, cosa che ovviamente non sfuggì a Chiara. La ragazza si agitò subito, pensando che forse lo aveva disturbato, che forse la sua non era stata affatto una buona pensata e che forse sarebbe stato meglio chiamarlo per telefono e chiedergli se aveva piacere di vederla visto che lei voleva parlargli. Le si bloccò così la parlantina, perché mille pensieri e mille dubbi cominciarono ad opprimerla. Ne venne fuori così una conversazione fatta da uno scambio di battute stereotipate da conoscenti occasionali che appunto si incontrano e buttano lì due o tre frasi tanto per parlare del più e del meno.

Questa cosa fece ancora di più irritare Orlando che certo non poteva immaginare che lei era andata lì di proposito per vedere se lo incontrava, così quella che lui interpretò come fredda indifferenza da circostanza, gli fece salire il nervoso. Ovviamente si guardò bene da palesare i suoi reali stati d’animo, a vederlo sembrava la persona più tranquilla, del mondo.

Il peggio poi venne quando all’improvviso sbucò dal nulla Irinka. La giovane modella con la sua assistente personale era al parco per portare a passeggio il suo cane un levriero di nome Divine.

“Ahhh! Ma guarda chi si vede!” esordì con quella sua stridula voce dai toni così acuti che era una tortura per i timpani.

Madonna che palle! fu il primo pensiero che attraversò la mente di Orlando.

Ecco ci mancava solo la scopa di saggina! Ora siamo al completo fu ciò che pensò Chiara.

Al di là di queste considerazioni Orlando salutò molto affettuosamente Irinka e anche Chiara fu cordiale.

Irinka cominciò come suo solito a parlare come se fosse una macchinetta monopolizzando la conversazione e ovviamente rivolgendosi esclusivamente ad Orlando ignorando Chiara come se non fosse presente.

“Ho deciso di comprarmi un cane. Ora va molto di moda averne uno. Insomma diciamo che oggi sei out se non hai il tuo bel cagnetto!” cominciò col dire ridacchiando soddisfatta.

“Non saprei io li ho sempre avuti i cani” commentò leggermente caustico Orlando.

Chiara non parlava ed ascoltava.

“Io no, sono alla mia prima a esperienza. Certo ne occupo quando posso però devo dire che mi fa sentire più donna!”.

Chiara la guardò come se fosse rimbecillita e Orlando rimase perplesso. “Più donna in che senso?” non si poté poi trattenere dal domandarle.

“Oh!” fece Irinka dandosi un certo tono “Divine per me è come una figlia: e mia figlia, ha decisamente estrapolato dall’interno delle mie viscere, facendolo esplodere in maniera eccellente, il mio puro lato materno” concluse credendo, a suo parere, di aver usato un linguaggio molto forbito, che avrebbe dovuto, secondo lei, impressionare i presenti.

Chiara pensò che quella era davvero di fuori come un balcone e Orlando fece parecchia fatica a non farle una risata in faccia.

“Ah! capisco” disse invece il ragazzo e per canzonarla aggiunse con un tono serio “No, per me Sidi non è un figlio… casomai… un fratello ecco”.

Irinka fece una risatina e si produsse in quella che lei ritenne una simpatica ed arguta battuta di spirito, ma che risultò solo una cosa di cattivo gusto “Meno male… ihihihi… dato che è un bastardo è decisamente meglio che sia tuo fratello che tuo figlio… ihihihihi perché sarebbe figlio di buona donna ihihihihi… e tu probabilmente non saresti neanche il padre ihihihihi…”.

Quella battuta non sapeva di niente ed era anche piuttosto offensiva.

Lo sguardo di Orlando fu attraversato da un veloce lampo d’ira che però seppe tenere a bada facendo finta di niente.

Con Irinka c’era stata una storiella quando aveva poco più di venti anni che era durata appena qualche mese. Niente di serio, ma si domandò cos’è che l’avesse attratto di lei. Il punto però era un altro, stupida ed indisponente che fosse, in quel momento gli sarebbe potuta tornare molto utile, tramite lei poteva dimostrare a Chiara che di certo non gli mancavano le attenzioni da parte del genere femminile e di conseguenza che lei non era certo l’unica donna sulla faccia della terra, così si mise parlare con Irinka cercando di essere molto cordiale e fingendo interesse verso ciò che diceva dandole spago.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Buona domenica a tutti!

Eccomi qua a ringraziarvi di cuore a tutte! ^_______^

Grazie Fr@ e non ti preoccupare non avevo nessun motivo per prendermela per la tua recensione e poi sei sempre così carina! ^_^ Per rispondere alla tua domanda,non saprei di preciso nelle mie storie i personaggi femminili sono sempre diversi e ne ho descritti di tutte le età. Chiara dovrebbe essere coetanea di Orlando (che tra 2 mesi compirà 28 anni) oppure anche più piccola se si immagina questa storia nel futuro:  1-2 anni) Comunque l'età è un stato mentale, io non la trovo molto importante. Ho intenzione (non so quando) di scrivere una fic con Orlando e una donna che avrà 10 anni più di lui, mi piace  variare su temi diversi! E per concludere io ho avuto un esempio in casa, mio nonno era più piccolo di mia nonna di ben 11 anni eppure si sono amati per tutta la vita, questo per ribadire in generale che secondo me l'età conta veramente poco, soprattutto in amore. Spero di essere stata chiara di aver spiegato bene e di non aver annoiato nessuno in caso fatemi sapere ^____________^

Grazie Roy questi ragazzi non ti stanno ad ascoltare! ma ti sei spiegata per bene? Secondo me no! Emmmm... ho come l'impressione  che alla fine di questo nuovo capitolo avrai voglia de menamme #__#

Grazie Lili, sono sempre più contenta che la storia continui a piacerti e mi impegno a postare più veloce che posso!

Grazie Vale, ti contraccambio e spero che tu abbia passato un bel week end... e sì c'hai ragione Orlando sta a fà un pò il deficiente, ma anche Chiara c'ha il suol bel caratterino vero? vediamo un pò che combinano!

Grazie orlando4ever! ^_________^ emmm... no niente nutella...per ora .... ((???????)) non posso parlare! grazie ancora per i bei complimenti e sono felice che ti piaccia la mia ficcina!

E come sempre buona lettura a tutti!

 

Capitolo Ventiquattro

 

 

 

La situazione che si era andata a creare e soprattutto il comportamento di Orlando, non solo infastidirono molto Chiara, ma la indussero a prendere una decisione: andarsene e di filato.

Con tutta la calma che riuscì a trovare dopo aver fatto una sorta di respirazione, con una mossa degna di un’attrice consumata guardò l’orologio e disse “Accidenti s’è fatto davvero tardi! Devo assolutamente andare! Mi dispiace da morire, ma devo proprio lasciarvi!”.

Orlando mangiò subito la foglia e la guardò di traverso, ma immediatamente riacquistò la sua indole battagliera e pepata, quindi con molta tranquillità si apprestò a salutarla affettuosamente con due bacetti sulle guance. Mentre glieli dava  gli sussurrò con un tono abbastanza sibillino: “Scappi eh? Del resto è una cosa che ti riesce bene!”.

Chiara non fu da meno e indispettita da quella frase acidula lo ricambiò con la stessa moneta “Caro! A me verrà anche bene la fuga, ma mai quanto a te viene naturale fare il coglionazzo!”. E così dicendo lo lasciò con una palmo di naso allontanandosi a passo che pareva di marcia. Prima però elargì un sorriso a trentadue denti e rifilò un falsissimo: E’ stato un piacere rivederti! ad Irinka che più o meno la ricambiò nei soliti modi e toni.

Insomma quell’incontro al parco era stato un vero e proprio disastro. Tutti e due erano incavolati neri e tutti e tutti e due erano convinti di essere dalla parte della ragione. Ciò produsse una sola ed unica reazione: nessuno dei due era minimamente intenzionato a fare un passo verso l’altro, piuttosto si sarebbero fatti infilzare.

 

Così i giorni passarono senza alcuna novità. L’unica la ebbe Chiara che dopo un periodo silenzio ricevette una telefonata da parte d’Isabella. Come sentì la sua voce  si ripromise di accennarle qualcosa, ma il caso volle che andasse in maniera diversa.

Isabella si scusò di non essersi fatta sentire e di non essere stata reperibile, ma le era sopraggiunto un problema non da poco. Suo padre che lavorava nell’esercito, era stato improvvisamente trasferito a centocinquanta chilometri da casa. Ciò aveva comportato una serie di problemi imprevisti da risolvere nel minor tempo possibile, primo tra tutti il trasloco. Era agitata e molto stressata, in più non era ancora riuscita a dare nuovamente l’esame. S’era sfogata parecchio con Chiara che l’aveva trovata molto a terra, fu così che non le parve proprio il momento più adatto per parlare della faccenda Orlando. Non le rimase che rimandare. Isabella le disse che comunque anche se c’era stato questo inconveniente a Londra sarebbe ritornata ugualmente, non sapeva di preciso come e quando, ma l’avrebbe fatto appena possibile.

Alla fine della telefonata Chiara sbuffò. Non le piaceva il fatto che ancora non fosse riuscita a parlarle, ma sembrava che non fosse mai il momento e per una cosa così delicata bisognava avere a disposizione l’occasione propizia, si augurò di poterlo fare al più presto perché non ce la faceva più.

Proprio mentre stava facendo queste considerazioni le squillò nuovamente il telefono. Era Samantha. Questa volta la ragazza aveva davvero bisogno del suo Chiara. Nel fine settimana sarebbero venuti ospiti a casa sua dal Galles i genitori di Rey. Sapeva che la madre del suo ragazzo aveva antiche discendenze italiane e lei voleva fare bella figura cucinando un pranzo domenicale tipicamente italiano. Così pregò Chiara di andare ad insegnarle qualcosa d’effetto ma molto semplice. Samantha nel sentire l’altra molto vaga e titubante si affrettò subito a specificare che il fratello quella volta non centrava assolutamente niente e che lei aveva davvero bisogno di una mano. Chiara non era molto convinta ed era abbastanza certa che invece Orlando centrasse e parecchio, ma alla fine non se la sentì di lasciare nei guai la ragazza ed accettò.

Tre sere dopo mentre si recava da lei, Chiara era decisamente sulle spine. Era sicura che vi avrebbe trovato anche Orlando e non sapeva proprio come comportarsi. Soprattutto non sapeva se sarebbe stata in grado di essere diplomatica. Salì all’appartamento di Samantha con il cuore in gola e in preda ad una forte agitazione, l’altra l’aspettava sulla porta e questo la insospettì non poco, nonostante tutto entrò mostrando una calma che non le apparteneva. Ben presto si rese conto che Samantha non aveva affatto mentito, Orlando non c’era. Come Chiara prese coscienza di ciò ci rimase piuttosto male. Era una reazione stupida, avrebbe dovuto essere contenta ma così non fu.

La serata fu ugualmente molto piacevole, del resto le due ragazze si trovavano bene e reciprocamente simpatiche, la lezione di cucina andò a meraviglia. Samantha però che era una persona piuttosto attenta non che abbastanza al corrente dei fatti notò che Chiara era parecchio strana. Era sì gioviale e molto carina ma sembrava come tormentata, tesa, sembrava quasi che aspettasse qualcosa o qualcuno. Di fatto era esattamente così, per tutta la sera Chiara era come se in un certo qual modo aspettasse e sperasse che arrivasse Orlando, ma lui non arrivò.

Non era nel suo modo di essere ed era molto raro che si permettesse di fare certe cose, ma quella volta ritenne opportuno dire almeno qualcosa e così, mentre rimettevano a posto la cucina Samantha parlò.

“Senti Chiara io dovrei chiederti un altro piacere” iniziò a dire con una certa cautela tanto per introdurre l’argomento.

“Se posso volentieri” le rispose Chiara tranquilla.

“Se mai ti capitasse di parlare con mio fratello, non gli dire che ti ho invitata qui sennò mi mangia senza neanche masticarmi!”.

“Ah ma guarda che non c’è pericolo! Non credo che avrò occasione di parlare né tanto meno di vedere Orlando e comunque tranquilla sarò muta come un pesce” disse Chiara decisa.

Samantha le sorrise grata e poi rimase un attimo in silenzio a riflettere, quindi con molta circospezione provò a buttare lì il proseguo del discorso.

“Io non lo so che successo tra voi, però ho notato che non vieni più alle cene e lui fa concorrenza al suo cane. Quando siamo in gruppo abbaia e ringhia per ogni scemenza, quando è da solo latra in un angolo e fa l’eremita solitario. Se qualcuno gli chiede qualcosa morde e intima a tutti di farsi i cazzi propri perché lui non è che sta bene, ma benissimo. Se poi per disgrazia gli viene chiesto a puro titolo informativo qualcosa sul tuo conto diventa idrofobo e tira fuori il pacchetto completo: abbaia, ringhia, morde ed ulula!”.

Nonostante tutto Chiara abbozzò un sorriso, quella disamina era tropo buffa per e oltretutto rendeva fin troppo bene l’idea. Era lievemente in imbarazzo del resto lei era pure sempre la sorella d’Orlando. Non risponderle le sembrava poco carino, dire quello che realmente era accaduto non le sembrava decisamente il caso e poi non aveva tanta confidenza con lei da portelo fare, e dirle che cosa pensasse realmente su di lui era fuori discussione perché l’avrebbe potuta offendere. Alla fine riuscì tirar fuori una risposta piuttosto diplomatica: “Non è successo niente… abbiamo…” litigato stava per dire. Ma si corresse “Abbiamo allentato un po’ la frequentazione, cioè io l’ho allentata, perché sono impegnata… niente di grave come vedi” concluse.

Samantha capì chiaramente che Chiara non voleva affatto parlarne, ma la caparbietà era decisamente un vizio di famiglia così decise di andare fino in fondo e di gettare il suo amo. Del resto se lo faceva era perché le dispiaceva per suo fratello che, al di là degli sfottò adorava, e perché Chiara le piaceva parecchio. Nonostante ciò non si sarebbe certo intromessa più di tanto, anche perché se mai lo avesse saputo Orlando sarebbe scoppiato un vero quarantotto, piuttosto voleva solo dare una spintarella per portarli per lo meno ad appianare le divergenze che chiaramente dovevano avere.

“Ti dirò una cosa” fece all'improvviso Samantha “E’ chiaro come il sole che tra voi c’è o c’è stato qualche problema, ed è giusto che tutto rimanga tra voi, però vorrei che tu sapessi che al di là del fatto che Orlando è un vero caprone, non è affatto una cattiva persona. E’ molto testardo, orgoglioso e permaloso come una bertuccia. Se pensa di avere ragione diventa duro come un blocco di marmo e lo sai perché? Perché di fondo è anche abbastanza insicuro, fa tanto lo spavaldo, ma se tiene davvero ad una persona diventa un dei più grossi segaioli mentali de mondo, si rinchiude in se stesso e fa le bizze perché fondamentalmente ha paura di star male. Insomma si difende chiudendosi a riccio e facendo finta che niente lo tocchi, ma non è così, te lo assicuro io che lo conosco molto bene. Ora io non so che tipo di rapporto ci sia tra voi, però magari se riusciste almeno a chiarirvi… ecco… credo che sarebbe un bene per entrambi”.

Chiara aveva ascoltato senza proferire parola ed il suo imbarazzo era cresciuto. Apprezzava il gesto di Samantha, ma davvero non sapeva che dire così le sorrise appena facendo un cenno con la testa come per dire che aveva capito. L’altra si rese conto che era ora di abbozzare, del resto il suo l’aveva fatto e quindi ci fu un radicale cambio di conversazione.

Più tardi quando Chiara se ne stava andando Samantha aggiunse solo una cosa: “Mi raccomando, che Orlando non sappia mai della nostra conversazione o davvero mi ammazza! Va bene?”.

Chiara annuì tranquillizzandola quindi si salutarono e lei si girò per andare verso le scale quando Samantha le disse un’ultima frase “Guarda che sta male davvero! Non lo ammetterebbe neanche morto, ma credo che tu gli manchi parecchio, forse più di quanto lui stesso sia disposto ad ammettere!”.

Chiara non rispose e se la filò in fretta.

Samantha sospirò e rientrò in casa augurandosi di non aver commesso una sciocchezza essendosi impicciata di una questione personale e senza che le fosse stato richiesto.

 

Orlando s’era beccato una brutta influenza. Qualche giorno prima era rimasto sotto l’acqua per quasi un’ora non volendo rinunciare a portare Sidi fuori e naturalmente da bravo londinese aveva coscientemente omesso di portarsi dietro l’ombrello, il risultato era che ora aveva febbre, raffreddore e mal di gola. Il medico lo aveva riempito di medicine che lui non aveva voluto prendere ed era chiuso in casa smaltire in solitaria clausura la sua infreddatura. Margareth, la signora delle pulizie, era malata pure lei ed era una settimana che mancava di andare a rimettere a posto, lui aveva ridotto la casa come una stalla. Questo accadeva perché bivaccava tra il salotto e la camera e da per tutto erano sparsi i segni di tale bivacco. Carte di biscotti e altre cibarie varie erano sparse ovunque. Libri, giornali, dischi e dvd pure, per non palare di felpe e magliette che si levava e rimetteva a seconda della temperatura che saliva e scendeva. Aveva portato un piumone in sala per stare sul divano che poi era finito in terra insieme agli avanzi del pranzo di quel giorno e alla pappa di Sidi che era pure mezza mangiata e mezza rovesciata perché il cane scorazzando per la stanza aveva centrato in pieno la ciotola ribaltandola. Camera sua poi era un ammasso informe di un’infinità di roba appoggiata da per tutto terra compresa. In mezzo al quel casino apocalittico s’era perso una ciabatta e smoccolando come non mai stava razzolando a più non posso per ritrovarla, quando sotto una montagna di roba gli capitò tra le mani un’agendina dove annotava delle cose che cercava da più di un mese: “Brutta stronza ecco dove eri finita!” commentò afferrandola nell’intercapedine tra il cuscino e il divano. Poi parlando come se la ciabatta lo potesse sentire aggiunse “Ora se magari ti facessi trovare anche te prima del prossimo mese sarebbe meglio!”.

Proprio in quel momento sentì il citofono suonare, siccome ovviamente quello portatile, in quella bolgia, non lo avrebbe mai trovato, si diresse sbuffando verso l’ingresso. E ora chi diavolo sarà a rompermi le palle! Pensò contrariato mentre afferrava il citofono piuttosto scocciato da quella improvvisa intrusione, stava male e gli giravano a mille e di vedere gente non aveva proprio nessuna voglia. Del resto chi avrebbe potuto essere se non quel rompi di Chris pensò appena contrariato. Ultimamente era un vero orco e non sopportava nessuno.

“Si Ralf che c’è?” disse rivolto al portiere.

“C’è la signorina Chiara Mattei la posso far salire?” disse tranquillo l’uomo.

CHIII??!!!??? Avrebbe voluto dire Orlando basito, ma la sorpresa fu talmente grande che gli si seccò all’istante tutto l’apparato vocale. Si staccò la cornetta dall’orecchio e la guardò perplesso come per accertarsi che funzionasse, perché gli restava un tantino difficile credere a ciò che aveva appena udito. Poi finalmente, gli venne fuori un lievissimo “S…si…”.

Come attaccò il citofono e realizzò che Chiara stava salendo ebbe una sola ed unica reazione: panico.

“Oddio!” cominciò a dire correndo verso il salotto “ODDIO!” ripeté urlando, mentre sempre più fulmineo cercava disperatamente di raccattare più roba possibile gettandola al volo in cucina “Oh mio DIO! Non ce la farò! MAI!” aggiunse poi con una bracciata di frattaglie strette al petto mentre correva per la terza volta verso la cucina.

Proprio in quel momento alla porta il campanello suonò nuovamente.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


Questa storia è stata scritta per divertimento

Salve a tutti!

Ecco qua un nuovo aggiornamento e naturalmente nuovi ringraziamenti! ^^

Grazie Vale! Me MOLTO felice di averti fatta ridere, anche io m sono divertita un sacco a scrivere quel capitolo, come questo del resto! :P

Grazie Lili! ^________^ chissà come mai ma ero sicura che qualcuna l'avrebbe 'curato' volentieri! Grazie ancora una volta per i complimenti!, un abbraccio!

Grazie Roy! Eccola là! ( ma và???????? Un'altra pronta a prodigarsi in cure!) MHUUUUAAAAAAAA!!!! Lo sapevo che mi avresti voluta menare! Me paragnosta! :P Sono super contenta che la scena finale ti abbia così entusiasmata! Smakkete!

Grazie Julie! Anche per te vale il discorso che sono ben felice di averti fatta divertire ^_^  e soprattutto visualizzare la scena, vuol dire che il mio intento è andato a buon fine!

Grazie Fr@! non ti scusare per il ritardo a recensire, anzi sei sempre molto carina a farlo! Capisco che uno possa avere i suoi impegni tranquilla! Non ce di che per le spiegazioni^_^ chiedi  e chiedete pure tutte quando volete e io risponderò! E per concludere: anche tu fai parte dell'esercito infermieristico pro l'Orlando malato da curare eh??? :P

Grazie orlando4ever! Anche per la bellissima mail ^____^ abbraccione anche per te! Noto che anche tu fai parte del team 'disordinati cronici'! Ti confesserò che pure la mia camera è molto simile a quella di Orlando,di cani ne ho due, ma stanno in campagna ( per fortuna!) sennò sai che macello sarebbe casa mia!

Grazie 1000 per i complimenti Eledhriel! ^_^ Ecco qua l'aggiornamento dove i tuoi dubbi su Chiara ed Orlando si chiariranno!... O no? ^^

E GRAZIE anche a chiunque segue 'sta ficcina e come sempre buona lettura a tutti!

 

 

Capitolo Venticinque

 

 

 

Orlando stava appunto correndo verso la cucina pieno di roba da nascondere quando Sidi che stava abbaiando per via del suono del campanello lo raggiunse di corsa e gli passò tra le gambe facendogli perdere l’equilibrio. Il ragazzo planò e franò rovinosamente a terra sbattendo uno stinco su di una scatola di legno che era stata dimenticata in terra. Tutta la roba che teneva stretta, tra le braccia volò per l’aria ricadendo nuovamente in ordine sparso per la stanza.

“AHIA!!! Porca… Miseriaccia ladra!” urlò Orlando per brutta caduta, quindi si rialzò saltellando e massaggiandosi lo stinco dove aveva appena ricevuto una bella botta. Subito di gran carriera continuando a dir parolacce tentò di raccogliere nuovamente la roba sparsa in terra per infilarla in cucina.

Chiara, intanto, di fronte alla porta, era leggermente perplessa. Lui le aveva urlato un: Arrivo subito! Un attimo e ti apro! ma ancora non lo aveva fatto. Era già abbastanza agitata avendo preso quella decisione in maniera piuttosto fulminea e non troppo ragionata e quasi quasi si domandò se per caso non avesse commesso l’ennesima sciocchezza. Era accaduto che dopo la cena a casa di Samantha le fossero passate per la testa un sacco di considerazioni. All’inizio dopo l’incontro al parco era arrivata alla conclusione che Orlando era esattamente come immaginava e cioè uno dei tanti toumber de femme che aveva decine e decine di donne con cui sollazzarsi, quindi portare con lui avanti un qualsiasi tipo di discorso era inutile tempo perso. Parlando con sua sorella, invece, le era venuto qualche dubbio. In un certo senso era come se volesse con tutte le sue forze credere alle parole di Samantha. Alla fine aveva deciso che quanto meno chiarirsi era comunque un atto civile, così aveva provato a chiamarlo al cellulare, ma Orlando non le rispondeva. Aveva capito che probabilmente era arrabbiato e allora aveva deciso di imitarlo e come aveva fatto lui a suo tempo s’era direttamente presentata a casa sua. Dopo tutto era stato proprio lui che aveva detto che lei sapeva bene come e dove trovarlo e Chiara lo aveva preso in parola.

 

Quando finalmente le aprì la porta e la ragazza se lo trovò davanti rimase abbastanza perplessa. Aveva i capelli dritti e il viso di un colorito giallo verdognolo. Sotto gli occhi, che erano molto lucidi, aveva due ombre scure, il naso era rosso e screpolato. Indossava una maglietta bianca impataccata e bagnata di sudore come se avesse fatto una corsa, e sotto portava una specie di vecchia tuta grigia melange abbastanza disastrata pure quella. Ai piedi aveva una ciabatta di gomma da una parte, mentre l’altro piede era scalzo. Era appoggiato allo stipite della porta ed era leggermente piegato da un lato, si massaggiava uno stinco facendo una smorfia che poteva essere di dolore come di disappunto.

“Mi sa che ho scelto un momento sbagliato” disse Chiara leggermente imbarazzata sentendosi una perfetta cretina. Ma come le era saltato in mente di fagli quell’improvvisata era forse ammattita?

Orlando notando la sua espressione scattò subito dritto e le disse “NO! NO!… è… è che sono malato… e… c’è un po’ di confusione in casa… ma entra… entra pure” concluse facendole cenno con la mano di accomodarsi mentre zoppicando la precedeva.

Chiara titubò ancora “Sei sicuro?” le chiese incerta “Sennò posso tornare un’altra volta, non c’è problema”.

Orlando pur avendo una casa che pareva un campo profughi, non era certo disposto a farsi scappare quell’occasione anche se temeva di dare di se stesso una pessima impressione.

“Sicurissimo, basta che non ti formalizzi troppo per il casino” le disse cercando di apparire abbastanza tranquillo, in realtà era piuttosto sulle spine.

Finalmente Chiara entrò e lo seguì fino al salotto. Come vide la stanza nonostante lui avesse tempestivamente portato via diversa roba, si trovò davanti un bel disastro. Da come lui parlava si capiva chiaramente che era raffreddatissimo e osservandolo meglio si rese conto che doveva essere anche febbricitante

“Ma tu stai veramente male!” fece la ragazza passandogli la mano sulla fronte che oltre che esser madida di sudore era molto calda.

“Te l’ho appena detto che sono malato” rispose lui.

Lei lo guardò con aria leggermente severa e appena accigliata. “Come mai sei così sudato e non sei a letto?” gli domandò subito.

“No è per via che… insomma è che… stavo… stavo giocando col cane e…” disse lui come uno scolaretto di fronte alla maestra, mica poteva dirle che aveva fatto le corse per tentare inutilmente di rimettere a posto quel gran putiferio.

“Devi cambiarti subito, sudare fa male quando si ha la febbre, finisce che ti prendi una ghiacciata e poi ti viene la broncopolmonite! Dovresti startene a letto altro che!” lo brontolò lei.

“Ora non esageriamo su” fece lui tentando di minimizzare.

“Non fare il bambino e vai a cambiarti!” gli intimò lei.

Orlando si grattò un orecchio. Non poteva andare in camera c’era il triplo del casino che c’era lì, se per un malaugurato caso lei lo avesse seguito avrebbe fatto davvero una pessima figura. Una paura un po’ insensata la sua, dato che difficilmente Chiara l’avrebbe seguito in camera mentre si sarebbe dovuto cambiare, ma aveva  talmente tanta la paura che lei vedesse in che condizioni era la sua stanza, che gli stavano venendo in mente le cose più assurde ed illogiche.

“Dai non importa che mi cambi… stiamo qui…” provò a dirle sempre più in tensione arricciando appena il naso.

La ragazza lo guardò un attimo di sottecchi sembrava agitato e preoccupato, ma fece finta di niente.

“Va bene stiamo qui, ma almeno cambiati, nel frattempo potrei farti qualcosa di caldo, che so un the per esempio” gli disse cercando di essere persuasiva.

“NO!” saltò su lui preoccupatissimo. In cucina aveva appena ammassato una quantità enorme di robaccia che aveva tolto dalla sala.

A quel punto Chiara lo guardò di traverso “Guarda che se hai delle persone in casa posso pure andare via!” gli disse leggermente indispettita. Aveva interpretato tutta quella sua agitazione come se volesse nascondere qualcuno o peggio qualcuna.

“Ma che vai pensando! Non c’è nessuno!” disse Orlando che in un certo qual modo aveva capito i suoi sospetti.

“E allora posso anche entrare in cucina no?” lo sfidò lei.

“Se proprio devi…” rispose lui rassegnato facendo una faccetta sconsolata. Lo aveva messo con le spalle al muro e s’era dovuto gioco forza arrendere.

Quando Chiara entrò nella stanza rimase a bocca aperta.

“Mamma mia che macello!” le scappò detto.

Lui la guardò imbarazzato grattandosi forte la testa e abbozzando una specie di smorfia che avrebbe voluto essere un sorriso. Era davvero in enorme difficoltà per la pessima figura che stava facendo, ma mica poteva immaginare che lei gli sarebbe arrivata a casa così all’improvviso.

“Ma c’hai della fantasia tu per fare un casino così!” commentò la ragazza che non capiva come una persona sola potesse tirar fuori tutto quel putiferio.

“Emmm… la signora delle pulizie è malata e io… sono… parecchio… ma parecchio disordinato” tento di giustificarsi il ragazzo.

“Lo vedo” disse Chiara ridacchiando appena. Poi si puntò le mani su i fianchi e disse “Allora? Ancora qui stai? Fila a cambiarti”.

A quel punto tanto ormai era stato scoperto quindi le ubbidì anche perché gli erano venuti una fila di starnuti e dei forti brividi di freddo, come aveva detto lei il sudore gli si stava davvero ghiacciando addosso.

 

Andò a finire che Chiara si mise a mettere un po’ d’ordine. Prima in cucina, poi in sala, ed in fine nella camera di Orlando che era la peggio messa in assoluto. Gli cambiò anche il letto, mentre lui protestava e faceva i capricci come un bambino. Il ragazzo era debole, perché aveva la febbre piuttosto alta, ma non stette fermo un minuto perché era sempre più imbarazzato e dispiaciuto per il fatto che Chiara per più di due ore fosse stata dietro a rendere almeno presentabile la casa che lui aveva ridotto come un porcile. Non c’era stato verso di farla desistere. Aveva detto che non si poteva stare in un trogolo del genere e lui s’era parecchio vergognato.

 

Chiara, aveva dato alla ben meglio una riordinata, lo aveva fatto infilare a letto, gli aveva preparato un the bollente, e finalmente si era fermata per un attimo. Era piuttosto stanca. Si era passata una mano sulla fronte. Istintivamente s’era seduta ai piedi del grande letto di Orlando e per la prima volta osservò la sua camera. Era una bella stanza molto grande e assai luminosa. Il letto era incassato in una struttura di legno di ciliegio, dal caldo colore marrone piuttosto scuro. Quella particolare struttura creava sicuramente un bell’effetto, solo che per rifarlo lei aveva sudato sette camice e mentalmente imprecato in sette lingue diverse. Si vedeva che chi l’aveva acquistato era un uomo, una donna pur bello e particolare che fosse stato lo avrebbe scartato proprio perché rifarlo era un’impresa titanica. Era praticamente come affondato in questa struttura che gli girava torno torno  e terminava con una specie di testiera sempre in legno che però era una sorta di pannello abbastanza grande dal quale, da entrambi i lati partivano sempre attaccati e collegati alla struttura due blocchi anch’essi in legno di ciliegio, che potevano fungere da comodini anche se erano di dimensioni differenti. In uno c’era lo stereo e nell’altro tre o quattro libri, una lampada molto semplice in pergamena e acciaio e un piccolo Totem dell’epoca dei Maia che doveva provenire direttamente dal Messico, oltre che ad una sveglia, qualche pietra e dei sassi che sembravano essere il ricordo di qualche posto lontano. Davanti al letto, nella parete di fronte, in basso, c’era un vero e proprio gioiellino: un autentico banco da negozio di camice con venticinque cassetti  e il piano ovviamente tutto in vetro. Era sicuramente inglese e degli anni quaranta, un pezzo raro, prezioso e molto particolare che lui aveva riempito di dvd dato che sopra in alto vi era posizionato un plasma a muro gigantesco. Sulla parete destra invece oltre che una porta finestra c’era un enorme pannello in sughero dove vi erano applicate con finto disordine una quantità esagerata di foto e polaroid fatte nelle occasioni più disparate. Accanto c’era una porta che Chiara apprese essere quella che immetteva in un’altra stanza che era un vero e proprio guardaroba. L’altra parete non c’era, o meglio era caratterizzata da un arco che dava in una piccola entratura dove c’era un’altra finestra, una felce enorme e un’altra porta che dava accesso al suo bagno privato. La ragazza pensò che quella camera pareva quasi un mini appartamento.

“Non avresti dovuto fare questa faticaccia!” disse all’improvviso Orlando con un tono che tradiva il suo senso di colpa, non che l’imbarazzo che lo aveva accompagnato per tutto il tempo, quando in tutte le maniere aveva cercato di farla smettere.

“E’ stato più forte di me, il casino lo sopporto poco, spero di non essere stata troppo invadente” gli rispose la ragazza, che scossa dai suoi pensieri, solo allora si rese conto di aver agito forse un po’ troppo repentinamente.

“Anzi forse è meglio che vada… ti sono piombata in casa all’improvviso e mi sono messa fare e disfare come se fossi la padrona… tu stai male e forse ti ho solo rotto le scatole” aggiunse poi alzandosi, chinando appena la testa e fissando il pavimento. Si domandò se non fosse completamente impazzita, ma che le era saltato in testa per comportarsi così? Se l’avesse mandata al diavolo avrebbe anche fatto bene, del resto ognuno in casa propria fa come vuole.

“Ma che dici!” esordì lui “Anzi non puoi proprio andartene, che diamine! Così sembra davvero che tu sia venuta per farmi le pulizie!”. S’interruppe perché gli venne una fila di starnuti e dovette soffiarsi il naso.

Chiara non sapeva che dire all’improvviso l’essere in casa sua, in camera sua, le sembrò molto fuori luogo e poco saggio. Però da una parte era anche un po’ preoccupata per la sua salute, sembrava essere messo piuttosto male.

“Ma un medico l’hai chiamato?” gli chiese.

“Si, come no! Solo che io le medicine non le prendo, già troppe ne devo prendere per la schiena! Altrimenti finisce che mi si rovina il fegato”.

“Capisco, ma lo vedi come stai? Insomma qualcosina dovresti prenderla”.

A lui venne un lampo di genio. Aveva già intuito che lei era propensa ad andarsene e ancora doveva capire perché fosse venuta e la cosa lo interessava molto, quindi le propose un patto.

“Facciamo così, io prendo un aspirina e mezzo antibiotico se tu rimani a farmi compagnia per cena”.

Lei lo guardò alzando un sopracciglio: “Che fai ti metti a fare i ricattini? Guarda che la salute e la tua ciccio!” ma il suo tono era sereno.

Lui fece il broncio e si scompigliò la già super scompigliata chioma.

“Sono malato! Mi sento tanto male! Non respiro, mi fa male la testa mi gocciola il naso! Ho bisogno di affetto e comprensione, non ci voglio stare da solo!” le aveva detto mimando una vocina da bambino piccolo.

“Sei hai tutti questi malesseri forse è caso che ti metti a dormine. Te ne stai buono al buio e al calduccio” gli rispose lei con fare leggermente furbetto.

“Non ho sonno!” aveva risposto Orlando sempre più imbronciato, poi aveva aggiunto.

“Seriamente parlando, perché non rimani davvero a cenare con me? Sarebbe un modo per sdebitarmi di tutta la fatica che hai fatto e poi potremo parlare un po’…” si interruppe un attimo, quindi scrutandola appena concluse “Magari potresti dirmi come mai sei venuta…”.

“Sdebitarti? E che fai cucini tu?” Chiara non  ce l’aveva fatta a trattenersi, e poi così aveva anche abilmente sviato il discorso.

“Si! Buonanotte! Già sono un cuoco abbastanza mediocre da sano, figuriamoci se dovessi mettermi a cucinare ora e in queste condizioni. No, avevo intenzione di ordinare qualcosa direttamente dal ristorante vegetariano ricordi?”.

“Ummm Ottima idea oltretutto a te ti fa bene mangiare leggero nelle condizioni che sei”.

Alla fine senza rendersene conto Chiara aveva accettato.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


Nuova pagina 1

Buona sere e GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE a tutti! ^^

 

Grazie Fr@! Sono contenta che hai gradito il capitolo ^^ Sperò che anche questo ti piaccia! Tu ci tenti... ma io di Isabì non dico nint ! :P ( sennò svelo la trama ^_-)

Grazie Roy!  Uhhhhhh! Addirittura un gioelllino! *______* ( me commossa!) ... aridagli... lo so, lo so, che lo cureresti... io PURE!!!

Grazie Julie! Per il ruolo di nanny-nurse-infermiera per Or'lendo c'è la fila di qualche km emmm... io più che controllare il curriculum delle aspiranti fanciulle direi che mi riservo il diritto di prelazione! ^_________^

Grazie orlando4ever!  Per i complimenti e per aver anche commentato altre mie fic, me ne sono accorta oggi^^ sei stata carinissima!

Grazie Lili!  Un bacione anche a te tesora! Mi delle recensioni stupende qui  e di là GRAZIE!! *___* ( me ri-commossa!)

Grazie Vale!  emmm... Orlando mi ha telefonato ( MHUAAAAAAAA!!!!) e mi ha detto di dirti che i caso di bisogno ti contatterà :P ( so scema lo so! ^_^) Grazie come sempre per i bei complimenti un abbraccione!

Buona lettura a tutti!

 

 

Capitolo Ventisei

 

 

 

I due ragazzi erano in cucina stavano mangiando e nel frattempo parlavano.

Parlavano di cose abbastanza serie visto che avevano finalmente affrontato l’argomento spinoso.

“Non sono scappata perché mi ero pentita di ciò che avevo fatto, o per lo meno non è esattamente così. Sono scappata per paura, del resto per quale altro motivo si scappa!” stava appunto dicendo Chiara.

“Ma paura di che?” aveva chiesto lui piuttosto interessato.

Chiara alzò lo sguardo affrontando gli occhi di Orlando “Non mi pare che ci voglia la laurea in psicologia per capirlo vero?”.

Orlando giocò un po’ con la forchetta sparpagliando il cibo nel piatto poi disse: “Tu in poche parole hai paura di noi, cioè di quello che c’è o ci potrebbe essere tra noi… giusto?”.

“Eh già!” fece lei leggermente a presa di giro, ma tranquilla.

“Di che cosa esattamente hai paura?” le chiese lui puntandolo il suo sguardo dritto negli occhi della ragazza.

Lei sospirò. Non era molto facile quel chiarimento.

“Ci sono un sacco di ragioni… in questo momento della mia vita ho bisogno di tranquillità e di certezze non posso infilarmi in situazioni precarie”.

“E’ normale, tutti abbiamo le nostre paure e tutti cerchiamo rassicurazioni” commentò Orlando “Ma nessuno può darti garanzie o certezze assolute. Chi lo fa è un bugiardo”.

Chiara sospirò di nuovo, era perfettamente d’accordo, ma ciò non la faceva certo sentire meglio.

Orlando invece interpretò il suo sospiro in tutt’altra maniera.

“Se cerchi garanzie da me io non posso dartene, non che non voglia, ma proprio non posso” le disse molto onestamente.

Lei lo guardò abbastanza stupita “Che cosa ti fa credere che io cerchi garanzie da te? Sono perfettamente cosciente di chi sei e come vivi, anche se tu lo volessi non potresti comunque darmele, no il punto è un altro” concluse la ragazza.

“E quale?” domando subito Orlando.

“Non dovevamo permettere che accadesse, ha rovinato tutto…”.

“Non mi pare proprio” si risentì Orlando.

“Tipicamente maschile!” commentò lei sarcastica.

“Invece non è vero! Non vedo perché non potremo viverci questa cosa! Ti rendi conto che noi parliamo, ma parliamo un sacco e siamo riusciti a parlare anche di questo! Io lo trovo stupefacente altro che!”.

Lei lo guardò appena perplessa. Orlando riprese a spiegare il suo punto di vista.

“La maggior parte delle persone avrebbe fatto sì che un muro d’omertà o peggio d’indifferenza, s’issasse così che le cose non si chiarissero mai, così il rapporto si sarebbe chiuso senza alcuna spiegazione. Il rancore, l’incomunicabilità avrebbero vinto su tutto, ma a noi non sta accadendo, noi stiamo parlando!”.

“Il fatto di parlarne, secondo me, non cambia la realtà dei fatti… ” aveva commentato Chiara un po’ scossa dalle parole di lui.

“Non si può regolarizzare ed incasellare tutto… a volte bisogna vivere le cose come vengono… almeno io la penso così” aveva commentato il ragazzo.

“Beh, questo è il tuo modo di vedere ed affrontare le cose, io non ci riesco… forse non sono pronta… non lo so… credo che a volte dominarsi è l’unica cosa da fare per il proprio bene …”.

“Per il tuo bene” la corresse lui.

“Sì, per il mio bene, se non ci bado io a me stessa chi mai dovrebbe farlo scusa?” affermò Chiara appena risentita.

Orlando rimase in silenzio. Non si sentiva bene cominciava ad accusare l’aumento di temperatura tipico della sera. Aveva voglia di parlare, ma non di discutere. Si domandò perché alcune donne fossero così rigide e pragmatiche, insomma si piacevano stavano bene insieme perché diavolo dovevano escludere a priori i contatti fisici ed il sesso? L’esperienza però gli aveva insegnato che con lei insistere era controproducente, era meglio riportare le cose su un piano amicale, almeno per il momento, poi tanto se l’attrazione c’è, la si può dominare per un certo periodo, ma poi come naturalmente accade sarebbe comunque prepotentemente tornata fuori.

Non si soffermò a pensare su cosa realmente lo spingesse a voler a tutti i costi non interrompere i contatti con lei. Sapeva solo che vederla, poterla osservare, parlarci lo faceva stare bene. Gli piaceva, gli piaceva davvero un sacco ed era intelligente, diretta, parlava ed in fondo non si nascondeva poi troppo, continuava ad affascinarlo e lui era rimasto vittima di questo fascino insolito: un po’ ritroso, un po’ spontaneo, a volte acre, a volte dolce.

“Non sarò certo io ad obbligarti a fare ciò che non vuoi, quindi rispetterò ogni tuo desiderio” disse infine. Per lui era comunque importante che fossero riusciti a chiarirsi. Che ci fosse uno spiraglio per potersi frequentare di nuovo, il resto, sarebbe venuto da se, qualunque cosa fosse stata.  

Chiara che nonostante tutto aveva apprezzato molto la sincerità di lui, preferiva mantenere comunque una certa distanza per tanti motivi e il sentirlo così accomodante la sollevò un po’. Tanto era certa che comunque una volta che lui avesse ripreso il suo lavoro e la sua vera vita, non ci sarebbe stato più posto per lei né per quello che c’era o che ci poteva essere tra loro.

“C’è un’altra cosa che voglio che sia ben chiara” disse poi la ragazza fissandolo decisa “Ho intenzione di dire tutto ad Isabella e se possibile prima che ritorni a Londra, perché non so se te lo avevo detto, ma lei tornerà”.

Orlando sospirò.

“Lo capisco…” disse pensoso “Solo vorrei che tutto ciò non creasse problemi inutili”.

“Non ne creerà, o almeno spero, del resto sembra che Isabella ti abbia archiviato”.

“Meglio così” commentò lui un po’ vago.

“L’amicizia è un valore troppo importante non posso comportarmi male lo capisci?”.

“Certo! Tranquilla però, non hai scippato niente a nessuno! Tu, questo, lo capisci?”.

 

 

***

 

Dopo quella sera come era abbastanza prevedibile le cose erano tornate quelle di un tempo. Praticamente Orlando e Chiara si frequentavano  come facevano prima che accadesse il fatto. Inconsapevolmente avevano dato via ad una situazione, strana, buffa, un po’ tenera e anche un tantino pericolosa. Si trovavano bene insieme e non ne facevano mistero né a se stessi né agli altri, di fatto a volte avevano dei comportamenti che esulavano dalla pura e semplice amicizia. Capitava a volte che se andavano al parco a portare Sidi a passeggio si tenessero per mano, oppure che durante qualche incontro insieme agli altri Orlando la prendesse sulle ginocchia stando tutta la sera a parlare con il mento appoggiato sulla spalla tenendola per la vita. Erano gesti spontanei dettati dal puro piacere di stare insieme, ma che tradivano o loro reali sentimenti. Così in un certo senso le cose erano come tornate al punto di partenza.

Tanto era inutile, controllare ciò provavano non era facile per niente.

 

Quella sera c’era stata la pensata di fare una cena a casa di Orlando. Era una cosa insolita visto che normalmente quegli incontri di gruppo si svolgevano da Samantha o da Chris. Quella volta però Orlando aveva voluto invitare tutti a casa sua perché aveva dichiarato che voleva cucinare lui. All’inizio la sua proposta era stata accolta all’unisono da un sonoro coro di risate, ma poi visto come si era risentito, tutti avevano deciso di dargli credito e di accettare il suo invito.

Così con tanto di grembiule e mestolo aveva cucinato per davvero. Una tipica cena all’inglese: il Pudding, un composto di sfoglia ottenuta con un impasto di uova, farina e latte, il Porridge una delle istituzioni della cucina britannica, fatto con fiocchi d’avena, abbondante acqua leggermente salata e latte. Per finire Roast Beef e Cheesecake, quest’ultimo però l’aveva comprato. Cucinare un dolce era davvero troppo.

Rimasero tutti piacevolmente sorpresi perché il cibo era più che decente era molto buono. Certo per Chiara erano sapori un po’ strani, ma comunque abbastanza gradevoli. Perfino Samantha fece i complimenti al fratello, che a dirla tutta aveva anche un po’ di nascosto aiutato.

C’era proprio una bella atmosfera quella sera, così ci fu un attimo di sorpresa quando più o meno tutti a piccoli gruppi cominciarono ad andarsene molto presto.

Gli ultimi furono come al solito Chris e la sua nuova fiamma Sue, Samantha e Rey. Solo che quest’ultima prima di andarsene chiese a Chiara se voleva un passaggio. Non fece in tempo a terminare la frase che un’occhiata omicida del fratello la gelò. Potrei anche commette un fratricidio se non ti tappi quella boccaccia! sembrava  che le stesse dicendo Orlando, in più Chris le diede una gomitata. Ma come aveva fatto a non pensarci si disse la ragazza dandosi della stupida. Cercò di rimediare alla meno peggio: “Uh! Che sciocca!” fece prendendo a braccetto Rey “Mica ti possiamo accompagnare stasera sai? Dimenticavo che  andiamo a Canterbury!”.

“A Canterbury?!?” domandò leggermente stranito Rey.

“Sì a Canterbury!” tagliò corto Samantha dandogli uno strattone “Mia madre vuole conoscerti!”.

“Ma… stasera?” provò ad obiettare Rey sempre più perplesso.

Samantha non lo fece continuare e lo trascinò fuori della porta.

“Amore però… SVEGLIAAA!!!!” gli disse una volta che erano usciti spiegandogli la situazione. Rey pensò che a volte Samantha era un po’ matta e pretendeva da lui che le leggesse nel pensiero, ma forse proprio per quello gli piaceva.

Chiara intanto ridacchiava impunemente.

“Non se ne può fare una pulita oh!” sbottò Orlando a metà tra il divertito e il contrariato. Essere stato scoperto così gli scocciava un po’ e poneva la situazione in un’altra maniera da come inizialmente l’aveva pensata ed architettata lui.

Erano in  cucina e stavano ripulendo, visto che per cucinare il ragazzo aveva fatto una mezza rivoluzione.

“Se volevi aiuto per rimettere a posto bastava chiederlo, anche se il siparietto di Samantha è stato fantastico” commentò Chiara sempre ridendo.

Orlando le fece una linguaccia.

“Beh? Che mi fai le boccacce? Attento che sciopero!” disse la ragazza incrociando le braccia e smettendo di mettere i piatti in lavastoviglie.

Lui divenne improvvisamente serio e le disse “Veramente non ho faticato come un matto per farti rimanere a lavorare”.

Chiara lo guardò alzando un sopracciglio anche se aveva già capito da prima.

“Volevo stare un po’ da solo con te” concluse Orlando avvicinandosi a lei.

Chiara riprese piuttosto nervosamente a rimettere i piatti in lavastoviglie.

“Guarda che non ti mangio mica eh!” disse il ragazzo a cui non era sfuggita la sua reazione.

“Lo so, solo che non si può lasciare tutto nel mezzo” si giustificò lei mettendosi a riordinare di gran lena.

Orlando sorrise vagamente divertito e si fermò ad osservarla. Aveva una gonna di jeans a tre quarti sotto la quale indossava gli anfibi, sopra una maglia a maniche lunghe non molto aderente e sopra ancora una maglietta a maniche corte.

Parlare gli venne spontaneo.

“Tu mi piaci” esordì all’improvviso facendola sobbalzare e girare di scatto.

“Mi piaci e non c’è proprio niente da fare. Anche se non ti vesti in una certa maniera sei ugualmente bella e sexy”.

“Finiscila!” lo interruppe lei leggermente irritata.

“Lo penso lo stesso anche se non lo dico sai? E non vedo perché non dovrei dirlo!”.

Chiara sospirò forte “A parte il fatto che mi sembra tu stia esagerando, non mi sembra il caso di addentrasi entro certi sentieri… non so se mi spiego”.

Orlando sembrò zittirsi, ma si avvicinò ancora le prese entrambe le mani nelle proprie accarezzandone il dorso con i pollici, poi le disse: “Hai delle mani bellissime, possibile che nessuno te l’abbia mai fatto notare?” e gliele baciò.

“Dovresti smetterla…”.

“Tu invece dovresti lasciarti andare un po’ ”.

Chiara ritirò le mani, si sentiva strana, come sempre con lui del resto. Sapeva che avrebbe dovuto girare in fretta i tacchi ed andarsene, ma come al solito qualcosa glielo impedì. Rimase ferma, titubante respirando un po’ a fatica combattuta tra le solite paure e i soliti desideri.

Orlando le si avvicinò di nuovo e la baciò. Era stufo di trattenersi e lei non lo respinse. Fu un bacio dolce e allo stesso tempo passionale, una specie di miscela dei loro attuali sentimenti che avevano represso, ma che ora erano usciti di nuovo allo scoperto.

Quando lui smise di baciarla, non smise però di tenerla tra le braccia e le disse: “Rimani qui stanotte”.

“No” fu la risposta di Chiara.

“Ti prego” le disse Orlando sfiorandole la tempia con le labbra, poi aggiunse “Non facciamo nulla se non vuoi… dormiamo e basta. Voglio dormire con te”.

Quelle parole ebbero l’effetto di una tempesta per Chiara. Forse era per come lo aveva detto, o forse era per ciò che lei provava, ma si sentì come sciogliere. L’emozione che provò in quel momento la sopraffece, non disse niente ed appoggiò la testa sulla spalla di lui chiudendo gli occhi. Per un attimo desiderò che il mondo si fermasse così non avrebbe dovuto decidere, non avrebbe avuto dubbi, paure o peggio rimpianti.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Capitolo 27 ***


Nuova pagina 1

BUON VENERDI'!!!! ^__________^ come sempre Moon si inchina e ringrazia!

 

Grazie Fr@! Centesima recensione WHAAAAOOOOOO!!!!!!!!!  Em.... davvero Orlando non è stato convincente??? :P Ma no dai.... ^_^ Me felice che ti sia piaciuto il capito!!! Un abbraccio!

Grazie Lili!  ^_^ come sempre cogli tutte le sfumature, sì penso che il gesto d'Orlando ( poi se me lo facesse lui x davvero *_______*) sia una cosa davvero dolcissima!  Me sospira.... a volte ci voglio anche sti momenti dolciotti vero?

Grazie Roy!  SMAKKETE Io continuo (o meglio ci provo)  adispensarti ossigeno... ma se ci scappa un pò d'anidride carbonica ti prego NUN ME MENA'!!!!!! E ho già troppo parlato =___= ( me misera e tapina!)

Grazie orlando4ever!  Eccomi qui a farti sapere come va a finire! ^________^ E sono proprio contente che Rey il fidanzato di Samatha ti abbia strappato un sorriso! ^^

Grazie Eledhriel! Oddio mio! Non mi uccidere! Ho postato subito visto???? :P  tanto tuonò che piovve e due piccioncini si sono svegliati!!! (???? siamo sicuri????) Su Isabella  ... silenzio stampa. OT: Sullo 'zainetto' silenzio assoluto ( nun me fate parlà della Bosworth! C'ho una sorpresina x lei... huuuuuuuuu!!!!! Una fic al vetriolo che scriverò dopo questa! E a questa girata Moon sarà veramente CATTIVA! Mhuuuuuuuuuuuaaaaaaa!!)

Grazie Sarina che mi commenti sempre x cell e io da brava caprona mi dimentico d'inserirti nei ringraziamenti Sorry  ^.^

GRAZIE ancora e buona lettura a tutti!

 

 

Capitolo Ventisette

 

 

 

La luce del mattino filtrava dalla finestra della camera di Orlando ed illuminava con dei lievi fasci luminosi i corpi abbracciati dei due ragazzi che stavano dormendo. Riposavano tranquilli l’uno nelle braccia dell’altra respirando regolarmente.

Era così che era andata a finire: Chiara era rimasta a dormire con lui. Aveva assecondato il suo desiderio di passare la notte tra le sue braccia e quello era accaduto, niente di più. Si erano coccolati per un bel po’ e poi si erano addormentati.

In realtà Chiara aveva ceduto, più con se stessa che con Orlando. Era stanca di trattenersi. All’improvviso aveva avuto il desiderio di non pensare e di fregarsene di tutto e tutti e così aveva fatto.

Proprio in quel momento la ragazza aprì gli occhi. Sbatté per qualche secondo le palpebre e sbadigliò appena. Aveva riposato profondamente e molto bene, anche se ora si sentiva leggermente indolenzita per via della posizione. Era davvero una bella sensazione quella che provava. Si sentiva a casa. Non per via di esser in qell’appartamento ovviamente, ma piuttosto questa sensazione gliela dava l’abbraccio di Orlando. Si sentiva protetta e al sicuro. Era tanto tempo che non si sentiva così. Rimase ancora per un lasso di tempo indeterminabile ferma, con la guancia a contrasto con l’incavo del suo collo e con le braccia di lui che la cingevano senza però stringerla troppo. Era perfetto, tutto ciò che desiderava era lì con lei.

Dopo alcuni minuti si scostò dal ragazzo e scivolò giù dal letto. Raggiunse velocemente la porta della camera, ma quando fece per aprirla si rese conto che on si apriva. Istintivamente si girò e vide Orlando con i capelli arruffati e gli occhi abbottonati dal sonno che seduto a braccia incrociate sul letto, la guardava con aria furbetta.

“Cercavi forse questa?” le disse tirando fuori da qualche parte la chiave della camera  facendola dondolare tra le dita.

“Hai chiuso la stanza?” gli chiese lei stupita.

“Prevenire è meglio che curare” sentenziò lui accennando un sorriso leggermente canagliesco. “L’ultima volta sei addirittura scappata da casa tua… ho pensato che prendere qualche precauzione fosse il minimo”.

Chiara scoppiò a ridere tornò verso il letto, e con un saltello gli si mise accanto.

“Ma non stavo cercando di scappare, volevo andare prepararti la colazione!” gli disse stampandogli un bacio su una spalla.

Orlando la guardò e alzò un sopracciglio “Pensi che ti creda?”.

“E’ la verità scemotto!” gli disse lei. “E poi abbi pazienza, ma dove vuoi che andassi con in dosso solo questa?” disse tirando un lembo della maglietta che indossava “Quanto meno prima di tentare la fuga mi sarei vestita non credi?” concluse ridendo ancora.

L’espressione di Orlando mutò di colpo, un largo sorriso gli illuminò il volto e le disse “Mi piace vederti ridere! Sei bella quando ridi”.

“Tu invece sei bello sempre anche quando fai l’offeso e fai gli occhiacci!” lo canzonò lei.

“Hai dormito bene?” le chiese all’improvviso.

“Benissimo!” rispose Chiara che in uno slancio strusciò la punta del suo naso contro quello di lui e gli sfiorò le labbra con un bacio.

“Peccato che abbiamo dormito e basta!” puntualizzò il ragazzo restituendole il bacio.

“Pessimo commento” lo rimproverò sorridendo lei.

“Beh mia cara, io SONO pessimo è nella mia natura!” rispose Orlando baciandola di nuovo.

Aveva notato che quella mattina era diversa, sembrava rilassata e completamente a suo agio, ne era davvero felice.

“Mi piaci quando sei così…” le disse sdraiandosi sopra di lei continuando a baciarla “Vorrei che fosse sempre così tra di noi” concluse tra un bacio e l’altro.

Sempre è un concetto enormemente impegnativo che non è molto compatibile con la parola noi” rispose Chiara guardandolo dritto negli occhi.

“Allora diciamo fin che dura!” le disse lui contraccambiando il suo sguardo.

Rimasero a fissarsi per un attimo e poi lei ripeté: “Fin che dura…” e lo baciò.

Uscirono da quella camera più di un’ora dopo, fecero colazione insieme e passarono il resto della giornata insieme.

Da quel giorno non si lasciarono più.

Fosse stato per Orlando, lei si sarebbe potuta benissimo trasferire a casa sua, ma su questo Chiara fu irremovibile. Ognuno a casa propria. Ogni tanto lui dormiva da lei e lei da lui, ma niente pseudo convivenze o cose simili. Aveva accettato di viversi la sua storia senza pensare al domani godendosi giorno per giorno, ma non voleva far davvero il passo più lungo della gamba.

Isabella aveva rimandato la sua visita ancora al mese successivo e Chiara si era presa quei trenta giorni come un regalo per se, poi di persona avrebbe parlato con l’amica e avrebbe affrontato tutto, ma non ora, ora quel tempo era tutto ciò che aveva, era suo e non ci avrebbe rinunciato per nessuna ragione.

 

***

 

I giorni passavano veloci e Chiara alternava dei momenti di grande serenità a dei momenti di angoscia pura. Capitava che a volte all’improvviso le traversasse la mente il pensiero che presto tutto ciò di cui stava godendo sarebbe finito. Sapeva che di lì a poco sarebbe tornata Isabella e che la situazione sarebbe stata molto delicata e difficile. Inoltre aveva anche altri problemi. La signora Shelby, ovvero la proprietaria del suo appartamento era finita all’ospedale. Era anziana e malata di diabete e le sue condizioni erano molto precarie. La donna aveva affidato tutto alle cure del nipote: Anthony Shelby, un ometto bassino, molliccio, sempre sudato con due occhi vacui e privi di qualsiasi luce, che però s’erano illuminati non appena le aveva parlato di aumento dell’affitto. Considerava la quota che Chiara pagava ridicola e sua zia una vecchia pazza, quindi senza tanti complimenti aveva fatto rivedere e rivalutare il contratto. Dal mese successivo Chiara avrebbe dovuto pagare quasi il doppio. Sapeva che era stata fin troppo fortunata a trovare quell’alloggio a quel prezzo, ma ora si trovava ad avere un grosso problema: il denaro. Aveva due lavori saltuari, quello da baby sitter e quello all’agenzia, ma erano a prestazione, cioè lavorava solo quando era richiesta, non c’era nessuna garanzia. Sicuramente avrebbe dovuto trovare un’occupazione più continua o sarebbero stati dolori.

Le sue considerazioni erano più meno sempre le solite, non avrebbe certo preteso la luna, le sue aspettative erano piuttosto normali e anche modeste. Era una ragazza semplice  si sarebbe accontentata di una vita semplice. Le sarebbe bastato avere una famiglia normale, un lavoro e una persona accanto che le volesse bene, ma per qualche strano intreccio contorto del destino le si rivoltava tutto contro. La sua famiglia ormai era sfasciata da tempo, il lavoro in quel paese straniero era un terno al lotto e per quanto riguardava il ragazzo, non osava nemmeno pensarci vista la situazione in cui s’era infilata.

Durante uno di questi improvvisi momenti di riflessione fu distolta dai suoi pensieri dalla voce di Orlando.

“Qual è il problema?” le chiese riportandola alla vita reale, visto che si era come estraniata.

Erano al parco seduti su un muretto, Sidi trotterellava sull’erba annusando ogni dove e Chiara si era come incantata a fissare un tronco, pareva in trance.

“Problema?” gli fece eco girandosi.

“E’ evidente che qualcosa ti turba, dovresti vedere la tua espressione sembri così tirata che pare tu possa spezzarti da un momento all’altro”.

Non aveva nessuna voglia di metterlo a parte dei suoi problemi e delle sue angosce. Non lo riteneva giusto e comunque non voleva la sua comprensione o peggio la sua compassione. In un certo senso temeva che non potesse capire e comunque non le pareva il caso.

“Nessun problema… pensavo… riflettevo… lo fai mai tu?” rispose cercando di mantenersi piuttosto tranquilla. Abilmente aveva cambiato discorso anche se in effetti era davvero curiosa di sapere se in lui c’era anche una sorta d’anima riflessiva.

Orlando puntò le mani sul muretto e alzò lo sguardo fissando le nuvole nel cielo, quindi fece un lieve sospiro.

“Se penso? Oh penso moltissimo, molto più di quello che sembra” disse senza distogliere lo sguardo dal punto che aveva preso di mira.

“Ci sono tante di quelle cose che mi frullano per la testa… solo che a volte sono così impegnato che non ho tempo di fermarmi a fare considerazioni. Ora che sono molto libero mi capita spesso di farlo”.

“E a che pensi?” gli chiese Chiara.

“A tante cose…” rispose lui vagamente abbassando la testa e fissandosi le ginocchia. “Mi chiedo chi sono, che cosa realmente voglio, mi chiedo se tutto quello che ho lo merito, perché mi è capitato se c’è una ragione logica a tutto…” sospirò di nuovo pareva leggermente ansioso e anche serio. “Mi capita di pensare che cosa sarò tra dieci anni, come sarà la mia vita, ma anche come sarebbe adesso se le cose fossero andate diversamente… insomma pensieri così… come credo facciano un po’ tutti ” concluse guardandola.

“E tu? A che cosa stavi pensando?” le chiese subito dopo.

“Più o meno a ciò che hai appena detto, ovviamente rapportato alla mia dimensione”.

“Eppure…” disse Orlando “C’è qualcosa che ti turba”.

Lo aveva chiaramente percepito, come si era reso conto che lei non voleva parlarne. Non intendeva forzarla ma gli dispiaceva che non si aprisse con lui.

“Forse qualcosa c’è che mi preoccupa un po’, ma non ho voglia di pensarci” rispose sinceramente Chiara.

“Come vuoi. Però se ti andrà di sfogarti, io sono qui, posso ascoltarti” le disse il ragazzo abbozzando un sorriso.

“Ti andrebbe invece di far correre il cane?” gli chiese lei alzandosi.

Orlando annuì e si misero a giocare con Sidi.

 

Quella sera quando Chiara rientrò ricevette una telefonata da parte di Isabella.

Le comunicò che finalmente di lì ad una ventina di giorni circa sarebbe potuta rientrare a Londra. L’esame era andato bene, ora doveva solo aiutare i suoi genitori e portare a termine alcune cose del tempestivo trasloco  e poi finalmente sarebbe stata libera di tornare da lei.

Chiara si dimostrò felice anche se con la morte nel cuore. Avrebbe tanto voluto dirle quello che stava accadendo, ma proprio non ci riuscì. Era talmente angosciata che le parole le rimasero bloccate in gola. Molto probabilmente era per via che la telefonata era stata un’autentica sorpresa, non aveva avuto il tempo di prepararsi mentalmente e psicologicamente. Non era certo facile ciò che doveva fare ed era anche comprensibile che si trovasse in grande difficoltà nel dover affrontare quel chiarimento così importante, ma al tempo stesso anche così delicato.

C’era poi anche un altro fatto che la tratteneva. Una volta parlando con Orlando erano entrati in argomento e lui aveva manifestato il desiderio di essere presente quando Chiara ed Isabella avrebbero parlato. Chiara si era subito dichiarata contraria e lui s’era rabbuiato non poco. Il ragazzo non voleva che affrontasse quella cosa da sola, temeva che si facesse troppo condizionare dall’affetto per l’amica facendosi dei sensi di colpa e prendendo delle responsabilità di molto superiori al reale stato delle cose. Avevano un po’ discusso e poi lei aveva promesso che ci avrebbe pensato su, ora era proprio il momento di fare il punto della situazione e di prendere una decisione definitiva.

La ragazza sospirò arricciandosi una ciocca di capelli, poi decise di preparasi una bella tazza di camomilla. Voleva calmarsi e farsi una bella dormita, l’indomani a mente fresca e riposata avrebbe affrontato una volta per tutte quella questione troppo a lungo rimandata.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Capitolo 28 ***


Nuova pagina 1

Ciao a tutti rieccoci qua spero abbiate passati tutti un bel W.E. e partiamo con i ringraziamenti!^^

 

Grazie Fr@! Tranquilla lo 'zainetto' qui non ci sarà... ma sarà (non so quando e come) 'massacrata' in una fic che ho intenzione di scrivere per prendere per i fondelli la coppia OK ( Orlando e Kate ^^) Kate l'ho paragonata ad uno zainetto perché è sempre appiccicata ad Orlando^^

Grazie orlando4ever!  Sono felice  che la storia continui a piacerti^^ e come vedi cerco di postare piuttosto velocemente!

Grazie Lili! Allora per prima cosa sono contenta che tu trovi la storia sempre più bella ^_^ !! Per quanto riguarda l'errino siccome sono piuttosto pignola ho chiesto alla sorella della compagna di mio padre che è professoressa d'italiano e lei mi assicurato che il tempo verbale da me usato è corretto ^_- e poi sarei curiosa di sapere come mai ha descritto il capitolo 'senza pretese' come autrice mi sarebbe utile, magari per migliorarmi, sapere esattamente che cosa intendevi, mercì! ^^

Grazie Roy! Ahahahahahahahha m'hai fatto schiantà con quella recensione ^____________^ però tesora lasciatelo dire te guardi troppo ER  *____* e tu ti immedesimi!!!! ^________^ Sei sempre la più forte!

Grazie Vale!  tesorina mi spiace che hai problemi con il PC =_________= spero tu li possa risolvere quanto prima! Per le recensioni non ti scusare affatto, capisco non ti preoccupar, tanto lo so che segui la storia con affetto ^_^

Grazie Eledhriel! ^_____________^ L' "olllllllllèèè! " Mi garba assai!! :P è un mio must! Per quanto riguarda la storia non mi sbilancio NO-spoiler! ( me perfida MHAAHAHAAAAAHHH!! Non vero me angioletta santa ^_^) Kate come ho detto a Fr@  in questa fic NON apparirà più quindi tranquille ... Isabì..... mah!

Grazie Julie! My darling che dirti le tue congetture sono.... sono... non te lo posso dire :P Però è certa una cosa la storia ancora non è finita quindi qualcosa a da succedere né???? 

 Come sempre GRAZIE e buona lettura a tutti!

 

 

Capitolo Ventotto

 

 

 

Qualche giorno dopo Chiara aveva preso la solenne decisione di parlare con Isabella. Aveva raccolto tutto il suo coraggio e aveva chiamato l’amica. Voleva che tutto fosse chiarito prima che tornasse nuovamente a Londra.

Isabella le aveva risposto quasi subito al telefono, dopo appena due squilli. Quella sera pareva molto contenta e anche agitata per l’imminente partenza alla volta dell’Inghilterra.

“Chiara! Non vedo l’ora!” le aveva detto tra le altre cose euforica, parlando a raffica senza darle  quasi il tempo di aprire bocca .

“Devo parlarti di una certa faccenda…” aveva detto ad un certo punto l’altra cercando inutilmente di farsi ascoltare, ma non c’era stato verso.

“Senti ora non ho molto tempo, se proprio non è una cosa così importante e così urgente me la dirai la prossima volta” le aveva risposto Isabella che sembrava voler parlar di tutto meno che di cose serie.

“Ecco… veramente…” aveva farfugliato piuttosto agitata Chiara.

“Ma non senti anche tu questa specie di suono gracchiante?” l’aveva interrotta di nuovo Isabella.

“Un pochino… sì… è davvero fastidioso…” aveva confermato Chiara.

“La linea è fortemente disturbata, ho paura che cada da un momento all’altro e devo assolutamente dirti che io s…”. La linea a quel punto decise di cadere davvero e il telefono parve da subito come morto. Inutilmente sia Chiara che Isabella provarono a richiamarsi, ma non ci fu verso, non riuscirono a rimettersi in contatto.

Chiara rimase piuttosto perplessa, era curiosa di sapere che cosa stesse per dirle l’amica e in più si sentì vagamente frustrata e pure indispettita. Per una volta tanto che aveva preso coraggio e s’era decisa a parlare per chiarire tutto, non aveva potuto farlo a causa di forze maggiori. Sbuffò veramente costernata e guardò con autentico odio il telefono. Quegli apparecchi diabolici finivano per non funzionare e dare problemi sempre nei momenti meno opportuni. Era inutile rammaricarsi per quella sera era andata così e c’era ben poco da fare se non rassegnarsi. Da una parte per assurdo ne fu quasi come sollevata e cercò subito di pensare ad altro.

 

***

 

Chiara aveva trovato un nuovo lavoro come cameriera in un pub e lavorava tutte le sere eccetto il martedì e la domenica. Non si trovava male, anzi non era affatto un butto impiego visto che alle undici in punto il locale chiudeva. L’unica cosa che la faceva stare un po’ in ansia era che non l’avevano definitivamente assunta ancora era nel periodo di prova. Per lei era troppo importante quel lavoro, quindi ci teneva a mantenerselo.

Orlando in proposito non aveva fatto commenti, ma a lui quel lavoro non piaceva. La ragazza gli aveva semplicemente detto che aveva bisogno di guadagnare di più e che quello era ciò che per il momento aveva trovato. Non era mai andato a trovarla mentre lavorava per problemi legati alla sua immagine, ma saperla fuori di notte non lo entusiasmava, a servire birra in un pub ancora meno, ma era comunque rimasto in silenzio senza commentare. Aveva intuito che  quello dei soldi per lei era una questione delicata, come aveva capito che non era pronta a parlarne con lui, quindi aveva deciso di aspettare che Chiara gli accennasse qualcosa prima di intromettersi e dire che cosa ne pensasse. Per come era fatto caratterialmente gli costava, stava cercando di rispettare i desideri ed i tempi della ragazza.

Il sabato per loro due era solitamente una serata dedicata al relax. E come appunto ogni sabato alle undici e trenta circa Orlando si diresse verso casa di Chiara. Arrivò verso la mezzanotte, lei aveva già fatto la doccia ed era in tuta che lo stava aspettando. Orlando la salutò dandole un bacio sulle labbra e sfiorandole con una carezza i capelli poi tutto soddisfatto le disse: “Ho portato il lettore e una quintalata di dvd!”.

“Bravo!” gli rispose lei sorridendo “Un bel film è proprio quello che ci vuole!” poi guardandosi in torno gli chiese “Ma Sidi dove l’hai lasciato?”.

“A casa” rispose lui “A volte ho come l’impressione che tu tenga più al mio cane che a me!” commentò facendo una specie di smorfia.

“Ma non è vero sciocchino!” gli disse Chiara stampandogli in bacio sulle labbra e poi lo fece accomodare in casa.

Orlando si diresse verso la televisione e cominciò a trafficare con i vari fili e cavi per collegarci il lettore dvd. Pareva leggermente imbranato e tutte le volte per un  motivo o l’altro non riusciva a farlo funzionare, così era tutto un dire sommessamente parolacce. In realtà litigava proprio con quei cavi come se potessero sentirlo e gliene diceva di tutti i colori. Chiara intanto si era messa sul divano e stava guardando che genere di film aveva portato il ragazzo. Ad un certo punto, dopo averli visionati tutti rise tra se e se cominciò a parlare facendogli palesemente il verso. Ripeté nel solito modo e nel solito tono una frase che lui le aveva detto qualche tempo prima anche se effettivamente cambiò qualche parola: “Tu mi piaci” esordì “Mi piaci e non c’è proprio niente da fare. Anche se sei veramente un maniaco egocentrico parecchio matto, sei ugualmente bello, sexy e aggiungere irresistibile!” e scoppiò a ridere non potendosi più trattenere.

Lui si girò e tra il divertito ed il leggermente contrariato le disse: “A cosa debbo l’onore di tutti questi bei complimenti, che sarebbero alquanto graditi se tra le righe non cogliessi una sottile e raffinata presa per il culo?”.

Lei rise ancora. Poi aggiunse “Non posso credere che tu l’abbia fatto davvero! Sei incorreggibile!”.

Lui la guardò perplesso aggrottando la fronte.

“I dvd Orlando!” e continuò a ridere scuotendo la testa “Hai portato anche tutta la tua filmografia completa! Ha ragione Samantha, sei davvero megalomane!”.

Orlando si fece  subito serio e molto compunto si spiegò “Per favore cerca di non fraintendere, non ho fatto portato tutti i miei film per manie di grandezza. La questione è diversa e molto più delicata”.

Chiara che lo stava ascoltando alzò un sopracciglio piuttosto incuriosita dalla sua dissertazione.

“Insomma” continuò a dire lui “Noi artisti siamo gente piuttosto sensibile e anche un tantino insicura, talvolta mostrare il nostro lavoro a persone di cui ci fidiamo è un modo per avere un giudizio sincero”. Si fermò un attimo e sospirò, poi sempre più serio, ma anche lievemente ansioso concluse “Perché vedi io spero che se qualche mia interpretazione ti facesse schifo tu me lo diresti con sincerità… o… no?”.

Chiara sentì un moto di tenerezza, era stato sincero lo aveva intuito dai suoi occhi e dal tono della sua voce. “Ma io non sono affatto in grado di dare simili giudizi. Non mi intendo di recitazione, sarei sicuramente di parte e poi…” s’interruppe un attimo e abbassò lo sguardo quindi aggiunse in un soffio “Non credo che sarei capace di dirti una cosa che potrebbe offenderti”.

Orlando rimase molto sorpreso non se lo sarebbe mai aspettato “Perché?” le chiese davvero ansioso e anche stupito.

“Non lo so…” rispose lei vaga “Credo che siccome potrei dire anche una sciocchezza e presumendo che il tuo lavoro sia molto importante per te, preferirei non esprimere giudizi avventati”.

Lui le sorrise dolcemente e le si avvicinò. “Penso che per stasera sarai dispensata da questo compito ingrato. Questo cazzo di dvd di merda, scusa i francesismi, ma quando ci vogliono, ci vogliono, non vuole funzionare! Accidenti a lui e chi me l’ha venduto!”.

Chiara andò a controllare dietro gli apparecchi e dopo una rapida occhiata disse: “Ci credo che non funziona! Non hai portato la presa scart!”.

Orlando alzò gli occhi al cielo imprecando sommessamente “Via! Sono proprio un deficiente!” concluse allargando le braccia.

La ragazza ridacchiò divertita. Lui la guardò male e poi le disse “Tu sei tale e quale a mia sorella ti diverti un mondo a sfottermi!”.

“Non è vero!” rispose Chiara “Sei tu che sei buffo, che colpa ne ho io se fai certe facce scusa?”.

Orlando mise su una specie di broncio di disappunto, allora lei lo guardò con aria innocente e poi sorridendo gli disse “Ho una sorpresa per te. Ti farà tornare il buon umore. Siediti sul divano”.

Lui obbedì anche se la guardò con fare poco convinto, ma curioso.

Chiara arrivò dalla cucina con due piatti e un’espressione trionfale dipinta sul viso.

“Ecco qua!” gli disse porgendogli uno dei due piatti “Ti ho fatto le crepes alla nutella!”.

Gli occhi del ragazzo si illuminarono ed un largo sorriso incurvò le sue labbra “Oddio! Io ti adoro quando fai queste cose!” le disse entusiasta prendendo il piatto e ficcandosi subito senza tanti complimenti una crepe intera in bocca. Anche Chiara aveva cominciato subito a mangiare anche se con meno foga di lui.

Ad un certo punto lui si era girato e guardandola le aveva detto “Ora ci vuole per forza un bacio nutelloso!” e senza attendere risposta aveva piegato leggermente la testa e aveva poggiato le labbra su quelle di Chiara. Le aveva dato un serie di piccoli baci lievi, poi aveva chiuso gli occhi e infilando una mano tra i suoi capelli e la nuca aveva approfondito l’intensità baciandola con tenerezza tirandola a se.

“Ho un’altra sorpresa per te!” gli aveva detto lei dopo.

“Interessante… e… di che genere?” aveva chiesto Orlando con fare ammiccante.

“Non e niente di quel genere” rispose Chiara sorridendo appena e alzandosi.

Lui l’aveva seguita curioso con lo sguardo e aveva notato che stava prendendo una cassetta per poi infilarla nel video registratore.

“Non possiamo vedere i dvd, ma possiamo vedere un’altra cosa che ti riguarda. L’ho registrata qualche giorno fa e non avuto l’occasione di visionarla perché ho sempre mille cose da fare”.

Orlando come folgorato capì al volo, del resto avevano programmato la replica di quella puntata giusto qualche giorno prima. Roteò gli occhi e si affrettò a dire “No eh! Non mi dire che davvero guardare Midsomer Murders?!?” era piuttosto costernato.

“Perché? Che male c’è? E poi m’incuriosisce” aveva risposto Chiara mandando indietro la cassetta.

Lui pareva agitato “Ma è solo un telefilm e poi ho una parte piccola e insomma…” si grattò la testa lievemente imbarazzato “Si ecco… non è proprio un gran che”.

Lei non si fece affatto intimidire, anzi l’atteggiamento di lui la incuriosì ancora di più.

Cominciarono a visionare la cassetta Orlando era silenzioso e appena agitato, Chiara lo controllava di sottecchi sempre più curiosa. Quando il suo personaggio apparve nella storia e ne cominciò a comprendere la natura cominciò a ridacchiare senza ritegno.

Orlando leggermente infastidito si risentì “Tanto lo sapevo che sarebbe andata a fine così!”.

Lei incurante del suo malumore cominciò a sfotterlo “Però!” commentò compiaciuta “Sembri proprio portato a fare il gigolò!” poi aggiunse “Certo un bay gigolò visto che eri piuttosto pischellino ma…”.

“Ma che?” si rivoltò lui piuttosto in grugnito.

Lei scoppiò a ridere “Orlando però che sculo! Miiii t’hanno affibbiato una bella tardona da ravanare ben bene. La bambina te l’hanno fatta smanacciare meno…” ma s’interruppe di colpo. Era arrivata la scena in cui lui nudo, ma di spalle, si tirava su un paio di boxer.

“Ma!?!...” fece la ragazza basita indicando il video, poi aggiunse alzando entrambi le sopracciglia “Eri nudo? Con tutto l’ambaradan di fuori?”.

Lui si mise le mani nei capelli “Lo sapevo LO SAPEVO!” commentò.

“Insomma eri con il cosino all’aria o no?”.

Cosino?” fece lui girandosi piuttosto contrariato.

“E dai non fare il pignolo come lo devo chiamare scusa? Non mi fare usare termini volgari su!”.

Lui sbuffò scocciato e anche un po’ imbarazzato a dire il vero “Secondo te?” le rispose.

“E se lo sapevo non avrei chiesto!”.

“Mmmmmm… sì, sì, ero nudo… soddisfatta?”.

“Ma non è stato imbarazzante?”.

“Parecchio!” disse lui smusando poi aggiunse “Anche ricordarlo non è che sia proprio il massimo, insomma ci saranno state una ventina di persone…”.

“Oh mamma e ti guardavano tutte il…????”.

“NO! Ma che dici!”.

“E che ne so io scusa mica ho mai fatto un film a culo ignudo!”.

E a quel punto Chiara afferrò il telecomando e mandò indietro la cassetta che nel frattempo era andata avanti ritornando alla scena incriminata.

“Ma allora sei una sadica!” protestò lui.

La ragazza sembrò non ascoltarlo e fermò l’immagine proprio sul deretano di Orlando, quindi non potendo fare a meno di ridacchiare senza pudore alcuno gli disse “ Certo che hai delle mele proprio secche!”.

“Certo che tu sei proprio stronza a volte!” gli rispose lui e poi le disse “Non te ne eri mai accorta prima, simpaticona?”.

Chiara continuava a ridere, ma si accorse che lui s’era piuttosto rabbuiato. Le venne da constatare che era davvero permaloso, proprio come diceva Samantha. Decise però di non torturarlo oltre e spense il video registratore. Del resto convenne che forse tirare troppo la corda non era saggio.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Capitolo 29 ***


Nuova pagina 1

Saaaalve!!! ^^ Spero che stiate tutti bene, come sempre non so più che dirvi per ringraziarvi siete STUPENDE!!

Grazie Lili! Non ti preoccupare non me l'ero presa per le tue osservazioni, anzi per il tempo verbale erano venuti dubbi anche a me:P grazie di avermi spiegato che intendevi dire e comunque era importante per m capire se aveva fatto qualcosa di sbagliato, le critiche non mi spaventano, perché possono essermi utili a capire certe mie lacune ;) quindi parlate pure senza problemi!

Grazie Roy! Sono felice che questa storiella ti prenda così tanto smovendo la tua parte romantica ^_^ E' un piacere per me farti emozionare e sorridere! Un beso!

Grazie Vale! Evviva la zia!!! ^____________^  me felice che hai gradito la serata che mi sono inventata per i due ragazzi!

Grazie orlando4ever!  Non sai che piacere mi fa sapere che ti sei fatta 4 sane risate! E' questo il mio intento: divertirci insieme e se me ne date conferma, bhe, non posso che esserne contenta!

Grazie Fr@! Sì, ho visto Midsomer Murders su la 7 quest'estate ed Orlando faceva la parte di un teppistello ladro e gigolò: Peter Drinkwather( buffissimo praticamente in italiano: Pietro Bevilacqua^_^ tra l'altro era perfetto in quella parte, davvero molto bravo) alla fine viene ucciso devono scoprire tra le tante persone che lo odiavano chi fosse l'assassino. Non è una gran parte però devo dire che la parte dl 'cattivo' gli è riuscita bene ^^

Grazie Julie! Non sai come sono felice di sentirti dire che ti piace il personaggio di Chiara, le sono particolarmente affezionata, in un certo senso ancora più che ad Aylén che so essere la tua preferita!^^

GRAZIE e buona lettura a tutti!

 

 

Capitolo Ventinove

 

 

 

Chiara si rese conto che Orlando s’era impermalito per davvero. Nonostante ciò le scappava lo stesso da ridere, tuttavia si trattenne per non peggiorare la situazione. Decise di prenderlo per il verso giusto per vedere se gli passava il malumore.

“Stavo solo scherzando un pochino” gli disse facendogli una carezza sulla guancia.

Lui incrociò le braccia al petto e si spostò un po’ più lontano da lei sempre più imbronciato. In realtà Orlando stava facendo finta di essere arrabbiato, in un certo senso si stava sottilmente vendicando sfottendola a sua volta. Una cosa però non l’aveva calcolata e cioè che Chiara era una persona piuttosto sveglia, infatti aveva mangiato la foglia. Iniziarono così questa specie di giochino fatto di botta e risposta.

Alla fine Chiara decise di cedere le armi e gli disse solennemente contrita, ovviamente facendo una pantomima scherzosa “Chiedo umilmente scusa per aver osato offendere le tue illustrissime chiappe, che per quanto in realtà siano secche sono egualmente belle e che a dirla tutta compensano le mie che sono piuttosto abbondanti!”.

Lui in tutta risposta le fece una sonora pernacchia.

“Non vorrei urtare ulteriormente la tua sensibilità, ma mio caro quando spernacchi diventi veramente bruttino!”.

Orlando fece spallucce.

“Allora? Si deve continuare ancora per molto?” chiese poi Chiara sempre ridacchiando e facendo finta di rimproverarlo.

“No, direi che per stasera il campionario di cazzate è piuttosto completo” rispose lui sorridendo a sua volta. Le si avvicinò e le circondò le spalle con un braccio poi le chiese con un’aria piuttosto strana “Vorrei farti una domanda: ma per te noi che siamo?”.

Lei lo guardò e non potendo fare a meno di ridere per l’ennesima volta, gli disse: “Di sicuro due scemi! Uno con le chiappe secche e una con le chiappe grasse!”.

“E dai! Era una domanda seria la mia!” si risentì appena Orlando che teneva davvero a quel discorso.

“Mmmmm…” fece Chiara  diventando improvvisamente pensosa “E per te che siamo?” gli chiese a sua volta.

“Non vale te l’ho chiesto io per primo e poi non si risponde ad una domanda con altra domanda!” disse Orlando.

Ci fu un attimo di lieve imbarazzo da parte della ragazza. Chiara aveva perfettamente capito il significato di quella richiesta, ma era la risposta che le restava molto difficile da esprimere. Non che non sapesse che cosa fossero loro due, il problema piuttosto era per quanto lo sarebbero stati, e soprattutto che conseguenze ne sarebbero derivate. Era come se dovesse fare i conti con un argomento che fino ad allora era stato volutamente ignorato.  

“Se ti dicessi che potrei anche saperlo ma che non ne sono esattamente convinta?” provò a dire lei.

“E’ già qualcosa… intanto dimmi cosa sai e di che cosa non sei esattamente convinta ”.

“Quando anche te lo dicessi non cambierebbe nulla però”.

“Non sono del tutto d’accordo e comunque ci terrei comunque a saperlo”.

La ragazza sospirò e si chiese perché ogni tanto lui dovesse uscirsene fuori con certi argomenti. Era tutta una situazione piuttosto improvvisata, nata per caso che si stava comunque sviluppando nell’incertezza dovuta a vari fattori di cui entrambi erano vittime. Chiara avrebbe voluto sorvolare, non per ritrosia o chiusura, ma per puro e semplice pudore, non poteva e non voleva spingersi troppo in avanti creandosi illusioni che avrebbero potuto poi in seguito essere tradite.

“Orlando… io non vorrei parlare di queste cose. Non è che voglia farti dispetto o fare sempre quella che si chiude a riccio facendo la misantropa, ma io proprio non me la sento, non per ora almeno…”.

Orlando aveva notato che si era appena irrigidita, sembrava in uno stato d’ansia, come se realmente parlare di loro due in qualità di coppia la mettesse in un certo senso a disagio. Questa cosa gli dispiaceva e la imputava unicamente a se stesso. La strinse a se abbracciandola come per tranquillizzarla e poi le disse “Tu non ti fidi ancora di me vero?”.

Chiara tirò su le gambe e si rannicchiò contro di lui contraccambiando il suo abbraccio. Non trovava giusto farlo sentire in colpa per qualcosa di cui effettivamente non aveva alcuna responsabilità. Era adulta e consapevole delle scelte che aveva fatto. A dire il vero non ne era neanche pentita, solo che era molto realista e molto disillusa, per questo tendeva ad evitare di spingersi oltre certi limiti. Rimase ancora un po’ accoccolata contro di lui e poi gli rispose: “Se non mi fidassi di te non saresti neanche qui. Non dipende unicamente da te o da me, ma piuttosto da un sacco di altri fattori, soprattutto esterni, però ti ripeto che non ho voglia di parlare di queste cose. Non credo di essere pronta… ora desidero solo poter stare tranquilla, puoi capirmi?”.

Orlando le sorrise dolcemente e le dette un piccolo bacio sul naso “Certo che ti capisco è solo che tutta questa faccenda agita un po’ anche me che credi…” s’interruppe e si massaggiò appena il mento “Insomma anche io ho le mie fisime, non è che vivo di certezze assolute, così a volte mi viene di farti delle domande, ma non per essere oppressivo solo per avere delle conferme ecco…”.

Chiara che stava appoggiata con la guancia sulla sua spalla alzò la testa e lo guardò negli occhi “Non sei affatto oppressivo” gli rispose con infinita dolcezza, gli carezzò i capelli e guardandolo sempre amorevolmente gli disse “Sai, non avrei mai neanche lentamente immaginato che tu potessi essere una persona così dolce”.

Orlando le sorrise di rimando “Io invece l’ho sempre saputo che dietro quell’aria da megera eri adorabile”.

“Io sono affatto una megera!” si risentì Chiara fingendosi offesa.

“Oh sì che lo sei! Una brutta megera antipatica!” la prese in giro lui.

Questa volta fu Chiara a fare il broncio “Uffa!” disse solamente, poi non potendo trattenersi a cause delle buffe smorfie che avevano fatto mentre avevano avuto questo scambio di battute risero entrambi.

“Che ne dici se ce ne andassimo a fare la nanna?” aggiunse Orlando dando un occhiata all’orologio. Si rese conto che era piuttosto tardi e che lei avendo lavorato doveva essere sicuramente stanca.

Chiara annuì e mano nella mano si alzarono dal divano ed andarono a dormire.

 

Dormirono fino a tardi. Si svegliarono solo verso mezzogiorno.

In realtà s’era svegliato per primo Orlando. Chiara stava ancora dormendo. Da quando i loro rapporti erano più tranquilli aveva potuto appurare che era un gran dormigliona soprattutto da dopo che lavorava in quel pub. Il ragazzo arricciò il naso al solo pensiero, non c’era niente da fare quel lavoro non gli piaceva, ma parlarne con lei gli rimaneva assai ostico. Chiara gli metteva come dei muri davanti e lui non sapeva che fare e soprattutto come comportarsi. Una cosa era certa prima o poi avrebbero dovuto chiarirsi e parlarne seriamente. Voleva assolutamente sapere che posto occupava nella vita di lei.

“Buongiorno!” le disse la vocina ancora assonnata di Chiara contro la sua clavicola, distogliendolo dai suoi ragionamenti mattutini.

Orlando la guardò e sorrise, lei stava sbadigliando ed intanto come se fosse un gatto stava strusciando la sua guancia contro  di lui. Gli piacevano un sacco quei gesti spontanei e teneri.

“Buon giorno e ben svegliata!” le rispose giulivo.

“Ummm… dormirei ancora…” commentò Chiara stringendosi a lui e chiudendo nuovamente gli occhi.

“Io invece avrei fame” commentò Orlando a cui effettivamente gorgogliò lo stomaco.

Chiara alzò la testa e con fare serio, ma trattenendosi dal non scoppiare a ridere gli disse: “Per carità senti che concertino! Sarà meglio che ci alziamo, il tuo stomaco sta vivamente protestando, non vorrei mai che tu davvero mi morissi fame!”.

Orlando a sua volta si sforzò di fare un’espressione seria e compunta: “Ci terrei a specificare che il mio stomaco fa repubblica per conto suo… io personalmente avrei tutt’altro tipo di appetiti!”.

Chiara a quel punto rise forte e gli disse:“Scostumato!”.

Orlando senza preavviso e con uno scatto fulmineo infilò la testa sotto le coperte le scoprì la pancia tirandole su la maglia del pigiama che indossava e cominciò a farle il solletico con una specie di pernacchie.

La ragazza in un primo momento subì l’attacco perché presa alla sprovvista e ancora assonnata, ma poco dopo si riebbe e partì al contro attacco.

Finirono per ingaggiare una specie di lotta, fatta di pizzicotti e solletico appunto e dispettucci vari. Intanto ridevano come due matti.

Ad un certo punto Orlando riemerse da sotto le coperte e fece per baciarla, ma lei scoppiò in una risata fragorosa.

“Bhe?” fece lui perplesso.

“Oddio se vedessi come ti stanno i capelli in questo momento rideresti anche tu!”.

Orlando roteò gli occhi storcendoli appena nell’infruttuoso tentativo di guardarsi appunto i capelli, di cui riuscì ovviamente ad intravedere solo qualche ciocca spampanata che gli ricadeva sulla fronte, poi abbassò lo sguardo verso il viso di Chiara e le disse “E tu signorina che credi di essere messa meglio? Sembri un covone di fieno!”.

“Posso immaginare!” ne convenne Chiara che intanto con le mani tentò di rassettargli un po’ la chioma. Lui la lasciò fare poi le si avvicinò, e quando o loro vidi furono vicini, le disse “Insomma ma che si deve fare qui per avere almeno un bacino del buon giorno eh?”.

“Basta chiedere!” rispose Chiara facendo la finta ingenua, poi gli prese il viso tra le mani e lo baciò, da prima dolcemente e poi sempre più intensamente.

 

Più tardi Orlando era infilato in doccia, mentre Chiara ancora in pigiama s’era messa a preparare qualcosa da mangiare. Si erano accordati ed avevano optato per un primo, infatti stava preparando dei semplici spaghetti al pomodoro e zucchine, buoni e veloci da cucinare.

Era una domenica tranquilla con addirittura un accenno di sole che filtrava dalle finestre e Chiara si sentiva molto serena e rilassata. Amava quella tranquillità.

All’improvviso suonò il campanello.

Chiara aggrottò la fronte perplessa, chi mai poteva essere a quell’ora di domenica? Si avviò ad aprire pensando che senz’altro doveva essere qualche vicino che aveva bisogno di qualcosa tipo, sale o zucchero. Aprì la porta senza neanche pensarci né controllare dallo spioncino e il mestolo che teneva in mano le scivolò di mano cadendo a terra e facendo un rumore sordo che nel silenzio che regnava in casa parve ancora più forte.

Davanti a lei con tanto di zaino e due borsoni, come se si volesse trattenere per un lungo periodo si ritrovò niente meno che Isabella che le sorrideva soddisfatta.

“SORPRESA!” le disse lasciando cadere le borse che aveva in mano gettandole le braccia al collo, mentre Chiara come se fosse rimasta paralizzata da una vera e propria sincope non riuscì ad articolare una sola parola.

Rimase ferma e impietrita come se fosse un blocco di ghiaccio effettivamente gelata da quell’improvvisata.

Isabella le aveva circondato il collo e le stava parlando, ma lei non la sentiva neanche, era in preda al panico più assoluto, completante spiazzata e terrorizzata. Addirittura sentì brividi di sudore freddo percorrerle la schiena.

Con un tempismo quasi perfetto, Orlando che era sotto la doccia ed ovviamente non aveva sentito il campanello, aprì la porta del bagno.

Apparve sulla porta con indosso un semplice asciugamano in vita e i capelli ancora bagnati. Fu così che lo vide comparire Isabella alzando la testa dalla spalla di Chiara, dato che era ancora abbracciata all’amica, e fu la sua fortuna perché ebbe uno sbandamento. Si guardarono per un istante tutti e due allibiti, al che ad Orlando sempre più basito scappò un “Oh cazzo!...” quindi rimase ancora qualche secondo con la maniglia in mano senza sapere che dire né tanto meno che fare. Alla fine non si sa come riuscì ad articolare a mala pena un semplice opsss! ed in fretta si ritirò nuovamente  in bagno chiudendosi dentro.

Isabella si allontanò immediatamente da Chiara. Era esterrefatta, incredula e scioccata. I suoi occhi erano sgranati e la sua bocca completamente spalancata. Il suo sguardo era indecifrabile: interrogativo, incredulo e sdegnato al tempo stesso.

Osservava Chiara che ancora non era stata capace di parlare, ma che aveva dipinta sul viso un’espressione disperata e contrita.

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Capitolo 30 ***


Nuova pagina 1

Ciao a tutte belle donne Moon è mooooooooooooolto di fretta questa sera quindi corre a a ringraziarvi^^

Grazie orlando4ever! Ecco per te pronto il cap ^^ visto come son brava? ( mica tanto io non posto mai senza aver finito una fic o quasi per questo aggiorno veloce :P)

Grazie Fr@!  Rutte le tue domande ( o quasi troveranno risposta in questo nuovo cap) La fic al vetriolo su Orlando e Kate la devo ancora scrivere credo che non sarà molto lunga quindi terminata questa fai conto una ventina di giorni dopo la posterò e YESSSSS c'est moi la Moon del sito di cui parli ^_^

Grazie Roy!  Sei davvero perfida  e non ti facevo così cattiva =____= ma che ti succede???? o_O come puoi ridere così delle disgrazie altrui? Povera Chiara ç____ç .... vabbé scherzi a  parte me felice te ti diverti! ^_^ ( non so ... ma temo che alla fine di questo cap ripartirai con le miccie corporali... me preoccupata -______-)

Grazie Julie!  Moon Sauruman ( oddio come mi inquieta questo accostamento! O___o"""") al tuo servizio! Ecco che parte del destino sarà testé svelato..... ^^

Grazie Eledhriel! ^_^ Sei simpaticissima!!!!! E comunque come già detto alle altre, i famosi nodi arrivano al famoso pettine.... emmmm.... quella del 'cosino' è venuta fuori dalla mia mente malata, volevo usare il termine 'pistolino', ma lo avevo già usato nell'altra fic con Dom e allora l'ho sostituito con appunto con 'cosino'

PS quella delle "chiappe secche" di Orlando è armai un tormentone che si protrae da mesi, ma nutro forti dubbi ( e dopo aver visto Midsomer Murderes ahimé ho tristi conferme)  che le chiappe di Or'lendo siano come dire ... sode e a mandolino! ... Pazienza! Non si può avere tutto dalla vita ( certo un bel culo non si disdegna mai...) ma io me lo piglierei pure senza chiappe nevvero!!! ???? :P

Bischerate a parte GRAZIE e buona lettura a tutti!

 

 

Capitolo Trenta

 

 

 

Isabella continuava a fissare Chiara che si sentiva sempre più venire meno. Che cosa avrebbe potuto mai dirle? No guarda non è come credi oppure Lascia che ti spieghi o peggio ancora Non è come sembra.

Qualsiasi cosa le pareva fuori luogo ed estremamente improponibile. Avrebbe voluto sprofondare in una voragine sotterranea e sparire dal cospetto dell’amica. Ora più che mai sentì il peso di non aver parlato prima e si maledisse per aver commesso questo imperdonabile errore.

Fu invece Isabella a parlare.

“E’ vero che spesso sono stata tacciata di inventarmi le cose e di farmi un sacco di film in testa, è pur vero che in certi frangenti sarò anche stupida, ma questa volta non ci sono dubbi, questa volta è tutto reale. Quindi ti sarei grata se tu mi spiegassi che cazzo ci fa Orlando seminudo nel bagno della tua casa!”.

Aveva parlato con calma, ma con un tono tagliente e anche leggermente sarcastico, di certo non intendeva renderle la vita facile. Era ovvio che avesse ben compreso che cosa ci facesse lì Orlando, del resto non c’era possibilità di fraintendimenti, ma voleva sentirlo dalla viva voce di Chiara.

L’altra aprì la bocca come per parlare, ma un enorme e prepotente groppo che aveva in gola glielo impedì, non riuscì ad articolare una sola parola. Questa cosa fece ancora più rabbia ad Isabella che in quel momento sentì un odio veramente profondo per l’amica, l’avrebbe picchiata volentieri, ma si trattenne.

Orlando che si era rivestito in fretta e furia comparve all’improvviso da dietro e, subito, con fare protettivo, circondò con un braccio le spalle di Chiara dicendo deciso: “Ti rispondo io. Noi due stiamo insieme”.

Fu davvero troppo per Isabella.

Era arrivata lì con l’intento di fare una sorpresa alla sua amica e invece la sorpresa l’aveva avuta lei. E che sorpresa! Di certo ed in assoluto la più inaspettata e la più amara di tutte. Era tutto incredibile, inverosimile, paragonabile solo ad un brutto incubo, una di quelle cose che non ti aspetteresti mai perché impensabili, inimmaginabili, fuori da ogni possibile sospetto. Se le avessero detto che appena partita da Londra, Chiara si sarebbe affrettata ad infilarsi nel letto di Orlando non ci avrebbe mai creduto ed invece pareva che le cose fossero andate proprio così. Si sentiva doppiamente tradita in più il suo orgoglio le impediva di accettare il fatto che lui avesse preferito la sua amica a lei, quindi si rivoltò in malo verso Orlando modo sibilandogli: “Tu fatti i cazzi tuoi che nessuno ti ha interpellato! Che fai parli in sua vece? Non può rispondere da sola?”. Poi puntando dritta Chiara negli occhi le disse livida: “Non parli eh? Sei così meschina e vigliacca che neanche dici una parola vero?”. Era inutile negarlo, quel tradimento da parte di lei l’aveva come schiacciata e ciò che provava era dolore mischiato a rabbia e naturalmente c’era la voglia di renderle occhio per occhio.

Finalmente Chiara riuscì a parlare, prima però si allontanò da Orlando, in quel momento averlo vicino la metteva ancora più a disagio.

“Sì, hai ragione mi sento proprio una stronza io… io volevo dirtelo ma…” disse quasi balbettando imbarazzata ad Isabella. Si sentiva davvero un verme.

L’altra la interruppe subito.

“Non cominciare con la commedia: io volevo dirtelo ma non c’è l’ho fatta. Sei solo patetica e mi fai pure schifo!” le buttò in faccia con autentica rabbia.

“Cerca di moderare i termini!” la riprese secco Orlando, intromettendosi tra loro.

“Ma vaffanculo tu!” gli tuonò contro Isabella. In quel momento se avesse potuto gli avrebbe volentieri rifilato un calcio nelle palle. Trovava detestabile ed umiliante costatare come la difendesse amorevolmente. Le era subito saltato all’occhio l’atteggiamento di lui e questo l’aveva fatta ancora inviperire più di quanto già non lo fosse.

“Ora basta!” disse Chiara alzando appena il tono della voce, poi si rivolse ad Orlando.

“Per favore cerca di capire… è una situazione molto difficile, delicata… ed è una cosa tra me  e lei… lasciaci sole per favore”.

Il ragazzo non ne volle sapere e così Chiara finì con il discutere anche con lui.

“Per piacere! Cerca almeno una volta di non essere testardo come un mulo! Se ti chiedo di andare ho le mie buone ragioni, possibile che si debba sempre discutere per farti capire le cose!”.

“Ma guardateli i piccioni litigano!” commentò acida Isabella interrompendoli “Del resto sono stati colti in flagrante, vi ho rotto le uova nel paniere eh? Chissà magari ho interrotto la scopatina domenicale!” aggiunse piena di livore. Non riusciva a capacitarsi di come avessero potuto farle una cosa simile tutti e due.

Orlando a quel punto perse davvero la pazienza. Stava per risponderle a tono e molto male quando incrociò lo sguardo di Chiara, dalla muta richiesta che lesse nei suoi occhi capì che era meglio tacere.

La situazione stava degenerando di brutto.

“Isabella ascoltami” le disse Chiara con tono di supplica “E’ accaduto indipendentemente dalla nostra volontà. Ti prego credimi è la pura verità! Non è stato cercato da nessuno di noi due… anzi a dire il vero abbiamo provato ad evitarlo in tutti i modi possibili e…”.

Isabella la interruppe di nuovo: “Ma falla finita! Non ti crederò mai! Solo in una cosa concordo con te: sei una stronza!”. In quel momento la odiava davvero. Era la sua migliore amica, l’unica di cui si fidava, era stata per lei più di una sorella, avrebbe accettato tutto da chiunque altra, ma non da lei. Era il tradimento più grande e più doloroso e non riusciva a capacitarsene. Desiderava solo ferirla e umiliarla, voleva che provasse ciò che stava provando lei in quel momento, quindi si rivolse nuovamente ad Orlando e gli disse con tono di sfida: “Lo sai che questa qui ti detestava, e lo sai che mi diceva in continuazione di lasciarti perdere perché eri un cretino e un paraculo?”.

“Non è vero!” si difese Chiara.

“Ah no? Sei solo una fottuta bugiarda! E ora capisco anche perché lo facevi!” le rispose l’altra.

“Sei arrabbiata e credimi ti capisco, hai tutte le ragioni, ma io non ti ho mai detto che è un cretino, a suo tempo espressi dei giudizi negativi in base a ciò che mi raccontavi tu sul suo conto”.

“Falsa, ipocrita!” fu il commento di Isabella.

“Isabì ora basta! Cerca di darti una calmata” le disse Orlando intromettendosi di nuovo, faceva una gran fatica a stare zitto. La reazione di Isabella lo stava facendo incazzare di brutto, non la riteneva del tutto giustificata e i suoi modi gli parevano arroganti e decisamente troppo offensivi. Riusciva a trattenersi solo per rispetto a Chiara visto che si rendeva conto che voleva gestirsi da sola la faccenda, ma se fosse dipeso da lui l’avrebbe volentieri sbattuta fuori senza troppi complimenti. Per come la vedeva Orlando, Isabì non aveva nessun diritto di fare tutte quelle scene madri.

Isabella lo guardò con rabbia e poi stringendo gli occhi come due fessure gli disse “Ma si difendila pure, piuttosto, ma tu lo sa con chi hai che a fare eh? Te lo ha raccontato la signorina o se ne è ben guardata?”.

Chiara sbiancò. Intuì che Isabella stava per dire qualcosa che non avrebbe mai voluto che Orlando sapesse e il panico s’impadronì di lei. “Isabella no! Per favore!” disse rivolta con costernata preoccupazione, nonostante tutto in cuor suo sperò che l’altra tacesse.

“Che c’è ti vergogni?” le disse invece con maligna soddisfazione Isabella sapendo di aver toccato un tasto delicato e dolente, quindi senza remora alcuna continuò “E ti dirò che fai anche bene! Tanto sei fatta della solita pasta, del resto è tuo padre e tu sei uguale a lui: una ladra!” concluse con enfasi.

Chiara a quelle parole si sentì morire ed Isabella, ancora non paga, rincarò la dose. Si rivolse nuovamente verso Orlando e gli spiegò la storia: “Suo padre è in galera perché ha rubato dei soldi nell’azienda dove lavorava, è per questo che lei è scappata a Londra dall’Italia. Tutti l’hanno subito emarginata e con il senno di poi capisco che hanno fatto bene. La mia cara amica, la mia migliore amica. Che personcina per bene! Non appena ho girato le spalle mi ha pugnalata alla schiena! Dovevo immaginarlo, dalla figlia di un delinquente che altro mi sarei dovuta aspettare!”.

Ci fu un attimo di gelido silenzio.

Orlando era rimasto piuttosto interdetto ed allibito.

Chiara sentì tutto il mondo intero crollarle addosso mentre un senso di impotenza e vergogna immensa la soffocava.

Isabella respirava a fatica per la rabbia. Era strano ma nonostante quella sparata non si sentiva affatto meglio. Sputare tutto quel veleno l’aveva come svuotata ed ora era proprio così che si sentiva: vuota, quasi stanca. All’improvviso, con un gesto quasi meccanico raccolse i suoi borsoni: “Me ne vado! Non intendo stare qui in solo minuto di più!” disse in un tono decisamente meno aspro. Era come se avesse fatto una lunga corsa e avesse disperso tutte le energie. In realtà, non sapeva bene neanche lei dove andare a sbattere la testa, ma di certo non si sarebbe fermata da Chiara, quindi si fece coraggio e se ne andò alla ricerca di un posto per dormire lasciando gli altri due ancora muti e piuttosto frastornati, senza neanche dar loro il tempo di aggiungere altro sparì dietro la porta salendo in fretta le scale per uscire dallo scantinato.

Ci fu ancora qualche secondo di silenzio. Orlando era abbastanza confuso e non sapeva proprio che dire, Chiara era ferita a morte ed in preda ad un senso di disperazione quasi assoluto. Tutto ciò contro cui aveva lottato e tutto ciò che stava faticosamente tentando di lasciarsi alle spalle le era tornato indietro colpendola come un boomerang. Era allucinante ma purtroppo reale.

“Dovresti andare via subito”  disse infine con un tono di voce talmente basso che Orlando faticò  a capirla.

“Co…come sarebbe a dire scusa?”  le rispose Orlando piuttosto sorpreso.

“Io… voglio… devo stare da sola” .

Parlava, ma non lo guardava neanche in faccia.

“Non ci penso nemmeno ad andare via e a lasciarti in queste condizioni e poi dobbiamo parl…” le stava dicendo il ragazzo ma lei con una calma gelida ed un tono pacato ma fermo, deciso ed intransigente, gli disse: “Voglio che tu vada via. Subito! Non voglio parlare con te. Devo stare da sola. Non insistere e non obbligarmi a diventare scortese”.

Orlando la guardò sconcertato. Sembrava un’altra persona. Fissava il pavimento con un’espressione quasi allucinata, come se si imponesse una calma che non le apparteneva, come se volesse far credere di avere tutto sotto controllo, mentre era chiaro che stava per esplodere. Si rendeva conto della gravità della rivelazione fatta da Isabella e voleva capire, ma anche rassicurala, magari aiutarla e confortarla, ma lei era come se avesse tirato su una fortezza inespugnabile e vi si fosse chiusa dentro. Il suo atteggiamento era chiaro e forte nella sua semplicità: lui era stato messo fuori e non si discuteva.

Capì che forse per il momento era meglio assecondarla, forse era troppo scioccata per poter parlare.

“Capisco che tu stia male, ma mandarmi via non ti farà sentire meglio, in certi casi avere qualcuno accanto può essere d’aiuto, in ogni modo se questo è quello che vuoi…” disse piuttosto sconsolato. Anche lui non sapeva bene come raccapezzarsi in tutto quel casino scoppiato all’improvviso come una bomba.

“E’ quello che voglio” rispose semplicemente lei che desiderava restare sola con la sua vergogna ed il suo rimorso.

In un attimo di lucidità aggiunse solamente: “C’è solo una cosa che potresti fare per me ed è davvero importante”.

Lui annuì dando la sua disponibilità.

“Trova subito Isabella ed occupati di lei. E’ sola, sconvolta e senza appoggio alcuno in una città straniera, non vorrei mai che le capitasse qualcosa. Non me lo perdonerei. Ti prego raggiungila e sistemala da qualche parte”.

Orlando trattenne a stento un moto di stizza, a lui non fregava proprio un bel niente di aiutare Isabella, ma se lo tenne per se.

“Va bene” disse solamente “Cercherò di fare del mio meglio… poi ti farò sapere”.

“Grazie” gli disse lei in un soffio.

Continuava a non guardarlo in faccia e se ne stava come rannicchiata su se stessa in una sorta di atteggiamento auto protettivo, quasi come se volesse nascondersi.

Orlando provò il desiderio di abbracciarla e l’istinto di proteggerla, si avvicinò e fece l’atto di prenderla tra le braccia, ma lei lo allontanò con delicata fermezza, ponendo tra loro una distanza che al lui parve una sorta di baratro. In pochi secondi capì tante, troppe cose, si augurò solo di aver capito male, quindi con un sospirò si congedò e si apprestò a fare ciò che lei gli aveva chiesto.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Capitolo 31 ***


Nuova pagina 1

Ciao buona domenica a tutti! Ed eccoci con un altro aggiornamento.

Doppio grazie a Lili per il doppio commento!^^ Dunque sono commossa per il commento 'gioiellino' troppo buona, per quanto riguarda gli spaghetti pomodoro e zucchine come fanno a mangiarli? Beh dopo aver fatto della 'sana ginnastica da camera ' la fame aumenta! (me pessima :P)

Grazie Vale! emmm.... e ancora non è successo niente ( coscienza della Moon: "taci disgraziata!!"

Moon: "Ovvia su non ho mica detto nulla di male!!!) non ci fare caso stasera s'ho scoppiata! ^_^

Grazie Roy! Sono seriamente preoccupata temo che mi dovrò fare la guardia del corpo... ma a chi potrei rivolgermi???? ( Orlando tesoro ti andrebbe di guardami il 'corpo' anche di usarlo eventualmente????) Ri-chiedo scusa stasera c'ho il grullo alto :P:P:P:P A parte le scemenze me felice che hai apprezzato l'altro capitolo!

Grazie Fr@! Tesorina sono stata impegnatissima appena posso vengo dove mi hai chiesto ok??? Sei tenerrissima^_^ Per quanto riguarda Isabì beh l'orgoglio l'è un gran brutta bestia!

Non ricordo chi me lo aveva chiesto e quando comunque siamo abbastanza vicini alla fine qualche capitolo ancora e poi vedrete scritto 'the end' ^________^

GRAZIE e buona lettura a tutti!

 

 

Capitolo Trentuno

 

 

 

Isabella non era una persona cattiva. Non era vendicativa e soprattutto non godeva mai delle disgrazie altrui né tantomeno era una che faceva del male agli altri. Piuttosto era una ragazza leggermente immatura. Figlia unica in una famiglia che aveva fatto di lei il centro dell’attenzione. Era abituata ad avere quasi sempre ciò che desiderava, i suoi non le avevano mai fatto mancare niente, superfluo compreso. Abbastanza brava negli studi, era sempre andata bene a scuola anche se all’università stava faticando più di quanto avrebbe immaginato, era anche bella e piuttosto corteggiata, ma nonostante ciò non era di quelle ragazze eccessivamente vanitose e piene di sé. Fino a quel momento aveva avuto la vita abbastanza facile e a parte qualche piccola delusione sentimentale di poco conto, la sua vita era stata piuttosto priva di scossoni. Caratterialmente allegra e piuttosto disponibile, faceva presto a fare amicizia con tutti e amava il contatto con la gente. Con Chiara aveva un’amicizia sincera e davvero forte che durava da diversi anni, con le si era sempre comportata con lealtà ed altruismo. La sua reazione alla scoperta del rapporto nato tra la sua amica e Orlando non rispecchiava minimamente il suo reale modo di essere, ma lo choc che aveva avuto era stato davvero enorme. Aveva quindi reagito in maniera sicuramente esagerata e sopra le righe, in un certo senso se ne rendeva conto anche lei stessa, pur non volendo ammetterlo. In verità di Orlando non le importava più niente o quasi, era stata solo una cottarella, ma era da Chiara che si era sentita mortalmente tradita. Non poteva perdonarle il fatto di averle taciuto per tutto quel tempo quella cosa così importante e non poteva perdonale neanche il fatto che non avesse saputo rinunciare in nome della loro amicizia ad un rapporto che comunque riteneva sarebbe stato solo superficiale, addirittura solo di letto. Non lo concepiva perché sapeva che non era nella indole della sua amica e non si capacitava del perché lo avesse fatto. Pensava che Chiara avesse voluto come sfidarla, come se avesse calpestato la loro amicizia in nome di uno sfizio e avesse preferito Orlando a lei mettendola da parte ed escludendola. Pensava che fosse stato un atto di egoismo e una mancanza di rispetto verso di lei. Era paradossale ma si sentiva tradita come si sarebbe potuta sentire quasi da un fidanzato. Continuava a pensare che se glielo avesse detto avrebbe potuto capire e forse accettare, ma anche se non voleva ammetterlo, sapeva che in realtà non era così. La sconfitta le bruciava e non c’era niente da fare. Era una questione di puro orgoglio.

Stava vagando senza meta per Londra carica come un somaro. Alla rabbia si erano sostituiti smarrimento ed una certa disperazione. Non sapeva che fare. La cosa che le venne subito in mente fu quella di salire sul primo aereo e tornarsene a casa, quindi si recò in centro d’informazione turistica per valutare il da farsi. Le dissero che con la Ryan Air non ci sarebbe stato posto se non prima di una diecina di giorni, con altre compagnie più costose invece sarebbe potuta ripartire subito. Non seppe spiegarsi il perché ma Isabella decise di attendere quei dieci giorni, in fondo era una sorta di sfida con se stessa, voleva mettersi alla prova e vedere se era capace di stare da sola a Londra.

Chiese poi informazioni per un’economica sistemazione per le nove notti che avrebbe dovuto trascorrere in città. Le più convenienti di tutte che le furono proposte furono senz’altro un ostello e una serie di bed and breekfast, ma lei sinceramente di dividere la stanza con degli sconosciuti, o di andare in casa di qualcuno, non aveva alcuna voglia così optò per una pensioncina scalcinata in periferia, che faceva giusto il caso suo.

 

Orlando per riuscire a rintracciare Isabella come al solito ricorse a Ben. Di certo non poteva mettersi a setacciare la città palmo a palmo come un investigatore privato, così aveva fornito nome e cognome della ragazza al suo assistente e gli aveva chiesto di cercarla presso tutti e gli alberghi e pensioni di Londra e dintorni. Sperava di riuscire così a trovarla, sempre che Isabella non si fosse sistemata in ostelli o in casa di qualcuno, nel qual caso rintracciarla sarebbe stata davvero un’ardua impresa. Stava facendo tutto ciò solo ed unicamente per Chiara a proposito della quale nutriva in quel momento un sacco di preoccupazioni. La sua reazione non gli era piaciuta per niente e sinceramente gli giravano abbastanza le scatole. Ultimamente stavano veramente bene insieme e tutto quel casino non ci voleva davvero. La cosa che lo faceva star male più di tutte era che purtroppo aveva ravvisato in lei una chiusura troppo repentina e troppo netta, questo gli faceva intuire che c’era la possibilità che lei non volesse vederlo per qualche tempo o forse anche qualcosa di peggio, su cui però si rifiutava anche di fare solo mente locale.

Dato che Orlando non era una persona abituata a stare ferma ad aspettare che gli eventi lo travolgessero decise di ritornare da Chiara.

 

Chiara aveva trascorso tutto il tempo da quando era rimasta sola rinchiusa in camera rannicchiata sul letto abbracciata al suo cuscino in preda all’angoscia. Era in grande preoccupazione per Isabella temeva davvero che potesse accaderle qualcosa e quella brutta sensazione anche forse un po’ immotivata era senz’altro ampliata dai suoi sensi di colpa. Cominciò a chiedersi come aveva potuto comportarsi così male, essere così egoista e così superficiale senza minimamente tener conto dei sentimenti della sua amica. Inevitabilmente pensò anche ad Orlando. Con lui era stata davvero bene, così bene da dimenticare tutto il resto. Già il resto, ovvero tutti suoi problemi legati a suo a padre che l’avevano davvero fatta tanto soffrire, ma aveva anche completamente accantonato il buon senso. Era come se per tutto quel tempo avesse omesso con se stessa di guardare in faccia la realtà. Orlando Bloom era una persona famosa. Una persona ricca, un ragazzo abituato ad un certo tipo di vita e di ambiente, a frequentare persone di una certa cerchia e lei? Chi era lei?

Chiara Mattei era una persona ordinaria. Una ragazza di ventotto anni senza un lavoro fisso che viveva all’estero sbarcando il lunario, in più era figlia di un uomo che era in galera. Che centrava Chiara Mattei con Orlando Bloom? La risposta nella sua semplicità era terribilmente amara: niente.

Potevano aver avuto quella parentesi particolare in circostanze anomale in cui avevano potuto interagire accantonando  il vero stato delle cose, ma di fatto loro due erano due persone che pur avendo un gran feeling erano distanti anni luce e quella distanza non sarebbe mai potuta essere colmata. Oltretutto era abbastanza certa che lui dopo aver scoperto quella cosa terribile su suo padre avrebbe sicuramente messo tra loro delle distanze.

Tutti questi pensieri le affollavano la mente facendola sentire enormemente sola e disperata, come inghiottita in un profondo pozzo nero da cui non sarebbe più uscita. 

Quando sentì suonare il campanello assurdamente Chiara sperò che potesse essere Isabella. Corse ad aprire ed invece si ritrovò davanti Orlando.

Superato il primo momento d’imbarazzo misto ad un certo stupore gli chiese: “Hai qualche novità su Isabella?” del resto pensava che fosse lì per quello.

“No” rispose lui “Sono venuto per te”.

“Non è il caso e poi io… ” ma lui molto deciso la interruppe “Oh sì che lo è! Dobbiamo parlare” le disse entrando in casa.

Chiara sospirò forte “E di cosa?” gli rispose.

Lui la guardò in modo strano, pensò che a volte aveva delle reazioni che avrebbero fatto scappare la pazienza ad un Santo. “Per favore, non fare la finta tonta!” le rispose piuttosto costernato.

Chiara interpretò quella sua reazione come se lui fosse in collera con lei per ciò che aveva scoperto su suo padre.

“E va bene” gli disse con tono rassegnato “Ti dirò tutto” tanto ormai tacere non aveva più alcun senso.

Orlando lì per lì non capì molto bene a che cosa lei si riferisse, ma decise di  ascoltarla una volta tanto che era propensa a parlare.

“Non è una storia molto lunga, anzi nella sua tragicità è piuttosto banale e semplice” cominciò col dire Chiara “Mio padre lavorava in una ditta che dava in appalto e concessioni alcuni lavori presso enti pubblici. Nell’azienda doveva lavorava, lui era una specie di garante che avrebbe dovuto vagliare con attenzione i vari preventivi per poi decidere chi scegliere in base alla miglior offerta nel rapporto qualità prezzo. In parole povere mio padre ha accettato delle mazzette da delle aziende che lui poi ha preferito ad altre appunto perché si era fatto comprare. Un bel giorno è stato scoperto ed è stato denunciato per frode e siccome molti dei lavori che dava in appalto erano presso istituti pubblici tra cui anche scuole ed ospedali è stato processato ed è finito in galera” si fermò un attimo per riprendere fiato, non era certo facile per lei parlare di quella cosa.

Orlando notò che era rossa in viso e da quando la conosceva non l’aveva mai vista arrossire in quel modo, nemmeno in certi frangenti in cui sarebbe stato lecito che ciò avvenisse. Era molto agitata ed evitava di guardarlo direttamente in faccia, altra cosa che non rientrava assolutamente nel suo modo di fare. Era chiaro che si vergognasse molto. Tutto ciò acutizzò notevolmente in lui una sorta d’istinto protettivo, che gli fece provare un senso di tenerezza e una gran voglia di rassicurarla. Improvvisamente si rese conto di qualcosa che prima non aveva ancora ben capito, o forse non aveva ancora ben messo a fuoco, ovvero si rese conto di provare dei sentimenti nei suoi confronti. Già sapeva che con lei stava bene, che c’era una gran bella intesa, ma in quel momento seppe con certezza che c’era sicuramente qualcosa di più, qualcosa che andava oltre alla semplice infatuazione. Mosso da tutto ciò con molta naturalezza le si avvicinò e l’abbracciò, ma non fece neanche in tempo a stringerla come avrebbe voluto perché lei lo scansò immediatamente.

“Non farlo! Non voglio la tua compassione!” gli disse piuttosto duramente mentre nei suoi occhi poté cogliere un lampo d’orgoglio.

“Non era certo un gesto di compatimento” le rispose calmo cercando di mettersi nei sui panni e di capirla anche se quell’atteggiamento era inutile negarlo lo infastidiva.

Chiara lo guardò allora dritto negli occhi come se avesse riacquistato di colpo la sua dignità, sembrava molto fiera in quel momento. Scrollò la testa e gli disse: “So benissimo come reagisce la gente, l’ho imparato molto bene. All’inizio sembravano molto comprensivi e disponibili, poi finiscono invece con l’emarginarmi come se fossi un’appestata, non sono di certo una buona compagnia da frequentare, farsi vedere con me è sconveniente” concluse con amara ironia.

“Io non sono la gente Chiara!” disse Orlando piuttosto secco “Piuttosto sarebbe ora di chiarire che cosa sono io per te” aggiunse poi lievemente irritato.

Chiara non rispose. Non sapeva che rispondere, come poteva davvero credere che lui sarebbe stato diverso dagli altri.

Calò un pesante silenzio. Lui la guardava ed attendeva la sua risposta e lei continuava a tacere eludendo nuovamente il suo sguardo.

Proprio in quel momento ad Orlando squillò il cellulare.

Era Ben il suo assistente, aveva trovato Isabella. L’uomo gli disse che la ragazza aveva prenotato nove notti in una modesta pensione di periferia, Orlando con ancora l’apparecchio in mano fece cenno a Chiara che gli serviva carta e penna e lei glieli fornì. Scribacchiò veloce l’indirizzo, ringraziò Ben e concluse la telefonata.

“Isabì sta qua” disse a Chiara porgendole il foglio.

“Grazie…” disse la ragazza in un soffio prendendo il bigliettino. Se lo rigirò poi un po’ tra le mani incerta sul da farsi e sempre in preda ad una grande agitazione. Intanto lui continuava a scrutarla senza dirle niente.

“Dovrei andare da lei” disse Chiara ad un certo punto come se riflettesse a voce alta.

“Se credi che sia giusto allora devi andare. Ti accompagno” disse Orlando.

“No, ci vado da sola”.

“Posso accompagnarti e aspettarti in strada”.

“E’ meglio di no… preferisco andare per conto mio”.

A quell’ennesima risposta Orlando si rabbuiò ancora di più, non c’era verso lei continuava a tenerlo fuori.

“Fai come ti pare” le rispose piuttosto seccato.

“Non c’è bisogno che tu la prenda sul personale, non mi pare il caso che ti metta a fare il permaloso, non in questo frangente!” le disse Chiara irritata. La sua presenza la scombussolava, era già in un forte confusione mentale unita ad un grande stress emotivo e non aveva voglia di discutere anche con lui.

“Il fatto è che è una cosa è una cosa personale, vorrei solo essere partecipe e dare il mio contributo a risolvere questa tragedia inutile e scusami tanto anche un pò grottesca, ma tu me lo impedisci” le rispose serio il ragazzo.

“Ah, così tu ritieni la mia amicizia con Isabella una cosa da niente e ci trovi grottesche?” si risentì Chiara.

“Non intendevo affatto dire una cosa simile io mi riferivo alla situazione”.

“Questa situazione è tutta colpa nostra e mia più di tutto” disse la ragazza.

“Non sono affatto d’accordo! Non è assolutamente colpa nostra!” si ribellò lui.

“Sì che lo è! Possibile che tu non voglia capire? Io ho tradito l’unica persona che non mi hai mai abbandonata, l’unica amica che mi è stata vicina, l’unica che se ne è fregata di tutto e di tutti, l’unica a cui non avrei mai dovuto fare una cosa del genere. L’unica vera persona importante per me!”.

A quelle parole l'espressione d’Orlando mutò di colpo. Fu come ricevere uno schiaffo. Come se lei avesse tra le righe candidamente ammesso che lui non contava un bel niente.

Imprecò qualcosa a denti stretti e le disse: “Mi levo dalle palle, è meglio sennò finisce che m’incazzo davvero!” poi aggiunse molto determinato “Vai e chiarisciti con la tua amica, ma sappi che poi anche io e te dobbiamo assolutamente chiarire alcune cose!”.

“Non capisco che cosa tu intenda dire” disse la ragazza piuttosto spazientita il comportamento di lui la stava oltremodo agitando.

Orlando a quel punto si arrabbiò davvero molto. “Smetti di trattarmi come se fossi un estraneo cazzo! Sembra che tu lo faccia apposta e non lo sopporto! Voglio sapere da te delle cose e le saprò a costo di martellarti fino a sfinirti, quindi ora vai pure da Isabì ma dopo tu parlerai con me e lo farai, miseria ladra se lo farai!” disse in un tono che non ammetteva repliche. Prese la porta e sbattendola con forza se ne andò lasciandola libera di fare come voleva.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Capitolo 32 ***


Nuova pagina 1

BUONA SERA!! ^____________________^

Grazie Roy! Grazieeeeeeeeeeeeee, hai fatto un sacco di congetture ma non ti dico se hai azzeccato ( me diavola :P)  ^^"""" emmm....  me sempre più preoccupata speriamo bene và!! Intanto me pijo i bei complimenti e ringrazio con Sakkoni giganti!

Grazie a Lili! ammappete pure le mazzate le vuoi dare a quella povera figlia di chiara u____u ( ^^scherzo eh!;) ) e ri-grazie di cuore per il gioiellino :* Smakkete anche  a te

Grazie Eledhriel!^_^ Sei simile  a Chiara??? Allora ti ci vuole l'Orlando!!! :P E sì in amor vince chi fugge, ma se fuggono in due poi non si prenderanno mai! ^^ per quanto riguarda Sidi beh.... (me non parla per non rovinare le sorprese!)

Come sempre GRAZIE e buona lettura a tutti!

 

 

Capitolo Trentadue

 

 

 

Isabella era nella pulciosa, abbastanza sudicia e a dire il vero anche squallida camera nella pensione che aveva trovato poche ore prima. Aveva alla ben meglio sistemato la sua roba e, seduta su il letto polveroso che si trovava nella stanza, stava riflettendo. Nelle ultime ore gli eventi si erano susseguiti con una rapidità estenuante, ora tutta quella calma improvvisa quasi la angosciava.

Ripensò alla sua scenata di poche ore prima a casa di Chiara e di una cosa si vergognò veramente tanto. Qualsiasi motivo o ragione avesse dalla sua, non avrebbe mai dovuto tirare in ballo la storia del padre di Chiara. Era stato un gesto meschino, si pentì sinceramente di averlo fatto. Naturalmente era ancora arrabbiata con l’amica, non poteva certo passarle così, ma si rese conto che forse si era comportata quantomeno in maniera troppo impulsiva e un po’ anche da persona immatura. Cominciò a pensare che forse una reazione meno teatrale avrebbe meglio salvaguardato la sua dignità, ma l’essersi trovata all’improvviso Orlando semi nudo che usciva dal bagno dell’appartamento di Chiara, l’aveva fatta sragionare. Sospirò forte terminando il sospiro con un vero e proprio sbuffo. Stava per sdraiarsi quando sentì bussare alla porta.

Credendo che fosse qualcuno della pensione che volesse chiederle o darle qualcosa aprì senza domandare chi fosse.

Era Chiara.

All’inizio ci fu un po’ di maretta perché Isabella la trattò comunque freddamente e piuttosto in malo modo, ma l’altra con pazienza cercò di farsi ascoltare.

Alla fine parlarono per diverso tempo del resto la loro era davvero una bella amicizia e qualcosa doveva pur contare.

Chiara non tentò di giustificarsi o di farsi perdonare, ma piuttosto di farle capire che realmente aveva sbagliato in buona fede, perché talvolta certe cose sono davvero indipendenti dalla propria.  L’altra l’ascoltò e nonostante la rabbia non le fosse passata cercò di capirla. Ovviamente non è che la perdonò e tutto tornò come prima, Isabella la stette solo a sentire non commentando.

“Lo so che sei arrabbiata e non mi crederai, ma davvero avrei volto tanto dirtelo e l’ultima volta che ci siamo sentite per telefono l’avrei sicuramente fatto se quella maledetta linea telefonica non fosse caduta, è stato tutta colpa del caso!”.

Già, il caso.

Sembrava davvero che in quella vicenda si fosse divertito a giocare con una girandola di casualità che avevano interagito con loro.

Tutti e tre erano vittime di uno scherzo del destino. A partire dall’incidente fino ad arrivare alla scoperta d’Isabella c’era sempre stata qualche coincidenza che a volte li aveva aiutati ad interagire altre invece aveva solo contribuito a creare incomprensioni.

Finalmente anche Isabella disse qualcosa “Per quanto possa essere amareggiata e delusa e per quanto stenti a credere che tra noi possa ricucirsi questo strappo, devo anche io chiederti scusa. Non avrei mai dovuto parlare di tuo padre, era un nostro segreto, un tuo segreto ed io, sputtanandoti, ho fatto il tuo stesso errore: non sono stata una vera amica”.

Chiara lì per lì non disse niente, c’era rimasta veramente male per quella cosa, ma era anche in grado di comprendere il perché l’amica l’avesse fatto.

“Non fa niente… voglio dire, in fondo è la verità, mio padre è una persona disonesta” aggiunse poi all’improvviso.

“Sai che cosa è che mi brucia di più?” le chiese Isabella e Chiara fece segno di diniego con la testa, quindi l’altra proseguì “E’ che per colpa di uno che non conta niente, uno che comunque sarà solo di passaggio nelle nostre vite, la nostra amicizia è finita a puttane. E’ triste perché mi fa credere che allora non era così grande come sembrava…”.

Chiara sentì stringersi lo stomaco. Quelle parole l’avevano toccata e non c’era niente di più falso. La loro amicizia non era mai stata una cosa da poco era radicata e profonda ed un errore per quanto grande, non poteva gettare ombre così sinistre su tutti gli anni passati. Ma ce c’era anche dell’altro. Non glielo disse per pudore, paura e forse anche per una sua certa fragilità interiore, però Chiara sapeva che Orlando non era affatto uno che non conta niente almeno per lei contava e parecchio, solo che si rendeva conto che in quella situazione quanto contasse non  significava niente perché tanto era tutto già finito ancor prima di cominciare. Era una cosa che sapeva con certezza al di là della questione Isabella, quindi le venne naturale dire quella cosa.

“Non lo vedrò più, mai più. Così spero che almeno un giorno, potrai forse perdonarmi”.

Isabella la guardò e scosse la testa “Non fare la tragica! Non è necessario, non è importante che tu lo veda o non lo veda, almeno non è importante per me”.

Era vero. A quel punto non le cambiava assolutamente niente.

Chiara si sentì ancora peggio, era come se qualsiasi cosa dicesse o facesse non servisse comunque a nulla e quel senso d’impotenza la fece sentire veramente male.

“Che cosa hai intenzione di fare adesso?” le chiese  stancamente.

Isabella fece spallucce “Niente, aspetto questi giorni per poter ripartire e me ne torno a casa, stare qui non ha più alcun senso per me”.

Chiara avrebbe voluto dirle di restare e tante altre cose, ma non lo fece, capiva che era troppo presto, ancora non era il momento per tentare una vera e propria rappacificazione. Si disse disposta ad aiutarla in qualsiasi modo e anche ad ospitarla se avesse voluto, ma l’altra con decisione rifiutò, così alla fine seppur suo malgrado Chiara se andò. Certo non era stata una gran cosa quell’incontro, ma almeno avevano parlato piuttosto civilmente e lei aveva avuto modo di spiegare come stesse la questione. Isabella l’aveva ascoltata e questo era già un bel passo avanti anche se poi le cose erano di fatto rimaste tali e quali.

La sua amica era molto importante per lei e desiderava davvero col tempo poter recuperare il loro rapporto. Sapeva che sarebbe stata una cosa lunga e anche dura, forse non ci sarebbe riuscita, ma voleva almeno tentare e ce l’avrebbe messa tutta.

 

Arrivata davanti casa dopo un lungo e sofferto viaggio in metropolitana che l’aveva portata da una parte all’altra della città, Chiara trovò Orlando ad aspettarla vicino all’entrata del suo appartamento.

In un certo senso se lo aspettava ma rimase comunque sorpresa, forse perché era distratta e totalmente immersa nei suoi pensieri.

“Che ci fai qui?” gli chiese.

“Ti stavo aspettando. Com’è andata?” le chiese subito il ragazzo andandole incontro.

Chiara era stanca demoralizzata e molto triste. Non aveva voglia di affrontare altre discussioni, sospirò appena.

Però malgrado tutto, da una parte però era contenta che fosse lì. Era una considerazione alquanto azzardata ma non poté fare a meno di farla. Negli ultimi tempi Orlando a parte Isabella era stato l’unica persona che nei momenti di difficoltà c’era. Era presente, preoccupato, premuroso, oltre che insistentemente determinato a starle vicino. Non poté fare a meno di apprezzarlo.

“Non so… non bene, ma neanche poi tanto male…” gli rispose distrattamente. Era nuovamente in agitazione, come sempre combattuta tra il desiderio che restasse  e la voglia che se ne andasse.

“Cioè?” chiese nuovamente Orlando.

Chiara intanto armeggiava per trovare le chiavi di casa.

“Niente di speciale ce l’ha ovviamente con me e non le passerà facilmente”.

Finalmente trovò le chiavi e le infilò nella serratura aprì e fece per girarsi per chiedere ad Orlando di andarsene perché era molto stanca e scossa, ma lui con una mossa gentile ma piuttosto perentoria, le poggiò una mano su di un fianco e accompagnandola entrò dentro con lei.

“Non mi pare di averti invitato ad entrare” gli disse Chiara infastidita da quel gesto.

“Mi sono auto invitato” rispose lui tranquillo ma deciso.

Pensava che a volte Orlando era un tantino prepotente in certi frangenti, pur capendolo non riusciva a non provare ugualmente un lieve fastidio.

Non se la sentiva di averlo in casa né di parlare con lui perché sapeva che gioco forza le avrebbe fatto delle domande a cui lei in quel momento non aveva voglia di rispondere.

“Non ho alcuna voglia di discutere!” gli disse quindi spazientita.

“Neanche io”. Le aveva parlato con molta calma.

Chiara roteò gli occhi costernata “Avanti, accomodati e dimmi!”.

Orlando la stava osservano di sottecchi ed il suo atteggiamento non gli piaceva per niente, intuiva perfettamente quale fosse il suo stato d’animo e non lo condivideva neanche un po’.

“Voglio dei chiarimenti e tu devi darmeli” esordì senza mezzi termini.

La ragazza come suo solito cominciò a tormentarsi una ciocca di capelli arricciandosela fra le dita. Era inutile, non c’era verso di evitarlo, a quel punto dovette arrendersi.

“Chiedi e cercherò di chiarirti per quanto posso” gli disse sempre più stancamente.

Orlando si mise a sedere sul divano del salotto dove si erano nel frattempo spostati si passò una mano sulla nuca come  se si massaggiasse per sciogliere la tensione e cominciò a parlare “Sembra strano, ma appena ieri sera eravamo in questa stanza a ridere e scherzare e ora? Guardaci! Sembriamo quasi due persone che non hanno niente da dirsi”.

Chiara che nel frattempo si era seduta pure lei, poggiò le mani sulle ginocchia e cominciò a vagare con lo sguardo per la stanza, era abbastanza in difficoltà.

“Da ieri sera ad oggi sono  accadute un sacco di cose…” commentò.

“E’ accaduta una sola cosa: Isabì ha finalmente saputo la verità e cioè che noi stiamo insieme”.

“Stiamo insieme?” gli domandò interrompendolo con una sfumatura nella voce  che a lui risultò leggermente sarcastica. La puntò dritta negli occhi e appena accigliato le disse seccato “Per quanto mi riguarda sicuramente sì”.

Chiara non voleva a tutti i costi polemizzare, però data la particolare situazione in cui era nato e si era sviluppato il loro rapporto aveva mille dubbi e mille perplessità al riguardo. Ora tutto era venuto improvvisamente a galla e lei era ancora più confusa.

“Non vorrei essere fraintesa, ma proprio non riesco a definire che cosa siamo io e te”.

Orlando cominciava a spazientirsi sul serio, lui vedeva la cosa molto semplicemente e sinceramente era abbastanza stufo di tutte quelle reticenze.

“Se la smettessi di giocare a nascondino e mi dicessi che cosa REALMENTE hai in quella zucca, magari riusciremo a venire a capo di qualcosa!”.

“Che vuoi che ti dica? Che ti amo alla follia e che staremo per sempre insieme?” rispose lei con enfasi.

“Non è necessario che tu mi prenda per il culo!” sbottò il ragazzo. Si stava decisamente arrabbiando.

Chiara si morse il labbro inferiore. Non aveva intenzione di farlo inquietare. Decise che era inutile menare il can per l’aia e gli fece un discorso molto serio.

“A volte mi sembra che viaggiamo su due onde di frequenza diverse, mi sembra che proprio non ci capiamo. Io non riesco a vedere futuro per questa cosa che ci lega. Ho sempre pensato che fosse piuttosto evidente e chiaro anche per te. Non raccontiamoci favole, la tua vita non è questa e non è qui. Tu rispetto a me sei di un altro pianeta. Lo so io, ma lo sai bene anche tu. Era sotto inteso che la nostra storia fosse a termine. Te ne tornerai a Los Angels quando? Tra un mese ? Due? Tre? E cosa pensi che sarebbe accaduto, Isabella a parte? Che ci saremo telefonati? Incontrati ogni tanto? Oppure pensavi di portarmi con te? Via! Siamo seri, non abbiamo, e mai avremo un futuro è palese!”.

Nonostante le sue parole fossero pesanti come un macigno, ciò che aveva detto Chiara era purtroppo molto realistico. Il fatto era che lui non ci aveva voluto pensare, ma di lì a due mesi la sua lunga vacanza sarebbe terminata davvero e sarebbe dovuto rientrare nei ranghi. All’improvviso si trovò senza argomentazioni valide per risponderle e rimase a capo chino molto perplesso e pensoso.

“Doveva finire e lo sapevano. Non sapevamo quando, ma di certo era in preventivo che prima o poi accadesse. L’entrata in scena di Isabella ha solo sancito il punto d’arrivo” commentò Chiara.

“Che significa: l’entrata in scena di Isabella ha solo sancito il punto d’arrivo?” le chiese con ansia Orlando.

Lei sospirò forte ed evitando di guardarlo perché era davvero difficile per lei dire quelle parole, ma con una calma velata da una sfumatura di tristezza gli disse: “Significa che siamo arrivati al capolinea. E’ finita Orlando”.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Capitolo 33 ***


Nuova pagina 1

Salve a tutti ^^ e ancora una volta un milione di grazie per l'affetto con cui seguite il mio ennesimo delirio!

Grazie orlando4ever e non ti scusare^^ leggi pure quando vuoi e puoi ok? La storia un pò si complica ma spero che apprezzerai comunque!

Grazie Roy! Sono contenta che nonostante tutto hai apprezzato la parte triste e ci penso io sì! Gna vedé COME ci penso! :P ( lo so sono cattivissima a volte ma tu mi perdonerai nè?????^^)

Grazie Vale! E lo sò tutti volete la stessa cosa sigh.... ma io non vi posso dire niente^^

Grazie Lili! ^___^ il tuo ragionamento non fa una grinza anche se sembri non saper bene se strozzare Chiara o meno :P e sì in quella frase che hai citato ci sta un pò il succo della storia.

Grazie Anjulie come sempre hai colto pefettamente il punto e ne sono felice è una storia molto particolare questa e spero che alla fine ne capiate il vero intento, ma visti i presupposti pare proprio di sì!^^

A tutti vorrei spiegare una cosa, la sora Moon (ovvero io) nonostante scriva fanfiction è una persona MOLTO realista e ha cercato di trasferire questo realismo nel personaggio di Chiara, quindi non la odiate troppo e cercate di mettervi nei suoi panni, così potrete meglio comprendere certe sue razioni che magari lì per lì vi fanno rabbia ^_^

GRAZIE e buona lettura a tutti!

 

 

Capitolo Trentatre

 

 

 

Orlando rimase qualche secondo senza parlare. Era come aveva sospettato fin dall’inizio di quella disastrosa situazione: Chiara gli aveva chiuso tutte le porte in faccia.

Istintivamente fece quello che il suo stato d’animo gli suggerì al momento e, senza dire una parola si alzò lentamente, attraversò la stanza, percorse il corridoio, aprì la porta e se n’andò. La ragazza rimase seduta e lo sbattere secco della porta le ferì quasi l’udito visto che in tutta la casa regnava un grave silenzio. Si lisciò i capelli e se li mise dietro  le orecchie non accennando la benché minima reazione. E’ fatta… si disse e si sentì come svuotata, ma stranamente tranquilla, immersa comunque in un’atmosfera che sapeva d’irreale.

Orlando arrivò a casa e la prima cosa che fece fu mettersi ad accarezzare il suo cane. Rimase un po’ piegato sui talloni a grattargli la pancia e a lisciargli la schiena, poi istintivamente lo abbracciò e gli stampò un bacio sul capo. Era come se avesse bisogno di calore, di un contatto con qualcosa di vivo ed animato, certo avrebbe potuto chiamare sua sorella o Chris, ma in quel momento non ne aveva alcuna voglia.

Tutta quella situazione aveva un che di ridicolo. Com’era successo che di punto in bianco, s’era scoperto innamorato ed era stato subito scaricato? Non riusciva a rendersene conto eppure era così. D’accordo, per sua stessa ammissione lui era un tipo dall’innamoramento abbastanza facile, ma quella volta era stato addirittura fulmineo, battendo ogni suo record personale.

Forse era una specie di punizione divina per aver scaricato la sua ex si disse non senza una punta d’amara ironia. Come se in una sorta di bilancia immaginaria fossero stati pareggiati i conti, riportando le cose allo stesso piano: quel che è fatto è reso!

Era una riflessione assurda, pensò scuotendo con forza la testa. Sidi intanto lo guardava incuriosito con la lingua di fuori.

 

Si dice che la notte porti consiglio. In questo caso invece portò solo scompiglio.

La mattina seguente Orlando si svegliò male, ma forse  sarebbe più corretto dire che si svegliò incazzato nero. Era arrabbiato con Chiara e con se stesso. Non si capacitava di alcune cose: d’accordo lei forse aveva ragione, sicuramente portare avanti quel rapporto nel tempo sarebbe stato impossibile. Forse. Però non gli aveva quasi detto niente, né tanto meno aveva riposto alle sue domande, ancora non gli era dato di sapere che cosa lui avesse rappresentato per lei. E lui? Lui, che razza d’uomo era? Come aveva potuto lasciarsi mettere da parte senza dire e fare nulla?

Si diresse in sala dove lo accolse festante il suo cane che come sempre prese subito ad accarezzare.

“Caro Sidi, non ci siamo! Le donne? Gran brutte bestie! Senza offesa vero amico!” esordì a voce alta rivolto all’animale che scodinzolava beato godendosi le coccole del padrone, leccandogli a sua volta le mani.

“Beato te!” aggiunse poi Orlando con un sorriso triste “Tu non hai certo di questi problemi…”.

Il cane guaì appena.

Il ragazzo lo guardò aggrottando le sopracciglia “No, non se ne parla nemmeno!” rispose deciso “Che ci vado a fare nuovamente da lei? Per sentirmi dire quello che già so?” e sospirò ancora scuotendo la testa.

Aveva sempre quella buffa abitudine di dialogare con Sidi, ma in realtà parlava con se stesso.

Prese un attimo di tempo come se meditasse e poi ripartì più in quarta di prima.

“Le sapevo già tutte quelle cose che mi ha detto, che credi? Mica sono scemo! E poi insomma non la volevo certo sposare!”.

Si fermò  scrutando un punto indefinito della parete della stanza e poi riprese a parlare a Sidi con una certa veemenza: “Il fatto è che lei è all’antica! Quante storie! Saremmo andati avanti fin che durava e poi tanti saluti! Tutti questi problemi non li concepisco!”.

Il cane aveva inclinato il muso da un lato e lo fissava, fermo, immobile, non aveva neanche la lingua di fuori pareva davvero serio, per quanto un cane lo possa realmente essere.

“AH! Per favore eh! Non ti ci metterai anche tu adesso! E poi sei un cane sai una mazza tu come funziona tra gli umani scusa!” sbottò Orlando abbastanza contrariato.

Sidi non si spostò e rimase sempre immobile, aveva anche smesso di scodinzolare.

“Eh no! Le paternali da un cane non le accetto!” si risentì Orlando.

In realtà era la sua coscienza che faceva capolino.

Improvvisamente il ragazzo si alzò e si spostò al centro della sala poi si girò e accigliato disse rivolto all’animale “Tanto non ci torno da lei, quindi puoi anche smettere di fare la pantomima!”.

Sidi cominciò ad annusare il tappeto, era da non crederci pareva come se gli volesse dire: Fa un po’ come ti pare! Il peggio è per te caro mio!.

“Che fai mi snobbi? La difendi pure? Vergogna! Sei solo un ruffiano ecco quello che sei!”.

L’animale gli si avvicinò alle gambe e cominciò a strusciarglisi contro.

“Sei pessimo!” lo redarguì Orlando, non potendo trattenere una risatina perché Sidi lo stava nuovamente guardando e sembrava dirgli: Del resto è noto che i cani assomigliano ai loro padroni!

 

Chiara invece si era svegliata depressa. Se la sera prima aveva reagito bene quella mattina vedeva tutto decisamente nero.

Era consapevole di aver fatto la cosa migliore per se e per tutti, comunque il prezzo da pagare era decisamente molto alto. Nonostante tutto non era pentita di essersi vissuta quella storia perché ne era valsa la pena. In cuor suo era abbastanza certa che se Orlando fosse stato un ragazzo normale, tra di loro le cose sarebbero andate in maniera diversa, magari si sarebbero lasciati lo stesso, ma lei sarebbe riuscita per lo meno a viversi il loro rapporto in maniera più serena.

Tutte queste sagge riflessioni però non servirono affatto a farle migliorare l’umore, era veramente a terra e per non pensare troppo si armò di stracci e sapone e si mise a pulire a fondo la casa. Olio di gomito e sano lavoro l’avrebbero almeno distratta un po’, pensava, ma sfortunatamente non fu così. Purtroppo c’era ben poco da fare, evidentemente i suoi sentimenti per Orlando erano molto più profondi di quanto lei stesa non si fosse voluta rendere conto. Improvvisamente mollò lo spazzolone che cadde,  si mise a sedere sul pavimento con le gambe incrociate, i gomiti puntati sulle ginocchia, poggiò il mento sui palmi delle mani e sbuffò forte.

Ma tu guarda che razza di casino assurdo! Sembra che me le vada a cercare con il lanternino certe situazioni. Non bastavano i problemi che già avevo? No signora dovevo per forza crearne di nuovi! rifletté a voce alta sconsolata.

Non sapeva che pesci prendere e nello stesso tempo era anche consapevole che non poteva assolutamente farci niente. Volente o nolente c’era una sola cosa da fare: rassegnarsi.

 

Pure Isabella s’era svegliata piuttosto depressa. In fondo c’era da capirla, aveva avuto un gran brutto colpo. Nonostante d’Orlando non gli interessasse poi molto, lo smacco comunque subito, dato che lui le aveva preferito Chiara, le bruciava assai. Era inutile essere ipocrita c’era rimasta malissimo, perché oggettivamente lei esteticamente era più carina di Chiara e poi non era solo per quello, arrivare seconda non fa comunque piacere a nessuno. Inutile poi ribadire il concetto che il tradimento da parte di Chiara era la cosa in assoluto più dolorosa per lei.

C’era anche un altro motivo che le dava fastidio da matti e cioè che sarebbe dovuta ripartite subito da Londra. Quella città le piaceva da morire e aveva pensato di  soggiornarci circa due, tre mesi, ma ora non era più fattibile, mica poteva stare lì per conto suo? Non ne aveva le possibilità economiche e comunque stare da sola all’estero le metteva tristezza ed angoscia. Per un secondo le balenò per la mente che forse avrebbe anche potuto riconciliarsi con Chiara, ma fu questione di un lampo, perché scacciò all’istante il pensiero.

 

Passarono un paio di giorni e tutti e tre i ragazzi furono agitati dalle proprie congetture, dai propri dubbi e dai propri pensieri.

Quel pomeriggio pioveva a dirotto ed Isabella era rimasta rinchiusa nel sua camera. In quella topaia di pensione non c’era ovviamente a televisione così s’era messa a leggere un libro di Stephen King che  a dire il vero si confaceva piuttosto bene con la cupa condizione metereologica. Era molto concentrata e presa dalla lettura, tanto che quando sentì bussare fece un salto per aria. Poggiò il libro sul letto e con circospezione si avvicinò alla porta “Chi è?” chiese titubante perché completamente immedesimata nell’atmosfera dark del libro.

“Io!” le rispose la voce decisa di Orlando dall’altra parte.

Isabella rimase interdetta, era davvero una sorpresa, aprì e se lo ritrovò davanti infagottato in un impermeabile, con i capelli umidi e uno sguardo decisamente serio che gli induriva i lineamenti del volto. La ragazza rabbrividì appena, sempre per colpa del libro, infatti Orlando le parve come uscito direttamente da quella trama horror.

“Che vuoi?” gli domandò appena riprese un minimo di lucidità, insieme ad una buona dose di rabbia repressa.

“Parlarti. Mi fai entrare?” le chiese lui con un tono più rassicurante della sua espressione.

Isabella curiosa lo fece accomodare, voleva proprio sentire che aveva da dirle.

“Mi spiace non è il grand’hotel, ma del resto posso permettermi solo questo” aggiunse appena sarcastica.

Orlando fece solo una smorfia, non era facile nemmeno per lui essere lì, ma dopo varie elucubrazioni mentali s’era detto che doveva almeno chiarirsi con lei, era una cosa che avrebbe voluto fare fin dal suo arrivo, ma era stato costretto a tacere per via di Chiara, ma adesso visto che lei gli aveva dato il ben servito, non c’era più alcuna ragione che lo trattenesse.

“Allora che vuoi?” lo incalzò Isabella che lo vedeva come il fumo negli occhi.

“Sono qui per chiarire un paio di cose… ” cominciò col dire il ragazzo ma venne subito interrotto “Come se non fosse tutto chiaro!” sbottò la ragazza.

“Non è come pensi tu! Chiara ha detto la verità è accaduto tutto involontariamente, nessuno di noi due lo ha cercato”.

“Francamente non me ne frega un piffero del vostro escursus sentimentale! Che sei forse venuto a  dirmi quanto state bene insieme o cazzate varie? E’ una cosa di pessimo gusto e te la potevi anche risparmiare!” lo aggredì Isabella.

“Assolutamente no! E per tua informazione non esiste più nessun:noi, dal momento che sono stato scaricato senza troppi complimenti esattamente appena dopo che Chiara è stata qui!”.

“Ah! Così sei vento a farmi le tue rimostranze pensando che sa colpa mia?”.

“No. Se tu mi facessi parlare ti spiegherei le miei motivazioni”.

“E allora parla! Continui a traccheggiare…”.

“Veramente sei tu che mi interrompi ogni trenta secondi!” si risentì Orlando e Isabella sbuffò platealmente.

“Insomma il punto è questo: nessuno intendeva ferirti, farti del male o prenderti in giro, il fatto è che uno si innamora quando meno se lo aspetta e…”.

“Ahahahahah… S’innamora?!? Che è un film comico?” lo interruppe per l’ennesima volta Isabella e questa volta lo fece in maniera palesemente acida.

“Il tuo sarcasmo non mi ferisce e lo posso anche capire, ma non lo giustifico. Che razza di amica sei eh? Ti lamenti tanto di Chiara, ma non è che mi sembri sincera neanche tu! Sei gelosa fradicia e anche un po’ invidiosa, mi dici che dovevamo fare secondo te? No, dimmelo perché sono curioso”

“Ma che vuoi eh?”.

“Vorrei solo sapere se le cose fossero andate all’inverso che avresti fatto tu. Non puoi farmi una colpa se a me piace lei e non tu. Chiara per me ha qualcosa di speciale che da tanto tempo non riscontravo più, soprattutto in una ragazza. Mi fa sentire bene, tranquillo, mi piace in tutti i sensi perché diavolo avrei dovuto rinunciare a lei?”.

“E infatti NON mi pare proprio che tu vi abbia rinunciato!”.

“Se non fosse stato per te forse io e lei staremo ancora insieme questo lo sai vero?”.

“Francamente? Non mi importa un fico secco!”.

“Stronza!” scappò detto ad Orlando a denti stretti.

“Mai quanto voi!” si risentì Isabella.

“Ho sbagliato a venire da te, sei solo una ragazzina sciocca! E pensare che ti trovavo simpatica”.

“E pensare che io invece ti trovavo bello mentre adesso ti vedo per quello che sei: un ragazzotto montato solo perché ti sei trovato al posto giusto nel momento giusto. Ti senti speciale e giochi con i sentimenti altrui vero? Credi che non lo sappia che in fondo per te la mia amica è solo un diversivo vacanziero?  Amore! Ma fammi il piacere! Già non sai recitare al cinema ma dal vero sei ancora più mediocre!”.

Orlando sbiancò.

“E’ inutile che fai quella faccia da stoccafisso è la verità! Mica sei Di Caprio, quello sì che un attore con i contro coglioni, tu sei solo un guitto!”.

“Che cazzo centra ora Di Caprio e la mia recitazione? Che c’è sei a corto di argomenti? O ti brucia così tanto che io provi dei sentimenti per Chiara che straparli offendendo senza motivo eh?” si risentì Orlando, poi con calma le disse: “Mi piace lei e mi sarebbe piaciuta in qualunque caso, rassegnati, fattene una ragione!”.

“Fuori!” gli intimò Isabella che non lo poteva più stare a sentire, indicandogli la porta.

Orlando riprese un po’ di autocontrollo e si rese conto che la situazione era malamente degenerata del resto le sue intenzioni iniziali erano un po’ diverse.

“Senti Isabì mi dispiace davvero ….”

“Non me ne frega nulla se ti dispiace, FUORI! E poi lascia che te lo dica: Isabì è veramente un'abbreviazione del cazzo! IO mi chiamo ISABELLA!” e lo spinse fuori della porta a forza.

“Ma io… non so l'italiano è per questo che ti chiamo Isabì e…”.

“Impara! Fai come me che mi tocca smazzarmi come un ciuco con questo inglese di merda!” e lo buttò fuori.

Orlando si ritrovò con la porta sbattuta in faccia che gli sfiorava la punta del naso.

“Isab… Isabéla insomma io non intendevo… volevo solo parlarti”.

“Vaffanculo! Sei solo un tipico inglese spocchioso del cazzo!” fu la risposta che gli giunse dall’altra parte.

Gne gne le fece sarcastico Orlando tirando fuori la lingua in direzione della porta, aveva perso di nuovo la pazienza, quindi girò i tacchi e se ne andò da lì.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Capitolo 34 ***


Nuova pagina 1

Salve eccomi qua con un altro capitoletto! ^_^ Siete tutte MITICHEEEEE!!! GRRAZIEEEEEEEEEEE!!!

 

Grazie Eledhriel! Guarda lasciatelo dire sei una fenomena!!! ^_____________^ m'ha fatta morì con le tue recensioni! Se mi piacciono? Stai scherzando vero???? Le ADORO!!!!  Anche se più o velatamente mi minacci hai uno stile ganziale davvero! Una curiosità: scrivi? Se no, bè mia cara ti consiglieri di farlo hai un cero non so che che io fossi in te sfrutterei ^_- un bacio *

Grazie Vale! Eheheheheheh l'Orlando come i cavoli a merenda e stata fortissimo ho riso come una matta!!! ^___^  Il gne, gne me lo so visto proprio mentre lo scrivevo! Son contenta che abbia reso bene Beso pure a te *

Ciao Fr@! Tanquilla e non ti scusare studia e in bocca al lupo per le verifiche!! ^_^ Orlando e Chiara hanno rotto??? .... e non è ancora nulla!!!!! :P ( Non mi picchiare).

Grazie Lili ^_______^ Io non so come mi comporterei nei panni di Chiara, ma lei ha un carattere ben definito e come tutti i personaggi che caratterizzo non è perfetta ( la perfezione è davvero noiosa x me :P)

Grazie Roy! E tieni pure il bastone tanto mi son già trasferita e non mi troverai!!! E s^ Orlando non ha mica tanto capito il modo di ragionare delle donne, ma quale uomo lo hai mai capito? Credono di capirlo ma..... :P  

Grazie orlando4ever! Ma non è finita ancora la storia aspetta ad essere triste... ( oddio magari dopo lo sarai di più... oppure no.... chissà!) Con felice che anche a te  lo gne gne ti abbia fatta ridere ^___^

Donne se non si fosse capito RIBADSCO : io vi adoro grazieeeeeeeeeeeee!!!!!! * baci multipli a tutte!

e buona lettura a tutti!

 

 

Capitolo Trentaquattro

 

 

 

Dopo quell’incontro-scontro tra Orlando ed Isabella cambiò qualcosa.

Orlando continuò per qualche giorno con i suoi dialoghi surreali con Sidi fino a quando un pomeriggio, uscendo proprio per portare fuori il cane, non si sa bene come e perché si ritrovò davanti casa di Chiara.

“Ah, ma allora lo fai apposta!” disse rivolto a Sidi accigliato.

L’animale alzò il muso e abbaiò come per dire: Ma sei rincoglionito? Il guinzaglio ce l’ho io mica tu? Ma guardate questo oh! Fa le cose e poi incolpa me. Questi umani sono tutti matti!

Orlando sbuffò, si grattò la testa, il mento e poi si sistemò pure i gioielli di famiglia, inarcò la schiena e si stirò il collo prima a destra e poi a sinistra, infine si schiarì la voce e disse “E va bene! Hai vinto tu! Lo faccio!”.

Sidi guaì appena come se lo ignorasse mettendosi a fare pipì contro  il muro della casa.

Del resto se non lo faccio scoppio! E’ ora di giocare a carte scoperte e che la fortuna mi assista! ammise finalmente con se stesso il ragazzo.

Quando Chiara aprì la porta e si trovò davanti Orlando e Sidi ne fu felice e al tempo stesso terrorizzata.

“Ciao possiamo entrare? L’altra volta me ne sono andato senza neanche salutare e me ne dispiace, ma ero rimasto così male che ho sentito il bisogno impellente di allontanarmi subito… io vorrei parlati” le disse il ragazzo stranamente impacciato. Aveva paura che lei gli rifiutasse quell’opportunità.

Chiara capì che era giusto farlo parlare, che almeno quello glielo doveva e lo fece entrare. Per prima cosa si mise subito a coccolare Sidi che non appena l’aveva vista s’era messo a farle le feste molto eccitato scodinzolando come un forsennato. Lei come sua abitudine si era inginocchiata e aveva lasciato che l’animale le puntasse le zampe a dosso leccandola copiosamente e facendola inevitabilmente ridere. Davanti a quella scena Orlando provò emozioni contrastanti. Da una parte gli piaceva e gli faceva tenerezza, ma da una parte ne era come geloso, in quel momento, per stupido che fosse quel pensiero, desiderò essere al posto del suo cane.

Grazie a Sidi Chiara si sciolse appena un poco e quando ebbe finito di occuparsi di lui si alzò ficcandosi le mani nei jeans, quindi abbassando appena lo sguardo disse rivolta ad Orlando “Parla pure ti ascolto”.

Il ragazzo notò che aveva l’aria stanca. Il viso senza traccia di trucco era pallido, i lineamenti sofferenti e leggermente tirati, sembrava che avesse dormito poco e gli occhi erano infossati e cerchiati. In un certo senso si sentì rinfrancato dall’aspetto di Chiara e non perché gli facesse piacere che non stesse bene, ma perché almeno sperava che parte dei suoi tormenti potessero riguardare anche l’estemporanea chiusura che lei aveva decretato all’improvviso giorni prima.

“Non è molto facile…” rispose Orlando accennando un sorriso che sembrava quasi una smorfia “In realtà da quando ti conosco non c’è mai stato un solo momento in cui sia stato facile…”.

“Che intendi dire?” gli chiese Chiara.

“Tu ci credi al destino?” domandò a sua volta Orlando.

Chiara non rispose subito rifletté e poi disse: “Non sempre… cioè non credo che siamo dei burattini in mano al fato, ma al tempo stesso penso che alcune cose siamo come dire… predestinate?”.

“La penso esattamente allo stesso modo. Vedi se io ho investito Isabì avendo così l’opportunità di conoscervi credo che significhi qualcosa”.

“Non capisco dove vuoi arrivare” commentò la ragazza perplessa.

“Mi spiego meglio. Io sono inglese e tu sei italiana. Io sono una persona famosa e tu no. Dimmi in un ipotetico calcolo delle probabilità, a mente fredda quale sarebbe stata la percentuale di possibilità reali che potessimo venire in contatto e conoscerci?”.

Chiara lo guardò appena perplessa, il ragionamento era abbastanza logico, ma proprio non capiva dove Orlando volesse andare a parare. Ad ogni modo gli rispose sinceramente.

“Credo all’incirca lo zero virgola zero per cento…”.

“Lo penso anche io” ne convenne il ragazzo “La domanda che mi sono posto è questa: se il caso ha voluto che le nostre strade si incrociassero vorrà pur dire qualcosa non credi?”.

Chiara sospirò forte ed inarcò le sopracciglia stringendo le labbra “Mmmh… non necessariamente… insomma chi può saperlo può davvero essere solo un caso”.

“Io penso proprio di no” rispose deciso Orlando poi buttò a freddo una cosa che fece letteralmente trasalire la ragazza “Vorresti dire che è solo tutta una coincidenza? Consideri una coincidenza anche il fatto che mi sto innamorando di te?”.

L’aveva spiazzata alla grande e l’agitazione mista a panico le prese il sopravvento “Ti prego non dire certe cose! Non le voglio sentire!” gli rispose molto confusa.

“E’ la verità e voglio che tu la sappia” rimarcò secco Orlando.

“Verità o bugia non fa alcuna differenza non cambia lo stato delle cose”.

“Invece far finta di nulla ti cambia qualcosa?” la incalzò lui.

A quel punto Chiara sentì come il bisogno di scaricarsi e cominciò a parlare a raffica, di getto e molto concitatamente.

“Maledizione! Come fai a non capire eh? Niente può cambiare la realtà! Non si tratta di qualcosa che possiamo gestire è una situazione incontrollabile. Il punto non è voler essere una coppia, ma poterlo essere e noi non potremo mai. Veniamo da due ambienti troppo diversi, abbiamo abitudini di vita completamente agli antipodi, possibile che tu non le vede certe cose? Quando tornerai a Los Angeles riprenderai a frequentare il tuo vero mondo, fatto di modelle ed attrici ed io ti sembrerò solo una ragazzotta insignificante con cui hai passato un periodo piacevole, quando eri a Londra e giocavi a fare il ragazzo normale! Non mentire a te stesso!”.

“Io non ho affatto giocato! Se dici questo significa che non hai capito un cazzo!” sibilò Orlando rabbiosamente, quelle parole lo avevano ferito oltre ogni aspettativa.

“Ti prego non fraintendermi, mi sono spiegata male! Non intendevo dire che hai giocato con me, e forse giocare non è neanche il temine più adatto, ma ora sei immerso in una realtà quasi retroattiva. Insomma è come se tu in un certo senso stessi facendo un tuffo nel passato, come se stessi recuperando quella parte di te com’era prima che tu diventassi ciò che sei adesso. Non so se mi sono spiegata…”.

Chiara non dubitava degli attuali sentimenti d’Orlando perché li poteva avvertire chiaramente, gli arrivavano dritti e sinceri, ma non era un’illusa né una che credeva ai miracoli, era certa che tutto sarebbe cambiato, era naturale e logico che fosse così, quella era la vita vera non una bella favola.

“Sei troppo razionale. Non stiamo mica parlando di un’equazione matematica! Stiamo parlando di persone e sentimenti, non si può ridurre tutto ad una formuletta del tipo: a più b uguale ab e che cazzo!”.

Orlando s’era arrabbiato moltissimo, ma purtroppo la causa principale di quella rabbia in fondo non era altro che la disperata reazione di fronte ad una verità spiacevole, ma incontestabile. Lo sapeva che lei aveva ragione, lo sapeva perfettamente, ma qualcosa dentro di lui si ribellava con forza e si rifiutava di accettarlo.

“Credi che il mio accettare lo stato delle cose mi renda tutto più facile? Credi che forse rendendomi conto della cruda realtà non provi niente e tutto mi scivoli addosso? Non è così! Ho un nodo qui alla bocca dello stomaco che non si scioglie, che mi impedisce di mangiare e di dormire, ma sono consapevole che non posso fare altro che aspettare che mi passi, perché altre soluzioni non ce ne sono!”.

Era stata estremamente sincera ed accorata e Orlando rimase per qualche secondo frastornato. Le sue parole gli avevano detto molto di più di quanto sembrasse ad un primo ascolto. Tra e righe vi aveva letto quello che in un certo senso aveva sempre voluto sapere e cioè che lei provava per lui dei sentimenti profondi, solo che saperlo così in quel modo, era davvero brutto, talmente brutto che forse sarebbe addirittura stato meglio non saperlo affatto. Non riuscì comunque a tacere perché ciò che provava era molto, troppo intenso per riuscire ad essere razionale “Allora questo significa che anche tu provi qualcosa per me? Perché me lo hai sempre voluto tacere?”.

“Per non rendere tutto più difficile al momento del distacco, per proteggermi e per proteggere te…” ammise candidamente Chiara con stanca rassegnazione.

Per proteggere te quelle ultime parole ebbero un effetto devastante su di Orlando. Era forse la cosa più bella che si era sentito dire da una ragazza specialmente negli ultimi tempi, si ritrovò veramente spaesato ma al tempo stesso provò una tenerezza infinita, l’emozione e l’irrazionalità ebbero la meglio su qualsiasi forma di ragionamento logico, istintivamente le prese le mani tra le sue e guardandola molto intensamente le disse: “Se Isabì non fosse arrivata non sarebbe cambiato niente tra noi e saremmo stati ancora insieme, ma per assurdo che sia in un certo senso devo pure ringraziarla, temo che senza tutto questo casino non mi avresti mai fatto capire i tuoi reali sentimenti. Chiara io…”.

“Per favore, se davvero mi vuoi bene come affermi… non dirlo! Non dire niente ti prego! E’ vero, se Isabella non fosse venuta staremo ancora insieme, ma avremo guadagnato solo uno o due mesi niente di più. Ero su una nuvola, ho scelto consapevolmente di salirci e ne sono felice, per quanto è durato è stato molto bello, ma sono ridiscesa sulla terra e non potrei risalire su quella nuvola neanche se lo volessi con tutta me stessa”. Chiara ritrasse bruscamente le sue mani da quelle di Orlando e si girò di scatto mostrandogli le spalle. Non ce la faceva era davvero troppo difficile sopportare il suo sguardo, i suoi occhi così penetranti e velati di triste speranza. Le sembrava di essere la cattiva di turno, quella che aveva rovinato tutto e forse una parte di lei voleva disperatamente cedere e risalire proprio su quella dannata nuvola rosa, ma la parte razionale vinse la battaglia.

“Credo… credo che ci siamo chiariti a sufficienza, ti sarei davvero grata se tu adesso avessi il buon senso di andartene e di non tornare più. Prima ci dimenticheremo l’uno dell’altra e prima staremo meglio tutti quanti”.

Ma lui sembrò non ascoltarla, era un impulsivo e un inguaribile ottimista e soprattutto non si smontava con troppa facilità. Le si avvicinò e piegando leggermente la testa di modo che le sua labbra le sfiorassero quasi il padiglione auricolare le sussurrò “Il buon senso non mi appartiene, me ne frego del buon senso! E se ti dicessi che a dispetto di tutto io ci voglio provare lo stesso?”.

A Chiara vennero i brividi ed istintivamente strinse forte le braccia al petto quindi calma e decisa disse senza voltarsi  “Ma sono io  che non voglio provarci”.

Orlando l’afferrò per le spalle bruscamente e la obbligò a voltarsi quindi nuovamente arrabbiato le chiese “Dannazione! Mi dici perché? Perché no a priori? Perché?”.

“E va bene!” sbottò lei risentita “Non capisci e ti rifiuti capire! Te lo dico io perché! Perché non mi piace il tuo mondo, non mi piace ciò che fai per vivere, non potrei essere a mio agio né felice, vivrei nell’angoscia e nel dubbio e poi non hai fatto i conti con la cosa più grave di tutte. Ammettendo pure che accadano i miracoli, ammettendo che riuscissimo non si sa come a portare avanti una storia, ti sei dimenticato di chi sono io? Io sono la figlia di un ladro! Quanto credi che impiegherebbero a saperlo i giornali? Ti rovinerei la reputazione e comprometterei ulteriormente la mia! Possibile che tu sia così immaturo ed ottuso da non capire certe cose? A volte mi stupisci per come sei superficiale!”.

Cominciarono a discutere molto animatamente sulla questione. Orlando tentò di spiegarle che ormai dei giornali e di ciò che potevano dire vero o falso che fosse non gli interessava più da tempo, le disse anche che riguardo a lui stesso e a certe delicate faccende la sua famiglia ne avevano dette di cotte  e di crude e che quindi non lo spaventava più niente. Ma Chiara non volle sentire ragioni, era convinta che alla lunga  quella brutta storia avrebbe creato problemi, oltre ovviamente al fatto che a parte ciò, un rapporto tra loro era e restava impossibile.

Alla fine Orlando dovette per forza arrendersi, erano più di due ore che parlavano, discutevano e si confrontavano, di fatto non era cambiata una virgola.

All’improvviso al colmo della frustrazione e della rabbia il ragazzo recuperò Sidi che stranamente s’era accucciato da una parte rimanendo buono e zitto per tutto il tempo.

“Ti accontento!” le disse sarcastico “Me ne vado e non tornerò più”.

Chiara non disse niente ed evitò accuratamente anche solo d’incrociare il suo sguardo. Questa cosa lo fece imbestialire ancora di più, quel suo essere così rinunciataria lo feriva a morte, un moto d’orgoglio lo scosse con violenza e mentre stava per avviarsi alla porta le disse “Tranquilla, non sarà difficile, nel giro di un paio di mesi per quanto mi riguarda sarai storia antica… anzi preistoria. Buona vita Chiara!” e come ormai faceva quasi d’abitudine negli ultimi tempi se andò sbattendo con forza la porta.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Capitolo 35 ***


Nuova pagina 1

Buon lunedì fanciulle!

Vi comunico che mancano pochi capitoli alla fine e pubblicherò tutti i giorni, salvo inconvenienti dell'ultima ora^^ Spero di farvi cosa gradita e GRAZIE ancora a tutte!

Grazie Lili *.* mamma mia!!!! Così mi metti in difficoltà! ( in senso buono ovviamente!!^^) sei stata fin tropo carina, ma sono felicissima che ti sia piaciuto il cap perché non sai quanto tengo a questa storia. Per il concorso sorvoliamo, a parte l'età ti pare che avrebbero preso in considerazione una fanfictinara ( O è un concorso di fanfic?) Cmq grazie ancora davvero Un abbraccio forte!

Grazie Vale! ^^ Chissà se Chiara ti darà ragione o se le sue motivazioni saranno più forti dei sentimenti... chissà... chissà... Orlando è Orlando, ma in tutta onestà ( me lo sono chiesta qualche volta) sarebbe davvero facile vivergli accanto? (Tanto non lo sapremo mai.... o no? Vabbè non addentriamoci oltre!^^)

Grazie Roy! Non fare l'Orlanda! (me Chiara in questo caso^^) Pecché?.... pecché ogni storia ha un suo plot a me e ripetermi non me gusta, ma ancora questa non è finita quindi..... ( e qui mi fermo) seriamnet parlando sono molto felice di continuare a provocarti forti emozioni! Bacio!

Grazie Fr@!  Mi volete uccidere in troppo me DAVVERo preoccupata!! Su via tranquille è solo una fic ^^""" e poi come già detto aspettate la fine prima di organizzarvi per farmi la festa! ( ndMooon Orlando imbarazzato???????? Non ci crede nessuno!!^^)

Grazie Anjulie! Non sai quanto sono davvero felice delle tue parole, mi hai sollevata! Ti è arrivato dritto il messaggio e tu come sempre grazie alla tua sensibilità lo hai subito colto un abbraccio forte!

Carissima Eledhriel prima di tutto volerò a leggermi la tua song fic! E le altre due???? Ma non è automatica la pubblicazione? Mi son persa qualcosa??? (vani tentativi di Moon d distogliere la suddetta Eledhriel da truci propositi omicidi!!) Chiara sconsolata-sonostataspiegata m'ha fatto piegare! ^_^ Che ti devo dire??? (Nulla perché non posso!). Sidi è santo, ma per davvero, e il ripasso di matematica più che Orlando dovrei farlo io visto che ho smesso da un pò di andare a scuola e comunque in matematica avevo tre allo scritto e quattro all'orale, che dici sono scusabile? Un bacio grosso!^^

Come sempre grazie e buona lettura a tutti!

 

 

Capitolo Trentacinque

 

 

 

Orlando sembrava il diavolo alla messa.

Turbinava per casa paonazzo urlando come un forsennato.

“Mi spieghi che cazzo vuoi eh? Non ho fame! E non mangio va bene?” stava dicendo rivolto a sua sorella Samantha che aveva avuto la malaugurata, quanto pessima idea di andarlo a trovare proprio il giorno dopo la sua definitiva rottura con Chiara.

“Oh! Palle d’oro datti una ghiacciata! Io ho fame, mi sto preparando da mangiare e gentilmente ti ho solo chiesto se volevi qualcosa anche tu, non c’è bisogno che ti rivolti come cane rabbioso! Che c’è ti sei alzato con il culo alla rovescia oggi?” gli rispose per niente intimorita la ragazza che da tempo non lo vedeva così nero.

“C’ho i cazzi miei! E vorrei tanto stare in pace, ma tu come al tuo solito devi entrare e devi invadere gli spazi altrui anche quando vedi che non è proprio il caso vero?”.

Samantha lo scrutò appena e poi alzando un sopracciglio e gli disse “Uhmmm… mi sa tanto che son cazzi italiani eh?”.

Lui si girò di scatto torvo ed accigliato quindi gli grugnì in malo modo “Sono cazzi inglesi d’Orlando punto e basta. Fine della trasmissione. Guarda di non frantumarmi i coglioni perché oggi, t’avverto, non è proprio aria”.

“Eh… sì!” fece  sua sorella con fare saccente e tranquillo “Ho proprio idea di aver colto nel segno!”.

“Insisti?” tuonò Orlando.

“Magari palarne ti farebbe bene non credi? Sempre meglio che consumare il pavimento girando per casa come un leone in gabbia alimentando la bile che a quanto vedo è già tracimata”.

“No ho niente da dire. Sono solo nervoso… per fatti miei” rispose il ragazzo e poi puntando l’indice verso la sorella aggiunse “Che non ti riguardano! Sei un’impicciona, tanto non ti dico nulla!”.

“Se ti serve da sfogo continua pure” gli rispose serafica Samantha addentando il sandwich al burro di arachidi che s’era appena preparata.

Orlando era talmente frustrato ed arrabbiato per via di Chiara che aveva preso sua sorella come capro espiatorio. E’ piuttosto normale sfogarsi contro chi si vuol bene quando si è arrabbiati ed impotenti, ma il ragazzo esagerò e finì per tirarle un colpo veramente basso.

“Mangia, mangia il burro d’arachidi che tanto sei deperita, ma non lo vedi come ti stai conciando? Stai diventando grassa e sfatta!” le disse vomitandole addosso parte di quella rabbia sorda che lo soffocava.

Samantha deglutì inghiottendo il boccone, poi con molta calma, ma con un tono piuttosto tagliente e severo gli rispose: “Senti un po’ testina di cazzo, cerca di ridiscendere sulla terra tra i comuni mortali e datti una regolata, stavo solo cercano di darti il mio appoggio, non c’è bisogno che fai lo stronzo con me che non ti fatto niente! Comunque sappi che io starò pure ingrassando, ma tu stai diventando una gran bella merda! E finiscila di giudicare le persone in base a loro aspetto fisco, hai quasi trent’anni cazzo, ma quando cresci eh?”.

Orlando a quel punto finì col sentirsi un vero verme. Adorava sua sorella, ma come sempre con lei riusciva a dare il peggio di se, non era giusto offendere lei se era arrabbiato per tutt’altri motivi, cercò di riparare.

“Scusami Sam hai ragione sono proprio uno stronzo!” poi avvicinandosi a lei e facendo una faccetta contrita aggiunse “Dai non te la prendere lo sai che non lo penso davvero, è che quando sono nervoso la gente intorno mi infastidisce e reagisco male”.

Samantha non rispose. Finì di mangiare, poi bevve un succo di frutta ed infine gli disse: “Vado via e scusa tanto per il disturbo!”.

“E dai Sammy non fare la permalosa su!” le disse dispiaciuto.

“Ah sarei permalosa? Tu mi offendi con cattiveria e senza motivo, io mi risento, e quindi per te in torto sarei io?” rispose lei secca, c’era rimasta parecchio male in fondo voleva solo essergli a suo modo d’aiuto.

“Ma se ti ho appena detto che sono uno stronzo!”.

“Sì, lo sei!” affermò sua sorella decisa.

A quel punto le difese di Orlando crollarono malamente, aveva fatto il duro fino ad allora, ma in realtà aveva davvero bisogno di sfogarsi.

“Sam, sto davvero di merda a questa girata…” ammise mogio.

Così alla fine le raccontò tutto per filo e per segno soffermandosi in particolar modo sull’ultimo incontro che aveva avuto con Chiara e su ciò che s’erano detti.

Samantha lo lasciò parlare ascoltandolo, poi disse la sua.

“Secondo me Chiara ha ragione, io pure la penso come lei, non avete futuro insieme è piuttosto evidente”.

“Ma grazie!” esordì dicendole Orlando sarcastico “Giusto questo mi volevo sentir dire!”.

“Io non posso rispondere quello che fa piacere a te! Io bisogna che ti dica come la penso. Per una persona normale stare con te è impossibile, soprattutto ora che sei nell’occhio del ciclone. Che credi che tutte le donne del mondo siano come la tua ex disposte  a starti dietro venti quattr’ore su ventiquattro festivi compresi come se si fossero votate tutte all’orlandozio?”.

Orlandozio?” fece lui perplesso.

“Sì, orlandozio, è un mix tra sacerdozio ed Orlando, per dire che il mondo non è mica pieno di sacerdotesse vestali che votano la loro vita ad un uomo, in questo caso tu! Che credevi che riuscissero solo a te questi giochini di parole?”.

“Ma per favore!” sbottò il ragazzo “Lascia perdere la mia ex che è storia vecchia e poi era d’accordo, mica l’ho mai obbligata a starmi dietro!”.

“Okay, comunque tornando al nocciolo della questione, mettiamola così: tu come l’avresti tirata avanti la storia con Chiara? Così tanto per capire meglio le tue ragioni”.

“Ma non lo so! Mica leggo nel futuro, però da parte mia un tentativo l’avrei fatto ecco!”.

“Cosa intendi per tentativo?”.

“Provarci Sam che cazzo vuoi che intenda scusa? Provare a stare insieme anche se a distanza!” affermò Orlando scocciato, in realtà si rendeva conto che si stava arrampicando sugli specchi.

“Una specie di rapporto telefonico quasi platonico insomma?”.

“Un rapporto a distanza” puntualizzò nuovamente lui leggermente piccato, poi aggiunse con ironia pungente “Se io del resto devo vivere a Los Angeles per via del  lavoro e lei vive a Londra è ovvio che non ci possiamo incontrare la sera per cena!”.

Continuarono un bel po’ con questi botta e risposta nei quali Samantha a suo modo stava tentando di fargli capire che Chiara non era da biasimare se aveva preferito troncare la loro relazione prima di un coinvolgimento ancora maggiore, ma Orlando era o fingeva di essere un po’ duro di comprendonio perché da bravo maschietto metteva comunque la primo posto le proprie priorità.

“Insomma mi devo rassegnare punto e basta secondo te?” sbottò alla fine contrariato “Voi donne c’avete un modo di ragionare tutto vostro! Siete contorte ecco che cosa siete! Trovate un uomo e subito pensate al matrimonio ai figli se non addirittura ai nipoti! E che cazzo, ma un po’ di sano divertimento no?”.

Samantha lo guardò stranita “Ma fammi capire perché mi sfugge qualcosa, com’è che ragioni tu? Dal matrimonio mi passi alla scopata per passatempo? Ma che hai in quella testa? Trucioli di segatura?”.

Orlando roteò platealmente gli occhi al cielo soffiò forte e poi smanettando come un invasato le disse “Era un iperbole per dire che siete categoriche! Non fare tanto la pignola!”.

“Insomma Orlando dovresti sentirti quando parli, sei pericoloso! A parte il fatto che sei sempre stato un gran bel filibustiere già quando non eri nessuno, me lo ricordo sai il quartetto di fidanzate che ti gestivi alla grande. Un ragazzo socievole e generoso che giammai avrebbe relegato le sue attenzioni ad una sola donna, per carità, mica sei un tirchio sentimentale tu!”.

Orlando soffiò di nuovo “ Huuuu.. che palle co ‘sto quartetto! Me la meni ancora? E dai Samantha c’avevo ventenni! E a vent’anni si sa, c’hai la fica stampata qui!” disse picchiandosi il palmo della mano sulla fronte.

Lei lo guardò scettica alzando un sopracciglio aggrottando la fronte e poggiandosi le mani sui fianchi.

“Perché ora invece…”.

“Ora invece che?” ribatté lui scocciato, quelle prediche non le sopportava proprio.

“Lo sai bene di che parlo non fare l’ingenuo, non te ne scappa una, neanche quando eri fidanzato, stai parlando con tua sorella non con una qualsiasi, dimentichi che ti conosco da quando sei nato bello!”

“Ma non dire cazzate! Sono cresciuto anche io che credi!”.

“Mah! C’ho i miei dubbi!”.

E continuarono ancora per un po’ a battibeccarsi sull’argomento, quando alla fine Orlando riportò la conversazione sull’argomento primario che gli interessava molto di più.

“Io faccio quello che mi pare con chi mi pare chiaro? Stabilito questo, aiutami cazzo! Smetti di fare la sorella-mamma-predicona-e-rompiballe e fammi capire come diavolo ragionate voi donne in queste circostanze!”.

“Con il cervello mio caro!” rispose subito Samantha “E Chiara ha dimostrato di averne! Seriamente Orlando, nessuna ragazza con un briciolo di sale in zucca potrebbe mai illudersi di diventare la tua dolce metà essendo tu un attore  tra i più famosi in circolazione!”.

Alla fine non arrivarono a capo di nulla e quando sua sorella se ne andò Orlando stava peggio di prima.

 

***

 

Dopo la visita che Orlando le aveva fatto, erano accadute molte cose anche ad Isabella.

Per prima cosa la ragazza benché si fosse indispettita molto aveva anche riflettuto su le accuse che lui le aveva rivolto e aveva dovuto ammettere, non senza un po’ di rabbia, che tutti torti il ragazzo non li aveva. Così s’era fatta un bell’esame di coscienza riconoscendo alcune cose.

Era gelosa di Chiara in due modi distinti tra loro e se il primo era piuttosto plausibile, il secondo era decisamente inaccettabile tra due amiche sincere.

Essere gelosa di lei in quanto amica ed aver paura di perderla, perché non si era confidata e perché le aveva taciuto alcune cose, era un sentimento possessivo, ma non maligno. Essere gelosa di lei perché Orlando l’aveva scelta era un altro paio di maniche. Entrava in gioco una sorta di competizione non sana, del resto può capitare che piaccia un ragazzo a due amiche e se lui pende per una, piuttosto che per un’altra, bisognerebbe avere la generosità di accettare il fatto senza accumulare invidia e rancore o pretendendo che in nome dell’amicizia i due rinuncino ad avere una storia. Il fatto era, che ingoiare che Orlando Bloom in persona si fosse invaghito di Chiara a cui almeno all’inizio sembrava non importare niente, le pareva ingiusto ed illogico e per quanto si rendesse conto di essere un po’ meschina, ancora non riusciva a passarci sopra, del resto era umana anche lei.

Alla fine, dopo un sacco di rimuginamenti, Isabella aveva preso una decisione e fattasi coraggio ed era andata da Chiara.  

Avevano nuovamente parlato molto a lungo e benché ancora tra loro non fosse ancora tutto a posto si erano in un certo senso almeno ulteriormente chiarite. Nonostante ciò Isabella restò ferma nelle sue posizioni e continuò ad alloggiare nella pensione. Di lì a pochi giorni sarebbe rientrata in Italia e durante quel nuovo chiarimento, aveva detto all’amica che le ci voleva del tempo per smaltire il tutto, che era confusa, ma che ancora non si sentiva pronta a dare un colpo di spugna e fare come se non fosse accaduto niente. L’aveva pregata di concedergli appunto del tempo per vedere se fosse in qualche modo riuscita ad ingoiare il rospo. Le aveva anche nuovamente chiesto scusa per via della faccenda di suo padre e poi aveva cercato in tutti i modi di capire che cosa in realtà Chiara provasse per Orlando, ma l’altra non s’era sbottonata per niente. Anzi le aveva detto che con lui era tutto finito. La cosa le lasciò l’amaro in bocca, era contraddittorio come ragionamento, ma non poté fare a meno di pensare che era tutta colpa sua, anche se da una parte ne era contenta, perché secondo lei quella storia non era niente di serio e per Chiara era solo un bene essersi liberata di lui.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** Capitolo 36 ***


Nuova pagina 1

Come promesso eccomi qui ad aggiornare!^^

Non so  più che dirvi per ringraziarvi  non è retorica becera, davvero, siete tutte fantastiche e fenomenali dal cuore profondamente GRAZIE!

Grazie Lili ^_^ e scusa(te) per la mia rincoglionitaggine di ieri sera! E tu patatina eri pure disposta a rileggerti il capitolo vecchio! Dolcissima! Niente tristezze su! E cmq la storia  ancora non è finita!  bacione x te!!! **

Grazie Roy! Dai nun fa così =_= me fai sta male, gli occhini e gli scodinzolamenti me fanno capitolà! me felice che hai fatto 4 sane risate^____^ smakkete! Speriamo che gradirai il cap odierno ^_-

Grazie Fr@! La sora Moon tira un sospiro di sollievo! per stavolta l'ho scampata ^_____^ ( x l'Or'lendo imbarazzato .... ummmmmmm.... non so.... magari hai ragione tu! Chissà! Oh, se mai lo dovessi conoscere fammi sapere sò curiosa a palla!!^^)

 Grazie Eledhriel per la grazia che anche tu benevola ( i miracoli del panettun!) mi concedi. Sì concordo, miliardi di donne vorrebbero consacrarsi all'Orlandozio come biasimarle!^^ ( Ma compresa ARF! ... via mi contengo! ^^"""""") Passando alle comunicazioni di servizio, per postare le fic ti devi iscrivere qui nel sito e poi seguire le istruzioni se hai bisogno di una mano contattami pure tramite mail clikkando nel mi profilo personale!

E ... buona lettura a tutti!

 

 

Capitolo Trentasei

 

 

 

 

Era passato un mese dagli ultimi accadimenti.

Isabella era tornata in Italia, e benché si fosse un po’ calmata, con Chiara aveva ancora rapporti piuttosto freddi e l’aveva salutata giusto per cortesia, promettendo però di mettersi qualche volta in contatto con lei sperando che prima o poi le passasse tutto.

Orlando si stava godendo il suo ultimo mese di vacanza prima di rientrare a Los Angeles, anche se godendo non era affatto il termine più appropriato, infatti era abbastanza giù e molto chiuso in se stesso, ma molto determinato a lasciar perdere quella ragazza italiana.

Chiara era in grossi guai.

Si dice che le disgrazie non vengono mai sole ed ahimé, è proprio vero.

Non aveva superato il periodo di prova al pub, le avevano detto che c’era bisogno di una cameriera più esperta, ma lei aveva capito che facevano quel giochino solo per sfruttare la gente per poi non assumerla affatto e prendere una altro apprendista risparmiando soldi. Praticamente era quasi senza lavoro visto che riusciva raccattare qualche sterlina solo come baby sitter, di conseguenza non aveva i soldi per pagarsi l’affitto e Anthony Shelby l’aveva sbattuta fuori di casa senza troppi complimenti, senza contare che a Londra senza uno stipendio vivere era impossibile. Attualmente alloggiava in un ostello di pessima categoria appena fuori Londra, il più economico che aveva trovato, dove divideva la camera con altre sette persone. Era davvero un posto piuttosto squallido e frequentato da gente di tutti i tipi.

Quella mattina era andata fare un colloquio di lavoro presso una ditta di pulizie che aveva in appalto la manutenzione dei bagni pubblici della città*. Grazie ad una ragazza cecoslovacca che dormiva con lei nell’ostello, e che già lavorava in quella ditta, ebbe l’immensa fortuna di essere assunta e le furono affidati i bagni di Leicester Square. Per la prima volta da un mese a quella parte almeno quel giorno riuscì a sorridere ed a sentirsi leggermente sollevata.

 

Quella stessa mattina Orlando aveva la pigrizia galoppante e, a parte portare Sidi a fare i bisogni, era stato tutto il tempo stravaccato sul divano a sgranocchiare cereali facendo zapping sul satellite sui canali sportivi. Quando gli squillò il cellulare istintivamente rispose senza guardare sul display, ma quando capì chi era rimase esterrefatto.

“Ciao… lo so che è strano… non mi hai mai dato il tuo numero, infatti me lo ha dato il tuo assistente… sotto minaccia… ma dovevo assolutamente parlarti”.

Era Isabella.

La prima cosa che pensò Orlando fu che Ben era impazzito, come si era permesso? La seconda cosa che pensò invece fu quale fosse il motivo di quella chiamata davvero inaspettata.

“Ti ascolto” rispose non mostrando eccessivo entusiasmo per quell’improvvisata, nonostante fosse molto curioso.

“Sono alcuni giorni che tento di contattare Chiara, volevo parlarle, ma non riesco mai a trovarla. Dopo vari tentativi ho finalmente scoperto che non abita più nella casa della signora Shelby, sembra che l’abbiano sfrattata, il suo cellulare è praticamente sempre spento e nessuno sa dirmi dove sia. Sono molto preoccupata non capisco che cosa sta accadendo e allora ho pensato che forse tu sapevi qualcosa…”.

“No, mi spiace non so niente… non vedo Chiara da oltre un mese” rispose distrattamente il ragazzo. Era già entrato in agitazione dopo quelle novità poco piacevoli. “Conosco però il pub dove lavora, stasera mando in avanscoperta Chris e poi ti faccio sapere qualcosa” concluse.

Isabella lo ringraziò appena più rinfrancata e rimasero d’accordo che si sarebbero risentiti quella sera stessa verso le dieci.

 

Chris uscì dal pub e andò verso la macchina parcheggiata poco più in là dove lo aspettava Orlando che non era entrato per non farsi riconoscere.

“Non lavora più qui” esordì verso l’amico “Però abbiamo avuto un gran culo, è passata ieri sera a salutare gli ex colleghi, sembra che attualmente pulisca i bagni a Leicester Square, turno diurno”  concluse Chris.

“Cosa?” chiese Orlando come se non avesse capito bene “Ma che diavolo sta succedendo!?!” commentò poi a voce alta.

“Mi pare chiaro, non è stata confermata e ha preso il primo lavoro che le è capitato, mica si campa senza uno stipendio!” gli rispose asciutto l’amico.

“In effetti avevo intuito che avesse problemi di soldi…” aggiunse pensoso Orlando grattandosi la barba incolta sul mento. C’era rimasto male, molto male. Chissà dove alloggiava e come era messa, cominciò a domandarsi agitato. Alle dieci, come convenuto, telefonò ad Isabella e le spiegò la situazione, al che pure lei s’agitò parecchio, Orlando molto seriamente la rassicurò e le disse che ci avrebbe pensato lui personalmente a rimettere a posto le cose.

La mattina seguente senza indugio, si infagottò per benino per mimetizzarsi e si diresse lesto a Leicester Square.

Chiara stava dando il cencio vicino ai lavandini, era di spalle e non lo vide entrare, quando sentì la sua voce che la stava salutando si bloccò di colpo come se si fosse paralizzata. Non se lo aspettava di certo e le prese il batticuore, si girò cercando di essere più naturale possibile, sorridendo addirittura.

“Ciao, ma che coincidenza!” disse tanto per dire qualcosa.

“Nessuna coincidenza sono venuto a cercarti, ma che succede hai dei problemi?” le chiese subito lui frettolosamente e con tono molto apprensivo.

Chiara lo guardò con un espressione strana che lui non seppe ben decifrare e poi gli rispose: “No, tutto a posto, ma come hai fatto a trovarmi? E perché sei qui?”.

Orlando le spiegò tutto.

“Ero molto preoccupato e lo sono ancora a dire il vero, dove dormi?”.

“Fuori Londra e non c’è niente di cui preoccuparsi, ho un lavoro e un tetto sulla testa, ringraziando Dio. Sei stato molto carino ad essere in pena per me, ma non ce n’è motivo, in quanto ad Isabella rassicurala per me, appena riscuoto e riesco a ricaricare il telefono la chiamo”.

“Non c’è bisogno che tu faccia la dura, se hai bisogno di qualcosa sarò felice di aiutarti” le disse lui per niente convinto dalle sue parole.

“Non ho bisogno di niente, te lo assicuro e non faccio la dura! Capisco che per te sia difficile capire che uno si guadagni da vivere pulendo i cessi, ma io non ci trovo niente di strano, è un lavoro dignitoso al pari di un altro e fin che non troverò di meglio sarò più che felice di farlo dato che mi permette di campare!” gli rispose appena risentita.

“Come al solito ha frainteso, non penso affatto che…” ma s’interruppe “Che te lo dico a fare!” commentò “Tanto mi fraintenderesti comunque” concluse Orlando non senza una punta d’amarezza nella voce. Lei dava per scontate alcune cose  e sembrava impossibile farle cambiare idea. “Sei tu, tu, e solo tu che hai messo una distanza abissale tra noi due, hai costruito questo teorema secondo il quale siamo su due universi staccati e non potremo mai capirci ed incontrarci. Non mi hai mai permesso di esserti realmente vicino e di essere partecipe dei tuoi pensieri. Credi che tutti siano pronti a farti del male solo perché alcuni te ne hanno fatto vero? Con questo modo di ragionare sarai sempre sola e rinchiusa in te stessa, se sei felice così…  buon per te!” borbottò alla fine, non potendo trattenersi.

Chiara non ripose subito. Come al solito le dispiacevano da morire quelle incomprensioni e come al solito era eternamente combattuta tra il desiderio di buttargli le braccia al collo tanto era felice che fosse lì, e la voglia di chiedergli di andarsene subito, visto appunto l’effetto che le procurava la sua presenza.

“Non intendevo essere scortese… scusami… anzi è molto bello da parte tua preoccuparti, ma non ce ne è alcuna ragione sto bene e tutto è posto, ho solo cambiato casa e lavoro” rispose lievemente impacciata.

“Dove abiti adesso?” le chiese secco Orlando che non si face incantare dalla sua falsa tranquillità.

Chiara cominciò ad agitarsi, non aveva nessuna intenzione di dirgli che stava in un ostello nella più remota periferia londinese in un quartiere abbastanza squallido e piuttosto pericoloso.

“Scusa ma sto lavorando dovrei rimettermi a pulire…” abbozzò cercando di sviare la conversazione.

“Rispondimi e ti lascio al tuo lavoro” la interruppe lui ancora più deciso.

Cominciarono a discutere piuttosto animatamente perché lei non voleva dirglielo e lui lo voleva sapere a tutti i costi. Alla fine lei sbottò e glielo disse.

“Non penso proprio che tornerai a dormire lì ” disse Orlando deciso.

“Io invece penso proprio di sì! Anche perché non saprei dove andare” rispose Chiara altrettanto decisa.

“Vieni a casa mia” disse il ragazzo secco.

“No, non è proprio il caso guarda” ribatté Chiara agitatissima, ora ci mancava solo quell’uscita.

“Perché no? Ho una casa enorme posso ospitarti e darti una camera tutta tua, se pensi che ti lasci tornare in quella topaia a fare la sfollata mi conosci poco!”.

Ripresero nuovamente a discutere fino a quando arrivarono delle persone e dovettero smettere di colpo, Orlando le chiese a che ora smettesse di lavorare e lei si rifiutò di dirglielo, lui non insisté ma le lanciò un’occhiata che sapeva molto di sfida dopo di che prese e se ne andò, lasciandola da sola abbastanza sconvolta.

Com’è che le aveva detto? Se sei felice così… 

Non era felice per niente.

In un anno a Londra non aveva combinato niente, non che avesse sperato in chissà che cosa, ma almeno di trovare un lavoro decente, neanche quello le era riuscito. Non che fosse colpa sua, lo sapeva bene, la vita è dura, all’estero ancora di più. Aveva fatto una scelta e ne stava affrontando le conseguenze. Ma non era quello il vero problema, come sempre si sentiva terribilmente sola e nonostante fosse una abituata a stringere i denti e andare avanti in quel momento si sentiva priva di ogni forza. Non era la prima volta che le capitava di sentirsi così, soprattutto da quando conosceva Orlando, specialmente da quando aveva capito che si stava davvero innamorando di lui. Come lui provava sentimenti di rabbia mista ad impotenza, ma più spesso di rassegnazione, quel giorno era solo smarrita. Avvertiva chiaramente il peso di non poter lasciarsi andare e viversi le sue cose con spensieratezza, era stanca di combattere una guerra perpetua. Lo adorava per quel suo modo brusco e al tempo stesso tenero che aveva nel mostrarle la sua preoccupazione e il suo senso di protezione, ma avrebbe tanto voluto essere insensibile a quelle sensazioni, Dio com’era tutto complicato e difficile pensò mentre continuava a pulire come se volesse rendere splendente quel bagno.

Quando, uscì dal lavoro stranamente Orlando non era fuori ad aspettarla e lei se ne stupì. Dall’occhiata che le aveva lanciato s’era immaginata qualcosa di simile, ma evidentemente aveva sbagliato o semplicemente aveva frainteso, ciò che provò fu molto strano, un misto tra delusione e sollievo, forse dopo tutto era meglio così pensò.

Quando arrivò all’ostello era abbastanza tardi ed era già buio. Notò subito che c’era qualcosa di strano, c’erano un sacco di persone fuori e un certo fermento, si avvicinò con cautela. C’era davvero un bel parapiglia, praticamente era in corso una specie di retata con vari controlli visto che all’interno dell’ostello era stata confiscata della droga, anche lei non passò indenne, le buttarono all’aria tutte le sue cose  e si accorse che qualcuno le aveva pure rubato della roba cellulare compreso, lo aveva nascosto accuratamente, ma il ladro, a quanto pare, lo aveva comunque trovato. Le prese davvero il nervoso e cominciò a sragionare, inoltre la situazione era davvero incasinata e non si sapeva come e quando sarebbe stata risolta, per fortuna fu lasciata in pace quasi subito visto che era pulita, ma di entrare dentro l’edificio non se ne parlava nemmeno, continuavano le perquisizioni. Era stanca, sporca, demoralizzata  e non ce la faceva più. Si arrese e alla fine decise di fare la cosa più logica.

 

Orlando era andato a cena fuori con Chris tanto perché non aveva voglia di stare di casa, avevano preso un tavolo al Blu Print Café e avevano mangiato parlando amabilmente del niente evitando accuratamente certi argomenti per passare una serata all’insegna della tranquillità. Effettivamente, il ragazzo, in un primo tempo aveva davvero pensato come aveva immaginato Chiara di aspettarla fuori e di prenderla per un braccio e portarla via, ma poi le era sembrato stupido, se lei non voleva il suo aiuto, lui non poteva imporglielo. Era stato combattuto tra la voglia di  trattarla malissimo dicendole le peggio cose e il desiderio di dimenticarla il prima possibile per cercare di star meglio, alla fine stava provando a mettere in atto la seconda ipotesi.

Erano all’incirca le undici e trenta di sera quando Orlando parcheggiò la macchina nel garage e si apprestò a salire nel suo appartamento. Non appena entrò in casa  disattivò l’allarme, Sidi gli corse incontro scodinzolante e gli squillò subito il citofono. Orlando sobbalzò perché non si aspettava certo che Ralf, il portiere, lo cercasse a quell’ora. Rispose subito.

“Mi scusi il disturbo signor Bloom, ma c’è una signorina fuori del portone che l’attende da tre ore”.

“Come sarebbe a dire fuori dal portone Ralf? E chi è?” rispose già abbastanza contrariato visto che aveva intuito chi poteva essere.

“E’ quella dell’altra volta, la signorina Mattei, glielo detto che lei non era in casa, ma lei non se ne è andata…”.

“E l’hai lasciata per strada? Ma non potevi farla entrare almeno in portineria?” chiese molto più che irritato Orlando.

“Questo stabile  ha delle regole precise e io ho delle responsabilità quindi…”.

“Sì, sì, va bene, non perdiamo tempo in chiacchiere dov’è adesso la ragazza?” chiese all’uomo con ansia.

“Come le ho detto è sempre lì, fuori”.

“Falla salire subito!” ordinò Orlando a Ralf.

Poco dopo Orlando se la ritrovò davanti alla porta molto imbarazzata, che quasi con aria colpevole gli disse che se il suo invito era ancora valido, aveva davvero bisogno del suo aiuto, almeno per quella notte.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** Capitolo 37 ***


Nuova pagina 1

Buonaseraaaaaaaaaaaaaa!^^

Nuovo aggiornamento... siamo agli sgoccioli ( alias quasi alla fine) un bacione-one-one a tutte!

Grazie Lili eh..... che succederà???? E' bel rebus perché... ma forse è maglio che tu legga!!^^

Grazie Vale! sono davvero contenta che hai notato il carattere di Chiara nonostante le insicurezze e i vati problemi ne ha da vendere, certo a volte  è fatta a modo suo, ma del resto chi è perfetto?

Grazie Roy! No, guarda io non voglio far morì nessuno e tanto meno gonfio( ma che me fai sta a dì ..... Maeò sapessi a CHI ho pensato.... ^__________^) E sì l'Orando l'è proprio preoccuposo( splendido!^^) e dolciotto in questa fic... chissà se lo sarà anche in real life!

Grazie Eledhriel ^________________^ come al solito m'hai fatto taglià ( stile Roy!!^^) sei il mio mito!!^^ Oh! Io ci conto per le tagliatelle nè? Le aspetto mi garbano una cifra! E corro a leggere le tue fic ^_- E nun te preoccupà che non sei la sola che fa acazzoti col Com-sputer (ahahahahahahahha) pure io gli do giù di capocciate al monitor! ^^

GRAZIE a tutti e buona lettura!

 

 

Capitolo Trentasette

 

 

 

 

Orlando naturalmente la fece entrare e Chiara molto concitatamente gli spiegò tutto ciò che le era accaduto.

“Stai tranquilla” le disse il ragazzo con dolcezza “Puoi fermarti quanto vuoi e lo sai”.

“Grazie sei davvero molto gentile” Orlando la interruppe subito “Chiara per l’amor del cielo basta! Sei molto carino, come sei gentile! Sembra che tu stia parlando con un semplice conoscente!” le disse frustrato da quel suo atteggiamento che lui riteneva troppo affettato e distaccato.

Chiara rimase male, cercava solo di dimostrargli come meglio le veniva la sua gratitudine, era imbarazzata, vulnerabile e davvero distrutta, non voleva certo iniziare un’altra polemica discussione, voleva solo lavarsi e dormire, quindi tacque. Orlando si rese conto di essere stato un po’ troppo brusco e cercò di rimediare.

“Scusami” le disse grattandosi la nuca “Voi mangiare qualcosa?” aggiunse con premura.

“No grazie, vorrei potermi lavare, ma temo che sia impossibile” rispose Chiara.

Orlando sorrise esclamando “Impossibile? Ho quattro bagni!”.

“Non è per quello, è che non ho ricambio, non mi hanno fatto prendere niente della mia roba” rispose mogia la ragazza.

“Vediamo che si può fare…” commentò lui andando verso camera sua, mentre Chiara rimase ferma in piedi ad aspettarlo, intanto trotterellando l’aveva raggiunta Sidi che si era messo a farle le feste.

“Allora… ” esordì Orlando passandosi un dito sul mento e rientrando poco dopo nel salone “Vieni con me” le disse portandola nella zona notte della casa. Le dette la miglior camera degli ospiti, anche quella con bagno annesso poi le mostrò della roba che aveva appoggiato sul letto.

“Dunque qui ci sono un po’ di magliette a maniche lunghe e corte, un paio di jeans, due tute e… le mutande. Scegli quello che vuoi” poi ridacchiò appena “Sono costernato, ma reggiseni non ne ho!”.

Le aveva portato alcuni dei suoi abiti ed anche alcune paia di boxer cercando alla ben meglio di prendere la roba  di taglia meno grande che avesse.

Chiara guardò tutta quella roba, la cosa che le faceva più strano erano senza dubbio i boxer, era appena perplessa, ma non è che ci fossero poi tante soluzioni, infondo se la prendeva per il verso giusto poteva essere anche divertente.

“Ti aspetto di là lavati con comodo, nel bagno troverai tutto il necessario” le disse Orlando sorridendo e lasciandola da sola.

Chiara osservò la camera, non era grande come quella del ragazzo, ma comunque molto spaziosa, arredata in stile moderno e piuttosto minimalista, ma dotata di ogni comfort possibile, compresa televisione stereo un ampio armadio, una piccola libreria,ma vuota e una poltrona. Tutti i mobili erano in legno scuro rifiniti sempre in legno laccato bianco ed il letto era davvero enorme con lenzuoli candidi ed una trapunta rosso vermiglio che spezzava la mono cromaticità di tutto il contesto. Anche il bagno era molto grande, pieno di asciugamani saponi sali da bagno, shampoo e via dicendo. Un po’ spaesata preparò l’acqua nella vasca che preferì alla doccia per rilassarsi meglio, quindi appena fu pronta si spogliò e con enorme soddisfazione vi ci si infilò dentro.

Dopo più di un’ora Orlando la vide entrare in sala e gli scappò un sorrisetto divertito. S’era messa una maglia a maniche lunghe grigia che le arrivava a coprire metà delle mani e i pantaloni di una tuta blu che le stavano abbastanza grandi e lunghi tanto che il cordino in vita che lei aveva tirato al massimo le faceva un effetto quasi caramella, notò con disappunto che era scalza perché si era dimenticato non solo di darle i calzini, ma pure le ciabatte.

“Sono parecchio ridicola?” chiese lei notando l’espressione sul volto di lui.

Il ragazzo inclinò la testa da un lato e strizzò gli occhi osservandola, poi disse “Più che ridicola direi buffa” e sorrise di nuovo aggiungendo “Come direbbe mia sorella, sono il solito caprone! Mi sono dimenticato delle calze e delle ciabatte vado a prenderle subito”.

“Non importa” si affrettò a dire Chiara, “Sono davvero molto stanca se non ti dispiace andrei a dormire, sto per crollare”.

Ma lui non le diede retta e si procurò calze e ciabatte, enormi pure quelle.

“Ecco fatto le disse porgendogliele. La stanza ti va bene?”.

Chiara sorrise grata quindi tacque, istintivamente avrebbe voluto dirgli grazie, ma vista la sua reazione di poco prima preferì evitare.

“Buonanotte” gli disse semplicemente e lui la guardò leggermente perplesso, ma più che perplesso era stranito, allora lei pensò che forse non ringraziarlo era un gesto da maleducati.

“Senza bisogno che tu ti arrabbi vorrei solo dirti una cosa” e molto semplicemente gli sfiorò una guancia con bacio lieve “Grazie!” gli disse incerta visto quanto fosse suscettibile lui sull’argomento.

“Non… mi arrabbio è solo che…” cominciò a dire Orlando come se volesse inoltrasi in chissà quale discorso, al che lei lo fermò subito, non era il caso e comunque era davvero troppo stanca.

“Sono contenta che tu non sia arrabbiato, perdonami, ma se non vado a dormire rischio di cascare in terra; di nuovo: buonanotte” e così dicendo sia avviò verso camera sua, lasciandolo interdetto, mentre con una mano si sfiorava la guancia dove lo aveva appena baciato.

 

Quando Orlando si alzò, la mattina dopo, Chiara era già andata via al lavoro. E ti pareva! Sbottò accigliato il ragazzo, ma figuriamoci se si faceva smontare, soprattutto dopo quello che era accaduto in quell’ostello, afferrò il telefono e partì all’attacco.

“Ben?” disse non appena gli rispose il suo assistente “C’è una cosa che dovresti fare  per me”.

 

Poco prima di cena il portiere avvertì Orlando che la signorina Mattei aveva una certa premura di salire da lui, Orlando gli disse di farla entrare senza problemi, una volta attaccato il citofono fece un sospirone e si preparò mentalmente allo scontro.

Quando Chiara arrivò nel suo appartamento era piuttosto nera.

“Vorrei sapere chi ti ha dato il permesso di fare una cosa simile!”

Moi!” disse serafico lui poggiandosi il palmo della mano sul petto.

“Fai anche lo spiritoso? Dov’è la mia roba?” chiese secca la ragazza.

“In camera tua” rispose nuovamente lui sempre più serafico.

Chiara entrò decisa per andare in camera.

“Fermati un attimo” le disse Orlando sbarrandole la strada.

“Detesto le persone prepotenti per principio! E tu, in certi frangenti, decisamente sei una di quelle!”.

“Direi previdente e non prepotente è leggermente diverso” la corresse lui sempre pacifico, mentre lei s’irritava sempre di più.

“Non puoi decidere arbitrariamente per le altre persone senza nemmeno chiedere!” lo accusò Chiara. Essere tornata all’ostello e aver appreso che tutta la sua roba era stata ritirata l’aveva fatta davvero arrabbiare. Non era stato difficile capire chi fosse stato e se da una parte poteva anche lontanamente capire, dall’altra non accettava assolutamente quel modo di fare.

“Se te lo avessi chiesto, la risposta sarebbe stata presumibilmente un garbato quanto deciso no, e in questo caso specifico, non era accettabile, quindi ho agito di conseguenza”.

“A questo punto è no per principio” disse lei indispettita.

“Cerchiamo di ragionare un attimo da persone adulte. Capisco che sei arrabbiata e mi avrebbe stupito il contrario, ma in tutta onestà la mia coscienza mi impedisce di farti tornare in quel posto, non intendo obbligarti con la forza, ma ti prego per una volta cerca di essere malleabile e ragiona, resterai qui solo il tempo necessario per trovarti una sistemazione decente” le spiegò con calma, cercando di usare tutto il suo ascendente per convincerla a fare la cosa giusta.

La ragazza rimase appena silenziosa, certo non faceva piacere neanche a lei tornare in quell’ostello, soprattutto dopo quello che era accaduto, ma da una parte stare a casa di Orlando poteva anche essere peggio, una tortura continua, non era per niente incline a sottoporsi a tale supplizio e siccome era sempre una persona piuttosto diretta, decise di non girare tanto intorno alla questione.

“Non posso rimanere e tu sai benissimo perché, quindi lasciami fare ciò che devo”.

“Capisco perfettamente, ma in questa situazione non vedo altre soluzioni, possiamo benissimo lasciare da parte i nostri problemi personali, io posso farlo e quindi puoi farlo anche tu” le disse serio Orlando, del resto lui era sulla sua stessa identica barca, quindi si fermò e guardandola con intensità aggiunse “Sul serio, non riuscirei davvero a perdonarmi se ti lasciassi in questa situazione senza far niente, sii brava e lasciati aiutare, non c’è niente di male nel farsi dare una mano”.

Chiara soffiò scocciata. “Messa così sembra che io sia solo una bambina capricciosa e anche recalcitrante, ma non è vero…”.

“Oddio forse un pochino lo sei!” la interruppe lui ridacchiando impunemente.

Lei lo fulminò con un’occhiataccia.

Lui roteò gli occhi con fare furbetto “Via un po’ d’umorismo!” la canzonò appena.

“Se ti pare che sia una situazione umoristica!” lo rimbeccò lei.

“Bisogna comunque cogliere il lato ottimistico delle cose e anche quello divertente” disse Orlando facendo vagamente il saccente, ma con tono scherzoso.

Io ti manderei a lavorare  in miniera con il piccone per vedere se dopo mi ci cogli il lato ottimistico e divertente! Pensò Chiara, ma non lo disse, tanto ormai un po’ lo conosceva, avrebbero cominciato una polemica senza fine.

“Allora rimani?” le chiese lui con sguardo e tanto di mossetta tipo cucciolotto di coker.

Nonostante pensasse che certe volte Orlando fosse prepotente, immaturo, viziato, fuori dal mondo, e come del resto aveva sempre pensato anche un gran paraculo, Chiara non poteva non riconoscergli un certo modo di fare accattivante, dolce ed unico, che lo rendeva senza dubbio una persona speciale, una persona che aveva un posto particolare nei suoi pensieri e nel suo cuore, una persona che avrebbe dovuto dimenticare in fretta, ma che per qualche misterioso motivo, continuava a rientrare nella sua vita attraverso strane e tortuose vie, quindi sospirò e mentalmente si disse: Me ne pentirò tra meno di trenta secondi!, e rispose: “Accetto la tua ospitalità, ma solo ad alcune condizioni!”

“Non credo che avrò problemi, dimmi pure!” le rispose lui già molto rinfrancato da quella risposta.

“Sarà per il più breve tempo possibile, perché intendo trovarmi casa quanto prima ed inoltre esigo da te un comportamento esemplare!”.

Orlando alzò un sopracciglio “Cioè?” chiese appena stranito.

“Devi promettermi che starai al posto tuo”.

“Veramente ci sono sempre stato” ribatté il ragazzo.

Chiara sospirò, ecco che ricominciavano le polemiche e se doveva essere una storia del genere allora era meglio lasciar perdere tutto e piuttosto andare a dormire sotto un ponte pensò esausta.

“Una buona volta puoi cercare di essere serio? Hai perfettamente afferrato quello che intendo, perché invece ti ostini a far finta di non capire?”.

“Non ho mai fatto niente che tu non volessi e non comincerò adesso, tranquilla, starò al posto mio come dici tu”.

Aveva parlato seriamente, ma Chiara aveva colto qualcosa di impertinente nel suo sguardo, qualcosa che non la convinceva per niente, ma decise di dargli credito. Onestamente per quanto potesse risultare difficile e pericoloso per lei restare a casa sua, era infinitamente meglio che tornare in quel posto squallido.

Era certa di essersi appena data la classica zappa sui piedi, ma gli ribadì che sarebbe rimasta.

Orlando ne fu felice e sollevato, ma si guardò bene dal dimostrare troppa soddisfazione.

“Ordiniamo qualcosa per cena? Non ho niente in casa pensavo di andare fuori” le disse subito.

“Si, sono affamata, fai tu” rispose lei distrattamente “Vado un attimo in camera” aggiunse poi.

Orlando la guardò avviarsi verso la zona notte. Pensò che aveva per le mani una grande occasione, tutto stava nel saperla sfruttare al meglio senza fare passi falsi.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** Capitolo 38 ***


Nuova pagina 1

Salve e scusate ma sono molto di furia ( e parecchio in ritardo sigh!) stasera quindi perdonerete la sora Moon che Vi ringrazia tutte quante dandovi una strizzata forte forte ma che nun gliela fà a ringraziavve una per una, causa mancanza di tempo, ma che comunque vi lascia con un bel capitoletto succoso^^ ( almeno spero che per voi sia tale ^_^)

Grazie ancora dal cuore siete le mie signorine SUPER fantastiche e  vi giuro che domani sarò MOLTO più brava e precisa nel ringraziarci come meritate. Un vagone di baci ***********************

GRAZIE di nuovo a tutti e buona lettura!

 

 

Capitolo Trentotto

 

 

 

 

Orlando e Chiara avevano così intrapreso quella nuova specie di convivenza sancita dalle circostanze.

Dopo un primo momento di comprensibile imbarazzo le cose andavano piuttosto bene anche se onestamente tutti e due avevano i loro bei problemini. Non era facile vista la natura dei loro sentimenti vivere fianco a fianco facendo finta di niente o quasi, stranamente era come se fossero tornati indietro ai tempi di quando erano solo amici e non era ancora accaduto niente tra loro, come se la brusca interruzione dei loro rapporti e tutto ciò che c’era stato prima non fosse mai accaduto. Entrambi evitavano accuratamente di tirare in ballo certi argomenti, anche se a dire il vero Orlando faceva parecchia fatica a mantenere quell’atteggiamento e Chiara era sempre molto agitata più o meno per gli stessi motivi. Talvolta accadeva che la ragazza, suo malgrado, cercando di non farsi accorgere s’incantasse letteralmente a guardarlo. Era quasi impossibile non farlo perché il poco tempo che lei passava in casa lui le era sempre intorno e il disgraziato spesso e volentieri girellava in condizioni veramente pessime mettendosi in evidenza, tipo con la camicia aperta o addirittura senza maglietta, per non parlare della mattina quando spesso si presentava a far colazione con solo i boxer indosso. Era davvero una  bella prova di pazienza per Chiara che ovviamente non poteva certo rimanere indifferente. Nonostante ciò per il resto le cose andavano piuttosto bene e la convivenza era piacevole e come sempre si ritrovavano a parlare tanto anche se di argomenti generali piuttosto che personali.

Cambiò radicalmente qualcosa una sera.

Orlando ebbe la sciagurata idea di presentarsi in cucina subito dopo aver fatto la doccia ancora mezzo gocciolante, con l’accappatoio aperto e solo i boxer sotto per chiedere che ci fosse per cena, Chiara a quel punto sbottò di brutto.

“Potresti per favore evitate di girare conciato in questo modo? Va bene che è casa tua ma che diamine! Un po’ di contegno!”.

Orlando che da una parte non ci faceva caso, ma da una parte a volte lo faceva pure apposta per provocarla, cercò di giustificarsi. “Non pensavo che ti desse fastidio” buttò lì semplicemente cercando di studiare la sua reazione.

Lei lo guardò malissimo e alzò gli occhi al cielo senza neanche rispondergli.

“Va bene vado a ricompormi!” disse lui ridacchiando appena per cercare di sdrammatizzare.

“Cretino!” sbuffò sottovoce la ragazza a denti stretti. Ora più che mai si sarebbe impegnata a cercasi una sistemazione, quella situazione stava diventando insostenibile. Non che stesse male con lui che tra l’altro era adorabile e gentilissimo, ma ultimamente aveva perfettamente capito che non s’era arreso per niente e che faceva quelle uscite per uno scopo ben preciso e lei non voleva certo ricascare un’altra volta in quella storia impossibile. Già ci stava malissimo così, andarsi a cercare il peggio non era proprio il caso, perché era consapevole che la sua resistenza prima o poi sarebbe crollata come del resto le accadeva sempre quando si trattava di lui.

Orlando dal canto suo era arrivato al limite della sopportazione, averla in casa era un’agonia perpetua e siccome lui ragionava esattamente all’opposto stava facendo di tutto perché in qualche modo accadesse qualcosa, in realtà era stato nei suoi intenti fin dal principio, quando le aveva chiesto di trasferirsi da lui. Quella sera poi era partito in quarta e quando partiva, non c’era verso che si fermasse. Si infilò in fretta una maglietta e un paio di jeans quindi ritornò in cucina.

Avevano deciso di mangiare insieme, cosa che facevano piuttosto spesso se non sempre e Chiara era ai fornelli perché era contraria ad ordinare sempre il cibo pronto, lui silenziosamente le arrivò alle spalle. La ragazza ne avvertì la presenza e sobbalzò.

“Che… stai facendo? Mi vuoi far prendere un colpo?” gli disse portandosi una mano al petto.

“Ti osservo” disse lui con un tono di voce piuttosto basso.

“Per favore spostati” disse lei cercando di mantenere la calma e continuando a cucinare.

Ma lui non si mosse era vicinissimo a lei ma non la sfiorava nemmeno. Chiara comunque poteva avvertire distintamente il suo profumo e quasi il calore del suo corpo, inutile dire che la cosa la turbava molto.

“Che noia ti do, neanche ti tocco” le disse il ragazzo sempre con il solito tono di prima.

A Chiara prese la solita tachicardia mentre il fiato le si fece più corto, sia per l’effetto della vicinanza di lui, sia per la rabbia che piano piano le stava montando.

“Lo vedi come sei? Lo sapevo! Non stai mantenendo la promessa!” gli disse evitando di girarsi.

A quel punto lui passò all’azione. Abbassò leggermente la testa e le sfiorò il collo con un bacio lieve ma non frettoloso, poi disse con tono impertinente e vagamente divertito “Sono un bugiardo fottuto, non te ne eri accorta?”.

A Chiara vennero i soliti inconfondibili brividi uniti a quella strana sensazione di sfarfallio alla pancia e si sentì davvero morire.

“Smetti! Non è onesto da parte tua!” gli disse costernata sempre evitando di girarsi, ma lui la prese per le spalle e la fece girare.

“Non puoi farmi una colpa se provo dei sentimenti per te” le disse serio guardandola con intensità negli occhi.

“Non ricominciamo per favore ne abbiamo già parlato a sufficienza lo sai come stanno le cose…” rispose Chiara abbassando appena lo sguardo.

“Hai ragione tu. E vero che non abbiamo possibilità per il futuro, non riconoscere questa cosa sarebbe mentire a noi stessi, ma è più forte di me e non ce la faccio a starti lontano, a provarci, almeno a tentare!” ammise candidamente Orlando, obbligandola a guardarlo alzandogli il mento con la mano.

“Non è stata una bella pensata questa di rimanere qui” commentò lei sospirando.

“Invece è una bella cosa perché io stavo male e benché non è che ora sia al massimo della felicità, almeno ho la possibilità di averti vicina”.

Chiara cominciò a tormentarsi le mani, anche lei dopo tutto la pensava così, ma era davvero dura dominarsi. Orlando si rese conto del suo stato d’animo e istintivamente fece quello che gli sembrò più naturale: la prese tra le sue braccia. La strinse a se con delicatezza sfiorandole i capelli con le labbra.

“Non c’è futuro, ma c’è sempre il presente” le disse con infinita dolcezza.

“Dopo sarà peggio, se ora ci lasciamo andare…” disse lei in un soffio facendosi cullare da quell’abbraccio.

“Sarà peggio comunque” rispose Orlando puntandola negli occhi.

“La tua logica a volte è spiazzante!” non poté fare a meno di costatare Chiara abbozzando un sorriso.

“Sono un grande pensatore!” disse lui fingendo serietà.

“Lo sai cosa sei tu invece?” le disse invece Chiara.

“Non so… illuminami” la esortò sorridendo e strizzando gli occhi.

“Un gran paraculo! Ecco quello che sei! Finalmente l’ho detto!”.

Orlando si accigliò mostrandosi fintamente offeso “Allora è vero che pensi questo di me!”.

“Si” affermò lei guardandolo con uno sguardo molto intenso, ma canzonatorio, poi facendosi molto più seria aggiunse “Dovremo evitare certe cose… davvero…”.

“E’ assodato che staremo comunque male e allora almeno godiamoci questo tempo prima che io riparta definitivamente per Los Angeles” quindi smise di parlare e le posizionò le labbra ad un millimetro dalle sue guardandole la bocca.

“Si.. sta… bruciando la… cena…” balbettò lei e siccome le labbra di lui erano così vicino alle sue che finì che con il parlare gliele sfiorasse impercettibilmente.

“Fa niente tanto non ho fame” rispose lui, non muovendosi di un solo millimetro sempre fissando il solito punto.

“Ma… almeno fammi spengere il gas!” cercò di protestare debolmente lei.

“Ti lascerò solo quando saprò che hai intenzione di fare con me” disse deciso Orlando.

Chiara non riuscì a rispondere in quella condizione connettere non era facile per niente, cercò di scostarsi appena, ma lui glielo impedì trattenendola saldamente. Voleva che si lasciasse andare, lo desiderava talmente tanto da starci male, mai avrebbe pensato di prendersi una tale scuffia tanto da non far altro che pensare in continuazione a lei ogni minuto della giornata fino a mancargli l’aria per respirare.

“Non otterrai niente da me con la prepotenza” le disse la ragazza interrompendo il corso dei suoi pensieri.

Orlando sospirò forte e la lasciò sciogliendola da quell’abbraccio, così lei poté andare ai fornelli dove ovviamente era accaduto un disastro. Mise l’acqua nella pentola dove s’era bruciato tutto e sentì il desiderio di allontanarsi da lì.

“Mi è passata la fame” sentenziò la ragazza e congedandosi andò dritta in camera sua.

Orlando si lasciò cadere su una sedia e si passò le mani nei capelli sbuffando, era una situazione senza vie d’uscita, nel frattempo fu raggiunto da Sidi che, come se avesse intuito qualcosa, si mise accanto a lui facendogli le feste e strofinando la testa contro le sue gambe come per consolarlo.

 

Passarono alcuni giorni nei quali i due furono piuttosto distaccati l’uno dall’altra ognuno combatteva contro le proprie emozioni.

Orlando era molto serio e molto taciturno ed evitava il più possibile di stare intorno a Chiara, aveva cominciato a pensare che prima se ne fosse andata e meglio sarebbe stato, forse non vedendola si sarebbe sentito più sollevato, anche se visti i trascorsi ne dubitava.

Chiara come al suo solito era nella confusione più totale, lui aveva il potere di metterla in quella condizione d’incertezza dove tutti i suoi propositi e riflessioni traballavano sempre più pericolosamente. Cominciò così a rimuginare sul fatto che di lì a poco tempo lui sarebbe partito e con tutta probabilità non l’avrebbe più rivisto e quel pensiero non solo la faceva stare male, ma la terrorizzava, ormai era davvero troppo coinvolta e alla fine come sempre accadeva le sue difese caddero.

La vita è corta e dannatamente difficile pensò una sera mentre nel suo letto non riusciva a prendere sonno E Orlando ha perfettamente ragione starò male comunque, allora perché dovrei privarmi di qualche giorno di felicità in più? Non mi toglierà niente, mi regalerà forse solo qualche ricordo da conservare insieme a quelli che già ho, e ne avrò bisogno quando resterò sola a combattere contro tutti i miei problemi, pensò. Poi si alzò per andare a bere visto che tanto di dormire non se ne parlava. Entrò in cucina e si versò un bicchiere di succo d’arancia quindi si sedette e cominciò a centellinarlo distrattamente continuando a pensare. Appena poco dopo, Orlando che era uscito con Chris, rientrò in casa. Quando si rese conto che lei era in cucina, il primo istinto fu quello di far finta di niente e andare diretto in camera sua, ma non ce la fece e affacciandosi appena alla porta di cucina le chiese: “Tutto a posto?”.

“Si” gli rispose semplicemente lei.

“Allora buonanotte” disse e fece per andarsene.

“Voi sederti un po’?” si affrettò a dirgli Chiara di getto.

“No” rispose secco. Non aveva voglia di torturarsi inutilmente preferiva sfuggirle.

Lei ci rimase piuttosto male. “Ce l’hai con me?” gli chiese all’improvviso alzandosi cercando di escogitare qualcosa per trattenerlo.

“Anche” rispose lui tagliando corto per potersi togliere di lì.

Chiara non sapeva bene che fare e come comportarsi ma non si fermò. “Hai ragione tu” disse semplicemente.

Lui che era sul punto di andarsene si girò di scatto con uno sguardo strano le domandò lievemente irritato e molto frustrato: “E allora? Cambia forse qualcosa?”.

“Si” disse Chiara arricciandosi nervosamente la solita ciocca di capelli attorno al dito indice, lui non le stava davvero rendendo per niente le cose facili.

A quella risposta con il cuore in gola Orlando colmò velocemente la distanza che li separava e le chiese ansioso “Cosa?”.

Quello che lei provava era davvero intenso in quel momento, talmente tanto da impedirle di fare un discorso, ma anche solo di parlare e poi avevano parlato anche troppo negli ultimi tempi, ora voleva solo stare in pace per quanto le fosse concesso. Non disse niente e con una mano gli carezzò una guancia, mentre lui la guardava interdetto non capendo bene, intanto il cuore gli rimbombava furiosamente nel petto. Chiara gli si avvicinò e gli passò una mano tra i capelli, poi lo attirò a se e lo baciò.

Orlando la strinse con forza ricambiando con irruenza quel bacio, c’era nella sua risposta, tutta la disperazione e la frustrazione accumulata in quei giorni, oltre naturalmente a ciò che provava per lei e ciò che gli aveva scatenato quella reazione inaspettata.

Chiara si staccò solo per dirgli una cosa “Voglio stare con te fino a quando te ne andrai. Come hai detto tu, non pensiamo al futuro e viviamo il presente”.

Lui non disse niente era troppo felice in quel momento. Anche se non era molto quello che gli era concesso, aveva la ferma intenzione di viverselo al meglio. Riprese a baciarla e questa volta lo fece più dolcemente, continuando a tenerla stretta a se come se avesse paura che potesse scappare da un momento all’altro.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** Capitolo 39 ***


Nuova pagina 1

Buona sera! comincio subito con una comunicazione di servizio questo che vi apprestate a leggere è il penultimo capitolo della storia, quindi il prossimo che troverete on line sarà la fine. Verrà pubblicato quanto prima al più tardi lunedì è in fase di correzione ( devo controllare la forma eventuali errori ecc.. e poi appena fatto ciò lo metterò in rete!^^)

E passiamo ai ringraziamenti mi scuso ancora con Lili, Roy,Fr@ ed Eledhriel per ieri sera, ma proprio non avevo il tempo materiale, quindi ho preferito pubblicare senza ringraziamenti personali piuttosto che rinunciare direttamente a pubblicare^^

Passiamo a quelli odierni:

Grazie orlando4forever per i bellissimi complimenti! *.*  Scriverò senz'altro un'altra storia, solo che sarà di genere completamente diverso perché non amo riscrivere le solite cose e poi vado come tutti a momenti, comunque per ora non ho intenzione di smettere di scrivere ^_________^

Grazie Roy me molto commossa che tu sei così emozionata *________* addirittura hai lasciato il bastone?? ^O^ e poi che romantica poetessa alberga in te!!!! Sul Pecché????? Non mi pronuncio dato che me lo chiedo anche io tutti li santi giorni! =_=

Grazie Vale! ^___________^ che bello sapere di aver donato felicità!!!  Oddio magari vorrei poterti donare una felicità un pò più concreta, ma insomma anche aver strappato u sorriso mi rende contenta!

Grazie Lili per il bellissimo commento e per la fiducia che mi accordi dicendo che piacerà comunque andrà a finire è una cosa che mi ha colpita e mi ha fatto molto piacere. ^_______^ anche io adoro Sidi sai c'ho un pò d cagnetti allora mi viene bene descrivere certi loro atteggiamenti

 

Buona lettura a tutti!

 

 

Capitolo Trentanove

 

 

 

Nel periodo che li separava dall’imminente partenza di Orlando verso Los Angeles, i due ragazzi, fecero ciò che si erano riproposti sfruttando al meglio il tempo a loro disposizione cercando di lasciarsi alle spalle ogni pensiero riguardante il futuro e qualsiasi considerazione negativa. Chiara addirittura fece una cosa molto azzardata, ma del resto benché fosse estremamente razionale, quando voleva sapeva essere molto sconsiderata e così, con un enorme faccia tosta, chiese ben quindici giorni di ferie, voleva davvero condividere ogni minuto con Orlando. Pur essendo stata appena assunta, le fortuna per una volta tanto aiutò la sua audacia e le furono concesse senza problemi. La ragazza ebbe anche un’altra bella notizia: la vecchia signora Shelby, che s’era ripresa abbastanza bene ed era uscita dall’ospedale, avendo appreso ciò che aveva arbitrariamente fatto il nipote, assolutamente senza il suo consenso, aveva contattato Chiara e scusandosi le aveva detto che se lo avesse desiderato le avrebbe riaffittato l’appartamento alle condizioni originali, ovviamente lei accettò di buon grado. Non tornò subito nella sua vecchia casa, ma rimase da Orlando, vi sarebbe rientrata solo dopo la sua partenza. Il ragazzo fu molto contento di questa bella novità, l’unico suo rammarico era per la situazione lavorativa di Chiara. Non saperla ben sistemata gli dava ansia e ci pensava continuamente, naturalmente stava ben attento a non farsene accorgere. Un bel giorno, molto discretamente parlando del più e del meno s’informò su che tipo di studi avesse fatto la ragazza e che tipo di lavoro facesse quando era in Italia. Così seppe che era una grafica pubblicitaria, seppe anche che per qualche tempo, nel suo paese d'origine, aveva lavorato come impaginatrice di volantini che reclamizzavano i prodotti di una famosa catena di negozi di generi vari. Niente d’esaltante, gli aveva spiegato, si trattava solo di un lavoretto per chi come lei era alle prime armi, ma che comunque l’aveva molto soddisfatta, visto che aveva potuto sbizzarrire la sua creatività. Così, alcuni giorni dopo, senza dirle nulla a suo modo cercò d’aiutarla. Parlò con Chris e prima di tutto gli raccomandò la cosa che più gli stava a cuore e cioè quella di tenerla d’occhio una volta che fosse partito. Poi gli fornì alcuni recapiti di alcune persone con cui andare a parlare per vedere se in qualche modo avessero potuto garantire a Chiara un lavoro migliore. Con lei per il momento non ne accennò parola, un po’ perché voleva prima vedere gli sviluppi e le reazioni delle persone che aveva segnalato a Chris, e un po’  perché temeva che lei non avrebbe accettato il suo aiuto.

 

Quel pomeriggio erano in casa. Chiara era seduta a gambe incrociate sul divano e stava compilando la lista della spesa. Aveva un blocchetto notes appoggiato sulle ginocchia e mordicchiava la penna aggiungendo via via le cose che mancavano, intanto con l’altra mano infilata dentro il dolce vita grigio che indossava si massaggiava una spalla. Era molto concentrata e  non si rese conto che Orlando seduto sulla poltrona di fronte a lei la stava fissando, mentre Sidi accucciato ai loro piedi giocherellava con un angolo del tappeto. C’era silenzio nella stanza, ma era un silenzio che sapeva di pace e tranquillità. Il ragazzo si sorprese a fare delle considerazioni. Era davvero strano pensò come potesse risultare piacevole fare una cosa normalissima come la lista della spesa. A dire il vero con il tipo di vita che conduceva normalmente, tutto faceva meno che occuparsi di certe piccole incombenze, quando mai negli ultimi anni s’era mai preoccupato di una cosa del genere? Mangiava sempre fuori o quasi e alla spesa, salvo sporadiche eccezioni, ci pensava la domestica. Addirittura Chiara due giorni prima aveva voluto fare una lavatrice, figurarsi che tra un po’ manco si ricordava d’averlo quell’elettrodomestico! Da quando aveva comprato casa non l’aveva mai usato, un po’ perché a non c’era praticamente mai e poi perché durante tutto il periodo delle vacanze si era servito esclusivamente della lavanderia, era più comodo e decisamente pi pratico. Ma la cosa che letteralmente lo stranì fu il pensiero che mai e poi mai avrebbe pensato di trovare sexy una donna che compila la lista della spesa. Eppure Chiara gli apparve estremamente sensuale in quel frangente, sarà stato per come mordicchiava la  penna, o per la posizione in cui si era seduta, oppure per quel suo massaggiarsi distrattamente la spalla scoprendosi appena un po’  la scapola, non seppe darsi una risposta precisa, ma non poté fare a meno di continuare a guardarla affascinato. Quando lei alzò la testa lo colse a fissarla con uno sguardo che la fece sorridere.

“Ci sei?” le venne spontaneo da dirgli.

“Pensavo…” rispose lui vago.

Lei inarcò le sopracciglia come per dire: A cosa?

“Mi chiedevo perché devi andare a fare la spesa quando potremo benissimo ordinare da magiare senza bisogno che tu esca di casa”.

Lei si grattò appena la punta del naso facendo una piccola smorfia “Per due ragioni. La prima è che sono abituata così e mi scoccia buttare via i soldi in questo modo, il fatto che tu ne guadagni tanti non significa che debbano per forza essere sperperati. La seconda è che sinceramente non mi va proprio che paghi tutto tu”.

Orlando a sua volta fece una specie di smorfia si alzò e si mise  a sedere accanto a lei.

“Stai mentendo! La verità è che vuoi fuggire al supermercato per poter star da sola almeno un paio d’ore, ecco qual’è la cruda verità!” le disse facendo il finto tragico.

“Puoi venire anche tu, nessuno te lo vieta” rispose lei ridacchiando.

“Si, figuriamoci! Te lo immagini? Succederebbe la rivoluzione!” commento lui.

Lei lo guardò alzando un sopracciglio  “Esagerato! E pure un tantino megalomane direi! A quest’ora…” disse controllando l’orologio e rendendosi conto che erano le tre del pomeriggio  “… al supermercato ci sono solo persone anziane o giù di lì, di certo non ci sarà nessuna orda invasata di adolescenti urlanti e comunque se ti camuffi a modo e riesci a stare tranquillo, sono certa che nessuno baderebbe a te. Temo però che la tua reticenza a fare la spesa sia più che altro dovuta al fatto che non ti piace farla, perché diciamo la verità è una gran rottura!” concluse con aria furbetta, annuendo con la testa.

“Cos’è questa una sfida?” le chiese Orlando stringendo  gli occhi e riducendoli a due fessure, ovviamente tutto in tono assolutamente poco serio.

“No, è solo una semplice constatazione” rispose Chiara senza potersi trattenere dal sorridere mentre nel frattempo si alzò dopo aver staccato dal blocchetto il foglio che aveva appena terminato di compilare.

“Ho deciso! Vengo anche io” disse solenne il ragazzo.

 

Al supermercato si divertirono come due matti. Era da non credere, ma sembravano ad un parco giochi. Il negozio era piuttosto vuoto ed Orlando, godendo forse del fatto che nessuno si curava di lui, fece il diavolo a quattro. Pretese di portare il carrello ed ovviamente cominciò a fare il deficiente, da prima montò sulla sbarretta di ferro che congiunge le ruote e cominciò a usarlo come se fosse uno skateboard facendolo impennare un paio di volte, poi non pago cominciò a fare le corse da un reparto all’altro pretendendo di fare a nascondino con Chiara che faceva non poca fatica a recuperare la roba che dovevano comprare e a stargli contemporaneamente dietro, divertendosi però a sua volta moltissimo. Ad un certo punto di botto le mollò il carrello e sparì. Chiara avendo un minuto calma si concentrò sulle ultime cose da prendere, poco dopo alzando la testa se lo ritrovò davanti che teneva stretto al petto in un abbraccio quasi avvinghiante un barattolo di nutella da cinque chili ed aveva una faccia da gatto sornione che fece fare alla ragazza una sonora risata.

“L’ho fatta mia!” sentenziò il ragazzo che con una mossa buffissima si portò il barattolone all’altezza della guancia, strusciandovisi contro e chiudendo poi gli occhi con fare sognate.

“Stasera voglio cenare con questa!” aggiunse poi riponendo la nutella nel carrello, quindi aggrottando la fronte con fare concentrato aggiunse: “Quante crepes si possono fare con cinque chili di nutella?”.

“Tante da finire dritti in ospedale e forse anche da morirne!” gli rispose Chiara che stava ancora sorridendo pensando che quel ragazzo era davvero senza possibilità di recupero.

“Mmmm…” fece lui pensoso grattandosi il mento e alzando gli occhi verso il soffitto “Allora forse sarebbe meglio mangiarne una quantità ragionevolmente sufficiente a placare la mia smania, ma senza esagerare!” poi solenne aggiunse “Non voglio mica fine sui giornali tipo: la promettente star Orlando Bloom muore per una scorpacciata di crepes alla nutella, ne danno triste annuncio…”

Ma Chiara seria lo fermò “Via, non si dicono certe cose!”.

Lui la guardò e si rese conto che la sua espressione era mutata di colpo, le sorrise e le carezzò una guancia “Stavo dicendo una cazzata mi pare ovvio, perché questa faccina?”.

“Perché non si scherza su certi argomenti!” si risentì appena lei.

“Ma guarda che mica voglio morire” ridacchiò lui facendo poi i debiti scongiuri.

“Vorrei ben vedere, ma mi dà noia lo stesso” disse Chiara seria.

“E perché ti dà così noia?” le chiese lui appena più serio.

“Quando si vuole bene a qualcuno… si ha sempre un timore nascosto che possa accadergli qualcosa di male ecco!” disse la ragazza appena impacciata.

Riflettendoci era proprio vero e forse era un po’  il motivo conduttore della loro storia, si preoccupavano molto l’uno dell’altra ed Orlando, costatandolo, ne rimase intenerito.

“Prometto solennemente che giammai farò più battute di carattere mortuario!” disse per smorzare un po’ i toni, poi le si avvicinò, le sfiorò le labbra con un bacio pieno di dolcezza e le disse “Anche io ti voglio bene…” e nel momento che lo disse si rese conto che era una vita che non provava cose così semplici, ma allo stesso tempo così belle.

Tornarono poi a casa e naturalmente fecero il famoso nutella after hour come  lo chiamava Chiara. Ovviamente poi non cenarono, vivevano un po’ selvaggiamente senza troppi orari, ma stavano così bene che tutto il resto pareva relativo.

Ad una certa ora si ritirarono in camera. Erano da poco a letto e si stavano coccolando: lui la teneva abbracciata riempiendola di bacini e bacetti, mentre lei in silenzio se ne stava con la testa appoggiata nell’incavo della sua spalla carezzandogli la schiena.

“Dovrei dirti alcune cose…” esordì ad un certo punto con tono abbastanza grave Orlando. Quella chiacchierata era necessaria, ma davvero pesante da farsi.

I battiti cardiaci di Chiara aumentarono di colpo e un lieve senso d’angoscia la invase, lo sapeva che prima o poi sarebbe arrivato quel momento, intuendo che forse lui volesse parlarle della sua partenza, era in un certo senso preparata, ma è pur vero che in certi frangenti non lo si è mai abbastanza, ma Orlando le fece tutt’altro discorso. “Ho fatto una cosa e spero vivamente che vorrai prenderla per il verso giusto” le disse mentre lei si era messa in modo che si potessero guardare negli occhi.

“Di che si tratta?” gli chiese leggermente incuriosita anche se vederlo così serio l’agitava.

“Tramite certe mie conoscenze… ti ho procurato alcuni colloqui di lavoro e vorrei tanto che tu ci andassi. Ma per favore stai tranquilla, fammi parlare prima di aggredirmi okay? Conoscendoti ho posto una condizione ben precisa, ossia se non vai bene, o non sei un elemento valido o utile per quel tipo di mansione, nessuno di loro ti assumerà solo per compiacermi” concluse tutto in un fiato senza averle di proposito dato il tempo di replicare ed attendendo la sua reazione, non senza timore.

Chiara non rispose subito, ma quando lo fece sorprese non poco Orlando.

“E’ un gesto molto bello da parte tua e lo apprezzo moltissimo, grazie” gli disse sorridendogli grata e sfiorandogli le labbra con un bacio molto tenero.

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia perplesso e alquanto stupito.

“Niente scenate? Niente accuse? Perdonami, ma sinceramente pensavo che ti saresti arrabbiata!” commentò davvero stranito e appena confuso, proprio non se l’aspettava quella reazione.

Lei sospirò forte ed aggiunse: “Nella condizione in cui mi trovo non posso certo permettermi alzate di testa dettate dall’amor proprio. Un lavoro fisso e sicuro è troppo importante per me, non posso essere così stupida da rifiutare questa opportunità. Certo, se me lo fossi potuta procurare da sola sarebbe stato meglio, ma con l’orgoglio non si mangia, non si vive, non si pagano l’affitto e le spese di casa” rispose con estrema sincerità Chiara.

“Ma allora quando vuoi sai essere una persona ragionevole e saggia!” la canzonò lui sorridendo appena. Era molto contento per come aveva preso la cosa.

“Io sono sempre così!” ribatté lei fintamente piccata facendogli gli occhiacci.

“Permettimi di dissentire” obiettò Orlando ridendo.

Chiara intuì subito dove volesse andare a parare.

“Se ti riferisci a noi due, hai ragione. Non sono stata né saggia né ragionevole, ma la perfezione non è di questo mondo” sentenziò.

“Io comunque la intendevo in senso diametralmente opposto da come la vedi tu e comunque non è vero che non sei perfetta” protestò appena lui tenendoci a precisare il concetto.

“E’ ovvio tu la vedi dalla tua parte!” disse la ragazza poi aggiunse “Perfetta? Ma sei sicuro? Eppure non hai bevuto nulla di alcolico che io ricordi!” concluse con divertita ironia.

“Intendevo perfetta per me” rispose lui serio guardandola.

A quell’affermazione lei sentì qualcosa dentro, qualcosa di bello, ma che allo stesso tempo faceva tanto male, perché pure per Chiara Orlando era perfetto nello stesso identico senso, ma irrimediabilmente irraggiungibile. Si rabbuiò appena e lui capì chiaramente anche se lei non parlò perché erano talmente tanto empatici che finivano per trasmettersi le loro sensazioni e le loro emozioni più profonde anche senza comunicarle con le parole, l’unica cosa che fece, fu quella di abbracciarla forte tenendola stretta a se cercando poi con i baci e le carezze di far passare quel brutto momento.

 

NOTA DELL’AUTRICE: Non l’ho evidenziato prima, ma credo sia giusto farlo. Non ho la minima idea se a Londra si trovi in vendita la nutella, ma essendoci stata nove mesi fa, ho potuto costatare di persona che nei supermercati vendono roba d’importazione anche italiana (io ad esempio c’ho trovato il prosciutto cotto di Parma in vaschetta!^^) per la nutella diciamo che è una mia licenza... ma ci stava troooppo bene!^^

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 41
*** Capitolo 40 ***


Nuova pagina 1

Buona sera e buona domenica a tutti! Ultimo capitolo della fic ringraziamenti e varie in fondo^^

GRAZIE ancora e buona lettura a tutti!

 

 

Capitolo Quaranta

 

 

 

Il tempo è tiranno e passa in fretta.

Senza che neanche se ne rendessero conto i giorni che li separavano dalla partenza d’Orlando volavano letteralmente.

Mancava una sola settimana e poi lui sarebbe definitivamente rientrato a Los Angeles. Lo aspettava un periodo intenso, ricco di lavoro e d’impegni vari nel quale probabilmente non avrebbe avuto modo di dedicarsi a nient’altro, Robin aveva già preparato un piano dettagliatissimo con tanto di scaletta giornaliera che gli aveva fatto pervenire giusto perché si preparasse mentalmente.

Era una parola prepararsi mentalmente.

Il suo mestiere era importantissimo e vi si era sempre dedicato con la massima dedizione, ma in quel momento non aveva proprio la testa per farlo.

Chiara non stava certo meglio di lui, l’ansia la divorava e non era quell’ansia mista ad aspettativa come si può provare quando si attende qualcosa di bello, ma piuttosto era un sentimento corroborante che la consumava nell’attesa di un evento che lei sapeva essere inevitabile e molto triste.

Entrambi con gran fatica continuavano a far finta di niente, mantenendo una calma apparente a volte addirittura scherzando. Il momento più brutto in assoluto era quando si coricavano a letto, era come una specie di conto alla rovescia  in cui ogni singola sera li avvicinava sempre più alla partenza d’Orlando.

Il ragazzo era sicuramente quello che manifestava tra i due la maggior insofferenza, forse perché Chiara cercava d’essere forte per il bene di tutti e due.

Una mattina il ragazzo non potendone più affrontò l’argomento, si avvicinò a Chiara, che come sempre era indaffarata a fare qualcosa, negli ultimi tempi non stava mai ferma forse perché tenersi occupata l’aiutava a non pensare o quasi.

“Senti fermati un attimo e parliamo un po’ ” le disse.

La ragazza lo guardò con una punta d’ansia.

“Prima o poi dovremo pur affrontare l’argomento…” spiegò lui abbastanza tirato, lei annuì senza parlare e lo seguì in salotto.

Si sedettero sul grande divano ed Orlando sospirò mentre Chiara prese ad arricciolarsi nervosamente la solita ciocca di capelli con il dito indice guardando fisso il tappeto, stranamente anche Sidi si accucciò mogio con il muso in terra.

“Vieni qui” le disse dolcemente il ragazzo facendola accoccolare tra le sue braccia e dandole una serie di baci per smorzare un po’ la tensione, poi si fece improvvisamente serio e senza tanti preamboli le disse pur con voce incerta: “Mi verrai a trovare almeno una volta quando sarò via?”.

“Non lo so… credo di sì… se sarà possibile…” rispose Chiara incerta, in un soffio, senza troppa convinzione e non perché non lo volesse, ma per i soliti problemi di sempre che purtroppo caratterizzavano la loro storia.

Si erano addentrati in un campo minato, ma era giunta l’ora di affrontare una volta per tutte la spinosa questione.

Lui la guardò senza parlare ed in quello sguardo c’era tutta l’angoscia e la speranza che provava in quel momento proprio prima di farle la fatidica domanda.

Lei percepì immediatamente tutte quelle sensazioni che le arrivano dritte dentro agitandola non poco.

“Che cosa ne sarà di noi quando sarò partito?” le chiese il ragazzo con una strana luce negli occhi.

“Non ne ho la minima idea” rispose Chiara sincera e con una punta d’angoscia nella voce, poi aggiunse “Avremo uno sconsiderato numero di miglia che ci separano, mentre tu dormirai io sarò al lavoro e viceversa, che cosa vuoi che ti dica?” commentò piuttosto amaramente.

“Ma ora in questo preciso momento, al di là di ogni cosa e problema, che cosa rappresento io per te?” le chiese a bruciapelo lui cambiando completamente direzione alla conversazione, lo voleva sapere da così tanto tempo.

“Sei la cosa più bella e più importante che ho avuto per me, sei forse in assoluto il ragazzo migliore che abbia mai avuto e…” s’interruppe  perché le batteva forte forte il cuore mentre uno strano calore le stava crescendo dentro, quindi prese coraggio e guardandolo con tenerezza concluse dicendogli “E credo… no anzi sono sicura… insomma… ti voglio davvero un bene da morire”. Non poteva e non voleva sbilanciarsi più di tanto, ma voleva con tutta se stessa che sapesse certe cose così era stata cauta, ma non troppo.

Orlando la strinse ancora più forte a se e la baciò con delicatezza “Anche io ti voglio bene da morire” le disse seguendo la sua linea, anche lui pensava che andare oltre fosse fuori luogo. “C’è una cosa però che mi tormenta, se ci vogliamo così bene perché, non possiamo almeno provare stare insieme?” aggiunse con la sua solita caparbia determinazione; sempre lì batteva in un modo o nell’altro.

Chiara si scostò appena da lui, aveva uno sguardo particolare, le brillavano gli occhi, ma la luce che li illuminava era velata di tristezza “Se avessi le armi, combatterei questa battaglia fino alla morte” esordì “Ma sono completamente disarmata! Ammesso che provassimo, non ho le condizioni economiche per permettermi di venire a Los Angeles a trovarti né una volta ogni morte di Papa, né tanto meno spesso. A dire il vero non avrei nemmeno abbastanza soldi da permettermi telefonate intercontinentali giornaliere, prima che tu parli, ti prego fammi finire!” disse prevenendolo visto che lui stava per dirle qualcosa. “So già che vuoi dirmi, che tu hai sacco di soldi e che ci penseresti tu, ma io non lo trovo giusto e non posso permetterlo! All’inizio potrei anche, ma a lungo a andare lo troverei umiliante, io non posso e non voglio diventare una specie di tua mantenuta. Ne va della mia dignità e poi in futuro spero di avere un lavoro decente e se lo avrò non potrò assentarmi da Londra spesso, lo capisci? Inoltre c’è un’altra faccenda, se stessimo insieme e riuscissimo ogni tanto anche a vederci, come credi che potremo portare avanti un rapporto? Insomma onestamente io non credo che tu sia votato alla castità. Se dovessimo stare lunghi periodi senza vederci… si, insomma hai capito no? Per tutte queste ragioni io credo che tra noi possa solo rimanere un affetto grande dei bellissimi ricordi e se siamo fortunati, forse, una bella amicizia, ma niente di più!”.

Orlando l’aveva ascoltata, praticamente aveva analizzato e demolito ogni punto con certosina pazienza, ma aveva ragione. Costatarlo gli fece male, ma dovette ammettere che lei era nel giusto. Nonostante ciò, per testardaggine, per partito preso, o forse solo perché era innamorato e non voleva perderla senza tentare il tutto per tutto, lui continuava a volerci provare.

“Sarò estremamente sincero con te Chiara” esordì “Probabilmente hai ragione tu, anzi togliamo pure il probabilmente, ma vedi io non riesco ad arrendermi così, non riesco a battere ritirata senza combattere, fa parte del mio carattere e del mio modo di essere e questa volta non è di certo diversa dalle altre. Se non verrai tu, verrò io appena potrò e continuerò a cercarti. Lo farò con o senza la tua approvazione”.

Lei sorrise appena e strusciò delicatamente una guancia contro quella di lui e poi disse: “Ma io questo lo sapevo già, ormai un pochino credo di conoscerti. Solo che non voglio che tu ti senta obbligato o legato nei miei confronti. Voglio conservare di te un ricordo bello e speciale e non voglio arrivare a detestarti, perché non puoi venire da me, perché mi hai dimenticata, o peggio perché potrei apprendere da qualche rivista che frequenti qualche bella ragazza del tuo mondo”.

Lui non rispose, non era in grado e soprattutto non si sentiva davvero di farle promesse che con tutta probabilità poteva non mantenere. In cuor suo sapeva che al di là di tutto, compreso ciò che provava, non ce l’avrebbe fatta a restarle fedele. Avrebbe tentato, quello sì, ma le occasioni che aveva in continuazione erano davvero troppe e prima o poi ci sarebbe cascato, non era un santo né tanto meno un frate. Certo se lei avesse vissuto nella sua stessa, città sarebbe stato diverso, ma vista la situazione era inutile essere bugiardo per strapparle una promessa, non era onesto e a lungo andare non avrebbe pagato.

Chiara comprese il suo grave silenzio, e lesse nel suo sguardo una sorta di triste sconfitta. Gli volle ancora più bene per questo, per non aver tentato di comprarla con false illusioni e frasi di circostanza, ancora una volta pensò che era davvero un ragazzo speciale. Si sentì di fargli un discorso davvero importante, quindi lo guardò e una volta tanto fu lei a prendergli le mani tra le sue mentre lui ricambiava il suo sguardo.

“Tu non sai quanto sono felice di averti conosciuto. E’ una cosa di cui non sarò mai grata abbastanza, non importa che cosa sarà di noi, io so solo che ho conosciuto un ragazzo straordinario che mi ha dato così tanto seppur in poco tempo e davvero io mi ritengo una delle ragazze più fortunate del mondo e non certo perché ho avuto una storia con Bloom, ma perché ho potuto conoscere veramente Orlando”.

Lui l’abbracciò di nuovo “Lo stesso vale per me” le disse e non aggiunse altro perché l’emozione lo soffocava e non riusciva ad esprimere ciò che provava.

Dato che ormai erano in argomento affrontarono la cosa fin in fondo compresi i dettagli tecnici. Chiara gli manifestò il desiderio di non voler andare all’aeroporto, primo perché era troppo dura e lei detestava agli addii e poi anche per un altro motivo.

“Perché non vuoi venire?” le chiese Orlando mogio.

“E’ meglio di no” spiegò lei “Odio gli addii non riesco a gestire la mia emotività! E poi ci sarà un visibilio di gente, non mi pare il caso… e… non vorrei mai che mi fotografassero…. sai la storia di mio padre…” concluse incerta roteando lo sguardo per la stanza piuttosto imbarazzata.

Orlando la guardò e si fece molto serio, ci teneva a farle sapere che cosa realmente pensava di tutta quella storia.

“Senti, abbiamo un po’ tralasciato questo discorso, ma giuro che a me non me ne frega niente. Non conosco tuo padre e onestamente non mi sento proprio di giudicarlo. Certo, ha sbagliato, forse più di altri, ma come dici sempre tu la perfezione non è di questo mondo. Forse a suo modo avrà auto le sue motivazioni… non so…” le disse e mentalmente imprecò rimproverandosi di non averle parlato prima.

Chiara sembrò riflettere appena poi disse: “Credo che l’abbia fatto per dimostrare a mia madre che era un uomo di successo e che comunque anche senza di lei andava alla grande, sai, lei se ne andò tanto tempo fa con un altro che aveva un sacco di soldi… lui non si è mai più ripreso… credo che se ne sia fatto una specie di colpa…”.

Orlando sospirò forte “I genitori sono persone umane, spesso ce ne dimentichiamo. Anche i miei hanno fatto le loro sciocchezze sai? Siamo noi che pensiamo che siano perfetti ed è forse per questo motivo che siamo eccessivamente duri con loro quando sbagliano”.

Chiara annuì, ma sembrava distante. Orlando aveva da tempo capito quanto fosse importante e dolorosa per lei quella storia e decise di tentare almeno di farla ragionare sull’argomento.

“Tu non l’hai perdonato vero?” disse all’improvviso il ragazzo.

“Sì e no, ma diciamo più no che si” farfugliò lei.

“Ti sei sentita tradita e sei scappata via, ma forse se tu un giorno te la sentissi magari potresti provare ad andare a trovarlo a parlarci, come ti ho detto prima, non dimenticare che  è un essere umano e non è perfetto. Lui è, e resterà comunque tuo padre, non puoi dimenticarlo e forse riuscire a ristabilire un contatto con lui non potrebbe che giovarti” concluse sfiorandole la fronte con un tenero bacio.

“Non lo so…” ammise sinceramente Chiara “Forse…  hai ragione tu, del resto in tutti questi anni non ha più avuto un rapporto d’amore con nessun’altra, forse ha commesso un errore solo per riconquistare mia madre”.

“Sì, forse ha sbagliato solo per amore, o forse no, ma non essere toppo severa con lui, me lo prometti?” concluse Orlando.

Lei annuì di nuovo e si strinse ancora a lui. Troppe emozioni la stavano soprafacendo in quel particolare e importante momento, ma non poté fare a meno  di essergli nuovamente grata per la sua sensibilità e per quel suo modo di essergli sempre vicino come nessun’altro aveva mai fatto prima.

          

***

 

E arrivò anche il giorno della partenza.

Un considerevole numero valigie era pronto. Orlando aveva già salutato sua sorella, Chris e tutti i vecchi amici, le ultime ore le aveva volute dedicare solo a Chiara, anche se l’atmosfera a dire il vero non era certo delle migliori. Cercavano entrambi di essere apparentemente tranquilli, l’uno per tranquillizzare l’altra e viceversa.

C’era un gran silenzio. Nessuno dei due sapeva bene da che parte cominciare e sinceramente tutto l’autocontrollo che si erano imposti fino a quel momento stava pian piano andando a farsi benedire, lasciando il posto all’angoscia.

Fu Orlando a parlare per primo e si lasciò andare senza freni.

“E’ tutta una stronzata!” sbottò quasi rabbiosamente “Non si può davvero concepire! Insomma perché le cose devono sempre essere così complicate e perché non si può avere ciò che si desidera?”.

Sembrava un bambino, ma non in senso dispregiativo, piuttosto sembrava smarrito e molto triste “Lo so che è assurdo, ma io davvero vorrei portarti via con me, perché non fai da matta e non vieni via con me?” concluse sconsolato, ma anche follemente speranzoso.

Per Chiara era già tutto molto difficile e vederlo così la faceva stare ancora peggio “Lo sai che proprio non possiamo fare una cosa del genere” gli disse accorata.

“Lo so, lo so! E’ che io non riesco a pensare che domani saremo lontani chissà per quanto tempo, non ci riesco…” e si bloccò perché gli era venuto un nodo in gola e tanto era tutto inutile. Si avvicinò a lei e l’abbracciò stretta, così forte che quasi le fece male, ma Chiara non disse niente. Stettero così per alcuni secondi che parvero un’eternità, respiravano forte e tremavano appena.

Poi fu Chiara a parlare “Desidero che tu parta sereno, promettimi che starai tranquillo e che cercherai di vivere questa cosa nella giusta maniera. Voglio che tu sappia che avrai sempre un posto speciale nel mio cuore anche tra vent’anni, anche se non dovessimo vederci più, anche se prendessimo strade diverse, tu rimarrai con me. Questo niente e nessuno ce lo potrà togliere mai” e non aggiunse altro perché la situazione stava davvero diventando critica, tanto che sentì le lacrime pungerle gli occhi.

“Non t’illudere, tra vent’anni sarò sempre lì, a tampinarti, a martoriandoti e a sfiancarti per convincerti a venire con me!” disse Orlando abbozzando un sorriso cercando di sdrammatizzare poiché anche lui era davvero messo parecchio male in quel momento.

“Sei il solito scemo!” disse Chiara sorridendo a sua volta cercando di ricacciare indietro le lacrime.

Ci fu nuovamente silenzio, poi Orlando si sciolse da quell’abbraccio e le prese il viso tra le mani quindi molto seriamente le disse “Anche tu hai un posto speciale, già ce l’hai da tempo e anche io ti porterò sempre con me, dentro di me. Sei la cosa più bella che mi potesse accadere e ricorda: tutto questo non è un addio perché io tornerò prima o poi e la prima cosa che farò sarà cercarti e poi… staremo a vedere…”  s’interruppe un attimo e poi deciso e determinato aggiunse “Chi la dura la vince!”.

Lei accennò un sorriso e fece segno con la testa come per annuire, quindi si lasciarono andare ad una lunga serie di baci appassionati, fino a quando suonò il campanello.

Era Ben che salì e aiutò Orlando a caricare le valigie sul taxi, poi prese Sidi che Chiara intanto aveva salutato e coccolato un bel po’. Ben avvertì Orlando che entro cinque minuti sarebbe dovuto scendere e uscì lasciandoli nuovamente soli.

“Io se non ti dispiace… io… non scendo” disse subito Chiara “Me ne vado dopo che te ne sei andato tu”.

“Come desideri non c’è problema” la rassicurò lui “Puoi rimanere qui per tutto il tempo che vuoi”.

Si abbracciarono stretti e si baciarono ancora una volta e quindi inevitabilmente arrivò il momento. Orlando, senza aggiungere parola si staccò da lei si scambiarono solo uno sguardo: l’ultimo.

Entrambi avevano gli occhi lucidi e forse colmi di lacrime, ma si sorrisero.

“Dammi la tua maglietta” disse all’improvviso Chiara. Orlando la guardò un attimo perplesso e poi aggiunse “Sì, ma solo se tu mi dai la tua!”.

“Ma non ti può stare la mia!” disse La ragazza sorridendo suo malgrado.

“La voglio lo stesso!” disse lui deciso mentre si sfilava veloce il maglione e la maglietta porgendogliela.

Chiara fece altrettanto, poi vedendo come era strizzato Orlando dentro la sua tshirt  rise di nuovo, solo che all’improvviso una lacrima dispettosa e solitaria le solcò una guancia, lui gliela asciugò con una mano e le disse: “Tornerò prima  di quello che immagini” e le dette l’ultimo bacio, quindi molto velocemente e soprattutto senza voltarsi, né fermarsi, aprì la porta e velocemente se ne andò.

 

Che cosa sarebbe accaduto d’ora in poi a questi due ragazzi?

E chi può saperlo?

Tutto e il contrario di tutto poteva ancora succedere.

Il nocciolo della questione sta nel semplice fatto che non ci è dato mai sapere quando termina il bizzarro gioco delle casualità che il destino talvolta riserva ad ognuno di noi.

A loro due, indipendentemente da come sarebbero andatele cose, aveva regalato senz’altro qualcosa di molto bello e speciale di cui entrambi avrebbero conservato per sempre un bellissimo ricordo.

 

 

~ Fin ~

 

 

BAU!

Anche Sidi ha voluto dire la sua alla fine d questa storia, o forse ha voluto solo salutare, o magari dare appuntamento alla prossima volta… chissà…

 

 

Note dell’autrice: Non ho nessuna verità in tasca e tanto meno voglio indirizzare i lettori verso la morale della storia, vorrei dire solo la mia!

Ho scritto tante fic in un anno, ma più che fic io li considero racconti, senza nessuna presunzione per carità, lungi da me! Dico così solo perché in ogni singola storia che ho scritto ho voluto ‘dire qualcosa’  a volte sono stata capita altre (poche per la verità) no, ma non importa. Quello che voglio dire riguardo alla storia che avete letto è che tra tutte le coppie quella di Orlando e Chiara è quella che io personalmente amo di più (anche se ognuno ha  suoi gusti e non tutti sarete daccordo^^ e in ogni caso amo anche le altre coppie intendiamoci). Sono forse i più veri e i più profondi che ho partorito e forse i più vicini a me come modo di essere e pensare. In una situazione del genere non  avrei saputo nella realtà vedere altro svolgimento della storia se non questo perché è bello sognare e aiuta pure a vivere meglio (miiiiiii come so marzulliana!!!^^) ma non si può travisare la realtà a beneficio di happy end volutamente forzati e sopratutto inverosimili, almeno io come lettrice non li apprezzerei e come scrittrice non riuscirei a pubblicarli. Credo che nella vita è più importante  poter vivere un grande amore pur complicato o senza lieto fine, piuttosto che non viverlo affatto, questo in poche parole è ciò che io penso e volevo esprimere con questa ficcina, spero di esserci riuscita e di non avervi deluso!

 

Vorrei davvero ringraziarvi tutte una per una per come avete seguito con affetto la storia dandomi gioia e facendomi anche sorridere^^, siete state TUTTE fantastiche  e io l’ho apprezzato tantissimo.

Grazie (vi cito in ordine sparso perché siete tutte egualmente importanti!)

 

Quindi GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE a:

Roy

Anjulie

Lili

Vale

Fr@

Eledhriel

Orlando4ever

CowgirlSara

Dolcemaia

e BlodyMary (graditissima la tua recensione credimi anche se è unica hai detto cose che davvero mi hanno fatto piacere grazie!!! Basta anche solo far sapere che si pensa di una storia e ti ringrazio di aver trovato  tempo di farlo).

Per tutte le altre che hanno avuto la costanza di recensire tutti capitoli non ho parole per ringraziarle come si deve del loro preziosissimo sostegno, vi giuro che se potessi vi farei recapitare un Orlando per una a casa! VI ADORO! ANCORA GRAZIE!!!!!! ^_________^

Naturalmente un ringraziamento specialissimo va alla mia collega, socia e compagna di merende la splendida fantastica e inimitabile Mandy che come sempre ha letto la storia in anteprima e la voglio ringraziare pubblicamente anche per le critiche che mi sono servite a dare forse il meglio, sicuramente mi hanno spronata un sacco, GRAZIEEEEEEEEEEEEE quasi pollo!!!!! (ci capiamo noi non v’impressionate^^)

 

Ad Orlando auguro un amore vero e semplice come quello che immaginato, ma soprattutto gli auguro di rimanere per quanto possa essere possibile in quel mondo, una persona vera, non per noi ma per se stesso!

 

Curiosità su questa fic! ^.^

 

Cliccate sui nomi per vedere le foto!!! :P

 

Samantha (sorella vera di Orlando)

 

Chris (vero amico di Orlando il primo a sinistra!^^)

 

Sidi! (poteva mancare!!????^^)

 

Mi scuso anche con questi tre ignari personaggi che ho tirato in ballo nelle mie elucubrazioni mentali!

E finalmente non dopo avervi ringraziato ancora mi cheto e me ne vado!  (Evvai nd di tutti :P)

Opsssssssss dimenticavo!!!! Non sono sicura e non so quando, ma forse questa fic un giorno avrà un seguito!

Baci Moon

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=21023