Babysitter Per Caso

di lyrapotter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX ***
Capitolo 11: *** Capitolo X ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 15: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XV ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVII ***
Capitolo 19: *** Capitolo XVIII ***
Capitolo 20: *** Capitolo XIX ***
Capitolo 21: *** Capitolo XX ***
Capitolo 22: *** Capitolo XXI ***
Capitolo 23: *** Capitolo XXII ***
Capitolo 24: *** Capitolo XXIII ***
Capitolo 25: *** Capitolo XXIV ***
Capitolo 26: *** Capitolo XXV ***
Capitolo 27: *** Capitolo XXVI ***
Capitolo 28: *** Capitolo XXVII ***
Capitolo 29: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i suoi personaggi appartengono a JK Rowling e a chi ne detiene i diritti. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

N.B. le parti in corsivo sono i pensieri dei personaggi

BABYSITTER PER CASO

PROLOGO

Ted Tonks chiuse la valigia decisamente stracolma con un gesto secco della bacchetta. Tentò poi di sollevarla, ma nel momento in cui prese la maniglia e l’alzò dal letto, le chiusure saltarono, facendo rovesciare l’intero contenuto sul pavimento.

«Maledizione!» borbottò l’uomo, mentre ricominciava a raccogliere i vestiti.

Era già la terza volta che succedeva ed era più che certo che stavolta sua moglie l’avrebbe strigliato per bene per non aver ancora finito di fare i bagagli. Infatti, quando Andromeda entrò pochi secondi dopo, rimase di sale alcuni istanti, prima di sbottare: «Ma non hai ancora finito?! Ti ricordi che partiamo domani, vero Ted?».

«Certo che me lo ricordo, Andy. Non credi che stiamo portando troppa roba?» azzardò poi con la stessa cautela con cui un domatore di leoni si avvicina a una belva. «In fondo, sono più che sicuro che nell’hotel a cinque stelle dove abbiamo prenotato avranno degli asciugamani…».

«Sì, certo» ribatté la donna stizzita. «Asciugamani che decine di sconosciuti dall’igiene discutibile hanno usato prima di te. Se permetti, mi rifiuto di usare gli stessi asciugamani che hanno avvolto le chiappe di qualche cinquantenne sovrappeso…».

«D’accordo, come vuoi tu, tesoro» la interruppe docilmente Ted. Meglio non lamentarsi per le lenzuola: preferisco non sapere il motivo per cui vuole portarsele da casa. «Allora, ci vorrà una valigia più grande, perché in questa tutto non ci sta…».

«Sciocchezze» replicò Andromeda, scostandolo. «Bisogna solo saper dosare gli spazi» e cominciò a ripiegare i vestiti, mettendoli lei stessa in valigia.

Ted si mise da parte, lasciandola fare: Andromeda poteva dire quello che voleva, ma se la valigia era troppo piccola e la roba troppa, alla fine avrebbe dovuto capitolare davanti all’evidenza e dargli ragione.

Stava già pregustando quella piccola vittoria, quando una bambina di circa quattro anni dai vivaci capelli rosa confetto e un pigiama con le paperelle addosso entrò nella camera, portandosi dietro un orsacchiotto di peluche grande quasi quanto lei: sembrava piuttosto contrariata.

Ted le sorrise. «Ehi, piccola! Come mai ancora in piedi?».

La bimba si arrampicò sul letto dei genitori, osservando corrucciata la madre che faceva le valigie. «Perché non ci posso venire anch’io in vacanza?» chiese con gli occhioni da cerbiatto.

Ted sospirò. «Dora, tesoro» disse, «te lo abbiamo già spiegato. Io e la mamma andiamo a fare un viaggio da grandi».

«Io sono grande» ribatté la bambina con sicurezza, balzando in piedi e mettendosi sulle punte per darsi importanza. «Visto, sono più alta di te!» affermò.

E in effetti era vero, ma solo perché Ted era seduto.

«Anche Mr. Cookie vuole venire» aggiunse, indicando l’orsetto. Ted corrugò la fronte, perplesso: avrebbe giurato che il giorno prima quel pupazzo si chiamasse Pongo.

Intervenne Andromeda: «Tu e Mr. Cookie andrete ad Hogwarts» disse, sedendosi e prendendo la figlia sulle ginocchia. «Non sei contenta si stare un po’ con lo zio Sirius, Ninfadora?».

«Ma lui non è capace!» affermò la bambina convita. «L’estate scorsa mi ha fatto cenare con le caramelle. E ha quasi gettato Mr. Cookie nel camino…».

«Sì, ma tu vuoi bene allo zio Sirius, no?» chiese Andromeda. «E poi non volevi tanto vedere Hogwarts, tesoro?».

«Voglio di più stare con voi».

«Sono solo due settimane, Dora» la rassicurò Ted. «Scommetto che alla fine non vorrai più venire via…».

Dora fece una faccia dubbiosa. «Se lo dici tu…» borbottò, per nulla convinta.

«Ne sono sicuro!».

«Va bene» intervenne Andromeda, «adesso è ora di fare la nanna. Sogni d’oro, Ninfadora!».

Ignorando le proteste della figlia, Ted la prese in braccio e la portò nella sua stanza. Dopo cinque minuti, stava già dormendo beatamente e l’uomo, in punta di piedi, uscì e tornò nella sua camera da letto, dove la moglie stava finendo di rifare la valigia.

«Sai, tua figlia ha sollevato un argomento interessante…» esordì.

«Che intendi, Ted? Non vuoi più andare in vacanza?».

«No, non questo. Ma sei certa che sia una buona idea affidare Dora a Sirius per due intere settimane? Senza offesa, ma tuo cugino non è certo un mostro di affidabilità!».

«Son d’accordo con te,Ted» rispose Andromeda, piegando con cura una camicetta. «Ma siccome tuo padre si è lussato un anca e ovviamente tua madre non può stare dietro a lui e a un’iperattiva bambina di quattro anni, Sirius è la nostra unica alternativa, a meno di non chiamare Bellatrix, ovviamente…».

Ted parve pensarci. «Cosa fa Bellatrix in questi giorni?» chiese poi ridacchiando.

Andromeda gli tirò contro i calzini che teneva in mano. «Scemo» borbottò. «Comunque, non credo che ci saranno questi grossi problemi. Silente mi ha assicurato che la terrà d’occhio anche lui…E poi, Sirius non ha protestato quando glielo chiesto l’altra settimana, perciò deve essere sicuro di potercela fare».

«A proposito, ha più risposto alla lettera che gli hai mandato?».

Andromeda si strinse nelle spalle. «Non mi ha fatto sapere nulla, perciò suppongo che il suo fosse un sì. Avrà di meglio da fare che rispondere alla cugina in cerca di babysitter!».

Ted si limitò ad annuire. «In ogni caso, ormai è tardi per cambiare idea. Volente o nolente, Dora domani alle 17.00 diventerà una sua responsabilità. Oddio! Spero di trovarla ancora intera quando torneremo!».

«Non farla tanto tragica, Ted» lo rimproverò Andromeda. «Ci saranno stuoli di insegnanti, fantasmi e quadri brontoloni a sorvegliarli. Ecco fatto!» concluse, chiedendo soddisfatta le cinghie della valigia.

Ted si avvicinò, prese la maniglia e sollevò il bagaglio, più che sicuro che si sarebbe spalancato un’altra volta e un "Te l’avevo detto" già sulle labbra. Invece, con suo enorme scorno, la borsa rimase saldamente chiusa. Allibito, Ted spalancò la bocca, mentre sul volto di Andromeda si dipingeva un sorriso soddisfatto.

«Te l’avevo detto!» gongolò la donna.

«Un giorno di questi, mi dovrai spiegare come fai, Andy!» esclamò Ted, abbracciandola.

«Un giorno di questi» assicurò la donna, dandogli un bacio a fior di labbra.

LYRAPOTTER’S CORNER

Eccomi qua con una nuova storiella! Quello che viene fuori combinando una conversazione con una sorella Potter - maniaca e una notte in cui non riesci a prendere sonno (malgrado sia mezzanotte passata!!!!!!).

Ho preventivato circa una ventina di capitoli per questa fanfiction, ma non è detto che presa da un raptus ispiratore non si allunghi.

In ogni caso, prima di prendere una decisione definitiva se continuarla o meno, aspetto di vedere le vostre reazioni: diciamo che un incentivo di due o tre recensioni (possibilmente positive, ma va bene lo stesso) mi sarà molto utile per decidere se continuare a pubblicare oppure ritirarmi in un angolo buio a riflettere sui miei errori. Sappiate che il prossimo capitolo è già scritto, perciò sta a voi decidere se resterà a macerare nei miei file o meno!!!!!

A voi la parola!!!!!!!

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO I

Sdraiato sul tappeto della sua stanza nella torre di Grifondoro, Sirius Black sonnecchiava placidamente, in totale relax. Era più che convinto che la vita fosse meravigliosa: era riuscito a strappare un appuntamento a Janet Sanders, una Corvonero del sesto anno a cui faceva il filo da qualche settimana. Era stata dura, ma alla fine era capitolata. Alla fine capitolavano tutte. Si stiracchiò soddisfatto: sì, la vita gli andava proprio bene.

Poveretto, ancora beatamente ignaro che di lì a mezz’ora il destino gli avrebbe giocato un brutto tiro mancino!

La porta del dormitorio si aprì, lasciando entrare un più che mai depresso James Potter, che si gettò a peso morto sul letto più vicino, ovvero quello di Remus.

«La vita fa schifo!» biascicò.

Sirius si mise seduto, guardando il suo migliore amico con un sopracciglio inarcato. «Lasciami indovinare, disse ridacchiando, «la Evans ti ha dato due di picche. Di nuovo!».

«È troppo chiedere un solo misero appuntamento?» borbottò l’altro, fissando tristemente il soffitto. «Uno solo. Magari si divertirebbe pure…».

«Prongs*, vuoi un consiglio spassionato? Se dopo sei anni che le corri dietro, lei non ti ha ancora detto di sì, dubito che lo farà nel prossimo futuro. O in questa vita. Faresti meglio a metterci una pietra sopra…».

«Sì, lo so anch’io, Padfoot» rispose l’altro in un mormorio rassegnato. «Ma non ci riesco: lei è così…così…così aaaaaah!».

«Sì dopo sei anni che me lo ripeti credo di averlo capito» sbuffò Sirius. «James, il mare è pieno di pesci: forse dovresti cominciare a puntarne un altro».

«Sì, e tu lo sai bene, vero?» ghignò James, guardandolo. «Ormai nel mare, di pesci ne sono rimasti ben pochi: te li sei mangiati tutti tu!».

Sirius mise su una faccia scandalizzata. «Ma come ti permetti?!».

James lo guardò di sottecchi, come a dire "ma chi vuoi prendere in giro?".

«Ok, ok, hai ragione» ammise il primo. «A proposito, indovina chi esce con Janet Sanders sabato?».

James lo fulminò con lo sguardo. «La vita è ingiusta. Ingiusta e crudele» dichiarò prima di nascondere il volto sotto il cuscino.

Sirius si strinse nelle spalle: cavolo, l’aveva presa proprio brutta. Non che fosse una novità che era innamorato perso di Lily Evans, probabilmente una delle ragazze più carine del loro anno: avrebbe baciato la terra su cui camminava, se la ragazza gliene avesse lasciato l’opportunità. L’unico problema era che Lily non poteva vedere James nemmeno in foto: appena si incrociavano o lo evitava o si mettevano a litigare.

«Presto o tardi le strapperai sì» tentò di rincuorarlo. O morirai nel tentativo, ma questo lo pensò soltanto.

In quel momento entrò Remus Lupin, reggendo tra le braccia un libro dall’aria piuttosto pesante. Il ragazzo fece per gettarlo sul suo letto, ma si bloccò quando vide che era stato invaso da circa 60 chili di carne superflua.

«James, che diamine ci fai sul mio letto?» strillò a metà tra l’irritato e il rassegnato.

«Lasciami morire in pace» fu l’unica risposta che ottenne, attutita attraverso il cuscino.

Esasperato, Remus si rivolse a Sirius in cerca di delucidazione. L’Animagus sillabò un "Evans", il che fu più che sufficiente a Remus per capire e accettare che non avrebbe riavuto il suo materasso prima di cena. Perciò si diresse verso il letto di James, scaricandoci sopra borsa e librone, prima di sedersi.

«Cos’è quel libro, Moony?» chiese Sirius gattonando verso l’amico. «Vuoi farti i muscoli delle braccia?».

«Cosa?» ribatté l’altro, perplesso. «No, mi serve per la ricerca di Lumacorno sui veleni…».

«Dobbiamo fare una ricerca per Lumacorno?» lo interruppe Sirius, sorpreso.

Remus lo guardò incredulo. «Ma cosa fai a lezione? Ce l’ha assegnata almeno una settimana fa: dobbiamo consegnarla giovedì…».

«Mercoledì?" ripeté il ragazzo, di nuovo rilassato. «Ma allora c’è ancora un sacco di tempo!»

«Ti ricordo che oggi è lunedì, perciò ti restano due giorni scarsi per scrivere tre rotoli di tema…».

Sirius si sedette al fianco di Remus, battendogli amichevolmente una mano sulla spalla. «Non agitarti così, Rem: ti verranno le rughe. Ho mai consegnato in ritardo un compito?».

«No, ma…».

«E allora? Me la caverò come sempre!». Detto questo, si stiracchiò all’indietro, sdraiandosi con espressione rilassata.

Remus scrollò le spalle: in fondo era un problema suo, anche se sapeva già che di lì a due giorni si sarebbe trovato sveglio alle due di notte ad aiutare il suo amico a finire il tema per tempo.

Stava giusto alzandosi per migrare sul letto di Sirius, visto che quest’ultimo aveva occupato quello di James, quando vide qualcosa per terra, mezzo nascosto dal comodino e dalle tende rosse del baldacchino. Si chinò a raccoglierla: era una lettera, ancora sigillata, con il nome di Sirius scritto sul retro della busta.

«Ehi, Padfoot, c’era una lettera per te in terra».

Sirius balzò a sedere, prendendo la busta che l’amico gli porgeva. Nello stesso istante anche James lo imitò, mentre sul volto gli compariva un’espressione stupita. «Ah già!» esclamò. «Quella ti è arrivata una settimana fa, mi pare…».

«Una settimana fa?!» ripeté Sirius. «E aspettavi il diploma per dirmelo?».

«Scusa. L’ho dimenticato. L’avevo lasciata sul comodino: deve essere caduta…» alzò le spalle. «Non sarà nulla di importante…».

«È di Andromeda» disse Sirius riconoscendo la grafia ordinata della cugina, mentre apriva la lettera e cominciava leggere. E man mano che proseguiva, la sua espressione si faceva sempre più incredula, per culminare con la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle orbite.

«Ma è completamente impazzita!» biascicò, non riuscendo a credere a quello che aveva appena letto.

Remus e James gli si avvicinavano preoccupati. «Che succede?» chiese Remus, mentre James sventolava una mano davanti alla faccia di Sirius, cercando di scuoterlo. Senza parlare, con lo sguardo fisso nel vuoto, il ragazzo porse la lettera a Remus, che cominciò a leggere, con James che si sporgeva oltre la sua spalla per poter vedere anche lui.

Caro Sirius,

come stai? Spero bene e che le tue vacanze di Natale siano andate per il meglio (a proposito, grazie per il libro di ricette). Ti scrivo per chiederti un piccolo favore: io e Ted abbiamo deciso di andare in vacanza un paio di settimane, una specie di luna di miele, visto che quando ci siamo sposati non abbiamo potuto. Ovviamente Ninfadora non può venire con noi: avevamo pensato si lasciarla con i nonni, ma sono sopraggiunti alcuni impedimenti e per loro non è più possibile. E qui arriviamo al favore: potresti, per piacere, badare tu a Ninfadora finché non torniamo. Ho già chiesto al professor Silente e lui mi ha assicurato che non ci sarebbero stati problemi (l’ha definita un’autentica gioia!). ovviamente capirei se per un qualunque motivo tu non volessi o non potessi occuparti della bambina. In caso contrario, Ninfadora arriverà alle cinque in punto di lunedì diciassette, nell’ufficio della professoressa McGranitt. Fammi sapere, mi raccomando.

Ti ringrazio in anticipo, un bacio, tua cugina

Andromeda

Remus e James finirono di leggere e guardarono a occhi sgranati l’amico, ancora in stato semicatatonico. James rilesse veloce la lettera, dopodiché con un ghigno malandrinesco disse: «Perciò, avrai la responsabilità di una pupetta di quattro anni per due lunghe settimane? Cavolo, tua cugina deve essersi fumata qualcosa di pesante prima di scrivere quella lettera!».

A quelle parole, Sirius si riscosse dalla catalessi ed esclamò, arrabbiato: «Cosa sfotti tu? È tutta colpa tua!».

«Mia?» ripeté l’altro incredulo. «E come può essere colpa mia, per Merlino?! Ho forse telepaticamente ordinato a tua cugina di affidarti la sua povera e innocente figlia?».

«Se mi avessi dato la lettera quando è arrivata, avrei potuto dire ad Andromeda che era fuori di melone! Ma ormai è tardi: non posso più tirarmi indietro! Indi per cui è colpa tua!» e gli tirò contro il cuscino, centrandolo in pieno viso.

James ricambiò e nel giro di due secondi la cosa era degenerata in una battaglia con i cuscini senza precedenti.

Remus, che si era tirato in disparte appena in tempo, rimase inebetito a fissare i suoi migliori amici prendersi a cuscinate, finché l’occhio non gli cadde sull’orologio. Fu preso da un sospetto improvviso, riguardò la lettera e il suo sospetto trovò subito conferma.

«Sirius…» chiamò, senza essere ascoltato.

«Sirius…» ripeté alzando il tono. Di nuovo nessuna reazione dagli altri due.

«SIRIUS!» urlò a pieni polmoni, facendosi avanti per dividerli e guadagnandosi una cuscinata in faccia, talmente forte che lo ribaltò all’indietro.

«Che vuoi, Remus?» gli chiese Sirius, infastidito dall’interruzione. «Devo far valere le mie ragione…».

Sputando piume d’oca, Remus si rimise velocemente in piedi, bloccando gli amici prima che riprendessero la lotta. «Ascoltami un attimo, testa di piuma!» esclamò irritato. «Qui dice che la bambina arriva il 15 alle cinque…».

«E allora?» domandò Sirius.

«E allora» riprese Remus, cercando di mantenere l’autocontrollo necessario per non strozzarlo, «OGGI è il 15 e le cinque sono passate da più di mezz’ora…».

L’informazione ci mise un po’ per far breccia nella mente di Sirius: Remus poteva quasi sentire le rotelle del suo cervello girare. Poi il terrore prese il possesso del ragazzo, che si precipitò a rotta di collo fuori dalla stanza, borbottando qualcosa come "Oh, per le santissime chiappe di Merlino!" e rischiando di fare le scale a rotoloni.

Remus e James rimasero immobili qualche minuto ancora, immersi nelle piume bianche, poi James chiese: «Andiamo anche noi?».

«Ovviamente» rispose Remus senza esitazione, uscendo dalla camera, seguito a ruota dall’amico.

*Per chi non lo sapesse, sono i soprannomi inglesi dei malandrini. Uso la versione originale perché sinceramente la traduzione italiana non mi piace per niente. Comunque, Prongs è Ramoso, Padfoot Felpato, Moony Lunastorta e Wormtail (anche se non so ancora quanto comparirà nella storia, di certo poco) Codaliscia

LYRAPOTTER’S CORNER

Ok, secondo capitolo concluso. Noto con piacere che questa ideuzza ha riscosso successo, e questo non può che rendermi felice. Spero vivamente che continui a piacere.

Faccio anche qui lo stesso annuncio dell’altra mia fanfiction: siccome lunedì ricomincia la scuola (ma perché le vacanze passano sempre così in fretta?), il tempo che potrò dedicare alla scrittura calerà parecchio, purtroppo per me e soprattutto per voi. Comunque, a meno che una montagna di recensioni negative non mi stronchi, continuerò la storia, vi raccomando di avere pazienza.

E ora passiamo ai ringraziamenti. Ben quattro recensioni che bello, e tutte quante mi raccomandavano di non abbandonarla:

SakiJune, non sai quanto mi faccia piacere vedere sempre il tuo nome fra le recensioni! Fidati, ne succederanno delle belle…

axel, sono assolutamente d’accordo: a me i bambini mi mandano sempre in brodo di giuggiole!!!

Lyan, modestamente, quello è stato uno dei miei pezzi migliori, te la immagini Bella alle prese con una bimba di quattro anni??????

nina92, per vedere Sirius e Dora insieme dovrai aspettare il prossimo capitolo, sorry!!!!!

Ok, ho finito, mia mamma reclama il mio aiuto, mi raccomando recensite!!!!!!!

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO II

«Che ore sono?».

Minerva McGranitt, insegnante di Trasfigurazione di Hogwarts, nonché direttrice della casa di Grifondoro, strinse la piuma che teneva in mano con talmente tanta forza da rischiare di spezzarla.

«Un minuto più tardi dell’ultima volta che me lo hai chiesto» rispose tra i denti, guardando in tralice la bambina di quattro anni dagli sconcertanti capelli rosa caramella e un orso di peluche grande quasi quanto lei stretto in grembo che si agitava sulla sedia, neanche fosse seduta sui carboni ardenti.

Mentre tornava a dedicarsi ai compiti da correggere che aveva di fronte, guardò di nuovo l’orologio, ben sapendo che erano passati non più di due minuti dall’ultima volta che lo aveva fatto. Mezz’ora di ritardo, pensò con irritazione. Mezz’ora durante la quale quella piccola peste dall’aria angelica l’aveva fatta impazzire.

Appena suo padre l’aveva mollata nel suo ufficio con la garanzia che Sirius Black sarebbe arrivato a minuti, Dora aveva cominciato a saltellare da un capo all’altro della stanza, toccando qualunque cosa le arrivasse a portata di mano, cicalando ininterrottamente come una radio rotta e inciampando in qualcosa (che fosse una sedia, un tavolino o perfino l’aria) a intervalli regolari di due - tre minuti. Alla fine, la povera professoressa esasperata aveva minacciato di incollarla alla sedia con un Incantesimo di Adesione Permanente se non si fosse messa seduta e zitta all’istante. Seduta si era messa e per alcuni secondi pure zitta, ma poi aveva cominciato a chiedere "Che ore sono?" e ad agitarsi a qual modo.

Minerva sbuffò. Black si prenderà una D solo per questo!

«Che ore sono?» ripeté Dora per l’ennesima volta.

L’insegnante lottò contro il desiderio di strozzarla, ringraziando intimamente Merlino di non aver mai avuto figli. Quella mezz’ora era la prova lampante che sarebbe stata una pessima madre.

«Le cinque e quaranta» rispose, sempre più seccata. Ma non ce l’ha un orologio quel maledetto ragazzo?

«Lo sapevo che quella testa di troll non era capace…» asserì Dora, scalciando con i piedi e colpendo a intervalli regolari la gamba della sedia, in un ticchettio oltremodo irritante.

Minerva stava appunto per chiederle di smetterla e già che c’era rimproverarla per il suo linguaggio, quando il rumore di quella che sembrava una mandria di bufali in corsa la raggiunse dal corridoio.

«Ma che…» cominciò la donna, alzandosi in piedi, ma fu interrotta da Sirius Black, che con la grazia di un ippopotamo in tutù fece irruzione nel suo ufficio.

«Black, ma ti sembra il modo?» strillò l’insegnante.

Sirius si appoggiò alla parete, boccheggiando parole sconnesse, mentre tentava vi riprendere fiato.

«Scusi…professoressa…ritardo…lettera…James…dimenticato…io…».

«Va bene, va bene» lo interrupe Minerva. «Riprendi fiato, Black».

Sirius ubbidì e dopo alcuni minuti fu nuovamente in grado di formulare frasi di senso compiuto.

«Scusi per il ritardo professoressa. Sono sopraggiunti alcuni impedimenti…».

«Non voglio sapere niente, Black. Prenditi la bambina e sparite tutti e due!».

Sirius a quelle parole rivolse la sua attenzione alla cuginetta, che lo fissava da sotto in su con sguardo interrogativo.

«Ciao, Dora. Come stai?».

«Lo sapevo che ti saresti dimenticato» ribatté la bimba invece di rispondere. «Tu non sei capace!».

Ignorando il commento fin troppo veritiero, Sirius le sorrise e si rivolse alla McGranitt. «Scusi, professoressa, per curiosità dove dorme la bambina?».

«Il professore Silente ha provveduto ad aggiungere un letto nel vostro dormitorio».

«E che cosa dovrei farne quando vado a lezione?».

«Te la porti dietro, Black. Gli insegnanti sono stati informati e non hanno nulla in contrario, purché non disturbi la lezione. Cosa su cui non potrei giurare…».

«Ho capito» rispose Sirius. «Grazie, professoressa».

Prese con una mano la bambina e con l’altra la valigia che si portava appresso e fece per uscire dalla stanza, quando l’insegnante lo trattenne. «Ricordati che quella bambina è sotto la tua responsabilità adesso. Vedi di comportarti con giudizio: sono quasi sicura che i suoi genitori la rivogliano tutta intera!».

«Certo professoressa. Stia tranquilla, professoressa. Arrivederci, professoressa» e si chiuse la porta alle spalle con un sospiro.

Guardò poi la bambina, che ricambiò il suo sguardo in attesa.

«Dunque, sembra che per le prossime due settimane saremo io e te, vero piccola?».

«Sembra» concordò Dora.

«Secondo te, è possibile che i tuoi genitori cambino idea e tornino prenderti?».

«No!».

«Lo sospettavo. Forza, andiamo».

Presero a camminare spediti diretti alla torre di Grifondoro, o meglio Sirius camminava e Dora gli trottava dietro, cercando di stare al passo. Erano circa a metà strada quando incontrarono James e Remus, provenienti dalla direzione opposta.

«Ah, eccovi qua» li accolse Sirius. «Iniziavo a pensare che vi foste persi…».

«Ce la siamo presa comoda» rispose James. «Sarebbe quella tua cugina?» chiese poi indicando la valigia che l’amico trasportava.

«Che?» fece Sirius perplesso. «Ma va a quel paese: questa è una valigia, Prongs. Sai, quelle grandi scatole di pelle dove tu infili la tua roba quando vai da qualche parte…comprendi?».

James in risposta lo colpì forte con uno scappellotto dietro la nuca. «Cretino!» esclamò.

«Avete finito di fare gli idioti?» intervenne Remus. «Sirius, dov’è Ninfadora?».

«Non chiamarmi Ninfadora!» intervenne una vocina qualche metro più indietro, accompagnata poi dalla sua proprietaria ed il suo inseparabile orso.

«Da quando non vuoi essere chiamata Ninfadora?» le chiese Sirius perplesso. «L’estate scorsa lo adoravi…».

«L’estate scorsa era l’estate scorsa» asserì la bambina con una logica impeccabile. «Adesso lo odio: è un nome orribile. Solo la mamma mi può chiamare così!».

«A me piace» intervenne Remus, sorridendo gentilmente a Dora, la quale lo squadrò da capo a piedi e poi disse: «Sei carino, mi piaci! Ma non puoi chiamarmi così lo stesso!».

«Ehi, Moony! Hai fatto colpo!» lo prese in giro James.

Remus diventò di un delicato rosso papavero. «Non fare l’idiota!» esclamò, sottolineando tutto con un calcio, che James fu lesto a evitare.

«Di te invece non sono tanto sicura…» borbottò Dora, guardando James, che mise su una faccia offesa. «Allora non mi piaci nemmeno tu!» disse facendole la linguaccia.

Remus borbottò qualcosa a proposito dei bambini dell’asilo e di quanto fossero più maturi paragonati a James.

«Comunque» intervenne Sirius, «loro sono i miei amici: lui è Remus. E questo è James. E lei è Dora, come avrete capito…».

«Piacere di conoscerti, Dora» dissero i due in coro.

«Ciao» rispose la bambina.

«Che ne dite di andare? Questa valigia pesa…Che diavolo ci ha messo dentro tua madre?» chiese Sirius mentre si riavviavano verso la torre di Grifondoro.

Dora fece spallucce. «Un po’ di tutto credo».

«È quello che temevo!».

Arrivati in dormitorio, trovarono un quinto letto infilato in un angolo e Peter Minus ad aspettarli.

«Ah, eccovi» li accolse. «Mi chiedevo dove foste finiti…lei chi è?».

«La figlia di mia cugina Andromeda» rispose Sirius. «Non chiedere perché è qui, perché rischio di ammazzare qualcuno» e lanciò un’eloquente occhiata a James, il cui sguardo fu improvvisamente attratto dal soffitto.

«Ma è sempre stato di questo colore?» disse. «Non l’avevo mai notato…».

Sirius lo fulminò con un’occhiata, poi disse: «Comunque, Peter, Dora. Dora, Peter!».

La bambina lo guardò un istante, poi gridò: «Ah, un ratto!».

Lo strillo ebbe il potere di mandare nel panico i quattro Malandrini: Peter impallidì, James rischiò di strozzarsi con la caramella che aveva appena messo in bocca, Sirius sgranò talmente tanto gli occhi che gli schizzarono quasi fuori dalle orbite e Remus semplicemente si dimenticò come si facesse a respirare, diventando di una non troppo salutare tonalità blu pallido.

«Cosa hai detto?» biascicò Sirius, incredulo. Come diavolo ha fatto?

Dora guardò perplessa i ragazzi. «Un ratto. È scappato dietro quel letto» e indicò un punto esattamente alle spalle di Peter.

Immediatamente i quattro si rilassarono. «Era solo un topo…» mormorò James in tono decisamente sollevato.

«Beh» osservò Dora, guardandoli uno a uno, «di solito intendo questo quando grido "un ratto". Perché, voi che avevate capito?».

«Niente, niente» rispose Sirius, un po’ troppo in fretta. «Ci hai solo colto di sorpresa…».

La bambina fece una smorfia non troppo convinta. «Sarà…».

«Allora» intervenne Remus, per sviare la conversazione, «quello è il tuo letto… perché non ti sistemi?».

Dora fece spallucce e ubbidì, andando a sedersi sul letto indicato, a fianco della sua valigia.

Nel frattempo, i quattro Malandrini si riunirono sul letto di Sirius, ancora un po’ scossi da quello che era successo poco prima.

«Mamma mia, che spavento!» esclamò James sotto voce.

«Non me ne parlare» mormorò Remus. «Credo che il mio cuore abbia mancato un battito».

«Peter» intervenne Sirius, «quante volte te lo dobbiamo dire di non portarti le ragazze in camera!».

Il ragazzo arrossì. «Ma io…».

«Lascialo perdere, Wormtail» lo bloccò Remus. «E tu, non fare l’idiota!».

«Senti poi da che pulpito arriva la predica» osservò James. «Il latin lover numero uno di Hogwarts…ho perso il conto delle volte che le hai portate tu le ragazze in questa stanza!».

«Certo» ribatté Sirius, «perché tu invece sei candido e puro come una rosa, vero?».

«Potete restare concentrati due minuti e per il vostro neurone solitario è troppo?» li interruppe Remus stizzito. «Che facciamo con Dora?».

«Dov’è il problema?» chiese Sirius confuso. «Non sa niente…».

«No, ma potrebbe fare altre domande. È piccola, ma non certo stupida: ha capito che nascondiamo qualcosa…».

«Basterà sviare la sua attenzione…e poi magari se ne è già dimenticata».

«Padfoot ha ragione, Rem» intervenne James «Non fasciarti la testa prima di essertela rotta. Ti preoccupi troppo…».

«Questo perché voi non vi preoccupate abbastanza. E comunque c’è anche un’altra cosa: la luna piena è tra una settimana».

«Oh!» osservò Sirius. «Ooooh! Che facciamo?».

«Ehi, questa chi è?».

La voce di Dora li riscosse dalla loro piccola riunione, facendoli voltare: la bambina, stanca di stare seduta a fare nulla, si era messa a esplorare la stanza, curiosando dappertutto, finché in un cassetto del comodino di James aveva trovato una foto. La stessa che adesso sventolava al vento, aspettando una risposta.

James saltò su come un petardo, rosso come un pomodoro, e gliela strappò di mano.

«Nessuno» borbottò, facendo per cacciarsela in una tasca, ma Sirius fu più veloce e gliela rubò da sotto il naso.

Era una foto, scattata sicuramente di nascosto, di una bella ragazza con lunghi capelli rossi, seduta in poltrona a leggere un libro.

«Ridammela!» strillò James, facendosi in quattro per riprendersi l’immagine, ma Sirius lo tenne lontano poggiandogli una mano sulla faccia.

Vista da fuori la scena poteva essere parecchio esilarante: James Potter che si sbracciava per tentare di recuperare la sua proprietà, con una mano che gli schiacciava il naso e il proprietario di suddetta mano che lo fissava tranquillamente con un ghigno dipinto in volto.

«Sei senza speranza, Prongs. Malato d’amore terminale!» lo schernì Sirius, restituendogli finalmente la foto.

James gli fece una smorfia. "«Pensa ai fatti tuoi, Padfoot!».

«Chi è quella?» chiese Dora saltellando tra i due, con gli occhi scintillanti di curiosità.

«Nessuno» rispose James.

«Quella» rispose invece Sirius, «è la ragazza per cui il qui presente James Potter venderebbe anche sua madre».

«Vuoi dire che gli piace?» chiese Dora con perspicacia.

«Esattamente. Sei sveglia, piccola!».

«È carina» osservò la bambina.

«Purtroppo lei di me non pensa la stessa cosa» disse James in tono funereo.

«Perché?» domandò Dora, sedendosi al suo fianco.

James si strinse nelle spalle. «Dovresti chiederlo a lei…».

Dora gli carezzò la testa. «Poverino…» disse.

Sirius sghignazzò. «Fai pena perfino a una bambina di quattro anni, Prongs. Ora sei senza speranza!».

«Grazie, Sirius» lo fulminò James, mettendo quanto più sarcasmo possibile in quelle parole. «Cosa farei senza di te e i tuoi saggi commenti?».

«Saresti perso» osservò sagacemente l’altro, abbassandosi appena in tempo per evitare il cuscino che l’amico gli aveva lanciato. Stava giusto per rispondergli, ma Remus lo bloccò: «E no! Non azzardatevi a ricominciare o giuro che è la volta buona che vi lascio a dormire nel parco!».

«Ma ci saranno quattro gradi scarsi!» protestò James.

«Meglio ancora!».

L’ avvertimento fu sufficiente a calmare i due Malandrini: non che temessero sul serio che Remus avrebbe messo un atto la sua minaccia. In sette anni che si conoscevano il licantropo aveva lanciato almeno un migliaio di avvisi simili ("Piantatela o vi lego a mo’ di bandiera sul tetto!", "Piantatela o metto in giro la voce che siete gay!", "Piantatela o la prossima luna piena giuro che vi sbrano!", "Piantala o vi faccio bere grasso di foca!"), e non ne aveva concretizzato mai uno che fosse uno. Era troppo buono…anche se la volta del grasso di foca ci erano andati vicini!

Per un po’, regnò la calma nel dormitorio: i Malandrini si dedicavano ognuno alle loro attività (Remus leggeva, Peter litigava con i suoi compiti di Trasfigurazione, James si deprimeva d’amore, Sirius progettava il suo sabato con Janet Sanders), mentre Dora continuava l’esplorazione della stanza, incespicando di tanto e ruzzolando in terra, rialzandosi sempre illesa.

Dopo un po’, esclamò: «Ho fame. Andiamo a cena?».

«Dora ha sollevato un quesito interessante» disse Sirius. «Che ore sono?».

Remus guardò l’orologio. «Le sei e mezza passate. Direi che possiamo anche scendere…».

Sia Dora che Sirius accolsero quelle parole con un sonoro "evviva": il ragazzo balzò in piedi, mentre la bambina si precipitava a prendere il suo orso.

«Non puoi lasciarlo qui quel coso?» le chiese Sirius, occhieggiando il peluche.

«NO!» esclamò Dora scandalizzata. «Anche JoJo deve mangiare!».

«Vabbè, meglio non discutere. Andiamo, stasera c’è l’arrosto».

E saltellò fuori dalla camera, seguito dagli altri malandrini, Dora e ovviamente JoJo.

LYRAPOTTER’S CORNER

Scusate, scusate, scusate…non ci sono nemmeno parole per dire quanto sono dispiaciuta per questo ritardo (tre settimane, mamma mia!!!!!!). Vabbè, alla fine sono arrivata, anche se temo che la linea non cambierà più di tanto, la scuola mi porta via molto tempo, senza contare che ho anche un’altra storia a cui stare dietro. Cercate di avere pazienza, farò il possibile per contenere i ritardi.

E ora, passiamo ai ringraziamenti:

SakiJune, "vieni nella stanza delle necessità che ti faccio vedere la mia collezione di figurine delle Cioccorane"????? ma come ti escono queste cose???? Comunque, James non è che l’ha fatto apposta a non dirgli della lettera, povero, era troppo impegnato a essere triste per Lily. E povera Minerva, lo tirata scema all’inizio…

Ino chan, tessò, che bello leggere il tuo commento, spero che continuerà a divertirti!!!!!!

PolarLight, non sono solo i tuoi personaggi preferiti, anch’’io li adoro. E sta pure tranquilla, ne capiteranno di tutti i colori!!!!!!!

Rainsoul, thanks, spero in altri commenti!!!!!!!

Lily_Snape, un’altro nome noto!!!! Ciao Lily, sono davvero felice che ti piaccia!!!!!!

Lyan, a quanto sembra i miei malandrini riscuotono successo, benissimo!!!!!

Marty McGonagall, hai proprio ragione, pure io non so per chi temere di più, se per Dora o i Malandrini…

Grazie anche alle 18 (cavolo, sono già 18) persone che hanno messo la storia tra i Preferiti e a tutti i lettori silenziosi. Ora spazio a voi e ai vostri spero numerosi commenti, a presto (forse), bacibaci!!!!!!!!

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO III

Melanie Griffith, settimo anno, Grifondoro, capelli neri e grandi occhi color del mare contornati da occhiali, se ne stava tranquillamente sdraiata sul suo letto, leggendo un libro, quando una furia dai capelli rosso fiamma aprì con tale forza la porta da far scricchiolare i cardini, sbattendosela poi alle spalle, gettandosi sul suo letto e soffocando un grido nel cuscino.

Chiunque altro sarebbe probabilmente rimasto sconvolto da quella vista, ma non Melanie, abituata a simili spettacoli: si dava il caso che la furia rossa in questione fosse anche la sua migliore amica, Lily Evans, e che la ragazza sapesse con una certa sicurezza cosa avesse attentato alla stabilità emotiva della giovane.

Con calma, Melanie posò il libro e si avvicinò all’amica, sedendosi al suo fianco.

"Cosa è successo?" chiese, pur conoscendo già la risposta.

Lily si rizzò a sedere, furiosa. "Non lo sopporto!" strillò, invece di rispondere.

"Che cosa ha fatto?".

"Mi ha chiesto di uscire".

"Beh, fin qui non mi sembra ci sia niente di nuovo" osservò Melanie. "Il fatto che Potter ti chieda sistematicamente di uscire è una delle poche certezze della vita. Quello e il fatto che il sole sorge da est. Intendevo, cosa ha fatto più del solito?".

"Lui…" cominciò Lily, arrossendo leggermente.

"Sì?".

"Lui…mi ha baciato! Davanti a mezza scuola".

Melanie spalancò talmente tanto la bocca che per poco non le cascò la mascella. "Ti ha…baciata?" ripeté. "Ma come è potuto succedere?".

"Non lo so" ammise Lily, scuotendo il capo. "Un minuto prima mi stava chiedendo di andare ad Hogsmeade il prossimo sabato e io gli stavo dicendo di no e il minuto dopo mi stava baciando. Dio, è stato così imbarazzante: ci stavano guardando tutti…".

Melanie osservò l’amica. "E poi che hai fatto?".

"Che potevo fare? L’ho spinto via e sono scappata. Questa gliela faccio pagare. E cara anche!".

"Dimmi che almeno gli hai mollato uno schiaffo!?".

Lily diventò ancora più rossa. "In verità, no…ero così imbarazzata che sono corsa via subito. Però penso di averlo spinto a terra. Quel viscido porco!".

"Dai" osservò Melanie, "forse porco è un po’ esagerato…".

"Ma che lo difendi pure?" scattò Lily. "Ma d’altro canto a te piace quello scemo del suo amico, perciò non so quanto testo fai…".

Melanie diventò rossa fino alla punta dei capelli. "Non mi piace Sirius" si difese. "È solo che…".

"Sei cotta come una pera" concluse Lily per lei. L’altra si limitò a fare un grugnito sconfitto. In fondo non è che potesse negare l’evidenza: era cotta di Sirius Black già da parecchio tempo anche se non aveva mai trovato il coraggio di chiedergli di uscire. E di certo lui non avrebbe fatto il primo passo troppo presto, con la sua corte di fan al seguito. Aveva pure sentito che sarebbe uscito con tale Janet Sanders il sabato successivo.

"Vabbè" disse, "mica stavamo parlando di me, ma di te e del tuo sbaciucchiamento con Potter. Allora come è stato?" domandò con un sorrisetto malandrino.

Lily la guardò scandalizzata, tirandole una cuscinata. "Ma che domande fai, Mel?".

La ragazza si strinse nelle spalle. "Semplice curiosità. Che ne so io, magari ti è piaciuto…".

"In un’altra vita, in un altro universo" ribatté Lily scocciata. Anche se non era del tutto vero: poteva forse mentire a Melanie, ma non certo a se stessa. Quando Potter l’aveva baciata, era rimasta come bloccata per diversi secondi prima di reagire, mentre il cuore le batteva a mille e i suoi neuroni ballavano la samba in cerchio. Le era piaciuto, le era effettivamente piaciuto, anche se odiava ammetterlo. E una piccola parte dentro di lei non vedeva l’ora di replicare.

Lily scosse il capo, scacciando quei pensieri molesti. È Potter, quello stupido di Potter. Mica è cambiato da ieri a oggi, perciò piantala di fare questi pensieri.

Sbuffò e decise di prendere qualche compito da fare per tenere la mente occupata e dimenticare il fatto. Melanie osservò l’amica mentre scompariva dietro il libro di pozioni e decise che l’amica non aveva più bisogno del suo conforto, perciò tornò alla lettura bruscamente interrotta poco prima.

Dopo qualche tempo, le due ragazze furono raggiunte dalla loro compagna di stanza, nonché loro amica, Alice Abbott.

"Ehi, Lily" esordì, solare e allegra come sempre, "si può sapere cosa avete combinato tu e Potter? Ne sta parlando mezza scuola. Il suo fan club sta già progettando il tuo omicidio…".

Lily le lanciò un’occhiataccia. "Primo" sibilò, "cancella il plurale, perché io non ho fatto un bel niente, ma ha fatto tutto lui. Secondo, quelle oche giulive devono solo provarci e vedono cosa li faccio. Terzo, come sarebbe che ne sta parlando tutta la scuola?". Le ultime parole erano state pronunciate con un certa nota isterica nella voce.

"Veramente io ho detto solo mezza scuola" la corresse Alice, con un sorrisetto. "Beh, che altro ti aspettavi? Vi siete baciati in un corridoio affollato. E Pix sta facendo un buon passaparola…".

"Fantastico. Per stasera non potrò più uscire da qui. E ti ho già detto di cancellare il plurale, Alice!".

"Ma tu come lo sai?" intervenne Melanie per rimestare le acque.

Alice si strinse nelle spalle. "L’ho sentito nei corridoi. E poi ho visto alcune ragazze, tra cui la Parker, parlottare con aria risentita tra loro…".

Sia Lily che Melanie fecero una smorfia disgustata: Claire Parker era la loro quarta compagna di stanza e stava cordialmente antipatica a tutte e tre, sentimento ampiamente condiviso dalla ragazza. Claire faceva notoriamente parte del codazzo di ragazze che sbavava per James Potter.

"Sarà meglio che stai in campana, Lily" proseguì Alice. "Sembrava pronta a uccidere qualcuno. E potrebbe anche provarci…".

Lily rise con disprezzo. "Deve solo azzardarsi. Le farò dare una punizione così lunga che i suoi figli la sconteranno per lei!".

"Vabbè, ragazze" intervenne Melanie, "che ne dite di dimenticare la Parker, Potter e sbaciucchiamenti vari e di andare a cenare?".

"Concordo" rispose Alice. Anche Lily annuì, perciò le tre si avviarono verso la Sala Grande.

******

"Ma che hanno tutti da guardarti?" chiese per la centesima volta Sirius, mentre si serviva una fin troppo abbondante porzione di arrosto.

Remus lo guardò perplesso. "Non vorrai mica mangiarti tutta quella roba?".

Sirius osservò il proprio piatto, alzando le spalle con aria indifferente. "E anche se fosse? Ho fame!".

"Sirius, starai male!".

Il ragazzo lo liquidò con un gesto stizzito e tornò a rivolgersi a James. "Allora?".

"Non stanno guardando me" si difese l’Animagus, "ma la tua appendice alta un metro e una ciliegia" e indicò Dora, che al fianco di Sirius, stava osservando con sguardo adorante la tavolata piena di cibo. James non si sarebbe stupito se l’avesse vista con la bava alla bocca: in fondo era pur sempre la cuginetta di Sirius, ribattezzato la fogna umana di Hogwarts dopo quella volta che aveva trangugiato cinque chili di torta alle mele in meno di due ore.

Anche Sirius guardò la bambina e fece poi spaziare gli occhi nel resto della Sala Grande: in effetti, la nanerottola stava attirato parecchie occhiate sorprese. Ma non sfuggirono al ragazzo neppure le teste voltate inequivocabilmente verso l’amico seduto alla sua sinistra, in particolare di diverse ragazze.

"Non provarci!" disse poi. "Quelle lì non stanno certo guardando Dora ma te, amico. Perciò, sputa il rospo. Che hai combinato?".

"Nulla" negò ancora James, fissando il suo piatto.

"Andiamo, Prongs" si lamentò Sirius, mettendo su la sua migliore espressione da cucciolo bastonato. "Sono o no il tuo migliore amico?".

"Mangia l’arrosto, Padfoot" lo liquidò James.

Per tutta risposta Sirius fece una faccia scocciata e tentò di infilzare con tanta forza una patata che quella schizzò in avanti, colpendo in fronte Remus, seduto di fronte a lui.

"Forte!" strillò Dora, mentre il licantropo guardava l’amico accigliato. "Scusa Remus" mormorò Sirius.

"Io ho fame!" intervenne Dora, strattonando la manica di Sirius.

"E mangia. La tavola è piena di roba!".

"Padfoot" intervenne saggiamente Remus, "non credo sia saggio mettere in mano a una bambina di quattro anni un coltello con cui potrebbe farsi male. O farne a qualcun altro…".

"Che palle!" borbottò Sirius, mentre si allungava e riempiva il piatto della bambina. Dopo aver opportunamente tagliato il cibo, lo rimise davanti a Dora. "To’, ora mangia".

"Grazie, Sirius" disse la bimba, brandendo con aria famelica una forchetta.

Tutti i malandrini rimasero impietriti a guardarla, mentre attaccava con voracità l’arrosto: sembrava di vedere un lupo affamato che sbrana la preda. James non poté evitare di pensare che assomigliava a Sirius più di quanto avesse immaginato.

Stava giusto cominciano a mangiare anche lui quando tre ragazze entrarono in Sala Grande. James si incantò qualche istante a guardare Lily che si sedeva al tavolo dei Grifondoro con le amiche, attenta a mettersi il più lontano possibile da lui. Aveva l’aria piuttosto arrabbiata. James distolse lo sguardo, dandosi interiormente del cretino. Ma che mi è saltato in mente di baciarla a quel modo? È già un miracolo che non mi abbia ancora scuoiato…sono proprio un idiota. Ha ragione Remus a dire che di tanto in tanto dovrei connettere il cervello e pensare…

"Ehi, James, c’è la tua fidanzata!" esclamò Sirius, indicando Lily con un cenno del capo.

Bravo Sirius, rigira il coltello nella piaga!

"Sì, l’ho vista, Padfoot, grazie".

"Come è che non vai a parlarle? Vabbè che il weekend è ancora lontano, ma di solito quando c’è un’uscita ad Hogsmeade la tartassi giorno e notte…".

"Per oggi mi accontento di una bidonata sola". Di malumore, James infilzò una patata, dando a intendere di volere chiudere la conversazione.

Sirius lo guardò perplesso, ma non fece altri commenti. Tutta quella storia gli puzzava parecchio.

"Sirius, ho ancora fame!".

Il ragazzo si voltò in direzione della cuginetta, rimanendo impietrito: aveva spolverato tutto. Il piatto sembrava quasi brillare tanto bene Dora l’aveva ripulito. In compenso, la bambina era chissà come riuscita a macchiarsi di salsa perfino sulla fronte!

"Ma che diavolo hai combinato?!" esclamò Sirius, fissando la maglietta che Dora indossava, un tempo bianca a strisce azzurre e ora tutta chiazzata di cibo.

"Ho mangiato" rispose candidamente la piccola.

"No, i tuoi vestiti hanno mangiato. E comunque non ti pare di aver mangiato abbastanza: era una bella porzione…".

"Ma io ho ancora fame!" ribatté Dora in tono ostinato, mentre i suoi capelli diventavano color tempesta.

"Per amor di Merlino, se vuole mangiare, dalle da mangiare" intervenne James.

"Sì, bravo. E se dopo sta male, la porti tu in infermeria, d’accordo?".

"Ma io che c’entro, scusa?".

"Lasciamo perdere, va!".

Dora continuava a guardarlo, ora implorante ora vagamente minacciosa, così Sirius le riempì di nuovo il piatto. Soddisfatta, la bimba riprese a mangiare tutta allegra.

Finito di cenare, i Malandrini si apprestarono a lasciare la Sala Grande, seguiti da una saltellante Dora, che dopo la doppia razione di arrosto si era anche sorbita due fette di torta al cioccolato, aggiungendo qualche macchia alla sua già ricca collezione.

Nello stesso momento, anche Lily e le sue amiche si erano alzate, perciò i due gruppetti si incrociarono nella Sala d’Ingresso.

"Ciao, ragazze" le salutò cordialmente Remus.

"Ciao Remus. Black. Minus." rispose Lily ignorando volutamente la presenza di James.

Quest’ultimo rimase un attimo indeciso, dopodiché si azzardò a dire: "Ciao, Evans".

Lily lo fulminò, forse sperando di incenerirlo con lo sguardo, e ribatté in tono tagliente: "Tu devi solo starmi alla larga, Potter. Non voglio finire ad Azkaban per il tuo omicidio…".

"Ehi, tu sei la ragazza della foto!". Le teste di tutti furono calamitate verso Dora che indicava Lily con un sorrisetto.

"Prego? Che foto?" chiese la diretta interessata, mentre Melanie dal canto suo domandava: "È questa chi sarebbe?".

"È la figlia di mia cugina" rispose Sirius. "Che ha avuto la brillante idea di andare in vacanza per due settimane e affidarmela…".

"La foto che James tiene nel comodino" disse invece con schiettezza Dora. "Ah, già, mi ha anche detto di chiederti perché lui non ti piace…a lui tu piaci tan-".

La frase fu interrotta dalla mano di James, che, nel disperato tentativo di salvare il salvabile, tappò rudemente la bocca della bambina per metterla a tacere. Calò un pesante silenzio: James e Lily si guardavano, il primo rosso come un pomodoro, la seconda quasi fossilizzata, mentre tutti gli altri si affannavano alla ricerca di qualunque argomento potesse sviare la conversazione. L’unico rumore udibile, oltre allo schiamazzo proveniente dalla Sala Grande, erano i mugugni di Dora, che cercava ci liberarsi dalla stretta di James.

Alla fine intervenne Sirius: "Ehm, ok…noi adesso dobbiamo proprio andare…ci vediamo domani a lezioni". Afferrò James per le spalle pilotandolo verso la rampa di scale, mentre Remus e Peter si affrettavano a seguirli. Solo una volta arrivati in dormitorio, James lasciò andare Dora, che scivolò via, esclamando indignata: "Ma che ho fatto?".

"Sirius, te la prendi se taglio la lingua a questa piccola disgrazia?" chiese James, guardando irato la bambina.

"Io no" rispose il ragazzo. "Ma credo che mia cugina la rivoglia così come l’ha lasciata, perciò…".

James sbuffò. "Farei un favore al mondo…" aggiunse, fulminando Dora, che spaventata, andò a nascondersi dietro alle gambe di Remus. In fondo era lui quello carino, no?

"Probabile. Ma Andromeda non la vedrà di certo in questo modo".

"Ma si può sapere che ho fatto?" domandò innocentemente Dora da dietro il suo scudo umano.

"Che hai fatto?" strillò James. "Era proprio necessario andare a dire a Lily quelle cose?".

"Tu mi hai detto di dirgliele" si difese la bambina. "Mi hai detto di chiederle perché non tu le piacessi. E io l’ho fatto". Nella sua logica infantile, il ragionamento non faceva una piega.

James la guardò come se volesse strangolarla. "Ma io non dicevo sul serio!".

"E io come facevo a saperlo? E comunque non capisco che ci sia di male…".

"D’accordo, ora basta" intervenne Remus, prima che James potesse ribattere. "James, stai esagerando!".

"Io esagero?" ripeté offeso il ragazzo.

"Ti posso ricordare che te la stai prendendo con una bambina di quattro anni?" ribatté il licantropo, mettendo la dovuta enfasi sulle ultime parole.

James guardò la bambina rannicchiata dietro a Remus e si sentì subito in colpa. Ok, dopo quella sera probabilmente avrebbe dovuto seppellirsi dalla vergogna, ma Dora aveva agito con le migliori intenzioni. Ed era pur sempre solo una bambina…

"Scusa, piccola" disse perciò più calmo. "Ho esagerato…".

Dora sorrise, di nuovo allegra. "Fa niente…Anche se non ho ancora capito perché ho sbagliato…".

"Un giorno lo capirai" rispose Sirius.

"E quando arriverà quel giorno spero per te che non avrai intorno nanerottole dalla lingua troppo lunga" aggiunse James.

Come a voler enfatizzare la cosa, Dora gli fece la linguaccia.

"Ok" intervenne Remus. "Ora che le cose si sono sistemate, che ne diresti di toglierti questi vestiti luridi?".

Dora si guardò la maglietta tutta macchiata e annuì. Dieci minuti dopo era infagottata dentro il suo morbido pigiama con le paperelle.

"Cambiando argomento…" esclamò Sirius, guardando James. "Si può sapere come mai la Evans ce l’aveva tanto con te? Cosa le hai fatto più del solito? E perché tutti ti guardavano in Sala Grande?".

James evitò lo sguardo dell’amico, sdraiandosi sul letto e borbottando qualcosa su quanto fosse stanco.

"Eh no, non ci provare, amico!" esclamò Sirius, balzando in piedi e avventandosi su di lui. "Ora mi dici che cosa è successo…oppure ricorrerò alla più sottile delle torture".

"No, non vorrai…".

"Oh sì: il solletico" e per dare più enfasi alle sue parole distese le dita con un ghigno malefico. "Allora, parli o devo cominciare?".

James sbuffò. "E va bene. Ma non vale, sai quanto odio il solletico…".

"Il mio punto di forza sta nello sfruttare le debolezze dell’avversario. Allora?".

"Ho baciato la Evans" mormorò, un sussurro che Sirius riuscì a captare benissimo.

"CHE COSA HAI FATTO?" strillò quello, balzando in piedi e guardandolo come se gli avesse appena rivelato di voler fare la ballerina di cancan.

"Ho baciato la Evans" ripeté James stavolta più sufficientemente forte perché anche Remus e Peter lo sentissero. I due si voltarono verso di lui all’unisono, esclamando in coro: "CHE?!".

"Uffa, lo sapevo che non dovevo dire niente…" borbottò James, facendo la mossa di ritirarsi sotto le coperte.

"Fermo lì caro" lo bloccò Sirius. "Vogliamo i dettagli, tutti i più sordidi e piccanti dettagli…".

Ignorando il commento dell’amico, James raccontò per sommi capi quello che era successo: di come si fosse avvicinato a Lily, le avesse chiesto un appuntamento come al solito e di come l’avesse baciata prima di rendersi conto di quello che stava facendo.

"Capperi!" esclamò Sirius alla fine. "Ci credo che fosse così arrabbiata. È un miracolo se sei ancora vivo, Prongs!".

"Già, penso anch’io" concordò Remus. "Ma come ti è saltato in mente?".

James alzò le spalle. "Non lo so. L’ho fatto è basta".

"E adesso che conti di fare?".

"Immagino pregare che non mi strangoli nel sonno…".

"Per sicurezza, chiudiamo la porta a chiave!" suggerì Sirius, abbassandosi appena in tempo per schivare la mano di Remus diretta contro la sua nuca.

"Ehi, avete finito di fare comunella?" intervenne Dora dall’altro capo della stanza, facendoli sobbalzare: si erano quasi dimenticati della piccola.

"Sì, abbiamo finito" disse Sirius, avvicinandosi al suo letto e gettandovisi a peso morto.

"Che giornata, ragazzi".

"Già" concordò James. "Ci vuole proprio una bella dormita!".

Veloci i ragazzi si cambiarono e si infilarono poi sotto le coperte. Tutti e quattro pregustavano una notte tranquilla che gli avrebbe rinfrancati dalle prove della giornata. Poverini, non sapevano ancora cosa li aspettava…

LYRAPOTTER’S CORNER

Gioia e giubilo, alla fine ella aggiornò!!!!!! Spero che nel frattempo voi non abbiate perso le speranze e mi abbiate abbandonata. Abbiate pazienza, la scuola mi porta via un mucchio di tempo e ho un’altra fanfiction in corso a cui star dietro. Vabbè in qualche modo ce la faremo!!!!!!

Passo senza indugio a ringraziare Ino chan, ferao, Lyan, Rain e Ren e SakiJune per le loro magnifiche recensioni. Mi scuso di non poter dare risposte più esaurienti, ma sono di fretta. Faccio un ringraziamento speciale anche a Laura, mia sorella che legge tutti i capitoli in anteprima e mi dà pure qualche suggerimento.

Ora vi saluto, vado a letto che è tardi, mi raccomando commentate numerosi, bacibaci!!!!!!!!

 

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO IV

La sveglia di Remus, l’unica ancora funzionante nella stanza dei Malandrini, segnava la mezzanotte e dieci minuti, quando Sirius fu brutalmente richiamato dal mondo dei sogni da un violento scossone.

"Ah, dov’è il terremoto?" borbottò, sollevando appena una palpebra, per scoprire che il terremoto altri non era che la sua adorabile cuginetta che lo scrollava sonoramente per una spalla.

Maledicendo Andromeda per il giorno in cui aveva deciso di mettere al mondo quella bambina, Sirius aprì anche l’altro occhio, sbadigliando. "Che vuoi, Dora?" borbottò.

"Ho sete" rispose Dora.

"Prenditi da bere, allora" la liquidò Sirius. Il ragazza stava già sprofondando di nuovo nel cuscino, quando Dora lo scosse di nuovo. "Non ci arrivo" piagnucolò.

Sirius fece un verso che poteva essere classificato a metà tra il guaito di un cucciolo bastonato e il ringhio di orso risvegliato anzi tempo dal letargo, mentre si alzava.

"Non avrò mai figli" brontolò tra sé. Andò in bagno, dove riempì un bicchiere d’acqua. Poi ci ripensò e riempì anche una brocca. Meglio abbondare, così se le viene di nuovo sete, se la può prendere da sola!

Ritornato nella camera da letto e porse il bicchiere a Dora, in non troppo paziente attesa sul suo letto.

"To’" le disse. "E se ne vuoi ancora, qui c’è la brocca. Ora dormi".

"Grazie, Sirius" trillò la bimba, ma probabilmente il ragazzo non la sentì neppure, visto che era già ripiombato a peso morto sul letto e aveva ricominciato a russare.

Ma la pace ebbe vita breve: esattamente un’ora e mezza dopo, Sirius si sentì nuovamente "shakerare" dalla cuginetta.

"Ancora cinque minuti, Moony" biascicò stavolta l’Animagus, prima di rendersi conto che era ancora notte e a scuoterlo non era certo Remus.

"Che altro c’è?" domandò seccato.

"Mi scappa, Sirius!" rispose Dora, che stava improvvisando un bizzarro balletto sul posto.

"Che cosa scappa?" ribatté Sirius, decisamente troppo addormentato per cogliere il problema.

"La pipì! Mi scappa la pipì!" quasi strillò la bambina.

Queste parole ebbero il potere di far scattare Sirius in piedi alla velocità di un ghepardo: l’ultima cosa che voleva era dover ripulire eventuali "incidenti"!

"Oh, beh, allora è meglio muoversi!" esclamò, precipitandosi a razzo in bagno con Dora sottobraccio.

Fatto quel che si doveva fare, i due ritornarono nei rispettivi letti.

"Ti prego" sussurrò Sirius, " ti prego, dimmi che adesso dormi fino a domani".

"Sì, sì, fino a domani!" assicurò Dora.

"Bene. E ora buona notte!"

La bimba ricambiò l’augurio, ma Sirius stava già dormendo.

Erano le tre e mezza quando Dora si svegliò di nuovo, ma stavolta non aveva bisogno né un bicchiere d’acqua né una toilette. La piccola, probabilmente influenzata dal cambio di letto e stanza, aveva fatto un incubo e mai come in quel momento sentiva la necessità di un abbraccio della sua mamma. Ma siccome sua madre non c’era, avrebbe dovuto accontentarsi: scivolò giù dal letto, il suo inseparabile orso stretto in grembo, e per la terza volta disturbò il sonno del nostro Padfoot. Ma il ragazzo non sembrava troppo incline a svegliarsi un’altra volta.

"Sirius! Sirius!" lo chiamò ripetutamente e con insistenza, ma tutto ciò che ottenne fu: "Sirius Black al momento è assente. Riprovare più tardi!", prima che il ragazzo si voltasse dall’altra parte e riprendesse a russare modello orso grizzly in letargo.

Dora lo guardò scoraggiata, dopodiché posò gli occhi su James, che abbracciava stretto il suo cuscino, probabilmente immaginando che fosse una rossa grifoncina di nostra conoscenza, poi su Peter, che sbavava un poco e borbottava qualcosa su una forma di Emmental svizzero di prima qualità, e infine su Remus, che dormiva placidamente, anche se sembrava lì lì per cadere dal letto.

Senza la minima esitazione, la bambina si accostò a quest’ultimo, chiamandolo con una nota leggermente lamentosa nella voce.

Remus si svegliò quasi subito: dopo più di sei anni aveva imparato che non era saggio avere il sonno pesante se dividevi il dormitorio con James e Sirius. Rischiavi di risvegliarti nel bel mezzo del lago, come gli era successo al quinto anno, dopo la prima e unica volta in cui aveva fatto valere la sua autorità di prefetto mettendo in punizione i suoi amici per aver fatto sparire la divisa di Piton nel bel mezzo del corridoio.

Cercando di capire cosa lo avesse svegliato, il ragazzo fece spaziare lo sguardo per tutta la stanza, fino a posarsi sulla piccola Dora.

"Ehi, che succede, piccola?" chiese in tono gentile.

"Non riesco a dormire. Ho fatto un brutto sogno" mormorò a mezza voce la bambina, guardandolo con grandi occhioni da cucciolo che avrebbero sciolto perfino un cuore di pietra.

Osservando con occhio critico Sirius che, rigirato pancia all’aria, ronfava in posizione molto canina, poi sorrise e disse: "Ho capito. Dai, vieni qui".

Si spostò di lato, per fare posto a Dora, che non se lo fece ripetere due volte, saltando sul letto al suo fianco.

"Grazie, Remus" disse la bambina.

"Non c’è di che" rispose il licantropo, con un sorriso. "Ora cerca di dormire".

Per alcuni minuti regnò il silenzio, poi la voce di Dora si fece nuovamente sentire. "Puoi accendere la luce. Non mi piace il buio…".

"Certo. Aspetta…". Senza aggiungere altro, tirò fuori da sotto il letto un barattolo di vetro dentro al quale scoppiettava un fuocherello azzurro. Remus lo sistemò sul comodino, facendo sì che spandesse la sua luce tutto intorno.

"Questo lo uso di notte per leggere" spiegò. "Così non do fastidio agli altri. Sarà il nostro segreto, che ne dici?".

"Ok, non lo dico a nessuno, tranquillo" lo rassicurò Dora, raggomitolandosi sotto le coperte.

"Buonanotte, piccola".

"’notte, ‘notte".

La mattina dopo, quando Sirius si svegliò, la prima cosa che fece fu scivolare su una pozza d’acqua che si era formata lungo il tragitto tra il suo letto e la sua divisa.

"Sirius, ti sei fatto male?" chiese in tono ansioso Remus, già vestito di tutto punto.

"Solo una botta all’osso sacro. Niente di grave" borbottò l’altro in tono sarcastico, mentre si tirava in piedi.

"Siamo di buon umore stamattina?" commentò Remus, finendo di allacciarsi una scarpa.

"Quel piccolo mostriciattolo non mi ha fatto dormire" brontolò astioso Sirius. "Ma che cavolo è quella roba?".

"Qualcuno ha rovesciato una brocca d’acqua" rispose Remus, mentre si dedicava all’ardua impresa di ridestare dal coma James e Peter.

Sirius stava litigando con il nodo della cravatta, quando una saltellante Dora entrò nella stanza.

"Buon giorno a tutti" trillò, allegra.

Tre malandrini su quattro risposero con un grugnito.

"Non ci badare, Dora" li scusò Remus. "Sono sempre di pessimo umore prima della colazione…".

"Nessuno ha il diritto di essere di buon umore prima di fare colazione" biasciò James, allungando la mano per prendere gli occhiali.

*****

Chi, al contrario dei Malandrini, si era svegliata di buon umore, era Lily Evans. Per quanto la storia del bacio le bruciasse ancora, era giunta alla conclusione che non doveva fare della cosa una tragedia. Il fatto non sarebbe di certo stato cancellato e in ogni caso presto o tardi avrebbe trovato il modo di vendicarsi dell’offesa subita.

A dir la verità, Lily era arrivata a questa risoluzione solo dopo un lungo colloquio con Melanie ed Alice, ma questo aveva poca importanza. Quel che contava era che quella mattina era allegra: perfino le sospette parole della bambina, la cuginetta di Black, che accompagnava i Malandrini la sera prima non la turbavano più di tanto, il che era strano…qualcosa stava cambiando, anche se Lily non ne era ancora pienamente consapevole. Purtroppo quello stato zen era destinato a durare poco.

"Oggi che cosa abbiamo?" chiese Melanie, finendo di sistemarsi le forcine tra i capelli.

"Trasfigurazione e Incantesimi di mattina e Aritmazia questo pomeriggio" rispose Lily. "Mi passi la spazzola, per favore? Grazie!".

"Accidenti!" imprecò Melanie. "Il che significa che la Vector ci ridarà il compito in classe. Stavolta ho preso una D, sono sicura".

"Mel" osservò Alice, "senza offesa, ma sono quattro anni che lo dici per ogni compito di Aritmazia e non sei ancora scesa sotto la A!".

"Ma stavolta sono sicura!" ribatté ostinata la ragazza.

"Ok, come vuoi, Mel" la liquidò Lily, ridandole la spazzola.

In quella, la loro quarta compagna di dormitorio, Claire Parker uscì dal bagno, accompagnata da un alone di profumo.

"Alla buon ora, Parker!" la salutò Alice. "Guarda che il bagno non lo devi usare solo tu in questo dormitorio!".

Claire la guardò stizzita, mentre in uno specchietto controllava che i lunghi capelli biondi fossero in ordine. "Scusami tanto, Abbott" disse in tono per niente pentito. "Ma sai come si dice, primo arriva meglio alloggia!".

Alice la fulminò, ma decise che non valeva la pena di litigare con la ragazza e si diresse in bagno, con l’idea di farsi una rapida doccia prima di scendere a colazione.

Sia Melanie che Lily ignorarono la presenza di Claire nella stanza e finirono di infilare i libri nelle loro borse. Questo finché Claire non apostrofò così Lily: "Ehi Evans, noi due dobbiamo parlare!".

Lily sollevò verso di lei lo sguardo, decisamente seccata. "Che vuoi Parker?" chiese in tono annoiato: qualunque cosa fosse non le interessava minimamente.

"Come ti sei permessa di baciare James davanti a mezza scuola ieri? Ne parlano tutti…" la aggredì la bionda.

Queste parole furono sufficiente per far andare Lily in escandescenze. "Come, come? Guarda che è stato Potter a baciare me, non il contrario…".

"Sì, certo. Perché a te è dispiaciuto, non è vero, Evans? Essere baciata da uno dei ragazzi più carini della scuola!".

Lily rise senza allegria. "Per me, James Potter potrebbe anche essere l’incarnazione di un dio greco in terra e non mi piacerebbe comunque! Non lo posso vedere e lo sa più o meno tutta la scuola!".

"Vuoi forse farmi credere che se ne avessi la possibilità non vorresti farti baciare da lui di nuovo?" chiese Claire con voce incredula.

"Esattamente" ribatté Lily con veemenza. "E in ogni caso, non vedo come la faccenda possa riguardarti, Parker. Non mi risulta che stiate insieme o qualcosa del genere…".

Claire la incenerì con lo sguardo. "Stammi bene a sentire, Evans" disse, piazzandosi di fronte a lei. "Devi stare alla larga da James, hai capito? O te la farò pagare!".

"Sono terrorizzata" ribatté Lily, sarcastica. "Leggi attentamente il labiale, Parker: a me non interessa James. Per quel che mi riguarda potete anche sposarvi ed emigrare su un isola deserta…anzi a dirla tutta mi fareste pure un favore! Perciò, vedi di lasciarmi in pace".

Detto questo, si voltò e uscì dalla stanza in uno svolazzo in capelli, seguita da un’attonita Melanie.

"Quell’oca!" esclamò Lily, dopo che ebbero superato il ritratto della Signora Grassa. "Non la sopporto! È proprio una gallina".

"Già, proprio vero" concordò l’amica. "Ma posso chiederti una cosa?".

"Che cosa?".

"Da quand’è che lo chiami James?".

*****

Quel giorno, erano essenzialmente due gli argomenti più chiacchierati nei corridoi della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts: il bacio tra James Potter e Lily Evans e la piccola Dora. Tanto sul primo, quanto sul secondo soggetto, si sprecavano commenti e congetture.

Del bacio, era particolarmente preoccupata la popolazione femminile del castello, che temeva che uno degli "scapoli d’oro" della scuola potesse mettersi stabilmente con la ragazza a cui correva dietro da anni e perciò non fosse più disponibile. Da qui, le numerose ragazze che, come Claire Parker, auguravano a Lily una morte lenta e dolorosa.

Per quanto riguardava Dora, erano state messe in giro le voci più bizzarre in meno di ventiquattro ore, ma nessuna che si avvicinasse alla verità. Ci pensò un annuncio di Silente durante il pranzo a mettere a tacere tutti i pettegolezzi: Dora era la figlia della cugina di Sirius e sarebbe rimasta a d Hogwarts due settimane.

Questo tuttavia non risparmiò al ragazzo tutta una serie di domande e interrogatori sulla sua "appendice alta un metro e una ciliegia" (come l’aveva soprannominata James), che i compagni gli fecero per i corridoi e tra una lezione e l’altra.

Verso sera, il ragazzo si stava trascinando verso la Sala Comune di Grifondoro, stanco morto: era stressante dover rispondere a tante domande tutte insieme. Non avrebbe mai immaginato che Dora potesse sollevare un simile polverone, ma a quanto pare gli studenti di Hogwarts si esaltavano con poco. E il peggio doveva ancora arrivare, come scoprì svoltando un angolo e vedendosi parare davanti una ragazza di Corvonero molto carina con lunghi capelli castani tenuti insieme da una coda di cavallo. Cavolo, si era totalmente scordato di Janet!

Si stampò in faccia il suo sorriso migliore. "Janet, che bella sorpresa!".

La ragazza non sembrava pensarla proprio allo stesso modo. "Ciao, Sirius" disse con freddezza.

"È successo qualcosa?" chiese Sirius, perplesso.

"In realtà, non proprio" ammise la ragazza. "Però avrei gradito essere informata di questa storia di tua cugina…".

"Ah, Dora. Scusa, non ci ho pensato".

Janet parve offesa per questa mancanza di considerazione, ma non fece commenti. "Comunque se vuoi rimandare il nostro appuntamento…" disse invece.

Sirius la guardò confuso. "Rimandare il nostro appuntamento?" chiese sorpreso. "E perché?".

"Beh, non penso che la presenza di una bambina di quattro anni contribuisca a creare l’atmosfera giusta per un appuntamento romantico…" osservò Janet.

A queste parole, la mente di Sirius andò in totale black-out. Dannazione, non gli era passato nemmeno per l’anticamera del cervello che Dora ovviamente non poteva essere presente al suo appuntamento con Janet. E ora che faceva? Non voleva rimandare l’appuntamento, ma che poteva farne di Dora?

"Sirius?" lo chiamò la ragazza. "Allora, che vuoi fare?".

"Troverò una soluzione" rispose Sirius senza pensarci troppo. "Tu non vuoi rimandare, vero?".

"No, ovviamente" rispose Janet. "Ma che cosa pensi di fare?".

"Non preoccuparti" la rassicurò Sirius. "Sabato saremmo solo io e te. Niente mocciose di quattro anni, te lo posso assicurare".

Janet fece una smorfia non del tutto convinta. "Sicuro?".

"Più che sicuro" confermò Sirius, che per dare maggiore enfasi alle sue parole le stampò un leggero bacio sulle labbra. Janet lo guardò con un sorrisetto soddisfatto. "Ok, allora" disse.

Sirius stava già andando via, quando Janet lo attirò a sé e lo strinse in un bacio decisamente meno casto di quello del ragazzo. Quando si separarono, la ragazza gli rivolse di nuovo quel sorrisetto, sussurrandogli: "Ci vediamo sabato, Sirius".

L’Animagus rimase un paio di secondi inebetito a fissarla ancheggiare via, mentre i suoi neuroni ballavano la conga in cerchio. Tuttavia, mentre si riavviava verso il suo dormitorio, l’urgenza del problema tornò a farsi sentire. Dove poteva parcheggiare Dora per poter andare all’appuntamento con la bella Corvonero?

La soluzione gli arrivò improvvisamente quando, entrando nella sala comune, trovò gli altri Malandrini che studiavano in un angolo, mentre Dora disegnava seduta al loro fianco.

"Ah, eccoti finalmente" lo accolse Remus, senza sollevare gli occhi dalla pergamena che aveva di fronte.

"Dov’eri finito, Padfoot?" gli chiese James, più che felice di avere una scusa per smettere di leggere il libro di Pozioni che aveva davanti.

"Ho parlato con Janet" rispose Sirius.

"Solo parlato?" insistette James con un sorriso malizioso.

Prima che l’altro potesse rispondere, intervenne Remus: "Sirius, ti ricordo che c’è qui una creatura innocente. Evita le porcherie!".

"Per curiosità, stai parli di Dora o di te, Moony?" domandò Sirius ghignando, scatenando le risate di James e Peter, mentre la faccia di Remus diventava di un’accesa tonalità pomodoro maturo. "Scemo" borbottò il ragazzo tornando a dedicarsi al suo compito.

Sempre ridendo, Sirius riprese il discorso. "Sì, solo parlato, Prongs. Mamma mia, stai sempre a pensar male…razza di maniaco!".

"Di che state parlando?" intervenne Dora, curiosa.

"Cose da grandi, gnoma" la zittì James. "Niente che ti riguardi…".

"Uffa, perché i grandi non mi dicono mai niente?!" si lamentò la bambina, tornando al suo disegno.

"È la vita, Dora" le rispose Sirius. "Comunque, Moony, avrei bisogno di un favore…" continuò, usando il suo miglior tono supplichevole.

"No, Sirius, non ti farò copiare i miei compiti" lo interruppe l’interpellato, sempre senza guardarlo.

"No, non è questo che voglio" ribatté Sirius. "È un favore più grosso…".

Finalmente Remus alzò lo sguardo. "Che vuoi allora?".

"Che tu badi a Dora sabato mentre io sono ad Hogsmeade con Janet?" chiese l’altro tutto d’un fiato.

"Non se ne parla" rispose tranquillamente il licantropo.

"E perché?" insistette Sirius in tono offeso.

"Non ti è venuto in mente che forse, dico forse, potrei avere altro da fare?".

"Perché, sei impegnato?" chiese ancora Sirius, senza nascondere il suo stupore.

Remus sbuffò, irritato dal tono dell’amico. "No, non lo sono" ammise alla fine. "Ma non voglio comunque badare a Dora sabato!".

"Ma perché?".

"Primo" rispose l’altro contando con le dita, "perché è tua cugina l’ha affidata a te e perciò è una tua responsabilità. Secondo, perché non voglio prendermi io quest’incombenza soltanto perché tu vuoi andare a spassartela con una ragazza!".

"Oh, andiamo Remus" cercò di blandirlo Sirius. "Sarà diecimila volte più al sicuro con te piuttosto che con me. Ti preeeego!".

"No, Sirius. Ed è la mia risposta definitiva!". E tornò a dedicarsi al suo compito.

Al che Sirius sfoderò la sua arma vincente: gli occhioni di cucciolo bastonato, che non fallivano mai. Si piantò proprio di fronte all’amico, continuando a pregarlo. "Andiamo, Moony, tanto lo sappiamo entrambi che alla fine cederai…Per favore!!!!!".

"E va bene! Ma piantala!" si arrese Remus. Ma perché era così dannatamente buono?

"Grazie, grazie, grazie!" esclamò Sirius, risedendosi al suo posto. "Remus, sei l’amico migliore che si possa desiderare!".

"O il più allocco" mormorò a mezza voce James, cosicché solo il diretto interessato lo sentì. Quest’ultimo non poté che dargli ragione: era davvero un allocco!

"Sentito, piccola" diceva nel frattempo Sirius a Dora. "Sabato passerai la giornata con Remus. Sei contenta?".

"Sì, che bello!" gridò la bambina, mettendosi a saltellare.

"Visto Moony, hai fatto felice anche lei" osservò Sirius sorridendo.

Remus preferì tenere per sé gli epiteti con cui apostrofò mentalmente Sirius: nessuno di essi era molto educato o adatto alle orecchie di una bambina.

LYRAPOTTER’S CORNER

Ecco a voi il nuovo capitolo, sempre dopo un silenzio troppo lungo, per il quale mi scuso. Abbiate pazienza, trovare ritagli di tempo per scrivere non è facile! Spero che anche questo capitolo vi piaccia, commenti e critiche sono sempre i ben accetti!

Ringrazio brevemente che ha commentato lo scorso capitolo, ovvero Lyan, Raisoul, Ino chan, piccola_puffola, Kaileena1987 e SakiJune, oltre a uno speciale ringraziamento alla mia sister, Laura. Grazie a tutti voi per il vostro sostegno!!!!!!

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Capitolo 6
*** Capitolo V ***


BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO V

Il giorno successivo, chi fosse passato dall’angolo più remoto della biblioteca scolastica alle otto di sera, avrebbe visto Sirius Black sull’orlo di una crisi isterica che sfogliava con atteggiamento febbrile un libro di Pozioni, borbottando tra sé. Impegnato come era stato dal controllare che Dora non si scottasse con le fiamme delle candele, non restasse incastrata da qualche parte, non si strozzasse con il cibo, non venisse rapita da qualche Serpeverde in cerca di vendetta, insomma assicurarsi che la bambina arrivasse incolume a fine giornata, si era totalmente dimenticato del tema sui veleni che doveva fare per Lumacorno. A niente erano valse le sue suppliche a Remus per tentare di convincerlo ad aiutarlo a buttare giù qualche riga, il Licantropo l’aveva liquidato con un "Così impari a ridurti all’ultimo minuto" ed era stato irremovibile. Neppure lo sguardo da cucciolo bastonato l’aveva persuaso: l’unica cosa che Sirius aveva ottenuto era stata affidargli Dora mentre lui lavorava. Aveva come la sensazione che se avesse portato quella bambina chiassosa e iperattiva nella sua biblioteca, Madama Pince l’avrebbe fulminato sul posto.

E così adesso si ritrovava a quel tavolo, circondato da libri di Pozioni aperti e un foglio di pergamena ancora intonso davanti, cercando disperatamente di trovare qualcosa di brillante da scrivere.

Maledizione! Proprio oggi a Remus dovevano venire questi istinti educativi? Non poteva aspettare fino a domani? In realtà, aveva il vago sospetto che fosse una vendetta per avergli appioppato la mocciosa sabato: aveva scorto una certa vendicativa soddisfazione nello sguardo di Remus quando lo aveva mandato a quel paese a cena.

"Maledizione!" imprecò, più forte di quanto avesse voluto. Madama Pince gli lanciò uno sguardo scandalizzato per aver turbato in quel modo la tranquillità del suo tempio.

Sirius tornò a chinarsi sul libro che aveva di fronte, Veleni per tutte le occasioni, borbottando a mezza voce contro l’amico fedifrago che l’aveva abbandonato nel momento del bisogno.

"Dannazione a te, Remus John Lupin! Questa te la faccio pagare!".

"Che cosa gli farai pagare?" chiese in tono curioso qualcuno alle sue spalle.

Sirius saltò per aria e si voltò: Melanie Griffith, l’amica della Evans, ricambiò il suo sguardo.

"Cavolo, Griffith! Mi hai fatto venire un colpo!".

"Accidenti, scusa" fece Melanie. "Non credevo che il grande Sirius Black si spaventasse così facilmente!".

Sirius decise di ignorarla e tornare al suo tema: aveva già poco tempo, meglio non perderne altro.

Ma Melanie non se ne andò. "Che fai?" chiese, sedendosi su una sedia libera al suo fianco.

"Il tema per Lumacorno" rispose secco Sirius.

"Quello che dobbiamo consegnare domani?" insistette la ragazza, occhieggiando perplessa la pergamena ancora bianca.

"Perché, ce n’è un altro?".

"No, ma non pensi di essere un pelo in ritardo? Il vecchio Luma ce lo ha assegnato una settimana fa…".

"Senti, alla predica ci ha già pensato Remus. Se vuoi solo rimproverarmi, puoi anche andartene. E comunque non capisco perché siano fatti tuoi, Griffith!".

"Bene!" ribatté Melanie, piccata. "Buona fortuna. Non piangere troppo quando prenderti una T!". E si allontanò.

Sirius rimase un attimo basito a guardarla andarsene: ok, era stato più sgarbato di quanto in realtà non volesse, ma non capiva perché lei se la fosse presa così tanto. In sette anni, non si erano quasi mai parlati: appartenevano ai due schieramenti opposti del fronte James - Lily, ognuno doveva occuparsi del suo migliore amico. Senza contare che aveva sempre avuto la sensazione di non andarle particolarmente a genio: la ragazza tendeva a evitare di parlargli, a volte perfino a ignorare la sua presenza come se non esistesse. Sirius si era semplicemente limitato ad adeguarsi all’atteggiamento della ragazza, senza comunque perderci il sonno: per lui non era mai stata nulla di più della migliore amica di Lily Evans, la ragazza che piaceva al suo migliore amico. In effetti, il fatto che poco fa gli avesse parlato di sua spontanea volontà non era certo un comportamento da Melanie.

Sirius scrollò le spalle: si stava distraendo troppo e aveva un tema da fare.

Quello che Sirius non sapeva era che Melanie non era andata tanto lontano: appena uscita dalla sua visuale, la ragazza aveva fatto marcia indietro ed era tornata ad osservare il ragazzo da dietro uno scaffale. Sembrava decisamente in difficoltà, riflette Melanie. Anche lei aveva riscontrato qualche problema nello svolgere il tema di Lumacorno: ci erano voluti tre giorni e tutto l’aiuto di Lily per farle mettere insieme un risultato decente. Le speranze che Sirius riuscisse da solo a farcela in dodici ore scarse erano piuttosto remote.

Perché poi stava ancora lì a spiarlo? Le aveva fatto capire chiaramente che non desiderava il suo aiuto: e perché l’avrebbe voluto poi? Non l’aveva mai calcolata neanche di striscio in quei sette anni; a volte sospettava che non sapesse nemmeno della sua esistenza. D’accordo, le ci aveva messo del suo ammutolendo le rare volte che Sirius la degnava di uno sguardo, colpa di una timidezza che non le apparteneva e che solo di recente era riuscita almeno in parte a sconfiggere, grazie ai consigli di Lily e Alice. Le due ragazze avevano faticato non poco a capire come una ragazza spigliata ed estroversa come Melanie potesse trasformarsi in un pesce lesso ogni volta che vedeva Sirius… Ma non era mica colpa sua: Sirius le mandava in tilt il cervello! Ma sapeva che questa attenzione non aveva possibilità di essere corrisposta: come poteva Sirius interessarsi a lei quando era circondato da ragazze come Janet Sanders, che avrebbero fatto un patto col diavolo per uscire con lui? Non sono decisamente il suo tipo, si disse sconsolata.

Meglio che torni in dormitorio. Lanciò un’ultima occhiata al ragazzo che stava rapidamente raggiungendo uno stato di panico profondo, fece per voltarsi e andarsene, ma non ci riuscì.

L’aveva trattata male, era vero, probabilmente non l’avrebbe mai guardata nel modo in cui lei sperava la guardasse, ma non poteva lasciare che prendesse un brutto voto quando poteva aiutarlo.

Così, contro ogni logica, si riavvicinò al tavolo di Sirius, che la guardò sorpreso e perplesso.

"Che ci fai ancora qui, Griffith?" chiese.

"Cosa pensi che faccia, Black? Ti do una mano" e si sedette al suo fianco, prendendo un libro.

Sirius l’afferrò per il polso, sempre più stupito. "Perché?".

"Perché hai bisogno di aiuto. A caval donato non si guarda in bocca, no?".

Sirius la scrutò intensamente, facendole sobbalzare lo stomaco. "Grazie" disse alla fine, mollandole il braccio.

I due ripresero a lavorare; quando la biblioteca chiuse e Madama Pince li cacciò fuori a calci, raccolsero tutti i libri che poterono e si trasferirono nella Sala Comune di Grifondoro. Alle due di notte, erano ancora lì: Melanie leggeva un passo promettente da Aneddoti di un pozionista, mentre Sirius scriveva con fare febbrile. La ragazza sbadigliò sonoramente, lottando per non crollare addormentata sul tavolo. Sirius se ne accorse.

"Senti, Griffith" disse. "Vai a letto, posso cavarmela anche da solo…".

"Non se ne parla" si ribellò Melanie. "Sto bene e siamo solo a metà: non ce la farai di certo a finirlo da solo!".

"Posso chiederti perché lo stai facendo?" chiese Sirius. "Non ci siamo quasi mai parlati e ora hai intenzione di star qui tutta la notte per aiutarmi…".

Melanie scrollò le spalle: che poteva dirgli, che lo faceva perché aveva una cotta tremenda per lui, anche se non l’aveva mia dimostrato?

"Torna a scrivere, Sirius" disse, aggirando la domanda. "O staremo sul serio qui tutta la notte!".

Sirius ubbidì, ma non gli sfuggì che la ragazza l’aveva chiamato per nome.

In lontananza un orologio batteva le tre e mezza del mattino; dopo essere andato in bagno, Sirius tornò al suo tavolo nell’angolo e trovò Melanie profondamente addormentata, che usava Manuale di veleni per idioti come cuscino. Sirius la guardò intenerito, deciso a non svegliarla: aveva fatto anche troppo per lui, si meritava qualche ora di sonno. Evocò una coperta, poggiandogliela sulle spalle e tornò a lavorare al suo tema, ormai quasi concluso. Alle quattro, rilesse ciò che aveva scritto: non era niente di che, ma per la sufficienza sarebbe bastato. Raccolse le sue cose e si strascinò al piano di sopra, abbandonandosi sul letto ancora completamente vestito e addormentandosi quasi subito.

*****

Il banco dei malandrini era insolitamente silenzioso, il mattino successivo, mentre Serpeverde e Grifondoro del settimo anno aspettavano che il professor Lumacorno cominciasse la lezione. Il motivo della tensione era essenzialmente uno: Sirius teneva il muso a Remus perché si era rifiutato di dargli una mano nel tema e per contro Remus teneva il muso a Sirius perché era convinto di non aver fatto nulla di sbagliato. James e Peter lottavano per fare conversazione, mentre Dora guardava tutti e quattro cercando di capire qual fosse il problema.

Dall’altro capo dell’aula, Lily Evans scrutava la sua migliore amica, indagatrice. Per la decima volta quella mattina rifece a Melanie la stessa domanda. "Si può sapere che hai fatto stanotte?".

Melanie sbuffò. "Te l’ho detto: ero giù in Sala Comune a studiare e mi sono addormentata…".

"Non è vero" protestò Lily. "C’è anche qualcos’altro, ne sono sicura!".

"Pensala come ti pare" concluse secca Melanie, non potendo tuttavia cancellare il sorriso che per tutta il giorno le aveva illuminato il volto. Quando si era svegliata, tutta irrigidita per la posizione in cui aveva dormito, aveva trovato un biglietto che era decisa a conservare fino alla morte.

Grazie mille per il tuo aiuto, Melanie!

Sei stata un angelo.

Il tutto firmato Sirius Black.

Lily scrutò attentamente la sua migliore amica, cercando di capire cosa stesse nascondendo o perché avesse quello sguardo perso nel vuoto, ma prima di poter tornare all’attacco con nuove domande, Lumacorno entrò nell’aula, gioviale e allegro come sempre.

"Buon giorno a tutti" esordì l’insegnante. "Ora per favore, mettete i vostri temi sul banco".

Gli studenti eseguirono; Lumacorno evocò a sé i fogli le pergamene, fece un rapido controllo per assicurarsi che ci fossero tutte e poi riprese: "Bene, ragazzi. Oggi ho pensato a una lezione un po’ particolare…".

Gli alunni si scambiarono sguardi preoccupati: che aveva in mente Lumacorno?

"Siccome spesso i pozionisti si trovano a dover lavorare in gruppo, ho pensato di dividervi a coppie e vedere come ve la cavate. Per oggi ci limiteremo a preparare una Pozione Rallegrante, non voglio incidenti visto che siete abituati al lavoro individuale. Le coppie le ho già scelte io e non ci sono possibilità di cambiare, perciò non vi lamentate…".

L’ultima parte scatenò un’ondata di brusii di protesta e scontento: né Grifondoro né Serpeverde erano entusiasti all’idea di mischiarsi tra loro. Ma d’altronde, anche uno scemo avrebbe capito che appaiare un Grifondoro a un Serpeverde avrebbe probabilmente significato l’anarchia totale… Uno scemo sì, ma non il vecchio Luma! Infatti a detta di molti sui studenti, quel giorno l’insegnante di pozioni raggiunse picchi di stupidità (o perfidia) mai raggiunti da altro essere umano!

E dire che le cose sembravano essere cominciate bene: Lumacorno aveva esordito accoppiando prima due Serpeverde e subito dopo Melanie e Alice.

"Secondo te" bisbigliò James a Sirius, "sarà abbastanza indulgente da metterci insieme?".

"Indulgente o stupido?" ribatté Sirius. "Non ci conterei troppo, Prongs…".

"Lily" proseguì nel frattempo l’insegnante, con un sorriso benevolo alla sua pupilla, "tu starai con…".

"Mi va bene chiunque" sussurrò Lily a Melanie. "Chiunque tranne…".

"James Potter".

"No!".

"Sì!".

Il volto di James si distese in un sorriso trionfante: in fondo era proprio quello che aveva sperato. Lily, invece, non ne era per niente contenta, anzi era inorridita: ma perché proprio lui? Perfino un Serpeverde sarebbe stato meglio di James Potter!

Melanie le rivolse un’occhiata dispiaciuta. "Auguri, Lily!".

"Grazie mille!" sibilò la ragazza a denti stretti, occhieggiando il suo partner tutto gongolante neanche avesse appena vinto la lotteria!

Sirius gli batté la mano sulla spalla. "Tenta di non farla innervosire: voglio uscire vivo da questo sotterraneo…".

James gli sorrise. "Non preoccuparti: anch’io ne voglio uscire vivo!".

La formazione delle coppie proseguì: la lista di studenti si stava velocemente accorciando. Quando Remus e Peter furono messi insieme, Sirius si guardò intorno, cercando di capire chi fosse rimasto. E mentre passava in rassegna l’aula, un orribile sospetto gli si affacciò nella mente, la possibilità peggiore di tutte… Ma no, non può essere così stupido

"E Sirius Black lavorerà con…".

Non lui, non lui, non lui!

"…Severus Piton".

Silenzio di tomba. Come un sol uomo tutta la classe si girò verso i due ragazzi, che si guardavano l’un l’altro come se non desiderassero altro che una morte lenta e dolorosa per il loro cosiddetto "partner". E in quel momento fu chiaro a tutti che quella lezione di Pozioni si sarebbe conclusa nel sangue: Potter e la Evans ci potevano anche stare, se lui teneva le mani a posto e non faceva lo scemo, ma un Malandrino e Mocciosus, il suo più acerrimo nemico…sarebbe stato un massacro!

Prima ancora di finire la frase, Lumacorno fu sepolto sotto una valanga di proteste.

"Io non ci lavoro con lui!".

"Sentimento pienamente reciproco!"

"Chiunque altro, professore!".

"La prego!"

"Per favore!".

"Black! Piton!" abbaiò Lumacorno, per riportare l’ordine. "Sono spiacente, ma non c’è nessun altro. Vedete di adattarvi, altrimenti sarò costretto a darvi un’insufficienza!".

A parere di Sirius, un’insufficienza era un ben misero costo per evitare di lavorare con Mocciosus o di stare a meno di due metri da lui… purtroppo, Piton non la pensava esattamente allo stesso modo: piuttosto che prendere un brutto voto, si sarebbe impiccato.

Così entrambi furono costretti a mangiare la foglia: Sirius raccolse la sua roba e sotto gli sguardi spaventati, preoccupati o sadicamente divertiti (quello di James, ovviamente) si diresse al tavolo di Piton, con Dora che gli trotterellava alle calcagna.

"La mocciosa deve per forza stare qua?" fu il benvenuto che il Serpeverde gli rivolse.

"Proprio tu parli di mocciose, Mocciosus?" ribatté Sirius sardonico. "Comunque sì. Dora, per favore stai ferma e zitta".

"Ok" rispose la bambina, guardandolo con innocenza. Malgrado la risposta affermativa, Sirius dubitava seriamente che la cuginetta sarebbe stata in grado di ubbidire per più di tre secondi. Beh, in caso sarà divertente vedere Mocciosus che da fuori di matto!

"Leviamoci il pensiero, va!" disse Piton. "Prima iniziamo, prima finiamo!".

"Non pensavo che l’avrei mai detto, ma sono pienamente d’accordo con te".

"Bene, allora comincia a tagliare le radici di garofano".

"Ehi!" lo interrupe Sirius, piccato. "Chi l’ha detto che dai tu gli ordini? Io non prendo ordini da te Mocciosus!".

"I miei voti sono migliori dei tuoi, ergo comando io. Taglia quelle radici, Black!".

Sirius lo guardò con odio: era più che certo che il rivale si stesse divertendo a comandarlo a bacchetta. Guardò l’orologio. Solo quarantacinque minuti e sarai libero. Solo quarantacinque minuti. Ripetendosi questa sottospecie di mantra, cominciò ad affettare le radici.

Ma dopo qualche minuto, la sua pazienza stava già raggiungendo il limite massimo: si sentiva tanto uno schiavetto! Ancora quaranta minuti. Cominciò a pestare gli scarabei con tale foga che i banchi tremavano: ogni scarabeo somigliava incredibilmente alla faccia di Piton.

"Muori! Muori! Muori!" borbottò tra sé, desiderando ardentemente di poter pestare le dita del compagno, invece di insetti morti.

"Black, la vuoi piantare?" lo interruppe Piton seccato. "Stai per far crollare il tavolo!".

Sirius sfoderò il suo sorriso angelico. "Perché, ti da fastidio?".

"Sì! Non riesco a concentrarmi!".

"Ah, scusami tanto, non volevo" e cominciò a pestare ancora più forte, anche se ormai gli scarabei erano ridotti in polvere.

"Forte! Posso provare?" chiese Dora, con gli occhioni luccicanti.

"Tieni, tesoro, tutto tuo" rispose Sirius, prevedendo quello che sarebbe successo.

E infatti, Dora cominciò a picchiare con tale foga sul banco, che le gambe di quest’ultimo scricchiolarono.

"Black!" quasi gridò Piton. "Se non tieni a bada quella piccola peste, giuro che la bollo in pentola!".

"Oh, che cosa orribile da dire Mocciosus!" lo rimproverò Sirius. "D’accordo: Dora basta".

Piuttosto contrariata, la bimba ubbidì e cominciò a osservare con interesse il lavoro di Piton, che rimescolava la pozione nel calderone

"Posso aiutare?" chiese, speranzosa.

"NO!" risposero in coro gli altri due. La bimba li guardò delusa e spostò la sua attenzione alle file di ingredienti di fronte ai due studenti. Chissà che sarebbe successo se…

Nel frattempo dall’altro capo dell’aula non si respirava un’aria migliore. Lily stava facendo uso di tutto il suo autocontrollo per non saltare al collo dell’irritante essere umano accanto a lei che continuava a cercare di attaccar bottone.

"Avanti, Evans" cercò di blandirla James. "Non sarai ancora arrabbiata con me per quel bacio…".

"In effetti sì, Potter" ribatté Lily. "Aggiungi un altro occhio di tritone".

James eseguì. "Dai, Evans" riprese poi, implacabile come la morte. "Non è stato così terribile…".

"Non è stato così terribile?!" gli fece eco Lily, mentre il suo contegno andava rapidamente a farsi benedire. "Mi hai baciato di fronte a mezza scuola contro la mia volontà. Senza offesa, ma dovresti essere rinchiuso…".

"Così sei esagerata, però. Scommetto che in fondo ti è pure piaciuto…".

Dal modo in cui Lily lo guardò, a metà tra una tigre famelica e una iena furiosa, capì di aver detto una cosa sbagliata e anche molto stupida.

"Non osare ripeterlo, Potter" lo avvertì la ragazza minacciosa, puntandogli contro il coltello con cui stava tagliando le sue radici. "Tra me e te non c’è e non ci sarà mai niente. Mi sono spiegata?".

"Cristallina" rispose James. "Però se mi dessi una possibilità, magari rimarresti stupita".

Lily aprì la bocca per ribattere, ma James non seppe mai che cosa lei volesse dire perché in quel momento dall’altro capo dell’aula si levò una voce allarmata.

"Dora, che stai facendo?".

"Aiuto".

"No, Dora non farlo!".

KABOOM!

La classe sparì in un denso fumo, mentre il calderone di Severus esplodeva come una bomba, schizzando pozione da tutte le parti.

Quando alla fine il fumo si diradò, la scena che si parò davanti agli studenti fu a dir poco esilarante: attorno al calderone scoppiato sedevano Sirius, Piton e Dora, tutti e tre bruciacchiati e coperti da capo a piedi di una sostanza vischiosa e verdastra dall’aspetto piuttosto rivoltante. Dora sedeva con aria a metà tra il pentito, il divertito e il disgustato, mentre Piton la guardava come se volesse sbranarla con le sue mani e Sirius sembrava trattenere a stento una risata.

"Guarda che disastro ha fatto la tua cuginastra, Black!" gridò Piton.

"Scusa, ma perché te la prendi con me? Non glielo mica detto io di sabotare la tua preziosa pozione" urlò a sua volta Sirius.

"Perché sì! È una tua responsabilità, dovresti sapere come tenerla a bada!".

"Secondo te perché le avevo dato il pestello? Tu hai detto di farla smettere!".

"Ah, perciò sarebbe colpa mia, Black? Ti giuro che stavolta…".

Per un attimo sembrò sul punto di tirare fuori la bacchetta; fortunatamente intervenne Lumacorno, che sedò la lite.

"Su, su, niente di grave. Riprenderete la prossima volta".

"Non ci sarà una prossima volta" rispose velenoso Piton.

"Pienamente d’accordo" aggiunse Sirius, scrutandolo con odio.

"Bene, troveremo una soluzione". Si rivolse poi al resto della classe: "Per oggi finiamo qui. Raccogliete le vostre cose e andate".

Mentre gli studenti si affrettavano a ubbidire, Piton e Sirius continuarono a guardarsi torvi.

"Questa me la paghi, Black. Tu e la tua mocciosa!".

"Quando vuoi, dove vuoi".

"Contaci" e con un’ultima occhiata velenosa si allontanò.

Mentre gli altri malandrini si avvicinavano, intervenne Dora: "Ehi, questa roba sa di caramella!".

"Dora, per carità, non mangiarla!".

Ci mancava solo doverla portare in infermeria per avvelenamento!

LYRAPOTTER’S CORNER

A volte mi stupisco perfino io della mia perfidia, però devo dire che qualcosa meglio di Sirius e Piton che lavorano allo stesso banco non poteva davvero venirmi in mente!!!!! Povero il mio cucciolotto lo maltratto proprio!!!!! Vabbè, è perfino inutile chiedervi scusa per il ritardo, ormai sono sintomatici: troppi impegni e troppo poco tempo!!!!!! E l’altra fanfiction a cui sto lavorando mi ruba molto più tempo di questa!!!!! Abbiate pazienza e fede, anche dovessi metterci cent’anni non abbandono le mie opere o voi lettori.

Ringrazio infinitamente SakiJune, piccola_puffola, PrincessMarauders e Lyan per le loro recensioni. Un particolare ringraziamento a Laura.

Ora vi lascio, sperando di ricevere presto un sacco di commenti, positivi o negativi. A presto, bacibaci!!!!!!

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Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO VI

Istinti vagamente omicidi attraversavano la mente di Sirius il venerdì sera successivo mentre percorreva un corridoio del terzo piano diretto alla sala comune di Grifondoro, dopo aver scontato una punizione nell’ufficio della McGranitt. Non era tanto per la punizione in sé che era incavolato col mondo, a quelle ormai era abituato, quanto piuttosto per un insieme di cose, non ultima quella piccola disgrazia coi piedi che aveva la sfortuna di avere per parente! Nei quattro giorni scarsi che era ad Hogwarts, Dora ne aveva combinata una più di Bertoldo: la bambina sembrava considerare sprecato ogni minuto che passava senza fare qualche pasticcio. Nel arco di quei quattro giorni era riuscita a farsi odiare più o meno da tutti i professori, visto che era praticamente incapace di star zitta e ferma per più di trenta secondi di seguito, disturbando inevitabilmente le lezioni. Sirius aveva la netta sensazione che a ogni lezione di Trasfigurazione la povera Minerva facesse ricorso a tutto il suo autocontrollo per non strozzarla. Anzi, il ragazzo era convinto al 90% che la professoressa l’avesse punito in una sorta di ritorsione, visto che non poteva punire la bambina, in quanto non era una studentessa.

Piton era ancora animato da impulsi più che omicidi nei suoi confronti, dopo l’esplosione del calderone, e per spirito di solidarietà, ogni singolo Serpeverde della scuola era animato da eguali sentimenti. Forse giusto suo fratello Regulus avrebbe evitato di fulminare Dora sul posto, anche se Sirius non ci avrebbe scommesso: era più che convinto che i suoi genitori o peggio ancora Bellatrix avessero già istigato il fratello contro la cuginetta dal sangue impuro che infestava il loro quasi incontaminato albero genealogico.

Gli unici che sembravano davvero divertiti da quella situazione erano, oltre alla stessa Dora, che era a dir poco entusiasta della vita al castello e beatamente ignara dei disastri che combinava, il professor Silente, che guardava verso il tavolo di Grifondoro a ogni singolo pasto, sempre con quel sorrisetto in faccia e una luce negli occhi, che a parere di Sirius era piuttosto maligna, e Hagrid, che si era quasi letteralmente innamorato della bambina quando quel pomeriggio i Malandrini erano andati da lui a bere il the.

Perso com’era nei suoi pensieri, Sirius non si rese conto di essere arrivato al ritratto della Signora Grassa finché non ci passo davanti e dovette tornare indietro. Diede la parola d’ordine ed entrò nella Sala Comune. Fece vagare lo sguardo e individuò gli amici seduti al tavolo più vicino al fuoco. Si avvicinò e si lasciò cadere su una poltrona solo apparentemente libera. Un sospetto rumore di carta stropicciata e Sirius rimbalzò in piedi, osservandosi il dietro dei pantaloni, diventati improvvisamente simili a quelli din un clown.

"Ma su che diavolo mi sono seduto?!" esclamò, mentre James scoppiava a ridere senza ritegno.

Remus guardò lui, poi la poltrona, poi Dora, intenta a disegnare. "Sull’ultima creazione di Dora a quanto pare…" comunicò tranquillamente il licantropo.

Sirius si studiò di nuovo il didietro a chiazze di colori sgargianti. "Questi non sono pastelli" obiettò, additando la scatola di matite colorate che la cuginetta aveva di fronte.

"Tempera" ribatté Remus. "E dieci dita". Indicò le mani della bambina, che effettivamente sembravano essere stare immerse in un barattolo di vernice tanto erano sporche di colore. Come, ora che Sirius ci faceva caso, pure i suoi vestiti, il tavolo, le poltrone e perfino la sua faccia!

"E chi è stato il fulmine di guerra che le ha dato le tempere?" chiese Sirius, guardando Remus, mentre con un colpo di bacchetta si puliva i pantaloni e tornava a sedersi, dopo essersi assicurato che non ci fossero altre opere sulla poltrona.

"Ah, non io" si difese il licantropo. "Me ne sono andato per una trentina minuti e quando sono tornato, il tavolo era in queste condizioni. Chiedi a Cip e Ciop qui presenti…", aggiunse occhieggiando James e Peter, che assunsero all’istante un’espressione contrita.

"Si lamentava che non le piacevano i pastelli…" spiegò Peter.

"…E perciò le avete dato in mano una potenziale arma di distruzione di massa. Non fa una piega" completò Sirius.

"Neanche dovessi pulire tu" obiettò James. "Non è mica una tragedia…".

Remus tossicchiò. "Vi ricordo che quando sono tornato, tu, Prongs, eri talmente coperto di blu da far concorrenza a un puffo e tu, Wormtail, assomigliavi vagamente a un limone…".

"Ok, ok" ammise James. "Non è stata l’idea del millennio. Aggiungiamo le tempere alla lista cose da tenere fuori dalla portata della nanerottola… A quanto siamo arrivati?".

"Dovremmo essere sulle due - trecento voci ormai" considerò Sirius. "E mancano ancora dieci giorni…dieci lunghi, interminabili giorni!".

"Cambiando argomento" disse James, "Remus, che diavolo dovrebbe essere un puffo?".

Mentre il ragazzo si perdeva in una lunga spiegazione sui piccoli omini blu dei fumetti Babbani, Sirius osservò Dora: la bambina era stranamente silenziosa. Fissava ingrugnata la pergamena, calcando i pastelli con tanta foga che rischiava di bucare il foglio.

"Ehi piccola, che cos’hai?" chiese. La bambina lo ignorò.

Perplesso, Sirius si rivolse agli altri. "Che cos’ha?".

"Credo ci stia tenendo il muso" affermò James. "È da quando Moony le ha tolto le tempere che non parla. Tipico delle donne".

"Vuoi dire che alla fine abbiamo trovato il modo di farla tacere?" domandò ancora Sirius. "Speriamo che duri!".

Dora gli fece una linguaccia, mentre Remus roteò gli occhi.

"Per inciso, Remus" fece Sirius dopo qualche istante di silenzio, entrando in modalità amico ficcanaso "dove te ne se sei sgattaiolato per mezz’ora, affidando quella povera e innocente creatura ai questi due inetti? Ci nascondi qualcosa? Avanti, sputa il rospo, lupastro!".

Andò ad appollaiarsi sul bracciolo della poltrona di Remus, scrutandolo con sguardo indagatore e portando il suo volto a tre centimetri da quello dell’amico, che si appiattì all’indietro contro lo schienale, allarmato.

"Forza parla" gli alitò in faccia Sirius, avvicinandosi ancora di più e costringendo Remus ad afflosciarsi verso il basso per evitare contatti diretti con la sua faccia.

"Padfoot" s’intromise James, "se ti avvicini ancora un po’ gli infilerai la lingua in gola. E cominceranno a girare strane voci sul tuo orientamento sessuale…".

"Cos’è un "orintamento" sessuale?" chiese Dora, suo malgrado, osservando incuriosita i quattro Malandrini.

"Prima di tutto" iniziò James, "è orientamento, non "orintamento". In secondo luogo, è praticamente…".

Sirius balzò prontamente sull’amico, sedendosi sopra di lui e interrompendo qualunque risposta James stesse per dare.

"Sirius, porca tro-…trottola!".

"Prongs, mio caro amico" disse Sirius in tono carezzevole, ignorando il fatto che stava con tutta probabilità spappolando qualche organo interno. "Stavi per caso" e qui la sua voce si fece minacciosa, "parlando di "orientamento sessuale" con una bambina di quattro e, ripeto quattro, anni?".

"Stupida idea?".

"Stupidissima idea" confermò Sirius.

"Ok, scusa. Ora scendi, il tuo ginocchio ossuto è conficcato nel mio povero fegato!".

Mentre Sirius ubbidiva, Dora tornò alla carica. "Non mi avete risposto!" si lamentò.

"Ne riparliamo quando saprai allacciarti le scarpe da sola" la liquidò Sirius, sollevando un’ondata di proteste da parte della bambina. "Uffa, non mi dite mai niente. Solo perché sono piccola…".

"Infatti sei piccola e non capiresti" dichiarò Sirius, chiudendo la discussione. "Allora dov’eravamo? Ah sì, Moony noi due abbiamo un discorso in sospeso" e con cipiglio diabolico si rifiondò sul povero Remus, che già sperava ingenuamente di averla scampata.

"Avanti Remusino, confessa. Con chi ti incontri in segreto? Una ragazza? Chi è? Come si chiama?".

"Come, come?" intervenne James, affiancandosi a Sirius. "Esci con una ragazza e non c’è l’hai detto?".

"Macché ragazza!" tentò di difendersi Remus, decisamente a disagio con due paia di occhi inquisitori a tre centimetri dalla faccia. "Io non esco con le ragazze…".

"Vabbè, un ragazzo, allora" si corresse James. "Mica ti giudichiamo…".

Remus divenne di una delicata sfumatura pomodoro maturo. "Ma che avete capito? Non esco con nessuno, maschio, femmina o ermafrodita! Siete voi che vi siete messi in testa che io mi sia incontrato in segreto con qualcuno. Per piacere vi togliete di dosso adesso?".

Ovviamente nessuno dei due ubbidì. "Allora dov’eri?" insistette Sirius.

Remus sbuffò. "Se proprio ci tenete a saperlo, sono andato in biblioteca a riportare un libro…".

"E ci hai messo mezz’ora?" domandò in tono scettico James.

"Beh, ho incontrato Lily e mi sono fermato un attimo a chiacchierare…".

"Ah, allora c’è una ragazza di mezzo!" esclamò Sirius in tono trionfante, mentre James guardava Remus come ad avvisarlo di scegliere con cura le parole per la frase successiva.

"NON c’è nessuna ragazza di mezzo!" esclamò Remus in tono frustrato. "Io e Lily siamo amici. A-M-I-C-I, comprendi, Padfoot?".

Con uno sbuffo, Sirius si spostò indietro, continuando comunque a osservare Remus con sguardo torvo.

"Qual è il tuo problema, Moony?" chiese.

Remus lo guardò stupito. "Problema? Io non ho nessunissimo problema".

"I normali ragazzi di diciassette anni non considerano le ragazze solo come amiche" ribatté Sirius.

Remus roteò gli occhi, tornando a immergersi nella lettura del suo libro. "Non ricominciare con questa storia, Sirius. Solo perché non sono un arrapato come te…".

"Non pretendo mica che tu sia come me" obiettò l’Animagus. "Vorrei solo che ti dessi una svegliata, altrimenti la prossima che sentirò è che ti sei fatto monaco…".

"Sto bene così" affermò Remus, senza distogliere gli occhi dalla pagina.

"Stai mentendo" ribatté in tono sicuro Sirius. "Ti conosco Remus, non ci credo che non sei interessato a qualcosa di più che semplici amicizie. Vuoi restare solo per tutta la vita?".

Subito dopo averlo detto, Sirius capì di aver varcato una linea invisibile. Remus chiuse di scatto il libro e si alzò, scrutandolo con freddezza. "Quando vorrò il tuo parere su come gestire la mia vita, Sirius" disse con voce atona, "te lo farò sapere. Fino ad allora tieniti le tue opinioni per te e lasciami in pace. Sono piuttosto stanco: credo proprio che me ne andrò a letto" e si avviò su per la scala a chiocciola senza voltarsi indietro.

Sirius rimase a fissare il punto dove il suo amico era scomparso, sentendosi un po’ in colpa.

"Ho esagerato, vero?" chiese, sedendosi sulla poltrona lasciata vuota.

"Un po’" confermò James. "Lo sai com’è fatto su certe cose…".

"Non lo capisco" ammise Sirius con uno sbuffo frustrato. "Odia stare da solo, lo so, quindi qual è il problema?".

James si strinse nelle spalle. "Non lo so, ma qualunque sia, non troveremo certo una soluzione stasera".

"Pensi che devo andare a chiedergli scusa?".

"No, meglio se lo lasci sbollire" affermo saggiamente James. "Domani gli sarà passata… E parlando di domani, che programmi hai con la tua bella Corvonero?".

Sirius ghignò. "E secondo te, te lo dico? Quello che accadrà domani, forse te lo racconterò dopo. Forse. E tu?".

James si strinse nelle spalle. "Allenamento di Quidditch prima, compiti poi. E magari do una mano a Moony con la nanerottola".

"Programma intenso. Perché non hai invitato qualcuna?".

"Perché l’unica con cui vorrei andarci è anche l’unica che mi dice sempre di no".

*****

Nel frattempo, l’oggetto dei desideri del nostro povero Malandrino rientrava in dormitorio, dopo aver trascorso la serata nella pace della biblioteca a studiare, e qui trovava la sua migliore amica intenta a fissare con sguardo perso il parco illuminato dalla luna quasi piena.

Lily lanciò la borsa dei libri sul suo letto e si avvicinò a Melanie.

"A che pensi?" chiese, facendo sobbalzare la ragazza.

"Accidenti, Lily non ti avevo sentito! Mi hai fatto quasi venire un colpo!".

"Bene, fa bene alla circolazione" affermò Lily. "A che pensavi?".

Melanie sospirò. "Sono senza speranza, Lily" e tornò a osservare il lago.

La rossa guardò confusa l’amica e la costrinse a voltarsi. "Di che parli, Mel?".

"Di questo" e le porse un foglietto di pergamena. A Lily bastò leggere il nome "Sirius" per capire dove fosse il problema. Tuttavia rimase piuttosto spiazzata quando lesse il restò del biglietto.

Grazie mille per il tuo aiuto, Melanie!

Sei stata un angelo.

"Che cos’hai fatto per meritarti addirittura l’appellativo di angelo da Black?" chiese curiosa.

Melanie sospirò: se non ne avesse parlato sarebbe scoppiata. Così raccontò all’amica della nottata in bianco passata ad aiutare il ragazzo a fare il tema per Lumacorno. Lily ascoltò in religioso silenzio, senza poter comunque nascondere la sua sorpresa: le sembrava incredibile che dopo tutti quegli anni passati ad ammirarlo in silenzio, Melanie avesse trovato il coraggio di rivolgergli la parola e di passare un’intera notte in sua compagnia per aiutarlo. E soprattutto che non gliene avesse parlato prima. In fondo era la sua migliore amica, no?

"E questo è quanto" concluse Melanie. "Ciò mi riconduce alla mia tesi iniziale: sono senza speranza!".

"Perché lo pensi?" domandò Lily.

"Perché a quest’ora, lui si sarà già dimenticato di me e di quel biglietto. E io invece sono ancora qui a sognare ad occhi aperti…".

"Sei innamorata" constatò Lily.

"Sono idiota" la corresse Melanie. "Se non lo sai, domani esce con Janet Sanders…".

"Quella di Corvonero?" domandò Lily. Al cenno affermativo dell’amica, la ragazza si strinse nelle spalle. "Black si comporta esattamente come ha sempre fatto: si sceglie una ragazza carina, ci esce un paio di volte, se la porta a letto e poi la scarica. Dovresti saperlo…".

"Lo so" ammise Melanie. "Non capisco nemmeno io perché me la prendo tanto: in fondo era solo un compito, se ne sarà già scordato…".

"Questo non puoi saperlo" obiettò Lily. "Perché non ci parli?".

"Non ci penso proprio!" esclamò l’altra, diventando rossa al solo pensiero. "Non saprei nemmeno che dirgli… E poi figurati se guarda una come me, con tutte le smorfiosette che gli sbavano dietro!".

Lily la squadrò da capo a piedi, perplessa. "Una come te?".

"Hai capito cosa intendevo, Lily. Non sono proprio il tipo di Sirius…".

"Black sarebbe solo fortunato a stare con te: sei bellissima, intelligente, simpatica…".

Melanie sbuffò scettica.

"È la verità" ribatté Lily.

"Forse" acconsentì la ragazza. "Ma non sono comunque il suo tipo…".

"Se per essere il tipo di Black devi avere il quoziente intellettivo di una lampadina fulminata, non vedo proprio perché dovresti voler essere il suo tipo!".

Melanie ridacchiò. "Grazie Lily". La ragazza si stiracchiò. "Vabbè, lasciamo perdere i miei problemi sentimentali. Tu che cosa hai fatto di bello stasera, mentre la tua migliore amica era qui a meditare sulle disgrazie della vita?".

"Sono stata in biblioteca".

Melanie la guardò scioccata. "Ma possibile che passi tutto il tuo tempo in quel posto? Comincio a pensare che tu abbia una relazione con Madama Pince. Probabilmente soltanto Remus Lupin passa in biblioteca più tempo di te!".

"Infatti l’ho incrociato mentre stavo venendo via" disse Lily. "Abbiamo scambiato due chiacchiere…".

"Lo fai molto spesso, ultimamente" constatò Melanie. "Non è che c’è qualcosa fra voi due?".

Lily arrossì. "Ma che vai pensando?! Siamo soltanto amici!".

"Sarà…".

"È così" ribadì Lily con forza. "Io e Remus siamo soltanto amici, siamo sempre stati soltanto amici e non saremo mai nient’altro che amici. Anche perché Remus è amico di James e penso ci tenga ad avere la testa attaccata al resto del corpo…".

"Morale della favola" concluse Melanie, "tu e Remus siete solo amici. Perciò non ti è mai passato per la testa di poterti mettere con lui?".

"No" rispose Lily, desiderando ardentemente cambiare argomento: non capiva perché Melanie insistesse tanto.

"Mai, mai?".

"Mai, mai".

"Perché?".

Lily la guardò stupita. "Ma che ne so del perché! Semplicemente non l’ho mai considerato in quel senso…".

"E non c’è nessun’altro che ti fa palpitare il cuoricino?".

"Merlino santo, quanto sei noiosa stasera. No, non c’è nessuno: vogo da sola in questo mare di solitudine…".

"Che mi dici di Potter?".

"Che cosa c’entra James?" ribatté Lily, sempre più perplessa e seccata: aveva la sensazione che Melanie cercasse di ottenere qualcosa, ma non capiva cosa.

"Non saprei: cosa c’entra Potter?".

"Assolutamente nulla" rispose la rossa. "Io e James abbiamo tante possibilità di stare insieme quante ne ha il sole di sorgere a ovest. E ora per favore, possiamo cambiare argomento?".

"Ok" acconsentì Melanie. "Ti va di fare un gioco?".

"Che gioco?" le chiese Lily, guardinga.

"Io dico una parola e tu devi dire la prima cosa che ti viene in mente. Assolutamente innocuo e divertente".

Lily riflette, ma sembrava sul serio un innocuo passatempo, perciò acconsentì.

"Perfetto. Allora comincio io e poi ci scambiamo. 3, 2, 1: Natale".

"Regalo" ribatté Lily.

"Inverno".

"Neve".

"Cane".

"Gatto".

Andarono avanti per alcuni minuti, dopodiché…

"Libro" disse Melanie.

"Biblioteca" ribatté Lily.

"Poesia".

"Rima".

"S. Valentino".

"Romantico".

"Amore".

"James Potter".

Silenzio di tomba. Lily si portò entrambe le mani alla bocca quando si rese conto di ciò che aveva detto, mentre Melanie, dopo il primo istante di stupore, sorrise trionfante.

"Ah, lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo!".

Lily sembrava ancora troppo sconvolta per poter parlare.

"Stavolta non puoi negare: ti sei fregata con le tue mani!".

"Io… io…" balbettò Lily. Poi all’improvviso il suo sguardo si fece di fuoco. "Ti detesto, Melanie Griffith!".

"Io?" ripeté Melanie, stupita. "Che cosa ti ho fatto?".

"L’hai fatto apposta! Tutti quei discorsi su Remus e perché non mi piacesse nessuno… Era il tuo piano fin dall’inizio".

Il viso di Melanie si illuminò di perfida soddisfazione. "Beh, si in effetti ci speravo proprio. Anche se, lasciatelo dire, sei un osso duro: non volevo ricorrere a quello stupido trucchetto. Però ha funzionato…".

Lily le rivolse un’occhiata omicida. "Ti odio" ripeté.

"Ok, ok".

Calò il silenzio, dopodiché, Melanie, sempre ghignando, disse: "Allora…James Potter, eh?".

Probabilmente soltanto l’ingresso di Alice impedì che Lily saltasse alla gola dell’amica per strozzarla.

"Ehi, che succede?" chiese allegramente.

"Nulla di che" rispose Melanie. "Solo, Lily ha appena ammesso di essere innamorata di James".

"Che cosa?!" quasi gridò Alice, girandosi di scatto verso la diretta interessata, che arrossì.

"In realtà, me lo ha estorto…".

"E brava Mel!" commentò Alice. "Era proprio ora che qualcuno te lo facesse sputare fuori!".

"Ma che cosa dici, Alice?" esclamò Lily.

"Oh, andiamo Lily! Perfino la Parker l’ha capito prima di te…".

Lily sbuffò. "Cambiamo argomento, che ne dite ragazze?".

"D’accordo" acconsentì Melanie. "Ma non pensare che la discussione finisca qui… Che facciamo domani?".

"Voi non lo so" rispose Alice. "Io mi vedo con Frank…"

"Che strano!" commentarono Melanie e Lily in coro.

Alice le guardò di sbieco. "Si è preso un giorno di pausa per venirmi a trovare…" spiegò, con gli occhi che brillavano di gioia al solo pensiero.

Il fidanzato di Alice, Frank Paciock, aveva finito la scuola l’anno prima ed ora frequentava il programma di addestramento Auror al Ministero, come del resto era intenzionata a fare anche la ragazza appena avesse conseguito il diploma. I due erano pazzi uno dell’altra praticamente da sempre: facevano coppia fissa da quando Alice faceva il terzo anno e tutti erano più che convinti che Frank stesse soltanto aspettando che la ragazza finisse la scuola per chiederle di sposarlo.

"Ah, l’amour…" commentò Melanie, vedendo lo sguardo perso dell’amica. "Terra a Alice, terra a Alice, stiamo perdendo il contatto, rispondi… Niente, l’abbiamo persa!".

Si abbassò appena in tempo per evitare il cuscino che Alice le tirò contro.

"E cosa farete tu e il tuo principe dei fiori?".

Alice arrossì. "Piantala di chiamarlo in quel modo, solo perché era bravo in Erbologia…Non lo so comunque, al momento sono soltanto felice di rivederlo. È dalle vacanze di Natale che non ci incontriamo…".

"Ah, già" fece Lily. "Quando ti ha portato a "conoscere la famiglia", giusto?".

"E hai incontrato quella strega di sua madre" completò Melanie.

"Sua madre non è una strega, non in quel senso" obiettò Alice. "È soltanto…ehm… beh, non è così male".

"Mica sei obbligata a farti piacere sua madre" asserì Melanie. "In fondo se vi sposate diventerà solo tua parente e la vedrai tutti i giorni… magari dovrai chiamarla "mammina cara"…".

"Melanie, piantala" intervenne Lily. "Vedremo quando dovrai conoscere tu la madre del tuo fidanzato…".

"Ah, per questo non c’è nessun problema: io sono uno spirito libero, non ho nessuna intenzione di sposarmi o fidanzarmi tanto presto…".

"Si vedrà, si vedrà" disse Alice, ghignando malefica. "Non mi risulta che la madre di Sirius sia proprio una perla di donna…".

"E questo che vorrebbe dire?" si inalberò Melanie, diventando porpora.

"Oh, nulla. E comunque Augusta non è così male…".

"Ok, basta parlare delle nostre future suocere" s’intromise Lily. "Noi due domani che facciamo? Un giro al villaggio?".

Melanie si strinse nelle spalle. "Si può fare. Chissà, magari incrociamo il tuo fidanzatino…".

"Melanie, ti avviso, sei a tanto così dall’essere buttata fuori dalla finestra!".

"Ok, ok, niente più subdoli riferimenti a James Potter".

"Grazie".

Lily si diresse al suo letto, tirando fuori un pigiama dal baule.

"Almeno fino a domani" sussurrò tra sé Melanie; per sua fortuna soltanto Alice la sentì.

LYRAPOTTER’S CORNER

Hem, hem, in quante lingue potrei dirvi che mi dispiace? Più di un mese di attesa, ho battuto tutti i miei record. Vi chiedo immensamente scusa, per cause non dipendenti dalla mia volontà ho dovuto sospendere tutte le attività di scrittura, senza contare che questo capitolo mi ha fatto un po’ penare, non ne sono pienamente soddisfatta in verità, ma pazienza, mi riscatterò al prossimo, che vi giuro arriverà presto, con un po’ di fortuna entro la fine delle vacanze di natale o subito dopo al più tardi.

Ho lasciato un po’ in disparte Dora, lo so, anche lei si riscatterà al prossimo, oggi ho voluto dare sfogo alla mia vena romantica: Lily ha ammesso i suoi sentimenti (più o meno), Melanie e James sono in crisi, Remus seccato e Alice felice e contenta (almeno lei!!!!!!).

Ringrazio di cuore Evelyn_cla, piccola_puffola, SakiJune e Inu_p per le loro recensioni, oltre ovviamente la mia sister Laura e le ben 46 persone che hanno messo questa storia tra i preferiti. Mamma mia quanti siete!

Mi raccomando lasciate tanti bei commenti, che mi motivate a scrivere più in fretta, bacibaci!!!!!!

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Capitolo 8
*** Capitolo VII ***


BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO VII

La mattina successiva, quando Sirius si svegliò, Remus era già in piedi, pronto e vestito, come sempre del resto. Sirius doveva ancora capire come faceva: aveva poca importanza a che ora si alzasse, Remus era sempre immancabilmente già pronto. A volte il ragazzo aveva perfino pensato che andasse a letto vestito, per riuscire ad anticiparli sempre.

Sirius si passò una mano sulla faccia, cercando di scrollarsi di dosso il sonno, e poi cercò con lo sguardo gli altri Malandrini: sia Peter che James erano ancora immersi nel più profondo dei coma, mentre Dora si stava svegliando proprio in quel momento.

"Ben alzato, raggio di sole" lo canzonò Remus, voltandosi verso di lui. "Devo prendere il secchio dell’acqua fredda o pensi di farcela da solo?".

Come predetto da James, sembrava essersi dimenticato della discussione della sera prima o comunque non ne voleva far parola, perciò nemmeno Sirius tornò sull’argomento.

Sbadigliò sonoramente. "No, grazie. Faccio da solo. E comunque oggi è sabato, posso tranquillamente dormire".

"Certo" concordò Remus. "Però non credo che la tua bella, comunque si chiami, gradirebbe ricevere una bidonata perché tu avevi sonno".

Sirius si rizzò a sedere, improvvisamente sveglio e pimpante. Si era quasi dimenticato del suo appuntamento.

"Ah, già è vero!" esclamò. "E in ogni caso si chiama Janet".

"Sì, ok. Questa settimana è Janet, la prossima sarà Amber o Shirley o che ne so… Strano che tieni ancora il conto!".

"Detto così, mi fai sentire tanto un depravato" si lamentò Sirius, mentre cominciava a vestirsi.

Remus lo guardò in tralice. "Perché, secondo te, cosa sei?".

"Va bene, va bene, mi dichiaro colpevole" disse Sirius, accusando il colpo.

"Buongiorno!". La voce acuta di Dora colse entrambi alla sprovvista: la piccola, con il suo pigiama e il suo orsacchiotto, li osservava sorridente, seduta sul bordo del letto, dondolando coi piedi.

"Buon giorno, Dora!" la salutò Sirius, infilandosi la maglietta. "Pronta a passare una bella giornata con Remus?".

"Sìsìsìsìsìsìsìsìsìsì" trillò la bimba, battendo le mani e guardando Remus eccitata.

Sirius e Remus si scambiarono un’occhiata.

"Secondo te" disse Remus, "ci dovremmo preoccupare?".

"No" rispose Sirius. "Se vuoi il mio parere, è solo innamorata di te".

"Ha quattro anni" obiettò Remus.

"E allora? È pur sempre una ragazza. E tu sei taaaanto carino". Gli si avvicinò, sporgendo le labbra in una smorfia idiota e pizzicandogli la guancia.

Remus gli diede una sberla. "E tu sei taaaanto cretino!".

Sirius ridacchiò. "Oh, guardati: sei diventato rosso come un pomodoro!".

"Perché non pensi ai fatti tuoi, Padfoot?" ribatté Remus, irritato.

"Perché è più divertente badare a quelli altrui".

Remus alzò gli occhi al cielo, ma decise di non commentare.

"Allora, Dora" disse invece. "Che dici, ci vestiamo e andiamo a fare colazione?".

"Ok, ok" rispose la bimba. "Ho voglia di frittelle…".

"Mmmm, frittelle" mormorò Sirius, incantandosi a guardare il soffitto. "Me lo sparerei volentieri anch’io un bel piatto di frittelle!".

"Siete proprio parenti" commentò Remus. "Pensate con lo stomaco invece che con il cervello…".

Dopo aver aiutato Dora a vestirsi, i due rivolsero la loro attenzione ai loro amici in apparente stato catatonico.

"Che dici, li svegliamo?" domandò Remus.

"Non ti preoccupare" lo rassicurò Sirius. "Ci penso io…" aggiunse con un sorriso perfido che a Remus non piacque per niente.

"Che cosa…" cominciò a dire, ma prima di concludere la domanda, Sirius si era già avvicinato all’orecchio di James e aveva urlato, talmente forte da rischiare di spaccare i vetri: "Potter, svegliati!".

James fece un salto di almeno un metro dal materasso, strillando a sua volta per lo spavento; il fracasso svegliò anche Peter.

Frastornato, James si guardò intorno, cercando di capire cosa l’avesse disturbato, finché il suo sguardo non si posò sul suo migliore amico, che sghignazzava impunemente in mezzo alla stanza.

"TU!" gridò furioso. "Scimmia urlatrice tarata mentalmente! Idiota di un canide! Sottospecie di cavernicolo ritardato!".

"Ehi" lo interruppe Sirius, sempre sorridendo. "Così mi lusinghi: troppi complimenti tutti insieme!".

"Ma brutto…". Ma prima di trovare un insulto adeguato, James si era già armato di cuscino ed era letteralmente saltato addosso a Sirius.

"Dì le tue preghiere, cane: sei già praticamente morto!", esclamò cominciando a tempestarlo di colpi.

Remus rimase un attimo immobile a osservare la scena, pensando se fosse il caso di fermarli o no. Alla fine concluse che ne avrebbe solo guadagnato una cuscinata in faccia, perciò decise di abbandonare i suoi amici al loro destino.

"Dai, Dora, andiamo a far colazione" disse, cercando con lo sguardo la bambina, che se la rideva di gusto a osservare i due Malandrini prendersi a cuscinate.

"Vieni?" le chiese ancora Remus, tendendole la mano.

"Ok" rispose lei ubbidiente.

Mentre scendevano le scale, disse, continuando a ridacchiare: "Quei due sono proprio buffi".

*****

Il villaggio di Hogsmeade era piuttosto tranquillo quel giorno: per un motivo o per l’altro, erano molti gli studenti che avevano deciso di restare al castello. Infatti, complice anche il freddo pungente e le abbondanti nevicate degli ultimi giorni, le strade erano semi deserte.

A Lily la cosa non dispiaceva affatto: contava sul fatto che James per qualunque motivo non fosse venuto al villaggio. Quel giorno non aveva proprio voglia di litigare con lui. Checché ne dicessero Alice e Melanie (o i loro giochetti psicologici), non riusciva proprio a inquadrare quello che provava per il ragazzo. Insomma fino alla sera prima, se glielo avessero chiesto avrebbe risposto senza esitare che lei e Potter avevano le stesse possibilità di stare insieme di un leone e una mantide religiosa, ma adesso non ne era più tanto sicura.

Andiamo sii sincera con te stessa, la rimbeccò una vocina fastidiosa. È già da un po’ che James non ti è indifferente. Da quant’è che non lo chiami più "quel Potter"?

Era vero, doveva riconoscerlo: era già qualche tempo a quella parte che pensava al ragazzo in modo diverso che come semplice scocciatore rompiscatole. Oddio, mi sto sul serio innamorando di James Potter?

La cosa le sembrava inconcepibile e stupenda al tempo stesso: se da un lato, trovava semplicemente ributtante di mettersi con lui, perché in fondo era sempre "quel Potter", dall’altra doveva riconoscere che il suo cuore ballava la conga al pensiero, proprio perché si trattava di James Potter.

Si sentiva più confusa che mai: per quello era più che grata della possibilità di passare qualche ora fuori dalla scuola per schiarirsi le idee e cercare di fare un po’ di chiarezza.

"Lily?" la chiamò Melanie al suo fianco. "Sei ancora su questo pianeta?".

"Eh, come?" disse la ragazza, che immersa com’era nei suoi pensieri non si era accorta che l’amica la stavano chiamando.

"Ma dove stai con la testa?" la rimproverò Melanie. "Ti ho chiesto se ti va di andare ai Tre Manici di Scopa almeno tre volte!".

"Oh" fece Lily mortificata. "Scusa. Comunque, sì va bene".

Le due si avviarono e solo quando entrarono nel pub Lily notò che mancava qualcuno. "Ma Alice dov’è finita?".

Melanie la guardò come se dubitasse della sua sanità mentale. "Lily, se ne andata con Frank almeno dieci minuti fa. Ti ha pure salutato".

"Ah, già è vero che doveva incontrarsi con Frank" mormorò la ragazza soprapensiero, andando a sedersi.

Alcuni minuti dopo, Melanie ricomparve tendendole una Burrobirra. "Tieni e schiarisciti le idee: mi sembri un po’ persa oggi".

Lily arrossì leggermente, bevendo un sorso della bibita. "Scusami, Mel. In effetti ho la testa da un’altra parte" ammise.

"E lasciami indovinare: l’oggetto dei tuoi pensieri è per caso un certo Grifondoro del nostro anno, con gli occhiali, gli occhi nocciola e i capelli perennemente in disordine che vorrebbe tanto uscire con te?".

Lily arrossì ancora di più. "Può darsi" mormorò. Davanti allo sguardo di profondo scetticismo che Melanie le lanciò, aggiunse: "Ok, sì. Pensavo a James".

"Bene" commentò Melanie. "Intanto adesso lo chiami per nome senza rabbrividire. È già un progresso!".

Lily le diede un colpetto sulla spalla. "Scema. Non ti conviene tirar troppo la corda: non ti ho ancora perdonato lo scherzetto di ieri sera!".

"Dal mio punto di vista" si difese Melanie, "ti sono stata d’aiuto. Se non altro adesso abbiamo chiarito che il tuo cuoricino bramerebbe tanto stare con il suddetto Grifondoro, no?".

"Sì, ok" ammise Lily. "Ma questo non toglie che non abbia idea di cosa fare…".

"Come, non sai cosa fare?" fece l’altra stupefatta. "Tu ami lui, lui ama te, mettetevi insieme e finitela con questa soap opera una volta per tutte!".

"Non è così semplice" borbottò Lily, sorseggiando la sua Burrobirra.

"E perché, per Morgana!?".

"Perché, perché…" balbettò Lily. "Perché è Potter. È James Potter".

"Sì, lo so" ribatté Melanie. "E allora?".

"E allora? Non posso mettermi con lui come se niente fosse".

"Ma perché?".

"Perché sì. Perché non sono nemmeno sicura di quello che provo davvero per lui. E perché tutte le volte che lo vedo, mi viene ancora l’istinto di prenderlo a sberle: a volte è così… così… idiota!".

"Lui fa l’idiota solo perché vuole attirare la tua attenzione" obiettò Melanie. "Come i bambini, no? Che tirano le trecce alla loro compagna più carina".

Lily la guardò di sbieco. "Ci hai appena paragonati a dei bambini, Mel?".

"Beh, evidentemente lui è convinto che solo così può avere la tua attenzione. E non è che abbia tutti i torti…".

"Che vuoi dire?".

"Lily" sospirò Melanie in tono quasi rassegnato. "Quand’è stata l’ultima volta che avete parlato senza litigare?".

La ragazza ci pensò un istante. "Non credo sia mia successo" ammise alla fine.

"Appunto. E qui torniamo al bambino del asilo".

"E al fatto che io non ho idea di cosa fare" sbuffò Lily scoraggiata. "Mel, dammi il tuo saggio consiglio!".

"Che vuoi che ti dica?" si schermì Melanie. "Se Sirius mi riservasse anche solo un quarto delle attenzioni che James riserva a te, gli sarei già saltata addosso. Perciò il mio consiglio è: saltagli addosso. O perlomeno esci con lui: nella peggiore delle ipotesi andrà male; nella migliore, mi prenoto come damigella d’onore per il vostro matrimonio".

"Fai le cose in grande, eh?" osservò l’amica divertita. "Nemmeno stiamo insieme e tu già progetti il nostro matrimonio!".

"Mi piace mettere le mani avanti. E come promemoria, il mio vestito lo voglio azzurro. O tutt’al più turchese".

"Me ne ricorderò" promise Lily. "Pensi sul serio che tra noi possa funzionare?".

"Sinceramente?" chiese Melanie. "Sono più che convinta che siate fatti l’uno per l’altra ed è ora che tu ti muova prima di perderlo. Accidenti, nemmeno Giulietta si è fatta tutte le seghe mentali che ti sei fatta tu… e lei aveva contro tutta la famiglia!".

Le due amiche risero di gusto. Quando si furono calmate ed ebbero finito le loro bevande, Lily disse: "Ok, ci penserò. E chissà, se la prossima volta mi chiederà di uscire in modo meno stupido del solito, potrei anche dirgli di sì".

"Tu gli dirai di sì, Lily Evans" la ammonì Melanie. "Altrimenti, vedi che ti faccio!".

La ragazza alzò le mani in segno di resa. "Che dici, facciamo due passi?".

Melania annuì, così le due ragazze uscirono dal pub e cominciarono a passeggiare lungo High Street, fermandosi di tanto in tanto a osservare le vetrine o salutando qualche altro studente di Hogwarts.

"Chissà dov’è finita Alice…" disse Lily a un certo punto.

Melanie ridacchiò. "Di certo, si sarà imboscata in qualche angolo appartato a tubare con Frank come due colombi. Come minimo, non la vediamo fino a stasera!".

"Beh, puoi biasimarla?".

Melanie fece spallucce. "Ah per me, posso pomiciare anche fino a pasqua. Basta che non lo facciano sotto il mio naso!".

Lily rise. La sua migliore amica era proprio unica!

In quel momento, in mezzo alla folla, intravide l’ultima cosa che sperava di vedere: Sirius Black, mano nella mano con una ragazza, che puntava dritto verso di loro.

Subito si voltò verso Melanie, ma la ragazza non sembrava aver notato nulla, intenta ad ammirare una vetrina.

La mente di Lily cominciò a lavorare a doppia velocità. Doveva portare il più lontano possibile l’amica prima che vedesse Black, altrimenti era più che certa che la depressione della sera prima sarebbe tornata imperante. E Lily non voleva assolutamente che qualcosa rovinasse la loro uscita, meno che mai quel donnaiolo di Sirius Black!

"Ehi Mel. Possiamo passare da Mondomago: mi servirebbe una penna nuova" disse, sparando la prima idea che le fosse venuta in mente: in fondo Mondomago era dall’altra parte della città.

Melanie la guardò, sorpresa. "Ma non ne hai ricevuta una per natale?".

Accidenti! "Sì, ma vorrei comprarne un’altra. Dai, andiamo" e la prese per il braccio, cercando di tirarla via, con scarsi risultati.

"Ehi, ma che ti prende?" sbottò Melanie, divincolandosi. "Come mai tutta questa fretta?".

A Lily fu risparmiata la fatica di inventarsi una scusa credibile: infatti in quel momento, Melanie fece spaziare intorno lo sguardo per scoprire cosa avesse causato l’improvvisa agitazione dell’amica e inevitabilmente la sua attenzione cadde su Sirius e la sua ragazza, che aveva scelto proprio quel momento per sussurrare qualcosa all’orecchio del ragazzo e ridacchiare con fare civettuolo. I due furono quasi subito inghiottiti dalla folla, probabilmente in cerca di un luogo più appartato, ma ormai il danno era fatto.

Melanie si irrigidì come una statua, nel vedere la coppia allontanarsi. Lo sapeva in fondo, che Sirius aveva un appuntamento con Janet Sanders, no? Ma un conto è saperlo, si disse, e un conto è trovarsi di fronte al fatto compiuto. Vedere il ragazzo dei suoi sogni intento ad amoreggiare con un’altra non era decisamente il suo ideale di pomeriggio.

E ormai il suo umore era guastato, lo sapeva: non sarebbe più riuscita a divertirsi come se niente fosse, visto che la scenetta a cui aveva appena assistito l’avrebbe tormentata tutto il giorno. Non le serviva certo molto fantasia per sapere cosa Sirius e la Sanders fossero andati a fare chissà dove.

"Mel, stai bene?". Lily la guardava con evidente preoccupazione, aspettando la sua reazione.

"Sì, certo" rispose con voce atona. "Senti, io torno al castello. Non ho più voglia di stare in giro".

"Ok, allora ti accompagno" si offrì subito l’amica.

"No, tu resta pure, non c’è ne bisogno. Voglio stare un po’ da sola, se non ti dispiace".

"Sei sicura?".

"Sicurissima". E senza attendere ulteriore risposta, si avviò lungo la strada per tornare ad Hogwarts. Lily non poté far altro che restare a osservarla allontanarsi, maledicendo interiormente Sirius Black per la sua mancanza di tempismo.

*****

Dora era particolarmente iperattiva quel pomeriggio. Perfino Remus, che nel corso degli anni ad Hogwarts aveva sviluppato una pazienza che avrebbe fatto invidia a un santo, cominciava ad averne piene le scatole. Senza contare che la luna piena era ormai imminente e come i Malandrini avevano imparato più volte a proprie spese il ragazzo tendeva a diventare piuttosto irritabile nei giorni precedenti al plenilunio. Remus sapeva perfettamente di non potersi mettere a urlare contro una bambina di quattro anni, ma era anche più che convinto che se la suddetta bambina non si fosse data una calmata nel giro di cinque minuti, la peggiore parte di lui avrebbe preso il sopravvento: che ci andassero di mezzo i mobili o Dora a quel punto sarebbe diventato un dettaglio secondario.

Sirius, giuro che questa è la volta buona che ti ammazzo. Giuro che stavolta lo faccio sul serio. Capitami sotto tiro fra quattro giorni e non avrò nemmeno più scrupoli di coscienza.

Non ricordava nemmeno più il momento esatto in cui aveva cominciato ad augurare al suo ex amico le peggiori morti possibili: probabilmente in un lasso di tempo non meglio definibile fra il quarto rotolo di compiti su cui Dora aveva rovesciato inchiostro e la quinta pallina di carta che aveva ricevuto sulla testa.

E pensare che le piaccio pure: non oso immaginare cosa farebbe se mi odiasse!, pensò il ragazzo, massaggiandosi le tempie e imponendosi di mantenere un minimo di autocontrollo.

"Mi annoio!" esclamò Dora per la centesima volta, guardando Remus con sguardo truce, mentre i suoi capelli assumevano una tinta temporalesca.

"E che vorresti fare?" chiese Remus in tono rassegnato, ben sapendo quale sarebbe stata la risposta.

"Voglio andare al villaggio insieme a Sirius" rispose infatti Dora.

Remus sbuffò: quella bimba avrebbe mandato al manicomio perfino San Pietro!

"Ti ho già detto" esordì, già consapevole che la sua obiezione sarebbe caduta nel vuoto, "che al villaggio non ci possiamo andare. Tua madre (e Silente) non vogliono che tu esca dal castello".

"Ma io ci voglio andare!" ribatté Dora, strillando e battendo il piede. "Perché Sirius ci può andare e io no? Non è giusto!".

Remus si prese il capo tra le mani, gemendo di frustrazione.

Erano esattamente tre ore e ventisette minuti che quella scenetta si ripeteva ad intervalli costanti di pochi secondi. In un primo momento, quando Sirius si era eclissato con la sua Corvonero, le cose erano andate bene: l’innata, infinita tolleranza di Remus gli permetteva di star dietro a Dora e sopportarla molto di meglio degli altri malandrini. Si era sorbito con pazienza le sue chiacchiere, i suoi saltuari capricci e aveva giocato con lei come consuetudine imponeva. Poi all’improvviso, dopo un paio d’ore, Dora si era resa conto che Sirius ancora non tornava; così aveva chiesto dov’è fosse andato e Remus le aveva risposto (e col senno di poi non avrebbe potuto dare risposta più stupida) dicendo che era andato ad Hogsmeade a fare un giro. Al che Dora aveva manifestato il desiderio di andare a sua volta al villaggio e si era trovata a sbattere contro un no deciso e secco; Remus aveva ricevuto chiare istruzioni di non far uscire la bambina dal castello, cosa che considerava sensata: riuscivano a stento a tenerla a freno fra quattro solide, secolari mura, figurati nel mondo esterno!

Così Dora aveva deciso di cominciare a tormentarlo in tutti i modi per obbligarlo a cambiare idea, determinata a prenderlo per sfinimento. E si stava rapidamente avvicinando all’obiettivo. O a un ceffone che le avrebbe ribaltato la testa, dipendeva da quale indole di Remus avesse predominato alla fine.

"Lo so che ci vuoi andare" disse il ragazzo, cercando di essere ragionevole. "Ma ti ho già detto che non si può".

"Uffa!" strillò Dora, battendo i piedi. "Perché Sirius sì e io no?".

"Sirius è più grande" rispose Remus. "E ha ricevuto il permesso di sua madre".

Dora mise il broncio. "Uffa!" ripeté, sedendosi e incrociando braccia e gambe. "Sei cattivo".

E sono pure io il cattivo: mica l’ho deciso io di non farti andare al villaggio!

"Dai, Dora, non fare così" cercò di blandirla Remus. "Perché non facciamo qualche gioco? Oppure puoi disegnare?".

"Non mi va" ribadì la piccola con ostinazione. "Io voglio…".

"… Andare ad Hogsmeade. Sì, lo so" sospirò Remus.

Per alcuni istanti regnò il silenzio: Dora fissava immusonita il pavimento, Remus il soffitto, maledicendo Sirius e sé stesso per quando aveva acconsentito ad occuparsi della marmocchia.

Quando Dora riaprì la bocca, Remus chiuse gli occhi armandosi della poca calma rimastagli per sopportare un nuovo assolato. A sorpresa, invece, la piccola chiese: "Perché tu non ci sei andato al villaggio?".

Spiazzato, Remus ci mise alcuni secondi a rispondere. "Non mi andava" disse alla fine. "Gli altri avevano tutti da fare…". E con il plenilunio imminente, devo giocare d’anticipo per non restare indietro col programma, pensò tra sé, senza ovviamente dirlo a Dora.

"Ma anche Sirius andava a Hogsmeade" obiettò Dora, perplessa.

Remus ridacchiò involontariamente, mentre gli balenava in mente l’immagine di sé stesso seduto ai Tre Manici di Scopa tra Sirius e la sua avvenente conquista.

"Fidati, tesoro, Sirius non mi voleva tra i piedi!".

"Perché?" chiese Dora con ingenuità.

Prima che Remus potesse rispondere, il buco del ritratto si aprì ed entrò un infreddolito e bagnato James Potter. La faccia che aveva lasciava presagire tempeste. Il ragazzo si lasciò cadere sulla poltrona accanto a quella di Remus emettendo quello che poteva essere un gemito mischiato a un ruggito.

"Che ti è successo?" chiese Remus, soffermandosi preoccupato sulla divisa da Quidditch bagnata che l’altro Malandrino indossava.

"Quelli di Serpeverde ci hanno teso un attentato durante l’allenamento" annunciò con voce sepolcrale James. "Un attentato che includeva gavettoni caricati ad acqua, Incantesimi Devianti per le scope e cumuli di neve come base d’atterraggio. Ma se sperano che questi trucchetti patetici bastino a farli vincere la partita, si sbagliano di grosso. Andrò a denunciarli a Lumacorno: dubito servi a qualcosa, visto che non abbiamo prove, però…".

Remus storse la bocca in una smorfia di disappunto. "Prima di far qualunque cosa" lo interruppe, "vatti a mettere degli abiti asciutti. O finirai col prenderti l’influenza…".

"Non ti preoccupare" ribatté James, con un gesto seccato della mano. "Sto benissimo: un po’ d’acqua non basta a mettermi fuori gioco…".

"Già, perché questa frase mi suona famigliare?" chiese Remus in tono retorico. "Ah, sì, perché l’ultima volta che l’hai detta, dopo un allenamento sotto un acquazzone degno del diluvio universale, hai passato quattro giorni in infermeria con la febbre a quaranta. Vatti a cambiare".

"Uao!" esclamò James, guardandolo stupefatto. "Inarca leggermente il sopraciglio destro e sarai tale e quale a mia madre!".

Ok, Remus, rilassati e ricordati che l’omicidio è ancora illegale in questo stato. Respira, conta fino a dieci e poi rispondi.

Ma quando ebbe contato fino a dieci e aprì la bocca, la voce che ne uscì era comunque alterata. "James, piantala di fare il cretino. Al momento non sono proprio dell’umore per sopportare le tue cretinate".

"Che c’è?" chiese James con un ghigno. "Svegliato con la luna storta?".

"Ah, ah, che ridere!" fece Remus, continuando a guardarlo torvo. "Ho passato il pomeriggio a farmi torturare da Dora e sono a tanto così dallo scoprire quanto può essere pericolosa la rabbia di uno come me a pochi giorni dal tu-sai-cosa, perciò…".

"Ok, capito, non è aria" lo interruppe James. "Che cosa ha fatto la nanerottola per portarti a questo punto?".

In breve, Remus raccontò il suo esaltante pomeriggio ad ascoltare la voce sempre più alta e contrariata di Dora e le sue richieste sempre più pressanti di visitare Hogsmeade.

"In un altro momento" concluse, "probabilmente non avrei avuto difficoltà a sopportarla, non dopo aver passato sette anni a sopportare te e Sirius. Ma adesso…".

"Sì" confermò James. "Io e Sirius abbiamo imparato sulla nostra pelle cosa significa irritare il tuo piccolo problema peloso nel momento sbagliato. Forse è meglio se, fino al dopo, vi teniamo lontani, te e la nanerottola".

"Meglio non sfidare la fortuna" concordò Remus.

"A proposito, che facciamo martedì?" domandò James. "Non mi va l’idea di lasciarti da solo…".

"Non potete lasciare Dora da sola tutta la notte" obiettò Remus. "Per una volta posso cavarmela anche senza di voi".

"Potremmo venire solo io e Peter" propose James. "E lasciare a Sirius la nanerottola".

"Lo sai che hai bisogno dell’aiuto di Sirius per tenermi sotto controllo" replicò Remus. "Non voglio correre rischi inutili…".

"C’è la posso fare tranquillamente" ribatté l’amico piccato. "Sono forte abbastanza…".

"Ne riparliamo più tardi con Peter e Sirius" stabilì Remus.

James sbuffò. "Dannazione ad Andromeda, proprio queste settimane doveva scegliere per andare in vacanza e lasciarci il mostriciattolo!".

In una specie di riflesso condizionato, entrambi si voltarono verso il punto in cui stava Dora. O dove avrebbe dovuto stare: la bambina era sparita!

Remus balzò in piedi come un proiettile. "Non è possibile! Dov’è finita?".

"Rilassati" cercò di rabbonirlo James. "Si sarà nascosta qui in giro: dove può essere andata?".

Ma come scoprirono poco dopo i due ragazzi, Dora doveva essere andata ben più lontano di quanto James si aspettasse. Dopo cinque minuti, in cui rivoltarono la Sala Comune come un calzino, dovettero accettare l’evidenza che Dora se l’era svignata ed era uscita mentre loro non guardavano.

"Sirius mi uccide" biascicò Remus lasciandosi cadere su una poltrona.

"Sta calmo e rifletti" disse James, sorprendentemente calmo malgrado la situazione. "Dove potrebbe essere andata?".

E in un lampo, Remus capì tutto. Per alcuni secondi non riuscì a parlare. "Io lo so, io lo so dov’è andata" mormorò alla fine, senza nemmeno osare credere alle sue parole.

James attese che l’amico continuasse, ma, vedendo che sembrava ancora paralizzato, lo incalzò. "Sì".

Remus prese un respiro profondo. "Dove voleva andare con ardente desiderio nelle ultime quattro ore?".

Al che anche James comprese: tutte le implicazioni della scoperta gli fecero sgranare gli occhi dallo spavento. "Non sarà…".

"Oh, sì, invece" lo corresse Remus. "A Hogsmeade. E se è davvero cugina di Sirius, a quest’ora avrà già superato le mura del castello!".

"E noi siamo morti" disse James.

"E noi siamo morti" confermò Remus in un tetro sussurro.

LYRAPOTTER’S CORNER

Come che si dice? Non fare promesse che non puoi mantenere? Dovrei annotarla questa frase, perché evidentemente io le promesse non sono capace di mantenerle, visto che nonostante vi avessi assicurato un aggiornamento veloce, i fatti mi hanno smentito per l’ennesima volta. Perciò ho deciso, niente più promesse o pronostici a vuoto: vi dico solo che l’aggiornamento arriverà quando arriverà e di avere pazienza: ogni giorni che passa, la mia maturità si avvicina e la mole di studio si fa più impressionante.

Però dai, un po’ mi sono fatta perdonare, questo capitolo è bello lungo e sostanzioso, anche se nella mia infinita crudeltà vi lascio in sospeso: dove sarà finita Dora? La risposta alla prossima puntata!!!!!

Ringrazio infinitamente:

Inu_p, grazie mille; pure io adoro la mia piccola Dora, è una peste tremenda, ma è adorabile!

SakiJune, ora ti confesso un segreto: malgrado io adori le Lily/James, in segreto apprezzo molto il pairing Lily/Remus, li ho sempre visti bene insieme, peccato che in giro di storie su di loro ce ne siano poche (lo so, sono molto coerente, ma che ci vuoi fare?)

evelyn_cla, molte grazie anche a te; concordo, Dora è un piccolo vulcano e Sirius è il migliore.

piccola_puffola, grazie; in realtà il trucchetto non è una idea mia, ma di mia sorella; non essere troppo cattiva con le tue amiche però, eh!

Ovviamente uno specialissimo ringraziamento a Laura, la mia cara sorellina che è la fonte prima d’ispirazione per questa storia.

Un piccolo angolo pubblicità prima di congedarmi: se vi interessa, ho cominciato a pubblicare una raccolta di storie, Special Days. Se volete, dateci un’occhiata.

Bon ora vi saluto, buona notte e a presto, bacibaci!!!!

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII ***


BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO VIII

Sirius non amava particolarmente la parola "perfezione": a suo avviso, c’erano ben poche cose nella vita che non potessero essere migliorate. Il più delle volte i fatti gli davano ragione e confermavano la sua teoria. Eppure quel sabato pomeriggio si stava velocemente aggiudicando il titolo di "Giorno Perfetto": non gli dava fastidio neppure il fatto che Janet l’avesse trascinato da Madama Piediburro, che secondo Sirius era probabilmente il locale più orribile mai apparso sulla faccia della terra, peggio perfino delle più orripilanti case degli orrori Babbane. Non batteva Grimmauld Place, ma ci andava molto, molto vicino.

Ma quel giorno era riuscito a entrare nel locale e a restarci per ben tre quarti d’ora senza rimettere di fronte alla vomitevole atmosfera da biglietto d’auguri che vi aleggiava. Forse, anzi sicuramente, era la presenza di Janet a rendere tutto così piacevole. A dirla tutta, una volta seduti al loro tavolo con un paio di caffè davanti, aveva avuto ben poche occasioni di ammirare l’arredamento: Janet si era premurata di tenerlo occupato in altri modi, che comprendevano anche il migliorare i suoi tempi di apnea.

Ma Janet non era solo questo, non per niente era una Corvonero, oltre che una bella ragazza. La sua compagnia era piacevole al di là di quanto potesse essere brava a baciare (e a essere sinceri, era molto brava): sotto il cuoio capelluto aveva un cervello che non aveva paura di mostrare. Così, tra un bacio e l’altro, i due ragazzi si erano intrattenuti a chiacchierare del più e del meno, cosa che era accaduta ben di rado a un appuntamento di Sirius Black.

"Lo sai?" disse Janet, mentre percorrevano High Street mano nella mano. "Sono felice di aver accettato di uscire con te: mi sto proprio divertendo. E mi stupisce che tu non abbia ancora cercato di appartarti da qualche parte…".

"La cosa ti dispiace?" chiese Sirius.

"Può darsi…" fu l’enigmatica risposta della ragazza, che sorrise con fare malizioso.

"Beh" fece Sirius, in tono fintamente rassegnato, "se proprio ci tieni, farò questo sacrificio per te".

Janet rise. "Non credo proprio tu sia il tipo che si fa pregare più di tanto, Sirius Black. La tua fama parla per te…".

"E nonostante questo, trovo ancora giovani e sprovvedute fanciulle che desiderano uscire con me".

"Ma io non sono così sprovveduta" ribatté Janet.

"Chi può dirlo?" fece Sirius. "Anche le altre lo pensavano…".

Janet ridacchiò ma non rispose, limitandosi ad accostarsi di più a lui.

Sì, quello era decisamente un giorno perfetto. E con tutta probabilità si sarebbe chiuso con la degna conclusione.

Ma, come la vita gli aveva insegnato, specie di recente, non si può raggiungere la perfezione. E infatti nell’esatto istante in cui Sirius pensò che non poteva esserci niente di meglio l’incanto fu spezzato. Per la precisione fu spezzato dalla voce stridula e acuta di Peter Minus, che in quel momento stava correndo a rotta di collo verso di lui.

"Sirius! Sirius!".

Il diretto interessato si voltò verso l’amico, mentre Janet assumeva una posa scocciata.

"Sirius" esordì ancora Peter, senza fiato, fermandosi davanti a lui. "Finalmente ti ho trovato…".

"Peter" lo salutò Sirius, tentando di mantenere un tono di voce controllato. "Mi auguro che tu abbia un buon motivo per venirmi a cercare in questo momento".

"Sirius" ripeté di nuovo il malandrino. "Dora è sparita".

L’informazione ci mise alcuni istanti a farsi strada nella mente di Sirius: quasi a rallentatore, Peter vide la sua espressione passare da scocciata a neutra a una versione vivente dell’Urlo di Munch.

"Sparita?!" gridò, con voce resa stridula dal panico crescente. "Che diavolo significa sparita?!".

Peter, che era sobbalzato allo strillo dell’amico, mise su un’espressione mortificata. "Non lo so, non riusciamo a trovarla da nessuna parte: James e Remus la stanno cercando su al castello… Hanno detto di venirti a cercare…".

Non era possibile: ma perché quella dannata bambina doveva sempre scombinare i suoi piani? Un minuto prima, si riteneva l’uomo più felice del mondo, ora era il più disperato. E se non ritrovava in fretta la mostriciattola, sarebbe stato presto anche un uomo morto, perché di certo Andromeda l’avrebbe ucciso e in modo cruento e doloroso!

"Perché a me?" mormorò, affranto.

Peter lo guardò senza sapere che rispondere: ballava sui talloni in ansia e attesa di sapere cosa Sirius aveva intenzione di fare.

Il ragazzo sospirò: tanti cari saluti alla giornata perfetta.

"Ok, andiamo a recuperare quella piccola peste" sospirò sconfitto.

Fece per avviarsi, ma una voce scocciata lo fermò. "Sirius, non vorrai sul serio piantarmi qui?".

Accidenti, nel agitazione si era totalmente dimenticato di Janet. Si voltò con espressione colpevole: la ragazza appariva furiosa.

"Senti, mi dispiace" cercò si scusarsi. "Ma devo andare…".

"Ma non hai sentito?" obiettò Janet. "Se ne stanno occupando i tuoi amici: non puoi andare più tardi?".

Oh, sì che potrei, ma non mi risveglierei più domani, perché Moony e Prongs mi ucciderebbero…

"È mia cugina" spiegò. "È una mia responsabilità".

"Non sei tu ad averla persa".

"Non posso fare altrimenti".

"Cioè, fammi capire: tu vorresti mollarmi qui nel bel mezzo del nostro appuntamento per andare a correre dietro a una petulante bambina di quattro anni?".

"Sì" si limitò a dire Sirius. "Mi spiace, ma non posso fare altrimenti. Farò in modo di rimediare…".

Le parole gli morirono in gola, davanti allo sguardo della ragazza. "Non ti disturbare, Black: non sono solita concedere seconde occasione, specie se non ne vale la pena".

Si voltò con espressione sprezzante e si allontanò senza voltarsi indietro.

Sirius rimase a guardarla allontanarsi inebetito, cercando di capire come fosse possibile che tutta la sua giornata fosse andata al catafascio in meno di dieci minuti. Per un minuto, fu quasi tentato di correrle dietro, poi il pensiero di Dora tornò pressante e con esso la preoccupazione e il panico.

"Andiamo, Wormtail" disse a Peter, avviandosi di corsa.

Probabilmente stabilì un nuovo primato mondiale di velocità: di certo prima di allora nessuno aveva percorso la distanza tra Hogsmeade e la sala comune di Grifondoro più velocemente di lui.

Si sbatté alle spalle il ritratto della signora grassa, con Peter che gli caracollava dietro e trovò James e Remus ad aspettarlo, con una faccia a metà tra il funereo, il terrorizzato e il preoccupato a morte.

"Come cavolo si fa a perdere una bambina di quattro anni?" fu il saluto che l’Animagus rivolse ai due amici. "Mi avete rovinato la giornata più bella della mia vita!".

"Esagerato" commentò James. "Scommetto che Janet è la donna della tua vita, vero? Quella con coi passerai il resto della tua triste e inutile esistenza?".

"Ora non più" ribatté piccato Sirius. "Mi ha scaricato. Allora, si può sapere che cavolo è successo?".

"Ci siamo girati un attimo" rispose Remus in tono mortificato. "E lei se l’è filata…".

"Ma come è possibile? Le bambine non spariscono. Moony, una cosa del genere me l’aspettavo da James, mica da te…".

Troppo tardi notò il gesto con cui James gli faceva cenno di tacere e troppo tardi capì di aver detto la cosa sbagliata.

"Ah, scusami tanto!" esclamò Remus, arrabbiato. "Scusami tanto se ho accettato di sacrificare il pomeriggio per badare a TUA cugina, mentre TU te ne andavi chissà dove a circuirti la Sanders. Ti ricordo che Dora è TUA cugina e che sarebbe TUO compito badare a lei, non mio. Ho voluto farti un favore, anche se non avrei dovuto. Perciò adesso vedi di piantarla, mi sento già abbastanza in colpa senza che ti ci metti anche tu!".

Un silenzio attonito seguì queste parole: Remus, con il fiato corto per la sfuriata, osservava Sirius in cagnesco, stringendo i pugni. Gli altri tre malandrini, dal canto loro, lo fissavano come se lo vedessero per la prima volta: a memoria d’uomo, non si era mai sentito Remus John Lupin gridare a quel modo contro qualcuno.

Sirius fu il primo a riprendersi dallo stupore. "D’accordo, mi dispiace" disse in tono cauto, come se stesse maneggiando una bomba a orologeria. "Non dovevo prendermela con te… Anche perché sento che tu, Prongs, centri in qualche modo in tutta questa faccenda…".

"Beh, può darsi che ci siamo distratti a chiacchierare un pochino…" ammise quest’ultimo.

"Vabbè" disse Remus, di nuovo calmo, per chiudere la faccenda. "Lasciamo stare di chi è la colpa. Pensiamo a trovare Dora".

"Giusto" approvò Sirius. "Voi avete una vaga idea di dove possa essere andata?".

"Moony crede che sia andata ad Hogsmeade" rispose James. "A quanto sembra, visto che ci sei andato tu moriva dalla voglia di andarci a sua volta…".

"Non è possibile" obiettò Sirius. "Se fosse andata al villaggio, io o Wormtail l’avremmo incrociata lungo la strada…".

"Non è detto" obiettò Remus. "Siamo concreti: Dora è qui da meno di una settimana, non sa orientarsi nel castello bene come noi. Senza contare che non è mai andata in giro da sola… Potrebbe benissimo aver sbagliato direzione ed essersi persa. Oppure si è distratta lungo la strada: non mi sorprenderebbe, se ha il tuo stesso livello d’attenzione!".

"Oh, spiritoso, Moony" lo canzonò Sirius. "Ma quanto sei acido oggi: hai bevuto latte scaduto?".

Prima che Remus potesse rispondere intervenne James: "No, è che quasi quel periodo del mese: sai come diventa lunatico quando ha il suo ciclo…".

"Ah, già, me n’ero quasi dimenticato: questo spiega molte cose!".

"Il lato buono è che siamo già addestrati per quanto saremo sposati…".

"Parla per te" si schermì Sirius. "Io non mi sposerò mai. E comunque non dovresti scherzare su queste cose: secondo me, la Evans è una che diventa parecchio lunatica…".

"E poi dici non avere un basso livello d’attenzione" intervenne Remus, richiamandoli all’ordine. "Piantatela di fare paragoni tra me e il sesso femminile e torniamo al nostro problema".

"Giusto, Dora!" esclamò Sirius. "Beh, se è ancora ad Hogwarts possiamo cercarla con la Mappa del Malandrino…".

"Ma ci credi così scemi?" ironizzò James. "Se potessimo l’avremmo già fatto; ti ricordo che ce l’ha sequestrata Gazza l’altra settimana*".

"Accidenti, me l’ero scordato" borbottò Sirius, battendosi una mano sulla fronte. "Allora qual è il piano d’azione?".

"Direi che non abbiamo molte alternative" considerò Remus. "Ci dividiamo e battiamo il castello dalla cima alle fondamenta. Dal ritratto della Signora Grassa, può essere andata in quattro direzione, noi siamo in quattro: una strada per uno".

"E chi la trova per primo urla" concluse James.

"Forse sarebbe meglio un segnale più discreto. Due di noi possono prendere gli specchi a doppio senso…".

"Gli altri urlano" ripeté James.

Remus aprì la bocca per rispondergli, ma all’ultimo ci ripensò.

"Ok, buon piano" approvò Sirius. "Speriamo solo di trovarla prima di un insegnante. Non ho voglia di sorbirmi una ramanzina della McGranitt".

"Io, francamente, sono più preoccupato di quello che le farebbe un Serpeverde" osservò James. "Ti ricordo che Mocciosus cerca ancora vendetta, che è un abile pozionista e che la nanerottola mette in bocca praticamente di tutto: manderebbe giù anche del cianuro se le dicono che è the al limone".

L’espressione di orrore che si dipinse sul volto di Sirius suggerì ai tre amici che un’ipotesi del genere non gli era passata nemmeno per l’anticamera del cervello.

L’Animagus balzò in piedi di scattò. "Presto, sbrighiamoci". E partì di corsa senza attendere risposta. Gli altri malandrini gli andarono dietro.

*****

Brrr, certo che faceva freddo! La neve le arrivava quasi sopra le ginocchia, più che camminare, nuotava, ma Dora non era certo il tipo di bambina che si fa scoraggiare da un po’ di neve.

Anzi, la piccola adorava la neve. Peccato che non nevicasse, sarebbe stato ancora più bello. Ma in fondo andava bene anche così: cosa c’era di più bello e divertente che buttarsi nei cumuli di neve? O fare un pupazzo di neve? O costruire un igloo, come faceva con il suo papà? Assolutamente nulla! Piaceva anche a BeeBee, il suo inseparabile orsacchiotto. Non a caso era un orso polare, no?

Ci aveva messo un po’ per trovare la strada giusta per il parco, quel castello era peggio di un labirinto e un paio di volte aveva dovuto schivare gli adulti, che lo sapeva l’avrebbero riportata dai malandrini. E lei non aveva la minima intenzione di tornare dai malandrini, non subito, almeno, non con quella bella giornata e quel bel parco innevato che sembravano aspettare solo lei! E poi doveva andare a vedere il villaggio di Hogsmeade, ormai era una questione di principio.

In fondo, perché Sirius ci poteva andare e lei no? Remus aveva detto che la mamma non voleva… ma d’altronde, Dora faceva di rado quello che sua mamma voleva, soprattutto perché sua madre le proibiva di fare le cose più divertenti.

Sempre con la stessa scusa: sei troppo piccola. Ma perché doveva essere troppo piccola per fare qualunque cosa? Anche i malandrini glielo dicevano sempre: sei troppo piccola, non capiresti; ne riparliamo quando sarai più grande; quando saprai allacciarti le scarpe da sola, te lo diremo e via di questo passo.

Che ingiustizia: ma perché solo i grandi potevano fare le cose più belle?

Essere piccoli è proprio una fregatura, pensò con decisione, avanzando piuttosto lentamente nella neve, un po’ perché ci affondava, un po’ perché ogni volta che vedeva un bel cumulo, si divertiva a buttarcisi dentro.

In effetti, era uno dei motivi per cui era fradicia e un po’ infreddolita: era scappata così in fretta, approfittando del fatto che Remus fosse distratto, che non aveva preso la giacca. D’altronde, quale bambina di quattro anni si preoccupa della giacca quando c’è un intero mondo che l’aspetta?

Ormai, comunque, si era lasciata il castello alle spalle da un po’, anzi riusciva a intravedere il cancello; era anche più facile camminare, visto che la neve era stata appiattita dagli studenti diretti al villaggio.

Tra poco, sarò là anch’io. E il pensiero la fece sorridere.

In quel momento un movimento alla sua sinistra attirò la sua attenzione: qualcosa si era mosso tra le piante della Foresta Proibita che costeggiava il parco.

Quel bosco assunse all’improvviso un aspetto diverso, quasi invitante. Chissà cosa c’era tra quegli alberi? Sirius le aveva detto a chiare lettere che la foresta era off-limits, quando il giorno prima erano andati a trovare Hagrid. Anche quest’ultimo le aveva raccomandato di starne lontana: poteva essere pericoloso, così aveva detto.

Ma si sa come funzionano certe cose: dì a un bambino di non fare qualcosa e la prima cosa che farà sarà appunto la suddetta cosa. E Dora aveva una percezione tutta sua di cosa fosse il pericolo…

Ma cosa poteva esserci di tanto pericoloso, in fondo erano solo piante, no? E poi lei sarebbe rimasta ai margini della foresta, giusto per vedere cosa avesse causato quei movimenti, mica voleva addentrarsi all’interno. Lei doveva andare ad Hogsmeade, non aveva mica tempo da perdere!

Solo cinque minuti, poi vado al villaggio, si disse, strinse più forte BeeBee e cambiò direzione, dirigendosi verso gli alberi.

*****

Nel frattempo, Melanie stava ripercorrendo il sentiero verso il castello, prendendo a calci gli innocenti cumuli di neve che trovava sulla sua strada.

Ma in fondo, che diritto aveva di sentirsi così… gelosa? Tra lei e Sirius non c’era mai stato assolutamente nulla, nemmeno un bacio, una carezza, una strizzatina d’occhio. Solo un biglietto e una notte in bianco per finire una ricerca di Pozioni. Decisamente poco romantico. E con tutta probabilità lui se n’era già dimenticato.

Con tutte le gallinelle che lo circondavano cinguettanti, quante possibilità c’erano che notasse lei, così anonima? Non era né particolarmente bella, né particolarmente intelligente, era una comune e banale ragazza di diciassette anni. No, Sirius non l’avrebbe mai guardata nel modo in cui lei sperava la guardasse: non c’erano motivi per credere che le cose potessero cambiare.

Ma perché, con tutti i ragazzi di questo pianeta, proprio di lui dovevo innamorarmi? Ma che poteva farci, non era mica colpa sua. E non riusciva proprio a metterci una pietra sopra, per quanto sapesse fosse masochista e stupido continuare a farsi male in quel modo.

Forse Lily ha ragione: dovrei buttarmi una volta per tutte. La situazione non può certo andare peggio di così. Al massimo dirà di no. E se invece dice di sì?

Già, quella prospettiva la spaventava quasi più che se le avesse detto di no: cosa sarebbe successo se fossero usciti e lei fosse finita a essere semplicemente un’altra tacca della sua collezione? Probabilmente sarebbe stata ancora più male di adesso: quanto pesano sul cuore i sogni infranti?

Tutto sommato, era quasi meglio lasciare le cose come stavano e limitarsi ad ammirare Sirius da lontano come aveva sempre fatto: il ragazzo sembrava geneticamente incapace di impegnarsi seriamente con qualcuna e lei non era interessata a una cosa alla "mordi e fuggi", come era stile di Sirius.

Erano troppo incompatibili e in caso di una storia, sarebbe stata lei a finire con cuore sanguinante.

In quel momento varcò i cancelli di Hogwarts e uno stano movimento in direzione della foresta interruppe il cupo susseguirsi dei suoi pensieri.

Era una sua impressione o qualcosa di molto simile a una nuvoletta rosa era appena sparito tra gli alberi. Scrutò attentamente da quella parte, ma non scorse nulla di insolito o di rosa. Si stava rimbambendo? Forse alla fine la cotta per Sirius le aveva fuso il cervello? Eppure era sicura di averla vista…

Ma, a essere razionali, poteva davvero esserci una nuvoletta rosa? Non aveva mai sentito di qualche creatura simile che vivesse nella Foresta Proibita.

Me la devo essere immaginare. Il pensiero di Sirius imboscato da qualche parte con la Sanders mi sta facendo impazzire, ecco la verità. Stupida gelosia!

Si riavviò, decisa a raggiungere il suo letto, ficcarsi sotto le coperte e consumare tutte le sue scorte di cioccolato al latte per sfogare la depressione, ma non andò molto lontano.

Una decina di passi più avanti, infatti scorse una fila di piccole impronte che viravano decise in direzione della Foresta. Impronte troppo piccole per essere di uno studente, men che meno di Hagrid. Sembravano le orme di un bambino, ma non c’erano bambini ad Hogwarts, tranne… All’improvviso, la nuvoletta rosa che aveva scorto poco prima assunse tutt’altro significato: la cuginetta di Sirius non aveva forse i capelli di un accesso rosa cicca?

No, non è possibile, non glielo avrebbero permesso… Ma la situazione appariva a prova d’equivoco. E dalle scene a cui aveva assistito quella settimana, aveva capito che la piccola Dora era assolutamente incontrollabile: la lezione di Lumacorno di alcuni giorni prima era emblematica.

Che cosa faccio? Il suo primo pensiero fu di andare a chiamare qualcuno, ma ora che trovava in insegnate e tornavano lì, Dora poteva già essere stata divorata da un’Acromantula o peggio. Ma l’idea di addentrarsi nella Foresta non le piaceva per niente: perfino gli alberi che la costeggiavano avevano un aspetto vagamente sinistro.

Andiamo, Mel, che razza di Grifondoro sei? Vuoi lasciare quella bambina al suo destino?

Pensare a Dora sola e probabilmente ignara dei pericoli a cui stava andando incontro le fece coraggio: con rinnovata decisione si diresse verso la boscaglia, sulla scia lasciata dalla bambina.

Trovarla fu più facile del previsto: Melanie si era appena addentrata tra gli alberi e aveva cominciato a chiamarla, che lei le venne incontro, tranquilla e con un sorriso un po’ timoroso stampato in volto.

"Ciao" la salutò. "Tu sei l’amica di Lily, vero?".

"Hai buona memoria. Ma come conosci Lily?" chiese Melanie, stupita.

"James ne parla sempre" rispose la bimba, con una smorfia disgustata. "È piuttosto noioso, in realtà…".

"Già, non lo pensi solo tu, piccola. Comunque io sono Melanie. Ma puoi chiamarmi Mel, se preferisci".

"Ok, Mel. Io mi chiamo Dora" si presentò l’altra. "E questa è BeeBee" aggiunse, indicando l’orso.

"Sono molto felice di conoscere entrambe. Ma dimmi, che ci fai qui tutta sola? Non lo sai che la foresta è pericolosa?".

"A me non sembra" considerò Dora, con sicurezza. "Non c’è niente. Mi sembrava di aver visto qualcosa, ma non c’è nulla di periglioso".

"Pericoloso" la corresse Melanie. "Dove sono i malandrini? Di certo non ti hanno dato loro il permesso di venire qui…".

Per la prima volta, Dora parve a disagio: abbassò lo sguardo, storcendo i piedi, in un’inequivocabile posa colpevole. "Ehm, loro non lo sanno. Diciamo che sono, beh, scappata, mentre non guardavano. Io volevo andare a visitare il villaggio, ma Remus non mi lasciava…".

"Sei scappata?" ripeté Melanie, improvvisamente preoccupata. "Vuoi dire che non sanno dove sei?".

Dora si limitò a scuotere il capo.

"Non si fanno queste cose, Dora" la rimproverò Melanie. "Sirius e gli altri saranno agitatissimi…".

"Sirius mi odia" ribatté Dora in tono affranto. "Non mi vuole: mi scarica sempre a Remus. Sono solo un peso per lui".

"Non essere sciocca. Sono sicura che Sirius ti vuole molto bene. E che in questo momento è preoccupato a morte".

"Ma se è andato al villaggio a fare chissà cosa" protestò Dora. "Non mi ha voluto portare con lui".

E ha fatto bene, pensò Melanie. Non è certo lo spettacolo ideale per una bambina. Ma come fare a spiegarglielo?

"Non lo so perché non ti ha voluto portare" ammise infine, decidendo di aggirare il problema. "Ma di certo non è perché ti odia. E nemmeno gli altri malandrini ti odiano. Che ne dici se andiamo a cercarli insieme?".

Dora esitò, poi annuì: probabilmente era meglio ubbidire. Peccato, avrebbe voluto sul serio vedere il villaggio!

Prese la mano che Melanie le tendeva e si diressero insieme verso il castello: per permettere alla bambina di proseguire più comodamente, la giovane strega scioglieva la neve davanti a sé con getto di aria calda.

In men che non si dica, giunsero al Portone d’Ingresso.

"Allora" disse Melanie, più a sé stessa che a Dora. "Dove saranno i ragazzi?".

"Prima erano in Sala Comune" si sentì in dovere di dire Dora.

"Probabilmente a quest’ora saranno in giro a cercarti" obiettò Melanie. "Mi sa che ci toccherà andare su e giù per il castello finché non li incrociamo. Oppure no: posso andare su alla Guferia e mandare loro un messaggio via gufo. Sì, senza dubbio sarebbe più semplice".

Presa la sua decisione, cominciò a salire le scale, diretta alla Guferia, mentre Dora le trotterellava a fianco, con espressione preoccupata. Probabilmente era spaventata dalle possibile conseguenze della sua marachella.

"Dimmi, Dora" disse Melanie nel tentativo di distrarla. "Ti piacciono i gufi?".

"Oh, sì tanto" rispose la bambina. "Però mi piacciono di più i gatti: sono più coccolosi".

"Già, è vero. Anch’io preferisco i gatti. Anche se i gufi sono molto utili".

"Ma i gattini sono troppo teneri" ribadì decisa Dora.

Melanie sorrise. "Concordo".

"Io voglio un gatto" affermò ancora la bambina. "Ma la mamma non vuole prenderlo".

"Magari potrai averlo quando sarai più grande" la rassicurò la ragazza. "Sono sicura che avrai un gattino bellissimo".

"Mi piacerebbe tanto".

Svoltarono un angolo e… furono quasi investite da un tornado. Un tornado di nome Sirius Black, che proveniva a tutta velocità dalla direzione opposta.

"Dora" gridò il ragazzo, quando realizzò a chi era quasi andato addosso. "Dove diavolo ti eri cacciata?".

Spaventata, la bambina si rintanò dietro le gambe di Melanie, che ritenne opportuno intervenire. "Abbassa il tono, Sirius. Così la spaventi".

"Griffith?" fece il ragazzo, rendendosi conto della sua presenza solo in quel momento. "Che ci fai con mia cugina?".

"Volevo rapirla e chiederti un riscatto" ironizzò Melanie. "Secondo te? Te la stavo riportando: era nel parco che gironzolava da sola e non mi sembrava il caso".

Il viso di Sirius sembrò quasi illuminarsi dal sollievo. "Griffith, sei il mio angelo. Merlino ti ha portata fin qui per salvarmi. Cosa posso fare per sdebitarmi?".

Beh, un bel bacio non lo rifiuterei, disse una vocina maliziosa nella testa di Melanie, che era arrossita violentemente per il complimento. Sirius non sembrava averlo notato e la fissava in attesa di risposta.

"N-n-ulla" riuscì infine a balbettare la ragazza: ora che era passato il primo momento, l’imbarazzo era tornato. "Non sei mica in debito. L’ho fatto con piacere. Consideralo un favore".

"Grazie, Melanie" disse ancora Sirius. "Grazie, grazie, grazie. E tu, signorinella" proseguì rivolgendosi a Dora, "non provare mai più a farmi uno scherzo del genere. Ho quasi avuto un infarto".

"Sul serio eri preoccupato?" chiese Dora, sbucando da dietro le gambe di Melanie.

"Ma certo. Sei la mia cuginetta combina guai preferita: cosa farei senza di te?".

Il viso di Dora si distese in un ampio sorriso: la bambina sgusciò fuori dal suo rifugio e saltò letteralmente al collo di Sirius. "Ti voglio bene, Sirius".

"Te ne voglio anch’io. Ma non provare più a sparire, ok? Eravamo preoccupati a morte…".

"Scusa, prometto che non lo faccio più" giurò la bambina.

"Ok, allora andiamo a cercare gli altri. Grazie ancora, Melanie".

"È stato un piacere. Ciao Dora, ci vediamo in giro".

"Ciao, ciao, Mel" la salutò la bambina.

Melanie rimase a osservare i due sparire dietro l’angolo, mentre il suo cuore riacquistava un ritmo di battito normale.

Beh, c’è di buono che l’appuntamento di Sirius è andato a gambe all’aria. Tutto merito di Dora: quella bambina è un vero vulcano!

* Informazione desunta dal terzo libro

LYRAPOTTER’S CORNER

Fase aggiornamento attivata. Finalmente direte voi, anche se tutto sommato mi sono abbastanza contenuta, ormai lo sapete, aggiorno quando posso. Avviso subito che probabilmente col prossimo capitolo andrò a rilento: ho altre due fanfiction in corso che adesso pretendono la precedenza e mi aspettano due settimane a dir poco infernali, la mia teoria è che i prof stiano cercando di seppellirci sotto una mole di compiti e interrogazione (ma perché giugno è così lontano?).

Una piccola precisazione: il siparietto di Remus e il suo "ciclo" mi è venuto in mente leggendo la recensione di Saki, che avevo sott’occhio mentre scrivevo. Diciamo che mi è venuto automatico…

Ringrazio infinitamente:

SakiJune

Julia Weasley

_Nefer_

Evelyn_cla

per le loro magnifiche recensioni, oltre ovviamente alla mia sister Laura.

A risentirci, commentate numerosi, bacibaci!!!!!

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Capitolo 10
*** Capitolo IX ***


BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO IX

Il resto del weekend trascorse senza ulteriori incidenti, forse perché dopo lo spavento preso, Sirius non levò un attimo gli occhi di dosso alla cuginetta, seguendo ogni suo singolo movimento e sobbalzando appena si allontanava più di cinque metri. Del resto, la lavata di capo che Dora si era presa (in termini contenuti, intendiamoci, più per intercessione di Remus che per reale comprensione di Sirius) le aveva fatto passare la voglia di ulteriori scorribande. Oltretutto, anche senza dirlo, i più sospettavano che la bambina si stesse godendo tutta quella improvvisa attenzione.

Alla fine comunque, intuendo l’andazzo della situazione, Remus e James avevano parlato all’amico, ricordandogli che non poteva farsi venire un ictus tutte le volte che Dora faceva un movimento e che, se andava avanti di quel passo, sarebbe diventato calvo per lo stress prima dei diciotto anni. Al che Sirius si era convinto a allentare un po’ la cinghia.

In questo modo, si giunse al lunedì mattina, con il consueto riavvio delle lezioni, cosa che i malandrini aspettavano con una certa trepidazione, temendo che Dora potesse coronare tutto con qualcuna delle sue trovate.

Tuttavia la lezione di Trasfigurazione passò in relativa tranquillità, con sommo sollievo della McGranitt, che in quella settimana aveva imparato a temere la bambina quasi più di quanto temesse i Malandrini, il che è tutto dire.

A metà mattinata si stavano dirigendo verso le serre per la lezione di Erbologia, con Dora che saltellava come un coniglio dieci passi avanti a loro.

"Ma dove la trova tutta quell’energia?" sbadigliò James, che il lunedì mattina aveva sempre qualche difficoltà ad alzarsi. Cioè, più difficoltà del solito!

Sirius si strinse nelle spalle. "Vuoi sul serio saperlo, Prongs? Tieni conto che ingerisce quantità di cibo che sfamerebbero un elefante: tutti quei zuccheri devono pur finire da qualche parte…".

"Già, lei li investe per i tre quarti in disastri e il restante nella progettazione di altri disastri. È proprio tua cugina".

"Che vuoi dire?".

"Solo che la stragrande maggioranza delle donne di questo pianeta ucciderebbe per avere il vostro metabolismo: ingerite praticamente qualunque cosa e non mettete mai su nemmeno un grammo!".

"Già perché tu sei sempre a dieta, vero, James? Chi è che ieri sera si è mangiato tripla razione di arrosto e patate?".

"Ho fatto allenamento ieri" si giustificò il ragazzo. "E comunque non è che tu sia stato da meno. O il nostro lupacchiotto qui presente".

Entrambi si voltarono verso Remus, che li seguiva più silenzioso del solito. I due malandrini sapevano fin troppo bene il perché: il loro amico era entrato nell’ultima fase pre-plenilunio. Dopo la fase scorbutico/irascibile e la fase predatoria (che di solito lo portava a mangiare quantità industriali di carne al sangue e a far temere ai malandrini per la loro stessa incolumità), era partita la fase "lasciatemi morire in pace", che comprendeva viso malaticcio, stanchezza e un generale malessere, che con tutta probabilità lo avrebbe portato in infermeria prima di sera, in attesa della fase "lupo cattivo", come avevano ribattezzato James e Sirius la trasformazione vera e propria.

"Tutto ok, Moony?" domandò Sirius.

Remus si limitò a una stretta si spalle. "Tutto bene". Vedendo che gli amici lo fissavano scettici, fece un sorriso tirato e aggiunse: "Sul serio, non preoccupatevi per me: normale amministrazione, ormai ci sono abituato. Piuttosto, tenete d’occhio lei" e indicò Dora, che nel frattempo era già giunta al Portone d’Ingresso e sembrava impaziente di addentrarsi nel vasto mondo selvaggio.

"Dora, aspettaci" le gridò dietro Sirius, senza per altro essere ascoltato.

Quando arrivarono alle serre, scoprirono che la professoressa Sprite aveva riservato loro un compito tanto semplice quanto ingrato: il rinvaso trimestrale dei Gerani Zannuti, il che significava che per la fine della lezione tutti gli studenti si sarebbero ritrovati con una collezione di morsi da far invidia a un accalappiacani.

"Odio questi dannati cosi" borbottò James. "Ogni volta che ci ho a che fare, rischio di perdere un dito".

"Allora non usare la mano del boccino" si raccomandò Sirius, infilandosi i guanti protettivi. "Ti servono tutte e cinque le dita per battere i Serpeverde".

"Ti prego, non insultarmi" si schermì James. "Potrei battere i Serpeverde anche bendato con le mani legate dietro al schiena e cavalcando la scopa al contrario. Comunque sono felice che il mio migliore amico si preoccupi solo del Quidditch, invece della mia incolumità, sei davvero gentile".

Sirius rise, mettendo su un’espressione quasi amorevole. "Oh, andiamo, lo sai che ti amo e che per me esisti solo tu".

Fece per saltargli addosso, ma James si scansò all’indietro. "ARGH! Sta lontano da me, maledetto maniaco! Remus, proteggimi!" gridò, andando a ripararsi dietro la schiena del licantropo.

Ma prima che quest’ultimo potesse dirgli di andare a quel paese, ci pensò la professoressa: "Ehi voi quattro, avete finito di bighellonare? Mettetevi al lavoro o vi tolgo dieci punto ciascuno!".

Di fronte a quella minaccia, i malandrini si affrettarono a mettersi all’opera, sotto l’occhio un po’ annoiato di Dora, seduta poco lontano.

Come previsto, dopo nemmeno cinque minuti James si beccò il primo morso.

"Dannato Geranio" imprecò il ragazzo, succhiandosi la mano sanguinante.

"Se tu sei imbranato, Prongs" osservò Sirius, "non è mica colpa del Geranio Zannuto. Piuttosto sta più attento".

"Impiccati, Padfoot".

"Quanto sei cattivo" si lamentò Sirius, con voce affranta. "A me, il tuo migliore amico, colui che ti ha sempre sostenuto nelle avversità e che ti è sempre stato a fianco…".

"Hai finito, regina del melodramma?" lo rimbeccò Remus. "Invece di fare gli scemi, perché non lavorate un po’ anche voi?".

Sirius e James si scambiarono un’occhiata e decisero tacitamente che fosse meglio non stuzzicare Remus più del necessario, considerata la situazione.

"Cambiando argomento" esordì Sirius, dopo aver lavorato in silenzio alcuni minuti, "ho da chiedervi un favore…".

"Basta che non siano soldi" rispose James, drizzando le orecchie.

"Sì, Prongs, voglio un prestito per poterti comprare un cervello nuovo. Che dici, ti va l’idea".

James fece per tirargli contro un pungo di terra, ma Remus lo bloccò per il polso. "Che favore?" chiese stancamente.

"Potreste badare a Dora questo pomeriggio?".

"Come, come? Rinunci alla tua missione di guardiano? E per quale motivo?".

"Voglio vedere se riesco a parlare con Janet. Magari trovo il modo di farmi perdonare…".

"Tanti auguri" osservò James. "Da quello che ci hai detto, era incavolata come una iena…".

"È per questo che devo trovare il modo di farmi perdonare, non credi Prongs? Comunque, me lo fate questo favore?" e si rivolse quasi automaticamente verso Remus, che subito si ritrasse, alzando le mani. "Ah, non guardare me. Almeno fino a dopodomani è meglio se me la tenete lontana: non sono dell’umore, né tantomeno nelle condizione per fare il babysitter".

Sirius annuì e subito si girò verso James con fare supplichevole, che ricambiò il suo sguardo senza capire. "IO?" esclamò infine, incredulo. "Oh, andiamo Sirius, non puoi dire sul serio".

Sirius giunse le mani, neanche stesse pregando. "Ti prego, James, non ci metterò tanto, giuro!".

"Sirius, non ne sono in grado. Sono perfino più impedito di te…" tentò di protestare James.

"Ma sì!" esclamò Sirius facendo un cenno non curante con la mano. "Certo che ne sei in grado: non è difficile come sembra…".

"Dagli retta" commentò Remus in tono sarcastico. "È un vero esperto in materia!".

Sirius lo fissò storto. "Mai sentito il detto "se non hai nulla di utile da dire, stai zitto", Moony?".

"Volevo solo sottolineare il fatto che tendi a scaricare le tue responsabilità su chi non centra nulla. Perché non ti porti anche Dora a fare pace con Janet?".

"Perché è lei la causa del nostro litigio. Sentite, è solo un tentativo, non so come andrà. Allora, che mi dici, Prongs?" aggiunse, mettendo su la sua migliore espressione da cucciolo bastonato chiuso in gabbia.

Dopo un secondo di muta e inutile resistenza, James sospirò rassegnato. "Giochi sporco, Padfoot. E sia".

L’altro si illuminò. "Grazie, grazie, grazie, Prongs, ti sarò debitore per il resto della mia vita".

"Sì, sì, certo. Ti avviso: non garantisco per la incolumità della nanerottola…".

"Oh, vedrai che andrà tutto bene. Cosa potrà succedere in un oretta o poco più?".

"Ehm, Sirius…" fece Remus, guardandosi intorno e cercando di attirare l’attenzione degli amici.

"Se la lasci a me?" osservò James. "Potrebbe anche venirle qualche malattia mortale, tipo la peste o il colera…".

"Sirius".

"Ma quanto sei catastrofico! E come farebbe, per le sottane di Morgana, a prendere il colera?".

"Sirius".

"Beve dell’acqua infetta, no?".

"E se non sono indiscreto, dove pensi potrebbe trovarla qui in giro?"

"Sirius".

"Quella bambina se l’è filata sotto il nostro naso per andare al villaggio, sarebbe più che in grado di trovare una fontana di acqua non potabile e berne…".

"SIRIUS!". Il grido spazientito di Remus troncò sul nascere la risposta di Sirius, che chiese, seccato: "Che piffero vuoi, Moony?".

"Sono almeno cinque minuti che ti chiamo" si lamentò quest’ultimo.

"E io sono cinque minuti che ti ignoro, che vuoi?".

"Non noti che manca qualcosa?" osservò Remus, indicando a gesti tutt’intorno.

Gli altri malandrini seguirono il suo sguardo. Dopo alcuni istanti, Sirius esclamò: "Argh, dov’è finita adesso quella piccola hooligan?".

Remus fece una faccia come a dire "alla buon ora" e disse: "Non ne ho idea…".

In quel momento si levò una voce dall’altro lato dell’aula: "Ehi Black, non è tua cugina quella là?".

Sirius si voltò e vide un Tassorosso che indicava un punto oltre di lui, all’altro capo della serra, dove la professoressa Sprite aveva piantato una nuova specie di pianta carnivora, da poco importata dalla Tanzania: un vegetale più grande, di un uomo, dagli sgargianti colori elettrici, che a detta della Sprite servivano per attirare le sue prede, che potevano raggiungere anche la taglia di una zebra. In altre parole, una creatura decisamente poco raccomandabile, anzi, la professoressa aveva più volte ripetuto ai suoi studenti di tenersene alla larga per evitare incidenti.

A quanto pareva, quel giorno, il menù della vorace pianta prevedeva dolce e tenera carne di bambina metamorfomaga. Infatti, se c’era un cosa che Dora sapeva fare bene, era considerare innocue le cose più pericolose. Perciò appare quasi logico che l’attenzione dell’ innocente bimba, annoiata a morte dal guardare i suoi babysitter travasare piante, fosse stata attirata dai colori brillanti del suddetto vegetale e, beatamente ignara che certe piante vengono chiamate carnivore non a casa, aveva ritenuto doveroso osservarla più da vicino.

Nel momento in cui Sirius la localizzò, Dora si trovava a circa due metri delle foglie del fiore killer: il ragazzo non aveva la più pallida idea di come quel coso fagocitasse le sue vittime, ma ne sapeva abbastanza per capire che Dora di trovava in zona molto, molto pericolosa.

Per alcuni secondi, il suo cervello fu bloccato dalla terrificante immagine di Dora ingoiata dal grosso fiore viola centrale, poi una spinta di Remus lo fece scattare in avanti. Il mondo parve congelarsi e cominciare a scorrere a rallentatore: diversi studenti si voltavano nella direzione indicata dal Tassorosso, mentre Sirius li dribblava e spintonava, la Sprite lo richiamava scandalizzata, James che lo incitava a correre più in fretta, i vari arbusti che al suo passaggio cercarono di fargli lo sgambetto. E Dora, che era sempre più vicina, sempre più vicina, meno di un metro dalla fine… Non doveva toccarla, ne era certo, se l’avesse fatto, non ci sarebbe stato ritorno.

"NOOOOOOOOOO!!!!!!".

Ci mise un po’ a capire che il grido disperato proveniva dalla sua bocca, mentre Dora davanti a lui allungava la manina verso le foglie verde acido.

Sirius si tuffò a pesce di avanti, rischiando di finire lui stesso nella bocca di quel mostro vegetale, ma placcando (piuttosto rudemente, in realtà) la cuginetta prima che fosse troppo tardi.

La bambina strillò spaventata, parendo accorgersi solo in quell’istante di quanto succedeva intorno a lei.

"Ahi, ma che fai?".

Sirius si tirò in piedi con fiato corto, massaggiandosi le ginocchia ammaccate per la caduta e tenendo saldamente Dora per il braccio. "Non toccare quell’affare" ordinò infine perentorio, mettendo il suo corpo tra la cugina e la pianta.

La bambina lo guardò coi lucciconi agli occhi, senza capire dove avesse sbagliato. "Ma perché? Cosa ho fatto di male?".

Sirius esitò, mentre quell’espressione smarrita gli faceva montare il senso di colpa. In fondo Dora non poteva mica saperlo. "Senti, scusa" disse, abbassandosi alla sua altezza. "Ma ti avevo detto di non allontanarti: ci sono cose pericolose, potresti farti male".

"Che cose pericolose?" chiese in tono innocente la bambina.

Piante che mangiano i bambini, pensò Sirius, avendo tuttavia il buonsenso di non dirlo apertamente. "Fidati di me" rispose perciò, guadagnandosi un’occhiata scontenta. "Promettimi solo di non allontanarti più, ok?".

Dora sbuffò, non completamente soddisfatta, ma annuì. "D’accordo, prometto".

"Brava bambina" approvò Sirius, alzandosi in piedi. Nel farlo però si sporse un po’ troppo, dimentico di quello che aveva alle sue spalle.

"SIRIUS, ATTENTO!" gridò James, scattando a sua volta in avanti.

Il ragazzo non fece nemmeno in tempo a girarsi: vide Dora ritrarsi spaventata e quelli che sembravano tentacoli verdi avvicinarsi pericolosamente alle sue gambe, mentre sui volti dei presenti si dipingevano di orrore e la Sprite si armava di bacchetta, poi…

"ARGH!!!!!!!!!".

*****

Fu così che quel giorno Sirius Orion Black perse un buon quarto della sua chiappa sinistra!

E se non fosse stato per il pronto intervento della Sprite e del suo migliore amico probabilmente sarebbe finita anche peggio. Infatti, quando i due erano riusciti a salvare il povero disgraziato dalle fauci della pianta carnivora, quest’ultima stava già apprestandosi a degustare ben più del deretano del ragazzo. Alla fortunata liberazione, era seguita una precipitosa corsa verso l’Infermeria, contornata delle ben poco educate grida di Sirius, impegnato a imprecare contro le piante assassine, le lezioni di Erbologia, la sua sventata cugina che aveva avuto la malaugurata idea di procreare, la prole della suddetta cugina e il gruppetto di Serpeverde che incrociarono lungo la strada (che aveva colto l’occasione per prendersi impunemente gioco di lui).

Alla fine Madama Chips, dopo aver borbottato tutto il tempo contro i malandrini che le avrebbero fatto venire i capelli bianchi prima del tempo, aveva fatto la sua magia e aveva sistemato alla meglio il Grifondoro ferito, rassicurandolo del fatto che per l’ora di cena o al più tardi la mattina successiva sarebbe stato dimesso. Anche se probabilmente avrebbe dovuto dormire a pancia in giù per un po’…

"Guarda il lato positivo" osservò James, seduto al capezzale dell’amico dopo la pausa pranzo.

"E quale sarebbe, o mio saggio compagno?" chiese Sirius, in tono acido.

"Pensa se quel coso ti mordeva da davanti…" disse James, ridacchiando e cacciandosi in bocca una cioccorana.

Un’immagine decisamente inquietante attraverso la mente del ragazzo, che represse un brivido spontaneo.

"NON è divertente, Prongs" lo rimbeccò, fulminandolo con lo sguardo. "Non potrò sedermi per giorni…".

"Andiamo, vedila in prospettiva" lo rimbeccò James. "Se fosse successo a qualcun altro, ti saresti rotolato dal ridere fino a schiattare…".

"Ma è successo a ME" ribatté Sirius, mentre cercava di ignorare il dolore pulsante che proveniva dal suo didietro. "Succedono tutte a me da quando è arrivato quel piccolo mostro" e indicò Dora, appollaiata su una sedia poco distante a colorare.

"Avresti dovuto lasciare che la pianta la divorasse" constatò James.

"Già, forse avrei dovuto farlo sul serio…".

"Invece quella adorabile piantina a quest’ora sta digerendo il tuo quarto di prosciutto…". Ridacchiò di nuovo, più apertamente di prima.

"Vuoi smetterla di infierire, piccola scimmia diabolica? Sto già abbastanza male, anche senza il tuo contributo!".

"Ok, ok, scusami. Non è divertente, ho capito".

"Grazie mille!" esclamò Sirius, contorcendosi in cerca di una posizione più comoda.

"Vuoi smetterla di dimenarti come un pesce nella sabbia?" lo rimproverò James. "Madama Chips ha detto che ti salterà la medicazione se non stai fermo…".

"Non ci posso fare nulla: è una posizione troppo scomoda".

"Sopporta: le sofferenze temprano il carattere".

"Ora mi sembri il vecchio Moony. A proposito, come mai non è a disperarsi al mio capezzale, il lupastro?".

"Perché al contrario di noi, lui aveva lezione di Antiche Rune" rispose James. "Ha detto che passa a trovarti più tardi. Anzi con tutta probabilità si fermerà anche: non aveva l’aria troppo in forma a pranzo…".

"Eh, povero piccolo lupacchiotto. Ci penserò io a tenerlo su di morale…".

James borbottò qualcosa come "maniaco pervertito", ma in quel momento intervenne Dora.

"Sirius" chiamò la bambina esitante. "Come stai?".

Il ragazzo sospirò: lo guardava in modo talmente spaurito che avrebbe avuto il cuore di gridarle contro, anche se la tentazione era grande. In fondo era per salvare lei che era stato quasi divorato da una pianta carnivora!

"Sopravvivrò piccola, non ti preoccupare" le rispose perciò in tono pacato. "Sarò di nuovo in piedi in men che non si dica".

Dora sorrise rassicurata. "Ok". Esitò un momento, poi aggiunse: "Ti ho fatto un disegno, vuoi vedere?".

Senza nemmeno aspettare risposta, gli mise un foglio di pergamena tra le mani: il disegno rappresentava in modo piuttosto accurato Sirius armato di ascia da boscaiolo che si avventava sulla pianta colpevole per salvare una piccola Dora.

Sirius trattenne a stento una risata: di certo quel disegno faceva bene al suo amor proprio ferito. James allungò il collo per vedere e commentò: "Carino. Ma non mi pare di fosse un’ascia…".

Sirius gli fece una linguaccia. "Va a quel paese, James. Grazie Dora, mi piace molto".

Il sorriso della bambina si fece ancora più largo. "Guarisci presto".

A quel punto James si alzò. "Ok, piccola criminale, direi che è il caso d andare. Madama Chips aveva detto venti minuti ed sono già trentacinque. Ci rivediamo dopo cena, d’accordo".

"Mi troverai qui, non preoccuparti" garantì Sirius.

"Bene" fece James, prendendo Dora per mano e cominciando ad avviarsi verso al porta. "E mi raccomando, ricordati di non dare le spalle ad altre piante fameliche mentre non ci sono".

Il ragazzo si affrettò a chiudere la porta per parare il cuscino lanciatogli contro e soffocare la colorita risposta.

Dora ridacchiò, divertita mentre James si avviava per il corridoio.

"Allora, che si fa?" le chiese dopo un po’.

La bambina si strinse nelle spalle. "Non lo so. Tu che vuoi fare?".

"Non lo so nemmeno io". James rifletté qualche istante, in cerca di qualche alternativa che non fosse troppo pericolosa o immorale per la bambina. Alla fine gli venne un’idea.

"Ehi, Remus e Sirius ti hanno fatto vedere la Stanza delle Necessità?".

Dora sembrò illuminarsi dalla curiosità. "No. Che cos’è? Che cos’è?".

"È una stanza che può diventare qualunque cosa tu desideri".

Dal modo in cui Dora lo guardò capì di essersi conquistato la sua più completa attenzione. "Forte, che bello. Dov’è, dov’è? Ci voglio andare!".

"Si trova su, al settimo piano" rispose James. "Se vuoi possiamo andare anche subito".

La bambina non se lo fece ripetere due volte e cominciò quasi letteralmente a trascinarlo su per le scale, anche se non aveva probabilmente la più pallida idea di dove dovesse andare.

Bel colpo Prongs, si complimentò tra sé James. In questo modo la terrò occupata tutto il pomeriggio, se non di più. E stasera sarà talmente stanca che crollerà addormentata sul…

Il flusso dei suoi pensieri si interruppe bruscamente, quando girato l’angolo, si trovò davanti una scena che lo lasciò di sale: Lily, la sua Lily, che chiacchierava a tu per tu con Nigel Cullen, un ragazzo del loro anno di Corvonero. Vicini, troppo vicini.

Ebbe l’impressione che il cuore gli fosse sprofondato all’altezza delle caviglie, mentre una sensazione di gelo gli invadeva lo stomaco. Non era possibile, non poteva essere possibile. Di certo c’era una spiegazione, una spiegazione qualunque. Nigel non era nemmeno questo granché, non poteva essere quello che sembrava…

Lily scelse quel momento per scoppiare a ridere, di certo per qualche cosa che Nigel aveva detto. Poi il ragazzo fece come per prenderle la borsa, ma Lily scosse il capo, declinando l’offerta. Infine i due si allontanarono, continuando a parlare fitto tra loro, senza vedere il silenzioso spettatore della scena, che per conto suo aveva visto fin troppo bene. mancava giusto il bacio e più chiaro di così non ci sarebbe stato nulla.

Non ci poteva credere: la sua Lily, con altro. Se una volta quel pensiero gli avrebbe fatto montare istinti omicidi nei confronti dell’"altro", adesso il suo cuore era pieno solo di cupa disperazione. Ma perché doveva innamorarsi dell’unica ragazza che lo considerava alla stregua di un lumacone di palude? Perché Lily non voleva nemmeno concedergli un’opportunità? Perché di tutti i ragazzi che c’erano doveva farsela soffiare proprio da un secchione Corvonero? Non era giusto, non era assolutamente, dannatamente giusto!

Per un attimo fu tentato di correre dietro alla coppietta e prendere Nigel a pugni fino a modificarli permanentemente i connotati. Di certo Lily l’avrebbe odiato, ma non più di quando già facesse!

Qualcuno lo strattonò bruscamente per il braccio, richiamandolo alla realtà. Abbassò lo sguardo incontrando quello perplesso di Dora.

"James, James" lo stava chiamando la bambina. "Non dovevamo andare nella Stanza delle Necessità?".

Il ragazzo nemmeno la sentì: la rabbia era evaporata veloce come era venuta, lasciando di nuovo posto alla infelicità più nera. Infelicità che aveva bisogno di una buona valvola di sfogo.

Come sonnambulo, si riavviò sui suoi passi, trascinandosi dietro per un braccio una riluttante Dora. "James ma che fai?" si lamentò la bambina. "Dove andiamo? Mi fai male!".

Ma James era sordo alle sue lamentele: davanti agli occhi continuava a rimbalzargli la scena a cui aveva appena assistito e ogni volta era come se qualcuno gli conficcasse un pugnale nel cuore.

Infine si fermò di fronte al dipinto di una natura morta, fece il solleticò alla pera, che subito si trasformò in una maniglia. Un minuto dopo, era circondato da decine di solerti Elfi domestici.

"Possiamo fare qualcosa per lei, padroncino?" esordì uno di loro.

James annuì. "Portami tutto il Whisky Incendiario che hai in dispensa. Tutto, hai capito?".

Se l’Elfo trovò la richiesta strana o fuori luogo non lo diede a vedere: subito sparì tra i suoi colleghi per andare a soddisfare la domanda di James, che da canto suo si sedette su una sedia vagante.

Dora fissava le creature a occhi sbarrati: non aveva mai visto un elfo domestico prima d’allora e non sapeva bene cosa aspettarsi.

"James" chiese di nuovo. "Che ci facciamo qui? Che succede? Chi sono questi?".

Stavolta il ragazzo parve sentirla. Si voltò verso di lei e sempre con sguardo perso le disse: "Elfi Domestici. Chiedi quello che ti pare e loro te lo porteranno. Chiedi qualcosa e non scocciare. Altrimenti sta zitta!".

Dora lo guardò ferita: e adesso perché la trattava male? Che cosa aveva fatto? Non riusciva a capire.

Un’Elfa si fece avanti solerte. "La padroncina desidera qualcosa?" chiese con voce acuta. "Blinky sarà felice di esaudire le richieste della padroncina".

La bambina esitò un attimo: in fondo se era stato più volte ripetuto che non doveva parlare con gli estranei. Ma quegli esserini avevano un aria così innocente che era impossibile avere paura di loro. Inoltre, anche James le aveva detto di chiedere qualcosa se voleva. E quale bambino, di fronte alla prospettiva di avere qualunque cosa volesse, dice di no?

"Vorrei del gelato al cioccolato" disse perciò. "Per favore" aggiunse subito, come sua mamma le aveva insegnato.

Blinky si inchinò e sparì subito. Nel frattempo, cinque o sei Elfi erano tornati reggendo grosse bottiglie di liquido ambrato, che posarono di fronte a James.

Il ragazzo prese la prima e la stappò senza dire nulla. Voleva solo ubriacarsi e dimenticare quello che aveva appena visto: bere e rincretinirsi fino a non ricordarsi più il suo nome o dell’esistenza di una certa Lily Evans. A quel punto si sarebbe sentito in pace, finalmente.

La prima bottiglia andò giù come niente e così la seconda e la terza. A metà della quarta, il suo occhio cadde sugli enormi barattoli di gelato al cioccolato che Blinky aveva portato a Dora: la bambina ci si stava letteralmente strafogando, con tutta probabilità si sarebbe guadagnata un bel mal di pancia, ma James era già troppo brillo per preoccuparsene. No, era stato qualcos’altro ad attirare la sua attenzione. Il suo sguardo saettò dal gelato alla bottiglia e viceversa alcune volte: chissà cosa sarebbe successo a unirli insieme… In fondo, divisi erano buoni, insieme erano di certo meglio.

Se fosse stato un po’ più lucido, avrebbe probabilmente realizzato che era un’idea stupida e che non esisteva sul pianeta combinazione peggiore di gelato al cioccolato e Whisky Incendiario di prima qualità.

Ordinò a Elfi ora decisamente perplessi e preoccupati di portarli una ciotola, in cui verso un’ intera bottiglia di Whisky e in cui poi intinse il gelato: incredibile a dirsi al suo palato già ottenebrato dall’alcool sembrò di aver appena trovato il nettare degli dei nel "Ciosky" come ribattezzò l’accoppiata sghignazzando alcuni minuti dopo.

Trascorse in quel modo più di un’ora, ingozzandosi di Whisky, gelato o "Ciosky", mentre di tanto in tanto un Elfo particolarmente coraggioso tentava di fermarlo. Quando uno particolarmente temerario tentò di togliergli di mano la ciotola colma di "Ciosky", si guadagnò un morso sul naso e un ringhio, che fece passare la voglia per ulteriori tentativi.

Infine, quando James ebbe consumato ogni singola bottiglia tranne una si alzò in piedi e piuttosto traballante se ne andò, canticchiando a mezza voce, completamente dimentico di Dora, la quale dal canto suo, dopo un po’, aveva avuto il buon senso di fermarsi ed era rimasta a guardare il suo presunto "babysitter" diventare sempre più ubriaco.

"EHI!" lo chiamò, quando lo vide allontanarsi. "Dove vai? Aspettami".

Non aveva nemmeno finito di dirlo che James si era già chiuso la porta alle spalle e se ne era andato.

Smarrita, Dora rimase a fissare il punto dove era sparito il ragazzo senza sapere cosa fare. Fu tentata di seguirlo: non sembrava proprio in condizioni di andare lontano, non ci avrebbe messo molto a ritrovarlo.

Ma ormai dovremmo sapere che quella bambina era eccezionalmente curiosa e che di solito rivolgeva la sua attenzione alle cose più pericolose o dannose (e la chiappa sinistra di Sirius poteva dimostrarlo!) che le capitavano sotto mano.

Perciò appare quasi naturale che, mentre si alzava in piedi e si apprestava a seguirlo, posasse lo sguardo sulla ciotola di "Ciosky" ancora mezza piena sul tavolo, che si chiedesse come fosse e fosse presa dal desiderio di assaggiarla.

In fondo, se l’aveva bevuta anche James non poteva essere tanto cattiva, no?

LYRAPOTTER’S CORNER

Eccoci qui, nuovo capitolo, nuova corsa. Sono stata cattivella, stavolta, vi lascio di nuovo in sospeso, anche se potete facilmente immaginare cosa succederà adesso, almeno in parte! Di certo, Sirius non la prenderà benissimo…

Come sempre niente garanzie per il futuro, tranne forse che il prossimo capitolo si farà attendere un po’, visti gli impegni di marzo per la mia raccolta…

Vabbè, passiamo ai ringraziamenti: ragazze, mi farete andare in ansia da prestazione con tutti questi complimenti:

LadyMorgan, ma lo sai che abbiamo lo stesso nome di battessimo? È proprio vero che se gridi "Silvia" in una piazza, si girano almeno due persone!!!!!!! Grazie infinite per il tuo commento, cerca di avere pazienza, in tutti i sensi, vedrai che presto o tardi toglierò le fetta di salame dagli occhi di Sirius!!!!!!!!

Ashleys, grazie infinite e benvenuta nella nostra famiglia!!!!!! Sono davvero felice che i personaggi restino IC, per me è molto importante, come del resto mi fa piacere che ti piaccia Melanie, essendo una mia creazione, ci tengo molto

Inu_p, stesso discorso di qui sopra, sono felice che Melanie piaccia tanto: non preoccuparti, se son rose fioriranno!!!!!

Sissy88, e a chi non piacerebbe farsi curare da Sirius??????

Julia Weasley, Janet doveva essere antipatica ed egoista, altrimenti come me ne liberavo? Dovevo pur spianare la strada a Mel in qualche modo, povera, mica può fare tutto da sola! Ah, ho cominciato a leggere il tuo "Diario", appena mi sarò messa in pari, ti lascerò un commento, comunque da quello che ho letto mi piace molto!!!!!!

E in ultimo, grazie come sempre a Laura, che aspettava la scena del Ciosky da quando ho cominciato a scrivere!!!!!

A presto e commentate numerosi!!!!!!!

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Capitolo 11
*** Capitolo X ***


BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO X

Melanie osservava la porta chiusa dell’Infermeria da almeno venti minuti, da quando aveva visto James uscire con la bambina, cercando il coraggio per entrare.

Forza, Melanie, puoi farcela. Non è difficile: prendi la maniglia, la abbassi, spingi e voilà!

La verità è che non aveva paura di entrare, ma di quello che l’aspettava dietro: Sirius Black, il suo ragazzo ideale steso sofferente su un letto. Anche se entrassi, poi che gli dico? È meglio lasciar perdere

Strinse forte la cinghia della borsa, si avviò, fece dieci passi e poi tornò indietro, fece per afferrare la maniglia, ma all’ultimo ritirò la mano come se si fosse scottata.

Vista da fuori, la situazione poteva perfino apparire comica: una ragazza di diciassette anni che si aggirava su e giù per un corridoio come un’anima in pena, senza scopo apparente.

Ok, ora entro, si disse la quinta volta che tornava indietro. Ora entro. Ora entro.

E indovinate un po’… Non entrò!

Griffith, sei ridicola. O entri o non entri, non devi calcolare un’orbita. Non puoi stare qui tutto il giorno. Cosa farebbe una vera Grifondoro? Ingoierebbe le sue paure, ignorerebbe il buon senso e farebbe quello che va fatto!

Fu così che, alla settima volta che Melanie si fermava davanti alla porta dell’Infermeria, prese un respiro profondo come se dovesse buttarsi da una scogliera, tentò senza troppo successo di calmare il suo cuore impazzito e poi spinse la porta, entrando nella stanza.

Sirius era l’unico ricoverato in quel momento: giaceva a pancia in giù (per ovvie ragioni) sul letto, sfogliando distrattamente una vecchia rivista e masticando una cioccorana. Quando sentì la porta aprirsi con uno scricchiolio, si voltò verso Melanie: sul suo viso si dipinse un’espressione sorpresa.

"Griffith?" domandò, perplesso. "Che si fai qui?".

Di’ qualcosa, idiota!, gridò il suo cervello, ma la bocca sembrava essersi dimenticata come funzionava. Melanie sentì il volto infiammarsi, il cuore battere talmente forte che sicuramente di lì a poco le sarebbe rimbalzato fuori dal petto e il respiro mancarle, mentre nella sua testa ogni pensiero razionale si azzerava, lasciando spazio solo a tutta una serie di frasi sconnesse e immagine ben poco caste.

Oh Merlino, se è bello. Ma perché non sa della mia esistenza? Nel frattempo, in un angolo della sua mente, quel poco che era rimasto del suo intelletto le urlava di dire qualcosa, qualunque cosa, mentre Sirius la guardava con fare interrogativo.

"Griffith, stai bene?" chiese, preoccupato, facendo leva sulle braccia per mettersi una posizione più comoda. "Sei rossa come un pomodoro…".

"Io…io…" balbettò Melanie. Pensa, pensa, stupida! "Io volevo vedere come stavi…". Idiota, idiota, ecco cosa sei: un’idiota! Perché ti sei voluta dare la zappa sui piedi da sola?

Sirius le sorrise con fare mite. "Madama Chips dice che sto bene e che per stasera potrò uscire. Vorrei sapere se lo direbbe ancora se fosse stata la SUA chiappa ad avere fatto da stuzzichino a una pianta cannibale…".

Melanie rise. "Credo che Madama Chips non sarebbe stata così sciocca da dare le spalle a una pianta dotata di denti…".

"Probabilmente hai ragione" concordò Sirius. "Soltanto io potevo farmi staccare una natica da un vegetale".

"Beh, poteva andarti peggio: pensa se ti mordeva da davanti!".

Sirius rise forte. "Sai, James ha detto esattamente la stessa cosa, prima. Immagino che messa su questo piano, abbiate pure ragione. In ogni caso non ci tengo a replicare!".

"Nessuno lo vorrebbe" osservò Melanie, avvicinandosi e sedendosi su una sedia vicino al letto.

"Perché sei venuta qui, Griffith?" domandò Sirius, dopo alcuni minuti di silenzio, durante i quali Melanie si era beata della vista del corpo del ragazzo.

Lei arrossì di nuovo. "Te lo detto, volevo vedere come stavi…" biascicò, mentre i suoi neuroni minacciavano di partire di nuovo per la tangenziale, soprattutto dopo che Sirius si issò sul fianco sano e le si avvicinò.

Lo sta facendo apposta, ecco la verità. Vuole farmi fare qualcosa di stupido…

"Perché?" insistette lui. "Non ho mai avuto l’impressione di andarti particolarmente a genio e adesso mi aiuti coi compito, salvi mia cugina da morte certa e vieni pure ad assistermi al mio capezzale. Che ti prende?".

Beh, sai siccome ho deciso ti volerti sposare a qualunque costo, mi sembrava giusto cominciare a parlarti…

Fortunatamente era ancora abbastanza in sé per capire che quella era esattamente l’ultima cosa da dire, se voleva salvare almeno un briciolo della sua dignità.

"Guarda che sono un essere umano anch’io" buttò lì, cercando di metterla sul ridere. "E non ho mai detto che mi stavi antipatico…".

"Mi hai rivolto tre parole in croce da che ci conosciamo, se escludi gli ultimi giorni. Scusa se mi sembra un cambiamento piuttosto repentino…".

"Io…beh…ecco…" balbettò Melanie, senza trovare nulla di più da dire. Il suo istinto di autoconservazione le suggeriva di scappare più veloce della luce, ma era congelata sul posto. Si era fatto ancora più vicino, la osservava sempre più incuriosito. Il suo odore la stava mandando al manicomio.

"Melanie?" la chiamò Sirius, ma lei lo sentì solo con un orecchio, il resto del suo corpo era impegnato a godersi quella vicinanza inaspettata.

Per sua fortuna, si rese conto appena in tempo di essere in procinto in fare una cosa estremamente stupida, oltre che umiliante. Scattò all’indietro, balzando in piedi e facendo cadere la sedia. Sirius la guardò stupefatto.

"Scusa, devo andare!" esclamò, rendendosi conto di suonare vagamente isterica.

"Ma che…" fece per dire Sirius, cercando di trattenerla, ma lei era già schizzata verso la porta.

Si fermò solo dopo aver messo due piani tra lei e l’Infermeria, il fiato corto, il cuore pulsante, il cervello completamente in tilt. Aveva la sensazione che il suo volto non sarebbe mai più tornato normale, doveva essere rossa come un’aragosta cotta al vapore.

Lo stavo per baciare! Oh, Merlino, Morgana e tutti i maghi del passato, lo stavo per baciare! Peggio, gli sono quasi saltata addosso, come minimo penserà che sono una psicopatica! Stupida, stupida, stupida!

Si sarebbe volentieri presa a calci da sola: perché diavolo quel ragazzo riusciva sempre a mandarla al manicomio?

*****

Nel frattempo, lontana dalla confusione della Sala Comune, Lily approfittava di un’ora buca per ripassare la lezione di Incantesimi. O perlomeno ci stava provando, perché per quanto si sforzasse di restare concentrata, la sua mente mostrava una piuttosto marcata tendenza a distarsi. In particolare, inutile dirlo, i suoi pensieri sembravano calamitati verso l’immagine di un certo Cercatore Grifondoro di nostra conoscenza. Con il suo innocente scherzetto di alcune sere prima, Melanie aveva scoperchiato il vaso di Pandora e messo Lily di fronte a una realtà inequivocabile: James le piaceva, e pure tanto. Era stata talmente impegnata a convincersi di detestarlo con tutte le sue forze che non si era accorta del sottile, ma inesorabile cambiamento dei suoi sentimenti per lui. O forse non era stata Mel, forse il problema risaliva perfino a prima, a quel bacio che James le aveva rubato la settimana prima.

Lily sospirò, abbandonandosi sui cuscini. Cavolo, se era così depressa doveva essere innamorata sul serio! Ma perché proprio di Potter?, si chiese. Di tutti i ragazzi che ci sono in questa scuola, perché proprio lui? Andiamo Lily, cerca di essere razionale: come può piacerti James se ogni volta che lo vedi vorresti prenderlo a sberle?

Sì, intervenne una voce molto simile a quella di Melanie. Ma vorresti anche saltargli al collo, non è vero? E non per strozzarlo

Ma perché doveva essere così complicato? Perché non era un altro ragazzo? Perché James Potter?

Che cosa devo fare?, si chiese, Lily sospirando. Le ritornarono in mente le parole di Melanie di alcuni giorni prima: Tu ami lui, lui ama te, mettetevi insieme e finitela con questa soap opera una volta per tutte! La faceva così semplice, lei! Ma non lo era, non lo era per niente. Se anche avesse accettato di uscire con James, sapeva bene come sarebbe finita: lui avrebbe tirato fuori il suo sorriso da scimmia ghignante, il suo miglior sguardo soddisfatto e avrebbe condito il tutto con una battuta arrogante e stupida, col risultato che Lily si sarebbe rimangiata tutto e l’avrebbe mandato a quel paese, come succedeva sempre.

Il problema era appunto questo: non sopportava il modo in cui James alle volte si comportava, non solo con lei, ma anche con il resto della scuola. Come se gli fosse tutto dovuto, come se fosse stato il signore del castello, solo per il fatto di essere popolare e ammirato dalle ragazze. Non che il suo migliore amico fosse tanto meglio: non riusciva ancora a capire come facesse a piacere tanto a Melanie, che era cotta di lui praticamente da sempre. Il lato buffo era che Sirius si atteggiava tanto a casanova eppure non si era mai accorto di nulla.

Altro che fette di prosciutto sugli occhi! È un’intera salumeria! Certo, siamo messe proprio bene noi due: lei cotta di un ragazzo che nemmeno la calcola, io di un ragazzo che in nove casi su dieci vorrei strangolare! Ma coma avranno fatto Alice e Frank? Quei due sembrano le due metà di una mela!

Sospirò, chiudendo il libro, ormai rassegnata a non studiare nulla. Cosa devo fare?

Fu in quel momento che lo sentì: qualcuno stava urlando il suo nome, piuttosto forte, oltretutto. E sembrava proprio la voce di James. Confusa, Lily aggrottò la fronte, guardandosi intorno. Sentiva pure la sua voce ora? Allora era messa proprio male!

Poi eccola di nuovo, più forte: sembrava provenire da fuori. Sempre più perplessa, la ragazza andò alla finestra e la aprì: il vento gelido che spirava le penetrò attraverso i vestiti e le strappò un brivido di freddo.

"LILYYYYYYYYY!!!!!!!!!!".

Quando si affacciò fuori, scrutando il parco, quasi le venne un colpo apoplettico: James Potter, senza nemmeno un cappotto per ripararsi dal gelo, se ne stava esattamente sotto la sua finestra, immerso nella neve fino alle ginocchia, urlando a squarciagola il suo nome. Da quello che riusciva a vedere da quella distanza, agitava come un forsennato una bottiglia nella mano destra.

"LILYYYYYYYYY!!!!!!!!!!". Certo, aveva dei polmoni potenti per farsi sentire a quella distanza!

"Oh, Merlino santissimo!" mormorò Lily, incredula. Si portò al bacchetta alla gola e, amplificando la voce con un incantesimo, gridò: "James, che diavolo stai facendo?".

Il ragazzo alzò lo sguardo verso di lei, ondeggiò leggermente, poi probabilmente la riconobbe, perché riprese a strillare come un’aquila: "Lily, io ti amo! Ti prego, non posso vivere senza di te! Ti amooooooo!".

Oh, per mille Gargoyles, è più sbronzo di una spugna! "James, resta lì" gli gridò. "Vengo a prenderti!".

Lui si limitò a ribattere con un altro lungo, cupo, quasi disperato "Ti amooooooo!".

Ma che diavolo gli è saltato in testa? Finirà nei guai…, pensò Lily, sconvolta, mentre afferrava di corsa il mantello. Stava appunto per uscire, quando sulla soglia comparve l’unica persona che potesse peggiorare la situazione: Claire Parker, in tutto il suo scarso splendore.

"Evans, guarda un po’ dove vai!" l’aggredì, quando Lily quasi le andò addosso.

"Sì, come ti pare, Parker. Scusa, ma sono piuttosto di fretta".

Fece per uscire, ma James scelse proprio quel momento per urlare di nuovo, attraverso la finestra aperta. "LILYYYYYYYYY!!!!!!!!!!". Sembrava il lamento di un animale morente.

Claire guardò stupita la compagna di stanza, poi si affacciò a sua volta. Quando si rigirò era a dir poco livida: i suoi occhi sembrava sprizzare scintille tanto pareva infuriata. "Evans, si può sapere che diamine gli hai fatto?".

"IO?" ripeté Lily incredula, infiammandosi all’istante. "Che cosa c’entro io, scusa? Perché ogni volta che succede qualcosa con James dai per scontato che sia colpa mia?".

"Perché, non lo è? Per quale motivo pensi si sia ridotto in questo stato? Il nome di chi sta urlando, Evans?".

"Non sono tenuta a giustificarmi con te, Parker. E anche se fosse, non parlo con James da giorni…".

"Ma sta comunque dichiarando a te amore eterno!" proseguì imperterrita Claire. "Perciò devi pur avergli fatto qualcosa!".

"Leggi il labiale, Parker: io non gli ho fatto nulla" scandì Lily con rabbia. "E in ogni caso, a te che importa? James non è nemmeno il tuo ragazzo!".

Sapeva di aver toccato un nervo scoperto, infatti Claire avvampò d’ira, incenerendola. "Magari lo sarebbe, se non fosse sempre impegnato a correre dietro a te!".

"Oh, non provarci: non puoi essere così frustrata da credere che sia colpa MIA se James non ti fila! James ha avuto decine di ragazze pur correndo contemporaneamente dietro a me! Evidentemente sei insopportabile anche per i suoi standard!".

"Ti odio, Evans. Ti o-d-i-o. Non capisco proprio cosa James ci trovi in te… Non sei altro che una stupida gallina piena di arie, con quella tua faccia da santarellina innocente! Pensi sul serio che con James potrebbe funzionare: tu non sei per nulla il suo tipo. Appena si renderà conto di che razza di che triglia puritana è andato a pescare ti lascerà perdere, vedrai!".

"Ma va’ all’inferno: preferisco essere una triglia puritana che una sgualdrina come te, Parker. E te l’ho già detto decine di volte: a me James non interessa. Per quel che mi riguarda è tutto tuo!".

Bugia, bugia, bugia… Il solo pensare a James con Claire (o chiunque altro) la faceva rodere di gelosia. Doveva solo provare ad avvicinare i tentacoli al SUO James: le avrebbe cavato gli occhi. Un momento… l’aveva sul serio chiamato il "suo James"?.

"LILYYYYYYYYY!!!!!!!!!!".

L’ennesimo grido disperato riscosse la ragazza dai suoi pensieri: si era completamente scordata di James, che continuava imperterrito a urlare nel parco.

"Scusa, devo andare" liquidò Claire, ormai dimentica del loro litigio.

"Dove pensi di andare?" le gridò dietro l’altra. "Non ho ancora finito con te…".

Ma Lily non si curò minimamente di lei: uscì dalla stanza, scese velocemente la scala a chiocciola e attraversò la Sala Comune. Registrò a malapena i compagni affacciati alle finestre, che indicavano qualcosa nel parco, o le occhiate che alcuni di essi le rivolsero: evidentemente lo spettacolo di James stava diventando pubblico. Ma lei non se ne curò, doveva andare a recuperare quello scemo prima che facesse qualcosa di stupido. Beh, più stupido di quanto non stesse già facendo.

Arrivò al Portone d’Ingresso a tempo di record, correndo e dribblando diversi studenti che le lanciarono occhiate di stupore.

Una volta all’aperto, si strinse nel mantello, cercando di ignorare il freddo pungente. Osservò con aria critica il cielo: aveva tutta l’aria di volersi mettere a nevicare da un momento all’altro.

Prese ad avanzare nel parco, sciogliendo la neve con un gettò caldo della bacchetta. Fortunatamente, non fu particolarmente difficile rintracciare James: al di là della scia sconnessa d’impronte che il ragazzo si era lasciato dietro, le sue urla risuonavano a decine di metri di distanza, meglio di una sirena dei pompieri.

Impegnata com’era a non incespicare nella neve gelata, Lily si rese conto solo quando James fu già in vista in lontananza, un puntino nero nel bianco, che il ragazzo non gridava più il suo nome. Fu con un certo orrore che capì che stava cantando: le stava facendo una serenata. Ma non c’è mai limite al peggio?

Per Morgana, sembra stiano torturando un branco di gatti in calore!

Lily accelerò ulteriormente il passo. Ma mano che si avvicinava, riuscì anche a riconoscere la canzone: una vecchia canzone di Celestina Warbeck. O perlomeno lo sembrava, considerate le decisamente scarse doto canore di James. È perfino peggio dei gatti in calore, pensò Lily. Più che altro un cervo in agonia

"James!" gridò, quando fu a pochi metri da lui. "Per amor di Merlino, stai zitto! James!".

Il ragazzo si girò così in fretta che quasi si ribaltò, strabuzzò gli occhi come se non riuscisse a metterla bene a fuoco, poi le sue labbra si allargarono in un sorriso ebete e gridò: "Lily, sei arrivata!".

Fece per correrle incontro, ma inciampò nei suoi stessi piedi e finì faccia avanti nella neve.

"James!" lo chiamò la ragazza, quando fu accanto a lui. Lo scosse, continuando a chiamarlo. Alla fine lui alzò il capo, ridacchiando come una iena. "Sono caduto…" biascicò. Poi la guardò e aggiunse, a volume spacca timpani: "Lily, sei qui".

La puzza di alcool fece contrarre il viso di Lily in una smorfia: ma quanto aveva bevuto per ridursi in quello stato? Sembrava su un altro pianeta… si rese conto che la bottiglia che il ragazzo teneva in mano era di Whisky Incendiario ed era ancora mezza piena.

"James, dammi quella bottiglia" e senza aspettare risposta, fece per togliergliela di mano. Ma il ragazzo si ritrasse, portandosi la bottiglia al petto: "NO! Lei è mia! Non me la porterai via!".

"Ok, ok, non gridare!".

Per tutta risposta lui gridò ancora più forte, stavolta con rabbia: "NON ME LA PORTERAI VIA, STUPIDO CORVONERO!".

"Stupido Corvonero?" ripeté Lily perplessa, con la sensazione di essersi persa qualche passaggio fondamentale. "Ma di che parli? Sono io, Lily".

Di colpo, James parve rasserenarsi, il sorriso da tonto ricomparve e lui esclamò: "Lily, che bello vederti. Ti ho mai detto che ti amo? Quando sei arrivata?".

La ragazza pensò bene di soprassedere e evitò di rispondere: tanto, se anche l’avesse fatto, di certo James l’avrebbe dimenticato nel giro di tre secondi.

"Dai, James, andiamo, ti riporto in dormitorio". Gli tese la mano, che James afferrò, con l’espressione di chi non sa bene cosa farci. Infatti, invece di tirarsi in piedi, trascinò anche Lily per terra. La ragazza strillò, per la sorpresa e per il freddo. "Ma che fai?".

Ovviamente il ragazzo non rispose e si limitò a ridacchiare. "Ih, ih, ih, sei caduta. Sei caduta!".

"Non vedo cosa ci sia di così divertente…" brontolò Lily, rialzandosi e spolverandosi via la neve dai vestiti.

James la guardò perplesso. "Ma non capisci: sei caduta! Caduta per terra, ah, ah, ah!".

"Ah, cambia tutto così. Dai, vieni". Stavolta, riuscì a tirarlo in piedi, anche se sembrava piuttosto traballante sulle gambe. "Appoggiati a me, su" disse Lily, sostenendolo con un braccio intorno alle spalle.

Lui la osservò attentamente. "Lo sai che sei ancora più bella vista da vicino? Te lo detto che ti amo? Ti amo. L’hai capito che ti amo?".

"Sì, l’ha già detto" rispose Lily, arrossendo nel contempo. Si rendeva conto solo in quel momento che non era mai stata così vicina a James in vita sua, tranne quando l’aveva baciata, ovviamente.

Come potete immaginare, il ritorno al castello fu decisamente più complesso dell’andata: James sembrava aver dimenticato come si usavano le gambe, col risultato che Lily doveva quasi trascinarlo e che spesso finiva in terra, portando con sé la ragazza. Il tutto condito con le sue risatine isteriche e i suoi commenti senza il minimo senso, come quando disse a Lily che la sua bellezza offuscava quello del roseo sole primaverile in fiore o che i suoi occhi brillavano più delle più belle stelle dei ruscelli di campo. Il peggio giunse quando James tentò di riprendere a cantare: per farlo tacere Lily lo fece cadere di proposito a faccia in giù nella neve.

Il risultato fu che quando giunsero al Portone d’Ingresso, erano entrambi completamente zuppi e infreddoliti, Lily era di pessimo umore e James, beatamente inconsapevole della figura che stava facendo, sputacchiava neve, continuando a decantare le lodi della sua dolce, meravigliosa Lily.

Una volta al coperto, Lily tirò un sospiro di sollievo, lasciò andare James, che cadde a terra come un sacco di patate, e si asciugò i vestiti con un rapido movimento di bacchetta. Stava per fare lo stesso con James quando si rese conto che silenziosamente il ragazzo si era defilato: ondeggiando e barcollando, si era diretto verso le scale, andando dritto dietro a… la McGranitt.

Lily ebbe a malapena il tempo per registrare questo fatto e farsi invadere dal panico, che James aveva già estratto la bacchetta e la stava puntando contro l’ignara professoressa.

No, non lo farà… pensò Lily in un lampo di disperata speranza. Non aveva neanche finito di pensarlo che accadde l’inevitabile: James lanciò Merlino solo sa che incantesimo e la McGranitt finì gambe all’aria… con la gonna completamente sollevata!

L’ha fatto. Non ci posso credere, l’ha fatto!

Ma quel che era peggio fu che scoppiò a ridere come un’idiota.

"Ah, ah, le mutande della vecchia pipistrella! Le mutande della vecchia pipistrella!".

"JAMES, NOOOOO!" gridò Lily, nello stesso istante in cui la McGranitt gridava: "POTTEEEEEEEER!".

Morirà e sarà una cosa lenta e dolorosa!, pensò Lily, mentre andava ad agguantare James e gli spiaccicava una mano sulla bocca per farlo smettere di ridere. O perlomeno soffocare le risate.

"Professoressa, si sente bene?" chiese in tono preoccupato, cercando di ignorare il fatto che James le stesse sbavando la mano per liberarsi.

La McGranitt non parve nemmeno sentirla. Con le narici più dilatate di quanto Lily le avesse mai viste e uno sguardo inceneritore che avrebbe sgretolato perfino il granito, la donna urlò: "Potter, cosa diavolo credevi di fare?! sei completamente impazzito?! Signorina Evans, lascialo andare!".

Lily non osò disubbidire a un ordine così diretto di fronte all’insegnate così furiosa: seppur a malincuore lasciò James, che perlomeno non si accasciò di nuovo al suolo. In compenso ricominciò ridere in modo fin troppo sguaiato. "Ah, ah, le ho visto le mutande, le ho visto le MUTANDE!". Ovviamente non poté evitare di gridare l’ultima parte.

Se possibile, la McGranitt apparve ancora più furiosa di prima, mentre Lily dal canto suo avrebbe solo voluto sprofondare: ma perché di tutte le gonne che c’erano nella scuola, proprio quella della McGranitt doveva andare a sollevare? James andava a cacciarsi nelle situazioni più assurde.

"James, smettila" lo implorò, afferrandolo per le braccia, cercando di trascinarlo via.

"Potter, ma sei ubriaco?" continuò la professoressa di Trasfigurazione, sempre più incredula, notando la puzza d’alcool che il suo alunno di portava dietro.

James parve rifletterci qualche secondo, poi rispose: "Ma no che non lo sono, prof! Le pare che mi ubriacherei qui a scuola: lo so che è contro le regole. Io non infrango le regole, le pare prof, le pare? Io non potrei mai, sono un bravo studente, io!" e poi riprese a ridere come una scimmia isterica.

Lily a quel punto si sentì in dovere di intervenire: "Lo scusi, professoressa. Non è molto in sé in questo momento…".

"Vedo". Subito dopo, la donna connesse su chi aveva di fronte ed esclamò: "Signorina Evans, che cosa sta facendo lei con lui?".

"Oh, io… beh…" balbettò Lily. "L’incrociato per caso nel parco, in questo stato. Lo stavo portando in Infermeria…".

La McGranitt la trapassò da parte a parte, senza dare l’impressione di crederle. "Ok. Quando si sarà ripreso, digli che lo aspetto nel mio ufficio per discutere della lunga punizione che lo aspetta…".

"Certo, professoressa"garantì Lily. "Arrivederci, professoressa" la salutò, filando via trascinandosi dietro James.

Aspettò di aver messo almeno tre piani tra lei e l’insegnante, poi si voltò verso il ragazzo che l’aveva seguita docile come un agnellino e lo assalì: "Ma sei completamente cretino? Che diavolo ti è saltato in mente?".

Lui ridacchiò, le si accostò e sussurrò con aria cospiratrice: "Pst, vieni qui, devo raccontarti un segreto. In realtà io sono ubriaco. Ubriaco fradicio!" e riattaccò a ridere.

"NO!" fece Lily, in tono ironico. "E dire che non l’avevo proprio notato…". Ma che diavolo stava facendo: si metteva a fare del sarcasmo con James ridotto in quello stato? Il ragazzo si rendeva malapena conto della parte da cui era girato, figurati se riusciva a cogliere sfumature così complesse. "Dai" sospirò. "Andiamo in dormitorio".

Fortunatamente, arrivarono alla Torre di Grifondoro senza ulteriori incidenti, tranne le parecchie occhiate che furono loro rivolte, assassine o educatamente perplesse a seconda se a lanciarle era una ragazza verde di gelosia o un chiunque altro. Ancora meglio, non incrociarono nessun altro professore: Lily dubitava seriamente di potere reggere se James ne avesse fatto volare un altro in mutande.

Fu comunque con immenso sollievo che la ragazza si richiuse alle spalle la porta della camera dei Malandrini: lasciò cadere James senza complimenti sul primo letto che le capitò a tiro, massaggiandosi il collo irrigidito. "Mamma mia, quanto pesi" si lamentò stancamente.

James le rivolse l’ormai famigliare sguardo vacuo e biascicò: "Quanto sei bella… Sei la ragazza più bella della scuola. No, dell’intero universo. Nessuna è più bella di te, nessuna. Ti amo lo sai? Perché non lo vuoi capire? Io ti amo tanto…".

"Sì, James, lo so, lo so" rispose lei, mentre si chinava a sfilargli le scarpe. "Perché non ti riposi un po’? Ti fai una bella dormita, ti ripigli un po’, smaltisci la sbornia…".

"No, non voglio dormire" protestò James, scuotendo la testa come un bambino capriccioso, in tono via, via più lamentoso. "Voglio dirti che ti amo… perché tu non mi vuoi? Cos’ha Nigel Cullen che io non ho? Cos’ha di tanto interessante un dannatissimo Corvonero secchione? Cosa, cosa?".

Lily lo guardò confusa. E adesso cosa c’entrava Nigel Cullen, di grazia? "James, cosa stai blaterando? Non capisco…".

"Oh, non fare tanto l’innocentina con me, Evans!" l’aggredì il ragazzo, in tono improvvisamente rabbioso e consapevole. "Vi ho visti in corridoio, durante la pausa pranzo. Parlottavate vicini, vicini…".

Per alcuni secondi, Lily rimase confusa a guardarlo. Poi comprese e… scoppiò a ridere. "Oh Merlino! È per questo che ti sei ubriacato? Perché mi hai visto con Nigel? James sei uno stupido: io e Nigel dobbiamo fare insieme una ricerca di Aritmanzia. Per questo parlavamo in corridoio: ci stavamo mettendo d’accordo per ritrovarci domani in biblioteca. Non c’è assolutamente NULLA di romantico fra me e Nigel Cullen!".

"Nulla?" domandò James, illuminandosi con l’espressione di un bambino che chiede speranzoso una seconda fetta di torta. "Proprio nulla?".

"Esatto. E te l’avrei detto se invece di ubriacarti fosse venuto a chiedere direttamente a me…".

Ma James non l’ascoltava più. Era saltato in piedi, gridando: "Dio esiste! Dio esiste e ha ascoltato le mie preghiere. Dobbiamo festeggiare: portatemi del Ciosky!".

"Del… cosa?" fece Lily, perplessa.

"Ciosky: gelato al cioccolato annaffiato di Whisky Incendiario, una vera delizia!". Ricadde pesantemente sul letto, continuando a saltellare: "Ti amo, Lily".

"Questa è più o meno la centesima volta che me lo dici in mezz-" cominciò a dire Lily, ma la sua risposta fu bruscamente interrotta quando James avvicinò il viso al suo e la baciò.

Il primo impulso di Lily, proveniente dalla sua parte razionale, le suggerì di spingerlo via e mollargli uno schiaffo; tuttavia prevalse la seconda parte, quella più istintiva, che le consigliò caldamente di godersi il momento: d’accordo che il suo alito puzzava di alcool da far paura, ma era pur sempre il ragazzo che le piaceva. Che le piaceva tanto. Di cui forse era addirittura innamorata…

Senza nemmeno accorgersene si ritrovò a ricambiare il bacio, James le portò le mani al volto, attirandola verso di lui, approfondendo ulteriormente il contatto…

In quel momento la porta del dormitorio si aprì ed entrò Remus, che si bloccò sulla soglia, più che stupito, diciamo in prossimità di un infarto fulminante.

Lily si ritrasse con uno scatto repentino, arrossendo fino alla punta delle orecchie. "Remus!" lo salutò, con una voce che somigliava di più a uno squittio. "Che cosa ci fai qui?".

"Sarebbe anche camera mia…" osservò il ragazzo, riprendendosi in parte dalla sorpresa. "Che stavate facendo?".

"Nulla" si affrettò a negare Lily. "Nulla di nulla. Qualunque cosa tu abbia visto non era quello che sembrava…".

"Ah, bene, perché sembrava che vi steste baciando…".

"NOOOO! Io baciare lui? Ma scherzi! Come ti salta in mente?".

"Che ci facevi qui?" chiese ancora Remus, perplesso.

"Già, che ci facevo qui? Bella domanda" balbettò Lily, che diventava più rossa ogni secondo che passava. Poi vide James, che sembrava immerso in chissà quale fantasia e disse: "Ah sì, James stava urlando sotto la mia finestra. Credo sia ubriaco… no, sbronzo è il termine più adeguato".

"Cosa?!". Da inquisitorio, il tono di Remus si fece arrabbiato. "Che diavolo hai combinato ancora? Non vi posso lasciare da soli nemmeno un’ora! Eppure lo sapete che non sono proprio dell’umore per stare dietro alle vostre cretinate!".

"Moony!" lo salutò James, rendendosi conto solo in quel momento della sua presenza. Saltò in piedi e corse ad abbracciarlo. "Che bello vederti. Sapessi, oggi ho avuto un’illuminazione: gelato al cioccolato e Whisky. La delizia del nuovo millennio: il sublime Ciosky! Dovrò fartelo provare!".

"Se dopo mi ridurrò come te, preferisco evitare, grazie" declinò Remus, scrollandoselo di dosso con una smorfia, a metà tra il disgusto e il sofferente. "James, ti prego, non sto bene!" si lamentò. "Scendi, per favore".

"Oh, giusto" fece l’Animagus con aria complice. "Il tuo ciclo, me n’ero quasi scordato…". Rise e subito dopo si lasciò scappare un ululato.

Remus sbuffò, massaggiandosi le tempie. "Sì, grazie, James, il coro era proprio quello che mi mancava…".

"Ma di che state parlando?" intervenne Lily, confusa.

Remus si irrigidì: accidenti, si era completamente dimenticato di lei. James dal canto suo le rivolse un’occhiata adorante. "Sssst, è un segreto" disse, con un ghigno da folletto diabolico. "Il piccolo segreto peloso di Remus…".

Il diretto interessato ritenne opportuno intervenire per mettere a tacere l’amico dalla lingua troppo sciolta. "Sì, va bene, James, perché non vai a farti un giro?".

"Di che sta parlando, Remus?" chiese Lily. "Che cosa voleva dire con "piccolo segreto peloso"?".

"Io…" balbettò il ragazzo, senza sapere come cavarsi d’impaccio. "Io, ecco…".

"Sì?".

"Ho voglia di Ciosky…" mormorò in tono svagato James. "Chissà se nelle cucine ce n’è ancora o se la nanerottola l’ha finito tutto…".

L’ultima frase fece drizzare le antenne capta guai di Remus: in quel momento si rese conto dell’evidente mancanza di qualcosa, o meglio qualcuno.

"James! Dov’è Dora?" strillò in tono isterico. "Era con te, l’ultima volta che l’ho vista…".

"Dora, Dora… ah, la nanerottola… Boh, che ne so…".

"Come sarebbe che ne so?!".

"Che non lo so… sarà ancora nelle cucine…".

"James, ti prego, dimmi che non le hai dato del Ciosky o come diavolo si chiama".

"Ma certo che no… però mi ha visto berlo, magari l’ha assaggiato dopo. sarebbe una vera intenditrice, in caso!".

"Ti prego, dimmi che stai scherzando… ti prego, dimmelo!".

James scosse con aria sconsolata il capo. Remus si prese la testa tra le mani: non era possibile! Non era possibile!

"Lily, puoi restare qui con lui? Devo andare a cercare Dora…".

La ragazza annuì. "Certo, certo vai". Sembrava essersi dimenticata della spinosa conversazione lasciata in sospeso.

"Controlla che non si faccia niente. Lo voglio in piena forma quando lo ucciderò!" si raccomandò Remus, prima di schizzare via.

Percorse a tempo di record la distanza tra il dormitorio e le cucine, terrorizzato all’idea di cosa avrebbe potuto trovare una volta lì.

Superato il quadro della natura morta, si trovò subito circondato da solerti Elfi Domestici. "Benvenuto, padroncino. Possiamo fare qualcosa per il padroncino?".

"Sì, sto cercando una bambina" rispose Remus. "Di quattro anni. Alta più o meno così. Si porta sempre dietro un orso di peluche. Di solito ha i capelli rosa".

"Oh, sì, Blinky, sa dov’è, signorino" intervenne una piccola Elfa. "La padroncina è la dietro" e gli indicò un punto oltre un tavolo.

"E come sta?".

"La padroncina ha mangiato e bevuto tanto, signorino. Blinky voleva fermarla, ma lei chiede ancora, così Blinky gliene porta" rispose l’Elfa, facendo strada la ragazzo, il quale sospirò: cos’altro poteva aspettarsi da degli Elfi Domestici. Ubbidivano agli ordini: se glielo avesse comandato, si sarebbero buttati in massa nel lago.

Dora era davvero lì: era seduta per terra, coperta di gelato al cioccolato fino ai capelli. Ma non era certo quello il peggio: il viso a forma di cuore era pallido come un cencio, i suoi occhi spenti. Di tanto in tanto, emetteva dei singhiozzi, ai quali corrispondeva un repentino cambiò di colore di capelli. Sembrava un cartello al neon rotto.

"Dora, piccola" la chiamò, preoccupato. "Mi senti?".

La bambina ci impiegò diversi momenti per reagire: infine si girò verso di lui, inclinò appena di lato il capo e sorrise debolmente. "Remus, non mi sento tanto bene…" biasciò con voce impastata.

Remus si chinò verso di lei: l’odore di Whisky nel suo alito non era particolarmente forte, ma presente, senza ombra di dubbio. E quanto alcool poteva sopportare il corpo di una bambina di quattro anni?

James, ti ucciderò: e lo farò in modo lento e doloroso. Anzi no, prima ti scuoio, poi ti scotenno e infine ti uccido. E poi ti riporto in vita solo per poterti uccidere di nuovo! Cosa doveva fare adesso? Se la portava in Infermeria, avrebbe anche dovuto spiegare come la bambina si fosse ridotta in quello stato… e Madama Chips non sarebbe andata tanto per il sottile. Per non parlare della reazione di Sirius: poteva dire tutto quello che voleva, ma Remus sapeva che l’amico voleva bene sul serio alla cuginetta, malgrado tutti i guai che aveva causato.

Ma non portarla in Infermeria era fuori questione: se si fosse sentita male seriamente, non avrebbe avuto la più pallida idea di cosa fare. E la piccola non sembrava decisamente in forma.

"D’accordo, piccola. Ora ti porto in Infermeria, tranquilla". Facendo leva sulle reni, si sollevò, prendendo Dora in braccio: la povera bambina sembrava vicina allo stato comatoso.

Merlino, non sono abbastanza in forma per questo!, si lamentò tra sé, cercando di ignorare le scariche di protesta che il suo corpo in rivolta lanciò di fronte a quello sforzo inaspettato.

Lanciando mentali imprecazioni a James e alla sua stupidità, Remus si avviò più in fretta che poté verso l’Infermeria.

"CHE DIAVOLO È SUCCESSO?" fu il grido d’accoglienza di Sirius, quando li vide arrivare.

"Chiedilo al tuo migliore amico" fu l’asciutta risposta di Remus, mentre depositava Dora su un letto. "Quello che ha avuto la brillante idea di ubriacarsi mentre faceva il babysitter e lasciare solo la bambina nelle cucine. Quello che ucciderò con le mie mani appena ne avrò occasione!".

"CHE COSA?". Sirius balzò in piedi, senza badare alla ferita nel fondoschiena, e corse verso la cuginetta. "È ubriaca!?" esclamò quando sentì la puzza d’alcool. "James l’ha lasciata ubriacare? Io lo ammazzo, quant’è vero che mi chiamo Sirius Black!".

"Mettiti in coda…" mormorò stancamente Remus, mentre andava a chiamare Madama Chips.

Come prevedibile, l’infermiera fu assai poco accomodante, anzi, quando le spiegarono la situazione, prese a strillare come un’ aquila, minacciando di portarli tutti dal preside, dando loro degli irresponsabili immaturi senza il minimo criterio di giudizio, blaterando di cose senza né capo né coda…

"Sì, siamo tutto quello che vuole" la interruppe infine Sirius. "Ma mia cugina guarirà, vero?".

Madama Chips lo osservò, con sguardo duro e infine disse, dopo una visita approfondita: "Per vostra fortuna, più che una sbornia, sembra una bella indigestione: deve aver esagerato con i dolci. Una notte di riposo e starà benone".

"Sul serio?" insistette Sirius. "Sul serio starà bene?".

"Non subirà danni permanenti, in ogni caso. Siete stati fortunati. Ma dovrò comunque informare il preside, ve ne rendete conto, vero?".

Sia Sirius che Remus erano talmente sollevati che l’idea di una ramanzina del preside in quel momento non spaventava minimamente nessuno dei due. "Merlino, ti ringrazio" mormorò Remus, lasciandosi cadere su una sedia. "L’abbiamo scampata bella!".

Sirius annuì, ancora mezzo sottoshock.

"Signor Black" intervenne ancora madama Chips, in tono severo. "Che ci fa in piedi? Le aveva detto di restare sdraiato: vuole che si riapri la ferita?".

"Si come vuole, madama" rispose distrattamente Sirius, ascoltandola con un orecchio solo, mentre tutto il suo essere era concentrato a osservare la bambina che ora dormiva pacifica: per un momento aveva sul serio temuto di perderlo, quel piccolo mostriciattolo iperattivo!

LYRACORNER’S CORNER

Ok, mi vergogno come una ladra: sono in immenso, spudorato, imperdonabile, ritardo. Più di un mese. Un mese, accidenti. E il bello è che non ho nemmeno scusanti, perché l’idea per questo capitolo ce l’aveva da secoli, ogni volta che aprivo il file per caso, mi veniva un voglia matta di scrivere, ma purtroppo impegni concomitanti (leggasi, quell’orrida, orribile bestia nota col nome di scuola) e altre fanfiction hanno assorbito tutto il mio tempo. Così, eccoci qui, a più di un mese di distanza. Per farmi perdonare, vi ho regalato un bel capitolo corposo, bello lungo (non finiva più, mamma mia) e denso di avvenimenti.

Ringrazio di cuore chi ha commentato lo scorso capitolo, ovvero

Inu_P

Hermy101

LadyMorgan

_Nefer_

Julia Weasley

E mia sorella Laura, ovviamente. Scusate se non vi ringrazio uno per uno, ma sono di fretta!

Per quanto riguarda il fronte nuovi capitoli, mi sa che dovrete aspettare perlomeno un paio di settimane: anche per il fatto che tra due giorni vado in gita a Weimar una settimana, non avrò computer a disposizione. Per pasqua, però, conto di farcela, tranquilli!

Commentate in tanti, bacibaci!!!!!!

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Capitolo 12
*** Capitolo XI ***


BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO XI

Mamma mia, che mal di testa! James non ricordava di essere mai stato così male in vita sua… E dire che si era ubriacato parecchie volte nella sua breve, ma densa esistenza; tuttavia, stavolta aveva davvero superato ogni umano limite. Promemoria: gelato al cioccolato e Whisky NON vanno mischiati. Mai più!

Aprì lentamente gli occhi, rimanendo accecato dal sole mattutino che filtrava dalla finestra. Ma quanto accidenti era stato fuori combattimento? L’ultima cosa che ricordava con una certa precisione era una folla di Elfi Domestici che gli si accalcava intorno carica di bottiglie, ed era certo che fosse pomeriggio in quel momento… Dopo diventava tutto un massa di avvenimenti confusi: neve, freddo, urla, risate, diversi volti furibondi, un paio di mutande… Mutande… si rigirò quella parola nel cranio per alcuni minuti: era più che sicuro che fosse successo qualcosa di spaventosamente grave, il giorno prima, che c’entrava con un paio di mutande: ma cosa? Non riusciva a ricordare…

Decise di rimandare a un secondo momento, quando la sua mente fosse stata un po’ più snebbiata. Riaprì gli occhi e stavolta riuscì a sopportare la luce. Si tirò lentamente a sedere e si rese conto di essere sul letto sbagliato: per chissà quale oscura ragione, era finito sul letto di Remus. Forse perché era il più vicino alla porta…

La seconda cosa di cui si rese conto era che, sempre per motivi a lui ignoti, aveva perso i pantaloni e indossava un maglione a quadri che era più che sicuro non fosse suo, anche perché gli stava un po’ stretto. Dallo stile, probabilmente era di Remus pure quello.

Ma che diavolo ho combinato ieri?, si chiese incredulo tre secondi dopo, quando la sua attenzione fu catturata dal resto della sua stanza. O meglio quello che ormai ne restava: un letto era mezzo distrutto, con le tende del baldacchino che pendevano mestamente da un lato; un altro materasso giaceva nel centro della stanza, circondato da un lato da qualcosa che riconobbe vagamente come l’intero guardaroba di almeno un paio di malandrini, ammonticchiato come a formare una specie di muraglia, o una trincea, e dall’altro dai loro quattro bauli, completamente svuotati; tutto il resto degli averi suoi e dei suoi compagni di stanza (dubitava che sarebbero rimasti ancora suoi amici dopo tutto questo) era sparpagliato qua e là sul pavimento, quasi nulla ancora completamente integro.

E il lato migliore era che James non aveva la più pallida idea di come lui da solo avesse potuto combinare tutto quel casino. Gigantesco promemoria: mai più gelato al cioccolato e Whisky. Sono l’accoppiata più pericolosa nella storia delle accoppiate più pericolose!

"Ah, bene di sei svegliato! Temevo di doverlo fare io!".

Per un alcuni secondi, James pensò di essere ancora sbronzo, o in preda a una perfida allucinazione creata dalla sua testa in cerca di vendetta: insomma, era razionalmente impossibile che Lily Evans fosse lì, nella sua stanza sull’orlo del collasso, a parlargli in tono gentile per la prima volta da che si conoscevano. E ancora più impossibile era che tenesse tra le braccia un vassoio carico di cibo. Ok, ora lo so: sono morto e questo è il paradiso!

Lily gli rivolse un’occhiata perplessa. "Che hai da guardarmi con quella faccia? Non hai fame? Come va la testa?".

Quest’ultima decise di approfittare proprio di quel momento per ricordagli che era molto arrabbiata con lui, mandandogli una tremenda fitta in mezzo alla fronte. Ok, non posso essere in paradiso: la mia testa non mi farebbe così male. Ma allora cosa ci fa Lily qui? E non avrei voglia di rimettere perfino le viscere!

"Che ci fai qui?" chiese dunque, per fugare ogni dubbio sulla sua sanità mentale.

"Ti ho portato la colazione, mi pare ovvio" rispose lei. "Anche se forse non avrai fame. Ti preparato anche un veloce rimedio antisbornia". Sistemò il vassoio in precario equilibrio sulla muraglia di bauli e gli mostrò una boccetta piena di liquido verde acido, dall’aspetto tutt’altro che invitante. "Tieni, prode Grifondoro: bevi. Ti farà star meglio".

James prese la fialetta e la annusò sospettoso: sapeva di uova marce. "Cosa mi garantisce che non sia veleno?".

"Nulla. Ma nulla ti obbliga a berla. Tieniti pure il mal di testa, sai quanto mi importa… Ma le lezioni cominciano tra meno di un’ora e non credo che adesso come adesso tu riusciresti ad affrontarle!".

James fece una smorfia e dovette ammettere che la ragazza aveva ragione: si sentiva un schifo. Così si tappò il naso e buttò già la pozione tutta d’un fiato. Il sapore era perfino peggio dell’odore, ma l’effetto fu quasi immediato: il mal di testa si affievolì fino a un vago martellio nella parte interna della scatola cranica, la luce smise di dargli fastidio e lo stomaco di fare le capriole come se non vedesse l’ora di esplorare il mondo esterno. E cosa importante, il profumo di uova strapazzate e pancetta smise di ripugnarlo e gli fece salire l’acquolina in bocca.

"Evans, penso che erigerò un altare in tuo onore" la ringraziò. Poi si rese conto che comunque la presenza di Lily lì non era ancora giustificata: per quale motivo c’era lì lei e non i Malandrini? "Perché fai questo? Dove sono gli altri?".

Lily lo guardò stranita. "Non ricordi nulla di quello che è successo ieri?". Al pacato scuotere del capo di lui, la ragazza sospirò, mentre gli allungava il vassoio. "Certo non dovrei sorprenderei: era più ubriaco di una zampogna. Vuoi che ti faccia un rapido riassunto di tutto quello che è hai combinato in meno di ventiquattro ore?".

"Sì, ti prego. Comincia col dirmi che ci fai qui…".

"Eseguo l’ingrato affidatomi dal mio ex migliore amico Remus Lupin, che ieri verso le tre mi ha chiesto di tenerti d’occhio, mentre lui andava a cercare la cugina di Black, a cui, da quel che ho capito, tu stavi badando quando hai avuto la bella idea di ubriacarti. Quella è stata l’ultima volta che ho visto lui o qualunque altro essere semisenziente che avrebbe dovuto subentrare al mio posto: adesso sono le otto e un quarto del mattino, se ti interessa".

"E perché Remus ha chiesto a te di badare a me? Ok, Sirius è in infermeria, ma Peter?".

"Minus l’hai messo in fuga tu stanotte verso le undici, quando hai cominciato a tirarlo addosso libri di testo, calamai e qualunque cosa ti capitasse a tiro urla dogli qualcosa come ‘pantegana amorfa, sparisci dalla mia vista’. Da quel che ne so, ha passato la notte nella Sala Comune a piagnucolare. E io sono qui perché tu hai avuto la bella idea di metterti a fare la serenata sotto la finestra del mio Dormitorio. Quando Remus è arrivato, ti avevo appena riportato qui".

"Sei rimasta con me? tutta la notte?" domandò James incredulo: perché l’aveva fatto?

Lily annuì. "La notte più lunga della mia vita, se mi permetti. Sei crollato solo verso le quattro del mattino, dopo aver vomitato tutto quello che c’era di espellibile nel tuo corpo e anche di più. L’alcool ti rende pericolosamente iperattivo, Potter, sai?".

"Sì, me l’hanno detto" disse James, mentre l’inquietante flash-back di lui aggrappato alla tazza di un water si faceva strada dentro di lui. Represse un brivido: certe cose era meglio rimuoverle!

"Che cos’altro ho fatto?".

"Hai lanciato un Incantesimo alla McGranitt, facendola finire a gambe all’aria con la gonna completamente sollevata: ti aspetta nel suo ufficio per discutere della punizione più consona a tale infrazione" riferì Lily come una perfetta telecronista.

"Che cosa ho fatto?!" strillò James, rischiando di strozzarsi con il succo di zucca. "Ho davvero… Non riesco a crederci…Oh, Merlino, mi ucciderà!".

"Sì, penso ti avrebbe ucciso volentieri: però chissà, magari una notte di sonno l’ha sbollita un po’".

James le rivolse un’occhiata scettica: dopo un’umiliazione del genere, non sarebbero stati sufficienti un paio di ere geologiche per farla sbollire!

"E cosa è successo a questa stanza: sembra ci sia esplosa una bomba!".

"Sì: la bomba Potter!" confermò Lily. "Una potente arma di distruzione di massa, se vuoi il mio parere: ho avuto il mio bel da fare a evitare che facessi troppi danni. Credo di aver miseramente fallito. Comunque il grosso l’hai tirato fuori per cercare di abbattere la porta, dopo che io l’aveva chiusa a chiave per impedirti di uscire".

"E quella specie di trincea?" chiese James, indicando il materasso in terra circondato da muraglie di vestiti e bauli.

"Per difenderti dall’invasione aliena di locuste atomiche" lo informò Lily, in tono tranquillo, come se le capitasse tutti i giorni di doversi difendere da un’invasione di locuste atomiche. "O almeno, questo è quello che dicevi tu stanotte, mentre mi trascinavi lì dietro e bombardavi l’aria con qualunque cosa ti arrivasse a tiro".

"E i pantaloni? E il maglione?".

"I vestiti te li sei tolti da solo mentre ti esibivi in un’improbabile imitazione di Tarzan re della giungla" comunicò Lily. "Il maglione te l’ho messo io dopo che ti sei addormentato, per evitare che prendessi troppo freddo".

"Grazie" rispose semplicemente James, sorpreso per quel gesto, così inaspettato da parte di Lily. "Ascolta, forse preferisco non sapere cos’altro ho combinato ieri sera: meglio restare nella beata ignoranza…".

La ragazza sembrò sul punto di obiettare in qualche modo, ma all’ultimo parve ripensarci e si limitò a sorridere. "Come vuoi. Mi sento però obbligata a dirti che con tutta probabilità i tuoi amici tenteranno di ucciderti. Per qualunque cosa sia successa alla cuginetta di Black…".

Già, Dora… fino a quel momento non si era troppo preoccupato della bambina, rifletté James, mentre mangiava gli ultimi bocconi. Chissà dov’era finita, se Sirius era in Infermeria, Remus era sparito, Peter era meglio non considerarlo neppure e lui stava così. Poi un lampo un altro flash-back, molto più nitido: quello di una bambina che attaccava una porzione di gelato al cioccolato quasi più grande di lei. "PORCA PUPAZZA EVA!!!!!!!" strillò, talmente forte e all’improvviso che Lily per poco non fece cadere il vassoio che stava premurosamente allontanando dal letto.

"Ma che ti urli?" sbraitò lei. "Hai annegato i pochi neuroni ancora intatti che avevi?".

"No" rispose James. "Beh, può darsi. Ma non è questo il punto: ho appena realizzato che ce l’avevo io Dora quando mi sono ubriacato".

"Te l’ho detto anch’io, prima!".

"Sì, ma non avevo realizzato: l’ho persa! L’ho persa di nuovo: Sirius mi scuoierà e userà la mia pelle per farci un tappeto!".

"Non credo che i gusti di Black cadano tanto nel macabro, sai, James…" obiettò Lily. "E magari Dora sta bene, anche se Remus è sparito a cercarla più o meno diciotto ora fa!".

"Questo non è proprio un buon segno, sai, Lily. O per le argentee sottane di Morgana, sono già praticamente morto, sono un uomo finito, distrutto, destinato all’oblio…".

"Per nulla tendente al melodrammatico" mormorò Lily a bassa voce, più a sé stessa che a James.

"… Il mio cadavere farà da nutrimento alla piovra gigan-… Aspetta un momento: tu mi hai chiamato James!".

"E allora: è il tuo nome. Come dovrei chiamarti, Ermenegildo?".

"Ermenegildo?! Secondo te, ho la faccia da Ermenegildo? Un nome più brutto non potevi trovarlo nemmeno impegnandoti…".

"Oh sì, invece: Teodosio, Guiscardo, Aniceto, Agilulfo, Teofilo…".

"Ok, ok, hai reso il concetto: i tuoi figli saranno molti fortunati. E non tentare di svicolare: tu mi hai chiamato per nome!".

Lily arrossì violentemente, vistosamente in imbarazzo. Tentò di balbettare qualcosa, mentre James la guardava perplesso: e adesso che diavolo le prendeva? Certo che quella era la mattina delle stranezze: prima Lily Evans che si comportava in modo gentile con lui, che lo accudiva come la più provetta mamma chioccia, che perfino scherzava con lui e adesso… aveva il viso talmente rosso da far concorrenza ai suoi capelli!

A salvare Lily d’impaccio ci pensò la porta, che si aprì in quel momento per lasciar entrare una piccola e piuttosto pimpante Dora. A quanto, nemmeno un’indigestione e una mezza ubriacatura riuscivano a mettere fuori combattimento quel piccolo mostriciattolo per più di sedici/diciassette ore…

"James!" trillò la bambina eccitata, vedendolo. "Lo sai che ho dormito in Infermeria? Poppy dice che ho mangiato troppo gelato: ho avuto un’ ‘andigetione’, ha detto…".

"Semmai ‘indigestione’" la corresse James, sollevato nel vedere che la bambina stava anche troppo bene.

Dora si guardò intorno, osservando il totale sfacelo in cui versava la stanza e assumendo un’espressione metà stupita, metà offesa. "Ma che cosa è successo? Anch’io volevo giocare: perché non lo fate quando ci sono anch’io?".

Perché Remus ci triturerebbe in un milione di pezzettini… Cosa che probabilmente farà, quando vedrà questo disastro! Si esibì in un sorrise tirato. "Non era un gioco, diciamo che…" si bloccò: come spiegare cosa era successo a una bambina di quattro anni?

Cercò lo sguardo di Lily, in cerca di aiuto, ma la ragazza si limitò a stringersi nelle spalle, riflettendo un istante, prima di dire: "Dora, non mi dirai che sei venuta qua da sola dall’infermeria?".

La bambina le rivolse un luminoso sorriso. "Oh, ciao, ragazza di James" la salutò, facendo arrossire lei e desiderare di sprofondare lui. "Non ti avevo vista. Comunque no, Sirius mi accompagnava, ma camminava così lento: gli fa male il didietro, dice. Così io sono andata avanti, anche se lui mi urlava di aspettarlo: è divertente sentirlo urlare. Ma tu hai dormito qui, ragazza di James?".

James si stava chiedendo perché non si fosse ancora aperta una voragine che lo inghiottisse: sarebbe stato un destino più misericordioso di quello di sentire Dora definire Lily "la sua ragazza". Anche perché Lily non era certo stupida: avrebbe intuito che, se Dora la chiamava così, era perché aveva ascoltato i discorsi dei Malandrini e ne aveva tratto le sue conseguenze. E a quel punto, quel poco che ancora restava della sua dignità sarebbe allegramente andato a farsi

benedire!

Lily, dal canto suo, arrossì ancora di più: si stava sul serio facendo mettere sotto torchio da una bambina? Allora, aveva davvero toccato il fondo.

"Mi chiamo Lily" disse la ragazza, cercando di riprendersi: non poteva negare che sentirsi definire "la ragazza di James" le facesse un certo effetto, anche se detto innocentemente da una bambina di quattro anni. "E non sono la sua ragazza".

"Oh, non ti preoccupare" la rassicurò Dora. "A lui piacerebbe tanto: dice sempre che vorrebbe sposarti!".

"Ma davvero?" fece Lily, osservando di sottecchi James, il cui volto faceva ormai a concorrenza con le tende del letto.

"Ma certo che non è vero" cercò di difendersi, con ben poco successo. "Non dare retta a quella piccola mostriciattola: una ne dice e cento ne pensa!".

Dora si voltò verso di lui, arrabbiata: i suoi capelli erano diventati di un inquietante nero temporalesco. "Sì che è vero, bugiardo: l’hai detto tu!".

"No, non l’ho fatto!".

"Sì, invece!".

"No!!!"

"Sì!!!".

"NOOOO!!!!".

"SÌÌÌÌ!!!!!!".

"POOOOTTEEEEER!!!!!!!".

L’ultimo urlo, gridato dalle scale, distolse l’attenzione dei tre dalla lite. Ecco, è arrivato il mio angelo della morte personale: Sirius Black sul palco, signore e signori!

Mentre arrancava, piuttosto lentamente, su per le scale a causa della chiappa ancora in via di guarigione, Sirius continuò allegramente a sbraitare, a toni talmente alti che di certo lo sentivano anche all’altro capo del castello. "Non ti credere, Potter, sto arrivando. Lentamente, ma sto arrivando. Dì le tue preghiere, cervide dei miei stivali, perché quando ti avrò tra le mani avrai più o meno tre secondi prima di andare a far la conoscenza del Padre Eterno! Ah, vedrai cosa ti faccio: ti uccido, ti trito, ti distruggo, ti schiaccio… Giuro su Merlino, userò la tua schifosa pellaccia per farci un tappeto e appenderò la tua cornuta testa a mo’ di trofeo sopra il caminetto, così quando mi verrà un attacco di bile, avrò il tuo brutto muso da cervo spelacchiato da prendere a sberle! Ma come diamine ho fatto a diventare amico di un tale deficiente: nella tua famiglia deve esserci una qualche tara genetica di proporzioni megagalattiche! Ubriacarti mentre fai il babysitter, Potter? Sei il più grande, gigantesco…".

James non scoprì mai con quale delizioso appellativo il suo migliore amico volesse definirlo, perché in quel momento il ragazzo comparve sulla soglia e vi rimase congelato per un paio di secondi, con la bocca spalancata. "MA CHE HAI COMBINATO, PER MERLINO E PER MORGANA?!" urlò infine, così forte da far tremare le pareti, fissando incredulo quella che una volta era la sua camera da letto. "Come è possibile che tu abbia fatto tutto questo da solo in meno di ventiquattro ore? Nemmeno ai nostri festini peggiori abbiamo mai ridotto in questo stato il dormitorio! Manco a quella festa di Natale del quinto anno… Sembra sia scoppiata una guerra mondiale nella nostra camera…".

James incassò la testa nelle spalle, sperando di assumere un’espressione sufficientemente contrita da salvarlo dal macello, mentre Dora osservava con un ghigno divertito lo spettacolo: quella bambina aveva un senso del divertimento decisamente discutibile!

"Si è molto impegnato, credimi" intervenne invece Lily. "E chissà cosa sarebbe successo se non ci fosse stata io a evitare i danni peggiori…".

"Peggio di questo?" sbraitò Sirius, prima di realizzare in pieno con chi stava parlando. "Che ci fai tu qui, Evans?" domandò poi, sorpreso.

"Badavo che il tuo stupido amico non si facesse troppo male. A questo proposito, mi dovete come minimo una decina di sedute dall’analista, dopo aver dovuto sopportarlo tutta la notte! E ricordami di dare un bel calcio negli stinchi a Remus quando lo vedo… Per curiosità, perché gli stavi dando del cervo, di grazia?".

Sirius aprì la bocca per replicare e la richiuse subito, rendendosi conto del madornale scivolone che aveva appena commesso. Dopo alcuni secondi di pensata veloce, optò per fare il finto tonto. "Quale cervo, scusa?".

Lily lo osservò stranita. "Poco fa, tra le tanti cose che gli hai urlato contro, c’era anche un ‘cervide dei miei stivali’ e un ‘cervo spelacchiato’…".

"Chi, io? No, ti stai sbagliando, Evans…".

"No che non mi sbaglio: sono sicura di quello che ho sentito, non cercare di fregarmi!".

"Ma chi cerca di fregarti? Sul serio non ho idea di cosa stai parlando…".

"Tu l’hai chiamato cervo" insistette Lily. Poi parve riflettere alcuni istanti e aggiunse, stavolta rivolta a James: "E ora che ci rifletto, cosa intendevi dire ieri, quando c’era Remus? Hai parlato di un ‘ciclo’, di un ‘piccolo segreto peloso’ o qualcosa del genere…".

James perse colore veloce come l’aveva guadagnato. Dannazione alla sua linguaccia! "Ma dai, mi hai dato retta?" cercò di difendersi. "Ero ubriaco…".

"Non eri solo tu: Remus era vistosamente a disagio…". Lily si bloccò, passando in rassegna i due malandrini da capo a piedi, con uno sguardo scrutatore spaventosamente simile a quello della McGranitt. "Che cosa state nascondendo, voi quattro? Ne state macchinando un’altra delle vostre?".

James era più che certo che gli interrogati dalla Santa Inquisizione si sentissero esattamente come si sentivano lui in quel momento. E a giudicare dall’espressione, nemmeno Sirius stava tanto meglio. Avevano appena dato a Lily tutte le armi possibili per scoprire il segreto di Remus, il loro segreto… Dannazione alla loro linguaccia!

"Ascolta, Evans" intervenne Sirius, con la faccia più convincente che riuscì a mettere in piedi, "è meglio se non ti impicci in questa storia". Le si avvicinò, circondandole le spalle con un braccio e avviandosi lentamente verso la porta. "Fidati, non vuoi davvero saperlo. E noi non vogliamo parlarne. Inoltre a dirla tutta…". Erano giunti davanti alla soglia: Sirius si bloccò, Lily lo osservò sospettosa. "Non sono nemmeno affari tuoi!" e la spinse rudemente di fuori, chiudendole la porta in faccia.

"Ehi, Black! Fammi entrare!" urlò la ragazza, tempestando la porta di pugni, mentre Sirius la serrava magicamente e già che c’era insonorizzava la stanza.

Poi vi si appoggiò contro pesantemente, sbuffando. "Che dici, mollerà la presa?".

"Sinceramente? Ovvio che no: ormai le abbiamo messo la pulce nell’orecchio. Non mollerà finché non scoprirà cosa nascondiamo".

Sirius annuì, passandosi una mano tra i capelli. "Proprio quello che temevo… Detesto la tua fidanzata!".

"NON è la mia fidanzata!".

"Ma ti piacerebbe… E poi che cosa ci faceva qui? Potevi mettere un cartello, così magari evitavo qualche geniale uscita!".

"Non ne ho idea. La cosa più strana è che mi parlava in tono gentile: mi ha perfino preparato una pozione contro la sbornia!".

"Ah, ecco perché sei così in sagoma. Da quello che mi ha detto Remus, pensavo di trovarti vegetante attaccato alla tazza del cesso!".

"Più o meno era così che mi sentivo… ma Remus dov’è?".

Sirius lo guardò, perplesso e stupito. "Hello, terra a James! Ti ricordi che giorno è oggi? Ha dormito anche lui in infermeria, stanotte c’è il ple-… il tu-sai-cosa" si corresse all’ultimo, ricordandosi all’ultimo della presenza di Dora nella stanza. La bambina, finita la sfuriata, si era data all’esplorazione delle macerie lasciate dal tornado Potter. Sirius la guardò in silenzio alcuni secondi, poi la sua furia esplose di nuovo. "Ma cosa accidenti hai fatto? Ci vorrà un secolo per rimettere tutto in ordine!".

"Accidenti, speravo ti fossi dimenticato…".

"Non che non l’ho fatto. Si può sapere che cosa ti è saltato in testa? Quando te ne se andato dall’Infermeria stavi bene…".

"Lo so, sono stato un cretino" si scusò James. "Mi dispiace per quello che è successo a Dora, non era mia intenzione farla stare male. Solo, ho visto una cosa che mi ha lasciato piuttosto sconvolto…".

"Non dirmi che c’entra la Evans, o giuro che ti uccido, quant’è vero che mi chiamo Sirius Black!".

"Ok, allora è meglio che mi fermi qui".

Sirius lo guardò come se desiderasse ardentemente strozzarlo, poi si lasciò cadere sul materasso in terra. "Oh, Prongs, non è possibile. Non puoi prendere e ubriacarti ogni volta che quella ti manda a quel paese: la cosa sta diventando un problema!".

"Credi che non lo sappia? Non posso farci nulla, è più forte di me. Quando ti innamorerai di qualcuna, capirai come mi sento…".

"Allora, temo che non ti capirò mai: non sono fatto per le relazioni serie: la mia mappa cromosomica non è programmata per questo. Ma ti do un consiglio: la Evans faresti meglio a togliertela dalla testa, ti stai solo portando all’autodistruzione in questo modo, perché se non ti uccide l’alcool, ti uccideremo io e/o Remus per le stupidate che farai".

"Ok, ho capito. Dubito di poterlo fare, ma ho recepito il messaggio. E mi dispiace sul serio per quello che è successo…".

"Già, dillo anche a Silente e alla McGranitt quando andremo ad ascoltare le loro ramanzine: la Chips ha fatto la spia!".

Il solo nominare l’insegnante di Trasfigurazione fece tornare la nausea a James: si era appena ricordato che con tutta probabilità lo attendeva la peggior punizione nella storia di Hogwarts. Oltretutto, aveva la fastidiosissima sensazione di essersi dimenticato qualcosa, qualcosa di grandissima importanza….

******

Dopo alcuni vani minuti a picchiare con furia contro la porta del dormitorio, Lily si arrese: era evidente che in quel modo non avrebbe concluso assolutamente nulla. Oltretutto, non riusciva nemmeno a sentire di cosa stavano parlando i due Malandrini, perciò dovevano aver insonorizzato la stanza. Sbuffò, seccata: si era fatta fregare come una bambinetta! Vabbè, potete anche aver vinto la battaglia, ma siete ben lontani dal vincere la guerra! Scoprirò cosa mi state nascondendo, fosse l’ultima cosa che faccio!

Si rese improvvisamente conto che sicuramente in quel momento si trovava in uno stato abbastanza pietoso: non aveva quasi dormito quella notte, cascava dal sonno, e non si era nemmeno cambiata d’abito. Sarà meglio andare nella mia stanza a darmi una sistemata, prima di andare a lezione: una sciacquata alla faccia, una veloce pettinata e un cambio di divisa, tanto per rendermi vagamente presentabile!

Sbadigliando, si incamminò giù per la scala a chiocciola e poi verso i dormitori femminili. Non fece nemmeno in tempo a entrare nella sua camera, che Melanie l’accolse con un grido, balzando verso di lei. "Eccoti qua, finalmente. Alice, è tornata".

Dal bagno spuntò anche l’altra ragazza: entrambe erano visibilmente sollevate nel vederla. Lily si rese improvvisamente conto che si era completamente dimenticata di loro: chissà cosa erano andate a pensare non vedendola tornare per tutta la notte…

"Ragazze…" cominciò, ma Melanie la interruppe, mentre il sollievo faceva posto alla rabbia: "MA SI PUÒ SAPERE DOVE ERI FINITA, PER MORGANTE!? TUTTA LA NOTTE, LILY! TUTTA LA NOTTE! ERO FUORI DI ME DALL’ANGOSCIA. ERAVAMO PREOCCUPATE A MORTE: PENSAVAMO TI FOSSE SUCCESSO QUALCOSA DI GRAVE!".

"Mel, lasciala spiegare" intervenne Alice, cercando di mitigare gli animi. "Sono sicura che Lily ha un’ottima spiegazione…".

"NON MI INTERESSANO LE SUE SPIEGAZIONI! COSE DEL GENERE NON DEVE FARLE, PUNTO!" urlò Melanie. Poi veloce come era comparsa, la sua furia scemò, lasciandola ansimante nel centro della stanza. "Cosa ti è capitato, comunque? Sembri uno zombie…".

"Ho dormito poco stanotte" rispose Lily. "Mi dispiace di avervi fatto preoccupare, ragazze: con tutto quello che è successo mi sono completamente dimenticata di avvertirvi…".

"Cosa è successo?" chiese Alice, curiosa. "Nulla di grave, spero…".

"Beh, dipende. Quanto grave consideri James Potter ubriaco fradicio che urla a squarciagola sotto la nostra finestra?".

Gli occhi delle due ragazze si accesero di vivo interesse. "CHE?" fecero in coro, fissando Lily a bocca aperta. "Spiegare, spiegare…".

Cominciando a cambiarsi, Lily si lanciò in un veloce riassunto di tutto quello che le era capitato il giorno prima, dalla litigata con la Parker passando per le mutande della McGranitt, le locuste atomiche e Tarzan delle Scimmie fino all’arrivo di Dora quella mattina e la sfuriata di Sirius Black.

"Però!" commentò alla fine Melanie. "Certo che quando James si ubriaca fa le cose in grande!".

"Lo dici a me?" fece Lily. "Non sei tu che hai dovuto impedirgli di saltare dalla finestra in un improvviso tentativo di imitare gli uccelli!".

"Posso farti una domanda: perché sei rimasta? Dopo un po’, avresti potuto tranquillamente dargli una botta in testa e andartene…".

Lily si strinse nelle spalle. Ecco, lo sapeva, stava arrossendo di nuovo, come tutte le volte in cui aveva ripensato al bacio che James le aveva dato, il bacio che lei aveva ricambiato. "Non so, forse mi ha fatto pena…".

"Oh, guarda com’è diventata rossa!" commentò Alice, ridacchiando. "Mel, pensi anche tu quello che penso io?".

"Che la nostra Lilluccia ci sta nascondendo qualcosa? Avanti Evans, sputa il rospo!".

Lily fece saettare gli occhi dall’una all’altra: non le piaceva il modo in cui la stavano fissando, sembravano due tigri pronte a saltare addosso alla preda. "Non so a cosa vi riferiate…" cercò di svicolare.

"Oh sì che lo sai" ribatté Melanie, con un ghigno malefico. "Forza, forza, tra amiche ci si dice tutto".

"Avanti, parla" rincarò la dose Alice.

Lily resistette ancora tre secondi netti prima di cedere alla pressione di quegli sguardi. "Ok, ok, ve lo dico, ma voi smettetela di fissarmi in quel modo. Noi…".

"Voi?".

"Noi… ci siamo… beh, insomma… ci siamo baciati". L’ultima parola la borbottò a bassa voce, non abbastanza perché comunque sfuggisse all’udito da pipistrello delle due impiccione.

"AH!" esclamò Melanie, trionfante. "Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo! Lo sapevo che alla fine avresti usato la testa nel modo giusto!".

"Era pure ora" commentò Alice. "Sono davvero contenta per voi…".

"Ehm, mi sa che state correndo un po’ troppo" balbettò Lily. "Ci sarebbe un piccolo problemino…".

"E sarebbe?" domandarono in coro Alice e Melanie.

"Lui non si ricorda nulla".

"Lui non si…" ripeté incredula Melanie, fissandola a bocca aperta. "E perché non glielo hai detto, tonta?!" gridò poi.

"Già, sai che bello? ‘Ehi James, c’è anche un'altra cosa: mi ha baciato. E non mi è fatto dispiaciuto’. Andiamo, non sa neppure che mi piace: pensa ancora che lo detesti".

"Beh, in fondo non è che tu gli abbia dato tanti motivi per credere il contrario, Lily. Ma ribadisco che dovresti dirglielo: non potrà mica andare peggio di così, no?".

"Non ci penso proprio" protestò Lily a viva voce. "Oltretutto, sono sicura che mi stia nascondendo qualcosa, lui e i suoi amici…".

"Dove sarebbe la novità scusa?" fece Alice. "Quei quattro sono sempre dietro a combinarne una. Staranno organizzando l’ennesimo scherzo. Ed è ovvio che non vogliano parlarne con te: sei Prefetto e Caposcuola".

Lily scosse il capo con decisione. "No, è qualcos’altro: non è un semplice scherzo. Non vi rendete conto perché non li avete visti: erano a dir poco terrorizzati. Remus è praticamente sbiancato… a proposito, sapete dov’è finito? Non lo vedo da ieri pomeriggio…".

Entrambe scrollarono le spalle. "Non c’era ieri sera a cena" comunicò Melanie. "Ma ieri mattina a lezione non aveva l’aria particolarmente vispa, anzi, sembrava abbastanza un moribondo…".

"Si sarà ammalato di nuovo" osservò Alice. "Quel ragazzo ha la salute più cagionevole di un passerotto, avete notato? È in Infermeria almeno una volta al mese…".

"Già, non ci avevo mai fatto molto caso, ma hai ragione" commentò Lily, finendo di pettinarsi. "Oggi andrò a trovarlo per vedere come sta".

"E magari chiedergli qualcosa sul misterioso segreto dei Malandrini?".

Lily ci rifletté sopra un attimo. "No, non sono così senza cuore. Aspetterò che si sia rimesso prima di fargli domande. Ciò non toglie che nel frattempo potrei torchiare gli altri tre…".

"Comincia da Minus, allora" le consigliò Melanie. "È senza dubbio l’anello debole del branco…".

Lily annuì, prima di prendere la borsa, darsi un’ultima occhiata allo specchio e poi avviarsi con le sue amiche. Decisamente i Malandrini avevano ragione: Lily non aveva la minima intenzione di mollare l’osso troppo presto. Chissà con quali conseguenze…

LYRAPOTTER’S

Ma perché faccio pronostici, quando ormai dovrei aver imparato che poi non riesco a mantenerli? Vabbè, alla fine sono arrivata in ritardo solo di un paio di giorni sulla tabella di marcia… Piaciuto il capitolo? Lo so che di fatto ci succede ben poco, la verità è che questa doveva essere solo una parte del capitolo che avevo previsto, ma mi sono lasciata prendere un po’ troppo dall’entusiasmo e mi è venuto lungo abbastanza per un capitolo a sé, così ho deciso di spezzare il tutto in due. Intanto, come vedete, Dora si è ripresa, James per il momento è sopravissuto alla furia omicida dei suoi amici (ma deve ancora fare conti con Remus) e Lily si è messa in caccia…

Grazie a:

LadyMorgan, mamma mia, che recensione infervorata! Ovvio che si caccino nei pasticci più idioti, questa fiction è l’apoteosi della mia vena comica, esattamente come MW lo è della mia vena tragica. Ti anticipo che nel prossimo capitolo apriremo la salumeria, staremo a vedere con che risultati. E temo che al momento Remus sia sul serio troppo vecchio per Dora (peccato però, quei due insieme li adoro)!!!!!!!

Alohomora, cinque recensioni una dietro l’altra, me onoratissima!!!!!!! Nell’ordine: 1. Dora è Dora, sono molto orgogliosa del piccolo mostro che ho creato; 2. Eh, eh, peccato che ci vorrà ancora qualche annetto; 3. Dora, per quanto casinista, si rivelerà molto utile alla loro causa… 4. Quello è uno dei pezzi di cui vado più fieri, mi mettevo a ridere da solo mentre ci pensavo! 5. Beh, questa non è ancora la dichiarazione ufficiale, anche perché James da bravo tonto se l’è scordata. Prometto più romanticismo per il futuro!!!!!

Inu_p, la salumeria aprirà presto i battenti, si prospettano buoni affari!!!!! Non ti preoccupare, le attese stanno per finire, ancora un po’ di pazienza!!!!!!

Hermy101, povera McGranitt sul serio, con lei sono stata davvero malvagia! Per il momento James è sopravvissuto, vedremo come se la cava con Moony…

NemoTheNameless, sintesi perfetta della storia. In questi capitoli mi sono impegnata a fargliene di tutti i colori, ma rimedieremo presto… con Peter ho un problema serio, vorrei inserirlo, ma proprio non mi riesce, lo odio troppo!

_Mary, grazie anche a te, stavolta mi sono contenuta coi tempo! Per quanto riguarda la McGranitt, ci credi se ti dico che mentre scrivevo la scena ridevo tra me e me come una scema?

Julia Weasley, 1. Gli uomini, si sa, sono tonti e tendono a non vedere quello che hanno sotto il naso: il nostro baldo Padfoot non fa eccezione… 2. Lily non poteva tirarsi indietro, ormai è irrimediabilmente partita! 3. Dora ha capacità di ripresa invidiabili come puoi vedere! James pagherà, tranquilla! Grazie di tutto, a presto!

E in ultimo alla mia fedele Laura, senza cui questa fanfiction non esisterebbe, grazie infinite!!!!!!!

Ora me ne voi al letto, che è tardissimo. A presto, bacibaci!!!!!!

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Capitolo 13
*** Capitolo XII ***


BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO XII

Ingenuamente inconsapevole di quale rischi corresse e in totale pace con il mondo, quella mattina Peter Minus si aggirava completamente solo per i corridoi del terzo piano, diretto verso l’aula di Incantesimi per la lezione di Vitious. Oddio, proprio in pace con il mondo non era, anzi era ragionevolmente arrabbiato con i suoi sé dicenti migliori amici, che non l’avevano calcolato tutta la mattina. A volte si sentiva l’ultima ruota del carro: era sempre l’ultimo a sapere le cose, a volte gli sembrava di essere decisamente di troppo all’interno del gruppo. In fondo lui che c’entrava con gli altri Malandrini? Non era bello come James o Sirius, né intelligente come Remus: era solo il piccolo, ingenuo Peter Minus, il debole, quello che era lasciato sempre indietro… E lo dimostrava il fatto che in quel momento stesse andando da solo a lezione, mentre James e Sirius erano chissà dove a fare chissà cosa… Alla faccia degli amici!

Anche quella notte, quando aveva cercato di aiutare la Evans, James l’aveva praticamente cacciato a calci. E una volta passata la sbornia, non si era nemmeno preso al briga di venirsi a scusare. Pure Sirius quella mattina non l’aveva considerato neppure di striscio, quando era tornato in Sala Comune, dopo essere stato dimesso dall’Infermeria: era troppo arrabbiato con James per preoccuparsi di lui. Che poi figurati, avevano fatto pace nel giro di tre secondi netti: quei due non riuscivano a tenersi il muso nemmeno a pagarli. E a lui non aveva pensato nessuno: lui era solo Peter, in fondo…

Ma vi ricordate quando dicevo che il nostro Malandrino camminava inconsapevole dei rischi che correva? Già, perché il giovane Minus non sapeva che una certa Grifondoro di nostra conoscenza era a caccia… a caccia di qualcuno, possibilmente ingenuo e un po’ pauroso, che potesse dirle che cosa stavano confabulando a sua insaputa i Malandrini.

Vi viene in mente un candidato migliore? E il povero Peter non era nemmeno stato informato che una sfortunata serie di circostanze aveva compromesso il segreto dei Malandrini con la persona probabilmente più pericolosa della scuola (scartando forse la McGranitt), perciò il ragazzo non sapeva di dover fare attenzione a chi incontrava… non sapeva che Lily Evans si era appena trasformata in un pericoloso, anzi pericolosissimo, segugio… non sapeva che, se l’avesse incrociata apparentemente per caso, avrebbe dovuto fare dietrofront e correre più veloce della luce…

Questo perché James e Sirius si erano completamente dimenticati di lui, o forse ingenuamente credevano di aver più tempo per organizzare un piano difensivo, o forse non avevano pensato che Lily avrebbe agito così rapidamente, o che la ragazza non sarebbe arrivata a Peter così in fretta… Qualunque fosse il motivo, fatto sta che commisero l’imperdonabile errore di sottovalutare Lily Evans… E nessuno può permettersi di sottovalutare Lily Evans, soprattutto quando quest’ultima ha il coltello dalla parte del manico ed è ben consapevole di ciò.

Lily aveva tutta l’intenzione di battere il ferro finché era caldo: i Malandrini le nascondevano qualcosa, qualcosa di bello grosso a giudicare dalle loro reazioni, e lei era più che intenzionata a scoprire cosa fosse, un po’ per insana curiosità, un po’ perché se c’entravano i Malandrini di certo era qualcosa di immorale e/o stupido e/o contro le regole ed era suo compito di Caposcuola fermarli, un po’ perché sottosotto le rodeva che James avesse un segreto con lei… Ok, era una cosa irrazionale, visto che non erano nemmeno fidanzati, che tra loro c’era stato solo un bacio (di cui lui nemmeno si ricordava), però era il ragazzo che le piaceva e le dava fastidio che le tenesse nascosto qualcosa. Per non parlare di Remus… le era bastato vedere la faccia per capire che il ragazzo ci fosse dentro con tutte le scarpe (se c’era una cosa che Remus non sapeva fare era mentire, gli si leggeva in volto come un libro stampato) e il fatto che non si fosse confidato con lei le dava ancora più fastidio: poteva anche capire James, in fondo la loro relazione al momento di basava più su litigi che altro, ma lei e Remus erano amici da anni, ormai…

Per tutto questo, Lily era determinata a smascherare i Malandrini, e per farlo aveva deciso di seguire il consiglio di Melanie, ovvero attaccare l’anello debole del branco, Peter.

Perciò, quando quella stessa mattina se lo vide venire incontro tutto solo e beatamente ignaro della minaccia, le sembrò che natale fosse giunto in anticipo, regalandole l’occasione perfetta: Minus da solo, senza la protezione dei suoi due compari più criptici in un corridoio deserto.

Lily si stampò in faccia il suo sorriso migliore e quando Peter fu a portata d’udito, lo chiamò. "Ehi, posso dirti due parole?".

Peter la guardò, perplesso e confuso, come se dubitasse della sua sanità mentale. "Evans, stai… stai parlando con me?".

"Vedi qualcun altro qui in giro?" chiese Lily, serafica. "Sì, sto parlando con te, Minus. Ho bisogno di parlarti…".

"Di che?" domandò ancora più confuso l’altro: da quando Lily Evans si rivolgeva a lui per chiedergli qualcosa?

"Dei tuoi amici. Sai, mentre ero su nel vostro dormitorio, è successa una cosa strana: Black ha chiamato a James del ‘cervide dei miei stivali’… Mi chiedevo il motivo…".

Peter impallidì all’istante davanti a quelle parole, assumendo una smorfia spaventata: di certo non era bravo a dissimulare come i suoi amici. Il ragazzo deglutì, poi scosse il capo e disse, balbettante: "Non so di cosa tu stia parlando, Evans…" e fece per andarsene, ma Lily lo bloccò: aveva visto chiaramente il terrore sul viso del ragazzo. Lui sapeva e lei si sarebbe fatta dire la verità.

"Andiamo, Minus" le disse con voce suadente. "Lo sappiamo entrambi che tu e i tuoi amichetti stanno nascondendo qualcosa. Voglio sapere cosa state confabulando…".

"Noi… noi non stiamo confabulando nulla, Evans" balbettò il ragazzo in difficoltà. "Davvero, niente di niente. Ora devo andare".

Cercò di circumnavigarla per proseguire oltre, ma Lily si frappose tra lui e il corridoio. "Tu non vai da nessuna parte" annunciò, abbandonando le pose gentili e facendosi minacciosa. "Ora tu mi dirai la verità. E non ci muoveremo da questo corridoio finché non l’avrai fatto!".

Peter si sentiva esattamente come un topo preso in trappola dal serpente: non ricordava di essere mai stato così terrorizzato da qualcuno in vita sua. Sapeva cosa la Evans volesse da lui, e anche che ovviamente non poteva rivelarle la verità: primo perché non poteva tradire la fiducia dei suoi amici, secondo perché, se si fosse scoperto che lui, James e Sirius erano Animagi illegali, sarebbero finiti in un mare di guai non solo con la scuola, ma anche con il Ministero. Ma Lily Evans in quel momento faceva davvero paura, probabilmente sarebbe riuscita a far confessare anche un reo omicida con quegli occhi perforanti…

"Io… io… non posso dirti nulla, Evans!".

"Ah, allora c’è qualcosa!" esclamò Lily, in tono trionfante. "Forza, dimmi la verità!".

"Non sono affari tuoi!" si difese Peter in un eroico tentativo di opporre resistenza. "Ci metterai nei guai…".

"Bene, facciamo progressi. Non che avessi dubbi sul fatto che fosse qualcosa contro le regole, comunque… avanti, Minus, non potrà essere qualcosa di così tremendo!".

No, è sicuramente peggio di qualunque cosa tu possa immaginare… "Non è nulla, Evans, nulla di importante…" tentò ancora, sentendosi sempre più con le spalle al muro. E non solo in senso metaforico, perché a furia di arretrare davanti agli occhi fiammeggianti della ragazza era finito con la schiena contro la parete.

"Beh, se non è nulla di importante, non vale la pena di fare tutta questa resistenza, no? Forza, dì la verità!".

Peter si morse la lingua, totalmente incapace di dire alcunché: non si sarebbe mai arresa, finché lui non avesse sputato il rospo. L’avrebbe tenuto lì anche tutto il giorno, probabilmente: a giudicare dall’espressione determinata, era sicuramente quella la sua intenzione…

"Forza, Minus: ti sentirai meglio dopo averne parlato" lo incalzò ancora la ragazza.

Su questo non sarei tanto sicuro… Peter aprì la bocca, senza avere la più pallida idea di cosa dire, quando…

"Peter! Evans! Che state facendo?".

Lily e Peter si voltarono in simultanea verso destra, dove trovarono due esterrefatti Sirius e James e un’incuriosita Dora a osservarli.

"James! Sirius!" quasi strillò Peter: mai come in quel momento era stato felice di vederli. Con una velocità sorprendente, sgusciò via dalla morsa di Lily e andò a riparare dietro alle spalle dei suoi amici.

"Lily" chiese James. "Che stavi facendo?".

"Io…" cominciò a dire la ragazza, ma Peter la precedette. "Voleva farmi dire di… quello. Ma io non ho parlato!".

"Ovvio che non hai parlato. Bravo Wormtail!" gli sorrise Sirius. Poi si rivolse a Lily con aria truce: "Pensavo di averti chiarito il concetto, Evans: di questa faccenda non devi interessarti!".

"Prova a impedirmelo" si inalberò la ragazza. "Voi quattro state combinando qualcosa e intuisco dalle vostre facce che è qualcosa di serio, che vi metterà in grossi guai. Il che significa che come minimo infrange metà delle regole della scuola!".

"Ma perché sei così ostinata?" domandò retoricamente Sirius. "Per una volta non puoi semplicemente lasciar correre? Non abbiamo intenzione di uccidere nessuno: che cosa ti importa di quello che facciamo noi?".

"Mi importa perché…". All’ultimo Lily si morse la lingua, evitando di dire qualcosa di stupido o imbarazzante. "Perché sì. Perché non potete andare avanti tutta la vita a comportarvi in questo modo…".

Sirius sbuffò, esasperato. "Ascolta, Evans: questo non è uno dei nostri soliti scherzi infantili. È una cosa seria. E se tu fossi furba, cercheresti di averci a che fare il meno possibile e non impicciarti: fidati, sarebbe meglio per tutti, per te, per noi e per Remus…".

"Perché Remus?" domandò Lily, perplessa.

"Come?".

"Perché hai nominato Remus singolarmente, come se lui fosse più coinvolto di voi tre?".

Oh, per le rotule di Morgante! Sirius pensò in fretta e di nuovo non trovò nulla di meglio che fare il finto tonto. "Chi ha parlato di Remus?".

Lily lo fissò stranita. "Proprio tu, due secondi fa".

"Chi, io? No, ti sbagli, Evans!".

"No che non mi sbaglio, smettila di prendermi per i fondelli, Black!".

"Ascolta, Lily" intervenne James, cercando di usare un tono conciliante. "Devi stare fuori da questa storia: potrebbe venirne fuori un disastro, se continui a insistere. Non ti basta sapere che non vogliamo fare del male a nessuno e che stiamo solo aiutando un amico?".

"E perché Remus avrebbe bisogno del vostro aiuto?".

"Questo spetta a lui dirtelo, se e quando vorrà" rispose James. "Te lo chiedo per favore, Lily: smettila di farci domande".

Lily non riuscì a replicare: in quel momento suonò la campanella che segnava l’inizio delle lezioni e i tre malandrini schizzarono via più veloci della luce, trascinando dietro Dora.

"Pensi che la smetterà?" chiese Sirius, mentre entravano nell’Aula di Incantesimi e come loro abitudine si sedevano negli ultimi banchi.

James si strinse nelle spalle. "Chi lo sa. Di certo le abbiamo dato materiale su cui riflettere, anche troppo, per i miei gusti. Forse andrà a parlare con Remus, oggi o quando uscirà dall’Infermeria. O forse continuerà a indagare e tenderci agguati nei corridoi".

"Allora sarà meglio muoverci un gruppo per un po’, almeno finché non si stanca…".

"Di che state parlando?" intervenne Dora, fissandoli curiosa.

"Cose che non ti riguardano" rispose James, asciutto. "Non ti impicciare!".

Dora gli lanciò un’occhiata offesa, gli fece la linguaccia e mise il broncio. "Sei cattivo!" borbottò.

"Sì, vivrò lo stesso, credo…". James osservò perplesso Sirius, che si agitava sulla sedia come se fosse stato seduto sui carboni ardenti. "Si può sapere che stai facendo?".

"Mi fa male la ferita" mormorò a mezza voce il ragazzo. "Secondo te, è possibile stare seduti solo sulla chiappa sinistra?".

"La vedo dura…". James si guardò intorno e puntò la sua attenzione verso un cumulo di cuscini in un angolo della stanza, di quelli che di solito Vitious usava per le esercitazioni sull’Incantesimo di Appello. "Accio" mormorò a mezza voce, facendone volare uno nella sua direzione. "Tieni" disse poi, passandolo a Sirius. "Un bel guanciale morbido per l’altra faccia di Siriuccio bello".

"Ma quanto sei divertente, Prongs, mi sto sganasciando…" mugugnò lui, piazzando il cuscino sulla sedia e sedendoci sopra. "Un po’ meglio, comunque".

"Non c’è di che". James rifletté alcuni secondi, poi riprese: "Tornando a Lily…".

"Detesto la tua fidanzata" sbuffò Sirius. "Era tutto più semplice fino a ieri, quando lei ti detestava…".

"Lei non è la mia fidanzata!" protestò James.

"Ok, ok, non è la tua fidanzata. Resta il fatto che è un problema, se non smetterà di impicciarsi di affari che non dovrebbe!".

"Si stancherà, prima o poi… Per un po’ dovremmo solo tenere la guardia più alzata del solito. Tanto, io non dirò nulla, tu o Peter nemmeno, Remus meno che meno, come potrebbe venirlo a sapere?".

"Quella è furba. Furba e infida, come ha dimostrato poco fa. È pericolosa…".

"Ora esageri. Ne parli come se avesse fatto chissà cosa…".

"Dici così perché sei accecato dall’amore" intervenne Peter in tono convinto. "Ha ragione Sirius… Avresti dovuto vedere il modo in cui mi guardava: sembrava volesse mangiarmi!".

James non cercò di difenderla ulteriormente: sapeva cosa volesse dire Peter. Aveva sperimentato la vasta gamma di sguardi raggelanti di Lily Evans innumerevoli volte: in quelle occasioni, la ragazza appariva davvero diabolica!

"Ah, parli del diavolo…" borbottò Sirius, indicando la porta. In quel momento, infatti, Lily entrò nell’aula, accompagnata come sempre dalle sue amiche, Alice e Melanie. Le tre ragazze andarono a sedersi in fila centrale, lontano dai Malandrini. Prima di sedersi, sia Lily che Melanie rivolsero un fugace sguardo alle loro spalle, in direzione dei ragazzi. Solo che, mentre Lily sembrava rivolgersi a tutti e tre, Melanie sembrò puntare la sua attenzione solo su Sirius.

"Perché la Griffith ti guarda?" chiese James perplesso.

"La Griffith mi guarda?" ripeté Sirius, cercando con gli occhi la ragazza, che nel frattempo si era girata. "Perché dovrebbe guardarmi?".

"E che ne so? Te lo chiesto prima io!".

Sirius si strinse nelle spalle. "Secondo me, ha preso una botta in testa. Figurati che ieri è venuta a trovarmi in Infermeria!".

"È venuta a trovarti in… E me lo dici solo adesso?!".

"Ne sono successe talmente tante che me ne sono completamente dimenticato… Se non ricordi, fino a poco fa, desideravo ardentemente ucciderti…".

"Sì, ok, ma questo è più…".

"Se avete finito di fare salotto" intervenne in tono aspro una voce alle loro spalle, "vorrei cominciare la lezione!".

I tre si voltarono, trovando Vitious a fissarli con espressione astiosa.

"Scusi, professore" mormorarono in tono contrito i ragazzi.

Vitious annuì. "Bene, ora che Potter e Black sono così gentili da prestare attenzione, oggi cominceremo a esercitarci con l’Incantesimo di…".

Sirius e James aspettarono che il professore si fosse allontanato a sufficienza, prima di riprendere a parlare tra loro, come se niente fosse successo.

"Certo che è strano" commentò James. "La Griffith che viene a trovarti in Infermeria… Perché l’ha fatto?".

Sirius si strinse nelle spalle. "Chi la capisce è bravo. Non mi ha mai rivolto la parola di sette anni e ora all’improvviso comincia a fare l’amicona. Quando non ammutolisce o scappa via, ben inteso. Ieri se ne andata così in fretta, neanche la stesse inseguendo il diavolo…".

"Donne" concluse in tono diplomatico James. "Chi le capisce… Anche Lily si è comportata in modo strano no? È rimasta con me tutta la notte…".

"Come abbia fatto a non ucciderti e sopravvivere è un vero mistero…".

"E dovevi sentirla stamattina: era così… gentile. E mi ha chiamato James!".

"Beh, è il tuo nome!".

"Sì, ma non mi aveva mai chiamato così, prima d’ora. Potter, idiota, cretino, rompipluffe, tricheco, rospo e tanti altri, ma mai James".

"Magari cominci a piacerle…".

"See, nel regno dei balocchi, forse…".

Mentre i due parlavano, beatamente dimentichi di trovarsi in un aula e della lezione che in teoria avrebbero dovuto ascoltare (d’altronde, non c’era Remus a tenerli in riga quel giorno), Dora sbadigliava al loro fianco.

Mamma mia, che noia! Quella era la parte che odiava di più: le lezioni. Era così barboso dover stare seduti e zitti ad ascoltare qualcuno parlare. Almeno a lezione di Erbologia il giorno prima c’erano le piante da vedere e ci si poteva muovere. Invece, ora doveva stare seduta, ferma e zitta ad ascoltare quel vecchio noioso ciarlare, uffa!

E oltretutto i Malandrini nemmeno la guardavano: erano immersi in un’accesa discussione su chissà che cosa! Per un attimo, Dora considerò l’idea di provare a chiedere di cosa stavano parlando, ma poi decise di lasciar perdere. Tanto, anche se avesse domandato, di certo le avrebbero detto che era troppo piccola per capire, oppure che era una faccenda da grandi: quei due non le dicevano mai niente! Non era giusto, solo perché era una bambina, non voleva mica dire che era stupida: perché non volevano mai rispondere alle sue domande?

Dora rivolse ai due un’occhiata truce, in perfetto stile Black, a dirla tutta. Nascondevano qualcosa: anche la ragazza di James, Lily, se ne era accorta. A Dora sarebbe piaciuto scoprire quale fosse il segreto dei Malandrini, ma non aveva speranze: James e Sirius non ne avrebbero mai parlato con lei. Forse poteva chiedere a Remus… Remus le piaceva: era l’unico che la trattava da grande e non sempre come se fosse stata una mocciosa. Remus mi dirà cosa sta succedendo, se glielo chiedo: lui è simpatico. E gentile.

Osservò di sbieco i suoi attuali babysitter: non che loro fossero tanto male, ben inteso, anzi, erano buffi e divertenti. La facevano ridere un sacco, ma Remus era diverso: era sicuramente lui il suo preferito.

"Sirius" sussurrò, tirando la manica del cugino per attirare la sua attenzione.

"Eh? Che c’è?" fece lui, girandosi. "Non stai bene?".

"Sì, sì. Dopo andiamo a trovare Remus, per favore?".

"Certo, come no. Ci andiamo durante la pausa pranzo, ok?".

Dora sorrise e annuì, contenta, mentre Sirius si rigirava e tornava ai suoi affari. Il suo entusiasmo però durò poco: presto fu di nuovo catturata dalla noia. Ma quanto mancava alla fine di quella tortura? Aveva bisogno di fare qualcosa: non ce la faceva più a stare ferma. Tuttavia non osava allontanarsi: non voleva che Sirius si arrabbiasse di nuovo con lei…

"Senti" stava dicendo nel frattempo James. "Hai riflettuto piuttosto su quello che potremmo fare stanotte?".

"Cosa c’è da riflettere?" fece Sirius. "Noi andiamo con Remus, non si discute!".

"Non dimentichi qualcuno?". James indicò con fare allusivo Dora. "Cosa ce ne facciamo della nanerottola?".

"Lei dormirà come un ghiro, nemmeno si accorgerà che ce ne siamo andati".

"Ma se l’hai detto tu che di tanto in tanto ti sveglia la notte per andare in bagno o cose simili…".

"No, ha smesso già da qualche notte, ormai. Probabilmente le serviva solo un po’ di tempo per abituarsi al nuovo letto…".

In effetti, Sirius aveva ragione: dopo un paio di notti, Dora aveva smesso di disturbare il suo sonno alle ore più disparate con le richieste più assurde. Quello che ovviamente non poteva sapere, dato che aveva il sonno più pesante di un ghiro in letargo, era che la bambina non aveva affatto smesso di svegliarsi nel bel mezzo della notte: semplicemente, quando accadeva che facesse un brutto sogno o dovesse andare al bagno, non si rivolgeva più al cugino, ma a Remus, ossia l’unico Malandrino che non l’avesse mai mandata a quel paese e fosse sempre gentile e disponibile con lei.

"Se lo dici tu… e se succede qualcosa?".

"Cosa potrebbe succedere? Dormirà come un sasso e noi torneremo prima dell’alba…".

"La cugina è tua… Ma sia chiaro, la responsabilità è tua: l’ultima cosa di cui ho bisogno sono altri problemi con la McGranitt!".

Tutto sommato, la professoressa aveva preso con una certa filosofia il "piccolo" incidente del giorno prima, anche se James aveva trascorso nel suo ufficio i peggiori venti minuti della sua esistenza: non avrebbe mai creduto che venti minuti potessero sembrare tanti lunghi, ma alla fine ne era uscito ancora bene. Per quanto ne fosse più che certa, la McGranitt non poteva provare che James fosse effettivamente ubriaco al momento del fatto, perciò era riuscito a evitare la punizione almeno per quello. In ogni caso, la donna non poteva certo dimenticare così in fretta la pesante umiliazione subita e perciò aveva punito James in modo esemplare: per il resto dell’anno le avrebbe fatto da assistente, ovvero il suo modo carino di dire schiavetto personale. La vera fortuna è che la McGranitt era probabilmente l’unica in tutta la scuola a voler vincere la coppa più di quanto non volesse lui e perciò non l’aveva estromesso dalla squadra di Quidditch: di certo in un’altro caso ne sarebbe stata capace. E gli aveva lasciato facilmente intendere che al primo starnuto fuori posto, gli sarebbe andata molto peggio di così…

"Vabbè, ne riparliamo più tardi, con calma" disse Sirius.

"Sirius" lo chiamò Dora. "Mi annoio".

"E io che posso farci?".

La bambina si strinse nelle spalle. "Qualcosa. Fa qualcosa di divertente…".

"Sono a lezione, non posso fare ‘qualcosa di divertente’ adesso: mi metterei nei guai!".

"Ma io mi annoio!". Dora si appoggiò coi gomiti sul banco, fissando ingrugnata un punto davanti a sé.

Sirius sbuffò. Avanti, doveva pur esserci qualcosa che potesse fare senza rischiare troppo… all’improvviso gli venne un’illuminazione.

"James, ce l’hai una cannuccia?".

L’altro lo guardò come se dubitasse della sua sanità mentale. "Peccato, l’ho dimenticata negli altri pantaloni" ironizzò subito dopo. "Se me lo avessi detto prima… Ma che razza di domande fai? Che ci vuoi fare con una cannuccia?".

"Intrattenimento".

"Ah, ora mi è tutto più chiaro, come le spieghi tu le cose, non lo fa nessuno… Ma che piffero fai?".

Sirius, ignorando completamente l’amico, aveva nel frattempo Evocato senza farsi vedere la suddetta cannuccia, di uno sgargiante rosa cicca, aveva preso un foglio di pergamena, strappandone un angolo per farne una pallina e porgere poi tutto a Dora, che lo fissava incuriosita.

"Ehm, Padfoot, pensi sul serio che sia una buona idea?" domandò incerto James, capendo infine dove Sirius voleva andare a parare, il che lo lasciava parecchio preoccupato: quella bambina era capace di trasformare anche il più innocente dei passatempi in una potenziale arma di distruzione di massa!

L’altro non parve nemmeno sentirlo e si rivolse a Dora. "Ecco, ti insegno uno nuovo gioco: tu prendi la pallina di carta, la infili nella cannuccia e poi soffi con tutte le tue forze, cercando di colpire la gente".

Come prevedibile, a Dora si accesero gli occhi dall’entusiasmo. Allungò le mani come un rapace, strappando letteralmente tutto dalle mani di Sirius. "Bello, bello, bello!".

"Attenta però" aggiunse Sirius, per dare il tocco finale. "Non devi farti scoprire dalle persone che colpisci, altrimenti perdi punti…".

"Ci sono anche i punti?".

"Oh, certo, a seconda di chi colpisci, da quanto lontano, in che punto del corpo… Se prendi Vitious in testa, sono 50 punti, per esempio…".

"E come faccio a sapere quanti punti faccio?" chiese Dora, con una luce pericolosa e sinistra negli occhi: se Sirius fosse stato un po’ più attento, forse avrebbe notato la potenzialmente rovinosa somiglianza con Bellatrix in quel momento e avrebbe rivisto il suo piano. Ma come abbiamo già capito, su certe questioni Sirius non aveva proprio un grande spirito di osservazione… Perciò non si accorse di nulla e proseguì: "Tu tieni a mente chi prendi e dove, poi te lo dico io…".

Dora sorrise: "Voglio giocare, voglio giocare".

"Non sarò io a fermarti".

Tempo due minuti e Dora era già alla sua decima munizione. L’entusiasmo che ci metteva era quasi commuovente, sembrava avere fatto del nuovo gioco la sua ragione di vita: sceglieva con attenzione quasi certosina la sua vittima e colpiva nel momento più adatto. E non si faceva mai beccare: per quanto le persone si voltassero in cerca del colpevole, Dora era sempre più veloce di loro a nascondere l’"arma" sotto il banco.

"Sirius" disse James dopo qualche minuti di silenzio, in cui aveva osservato la bambina totalmente immersa nel nuovo passatempo. "Ti rendi conto di quello che hai fatto?".

"Le ho dato un gioco con cui svagarsi e grazie a cui ci lascerà in pace. Non vedo dove sia il problema…".

"Ti ricordi di chi stiamo parlando, vero? Ninfadora Tonks, tua cugina, quella che ai pasti si imbratta di cibo, ha decorato con le tempere la Sala Comune e i tuoi pantaloni, voleva andare nella Foresta Proibita, ha fatto scoppiare una pozione in faccia a te e Mocciosus, ti ha fatto quasi divorare da una pianta africana e Merlino solo sa cos’altro… Sarebbe più che capace di causare la distruzione di un’ala del castello con una cannuccia e delle palline di pergamena!".

"Sei giusto un filino esagerato, se vuoi il mio parere. Dora ha la capacità di concentrazione di un cetriolo di mare: vedrai che ora di mezzogiorno si sarà già stancata!".

Ma come Sirius avrebbe scoperto presto, la sua previsione era stata fin troppo ottimistica: infatti, Dora poteva anche avere la capacità di concentrazione di un cetriolo di mare, ma sarebbero stati necessari quasi dieci anni e una notevole dose di lavate di capo da parte di genitori, parenti e insegnanti per toglierle il vizio…

*****

Remus si rigirava nel letto nella vana ricerca di una posizione comoda da più di un’ora, da quando aveva abbandonato l’idilliaca illusione di poter schiacciare un pisolino in attesa del tramonto, quando Madama Chips l’avrebbe portato alla Stamberga. Per quanto si sforzasse, non riusciva a star fermo più di tre minuti, una combinazione di disagio e quella vaga eccitazione che provava sempre nelle ore immediatamente precedenti al plenilunio: il lupo percepiva che era quasi arrivato il suo momento e scalpitava per prendere il sopravvento, mentre l’umano avrebbe voluto ritardarlo il più possibile. Il tutto era poi unito alla altrettanto famigliare sensazione che i suoi muscoli si stessero lentamente e dolorosamente ritirando; di lì a poche ore, avrebbero cominciato a fargli male anche le ossa…

Per tutto questo, risulta abbastanza comprensibile il motivo per cui Remus avesse a malapena mangiucchiato il pranzo che Madama Chips gli aveva portato e che ora stava su un vassoio sul comodino: il ragazzo si sforzava di ignorarne il più possibile la presenza, cosa non facile, dato che i tanti effetti collaterali della trasformazione comprendevano anche i sensi ipersviluppati, per cui l’odore del cibo gli sarebbe arrivato con pari intensità anche se fosse stato dall’altro capo della stanza.

Per questo, percepì l’arrivo dei suoi amici, prima ancora che la porta si aprisse. La prima a comparire fu Dora, che si precipitò letteralmente all’interno dell’Infermeria, rischiando di ruzzolare in terra per l’eccesso d’impeto e saltando quasi a volo d’angelo sul letto di Remus.

"Ciao, Remus!" lo salutò con voce squillante, saltandogli in braccio. "Come stai? Stai tanto male? È molto grave? Stai per morire?".

Remus le sorrise, o perlomeno fece un sforzò per cercare di stamparsi in volto un sorriso convincente. "No, tranquilla piccola, non sto per morire. È solo un po’ d’influenza: un paio di giorni e sarò come nuovo! E tu come stai?".

"Oh, io benissimo!" lo tranquillizzò Dora, benché non ce ne fosse particolare bisogno: la bambina sembrava la salute personificata. "Spero che guarisci presto…".

"Farò del mio meglio. Ma dove sono gli altri?".

"Indietro: sono così lenti" si lamentò la bambina, mettendo particolare enfasi su quel ‘lenti’. "Così sono andata avanti: Sirius non era tanto contento, ma non importa. Volevo essere la prima a vederti".

In quel momento, fece la sua comparsa Sirius, tallonato da Peter. "Dora, quante volte ti devo dire di non allontanarti troppo: questo posto è grande, potresti perderti!".

"Ma è noioso andare piano: correre è più divertente e voi non arrivavate più!".

Remus ridacchiò, mettendosi seduto. "Come va la chiappa, Padfoot?".

"Benissimo, finché non sto seduto, sdraiato, in ginocchio, in piedi o in qualunque altra posizione umanamente possibile. L’unica che non ho provato è la verticale, ma preferisco evitare: non vorrei spaccarmi anche la schiena oltre a tutto il resto!".

"Potresti chiedere a Madama Chips" provò a suggerire Remus, in tono cauto. "Magari, ti da qualche pozione antidolorifica…".

"Non posso chiedere aiuto a quella" protestò subito l’Animagus. "Già stamattina l’ho quasi obbligata a dimettermi, se adesso le domando qualcosa mi guarderà come a dire ‘Io te l’avevo detto: così impari a non darmi ascolto!’".

"Beh, Sirius, detesto dovertelo dire, ma avrebbe anche ragione: cosa ti cambiava restare qui anche oggi?".

"Che è noioso e io non ne avevo minimamente voglia. Qualcuno doveva pur tenere d’occhio Dora, appurato che James non è minimamente capace di gestire una bambina di quattro anni più di tre minuti!".

"A proposito, dov’è finito?" chiese Remus, incupendosi. "Gli devo ancora un pugno!".

"Non l’ho ucciso, se è questo che temi. Piuttosto, credo che abbia paura di te: ci ha mandati avanti a sondare il terreno per vedere se eri in buona, lui è dietro la porta".

"Oh, che cosa stupida! James, cretino, vieni dentro!" lo chiamò Remus, sbuffando.

Questo comparve, con la migliore delle espressioni contrite stampate in volto, avvicinandosi esitante al letto. "Ciao, Remus…".

"Guarda che non mordo… ancora! Vieni" lo incoraggiò quest’ultimo, facendo nel frattempo scendere Dora dalle sue ginocchia, mentre Sirius e Peter osservavano la scena come se da un momento all’altro si aspettassero spargimenti di sangue.

James, peccando probabilmente d’ingenuità, si avvicinò al letto, portandosi al fianco di Sirius. "Senti, mi dispiace per quello che…".

Ma non terminò mai la frase, perché con uno scatto che di lupesco aveva tutto e di umano assolutamente nulla, Remus gli saltò praticamente addosso, tirandolo per il colletto della divisa sul letto e bloccandolo lì.

"Ora" sussurrò poi, in tono minaccioso, facendo per stringergli il collo come a volerlo strangolare, "dammi una sola buona ragione per non ucciderti. Una sola e forse non lo farò…".

"Ehm, perché sono tuo amico e mi vuoi bene!".

"No, sbagliato due volte: io non sono amico tuo e tanto meglio ti voglio bene, dopo tutto quello che hai combinato!".

"Andiamo, non è mica morto nessuno!".

"Per un semplice colpo di fortuna: Dora è semplicemente collassata per il troppo gelato prima di ingerire una quantità d’alcool sufficiente a far danni! Che poi, è un colpo di fortuna in senso piuttosto relativo, visto come era ridotta ieri…".

"Ma ora sta bene, no?".

"Non è questo il punto! Il punto è che per l’ennesima voi vi siete comportati da irresponsabili e io ho dovuto risolvere i vostri casini! Ora mi sono stancato!".

Senza nemmeno accorgersene, aveva cominciato a stringere la presa intorno al collo di James, tanto che lui stava cominciano ad assumere una tonalità bluastra. Al che, Sirius ritenne opportuno intervenire, anche se in tono piuttosto esitante: la verità è che Remus gli faceva parecchia paura in quel momento. "Moony, lo stai soffocando. Guarda che se lo uccidi sul serio, poi in galera ci vai tu!".

Sirius lo prese per i polsi, costringendolo a mollare la presa, mentre Remus lo guardava come se, nel fermarlo, gli avesse fatto il peggiore dei torti. James dal canto suo fu lesto a scivolare lontano dalle mani assassine del licantropo appena questi lo lasciò andare, mettendo poi un paio di letti tra loro, ben consapevole che per quanto Remus potesse essere intenzionato a ucciderlo, nelle sue attuali condizioni altri scatti del genere erano alquanto improbabili.

Tuttavia, l’incidente del giorno prima era stato la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso: sette anni di rospi ingoiati misti a frustrazione avevano deciso che quello che fosse il momento più opportuno per esplodere con potenza paragonabile a un’atomica. La collera di Remus, infatti, era ben lontana dall’essere stata assopita. "E mollami Sirius!" gridò, appena fu rimesso a sedere. "Non pensare: ce l’ho anche con te!".

"Con me?" ripeté Sirius, sorpreso. "Che cosa ti ho fatto?".

"Stavolta nulla: infatti non ti sono mica saltato al collo per strangolarti! Sto facendo un discorso d’insieme! Sono stufo, stufo marcio di dover sempre star dietro a voi due e alle vostre stupidate! Sono sette anni che lo faccio, più o meno in silenzio. Non posso girare lo sguardo due secondi che già voi siete dietro a farne un’altra! Ora mi sono rotto! Scommetto che non avete nemmeno ascoltato le lezioni stamattina, vero? Siete dei bambini… No, siete perfino peggio! Ma ora la misura è colma, avete capito? Sono stanco di coprire e risolvere per il rotto della cuffia tutto quello che fate senza riflettere! Non ne posso più: decidetevi a crescere una buona volta!".

Detto questo, si lasciò ricadere sui cuscini, con il fiatone e il viso tendente al pomodoro maturo, e incrociò le braccia sul petto, trincerandosi dietro un’espressione truce.

I tre malandrini dal canto loro non osavano quasi respirare, per paura che Remus riprendesse a urlare. Remus non era tipo da arrabbiarsi facilmente, anzi, era fin troppo buono e li strigliava molto meno di quanto non meritassero, per quanto l’avessero già sentito strillare in precedenza, non ultimo solo pochi giorni prima, quando Dora se l’era svignata per la prima volta. Tuttavia, stavano realizzando in quel momento che non avevano mai visto Remus Lupin davvero arrabbiato e che Remus veramente incavolato era uno spettacolo decisamente spaventoso: forse era anche la trasformazione imminente, ma c’era un che di vagamente demoniaco nei suoi occhi quando si metteva a sbraitare come poco prima. Perfino Dora, che non si poteva certo definire una bambina impressionabile, era rimasta di sale e lo fissava con gli occhi sbarrati, immobile nel punto dove lui l’aveva messa a sedere.

"Senti, Remus" tentò dopo alcuni pesanti minuti James, "mi dispiace per quello che è successo…".

"Lo so che ti dispiace" ribatté lui, sempre in tono alterato. "Vi dispiace sempre. E io sono così cretino da accettare le vostre scuse senza colpo ferire… Mi chiedo se vi dispiaccia sul serio o se lo dite solo per evitare una sgridata. Non mi riferisco a questa particolare circostanza" aggiunse rapido, vedendo che tutti aprivano la bocca per protestare, "ma una situazione più generale. Volete dirmi che quando dite che vi dispiace per gli scherzi che fate a Tizio o a Caio siete sinceri? Non ci crederei nemmeno se lo diceste inginocchiati sui carboni ardenti…".

"Io non avrei mai voluto che Dora si sentisse male" cercò di giustificarsi James. "In quel momento, non pensavo a niente… Sono stato stupido, lo so…".

"Sì, stupido, esatto. Posso sapere per qualche cavolo di motivo l’hai fatto? Se devo ucciderti, voglio sapere tutti gli squallidi retroscena!".

"È una stupidaggine… se te lo dico, ti incavolerai solo di più".

"Come inizio non è molto promettente. Forza, sputa il rospo o lo chiedo a Sirius, che tanto lo sa di sicuro!".

Sirius abbassò lo sguardo sulle sue ginocchia, come a voler dire che lui in quella storia non voleva entrarci, mentre James sospirò e alla fine borbottò: "Avevo visto Lily con Nigel Cullen di Corvonero…".

"E sei saltato a conclusioni affrettate come tuo solito! Scommetto che al più li avrai visti che camminavano in corridoio e hai pensato che stessero insieme!".

"Sì, ho equivocato" ammise James. "Credevo che si frequentassero o roba simile e così…".

"Ti sei dimenticato di tutto e tutti e sei andato a bruciare i tuoi neuroni nell’alcool" concluse Remus per lui. Il licantropo guardò l’amico con sguardo indecifrabile. Alla fine si lasciò sfuggire un lungo sospiro. "Sei uno scemo, James! Talmente scemo che non c’è nemmeno gusto a restare arrabbiato con te! D’altronde, dubito di esserne capace…".

Tutti i presenti si rilassarono all’istante: come i temporali più violenti che esplodono all’improvviso e si esauriscono in fretta, la furia era passata e Remus era tornato il solito, vecchio Remus di sempre!

"Scusami ancora, Remus. Giuro che non accadrà mai più una cosa del genere!".

"Questo è certo, perché d’ora in poi solo con Dora non ci resti più" garantì Sirius.

"La prossima volta, però prima di attaccarti alla bottiglia va a chiedere a Lily" gli suggerì Remus.

"Certo, certo, te lo prom-".

"D’altronde, se vi siete baciati, vuol dire che con Cullen non c’è granché…".

"…-etto, sta tranquillo, niente più stupid-". James si bloccò a metà della frase, mentre l’ultima affermazione di Remus, detta in contemporanea con le sue scuse, faceva breccia nel suo cervello. "Come, come? Chi avrebbe baciato chi?" chiese, incredulo.

"Tu hai baciato la Evans e non me l’hai detto!?" ruggì invece Sirius, balzando in piedi.

Peter non riuscì a far altro che aprire e chiudere la bocca, troppo stupefatto, mentre a Dora si accendevano gli occhi: "James ha baciato la sua ragazza! James ha baciato la sua ragazza!" trillò in tono eccitato.

"Chi avrebbe baciato chi?" esalò di nuovo James.

Remus passò in rassegna tutti i presenti, non meno stupito dell’effetto delle sue parole. "Ma tu e Lily" fece, disorientato. "Non c’è bisogno che fai questa faccia, vi ho visto coi miei occhi ieri pomeriggio… Tu, tu non te lo ricordi?" comprese infine, decifrando l’espressione vacua dell’amico, che scosse il capo.

"Fatemi capire" intervenne Sirius, cercando di far chiarezza. "Tu stai dicendo che James e la Evans si sono baciati, intendo baciati sul serio, e che James non se lo ricorda? Ho capito bene?".

Remus annuì. "A quanto pare…".

James, per suo conto, sembrava caduto in una sottospecie di stato catatonico, da cui fu bruscamente riscosso quando Sirius scoppiò a ridere talmente forte che cadde dalla sedia e prese a rotolarsi sul pavimento, senza il minimo ritegno.

"Ma che caspio ridi, testa di pinolo?" gli inveì contro James.

"Scusa, ah, ah" cercò di articolare Sirius, tra una risata e l’altra. "No, sul serio, scusa… ah, ah, ah… ma ammetterai che è un pelino ironico… Voglio dire, il primo e forse unico bacio con la donna dei tuoi sogni e tu nemmeno te lo ricordi!" e riprese a ridere fino quasi a ululare.

"Sirius, hai la delicatezza e il tatto di un carro armato" lo rimproverò aspramente Remus. "Ma ti sembra il caso ti ridere?".

"Hai ragione, scusate" biasciò, cercando di rimettersi seduto. Tuttavia, appena incontrò lo sguardo di James, non riuscì a trattenere un nuovo accesso di risa.

"Ah, lascialo perdere!" lo liquidò Remus in tono aspro. "Tu come ti senti?".

James, ripiombato in stato vegetale, non rispose, cercando di concentrarsi: tutta quella situazione gli stava risvegliando qualcosa nelle mente, un vago ricordo che stava lottando per rivedere la luce, una sorta di sogno dimenticato: il ricordo di lui che rideva come una scimmia isterica per ogni insulsaggine, di Lily che lo trascinava per il parco e poi di lui e Lily sempre più vicini, sempre più vicini…

"Per gli stellati boxer di Merlino! Ci siamo baciati! Ci siamo baciati davvero! Io l’ho baciata e lei non mi ha respinto! Non posso crederci…".

"Vuol dire che te lo sei ricordato?" fece Sirius, arrampicandosi a fatica sulla sedia.

"Sì che me lo ricordo! Chiaro e cristallino come il sole. Ti dico che l’ho baciata e lei non mi ha respinto, anzi, ha risposto".

"Sì, e sembrava pure parecchio imbarazzata, quando sono arrivato" aggiunse Remus.

"Accidenti, il mondo sta per finire" affermò Sirius. "La Evans che bacia James, la Griffith che viene a trovarmi in Infermeria… Manca solo Mocciosus coi capelli lavati e poi sarà ufficialmente l’apocalisse!".

"La Griffith che viene a trovarti in Infermeria?" s’informò Remus. "Cos’è questa storia?".

"Ieri è venuta qua, tra la visita di James e il tuo arrivo" gli comunicò Sirius. "Chissà a far cosa poi… Ora che ci penso, è tutta la settimana che si comporta in modo strano: un minuto prima mi ignora, poi fa l’amicona, poi scappa e mi ignora di nuovo…".

"Forse è un po’ schizofrenica" suggerì James. "O soffre di un disturbo della personalità… sai, dottor Jekill e Mr. Hyde…".

"Può darsi… Oppure è come la tua fidanzata, che non si capisce mai che cavolo le passa per la testa in questi ultimi tempi… Moony, si può sapere perché diamine fai quella faccia?".

Remus infatti guardava gli amici con una sottospecie di sorriso trattenuto, come se quello che stessero dicendo fosse estremamente divertente senza che loro se ne accorgessero. "No, niente, è solo che… No, lasciate stare…".

"No, cosa?".

"Beh, è solo che sentirvi fare un discorso del genere mi fa venir da ridere…".

"Perché?" domandarono i due Malandrini in coro.

Remus tossicchiò, probabilmente pentito di aver intrapreso quella discussione e evidentemente indeciso su come continuare. "Il fatto è che vantate una lista di amanti più lunga di quella di Zeus e Don Giovanni messi insieme e di ragazze non capite un’acca!".

"E tu sì?" fece Sirius, in tono velatamente ironico.

"Io non pretendo di essere chi sa chi, ma di tanto in tanto ci parlo con le ragazze, non mi limito a portarmele a letto, e istauro dei legami che vanno oltre la semplice ‘toccata e fuggi’, tipica di voi due! Tanto per dirne una, Lily è mia amica fin dal primo anno e anche se con Melanie non ho questo gran rapporto, qualche conversazione civile l’ho tenuta anche con lei…".

"E tutto questo discorso ci porta dove?" chiese James, con volto perplesso, riflesso perfetto di quello di Sirius.

"Sirius, te lo chiedo con massima umiltà dal basso del mio piedistallo, hai mai pensato che forse, dico forse, potresti piacerle?".

"A chi?".

Remus sbuffò, schiaffandosi una mano sulla faccia, con gemito frustrato. "A mia madre, Padfoot!".

"Io piaccio a tua madre?!" ripeté Sirius con espressione scioccata e vagamente disgustata.

"No, testa di legno! Facevo del sarcasmo, ma visto che la tua lentezza di comprendonio è a dir poco disarmante, sarà meglio evitare. Io parlavo di Melanie…".

"Melanie chi, scusa?".

"Ma quante Melanie conosci?" quasi gridò Remus, al limite della sopportazione. "Griffith, Melanie Griffith! Te lo devo scrivere o pensi di arrivarci da solo?".

"Io piacerei a… Ma va là, Remus! Questa è la più grossa stupidata che tu abbia mai detto in vita tua! Non mi ha mai parlato in vita sua, se escludi l’ultima settimana settimane, come potrei piacerle?".

"A riprova del fatto che di psicologia femminile non capisci nulla e che hai lo spirito di osservazione di una patata lessa…".

"In parole povere?".

"Non hai mai riflettuto sul fatto che appena ti vede ammutolisce e diventa rossa come un pomodoro? O che tende a distogliere lo sguardo quando ti volti dalla sua parte? Per Merlino, le poche volte che le hai rivolto la parola, è quasi andata in crisi respiratoria…".

"Anche ammettendo che quello che dici è vero, perché fa così? È un comportamento senza senso!".

"Ma ti sembro Melanie? Come faccio a sapere perché fa quello che fa… Io ti sto solo riferendo le conclusioni che ho tratto sulla base di ciò che ho notato nel corso degli ultimi tre/quattro anni e che le tue affermazioni sembrano confermare, lungi da me pretendere di poter comprendere perché agisce in questo modo… Resta il fatto che per me Melanie è cotta di te da anni e tu non te ne sei mai minimamente accorto!".

Sirius non commentò. Quello che diceva Remus era assurdo: la Griffith non poteva essere cotta di lui… Insomma, era Melanie Griffith! Certo, era una bella ragazza, sarebbe stato un bugiardo a dire di non averci mai fatto un pensierino sopra, ma le cose si erano sempre fermate lì, perché lei non aveva mai dimostrato il minimo interesse, anzi Sirius aveva sempre percepito come ostilità il suo costante silenzio nei suoi riguardi. Inoltre, quello che Remus affermava, andava in totale contraddizione con il carattere di Melanie, che era sempre stata piuttosto spigliata verso l’altro sesso, in netto contrasto con la sua migliore amica. No, questa faccenda è senza senso, è un’allucinazione di Remus, una stupidaggine… credo…

"Remus, sei riuscito a farlo tacere!" esclamò James. "Allora è possibile!".

Sirius gli tirò un pugno, che James, pronto, riuscì a evitare. "Moony, per me l’‘influenza’ ti ha fatto male!" dichiarò poi. "Quello che dici è ridicolo…".

Il licantropo si strinse nelle spalle. "Vedila come ti pare, io resto della mia opinione…".

"Secondo me, Remus ha ragione" intervenne Dora, stanca di stare in silenzio e essere ignorata.

"E tu che ne capisci? Sei troppo piccola per capire certe cose!".

Dora gli fece la linguaccia. "Solo perché sono piccola, non vuol dire che sono stupida: io posso capire. E secondo me, Remus ha ragione!".

"Sì, va bene. E assodato che Remus per te ha ragione, io non credo che sia così!".

"E allora, lo stupido sei tu!" dichiarò la bambina.

"E tu sei un piccolo mostro petulante!".

"E io non ti parlo più!".

"Perfetto!".

"Bene!". Dora gli fece una linguaccia, mentre Sirius la fissava corrucciato.

"Interessante" commentò Remus.

"Che cosa?" domandò James.

"Sto cercando di capire se Sirius si sia abbassato ai livelli di una bambina di quattro anni o se sia stata Dora a alzarsi a livello di Sirius!".

Mentre James e Peter scoppiavano a ridere, Sirius lo guardò storto. "Ringrazia che stai male, Moony, altrimenti ti picchierei…".

"Uuuuh, sono terrorizzato!".

"Parlando di questo, che si fa stanotte?" intervenne James. "In fondo è per questo che siamo venuti, poi siamo usciti di seminato…".

"Non potete venire" dichiarò subito Remus. "È fuori discussione: non potete lasciare Dora da sola tutta la notte…".

"Non possiamo lasciare solo nemmeno te, Moony" obiettò Sirius.

"Me la caverò anche senza di voi, per una volta" ribatté l’altro. "Voi non potete venire!".

"Ma… non potremmo semplicemente aspettare che si addormenti e poi raggiungerti?" suggerì James.

"E se si sveglia e non trova nessuno? Andiamo, con la storia dell’indigestione non abbiamo avuto già abbastanza problemi? Per un mese, sopravvivrò!".

"Ma Remus…".

"Niente ma" li zittì lui. "È meglio così. Promettete di restare in dormitorio?".

I tre malandrini si guardarono tra loro, per nulla convinti di quello che dovevano promettere.

"Ho detto: me lo promettete?" ripeté Remus.

Sirius sbuffò. "Il capo sei tu… D’accordo".

Remus annuì, anche se sembrava l’unico davvero soddisfatto.

"E poi" considerò James, più fra sé che a qualcuno in particolare, "con Lily in giro, forse è meglio così…".

"Lily?" ripeté Remus, sorpreso. "Che c’entra Lily?".

In breve, gli fu riferito dei sospetti della ragazza e dell’interrogatorio a cui aveva sottoposto Peter.

"Beh, allora a maggior ragione, non dovete farvi beccare nei corridoi in piena notte" affermò alla fine del racconto il licantropo.

"Sei proprio sicuro, Remus, che non vuoi…?" domandò Peter, dando voce al dubbio di tutti.

"È meglio così" rispose questi, abbassando gli occhi.

"Ma non ne sei convinto…".

"Sì, invece. Sono grande e vaccinato, me la posso cavare anche da solo. Se invece Dora si sveglia e ha bisogno di qualcosa, dovete pensarci voi… È meglio che andate: le lezioni ricominciano tra poco".

"Ok. Torniamo prima di cena…".

"Meglio di no: non sarò molto in sagoma, per allora. Non voglio che… Ci rivediamo domani".

Sirius e James si scambiarono uno sguardo. "Come vuoi" accondiscese alla fine Sirius. "Dora, andiamo".

La bambina scivolò giù dal letto, salutando Remus con la mano. "Guarisci presto" gli augurò, mentre si avviava con i Malandrini.

"Certo. E ragazzi, fate attenzione a Lily…".

"Non potremmo semplicemente ucciderla e darla in pasto alla piovra gigante?" suggerì Sirius, quando furono usciti e si avviarono verso l’aula di Trasfigurazione.

James lo guardò come se avesse appena detto la peggiore delle bestemmie. "Tu… Tu…".

L’altro ridacchiò. "Rilassati, cervo innamorato. Stavo scherzando: non la tocca nessuno la tua bella. Ma se non la smette di impicciarsi…".

"Ci penso io a Lily. Tu pensa alle tue gatte da pelare".

"A che ti riferisci?".

"A quello che diceva Remus… Di Melanie Griffith…".

"Oh, per favore, Remus è rimasto troppo al sole… Non c’è alcuna, nemmeno la più miserrima, possibilità che io possa piacere anche solo un pochino a Melanie Griffith!".

Ma presto, prima di quanto Sirius si immaginasse, il dubbio avrebbe cominciato a scalfire la sua sicurezza…

LYRAPOTTER’S CORNER

Ok, non sono mai stata un asso in quanto a sintesi e capacità riassuntive, anzi, ma adesso comincio a esagerare: questo capitolo doveva essere un tutt’uno col precedente, e invece ho già dovuto spezzarlo, e ora ho dovuto tagliare un’altra parte ancora e incorporarla al prossimo… anche se forse tutto sommato è meglio così, visto che mi sono venute in mente alcune scenette carine: ecco, forse è questo il mio problema, il fatto che continua a venirmi in mente roba da attaccarci dietro. Vabbè, in fondo, torna a vostro vantaggio, se apprezzate i capitoli chilometrici…

E allora, che ne pensate? Ho dato un po’ di spazio al ratto (in fondo era anche giusto, esiste pure lui, anche se tendo a dimenticarmene), Lily si è messa in caccia e cosa più importante, abbiamo finalmente "sprosciuttato" gli occhi di Sirius. O almeno, ci stiamo andando vicini… il mio unico dubbio è di aver fatto andare un po’ OOC Remus… e lo so, Dora non ha avuto molto spazio, ma prometto di rimediare col prossimo, che porterà qualche novità interessante su parecchi fronti…

Passiamo a ringraziamenti: ragazzi, dieci commenti, dieci, mi avete reso la vongola più felice dell’universo:

terry93, beh, il mio scopo è proprio quello, far ridere, sono felice di averlo raggiunto!!!!

Inu_p, beh, con Remus abbiamo rimediato, visto? Lui si è incavolato di brutto! Sul serio vorresti una sorellina come Dora? La mia piccola creatura riscuote davvero così tanto successo? Me onoratissima!!!!!!!!

lovegio92, Lily e James in questo capitolo ci sono stati poco, ma torneranno alla ribalta prestissimo!!!!!! Anch’io lo adoro, sono una delle mie coppie preferite!!!!!!!! E sono felice di sapere che apprezzi tanto la mia comicità!!!!

FunnyPink, Lily è cotta, su questo non si discute!!!!! E dopo, probabilmente verrà fatta santa!!!!!!!

Lady Lily, spero di averti soddisfatta! Ti ringrazio tantissimo per i complimenti!!!!!

_Mary, le locuste atomiche sono senza dubbio state il mio colpo di genio, figurati che ridevo anch’io mentre scrivevo! Dora è Dora, anch’io amo la mia piccola creatura, anche se i Malandrini mi fanno quasi pena (ehi, ho pur sempre detto quasi!!!!!!!)

Julia Weasley, beh, quella è anche una mia piccola, personale gratifica personale. almeno una volta nella fanfiction, volevo poterlo mandare al diavolo, il ratto fedifrago!!!!! A proposito, so che è un po’ che non recensisco, ma ci tengo a dirti che continuo a leggere e che la tua fanfiction mi piace tantissimo e che rimedierò quanto prima con un bel commento!!!!!!!

LadyMorgan, vendita di prosciutti ufficialmente cominciata, anche se per il momento procede a rilento, gli affari ingraneranno quanto prima, giuro (novità già dalla prossima puntata). Ah, ti avverto, se fossi ancora intenzionata a implodere e venire a perseguitarmi, ho chiamato i miei amici Ghostbuster e un prete per un esorcismo veloce, se fosse necessario… E se mi mandi dietro un sicario, poi come aggiorno? Abbi fede, mia fida omonima, il treno ormai è in marcia!!!!!!

hermy101, no, no, Moony non si è dimenticato proprio di nulla, anzi è esploso come una bomba. La McGranitt non lo messa, però hai visto che si è guadagnato un bello schiavetto personale!!!!!!

Alohomora, eh, Sirius è decisamente un poeta, non c’è che dire!!!!!!

Per concludere un enorme grazie a Laura, che mi sopporta, la qual cosa non è proprio scontata!!!!!!

Infine, non ho assolutamente idea di quando aggiornerò di nuovo, dipendesse da me, comincerei a scrivere il nuovo capitolo anche subito, ma ho trascurato l’altra storia anche troppo, ora è il suo turno!!!!!! Spero abbiate pazienza. Comunque, un altro capitolo prima di giugno e del mio ritiro da maturità penso di riuscire a farcelo stare!!!!!!

Commentate numerosissimi, see you soon!!!!!!!

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Capitolo 14
*** Capitolo XIII ***


BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO XIII

Nel tardo pomeriggio di quel giorno, Melanie Griffith sedeva in quasi totale solitudine in un angolo della Sala Comune di Grifondoro, tentando di fare i compiti di Trasfigurazione. Impresa questa che le stava riuscendo parecchio difficile: già in Trasfigurazione non era una un cima (era la classica materia che per quanto la si studi non riesci proprio a fartela entrare in testa), se poi ci mettiamo che la sua mente tendeva a divagare, il più delle volte in direzione di un certo ragazzo, le sue possibilità di fare un lavoro decente calavano drasticamente.

E poi, Lily aveva passato la giornata a farle una testa così sul misterioso complotto che i Malandrini stavano architettando: il suo tentativo di strappare la verità a Minus era miseramente fallito e la ragazza aveva passato ore facendo le congetture più assurde e disparate, arrivando a un certo punto a coinvolgere pure la regina. Stava raggiungendo livelli ossessivi abbastanza preoccupanti: Melanie era più che convinta che alcuni giorni prima, quando era ancora beatamente ignara di essere innamorata di James, non se la sarebbe legata al dito in quel modo, anche se per la sua incolumità si era guardata bene dal fare osservazioni in merito.

Ah, l’amore… Se mai quei due si metteranno insieme, passeranno la vita a litigare per ogni sciocchezza! Scommetto che non sapranno mettersi d’accordo nemmeno sul nome dei figli… Subito dopo, si immaginò un piccolo Potter con i capelli di lui e gli occhi di lei: come abbinamento ci stava proprio bene, semplicemente adorabile! In modo quasi automatico, il filo dei suoi pensieri tornò per l’ennesima volta a Sirius: chissà come sarebbe stato un loro bambino? Non che ci fossero molte alternative tra cui spaziare: avevano entrambi i capelli neri e gli occhi chiari, che cosa poteva venire fuori se non un bimbo con i capelli neri e gli occhi chiari? Melanie sperava solo che non ereditasse anche i suoi difetti visivi: senza occhiali era praticamente cieca, aveva un vista a dir poco pessima!

Ma ti senti?, si rimproverò subito dopo. Stai già fantasticando su come saranno i vostri figli! Non l’hai nemmeno baciato e pensi a queste cose? Melanie Griffith, sei proprio malata!

Riflettendoci a mente fredda, si era quasi pentita di non aver baciato Sirius, il giorno prima in Infermeria; certo, lui l’avrebbe probabilmente presa per una ninfomane, ma poteva essere la sua prima e unica possibilità. Quel giorno non l’aveva praticamente visto, tranne che a lezione, ambiente non propriamente romantico: era stato tutto il tempo a parlottare con i suoi amici, sicuramente del ‘problema Lily’.

Chissà che stavano tramando poi… Doveva essere qualcosa di bello grosso, senza dubbio, se si davano tanto da fare per nasconderlo. Non che a lei importasse: era curiosa sì, ma non certo ai livelli quasi psicotici di Lily. Se anche non avesse saputo nulla, sarebbe sopravvissuta lo stesso! Anche se doveva ammettere che era strano: di solito i Malandrini non si davano tanto premura a nascondere i loro progetti disturbatori della quiete quando il Prefetto/Caposcuola Evans si metteva sul loro cammino, cosa che accadeva con la regolarità di un orologio svizzero, visto che Lily sembrava considerare la sua missione personale mettere i bastoni tra le ruote di quei quattro… Questo faceva sospettare Melanie che ci fosse sotto qualcosa di più serio del solito scherzo idiota… Bah, non sono affari miei, in fondo!

Abbassò lo sguardo sul libro di Trasfigurazione, sentendosi montare il senso di colpa: più di un’ora e non aveva combinato praticamente nulla. Uffa, e sono pure per domani… Mi dovrò fare aiutare da Lily stasera. Sperando che mi dia retta!

Raccolse le sue cose, infilandoli in borsa alla rinfusa, e si avviò verso le scale del dormitorio, con l’idea di appoggiare i libri e andare a fare una passeggiata, nella speranza che la cosa l’aiutasse a schiarirsi un po’ le idee. Il piano si rivelò presto destinato al fallimento: per quanto si sforzasse, ogni pochi minuti le sue cellule cerebrali tornavano a pensare a Sirius.

Continua così, Mel, brava, stai raggiungendo livello di ossessiva maniacalità che nemmeno James Potter potrà competere. Stai rasentando i più bassi livelli di pateticità della tua vita: smetti di pensare a lui, smetti di sognarlo a occhi aperti o chiusi, smetti di immaginarvi insieme! Il mondo è pieno di ragazzi: perche non provi a contrarti su qualcun’altro, qualcuno a cui interessi almeno un po’!

Stava svoltando un angolo al quinto piano, pericolosamente vicina a una rampa di scale, quando sentì una voce alle sue spalle, piuttosto alterata, che gridava: "Dora! Ti ho già detto di non correre, torna qui!".

Fantastico, ora mi immagine pure la sua voce: sono ben al di sotto del patetico!

Melanie non fece in tempo a formulare questo pensiero che qualcosa le venne addosso da dietro, fecendole perdere l’equilibrio e fare a rotoloni le scale. Atterrò piuttosto rudemente venti scalini più in vaso, sbattendo la fronte e smarrendo gli occhiali, che volarono chissà dove; la causa della sua rovinosa caduta le piombò accanto, schivandola di pochi centimetri. Porca pupazza morgana, che male!

Si mise gattoni, strizzando gli occhi per riuscire a vedere qualcosa nella nebbia che era appena calata sul corridoio: le parve di distinguere una macchia rosa, che si stava già rimettendo in piedi come se niente fosse successo, una macchia rosa tremendamente famigliare. "Dora?" fece stupita, realizzando cosa fosse il tornando che l’aveva appena investita. "Dora, sei tu?".

"Ciao, Melanie" la salutò la bambina, gioviale come sempre. "Perché strizzi gli occhi a quel modo?".

Beh, almeno lei non si è fatta nulla, constatò la ragazza. Lei per contro si sentiva tutta dolorante, come era presumibilmente normale che si sentisse qualcuno che si è fatto venti scalini rimbalzando: aveva l’impressione che sulla fronte le si stesse formando un bernoccolo grande come una casa, aveva sbattuto il naso e con tutta probabilità si era anche storta una caviglia. Ma il peggio era aver perso gli occhiali: riusciva a malapena a vedere Dora senza.

"Hai visto i miei occhiali, tesoro?" domandò, cercandoli a tentoni. "Devono essere qui in giro…". Basta, da domani passo alle lenti a contatto, pensò, mentre Dora si affaccendava per aiutarla.

Qualcuno arrivò correndo alle loro spalle. "Oh, santo Merlino, state bene?".

Oh, no, lui no, per favore! Avrebbe dovuto immaginare che se c’era Dora, lui doveva essere nei paraggi, ma l’ultima cosa che voleva era farsi trovare per terra, mezza accecata e tutta ammaccata da Sirius Black. E invece, era proprio Sirius quello che stava scendendo trafelato le scale, inveendo contro la cuginetta a cui stava evidentemente correndo dietro. "Dora, ti ho detto un milione di volte di non correre e soprattutto di guardare dove vai. Finirai per fati male sul serio o farne a qualcun altro… Stai bene?".

"Ma sì che sto bene" lo tranquillizzò Dora, saltellandogli incontro. "Visto? Non capisco perché la fai tanto lunga…".

"Lo faccio perché è pericoloso. Potresti…". Sirius si bloccò a metà frase, riconoscendo finalmente l’altra persona a terra. "Griffith? Sei tu?".

"No, sono babbo natale" ribatté lei, sperando di suonare abbastanza disinvolta e grata che i capelli sul viso nascondessero le guance color pomodoro. "Fa attenzione: ho perso gli…".

CRACK!

"… occhiali" concluse in tono sconsolato, mentre il ragazzo alzava il piede sinistro, trovandosi di fronte i tristi resti di un paio di fedeli occhiali, irrimediabilmente distrutti.

"Oh, cavolo, Melanie, mi dispiace!" si scusò, raccogliendoli.

"Non importa: non l’hai fatto apposta. "E poi vedere dove si va è passato di moda: andare contro i pilastri è molto più in" lo tranquillizzò lei, mettendosi seduta e massaggiandosi la caviglia gonfia.

"Ti sei fatta male?" si preoccupò Sirius, chinandosi sollecito verso di lei.

"Non è nulla…" balbettò Melanie, arrossendo ancora di più quando lui le prese la parte offesa tra le mani. "Sul serio, non è niente" insistette, cercando di ritirare senza successo la gamba. Oh, cuore mio, non cedere proprio ora, pensò, sentendo il suo cuore battere come un tamburo.

"Non credo sia rotta" annunciò Sirius dopo un attendo esame. "Però è meglio se ti accompagno dalla Chips a darle un’occhiata".

"No, non è necessario. Non è così grave: basterà un impacco di acqua fredda" cercò di convincerlo lei.

Sirius alzò lo sguardo, corrucciato, poi le sfiorò la fronte, nel punto in cui si stava velocemente formando un bernoccolo grande come una pallina da golf. "Accidenti, hai preso una bella botta" constatò. "Sei sicura di star bene? Potresti avere un trauma cranico: hai nausea o vertigini? La vista annebbiata?".

"Cos’è, una battuta?" cercò di buttarla sul ridere Melanie. "Anche se avessi la vista annebbiata, non me ne accorgerei, ti pare?". Indicò gli occhiali rotti lì vicino. "Non vedo nulla senza quelli…".

"Ah, giusto. Aspetta un attimo". Estrasse la bacchetta, puntandola verso gli occhiali. "Reparo". Un tocco di bacchetta e questi tornarono come nuovi. Sirius li tenne davanti a sé, esaminandoli con cura. "Ecco fatto" annunciò, infilandoglieli sul naso. "E luce fu" scherzò.

Ok, ora muoio: un cuore umano può pompare solo fino a un certo punto prima di scoppiare. E il mio ha superato quel limite circa dieci minuti fa! "G-g-grazie" biascicò. "Ma potevo farlo anche da sola: non sono un’impedita!".

"Oh lo so, ma non è stato un problema. È stata colpa mia se sei caduta. Mia e di quel piccolo terremoto in rosa!". Rivolse uno sguardo duro alla cuginetta, che abbassò il capo, insolitamente silenziosa: evidentemente si sentiva in colpa per il guaio combinato.

"Che cosa abbiamo imparato?" le chiese Sirius, in tono di rimprovero.

"Che devo guardare dove vado e dove metto i piedi".

"E cosa dobbiamo dire ora?".

"Scusa, Melanie: non volevo venirti addosso e farti cadere, mi dispiace".

"Non importa Dora" la perdonò Melanie. "Non l’hai fatto apposta e non è successo nulla di grave. Tu non ti sei fatta male, vero?".

La bambina scosse il capo, sorridendo sollevata.

"Ma figurati" fece invece Sirius. "Cade per terra e più o meno ogni dieci metri e non si è ancora fatta male una volta che sia una: pare fatta di gomma!".

Dora fece spallucce. "Mica è colpa mia!".

"No, anzi, per me è un bene. Altrimenti, saresti tutto il tempo a fare la spola di Infermeria. Ma dovresti ricordare che il resto del mondo non è elastico come te. O imparare a ubbidire a qualcuno che non sia Remus…".

"Scusa, Sirius" disse ancora Dora, con faccia da cucciolo bastonato.

"Non la sgridare, Sirius" intervenne Melanie. "È stato un incidente. E io sto bene".

"Una caviglia slogata e un bernoccolo trascendo dal mio concetto di ‘star bene’. Sei troppo buona, Melanie".

"E tu troppo severo".

Sirius sbuffò, alzando le mani in segno di resa. "Te la do vinta solo perché sei ferita e tanto so che rimproverare quel piccolo demonio non serve assolutamente a nulla, visto che le cose le entrano da un parte e le escono dall’altra".

Poi tornò a studiarle il viso, con espressione concentrata: Melanie si rese conto, con proprio orrore, di stare di nuovo violentemente arrossendo di fronte a quegli occhi e si lanciò un paio di imprecazioni mentali.

"Sai" riprese Sirius, dopo qualche istante di silenzio, "non avevo mai notato che avessi gli occhi azzurri…".

Ho gli occhi azzurri?, ripeté tra sé Melanie, ormai irrimediabilmente partita. Cretina, certo che hai gli occhi azzurri: ce li hai così da tutta la vita!

"Oh, già, scusa…" mormorò, dandosi mentalmente dell’imbecille. Scusa?! SCUSA?! Ma che razza di risposta è scusa?

Sirius scoppiò a ridere, facendola avvampare ulteriormente e desiderare di sprofondare. Quanto è bello quando ride… Anche se sta ridendo di me…

"Guarda che non è mica un reato che prevede l’arresto" osservò lui, senza smettere di sghignazzare. "Stavo solo facendo un’osservazione".

"Oh, sì certo, hai ragione!". Stupida, stupida, stupida: perché quando c’è lui nei dintorni mi comporto sempre come un’idiota?

"Comunque" disse ancora Sirius, "per me è meglio portarti in Infermeria a farti dare un’occhiata".

"No!" protestò a vivavoce lei. "Non ho bisogno dell’Infermeria: sto bene. Guarda, sto bene".

Cercò di dimostrarglielo alzandosi in piedi, ma la caviglia traditrice non resse il suo peso e se non fosse stato per il riflessi pronti di Sirius, che l’afferrò al volo, sarebbe senza dubbio cascata in terra di nuovo. Prima che potesse protestare, il ragazzo la sollevò in braccio senza sforzò.

"Tu ora vai in Infermiera" dichiarò in tono deciso. "E non accetto un no come risposta".

Ok, prima mi sbagliavo: ora muoio, qui e subito. Sono tra le braccia di Sirius Orion Black, per il roseo didietro di Morgana! No, mi correggo: sono abbarbicata come una sanguisuga al collo di Sirius Orion Black. In mezzo a un corridoio, dove decine di persone potrebbero vederci. E la cosa non mi dispiace per niente…

"Ok, ok, ci vado" lo rassicurò, cercando suo malgrado di svincolarsi. "Però tu mettimi giù, so camminare anche da sola…".

"Non credo proprio: per una volta, concedimi di comportarmi da cavaliere".

"Ma io…".

Sirius ignorò ulteriori proteste e si mise in moto, con Dora che gli zampettava dietro. "E tu" il ragazzo si rivolse con sguardo minaccioso alla cuginetta, "per una volta, ubbidisci e non correre: posso trasportare solo una bella ragazza per volta…".

"Ok, Sirius" accondiscese la bambina. "Così andiamo a trovare Remus, vero?".

"Oh, sì certo, Dora".

Melanie notò qualcosa di strano nel tono di Sirius e alzò lo sguardo verso il viso di lui: si era improvvisamente adombrato, sembrava preoccupato per qualcosa. Ma chi se ne frega: ha detto che sono bella! Suo malgrado, i suoi neuroni stavano ballando la samba in circolo: era tra le braccia del ragazzo dei suoi sogni, trasportata come un principessa delle fiabe, e lui aveva appena detto che era bella, perciò decise di godersi in pace quel momento.

Sarebbe stato tutto perfetto se non che dovettero attraversare diversi corridoi affollati, suscitando occhiate e bisbigli stupiti al loro passaggio. Sirius ne sembrava però totalmente e stoicamente estraneo e Melanie, per quanto rossa come un papavero, si sforzò di ignorarli, come pure ignorò gli sguardi assassini che le rivolsero parecchie ragazze.

Arrivarono in Infermeria anche troppo presto, per i suoi gusti: Dora aprì la porta e li precedette dentro, evidentemente ansiosa di vedere Remus. La bambina subì però una cocente delusione: di Remus non c’era traccia, a parte loro, l’infermeria era completamente e desolatamente vuota.

Dora si voltò verso Sirius con sguardo deluso e occhioni spalancati. "Dov’è Remus?" chiese. "È già guarito?".

"Ehm…". Sirius tentennò, andando a depositare Melanie su uno dei letti. "No, non è guarito ancora. È… è andato in un posto speciale dove lo faranno stare meglio. Domani tornerà".

Dora non sembrò per nulla soddisfatta di quella risposta, ma annuì e non chiese ulteriori chiarimenti, sedendosi imbronciata su una sedia poco lontano.

Melanie invece era più difficile da accontentare: non era una bambina che si potesse mettere a tacere con tanta facilità e la risposta si Sirius l’aveva spaventata.

"Un posto speciale?" ripeté confusa, badando che Dora non la sentisse. "Sarebbe una perifrasi per ‘ospedale? Remus sta così male da dover essere ricoverato al S. Mungo?".

"No, no" la tranquillizzò subito Sirius, in tono allarmato. "Non andare a pensare cose strane: Remus sta bene. O per meglio dire, non sta così male, tranquilla".

"E allora dov’è?".

Sirius scosse il capo. "Mi dispiace, non posso dirtelo".

Melanie rimase interdetta. "Come sarebbe che non puoi dirmelo?". Subito assunse un’espressione sospettosa. "Ha qualcosa a che fare con qualunque cosa state nascondendo a Lily, vero?".

Sirius ora sembrava davvero a disagio. "Mi dispiace, Melanie, non posso risponderti. Ti prego, non farmi altre domande…".

La ragazza tacque, sorpresa e perplessa. Dacché lo conosceva, non aveva mai visto Sirius così inquieto e ansioso. Capì che qualunque cosa stessero nascondendo lui egli altri malandrini era molto più grande di quanto lei e Lily avessero sospettato e per la prima volta le venne il dubbio serio che potesse non trattarsi di uno scherzo dei loro, ma di qualcosa di diverso. Perciò decise di non insistere ulteriormente, almeno per il momento.

"Beh, vado a vedere se trovo Madama Chips" comunicò Sirius, allontanandosi.

"Nemmeno a me vogliono dire cosa stanno facendo, sai?".

Melanie sobbalzò: non si era nemmeno accorta che Dora si era avvicinata e la stava fissando con i suoi grandi occhi da cerbiatto.

"Ah no?".

"No. Loro non mi dicono mai niente: mi rispondono sempre che sono troppo piccola per capire".

"Essere piccoli è bello" osservò Melanie.

"No, non è vero" protestò Dora. "Essere piccoli è brutto, non puoi fare mai niente. Non vedo l’ora di essere grande".

"E quando sarai grande, vorrai tornare piccola" le garantì Melanie.

"No, non credo". Dora scosse decisa il capo. "Quando sarò grande, Remus sarà il mio fidanzato".

"Ah, davvero?". Melanie sgranò gli occhi, sorridendo. "E se lui si fidanzasse con un'altra?".

"Allora dovrà a lasciarla e fidanzarsi con me" rispose Dora con cipiglio deciso. "E poi ci sposeremo".

Melanie rise. Quella bambina era adorabile. "Sarebbe un ragazzo fortunato…".

Dora sorrise, tutta contenta di avere la sua attenzione. "E tu e Sirius quando vi fidanzate?" chiese.

"Che? Cosa? Come?". Melanie arrossì furiosamente, rischiando di strozzarsi con la sua stessa saliva: e questa da dove le era uscita? Si voltò verso l’ufficio di Madama Chips, ma di lei e Sirius nessuna traccia, fortunatamente.

"Perché mi fai questa domanda, Dora?".

"Remus dice che lui ti piace…".

Questa frase bastò a far venire alla ragazza un mezzo scompenso cardiaco. Remus dice che… E quand’è che Remus avrebbe detto questo? E perché? E soprattutto a chi? Cercando di non andare in iperventilazione, osservò la bambina. "Non dovresti credere a tutto quello che dice la gente…".

"Remus non è la gente!" protestò Dora. "Lui non sbaglia mai… Sirius ti piace, vero?".

Ma era una sua impressione o stava parlando a voce spaventosamente alta? "Sssst, Dora, per favore parla piano…".

"Ma lui ti piace, vero?" insistette ancora la bambina, abbassando appena il tono di voce.

"Sì, sì, mi piace" la accontentò Melanie, in preda la panico, capendo che quello era l’unico modo per metterla a tacere. "Tu però non devi dirlo a nessuno, ok?".

"Perché?".

"Perché è così. Mi puoi fare questo favore?".

Dora alzò le spalle, perplessa. "Contenta tu… Ma quand’è che vi fidanzate?".

E rieccola, ma non si arrende mai? "Non lo so, Dora: mai credo. A Sirius io non piaccio".

"Sirius è uno scemo" dichiarò Dora. "Sirius non capisce mai niente".

"Ah, grazie mille" intervenne una voce alle loro spalle. "È questa l’opinione che hai di me, piccolo demonio?".

Melanie si voltò, trovandosi Sirius a pochi metri. Oh, Morgana, fa che non abbia sentito: non mi sono umiliata a sufficienza per oggi?

"È la verità!" continuò Dora. "Remus dice che sei una testa di legno che non capisce niente".

"Ok, questa me la segno e ne discuterò con chi di dovere al momento debito. Di che parlavate voi due?".

"Oh, di questo, di quello" glissò Melanie. Poi cambiò velocemente argomento: "Madama Chips?".

"Arriva fra un minuto. E tu, tornado in rosa, mettiti buona e non combinar guai per almeno tre minuti. Credi di farcela?".

Dora gli fece la linguaccia e tornò a sedersi nel suo angolino.

"Ti adora" osservò Melanie, ridendo.

"No, adora Remus" la corresse Sirius. "Io non lo so che abbia quel ragazzo: sarà la faccia da bravo bambino, ma riesce a incantare chiunque. Dora si è innamorata di lui in tre secondi secchi!".

Sirius aveva ovviamente parlato in senso esagerato, ma Melanie ripensò a quanto Dora aveva detto prima e le venne da sorridere: Remus era nel cuore della piccola più di quanto Sirius non sospettasse.

In quel momento comparve finalmente Madama Chips, che solerte si avvicinò alla sua paziente. "Allora, che cosa è successo, signorina Griffith?".

******

Quella sera, James Potter arrancava sfinito verso il suo dormitorio, tallonato a breve distanza da Peter. Chi l’avrebbe detto che liberarsi di qualcuno fosse così faticoso…

Infatti per la prima volta da quando aveva varcato le soglie di quel castello, James Potter aveva passato la giornata evitando come la peste Lily Evans, dicasi altresì l’oggetto dei suoi più profondi desideri. Per una sorta di perversa ironia del destino, era stato costretto a quella risoluzione proprio quando Lily aveva cominciato a venirgli dietro. Certo lo faceva per ragioni totalmente sbagliate, sperando infatti di coglierlo in fallo e fargli confessare la verità, ma il cervello innamorato di James si preoccupava di quell’insignificante e infimo dettaglio solo parzialmente e in misura ben minore a quella che avrebbe dovuto porgli. Era bello sentirsi ricercati per la prima volta in sette anni, anche se non per lo stesso motivo.

Anche se, tutto sommato, per una volta James aveva anche diritto di bearsi nell’illusione che Lily lo cercasse per gli stessi suoi motivi: Lily lo aveva baciato! Certo, lui aveva preso l’iniziativa quando era ubriaco fradicio, ma Lily non l’aveva respinto. E lei non era mica sbronza, anzi: era perfettamente in sé e lo aveva fatto con perfetta cognizione di causa. Lily Evans l’aveva baciato, l’aveva baciato sul serio! Da quando Remus glielo aveva svelato, il suo cervello era stato come avvolto da una cappa di piacevole stordimento: il ricordo gli era tornato alla mente in tutti i suoi più infimi dettagli e lui aveva passato il pomeriggio beandosi nella rimembranza.

Non era molto sicuro di ciò che tutto questo avrebbe comportato, ma almeno per il momento non voleva porsi il problema: Lily Evans l’aveva baciato, e che cavolo! Aspettava quel momento da sette anni, prima di preoccuparsi delle conseguenze, voleva godersi per un po’ l’attimo! E poi, Lily in quel momento era più pericolosa di un barracuda affamato, perciò non avrebbe nemmeno potuto chiederle spiegazioni.

Ma era il suo piccolo dolce barracuda affamato! Sul volto di James comparve un sorriso ebete, lo stesso che l’aveva accompagnato più o meno tutta la giornata: quanto poco gli bastava per essere felice e dimenticare tutte le sue sfortune! Perfino la prospettiva di essere diventato lo schiavo personale della McGranitt non gli appariva più tanto terribile rispetto a quella mattina…

Tra l’altro, la rivelazione di Remus era servita per scoperchiare il proverbiale vaso di Pandora: piano, piano, nel corso della giornata i sordidi e piuttosto imbarazzanti ricordi di tutto quello che aveva fatto il giorno prima gli erano tornati alla mente. Ricordava di aver arrancato per il parco gelato almeno mezz’ora prima di identificare la Torre di Grifondoro e mettersi a urlare il nome di Lily a squarciagola, ricordava la ragazza che veniva a recuperarlo, ricordava l’umiliante incidente della McGranitt (e quel che era peggio le sue risate da scimmia isterica nella suddetta occasione), ricordava ovviamente il bacio, ricordava dettagli vari della notte, dall’invasione di locuste atomiche alla distruzione della sua camera, passando per la cacciata di Peter (per cui si era debitamente scusato con l’amico), ricordava anche quando aveva vomitato ininterrottamente per quasi mezz’ora, con Lily che gli teneva la testa e infine ricordava di essere collassato non prima delle cinque del mattino. Pensare che Lily era rimasta tutto il tempo con lui, a discapito del suo riposo, gli scaldava ulteriormente il cuore. Quando la storia di Remus sarà risolta, dovremo parlare e chiarire per bene questa cosa… In cuor suo, sperava che quel momento si sarebbe concluso con il coronamento dei suoi sogni: il fidanzamento con Lily Evans!

Perciò fu sempre sorridendo che James varcò la soglia di camera sua, seguito da Peter. La stanza era in condizioni perfino peggiori di quella mattina: a quanto pareva perfino gli Elfi Domestici si erano rifiutati di pulire quello sfacelo. E nessuno dei Malandrini si sentiva di poterli biasimare: James ancora si stupiva di come avesse potuto da solo portare tale distruzione in una sola notte.

Quello che colpì davvero l’attenzione dei due ragazzi fu la palla rosa seduta sul materasso/trincea, accompagnata dall’inseparabile orso e circondata di cianfrusaglie, che si stava letteralmente strafogando con una vaschetta di gelato al cioccolato più grande di lei.

"Ciao!" li salutò Dora, allegra, sventolando un cucchiaione e decorando la stanza con qualche macchia marrone.

"Ciao" rispose in tono cauto James. "Dora, che cos’è quella?".

"Questa?". Dora indicò la vaschetta e sorrise. "È la mia cena: Sirius dice che posso mangiarlo anche tutto…".

"Ah, Sirius ha detto così?" ripeté James. Poi alzando la voce, in tono vagamente isterico: "Sirius! Sirius!".

Quest’ultimo comparve dal bagno con uno spazzolino da denti in mano. "Eh? Che hai da urlare, testa di zucca?".

"Sirius, perché la bambina sta mangiando del gelato?" chiese James, in tono forzatamente controllato.

"Ah, sì". Sirius si grattò il naso, con fare meditabondo. "Siccome dovevamo evitare la tua fidanzata squalo, siamo andati a mangiare nelle cucine. Ho detto a Dora che poteva mangiare quello che voleva e gli Elfi le hanno portato quella cosa. Non sono riuscito a convincerla a mollarla".

"E cosa ti fa credere che sia una buona idea lasciargliela? Ti ricordo che è finita in Infermeria per un’indigestione da gelato proprio ieri. Hai tanto voglia di tornare da Silente? O peggio, far di nuovo incavolare Remus? Stavolta però ti fai strozzare tu, ti avverto! E ti ho già detto che Lily non è la mia fidanzata!".

"Ok, ok. E comunque quello è successo perché non c’era nessuno a controllarla". Sirius fece un gesto non curante con la mano. "Non ti preoccupare: ho la situazione sotto controllo".

"Ecco, allora devo preoccuparmi davvero". James assunse un’espressione allarmata. "Quando dici ‘ho tutto sotto controllo’, di solito è il momento in cui tutto va a puzzole…".

"Cervo malfidente" lo rimproverò Sirius. "Ascolta il mio piano, prima di giudicare".

"Ah, perché hai pure un piano?" ironizzò James, enfatizzando ulteriormente la smorfia preoccupata. "Wormtail, preparati a ritirarti nel nostro rifugio antiatomico: Padfoot sta per combinare un disastro di proporzioni galattiche!".

Sirius gli fece una linguaccia. "Ascolta la mia idea invece di fare l’idiota. Dunque, tu stesso hai detto che io e Dora siamo simili sotto molti aspetti, giusto?".

"Sì" rispose James in tono cauto. "E allora?".

"Allora, ho pensato: quando io mangio troppo, di solito collasso e non mi si vede più fino a mattina, giusto?".

"Giusto" confermò ancora James. "Sei peggio che morto: caschi addormentato e non ti svegliano più nemmeno le cannonate. Ma tutto questo che… Oooooh!". Il viso del ragazzo si illuminò di comprensione. "Padfoot, questo è troppo spregevole perfino per te!".

"Che cosa? Che cosa vuole fare?" domandò Peter, che invece non aveva capito nulla.

"Vuole far mangiare la bambina fino al collasso" rispose James per Sirius, che annuì. "Così lei dormirà bella tranquilla tutta la notte e noi potremmo andare da Remus senza problemi".

"Già, sono un genio vero?".

"Un genio del male senza dubbio. Sirius, non puoi farlo!".

"Perché?".

"È tua cugina, primo!" gridò James. "Secondo, se sta male un’altra volta, la McGranitt ci spella vivi e poi espelle. Terzo, e più importante, Remus si incavolerà peggio di una tigre a cui hai pestato la coda!".

"Remus non si ricorda mai niente delle sue trasformazioni" obiettò Sirius. "Dimmi come potrebbe scoprire che siamo andati da lui ugualmente".

"Lo farà, lui lo saprà" gli garantì. "Lui è Remus John Lupin: sa sempre tutto…".

"Questa è paranoia, Prongs" obiettò Sirius. "Remus non è mica un dio in terra".

"Non importa di quello che dici: è la verità! Lui sa tutto e vede tutto. TUTTO! Sapeva perfino di quella volta che non ti sei cambiato le mutande per quattro giorni!".

"Già, che mi venga un colpo se capisco come ha fatto" disse tra sé Sirius, con aria pensosa. "Ma quello era completamente diverso. Lo sai anche tu che non ricorda le sue trasformazioni…".

"Non mi convince: capirà che abbiamo fatto qualcosa di sbagliato. E lo sai anche tu: ce lo legge in faccia, Merlino solo sa come!".

"E allora che vuoi fare?" domandò Sirius. "Vuoi lasciarlo da solo? Mi sembrava anche più abbacchiato del solito oggi…".

James sospirò: su questo punto non poteva ribattere. Anche lui aveva avuto la stessa impressione. E doveva ammettere che l’idea di abbandonarlo da solo ad affrontare quell’inferno non gli piaceva nemmeno un po’.

Sirius approfittò subito del vantaggio, scorgendo i primi segni di incertezza nel volto dell’amico. "Andiamo, Prongs: lo sappiamo entrambi che questa è al cosa giusta da fare".

James si voltò verso Dora, che beatamente ignara di tutto, stava divorando contenta la sua cena. "Non ti senti nemmeno un po’ in colpa? È pur sempre tua cugina…".

"Non le permetterò di mangiare tanto da stare male" gli garantì Sirius. "Abbastanza da addormentarsi e farsi un bel sonno fino a domani mattina, niente di più".

"Remus direbbe che non hai un minimo di vergogna: praticamente la stai drogando, sai? Certo, non le dai sonniferi, ma gelato al cioccolato, però…".

"Oh, andiamo, Moony junior! Lei sarà contenta, noi saremo contenti, Remus sarà contento… È una partita in cui vinciamo tutti!".

James sospirò. "Ok, mi hai convinto. Ma se finisce male, sul patibolo ci sali tu, chiaro?".

"Così ti voglio: sempre positivo e malandrino" lo prese in giro Sirius. "Peter, tu ci stai, vero?".

"Sei sicuro che non ci cacceremo nei guai, Sirius?" fece esitante quest’ultimo.

"Su, dai, non fare il ratto fifone: tutti per uno e uno per tutti, come diceva qualche personaggio di non so più che libro di Remus…".

"Allora va bene" acconsentì Peter.

"Grandioso!".

"Per inciso" intervenne di nuovo James, "quanto pensi che dovrà mangiare la nanerottola prima di crollare?".

"Ah, che ne so!". Sirius fece spallucce. "Facendo le dovute proporzioni, direi non più di un quarto di tutta quella roba?".

"Sicuro?". James si sporse per sbirciare a che livello fosse arrivata Dora. "A me sembra che ne abbia già ingurgitato di più!".

"Nah, il grosso non ha nemmeno raggiunto la bocca: è finito sui vestiti o sull’orso o sul materasso o sulle pareti…".

"Se lo dici tu… Tienila d’occhio, però: già ieri abbiamo visto che non ha grande senso della misura!".

"Prongs, quello è un barattolo di gelato al doppio cioccolato al latte con panna inclusa e scaglie: un autentico mattone. Nemmeno io riuscirei a mangiarlo tutto. Se non crolla prima di raggiungere la metà, sono un Kneazle pelato!".

James alzò le spalle, chiudendo la questione. In quel momento, gli venne in mente una chiacchiera che aveva sentito in corridoio riguardante il suo migliore amico. "Cambiando argomento, mio caro Padfoot" esordì, con un sorriso sornione, "cos’è questa storia di te che porti in giro per la scuola Melanie Griffith, tenendola tra le braccia?".

Sirius parve a disagio e distolse lo sguardo. "Accidenti, l’hai già saputo?".

"Le notizie volano, specie quelle interessanti. E tu, scapolo d’oro della scuola, che tieni in braccio la Griffith quando sei restio a qualunque manifestazione di affetto pubblica che superi il tenersi per mano, è una notizia decisamente interessante… e poi che ti aspettavi: siete passati per diversi corridoi affollati ad un orario pericoloso…".

"Non è quello che pensi!" si difese Sirius.

"Come fai a sapere che penso?" osservò candidamente James.

"Perché non potresti mai indovinare la verità: è troppo assurda!".

"In tal caso, perché non me ne metti a parte? Tanto di stresserò finché non ti caverò la verità: risparmiami la fatica!".

"E va bene: sei peggio della più fastidiosa delle pulci, Prongs!".

James gli sorrise amabile. "Ti voglio bene anch’io… Ora sputa il rospo!".

Piuttosto controvoglia, Sirius gli riferì dell’incidente del pomeriggio, mettendo bene in chiaro che non c’era nessun retroscena romantico quando aveva trasportato Melanie in braccio in Infermiera. "E questo è tutto" concluse. "Si era slogata una caviglia: dovevo lasciarla lì per terra, forse?".

"No, certo che non dovevi" lo tranquillizzò James. "Però non mi convinci del tutto: c’è qualcos’altro sotto, non è vero?".

"No, nient’altro" rispose secco Sirius, distogliendo lo sguardo e puntandolo su Dora, che brandiva il cucchiaio alla stregua di una spada, spargendo gelato ovunque. "Dora, perché non porti un po’ di quella roba anche alla bocca, oltre che a impiastricciare tutto il dormitorio?".

"Scusa, Sirius. Ma è divertente sporcare: a casa non posso farlo, altrimenti la mamma mi sgrida!".

Sirius non se ne stupì per nulla: Andromeda era fissata con la pulizia e l’igiene, per lei qualunque cosa non fosse meno che lustra era una piaga da debellare. Ironico che abbia una figlia del genere: deve darle un bel da fare!

"Sì, beh, cerca di contenerti" sbuffò.

"Ehi tu!" lo richiamò James. "Non provare a cambiare argomento: stavamo parlando di Melanie…".

"Credevo che quell’argomento fosse chiuso: ti ho detto che non c’è altro da dire…".

"E io ti ho detto che non ti credo". James mise su la sua miglior espressione da cervo intrappolato nella tagliola. "Avanti, Padfoot, sono o non sono il suo migliore amico?".

"Non è nulla" protestò fiaccamente Sirius. "Solo, ricordi quello che diceva Remus questo pomeriggio?".

"Ehm, che siamo immaturi, irresponsabili, peggio dei bambini… Che lui è stufo di risolvere i nostri casini…".

"No, no" lo bloccò Sirius, scuotendo il capo. "Quello che ha detto di Melanie…".

"Ah, che è cotta di te? Ma non pensavi che fosse un’allucinazione di Remus? ‘Remus è rimasto troppo al sole’, così hai detto. Un momento, da quando chiamo la Griffith ‘Melanie’?".

"L’ho fatto?" fece Sirius, perplesso. Poi si strinse nelle spalle. "Non ci ho fatto caso… Comunque, lo so che ho detto questo pomeriggio. Ma credo di essermi sbagliato…".

"No, aspetta, puoi ripetere?".

Sirius lo guardò confuso. "Che cosa? Che mi sono sbagliato?".

"Allora ho sentito bene!". James parve immensamente scioccato. "Sirius Black ha dichiarato di aver sbagliato… Sono allibito, incredulo, esterrefatto…".

"Ok, hai reso l’idea" lo interruppe l’altro. "Te la mai detto nessuno che hai la capacità di concentrazione di una formica ritardata?".

"Sì, Remus. Ma lo dice rivolgendosi anche a te… Dicevi di esserti sbagliato sul conto della Griffith…".

"Sì, io credo di piacerle. E parecchio anche".

"Ah. Oh. Ops. E allora? Lei a te non interessa, no: non eri ancora perso per la Sanders?".

"Bah, con Janet ormai penso che mi sia giocato tutto. Anche se non le ho più parlato dopo sabato…".

"Quando l’hai piantata al vostro primo appuntamento?".

"Sì, esatto, grazie per avermelo puntualizzato. In ogni caso non lo so…".

"Beh, se la Griffith non ti piace c’è poco da fare. Magari stalle alla larga per un po’…".

"Sono sette anni che le sto alla larga: non mi pare che la cosa abbia funzionato granché".

"Allora che posso dirti? Portatela a letto!".

"Ah, che ne dici se lasciamo perdere questa discussione che non avrei mai dovuto cominciare? Dimentica che ne abbiamo parlato…".

James lo guardò confuso. "Ok, non ti scaldare… Ma che ti prende?".

"Nulla, Prongs, assolutamente nulla" ribatté Sirius in tono secco. "Ora cambiamo argomento: non voglio più parlare di questa storia!".

James ebbe il buon senso di tacere e non aggiungere altro, anche se non capiva che cosa fosse successo al suo migliore amico tutto a un tratto. Boh, chi lo capisce è bravo… Magari la luna piena fa male anche a lui!

"Ehi, ragazzi!" intervenne Peter, spezzando così il pesante silenzio che era calato.

"Che c’è, Wormtail?".

"La bambina si è addormentata".

Si voltarono tutti verso Dora: effettivamente era proprio crollata, abbracciata al suo orso, con il cucchiaione coperto di gelato in una mano e un sorriso beato sul volto. Di tanto in tanto, russava un pochino: dormiva più profondamente di un ghiro.

Sirius si avvicinò al barattolo di gelato e glielo sfilò via. "Che mi venga un colpo!" esclamò, quando guardo all’interno: il contenitore era vuoto per tre quarti abbondanti.

"A quanto pare, l’abbiamo sottovalutata" constatò James.

******

Quello non fu l’unico errore di calcolo nel piano dei Malandrini quella sera. Infatti, se da un lato Sirius aveva perfettamente ragione nel dire che lui e Dora erano sorprendentemente simili sotto molteplici aspetti, non aveva considerato che la bambina aveva capacità di ripresa altrettanto sorprendenti e assolutamente incomparabili alle sue. Se fosse stato un minimo più accorto, forse avrebbe ricordato che Dora si era ripresa da un’indigestione di gelato misto ad alcool in meno di ventiquattro ore e avrebbe riconsiderato la sua idea.

Ma forse avrete anche capito che quando aveva elaborato il suo malvagio piano, la testa del Malandrino era da tutt’altra parte e interessata solo parzialmente a quello che stava facendo: la restante parte dei suoi neuroni era impegnata a ripensare all’episodio avvenuto quel pomeriggio con Melanie. Realizzare che la ragazza era cotta di lui e lui non se ne era mai accorto lo aveva lasciato un po’ sconvolto e totalmente incapace di inquadrare lucidamente la faccenda, cosa che non gli era mai capitata. Chissà se lo avrebbe consolato sapere che anche Melanie nell’altro lato della torre, aveva i suoi medesimi dubbi: la povera ragazza ormai non sapeva più che pesci pigliare…

Tuttavia, nessuno dei due avrebbe risolto i proprio dubbi e problemi quella notte, anzi, mentre Melanie se ne stava a rigirarsi nel letto cercando di prendere sonno, Sirius aveva ben altre gatte da pelare: tenere sotto controllo un Lupo Mannaro in piena trasformazione e per di più incavolato (neanche avesse saputo che i suoi compagni di scorribande non avrebbero dovuto essere lì!) era un’attività che ti consentiva ben poche distrazioni, a meno che non si nutrano istinti suicidi, ovviamente…

Ma non sono nemmeno le attività notturno dei malandrini che ci interessano, quanto piuttosto quello che stava accadendo nel loro dormitorio, intorno alle 3 di notte, dove una certa bambina si stava bruscamente svegliando dopo aver fatto un brutto sogno.

Infatti il gelato al cioccolato aveva già fatto il suo corso e la catalessi iperglicemica in cui Dora era caduta si era esaurita prima delle previsioni di Sirius, distruggendo di fatto la copertura dei Malandrini. Anzi, per certi versi, l’idea di Sirius aveva peggiorato le cose, visto che il troppo gelato le aveva fatto venire gli incubi e si era svegliata spaventata e un discreto mal di pancia.

Ora riuscite a immaginarvi una combinazione peggiore di una bambina di quattro anni terrorizzata da brutti sogni e con il mal di pancia e un grande, buio, silenzioso dormitorio deserto?

Quando Dora aprì gli occhi, con il cuore che batteva a mille, ancora sdraiata nella posizione in cui si era addormentata sul materasso/trincea, il suo primo istinto era stato cercare sua madre: la mamma riusciva sempre a confortarla quando aveva gli incubi, lei avrebbe scacciato i mostri. Ci aveva messo diversi angosciosi minuti prima di realizzare che Andromeda era molte miglia da lì e non poteva sentirla.

Per un istante si era sentita persa, poi si era ricordata di Remus, come sempre negli ultimi giorni: lui sì che l’avrebbe protetta! Si era avvicinata a passo sicuro al suo letto, solo per scoprire che era vuoto: Remus era malato, non c’era nemmeno lui.

Per alcuni secondi, il panico aveva minacciato di sommergerla: aveva l’impressione che il buio si stesse facendo sempre più opprimente e soffocante. Con il cuore in gola, si era stretta al suo orsacchiotto, sempre più spaventata. Voleva la luce: non le piaceva quel buio, i mostri si nascondono nel buio!

Poi, le venne in mente il barattolo magico: la fiammella azzurra che Remus teneva nascosta sotto il letto per leggere, il loro segreto! Ci si fiondò alla velocità del fulmine: liberata dal panno nero che ne imprigionava la luce, il fuoco magico rischiarò parzialmente l’ambiente circostante, scacciando parte dell’oscurità.

Ed era stato in quel momento, quando si era sentita invadere da un momentaneo sollievo e si era rivolta a cercare Sirius, che si era resa conto di essere sola: i Malandrini erano spariti! Sirius, James e Peter se ne erano andati, lasciandola lì! Non le era mai successo niente di così orribile: mai in tutta la sua giovane vita era rimasta completamente sola, abbandonata al suo destino e mai aveva desiderato tanto ardentemente la compagnia di qualcun altro, chiunque altro!

Per la povera bambina quella fu la goccia che fa traboccare il vaso, in senso quasi letterale: scoppiò in un pianto disperato, stringendo ancora di più l’orso di peluche e il barattolo magico, chiamando alternativamente sua mamma, suo papà e i quattro malandrini. Non voleva stare sola: aveva bisogno di qualcuno che la prendesse in braccio, scacciasse per lei i mostri e le dicesse che andava tutto bene.

Non ebbe il coraggio di muoversi per parecchi minuti, sperduta e disperata, terrorizzata all’idea che le creature dei suoi incubi potessero strisciare fuori dall’ombra e portarla via.

Che cosa doveva fare? Dove poteva trovare qualcuno che la proteggesse? Non sapeva muoversi da sola nel castello, non avrebbe mai trovato l’ufficio di un insegnate senza aiuto…

Poi, nella disperazione, le si accese una lampadina: Melanie! Lei era una Grifondoro, dormiva nell’altra ala della torre, lei poteva salvarla.

Esitante e tremante, con l’orso stretto al petto e il fuoco magico teso davanti a sé per illuminare il cammino, lasciò il dormitorio dei Malandrini, talmente accecata delle lacrime che rischiò di inciampare nelle scale almeno sei o sette volte. Oltretutto praticamente ogni ombra la faceva sobbalzare, terrorizzata: le sembrava di vedere qualcosa di minaccioso dietro ogni angolo, lei che di solito non aveva paura praticamente di nulla.

Era nel bel mezzo della Sala Comune quando realizzò che non sapeva in quale stanza Melanie dormisse: non sapeva dove trovarla.

Normalmente quello no le sarebbe parso un grosso problema: sarebbe anche stata capace di andare a bussare a ogni porta! Ma in quel momento, le parve un ostacolo insormontabile, che la fece piombare ancora più nella disperazione. Dora si bloccò lì dove si trovava, riprendendo a singhiozzare ancora più forte.

******

Nel frattempo, nel dormitorio femminile, Lily Evans faticava a riprendere sonno, dopo che un sogno l’aveva svegliata… Indovinate un po’ su chi?!

La ragazza sbuffò, rigirandosi nel letto. Niente da fare, non le riusciva proprio di addormentarsi!

Scostò le tende del baldacchino, sgusciando fuori dal letto: magari un po’ d’acqua l’avrebbe aiutata. Camminando in punta di piedi per non svegliare le sue compagne di dormitorio, tutte profondamente addormentate riempì un bicchiere e poi si sedette sul davanzale della finestra, osservando il parco innevato illuminato dalla Luna piena. Che pace, pensò. Sarebbe l’ambiente ideale per una passeggiata romantica… Subito si immaginò lei e James mano nella mano sotto la luna: il pensiero la fece sorridere come una sciocca.

Malgrado tutto quello che stava succedendo tra lei e i Malandrini, non poteva più negare i suoi sentimenti. Si chiese a dove tutta quella storia l’avrebbe portata: lei e James si sarebbero fidanzati? Quel giorno l’aveva evitata come la peste… Anche se Lily pensa giustamente che fosse perché voleva schivare altre domande sul loro misterioso e oscuro segreto.

Quella sera ne aveva parlato con Alice e Melanie, dopo che quest’ultima ebbe riferito l’avventura del pomeriggio: erano tutte e tre arrivate alla conclusione che i quattro ragazzi stavano nascondendo qualcosa di davvero serio, non uno scherzo ben elaborato. Mel aveva anche suggerito a Lily di lasciar stare, se non voleva rischiare di perdere James, ma la ragazza era un po’ riluttante a seguire il consiglio: le dava fastidio che James potesse avere un segreto con lei. E lo stesso dicasi per Remus… Tra l’altro Lily era davvero preoccupata per l’amico: Melanie le aveva detto che non era in Infermeria. Ma se stava male, dove diavolo era? Sirius aveva parlato di un ‘posto speciale’ che non era l’ospedale: dove poteva andare un malato se non in ospedale per stare meglio?

A meno che non fosse malato, rifletté Lily, ma scacciò subito il pensiero: Remus era malato! Perché avrebbe dovuto fingere? E poi, erano un paio di giorni che si aggirava per la scuola simile a uno zombie…

La ragazza sbuffò: non ci capiva più nulla! La cosa la frustava: di solito era brava a capire cosa James le stava nascondendo, ma in questo caso, il nulla assoluto, zero!

Posò di nuovo lo sguardo sul parco e poi sulla luna lattea… Luna piena… E Remus stava male… Le tornarono in mente le parole che Alice aveva detto proprio quella mattina… È in Infermeria almeno una volta al mese… Luna piena… No, non può essere! È impossibile! Il Ministero non l’avrebbe mai permesso e Silente non avrebbe mai… Poi le venne in mente che il vecchio mago aveva fatto cose anche più strane nella sua vita e non sarebbe stata la prima volta che andava contro il volere del Ministero. No, è semplicemente assurdo… Remus non può essere…

Si allontanò di scatto dalla finestra, quasi come se temesse potesse morderla: quei pensieri erano ridicoli! Era stanca e la mancanza di sonno la stava facendo sragionare: solo perché Remus stava male proprio quando c’era la luna piena, non significava mica che era… No, era un’idea insensata. Meglio andare a letto, farsi una bella dormire, dimenticarsi di quella idea pazza e non parlarne mai più!

Stava appunto per infilarsi sotto le coperte, quando sentì uno strano rumore, proveniente dalla Sala Comune: sembrava che qualcuno stesse… piangendo?!

Per un attimo pensò di esserselo immaginato, poi ascoltando più attentamente lo distinse chiaramente: qualcuno stava piangendo. Perplessa, Lily indossò la vestaglia, prese la bacchetta, accendendone la punta e uscì. Già a metà delle scale, distinse la luce azzurrognola di un fuoco fatuo: ora i singhiozzi erano distinti e udibilissimi. Tuttavia, rimase quanto mai sorpresa dallo spettacolo che si trovò davanti.

"Dora?" mormorò sorpresa. La bambina si voltò in direzione della voce, gli occhi gonfi di lacrime. Meno di tre secondi dopo, Lily se la trovò avvinghiata alle gambe, sempre preda di singhiozzi disperati.

"Ehi, ehi" le sussurrò Lily in tono dolce, chinandosi fino in modo da poterla di fronte. "È tutto a posto, tranquilla. Che cosa succede, tesoro?".

Dora tirò su con il naso. "Ho… ho fatto un brutto sogno…" singhiozzò, asciugandosi gli occhi con le manine.

"Oh, povera piccola!. Stai tranquilla, è tutto passato adesso" la confortò Lily, abbracciandola. "Su, su, basta piangere…".

Lentamente, Dora si calmò: il pianto diminuì d’intensità fino a svanire del tutto, lasciandola con gli occhi gonfi, le guance rigate di lacrime e il naso colante.

"Aspetta…" sussurrò Lily. Evocò un fazzoletto, con cui le asciugò i lucciconi. "Tieni, soffia. Ecco brava". Lily notò che i capelli, di solito molto sgancianti, erano di un deprimente grigio nebbia, in perfetta sintonia con l’umore della piccola.

"Grazie, Lily" balbettò Dora.

"Prego, tesoro". Almeno ha smesso di chiamarmi ‘fidanzata di James’… Quel pensiero le fece anche capire che c’era qualcosa di spaventosamente sbagliato in quella situazione: perché Dora era in lacrime nella Sala Comune? Dov’erano i Malandrini? Perché l’avevano lasciata andare in giro da sola in quello stato?

"Dora, dove sono Sirius, James e Peter?" chiese perciò.

La bambina spalancò gli occhi: per un attimo Lily temette che scoppiasse di nuovo a piangere, ma non accadde. "Non lo so" rispose, invece, sempre con quella faccia spaurita e la voce tremula.

"Come sarebbe che non lo sai?".

"Quando mi sono svegliata non c’erano" spiegò Dora. "Non lo so dove sono andati…".

Lily aprì e chiuse la bocca un paio di volte, troppo sorpresa per poter dire alcunché. "Cioè, fammi capire" riprese, nel tentativo di fare chiarezza tra i suoi pensieri. "Mi stai dicendo che quei tre se ne sono andati chissà dove a fare chissà cosa e ti hanno lasciato in camera da sola senza nessuno a controllarti?".

Dora fece cenno di sì con il capo. Dal canto suo, Lily si sentì montare la rabbia: quegli irresponsabili idioti! Come avevano potuto lasciare una bambina di quattro anni senza un minimo di controllo? Sconsiderati! Ecco cosa sono! Per non dire anche qualche termine peggiore. E di certo sono in giro per la scuola a fare qualche stupidaggine… Non ci posso credere: non avrei mai pensato che potessero essere così… così scriteriati!

E adesso che doveva fare? Il suo primo impulso fu di andare dalla McGranitt e riferire tutto: questa volta, non potevano passarla liscia, l’avevano fatta troppo grossa!

Si sarebbe pure avviata, se non fosse che una manina la stringeva per la vestaglia, bloccandola. Non posso lasciare Dora qui da sola… Non sarei migliore di loro, altrimenti. Dalla professoressa ci sarebbe andata la mattina successiva, si disse.

"Allora, piccola" disse, sorridendo dolcemente. "Ti va di venire a dormire nel mio dormitorio?".

"Sirius dice che devo dirgli dove vado" obiettò la bambina.

Giusto, non poteva portarla via così: come minimo, Black sarebbe anche stato capace di accusarla di rapimento.

"Aspettami qui. Torno subito".

Dora annuì, anche se non sembrava molto contenta di vederla andare via. Lily si diresse alle scale dei dormitori maschili; arrivata davanti alla stanza dei malandrini, vi entrò: per un attimo rimase basita nel vedere lo stato di assoluto degrado. Non si sono nemmeno presi la briga di mettere in ordine?!, pensò scioccata. Anzi, sembrava perfino più in disordine di quando se ne era andata quella mattina. Assurdo, ma come si può vivere in condizioni del genere?

Trovare un pezzo di pergamena pulito e utilizzabile fu una vera impresa e ancora di più rintracciare piuma e inchiostro. Quando alla fine ci riuscì, scarabocchiò un veloce messaggio per i Malandrini, Dora è nel mio dormitorio. Poi facciamo i conti. L.E., e lo attaccò con un Incantesimo di Adesione temporaneo alla parete, proprio di fronte alla porta, in modo che i ragazzi lo vedessero e non stessero in pensiero. Non che si meritino simili premure, considerò, mentre usciva dalla stanza.

Trovò Dora nello stesso identica posizione in cui l’aveva lasciata e le sorrise. "Forza, andiamo" le disse, tendendole la mano, che la bambina afferrò prontamente.

"Mi sa che dovremo stringerci un po’: non abbiamo un letto in più nella nostra stanza…".

"Grazie, Lily".

"Ma di niente, tesoro. Anzi, sai che ti dico?" aggiunse, colta da un’improvvisa illuminazione. "Se fai la brava, ti farò giocare con i trucchi di Claire Parker".

"Davvero?". Lily scorse una luce pericolosa negli occhi della bambina e sorrise tra sé, con aria vendicativa. "Oh, certo: Claire ne sarà felicissima, vedrai".

E mentre pregustava quella piccola gratificazione personale ai danni dell’odiosa compagna di stanza, già pensava a cosa avrebbe detto ai Malandrini il mattino successivo. Questa volta non avrebbe accettato un no come risposta: avrebbe preteso una spiegazione. E se non l’avesse trovata soddisfacente, sarebbe andata dritta, dritta dalla McGranitt.

LYRAPOTTER’S CORNER

Ebbene sì, c’è l’ho fatta: il mio senso dell’onore mi impediva di mollarvi in sospeso fino a luglio e così eccovi un nuovo capitolo bello fresco. Ci tengo a sottolineare, l’ho scritto quando avrei dovuto studiare, poi non dite che non vi voglio bene! E anche che in teoria questa doveva essere la conclusione di un paio di capitolo fa: come abbia fatta a farne saltare fuori tre, anche belli corposi, resta un mistero per la sottoscritta. Vabbè, meglio per voi: più roba da leggere!

Che altro dire, spero di avervi soddisfatte, finalmente Sirius si è accorto della verità, ho approfittato anche per fargli venire i primi dubbi seri. E di certo i malandrini l’hanno combinata grossa stavolta: avviso subito che nel prossimo capitolo, che non ho idea di quando arriverà, scorrerà del sangue… Di chi potete immaginarlo… Mi auguro avrete notato il non troppo velato riferimento a Harry, tra le seghe mentali di Mel: quella ragazza deve avere doto di veggente!

Grazie a

Lady Lily, immagina cosa farà nel prossimo capitolo, quando scoprirà che James e Sirius gli hanno disubbidito: a quei due le cose entrano in un orecchio e escono dall’altro! A Dora ho fatto passare un momentaccio in questo capitolo, poverina, ma l’ho resa più simile a una bimba normale.

malandrina4ever, benvenuta su EFP, primo. Secondo, grazie infinite. Terzo, Sirius è proprio scemo, concordo, ma finalmente ci sta arrivando. Remus dovrà essere fatto santo alla fine di tutto!

_Mary, Lily vi ha inquietato proprio tutti, eh? Con Peter ho preferito non esagerare, anche se mi sarebbe piaciuto!

E concordo, l’incavolatura di Remus ci voleva proprio!

terry93, il vari carrozzoni sono in moto, non temere. Per quanto riguarda una love story per Remus, credo che prima o poi riuscirò ad accontentarti: l’idea c’è, si vedrà

FunnyPink, Sirius si da grandi arie da don Giovanni, ma se si tratta di parlare con una donna la faccenda cambia radicalmente!

Julia Weasley, ecco qua, nuove perle di saggezza servite per te! James in questo capitolo si bea della sua recente esperienza, mentre Sirius si sta dando una svegliata: dai che ce la facciamo! Come si dice, è l’acqua cheta quella che fa crollare i ponti: il detto si applica perfettamente a Remus! Ah, penso che ti lascerò presto un commento, ma ti dico qua che ho letto la tua one-shot su Sirius e Reg e mi è piaciuta molto!

LadyMorgan, mia fedele omonima, visto che ce l’ho fatta? Dì al tuo cecchino di prendersi una pausa: ho le fiacche a furia di schivare le sue pallottole! Mi dispiace, ti giuro che per il resto della storia la pantegana se ne starà relegata al suo angolino derelitto di comparsa inutile. Al più lo tirerò fuori per farlo strapazzare un po’, ma niente più incursioni nella sua testa di traditore! Sirius ha fatto fortuna in questo capitolo: tutto esaurito, ormai, mancano giusto i punto sulle i! prego notare che Dora ha già deciso di volerlo sposare, Remus: quando si dice, mi prendo quello che voglio!

Come hai visto ai malandrini la bomba è scoppiata in mano: così imparano a fare di testa loro!

hermy101, Dora armata è anche più pericolosa. Per le nostre coppie, si dovrà attendere ancora un pochino, sorry!

cullen isabella, grazie infinite: per Lily e James, presto sviluppi interessanti!

Alohomora, sono felice che tu abbia apprezzato la mia indagine psicologica: devo ammettere che è stato tosto da scrivere, visto che io detesto abbastanza Peter, guardare le cose dal suo punto di vista è stato difficile! Beh, quando ci vuole, ci vuole: Remus ha tutto il diritto di incavolarsi, anzi, probabilmente non lo faceva abbastanza!

E grazie anche a Laura, quasi mi dimenticavo di te!

Con questo vi saluto, questo è ufficialmente il mio ultimo aggiornamento in tempo reale almeno fino a metà luglio (ovviamente ho la fortuna di avere gli esami slittati di una settimana rispetto alla norma, chi sa darmi l’indirizzo della Gelmini?). Auguratemi in bocca al lupo, ci risentiamo, bacibaci!!!!!!!

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Capitolo 15
*** Capitolo XIV ***


BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO XIV

Alle sei e mezzo del mattino successivo, tre Malandrini ancora inconsapevoli che la loro vita stava per giungere al termine, stavano silenziosamente sgattaiolando nella Sala Comune di Grifondoro, protetti dal Mantello dell’Invisibilità: per poterci stare sotto tutti e tre, ormai, Peter doveva trasformarsi in topo e sistemarsi al sicuro dentro la tasca di uno dei compagni… In effetti, era una fortuna che almeno uno di loro si trasfigurasse in un animale "tascabile", altrimenti sarebbero stati necessari due viaggi per farli arrivare in dormitorio senza rischi.

Comunque, superarono il ritratto della Signora Grassa silenziosi come felini, senza che nessuno dei tre notasse la muta figura nascosta in un angolo, in attesa di vederli tornare; pensando che fossero soli e al sicuro, James si sfilò il mantello, sbadigliando, mentre si dirigevano verso il loro dormitorio. "Ragazzi, sono distrutto" mormorò.

"Non me ne parlare" sbuffò Sirius, stiracchiandosi. "Dormirei un giorno intero… Dannazione alle lezioni: non potresti farti passare gli appunti dalla tua fidanzata barracuda?".

James gli rivolse un’occhiata storta. "Primo, non insultarla" lo rimproverò sentendosi in dovere di difendere la sua amata, anche se sottosotto credeva che Sirius non avesse tutti i torti. "Secondo, dubito fermamente che mi passerà gli appunti, anche se glieli chiedessi; terzo, e te lo dico per minimo la centesima volta, lei non è la mia fidanzata: e comunque ha anche un nome, sai…".

Sirius ridacchiò, liquidando la discussione con un gesto non curante della mano, mentre apriva la porta della loro stanza. "Ma Lily Evans è così formale… E non potrei mai rinunciare allo sfizio di farti arrabbiare! In ogni caso, hai visto sono le sei e mezzo del mattino, noi stiamo bene, Remus starà presto bene e Dora è…".

Si voltò per indicare la bambina, che supponeva di trovare addormentata sul materasso trincea dove l’avevano lasciata quella notte, solo per trovarsi di fronte un’orribile sorpresa: di Dora non c’era traccia.

"… sparita!" concluse per lui James, con voce intrisa di panico.

Sirius sbiancò, come se avesse appena visto il Barone Sanguinario in mutande, mentre il suo stomaco di attorcigliava in una stretta di puro terrore. "Sparita!" ripeté a voce insolitamente alta e acuta. "Come può essere sparita?".

Si precipitò verso il materasso, tastandolo come nella speranza che Dora fosse diventata invisibile. Dopo che gli fu sbattuta in faccia l’amare verità che Dora non era effettivamente sul quel materasso a dormire, cominciò ad aggirarsi come folle per la stanza, prendendo a frugare ovunque, anche nei luoghi più impensabili, scavando nel parapiglia generale e chiamando Dora con voce più stridula man mano che i secondi passavano e la bimba non si vedeva. Ormai era andato, dominato dal più assoluto panico: dov’era Dora? Dove diavolo si era cacciata? Si era svegliata, aveva visto che non c’erano ed era andata in giro per il castello a cercarli? Si era persa? Stava bene?

Fortunatamente, mentre Sirius cercava senza il minimo criterio logico, James mantenne quel minimo di raziocinio necessario per prendere in mano la situazione. In un primo momento, la sorpresa era stata talmente grande che sia lui che Peter non erano stati in grado di fare altro che starsene fermi, diritti come pali a guardare il penoso spettacolo di Sirius che usciva di testa.

Poi, James cominciò a chiamarlo, prima a voce moderata, poi gridando sempre più forte, nel tentativo di farsi sentire, senza risultato: Sirius era diventato sordo, cieco e muto a qualunque cosa non fosse anche solo vagamente simile alla cuginetta scomparsa. Siccome temeva che da un momento all’altro potesse mettersi a scavare a mani nude nei muri, James si stava facendo avanti, con l’idea di dargli un ceffone e una bella scrollata per ricondurlo alla ragione, quando vide il biglietto, appiccicato in bella vista di fronte alla porta: poche semplici righe che se da un lato lo infusero di sollievo, dall’altro contribuirono solo a farlo spaventare sul serio.

Dora è nel mio dormitorio. Poi facciamo i conti. L.E.

Non aveva bisogno di grandi pensate per sapere di chi fosse quel biglietto: al di là del fatto che avrebbe riconosciuto quella grafia tra mille, aveva scribacchiato in giro quelle iniziali talmente tante volte che per lui erano inconfondibili.

"Siamo morti" mormorò più a sé stesso che a qualcuno in particolare.

Peter, comunque, che si era avvicinato per vedere cosa avesse trovato, lo sentì e domandò: "Perché? Che dice?".

James glielo porse in silenzio e lo vide farsi pallido a sua volta, con la certezza che quell’espressione era un riflesso della sua.

Dal canto suo, Sirius si stava velocemente riducendo a livelli ben al di sotto del ridicolo e del patetico: non aveva notato la scoperta di James e continuava a girare in tondo per la stanza, a metà strada fra una bestia in gabbia e un marinaio ubriaco. "Sparita… È sparita, James!". Il suo tono di voce era così acuto che di lì a poco avrebbe spaccato un vetro. "Dov’è finita, James? DOVE?".

Gli si aggrappò ferocemente a una manica, strattonandolo; al che James decise che quello spettacolo pietoso era durato anche troppo: si scrollò Sirius di dosso e gli mollò un sonoro ceffone, che se da un lato quasi gli rivoltò la testa, almeno lo fece tornare in sé.

Tanto per rincarare la dose, James lo scosse dicendogli: "Calmati, Padfoot: farsi prendere dal panico non aiuterà nessuno!".

Sirius annuì, di nuovo in possesso delle sue facoltà mentali. "Grazie, Prongs. Dobbiamo andare a cercarla… Potrebbe essersi persa da qualche parte…".

"Sirius, io so dov’è Dora" gli comunicò.

Il viso di Sirius si illuminò di gioia. "Dici sul serio? E che aspettavi a dirmelo? Che mi buttassi giù dalla finestra?".

"No". James scosse il capo, conscio che di lì a tre secondi il sollievo sarebbe completamente sparito. "Io so dov’è Dora, ma la cosa non ti piacerà… Wormy, dagli il biglietto".

Peter glielo porse con mano leggermente tremante; Sirius lo prese senza capire e lesse.

James poté osservare la sua reazione in tutti i suoi dettagli: vide il sorriso morire sulle sue labbra come se avesse ricevuto una doccia gelata, le mani stringersi convulsamente al pezzo di pergamena, gli occhi volargli fuori dalle orbite, il viso perdere quel poco colore che aveva riguadagnato e diventare una copia abbastanza fedele, solo con i capelli, dell’Urlo di Munch.

"Siamo morti" riuscì a esalare alla fine. "Era meglio se Dora si era persa da qualche parte nel castello…".

"Credo anch’io… Adesso che facciamo?".

La porta sbatté improvvisamente alle loro spalle, facendoli sobbalzare tutti e tre. Come un sol uomo, si voltarono e si trovarono di fronte la terrificante visione di Lily Evans, in vestaglia e dall’espressione che definire furente sarebbe quasi eufemistico.

Pure James per la prima volta in vita sua provò paura a quella vista: aveva visto Lily Evans arrabbiata centinaia di volte, la maggior parte per merito suo, ma ora si rendeva conto che non l’aveva mai vista davvero furiosa, come chiaramente era in quel momento. Probabilmente era solo suggestione, ma James avrebbe giurato che i suoi occhi mandassero fiamme e che i capelli la circondassero donandole un’aura vagamente demoniaca. Ciò non di meno, James fu certo che da quel dormitorio non sarebbero mai più usciti, non con tutti gli organi funzionanti per lo meno.

"Oh, l’avete già trovato!" sbuffò con una smorfia delusa la ragazza, squadrandoli uno a uno. "Speravo di cogliervi di sorpresa…".

"Evans, dov’è mia cugina?" domandò Sirius, dimostrando una notevole dose di coraggio: se James avesse tentato di aprire bocca, probabilmente non gli sarebbe uscito nulla di intelligibile.

Lily lo perforò con lo sguardo. "Sta bene, se è questo che vuoi sapere. È nel mio dormitorio con le altre: adesso dorme…".

"Lily, ascolta…" cominciò a dire James, anche se non sapeva minimamente come giustificarsi: la sua lingua stava praticamente facendo tutto da sola. "Possiamo spiegare…".

"Spiegare?" ripeté la ragazza, mentre la sua voce saliva di un paio di ottave. "Intendi dire spiegare come vi è venuta la stupida idea di andarvene a gozzovigliare per tutta la notte lasciando completamente sola una bambina di QUATTRO anni! Quattro, ma vi rendete conto?!".

"Lily, senti…" cercò ancora di parlare James, ma inutilmente: la ragazza era partita in quarta e non si sarebbe fermata per sentire le spiegazioni di nessuno.

"Taci, Potter! Tacete tutti e tre!" gridò, cominciando ad aggirarsi per la stanza come un furia. "Avete solo una vaga idea di quello che avete fatto? La povera Dora piangeva disperata quando l’ho trovata: era sconvolta! Io e le ragazze ci abbiamo messo un secolo per farla calmare, prima che si addormentasse: aveva paura di svegliarsi di nuovo da sola! E dovreste ringraziare il cielo che io fossi sveglia e l’abbia sentita: non oso immaginare cosa sarebbe successo in caso contrario. Cosa sarebbe successo se fosse uscita dalla Sala comune, eh? Se si fosse persa nel castello, o peggio fosse uscita nel parco? Come minimo sarebbe morta congelata… Siete un branco di irresponsabili, ecco cosa siete: Silente non avrebbe mai dovuto lasciarvi tenere qui la bambina, non avete la maturità necessaria per prendervi cura di un altro essere vivente. Merlino santo, non vi affiderei nemmeno il mio gatto, figurati un bambino! Come avete potuto pensare di poterla lasciare da sola tutta la notte? Ha quattro anni: non deve aver mai passato una notte da sola in tutta la sua vita, non è in grado di badare a sé stessa. Dipendeva completamente da voi e voi tre l’avete abbandonata al suo destino come se niente fosse?".

"Evans, stava dormendo… Che ne sapevamo noi…".

"Ma ti sembra una scusa?!" tuonò Lily, facendo ritirare Sirius di dieci centimetri. "Che cosa significa che ‘stava dormendo’? Perché ovviamente è impossibile che qualcuno si svegli nel cuore della notte, anche solo che ne so, per andare in bagno, vero? Siete ancora più idioti e irresponsabili di quanto credessi! Ditemi, sono davvero curiosa: cosa dovevate fare stanotte di così importante che non potesse aspettare nemmeno una settimana? O perlomeno che Remus si rimettesse?".

Eccoci, erano arrivati alla parte delle spiegazioni: James avrebbe preferito che Lily continuasse a urlare loro addosso ancora per un po’, piuttosto che sentirsi porre domande a cui non potevano dare risposta.

I tre Malandrini si scambiarono un’occhiata vagamente disperata, consapevoli che le loro non-risposte avrebbero solo fatto arrabbiare di più Lily.

"Allora?" li incalzò Lily. "Sto aspettando: e guardate di essere convincenti, perché le vostre motivazioni al momento sono l’unica cosa che mi trattiene dall’andare dalla McGranitt…".

La raggelante prospettiva intimorì ancora di più i ragazzi: la professoressa non doveva assolutamente sapere che quella notte non erano nel loro Dormitorio. Primo, perché se Lily forse potevano evitarla, le domande di un’autorità non potevano essere schivate altrettanto facilmente; secondo, perché la McGranitt, al contrario di Lily, era a conoscenza del piccolo problema peloso di Remus e non ci avrebbe messo molto a fare i conti… James non era sicuro di cosa comportasse essere Animagus illegalmente in termini penali, ma era quasi certo che un soggiorno ad Azkaban non glielo avrebbe risparmiato nessuno.

"Ascolta, Evans" esordì Sirius, cercando di essere diplomatico. "Cerchiamo di non fare mosse avventate…".

"Nessuna mossa avventata" ribatté Lily con un sorriso raggelante. "Se avrete un buon motivo, anche se ne dubito, per essere stati fuori tutta la notte, potrei anche dimenticarmi di questa storia… Ma deve essere davvero un buon motivo…".

I tre si guardarono sconsolati, poi James scosse il capo. "Lily, non possiamo dirti cosa abbiamo fatto stanotte…".

A quel punto, Lily riprese a urlare. "Come sarebbe a dire che non potete dirmelo?! Potete e lo farete se non volete che sia Silente in persona a risolvere la faccenda!".

"Lily, ti prego…".

"Un momento…" lo bloccò lei, colta da un’improvvisa illuminazione. "Tutto questo ha a che fare con qualunque cosa stavate tramando nei giorni scorsi? L’oscuro segreto di cui non volete parlarmi?".

Le occhiate che si scambiarono i ragazzi furono una risposta più che sufficiente per Lily, che ripartì subito all’attacco. "Allora deve essere sul serio per un qualche stupido motivo! Non ci posso credere: siete degli immaturi senza speranza! Lasciare da sola quella povera bambina per organizzare qualche stupido scherzo… Cosa avete combinato tutta la notte in giro, me lo volete dire o no?".

"Andiamo, Evans" provò di nuovo a blandirla Sirius. "Te lo già detto che di questa faccenda non devi immischiarti: ti faresti soltanto male…".

"Questo poteva salvarti ieri, Black" lo zittì con una smorfia scocciata la ragazza. "Ma non oggi, non quando avete infranto come minimo metà delle regole del castello!".

"Ma chi ti ha eletto a paladino della giustizia?" la aggredì Sirius, alzando la voce a sua volta. "Possibile che per te nella vita non contino altro che le regole, le regole e ancora le regole!".

"Ma si impicchino le regole!" urlò Lily di rimando. "Si impicchi il regolamento della scuola e tutto il resto… Non afferrate il succo della situazione: avete traumatizzato la povera Dora, lasciandola completamente abbandonata al suo destino! Ma vi rendete conto di quello che avete fatto. Siete degli egoisti infantili, ecco cosa siete! Dei piccoli irresponsabili che non sanno badare nemmeno a loro stessi! Ora ditemi cosa siete andati a fare stanotte o giuro che vado a chiamare la McGranitt!".

"Evans…" cominciò a dire Sirius, mentre tutti i suoi neuroni si accavallavano nel tentativo di trovare una soluzione plausibile, mentre James cercava ancora una trattativa diplomatica. "Andiamo, Lily, sii ragionevole!".

"Taci, Potter, taci!" gridò lei e se possibile in quelle parole ci mise ancora più veemenza. "Non voglio più sentire una parola venire da te: sono stanca di te, delle tue stupidaggini, della tua persecuzione… Sei solo un bambino, un bambino sciocco e irritante! Ma quando ti deciderai a crescere un po’?".

James sentì montare la rabbia dentro di lui: ne aveva piene le tasche di sentirsi dare dell’infantile, del bambino. Che ne sapeva Lily di cosa avevano fatto e perché? Che diritto aveva di giudicarli, quando non sapeva niente?

Sirius sentì puzza di guai prima ancora che James aprisse bocca: il ragazzo stringeva convulsamente i pugni e sembrava sul punto di spaccare qualcosa. E infatti quando parlò, cominciò a gridare a sua volta: per la prima volta nella sua vita, James Potter perse sul serio le staffe con Lily Evans e prima che Sirius e Peter capisse cosa stesse succedendo, avevano preso urlarsi addosso le cose peggiori.

"Ah, sei stanca di me?" cominciò a sbraitare. "Mi consideri solo un bambino immaturo? Non sembrava che la cosa ti desse tanto fastidio l’altro ieri, quando mi hai baciato!".

"Che cosa?". Lily sgranò gli occhi sorpresa: non si aspettava che James tirasse in ballo quel bacio, credeva che non se lo ricordasse. Si sentì arrossire. "Come…".

"Già, so tutto: Remus me l’ha detto. Ti sei dimenticata che ci aveva visto? Sarei davvero curioso di sapere cosa hai da dire in proposito: hai baciato un bambino immaturo e persecutore!".

L’imbarazzo evaporò veloce come era arrivato. "Come osi rinfacciarmelo, Potter! Sei stato tu a baciare me per primo. Merlino maledica il momento in cui ti risposto: avrei dovuto capirlo prima che io e te non potremmo MAI stare insieme! Mi sono illusa come una cretina: e dire che avevo pensato che potessimo sul serio metterci insieme. Ma era ovvio che mi sbagliavo: io e te siamo più incompatibili dell’acqua e l’olio!".

"E chi ti vuole?" urlò di rimando James. "Chi la vuole una ragazza che ti sta sempre con il fiato sul collo, che non ti permette di fare nemmeno tre passi senza saltarti addosso? Sei più asfissiante di una pianta rampicante! Fammi il favore di piantarla di mettere sempre il naso nei fatti miei: lasciami in pace! Quello che facevamo io e gli altri stanotte non ti riguarda!".

Sirius e Peter assistevano ammutoliti alla scena, facendo saettare lo sguardo da un litigante all’altro come a una partita di tennis, con la netta impressione di trovarsi nel bel mezzo di un conflitto mondiale: Lily era la Francia, James la Germania e loro il povero Belgio che sarebbe finito in mezzo. Sirius era più che certo che James non pensasse un quinto di tutto quello che stava urlando, era la rabbia a farlo parlare al posto suo. E sapeva anche presto se ne sarebbe pentito, quando si fosse reso conto di quello che aveva fatto; non gli era nemmeno sfuggito che Lily aveva apertamente ammesso di aver voluto mettersi con James. Ma quest’ultimo era troppo impegnato a urlare per fare mente locale.

"Ha cominciato a riguardarmi nel momento in cui ho trovato Dora piangente in Sala Comune!" ribatté Lily. "Ha cominciato a riguardarmi quando hai tu hai preso a chiedermi senza sosta un appuntamento sei anni fa: una persona normale al centesimo no si sarebbe arresa, sai? Ma non il grande James Potter, che deve avere tutto quello che vuole, sempre e comunque. Dimmi, quante ragazze ti sei portato a letto mentre correvi dietro a me?".

"Non hai capito nulla! Nulla! Ti credi tanto intelligente, Evans, ma di me non hai capito nulla! D’accordo, ammetto che probabilmente cominciò come un gioco, ma è tanto tempo che ho smesso di considerarti un semplice passatempo, Evans, che tu neanche immagini… Hai idea di cosa voglia dire venire costantemente respinti dalla persona che più ami al mondo? Ne hai anche solo una vaga idea, Evans? Ma a te ovviamente non interessa, no? Tu non riesci, non vuoi capire… Pensi di sapere tutto, ma in realtà non sai niente di me, di noi, di quello che facciamo…"

"E a questo punto non voglio nemmeno più saperne nulla! Fammi il favore, esci dalla mia vita! Lasciami in pace, una buona volta! Esci con la Parker o con qualcuna delle ochette miagolanti che ti sbavano dietro: a me non importa non accidente!".

"Vedi, lo rifai: dai le cose per scontate… Vuoi sul serio saperlo cove eravamo stanotte? Vuoi saperlo sul serio, eh? Eh?".

"Avanti, sorprendimi: quale missione di capitale importanza dovevano compiere i Malandrini? Sono davvero curiosa…".

Sirius intuì la china pericolosa su cui stavano scivolando nello stesso istante in cui James riaprì la bocca per rispondere. Avrebbe voluto impedirlo, ma nel momento in cui si fece avanti per intervenire nella discussione, neanche lui sapeva per dire cosa, era già troppo tardi.

"Bene, allora ti accontento. Eravamo con Remus… Hai presente: castano chiaro, occhi d’ambra, sguardo da cucciolo sperduto… Quello che tu chiami amico, anche se di lui non sai proprio nulla!".

"Che cosa vuoi dire? Cosa c’entra Remus in tutta questa storia?".

"C’entra più di quanto immagini, è lui la causa di tutto…".

"Ehm, James…" cercò di dire Sirius. "Non credo che questa sia la cosa migliore da dire…".

"Non ti immischiare tu" lo zittì James, con un’occhiata rabbiosa. "Vuole la verità… E io le darò la verità!".

"James, no!". Sirius e Peter scattarono in avanti nello stesso istante, capendo cosa il demone pazzo che era diventato il loro amico volesse fare; ma come si fa a fermare un treno quando è già partito?

"Lo sai che cosa è Remus? Lo sai cosa passa tutti i mesi da quando aveva sei anni, da quando una dannatissima notte di luna piena ebbe la dannatissima idea di uscire un dannatissimo secondo in giardino? Non ti sei mai chiesta perché tutti i mesi sia immancabilmente in Infermeria, proprio quando c’è il plenilunio? Dici di essere sua amica, ma non ti sei mai accorta di quello che avevi sotto il naso, della croce che Remus si porta appresso da quando era un bambino e che dovrà portare per il resto della sua vita…".

"Io…". Lily non trovava più parole, confusa: James non poteva voler dire quello che lei credeva di aver capito, non era possibile… Ma non poteva negare che proprio quella notte le era venuto quel dubbio…

"Ah, ci sei arrivata?" proseguì implacabile James, vedendo la comprensione aleggiare sul suo viso. "Sì, Remus è un lupo mannaro. E vuoi sapere il lato più divertente di tutta questa esilarante faccenda? Noi l’abbiamo scoperto quando eravamo al secondo anno e per aiutarlo, per poter stare con lui durante le trasformazioni, sai cosa abbiamo fatto, eh, lo sai?".

"James!". Sirius gli sarebbe volentieri saltato addosso per tappargli quella stupida boccaccia, ma quando ci provò James lo respinse indietro, mandandolo a sbattere contro uno dei letti.

Sirius lo guardò, stordito e incredulo, massaggiandosi la testa: James l’aveva colpito! In sette anni che si conoscevano non l’aveva mai fatto, non con l’intenzione di fare davvero del male. Ma quello non era James: era il suo corpo e la sua voce, sì, ma era ancora accecato dall’ira, probabilmente non si rendeva conto se non parzialmente di quello che stava accadendo. Altrimenti, si sarebbe fermato se non per lui, almeno per la faccia di Lily: la ragazza sembrava sul punto di scoppiare in lacrime, forse anche solo per il nervoso.

"Io…Io…" balbettò la ragazza senza sapere cosa dire.

"Siamo diventati Animagi. Sì, Animagi illegali, per poter stare con Remus senza pericolo ed evitare che si facesse del male. Ci abbiamo messo quattro anni per scoprire come fare. Ma ce l’abbiamo fatta… Tu cosa hai mai fatto per dimostrargli la tua amicizia? Non hai mai nemmeno visto il suo tormento, quanto si odiasse per quello che diventa una volta la mese: non te ne sei mai preoccupata!".

Sirius intuì subito che James aveva valicato una linea invisibile, gli bastò guardare la faccia di Lily: in fondo che ne sapevano loro del rapporto che legava lei e Remus? Remus era sempre stato relativamente evasivo su quello che faceva in compagnia della ragazza: che ne sapevano di quanto era profondo il loro rapporto? Più o meno questo vi lesse e più o meno questo Lily urlò subito dopo.

"Tu non hai il minimo diritto di giudicarmi! Non ne hai diritto! Non mi merito queste parole! Come fai a sapere quando è profondo il mio rapporto con Remus? Se sei così intelligente come ti credi di essere e io sono solo un povera stupida, perché non sai di tutte le volte che sono andata in Infermeria a trovarlo quando stava male? Di quante volte mi sono preoccupata per la sua salute, quando lo vedevo abbacchiato? Delle volte che ho preso appunti anche per lui? Di quanto abbiamo parlato quando eravamo soli? Non ho la presunzione di conoscerlo meglio di voi: ma non puoi dire che non mi sono mai preoccupata per lui, perché non è vero!".

"Facile parlare così adesso! Però sei sempre stata cieca davanti all’evidenza, non hai mai visto quello che era davvero e quanto la cosa lo facesse soffrire! Io sono infantile, ma tu sei una sciocca: una sciocca rompiscatole!".

CIAFF!!!!!!!

Lily schiaffeggiò James, mettendoci tutta la forza di cui era capace, lasciandogli un bello stampo rosso sulla guancia. "Va’ all’inferno, James Potter!" gli urlò, con voce stavolta carica di gelido odio, oltre che di rabbia. "Non osare mai più rivolgermi la parola: dimenticati di me, del mio nome, di tutto quanto… Non voglio vedere la tua stupida faccia mai più!".

Detto questo, si voltò e se ne andò, sbattendosi fragorosamente la porta alle spalle.

Nella stanza calò un silenzio carico di tensione.

"James, che diavolo hai combinato?" mormorò Sirius, spezzando alla fine l’atmosfera.

Il ragazzo si sfiorò la guancia in fiamme: lo schiaffo era servito a farlo tornare in sé. Sfortunatamente, la lucidità era tornata decisamente troppo tardi. Si rese contò di tutto quello che aveva appena urlato, di quanto l’aveva ferita, di quanto aveva ferito i suoi amici spiattellando il loro segreto e si diede mentalmente dell’idiota: cosa aveva fatto? Perché l’aveva fatto?

"Credo di aver appena distrutto la cosa più bella della mia vita" sussurrò infine, incapace di aggiungere altro.

Sirius non ebbe il coraggio di dirglielo, ma in cuor suo pensò che aveva davvero ragione: stavolta Lily non l’avrebbe mai perdonato. La domanda giusta era se Lily sarebbe stata abbastanza arrabbiata da andare a denunciarli tutti al preside…

******

Ignorando totalmente il fatto che fossero da poco passate le sette del mattino e che le sue compagne di stanza fossero ancora addormentate nei loro letti, Lily fece irruzione nel suo dormitorio con la grazia di un ciclone atlantico, sbattendo la porta così forte che le secolari pareti di granito rischiarono seriamente di crollare. Quattro teste si alzarono spaventate.

"Che cosa succede?" strillò Melanie.

"Ah, il terremoto!" gridò Alice, balzando a sedere.

"Che cavolo fai, Evans?" sbraitò Claire Parker.

"Eh? cosa? come?" fu tutto quello che riuscì a biasciare Dora.

Melanie focalizzò la situazione: cosa cavolo ci faceva la sua migliore amica, evidentemente sconvolta, in mezzo alla stanza? Cosa era successo per farle sbattere la porta a quel modo?

"Lily, cosa…" esordì, ma la ragazza non le diede tempo di proseguire oltre.

"Scusate, non volevo svegliarvi… Tornate a dormire…" mormorò, prima di precipitarsi in bagno, non senza chiudere anche quella porta con inaudita violenza.

Melanie e Alice si scambiarono un’occhiata perplessa, confuse, per poi scivolare fuori dai rispettivi letti, mentre la Parker borbottava qualcosa contro "quella sclerata della Evans", prima di rimettersi a dormire…

Le due sentirono distintamente l’acqua della doccia cominciare a scrosciare, ipotizzarono per coprire i singhiozzi: Lily era troppo orgogliosa per far sapere che stava piangendo. E dalla faccia che aveva quando era entrata, sembrava proprio pronta a farsi un bel pianto.

"Lily" la chiamò dolcemente Melanie, bussando alla porta, dopo aver tentato invano di aprirla: Lily si era chiusa a chiave. "Lily, per favore, apri la porta…".

"Lasciatemi in pace, sto bene" fu la secca risposta, in un tono che non avrebbe convinto nessuno, figurati loro che erano le sue migliori amiche.

"Lily, apri" la pregò Alice. "Vogliamo solo aiutarti…".

"Non c’è bisogno: sto bene. Davvero ragazze, è tutto a posto: datemi tre minuti…".

Melanie si sentì tirare per la camicia da notte: abbassò lo sguardo per incontrare quello assonnato e confuso di Dora. "Cosa succede, Mel?" domandò la bambina, preoccupata, strofinandosi gli occhi. "Cos’ha Lily?".

Melanie cercò di stamparsi un sorriso rassicurante. "Nulla, nulla: Lily sta bene. Vedrai, tra poco esce. Ascolta, perché non cominci a vestirti? Poi scendiamo in Sala Grande: oggi ci sono le frittelle a colazione…".

Sollecitata da una gentile spinta, Dora si allontanò, per niente convinta dalle parole di Melanie. Non fece altre domande e cominciò a vestirsi, indossando i vestiti che una delle ragazze era andata a recuperare nel dormitorio dei Malandrini quella notte.

"Che cosa facciamo?" domandò Alice, fissando con frustrazione la porta. "Cosa credi sia successo?".

"Io non…". E Melanie capì almeno parte di quello che doveva essere successo. "Sei andata dai ragazzi, non è vero?" disse, rivolgendosi a Lily. "Ti avevo detto di aspettarci, per poterne discutere con calma… Hai perso le staffe, giusto? Cosa è successo, li hai uccisi?" cercò di fare una battuta, ma non ottenne risposta se non il suono della doccia aperta.

"Lily, ti prego, apri questa dannata porta!" la supplicò Alice. "Altrimenti giuro che la faccio saltare per aria!".

"Vi ho detto che arrivo: cinque minuti…".

Fu di parola. Alice stava già mettendo mano alla bacchetta per mantenere fede alla sua minaccia, quando la serratura scattò e Lily aprì la porta: si era sciacquata il viso, ma si vedeva comunque lontano un miglio che aveva pianto.

"Allora?" la incalzò Melanie. "Si può sapere cosa è successo?".

"Cosa è successo, cosa è successo?" sbuffò Lily, in tono irritato e stanco insieme, scansandole per avvicinarsi al suo baule. "È successo che i Malandrini sono degli idioti, che mi sono arrabbiata come una iena, ho preso a urlare e ho litigato con Potter. E sapete una cosa? Mi sono resa conto che sono stata un’idiota a pensare di potermi mettere con lui, a pensare di potermi innamorare di lui: non voglio più vederlo finché avrò vita!".

"Oh, andiamo" cercò di blandirla Melanie, colpita dal tono duro e deciso dell’amica, "parli così solo perché sei arrabbiata: quando ti sarai calmata un po’, sono sicura che…".

"Parlo sul serio, Mel" la interruppe Lily. "Non voglio saperne più nulla di James Potter: per me, è morto! Non voglio più sentirlo nominare, in questa e nelle prossime cento vite! Non voglio niente da un insolente che mi ritiene solo una sciocca rompiscatole!".

"Ha detto questo?" esclamò Alice sorpresa, pensando che il mondo si sarebbe messo a girare al contrario, se James Potter si metteva a insultare la donna della sua vita.

"Oh sì. E quella è solo la punta dell’iceberg del bel ritratto che ha fatto di me…". Lily si interruppe, ingoiando un singhiozzo. "Hai sentito?" fece poi, rivolta a Claire Parker, che continuava a cercare di dormire. "Sei contenta adesso? È tutto tuo, Parker: non dovrai preoccuparti di me mai più!".

"Lily…". Melanie allungò una mano per poggiargliela sulla spalla, ma lei si ritrasse. "Sentite, chiudiamo questa discussione, ok? Non voglio più parlarne: argomento chiuso…".

"Lily, sei sicura…".

"Ho detto argomento chiuso!" quasi strillò Lily, poi afferrò i vestiti e tornò a barricarsi in bagno.

Melanie guardò la porta chiusa con un gemito di frustrazione: aveva la netta impressione di essersi persa qualche passaggio fondamentale. Possibile che James le avesse detto tutte quelle cose orribili? Doveva esserci un motivo, qualcosa che Lily non aveva detto loro: era andata per parlare della situazione di Dora, come era possibile che la cosa si fosse risolta in un così aspro litigio tra lei e James?

"Hai anche tu la sensazione di esserti persa qualcosa?" domandò ad Alice, ottenendo un cenno d’assenso in risposta.

"Sì, le cose non mi tornano: mi sembra impossibile che abbiano litigato così furiosamente per la storia di Dora… E gli altri Malandrini? Sirius e Peter che ruolo hanno avuto in tutta questa storia? Lily non ci ha detto tutto, ne sono certa…".

"Lily non ci ha detto praticamente niente" obiettò Melanie. "Vabbè, proveremo a parlarle più tardi, quando si sarà un pochino calmata".

Con questo la questione fu momentaneamente archiviata e le due ragazze cominciarono a vestirsi.

******

Minerva McGranitt si era lentamente rassegnata al fatto, nel corso degli ultimi sei anni e mezzo, che non sarebbe mai riuscita a tenere una lezione tranquilla se James Potter e Sirius Black erano nella sua aula. Nel corso dell’ultima settimana, aveva poi accettato l’idea che probabilmente anche dopo che questi si sarebbero diplomati, non sarebbe tornata la tranquillità: già temeva il giorno in cui Ninfadora Tonks avrebbe varcato la soglia di Hogwarts come studentessa. Quella bambina era un vero incubo: sembrava un concentrato di Potter e Black all’ennesima potenza.

Certo, poi c’erano gli studenti come Remus Lupin o Lily Evans, sempre o quasi tranquilli e ligi al dovere, che le risollevavano un po’ il morale e le facevano pensare che avesse fatto bene a diventare insegnante.

Tuttavia quel mercoledì mattina, si trovò davanti una situazione nuova.

James Potter aveva la faccia di uno a cui hanno appena comunicato che gli restavano solo due giorni di vita: si teneva piegato in avanti, con il mento appoggiato sul banco, fissando con aria disperata e vuota un punto imprecisato di fronte a lui. Al suo fianco, come sempre, sedeva Sirius Black, con il volto insolitamente accigliato dalla preoccupazione, mentre batteva con fare confortante la mano sulla spalla del suo migliore amico. Peter Minus dall’altro lato, faceva più o meno la stessa cosa, anche se forse più goffamente. Remus Lupin, per motivi a lei ben noti, era ovviamente assente.

Dall’altro lato della stanza, tuttavia, si consumava se possibile, uno spettacolo ancora più insolito: Alice Abbott e Melanie Griffith parlottavano fitto, fitto tra loro, solo vagamente consapevoli del fatto di trovarsi in aula. Al loro fianco, sedeva la piccola Dora, che per motivi ignoti alla professoressa era arrivata con le due ragazze, invece che con i malandrini.

Quando erano entrate, Sirius aveva rivolto loro una fugace occhiata colpevole: Alice e Melanie lo aveva ignorato, tenendo per mano la bambina, che dal canto suo lo guardava a metà tra l’accusatorio e il deluso e non aveva accennato un solo istante a volersi riunire ai suoi originari babysitter.

Ma la cosa che aveva lasciato più sconcertata Minerva era il fatto che Lily Evans… non c’era! In sei anni che l’aveva come allieva, la professoressa non ricordava che fosse mai stata assente, tranne le (poche) volte in cui era malata.

"Signorina, griffith, dov’è la signorina Evans?" domandò perciò, cercando di non lasciar trapelare lo sconcerto nella sua voce.

Melanie alzò lo sguardo, in evidente imbarazzo. "Lei.. ehm, non si sentiva molto bene, professoressa: è andata in Infermeria".

Minerva era certa che la ragazza le avesse mentito: non era granché a raccontare bugie e il suo tono era stato troppo indeciso. C’era qualcosa che le sfuggiva in tutta quella storia… Ma non aveva idea di cosa…

Vide Potter alzare appena la testa al nominare Lily e si chiese se non fosse colpa della ragazza se era ridotto a quello stato semi vegetale: perfino nell’ambiente degli insegnanti, la storia tra Lily Evans e James Potter era quasi leggenda. Tuttavia in meno di tre secondi, Potter ritornò alla sua posizione iniziale con un lungo, sconfortato sospiro. Sirius gli diede un’altra pacca, sussurrandogli qualcosa.

Minerva decise che per quella volta poteva anche lasciar correre: Lily Evans era sempre stata una studentessa modello e dall’aria che tirava quella mattina in classe era evidente che dovesse essere successo qualcosa di grave. Era più che comprensibile se la ragazza voleva stare da sola con i suoi pensieri…

"Molto bene" disse perciò, per poi cominciare la lezione. "Mi auguro che abbiate fatto tutti gli esercizi che avevo assegnato…".

Mentre iniziava a spiegare, non le sfuggì il silenzioso sospiro di sollievo che tirò Melanie Griffith, né che tre secondi dopo era di nuovo immersa in una fitta conversazione con Alice Abbott.

Ovviamente, la professoressa McGranitt aveva visto giusto, sospettando che Lily non stesse affatto male e che non fosse in Infermeria come sosteneva Melanie.

Semplicemente, quella mattina, si erano vestite e preparate, Lily aveva già la borsa dei libri in mano ed era pronta a seguire le altre a colazione, ma alla fine ci aveva rinunciato: anche se fosse andata a lezione, non sarebbe riuscita a concentrarsi mezzo secondo, non aveva voglia di stare in mezzo alla gente.

Così aveva detto alle amiche di andare senza di lei, che non voleva andare a lezione e se per favore potevano coprirla con gli insegnanti. Melanie e Alice non avevano obiettato, forse troppo sorprese dal fatto che lei volesse bigiare le lezioni, e se ne erano andate poco dopo.

Lily aveva sospirato di sollievo: aveva davvero bisogno di restare da sola a riflettere. Voleva bene alle sue amiche, ma loro sapevano solo una parte di quello che era successo nel dormitorio maschile: e non era ancora sicura di cosa fare con tutto quello che aveva scoperto. Si sentiva ancora umiliata, offesa e arrabbiata per tutto quello che Potter le aveva urlato addosso, ma quelle emozioni, dopo il primo, violento attacco che l’aveva portata a piangere come una bambina nel bagno, si stavano lentamente ritirando in un angolo del suo cuore. No, non era la rabbia a spingerla a cercare la solitudine: quella sarebbe stata molto più facile da scaricare in compagnia, confidandosi con Alice e Melanie, cercando il loro conforto. Ma non poteva confidarsi con loro, non senza raccontare quello che James aveva rivelato. E non era certa di voler condividere quelle parole.

Scoprire che Remus era un lupo mannaro l’aveva sconvolta. E anche che gli altri malandrini fossero Animagus illegalmente: come avevano fatto a ordire una cosa del genere sotto il naso di Silente? Senza contare di quanto quella storia potesse finire male: un licantropo in piena trasformazione era incontrollabile e imprevedibile, se avessero perso il controllo, cosa sarebbe potuto accadere?

Lily si sentiva un gran vespaio in testa: per questo, voleva stare da sola a riflettere un po’. Quando le lezioni cominciarono, uscì dal dormitorio e prese a vagare senza meta per il castello, continuando a pensare.

Cosa doveva fare? Il suo primo istinto, lasciato il dormitorio maschile, era stato andare dritta da un insegnate e denunciarli tutti. Poi aveva capito che una decisione presa d’impulso sotto l’effetto della collera non era una mossa saggia e aveva temporaneamente desistito, in attesa di ragionarci sopra con calma, a mente fredda.

Adesso non aveva idea di cosa fare. I Malandrini avevano infranto ben più di qualche stupida regola della scuola: avevano infranto la legge. Se lei gli avesse denunciati, avrebbero subito un processo e sarebbero probabilmente finiti ad Azkaban per chissà quanto tempo. Lily non ricordava esattamente quale fosse la pena, ma diventare Animagi illegalmente era un crimine gravissimo: la trasformazione poteva finire molto male, per questo il Ministero aveva redatto delle norme molto severe in merito. Non ne era certa, ma la condanna poteva arrivare fino ad un anno di reclusione, forse anche di più… Per quanto arrabbiata fosse, pensare di dare Sirius, James e Peter in pasto ai Dissennatori in quel modo era davvero troppo crudele! Non poteva denunciarli così, sarebbe stato un modo meschino e disumano di vendicarsi, un gesto di cui si sarebbero di certo pentita. In fondo, non avevano fatto del male a nessuno, volevano solo aiutare un amico…

Il filo dei suoi pensieri tornò a Remus. Almeno su una cosa James aveva ragione: come aveva potuto essere così cieca? Conosceva Remus dal primo anno ed era in confidenza con lui dal quinto, quando erano diventati entrambi prefetti: come aveva fatto a non sospettare mai nulla? Eppure i segni ce li aveva proprio davanti agli occhi: le sue continue indisposizioni, una volta al mese, proprio sotto il plenilunio, quando tendeva a diventare anche più taciturno, più scorbutico, più scostante, le cicatrici che di tanto in tanto gli comparivano sul volto, su cui lui accampava scuse che non stavano né in cielo né in terra… Eppure, il sospetto della reale natura del suo amico non le era mai nemmeno passata per l’anticamera del cervello: forse perché era impossibile immaginare che dietro quella faccia da bravo ragazzo si potesse nascondere un mostro assettato di sangue…

Era stata davvero una stupida a non accorgersene da sola! Avrebbe dovuto capirlo tanto tempo prima cosa tormentava il ragazzo.

In un angolino della sua mente si sentiva anche un po’ delusa perché Remus non aveva voluto condividere con lei il suo segreto: di occasioni ne aveva avute a decine! Tutte le volte che Lily si era preoccupata per la sua salute, tutte le volte che gli aveva fatto domande su come si procurasse quelle ferite… Mai una parola: di solito, o rispondeva restando sul vago o glissava le domande, cambiando velocemente argomento. La credeva forse così superficiale da temere per la loro amicizia se Lily avesse scoperto la verità? Pensava fosse così meschina?

Non essere paranoica, Lily, si rimproverò aspramente. Sei già saltata ad abbastanza conclusioni affrettate per oggi: aspetta di parlarne con lui prima di giudicare.

Lily si fermò a una finestra, sospirando pesantemente, lasciando vagare lo sguardo sul parco innevato e il lago ghiacciato. Doveva parlare con Remus, decise alla fine. Solo così, avrebbe potuto chiarire quella storia e decidere cosa fare.

Guardò l’orologio: aveva vagato per più di un’ora. Remus sarà già sveglio, a quest’ora, si disse. In caso contrario, non mi costa nulla aspettare: ormai la mattina me la sono giocata in ogni caso!

Ci mise alcuni secondi ad orientarsi, poi con cipiglio deciso si avviò in direzione dell’Infermeria.

******

Remus si rigirò nel letto, desiderando di potersi riaddormentare subito: non aveva idea di che ore fossero, ma di certo non aveva dormito neanche lontanamente a sufficienza per riprendersi dalla nottata.

Madama Chips era venuta a recuperarlo poco dopo che la luna era calata e l’aveva riportato in Infermeria: qui la donna aveva prestato le prime cure alle sue ferite (relativamente poche e non troppo gravi, cosa che aveva stupito il ragazzo) e poi l’aveva lasciato riposare. Inutile dire che era rapidamente cascato come un sasso in un sonno profondo senza sogni.

Provò a girarsi su un fianco, cercando una posizione che non desse fastidio alle lesioni in lenta guarigione. Ora che faceva mente locale, si rendeva conto che quel plenilunio gli era andata davvero bene, specie considerato che i Malandrini non erano con lui: un morso al braccio, qualche unghiata al torace e alcune contusioni diffuse, nulla di particolarmente drammatico. Di solito quando i suoi amici non lo raggiungevano e gli impedivano di farsi troppo male, si riduceva in condizione pietose: un paio di volte aveva rischiato anche seri danni, se non fosse stato per il tempestivo intervento di Madama Chips. Era stato il suo mese fortunato, evidentemente!

Eppure gli sembrava strano proprio per questo: c’era qualcosa che non gli tornava. Cercò di richiamare alla mente i ricordi di quella notte, ma invano: dal momento in cui aveva sentito il lupo prendere il sopravvento a quando era risvegliato da Madama Chips c’era l’abituale buco nero, rischiarato solo da qualche flash confuso e poco chiarificatore… Era come cercare di rammentare un sogno: più cercava di afferrare i dettagli, più quelli gli sfuggivano…

Ah!, esclamò una vocina stizzita nella sua testa. Piantala con queste seghe mentali, lupo paranoide: è così difficile accettare l’idea che per una volta ti è andata bene? Dovresti ringraziare la tua buona stella, piuttosto…

Era perfettamente vero! Era meglio lasciar perdere quei pensieri e tornare a dormire: preferiva farsi trovare più in forma possibile da ragazzi, quando fossero venuti a trovarlo…

In quel momento, mentre si girava di nuovo sulla schiena, che percepì la presenza di qualcuno nella stanza: qualcuno che lo stava fissando. Aveva dormito più di quanto pensasse? I Malandrini erano già lì?

Aprì lentamente gli occhi per evitare di restare accecato dalla luce che filtrava dalle finestre e rimase a dir poco stupito nello scoprire chi era il suo misterioso visitatore: Lily, appollaiata su una delle scomode sedie dell’Infermeria, che lo osservava con espressione insolitamente corrucciata.

"Lily?" fece stupito nel vederla lì, mentre istintivamente nascondeva il braccio fasciato sotto le coperte. Non che facesse differenza, visto che la ragazza doveva averlo visto per forza, anche se non sapeva da quanto lo fissava.

Lei gli rivolse un tiepido sorriso per nulla convinto. "Ciao" disse solamente.

"Ciao" ripeté sempre più confuso Remus, con la netta sensazione che fosse successo qualcosa di grave. "Che ci fai qui?".

"Volevo vedere come stavi" fu la concisa risposta. "Come stai?".

"Bene. Più o meno. Sopravvivrò anche per stavolta…". Remus guardò fuori dalla finestra e si rese conto che la luce era decisamente troppo debole per essere già mezzogiorno. "Che ore sono?" domandò.

Lily diede una veloce occhiata all’orologio. "Quasi le dieci e mezza".

La risposta lasciò ancora più spiazzato il ragazzo. "Le dieci e mezza? Perché non sei a lezione?".

La ragazza scrollò le spalle. "Non mi andava di andare a lezione: troppi pensieri per la testa. Avevo bisogno di stare da sola a riflettere per un po’… E poi sono venuta qua…".

Con la netta impressione che fosse capitato qualcosa di grave, Remus domandò: "Non è da te… saltare le lezioni, intendo Cosa è successo?".

Lily non rispose subito, tacendo per diversi minuti, cosa che intensificò la sensazione di Remus che le cose si sarebbero messe male. E infatti, quando la ragazza aprì bocca, invece di rispondere, formulò un’altra domanda. "Perché non me l’hai mai detto, Remus?".

Il suo tono ferito lo colpì. "Dirti cosa?" chiese, pur avendo una chiara idea di ciò a cui Lily si riferiva.

"Per favore, non prendermi in giro!" sbottò Lily, in tono irritato. "Per oggi l’hanno già fatto abbastanza: sai bene a cosa mi riferisco…".

Remus impallidì vistosamente. "Tu… lo sai?".

"Sì, lo so: so che sei un lupo mannaro. Chiarito questo punto, te lo richiedo: perché non me l’hai detto?".

"Io…" cominciò Remus, interrompendosi subito e abbassando lo sguardo, improvvisamente interessato alle pieghe del lenzuolo: non sapeva nemmeno lui cosa rispondere. Per anni aveva temuto quella conversazione e il momento in cui sarebbe inevitabilmente giunta: Lily non era stupida, era logico che presto o tardi lo scoprisse, come l’avevano scoperto i Malandrini quando facevano il secondo anno.

"Remus, guardami". Sentì la sedia grattare sul pavimento e poco dopo Lily sedersi sul materasso. "Remus, guardami" ripeté, prendendogli il viso tra le mani e costringendolo a sollevarlo. "Perché?" domandò per la terza volta.

"Io… Io non lo so" balbettò il ragazzo. "Paura, immagino: paura che…".

"…Che scappassi urlando?" concluse la ragazza per lui. "Che non volesse più frequentarti? Mi credi così meschina e superficiale da pensare che me ne importi qualcosa se sei un lupo mannaro?".

"NO!" protestò Remus. "Non penso che tu sia superficiale, Lily, non potrei mai pensarlo…".

"E allora cosa?".

Remus aveva l’impressione di essere tornato indietro di cinque anni, quando aveva sostenuto una discussione analoga con James, Sirius e Peter: anche allora non aveva ben saputo come spiegare le ragioni che lo avevano fatto tacere. "Io non so spiegarlo… Se ci penso a livello razionale, so che tu non saresti il tipo che persona che ‘scappa urlando’, come dici tu… Ma quando mai la paura è razionale? Ho già ricevuto tante di quelle porte in faccia e so che sarà sempre così per tutta la mia vita: non potrei sopportare di perdere la tua amicizia, Lily… Ne ho bisogno più di quanto probabilmente ho mai dato a vedere: non sono granché bravo a esternare i miei sentimenti…".

"Nemmeno io voglio perdere la tua amicizia, Remus" lo tranquillizzò Lily. "Del fatto che tu sia un licantropo non me ne importa nulla: conosco il vero Remus e non sei quello che diventi una volta al mese. Quello che mi ferisce di più è la bugia… E non dirmi che non hai avuto occasioni per dirmelo, perché non è vero!".

"Lo so, lo so… A posteriori, è facile dire che non avevo paura della tua reazione, ma mentirei se dicessi questo: una piccola parte di me temeva davvero che tu non mi accettassi… E poi, non lo so, a parte i Malandrini sei l’unica persona con cui sia davvero in confidenza: quando stavo con te, era più facile far finta di niente, sentirmi… normale".

"Ma tu sei normale!" protestò a viva voce Lily. "Non puoi giudicare te stesso in base a quello che diventi una volta al mese: sei una persona meravigliosa, se solo ti lasci conoscere… Il tuo vero problema è che ti chiudi come un riccio, non permetti a nessuno di avvicinarsi a te".

Remus sorrise amaro. "Già, lo so… Ma so come gira il mondo fuori da qui: se Silente non fosse il preside, pensi sul serio che sarei mai potuto venire ad Hogwarts? Nemmeno i miei parenti mi vogliono intorno: da quando sono stato morso, hanno tagliato tutti i ponti con i miei genitori…".

"Il mondo è popolato da un sacco di imbecilli, Remus!" esclamò con veemenza Lily. "Sfortunatamente di persone così ce ne sono sempre state e ci saranno sempre: individui sciocchi e superficiali, meno profondi di una pozzanghera e con la sensibilità di un ciocco di legno! Gente che legge i giornali, vede la foto di Fenrir Greyback e fa di tutta l’erba un fascio, incapace di capire che qualcuno può essere un licantropo e anche la persona più gentile di questo mondo! Il mondo è pieno di pregiudizi, Remus, ma non possiamo vivere in base a quello che qualche idiota che non vede oltre il suo naso pensa di noi! Tu pensa alle persone che ti voglio bene, che ti sanno accettare per quello che sei e fregatene di quello che dicono gli altri: vali più di tutte quelle teste di gallina messe insieme!".

"Grazie, Lily, sei un’amica. E mi dispiace di non avertelo detto: probabilmente dovevo farlo tempo fa…".

"Sì, probabilmente avresti dovuto" confermò Lily, tornando a sedersi sulla sedia. "Ma quel che fatto è fatto, non ha senso rimuginarci sopra…".

"Come hai fatto a scoprirlo?" domandò a quel punto Remus, curioso. "L’hai capito da sola?".

"Beh, no, veramente no" rispose Lily. "Me lo hanno detto i tuoi amici…".

L’informazione ci mise diversi secondi a filtrare nella mente di Remus: non poteva crederci! Ok, da quello che i Malandrini gli avevano detto, Lily aveva già cominciato a sospettate qualcosa, ma lui aveva capito che non avrebbero detto niente; in fondo, si trattava della sua vita, spettava a lui il diritto di scegliere. A meno che Lily non li avesse messi proprio con le spalle al muro…

"Raccontami cosa è successo…".

Le guance di Lily si infiammarono di rabbia. Brutto segno. "Quegli imbecilli: se stamattina non li ho uccisi, non lo farò mai più… Non farmici pensare, che mi sale di nuovo il nervoso. Anche tu, però, come hai potuto lasciarglielo fare?".

"Ma di che stai parlando?" fece Remus confuso: che diavolo avevano combinato stavolta?

"Non lo sai?". Lily era stupita. "Ma è ovvio che non lo sai!" fece subito dopo, come colta da un’illuminazione improvvisa. "Non l’avresti mai permesso… Non ricordi nulla delle tue trasformazioni, vero?".

"Quasi nulla. Lily, mi vuoi dire di che diavolo stai parlando?".

"Mi hanno raccontato tutto" spiegò Lily. "Beh, più o meno: diciamo che Potter (quell’imbecille) me l’ha praticamente urlato… Che sono Animagi, ecc… Ma non è questo: stanotte sono venuti da te, hanno preso e sono stati in giro tutta la notte!".

Anche stavolta la scoperta ci mise il suo momento a far presa: se erano venuti da lui, questo spiegava anche perché non si era ferito gravemente… Ma questo voleva dire che avevano lasciato Dora da sola, contravvenendo alla sua esplicita richiesta di non preoccuparsi per lui.

"Quei tre imbecilli!" esclamò, arrabbiandosi all’istante, balzando a sedere e pentendosene subito, visto che la ferita al fianco tirò in maniera ben poco rassicurante: ci mancava solo che si riaprisse! "Stavolta li ammazzo, giuro su quanto c’è di magico in questo mondo, li ammazzo con le mie mani!".

"Ti darò volentieri una mano: hanno lasciato quella povera bambina da sola. Grazie a Merlino che l’ho sentita io…".

"Io li uccido" continuò Remus, scuotendo appena il capo, senza dar segno di averla sentita. "Non è possibile che nemmeno ventiquattro ore dopo che ho detto loro che devono crescere e che sono stufo di risolvere i loro casini loro facciano come se nulla fosse successo!".

"Remus, forse è il caso che ti calmi un attimo…" mormorò Lily, preoccupata: aveva notato la smorfia di dolore quando si era sollevato a sedere. "Non vorrei che ti facessi male…".

"Sto benissimo…" la tranquillizzò Remus in tono secco: stavolta gliela avrebbe fatta pagare, quando era troppo, era troppo! I Malandrini avevano calpestato la sua pazienza una volta di troppo. "Ora dimmi esattamente tutto quello che sai di questa storia: voglio conoscere tutti i più disgustosi retroscena…".

Lily capì subito di non avere altre alternative se non rispondere.

******

Sirius aveva passato la mattinata nel terrore che arrivasse l’ora di pranzo, quando sarebbero andati a trovare Remus come d’abitudine: non aveva la più pallida idea di come avrebbero fatto a spiegargli l’enorme casino in cui la boccaccia di James li aveva cacciati.

Tra l’altro, non si era nemmeno potuto prendersi la soddisfazione di strigliarlo un po’: appena aveva visto lo stato in cui era caduto, gli era mancato il cuore. Come prevedibile, James si era pentito di tutto quello che aveva detto tre nanosecondi dopo che Lily se ne era andata, urlando di non volerlo più vedere. Il fatto che avesse all’improvviso realizzato che tra le tante cose, Lily gli avesse detto che stava pensando di potersi mettere con lui non aveva certo contribuito a migliorare il suo umore. Il suo piano era andare a implorare perdono appena l’avesse vista, ma la ragazza sembrava sparita dalla circolazione.

Certo era che non stesse male, come affermavano le sue amiche, ma i Malandrini non avevano idea di dove fosse ed erano impossibilitati a rintracciarla, cosa che li metteva molto a disagio, considerato che Lily era molto arrabbiata con uno di loro e possedeva le armi per spedirli tutti in galera. Se in un gesto magari anche impulsivo avesse raccontato tutto a un professore, loro erano finiti.

Ciliegina sulla torta, Melanie e Alice sembravano aver sequestrato Dora, non avevano permesso a nessuno dei tre di avvicinarsi. Oltretutto anche Dora sembrava fare l’offesa…

In conclusione, un quadro pessimo, che Sirius aveva passato la mattina a cercare invano di rendere appena migliore per poter presentare a Remus almeno un lato positivo che potesse salvarli dalla ghigliottina. Ma nemmeno lui era riuscito a trovarne uno solo, nemmeno il più piccolo e miserabile: era una situazione del cavolo, punto e basta.

"Stavolta la colpa te la prendi tu" gli stava appunto dicendo James, mentre si dirigevano tutti e tre in Infermeria. "In fondo l’idea di provocare un’overdose di zuccheri a Dora è stata tua…".

"Pensi che basterà per salvarti? È stata la tua dannata boccaccia a sputtanarci tutti!".

"Lo so, ma se Remus parte da te, io e Peter forse riusciamo a fuggire in Groenlandia prima che ci prenda…".

"E io allora gli dirò in punto di morte dove siete andati!".

"Sì, mai in realtà noi non saremo davvero in Groenlandia, ma a metà strada per il Messico!".

Immersi in questa edificante discussione, giunsero davanti alla porta dell’Infermeria. Siccome nessuno dei tre voleva entrare per primo, dovettero giocarsela a morra cinese: perse Peter, che seppur molto riluttante, aprì la porta.

Remus li stava aspettando già sveglio, con davanti i resti di un pranzo appena spiluccato. Appena li vide, si voltò dall’altra parte, come se non esistessero.

I tre si guardarono, perplessi: e adesso che gli prendeva? Avevano pensato di trovarlo relativamente allegro e di dovergli guastare l’umore (e segnare la loro condanna a morte) con le loro esaltanti novità. Invece Remus sembrava già arrabbiato.

"Ehi, ciao, Moony" lo salutò Sirius, entrando esitante.

"Come stai?" domandò James, sondando cautamente il terreno.

"Io con voi non parlo" fu la secca, atona risposta che ottennero.

Altre occhiate perplesse. Che si fosse ricordato di quello che era successo quella notte? Conoscendo la loro fortuna recente, non era un’ipotesi da scartare.

Tacitamente, decisero che a quel punto la tattica migliore fosse fare i finti tonti e cercare di capire perché il licantropo ce l’avesse con loro. "Che cosa è successo, Moony?" chiese perciò Sirius.

"Abbiamo fatto qualcosa?" gli fece eco James.

"Per voi sono tutt’al più Lupin. E io con voi non parlo" ripeté Remus, sempre mostrando loro le spalle.

"Andiamo, almeno dicci cosa abbiamo fatto…" lo pregò James.

Stavolta Remus si voltò: sarebbe stato meglio se non l’avesse fatto. Per la seconda volta quel giorno, i tre si trovarono di fronte occhi ardenti di rabbia: e la cosa non era per niente piacevole!

"Oh, lo sapete benissimo cosa avete fatto!" sputò fuori, guardandoli come se fosse delle lumache verrucose.

Ahi, la cosa non si metteva bene per nulla. "Ehm, noi veramente…".

"Zitto!" lo bloccò subito Remus. "Solo questo voglio sapere: è vero o non è vero che stanotte, andando apertamente contro le mie richieste e comportandovi come tre irresponsabili, siete venuti alla Stamberga, lasciando Dora completamente da sola e in balia di sé stessa e che Lily l’ha trovata piangente in Sala Comune?".

"Lily è passata di qua, non è così?" osservò in tono retorico James, capendo finalmente cosa era accaduto: Lily era venuta in Infermeria e aveva parlato con Remus, raccontandogli tutto.

"Questa non è la risposta che volevo… Allora, è vero o non è vero?".

Dopo alcuni istanti di esitazione, dove ventilarono la poco plausibile ipotesi di dare della bugiarda a Lily, Sirius annuì. "Sì, è vero" ammise, con tono che sperò abbastanza colpevole.

Remus fece un breve cenno d’assenso, come se avesse ricevuto la conferma a un fatto già accertato. "Bene. Allora non abbiamo altro da dirci: quella è la porta". La indicò e poi tornò a mostrare loro le spalle.

Sirius, James e Peter si scambiarono occhiate sbalordite: si erano aspettati di tutto, grida, minacce, aggressioni fisiche, crisi isteriche, danni probabilmente irreparabili alla loro persona, ma non quello. Non quella fredda, rigida indifferenza.

"Andiamo, Moony, non fare così" cercò di blandirlo James.

"Possiamo spiegare…" aggiunse Sirius.

"Per favore" li implorò Peter.

"Non chiamatemi ‘Moony’: quel diritto ve lo siete appena giocato" rispose Remus. "E mi pare di aver chiarito che con voi non ci voglio parlare: sparite e non fatevi vedere per un po’!".

"Oh, su, Remus, lo sappiamo che alla fine cederai come sempre: perché non chiudiamo la storia e basta?".

"Perché no, Sirius, ecco perché. Non vi voglio parlare, punto, fine della discussione. Ora andate, ok?".

"No che non è ok" protestò James. "Noi da qui non ci muoviamo finché non ci perdoni".

Sirius e Peter annuirono e poi tutti e tre si sedettero. Remus non diede reazione di sorta, continuando a ignorarli, trincerandosi dietro quel silenzio stizzito.

"Ok, vuoi ignorarci?" fece Sirius. "Tanto lo troviamo il modo di farti parlare…".

"Comincia con lo spiegargli perché ci siamo inguaiati" gli suggerì James, con un malcelato ghigno perfido sul viso.

"Perché cominciare dalle note dolenti?".

"Perché è da lì che è partito tutto… E io l’avevo detto che, se tu ti metti a pensare, non poteva uscirne nulla di buono! La verità è che io sono stato tanto scemo da lasciarmi convincere dalle tue parole, Padfoot!".

"Ok, allora si potrebbe dire che è più colpa tua, no?".

"Risparmia la dialettica e comincia a parlare: tuo il piano, tua la responsabilità!".

Sirius si piegò suo malgrado alla democrazia e raccontò di come gli era venuta l’idea di far collassare Dora, di come l’avesse fatto e di come i Malandrini fossero poi venuti da lui. A quel punto subentrò James che spiegò quello che era successo quella mattina: ridirlo ad alta voce, non contribuì a rendere la situazione più gradevole. Gli sembrava ancora impossibile che fosse stato lui a dire tutto quello che aveva detto, o meglio urlato, a Lily.

Nulla fu utile al loro scopo: Remus rimase perennemente girato di schiena, senza all’apparenza degnarli della minima attenzione.

"Andiamo, Moony!" sbottò Sirius alla fine, cominciando a irritarsi. "Smettila di fare il sostenuto!".

"Io non faccio il sostenuto!" ribatté il diretto interessato, rompendo finalmente la barriera del silenzio. "Vi tengo il muso, il che è molto diverso. E detto in tutta franchezza, non so quanto vi convenga che mi metta a parlare: non sono proprio carine le cose che vi proferirei al momento…".

"Molto meglio di questo silenzio lacerante!" gli assicurò James. "È orribile: peggio di quando ieri hai cercato di strozzarmi!".

"Facci l’abitudine" fu la secca risposta.

"Ok, Prongs, qui abbiamo bisogno di un’idea geniale".

"Se scuse e preghiere non bastano" rifletté James a voce alta, "ci restano due opzioni: arrenderci e andarcene…".

"Perfetto: quella è la porta" fu la reazione di Remus all’opzione uno, mentre quella di Sirius fu diametralmente opposta.

"Bocciata senza appello: un Black e/o un Malandrino non possono gettare la spugna per principio, è semplicemente inaccettabile. Qual è l’opzione due?".

"L’opzione due, che sono sicuro incontrerà la tua approvazione" riprese James con faccia saputa, "è (rullo di tamburi, prego), la buona vecchia tattica del ‘prendiamolo per sfinimento’".

Sirius si illuminò del suo miglior ghigno malandrino. "Perfetto: poco sa essere asfissiante come noi due…".

"Concordo pienamente: anch’io propendo per l’opzione due…".

Con due identici sorrisi malvagi ben poco rassicuranti, si girarono all’unisono verso Remus, che sentì un brivido salirgli su per la spina dorsale. Ma non avrebbe ceduto, non questa volta…

"Bene, Padfoot" disse James, flettendo le dita come se si stesse preparando a chissà quale prova fisica. "Io sono pronto…".

"Anch’io, Prongs" rispose Sirius, alzandosi in piedi e scostandosi dagli occhi una ciocca ribelle. "Quando vuoi tu…".

"Al tre?".

"Uno" cominciò a contare Sirius in risposta.

"Due" fece l’altro.

"Tre".

Poi esplosero all’unisono in un assordante "Ti prego, ti prego, ti prego…" ripetuto all’infinto in tono via, via più lamentoso.

Ora dovete sapere che Sirius e James erano campioni mondiali in quel raffinato sport: avevano fatto dello ‘scassare l’anima alla gente e in particolare a Remus John Lupin’ una vera e propria arte, perfezionandola nel corso degli anni, fino a raggiungere livelli di maestria che avrebbero valso loro una medaglia alle Olimpiadi, se ovviamente fosse esistita una simile disciplina.

Il fatto che il loro soggetto preferito fosse anche il loro migliore amico rendeva le cose al contempo più facili e più divertenti: più facili perché conoscevano tutti i suoi punti deboli e perciò sapevano esattamente quali tasti andare a premere, più divertente perché era esilarante il numero di cose ridicole che una persona fa solo per avere cinque minuti di silenzio. Una volta al quinto anno, con quella tecnica, erano quasi riusciti a fargli fare in mutande il giro del parco: erano andati avanti per più di un’ora prima di convincerlo. E dico quasi perché i due Malandrini non lo avrebbero mai davvero costretto a fare il giro del parco in biancheria: volevano solo testare fin dove arrivava il loro potere. Sfortunatamente per Remus, si erano persuasi di poterlo indurre a fare qualunque cosa, con il giusto metodo. Il che era praticamente vero, visto che anche davanti all’obiezione più ferma, finiva sempre immancabilmente per capitolare.

Per questo, James e Sirius erano più che sicuri di poter far crollare la barriera del silenzio.

"Andiamo, RemRem… Lo sappiamo che alla fine cederai…".

"Su, su, lupacchiotto: te lo chiediamo in ginocchio, per favore, per favore, per favore".

"Ti prego, ti prego, ti prego…".

"Siamo immensamente, incommensurabilmente, smisuratamente dispiaciuti…".

"Perdonaci, ti scongiuriamo… Dai, lo sai di volerci perdonare, coccolo…".

"Andiamo, il coccolo RemRem non vorrà davvero tenerci il muso?".

"Il bel pupo non può certo resistere a queste dolci faccine…". Qui sgranarono entrambi gli occhi, sfoderando le loro espressioni migliori: il povero cucciolo abbandonato sotto l’acquazzone e l’indifeso cerbiatto appena finito nella tagliola.

Poi passarono al contato fisico diretto, prendendo a sottolineare ogni accorata e lamentosa supplica con punzecchiate in punti strategici, pizzicate sulle guance e accondiscendenti pacche sulla testa.

"Dai, muori dalla voglia di perdonarci…".

"Parlaci di nuovo… Ti preeeeeeegoooooooo!!!!!!!!".

Probabilmente nemmeno loro si rendevano conto di quanto fossero irritanti, soprattutto quando si mettevano a tartagliare come se parlassero a un poppante e si mettevano a belare quei lunghi, estenuanti ‘ti preeeeeeegoooooooo’. Poi Remus non sopportava quando si mettevano a punzecchiarlo e a tastarlo come se loro fossero i bambini di tre anni e lui la misteriosa fanghiglia verde schifosa e non meglio identificabile trovata da qualche parte… Ma non avrebbe ceduto quella volta. Anzi, se non la piantavano nel giro tre secondi, avrebbe chiamato Madama Chips e li avrebbe fatti sbattere fuori a calci.

"Piantatela, voi due!" gridò, esasperato, cercando di toglierseli di torno.

"Solo se tu accetti le nostre scuse e cominci a parlarci di nuovo…".

"Vi ho detto di no" sbuffò Remus. "Potete andare avanti anche tutto il giorno: non cambierò idea, non stavolta…".

A quel punto, a James venne un’altra idea: un’idea davvero malvagia e subdola, quasi troppo crudele perfino per lui, una cosa che andava contro tutti i loro vincoli di amicizia e umanità… e che non vedeva l’ora di mettere in pratica! A quello non avrebbe mai resistito, ne era sicuro…

"Ok, Remus, hai vinto" sospirò con aria rassegnata, abbassando le mani e fingendosi sconfitto. "Ci ritiriamo…".

"Che cosa?" fece Remus sorpreso: non si aspettava una resa così facile…

"CHE COSA?" ruggì invece Sirius, bloccandosi a metà di una tastatina al fianco. "Che cosa hai detto?".

"Che ci ritiriamo: è evidente che Remus non ci vuole intorno…".

Fece il giro del letto, facendo un cenno a Peter e cominciando ad avviarsi, ma Sirius, come prevedibile, lo agguantò per un braccio. "Ma ti sei rincretinito: come puoi arrenderti così presto? Non avevamo nemmeno cominciato a fargli il solletico…".

"Lo so, Padfoot: ma è chiaro che non cederà. E sai, mi è venuta un’improvvisa voglia di cantare…".

Sirius lo guardò come se fosse pazzo e aspettasse solo che si girasse per chiamare gli omini in camice bianco. "Tu vuoi… che cosa? Cantare?" balbettò incredulo, convincendosi che i troppi traumi nel giro di poche ore gli avessero irrimediabilmente fuso il cervello.

"Sì, cantare. E so anche che canzone…" confermò James. A questo punto riprese a ghignare, fece a Sirius l’occhiolino e poi riprese, in tono cospiratore: "Hai presente quella canzone che avevamo composto al terzo anno…".

Il viso di Sirius si illuminò di improvvisa comprensione. Sapeva che il suo amico non poteva deluderlo in quel modo. James era certo che si sarebbe esibito in una risata satanica tanto era spudoratamente largo il suo sogghigno. "Ma certo, quella canzone… quella dedicata al nostro coccolo preferito…".

A quelle parole, Remus si voltò verso di loro, un’espressione che definire terrificata sarebbe stato eufemistico. "Non oserete…" bisbigliò, ben sapendo che James e Sirius erano capaci di questo e altro.

"E perché no?" domandò innocentemente Sirius.

"Avevate giurato sulla nostra amicizia che non avreste mai più cantato quella canzone idiota…".

"Sì, beh, ci è parso di capire che la nostra amicizia sia appena morta, perciò il giuramento non è più valido" obiettò James, prima di tornare a rivolgersi a Sirius. "Dunque, com’è che faceva la prima strofa?" riprese, in tono falsamente meditabondo. In realtà se lo ricordava benissimo: era impossibile dimenticarsi una canzone tanto scema, soprattutto se a idearla sei stato tu!

"Se non ricordo male, dovrebbe essere una cosa del genere…".

E qui cominciò a canticchiare un motivetto, subito imitato da James.

"Coccolo bello, coccolo caro,

che per i prati se ne va,

in un campo di rose si perderà…

Coccolo dolce, coccolo amato

e da tutti noi venerato,

tante margherite raccoglierà

e in un bel vaso le metterà…"

Ora, ci sembra giusto dire un paio di cosucce su questo indubbio capolavoro di poetica. Durante il loro terzo anno, per farlo arrabbiare, i due Malandrini avevano coniato l’appellativo ‘coccolo’, in riferimento alla sua indole troppo buona e accondiscendente abbinata allo sguardo da cucciolo.

In un pomeriggio in cui erano particolarmente annoiati, Sirius e James non avevano idea di cosa fare. Remus aveva loro candidamente suggerito di fare i compiti, tanto per cambiare, ricevendo in risposta una sonora pernacchia. Al che li aspramente aveva rimbrottati che se anche per una volta facevano qualcosa di vagamente intelligente invece dei loro scherzi idioti, non sarebbe morto nessuno. Quando mai lo disse!

James e Sirius passarono tutto il pomeriggio chini su un foglio di pergamena, parlottando fitto, fitto tra loro: Remus ricordava perfino di essersi sentito vagamente soddisfatto a quella vista. La sua soddisfazione era durata poco, per la precisione fino a quella sera, quando gli amici si erano esibiti nella rappresentazione di una canzone di cinquantatre, lunghe strofe, tutte sullo stampo di quella che avete appena letto. Ora, al di là della qualità del materiale, per cui probabilmente ogni singolo cantante o musicista della storia si sta ancora rivoltando nella tomba, abbinateci pure le voci non propriamente da usignolo di Sirius e James e capirete il perché della reazione di Remus…

La ‘canzone del coccolo’, come era stata rapidamente ribattezzata, aveva imperversato incontrastata nel loro dormitorio per due intere settimane, prima che Remus, stufo marcio di sentirla a tutte le ore del giorno e della notte, li aveva presi e, minacciando di ficcargli la testa nel water, aveva fatto loro giurare di non cantare mai più, per nessuna ragione al mondo, quella canzoncina stupida. James e Sirius avevano tenuto fede al giuramento, almeno fino a quel momento…

"Il mio piccolo coccolo è partito…

ma presto tornerà,

con ghirlande di viole e lillà…".

Nessuno poteva resistere a quella tortura, nemmeno con le migliori intenzioni del mondo.

"Ok, ok" gridò Remus, a metà della terza strofa, con le mani sulle orecchie e l’espressione stravolta. "Avete vinto!".

"Abbiamo vinto?" ripeté James, fermandosi a metà di un acuto.

"Riprendi a parlarci?" aggiunse Sirius, in tono vittorioso.

"Sì, sì, sì!" si arrese il licantropo. "Basta che la smettiate immediatamente con quello strazio!".

James e Sirius si rivolsero un’occhiata trionfante e si strinsero la mano. "Ottimo lavoro, Padfoot!".

"Ottimo lavoro, Prongs" gli fece eco Sirius. "Un’altra missione perfettamente riuscita…".

"Siete gli esseri più subdoli, sleali, infidi…".

"Grazie, Moony" lo interruppe Sirius, ben sapendo che la cosa poteva tirare per le lunghe, conoscendo la vastità del vocabolario di Remus. "Anche noi ti vogliamo bene!".

"È bello risentire la tua voce".

Subito dopo, Remus si infiammò. "Volete sentire la mia voce?" domandò, mentre da sollevato il suo tono si caricava di rabbia. "E allora ve la do io!".

"Oh, no…".

"Per favore, non sgridarci: la Evans ci ha già strigliati abbastanza…".

"Sì che vi sgrido invece!" esclamò Remus, infervorandosi subito. "Ve la siete andata a cercare: dovreste ringraziare che non posso fare troppi movimenti se non voglio riaprire le ferite, altrimenti vi prederei a legnate! Lasciare sola una bambina di quattro anni? Di notte? Dopo tutti i casini che sono già successi? Ma siete stupidi o vi sforzate solo di sembrarlo? Ve lo avevo detto o non ve lo avevo detto che potevo cavarmela da solo? Vi avevo esplicitamente chiesto di non pensare a me e stare con Dora, dannazione! Invece, appena mi giro, via che voi fate di nuovo di testa vostra! Tutto quello che ho detto ieri allora vi è entrato da un orecchio e vi è uscito dall’altro: non faccio nemmeno in tempo a dirvi che dovreste maturare un po’ che voi siete già dietro a dimostrarmi che ho ragione! Avete idea di cosa sarebbe potuto succedere se Lily non l’avesse trovata?".

"A nostra difesa, avevamo un piano…".

"Non mi importa un accidente del vostro piano!" strillò Remus, così forte da andare quasi in falsetto. "Era un piano stupido: far collassare la bambina a suon di gelato, ma si può? E se si fosse sentita male sul serio? L’avreste portata di nuovo in Infermeria? Come minimo, la McGranitt vi faceva sospendere tutti e tre! E ve lo sareste meritato! Di tutte le idee balzane che abbiate mai avuto in vita vostra, questa è senza dubbio la più idiota di tutte! Non trovo nemmeno le parole per descrivervi: qualunque appellativo mi sembra troppo riduttivo in confronto all’idea che ho di voi in quel momento…".

Ma a dispetto di quello che aveva appena affermato, Remus di parole ne aveva eccome: sembrava un fiume in piena! Doveva aver immagazzinato tutto quello che voleva dire nella mezz’ora di silenzio e che adesso stesse riversando tutto, fuori con gli interessi!

I tre malandrini attoniti non riuscivano nemmeno a intervenire per dire qualcosa in loro difesa: mentre Remus li sgridava per bene, non potevano far altro che stare a guardare il pavimento con espressione colpevole.

"Santa Circe, era meglio quando teneva il broncio!" sussurrò Sirius. "Mi sa che abbiamo sbagliato…".

"Ma tu quanto pensi che possa andare avanti?" interloquì James. "Credo che non abbia ancora ripreso fiato…".

"Presto o tardi si stancherà…" borbottò l’altro in risposta.

Ma dopo diversi minuti, Remus proseguiva implacabile la sua filippica, riuscendo perfino a non ripetersi: quel ragazzo era davvero unico! Ma Sirius cominciava ad averne abbastanza: aveva reso il concetto, in fondo, si poteva anche finirla lì… Ma il licantropo non sembrava intenzionato a fermarsi troppo presto…

Un’idea germogliò nella testa del ragazzo. Beh, se non lo fa tacere questo, la nostra unica alternativa sarò ucciderlo…

"Cosa devo fare per convincervi a usare la testa?" stava nel frattempo dicendo Remus. "Siete dei ragazzi intelligenti, santo Merlino: avrete pure una minima percezione di ciò che è giusto e sbagliato! O meglio di cosa è opportuno fare in determinate situazioni…".

Vagamente consapevole che Remus l’avrebbe come minimo scuoiato per quello che stava per fare, Sirius si alzò in piedi, osservando con cipiglio deciso il licantropo.

"Dove pensi di andare?" lo aggredì prontamente questi. "Non ho ancora finito con…".

Non terminò la frase perché Sirius gli tappò letteralmente la bocca… con un lungo, interminabile bacio alla francese!

Calò uno scioccatissimo silenzio, rotto soltanto dalle mascelle di Peter e James che cadevano tintinnando sul pavimento.

Dopo un tempo che parve a tutti eterno, Sirius si staccò e tornò a sedersi come se nulla fosse successo e fosse perfettamente normale infilare la lingua in bocca a uno dei suoi migliori amici.

James e Peter lo fissavano come se si fosse messo a ballare la conga in costume, mentre l’espressione di Remus era semplicemente indescrivibile: un misto di stupore, confusione, sorpresa e tanto, tanto disgusto.

"Beh?" fece Sirius. "Che avete da guardare?".

Al che Remus esplose. "MI HAI INFILATO LA LINGUA IN GOLA, ECCO COSA C’È! MA TI SEI COMPLETAMENTE RINCRETINITO O COSA, RAZZA DI MANIACO PERVERTITO!".

"Quante storie" lo liquidò sirius, con un gesto non curante della mano. "Per un bacetto…".

"BACETTO?! BACETTO?!" ripeté Remus, sempre più isterico. "QUELLO ME LO CHIAMI BACETTO, SIRIUS? UN BACETTO È QUELLO CHE DAI A TUA ZIA QUANDO LA VEDI A NATALE, NON QUESTO! QUESTO ERA TUTTO TRANNE UN BACETTO!".

"Ok, ok, respira e rilassati" cercò di tranquillizzarlo con non curanza il ragazzo. "Altrimenti, rischi che ti venga un infarto!".

Probabilmente Remus gli sarebbe saltato addosso (e non con intenzioni benevole), se James non l’avesse trattenuto e fosse intervenuto per cercare di riportare la conversazione su un piano razionale. "Padfoot" esordì, con la cautela di chi parla a una tigre famelica. "Posso sapere che cavolo ti passa per la testa, prima di chiamare gli ometti del manicomio?".

"Rilassatevi: non sono impazzito né diventato gay all’improvviso. Senza offesa, coccolo, ma non sei il mio tipo… Volevo solo interrompere il tuo lungo monologo: hai reso l’idea, siamo degli irresponsabili senza cervello, passiamo oltre?".

Peter e James si rilassarono subito: Sirius non era ammattito, era solamente il solito scemo!

Remus, in quanto più direttamente coinvolto, invece ci mise un po’ più tempo a carburare la notizia. "Tu… io… ma…" balbettò per alcuni secondi, con il cervello completamente in tilt. Poi sospirò, lasciandosi ricadere sul letto. "Qualcuno può portarmi spazzolino e collutorio, per favore?".

Inutile arrabbiarsi oltre: Sirius era e sarebbe sempre rimasto Sirius, capace di fare praticamente qualunque cosa. Su questo punto, Remus si era rassegnato da un pezzo.

"Visto che ha funzionato, però?" gongolò il ragazzo.

"Tu taci… Mi hai fatto quasi venire un aneurisma" sbuffò Remus, in tono appena, appena irritato: d’accordo che era buono, ma non al punto da perdonargli uno scherzo del genere su due piedi. "E stammi lontano! Tra parentesi: tu lo sai che le mentine per l’alito non uccidono, vero? Mi hai quasi steso!".

"Oh, ammettilo che in fondo, in fondo ti è piaciuto, Moony!" lo prese in giro Sirius, ridacchiando come il perfetto bastardo che era.

Remus arrossì suo malgrado. "Azzardati a ripeterlo e non bacerai mai più nessuno, Black, mi ha capito?" lo minacciò. "Anzi, non farai mai più proprio nulla!".

"Quanto sei violento… Potrebbe anche essere stata una plateale dichiarazione d’amore e tu mi ripaghi con cosa? Minacce e offese!".

"Sirius, ti ho visto in azione in tutti questi anni e ho più volte commentato il tuo comportamento con l’altro sesso: tu sei la persona meno gay che abbia mai conosciuto!".

"Era un complimento o cosa?" domandò Sirius, perplesso da quell’affermazione.

"Non era nulla: prendilo per quello che ti pare. E tra parentesi, se uno di voi si azzarda a proferire parola su quanto successo qua dentro negli ultimi cinque minuti, passerà il resto della sua vita a nutrirsi attraverso una cannuccia!".

Gli altri tre dubitavano seriamente che Remus avrebbe messo davvero in atto la minaccia, tuttavia, considerato lo stato in cui versava in quel momento (del tipo, bomba a orologeria pronta a esplodere) preferirono non contraddirlo e annuire vigorosamente.

"Non una parola".

"Labbra cucite".

"Silenzio di tomba".

"Bene". Remus guardò l’orologio. "È meglio che andiate o farete tardi a lezione".

"Ok, ci vediamo stasera. Sai già quando la Chips ti fa uscire?".

"Probabilmente domani: è stato un plenilunio leggero…".

I tre annuirono e si alzarono, facendo per avviarsi.

"Ah, James, parla con Lily quando riesci: era abbastanza alterata…".

"Alterata credo sia un gentile eufemismo" scherzò Sirius, ridacchiando. "Il nostro Prongs ha dato il meglio di sé stamattina…".

"Sì, appunto per questo deve chiederle scusa… E vedete di riavere indietro Dora, possibilmente".

"Agli ordini capo…".

James, Sirius e Peter erano già sulla porta, quando Remus li richiamò di nuovo. "E per favore, cercate di comportarvi bene almeno per un paio d’ore… Fino a domani, il tempo di riprendermi…".

"Faremo del nostro meglio…" lo rassicurò James, aprendo la porta. "Ma non promettiamo nulla!".

Lui e Peter uscirono, salutandolo con un cenno. Sirius esitò un istante, prima di dire: "Ah, un’ultima cosa: te l’ha mai detto nessuno che baci bene?".

"SPARISCI!" ululò Remus.

Sirius rise, chiudendosi rapido la porta alle spalle e sentendo il tonfo del cuscino che mancava il bersaglio.

LYRAPOTTER’S CORNER

Buon giorno a tutti, miei fidi lettori… Sempre ammesso che nel corso dell’ultimo mese non vi siate tutti dimenticati di questa fanfiction!!!!!! Ma non temete. La magra è finita e conto di aggiornare a pieno regime fino alla fine dell’estate, se non altro per ripagarvi dell’attesa. La libertà è una cosa meravigliosa: non avete idea di quanto morissi dalla voglia di scrivere questo capitolo, le mani lavoravano da sole (e si è visto, è venuto fuori il mio solito papirone!!!!!!!). Ed è ancora meglio dopo aver conquistato un sudatissimo e appagantissimo 88!!!!!!! Tutti i vostri in bocca al lupo hanno portato bene!

Che altro dirvi, lo so che in questo capitolo Dora praticamente non si vede: in linea puramente teorica, doveva esserci un altro pezzo, che è scalato per cause di forza maggiore, altrimenti veniva davvero troppo lungo. Se vado avanti a scrivere capitolo di questo stampo, finirò la fa tra un anno: il mio problema sono le scenette che mi vengono in mente in corso d’opera e che non posso tralasciare…

E fan di James e Lily, non preoccupatevi: la tempesta non durerà molto. Perciò risparmiatemi almeno fino al prossimo capitolo, poi se vorrete, potrete ancora uccidermi!!!!!!!

Un’altra cosuccia: spero che nessuno si faccia idee strane per il bacio tra Remus e Sirius, non ci saranno evoluzioni yaoi nell’immediato o remoto futuro, Sirius è semplicemente Sirius. Anzi, la colpa è più della mia testa bacata che mi dà di queste idee: immagino sia stato l’effetto di quattro settimane chiusa in casa a studiare, visto che quella scena mi è venuta in mente davanti al libro di matematica. E poi dicono che la scuola non fa male!!!!!! E giuro che il prossimo bacio Sirius lo darà a Melanie, ho già la scena scolpita in testa!!!!!!

Detto questo, un immenso grazie a:

Iva27, spero vivamente che i tuoi esami siano andati bene!!!! E non ti preoccupare: il giorno prima dell’orale, ero in giro su internet pure io!!!!!!! Grazie infinite per i complimenti, spero di risentirti!!!

_Mary, Sirius e Melanie sono work in progress, dal prossimo capitolo vedrai, le cose si stanno mettendo velocemente in moto… Povera Dora sul serio, ma tornerà presto la soltia di sempre, tranquilla!!!!!

terry93, pensa che questo è ancora più lungo, sono davvero fuori controllo!!!!!! Le cose tra Lily e i Malandrini non sono andate proprio come pensavi, ma la miscela è stata esplosiva comunque!!!!!

Queen_M, dopo tutti questi complimenti non posso che arrossire e ringraziare e sperare che la reazione di Lily non ti abbia delusa!!!!!!

malandrina4ever, darò occasione a Sirius di fare chiarezza nei prossimo capitoli: in questo, come puoi immaginare, la sua testa a da tutt’altra parte!!!! Nemmeno io avrei voluto essere Sirius e James: tra Lily e Remus se la sono vista brutta sul serio!!!!!!

LadyMorgan, guarda, toglimi un dubbio: il capitolo ti è piaciuto? No, perché non sono sicura di averlo capito bene XDXDXD sirius ha fatto affari d’oro, ormai può vivere di rendita: ora deve solo fare chiarezza su quello che prova lui! Chi non ha dubbi è Dora, nei prossimi capitolo, quando Remus sarà di nuovo in piedi e alla mia mercé, farò risaltare questo lato del loro rapporto! Quanto al demonio S.C.U.O.L.A, l’ho sconfitto: il maledetto liceo P. Nervi non dominerà mai più il mo destino!!!!!!! Sìsìsìsìsì, scatena lo zio Tom contro la MariaStar, farai un favore a me e a un sacco di gente (tra parentesi in questi giorni l’ho visto un po’ agitato, sarà perché ci ho messo tanto ad aggiornare?). A presto, ma cherie!!!!!

hermy101, i Malandrini si credevano in una botte di ferro: ovviamente hanno fatto male i loro conti!

Julia Weasley, la parte degli occhi azzurri ha fatto ridere pure me, sai? E anch’io tendo a sragionare quando sono in imbarazzo… Dora in questo capitolo l’ho lasciata in panchina, ma dal prossimo tornerà in tutta la sua furia!!!!!!

Alohomora, ma, non esserne sicura: ho già elaborato l’epilogo per questa fanfiction e quando arriverà il momento, potresti trovare una gradita sorpresa!!!!! Ma ti sto già dicendo troppo!!!!!!

Grazie ovviamente a Laura, come sempre, anche se non mi ha ancora detto cosa pensa dell’ultimo capitolo!

A presto con tante novità interessanti, see you soon!!!!!!!!

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Capitolo XV ***


BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO XV

The 7 things I hate about you!
The 7 things I hate about you, oh you
You're vain, your games, you're insecure
You love me, you like her
You make me laugh, you make me cry
I don't know which side to buy
Your friends, they're jerks
When you act like them, just know it hurts
I wanna be with the one I know
And the 7th thing I hate the most that you do
You make me love you (*)

Fare la babysitter è un lavoro faticoso… e lo è soprattutto se la bambina da accudire si chiama Ninfadora Tonks, come stavano scoprendo Lily, Melanie e Alice quella sera. Infatti, non sembrava che la disavventura della sera prima avesse traumatizzato più di tanto la bambina, che per l’ennesima volta dava sfoggio delle sue sorprendenti capacità di ripresa: non era stata ferma un attimo tutto il giorno, tanto che le ragazze avevano presto rinunciato all’idea di fare i compiti. Del resto, era praticamente impossibile concentrarsi con quel piccolo vulcano in costante eruzione. Dora si stava letteralmente divertendo più che al luna park: non che stare con i Malandrini non fosse divertente, ma i ragazzi non avevano beauty-case di trucchi nascosti nel baule (e meno male, direte voi!).

Tutto era cominciato subito dopo cena, quando Dora, casualmente e in circostanze del tutto indipendenti da altrui volontà, aveva messo le sue dorate manine sull’intero set di trucchi di Claire Parker, accuratamente custodito nel suo baule, fuori dalla portata di chiunque. Questa è ovviamente la versione ufficiale dei fatti: quella ufficiosa era che Lily e Melanie avevano, sempre casualmente ovvio, frugato nel baule dell’odiata compagna di stanza finché non l’avevano trovato e messo sulla strada della bambina. Del resto, Lily glielo avevo promesso la notte prima e ogni promessa è debito. E per farvi capire la portata del disastro, vi basti sapere che quei trucchi arrivavano direttamente da Parigi e che costavano probabilmente più dell’intero bagaglio di Lily e Melanie messe insieme.

Comunque, due ore dopo, del raffinato e costoso beauty case di Claire restava giusto il ricordo: Dora si era messa d’impegno per usare e consumare ogni singolo mascara, ombretto, rossetto, lucidalabbra e smalto su cui era riuscita a mettere le mani, tant’è che sembrava che nella stanza fosse esplosa una bomba di cosmetici. In più, aveva rotto una boccetta di profumo e ora l’essenza di Claire Parker appestava l’aria della stanza.

La bambina si era impiastricciata tutta la faccia, dando sfogo alla sua vena d’artista incompresa, e ora assomigliava vagamente a un clown ubriaco che si fosse truccato al buio. Non paga, quando aveva esaurito ogni centimetro di pelle disponibile, aveva deciso che Lily, Melanie e Alice sarebbero state delle ottime cavie per migliorare le sue abilità e le aveva costrette a farle da modelle. Le ragazze si erano sottomesse subito, pur un po’ riluttanti, per nulla ansiose di sentire eventuali capricci e pensando che in ogni caso non le vedeva nessuno.

Ora Lily ammirava allo specchio il lavoro concluso. Beh, perlomeno ha un ottimo senso del colore, pensò mentre osservava le generose ditate di ombretto verde (perfettamente intonato ai suoi occhi) che le decorava mezza faccia, accompagnato da un lucidalabbra arancione, un rossetto rosso che le aveva colorato il naso e le guance e un uso assolutamente smoderato di fondo tinta. Merlino, assomiglio a un Oompa Loompa di Willy Wonka conciata in questo modo. Fortuna non le abbiamo dato un paio di forbici: chissà che faceva ai nostri capelli nel caso…

Non che a Melanie e Alice fosse andata tanto meglio, osservò voltandosi. Con Melanie, Dora si era lasciata andare nell’uso della cipria, tanto la faccia della ragazza era praticamente bianca. A questo si aggiungevano dei pesanti cerchi intorno agli occhi di ombretto viola e un uso indiscriminato del mascara (applicato molto saggiamente da Melanie stessa seguendo le indicazioni Dora, temendo per l’incolumità dei suoi occhi): come risultato, Melanie ricordava molto un panda. Quanto ad Alice, con una matita nera Dora le aveva disegnato naso e baffi da gatto, a cui aveva aggiunto un lucidalabbra glitter (che chissà come era finito ovunque tranne sulle labbra) e un ombretto blu (finito ovunque tranne che sulle palpebre, ovviamente). Alice stessa aveva completato l’opera Evocando sul momento un paio di grandi e pelose orecchie da gatto che si era calata sulla testa.

"Certo che sei una vera artista, piccola" considerò Lily, sorridendo a Dora, che ancora non sazia, stava dando fondo agli ultimi resti per rendere irriconoscibile il suo orsacchiotto. Lily non prese nemmeno in considerazione l’idea di fermarla: bastava vedere quanto la bambina si stava divertendo. Poco importava se poi ci sarebbero voluti tre anni per ripulire il pupazzo. Si guardò intorno per la stanza, chiedendosi vagamente come avessero fatto i trucchi a finire anche sulle pareti.

"Ci vorranno secoli per pulire tutto…" stava dicendo, quando fu accecata dall’abbagliante flash di una macchina fotografica.

"Mel!" gridò, voltandosi e trovando l’amica che esibiva in bella mostra la sua macchina di istantanee e che ammirava una foto.

"Oh, ma quanto sei carina!" tubò, ridacchiando. "Andrebbe ingigantita e affissa a tutti i cartelloni degli avvisi del castello…".

"Non ti azzardare!" esclamò Lily, saltando in avanti, solo per essere nuovamente abbagliata mentre Melanie scattava un’altra foto.

"Questa la prendo io!" si intromise Alice, prendendola di sorpresa e togliendole di mano la macchina.

Prima che Melanie potesse protestare, Alice si era allontanata e le aveva fatto una foto. Ridacchiò spudoratamente quando la vide.

"Ma sei meravigliosa!" ghignò divertita. "Questa finisce dritta, dritta nella posta del mattino di Sirius Black…".

Anche sotto la cipria, fu evidente che Melanie arrossisse furiosamente, mentre si avventava sull’amica cercando di strapparle la foto di mano. "Non ci provare, Alice! Dammi quella dannata…".

Si arrampicò sulle sue spalle, mentre Alice ridendo tendeva il braccio in avanti per tenere l’istantanea fuori dalla sua portata. "Argh! Togliti di dosso, panda malefico!".

"Prima ridammela!".

"Lily, aiutami!".

Lily scattò in difesa dell’amica, togliendole la foto di mano e portandosi rapidamente fuori dalla portata di Melanie, mentre Alice ora si preoccupava di trattenerla.

"Oh, sei davvero adorabile" sorrise Lily, osservando divertita l’amica immortalata in quel modo assurdo, reso ancora più assurdo dalla sua espressione stupita. "Sai, Alice, dovremmo anche aggiungere una lettera d’amore. Sai, qualcosa del tipo Sirius, ti amo più della mia stessa vita, ti prego sposami. Firmato, il tuo piccolo panda innamorato".

Entrambe risero, mentre Melanie metteva su un broncio scocciato. "Dovete solo provarci" le minacciò. "Mollami, Alice!".

"Ai tuoi ordini, vossignoria" ridacchiò l’altra, lasciandola di colpo e spedendola così per terra.

"Andiamo, Mel, lo sai che non lo faremmo mai" scherzò Lily, mentre la ragazza, dopo essersi alzata, le prendeva la foto di mano. "Siamo tue amiche, no?".

"Già, certo, amiche del cuore" sbuffò la ragazza. "Sorridete all’uccellino!" e scattò di nuovo, immortalandole entrambe. "Ecco, questa la spedisco per raccomandata a Frank e James!".

"Mel!" gridarono in coro Lily e Alice.

"Ma scherzavo… Siamo amiche, no?" fece loro l’eco. "Guardatevi un po’: che ne pensate?".

Entrambe risero di cuore nel vedere la foto. "Pensa ad andare in giro conciate in questo modo…" mormorò Lily.

"Beh, di certo lanceremmo una nuova moda!" osservò Alice, ridendo. "E poi, chissà, magari a Frank e James piacerebbe…".

Lily si adombrò all’istante. "Non nominare quell’essere" disse tra i denti.

Alice e Melanie si scambiarono uno sguardo perplesso. Quell’essere: era arrivata al punto da non voler nemmeno sentire o pronunciare il suo nome. Ma che diavolo era successo nel dormitorio dei Malandrini quella mattina? Per quanto si fossero sforzate, non erano riuscite a cavare una parola dalla bocca di Lily. Si era presentata a pranzo, apparentemente riappacificata con il mondo, tranne per il piccolo dettaglio che non voleva più sapere nulla di James Potter. Alice e Melanie non capivano cosa potesse aver fatto di tanto grave per provocare una reazione tanto violenta, considerato che fino al giorno prima, Lily sembrava disposta ad accettare un invito ad uscire, quando fosse arrivato.

"Lily" cominciò Melanie. "Ci vuoi dire che cosa…".

"No" fu la secca risposta. "Non ne voglio parlare, non ci voglio pensare: voglio solo dimenticarmi dell’esistenza di quell’essere!".

"Mi stai dicendo che hai intenzione di chiamarlo ‘quell’essere’ per l’eternità?" domandò Alice.

Prima che Lily potesse rispondere, intervenne Dora, che fino a quel momento era stata troppo impegnata con l’orso per prestare loro attenzione. Tuttavia, era da quando aveva visto la macchina fotografica che aspettava il momento buono per intervenire.

"La voglio anch’io una foto!" trillò con voce squillante. "La voglio anch’io una foto!".

"Ah, ok!" fece Melanie, presa alla sprovvista: impegnata a cercare di capire cosa passasse per la testa della sua amica, si era quasi dimenticata della bambina. "Ferma così, allora" aggiunse subito dopo, sollevando la macchina e scattando.

"Perché non facciamo una foto tutte insieme?" propose Lily, felice di poter scambiare argomento. Temeva le domande delle amiche perché non poteva spiegare il motivo per cui era tanto arrabbiata con James senza svelare anche il segreto di Remus, anche se sapeva che non avrebbe potuto evitarle per sempre. Presto o tardi mi inventerò una scusa convincente…

Dora si dimostrò subito entusiasta della proposta. "Sì, sì, dai!".

Così le quattro giovani si misero in posa (con anche l’orso, ovviamente), Melanie inserì l’autoscatto e fece levitare la macchina davanti a loro. "Ok, dite cheese".

Stavano giusto ammirando il risultato, quando la porta della stanza si aprì ed entrò Claire Parker, in tutto il suo scarso splendore.

"Per Morgana!" esclamò, guardando con un sorrisetto ironico le facce truccate delle sue compagne di stanza. "Cosa avete fatto? Vi siete truccate al buio?".

"Veramente, noi…" cominciò a spiegare Lily, quando Claire riconobbe il beauty-case rovesciato e vuoto in terra. Lanciò un urlo che quasi frantumò i vetri, precipitandosi verso la sua proprietà. Tutto ciò che rimaneva era un lucidalabbra rosa chiaro, una scatola di fondotinta e uno smalto rosso: tutto il resto era stato sapientemente consumato fino all’osso da Dora.

"I miei trucchi!" gridò Claire, con gli occhi fuori dalle orbite per la rabbia. "I miei poveri, preziosi trucchi!".

"Erano i tuoi?" fece Melanie, fingendosi stupita. "Accidenti, non ce n’eravamo proprio accorte…".

Al che, Claire le fulminò una ad una, cercando poi di avventarsi su Dora, che il suo cervello aveva catalogato come l’ovvia colpevole. "Tu, piccolo mostro!" ululò.

"Ma che, sei impazzita?!" gridò Alice, mettendosi tra lei e la bambina, mentre quest’ultima, spaventata, si ritirava dietro le gambe di Lily e Melanie. "Ha solo quattro anni! Così la spaventi e basta!".

"E perché voi tre non l’avete fermata? Non ci credo che non vi siete accorte che quello era il MIO beauty-case!".

"Davvero non ce ne siamo accorte" obiettò Melanie, con una faccia di bronzo da fare invidia. "Ci divertivamo così tanto che davvero non ci abbiamo fatto caso…".

"Sei una bugiarda, Griffith!" strillò Claire, al colmo della collera. "Voi lo sapevate benissimo! Anzi, non mi stupirebbe se glielo aveste dato voi, a quel piccolo sgorbio! È solo l’ennesimo dei vostri dispetti crudeli, che credete, che sono stupida?".

"Oh, non buttarla tanto sul tragico" sbuffò Lily. "Sono solo cosmetici: non pensi di essere un tantino esagerata?".

"Un tantino esagerata? Evans, quei cosmetici arrivavano direttamente da Parigi!".

"Beh, la prossima volta comprali ad Hogsmeade" rispose Melanie con un’alzata di spalle. "Stessa qualità, prezzo dimezzato".

"Voi, voi, piccolo arpie! Si può sapere che diamine vi ho fatto per meritarmi tutta questa ostilità?".

"Che cosa ci hai fatto?" ripeté Lily, sgomenta. "Ora non fare la martire, Parker: tu prima di tutte sei un’autentica carogna. Tanto per dirne una, non più tardi di tre giorni fa mi hai dato della ‘triglia puritana’!".

"Solo perché lo sei!" obiettò Claire.

"E che mi dici di quella volta che mi hai scollegato la sveglia il giorno dell’esame di metà trimestre di Pozioni?" domandò serafica Melanie. "Per colpa tua, ho rischiato di prendere un’insufficienza a tavolino!".

"Te l’eri andata a cercare".

"E quando ci hai provato con Frank?" chiese Alice, in tono minaccioso: Alice poteva essere dolce e cara finché voleva, ma quando le si toccava il fidanzato diventava una furia assassina. "Lo sapevi benissimo che sta con me, ma questo non ti ha impedito di cercare di saltargli al collo come una sanguisuga!".

"Ma se è stato lui a cominciare" la provocò Claire, ottenendo in risposta solo tre sbuffi carichi di scetticismo. Nemmeno con tutta la buona volontà del mondo, Claire sarebbe mai riuscito a convincerle che il timido e dolce Frank Paciock ci aveva provato con lei: a parte il fatto che Claire non era proprio il suo tipo, Frank era innamorato di Alice più o meno dal primo momento in cui l’aveva vista, al banchetto d’inizio anno di sette anni prima.

"Ma fammi il piacere!" esclamò infatti Alice, con voce carica di rabbia. "Pensi sul serio di potermi convincere che il MIO Frank ci ha provato con te?".

Claire alzò le spalle. "Credi quello che ti pare, Abbott: il fidanzato è tuo ed è un tuo problema!".

"Esattamente. E vedi di tenere i tuoi lussuriosi tentacoli lontano da lui, se non vuoi che te li tranci!".

"Ah, ma perché perdo ancora il mio tempo a discutere con voi? Qualunque cosa dica, tanto sono sempre io dalla parte del torto… Cosa ci fa ancora qui il piccolo mostro?".

"Il ‘piccolo mostro’ ha un nome, Parker: si chiama Dora ed è nostra ospite".

"Stamattina vi avevo detto che non la volevo tra i piedi!" obiettò Claire, in tono stizzito. "Perché non la riportate da Black, dove dovrebbe stare? Secondo me, è pure contro le regole tenerla qui…".

"Oggi ci hanno visto un sacco di insegnanti e nessuno si è lamentato" osservò in tono innocente Lily.

"Uff, non la voglio qui, soprattutto dopo il disastro che ha combinato: portatela via!".

"Beh, io direi che viviamo ancora in una democrazia" commentò Alice. "Siamo tre contro una e la maggioranza vince sempre. Perciò, Dora resta qui finché riterremo opportuno che resti qui. Discussione chiusa".

Claire sbatté i piedi a terra, per nulla soddisfatta da come si era risolta la disputa. Raccolse i miseri resti del suo raffinato set di trucchi e si sedette sul suo letto, gettando di tanto in tanto delle occhiate torve nella loro direzione.

"Ma che cosa le ho fatto?" domandò Dora, con gli occhioni da cerbiatto.

"Nulla, tesoro" rispose Melanie, con un sorriso dolce. "È solo una vecchia oca acida!".

"Nel suo futuro ci sono solo solitudine e ventisette gatti" aggiunse Lily.

Dora la guardò senza capire. "Che cosa vuol dire?".

"Niente di importante: anche Lily è un po’ acida se si parla di Claire Parker" ridacchiò Melanie.

Claire si alzò in quel momento, diretta verso il bagno. Prima di barricarcisi dentro, con la non dichiarata intenzione di prosciugare tutta l’acqua calda, disse, con un ghigno di perfida soddisfazione. "A proposito, Sirius Black mi ha chiesto di venirvi a chiamare: sembrava abbastanza importante…".

"E perché ce lo dici solo adesso?" domandò Melanie, voltandosi nella sua direzione.

"Bah, mi sarà passato di mente… Scusa tanto!". E sempre con quel ghigno che di dispiaciuto non aveva proprio nulla, chiuse la porta.

"Brutta…!" esclamò Melanie. "Stavolta la uccido sul serio! L’ha fatto apposta!".

"Ovvio: strega è e strega rimane" considerò Alice, con calma. "Ma prima di affogarla nella doccia, vai a vedere cosa vuole Sirius".

"Cosa, perché io?" fece Melanie, arrossendo all’instante.

"Perché se ci vado io, lo uccido di sicuro" rispose Lily. "Tu invece sai come trattarlo…".

"Ma io…".

"Dai Mel, tanto vorrà parlare di Dora" la incoraggiò Alice. "Non è difficile".

"Ricordarti però che finché non torna Remus non gliela ridiamo" l’ammonì Lily. "Non farti abbindolare dai suoi sorrisetti ammaliatori: dura e decisa!".

"Dura e decisa" ripeté Melanie. "Dura e decisa, dura e decisa, dura e decisa… Ok, vado".

Era già con la mano sulla porta, quando Lily e Alice la richiamarono indietro. "MEL!" gridarono in coro.

"Cosa?" fece lei, allarmata.

"La faccia!".

"La faccia?". Melanie si portò una mano al viso e solo in quel momento si ricordò che era ancora conciata in versione panda demente. Merlino, se Sirius l’avesse vista in quello stato, sarebbe sprofondata… "Oh, santa Circe! E adesso che faccio? Non posso scendere da Sirius in questo stato, mi riderebbe in faccia…".

Lily si avvicinò e la prese per le spalle. "Tranquilla, un bel respiro profondo, calmati. Ok?".

"Ok… Ma come faccio?".

"Siamo streghe o no?" domandò Lily in tono retorico. "Gratta e netta".

In un istante la faccia di Melanie era come nuova.

"Ecco, ora puoi andare dal tuo principe azzurro. E ricordati: dura e decisa".

"Certo. Grazie, Lily. A tra poco". Uscì e scese le scale, continuando a ripetersi "dura e decisa, dura e decisa, dura e decisa…" come se fosse un mantra.

Sirius l’aspettava su una poltrona proprio di fronte alla scala del dormitorio, braccia incrociate ed espressione corrucciata. Per la Dama del Lago, ma come fa a essere così bello?, pensò Melanie, mentre il suo cervello andava in tilt come d’abitudine. No, concentrati, concentrati. Ricorda: non farti abbindolare. Dura e decisa, dura e decisa…

Quando la vide Sirius le sorrise, alzandosi in piedi. "Ehi, ciao, Melanie".

A quel punto la ragazza non capì assolutamente più nulla. "Sono dura e decisa" disse a mo’ di saluto. Cretina!, ruggì per contro la solita voce nella sua testa. ‘Ciao’ è passato di moda?

Sirius la guardava confuso. "Prego? Che cosa voleva dire?".

"No… nulla… Solo che… Vedi io… Ciao, come stai?" concluse alla fine, grata di essere riuscita a mettere insieme tre parole di senso compiuto. Ti supplico, fammi sprofondare, qui e subito.

Sirius la guardava come se stesse facendo uno sforzo immane per non scoppiare a ridere. "Io bene… Più o meno: Remus ci ha strigliati per bene".

"Tutto a posto, spero…".

"Sì, sì: ho trovato il modo di tappargli la bocca". A quelle parole ridacchiò. Melanie stava per chiedergli spiegazioni, quando lui la precedette. "Lascia stare: non è importante, affari da Malandrini. Dov’è Dora?".

"Eh, come? Ah, sì, Dora è di sopra, nel mio dormitorio con Alice e Lily".

"Devo pagare un riscatto per riaverla o cosa?" domandò Sirius con un sorrisetto ironico.

Cos’è che dovevo dirgli? Ah, sì, dura e decisa, Mel, forza! Ma perché mi sono fatta incastrare da quelle due? "No, certo che non devi pagare un riscatto. Che idea stupida".

Qualche minuto di silenzio imbarazzante dopo, Sirius, con un sopracciglio inarcato, riprese: "E allora?".

"Beh, dopo quello che è successo la notte scorsa, crediamo sarebbe meglio affidarla a qualcuno un po’ responsabile di voi tre…".

"Detto altrimenti?" domandò Sirius, anche se aveva già intuito dove la ragazza volesse andare a parare.

"Quando Remus uscirà dall’Infermeria" fu infatti la prevedibile risposta. "Come sta, a proposito?".

"Meglio. Ha detto che probabilmente la Chips lo dimetterà domani".

Melanie sorrise, sollevata. "Bene, sono contenta di saperlo. Comunque, Lily ti manda a dire (testuale) ‘la bambina lascerà questo dormitorio solo quando verrà a prenderla Remus in persona: non affiderei a quei tre incompetenti nemmeno un pesce rosso!’".

Sirius fischiò, ridendo. "Però, è ancora incavolata nera, eh?".

"In effetti… Ma si può sapere che cosa è successo tra lei e James?" domandò Melanie, sperando finalmente di riuscire a scoprire l’arcano mistero.

"Un brutto litigio" fu però l’asciutta risposta. "Diciamo che hanno entrambi valicato i confini. Ma James se ne è già pentito: è tutto il giorno che è depresso…".

"Invece Lily è incavolata nera: dice che non vuole più né vederlo né sentirlo. Lo chiama ‘quell’essere’!".

"Immagino che James se la sia anche un po’ cercata: non l’ho mai visto così fuori di sé da quando lo conosco".

Parve riflettere alcuni minuti, poi riprese: "Senti, forse non dovrei chiedertelo, ma visto che sei la sua migliore amica e tutto… Non è che potresti mettere una buona parola per James con Lily?".

"Io?" fece Melanie sorpresa. "Non saprei…".

"Per favore, James è davvero sottoterra: è la volta buona che si butta giù da una torre… Un solo tentativo, ti prego".

Cosa è che diceva Lily?, pensava Melanie, mentre si perdeva in quei bellissimi occhi supplichevoli: sarebbe rimasta lì a guardarli per l’eternità. Dura e qualcos’altro… Mah, non era importante, come faccio a dirgli di no?

Così prima ancora di rendersi conto di quello che stava promettendo, aprì la bocca e disse, in tono vagamente sognante, persa com’era in edificanti fantasie in cui lei e Sirius finivano arenati su un’isola deserta: "Ma certo, le parlerò io, non c’è problema…".

Il viso di Sirius si distese in un luminoso sorriso. "Grazie, Melanie: sei un angelo, sul serio!".

"Ma figurati". Non lo sai che per te io farei qualunque cosa? Fortunatamente, le era rimasto abbastanza raziocinio da non dire questo da alta voce.

"Vabbè, è meglio che vada allora, visto che non credo di poterti convincere a ridarmi Dora stasera…".

Dora chi?, fu il confuso pensiero che le attraverso la mente, mentre la sua bocca diceva: "Sì, esatto. È meglio che vada anch’io. Buonanotte".

"’notte" ribatté Sirius. Poi fece una cosa che la colse totalmente alla sprovvista: si chinò su di lei e le diede un veloce bacio sulla guancia. Ma tanto bastò per farle partire i pochi neuroni ancora funzionanti, mentre il cuore cominciava a battere come un tamburo. "Per il favore che mi stai facendo" spiegò Sirius, un po’ imbarazzato.

"Ah, ah" fu l’unica cosa che riuscì a dire Melanie, mentre il viso diventava color pomodoro maturo. Che favore gli dovrei fare?

"Beh, ci vediamo" la salutò Sirius con un cenno della mano, prima di voltarsi e sparire su per il dormitorio femminile.

Ancora sotto shock, Melanie si portò una mano alla guancia in fiamme, lì dove le labbra del ragazzo l’avevano sfiorata pochi secondi prima. Mi ha baciata sul serio? O mi sono immaginata tutto?

******

Sirius non aveva esagerato dicendo che James si sentiva sotto terra, anzi era stato probabilmente anche troppo gentile: il ragazzo era all’apoteosi della depressione. Un solo martellante pensiero continuava a girargli in testa: che stavolta Lily non l’avrebbe mai più voluto vedere. Non era la prima volta che litigavano, le loro urla erano quasi leggenda ad Hogwarts, ma quella volta l’aveva fatta davvero troppo grossa, le aveva gridato dietro cose troppo gravi perché Lily, orgogliosa com’era, potesse mai anche solo pensare di perdonarlo. In parole povere, aveva appena bruciato la sua ultima possibilità di poter mai stare con la donna della sua vita, o perlomeno, James si era auto convinto di questo. Da qui alla depressione più nera con vaghi istinti suicidi il passo è breve.

Quando Sirius comparve in dormitorio dopo aver parlato con Melanie, era seduto scompostamente sul pavimento mangiando una Cioccorana dietro l’altra.

"Che stai facendo?" domandò Sirius, lasciando cadere la sua borsa per terra: tanto la stanza vagava ancora nel casino più totale, un po’ di disordine in più o in meno non avrebbe ucciso nessuno.

"Sono il più grande imbecille del pianeta" fu la risposta che ottenne, mentre James si infilava in bocca la sesta Cioccorana nel giro di dieci minuti. "Lei voleva stare con me e io ho rovinato tutto" borbottò poi, sputacchiando pezzetti di cioccolato dappertutto.

Quel piccolo dettaglio era la cosa più deprimente di tutte: aveva mandato tutto al diavolo proprio nel momento in cui Lily si era resa conto di poterlo sopportare e voleva offrirgli una chance. Bel colpo, Potter!

"Dai" cercò di tirarlo su di morale Sirius. "La stai facendo troppo tragica: conosci la Evans. Dalle qualche giorno per sbollire e poi tornerà tutto come prima…".

James scosse convulsamente il capo. "Stavolta no, stavolta non mi può perdonare: le ho dato della ‘sciocca rompiscatole’. La conosco bene: dopo una simile offesa, non potrà mai perdonarmi. L’ho persa ed è tutta colpa della mia stupida boccaccia!". E giù un’altra Cioccorana.

Sirius lo guardò con un sopracciglio inarcato. "Dove le hai prese queste?" domandò per cambiare argomento, accennando alle carte di Cioccorana che lo circondavano. "Siamo stati insieme tutto il giorno…".

"Nel baule di Remus…" rispose James, indicando il suddetto baule proprio alla sua sinistra.

Giusto, domanda idiota: la scorta segreta di Remus, che poi tanto segreta non era, visto che ne erano a conoscenza tutti. Remus ne era praticamente drogato, la comprava a chili, era uno dei pochi lussi che si permetteva, poi la nascondeva ovunque per la stanza e la teneva da parte, in modo da averla sempre a disposizione nei momenti di crisi (amorosa, d’astinenza, sociale, di qualunque tipo). Inoltre, il ragazzo aveva imparato presto che se voleva persuadere i suoi amici a fare qualcosa, il metodo migliore era sempre prenderli per lo stomaco: gli si sventolava una tavoletta di finissimo cioccolato svizzero sotto il naso e quelli non capivano più niente, diventavano più docili di agnellini.

Ora, James aveva deciso che il dolce era un metodo più salutare dell’alcool per affogare le sue sofferenze: primo, perché avrebbe evitato di ubriacarsi e sollevare gonne ad altri insegnanti, secondo, perché la cioccolata non era proibita tra gli studenti e nessuno poteva dirgli nulla se ne consumava qualche quintale, terzo perché l’unico problema a lungo termine di una dipendenza da cioccolato erano i chili di troppo, cosa di cui a James non fregava assolutamente nulla.

"Remus andrà fuori di testa se scopre che hai toccato le sue scorte senza nemmeno chiederglielo" osservò Sirius.

"Non me ne importa una mazza!" esclamò James. "Mangerò tutto il cioccolato che mi pare e Remus non potrà dirmi proprio nulla!".

Detto questo, si infilò in bocca l’ennesima Cioccorana.

"Starai male se continui a mangiare a quel ritmo" insistette Sirius preoccupato, cercando di strappargliele di mano.

In risposta, James cercò di morderlo. "Non mi importa: sto già male, un mal di stomaco non farà differenza. Ora lasciami in pace: voglio morire da solo".

"Se proprio ci tieni…" sospirò Sirius, alzandosi in piedi con aria sconfitta. "Se hai bisogno di qualcosa…".

"Ho qui tutto quello che mi serve… Se però inventi una macchina del tempo per tornare a stamattina e impedirmi di distruggere quanto c’era di più bello nella mia vita, fammelo sapere".

Sirius non fece ulteriori commenti e si allontanò, raggiungendo Peter che si stava infilando il pigiama. I due restarono alcuni istanti a fissare depressi l’amico ingozzarsi, finché Peter domandò: "Pensi che le cose si risolveranno?".

"Non lo so, Wormtail". Sirius scosse il capo scoraggiato. "Ho chiesto a Melanie di parlare con la Evans, ma quella ha la testa dura: con il carattere che ha, potrebbe metterci un paio di secoli per decidere di perdonarlo…".

Peter annuì. "E noi che possiamo fare?".

"Impedire che si butti giù dalla finestra, suppongo. Non c’è altro, se lui non vuole darci ascolto…".

"Magari Remus lo farà ragionare: lui è più bravo di noi con le parole".

Sirius fece una smorfia, non del tutto convinto. "Dubito che perfino Remus possa fare granché…". Si guardò intorno, valutando i vari stadi di degrado in cui versava la camera. "Parlando di Remus, mi sa che domani ci uccide, se trova il dormitorio in queste condizioni…".

"Mi vuoi dire che stai pensando di metterti a pulire?!" fece Peter, senza preoccuparsi di nascondere il suo stupore.

"Ma che, scherzi?" rispose Sirius, con aria scandalizzata. "Stavo solo facendo una constatazione…".

******

Come promesso, Remus fu dimesso la mattina successiva, quasi completamente ristabilito, in tempo per la colazione. Il ragazzo arrivò nella Sala Comune di Grifondoro giusto in tempo per intercettare Lily e le altre, che stavano scendendo in Sala Grande per mangiare. Appena lo vide, Dora si liberò della presa di Melanie e si precipitò alla velocità della luce verso di lui.

"REMUS!" gridò saltandogli al collo e rischiando di spedirlo per terra per lo slancio. "Che bello che sei tornato!".

"Ehi, vacci piano piccola!" le raccomandò il licantropo, mettendola giù. "Fatto la brava con le ragazze?".

Dora annuì con entusiasmo. "Mi hanno fatto giocare con i trucchi" disse, battendo le mani. "Mi sono divertita un sacco!".

"Bene, sono contento". Remus alzò lo sguardo per salutare le amiche, che si erano nel frattempo avvicinate. "Ciao, ragazze".

"Ehi, Remus" lo salutò vivacemente Alice. "Guarito, sì? Sei ancora un po’ palliduccio…".

"Sono sopravvissuto anche stavolta" scherzò lui sorridendo. "Grazie di aver badato a Dora ieri…".

"Oh, figurati" si schernì Melanie, con un gesto non curante della mano. "È una brava bambina… E ci siamo divertite, vero, Dora?".

"Sì, sì". La bambina annuì con convinzione. "Perché non avete anche voi le scatole di trucchi? È così divertente!".

"I ragazzi non li usano" spiegò Remus un po’ impacciato.

"Anzi, francamente mi preoccuperei del contrario!" ridacchiò Alice. "Ve li immaginate i Malandrini che nascondono un beauty-case arrivato dalla Francia sotto il letto e si fanno belli quando nessuno guarda!?".

L’immagine evocata suscitò le risate di Lily e Melanie e l’imbarazzo di Remus, mentre Dora li guardava tutti un po’ imbronciata. "Non capisco…" borbottò, tirando Remus per la manica.

"È così e basta" disse il ragazzo.

"Ma perché?" insistette la bambina.

"Facciamo così" intervenne Lily per cavare l’amico d’impaccio, "se in futuro vorrai ancora giocare con i trucchi, vieni a trovarci, ok? Sarà bello averti ancora intorno, piccola…".

"Ok, va bene" sbuffò la bambina, non del tutto soddisfatta.

"Grazie" disse Remus con un sorriso.

"Non è nulla" si schernì Lily.

"Non solo per questo… Anche per aver badato a Dora al posto di quei tre…". Remus corrugò la fronte, riflettendo. "Mmmm, stavo cercando un termine adatto a definirli, ma non mi viene in mente nulla!".

"Non è stato affatto un problema" assicurò Melanie. "Ci siamo divertite… E ci ha fornito il mezzo ideale per fare un bello scherzetto alla Parker!".

Le tre ragazze risero al ricordo della faccia della compagna di stanza la sera prima. "Bene, è meglio se ora andiamo" osservò Alice. "Ho una fame da lupo…".

"Ti seguo a ruota" concordò Melanie.

Le due si avviarono verso il ritratto della Signora Grassa e Lily fece per seguirle, quando Remus la bloccò. "Lily, posso parlarti un attimo?".

"Certo". La ragazza annuì. "Andate pure avanti: vi raggiungo" aggiunse rivolta alle amiche, che eseguirono.

I due aspettarono che il ritratto di fosse richiuso, prima che Lily dicesse: "Se è per quello di cui abbiamo parlato ieri, sta tranquillo, non ho detto nulla a Mel e Alice".

Remus scosse il capo. "No, non è per quello: lo sai, mi fido di te. Volevo sapere se tu e James avete parlato…".

Lily si irrigidì all’istante, mentre il sorriso si affievoliva un poco. "Non abbiamo nulla da dirci, io e Potter" dichiarò, in tono freddo e deciso.

"Io penso che dovreste parlare invece" obiettò Remus, tenendo saldamente Dora per mano per evitare che si allontanasse. "James è davvero dispiaciuto per quello che è successo ieri e vorrebbe rimediare… Che cosa provi per lui?".

Suo malgrado, Lily si sentì arrossire. "Per lui?" disse, cercando di suonare convinta, senza troppo successo. "Assolutamente nulla, se non avversione: sarei solo felice se non mi rivolgesse più la parola…".

Remus la scrutò per un lungo minuto in silenzio, dandole l’impressione che la stesse trapassando con lo sguardo. "Non ti credo" sentenziò alla fine. "Non ci credi nemmeno tu… Che cosa provi veramente?".

Lily sbuffò, rassegnata: Remus la conosceva troppo bene. "Non lo so nemmeno io, che cosa provo, ok? Sono ancora arrabbiata a morte per tutto quello che mi ha urlato contro ieri, ma non posso negare che i miei sentimenti verso di lui fossero confusi già da un po’…".

"Lily, ascolta: conosco James e so come è fatto. Non pensava metà delle cose che ti ha detto. Non avrà mai il coraggio di dirtelo in faccia, ma a te tiene davvero: ha smesso di considerarti un gioco da un sacco di tempo, anche se non te l’ha voluto dare a vedere… Capisci cosa voglio dire?".

Lily annuì, incerta, mordendosi il labbro. "Credo di sì… Ma io non so cosa voglio: non so se voglio stare con lui o no, non so se vedo un futuro per noi. Ho bisogno di un po’ di tempo per pensarci".

"Certo, capisco". Remus le sorrise comprensivo. "Ma non metterci troppo: lo sai, c’è un limite a tutto quello che una persona può sopportare… Vabbè, sarà meglio andare a svegliare quei tre pigroni, se vogliono fare colazione. Andiamo, Dora. Ciao, Lily".

Lily gli rispose con un cenno della mano, mentre spariva su per la scala del dormitorio maschile, seguito da una trotterellante e felice Dora. Era ancora lì quando la voce adirata dell’amico la raggiunse. "Ma che diavolo avete fatto? Vi sembra una stanza questa?!".

******

James aveva consumato tutto il cioccolato della scorta segreta… in meno di ventiquattro ore! Sirius aveva sempre creduto che fosse umanamente impossibile per una persona sola mangiare tutto quel cioccolato senza scoppiare: insomma, con tutti i dolci che Remus aveva nascosto in vari punti strategici i Malandrini avrebbero potuto ritirarsi in un bunker sotterraneo e sopravvivere per un paio d’anni in tutta comodità. E James se l’era mangiato tutto, fino alla più piccola e insignificante scaglia! Non aveva fatto altro per tutta la giornata, perfino durante le lezioni era riuscito a ingozzarsi. L’unico lato positivo era che almeno mangiava qualcosa, sempre se poteva considerarsi un lato positivo: facendo le somme, dovevano già esserci cinque chili comodi di cioccolata nel suo corpo, andando avanti a quel ritmo avrebbe raggiunto la taglia di una balena in capo a un paio di settimane!

E la cosa più sconfortante era che ne voleva ancora: non aveva smesso un secondo di mangiare e ne voleva ancora! Gli amici avevano provato a fermarlo, soprattutto quando avevano capito che tutta la riserva di Remus si era dissolta (il ragazzo aveva avuto una mezza crisi isterica: in fondo era pur sempre il SUO cioccolato, come aveva sottolineato una decina di volte), ma a quel punto la crisi isterica l’aveva avuto James, dicendo che essendo suoi amici, loro avevano il dovere di aiutarlo e che se voleva morire di overdose da cacao erano fatti suoi.

Così, Sirius aveva lasciato in tutta fretta il dormitorio ed era sceso nelle cucine, dove aveva sequestrato tutto il cioccolato che riusciva a trasportare e anche di più. Dubitava seriamente che sarebbe bastato a lenire i dolori dell’anima del suo amico, ma davvero non sapeva cos’altro fare. Aveva provato a turno a consolare James per tutta la giornata, ma lui li aveva bellamente ignorati: convinto com’era di aver perso per sempre la donna della sua vita, non aveva ascoltato nemmeno mezza parola.

Dannazione alla Evans, pensò Sirius, mentre tornava sbuffando verso la sua Sala Comune. Ma James non poteva innamorarsi di qualcun’altra? Proprio l’unica ragazza che non riesce a sopportarlo doveva scegliere! Che cosa dobbiamo fare?

Lo faceva star male vedere il suo migliore amico in quello stato non poter fare nulla per aiutarlo: lo considerava a tutti gli effetti un fratello e lo faceva sentire impotente non riuscire a confortarlo in qualche modo. Si augurò che Melanie avesse parlato con Lily: chissà, magari la Evans avrebbe dato retta alla sua migliore amica e avrebbe chiarito la situazione con James. Che immane pasticcio… Dannazione alla Evans! Dannazione al mal d’amore! Ecco il motivo per cui non mi innamorerò mai!

Mentre attraversava un corridoio al sesto piano, quasi si scontrò con Janet Sanders, la quale gli rivolse un’occhiata gelida prima di passare oltre senza nemmeno dire ‘ciao’. La notizia del loro appuntamento flop si era diffusa alla velocità della luce in tutta la scuola, rallegrando tutto il suo vasto fan club di ragazzine miagolanti, già preoccupate di perdere il loro scapolo d’oro: una paura completamente infondata.

Sirius si era sempre ritenuto assolutamente incapace di costruire un rapporto serio con una donna: sarà che inevitabilmente dopo qualche tempo gli venivano tutte a noia, non era mai stato con la stessa ragazza per più di un paio di mesi. Lui dava la colpa a un paio di secoli di matrimoni combinati, che avevano fatto dimenticare ai Black come ci si innamori della gente: l’unica sua famigliare che si fosse sposata per amore era Andromeda, che guarda caso era pure l’altra pecora nera di famiglia. Non che a Sirius importasse più di tanto: la sua vita gli andava benissimo anche così… E vedendo James per tutti quegli anni, la parte più cinica di lui si era convinta che tutto sommato il gioco non valesse la candela.

Girò un altro angolo, trovandosi di fronte uno spettacolo singolare: Melanie Griffith che inveiva contro Pix il Poltergeist, che le aveva strappato la borsa e ne stava allegramente spargendo il contenuto per tutta il corridoio.

"Ridammi la borsa, dannato Poltergeist!" stava gridando, saltellando su e giù nel tentativo di afferrarlo. "Ridammela o giuro che ti affatturo!".

Pix se la rideva malignamente a sei metri da terra. "Vientela a prendere, saputella!" ridacchiò, cercando di centrarla con una boccetta d’inchiostro.

Melanie la schivò per un soffio, ma gli schizzi bastarono a macchiarle la divisa e le gambe. "Dannazione, Pix!" strillò la ragazza, estraendo la bacchetta. "Questa me la paghi! Pietrificus Totalus!".

Pix evitò l’Incantesimo con una pernacchia, stappando una seconda boccetta d’inchiostro che stavolta riuscì a centrarla, proprio sulla testa. Mentre il liquido nero le colava sul viso, Melanie cercò di pensare a una maledizione abbastanza crudele per fargliela pagare: le ci sarebbero volute ore per togliere quella schifezza dai capelli!

Fu in quel momento che Sirius decise di intervenire. "Waddiwasi!" gridò, puntando la bacchetta contro Pix. Una caramella, che probabilmente proveniva dalla borsa di Melanie, schizzò dal pavimento con la forza di un proiettile, andando a infilarsi dritta, dritta nella narice destra del Poltergeist, che mollò imprecando la borsa e scappò via lanciando maledizioni. "Così impari, sottospecie di spiritello!" gli gridò dietro il ragazzo.

Poi si rivolse a Melanie con un sorriso: la ragazza stava disperatamente cercando di ripulirsi e anche attraverso le tracce d’inchiostro si vedeva chiaramente che era arrossita fino alla punta dei capelli. Per la precisione, Melanie stava appunto domandandosi quale divinità avesse offeso per meritarsi che Sirius Black la beccasse sempre in quelle situazioni imbarazzanti!

"Stai bene?" domandò Sirius, cercando di non ridere: alla luce di quanto sapeva sui sentimenti della ragazza, non gli sembrava proprio la cosa più intelligente da fare. Nella sua testa, una vocina molto simile a quella di Remus si complimentò per questa inusuale dimostrazione di tatto.

"Credo di sì" balbettò lei, al colmo dell’imbarazzo. "Che razza di fattura era quella?".

Sirius ridacchiò. "L’abbiamo scovata io e James su un vecchio manuale di suo padre, con la dicitura ‘ottima per farsi quattro risate sulla pelle di qualcuno che vi sta antipatico’. Remus non approva tanto: sai, dice che non è carino sparare roba nel naso della gente… Però, anche lui ha riso quando l’abbiamo fatto a Mocciosus, perciò non può dire più di tanto…".

Melanie annuì, ridacchiando appena. "Tale padre, tale figlio" mormorò. "Ma non c’era bisogno: me la potevo cavare anche da sola, senza un cavaliere che corresse in mio aiuto…".

Sirius alzò le spalle. "Ma a me piace farti da cavaliere senza macchia e senza paura…".

Subito dopo averlo detto, mentre lei arrossiva e per nasconderlo si chinava e cominciava a raccogliere le sue cose, si chiese perché avesse detto quella cosa: non erano da lui certe battutine da cascamorto. Eppure gli era venuta naturale, come il bacio che le aveva dato la sera prima: anche quello non riusciva a spiegarselo. Dopo si era sentito imbarazzato: le effusioni pubbliche non rientravano nel suo carattere, spesso non lo faceva nemmeno con la ragazza di turno. Ciononostante, l’aveva fatto con Melanie, per qualche motivo.

Mentre si inginocchiava per darle una mano, non poté fare a meno di pensare che era molto carina, persino tutta macchiata d’inchiostro.

"Lascia, non fa niente" gli disse lei, mentre cacciava alla rinfusa libri e pergamene nella borsa. "Se prendo Pix, giuro che… Mi ha teso un agguato mentre tornavo dalla biblioteca" spiegò. "Un paio di giorni fa, per difendere un paio di ragazzini del primo anno, l’avevo sbattuto contro una parete: probabilmente smaniava a vendicarsi… Ora se la prenderà con te per colpa mia…".

Sirius emise una delle sue solite risate simili a un latrato. "Ci deve solo provare… Non ti preoccupare per Pix: me lo rigiro come voglio quel Poltergeist! Recuperato tutto?" domandò, guardandosi intorno e alzandosi, spolverandosi i pantaloni.

"Credo di sì: spero che l’inchiostro non mi abbia rovinato i compiti…".

Fece per alzarsi, ma Sirius le tese una mano. "Non serve…".

"Cavaliere fino in fondo, ricordi?" ridacchiò lui, mentre con l’altra mano le raccoglieva la borsa. Ma che diavolo gli prendeva?

"Grazie" balbettò lei, rossa in viso, afferrando la mano tesa e lasciandosi tirare in piedi. "Che cos’hai lì?" chiese, notando il sacchetto che Sirius si portava appresso.

"Cioccolato" rispose il ragazzo. "Un mucchio di cioccolato: James ha deciso di voler morire in questo modo…".

"Ci parlerò con Lily" gli assicurò Melanie, mentre si avviavano. Per qualche strana ragione che Sirius non riusciva a spiegarsi completamente, portava ancora lui la borsa della ragazza. "Sto solo aspettando il momento giusto…".

"Lo apprezzerei davvero, Melanie: penso che a questo punto non ci sia altro da fare…".

Passarono il resto del viaggio fino al ritratto della Signora Grassa in silenzio, lei troppo imbarazzata per pensare a una vera conversazione, lui troppo confuso, attraversato com’era da pensieri che non riusciva bene a collegare. Perché Melanie lo faceva comportare in quel modo da qualche giorno a quella parte? Con lei stava bene, eppure non sapeva come comportarsi, anche alla luce di quanto sapeva sui suoi sentimenti…

Fu un sollievo per entrambi arrivare in Sala Comune. A quell’ora era piuttosto affollata e parecchi si voltarono a guardare quello strano spettacolo. Sirius ignorò gli sguardi degli impiccioni e individuò un po’ sorpreso Remus nel loro solito angolo: teneva Dora sulle ginocchia e stavano sfogliando quello che sembrava un libro di favole. Si sentì un pochino invidioso: a guardarli facevano davvero un bel quadretto, lui non ne sarebbe mai stato capace…

"Grazie per avermi accompagnata" disse Melanie, in cuor suo sollevata di potersi finalmente andare a nascondere dopo quell’ennesima umiliazione. "Parlerò a Lily, promesso".

Sirius annuì, sovrappensiero. Certo che era proprio carina… "Grazie, Melanie. Ci vediamo".

Fece per allontanarsi, ma la ragazza lo richiamò. "Sirius, la mia borsa…" mormorò.

Imbarazzato, Sirius realizzò di averla ancora in mano. Ma che diavolo mi prende oggi? "Ops, scusa Melanie, hai ragione".

Gliela porse: la ragazza l’afferrò e sparì nel giro di tre secondi. Sbuffando, con aria confusa, Sirius si avvicinò al tavolo di Remus, che lo osservò avvicinarsi con un sopracciglio inarcato, nella sua classica espressione scettica da ‘ma che diavolo stai combinando?’.

"Ciao, Remus. Dora. Che facevate?" domandò, sedendosi.

"Remus mi leggeva una fiaba" rispose Dora, sorridendo.

"Che ne dici finiamo dopo?" domandò il licantropo, chiudendo il libro. "Io e Sirius dobbiamo scambiare due chiacchiere…".

"Ma volevo sentire la fine!" protestò la bambina con aria afflitta.

"Dopo: finiamo prima di andare a letto, promesso. Ora disegna un po’…".

Anche se con aria un po’ scontenta, Dora scivolò giù dalle ginocchia di Remus e si appollaiò su una sedia lì vicino, armandosi di pergamena e pastelli.

"Le favole dei fratelli Grimm" lesse Sirius, mentre Remus posava il libro sul tavolo. "Da dove sbuca? Non l’avevo mai sentito nominare…".

"È un libro di favole babbane" spiegò Remus. "Sai, come le fiabe di Beda il Bardo: mia madre me le leggeva sempre da piccolo… Questa copia l’ho scovata oggi per caso in biblioteca: sai, mi fa uno strano effetto pensare che una bambina non abbia mai sentito la fiaba di Cenerentola".

"Cene- che?" fece Sirius, sbattendo gli occhi perplesso.

"Lascia perdere, non è importante. Senti, dobbiamo parlare di una cosa…".

"Perché mi guardi a quella maniera?" domandò Sirius, stupito. "Anche prima, quando sono arrivato con Melanie, mi guardavi con quella faccia: che ho combinato?".

"Coda di paglia?" ridacchiò Remus. "Hai già fatto qualcosa che meriti la mia disapprovazione? Non ti voglio rimproverare: volevo sapere che ci facevi con Melanie…".

Sirius lo guardò con la fronte aggrottata, sconcertato: quello era l’ultimo argomento che si aspettava. "Non ci facevo nulla. Ci siamo incrociati nei corridoi, Pix le dava il tormento e poi siamo venuti qui insieme: tutti qui".

"E perché tu avevi la sua borsa?" insistette Remus, con tono inquisitorio.

"Gliela stavo portando: cercavo di essere gentile…" ribatté Sirius, sentendosi un po’ stupido: Remus lo conosceva troppo bene, sapeva che un gesto simile non era da lui. Ma in tutta franchezza, nemmeno lui sapeva perché avesse portato la borsa a Melanie…

Infatti il licantropo inarcò ulteriormente il sopracciglio. "È vero che ieri sera l’hai baciata?".

Sirius si agitò appena sulla sedia, a disagio. "Come l’hai saputo? Eri ancora in Infermeria ieri sera…".

"Questo posto ha occhi e orecchie ovunque, dovresti saperlo. Allora è vero?".

"Anche se fosse? È vietato?".

"No, no". Remus scosse il capo. "Mi chiedevo perché l’hai fatto…".

"Ma sono sotto processo? Era solo un bacetto sulla guancia" protestò Sirius: non gli piaceva per niente l’evoluzione di quella conversazione, non sapeva dove Remus volesse andare a parare, ma non gli piaceva per niente. "Le ho solo chiesto un favore…".

L’altro annuì, con aria scettica. "Ah, ah. E non c’è nessun altro motivo?".

"Moony, davvero non capisco cosa tu voglia da me… Quale altro motivo dovrebbe esserci?".

Remus alzò le spalle. "Non lo so, dimmelo tu".

"Te l’ho chiesto prima io".

"E io lo richiedo a te".

"Questa conversazione è inutile" sentenziò Sirius. "Non capisco cosa pretendi che ti dica…".

"Sto cercando di capire che gioco stai facendo" spiegò Remus. "Lo sai cosa prova per te quella ragazza: non devi prenderla in giro…".

"Ma chi ha fatto niente?" protestò Sirius. "Sono tutti tuoi film mentali: io non sto prendendo in giro nessuno. Volevo solo essere gentile…". Ovviamente non poteva ammettere di non sapere nemmeno lui perché quando c’era Melanie in giro si comportava in quella maniera: aveva ancora un minimo di orgoglio da difendere.

Remus lo studiò un paio di minuti in silenzio, poi inspiegabilmente sorrise e si rilassò sulla poltrona. "No, non la stai prendendo in giro" mormorò quasi tra sé. "Volevo solo accertarmi di una cosa…".

"Che cosa?" fece Sirius. "Perché adesso sorridi in quel modo?".

"No, nulla d’importante" rispose Remus, senza abbandonare un istante quel sorrisetto.

"Non ci credo: tu stai nascondendo qualcosa!" lo accusò Sirius.

"Ma che vai dicendo?" protestò Remus, alzando le mani in segno di difesa. "Sei un po’ paranoico, Padfoot: non nascondo niente!".

Poi prese un libro dalla borsa e cominciò a leggere, sempre sorridendo in quel modo enigmatico e un po’ irritante.

Sirius alzò le spalle, lasciando cadere il discorso Bah, chi lo capisce è bravo: magari il plenilunio gli ha fuso qualche neurone! "James dov’è? Gli ho portato il cioccolato…" domandò poi, incuriosito.

"Su in dormitorio con Peter" rispose Remus. "Stavamo cercando di convincerlo a farsi una doccia, ma quando è schizzato fuori dal bagno in mutande, ho pensato che certi spettacoli non si addicessero a una bambina di quattro anni; così ci siamo defilati lasciando a Wormtail il comando…".

"Certi spettacoli non si addicono nemmeno a uomini di quarant’anni!" scherzò Sirius, con un sorriso tirato. "Meglio che vada a dargli una mano, allora, prima che James affoghi Wormy… Sai cosa, possiamo fare come con gli animali: uno riempie la vasca e l’altro ci sventola sopra una tavoletta di cioccolato…".

Remus rise. "Per me, così vi lavate soltanto voi, ma sei padrone di provarci!"

"Guardate il mio disegno!" esclamò improvvisamente Dora. Senza nemmeno aspettare la risposta, mise davanti ai due Malandrini un foglio di pergamena. "Vi piace?" domandò in tono vagamente ansioso.

Remus e Sirius guardarono le due forme antropomorfe raffigurate: un uomo e una donna, entrambi abbigliati piuttosto elegantemente. Anche attraverso il tratto infantile della bambina erano inconfondibili: Lily e James.

"È molto bello, Dora" le disse Remus con un sorriso. "Ma che stanno facendo?".

"Ma si sposano, no?" ribatté la bambina, in tono ovvio. Poi guardò dubbiosa il disegno. "Perché, non si capisce?".

Remus e Sirius inclinarono la testa di lato: in effetti, a guardarlo bene, l’abito di Lily poteva essere un vestito da sposa, c’erano pure il velo e il bouquet. "Oh, sì, è vero!" esclamò Sirius. "Si stanno proprio sposando".

Ridacchiò: mi sa che la stavano traviando quella bambina, se si metteva pure a disegnare il matrimonio di due ragazzi che conosceva appena e che nemmeno stavano insieme!

Dora gli strappò il disegno di mano, fissandolo con aria critica. "Allora è meglio che ci metto il titolo, così si capisce…".

Con espressione decisa, si risedette al tavolo, afferrò un pastello rosa e… solo a quel punto si ricordò che non sapeva scrivere. Sollevò il suo miglior sguardo implorante su Remus. "Lo scrivi tu, per favore?".

"Certo, piccola". Remus le prese di mano il pastello e scrisse sopra il disegno ‘Matrimonio di Lily e James’. "Così va bene?".

Dora gli rivolse un sorriso splendente. "Grazie, Remus".

Sirius non poté fare a meno di pensare che la calligrafia ordinata e precisa di Remus faceva un buffo contrasto con il disegno della bambina, la quale tutta contenta stava già afferrando un altro foglio. "Ora disegno Sirius e Mel che si sposano" annunciò.

"Io e Melanie non stiamo insieme" protestò Sirius, infastidito.

"Ma lei lo vuole" dichiarò Dora. "Tu le piaci… Perché a te lei non piace?".

Sirius si sentiva addosso lo sguardo interessato di Remus, che al di sopra del libro aspettava la sua risposta. "Perché non si può farsi piacere qualcuno per forza…" rispose.

"E perché Mel non ti piace?" insistette la bambina. "Cos’ha che non va?".

"Ma nulla… È solo che…".

"Che cosa?".

"Non è il mio tipo" borbottò Sirius, senza per altro convincere nemmeno se stesso. Perché Melanie non avrebbe dovuto essere il suo tipo? Era molto bella, simpatica, aveva una bella personalità…

Anche Dora continuava a fissarlo dubbiosa. "Perché?".

"Perché è così" sbuffò esasperato. "Ma che vi siete messi d’accordo per farmi ammattire stasera?" fece poi, guardando Remus con fare inquisitore.

"Ce l’hai con me adesso?" si difese il licantropo. "Ma se sono stato zitto tutto il tempo: Dora stava solo facendo un disegno…".

"Vabbè, io vado a vedere come sta James: tutti questi discorsi su Melanie mi hanno stancato".

"Ricordati il cioccolato" gli gridò dietro Remus, tirandogli il sacchetto di plastica.

Sirius lo prese, poi guardò l’opera di Dora e aggiunse: "Non portarlo in dormitorio: se lo vede James, sono dolori. Non sono sicuro che esista abbastanza cioccolato sulla terra per consolarlo".

Remus annuì. "Non ti preoccupare".

Rimase a osservarlo sparire su per la scala a chiocciola, fin troppo in fretta, ansioso di allontanarsi dalle discussioni su Melanie.

"Bene, Padfoot: direi che ti abbiamo dato un po’ di materiale su cui riflettere, brutta testaccia di legno!".

Dora alzò lo sguardo verso di lui. "Ora me la leggi la favola?" domandò.

"Certo, vieni qua".

Un attimo dopo, la bambina era di nuovo appollaiata sulle sue ginocchia. Mentre Remus cercava il segno, la bambina chiese: "Sono stata brava prima, vero?".

Remus annuì. "Oh, sì bravissima".

"Ma perché lo facciamo?". Dora lo fissava con aria perplessa.

"Perché Sirius è una testa di legno: ci ha messo quattro anni ad accorgersi che Melanie era innamorata di lui. Se aspettiamo che scopra di esserlo anche lui, arriveremmo al tuo diploma!".

"Quindi li stiamo aiutando?" domandò Dora.

"Sì, esatto, li stiamo aiutando". Remus assentì con approvazione. "Solo che lui non deve accorgersi che lo facciamo…".

"Perché?".

"Perché è una testa di legno: si arrabbierebbe dicendo che non dobbiamo impicciarci… Sarà il nostro segreto, ok?".

Dora ci pensò su un attimo: le avevano insegnato che mentire era sbagliato, ma a lei piaceva l’idea di aiutare Sirius e Melanie. Dopotutto, se lo dice Remus, deve essere una cosa buona… Giunta a quella conclusione annuì vigorosamente. "Sì, il nostro segreto…".

"Bene. In fondo anche Cenerentola ha avuto bisogno della Fata Madrina…".

"Vuoi dire che noi siamo come le Fate Madrine di Sirius e Mel?". Questo metteva tutto sotto un’altra luce e scacciò gli ultimi dubbi di Dora: le Fate Madrine sono sempre buone.

"Sì, credo che in un certo senso potremmo considerarci tali. Ora, la nostra favola…".

******

La mattina successiva, Lily si stava sistemando i capelli dopo essersi fatta una doccia veloce, cercando di imporsi di non pensare a James Potter, impresa non del tutto facile: la sua testa poteva anche dirle che Potter era un infantile arrogante presuntuoso, che dopo tutto quello che le aveva gridato contro due giorni prima non avrebbe mai dovuto perdonarlo, ma il cuore era di tutt’altro avviso. Era ancora incavolata nera con lui, ma i sentimenti che provava per lui non potevano sparire dal giorno alla notte: si era sul serio innamorata di James Potter alla fine, se ne rendeva conto solo ora.

Stupido Potter!, pensò, sbattendo la spazzola con forza sul comodino. Alla fine ce l’hai fatta a farmi capitolare! Ma perché proprio adesso me ne dovevo accorgere?

Già, perché se c’era una parte di lei che gridava a gran voce di mettere da parte l’orgoglio e di correre da James, non poteva dimenticare di essere ancora arrabbiata a morte con lui. Non poteva dimenticare tutto quello che era successo nel loro dormitorio, quando avevano litigato: il solo pensiero la faceva ancora ribollire. Come poteva stare con un ragazzo che la credeva una sciocca rompiscatole? Stupido Potter! E stupido orgoglio! Se non avessi così tanto amor proprio, avrei già risolto da un pezzo i miei problemi. Perché, tirando le somme, la questione si riduceva tutta lì: era troppo orgogliosa per andare da James e fare il primo passo.

"Lily, ma sei morta là dentro?". Alice, delicata come sempre, stava battendo il pugno contro la porta, nel non dichiarato intento di sfondarla, probabilmente.

"Sì, vengo" sbuffò Lily, alzandosi e uscendo.

"Alleluia!" brontolò Alice, entrando al suo posto, continuando a borbottare come una pentola pressione.

"Si è alzata con la luna storta?" domandò Lily, guardando perplessa la porta chiusa.

"Siamo alla fine del mese, no?" le ricordò Melanie. "Questioni di donne…".

Lily annuì, comprendendo dove fosse il problema: Alice tendeva sempre a diventare scorbutica in quel periodo del mese. "Allora sarà meglio tenerci alla larga per oggi: non vorrei che mordesse…".

"Guardate che vi ho sentito" le avvertì Alice dal bagno. "Sono già abbastanza girata di mio: state attente a quel che dite se non volete finir male…".

"Che fiore delicato, un vero tesoro" ridacchiò Melanie. "Non invidio Frank, che quando sarete sposati ti dovrà gestire…".

Siccome non ottenne risposta, le due ragazze ipotizzarono che Alice si fosse trincerata dietro uno scocciato silenzio.

"Se la riduce così il ciclo, non oso pensare quando sarà incinta, con tutti quegli ormoni impazziti in circolo…".

"Come hai giustamente sottolineato tu" osservò Lily, "sarà un problema di Frank…".

"Per me quel pacioccone non sopravvive" dichiarò Melanie. Poi rivolse all’amica un’occhiata: era ora di mantenere la promessa fatta a Sirius. "E tu che mi dici? C’è qualche luce all’orizzonte?".

"Di che parli?" domandò Lily, pur avendo una chiara idea di cosa volesse parlare l’amica.

"Oh, andiamo, non fare la finta tonta: tu e James, a che punto state?".

"Un punto morto" sentenziò Lily. "Io non voglio vedere lui e lui non vuole vedere me, questo è quanto".

"E questo chi te l’ha detto?".

"Dopo che abbiamo litigato, non mi ha più rivolto la parola" spiegò Lily. "Ce l’avrà anche lui con me…".

"Invece no. Sta sotto un treno, è depresso oltre ogni limite: pensa di averti persa per sempre o qualcosa di simile".

"E tu come lo sai?".

"Sirius me l’ha detto: è preoccupato per lui, non sa come aiutarlo…".

"E ti ha chiesto di tastare il terreno con me?". Lily era scioccata. "Da quando tu e Black fate comunella?".

Melanie arrossì. "Io e Sirius non facciamo nulla, semplicemente quando gli ho parlato l’altra sera, mi ha chiesto un favore…".

Lily rivolse all’amica un’occhiata sospettosa. "Ma non è che tra te e lui sta succedendo qualcosa, eh?".

Melanie sbottò in una risata amara, scuotendo il capo delusa. "L’unica cosa che succede è che lui riesce sempre a beccarmi nelle situazioni più imbarazzanti, come ieri sera: è stato lui a scacciare Pix, sai…".

Lily le rivolse un sorriso comprensivo. "Mi dispiace, Mel".

La ragazza alzò le spalle, cercando di mostrarsi indifferente, senza troppo successo. "Pazienza: ormai mi sono rassegnata al fatto che tra noi non ci sarà mai nulla più che un’amicizia un po’ bislacca".

Non era vero e lo sapevano entrambe, ma nessuna delle due insistette. "Tornando all’argomento di prima, cosa vuoi fare con James?".

"Ma perché me lo chiedete tutti?" sbuffò Lily. "Perché non può essere lui a prendere l’iniziativa?".

"Perché lui si è rassegnato, Lily: pensavi che ti avrebbe inseguita per sempre? Ora la palla ce l’hai tu…".

"Ma io non so cosa farci!" sbottò la ragazza. "Non so se voglio stare con lui, se sono pronta a impegnarmi con lui…".

"Cosa provi per lui?" chiese Melanie, cercando di trovare un modo per aiutarla. "La questione si riduce a questo: lo ami o no? E non dirmi di no, perché lo so che è una bugia!".

"Non lo so, non lo so". Lily scuoteva il capo, con aria affranta. "Sono confusa, non so nemmeno io cosa provo per lui: forse lo amo, sì, ma sono anche tanto arrabbiata con lui! Non so cosa fare!".

Melanie le rivolse un sorriso comprensivo, abbracciandola. "Te lo dico io cosa devi fare: butta da parte l’orgoglio e vai a lui, è l’unica cosa da fare…".

Lily si morse il labbro, indecisa. "Forse o forse no. Forse non dovrei mettermi con lui, forse siamo troppo diversi…".

Melanie la guardò esasperata. "Ma ti ascolti quando parli, Lily?".

"Probabilmente no" sospirò la ragazza. "E probabilmente hai ragione tu… Ma ci devo pensare… Andiamo a colazione?".

Melanie si strinse nelle spalle, abbandonando per il momento la lotta: la sua migliore amica era una testona, era improbabile che riuscisse a convincerla subito, avrebbe ritentato in seguito. Se avesse insistito, probabilmente avrebbe solo ottenuto di farla arrabbiare anche con lei. "Se Alice si decide a uscire da quel bagno…" disse, alzando volutamente la voce in modo da farsi sentire dalla diretta interessata.

"Ok, ok, vengo" sbuffò quest’ultima, aprendo la porta e uscendo con una faccia che ricordava molto quella di una banshee incavolata. "Beh, andiamo o no?" sbottò.

Senza nemmeno aspettare risposta si avviò di sotto, presto imitata dalle amiche. "Prepariamoci" mormorò Melanie, attenta a non farsi sentire. "Sarà una lunga giornata…".

Lily annuì, anche se in tutta sincerità Alice in preda alle sue crisi ormonali era l’ultimo dei suoi problemi.

******

Che giornata del cavolo…, pensava Lily quel pomeriggio, mentre tornava in Sala Comune dopo aver invano cercato di studiare in biblioteca: un tentativo assolutamente frustante e inutile, visto che non riusciva a concentrarsi tre secondi senza pensare a qualcosa in qualche modo connessa con James Potter. È mai possibile che perfino quando mi ignora, riesce a rendermi la vita impossibile? Ma che cosa devo fare?

In realtà, c’era una vocina fastidiosa nella sua testa (che ricordava vagamente quella di Melanie) che non aveva fatto altro che ripeterle che cosa fare: mettere da parte l’orgoglio e correre a braccia aperte da James. Una prospettiva che trovava da un lato maledettamente stupenda, dato che ormai negare di essere cotta di lui era assolutamente superfluo, e dall’altro totalmente sbagliata, perché allo stesso modo non poteva negare che il desiderio di strozzarlo sussistesse ancora.

Un bel paradosso, che Lily, dilaniato da emozioni contrastanti, non aveva idea di come risolvere. Se fosse ancora vivo, Freud si ucciderebbe per poter analizzare la mia testa: chissà che cosa ci troverebbe dentro…

Forse nemmeno Freud era capace di venirne a capo, pensò mentre saliva a tre a tre i gradini che conducevano nel suo dormitorio. Sperava ardentemente di trovarlo vuoto, in modo da potersi cacciare sotto la doccia e consumare in santa pace tutta l’acqua calda nella speranza di riuscire a schiarirsi un pochino le idee. In fondo, aveva lasciato Mel e Alice in biblioteca… Purtroppo, si era dimenticata della quarta occupante della stanza. Claire Parker era seduta sul suo letto, batteva impaziente un piede in terra, stringeva tra le mani un foglio di pergamena mezzo accartocciato e sembrava livida di rabbia. Appena la vide, balzò in piedi, incenerendola con lo sguardo.

Oh, per Merlino, che cosa le ho fatto ancora?

"Senti, Parker, qualunque cosa sia, non la voglio sentire: non sono dell’umore giusto per ascoltare…".

"Oh, mi dispiace" chiocciò Claire, grondando sarcasmo. "Ma ascolterai comunque. Che cosa vuol dire questo?".

Le sventolò davanti il foglio spiegazzato che teneva in mano. Lily la guardò con un sopracciglio inarcato. Che la cotta per James avesse finito col fonderle il cervello? "Non ho idea di cosa sia, Parker. Ora se non ti disturba, vorrei farmi una doccia…".

Fece per avviarsi verso il bagno, ma Claire la bloccò afferrandola per il braccio. "Dove credi di andare? Non vai da nessuna parte finché non spieghi questo: era giù su un tavolo in Sala Comune…".

Le buttò praticamente in faccia il pezzo di pergamena, che Lily lisciò perplessa. Il suo stomaco fece un balzo quando lesse il titolo, Matrimonio di Lily e James, che sovrastava un disegno dai tratti decisamente infantili che rappresentava appunto lei e James in procinto di sposarsi. Per un attimo non riuscì a dire nulla, fissando imbambolata l’opera.

"Beh, non dici nulla?" l’aggredì Claire con aria bellicosa.

Lily uscì bruscamente dalla trance in cui era caduta. "Che cosa c’entro io?" domandò stupita. "Non ho mai visto questo disegno in vita mia…".

"Non mentire Evans: quella è la tua calligrafia, l’ho riconosciuta, sai…".

Lily sbatté gli occhi un paio di volte, prima di rivolgere di nuovo l’attenzione al titolo, scritto ordinatamente e in deciso contrasto con la raffigurazione, a cui fino a quel momento aveva prestato tutta la sua attenzione. In effetti, doveva ammettere che quella grafia assomigliava molto alla sua, anche se non lo era di sicuro… Osservandola ora più attentamente, non ebbe difficoltà a identificarla: era quella di Remus, si erano scambiati gli appunti abbastanza volte perché potesse andare a colpo sicuro. E siccome dubitava seriamente che Remus si mettesse a fare disegni del genere, non era difficile risalire all’autore, o meglio l’autrice dell’opera: Dora.

Quasi le venne da ridere: come sempre la Parker si stava facendo una tempesta in un bicchiere d’acqua.

"Non è mia questa grafia, Parker" protestò. "E nemmeno il disegno: è di Dora, la cuginetta di Black…".

"Quella mocciosa?" sbraitò Claire con una smorfia. "E perché si è messa a fare una roba del genere? Che cavolo le hai detto per indurla a fare una cosa del genere?".

"Ma perché deve essere per forza colpa mia, Parker?" sbottò Lily in tono irritato. "Dora ha passato molto più tempo con i Malandrini che con me…".

"E tu vuoi farmi credere di non c’entrare nulla? Di’ la verità: ti fa piacere!".

"Piacere?" ripeté Lily, incredula. "Tu sei fuori di testa! Perché dovrebbe farmi piacere?".

"Perché a te piace James, no? Scommetto che aspetti solo il momento giusto per prendertelo!".

"James non è una tua proprietà, Parker! Non è nemmeno il tuo fidanzato: che diritto hai di prendertela così per un disegno senza importanza fatto da una bambina di quattro anni?".

Subito dopo, riconsiderò le parole che aveva appena detto. Perfino Dora sembrava complottare per spingerla verso James! No, era più corretto dire che perfino Dora aveva capito prima di lei cosa dovesse fare: quella bambina ne sapeva una più del diavolo, non a caso era parente di Sirius Black!

Guardò di nuovo il disegno, indugiando sulla mano di James stretta in quella del suo corrispondente cartaceo. I suoi pensieri si smarrirono alcuni istanti nel ricordo del bacio che si erano scambiati, a quanto fosse stato bello e perfetto, malgrado James fosse ubriaco perso. Per due giorni era stata talmente decisa a non rivolgergli più la parola che aveva dimenticato quanto avrebbe voluto farlo di nuovo. All’improvviso si chiese quale fosse la ragione di tutti i dubbi che l’avevano attanagliata fino a poco prima: lei voleva stare con James, non c’era niente di più importante di questo, voleva stare con James, stargli vicino, baciarlo, magari sposarlo un giorno, perché no… E allora perché stava ancora lì? Aveva aspettato anche troppo. Sono proprio un’idiota, si disse. Come facevo a non vedere proprio quello che avevo davanti agli occhi? E dire che me l’hanno detto in tutte le salse Mel, Remus, Alice… Che stupida sono stata!

Era vagamente consapevole che Claire la stava ancora guardando con occhi di fuoco e moriva dalla voglia di gridarle dietro qualche altro insulto, ma non aveva la minima importanza: la Parker poteva anche impiccarsi, per quel che la riguardava, le doveva trovare James e sistemare tutto prima che fosse troppo tardi.

"Scusa, devo andare" disse, andando verso la porta.

"Aspetta un po’, non ho finito con te…" strepitò Claire, cercando di trattenerla per il braccio.

"Lasciami stare, Parker" sibilò Lily a denti stretti, divincolandosi. "Ho di meglio da fare che ascoltare i tuoi vaneggiamenti!".

Detto questo si voltò e uscì, lasciandola a fissare la porta con sguardo omicida. Fece di corsa le scale e salì fino alla stanza dei Malandrini. Bussò ripetutamente, il disegno di Dora ancora in pugno, finché Sirius Black non venne ad aprirle.

"Evans!" la salutò, lasciando trapelare tutta la sorpresa nel vederla lì. "Che cosa vuoi?" aggiunse poi, in tono ostile. Non aveva già fatto abbastanza guai: cos’altro voleva ancora?

"Ciao, Black" disse lei, senza nemmeno curarsi dell’espressione del ragazzo. "C’è James?".

"No, è in punizione con la McGranitt" le comunicò Sirius, occhieggiandola a metà tra il sospetto e il curioso. "Perché? Che cosa vuoi da lui ancora?".

"Non posso dirlo a te" sbuffò lei, cercando di vedere oltre la sua spalla: magari le aveva mentito e in realtà James era nella camera.

Sirius capì cosa volesse fare e si fece da parte, spalancando completamente la porta. "Se ci tieni, puoi anche entrare: James è davvero in punizione dalla McGranitt, dovrebbe tornare tra poco…".

Lily sbirciò dentro, constatando con un certo sollievo che la stanza aveva di nuovo assunto un aspetto umano, nei limiti del possibile: c’era ancora una notevole dose di immondizia e ciarpame vario sparso sul pavimento, soprattutto carte di Cioccorane e vestiti. Almeno all’apparenza, Sirius era solo.

"Se vuoi, puoi anche aspettare…" disse il ragazzo, anche se la sua faccia suggeriva tutto il contrario.

"No, grazie". Lily non poteva aspettare un altro minuto: ne aveva sprecati anche troppi fino a quel momento. "Penso che andrò a cercarlo. Se torna, puoi dirgli che lo sto cercando, per favore? È molto importante…".

"Se proprio ci tieni" sbuffò Sirius. "Basta che mi garantisci che non sia per urlargli di nuovo contro".

Lily scosse il capo, sorridendo. "No, non voglio urlargli contro… Grazie, Sirius".

Detto questo, lasciò il dormitorio. Poco dopo stava sorpassando il ritratto della Signora Grassa e si avviava lungo il corridoio, diretta verso l’ufficio della professoressa McGranitt, sperando ardentemente che James facesse quella stessa strada. Perché il castello doveva essere così grande: se dovevi cercare una persona, era come il proverbiale ago nel pagliaio.

Ma quel giorno la fortuna aveva deciso di sorriderle: stava svoltando un angolo e quasi non finì addosso proprio a James, che arrivava dalla direzione opposta con aria depressa.

"James! Ti stavo cercando…" esclamò Lily, sollevata. L’aveva trovato! E adesso? Per un attimo si bloccò, indecisa su come comportarsi, su cosa dire: come faceva a spiegargli tutto quello che le era successo nell’ultima mezz’ora se non lo capiva completamente nemmeno lei?

"Lily" la salutò il ragazzo, sorpreso. E adesso perché gli stava parlando? "Che cosa…".

La ragazza si avvicinò, facendogli cenno di tacere. "Sssst, non parlare…" gli sussurrò. Ora sapeva cosa doveva fare.

"Perché?".

Lily gli sorrise. "Perché se lo fai, dirai sicuramente qualcosa che mi farà cambiare idea… E io non voglio cambiare idea…".

Il cuore di James prese a battere più forte: non capiva dove Lily volesse andare a parare, ma quel discorso non gli dispiaceva. "Di cosa stai…".

Fu a quel punto che Lily gli prese il volto tra le mani, avvicinandolo al suo e attirandolo in un bacio timido, ma pieno di desiderio.

Per diversi lunghi secondi, James rimase talmente tramortito dalla sorpresa che non riuscì a fare nulla, tranne starsene impalato sul posto ad occhi sbarrati. Si riprese nel momento in cui sentì Lily allontanarsi, quando il suo cervello riuscì finalmente a connettere con quello che stava accadendo e comprese di non desiderare altro che prolungare quel contatto il più possibile.

Così attirò a sé la ragazza, deciso a impedirle di andarsene, ricambiando il bacio con passione. Quasi si aspettava che Lily lo respingesse, ma non avvenne: lei anzi rispose con altrettanto slancio. Si interruppero solo quando la mancanza di ossigeno si fece impellente.

James cercò gli occhi di Lily, splendenti di felicità, non osando lasciarla andare per paura che svanisse nel nulla. "Non sto sognando, vero?" mormorò.

Il sorriso di Lily fu una risposta più che sufficiente. "No, non stai sognando: mi hai presa, Potter!".

A James non serviva altro: l’abbracciò forte, con l’impressione di galleggiare a tre metri da terra, incurante degli sguardi stupiti degli altri studenti. In quel momento, in quel corridoio c’era soltanto Lily, la sua Lily… E sarebbe rimasta sua per sempre!

The 7 things I like about you!
Your hair, your eyes, your old Levi's
When we kiss I'm hypnotized
You make me laugh, you make me cry
But I guess that's both I'll have to buy
Your hands in mine
When we're intertwined, everything's alright
I wanna be with the one I know
And the 7th thing I like most that you do
You make me love you, you do(*)

(*) Miley Cyrus, 7 Things, dall’album Breakout
PICCOLO DISCLAIMER: gli Oompa Loompa, ovviamente, non sono di mia invenzione, ma di Roald Dahl e sono qui usati senza fini di lucro.

LYRAPOTTER’S CORNER

Eccomi qua, in ritardo come al solito, ma stavolta ho una buona scusa: il mio nuovissimo portatile, regalo dei miei per la maturità (credo di avere i genitori migliori del mondo), ha deciso di impallarsi al quarto giorno. Non riuscivo (e non riesco tutt’ora) a far funzionare Word, sono diventata matta per giorni (anche perché stavo andando in crisi d’astinenza da scrittura) e sono stata molto tentata di buttarlo giù dalla finestra. E ovviamente indovinate dove stava il capitolo nuovo che avete appena letto? Alla fine per bypassare il problema, mi sono auto inviata una mail con il mio documento in allegato e mi sono trasferita sul computer di casa. Adesso ho imparato la lezione, d’ora in poi salvo tutto su chiavetta, in modo da poter usare un computer qualunque e pace! Vabbè, alla fine ce l’ho fatta, anche se senza tutto questo teatrino avrei aggiornato giorni fa!

E ce l’hanno fatto anche Lily e James, siete contenti? Spero di sì, per quanto riguarda il resto, vi lascio con Sirius completamente nel pallone (tanto lo sapevamo che era lento, no?) e Remus e Dora che fanno comunella, intenti a tessere piani malvagi.

Gli Oompa Loompa li ho citati perché pensavo, visto che Lily è Figlia di Babbani, potesse aver letto La Fabbrica di Cioccolato. Invece, l’Incantesimo che Sirius scaglia su Pix l’ho rubato dal terzo libro: Remus lo scaglia appunto su Pix prima della lezione sul Molliccio. Siccome, come Incantesimo mi pareva insolito per il buon professore, mi sembrava giusto immaginare che l’avesse imparato dai suoi più scalmanati compagni.

Per quel che riguarda la canzone, ho pensato di inserirla perché per me si adatta molto bene alla situazione di Lily e James: se volete un consiglio, ascoltatela, è molto bella!

E ora la parte che mi piace di più, ovvero ringraziamenti, ringraziamenti, ringraziamenti:

silverine85, mamma mia, quante cose tutte insieme! Grazie infinite per i tuoi complimenti, sono davvero felice che la mia storia di piaccia e che ti facciano tanto ridere le mie scenette, ci credi che molte le improvviso sul momento? Grazie ancora, spero che continuerai a leggere e recensire!

terry93, dopo un lungo capitolo di seghe mentali, Lily è riuscita finalmente a capire cosa prova per James e le cose sono andate a posto da solo: spero che la loro riappacificazione ti sia piaciuta!

LadyMorgan, my preciousssssss!!!!!!! Scusa, lo spirito di Gollum mi ha posseduto per alcuni istanti… Allora, tesssora, che te ne pare di questo? Ho lasciato Sirius immerso nei suoi dubbi, ma non preoccuparti, ci penserò io dargli una svegliata: mi sono già procurata le armi adatte (Remus e Dora, ovviamente!), ora mi serve solo l’occasione (arriverà presto, non temere). Melanie e tornata in tutto il suo splendore… Per quanto riguarda la pantegana, fidati nulla mi renderebbe più felice che ucciderla personalmente, sfortunatamente la mia coscienza mi ricorda costantemente che la sua presenza di comparsa e necessaria se non voglio sforare nel what if (sto progettando di presentarle lo zio Tom, tanto per vedere cosa succede). E parlando di zio Tom, in questi giorni l’ho visto abbastanza inquieto: ho provato a spiegargli che non era colpa mia, ma è difficile essere ragionevoli con un bazooka davanti alla faccia. Spero che adesso si calmi un pochino XDXDXD

malandrina4ever, fidati non sei l’unica che sarebbe volentieri zittita così da Sirius!!!!!!! Ma Remus non può certo pensarla allo stesso modo, visto che questa storia non ha risvolti slash di nessun genere! E non preoccuparti, come puoi vedere il segreto dei Malandrini è al sicuro.

Iva27, anche poco va bene, è sempre un piacere leggere i commenti, anche se brevi… Mi sa che dovrò mettere su un fan club di Sirius, lo amate tutte!!!!!!!

Alohomora, grazie infinite per i complimenti, ovviamente. Spero che il nuovo capitolo sia stato di tuo gradimento, è stato abbastanza denso anche questo. Mentre scrivevo il pezzo del bacio, ridevo perfino io, immaginandomi la faccia di Remus!

_Mary, di’ a tua mamma di non preoccuparsi, eh, non vorrei mai che li chiamasse per te gli ometti del manicomio XD Credo che Remus abbia preso in seria considerazione l’idea di seppellirsi al terzo anno, ma come hai giustamente detto tu, da fiero Grifondoro ha affrontato la vergogna e poi li ha ridotti al silenzio! E hai ragione, Sirius è Sirius e non lo amiamo per questo (forse Remus un po’ meno, ma pazienza!). Felice di farti ridere, le risate fanno bene alla salute! A presto.

hermy101, il tuo commento mi ha fatto molto piacere: sapere di riuscire a rendere bene tutte le situazioni è molto importante per me, come scrittrice. Spero che anche questo capitolo si stato di tuo gradimento!!!!!

evelyn_cla, questo capitolo ha riscosso davvero tanto successo, visto che lo considerate tutti il migliore! Coccolo lo faranno santo molto presto, io credo, per riuscire ancora a sopportare quei due!

Julia Weasley, capita anche a me, sai, di leggere una storia e poi dimenticarmi tutto quello che volevo dire nella recensione! Lily l’ha perdonato, l’ha perdonato, altrimenti Harry da dove veniva fuori? Il bacio di Sirius è stato probabilmente una delle mie idee migliori, considerato il successo che ha avuto, ma devo ammettere che sì, solo dopo un giorno passato a studiare matematica poteva venirmi in mente: fortuna che di quell’orrida materia me ne sono liberata! Il bacio con Mel arriverà presto, promesso!

E ovviamente, least but not last, grazie a Laura, che mi ha fatto capire le potenzialità di quella canzone e oggi ho fatto arrabbiare perché le ho sequestrato il computer, sperando che con questo capitolo mi guadagni il perdono!

Bon, con questo ho detto tutto, vi lascio prima di diventare troppo noiosa, a presto (mi auguro), bacibaci!!!!!!!!!

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Capitolo 17
*** Capitolo XVI ***


BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO XVI

Un’espressione di pura beatitudine faceva bella mostra di sé sulla faccia di James Potter, mentre un indefinibile lasso di tempo più tardi (potevano essere ore come minuti come giorni, James non aveva assolutamente idea di quanto tempo lui e Lily fossero stati abbracciati in quel corridoio) saliva le scale a chiocciola diretto al suo dormitorio.

Aveva l’impressione di galleggiare a tra metri da terra tanto si sentiva stupidamente felice… E gli sembrava che il mondo intero fosse partecipe di quella sua felicità: gli sembrava tutto assurdamente bello, perfino l’occhiata di sbieco che gli aveva rivolto la Signora Grassa quando era entrato gli era sembrata la cosa più splendida che avesse mai visto… Dopo la sua Lily, ovvio! Che bel suono che avevano quelle parole: la sua Lily, la sua Lily, la sua Lily!

Ogni volta che ripensava al fatto che si erano baciati, baciati sul serio stavolta, senza whisky o altro a far da intermediario, aveva l’impressione che il cuore gli sarebbe esploso fuori dal petto per la felicità oppure che sarebbe schizzato verso il cielo, diventando il primo uomo volante senza scopa della storia!

Come era possibile che solo poche ore prima si fosse sentito l’ultimo uomo sul pianeta? Che la terra gli fosse sembrata un luogo oscuro, triste e tenebroso? Lui era l’uomo più fortunato del mondo, il quale in quel momento ai suoi occhi istupiditi dall’amore ricordava molto il paese delle fiabe partorito dalla fantasia di una bambina di quattro anni, in altre parole il luogo più bello dell’intero universo!

Ora aveva un senso perché Dora fosse sempre perennemente, immancabilmente contenta: probabilmente lei viveva costantemente in quella sottospecie di paese dello zucchero filato in cui James era appena approdato.

Sì, lui era davvero l’uomo più fortunato del mondo, perché Lily Evans, detta altresì la donna più bella del pianeta, l’aveva appena baciato ed era diventata la sua fidanzata, oltre che praticamente la futura signora Potter, perché James non aveva la minima intenzione di lasciarla andare, ora che aveva scoperto quanto fosse bello stringerla tra le braccia e parlare senza rischiare di finire defenestrato. Era la sua Lily…

James lanciò un lungo sospiro beato: si erano lasciati da neanche cinque minuti per andare nei rispettivi dormitori e già gli mancava. Non vedeva l’ora di rivederla e soltanto una microscopica parte del suo cervello (quella più cinica che spesso e volentieri aveva la voce di Sirius) si rendeva conto di quanto fosse ridicolo in quel momento: non gliene fregava nulla di sembrare o essere ridicolo, era talmente felice da sentirsi superiore a tutto questo. Il suo unico problema, in realtà, era il mal di stomaco dovuto all’indigestione da cioccolata, che l’aveva colpito nell’esatto istante in cui era uscito dalla depressione (cioè quando si era accertato che il bacio di Lily non era soltanto l’ennesimo tiro mancino della sia fantasia sfrenata), ma anche quello era un problema assolutamente trascurabile alla luce della felicità che lo pervadeva in quel momento!

Lui, la sua felicità e la sua espressione incantata fecero il loro trionfale ingresso nel dormitorio dei malandrini per annunciare a tutti la lieta novella… Peccato che non ci fosse nessuno a cui fare il gioioso annuncio, visto che la stanza era miseramente vuota. Gli amici, non ci sono mai quando ti servono!

Non aveva neanche finito di pensarlo che Sirius comparve dal bagno. "Ah, eccoti finalmente" lo salutò, sollevato nel vedere che il suo migliore amico non era andato a impiccarsi al Platano Picchiatore. "Cominciavo a preoccuparmi… Senti, la Evans ti stava…".

Non riuscì a completare la frase perché in quello stesso istante James gli saltò praticamente al collo, rischiando di strozzarlo.

"James, che piffero stai facendo?!" strillò il ragazzo, cercando di mantenere l’equilibrio compromesso dallo slancio dell’altro.

"Padfoot!" trillò James. "La vita è meravigliosa! Il mondo è meraviglioso! Lily è meravigliosa! Tutto è meraviglioso! Perfino tu sei meraviglioso!".

Detto questo, gli scoccò un bacio sulla guancia. "Ti voglio bene" aggiunse, prima di staccarsi e lasciarsi cadere sul letto, con espressione beota.

Sirius lo guardò allucinato. Che ne era stato del suo fino a poco prima depresso-a-un-passo-dal-suicidio migliore amico? E chi l’aveva sostituito con quella sottospecie di squittente mostriciattolo?

"James, ma che ti sei drogato?" domandò, spaventato da quel repentino cambiamento. Per diana, l’aveva pure baciato, chiunque al suo posto sarebbe stato spaventato.

James dal canto suo lo guardò senza capire il motivo di tanta perplessità. "Drogato? Chi, io? Scherzi? Sono soltanto l’uomo più felice di questo vasto, meraviglioso mondo!".

"Prongs, fino a due ore fa, il mondo ti sembrava una triste landa desolata ed eri a un passo dal buttarti giù dalla torre più alta. Di’ la verità… cosa ti sei fumato? Qualcosa di pesante senza dubbio!".

James si tirò a sedere, appoggiandosi sui gomiti, stupito dallo stupore dell’amico. "Ma che cosa stai dicendo?".

"Tu cosa stai dicendo?" ribatté Sirius, che ormai non ci capiva davvero più nulla. "Si può sapere che ti è successo? Un’ora fa eri tutto ‘la mia vita fa schifo, nessuno mi vuole bene a questo mondo’ e adesso sembri uscito da una di quelle pubblicità babbane dei cereali, dove tutti sorridono, sono felici e ogni cosa via a meraviglia… Cos’è, hai preso una botta in testa e ti sei finalmente disinnamorato della Evans?".

Al che, James comprese finalmente quale fosse il problema e perché il suo amico fosse tanto sconcertato: ovvio, non gli aveva ancora comunicato la bellissima novità!

Così si alzò in piedi e andò ad circondare l’amico per le spalle, continuando a sorridere. "Ah, Padfoot, Padfoot, Padfoot" sospirò, con aria da uomo vissuto. "Tu non puoi nemmeno immaginare la cosa meravigliosa che mi è successa poco fa".

"Oh, Prongs, Prongs, Prongs" ripeté Sirius, sempre più irritato, facendogli il verso. "Tu non puoi nemmeno immaginare cosa ti succederà se dici ‘meraviglioso’ un’altra volta e non mi spieghi cosa è successo!".

"Ma perché sei così arrabbiato, Sirius?" fece James, sentendosi quasi offeso da tanta ostilità. "Io cerco di condividere con te il momento più magico della mia esistenza e tu mi aggredisci così?".

Sirius sbuffò: quel James tutto zucchero e miele cominciava a irritarlo su serio, era quasi meglio in versione ‘vedova in lutto’. Prese un respiro profondo, poi disse, sforzandosi di sorridere: "Ok, scusa. Ora me lo dici che è successo sì o no?".

"Ah, sapessi, Padfoot" sospirò James, fissando estatico la parete davanti a lui, mentre il ricordo del bacio lo invadeva. "Non mi è mai successa una cosa più bella in tutta la mia breve e finora miserabile vita… È quasi troppo bello da descrivere a parole, non so nemmeno da che parte cominciare…".

Ok, ma allora lo stava facendo apposta per farlo incavolare: Sirius aveva sempre detestato i giri di parole e James sembrava intenzionato ad andare avanti su quella linea ancora per ore. Va bene, era una cosa meravigliosa, bellissima, l’aveva capito, ma cosa era meraviglioso, bellissimo, ecc…

"James, dimmelo e basta, porco Merlino!" esplose, con una vena che pulsava sinistra a un angolo della tempia. Poi davanti alla sua faccia da cerbiatto ferito, preferì rimoderare i toni e riprese, in un tono più pacato e carezzevole che sapeva tanto di presa per i fondelli (non che James se ne preoccupasse, ben inteso): "Volevo dire, per favore James, potresti dirmi, se non ti è di troppo disturbo, ovviamente, che cosa diavolo ti è successo di così bello, meraviglioso, ecc?". Altrimenti, giuro che ti strozzo!

"Ok, ok, te lo dico" lo calmò James, avvertendo il pericolo: perfino lui poteva permettersi di tirare la corda con Sirius solo fino a un certo punto. "Lily e io… Pausa drammatica che aumentare la tensione".

"James, se non me lo dici entro tre secondi, te la do io la pausa drammatica!".

"Ci siamo baciati!" annunciò il ragazzo, gonfiando il petto come un pavone. "Ci siamo baciati e ora stiamo insieme e Padfoot, questo è in assoluto il giorno più bello della mia vita!".

Lo disse con una tale faccia, da bambino davanti al barattolo di marmellata, con gli occhi che brillavano in una maniera, che Sirius non riuscì davvero a restare arrabbiato con lui e si raddolcì all’istante, sorridendo. "Vi siete baciati?" ripeté, incredulo. "E ora state insieme?".

"Beh, non l’abbiamo deciso in modo ufficiale, ma praticamente sì: Padfoot, non sono mai stato così felice in tutta la mia vita!". E lo stritolò di nuovo in un abbraccio che per poco non gli staccò la testa dal collo.

"Ok, anche le pareti l’hanno capito, Prongs: sei felice" borbottò Sirius, cercando di scollarselo di dosso. "Ora lasciami andare prima che vada in deficit da ossigeno".

James ubbidì, mollandolo di botto e facendolo quasi cadere. "Oh, Sirius non poi nemmeno immaginare… E adesso perché mi guardi con quella faccia?".

In effetti, il giovane Black lo fissava come se stesse pensando a quanto lontano sarebbe schizzato il sangue quando gli avesse staccato la testa (paragone non del tutto lontani dalla realtà), quando disse a denti stretti: "James, se vuoi metterti a decantare le virtù della tua nuovo fidanzata, aspetta che arrivi Remus, perché se ripeti un’altra volta una frase a caso tra ‘non sono mai stato più felice’, ‘non puoi capire’, ‘la vita è meravigliosa’ et similia, giuro che ti faccio del male!".

James abbassò la testa con aria contrita: "Ok, scusa, la pianto. Però te lo posso dire che cosa è successo?".

Sirius si sentì cadere le braccia: Merlino santo, quel nuovo James fidanzato era peggio del James innamorato senza speranza. "James, è da quando sei tornato che cerco di farmi dire che cosa è successo! Io sono rimasto alla Evans che ti veniva ha cercare qui…".

I due si sedettero comodamente per terra, mentre James si lanciava finalmente in un discorso che a Sirius parve sensato, raccontandogli di come, dopo essere stato in punizione dalla McGranitt, si era visto venire incontro Lily e tutto quello che ne era successo dopo.

"… E poi, siamo tornato qui, tenendoci per mano, ci siamo separati e io sono venuto qua a raccontarti tutto" concluse James.

Sirius annuì. "Beh, ci hai messo sei anni e mezzo, ma a quanto pare alla fine la perseveranza ti ha premiato…".

"Già, mi sembra ancora impossibile" sospirò James, rischiando di perdersi per l’ennesima volta nel suo piccolo paradiso personale. "Comunque" continuò, ricomponendosi subito allo sguardo infuocato dell’amico, "chissà che cosa le ha fatto cambiare idea".

"Ma non glielo hai chiesto?" fece Sirius, stupito e anche un po’ deluso. "Io sarebbe stata la prima cosa che avrei voluto sapere, considerato che l’altro giorno praticamente ti aveva giurato odio eterno".

"Beh, sai non è capitato" spiegò James. "Probabilmente ero troppo meravigliato per pensare a chiederglielo… Padfoot, ma ti rendi conto: mi sono messo con Lily Evans! Con la Evans! Sai cosa significa?".

"Eccome se lo so" annuì Sirius con aria seria. "Significa che non mi sveglierai più nel cuore della notte ubriaco fradicio frignando che, cito testualmente, ‘la Evans ti considera un patetico e strisciante Vermicolo’!".

James gli rivolse un’occhiata offesa. "È successo solo una volta!" protestò. "Sono stanco che continui a rinfacciarmi quella storia: è stato come minimo tre anni fa, se non di più!".

"Ottobre del quarto anno" precisò Sirius. "E poi lo sai che sono bravo a legarmele al dito certe cose… Tu non hai la minima idea di cosa abbia voluto dire per me, Remus e Peter sopportarti per tutti questi anni!".

"Sono stato tanto insopportabile?". Nel volto di James si leggeva chiaramente un certo stupore.

"A volte" fu la risposta. "Remus non te lo direbbe mai perché è troppo buono, ma ha volte siamo stati a tanto così dallo soffocarti nel sonno! Ora finalmente è finita!".

"Ok, ti chiedo perdono. Quando sarai innamorato capirai cosa ho passato" commentò James, con aria sicura.

Sirius gli scoppiò a ridere in faccia, sguaiatamente e molto a lungo. "Prongs, te lo ricordi con chi stai parlando, vero? Sirius Orion Black, il tuo migliore amico, quello geneticamente incapace di impegnarsi o intessere una qualsivoglia relazione seria… Io non sono programmato per l’amore, quel gene si è perso per strada una decina di generazioni fa!".

James alzò le spalle, squadrando l’amico. "Bah, per me esiste da qualche parte la ragazza capace di farti girare la testa, sai, girare sul serio…".

"Non credo proprio" dichiarò Sirius, scuotendo con decisione il capo.

"Io dico di sì invece" ribadì con altrettanta convinzione James. "E se ti conosco come ti conosco, saresti pure capace di innamorarti di qualcuno così improvvisamente da non accorgertene nemmeno! E così perdutamente da non vedere più nessun’altra donna per il resto della tua vita".

"Tu stai delirando" sbuffò Sirius. "In questo momento sei talmente preso dalla tua bella da vedere cuoricini pulsanti dappertutto!".

"Lily non c’entra nulla" protestò il ragazzo. "Io sono convinto che ti accadrà una cosa del genere: l’amore ti colpisce quando meno te lo aspetti…".

"Sì, e di solito ti fa pure male!" concluse Sirius per lui, ridacchiando. "Davvero, James, stai parlando a vanvera: questi discorsi di filosofia spicciola li dovresti fare con Remus, mica con me…".

"Naaaah, tu e Remus siete diversi come l’acqua e l’olio: tu sei fin troppo espansivo, Moony invece è un represso patologico… Credo che non l’abbia mai detto nemmeno a noi un "ti voglio bene", figurati se sarebbe capace di dire un "ti amo" a qualcuno: lui farà la fine di quello innamorato perso, perfettamente consapevole di esserlo e talmente terrorizzato da questo da rischiare di farsi scappare la sua bella, chiunque essa sarà".

"Però, che bella prospettiva. E dimmi, saggio e mistico indovino, quale futuro si prospetta per me, invece?" lo prese in giro Sirius.

James gli tirò una sberla. "Sfotti, sfotti, Padfoot, ma te l’ho già detto: tu ti innamorerai presto o tardi, in modo così fulmineo che nemmeno te ne accorgerai e così perdutamente che non esiterà più nessun’altra per te!".

Sirius gli diede una spintarella scherzosa. "Non mi stupisce che fossi una schiappa in Divinazione, Prongs: il tuo Occhio Interiore è perfino più guercio del tuo occhio fisico!".

James gonfiò il petto come un galletto indispettito. "Staremo a vedere" dichiarò, puntandogli contro il dito con fare ammonitore e assumendo un tono profetico. "L’ira degli dei si abbatterà sul tuo testone vuoto per non aver dato ascolto alle sagge parole di Prongs l’Indovino".

Subito dopo dovette abbassarsi per evitare la scarpa che Sirius gli tirò contro. "Se proprio devi predire qualcosa, indovino" lo canzonò, calcando sull’ultima parola, "fa qualcosa di utile e predici che tempo farà domani".

James chiuse gli occhi, corrugando la fronte come se si stesse concentrando profondamente su qualcosa. "Sento qualcosa…".

"Sì, anch’io: il tuo cervello che brucia! O forse qualcosa dalla parte posteriore…".

James fece come se non l’avesse sentito e dopo qualche altro secondi di intensa meditazione, annunciò: "Domani, figliolo, nevicherà tutto il giorno oppure sarà sereno, con una punta di vento, ma anche no e schiarite in serata, ma anche qualche annuvolamento!".

Sirius scoppiò a ridere, battendogli le mani. "Complimenti, Prongs, davvero una grande predizione, fin qui ci potevo arrivare anche da solo… Lasciatelo dire, come indovino non vali niente, meglio se ti ritiri".

James, dopo un lungo minuto di riflessione, annuì. "Probabilmente hai ragione… E poi, sai, è stressante la vita del veggente: vedere sempre cosa ti succederà prima che succeda, eccetera, eccetera… Molto meglio una vita nella beata ignoranza".

"Bentornato nel mondo dei comuni mortali" lo accolse allora Sirius. "Abbiamo pure le spille, se vuoi: non vedo il futuro e ne vado fiero!".

Scoppiarono a ridere entrambi, poi James tornò serio e disse: "Comunque, sulla storia dell’amore parlavo davvero, sai… Sicuro che non ci sia niente di strano all’orizzonte? Dopo il fallito appuntamento con la Sanders non è più successo nulla e non è da te portare un periodo di lutto…".

Sirius non rispose subito, cercando di trovare una risposta che suonasse coerente. Quella che diceva James era vero: i periodi di lutto non erano da lui e considerato che ormai con Janet era tutto finito (oddio, non è che fosse mai cominciata, a dirla tutta!), era parecchio inconsueto che non avesse puntato la sua attenzione su qualcun’altra. La cosa davvero strana era che non ne aveva nemmeno voglia: era forse la prima volta in vita sua che gli capitava una cosa del genere! E non sapeva come spiegarselo… Anche se a dir la verità, era da quando aveva avuto quella sconcertante conversazione con Remus il giorno prima che non si toglieva Melanie dalla testa…

Ma si guardava bene dal dirlo a James: tutto gasato com’era, si sarebbe messo in testa che si era innamorato di Melanie Griffith! E lui NON era innamorato di Melanie griffith, nella maniera più assoluta: era Sirius Black, per Morgana! Non sapeva nemmeno dove stava di casa l’amore…

Ma ovviamente, questo non impediva all’Amore di sapere esattamente dove stava di casa lui, anzi tutto sommato gli rendeva il compito perfino più semplice, rendendo il ragazzo inerme ai suoi attacchi a tradimento. Ma Sirius era ancora ingenuamente inconsapevole di quanto l’amore colpisse in modo meschino e inaspettato e di quanto James avesse ragione, nel dire che quando si fosse innamorato davvero non se ne sarebbe nemmeno accorto, cieco davanti all’evidenza… Fortuna per lui e soprattutto per la povera Melanie, che il destino aveva già le carte in mano, coadiuvato dalle due più bizzarre fate madrine che si fossero mai viste a memoria d’uomo!

A cavare Sirius dall’impaccio di trovare una risposta per James, in trepidante attesa, ci pensò il provvidenziale arrivò di Remus, che entrò nella stanza alzando le mani ed esordendo con un abbastanza inquietante e soprattutto insolito sulle sue labbra: "Qualunque cosa succeda, sappi, Sirius, che non è colpa mia…".

Il diretto interessato lo guardò storto e perplesso insieme, mentre un campanello d’allarme gli suonava in testa: dov’era finita Dora? "Moony, che succede? Dov’è il piccolo mostro?".

Prima di poter rispondere, Remus si trovò all’improvviso artigliato da James, subitaneamente rientrato in fase "vedo il mondo con gli occhiali rosa", ansioso di condividere con un altro amico la sua felicità. "Remus!" trillò, stringendolo al collo e rischiando di staccargli la testa. "Tu non hai la minima idea della cosa bellissima che mi è appena capitata!".

"James, mi stai strangolando!" protestò Remus, mentre l’amico lo strascinava da un capo all’altro della camera saltellando come un grillo. "Che cavolo ti prende?".

"Oh, scusami, Moony" disse James, mollandogli il collo e nondimeno continuando a saltare su e giù tenendolo per le spalle. "Ma non mi sono mai sentito più felice in vita mia!".

"Ma che, ti sei drogato?" domandò Remus, fissandolo inquisitore, salticchiando a sua volta per evitare che James gli distruggesse le clavicole.

Sirius rise, scuotendo il capo. "Sai, io gli ho chiesto esattamente la stessa cosa quando è arrivato in quelle stesse condizioni, solo con una faccia meno cattiva".

"Ok, non ti sei drogato, allora che ti è successo di tanto meraviglioso?".

"Una cosa bellisssssima, Remus" dichiarò James. "La cosa più bella di tutta la mia vita…".

"Oh, Merlino santissimo!" sbuffò Sirius, capendo che James di quel passo non ci sarebbe mai arrivato. "Lui e Lily si sono baciati" annunciò perciò, prendendo la situazione in mano. "E adesso stanno ufficiosamente insieme".

"Ehi, ci stavo arrivando!" protestò il diretto interessato, sgonfiandosi come un palloncino.

"Sì, l’anno prossimo. Piantala di saltare o finirai con il romperlo… Guarda che mica ce ne danno un altro dopo: sono fuori commercio da un pezzo!".

Remus lo guardò storto, mentre James smetteva di saltare. "Ma che sono, un accessorio?".

"No, sei più simile a un bambolotto petulante, in verità!"

Il licantropo alzò gli occhi al cielo, rinunciando perfino a obiettare. Oltretutto, gli mancava il fiato, dopo che James l’aveva fatto saltare su e giù per cinque minuti buoni. "Tu e Lily vi siete baciati?!" esclamò invece, ricordando il causa dell’eccitazione di James.

"Sì, sì, sì! Moony, sono ufficialmente l’uomo più felice di questo mondo!" dichiarò, prima di stritolarlo in un abbraccio mozzafiato.

"Sì, sono felice anch’io per te" esalò Remus, dandogli qualche pacca sulla spalla. "Ora lasciami".

Sirius gli guardò con un sorriso divertito. Ora è il tuo turno, RemRem… Ma perché aveva la netta impressione che mancasse qualcosa? C’era una nota stonata in quel quadretto… "Moony, ma che ne hai fatto di Dora?" domandò all’improvviso, realizzando la mancanza della cuginetta.

James lasciò andare Remus, notando solo in quel momento l’eppur vistosa assenza della bambina: almeno stavolta non era colpa sua…

Remus invece si adombrò all’istante. "Ah, già, Dora… Sirius, c’è una cosa che ti devo dire: oggi, siamo andati a prendere il the da Hagrid… ".

The? Hagrid? Dora sparita? Tutta una serie di inquietante possibilità attraversò la mente di Sirius in pochi secondi… Non era possibile, quella bambina era riuscita a farla pure a Remus, mister responsabilità!

In meno di un secondo, Sirius era balzato in piedi e aveva afferrato l’amico per la camicia. "Non è possibile, non mi posso fidare nemmeno di te? Che cosa successo a Dora? È scappata di nuovo? Si è sentita male? Thor se l’è mangiata? Oppure la cucina di Hagrid alla fine ha ucciso qualcuno?". Lo scrollò come un peluche, vedendo che non rispondeva. "Per le dorate chiappe di Gargantua, Remus, parla: che cosa è successo a…".

"Remus, posso entrare?".

Sirius si bloccò, riconoscendo la voce della cugina, provenire fuori della porta. "Cos’è, vuoi farmi venire un infarto, Remus?" borbottò, allentando la presa senza però mollarlo. "Questi scherzi non sono divertenti. Sì, vieni Dora!".

"No, Sirius, io…" cercò di intervenire Remus, ma troppo tardi.

Dora entrò. A prima vista James si chiese dove fosse il problema e perché Remus avesse fatto quella sceneggiata: Dora sembrava il ritratto della salute, non aveva nulla fuori posto, tranne qualche macchia di marmellata sul maglioncino… Solo a una seconda occhiata si rese conto che il problema non era affatto la bambina in sé, ma quello che teneva tra le braccia: un intirizzito, minuscolo gattino tigrato, che si stava guardando intorno con gli occhioni azzurri sgranati.

Nella camera calò in silenzio di tomba, cosa decisamente insolita, mentre l’aria si faceva talmente carica di tensione da rendere difficile respirare. Remus e James fissavano con il fiato sospeso Sirius, il quale a sua volta fissava la bestiola rigido come un palo, neanche fosse stata un mostro a tre testa. Perfino il gattino sembrava a disagio, come se percepisse le vampate di ostilità che aleggiavano nella stanza e di cui era la causa.

L’unica beatamente ignara di trovarsi nel centro di una bomba atomica sul punto di esplodere era Dora, che si spupazzava l’animale come se fosse stato un peluche. "Non è carino?" cinguettò. "L’abbiamo trovato vicino alla capanna di Hagrid… Lo possiamo tenere, vero?".

Quelle parole innescarono la reazione a catena che avrebbe portato all’esplosione. Sirius, sempre con gli occhi fissi sul gatto, strinse all’improvviso la presa intorno alla camicia di Remus, talmente forte da graffiargli la pelle. "Remus" sussurrò a denti stretti, con una faccia che faceva paura solo a vederla, la stessa che avrebbe potuto avere se si fosse trovato di fronte l’Anticristo in persona, "cos’è quella cosa?".

Remus deglutì, perfettamente consapevole di trovarsi molto vicino a una morte orrenda. Ma non poteva cambiare l’amara verità. "Ehm, è un gatto, Padfoot… Una gattina, per essere precisi…".

La stretta sul suo petto si intensificò ulteriormente. Perché ho l’impressione che stia per strapparmi il cuore dal petto? "Questo lo vedo… E che cosa ci fa quella cosa nel nostro dormitorio?".

"Sirius, è stata Dora a volersela portare dietro, non voleva più mollarla: che cosa potevo farci?".

"Glielo strappavi di mano!" strillò Sirius, con fare ovvio. "O stai diventando un gattofilo?". Lo scrutò con fare indagatore. "Di’ la verità, ti sei affezionato a quella piccola palla di pulci miagolante, non è vero?".

Remus sbuffò: Sirius Black e le sue reazione esagerate! Ma del resto, c’era ben poco di razionale nell’odio viscerale che Sirius aveva per i gatti, i mici e tutti i felini in genere: non li poteva vedere, punto e basta. Era stato così da sempre, fin dal primo anno, poi quando Sirius era diventato Animagus la cosa era soltanto peggiorata, visto che i felini tendevano a tirare fuori il suo lato… più animale, diciamo. Il punto più basso l’aveva toccato al quinto anno, poco dopo aver scoperto come trasformarsi, quando i Malandrini non erano ancora in grado di gestire al cento per cento i loro alter ego animali: mentre erano in giro per Hogsmeade, avevano incrociato un gatto randagio. Merlino li scampi! James, Remus e Peter avevano dovuto rincorrere lui e il gatto da un capo all’altro del paese, attirando non pochi sguardi, soprattutto quando avevano dovuto congiungere le forze per trascinarlo di peso al castello. Una giornata infernale.

E ora c’era una gattina nel loro dormitorio! James si stupiva che l’amico non fosse ancora esploso: evidentemente aveva imparato a dominare i suoi istinti meglio di quanto si aspettasse. O magari si tratteneva giusto perché non voleva saltare addosso a Dora: la cosa avrebbe potuto avere ripercussione abbastanza serie.

"Andiamo, Sirius" intervenne, cercando di essere conciliante e al contempo mettere in salvo Remus, ancora sotto la stretta dell’amico. "Non essere sciocco: è soltanto uno stupido gatto e Remus non ne ha colpa…".

"Non è solo uno stupido gatto!" protestò con veemenza Sirius, lasciando però andare il licantropo, che tirò un sospirò di sollievo, massaggiandosi il petto. "È… è… Non lo so cos’è, ma non lo voglio in questa camera!".

"Dai, Sirius, sii ragionevole…" cercò di blandirlo Remus.

"No che non sono ragionevole! Avrei potuto sopportare che mi portasse qua un pipistrello, un ratto gigante, un cucciolo di Acromantula, qualunque cosa, ma non quella cosa!". Puntò un dito contro la bestiolina imputata, che stava placidamente facendo le fusa tra le braccia di Dora. "Portatela via, adesso, o lo faccio io… E non garantisco che la butterei fuori dalla porta!".

Gli sguardi dei tre Malandrini puntarono tutti alla finestra, chiusa per tenere fuori il freddo. James e Remus repressero un brivido: era un volo di venticinque metri, ma non escludevano che Sirius potesse sul serio mettere in pratica la minaccia. Quando si parlava di gatti, tutto il suo buonsenso (che non era tanto già in principio) andava allegramente a farsi benedire.

E loro scarseggiavano di argomenti utili a perorare la causa della micina. Fortunatamente per lei, c’era sempre Dora a salvarla.

"Oh, non è carina, Sirius?" tubò con occhioni a palla, luccicanti, tendendola verso di lui. "L’ho chiamata Cenerentola".

"Tieni quella cosa lontano da me, Dora!" le ordinò lui, tirandosi indietro. "Falla sparire!".

La bambina esibì il suo miglior broncio dispiaciuto, con tanto di labbro tremulo. "Ma perché? È così dolce: perché non ti piace?".

"Già, Sirius" le fece eco James, bastardo fino al midollo. "Perché non ti piace? Argh, Moony, proteggimi!" strillò poi, riparando dietro la schiena del licantropo, visto che Sirius gli aveva scoccato un’occhiata omicida in puro stile Black.

"James, va’ avanti di questo passo e giuro che ti picchio! E smettila di ripararti dietro le sottane del coccolo!".

Dora aveva nel frattempo lasciato andare Cenerentola, che si era messa ad esplorare la stanza con curiosità, tallonata stretta dalla bambina, che seguiva affascinata ogni suo movimento: con un certo perverso senso dell’umorismo, la gattina puntò dritta, dritta verso Sirius, il quale fece un balzò indietro. "Moony, fa qualcosa!" strillò. "O questa è la volta buona che implodo!".

"Ah, no, caro" protestò Remus, scuotendo con decisione il capo. "Io sono Ponzio Pilato in questa faccenda…". Allo sguardo vacuo di James e Sirius, sbuffò. "Bestie ignoranti! Me ne lavo le mani, mi chiamo fuori, neutrale come la Svizzera… mi sono spiegato?".

"Ma Moony…".

"Niente ‘ma Moony’, Sirius. Il problema è tuo, la gatta da fastidio a te, perciò sei tu a dire a Dora di liberarsene. Fine della discussione".

E per dare maggiore enfasi alla sua decisione, si sedette sul letto e incrociò le braccia. Sirius gli scoccò uno sguardo scocciato, poi rivolse la sua attenzione a Dora, che fissava adorante la micina che si stiracchiava sul pavimento. Grazie tante, Moony… E secondo te, come faccio a dirglielo?

"Dora, riguardo al gatto…" esordì, avvicinandosi a lei, pur cercando di mantenere una distanza di sicurezza, dall’odiata bestiaccia.

"Può restare vero?" chiese la bimba con aria supplichevole. "Per favore, per favore, per favore, è così carina e piccola: non occuperà tanto spazio…".

Sarà sempre troppo per i miei gusti… "E che mi dici dei tuoi genitori? Secondo me loro non sarebbero proprio entusiasti di questa cosa".

"Ma li posso convincere!" dichiarò Dora in tono convinto. "Per favore, non darà fastidio…".

"Ma io…" tentò ancora di protestare Sirius, ma a quel punto Dora sfoderò la sua arma segreta: occhi azzurri sgranati, labbro tremulo, perfino una lacrimuccia. "Ti prego Sirius, ti prego, ti prego…".

E chi poteva resistere? James non poté fare a meno di pensare che quella bambina fosse una vera artista: nessuno avrebbe avuto il cuore di dirle di no, nemmeno Sirius "non-mi-piego-e-non-mi-spezzo" Black.

Il ragazzo lasciò cadere le braccia. "E va bene… Ma tenetela alla larga da me: voglio almeno due metri tra me e la cosa in qualunque momento!".

Dora gli saltò in braccio, felice come una pasqua. "Grazie, grazie, grazie, Sirius: sei il cugino migliore del mondo!".

"Sì, sì, come ti pare" borbottò sirius in tono scocciato.

"In nome di Circe, questo giorno entrerà negli annali" scherzò James. "Sirius Black si è piegato alle richieste di una mocciosa di quattro anni".

"Io non mi sono piegato: ho solo dato il mio consenso, che posso ritirare in qualunque momento!".

"Tu ti sei piegaaaaatooooo!" lo canzonò James implacabile. "E se l’hai fatto una volta, lo farai di nuovo!".

"E questo che vuol dire?" fece Remus perplesso.

"Prima che tu arrivassi e ci distraessi con la gatta, io e Padfoot stavamo avendo una brillante discussione sul suo futuro amoroso…".

"Non dargli retta, Moony" lo bloccò Sirius. "James oggi vede amore a qualunque angolo di giri, visto che lui e la Evans si sono fidanzati!".

Remus lo ignorò e fece a James cenno di continuare, genuinamente interessato.

"Sai, io dicevo che presto o tardi Sirius si innamorerà di qualcuna e gli succederà così all’improvviso che nemmeno se ne accorgerà e così perdutamente che tutte le altre spariranno al confronto…".

"Veramente?". Per qualche strano motivo, Remus sembrò trovare la cosa davvero divertente. "E lui che ha detto?".

"Concisamente che sono un cretino. Tu che pensi?".

Remus scrollò le spalle, trattenendo a stento un ghigno. "Ah, non lo so… Tu, Padfoot, che mi dici?".

Sirius guardò spiazzato l’amico: perché aveva la netta sensazione che Remus non stesse dicendo tutta la verità? Già il giorno prima aveva avuto l’impressione che stesse confabulando qualcosa, con tutte quelle domande strane a proposito di Melanie: era come se volesse a tutti i costi fargli dire qualcosa, solo che Sirius non aveva la minima idea di dove volesse andare a parare!

"Che cosa dovrei dire? Per me siete stati troppo al sole tutti e due!" dichiarò, pur sentendosi a disagio. Gli stava sfuggendo qualcosa, ma cosa?

Dietro di lui, giunse una risatina divertita: a quanto pareva pure Dora trovava quella conversazione divertente. "Testone" sembrò borbottare. Sirius scoccò alla cuginetta uno sguardo sospettoso: perché gli sembrava che quei due gliela stessero facendo sotto il naso?

Remus scosse il capo. "Contento te… Io vado a farmi una doccia".

"Era un velato invito a seguirti?" ridacchiò James.

"Pervertito" sbuffò Remus. "Hai baciato Lily da nemmeno un paio d’ore e già fai di queste proposte indecenti…".

"Oh, andiamo, Moony" si unì Sirius, grato che la conversazione fosse tornata su un piano che potesse comprendere. "Dillo che sotto, sotto la cosa ti farebbe pure piacere…".

"Dovete solo provarci" dichiarò Remus, "poi non sarà la gatta a finire defenestrata, ma voi due!".

"Quanto sei violento! Noi ti manifestiamo il nostro amore in modo tanto sincero e tu minacci di defenestrarci! Cattivo, Moony, sei cattivo!".

"Vi ricordo che siamo in presenza in una minorenne: non fatemi diventare sboccato!" li minacciò Remus, avviandosi verso il bagno.

Sirius e James gli strisciarono dietro, facendo per attaccarsi ai suoi pantaloni, uno per gamba. "Oh, ti prego, Moony, non rifiutarci: lo sai che senza di te non possiamo vivere. Come potremmo sopportare un’esistenza priva di cotanta beltà?".

"Mi state tirando giù i pantaloni!" protestò Remus. "Smettetela, prima che cominci a pensare a un tentativo di molestie e vi faccia sbattere in galera tutti e due!".

"Hai ragione, Moony" acconsentì Sirius, lasciandolo andare. "Mollalo James: ci rifaremo mentre dorme…".

"… Quando sarà indifeso e inerme come un bambino". James sfoderò un sorrisetto malvagio. "Adoro come ragiona la tua testa, Padfoot".

Remus borbottò qualcosa come ‘idioti senza speranza’, prima di dire: "Ora posso andare a lavarmi per cortesia, o non avete ancora finito?".

Sirius gli diede il permesso con un cenno della mano."Ok, vai: tanto ti abbiamo già visto mentre fai la doccia!".

Si abbassò giusto in tempo per evitare una scarpa diretta proprio verso la sua faccia. "Ma che me ne dovrei fare?" sbottò dopo, tenendola per il lacci come se fosse una creatura infetta. "Se proprio devi tirarmi qualche capo di vestiario, almeno tirami le mutande!".

La testa di Remus sbucò dal bagno. "Impiccati, Padfoot… A proposito, hai notato dove Cenerentola si è fatta la cuccia?". Detto questo, con un ghigno soddisfatto si sbatté la porta alle spalle, chiudendola a chiave, tanto per stare sul sicuro.

Sirius rimase un attimo perplesso. "Cenerentola?" ripeté. Cercò lo sguardo di James. "Tu hai idea di cosa stesse parlando?".

Il ragazzo rispose con un’alzata di spalle e uno sguardo vacuo. Sirius si voltò e in quel momento capì esattamente cosa Remus avesse voluto dire: la gattina aveva smesso di esplorare la stanza ed era andata ad acciambellarsi proprio sul suo cuscino, facendo le fusa soddisfatta mentre Dora, seduta lì a fianco, le accarezzava il dorso.

James a quella vista si ritrasse istintivamente indietro, soprattutto notando che sulla tempia dell’amico una vena stava pulsando minacciosa. Ora scoppia, ora scoppia, ora scoppia…

E infatti la bomba esplose. "CHE COSA CI FA QUELLA COSA SUL MIO LETTO!?".

******

"CHE COSA HAI FATTO?".

L’urlo festante e sorpreso di Melanie fece tremare le pareti e incrinare qualche vetro, oltre ovviamente rischiare di assordare Lily ed Alice.

Il viso di Lily divenne più rosso dei suoi capelli, mentre ripeteva: "Io e James ci siamo baciati: ora stiamo insieme, più o meno…".

"Cosa vuol dire ‘più o meno’?" obiettò Alice perplessa. "Come si fa a stare ‘più o meno’ con qualcuno?".

"Beh, non è che ce lo siamo detto in modo ufficiale" spiegò Lily. "Anche se credo sia più o meno scontato…".

"Ma chi se ne frega!" la zittì Melanie. "Questi dettagli li limerete in seguito. Mi stai dicendo che TU sei andata da LUI e sempre TU hai baciato per prima LUI?".

Lily annuì.

"Allora ho solo una domanda da farti: chi sei tu e che ne hai fatto della mia migliore amica?".

"Perché mi chiedi una cosa del genere?" fece l’amica perplessa.

Sia Alice che Melanie le rivolsero uno sguardo stupito. "Perché?" ripeté Melanie. "Perché appena stamattina eri più confusa di un pesce rosso in una boccia e due giorni fa avresti voluto strozzarlo! Hai preso una botta in testa per cambiare idea? Oppure hai scoperto che uno dei due era malato terminale?".

"Beh, a dir la verità, è stato merito della Parker…" svelò Lily, scioccando le due amiche.

"Della Parker?" ripeté Alice, non osando credere a quello che aveva appena sentito. "Come sarebbe a dire, della Parker?".

Melanie invece gonfiò le guance con espressione offesa. "Stai dicendo che hai dato retta a quell’oca giuliva invece che a noi due? Guarda che se è così ti picchio!".

"Ma no" la tranquillizzò Lily. "Ti pare che la Parker potrebbe spingermi a dichiararmi a James?".

Le due non poterono che darle ragione: una cosa del genere era improbabile quasi quanto James Potter e Severus Piton che se ne andavano in giro a braccetto. "Ma allora?".

"Claire mi ha fatto vedere questo" spiegò Lily, porgendo loro il disegno di Dora.

Sia Alice che Melanie si raddolcirono all’istante. "Oh, quella bimba è un genio" chiocciò Alice.

"No, geniale è stato chi l’ha lasciato dove la Parker potesse trovarlo" la corresse Melanie. "Dovremmo costruirle una statua però a quella piccola: prima distrugge i preziosi trucchi della Parker, poi spinge finalmente Lily tra le braccia del suo bel Potter".

Fu a quel punto, dicendolo ad alta voce, che Melanie si rese conto dell’enormità di quello che aveva detto: Lily aveva baciato James! E adesso si sarebbero fidanzati e poi sposati e avrebbero avuto dei figli e lei non avrebbe più dovuto sorbirsi le seghe mentali della sua migliore amica. "LILY!!!!!!!!!" gridò facendola sobbalzare, per poi balzarle addosso ed abbracciarla.

"Ma cosa fai?" protestò ridendo la rossa, mentre Melanie cominciava ad accarezzarle la testa come un cagnolino.

"Alice, la nostra bambina sta crescendo" tubò, felice quasi più lei che nemmeno la stessa Lily. "Adesso bacia i ragazzi e dice il nome di James senza rabbrividire!".

Anche Alice rise. "Sì, ma ora lasciala che se no la strozzi!".

"Lily, dovresti fidanzarti con James più spesso: hai pure fatto dimenticare ad Alice le sue tempeste ormonali da secondo giorno!" rise Melanie, mollando l’amica. "Oh, sono tanto felice per te!".

"No, non si era capito: ancora un po’ e mi staccavi la testa" sbuffò Lily, anche se non c’era traccia di rimprovero nella sua voce: era davvero troppo felice in quel momento per arrabbiarsi per un qualunque motivo. Lei e James stavano insieme: come suonavano bene quelle parole!

Il sorriso di Melanie si affievolì un poco. "Oh, no, anche tu no!".

"Cosa? Come dici?" domandò Lily perplessa.

"Ti sei presa la Frankite!" constatò Melanie.

"La che?" fece Alice, gonfiando il petto. "Cosa sarebbe la ‘Frankite’, per Circe e Morgana?".

"Sai, quando pensi a Frank, ti si accende il viso e ti imbamboli a fissare il vuoto davanti a te con gli occhi luccicanti" spiegò Melanie. "Per questo l’abbiamo chiamata ‘Frankite’".

"Cioè, voi avete storpiato il nome del mio fidanzato in una malattia?". Alice era indignata.

"Io non ho la Frankite" protestò invece Lily, rossa in viso.

"Hai ragione" assentì Melanie. "È più giusto chiamarla Potterite, direi…".

"Io non ho nemmeno la Potterite!".

"Oh, andiamo: Jamesite suona troppo male!".

"Io non ho un bel niente!" insistette Lily.

"E invece sì: non essere coscienti di essere malati è il primo sintomo! Mi dispiace Lily, non guardarmi così, ma fissavi quel mattone di granito esattamente con la stessa espressione che ha Alice durante i suoi attacchi di Frankite!".

Lily fece una smorfietta buffa, difficile dire se contrariata o che altro. "Dici sul serio?".

"Ci puoi giurare" assicurò Melanie con convinzione. "Morgana protettrice degli infanti, ora mi ritrovo con due amiche innamorate senza speranza, come farò a sopravvivere?".

"Perché te, invece?" intervenne Alice, ridacchiando malefica: la storia della Frankite l’aveva alterata di brutto. "Tu cos’hai, la Siriusite?".

"Ah no, cara, io non conto: Sirius mica è il mio ragazzo, purtroppo!".

"Sì, ma lo sguardo perso ce l’hai anche tu" insistette Alice. "Perciò…".

"Perciò niente, per essere malata prima dovrei fidanzarmi e non è successo, da quel che mi risulta!". Si mise a fissare imbronciata il pavimento. "Sirius non mi noterà mai!".

Lily e Alice le si strinsero intorno. "Non essere così pessimista" cercò di rincuorarla Lily. "Fino a ieri pensavo che non mi sarei mai messa con James…".

"Lily ha ragione, Mel: la speranza è l’ultima a morire" aggiunse Alice.

"Non credete che nel mio caso sia già morta e sepolta: con Sirius ora ci parlo, più o meno, e probabilmente lui mi ritiene un’idiota completa, considerato che quando mi vede o ammutolisco o sono per terra o ricoperta di inchiostro… La vita fa schifo!". Si lasciò ricadere all’indietro afferrando un cuscino e urlandoci dentro con quanto fiato aveva in gola per un paio di minuti buoni.

"Ti senti meglio?" domandò Lily quando l’amica riemerse.

"Sì". Melanie annuì, stampandosi un sorriso convinto sul volto. "Farmi venire il mal di fegato perché il ragazzo che vorrei non mi fila non mi servirà a nulla… Forse dovrei allargare i miei orizzonti…".

"Allargare i tuoi orizzonti?" ripeté Lily. "Che vuoi dire?".

"Sai, togliermelo dalla testa" spiegò Melanie. "Se dopo quattro anni o che, ancora non mi ha notato forse dovrei mettermi il cuore in pace una volta per tutte e cercare qualcuno che mi consideri di più!".

Alice e Lily si scambiarono delle occhiate stupite: Melanie che voleva togliersi sirius dalla testa? Ma chi era quell’aliena e che ne era stato della loro sbarellata amica? "Mel, sei sicura di quello che dici?" fece Alice, titubante.

Melanie alzò le spalle. "Non lo so, non lo so… È che vedo voi due così felici con i vostri principi azzurri e mi fa rabbia pensare che io sono ancora qua ad aspettare un miracolo che non arriverà mai, probabilmente… Sono stanca di stare male per niente ragazze".

"Mel, non puoi smettere di essere innamorata di qualcuno a comando" obiettò Lily. "Parlo per esperienza diretta: sai per quanto ho cercato di convincermi di detestare James quando in realtà non era vero…".

"Ma io non pretendo mica di dimenticare Sirius dal giorno alla notte. Dico solo che se nemmeno ci provo, non ci riuscirò mai di certo!".

"Mel, sei sicura di quello che stai dicendo? È una decisione importante…".

"No che non sono sicura: ma che altra scelta ho? Ditemi, secondo voi io e Sirius ci potremmo mettere insieme allo stato attuale delle cose? E siate sincere: voglio la verità, non le vostre bugie da amiche".

Lily strinse nelle labbra in una smorfia di disappunto, senza sapere che rispondere. Non poteva dire di conoscere Sirius Black abbastanza bene da poter giudicare il suo comportamento, come poteva immaginare se per la sua amica c’era qualche possibilità? Certo Black non aveva mai mandato segnali particolarmente confortanti, ma questo poteva voler dire niente come voler dire tutto: Sirius non era certo famoso per le esternazioni pubbliche d’affetto, a meno che non coinvolgessero i suoi amici, con i quali al contrario era perfino troppo espansivo.

Al che le si accese una lampadina: chi meglio dei suoi amici per giudicare quali fossero le chance di Melanie? E ora lei aveva un canale privato tutto suo per accedere a quel genere di informazioni.

Si alzò in piedi così bruscamente che Melanie ed Alice trasalirono. "Ma dove vai?" domandò Melanie. "Io ho bisogno del tuo conforto e tu mi abbandoni? Amica ingrata!".

"Quanto sei melodrammatica" sbuffò Lily. "Tornò subito: devo andare a chiarire un paio di cose…".

"Aaaaah". Melanie la guardò con gli occhi che brillavano birichini. "Se volevi pomiciare come James, bastava che lo dicessi!".

"MEL!" strillò Lily avvampando. "Io non vado a pomiciare con James!".

"Cos’è, passate subito alle cose più dirette? Uao, Lily, da James me l’aspettavo, ma ti facevo proprio il tipo!".

Prima che Lily potesse urlare qualche improperio, intervenne Alice. "Tu vai: la uccido io per te".

"Grazie, Alice". Lily si avviò verso la porta, ma all’ultimo ci ripensò e aggiunse: "Se la Parker torna prima di me, per favore non ditele niente, ok?".

"Perché?" fecero in coro le due ragazze.

"Perché non vorrei perdermi la sua faccia nemmeno per tutto l’oro del mondo" rise Lily, prima di uscire.

Tre minuti dopo bussava alla porta del dormitorio dei Malandrini, oltre la quale provenivano strane grida e soprattutto risate.

"Sirius, ridammi immediatamente l’asciugamano o giuro che ti strangolo!".

"E come fai se sei confinato in bagno, sederino d’oro?".

"Black, ridammi quel dannatissimo asciugamano o giuro che vengo lì sul serio!".

"E affronteresti la vergogna di attraversare nudo come il didietro un macaco il dormitorio solo per venire a picchiarmi? Ma dillo a qualcuno che non ti conosce!".

"James per favore, almeno tu dammi una mano!".

Una sonora risata. "Ah, no! Cosa dicevi prima: me ne lavo le mani, mi chiamo fuori, neutrale come la Svizzera… Sbrigatevela da soli! Oltretutto, non posso negare di apprezzare parecchio la vista!".

"Maledetti pervertiti! Sirius ridammi il dannato asciugamano!".

"Puoi ripeterlo anche fino a natale dell’anno prossimo e la mia risposta non cambia: se lo vuoi, vieni a prendertelo!".

A questo punto si aggiunse la risata argentina di Dora. "Guarda, pure la nanerottola ti ha tradito, Remus! Si diverte come una pazza!".

Un verso che pareva a metà tra un ringhio e uno sbuffo frustato.

"Andiamo Sirius, cosa vuoi per quel fottutissimo asciugamano?".

"Ma quanto sei sboccato, Moony! Vergognati!". Una porta che si apriva di botto.

"E allontanati quella dannata porta, Prongs!".

"Allora Moony, io ti ridò l’asciugamano se tu fai sparire la cosa dal mio letto!".

"Ok. Ridammi l’asciugamano e tolgo il gatto dal tuo letto!".

"E no, ciccio: prima la cosa, poi l’asciugamano".

Si levarono in contemporanea due proteste: "Cenerentola non è una cosa!" e "Come cavolo faccio a togliere il gatto dal letto se non mi ridai l’asciugamano?!".

"Non lo so: sorprendimi! Ti daremo i punti in base all’originalità!".

A quel punto Lily, che si stava tenendo la pancia dal ridere per quanto una parte di lei bollisse di indignazione, decise che fosse il caso di salvare il suo amico da una sicura umiliazione e bussò di nuovo, più forte, stavolta.

Venne James ad aprirle. "Amore mio!" chiocciò entusiasta nel vederla, schioccandole un bacio a stampo.

Lily sorrise, raddolcita. Che idiota, pensava. Ma è il mio idiota!

"Ciao, James" lo salutò. "Posso?".

"Non lo so… Siamo nel pieno di un’importante trattativa".

"Sì, ho sentito. Posso?" ripeté.

Beh, James poteva rifiutarsi qualcosa a Lily una volta sola senza rischiare di farsi venire un tic facciale: si fece da parte e la lasciò entrare.

Sirius troneggiava al centro della camera, sventolando con fare bellicoso un asciugamano azzurro in una mano e un paio di… boxer nell’altra! Dora ai piedi del suo letto batteva le mani deliziata dallo spettacolo, mentre la gattina Cenerentola ronfava beata sul cuscino di Padfoot. La voce di Remus, come avrete capito, proveniva dal bagno.

"Allora, Moony, stiamo aspettando!" trillò Sirius, che ancora non si era accorto dell’arrivo di Lily. "Se rivuoi l’asciugamano e le tue mutande sai cosa devi fare!".

"Sei fortunata" commento James allo sguardo scioccato di Lily. "Prima ce le aveva in testa!".

Lily aprì e chiuse la bocca un paio di volte, prima di trovare qualcosa di coerente da dire. "Aveva le mutande di Remus in testa?! Ma che schifo!".

"Sirius ha un senso dell’igiene e del pudore molto discutibile, come forse hai intuito. Da quant’è che ascoltavi?".

"Un po’" rispose Lily.

"Lily!" la salutò Sirius con voce potente nel vederla. "Non ti avevo vista… Benvenuta, futura cognata!". A quanto pareva qualunque ostilità potesse mai aver provato nei confronti della ragazza si era dissolta come neve al sole. "Scusa se non ti saluto meglio, ma sono nel bel messo di un negoziato importante… Allora, RemRem, cosa mi dici?".

"Quella era la voce di Lily?" fece Remus allarmato dal bagno. "Ti prego, dimmi che non era la voce di Lily!".

"Mi spiace deluderti, lupacchiotto, era proprio la nostra signora Prongs!" ribatté Sirius, continuando implacabile, per nulla turbato dalla nuova spettatrice. "Allora lo rivuoi questo asciugamano o vuoi passare la notte nudo come un verme tappato in bagno?".

"Sirius!". Stavolta la voce di Remus era poco più di un sussurro supplichevole.

Lily avrebbe potuto scommettere che la faccia del suo amico era talmente rossa da brillare di luce propria. "Ma che cosa sta succedendo?".

"Beh, mio angelo" cominciò James, ignorando lo sbuffo di Lily (infastidita e compiaciuta insieme da quei nomignoli), "è una storia lunga e complicata…".

"Fammi il riassunto" suggerì Lily, vagamente minacciosa: lei era per la filosofia "uno scherzo è bello quando dura poco" e passato l’attimo di divertimento, cominciava a provare pena per il povero Remus intrappolato in bagno e rabbia verso il suo persecutore.

"In parole povere: Dora porta a casa una gattina, che Sirius odia. La gattina si è fatta il nido sul letto di Sirius, il quale vuole liberarsene senza però toccarla. Al mio rifiuto, si infila in bagno, dove Remus sta facendo la doccia, ingenuamente convinto che una porta chiusa a chiave sia una protezione sufficiente, e ruba vestiti e asciugamano. Il resto immagino l’hai intuito: gatto via e asciugamano restituito, fine della storia".

"Scusa, perché Sirius non glielo ha semplicemente chiesto di togliere il gatto?" domandò Lily, che faticava anche a capire perchè Black non lo potesse spostare da solo, il gatto: mica aveva cinque anni!

"Perché non sarebbe Sirius Black se l’avesse fatto" fu la scontata risposta di James. "E almeno l’ha distratto dalla gatta: ha passato almeno dieci minuti a fissarla di sbieco prima di farsi venire questa idea…".

"Ma cos’ha che non va quella gatta?" domandò Lily, sempre più perplessa, fissando la creatura incriminata: sembrava un’innocente, innocua, minuscola gattina. Dora di tanto in tanto le rivolgeva un’occhiata adorante, mentre Sirius spesso e volentieri sembrava desiderare di incenerirla.

"Oh, non è quella gatta. Sono tutti i gatti il problema di Sirius: lui li odia i gatti, in qualunque forma e dimensione. E quella in particolare ha invaso il suo territorio".

Lily annuì. "Capisco". Subito dopo scosse il capo. "No, non è vero: non capisco affatto".

"Problemi da Animagus" spiegò James. "Io in autunno, quando c’è la stagione degli amori, non posso nemmeno mettere piede nella Foresta: le cerve mi amano troppo, che vuoi farci! E Peter mangia quantità industriali di formaggio. Ed è solo la punta dell’iceberg!".

A Lily girava la testa: stava appena cominciato a capire in che razza di guaio era andata a cacciarsi quando aveva accettato di diventare la ragazza di James. Non aveva pensato che se sposava lui (ovvio, se si fosse arrivati a questo), praticamente sposava anche i suoi amici, in particolare il ruba asciugamani delirante che aveva di fronte: James e Sirius vivevano praticamente in simbiosi.

"Ok, preferisco non sapere tutti gli inquietanti dettagli della vostra vita di Malandrini: meglio restare nella beata ignoranza!".

"Meglio, perché poi saremmo costretti a ucciderti! Certe cose non devono uscire da queste quattro mura!".

Frattanto, Sirius proseguiva imperterrito la sua campagna. "Avanti Remus, sono solo pochi metri!".

"Tu ridammi quel dannato asciugamano e sarà felice di accontentarti. Non uscivo prima e secondo te esco ora che c’è pure Lily?!".

"Oh, Lily mica si scandalizza" affermò Sirius con un gesto non curante della mano. "Siamo tutte creature di Dio o no?".

"Grazie, Sirius, ma faccio a meno dello spettacolo!" ribatté Lily piccata. "Non siamo tutti un branco di pervertiti come te!".

"E io sono ben felice di risparmiartelo lo spettacolo: non siamo tutti un branco di esibizionisti come te, Padfoot!".

"Ah, che vergognoso che sei, Remus. Se proprio ci tieni, Lily si gira: vero, Lily?".

"Ma per quel che mi riguarda Lily può andare anche su Plutone! Io non esco da qui senza l’asciugamano!".

"E allora non uscirai mai!".

Lily gonfiò le guance, spazientita: quando era troppo, era troppo. Black si era divertito abbastanza!

"Cos’è che volevi? Liberarti del gatto?" chiese in tono retorico, facendosi avanti con il cipiglio da generalessa. James non poté far altro che stare in disparte e ammirarla.

Una volta vicino al letto di Sirius, Lily prese in braccio Cenerentola, che emise un fiacco miagolio di protesta per essere stata svegliata, e la mise tra la braccia di Dora. "Ecco qua, tesoro".

"Grazie, Lily" sorrise la bambina. "Sono contenta che tu e James vi siete fidanzati".

"Ma l’hai detto a tutto il mondo, James?" sbuffò Lily divertita, dando un buffetto a Dora.

"No, solo a chi ritenevo importante: la nanerottola ha ascoltato per sbaglio".

La bambina gli fece una linguaccia, mentre la gattina si riacciambellava tra le sue braccia e riprendeva a ronfare tranquilla.

"Ecco fatto, bambino troppo cresciuto" annunciò Lily, spolverandosi le mani, rivolta a Sirius. "L’orribile mostro crudele è stato sconfitto: ora rendi a Remus il suo asciugamano!".

"Ma sarà sempre così d’ora in poi?" protestò Sirius, senza dar segno di voler ubbidire. "La tua fidanzata ci rovinerà sempre il divertimento? Evans, sei una guastafeste!".

"Lo prendo per un complimento" dichiarò Lily con grazia, strappandogli l’asciugamano incriminato di mano. "Tu invece Black, sei un mostriciattolo infantile!".

"Troppo buona!" la ringraziò Sirius, inchinandosi. "Mi ci sono voluti anni di esercizio per arrivare dove sono ora…".

"E io che credevo fosse tutta dote naturale" lo canzonò Lily, bussando alla porta del bagno. "Remus, sono Lily: apri, ho il tuo asciugamano".

La porta si aprì e sbucò la testa, rossa pomodoro, di Remus. Lily distolse prontamente lo sguardo, fingendosi interessata all’intercapedine della porta.

"Grazie Lily" disse il licantropo, allungando la mano

"Oh, non c’è problema…".

"Padfoot, qualunque cosa tu voglia fare fermati!".

James scattò in avanti, interpretando come un pessimo segnale la faccia del suo migliore amico, ma troppo lentamente e troppo tardi.

Lily si sentì spintonare in avanti, non forte, ma quanto bastava per farle perdere l’equilibrio, volare contro la porta, aprirla con il suo peso e cadere, per qualche perverso gioco del destino, proprio addosso a Remus, troppo sorpreso per ritrarsi in tempo.

I due ruzzolarono a terra, una sopra l’altro, troppo sbalorditi per muoversi. Rimasero a fissarsi in faccia per diversi lunghi secondi, letteralmente agghiacciati dallo stupore, finché la voce carica di ironia di James non li raggiunse: "Ma come, Lily: prima mi baci e poi salti addosso al mio amico? Quanto siete volubili voi donne: mi ferisci!".

"Remus, non ti facevo così diretto con le fanciulle" rincarò la dose Sirius, ridendo come un pazzo. "Attentare in questo modo alle virtù della fidanzata del tuo migliore amico, vergognati!".

A quel punto, Lily si riscosse: era stesa addosso al suo migliore amico! Nudo! In una posizione decisamente equivoca! Nudo! Con quegli altri due idioti che ridevano! NUDO!

"ARGH!". Lily schizzò via come se avesse preso la scossa, saltando dalla parte opposta del bagno e tappandosi gli occhi con le entrambe le mani. "Oh, Merlino santo! Oh, Merlino santo! Oh, Merlino santo!".

Anche Remus ovviamente si era ripreso ed era finalmente riuscito a mettere le mani sullo sfuggente asciugamano. "Sirius Black, io ti disintegro!" ululò belluino.

"Oh, andiamo, Moony, era uno solo scherzetto innocente…" si difese Sirius, arretrando.

"Uno scherzetto innocente?" strillò Remus. "Ma per inciso qual è la tua definizione di innocente? Perché io non vedo dove sia l’innocenza nello spingermi Lily addosso in queste condizioni!".

"Beh, se anche lei fosse stata nuda sarebbe stato decisamente peggio!".

"Black, preparati a morire!".

James sorpassò l’amico e le sue poco benevole intenzioni per entrare nel bagno fino alla sua fidanzata che aveva ancora gli occhi coperti e continuava instancabilmente a mormora "Oh, Merlino santo!".

James la prese per le spalle. "Tranquilla, puoi guardare: niente culetti al vento. Forse tra un po’ ci sarà del sangue, però…".

Le strinse gentilmente i polsi, togliendole le mani dagli occhi. Aveva le guance in fiamme per l’imbarazzo. "Oh Merlino santo… Ero, ero…".

"Stesa addosso a Remus, il quale non indossava nulla se non la sua pelle" completò James. "Dirlo ad alta voce è il primo passo per accettarlo".

"O mio dio, che vergogna!" esclamò Lily, cercando di nascondere di nuovo il viso, solo per essere fermata da James.

"Tranquilla: ricordi? Certe cose restano tra queste mura…".

"Ma io e Remus…".

"Non è mai successo, per quel che mi riguarda. E fidati, dopo che avrà sventrato Sirius, anche Remus vorrà fingere che non sia mai accaduto… vieni, ti accompagno di sotto".

La prese gentilmente per mano, sapendo che il primo incontro con l’idiozia di Sirius poteva essere traumatico. E come battesimo non era stato proprio tranquillo. Ma presto Lily ci avrebbe fatto l’abitudine, ne era sicuro: era una ragazza forte.

"Io accompagno Lily in Sala Comune" annunciò sulla porta, controllando che la ragazza non inciampasse, considerato che teneva gli occhi saldamente chiusi per non assistere a ulteriori spettacoli. "Remus, vedi di non schizzare troppo sangue sulle pareti…".

"Non ti prometto nulla" rispose il ragazzo, senza perdere di vista Sirius, il quale aveva cercato riparo prendendo in braccio Dora, che rideva come una matta. "Metti giù la bambina e affronta il tuo destino da uomo, Black!".

"Fossi scemo…" fu la risposta che raggiunse James e Lily mentre si chiudevano la porta alle spalle.

Ora che erano soli, Lily aveva ripreso un po’ del suo naturale temperamento: ora era incazzata come una iena! "Io lo faccio a pezzi la prossima volta che lo vedo, quel cretino!".

James la strinse più forte, tanto per sicurezza: dubitava che Remus l’avrebbe sul serio ucciso, ma non era certo che Sirius potesse sopravvivere a un fuoco incrociato.

"Sirius è fatto così: era il suo modo di vendicarsi per avergli rovinato il divertimento".

"Ma che fai, lo difendi pure Potter? Ero sdraiata sopra il tuo amico completamente nudo!".

"No che non lo difendo: so solo com’è fatto. Lui mica pensava che saresti cascata addosso a Remus: immagino che la sua intenzione originale fosse un posto in prima fila per le grazie del coccolo… Ma Sirius è bravo a raccogliere quello che gli arriva!".

"Non mi dire: questo non lo salverà comunque dall’essere sbriciolato!" dichiarò Lily, fumante. "Brutto idiota, mi ha fatto quasi venire un attacco apoplettico quando mi sono resa conto di dove era atterrata…".

"Poteva andare peggio" considerò James, con l’aria di chi sa di cosa sta parlando.

"E come, scusa?" chiese Lily, sinceramente scettica.

"Beh, per esempio, metti che il tuo ginocchio finiva un po’ troppo a sud, se capisco cosa intendo. Oppure se causavi qualche reazione involontaria sempre da quelle parti…".

"JAMES POTTER!" esclamò Lily scandalizzata. Anche parlando evasivamente, il ragazzo era stato fin troppo cristallino. "Razza di depravato, ma come di vengono in mente queste cose?".

"Guarda che Remus è sempre un uomo" ribadì James, per nulla toccato. "So che sembra innocente come un angioletto appena caduto dalla sua nuvoletta, ma è fatto di carne come tutti noi! Mica è immune al fascino di una bella donna come te, mio sole!".

"E non cercare di adularmi per farmi dimenticare quello che hai appena detto, Potter! Pervertiti maniaci, tu e il tuo amico!".

James ridacchiò: anche se stavano insieme, era sempre divertente farla arrabbiare e provocarla.

"Scusa, amore mio… Ma mi viene in mente: tu sei venuta a cercarmi per chiedermi qualcosa, suppongo? O bramavi solo di vedermi?".

A Lily tornò bruscamente in mente l’originale motivo della sua visita: Melanie! "Oh, giusto: volevo chiederti una cosa. Ma è piuttosto personale, vorrei che non ne facessi parola con i tuoi amici, Sirius in particolar modo…".

"Labbra cucite… Allora, di che si tratta?".

"A Sirius piace qualcuna?".

James sgranò gli occhi: di tutti gli argomenti possibili, quello era l’ultimo che si aspettava di vedere tirato in ballo. "Perché vuoi saperlo?".

"Per un’amica" rispose rapida Lily.

"Melanie?".

"Come fai a saperlo?".

"Io so sempre tutto". Allo sguardo scettico della ragazza, si corresse: "Ok, Remus sa sempre tutto: è lui che ci ha detto che a Melanie piace Sirius".

"Perciò Sirius lo sa?".

"Direi proprio di sì. E la cosa lo scombussola alquanto…".

"In che senso?".

"Nel senso che non sa bene come comportarsi con lei… Oltretutto gli brucia di non essersene mai accorto".

"Ma gli piace qualcuna?" insistette Lily, tornando all’argomento che le stava a cuore.

"Non credo: dopo l’appuntamento con la Sanders non ha più fatto parola di altri flirt o simili. E di solito lui mi dice tutto".

"Perciò sai anche cosa ne pensa di Mel?" domandò Lily con aria furba.

Ma James alzò le spalle. "Io so che non sa come gestire il suo rapporto-non-rapporto con lei. Sirius è complicato, non parla volentieri dei suoi sentimenti e per quanto lo conosca bene, certi suoi comportamenti sono criptici anche per me… Dovresti provare a chiedere a Remus" suggerì.

"A Remus?" ripeté scettica Lily. "Se non lo sai tu, perché dovrebbe saperlo lui?".

"Perché Moony è molto più recettivo di me: è capace di leggerci nell’animo, quasi, anche se di rado fa commenti di sorta su quello che vede… Se Sirius prova qualcosa, qualunque cosa, per la tua amica, di certo Remus lo saprà".

Era talmente convinto che Lily non poté dubitare delle sue parole nemmeno per un secondo. "Perciò dici che dovrei chiedere a lui?".

"Sicuramente potrà esserti più utile di me".

Lily rifletté un attimo. "OK, però ci parlo domani: adesso dubito che riuscirei anche solo a guardarlo in faccia…".

"Credo che lui provi più o meno lo stesso… Meglio che torni di sopra, prima che ci scappi un morto sul serio!".

"Oh, devi salvarlo per forza? Se l’è meritato!" cinguettò Lily.

James rise. "Fidati, la nostra vita sarebbe un mucchio più noiosa senza Sirius. Me lo dai il bacio della buona notte?".

"E questo che c’entra?".

"Niente… ma volevo un bacio".

Lily gli sorrise dolcemente, prima di allungarsi verso di lui e accontentarlo con un leggero bacio a fior di labbra. "Buona notte, signor Prongs".

"Buona notte, signora Prongs" rispose lui.

Le strappò un altro bacio veloce e una risata divertita, poi i due si separarono con un sorriso e tornarono ognuno nel rispettivo dormitorio a risolvere i problemi dei rispettivi migliori amici.

LYRAPOTTER’S CORNER

Angolo dell’autore velocissimo, visto che è tardissimo e io sono stanchissima (ma quanto mi piacciono i superlativi stasera!). Ci tenevo a pubblicare stasera visto che domani (o meglio oggi), parto: vado in montagna una settimanella per scappare al caldo torrido e rilassarmi un po’, il che per contro vuol dire niente computer! Perdonate eventuali errori e sviste, ma non sono riuscita a rileggere per correggere.

Ah, per la vostra gioia, ho spezzato a metà anche questo capitolo, la prossima parte coming soon!!!!!! Ho idea che questa storia non finirà mai.

In breve grazie ai miei fidi commentatori, ovvero Alohomora, evelyn_cla, MsMontana, Iva27, FunnyPink, hermy101, _Mary, malandrina4ever, LadyMorgan, Julia Weasley e ovviamente Laura: grazie a tutto per il vostro fedele sostengo, sono commossa! Risposte più esaurienti al prossimo capitolo.

A presto, bacibaci!!!!!!

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Capitolo 18
*** Capitolo XVII ***


BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO XVII

Il dormitorio dei Malandrini era stato teatro di parecchi risvegli traumatici: se c’era una cosa che tre dei quattro coinquilini detestava era doversi alzare la mattina. Per questo, Remus era stato più volte costretto a metodi decisamente poco ortodossi per richiamare i suoi amici dallo stato semicomatoso in cui cadevano nottetempo: dalla classica doccia di acqua gelata passando per il più insolito rivoltamento di materasso fino al decisamente bislacco sbattimento di pentole (e non chiedete dove avesse preso le pentole: è uno di quei segreti che vanno mantenuti per l’eternità). E la lista potrebbe continuare ancora per molto, ma siccome la cosa sarebbe abbastanza noiosa e ci riguarda marginalmente, passiamo oltre.

Infatti, quella mattina, non fu Remus a buttare già dal letto i suoi amici, anzi in verità avvenne proprio il contrario…

Sirius Black versava appunto in quella meravigliosa via di mezzo tra sonno e veglia, quando sei semicosciente di quello che ti capita intorno, ma l’unica cosa che vorresti fare è girarti dall’altra parte e riprendere a dormire. Quella mattina, poi, Sirius aveva più di un motivo per voler poltrire a letto: la sera prima, dopo essere scampato per un pelo al dissanguamento da parte di Remus (per inciso, solo il fatto che James e Peter si fossero messi in mezzo aveva evitato all’Animagus una morte lenta e dolorosa), aveva dovuto sorbirsi James che raccontava tutti i più insignificanti dettagli il bacio tra lui e Lily, del come e del perché si fossero messi insieme, il tutto condito con un oceano infinito di "non potete immaginare", "non sono mai stato più felice" ecc., finché non erano crollati tutti esausti nei loro letti.

Ma Sirius non era riuscito ad addormentarsi subito: aveva la testa piena di pensieri inconcludenti che gli toglievano il sonno e quasi tutti vertevano verso Melanie Griffith. Nemmeno i sogni l’avevano lasciato in pace.

In quel preciso momento, se ne stava steso a letto, cercando di dare un minimo di senso logico a quel vespaio di riflessioni: non aveva idea di che ore fossero, ma doveva essere ancora presto, considerato che Remus non si era ancora alzato. Accidenti, quel giorno poteva entrare negli annali: si era svegliato prima di Remus, evento unico e irripetibile. Vabbè, non gli avrebbe tolto il primato: poteva tranquillamente aspettare che l’amico si alzasse e lo buttasse giù dal letto come al solito, magari riusciva pure a schiacciare un altro pisolino nell’attesa.

Anche se doveva ammettere di essere un pelino curioso: da che aveva memoria, non aveva mai visto Remus prima che si alzasse la mattina, visto e considerato che di solito era proprio Remus la sua sveglia. Chissà se anche nel sonno è tutto precisino come da sveglio: scommetto che dorme supino rigido come un palo modello salma funebreA quel punto, la sua naturale curiosità era stata attizzata: ora doveva sul serio scoprire come era Remus di prima mattina, prima di avere il tempo di mettersi in ordine.

Sempre a occhi chiusi (gli sembrava un po’ innaturale alzarsi di sua spontanea volontà, senza incoraggiamenti esterni), si girò sul fianco, preparandosi a rotolare giù dal letto. Non fosse che la sua faccia andò a scontrarsi contro qualcosa… qualcosa di piccolo, peloso e vivo. Sirius aprì un occhio, con un pessimo presentimento e si trovò il naso schiacciato contro il felino muso della piccola Cenerentola: gli occhi azzurri della gattina lo fissavano con blando interesse, come a chiedergli perchè mai l’avesse svegliata. Uno secondo di agghiacciato shock, due secondi, tre secondi, quattro e poi…

"AAAAAAARGH!!!!!!!!!!!!!".

"MIAOOOOOOO!!!!!!!!!!!!".

"IL TERREMOTO?!".

"Sono troppo giovane per morire!!!!!!".

"Eh? Dove? Cosa? Perché?".

PATAPUM!

Quando James e Peter capirono rispettivamente che non c’era nessun terremoto e nessuno stava per morire, si trovarono di fronte uno spettacolo abbastanza singolare: Sirius schiacciato contro il muro con faccia spiritata, Cenerentola terrorizzata a morte abbarbicata per le unghie alla tenda del baldacchino del ragazzo, Dora appollaiata sul bordo del letto di Remus con aria assonnata che cercava di capire cosa stesse succedendo e Remus a gambe all’aria per terra, dove la sorpresa l’aveva spedito, impiccato nelle sue stesse coperte.

James fu il primo a riprendersi e, con la naturale calma che gli era propria, apostrofò il suo migliore amico più o meno in questi termini: "MA CHE CAVOLO GRIDI, PEZZO D’IMBECILLE!".

"Mi hai fatto quasi venire un infarto!" gli fece eco Peter, anche se in toni decisamente più contenuti, per l’esattezza uno squittio spaventato.

"CHE COSA CI FACEVA LA COSA SUL MIO LETTO?!" stridette Sirius, con l’aria da prima donna offesa. "È colpa sua, non mia!".

James si massaggiò le tempie con le dita. "Tutto qua? Sirius, perché non cerchi di essere superiore e ignori quella dannatissima gatta?".

"Lo fa apposta!" si difese il ragazzo, fissando l’imputata, ancora tremante e appesa alle tende. "Ha capito che la detesto e cerca di farmi saltare i nervi!".

James annuì con aria convinta. "Certo, come no, è andata sicuramente in questo modo…" sbuffò, trasudando sarcasmo da tutti i pori. "E adesso mi dirai che in realtà quella gattina dalla mente super sviluppata sta tramando la conquista del mondo e l’eliminazione di tutti i cani dalla faccia della terra… È un gatto, Padfoot, uno stupido, innocuo gatto: fingi che non esista!".

"Già, la fai facile tu!" protestò Sirius. "Vorrei vedere la faccia che fai se ti trovassi nel letto… ehm… Qual è il nemico naturale del cervo?" chiese, rivolto a Peter.

Quest’ultimo alzò le spalle. "Boh, non saprei… Il lupo?" tentò, esitante.

"Ecco, grazie Wormtail" disse Sirius con un cenno riconoscente. "Vorrei vedere cosa faresti se ti trovassi un lupo nel letto!".

James lo guardò con il sopracciglio inarcato. "E già: gatti e lupi, esattamente la stessa cosa, non è vero, Padfoot?! Anche tu saresti giusto un filino nervoso se ti ritrovassi un lupo nel letto!".

"Ma non è questo il punto!" sbraitò Sirius, fuori di sé. "Stiamo parlando di quella dannata cosa, che sta volutamente invadendo il mio territorio!".

"Ma ti ascolti quando parli, Sirius? Non è che sei giusto un pochino paranoico?". Di norma, James se ne sarebbe probabilmente fatto un baffo della fissazione del suo amico per Cenerentola o al massimo ci avrebbe riso sopra, ma la mattina era intrattabile già di suo, figurati quando veniva buttato giù dal letto mezz’ora buona prima del previsto in quella maniera. "Ascolta, perché non…".

"Scusate se interrompo la vostra edificante conversazione, ma qualcuno potrebbe darmi una mano, se non vi è di troppo disturbo?".

Tutti si voltarono verso Remus, che stava cercando di districare le gambe dalle coperte in cui erano rimaste intrappolate, massaggiandosi al contempo la nuca nel punto in cui aveva fatto la dolorosa conoscenza con il pavimento di granito.

Fu un istante e poi Sirius e James scoppiarono in una sonora risata a pernacchia, lunga e molto irritante.

"Ma cosa avete da ridere?" sbottò Remus, irritato, scalciando e mancando di pochi centimetri Dora che cercava di aiutarlo.

"Scusa, Moony… ah, ah… scusa" balbettò James, tenendosi la pancia, cercando di controllarsi. "Ma sei troppo buffo in quella posizione!".

"È una posa decisamente più naturale delle tue solite, Mister Manico-Di-Scopa-Infilato-Nel-…".

"Ok, hai reso il concetto" lo bloccò Remus, prima che dicesse qualche volgarità di fronte alla bambina. "Dannazione, che botta" mormorò, continuando a massaggiarsi la testa, dove sentiva spuntare un bernoccolo grande quanto un’isola.

"Ehi, Moony, tutto bene?" chiese James, calandosi nella parte dell’amico sollecito e preoccupato mentre si avvicinava. "Quante dita vedi?" domandò poi, sventolandogli una mano davanti alla faccia.

Remus strizzò gli occhi come per mettere a fuoco, parve riflettere alcuni istanti e alla fine esalò: "Oh Merlino, il mio peggiore incubo si è avverato: ora siete in due!".

James e Sirius scoppiarono a ridere. "Sì, sta benissimo" dichiarò Sirius, intervenendo per liberare alla fine le gambe tenute in ostaggio dal lenzuolo, mentre James aiutava l’amico a rimettersi in piedi.

Remus sembrò disorientato per un attimo, si guardò intorno, concentrando la sua attenzione sulla piccola Cenerentola ancora attaccata alle tende e probabilmente incapace di scendere. Prese un lungo respiro e… mollò un sonoro scappellotto dietro la testa di Sirius.

"Ehi, perché mi picchi, adesso?" si lamentò Sirius con aria offesa.

"Testa di pigna!" lo rimproverò Remus. "Ti pare il caso ti fare tutte queste scene inutili per un’innocente gattina?".

"Sì, decisamente sta benissimo" constatò James definitivamente rassicurato, allontanandosi per cominciare a vestirsi: tanto ormai, era inutile pensare di rimettersi a dormire.

Sirius frattanto aveva sfoggiato di nuovo la sua espressione da prima attrice insultata. "Io NON faccio scene inutili! Quella cosa è malvagia e sadica e cattiva e… Tu non mi stai ascoltando!".

Infatti Remus gli aveva allegramente voltato le spalle, aveva scollato Cenerentola dalle tende per rimetterla tra le braccia di Dora e aveva cominciato con non curanza a vestirsi. "No, infatti" confermò con voce atona. "Anzi, sto facendo del mio meglio per escludere il tuo delirante sproloquio dalla mia testa dolorante!".

"Io sto dicendo la verità: quel coso si è fissato con me! Com’è che si va a piazzare sempre sul mio letto per dormire?".

"Sarà perché tu hai i cuscini più comodi di tutto il dormitorio" fu la ragionevole risposta di Remus mentre si allacciava i bottoni della camicia. "Sei paranoico, ecco cosa sei: ti posso assicurare che quel gatto non è venuto qui con il non dichiarato intento di farti impazzire, come tu sostieni!".

"No, è qui perché tu hai permesso a Dora ti portarcelo" precisò Sirius. "E io avevo chiaramente detto che la cosa poteva restare fino a che manteneva le distanze da me: sono meno di ventiquattro ore e ha già infranto il divieto tre volte!".

"Io veramente ne ho contate due" puntualizzò James, che stava nel frattempo rischiando di impiccarsi con la cravatta. "Remus, mi aiuti?" implorò subito dopo.

Remus alzò gli occhi al cielo. "Sono solo sei anni e mezzo che portiamo questa divisa, Prongs" sbuffò, mentre gli aggiustava il nodo. "Non credi che dovresti aver imparato ad allacciarti da solo questa dannata cravatta?".

"E perché, se tanto c’è Mamma Orsa a farlo al posto mio?" ridacchiò James.

Remus lo fissò con un sopracciglio inarcato, seccato ma al contempo rassegnato. "Questo è nuovo… Passate le notti a inventare stupidi nomignoli?".

"No, di solito ci vengono in estemporanea" rispose Sirius. "Però Mamma Orsa non è male, Prongs: avremmo dovuto pensarci anni fa… Ma qui si sta divagando: eravamo a io e la cosa…".

"Oh, credevo che quell’argomento fosse chiuso…".

"Cenerentola non è una cosa, Sirius!" protestò invece Dora, accarezzando la gattina. "E non andrà da nessuna parte: tu hai detto che poteva restare!".

"Sì, ma le cose potrebbero cambiare, piccola" cercò di spiegare Sirius, cercando di non farsi commuovere da quegli occhioni da cucciola.

"Ma perché? Che fastidio ti da?" protestò la bambina. "È così piccola: che cosa ha fatto di male?".

"Già Sirius, che cosa ha fatto di male?" cinguettò Remus, con un sorrisetto divertito: era buono e caro finché si voleva, ma quando tirava fuori il suo lato più bastardo si capiva come avesse potuto diventare amico di quei tre scapestrati… vabbè, facciamo due e mezzo!

Sirius cercò di dargli un calcio, ma lo mancò, sibilando tra i denti: "Se non hai nulla di utile da dire, sta zitto!". Poi incontrò di nuovo il viso supplichevole della bambina e lasciò cadere la testa in avanti, sconfitto: "E va bene: la cosa resta".

Dora mandò uno strillo di gioia, saltandogli al collo: "Grazie, grazie, grazie!".

"Sì, sì, certo" sbuffò Sirius scocciato. "E voi non provate a dire nulla!" intimò, squadrando i suoi amici.

"Chi ha detto niente?" protestò James, che sembrava trattenere a stento le risate. Quella bambina ti rigira come un burattino, amico mio: tra un po’, riuscirà perfino a farti mettere lo smalto alle unghie!

"Ora vestiti" disse Sirius, mettendo giù la cuginetta esultante, che si arrampicò di nuovo sul letto di Remus e prese in braccio la gattina. "Hai sentito, puoi restare. Non sei contenta?".

Cenerentola commentò con un mite "miao", facendo le fusa, mentre Sirius si affrettava ad aggiungere, per conservare un minimo di dignità: "Per ora. Può restare per ora e solo se manterrà gli spazi in fut-…".

In quella si bloccò, identificando la nota stonata nel romantico quadretto. Saettò lo sguardo da Dora sul letto a Remus che si stava allacciando le scarpe per poi tornare di nuovo a Dora.

"Che ti prende adesso?" domandò James, fissando l’amico perplesso.

"Che ci faceva Dora nel tuo letto?" chiese invece Sirius, puntando l’attenzione sul licantropo, con cipiglio vagamente minaccioso.

"Come dici?" fece questi distratto, che lo aveva ascoltato solo a metà, impegnato a infilare in borsa i libri per le lezioni.

"Che ci faceva Dora nel tuo letto?" ripeté Sirius. "Era già lì quando ci siamo svegliati…".

Qualcosa nel tono con cui lo disse, indusse Remus a lasciar perdere la borsa e alzare lo sguardo: Sirius lo fissava in modo strano, come se stesse seriamente pensando di picchiarlo. "Ci dormiva" rispose con un’alzata di spalle, non capendo dove fosse il problema. "Per cos’altro dovrei usare il letto se non per dormire?".

"Beh, io un’idea o due ce l’avrei…" ridacchiò James con aria maliziosa.

"Prongs, non ti impicciare" lo zittì Sirius, prima di tornare a rivolgersi a Remus. "Tu e Dora avete dormito insieme, nello stesso letto?".

"Sì. E con que-…?". Il viso di Remus si illuminò di comprensione, mentre capiva finalmente dove fosse il problema. Non poté proprio impedirselo: scoppiò a ridere senza ritegno. "Oh, per favore, Padfoot, non puoi parlare sul serio!".

"Notare espressione seria" puntualizzò Sirius, indicandosi il viso.

Remus scosse il capo: quella conversazione era assurda, perfino peggio del solito. "Sirius, ha quattro anni: non puoi sul serio essere geloso di una bambina di quattro anni! Quattro! Cosa pensi che avremmo potuto fare a parte dormire?".

"Che cosa ci faceva nel tuo letto?" continuò imperterrito Sirius.

Remus sospirò: Sirius e le sue dannate fisse! "Per tua informazione, Dora dorme nel mio letto più o meno da quando è arrivata: di solito perché mi sveglia quando deve andare in bagno o avuto un incubo o qualcosa del genere e poi non vuole tornare nel suo da sola. E questo perché tu hai il sonno talmente profondo che non ti sveglieresti nemmeno se ti scoppiasse una guerra mondiale sotto le chiappe! Niente di più e niente di meno!".

"Ah, ok" fu tutto quello che Sirius riuscì a dire.

"Sei proprio un’idiota, Padfoot!" rise James. "Cosa pensavi che facessero, così per curiosità?".

"Ma che ne so? Non ti avevo detto di non impicciarti? Questo discorso lo rifacciamo quando Dora avrà vent’anni…".

Remus sbuffò esasperato, mentre aiutava la bambina ad infilarsi le scarpe. "Primo: un discorso del genere sarebbe come minimo ipocrita detto da parte tua, Sirius. Secondo: ti ricordo che io e Dora abbiamo qualcosa come tredici anni di differenza. Quando lei avrò vent’anni, io ne avrò trentatre e probabilmente mi vedrà come un vecchio bacucco o poco più!".

"Ma non è vero!" protestò Dora, stringendo a sé il suo fedele orso di peluche. "Tu non sei un vecchio babbacco! E io ti voglio bene!".

"Sirius, la tua cuginetta sta facendo discorso abbastanza strani" scherzò James. "Secondo me se lo vuole sposare, il nostro RemRem!".

"Sì certo, come no!" sbuffò Remus. "Sirius, non è che la vista dei tuoi boxer non sia piacevole, ma ti decideresti a vestirti?".

"Agli ordini, Mamma Orsa" scattò Sirius, facendogli tanto di saluto militari.

"Andiamo a fare colazione, Remus? Ho fame" trillò Dora, balzando in piedi e dando un’ultima coccola a Cenerentola, la quale si era placidamente acciambellata sul cuscino del ragazzo.

"Chiedervi di smetterla di usare quel nomignolo sarebbe pretendere troppo, vero?" chiese in tono rassegnato il licantropo, mentre Dora cominciava a strattonarlo per il braccio.

"Temo proprio di sì: sai dobbiamo collaudarlo" spiegò James.

"Il che significa che lo ripeteremo a ripetizione per le prossime tre o quattro settimane" aggiunse Sirius.

"Remus, Remus, andiamo, andiamo" insistette Dora: quella bambina non possedeva di certo l’antica virtù della pazienza.

"Va bene, va bene, andiamo: vi aspetto di sotto" disse Remus, avviandosi dietro la bambina, notando con una certa amarezza che il suo destino sembrava quello di farsi tirare a destra e a manca da qualcun altro.

"Ehi, Remus, una cosa…" disse James, ferrmandolo.

"Che cosa? Dora comincia ad agitarsi…". In effetti la bambina saltellava su e giù ansiosa, continuando a tirarlo per la manica.

"Ma dicevi sul serio prima?".

Remus corrugò la fronte, confuso. "Aggiungi soggetto, complemento e predicato, Prongs".

"Quando sei cascato dal letto e io ti ho aiutato a tirarti su" spiegò James. "Tu hai detto qualcosa come ‘il mio incubo peggio si è avverato: ora siete due’. Dicevi sul serio?".

Remus annuì convinto, con aria seria. "Eccome se ero serio. Tu non hai idea dei sogni che faccio certe volte…".

"Che tipo di sogni?" si intromise Sirius.

"Sogni in cui voi due cominciate a moltiplicarvi come amebe: arrivate a essere ovunque, perfino sui muri. Siete decine e decine e state tutti combinando qualche guaio, fissandomi con quella faccia da schiaffi che sapete fare solo voi!".

Scoppiò a ridere davanti alle facce offese dei suoi amici. "Ma pensa…" fese Sirius, con aria malvagia qualche istante dopo. "Io invece sogno che ci sono decine di piccoli, irritanti Remus e tutti mi dicono ‘fa i compiti, fa i compiti, fa i compiti’".

"Beh, il cerchio della vita che si chiude" commentò il licantropo, ridacchiando, mentre apriva la porta. "No, anzi" si corresse subito dopo, "il cerchio si chiuderà quando mi darai retta e li farai sul serio, i compiti".

Chiuse la porta, ma la risposta di Sirius gli arrivò comunque cristallina: "Sogna, sogna finché ancora puoi, mio ingenuo ed illuso amico!".

******

Nel frattempo, in un dormitorio femminile non troppo lontano qualcuno stava per essere destato in modo non troppo dissimile da quello dei Malandrini.

Per la precisione, Lily era ancora beatamente immersa nei suoi sogni, la maggior parte dei quali aveva per oggetto un certo Cercatore di nostra conoscenza, tant’è che la ragazza era strettamente abbracciata al cuscino con un sorriso che le andava da un orecchio all’altro stampato in volto, quando si sentì bruscamente rivoltare nelle coperte e precipitare dal letto con un sonoro tonfo.

"Ma che?" balbettò confusa, massaggiandosi l’osso sacro, ancora stretta al cuscino. Si guardò intorno e si trovò di fronte la svettante figura di Claire Parker, che la stava squadrando come se volesse incenerirla. Non sarebbe esagerato paragonarla a un drago sputa fuoco: fumava di rabbia, mancavano giusto le fiamme!

"Parker, ma sei ammattita completamente?" sibilò, mentre alla sorpresa subentrava alla velocità del fulmine la rabbia.

"Cos’è questa storia che tu e James vi siete baciati?" l’aggredì Claire con aria omicida.

La bocca di Lily si aprì in una perfetta "O" di stupore: come aveva fatto Claire a saperlo? Voleva dirglielo di persona, anche per evitare attacchi a sorpresa, come era effettivamente successo, ma la sera prima non era ancora tornata quando lei e le altre erano andate a letto. Alice aveva osservato sprezzante che probabilmente stava "saltando tra le lenzuola di qualche maschio antropomorfo": Claire era sempre stata brava a tenere il piede in due o più staffe, giurando imperitura devozione a James da una parte e passando da un ragazzo all’altro dall’altra.

"Come l’hai saputo?" domandò, ancora stupita, mentre si alzava in piedi.

"Ne parla tutta la scuola!" rispose sprezzante lei. "Che ti aspettavi, Evans? L’avete fatto davanti a mezza scuola!". Claire era fuori di sé.

"Abbassa la voce, Parker!" sbuffò dall’altro lato della camera Melanie, tirandosi stancamente a sedere. "Qui c’era qualcuno che voleva dormire…".

"Ma arrivi o vai?" aggiunse Alice, con un sopracciglio inarcato. "Cosa ci fai già vestita?".

"Non mi pare proprio che siano affari tuoi, Abbott" la zittì Claire.

"Oh, no, no" ribatté Alice, alzando le mani in segno di resa e mormorando poi qualcosa che assomigliava tremendamente a "saltatrice di lenzuola".

"Cosa hai detto?" stridette Claire, mentre Melanie ridacchiava, pensando a quanto bene la sua amica sapesse nascondere corna e forcone. Ma del resto, era da quella vecchia storia di Claire e Frank che Alice non perdeva occasione per punzecchiare la compagna di stanza.

"Chi io?" trillò Alice in tono innocente. "Non ho detto proprio nulla. Gestisciti i tuoi ‘affari’ come più ti garba… Però, ci tengo a sottolineare che diventerebbero pure affari nostri se portassi qualche malattia venerea nel nostro bagno!".

Lily e Melanie scoppiarono a ridere, mentre Claire avvampava d’indignazione. "Io nemmeno stavo parlando con te, Abbott! E a questo proposito, Evans, cos’hai da dire?".

Lily sbuffò, incollerita: ma perché Claire Parker doveva venire sempre a romperle le uova nel paniere? Era così felice fino a poco prima e adesso moriva dalla voglia si spaccare la faccia a qualcuno. "Cosa ho da dire, Parker?" strillò. "Ecco, cosa ho da dire: sì, io e James ci siamo baciati. E sì, io e James stiamo insieme adesso. E sì, sono stata io a prendere l’iniziativa. E no, questi non sono proprio affari tuoi! Tu pensa ai tuoi ragazzi e io penserò al MIO!".

"James non è affatto tuo, Evans!" gridò Claire, sbattendo il piede per terra. "Finirai solo con il farlo soffrire, lo so!".

"Oh, perché tu adesso sei pure una veggente?" rise Lily in tono ironico. "Accidenti, che brava… Perciò saprai anche che tra cinque minuti non avrai più un solo capello in testa perché io te li avrò strappati tutti, vero?".

"Oh, lotta nel fango". Melanie batté le mani eccitata. "Alice, ce li hai i popcorn?".

"No, ho queste però" rispose la ragazza, tendendole un sacchetto di Api Frizzole già aperto. Le due si accomodarono meglio sul letto di Mel, sgranocchiando caramelle e gustandosi lo spettacolo.

"Va all’inferno, Evans!" stava nel frattempo strepitando Claire. "E sta lontana da James: non te lo meriti!".

"Ma con che diritto mi dici una cosa del genere? Non sei la sua ragazza e non lo sei mai stata, Parker! Io non mi allontanerò da James solo perché me lo dici tu, che non puoi avanzare la minima pretesa su di lui!".

"James mi noterebbe se non fosse perso a correre dietro a te, Evans! Lo hai rovinato, quel ragazzo, ecco la verità! Gli hai reso la vita un inferno e continuerai a farlo! Se la smettessi di illuderlo, magari finalmente noterebbe anche le altre, me compresa!".

Lily scosse il capo, piena di frustrazione. "Mi fai proprio pena, Parker! Credi sul serio che James non sia mai venuto a letto con te solo perché correva dietro a me? Per anni James chiedeva di uscire a me e si consolava con altre: è uno dei motivi per cui non l’ho mai preso sul serio! Se non ci ha provato con te, è solo perché evidentemente nemmeno nei suoi momenti più bui voleva cadere così in basso!".

Claire digrignò i denti come un cane rabbioso. "E tu che ne sai che non ci sono mai stata, con James, eh?".

"Anche se fosse, non me ne fregherebbe un accidente!" ribatté Lily con voce ferma, anche se era una mezza bugia: poteva sopportare tutti i flirt passati di James, anche perché poteva farci ben poco, ma si sentiva andare il sangue alla testa pensando a lui e Claire insieme. "Il passato e passato e non potrei cambiarlo nemmeno se volessi! Ma adesso tu e James non state insieme, non condividete nulla, se non questa perversa cotta che ti lega a lui! Perciò lascia in pace me, lascia in pace lui e lascia in pace NOI!".

"Brava, Lily!" la incitò Melanie da bordo campo, infilandosi in bocca un’Ape Frizzola. "Colazione più intrattenimento".

"Picchiala, Lily!" la spronò Alice, gettandole una caramella in testa. "Fagliela pagare cara!".

"Tu non ti meriti James!" continuò imperterrita Claire. "Non dopo tutto quello che gli hai fatto passare! Fa’ un favore al mondo e levati dai piedi, Evans!".

"Che buffo" commentò Lily, rivolta a Claire. "Stavo per dirti proprio la stessa cosa! E come osi affermare che io non mi merito James? Perché, tu sì?".

"Sicuramente più di te, Evans! Ti è morto dietro per anni, implorandoti quasi di uscire con lui, e tu l’hai sempre snobbato, rifiutato e respinto! Gli hai spezzato il cuore talmente tante volte da aver perso il conto! L’ho detto e lo ripeto: tu non ti meriti James dopo tutto quello che gli hai fatto passare, perciò vatti a buttare giù dalla scogliera e lascialo in pace una volta per tutte!".

"Io non farò un bel niente solo perchè me lo dici tu! Pensi che non mi renda conto di tutto il tempo che ho sprecato prima di rendermi conto di quello che provo per James? Pensi che non lo rimpianga? Vorrei essermi decisa anni fa a fare questo passo, tanto mi sento stupidamente felice in questo preciso momento! Sono felice come non lo sono mai stata in vita mia ed è tutto merito di James Potter! Prendi la tua stupida gelosia senza fondamento e sparisci!".

Lily si fermò con il fiatone, Claire la fissava, rossa di collera. Quanto ad Alice e Melanie, erano a tanto così dallo dedicare uno striscione alla loro amica: peccato solo che James non fosse lì per ascoltare la dichiarazione appena fatta.

"Io non andrò da nessuna parte, Evans" continuò a sbraitare la Parker. "Tu e James non potete stare insieme: non durerete una settimana, ne sono sicura. E poi tu gli spezzerai il cuore, come hai sempre fatto: per te è solo l’ennesimo gioco!".

Melanie ebbe la netta impressione che Lily si trasfigurasse sotto i suoi occhi: un attimo prima era la sua amica di sempre anche se molto arrabbiata, quello dopo era un demoniaco essere infernale con tanto di fiamme lampeggianti intorno. "Uuuuh, qui ci scappa il morto…" commentò sottovoce.

Alice annuì, d’accordo con l’amica: Claire aveva decisamente valicato il segno. "E sarà una morte lenta e dolorosa".

"Come osi?". Aveva perfino smesso di urlare: la rabbia che provava in quel momento era la di là di grida e strepiti. E del resto, in quel modo risultava perfino più inquietante. "Come osi affermare una cosa del genere? Come osi dire che per me è soltanto un gioco? Tu non sai niente di me o di James o di quello che proviamo l’uno per l’altra. Tu non sai niente di niente, ma questo non ti impedisce di dare giudizi senza fondamento! Non ti meriti nemmeno una risposta, tanto sei patetica, ma una cosa te la dico ugualmente: io amo davvero James e starò con lui finché non sarà lui stesso a dirmi di sparire. E niente di quello che puoi dire o fare potrà cambiare questo!".

"Bene. Bene!" ribatté Claire. "Ma poi non dire che non ti avevo avvertito, Evans: me la pagherai! Non so come o quando, ma me la pagherai cara!".

"Uuuuh, sono terrorizzata a morte, Parker!". La voce di Lily era di nuovo salita di qualche decibel: quella conversazione l’aveva stufata. Per essere più precisi, Claire Parker l’aveva stufata. "Non so che farmene delle tue minacce! Mi dai il voltastomaco. Ti auguro vivamente di strozzarti con la tua stessa, stupida gelosia!".

"James è mio, Evans! Se non ti levi di mezzo da sola, ci penserò io!".

"Ma va’ al diavolo, Parker, tu e tutte le oche giulive come te!". Detto questo, Lily si voltò e uscì dalla stanza sbattendo la porta così forte che per poco non la scardinò.

"Lily, ma sei ancora in pigiama!" le gridò dietro Melanie, ma Lily la ignorò: non gliene importava un fico secco se era ancora in pigiama, non avrebbe tollerato di respirare la stessa aria di Claire Parker un secondo di più. Se fosse rimasta in quella stanza un altro po’, avrebbe finito con il commettere sul serio un omicidio. E francamente, non valeva proprio la pena di finire in galera per quella piccola sciocca!

Non si stava nemmeno rendendo conto di dove stava andando, finché non vide i proprio piedi imboccare a passo deciso le scale per i dormitori maschili, ignorando bellamente le occhiate stupite che gli altri Grifondoro le lanciavano. Prima Lily Evans baciava James Potter e ora andava in giro in pigiama con l’aria da furia assassina? Ma il mondo aveva cominciato a girare al contrario?

Lily se ne fregò altamente: in quel momento voleva solo vedere James, la sua sola presenza sarebbe bastata a rimettere le cose a posto. Non fosse che nemmeno a metà strada, siccome non stava nemmeno guardando dove andava, andò prevedibilmente a sbattere contro qualcuno che veniva dalla direzione opposta e caracollò in terra, atterrando sopra al povero sventurato. Ci mise dieci interi secondi per realizzare che per la seconda volta in meno di ventiquattro ore era finita addosso a Remus Lupin, completamente vestito questa volta, grazie a Merlino. Ma sta diventando un vizio?!

"Remus, stai bene?" si informò una preoccupata Dora.

"Oh, per Morgana, scusami Remus, mi dispiace" si scusò la ragazza, cercando di tirarsi su e nella foga rischiando di inciampare di nuovo all’indietro.

Remus l’afferrò al volo, mettendosi seduto alla meglio sugli scalini. "Non ti preoccupare, Lily: niente di rotto".

Mentre entrambi si rimettevano in piedi, Lily notò che il ragazzo era visibilmente arrossito, memore del piccolo incidente della sera precedente.

Dora tolse entrambi dall’impaccio di dire qualcosa chiedendo: "Lily, ma stai bene? Perché piangi?".

Remus alzò di scatto la testa verso l’amica, mentre lei si toccava una guancia e la trovava effettivamente bagnata di lacrime. Non ci poteva credere: non si era nemmeno accorta di essersi messa a piangere per il nervoso!

"Lily, cosa è successo?" domandò Remus preoccupato, scordandosi l’imbarazzo. "Cosa ci fai in pigiama? Stavi andando da James? Ha già combinato qualche guaio? Se è così, lo uccido…".

Lily cominciò a scuotere il capo, prendendolo per le spalle per calmarlo. "No, no: non è per James. Sono lacrime di rabbia: stavo avendo un piccolo diverbio con Claire Parker, ecco".

"Piccolo?" fece Remus, scettico: dubitava seriamente che Lily sarebbe stata così sconvolta per un ‘piccolo diverbio’.

"Ok, non tanto piccolo" si corresse la ragazza. "È solo che quella, quella, quella… ed è così, così, così…". Accidenti, stava cominciando a delirare: nemmeno le venivano le parole per definire l’odiata compagna di stanza.

Remus annuì, prendendola per mano e cominciando a pilotarla verso la Sala Comune. "Molto esaustiva: cerca di calmarti" commentò, sorridendo. "Dora, vieni, piccola".

La bambina gli saltellò ubbidiente dietro, fissando preoccupata Lily. "Ma che cosa succede? Perché sei triste?". Nella sua concezione infantile del mondo, Dora era estranea al concetto "piangere di rabbia": per lei, se qualcuno piange, è perché è triste. Per questo si stava chiedendo cosa potesse aver turbato tanto l’amica.

Lily le sorrise, cercando di frenare le lacrime. "Non sono triste, tesoro. Sono arrabbiata, tanto, tanto arrabbiata" cercò di spiegarle.

"E allora perché piangi?" domandò ancora la piccola, sempre più confusa.

"Sono così nervosa che mi viene da piangere. Stai tranquilla, ora mi passa".

Ma non sembrava proprio che la cosa volesse passarle: anzi, ancora un po’ e si sarebbe messa a singhiozzare. Roba da matti, tutta colpa di Claire Parker!

"Io…io… io la strozzo, quell’oca!" riuscì a dire, tirando su con il naso.

"Calmati, Lily" le consigliò Remus con un sorriso comprensivo, facendola sedere su una poltrona. "Respira, conta fino a dieci e poi spiegami cosa è successo".

Lily non respirò né contò fino a dieci, ma in compenso partì in quarta come un treno, sputando fuori parole senza nemmeno accorgersi di cosa dicesse. "Succede che quell’oca della Parker non può fare a meno di impicciarsi continuamente dei fatti miei! Mi ha buttato giù dal letto, si è messa a strillarmi contro, mi ha insultato e per cosa: perché mi sono messa con James! Ma ti rendi conto? Come se fosse una sua proprietà e io fossi tenuta a chiederle il permesso prima di baciarlo o mettermi con lui o Merlino solo sa cos’altro! Si comporta come una pazza isterica, neanche James fosse il suo ragazzo. E James non è il suo ragazzo, non è mai stato il suo ragazzo e non sarà mai il suo ragazzo! Dovrà passare sul mio cadavere prima di mettere gli artigli su James, quella saltatrice di lenzuola del cavolo! Viene a fare le scenate di gelosia a me e poi la dà al primo che passa! Oh, quanto la strozzerei volentieri, quella brutta, brutta… Lo vedi, non esiste nemmeno un termine abbastanza cattivo per definirla! Se prova di nuovo a venirmi a dire che non merito di stare con James, che per me è solo un gioco, io non so che le faccio… Anzi, no, lo so: le strapperò i capelli uno a uno, la prenderò a pugni finché non le è cascato fino all’ultimo dente e poi la spingerò giù dalla torre più alta! O magari potrei darle fuoco… Ma no, un diavolo sputato dall’inferno come quella sarà di certo ignifugo! Ah, quanto la detesto! La detesto, la detesto, la detesto! Hai sentito, Claire Parker: TI DETESTO! Tieni i tuoi tentacoli da predatrice sessuale lontani dal mio James o giuro su Merlino che sarà l’ultima cosa che farai in vita tua!".

La ragazza si interruppe per riprendere fiato, rossa in viso, sotto lo sguardo impressionato di Remus e Dora, che avevano ascoltato impassibili lo sfogo di nervi, come del resto più o meno tutti i Grifondoro del castello.

"Finito?" chiese Remus, porgendole un fazzoletto di carta. "Tieni, asciugati gli occhi e riprendi fiato".

Lily lo accettò con un sorriso. "Grazie. Ora mi sento meglio: mi serviva proprio un bello sfogo liberatorio".

"Quindi leggendo tra le righe, posso intuire che Claire Parker volesse mettersi tra te e James? Non ti devi preoccupare nel caso: James non andrebbe con quella nemmeno se fosse l’ultima donna su un’isola deserta".

Lily scoppiò a ridere, soffiandosi il naso. "È solo che è così irritante: si comporta come se fosse solo colpa mia se James non l’ha mai filata di striscio!".

"E tu ignorala" suggerì saggiamente Remus. "Non darle la soddisfazione di andare fuori da gangheri: per lei provocarti è metà del divertimento".

Le ultime scintille di rabbia stavano andando lentamente esaurendosi: Remus era come una specie di balsamo naturale, sembrava spandere calma e serenità ovunque andasse. "Hai ragione. Anche se vorrei proprio togliermi la soddisfazione di darle una sberla in piena faccia".

"Non ne vale la pena" aggiunse il ragazzo. "Sii superiore e fingi che non esista: presto o tardi si stancherà".

Lily respirò a fondo un paio di volte, finalmente rilassata. E in quel momento si rese conto che gli occhi di più o meno tutti i presenti erano puntati su di lei. Oh, Merlino santo, aveva dato in escandescenze davanti a un quarto abbondante della scuola, anzi no, aveva avuto una vera e proprio crisi isterica. E indossava un pigiama rosa a cuori di flanella!

"Oh, per mille gargoyles!" esalò, diventando quasi più rossa dei suoi capelli. "Che razza di figura…".

Anche Remus si guardò intorno e sorrise, alzando le spalle. "Ah, non ti preoccupare: questa torre ne ha viste di peggiori. Bel pigiama, comunque…".

Lily ridacchiò con aria nervosa. "Già, me ne sono andata senza nemmeno avere il tempo di vestirmi… o pettinarmi: cavolo, assomiglierò a una vecchia befana!" borbottò, passandosi una mano tra i capelli.

Remus inclinò la testa di lato, con aria pensosa. "Beh, sì, un pochino…".

"Remus!" protestò ridendo Lily, dandogli una scherzosa pacca sulla spalla. "Sei mio amico: in teoria, dovresti tirarmi su di morale e tranquillizzarmi…".

"Ah, scusa. Aspetta, la rifaccio… Ma no, cosa dici, Lily?" riprese, esagerando volutamente il tono. "Tu saresti perfetta e bellissima anche con indosso un sacco di patate!".

Lily rise. "Meglio. Anche se con quel ghigno divertito non sei molto credibile…".

"Lily, fidati, dopo aver diviso la stanza con James e Sirius per sei anni, non c’è più nulla che possa sconvolgermi! Diciamo che io mi dimentico del tuo pigiama di flanella se tu ti dimentichi di quello che è successo ieri sera…".

"Perché è successo qualcosa, ieri sera?" tubò Lily, con una faccia perplessa molto credibile. "Credo proprio di non ricordare: sarà stato lo shock!".

"Probabile" annuì Remus, con un sorriso grato. Ora che la tempesta si era calmata e Dora aveva capito che Lily stava bene, la bimba aveva ripreso a reclamare la sua attenzione. "Ora, se mi vuoi scusare, devo scortare quest’adorabile creatura a colazione. E credo che tu debba andare a vestirti".

"Sì, penso proprio che sia meglio. Ciao, Dora".

"Ciao, Lily" la salutò la bambina, agitando la mano. "Remus, andiamo, andiamo…".

"Vengo, vengo… Mamma mia, quanto siete agitati voi Black quando si parla di cibo…" sospirò Remus, avviandosi dietro la piccola.

Lily stava tornado nel suo dormitorio, anche se l’idea di doversi trovare di nuovo davanti Claire le faceva venire il mal di fegato, quando le tornò alla mente il consiglio che James le aveva dato la sera prima: di chiedere a Remus sulla questione di Melanie e Sirius. Meglio farlo adesso, si disse. Probabilmente non avrò più occasione di beccarlo da solo oggi: prendiamo la palla al balzo, finché possiamo. Di certo, non poteva fare un discorso del genere davanti a Melanie o Sirius.

"Ehi, Remus!" lo richiamò perciò, andandogli dietro, grata che non avesse ancora superato il buco del Ritratto: non ci teneva proprio a farsi vedere in pigiama da tutta la scuola. "Posso chiederti una cosa?".

"Sicuro" rispose il ragazzo, voltandosi e guadagnandosi un gemito scontento da parte di Dora. "Che succede?".

"È una questione un po’ complicata" cominciò Lily. "Ieri sera, ho provato a parlarne con James, visto che è il migliore amico di Sirius, ma lui mi ha suggerito di chiedere a te… Ma che hai da guardarmi a quel modo?".

Remus sfoggiava un sorriso di maltrattenuto divertimento sul volto. "No, stavo solo pensando che tu e James siete fatti davvero l’uno per l’altra… Stesso modo delirante di cominciare un discorso!".

"Come, scusa?" fece Lily, perplessa.

"Soggetto, complemento e predicato, Lily" spiegò il ragazzo. "Altrimenti, non capirò mai di cosa stiamo parlando…".

"Oh, sì, certo, che scema che sono!". Lily si batté una mano sulla fronte. "Comunque, James mi ha detto che tu sai che a Mel piace Sirius, vero?".

Remus annuì. "Credo che giusto quella sottospecie di scimmia pelata che ha nome Sirius Black non se ne fosse ancora accorta, sai Lily…" disse, mentre Dora smetteva all’istante di saltellare irrequieta e si metteva in ascolto, improvvisamente interessata dal discorso. In fondo, anche lei si sentiva coinvolta in prima persona da quella storia ormai, visto e considerato che stava aiutando Remus a farli mettere insieme, quei due. O almeno ci stavano provando.

"Sì, me l’immaginavo" sospirò Lily. "Comunque, lui che cosa ne pensa di Mel? Ha qualche ragazza per la testa? James dice di no, che glielo avrebbe detto, ma mi ha anche suggerito di chiedere a te: io pensavo che fosse più logico che lo sapesse James, visto che è il suo migliore amico e tutto…".

"James e Sirius vivono praticamente in simbiosi" confermò Remus. "Ma fra tutti e due, hanno la profondità di una pozzanghera secca e lo spirito d’osservazione di una patata lessa. Non mi stupisce che James non ne sappia nulla… Ma del resto, nemmeno Sirius capisce quello che prova in questo momento…".

Lily corrugò la fronte confusa. "Scusa, Remus, ora sono io che non ti seguo più: cosa stai cercando di dire?".

Remus aprì la bocca per rispondere, ma Dora, rimasta zitta fino a quel momento, pensò fosse ora di arricchire la conversazione con il suo contributo: "Sirius è un testone!" dichiarò con la sua voce alta e squillante.

"Come dici, tesoro?" fece Lily, abbassando il capo verso di lei.

"Quello che ho detto: Sirius è un testone" ripeté Dora. "È innamorato di Mel, ma non vuole dirlo perché è un grande testone! Così io e Remus lo aiutiamo".

"Ecco, non avrei saputo dirlo meglio" annuì Remus. Poi vedendo che Lily faceva saettare lo sguardo da lui a Dora e viceversa senza capire, riprese: "Sirius non capirà mai quello che prova, non in tempi brevi: se aspettiamo che ci arrivi da solo, saremo vecchi come Silente…".

"Come fai a sapere quello che prova se non lo sa nemmeno lui?" chiese Lily.

"Fidati di me: lo so. Ne sono sicuro come sono sicuro di essere qui a parlare con te. La sola cosa che separa Mel e Sirius in questo momento è la testaccia di legno di quel bambino troppo cresciuto".

"E allora cosa conti di fare adesso?".

"Noi lo aiutiamo" intervenne di nuovo Dora, annuendo convinta. "Siamo le sue Fate Madrine… Così lui e Mel dopo si sposano!".

"Siete le sue… cosa?" esclamò Lily, guardando Remus con aria stralunata.

"Lascia stare, è una lunga storia" rispose il ragazzo con un gesto non curante della mano. "Credo di aver sbagliato a leggerle la favola di Cenerentola… Comunque Dora ha detto la verità: vogliamo aiutare Sirius a darsi una svegliata…".

"E come volete fare?".

"Ah, su questo manteniamo il segreto stampa". Poi sorrise, vedendo la faccia scontenta di Lily. "Non ti preoccupare: ho, abbiamo la situazione sotto controllo. Se tutto va come penso, presto la questione sarà felicemente risolta…".

"Se mi dicessi cosa state tramando, potrei aiutarti…" insistette Lily.

Remus scosse il capo. "Meglio che la cosa resti fra noi. Se te lo dico, poi potresti dirlo a James e lui lo dirà a Sirius e allora sarebbero dolori… Fidati di me, ok".

Lily sospirò. "Non è che mi lasci molte alternative, Remus. Ok, mi fido di te. Ma ti ricordo che è della felicità della mia migliore amica che stiamo parlando…".

"Se ti dico di stare tranquilla… Ah, lupus in fabula!" ridacchiò, indicando qualcuno alle spalle di Lily.

"Mel! Alice!" gridò Dora, contenta, correndo ad abbracciare le ragazze, mentre Lily si voltava.

"Ehi, pulcino!" la salutò Melanie, ridendo. "Diventi ogni giorno più grande!".

"E tu sei sempre più bella!" rise Dora. "Chissà perché Sirius non se ne accorge…".

"Dora, tesoro, non avevi fame?" la richiamò Remus, allarmato: non voleva che la bambina rivelasse altri dettagli del loro piano alle persone sbagliate.

"Oh, oh, mi sa che devi andare" osservò Alice, sorridendo. "Ehi, Lily, tutto ok?".

"Una meraviglia. Claire?".

"Temo che farà tardi oggi" rispose Melanie, fingendosi dispiaciuta. "È ‘accidentalmente’ inciampata nell’armadio e altrettanto ‘accidentalmente’ rimasta bloccata dentro: sembra che la porta si sia chiusa a chiave da sola. Non è strano?".

Lily rise. "Sì, molto strano. Almeno non mi tocca parlarle mentre vado a vestirmi…".

"A questo proposito, penso che questi potranno esserti utili" disse Alice, porgendole una divisa pulita e pronta per essere indossata. "Poi cambiarti nel bagno comune… Mel ha lì i tuoi libri".

"Grazie ragazze. Vado subito a cambiarmi. Grazie per la chiacchierata, Remus: è stato… illuminante" aggiunse salutando l’amico.

"Quando vuoi…" rispose lui con un cenno del capo

"E noi che pensavamo che stessi a pomiciare con James" osservò Melanie con un sorriso birichino. "Beh, non tornavi più…".

"Farò finta di non aver sentito, ok, Mel?" sbuffò Lily.

"Ok, credo che sia ora di andare, Dora" annunciò Remus. "Ci vediamo dopo, ragazze".

Le tre gli fecero un cenno di saluto mentre si allontanava tallonato da Dora, per poi immergersi di nuovo nei loro discorsi.

Remus lasciò la Sala Comune, pieno di pensieri. La verità è che non si sentiva così sicuro come lasciato credere a Lily. Erano due giorni che lui e Dora a turno non facevano che lanciare tutti i sottintesi possibili, ma Sirius ancora non ci arrivava. E ovviamente non poteva dirglielo a muso duro perché non avrebbe fatto altro che negare, negare e ancora negare, dandogli del visionario, come quando gli aveva detto che Melanie era interessata a lui. Con quel balletto di frasi non dette rischiavano comunque di arrivare a natale, ma cos’altro poteva fare? Sirius era più cocciuto di un mulo che non vuole camminare: sembrava che tra lui e i suoi sentimenti ci fosse un muro spesso dieci metri che Remus stava cercando di abbattere con un cucchiaino da caffé.

Sospirò: aveva bisogno di un’idea, un piano astuto e brillante. Una terapia più aggressiva che comunque non prendesse la questione proprio di petto: era una cosa che Sirius doveva capire da solo. Maledizione, che ne è stato del tuo cervello, Remus? Ci deve essere un modo per costringere Padfoot ad aprire gli occhi.

"Sei arrabbiato?" chiese Dora, ansiosa, inquietata dal mutismo di Remus. "Non dovevo dire la verità a Lily, vero? Ce l’hai con me!".

"Ma no, cosa dici? Non potrei mai essere arrabbiato con te, Dora" la tranquillizzò Remus, riscuotendosi dalla semitrance in cui era caduto.

"Davvero non sei arrabbiato?" insistette la bambina.

"Certo che no: non hai fatto nulla di male, tranquilla. Stavo solo pensando…".

"A che pensavi?" fu l’ovvia domanda di Dora, curiosa come sempre.

"Abbiamo bisogno di un piano, un’idea o con Sirius non arriveremo da nessuna parte…".

La bocca di Dora si contrasse in una smorfia, mentre la bambina si spremeva le meningi a sua volta, in cerca della soluzione brillante che Remus si sentiva sulla punta della lingua. Andiamo, Remus Lupin, nessuno conosce quel testone meglio di te? Cosa potrebbe scuoterlo?

In quel momento, mentre attraversavano un corridoio, quasi si scontrarono con una coppietta che veniva dalla direzione opposta e che stava litigando furiosamente.

"Che cosa ci facevi con lei? Eh? Eh?" stava sbraitando la ragazza.

"Ma nulla, ti dico: stavamo solo parlando…".

"E da quanto tu e la tua ex ragazza vi parlate di nuovo, Karl?".

"Susie, tesoro, di giuro che…".

Remus decise di lasciare Karl e Susie a risolvere le loro beghe da soli e stava appunto passando oltre tenendo Dora per mano: la bambina infatti stava seguendo con un certo interesse la scenata di gelosia della ragazza. Chissà perchè si divertiva sempre quando la gente cominciava a urlare e Susie e Karl urlavano sul serio! Brutta bestia le gelosia… pensò Remus, girando l’angolo.

E la divina illuminazione scese su di lui in quel momento. Nella sua testa, Susie e Karl vennero sostituiti da Melanie e Sirius, solo con le situazioni invertite. Se conosceva Sirius come lo conosceva, come minimo dava di matto se vedeva Mel con un altro: poteva sfruttare le sue reazioni esagerate a suo vantaggio, per una volta.

Peccato che Mel non voglia uscire con nessuno. La voce del suo buonsenso mandò in frantumi l’idilliaca visione. Già, senza contare che Sirius come minimo avrebbe fatto a pezzi quel povero sciagurato che si fosse messo tra lui e la quasi sua donna. A meno che… Un altro scenario, se possibile perfino migliore del precedente, prese il posto del primo: sì, poteva funzionare. E avrebbe potuto mantenere la situazione sotto il suo diretto controllo in quel modo. Non fosse per il piccolo insignificante dettaglio che Sirius di triturerà in un trilione di pezzettini e di ridurrà a cibo per Vermicoli, intervenne di nuovo il suo lato disfattista.

Ma Remus era certo di poter gestire Sirius nel caso. Già, anche il capitano del Titanic credeva di avere tutto sotto controllo, ricordi? E non sai nemmeno se Mel accetterebbe

Remus sbuffò: era un’idea azzardata e rischiosa, con probabili risvolti apocalittici. Meglio tenerlo come piano di riserva. Ma doveva muoversi: Dora partiva di lì a pochi giorni e senza il suo aiuto dubitava di potercela fare. Incredibile quanto il candore e l’innocenza di una bambina ti elevassero al di sopra di qualunque sospetto. Remus Lupin, non sei poi tanto migliore di Sirius e James come credevi, sai?

Prima di mettere in atto quel piano, doveva almeno provare a mettere Mel e Sirius faccia a faccia un’altra volta, su un terreno neutro e in modo apparentemente casuale. Certo che fare la Fata Madrina era proprio un lavoraccio!

"Dora, dimmi tutto quello che sai di Melanie: ho bisogno dell’ispirazione".

Dora riflette alcuni istanti, cercando di mettere in ordine le informazioni immagazzinate nella sua testolina. "Beh, è carina, divertente e simpatica. Odia l’altra sua compagna di stanza, quella con tutti quei trucchi bellissimi che sta tanto antipatica anche a me… Le piace la marmellata di fragole e i pancake, però odia le arachidi. Poi, ehm, vorrebbe diventare Guaritrice…".

Remus ascoltò con attenzione, chiedendosi come avesse fatto Dora a imparare tutte quelle cose su Melanie nel relativamente poco tempo che aveva passato insieme: evidentemente aveva una memoria formidabile, stava probabilmente sciorinando ogni più piccolo dettaglio che aveva assimilato. Sfortunatamente, nulla era utile al suo scopo.

"Oh, e le piacciono i gatti" aggiunse la bambina.

"Le piacciono i gatti?" ripeté Remus, improvvisamente interessato, mentre un’idea cominciava a germogliare nella sua testa.

Dora annuì con convinzione. "Sì, me l’ha detto quando ci siamo conosciute. Io le ho detto che volevo avere un gattino e lei mi ha risposto che le piacevano anche a lei… Dovrei farle conoscere Cenerentola" aggiunse con aria entusiasta.

Remus annuì. "Sì, credo anch’io che Melanie sarebbe felice di conoscere Cenerentola".

Il piano perfetto stava prendendo velocemente forma: avrebbe messo Sirius e Mel nella stessa stanza a parlare e avrebbe anche risolto l’annosa questione di Cenerentola senza condannare la povera gattina alla morte per congelamento. Due piccioni con una fava. L’unico problema sarebbe stato convincere Dora…

"Tesoro, dobbiamo parlare…" esordì, mentre la bambina lo guardava perplessa e spaventata dalla sua espressione seria.

LYRAPOTTER’S CORNER

E siamo alle solite! Io scrivo, scrivo e scrivo, i capitoli si allungano e mi vedo costretta tagliare roba: ho di nuovo spezzato e rimandato al prossimo capitolo. L’altra volta l’ho detto scherzando, ma mi sa che questa storia comincia sul serio a vivere di vita propria. Il problema è che non sono proprio capace di sforbiciare: se mi viene un’idea, la devo infilare dentro per forza! E purtroppo, i Malandrini mi sono congeniali per certe scenette, come avrete capito tutti, ormai!

Vabbè, immagino che per voi vada bene così: quando quest’avventura è cominciata, mai più avrei creduto di riscuotere tanto successo!

Già che siamo in argomento, ho riconteggiato i capitoli dopo tutti i cambiamenti apportati e il totale dovrebbe attestarsi sui 25 capitoli: ma visto l'andazzo, prendete l'infomazione molto con le molle (considerate che in origine erano venti).

Chissà qual è il malvagio piano di Remus? O meglio i malvagi piani, visto che le idee sadiche e ad alto contenuto masochistico sono due! E quale sarà la vendetta, tremenda vendetta promessa da Claire Parker? Eh, eh, dovrete aspettare il prossimo capitolo per scoprirlo, o miei prodi lettori.

E ora alcuni regalini voi, fedeli fan di Babysitter Per Caso. Mia sorella, che disegna in un modo che io me lo sogno, mi ha concesso di pubblicare su internet alcuni disegni ispirati a questa fanfiction: qui trovate Lily e James con alle spalle tutta la corte dei miracoli e qui un disegno della piccola Dora con il suo fedele orsacchiotto.

Queste invece sono opera mia, fatte in un momento di noia quando Word si era dato allo sciopero: sono le protagoniste femminili della storia in versione Candy Doll, da sinistra, Lily, Mel, Alice e Dora (fate finta che Dora sia più piccola, ovviamente). Volevo farle anche per i Malandrini, ma quelle che ho già sul computer sono tutte stupide (per farvi intendere, in una James è vestito da maiale e Remus da fiore gigante), frutto di uno sclero collettivo mio e di mia sorella: se trovo il tempo, va al prossimo capitolo.

In ultimo, due immagine che ho scovato navigando per i fatti miei in cerca di tutt’altro, che non mi appartengono, ma sembravano messe lì proprio per me: qui c’è Dora in versione potterpuff e qui Remus e Dora. La seconda non ho idea di chi sia l’autore, ma sembra fatta proprio apposta.

E ora le cose importanti, ovvero i ringraziamenti (come sempre non è difficile intuire quale sia stata la vostra scena preferita XD):

Pecky, grazie, grazie, grazie, felice di farti divertire!!!!!!

LadyMorgan, la "cretinaggine" (passami il termine, per favore) di Sirius è proprio ciò che ce lo fa tanto amare, secondo me: per citare James, la vita senza di lui sarebbe assai più noiosa!!!!! Ma magari esistessero sul serio i Malandrini, sarebbe già tutti richiusi in casa mia, eh, eh! (Remus e Sirius per me, James per mia sorella e la pantegana per la mia gatta, che di certo saprà fornirci un servizio di prima qualità XD). Di’ a zio Tom che ho molto apprezzato la pausa: l’aria di montagna ha sempre fatto bene alla mia Musa e difatti sono talmente piena di idee da non sapere nemmeno come metterle in pratica! Un sonoro SMAK dalla tua omonima lombarda!!!!!

FunnyPink, Remus è stato all’unanimità eletto santo dell’anno, con tutto quello che gli combinano quei due. E io non perdonerò mai alla Rowling di aver infranto troppo presto il roseo futuro di Remus e Dora! avevano tutta la vita davanti e lei me li ha barbaramente uccisi!!!!!

_Mary, povero James, dopo tutto quello che gli ho combinato se l’è proprio meritata un po’ di felicità con la sua Lily, no? Peccato che Claire Parker trami nell’ombra… Il compito di Cenerentola non è ancora concluso: ha ancora una particina da giocare nella storia (oltre ovviamente a far saltare i nervi del nostro Padfoot!). Non farti sentire da Remus a dare del mito a Sirius! Spero sul serio di continuare a farti ridere…

hermy101, Sirius è sopravvissuto, anche se un coro di angeli a messo le ali per questo miracolo. Come puoi vedere, su Mel e Sirius ci sto lavorando…

Iva27, povero Remus, tutti a ridere delle sue disgrazie… Ma del resto lo faccio io per prima, quando mi figuro la scena in testa scoppio a ridere da sola come una scema! Lily e James si sono presi e non si mollano più, a Parker piacendo…

Julia Weasley, io oserei dire che Sirius è lo studente più scemo non solo di Hogwarts ma di tutte le scuole magiche di tutto il mondo XD Ma così è fatto e così ce lo teniamo! E a farne le spese sono quelle povere anime innocenti di Lily e Remus: la prima perché non sa con chi ha a che fare, il secondo probabilmente perché… beh, perché è Remus e noi lo amiamo per questo!

Alohomora, beh sì, immagino che dimostrazione di affetto sia un modo di vederla: io penso che più che gli scherzi, la dimostrazione di amicizia sia il fatto che Sirius e James sono ancora vivi dopo tutto questo tempo e Remus non li ha ancora uccisi! La loro fortuna è che Remus è troppo buono e perdona sempre tutto!!!!!

malandrina4ever, no, no, Lily non ne aveva proprio idea, ma dopo il piccolo incidente, se ne è fatta una abbastanza precisa! Spero vivamente che la mia fanfiction continui a divertire, le risate fanno bene alla salute! E no, tranquilla, Mel magari dice di volersi scordare di Sirius, ma tra il dire e il fare… Ma la storia della gelosia non è tanto lontana dalla realtà…

DarlingAry, tutta in un giorno? Con i capitoli-papiro che scrivo io? Cavoli che resistenza! Mi sento onoratissima, grazie!!!!!!

MsMontana, mi sa che Remus dovrà andare in terapia quando avrò finito con lui, da uno bello bravo, visto quanto mi diverto a tartassarlo! Ma in fondo lui e Lily sono vittime delle circostanze (sì, certo, come no). Ok, la verità è che mi diverto troppo, sono sadica per natura con i personaggi che mi piacciono (e non hai idea dei pensieri che mi faccio io, delle volte!!!!!!!).

E ultima, ma non per importanza, come sempre grazie a Laura, che moriva dalla voglia di leggere altri strilli della Parker (Dora non è la sola che si diverte a sentir la gente urlare!) e grazie per i disegni, ovviamente!

In ultimo, oggi questa fanfiction compie esattamente un anno: ebbene sì, è già un anno che vi ammorbo con la mia presenza!!!!!!! Grazie a tutti per il vostro sostegno, senza di voi non sarei mai arrivata a questo punto (puah, gli anniversari mi rendono proprio sdolcinata!!!!). See you soon!!!!!!!!

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Capitolo 19
*** Capitolo XVIII ***


BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO XVIII

"MOOOOOOOOOOONY!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!".

E sotto quel penetrante grido, le millenarie mura di Hogwarts tremarono, decine di studenti innocenti rimasero assordati per settimane, i bicchieri si ruppero, la superficie del lago ghiacciato si scheggiò, una valanga in qualche remoto angolo investì uno sperduto villaggio tibetano, mandrie di animali impazziti squassarono la terra, le nuvole si addensarono e in più punti del globo terrestre tribù indigene si chiesero se stesse per arrivare la fine del mondo e prepararono danze propiziatore per calmare la furia degli dei…

Ebbene sì, i polmoni di Sirius Black erano capaci di questo e altro!

Remus Lupin, ossia colui che era stato appena convocato con tanta urgenza, era appena rientrato in sala comune dopo aver passato la giornata a limare i dettagli del suo piano (e farsi perdonare da Dora, che quel piano l’aveva apprezzato assai poco), quando sentì il suo migliore amico richiedere l’intervento della sua persona con tanto garbo. La cosa non lo scompose più di tanto: Sirius non era nuovo a quel genere di richiami, se così si potevano definire, i suoi polmoni avevano già colpito con la loro furia in innumerevoli occasioni.

Oh Merlino santo, che sarà successo ancora?, si chiese, circumnavigando un paio di primini frastornati, che l’urlo aveva sbattuto in terra e che ora cercavano di rimettersi in piedi, e dirigendosi verso il dormitorio, con calma, ma a passo abbastanza sostenuto per poter prevenire una replica.

Dora, che gli zampettava dietro come sempre, lo tirò per la manica, perplessa. "Ma era Sirius che urlava?".

"Temo proprio di sì" confermò Remus. "E temo anche che la cosa non ci piacerà… Te lo ricordi il piano, vero?".

Dora mise su una faccetta scontenta. "Dobbiamo proprio?" chiese, imbronciata.

"Di nuovo, temo proprio che la mia risposta sia sì…".

La bambina sospirò, poi annuì. "D’accordo… Sì, mi ricordo…".

Remus le sorrise: convincerla a mettere in atto quel particolare piano era stata una vera sofferenza, aveva dovuto sfruttare tutte le sue doti diplomatiche per indurla ad accettare. Ma del resto, anni di convivenza con James e Sirius l’avevano addestrato a trattare con bambini capricciosi: anzi, confronto a loro, Dora era stata una passeggiata!

Quando arrivarono nel dormitorio dei Malandrini, questa fu più o meno la scena che si trovarono davanti: le tende del letto di Sirius erano state completamente sbrindellate da unghie non meglio identificate, il baule di Sirius era stato rovesciato e le sue cose sparse per tutta la stanza, pagine di libri mai aperti erano sparse per tutta la stanza, così come le piume del cuscino di Sirius, piume che ora Cenerentola cercava di acchiappare con elegante indifferenza dello scompiglio da lei creato, mentre il padrone di tutto questo era immerso nella madre di tutte le scene madri, sotto lo sguardo sbalordito e insieme sconvolto di Peter, appollaiato sul suo letto a masticare stuzzichini al formaggio sgraffignati dalla cucina: Sirius camminava su e giù per la stanza, prendendo a calci gli oggetti che incontrava sul suo cammino, sbraitando incoerenti minacce di morte miste a parolacce con gli occhi fuori dalle orbite dalla rabbia.

Remus e Dora rimasero paralizzati sulla porta dallo stupore di fronte a questo spettacolo. "Che diavolo è successo qui?" riuscì a esalare il licantropo.

Peter si volse dalla sua parte, mentre Sirius continuava imperterrito a camminare, non avendo ancora notato l’arrivo dell’amico.

"Remus!" squittì Peter, mentre lui e Dora si avvicinavano al letto, senza distogliere lo sguardo da quella devastazione.

"Wormtail, che diavolo è successo qui dentro?" ripeté Remus, sedendosi al suo fianco.

Peter indicò Cenerentola sul pavimento, impegnata a inseguire piume, e cominciò a raccontare. "Beh, io e Sirius siamo andati nelle cucine a prendere qualcosa da sgranocchiare, no, e quando siamo arrivati, era tutto così: le tende, il cuscino i libri… Sirius ha giusto rovesciato il baule, in un impeto di rabbia, poi ha preso a urlare e strepitare e camminare su e giù…".

Remus corrugò la fronte. "Aspetta, mi stai dicendo che tutto questo" indicò con gesti vaghi la camera semidistrutta, "l’ha fatto Cenerentola? Ma è impossibile!". Come diavolo aveva fatto quella gattina minuscola in così poco tempo a distruggere ogni avere di Sirius?

Peter si strinse nelle spalle. "Se non sapessi che è stata lei, lo riterrei impossibile anch’io" disse diplomatico, mettendosi in bocca un altro stuzzichino. "Ma chi altro potrebbe essere stato? Siamo stati a lezione tutto il giorno, tu eri con Dora, io e Sirius insieme, James con Lily…".

Remus annuì. Per quanto incredibile, il ragionamento di Peter non faceva un grinza: Cenerentola era l’unica responsabile possibile, era rimasta sola tutto il giorno e aveva deciso di sfruttare in quel modo proficuo il suo tempo.

Soprappensiero, continuò a osservare lo spettacolo, Sirius che continuava a fare su e giù nella devastazione senza riuscire a distogliere gli occhi, per quanto non fosse proprio una vista gradevole… Avete presente quel senso dell’orrido che spinge la gente sulla scena di un incidente autostradale, pur sapendo già che ciò che vedrà non sarà bello? Ecco, era una cosa del genere che impediva a Remus e Peter di volgere altrove lo sguardo, insieme all’assillante quesito di come avesse potuto una gattina di pochi mesi, pur con tutte le buone intenzioni, creare quel macello…

In un gesto automatico, un po’ come se fosse stato al cinema, Remus allungò la mano e si portò alla bocca uno degli stuzzichini che Peter continuava imperterrito a divorare con tanto gusto: una cosa che in genere, se fosse cosciente di quello che stava facendo, non avrebbe mai fatto e di cui infatti si pentì subito…

Con una smorfia disgustata, risputò in mano il cibo appena infilato in bocca. "Che schifo!" esclamò, storcendo la bocca. "Ma che cos’è?".

"Stuzzichini al formaggio" mormorò con aria offesa Peter, mangiandone un altro con cipiglio deciso.

Remus fissò dubbioso il boccone appena sputato. Se questo è formaggio, io sono una mucca svizzera… "Che tipo di formaggio?".

"Ehm". Peter corrugò la fronte, riflettendo. "Un po’ di tutto credo…".

Al che Remus si ricordò con chi stava parlando e di che cosa. Per le mutande di Merlino, stavo sul serio per mangiare una delle bombe ai latticini di Peter! Peter con il formaggio ci faceva praticamente qualunque cosa, creando combinazioni per lo più assolutamente abominevoli che lui però mangiava con lo stesso gusto con cui Remus mangiava il cioccolato (il che è tutto dire!).

"Ok, ho urgente bisogno di una Cioccorana per togliermi questo sapore di bocca… Senza offesa, eh, Wormy".

"Figurati" borbottò quello, che aveva comunque l’aria di essersela presa.

Beh, almeno una cosa buona era successa, rifletté Remus, mentre si dirigeva al suo baule: si era distratto dal triste spettacolo di Sirius che dava di matto…

Fu a quel punto, mentre si chinava sul suo baule e ci frugava dentro fino a scovare una Cioccorana, che Sirius si rese finalmente conto della sua presenza.

"Quando sei arrivato?" chiese, bloccandosi all’improvviso nel mezzo della stanza.

Remus gli rivolse un’occhiata acida. "Un po’ di tempo fa… Cos’avevi da strillare come una scimmia urlatrice in preda a un infarto, prima? Ti hanno sentito perfino su Giove!".

"Ma che, mi prendi per i fondelli, Remus?" sbottò Sirius, con aria bellicosa. "Guardati intorno…".

Remus eseguì e poi, sorridendo con aria malefica: "Oh, accidenti, è per questo? E che ci posso fare? Se ti aspetti che pulisca sei fuori strada: non sono la tua sguattera!".

"Ma tu lo sai chi l’ha fatto?!" strepitò Sirius. Indicò con fare accusatore Cenerentola. "È stata la stupidissima, dannatissima cosa che TU hai portato in questo dormitorio!" e gli pestò con forza l’indice sul torace.

Remus non si scompose, gli prese il polso e l’allontanò dal suo sterno. "Primo, punta quel dito contro qualcun altro o te lo ritroverai in un luogo dove è piuttosto inusuale trovare delle dita. Secondo, IO non ho portato Cenerentola proprio da nessuna parte: è stata Dora e tu aveva detto che andava bene. Terzo, non ti pare di stare giusto un pochino esagerando?".

"ESAGERANDO?!" gli gridò in faccia Sirius, strinandogli all’indietro i capelli. "Ti pare che io stia esagerando?".

"Beh, le tende si aggiustano, le cose si raccolgono, quei libri probabilmente manco sapevi che esistevano… Perciò sì, stai un po’ esagerando".

"Io non sto esagerando affatto! E cosa mi dici del fatto che quella dannata cosa ha distrutto solamente le mie cose, eh? Le MIE tende, il MIO cuscino, i MIEI libri, il MIO baule… E poi dite che sono paranoico se dico che ce l’ha con me: guarda che ha fatto!".

Remus dovette dargli atto su questo: in effetti, aveva un che di sinistramente calcolato il fatto che solo le cose di Sirius fossero state distrutte… Guardò di sbieco Cenerentola: la gattina stava ancora inseguendo le piume d’oca e sembrava l’immagine stessa dell’innocenza.

"Beh, effettivamente è abbastanza strano…" osservò titubante.

"ABBASTANZA STRANO?!" ripeté l’altro in tono che cominciava a diventare davvero isterico. "Quel piccolo mostro l’ha fatto DI PROPOSITO! Sa che lo detesto e ha voluto vendicarsi: è un piccolo, infido essere malvagio…".

"Sì, sputato direttamente dalla bocca dell’inferno!" sbuffò Remus, ironico.

"Ci puoi giurare!" concordò Sirius, senza notare il tono dell’altro. Occhieggiò truce la bestiola. "Ma non lo vedi? Quell’odiosa bestiaccia non fa che provocarmi! Prima si fa il nido sul mio cuscino, poi me la ritrovo addosso la mattina presto, adesso questo… Lo fa apposta! E io non la sopporto più!".

Fece per caricare a testa bassa verso Cenerentola, ma Remus, giustamente preoccupato per la sorte della gattina, lo arpionò per il braccio, spingendolo sul letto. "Dora, prendi Cenerentola, adesso. E tu seduto, a cuccia" ordinò, in tono talmente perentorio che nessuno dei due osò disubbidire.

"Moony…" tentò di protestare Sirius, facendo per alzarsi.

"Ti ho detto a cuccia!" lo zittì Remus, facendogli incassare la testa nelle spalle e tornare a sedere.

Quando si fu accertato che Cenerentola fosse al sicuro tra le braccia di Dora, Remus riprese, in tono più calmo. "Che cosa pensavi di fare?".

"Un bel ragù" rispose Sirius tranquillamente, guadagnandosi una risata timida da parte di Peter, un’occhiata scandalizzata da parte di Dora e una esasperata da Remus. "Tu non farai Cenerentola in ragù" si oppose con fermezza.

"Ok, un arrosto allora: sono aperto a molteplici soluzioni…".

"Tu NON mangerai Cenerentola, né in ragù, né arrosto né in nessun altro modo, Padfoot, hai capito?".

Sirius mise su una smorfia scocciata, da bambino in vena di capricci. "IO non la voglio più intorno!" strepitò dopo qualche istante di silenzio. "Ho detto che poteva restare se manteneva gli spazi e sorpresa, sorpresa: non l’ha fatto! Quindi deve sparire: adesso, subito, all’istante, tout de suite, mi sono spiegato?".

Remus corrugò la fronte, chiedendosi vagamente come facesse Sirius a sapere il francese se a malapena parlava la sua lingua, poi sospirò e chiese in tono retorico: "E se non sono indiscreto, come conti di liberartene? E non proporre di farla allo spiedo, perché ti farei del male…".

"Io veramente pensavo a una cottura lenta nel forno…" puntualizzò Sirius. Poi sbuffò con aria esasperata e sbottò: "Ma che vuoi che ne sappia di come fare! Riportatela dove l’avete trovata: per quel che mi riguarda può anche congelare! Basta che non stia più qui, il resto non mi importa!".

Dora se la strinse con aria morbosa al petto. "Io non voglio che muore! Sei cattivo!".

Vedendo quegli allarmanti occhi lucidi, Sirius scattò in avanti. "No, non fare così Dora" cercò di calmarla, avvicinandosi, solo per bloccarsi a metà strada realizzando che aveva Cenerentola ancora in braccio. "Non stavo dicendo sul serio…".

Dora tirò su con il naso. "Davvero?".

"Ma certo che non diceva sul serio" intervenne Remus, sorridendo. "Sirius non farebbe mai del male a Cenerentola. Vero Sirius?" aggiunse, dandogli una gomitata nelle costole.

"Ahio! Perché l’hai fatto" protestò quello. Poi vedendo l’occhiata che l’amico gli lanciava, annuì con vigore. "Certo che non le farei del male. Ma tu capisci che non può restare, vero? Guarda il pasticcio che ha combinato…".

"Ma non la lascerai fuori al freddo, vero?" insistette Dora. "Le troverai una nuova casa, sì?".

"E dove vado a trovargliela!?" protestò Sirius. Vedendo l’aria da cucciolo bastonato della bambina, moderò i toni e aggiunse, carezzevole: "Ma certo che le troveremo una nuova casa…".

Ok, gliene devo dare atto, pensava Remus nel frattempo, cercando in tutti i modi di mantenere una faccia seria. Dora ha tutte le carte per diventare un’attrice con i contrafiocchi, se riesce a darla a bere pure a quel bugiardo patentato di Sirius… Certo che questo casino è capitato proprio a fagiolo…

"Moony" lo chiamò in quel momento Sirius, richiamandolo alla presente situazione.

"Sì, che c’è?".

"Ehm, dove gliela troviamo una casa al piccolo sgorbio?".

"Cenerentola non è uno sgorbio!" protestò subito Dora, con aria indignata.

"Ok, ok" assentì Sirius, alzando gli occhi al cielo. "Dove la troviamo una casa a sua altezza, Moony?".

"A me lo chiedi?" fece Remus, alzando le spalle. "E che ne so io… Conosci più o meno l’intera popolazione femminile del castello: non c’è qualcuno in giro che vorrebbe un gatto?".

"Ma che vuoi che ne sappia! Mica parlo di gatti, io, con le ragazze…".

"E allora sforza quell’unico neurone che ancora possiedi: non conosci nessuno che vorrebbe un gatto?".

Calò un riflessivo silenzio, mentre Sirius pensava, maledicendo al contempo la sorte che non gli permetteva di buttare semplicemente la dannata bestia giù dalla finestra, Peter si chiedeva come la faccenda si sarebbe risolta e Remus aspettava che Dora mettesse a posto l’ultimo tassello del puzzle.

Dopo un tempo interminabile, Dora ruppe il silenzio. "Io forse conosco qualcuno…" disse esitante, mentre Remus le lanciava non visto un sorriso d’incoraggiamento.

"Davvero?" fece Sirius. "Chi?".

"Mel" rispose Dora. "Non ricordo bene, ma una volta mi ha detto che le piacevano i gatti…".

"Mel?" ripeté Sirius, incerto. "Melanie Griffith?". Cenno di conferma di Dora.

"Beh, è perfetto" intervenne Remus in tono casuale. "Siete pure amici…".

"Io e Mel non siamo amici" protestò Sirius, punto sul vivo. Quando Remus lo guardò con un sopracciglio inarcato, si corresse: "Volevo dire, non è che siamo proprio amici, amici… Solo ci parliamo qualche volta, quando capita, così, se ci incontriamo per caso, en passant…".

"Ok, ok, ho capito: non è l’amica a cui chiederesti un rene in prestito" lo interruppe Remus, chiedendosi allo stesso tempo perché Merlino avesse voluto maledirlo con un amico tanto duro di comprendonio. "Ma una gattina gliela potrai regalare, suppongo, anche se siete amici solo ‘en passant’… Come fai poi a sapere che vuol dire en passant?".

"Al momento non è importante" lo liquidò Sirius con un gesto della mano. "Perché glielo devo dare io a Melanie, lo stupido gatto?".

"Perché sei TU a volerti liberare dello stupido gatto" puntualizzò Remus. "Tu non lo vuoi qui, ergo tu lo porti alla sua nuova padrona, fine della storia!".

Sirius sbuffò con aria teatrale, lasciando cadere le braccia. "Uff… Va bene, togliamoci il pensiero: sai dov’è Melanie?".

"Era giù in sala comune" cinguettò Dora. "Salutala e dille di coccolare Cenerentola anche per me…". Detto questo gliela mise senza troppo complimenti tra le mani.

Sirius la guardò con aria schifata, neanche fosse stata uno Schiopodo Sparacoda.

"Non è vomito, Padfoot" lo rimproverò Remus, ridacchiando. "Ora va’ e divertiti!".

"Divertiti, sì come no…" sbuffò truce Sirius, alzandosi in piedi e tenendo Cenerentola il più lontano possibile da lui.

"Così le fai male!" protestò Dora. "Tienila bene".

"Sì, sì, ho capito" la zittì Sirius, avvicinandola giusto un po’ e avviandosi verso la porta.

"Ciao, ciao Cenerentola" la salutò Dora, con aria triste, arrampicandosi sulle ginocchia di Remus e abbandonando l’aria triste appena Sirius si fu chiuso la porta alle spalle. "Secondo te, funziona?" chiese con voce cospiratoria.

Remus si strinse nelle spalle, circondandola con le braccia. "Lo spero proprio, Dora… perché non sono per nulla ansioso di mettere in pratica il piano B". Avanti, cagnaccio testone: usa bene quel tuo unico neurone, una volta tanto…

******

Melanie stava studiacchiando Aritmanzia in Sala Comune, in totale solitudine perché Lily era sparita a pomiciare con il suo fidanzato e Alice era sparita a scrivere al suo fidanzato. Tutto quell’amore nell’aria le dava ai nervi: perché le sue amiche dovevano essere felici e invece lei doveva essere sempre sola come una povera scema? Ok, era egoistico da parte sua, ma almeno quando anche Lily era single, potevano consolarsi a vicenda. Adesso che entrambe le sue migliori amiche erano felicemente impegnate, le sembrava di essere l’ultima sfigata ruota del carro e che il battello dell’amore fosse salpato senza di lei… Se vado avanti di questo passo, comincerò pure a prendere brutti voti, rifletté cupamente, realizzando che nemmeno ricordava l’ultima volta che aveva fatto una giornata di studio degna di questo nome. Forse risaliva ancora alla nottata in bianco per aiutare Sirius con la sua ricerca di Pozioni… Dannazione, ma possibile che comunque la rigirasse finiva sempre a Sirius, Sirius e ancora Sirius?

Chiuse il libro e se lo diede forte sulla testa, incurante degli sguardi stupiti degli altri Grifondoro, una volta, due, tre, quattro. Basta Sirius Black, basta Sirius Black, basta Sirius Black: Sirius Black è morto, sepolto, finito per sempre, dimenticatelo, cancellalo, non esiste più, eliminato dalla faccia della terra…

"Melanie?" fece una voce, perplessa e spaventata allo stesso tempo: una voce orrendamente famigliare.

Oh, ma perché? Perché mi odi così tanto?, pensò stancamente la ragazza, trattenendosi a stento dall’urlarlo. Si voltò con un sorriso imbarazzato, mentre il suo cuore, già felicemente dimentico dei propositi di poco prima, si scioglieva come gelatina. "Ciao, Sirius" mormorò, mortificata.

"Ehm" fece lui, non meno imbarazzato di lei. "Io dovevo dirti una cosa, ma se sei occupata, torno dopo…".

"No, aspetta" gridò, alzandosi in piedi con troppa foga e rovesciando fragorosamente la sedia. Ecco, un’altra situazione imbarazzante da aggiungere alla collezione: ma cosa ho fatto di male nella vita? "Cioè, volevo dire: non sto facendo niente di importante, tranquillo…". Peccato che nella vita reale, non ci sia la possibilità di un secondo ciak!

Sirius pareva ancora dubbioso. "Sicura?". Probabilmente la considerava una pazza scatenata: aveva la tipica faccia da "chiamerò il manicomio appena ti sarai girata".

"Sì, sicura" confermo Melanie, scacciando quel tetro pensiero. "Che volevi dirmi?".

"Oh, beh, è un po’ complicato… Sai, Dora ha portato a casa questa cosa e noi ce ne vogliamo liberare… Vabbè, io me ne voglio liberare… E mi stavo appunto chiedendo se tu… ma non sei obbligata ad accettare, ovviamente: però non lo so, magari ti fa pure piacere…".

Melanie scosse il capo, cercando di dare un senso logico a quello sproloquio senza né capo né coda: da quando Sirius Black balbettava a quel modo? "Sirius, temo di essermi persa… Cos’è che ha portato a casa Dora?".

"Oh, giusto. Questo" disse con una smorfia disgustata, tendendo verso di lei la mano destra su cui era malamente sistemata una gattina tigrata.

Melanie sgranò gli occhi a quella vista. "Ma che amore!" tubò, salvando l’animale da una probabile caduta e prendendola in braccio, portandosela all’altezza del volto. "Ciao, micio, te l’ha mai detto nessuno che sei il micio più bello del mondo? Sì, proprio tu! Come hai detto che si chiama?".

Sirius corrugò la fronte. "Cenerentola, mi pare: non ne sono sicuro, non la chiamo mai per nome. Dora glielo ha affibbiato…".

Melanie annuì, continuando a fissare con occhi adoranti la micina, che nel frattempo aveva preso a fare le fusa come un trattore sotto le sue carezze. "Cenerentola, eh?" ripeté. "Allora sei la micia più bella del mondo, piccolina, sì, proprio la più bella…".

"Allora te la prendi?" chiese Sirius con aria speranzosa: un problema in meno.

Melanie lo scrutò, un po’ sorpresa. "Ma sei sicuro? Non la volete tenere voi?".

"NO!" rispose Sirius, probabilmente troppo velocemente e a voce troppo alta, visto che la ragazza sgranò ancora di più gli occhi. "Cioè, volevo dire, Andromeda non permetterebbe mai a Dora di tenerla… E comunque, io ho qualche problema con i gatti…".

"Che tipo di problema?" domandò Melanie, incuriosita.

Semplicemente, mi viene voglia di rincorrerli fino a fargli cadere le zampe, farli rifugiare su un albero e correre in circolo sotto, abbaiando come un povero cane demente! "Semplicemente, non li posso vedere" rispose, parafrasando il pensiero in modo che Mel non lo considerasse un completo idiota. "Allora, te la prendi?".

Melanie si morse il labbro, fissando dubbiosa Cenerentola. "Sei proprio sicuro, vero? Non è che domani cambi idea e vieni a riprendertela?".

"Fidati, accadrebbe solo se il sole sorgesse a ovest. Se la vuoi, è tua!".

Cenerentola scelse quel momento per miagolare il suo assenso: fissandola con quei suoi occhietti azzurri, sembrava quasi dire "sì, ti prego: salvami da questi dementi!".

"Ok, allora" rispose semplicemente.

"Sì?". Il viso di Sirius sembrò illuminarsi a giorno. Addio, bestiaccia immonda!

Melanie si sentì arrossire a quello sguardo raggiante, ma sorprendentemente riuscì a tenere la voce ferma: chissà, forse stava crescendo spiritualmente… "Sì, certo. Ma ti avverto: niente ripensamenti, d’ora in poi".

"Niente ripensamenti" confermò Sirius, con un sorriso. "Tienitela pure vita natural durante, non mi importa. E grazie, mi liberi di un immenso impiccio".

Melanie stava chiedendosi quale grande impiccio potesse essere quell’esserino minuscolo, ma ogni suo pensiero coerente si spense nel momento in cui Sirius si chinò su di lei e le diede un bacio di ringraziamento sulla guancia. Al solito, le guance le si tinsero di una marcata tinta porpora. Uno di questi giorni, il cuore mi scoppierà, poco ma sicuro. "P-p-prego" balbettò. "Non c’è di che: dovrei ringraziarti io, è un amore, questa gattina".

Sirius fece un vago gesto con la mano. "Ringraziami tenendola il più lontano possibile da me: ne ho fin sopra i capelli di gatti e felini!".

La conversazione languì e cessò; dopo qualche lungo minuto di imbarazzato silenzio, Melanie disse: "Beh, ora è meglio che vada: faccio vedere a Cenerentola la sua nuova casa…".

Sirius annuì prontamente, sollevato che uno dei due avesse parlato. "Sì certo, buona idea. Beh, ci vediamo, Mel".

"Sì, ci vediamo" gli fece eco la ragazza, raccogliendo velocemente le sue cose e sparendo alla velocità del fulmine su per il dormitorio. "Ecco, Cenerentola, vediamo se troviamo qualche bel vestito griffato della Parker su cui puoi farti le unghie…" la sentì mormorare Sirius, mentre la guardava andarsene, con aria appena un po’ imbambolata. Certo che era proprio bella quella ragazza, soprattutto quando assumeva quell’aria un po’ malandrina…

"Ehi, Padfoot!".

Sirius fece un salto di mezzo metro, sentendosi come un ladro colto con le mani nella borsetta. James e Lily alle sue spalle lo guardarono con tanto d’occhi.

"James, mi hai fatto quasi venire un infarto!".

Quello ridacchiò. "Ah, scusa… Che fissavi con tanta divina venerazione? Avevi l’aria di uno che ha appena visto la madonna!".

"No che non ce l’avevo!" protestò Sirius, punto sul vivo. "Stavo solo pensando…".

"Il che per te è un esperienza abbastanza singolare" osservò Lily pungente. "I neuroni ti si sono fusi per lo sforzo?".

"Ahi, la tua acidità mi ferisce, Lilluccia bella" la canzonò Sirius. "Ancora arrabbiata per l’innocente scherzetto di ieri?".

"È perché mai dovrei essere arrabbiata?" chiocciò Lily, fingendosi sorpresa. "In fondo, mi hai solo spinta addosso al mio migliore amico completamente nudo di fronte al mio fidanzato: una cosa da nulla, no?".

"Esatto, non c’è motivo di prendersela…".

"Assolutamente nessuno" concordò Lily. "Ma se ci provi un'altra volta, giuro che ti uccido e occulto il tuo cadavere nella Foresta Proibita".

"Uomo avvisato, mezzo salvato".

"E non azzardarti mai più a chiamarmi ‘Lilluccia bella’ se non vuoi perdere qualche importante attributo del tuo corpo…".

Mentre questo affascinante duello verbale aveva luogo, James faceva saettare lo sguardo da uno all’altra, incerto su come interpretare l’influenza che Sirius stava avendo su Lily. Credo che questo sia l’inizio di una reciproca sopportazione che potrebbe anche sfociare in un’amicizia con i contrafiocchi…

"Hai visto Melanie o Alice?" domandò Lily, riportando la conversazione su un piano neutro.

"Alice no, Melanie è appena salita in dormitorio" rispose Sirius, indicando le scale alle sue spalle.

"Bene, allora vado su da lei". Fece per allontanarsi, ma James la trattenne per una mano. "James, la mano mi serve ancora".

"Oh, ma devi andartene per forza?" protestò il ragazzo. "Siamo stati insieme soltanto tre ore…".

Lily rise, scuotendo il capo. "Sì, devo. Ci rivediamo dopo a cena…".

James mise il broncio. "Almeno dammi un bacio…".

"Sei peggio di un bambino, Potter" sbuffò la ragazza, allungandosi verso di lui e schioccandogli un veloce bacio a stampo. "Contento?".

James era già pronto a protestare, non fosse per quello che vide alle spalle della ragazza e lo fece ammutolire. "Ehm, Lily, dietro di te c’è una biondina in rosa che ti guarda come se volesse incenerirti…".

"Davvero?" fece Lily, mentre uno scintillio pericoloso illuminava i suoi occhi. "E ti pare tanto arrabbiata?".

"Ha tutta l’aria di una che sta per avere un’ulcera formidabile" confermò James. "Mi pare di conoscerla: Claire qualcosa, fa parte del mio fan club…".

Subito si pentì di averlo detto, temendo una reazione violenta, ma Lily continuò a sorridere con aria malefica. "Ma veramente? Non mi dire… Puoi avvicinarti un attimo?".

James si chinò prontamente su di lei e prima di rendersene conto, si trovò intrappolato in un lungo bacio mozzafiato, con tanto di fischio di apprezzamento di Sirius in sottofondo. Alla faccia! Fa tanto la timida, ma alla fine anche la nostra Lily ci dà dentro…

Quando infine si staccarono, Lily ghignava come una gatta soddisfatta e James aveva l’aria intontita di chi non può credere che una simile fortuna sia capitata a lui.

"Ci vediamo a cena, James" tubò Lily, girando suoi tacchi e sorridendo sorniona alla vista della Parker che si rodeva il fegato come mai nella vita. Prenditi questa, piccola snob! Chi sta giocando, secondo te?

Quando anche Lily fu sparita saltellando, Sirius schioccò le dita in faccia all’amico per riportarlo nel mondo dei comuni mortali. "Sveglia, Prongs, la terra ti chiama!".

"Ma l’hai vista?" riuscì a esalare James, rientrando alla velocità del fulmine in modalità "cervo innamorato". "Dico, l’hai vista? Sono io o sembra un angelo appena disceso dal paradiso?".

"Oh, sì, un angelo con corna e forcone" ridacchiò Sirius, prendendolo per un braccio e cominciando a tirarlo verso il dormitorio. "Piuttosto, sta in campana, perché secondo me la prossima volta che incrociate Claire Battelapesca, non si limiterà ai baci: attenterà direttamente alla tua virtù".

James rise. "Padfoot, la mia virtù è stata attentata e perduta molto tempo fa: non sono mica Remus, che si porta dietro un cartello modello ‘vergine sono e vergine voglio restare: voi non rompetemi le scatole’!".

Sirius ridacchiò. "Dovremo farlo ubriacare prima o poi: non è possibile che finisca la scuola senza averlo mai fatto!".

"Libero di provarci" annuì James. "Ma tienimi fuori: non voglio essere ucciso, quando, la mattina dopo, si renderà conto di cosa ha fatto e per colpa di chi e verrà a darti la caccia armato di mannaia!".

"Esagerato" sbuffò Sirius. "Probabilmente sarebbe solo un grosso coltellaccio affilato, di quelli usati dai macellai…".

James stava per commentare, quando aprirono la porta e si trovò davanti la devastazione creata da Cenerentola. "Per il reggipetto a fiori di Morgana, che diavolo è successo qui?" esclamò James, incredulo.

"Moony, credevo che a quest’ora avresti pulito tutto!" protestò Sirius, fissando con aria accusatoria il licantropo, tranquillamente spaparanzato sul suo letto con un libro in mano.

Remus nemmeno alzò lo sguardo, girando la pagina con aria annoiata. "Oh, scusami tanto, se me lo avessi detto prima… Aspetta, chiamo la cameriera…".

"Noi non abbiamo una cameriera!" sbuffò Sirius.

"Ah, già, è vero, che distratto che sono… Mettiti a pulire, ORA! Io non sono la tua sguattera!".

"Sguattera no" concordò James, ridacchiando. "Io ti definirei piuttosto ‘mamma chioccia con manie apprensive’".

"Ti risponderei, ma sono stanco e non ho voglia di sostenere un’inutile e snervante conversazione. Se vuoi, pulisci tu, altrimenti ci dovranno pensare le fatine della sporcizia… Com’è andata con Melanie?".

"Melanie?" interloquì James, troncando sul nascere la risposta dell’amico. "Era Melanie che fissava con quell’espressione estatica?".

Sirius fece per rispondere, ma Remus, alzando infine gli occhi dal libro, s’intromise: "Espressione estatica? Tu fissavi Melanie con espressione estatica?".

"Che cosa vuol dire ‘estitica’?" domandò Dora, interrompendo per la terza volta Sirius.

Stavolta, prima che Remus potesse correggere la bambina e risponderle, l’Animagus gonfiò il petto e sbottò: "Posso parlare anch’io o no? Allora per prima cosa, io non fissavo con espressione estatica nessuno, tantomeno Melanie Griffith: mi ero solo imbambolato un attimo. Secondo, si dice ‘estatica’, non ‘estitica’ e in ogni caso è una parola usata a sproposito in questo contesto. Terzo, Melanie si è presa la cosa, perciò è andata benissimo!".

"Aspetta" disse James, cercando di congiungere i vari fili del discorso, "tu hai regalato la gatta a Melanie?". Cenno d’assenso di Sirius. "Ah, ecco perché sei così giocondo: hai riconquistato il tuo territorio dalla maligna creatura infernale!".

Sirius lo guardò male, avvertendo la presa in giro. "Impiccati, Prongs".

"Quindi, con Melanie è andato tutto bene?" insistette Remus, aspettando qualche segnale sulla riuscita o meno del suo piano.

"Ti ho già detto di sì. Si è presa lo stupido gatto, me l’ha levato dai piedi e se n’è andata. Fine della storia".

"E non la fissavi con espressione estatica".

"E non la fissavo con espressione estatica" confermò Sirius. "E James, non azzardarti a ribattere…".

"Chi io? Ma se non ho parlato" si difese quest’ultimo, alzando le mani in segno di resa. "Volevo chiedere a Remus se…".

"No" lo interruppe Remus in tono fermo, mentre con la mente già riconsiderava le sue opzioni

"Ma se non sai nemmeno che volevo dirti!".

Remus alzò la testa e disse, scimmiottando malamente la voce di James: "Moony, per favore, mi fai copiare il tuo compito di Erbologia, così io sono libero di andare a spassarmela con Lily?".

"Ok, forse sapevi cosa volevo chiederti… Ma io non avrei mai detto ‘spassarmela con Lily’".

"In ogni caso, la mia risposta è no" dichiarò Remus. "Discorso chiuso. Ora lasciami in pace, devo pensare ed è molto difficile con le vostre voci irritanti in sottofondo".

Ovviamente a quel punto, sia James che Sirius ritennero necessario cominciare a cicalare come cornacchie di discorsi senza né capo né coda per il puro gusto di dargli fastidio. Ma Remus nemmeno li sentiva, immerso nelle sue riflessioni. Il piano A non aveva funzionato, era evidente: non che si fosse mai fatto particolari illusioni, considerata la testaccia dura con cui aveva a che fare. Sirius doveva cozzare in modo doloroso e violento contro la verità per riuscire ad aprire gli occhi, il che significava adoperare terapie d’urto piuttosto drastiche: sottintesi e incontri pilotati non potevano bastare, ci voleva un Sotterfugio con la S maiuscola. E quindi si passa al piano B, sperando che Melanie acconsenta. E che Merlino c’è la mandi buona…

******

La mattina dopo, approfittando del fatto che fosse sabato, più o meno tutti nel castello poltrirono fino a tardi. Poi, ovvio, c’era che portava la cosa agli estremi, come Sirius o James, per i quali alzarsi prima delle undici era non meno che eretico, e chi, come Lily e le sue amiche, dormiva quell’ora in più per ricaricare le batterie.

"Che cosa facciamo oggi?" chiese Lily, finendo di sistemarsi i capelli con un paio di forcine.

"Vuoi dire che ci onorerai con la tua presenza?" ridacchiò Melanie. "E il tuo James non si sentirà trascurato se non passi la giornata con lui?".

"Mica siamo obbligati per legge a stare insieme tutto il giorno!" protestò la ragazza. "Voglio stare un po’ anche con voi, ragazze…".

"Ah, beh, se la metti su questo piano. Sentito Alice, siamo diventate un ripiego…".

Alice sbucò dal bagno ancora avvolta nell’accappatoio e con i capelli gocciolanti. "Ci siamo alzate con il piede sbagliato, Mel? Mi sembri piuttosto acida stamattina…".

"Io non sono acida!" protestò lei, infilandosi un maglione a collo alto. Notando le occhiate scettiche delle amiche, aggiunse subito, in tono irritato: "Che avete da fissarmi adesso?".

"Beh, sei un po’ acida…" osservò Lily titubante. Alice annuì in segno d’appoggio, cominciando poi ad asciugarsi i capelli con un asciugamano.

Melanie sospirò: effettivamente, le ragazze avevano un po’ ragione. "Scusate, non è per voi, è solo questa storia con Sirius che mi manda in bestia!".

"Ma non avevi deciso di passare oltre?" domandò Lily.

"Beh, è più facile dirlo che farlo. Ieri, poi quando mi ha regalato Cenerentola, abbiamo parlato un pochino: era abbastanza strano, in realtà…".

"Definisci strano" suggerì Alice. "Strano tipo ‘pazzo psicopatico armato di coltello’ oppure strano tipo ‘vedo maiali volanti, ma non sono così pericoloso come sembro’?".

Melanie scosse il capo. "No, era più uno strano tipo ‘questa situazione non mi garba per niente’: è partito con un discorso senza senso e si è concluso con un silenzio che quasi si tagliava con il coltello…".

"Mmmm, strano" commentò Lily. "Quando ci ho parlato io, era normale: il solito idiota patentato. Nel senso buono della definizione" specificò subito, vedendo che Mel voleva protestare.

"Forse, la situazione lo metteva a disagio" suggerì Alice, cominciando a rivestirsi. "Sai, in fondo non è che regali gatti trovatelli tutti i giorni".

Melanie prese in braccio Cenerentola, cominciando ad accarezzarla soprappensiero. La gattina si era acclimatata in fretta la nuovo ambiente: aveva trovato molto divertente farsi le unghie su un paio di costosi abiti nuovi di pacca di Claire, ora accortamente nascosti in fondo all’armadio ed era perciò diventata la nuova beniamina delle tre ragazze, coccolata e riverita come poche gatte lo erano mai state.

"Può essere" sospirò, anche se la spiegazione le quadrava poco: quando mai Sirius si era sentito in imbarazzo per qualcosa, figurati una cosa stupida come quella, aveva abbastanza faccia tosta per dire o fare praticamente qualunque cosa. Ma cos’altro poteva essere, in effetti? A meno che la visione di lei che prendeva un libro a testate non l’avesse spaventato più di quanto pensasse…

"Ma è un gufo quello?" esclamò Lily, voltandosi verso la finestra, dove effettivamente un gufo picchiettava con fare insistente al vetro.

La ragazza andò ad aprire e si trovò tra le mani un bigliettino. "È per te, Mel" disse, leggendo il nome del destinatario.

"Per me?" ripeté quella sorpresa. Chi mai poteva scriverle bigliettini che per di più non arrivavano nemmeno con la posta ordinaria?

"Cos’è, hai un ammiratore segreto e non hai voluto dirci niente?" ridacchiò Alice, rispuntando in jeans e reggiseno, con i capelli neri ancora bagnati che le sparavano in tutte le direzioni.

"Vestiti o ti prenderai un accidente" la rimproverò Lily, richiudendo la finestra con un brivido: quella mattina l’aria era proprio gelida. "Allora, di chi è?".

Melanie aveva nel frattempo aperto il bigliettino: il contenuto era tanto scarno quanto enigmatico, poche righe che la lasciarono decisamente perplessa.

Non avere reazioni mentre leggi questo biglietto, non dire alle ragazze che te l’ho mandato io, inventa una scusa e vieni in Sala Comune appena poi: dobbiamo parlare di una faccenda importante. Forse io posso aiutarti a risolvere tutti i tuoi problemi. R.L.

Melanie corrugò la fronte: conosceva una sola persona con quelle iniziali, ma non capiva sul serio perché Remus avesse bisogno di vederla con tanta urgenza a quell’ora di sabato mattina, senza poterlo dire alle ragazze, per di più. E per parlare di cosa poi? I miei problemi? A che si riferisce? Alla storia di Sirius?

"Mel?" la chiamò Lily. "Ci sei ancora?".

"Eh, come?" fece lei, riscuotendosi dai suoi pensieri.

"Di chi è il biglietto?" domandò di nuovo la sua amica. Anche Alice la fissava con curiosità, mentre si pettinava i capelli.

"Oh, è… è di mia madre" improvvisò Melanie, lambiccandosi in cerca di una scusa convincente. "Per ricordarmi… per ricordarmi che oggi è il compleanni di mio nonno e di mandarli gli auguri".

Sia Lily che Alice la fissarono con tanto d’occhi, piuttosto scettiche di fronte a quelle parole, ma Melanie non diede loro il tempo per demolire la sua debole frottola e aggiunse in fretta. "Beh, è meglio che vada a farlo, prima che mi dimentichi. Ci vediamo dopo a colazione, ok? Ciao, ciao".

Senza aspettare risposta, appellò le scarpe e imboccò veloce l’uscita. Sapeva di averle insospettite più che mai con quel comportamento e che più tardi non le avrebbero dato tregua, ma preferiva risolvere un problema alla volta. Cominciamo col sentire cosa vuole Remus…

Arrivò in Sala comune, trovandola apparentemente vuota, più che comprensibile considerato che erano le nove di sabato mattina: tutti i Grifondoro erano ancora al caldo nei loro letti. Se non avesse conosciuto abbastanza bene Remus, Melanie avrebbe perfino sospettato un qualche scherzo idiota.

"Melanie?". La voce alle sue spalle la colse totalmente di sorpresa e le fece voltare con un sobbalzo.

"Remus" esalò, con una mano sul cuore. "Non farlo mai più!".

Il ragazzo sorrise, alzandosi dalla poltrona su cui era seduto, con un’assonnata Dora al seguito. "Scusa, non ti volevo spaventare: a volte dimentico che molti non sono impressionabili come Sirius e James…".

La ragazza annuì, occhieggiando da lui alla bambina attaccata ai suoi pantaloni, che ancora si stropicciava gli occhi. "Ciao Mel" mormorò in uno sbadiglio.

Melanie le fece un sorriso. "Che sta succedendo qui? Di cosa volevi parlarmi? E perché c’è anche Dora?".

"Sei sola, vero?" si assicurò Remus, facendole cenno di avvicinarsi e sedersi di fronte a lui. "È meglio che nessuno senta quello che devo dirti, finché i tempi non sono maturi…".

"Cos’è, stai per morire?" chiese Melanie, cercando di fare una battuta, mentre tutti prendevano posto sulle comode poltrone rosse. "O sto per morire io?".

Remus ridacchiò piano. "No, nessuno sta per morire, forse… In effetti, non sono tanto sicuro di tutte le conseguenze che questa storia potrebbe avere… Ma è meglio procedere con ordine".

"Sì, infatti. Perché volevi vedermi? E perché Dora è qui?".

"Io aiuto Remus" rispose la bambina con un sorriso. "E Remus vuole aiutare te: vuole far capire a Sirius che è innamorato di te…".

"Che cosa?" fece Melanie. "Sirius è innamorato di me?". Ora guardava Remus, cercando di capire se il ragazzo la stesse prendendo in giro: ma la sua faccia era mortalmente seria.

"Sì, Sirius è innamorato di te" confermò il licantropo. "Su questo non ci piove. Quello zuccone si è innamorato di te più o meno tre secondi dopo averti notato, ci scommetterei: è fatto così, si trova davanti una persona e subito decide se gli sta simpatica o antipatica…".

"Senza offesa" protestò Melanie, "ma questo è un po’ diverso dall’amore…".

"Sì, sì, certo: era solo per farti capire… So bene com’è fatto Sirius e l’ho osservato attentamente in questi giorni e fidati: è innamorato cotto di te, è stato preso dal classico colpo di fulmine… Non mi sorprenderebbe se in qualche remoto recesso del suo cuore abbia già deciso che tu sei la donna della sua vita e che non penserà ad altre che te fino alla fine dei suoi giorni: Sirius è sempre stato molto per la filosofia ‘o tutto o niente’…".

"Non capisco" lo interruppe Melanie. "Se lui mi ama così tanto come dici tu e sa che io amo lui, perché non mi ha detto niente? Dovrebbe capirlo che questa storia mi fa stare male da tanto di quel tempo…".

"Sì, posso immaginare… Ma il problema è tutto qui: Sirius non si è mai innamorato di nessuna prima d’ora, mai, si crede perfino incapace di amare in quel senso… È talmente convinto di non potersi innamorare che non si è accorto di essersi innamorato dell’unica ragazza che ha conosciuto come persona, per quanto possa sembrare paradossale… Di certo avrà capito che in te c’è qualcosa di diverso rispetto alle altre, si sente attratto da te, anche se non vuole dirlo ad alta voce, ma da qui a chiamarlo amore per lui ne corre!".

"Perciò fammi capire" disse Melanie, cercando di tirare le somme, "tu mi stai dicendo che Sirius, di cui io sono cotta più o meno da sempre, nell’arco di una decina di giorni, se non meno, si è innamorato alla follia di me e non se n’è nemmeno accorto? Ma è ridicolo!".

"No, è tipico di Sirius" la corresse Remus. "Fidati di me, so come ragiona la testa di Sirius: anche se diventasse consapevole di quello che prova, e presto o tardi ci riuscirebbe, passerebbe mesi a sbattere la testa contro i muri per negare i suoi sentimenti, perché alla fine della fiera ne sarebbe terrorizzato più lui di te".

"Terrorizzato? E di cosa, per la grazia di Circe?".

"Rifiuto" fu la semplice risposta di Remus. "È paradossale e poco logico, lo so, considerato che lui sa benissimo cosa provi per lui, ma è così…".

"Non è solo paradossale, è proprio ridicolo e assurdo" sbottò Melanie. "Sirius è probabilmente la persona più spigliata che conosca, insieme a James…".

"James e Sirius sono più diversi di quanto non sembri a prima vista" la interruppe Remus. "James ha alle spalle genitori che l’hanno sempre amato e sostenuto, Sirius no: l’unico affetto che ha trovato nella sua famiglia è stata Andromeda, la madre di Dora, che è stata ripudiata quando Sirius aveva dieci anni… Sirius non sarebbe mai capace di fare quello che ha fatto James con Lily in tutti questi anni, non con una persona di cui gli importi davvero: non sopporterebbe il rifiuto di qualcuno che ama sinceramente… Effettivamente, probabilmente assomiglia più a me di quanto non assomigli a James, anche se lo nasconde molto bene…". Tacque un attimo, immerso nelle sue riflessioni. Quando riprese, comunque, la sua voce era decisa. "Ma non siamo qui per discutere gli intricati schemi psicologici di Sirius Black: perfino Freud ci perderebbe il sonno… Il punto è un altro: Sirius non ammetterà mai di amarti, non in tempi umanamente accettabili, perciò lo dobbiamo costringere a uscire allo scoperto".

Remus cessò di parlare, lasciando a Melanie il tempo di assorbire le nuove informazioni. Sirius innamorato di lei? E nemmeno se n’era reso conto? Che assurdità! Eppure, avrebbe spiegato il modo strano in cui si era comportato le ultime volte che avevano parlato: se non sapeva lei come ci si sentiva davanti alla persona per cui hai una cotta… Ma era assurdo: come si può essere attratti da qualcuno senza saperlo? C’era una sua contorta logica dietro le parole di Remus, doveva ammetterlo, ma era una cosa troppo… beh, troppo, in tutti i sensi.

Remus non avrebbe mai parlato a sproposito, si disse. Non sarebbe mai venuto a dirmi queste cose se non fosse certo che sono vere… E se non conosce lui Sirius, chi può dire di farlo? Più ci rifletteva sopra, più la cosa le sembrava fondata: era la soluzione più logica a tutti gli strani comportamenti del ragazzo, da quando Dora l’aveva fatta cadere dalle scale e lui l’aveva portata in Infermeria in braccio…

Oh, Merlino, Morgana e tutti i maghi passati, presenti e futuri, Sirius è davvero innamorato di me! La rivelazione la colpì con la forza di un fulmine a ciel sereno. Ma come ho fatto a non accorgermene? E dire che dovrei avere una bella esperienza in silenzi imbarazzati, impappinamenti ecc… Oh, Merlino… oh, Merlino… oh, Merlino, non ci posso credere!

"Che cosa hai in mente di fare?" chiese, cercando di tenere sotto controllo la voglia di mettersi a ballare la conga in cerchio, come stavano facendo tutti i suoi neuroni.

Remus aprì la bocca per parlare, ma intervenne Dora, che fino a quel momento era rimasta a pisolare sulla poltrona. "Remus ha un bel piano in mente" disse la bambina. "Me l’ha spiegato ieri sera: vuole farlo diventare geloso, così si accorge di essere innamorato di te…".

"Geloso?" ripeté Melanie, perplessa, guardando Remus. "E come pensi di poterlo…". Si interruppe, leggendo nella luce che aveva negli occhi le intenzioni di Remus: in quel momento, Melanie capì come mai Remus poteva definirsi a pieno titolo un Malandrino, era tale e quale a James e Sirius quando ne volevano combinare una delle loro. "Oh, no" disse. "No, no, no…".

"È l’unico modo…" osservò Remus, con voce carezzevole.

"No, no, no…". Melanie cominciò a scuotere il capo con furia. "No".

"Aprirebbe gli occhi a Sirius… Non vuoi stare con Sirius, Mel?".

"No, no, no. Cioè, sì che voglio stare con lui" si corresse Melanie. "Ma non così: no, non così, no, no, no…".

"Sono aperto ad altre soluzioni, se ne hai" suggerì candidamente Remus. "O vuoi invecchiare nell’attesa che sirius si decida?".

"Ma questo è… è così… sbagliato" sputò fuori l’ultima parola quasi con sforzo, calcandoci sopra. "Non possiamo, non puoi, non posso…".

"E chi lo dice? Io sono libero, tu sei libera: perché non potremmo?".

"Perché… perché… perché no!" sbuffò Melanie. "Perché potrebbe finire molto male: Sirius ti farà a fettine sottili come carta velina…".

"Io sono probabilmente l’unico, insieme a James, capace di contenere le reazioni di Sirius, lo sappiamo entrambi… Pensa ai vantaggi: se funziona, tu e Sirius potreste stare insieme per la fine del weekend".

"E tu potresti essere sotto tre metri di terra" concluse Melanie. "Remus, sul serio, non posso lasciartelo fare, non devi farlo…".

"Ma io VOGLIO farlo" la corresse il ragazzo. "Voglio che tu e Sirius siate felici e voglio fare quanto è in mio potere per aiutarvi…".

"Questo è molto più di così: ti stai offrendo come… come… come specchio per le allodole e non è giusto!".

"Mi sto offrendo io di farlo, Melanie, e mi assumo la responsabilità di qualunque cosa possa accadermi. Ma credimi, questo è probabilmente l’unico modo per fargli aprire gli occhi… Allora, che mi dici?".

"E Dora che ruolo ha in tutto questo?" domandò Melanie, indicando la bambina. "Perché è qui?".

"Io vi aiuto" rispose la bambina, gonfiando il petto con aria d’importanza.

"Sarà lei a dare la lieta novella a Sirius" spiegò Remus. "Sarà molto più naturale… E sarà lei a studiarne la reazione…".

"Questa storia non mi piace" sbuffò Melanie. "Ci sono almeno un miliardo di cose che potrebbero… No, non possiamo farlo…".

Remus ridacchiò. "Non posso credere di doverti supplicare a uscire con me per poter far ingelosire il ragazzo di cui tu sei innamorata… Cosa devo fare, mettermi in ginocchio come nei film?".

"No, a meno che non vuoi chiedermi di sposarti" rise Melanie. "E senza offesa, quello sarebbe sul serio troppo!".

"Cosa, dire a Sirius che ci sposiamo?" fece Remus, ridendo a sua volta. "Ma te la immagini la faccia che farebbe…".

Entrambi risero fino alle lacrime, immaginandosi la scena: loro due mano nella mano che davano il lieto annuncio, tutti che cascavano a terra svenuti e Sirius che si trasformava in una versione vivente dell’Urlo di Munch.

"Ok, niente matrimonio" concordò alla fine Remus, riprendendo fiato. "Ma almeno un appuntamento puoi concedermelo: in fondo che ti costa? Il gioco vale la candela…".

Melanie ci pensò su qualche istante, osservando la faccia di Remus: sembrava così deciso. Oltretutto adesso, sotto la facciata da Malandrino, vedeva di nuovo la sua espressione da angioletto cascato dalla nuvola: se nemmeno Sirius e James riuscivano a dire di no a quella faccia, che speranze aveva lei? "E va bene" si arrese. "Un solo appuntamento. Uno solo: non voglio che questa cosa ci sfugga di mano…".

"Come vuoi" assentì Remus. "Sono sicuro che basterà per scatenare il mostro verde che alberga nel cuore di Sirius… Diciamo che oggi dopo pranzo, ci incontriamo nella Sala d’Ingresso?".

"Ah, però, non perdi tempo, eh Remus? Sei così ansioso di immolarti per la causa?".

"Immolarmi?" ripeté il ragazzo ridacchiando. "Vuoi dire passando la giornata con una ragazza molto carina, divertente e simpatica? Hai ragione, è proprio un grande sacrificio!".

Melanie sollevò un sopracciglio. "Signor Lupin, mi sta forse facendo la corte?".

"Chi io? Non oserei mai… Ma se vogliamo essere credibili, dobbiamo fare un po’ di pratica…".

"Oh, se la metti su questo piano, sarà un piacere passare la giornata con un ragazzo carino, dolce e gentile… Per non parlare delle sue tendenze a infilarsi in situazioni dall’alto contenuto masochistico…".

Remus sorrise, arrossendo leggermente. "Allora, siamo d’accordo, si?".

"Sì, lo siamo" rispose Melanie. Dopo qualche istante di riflessione, aggiunse: "Che cosa dico alle ragazze?".

Remus ci pensò sopra qualche minuto e poi disse: "È meglio tenere la verità tra di noi, Mel, per evitare che arrivi alle orecchie sbagliate…".

"Perciò, dirò quella che sembra la verità? Cioè che io e te usciamo insieme?".

Il ragazzo annuì. "Sì, credo di sì…".

"Lily e Alice mi mangeranno viva quando lo sapranno…" sospirò la ragazza.

"Allora lo facciamo?" si intromise Dora. "E vi aiuto, vero?".

"Certo che sì, tu avrai una parte fondamentale" le garantì Remus. Guardò l’orologio e si alzò. "Ora scusa, devo andare: dobbiamo fare colazione e poi andare a procacciarla per tre morti viventi in dormitorio…".

"Gli porti pure la colazione?" esclamò Melanie, stupita. "Remus, tu sei troppo buono per essere vero!".

"Sì, è probabile. Andiamo, Dora!".

"Vengo, Remy!" trillò la bambina, alzandosi in piedi. "Ciao, Mel. Mi saluti Cenerentola, vero?".

"Certamente, tesoro. Se vuoi dopo, poi anche venire a salutarla…".

Con un sorriso raggiante, Dora saltellò via, seguita da Remus. Melanie aspettò che se ne fosse andati, prima di lasciarsi cadere su una poltrona. Se quel piano folle andava a buon fine, presto sarebbe stata la fidanzata di Sirius Black… Il pensiero le scaldò il cuore e la fece sorridere come un’ebete.

LYRAPOTTER’S CORNER

Eccomi tornata, con nuove deliranti avventure e piani malvagi!!!!!! Abbiamo rimandato la reazione di Sirius al prossimo capitolo, perché a quello si intreccia un episodio legato a Lily e James e se mettevo tutto quanto, sareste morti leggendo, perché sarebbe venuto assurdamente lungo. Lo so, magari non vi importa se i capitoli sono lunghi come la fame, ma già così mi sembra un bel capitolone: non ci posso fare niente, comincia tutto con i Malandrini che parlano e prima che me ne accorga scrivo due pagine per una scena che aveva pensato lunga la metà… Ma in fondo, magari aumento l’attesa, ma allungo la storia, perciò alla fine vinciamo tutti no? Ma giuro che in capo a due o tre capitoli se proprio vorrò strafare, Sirius e Mel staranno insieme, parola mia!

Ora, ho un altro po’ di regalini per voi: le candy doll dei Malandrini (da sinistra, James, Sirius e Remus, Peter non si meritava lo sforzo!) e un altro disegno di mia sorella (in famiglia l’abbiamo ribattezzato "le fiamme di Mordor", indovinate voi perchè…), ispirato a questo passaggio dello scorso capitolo: «[…] Melanie ebbe la netta impressione che Lily si trasfigurasse sotto i suoi occhi: un attimo prima era la sua amica di sempre anche se molto arrabbiata, quello dopo era un demoniaco essere infernale con tanto di fiamme lampeggianti intorno. "Uuuuh, qui ci scappa il morto…" commentò sottovoce. […]».

E poi, i volti dei protagonisti come me li immagino io (più o meno): foto di attori scovate in momento di noia (leggete quando mi si era impallato il computer). Ecco a voi: Sirius, Remus, James (la foto non è un granché, ma quando l’ho scovato con gli occhiali ho pensato a un segno del destino!), Melanie, Lily, Alice, Dora (scusate, bambine con i capelli rosa non se ne trovano proprio) e Claire Parker (grazie ad Alohomora per il suggerimento). Peter non valeva lo sforzo, ma siccome quasi mi dispiaceva di lasciarlo fuori, qui trovate un’immagine dell’attore che avevano scelto per il quinto film: giusto per dire che c’è anche lui (anche perché poi dei quattro ragazzi che avevano preso, lui era l’unico che non mi dispiacesse più di tanto!!!!!!).

Bon, passiamo ai ringraziamenti:

DevilJina, ci puoi giurare, Remus pare tanto buono e caro, ma alla fine pur sempre di un Malandrino stiamo parlando! A Cenerentola abbiamo trovato una nuova casa, per sua fortuna niente più risvegli traumatizzanti!

FunnyPink, fan club per tato Remus a tutta birra!!!!!! Siamo già almeno in tre (io, te e Dora!!!!!!!). grazie mille, alla prossima!!!!!!

hermy101, povera te, con questi risveglia traumatizzanti… Remus si deve pur guadagnare il suo titolo, no?

Iva27, non la sopprimo no, l’ispirazione, come hai potuto ben vedere ho finito con il dover spezzare in due l’ennesimo capitolo: sul serio, questa storia non vuole saperne di finire!!!!! Povero Sirius, quasi lo compatisco, con Remus che trama alle sue spalle!!!!!!

lucia_hp, beh, a questo punto ti va un doppio e anche triplo ringraziamento: perché per me hai fatto un’eccezione, perché mi hai riempito di complimenti e perché a questo punto ti posso considerare una mia lettrice accanita, se segui anche MW e Special Days. Grazie, grazie, grazie e sentiti libera di fare ulteriori eccezioni in futuro, che fa sempre piacere!!!!

Alohomora, grazie da parte mia e da parte di mia sorella, ovviamente. Spero che anche il nuovo disegno ti sia piaciuto. E di nuovo grazie per il suggerimento sulla faccia della Parker… Nella speranza di continuare a farti fare tante risate, alla prossima!!!!!!

LadyMorgan, la mia mania continua, ma spero vivamente che tu non esca di testa: pensa che se spezzo i capitoli, ne avrai di più da leggere, no? Guarda il bicchiere mezzo pieno! Abbiamo proprio gli stessi vizi io e te: Malandrino-dipendenti, orari assurdi, candy doll (piaciuti i Malandrini?), deve essere il nome… Zio Tom si diverte come un matto in questi giorni, c’è la sagra di paese e l’ho convinto a staccare un pochino (confesso, l’ho fatto ubriacare e gli ho nascosto il bazooka, ero stanca di essere buttata giù dal letto la mattina a quel modo XDXD Ora è piuttosto contrariato…). A la prochaine fois o se non parli il francese, alla prossima, Silvia 2, perché al peggio non c’è mai limite!!!!!

malandrina4ever, te no preoccupa, bella, se andiamo avanti di questo passo, alla mia laurea saremo ancora qui!!!! Remus è diabolico, su questo non ci piove, solo è tremendamente bravo a nasconderlo… Ed era ovvio che la prima idea non funzionava: mica rinuncio alla possibilità di farmi quattro grasse risate, ti pare? Vedrai al prossimo capitolo…

Julia Weasley, povero Sirius, a volte mi viene il dubbio di aver calcato troppo la mano nel farlo così lento, ma se si fosse deciso prima, la storia finiva una decina di capitoli fa, ho idea… Non ce la faccio proprio a sforbiciare, se mi viene in mente una scenetta, mi piange troppo il cuore a non metterla per iscritto, specie se è una particolarmente esilarante (e i risultati si vedono!!!!!). Probabilmente se Ted e Meda avessero saputo, avrebbero rinunciato alle vacanze finché Dora non compiva trenta anni!!!!!!

_Mary, Sirius sogna Mel, pensa a Mel, si imbambola a guardarla, ma morire che si svegli, quel cagnaccio testone!!!!! Almeno l’ho liberato di Cenerentola, va, gli ho fatto questo piccolo favore! Le ti piacciono le litigate non perderti il prossimo capitolo: ce l’ho già scolpito in testa e posso anticiparti che scorrerà del sangue, fiumi di sangue (ma non ti dico di chi!!!!). Dora ricambia con gioia il tuo abbraccio!!!!!!!

E in ultimo a Laura, come sempre, che vi ringrazia tutti per l’apprezzamento ai suoi disegni. Scusa, per l’idea malvagia dovrai aspettare il prossimo capitolo!!!!!!

E in ultimo, tanto per mischiare sacro e profano e malgrado non c’entri nulla con questa storia, vorrei dedicare questo capitolo al grande Mike Bongiorno: lo so che sono un po’ fuori generazione, ma per me, nipote di una nonna fissata per la Ruota della Fortuna, è stato un vero e proprio compagno d’infanzia. Ciao, Mike, ci mancherai!!!!!!

Alla prossima e come disse una volta un saggio "Allegria!!!!!!!".

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Capitolo 20
*** Capitolo XIX ***


BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO XIX

"Eccoti qua".

Quando Melanie comparve in Sala Grande, questo fu il saluto che le rivolse Lily, arrivata insieme ad Alice già da qualche minuto e preoccupata di non averla trovata. "Dov’eri?".

"A scrivere la lettera per mia nonna, no?" rispose Melanie, sedendosi al fianco dell’amica e versandosi del succo di zucca: dopo tutto quello che era successo, l’ultima cosa di cui aveva bisogno era un caffé. "Mi passi il bacon, per favore?" aggiunse subito dopo, muovendosi un po’ a scatti, cosa che tradiva ancora di più il suo nervosismo. In fondo, stava per mentire alle sue migliori amiche e la cosa non le piaceva per niente.

Mentre Lily esaudiva la sua richiesta, Alice la fissava con un sopracciglio inarcato. "Ma non avevi detto che è il compleanno di tuo nonno?" domandò. Anche Lily prese a fissarla con aria inquisitrice.

Melanie fece cadere la forchetta con un fragoroso tintinnio. "L’avevo detto?" fece. "Beh, devo essermi confusa, già… Confusa…".

Lily e Alice si scambiarono una lunga eloquente occhiata: non le credevano, ovviamente, e di lì a dieci secondi sarebbe partito l’interrogatorio.

"Mel, che cosa ci stai nascondendo?" domandò infatti Lily nove secondi e mezzo dopo.

"Ma niente" tentò di protestare, evitando il loro sguardo e bevendo un lungo sorso di succo. "Perché pensate che io nasconda qualcosa?".

"Perché parli a scatti, continui a gesticolare con quella stupida forchetta e non ci guardi negli occhi" elencò Alice. "E non ci credo nemmeno se venisse il tuo nonno ermafrodita a testimoniare che quel biglietto veniva da tua madre…".

"E perciò torniamo al punto principale: che cosa ci stai nascondendo?" concluse Lily, che aveva annuito con vigore a ogni punto dell’elenco di Alice.

"Io…" cominciò Melanie, interrompendosi subito: ok, la verità vera non poteva dirla (Remus aveva ragione, ovviamente, meno gente sapeva del loro sotterfugio, meglio era: quella scuola aveva occhi e orecchie ovunque), perciò avrebbe dovuto ripiegare sulla verità falsa, anche se non era molto ansiosa di vedere le reazioni delle amiche. Sospirò, lasciò cadere la forchetta, rinunciando all’idea di mangiare ed esordì: "Ok, quel biglietto non veniva da mia madre e oggi non è il compleanno di mio nonno, nonna o quello che era poi: me lo sono inventata…".

"Sì, fin lì c’eravamo arrivate da sole" osservò Lily. "Di chi era davvero?".

"E perchè non ci hai detto subito la verità?" inquisì Alice.

"Beh, è una storia un po’ buffa, in realtà… Non volevo dirvi niente nel caso si fosso risolto tutto in una bolla di sapone. Comunque, Alice aveva indovinato, quando accennava a un ammiratore segreto…".

"Veramente?!" esclamò Alice, con gli occhi che già brillavano d’eccitazione. "E vi siete dati appuntamento? Da quant’è che ti scrive? Avanti, parla, parla!".

"Io avrei una domanda ancora più importante…" s’intromise Lily. "Chi è?".

"Sì, è vero! Chi è? Chi è?".

Melanie fece saettare lo sguardo da una all’altra, un po’ preoccupata: sembravano due iene affamate, tanto erano desiderose di sapere tutti i dettagli.

"È un po’ che mi manda bigliettini" disse, cercando di capire quanto poteva calcare la mano senza destare sospetti. "Boh, potrebbero essere un paio di settimane, ma io non ci davo molto peso, sapete, con Sirius e tutto… Ma ormai ho capito che con lui è finita, anzi a essere onesti, non è mai neppure cominciata, così ho deciso di voltare pagina. Quando ci siamo visti poco fa, questo ragazzo mi ha chiesto di uscire e io ho detto di sì. Ho pensato che potesse essere un buon punto di partenza…".

"Sì, sì, tutto questo è molto bello" la interruppe Alice con un gesto spazientito della mano. "Ma noi vogliamo sapere chi è… Nome, cognome, anno e Casa, forza!".

Suo malgrado, Melanie si sentì arrossire un po’: un conto era parlare di un generico ammiratore immaginario, un altro era tirare in ballo il nome di Remus, che per di più era molto amico di Lily, oltre che di Sirius, ovviamente.

Interpretando male la sua esitazione, Lily la fissò con sospetto. "Non sarà mica un Serpeverde, vero?".

"Ma no, che dici!?" protestò la ragazza. "Come ti viene in mente una cosa del genere?".

"Beh, se esiti a quel modo" spiegò l’altra, "deve essere perché è qualcuno o che ti mette in imbarazzo o che noi non approveremmo… Allora, non è un Serpeverde?".

"Ma non che non è un Serpeverde, anzi è tutto il contrario: è un Grifondoro…". Esitò un attimo, poi aggiunse: "Del nostro anno". Meglio lasciare che arrivassero alla risposta da sole, era più facile.

Poté quasi vedere nella testa di Lily e Alice compiersi un processo analogo: Grifondoro del loro anno, il che restringeva il campo a quattro possibili candidati. Scartando Sirius perché nel caso Melanie sarebbe rimasta incastrata nel soffitto saltando per la gioia e ovviamente James perché già felicemente impegnato, si riducevano a due: Remus o Peter?

"Peter?" fece Lily, forte della convinzione che Remus le avrebbe detto qualcosa, anche se un po’ perplessa.

"Remus?" domandò nello stesso istante Alice, convinta che per quando disperata, Melanie non si sarebbe mai abbassata a uscire con Peter Minus (non che ci fosse qualcosa di male, ma Peter non era propriamente quello che si dice un Adone!).

Melanie esitò un istante, prima di annuire e indicare Alice. "Hai indovinato tu: è Remus…".

"Remus?!" ripeté Lily, balzando in piedi.

"Remus" confermò con tranquillità Melanie, anche se sentiva di nuovo le guance in fiamme.

"Remus" disse tra sé Alice, considerando la nuova ipotesi.

"Remus!" ringhiò Lily, tornando seduta, ricordandosi all’istante che non più tardi del giorno prima Remus le aveva detto di voler aiutare Melanie a mettersi con Sirius. E lui stava tramando questo… Ma che razza di brutto…

"Remus" ripeté per la terza volta Melanie, con un cenno d’assenso del capo.

"Remus" cinguettò Alice con un sorriso malizioso.

"Ok, la piantiamo?" sbuffò Melanie. "Il nome comincia a perdere di significato…".

Al che il sorriso di Alice si trasfigurò in un’espressione di autentico godimento. "Bene, bene, bene, allora anche il signor Remus Lupin è un uomo, dopotutto: cominciavo seriamente a bermi la vecchia favola dell’angioletto asessuato…".

"Che cosa intendi dire, Alice?".

La ragazza alzò le spalle, con aria noncurante. "Solo quello che ho detto… Caruccio e dolce com’è, ci sono diverse ragazze che gli sbavano dietro: avete presente Megan Spencer, quella di Corvonero? È cotta di lui dall’anno scorso e Remus non ha mai dato spago a lei, né a nessun’altra, perciò le alternative che avevamo erano due: o era sul serio un angioletto asessuato oppure tra lui e Sirius c’era più feeling di quanto volessero dare a vedere…".

"Perché proprio Sirius, scusa?" domandò Melanie, punta sul vivo.

"Beh, perché James è già occupato e sinceramente ho troppa stima di Remus per immaginarmelo con Peter… E siccome la conta delle persone che Remus frequenta con una certa frequenza si riduce a quei tre e alla nostra Lily qui presente…".

"Ok, ok!" la zittì Lily. "Sei peggio di una radio rotta certe volte: discuteremo della vita sociale di Remus e dei suoi gusti sessuali un’altra volta… Torniamo al fulcro della conversazione, per favore: tu e Remus uscite insieme?".

Melanie occhieggiò preoccupata la sua migliore amica: c’era un che di strano nel modo in cui lo disse, era il tipico tono che preannunciava una tempesta con i fiocchi. "Sì, questo pomeriggio" confermò, con un leggero imbarazzo, mentre passava a chiedersi che diavolo avrebbero fatto lei e Remus quel pomeriggio. "Lui me lo ha chiesto e io ho detto di sì…".

"Lui te l’ha chiesto?" ripeté Lily come una pappagallo. "E tu hai detto di sì?".

Melanie annuì. "Perché? Dov’è il problema? Ho fatto male?".

"No, no" la rassicurò Lily. "Remus è fantastico, solo che…".

"Che?" tubarono in coro Melanie e Alice, cercando di capire cosa passasse per la testa della terza ragazza, la quale per contro stava cercando di capire a che gioco stesse giocando Remus: prima le diceva che Sirius è innamorato di Mel e che lui voleva aiutarli a mettersi insieme e poi chiedeva a Mel di uscire? Non ci capiva più niente… Ma in fondo che diritto aveva lei di interferire? Melanie sembrava contenta, era questo che contava, no?

"Niente" disse perciò scuotendo il capo. "Non ti preoccupare… Perciò… tu e Remus, però!".

"E uscite questo pomeriggio?" domandò Alice, ansiosa di conoscere i dettagli ora che la tempesta sembrava sedata. "E che cosa farete?".

"Oh, non lo so ancora: ci siamo dati appuntamento in Sala d’Ingresso dopo pranzo, il resto si vedrà…".

"Allora alla fine sarai tu a disertare la giornata tra donne" osservò Lily. "E prima mi prendevi pure in giro perché passo tutto il mio tempo con James, il che tra parentesi non è vero…".

Sia Melanie che Alice proruppero in un colpo di tosse molto eloquente, guardandola di sbieco. "Hem, hem".

"Ok, forse un pochino è vero" ammise Lily stringendosi nelle spalle. "Ma stiamo insieme da tre giorni, lasciatemi godere il momento!".

"Il che significa che le mie colombelle oggi mi abbandoneranno al mio destino?" domandò Alice con una smorfia. "A che serve avere un fidanzato se non riesco mai a vederlo?".

"Alice, Frank è venuto a trovarti giusto una settimana fa…" osservò Melanie.

"Appunto! Praticamente un’eternità! Quasi non mi ricordo più che faccia ha…".

"Oh, come siamo melodrammatiche!" ridacchiò Lily. "Se la metti su questo piano, non me la sento proprio di lasciarti da sola oggi…".

Alice si portò una mano al cuore, fingendosi commossa. "Grazie mille, ma non serve, io starò bene: andate e divertitevi con i vostri ragazzi, voi che potete!".

"Tanto, avevo già deciso di stare con voi, oggi" osservò Lily. "James se ne farà una ragione… Spettegoleremo tutto il tempo su quello che stanno facendo Mel e Remus…".

"EHI!" protestò Melanie, stizzita, mentre gli occhi di Alice si accendevano: "Chiacchiere e pettegolezzi? Lily, sei una tentatrice!".

"Una tentatrice che conosce molto bene i suoi polli. Allora, che mi dici?".

"Dico che, davanti a una simile offerta, è davvero impossibile rifiutare!".

Melanie ridacchiò sommessamente, mentre tra sé sperava che quella storia non le sfuggisse di mano.

******

James stava facendo un sogno bellissimo: lui e Lily su una spiaggia caraibica al tramonto, che bevevano latte di cocco con il suono di un mandolino in sottofondo.

"James, ti amo" mormorò sommessamente Lily, sistemandosi meglio il fiore che aveva tra i capelli.

Questo è il momento più bello della mia vita, pensava James, mentre si chinava verso quelle morbide labbra rosse in attesa solo di essere baciate. Ma un secondo prima che questo potesse avvenire…

"James!".

Bam, fine del sogno.

"Argh!" gridò il ragazzo, svegliandosi di colpo quando qualcosa di piccolo e rosa saltò sul suo letto. "Ma che diavolo…" biascicò, passandosi una mano sugli occhi, ancora stretto al cuscino che fino a tre secondi prima era Lily. "Dora, sei tu?" domandò, cercando di metter a fuoco quella confusa massa che aveva scambiato il suo materasso per un trampolino.

"Indovina, indovina, indovina!" trillò la bambina, mentre James si allungava a prendere gli occhiali e guardava l’ora. "Le dieci!" esclamò con aria scandalizzata. "È praticamente l’alba! Chi ti ha dato il diritto di svegliarmi, piccola peste? Stavo facendo il sogno più bello della mia vita!".

"C’entrava Lily?" s’informò Dora con aria innocente. "Borbottavi il suo nome…".

"Può essere che c’entrasse Lily, ma non vedo come la cosa ti possa riguardare…".

"Per tua informazione, Prongs" intervenne Remus alle sue spalle, "stavi pure sbavando!".

James si pulì la bocca con il braccio: effettivamente, aveva un po’ sbavato… "Ma sono affari vostri, forse? E Moony, tieni più a freno la nanerottola: non era nella mia lista di desideri essere svegliato a quest’ora in questo modo!". Si lasciò ricadere all’indietro con uno sbuffo drammatico, andando a sbattere la nuca contro la testata del letto. "Ahio! Porca trottola, che male!".

"Così impari a fare il melodrammatico, James" ridacchiò Remus. "Non mi pare che le dieci siano proprio un orario indecente… Qua c’è la colazione, se t’interessa".

"Colazione?" esclamò James, balzando a sedere all’istante, dimentico di tutto il resto. "Remus, io ti amo!".

"Lily sarà felice di saperlo" fu l’asciutto commentò del ragazzo, mentre James si avventava con la foga di uno sciacallo verso il vassoio che levitava pigramente a fianco del suo letto. Due vassoi simili volteggiavano attorno ai letti di Peter e Sirius, entrambi ancora profondamente addormentati.

"Perché loro dormono ancora?" protestò James, prima di infilarsi in bocca un uovo fritto quasi intero.

"Perché Dora è saltata sul tuo letto" fu la risposta. "Mangia piano: guarda che il cibo mica scappa!".

"E poi ti chiedi perché ti chiamiamo ‘Mamma Orsa’: nemmeno mia madre è materna come te…".

"Mangia e taci!" sbuffò Remus, con aria contrariata. Vorrei proprio vedervi il giorno che smetto di corrervi dietro come una chioccia: non arrivereste vivi a mezzogiorno!, pensò, dandogli le spalle e cominciando a cercare il libro che la sera prima aveva abbandonato.

Dora, nel frattempo, era tornata all’attacco, come previsto dal piano: gattonò verso James e prese a tirarlo per il braccio per attirare la sua attenzione. "James, indovina, indovina".

"Indovina cosa?" chiese distrattamente James, dedicandole la stessa attenzione che avrebbe riservato a una mosca fastidiosa.

"Indovina cosa è successo!" insistette la bambina, senza lasciarsi scoraggiare.

"Successo a chi?" s’informò ancora James, annoiato. Ma tutti i bambini sono così dannatamente fastidiosi o è il sangue Black che le scorre nelle vene?

"Prima" rispose la bambina. "Con Remus, quando siamo andati a fare colazione. Dai, indovina, indovina!".

James lanciò un’occhiata in tralice all’amico, che a sua volta osservava la bambina con aria vagamente (e fintamente) preoccupata. "Dora, non credo che…".

"Forza, indovina!" proseguì implacabile lei, continuando a tirare James per un braccio.

Stanco di quel ritornello, quest’ultimo scrollò le spalle. "Non sono bravo con questi giochetti… Perché non me lo dici e basta?" le suggerì, bevendo un sorso di succo di zucca.

"Dora…" cominciò a dire Remus, nel tentativo di fermarla, mentre nello stesso momento in cui Dora, gonfiando il petto con aria d’importanza, dichiarava: "Remus e Mel escono insieme!".

James sputò tutto il succo che aveva in bocca, infradiciando il pavimento e rischiando seriamente di strozzarsi. "Che cosa hai detto?" riuscì a esalare, dopo diversi sonori colpi di tosse. Fissò prima Dora, che sorrideva con aria impertinente, e poi Remus, che aveva nascosto la faccia dietro il libro: James suppose per nascondere il viso rosso di vergogna, in realtà per non far vedere la risata silenziosa che stava squassando il solitamente mite licantropo. Oh sì, era decisamente peggio di Sirius e James quando ci si metteva!

"Moony?" lo chiamò James, come se non fosse certo di chi avesse di fronte. "È vero quello che ha detto la nanerottola?".

"Ma certo che è vero!" si inalberò subito Dora, offesa. "Io non racconto bugie: si sono incontrati prima e dopo pranzo escono insieme".

"Zitta tu" le intimò James. Si alzò in piedi e andò a strappare il libro dalla mani di Remus, il quale si era nel frattempo ricomposto e assunto un’espressione da ladro colto in flagrante. "Che cos’è questa storia, Moony?".

"Mi sono alzato presto, sono sceso in Sala Comune, ho chiamato Mel, le ho chiesto di uscire e lei ha detto di sì" riassunse brevemente Remus. "Tutto qui".

"Tutto qui? Tutto qui?" ripeté James. "E dici pure tutto qui?".

Per un attimo Remus temette di aver fatto un errore di calcolo a voler informare prima James: in fondo, lui sapeva solo che Melanie aveva una cotta per Sirius, non del complicato conflitto interiore che Zucca-di-Marmo Black stava affrontando… O almeno, così aveva creduto Remus: ora, vedendo la reazione di James, cominciava a temere di aver sbagliato…

Timore che venne rapidamente sedato quando James parlò di nuovo. "TU esci con una ragazza e dici ‘tutto qui’? Da quand’è che ti piace Melanie? E soprattutto da quand’è che tu ti sei deciso a voler uscire con un essere umano di sesso femminile che non sia solo un’amica?".

Remus tirò internamente un sospiro di sollievo: James non era scandalizzato perché usciva con Mel, era scandalizzato perché usciva, punto! Si strinse nelle spalle. "Non lo so… Immagino di aver deciso che avete ragione voi a dire che non c’è nulla di male…".

"Non ci posso credere" mormorò James, fingendo di tergersi una lacrima immaginaria. "Finalmente ce l’hai fatta a capirlo… Ma mi sento incompleto, devo condividere la mia gioia con gli altri".

Detto questo, sorrise malandrinamente, si volse verso Sirius ancora profondamente addormentato nel suo letto e fece esattamente quello che Remus aveva sperato che facesse: gli zompò addosso con tutto il suo peso.

Sirius strillò come una banshee, svegliandosi di soprassalto. Quando identificò nei settanta ghignanti chili di carne umana adagiati sul suo sterno la causa del suo brusco risveglio, lo fissò come un leone avrebbe potuto fissare un antilope. "Potter, hai un ultimo desiderio? Altrimenti preparati a morire della più lenta e atroce delle morti…".

James si tirò a sedere, sistemandosi cavalcioni appena al di sotto della sua gabbia toracica. "Sì, sì, mi ucciderai più tardi… Ho grandi notizie per te, mio fido compagno di sventure, talmente grandi che ti passerà la voglia di farmi fuori!".

Sirius lo fissò a lungo. "Mio padre ha tirato le cuoia?" chiese alla fine, con un’aria decisamente troppo speranzosa. "O meglio ancora, mia madre ha tirato le cuoia? Anzi no, la migliore di tutte: Bellatrix ha tirato le cuoia?".

James scosse mestamente il capo, distruggendo le sue speranze. "Per quel che ne so, sia tuo padre che tua madre che Bellatrix godono di ottima saluta, mi dispiace…".

"Allora niente di quello che potrai dire potrà salvarti dal diventare il mio nuovo tappeto" dichiarò Sirius. "Ora levati di dosso così posso farti a pezzi!".

"No, no, fidati, questa notizia è di gran lunga migliore della felice dipartita di uno dei tuoi parenti… Non indovinerai mai!".

"Io non voglio indovinare, Prongs: o me lo dici o me lo dici. E in entrambi i casi, finirai comunque in tavola stasera!".

"La vedremo. Prima di pensare alle misure della mia bara, ascolta questo". Prese un lungo respiro, per accentuare la tensione e poi disse tutto d’un fiato: "Remus esce con una ragazza!".

"Ah, ah, che ridere!" sbuffò Sirius dopo qualche secondo di silenzio. "Preparati a morire, Potter…".

"Non mi credi?" fece James con espressione offesa. "Quando mai ti ho raccontato bugie su cose di tale capitale importanza?".

Sirius scosse il capo. "No che non ti credo. Credo solo che tu volessi farmi uno scherzo idiota e che ti sia inventato la prima scusa che ti passasse per la mente per evitare lo scotennamento…".

"Ma io non mi sono inventato nulla!".

"Senti, di tutte le cose che potessi dirmi, questa è l’ultima che potrei bermi, Prongs. Potevi fare qualcosa di credibile e dirmi che sognavi una notte di infuocata passione o roba simile: Remus non esce con le ragazze! E ora levati dal mio fegato e affronta la tua sorte da uomo".

James aprì la bocca per protestare, ma intervenne Remus: "Veramente, James diceva la verità: ho sul serio un appuntamento con una ragazza".

Sirius fissò prima lui, poi James per ricevere una tacita e offesa conferma, poi di nuovo Remus, poi Dora, che annuì con aria allegra, poi di nuovo Remus, mentre i suoi neuroni digerivano e riformulavano la notizia.

"MOOOOOOONY!!!!!!" ululò dopo dieci lunghi secondi di silenzio, rischiando di assordare tutti i presenti e mandare in frantumi gli occhiali di James (in una galassia lontana, lontana, il Millenium Falcon* andava a cozzare contro un asteroide di passaggio, siccome il suo pilota era stato distratto da un lungo e penetrante grido di ignota provenienza!).

Con una sorprendente dimostrazione di forza e agilità, Sirius sgusciò via dalla presa di James e si avventò sul povero Remus, artigliandolo in un abbraccio che per poco non lo mandò al creatore. "Il mio Moony che esce con le ragazze…" mormorò, cominciando ad accarezzargli la testa come fosse stato un peluche. "Quasi non ci posso credere… Prongs, il nostro bambino sta crescendo!".

James annuì, portandosi una mano sul cuore e ostentando commozione. "Pensa, magari tra un po’ smetterà perfino di rintanarsi in biblioteca a tutte le ore del giorno…".

"Sirius, mi stai strozzando!" cercò di protestare Remus, senza essere ascoltato, visto che il ragazzo era ancora immerso nel suo slancio di partecipazione emotiva. "Ah, Moony, Moony, Moony, ce ne abbiamo messo di tempo, ma alla fine i nostri sforzi di farti uscire dal guscio stanno cominciando a dare i loro frutti: sono così orgoglioso!".

"Eh sì, si vede" annuì James, ridacchiando. "Sembri mia madre il giorno che ho detto la mia prima parola! E nemmeno sai chi è la fortunata…".

"Giusto, che imbecille che sono!" commentò Sirius, picchiandosi la fronte con la mano libera. "Allora, Moony, chi è l’affascinante creatura che ti ha rubato il cuore?".

Se anche avesse voluto rispondere, Remus non avrebbe avuto il fiato sufficiente per farlo, avendo il collo incastrato tra lo sterno di Sirius e il suo braccio destro, così ci pensò Dora a risolvere il quesito: "Mel!" annunciò, tutta contenta.

"Mel?" ripeté Sirius.

"Melanie Griffith" specificò James. "A quanto pare, il nostro coccolo e Melanie si sono dati appuntamento per questo pomeriggio… E adesso perché fai quella faccia?".

Al solo nominare Melanie, infatti l’espressione giubilante era sparita dal volto di Sirius, sostituita da uno strano miscuglio di sorpresa, costernazione, offesa e rabbia. Lasciò andare Remus così bruscamente che il poverino cascò in terra come un sacco di patate. "Tu esci con Melanie Griffith?" chiese, sputando ogni parola come se fosse un insulto. "Tu e Melanie uscite insieme?".

Remus si rialzò, tossicchiando, fingendo a sua volta sorpresa: le cose stavano andando esattamente come aveva previsto, anche se ovviamente non poteva darlo a vedere. "Sì" rispose semplicemente.

"Tu e Melanie?" ripeté per la terza volta Sirius, mentre il suo cervello in rapida ebollizione cercava invano di concepire quell’immagine e contemporaneamente capire perché la cosa gli desse tanto fastidio. "Insieme? Tu e Mel insieme? Un intero pomeriggio?". Si trattenne a stento dall’aggiungere un ‘mia’ davanti a quel Mel: insomma, Melanie non era mica sua, no? Sarebbe stato un aggettivo usato davvero a sproposito!

Remus annuì. "Beh, di solito agli appuntamenti si sta insieme no? Perciò sì, io e Melanie insieme per un intero pomeriggio".

Certo che mantenere l’espressione seria stava richiedendo uno sforzo più grande di quanto si fosse aspettato: Sirius aveva tutta l’aria di uno che sta avendo un attacco d’ulcera fulminante mischiato a un aneurisma e Remus dovette usare tutto il suo autocontrollo per non scoppiargli a ridere in faccia. "Perché?" chiese, sbattendo gli occhi con ingenuo candore. "C’è qualche problema se esco con Melanie, Padfoot?".

"Chi, per me?" fece Sirius, con voce che quasi non era sua. "Un problema? Perché dovrebbe esserci un problema? Nessuno problema: quale problema dovrebbe esserci in fondo? Se tu piaci a lei e lei piace a te… Sul serio, non c’è nessunissimo problema!".

"Ah, ok. Sei sicuro? Hai la faccia un po’ strana?".

"Io? Faccia strana? Noooo!". Sirius scosse il capo con una risatina nervosa. "Che faccia strana? È la mia faccia!".

"Beh, effettivamente hai la faccia un po’ strana…" s’intromise James, fissando con perplessità l’amico. "AHIO!" esclamò subito dopo quando lo raggiunse un doloroso calcio allo stinco. "Perché l’hai fatto?" piagnucolò.

"Io non ho nessunissima faccia, capito Prongs?" gli ringhiò dietro Sirius a denti stretti, con una faccia da far spavento, tant’è che James arretrò, zoppicando. "Sono solo un po’ sorpreso che il nostro Moony qui presente esca con una ragazza e per di più con Melanie Griffith, tutto qua: non c’è nessuno problema e io non h nessunissima faccia strana!".

James era di tutt’altro avviso, ma per l’incolumità dei suoi stinchi decise di soprassedere a eventuali commenti; Remus, dal canto suo, fece finta di non notare il mostriciattolo verde della gelosia che stava manovrando il suo migliore amico e notando che Dora si teneva le mani sulla bocca per nascondere le risate, decise fosse il momento di eclissarsi. "Beh, visto che tanto ormai lo sapete… Non c’è problema se per oggi vi lascio Dora, vero? Pensate di riuscire a tenervi fuori dai guai per un pomeriggio?".

"Perché non posso venire anch’io?" domandò la bambina, ostentando offesa. "Io voglio venire con te e Mel!".

"Non credo che sarebbe una buona idea, Dora" le spiegò Remus paziente. "Vedrai che ti diverti con Sirius e James…".

"Sì, ti portiamo nella Stanza delle Necessità" propose rapidamente James. "Sono sicuro che ti piacerebbe…".

"Che cos’è?" chiese Dora, con aria titubante.

"Te ne avevo già parlato: quella stanza che può diventare tutto quello che vuoi…".

James, non pensavo che l’avrei mai detto, ma sei un genio, pensò Remus, vedendo l’aria entusiasta di Dora. Le hai fornito la scusa perfetta per non voler venire con me e non l’hai nemmeno fatto di proposito! "Sì, Dora, ti divertirai un mondo!".

"Sì, che bello!". Dora cominciò a battere le mani eccitata. "Quando ci andiamo, James? Quando? Quando?".

"Oggi pomeriggio" promise James. "E stavolta giuro che non farò deviazioni verso le cucine e il Whisky Incendiario" aggiunse subito, ricordando cosa era successo l’ultima volta che aveva proposto a Dora di portarla in quella Stanza. "Sirius, che fai? Vieni anche tu con noi?".

Sirius si riscosse dalla trance in cui era caduto (trance che prevedeva l’eliminazione di Remus Lupin in molteplici dolorosi modi). "Eh, come? Sì, sì, certo" disse, anche se aveva solo una vaga e remota idea di quello che gli aveva chiesto l’amico.

"Bene, grazie" disse Remus. "Allora adesso vado a finire i compiti di Antiche Rune, visto che oggi pomeriggio esco con Melanie… Dora, vieni?".

"Subito!" esclamò lei, balzando in piedi come una palla e andandogli dietro.

"Ci vediamo dopo a pranzo, ok?" li salutò Remus sulla soglia. "E svegliate Peter prima di scendere, ciao".

Sirius lo salutò con un cenno della mano e un falso sorriso stampato in faccia. "Ciao, Moony, buono studio! E sappi che sono felicissimo per te e Melanie, è una grandissima notizia, non potrebbe esserci niente di meglio, è la cosa migliore che potesse capitare…".

Nello stesso istante in cui la porta si chiuse, il sorriso morì sul volto del ragazzo, che si portò proprio di fronte a James, il quale stava tornando alla sua colazione e gli fece rovesciare accidentalmente un po’ di succo sul letto. "Questa è la cosa peggiore che potesse capitare!" disse, mortalmente serio.

James corrugò la fronte. "Ma no, basta un Incantesimo Gratta E Netta e torna come nuovo" lo rassicurò, equivocando completamente l’oggetto della discussione.

"Ma che hai capito?!" sbottò infatti Sirius, mentre l’altro rimediava al danno commesso. "Io parlavo di Remus e Melanie che escono insieme: non mi piace per niente questa storia!".

"E perché?" domandò James genuinamente sorpreso. "Dov’è finito il ‘sono felicissimo per te’ ecc, ecc? Me lo spieghi il perché di questa pantomima?".

"Ma con che faccia glielo dicevo che questa cosa non mi va a genio?" sbottò Sirius. "Dopo qualcosa come cinque anni e mezzo che cerchiamo di convincerlo che il suo essere un lupo mannaro non preclude obbligatoriamente a volersi fare una vita, la prima volta che finalmente esce con qualcuno che non sia Lily o uno di noi tre, se mi metto a remargli contro prima ancora che l’appuntamento cominci, si ritirerà nel suo loculo oscuro di casa, scuola e chiesa per i prossimi vent’anni!".

James annuì. "Ha un suo perverso senso logico, il che è abbastanza preoccupante visto che l’hai pensato tu… Ma scusa, perché la cosa non ti va a genio? Non ti piace Melanie?". Povero James, che ne sapeva lui che il problema era proprio il contrario?

"No, che c’entra: Melanie è un tipo ok… Solo che… Non lo so, ma non piace che lei e Moony escano insieme!".

"Non capisco davvero il motivo: di tutte le ragazze della scuola, Melanie è forse la migliore che potesse scegliere…".

Sirius lo guardò di sbieco, contrariato da quell’affermazione. "Perché dici una cosa del genere, scusa?".

"Primo" cominciò James, spuntando ogni punto con le dita, "lei è amica di Lily, perciò è già praticamente parte del gruppo; secondo, già ci conosce e sa come siamo fatti, perciò è improbabile che la facciamo scappare urlando; terzo, per lo stesso motivo di più sopra, Remus non dovrà aver paura di farcela conoscere; quarto, è di mente abbastanza aperta da accettare senza drammi il piccolo problema peloso, se e quando verrà a saperlo: morale, una ragazza con credenziali migliori di lei non la troveresti nemmeno a sforzarti…E adesso perché mi guardi a quel modo?".

Sirius, infatti, man mano che James andava avanti con il suo elenco, si era scurito sempre più in volto, rendendosi conto che effettivamente Melanie e Remus sarebbero stati una bella coppia. No! Questo non era possibile! Remus sarebbe dovuto passare sul suo cadavere prima di anche solo pensare di impegnarsi seriamente con Melanie Griffith! Non l’avrebbe permesso: Melanie era sua! Sua e di nessun altro, tantomeno del lupastro!

Si era talmente infervorato che nemmeno si rendeva conto della conclusione logica di tutto il ragionamento, se non a livello inconscio: cioè, che lui voleva stare con Melanie ed era innamorato di lei. Quello che sapeva con certezza era che qualunque cosa si frapponesse tra lui e Melanie era un ostacolo, qualcosa di maligno e malvagio che andava eliminato a qualunque costo. Ergo, Remus Lupin doveva morire! E sarebbe stata una cosa lenta, lunga e molto sanguinosa!

******

Hogwarts era una grande scuola di magia, dove centinaia di generazioni di giovani maghi si era succedute per imparare le arti magiche, che vantava una tradizione quasi millenaria, insegnanti tra i migliori immaginabili, ansiosi di dividere il loro sapere… Ma prima di tutto questo, era un luogo dove decine e decine di adolescenti passavano gran parte del loro tempo, non sempre impegnato in proficue attività di studio, e per questo terreno fertile per pettegolezzi e chiacchiere.

Tutto questo per dire che all’ora di pranzo, più o meno l’intera popolazione del castello sapeva che Remus Lupin aveva chiesto di uscire a Melanie Griffith e che quest’ultima aveva accettato, il che aveva a sua volta generato tutto un vespaio di domande e supposizioni, una più improbabile dell’altra e nessuna anche solo lontanamente vicina alla verità, cioè che Remus e Melanie in realtà stavano fingendo… Anzi, in giro anime particolarmente sognatrici stavano già progettato il loro matrimonio!

"Ma in questa scuola non c’è nessuno che sappia farsi i fatti propri?!" sbottò Remus, mentre lui e Melanie svoltavano l’angolo seguiti da almeno venti paia d’occhi.

Melanie ridacchiò, divertita. "Si vede che non sei abituato a questo genere di cose: appuntamenti, fidanzati, rotture… Gli abitanti di questo castello sono peggio di lavandaie! E noi siamo la novità succulenta…".

"Dovrebbero trovarsi un hobby!" sbuffò Remus, occhieggiando truce e spaventando a morte un paio di ragazzine del terzo anno. "O andare a rompere le scatole a qualcun altro: Lily e James non sono una novità più succulenta di noi?".

"Forse" concordò Melanie. "Ma ormai è roba vecchia. Invece Remus Me-Ne-Sto-Per-I-Fatti-Miei Lupin che invita una ragazza a uscire… Questo è un evento epocale!".

"Dubito seriamente che ci sia in giro tanta gente che si preoccupa di quello che faccio o non faccio…".

Melanie gli sorrise. "Tu ti sottovaluti troppo. Abbiamo già passato tre o quattro ragazze che mi fissavano come a volermi disintegrare, solo perché sto passeggiando allegramente con te in corridoio…".

Remus arrossì, guardando il pavimento. "Questo te lo sei inventato…".

"E perché dovrei inventarmelo?" protestò Melanie, ridendo. "Ti giuro che mi hanno guardata come se fossi l’anticristo… Sei più gettonato di quanto non pensi tra i rappresentanti del gentil sesso, sai? In effetti, mi sono sempre chiesta come mai, con gli amici latin lover che ti ritrovi, tu non sia mai uscito con qualcuna… E anche adesso, mentre il resto del mondo progetta la grandezza della nostra casa e dove dovremmo andare a vivere, lo stai facendo solo per finta. Qual è il grande oscuro segreto di Remus Lupin?".

"Io non ho nessun grande oscuro segreto" borbottò Remus, a disagio. "Dobbiamo per forza parlare di questo argomento?".

"Oh, no, certo" rispose Melanie, intuendo il turbamento del ragazzo, anche se non sapeva spiegarne la causa. Che cosa nascondi, Remus, sotto quella faccia innocente? "Comunque, non mi inventerei mai una cosa del genere, te lo posso assicurare…".

"Ti credo, ti credo" annuì Remus. "Anche se un po’ di privacy non sarebbe male…".

"Beh, se il piano è far ingelosire Sirius, non è meglio se tanta gente va in giro a dire che ci ha visti insieme, che sembriamo una gran bella coppia e altre stupidaggini simili?".

"Oh, fidati" la rassicurò Remus, con un sorrisetto perfido, "a quest’ora si sta rodendo il fegato con o senza chiacchiere. Tu non hai visto il modo in cui mi guardava stamattina: lui sì che voleva disintegrarmi!".

Melanie si morse il labbro, con aria dubbiosa. "Ma sei proprio sicuro di voler portare avanti questa cosa, vero? Non vorrei che ti facessi male…".

Il ragazzo fece un vago gesto con la mano. "Non ti preoccupare per me, Mel: se funziona, ne sarà valsa la pena. In ogni caso, a quest’ora è con James e Dora, perciò non c’è da preoccuparsi…".

"E tu ti sei fidato a lasciarla con quei due?" fece Melanie, un po’ preoccupata. "Dopo quello che hanno fatto mentre eri in Infermeria?".

"Non c’erano molte alternative, ti pare?" osservò Remus. "Non potevo portarla con me perché sarebbe stato sospetto… E poi, fa parte del piano: è i nostri occhi e le nostre orecchie…".

"Vale a dire?".

"Vale a dire che osserverà le reazioni di Sirius e poi mi racconterà cosa è successo…".

Melanie rise. "Usare una bambina innocente per i tuoi sporchi scopi?". Scosse il capo, fingendosi delusa. "Remus Lupin, dovresti proprio vergognarti!".

"È il mio lato oscuro che emerge!" scherzò il ragazzo. "Sono o non sono un Malandrino?".

"Sei più Malandrino di quanto mi aspettassi…".

"Lo so nascondere molto bene… Anche perché, se non lo facessi, James e Sirius avrebbero già distrutto la scuola… Ma volete farvi i fatti vostri o no?!" sbottò infine, occhieggiando irritato le quattro ragazze che ridacchiavano alle sue spalle e che mentre li sorpassavano li avevano platealmente indicati, senza nemmeno fare lo sforzo di fingere di parlare d’altro.

Davanti a quello scoppio di rabbia, ammutolirono all’improvviso, fissandolo sorprese.

"Grazie" sbuffò Remus, voltandosi e tornando al fianco di Melanie. Appena l’ebbe fatto, le quattro ripresero a cicalare come se niente fosse successo.

"Ora vado e le metto a tacere con le cattive…" minacciò Remus, con aria frustata. "Che servano da esempio per questo branco di pettegoli impiccioni!".

Melanie gli prese la mano per fermarlo. "Dai, lascia stare, non ne vale la pena: i pettegoli impiccioni sono una specie dura di comprendonio… Andiamo".

Quando lei provò a tirarlo via, Remus puntò i piedi, cocciuto come un mulo che non vuole camminare. "Lasciamene spaventare solo un paio" la supplicò. "Così, giusto per togliermi lo sfizio…".

Melanie si voltò verso di lui, sorridendo. "Oh, come si fa a dire di no a questi begli occhioni spalancati?" cinguettò con aria intenerita. Ci pensò un attimo e poi dichiarò, in tono fermo e deciso: "NO!".

"Sei un mostro sadico e crudele, Mel".

Melanie gli diede un buffetto sulla guancia. "Povero bambino, non lo lasciano mai divertire, vero? Facciamo così, io ti porto in un posto tranquillo e tu in cambio lasci in pace quelle poverette…".

Remus ci pensò sopra un attimo. "Ok, va bene. Ma te la do vinta solo stavolta, sia chiaro" specificò, mentre Melanie cominciava a condurlo via.

"Ah Remus, povera anima ingenua" tubò Melanie, divertita. "Si vede che non hai esperienza con le donne…".

"Che cosa vuoi dire?".

Melanie si fermò di botto, si voltò verso di lui e gli picchiettò un dito sullo sterno, spingendolo contro il muro, avvicinandogli pericolosamente. "Le donne l’hanno sempre vinta" gli soffiò in faccia.

E mentre loro giocavano alla coppietta felice, le quattro ragazze impiccione, che videro tutta la scenetta, ma non sentirono le parole, si premuravano di far sapere a tutta la scuola che Remus Lupin e Melanie Griffith sembravano decisamente una coppia affiatata…

******

"Lily, ehi Lily!".

Lily si voltò, mentre Alice si fermava con uno scivolone davanti a lei, con il fiatone e l’aria eccitata. "Lily, ti ho cercata per mezza Hogwarts!" si lamentò la ragazza, riprendendo fiato.

Lily inarcò un sopracciglio, stringendosi al petto i libri che teneva tra le braccia. "Te l’avevo detto che andavo in biblioteca a restituire questi, perché non mi hai cercato là?".

"Oh, sì, beh, non ero sicura che fossi ancora lì, sai…" spiegò, senza perdere per un attimo la sua aria elettrizzata.

Lily annuì: quando Alice era in quello stato, tendeva a non capire più niente. "Ok, credo di poter intuire dalla tua faccia gioconda che muori dalla voglia di dirmi qualcosa".

"Oh, Lily, tu non hai idea di quello che ho sentito tornando qui dalla Guferia" chiocciò Alice.

"Come faccio ad averla se non me lo dici? Lo sai che io non ascolto mai i pettegolezzi, a meno che non me li diciate tu e Mel…".

"Beh, mentre venivo a raggiungerti in biblioteca, ho incrociato Madison McMillan, che come saprai è la reginetta di gossip locale, la quale mi ha detto che Rachel Conner le ha detto che Dawn Bulstrode ha saputo da Samantha Gray…".

"Alice" la interruppe Lily, la cui testa aveva preso a girare a ‘Conner’, "mi sono persa dopo ‘ho incrociato Madison Come-Si-Chiama’… Arriva al punto, per favore".

"Ci stavo arrivando" le assicurò Alice, con aria piccata. "Comunque, Samantha e tre sue amiche dicono di aver visto Remus e Mel insieme in un corridoio del terzo piano, vicino alla Statua della Strega Gobba…".

"Oh, capirai" sbuffò Lily, che dall’eccitazione di Alice si era aspettata chissà cosa. "Lo sapevamo che uscivano insieme e con il tempo da lupi che c’è la fuori", indicò una finestra mentre passavano, da cui si vedevano chiaramente i fiocchi di neve turbinare, preda di un vento furioso, "dove altro ti aspettavi che fossero?".

"Ma non è questo il meglio" ribatté Alice. "Samantha dice che se ne stavano vicini vicini, mano nella mano, a tubare come colombi… Dice pure che Remus l’ha guardata male quando li ha sorpassati".

"Conoscendo il tipo, sicuramente era perché stava cercando di infilare il naso nelle loro faccende" osservò stizzita Lily: non era mai stata una grande amante delle pettegole, ma da quando la notizia di lei e James si era diffusa lo era ancora meno. Sembrava che tutta la scuola stesse facendo scommesse su quanto sarebbero durati prima di scoppiare, per non parlare di alcuni biglietti minatori che aveva ricevuto da sciocche fissate come Claire. "Guarda qua, li avrà visti neanche mezz’ora fa e lo sa già mezza scuola!".

Alice si strinse nelle spalle, con aria indifferente. "Sì, ma sembrerebbe proprio che tra Mel e Remus stia nascendo una bella intesa, no?".

"Sinceramente, aspetterò che venga a dirmi Melanie com’è andato l’appuntamento… Magari viene fuori che quella Samantha si è inventata tutto".

"Oh, no, è una tipa affidabile… E Madison non lo sbandiererebbe ai quattro venti se non fosse sicura!".

"Contenta te" commentò Lily con una scrollata di spalle. "Io mi fido di più della nostra migliore amica che di un paio ficcanaso…".

"Certo, hai ragione" concordò Alice annuendo. "Comunque, con te non c’è proprio gusto a spettegolare un po’: non stiamo facendo niente di male…".

Lily rise della sua espressione offesa. "Ok, ok, hai qualche altro gossip per me? Giuro di metterci tutto l’impegno possibile per non smontarteli…".

Alice batté le mani come una bambina felice. "Oh, che bello! Allora, tornando al discorso di Melanie e Remus, Madison mi ha anche detto che qualcuno, non so chi, li ha visti andare ad imboscarsi in un’aula vuota al quarto piano: sembra che abbiano anche chiuso la porta a chiave…".

Lily stavolta non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere. "Oh, andiamo Alice, non ci crederai sul serio? Remus non è proprio il tipo che va a spassarsela con la prima che capita sui banchi di un’aula vuota! E se anche ci provasse, Melanie gli mollerebbe un calcio tale da renderlo impotente a vita!".

Anche Alice ridacchiò, con espressione maliziosa. "Oh, ma questo lo sai tu e lo so io e forse lo sanno i Malandrini, ma che mi dici del resto della scuola? Io riporto solo il pettegolezzo, non ho mica detto che ci credo. Madison però ridacchiava come una matta mentre me lo diceva…".

"Contenta lei, io ci crederò solo quando lo vedrò e forse nemmeno allora. Qualche altra succosa novità?".

Alice ci pensò sopra un attimo e poi disse: "Beh, sembra proprio che Susan Anderson e Karl Mayer stiano per lasciarsi: a quanto pare lei l’ha pizzicato con la sua ex…".

"Uh, brutta storia" commentò Lily. "E poi se non ricordo male, la sua ex non era nemmeno questo granché…".

"No, infatti" annuì Alice con convinzione. "Strano che sia ancora vivo, piuttosto: Susan ha un caratterino mica da ridere, l’altro giorno litigavano nel bel mezzo del corridoio…".

"Una litigata è niente. Se io beccassi James con un’altra, non so nemmeno che cosa gli farei…".

"Oh, ma non c’è pericolo! James ti ama come un coniglio… E sono sicura che abbia una chiara idea di cosa gli capiterebbe se anche solo pensasse di tradirti, quindi…".

Lily annuì: ovviamente Alice aveva ragione, James non l’avrebbe mai tradita. Forte di quella convinzione, le due girarono l’angolo. La scena che si parò loro davanti le lasciò letteralmente pietrificate: James Potter e Claire Parker che si stavano… baciando!

*DISCLAIMER: Il Millenium Falcon è proprietà di George Lucas e di chi ne detiene i diritti ed è qui citato senza scopo di lucro

LYRAPOTTER’S CORNER

Uuuuh, che brutto, brutto finale di capitolo… qualcosa mi dice che ora pioveranno granate!!!! Ma non temete, miei prodi lettori, a tutto c’è una spiegazione, perfino a questo, solo, lasciatemi il tempo di postarla, poi se vorrete ancora uccidermi, sarete padronissimi di farlo!

Allora, vi è piaciuto Sirius geloso? E sappiate che non avete visto ancora nulla: il peggio arriva nel capitolo prossimo, che poi è la seconda metà di questo… No, non guardatemi male, mi sono venute fuori ventuno pagine, se le postavo tutte insieme, finivate di leggere l’anno prossimo: il lato positivo è che è già bello e pronto, perciò non dovrete aspettare tanto, promesso! Questa storia comincia a diventare ridicola!

Mia sorella ringrazia sentitamente tutti voi per i complementi fatti alle sue opere, cosa che non fa mai male all’ego di un’artista XD Questo giro niente disegno, scusate, ma qui trovate delle bamboline che ho ripescato dal mio computer: Lily, James e la "cara" Parker!

Adesso ringraziamo le tredici (tredici, oh my god) persone che hanno commentato:

Dafny, grazie infinite per i complimenti… E comunque, no, non sono toscana, ma lombarda con una punta di sangue svizzero.

_Polla_, Sirius è andato semplicemente fuori di testa, come c’era da aspettarsi! Vedrai al prossimo capitolo…

malandrina4ever, per il momento Remus se l’è cavata, ma il peggio deve ancora venire, fidati! Sirius comincia a intravedere una luce in fondo al tunnel, manca poco ormai… Sono contenta che la mia parentesi psicologica ti sia piaciuta, qualcun altro che la pensa come me, evvai!

FunnyPink, tato rules, ora e per sempre!!!! Posso dirti che Sirius non gli farà (tanto) male!

Alohomora, e allora grazie come sempre, tutti questi complimenti finiranno col darmi alla testa XD Ma lo sai che rileggendo mi sono accorta che nella loro scena, Remus e Melanie sono un pochino ambigui… Ma no, Remus è di Dora e Mel di Sirius, non ci sono santi che tengano! Sirius è lento, ormai l’abbiamo assodato, ma si sta svegliano, pian pianino… Se vuoi, questo è il sito dove faccio ho fatto le mie doll, a mio avviso è molto ben fatto e facile da usare. Mi sono innamorata anch’io di quel Remus, appena l’ho visto ho pensato "è lui!": se ti interessa è Jesse "Chase" Spencer, quello di dottor House, anche se un po’ più giovane credo…

_Mary, il piano A non poteva funzionare, non potevo mica rinunciare alla possibilità di mettere in atto il malefico piano B, ti pare? Sirius è proprio da testate al muro, ne convengo, ma la situazione ormai è quasi completamente risolta… Scusa, gli autentici spargimenti di sangue sono slittati per cause interne, ma saranno nel prossimo, promesso!

DevilJina, spargimento, carneficina e tragedia tutto quanto insieme! Ahi noi, che autrice sadica che sono! La Parker ha avuto quello che si meritava, ma sta già tornando in azione… Remus e Cenerentola mi sono sfuggiti di mano tutti e due: sarà che entrambi si divertono a fare i bastardi!

Julia Weasley, beh, tra Claire e Paris una certa somiglianza c’è (nel caso non si sia capito, le detesto entrambi con tutto il cuore!). Il piano B funziona, funziona, anche se tutto sommato penso che a Sirius lo shock cerebrale sia venuto lo stesso quando ha saputo cosa vuole fare il Coccolo! Ah, un’altra che guardava la ruota della fortuna da piccola… Ma del resto, credo che abbiamo più o meno la stessa età, no? Dal tuo profilo, penso tu sia del ’89, io sono del ‘90, perciò siamo lì…

Iva27, mi sa che morirai alla fine di questo, stavolta vi ho mollato sospesi che più sospesi non si può! Remus malandrino lo adoro anch’io e Sirius non è timido, diciamo che è… complicato, si vedrà meglio nel prossimo capitolo.

NemoTheNameless, spero che continuerai a ridere! Sirius e James sono Sirius e James, noi li adoriamo per questo, dementi cretinate comprese!

hermy101, buon giorno, no, su, ci vuole ottimismo nella vita (Gianni, l’ottimismo è il profumo della vita XD ok, lascia perdere, è l’aria autunnale che mi dà alla testa!). Al momento, va tutto bene, ma la giornata non è ancora finita.

LadyMorgan, allora, Silvia Beta, chiariamo subito un punto e sicuramente il più importante: tu DEVI lasciarmi recensioni chilometriche, perché più sono lunghe, più capisco che apprezzi la storia e più sono contenta! Per il mio ego affamato di attenzioni non c’è nulla di meglio di recensioni chilometriche come le tue, te l’assicuro! E ora, secondo punto, se vuoi posso farti avere il mio indirizzo mail per via privata, anche se contiene il mio nome completo, non credo che tu lo voglia usare per mandarmi pacchi bomba o roba simile… Anche perché io anch’io ho il vizio di doll e disegni, ne ho il computer strapieno e sarei felice di condividerli con qualcuno (alcuni poi mi fanno fare di quelle risate…). Perciò fammi sapere! E grazie per il link, mamma mia, ma come fanno a essere così… belli quei ragazzi? Ci ho sbavato allegramente sopra per mezz’ora (sì, sono una pazza maniaca!). Spero che la S.C.U.O.L.A non ti abbia uccisa, pensa che io tra poco comincio l’università… A presto, Silvia Alfa // perché una volta non bastava!

MsMontana, ah, povero Sirius, tutti concordi nel dire che una testa di legno, ma mica è colpa sua se ha gli occhi coperti da tre chili di prosciutto (ok, forse lo è!)! Spero che anche questo sia stato di tuo gradimento!

E in ultimo, grazie a Laura come sempre: un assaggio dell’idea malvagia per te, il resto alla prossima volta!!!!!

Grazie dell’attenzione, alla prossima, bacibaci!!!!!!

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Capitolo 21
*** Capitolo XX ***


BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO XX

"Ma ti rendi conto?!" stava sbraitando Sirius Black all’indirizzo del suo amico e di chiunque lo potesse ascoltare, considerato che stavano attraversando un corridoio abbastanza affollato. "In un’aula vuota! Da soli! Con la porta chiusa a chiave e gli Incantesimi Silenziatori…".

"Sì, Padfoot" sbuffò James, che teneva saldamente per mano Dora per evitare che se la svignasse. "L’avevo già capito alla terza volta che l’hai ripetuto".

"Questa storia mi puzza, Prongs: puzza lontano un paio di miglia!" continuò imperterrito il ragazzo. "Che cos’altro potrebbero essere andati a fare in un’aula vuota da soli? Per di più quell’aula, quella al quarto piano, dove Remus sa benissimo che non va mai nessuno, tranne le coppiette in calore! Se poi ha pure chiuso la porta a chiave…".

James trattenne a stento un gemito di sofferenza: era più o meno tutto il giorno che Sirius lo stava tirando scemo con quel discorso. Ma dov’è Remus? Da quando gli piace Melanie? Dov’è saranno andati? Che cosa staranno facendo? Di cosa staranno parlando? Si saranno baciati? Si vorranno rivedere? E se poi si sposano? E se, e se, e se…

Circa una decina di minuti prima, poi, Madison McMillan (James si era già ripromesso di ucciderla nel sonno, lei e quella sua linguaccia della malora: non avrebbe saputo tenere un segreto nemmeno se ne fosse andato della sua vita!) aveva avuto la bella idea di comunicargli che occhi ignoti avevano visto Melanie e Remus infilarsi nella famosa aula vuota (teatro di più incontri clandestini tra i Malandrini stessi e la partner del momento, tra parentesi) e barricarsi dentro con tanto di Incantesimi Silenziatori (a onor di cronaca, l’ultima parte era una licenza creativa di Madison per rendere più piccante il racconto).

A quel punto nella testa di Sirius si era andato creando un edificante spettacolo a luci rosse mischiato a inconsulte minacce di morte e truculenti omicidi di cui aveva prontamente messo a parte (in versione semi spurgata per rispetto delle orecchie di Dora) il suo sventurato migliore amico, che in quel preciso istante stava ventilando un’ipotesi di omicidio-suicidio per porre fine a quella tortura.

"Padfoot" sospirò, "ma te lo ricordi di chi stiamo parlando, vero? Di Remus Lupin, Moony, Coccolo, il nostro innocente e illibato angioletto. Anche ammesso che sia sul serio in quella stanza, cosa su cui non metterei la mano sul fuoco considerato chi è la fonte, primo, direbbe di non volerlo fare; secondo, direbbe di non poterlo fare; terzo, direbbe di non doverlo fare; quarto, nemmeno lo saprebbe fare! Non capisco perché ti scaldi tanto…".

"Mi scaldo? Io? Non essere ridicolo, James: dico solo le cose come stanno! Fino a stamattina Remus nemmeno ci pensava alle ragazze… E poi è illibato per quanto ne sappiamo noi! Che ne sai che in realtà non si è fatto tutta la scuola, maschi, femmine ed ermafroditi?!".

James scacciò subito l’inquietante immagine che quelle parole avevano evocato nella sua testa… Merlino, non ci dormirò la notte! "Tu stai sragionando, Sirius: è Remus, si imbarazza perfino a parlare di queste cose, figurati se ha mai fatto sul serio qualcosa! Ora per favore possiamo parlare d’altro o Dora comincerà a fare domande scomode…".

"Cos’è un ermifradicio?" domandò infatti prontamente la bambina.

"Per prima cosa, è ermafrodita" la corresse James. "In secondo luogo, questa è una parola che tu dovrai fare del tuo meglio per dimenticare se non vuoi metterci nei guai… Visto, Padfoot, stai mettendo la bambina sulla cattiva strada!".

In realtà di Dora gli importava relativamente, quello che gli premeva sul serio era cambiare argomento: gli sarebbe andata bene qualunque cosa, perfino discutere delle unghie dei piedi di Peter! Ma Sirius era ovviamente di tutt’altro avviso: una rabbia non meglio identificabile gli stava rodendo l’anima e ogni secondo che passava a pensare a Remus e Melanie insieme gli dava sempre più fastidio.

"Io non sragiono e smettila di non prendermi sul serio! Questa storia non mi piace per niente, non mi è piaciuta dall’inizio e mi sta piacendo sempre meno! Remus non può fare con Melanie qualunque cosa stia facendo, anzi non dovrebbe proprio uscirci con Melanie…".

L’omicidio è ancora illegale in questo stato, vero?, pensò tra sé James, ormai al colmo della sopportazione. "Senti, supponiamo pure che Remus e Melanie, al loro primo appuntamento e sottolineo primo, abbiano deciso di essere fatti l’uno per l’altra e colti da un’irrefrenabile passione si siano dati al sesso selvaggio… A te che diamine frega?! Sul serio, non capisco perché ti sei fissato su questa storia: Melanie non è nemmeno una tua ex-fiamma…". Si bloccò all’istante, trovando all’improvviso una ragione per cui il suo amico si stava comportando in quel modo assurdo. "O santo Godric, non sarai mica geloso?".

"Geloso? Io? E di cosa, scusa?" fece Sirius, cercando di sembrare sicuro di quello che stava dicendo, anche se in realtà non lo era per nulla: gelosia, questo avrebbe spiegato molte cose, tanto per cominciare perché avrebbe voluto trasformare uno dei suoi migliori amici in un pasticcio di carne… Ma lui non poteva essere geloso! Di chi doveva essere geloso, di grazia? Tra lui e Melanie non era mai successo niente di niente, perché avrebbe dovuto essere geloso? Eppure il solo pensare alla ragazza tra le braccia di un altro lo stava letteralmente mandando fuori di testa… È semplicemente ridicolo! Io non posso essere geloso: gelosia implica qualcosa di più intenso e non è proprio il mio caso. O sì?

Avete presente quei giochi dove basta togliere il bastoncino nel punto giusto per far crollare tutta la costruzione? Ecco, nella mente contorta di Sirius stava svolgendosi un evento analogo: James aveva tirato il ballo la gelosia quasi per caso e aveva appena sfondato la diga costruita da cocciutaggine e vecchie certezze. Io innamorato di Mel? No, è semplicemente assurdo, impossibile… Io non posso essere… è ridicolo!

"Sirius?" lo chiamò James, schioccandogli le dita davanti alla faccia. "Sirius, sei ancora su questo pianeta?".

"Sirius, rispondi" gli fece eco Dora, tirando il cugino per la manica.

"Non dire assurdità, Prongs!" esplose Sirius così all’improvviso da farli sobbalzare entrambi. "Io non sono affatto geloso e gradirei molto che tu non lanciassi mai più simili insinuazioni!".

James rimase in silenzio un paio di minuti, riflettendo, poi sul suo viso si allargò un sorriso a trentadue denti modello Stregatto. "Tu sei geloso marcio" dichiarò con sicurezza. "La gelosia ti sta consumando l’anima, prova a negarlo se hai coraggio!".

"Tu sei matto!" asserì Sirius, le cui convinzioni per contro stavano scemando di secondo in secondo. "Matto da legare, ecco cosa sei! Io non sono geloso proprio di niente e nessuno, capito? Perché mai dovrei essere geloso, scusa? E togliti quel sorriso deficiente della faccia!".

"E invece sì che lo sei: lo sei, lo sei! Ti stai lentamente rodendo ogni centimetro di fegato, ecco perché ti sei così fissato con la storia di Melanie e Remus! Remus è uscito con Mel al posto tuo e la cosa ti sta mandando al manicomio!".

"Ah, non voglio nemmeno ascoltarti: stai delirando!". Sirius lo sorpassò, cercando di proseguire per la sua strada, ma James lo agganciò per un braccio e lo costrinse a voltarsi.

"Avanti, perché non lo ammetti?" lo provocò il ragazzo. "Il pensiero di Melanie con un altro, sia pure Remus, ti fa impazzire dalla gelosia… Tu sei cotto come una pera!".

"Io non sono cotto proprio di nessuno!" protestò Sirius, liberandosi con uno strattone. "E io non voglio più parlare di questa storia, ok? Non me ne importa un fico secco di quello che Melanie Griffith fa o non fa: può anche sposarselo Remus, per quel che mi riguarda, sai quanto mi interessa!".

Ma mentre lo diceva si rendeva conto di non credere nemmeno a lui a quello che stava dicendo. Ma lui non poteva essere innamorato di Melanie! Era impossibile: lui era Sirius Black, non si innamorava di nessuno, lui!

"Ma guarda che non è mica un reato!" osservò James, neanche gli avesse letto nel pensiero. "Se anche tu ti fossi…".

"Non provare a dirlo, hai capito, James? Non pensarci nemmeno: io non mi innamoro!".

"Ma mica sei un essere di marmo, Padfoot! Sei un essere umano come tutti gli altri e non ci sarebbe assolutamente niente di male: anche tu hai un cuore…".

"Un cuore?" ripeté Sirius con una risata amara. "Ho tutte le prove del contrario, James… Devo andare…".

Fece per allontanarsi, ma James lo bloccò di nuovo, costringendolo a guardarlo in faccia. "Smettila, Padfoot, hai capito? Devi smetterla: tu non sei come loro, tu sei diverso, lo sai di essere diverso…".

"No, io non lo so, James, non lo so!" urlò Sirius. "Cosa te lo fa dire che sono diverso, eh? Black nasci e Black resti, poco importa in che Casa finisci! Cosa ti fa credere che in realtà non sia esattamente come tutti gli altri? Cosa ho di diverso da mia madre, da mio padre, da Bellatrix, da uno qualunque di loro? Che cosa, James?".

"Sirius…" cominciò a dire James nello stesso istante in cui l’amico si liberava il braccio con uno strattone.

"Io devo andare…" disse e, prima che James potesse aggiungere o fare qualunque cosa, si voltò e si allontanò di corsa.

"Sirius, aspetta!" gli gridò dietro James, facendo per rincorrerlo.

"James?".

Il ragazzo si voltò: Dora, che aveva fissato l’alterco a occhi sbarrati, l’aveva chiamato con voce tremula e gli occhi pieni di lacrime. Vedere Sirius gridare a quel modo l’aveva spaventata a morte: era sempre stata abituata a considerare Sirius un tipo allegro e senza freni, sentirlo gridare in quella maniera l’aveva sconvolta. Non le piaceva quel Sirius arrabbiato e a peggiorare tutto, sentiva che in qualche modo era colpa sua se il cugino era tanto furioso: se lei e Remus non avessero messo in pratica il piano…

James si chinò su di lei, sforzandosi di sorridere, anche se era turbato non meno della bambina. "Ehi, su non fare così, piccola" cercò di consolarla. "Mi dispiace se ti abbiamo spaventata, ma Sirius sta bene, tranquilla…".

Quella era una menzogna spudorata e perfino Dora se ne accorse: James era fin troppo consapevole che in quello stato Sirius sarebbe stato capace di fare qualunque stupidaggine gli passasse per la testa. Detestava anche solo ammettere di avere qualche debolezza, figurati adesso che le aveva appena messe in piazza! Come abbiamo fatto a passare da Remus e Melanie che si accoppiano come ricci a questo?, pensò James frustato, notando a malapena le decine di studenti che gli sciamavano intorno fissandolo come fosse stato un extraterrestre: Sirius Black e James Potter che si mettono a urlare tra di loro in mezzo a un corridoio, ma in che razza di universo parallelo erano finiti?

"Sirius è tanto arrabbiato?" pigolò Dora.

"Ma no, è solo un po’…" esitò, non sapendo bene come definire lo stato d’animo in cui versava il suo migliore amico in quel momento. "Scosso, ecco: non ti devi preoccupare, gli passerà presto…".

"È tutta colpa mia se Sirius è arrabbiato" affermò la bambina, tirando su con il naso.

James la guardò sorpreso. "Non dire queste cose, Dora: come potrebbe essere colpa tua, tesoro? Non hai aperto bocca tutto il tempo…".

"Ma Sirius è arrabbiato perché Mel e Remus sono usciti insieme. Ma loro non lo fanno sul serio" cominciò a spiegare la bambina. "Fanno solo finta, così Sirius diventava geloso e capiva di amare Mel… E invece si è arrabbiato!".

Subito dopo averlo detto, si portò entrambi le mani alla bocca, rendendosi conto di aver appena spifferato il segreto di Remus. Ora anche lui si arrabbierà con me! Faccio solo pasticci!

James dal canto suo stava disperatamente cercando di dare un senso a quello che Dora gli aveva appena rivelato. "Tesoro, non ci capisco dentro più niente. Remus e Melanie stanno uscendo per finta?!".

Dora annuì, esitante: ormai la frittata era fatta, non voleva far arrabbiare anche James…

Il ragazzo le sorrise, togliendole gentilmente le mani da davanti alla faccia. "Ora tu mi spieghi per bene questa storia, d’accordo?".

E la bambina cominciò a raccontare, descrivendo quanto più nei dettagli possibile tutto quello che Remus e lei avevano escogitato per far aprire gli occhi a Sirius. A mano a mano che il racconto progrediva, James diventava sempre più stupefatto e incredulo: quei due avevano sul serio giostrato un gioco simile? Moony, sei un autentico genio del male, non poté fare a meno di pensare malgrado la situazione: era sconvolto, quello era il genere di cose che ci si sarebbe potuto aspettare da lui o Sirius, non dal buono e caro Remus… A quanto pare, l’abbiamo sempre sottovalutato, il lupacchiotto!

"Non sei arrabbiato, vero?" concluse Dora, preoccupata. "Per favore, dimmi che non sei arrabbiato".

"No, no, non sono arrabbiato" la tranquillizzò James. "Sono solo molto, molto, molto stupito: non avevo idea che tu e Remus stavate architettando un piano simile…".

"Noi volevamo aiutare" spiegò la bambina, tirando su con il naso. "Invece, abbiamo fatto un pasticcio…".

"Aspetta, tieni soffia" le disse il ragazzo, evocandole un fazzoletto, riflettendo. Una cosa era certa: il piano malvagio di Remus aveva funzionato anche troppo bene. Non solo Sirius si era ingelosito e aveva capito di essere innamorato di Melanie, in meno di un minuto era anche riuscito a trovare la sua nuova scusa per non doversi mettere con lei: da ‘io non mi innamoro’ a ‘io non merito di essere amato’ il passo era sorprendentemente breve, soprattutto per un tipo come Sirius, che aveva decorato il suo cuore con un bel recinto di filo spinato. Quando ci si metteva, era perfino peggio di Remus quanto a complessi… Oh per i tacchi a spillo di Morgana, Remus! Sirius non sapeva nulla dell’oscuro inganno e probabilmente era più che mai convinto che Melanie e Remus si stessero dando da fare da qualche parte. E in quello stato, era più che mai determinato a eliminare il presunto rivale.

"Oh, porcaccia miseriaccia, vieni dobbiamo trovar subito Sirius e spiegargli tutto!".

"Ma si arrabbierà un sacco!" protestò Dora.

"Fidati, è molto più pericoloso adesso di quanto potrebbe esserlo DOPO avergli detto tutto…". Fece per caricarsela in spalla per poter camminare più in fretta, ma in quel momento una biondina gli si parò davanti con un sorriso untuoso stampato in faccia. "Ciao, James".

Sapete quando dicono che le disgrazie non arrivano mai da sole? Mai detto fu più appropriato…

Oh, per le braghe di Salazar, che vuole questa adesso? "Ehm, ciao… ehm" ci pensò un attimo, cercando nella memoria il nome abbinato a quella faccia. "Claire, giusto?".

La ragazza annuì, mentre il sorriso si allargava ulteriormente. "Oh, ti ricordi allora…" tubò, tutta contenta.

Come farei a dimenticarmi di te? Mi perseguiti dal terzo anno…, sbuffò tra sé James, più che mai desideroso di liberarsi di quella piovra umana: aveva imparato sulla sua pelle che la sua venuta era foriera di guai e disgrazie. "Certo, sì… Comunque, non è per sembrare sgarbato, ma sono piuttosto di fretta…".

Claire mise su un’espressione delusa. "Oh, non puoi dedicarmi nemmeno un paio di minuti del tuo tempo, James?".

Ogni singola cellula del suo corpo gli stava gridando a gran voce "corri, imbecille, corri", perfino Dora al suo fianco fissava truce Claire. "Ehm, no, mi dispiace, è un’emergenza". Dubitando seriamente che la ragazza avrebbe preso per buona la verità (ovvero sia che doveva impedire l’omicidio di uno dei suoi migliori amici per mano di un terzo amico), James improvvisò la prima scusa che gli venne in mente. "Dora non si sente molto bene" disse, calcando attentamente ogni parola. "La devo accompagnare in Infermeria, sai com’è…".

Lanciò un’occhiata eloquente alla bambina, che mise su all’istante una credibile espressione sofferente e si strinse la pancia. "James, possiamo andare?" chiese con voce lamentosa tirandogli il braccio.

"Sì, sì, ora andiamo". Si strinse nelle spalle, guardando Claire come a dire ‘vedi, non è mica colpa mia’. "Mi dispiace, sarà per un’altra volta…".

Prese Dora per mano e si voltò, pronto ad andarsene per la sua strada, maledicendo interiormente quella sanguisuga che gli faceva perdere tempo. Non aveva fatto neanche tre passi che si sentì afferrare per un braccio. Claire lo fece piroettare su sé stesso, trascinandolo a pochi centimetri del suo volto.

Tutti i suoi sensi strillavano "pericolo, pericolo, pericolo" con l’insistenza di una sirena dei pompieri rotta. "Ehm, Claire, sei un po’ troppo vicina…" balbettò, decisamente a disagio, cercando di svicolare via dalla sua presa senza troppo successo.

"Oh, ma posso essere molto più vicina di così…" sussurrò lei con aria provocante.

James non ebbe nemmeno bisogno di chiederle spiegazioni perché un secondo dopo di ritrovò con le sue labbra incollate alle proprie, avvinghiato in un bacio decisamente non voluto. Il suo povero cervello ci mise sei secondi a riprendersi dalla sorpresa e formulare la risposta più consona. Con uno scatto di rabbia, James sollevò le braccia e spinse via Claire in malo modo. "Ma sei impazzita?!" le strillò contro. "Che cosa diavolo ti è saltato in mente?".

Poi notò il ghigno sadicamente soddisfatto di Claire, che però non fissava lui ma qualcuno alle sue spalle, e Dora nello stesso istante lo strattonò per il braccio indicando anche lei un punto nel corridoio. "James… C’è…".

No, Merlino, ti supplico, non puoi essere così crudele… Ti supplico, chiunque tranne lei…

Si voltò lentamente, scoprendo così che tutte le sue preghiere erano state vane: Lily doveva aver appena svoltato l’angolo e lo fissava con la bocca aperta in una perfetta O di sorpresa e shock, circondata dai libri che prima teneva in mano e aveva lasciato cadere. Al suo fianco Alice era altrettanto stupefatta: fissava lui e Claire come a non voler credere a quello che aveva appena visto. James provò la stessa sensazione di chi viene buttato a sorpresa nell’acqua gelida. Non è possibile, non è possibile, non è possibile… L’unica soddisfatta di quella situazione sembrava Claire, che continuava imperterrita a sorridere serafica. Trotterellando contenta, si accostò a James, prendendolo a braccetto. "Ops, a quanto pare abbiamo il pubblico…".

A quella vista, prima ancora che James potesse riprendersi quanto bastava per spingerla via, la sorpresa lasciò il voltò di Lily per lasciare il posto a una rabbia bruciante.

Morirò, fu lo sconsolato pensiero di James a quella vista. E sarà una morte atroce. Merlino, ma perché mi odi così tanto? Che cosa ti ho fatto di male? Che torto ti ho fatto nelle mie vite precedenti per meritarmi una sfortuna simile?

È proprio vero che i guai non arrivano mai da soli!

"Lily?" la chiamò Alice. "Lily, ci sei?".

La ragazza alzò un dito per zittirla, senza distogliere un attimo gli occhi da James e Claire e le loro braccia intrecciate. "Tu…" sibilò, assomigliando straordinariamente a un serpente infuriato, puntando un dito contro i due. "Tu… tu… tu…".

"Lily, ascolta ti posso spiegare…" cominciò a dire James, disperato, mentre vedeva la cosa più bella della sua vita scivolargli tra le dita.

"Zitto, tu!" gli intimò Lily, talmente minacciosa che James non osò disubbidire. "Tu, tu, essere spregevole… Viscida serpe… Creatura abbietta e ignobile…".

"Lily…" cercò di chiamarla Alice, inutilmente: quando Lily era in quello stato, le sarebbe potuto apparire davanti anche il padre eterno in persona e non sarebbe cambiato nulla.

"Mi dispiace, Evans" cinguettò Claire, continuando a sorridere malignamente senza pudore. "Te l’avevo detto che James non è il ragazzo giusto per te…".

"E mollami, tu!" gridò James, liberandosi con uno strattone dalla presa di Claire. "Lily, ascoltami…".

E di nuovo la ragazza lo zittì, avanzando lentamente nella loro direzione, talmente infuriata che ancora un po’ e prendeva a sputare fiamme. "Tu… tu… tu…".

"Andiamo da un’altra parte, James" riprese Claire, prendendolo per mano. "Qui ci sono troppe presenze sgradite…".

James si voltò verso di lei, pensando di mandarla a quel paese, ma quella frase fu la goccia che fece traboccare il vaso: Lily esplose. "TU! Leva le tue schifose manacce di dosso al MIO fidanzato!".

James era talmente sicuro che la sua vita fosse giunta al termine che rimase paralizzato dalla sorpresa quando Lily scattò in avanti, ma invece di saltargli alla gola, spintonò Claire così forte da farla quasi cadere in terra. "Non provarci mai più a toccarlo, hai capito!" gridò, dandole un’altra spinta. "Devi stargli alla larga! Alla larga! James è mio! MIO! E di nessun altro!".

"E cosa farai, sentiamo, se ti dico di no?" la minacciò Claire, spingendola a sua volta. "Sono proprio curiosa…".

Lily la incenerì con lo sguardo. "Non provare mai più a darmi una spinta! Non ci provare, Parker!".

"Una spinta? Come, così?". La spinse così forte che Lily sarebbe senza dubbio caduta se James non l’avesse presa la volo.

"Io te la faccio pagare, Parker!" strillò Lily, rimettendosi indietro con uno scatto felino. "Te la faccio pagare carissima! Prova anche solo a pensare di sfiorare James di nuovo e giuro su Merlino che nemmeno sulla luna troverai scampo! A mille miglia da lui devi stare, mi hai capito? Mille miglia!".

Se fosse stata un po’ più furba, forse Claire avrebbe capito che in quel frangente provocare Lily era una cosa molto stupida da fare, ma Claire non era furba e soprattutto odiava Lily con tutto il cuore, perché a suo avviso era l’unica cosa che si frapponeva tra lei e James. "E chi mi costringerà? Tu, Evans? Io farò quel che mi pare e piace con James e niente di quello che dirai o farai potrà impedirmelo!".

"IO TI FACCIO A PEZZI!" strillò Lily, avventandosi su di lei e afferrandola per i capelli. "Ti strapperò fino all’ultimo schifoso capello che hai su quella testaccia vuota, Parker!".

Claire urlò cercando di liberarsi, ma Lily non aveva la minima intenzione di lasciare la presa. "Il bicchiere è colmo, Parker! Stavolta hai passato ogni limite. Ti sopporto da sei anni: ora ne ho abbastanza!".

E avrebbe di certo messo in pratica il suo proposito, se James non l’avesse afferrata da dietro e tirata via. "Lily, calmati".

La ragazza si divincolò come un’anguilla, cercando invano di svicolare dalla stretta del fidanzato, decisamente troppo forte per lei. "Lasciami andare, James: la devo uccidere!".

"No che non devi" provò a fermarla James, ansimando per lo sforzo di trattenere quella iena assatanata. "Lily, non ne vale la pena…".

"E invece sì. Tu non sai tutto quello che ha fatto, che ha detto su di me, su di te, su di noi… Mi rende la vita impossibile dal primo anno: ora mi sono stufata. Lasciaci in pace Parker, hai capito? Devi lasciarci in pace!".

Claire si era nel frattempo rimessa in piedi, con i capelli tutti scarmigliati e le guance rigate da lacrime di rabbia e trucco sbavato. "Tu sei matta, Evans! Sei completamente matta!".

Lily le ringhiò contro, agitando verso di lei un braccio come fosse stato un artiglio. "Io ti disintegro, brutta… No, James, che cosa fai?".

James l’aveva infatti sollevata di peso e aveva cominciato a trascinarla via. "Ti porto lontano da qui".

"NO! Io…".

"Oh, sì, invece: non voglio doverti sposare attraverso le sbarre di una cella di Azkaban con un Dissennatore a farmi da testimone!".

"Ma io…" cercò di protestare Lily, cercando di svincolarsi. "Io la devo uccidere, quella piccola oca demente!".

Per tutta risposta James se la caricò sulle spalle. "James!" strillò la ragazza, scandalizzata, prendendo a mollare calci e pugni. "Mettimi giù!".

"No, non penso… Però smetti di scalciare, perché altrimenti i nostri figli li dovremo adottare, tesoro… Alice, come va la vita?" chiese accostandosi alla ragazza, la quale si era premurata di tirare Dora al sicuro, lontano dallo spargimento di sangue, e aveva poi seguito a occhi sbarrati l’alterco.

"A meraviglia" rispose la ragazza, un po’ sorpresa dal tono colloquiale del ragazzo, neanche gli capitasse tutti i giorni di sedare zuffe tra la sua fidanzata e una sua spasimante. "Lily, tu come stai?".

"Starò benissimo quando avrò eliminato quella befana dalla faccia della terra!" dichiarò Lily, continuando a tempestare di pugni la schiena di James per farsi metter giù e fissando truce la Parker ancora impalata in mezzo al corridoio.

"Posso dirti che è stata una delle cose più incredibili che abbia mai visto in vita mia?" disse Alice.

"Lily, tutto a posto?" chiese Dora. "Lo sai che non è colpa di James, vero?".

"Oh, certo che lo so, piccola. Infatti non me la sono presa con lui…".

Al che Dora fissò con occhi di fuoco Claire. "Tu sei una brutta strega cattiva!" dichiarò, mentre i suoi capelli viravano al rosso inferno.

"Tu, piccolo mostro!" sibilò la ragazza, scrutandola con odio.

"Oh, non te la prenderai anche con la bambina, adesso, Parker?" sbuffò Alice. "Sei più patetica di quanto credessi!".

"Fatti i fatti tuoi, Abbott! E anche tu, mostriciattola!".

Dora si liberò con uno strattone dalla mano di Alice, avanzò a passo deciso verso Claire ignorando i richiami dei tre ragazzi e le mollò un sonoro e dolorosissimo calcio alla gamba destra. "Brutta strega cattiva!" ripeté, mentre Claire strillava per il dolore. "Sei brutta, cattiva e antipatica, ecco cosa sei! Sei peggio della strega cattiva! Sei molto peggio!" dichiarò e si voltò per tornare saltellando tra le braccia di Alice, che sghignazzava sinceramente divertita.

Claire era talmente fuori di sé che si sarebbe certo avventata su Dora, ma James le puntò contro la bacchetta (non chiedete come avesse fatto a estrarla e contemporaneamente a non mollare Lily, ancora saldamente sulla sua spalla: lui è James Potter, può fare questo e altro!), lasciandola di stucco. "Non provare a toccare quella bambina, Claire, o te ne farò pentire". Lo disse con mortale calma, ma proprio per questo risultò ancora più minaccioso.

"James…" mormorò la ragazza, mortificata.

"Credo proprio sia ora che tu te ne vada" dichiarò. "E per favore, d’ora in avanti stai ad almeno dieci metri da me, i miei amici e la mia fidanzata… Se verrò a sapere, e lo verrei a sapere, che hai ancora infastidito Lily a causa mia, me la pagherai cara. Mi sono spiegato?".

Con gli occhi pieni di lacrime, Claire girò sui tacchi e sparì in fretta tra la folla.

"James, ti posso baciare?" chiese Alice, con occhi colmi d’adorazione. "Senza offesa per te, Lily, ovviamente…".

"Mi dispiace, Alice, ma non credo che Frank apprezzerebbe" si scusò James con un sorriso. "E poi, sono autorizzato a baciare una sola persona per il resto della mia vita… Tutto bene là dietro, Lily?" domandò, preoccupato del fatto che la ragazza non si stesse più facendo sentire.

"Stavo cercando di capire quanti capelli ho staccato alla Parker prima che tu mi fermassi" spiegò la ragazza. "Ora potresti cortesemente mettermi giù, per piacere?".

"Agli ordini, mi amor!". James adagiò con grazia Lily a terra. Quella si massaggiò la pancia indolenzita per la posizione scomoda in cui era stata tenuta, dopodichè mollò un sonoro scappellotto a James. "Ahi, perché mi picchi adesso?".

"Questo è perché ti sei lasciato avvicinare e baciare dalla Parker! Questo" e gli diede un'altra sberla, "è perché mi hai impedito di ucciderla! Questo è perché io non sono un sacco di patate! E questo", esitò, mentre James già si proteggeva la testa, "è perché sei il migliore ragazzo del mondo". Gli prese il voltò tra le mani e lo baciò.

"E tu sei la mia piccola tigre assassina!" le sussurrò James come ringraziamento, facendola scoppiare a ridere.

Furono entrambi persi nel loro mondo personale per alcuni lunghi minuti, stretti l’uno all’altra, finché Alice spazientita non tossicchiò per attirare la loro attenzione. "Io credo che dovremo complimentarci anche con questa signorina" osservò indicando Dora, la quale sfoggiava un’espressione molto soddisfatta.

"Oh, hai ragione" concordò Lily. "Sei stata bravissima, tesoro".

"Se l’è meritato!" affermò Dora annuendo con convinzione. "È proprio brutta e antipatica!".

Tutti risero. "Cambiando argomento, come mai voghi da solo in queste acque solitarie, James?" chiese Alice, quando lo scoppio di ilarità fu passato. "Dove sono Sirius e Peter?".

"Peter aveva dei compiti da fare, invece Sirius…". Si bloccò di colpo, mentre il sorriso lasciavo spazio a un’espressione orripilata. "Oh, per la miseria, per la miseria!".

"Che c’è? Che succede?" fece Lily spaventata.

"Devo trovare Sirius, subito, immediatamente!".

"James, ma che succede?" ripeté Lily mentre il ragazzo faceva per avviarsi.

"Te lo spiega Dora, io devo andare!" e sparì senza aggiungere altro.

*******

Mentre si consumavano questi drammi, qualcuno si starà chiedendo che fine avevano fatto Melanie e Remus… Ebbene, loro erano sul serio andati nella famosa aula vuota al quarto piano, su suggerimento di Melanie, che comunque ignorava gli usi alternativi che aveva quell’aula tra gli studenti, ma sapeva bene che lì non ci andava mai nessuno e aveva promesso a Remus di portarlo in un luogo lontano da occhi indiscreti. Ovviamente, non avevano chiuso la porta a chiave né tantomeno lanciato Incantesimi Silenziatori, visto che la cosa più spinta che capitò fu quando Remus inciampò nella gamba di una sedia e volò addosso a Melanie, spiaccicandosi la faccia contro il suo petto. A parte quel piccolo incidente (per cui Remus aveva balbettato scuse imbarazzate per un quarto d’ora buono), avevano trascorso il resto del tempo a chiacchierare come buoni amici e giocando a poker con il mazzo che Melanie, con molta lungimiranza, si era portata dietro.

"Full" annunciò Remus, svelando le sue carte e allungando contemporaneamente le mani verso il mucchio di Cioccorane che fungevano da fiche, convinto di aver vinto.

"Ah, ah" lo bloccò Melanie, ridacchiando. "Guarda e piangi" dichiarò, girando le carte e svelando una perfetta scala reale.

Remus rimase un attimo attonito a fissarle, mentre sghignazzando Melanie attirava verso di sé le Cioccorane. "Ih, ih, sono ricca, ricca, ricca! Sono ricca, ricca, ricca: sono la donna più ricca che c’è!".

"Tu bari!" l’accusò Remus. "È umanamente impossibile che tu abbia vinto quindici partite di seguito!".

"Au contraire, mon Remì" ridacchiò Melanie, molto divertita, festeggiando la vittoria mangiandosi una delle ‘fiche’ appena conquistate. "È perfettamente possibile: ho cinque cugini maschi più grandi tutti invasati per questo gioco, che mi hanno iniziata quando avevo più o meno sette anni. Avrei potuto smutandarti anche a occhi chiusi!".

"Questo non me l’avevi detto quando ho accettato di giocare con te… Per fortuna ho detto di no allo strip poker!".

Melanie schioccò la lingua con aria contrariata. "Un vero peccato, ero proprio curiosa di vederti senza veli!".

Remus sbuffò. "Tu e Sirius siete fatti l’uno per l’altra: siete due bastardi patologici! Dammi una delle mie Cioccorane!".

Allungò la mano che Melanie colpì prontamente con uno schiaffo. "Giù le zampe dalle Cioccorane che ti ho lealmente vinto, Lupin, o potrei tranciartele!". E tanto per spregio, ne mise in bocca un’altra.

"Ok, ho capito, andrò a procacciarmi il cibo da un’altra parte!" sospirò il ragazzo, alzandosi in piedi. "Tu vuoi qualcosa?".

"Spaghetti alla carbonara, un filetto di vitello cotto al sangue, torta al limone, il tutto annaffiato con abbondanti dosi di Burrobirra, grazie" sorrise serafica Melanie, mentre cominciava a rifare il mazzo.

"E se mi limitassi a portare altre Cioccorane e magari la Burrobirra, andrebbe bene lo stesso?".

La ragazza sbuffò. "A sapere che eri così tirchio, non accettavo mica di uscire con te! E sia… Ma al tuo ritorno, passiamo allo strip poker!".

"Ne riparliamo dopo" decise Remus, uscendo e chiudendosi la porta alle spalle, dopo essersi assicurato che non c’era nessuno in giro. Dovranno nevicare conigli viola prima che quella mi convinca a giocare a strip poker!, pensò, mentre si avviava verso le cucine. Guardò l’orologio: accidenti, erano già quasi le cinque, come voleva il tempo!

Non vale quasi la pena di andare in cucina: tra un po’ dovremmo smettere comunque… Ciononostante, una decina di minuti dopo, stava facendo la strada a ritroso, carico di ogni ben di dio che servizievoli Elfi Domestici gli avevano messo in mano. E poi chi sarebbe il tirchio?, si disse vagamente Remus. Le sto portando pure la torta al limone…

Girò l’angolo e quasi sbatté contro Sirius, che marciava a testa bassa nella direzione opposta. "Padfoot, ma guardare dove cammini no?" lo rimproverò scherzosamente Remus, per poi notare lo sguardo truce. Ahi, mi sa che la punizione divina per i miei demoniaci progetti è in arrivo! "Sirius, che hai da guardarmi a quel modo?".

"Che ho da guardarti? CHE HO DA GUARDARTI? Che cosa ci facevate tu e Mel barricati a chiave in quella stanza e magicamente isolati, eh?".

"Parlavamo, ecco cosa stavamo facendo" rispose Remus tranquillamente. "Barricati a chiave e magicamente isolati? Ma che ti sei fumato? Abbiamo solo chiuso una porta!".

"Non è quello che si dice in giro! E non ci credo nemmeno morto che avete solo parlato! Che avete fatto nell’aula delle coppiette voi due?".

"L’aula delle coppiette?" ripeté Remus sghignazzando. "Ha pure un nome?".

"Non prendermi per il culo, Lupin!" lo minacciò Sirius, puntandogli contro un dito. "Che avete fatto là dentro?"

"E perché sarebbero fatti tuoi? Non vedo perché dovrei…".

Un secondo dopo, Sirius l’aveva sbattuto violentemente contro il muro, facendogli sbattere la testa. "Ma sei completamente impazzito?!" biascicò, massaggiandosi la nuca. "Levami le mani di dosso!".

"Altrimenti?".

"Altrimenti te le faccio levare io". Detto questo, lo spinse rudemente per le spalle, spedendolo dall’altro capo del corridoio e invertendo rapidamente la situazione.

Sirius sghignazzò. "Però, non mi aspettavo una simile dimostrazione di forza, lupacchiotto! Allora ci tieni sul serio a quella ragazza…".

"Sei ridicolo, Sirius" dichiarò Remus, allontanandosi dal ragazzo. "Io non farò a botte con te!".

"Allora ti limiterai a prenderle?" ringhiò Sirius. "Perché sei uscito con Melanie, eh? Di tutte le ragazze che ci sono al mondo perché proprio Melanie? Scommetto che nemmeno ti piace!".

Remus sbuffò, alzando le mani al cielo in un gesto frustato. "Ma ancora non l’hai capito, testa di legno? Che cosa devo fare per farti aprire gli occhi? È così difficile andare da Mel e dirle quello che provi, invece di venire a pestare me?".

"Che?" fece Sirius, spiazzato da quella nuova piega. "Che cosa vuoi dire? Che cos’è questa storia?".

"Ok, a questo punto tanto vale dirtelo, tanto… Perché non fai un favore a te e a lei e non ammetti di essere innamorato perso di quella ragazza?".

Sirius lanciò un gemito frustato. "Oh, non cominciare anche tu con questa storia!".

"Anche tu? Che cosa vuol dire anche tu?".

"Pure James prima ha spiattellato una storia simile… Ma vi siete messi d’accordo? Solo perché voglio spaccarti la faccia, non vuol dire che io sia innamorato di Melanie e geloso del fatto che tu sia uscito con lei!".

"Ah no?" domandò Remus ironico. "E allora perché voi spaccarmi la faccia, Padfoot? Così, per sapere?".

Sirius lo fulminò con lo sguardo, alzando un pugno.

"Avanti, Sirius" lo provocò Remus, facendogli un cenno con la mano. "Colpiscimi se vuoi, ma se pensi che la cosa ti farà stare meglio…".

Un attimo dopo, era stato ribaltato in terra e si teneva la mano sul volto: il pugno di Sirius l’aveva raggiunto proprio sotto l’occhio sinistro. "Cavolo, Padfoot, sei peggio di un animale!".

"Tu mi hai detto di colpirti!".

"Ed è servito a qualcosa?" domandò Remus grondando sarcasmo, mettendosi seduto. "Dimmi, ti senti meglio?".

Silenzio. Sirius fissava l’amico in terra come a decidere se fosse stato davvero lui a spedircelo. Non ci capiva più niente: una parte di lui voleva ancora macellarlo, ma la stragrande maggioranza del suo essere era troppo confusa per concentrarsi su una cosa così materiale e stupida. Che cosa stava facendo? Cosa gli stava capitando?

Si appoggiò contro il muro, prendendosi la testa tra le mani. Era ridicolo, assurdo! Io non posso essere innamorato di Melanie Griffith! Non posso e basta, ecco!

"Padfoot?" lo chiamò Remus, stavolta con gentilezza. "Perché non vai a dirglielo? Lo sai che lei non aspetta altro…".

"Io…". Sirius esitò, senza sapere nemmeno lui cosa dire. Scosse il capo: quella storia era semplicemente folle. "Stai prendendo una cantonata, Moony, tutti quanti la state prendendo…".

"Padfoot…" cominciò a dire Remus, facendo per alzarsi.

"Scusa, devo andare…" lo interruppe l’altro. Sparì nel giro di pochi secondi, così in fretta che Remus nemmeno pensò di corrergli dietro.

Sbuffando di frustrazione, con la metà sinistra della faccia che gli pulsava in modo infernale, si lasciò ricadere all’indietro sul pavimento, fregandosene altamente del fatto che si trovava nel bel mezzo di un corridoio.

******

"AHIO" si lamentava venti minuti dopo. "Fa piano, bestia!".

"Oh, smettila di fare il bambino!" sbuffò Melanie, tastando delicatamente lo zigomo del ragazzo. "E poi ci si chiede perché sono le donne a partorire: voi uomini non avete abbastanza nerbo per sopportare le doglie!".

"Ehi!" protestò Remus, sentendosi in qualche modo offeso. "Modera i toni…".

Erano di nuovo nell’aula vuota. Vedendo che Remus non tornava più, Melanie era andata a cercarlo e l’aveva trovato sdraiato a quattro di spade nel bel mezzo di un corridoio con l’aria di chi aveva appena sostenuto una rissa. L’aveva tirato in piedi e ignorando le sue proteste trascinato di nuovo lì dove l’aveva fatto sedere su un banco per cercare di curargli alla meglio il livido grosso come un dischetto da hockey che gli stava spuntando nel punto in cui Sirius l’aveva colpito

Melanie inarcò un sopracciglio, premette un po’ più forte il dito sulla faccia e il ragazzo per risposta saltò su come un petardo. "Ahia!".

"E tu vorresti farmi credere che potresti sopportare le dolorose contrazioni uterine che accompagnano l’espulsione dal grembo materno di un bambino? Ma fammi il piacere!".

"Ok, ok, noi uomini siamo un branco di smidollati" l’accontentò Remus, più per la sua incolumità personale che altro. "Ma smettila di parlare di uteri, parti e apparati riproduttori femminili, per piacere!".

Melanie ridacchiò con aria maliziosa, mentre evocava del ghiaccio. "Oh, non mi dirai che ti impressioni per così poco, Remus? E quando sarai sul serio in sala parto per la nascita di tuo figlio che farai?".

"Sverrò" disse prontamente il ragazzo, facendola ridere. "Non ho mai negato che il grosso del lavoro dobbiate sorbirvelo voi donne in quella particolare circostanza… E siccome io sono un uomo, vorrà dire che non scoprirò mai se sono in grado o meno di sopportare le ‘dolorose contrazioni uterine che accompagnano l’espulsione dal grembo materno di un bambino’, giusto?".

Melanie scosse il capo, avvolgendo il ghiaccio in un fazzoletto e sistemandoglielo poi sotto l’occhio. "Che sciocco che sei…". Studiò con aria dubbiosa il grosso livido violaceo che andava allargandosi sulla guancia del Malandrino. "Sei sicuro di non voler andare in Infermeria? Madama Chips te lo sistemerebbe in un secondo…".

"Se vado da Madama Chips le dovrò anche spiegare come me lo sono fatto e non voglio mettere Sirius nei guai… È solo un livido, non morirò!".

"Un livido bello grosso" osservò Melanie. "E che cosa dirai quando la gente di dirà come te lo sei fatto?".

"Che James e Sirius hanno lasciato una saponetta sul pavimento del dormitorio, io ci sono scivolato sopra e la mia faccia ha conosciuto intimamente la maniglia della porta".

"E per te qualcuno ci crederà?" chiese la ragazza scettica. "Sembra una scusa fatta a stampino per giustificare lividi e cose del genere… E hai anche un bernoccolo grande come una casa sulla nuca…".

"Nessuno lo noterà: grazie a Merlino, non sono calvo e non ho fidanzate che potrebbero passarmi le dita tra i capelli, perciò…".

"D’accordo, questa te la passo, ma nessuno crederà che hai sbattuto contro un muro!".

"Se non mi crederanno sarà un problema loro" dichiarò Remus con una smorfia di dolore, togliendole di mano il ghiaccio e sistemandoselo da solo. "Non voglio che Sirius abbia dei guai: se Silente o la McGranitt scoprono che ha fatto a pugni, è la volta buona che viene espulso!".

Melanie scosse il capo, evocando altro ghiaccio da mettere sul bernoccolo. "Tu sei davvero troppo buono per essere vero, Remus: confessa, da quale galassia vieni e perché sei venuto su questo pianeta?".

Il ragazzo ridacchiò sommessamente. "Se te lo dicessi, poi dovrei ucciderti, Mel, e mi dispiacerebbe molto… Sirius è mio amico, anche se mi ha dato un pugno".

"Voi uomini e il vostro bisogno di battervi i pugni sul petto in ogni momento" brontolò Melanie. "Perché non potete fare come le persone civili e mettervi a discutere in modo decoroso, invece di menarvi come cavernicoli?".

"Tecnicamente, io le ho prese e basta… Ah, è freddo!".

Melanie gli aveva fatto scivolare un cubetto di ghiaccio lungo il collo. "Così impari, scemotto…".

"È così che vuoi trattare i tuoi futuri pazienti, Mel? Infilandogli il ghiaccio nel maglione?".

"E se non fai giudizio, la prossima volta te lo infilerò nelle mutande!" lo minacciò la ragazza. "Come sai che voglio fare la Guaritrice, tra parentesi?".

"Me l’ha detto Dora. Ma non chiedermi come faccia lei a saperlo: penso che ormai quella bambina possa scrivere un trattato sulle nostre vite…".

"Vita, morte e miracoli di una banda di studenti scapestrati… Avrebbe un grande successo!".

"Già, sperando che sia sopravvissuta alle abili mani di James… Sarei davvero curioso di sapere cosa si sono detti lui e Sirius…".

"Beh, probabilmente te lo riferirà la tua piccola spia, no?" scherzò Melanie. "Perché tu invece non mi dici com’è andata con Sirius? Oserei dire non bene…".

"No, infatti". Remus scosse il capo, abbattuto. "Io penso che ci sia arrivato. Anzi ne sono sicuro, ma come avevo immaginato sta negando i suoi sentimenti… Di certo a quest’ora sarà a prendere a testate qualche muro, se James non l’ha già trovato… Non lo so… Secondo me, dovresti andare a parlarci tu".

A Melanie sfuggì il ghiaccio di mano. "I-i-o?" balbettò. "Oh no, no, no…".

"Mel, arrivati a questo punto sei l’unica che potrebbe farlo ragionare…".

"No, no, no" continuò a ripetere Melanie, scuotendo furiosamente il capo. "È una pessima, pessima idea… Non posso farlo, no, no, no…".

"Ma perché devi sempre rispondere così quando ti faccio una proposta?" domandò sorridendo Remus.

Anche la ragazza ridacchiò, rendendosi conto che quella mattina aveva reagito allo stesso modo quando Remus le aveva chiesto di ‘uscire’. "Ma questo è diverso, Remus! Io non posso farlo, non ci riuscirei mai a parlargli di questo…".

"Sì che puoi" la incoraggiò il ragazzo, voltandosi verso di lei. "Lo sappiamo che puoi farlo: non è difficile come può sembrare…".

"E tu come fai a saperlo?" domandò Melanie, fissando con insistenza le venature nel legno del banco.

"Perché io so bene cosa vuol dire cercare di condividere con qualcuno a cui vuoi bene un grande oscuro segreto e avere paura della sua reazione…".

Melanie alzò lo sguardo, sorpresa. "Di cosa…".

"Un’altra volta" fu la secca risposta. "Ascolta quello che ti dico adesso: vai da Sirius e digli tutto quello che provi per lui. È l’unica cosa che lo può smuovere, arrivati a questo punto…".

"Ma io non credo di…".

"Tu puoi farlo, fidati di me… Vai da lui e digli tutta la verità".

"Dici?".

"Dico, dico".

Melanie rifletté tra sé, mordendosi il labbro inferiore. In fondo quel giorno aveva fatto cose più pazze di quella: era uscita con Remus Lupin, aveva scherzato con lui, l’aveva stracciato a poker… Per le sottane di Circe, ci aveva perfino flirtato un po’, che cosa poteva essere andare a dichiarare il suo amore a Sirius in confronto?

"Hai ragione" dichiarò, saltando in piedi. "Vado subito a cercarlo…".

"Brava bimba" approvò Remus. "Lasciami il ghiaccio, però…".

Melanie annuì, mettendoglielo in mano. "Augurami in bocca al lupo…".

"Interessante scelta di parole" osservò Remus, guadagnandosi un’occhiata perplessa. Le fece cenno di lasciar perdere, sdraiandosi poi sul banco e chiudendo gli occhi. "Ah, ecco, così va meglio… Se non mi vedo entro stasera…".

"… Manderò una squadra di soccorso a cercarti, capito. Buon pisolino, allora".

"In bocca al lupo, bimba".

"Crepi".

Si voltò e uscì; percorse almeno un paio di corridoi alla cieca, prima di realizzare che non aveva idea di dove trovare Sirius.

Sarà anche a sbattere la testa contro un muro, ma questo posto è strapieno di muri… Perché quando cerchi qualcuno non lo trovi mai e invece quando non lo cerchi c’è l’hai sempre tra i piedi?, si chiese vagamente, ripensando a tutte le situazioni più o meno imbarazzati che lei e Sirius avevano diviso in quei giorni, da quando lei l’aveva aiutato con quel celeberrimo compito di Pozioni: quando aveva salvato Dora dalla Foresta Proibita, quando si erano quasi baciati in Infermeria, Dora che la faceva volare per le scale, Pix che la ricopriva di inchiostro, lei che si prendeva a librate in testa… Morgana, Circe e Viviana, possibile che sia tutto successo in poco meno di due settimane? Ne sono cambiate di cose in così poco tempo…

Alla fine si risolse a provare a cercarlo nel posto più logico, ossia la torre di Grifondoro e nella peggiore delle ipotesi aspettarlo finché non fosse tornato: in fondo, presto o tardi sarebbe dovuto andare a dormire, no?

Arrivarono davanti al ritratto della Signora Grassa proprio nello stesso istante, per il capriccio di chissà quale oscura divinità…

"Sirius!" esclamò la ragazza, mentre al vederlo, sentiva già tutta la sua decisione dileguarsi come neve al sole.

"Mel!" le fece eco lui, visibilmente a disagio.

L’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era parlare con la causa di tutti i suoi dubbi: era più che certo che una conversazione con Melanie Griffith avrebbe solo peggiorato la situazione. "Stavi andando…".

"No, veramente stavo cercando te" lo interruppe Melanie, mentre in testa le si formava il famigliare vuoto. E adesso che gli dico, che gli dico, che gli dico? Avrei potuto far bere della Pozione Polisucco a Remus e mandare lui al mio posto: avrei dovuto supplicarlo un po’, ma poco ma sicuro alla fine l’avrei convinto.

"Ah" fu tutto quello che Sirius riuscì a dire, grattandosi la nuca. "Se sei venuta per il pugno che ho mollato al tuo fidanzato, mi dispiace".

"Remus non è il mio fidanzato, Sirius, e fai molto bene a dispiacerti…".

"Non è il tuo fidanzato?" ripeté Sirius incredulo e speranzoso. "E allora cos’è, scusa?".

"Nulla. Cioè, è solo un amico, nulla più che un amico…". Melanie lo guardò. "Ma non l’hai capito? Io e Remus abbiamo fatto solo finta… Per farti ingelosire". Ecco, stupide guance, non arrossite, non arrossite, non… Ma che lo dico a fare?

Sirius non poteva credere a quello che Melanie gli aveva appena detto: lei e Remus avevano fatto solo finta? Aveva dato in scalmane e picchiato uno dei suoi migliori amici per niente? Remus, pensò con una punta di stizza. Era tutto un suo piano diabolico… I suoi libri faranno una brutta fine per questo. Non ci poteva credere: ci era cascato con tutte le scarpe. Aveva letteralmente fatto una tempesta in un bicchiere d’acqua. E per cosa? Per capire di essere innamorato della ragazza che in quel momento gli stava di fronte? Ma quello era ridicolo, lui non era affatto innamorato di Melanie…

Sì, credici, lo rimbeccò la Remus-entità che viveva nella sua testa. Pensi che se continui a ripetertelo, finirà col diventare reale? Perché non lo ammetti?

Taci Remus o userò i tuoi preziosi libri come carta igienica!

E così io sarò senza libri e tu sarai comunque innamorato di Melanie, ciccio bello!

Non chiamarmi ciccio bello e esci dalla mia testa!

Melanie nel frattempo stava combattendo con il suo stomaco attorcigliato e il suo cuore che batteva a velocità doppia. Da una parte c’era il suo istinto di autoconservazione che le stava intimando a gran voce di andarsene prima di fare l’ennesima figuraccia e dall’altra c’era la voce di Remus che continuava a pungolarla. Sappiamo che puoi farlo: non è difficile come può sembrare…

Oh sì che lo è: che cappero gli dico? Io non ci riesco… Ora me ne vado!

Ferma lì, tu! Ora aprirai la tua bella boccuccia e dirai a Sirius tutto quello che provi per lui, hai capito? Ne ho piene le tasche di voi due e i vostri complessi!

Ma io…

Non parlare con me, Mel, ma con lui! Prima vi dichiarate, prima potrò tornare al mio pisolino! Parla, ora!

Melanie prese un bel respiro. "Sirius?" chiamò. Il ragazzo alzò lo sguardo verso di lei: sembrava in preda di conflitti interiori non meno complicati dei suoi. "Io devo dirti una cosa…".

"Che cosa?".

Melanie esitò. Sono ancora in tempo a scappare, poi non potrei più guardarlo in faccia, però… Avanti Griffith, dov’è la tua spina dorsale? Diglielo e basta: poi starai meglio! Forza, diglielo, diglielo, diglielo…

"Io…" cominciò, solo per perdere subito la voce.

"Tu?" ripeté Sirius, perplesso.

Avanti, tutto d’un fiato, come un cerotto!

"Io… Credo di essermi innamorata di te, Sirius".

LYRAPOTTER’S CORNER

Ok, vi ho fatto macerare nella smaniosa attesa a sufficienza, alla fine mi sono risolta ad ascoltare la mia coscienza e soddisfare la vostra curiosità prima che capitasse qualche implosione di massa… Però, devo dire che sono stata brava: ho fatto accapigliare Lily e la Parker, menare Remus da Sirius, far venire i sensi di colpa a Dora e litigare un pochino la fortunata coppia (leggasi James e Sirius), tutto in un capitolo solo, accidenti, mi faccio quasi schifo da sola… Dite la verità, pensavate tutte che James sarebbe morto tra atroci sofferenze, vero? Ma avreste dovuto immaginare che Lily conosceva i suoi polli troppo bene (o dovrei dire oche?). Comunque, per la gioia di tutti voi, credo, la Parker dovrebbe uscire di scena a questo punto: non sono più previste sue partecipazioni, se non brevissime, perciò salutiamola sola, sconfitta e umiliata.

In secondo luogo, so che questo finale di capitolo è quasi più bastardo del precedente, ma voglio specificare che stavolta è una cosa voluta, semplicemente non resistevo alla tentazione (sì, sono malvagia!!!!!!). Comunque, per evitare doppie e triple sincopi da parti di voi lettori, vi faccio una piccola rivelazione (per stavolta gratis, dalla prossima pagate): quello che tutti state aspettando più o meno da venti capitoli a questa parte avverrà nel prossimo capitolo, anche a costo di farlo lungo trenta pagine!!!!!!! Abbiate ancora un po’ di pazienza, ce l’abbiamo quasi fatta…

Ringraziamenti time:

malandrina4ever, non ti preoccupare, ho una sorella anch’io che si arrabbia quando monopolizzo il computer, quindi capisco perfettamente!!!! Sirius è esploso ed è esploso con molta violenza!!!! E per fortuna di James, Lily non è così ingenua da credere che avrebbe baciato la Parker di sua volontà!!!!

_Polla_, ah, quanto è vero… Beh, fa i conti, in quella scuola vivranno qualche centinaio di studenti, tutti pettegoli e curiosi come lavandaie: i pettegolezzi non possono che girare veloci!!!!!!!

LadyMorgan, Silvia Beta, ben arrivata!!!!! La cara Parker è un’oca, su questo siamo tutte concordi ormai, e le oche non possono essere originali per una legge naturale: se Claire era furba, sarebbe riuscita a prendersi sul serio James, Harry avrebbe avuto il Q.I. di una lampadina fulminata e la storia sarebbe finita prima di cominciare perché primo, Pitonuccio caro non era mica innamorato dell’oca, secondo, davanti a tanta bruttezza, Voldemort si sarebbe spaventato a morte e sarebbe scappato urlando e terzo James per pietà verso quel povero figlio cerebroleso l’avrebbe soffocato nella culla e sarebbe finito in galera per infanticidio, con Remus e Sirius a portargli le arance una volta a settimana e a ripetergli "te l’avevo detto che era una pessima idea sposare quella là!", mentre Lily si sarebbe data ad alcool e droga per la disperazione… Quindi, in sostanza, è molto meglio che Claire sia stupida, James un povero sfortunato imbrigliato in liti tra gatte e Lily furba

Non ci sei andata lontano con la canasta, hai visto? Ho optato sul poker perché conosco di più le regole, ma le carte c’erano… Lietissima di averti fatto divertire, chissà quanto avrai goduto nel vedere Sirius rosicare come un matto in questo capitolo… Povero, l’ho pure complessato oltre a tutto il resto!!!!! A presto, Silvia Alfa // perché se la prima viene bene, la seconda è meglio!!!!

Iva27, solo quattro giorni, è stato abbastanza presto? E ti tocca decidere tra Lily VS Parker e Sirius VS Remus… allora, chi scegli?

Alohomora, anche stavolta vi mollo sul più bello, così sarete tutti costretti a leggere il prossimo per sapere come finisce… Bwuaaaaa, la mia stessa malvagità mi sorprende!!!! Credo che nessuno si aspetti che Dora e Remus possano diventare marito e moglie un giorno (tranne Dora, forse, lei ha già progettato tutto quanto per benino!!!!!) e per quanto riguarda le svegliate dei vari Malandrini, per Sirius siamo a tanto così, Remus invece potrebbe rivelarci qualche sorpresina prima della fine (ma io non ti ho detto niente, eh?). Alla prossima!!!!

Julia Weasley, e te credo, siete rimasti tutti sconvolti, ma mentirei se dicessi che quello non era il mio scopo fin dal principio… Stavolta, Lily e Claire sono venute pure alle mani, ma ormai si era capito: Lily se c’è di mezzo James non vede più in faccia nessuno, parte e basta!!!! Sirius ha dato cordialmente di matto, poveretto…

Dafny, alla fine Lily ha fatto anche di meglio che stamparle uno schiaffo, l’ha scotennata… O meglio, ci ha provato, solo che James si è messo in mezzo!!!!!

NemoTheNameless, Remus ha il cuore tenero, per fortuna degli altri Malandrini, perché sono sicura che se si mettesse d’impegno, farebbe tremare la scuola!!!!!!

_Mary, beh quanti James conosci? Lo so che sono crudele e la cosa mi diverte tanto, ih, ih, ih!!!!! Brava, potresti prendere il posto della Cooman, perché ci hai azzeccato su tutta la linea: Lily, la salta lenzuola e lotta nel fango, si vendono striscioni e spille!!!!!! Spero che ci siano stati spargimenti di sangue a sufficienza per soddisfare la tua vena sanguinaria…

hermy101, anche Lily e Alice erano ridotte tipo Urlo di Munch, forse perfino peggio… E poi Lily è diventata l’Idra di Lerna!!!! ancora Sirius geloso qua, dal prossimo si cambia…

DevilJina, ma certo che è colpa di Barbie! Povero James, lui si ritrova sempre in mezzo anche se non fa mai niente!!!!! Sirius è partito in quarta come hai potuto vedere: le mani gli sono bastate per far valere le sue ragioni!!!!

MsMontana, tutti odiano Claire, sei in buona compagnia, ma ha finalmente ricevuto quello che si meritava!!!!

Per concludere, grazie come sempre a Laura, sta per succedere, sta per succedere, abbi fede!!!! Piaciuta l’idea malvagia?

Vi avviso, è probabile che gli aggiornamenti tornino a essere più incostanti tra breve: il mio tempo libero illimitato è ormai agli sgoccioli, comincio l’università in capo a un paio di settimane, perciò poi avrò altro per la testa!!!! Almeno il prossimo però dovrebbe arrivare abbastanza in fretta!!!!!

A presto, bacibaci!!!!!

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Capitolo 22
*** Capitolo XXI ***


Dedico questo capitolo a DevilJina, Iva27, _Mary, evelyn_cla, hermy101, malandrina4ever, Alohomora, Julia Weasley, LadyMorgan e Laura, i 10 angeli che mi hanno offerto il loro sostegno in questi oscuri mesi di blocco dell’autore: grazie, ragazze!

BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO XXI

Gli amici se sapessero, che sono proprio io

pensare che credevano che fossi quasi un Dio

perché non mi fermavo mai

nessuna storia inutile.

uccidersi d'amore ma per chi.

Lo sai all'improvviso, sei arrivata tu

non so chi l'ha deciso, m'hai preso sempre più

una quotidiana guerra, con la razionalità

ma va bene pur che serva, per farmi uscire… (*)

Sirius Black si era sempre ritenuto un tipo difficile da impressionare. Fin da bambino e a maggior ragione da adolescente, ben poche cose avevano avuto il potere di sconvolgerlo: aveva una soglia della meraviglia decisamente al di sopra della media, che lo portava ad accettare con relativa noncuranza e molta calma anche notizie che persone normali avrebbero accolto come minimo con qualche minuto di riflessione.

Tanto per fare un esempio, quando al secondo anno avevano scoperto il segreto di Remus, il suo primo commento era stato qualcosa come "Senti, ma hai mai mangiato una mucca intera? Perché su uno dei libri che abbiamo letto, c’era scritto che durante la luna piena un lupo mannaro può sbranare anche una mucca intera…". Commento che gli aveva guadagnato risate, sbuffi esasperati e un bernoccolo in piena fronte quando Remus gli tirò contro il suo libro di Trasfigurazione. Ed è meglio soprassedere sulle battute a doppio senso sui cicli mensili con cui l’aveva tormentato per i successivi… Beh, effettivamente, ancora adesso si divertiva a tormentarlo con quelle battutine idiote qualche volta, ma era troppo divertente vederlo dare in scalmane!

Ora, vi chiederete voi, cosa potrà mai sconvolgere un ragazzo che, scoprendo che uno dei suoi migliori amici è un licantropo, gli chiede come prima cosa se si sia mai mangiato una mucca intera?

Nel caso specifico di Sirius, erano state sufficienti sei magiche e all’apparenza insignificanti paroline, che però messe tutte insieme in una frase compiuta avevano avuto un effetto quasi esplosivo: credo di essermi innamorata di te.

Seguite dal più pesante, cupo, orribile silenzio imbarazzato che Sirius avesse mai vissuto. Lui e Melanie dovevano essere rimasti impalati davanti al ritratto della Signora Grassa per qualcosa come cinque eterni minuti, mentre la ragazza aspettava ansiosamente una sua reazione. Una qualunque reazione, anche la più violenta o pusillanime.

Probabilmente perfino mettersi a ridere dicendole che nemmeno in mille anni si sarebbe mai potuto innamorare di lei sarebbe stata una reazione migliore di quella che aveva effettivamente avuto!

Invece tutto quello che Sirius era stato capace di fare era stato rimanere più muto di una tomba a guardarla con lo stesso sguardo che avrebbe avuto se fosse apparso il demonio in persona in quel corridoio a dichiarargli sempiterno amore. Perfino quando Melanie aveva fatto qualche debole tentativo di spronarlo a parlare, lui se n’era rimasto agghiacciato sul posto, con la Remus-entità che gli strillava improperi nelle orecchie e cercava di prendere il possesso delle sue corde vocali. Peccato che la Remus-entità fosse confinata in qualche remoto angolo del suo cervello, fastidiosa certo, ma senza dubbio impotente!

Non è che non volesse dire qualcosa, nella sua testa si erano accavallate come minimo diecimila risposte diverse, ma ogni volta che provava ad aprire bocca e dire qualcosa, si scopriva totalmente incapace di farlo. Riusciva a malapena a ragionare, figurati articolare ad alta voce una risposta coerente!

Così, per la prima volta nella sua vita Sirius Black aveva scoperto cosa implicava l’espressione ‘panico totale’: la completa, assoluta incapacità di fare, dire, perfino pensare alcunché! Negli anni a venire, avrebbe imparato ad associare quella particolare e odiosa sensazione al nome di Melanie, visto che la ragazza avrebbe conservato anche nel futuro la capacità di mandarlo nel pallone più totale, impresa impossibile praticamente per chiunque altro… Ma qui stiamo uscendo di seminato e saltando diverse tappe fondamentali, torniamo alla nostra storia!

Melanie aveva atteso con impazienza e terrore crescente che Sirius facesse o dicesse qualcosa, finché si era arresa al fatto che non avrebbe ottenuto nulla di più di quel silenzio terrificato; allora l’aveva salutato con un mortificato "Beh, sai dove trovarmi…" e si era eclissata nella loro Sala Comune, con il non dichiarato intento di recuperare una pala e andare a seppellirsi nell’orto delle zucche di Hagrid!

Sirius capiva perfettamente che farla andare via era la cosa più stupida che potesse fare o che se non proprio la prima, rientrava almeno nella top ten, anche senza l’ausilio della Remus-entità, che non faceva altro che strillare "fermala, fermala, fermala", in modo che era perfino più irritante del Remus in carne ed ossa… E Sirius avrebbe voluto fermarla, l’avrebbe voluto sul serio, ma come non era stato capace di parlare, non era nemmeno riuscito a fare l’elementare gesto di allungare la manina e trattenerla per il braccio…

Ebbene sì, Sirius Black poteva andarsene a zonzo con un lupo mannaro ogni plenilunio che Merlino mandava in terra con la stessa nonchalance con cui Dora sarebbe potuta andare a raccogliere margherite in un prato fiorito, ma bastavano sei innocenti parole per mandarlo quasi in iperventilazione da panico…

Quando alla fine si era ripreso abbastanza sotto gli improperi della Remus-entità, che lo stava definendo con dei termini piuttosto forti e anche fantasiosi che il Remus vero non avrebbe mai usato, si era diretto in uno stato che rasentava il sonnambulismo nel suo dormitorio, dove tuttora si trovava, sdraiato sul pavimento a pancia in su, impegnato nella proficua attività di lanciare per aria una pallina rimbalzate arrivata da chissà dove e riacchiapparla al volo… Il suo istinto di autoconservazione gli suggeriva che a fare quel gioco idiota sdraiato avrebbe finito con il centrarsi il naso, ma Sirius era troppo preso da altri pensieri per preoccuparsi anche di questo: versava in una sottospecie di stato semiconfusionale, cercando disperatamente di dare un senso logico a tutti gli eventi che si erano succeduti nell’arco di poche ore, con risultati tutt’altro che soddisfacenti, e quel gioco idiota l’aiutava a rilassarsi o quanto meno a concentrare su qualcos’altro il nervoso che sentiva addosso!

Fu in quella posizione e in uno stato non molto migliore che James lo trovò quasi un’ora dopo. Il povero ragazzo aveva brancolato come un’anima in pena per tutto il castello alla disperata ricerca dell’amico prima che quest’ultimo commettesse qualche cretinata… Ricerca che era risultata completamente infruttuosa: vi sfido a trovare qualcuno da soli in quell’immenso maniero che è Hogwarts… James aveva chiesto aiuto a Peter, ma anche in due non erano riuscita a cavare un ragno dal buco. Così alla fine, James aveva cominciato a pensare che forse Sirius aveva abbandonato gli istinti omicidi ed era uscito dal castello, magari per andare a nascondersi alla Stamberga Strillante o morire assiderato, considerato il tempo da lupi che c’era fuori…

In ambedue i casi, una volta che aveva preso forma, questo pensiero si era rivelato impossibile da ignorare, così James, da migliore amico qual era, stava tornando nel suo dormitorio per recuperare mantello e sciarpa e addentrarsi nella tormenta, per quanto l’idea lo entusiasmasse ben poco.

Immaginate il suo sollievo e la sua sorpresa quando, entrando nella sua stanza, trovò Sirius mollemente abbandonato sul pavimento che faceva rimbalzare una pallina contro il soffitto e la riacchiappava al volo con aria meditabonda.

"Padfoot!" esclamò al vederlo. "Ti ho cercato dappertutto!".

"Beh, mi hai trovato" fu l’asciutto commento di Sirius, senza distogliere un secondo gli occhi dalla pallina.

Perplesso, James seguì con gli occhi l’oggetto andare su e giù, chiedendosi il perché di quel tono freddo. "Che cosa fai?" domandò.

Sirius afferrò la pallina al volo e si tirò parzialmente su, facendo peso sui gomiti. "Ok, non mi sento di nascondertelo ulteriormente, James: sto lanciando questa pallina per aria, scommettendo con me stesso su quanto tempo impiegherò prima di spiaccicarmi il naso. Contento?".

Senza aggiungere altro, ritornò alla sua posizione originaria e riprese il suo dilettevole passatempo, ignorando completamente l’amico, il quale per contro cercava di capire cosa passasse per la testa del suo migliore amico. "Ma ce l’hai con me?" chiese, basito. "Per quello che ci siamo detti prima? E guardami quando ti parlo, maledizione!".

Allungò la mano e afferrò la pallina a mezz’aria, forte dei suoi riflessi da Cercatore. "Ma dove l’hai presa?" fece, fissandola con aria perplessa.

"In giro" rispose Sirius, indicando vago la stanza. "Ora me la puoi ridare?".

"Non te la ridò finché non mi avrai risposto… Ce l’hai con me per quello che è successo prima?".

Sirius sbuffò con aria contrariata, distogliendo lo sguardo e rifiutandosi di rispondere. Al che James sbuffò con aria ancora più contrariata: non era bravo lui a gestire le crisi esistenziali di quella testa di rapa, lui e Sirius avevano in comune quella che carinamente veniva definita "sensibilità da paracarro", era Remus l’addetto a quel campo… Peccato che in quella particolare circostanza Remus fosse parte integrante del problema!

"Sirius, per favore, non renderla ancora più complicata… Mi basta un sì o un no". Si avvicinò e si sedette a fianco dell’amico aspettando una risposta.

"Ho dato un pugno a Remus" esordì Sirius, senza il benché minimo nesso logico con la domanda appena postagli.

James inarcò talmente tanto il sopracciglio che quasi diventò parte dei capelli: chi capiva come funzionava la mente di Sirius Black era davvero bravo… "Hai dato un pugno a Remus?" ripeté. "Remus John Lupin? Quel Remus? Il nostro Remus?".

"Quanti Remus conosci, scusa?" sbuffò Sirius. "Sì, il nostro Remus".

James sospirò, passandosi una mano tra i capelli in un gesto stanco. "Sei un idiota".

"Lo so".

"Lo sai?".

"Lo so".

"No, tu non lo sai!" sbottò James, in uno scatto irritato. "Non ti sto dando dell’idiota solo perché hai dato un pugno a Remus…".

"Sì, lo so" ripeté per la terza Sirius.

"Lo sai?". James non riuscì a nascondere lo stupore: come diavolo faceva Sirius a saperlo?

"Lo so".

"Tu sai di cosa stiamo parlando, vero?".

"Sì, lo so" confermò il ragazzo. "Questa conversazione inizia a diventare monotematica… TU come fai a saperlo, piuttosto?".

"Come fai TU a saperlo? Te l’ha detto Remus prima o dopo il pugno?".

"Te l’ho chiesto prima io!".

"E io te l’ho chiesto per secondo, cosa c’entra? Rispondi e basta!".

Sirius schioccò la lingua con una smorfia contrariata. "Mel" mormorò scocciato. "E tu?".

"Dora".

Sirius alzò la testa talmente di scatto da far schioccare le ossa del collo. "DORA?" ripeté. "Come diavolo faceva Dora a saperlo?".

"Tu ti ricordi con chi quella piccola peste ha passato ogni secondo del suo tempo da cinque giorni a questa parte, vero? Era la piccola alleata di Remus in questo suo malvagio piano…".

"Cioè, fammi capire" disse Sirius, scuotendo il capo, "Remus ci ha fregati tutti e due con il suo piano cervellotico, mi ha fatto infuriare come una biscia, è riuscito nel suo intento ed ha usato una bambina di quattro anni come copertura per non farsi beccare?".

James annuì. "Sì, direi che è una buona ricostruzione della vicenda…".

"Abbiamo creato un mostro, Prongs" asserì l’altro con cenno convinto del capo, lasciandosi cadere all’indietro. "Sei anni fa, quando abbiamo accolto sotto la nostra ala quel ragazzino timido e spaurito, non avrebbe nemmeno potuto pensarlo un piano del genere…".

"Già, non so nemmeno io se sentirmi molto orgoglioso o molto spaventato da tutta questa storia…".

"Io so come si sentirebbe la McGranitt" ridacchiò Sirius. "Sarebbe sconvolta e prenderebbe a strillarci contro che abbiamo plagiato l’unica mela buona del cesto!".

Anche James rise, immaginandosi la scena… Era una fortuna che Remus fosse così buono o probabilmente avrebbe potuto fare le scarpe a tutti e due… "Un momento!" esclamò, realizzando all’improvviso un particolare della massima importanza. "Tu l’ha saputo da… MELANIE? E quando hai parlato con Melanie?".

Per tutta risposta, Sirius si voltò sul fianco dandogli le spalle e chiudendosi modello riccio. "Non ne voglio parlare…" borbottò.

"E no, caro mio" ribatté James, strisciandogli attorno alla ricerca di un contatto visivo, impresa abbastanza complicata visto che mano a mano che lui si spostava anche Sirius girava su sé stesso per evitare il suo sguardo. "Se pensi che mi arrenderò così facilmente, sei fuori strada… Pensavo mi conoscessi meglio di così…".

In risposta ottenne solo un indistinto e scocciato brontolio che poteva suonare vagamente come "fatti i fatti i tuoi, Potter!". Ma James non era proprio il tipo che si arrendeva così facilmente. Continuarono quello strano balletto con Sirius che girava su sé stesso e James che gli andava dietro e gli sparava domande a bruciapelo nella speranza di strappargli qualche parola, finché quest’ultimo non si stancò di quel gioco, prese il toro per le corna e gli saltò sopra, sistemandosi cavalcioni e bloccandogli le braccia con le mani. "Adesso parliamo" dichiarò, mettendosi comodo.

"Non c’è niente di cui parlare…".

"Io invece dico che qualcosa c’è" ribadì James. "E deve pure essere una cosa bella grossa visto che stai facendo lo struzzo con me… Andiamo, Padfoot, non può essere più difficile che confessare a mia madre di aver distrutto uno dei suoi preziosi soprammobili di porcellana!".

Sirius non rispose, girando la testa di lato per non doverlo guardare.

"Ok, se è così che vuoi metterla… Io posso restare qui anche tutto il giorno" annunciò James. "Non ho niente da fare, tanto… Allora, me lo dici o no che ti prende? Nelle ultime ventiquattro ore hai avuto più sbalzi d’umore tu di una donna incinta!".

"Non è niente, James, smettila di impicciarti dei fatti miei!".

"Ma che razza di migliore amico sono se non posso nemmeno impicciarmi un po’…" ridacchiò l’altro. Poi assunse un’espressione pensosa. "Però, se fai tanto il riottoso deve essere grossa sul serio… Ok, ci arriveremo per gradi, che ne dici? Che cosa è successo quando tu e Remus vi siete menati?".

"Non ci siamo menati: gli ho solo dato un pugno…".

"Ok, cosa è successo quando tu, molto stupidamente, hai menato Moony?".

"Ma niente!" protestò Sirius. "Che cosa dovrebbe essere successo?".

"Boh, non lo so, sto andando per tentativi: per essere così sconvolto, deve pur esserti successo qualcosa… Tra parentesi, perché gli hai dato un pugno?".

Silenzio ostinato.

"Ok, lasciamo perdere, tanto io lo so già perché gli hai dato quel pugno, volevo solo vedere se riuscivo a fartelo dire, una buona volta!".

"Io non devo dire proprio niente" si impuntò Sirius, senza per altro suonare particolarmente convincente. "Perché siete tutti convinti che io debba dire qualcosa?".

"Perché io ti conosco come e meglio delle mie tasche e alla luce del nostro alterco di questo pomeriggio, di quello che è successo con Remus e presumibilmente con Melanie e di come stai adesso, posso facilmente arrivare ad immaginare il conflitto interiore che sta affannando il tuo cervellino contorto…".

"E allora illuminami, o sommo e potente" lo rimbeccò con aria sarcastica Sirius. "Dimmelo tu cosa sta succedendo!".

"Eh, no, non è così facile, gioia… Ci devi arrivare da solo o non lo ammetterai mai… Torniamo a noi: per motivi al momento ancora ignoti, hai picchiato Remus… Poi suppongo che tu e Melanie vi siate incrociati da qualche parte, lei ti ha spiegato l’inganno e poi deve essere successo ciò che ti ha ridotto in questo stato… Ci sono andato vicino?".

Sirius fece uno strano cenno col capo, come se contemporaneamente avesse voluto dire di sì e di no.

"Ok, lo prendo per un sì" commentò James. "Che cosa ha detto o fatto Melanie per sconvolgerti a questo punto?".

"Lei…".

"Sì?".

"Lei…".

"Sì?".

Seguì una serie di farfugli assolutamente incomprensibili. James corrugò la fronte, certo che la chiave del dilemma fosse da qualche parte tra quei mugugni. "Scusa potresti ripetere? Non ho afferrato la prima parte, l’ultima o quello che sta nel mezzo…".

"Lei ha detto che mmfpsfpmsm…".

"Ok, stiamo facendo qualche passo avanti… Mel ti ha detto che…".

Sirius sbuffò per l’ennesima volta, poi con un tono di voce che avrebbe potuto essere captato solo da un pipistrello disse: "Ha detto che crede di essersi innamorata di me".

James non era un pipistrello, ma, sfortunatamente per lui, era comunque abbastanza vicino da poter afferrare il senso generale di quella confessione forzata. "CHE COSA?!" gridò con un sobbalzo. "Che cosa ha detto?".

"Mi hai appena spappolato la milza, idiota!" li rimbeccò Sirius.

"Sì, te ne comprerò una nuova… Che cosa ti ha detto Melanie?".

"Ma l’hai sentito!" protestò l’altro. "Perché vuoi farmelo ripetere?".

"Giusto, una volta basta e avanza… E tu che hai fatto?".

"Niente".

"Niente?" ripeté James. "Che vuol dire ‘niente’?".

"Vuol dire che non ho fatto niente, Prongs: lei mi ha detto che mi ama e tutto quello che sono stato capace di fare io è stato rimanere lì a fissarla come un imbecille!".

Per un lungo minuto, James non fu in grado di dire nulla, mentre rielaborava l’immagine che Sirius gli aveva appena proposta e ne ricavava le possibili catastrofiche conseguenze. "Sei un idiota!" esplose alla fine. "Sei ancora più idiota di quanto credessi fosse umanamente possibile… Come fai a restare zitto quando una persona rivela di amarti, specie se la ricambi, come nel tuo caso?".

"Io non…".

"Oh, smettila di negarlo, lo sappiamo tutti e due che sei cotto come una pera!" lo interruppe James. "Altrimenti spiegami perché saresti andato a picchiare Remus e avresti fatto quelle scenate di gelosia pazzesca…".

Siccome Sirius si rifiutò di commentare, James riprese: "Allora, me lo dici o no che ti è preso?".

"Io… io non lo so!" sbottò Sirius. "Lei era lì che mi diceva quelle cose e io… non lo so… mi ha preso il panico, non riuscivo a dire o fare niente… Merlino, che idiota che sono!".

Prese a picchiare la testa contro il pavimento stringendosela tra le mani finché James non lo fermò, tornando a sedersi al suo fianco: ora che il ghiaccio era rotto, era più che certo che Sirius avrebbe sciorinato tutto senza ulteriori resistenze. "L’autolesionismo non ti farà stare meglio" gli disse. "E parlo per esperienza personale: c’è un punto in quel muro che ormai ha l’esatta forma della mia testa tante sono le volte che ce l’ho sbattuta contro per dimenticare Lily… E indovina un po’? Non ha mai funzionato!".

Sirius si bloccò. "Sono due cose completamente diverse…".

"Vero" concordò James con un cenno del capo. "Lily mi detestava o faceva credere di detestarmi… Invece Melanie praticamente bacia già la terra su cui cammini e mi pare evidente che tu sei pronto a fare altrettanto, perciò non vedo dove sia il problema…".

"IO sono il problema, James!".

James lo fissò con aria interrogativa un paio di secondi, poi sbuffò, mettendosi a sghignazzare. "Ok, ammetto che Melanie dovrebbe rivedere i suoi gusti in fatto di uomini, ma dai, in fondo non sei mica così male!".

Sirius si tirò a sedere e gli mollò uno scappellotto. "Scemo… Io sto parlando seriamente".

"Ok, parliamone seriamente". James si mise a gambe incrociate e si stampò in faccia un’espressione che lui considerava da grande saggio. "Sentiamo, mio giovane adepto, perché saresti tu il problema?".

"Ah, lascia stare, tanto non puoi capire…".

"Io VOGLIO capire, Padfoot" lo corresse James cercando di mantenere un tono paziente. "Davvero voglio capire, ma devo strapparti le parole con le tenaglie… Non sono ancora diventato telepatico, sai!".

Sirius ridacchiò appena, tornando serio di botto. "È solo che… Non so nemmeno io come spiegartelo… James, da quanto mi conosci?".

"Approssimativamente? Primo settembre 1971, ore 11 e 17 minuti, secondo più, secondo meno…".

"Beh, converrai che è un sacco di tempo… E in tutto questo tempo, in quanti rapporti seri mi hai visto impegnato?".

James finse di pensarci sopra. "Vediamo… Facendo due conti, direi, così a occhio e croce… Nessuno".

"E questo cosa ti suggerisce?".

"Ehm…". Stavolta il ragazzo ebbe qualche difficoltà in più a trovare la risposta. "Che non avevi ancora trovato la ragazza giusta?".

"Non l’ho mai nemmeno cercata la ragazza giusta, Prongs, dimmi tu come facevo a trovarla! Io non sono capace di impegnarmi e lo sai anche tu!".

"Finché non avessi trovato la ragazza giusta" lo corresse James con aria incoraggiante.

"Io non la voglio la ragazza giusta! Non so nemmeno se esiste una ragazza giusta per me e anche se esistesse probabilmente non funzionerebbe lo stesso!".

"Oh, quanto sei catastrofico! Io dico che la tua anima gemella ti sta proprio sotto il naso: è l’unica ragazza che, malgrado abbia una cotta per te più o meno dai tempi di Re Artù e Mago Merlino, non ci ha mai provato con te e che ti ha confessato i suoi sentimenti non più tardi di un paio d’ore fa! E i fatti delle ultime ventiquattro ore ne sono la prova!".

"Io non credo, James" negò Sirius, scuotendo il capo. "Non credo che io e Melanie potremmo stare insieme…".

"E perché?" domandò James con aria perplessa, pur avendo una chiara idea di dove quella conversazione stesse andando a parare.

"Perché, perché… Perché stiamo parlando di me, ecco perché!".

"Ah, giusto, dimenticavo che tu sei l’anticristo…" commentò James, ridacchiando.

Sirius cercò di tirargli una sberla, ma l’altro lo schivò abbassando la testa. "La smetti? Io sto facendo un discorso serio!".

"E io so cercando di sdrammatizzare per farti capire l’assurdità della situazione… Spiegami perché sarebbe un problema se tu e Mel vi metteste insieme, forza…".

"Anche se mi mettessi sul serio con Melanie, questo presunto ‘amore’, come tutti vi ostinate a chiamarlo, che proverei per lei, quanto durerebbe, secondo te? Un paio di settimane, un paio di mesi? E alla fine, manderei tutto in malora come mio solito e la farei solo soffrire!".

James rifletté qualche secondo, nel tentativo di dare fondo al poco tatto che aveva e dare un risposta soddisfacente. "Senti, Padfoot, tu parli già come se tutto fosse destinato a finire male… E non ti azzardare ad interrompermi" lo ammonì, vedendo che Sirius apriva la bocca per parlare. "E se invece finisse bene? Tu ti ostini a negarlo, ma quello che provi per Melanie è amore, lo provano tutte le paranoie che ti stai tirando, l’attacco di folle gelosia che ti ha portato a pestare Remus, senza contare la crisi di panico…".

"E tu come fai a dire che è sul serio amore?" sbottò Sirius senza più riuscire a trattenersi. "Cosa ti fa credere che non sia che so… un’infatuazione bella forte? Quando mai mi sono innamorato io? Che ne so dell’amore?".

"Non esiste un manuale per le istruzioni" protestò James. "O delle linee canoniche che uno può seguire… L’unica cosa che può fare in questi casi è seguire l’istinto…".

"Beh, il mio istinto brancola nel buio peggio di un cieco, Prongs, grazie tante!".

James sbuffò, sentendosi sul punto di scoppiare per la frustrazione. Ci doveva pur essere il modo di far schiarire le idee a quella testa di legno quanto bastava per farlo ragionare con un pizzico di lucidità in più e fargli capire quello che per il resto del mondo era lampante, cioè che Melanie era la donna della sua vita e avrebbe fatto meglio a correre a baciarla.

Colto da improvvisa illuminazione, batté le mani e si alzò, cominciando poi a strattonare Sirius per il braccio.

Quest’ultimo lo fissò con aria interrogativa. "Che cavolo fai?".

"Cerco di tirarti in piedi!".

"Perché?".

"Per portarti nel bagno e farti fare una bella doccia gelata".

"Perché?".

"Uff, fai troppe domande" sbuffò James, mentre Sirius raddoppiava gli sforzi per non farsi trascinare davanti a quella prospettiva. "Fidati, nulla è meglio di una bella doccia fredda per schiarirsi la mente…".

Lo afferrò per entrambe le braccia e cominciò a tirarlo di peso ignorando le sue rimostranze. "James, James, mollami subito! Io non la voglio fare, una doccia fredda! Non mi può costringere, lasciami andare! LASCIAMI!".

"Sì, sì, certo, se fai il bravo bambino, poi ti do una caramella!".

"Potter, giuro che ti uccido! Giuro che lo faccio!" lo minacciò Sirius, invano, visto che James continuò implacabile a trascinarlo sbuffando per lo sforzo. Glielo avrebbe fatto capire, alla testa di legno, anche a costo di buttarlo nella doccia di persona!

******

"Ci son due coccodrilli

ed un orango tango,

due piccoli serpenti

e un'aquila reale,

il gatto, il topo, l'elefante:

non manca più nessuno;

solo non si vedono i due liocorni".

Dora guardava Lily con gli occhioni luccicanti mentre la ragazza ripeteva per la decima volta la canzone con tanto di gesti, sotto lo sguardo perplesso di buona metà dei Grifondoro del castello e quello affascinato di Alice.

"Ancora, ancora!" la implorò la bambina, tirandola per il braccio.

"Tra un minuto, Dora: mi stanno andando fuori uso le corde vocali" le promise Lily, abbandonandosi contro lo schienale della poltrona. Dannazione a lei quando le era tornata in mente quella stupida canzoncina: le aveva insegnato i gesti e l’aveva ripetuta così tante volte che ormai pure i muri la sapevano a memoria, ma Dora non sembrava proprio intenzionata a stancarsi tanto presto, ne era rimasta affascinata.

"Quindi" esordì Alice al suo fianco, "è in questo modo che i Babbani intrattengono i loro pargoli?".

Lily ridacchiò. "Oh, vuoi farmi credere che voi Purosangue non avete canzoni di questo genere? Qualche ninnananna a tema?".

"Oh, certo" le garantì l’amica. "Ma nulla che coinvolga coccodrilli, liocorni e relativo accompagnamento gestuale". Per prenderla in giro congiunse le mani e scimmiottò il gesto del coccodrillo.

"Ridi, ridi, devi aver avuto un’infanzia vuota se non hai mai cantato la canzone dei due liocorni… E poi chiamaci scemi: guarda la piccola, l’ho conquistata!".

Indicò Dora, che aspettava impaziente che Lily riprendesse a cantare. Alice annuì. "Ok, te la do buona: sei la migliore babysitter del pianeta!".

"Ora non esagerare… Non ho mica fatto nulla di così complicato: pure Sirius, se avesse saputo la canzone, avrebbe potuto farlo!".

Alice si strinse nella spalle, per ridacchiare.

"Cosa c’è?".

"Ma tu te lo immagini il grande Sirius Orion Black che fa il verso a coccodrilli, oranghi e serpenti?" domandò Alice senza smettere di sorridere, muovendo allusivamente le mani come poco prima faceva l’amica.

Anche Lily rise: in effetti, come scena era tanto surreale da essere ancora più comica. "Oserei dire che si dissocia un pochino dalla sua fama di gran macho!".

"Beh, del resto anche la storiella di Sirius Black roso dalla gelosia e infinocchiato da Remus è piuttosto singolare" osservò Alice, accennando con la testa a Dora.

"Che cosa vuol dire ‘infinacchioto?" domandò la bambina, perplessa.

"Si dice infinocchiato" la corresse Lily. "Si usa per dire imbrogliato, ingannato…".

"Non sembra una bella cosa" osservò la bambina con candore.

"Non lo è, infatti" rispose Lily.

Fino a quel momento, lei e Alice avevano tacitamente concordato di non commentare il racconto che Dora aveva loro fatto dopo l’improvvisa fuga di James: all’inizio erano troppo stupite, poi un po’ offese perché Melanie non si era confidata con loro e alla fine troppo preoccupate di tutte le possibili conseguenze che ne sarebbero potute venire fuori. Non avevano più avuto notizie da James o gli altri Malandrini, perciò non sapevano se Sirius era stato fermato prima di fare a fettine Remus e non avevano nemmeno idea di dove fosse Melanie… In parole povere, non sapevano un accidente di niente e la cosa le lasciava abbastanza frustate!

Tuttavia, per non turbare Dora più di quanto già non fosse, non avevano più parlato dell’accaduto per tutto il pomeriggio, optando invece per varie forme di intrattenimento, partendo da "Che ne dici se ti faccio l’acconciatura?" e culminando nell’interpretazione de I due liocorni. Il risultato era che Dora sfoggiava un bel sorrisone, due trecce perfette e una nuova passione per le canzoni accompagnate da gesti. Almeno fino a quel momento, era andato tutto bene…

Dora la guardò con aria preoccupata. "Sirius si è tanto arrabbiato, vero? È tutta colpa nostra!".

"Ma no, non dire così" le sorrise Lily. "Tu e Remus volevate solo dare una mano a Mel…".

"Abbiamo fatto un pasticcio: adesso Sirius non ci vorrà più bene!". Dora tirò su con il naso, gli occhi pieni di lacrime.

Lily e Alice si scambiarono un’occhiata: cosa potevano dire, che Remus avesse combinato un gran casino era innegabile, ma l’aveva fatto per dare una mano… E non è che Lily e Alice potessero dargli tutti i torti: tra Mel e Sirius era dura stabilire chi avesse la zucca più dura, se per sbattere loro in faccia la realtà si doveva arrivare a quei livelli. Quei due si meritano proprio a vicenda, pensò Lily.

Sorrise a Dora, cercando di non lasciar trasparire la preoccupazione. "Non dire queste cose: Sirius ti adora e ti vorrà sempre bene. Vedrai che gli passerà presto e tutto si sistemerà". E lo sperava sul serio. Per l’ennesima volta in poche ore, pregò intensamente che James avesse trovato Sirius prima che facesse qualche stupidaggine e gli avesse raccontato tutto.

Dora non sembrava molto convinta, forse perché percepiva il dubbio nelle sue parole, e continuò a guardarla in ansia.

"Senti" propose Alice, colta da improvvisa illuminazione. "Ti andrebbe di giocare un po’ con Cenerentola, eh? Posso andare a prenderla su in dormitorio…".

Dora sembrò rasserenarsi un pochino e accennò un debole sorriso. "Davvero posso?".

"Sicuro" annuì la ragazza, con entusiasmo fin troppo eccessivo, alzandosi poi in piedi. "Torno subito".

Lily la guardò eclissarsi velocemente su per le scale, grata che avesse avuto quell’idea brillante, prima di tornare a di dedicarsi a Dora. "Intanto che aspettiamo, ti ricanto la canzone, vuoi?".

"Sì, sì!" esclamò entusiasta la bimba. "Con i gesti, vero?".

"Ovvio, non si può cantare I due liocorni senza gesti…".

Era già arrivata all’ultima strofa e stava ripetendo di nuovo il ritornello, chiedendosi quanto tempo ci volesse per trovare una gattina di tre mesi, quando Alice finalmente ricomparve, ma non da sola: teneva un’assonnata Cenerentola contro il petto, mentre con l’altra mano si trascinava dietro una recalcitrante…

"Mel?" esclamò Lily, mentre le amiche le raggiungevano.

"Guarda cosa ho trovato…" commentò Alice, dando la micia a Dora, che la prese entusiasta, per poi concentrare la sua attenzione sulla nuova arrivata.

"Ma… ma…" articolò Lily. "Da quanto tempo eri su in camera?".

Melanie scrollò le spalle. "Non saprei… Forse un’ora, forse due… Non lo so e non ha molta importanza!".

Lily scrutò l’amica preoccupata: l’aveva già vista giù di morale per questioni di cuore, ma adesso sembrava l’immagine stessa dello sconforto, come se avesse ricevuto la più grande delusione della sua vita e non sapesse bene come reagire alla cosa. "Cosa è successo?".

Melanie non rispose, fissando con ostinazione il pavimento.

"Non vuole parlare" disse Alice. "Ho praticamente dovuto trascinarla per farla uscire dal letto: sembrava che volesse farsi assorbire dal piumone!".

"Mel, si tratta di Sirius?" domandò Lily, ottenendo solo il silenzio. "O di Remus? O di Sirius e Remus?".

"Mel" intervenne Dora, guardandola mortificata. "Gli ho raccontato tutto".

La ragazza guardò la bimba, stupita. "Che?".

"Ci ha detto della messinscena tra te e Remus" spiegò Alice.

"Oh, quello…". Fece un debole sorriso a Dora per rassicurarla. "Figurati, pulcino, me ne era quasi dimenticata… Anzi, hai fatto bene".

"Ma si può sapere che ti è successo per ridurti in questo stato catatonico?" insistette Lily. "Sirius ha fatto Remus a pezzettini?".

"Non mi va di parlarne, Lily" sbuffò Melanie. "In realtà, vorrei solo potermi eclissare su un altro pianeta per i prossimi vent’anni! E non vi voglio spiegare il perché, perciò niente domande, per favore… Raccontatemi qualcosa di divertente, piuttosto!".

Ci fu un attimo di profondo silenzio, poi Alice saltò su con questa frase. "Ah, Lily e la Parker si sono menate!".

"CHEEEEEE?" fece Melanie, sgranando gli occhi.

"Già" confermò Alice, mentre Lily arrossiva leggermente. A mente fredda, si era resa conto di essersi lasciata trasportare dalla rabbia e di avere un pochino esagerato: non sarebbe mai dovuta arrivare alle botte, anche se una parte della sua mente continuava a giustificarsi dicendo che Claire se l’era proprio cercata e aveva superato ogni misura. Ok, doveva ammettere che le era proprio piaciuto, ma non osava immaginare a cosa sarebbe successo se un professore l’avesse scoperto…

"Si sono accapigliate nei corridoi" stava nel frattempo raccontando Alice. "Lily l’ha quasi scotennata a mani nude!".

"E io le ho dato un calcio!" aggiunse fiera Dora.

"E James l’ha mandata a quel paese una volta per tutte" disse Lily, sentendosi bene al solo pensiero: forse, quella era la volta buona e si sarebbe liberata di Claire Parker, finalmente…

"E io me lo sono perso" mormorò sconfortata Melanie. "Aspettavo un momento simile da sei anni e mezzo e me lo sono perso!".

"Capirai, tu eri in giro a fare le cosacce con Remus…" ridacchiò Lily, con aria allusiva, facendola arrossire.

"Ma se lo sai che era una finta" protestò la ragazza imbarazzata. "Io e Remus non abbiamo fatto un accidente di niente… A meno che non consideriate perdere a poker una pratica erotica!".

"L’hai sfidato a poker?" fece Alice, provando un po’ di pena per Remus: conosceva, a sua spese, la bravura di Melanie a quel gioco. "Strip poker, magari?".

"Non ha voluto" disse Melanie. "Forse ha avuto un presentimento interiore o roba simile…"

"Perciò hai passato un allegro pomeriggio a derubarlo?" chiese Lily.

"Lo sai che il resto della scuola non ci crederà mai, vero?" domandò Alice. "Di tutti i posti che c’erano, siete andati a rintanarvi proprio nell’aula delle coppiette…".

Melanie scrollò le spalle con indifferenza. "Il resto della scuola è libero di credere quello che gli pare: io e Remus sappiamo bene cosa è successo e vi assicuro che nessuno ha visto la biancheria di nessuno!".

"Ma hai idea di cosa penserà la gente se ti metterai con Sirius?" insistette Alice.

Subito si pentì di averlo detto, vedendo che Melanie si adombrava: doveva essere saltata a piè pari sul tasto dolente. "Non credo che correremo mai questo rischio, perciò la gente è libera di pensare che io e Remus ce la siamo spassata alla grande!"

"Mel, ma cosa…" cominciò a dire Lily, per essere interrotta da Dora.

"REMUS!" gridò la bambina, balzando in piedi, provocando la rovinosa caduta di Cenerentola che soffiò irritata e precipitandosi tra le braccia dell’appena arrivato Remus, per poi cominciare a parlare a raffica.

"Remus, mi dispiace, mi dispiace, ho fatto un pasticcio. Io… io ho detto a James quello che facevamo, ma non l’ho fatto apposta, mi è scappato, davvero… E Sirius si è arrabbiato tanto, ma proprio tanto, lui e James hanno litigato, più o meno, ed è successo per colpa nostra, perché Sirius non voleva dire di amare Mel, anche se lo fa e anche James voleva farglielo dire e allora Sirius è andato via arrabbiato… E poi ho dovuto spiegarlo anche a Lily e Alice e adesso anche Mel è triste… E… e…e… Mi dispiace, Remus!".

"Ehi, ehi, riprendi fiato" cercò di calmarla Remus, dopo aver incassato con un po’ di sorpresa quello sfogo interminabile: a quanto pareva, i discorsi sconclusionati erano caratteristica comune tra i Black. "Non hai fatto nulla di sbagliato, davvero, anzi, hai fatto bene a raccontare tutto a tutti: la cosa ci stava sfuggendo di mano…".

"Davvero non sei arrabbiato?".

Remus le sorrise. "Ma figurati, come potrei arrabbiarmi con te, tesoro?".

Dora sembrò infinitamente sollevata da quelle parole: sul viso si dipinse un largo sorriso mentre si stringeva più forte al collo del ragazzo. "Meno male, credevo che ti arrabbiavi…".

"Ciao, Re-… Santo Merlino, che cosa hai fatto alla faccia?" gridò Lily, vedendo il livido violaceo che decorava lo zigomo sinistro del licantropo, facendo anche girare parecchia gente nella loro direzione.

"Sono caduto" rispose tranquillo Remus, lasciando che Lily lo esaminasse con aria preoccupata.

"Sei caduto?" ripeté con espressione scettica Alice. "Su cosa, il pugno di qualcuno? Sei piuttosto arruffato" aggiunse, alludendo agli abiti sgualciti e i capelli sistemati alla meglio.

"Giornata pesante… Mi stavo appisolando sul banco quando una coppietta con le scalmane mi ha cacciato a calci…".

"E questo è successo prima o dopo che facessi a botte?" domandò Lily, severa.

"Non ho fatto a botte" negò Remus in tono convinto. "In realtà le ho solo prese… Mel, che ci fai qua?" domandò, notando in quel momento la presenza della ragazza sulla poltrona.

Melanie alzò lo sguardo su di lui e all’improvviso parve animarsi: la rabbia è un sentimento decisamente migliore della vergogna bruciante. "Che ci faccio qua? Prego che la terra mi inghiotta, ecco che faccio!".

Remus sbatté gli occhi perplesso, mentre Alice, Lily e Dora seguivano la scena con aria ancora più sconcertata. "Che cosa è successo?".

"È successo che per colpa tua ho fatto la peggior figura di merda nella storia di questa scuola! No, anzi nella storia dell’umanità!".

Seguì qualche attimo di silenzio sorpreso, poi Remus posò Dora a terra e sospirò con rassegnazione. "Che cosa ha fatto quell’idiota?".

"Ah, cosa ha fatto? Cosa ha fatto? Un accidenti di niente, ecco cosa!".

"Niente? Che vuole dire niente?".

"Vuol dire che io sono andata a parlagli, gli ho parlato con il cuore in mano dicendogli tutto quello che provo per lui e lui è rimasto lì a fissarmi come un ebete! Non ha detto niente, non ha fatto niente, semplicemente mi guardava come se fossi l’Anticristo! E alla fine me ne sono dovuta andare con la coda tra le gambe. È stato orribile ed è stata tutta colpa tua! Sei tu che mi hai detto di andare a parlare con Sirius e io ti ho dato retta come una scema, invece di seguire il mio istinto e starmene zitta!".

"Quell’imbecille" sibilò Remus. "Quel grande, grandissimo imbecille! Lo faccio a pezzetti con le mie mani!".

"Tu ti sei dichiarata a Sirius?" fece Lily, sorpresa e un po’ offesa. "Dopo che questo qua te l’ha detto?".

"Questo qua?" ripeté Remus, mentre Melanie annuiva. "Sì…".

"Io, la tua migliore amica, sono tre anni che cerco di fartelo fare senza che tu mi dia retta, ma basta che questo te lo dica una volta e tu subito di precipiti a farlo?! Sei… sei… sei incredibile, Mel!".

"Ma evidentemente facevo bene a rifiutarmi: guarda che è successo!" si difese Melanie.

"Che cosa ti ha fatto lui per convincerti che non ho fatto io?".

"Ehi, Lily, guarda che ho ancora un nome" protestò Remus, senza essere minimamente calcolato.

"Boh, non lo so… Mi avrà ipnotizzata con quegli occhi dorati: quando lo diceva lui, sembrava quasi la cosa più sensata da fare… Ma era uno sbaglio: mi sono umiliata per niente!".

Lanciò uno sguardo di fuoco a Remus, che dal canto suo stava analizzando i nuovi risvolti. Sicuro come l’oro che si è fatto prendere dal panico, quell’imbecille… Dannazione, Sirius, cosa devo fare con te?!

"Devi parlarci di nuovo" disse infine.

"CHE? Scordatelo: una mi è bastata e avanzata, grazie mille!".

"Devi parlarci di nuovo" insistette Remus.

"Perché?".

"Fidati di me".

"L’ho già fatto una volta e non è andata tanto bene: io non andrò a parlare con Sirius" dichiarò Melanie, sedendosi e incrociando braccia e gambe. "E niente di quello che direte o farete mi convincerà: la palla ce l’ha lui adesso, che strisci un po’ nel fango…".

Remus sbuffò. Che zucche dure!, pensò, incrociando lo sguardo rassegnato di Alice e Lily. "Cercate di convincerla, io vado a parlare con quella bestia…".

"Dove pensi di trovarlo?" domandò Alice, perplessa.

"Sarà a leccarsi le ferite: so bene dove cercarlo" disse Remus. "Voi parlate con Mel".

"Tanto non mi convincerete" ribadì la ragazza.

"Questo non ci impedirà di provarci" le assicurò Lily prima di rivolgersi a Remus. "Se vedi James, gli chiedi di farsi vivo: non l’ho visto tutto il pomeriggio…".

Remus annuì e seguito da Dora, si diresse verso il suo dormitorio. Dormitorio che trovò desolatamente vuoto, tanto che per un attimo temette che Sirius fosse andato a rintanarsi chissà dove, ma questa paura fu presto fugata quando dal bagno sentì tutta una serie di schiamazzi che non sarebbero stati fuori luogo in un campo di battaglia.

La scena che si trovò davanti non era molto diversa: una delle docce era aperta e l’acqua scorreva liberamente, metà del pavimento era ridotta a una pozza bagnata, le pareti e addirittura il soffitto erano talmente infradiciati che sembrava stessero sudando e tutti gli accessori da bagno, dagli spazzolini da denti agli asciugamani, erano tristemente sparsi ovunque. In mezzo a tutto questo, un James Potter completamente vestito e fradicio come un pulcino stava cercando di picchiare di peso sotto il getto d’acqua un Sirius Black in mutande e decisamente recalcitrante. Ed erano talmente presi che non si erano nemmeno accorti del suo arrivo.

Strano, dovrei essere molto più sorpreso di così…, pensò Remus guardandoli. Probabilmente dopo sei anni, non riesce più a stupirmi nulla di quello che fanno questi due…

"Che bello!" trillò Dora in quel momento, sbirciando oltre le sue gambe. "Voglio giocare anch’io!".

Di riflesso, Remus l’agguantò prima che potesse sgusciare via, prima di attirare l’attenzione degli altri due su di sé. "Che cosa diamine state facendo, per Merlino e per Morgana?!".

"Moony!" lo salutò con aria entusiasta James, senza smettere un secondi di tentare di spingere Sirius. "Bell’occhio, vuoi lanciare una nuova moda?".

"Spiritoso… Non siete un po’ cresciutelli per fare le battaglie d’acqua? Ok che avete l’età cerebrale di un bambino di sei anni, ma qui cominciamo a esagerare!".

"Veramente, io stavo cercando di convincere Sirius a farsi una doccia" disse James, sbuffando per lo sforzo. "Ma lui non è in vena di collaborare…".

Remus guardò prima uno e poi l’altro, come a decidere se James stesse scherzando o meno, per giungere alla sconfortante conclusione che sì, stavano facendo sul serio. "Bene, Padfoot, non mi sento di nascondertelo ulteriormente: l’acqua e/o il sapone non uccidono!".

"Impiccati, Moony!" lo rimbeccò Sirius con aria stizzita. "Non mi farò sbattere sotto l’acqua gelata!".

Remus corrugò la fronte, con la netta impressione di essersi perso qualche passaggio fondamentale. "Che diavolo state facendo?".

"Sirius vuole farsi una doccia" rispose James.

"Sirius non vuole affatto farsi una doccia, Potter!" ribatté il diretto interessato. "Tu vuoi che io voglia farmi una doccia…".

"Dammi retta, ti schiarirà le idee…".

"Mi farà solo congelare! Toglimi le mani di dosso, James, o ti cacciò la testa nel water finché non affoghi!".

"Quanta poesia! Che cosa ci troverà Mel in te, proprio non riesco a capirlo…".

"E Lily? Senza offesa per lei, ma dovrebbe rivedere i suoi gusti in fatto di uomini se ti ritiene l’uomo della sua vita…".

"Non tirare Lily in ballo: lei non c’entra nulla!".

"C’entra dal momento che si è fidanzata con te, Prongs!".

Il tutto mentre continuavano a spintonarsi nel tentativo chi di liberarsi, chi di spingere l’alto sotto il getto d’acqua, di nuovo completamente dimentichi della presenza di Remus nella stanza.

Remus li guardò: il suo istinto di autoconservazione gli suggeriva di prendere la porta e lasciare che i suoi amici si affogassero a vicenda, ma lui ormai era diventato spaventosamente bravo a ignorarla. Perché sono un tale imbecille?

"Ragazzi, piantatela" intimò, avanzando verso di loro. "L’unico che ci sta rimettendo in tutto questo è il nostro povero bagno… James, mollalo!".

L’amico non lo sentì o più probabilmente preferì ignorarlo. "Avanti, Sirius, cosa ti costa darmi retta per una volta?".

"Perché dare retta a te è sempre molto, molto pericoloso, Prongs… E in ogni caso, non la voglio fare quella doccia!".

"Ti snebbierà il cervello" ribadì per l’ennesima volta James, imperterrito.

"JAMES! SIRIUS! PIANTATELA!" gridò Remus, afferrando James per il braccio. "Siete peggio di due bambini".

Questo gesto diede il via a una catena di eventi che in seguito sarebbero risultati di difficile ricostruzione: James strattonò per liberarsi della presa più forte di quanto fosse necessario, sbilanciando in questo modo Remus, che slittò sul pavimento bagnato, cadendo a parte indietro. Vedendoselo arrivare addosso, Sirius si ritrasse istintivamente e il ragazzo atterrò così direttamente sotto il getto d’acqua.

"AAAAAAH, è gelata!" strillò, scattando repentinamente in avanti e rischiando anche di spaccarsi il naso, non fosse che, più preparato, stavolta Sirius lo acchiappò al volo.

Al che, ovviamente, James pensò bene di approfittare della distrazione del suo migliore amico e lo spinse a sua volta nella doccia, con il risultato che sia Sirius che Remus ricaddero sotto l’ormai famigerato getto della doccia.

"Sirius, levati di dosso!!!!!!!!!" gridò Remus, incastrato sotto il peso dell’amico. "Stupido cane!".

"Non è colpa mia!" si difese Sirius. "Il pavimento è scivoloso!".

E in effetti, il ragazzo stava strenuamente cercando di rimettersi in piedi, sottrarsi al getto gelido e non fare troppo male a Remus tutto in una volta, con risultati abbastanza tragici, il tutto sotto lo sguardo divertito di James, che ridacchiava senza ritegno alle loro spalle.

"Ma che ti ridi, tu?" sbottò Remus, cercando di districarsi dal groviglio umano.

James sorrise ancora più apertamente. "Scusa, non puoi mica biasimarmi… Al mio posto ti… AAAAAH!".

Non concluse la frase perché Remus, armatosi prontamente di bacchetta, l’aveva investito con un getto degno di un idrante, che l’aveva letteralmente scaraventato all’indietro.

"MOONY!" strillò con fare belluino il ragazzo, una volta rimessosi in piedi. "Questa è una dichiarazione di guerra!".

Remus si era appena rimesso in piedi quando James gli si piazzò davanti brandendo come una spada una bottiglietta di shampoo piovuta da chissà dove. "Oh, non ti azzardare…".

"Oh, sì, invece…" ghignò malvagiamente James e fece fuoco.

Il licantropo si abbassò per schivare e lo spruzzo di shampoo centrò in pieno Sirius dietro di lui. "James, io ti rovino!". Afferrò il tubo della doccia per poter comodamente infradiciare il compagno.

Nel vedere il cipiglio bellicoso che esibiva l’amico, Remus pensò fosse il caso di far valere un minimo di autorità e porre fine alla sceneggiata. "Ragazzi, ora…" cominciò, senza mai finire perché fu immediatamente messo a tacere da un duplice fronte: acqua e shampoo si coalizzarono per tappargli la bocca.

"Ok, volete la guerra? E guerra sia!".

"Anch’io gioco!" intervenne Dora, gettandosi a sua volta nella mischia.

E fu così che ebbe il via un’epica battaglia tutti contro tutti in cui non mancarono risate, tentativi di affogamento, scivolate e meschini tiri mancini…

Il tutto ebbe fine quando Remus mise accidentalmente il piede su una saponetta vagante, cadde in terra e lì rimase, prendendo a ridere istericamente senza riuscire più a fermarsi.

"Remus, sei tutto intero?" domandò preoccupato James, chinandosi, un flacone di bagnoschiuma spremuto senza pietà in mano.

"Ah, ah… sì, tu-, ah, ah… tutto bene" riuscì ad articolare il ragazzo, tenendosi la pancia.

"Respira a fondo e conta fino a cinque…" gli suggerì Sirius, che stava cominciando a ridacchiare a sua volta: mai sentito che le risate sono contagiose?

Remus seguì il consiglio. "Ah, sto meglio adesso…". Restò serio tre secondi di cronometro, prima di scoppiare un’altra volta.

"Non c’è nulla da fare" commentò James. "Ce lo siamo giocato definitivamente…".

"Presto o tardi doveva succedere…" aggiunse Sirius.

"Idioti!" riuscì ad esalare Remus, schizzando un po’ d’acqua verso di loro, mentre l’attacco di ridarella finalmente rifluiva. "A quanto pare, siete pure contagiosi…".

Anche James e Sirius ridacchiarono. "Allora, chi è che ha l’età cerebrale di sei anni?" domandò Sirius, con aria incuriosita, tendendogli la mano.

"Tutti e tre" gli concesse Remus, alzandosi. "Siamo tutti e tre dei bambini… Per non dire di peggio!".

"Lo facciamo ancora?" squittì Dora, con gli occhi che brillavano di divertimento e eccitazione.

I tre ragazzi guardarono la bambina, come ricordandosi solo in quel momento che era effettivamente presente: aveva più o meno lo stesso aspetto che avrebbe avuto se l’avessero immersa di testa nel lago nero a ripetizione, eppure aveva l’aria di non essersi mai divertita tanto in vita sua. "Vi prego, possiamo farlo ancora?" domandò di nuovo.

"Direi che per oggi basta" asserì Remus, che finalmente aveva riacquistato un po’ di sano autocontrollo. "Vieni, meglio metterti qualcosa di asciutto prima che ti prenda un raffreddore".

"Ehm, temo che i nostri asciugamani siano lì" obiettò James, indicando un indistinto mucchio di pezze fradice in un angolo.

"Credo che gli Elfi questa volta ci odieranno sul serio" commentò Sirius, osservando quello che restava del loro bagno, prima di seguire gli altri in camera.

Remus frugò nel suo baule e ne cavò fuori tre asciugamani. "Ringraziate che sia un tipo previdente" dichiarò, prima di lanciarne uno a testa ai due amici. Si sedette sul pavimento per evitare di bagnare anche il materasso e cominciò a disfare le trecce di Dora per poterle asciugare i capelli.

"Sembriamo i sopravvissuti a un alluvione…" ridacchiò James, frizionandosi i capelli.

"Il bagno in compenso sembra il sopravvissuto a un disastro apocalittico" aggiunse Sirius, ignorando l’asciugamano e scrollando la testa in un gesto molto canino. "Però, devo ammettere che avevi ragione, Prongs: di sicuro mi sono distratto…".

"Non era esattamente questo che avevo in mente all’inizio" osservò l’altro. "Però non ridevo così tanto da parecchio tempo…".

"Quando lo rifacciamo?" chiese per l’ennesima volta Dora. "Mamma non mi avrebbe MAI lasciato fare una cosa del genere!".

"Ed è esattamente per questo motivo che non dovrai mai dirglielo" disse Sirius. "O rifarlo a casa tua: Andromeda come minimo mi crucerebbe se riducessi in questo stato il suo bagno dietro mio suggerimento".

"La mamma non mi fa mai divertire" sbuffò la bambina. "Mi sono divertita tantissimo!".

"Sirius, le cerchi qualcosa di asciutto nella sua valigia, per favore?" gli chiese Remus, mentre cominciava a toglierle gli abiti fradici. "E saresti così cortese da infilarti un paio di pantaloni?".

"Perché? La vista non ti piace?" lo prese in giro l’Animagus.

Remus roteò gli occhi. "Niente riferimenti sessuali con orecchie innocenti all’ascolto, Sirius" lo ammonì. "E comunque, no, la vista delle tue mutande non è in cima alla lista dei miei desideri…".

Finì di asciugare e cambiare Dora, poi passò ai suoi capelli, altrettanto gocciolanti. "Ora che l’attacco generale di demenza è finito, uno di voi due mi vuole dire che stavate combinando?".

"Sirius è innamorato di Melanie e per qualche assurda ragione è convinto che la cosa sia molto sbagliata" riassunse in breve James.

"Grazie, James" gli sibilò Sirius con un’occhiata irosa.

"Cosa? Tu mica hai specificato che era un segreto!".

"E in ogni caso, Sirius" commentò distrattamente Remus, "James non mi ha detto nulla che già non sapessi… Nel caso tu non l’abbia notato, sono almeno tre o quattro giorni che cerco di fartelo capire in tutti i modi!".

Sirius restò un attimo perplesso da quest’affermazione, poi fulminò Remus con un’occhiata che avrebbe fatto rabbrividire una statua. "Tutti quei discorsi assurdi, il gatto, senza dimenticare il finto appuntamento… Era tutto parte dei tuoi piani cervellotici?".

Remus si mise sulla difensiva sentendo il tono vagamente accusatorio dell’amico. "Mi ci hai costretto tu: se non avessi la testa più dura del marmo, non mi sarei intromesso… E non azzardarti a dire che non erano fatti miei!" lo prevenne, vedendo che stava aprendo bocca per ribattere. "Voi due vi impicciate dei fatti miei continuamente, perciò non provare nemmeno a lamentarti se per una volta ti restituisco il favore!".

"Ok, ti sei impicciato! Cosa vuoi una medaglia?".

"No, voglio che tu ti infili un paio di braghe, muovi le tue belle gambette e vada a parlare con Melanie! In questo istante!".

"Nemmeno morto!" dichiarò Sirius, sedendosi in terra e incrociando le gambe, suscitando in Remus una chiara sensazione di dejà-vu.

Quei due sono fatti l’uno per l’altra: stessa testa, stesse reazioni… pensò Remus sbuffando spazientito.

"Ascoltami bene, testa dura: ho sopportato James per sei anni e non ho la minima intenzione di ripetere tutta la drammatica e lacrimosa storia con te! Tu e quell’altra zuccona della tua bella siete riusciti nell’impresa di esasperarmi fino al limite di rottura: ne ho le scatole piene di te, di lei e di tutti i vostri complessi! Perciò hai due alternative: ho vai tu da Melanie con le tue gambe o ti ci trascino io, ora e subito!".

"Ti conviene dargli retta" aggiunse James, che faceva saettare lo sguardo da uno all’altro come se stesse seguendo una partita di tennis. "Quando fa quella faccia, è sempre meglio dargli retta!".

"Io non andrò da Melanie senza avere la più pallida idea di cosa dirle" dichiarò Sirius.

"Comincia con lo scusarti di non aver proferito mezza sillaba quando è venuta a cercarti prima" suggerì Remus. "E poi aggiungi un ‘A proposito, ti amo anch’io’ e vedi che succede".

"Io…" cominciò Sirius, per perdere subito la voce.

"Tu cosa?".

"Io non posso".

"Ecco che ricomincia…" sbuffò James. "Sirius, te lo devo dire in mandarino che solo perché i tuoi genitori sono dei pazzi psicolabili non significa che lo sia anche tu?!".

"Non è solo questo" obiettò Sirius, scuotendo il capo.

"E allora che cos’è?" domandò Remus.

"Come fate voi a essere tanto sicuro che il mio sia amore se non lo so nemmeno io?".

Remus e James si scambiarono un’occhiata. "Perché io ti conosco meglio di quanto ti conosca tu, Sirius Black" asserì infine James, dopo alcuni istanti di riflessione. "E perché Remus è senza dubbio più perspicace di noi due messi insieme".

"Una sogliola con problemi di vista è più perspicace di voi, in certi casi" lo rimbeccò quest’ultimo. "Comunque, se ne accorgerebbe anche un paralitico cieco e sordo che sei cotto come una pera, Sirius!".

Sirius si morse il labbro inferiore, in una smorfia scettica. "Io non credo che…".

"Cosa non credi?".

"Io non sono capace di impegnarmi e credo che gli ultimi anni siano una prova più che sufficiente… Finirei con il mandare tutto in malora!".

"E questo chi te lo dice, se nemmeno ci provi?".

"E poi, scusa" aggiunse James, "per le altre ragazze che hai avuto scommetto che non provavi un decimo di quello che provi per Mel: sono due situazioni completamente diverse".

Sirius non disse nulla, ma era evidente dalla sua faccia che non era del tutto convinto. James e Remus si guardarono, senza più sapere che pesci pigliare, quando intervenne Dora: "Posso chiedere una cosa?".

La richiesta di per sé colse tutti abbastanza impreparati perché era più o meno la prima volta che Dora chiedeva il permesso per parlare.

"Sì, certo".

"Io non capisco: se Sirius ama Mel e Mel ama Sirius, dov’è il problema?".

"Ecco, Padfoot, perfino una bambina di quattro anni ci è arrivata prima di te!" esclamò James additandola. "Il che significa che ti stai facendo un mucchio di paranoie per nulla!".

"Dora, così non mi aiuti!" sbuffò Sirius.

La bambina inclinò la testa di lato, sempre più perplessa. "Io non capisco: se ami Mel, dovresti stare con lei…".

"È un po’ più complicato di così, Dora…".

"Perché?"

"Perché a volte non basta amarsi per essere felici".

"Perché?".

"Perché la vita è più complicata delle favole che tanto ti piacciono!".

"Perché?".

"Moony" ringhiò Sirius alla volta dell’amico. "Falla smettere!"

Questi alzò le mani. "Ah, non guardare me, io non c’entro nulla, stavolta sta facendo tutto da sola…".

"Perché?" ripeté di nuovo la bimba, strattonando il cugino per un braccio per attirare la sua attenzione.

"Perché, perché… Perché sì!".

Dora arricciò il labbro con aria scontenta. Rimase un attimo in silenzio, come se stesse decidendo come riorganizzarsi, poi tornò all’attacco. "Tu ami Mel?".

"Eh? Cosa?".

"Tu ami Mel?" ripeté Dora con aria paziente, come se gli stesse domandando qualcosa di estremamente difficile.

"Ah, io… Io…".

"Sì o no, Sirius?" insistette la bambina.

"Sì" mormorò in modo appena percettibile Sirius.

"E Mel ti ama?".

"Io… Io non lo so…".

"Sì o no, Sirius?".

"Sì, credo di sì…".

"E allora dovete stare insieme" concluse Dora con ovvietà. "Come Lily e James o mamma e papà o Cenerentola e il principe azzurro".

Sirius non riuscì a trovare nulla da dire, spiazzato davanti al semplice, eppure logico ragionamento della cuginetta. James e Remus, dal canto loro, avevano seguito affascinati l’intera conversazione: quella bambina era riuscita a mettere spalle al muro Sirius Black in meno di due minuti, era davvero una cosa spettacolare.

"Bene, Sirius, oserei dire che Dora ti ha dato parecchio materiale su cui riflettere" osservò Remus. "Io al tuo posto le darei retta: ti ha riassunto in tre frasi quello che io e James cerchiamo di farti capire da giorni!".

"Io credo che andrò a cercare Lily" annunciò quest’ultimo. "L’ultima volta che l’ho vista era un po’… alterata".

"Era giù in Sala Comune con Alice" gli disse Remus, soprassedendo sui dettagli della loro conversazione. "Mi hai chiesto di chiederti di andarla a cercare…".

"Ah, allora vado subito!".

Detto fatto, nell’arco di tre secondi James era già sparito. "Credo che andrò pure io…".

"Mi lasci da solo?" protestò Sirius con aria da cane bastonato.

Remus ridacchiò. "Meno di due ore fa mi hai procurato questo" si indicò allusivamente l’occhio pesto, "e ora ti lamenti se ti lascio solo… Devo andare in biblioteca: magari trovo un altro libro di fiabe per Dora, i fratelli Grimm li abbiamo finiti… Andiamo, Dora?".

La bimba lo seguì a ruota e anche i due uscirono, lasciando Sirius solo con i suoi confusi pensieri.

******

Tra la Sala Comune e il dormitorio dei Malandrini c’erano esattamente 37 gradini. Mel li aveva contati, mentre li saliva dire diretta al famigerato dormitorio, per fare cosa non lo sapeva di preciso nemmeno lei.

Non sapeva neppure come Lily e Alice avessero fatto a convincerla ad andare: chissà dove, come e quando, nella loro opera di persuasione, avevano detto qualcosa che l’aveva spinta a lasciare la loro camera e dirigersi a passo di carica verso la stanza di Sirius e i ragazzi.

Come al solito, la sua determinazione era andata scemando man mano che si avvicinava alla meta, sostituita da paura, dubbio e tutte le altre emozioni ormai tanto famigliari. Che cosa stava facendo? Perché si voleva umiliare così un’altra volta a distanza di poche ore? Come se la prima volta non fosse stata già abbastanza orribile…

Si bloccò davanti alla porta, il pugno già a mezz’aria, ma senza decidersi a bussare. Che cosa gli dico? Che cosa gli dico? Considerati i risultati, direi che dirgli di nuovo che lo amo è praticamente inutile… E allora cosa? Cosa? Forse dovrei solo andarmene e far finta di nulla… Chissà, magari nell’arco di venti o trent’anni riuscirò perfino a guardarlo di nuovo in faccia!

Fu a quel punto che in qualche angolo del suo cuore, un po’ del suo amor proprio decise fosse ora di ritornare alla luce. Dannazione a lei, in fondo, era solo un ragazzo! Uno stupido ragazzo! Ce n’erano a migliaia nel mondo, di ragazzi, come e perfino meglio di Sirius Black e lei stava lì a rompersi al testa per uno che chiaramente non la meritava? Come aveva fatto a ridursi a quel modo? Doveva troncare quella storia e doveva farlo subito, prima che ne andasse della sua sanità mentale: doveva eliminare Sirius Black dalla sua vita una volta per tutte, dimenticarlo e passare oltre! Di ragazzi ne sarebbero arrivati altri…

Sapendo finalmente cosa dire, risoluta come di rado era stata di recente, Melanie bussò alla porta. Venne ad aprirle proprio Sirius. "Mel" esclamò, sorpreso. "Ciao".

"Ciao" ricambiò lei, tenendo un tono freddo. Nell’incontrare gli occhi del ragazzo, i suoi buoni propositi stavano già andando a farsi benedire, così strinse con forza i pugni, richiamandosi alla lucidità. Questa volta, no, non mi tirerò indietro! Questa volta si va fino in fondo…

Sirius la invitò a entrare e poi richiuse la porta dietro di lei. "Senti, Mel, io volevo…" esordì, tornandole di fronte.

"No, Sirius" lo zittì subito la ragazza, certa che se avesse ascoltato anche solo poche parole, non sarebbe mai riuscita a finire. "La tua occasione l’hai avuto, adesso tocca a me. Prima ti ho detto di amarti, è vero, ebbene, non posso negarlo, ma il tuo silenzio mi ha fatto capire che tu non provi per me le stesse cose: mi dispiace solo di non averlo capito prima di mettere entrambi in quella situazione imbarazzante. Non so quali siano i tuoi sentimenti per me, sempre ammesso che esistano, ma io sono stanca: sono stanca di rincorrerti, di aspettare che tu ti accorga di me, di desiderare il tuo sguardo… Fa troppo male continuare così e io sono stanca anche di stare male: voglio dimenticarti, guardare avanti e passare oltre una volta per tutte. Siccome sarà già abbastanza difficile vederti a lezione, vorrei che evitassi di cercarmi d’ora in poi, altrimenti non credo che riuscirò mai a toglierti dalla mia testa. Se farai questo, giuro che non verrò mai più a darti fastidio e sparirò dalla tua vita".

"Mel, io…".

Melanie lo interruppe di nuovo. "Non c’è niente che possa farmi cambiare idea, Sirius, perciò è meglio per tutti e due se taci… Ero venuta a dirti solo questo e ora che l’ho fatto, penso… penso che me ne dovrei andare. Sì, probabilmente è meglio… Allora, ciao, Sirius".

Sirius rimase immobile, mentre Melanie si voltava e tornava alla porta. Non riusciva a credere alle sue orecchie: dietro tutti quei giri di parole, Melanie l’aveva appena scaricato! Ma non era certo quello a sconvolgerlo, no: era la chiara, lampante consapevolezza che se Melanie avesse varcato quella soglia, sarebbe uscita per sempre dalla sua vita. Certo, avrebbero continuato a vedersi, ma non sarebbe più stata lo stesso: sarebbero diventati due conoscenti che si scambiavano un saluto cortese quando si incrociavano per i corridoio, nulla di più.

Era stupito di quanto una simile prospettiva gli apparisse terrificante: in quel momento, capì che avrebbe preferito perdere qualunque altra cosa, ma non Melanie: avrebbe affrontato le pene dell’inferno piuttosto che rischiare di perdere lei. E adesso lei se ne stava andando, avrebbe varcato quella porta senza voltarsi e non sarebbe tornata indietro.

Sirius non poteva sopportarlo: si rendeva conto di conoscerla veramente da pochissimo tempo, ma in quel poco tempo gli era entrata nel cuore, nell’anima più di quanto lui stesso si fosse reso conto fino a quel momento, tanto che non riusciva più a immaginare la sua vita senza di lei. Se l’amore era quello, dannazione, allora amava Melanie Griffith come non aveva mai amato o avrebbe mai amato nessun’altro.

Doveva fermarla, non poteva restare fermo a guardare mentre se ne andava. "Mel, aspetta".

Melanie si fermò, già con la mano sulla maniglia, per quanto in realtà volesse solo andarsene il più lontano possibile: era più che certa che pochi minuti ancora e tutte le sue nuove certezze si sarebbe disciolte come neve al sole. "Che cosa c’è, Sirius?".

"Non andartene".

Suonò talmente simile a una supplica, pronunciate in un tono così diverso dal solito che Melanie non poté proprio evitare di voltarsi: Sirius aveva mosso giusto un paio di esitanti passi nella sua direzione e sembrava incapace di decidere che cosa dire o fare. Nei suoi occhi, però, lesse la stessa identica preghiera: non andartene.

"Sirius, io non posso…" disse, mentre le sue certezze si sgretolavano come un castello di sabbia. Non riusciva a sostenere quello sguardo e allo stesso tempo non riusciva ad uscire: i suoi piedi erano come incollati al pavimento.

"Mel…".

"Sirius…".

Il ragazzo si avvicinò, prima con fare esitante, poi sempre più deciso. Melanie si ritrasse, finendo con la schiena contro la porta. "Che cosa vuoi fare?".

Sirius non ne aveva idea: non sapeva cosa stava facendo, a malapena pensava, seguiva solo l’istinto che gli diceva di non voler perdere Melanie per nessuna ragione al mondo.

Si fermò quando li separò non più di un palmo: era così bella. Come aveva fatto a non accorgersene prima?

"Che cosa vuoi fare?" domandò di nuovo Melanie, assordata dal battito stesso del suo cuore.

"Fidati di me" sussurrò lui.

Alzò le mani e delicatamente le sfilò gli occhiali. "Non dovresti nascondere questi bellissimi occhi dietro quei cosi" dichiarò sorridendo lievemente.

Prima che Melanie potesse ribattere, Sirius annullò la distanza che ancora li divideva e posò un bacio sulle sue labbra, un bacio dolce e delicato che bastò a farle venire le vertigini.

Quando si separarono, Sirius la guardò quasi ansioso, in cerca di una qualche reazione, ma Melanie era troppo impegnata a cercare di impedire al suo cuore di esplodere dalla gioia per poter articolare una risposta umanamente intelligibile. Così, fece l’unica cosa che le venne in mente di fare: prese il volto di Sirius tra le mani e ricambiò il bacio.

Il ragazzo rispose con entusiasmo, stringendola a sé, più che mai deciso a non lasciarla andare per nessun motivo al mondo. Melanie quasi non si accorse del momento in cui Sirius calpestò accidentalmente i suoi occhiali finiti in terra e di certo non se ne curò: in quel momento, erano solo loro due e niente avrebbe potuto separarli, nemmeno se il castello fosse crollato sotto il loro piedi.

Come mai, ma chi sarai, per fare questo a me

notti intere ad aspettarti, ad aspettare te

dimmi come mai, ma chi sarai, per farmi stare qui

qui seduto in una stanza pregando per un sì.

Dimmi come mai, ma chi sarai per fare questo a me

notti intere ad aspettarti, ad aspettare te

dimmi come mai, ma chi sarai, per farmi stare qui

qui seduto in una stanza pregando per un sì (*)

(*) 883, Come Mai, dall’album Nord Sud Ovest Est

LYRAPOTTER’S CORNER

E come disse il buon vecchio Hiro teletrasportandosi a New York: YATTA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! (che poi sarebbe c’è l’ho fatta!).

Ebbene sì, ho aggiornato. No, non è un allucinazione. Sì, ho un ritardo mostruoso. No, non ci sono scusanti. Sì, sono estremamente mortificata per avervi fatto attendere tutto questo tempo, ma più che continuare a ripetere che sono immensamente dispiaciuta, non so cosa potrei fare. Vi prego di non farmi sentire troppo in colpa, ammesso che ci sia ancora qualcuno interessato a questa storia, visto che ci pensa già la mia coscienza da sola.

In verità, in un fosco periodo ero così demoralizzata che pensavo di chiudere la storia anzitempo con questo, un altro capitolo ponte e l’epilogo… Ma non preoccupatevi, anno nuovo vita nuova, adesso che ho solo due storie a cui star dietro conto di avere un pochino di tempo in più e perciò porterò BxC alla sua natural conclusione (anche perché ho ancora due o tre idee che volevo sottoporvi).

Comunque, dai, penso che questo capitolo immenso valga almeno in parte il mio perdono: Sirius e Mel ce l’hanno fatta!!!!! Quasi non ci credo nemmeno io! E tranquilli, la maremma è finita pure per loro: sadica sì, ma non così tanto!

Spero che nessuno storca il naso per la presenza della canzone dei due liocorni: so perfettamente che è altamente improbabili che Lily la conosca, avevo provato a cercare qualche canzone popolare inglese, ma non trovando nulla, ho rinunciato. Prendetela per una licenza poetica!

E ora, tempo di ringraziare tutte le persone che tre mesi e più or sono commentarono (oltretutto, un po’ stringati, perché sono di fretta stasera):

Moony3, grazie mille per il tuo commento! Eh no, Ted e Andromeda non avevano idea di quanto pericolosa fosse la loro decisione… Per Sirius, intendo: Dora è probabilmente l’unica qua dentro che, salvo poche occasioni, non ha fatto che divertirsi come una matta!

Nayla, due pomeriggi? Ti sei letta tutto questo po’po’ di roba in due pomeriggi? Come hanno fatto a non cascarti gli occhi, considerati i mie capitoli chilometrici? Sirius si è svegliato, finalmente, ode e giubilo! Grazie infinite, per il commento!

Dance, e anche per me è d’obbligo ringraziarti, per il grande entusiasmo che mi è parso trasparisse dalla tua recensione! Grazie, grazie, grazie, felicissima di averti fatto ridere e risollevare il morale: posso ritenere la mia missione compiuta! Dora è Dora, insomma, è pur sempre una piccola Black!

terry93, ma vi siete messe in coda? Sei la quarta che si è sciroppata tutta la storia in un colpo solo! Sirius ci ha messo un po’ più del previsto, ma alla fine la risposta è arrivata, contenta? Povero, Remus, lo faremo santo prima della fine!

DevilJina, ma cosa c’è di più bello di un mare di complessi in cui sguazzare tutti allegramente? Io coi complessi ci pago il mutuo, sai (il che non è proprio vero, visto che questa fanfiction è scritta senza scopo di lucro). No, no, Lily conosce troppo bene i suoi polli!

FunnyPink, credo che faremo una retata con fiaccole e forconi per eliminare la Parker una volta per tutte, ti aggiungo alla lista (il forcone devo portarlo tu, però). Mi piace cagnaccio più duro del marmo, è un ottimo modo per riassumere l’essenza stessa di Sirius.

LadyMorgan, ehi, socia, proposito mantenuto: l’epifania non è passata e io ho aggiornato *Silvia Alfa si guarda in giro in cerca di approvazione*: un bel pat-pat sulla testa non sarebbe disdegnato! Sirius ci ha messo più del previsto, ma alla fine l’ha baciata: gliela diamo buona per stavolta? Scusa, non posso rispondere esaurientemente a ogni punto della tua lunga recensione perchè domani devo alzarmi a un’ora indecente per andare a fare un po’ di statistica in quel di Pavia, ci sentiamo per mail, un bacio Silvia Alfa // che è estasiata per aver pubblicato.

Dafny, non troppo sadica, soltanto un pochetto: vi ho fatto rosicare giusto un altro po’…

_Mary, se ti dai alla predizione itinerante passa dalle mie parti: mi intrigherebbe sapere qualcosa del mio futuro! Remus e Mel? Sirius ti ha letto per sbaglio e sappi che la tua insinuazione l’ha alquanto alterato, ho dovuto allungargli parecchi ossi per calmarlo… Per non parlare di quello che ha detto Dora: la sua versione adulta era ancora più arrabbiata! E, ora che il suo compito è concluso, lasciamo il povero Remus alla sua pace (sì, come no, perché voi non avete idea di cos’altro ho in mente…).

malandrina4ever, e mi chiami scema? Così siete stati tutti costretti a leggere anche questo capitolo per vedere come finiva *Lyra si ritira in un angolo buio ridacchiando malefica* James non voleva che Lily fosse arrestata, altrimenti ho il vago sospetto che non l’avrebbe fermata… Felice di sapere che su Sirius la pensiamo allo stesso modo!

NemoTheNameless, James è James, se si faceva prendere dalla rabbia pure lui, ci scappava il morto! Viva il cat fight!

Iva27, per fortuna di James e sfortuna della Parker, Lily è sveglia e ha capito subito: non potevo mica farli litigare così e darla vinta a Claire, ti pare? Altrimenti Harry da dove veniva fuori?!

_Polla_, beh, di certo Claire se l’è meritato, il che la dice lunga, considerato che Dora tende a prendere in simpatia un sacco di gente! Piaciuta la risposta (finale) di Sirius?

evelyn_cla, nel momenti in cui Sirius ha baciato Mel, nella mia camera è sceso un coro di angeli in festa, sai?! Ma certo, più testone di così non poteva essere! Un urrà per Lily e Dora, che hanno messo Claire al tappeto!

Marty McGonagall, grazie per la nota su Dora, in effetti, non sei nemmeno la prima che mi fa notare che Dora a tratti si dimostra più grande dei suoi quattro anni, me ne rendo conto anch’io, ma mi è venuta così, spero che la cosa non ti disturbi troppo! Grazie anche per le tue impressioni su Melanie, in quest’epoca di Mary Sue dilaganti è sempre un sollievo sapere che i proprio personaggi sono apprezzati!

Briciolina, anche a me, Lily piace molto come personaggio e inutile dire che la vedo benissimo con James, perciò sono felice che ti piaccia come l’ho resa. Sempre felice di migliorare l’umore della gente.

Alohomora, mmmm, chissà perché credo che tre mesi non siano la tua definizione di "presto"… *Lyra china il capo e si inginocchia sui ceci per chiedere perdono* Spero che il nostro Padfoot ti sia piaciuto anche qui: ancora complessi, ma alla fine ce l’ha fatto, quel che conta è il risultato, no? Ah, cominciato a leggere la tua storia, ma ho la netta impressione che mi ci vorrà un po’, comunque mi piace molto

Julia Weasley, credo che sulla statua a Dora saranno tutti d’accordissimo, in fondo se l’è proprio meritata! Mel ce l’ha fatta, anche se all’inizio le ho fatto prendere una bella doccia gelata, povera… Ma l’importante è focalizzarsi sul finale! Comunque, io faccio Scienze Naturali, grazie per gli auguri e tu? Colgo anche l’occasione per ringraziarti del commento alla shot di Tom in Special Days

silverine85, e Melanie ringrazia per il tifo, fa sempre piacere un po’ di supporto! Grazie per i complimenti!

E dulcis in fundo, grazie a Laura, che mi ha sopportato nei mesi di crisi e ha cercato di contenere la sua impazienza.

Bon, finito, vi lascio con la promessa (che mi auguro di poter mantenere) di non sparire per altri tre mesi, see you soon!!!!!

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Capitolo 23
*** Capitolo XXII ***


BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO XXII

Remus stava girando per gli scaffali dove aveva scovato Le favole dei fratelli Grimm per vedere se riusciva a mettere le mani su un altro libro di fiabe Babbane, visto che il primo aveva avuto tanto successo. Con un sorriso vittorioso, stava appunto chiudendo la mano attorno a una consunta raccolta delle fiabe di Andersen, quando Dora lanciò il primo starnuto, accompagnato da un subitaneo cambio di capelli, che da rosa divennero arancioni.

Lì per lì, il ragazzo non ci fece caso, continuando a sfogliare il libro per assicurarsi che non cadesse a pezzi: in fondo, era solo uno starnuto… Ma quando al primo fecero seguito un secondo e un terzo in rapida successione, ognuno sottolineato da un nuovo colore di capelli, si cominciò a preoccupare.

Si chinò sulla bambina, che stava pensando bene di asciugarsi la candela al naso con la mano. "Ho idea che ci stiamo raffreddando, eh, piccola?" osservò, passandole la mano sulla fronte. "Credo che la battaglia con l’acqua non sia stata una grande idea…".

"Ma è stato così divertente" pigolò Dora con un sorriso estasiato, prima di starnutire di nuovo ed esibire un’abbastanza sconcertate chioma fucsia a strisce giallo evidenziatore. "Voi fate sempre un sacco di cose divertenti!".

"Già" concordò Remus con un sorriso. "Ma non sarà tanto divertente se domani ti salirà la febbre per aver fatto la ‘doccia’ con l’acqua gelata in gennaio!".

Dora sembrò orripilata da quella prospettiva, tanto che i capelli le divennero di triste grigio smorto. "No, non mi voglio ammalare: ammalarsi è noioso!".

"Più che vero… Ecco perché adesso andremo a berci un bella Pozione Pepata da Madama Chips, in modo da stroncare sul nascere qualunque germe tenti di farsi strada nel tuo corpicino!".

"Sì! Andiamo subito!". E partì a razzo, quasi trascinandosi dietro il ragazzo.

Se Sirius o James fossero stati presenti, avrebbero di certo commentato dicendo che Remus era l’unico ragazzo al mondo capace di far sembrare attraente la prospettiva di una visita dal dottore.

Madama Chips sembrò un po’ scettica di fronte alla scusa che Remus accampò per giustificare il raffreddamento ("Saranno tutti gli spifferi che si sono in questo castello, Madama"), ma non indagò più di tanto, anche perché Dora, sorvolando sugli starnuti cambia-colore (che avevano cominciato a interessare anche la pelle, in quel momento di un inquietante bianco avorio, tanto che la bambina pareva brillare di luce proprio), stava sufficientemente bene da tentare di demolirle l’ufficio… Pardon, setacciarlo da cima a fondo in cerca di qualcosa di interessante!

Perciò, ansiosa di liberarsi del piccolo terremoto, le aveva somministrato una generosa dose di Pozione e li aveva lasciati andare con la raccomandazione di riposarsi un po’ per le dodici ore successive.

Così, Remus si era diretto alla Torre di Grifondoro, pensando magari che avrebbe potuto tenere calma Dora leggendole qualche favola prima di cena.

La bambina lo seguiva saltellando, osservando con aria estasiata il fumo che le usciva dalle orecchie, effetto temporaneo della cura di Madama Chips: il numero di starnuti era già drasticamente diminuito, ma Dora non sembrava intenzionata a riprendere il controllo dei suoi poteri metamorfici troppo presto. Così, Remus si trovava al seguito un vivace folletto dai capelli viola elettrico a pois verde pisello e la pelle di un allegro giallo canarino.

"È divertente anche ammalarsi, qui" commentò la bambina, sorridendo. "Non mi erano mai fumate le orecchie…".

"Bene: bisogna sempre fare nuove esperienze" disse Remus, entrando in Sala Comune e dirigendosi verso i dormitori maschili.

Chissà se Sirius è riuscito a trovare una soluzione ai suoi dilemmi interiori… Considerò per un attimo l’alternativa, ma poi scosse il capo, scartando l’ipotesi. Più probabile che lo trovi rannicchiato in un angolo, intento a prendere il muro a testate per auto-convincersi di non essere innamorato di Melanie…

Ma perché si era scelto una tale testa di legno scalmanata come migliore amico? Non poteva finire in dormitorio con qualcuno di tranquillo e amante della lettura come lui? Invece no, gli erano capitatati gli uragani Potter e Black, con tutto quello che ne seguiva: scherzi, punizioni, disastri, piani strampalati…

Ma, a ben pensarci, erano due uragani che non avrebbe cambiato con niente al mondo: certo, la sua vita sarebbe stata più tranquilla, ma anche molto più vuota… Non riusciva nemmeno a immaginare la sua vita senza James, Sirius e Peter, gli amici migliori che avrebbe mai potuto desiderare… Per quanto, spesso e volentieri, avrebbe voluto prenderli a bastonate da mattina a sera!

Come stava per accadere di lì a pochi secondi…

"Allora, Dora… Scommetto che non hai mai sentito parlare del Brutto Anatroccolo?".

Dora alzò il capo versi lui, gli occhi accessi di curiosità. "Che cos’è?".

"Una nuova favola: sono certo che ti piacerà…".

"C’è una principessa anche in questa storia?".

"Mmmm, no, in questa no…". Remus rifletté un attimo in silenzio, passando in rassegna le fiabe di Andersen alla ricerca di una principessa: di certo, era meglio evitare La sirenetta considerato il finale non troppo allegro… "Se preferisci c’è La Principessa Sul Pisello o Pollicina…".

"Non mi piacciono i piselli" dichiarò Dora, dopo alcuni istanti di riflessione. "Però Pollicina è un nome strano…".

Perché Cenerentola e Biancaneve sono normali, invece, considerò fra sé Remus, aprendo la porta del suo dormitorio… E richiudendosela subito alle spalle con una mossa talmente fulminea che per poco non ci lasciò dentro un dito. Anche Dora dovette fare un brusco salto all’indietro per evitare di sbattere il naso e guardò Remus con aria perplessa e un po’ accusatoria. "Perché l’hai fatto?" protestò. "Ma stai male? Sei diventato tutto rosso…".

Remus registrò a malapena il fatto che Dora, grazie a Merlino, non aveva visto nulla del delizioso spettacolo che si stava consumando nella stanza: probabilmente, nel corso di quelle due settimane, aveva visto qualche coppietta scambiarsi effusioni in angoli appartati della scuola, ma quello che stavano facendo Melanie e Sirius andava un po’ oltre quanto la comune decenza permetteva di fare in pubblico… Questa volta lo ammazzo! Lo ammazzo sul serio! Incredibile quanto è corto il passo tra ‘Non merito l’amore di nessuno’ a ‘Diamoci da fare prima di cena’ per Sirius Black… Almeno poteva mettere un cartello, un avviso, mandare un piccione viaggiatore, dei segnali di fumo…

"Remus?".

"Vieni, andiamo!" sbottò a voce un po’ troppo alta, prendendo la bambina per mano e scendendo di nuovo le scale, continuando a borbottare tra sé come una pentola a pressione.

"Ma Madama Chips ha detto…" protestò Dora.

"Madama Chips ha detto che ti devi riposare, non ha detto dove… Potremo riposare molto, molto lontano da quella camera!".

Dora lo osservò perplessa. "Come mai sei diventato tutto rosso? Stai male anche tu? Ti comporti in modo strano…".

Remus le sorrise, cercando di apparire il più naturale possibile, per quanto nella sua testa stesse immaginando di fare irruzione nel dormitorio armato di accetta, interrompere Sirius e Melanie e… No, decisamente quel genere di fantasie non si accompagnavano bene a un viso sorridente!

Prese un respiro profondo. "È tutto a posto Dora, tranquilla… Però penso che sia meglio andare da un’altra parte a leggere le favole".

"Ma perché?" domandò Dora. "Non capisco…".

"Ehm…". Remus si lambiccò il cervello, cercando di mettere insieme una edulcorata e credibile versione di quello che stava succedendo in dormitorio. "Sirius e Melanie stanno parlando…". In modo strettamente non verbale. "Forse finalmente si stanno per mettere insieme". O giuro che la fantasia dell’ascia non sarà più solo una fantasia! "Non credo proprio che ci vogliano tra i piedi…". Solo che non credo che gli taglierò la testa, al pulcioso arrapato dei miei stivali!

Gli occhi di Dora presero quasi a brillare dalla felicità. "Veramente? Che bello… Era ora!".

"Concordo: era DECISAMENTE ora!". Ma perché deve sempre bruciare le tappe, quello là?

"Allora andiamo da un’altra parte" dichiarò Dora. "Se magari arriviamo noi, poi cambia idea…".

"Già, meglio non correre rischi…". Ma, Merlino mi è testimone, se cambia idea, rimpiangerà l’ascia!

******

Sala Grande di Hogwarts, luogo dove si potevano consumare alcuni dei pasti meglio cucinati d’Inghilterra, ma prima di tutto ricettacolo di pettegolezzi che seguivano una scala che andava dall’innocente chiacchiera dai contenuti semiveri alla vera e propria leggenda metropolitana gonfiata. Quale occasione migliore per discutere gli ultimi, appassionanti avvicendamenti che avevano interessato alcuni studenti del settimo anno di Grifondoro….

In particolare, due erano gli argomenti più gettonati quella sera: il litigio tra Lily Evans e Claire Parker per James Potter, conclusasi con la triste disfatta della seconda (le voci più accreditate sostenevano che la ragazza si fosse rintanata nel bagno di Mirtilla Malcontenta e che i suoi lamenti fossero perfino più disperati di quelli del suddetto fantasma) e il tortuoso, non molto chiaro triangolo tra Melanie Griffith, Remus Lupin e Sirius Black.

E se per il primo si poteva contare su una notevole quantità di testimone oculari in grado di smentire o di negare l’effettivo svolgimento dei fatti, sul secondo si cadeva nel mare delle illazioni assolute: i punti fermi (o presunti tali) erano che Melanie e Remus avevano passato l’intero pomeriggio nella ‘Sala delle Coppiette’, a fare cosa nessuno lo sapeva (ma le idee erano molte e tutte piuttosto fantasiose, colorite e poco caste), che alla notizia Sirius Black aveva dato fuori di testa (almeno una ventina di persone spergiuravano di averlo visto sbraitare addirittura contro James, cosa al limite del fantascientifico) e che Remus era stato visto in giro con un bell’occhio nero, a detta sua causato da una botta contro un spigolo, a detta di tutti gli altri frutto di una bella scazzottata, mentre di Sirius e Melanie si erano perse le tracce…

Il resto erano tutte fantasticherie di menti creative che non avevano nulla di meglio da fare: si partiva da Remus e Sirius innamorati della stessa ragazza e la loro amicizia che naufragava miseramente, passando per Melanie che da perfetta donna di facili costumi aveva illuso e giocato con i sentimenti di entrambi i Malandrini finendo con Remus che, nella colluttazione che c’era stata con Sirius, l’aveva ucciso e sepolto nella Foresta Proibita.

Quella che rendeva il tutto ancora più gustoso era il fatto che nemmeno gli amici diretti dei coinvolti sembravano avere la minima idea di cosa stesse succedendo…

"Ma in questa dannata scuola non c’è nessuno che sappia farsi i fatti propri?" sbuffò Lily, infilzando con violenza una patata lessa: si sentiva gli occhi di ogni singolo studente di Hogwarts conficcati nella schiena e la cosa la stava davvero facendo andare fuori di testa. "Adesso so come si sente un pesce in acquario!".

James sorrise, dandole una pacca solidale sulla spalla, intimamente felice di non essere il tubero che la sua ragazza stava massacrando. "Dai, non farci caso: presto o tardi si stancheranno…".

"La cosa che più mi fa incavolare è che hanno pure ragione a essere curiosi" sbottò Lily. "Quei due sembrano spariti dalla faccia della terra!".

"Se tanto mi dà tanto, stanno finalmente facendo qualcosa di costruttivo" commentò saggiamente Alice. "Spero per quella ragazza che abbia seguito i nostri consigli e non abbia semplicemente aspettato che ce ne andassimo per tornare nel nostro dormitorio…".

"Se è così, stavolta la picchio sul serio!" dichiarò Lily, decidendosi finalmente a mangiare un pezzo di quella che una volta era stata una bella patata felice. "Non è possibile che sia così testona!".

"Io mi sto ancora meravigliando di quanto possa essere testone lui, a dirla tutta" commentò James. "Quando me ne sono andato, sembrava sul punto di impiccarsi con le tende del baldacchino…".

"Oh Merlino, non è che l’ha fatto sul serio, eh?" fece Alice.

James e Lily la guardarono con tanto d’occhi, increduli che avesse davvero detto quello che aveva detto. Alice arrossì, imbarazzata. "Esagerato?".

"Solo un pochino…" rispose Lily, ironica. "Devi smetterla di leggere tutti quei fotoromanzi…".

"Oh, no, è troppo divertente prendere in giro quelle insulsaggini!".

"Ti stanno friggendo il cervello" dichiarò Lily. "Un giorno o l’altro cominceranno anche piacerti!".

Mentre Alice metteva su un’espressione scandalizzata, come se la possibilità ventilata da Lily fosse un affronto personale, James scosse il capo, scambiandosi un’occhiata perplessa con Peter, seduto di fronte a lui. Cose da donne, pensò con una scrollata di spalle.

Era concorde nel dire che Alice aveva esagerato, ma non avrebbe disdegnato sapere che fine avessero fatto i suoi migliori amici: era plausibile che Remus saltasse un pasto, in condizioni normali, ma non con Dora nei dintorni, quanto a Sirius, beh, l’idea che rinunciasse volontariamente di cenare era praticamente impensabile.

Neanche l’avesse evocato con il pensiero, Remus fece il suo ingresso in quel momento, con Dora al suo fianco come sempre. Ignorando occhiate e borbottii che la sua comparsa aveva generato, il ragazzo si diresse verso gli amici per andare a prendere posto a fianco a Peter.

"Eccoti qua" lo accolse James. "Dove eravate finiti?".

"Remus mi ha letto le favole" rispose con aria estasiata Dora. "Il prossimo micio che prenderò lo chiamerò Pollicina!".

"Polli- che?" fece James, guardandola perplesso, così come Alice e Peter.

"Pollicina" ripeté Lily. "È una favola Babbana che racconta le avventure di una ragazza alta quanto un pollice…".

"Un pollice?" ripeté Alice, osservandosi il dito incriminato corrucciata. "Certo che i Babbani sono proprio strani…".

"È una storia bellissima!" trillò Dora con un sorriso che le andava da un orecchio all’altro. "Te la racconto, vuoi?".

"Magari più tardi" le concesse Alice con un sorriso. "Ora mangiamo".

"Alice ha ragione, Dora: prima la cena…".

Dora assentì con aria allegra. "Ok… Ho una fame tale che mi mangerei un lupo mannaro intero!".

A questa uscita, James non riuscì a trattenere una risata, rischiando di strozzarsi con il succo di zucca che stava bevendo. "Quanto sei infantile, James" commentò Lily, dandogli qualche leggera pacca sulla schiena.

"Dai, era impossibile trattenersi!" sbuffò James.

"Lascia stare Lily" la rabbonì Remus. "Ormai non lo cambi più nemmeno volendo…".

James lo guardò storto. "Cos’è una provocazione questa, Moony? Guarda che oggi ho assistito una rissa e ne ho ricavato molti utili insegnamenti!".

"James!" sbottò Lily, avvampando.

"Sono davvero terrorizzato, Prongs" ridacchiò invece Remus. "Vuoi che tenti di nuovo di affogarti?".

"Affogarti?" ripeté Lily, scoccando un’occhiata di fuoco a entrambi. "Che cosa vorrebbe dire ‘affogarti’?".

"Sì, sarebbe così divertente!" tubò Dora, sorridendo estasiata.

"Ma sono l’unica che ha l’impressione di aver saltato qualche passaggio fondamentale della conversazione?" s’intromise Alice, che si era persa nel momento in cui James aveva cominciato a ridere.

Tutti si voltarono verso di lei con espressioni granitiche, tranne Dora, che aveva gli occhi luccicanti all’idea di una nuova battaglia nelle docce. L’attenzione della ragazza, dopo un attimo di esitazione, si focalizzò su Lily, che esibiva, anche se tentava di nasconderlo, la sua inequivocabile aria colpevole. "Ok, che cos’è che tutti sapete che io non so?".

Silenzio. Alice corrugò la fronte: James tracannava succo a tutto spiano per tenere la bocca occupata, Peter sembrava misteriosamente attratto dai suoi fagioli stufati, Remus teneva lo sguardo fermamente puntato sul piatto di Dora, tagliandole la carne come se ne andasse della sua vita e Lily sembrava essersi appena ricordata di avere delle mani, tanto le fissava intensamente. "Dai, non bisogna essere un genio per capire che mi state nascondendo qualcosa: la temperatura è scesa sotto lo zero… Lily?".

"Mmmm?".

"Sei fidanzata con quel tipo da nemmeno una settimana e già cominci a tagliarci fuori?".

"Tipo?" ripeté James, con aria scandalizzata.

"Alice, non è così…".

"Tipo?".

"Allora com’è?" insistette la ragazza. "Perché è evidente che qui sapete tutti qualcosa, te compresa…".

"Tipo?".

"Alice, non è semplice come può sembrare…" tentò di spiegare Lily, guardando di sfuggita Remus.

"Tipo?".

Alice non sembrò per nulla soddisfatta, anzi pareva più arrabbiata ogni secondo che passava. "La nostra amicizia è già passata in secondo piano, Lily? La vita dei Malandrini è più interessante?".

"Alice, non è così" cercò di spiegare Lily, in tono via, via più disperato. "Non è una cosa che dipende da me…".

"Sì, ok, ma… tipo?" continuò a insistere James, che sembrava aver preso la cosa come una faccenda personale, per quanto nessuno sembrava prestargli la minima attenzione.

Alice stava già passando al contrattacco, decisa a sapere la verità, quando intervenne Remus. "Alice, lascia stare Lily, lei non c’entra nulla in questa storia: sta solo proteggendo me…".

"Te?" ripeté Alice, incredula. "Cosa c’entri tu?".

"Moony…" tentò di dire James, ma Remus lo mise a tacere con un cenno della mano. "Lo scoprirà in ogni caso, presto o tardi: non ha senso costringere Lily a mentire e mettere a rischio l’amicizia con le ragazze…".

"Remus, tu non mi stai costringendo a fare nulla…" obiettò Lily.

"Ma che cosa sta succedendo?". Alice scosse il capo: ormai non ci capiva davvero più niente.

"Ti spiegherò tutto" promise Remus. "Anzi, vi spiegherò, a te e Melanie, ma più tardi, in un posto più appartato…".

"Moony…".

"È tutto a posto James: mangia e basta!".

Detto questo, tornò a dedicarsi alla bistecca di Dora, che aveva seguito perplessa l’intera conversazione, ma per una volta decise di non fare domande: aveva come l’impressione che non sarebbero state bene accette in quel momento.

"Ehi, guardate chi arriva!" squittì Peter, in quel momento, spezzando la tensione e indicando il portone.

Tutti si voltarono in quella direzione… E quando dico tutti, intendo proprio tutti: scartando gli insegnanti, ogni singola persona presente nella Sala si girò a guardare Sirius e Melanie che facevano il loro ingresso mano nella mano. Per essere più precisi, Melanie si aggrappava al braccio del ragazzo come se ne andasse della sua vita, il che era probabilmente vero visto che i suoi occhiali erano spariti.

Ignorando ostentatamente il brusio che la loro comparsa aveva generato, Sirius si diresse a passo sicuro verso il tavolo di Grifondoro, pilotando con cautela Melanie e lasciandola andare solo quando si fu seduta accanto a Lily.

"Ehilà, ragazzi!" salutò con aria allegra. "Che c’è di buono stasera? Mmmm, bistecche…".

Tutti lo guardarono a occhi sbarrati mentre con tutta tranquillità si serviva una porzione che avrebbe sfamato un grizzly di montagna. "Beh, che avete da guardare?" domandò sempre sorridendo. "Mi avete visto mangiare anche di peggio…".

"Ehm, Padfoot" esordì James, con il tipico tono che usava abitualmente quando era convinto che il suo amico fosse definitivamente uscito di melone. "Non è che avresti qualcosa da dirci?".

"Da dirvi?".

James accennò con la testa a Melanie seduta al suo fianco. "Sì, Padfoot, qualcosa da dirci…".

"Oh, certo: io e Melanie stiamo insieme adesso". Si guardò un attimo intorno, notando parecchie teste che si giravano bruscamente dall’altra parte. "E se volete farvi i fatti miei, almeno fatelo con un po’ più discrezione!" sbottò, a voce volutamente più alta per farsi sentire da più gente possibile.

"Grazie, Sirius" commentò Melanie con una punta d’ironia. "Avevo sperato in un annuncio un po’ più romantico di questo…".

"Vi siete sul serio messi insieme?" interloquì Lily, costringendo l’amica a girarsi verso di lei. "Sul serio, sul serio?".

Melanie annuì, mentre un sorriso ebete le si allargava in faccia. "Sul serio, sul serio… Ti rendi conto? Io e Sirius Black…". Indicò con aria sognante il ragazzo, che beatamente ignaro di tutto il resto, stava attaccando la sua prima bistecca con la voracità di uno sciacallo a digiuno da un mese.

"Vedo" commentò Lily, con aria un po’ schifata. "Mi verrebbe da chiederti cosa ci trovi in quella bestia, ma se non l’ho capito finora, penso che non lo capirò mai…".

Sorrise e abbracciò l’amica. "Sono tanto, tanto felice per te, Mel! E anche per te, morto di fame: trattamela bene, altrimenti vedi che ti succede!".

Sirius accennò a lei con la forchetta, come a volerle fare un brindisi. "Al tuo servizio, Rossa! Non ho la minima intenzione di farmela scappare…".

"Bene, perché io non ho la minima intenzione di farti scappare" dichiarò Melanie. "Siamo legati per la vita, non dimenticartelo…".

"Credo di poter accettare l’idea" commentò Sirius, con un sorriso splendente. "Basta che non ti metti tra me e la bistecca!".

"Lungi da me separarti dalla tuo primo amore".

"La ragazza impara in fretta…" constatò James. "Mai frapporsi tra Sirius e qualcosa di commestibile!".

"Che fine hanno fatto i tuoi occhiali, Mel?" domandò Alice, curiosa.

"Beh, diciamo che Sirius li ha calpestati" disse Melanie, arrossendo leggermente. "Poi li ho calpestati io, poi di nuovo Sirius… Due volte… Erano ridotti talmente male che nemmeno un Reparo li ha potuti salvare".

"Perciò, hai intenzione di andare in giro cieca come un pipistrello?".

"Beh, sarebbe una bella scusa per stare aggrappata al braccio di una certa persona…" commentò la ragazza, con aria pensierosa. "Ma penso di tenere troppo alla vecchia convenzione di non andare a sbattere contro le colonne: credo che passerò alle lenti a contatto a tempo pieno".

Alice e Lily erano sbalordite.

"Dici sul serio?".

"Ci era voluto del bello e del buono per convincerti a comprarle e ancora di più per fartele mettere un paio di volte…".

Melanie si strinse nelle spalle. "Beh, bisogna sperimentare cose nuove, no? E in ogni caso, gli occhiali erano un vero impiccio…".

"Chissà perché, ho la vaga sensazione di sapere chi sia il responsabile di questo tuo improvviso cambio di rotta…" commentò Lily, accennando a Sirius con l’aria di chi la sa lunga.

Melanie arrossì. "Non so di cosa tu stia parlando, Lily…".

"Già, già: ceniamo che è meglio…".

James, dal canto suo, superato l’attimo di sorpresa iniziale, stava ora fissando il suo migliore amico come se lo vedesse per la prima volta.

Per alcuni minuti, Sirius finse di non accorgersene, almeno finché non esaurì la sua piuttosto scarna scorta di pazienza e sbottò: "Sì, Prongs? Ti sei incantato?".

"No, stavo solo pensando una cosa…".

"Potresti pensare fissando qualcun altro? Mi stai irritando e non riesco ad apprezzare appieno la bistecca se sono irritato…".

James non fece una piega, continuando a osservarlo intensamente.

"James, si può sapere che ti prende?" s’intromise Remus, ansioso di evitare una possibile battaglia campale.

"Mi stavo solo chiedendo chi sia costui e che cosa ne ha fatto del vero Sirius".

Tutti lo fissarono sbalordititi per alcuni istanti, poi Sirius sbuffò con aria rassegnata, scuotendo il capo. "Moony, è andato" dichiarò fingendo un’espressione incredibilmente affranta. "Tutte le emozioni degli ultimi giorni alla fine gli hanno bruciato anche l’ultimo neurone che aveva…".

"Inizio a pensare che tu non abbia tutti i torti" considerò Remus, osservando James dubbioso. "E la cosa è grave se comincio a dar ragione a te…".

"Non era uno dei segnali dell’apocalisse?" osservò Peter.

Sirius annuì con aria grave. "Wormtail ha ragione… Oh, per le dorate chiappe di Merlino, Wormtail ha ragione! Wormtail ha ragione!".

Peter gli scoccò un’occhiata scocciata. "Grazie tante, Sirius: non mi pare il caso di fare tutte queste scene…".

"Ma non capite? È tutto chiaro come il sole: la Evans che cede e si mette con James; io che mi fidanzo ufficialmente con una ragazza; Moony che dichiara che io non ho tutti i torti; Wormtail che ha ragione… L’apocalisse sta giungendo davvero!".

Si voltò verso il tavolo di Serpeverde, lo setacciò da cima a fondo, trovò quello che stava cercando e sospirò con aria sollevata. "Però Mocciosus non si è ancora lavato i capelli: forse c’è ancora speranza!".

Remus, Peter, James e le ragazze si scambiarono una lunga occhiata scettica. "Beh, che avete da guardare?".

"Hai finito, regina del melodramma?" domandò James.

"Mi correggo: non commetterò mai più l’errore di darti ragione" dichiarò Remus.

"Questa è stata una delle tue tirate peggiori" osservò Peter.

"Puoi spiegarmi cosa ci trovi in lui?" fece Alice.

"Ora come ora, la cosa mi sfugge…" sospirò Melanie.

"E lascia Severus fuori dai tuoi vaneggiamenti idioti" ordinò Lily.

"E da quand’è che lo chiami di nuovo per nome?" scattò James, girandosi di scatto verso la ragazza.

"L’ho sempre chiamato per nome, James" sottolineò Lily. "Non fare lo scemo".

"Io scemo? Io scemo?". James si portò una mano al cuore, con aria ferita. "Moony, mi ha dato dello scemo!".

Remus corrugò la fronte, portandosi una patata alla bocca. "Devo anche risponderti, Prongs?".

James ci pensò sopra un attimo, poi scosse il capo. "No, probabilmente no…".

"Qualcuno mi dà altre patate?" trillò Dora, intromettendosi nella conversazione. "Ho fame!".

"Evento più unico che raro, oserei dire" commentò Sirius con aria ironica, guadagnandosi un’occhiata perplessa da parte della bambina.

"Sirius" obiettò Melanie, "ha quattro anni, dubito seriamente che sappia cogliere l’ironia…".

"E in ogni caso, da che pulpito viene la predica…" sbuffò Lily. "Tu e il tuo stomaco avete fatto tabula rasa in questa zona del tavolo…".

"Esagerata" la liquidò Sirius con un gesto non curante della mano, prima di addentare quella che era probabilmente la sua quinta bistecca.

Dopo qualche istante di silenzio, James ritenne opportuno tornare al punto focale della conversazione. "Prima che Sirius partisse per la tangente, stavo cercando di fare un discorso serio…".

"Veramente? A me sembravano solo sproloqui senza senso…".

"Come hai fatto a svegliarti?" domandò James, fissando Sirius con faccia insolitamente seria.

"Prego?".

"Oh, non fare il finto tonto, hai capito benissimo". Indicò Melanie che stava allegramente chiacchierando con Lily e Alice e di tanto in tanto si girava verso il neofidanzato per sorridergli. "L’ultima volta che ti ho visto era tutto ‘le rovinerò la vita, non posso farlo, perché sono così dannatamente imbecille’ e adesso sembri appena uscito dal mondo dello zucchero filato!".

Sirius si strinse nelle spalle. "Che vuoi che ti dica, James? Il treno è passato e io ci sono saltato sopra… Qualche giorno fa tu non hai fatto la stessa identica cosa?".

"Concorderai che la mia vicenda con Lily è un pochino diversa dalla tua…".

"È successo, Prongs: non so spiegarti dove, come e quando mi sono deciso, è successo e basta… Tu puoi semplicemente essere felice per me?".

"Certo che posso, anzi, sono molto felice per te… Ero solo curioso di sapere cosa ti avesse fatto ragionare alla fine".

"Questa bistecca è davvero squisita, non credi?" domandò Sirius, in un più che vistoso tentativo di cambiare discorso: prima o poi avrebbe raccontato ai ragazzi tutto quello che era successo, ma in quel momento non se la sentiva ancora.

Conoscendolo meglio delle sue tasche, James colse al volo il messaggio implicito che l’amico gli stava lanciando e lasciò cadere il discorso, abboccando all’amo. "Se lo dici tu, sarà vero, Padfoot…".

"Non trovi anche tu che sia ottima, Moony?".

"Sì, è squisita come sempre, Sirius: ti prego, risparmiaci la tua trecentosettantottesima ode alle sublimi bistecche di Hogwarts…".

"Ma tieni sul serio il conto?" fece Sirius sbalordito. "Remus, dovresti sul serio trovarti una ragazza…".

"Passami l’insalata e basta, Padfoot" lo liquidò in tono duro Remus, per nulla desideroso di intraprendere per l’ennesima volta quella discussione.

"Buon appetito, coniglietto" lo prese in giro Sirius, accontentando l’amico.

"Sai, Sirius, l’insalata non è velenosa… E di certo fa meglio di tutto il colesterolo concentrato che stai trangugiando: morirai d’infarto prima dei quarant’anni se vai avanti così!".

"Almeno morirò con il sorriso sulle labbra" dichiarò Sirius. "Si vive una volta sola, Moony…".

"Padrone di fare quel che ti pare: quando avrai la pressione alle stelle non venire a piangere da me!".

Sirius liquidò la questione con una scrollata di spalle, prima di rivolgere la sua attenzione all’insolitamente taciturna Dora seduta di fianco all’amico. "Come mai così silenziosa stasera?" domandò: dopo aver saputo che razza di teatrino lei e Remus avessero orchestrato alle sue spalle, non riusciva più a vedere la bambina allo stesso modo.

Se era così a quattro anni, non osava immaginare quando sarebbe cresciuta… Compatisco davvero gli insegnanti che se la dovranno sorbire, quando verrà il tempo: sarà un piccolo incubo! Ragionamento che poteva suonare un pochino ipocrita se fatto da uno dei Malandrini, ma tant’è!

"Sirius…" esordì la bambina, fissandolo con espressione insolitamente solenne.

"Mmmm, che c’è?" domandò il ragazzo, prima di portarsi alla bocca un bicchiere d’acqua.

"Che cos’è il sesso?".

Poco ci mancò che Sirius morisse sul serio d’infarto lì sul momento: rischiò di strozzarsi, sputando tutta l’acqua che aveva in bocca e infradiciando Remus che gli stava seduto di fronte.

"Oh, che meraviglia, acqua con sputacchi di Black" commentò quest’ultimo con un’aria che definire disgustata sarebbe stato eufemistico. "Io devo smettere di sedermi vicino a te durante i pasti…".

James nel frattempo stava dando qualche solidale pacca sulla schiena a Sirius, preso da un attacco di tosse e rosso come un pomodoro. "Respira, Padfoot, respira!".

"Sto respirando…" riuscì ad esalare il diretto interessato, facendogli anche un gestaccio con la mano.

"Stai bene, Sirius?" si preoccupò Melanie, sporgendosi verso di lui.

Il ragazzo prese un paio di profondi respiri. "Sì, credo di sì…".

Dora, dal canto suo, esibiva un’espressione di genuino stupore, non riuscendo a capire cosa avesse provocato quella reazione. "Che cosa ho fatto di sbagliato?".

Sirius si girò verso di lei come se di punto in bianco si fosse trasformata in un troll a due teste: non poteva aver chiesto sul serio… "Che hai detto?" domandò in tono cauto, pregando intensamente di aver capito male, per quanto i visi degli altri smentissero prontamente quell’ipotesi.

"Che cos’è il sesso?" ripeté Dora con voce allegra e spaventosamente alta, tanto che parecchie teste perplesse si girarono nella loro direzione.

"Sirius?". Melanie pungolò il ragazzo, trasformatosi in una sottospecie di statua di granito che fissava la bambina con aria orripilata. "Sirius, rispondi…".

Melanie allungò di nuovo la mano per spronarlo di nuovo, ma lui l’afferrò per il polso con uno scatto così repentino da farla sobbalzare sulla sedia.

"Che cosa hai detto?" riuscì ad articolare a denti stretti.

Dora corrugò la fronte perplessa. "Che cos’è il…".

"No, ho capito" strillò Sirius, interrompendola bruscamente e spaventando tutti i presenti. "Non dirlo un’altra volta, ti prego!".

"Allora perché me l’hai richiesto?" domandò Dora, confusa. "E perché fai quella faccia? Ho fatto qualcosa di sbagliato…".

"No, non hai fatto nulla di sbagliato" la rassicurò Melanie con un sorriso. "Vero, Sirius?".

"Eh, cosa?".

"Vero che Dora non ha fatto nulla di sbagliato?" specificò al ragazza, scoccandogli un’occhiata ammonitrice.

"Ah… Oh, no, certo che non hai fatto nulla di sbagliato, Dora, tranquilla". Annuì con vigore per enfatizzare ulteriormente le parole.

"Allora me lo dici che cos’è?" insistette Dora, caparbia. "Eh, eh, eh?".

"Ecco, veramente io…" cominciò Sirius titubante.

Parte dell’entusiasmo di Dora scemò, mentre la bambina lo guardava con aria delusa. "Non lo sai? Oh, se non lo sai, fa niente…".

James ridacchiò sommessamente, affrettandosi a dissimularla in un colpo di tosse quando Sirius gli scoccò un’occhiata assassina. "Eh, Sirius, se non lo sai fa niente!".

"James, non infierire!" lo ammonì bonariamente Lily, per quanto anche lei stesse apertamente sorridendo, divertita da quella situazione.

Branco di traditori infami, pensò Sirius tra sé prima di ricomporsi quel tanto che bastava per riuscire a dire: "Ma dove hai sentito quella parola, Dora?".

"Come se fosse difficile immaginare dove l’abbia sentita…" commentò Remus, guardando prima James e poi Sirius con aria allusiva.

"Da lui" rispose la bambina, indicando proprio Remus, che si girò verso Dora esibendo un’espressione di incredula sorpresa.

Sirius lo incenerì con lo sguardo, palesando intenzioni chiaramente omicide, mentre James abbandonava le ultime vestigia di serietà e scoppiava a ridere senza ritegno. "Ah, ah, ah, avresti dovuto vedere la tua faccia! ‘Come se fosse difficile immaginare dove l’abbia sentita…’, ah, ah, ah, colpito in pieno! Ah, ah, ah!".

"Non c’è proprio nulla da ridere!" lo riprese aspramente Sirius, che sembrava pronto a fare una strage, tanto che perfino James ne ebbe paura e si zittì all’istante. "Non c’è nulla da ridere" ripeté, serio come una statua.

"E tu…". Sirius tornò a rivolgere la sua attenzione a Remus, che sentì un brivido gelido percorrergli la schiena. "Che razza di discorsi pornografici fai con mia cugina?".

"Io non ho fatto nessuno discorso pornografico!" si difese prontamente il licantropo. "Sul serio, non so di cosa stia parlando!".

"Ma sì, invece" lo contraddisse Dora. "L’hai detto proprio oggi…".

"Lupin…".

Remus non avrebbe mai creduto che il suo cognome potesse diventare un tale basso, spaventoso ringhio. "Sirius, ti dico che io non ho idea di…".

"Dora è più cristallina di uno specchio d’acqua… e da qualcuno l’ha sentita quella parola".

"Non da me".

"Lei dice da te: perché dovrebbe mentire?".

"Io non mento!" protestò Dora, rivolgendosi a Remus con aria sdegnata. "L’hai detto oggi, quando tornavamo dall’infermeria, dopo che hai chiuso la porta del dormitorio e mi hai trascinato via e ti comportavi in modo strano…".

Remus riandò con la memoria a quel particolare momento, quando aveva sorpreso Sirius e Melanie: in effetti, era anche possibile che, tra una minaccia di morte e l’altra, gli fosse pure scappata qualche parola compromettente senza che se ne accorgesse. Merlino, stava diventando come James e Sirius che prima davano aria alla bocca e poi forse pensavano alle conseguenze di quello che dicevano.

"Ok, credo di aver capito cosa è successo…".

"Ragguagliaci" lo incoraggiò Sirius. "E meglio per te che sia una motivazione convincente".

"In breve, è successo perché ho beccato voi due mentre… decidevate di mettervi insieme, diciamo".

Sirius ammutolì, mentre Melanie arrossiva e James riprendeva liberamente a sghignazzare. "Ti sei fatto beccare, eh? Hai bloccato la crescita al coccolo, Padfoot: bravo, bravo…".

"James, la vuoi piantare?".

"Perché? È meglio del cabaret!".

"James, io ti faccio del male…"

"Ma allora che cos’è il sesso?" ripeté per l’ennesima volta Dora. "Me lo dite o no?".

"No" dichiarò perentorio Sirius.

"Perché no?" protestò la bambina.

"Perché… perché… Perché sono cose da grandi e tu sei ancora troppo piccola, ecco perché!". Questa scusa comincia a diventare un po’ troppo abusata…

E infatti Dora parve tutto tranne che placata. "Ma io voglio saperlo! Non è giusto che usi sempre questa scusa… Remus, tu me lo dici, vero?" fece, voltandosi verso il suo favorito, speranzosa.

Quest’ultimo, per tutta risposta, si grattò la guancia a disagio, prima di scuotere il capo. "Per stavolta è meglio fare come dice Sirius, Dora".

"Ma non è giusto! Io voglio saperlo! Perché non mi dite mai niente?".

"Su, niente capricci: finisci la tua bistecca e basta, Dora".

Immusonita, la bambina afferrò la forchetta e riprese a mangiare, trincerata dietro un silenzio stizzito. Tutti sospirarono di sollievo, pensando che la tempesta fosse passata e che nel giro di poco tempo Dora si sarebbe dimenticata la questione…

******

Contrariamente alle rosee aspettative dei Malandrini, Dora tornò all’attacco quella sera stessa, mentre Remus stava cercando di convincere un reticente Sirius a fare qualche compito, quando quest’ultimo era fin troppo impegnato a coccolare la sua nuova fidanzata.

"Ma non ce l’hai un tasto per spegnerti, Moony? È sabato sera, ergo, domani è domenica, ergo niente scuola, ergo niente compiti!".

"Ergo ti ridurrai all’ultimo come tuo solito… Ti avviso che io non ti farò copiare nulla".

"Lo dici sempre e mai una volta che tu lo abbia fatto sul serio" commentò Sirius con aria annoiata.

"Ma finora non mi avevi mai mollato un pugno in faccia, Padfoot" osservò serafico Remus. "Non so se sono tanto incline a lasciare copiare i miei compiti a qualcuno che usa la mia faccia come un saccone da boxe…".

"Beh, allora li copierò da James che li copierà da te: semplice…".

"E in tal caso, io non li farò copiare nemmeno a James, semplice".

Sentendosi chiamato in causa, James distolse lo sguardo dalla partita a scacchi che stava giocando con Peter. "Ehi, un momento… Perché devo andarci di mezzo io nelle vostre beghe matrimoniali? Che cosa c’entro, scusate?".

"Quando mamma e papà divorziano, non sono forse i figli ad andarci di mezzo?" considerò Peter, mentre considerava la sua prossima mossa, con scarsi risultati: tra lui e James, era una gara a stabilire chi fosse più negato.

"Cavallo in E5" suggerì Remus. "Scacco alla torre".

"Ehi, non vale!" protestò James, mentre osservava la triste dipartita di una delle sue torri e Peter esultava. "Perché suggerisci a lui e non a me?".

"Perché sono cattivo e malvagio… E forse c’entra pure il fatto che hai usato la mia copia di Moby Dick come arma impropria e l’hai lanciata nel lago nel tentativo di colpire Sirius…".

"Ancora quella storia, Remus? Sono passati dei mesi: non ti pare il caso di passare oltre?".

"No, finché il mio povero Moby Dick fa compagnia alla piovra gigante sul fondo del lago…".

"Ironico, a ben pensarci" osservò Lily, distogliendo un attimo l’attenzione dalla partita a carte che stava giocando con Alice. "La balena bianca e la piovra gigante… Comunque, sposta l’alfiere in C6: hai la regina sotto scacco".

"Ehi, non l’avevo nemmeno visto!" strillò Peter, mentre James, con aria gioconda, seguiva il suggerimento.

"Lasciatemi dire che siete proprio negati" disse Alice. "L’avevo visto perfino io che con gli scacchi sono un impiastro… Dammi due carte" disse poi. Quando Lily ebbe eseguito, fece una smorfia scontenta. "Bleah, dammene altre due".

"Vabbè che è una partita informale, Alice, ma le regole sono regole…".

"Oh, non fare storie e dammi altre due carte, Lily!".

"Fate giocare anche me?" domandò Melanie, con aria speranzosa.

"NO!" la liquidarono in coro le due ragazze.

"Perché no?".

Lily e Alice le rivolsero uno sguardo eloquente. "Che gusto c’è a giocare con te?".

"Sappiamo già che vinceresti tu…".

"Oh, andiamo: non state nemmeno giocando con la posta… E sinceramente non capisco dove sia il gusto di giocare a poker senza posta".

"Lo sappiamo, Melanie, lo sappiamo".

"Goditi le coccole e basta!".

Melanie sbuffò con aria scontenta, prima di raggomitolarsi di nuovo tra le braccia di Sirius. "Mi accontenterò…".

"Accontentarti? Che sono, un ripiego?".

"Io non mi frapporrò tra te e le bistecche se e solo se tu non ti frapporrai mai tra me e il poker, Sirius" dichiarò con aria solenne Melanie. "Se posso farlo, io puoi farlo anche tu…".

"Immagino che dovrò adeguarmi…" le concesse Sirius. Poi rivolse la sua attenzione a Dora, ancora muta come un pesce. "Che fai di bello, Dora?".

"Disegno" rispose laconicamente la bambina. Poi alzò gli occhi verso il cugino e chiese: "Allora, me lo dici?".

"Ancora con questa storia, Dora?" sospirò con aria rassegnata. "Ho detto di no!".

"Allora non ti parlo più" dichiarò la bambina, prima di tornare a usare con furia i pastelli sul foglio.

"Dai, non fare così…" cercò di rabbonirla Remus.

"Tu me lo dici?" domandò di nuovo lei.

"Ecco, io…".

"Allora non parlo più nemmeno a te" e tornò a concentrarsi sul suo foglio.

"Uhi, la cosa è seria se toglie il saluto pure al suo lupacchiotto preferito" osservò James, mentre ancora aspettava che Peter facesse la sua mossa successiva.

"Lupacchiotto?" ripeté Melanie con un sopracciglio inarcato. "Quale sarebbe il senso di questo nomignolo?".

"Il terzo pedone sulla sinistra, Peter" disse Remus, aggirando la domanda. "È lì che scalpita dalla voglia di muoversi!".

"Grazie, Rem!".

James mise su un’espressione scontenta, borbottando qualcosa come "così sono capaci tutti", per poi ridacchiare entusiasta quando alcuni minuti dopo Lily gli suggerì la mossa successiva.

"A questo punto, non potreste semplicemente giocare voi due?" osservò Sirius.

"Ho da fare" lo liquidò Lily, impegnata a mantenere un’espressione neutra mentre studiava le sue carte.

"Non mi va" ribatté Remus, continuando a sfogliare distrattamente l’ultima edizione del Profeta. "Torre in H3, Wormtail".

"Sei incredibile, Remus… Non devi nemmeno guardare la scacchiera?".

"No, perché ho già programmato le mosse per almeno altri tre turni, compreso un possibile scacco matto".

"Lily, Wormtail mi sta battendo!" protestò James. "Non puoi permettere che Wormtail mi batta!".

"E perché?".

"Perché sì!".

Lily distolse lo sguardo dalle carte, sbuffando. "Io non sono brava come Remus, James…".

"Impegnati un po’ di più!" la incalzò il ragazzo.

Lily roteò gli occhi al cielo, sbatté il suo mazzo di carte sul tavolo e si mise dietro a James, osservando con attenzione i pezzi sulla scacchiera per alcuni minuti. "Torre in D4 e scacco matto!" dichiarò mentre la torre superstite di James falciava il re di Peter. "Contento adesso?".

"Ah, ho vinto!" esultò James.

"Tecnicamente, Lily ha vinto" obiettò Sirius.

"Cavilli tecnici, Padfoot: eravamo io e Peter a giocare, perciò IO ho vinto! Ho vinto, vinto, vinto! Ho vinto, vinto, vinto!", intonò, esibendosi in una sottospecie danza della vittoria.

"Con grande dimostrazione di maturità, oserei aggiungere" osservò Remus. "Lasciati dire che il tuo spirito sportivo lascia molto a desiderare…".

"Lo spirito sportivo è per i perdenti e io non sono un perdente!" dichiarò James senza scomporsi.

"James?" si intromise Dora.

"Dimmi…".

"Tu me lo dici, vero?" chiese per l’ennesima volta la bambina.

"Ehm… No! Ma che importa, ho vinto!".

"James Potter, hai la sensibilità di uno schiacciasassi!" lo rimproverò Lily.

Dora si rivolse a Peter. "Me lo dici?".

Quando questo fece un titubante cenno di no con la testa, Dora passò a Alice e via discorrendo, finché non tornò a Sirius. "Per favore, io voglio saperlo!".

"E io, tua madre, tuo padre e il comune buonsenso non vogliamo" dichiarò Sirius. "Come la mettiamo?".

Dora tacque un attimo, poi si arrampicò sul bracciolo della poltrona che Sirius occupava, piazzandoglisi a tre centimetri dal viso. "DimmeloDimmeloDimmeloDimmeloDimmeloDimmeloDimmeloDimmeloDimmeloDimmelo".

"Oh, Merlino santo!" sbuffò Sirius. "È più subdola di quello che pensassi".

"DimmeloDimmeloDimmeloDimmelo".

"No, è tua parente" lo corresse Remus. "È esattamente il genere di cosa che faresti tu…".

"DimmeloDimmeloDimmeloDimmelo".

"Qualche suggerimento per farla tacere?".

"DimmeloDimmeloDimmeloDimmelo".

"Una botta in testa?" propose James.

"Potter!" lo richiamò aspramente Lily.

"DimmeloDimmeloDimmeloDimmelo".

"Suggerimenti che non prevedano la violenza fisica" specificò Sirius, che comunque trovava l’alternativa ‘botta in testa’ quanto mai attraente.

"DimmeloDimmeloDimmeloDimmelo".

"Ehm, temo che l’unico modo che hai per farla smettere sia darle quello che vuole" osservò Melanie dopo qualche minuto di silenziosa riflessione in cui Dora si era interrotta giusto per riprendere fiato.

"Senti, io mi RIFIUTO di parlare di sesso con una bambina di quattro anni!" dichiarò Sirius in tono perentorio. "Senza contare che probabilmente Andromeda mi ucciderebbe se turbo l’animo del suo candido agnellino!".

"DimmeloDimmeloDimmeloDimmelo".

"E non hai pensato che magari andrà a chiederlo proprio a lei se non le rispondi adesso?" suggerì Remus.

"Oh, Merlino!" sbottò Sirius, passandosi le mani tra i capelli. "Non mi era nemmeno venuto in mente, ma è molto probabile…". Ed era una cosa che andava impedita ad ogni costo, perché Ted e Andromeda l’avrebbero strozzato se la loro ‘innocente’ pargola li avesse salutati con "Mamma, papà, cos’è il sesso?".

"Che casino… Come me la sbroglio adesso?".

"DimmeloDimmeloDimmeloDimmelo".

"Potresti rispondere…" suggerì Lily in tono innocente.

Sirius si voltò verso di lei guardandola come se avesse appena detto la peggiore delle bestemmie. "Ma la stupidità di James ti ha già contagiato, Lily? Come faccio a rispondere?".

"Ma io mica ti sto dicendo di raccontarle tutti i più sordidi dettagli della tua vita sessuale, Sirius" spiegò la ragazza, senza distogliere lo sguardo dalle sue carte. "Semplicemente di offrirle una versione edulcorata capace di soddisfare la sua curiosità…".

"DimmeloDimmeloDimmeloDimmelo".

"Del tipo?".

Lily scrollò le spalle. "E che ne so? che cosa ti hanno raccontato i tuoi genitori quando hai chiesto come nascono i bambini?".

"Niente, perché con i miei genitori non ho mai avuto un rapporto abbastanza profondo da mettermi a fare questo genere di domande". E probabilmente era pure un bene: preferiva non immaginare cosa gli avrebbero risposto Orion e Walburga in caso contrario.

"Allora improvvisa: che ci vorrà mai!".

Sirius tacque alcuni secondi, riflettendo tra sé, mentre Dora continuava imperterrita a strillargli nell’orecchio "DimmeloDimmeloDimmeloDimmelo". "Non sono capace!" dichiarò infine, in tono vagamente lamentoso.

"Uh, siete peggio di due bambini, tu e quell’altro!" sbottò Lily, accennando a James. Lasciò perdere la partita e si alzò in piedi. "Vieni, Dora, facciamo due passi che ti racconto un paio di cosette su quanto Madre Natura sia stata crudele nei confronti degli esseri viventi di genere maschile…".

"Sì, evviva!" trillò la bambina, entusiasta, afferrando la mano di Lily e praticamente trascinandola via.

"Prongs" esordì Sirius quando le due si furono allontanate, "te la prendi a male se chiedo a Lily di sposarmi quando torna?".

"Devi solo provarci, Padfoot, se vuoi scoprire cosa si prova a perdere tutti i denti!" lo minacciò James.

"Concordo e sottoscrivo" aggiunse Melanie. "Siamo fidanzati da nemmeno ventiquattro ore e già fai proposte indecenti alle altre?".

"Oh, ma sei tu la luce dei miei occhi, Mel, non ti devi preoccupare…".

"Bene, perché ti avviso subito che io sono una persona estremamente gelosa e che nel momento in cui anche solo penserai ad un’altra…".

"Non corri questo rischio, Mel, te l’assicuro".

Melanie sorrise, vedendo la sincerità negli occhi del ragazzo, poi la sua attenzione fu catturata da Alice, che, senza più la sua compagna di partita, stava riordinando il mazzo di carte. "Adesso la facciamo una partita?" propose con gli occhi scintillanti di entusiasmo.

Alice la guardò, ben sapendo che avrebbe dovuto dirle di no, perché quando si metteva un mazzo di carte in mano a Melanie Griffith le conseguenze potevano essere imprevedibili, ma non riuscì proprio a rifiutarsi davanti allo sguardo vagamente supplichevole dell’amica. "Oh, va bene: una partita e basta!".

"Sì!". Melanie batté le mani, felice come una bambina. "Giocate anche voi, ragazzi? Più siamo, meglio è!".

I Malandrini si scambiarono un’occhiata. "Perché no, sarà divertente…".

"Io passo" declinò invece Remus. "Una volta mi è bastata e avanzata!".

"Non sai perdere, Remus" lo canzonò Melanie, cominciando a mischiare le carte con mano esperta. "Allora, per cosa giochiamo?".

"Per nulla, Mel: è una partita amichevole" cercò di bloccarla Alice, ma ormai era come cercare di fermare un uragano.

"Oh, ma così è noioso!" protestò infatti la ragazza. "Lasciando stare i soldi, visto che è una partita amichevole, usiamo i dolci?".

I ragazzi, poveri ingenui, ebbero la malaugurata idea di annuire…

Quando Lily e Dora tornarono una mezz’oretta dopo, Melanie sorrideva trionfante davanti a un mucchio spropositato di dolci assortiti, mentre Alice scuoteva mestamente il capo e i Malandrini cercavano di capire esattamente in cosa avessero sbagliato.

"Mi hai ripulito, avida arpia!" stava inveendo James.

"Io te l’avevo detto di non fidarti" sospirò Alice, che saggiamente aveva evitato il gioco pesante, consapevole che Melanie stava senza dubbio preparando qualche tiro mancino.

"Queste Cioccorane avranno un sapore particolare…" gongolò Melanie con un sorriso soddisfatto. "Lasciatemi dire che siete proprio negati!".

"No, sei tu che sei una viscida canaglia!" la corresse Sirius. "Ci hai raggirato!".

"Chiamasi comunemente bluff, amore caro…".

"Ehi, che mi sono persa?" salutò Lily, mentre una saltellante e nuovamente allegra Dora la superava e tornava al suo disegno. "Oh, Alice, perché l’hai fatto giocare?".

"Non pensavo sarebbe finita così…" si difese fiaccamente la ragazza. "Anche se avrei dovuto immaginarlo…".

"Com’è andata la chiacchierata tra donne?" domandò Sirius per cambiare discorso, cercando di non prestare attenzione alla sua fidanzata, che stava ostentatamente gongolando la sua vittoria.

"Benissimo, direi. Vero, Dora?".

La bambina annuì con entusiasmo. "Lily mi ha spiegato tutto quanto…".

Sirius corrugò la fronte. "Che cos’è che ti ha raccontato per la precisione?".

"Ah, non posso dirtelo: è un segreto!" dichiarò Dora. "Se vuoi saperlo, fattelo spiegare da Lily!".

James ridacchiò. "Eh, Sirius, se vuoi saperlo, fattelo spiegare da Lily!".

"James, un giorno di questi io ti…" lo minacciò Sirius, agitandogli contro il pugno.

"Oh, sto tremando di paura!".

"Buoni voi due!" li riprese Remus, fermando Sirius prima che saltasse addosso all’amico. "Non voglio spargimenti di sangue per stasera…".

"Vuoi dire che domani sera possiamo, Moony?" domandò James, sbattendo gli occhi con aria innocente.

"No, Prongs, non potete".

"Guastafeste!" borbottarono in coro i due Malandrini.

Alice sbadigliò, stiracchiandosi. "Or bene, miei prodi compagni, penso che mi ritirerò per stasera: farsi ripulire da Melanie è stato più stancante di quanto pensassi…".

"Ti accompagno" disse quest’ultima, radunando in borsa la sua vincita. "Smutandarvi tutti si è rivelato più stancante di quanto pensassi…".

"Gettare sale sulle ferite aperte è una brutta abitudine, Mel" osservò James. "Dovresti proprio perderla…".

"Senti da che pulpito: il signor ‘Ho vinto, vinto, vinto’ ha qualcosa da criticare?".

"Touché!".

"Ecco, mi pareva…". Diede un veloce bacio a Sirius, prima di affiancarsi ad Alice. "Buona notte a tutti".

"Aspettate, vengo anch’io…" disse Lily, facendo per seguirle, solo per essere arpionata da James.

"Oh, ma sei appena tornata…".

"E ho lavorato per voi, non dimenticarlo" ribatté la ragazza indicando Dora.

"Hai lavorato per lui" la corresse James additando Sirius.

"Ci vediamo domani, James".

"E ora che si fa?" domandò Sirius quando le ragazze furono sparite su per le scale del dormitorio femminile.

"Non lo so, tu che vuoi fare?" fece James.

"Io avrei un suggerimento…" interloquì Remus.

"Non lo facciamo i dannati compiti, Moony, piantala di rompere!".

LYRAPOTTER’S CORNER

Ebbene sì, sono qui! *Orde di lettori che svengono per la sorpresa*.

Lo so, mi vergogno come una ladra per questo nuovo imperdonabile ritardo, sono senza speranza… A mia discolpa, posso solo dire che gli esami mi hanno totalmente assorbita nell’ultimo mese, riducendo drasticamente il tempo che passavo al computer e ancora di più quello per scrivere… Aggiungetevi pure una mancanza di voglia intermittente e avrete il quadro generale del problema.

Comunque, mi sono fatta un po’ di sana autoanalisi e ho deciso di mettere un freno alla mia immaginazione a briglia sciolta, visto che andando avanti di questo passo questa storia non finirà mai! È già andata ben oltre le mie iniziali aspettative ed è ora di mettere la parola basta, soprattutto per rispetto della mia musa ispiratrice frustata che scalpita dalla voglia di mettere per iscritto nuovi progetti… Indi per cui, ho sforbiciato, rimaneggiato e cestinato e vi annuncio che prevedo ancora un massimo di tre capitoli, epilogo compreso, quattro se proprio, proprio il prossimo mi verrà troppo lungo, prima di mettere la parola fine: so che può sembrare brutto da dire, ma sento proprio il bisogno di dedicarmi a qualcosa di nuovo!

In ogni caso, credo che questa storia abbia detto tutto quello che c’era da dire: Lily e James sono insieme, Mel e Sirius pure, per Remus e Dora è ovviamente troppo presto, non siamo in what if, perciò di Peter non possiamo sbarazzarci…

Anticipo però che nei prossimi capitolo avremo qualche (spero) gradita guest star ad animare un po’ le cose: so per certo che almeno Julia Weasley apprezzerà (e chi ha orecchie per intendere intenda)

E ora, tempo di ringraziamenti:

nayla, meno male che ti piacciono i sermoni, perché anche questo capitolo, non scherza! James non cambierà mai, anzi, è più probabile che sia lui a traviare Lily e non il contrario. Peter è tornato, scusa, ma di tanto in tanto deve apparire per obblighi di contratto! Fosse per me, l’avrei già dato in pasto a Cenerentola…

LadyMorgan, mia adorata omonima, sappi che le tue recensioni non sono mai troppo lunghe e anzi, mi fanno un piacere che nemmeno ti immagini… Perciò, non lesinare mai sulle parole perché con me non ce n’è davvero bisogno! Concordo, Sirius è un grande, grandissimo imbecille (versione edulcorata per le orecchie sensibili, inserire aggettivi più forti all’occorrenza), ma è così e così ce lo teniamo: lui e Melanie sono fatti l’uno per l’altra, nulla da eccepire su questo! Immagino i litigi tra la tua metà ottimista e pessimista in questi giorni, scommetto che stavi abbandonando le speranze! Spero che l’annuncio di poco più sopra non ti spinga alla depressione: forse ti sarà di magra consolazione, ma tutti i miei prossimi progetti coinvolgono ancora i Malandrini (uno forse pure Melanie, devo ancora studiarlo per bene). Alla prossima, sempre tua Silvia Alfa // che ringrazia per il pat-pat e spera nella tua approvazione!

Muryhana, anche se molto in ritardo, buon anno anche a te e grazie dei complimenti!

Alohomora, stavi perdendo le speranze? Ma no, dai, finalmente ce l’ho fatta… Felice di sapere che i miei sforzi sono stati apprezzati, spero che anche questo capitolo ti lasci soddisfatta. Vedo che su COME MAI la pensiamo allo stesso modo: è a dir poco perfetta per Sirius. Sì, non volevo farli penare ancora: pure io ho i miei limiti XD

Julia Weasley, beh, pure io ho fatto abbonamento alle tue storie, perciò direi che pareggiamo i conti, no? Sono felice che la scena tra Sirius e Melanie ti sia piaciuta: l’avrò riscritta almeno dieci volte, perché non riusciva mai a convincermi completamente… Come detto più sopra, nel prossimo capitolo ho in serbo una sorpresa che scommetto ti piacerà molto (ma qui taccio e non dico altro…)

alix Black, grazie per i complimenti e non preoccuparti, come si dice, meglio tardi che mai: ho molto apprezzato la tua recensione!

Kokylinda2, beh, farvi vedere Sirius e Mel insieme per almeno un paio di capitolo era una cosa che vi dovevo, dopo tutte quelle che ho fatto passare a quei due… Grazie infinite per tutti i complimenti, apprezzatissimi, e non scusarti: anch’io ho una tua storia tra le seguite che non commento mai (presto o tardi rimedierò, parola). Concordo sul fatto che i malandrini si meritino questo divertimento, considerata la vita che li aspetta (meglio non andare avanti con questo discorso o mi deprimo!). a presto!

_Polla_, *Lyra si inchina e ringrazia sommessamente per i complimenti*. Grazie mille, cara, come ho già detto, finire così sarebbe stato ben triste! Sono proprio curiosa di sapere che ne pensi di questo capitolo…

Dance, aspetta ripeti un attimo, sei felice? XD stupidate a parte, grazie mille come sempre, chissà se il tuo sesto senso ti ha avvisata anche stavolta… Tranquilla, il travaglio è finito, direi che vi e li ho fatto penare anche troppo!

silverine85, non ti preoccupare, la tua licenza poetica mi ha fatto solo piacere, davvero… Chi sono io per frustare le capacità di una comica in erba?

pinkstar_girl95, accidenti, leggere certe recensioni entusiastiche mi imbarazza sempre… Scusa, temo di averti fatto di nuovo aspettare anche troppo!

Iva27, a volte capita anche a me di perdermi le recensioni per strada, tranquilla, probabilmente vagheranno nelle immensità del cyberg spazio! Sirius è una testa di rapa, non ci sono santi che tengano: fortuna che siamo riusciti a farlo ragionare alla fine… È passato molto tempo, di nuovo, lo so, e chiedo scusa!

NemoTheNameless, ‘azzo, addirittura cinque volte? Me onoratissima!!!!!!!!

malandrina4ever, Sirius e James sono unici, non c’è che dire… Chissà perché quei due mi ispirano un sacco di cavolate o meglio, i Malandrini mi ispirano un sacco di cavolate! Colgo l’occasione per dirti che ho cominciato a leggere la tua storia, spero di lasciarti presto un commento!

terry93, allora la mia missione è compiuta, decisamente, se ti ho fatto ridere e commuovere nelle parti giuste: grazie mille!

Daicchan, povero Moony sul serio, ma che ci posso fare, mi diverto troppo a torturarlo (sì, sono sadica, non credo che qualcuno avesse ancora dubbi in proposito!!). io adoro la piccola Dora, ancora non capisco bene da dove mi sia uscita, ma la adoro!

FunnyPink, trenino, fuochi d’artificio e cori d’angeli in festa: ne sono successe di tutti i colori quando quella testaccia di Sirius ci è arrivato! Non fammi parlare di Remus, rischio di partire con un sermone sui mille motivi per cui detesto la Rowling, già, già!

Rebecca Lupin, ti meriti una medaglia, complimenti! Concordo in toto con i tuoi punti!

Dafny, dai, controllati (ho timore che ti metterai a saltellare di nuovo)… Ma certo che scriverò qualcosa con Sirius e Mel, scherzi? Non possono mancare di certo… Ehm, mi spiace distruggere le tue speranze, le vacanze di Ted e Andromeda sono ormai quasi alla fine…

DevilJina, no, Sirius ha troppo amor proprio per diventare come James versione fumata! Stavolta mi sono contenuta coi ritardi, ho dimezzato il tempo, più o meno: chissà magari il prossimo arriverà in tempi quasi decenti! Dora ringrazia e dice che ti farà sapere dove mandare la statua di marshmellow!

Millyray, grazie mille dei complimenti, nuove lettrici sono sempre le benvenute!

hermy101, direi che Remus se l’è proprio meritato l’inchino, sì, sì: quante ne ha passate per far mettere insieme quei due!

_Mary, scrivi più o meno inutilmente, perché ormai la storia si avvia in ogni caso verso la sua naturale conclusione, come ho detto sopra: in fondo, c’è un limite a quello che quattro malandrini, tre fanciulle e una bambina possono fare in due settimane, no? Mmmm, forse no! Io penso che Andromeda avrà il suo bel da fare a insegnare di nuovo a sua figlia la buona educazione: i Malandrini gliel’hanno rovinata, quella bambina, ennesima riprova che lei e Ted avrebbero fatto meglio a rimandare le vacanze! Comunque, ho preso Sirius a testate come da tua richiesta (ma certo che è qui a fianco a me, dove credevi che portasse il Velo? Direttamente nel mio armadio dei cappotti! Sì, magari…)

Arylupin, grazie, spero che di nuovo sia valsa la pena di aspettare!

E in ultimo grazie a Laura, per quanto la debba sempre pregare di andare a leggere!

Ora visto che non è tardi, ma di più, chiudo qui e vi saluto alla prossima, sperando di aggiornare in tempo umani (speranza vana…), see you soon!!!!!

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Capitolo 24
*** Capitolo XXIII ***


BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO XXIII

Quella stessa sera, a mezzanotte passata, la Sala Comune di Grifondoro era silenziosa e quasi totalmente vuota: soltanto due ragazzi di nostra conoscenza infatti occupavano ancora due poltrone vicino al camino, dove il fuoco stava lentamente estinguendosi.

Per la precisione, James stava sfruttando il momento di calma piatta per copiare le risposte al questionario di Erbologia per lunedì, gentilmente (e inconsapevolmente) offerte da Remus, che in quel momento dormiva beato nel suo letto, ignaro che i suoi tanto sudati compiti stavano venendo profanati per l’ennesima volta.

Dall’altra parte del tavolo a cui James stava lavorando, Sirius fissava l’amico con occhio critico, sgranocchiando Gelatine Tutti I Gusti+1.

"Perché mi guardi con quella faccia, Padfoot?" domandò alla fine James, stanco di sentirsi lo sguardo dell’amico bruciargli addosso.

"Secondo te? Siamo nel bel mezzo del weekend e, invece di essere in giro a fare qualche scherzo come sarebbe naturale che fosse, tu te ne stai lì a fare i compiti e io mi ingozzo di caramelle!".

"Beh, sull’ultima parte non vedo cosa ci sia di tanto diverso dal solito…" osservò James, ridacchiando. "In ogni caso, io non sto facendo i compiti: sto copiandoi compiti, il che è una cosa totalmente differente!".

"Converrai con me che comunque la cosa non è molto naturale: di norma li avresti copiati domani, per non dire lunedì durante la lezione della McGranitt subito prima di andare alle serre!".

L’altro si strinse nelle spalle. "Non avevo voglia di stare a supplicare Remus come al solito: così è più facile…".

"E anche più meschino" aggiunse Sirius, scuotendo il capo con aria di rimprovero. "Andare in camera con fare furtivo, frugare tra le sue cose come un ladro… Pensa se ti capitavano per le mani i suoi giornaletti porno!".

James sbuffò, soffocando una risata. "Ne dubito seriamente: primo, non credo proprio che Remus si intrattenga nel tempo libero coi giornali porno; secondo, guarda che non ho mica frugato nel tuo baule, Padfoot!".

"Cosa staresti insinuando, Prongs?".

"Io non insinuo nulla: io so, punto!".

Sirius inarcò un sopracciglio, scettico. "Su questo ci sarebbe da discutere parecchio!".

James gli fece una linguaccia. "Spiritoso, Sirius, molto spiritoso… Tirami una Gelatina".

Sirius fece bene attenzione a sceglierne una di un sospetto verde marcio prima di eseguire, centrando la bocca aperta dell’amico in attesa, il quale lo ripagò con una smorfia disgustata.

Sirius scoppiò a ridere. "Buon Merlino, che faccia che hai fatto!".

"Penso di aver appena scoperto che sapore ha la melma di palude!".

"Beh, almeno ti ho risparmiato la fatica di andare a cercare una palude per toglierti questa curiosità!".

"Diventi ogni secondo più divertente, Padfoot!" lo rimbeccò acido James. "Tiramene un’altra: devo togliermi questo saporaccio dalla bocca! E possibilmente cerca di non pescarne un’altra schifosa…".

Con l’aria di chi sta facendo un immenso sacrificio, Sirius cercò accuratamente nella scatola e alla fine decise che quella bella gelatina rossa non poteva essere tanto tremenda: del resto, battere la melma di palude sarebbe stata davvero molto dura… "Al volo, Prongs!".

"Mmmm, fragola".

Soddisfatto, James tornò a studiare la pergamena di Remus per completare le sue risposte. "Ehi, Sirius, secondo te cosa c’è scritto qui?".

"Non lo so: sarò anche un essere magnifico e quasi divino, ma fino a lì non riesco a leggere!".

"Intendevo: puoi alzarti e venire a vedere se sai cosa c’è scritto qui?".

Sirius finse di riflettersi sopra un paio di secondi. "Sai, la parte dell’alzarmi proprio non mi convince… E in ogni caso, dopo sette anni che gli freghi appunti e compiti, non hai ancora imparato a decifrare la calligrafia di Remus? Sei proprio tardo!".

"Ma se tu ancora un po’ e non riesci a decifrare nemmeno la tua, di calligrafia!".

"Solo calunnie: non hai prove di queste mortificanti affermazioni rivolte alla mia persona!".

Per tutta risposta, James gli lanciò una palla di carta. "Per citare Remus: taci, regina del melodramma!".

Sirius lo guardò come per incenerirlo. "Una sola settimana di fidanzamento con la Evans e già cominci a remarmi contro?".

"Non capisco cosa c’entri questa cosa con il resto del discorso, in tutta sincerità: per quanto tu non sia famoso per i tuoi discorsi logici e coerenti, questo è quasi troppo pure per te!".

"In verità, mi stavo riallacciando al discorso di prima, del fatto che siamo qui a fare la muffa invece che là fuori a combinarne "una delle nostre", come direbbe Moony".

James rimase un attimo in silenzio, ma alla fine decise di soprassedere al fatto che era passato più di un quarto d’ora da quando aveva tirato in ballo quell’argomento e perciò il suo discorso restava ancora piuttosto illogico. Scrollò le spalle con aria indolente e disse: "Nemmeno tu ti stai dando un gran da fare, mi sembra… E sei fidanzato con Melanie da nemmeno ventiquattro ore!".

"Fidanzato" ripeté Sirius con una smorfia. "Che brutta parola: gli dà un sapore così… definitivo!".

"Non mi dire che ti sei già stufato: nemmeno tu puoi essere così incostante…".

"Io non ho detto che mi sono stufato!" ribatté il ragazzo con voce decisa. "Io non mi sono affatto stufato: solo, ci sto mettendo un po’ a focalizzare tutte le implicazioni insite in un rapporto serio: non vorrai insinuare che per te e Lily non è stato lo stesso…".

"In verità, io sono ancora abbastanza incredulo del fatto che Lily è la mia fidanzata: penso proprio che per il resto della mia vita una parte di me continuerà a credere che sia tutto quanto un sogno…".

"Quanto sei drammatico: mi pare che Lily sia più che felice… Certo, siete ancora in fase di rodaggio, ma se vuoi il mio modesto parere, vi do un paio d’anni prima di sposarvi e mettere su famiglia!".

"Dalla faccia che fa Mel quando ti guarda, oserei dire che pensa esattamente la stessa cosa per voi due, almeno in linea teorica… Perché fai quella faccia?" domandò poi, notando l’espressione incerta di Sirius.

"Non sono affatto certo di essere un’animale da matrimonio, Prongs…".

"Senza offesa, ma che differenza c’è tra l’essere sposati e l’essere una coppia fissa? Giusto la definizione e il valore legale".

Sirius non ribatté: nonostante tutto, gli era difficile sradicarsi dalla concezione che la sua famiglia aveva del matrimonio, dove era considerato nella maggior parte dei casi un affare di convenienza, in cui le emozioni non c’entravano assolutamente nulla. Pensava ai suoi genitori, che nella loro relazione non avevano mai manifestato nulla più un reciproco rispetto, o a Bellatrix, che, almeno nel privato, non faceva mistero dell’odio profondo che provava per il marito. Di fatto, escludendo Andromeda, che per amore era stata diseredata, probabilmente soltanto Narcissa viveva un matrimonio nel vero senso del termine, almeno a quanto ne sapeva lui.

Per questo, vedeva il matrimonio più come una costrizione che altro: da quando era fuggito di casa, aveva sempre creduto che non si sarebbe mai sposato. Del resto, fino a poche ore prima, non credeva che esistesse una ragazza davvero giusta per lui: chissà, magari Melanie gli avrebbe fatto cambiare idea…

"Sai, stavo pensando una cosa…".

"Non pensare, Padfoot" lo interruppe subito James. "Di solito quando pensi ne escono fuori immani casini!".

"Non vuoi nemmeno sentire a cosa pensavo?".

James scrollò le spalle, con aria indifferente, prima di posare la piuma. "Tanto ho finito e so che me lo dirai lo stesso, quindi…".

"Pensavo a Remus e Peter, al fatto che sono soli…".

"Cos’è, vuoi improvvisarti una mezzana, con tanto di appuntamenti al buio, appostamenti eccetera?". James lo guardò con occhi critico, aspettandosi una smentita… Smentita che ovviamente non arrivò. "Oh, Padfoot, non starai mica parlando sul serio: questa è la peggiore idea nella storia delle peggiori idee!".

"Perché? Se aspettiamo che quei due si arrangino da soli, saremo tutti morti di vecchiaia nel frattempo!".

"Allora, lascia che ti spieghi passo, passo perché non puoi farlo: primo, le rare volte in cui hai cercato di combinare un appuntamento a Peter, la cosa è finita in tragedia e non vedo perché stavolta dovrebbe essere diverso; secondo, è stato Wormtail stesso a chiederti di smetterla e che poteva benissimo cavarsela da solo; terzo, Remus non è minimamente interessato a questo genere di cose; quarto, ti ucciderebbe se solo scoprisse che hai pensato di tendergli un’imboscata del genere…".

"Remus è un cretino" dichiarò Sirius con un indolente gesto della mano. "Almeno Peter qualche fallimentare tentativo l’ha fatto: il suo è tutto un problema di nervi, in realtà, visto che va in panico totale davanti alla prima ragazza che gli fa un sorriso. Remus invece è soltanto cretino: ha passato talmente tanto tempo a ripetersi che da solo sta meglio che ha finito con il crederci pure lui, anche se non è assolutamente vero…".

"Questo non puoi saperlo" obiettò James. "Magari sta davvero meglio così…".

"James, diciamocela terra-terra: tu credi sul serio che un ragazzo medio di diciassette anni, sia pure uno sempre sulle sue come Remus, non desideri nemmeno un po’ la compagnia di qualche esponente dell’altro sesso per qualcosa che non sia una semplice amicizia? Parlo da un punto di vista puramente fisico: almeno per il momento, lasciamo stare quello emotivo, visto che Remus è talmente contorto che ci si potrebbe stare sopra un paio d’anni… Allora?".

"Da ragazzo medio di diciassette anni, posso dire che lo ritengo se non impossibile, almeno molto, molto improbabile".

"Perciò, secondo te, Remus sta davvero meglio così?".

"No, non lo credo: non lo credevo nemmeno prima che citassi gli ormoni impazziti degli adolescenti, ma dovevo pur cercare di farti desistere…".

"Perché vuoi farmi desistere?".

"Perché Remus ti farà a pezzettini microscopici se lo infili in una situazione del genere: dal punto di vista sentimentale, è perfino più contorto di te, il che è tutto dire, soprattutto dopo gli avvenimenti degli ultimo due o tre giorni; quanto al punto di vista fisico, ha sempre represso i suoi istinti, di qualunque tipo essi siano, a causa del suo piccolo problema peloso…".

"Perciò, tu vorresti lasciarlo a vegetare nella sua solitaria bolla vita natural durante? Si merita di meglio e lo sappiamo entrambi: da qualche parte c’è sicuramente una ragazza pronta ad accettarlo per quello che, piccolo problema peloso o meno, ma non la troverà mai se non si decide a uscire dal guscio… E non uscirà mai dal guscio, lo sai: non l’ha fatto nemmeno con noi, siamo stati noi a tirarlo fuori!".

"Non puoi nemmeno obbligarlo" ribatté James. "Più spingerai in quella direzione e più la cosa ti si ritorcerà contro, almeno questo devi capirlo: Remus ha bisogno dei suoi tempi, tutto qua".

"E per curiosità, quali sarebbero i suoi tempi? Un paio di ere geologiche? Dobbiamo aspettare la prossima glaciazione prima di vederlo uscire con qualcuno che non sia tu, io, Peter, Lily, Mel e Alice?".

"Beh, forse aspettare una glaciazione è eccessivo, ma non credo che siamo troppo lontani: magari la caduta di qualche asteroide o direttamente l'Apocalisse!".

"E tu davvero vuoi metterti comodo ad aspettare l'Apocalisse?".

James si strinse nelle spalle, senza avere idea di che dire: sapere che l'amico aveva perfettamente ragione e cercare nel contempo di fargli cambiare idea lo rendeva a corto di argomenti ragionevoli. "Senti, Padfoot, sono d'accordo con te. Ma" aggiunse in fretta, vedendo la faccia soddisfatta di Sirius, "non puoi obbligarlo a fare una cosa che non vuole fare...".

"Come se fosse la prima volta...".

"Ok, riformulo: non puoi obbligarlo a fare questa cosa. Anche ammesso che trovi una ragazza interessata a lui e che gli interessi, come conti di farli stare insieme da soli e impedire a Remus di tornare a nascondersi nella sua tana al primo segnale di pericolo? Non è che puoi stare lì con la bacchetta puntata alla sua schiena: sarebbe giusto un pelo sospetto e guasterebbe l'atmosfera...".

Sirius non trovò di che ribattere e tacque, riflettendo sul problema. In effetti, non era tanto organizzare un appuntamento a Remus, la parte davvero difficile era convincerlo ad andarci e non svignarsela appena capiva cosa stava succedendo. Come aveva giustamente puntualizzato James, non potevano stare a controllarlo e costringerlo a restare: al più, potevano spiarlo da lontano o cose simili. Certo, a meno che...

Il seme di una malsana idea gli germogliò in testa, facendogli spuntare un sorriso cospiratorio sul viso che fece allarmare James, già convinto che la faccenda fosse chiusa.

"E adesso perché fai quella faccia? Non mi piace quella faccia: quando la fai, il più delle volte ci ritroviamo a pulire gabinetti con uno spazzolino da denti e Gazza che ci sorveglia come un falco!".

"Prongs, uomo di malafede, stavo solo pensando una cosa: tutto il tuo discorso di poco fa si basa sul fatto che Remus sia consapevole di essere a un appuntamento galante, giusto? E se non lo sapesse?".

James corrugò la fronte, decisamente perplesso: il suo amico stava delirando, non c'erano dubbi, tutti i recenti e importanti cambiamenti dovevano avergli fuso anche l'ultimo neurone che gli restava. Ma siccome i folli bisogna sempre assecondarli, decise di dargli ancora un po' di corda, giusto per vedere dove voleva andare a parare coi suoi vaneggiamenti. "Padfoot, insieme abbiamo compiuto imprese ai limiti dell'impossibile, ma, in tutta sincerità, come pensi di poter mascherare un appuntamento al punto che Remus non si accorga di essere ad un appuntamento?".

"Ma è semplice, mon ami: noi combiniamo la cosa con la ragazza in questione, stabilendo ora e luogo, poi alla data ora e luogo ci spediamo Remus, che finirà casualmente per scontrarsi con la fanciulla, la quale troverà una scusa per attaccar bottone e... Bim, bum, bam, detto fatto, appuntamento in incognito servito!".

Pur nella sua totale stupidità, James rimase ammirato dal fatto che Sirius fosse riuscito a mettere insieme un piano così contorto in pochi minuti. "Sirius, non vorrei fartelo notare, ma ti rendi conto che questa tua idea fenomenale ha più falle di una nave che affonda?".

"Fammi qualche esempio?".

"Prima di tutto, Remus non è così scemo da cascarci: capirà che stai macchinando qualcosa prima ancora che tu apra bocca. E, anche ammesso che abboccasse, ci vuole molto di più di una scusa per fargli attaccar bottone con una semisconosciuta, che verrà liquidata con una risposta gentile e un saluto".

"Remus è troppo educato: se la ragazza insisterà, lui le andrà dietro, ci scommettei qualunque cosa. Altre domande, Mister Disfattista?".

"In effetti, sì, ne avrei giusto una..." ribatté James, certo che con questo avrebbe definitivamente messo al tappetto l'amico.

"Sentiamo, spara!" lo incitò Sirius, forte della convinzione di aver ideato un piano a prova di bomba.

"Dove diamine pensi di trovarla una ragazza disposta a prestarsi a questa pagliacciata?".

Sirius sorrise con aria malefica e James seppe (e a ragione) che i loro guai erano appena cominciati. "Oh, penso di potermi inventare qualcosa...".

******

Melanie si svegliò con un largo sorriso sulle labbra la mattina successiva, sentendosi felice come di rado le era capitato: era la fidanzata di Sirius Black! Dopo tanti anni a sperare nell'ombra, a sognare ad occhi aperti, finalmente Sirius era suo. Le sembrava di essere a un passo dal levitare da terra tanta era la gioia che provava in quel momento: possibile che non fosse stato tutto un sogno?

Presa da una sorta di panico irrazionale, schizzò a sedere: era tutto tro ppo bello per essere vero, non è che aveva sul serio sognato tutto quanto? Conoscendosi, sarebbe stato pure possibile... Ma no, era ridicolo: si stava facendo un sacco di paranoie per nulla!

Allungò la mano verso il comodino, in cerca degli occhiali, ma la sua mano si chiuse solo sulla sua sveglia e sul vuoto: dov'erano finiti adesso quei dannati così? Oh, ma certo, lei e Sirius li avevano calpestati a morte il giorno prima, che stupida: come aveva fatto a dimenticarsi di aver passato tutta la serata precedente cieca quasi quanto un pipistrello?!

Sarà il caso che riesumi le lenti a contatto dai fondi del mio baule, sperando che siano ancora lì... Altrimenti, le sarebbe toccato andare a elemosinarne di nuove da Madama Chips e l'idea di doverle spiegare in quali particolari circostanze aveva distrutto i suoi fidati occhiali non la faceva per nulla impazzire.

Stava appunto frugando nel baule, quando Lily comparve dal bagno, già vestita.

"Ah, mi sembrava di aver sentito dei rumori: buon giorno! Che stai facendo?".

"Cerco di ricordare dove ho cacciato le lenti a contatto che tu e Alice mi avete convinta a comprare l'anno scorso: sono certa che siano qua dentro da qualche parte...".

"Beh, come indicazione è piuttosto generica" osservò Lily, avvicinandosi per aiutarla nella ricerca. "A proposito, dormito bene?".

"Perché mi fai questa domanda?" ribatté Melanie, ricordandosi giusto in quel momento che Sirius aveva popolato parecchio i suoi sogni quella notte.

"Oh, così: avevi un'aria talmente beata quando mi sono alzata che dovevi di certo sognare qualcosa di bello... Non è che per caso c'entra un certo ragazzo di mia conoscenza?".

"Cominciamo con questi discorsi già di prima mattina?".

"Il che equivale a un sì, giusto, Mel?".

Melanie scrollò le spalle, divertita. "E anche se fosse? A questo punto, sono autorizzata a sognare Sirius quanto mi pare, direi!".

"Certamente" assentì Lily. "Credo di non averti mai visto più raggiante di ora: sono molto felice per te".

La ragazza sorrise, sentendosi pronta a prendere il volo. "Chi l'avrebbe mai detto, eh? Io e Sirius, tu e James: siamo la dimostrazione vivente che nel proverbio ‘chi la dura, la vince’ c'è un fondo di verità!".

"Approvo e sottoscrivo... Ah, ecco qua le lenti disperse!" annunciò Lily trionfante, mettendole in mano la scatoletta.

"Oh, grazie a Morgana, sono proprio stufa di brancolare nella nebbia: sono talmente stufa che sono perfino contenta di infilarmi negli occhi questi strumenti di tortura!".

"Che esagerata: devi solo farci l'abitudine, cosa che non accadrà mai se non ti decidi a metterle".

"Beh, ormai non ho alternative, giusto? A parte forse un cane guida per ciechi!".

Lily scoppiò a ridere, prima di spingere l'amica verso il bagno. "Coraggio: mostra al resto del mondo quei tuoi splendenti occhi blu! Non vorrai far aspettare il tuo principe azzurro?".

"Giammai!".

Melanie uscì dal bagno dieci minuti dopo, sbattendo le palpebre con aria un po' infastidita.

"Allora, quante dita vedi?" la prese in giro Lily, sventolandole in faccia la mano.

"Tre e non sei divertente!" sbuffò la ragazza, lottando contro l'istinto di grattarsi gli occhi: Lily aveva ragione, se voleva abituarsi, doveva armarsi di pazienza e provare, era solo questione di un po' di tempo. Perlomeno, adesso ci vedo: è già un progresso!

"Ma dov'è Alice?" domandò, notando solo in quel momento l'assenza dell'amica.

"Prova ad indovinare...".

Melanie annuì, intuendo senza difficoltà il sottinteso: ovviamente, tempo della corrispondenza mattutina con Frank. "Se l'anno scolastico non finisce in fretta, credo proprio che quella ragazza impazzirà!".

"Già, lo penso anch'io... Dai, andiamo a fare colazione".

Arrivate in Sala Comune, comunque, trovarono James e Sirius ad aspettarle.

"Non sapete stare nemmeno tre secondi senza di noi?" domandò Lily, ironica, salutando il fidanzato con un bacio.

"No, siamo noi che anticipiamo i vostri desideri, cosicché non dobbiate mai sentire la nostra mancanza" fu l’altrettanto ironica risposta.

"Che fidanzati premurosi" fu il commento di Melanie. "Non siamo fortunate?".

"Indubbiamente… Ma se questi prodi giovani volessero davvero anticipare i nostri desideri, ci porterebbero la colazione in camera!".

"Ehi, ora pretendi troppo, Lily!" protestò Sirius. "Noi non possiamo salire nel vostro dormitorio!".

"Vuoi forse farmi credere che i grandi Malandrini, dall’alto della loro onniscienza e onnipresenza, non hanno mai trovato il sistema per intrufolarsi nei dormitori femminili?".

"Chi lo sa: lo scoprirete solo vivendo…" fu la criptica risposta di James.

Lily e Melanie si scambiarono un’occhiata scettica. "Sarebbe un sì?".

"Io propongo di lasciar perdere e andare a far colazione" dichiarò Sirius. "Ho fame!".

"Tu hai sempre fame, Padfoot" gli ricordò James.

"Dai, andiamo" disse Lily, prendendo il fidanzato per mano e pilotandolo verso l’uscita. "Una volta tanto, Sirius ha detto una cosa intelligente: dei vostri affari malandrineschi preferisco saperne il meno possibile!".

"Donna saggia" commentò Sirius. "Mel, ti posso chiedere una cosa?".

Quest’ultima sgranò gli occhi, sorpresa dal tono vagamente cospiratorio del ragazzo. "Sicuro… Ma devo preoccuparmi? Non mi piace granché il tuo tono…".

Anche James si era voltato, con qualcosa di simile a rassegnazione mischiata a una debole speranza negli occhi. "Sirius, te lo dico per l’ultima volta: lascia stare, questa storia porterà solo casini!".

"Ok, la cosa è grave se perfino tu disapprovi" si intromise Lily, entrando subito in modalità "Caposcuola Sospettosa". "Che vai tramando adesso, Black?".

"Rossa, te l’ha mai detto nessuno che è vagamente da schizofrenica il modo in cui passi dall’affettuosa fidanzatina tutto miele al noioso prefetto rompiballe in meno di tre secondi?".

"Primo, piantala di chiamarmi Rossa; secondo, io faccio il noioso prefetto rompiballe se lo ritengo necessario e il fatto che nemmeno James voglia prendere parte a qualunque cosa tu stia architettando mi fa capire che sia assolutamente necessario; terzo, ma è mai possibile che non siate capaci di restare buoni senza far danni più di dodici ore filate?!".

"Prongs, porta via la tua fidanzata o finisce che la do in pasto alla piovra gigante!".

"Andiamo, Lily" ubbidì diligente James, invertendo i ruoli e trainandola verso il ritratto della Signora Grassa.

"Ma…".

"Fidati, tu non vuoi essere coinvolta… E nemmeno io: voglia che sia messo agli atti, per evitare le certe e future dolorose ripercussioni!" urlò in modo da farsi sentire anche da Sirius.

"Come ti pare" gridò questo in risposta, prima di tornare a rivolgersi a Melanie. "Allora, dov’eravamo?".

"Stavi per domandarmi qualcosa…" gli ricordò la ragazza.

"Ah, giusto! Senti, tu sai per caso di qualche ragazza a cui piace Remus?".

Annichilita, Melanie lo guardò come se le avesse chiesto se aveva visto un maiale volante che girava in circolo intorno alla torre di astronomia: ma che razza di domanda era? Quello era decisamente l’ultimo argomento che si aspettava di vedere tirato in ballo! E poi perché diavolo voleva saperlo?

"Sirius, perché pensi che io sappia risponderti?".

"Boh, non so… Sei una donna: le donne non parlano di queste cose?".

Tipico ragionamento maschile… "Sicuro" rispose, con una vena di malcelato sarcasmo. "Ma io non mi interesso più di tanto a questo genere di pettegolezzi: dovresti chiedere a Alice, lei sa vita, morte e miracoli di tutta la scuola!".

"Sei sicura?" insistette Sirius, senza nascondere la sua delusione. "Ma proprio sicura, sicura, sicura?".

Melanie sbuffò, sentendosi la testa vagamente per aria: dannazione a lui e ai suoi occhioni da cucciolo bastonato! Alla faccia da tutto, gli bastava ancora uno sguardo per farla partire per il mondo dello zucchero filato: aveva come la vaga impressione che avrebbe conservato quel potere vita natural durante… E anche oltre, probabilmente!

"Aspetta, fammi pensare!" gli disse, cercando di ricomporsi appena un minimo: per Morgana, erano fidanzati adesso, se continuava a farle quell’effetto ne sarebbe andata della sua sanità mentale. Stupidi ormoni!

Concentrati Mel, invece di pensare a quanto gli donino quei pantaloni … Ma santa Circe, gli stanno proprio bene… Alt, niente pensieri peccaminosi, non è il momento! Concentrati, stavamo parlando di Remus… Mmmm, una ragazza interessata a lui? Ci sarà pure qualcuno, di certo in una delle sue miriadi sessioni di aggiornamento gossip, Alice avrà menzionato… Aspetta, aspetta, com’è che si chiamava quella che ha citato ieri quando io e Remus abbiamo fatto finta di uscire? Il nome, il nome: forza, Mel, spremi quelle meningi buone a nulla…

"Megan Spencer!" esclamò con aria trionfante. "Sì, Alice me l’accennato giusto ieri…".

"Megan Spencer? Grande!" esclamò Sirius entusiasta. Il suo sorriso si spense subito quando chiese: "Chi è Megan Spencer?".

Melanie roteò gli occhi al cielo. "Corvonero, bionda, occhi chiari, un po’ timida…". Sirius continuò a guardarla con sguardo vacuo, nemmeno gli stesse parlando in ostrogoto. "È pure del nostro anno, abbiamo sempre seguito le lezioni di Incantesimi insieme, si siede sempre un paio di file dietro a me, Lily e Alice… Una volta, le avete pure lanciato per sbaglio una delle vostre dannate palle di carta rimbalzanti, devi ricordartene!".

Il viso di Sirius si illuminò di improvvisa comprensione. "Ah, quella che non parla mai…".

"Non la metterei proprio in questi termini: piuttosto, che tu e James siete troppo irruenti per i suoi gusti e la mettete a disagio".

"Cosa sai dirmi di lei?".

"Per quelle rare volte che ci ho parlato, mi è sembrata simpatica, anche se tende a stare un po’ sulle sue… Ma a vederla con le sue amiche intime, penso che abbia una bella chiacchiera, se si trova a suo agio con le persone giuste".

Sirius annuì con aria seria, analizzando le nuove informazioni ottenute. "E sei certa che le piace Remus?".

"Alice dice che ha una cotta per lui da oltre un anno, se sia vero poi non lo so…".

"Perfetto, perfetto". Sirius sorrise con aria soddisfatta. "Questa Megan sembra proprio la ragazza giusta… Grazie Mel, sei stata di grande aiuto!" e la gratificò con un bacio che fu accolto più che volentieri.

"Prego… Ma si può sapere che vuoi fare con queste informazioni?" domandò poi, ancora perplessa sugli scopi che Sirius si stava prefiggendo.

"Beh, la mia idea di combinare una specie di appuntamento al buio tra Remus e questa Megan…".

"E Remus è d’accordo con questa cosa?".

"Lo sarà, tranquilla… Però, stavo pensando, se Megan sta sulle sue con le persone con cui non è in confidenza, dubito che mi darebbe retta… Ci parleresti tu per me?".

"Io? Sirius, non mi garba tanto l’idea di essere coinvolta nei vostri piani bislacchi…".

"Andiamo, Mel, devi solo andare da lei e dirle di farsi trovare in un dato posto a una data ora…".

"Mi sembra una cosa stupida… E non sono così sicura che Remus ne sarà felice…".

"Non ti preoccupare, a Remus penso io… Su, Mel, me lo fai questo piccolo favore?".

Oh, no, ecco che mi fa di nuovo quegli occhi malefici! Brutto bastardo approfittatore, lo so che lo fai apposta! Ma sei tanto carino…

"Non c’è nulla di strano sotto, vero?" insistette, sentendosi fiera di sé stessa: perlomeno, aveva conservato un minimo di lucidità. "Solo un banale appuntamento al buio?".

"Solo un banale appuntamento al buio" le assicurò Sirius. "Allora, mi aiuterai?".

"Uff, e va bene! Non sono certa al cento per cento che sia una buona idea, ma va bene!". Il fatto che riesca a manipolarmi con tanta facilità, invece, non va bene per niente: dovrò indurirmi un pochino, altrimenti non ne uscirò viva!

"Ti adoro, Mel!" chiocciò Sirius, felice come un bambino, baciandola di nuovo. "Dai, andiamo a fare colazione, mentre discutiamo i dettagli!".

"Ah, ah…" riuscì solo a dire Melanie, mentre lo seguiva quasi galleggiando. Oh, sì, doveva decisamente indurirsi e imparare a tenere un po’ più a freno i suoi ormoni o Sirius Black se la sarebbe mangiato per colazione!

******

Quel pomeriggio, nella Sala Comune di Grifondoro regnava un’insolita quiete, specie se si considerava che era domenica e che tutti e quattro i Malandrini più la piccola Dora erano presenti, nel loro solito angolo, impegnati in varie attività: Dora disegnava e a giudicare dalla grande concentrazione con cui fissava il foglio stava dipingendo il suo capolavoro; Remus aiutava Peter con il ben noto questionario di Erbologia; James semplicemente bighellonava giocherellando con la sua bacchetta (Remus aveva già commentato che gli dava un quarto d’ora al massimo prima di affatturare per sbaglio qualcuno); e Sirius aspettava il momento opportuno per mettere in atto il suo malvagio piano.

Doveva solo aspettare che Remus fosse sufficientemente assorbito da Peter e la sua testa dura da non far caso a quello che gli accadeva intorno e poi… SBAM! Avrebbe fatto scattare la sua trappola!

James di tanto in tanto gli lanciava occhiate in tralice, cercando di capire se avesse o meno abbandonati i suoi oscuri propositi e, in caso contrario, se poteva ancora trovare la maniera di fermarlo: ma una parte di lui sapeva bene che cercare di convincere Sirius a desistere quando era partito come in quel momento sarebbe stato come cercare di fermare un drago con una piuma!

"Ma no, le Rape Gialle del Congo non servono a fare un tipo particolarmente saporito di zuppa!" sbuffò in quel momento Remus, con aria frustata. "Buon Merlino, sono pure velenose!".

"Ah, già, è vero… Allora a che servono le Rape Gialle del Congo?".

"Questo dovresti dirmelo tu, Wormtail…".

Sirius abbozzò un sorriso soddisfatto: Remus aveva il tipico sguardo un po’ allucinato di chi ripete per l’ennesima l’alfabeto ad un bambino un po’ lento e considera di vitale importanza riuscire a inculcarglielo prima di sera, a quel punto ci sarebbe voluto del bello e del buono per distoglierlo dal suo frustante compito. Era tempo della fase due…

"Ehi, Dora, che disegni di bello?" domandò, sporgendosi per guardare.

In risposta, la bambina quasi si sdraiò sul foglio per impedirglielo, travolgendo vari oggetti nel percorso, inclusa una boccetta di inchiostro che mancò di un pelo il compito di Erbologia, cosa che a sua volta provocò l'urlo isterico di Peter, che si era già visto mandare in fumo il lavoro tanto faticosamente svolto fino a quel momento.

"Voi due, per favore, state buoni" li pregò Remus, massaggiandosi le tempie. "Allora, queste Rape Gialle..." aggiunse subito dopo, senza nemmeno prestare scelto alle scuse mezzo smozzicate di Sirius.

"Ehi, calma, piccola, non te lo mangio mica!".

"Non puoi vedere!" protestò Dora con fervore, sempre proteggendo il foglio con il suo corpo. "È una sorpresa".

"Lasciala fare, Padfoot" gli consigliò in tono annoiata James. "Non lo sai che gli artisti non fanno mai vedere il loro lavoro finché non è finito?".

"Prongs, vorrei quasi dirti di andare a quel paese, ma mi sono stufato di continuare a ripetertelo!".

"Tanto, dicendomi che non vuoi dirmelo, me lo hai appena detto!".

"Oh, al diavolo, James! Lasciami lavorare in pace...".

"Il tuo concetto di 'lavoro' è piuttosto opinabile, se mi permetti di fartelo notare..." osservò ancora quest'ultimo con uno sbadiglio.

Sirius resistette alla tentazione di ribattere, sapendo che con l'intenzione di avere entrambi l'ultima parola sarebbero potuti andare avanti all'infinito, e tornò a dedicare la sua attenzione a Dora, che nel frattempo aveva ripreso la sua opera.

"Senti, Dora, posso chiederti una cosa?".

"Non lo puoi vedere il disegno finché non è finito, Sirius!" ribatté la bambina, senza nemmeno guardarlo.

"No, volevo chiederti un'altra cosa: quando hai finito, mi fai un disegno del Gatto con gli Stivali?".

"Il che?" fece Dora ad occhi sgranati.

"Ah, non lo conosci? Vabbè, come non detto, allora...".

"Che cos'è il Gatto con gli Stivali? Lo voglio sapere, dimmelo!" insistette la bambina.

"Oh, è soltanto una favola..." la liquidò con noncuranza Sirius, interiormente soddisfatto di aver conquistato la sua totale attenzione.

"Una favola?".

"Ah, ah, una favola con un gatto... Ma come, Remus non te l'ha raccontata?" chiese con finto stupore Sirius. Ora doveva solo sperare che...

"Remus!" strillò Dora, andando ad aggrapparsi al braccio del ragazzo. "Perché non mi hai raccontato la favola del Gatto con gli Stivali?".

Remus la fissò stralunato per qualche secondo, con la testa ormai satura delle dannate Rape Gialle del Congo per poter capire anche una domanda così elementare. "Eh, cosa? Come dici?".

"Il Gatto con gli Stivali, Remus: perché Sirius la conosce e io no? Anch'io voglio sentire la favola! Andiamo a prenderla in biblioteca!".

Dora cercò di trascinarlo verso l'uscita, ma il ragazzo si oppose. "Devo finire di aiutare Peter coi compiti, Dora: dopo andiamo, promesso!".

"Ma dopo è tardi!" protestò Dora.

"Su, fa la brava…".

Dora lo guardò immusonita, ma fece per tornare al suo posto, quando Sirius si intromise: "Senti, Moony, vai pure con Dora in biblioteca… Aiuto io Peter con Erbologia".

"Tu?" dissero in coro gli altri tre Malandrini, con volti uno più sbalordito dell'altro.

"Sì, io".

"Ma Sirius, tu sei così…" cercò di protestare Peter, incerto su quale fosse il termine meno offensivo con cui descrivere le scarse capacità d'insegnante di Sirius.

"Per dirla gentilmente, perfino Mocciosus sarebbe un insegnate migliore di te, Padfoot!" gli venne in aiuto James. "E considera che Mocciosus probabilmente metterebbe sotto aceto le teste degli studenti che lo fanno incavolare!".

"Beh, se Remus non si prende cinque minuti di pausa, la sua testa imploderà e ci toccherà pulire un bel macello!".

"Grazie dell'immagine poetica" commentò sarcastico Remus. "Non sono convinto che sia una buona idea…".

"Andiamo, Moony, perfino uno Snaso con problemi di concentrazione riuscirebbe a rispondere a quattro domande… E la piccola non sembra disposta a sentire ragioni!".

Dora infatti aveva continuato imperterrita per tutto il tempo a tirarlo per un braccio, implorandolo con gli occhi di venire.

"Wormtail, ti va bene? Non ci metterò tanto…".

Peter non sembrava particolarmente convinto, ma un'occhiata omicida lanciatagli fugacemente da Sirius lo convinse ad annuire con vigore.

Remus sospirò. "Vedete di non bruciare i libri, distruggere la scuola o qualche altra cosa simile mentre non ci sono...".

"Moony, Moony, Moony, ti abbiamo mai dato motivo di dubitare di noi?" gli chiese Sirius, spingendolo verso l'uscita mentre Dora lo trainava.

"Qualche centinaio solo nelle ultime ventiquattr'ore… E il fatto che tu sia tanto ansioso di liberarti di me non mi fa certo ben pensare".

"Andiamo, Remus!" lo spronò Dora.

"Ok, ok, arrivo…Ma prima: Accio!" declamò, appellando il suo questionario già completo. "Dubito che vogliate davvero fare i compiti, ma non si sa mai!".

"Ciao, ciao Remus" lo salutò Sirius, mentre il ritratto si richiudeva dietro di loro. Il tutto in perfetto orario, oserei aggiungere…

Una scarica magica lo raggiunse alla chiappa, facendolo sobbalzare. "JAMES!" strillò, girandosi furibondo.

"Non l'ho fatto apposta" si difese lui, anche se la faccia suggeriva tutto il contrario. "Mi è scappata…".

"Sì, come no…".

"Qualcuno potrebbe spiegarmi cosa sta succedendo?" s'intromise Peter. "Perché hai voluto sbarazzarti di Remus?".

"Remus ha un appuntamento" spiegò Sirius, guardando l'orologio. "E se non si sbriga, farà pure tardi!".

La risposta lasciò ancora più perplesso Peter, che corrugò la fronte senza capire, mentre fece scuotere il capo a James. "Come ti è venuto in mente di coinvolgere pure la nanerottola in questo piano folle? Da dove l'hai tirato fuori il Gatto con le scarpe o come cavolo si chiamava?".

"Ehi, è stato Remus stesso a darmi l'idea: quei due hanno cospirato alle mie spalle per giorni! Rendo solo il favore... Mi sono fatto suggerire da Mel una favola coi gatti e ho controllato che sui libri che hanno preso in biblioteca che non ci fosse: Sirius Black non lascia certo i lavori a metà!".

"E per curiosità, non credi che la presenza di una bambina di quattro anni potrebbe guastare l'atmosfera del tuo appuntamento non-appuntamento?".

"Oppure, maschererà ancora di più il sotterfugio…".

James scosse il capo, suo malgrado ammirato. "Sai, se usassi per studiare anche solo un quarto dell'impegno che ci metti a orchestrare stupidi piani cervellotici, saresti lo studente migliore di tutti i tempi!".

"Merci, mon frère" lo ringraziò Sirius con un gesto del capo.

"In tutto questo bel teatrino" intervenne Peter, "posso sapere come farò a finire il questionario di Erbologia, visto che dubito seriamente che tu abbia davvero intenzione di aiutarmi?".

"Facile, puoi copiare quello che James ha copiato da Remus questa notte. Giusto, Prongs?".

"Sicuro… acconsentì quest'ultimo, tirando fuori la pergamena e passandola all'amico. "Tanto per sapere, Mister Io-Non-Sbaglio-Mai dei mie stivali, hai già pronto un piano di fuga per quando Remus scoprirà tutto e verrà a cercarti per appenderti alla Torre di Grifondoro per le mutande?".

"Sei troppo pessimista: io dico che andrà tutto bene!".

La cosa peggiore, realizzò James guardando il volto convinto dell'amico, era che lui ne era davvero convinto.

Lyrapotter’s corner

Lo so, sono un mostro… Qualcuno mi crede se dico che avevo perso al cognizione del tempo al punto che non mi ero neppure accorta che è da febbraio che non pubblico? Probabilmente no, ma giuro che è la verità: fra università, contest vari, impegni di varia natura e, lo ammetto, pure poca voglia, ho sepolto questa fanfiction in fondo alla lista delle priorità: sono la prima a vergognarmene, ve l’assicuro.

Anche per questo ho deciso di postare, anche se il capitolo per come l’avevo pensato non l’ho ancora finito (e chissà quando lo finirò, con gli esami che incombono…): primo, come ho appena detto, non ho idea di quanto avrei potuto finirlo, visto che ora come ora vado al ritmo di una/pagine a sera, se va tutto bene; secondo, già così stava venendo fuori una sottospecie di interminabile mostro, se l’avessi pubblicato intero sareste tutti morti di vecchiaia prima di finire!; terzo, arrivare ai tre mesi di ritardo sarebbe stato davvero eccessivo.

Morale della favola, questa storia non vuole saperne di finire, a quanto pare: credo che ormai viva di vita propria! Guardate il lato positivo (almeno mi auguro che per voi sia positivo!), ci sarà un capitolo in più da leggere per voi, alla faccia delle mie previsioni!

Bah, bando alle ciance, tempo di ringraziare:

Dance, spero che sia stato un piacere anche stavolta, nonostante il taaanto tempo che è passato! Non preoccuparti, per i doppi sensi non si scandalizza nessuno, anzi sono io la prima a farli, eh, eh!!!!!!

Nena_Black91, grazie mille, leggere recensioni così entusiastiche fa sempre un grande, grandissimo piacere! Tranquilla, vedrai che con il tempo l’ispirazione giusta arriverà…

Brando, Dora sa essere assai martellante quando vuole, questo è assolutamente innegabile: credo che i Malandrini erigeranno a Lily una statua per averli salvati dalla spinosa situazione… Sta pur certa Alice e Mel torneranno alla carica (non so dove e quando, ma accadrà XD).

Kokylinda2, il troppo stroppia, è innegabile, e comunque continuare fino alla morte di Lily e James avrebbe snaturato troppo la storia, in fondo non c’entrava nulla! Moony ha risentito troppo della vicinanza di James e Sirius: parla senza pensare XD Cercherò di accontentarti sulla parte Lily/James prima della fine, promesso!

_Mary, ed ecco qua una delle mie fedeli… Sai, non vorrei mai che tua mamma uno di questi giorni decida di chiamare i simpatici ometti del manicomio (uao, adesso mi auto-cito pure, quanto me la tiro…), nel sentirti sempre a ridere da sola davanti al computer, non sarebbe una bella cosa… Comunque, doveva essere colpa di Remus, altrimenti era troppo scontato, non credi? Credo che Sirius le avrebbe bloccato la crescita, a quella povera bambina… A quanto pare, la fortuna ti arride: tra il dire e il fare, c’è di mezzo un oceano, almeno nel mio caso, comincio seriamente a credere che questa storia non vedrà mai la fine!!!

evelyn_cla, no, no, riprenditi, forza, chi un defibrillatore?! Ok, scleri a parte, grazie!!!!!! Cosa mai avrà detto Lily a Dora? Io non lo so… O forse lo so e magari ne avrete un micro-assaggio nel prossimo capitolo, chissà (l’autrice prende le distanze da qualunque dichiarazione compromettente…).

hermy101, grazie!

malandrina4ever, credo tu faccia bene a spaventarti sull’epilogo: senza anticipare troppo, sarà ben poco intonato ai toni del resto della fanfiction, ma ormai c’è l’ho talmente scolpito in mente che non posso non scriverlo… Ma è ancora prematuro parlarne, direi… Mi dispiace, ma colui noi sappiamo apparrà nel prossimo capitolo causa deviazione di percorso, spero che tu e Julia abbiate ancora un po’ di pazienza…

Iva27, immagino che anche tu sarai felice di sapere che si è aggiunto un altro capitolo, allora… Non ho ancora ben chiari quali saranno i miei futuri progetti: ho almeno un paio di long che vorrei sviluppare, ma prima penso mi dedicherò a un po’ di "one-shoteraggio" su argomenti vari per riprendere fiato: le idee sono tante, te l’assicuro, che siano anche belle, non lo so…

Rebecca Lupin, non è corretto, non puoi ritorcermi contro i trucchi della mia stessa creatura XD La guest star è slittata, purtroppo, ma tranquilla che arriva!

_Polla_, Melanie ringrazia sentitamente ed è assai felice di essere l’idolo di qualcuno: insomma, deve pur tenere testa al suo bambinone (sì, Sirius, sto parlando di te!). Grazie per i complimenti!

LadyMorgan, mia amata omonima di quella città non poi così lontana, con quella palla pelosa di Sirius cos’altro potevamo aspettarci? Lo so, qualche passaggio si è perso per strada, ma pazienza: si amano, l’importante è questo no? Lily è di certo un geniaccio per essere riuscita a placare la curiosità di Dora, non c’è dubbio (annuisce con aria convinta): James, un consiglio, tienitela molto stretta, quella santa ragazza! Questa storia non arriverà mai al punto in cui muoiono tutti, garantisco: non c’azzeccherebbe nulla in fondo, no? Anche se l’epilogo… Taci, dannata coscienza, non vogliamo spoilerare la nostra amata lettrice, no? Come sempre, Silvia Alfa // facciamo una petizione per ottenere i voti di esami/interrogazioni sulla fiducia?

Julia Weasley, scusa, scusa, scusa, ho fomentato le tue speranze e te le ritrovi distrutte sul più bello! Come già detto sopra, Colui che noi sappiamo apparirà nel prossimo capitolo (e stavolta sul serio, perché quella parte è già scritta!), scusa ancora, ma se non agivo così rischiavamo di vedere questo capitolo a ferragosto!!!!! Spero che Sirius e Mel ti facciano un effetto strano in senso buono, dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per farli mettere insieme… Come hai visto, però, Melanie non si smentisce mai alla fine XD Studia, studia che è meglio (e magari dovrei farlo pure io…)! Ah, scusa se non ho più recensito la tua storia, ma in questi giorni sono impegolata all’ennesima potenza e il tempo mi manca proprio: rimedierò quanto prima!

NemoTheNameless, beh, in verità non gliel’ho fatta dire esplicitamente la parola sesso a Remus, mea culpa: era inteso per essere compreso tra le maledizioni che lancia ai due neo fidanzatini impegnati in edificanti attività… Se quei sette fossero stati amici da subito (sommiamoci pure Frank che con lo spirito è sempre presente) il castello sarebbe crollato sul serio, credo XD

Alohomora, altra favola della buonanotte, spero gradita! Su, su che prima della fine ci saranno ancora tre capitoli (salvo altri incidenti di percorso che a questo punto non mi sento di escludere sinceramente!)… Oddio, non mi ero nemmeno accorta del secondo poco felice senso di quel "morirò con il sorriso sulle labbra"… Sirius, perché? Rowling ti odio! Scusa, una parte del mio cervello è rimasta bloccata da quando ho letto la fine dell’Ordine della Fenice…

E grazie a anche a Laura, ovviamente!

Ok, mi accomiato senza promesse, quando mi rivedrete, mi rivedrete! See you soon!

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Capitolo 25
*** Capitolo XXIV ***


BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO XXIV

Dal canto suo, Megan Spencer, beatamente ignara di essere appena stata coinvolta in uno degli stupidi piani di Sirius Black, aspettava l’arrivo di Remus, ammazzando il tempo gironzolando senza metà tra gli scaffali della biblioteca: in fondo, per una Corvonero, era quasi un habitat naturale.

In realtà, più i minuti passavano, più le montavano i dubbi su tutta quanta quella situazione. Insomma, se Remus voleva sul serio uscire con lei, perché non era venuto a chiederglielo di persona? Passi la timidezza (lei per prima in più di un anno non era mai riuscita a racimolare il coraggio per farlo), ma nemmeno lei si sarebbe ridotta a usare un’amica come intermediario… Per di più Melanie Griffith, con cui era uscito nemmeno un giorno prima!

Forse aveva fatto male ad accettare: la verità era che, quando Melanie era venuta a parlarle, era talmente contenta e su di giri che aveva detto di sì senza nemmeno pensarci. Ovviamente, a mente fredda e qualche ora più tardi, l’incertezza non aveva faticato troppo farsi strada nella sua mente: le pareva impossibile che proprio il ragazzo per cui aveva una cotta pazzesca le avesse dato appuntamento così all’improvviso, era troppo bello per essere vero! Se poi si considerava la sua insicurezza quasi patologica, soprattutto in materia di ragazzi, le ragioni per essere fiduciosa diminuivano drasticamente.

Guardò l’orologio: Remus era già in ritardo di quasi un quarto d’ora. Che avesse cambiato idea? O magari era tutto uno scherzo? Le sembrava assurdo che Remus o anche Melanie potessero orchestrare una cattiveria simile, però forse c’era sotto lo zampino di Black e Potter…

Ok, Megan, calma, adesso stai diventando paranoica: qualche minuto di ritardo può capitare a tutti, giusto? Vedrai che arriverà da un momento all’altro…

"Remus, vieni! Presto, presto!" gridò in quel momento una voce infantile.

"Dora, per favore, fai piano" fu la pacata e sussurrata risposta.

"Ops, scusa!".

Il cuore di Megan saltò un paio di battiti, mentre il libro che aveva in mano le cadeva per l’agitazione. Si sporse oltre lo scaffale, attenta a non farsi vedere. Oh Merlino, eccolo! Ma perché si è portato dietro la cuginetta di Black?

Remus, infatti, stava più o meno caracollando dietro alla bambina, che si aggirava per gli scaffali con cipiglio da generalessa.

"Dora, per favore, calmati" cercò di ammansirla. "Non ci corre dietro nessuno!".

Megan corrugò la fronte perplessa: qualcosa non le tornava. Remus non aveva nemmeno provato a cercarla: stava seguendo la piccola tra gli scaffali alla ricerca di chissà quale libro. In ogni caso, di certo, non era lì per un appuntamento con lei, non sembrava nemmeno consapevole della sua presenza!

L’appena sopito sospetto di essere stata presa in giro tornò più forte di prima. Dannati Black e Potter, li maledì tra sé, rifiutandosi di credere che ci fosse Remus dietro a tutto questo. Appena quei due mi capitano tra le mani…

Ma prima, doveva uscire dalla biblioteca conservando quel poco di dignità che ancora le restava: ci mancava solo che Remus la vedesse e capisse tutto!

Arraffò il primo libro che le capitò davanti, tanto per dare meno nell’occhio, e si apprestò a uscire dal suo nascondiglio, controllando che la via fosse libera. Ok, di Remus nessuna traccia, poteva andare, le ci sarebbero voluti solo un paio di minuti…

Proprio nel momento in cui stava abbandonando il suo rifugio e si ritrovava allo scoperto nel bel mezzo del corridoio centrale della biblioteca, qualcuno le venne addosso da dietro, facendole perdere l’equilibrio e ruzzolare in avanti… Dritta, dritta tra le braccia proprio di Remus, che l’afferrò al volo giusto in tempo per evitare che si sfracellasse la faccia al suolo.

Oh Merlino, adesso muoio! Sì, lo so, adesso muoio!

"Dora, sta più attenta a dove vai" disse Remus, rimproverando la bambina che mise su una faccia pentita. "Stai bene?" domandò poi, aiutando Megan a rimettersi in piedi.

"Oh, io ecco… Credo… Sì, sì, sto bene" riuscì infine a esalare Megan, odiandosi profondamente per essere diventata più rossa di un pomodoro maturo e non riuscire nemmeno a spiccicare due parole messe in fila. "G-g-grazie".

Remus le sorrise gentilmente. "Di nulla… Megan, giusto?".

"Sì, sì, certo, Megan, giustissimo" assentì la ragazza, annuendo ripetutamente con il capo. Solo una microscopica parte del suo cervello registrò il fatto che Remus sapesse a malapena chi fosse e perciò non poteva averle certo dato appuntamento, la stragrande maggioranza dei suoi neuroni era troppo occupata a cercare di ricordare quale fosse il suo corretto funzionamento.

Se Remus rimase perplesso dal comportamento della ragazza, non lo diede a vedere: sorridendo, si chinò a raccogliere il libro che nella caduta le era sfuggito di mano.

"Bel libro" commentò, sbirciando la copertina mentre glielo porgeva.

"Oh, sì, grazie…". Lesse il titolo di cui fino a quel momento non si era preoccupata, giusto per sapere di cosa stessero parlando: un libro sulle creature magiche africane di Archibald Jurkins. Manco farlo apposta, era riuscita a pescare un libro che aveva già letto due volte! "L’hai letto? Tutto?" domandò sorpresa: per quanto fosse un bel libro e considerato uno dei più completi sull’argomento, era scritto con un linguaggio e uno stile che di norma facevano passare la voglia alla terza pagina.

Remus annuì. "L’ho dovuto rileggere qualche volta per riuscire a capire tutti i passaggi, ma alla fine ci sono arrivato!".

"E ti è piaciuto?".

"Beh, piaciuto è una parola grossa… Sì, Dora, cosa c’è?".

La bambina gli stava infatti strattonando il braccio, imbronciata. "Dobbiamo cercare la favola…".

"Tra un minuto, va bene? Accidenti, ma da dove arriva tutta questa fretta? Quel libro non andrà da nessuna parte! Che stavo dicendo?".

"Il trattato di Jurkins?" suggerì Megan, che iniziava a sentirsi un po’ più sicura ora che la conversazione si era spostata su un argomento a lei famigliare.

"Ah, giusto… Dicevo, che nel complesso non mi è dispiaciuto, ma l’ho trovato un po’ troppo ostico, in certi passaggi… Preferisco di gran lunga il libro di Kalendor, sinceramente…".

"Oh, vorrai scherzare? Kalendor non dice nemmeno la metà di quello che dice Jurkins!".

"Però lo dice con un linguaggio comprensibile ai comuni mortali!".

"Certo, Jurkins non è certo un libro da leggere prima di dormire, ma non è così male: la completezza di contenuti sopperisce decisamente a tutto il resto…".

Remus scrollò le spalle, non del tutto convinto. "Ma non l’hai trovato un po’ troppo supponente, in certi punti?".

"Beh, un po’ forse sì" gli concesse Megan, riflettendo. "Ma di certo mai quanto Limerick!".

"Oh, non me lo nominare nemmeno!" disse Remus con una smorfia. "Alla seconda pagina mi aveva già stufato al punto che avrei voluto prendere tutti i suoi libri e bruciarli!".

"Pure io! Non l’ho fatto solo perché sarebbe stato uno spreco…".

"Un sacrilegio, piuttosto: nemmeno Limerick si merita il rogo, in fondo!".

"Ma molto in fondo… Beh, almeno su questo siamo d’accordo".

"Già, è vero…" commentò Remus con un sorriso. "Ma tu te ne stavi andando, scusa se ti ho trattenuto con le mie chiacchiere…".

"Ma no, uno scambio di opinioni fa sempre piacere" si schernì Megan.

Quello era un modo gentile per congedarsi, la ragazza se ne rendeva perfettamente conto: il breve momento era passato, probabilmente quella era la prima e ultima volta che parlava con Remus in vita sua.

Invece di andarsene muta e rassegnata, però, sentì la propria voce dire, in uno slancio di audacia: "In verità, non sono tanto certa che Jurkins faccia al caso mio… Visto che sembri un tale esperto, perché non mi aiuti a cercare qualcos’altro?".

Ma l’ho detto sul serio? Mamma mia, l’ho detto sul serio!

Remus rimase un attimo dubbioso. "Non saprei…". Guardò Dora, che aspettava con crescente impazienza. "Ci metto solo un paio di minuti, ok, piccola?".

La bambina fece saettare lo sguardo da lui alla sconosciuta che sembrava aver monopolizzato la sua attenzione, per nulla contenta di come si stava evolvendo la situazione: chi era quella ragazza? E perché dava tutta quella confidenza al suo Remus? Quella faccenda non le piaceva per niente: quella guardava Remus esattamente come Melanie guardava Sirius… E in questo caso, non era per nulla una buona cosa! No, no, la ragazza doveva andarsene e di corsa!

"Ma dovevamo cercare il libro!" protestò vivacemente.

"Un paio di minuti, Dora" le promise Remus, sorridendo. "Poi sono tutto tuo per il resto della giornata, promesso".

Ma c’ero prima io! Dora stava per opporsi di nuovo alla proposta, ma Remus, considerando la questione chiusa, tornò a rivolgersi a Megan. "Allora, stavi pensando a qualche libro in particolare?".

"In realtà, non saprei proprio…".

"Dora, mi raccomando, non lasciare la biblioteca…" si raccomandò Remus, lanciandole un’occhiata senza notare il suo malcontento, prima di sparire tra gli scaffali seguito dalla ragazza.

Arrabbiata per il modo in cui era stata liquidata, Dora non li seguì, bensì si sedette a ridosso di una libreria, a gambe e braccia incrociate, fissando il pavimento.

Perché Remus l’aveva mollata lì come se niente fosse? Si era comportato proprio come Sirius, James e Peter: la verità era che ai Malandrini non importava un bel niente di lei, era solo un peso, una seccatura. Pensava che Remus fosse diverso, ma si sbagliava: alla prima occasione buona, l’aveva scaricata per quella là.

Dora stritolò una zampa del suo fido e onnipresente orsacchiotto: la odiava, quella là, perché le aveva portato via il suo Remus! Da dove era saltata fuori? E perché guardava Remus con quello sguardo? Possibile che lui non si fosse accorto di nulla?

Ma i maschi sono tonti e Remus è sempre un maschio, rifletté Dora tra sé, ripensando alla discussione che aveva avuto con Lily la sera precedente. Quanto l’aveva fatta sentire importante: per la prima volta, qualcuno aveva risposto alle sue domande con qualcosa di diverso da "Sei troppo piccola per capire". Invece, Lily l’aveva trattata da grande e lei aveva capito tutto!

La cosa più importante che devi capire, Dora, è che i maschi sono tutti dei grandissimi tonti, le aveva detto Lily. Sesso forte? Puff, altro che sesso forte! Senza di noi sarebbero persi, ma non lo ammetterebbero nemmeno sotto tortura! Un uomo non sarebbe mai capace di sopportare tutto quello che deve sopportare una donna nella sua vita…

Sbuffò con impazienza, ora pure annoiata oltre che arrabbiata: non aveva un orologio, ma era certa che un "paio di minuti" non fosse un tempo tanto lungo! Remus ci stava mettendo una vita! Chissà quando tornava, preso com’era da quella là… Ma se non lo aspettava lì si sarebbe preoccupato o arrabbiato! Non è giusto, perché lui può fare quello che gli pare e io invece devo star qua ad aspettarlo?

Eppure, probabilmente non si sarebbe mossa da lì, perché tutto sommato non voleva che Remus si preoccupasse…

"Che cosa stai facendo qua, piccola teppista?".

Dora sobbalzò, spaventata, mentre la bibliotecaria le compariva improvvisamente di fronte, incombendo su di lei come un falco. "Io veramente…".

Madama Pince non le diede nemmeno il tempo di finire: la tirò su di peso e la indirizzò verso la porta. "Fuori dalla mia biblioteca: non voglio che tu deturpi qualche libro con le tue ditacce sporche!".

Ma io non ho le dita sporche!, avrebbe voluto protestare Dora, ma prima ancora di poter finire di formulare il pensiero, si ritrovò in corridoio. E adesso che faccio? Là dentro non ci torno: quella mi fa paura! Ma Remus ha detto di non uscire…

Un movimento alla sua destra attirò la sua attenzione: girò il capo e si trovò davanti un bel gatto bianco e nero, che se ne andava tranquillamente in giro per i fatto suoi, ancora ignaro che il suo pomeriggio di tutto relax era appena finito.

"Ciao, micio!" trillò Dora tutta contenta, facendo per avvicinarsi.

L’animale non sembrò per nulla felice quando fece per accarezzarlo e filò via soffiando.

"Ehi, aspetta!" lo richiamò la bambina, per nulla scoraggiata, andandogli dietro. Per un istante si disse che avrebbe fatto meglio ad aspettare Remus, ma poi pensò che in ogni caso il ragazzo non avrebbe notato la sua assenza e che sarebbe tornata subito: voleva solo vedere dove andava il micio.

E così via, dietro allo sfuggente gatto che voleva solo essere lasciato in pace. Ma Dora non si lasciava mica scoraggiare così facilmente e continuò ad andargli dietro come un’ombra… Questo almeno finché non girò un angolo con troppo foga e andò a sbattere contro un ragazzo che veniva dalla parte opposta, facendo cadere tutti e due.

"Ehi, ma sta un po’ attenta!" la apostrofò lo sconosciuto, mettendosi a raccogliere le sue cose.

"Mi dispiace, non l’ho fatto apposta" si scusò Dora, che si stava già rialzando incolume. "Hai visto il micio?".

"Il micio?" ripeté il ragazzo, lanciandole un fugace sguardo perplesso.

"Sì, il micio bianco e nero: lo stavo seguendo, ma è sparito".

"Non ho visto nessuno stupido gatto".

"Oh, peccato… Vuoi una mano?" si offrì, cercando di essere cortese come mamma le aveva insegnato.

Il ragazzo, però, la scacciò in malo modo. "Faccio da solo: non mi serve il tuo aiuto".

"Non sei molto gentile" commentò Dora, guardandolo per la prima volta con attenzione: aveva ordinati capelli neri e freddi occhi grigi e un’aria in qualche modo famigliare. "Ho l’impressione di averti già visto da qualche parte".

Il ragazzo aveva intanto raccolto tutti i suoi averi e stava apprestandosi ad andarsene. "Ne dubito seriamente: ora sparisci, mocciosa!".

Si incamminò e dopo un attimo di esitazione, Dora gli andò dietro, lambiccandosi il cervello per ricordare chi fosse.

"Oh, ma sì che so chi sei!" esclamò dopo qualche istante, con un sorriso trionfante. "Sei il fratello di Sirius, vero? Sì, sì, sei proprio tu!".

L’appena smascherato Regulus le rivolse un sorriso accondiscendente. "Ora che hai risolto l’arcano mistero, che ne dici di andartene a cercare il tuo stupido gatto?".

"Ma io non lo so dov’è andato il micio" obiettò Dora. "Tu non me l’hai saputo dire…".

"Allora va’ a seccare qualcun altro con le tue chiacchiere: non ho proprio tempo da perdere con te!".

Dora si guardò intorno e si rese conto di non avere la minima idea di dove fosse. Tuttavia, non si preoccupò più di tanto: in fondo, non era mica sola, era con il fratello di Sirius, mica poteva essere tanto male, giusto?

"Sai, la mamma ha una tua foto a casa" cominciò a raccontare per nulla intimorita dalla scarsa, per non dire nulla, attenzione che Regulus le stava riservando. "Io l’ho vista una volta, anche se lei la tiene nascosta: c’eravate tu e Sirius e la mamma e altre due ragazze… Però in quella foto, sei molto, molto più piccolo di adesso: deve essere una foto molto vecchia… Quanti anni hai?".

"Sedici" rispose controvoglia Regulus, accelerando il passo nella speranza di convincerla a demordere… Povero illuso!

"Però, sedici sono tanti! Io ne ho solo quattro. Così, guarda" gli spiegò, mostrandogli quattro dita della mano destra. "Non vedo l’ora di averne cinque" aggiunse, alzando anche il pollice.

"Buona fortuna: ti auguro di compiere in fretta cinque anni!".

"Grazie!" trillò Dora, con un largo sorriso, non cogliendo il sarcasmo nella voce di Regulus. "Sai, non sapevo che stavi qui anche tu, Sirius non me l’ha detto… Voi non andate tanto d’accordo, credo: non vi ho mai visti parlare insieme da quando sono qua. Avete litigato?".

"Più o meno: è una cosa complicata…".

"Perché?".

Regulus alzò gli occhi al cielo. "Perché sì, mocciosa! Non puoi andare a chiederlo a lui?".

"Ma io non so dov’è… Se avete litigato, perché non fate la pace? Anche mamma e papà a volte litigano, ma poi fanno sempre pace…".

"Dubito seriamente che io e Sirius potremmo fare pace nella stessa maniera…".

"Perché?".

"Lascia perdere…" la liquidò Regulus. "E comunque, Sirius non vuole fare la pace!".

"E tu?".

"Come dici?".

Dora lo guardò insolitamente seria. "Tu vuoi fare la pace con Sirius?".

"Io…".

"Beh, allora perché non lo fai?".

"Io non ho detto di volerlo fare!".

"Ma nemmeno di no".

Regulus si bloccò, senza parole: era stato appena messo al muro da una bambina di quattro anni? Impossibile! "Questi non sono fatti tuoi!".

"Ma se vuoi fare pace, perché non vai a dirglielo? Sono sicura che anche Sirius sarebbe contento…".

"La cosa è molto più complicata di così: io e Sirius non ci parliamo più da parecchio tempo, ormai".

"Ma è una cosa stupida!" esclamò Dora, costernata. "Dovresti andare da Sirius e parlarci: io non ho un fratello, ma se c’è l’avevo, non avrei mai smesso di parlarci!".

"Grazie dell’ispirato consiglio… Ma ti ho già detto che Sirius non vuole parlare con me e io non voglio parlare con lui, quindi il problema non si pone!".

Dora fece una smorfia, per nulla d’accordo su quell’ultima affermazione. "Io continuo a dire che è una cosa stupida… Scommetto che non ci hai nemmeno provato, a fare la pace con Sirius!".

"Ti ho già detto che la questione è più complicata di così… Ah, ma che ne vuoi capire tu!".

"Se non me lo dici, come faccio a capire? Prova a spiegarmelo!".

"Ah, sparisci una buona volta, nanerottola!" sbraitò Regulus: l’ultima cosa che voleva era imbarcarsi con quel mostriciattolo in una conversazione sulle dinamiche politiche della sua famiglia.

"Non mi chiamare nanerottola!" si inalberò subito la bambina. "Anche James mi chiama sempre così: lo odio!".

"Perfetto… Se mai farò qualcos’altro come Potter, ti dispiacerebbe darmi un calcio?".

"Perché?".

"Tu fallo e basta… Anzi, no, che cosa sto dicendo: vattene!".

"Ma io non so dove andare!".

"Torna dai tuoi babysitter Grifondoro" le suggerì con poca gentilezza Regulus.

Dora rimase a guardarlo incerta: a forza di andargli dietro, si era persa ancora più di prima. Non aveva la più pallida idea di come tornare da Remus, men che meno alla Torre di Grifondoro. "Io non credo di sapere la strada…" constatò, titubante, per archiviare subito la questione con un’alzata di spalle. "Vabbè, tanto sono qua con te…".

"Che fortuna…" fu l’ironico commentò di Regulus: ma quella bambina era scema o che cosa? In che lingua doveva dirglielo di levarsi dai piedi? "Senti, tu, forse non sono stato abbastanza chiaro: devi andartene" le ordinò, calcando il più possibile sulle ultime due parole.

"Ma se non so dove… Ehi, non potresti accompagnarmi tu da Sirius? Così magari, parlate un pochino…".

"Nemmeno morto".

"Perché no? Cosa ti costa?".

"Non sono mica la tua balia: se non volevi perderti, non dovevi andartene in giro da sola per il castello! E io ho di meglio da fare che star dietro a te…".

"Sei tale e quale a Sirius, allora: nemmeno lui e i suoi amici mi vogliono mai intorno…".

"Chissà come mai… La differenza è che loro sono costretti a sopportarti, io invece no: perciò ti conviene smammare se non vuoi che ti affatturo!".

"Tanto non ci credo che lo farai sul serio" dichiarò Dora con un’alzata di spalle, continuando imperterrita a trottargli dietro.

"Non mi mettere alla prova, mocciosa".

"Guarda che ho un nome: mi chiamo Dora!".

"Il piacere è tutto tuo, mocciosa".

"No, non mocciosa: D-O-R-A!" quasi strillò la bambina, pestando i piedi.

"Scusa, D-O-R-A: adesso sei contenta?".

Per tutta risposta, lei gli fece la linguaccia: almeno quella volta, la presa in giro l’aveva captata. "Antipatico".

"Se sono così antipatico, perché non te ne vai per i fatti tuoi? Di certo troverai nel castello qualcun altro da seccare, qualcuno che magari sarà pure felice di starti intorno!".

"Ma qui non c’è nessuno a parte te… E comunque mi stai abbastanza simpatico, sì, sì! Ehi, perché ti sei fermato?" esclamò, accorgendosi di averlo superato senza volere.

"Perché sono arrivato: qui c’è la mia Sala Comune".

"Uh, che bello: posso vederla?" domandò Dora, saltellandogli vicino tutta eccitata.

"Non penso proprio".

"Perché no?" insistette Dora, assumendo un’espressione delusa.

"Non mi risulta che tu sia una Serpeverde, perciò non puoi entrare".

"Ma Sirius mi lascia entrare nella sua Sala Comune, anche se non sono Grifondoro!".

"Semplicemente perché non puoi mica dormire in corridoio! Quindi le nostre strade si dividono: buona fortuna e non tornare a cercarmi mai più, quella è la strada per la Sala d’Ingresso" disse, indicandole la direzione da cui erano venuti.

"Ma non ci voglio andare da sola: io voglio vedere la tua Sala Comune! Dai, dai, per favore…".

"Quale parte della parola no ti è sfuggita, mocciosa?".

"Sei cattivo! Che cosa ti costa? Soltanto un minuto, per favore…".

Regulus stava per opporsi di nuovo, preparandosi mentalmente all’ipotesi di trascinare via la bambina di peso se fosse stato necessario, non fosse che qualcuno scelse proprio quel momento per lasciare la Sala Comune: l’ingresso si aprì per lasciare uscire due ragazze che salutarono Regulus con un cenno del capo.

Inutile dire che Dora ne approfittò subito, sgusciando dentro alla velocità del fulmine, malgrado il tentativo del ragazzo di fermarla.

"Ehi, tu, torna subito qua!" le intimò, correndole dietro.

"Uao, che bella!" esclamò Dora una volta dentro, guardandosi intorno con occhi avidi: incantata, fece pure virare i capelli su una vivace tonalità verde in tinta con l’arredamento della stanza.

Quando Regulus fece per acchiapparla, lo evitò con un balzo, correndo via. "Prendimi, se ci riesci!" lo sfido ridendo.

Ma tu guarda questa: come ha fatto Andromeda a partorire quel piccolo, iperattivo mostro? Avrà preso dal padre, di sicuro… "Vieni qua immediatamente!" le ordinò, senza in realtà aspettarsi di essere ascoltato. "Non puoi stare qui!".

"Perché no? Non c’è nessuno!" osservò la bambina, continuando imperterrita la sua esplorazione.

In effetti, la Sala Comune era deserta, ad eccezione di loro due. Regulus sbuffò, contrariato. "Soltanto cinque minuti" le concesse: chissà, magari se si fosse stancata, poi sarebbe stato più facile sbarazzarsene.

"Black, che ci fa qui quella?".

Severus Piton, l’ultima persona che Regulus avrebbe voluto vedere in quel momento, gli si avvicinò, occhieggiando Dora con disapprovazione mista a odio: di certo non aveva ancora dimenticato la disastrosa lezione di Pozioni con Black e bambina al seguito. "Da quando sei diventato la sua balia?".

"Non sono riuscito a fermarla" spiegò Regulus in tono irritato. "Stavo appunto cercando di cacciarla fuori… Comunque, non sono la sua balia: l’ho incrociata per sbaglio non lontano dalla biblioteca e mi ha seguito fin qua!".

"E le sue babysitter starnazzanti?".

Regulus alzò le spalle. "E che ne so? Da quel che ho capito, stava inseguendo un gatto, quindi è probabile che se la sia svignata di nascosto…".

"Quindi è molto probabile che ha quest’ora Black sia in giro che la cerca sull’orlo dell’isteria: che spettacolo interessante…".

Regulus guardò il compagno di sottecchi, chiedendosi che stesse macchinando. Non poté però domandarglielo perché Dora si avvicinò in quel momento, tutta saltellante.

"Ehi, mi ricordo di te!" annunciò sorridendo. "Ti ho aiutato con le pozioni!".

Regulus trattenne a stento una risata davanti alla faccia che fece Piton a quell’affermazione: di certo, quella bambina aveva un’idea piuttosto distorta del significato "aiutare con le pozioni", se nella sua visione delle cose implicava far esplodere il calderone in faccia a qualcuno!

"Mi piace la vostra Sala Comune" continuò la bambina imperterrita. "È molto… Verde!".

"Stupefacente spirito di osservazione" commentò Piton, facendola ridere.

"Siete simpatici. Quasi, quasi, resto qua un altro po’…" e corse via.

"Ehi, no, torna qua!" cercò di richiamarla Regulus, ormai rassegnato all’idea di doverla scortare di persona da suo fratello.

"Aspetta un secondo" lo fermò Piton, cogliendolo di sorpresa.

"Vuoi farla restare? Non è che hai respirato qualche fumo tossico? È un’autentica spina nel fianco!".

"E Black e i suoi amici staranno diventando matti per trovarla: non dirmi che l’idea non ti stuzzica?".

Perplesso, Regulus guardò prima il compagno poi la bambina, che in quel momento saltava a piè pari su una poltrona. "Basta che si intrattenga da sola… E fa qualche casino, è un problema tuo".

"Cugina tua, problema tuo".

"Lei non è affatto mia cugina" ribatté subito Regulus, piccato.

Piton gli rivolse un’occhiata carica di sott’intensi ma si astenne dal fare ulteriori commenti.

"Lei non è mia cugina" ribadì Regulus in tono secco. "È soltanto l’irritante figlia di uno schifoso Sanguesporco…".

"Io non ho detto nulla…".

Regulus aprì la bocca per ribattere, ma si accorse in quel momento della vistosa assenza di una certa persona… "E adesso dov’è finita?" esclamò, guardandosi intorno in cerca di qualche segno di Dora.

Anche Piton lo imitò, ma la bambina sembrava sparita nel nulla. "Deve essere qui da qualche parte" osservò in tono pratico. "Siamo davanti alla porta: non può essere uscita senza che la vedessimo…".

"Sarà andata verso i dormitori…" tentò Regulus. Speriamo non in quelli femminili, si augurò mentalmente, mentre con aria rassegnata andava a cercarla.

******

Nel frattempo, i famosi due minuti si stavano rivelando i più lunghi della storia, visto che non erano ancora passati, con somma gioia di Megan, che non riusciva a credere di star intrattenendo una vera conversazione con Remus Lupin, dopo tanto tempo passato a sognarlo ad occhi aperti (o chiusi).

Cominciava perfino a passarle il nervosismo… Del resto, si stavano muovendo su un terreno a lei famigliare, anche se forse poco romantico, ma non era certa delle sue reazioni se il discorso si fosse spostato su qualcosa che non fossero i libri: conoscendosi, sarebbe pure stata capace di bloccarsi un’altra volta! E l’ultima cosa che voleva era che Remus pensasse che fosse una totale idiota.

"Megan? Mi stai ascoltando?".

La ragazza si riscosse dai suoi pensieri, maledicendosi interiormente per aver divagato tanto con la mente da perdere il filo del discorso. Ora sì che penserà che sono un’idiota… "Scusami, mi sono distratta un attimo".

"Ti sto annoiando?" domandò Remus, allarmato. "Mi dispiace: quando si tratta di libri, tendo a diventare logorroico, scusa…".

"Oh, no, no!" si affrettò a negare Megan: non voleva certo che la loro piacevole conversazione si interrompesse così, per colpa sua. In verità, aveva il forte dubbio che avrebbe trovato Remus interessante perfino se avesse tenuto una conferenza di due ore sui Vermicoli, il che le dava un’idea abbastanza chiara di quanto male fosse messa. "Al contrario, mi piaci… Ehm, cioè, volevo dire, che mi piace ascoltarti…".

Remus sorrise leggermente. "Credo tu sia la prima a dirmelo: i miei amici a quest’ora mi avrebbero già Schiantato da un pezzo!".

"Posso immaginare…". Chissà perché non la sorprendeva che Potter e Black non fossero appassionati di libri.

Il ragazzo ridacchiò, prima di dare un’occhiata di sfuggita all’orologio e sobbalzare. "Accidenti, è già passata quasi un’ora! Scusami, ma devo proprio andare adesso…".

"Oh" riuscì solo a dire Megan, cercando di non far trapelare troppo la delusione. "Allora sono io che stavo annoiando te…".

Remus, che già stava avviandosi verso il corridoio principale della biblioteca, la guardò con aria dispiaciuta. "Non è per questo: mi ero completamente dimenticato di Dora" spiegò. "Quella povera bambina mi starà dando per disperso…".

"Ah, certo…". La bambina, ovviamente, pensò la ragazza, seguendolo con aria sconfortata. Perché si è portato dietro la cuginetta di Black, dannazione…

Però, i due scoprirono in fretta che Dora non era dove l’avevano lasciata, il che dopo un’ora era pure normale.

"Dora?" la chiamò Remus, cercando di fare meno rumore possibile. "Dove si sarà cacciata?".

"Non ti preoccupare" cercò di tranquillizzarlo Megan, vedendolo sempre più in ansia. "Si sarà nascosta qua intorno per passare il tempo…".

"Già, probabile… Dora? Dora? Dai, vieni fuori, mi dispiace di averti lasciato da sola per tutto questo tempo…".

I due ragazzi passarono al setaccio tutta la biblioteca senza trovare traccia di Dora, che evidentemente o non voleva farsi trovare o peggio ancora se n’era andata.

"Merlino, e adesso che diamine faccio?" esalò Remus, abbandonandosi contro una parete e passandosi le mani tra i capelli. "Sirius mi ammazza!".

"Ma no, tranquillo" lo confortò Megan, appoggiandogli una mano sulla spalla (e sorprendendosi per la sua audacia). "Non potrà certo essere andata lontano, giusto? Quanti anni ha? Cinque?".

"Quattro, veramente".

"E allora, dove mai potrà essere andata?".

Remus trattenne a stento una risatina ironica: ovviamente, Megan parlava così perché non aveva mai avuto a che fare con Dora prima di quel momento. Conoscendola, la bambina poteva essere ovunque, ovunque, perfino sul fondo del Lago, in Cina o su Plutone… Ok, Remus, adesso ti stai facendo prendere dal panico: inspira, espira e riprendi a usare il cervello. Megan ha ragione: Dora sarà di certo qua intorno che mi tiene il muso…

"Scusami, devo andare: devo risolvere questo pasticcio prima che…". Si interruppe, preferendo non esprimere a parole nessuna delle numerose, inquietanti alternative che gli erano passate per la mente: decisamente, stare tanto tempo con Sirius e James l’aveva rovinato.

"Ti do una mano" si offrì subito Megan.

"Non ti disturbare…".

"Nessun disturbo: in fondo, è anche un po’ colpa mia se si è persa…".

Remus le rivolse un veloce sorriso. "Grazie"

Lasciarono la biblioteca e d’istinto Remus si diresse verso la Torre di Grifondoro, pensando che probabilmente Dora aveva cercato di tornare dagli altri Malandrini, con Megan che gli caracollava dietro.

"Posso chiederti una cosa, Remus?" domandò dopo qualche istante per spezzare il silenzio, desiderosa di placare il suo piccolo dubbio.

"Sì, certo".

"Perché hai portato Dora con te?".

Remus si voltò a guardarla, evidentemente confuso. "Che cosa vuol dire ‘perché hai portato Dora con te?’? È lei ad avermi trascinato in biblioteca per cercare un libro".

"Oh… Già, certo…". Megan distolse lo sguardo: adesso tornava tutto, il suo sospetto era pura realtà. Remus non le aveva mai chiesto di uscire, si erano ritrovati nel posto giusto all’ora giusta per pura fatalità. Quello che proprio non si spiegava era perché Melanie Griffith le avesse fatto una cosa del genere.

"Megan, tutto bene?".

"Eh? Sì, sì, certo… Scusami, mi sono appena ricordata che avevo un impegno…". Poco importava se si era impegnata ad aiutarlo: almeno l’umiliazione di scoppiargli a piangere in faccia voleva risparmiarsela, si era già resa abbastanza ridicola.

"Ehi, aspetta!".

Prima che potesse andarsene, Remus l’afferrò per il polso. "Che cosa c’è? Ho detto qualcosa di sbagliato?".

"No, davvero… Solo, devo andare…".

Cercò di liberarsi, ma Remus la trattenne. "Che cosa succede, Megan? Qual è il problema?".

"Nulla, nulla, davvero…".

Il ragazzo le rivolse uno sguardo scettico. "Megan, che cosa sta succedendo?".

"Ecco, io…". Si morse il labbro, rassegnandosi a dirgli la verità: aveva il vago presentimento che non si sarebbe bevuto una bugia nemmeno se fosse riuscita a inventarne una vagamente convincente. "Il fatto è che io credevo… Sì, insomma…". Andiamo, non impaperarti proprio adesso: forza, via il dente, via il dolore! "Melanie Griffith mi ha detto che volevi incontrarmi in biblioteca… Per una specie, sì, una specie di appuntamento, sai…".

Remus rimase talmente interdetto che la lasciò andare senza nemmeno accorgersene. Melanie le aveva detto che cosa? Che diavolo le era saltato per la testa? Perché l’aveva fatto? Cercò senza successo lo sguardo di Megan, che teneva ostinatamente gli occhi puntati sul pavimento ed era diventata più rossa di un pomodoro maturo, e si sentì vagamente colpevole: l’aveva imbarazzata e mortificata a morte, quella povera ragazza, anche se non ne aveva intenzione.

"Megan, mi dispiace, io non sapevo…".

"Sì, sì, l’avevo già capito da sola" biascicò lei.

"Solo che non capisco: perché Melanie avrebbe dovuto fa-…". Remus si bloccò metà frase, mentre magicamente i pezzi del puzzle andavano tutti al loro posto: Dora e il Gatto con gli Stivali, la biblioteca, Sirius che si offriva di aiutare Peter a studiare… Quel disgraziato era pure riuscito a convincere Melanie ad adescare una ragazza al posto suo! Forse ho fatto male ad adoperarmi tanto per farli mettere insieme: quei due sono pericolosi insieme. Molto, molto pericolosi…

"Io lo uccido" mormorò tra sé. "Giuro su tutti i maghi presenti e passati che stavolta lo uccido sul serio… E poi lo resuscito per poterlo uccidere un’altra volta!".

"Scusa, come dici?" domandò Megan, perplessa.

"Megan, mi dispiace davvero per quello che è successo: siamo stati raggirati tutti e due… E ti posso garantire che il responsabile farà una bruttissima fine appena ce l’avrò tra le mani. Non che questo possa esserti di qualche consolazione, credo…".

"Forse è meglio che me ne vada…". Megan fece per andarsene e con suo sommo sollievo Remus non tentò di fermarla, quando si ricordò di una cosa. "E la bambina? Che cosa pensi di fare?".

Il modo in cui la guardò le bastò a capire che la rabbia gliela aveva fatta totalmente scordare. "Oh, Merlino santo, Dora! Devo assolutamente trovarla prima che…". Si interruppe, preferendo non soffermarsi su tutti i potenziali finali catastrofici. "Senti, so di chiederti molto, ma…".

"Sì, ti aiuterò" disse Megan, anticipandolo. E come faccio a dirti di no se mi guardi con quella faccia?

*******

Frattanto, la coscienza di qualcuno aveva deciso di entrare in azione… E ovviamente non stiamo parlando di Sirius, ancora ingenuamente convinto che il suo piano fosse un grande successo, ma di Melanie, che a posteriori e senza la malefica influenza del suo fidanzato si stava velocemente rendendo conto di quanto tutta la situazione puzzasse.

Credeva anche lei che a Remus avrebbe fatto solo bene uscire un po’ dal suo guscio, ma l’intera maniera in cui era orchestrata la cosa era quanto meno strana: non lo conosceva benissimo, ma era certa che avesse abbastanza spina dorsale per occuparsi da solo di chiedere un appuntamento a una ragazza, invece di usare un amico (o la sua fidanzata) come intermediario. Oh, non avrei dovuto farmi coinvolgere: è stata una pessima, pessima idea… Come ho fatto a lasciarmi persuadere? Ah, giusto, Sirius e i suoi occhiacci ammaliatori: forse dovrei cominciare ad andare in giro bendata…

"Mel?".

Si voltò verso Lily, che la guardava perplessa e un po’ preoccupata. "Eh, cosa?".

"Si può sapere che hai? È tutto il giorno che hai la testa da un’altra parte…".

"Ma va’, che cosa dici, sto benissimo, tranquilla…".

Sarebbe stato troppo pretendere che Lily se la bevesse: adesso infatti, più che preoccupata, era palesemente sospettosa. "Non c’entrerà mica quello di cui Sirius voleva parlarti stamattina? Sai, quella cosa di cui perfino James non voleva sapere nulla… Mel, non ti sarai mica fatta coinvolgere in uno dei piani strampalati di quel folle, vero?".

"Beh, forse giusto un pochino…".

"Mel!" esclamò Lily, scandalizzata. "Capisco che è il tuo ragazzo e tutto, ma resta pur sempre Sirius Black…".

"Lo so, lo so… Infatti ho già la coscienza che mi morde le chiappe, non ti ci mettere anche tu, per favore".

"Ok, scusami… Ma che cosa ti ha chiesto di fare?".

Melanie aprì la bocca per rispondere quando le sue orecchie captarono uno stralcio di conversazione di un gruppetto di Serpeverde di passaggio. "…bambinetta casinista, cosa gli è saltato in mente a Black di lasciarla entrare nella nostra Sala Comune?".

"Hai sentito?" domandò, voltandosi verso il gruppo che si stava allontanando.

"Sentito che?" ribatté Lily, perplessa. "Ehi, non provare a cambiare discorso: stavamo parlando di Sirius… Ma dove diavolo vai?".

Melanie infatti era partita dietro al gruppo: forse aveva solo capito male, magari si stavano riferendo a qualche ragazzina del primo anno o roba simile, ma un’altra studentessa non avrebbe certo avuto bisogno del permesso di Regulus Black per entrare nella sua Sala Comune, no? "Scusate" li chiamò quando li ebbe raggiunto. "Non ho potuto fare a meno di ascoltare…".

"Voi Grifondoro non sapere proprio farvi i fatti vostri, vero?" osservò un ragazzo con aria offesa. "Vi mettete pure ad spiare adesso?".

"È stato un incidente… Parlavate di una bambina o sbaglio?".

"Tu sei Melanie Griffith, vero?" intervenne una ragazza. "La nuova fidanzata di Sirius Black?".

"Sì, sono io".

"Allora, potresti cortesemente andare a dire al tuo fidanzato che la sua dannata cugina ci sta devastando la Sala Comune e di venirsela a riprendere".

"Che cosa? Come ci è finita Dora nella vostra Sala Comune?".

"Non chiederlo a me: è stato Regulus Black… Vi conviene andare a recuperarla prima che le capiti qualcosa di brutto: Piton aveva l’aria di volerla avvelenare quando siamo venuti via".

Detto questo, girarono sui tacchi e se ne andarono. Melanie fu raggiunta da Lily, che aveva aspettato in disparte, per nulla desiderosa di ricevere insulti dai Serpeverde. "Che hanno detto?".

"Che Dora sta seminando scompiglio nella loro Sala Comune… Oh, e che il tuo ex migliore amico sta progettando di avvelenarla".

"Che cosa? Come ci è finita là sotto?".

"Sembra che sia andata dietro al fratello di Sirius… Ma se quello che intendi è dove diavolo sono finiti i Malandrini in tutto questo, la risposta è non ho idea".

"Da James, Sirius e Peter non mi aspetterei niente di meglio: quei tre non saprebbero tenere in vita una pianta, figurati una bambina vivace come Dora. In realtà, sono più curiosa di sapere dov’è finito Remus…".

"Ah, sì, giusto, Remus… In realtà, in proposito, io potrei rispondere…".

"Come sarebbe a…" cominciò a dire Lily, ma fu interrotta dall’arrivo di una saltellante e eccitata Alice.

"Indovinate, indovinate" le incalzò. "Notizia dell’ultimo minuto: Madison McMillan me l’ha detto giusto qualche minuto fa…".

"Alice, ti voglio bene, ma è mai possibile che negli ultimi tempi o scrivi lettere a Frank o ti fai i fatti degli altri con quella Madison come-si-chiama?" sbuffò Lily.

"Oh, lasciala stare: è in una grave crisi di Frankite, deve pur sfogarsi in qualche modo…".

Alice si prese il tempo di rivolgere ad entrambe un’occhiata storta, prima di dire: "Comunque, Madison mi ha detto che… tadadadan Remus si è incontrato con Megan Spencer in biblioteca… E questa volta per davvero" aggiunse, scoccando un’occhiata di rimprovero a Melanie.

"Ah, ecco svelato l’arcano mistero…" commentò Lily.

"Già, è… Come dici scusa?" rettificò Alice, senza capire.

"In circostanze ancora da chiarire, sembra che Dora sia finita nella Sala Comune dei Serpeverde: visto che Remus è impegnato su altri fronti, ora mi è più chiaro come ciò sia potuto succedere…".

"Accidenti, che cosa facciamo adesso?". Era chiaro che la bambina andava recuperata il prima possibile: probabilmente non sarebbe successo nulla di più grave che qualche Serpeverde con i nervi saltati, ma se in Sala Comune ci fosse stato qualcuno della risma di Mulciber o Rosier… "Forse dovremmo avvisare i ragazzi: saranno in giro a cercarla disperati…".

"E tu pensi sul serio che Severus o qualunque altro Serpeverde farebbe un favore ai Malandrini?" obiettò Lily ironica. "Forse in un universo parallelo".

"Beh, se è coinvolto anche Regulus, forse…" azzardò Melanie, senza crederci sul serio: non era propriamente un mistero che tra i due fratelli Black non corresse buon sangue da quando Sirius era scappato di casa. E infatti, le occhiate più che scettiche che gli lanciarono le amiche fu una risposta sufficientemente eloquente.

"Proverò a parlare con Severus" disse Lily, dopo qualche istante di riflessione. "Intanto, è meglio che voi andiate a dirlo ai ragazzi: non credo che la cosa li tranquillizzerà più di tanto, ma perlomeno sapranno dov’è…".

"Sei sicura di volerlo fare?" chiese Alice, sapendo bene quanto l’amica avesse sofferto quando la sua amicizia con Piton era finita.

"Sì, sicura… Meglio muoversi: io vado nei sotterranei e voi a cercare i Malandrini".

******

"Bene, bene, bene, mio caro signor disfattista, sono passate quasi due ore e di Remus ancora nessuna traccia: direi che il mio piano ha funzionato alla perfezione".

Sirius rivolse a James un largo sorriso compiaciuto, che gli fece montare la voglia di cancellarglielo a suon di sberle. "O, forse, sta affilando i coltelli, Padfoot!".

"Da dove ti arriva tutto questo pessimismo, io davvero non lo capisco: Lily ti ha traviato più di quanto non credessi…".

James commentò con una stizzita scrollata di spalle: il suo non era pessimismo, ma semplice spirito pragmatico. Non bisognava essere una cima per capire che Remus si sarebbe incavolato come un drago a cui hanno pestato la coda appena avesse scoperto il losco intrigo… Ma evidentemente il suo caro migliore amico non era abbastanza evoluto per fare quel ragionamento! In effetti, aveva sempre pensato che fosse più simile a una scimmia che neanche a un essere umano: intanto, a tavola si comportava in modo peggio che indecente, era quasi più peloso del suo corrispondente a quattro zampe, senza dimenticarsi, ovviamente, dell’odore…

Forse i Black si sono accoppiati talmente a lungo tra di loro che sono regrediti allo stato di Uomo di Neanderthal… Questo avrebbe spiegato pure certi strilli da scimmia urlatrice che lanciava Walburga Black!

"A che stai pensando?".

"Eh?". James ripiombò bruscamente sulla terra per vedere Sirius e Peter che lo guardavano perplessi. "Come dici?".

"Avevi stampato in faccia un sorriso da idiota che metà basta" spiegò Sirius. "Non è che ti stavi costruendo edificanti siparietti mentali con la tua bella?".

"Cretino!" sbuffò per tutta risposta James, lanciandogli contro il cuscino: se avesse saputo a che stava pensando sul serio…

"Uh, siamo saltati sul tasto dolente… Forse hai bisogno di battere chiodo più spesso, Prongs!".

"E io ribadisco: cretino!". E via un altro cuscino. "Sto con Lily da nemmeno una settimana e già mi suggerisci di tradirla… Solo ieri ho evitato per un soffio l’evirazione, quando mi ha visto con quella Parker del piffero!".

"Ma James, lei ti ama tanto" cinguettò Sirius in falsetto in una discreta imitazione di Claire. "Lei vive per te, respira per te, brama solo te, si infilerebbe tanto volentieri nel tuo letto e tu la respingi in questo modo crudele!".

"Sì, ridi, ridi, sei solo fortunato che non sia entrata in fissa con te, quella pazza psicopatica…".

Sirius si strinse nelle spalle con aria diplomatica. "Che ci vuoi fare, le svitate schizofreniche preferisco te!".

"Che meraviglia… Beh, adesso non è più un mio problema: ho Lily…".

"Ecco, andato" sbuffò, notando lo sguardo perso al solo nominare Lily. "Guardalo, Wormy: ti sembra mai normale ridursi così per una ragazza? Povera creatura, me lo ricordo ancora, prima che l’amore gli mangiasse tutto il cervello…".

Peter ridacchiò. "Beh, non è che tu sia tanto meglio da qualche giorno a questa parte" osservò poi. "Da quando è entrata in scena Melanie, l’amore si è mangiato pure il tuo, di cervello…".

Prima che Sirius potesse protestare, James si riscosse dalla sua trance con un sorriso vittorioso. "Ode a te, o voce della saggezza, che sei giunta a noi nella forma di Peter Minus, grazie, grazie, grazie! Wormtail, penso che ti costruirò un altare dopo questo!".

"Esagerato…".

"No, dico sul serio!".

"Stupidi idioti, vi siete alleati contro di me!".

"Sirius Orion Black!".

I tre si voltarono per vedere Remus, appena entrato come una furia nella Sala Comune, dirigersi a passo di carica verso Sirius… Con aria molto, molto arrabbiata.

"Uh, il tuo fato ti ha appena trovato, Padfoot" commentò James con un sorrisetto. "Mi terrò il ‘te l’avevo detto’ per più tardi, caso mai tu abbia ancora la facoltà di ascoltare, ben inteso… Vieni, Peter, godiamoci lo spettacolo da una distanza di sicurezza!".

"James, tu infame… Moony, come te la passi?" salutò Sirius, passando in un battibaleno in modalità ‘amico contrito’.

Per tutta risposta, Remus lo incenerì con lo sguardo. "Risparmiati gli occhi da cane bastonato, Sirius: questa volta non niente ti salverà, te lo posso assicurare… Ma la tua giusta e cruenta punizione dovrà aspettare, visto che ci sono questioni più urgenti: vi prego, vi imploro, ditemi che Dora è qui".

"Come sarebbe a dire, Dora è qui?!" sbottò Sirius, alzandosi in piedi. "Se era con te…".

"Sì… E sembra che nel tuo piano geniale, tu non abbia tenuto conto di un piccolo dettaglio: che a quella bambina basta un attimo di distrazione per svignarsela o combinarne qualcuna delle sue e io, sfortunatamente per te, non ho mille occhi, anche se con voi tre come amici mi farebbero davvero comodo!".

"Ah, ah, allora il mio piano non è poi andato così male, se Megan è stata fonte di distrazione!" esclamò Sirius con aria trionfante.

"Ma ti sembra il discorso da fare?! Pensa piuttosto a dove potrebbe essere finita!".

James ridacchiò sommessamente tra sé, attirandosi le occhiatacce dei due amici. "Complimenti, Padfoot, sei riuscito perfino a superare le mie fosche previsioni: tutto quello che hai ottenuto è Remus incavolato e la nanerottola persa chissà dove…".

"Volete smetterla tutti e due di sparare stupidaggini e iniziare a pensare?" sbottò Remus. "Dobbiamo andare a cercare Dora…".

Il ritratto della Signora Grassa si aprì di nuovo e stavolta entrò Alice, piuttosto agitata e perplessa. "Uno di voi quattro sa spiegarmi come mai Megan Spencer ce l’ha con Melanie? Era qua fuori e appena l’ha vista, le si è avventata contro come una furia…".

"Te la sei portata appresso?" ridacchiò Sirius. "Allora, tutto sommato non ti schifava così tanto, eh…".

"Sirius, per favore, evita di parlare se non vuoi farmi arrabbiare ancora di più… E tutto questo mi ricorda che dovrò dire due paroline anche a Melanie quando avremo sistemato il resto".

"A proposito, com’è andato l’appuntamento?" intervenne Alice con aria curiosa.

"E tu come fai a saperlo?".

"Me l’ha detto Madison McMillan, il che significa che a quest’ora lo saprà tutta la scuola, più o meno…".

"Magnifico, proprio la cosa che speravo di evitare…".

"Perché? È andata così male?".

"Non è andata proprio: è stato tutto un teatrino di questo disgraziato qua!".

Alice rivolse a Sirius un’occhiata di biasimo. "Ah, adesso capisco… Sirius, sarei proprio curiosa di conoscere il tuo limite…".

"Non credo che esista" dichiarò James in tono sicuro.

"Ha parlato lo stinco di santo…".

"Scusate, non ci stiamo dimenticando di Dora?" intervenne Peter, richiamando tutti all’ordine.

"Porco Merlino, Peter ha ragione!" esclamò Sirius, che stava finalmente decidendosi a entrare in modalità babysitter preoccupato. "Alice, non è che l’hai vista da qualche parte vero?".

"Beh, vista non l’ho vista…" rispose Alice, ricordandosi il motivo per cui era venuta lì. "Però so dove si trova…".

"Davvero? E dove? E perché ci hai messo tanto a dirlo?".

"Perché ho la netta impressione che la cosa non vi piacerà affatto" spiegò la ragazza. E diavolo se aveva ragione…

Lyrapotter’s corner

Ebbene sì, non sono morta nemmeno stavolta: a mia discolpa posso solo dire che avevo una marea di esami da dare, tra cui probabilmente il più rognoso che mai mi capiterà nella mia carriera universitaria (e che ovviamente pende ancora come la spada di Damocle sulla mia testolina), perciò ho avuto poco tempo per scrivere e quel poco l’ho dedicato all’ultimo contest a cui ero iscritta.

Comunque, fino a settembre basta esami e basta contest, il che vuol dire molto tempo a disposizione, visto che le vacanze le passerò a casa, perciò posso garantirvi al 99% che il prossimo aggiornamento non sarà tra due mesi, ma molto prima.

Quanto alla conclusione della storia, ormai ho rinunciato: non so se si capisce, ma ho troncato di nuovo prima della fine progettata, un po’ perché la stesura tirava per le lunghe, un po’ perché stava venendo mostruosamente lungo (ma ormai ci sarete tutti abituati)… Spero che almeno Julia Weasley sia contenta: Regulus stavolta c’è (e ci sarà pure nel prossimo, a questo punto!).

Grazie a

terry93, credo che capitoletto sia fin troppo eufemistico, considerato i papirone di roba che scrivo! Grazie mille, lieta di averti fatto ridere!

LadyMorgan, mia adorata Silvia Beta, niente lutti nemmeno stavolta… forse solo la mia voglia di vivere, barbaramente massacrata da quell’infame creatura detta Fisica (orrore!): spero per te che non incrocerà mai il tuo cammino, non lo augurerei al mio peggiore nemico, figurati a te, mia diletta! E in effetti, la cosa è finita perfino peggio di come potessi immaginare, ma del resto, da un piano di Sirius Black cosa potevi aspettarti? Come puoi notare, tue e Dora siete sulla stessa lunghezza d’onda ;) Quanto alla faccenda epilogo, lo so, probabilmente mi farò detestare, ma sono scene che ho in mente più o meno dal capitolo 10, se non le scrivo la mia testa esploderà, poco ma sicuro! A presto, tua sempre devota Silvia Alpha// a morte la S.C.U.O.L.A, Newton e le sue dannate leggi della dinamica (scusa, piccolo sfogo personale!)

malandrina4ever, povero Remus e poveri i suoi neuroni, ci ha messo più del solito stavolta a capire il malvagio intrigo… Tutta colpa delle stupide rape gialle! E stavolta è arrivato sul serio: oddio, adesso spero solo di essere stata all’altezza delle aspettative, mettermi a confronto con te e Julia mi fa un po’ paura… Delusa? Spero di no!

Iva27, ci penso a voi lettori, credimi, ci penso sul serio, ma il tempo è tiranno, avessi una Giratempo avrei risolto tutti i miei problemi da un pezzo! La morte di Sirius è rimandata al prossimo capitolo…

_Mary, eh, eh, chi la fa l’aspetti, si dice così giusto? Sirius doveva pur ricambiare il favore in qualche modo… E di certo, la notizia che la storia si allunga ancora ti avrà reso molto felice, ma ti dirò, ho l’ispirazione a palla in questi giorni, perciò non ci sono proprio problemi (il miraggio dell’aggiornamento costante, *O*). Beh, a mandare tutto in malora è stata Dora, anche se solo indirettamente: povera Megan, la faccio patire

Rebecca Lupin, proprio velocità della luce? Mi sa che hai dovuto essere un po’ più elastica, scusa! Sirius e la Torre di Grifondoro ti aspettano nel prossimo capitolo!

_Polla_, nemmeno io so come faccio a star dietro a tutto… E infatti i ritardi mastodontici indicano che non ci riesco, ahimé! Sirius e Mel insieme fanno scintille, poco ma sicuro!

Julia Weasley, eccoci qua, Julia, ti prego sii clemente e se ti ho delusa dopo tutta quest’attesa, scusa (della serie, mettiamo le mani avanti). In ogni caso, sarai contenta di sapere che Reg c’è pure nel prossimo capitolo: sono riuscita perfino a ritagliargli una parte da "bravo ragazzo" (e quando vedrai con chi lo messo davanti, capirai che non mi sono dovuta sforzare tanto!). Lily ha una malefica influenza, in effetti, fa quasi paura, ma James in fondo resta sempre James. Povera Mel, è ancora un po’ spaesata, ma alla fine ce la farà a prendere in mano le redini della situazione!

Alohomora, sai, questi Malandrini a volte li sento così vivi che quasi penso che sono loro a battere la storia al posto mio! L’idea di Sirius era buona certo, ma i suoi risvolti sono stati piuttosto imprevedibili, oserei dire! Cavoli, certo che la fine dell’Ordine ti aveva proprio traumatizzata, non c’è che dire, ma in fondo ti capisco: io ho solo giurato odio eterno alla Rowling (e il settimo libro non ha per nulla perorato la sua causa!), dici che l’ho presa male?;) NemoTheNameless, beh, mancava ancora un Malandrino all’appello (Peter ovviamente conta come il due di picche, ovvero nulla), e visto che la sua attuale consorte non è ancora disponibile per motivi legali (non che Dora se ne preoccupi più di tanto, di questo), dovevo pur inventarmi qualcosa! Remus troverà di certo un modo per fargliela pagare, parola d’onore!

xela182, sono contenta che ti piaccia, grazie! La trama mi è un po’ sfuggita di mano, si è persa nel mare di malandrinate! Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo!

E in ultimo come sempre, grazie a Laura, dai che l’ispirazione tornerà pure a te!

Bon, vi lascio: oserei quasi dire che il prossimo capitolo (che arriverà presto, giuro), sarà il terzultimo, ma visto l’attuale andazzo delle cose, non si può mai dire! See you soon!

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Capitolo 26
*** Capitolo XXV ***


BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO XXV

Dora si stava divertendo come mai in vita sua: non riusciva proprio a capire perché Sirius e gli altri si ostinassero a dire che i Serpeverde fossero cattivi, erano così simpatici! Ovviamente, i diretti interessanti non erano particolarmente propensi a ricambiare il sentimento…

Approfittando dell’attimo di distrazione di Piton e Regulus (come giustamente sottolineato da Remus, Dora era mostruosamente brava a cogliere gli attimi di distrazione!), la bambina si era lanciata nell’esplorazione di quella nuova e divertente Sala Comune, partendo in quarta verso i dormitori: ovviamente, prima di entrare bussava, ma a quell’ora del pomeriggio, ben poche persone erano nelle loro stanze. Non che il non ricevere risposta potesse fermare Dora, comunque: prima che Regulus riuscisse a riacciuffarla, aveva curiosato praticamente in tutte le camere, toccato, spostato ed esaminato qualunque cosa di vagamente interessante le capitasse a tiro ed aveva concluso il suo viaggio decidendo che gli alambicchi che Severus Piton teneva nella sua stanza fossero senza dubbio la cosa più affascinante di tutte.

Quando i due Serpeverde l’avevano finalmente ritrovata, stava allegramente seminando il caos nel fino a poco prima ordinatissimo baule di Piton.

"Uh, mi piacciono tutte queste acque colorate!" trillò, agitando con foga una boccetta piena di vivace liquido rosso.

"Ma che hai, l’intera dispensa di Lumacorno qui dentro?" chiese Regulus, mentre Dora arraffava un’altra fiala, ripiena di una pozione blu elettrico.

Piton non sembrò nemmeno sentirlo, preferendo avventarsi sulla bambina. "Tu, piccola disgraziata, metti giù quella roba!".

"Come, così?" fece lei, prima di gettargli letteralmente contro l’ampolla con tutto il contenuto: il ragazzo si abbassò appena in tempo per evitare di prendersela in piena fronte e Regulus l’afferrò al volo prima che facesse qualche danno.

"Vuoi un suggerimento? Non darle imbeccate di questo genere se ci tieni alla tua incolumità: non mi pare una bambina particolarmente sveglia… Che cos’è questa roba?".

"Una cosa che Rosier mi ha chiesto di preparare" rispose Severus. "Perciò, ti conviene lasciarla dove sta… Se non vuoi rischiare di perdere una mano, ovviamente".

Regulus guardò la fiala come se avesse cercato di morderlo, prima di appoggiarla con estrema cautela sul comodino.

"Ma è tutto così nero qua dentro!" sbottò Dora, che, stanca di pozioni, stava passando al setaccio il guardaroba. "È così triste! Dovresti mettere qualcosa di colorato! Tipo rosa!".

Regulus non riuscì a trattenere una risatina, folgorato da un’immagine di Piton con indosso una sgargiante camicia rosa porcello.

"Black, portala via da qui" sibilò quest’ultimo, con aria assassina. "Non mi importa dove, ma portala via da qui…".

Il ragazzo avrebbe volentieri protestato che se Dora non gli aveva dato retta fino a quel momento, difficilmente avrebbe cominciato ora, ma la bambina gli risparmiò la fatica: "Io non voglio andarmene: è tanto divertente questo posto!".

E prima che uno dei due potesse capire cosa fosse successo, la piccola era sparita un’altra volta.

"Ma che ha, le ali ai piedi? Come fa a muoversi così velocemente con quelle gambe corte?".

"Ti ricordi di chi è cugina vero? Sarà talento naturale…".

Se non altro, non faceva molti sforzi per nascondere la sua presenza: i suoi strilli eccitati dalla Sala Comune si sarebbero sentiti perfino dalla Guferia!

Dora saltellava da una parte all’altra della stanza, usando una maglia che aveva rubato dal baule di Piton a mo’ di mantello, strillando "Volo, volo, volo!".

"Davvero strano che Black non l’abbia trovata" commentò Piton. "Con tutto il casino che fa…".

"Ehi, tu, mocciosa, smettila una buona volta!" le intimò Regulus, bloccandola a metà di un balzo.

"Che c’è?" tubò con aria innocente, correndo verso di loro.

"C’è che sei un insopportabile piaga, ecco che c’è…".

"Oh… È una brutta cosa?". Dora sembrava perplessa, ma archiviò la domanda con un’alzata di spalle prima ancora che le rispondessero. "Oh, beh, non importa: volete giocare?".

"L’avevo detto io che non è molto sveglia… No, non vogliamo giocare!".

"Dai, per favore, facciamo qualcosa di divertente! Per favore, per favore, per favore!".

Dora gli si agganciò al braccio per strattonarlo, cogliendolo talmente di sorpresa da farlo cadere in ginocchio. La bambina ne approfittò subito per appenderglisi al collo e subito dopo arrampicarsi sulla sua schiena.

"Ehi! Che diavolo stai facendo?! Scendi subito!".

"Non ti lascio finché non giochi con me!" dichiarò lei, opponendosi ai tentativi del ragazzo di tirarla giù. "Dai, dai, gioca, gioca, gioca!".

"Ti ho detto di no! Ora scendi! Immediatamente! Piton, aiutami!".

"Ih, ih, è divertente questo gioco!" rise Dora, divincolandosi per evitare che Piton la staccasse e riuscendo contemporaneamente a non indebolire minimamente la presa.

"Dannazione, come fai ad essere così forte, mocciosa?".

"Te l’ho già detto: io mi chiamo Dora!" cantilenò la bambina, afferrando con una mano la cravatta di Regulus.

"Ah, così mi strozzi! Mollala subito!".

Ovviamente, non fu ascoltato e l’unico modo per evitare di essere davvero strangolato fu allentare il nodo quando bastava per riuscire a sfilarsela. Dora agitò il nuovo trofeo con aria vittoriosa.

"Ho la tua cravatta! Ho la tua cravatta!".

"Sì, sì, te la regalo se proprio ci tieni: basta che scendi!".

"Grazie, Regulus! Ti voglio bene!". E con sua somma gioia, scese e saltellò via, ridendo tutta contenta.

"Accidenti, credo che mi abbia sfasciato la colonna vertebrale con quelle sue ginocchia ossute" sbuffò Regulus, rimettendosi in piedi massaggiandosi la schiena. Possibile che Andromeda non le avesse insegnato un minimo di educazione? Assomigliava mostruosamente a Sirius quando era piccolo, con l’unica differenza che la presenza di Walburga limitava in una certa misura la vivacità di suo fratello: Dora, invece, non sembrava conoscere il minimo freno…

"Ma tu guarda che abbiamo qui…".

Le risate di Dora si erano interrotte di colpo: l’assenza di rumore, stranamente, non fece sentire Regulus per nulla più tranquillo, probabilmente perché aveva riconosciuto la voce… E sapeva che in quel frangente avrebbe portato solo guai!

"Black, è roba tua questa?" ridacchiò Evan Rosier indicando la bambina che aveva di fronte, che per la prima volta aveva smesso di sorridere e osservava i nuovi arrivati con vago timore.

Beh, forse è più furba di quel che pensavo, se capisce che da Rosier e gli altri farebbe meglio a tenersi alla larga…

"In realtà, è roba di mio fratello, non mia…".

"Beh, sempre di Black si parla, giusto? Anche se sono Black diseredati… Hai deciso di adottarla? Di salvarla dal suo triste destino di indegna mezza Sanguesporco?".

Regulus si sentì avvampare, un po’ di collera, un po’ d’imbarazzo per l’evidente presa in giro: in una sola frase, gli erano arrivate ben due frecciatine sulla sua famiglia o meglio sui rami tagliati della sua famiglia. "Mi ha seguito" spiegò a denti stretti, stringendo i pugni. "Non l’ho mica invitata: non c’è stato verso di sbarazzarsene…".

"Ah, capisco…". Si chinò per portarsi alla stessa altezza di Dora, che istintivamente indietreggiò di un paio di passi. "Sei una bambina curiosa, eh? E molto chiassosa, a quanto ho potuto sentire… Forse sarebbe il caso di insegnarti un po’ di buone maniere".

"Tu non mi piaci" dichiarò la bambina, arretrando ancora. "Non mi piaci proprio per niente…".

Rosier le rivolse un sorrisetto sardonico. "Sarò sincero: non me ne potrebbe fregare di meno, mocciosa!".

Cercò di afferrarla, ma Dora fu più veloce di lui a ritrarsi e andare a riparare, manco a dirlo, dietro le ginocchia di Regulus: il suo istinto le diceva che quello al momento era il posto più sicuro che avesse a disposizione contro il Ragazzo Cattivo.

"Ti sei fatto la ragazza, Black?" lo canzonò Avery. "Ma non è incesto se è figlia di tua cugina?".

"Sarebbe disgustoso in ogni caso" dichiarò Rosier. "È figlia di un Sanguesporco! Per di più un Tassorosso, se non ricordo male… Feccia disgustosa!".

"Regulus, voglio andare via…" biascicò Dora, tirandolo per la felpa: non capiva granché di quello che diceva il Ragazzo Cattivo, ma intuiva che non erano belle cose. Non le piaceva il modo in cui la guardava: era lo stesso sguardo che aveva sua mamma quando trovava delle macchie di marmellata sui cuscini del divano, solo ancora peggiore.

"Credo sia un’ottima idea" approvò Regulus, desideroso di mettere fine a quella discussione spiacevole: sapeva fin troppo bene di cosa erano capaci Rosier, Avery e gli altri.

"Oh, perché tanta fretta?" li bloccò Mulciber. "Fino a poco fa, eri tanto contenta di star qui… Potremmo divertirci un po’ anche noi…".

Rosier ridacchiò di gusto. "Sai, hai proprio ragione…".

"Non essere ridicolo, Evan" intervenne Piton, cogliendo di sorpresa perfino Regulus, che non si era aspettato un aiuto da parte sua, non dopo tutti i disastri che Dora aveva causato.

"Che cosa c’è, Severus? Non ti va di giocare un po’?".

"No, se la cosa implica l’espulsione: Silente ci sbatterebbe fuori, come minimo, se torciamo un solo capello alla bambina…".

"Silente, uff!". Rosier liquidò la parola con un gesto sprezzante. "Silente vedrà solo quello che noi decidiamo di fargli vedere, come sempre: finora non abbiamo mai avuto problemi…".

"Sai bene anche tu che è diverso: Black farà il diavolo a quattro finché qualcuno non gli darà retta… E anche se tu dici di no, Silente non è stupido!".

"Beh, nessuno ti obbliga a restare, Severus: vattene adesso e se mai qualcuno ti interrogherà in proposito potrai dire di essere da tutt’altra parte senza rimorsi di coscienza… E tu che mi dici, Black? Non hai voglia di giocare un po’ con la nostra dolce amichetta?".

Regulus abbassò lo sguardo: Dora gli si era aggrappata alla maglia con tanta forza che le nocche erano sbiancate. Era terrorizzata e non faceva assolutamente nulla per nasconderlo e lui sapeva con certezza che non l’avrebbe lasciata alle grinfie di Rosier per tutto l’oro del mondo: strano a dirsi, voleva che, una volta lontana da loro, tornasse a ridere e strillare come una pazza, non che rimanesse traumatizzata a vita. "No, non credo proprio".

"Perché no? È soltanto una sudicia Sanguesporco, che per di più infanga il nome della tua famiglia: dovresti essere il primo a farti avanti".

"Se pensi che mi metterò a torturare una bambina innocente qui per puro divertimento, sei fuori di testa, Rosier".

"I cuori teneri non durano a lungo tra i Mangiamorte, lo sai, Black, sì? Ho sentito dire che…".

"Non so cosa tu abbia sentito dire, Rosier, ma non c’entra nulla con lei: è soltanto una bambina!".

"È figlia di un Sanguesporco e di una traditrice del suo sangue" lo corresse Mulciber con voce sprezzante. "Quelli come lei sono i primi a sparire: potremmo risparmiare al Signore Oscuro la fatica".

Piton rise senza allegria. "Adesso siete passati addirittura all’omicidio? Qui, proprio sotto il naso di Silente e il Ministero? Non potete essere così stupidi da non capire che vi sbatterebbero ad Azkaban e butterebbero via la chiave!".

Un ragazzino del terzo anno entrò in quel momento: se trovò qualcosa di strano nella situazione, non lo diede a vedere, ma si rivolse a Piton. "Ehi, c’è di fuori una certa Evans di Grifondoro che ti cerca: dice che è urgente…".

"Ecco, è arrivata la tua fidanzatina Sanguesporco, Severus" lo prese in giro Rosier. "Ci credo che poi difendi certa feccia!".

"Io e Lily abbiamo chiuso da tempo, Evan, e lo sai bene anche tu" sbuffò Piton, impassibile. "Se difendo la marmocchia è soltanto perchè penso che metterle le mani addosso sarebbe una cosa incredibilmente stupida! Vado a vedere che vuole…".

Uscì mentre dietro di lui il dibattito tra Regulus e gli altri continuava, sempre più accesso. Branco di imbecilli!

Lily era appoggiata alla parete proprio di fronte all’entrata e batteva il piede in terra in un gesto di inequivocabile nervosismo. Giocherellava pure con una ciocca di capelli, come sempre quando era agitata. Tuttavia, si illuminò di sollievo nel vederlo e la cosa lo riempì di piacere, anche se si sforzò di mantenersi impassibile.

"Severus, sono davvero felice di averti trovato…".

"Mi sorprende la tua visita, Lily: sono qualcosa come due anni che quasi non mi rivolgi la parola".

Il viso della ragazza si indurì all’istante. "Non incominciare, ti prego: sei stato tu a causare la fine della nostra amicizia, non io…".

"Ti avevo implorato di perdonarmi, Lily…".

"Sì… E il perdono era l’unica cosa che non potevo concederti, Severus: non puoi avere la botte piena e la moglie ubriaca! Ma non sono qui per parlare di questo…".

"Ah no? Posso immaginare perché sei qui: ho visto che fai comunella con loro negli ultimi tempi… Anche se forse è riduttivo per definire il tuo nuovo rapporto con Potter: quand’è di preciso che hai smesso di odiarlo?".

"È cresciuto, Severus, è cambiato…".

"A me non sembra proprio: a me sembra il solito immaturo pallone gonfiato!".

"Allora, forse, sono cambiata io! Non lo so: so che ho avuto modo di vedere nuovi aspetti del suo carattere, cose che non avevo visto prima… Ma perché mi giustifico con te? Tu non hai diritto di giudicarmi, non hai diritto proprio a un bel niente, non più!".

"Che cosa vuoi da me, allora?".

"Smettila di fare la commedia: so che Dora è là dentro e vorrei che tu la portassi fuori, cosicché io possa riportarla dai Malandrini".

"E perché dovrei farlo?".

"Andiamo, Severus, ti conosco: se Dora è stata attiva anche solo la metà di quanto lo è stata con me, ti ha già fatto saltare i nervi da un pezzo!".

"Non so di cosa tu stia parlando: quella mocciosa è la creatura più adorabile che abbia mai incontrato!".

"Sì, certo e sei pure riuscito a restare serio mentre lo dicevi! Per favore, Severus, non sono venuta a litigare: voglio solo riprendermi la bambina e risparmiare a tutti un sacco di fastidi… O forse preferisci parlare direttamente con Sirius? Se è così, possiamo anche aspettarlo: Alice e Mel sono andate a dirgli dov’è Dora, saranno qui a momenti…".

"Ok, sei stata più che convincente: vado e torno".

Lily gli rivolse un sorriso amabile. "Ero certa che ci saremmo capiti, Severus".

"Ti comporti già troppo come Potter per i miei gusti" dichiarò Piton arricciando il labbro, dicendo sottovoce la parola d’ordine per evitare che lei la sentisse. "Torno subito…".

Tuttavia non fu abbastanza veloce da impedire a Lily di sentire una parte della discussione che si stava svolgendo in Sala Comune: per forza, quello scemo di Mulciber urlava come una cornacchia!

"Che sta succedendo là dentro?" domandò Lily allarmata, infilando un piede tra la porta e la parete appena in tempo per evitare che si richiudesse. "Erano Rosier e Mulciber quelli?".

"Lily, resta lì: non puoi entrare!" protestò Piton quando la vide riaprire il passaggio. "Ci metterai nei guai tutti e due!".

"Conosco le regole, Severus… Se quei pazzi esaltati dei tuoi amici hanno fatto qualcosa a Dora…".

"Non è successo assolutamente nulla alla tua preziosa mocciosa, Lily: aspetta un minuto e…".

"Lily!".

La ragazza si voltò per essere quasi travolta dal tornado Sirius Black che la sorpassò per piazzarsi davanti a Piton. "Mocciosus, che ne hai fatto di mia cugina?".

"Sirius, non è necessario…" cercò di protestare Lily.

"Zitta, questa non è una faccenda che ti riguarda… Mocciosus, dov’è Dora?".

"Il lupo cattivo se l’è mangiata, Black" fu l’aspra risposta. "Ah no, che stupido, il lupo cattivo probabilmente le legge le favole della buona notte e le rimbocca le coperte, non è vero? Ho notato come Lupin se la porta appresso dappertutto: fossi in te, non mi fiderei più di tanto, certi istinti non si placano mai del tutto…".

Lily sgranò gli occhi, stupita: come faceva a sapere di Remus? "Questa è una cattiveria, Severus…".

"Quindi lo sai". Adesso era lui ad essere sorpreso. "E sai anche hanno cercato di darmi in pasto al tuo lupetto addomesticato l’anno scorso?".

"Ma di che accidenti…?".

"Taci, Mocciosus!" gli intimò Sirius, gli occhi lampeggianti di collera. "Non un’altra parola su Remus o giuro che…".

"Sirius! Lily!".

Solo la ragazza si voltò, per trovarsi tra le braccia di un affannato James sopraggiunto in quel momento, seguito a ruota da Alice e Peter.

"Mi dispiace, Lily, non sono riuscita a fermarli: quando gli ho detto quello che stava succedendo, sono partiti in quarta…".

"Sirius è partito in quarta" la corresse James, mentre riprendeva fiato. "Noi gli siamo venuti dietro!".

"Dove sono Melanie e Remus?".

"Storia lunga, te la raccontiamo dopo… Che ci siamo persi?".

"Avevo giusto convinto Severus…".

"Severus?" scattò subito James, scoccando un’occhiata di fuoco al diretto interessato, ancora tenuto sotto torchio da Sirius. "Da quando lo chiami Severus?".

"James, ti pare il momento?".

"Che succede Potter, già preoccupato della concorrenza?" lo canzonò Severus.

"La tua, Mocciosus?". James gli rivolse un sorriso di scherno. "Mi fa più paura la piovra gigante di te!".

Piton fece per mettere mano alla bacchetta, livido di rabbia, ma Sirius lo anticipò. "Fossi in te, non farei gesti avventati…".

Lily squadrò il terzetto, per poi scambiarsi un’occhiata con Alice e Peter, che si strinsero nelle spalle con aria d’impotenza.

"Uomini" borbottò. "Battervi i pugni sul petto è l’unico modo che conoscete per risolvere i problemi!".

"Lily, è lui che…".

"Sirius, cuccia! Severus stava giusto andando a prendere Dora quando sei arrivato tu: di certo, se lo lasci andare, sarà felice di restituirci la bambina. Vero, Severus?".

"Grazie mille, Lily… Black, se sei così gentile da levarmi le mani di dosso, vado a prendere la tua dannata marmocchia e te la ridò con sommo piacere!".

"Bene, allora muoviti!" disse Sirius, allontanandosi.

"Ecco, visto, con un po’ di diplomazia si risolve sempre…". Lily si bloccò quando la minacciosa voce di Rosier li raggiunse dalla Sala Comune.

"Andiamo, Black, che ci guadagni a difendere la mocciosetta?".

"Era Rosier quello?" domandò Alice perplessa.

Sirius guardò prima lei, poi fulminò Piton con tale intensità che tutti quasi si aspettavano che cadesse a terra stecchito e infine, fregandosene altamente delle regole, valicò la porta rimasta aperta durante tutto l’alterco.

"Black, fermati!" gridò Piton, andandogli dietro. "Non puoi…".

"Impediscimelo, se ci riesci, Mocciosus!" gridò Sirius, tirando dritto con Severus subito dietro.

I quattro ragazzi rimasti si guardarono tra di loro, incerti su cosa fare, prima di arrivare alla conclusione che qualcuno doveva pur impedire a Sirius di compiere una strage, perciò entrarono tutti.

"Piton, iniziavo a pensare che ti fossi…" iniziò a dire Regulus quando vide il compagno di Casa rientrare per bloccarsi alla vista del fratello. "Lui che accidenti ci fa qui?".

"Anch’io sono felice di vederti fratellino…" commentò Sirius in tono acido, nello stesso istante in cui Dora gridava "Sirius!" felice come non mai: quel posto non era più tanto divertente da quando era arrivato il Ragazzo Cattivo, ora voleva solo andarsene e tornare nella calda e sicura Sala Comune di Grifondoro.

"Ehilà, piccola, tutto a posto?" la salutò il ragazzo, immensamente sollevato nel vederla incolume anche se spaventata.

La bambina annuì. "Andiamo adesso?". Si sarebbe fiondata da lui in un istante se non avesse avuto paura di lasciare il suo rifugio dietro le ginocchia di Regulus: il Ragazzo Cattivo e la sua banda erano troppo vicini per i suoi gusti.

E anche per quelli di Sirius… "Tra un momento… Che accidenti sta succedendo qui?" domandò in tono inquisitorio, facendo saettare lo sguardo dal fratello al gruppetto di Rosier: quella situazione puzzava di bruciato lontano un paio di chilometri, come tutto quello che faceva quel branco di esaltati.

"Voi che accidenti ci fate qui?" gli fece eco Rosier, indicando il manipolo di Grifondoro. "Non c’è fuori un cartello con su scritto Libero ingresso a Sanguesporco, Babbanofili e traditori del loro sangue, mi pare: quando Lumacorno lo saprà…".

"La tua indignazione è quanto mai fuori luogo, Rosier" osservò Alice, "considerato tutto quello che combinate voi: di certo Lumacorno sarebbe lietissimo di sapere chi ha mandato in Infermeria con ferite da Incantesimo quei tre Corvonero del Terzo Anno un paio di mesi fa…".

"Niente prove, niente colpa, Abbott" obiettò Mulciber con un sorrisetto mellifluo. "Che voi siate qui contro le regole, invece, è chiaro come il sole…".

"E se io ti facessi saltare le rotule a suon di fatture, come ti sembrerebbe la cosa?" chiocciò Sirius, mettendo mano alla bacchetta.

"Se ci tieni così tanto a prenderle di sante ragione, Black: siamo cinque a uno…".

"Quattro a uno" puntualizzò subito Piton.

"Quattro a tre" gli fece subito eco James, affiancandosi all’amico subito imitato da Peter.

"Veramente, io conto quattro a cinque" osservò Alice, mentre sia lei che Lily si facevano avanti.

"Ragazze, questa non è una faccenda che vi riguardi" obiettò James, lanciando un’occhiata preoccupata verso Lily.

"Non fare la mamma chioccia, Potter: non ti si addice per nulla e non ne ho bisogno…".

"Guarda come ha conciato la Parker, se non le credi" l’appoggiò Alice, stroncando sul nascere le nuove proteste di James.

"Come vedi Rosier, siamo in vantaggio di uno" sorrise Sirius.

Questi gli rivolse un ghigno di scherno, valutando a uno a uno i suoi avversari senza considerarli evidentemente una grande minaccia. "Ci metto tre secondi a trovare un volontario per pareggiare i conti, Black…"

"Fai pure due" lo corresse Regulus, scostandosi dal gruppo con Dora appresso. "Io in questa storia non ci voglio entrare, grazie mille".

"Ah davvero, Black? Mi sorprendi due volte: con tutto il fango che quel rinnegato a sparso sulla tua famiglia dovresti implorarmi di lasciarti giocare con noi…".

"Gli affari della mia famiglia non sono cosa che ti riguardi, Rosier" ribatté Regulus in tono duro. "Se mai deciderò di pareggiare i conti con mio fratello, lo farò alla mia maniera, non alla tua…".

"C’è una sola maniera per trattare con certa gente, Black: la Sua maniera" dichiarò Rosier, sottolineando le sue parole con un cenno significativo verso Sirius e soprattutto Lily. "E se non lo capisci, forse dovresti riconsiderare…".

"Evan" lo bloccò Piton in tono ammonitore. "In tutta onestà ritengo faresti meglio a tapparti quella fogna che hai a posto della bocca prima di dire una stupidaggine di troppo…".

"Perché? Per loro? Per questa massa di traditori? Da che parte stai, Severus?".

"Già, Mocciosus, lascialo farneticare un altro po’" lo stuzzicò James, divertito. "Così, finalmente, avremo la prova che ci serve per farvi sbattere fuori tutti quanti!".

"Io non sto da nessuna parte, Evan" ribadì Piton ignorando l’ultimo commento. "Ma questo non mi sembra il posto migliore per certe cose…".

"Mammolette, tutti e due" dichiarò Mulciber con aria disgustata additando Regulus e Severus. "Tanti problemi per una piccola mezza Sanguesporco: a quest’ora…".

"Oh, chiudi quella boccaccia della malora!" sbottò Lily, furente. "Chiudetela tutti quanti e levatevi dai piedi, una buona volta!".

"Non mi farò certo dare ordini da te, schifosa Sanguesporco!" sbraitò Rosier. "Questo non è il tuo territorio… E sto parlando dell’intero castello, non solo di questa specifica stanza…".

"Tu, maledetto…". James fece per caricare a testa bassa verso di lui, rosso di collera, ma Lily lo fermò piantandogli la mano sul petto. "Ma Lily…".

"Me le sbrigo da sola, James…". Dopodichè si girò verso Rosier, che, sebbene non l’avrebbe mai ammesso nemmeno a sé stesso, sentì un brivido salirgli su per la schiena quando incrociò lo sguardo della ragazza: non era solo rabbia, c’era anche qualcosa di simile a stanca esasperazione e rancore di vecchia data. "Lo sai, Rosier, da quando sono arrivata ad Hogwarts, sette anni fa, non c’è stato giorno in cui tu o qualcuno come te non mi abbia fatto sentire indesiderata, quasi un’intrusa perché miei genitori sono Babbani, perché secondo voi il semplice fatto di essere Figlia di Babbani mi rende automaticamente inferiore a voi… Benissimo, sapete cosa vi dico? Che mi avete proprio stufato, tutti quanti: alla lunga siete soltanto noiosi e irritanti, peggio di un disco rotto! Vi chiarirò il concetto: non me ne importa nulla di quello che pensate voi o quel pazzo assassino che venerate alla stregua di un dio! Io sarò pure una schifosa Sanguesporco (e fiera di esserlo), ma voi siete la feccia dell’umanità, che dal mio modesto punto di vista è una piaga ben peggiore! Perciò, disprezzatemi pure se volete (in ogni caso il sentimento è pienamente reciproco), ma perlomeno fatelo in silenzio! E giuro su Merlino, appena sarò uscita da questa scuola, verrò a cercarvi uno per uno e vi bombarderò di tante Fatture quanti sono stati gli insulti che ho dovuto subire in questi sette anni da ognuno di voi! Ora, sareste così gentili da sparire una volta per tutte, per favore?".

Per qualche istante, calò un silenzio attonito: tutti gli occhi erano puntati su Lily, rossa di collera e con il fiatone dopo il lungo sfogo, e tutti, nessuno escluso, si aspettavano di vederla cominciare a sputare fiamme da un momento all’altro.

"Evans, tu sei completamente pazza" riuscì infine dire Rosier.

"Vedo la tua bocca muoversi, quando l’unica cosa che voglio vedere in movimento sono i tuoi piedi: smammate o parola mia vi affatturo qui e adesso anche a costo di farmi espellere!".

In seguito avrebbero ripetutamente affermato di essersi ritirati solamente perché erano in inferiorità numerica e non valeva la pena di attirare l’attenzione di Silente per una questione di così infima importanza, ma la realtà era che qualcosa in quella ragazza li aveva impauriti: erano più che certi che faceva maledettamente sul serio e che avrebbe fatto piazza pulita di chiunque avesse provato ad ostacolarla. Quel giorno capirono che Lily Evans non era soltanto zucchero e miele come il più delle volte lasciava intendere, ma era anche molto, molto pericolosa: una lezione che negli anni avvenire, quando si sarebbero davvero trovati sui lati opposti del fronte, sarebbe tornata utile…

"Pagherai per questo insulto, Evans, sappilo" disse Rosier, indicandola con fare minaccioso.

"Oh, ora si che sono terrorizzata…".

Dopodichè i tre sparirono verso il loro Dormitorio e l’atmosfera nella stanza parve alleggerirsi di venti tonnellate di tensione. Lily si voltò verso gli amici, soddisfatta, e li trovò che la squadravano come se fosse stata un drago a tre teste. "Beh, che c’è?".

"James, posso dirti che la tua fidanzata è a dir poco terrorizzante?" fu la prima cosa che Sirius disse.

James annuì meccanicamente, mentre Peter affermava: "Ricordatemi di non farla mai arrabbiare, mai, mai, mai…".

"Esagerati" borbottò la diretta interessata. "Non era niente di che…".

"Niente di che?" ripeté Alice incredula. "Lily, se ti avessi registrata e poi ti avessi fatto riascoltare tutto, ti saresti spaventata da sola! Questo è stato perfino peggio della Parker!".

"Sono stata così cattiva?".

Quattro simultanei cenni di assenso, che Lily incassò con un’imbarazzata alzata di spalle. "Beh, ormai è andata, direi".

"Non fraintendere, Lily" spiegò James. "È stato fenomenale… Anche se incredibilmente spaventoso!".

"Qua ci stiamo dimenticando il punto focale della questione…". Sirius rivolse la sua attenzione a Regulus e Dora, che gli stava ancora accanto e pian piano stava lasciandosi dietro lo spavento.

"Ehi, pulce, non eri tu a volertene andare?".

"Sicuro che si può? I Ragazzi Cattivi se ne sono andati?". Dora guardò prima lui e poi Regulus in cerca di conferma, cosa che a Sirius non piacque per nulla: che avevano combinato quei due insieme prima dell’arrivo di Rosier e soci?

Regulus, dal canto suo, ora che la minaccia era passata, si era ricordato di quanto disperatamente avrebbe voluto liberarsi della mocciosa rompiscatole e perciò se la scrollò dal maglione con un gesto secco. "Sparisci una buona volta, nanerottola!".

Dora esitò ancora un istante, poi si fiondò con decisione verso il gruppo di Grifondoro.

"Bene, vi siete ripresi il mostriciattolo" disse Piton. "Che ne dite di andarvene prima che qualcuno vi scopra qui?".

"Stranamente, concordo con Mocciosus…" assentì James. "O Merlino, l’ho detto sul serio? Ora morirò tra atroci tormenti, lo so!".

Lily gli diede uno scappellotto sulla nuca, scuotendo il capo. "Idiota che non sei altro… Grazie del tuo aiuto, Severus: l’ho molto apprezzato".

"Ma se non ha fatto nulla!" sbottò James, per poi incassare la testa nella spalle all’occhiata di fuoco di Lily. "Sì, sì, lo so: zitto e cammina!".

Piton gli rivolse un sorrisetto di scherno. "Credo proprio di sapere chi porterà i pantaloni tra di voi, Potter…".

"Pensa ai fatti tuoi, Mocciosus: tu non sei nemmeno capace di trovare qualcuno che ti sopporti".

"Ma non riuscite proprio a non beccarvi per più di tre secondi?" sbuffò Lily, esasperata. "Non rispondete: era una domanda retorica!".

"Andiamo" suggerì Alice con voce pressante: tenere i Malandrini e Severus Piton nella stessa stanza per più di qualche minuti poteva rivelarsi estremamente pericoloso.

"Sì, ho bisogno di farmi un bagno dopo essere stato tanto tempo in questa stanza" assentì Sirius con una smorfia disgustata. "Andiamo, Dora".

La bambina guardò prima Sirius che la spingeva verso il ritratto, poi Piton e Regulus alle sue spalle che sembrava ben felici di vederli andare tutti via e scosse il capo, puntando i piedi. "Ma vai via così?".

"Eh, che dici?".

Dora indicò Regulus. "Non ci hai nemmeno parlato! Siete fratelli o no?".

Sirius guardò prima la bambina, poi il fratello, che si strinse nelle spalle come a dire "roba tua, pensaci tu", poi di nuovo la bambina, infine sbuffò, scocciato per il contrattempo. "Noi non ci parliamo. Adesso, andiamo!".

"Ma voi dovete parlarvi!" protestò Dora, senza accennare a muoversi. "Dovete fare la pace perché avete litigato e non parlarvi è una cosa stupida!".

"Credimi, Dora, non abbiamo nulla da dirci…".

"Non è vero! Regulus vuole fare la pace, me l’ha detto lui!".

"Non ho mai detto nulla del genere!" fu la pronta risposta di Regulus.

"Ma non hai nemmeno detto di no!".

"Tu devi smetterla di giocare questa carta: solo perché uno non dice di non voler fare una cosa, non vuol dire che vuole farla!".

"Ma io lo so che vuoi fare la pace con Sirius!" ribadì Dora, ostinata come un mulo.

"Sirius, portala via, ti prego, non la sopporto più!".

"Sì, penso che sia meglio! Cammina, Dora!".

"Ma voi non avete ancora parlato!" fu l’ovvia risposta della bambina. "Io non me ne vado finché non parlate!". E tanto per ribadire il concetto, si sedette per terra a braccia e gambe incrociate, lasciando chiaramente intendere che nemmeno la fine del mondo l’avrebbe smossa da lì.

"Guarda che se è necessario sono pronto a che a portarti via di peso" la minacciò Sirius, per nulla propenso a cedere al ricatto: lui e Regulus non avevano nulla da dirsi. E dalla faccia che faceva il fratello, era anche lui della medesima opinione.

"Oh, Sirius, per l’amor di Merlino, che cosa ti costa?" domandò Lily, guardando i due Black alternativamente.

"Lily, stanne fuori, è meglio" le suggerì James. "Quando si tratta di quei due, è meglio non immischiarsi".

"Non c’è niente in cui immischiarsi: ora noi ce ne andiamo!" dichiarò Sirius. Fece per afferrare Dora, con tutta l’intenzione di trascinarla via a forza e la bambina per tutta risposta fece la mossa di azzannargli la mano, suscitando l’ilarità dei presenti.

"Occhio, Sirius, la nanerottola morde!" lo canzonò James. "Magari poi ti attacca qualche strana malattia e a ogni luna nuova ti verranno i capelli rosa e inciamperai anche nell’aria!".

"Tutto questo è ridicolo!" sbottò Piton. "Ai due Black, non mi importa nulla delle vostre beghe famigliari, ma se volete risolverle, fatelo lontano da qui! E portate via quella piccola peste, che di danni ne ha già causati anche troppi!".

"Dora, per favore, cammina!".

"NO!".

Sirius si morse la lingua per trattenere qualche imprecazione piuttosto colorita: perché diavolo si era incaponita tanto su quella cosa? Aveva conosciuto Regulus sì e no due ore prima e, conoscendolo, non aveva un bel niente per rendersi un pochino amabile, quindi perché ci teneva tanto? E dalla faccia del fratello, poteva ben immaginare che la pensasse allo stesso modo…

Sentì confabulare alle sue spalle e si girò per trovare i quattro Grifondoro a fare campanello tra di loro con aria decisamente cospiratrice… O forse così pareva a lui. "Che state borbottando voi, alle mie spalle?".

"Noi?" chiese James, indicandosi con aria innocente… O meglio, la finta aria innocente che di solito propinava a chi lo accusava di averne combinata qualcuna delle sue.

"Sì, tu, con quella faccia che non ingannerebbe più nemmeno tua madre! Cosa state macchinando?".

"Beh, in realtà, stavo giusto facendo notare agli altri che sei TU quello che ha problemi irrisolti con il fratello e perciò non ci sarebbe motivo per cui noi restassimo qui, quando da un momento all’altro qualche Serpeverde potrebbe arrivare e denunciarci tutti…".

"Ah, no, Potter non osare, non mi potete piantare qui! Io vi…".

Neanche finito di dirlo, James era sparito trascinandosi dietro un indeciso Peter e una riluttante Lily, che a sua volta tirò Alice. Sirius si sentì ribollire di rabbia: l’idea era di quel giuda traditore, lo sapeva.

"Potter, vieni qui! Voglio dirti esattamente cosa penso di te…" gridò correndogli dietro.

Giunse in corridoio giusto in tempo per vedere l’amico pronto a girare l’angolo. "Parla con tuo fratello, Padfoot, di certo non ti ucciderà! E non dimenticarti la nanerottola!".

Cosa che ovviamente aveva fatto, desideroso com’era di ricorrere James e ucciderlo per averlo piantato in asso. "Oh porco Merlino!".

Si voltò, intenzionato a tornare indietro, ma ovviamente si trovò l’accesso della Sala Comune sbarrato. "Oh porco Merlino santissimo!". E adesso che faceva? Prima che Piton gli aprisse in nome del suo buon cuore avrebbe fatto in tempo a diventare Ministro della Magia! La bollirà nel suo calderone, lo so! Era andato tutto troppo bene finora, alla fine doveva pur accadere qualcosa di irreparabile… Cos’altro si poteva aspettare Andromeda?

Stava giusto considerando la poco allettante opzione di mettersi a battere contro il muro finché qualcuno non gli avesse aperto, quando miracolosamente l’entrata si aprì davvero e ne uscirono Dora e un decisamente poco felice Regulus.

"Piton ti manda a dire che sei un idiota".

"Digli che ricambio in pieno il sentimento… Andiamo, Dora".

"No, voi non avete ancora parlato!" protestò subito la bambina.

Merlino, è peggio di un disco rotto! "Ci siamo scambiati due frasi, non ti basta?".

Dora scosse il capo con una parvenza di infantile innocenza. "Parlate!".

I due fratelli sbuffarono in un unanime manifestazione di esasperazione.

"E va bene, va bene" gliela diede vinta Sirius, ormai rassegnato. "Va’ in fondo al corridoio, dove posso vederti, e resta lì ad aspettarmi".

"Ma io voglio sentire!".

"Cammina, nanerottola, o la prossima cosa che sentirai sarà un coro di trombe angeliche!" sbottò Regulus, quanto mai esasperato. Che ho fatto di male? Io volevo solo passare un tranquillo pomeriggio a farmi i fatti miei…

Dora ovviamente non capì il riferimento alle trombe, ma le bastò il tono per capire che non era un bella cosa. "Cattivi, tutti e due!" protestò, immusonita, prima di dirigersi a passi strascicati verso il punto indicato da Sirius. "Ah, già, mi stavo dimenticando!" esclamò all’improvviso, bloccandosi.

Si voltò, tornò indietro e diede un sonoro calcio negli stinchi a Regulus, sorridendo con aria molto soddisfatta.

"Ahi! Ma che ti è saltato in mente!?".

"Me l’avevi detto tu di darti un calcio se facevi un’altra cosa come James" cinguettò Dora, candida come neve fresca. "Mi hai chiamato ‘nanerottola’… Due volte!".

"Ok, ok, ma non darmi un altro calcio!".

Dora si strinse nelle spalle e saltellò via.

"Piccolo mostriciattolo: mi ha quasi azzoppato! E smettila di sghignazzare tu…".

Sirius fece un enorme sforzo per cercare di togliersi dal volto il sorrisetto divertito, senza ottenere grandi risultati. "Senti, al mio posto faresti esattamente lo stesso… Un consiglio per il futuro: la bambina tende a prendere TUTTO alla lettera".

"Me n’era accorto anche da solo, anche se dubito che mi servirà… Sei sicuro che Andromeda non l’abbia adottata? Non le somiglia nemmeno un po’…".

"A volte è venuto il dubbio anche a me, ma no, è proprio figlia sua, sotto la massa di capelli rosa e tutti il resto le somiglia parecchio…".

"Almeno è figlia unica, spero: due del genere farebbero il deserto ovunque passino…".

"No, è figlia unica e non credo che Andromeda abbia intenzione di farne altre in tempi brevi".

"Almeno questo…".

Calò un silenzio imbarazzato, visto che nessuno dei due aveva la più pallida idea di cosa dire: di cosa si parla con il fratello che ti ignora da quasi due anni a quella parte?

"Allora, che cosa succede adesso?" fece Regulus titubante, a disagio come raramente gli era capitato di sentirsi.

"Si fa la scena per qualche minuto così lei è contenta e poi ognuno per la sua strada suppongo: non abbiamo nulla da dirci, mi pare? A meno che improvvisamente tu non abbia deciso di tornare a ragionare con la tua testa…".

"Non ho la più pallida idea di cosa tu stia parlando" ribatté in tono duro Regulus.

"Sì che lo sai: pensi che non abbia colto il sottinteso negli starnazzi esaltati di Rosier? Stai pensando di unirti a Lui, non è vero?".

"Pensi sul serio che ti risponderei, anche se fossi così? Tu parteggi per Silente…".

"Oh, non è possibile, ci stai pensando sul serio!".

"Non ho detto nulla del genere!".

"Giochi di semantica, Regulus: le tue intenzioni ti si leggono chiare in faccia! Non posso credere che Orion e Walburga siano così idioti da lasciartelo fare: hai soltanto sedici anni…".

"Ne avrò diciassette tra cinque mesi e allora potrò fare quello che mi pare… E in ogni caso, i miei genitori saranno orgogliosi di qualunque cosa decida di fare…".

"E ci credo: l’idea è loro! Non vedi che ti stanno solo usando, come hanno fatto per tutta la vita? Sei nulla più che una loro marionetta e ti farai uccidere se continui con questo assurdo atteggiamento da bambino in cerca di lodi…".

"Smettila di parlarmi in questo modo! So perfettamente cosa sto facendo e cosa voglio o non voglio fare: loro non c’entrano assolutamente nulla in quella che è una mia decisione".

"Sicuro, una tua decisione… Regulus, è da quando abbiamo l’età di Dora che ci riempiono la testa con queste stupidaggini del sangue puro, la guerra e tutto il resto: sei talmente suggestionato da non capire…".

"Io capisco benissimo, invece, e farò quello che devo fare per tenere alto l’onore dalla mia famiglia. In fondo tu che ne puoi capire? Tu te ne sei fregato di tutto e tutti e sei semplicemente sparito, dal giorno alla notte…".

"Sì, sono scappato, sono scappato proprio per evitare di diventare il burattino di Orion e Walburga, per evitare di fare la fine che stanno facendo fare a te… Non è troppo tardi per aprire gli occhi, Reg: non sei costretto a fare quello che vogliono loro…".

"E che dovrei fare? Scappare come hai fatto tu? Perché dovrei farlo? Io farò quello che è necessario fare per il bene della famiglia… Quello che tu non hai fatto!".

Sirius scosse il capo, trattenendo a stento l’impulso di afferrarlo e fargli sbattere la testa al muro finché non avesse ripreso a usare il suo cervello invece di quello di Orion e Walburga, ma sapeva che era inutile: guardandolo in quel momento, si vedeva fin troppo bene quanto fermamente credesse in ogni singola sillaba di quello che aveva detto. Niente di quello che avrebbe potuto dire o fare gli avrebbe mai fatto cambiare opinione, non lì e non in quel momento. Da qualche parte, gli venne il sinistro presentimento che se mai Regulus fosse rinsavito, sarebbe stato troppo tardi perché potesse essergli d’aiuto e la cosa lo mandò ancora più in bestia: era pur sempre il suo fratellino, quello, doveva restare a guardare mentre si costruiva il patibolo con le sue stesse mani? A quanto pareva, non gli restavano molte altre alternative…

"Bene, abbiamo parlato. Ora, me ne posso anche andare" disse, in tono più duro di quanto non intendesse.

"Benissimo. Addio, Sirius".

"Ciao, Regulus".

Pochi secondi dopo era sparito di nuovo nella sua Sala Comune. Almeno Dora una volta tanto gli aveva dato retta e lo stava aspettando dove le aveva indicato.

"Avete parlato?" domandò appena le si fu avvicinato.

"Sì".

"E avete fatto la pace?".

Sirius sorrise amaramente, mentre si avviava per tornare finalmente alla Torre di Grifondoro. "Le cose sono molto più complicate di quanto tu possa immaginare, pulce: non credo che io e Regulus riusciremo mai a fare la pace".

"Oh, ma perché? Non vi volete più bene?".

Sirius non rispose subito, riflettendo: il suo rapporto con Regulus era complicato già prima che scappasse di casa. Da quando era stato smistato a Grifondoro, erano sempre ai ferri corti, un po’ come con il resto della famiglia, e più crescevano più Regulus restava influenzato dalle idee dei loro genitori e più lui se ne distanziava. Di fatto, quando aveva lasciato Grimmauld Place non si parlavano più se non per litigare. Eppure, una parte di lui (una parte bella grande, doveva ammettere) avrebbe dato qualunque cosa per riuscire a persuaderlo ad abbandonare le sue folli idee prima che fosse troppo tardi…

"È troppo complicato da spiegare, Dora: non credo di capirlo bene nemmeno io… Dai, torniamo dagli altri: hai spaventato a morte Remus, lo sai?".

"Non è stata colpa mia!" protestò subito la bambina. "La Donna Brutta mi ha cacciato via… Ed è stato lui ad andare dietro a quella là, a quella ragazza antipatica!".

"Chi, Megan? Non mi sembrava così male…"

"A me non piace per nulla… Non mi piace proprio per niente, ecco!".

Sirius non riuscì a trattenere un sorrisetto: a quanto pareva, Remus doveva stare più attento di quanto non pensasse, la marmocchia era rimasta stregata.

A Merlino piacendo, arrivarono a destinazione senza ulteriori incidenti. A quanto pare, Mel e Remus sono riusciti a liberarsi di Megan…, constatò, superando il ritratto della Signora Grassa.

"Sirius!".

Non fece nemmeno in tempo a entrare che Melanie gli corse incontrò e lo abbracciò.

"Ehi, a cosa devo questa calorosa accoglienza?".

"James mi ha detto di Regulus…".

"Ah, giusto… Dov’è quel traditore che mi ha abbandonato nel momento del bisogno?".

"Nella tua camera con Remus e Peter… Com’è andata?".

"A meraviglia: mio fratello è un idiota, ma questo lo sapevo già" dichiarò Sirius, con una smorfia di disprezzo.

"Sono sicura che…" tentò di dire Melanie, ma Sirius la interruppe subito con un gesto perentorio della mano. "È un idiota, punto. Non ne voglio parlare… Andiamo di sopra: devo uccidere un certo Cercatore di mia conoscenza…".

"Parlando di uccisioni, lo sai che Remus è più incavolato di un licantropo con la luna storta, vero?".

"Termine di paragone interessante" commentò Sirius, ridacchiando. "Tranquilla, gli scoppi di rabbia di Remus sono come i temporali estivi: intensi e brevi…".

"Se lo dici tu… Comunque, capisco che avessi buone intenzioni, ma credo che tu abbia un po’ esagerato".

"Oh, non ti rivolterai contro di me pure te, vero? Non ti lamentavi tanto quando era lui a fare giochetti cervellotici".

"È una cosa diversa: Remus ti ha solo aiutato a toglierti i prosciutti dagli occhi e ha spinto me fuori dal guscio. Tu hai mentito, ingannato e giocato coi sentimenti di quella poverina di Megan…".

"Quando se n’è andata, a proposito?".

"Diciamo che Remus è riuscito a calmarla: quella ragazza è cotta come una pera, ho idea che andrebbe pure su Giove, se Remus glielo chiedesse… Ma del resto io sono l’ultima a poter giudicare, visto che pure io andrei su Giove se solo tu me lo chiedessi!".

"Ti adoro anche per questo!" sorrise Sirius, dandole un bacio. "Ok, andiamo ad affrontare il mio triste destino…".

Furono preceduti e annunciati da Dora, che corse di sopra e praticamente saltò in braccio a Remus, che fu molto felice e sollevato nel vederla.

"Grazie a Merlino! Dora, non farmi mai più uno scherzo del genere!".

"È colpa tua! Avevi detto che stavi via solo due minuti!" protestò la bambina.

"Lo so, mi dispiace, non succederà più…".

"Bene!". Dora sorrise soddisfatta, balzando a terra. "In ogni caso, mi sono divertita tanto con i Serpeverde: sono divertenti!".

"A questo proposito, com’è andata con Regulus?" intervenne James.

"Tu non mi parlare: mi ha abbandonato in mezzo agli squali… Trascinandoti dietro tutti quanti!".

"Mi dispiace, Sirius" balbettò Peter con aria effettivamente molto contrita. "Stavamo cercando di dirgli che non potevamo mollarti lì…".

"Ma lui ci ha trascinato via" sbuffò Lily, con un’occhiata di rimprovero al fidanzato.

"Dimmi tu cosa potevamo fare, Padfoot, a parte guardare voi due che vi sbranavate a vicenda…".

"Un po’ di supporto morale, se non altro!".

"È andato così male?".

"Non ci sono stati morti, se è questo che vuoi sapere, ma di certo non sono rientrato nella sua lista di auguri di Natale…".

"Beh, lui non è sulla tua, perciò non è che faccia granché differenza…".

"In altre parole" cominciò a riassumere Remus, "siete scesi nei sotterranei, entrati nella Sala Comune dei Serpeverde, avete parlato con Piton, Regulus, Rosier e la sua banda e ne siete usciti senza litigare, distruggere o provocare danno di qualsivoglia genere a cose o persone?".

"Il tuo tono di incredulità mi ferisce, Moony" protestò James. "In realtà, è stata Lily a fare la parte del leone più ancora di noi".

"James, smettila" lo ammonì la diretta interessata.

"Perché io non ci sono mai quando succedono queste cose?" sbuffò invece Melanie, evidentemente dispiaciuta.

"Beh, direi che è finito tutto bene, vero?" osservò Sirius.

"Ah, ora che me l’ho ricordi…". Remus si voltò verso di lui, con occhi che promettevano lampi, tuoni e saette. "Si può sapere, in nome di Merlino e Morgana, A COSA ACCIDENTI STAVI PENSANDO QUANDO HAI ORGANIZZATO QUESTO LOSCO PIANO, SIRIUS ORION BLACK?".

"Andiamo, Remus, era una cosa a fin di bene" si difese Sirius, indietreggiando. "Non mi pare che Megan ti facesse così schifo…".

"Non è questo il punto! Quale parte della frase ‘Non impicciarti, la mia vita non è affar tuo’ ti è sfuggita?".

"Remus, se aspettavo te, saremmo tutti morti di vecchiaia!".

Remus sbuffò, con aria esasperata. "Sirius, leggi il labiale: vita mia, decido IO".

Sirius roteò gli occhi al cielo. "E tu leggi il mio, di labiale: solo perché sei un luu-…". James lo bloccò con un eloquente accesso di tosse. "… -uunatico testardo non significa che non troveresti una ragazza capace di sopportarti! Cavoli, se ci siamo riusciti io e James, per te sarebbe uno scherzo!".

"Lunatica testardo?" ripeté Melanie, perplessa. "Perché ho l’impressione che non fosse questo che volevi dire? Mi sono persa qualcosa?".

"Mel, che dici di andare a controllare che Alice sia ancora viva?" propose rapidamente Lily, afferrando l’amica per il polso e cominciando a tirarla via. "Sai, non vorrei che si fosse affogata nella doccia stringendo una foto di Frank tra le braccia!".

"Ma Lily, che cosa…" cercò di protestare Melanie, ma la ragazza non demorse e la trascinò via.

Sirius aspettò che la porta si fosse richiusa alle loro spalle e di non sentire più l’eco dei loro passi prima di riprendere la filippica. "Remus, ascolta…".

"No, ascolta tu: al mondo non sono tutti come voi tre! Voi siete l’eccezione, non la regola! Pensi sul serio che Megan sarebbe ancora così interessata a me se sapesse la verità?".

"Beh, se non ci provi nemmeno, non lo saprai mai, ti pare?".

"Detesto ammetterlo, ma Padfoot ha ragione, Moony" intervenne James. "Da qualche parte c’è sicuramente una ragazza che aspetta solo un bel lupacchiotto pieno di complessi da portare all’altare, ma se tu non cominci a buttarti non la troverai mai!".

"Lo sposo io Remus!" intervenne Dora con aria entusiasta, suscitando le risate dei quattro Malandrini. "Io, io, io!".

"Mi dispiace, tesoro, temo di essere fuori età per te" sorrise Remus, sedendosi accanto a lei.

"Oh, ma io aspetto" gli garantì Dora, arrampicandosi sulle sue ginocchia. "E quando sarò grande, ci sposeremo".

"Capito, Moony? Perciò, tieniti libero!" gli raccomandò James, ridacchiando.

"Ti rendi conto che ti sei appena contraddetto da solo, vero?".

"Ah, quisquilie di infima importanza!".

"Però vedi che abbiamo ragione? Qualcuna disposto a prenderti sei riuscito a trovarla, no?" rincarò la dose Sirius, fermo delle sue opinione.

"Sicuro, una bambina che ha, quanto, tredici anni meno di me? Quando sarà in età da matrimonio, mi avrà bel che dimenticato da un pezzo!".

"Non è vero!" protestò subito Dora. "Io ti voglio sposare!".

"Ok, ok… Ne riparliamo tra qualche anno, che ne dici?".

Dora lo appagò con un sorriso soddisfatto: dal suo punto di vista, la questione era bella che risolta, aspettare qualche anno non sarebbe certo stato un problema.

"Allora, mi hai perdonato, Moony?".

"Non te lo meriteresti, dopo tutto quello che il tuo stupido piano ha causato… Non senza una giusta punizione" aggiunse subito.

Frugò un attimo dietro e il letto e quanto si rimise in piedi brandiva…

"Ehm, Moony, che cosa sarebbe esattamente quella cosa?" domandò Sirius indietreggiando, spaventato più dal ghigno diabolico dipinto sul volto dell’amico che dall’oggetto che teneva in mano.

"Ti piace? I Babbani le chiamano ‘mazze da baseball’… Di solito le usano per colpire delle palle, ma sono certo che andrà bene anche per il mio scopo…".

"Ehm, io non credo che… Prongs, Wormtail, aiutatemi!".

"Ah, no, ti sei cacciato in questo impiccio da solo" dichiarò James scuotendo il capo. "Io te l’avevo detto che non volevo entrarci…".

"Prongs, sei un…".

"Fossi in te, io comincerei a correre".

Sì, era decisamente un suggerimento sensato…

"Black, torna qui e affronta la tua punizione da uomo!" gridò Remus, partendo all’inseguimento.

Lyrapotter’s corner

Ed eccomi qua, dite la verità, siete sorpresi? Diciamo che non conosco mezze misure: o sparisco per qualche secolo o punto sugli aggiornamenti lampo! Beh, spero che la cosa vi faccia piacere!

Non c’è molto da dirvi, direi, finalmente anche questa microtrama si è chiusa e Sirius ha ricevuto la giusta punizione (anche se l’aveva fatto a fin di bene, poveretto!). Ho notato che Megan ha riscosso un discreto successo, pure tra i fan delle Remus/Dora (tra cui mi ci metto anch’io sia chiaro). La mia intenzione sarebbe di farle fare un’altra comparsata nel prossimo capitolo, ma si vedrà… Intanto, come avete potuto constatare, Dora ha rivendicato in pieno i suoi diritti!

Spero che il momento Regulus/Sirius sia piaciuto (malandrina, Julia, ce l’ho con voi, in questo momento!): lo so che in pratica hanno solo litigato, ma purtroppo la storia canon è (all’incirca) e canon resta, ne passerà ancora di acqua sotto i ponti prima che Reg rinsavisca!

Momento sproloqui finito, passiamo ai ringraziamenti:

Iva27, eh, poveri Serpeverde sì (beh, poveri Piton e Regulus, se non altro!). Con Regulus, Dora ha dato il meglio di sé, senza dubbio! Sono felice che la coppia Remus/Megan ti sia piaciuta! Come vedi sono arrivata presto, questa volta!

_Mary, ‘azzo, pure il cane reclama il computer? Io ne ho due di cani rompipalle, ma almeno al PC mi lasciano stare! In ogni caso, capisco perfettamente il tuo stato d’animo: prima che mi regalassero il portatile, era sempre una lotta continua! Come vedi, Dora ha messo bene in chiaro le cose in questo capitolo, anche se a Remus qualche distrazione potremmo pur concederla: in fondo, ne ha ancora da aspettare…

Alohomora, eh, mi sa che il commiato ormai è vicino, anche se mi dispiace ammetterlo: questo Malandrini mancheranno tanto anche a me, anche se non ho la minima intenzione di abbandonarli (tanti progetti e così poco tempo!). Catastrofe evitata anche stavolta, anche se solo per un pelo! Grazie per l’in bocca al lupo!

_Polla_, eh lo so, con tutti questi avvenimenti superconcentrati il senso del tempo finisce un po’ distorto. Per Regulus dispiace anche a me, ha fatto un fine triste, a mio parere, Peter, beh, per quel che mi riguarda può bruciare all’inferno!

kokylinda2, spero che le aspettative siano state ripagate, cara. Beh, io sono una Remus/Dora shipper fino alla morte, ma adesso come adesso, Remus ha bisogno di un’altra compagna al suo fianco direi, in attesa che Dora cresca! Diciamo che Megan gliel’ho creata su misura XD beh, Reg e Dora insieme facevano proprio ridere!

malandrina4ever, okay, tesoro tranquilla, va tutto bene, tutto bene. Li vedi quei simpatici omini in camice bianco? Ecco, fai loro ciao. Brava, così. Adesso ti porteranno a fare un bel giretto, ma non preoccuparti, sono amici, te lo garantisco u.u Detto ciò, lo sai che la tua recensione mi ha inquietata? Credo che tu sia perfino più malata di me (e parla quella che si sposerebbe Remus Lupin nell’esatto istante in cui se lo trova davanti, Tonks o non Tonks), il che è tutto dire. Ovviamente, c’è anche da dire che di rado una recensione mi ha fatto tanto ridere quanto la tua! In tutta sincerità, non oso immaginare cosa troverò questa volta… A proposito, grazie per aver detto che Regulus è perfetto, detto da te è sicuramente il miglior complimenti che potessi ricevere!

LadyMorgan, mia diletta sorella figlia di un’altra madre, come osi dire che io non ti voglio bene? Respingo queste ignobile e calunniose accuse, penso proprio che mi appellerò a un avvocato perché tu hai osato pensare questo di me? Andiamo, una cosa alla "Remus professore depresso" è davvero troooooppo deprimente, non lo farei mai, non per il finale di questa fanfiction almeno: nel mio ideale gap temporale, ci sarà qualche nota dolente, non dico di no, ma pure i toni allegri, per chi mi hai preso? Mi auguro di essere riuscita a pubblicare prima della tua partenza per queste lande desolate, in caso ci risentiamo al tuo ritorno. Spero che i momento scottanti ti siano stati graditi, prometto di non sparire più (non so se però puoi prestare fede alle mie parole, i fatti tendono a smentirmi T.T). Come sempre, la tua adorante, Silvia Alfa // ma che razza di estate è questa, che un giorno ci sono 40° all’ombra e quello dopo viene giù il diluvio universale?

xela182, critica ben accolta, tranquilla, non sei la prima che me lo fa notare (io da sola me lo faccio notare): è che Peter mi dà talmente ai nervi che tendo a dimenticarmene, anche se so che è sbagliato e che lui era un Malandrino al pari degli altri, non ci posso fare nulla! Spero che la cosa non ti dia troppo fastidio, in ogni caso grazie per i complimenti!

Julia Weasley, prego, figurati, è stato divertente scrivere di lui, in verità: l’ho sempre apprezzato come personaggio, ma le tue fanfiction me l’hanno fatto amare quasi quanto Sirius: penso che nella mia top ten dei personaggi preferiti lui ci sia senza ombra di dubbio! Infatti in futuro è mia intenzione tornare a scriverci sopra, magari in una veste un po’ più seria… Comunque, non è stato Piton a fare la parte del cattivo, anche se forse sarebbe stato meglio di Rosier e soci belli! Mi sono divertita da matti a scrivere di Dora tra i Serpeverde, era ora di farle cambiare un po’ lo scenario da devastare! E ovviamente è stata abbastanza "persuasiva" da convincere Sirius e Regulus a parlarsi, anche se solo per litigare (esigenze di canon, non mie, chiariamoci!). Questa sarebbe stata la faccia di Sirius e James se avessero visto la scena del finto appuntamento: O.o o.O! Seguiti da rassegnati scuotimenti di testa!

E Laura, riuscirò a fartelo leggere, presto o tardi, è una promessa!

Bon, ho concluso, ci risentiamo presto, see you soon!

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Capitolo 27
*** Capitolo XXVI ***


BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO XXVI

E così giunse a conclusione anche il secondo weekend di Dora ad Hogwarts: come potete ben immaginare, Sirius non sfuggì all’ira di Remus e si prese qualche sonora mazzata, ma la cosa si concluse lì. James ci tenne a sottolineare che secondo lui Remus era troppo buono e quest’ultimo ribadì che gli conveniva stare zitto perché presto o tardi sarebbe arrivato anche il suo turno. Non per altro, Remus conosceva i suoi polli molto bene e sapeva perfettamente che non sarebbero bastate diecimila sfuriate per far maturare un po’ i suoi amici.

E infatti, tempo di arrivare alla lezione di Trasfigurazione del lunedì mattina e già sembrava che l’incidente Megan fosse stato bello che dimenticato.

Sirius si stiracchiò sulla sedia, sbadigliando piuttosto vistosamente. "Che barba…".

"Per te è sempre tutto una barba, Sirius" lo rimbeccò Remus. "Non ci provi nemmeno a seguire?".

"A che pro? C’è qui il mio caro vecchio amico secchione". Gli diede una leggera pacca sulla spalle per sottolineare il concetto.

"Già… E io che speravo che Melanie ti avrebbe fatto maturare un po’: mi sa che piuttosto è accaduto il contrario".

"Ancora, Moony? Pensavo che fosse acqua passata ormai: hai quasi rotto quella stupida mazza da ‘basecoso’ sulla mia povera ed innocente testolina…".

"Padfoot, senza offesa, ma tu non sei innocente nemmeno quando dormi!".

"Okay, ho capito, sei ancora arrabbiato…".

"Non sono arrabbiato: sono seccato perché ti sei intromesso nella mia vita sentimentale quando ti avevo espressamente detto di non farlo!".

"Sì, sei decisamente arrabbiato…".

"Signor Black".

Sirius sobbalzò, sentendosi improvvisamente chiamato in causa dalla McGranitt, che lo fissava con aria decisamente accigliata.

"Sì, prof?".

"Visto che sembri avere tante cose da dire questa mattina, che ne diresti di partecipare in modo più attivo a questa lezione?".

"Oh no, grazie, prof, se la cava benissimo anche senza il mio contributo!". Non è giusto: Remus stava parlando esattamente come me, perché non se la prende anche con lui?

"Senza dubbio… E di cos’è che starei parlando, esattamente?".

Già, di cosa stava parlando? "Ehm…". Andiamo, lo sapeva, non stava seguendo granché, d’accordo, ma almeno fino all’argomento della lezione…

Un foglietto di pergamena gli volò sulle ginocchia, con su scritto Trasfigurazione e modifica del viso e subito sotto a caratteri cubitali IDIOTA: sono due settimane che ne parliamo!

La McGranitt sembrò presa un po’ in contropiede nel sentirlo rispondere, per di più correttamente, ma si riprese in fretta: "Benone, Black. In ogni caso, a meno di non voler aggiungere qualcosa alla mia lezione, ti pregherei gentilmente di cucirti la bocca e ascoltare".

"Sicuro, prof" rispose Sirius, sospirando sollevato nel vederla tornare alla sua spiegazione e lasciarlo perdere. "Moony, ti voglio bene!".

Remus gli rivolse un mezzo sorriso. "Sì, lo so… Un giorno di questi dovrei proprio piantarla di salvarvi il fondoschiena, a voi tre!".

"Oh, Moony, non ci crede nessuno: sei troppo buono per fare una cosa del genere".

"Troppo tonto, vorrai dire… Ora taci prima di farti togliere qualche punto: prendi esempio da James, che una volta tanto sta in silenzio".

Sirius corrugò la fronte, girandosi verso l’amico alla sua sinistra: in effetti, era decisamente strano che non fosse intervenuto una sola volta in tutta la conversazione. Ancora più strano, aveva il libro di Trasfigurazione aperto davanti, alla pagina giusta, per di più! Ecco, lo sapevo: la Evans me l’ha definitivamente rovinato, adesso segue pure le lezioni!

Gliela avrebbe pure perdonata se fosse stato preso ad ammirare Lily, quella non era proprio una novità, invece fissava la lavagna come se stesse seriamente ascoltando quello che la McGranitt diceva.

"James? James!".

Nessuna risposta. O era talmente preso da non averlo nemmeno sentito (e in questo caso, Sirius poteva già organizzare il funerale per la fine dei loro giorni malandrineschi: nemmeno Remus era mai arrivato a tanto) oppure…

"James!" lo chiamò di nuovo, dandogli una leggere spinta con il dito.

Per poco non lo spinse giù dalla sedia mentre ritornava bruscamente alla realtà. "Eh? Cosa? Dov’è l’incendio?" biascicò, a voce decisamente troppo alta, suscitando l’ilarità del resto della classe e l’esasperazione della McGranitt.

"Potter, è mai possibile che non riesco a concludere una lezione senza essere interrotta da uno di voi quattro?".

"Mi scusi, professoressa: è che…".

"Risparmia le scuse: ho già avuto modo di apprezzare a sufficienza le tue fantasiose doti in questo campo… Cinque punti in meno a Grifondoro per la palese mancanza di attenzione e per aver disturbato. Ora, dov’ero rimasta?".

"Stavi dormendo, Prongs?" ridacchiò Sirius, mentre l’amico si riposizionava meglio sulla sedia, stiracchiandosi.

"Beh, allora? Ho scoperto che il libro di Trasfigurazione è ottimo come cuscino… E poi dopo abbiamo Erbologia: meglio essere belli svegli e riposati per allora, ti pare? O ti sei dimenticato quello che è successo l’altra settimana?".

Dora più grossa pianta carnivora molto cattiva uguale Sirius perde un pezzo di chiappa: una cosa decisamente impossibile da dimenticare. "Il mio sedere me lo ricorderà in eterno, Prongs".

James ridacchiò, prima di buttare l’occhio tre file più avanti, dove Lily stava, al contrario di loro, seguendo diligentemente la lezione. La ragazza, di certo sentendosi il suo sguardo da triglia puntato sulla schiena, si voltò e gli rivolse un’occhiata esasperata. Ascolta, gli ordinò, esagerando il labiale per farsi capire.

James mimò uno sbadiglio, facendole scuotere la testa prima di tornare a prestare la sua attenzione alla McGranitt.

"Rassegnati, cervo innamorato: non puoi competere con la Trasfigurazione e modifica del viso se sei fidanzato con la regina di tutti i secchione".

"Aspetta un momento: se Lily è la regina dei secchioni e Remus è il re, questo vorrebbe dire che sono sposati?".

Sirius non rispose subito: quello era un quesito su cui bisognava riflettere attentamente, onde evitare possibili attacchi di gelosia omicida. "Beh, io ritengo che siano piuttosto dei fratelli co-regnanti… In trattative politiche con il regno dei Malandrini per possibili alleanze".

"Allora, sono trattative che vanno per le lunghe…" commentò James.

"Sono due regni molto diversi, ti pare, Prongs?".

"Voi due avete finito di dire idiozie?" sibilò Remus per metterli a tacere.

"È esattamente quello che mi stavo chiedendo anch’io, signor Lupin" intervenne nuovamente la McGranitt facendoli sobbalzare: erano talmente presi dalla loro discussione che non si erano nemmeno accorti che la professoressa si era spostata alle loro spalle e ora li fissava arcigna con le mani piantate sui fianchi.

"Oh, salve prof!" la salutò Sirius, con estrema non-chalance.

"Buon giorno, Black, Potter. Scusate se interrompo la vostra chiacchierata, ma forse vi è sfuggito che siete nella mia classe e che io sto cercando di fare lezione".

"No, no, non ci è sfuggito" la rassicurò James sfoggiando il suo sorriso migliore. "Infatti le riesce davvero benissimo… Molto interessante".

"Sì, sicuramente… E mi riuscirebbe ancora meglio se non avessi in sottofondo l’irritante borbottio di voi due che vi fate gli affari vostri!".

"Oh, non sia così severa con sé stessa: va alla grande già così!".

La McGranitt li fulminò entrambi. "Questo è l’ultimo avvertimento: fatevi richiamare un’altra volte e scatta la punizione per entrambi!".

"Come se le sue minacce ci spaventassero…" mormorò James guardandola allontanarsi.

"Dopo sette anni, ci consoce ancora così poco".

"Ok, adesso basta!". La McGranitt non era nemmeno arrivata alla cattedra che si era già voltata un’altra volta, adesso davvero arrabbiata. "Anche la mia pazienza ha un limite: punizione per Potter e Black. Vi voglio stasera alle otto nel mio ufficio. E altri dieci punti in meno a Grifondoro!".

Cinque minuti dopo suonò la campanella. "Però, bel modo di cominciare la settimana" commentò Sirius, alzandosi con un certo sollievo.

"Punizione con Minnie: il mio lunedì sera ideale!".

"Complimenti voi due, eh!" li rimbrottò Lily, raggiungendoli in quel momento. "Cosa vi costava stare zitti per qualche minuto?".

"Oh, Lily, pensavo ci conoscessi meglio di così!".

"Black, puoi venire qui un attimo" lo chiamò la McGranitt, cogliendolo di sorpresa: in fondo, erano solo due chiacchiere, nulla di nuovo rispetto al solito, anzi, lui e James avevano fatto ben di peggio.

"Andate avanti, ci vediamo alle serre" disse, salutando i compagni. "E, Remus…".

"Lo so, attento alle piante carnivore. Vieni, Dora!".

Se ne andarono, con Dora che saltellava davanti a tutti ripetendo: "Le serre, le serre, le serre…".

"Che succede, prof? Se è per prima…".

"Non è per quello, Black: vi sopporto nella mia classe da sette anni, ormai so come siete fatti" lo interruppe la McGranitt.

Sirius ebbe l’impressione che avrebbe dovuto perlomeno fare una faccia contrita, ma proprio non gli riuscì. "E allora, cosa c’è?".

Per un attimo gli venne il dubbio che potesse aver scoperto della loro piccola sortita nella Sala Comune dei Serpeverde, ma subito dopo si disse che non aveva senso: perché non fermare anche gli altri in quel caso?

"Stamattina il Preside ha ricevuto un gufo da tua cugina Andromeda".

Il ragazzo trattenne a stento un sospiro di sollievo: nulla di grave, allora. A meno che… "Non è che ha deciso di prolungare la vacanza, vero?".

"No, per tua fortuna no: voleva solo comunicare che verrà domani verso le cinque a prendere la bambina".

"Domani?".

"Sì, Black, domani. Alle cinque, nel mio ufficio. Vedi di essere puntuale questa volta…".

"Sì, certamente. Posso andare? Rischio di fare tardi".

"Vai, vai… Ricordati, alle cinque".

"Sì, alle cinque, ricevuto. Non mancherò".

Sirius si avviò a passo veloce verso le serre, sperando di non ricevere una lavata di capo dalla Sprite. Si era dimenticato che le due settimane di vacanze di Andromeda stavano già per scadere: il tempo era passato più in fretta di quanto si fosse aspettato. E per essere passati solo quattordici giorni, ne erano successe di cose: quella piccoletta era un vero uragano, il castello sarebbe stato molto più silenzioso senza di lei…

*******

"Domani alle cinque?" ripeté Remus.

Era sera e (strano ma vero), erano tutti riuniti in Sala Comune: Sirius e James erano appena tornati dalla punizione con la McGranitt (niente di che, a sentir loro) per essere accolti da due fidanzate sorridenti e mettere a parte gli altri delle ultime novità su Dora.

"Così ha detto Minnie" confermò Sirius. "E conoscendo Andromeda, sarà lì con almeno cinque minuti di anticipo…".

"Beh, di certo non vede l’ora di riabbracciare Dora" osservò Melanie. "Non la vede da due settimane, in fondo".

"Vorrà anche assicurarsi che sia ancora tutta intera" aggiunse Lily. "Con un babysitter del genere…".

"Ehi, Rossa, che cosa staresti insinuando?".

Lily gli rivolse un’occhiataccia omicida. "Sirius, ti giuro che se non la pianti di chiamarmi Rossa te le suono".

"Uh, sono terrorizzato, Lily".

"In ogni caso" intervenne Melanie, trattenendo l’amica per evitare possibili scoppi d’ira, "non ti conviene mica fare quell’aria scandalizzata: in due settimane, siete riusciti a perderla non so più quante volte, a farla finire in Infermeria mezza ubriaca, a darla quasi in pasto a una Pianta Carnivora, ad abbandonarla in piena notte nel vostro dormitorio… A questo proposito, che diavolo eravate andati in giro a fare?".

"Oh, niente di che…" rispose James, in tono evasivo.

"Assolutamente nulla di che" gli fece eco Sirius.

Melanie corrugò la fronte per nulla convinta. "Lily, tu lo sai, vero?".

"Chi, io? Perché pensi che dovrei sapere qualcosa dei loro affari?".

"Perché quella mattina sei tornata nel nostro dormitorio incavolata come un Ippogrifo dopo aver litigato con lui" spiegò Melanie, indicando James.

"Ma noi litighiamo in continuazione" protestò Lily, con il tono di chi asserisce un dato di fatto. "Appena sarà passato l’idillio della novità, vedrai che riprenderemo a beccarci come e più di prima".

"No, quella volta era diverso: eri talmente sconvolta che non sei nemmeno venuta a lezione quel giorno. Una normale litigata con James non ti avrebbe mai ridotto a quel modo, ci deve essere qualcos’altro sotto".

"Concordo" intervenne Alice. "Ci nascondi qualcosa, Lily. E ora che ci penso, abbiamo lasciato in sospeso anche un altro discorso".

Si voltò a guardare Remus, immerso nella contemplazione del bracciolo della poltrona.

"Che succede adesso?" domandò Melanie nuovamente confusa. "Perché guardi lui?".

"L’altra sera, mentre tu e Sirius facevate i piccioncini, ha detto di doverci dire qualcosa: con tutto quello che è successo mi era sfuggito di mente… A questo punto, ho la netta impressione che questo qualcosa abbia a che fare con l’incidente dell’altra settimana".

"Remus, è la verità?".

Il ragazzo non rispose subito, perso nei suoi pensieri: sapeva che quel momento sarebbe arrivato, era già tanto che Alice non avesse più fatto domande negli ultimi due giorni. Sospirò: non aveva senso tergiversare ulteriormente o raccontare altre bugie, presto o tardi la verità sarebbe venuta a galla in ogni caso, soprattutto se le cose tra Melanie e Sirius si fossero fatte davvero serie. "È meglio andare in un luogo più appartato".

Melanie e Alice si scambiarono un’occhiata, intimorite dal tono grave con cui lo disse. "Remus, che cosa succede?".

"Vi spiegherò tutto, ma non qui: per favore, andiamo nel nostro dormitorio".

"Moony, sei sicuro?" domandò Sirius, alzandosi, guardando l’amico preoccupato.

"Sì, lo sono: mentire non ha senso, tanto presto o tardi lo scopriranno lo stesso…".

"Ok, la decisione è tua, in ogni caso" annuì James.

"Qualcuno deve restare qui con Dora, ragazzi" osservò Remus, intuendo che gli altri tre avevano tutta l’intenzione di partecipare alla festa.

"Non ti lasciamo solo, Moony".

"Ci penso io" si offrì Lily. "Voi non preoccupatevi: sto io con Dora finché non avete finito".

"Grazie, Lily".

"Ma che cosa sono tutti questi toni da grande cospirazione?" fece Alice, un po’ spaventata. "Sembra quasi che tu abbia ucciso qualcuno".

Melanie cercò Sirius con lo sguardo.

"Tutto ok, Mel: non abbiamo ucciso nessuno".

"Torniamo presto".

"Prendetevi tutto il tempo che vi serve: non c’è fretta" li tranquillizzò Lily, salutandoli con un cenno quando sparirono tutti su per la scala a chiocciola.

"Voglio andare anch’io, Lily!" protestò subito Dora, balzando in piedi per seguirli.

"Non oggi, tesoro: stavolta sono discorsi da grandi".

"Ma voglio sentire anch’io: anch’io sono grande!".

Lily l’attirò a sé, facendola sedere sulle sue ginocchia. "Certo, tu sei grande e sei una bravissima bambina. Ma questa è una cosa più grande ancora: capisci che voglio dire?".

"Penso di sì… E quando sarò grande abbastanza per sentirla?".

Stavolta Lily non riuscì a trattenere un sorriso triste. "Non si è mai grandi abbastanza per sentire questo genere di cose, Dora: a volte, la vita ci mette alla prova in questo modo".

La bambina la guardò senza capire: probabilmente stava facendo discorsi troppo filosofici per lei. "Non importa: che ne dici, andiamo a cercare Cenerentola? Sono certa che sarà felice di vederti…".

"Sì, andiamo! E possiamo anche giocare con i trucchi come l’altra volta?".

Lily ridacchiò sadicamente: era quasi certa che Claire Parker avesse una scorta segreta di cosmetici nascosta da qualche parte. "Certo, tesoro".

******

Melanie era senza parole: attonita, non riusciva a fare altro che guardare uno a uno i quattro ragazzi che aveva di fronte, aspettandosi quasi che da un momento all’altro si mettessero a gridare "pesce d’aprile"!

Ma ovviamente non era uno scherzo: nemmeno i Malandrini avrebbero mai potuto architettare una cosa del genere e la faccia che aveva Remus in quel momento era più eloquente di mille parole. Non era uno scherzo, era la pura e semplice verità, anche se il suo cervello sembrava rifiutarsi di metabolizzarla: insomma, era una cosa così incredibile!

Cercò lo sguardo di Alice, che era non meno sconvolta di lei, ma stava cominciando a dare qualche vago segno di ripresa.

"Ehm, a questo punto voi dovresti dire qualcosa…" suggerì Sirius, avvicinandosi alla fidanzata con aria preoccupata.

"Quindi, fatemi capire bene" esordì Alice, che, in quanto meno emotivamente coinvolta, aveva riacquistato più in fretta l’uso della parola, "Remus sarebbe un lupo mannaro e voi tre sareste diventati Animagi illegalmente per poter stare con lui durante le notti di plenilunio?".

"Sì, direi che è un ottimo riassunto degli ultimi due anni della nostra vita" approvò James.

"Ma… Ma… Ma voi siete completamente pazzi o cosa?" quasi gridò la ragazza, presa coscienza del fatto che aveva capito bene. "Insomma, avete una vaga idea di quanto la cosa avrebbe potuto finire male? Voglio dire, diventare Animagus non è mica uno scherzo!".

"Cioè, di tutta la storia, la cosa che ti sconvolge di più è che siamo diventati Animagus?" fece Sirius, senza sforzarsi troppo di trattenere un ghigno divertito.

"E non guardarmi con quel sorrisetto, Sirius, io sono seria! E tu gliel’hai lasciato fare?" continuò Alice, rivolgendosi a Remus stavolta.

Quest’ultimo alzò le mani come per fermarla. "Eh, no, un momento: innanzitutto ti sfido a fermare questi tre quando si mettono in testa di fare qualcosa. E poi, sono sempre stato reticente a considerarla una buona idea…".

"Oh, Moony, su, non nasconderti dietro i tuoi paroloni: non sei mai stato tanto felice quanto il giorno in cui ci siamo riusciti e hai capito che non avresti più dovuto passare quelle nottatacce infernali da solo".

Remus aprì la bocca per negare, ma non riuscì a trovare le parole: sapeva che il suo era un ragionamento egoista, che ogni plenilunio metteva in pericolo le vite dei suoi amici, che se fosse stato davvero responsabile li avrebbe obbligati a smettere già da un pezzo, ma la verità pura e semplice era che non voleva che smettessero.

"Non ci posso credere…" mormorò Alice. "E per tutto questo tempo non abbiamo mai sospettato nulla: certo che siamo state proprio cieche!".

Melanie annuì: a loro discolpa, poteva solo dire che fino a poco tempo prima, non erano in rapporti abbastanza stretti con Remus per doversi mettere a indagare sui suoi affari. Certo, erano state davvero stupide a non rendersi conto che era sempre "ammalato" in prossimità della luna piena.

Adesso finalmente le era tutto più chiaro, perfino tutte quelle piccole allusioni che di tanto in tanto lanciavano gli altri Malandrini, come l’insistere nel chiamarlo ‘lupacchiotto’, e di cui fino a quel momento le era sfuggito il significato.

"Remus, io non so cosa dire: mi dispiace per quello che ti è successo".

"Non c’è bisogno: è passato tanto tempo, ormai…".

"Voi tre siete pazzi, lo sapete, sì?".

Sirius le rivolse un sorriso sghembo. "Mel, fa parte del nostro fascino, non credi?".

"Sì, ma questo è quasi troppo perfino per voi!".

"Errore: nulla è mai troppo per i Malandrini!" le contraddisse James. "Possiamo contare sulla vostra discrezione, vero?".

Alice e Melanie annuirono all’unisono. "Mi pare ovvio".

"Inoltre, se vi spedissi ad Azkaban, chi le sente poi Lily e Melanie?" ridacchiò Alice, osservando di sottecchi l’amica, che per tutta risposta le fece una linguaccia.

"Visto che ce le siamo scelte bene, Padfoot?" rise James.

"Visto che non sono tutti bigotti razzisti a questo mondo, Moony?" gli fece eco Sirius.

"Sirius, se non vuoi prenderti un altro paio di mazzate, ti conviene non tornare in argomento…".

"La mia era solo una pacifica constatazione…".

"Sì, le conosco le tue pacifiche constatazioni, Sirius: il più delle volte portano solo guai!".

Sirius roteò gli occhi al cielo. "Se lo scotto da pagare è questo, giuro su Merlino che non cercherò di aiutarti mai più!".

"Ancora arrabbiato per la storia di Megan?" s’informò Melanie.

"Sì".

"No".

"O è sì o è no, ragazzi" disse Alice, osservando alternativamente Sirius e Remus. "Qual è la vostra risposta definitiva?".

"Io non sono arrabbiato" ribadì Remus in tono secco.

"Allora smettila di comportarti come se lo fossi: in fondo, te ne abbiamo fatte di ben peggiori di questa!".

"Non ha tutti i torti nemmeno lui" osservò Melanie. "Intendo dire" si affrettò a continuare all’occhiataccia di Remus, "Sirius ha sbagliato nei modi, ma in fondo le sue intenzioni erano buone, no? Voleva soltanto darti una mano…".

"Il punto è che io non lo voglio, il suo aiuto… E lui lo sapeva perfettamente: gliel’avrò ripetuto dieci milioni di volte di non immischiarsi in queste faccende!".

"Tu l’hai fatto, no?" disse Alice, accennando con la mano a Sirius e Melanie. "Io penso che tutto sommato Sirius abbia pure fatto bene: uscire un po’ dal guscio non può certo ucciderti!".

"Ah, la voce della saggezza!" sospirò James con aria soddisfatta. "Alice, se non fosse che Frank e Lily mi ucciderebbero ti chiederei di sposarmi, ora e subito!".

"Grazie, molto onorata, ma sarei costretta a declinare l’offerta…".

"Moony, forse sarebbe il caso di cominciare a darci retta di pare? Se te lo dicono pure le ragazze…".

Remus alzò gli occhi al cielo, incrociando le braccia. "Non intendo tornare per l’ennesima volta in argomento. Torniamo da Lily e Dora e basta, va bene?".

"Altro che lupo, sicuro di non essere un mulo mannaro?" sbuffò Sirius guardandolo andare via.

******

Il primo pomeriggio del giorno dopo, l’ultimo di Dora al castello, trovò Remus impegnato a frugare ogni angolo del dormitorio per rimettere insieme tutti gli averi della bambina in tempo per quando i genitori fossero venuti a prenderla, impresa pressoché disperata, visto che misteriosamente sembravano essersi sparsi ovunque tranne dove avrebbero dovuto essere.

Beh, in fondo mica troppo misteriosamente: tra James, Sirius, Peter e la stessa Dora, era difficile dire chi fosse più disordinato! Perciò, non c’era poi molto da sorprendersi se sotto il letto di Peter c’era un numero considerevole di calzini a tonalità vivaci (per altro spaiati), se una maglietta con disegnato un arcobaleno era finita appallottolata sotto il cuscino di Sirius o se una decina di nastri per capelli in vari colori era finita nel baule di James!

Per fortuna che aveva il pomeriggio libero, forse avrebbe avuto qualche possibilità di trovare tutto in tempo! Certo, gli avrebbe fatto comodo una mano, ma se sperava di ottenerla dai suoi amici stava messo male: i Malandrini creano il disordine, non lo rimettono a posto!

Siccome poteva facilmente prevedere che gli sarebbe stati più d’impaccio che d’aiuto, pur armati di buone intenzioni, Remus gli aveva saggiamente spediti a fare un giro assieme a Dora, con Lily che si era generosamente offerta di fare la parte del supervisore responsabile.

Stava appunto cercando di stanare un pupazzo che era rimasto incastrato nella rete di un letto, quando sentì la porta aprirsi.

"Ehi, di chi sono quelle belle gambe molto sexy?".

"Non del tuo fidanzato, Mel" rispose Remus ridacchiando, riemergendo coperto di polvere, ma con il peluche fuggiasco in mano.

"Beh, guardare e non toccare è ancora concesso, giusto?".

"Con il ragazzo geloso che ti sei scelta? Ne dubito seriamente: non scalpito dal desiderio di guadagnare un altro occhio pesto, grazie".

Melanie sorrise, sedendosi sul letto più vicino, corrugando subito dopo la fronte: frugò sotto di lei e si trovò in mano una scarpetta. "Credo che questa sia tua" disse, lanciandogliela.

"Grazie: questo posto è un vero caos".

"Fai i bagagli per Dora?".

"Almeno ci provo" sbuffò Remus, guardandosi intorno con aria disperata: possibile che una sola bambina si fosse portata dietro tutta quella roba? "Se stavi cercando Sirius, è da qualche parte con gli altri a intrattenere la piccola".

"Lo so: Lily me l’ha detto".

"Come mai non sei andata con loro? A Lily di certo non sarebbe dispiaciuta una mano in più…".

"Nah, credo la nostra cara amica si divertirà molto di più da sola. E siccome Alice è in piena crisi da mal d’amore, non avevo nessuno con cui passare il pomeriggio".

"E sei venuta da me? Certo che sei proprio disperata!".

"Oh, non dire così: il pomeriggio che ho passato giocando a poker con te levandoti anche le mutande è stato uno dei più divertenti della mia vita!".

"Buon per te: almeno uno di noi si è divertito!".

Melanie ridacchiò. "Le migliori Cioccorane che abbia mai mangiato… Scherzi a parte, volevo parlarti di una cosa".

"Ti ascolto" la incoraggiò Remus, piegando una maglietta.

"Riguardo a Megan e al piccolo incidente di domenica".

Remus si voltò verso di lei, il viso indurito in un’espressione neutra. "Non ho voglia di parlare di questo, Mel: è una faccenda chiusa".

"No, non è chiusa affatto. Ci ho riflettuto un po’ sopra e mi sono accorta che in tutto quel marasma, tra la fuga di Dora, i Serpeverde e il resto, nessuno ti ha più chiesto una cosa: tu cosa ne pensi di Megan?".

"Melanie, per piacere, possiamo parlare d’altro?".

"No, anche ieri sera sei svicolato via appena siamo entrati in argomento, ma stavolta non te lo permetterò. Rispondi alla domanda: cosa ne pensi di Megan?".

"Non lo so… È simpatica…".

"Ti piace?" insistette Melanie.

"Mi piace come può piacermi una persona con cui ho chiacchierato di libri per un’oretta: quasi non la conosco, come faccio a dirlo?".

"A volte basta molto meno, sai? Vedi me e Sirius o Megan stessa…".

"Mel, che cosa vuoi da me?".

"Io? Da te? Assolutamente nulla, Remus. Penso solo che se non trovi Megan l’essere più repellente mai apparso sulla terra, ma al contrario la trovi almeno ‘simpatica’, forse dovresti darle una possibilità".

"È complicato, Melanie: tu non capisci che cosa vuol dire essere…".

"Un Lupo Mannaro?" completò per lui Melanie, sorridendo. "Hai perfettamente ragione: io non sono un licantropo e non ho la più pallida idea di come possa essere vivere la tua condizione. Ma credo anche che chiuderti agli altri come fai tu sia sbagliato: non dico di sbandierare la verità ai quattro venti, solo di lasciarti andare, qualche volta. Sei una persona meravigliosa, Remus, lupo o non lupo: dovresti dare anche ad altri la possibilità di scoprirlo".

"E tu pensi che questi ‘altri’ includa anche Megan, giusto?".

Melanie si strinse nelle spalle. "Penso che potrebbe essere un inizio, sì, ma ovviamente devi decidere tu: non ho intenzione di chiudervi in uno stanzino delle scope o roba simile, se è quello che temi. Quello è più nello stile di Sirius, credo…".

"Non dargli idee: sarebbe pure capace di farlo sul serio!". Remus scosse il capo, senza sapere che pesci pigliare. "Mel, la mia vita è più complicata di quanto voi possiate immaginare: sono pericoloso, la gente dovrebbe solo stare alla larga da me…".

"Oh, Remus, sei un caso patologico!" sbuffò Melanie, con una nota di frustrazione nella voce. "Non posso obbligarti a darmi retta, ovviamente, ti ho solo detto quello che penso: non dico che devi prendere e sposare Megan stanotte stessa, ma se ci hai messo un’ora prima di accorgerti che Dora se l’era svignata mentre chiacchieravi con lei, magari qualcosa vuol dire, non credi?".

Remus non rispose, concentrandosi sugli indumenti da ripiegare e riporre il più ordinatamente possibile nelle valige: per quanto non volesse ammetterlo nemmeno a sé stesso, Megan l’aveva in qualche modo colpito. Aveva trovato la sua compagnia piacevole e non gli sarebbe dispiaciuto approfondire la conoscenza, anche restando nell’ambito della pura e semplice amicizia, ma era complicato: tenere segreta la sua vera natura era un vero macigno, ci era già passato con i Malandrini, con Lily… Ogni volta c’era da un lato il senso di colpa per le continue menzogne e il desiderio di smetterla e dall’altro la paura di essere abbandonato una volta scoperta la verità; a tutto si sommavano i suoi timori di poter fare del male a qualcuno.

Insomma, era complicato: voleva sul serio attirare anche Megan in quel circolo? Poteva anche avere una cotta per lui, ma di fatto non sapeva il potenziale disastro in cui sarebbe andata a cacciarsi…

"Remus?".

"Eh? Che c’è?".

Melanie si era avvicinata senza che se accorgesse, tanto era immerso nei suoi pensieri. "Ti sei incantato a fissare quei calzini da almeno due minuti: stai bene? Ti ho fatto arrabbiare?".

"No, perché? Ti ringrazio per avermi detto quello che pensi, ma le cose non sono semplici come sembrano: ho bisogno di tempo".

"Ci vuole sempre tempo per queste cose, immagino" commentò lei. "Ma lasciati dire da una che si è fatta avanti solo dopo un paio di secoli di attese, pianti e cuori spezzati: non aspettare troppo, il tempo non torna indietro".

******

"Sono morto e finito nel regno dello Zucchero Filato?" chiese James, guardandosi intorno.

A corto di idee su come intrattenere Dora in quell’ultimo pomeriggio caritatevolmente privo di lezioni, Sirius aveva realizzato che a furia di promesse mancate e inconvenienti vari, non l’avevano più portata a fare un giretto nella Stanza delle Necessità.

Così, nonostante la presenza di Lily, che comunque aveva accettato di buon grado di seguirli, si erano diretti lì, lasciando briglia sciolta alla bambina su come la Stanza dovesse trasformarsi: avevano a buon ragione pensato che quello fosse il modo meno pericoloso di trascorrere un paio d’ore, onde evitare nuovi incidenti proprio a un passo dalla fine della vacanza.

E così si erano ritrovati in un ampia stanza circolare, letteralmente traboccante di peluche, dolci di ogni tipo, forma e dimensione e la più enorme, monumentale casa delle bambole su cui i Malandrini avessero mai posato gli occhi. Il tutto condito da quelli che sembravano veri gattini, fiori profumati e rosa, un sacco di rosa!

"Ora so come si sente una Barbie" commentò Lily, sedendosi su una poltrona e guardandosi intorno ad occhi sgranati.

"Una cosa?" domandò James, perplesso. "Cos’è una ‘barbi’".

"È un giocattolo Babbano: una bambola, con vestiti, accessori vari, eccetera. Tra le bambine è molto di moda".

James annuì con aria affascinata, strappandole un sorriso: se non fosse stato un mago, probabilmente il solo sentire nominare Barbie gli avrebbe come minimo strappato una smorfia disgustata.

"Beh, almeno si intrattiene da sola" dichiarò sollevato Sirius, guardando Dora che correva da una parte all’altra con gli occhi sgranati dallo stupore.

"Questo posto è incredibile" disse Lily. "Certo che siete bravi a tenervi i vostri segreti!".

"Mica possiamo sbandierare l’esistenza di questo posto ai quattro venti" osservò James. "Quasi nessuno ne è a conoscenza, in fondo, e torna parecchio utile a volte…".

"Magari quando devi scappare da Gazza e non sai dove andare a rintanarti…".

"Sì, preferisco non sapere in quali occasioni avete avuto modo di sfruttare questo posto: l’ignoranza a volte è una benedizione".

"Brava, Rossa, non chiedere e non saremo costretti a mentire".

"Oh, non c’è bisogno di mentire: so benissimo come siete fatti, Lassie" dichiarò Lily, ponendo particolare enfasi sull’ultima parola.

Sirius si girò di scatto verso di lei, con un’espressione talmente disgustata che pareva aver appena ricevuto il peggiore degli insulti. "Come mi avresti chiamato? Lassie?!".

Lily gli rivolse un sorrisetto serafico. "Perché, non ti piace? Preferisci Snoopy? O Pongo? O magari il classico Fido, anche se è piuttosto banale, se vuoi il mio parere…".

"No, non lo voglio il tuo parere! Né tanto meno essere chiamato Lassie, Fido o Merlino solo sa cos’altro! Di che diavolo vai farneticando, Rossa?".

"Beh, visto che a te piace così tanto dare nomignoli simpatici alle persone, anche se loro non gradiscono minimamente, ho pensato che fosse giusto ricambiare il favore. Sono ancora piuttosto indecisa, in verità, ci sono così tante belle alternative tra cui scegliere: Pluto, Scooby Doo…".

Sirius la guardò scioccato: non conosceva la maggior parte di quei cani famosi, ma in nome del suo amor proprio si rifiutava di farsi chiamare con uno qualunque di quei nomignoli idioti. "Tu, tu… Questa è soltanto un’infantile ripicca, Evans! Non oseresti sul serio…".

Lily finse di pensarci sopra. "Beh, Lily forse, e dico forse, non lo farebbe, ma la ‘Rossa’? Io dico che oserebbe…".

"Tu sei, sei… Prongs, la tua fidanzata è una vera carogna!".

James, dal canto suo, se la stava ridendo di gusto. "Io la chiamerei malandrinesca furberia, Padfoot: è riuscita a metterti nel sacco!".

"Oh, perché usare questi termini triviali? È una conversazione tra amici" dichiarò Lily in tono tranquillo, senza per questo abbandonare il suo sorrisetto soddisfatto e, a parere di Sirius, pure piuttosto sadico. "Gli amici si danno soprannomi, giusto? Se Sirius ha deciso che io sarò la ‘Rossa’ per il resto dei miei giorni, allora lui può essere Schizzetto fino alla fine dei suoi giorni!".

"Schizzetto?" ripeté James, rischiando seriamente di ribaltarsi dalla sedia.

"Schizzetto?" ripeté Sirius, che sembrava prossimo a un colpo apoplettico.

"I miei vicini aveva un cane che si chiamava così, quando ero piccola" spiegò Lily. "Un odioso botolo che quasi non sbucava da terra, abbaiava tutto il santo giorno con quella sua vocina irritante, cercava di mordere le gambe di chiunque passasse vicino al suo prato e si accoppiava con le cassette della posta".

"Sì, ti ci riconosco, Padfoot!" ridacchiò James, abbassandosi subito dopo per evitare la sberla che l’amico voleva tirargli.

"La smetti di aizzarla, Prongs? Vatti a fidare degli amici!".

"Dai, stiamo solo scherzando…".

"Tu scherzi" puntualizzò Sirius. Poi indicò Lily come se fosse colpevole di qualche orribile crimine. "Lei non scherza affatto! Lei sarebbe sul serio pronta a chiamarmi ‘Schizzetto’ in giro!".

"Sì, devo ammettere che l’idea mi stuzzica abbastanza…".

"Andiamo, Lily, non puoi farlo sul serio: Rossa non è nemmeno lontanamente comparabile a Schizzetto!".

"Dal mio punto di vista non ci vedo grandi differenze: io odio il mio soprannome, tu odi il tuo. Certo, ammetto che Schizzetto è forse un po’ deleterio per la tua immagine, però…".

"Un po’ deleterio? Evans, mi prenderebbero in giro fino alla fine dei tempi!".

Lily lo liquidò con un gesto non curante della mano. "Esagerato… Solo fino alla fine della scuola!".

"E ti pare poco?! Andiamo, Evans, non puoi essere così cattiva…".

"Forse che sì, forse che no… Facciamo un patto, Sirius: niente più Rossa, niente più Schizzetto".

Sirius rimase in silenzio, corrucciato, considerando se fosse o meno il caso di trattare, ma osservando il diabolico viso d’angelo che aveva di fronte, decise che non gli conveniva. "Lo sapevo che saresti stata un problema, Evans" borbottò. "Vado a vedere che combina, Dora".

Si allontanò, con la certezza che Lily lo osservava estremamente soddisfatta.

"Lo sai, amore, a volte mi fai paura" disse James, circondandole la vita con un braccio.

"Perché?" chiese candidamente lei, appoggiandosi a lui. "Mi sono limitata a rimettere al suo posto un cucciolo dispettoso!"

"Beh, prima di Sirius, c’è stata la sfuriata con Rosier due giorni fa, senza dimenticare la gradevole discussione che abbiamo avuto l’altra settimana…".

"Intendi quella in cui ti ho urlato che sei un bambino immaturo, che dovresti crescere e lasciarmi in pace e tu per contro mi hai urlato la verità su Remus?"

"Ora non ricordo con esattezza tutti i dettagli tecnici…" dichiarò James in tono leggero: gli sembrava passata un’eternità da allora, anche se in realtà era soltanto una settimana. "Ehi, questo è il nostro primo settimanversario!"

Lily ridacchiò. "Hai intenzione di tenere il conto?".

"Forse non di tutte, ma di certo il primo è importante, non credi? C’è di certo gente che ci dava molto meno di una settimana prima di scoppiare!".

"Allora, sarò ben felice di smentire questa gente per i prossimi mille settimanversari!".

"Mille settimanversari… Quanto tempo è?".

"Scemo, era tanto per dire" sbuffò Lily, dandogli un buffetto. "In cuor mio, spero che saranno molti di più…".

James sorrise. "Non avrei mai pensato che sarebbe arrivato il giorno in cui tu mi avresti detto una cosa del genere, almeno non fino a una settimana fa!".

"Inizi a diventare sdolcinato, Potter… Ehi, voi tre, cercate di non distruggere nulla!" gridò subito dopo all’indirizzo di Sirius, Dora e Peter, immersi in uno sconclusionato e rumoroso gioco che includeva tirarsi addosso gli orsi di pezza.

"Che cosa state facendo?" domandò James.

Sirius emerse da dietro la casa delle bambole, a quanto pare una sorta di trincea improvvisata. "L’equivalente di una lotta a palle di neve, ma con i peluche".

"Tutti contro tutti" aggiunse Peter, rintanato dietro una sedia, prima di abbassarsi per evitare un orsetto lanciato da Dora.

"Questo gioco è divertentissimo!" dichiarò la bambina, eccitata.

"A proposito" riprese Sirius, rivolgendosi a Lily, "questo è da parte del cucciolo dispettoso, Rossa!" e le tirò contro un pupazzo, centrandola in pieno viso.

Lily rimase un attimo bloccata, fissando gli occhi di plastica del coniglio che l’aveva colpita. Presagendo il pericolo, James ebbe il buonsenso di allontanarsi: come detto poco prima, la sua fidanzata gli faceva parecchia paura, pure un po’ troppo spesso per i suoi gusti.

Infatti, lo scoppio non tardò ad arrivare. "Schizzetto, hai appena vergato la tua condanna a morte!".

LYRAPOTTER’S CORNER

Ok, qua la cosa inizia a diventare ridicola: inizio a pensare che il destino non voglia farmi concludere questa storia visto che, ebbene sì, mi sono vista costretta a spezzare anche questo capitolo. Ma non potevo davvero fare altrimenti: mi sono resa conto di aver messo un po’ troppa carne al fuoco, dovendo chiudere la pratica Moony, poi c’era Megan, poi volevo dare una degna uscita di scena a Dora e anche il giusto spazio a Ted e Andromeda… In parole povere, avevo già sfornato nove pagine ed ero a circa due terzi dell’opera, perciò il resto al prossimo capitolo.

In ogni caso, ho deciso che adesso continuerò a lavorare a questo storia fino all’epilogo, visto che comunque non manca molto (in barba al fantastilione di contest a cui sono iscritta), perciò i prossimi e ahimé ultimi aggiornamenti saranno rapidi.

Passando ai ringraziamenti:

Isidar Mithrim, non hai dovuto aspettare tanto alla fine, visto? Hai avuto la fortuna di arrivare in fondo in un momento favorevole ;) Grazie per le molteplici recensioni, i complimenti ed essere arrivata fino alla fine, mi auguro senza annoirati! Andando in ordine sparso, a quanto pare siamo telepatiche per quel che riguarda il famoso Waddiwasi! Lexicon alla mano, Remus è un Half-blood (come Piton, Voldemort o lo stesso Harry), penso che derivi da qualche intervista della rowling, però non so essere più precisa: in ogni caso, è un’informazione ufficiale. Per quel che riguarda i soprannomi inglesi dei Malandrini, io in linea di massima uso sempre la traduzione italiana ufficiale (perché per quanto sia purista per natura e preferisca la versione inglese, italiana sono, in italiano scrivo, perciò i termini italiani uso). Per i Malandrini faccio eccezione perché la versione italiana mi fa letteralmente venire l’orticaria; tuttavia, visto che è di fatto un mio difetto, trovo giusto avvisare i lettori e fornire la traduzione in nota per quelli che magari non masticano inglese. Grazie per avermi fatto notare la discrepanza temporale, in verità me n’ero già accorta, solo che mi manca sempre la voglia di andare a correggere (la pigrizia è una gran brutta bestia ;)) e per la nota grafica: quando pubblicai quel capitolo ero ancora poco avvezza a html e cose simili, è un'altra cosa che dovrei correggere. Buon proseguimento di lettura! Ah, grazie per la recensione al capitolo di Special Days.

everlasting_miriel, grazie per essere arrivata fin qui, allora, e benvenuta! Sono davvero contenta che ti piaccia e spero che questi ultimi capitoli non ti deludano. Sono contenta di sapere che Dora ti piaccia, sono molto legata alla mia bambina! E mi fa piacere che tu abbia apprezzato il buon vecchio ciosky! Già, gli errori di battitura, il mio incubo: quando rileggo i capitoli pubblicati mi viene da mettermi le mani dei capelli, una volta che avrò tempo e voglia mi metterò ad editarli tutti, penso. Ancora grazie!

_Polla_, tranquilla, non mi sono dimenticata di Megan, è slittata al prossimo, ma ci sarà (del resto il dialogo con Melanie è abbastanza rivelatore!). Sono contenta che i "momenti seri" del capitolo ti siano piaciuti, a presto! FunnyPink, beh, lo sappiamo già che il nostro tato verrà fatto santo un giorno o l’altro, no?

_Milady_, sorella della mia sorella di spirito, benvenuta! Te non preoccupa, io molto apprezza recensioni demenziali ( questa risposta te lo fa capire senza problemi!) e più lunghe sono, meglio è! I personaggi ringraziano per la manifestazione di stima, sono molto felici di essere amati, nessuno escluso! Porta i miei più cari saluti alla mia diletta Silvia Beta!

volimte, la tua recensione mi ha fatto morire dalle risate, sappilo! Non ti preoccupare per la pazzia, qua dentro siamo tutti un po’ pazzi (vedi la risposta sopra la tua se non ci credo). Sono contenta che la mia Lily ti piaccia.

kokylinda2, grazie! James, devo essere sincera, lascia sempre abbastanza perplessa anche me: sarà che non voglio farlo troppo simile a Sirius e non so mai bene come gestirlo. Il tradimento a un certo punto ci doveva stare, perché dovevo trovare il modo di lasciare i due Black da soli. La Lily di questo capitolo ha riscosso successo e la cosa mi fa piacere: insomma, nella sua situazione, avrei reagito anch’io allo stesso modo. E povera Mel, davvero, tra una cosa e l’altra si perde sempre le scene più interessanti!

_Mary, super Lily alla riscossa! Andiamo, quando ci vuole, ci vuole e per come mi immagino le cose in quegli anni, Lily doveva averne fin sopra i capelli! Dora è stata tanto cara, anche se povera ne sapeva ben poco di tutti i casini che ci stavano dietro! Sono felice che Regulus ti sia piaciuto, leggere le tue recensioni è sempre un piacere (a proposito, grazie per aver commentato Special Days).

Alohomora, grazie, cara! Sono contenta di averti fatto provare affetto per Severus, anche se, diciamocelo, non penso l’abbia fatto per bontà d’animo quanto piuttosto perché è abbastanza furbo da non voler rischiare guai per nulla! Beh, Remus è pur sempre un Malandrino, no?

Julia Weasley, Julia, tesoro, questa recensione è così… Non so nemmeno come definirla, ma mi ha fatto arrossire di piacere! Con questo, ho avuto l’assoluta certezza che il mio Regulus fosse perfetto, visto che tu sei esperta assoluta in materia, perciò posso fidarmi! Sai quanto avrei voluto scrivere un dialogo pacifico per Reg e Sirius? Ma purtroppo la Rowling ha deciso altrimenti e almeno su questo, in questo contesto, non posso fare nulla (del resto, a salvare Reg dal suo triste destino ci stai già pensando tu!). Una statua per Dora, via, per essere mischiata ai Serpeverde e soprattutto aver obbligato i Black a parlarsi! Sì, la mia intenzione sarebbe di tornare a lavorare su questo personaggio, ora come ora, ho in testa un progettino, quello che mi manca è il tempo, purtroppo, ma non perdere la speranza!

malandrina4ever, mia nuova sorella di spirito (spero tu sia d’accordo a farti chiamare così, in caso avvisa e smetto, promesso), sai che non so nemmeno da che parte cominciare a rispondere a questa decensione? Insomma, è così demenzialmente demenziale che non so proprio che pesci pigliare! Parlando di facce, posso dirti che la mia faccia era impostata su ‘risate’ quando ho cominciato a leggere ed è arrivata ‘lingua a terra’ alla fine! Ciò non toglie che mi sia enormemente piaciuta, dovresti scrivere demensioni più spesso (lo so, sono masochista, ma mi diverte, è un’abitudine che dovrei perdere u.u). Se ti può consolare, ogni fibra del mio essere avrebbe voluto far cadere un vaso di gerani in testa a Reg per fargli improvvisamente cambiare idea e fargli far (ripetizioni the best!) la pace con Sirius… Voto per prendere in prestito la mazza di Remus e andare a dire un paio di paroline alla Rowling, così en passant (di certo, anche Julia approverà!).

LadyMorgan, mia diletta Silvia Beta, non so se e quando leggerai questa risposta, ma io la scrivo lo stesso, poi i capitoli come d’accordo te li spedirò per mail… No, lo zio Tom no! Sono felice di non aver fatto nulla di così eclatante da doverlo richiamare in servizio, fiu! Anche perché credo sarebbe stato doppiamente alterato dopo essere stato forzatamente separato dal suo pargolo… Brrr, lo zio Tom ancora più arrabbiato del solito, very bad things (visto che siamo in tema!). Ok, finito l’angolo scemenze, come dici tu, non esistono solo bianchi e neri ed è più che giusto dare ai Serpeverde il lustro che meritano quando se lo meritano. Ergo, sono contenta che ti siano piaciuti Regulus e Severus, grazie! Quanto alla pacatezza di Severus e James, devo essere sincera, c’era già tanta di quella carne al fuoco che metterci pure uno scontro in piena regola tra loro sarebbe stato troppo. Diciamo che la presenza di Lily li ha frenati. Evviva la nostra pulzella che si sa benissimo difendere da sola, a proposito! A presto, Silvia Alfa//mi manchi, mia diletta!

NemoTheNameless, grazie per il commento mi ha fatto molto piacere! Per la mazza da baseball, penso che resterà uno degli eterni misteri dell’esistenza (gran bel modo di svicolare, eh?)

Bon, con questo ho concluso, ci sentiamo presto!

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Capitolo 28
*** Capitolo XXVII ***


 

BABYSITTER PER CASO

 CAPITOLO XXVII

Ancora mentre arrivava in Biblioteca, Remus non aveva ben chiaro come avesse fatto a finire lì.

Archiviato il discorso di Megan, lui e Melanie erano andati avanti a fare i bagagli per Dora, immersi in un’innocua discussione sulla scuola, i M.A.G.O. e i loro progetti per il futuro, quando Melanie aveva innocentemente osservato che se non fosse riuscita a diventare Guaritrice, avrebbe fatto l’allevatrice di Snasi.

Al che Remus, ridacchiando, aveva detto che doveva essere un lavoro abbastanza ingrato, visto che gli Snasi non si vendono facilmente e per di più ti devastano la casa e lei aveva ribattuto che non li voleva vendere, ma usarli per cercare tesori, diventare la donna più ricca d’Inghilterra e conquistare il mondo. O fondare una seconda Las Vegas fuori Londra, quella che fosse stata più comoda.

Nel bel mezzo di questa discussione delirante, Melanie gli aveva incidentalmente chiesto quali libri dovrebbe leggere una potenziale allevatrice di Snasi e Remus aveva riflettuto che era la seconda volta in pochi giorni che qualcuno gli chiedeva un consiglio del genere e si era ritrovato di nuovo a pensare a Megan. Stranamente, si era reso conto che tutto sommato non ce l’aveva poi tanto con Sirius per aver combinato quell’appuntamento-non-appuntamento. Non fosse che Dora era scappata e aveva quasi distrutto la psiche di diversi Serpeverde, sarebbe stato anche un pomeriggio piacevole.

A quel punto, mentre Mel continuava a cicalare su cosa avrebbe fatto una volta conquistato il mondo, si era accorto che non aveva più parlato a Megan, ma l’aveva più o meno evitata e pensò che perlomeno avrebbe dovuto chiederle scusa: non che fosse stata colpa sua se era rimasta coinvolta nell’inganno di Sirius, ma avrebbe potuto pattinare all’inferno prima che il vero responsabile si scusasse.

Ovviamente c’erano un paio di problemi: il primo, e più impellente, era che gli restava poco più di un’ora per finire i bagagli, andare a recuperare gli altri e recarsi tutti nell’ufficio della McGranitt per incontrarsi con i Tonks; il secondo era che non aveva la più pallida idea di dove fosse Megan in quel momento e non poteva permettersi di girare su e giù per tutto il castello. Oltretutto, sarebbe stato anche eccessivo per delle semplici scuse.

A quel punto, Melanie gli aveva chiesto cosa mangiavano di preciso gli Snasi e lui aveva suggerito che avrebbe fatto meglio ad andare in Biblioteca per avere tutte le informazioni che voleva.

"Oh, Remus, che idea fantastica!" aveva cinguettato lei. E poi senza il minimo senso logico aveva aggiunto: "Tu hai già cominciato il tema sui Vampiri per Difesa Contro le Arti Oscure?".

Sì, aveva scribacchiato qualcosina, ma aveva intenzione di cercare qualche testo utile prima di continuare.

"Oh, allora potresti andare adesso in Biblioteca" aveva suggerito Melanie con fare innocente. "Così, cerchi i libri di Vampiri per te e per me qualcosa sugli Snasi".

"E le valige?".

Lei aveva fatto un gesto non curante con la mano. Pensava a tutto lei, non c’era nessun problema, lui aveva cose più importanti da fare…

Ora mentre iniziava ad aggirarsi tra gli scaffali, aveva sempre più l’impressione di essere stato in qualche modo raggirato, anche se non riusciva proprio a capire cosa Melanie volesse ottenere spedendolo in Biblioteca a cercare libri sugli Snasi: l’aveva talmente rimbambito con tutte quelle chiacchiere senza né capo né coda che si era diretto lì senza nemmeno riflettere sull’assurdità della situazione.

In fondo, a Melanie che diavolo importava degli Snasi? Mica aveva sul serio intenzione di usarli per conquistare il mondo! Era troppo assurdo e ridicolo!

No, c’era decisamente qualcosa che non gli quadrava, anche se non capiva cosa…

"Remus?".

Il ragazzo sobbalzò, facendo quasi cadere il libro che aveva appena tirato giù da una scaffale, e si voltò, trovandosi davanti proprio l’oggetto di alcune delle sue numerose elucubrazioni mentali di quel giorno.

"Megan?" disse, sorpreso, dandosi allo stesso tempo dell’idiota. Si era fatto fregare due volte in due giorni, per di più quasi con lo stesso trucco! A sua discolpa, poteva solo dire che non si aspettava un altro colpo basso, per di più da Melanie. L’aveva rimbambito a suon di chiacchiere per farlo cadere nel tranello: una mossa degna del suo baldo fidanzato. Sì, ho fatto decisamente male a darmi tanto da fare per quei due: insieme sono troppo pericolosi!

"Non pensavo che saresti venuto" disse Megan, avvicinandosi con aria titubante.

"Venuto?".

"Melanie Griffith ha detto di farmi trovare qui più o meno a quest’ora" spiegò lei. "Ero incerta se darle retta o no, dopo quello che ha fatto l’altro giorno, però ha tanto insistito: ha detto che non mi sarei pentita di darle ascolto, stavolta… Ma vedendo la tua faccia, capisco che non ti aspettavi assolutamente di vedermi qui e che sono cretina due volte per esserci cascata di nuovo. Mi dispiace, giuro che è l’ultima volta che ti ritrovi me tra i piedi".

Si voltò per andarsene, cercando nel contempo di conservare un minimo di dignità, ma Remus la trattenne, sorprendendo in primis anche sé stesso. "Megan, aspetta".

Non avrebbe voluto fermarsi, tutta quella storia aveva già abbondantemente superato il limite del ridicolo, ma non riuscì a impedirselo, maledicendosi interiormente per essere cotta a tal punto.

"Cosa c’è?" domandò: almeno adesso riusciva a parlargli, probabilmente non avrebbe mai più avuto il coraggio di guardarlo in faccia. Almeno non era arrossita.

Remus esitò, senza sapere da che parte cominciare: cosa si dice alla ragazza che il tuo migliore amico ha incastrato per tuo conto, per altro contro la tua volontà? In quel momento gli avrebbe fatto comodo un po’ della faccia tosta di Sirius e James, loro non avrebbero avuto problemi ad intavolare una discussione. Dovette ammettere che era davvero carina, sia pure con quell’aria da cucciolo bastonato. Ma di certo non poteva esordire in quel modo!

"Scusa, ho un impegno" riprese Megan quando non ottenne risposta, ansiosa di mettere fine a quel supplizio il prima possibile. "Se non ti dispiace, vorrei andare…".

"Mi dispiace".

"Per che cosa? Non hai fatto nulla per cui tu ti debba dispiacere".

Remus annuì. "Forse, ma quello che è successo domenica è stato…".

"Non è stata colpa tua" lo bloccò Megan secca. "Tu non c’entri nulla, vero?" aggiunse subito dopo, il germe del dubbio che si insinuava nella sua mente.

"Certo che no!" protestò Remus con veemenza. "Io non ne sapevo nulla, davvero, è stata tutta opera di quell’idiota di Sirius…".

"Allora, perché ti stai scusando?" domandò la ragazza, intimamente sollevata.

"Perché mi sento comunque responsabile e mi dispiace che Sirius ti abbia coinvolta in una delle sue idee strampalate: immagino che ti abbia fatto star male".

"No! Perché?" mentì malamente lei, nel vano tentativo di conservare un minimo di credibilità. "Non ci sono stata male, figurati!". Ho soltanto considerato l’idea di rinchiudermi in un bagno e vivere di dentifricio per il resto della mia vita, ma non ci sono stata male, nossignore!

E probabilmente Remus glielo lesse in faccia, perché le sorrise con aria conciliante: "Certo, ma mi dispiace comunque che le cose siano andate come siano andate… Per quel che vale, mi sono divertito in tua compagnia".

Magra consolazione, ma meglio di nulla… "Sì, vale lo stesso per me. Ora devo proprio andare, scusa".

Ottimo, Megan, brava, conserva un minimo di contegno: ora voltati, va’ via senza fretta e poi corri nel tuo dormitorio ad affogare i dispiaceri in qualcosa di dolce e ipercalorico!

"Pensavo che magari qualche volta potremo rifarlo".

Se Megan rimase piacevolmente stupita da quella proposta e non si forzò nemmeno troppo di nasconderlo, Remus non fu da meno: già mentre lo diceva, si stava mentalmente domandando cosa diavolo gli fosse saltato in testa.

"Dici sul serio?" chiese Megan, sorridendo sul serio per la prima volta da quando la conversazione era cominciata. "Insomma, non devi farlo solo per farmi contenta o cose simili, non sentirti in obbligo: sono grande abbastanza per accettare un rifiuto, davvero. Non che si possa parlare di rifiuto, visto che tecnicamente non siamo mai usciti insieme… Non che io volessi uscire con te, chiariamoci, lo sai, no? È stato tutto un maledetto equivoco… Insomma, hai capito cosa volevo dire, no?".

Remus corrugò la fronte, perplesso, mentre Megan arrossiva, maledicendosi interiormente per quell’ennesima figuraccia: dannazione, era quasi riuscita a mantenere un contegno, proprio sul finale doveva rovinarsi? Ma la proposta del ragazzo le aveva mandato completamente in tilt il cervello…

"Ehm, non sono certo di aver capito ogni passaggio del discorso" esordì Remus titubante, "ma ti assicuro che la mia proposta non è dettata da uno spirito di carità o cose simili: io vorrei sul serio passare un po’ di tempo con te…".

"Veramente?" fece Megan, rendendosi subito conto di aver praticamente urlato. Mandò un colpo di tosse e ritentò: "Volevo dire, veramente? Sì, penso che si potrebbe fare".

"Come amici, ovviamente" si affrettò a specificare Remus: al momento, era meglio non fomentare troppo le speranze di Megan.

La ragazza sentì la morsa della cocente delusione farsi strada nel suo cuore, ma stavolta fu un po’ più brava a dissimularla: "Ovviamente… Amici, penso che sarebbe perfetto". Beh, è decisamente di più di quanto mi aspettassi… "Stavi cercando qualcosa in particolare?" buttò lì subito dopo: chiarito il loro rapporto, non vedeva perché non avrebbero dovuto mettersi a chiacchierare. Ed essendo in una biblioteca, quello fu il primo argomento che le venne in mente.

Remus guardò il libro che teneva in mano, Dieci cose che non sapevi sugli Snasi e che non avresti pensato di chiedere, e non riuscì a trattenere un sorrisetto. "Un’amica mi ha chiesto un favore" spiegò, rimettendolo al suo posto. "Ma penso che sia stata lei a farlo a me".

 

******

Melanie si sedette di peso sulla valigia stracolma e con una certa fatica riuscì infine a fissarne le chiusure. Si rimise in piedi con cautela, quasi aspettandosi che il coperchio si riaprisse di botto e tutte le cose all’interno si spargessero in ogni dove costringendola a ricominciare da capo, ma fortunatamente non accadde.

Le era costato sangue, sudore e lacrime, ma alla fine tutti gli averi di Dora avevano trovato posto nella valigia: che cosa se ne facesse una bambina di tutta quella roba, era un quesito a cui la ragazza non sapeva trovare risposta, ma poco importava. Sperava in tutto cuore di non aver scordato nulla, ma anche se fosse successo dubitava seriamente di trovarle un buchetto in cui infilarla: già la sola prospettiva di riaprirla era abbastanza spaventosa.

Se manca qualcosa, Sirius potrà sempre rispedirgliela via gufo, si disse.

La sollevò e portò vicino alla porta, sbuffando per il peso, poi guardò l’orologio: mancava un quarto d’ora alle cinque, giusto il tempo sufficiente per portare quel coso fino all’ufficio della McGranitt.

Aveva sperato di finire con un po’ più di anticipo, per poter andare a cercare i Malandrini, ma in fondo c’era Lily con loro. Sui tre ragazzi non avrebbe fatto molto conto, ma la sua migliore amica era sempre puntuale. Magari sono già pure dalla McGranitt e stanno aspettando solo me o stanno tornando qui per il bagaglio… Meglio lasciare un biglietto con scritto che ci ho pensato io, non si sa mai…

Scrisse un paio di righe su un foglietto di pergamena volante, lo appuntò sulle tende del letto di Sirius, certa che l’avrebbero visto, dopodichè uscì con la valigia che galleggiava pigramente di fronte a lei. Avrebbe quasi voluto aspettarli, ma così rischiava di fare tardi. Oltretutto, gli altri erano convinti che di quella faccenda si occupasse Remus e magari si erano accordati per trovarsi direttamente dalla professoressa. Stupidamente si era dimenticata di chiederglielo, ma era talmente presa nel suo discorso distruggi-cervello che non ci aveva pensato: lì per lì, era stata troppo concentrata a spingere Remus verso la Biblioteca dove Megan lo aspettava per riflettere sul resto.

Un po’ preoccupata, mentre scendeva le scale si chiese se il ragazzo si sarebbe arrabbiato con lei quando fosse tornato: in fondo, anche un cespo di lattuga a un certo punto avrebbe capito di essere stato raggirato! In un certo senso si era pure stupita del suo successo, non credeva che Remus ci sarebbe cascato così facilmente: evidentemente, aveva un talento naturale nel confondere le persone con discorsi deliranti, a distanza di mezz’ora non riusciva a ricordare nemmeno un quarto delle cose che aveva detto.

Certo, ora stava solo a Remus decidere l’evolversi delle cose: se l’incontro con Megan non fosse andato bene, di certo non avrebbe infierito ulteriormente. Ma in tutta sincerità, sperava sul serio che tutto andasse per il meglio: non si aspettava un fidanzamento ufficiale per la giornata, ma tutte le grandi imprese iniziano con il primo passo, giusto? E Melanie contava sulla prontezza di Megan di afferrare al volo qualunque possibilità di proseguire il loro rapporto: non si poteva mai dire che una semplice amicizia, con il tempo, non potesse diventare qualcosa di più. Il suo intuito femminile le suggeriva che, per quanto Remus facesse il sostenuto, Megan non gli era del tutto indifferente, ma ovviamente non poteva puntargli la bacchetta alla tempia e costringerlo ad organizzare un appuntamento: a quel punto si sarebbe ritirata nel suo angolino a osservare l’evolversi degli eventi.

Aveva appena superato il ritratto della Signora Grassa, quando si vide venire incontro Alice. "Ehi, cos’hai da ghignare a quel modo?" le domandò a mo’ di saluto. "E questa valigia?".

"Di Dora" spiegò. "Sto andando nell’ufficio della McGranitt per incontrarmi con gli altri: non è che li hai visti, vero?".

Alice scosse il capo. "Non ho visto nessuno: magari sono già là, manca poco alle cinque. Non hai risposto alla prima domanda: cos’hai da ghignare a quel modo?".

"Oh, niente di che: ho indossato per un pochino le ali di cupido, ma non so l’effetto che ha avuto…".

"Uh, interessante" commentò Alice con gli occhi luccicanti. "E a favore di chi, se non sono indiscreta?".

"Remus e Megan".

"Ancora? Non mi pareva che l’altra volta fosse andata granché bene…".

"I metodi di Sirius erano sbagliati: è andato avanti a tutta birra come un treno con la pretesa che Remus cambiasse il suo modo di fare nel giro di paio di secondi. Con una simile testa dura devi giocare d’astuzia, coltivare la cosa piano, piano, un passo per volta fino al momento buono per far scattare la trappola!". Batté con forza le mani per esemplificare il concetto, rischiando di far cadere la valigia galleggiante.

Alice ridacchiò. "In parole povere, come hai fatto?".

"Primo passo, sondare per bene il terreno con un affabile discorso a cuore aperto su quello che penso del suo comportamento, dicendogli che dovrebbe cambiare modo di fare, dare una possibilità a Megan, bla, bla, bla, più o meno le stesse cose che i Malandrini gli propinano da anni, penso. Secondo passo, confondere le acque: ho messo da parte Megan e abbiamo cominciato a discorrere innocentemente del più e del meno, fino ad approdare al terzo passo, ovvero confondergli la mente con discorsi deliranti senza né capo né coda spingendolo silenziosamente e subdolamente verso il nostro obiettivo. Ed è a questo punto, mia cara amica, che scatta la trappola: una domanda causale, un suggerimento innocente, un po’ di incoraggiamento e detto fatto! Appuntamento delle quattro e un quarto per Remus Lupin e Megan Spencer: l’unica cosa che mi mancava di fare era scrivergli il copione per il loro incontro, ma così mi sarei esposta un po’ troppo, credo…".

Alice ridacchiò. "Però, sei subdola, malvagia e parecchio contorta, non c’è che dire. E quel poveretto non si è accorto che te lo stavi rigirando come un pollo allo spiedo?".

"Macché: i suoi neuroni erano troppo impegnati a digerire la mia filippica sulla conquista del mondo partendo da un allevamento di Snasi! Poco ma sicuro, si è reso conto di cosa stava succedendo solo quando si è trovato Megan davanti!".

"E pensi che funzionerà? Insomma, i Malandrini sono anni che ci provano senza successo…".

Melanie si strinse nelle spalle, prendendo atto dell’affermazione dell’amica. "Io non mi aspetto nulla, in verità: ho dato tutte le spinte che poteva dare senza risultare troppo evidente, ora sta a loro. Se andrà male, chinerò il capo, accetterò la sconfitta e pace. Ho solo pensato fosse meglio battere il ferro finché era caldo".

"Se vuoi il mio parere, hai fatto benissimo" la rassicurò Alice con un cenno convinto del capo. "L’ho già detto ieri sera e lo ribadisco adesso: a Remus farebbe solo bene uscire un po’ dal suo guscio. Sono proprio curiosa di vedere come si evolveranno le cose adesso…".

"Io pure, io pure".

Erano nel frattempo giunte alla loro destinazione.

"Nessuno in vista" constatò Alice guardando su e giù per il corridoio.

"Forse sono già dentro" suggerì Melanie. Guardò l’orologio: mancavano pochi minuti alle cinque. Sì, sono sicuramente già dentro, anche se c’è un po’ troppo silenzio…

Le due ragazze si scambiarono un’occhiata perplessa, dopodichè bussarono.

Minerva McGranitt le accolse con un sorriso. "Buon pomeriggio, ragazze".

"Buon pomeriggio, professoressa" la salutò Melanie, guardandosi al contempo intorno, cercando i suoi amici, senza successo: dei Malandrini, Lily o Dora non c’era traccia.

In compenso le sedie di fronte alla scrivania erano occupate da un uomo e una donna in abiti da viaggio, che Melanie intuì dovessero essere Ted e Andromeda Tonks, i genitori di Dora. Nel momento in cui erano entrate, con la valigia che galleggiava pigramente davanti a loro, Andromeda aveva fatto un mezzo scatto verso la porta, di certo aspettandosi di vedere arrivare la figlia, per poi risedersi delusa quando si era resa conto che della bambina non c’era traccia.

"Rilassati, Meda" la rabbonì Ted con un sorriso. "Siamo noi in anticipo…".

"Dov’è Dora?" domandò invece la donna, facendo come se non l’avesse sentito.

Alice e Melanie si scambiarono uno sguardo imbarazzato.

"Veramente, noi credevamo fossero già qui" disse esitante Alice.

Andromeda le squadrò un attimo con aria inquisitrice. "E perché voi due avete la valigia di mia figlia? Io non vi conosco".

"Meda…".

"Ted?".

L’uomo le poggiò una mano sulla spalle, sorridendo conciliante. "Sono certo che queste ragazze non hanno rapito Dora per darla in pasto alla piovra gigante, non c’è bisogno di metterle sotto processo. Se hanno con loro il bagaglio di Dora, ci sarà di certo una buona ragione…".

Le guardò come pregandole con tutto il cuore di non contraddirlo se non volevano che le cose si mettessero al peggio. Difatti, le due ragazze furono rapide ad annuire con vigore. "Siamo amiche di Sirius: ci ha chiesto di, ecco, portarlo qui per suo conto".

Il sorriso sul volto di Ted si allargò. "Ecco, visto che non c’è motivo di agitarsi, tesoro".

Andromeda non sembrò prestare troppa attenzione alle parole rassicuranti del marito. "E dov’è Sirius di preciso?".

"Questa è una gran bella domanda…".

"Se posso intromettermi, Andromeda" intervenne la McGranitt, "il signor Black ha una concezione degli orari tutta sua: non mi stupirebbe troppo se fosse in ritardo…".

"C’è anche Lily con lui, professoressa" aggiunse Alice con trasporto.

Melanie annuì con vigore. "Di certo staranno per arrivare: questione di minuti".

"Lily?" ripeté Andromeda.

"Un’altra studentessa" spiegò la professoressa con evidente sollievo. "Molto coscienziosa e responsabile, ve lo posso assicurare: sono certa che saranno qui a momenti, allora. Prego, ragazze, se volete sedervi…" aggiunse poi, Evocando un paio di sedie che Melanie e Alice occuparono con piacere.

Evidentemente rassicurata, Andromeda si rilassò contro lo schienale. Ted, che dal canto suo non era sembrato minimamente agitato, rivolse un sorriso cordiale alle ragazze. "Dovete scusare mia moglie, è un po’ agitata…".

"Io non sono agitata" lo contraddisse Andromeda in tono piccato. "Perdonami se dopo due settimane non vedo l’ora di riabbracciare la mia bambina!".

"Certo, Meda, certo, anch’io sono felicissimo di rivedere Dora… Ma sono le cinque adesso: aspetta almeno un quarto d’ora prima di farti venire una crisi di nervi immaginandotela divorata da qualche strana bestia nella Foresta Proibita, in preda a chissà quale malattia infettiva o smarrita negli angoli più remoti del castello!".

"Ricordami perché ti ho sposato, Ted, per favore: ora come ora mi sfugge…".

"Per il mio frizzante senso dell’umorismo e la mia indiscutibile bellezza, forse?".

Andromeda ridacchiò, lasciando cadere per un attimo la maschera della brava mamma apprensiva. "Ah, ecco… Di certo non è stato per la tua incredibile modestia!".

"Se sono bello, non posso farci nulla, ti pare?".

Andromeda scosse il capo, borbottando qualcosa che suonava paurosamente simile a "Cretino", prima di sorridere compostamente alla McGranitt. "Scusi per questo piccolo alterco, professoressa".

"Non fa nulla, Andromeda: ne ho sentite di ben peggiori in questo ufficio. Nell’attesa, posso offrire a tutti una tazza di tè?".

Mentre tutti consumavano il loro tè in silenzio, Melanie osservava di sottecchi i coniugi Tonks, domandandosi vagamente come due persone all’apparenza così diverse avessero finito per mettersi insieme e sposarsi: Ted continuava imperterrito a sorridere cordialmente, il ritratto stesso della tranquillità, mentre Andromeda, man mano che i minuti passavano e di Dora e gli altri non si vedeva nemmeno l’ombra, non faceva nemmeno lo sforzo di nascondere il crescente nervosismo.

In effetti, anche Melanie cominciava a chiedersi dove fossero finiti: insomma, non si sarebbe aspettata un briciolo di puntualità da Sirius, James o Peter, ma Lily era tutta un’altra storia.

Possibile che sia successo qualcosa, si chiese, guardando l’orologio e realizzando che erano già le cinque e un quarto.

Cercò lo sguardo di Alice, che evidentemente la pensava circa allo stesso modo. "Tu sai dove sono andati?" le domandò in un sussurro. "Potresti andar loro incontro…".

Melanie scosse il capo. "Non ne ho idea: Lily mi ha solo detto che sarebbero andati a fare un giro per il castello…".

"In altre parole, potrebbero essere ovunque, giusto?".

"Ovunque tranne qui, alla Torre di Grifondoro e in Biblioteca, il che non ci è di grande aiuto, temo".

"Mi sembra impossibile che Lily non si sia accorta che stanno facendo tardi: praticamente è un orologio vivente! Proprio oggi doveva cambiare abitudini, dannazione!".

"Ma no, non credo…" bisbigliò Melanie nervosamente. Occhieggiò un po’ preoccupata ad Andromeda, che sembrava sprizzare inquietudine da tutti i pori. Pure la McGranitt cominciava a dare segni di impazienza mentre Ted al momento sembrava ancora abbastanza rilassato: Melanie si chiese se magari non stesse fingendo per tenere buona la moglie. Andiamo, Lily, dove diavolo ti sei cacciata?

 

******

Già, dov’era finita Lily? Se Melanie e Alice l’avessero vista in quel momento, avrebbero probabilmente pensato che la loro amica fosse stata sostituita da un clone venuto male… Oppure che qualcuno aveva preso controllo della sua mente per farla comportare in quel modo.

Fatto sta che mentre tutti aspettavano il loro arrivo nell’ufficio della McGranitt, Lily si aggirava con circospezione per la Stanza delle Necessità, brandendo un orso di peluche come se ne andasse della sua vita: il Regno dello Zucchero Filato, come l’aveva carinamente ribattezzato James, sembrava incredibilmente grande e pieno di angoli quando devi evitare di farti prendere di sorpresa da qualcuno… Qualcuno che per di più o era molto piccolo o poteva diventarlo o era più infido di un serpente a sonagli!

E, in tutta onestà, era di quest’ultimo individuo che Lily aveva paura: Sirius non si faceva vedere già da un po’ di tempo, un po’ troppo tempo, per i suoi gusti. Andiamo, Black, dove ti sei cacciato? Vieni fuori, stupida palla di pelo…

Se quella mattina le avessero detto che nel giro di un paio d’ore si sarebbe ritrovata in una stanza segreta di Hogwarts, tutta sudata e scarmigliata, armata di pupazzo e pronta a dar battaglia a un paio di Malandrini a caso, di certo l’avrebbe preso per pazzo o ubriaco. In ogni caso, era talmente concentrata nel non finire nella trappola che sicuramente Sirius le stava preparando che non se ne preoccupava minimamente.

Difatti, era beatamente inconsapevole che il suo orologio segnava già le cinque e un quarto quando, girato un angolo, si trovò di fronte James, cogliendola talmente di sorpresa da strapparle uno strillo e colpirlo con l’orso prima di focalizzare su chi aveva di fronte.

"James, maledizione, mi hai fatto quasi venire un infarto!" sbottò Lily.

"Ahi, che male, accidenti!" borbottò il ragazzo massaggiandosi la fronte con la mano libera (l’altra era ovviamente impegnata da un pupazzo a forma di cane).

"Te lo sei cercato, spuntandomi davanti così all’improvviso: credevo fossi Sirius…".

"Guarda che in teoria è una guerra tutti contro tutti, perciò dovremmo combattere anche noi" le ricordò James in tono scanzonato.

"Perché, vuoi duellare con me, Potter? Pensi che ti convenga dopo aver visto come ho ridotto il tuo compare?".

James dovette darle atto che aveva ragione: probabilmente Peter non sarebbe più stato lo stesso dopo quel pomeriggio… Ma ovviamente non poteva dirle una cosa del genere, perciò mise su un’espressione derisoria e disse: "Non pensare di farmi paura, Evans!".

"Già, sicuro… Hai visto gli altri?".

"Ho avuto un breve scontro con Dora vicino alla Casa delle Bambole".

"Non è Dora che mi fa paura… Sirius se ne sta buono da troppo tempo, se vuoi il mio parere".

James annuì: in effetti, non era un atteggiamento tipico del suo migliore amico stare fuori dalla mischia così a lungo, a meno che ovviamente non ne stesse architettando una delle sue. "Andiamo a stanare Schizzetto, forza" disse, prendendola per mano e facendo per guidarla.

"Pensavo fosse una lotta tutti contro tutti senza esclusione di colpi" osservò Lily.

"Sì, è vero. Ma il manuale malandrinesco della lotta a pupazzi dice che il tutti contro tutti non conta se c’è di mezzo la tua ragazza, un genitore o un Serpeverde".

"Serpeverde?" ripeté Lily perplessa. "Cosa c’entrano ora i Serpeverde?".

"Beh, se fosse presente un Serpeverde, sarebbe una lotta tutti contro il Serpeverde, ti pare?".

Lily roteò gli occhi al cielo, resistendo alla tentazione di dargli un altro colpo d’orso. "Potter, non cambierai mai: i Serpeverde non sono l’incarnazione del Demonio, sai? Non tutti perlomeno…".

James si girò verso di lei con un sorriso. "Beh, se me lo dici tu, allora… No, sono decisamente l’incarnazione del Demonio, mi dispiace!".

"Perché mi imbarco in questo genere di discorsi con te, proprio non lo so!".

"Perché sei tenace, bellissima e probabilmente pure un po’ ingenua".

"Il bellissima cosa c’entra, scusa?".

"Semplicemente, ci tenevo a ribadire che sei bellissima, tutta qua… Ora silenzio, se non vogliamo farci scoprire dal cagnaccio!".

Lily annuì, cucendosi le labbra e affidandosi a James per decidere da che parte proseguire. Gira che ti rigira, a un certo punto tornarono al punto di partenza, ovvero vicino alla Casa delle Bambole.

"Ma quanto è grande questo posto?" domandò Lily. "Sembra non finire mai…".

"È la magia della Stanza: credo che qualcuno voglia che sia così grande per confonderci le idee" spiegò James, guardandosi intorno con aria circospetta.

"Già, io penso anche di sapere chi vuole confonderci… Allontaniamoci da qui, ci sono troppi nascondigli, non mi piace…".

"Oh, Lily, tranquilla, sei con me adesso: non ti succederà niente".

Non aveva neanche finito di dirlo che un grido belluino ruppe il silenzio. "TRADIMENTO! TRUPPE, ALL’ATTAAAAACCOOOOO!!!!".

Sirius sbucò all’improvviso sul tetto della Casa, affiancato da Peter e Dora, e subito dopo i due sventurati si ritrovarono sotto una pioggia di pupazzi.

"È un’imboscata, è un’imboscata!" gridò James riparandosi la testa con il braccio, prima di lanciare il suo cane, con la soddisfazione di vederlo cozzare contro la testa di Sirius. "Truppe, ritirarsi!".

"Quali truppe? Sono io la tua tru-… Ah!". Lily non concluse la frase perché James la trascinò letteralmente e con poca grazia dietro il cumulo di peluche più vicino per ripararsi dalla gragnola di colpi, rischiando di farla cadere.

"Mi hai quasi azzoppato, lo sai?" si lamentò con una smorfia.

"La guerra non è mai piacevole, cara… Prenditi questo, inutile pezzo di me-…".

"James!" lo richiamo Lily, abbastanza in sé per ricordarsi che c’era una minorenne presente.

"Prenditi questo, inutile puzzone bavoso!" si corresse il ragazzo. "Lily, sii un po’ più cooperativa: dov’è finito il tuo spirito combattivo?".

"Ci sono, ci sono, generale dei poveri, rilassati" sbuffò lei, prima di cominciare a rispondere al fuoco a sua volta.

"Quell’idiota si è dipinto segni bellici su tutta la faccia" commentò James, sbirciando oltre la trincea per fissare lo sguardo su Sirius. "Perché non ci ho pensato io? Lily, dammi il tuo rossetto!".

"Cosa ti fa pensare che abbia del rossetto con me?".

"Che razza di donna sei se non ti porti sempre dietro del rossetto?!".

Lily sgranò gli occhi, colpita dal tono vagamente isterico con cui James si era le si era appena rivolto. La guerra fa strani effetti ai maschi…, pensò. Si frugò nelle tasche e ne cavò fuori un vecchio rossetto mezzo consumato: chissà quando era finito lì dentro… "Tenete, prode generale" disse, mettendolo in mano a James, che in men che non si dica si decorò le guance con segni di guerra da pellerossa.

"Voi avete un serio problema, lo sai, vero?" domandò Lily quando se lo vide restituire ridotto praticamente all’osso.

James non parve nemmeno sentirla. "Coprimi, tento una sortita verso il campo nemico…".

"È troppo pericoloso, sono troppi: non ce la farai mai" protestò Lily, dicendosi che se doveva giocare tanto valeva farlo bene! E poi, si stava divertendo come una matta!

"Lo so. Sappi che ti ho amata ogni giorno di più: addio, mia adorata". Sottolineò il tutto con un bacio, dopodichè si tuffo sul campo aperto con diversi pupazzi sotto braccio.

"Attenzione, siamo sotto attacco" ululò Sirius. "Truppe, terminate il Cornuto!".

"Cornuto?!" ripeté James scandalizzato. "Hai osato chiamarmi Cornuto?!".

"È il tuo nome in codice" commentò Sirius con un’alzata di spalle. "La vita è dura".

"Tu, brutto sacco di pulci! Botolo infame, sarai il primo a cadere!".

Ma pur armato di buone intenzioni e con la degna copertura di Lily (che di certo non si faceva pregare), l’altro squadrone aveva il vantaggio numerico e godeva di una posizione privilegiata da cui contrattaccare. Seppur a malincuore, dopo qualche minuto di fiera resistenza, James fu costretto a tornare a rintanarsi dietro la trincea.

"Hai combattuto valorosamente, tesoro" lo consolò Lily.

"Ma non abbastanza: dobbiamo tirare il canide giù da quella stupida casa!" sbottò James, decisamente risentito per il Cornuto di poco prima.

"Ti arrendi, Prongs?" lo canzonò Sirius, mollemente seduto sul tetto della casa con le gambe penzoloni, con Dora e Peter ai lati. "Non c’è nulla di male nella resa".

"Quando pioveranno Doxy, Schizzetto!".

Sirius si adombrò. "Pagherai con la vita questo insulto, Potter".

"Che cosa facciamo, Sirius?" domandò Dora, visibilmente eccitata, tanto che non stava ferma un secondo: di certo, quell’ultima giornata ad Hogwarts aveva di gran lunga superato le sue aspettative. Perfino il fascino della stanza magica passava in secondo piano rispetto a quella divertentissima battaglia.

"Ci sto pensando, cadetto, un momento" la rabbonì Sirius, gettandole una rapida occhiata. Poi corrugò la fronte e tornò a guardare la bambina. "Dove hai preso quella cosa?" domandò, riferendosi alla cravatta di Serpeverde che la bambina si era legata alla bell’e meglio intorno al collo in segno di emulazione dei suoi compagni d’armi.

"Me l’ha regalata Regulus l’altro giorno" trillò Dora, sventolandogliela in faccia. "Ti piace?".

"Sì, sì, bellissima, ma tienila a distanza di sicurezza!" sbottò Sirius, chiedendosi nel contempo come, quando e perché Regulus le avesse ‘regalato’ la sua cravatta.

Dora continuò senza troppi problemi a trastullarsi con il suo piccolo trofeo, per poi domandare: "Mi annoio: li andiamo a prendere?".

"Un secondo, sto pensando" la zittì Sirius, già tornato alle sue strategie di battaglia. Solo in un secondo momento, le parole della bambina fecero presa nella sua mente, dando vita a un’idea malvagia che lo fece sogghignare.

"Sirius, quella faccia mi fa paura" commentò Peter.

"Non c’è da avere paura, Wormtail, non per te, perlomeno" lo rassicurò Sirius senza smettere di ghignare. "Sì, Dora, adesso li andiamo a prendere".

Dora batté le mani eccitata. "Veramente?".

"Cos’hai in mente, Sirius?" domandò invece Peter.

Dall’altro lato del fronte, James osservò gli avversari con sguardo accigliato. "Non mi piace il modo in cui confabulano: Sirius ha di nuovo la faccia da pazzo psicopatico!".

"Sirius ha sempre la faccia da pazzo" commentò Lily. Sorrise con aria incoraggiante. "Dai, possiamo batterli!".

"Oh no, noi dobbiamo batterli: ne va del mio onore, non posso farmi sconfiggere da quel botolo bavoso!".

"Ti ho sentito, Potter!" gridò Sirius.

"Non era pensato per essere un segreto!".

"Bien, sappi che sei tu solo responsabile della tua sconfitta, Cornuto: pagherai per esserti schierato con la Donna Rossa!".

Lily lo fulminò con lo sguardo. "Belle parole per uno appollaiato sul tetto di una Casa delle Bambole: perché non viene a ripeterle qui?".

"Lily, non dargli suggerimenti avventati!" sibilò James per tutta risposta.

"È proprio quello che ho intenzione di fare, Rossa" ribatté invece Sirius con un ghigno malefico. "Truppe, carica!!!!!!!!! E ricordatevi, la donna è mia!".

Così, mentre Dora e Peter convergevano verso James, che comunque non si lasciò prendere facilmente, Sirius puntò direttamente a Lily, la quale, dopo qualche vano tentativo di fermare l’attacco ai suoi danni, abbandonò ogni parvenza di dignità e si mise a correre.

"Rossa, fermati e affronta il tuo destino da uomo!" le intimò Sirius, andandole dietro.

"Nel caso ti sia sfuggito, io non sono un uomo!".

"Era tanto per dire… Vieni qui!".

"Fossi scema! Se mi vuoi, acchiappami!".

Sirius si abbandonò a un sorriso maligno, sentendo vaghi istinti di cacciatore che si risvegliavano dentro di lui. "L’hai voluto tu, Rossa!".

Per i tre che rimasero a terra a guardare, fu uno spettacolo tutto da vedere: Lily non aveva certo intenzione di arrendersi senza lottare e ben consapevole che alla lunga Sirius sarebbe senza dubbio risultato più resistente di lei, cominciò a muoversi a zigzag in un percorso assolutamente casuale, seminando quanti più ostacoli possibile dietro di sé. Ma Sirius non era tipo da arrendersi facilmente.

James, caduto eroicamente e al momento bloccato sotto il sedere di Peter, con a sua volta Dora appollaiata sopra, fissava impotente. "Corri Lily, sei la nostra ultima speranza!".

"Grazie mille, eravamo solo noi due!" protestò la ragazza.

"Non soffermarti su questi dettagli tecnici… Ahi!".

Dora lo aveva appena colpito in testa con un coniglietto. "I prigionieri non possono parlare!".

James la fulminò con lo sguardo, impossibilitato a fare qualunque altra cosa, data la posizione piuttosto scomoda in cui si trovava. "Tu, piccola gnoma malefica… Ahi!".

"Ehi, Sirius!" gridò Peter. "Ne abbiamo catturato uno!".

Questi sprecò un secondo per girarsi e farsi una bella risata sulla pelle del suo migliore amico. "Bravissimi!".

"Che cosa ne facciamo adesso?".

"Che ne so, torturatelo! Io ho la mia gatta da pelare!".

"Sì, torturatiamolo!" esclamò Dora, tutta contenta. Poi corrugò la fronte, perplessa. "Cosa vuol dire torturatare qualcuno?".

"Eh, di preciso non lo so ancora…" disse Peter, indeciso. "Potremo fargli il solletico, magari?".

"Sì, il solletico!" strillò Dora.

"No, il solletico, no!" protestò invece James, cercando di liberarsi senza troppo successo: Peter era decisamente più pesante di quanto potesse sembrare. "Ti prego, Wormtail, tutto tranne il solletico… Ahi!".

"Possiamo riempirti le mutande di vermi, allora?" fece Peter con aria meditabonda, dopo aver pensato ad altre possibili torture.

Il prigioniero lo guardò con orrore, cercando di capire se scherzasse o no e giunse alla conclusione che magari Peter non ne avrebbe avuto il coraggio, ma in caso ci avrebbe pensato Sirius quando avesse finito con Lily: infilare vermi nelle mutande di qualcuno era proprio il genere di cose che il suo quasi ex migliore amico avrebbe fatto con sommo divertimento. "Okay, in tal caso preferisco il solletico!".

Tre secondi dopo, si pentì amaramente di non aver scelto i vermi: Dora sembrava nata per fare il solletico.

"Evans, arrenditi!" intimava nel frattempo Sirius, che cominciava ad essere stufo di quella caccia.

"Neanche morta" ribatté Lily, mentre la stanza si riempiva delle risate mischiate a suppliche di James.

"È solo questione di tempo prima di finire anche tu così" ridacchiò Sirius.

"Non mi prenderai mai viva!".

E riprese la corsa. Purtroppo per lei, Sirius era davvero stufo marcio di quel balletto e decise di lasciar da parte le buone maniere e passare a quelle dure. Così, aspettò il momento propizio, partì alla massima velocità e le saltò letteralmente addosso, spedendo entrambi in terra in un cumulo di peluche.

Lily quasi non si rese conto di quello che succedeva: un secondo prima scappava, quello dopo era in terra immersa nei pupazzi con ottanta chili di carne in eccesso che la schiacciavano sul pavimento.

"Black, vuoi uccidermi, per caso?" sbottò appena ebbe la faccia libera dai peluche.

"No, volevo acchiapparti. Ti ho fatto male?" chiese, con un vago accenno di sincera preoccupazione negli occhi.

"Beh, di certo stavo meglio prima, ma per tua fortuna sono atterrata sul morbido… Per curiosità, ora che mi ha atterrato, cosa conti di fare?".

"Mmmm, non lo so, non ci avevo riflettuto troppo sopra, in verità: troppo preso dall’azione".

"Tipico di voi uomini. Ti do io un suggerimento: levati di dosso!".

Sirius rise sguaiatamente. "Già, ti piacerebbe, vero? Niente da fare, bella: prima devo trovare qualcosa di crudele a sufficienza da reggere il confronto con quello che Dora e Wormy stanno facendo al tuo amorino!".

Lily allungò il collo per quanto le era concesso: James stava ridendo talmente forte che quasi spaccava i vetri, divincolandosi al punto che i suoi carcerieri avevano serie difficoltà a mantenere la loro posizione di vantaggio.

"Ancora un po’ e se la fa addosso, secondo me" commentò Sirius, divertito. "Ehi, truppa, non esagerate: non vogliamo che muoia soffocato!".

Lily sbuffò: qualcosa, presumibilmente un naso di plastica, le stava bucando la pancia e non avrebbe potuto levarlo finché Sirius fosse rimasto comodamente seduto sulla sua schiena. "Qualunque cosa tu voglia farmi, falla e basta" sbottò, ansiosa di riguadagnare la libertà e magari liberare James prima che se la facesse addosso sul serio. "Solo, niente palpeggiate di sedere e altri gesti da maniaco o hai finito di vivere, Black! E fai in fretta!".

Come folgorata si ricordò che aveva perso di vista l’ora da un pezzo. Beh, non potrà di certo essere così tardi: saranno le quattro e mezza, quarto alle cinque al massimo…, si disse, considerato che erano entrati nella Stanza verso le tre e la battaglia era cominciata poco dopo. Si scostò i capelli dal viso, cercando di vedere l’orologio al polso. Quando ci riuscì, rimase letteralmente di sasso. Non è possibile, devo aver visto male…

Ricontrollò e ricontrollò ancora, ma non c’era nessuno errore. Era talmente scioccata che nemmeno si accorse quando Sirius le diede una leggera pacca sul sedere per riscuoterla.

"Guarda che ti ho visto…" articolò in compenso James tra una risata e l’altra, ma Sirius non ci badò.

"Ehi, Rossa, ti sei incantata? Non è carino incantarsi quando stai per essere torturata: rovina l’effetto…".

Quelle parole ebbero l’effetto di riscuoterla. "Porco Merlino santissimo!" imprecò, sconvolgendo non poco tutti i presenti. "Sirius, levati subito!".

"Ehi, che succede, Lily?".

La tortura di James si era interrotta: ora guardavano tutti la ragazza, perplessi e un po’ preoccupati.

"Succede che sono le cinque e trenta passate e che dovevamo essere nell’ufficio della McGranitt più di mezz’ora fa!".

Raggelato silenzio mentre la portata di quella nuova informazione si faceva strada nel cervello di tutti.

"Porco Merlino santissimo!".

******

Anche Remus era in ritardo, per quanto nel suo caso il problema non fosse così grave, né così marcato come per suoi amici nella Stanza delle Necessità. La discussione con Megan l’aveva talmente preso che non aveva più badato all’ora e così erano le cinque e quarto quando l’aveva salutata, con la promessa ufficiosa di replicare quanto prima, e si era diretto verso l’ufficio della McGranitt a passo sostenuto.

In ogni caso, contava sull’incapacità patologica degli altri Malandrini di essere puntuali, con o senza Lily, perciò quasi certamente sarebbe arrivato in tempo per salutare Dora prima che partisse.

Fu con una certa sorpresa, comunque, che quando arrivò, scoprì che di Dora si erano perse le tracce, ma in compenso c’erano Melanie e Alice che aveva tutta l’aria di voler essere ovunque tranne in quel posto, la McGranitt che fumava come una teiera in ebollizione e Andromeda Tonks che sembrava sul punto di compiere una strage.

Difatti, appena lo vide entrare, gli si avventò contro, guardandosi intorno con aria frenetica.

"Oh, grazie a Merlino, finalmente!" esclamò invece la McGranitt, riassumendo alla perfezione i sentimenti incisi sul volto delle due ragazze.

"C’è qualche problema?" chiese Remus, confuso.

"Remus, ti prego dimmi che hai fatto tardi perché sei andato a recuperare quelle teste di rapa…" lo supplicò Melanie.

"Ehm, ho l’impressione di essermi perso qualche passaggio. Gli altri non sono ancora arrivati?".

"NO!" sbottò Andromeda, tornando a sedersi accanto al marito. "Oh, Sirius mi sentirà quando si degnerà di arrivare… A meno che non sia successo qualcosa: Ted, e se…".

"Basta ‘e se…’, tesoro" la bloccò quest’ultimo in tono secco. "Diventerai matta se vai avanti così: siediti e rilassati, sono certo che saranno qui tra poco".

"Non per essere critica, ma l’hai detto anche venti minuti fa!". Andromeda scosse il capo, prima di volgersi di nuovo verso Remus. "Io ti conosco, sei uno degli amici di quel disgraziato di mio cugino, vero?".

"Remus Lupin, ci siamo visti di sfuggita la scorsa estate" spiegò il ragazzo.

"Sì, mi ricordo. Tu devi sapere dov’è Dora, non è vero?".

Dire a una madre che in realtà non si ha la più pallida idea di dove possa trovarsi la figlia scomparsa è sempre difficile e complicato, se poi quella madre è Andromeda Black in Tonks la cosa può diventare davvero seria.

Ovviamente Remus non aveva il piacere di conoscere tutti i risvolti caratteriali della donna, ma se aveva imparato qualcosa dalla lunga convivenza con Sirius, era che il sangue non è acqua, specie se si tratta di sangue Black. Le ultime due settimane con Dora l’avevano in qualche modo confermato.

"Io, in verità" esordì un po’ titubante, incerto su come muoversi, "non l’ho vista per tutto il pomeriggio: era con Sirius e gli altri…".

"Non sai dove sono andati?" chiese la McGranitt con una punta di speranza.

Remus guardò Melanie e Alice, poi si strinse nelle spalle. "Non me l’hanno detto, mi dispiace…".

"In parole povere, qui nessuno sa dirmi dove si trova la mia bambina, esatto?" domandò Andromeda. "Buon Merlino, va bene che Hogwarts è grande, ma non possono mica essere spariti!".

"Qualcuno non potrebbe andarli a cercare?" propose Ted. "Probabilmente hanno semplicemente scordato di controllare l’orologio, però non possiamo nemmeno stare qui ad aspettarli in eterno!".

Remus si maledisse interiormente per non aver portato con sé lo Specchio a Doppio Senso: era matematicamente certo che Sirius o James se ne fossero portati dietro uno, magari più per abitudine che per reale necessità, con quello sarebbe stato un gioco da ragazzi sganciarsi da possibili occhi indiscrete e rintracciarli. Ovviamente, però, lo Specchio giaceva dimenticato ed inutile nel suo dormitorio: un po’ a causa del discorso spacca-cervello di Melanie, un po’ perché in tutta onestà non aveva davvero pensato di averne bisogno, non gli era passato nemmeno per l’anticamera del cervello di prenderlo.

"Tu sai dove sono?".

Remus sobbalzò: non si era accorto che Melanie gli era silenziosamente scivolata vicino.

"No, davvero non lo so: ho detto loro di stare fuori dai piedi per il pomeriggio e di trovarci direttamente qui alle cinque, credevo sarebbe bastato… E poi contavo su Lily per tenerli d’occhio!".

"Già, Lily ha scelto proprio un bel momento per diventare anarchica: ho idea che James abbia avuto una pessima influenza su di lei…".

"E io che mi illudevo sarebbe accaduto il contrario: ho sottovalutato il potenziale distruttivo di James Potter!".

"Grave errore… Passando ad argomenti più felici, com’è andata in biblioteca?" domandò Melanie, ammiccando con aria maliziosa.

"I nostri amici, tra cui pure il tuo fidanzato, sono spariti e tu trovi lo stesso la voglia di farmi queste domande, per di più davanti a una professoressa e due estranei?".

"Per quel che riguarda Sirius e gli altri, sono certa che stanno benissimo, sono semplicemente in ritardo. Quanto alle domande scandalose, ehi, ci tengo a sapere come ti sono andate le cose!".

"Spettegolate?" s’intromise Alice, affiancandosi a Melanie. "E non mi avete invitato?".

"Noi non stiamo spettegolando" protestò a viva voce Remus.

"Gli ho solo fatto un’innocente domandina" cinguettò Melanie.

"Dopo oggi pomeriggio, non considererò mai più ‘innocente’ qualunque cosa esca dalla tua bocca, Mel".

"Mi sa che l’hai contrariato" osservò Alice ridacchiando. "È andata così male?".

"Tu lo sai?".

Alice sorrise con aria furba. "In questo castello non accade nulla senza che io lo sappia… No, in realtà, Mel mi ha descritto nel dettaglio il suo malvagio piano mentre venivamo qui!".

"Allora, ce lo dici o no com’è andata?".

"Le donne ti hanno circondato, ragazzo?".

Anche Ted si era avvicinato incuriosito dagli stralci di conversazione che inevitabilmente aveva captato stando in un ambiente così ristretto.

"Me la cavo, signor Tonks" rispose Remus, che in realtà si sentiva ben più che circondato con Melanie appoggiata a una spalla e Alice all’altra, entrambe ben poco propense a mollare l’osso tanto presto.

"Oh, vi prego, chiamatemi Ted: non sono così tanto più vecchio di voi da giustificare il ‘signore’! Queste adorabili fanciulle sono il tuo harem o cosa?".

Remus arrossì di botto, mentre Melanie e Alice ridacchiavano. "No, in realtà è lui che è la nostra mascotte, sign… Ehm, Ted" spiegò Alice, sorridendo con aria affabile.

"Ragazze…" protestò Remus, riuscendo a mescolare un tono di supplica con una sottospecie di ringhio. "Piantatela!".

"Non ti preoccupare" commentò Ted, divertito. "Io alla tua età avrei pagato perché due ragazze così carine mi eleggessero loro mascotte!".

"Ted" lo richiamò Andromeda con voce spazientita e un po’ irritata, "ti ricordo che la moglie che hai cominciato a frequentare quando avevi l’età di questi ragazzi è proprio qui dietro di te e sente tutto quello che dici, perciò se stanotte non vuoi dormire sul divano ti conviene usare con cura le parole".

"Grazie dell’avvertimento, tesoro" la rassicurò Ted. Poi bisbigliò in tono cospiratorio con i ragazzi: "In realtà, l’ho detto apposta: arrabbiandosi con me, avrà meno energie per preoccuparsi per Dora".

"È una mossa saggia?" domandò Melanie. "Voglio dire, sua moglie sembra…".

Ted fece un gesto non curante con la mano. "Non vi preoccupate per me: so che Meda al momento può apparire un po’ instabile, diciamo, ma tende a fare tempeste nei bicchieri d’acqua, soprattutto quando si tratta della piccola, ormai la conosco bene…".

Fu allora che in lontananza udirono i primi passi dal fondo del corridoio, segno di qualcuno che si stava avvicinando alla massima velocità a quel ufficio e più si avvicinava, più ricordava una mandria di centauri al galoppo.

"Ho il vago sentore che stiano arrivando" disse la McGranitt, riconoscendo i segnali.

"Meglio mettersi a distanza di sicurezza" suggerì Remus, già prevedendo la grazia con cui i suoi amici avrebbero fatto la loro trionfale entrata.

"Ma non possiamo entrare conciati in questo modo!" sentirono protestare una voce femminile, subito prima la porta si aprisse e Sirius entrasse, con Dora caricata in spalla modello sacco di patate, subito seguito da Peter, James e un’evidentemente riluttante Lily.

La prima cosa che pensò Remus fu che Lily aveva ben ragione a non voler entrare "conciata in quel modo": al di là del fatto che erano ansanti, sudati e rossi in viso per la corsa, sembravano tutti e cinque sopravvissuti a un bombardamento bellico tanto erano scarmigliati e in disordine. Per di più, a parte Lily, avevano tutti le facce imbrattate alla stregua di indiani un po’ troppo entusiasti!

In sostanza, erano in condizioni pietose e, se non fosse stato per la presenza della McGranitt e dei coniugi Tonks, Remus probabilmente sarebbe già scoppiato a ridere, come del resto lasciavano intendere le facce sbalordite di Melanie e Alice… O li avrebbe picchiati, nessuno escluso, perché oltre al ritardo stratosferico, si erano presentati in quello stato!

La McGranitt, del resto, sembrava molto più propensa alla seconda opzione, anche se pareva avere talmente tanto materiale a disposizione da non sapere nemmeno da che parte cominciare.

A cavare tutti dall’impaccio di trovare qualcosa di dire, ci pensò ovviamente Andromeda che, appena ebbe riconosciuto la sua bambina nel paio di gambe che si agitavano contro il petto del cugino, si precipitò verso di lei. "Ninfadora!".

"Mammina!" strillò Dora, tendendosi verso di lei per ricevere un bell’abbraccio, che ovviamente non si fece attendere.

"Oh, mi sei mancata tantissimo, tesoro" sospirò Andromeda, stringendola così forte da rischiare di soffocarla. Fece per darle un bacio, ma si trattenne quando vide che era tutta sporca. "Ma che cosa su tutta la faccia? Guarda come sei conciata…".

Cercò di pulirla con il dito, ma Dora si ritrasse con aria contrariata: va bene che era contenta di rivedere la sua mamma, ma non fino al punto di sottomettersi da subito alle sue manie di pulizia.

"Finisci almeno di salutarla prima di cercare di lustrarla da capo a piedi, Meda!" intervenne in sua difesa Ted, avvicinandosi alle sue donne.

"Papino!" esclamò la bambina, tendendo all’istante le braccia verso di lui.

"Ehi, Biscottino!" la salutò Ted, dandole un bacio senza troppe remore. "Fatto la brava? Ti sei divertita?".

"Tantissimo! Questo posto è bellissimo!".

"Io te l’avevo detto che ti saresti divertita".

"Possiamo restare? Per favore, per favore, per favore!" li supplicò Dora, mettendo su la sua miglior espressione di cucciolo implorante.

Andromeda e Ted si scambiarono un’occhiata perplessa. "Mi dispiace, piccola, ma non si può fare".

"Oh, perché no? Qui è così bello: con Sirius facciamo un sacco di cose divertenti che a casa non posso fare!".

Andromeda corrugò la fronte, scoccando un’occhiata di fuoco al cugino, che già quasi si illudeva di averla scampata. "Che genere di cose divertenti, Sirius?".

"Oh, ma nulla di che, cuginetta" biascicò lui in risposta, tentando un sorriso. "Sai, il genere di cose che si fanno con una bambina di quattro anni, quelle cose lì…".

"Curioso, visto che ‘quelle cose lì’ può farle tranquillamente anche a casa. Sirius Black, se hai fatto diventare mia figlia una scapestrata come te…".

Sirius si strinse nelle spalle. "A mia difesa, posso dire che te la sei andata a cercare, pretendendo che mi improvvisassi babysitter per due settimane!".

"Su questo non possiamo dargli tutti i torti, Meda" osservò Ted, cercando di mediare la situazione. "Io l’avevo detto che Bellatrix sarebbe stata una scelta migliore!".

Andromeda lo zittì con un secco cenno del capo: ormai aveva trovato la sua vittima per sfogare tutta l’ansia che aveva accumulato nell’attesa. "E si può sapere dove diavolo eri andato a cacciarti, per di più conciato in questa maniera? È più di un’ora che stiamo aspettando…".

"Su questo punto, sarei davvero curiosa di sentire le vostre giustificazioni anch’io" intervenne la McGranitt. "Signorina Evans?".

Lily, che fino a quel momento si era strenuamente sforzata di essere invisibile, sobbalzò nel sentirsi chiamare in causa. "Sì, professoressa?".

"Sei l’unica nel vostro allegro gruppetto di cui mi fidi almeno un po’, perciò potrei sapere dove e soprattutto cosa avete fatto?".

"Ehm…" tentennò Lily, senza sapere cosa rispondere: non era molto brava a raccontare frottole di suo, figurarsi sotto pressione! E di certo non poteva dire la verità: dubitava che la McGranitt fosse a conoscenza della Stanza delle Necessità né scalpitava dalla voglia di farle sapere in che modo avevano trascorso l’intero pomeriggio.

"Abbiamo fatto la battaglia!" annunciò Dora.

"La battaglia?" ripeté Andromeda. "Che cosa significa ‘la battaglia’?".

"A palle di neve" si affrettò ad aggiungere Sirius, pregando nel contempo che Dora non lo smentisse.

La bambina, difatti, lo guardò subito male. "Ma non…".

"Sì, siamo andati nel parco a fare a palle di neve" intervenne velocemente James, annuendo con vigore. "E abbiamo perso il senso del tempo".

"Completamente" aggiunse Peter.

Lily avrebbe voluto aggiungere qualcosa, ma si morse la lingua, certa che già le si leggesse in faccia quanto falsa fosse quella storia. Vide Remus inarcare un sopracciglio davanti a quella scusa che definire zoppicante sarebbe stato eufemistico e Melanie e Alice scambiarsi un’occhiata scettica. Tuttavia, prima che chiunque potesse dire qualunque cosa, Sirius continuò: "Mi dispiace tanto per il ritardo, Andromeda, è stato un errore in buona fede".

Andromeda si morse il labbro, evidentemente indecisa se continuare o meno il suo sfogo sul cugino, quando Ted le mise una mano sulla spalla, con un largo sorriso conciliante. "Tutto è bene quel che finisce bene, ti pare, Meda? Sirius sta bene, Dora sta bene, stanno tutti bene. Direi che possiamo chiudere la faccenda, mmmm?".

La donna sbuffò, poi sorrise alla figlioletta raggiante tra le sue braccia e annuì. "In fondo lo so bene come sei fatto, Sirius" commentò scoccandogli un’occhiata di bonario rimprovero. "E so che c’è ben poco che possa fare per cambiarti".

"Che bisogno c’è di cambiare? Mi vado benissimo così come sono".

"Oh, non avevo dubbi in proposito. Questo perché sei un vero disgraziato!".

Sirius le rivolse un sorriso serafico. "Non mi volete bene proprio per questo?".

"No, al massimo ti vogliamo bene nonostante questo" ridacchiò James, guadagnandosi una gomitata.

La McGranitt interruppe la conversazione con un secco colpo di tosse. "Potremmo passare oltre? Non vorrei sembrare sgarbata, ma gradirei riavere il mio ufficio".

"Naturalmente, professoressa, mi dispiace" si scusò Andromeda, prima di rivolgersi a Dora. "Ora devi salutare, Ninfadora, dobbiamo andare a casa".

La bambina mise su un’espressione dispiaciuta. "Dobbiamo proprio? Non potete venire voi qui?".

"Temo che non sia possibile, amore". La rimise in terra. "Ora saluta i tuoi amici".

Dora si girò triste verso i ragazzi e manco a dirlo si precipitò verso Remus. "Mi mancherai tantissimissimissimo!".

Il ragazzo le sorrise, abbracciandola. "Anche tu a me, Dora".

Sirius grugnì con aria infastidita. "Ovviamente è da lui che vai, vero, mostriciattolo? Al tuo cugino preferito non hai da dire nulla?".

"Ma Remus ha giocato con me molto più di te!" protestò Dora. "Lui è più bravo e tu non sei capace".

James ghignò e Sirius lo fulminò. "Beh, non guardarmi così, Padfoot: la nanerottola dice solo la verità".

"Se non ci fosse stato Remus probabilmente non sarebbe uscita viva da queste due settimane" aggiunse Peter in tono ovvio.

Le tre ragazze annuirono con convinzione.

"Vi siete alleati tutti contro di me?".

Melanie roteò gli occhi. "Vuoi che cominci a elencare tutto quello che è successo da quando Dora è stata affidata alla tua supervisione? Potrebbe volerci un po’…".

"No, no, no" la interruppe velocemente Sirius, sentendosi già lo sguardo infuocato di Andromeda sul collo. "Non credo che nessuno sia interessato ai dettagli. Ma almeno me lo sono guadagnato un abbraccio?".

Dora piegò la testa di lato, come se lo stesse studiando, e alla fine saltò via da Remus e verso di lui, stringendolo con entusiasmo. "Ti voglio bene, Sirius. Anche se non sei capace".

"Ti voglio bene anch’io, piccoletta".

Dopo Sirius, Dora abbracciò uno per volta tutti gli altri.

Quando si fu separata da Alice, si girò e tornò dai genitori, ancora un po’ triste. "Siete proprio sicuri, sicuri che non possiamo restare?".

Andromeda le scostò i capelli dalla fronte prima di sollevarla. "Non è proprio possibile, tesoro".

"Non ti preoccupare, Biscottino" sorrise Ted. "Sirius verrà a trovarci la prossima estate. E potrà portare anche i suoi amici, se lo desidera".

Questo sembrò risollevare parzialmente Dora, che sorrise. "Okay, okay". Subito dopo si accigliò. "Quanto manca all’estate?".

Andromeda rise. "Forza, andiamo a casa" disse, avviandosi verso il camino.

Ted aveva già gettato la Polvere Volante nel fuoco quando all’improvviso Dora iniziò a dimenarsi. "Aspetta, ho dimenticato una cosa!".

Andromeda la posò in terra e lei corse di nuovo dal gruppo di Grifondoro, fermandosi davanti a Remus. Si frugò tra le tasche finché non trovò un foglio di pergamena un po’ spiegazzato e glielo porse. "Questo è per te. Così non ti dimentichi di me".

Remus le sorrise, chinandosi per poterla guardare negli occhi mentre accettava il regalo. "Non potrei mai dimenticarmi di te, Dora. Grazie".

La bambina sorrise, soddisfatta, gli diede un bacio sulla guancia e poi tornò dalla madre. "Possiamo andare adesso" dichiarò in tono solenne.

"Bene". Andromeda si girò, rivolgendo un ultimo segno di saluto a Sirius. "Ti scrivo presto, cugino".

"Sai dove trovarmi".

Anche Dora agitò un’ultima volta le mani nella loro direzione, sorridendo prima che i Tonks sparissero tra le scintille verdi.

La McGranitt fissò per un attimo il camino, prima di rivolgere la sua attenzione ai giovani ancora assiepati nel suo ufficio. "Se non avete altro da dire, vi suggerirei di andarvene".

Le parole li riscossero e con mille scuse e qualche sguardo mortificato, il gruppo di congedò.

Lily si concesse di riprendere a respirare normalmente solo quando la porta dell’ufficio fu saldamente chiusa alle sue spalle. "Pensavo ci avrebbe fatto la predica".

"È troppo stufa di vederci" commentò James. "Probabilmente pensa che una in più o una in meno non faccia molta differenza".

"Parlando di questo" intervenne Remus, squadrando gli altri tre Malandrini con aria di rimprovero, "si può sapere dove piffero eravate finiti? E perché siete conciati in questa maniera?".

Sirius sospirò, dandogli una pacca sulla spalla. "Prendi esempio da Minnie, Moony, e lascia correre: non abbiamo ucciso nessuno nemmeno stavolta, il castello è ancora in piedi e il mondo continua a girare".

"Il che lascia spazio a moltissime altre spaventose alternative".

"A proposito, cos’è che ti ha dato la nanerottola?" intervenne James, curioso. "Mi sento quasi geloso: ha fatto un regalo solo a te".

"Perché lui è il suo preferito" sbuffò Sirius. "Avanti, fa’ vedere".

Prima che Remus potesse protestare, il ragazzo gli strappò di mano il foglio di pergamena e lo aprì. Subito un sorriso sornione gli si dipinse sulle labbra. "Oh, che cosa carina" cinguettò.

James sbirciò da sopra la sua spalla. "L’hai proprio conquistata quella bambina, eh, lupacchiotto?" ridacchiò.

"Date qua, idioti" sbuffò Remus, riprendendosi il foglio.

"Oh, guardalo come arrossisce".

"Che tenerezza".

"Okay, ora sono curiosa" intervenne Lily. "Che cos’è?".

"Solo un disegno".

"Già, guarda che bel disegno".

Il foglio passò di nuovo di mano, da Remus a James che lo tese a Lily, che sorrise intenerita. Era il disegno di un altro matrimonio e gli inconfondibili capelli rosa lasciavano poco spazio alla fantasia su chi fosse la sposa.

"Beh, non si può dire che quella piccola non sappia quello che vuole" commentò Lily, restituendo a Remus il mal tolto.

"Quello è poco ma sicuro" ribatté lui, mettendosi il disegno in tasca prima che qualcun altro glielo strappasse di mano. "Il mio problema è un altro".

"Ovvero?".

"Quei due adesso non la smetteranno più" sospirò, indicando James e Sirius, rimasti un paio di passi indietro, che stavano ancora ridendo spalla a spalla.

 

Lyrapotter’s corner

Allora, allora, il record di tempo per la riesumazione di una fiction qualcuno sa qual è? No, perché dopo quasi tre anni (tre anni, TRE, mi faccio assolutamente schifo da sola!), penso proprio di esserci andata vicina! E per di più quando mancano due capitoli (e intendo due di numero) alla fine della storia: sono una vera vergogna!

Comunque, non so se sto parlando da sola o se c’è in giro qualcuno che ancora si ricorda di questa storia e magari sarà pure felice di vedermi aggiornare (anche se di certo se questo qualcuno c’è aveva abbandonato ogni speranza!), ma in ogni caso io non voglio lasciare questi capitoli a marcire sul mio PC quando ce li ho qui belli e pronti per essere pubblicati.

Se qualcuno dei miei vecchi lettori è presente all’appello, tutto quello che posso dire è che sono immensamente dispiaciuta per questa attesa infinita, ma non è assolutamente dipeso dalla mia volontà. Sto uscendo da un lungo periodo di crisi creativa, in cui non sono riuscita a scrivere quasi nulla e quel poco che è uscito sono aborti che non vedranno mai la luce del sole: anche le poche volte che mi sono imposta di provare a scrivere il finale per questa storia, il risultato è sempre stato cestinato. Questo sommato a un periodo di allontanamento dal fandom hanno portato a tre anni di hiatus forzato, per cui non potrò mai scusarmi abbastanza.

La buona notizia è che sembra che la mia crisi mistica sia finalmente in fase discendente: non voglio fare promesse in generale, ma mi sento abbastanza positiva sul poter tornare a dedicarmi a EFP nel prossimo futuro. Difatti, ho già qualche progettino che sta lentamente vedendo la luce, perciò mai dire mai.

Quello che posso assicurarvi è che Babysitter Per Caso avrà la sua conclusione perché è già scritta: questo e il prossimo capitolo ed è finita. C’era anche un epilogo, ma quello che ho scritto stonava con il resto della storia, perciò ho abbandonato l’idea. Forse lo pubblicherò come one-shot, ma, di nuovo, niente promesse.

Senza entrare nei dettagli, voglio comunque ringraziare B l u e, _L_Black_, _AlyssaSophie_, _hawthorne, GraceBlack, MiaStonk, Simona_Lupin, MarsLove, _Annina, _Mary, xela182, Iva27, gufetta_95, FunnyPink, S_marti_es, Isidar Mithrim, Alohomora, NemoTheNameless, malandrina4ever e Julia Weasley che hai tempi che furono mi lasciarono le loro bellissime recensioni: grazie a tutti, di vero cuore.

Bon, una promessa scritta con il sangue non posso farla (anche perché sarei prontamente smentita), ma posso assicurare un aggiornamento rapido, qualche giorno al massimo, giusto per vedere che reazione ottengo risorgendo dalla tomba!

See you soon!

 

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Capitolo 29
*** Epilogo ***


 

BABYSITTER PER CASO

EPILOGO

Un paio di sere più tardi, Lily era immersa nella lettura di un libro, godendosi un po’ di sana tranquillità in Sala Comune, quando un paio di mani decisamente famigliari le si posarono sugli occhi.

"Indovina chi è?".

"Oh, ti prego, dimmi che sei Paul Newman".

"Non ho la più pallida idea di chi sia questo tizio, ma la risposta corretta è: il tuo meraviglioso e assolutamente impareggiabile fidanzato".

Lily ridacchiò mentre il viso di James entrava nel suo campo visivo e le catturava le labbra in un bacio di saluto. "E incredibilmente modesto".

"La modestia è per chi si deve accontentare, non per le creature perfette come il sottoscritto" dichiarò James, sedendosi di fianco a lei sul divanetto.

"E immagino perciò che dal tuo distorto punto di vista io sia una creatura privilegiata, vero, Potter?".

"Naturalmente. Non sono molte le ragazze tanto fortunate da essere amate da un Potter".

Lily roteò gli occhi. "Dovremo lavorare un po’ sul tuo ego: non credo di essere pronta per una relazione a tre".

"Allora mi sembra il momento giusto di informarti che quando ci sposeremo e avremo una casa tutta per noi, Sirius si installerà sul nostro divano una sera sì e l’altra pure… E Sirius ha la fastidiosa abitudine di strisciare nottetempo nei letti della gente".

"Allora dovremo chiudere la porta a chiave e far sapere a Mel che deve procurarsi un guinzaglio bello robusto per il suo cagnaccio".

Lily gli strisciò più vicino, appoggiando la testa contro la sua spalla. James la circondò con le braccia, una parte di lui ancora incredula che Lily Evans, proprio quella Lily Evans, fosse lì e fosse la sua ragazza. "Ho mai detto che sei la creatura più bella che sia mai apparsa sulla faccia della terra?".

Lily gli sorrise, pensando a quante cose erano cambiate in così poco tempo: non avrebbe mai creduto possibile sentirsi così felice tra le braccia di James Potter, proprio quel James Potter. "Anche tu non sei tanto male".

"Detto da te, è il miglior complimento che abbia mia ricevuto in vita mia".

Dopodichè la attirò a sé in un altro bacio, decisamente più appassionato.

 *******

"Bleah, quei due mi faranno venire il diabete" borbottò Sirius, che seduto sulle scale che conducevano al dormitorio osservava il suo migliore amico amoreggiare.

Tese una Cioccorana a Peter, che l’accettò con una scrollata di spalle. "Sono in luna di miele".

"Se avessi saputo che sarebbero stati così stucchevoli, mi sarei sforzato di più per tenerli separati".

"Perché, la versione James depresso cronico era più piacevole?".

Sirius ci rifletté sopra un attimo, masticando pensoso la sua Cioccorana. "In effetti, penso che l’unica cosa peggiore di James cervo innamorato sia James depresso cronico: se non altro con il primo può capitare di farsi ancora qualche risata".

"Magari potremmo chiudere Lily in uno sgabuzzino delle scope per qualche ora?".

"Mi piace il tuo modo di pensare, Wormtail, mi piace proprio".

"Ehi, che fate, i guardoni?".

Melanie e Alice, comparse in quel momento, li salutarono con un cenno della mano. Nel vedere la sua ragazza, Sirius parve illuminarsi a giorno. "Mel, ciao!".

Melanie gli sorrise, sedendosi sul gradino sotto quello occupato dai due Malandrini. "Ciao anche a te, tesoro".

Sirius le circondò le spalle con un braccio, attirandola più vicina a sé e baciandola sulla guancia.

"Attenti, c’è un limite fisico a quanto due corpi possono stare attaccati" ridacchiò Alice.

"E poi hai pure il coraggio di criticare James" sbuffò Peter con aria indolente.

"Non ho la più pallida idea di cosa voi due stiate parlando" dichiarò Sirius con aria da finto tonto. O forse finto tonto nemmeno tanto. Alice aveva il sospetto che non si rendesse nemmeno lontanamente conto di essere ridicolo quasi alla stregua del suo fedele compare quando la sua neo-fidanzata entrava in gioco.

Comunque, non sarebbe certo stata lei a rovinargli il divertimento. Mel era evidentemente al settimo cielo e fintanto che la sua amica era felice, beh, anche lei era felice. Per contro, vedere le sue amiche innamorate e in piena luna di miele le faceva sentire la mancanza di Frank ancora di più, se mai una cosa del genere era possibile. "Uhm, vorrei pure io qualcuno con cui coccolarmi su una rampa di scomode scale di pietra…" sospirò invece.

"Peter è proprio qui, pronto e disponibile" ghignò Sirius, indicando l’amico.

"Senza offesa per Peter, ma non è delle sue coccole che ho voglia".

Melanie le strinse la mano in un gesto solidale. "L’anno scolastico finirà presto, tranquilla… E poi tu e Frank sarete liberi di tubare come colombi fino alla fine dei vostri giorni!".

"L’anno scolastico non finirà mai abbastanza in fretta" sbottò Alice, ben consapevole che lamentarsi della cosa non avrebbe fatto la minima differenza. Scosse il capo, decisa a non lasciarsi andare all’autocommiserazione: non era nel suo stile. "Cambiando argomento, io conto tre Malandrini all’appello" disse, accennando a James e Lily rannicchiati sul divano a fare le loro cose. "Che fine ha fatto il quarto? Ha finalmente deciso di disertare?".

Sirius si guardò un attimo attorno, quasi come se registrasse solo in quel momento l’effettiva assenza di Remus. "In effetti è strano… Devono essere un paio d’ore che non lo vedo".

"Dopo cena ha detto che doveva andare a cercare una cosa in Biblioteca" intervenne Peter, felice di poter dare il contributo.

Sirius fece una smorfia. "Tipico del lupacchiotto. Avrei dovuto capirlo da solo che era andato ad imboscarsi in quel posto!".

"Guarda che la Biblioteca non è l’anticamera per l’inferno" gli fece notare Melanie.

"Per qualunque Malandrino degno di questo nome dovrebbe esserlo… Moony fa l’eccezione, ma solo perché ne serve uno vagamente consapevole di cosa stiamo facendo in classe in ogni momento".

"Se la metti in questo modo, ricordami di tenerti a un paio di miglia di distanza da qualunque forma di carta stampata!".

Melanie si rilassò ulteriormente tra le braccia del suo ragazzo, felice come di rado si era sentita nella sua vita. Diede una rapida occhiata all’orologio e non le mancò di notare che in teoria la Biblioteca aveva chiuso già da mezz’ora.

Sorrise tra sé. Se tanto le dava tanto, aveva una chiara idea di dove Remus potesse essere in quel momento… O meglio con chi.

*******

"Okay, adesso è il tuo turno".

"Va bene, va bene. Allora, vediamo, il momento più imbarazzante della mia vita… Beh, se ovviamente escludi quando i tuoi amichetti mi hanno incastrato in un appuntamento al buio con te senza che tu nemmeno sapessi chi io fossi…".

"Ehi, io sapevo chi eri" si difese Remus, sentendosi in dovere di specificare. "Non sapevo che cosa i miei amici avessero orchestrato ai nostri danni!".

"Okay, te lo concedo" disse Megan, scartando un’altra Ape Frizzola. "Comunque, resta un momento decisamente mortificante… Ma se proprio dovessi cercare di batterlo, punterei su quella volta ho vomitato addosso alla McGranitt davanti a tutta la classe".

Remus corrugò la fronte. "E quand’è che una cosa del genere sarebbe successa?".

"Primo anno, la professoressa mi aveva chiamato per una dimostrazione pratica di qualche incantesimo e, beh, diciamo che non reagisco molto bene sotto pressione!".

"Direi…". Cercò, piuttosto malamente per la verità, di nascondere un sorriso divertito.

"Remus Lupin, stai forse ridendo delle mie passate disgrazie?" lo rimbrottò Megan, dandogli uno scappellotto sulla spalla. "Guarda che certe esperienze ti segnano per la vita!".

"Oh, posso ben immaginare. Di certo sulla McGranitt hai lasciato un segno indelebile!". E questa volta non cercò nemmeno di trattenere la sua risata.

"Ma quanto sei simpatico" sbuffò Megan, sorridendo a sua volta. "E sentiamo un po’, qual è il tuo momento più imbarazzante? Se tu ridi a spese mie, è solo giusto che ricambi il favore".

Remus si sforzò di darsi un contengo, prima di rispondere: "Beh, per quanto possa essere difficile battere una cosa del genere, posso dire che se hai degli amici come James e Sirius i momenti imbarazzanti si sprecano…".

"Già, chissà perché non fatico a crederlo".

Remus sorrise, infilandosi in bocca una Cioccorana, l’ultima di una lunga serie. Lui e Megan si erano rintanati della famosa ‘aula delle coppiette’ (senza nessuno scopo nefando) almeno un paio d’ore prima, ormai, con sufficienti scorte di dolci da campare un paio d’anni, e doveva ammettere che la sua compagnia era decisamente piacevole. In realtà, una volta che si metteva a suo agio e superava il blocco di timidezza, Megan aveva una chiacchiera niente male: in tutto il tempo che erano stati lì non c’era stato un solo momento di stallo.

Che cosa stai facendo, Lupin, stai cacciando in un mare di guai tutti e due! La voce della sua coscienza disfattista aveva cercato di fare capolino qualche volta, ma per quanto si sforzasse, non riusciva proprio a costringersi a darle retta. Non questa volta, non quando ignorarla e continuare a parlare con Megan era così facile…

D’impulso, sorprendendo un po’ anche sé stesso, allungò la mano per stringere quella della ragazza. Megan arrossì leggermente, presa alla sprovvista, ma non si ritrasse.

"Sono felice di aver passato del tempo con te stasera" le disse.

Megan sorrise. "Sono felice che tu me lo abbia chiesto. E di non averti vomitato addosso!".

Remus rise. "Magari potremo rifarlo, qualche volta".

"Mi piacerebbe tanto".

******

"Ninfadora Tonks, in nome di Merlino, che cosa hai fatto?".

Dora, seduta nel centro della sua cameretta, alzò lo sguardo verso sua madre, che sembrava sul punto di avere una crisi di nervi. "Stavo giocando, mamma" rispose in tono innocente.

"Questo tu lo chiami giocare, signorina?" sbottò Andromeda, gesticolando nell’aria per indicare la camera.

O meglio, quello che ne restava, perché a quanto pareva Dora aveva sfruttato ogni secondo senza vigilanza per devastarla completamente. Non un solo oggetto era più al suo posto, in realtà la maggior parte era sparsa per terra, assieme ai vestiti, ai giocattoli e qualunque altra cosa che la bambina possedeva. In qualche modo era perfino riuscita a spostare il materasso del letto in mezzo alla stanza!

"Giocavo alla battaglia, mamma" spiegò Dora, perfettamente ignara dello shock che aveva causato ai nervi della sua povera madre.

"Alla battaglia?" ripeté Andromeda con un filo di voce. Era pittura quella che grondava dal soffitto?

"Ah, ah. I Malandrini me la facevano fare sempre: è divertentissimo!".

"I Malandrini, ovviamente è opera loro" mormorò Andromeda a denti stretti.

Ninfadora era stata discretamente ingovernabile da quando erano tornati a casa. Sembrava che in due settimane avesse dimenticato tutto quello che sua madre aveva mai cercato di insegnarle in fatto di buone maniere per trasformarsi in un piccolo tornado perennemente sporco e intento a fare qualche danno. Certo, non era mai stata una bambina tranquilla, ma non aveva mai raggiunto certi livelli prima… Perlomeno sapeva come comportarsi a tavola!

E fino a quel momento non era stato raggiunto questo grado di devastazione totale!

"Ucciderò Sirius" sussurrò ancora. "E sarà una morte lenta e dolorosa…".

Dora, dal canto suo, non pareva minimamente turbata e sembrava più che pronta a continuare la sua opera di distruzione.

La voce gioviale di Ted la raggiunse alla sue spalle. "Ehilà, che cosa stanno facendo le mie rag-… Oh, porco diavolo!".

Andromeda non trovò nemmeno la forza di ammonirlo per il suo linguaggio di fronte alla bambina.

"Che cosa è successo qui dentro, è esplosa una bomba?".

"Papino!" trillò Dora, correndogli incontro con mani tutte sporche di colore. "Ho fatto la battaglia!".

"Lo vedo, Biscottino" disse Ted, prendendola in braccio. "E penso che tu abbia vinto alla grande!".

Dora gli sorrise, luminosa come il sole. "È stato divertentissimo!".

"Ci scommetto… Ma non penso che la mamma si divertirà molto a pulire tutto".

"Oh, ma lei non deve pulire: a me sta benissimo anche così!".

Ted era quasi certo di aver visto un preoccupante tic all’occhio sul volto di sua moglie, perciò ritenne opportuno non incoraggiare ulteriormente quella discussione. "Che dici, andiamo a farci un bel bagno, Biscottino?".

"Okay, okay". Dora si accigliò un attimo prima di aggiungere: "Possiamo fare la battaglia con l’acqua?".

"NO!" sbottò Andromeda con vigore, prima ancora che Ted potesse aprire bocca. "I tuoi giorni di battaglie sono ufficialmente finiti, signorinella".

"Ma è divertente!" protestò Dora.

"Troveremo qualcos’altro di divertente da farti fare, Ninfadora. Qualcosa che non implichi radere la casa al suolo".

Dora aprì la bocca per ribattere, ma Ted si voltò per dirigersi verso il bagno.

"A scanso di equivoci, Meda" disse alla moglie mentre si allontanava, "io te l’avevo detto che affidare Dora a Sirius sarebbe finita molto male".

Andromeda sospirò, fissando la cameretta distrutta. "Sì. Ma non pensavo così tanto male".

 

 

Lyrapotter’s corner

Come si dice, ogni promessa è debito e perciò eccomi qua, con l’ultimo aggiornamento di questa storia, dopo quasi cinque ANNI (il compleanno preciso sarebbe il primo settembre!). Dannazione, quanto tempo è passato! Posso dire di essere immensamente felice di poter finalmente spuntare la casella fine: il senso di colpa per averla lasciata incompiuta per tutto questo tempo mi attanagliava giorno e notte!

Bene, non credo di avere altro da dire: la mia musa si sta lentamente rimettendo in moto, perciò non escludo di tornare presto a pubblicare qualcos’altro, compreso magari quello che doveva essere l’epilogo e che ho tagliato.

Grazie a tutti quelli che mi hanno seguito fin qui, che hanno recensito o solo letto e a quelli che hanno avuto la pazienza di aspettarmi durante la mia crisi mistica.

Con la speranza di tornare presto con qualcosa di nuovo, see you soon!

 

 

 

 

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