Babysitter Per Caso di lyrapotter (/viewuser.php?uid=34170)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX ***
Capitolo 11: *** Capitolo X ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 15: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XV ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVII ***
Capitolo 19: *** Capitolo XVIII ***
Capitolo 20: *** Capitolo XIX ***
Capitolo 21: *** Capitolo XX ***
Capitolo 22: *** Capitolo XXI ***
Capitolo 23: *** Capitolo XXII ***
Capitolo 24: *** Capitolo XXIII ***
Capitolo 25: *** Capitolo XXIV ***
Capitolo 26: *** Capitolo XXV ***
Capitolo 27: *** Capitolo XXVI ***
Capitolo 28: *** Capitolo XXVII ***
Capitolo 29: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i suoi
personaggi appartengono a JK Rowling e a chi ne detiene i diritti. Questa storia
è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
N.B. le parti in corsivo sono i pensieri dei
personaggi
BABYSITTER PER CASO
PROLOGO
Ted Tonks chiuse la valigia decisamente
stracolma con un gesto secco della bacchetta. Tentò poi di sollevarla, ma nel
momento in cui prese la maniglia e l’alzò dal letto, le chiusure saltarono,
facendo rovesciare l’intero contenuto sul pavimento.
«Maledizione!» borbottò l’uomo, mentre
ricominciava a raccogliere i vestiti.
Era già la terza volta che succedeva ed era
più che certo che stavolta sua moglie l’avrebbe strigliato per bene per non aver
ancora finito di fare i bagagli. Infatti, quando Andromeda entrò pochi secondi
dopo, rimase di sale alcuni istanti, prima di sbottare: «Ma non hai ancora
finito?! Ti ricordi che partiamo domani, vero Ted?».
«Certo che me lo ricordo, Andy. Non credi
che stiamo portando troppa roba?» azzardò poi con la stessa cautela con cui un
domatore di leoni si avvicina a una belva. «In fondo, sono più che sicuro che
nell’hotel a cinque stelle dove abbiamo prenotato avranno degli
asciugamani…».
«Sì, certo» ribatté la donna stizzita.
«Asciugamani che decine di sconosciuti dall’igiene discutibile hanno usato prima
di te. Se permetti, mi rifiuto di usare gli stessi asciugamani che hanno avvolto
le chiappe di qualche cinquantenne sovrappeso…».
«D’accordo, come vuoi tu, tesoro» la
interruppe docilmente Ted. Meglio non lamentarsi per le
lenzuola: preferisco non sapere il motivo per cui vuole portarsele da
casa. «Allora, ci vorrà una valigia più grande, perché in questa
tutto non ci sta…».
«Sciocchezze» replicò Andromeda,
scostandolo. «Bisogna solo saper dosare gli spazi» e cominciò a ripiegare i
vestiti, mettendoli lei stessa in valigia.
Ted si mise da parte, lasciandola fare:
Andromeda poteva dire quello che voleva, ma se la valigia era troppo piccola e
la roba troppa, alla fine avrebbe dovuto capitolare davanti all’evidenza e
dargli ragione.
Stava già pregustando quella piccola
vittoria, quando una bambina di circa quattro anni dai vivaci capelli rosa
confetto e un pigiama con le paperelle addosso entrò nella camera, portandosi
dietro un orsacchiotto di peluche grande quasi quanto lei: sembrava piuttosto
contrariata.
Ted le sorrise. «Ehi, piccola! Come mai
ancora in piedi?».
La bimba si arrampicò sul letto dei
genitori, osservando corrucciata la madre che faceva le valigie. «Perché non ci
posso venire anch’io in vacanza?» chiese con gli occhioni da
cerbiatto.
Ted sospirò. «Dora, tesoro» disse, «te lo
abbiamo già spiegato. Io e la mamma andiamo a fare un viaggio da
grandi».
«Io sono grande» ribatté la bambina con
sicurezza, balzando in piedi e mettendosi sulle punte per darsi importanza.
«Visto, sono più alta di te!» affermò.
E in effetti era vero, ma solo perché Ted
era seduto.
«Anche Mr. Cookie vuole venire» aggiunse,
indicando l’orsetto. Ted corrugò la fronte, perplesso: avrebbe giurato che il
giorno prima quel pupazzo si chiamasse Pongo.
Intervenne Andromeda: «Tu e Mr. Cookie
andrete ad Hogwarts» disse, sedendosi e prendendo la figlia sulle ginocchia.
«Non sei contenta si stare un po’ con lo zio Sirius, Ninfadora?».
«Ma lui non è capace!» affermò la bambina
convita. «L’estate scorsa mi ha fatto cenare con le caramelle. E ha quasi
gettato Mr. Cookie nel camino…».
«Sì, ma tu vuoi bene allo zio Sirius, no?»
chiese Andromeda. «E poi non volevi tanto vedere Hogwarts, tesoro?».
«Voglio di più stare con voi».
«Sono solo due settimane, Dora» la rassicurò
Ted. «Scommetto che alla fine non vorrai più venire via…».
Dora fece una faccia dubbiosa. «Se lo dici
tu…» borbottò, per nulla convinta.
«Ne sono sicuro!».
«Va bene» intervenne Andromeda, «adesso è
ora di fare la nanna. Sogni d’oro, Ninfadora!».
Ignorando le proteste della figlia, Ted la
prese in braccio e la portò nella sua stanza. Dopo cinque minuti, stava già
dormendo beatamente e l’uomo, in punta di piedi, uscì e tornò nella sua camera
da letto, dove la moglie stava finendo di rifare la valigia.
«Sai, tua figlia ha sollevato un argomento
interessante…» esordì.
«Che intendi, Ted? Non vuoi più andare in
vacanza?».
«No, non questo. Ma sei certa che sia una
buona idea affidare Dora a Sirius per due intere settimane? Senza offesa, ma tuo
cugino non è certo un mostro di affidabilità!».
«Son d’accordo con te,Ted» rispose
Andromeda, piegando con cura una camicetta. «Ma siccome tuo padre si è lussato
un anca e ovviamente tua madre non può stare dietro a lui e a un’iperattiva
bambina di quattro anni, Sirius è la nostra unica alternativa, a meno di non
chiamare Bellatrix, ovviamente…».
Ted parve pensarci. «Cosa fa Bellatrix in
questi giorni?» chiese poi ridacchiando.
Andromeda gli tirò contro i calzini che
teneva in mano. «Scemo» borbottò. «Comunque, non credo che ci saranno questi
grossi problemi. Silente mi ha assicurato che la terrà d’occhio anche lui…E poi,
Sirius non ha protestato quando glielo chiesto l’altra settimana, perciò deve
essere sicuro di potercela fare».
«A proposito, ha più risposto alla lettera
che gli hai mandato?».
Andromeda si strinse nelle spalle. «Non mi
ha fatto sapere nulla, perciò suppongo che il suo fosse un sì. Avrà di meglio da
fare che rispondere alla cugina in cerca di babysitter!».
Ted si limitò ad annuire. «In ogni caso,
ormai è tardi per cambiare idea. Volente o nolente, Dora domani alle 17.00
diventerà una sua responsabilità. Oddio! Spero di trovarla ancora intera quando
torneremo!».
«Non farla tanto tragica, Ted» lo rimproverò
Andromeda. «Ci saranno stuoli di insegnanti, fantasmi e quadri brontoloni a
sorvegliarli. Ecco fatto!» concluse, chiedendo soddisfatta le cinghie della
valigia.
Ted si avvicinò, prese la maniglia e sollevò
il bagaglio, più che sicuro che si sarebbe spalancato un’altra volta e un "Te
l’avevo detto" già sulle labbra. Invece, con suo enorme scorno, la borsa rimase
saldamente chiusa. Allibito, Ted spalancò la bocca, mentre sul volto di
Andromeda si dipingeva un sorriso soddisfatto.
«Te l’avevo detto!» gongolò la
donna.
«Un giorno di questi, mi dovrai spiegare
come fai, Andy!» esclamò Ted, abbracciandola.
«Un giorno di questi» assicurò la donna,
dandogli un bacio a fior di labbra.
LYRAPOTTER’S CORNER
Eccomi qua con una nuova storiella! Quello
che viene fuori combinando una conversazione con una sorella Potter - maniaca e
una notte in cui non riesci a prendere sonno (malgrado sia mezzanotte
passata!!!!!!).
Ho preventivato circa una ventina di
capitoli per questa fanfiction, ma non è detto che presa da un raptus ispiratore
non si allunghi.
In ogni caso, prima di prendere una
decisione definitiva se continuarla o meno, aspetto di vedere le vostre
reazioni: diciamo che un incentivo di due o tre recensioni (possibilmente
positive, ma va bene lo stesso) mi sarà molto utile per decidere se continuare a
pubblicare oppure ritirarmi in un angolo buio a riflettere sui miei errori.
Sappiate che il prossimo capitolo è già scritto, perciò sta a voi decidere se
resterà a macerare nei miei file o meno!!!!!
A voi la
parola!!!!!!!
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Capitolo 2 *** Capitolo I ***
BABYSITTER PER
CASO
CAPITOLO I
Sdraiato sul tappeto della sua stanza nella
torre di Grifondoro, Sirius Black sonnecchiava placidamente, in totale relax.
Era più che convinto che la vita fosse meravigliosa: era riuscito a strappare un
appuntamento a Janet Sanders, una Corvonero del sesto anno a cui faceva il filo
da qualche settimana. Era stata dura, ma alla fine era capitolata. Alla fine
capitolavano tutte. Si stiracchiò soddisfatto: sì, la vita gli andava proprio
bene.
Poveretto, ancora beatamente ignaro che di
lì a mezz’ora il destino gli avrebbe giocato un brutto tiro mancino!
La porta del dormitorio si aprì, lasciando
entrare un più che mai depresso James Potter, che si gettò a peso morto sul
letto più vicino, ovvero quello di Remus.
«La vita fa schifo!» biascicò.
Sirius si mise seduto, guardando il suo
migliore amico con un sopracciglio inarcato. «Lasciami indovinare, disse
ridacchiando, «la Evans ti ha dato due di picche. Di nuovo!».
«È troppo chiedere un solo misero
appuntamento?» borbottò l’altro, fissando tristemente il soffitto. «Uno solo.
Magari si divertirebbe pure…».
«Prongs*, vuoi un consiglio spassionato? Se
dopo sei anni che le corri dietro, lei non ti ha ancora detto di sì, dubito che
lo farà nel prossimo futuro. O in questa vita. Faresti meglio a metterci una
pietra sopra…».
«Sì, lo so anch’io, Padfoot» rispose l’altro
in un mormorio rassegnato. «Ma non ci riesco: lei è così…così…così
aaaaaah!».
«Sì dopo sei anni che me lo ripeti credo di
averlo capito» sbuffò Sirius. «James, il mare è pieno di pesci: forse dovresti
cominciare a puntarne un altro».
«Sì, e tu lo sai bene, vero?» ghignò James,
guardandolo. «Ormai nel mare, di pesci ne sono rimasti ben pochi: te li sei
mangiati tutti tu!».
Sirius mise su una faccia scandalizzata. «Ma
come ti permetti?!».
James lo guardò di sottecchi, come a dire
"ma chi vuoi prendere in giro?".
«Ok, ok, hai ragione» ammise il primo. «A
proposito, indovina chi esce con Janet Sanders sabato?».
James lo fulminò con lo sguardo. «La vita è
ingiusta. Ingiusta e crudele» dichiarò prima di nascondere il volto sotto il
cuscino.
Sirius si strinse nelle spalle: cavolo,
l’aveva presa proprio brutta. Non che fosse una novità che era innamorato perso
di Lily Evans, probabilmente una delle ragazze più carine del loro anno: avrebbe
baciato la terra su cui camminava, se la ragazza gliene avesse lasciato
l’opportunità. L’unico problema era che Lily non poteva vedere James nemmeno in
foto: appena si incrociavano o lo evitava o si mettevano a litigare.
«Presto o tardi le strapperai sì» tentò di
rincuorarlo. O morirai nel tentativo, ma questo
lo pensò soltanto.
In quel momento entrò Remus Lupin, reggendo
tra le braccia un libro dall’aria piuttosto pesante. Il ragazzo fece per
gettarlo sul suo letto, ma si bloccò quando vide che era stato invaso da circa
60 chili di carne superflua.
«James, che diamine ci fai sul mio letto?»
strillò a metà tra l’irritato e il rassegnato.
«Lasciami morire in pace» fu l’unica
risposta che ottenne, attutita attraverso il cuscino.
Esasperato, Remus si rivolse a Sirius in
cerca di delucidazione. L’Animagus sillabò un "Evans", il che fu più che
sufficiente a Remus per capire e accettare che non avrebbe riavuto il suo
materasso prima di cena. Perciò si diresse verso il letto di James, scaricandoci
sopra borsa e librone, prima di sedersi.
«Cos’è quel libro, Moony?» chiese Sirius
gattonando verso l’amico. «Vuoi farti i muscoli delle braccia?».
«Cosa?» ribatté l’altro, perplesso. «No, mi
serve per la ricerca di Lumacorno sui veleni…».
«Dobbiamo fare una ricerca per Lumacorno?»
lo interruppe Sirius, sorpreso.
Remus lo guardò incredulo. «Ma cosa fai a
lezione? Ce l’ha assegnata almeno una settimana fa: dobbiamo consegnarla
giovedì…».
«Mercoledì?" ripeté il ragazzo, di nuovo
rilassato. «Ma allora c’è ancora un sacco di tempo!»
«Ti ricordo che oggi è lunedì, perciò ti
restano due giorni scarsi per scrivere tre rotoli di tema…».
Sirius si sedette al fianco di Remus,
battendogli amichevolmente una mano sulla spalla. «Non agitarti così, Rem: ti
verranno le rughe. Ho mai consegnato in ritardo un compito?».
«No, ma…».
«E allora? Me la caverò come sempre!». Detto
questo, si stiracchiò all’indietro, sdraiandosi con espressione
rilassata.
Remus scrollò le spalle: in fondo era un
problema suo, anche se sapeva già che di lì a due giorni si sarebbe trovato
sveglio alle due di notte ad aiutare il suo amico a finire il tema per tempo.
Stava giusto alzandosi per migrare sul letto
di Sirius, visto che quest’ultimo aveva occupato quello di James, quando vide
qualcosa per terra, mezzo nascosto dal comodino e dalle tende rosse del
baldacchino. Si chinò a raccoglierla: era una lettera, ancora sigillata, con il
nome di Sirius scritto sul retro della busta.
«Ehi, Padfoot, c’era una lettera per te in
terra».
Sirius balzò a sedere, prendendo la busta
che l’amico gli porgeva. Nello stesso istante anche James lo imitò, mentre sul
volto gli compariva un’espressione stupita. «Ah già!» esclamò. «Quella ti è
arrivata una settimana fa, mi pare…».
«Una settimana fa?!» ripeté Sirius. «E
aspettavi il diploma per dirmelo?».
«Scusa. L’ho dimenticato. L’avevo lasciata
sul comodino: deve essere caduta…» alzò le spalle. «Non sarà nulla di
importante…».
«È di Andromeda» disse Sirius riconoscendo
la grafia ordinata della cugina, mentre apriva la lettera e cominciava leggere.
E man mano che proseguiva, la sua espressione si faceva sempre più incredula,
per culminare con la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle orbite.
«Ma è completamente impazzita!» biascicò,
non riuscendo a credere a quello che aveva appena letto.
Remus e James gli si avvicinavano
preoccupati. «Che succede?» chiese Remus, mentre James sventolava una mano
davanti alla faccia di Sirius, cercando di scuoterlo. Senza parlare, con lo
sguardo fisso nel vuoto, il ragazzo porse la lettera a Remus, che cominciò a
leggere, con James che si sporgeva oltre la sua spalla per poter vedere anche
lui.
Caro Sirius,
come stai? Spero bene e che le tue vacanze
di Natale siano andate per il meglio (a proposito, grazie per il libro di
ricette). Ti scrivo per chiederti un piccolo favore: io e Ted abbiamo deciso di
andare in vacanza un paio di settimane, una specie di luna di miele, visto che
quando ci siamo sposati non abbiamo potuto. Ovviamente Ninfadora non può venire
con noi: avevamo pensato si lasciarla con i nonni, ma sono sopraggiunti alcuni
impedimenti e per loro non è più possibile. E qui arriviamo al favore: potresti,
per piacere, badare tu a Ninfadora finché non torniamo. Ho già chiesto al
professor Silente e lui mi ha assicurato che non ci sarebbero stati problemi
(l’ha definita un’autentica gioia!). ovviamente capirei se per un qualunque
motivo tu non volessi o non potessi occuparti della bambina. In caso contrario,
Ninfadora arriverà alle cinque in punto di lunedì diciassette, nell’ufficio
della professoressa McGranitt. Fammi sapere, mi raccomando.
Ti ringrazio in anticipo, un bacio, tua
cugina
Andromeda
Remus e James finirono di leggere e
guardarono a occhi sgranati l’amico, ancora in stato semicatatonico. James
rilesse veloce la lettera, dopodiché con un ghigno malandrinesco disse: «Perciò,
avrai la responsabilità di una pupetta di quattro anni per due lunghe settimane?
Cavolo, tua cugina deve essersi fumata qualcosa di pesante prima di scrivere
quella lettera!».
A quelle parole, Sirius si riscosse dalla
catalessi ed esclamò, arrabbiato: «Cosa sfotti tu? È tutta colpa
tua!».
«Mia?» ripeté l’altro incredulo. «E come può
essere colpa mia, per Merlino?! Ho forse telepaticamente ordinato a tua cugina
di affidarti la sua povera e innocente figlia?».
«Se mi avessi dato la lettera quando è
arrivata, avrei potuto dire ad Andromeda che era fuori di melone! Ma ormai è
tardi: non posso più tirarmi indietro! Indi per cui è colpa tua!» e gli tirò
contro il cuscino, centrandolo in pieno viso.
James ricambiò e nel giro di due secondi la
cosa era degenerata in una battaglia con i cuscini senza precedenti.
Remus, che si era tirato in disparte appena
in tempo, rimase inebetito a fissare i suoi migliori amici prendersi a
cuscinate, finché l’occhio non gli cadde sull’orologio. Fu preso da un sospetto
improvviso, riguardò la lettera e il suo sospetto trovò subito
conferma.
«Sirius…» chiamò, senza essere
ascoltato.
«Sirius…» ripeté alzando il tono. Di nuovo
nessuna reazione dagli altri due.
«SIRIUS!» urlò a pieni polmoni, facendosi
avanti per dividerli e guadagnandosi una cuscinata in faccia, talmente forte che
lo ribaltò all’indietro.
«Che vuoi, Remus?» gli chiese Sirius,
infastidito dall’interruzione. «Devo far valere le mie ragione…».
Sputando piume d’oca, Remus si rimise
velocemente in piedi, bloccando gli amici prima che riprendessero la lotta.
«Ascoltami un attimo, testa di piuma!» esclamò irritato. «Qui dice che la
bambina arriva il 15 alle cinque…».
«E allora?» domandò Sirius.
«E allora» riprese Remus, cercando di
mantenere l’autocontrollo necessario per non strozzarlo, «OGGI è il 15 e le
cinque sono passate da più di mezz’ora…».
L’informazione ci mise un po’ per far
breccia nella mente di Sirius: Remus poteva quasi sentire le rotelle del suo
cervello girare. Poi il terrore prese il possesso del ragazzo, che si precipitò
a rotta di collo fuori dalla stanza, borbottando qualcosa come "Oh, per le
santissime chiappe di Merlino!" e rischiando di fare le scale a
rotoloni.
Remus e James rimasero immobili qualche
minuto ancora, immersi nelle piume bianche, poi James chiese: «Andiamo anche
noi?».
«Ovviamente» rispose Remus senza esitazione,
uscendo dalla camera, seguito a ruota dall’amico.
*Per chi non lo sapesse, sono i soprannomi
inglesi dei malandrini. Uso la versione originale perché sinceramente la
traduzione italiana non mi piace per niente. Comunque, Prongs è Ramoso, Padfoot
Felpato, Moony Lunastorta e Wormtail (anche se non so ancora quanto comparirà
nella storia, di certo poco) Codaliscia
LYRAPOTTER’S CORNER
Ok, secondo capitolo concluso. Noto con
piacere che questa ideuzza ha riscosso successo, e questo non può che rendermi
felice. Spero vivamente che continui a piacere.
Faccio anche qui lo stesso annuncio
dell’altra mia fanfiction: siccome lunedì ricomincia la scuola (ma perché le
vacanze passano sempre così in fretta?), il tempo che potrò dedicare alla
scrittura calerà parecchio, purtroppo per me e soprattutto per voi. Comunque, a
meno che una montagna di recensioni negative non mi stronchi, continuerò la
storia, vi raccomando di avere pazienza.
E ora passiamo ai ringraziamenti. Ben
quattro recensioni che bello, e tutte quante mi raccomandavano di non
abbandonarla:
SakiJune, non
sai quanto mi faccia piacere vedere sempre il tuo nome fra le recensioni!
Fidati, ne succederanno delle belle…
axel, sono
assolutamente d’accordo: a me i bambini mi mandano sempre in brodo di
giuggiole!!!
Lyan, modestamente, quello è stato uno dei miei pezzi migliori, te la
immagini Bella alle prese con una bimba di quattro anni??????
nina92, per
vedere Sirius e Dora insieme dovrai aspettare il prossimo capitolo,
sorry!!!!!
Ok, ho finito, mia mamma reclama il mio aiuto, mi
raccomando recensite!!!!!!!
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Capitolo 3 *** Capitolo II ***
BABYSITTER PER
CASO
CAPITOLO II
«Che ore sono?».
Minerva McGranitt, insegnante di
Trasfigurazione di Hogwarts, nonché direttrice della casa di Grifondoro, strinse
la piuma che teneva in mano con talmente tanta forza da rischiare di
spezzarla.
«Un minuto più tardi dell’ultima volta che
me lo hai chiesto» rispose tra i denti, guardando in tralice la bambina di
quattro anni dagli sconcertanti capelli rosa caramella e un orso di peluche
grande quasi quanto lei stretto in grembo che si agitava sulla sedia, neanche
fosse seduta sui carboni ardenti.
Mentre tornava a dedicarsi ai compiti da
correggere che aveva di fronte, guardò di nuovo l’orologio, ben sapendo che
erano passati non più di due minuti dall’ultima volta che lo aveva fatto.
Mezz’ora di ritardo, pensò con irritazione.
Mezz’ora durante la quale quella piccola peste dall’aria angelica l’aveva fatta
impazzire.
Appena suo padre l’aveva mollata nel suo
ufficio con la garanzia che Sirius Black sarebbe arrivato a minuti, Dora aveva
cominciato a saltellare da un capo all’altro della stanza, toccando qualunque
cosa le arrivasse a portata di mano, cicalando ininterrottamente come una radio
rotta e inciampando in qualcosa (che fosse una sedia, un tavolino o perfino
l’aria) a intervalli regolari di due - tre minuti. Alla fine, la povera
professoressa esasperata aveva minacciato di incollarla alla sedia con un
Incantesimo di Adesione Permanente se non si fosse messa seduta e zitta
all’istante. Seduta si era messa e per alcuni secondi pure zitta, ma poi aveva
cominciato a chiedere "Che ore sono?" e ad agitarsi a qual modo.
Minerva sbuffò. Black
si prenderà una D solo per questo!
«Che ore sono?» ripeté Dora per l’ennesima
volta.
L’insegnante lottò contro il desiderio di
strozzarla, ringraziando intimamente Merlino di non aver mai avuto figli. Quella
mezz’ora era la prova lampante che sarebbe stata una pessima madre.
«Le cinque e quaranta» rispose, sempre più
seccata. Ma non ce l’ha un orologio quel maledetto
ragazzo?
«Lo sapevo che quella testa di troll non era
capace…» asserì Dora, scalciando con i piedi e colpendo a intervalli regolari la
gamba della sedia, in un ticchettio oltremodo irritante.
Minerva stava appunto per chiederle di
smetterla e già che c’era rimproverarla per il suo linguaggio, quando il rumore
di quella che sembrava una mandria di bufali in corsa la raggiunse dal
corridoio.
«Ma che…» cominciò la donna, alzandosi in
piedi, ma fu interrotta da Sirius Black, che con la grazia di un ippopotamo in
tutù fece irruzione nel suo ufficio.
«Black, ma ti sembra il modo?» strillò
l’insegnante.
Sirius si appoggiò alla parete,
boccheggiando parole sconnesse, mentre tentava vi riprendere fiato.
«Scusi…professoressa…ritardo…lettera…James…dimenticato…io…».
«Va bene, va bene» lo interrupe Minerva.
«Riprendi fiato, Black».
Sirius ubbidì e dopo alcuni minuti fu
nuovamente in grado di formulare frasi di senso compiuto.
«Scusi per il ritardo professoressa. Sono
sopraggiunti alcuni impedimenti…».
«Non voglio sapere niente, Black. Prenditi
la bambina e sparite tutti e due!».
Sirius a quelle parole rivolse la sua
attenzione alla cuginetta, che lo fissava da sotto in su con sguardo
interrogativo.
«Ciao, Dora. Come stai?».
«Lo sapevo che ti saresti dimenticato»
ribatté la bimba invece di rispondere. «Tu non sei capace!».
Ignorando il commento fin troppo veritiero,
Sirius le sorrise e si rivolse alla McGranitt. «Scusi, professoressa, per
curiosità dove dorme la bambina?».
«Il professore Silente ha provveduto ad
aggiungere un letto nel vostro dormitorio».
«E che cosa dovrei farne quando vado a
lezione?».
«Te la porti dietro, Black. Gli insegnanti
sono stati informati e non hanno nulla in contrario, purché non disturbi la
lezione. Cosa su cui non potrei giurare…».
«Ho capito» rispose Sirius. «Grazie,
professoressa».
Prese con una mano la bambina e con l’altra
la valigia che si portava appresso e fece per uscire dalla stanza, quando
l’insegnante lo trattenne. «Ricordati che quella bambina è sotto la tua
responsabilità adesso. Vedi di comportarti con giudizio: sono quasi sicura che i
suoi genitori la rivogliano tutta intera!».
«Certo professoressa. Stia tranquilla,
professoressa. Arrivederci, professoressa» e si chiuse la porta alle spalle con
un sospiro.
Guardò poi la bambina, che ricambiò il suo
sguardo in attesa.
«Dunque, sembra che per le prossime due
settimane saremo io e te, vero piccola?».
«Sembra» concordò Dora.
«Secondo te, è possibile che i tuoi genitori
cambino idea e tornino prenderti?».
«No!».
«Lo sospettavo. Forza, andiamo».
Presero a camminare spediti diretti alla
torre di Grifondoro, o meglio Sirius camminava e Dora gli trottava dietro,
cercando di stare al passo. Erano circa a metà strada quando incontrarono James
e Remus, provenienti dalla direzione opposta.
«Ah, eccovi qua» li accolse Sirius.
«Iniziavo a pensare che vi foste persi…».
«Ce la siamo presa comoda» rispose James.
«Sarebbe quella tua cugina?» chiese poi indicando la valigia che l’amico
trasportava.
«Che?» fece Sirius perplesso. «Ma va a quel
paese: questa è una valigia, Prongs. Sai, quelle grandi scatole di pelle dove tu
infili la tua roba quando vai da qualche parte…comprendi?».
James in risposta lo colpì forte con uno
scappellotto dietro la nuca. «Cretino!» esclamò.
«Avete finito di fare gli idioti?»
intervenne Remus. «Sirius, dov’è Ninfadora?».
«Non chiamarmi Ninfadora!» intervenne una
vocina qualche metro più indietro, accompagnata poi dalla sua proprietaria ed il
suo inseparabile orso.
«Da quando non vuoi essere chiamata
Ninfadora?» le chiese Sirius perplesso. «L’estate scorsa lo
adoravi…».
«L’estate scorsa era l’estate scorsa» asserì
la bambina con una logica impeccabile. «Adesso lo odio: è un nome orribile. Solo
la mamma mi può chiamare così!».
«A me piace» intervenne Remus, sorridendo
gentilmente a Dora, la quale lo squadrò da capo a piedi e poi disse: «Sei
carino, mi piaci! Ma non puoi chiamarmi così lo stesso!».
«Ehi, Moony! Hai fatto colpo!» lo prese in
giro James.
Remus diventò di un delicato rosso papavero.
«Non fare l’idiota!» esclamò, sottolineando tutto con un calcio, che James fu
lesto a evitare.
«Di te invece non sono tanto sicura…»
borbottò Dora, guardando James, che mise su una faccia offesa. «Allora non mi
piaci nemmeno tu!» disse facendole la linguaccia.
Remus borbottò qualcosa a proposito dei
bambini dell’asilo e di quanto fossero più maturi paragonati a James.
«Comunque» intervenne Sirius, «loro sono i
miei amici: lui è Remus. E questo è James. E lei è Dora, come avrete
capito…».
«Piacere di conoscerti, Dora» dissero i due
in coro.
«Ciao» rispose la bambina.
«Che ne dite di andare? Questa valigia
pesa…Che diavolo ci ha messo dentro tua madre?» chiese Sirius mentre si
riavviavano verso la torre di Grifondoro.
Dora fece spallucce. «Un po’ di tutto
credo».
«È quello che temevo!».
Arrivati in dormitorio, trovarono un quinto
letto infilato in un angolo e Peter Minus ad aspettarli.
«Ah, eccovi» li accolse. «Mi chiedevo dove
foste finiti…lei chi è?».
«La figlia di mia cugina Andromeda» rispose
Sirius. «Non chiedere perché è qui, perché rischio di ammazzare qualcuno» e
lanciò un’eloquente occhiata a James, il cui sguardo fu improvvisamente attratto
dal soffitto.
«Ma è sempre stato di questo colore?» disse.
«Non l’avevo mai notato…».
Sirius lo fulminò con un’occhiata, poi
disse: «Comunque, Peter, Dora. Dora, Peter!».
La bambina lo guardò un istante, poi gridò:
«Ah, un ratto!».
Lo strillo ebbe il potere di mandare nel
panico i quattro Malandrini: Peter impallidì, James rischiò di strozzarsi con la
caramella che aveva appena messo in bocca, Sirius sgranò talmente tanto gli
occhi che gli schizzarono quasi fuori dalle orbite e Remus semplicemente si
dimenticò come si facesse a respirare, diventando di una non troppo salutare
tonalità blu pallido.
«Cosa hai detto?» biascicò Sirius,
incredulo. Come diavolo ha fatto?
Dora guardò perplessa i ragazzi. «Un ratto.
È scappato dietro quel letto» e indicò un punto esattamente alle spalle di
Peter.
Immediatamente i quattro si rilassarono.
«Era solo un topo…» mormorò James in tono decisamente sollevato.
«Beh» osservò Dora, guardandoli uno a uno,
«di solito intendo questo quando grido "un ratto". Perché, voi che avevate
capito?».
«Niente, niente» rispose Sirius, un po’
troppo in fretta. «Ci hai solo colto di sorpresa…».
La bambina fece una smorfia non troppo
convinta. «Sarà…».
«Allora» intervenne Remus, per sviare la
conversazione, «quello è il tuo letto… perché non ti sistemi?».
Dora fece spallucce e ubbidì, andando a
sedersi sul letto indicato, a fianco della sua valigia.
Nel frattempo, i quattro Malandrini si
riunirono sul letto di Sirius, ancora un po’ scossi da quello che era successo
poco prima.
«Mamma mia, che spavento!» esclamò James
sotto voce.
«Non me ne parlare» mormorò Remus. «Credo
che il mio cuore abbia mancato un battito».
«Peter» intervenne Sirius, «quante volte te
lo dobbiamo dire di non portarti le ragazze in camera!».
Il ragazzo arrossì. «Ma io…».
«Lascialo perdere, Wormtail» lo bloccò
Remus. «E tu, non fare l’idiota!».
«Senti poi da che pulpito arriva la predica»
osservò James. «Il latin lover numero uno di Hogwarts…ho perso il conto delle
volte che le hai portate tu le ragazze in questa stanza!».
«Certo» ribatté Sirius, «perché tu invece
sei candido e puro come una rosa, vero?».
«Potete restare concentrati due minuti e per
il vostro neurone solitario è troppo?» li interruppe Remus stizzito. «Che
facciamo con Dora?».
«Dov’è il problema?» chiese Sirius confuso.
«Non sa niente…».
«No, ma potrebbe fare altre domande. È
piccola, ma non certo stupida: ha capito che nascondiamo qualcosa…».
«Basterà sviare la sua attenzione…e poi
magari se ne è già dimenticata».
«Padfoot ha ragione, Rem» intervenne James
«Non fasciarti la testa prima di essertela rotta. Ti preoccupi
troppo…».
«Questo perché voi non vi preoccupate
abbastanza. E comunque c’è anche un’altra cosa: la luna piena è tra una
settimana».
«Oh!» osservò Sirius. «Ooooh! Che
facciamo?».
«Ehi, questa chi è?».
La voce di Dora li riscosse dalla loro
piccola riunione, facendoli voltare: la bambina, stanca di stare seduta a fare
nulla, si era messa a esplorare la stanza, curiosando dappertutto, finché in un
cassetto del comodino di James aveva trovato una foto. La stessa che adesso
sventolava al vento, aspettando una risposta.
James saltò su come un petardo, rosso come
un pomodoro, e gliela strappò di mano.
«Nessuno» borbottò, facendo per cacciarsela
in una tasca, ma Sirius fu più veloce e gliela rubò da sotto il naso.
Era una foto, scattata sicuramente di
nascosto, di una bella ragazza con lunghi capelli rossi, seduta in poltrona a
leggere un libro.
«Ridammela!» strillò James, facendosi in
quattro per riprendersi l’immagine, ma Sirius lo tenne lontano poggiandogli una
mano sulla faccia.
Vista da fuori la scena poteva essere
parecchio esilarante: James Potter che si sbracciava per tentare di recuperare
la sua proprietà, con una mano che gli schiacciava il naso e il proprietario di
suddetta mano che lo fissava tranquillamente con un ghigno dipinto in
volto.
«Sei senza speranza, Prongs. Malato d’amore
terminale!» lo schernì Sirius, restituendogli finalmente la foto.
James gli fece una smorfia. "«Pensa ai fatti
tuoi, Padfoot!».
«Chi è quella?» chiese Dora saltellando tra
i due, con gli occhi scintillanti di curiosità.
«Nessuno» rispose James.
«Quella» rispose invece Sirius, «è la
ragazza per cui il qui presente James Potter venderebbe anche sua
madre».
«Vuoi dire che gli piace?» chiese Dora con
perspicacia.
«Esattamente. Sei sveglia,
piccola!».
«È carina» osservò la bambina.
«Purtroppo lei di me non pensa la stessa
cosa» disse James in tono funereo.
«Perché?» domandò Dora, sedendosi al suo
fianco.
James si strinse nelle spalle. «Dovresti
chiederlo a lei…».
Dora gli carezzò la testa. «Poverino…»
disse.
Sirius sghignazzò. «Fai pena perfino a una
bambina di quattro anni, Prongs. Ora sei senza speranza!».
«Grazie, Sirius» lo fulminò James, mettendo
quanto più sarcasmo possibile in quelle parole. «Cosa farei senza di te e i tuoi
saggi commenti?».
«Saresti perso» osservò sagacemente l’altro,
abbassandosi appena in tempo per evitare il cuscino che l’amico gli aveva
lanciato. Stava giusto per rispondergli, ma Remus lo bloccò: «E no! Non
azzardatevi a ricominciare o giuro che è la volta buona che vi lascio a dormire
nel parco!».
«Ma ci saranno quattro gradi scarsi!»
protestò James.
«Meglio ancora!».
L’ avvertimento fu sufficiente a calmare i
due Malandrini: non che temessero sul serio che Remus avrebbe messo un atto la
sua minaccia. In sette anni che si conoscevano il licantropo aveva lanciato
almeno un migliaio di avvisi simili ("Piantatela o vi lego a mo’ di bandiera sul
tetto!", "Piantatela o metto in giro la voce che siete gay!", "Piantatela o la
prossima luna piena giuro che vi sbrano!", "Piantala o vi faccio bere grasso di
foca!"), e non ne aveva concretizzato mai uno che fosse uno. Era troppo
buono…anche se la volta del grasso di foca ci erano andati vicini!
Per un po’, regnò la calma nel dormitorio: i
Malandrini si dedicavano ognuno alle loro attività (Remus leggeva, Peter
litigava con i suoi compiti di Trasfigurazione, James si deprimeva d’amore,
Sirius progettava il suo sabato con Janet Sanders), mentre Dora continuava
l’esplorazione della stanza, incespicando di tanto e ruzzolando in terra,
rialzandosi sempre illesa.
Dopo un po’, esclamò: «Ho fame. Andiamo a
cena?».
«Dora ha sollevato un quesito interessante»
disse Sirius. «Che ore sono?» .
Remus guardò l’orologio. «Le sei e mezza
passate. Direi che possiamo anche scendere…» .
Sia Dora che Sirius accolsero quelle parole
con un sonoro "evviva": il ragazzo balzò in piedi, mentre la bambina si
precipitava a prendere il suo orso.
«Non puoi lasciarlo qui quel coso?» le
chiese Sirius, occhieggiando il peluche.
«NO!» esclamò Dora scandalizzata. «Anche
JoJo deve mangiare!».
«Vabbè, meglio non discutere. Andiamo,
stasera c’è l’arrosto».
E saltellò fuori dalla camera, seguito dagli
altri malandrini, Dora e ovviamente JoJo.
LYRAPOTTER’S CORNER
Scusate, scusate, scusate…non ci sono
nemmeno parole per dire quanto sono dispiaciuta per questo ritardo (tre
settimane, mamma mia!!!!!!). Vabbè, alla fine sono arrivata, anche se temo che
la linea non cambierà più di tanto, la scuola mi porta via molto tempo, senza
contare che ho anche un’altra storia a cui stare dietro. Cercate di avere
pazienza, farò il possibile per contenere i ritardi.
E ora, passiamo ai
ringraziamenti:
SakiJune, "vieni nella stanza delle necessità che ti faccio vedere la mia
collezione di figurine delle Cioccorane"????? ma come ti escono queste cose????
Comunque, James non è che l’ha fatto apposta a non dirgli della lettera, povero,
era troppo impegnato a essere triste per Lily. E povera Minerva, lo tirata scema
all’inizio…
Ino chan, tessò, che bello leggere il tuo commento, spero che continuerà a
divertirti!!!!!!
PolarLight, non sono solo i tuoi personaggi preferiti, anch’’io li adoro. E sta
pure tranquilla, ne capiteranno di tutti i colori!!!!!!!
Rainsoul, thanks, spero in altri commenti!!!!!!!
Lily_Snape, un’altro nome noto!!!! Ciao Lily, sono davvero felice che ti
piaccia!!!!!!
Lyan, a quanto
sembra i miei malandrini riscuotono successo, benissimo!!!!!
Marty McGonagall, hai proprio ragione, pure io non so per chi temere di più, se per
Dora o i Malandrini…
Grazie anche alle 18 (cavolo, sono già 18) persone che
hanno messo la storia tra i Preferiti e a tutti i lettori silenziosi. Ora spazio
a voi e ai vostri spero numerosi commenti, a presto (forse),
bacibaci!!!!!!!!
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Capitolo 4 *** Capitolo III ***
BABYSITTER PER CASO
CAPITOLO III
Melanie Griffith, settimo anno, Grifondoro,
capelli neri e grandi occhi color del mare contornati da occhiali, se ne stava
tranquillamente sdraiata sul suo letto, leggendo un libro, quando una furia dai
capelli rosso fiamma aprì con tale forza la porta da far scricchiolare i
cardini, sbattendosela poi alle spalle, gettandosi sul suo letto e soffocando un
grido nel cuscino.
Chiunque altro sarebbe probabilmente rimasto
sconvolto da quella vista, ma non Melanie, abituata a simili spettacoli: si dava
il caso che la furia rossa in questione fosse anche la sua migliore amica, Lily
Evans, e che la ragazza sapesse con una certa sicurezza cosa avesse attentato
alla stabilità emotiva della giovane.
Con calma, Melanie posò il libro e si
avvicinò all’amica, sedendosi al suo fianco.
"Cosa è successo?" chiese, pur conoscendo
già la risposta.
Lily si rizzò a sedere, furiosa. "Non lo
sopporto!" strillò, invece di rispondere.
"Che cosa ha fatto?".
"Mi ha chiesto di uscire".
"Beh, fin qui non mi sembra ci sia niente di
nuovo" osservò Melanie. "Il fatto che Potter ti chieda sistematicamente di
uscire è una delle poche certezze della vita. Quello e il fatto che il sole
sorge da est. Intendevo, cosa ha fatto più del solito?".
"Lui…" cominciò Lily, arrossendo
leggermente.
"Sì?".
"Lui…mi ha baciato! Davanti a mezza
scuola".
Melanie spalancò talmente tanto la bocca che
per poco non le cascò la mascella. "Ti ha…baciata?" ripeté. "Ma come è potuto
succedere?".
"Non lo so" ammise Lily, scuotendo il capo.
"Un minuto prima mi stava chiedendo di andare ad Hogsmeade il prossimo sabato e
io gli stavo dicendo di no e il minuto dopo mi stava baciando. Dio, è stato così
imbarazzante: ci stavano guardando tutti…".
Melanie osservò l’amica. "E poi che hai
fatto?".
"Che potevo fare? L’ho spinto via e sono
scappata. Questa gliela faccio pagare. E cara anche!".
"Dimmi che almeno gli hai mollato uno
schiaffo!?".
Lily diventò ancora più rossa. "In verità,
no…ero così imbarazzata che sono corsa via subito. Però penso di averlo spinto a
terra. Quel viscido porco!".
"Dai" osservò Melanie, "forse porco è un po’
esagerato…".
"Ma che lo difendi pure?" scattò Lily. "Ma
d’altro canto a te piace quello scemo del suo amico, perciò non so quanto testo
fai…".
Melanie diventò rossa fino alla punta dei
capelli. "Non mi piace Sirius" si difese. "È solo che…".
"Sei cotta come una pera" concluse Lily per
lei. L’altra si limitò a fare un grugnito sconfitto. In fondo non è che potesse
negare l’evidenza: era cotta di Sirius Black già da parecchio tempo anche se non
aveva mai trovato il coraggio di chiedergli di uscire. E di certo lui non
avrebbe fatto il primo passo troppo presto, con la sua corte di fan al seguito.
Aveva pure sentito che sarebbe uscito con tale Janet Sanders il sabato
successivo.
"Vabbè" disse, "mica stavamo parlando di me,
ma di te e del tuo sbaciucchiamento con Potter. Allora come è stato?" domandò
con un sorrisetto malandrino.
Lily la guardò scandalizzata, tirandole una
cuscinata. "Ma che domande fai, Mel?".
La ragazza si strinse nelle spalle.
"Semplice curiosità. Che ne so io, magari ti è piaciuto…".
"In un’altra vita, in un altro universo"
ribatté Lily scocciata. Anche se non era del tutto vero: poteva forse mentire a
Melanie, ma non certo a se stessa. Quando Potter l’aveva baciata, era rimasta
come bloccata per diversi secondi prima di reagire, mentre il cuore le batteva a
mille e i suoi neuroni ballavano la samba in cerchio. Le era piaciuto, le era
effettivamente piaciuto, anche se odiava ammetterlo. E una piccola parte dentro
di lei non vedeva l’ora di replicare.
Lily scosse il capo, scacciando quei
pensieri molesti. È Potter, quello stupido di Potter. Mica
è cambiato da ieri a oggi, perciò piantala di fare questi
pensieri.
Sbuffò e decise di prendere qualche compito
da fare per tenere la mente occupata e dimenticare il fatto. Melanie osservò
l’amica mentre scompariva dietro il libro di pozioni e decise che l’amica non
aveva più bisogno del suo conforto, perciò tornò alla lettura bruscamente
interrotta poco prima.
Dopo qualche tempo, le due ragazze furono
raggiunte dalla loro compagna di stanza, nonché loro amica, Alice
Abbott.
"Ehi, Lily" esordì, solare e allegra come
sempre, "si può sapere cosa avete combinato tu e Potter? Ne sta parlando mezza
scuola. Il suo fan club sta già progettando il tuo omicidio…".
Lily le lanciò un’occhiataccia. "Primo"
sibilò, "cancella il plurale, perché io non ho fatto un bel niente, ma ha fatto
tutto lui. Secondo, quelle oche giulive devono solo provarci e vedono cosa li
faccio. Terzo, come sarebbe che ne sta parlando tutta la scuola?". Le ultime
parole erano state pronunciate con un certa nota isterica nella voce.
"Veramente io ho detto solo mezza scuola" la
corresse Alice, con un sorrisetto. "Beh, che altro ti aspettavi? Vi siete
baciati in un corridoio affollato. E Pix sta facendo un buon
passaparola…".
"Fantastico. Per stasera non potrò più
uscire da qui. E ti ho già detto di cancellare il plurale, Alice!".
"Ma tu come lo sai?" intervenne Melanie per
rimestare le acque.
Alice si strinse nelle spalle. "L’ho sentito
nei corridoi. E poi ho visto alcune ragazze, tra cui la Parker, parlottare con
aria risentita tra loro…".
Sia Lily che Melanie fecero una smorfia
disgustata: Claire Parker era la loro quarta compagna di stanza e stava
cordialmente antipatica a tutte e tre, sentimento ampiamente condiviso dalla
ragazza. Claire faceva notoriamente parte del codazzo di ragazze che sbavava per
James Potter.
"Sarà meglio che stai in campana, Lily"
proseguì Alice. "Sembrava pronta a uccidere qualcuno. E potrebbe anche
provarci…".
Lily rise con disprezzo. "Deve solo
azzardarsi. Le farò dare una punizione così lunga che i suoi figli la
sconteranno per lei!".
"Vabbè, ragazze" intervenne Melanie, "che ne
dite di dimenticare la Parker, Potter e sbaciucchiamenti vari e di andare a
cenare?".
"Concordo" rispose Alice. Anche Lily annuì,
perciò le tre si avviarono verso la Sala Grande.
******
"Ma che hanno tutti da guardarti?" chiese
per la centesima volta Sirius, mentre si serviva una fin troppo abbondante
porzione di arrosto.
Remus lo guardò perplesso. "Non vorrai mica
mangiarti tutta quella roba?".
Sirius osservò il proprio piatto, alzando le
spalle con aria indifferente. "E anche se fosse? Ho fame!".
"Sirius, starai male!".
Il ragazzo lo liquidò con un gesto stizzito
e tornò a rivolgersi a James. "Allora?".
"Non stanno guardando me" si difese
l’Animagus, "ma la tua appendice alta un metro e una ciliegia" e indicò Dora,
che al fianco di Sirius, stava osservando con sguardo adorante la tavolata piena
di cibo. James non si sarebbe stupito se l’avesse vista con la bava alla bocca:
in fondo era pur sempre la cuginetta di Sirius, ribattezzato la fogna umana di
Hogwarts dopo quella volta che aveva trangugiato cinque chili di torta alle mele
in meno di due ore.
Anche Sirius guardò la bambina e fece poi
spaziare gli occhi nel resto della Sala Grande: in effetti, la nanerottola stava
attirato parecchie occhiate sorprese. Ma non sfuggirono al ragazzo neppure le
teste voltate inequivocabilmente verso l’amico seduto alla sua sinistra, in
particolare di diverse ragazze.
"Non provarci!" disse poi. "Quelle lì non
stanno certo guardando Dora ma te, amico. Perciò, sputa il rospo. Che hai
combinato?".
"Nulla" negò ancora James, fissando il suo
piatto.
"Andiamo, Prongs" si lamentò Sirius,
mettendo su la sua migliore espressione da cucciolo bastonato. "Sono o no il tuo
migliore amico?".
"Mangia l’arrosto, Padfoot" lo liquidò
James.
Per tutta risposta Sirius fece una faccia
scocciata e tentò di infilzare con tanta forza una patata che quella schizzò in
avanti, colpendo in fronte Remus, seduto di fronte a lui.
"Forte!" strillò Dora, mentre il licantropo
guardava l’amico accigliato. "Scusa Remus" mormorò Sirius.
"Io ho fame!" intervenne Dora, strattonando
la manica di Sirius.
"E mangia. La tavola è piena di
roba!".
"Padfoot" intervenne saggiamente Remus, "non
credo sia saggio mettere in mano a una bambina di quattro anni un coltello con
cui potrebbe farsi male. O farne a qualcun altro…".
"Che palle!" borbottò Sirius, mentre si
allungava e riempiva il piatto della bambina. Dopo aver opportunamente tagliato
il cibo, lo rimise davanti a Dora. "To’, ora mangia".
"Grazie, Sirius" disse la bimba, brandendo
con aria famelica una forchetta.
Tutti i malandrini rimasero impietriti a
guardarla, mentre attaccava con voracità l’arrosto: sembrava di vedere un lupo
affamato che sbrana la preda. James non poté evitare di pensare che assomigliava
a Sirius più di quanto avesse immaginato.
Stava giusto cominciano a mangiare anche lui
quando tre ragazze entrarono in Sala Grande. James si incantò qualche istante a
guardare Lily che si sedeva al tavolo dei Grifondoro con le amiche, attenta a
mettersi il più lontano possibile da lui. Aveva l’aria piuttosto arrabbiata.
James distolse lo sguardo, dandosi interiormente del cretino. Ma che mi è saltato in mente di baciarla a quel modo? È già un
miracolo che non mi abbia ancora scuoiato…sono proprio un idiota. Ha ragione
Remus a dire che di tanto in tanto dovrei connettere il cervello e
pensare…
"Ehi, James, c’è la tua fidanzata!" esclamò
Sirius, indicando Lily con un cenno del capo.
Bravo Sirius, rigira il coltello nella
piaga!
"Sì, l’ho vista, Padfoot,
grazie".
"Come è che non vai a parlarle? Vabbè che il
weekend è ancora lontano, ma di solito quando c’è un’uscita ad Hogsmeade la
tartassi giorno e notte…".
"Per oggi mi accontento di una bidonata
sola". Di malumore, James infilzò una patata, dando a intendere di volere
chiudere la conversazione.
Sirius lo guardò perplesso, ma non fece
altri commenti. Tutta quella storia gli puzzava parecchio.
"Sirius, ho ancora fame!".
Il ragazzo si voltò in direzione della
cuginetta, rimanendo impietrito: aveva spolverato tutto. Il piatto sembrava
quasi brillare tanto bene Dora l’aveva ripulito. In compenso, la bambina era
chissà come riuscita a macchiarsi di salsa perfino sulla fronte!
"Ma che diavolo hai combinato?!" esclamò
Sirius, fissando la maglietta che Dora indossava, un tempo bianca a strisce
azzurre e ora tutta chiazzata di cibo.
"Ho mangiato" rispose candidamente la
piccola.
"No, i tuoi vestiti hanno mangiato. E
comunque non ti pare di aver mangiato abbastanza: era una bella
porzione…".
"Ma io ho ancora fame!" ribatté Dora in tono
ostinato, mentre i suoi capelli diventavano color tempesta.
"Per amor di Merlino, se vuole mangiare,
dalle da mangiare" intervenne James.
"Sì, bravo. E se dopo sta male, la porti tu
in infermeria, d’accordo?".
"Ma io che c’entro, scusa?".
"Lasciamo perdere, va!".
Dora continuava a guardarlo, ora implorante
ora vagamente minacciosa, così Sirius le riempì di nuovo il piatto. Soddisfatta,
la bimba riprese a mangiare tutta allegra.
Finito di cenare, i Malandrini si
apprestarono a lasciare la Sala Grande, seguiti da una saltellante Dora, che
dopo la doppia razione di arrosto si era anche sorbita due fette di torta al
cioccolato, aggiungendo qualche macchia alla sua già ricca collezione.
Nello stesso momento, anche Lily e le sue
amiche si erano alzate, perciò i due gruppetti si incrociarono nella Sala
d’Ingresso.
"Ciao, ragazze" le salutò cordialmente
Remus.
"Ciao Remus. Black. Minus." rispose Lily
ignorando volutamente la presenza di James.
Quest’ultimo rimase un attimo indeciso,
dopodiché si azzardò a dire: "Ciao, Evans".
Lily lo fulminò, forse sperando di
incenerirlo con lo sguardo, e ribatté in tono tagliente: "Tu devi solo starmi
alla larga, Potter. Non voglio finire ad Azkaban per il tuo
omicidio…".
"Ehi, tu sei la ragazza della foto!". Le
teste di tutti furono calamitate verso Dora che indicava Lily con un
sorrisetto.
"Prego? Che foto?" chiese la diretta
interessata, mentre Melanie dal canto suo domandava: "È questa chi sarebbe?".
"È la figlia di mia cugina" rispose Sirius.
"Che ha avuto la brillante idea di andare in vacanza per due settimane e
affidarmela…".
"La foto che James tiene nel comodino" disse
invece con schiettezza Dora. "Ah, già, mi ha anche detto di chiederti perché lui
non ti piace…a lui tu piaci tan-".
La frase fu interrotta dalla mano di James,
che, nel disperato tentativo di salvare il salvabile, tappò rudemente la bocca
della bambina per metterla a tacere. Calò un pesante silenzio: James e Lily si
guardavano, il primo rosso come un pomodoro, la seconda quasi fossilizzata,
mentre tutti gli altri si affannavano alla ricerca di qualunque argomento
potesse sviare la conversazione. L’unico rumore udibile, oltre allo schiamazzo
proveniente dalla Sala Grande, erano i mugugni di Dora, che cercava ci liberarsi
dalla stretta di James.
Alla fine intervenne Sirius: "Ehm, ok…noi
adesso dobbiamo proprio andare…ci vediamo domani a lezioni". Afferrò James per
le spalle pilotandolo verso la rampa di scale, mentre Remus e Peter si
affrettavano a seguirli. Solo una volta arrivati in dormitorio, James lasciò
andare Dora, che scivolò via, esclamando indignata: "Ma che ho
fatto?".
"Sirius, te la prendi se taglio la lingua a
questa piccola disgrazia?" chiese James, guardando irato la bambina.
"Io no" rispose il ragazzo. "Ma credo che
mia cugina la rivoglia così come l’ha lasciata, perciò…".
James sbuffò. "Farei un favore al mondo…"
aggiunse, fulminando Dora, che spaventata, andò a nascondersi dietro alle gambe
di Remus. In fondo era lui quello carino, no?
"Probabile. Ma Andromeda non la vedrà di
certo in questo modo".
"Ma si può sapere che ho fatto?" domandò
innocentemente Dora da dietro il suo scudo umano.
"Che hai fatto?" strillò James. "Era proprio
necessario andare a dire a Lily quelle cose?".
"Tu mi hai detto di dirgliele" si difese la
bambina. "Mi hai detto di chiederle perché non tu le piacessi. E io l’ho fatto".
Nella sua logica infantile, il ragionamento non faceva una piega.
James la guardò come se volesse
strangolarla. "Ma io non dicevo sul serio!".
"E io come facevo a saperlo? E comunque non
capisco che ci sia di male…".
"D’accordo, ora basta" intervenne Remus,
prima che James potesse ribattere. "James, stai esagerando!".
"Io esagero?" ripeté offeso il
ragazzo.
"Ti posso ricordare che te la stai prendendo
con una bambina di quattro anni?" ribatté il licantropo, mettendo la dovuta enfasi
sulle ultime parole.
James guardò la bambina rannicchiata dietro
a Remus e si sentì subito in colpa. Ok, dopo quella sera probabilmente avrebbe
dovuto seppellirsi dalla vergogna, ma Dora aveva agito con le migliori
intenzioni. Ed era pur sempre solo una bambina…
"Scusa, piccola" disse perciò più calmo. "Ho
esagerato…".
Dora sorrise, di nuovo allegra. "Fa
niente…Anche se non ho ancora capito perché ho sbagliato…".
"Un giorno lo capirai" rispose Sirius.
"E quando arriverà quel giorno spero per te
che non avrai intorno nanerottole dalla lingua troppo lunga" aggiunse
James.
Come a voler enfatizzare la cosa, Dora gli
fece la linguaccia.
"Ok" intervenne Remus. "Ora che le cose si
sono sistemate, che ne diresti di toglierti questi vestiti luridi?".
Dora si guardò la maglietta tutta macchiata
e annuì. Dieci minuti dopo era infagottata dentro il suo morbido pigiama con le
paperelle.
"Cambiando argomento…" esclamò Sirius,
guardando James. "Si può sapere come mai la Evans ce l’aveva tanto con te? Cosa
le hai fatto più del solito? E perché tutti ti guardavano in Sala
Grande?".
James evitò lo sguardo dell’amico,
sdraiandosi sul letto e borbottando qualcosa su quanto fosse stanco.
"Eh no, non ci provare, amico!" esclamò
Sirius, balzando in piedi e avventandosi su di lui. "Ora mi dici che cosa è
successo…oppure ricorrerò alla più sottile delle torture".
"No, non vorrai…".
"Oh sì: il solletico" e per dare più enfasi
alle sue parole distese le dita con un ghigno malefico. "Allora, parli o devo
cominciare?".
James sbuffò. "E va bene. Ma non vale, sai
quanto odio il solletico…".
"Il mio punto di forza sta nello sfruttare
le debolezze dell’avversario. Allora?".
"Ho baciato la Evans" mormorò, un sussurro
che Sirius riuscì a captare benissimo.
"CHE COSA HAI FATTO?" strillò quello,
balzando in piedi e guardandolo come se gli avesse appena rivelato di voler fare
la ballerina di cancan.
"Ho baciato la Evans" ripeté James stavolta
più sufficientemente forte perché anche Remus e Peter lo sentissero. I due si
voltarono verso di lui all’unisono, esclamando in coro: "CHE?!".
"Uffa, lo sapevo che non dovevo dire
niente…" borbottò James, facendo la mossa di ritirarsi sotto le
coperte.
"Fermo lì caro" lo bloccò Sirius. "Vogliamo
i dettagli, tutti i più sordidi e piccanti dettagli…".
Ignorando il commento dell’amico, James
raccontò per sommi capi quello che era successo: di come si fosse avvicinato a
Lily, le avesse chiesto un appuntamento come al solito e di come l’avesse
baciata prima di rendersi conto di quello che stava facendo.
"Capperi!" esclamò Sirius alla fine. "Ci
credo che fosse così arrabbiata. È un miracolo se sei ancora vivo,
Prongs!".
"Già, penso anch’io" concordò Remus. "Ma
come ti è saltato in mente?".
James alzò le spalle. "Non lo so. L’ho fatto
è basta".
"E adesso che conti di fare?".
"Immagino pregare che non mi strangoli nel
sonno…".
"Per sicurezza, chiudiamo la porta a
chiave!" suggerì Sirius, abbassandosi appena in tempo per schivare la mano di
Remus diretta contro la sua nuca.
"Ehi, avete finito di fare comunella?"
intervenne Dora dall’altro capo della stanza, facendoli sobbalzare: si erano
quasi dimenticati della piccola.
"Sì, abbiamo finito" disse Sirius,
avvicinandosi al suo letto e gettandovisi a peso morto.
"Che giornata, ragazzi".
"Già" concordò James. "Ci vuole proprio una
bella dormita!".
Veloci i ragazzi si cambiarono e si
infilarono poi sotto le coperte. Tutti e quattro pregustavano una notte
tranquilla che gli avrebbe rinfrancati dalle prove della giornata. Poverini, non
sapevano ancora cosa li aspettava…
LYRAPOTTER’S CORNER
Gioia e giubilo, alla fine ella
aggiornò!!!!!! Spero che nel frattempo voi non abbiate perso le speranze e mi
abbiate abbandonata. Abbiate pazienza, la scuola mi porta via un mucchio di
tempo e ho un’altra fanfiction in corso a cui star dietro. Vabbè in qualche modo
ce la faremo!!!!!!
Passo senza indugio a ringraziare Ino chan, ferao, Lyan, Rain e Ren e SakiJune per le loro
magnifiche recensioni. Mi scuso di non poter dare risposte più esaurienti, ma
sono di fretta. Faccio un ringraziamento speciale anche a Laura, mia sorella che legge tutti i capitoli in anteprima e
mi dà pure qualche suggerimento.
Ora vi saluto, vado a letto che è tardi, mi
raccomando commentate numerosi, bacibaci!!!!!!!!
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Capitolo 5 *** Capitolo IV ***
BABYSITTER PER CASO
CAPITOLO IV
La sveglia di Remus, l’unica ancora
funzionante nella stanza dei Malandrini, segnava la mezzanotte e dieci minuti,
quando Sirius fu brutalmente richiamato dal mondo dei sogni da un violento
scossone.
"Ah, dov’è il terremoto?" borbottò,
sollevando appena una palpebra, per scoprire che il terremoto altri non era che
la sua adorabile cuginetta che lo scrollava sonoramente per una
spalla.
Maledicendo Andromeda per il giorno in cui
aveva deciso di mettere al mondo quella bambina, Sirius aprì anche l’altro
occhio, sbadigliando. "Che vuoi, Dora?" borbottò.
"Ho sete" rispose Dora.
"Prenditi da bere, allora" la liquidò
Sirius. Il ragazza stava già sprofondando di nuovo nel cuscino, quando Dora lo
scosse di nuovo. "Non ci arrivo" piagnucolò.
Sirius fece un verso che poteva essere
classificato a metà tra il guaito di un cucciolo bastonato e il ringhio di orso
risvegliato anzi tempo dal letargo, mentre si alzava.
"Non avrò mai figli" brontolò tra sé. Andò
in bagno, dove riempì un bicchiere d’acqua. Poi ci ripensò e riempì anche una
brocca. Meglio abbondare, così
se le viene di nuovo sete, se la può prendere da
sola!
Ritornato nella camera da letto e porse il
bicchiere a Dora, in non troppo paziente attesa sul suo letto.
"To’" le disse. "E se ne vuoi ancora, qui
c’è la brocca. Ora dormi".
"Grazie, Sirius" trillò la bimba, ma
probabilmente il ragazzo non la sentì neppure, visto che era già ripiombato a
peso morto sul letto e aveva ricominciato a russare.
Ma la pace ebbe vita breve: esattamente
un’ora e mezza dopo, Sirius si sentì nuovamente "shakerare" dalla
cuginetta.
"Ancora cinque minuti, Moony" biascicò
stavolta l’Animagus, prima di rendersi conto che era ancora notte e a scuoterlo
non era certo Remus.
"Che altro c’è?" domandò seccato.
"Mi scappa, Sirius!" rispose Dora, che stava
improvvisando un bizzarro balletto sul posto.
"Che cosa scappa?" ribatté Sirius,
decisamente troppo addormentato per cogliere il problema.
"La pipì! Mi scappa la pipì!" quasi strillò
la bambina.
Queste parole ebbero il potere di far
scattare Sirius in piedi alla velocità di un ghepardo: l’ultima cosa che voleva
era dover ripulire eventuali "incidenti"!
"Oh, beh, allora è meglio muoversi!"
esclamò, precipitandosi a razzo in bagno con Dora sottobraccio.
Fatto quel che si doveva fare, i due
ritornarono nei rispettivi letti.
"Ti prego" sussurrò Sirius, " ti prego,
dimmi che adesso dormi fino a domani".
"Sì, sì, fino a domani!" assicurò
Dora.
"Bene. E ora buona notte!"
La bimba ricambiò l’augurio, ma Sirius stava
già dormendo.
Erano le tre e mezza quando Dora si svegliò
di nuovo, ma stavolta non aveva bisogno né un bicchiere d’acqua né una toilette.
La piccola, probabilmente influenzata dal cambio di letto e stanza, aveva fatto
un incubo e mai come in quel momento sentiva la necessità di un abbraccio della
sua mamma. Ma siccome sua madre non c’era, avrebbe dovuto accontentarsi: scivolò
giù dal letto, il suo inseparabile orso stretto in grembo, e per la terza volta
disturbò il sonno del nostro Padfoot. Ma il ragazzo non sembrava troppo incline
a svegliarsi un’altra volta.
"Sirius! Sirius!" lo chiamò ripetutamente e
con insistenza, ma tutto ciò che ottenne fu: "Sirius Black al momento è assente.
Riprovare più tardi!", prima che il ragazzo si voltasse dall’altra parte e
riprendesse a russare modello orso grizzly in letargo.
Dora lo guardò scoraggiata, dopodiché posò
gli occhi su James, che abbracciava stretto il suo cuscino, probabilmente
immaginando che fosse una rossa grifoncina di nostra conoscenza, poi su Peter,
che sbavava un poco e borbottava qualcosa su una forma di Emmental svizzero di
prima qualità, e infine su Remus, che dormiva placidamente, anche se sembrava lì
lì per cadere dal letto.
Senza la minima esitazione, la bambina si
accostò a quest’ultimo, chiamandolo con una nota leggermente lamentosa nella
voce.
Remus si svegliò quasi subito: dopo più di
sei anni aveva imparato che non era saggio avere il sonno pesante se dividevi il
dormitorio con James e Sirius. Rischiavi di risvegliarti nel bel mezzo del lago,
come gli era successo al quinto anno, dopo la prima e unica volta in cui aveva
fatto valere la sua autorità di prefetto mettendo in punizione i suoi amici per
aver fatto sparire la divisa di Piton nel bel mezzo del corridoio.
Cercando di capire cosa lo avesse svegliato,
il ragazzo fece spaziare lo sguardo per tutta la stanza, fino a posarsi sulla
piccola Dora.
"Ehi, che succede, piccola?" chiese in tono
gentile.
"Non riesco a dormire. Ho fatto un brutto
sogno" mormorò a mezza voce la bambina, guardandolo con grandi occhioni da
cucciolo che avrebbero sciolto perfino un cuore di pietra.
Osservando con occhio critico Sirius che,
rigirato pancia all’aria, ronfava in posizione molto canina, poi sorrise e
disse: "Ho capito. Dai, vieni qui".
Si spostò di lato, per fare posto a Dora,
che non se lo fece ripetere due volte, saltando sul letto al suo
fianco.
"Grazie, Remus" disse la bambina.
"Non c’è di che" rispose il licantropo, con
un sorriso. "Ora cerca di dormire".
Per alcuni minuti regnò il silenzio, poi la
voce di Dora si fece nuovamente sentire. "Puoi accendere la luce. Non mi piace
il buio…".
"Certo. Aspetta…". Senza aggiungere altro,
tirò fuori da sotto il letto un barattolo di vetro dentro al quale scoppiettava
un fuocherello azzurro. Remus lo sistemò sul comodino, facendo sì che spandesse
la sua luce tutto intorno.
"Questo lo uso di notte per leggere" spiegò.
"Così non do fastidio agli altri. Sarà il nostro segreto, che ne
dici?".
"Ok, non lo dico a nessuno, tranquillo" lo
rassicurò Dora, raggomitolandosi sotto le coperte.
"Buonanotte, piccola".
"’notte, ‘notte".
La mattina dopo, quando Sirius si svegliò,
la prima cosa che fece fu scivolare su una pozza d’acqua che si era formata
lungo il tragitto tra il suo letto e la sua divisa.
"Sirius, ti sei fatto male?" chiese in tono
ansioso Remus, già vestito di tutto punto.
"Solo una botta all’osso sacro. Niente di
grave" borbottò l’altro in tono sarcastico, mentre si tirava in
piedi.
"Siamo di buon umore stamattina?" commentò
Remus, finendo di allacciarsi una scarpa.
"Quel piccolo mostriciattolo non mi ha fatto
dormire" brontolò astioso Sirius. "Ma che cavolo è quella roba?".
"Qualcuno ha rovesciato una brocca d’acqua"
rispose Remus, mentre si dedicava all’ardua impresa di ridestare dal coma James
e Peter.
Sirius stava litigando con il nodo della
cravatta, quando una saltellante Dora entrò nella stanza.
"Buon giorno a tutti" trillò,
allegra.
Tre malandrini su quattro risposero con un
grugnito.
"Non ci badare, Dora" li scusò Remus. "Sono
sempre di pessimo umore prima della colazione…".
"Nessuno ha il diritto di essere di buon
umore prima di fare colazione" biasciò James, allungando la mano per prendere
gli occhiali.
*****
Chi, al contrario dei Malandrini, si era
svegliata di buon umore, era Lily Evans. Per quanto la storia del bacio le
bruciasse ancora, era giunta alla conclusione che non doveva fare della cosa una
tragedia. Il fatto non sarebbe di certo stato cancellato e in ogni caso presto o
tardi avrebbe trovato il modo di vendicarsi dell’offesa subita.
A dir la verità, Lily era arrivata a questa
risoluzione solo dopo un lungo colloquio con Melanie ed Alice, ma questo aveva
poca importanza. Quel che contava era che quella mattina era allegra: perfino le
sospette parole della bambina, la cuginetta di Black, che accompagnava i
Malandrini la sera prima non la turbavano più di tanto, il che era
strano…qualcosa stava cambiando, anche se Lily non ne era ancora pienamente
consapevole. Purtroppo quello stato zen era destinato a durare poco.
"Oggi che cosa abbiamo?" chiese Melanie,
finendo di sistemarsi le forcine tra i capelli.
"Trasfigurazione e Incantesimi di mattina e
Aritmazia questo pomeriggio" rispose Lily. "Mi passi la spazzola, per favore?
Grazie!".
"Accidenti!" imprecò Melanie. "Il che
significa che la Vector ci ridarà il compito in classe. Stavolta ho preso una D,
sono sicura".
"Mel" osservò Alice, "senza offesa, ma sono
quattro anni che lo dici per ogni compito di Aritmazia e non sei ancora scesa
sotto la A!".
"Ma stavolta sono sicura!" ribatté ostinata
la ragazza.
"Ok, come vuoi, Mel" la liquidò Lily,
ridandole la spazzola.
In quella, la loro quarta compagna di
dormitorio, Claire Parker uscì dal bagno, accompagnata da un alone di
profumo.
"Alla buon ora, Parker!" la salutò Alice.
"Guarda che il bagno non lo devi usare solo tu in questo
dormitorio!".
Claire la guardò stizzita, mentre in uno
specchietto controllava che i lunghi capelli biondi fossero in ordine. "Scusami
tanto, Abbott" disse in tono per niente pentito. "Ma sai come si dice, primo
arriva meglio alloggia!".
Alice la fulminò, ma decise che non valeva
la pena di litigare con la ragazza e si diresse in bagno, con l’idea di farsi
una rapida doccia prima di scendere a colazione.
Sia Melanie che Lily ignorarono la presenza
di Claire nella stanza e finirono di infilare i libri nelle loro borse. Questo
finché Claire non apostrofò così Lily: "Ehi Evans, noi due dobbiamo
parlare!".
Lily sollevò verso di lei lo sguardo,
decisamente seccata. "Che vuoi Parker?" chiese in tono annoiato: qualunque cosa
fosse non le interessava minimamente.
"Come ti sei permessa di baciare James
davanti a mezza scuola ieri? Ne parlano tutti…" la aggredì la bionda.
Queste parole furono sufficiente per far
andare Lily in escandescenze. "Come, come? Guarda che è stato Potter a baciare
me, non il contrario…".
"Sì, certo. Perché a te è dispiaciuto, non è
vero, Evans? Essere baciata da uno dei ragazzi più carini della
scuola!".
Lily rise senza allegria. "Per me, James
Potter potrebbe anche essere l’incarnazione di un dio greco in terra e non mi
piacerebbe comunque! Non lo posso vedere e lo sa più o meno tutta la
scuola!".
"Vuoi forse farmi credere che se ne avessi
la possibilità non vorresti farti baciare da lui di nuovo?" chiese Claire con
voce incredula.
"Esattamente" ribatté Lily con veemenza. "E
in ogni caso, non vedo come la faccenda possa riguardarti, Parker. Non mi
risulta che stiate insieme o qualcosa del genere…".
Claire la incenerì con lo sguardo. "Stammi
bene a sentire, Evans" disse, piazzandosi di fronte a lei. "Devi stare alla
larga da James, hai capito? O te la farò pagare!".
"Sono terrorizzata" ribatté Lily,
sarcastica. "Leggi attentamente il labiale, Parker: a me non interessa James.
Per quel che mi riguarda potete anche sposarvi ed emigrare su un isola
deserta…anzi a dirla tutta mi fareste pure un favore! Perciò, vedi di lasciarmi
in pace".
Detto questo, si voltò e uscì dalla stanza
in uno svolazzo in capelli, seguita da un’attonita Melanie.
"Quell’oca!" esclamò Lily, dopo che ebbero
superato il ritratto della Signora Grassa. "Non la sopporto! È proprio una
gallina".
"Già, proprio vero" concordò l’amica. "Ma
posso chiederti una cosa?".
"Che cosa?".
"Da quand’è che lo chiami
James?".
*****
Quel giorno, erano essenzialmente due gli
argomenti più chiacchierati nei corridoi della Scuola di Magia e Stregoneria di
Hogwarts: il bacio tra James Potter e Lily Evans e la piccola Dora. Tanto sul
primo, quanto sul secondo soggetto, si sprecavano commenti e congetture.
Del bacio, era particolarmente preoccupata
la popolazione femminile del castello, che temeva che uno degli "scapoli d’oro"
della scuola potesse mettersi stabilmente con la ragazza a cui correva dietro da
anni e perciò non fosse più disponibile. Da qui, le numerose ragazze che, come
Claire Parker, auguravano a Lily una morte lenta e dolorosa.
Per quanto riguardava Dora, erano state
messe in giro le voci più bizzarre in meno di ventiquattro ore, ma nessuna che
si avvicinasse alla verità. Ci pensò un annuncio di Silente durante il pranzo a
mettere a tacere tutti i pettegolezzi: Dora era la figlia della cugina di Sirius
e sarebbe rimasta a d Hogwarts due settimane.
Questo tuttavia non risparmiò al ragazzo
tutta una serie di domande e interrogatori sulla sua "appendice alta un metro e
una ciliegia" (come l’aveva soprannominata James), che i compagni gli fecero per
i corridoi e tra una lezione e l’altra.
Verso sera, il ragazzo si stava trascinando
verso la Sala Comune di Grifondoro, stanco morto: era stressante dover
rispondere a tante domande tutte insieme. Non avrebbe mai immaginato che Dora
potesse sollevare un simile polverone, ma a quanto pare gli studenti di Hogwarts
si esaltavano con poco. E il peggio doveva ancora arrivare, come scoprì
svoltando un angolo e vedendosi parare davanti una ragazza di Corvonero molto
carina con lunghi capelli castani tenuti insieme da una coda di cavallo. Cavolo,
si era totalmente scordato di Janet!
Si stampò in faccia il suo sorriso migliore.
"Janet, che bella sorpresa!".
La ragazza non sembrava pensarla proprio
allo stesso modo. "Ciao, Sirius" disse con freddezza.
"È successo qualcosa?" chiese Sirius,
perplesso.
"In realtà, non proprio" ammise la ragazza.
"Però avrei gradito essere informata di questa storia di tua
cugina…".
"Ah, Dora. Scusa, non ci ho
pensato".
Janet parve offesa per questa mancanza di
considerazione, ma non fece commenti. "Comunque se vuoi rimandare il nostro
appuntamento…" disse invece.
Sirius la guardò confuso. "Rimandare il
nostro appuntamento?" chiese sorpreso. "E perché?".
"Beh, non penso che la presenza di una
bambina di quattro anni contribuisca a creare l’atmosfera giusta per un
appuntamento romantico…" osservò Janet.
A queste parole, la mente di Sirius andò in
totale black-out. Dannazione, non gli era passato nemmeno per l’anticamera del
cervello che Dora ovviamente non poteva essere presente al suo appuntamento con
Janet. E ora che faceva? Non voleva rimandare l’appuntamento, ma che poteva
farne di Dora?
"Sirius?" lo chiamò la ragazza. "Allora, che
vuoi fare?".
"Troverò una soluzione" rispose Sirius senza
pensarci troppo. "Tu non vuoi rimandare, vero?".
"No, ovviamente" rispose Janet. "Ma che cosa
pensi di fare?".
"Non preoccuparti" la rassicurò Sirius.
"Sabato saremmo solo io e te. Niente mocciose di quattro anni, te lo posso
assicurare".
Janet fece una smorfia non del tutto
convinta. "Sicuro?".
"Più che sicuro" confermò Sirius, che per
dare maggiore enfasi alle sue parole le stampò un leggero bacio sulle labbra.
Janet lo guardò con un sorrisetto soddisfatto. "Ok, allora" disse.
Sirius stava già andando via, quando Janet
lo attirò a sé e lo strinse in un bacio decisamente meno casto di quello del
ragazzo. Quando si separarono, la ragazza gli rivolse di nuovo quel sorrisetto,
sussurrandogli: "Ci vediamo sabato, Sirius".
L’Animagus rimase un paio di secondi
inebetito a fissarla ancheggiare via, mentre i suoi neuroni ballavano la conga
in cerchio. Tuttavia, mentre si riavviava verso il suo dormitorio, l’urgenza del
problema tornò a farsi sentire. Dove poteva parcheggiare Dora per poter andare
all’appuntamento con la bella Corvonero?
La soluzione gli arrivò improvvisamente
quando, entrando nella sala comune, trovò gli altri Malandrini che studiavano in
un angolo, mentre Dora disegnava seduta al loro fianco.
"Ah, eccoti finalmente" lo accolse Remus,
senza sollevare gli occhi dalla pergamena che aveva di fronte.
"Dov’eri finito, Padfoot?" gli chiese James,
più che felice di avere una scusa per smettere di leggere il libro di Pozioni
che aveva davanti.
"Ho parlato con Janet" rispose
Sirius.
"Solo parlato?" insistette James con un
sorriso malizioso.
Prima che l’altro potesse rispondere,
intervenne Remus: "Sirius, ti ricordo che c’è qui una creatura innocente. Evita
le porcherie!".
"Per curiosità, stai parli di Dora o di te,
Moony?" domandò Sirius ghignando, scatenando le risate di James e Peter, mentre
la faccia di Remus diventava di un’accesa tonalità pomodoro maturo. "Scemo"
borbottò il ragazzo tornando a dedicarsi al suo compito.
Sempre ridendo, Sirius riprese il discorso.
"Sì, solo parlato, Prongs. Mamma mia, stai sempre a pensar male…razza di
maniaco!".
"Di che state parlando?" intervenne Dora,
curiosa.
"Cose da grandi, gnoma" la zittì James.
"Niente che ti riguardi…".
"Uffa, perché i grandi non mi dicono mai
niente?!" si lamentò la bambina, tornando al suo disegno.
"È la vita, Dora" le rispose Sirius.
"Comunque, Moony, avrei bisogno di un favore…" continuò, usando il suo miglior
tono supplichevole.
"No, Sirius, non ti farò copiare i miei
compiti" lo interruppe l’interpellato, sempre senza guardarlo.
"No, non è questo che voglio" ribatté
Sirius. "È un favore più grosso…".
Finalmente Remus alzò lo sguardo. "Che vuoi
allora?".
"Che tu badi a Dora sabato mentre io sono ad
Hogsmeade con Janet?" chiese l’altro tutto d’un fiato.
"Non se ne parla" rispose tranquillamente il
licantropo.
"E perché?" insistette Sirius in tono
offeso.
"Non ti è venuto in mente che forse, dico
forse, potrei avere altro da fare?".
"Perché, sei impegnato?" chiese ancora
Sirius, senza nascondere il suo stupore.
Remus sbuffò, irritato dal tono dell’amico.
"No, non lo sono" ammise alla fine. "Ma non voglio comunque badare a Dora
sabato!".
"Ma perché?".
"Primo" rispose l’altro contando con le
dita, "perché è tua cugina l’ha affidata a te e perciò è una tua responsabilità.
Secondo, perché non voglio prendermi io quest’incombenza soltanto perché tu vuoi
andare a spassartela con una ragazza!".
"Oh, andiamo Remus" cercò di blandirlo
Sirius. "Sarà diecimila volte più al sicuro con te piuttosto che con me. Ti
preeeego!".
"No, Sirius. Ed è la mia risposta
definitiva!". E tornò a dedicarsi al suo compito.
Al che Sirius sfoderò la sua arma vincente:
gli occhioni di cucciolo bastonato, che non fallivano mai. Si piantò proprio di
fronte all’amico, continuando a pregarlo. "Andiamo, Moony, tanto lo sappiamo
entrambi che alla fine cederai…Per favore!!!!!".
"E va bene! Ma piantala!" si arrese Remus.
Ma perché era così dannatamente buono?
"Grazie, grazie, grazie!" esclamò Sirius,
risedendosi al suo posto. "Remus, sei l’amico migliore che si possa
desiderare!".
"O il più allocco" mormorò a mezza voce
James, cosicché solo il diretto interessato lo sentì. Quest’ultimo non poté che
dargli ragione: era davvero un allocco!
"Sentito, piccola" diceva nel frattempo
Sirius a Dora. "Sabato passerai la giornata con Remus. Sei contenta?".
"Sì, che bello!" gridò la bambina,
mettendosi a saltellare.
"Visto Moony, hai fatto felice anche lei"
osservò Sirius sorridendo.
Remus preferì tenere per sé gli epiteti con
cui apostrofò mentalmente Sirius: nessuno di essi era molto educato o adatto
alle orecchie di una bambina.
LYRAPOTTER’S CORNER
Ecco a voi il nuovo capitolo, sempre dopo un
silenzio troppo lungo, per il quale mi scuso. Abbiate pazienza, trovare ritagli
di tempo per scrivere non è facile! Spero che anche questo capitolo vi piaccia,
commenti e critiche sono sempre i ben accetti!
Ringrazio brevemente che ha commentato lo
scorso capitolo, ovvero Lyan, Raisoul, Ino chan, piccola_puffola,
Kaileena1987 e SakiJune, oltre a uno speciale ringraziamento alla mia
sister, Laura. Grazie a tutti voi per il vostro
sostegno!!!!!!
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Capitolo 6 *** Capitolo V ***
BABYSITTER PER CASO
CAPITOLO V
Il giorno successivo, chi fosse passato
dall’angolo più remoto della biblioteca scolastica alle otto di sera, avrebbe
visto Sirius Black sull’orlo di una crisi isterica che sfogliava con
atteggiamento febbrile un libro di Pozioni, borbottando tra sé. Impegnato come
era stato dal controllare che Dora non si scottasse con le fiamme delle candele,
non restasse incastrata da qualche parte, non si strozzasse con il cibo, non
venisse rapita da qualche Serpeverde in cerca di vendetta, insomma assicurarsi
che la bambina arrivasse incolume a fine giornata, si era totalmente dimenticato
del tema sui veleni che doveva fare per Lumacorno. A niente erano valse le sue
suppliche a Remus per tentare di convincerlo ad aiutarlo a buttare giù qualche
riga, il Licantropo l’aveva liquidato con un "Così impari a ridurti all’ultimo
minuto" ed era stato irremovibile. Neppure lo sguardo da cucciolo bastonato
l’aveva persuaso: l’unica cosa che Sirius aveva ottenuto era stata affidargli
Dora mentre lui lavorava. Aveva come la sensazione che se avesse portato quella
bambina chiassosa e iperattiva nella sua biblioteca, Madama Pince l’avrebbe
fulminato sul posto.
E così adesso si ritrovava a quel tavolo,
circondato da libri di Pozioni aperti e un foglio di pergamena ancora intonso
davanti, cercando disperatamente di trovare qualcosa di brillante da
scrivere.
Maledizione! Proprio oggi a Remus dovevano
venire questi istinti educativi? Non poteva aspettare fino a domani?
In realtà, aveva il vago sospetto che fosse una
vendetta per avergli appioppato la mocciosa sabato: aveva scorto una certa
vendicativa soddisfazione nello sguardo di Remus quando lo aveva mandato a quel
paese a cena.
"Maledizione!" imprecò, più forte di quanto
avesse voluto. Madama Pince gli lanciò uno sguardo scandalizzato per aver
turbato in quel modo la tranquillità del suo tempio.
Sirius tornò a chinarsi sul libro che aveva
di fronte, Veleni per tutte le occasioni,
borbottando a mezza voce contro l’amico fedifrago che l’aveva abbandonato nel
momento del bisogno.
"Dannazione a te, Remus John Lupin! Questa
te la faccio pagare!".
"Che cosa gli farai pagare?" chiese in tono
curioso qualcuno alle sue spalle.
Sirius saltò per aria e si voltò: Melanie
Griffith, l’amica della Evans, ricambiò il suo sguardo.
"Cavolo, Griffith! Mi hai fatto venire un
colpo!".
"Accidenti, scusa" fece Melanie. "Non
credevo che il grande Sirius Black si spaventasse così facilmente!".
Sirius decise di ignorarla e tornare al suo
tema: aveva già poco tempo, meglio non perderne altro.
Ma Melanie non se ne andò. "Che fai?"
chiese, sedendosi su una sedia libera al suo fianco.
"Il tema per Lumacorno" rispose secco
Sirius.
"Quello che dobbiamo consegnare domani?"
insistette la ragazza, occhieggiando perplessa la pergamena ancora
bianca.
"Perché, ce n’è un altro?".
"No, ma non pensi di essere un pelo in
ritardo? Il vecchio Luma ce lo ha assegnato una settimana fa…".
"Senti, alla predica ci ha già pensato
Remus. Se vuoi solo rimproverarmi, puoi anche andartene. E comunque non capisco
perché siano fatti tuoi, Griffith!".
"Bene!" ribatté Melanie, piccata. "Buona
fortuna. Non piangere troppo quando prenderti una T!". E si
allontanò.
Sirius rimase un attimo basito a guardarla
andarsene: ok, era stato più sgarbato di quanto in realtà non volesse, ma non
capiva perché lei se la fosse presa così tanto. In sette anni, non si erano
quasi mai parlati: appartenevano ai due schieramenti opposti del fronte James -
Lily, ognuno doveva occuparsi del suo migliore amico. Senza contare che aveva
sempre avuto la sensazione di non andarle particolarmente a genio: la ragazza
tendeva a evitare di parlargli, a volte perfino a ignorare la sua presenza come
se non esistesse. Sirius si era semplicemente limitato ad adeguarsi
all’atteggiamento della ragazza, senza comunque perderci il sonno: per lui non
era mai stata nulla di più della migliore amica di Lily Evans, la ragazza che
piaceva al suo migliore amico. In effetti, il fatto che poco fa gli avesse
parlato di sua spontanea volontà non era certo un comportamento da
Melanie.
Sirius scrollò le spalle: si stava
distraendo troppo e aveva un tema da fare.
Quello che Sirius non sapeva era che Melanie
non era andata tanto lontano: appena uscita dalla sua visuale, la ragazza aveva
fatto marcia indietro ed era tornata ad osservare il ragazzo da dietro uno
scaffale. Sembrava decisamente in difficoltà, riflette Melanie. Anche lei aveva
riscontrato qualche problema nello svolgere il tema di Lumacorno: ci erano
voluti tre giorni e tutto l’aiuto di Lily per farle mettere insieme un risultato
decente. Le speranze che Sirius riuscisse da solo a farcela in dodici ore scarse
erano piuttosto remote.
Perché poi stava ancora lì a spiarlo? Le
aveva fatto capire chiaramente che non desiderava il suo aiuto: e perché
l’avrebbe voluto poi? Non l’aveva mai calcolata neanche di striscio in quei
sette anni; a volte sospettava che non sapesse nemmeno della sua esistenza.
D’accordo, le ci aveva messo del suo ammutolendo le rare volte che Sirius la
degnava di uno sguardo, colpa di una timidezza che non le apparteneva e che solo
di recente era riuscita almeno in parte a sconfiggere, grazie ai consigli di
Lily e Alice. Le due ragazze avevano faticato non poco a capire come una ragazza
spigliata ed estroversa come Melanie potesse trasformarsi in un pesce lesso ogni
volta che vedeva Sirius… Ma non era mica colpa sua: Sirius le mandava in tilt il
cervello! Ma sapeva che questa attenzione non aveva possibilità di essere
corrisposta: come poteva Sirius interessarsi a lei quando era circondato da
ragazze come Janet Sanders, che avrebbero fatto un patto col diavolo per uscire
con lui? Non sono decisamente il suo tipo, si
disse sconsolata.
Meglio che torni in
dormitorio . Lanciò un’ultima occhiata al ragazzo che stava rapidamente
raggiungendo uno stato di panico profondo, fece per voltarsi e andarsene, ma non
ci riuscì.
L’aveva trattata male, era vero,
probabilmente non l’avrebbe mai guardata nel modo in cui lei sperava la
guardasse, ma non poteva lasciare che prendesse un brutto voto quando poteva
aiutarlo.
Così, contro ogni logica, si riavvicinò al
tavolo di Sirius, che la guardò sorpreso e perplesso.
"Che ci fai ancora qui, Griffith?"
chiese.
"Cosa pensi che faccia, Black? Ti do una
mano" e si sedette al suo fianco, prendendo un libro.
Sirius l’afferrò per il polso, sempre più
stupito. "Perché?".
"Perché hai bisogno di aiuto. A caval donato
non si guarda in bocca, no?".
Sirius la scrutò intensamente, facendole
sobbalzare lo stomaco. "Grazie" disse alla fine, mollandole il
braccio.
I due ripresero a lavorare; quando la
biblioteca chiuse e Madama Pince li cacciò fuori a calci, raccolsero tutti i
libri che poterono e si trasferirono nella Sala Comune di Grifondoro. Alle due
di notte, erano ancora lì: Melanie leggeva un passo promettente da Aneddoti di un pozionista, mentre Sirius scriveva con
fare febbrile. La ragazza sbadigliò sonoramente, lottando per non crollare
addormentata sul tavolo. Sirius se ne accorse.
"Senti, Griffith" disse. "Vai a letto, posso
cavarmela anche da solo…".
"Non se ne parla" si ribellò Melanie. "Sto
bene e siamo solo a metà: non ce la farai di certo a finirlo da
solo!".
"Posso chiederti perché lo stai facendo?"
chiese Sirius. "Non ci siamo quasi mai parlati e ora hai intenzione di star qui
tutta la notte per aiutarmi…".
Melanie scrollò le spalle: che poteva
dirgli, che lo faceva perché aveva una cotta tremenda per lui, anche se non
l’aveva mia dimostrato?
"Torna a scrivere, Sirius" disse, aggirando
la domanda. "O staremo sul serio qui tutta la notte!".
Sirius ubbidì, ma non gli sfuggì che la
ragazza l’aveva chiamato per nome.
In lontananza un orologio batteva le tre e
mezza del mattino; dopo essere andato in bagno, Sirius tornò al suo tavolo
nell’angolo e trovò Melanie profondamente addormentata, che usava Manuale di veleni per idioti come cuscino. Sirius la guardò intenerito, deciso
a non svegliarla: aveva fatto anche troppo per lui, si meritava qualche ora di
sonno. Evocò una coperta, poggiandogliela sulle spalle e tornò a lavorare al suo
tema, ormai quasi concluso. Alle quattro, rilesse ciò che aveva scritto: non era
niente di che, ma per la sufficienza sarebbe bastato. Raccolse le sue cose e si
strascinò al piano di sopra, abbandonandosi sul letto ancora completamente
vestito e addormentandosi quasi subito.
*****
Il banco dei malandrini era insolitamente
silenzioso, il mattino successivo, mentre Serpeverde e Grifondoro del settimo
anno aspettavano che il professor Lumacorno cominciasse la lezione. Il motivo
della tensione era essenzialmente uno: Sirius teneva il muso a Remus perché si
era rifiutato di dargli una mano nel tema e per contro Remus teneva il muso a
Sirius perché era convinto di non aver fatto nulla di sbagliato. James e Peter
lottavano per fare conversazione, mentre Dora guardava tutti e quattro cercando
di capire qual fosse il problema.
Dall’altro capo dell’aula, Lily Evans
scrutava la sua migliore amica, indagatrice. Per la decima volta quella mattina
rifece a Melanie la stessa domanda. "Si può sapere che hai fatto
stanotte?".
Melanie sbuffò. "Te l’ho detto: ero giù in
Sala Comune a studiare e mi sono addormentata…".
"Non è vero" protestò Lily. "C’è anche
qualcos’altro, ne sono sicura!".
"Pensala come ti pare" concluse secca
Melanie, non potendo tuttavia cancellare il sorriso che per tutta il giorno le
aveva illuminato il volto. Quando si era svegliata, tutta irrigidita per la
posizione in cui aveva dormito, aveva trovato un biglietto che era decisa a
conservare fino alla morte.
Grazie mille per il tuo aiuto,
Melanie!
Sei stata un angelo.
Il tutto firmato Sirius Black.
Lily scrutò attentamente la sua migliore
amica, cercando di capire cosa stesse nascondendo o perché avesse quello sguardo
perso nel vuoto, ma prima di poter tornare all’attacco con nuove domande,
Lumacorno entrò nell’aula, gioviale e allegro come sempre.
"Buon giorno a tutti" esordì l’insegnante.
"Ora per favore, mettete i vostri temi sul banco".
Gli studenti eseguirono; Lumacorno evocò a
sé i fogli le pergamene, fece un rapido controllo per assicurarsi che ci fossero
tutte e poi riprese: "Bene, ragazzi. Oggi ho pensato a una lezione un po’
particolare…".
Gli alunni si scambiarono sguardi
preoccupati: che aveva in mente Lumacorno?
"Siccome spesso i pozionisti si trovano a
dover lavorare in gruppo, ho pensato di dividervi a coppie e vedere come ve la
cavate. Per oggi ci limiteremo a preparare una Pozione Rallegrante, non voglio
incidenti visto che siete abituati al lavoro individuale. Le coppie le ho già
scelte io e non ci sono possibilità di cambiare, perciò non vi
lamentate…".
L’ultima parte scatenò un’ondata di brusii
di protesta e scontento: né Grifondoro né Serpeverde erano entusiasti all’idea
di mischiarsi tra loro. Ma d’altronde, anche uno scemo avrebbe capito che
appaiare un Grifondoro a un Serpeverde avrebbe probabilmente significato
l’anarchia totale… Uno scemo sì, ma non il vecchio Luma! Infatti a detta di
molti sui studenti, quel giorno l’insegnante di pozioni raggiunse picchi di
stupidità (o perfidia) mai raggiunti da altro essere umano!
E dire che le cose sembravano essere
cominciate bene: Lumacorno aveva esordito accoppiando prima due Serpeverde e
subito dopo Melanie e Alice.
"Secondo te" bisbigliò James a Sirius, "sarà
abbastanza indulgente da metterci insieme?".
"Indulgente o stupido?" ribatté Sirius. "Non
ci conterei troppo, Prongs…".
"Lily" proseguì nel frattempo l’insegnante,
con un sorriso benevolo alla sua pupilla, "tu starai con…".
"Mi va bene chiunque" sussurrò Lily a
Melanie. "Chiunque tranne…".
"James Potter".
"No!".
"Sì!".
Il volto di James si distese in un sorriso
trionfante: in fondo era proprio quello che aveva sperato. Lily, invece, non ne
era per niente contenta, anzi era inorridita: ma perché proprio lui? Perfino un
Serpeverde sarebbe stato meglio di James Potter!
Melanie le rivolse un’occhiata dispiaciuta.
"Auguri, Lily!".
"Grazie mille!" sibilò la ragazza a denti
stretti, occhieggiando il suo partner tutto gongolante neanche avesse appena
vinto la lotteria!
Sirius gli batté la mano sulla spalla.
"Tenta di non farla innervosire: voglio uscire vivo da questo
sotterraneo…".
James gli sorrise. "Non preoccuparti:
anch’io ne voglio uscire vivo!".
La formazione delle coppie proseguì: la
lista di studenti si stava velocemente accorciando. Quando Remus e Peter furono
messi insieme, Sirius si guardò intorno, cercando di capire chi fosse rimasto. E
mentre passava in rassegna l’aula, un orribile sospetto gli si affacciò nella
mente, la possibilità peggiore di tutte… Ma no,
non può essere così stupido…
"E Sirius Black lavorerà
con…".
Non lui, non lui, non lui!
"…Severus Piton".
Silenzio di tomba. Come un sol uomo tutta la
classe si girò verso i due ragazzi, che si guardavano l’un l’altro come se non
desiderassero altro che una morte lenta e dolorosa per il loro cosiddetto
"partner". E in quel momento fu chiaro a tutti che quella lezione di Pozioni si
sarebbe conclusa nel sangue: Potter e la Evans ci potevano anche stare, se lui
teneva le mani a posto e non faceva lo scemo, ma un Malandrino e Mocciosus, il
suo più acerrimo nemico…sarebbe stato un massacro!
Prima ancora di finire la frase, Lumacorno
fu sepolto sotto una valanga di proteste.
"Io non ci lavoro con lui!".
"Sentimento pienamente
reciproco!"
"Chiunque altro, professore!".
"La prego!"
"Per favore!".
"Black! Piton!" abbaiò Lumacorno, per
riportare l’ordine. "Sono spiacente, ma non c’è nessun altro. Vedete di
adattarvi, altrimenti sarò costretto a darvi un’insufficienza!".
A parere di Sirius, un’insufficienza era un
ben misero costo per evitare di lavorare con Mocciosus o di stare a meno di due
metri da lui… purtroppo, Piton non la pensava esattamente allo stesso modo:
piuttosto che prendere un brutto voto, si sarebbe impiccato.
Così entrambi furono costretti a mangiare la
foglia: Sirius raccolse la sua roba e sotto gli sguardi spaventati, preoccupati
o sadicamente divertiti (quello di James, ovviamente) si diresse al tavolo di
Piton, con Dora che gli trotterellava alle calcagna.
"La mocciosa deve per forza stare qua?" fu
il benvenuto che il Serpeverde gli rivolse.
"Proprio tu parli di mocciose, Mocciosus?"
ribatté Sirius sardonico. "Comunque sì. Dora, per favore stai ferma e
zitta".
"Ok" rispose la bambina, guardandolo con
innocenza. Malgrado la risposta affermativa, Sirius dubitava seriamente che la
cuginetta sarebbe stata in grado di ubbidire per più di tre secondi. Beh, in caso sarà divertente vedere Mocciosus che da fuori di
matto!
"Leviamoci il pensiero, va!" disse Piton.
"Prima iniziamo, prima finiamo!".
"Non pensavo che l’avrei mai detto, ma sono
pienamente d’accordo con te".
"Bene, allora comincia a tagliare le radici
di garofano".
"Ehi!" lo interrupe Sirius, piccato. "Chi
l’ha detto che dai tu gli ordini? Io non prendo ordini da te
Mocciosus!".
"I miei voti sono migliori dei tuoi, ergo
comando io. Taglia quelle radici, Black!".
Sirius lo guardò con odio: era più che certo
che il rivale si stesse divertendo a comandarlo a bacchetta. Guardò l’orologio.
Solo quarantacinque minuti e sarai libero. Solo quarantacinque minuti. Ripetendosi questa
sottospecie di mantra, cominciò ad affettare le radici.
Ma dopo qualche minuto, la sua pazienza
stava già raggiungendo il limite massimo: si sentiva tanto uno schiavetto!
Ancora quaranta minuti. Cominciò a pestare gli
scarabei con tale foga che i banchi tremavano: ogni scarabeo somigliava
incredibilmente alla faccia di Piton.
"Muori! Muori! Muori!" borbottò tra sé,
desiderando ardentemente di poter pestare le dita del compagno, invece di
insetti morti.
"Black, la vuoi piantare?" lo interruppe
Piton seccato. "Stai per far crollare il tavolo!".
Sirius sfoderò il suo sorriso angelico.
"Perché, ti da fastidio?".
"Sì! Non riesco a concentrarmi!".
"Ah, scusami tanto, non volevo" e cominciò a
pestare ancora più forte, anche se ormai gli scarabei erano ridotti in
polvere.
"Forte! Posso provare?" chiese Dora, con gli
occhioni luccicanti.
"Tieni, tesoro, tutto tuo" rispose Sirius,
prevedendo quello che sarebbe successo.
E infatti, Dora cominciò a picchiare con
tale foga sul banco, che le gambe di quest’ultimo scricchiolarono.
"Black!" quasi gridò Piton. "Se non tieni a
bada quella piccola peste, giuro che la bollo in pentola!".
"Oh, che cosa orribile da dire Mocciosus!"
lo rimproverò Sirius. "D’accordo: Dora basta".
Piuttosto contrariata, la bimba ubbidì e
cominciò a osservare con interesse il lavoro di Piton, che rimescolava la
pozione nel calderone
"Posso aiutare?" chiese,
speranzosa.
"NO!" risposero in coro gli altri due. La
bimba li guardò delusa e spostò la sua attenzione alle file di ingredienti di
fronte ai due studenti. Chissà che sarebbe successo se…
Nel frattempo dall’altro capo dell’aula non
si respirava un’aria migliore. Lily stava facendo uso di tutto il suo
autocontrollo per non saltare al collo dell’irritante essere umano accanto a lei
che continuava a cercare di attaccar bottone.
"Avanti, Evans" cercò di blandirla James.
"Non sarai ancora arrabbiata con me per quel bacio…".
"In effetti sì, Potter" ribatté Lily.
"Aggiungi un altro occhio di tritone".
James eseguì. "Dai, Evans" riprese poi,
implacabile come la morte. "Non è stato così terribile…".
"Non è stato così terribile?!" gli fece eco
Lily, mentre il suo contegno andava rapidamente a farsi benedire. "Mi hai
baciato di fronte a mezza scuola contro la mia volontà. Senza offesa, ma
dovresti essere rinchiuso…".
"Così sei esagerata, però. Scommetto che in
fondo ti è pure piaciuto…".
Dal modo in cui Lily lo guardò, a metà tra
una tigre famelica e una iena furiosa, capì di aver detto una cosa sbagliata e
anche molto stupida.
"Non osare ripeterlo, Potter" lo avvertì la
ragazza minacciosa, puntandogli contro il coltello con cui stava tagliando le
sue radici. "Tra me e te non c’è e non ci sarà mai niente. Mi sono
spiegata?".
"Cristallina" rispose James. "Però se mi
dessi una possibilità, magari rimarresti stupita".
Lily aprì la bocca per ribattere, ma James
non seppe mai che cosa lei volesse dire perché in quel momento dall’altro capo
dell’aula si levò una voce allarmata.
"Dora, che stai facendo?".
"Aiuto".
"No, Dora non
farlo!".
KABOOM!
La classe sparì in un denso fumo, mentre il
calderone di Severus esplodeva come una bomba, schizzando pozione da tutte le
parti.
Quando alla fine il fumo si diradò, la scena
che si parò davanti agli studenti fu a dir poco esilarante: attorno al calderone
scoppiato sedevano Sirius, Piton e Dora, tutti e tre bruciacchiati e coperti da
capo a piedi di una sostanza vischiosa e verdastra dall’aspetto piuttosto
rivoltante. Dora sedeva con aria a metà tra il pentito, il divertito e il
disgustato, mentre Piton la guardava come se volesse sbranarla con le sue mani e
Sirius sembrava trattenere a stento una risata.
"Guarda che disastro ha fatto la tua
cuginastra, Black!" gridò Piton.
"Scusa, ma perché te la prendi con me? Non
glielo mica detto io di sabotare la tua preziosa pozione" urlò a sua volta
Sirius.
"Perché sì! È una tua responsabilità,
dovresti sapere come tenerla a bada!".
"Secondo te perché le avevo dato il
pestello? Tu hai detto di farla smettere!".
"Ah, perciò sarebbe colpa mia, Black? Ti
giuro che stavolta…".
Per un attimo sembrò sul punto di tirare
fuori la bacchetta; fortunatamente intervenne Lumacorno, che sedò la
lite.
"Su, su, niente di grave. Riprenderete la
prossima volta".
"Non ci sarà una prossima volta" rispose
velenoso Piton.
"Pienamente d’accordo" aggiunse Sirius,
scrutandolo con odio.
"Bene, troveremo una soluzione". Si rivolse
poi al resto della classe: "Per oggi finiamo qui. Raccogliete le vostre cose e
andate".
Mentre gli studenti si affrettavano a
ubbidire, Piton e Sirius continuarono a guardarsi torvi.
"Questa me la paghi, Black. Tu e la tua
mocciosa!".
"Quando vuoi, dove vuoi".
"Contaci" e con un’ultima occhiata velenosa
si allontanò.
Mentre gli altri malandrini si avvicinavano,
intervenne Dora: "Ehi, questa roba sa di caramella!".
"Dora, per carità, non
mangiarla!".
Ci mancava solo doverla portare in
infermeria per avvelenamento!
LYRAPOTTER’S CORNER
A volte mi stupisco perfino io della mia
perfidia, però devo dire che qualcosa meglio di Sirius e Piton che lavorano allo
stesso banco non poteva davvero venirmi in mente!!!!! Povero il mio cucciolotto
lo maltratto proprio!!!!! Vabbè, è perfino inutile chiedervi scusa per il
ritardo, ormai sono sintomatici: troppi impegni e troppo poco tempo!!!!!! E
l’altra fanfiction a cui sto lavorando mi ruba molto più tempo di questa!!!!!
Abbiate pazienza e fede, anche dovessi metterci cent’anni non abbandono le mie
opere o voi lettori.
Ringrazio infinitamente SakiJune, piccola_puffola, PrincessMarauders
e Lyan per le loro recensioni. Un
particolare ringraziamento a Laura.
Ora vi lascio, sperando di ricevere presto
un sacco di commenti, positivi o negativi. A presto,
bacibaci!!!!!!
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Capitolo 7 *** Capitolo VI ***
BABYSITTER PER CASO
CAPITOLO VI
Istinti vagamente omicidi attraversavano la
mente di Sirius il venerdì sera successivo mentre percorreva un corridoio del
terzo piano diretto alla sala comune di Grifondoro, dopo aver scontato una
punizione nell’ufficio della McGranitt. Non era tanto per la punizione in sé che
era incavolato col mondo, a quelle ormai era abituato, quanto piuttosto per un
insieme di cose, non ultima quella piccola disgrazia coi piedi che aveva la
sfortuna di avere per parente! Nei quattro giorni scarsi che era ad Hogwarts,
Dora ne aveva combinata una più di Bertoldo: la bambina sembrava considerare
sprecato ogni minuto che passava senza fare qualche pasticcio. Nel arco di quei
quattro giorni era riuscita a farsi odiare più o meno da tutti i professori,
visto che era praticamente incapace di star zitta e ferma per più di trenta
secondi di seguito, disturbando inevitabilmente le lezioni. Sirius aveva la
netta sensazione che a ogni lezione di Trasfigurazione la povera Minerva facesse
ricorso a tutto il suo autocontrollo per non strozzarla. Anzi, il ragazzo era
convinto al 90% che la professoressa l’avesse punito in una sorta di ritorsione,
visto che non poteva punire la bambina, in quanto non era una
studentessa.
Piton era ancora animato da impulsi più che
omicidi nei suoi confronti, dopo l’esplosione del calderone, e per spirito di
solidarietà, ogni singolo Serpeverde della scuola era animato da eguali
sentimenti. Forse giusto suo fratello Regulus avrebbe evitato di fulminare Dora
sul posto, anche se Sirius non ci avrebbe scommesso: era più che convinto che i
suoi genitori o peggio ancora Bellatrix avessero già istigato il fratello contro
la cuginetta dal sangue impuro che infestava il loro quasi incontaminato albero
genealogico.
Gli unici che sembravano davvero divertiti
da quella situazione erano, oltre alla stessa Dora, che era a dir poco
entusiasta della vita al castello e beatamente ignara dei disastri che
combinava, il professor Silente, che guardava verso il tavolo di Grifondoro a
ogni singolo pasto, sempre con quel sorrisetto in faccia e una luce negli occhi,
che a parere di Sirius era piuttosto maligna, e Hagrid, che si era quasi
letteralmente innamorato della bambina quando quel pomeriggio i Malandrini erano
andati da lui a bere il the.
Perso com’era nei suoi pensieri, Sirius non
si rese conto di essere arrivato al ritratto della Signora Grassa finché non ci
passo davanti e dovette tornare indietro. Diede la parola d’ordine ed entrò
nella Sala Comune. Fece vagare lo sguardo e individuò gli amici seduti al tavolo
più vicino al fuoco. Si avvicinò e si lasciò cadere su una poltrona solo
apparentemente libera. Un sospetto rumore di carta stropicciata e Sirius
rimbalzò in piedi, osservandosi il dietro dei pantaloni, diventati
improvvisamente simili a quelli din un clown.
"Ma su che diavolo mi sono seduto?!"
esclamò, mentre James scoppiava a ridere senza ritegno.
Remus guardò lui, poi la poltrona, poi Dora,
intenta a disegnare. "Sull’ultima creazione di Dora a quanto pare…" comunicò
tranquillamente il licantropo.
Sirius si studiò di nuovo il didietro a
chiazze di colori sgargianti. "Questi non sono pastelli" obiettò, additando la
scatola di matite colorate che la cuginetta aveva di fronte.
"Tempera" ribatté Remus. "E dieci dita".
Indicò le mani della bambina, che effettivamente sembravano essere stare immerse
in un barattolo di vernice tanto erano sporche di colore. Come, ora che Sirius
ci faceva caso, pure i suoi vestiti, il tavolo, le poltrone e perfino la sua
faccia!
"E chi è stato il fulmine di guerra che le
ha dato le tempere?" chiese Sirius, guardando Remus, mentre con un colpo di
bacchetta si puliva i pantaloni e tornava a sedersi, dopo essersi assicurato che
non ci fossero altre opere sulla poltrona.
"Ah, non io" si difese il licantropo. "Me ne
sono andato per una trentina minuti e quando sono tornato, il tavolo era in
queste condizioni. Chiedi a Cip e Ciop qui presenti…", aggiunse occhieggiando
James e Peter, che assunsero all’istante un’espressione contrita.
"Si lamentava che non le piacevano i
pastelli…" spiegò Peter.
"…E perciò le avete dato in mano una
potenziale arma di distruzione di massa. Non fa una piega" completò
Sirius.
"Neanche dovessi pulire tu" obiettò James.
"Non è mica una tragedia…".
Remus tossicchiò. "Vi ricordo che quando
sono tornato, tu, Prongs, eri talmente coperto di blu da far concorrenza a un
puffo e tu, Wormtail, assomigliavi vagamente a un limone…".
"Ok, ok" ammise James. "Non è stata l’idea
del millennio. Aggiungiamo le tempere alla lista cose da tenere fuori dalla
portata della nanerottola… A quanto siamo arrivati?".
"Dovremmo essere sulle due - trecento voci
ormai" considerò Sirius. "E mancano ancora dieci giorni…dieci lunghi,
interminabili giorni!".
"Cambiando argomento" disse James, "Remus,
che diavolo dovrebbe essere un puffo?".
Mentre il ragazzo si perdeva in una lunga
spiegazione sui piccoli omini blu dei fumetti Babbani, Sirius osservò Dora: la
bambina era stranamente silenziosa. Fissava ingrugnata la pergamena, calcando i
pastelli con tanta foga che rischiava di bucare il foglio.
"Ehi piccola, che cos’hai?" chiese. La
bambina lo ignorò.
Perplesso, Sirius si rivolse agli altri.
"Che cos’ha?".
"Credo ci stia tenendo il muso" affermò
James. "È da quando Moony le ha tolto le tempere che non parla. Tipico delle
donne".
"Vuoi dire che alla fine abbiamo trovato il
modo di farla tacere?" domandò ancora Sirius. "Speriamo che duri!".
Dora gli fece una linguaccia, mentre Remus
roteò gli occhi.
"Per inciso, Remus" fece Sirius dopo qualche
istante di silenzio, entrando in modalità amico ficcanaso "dove te ne se sei
sgattaiolato per mezz’ora, affidando quella povera e innocente creatura ai
questi due inetti? Ci nascondi qualcosa? Avanti, sputa il rospo,
lupastro!".
Andò ad appollaiarsi sul bracciolo della
poltrona di Remus, scrutandolo con sguardo indagatore e portando il suo volto a
tre centimetri da quello dell’amico, che si appiattì all’indietro contro lo
schienale, allarmato.
"Forza parla" gli alitò in faccia Sirius,
avvicinandosi ancora di più e costringendo Remus ad afflosciarsi verso il basso
per evitare contatti diretti con la sua faccia.
"Padfoot" s’intromise James, "se ti avvicini
ancora un po’ gli infilerai la lingua in gola. E cominceranno a girare strane
voci sul tuo orientamento sessuale…".
"Cos’è un "orintamento" sessuale?" chiese
Dora, suo malgrado, osservando incuriosita i quattro Malandrini.
"Prima di tutto" iniziò James, "è
orientamento, non "orintamento". In secondo luogo, è praticamente…".
Sirius balzò prontamente sull’amico,
sedendosi sopra di lui e interrompendo qualunque risposta James stesse per
dare.
"Sirius, porca tro-…trottola!".
"Prongs, mio caro amico" disse Sirius in
tono carezzevole, ignorando il fatto che stava con tutta probabilità spappolando
qualche organo interno. "Stavi per caso" e qui la sua voce si fece minacciosa,
"parlando di "orientamento sessuale" con una bambina di quattro e, ripeto
quattro, anni?".
"Stupida idea?".
"Stupidissima idea" confermò
Sirius.
"Ok, scusa. Ora scendi, il tuo ginocchio
ossuto è conficcato nel mio povero fegato!".
Mentre Sirius ubbidiva, Dora tornò alla
carica. "Non mi avete risposto!" si lamentò.
"Ne riparliamo quando saprai allacciarti le
scarpe da sola" la liquidò Sirius, sollevando un’ondata di proteste da parte
della bambina. "Uffa, non mi dite mai niente. Solo perché sono
piccola…".
"Infatti sei piccola e non capiresti"
dichiarò Sirius, chiudendo la discussione. "Allora dov’eravamo? Ah sì, Moony noi
due abbiamo un discorso in sospeso" e con cipiglio diabolico si rifiondò sul
povero Remus, che già sperava ingenuamente di averla scampata.
"Avanti Remusino, confessa. Con chi ti
incontri in segreto? Una ragazza? Chi è? Come si chiama?".
"Come, come?" intervenne James,
affiancandosi a Sirius. "Esci con una ragazza e non c’è l’hai
detto?".
"Macché ragazza!" tentò di difendersi Remus,
decisamente a disagio con due paia di occhi inquisitori a tre centimetri dalla
faccia. "Io non esco con le ragazze…".
"Vabbè, un ragazzo, allora" si corresse
James. "Mica ti giudichiamo…".
Remus divenne di una delicata sfumatura
pomodoro maturo. "Ma che avete capito? Non esco con nessuno, maschio, femmina o
ermafrodita! Siete voi che vi siete messi in testa che io mi sia incontrato in
segreto con qualcuno. Per piacere vi togliete di dosso adesso?".
Ovviamente nessuno dei due ubbidì. "Allora
dov’eri?" insistette Sirius.
Remus sbuffò. "Se proprio ci tenete a
saperlo, sono andato in biblioteca a riportare un libro…".
"E ci hai messo mezz’ora?" domandò in tono
scettico James.
"Beh, ho incontrato Lily e mi sono fermato
un attimo a chiacchierare…".
"Ah, allora c’è una ragazza di mezzo!"
esclamò Sirius in tono trionfante, mentre James guardava Remus come ad avvisarlo
di scegliere con cura le parole per la frase successiva.
"NON c’è nessuna ragazza di mezzo!" esclamò
Remus in tono frustrato. "Io e Lily siamo amici. A-M-I-C-I, comprendi,
Padfoot?".
Con uno sbuffo, Sirius si spostò indietro,
continuando comunque a osservare Remus con sguardo torvo.
"Qual è il tuo problema, Moony?"
chiese.
Remus lo guardò stupito. "Problema? Io non
ho nessunissimo problema".
"I normali ragazzi di diciassette anni non
considerano le ragazze solo come amiche" ribatté Sirius.
Remus roteò gli occhi, tornando a immergersi
nella lettura del suo libro. "Non ricominciare con questa storia, Sirius. Solo
perché non sono un arrapato come te…".
"Non pretendo mica che tu sia come me"
obiettò l’Animagus. "Vorrei solo che ti dessi una svegliata, altrimenti la
prossima che sentirò è che ti sei fatto monaco…".
"Sto bene così" affermò Remus, senza
distogliere gli occhi dalla pagina.
"Stai mentendo" ribatté in tono sicuro
Sirius. "Ti conosco Remus, non ci credo che non sei interessato a qualcosa di
più che semplici amicizie. Vuoi restare solo per tutta la vita?".
Subito dopo averlo detto, Sirius capì di
aver varcato una linea invisibile. Remus chiuse di scatto il libro e si alzò,
scrutandolo con freddezza. "Quando vorrò il tuo parere su come gestire la mia
vita, Sirius" disse con voce atona, "te lo farò sapere. Fino ad allora tieniti
le tue opinioni per te e lasciami in pace. Sono piuttosto stanco: credo proprio
che me ne andrò a letto" e si avviò su per la scala a chiocciola senza voltarsi
indietro.
Sirius rimase a fissare il punto dove il suo
amico era scomparso, sentendosi un po’ in colpa.
"Ho esagerato, vero?" chiese, sedendosi
sulla poltrona lasciata vuota.
"Un po’" confermò James. "Lo sai com’è fatto
su certe cose…".
"Non lo capisco" ammise Sirius con uno
sbuffo frustrato. "Odia stare da solo, lo so, quindi qual è il
problema?".
James si strinse nelle spalle. "Non lo so,
ma qualunque sia, non troveremo certo una soluzione stasera".
"Pensi che devo andare a chiedergli
scusa?".
"No, meglio se lo lasci sbollire" affermo
saggiamente James. "Domani gli sarà passata… E parlando di domani, che programmi
hai con la tua bella Corvonero?".
Sirius ghignò. "E secondo te, te lo dico?
Quello che accadrà domani, forse te lo racconterò dopo. Forse. E
tu?".
James si strinse nelle spalle. "Allenamento
di Quidditch prima, compiti poi. E magari do una mano a Moony con la
nanerottola".
"Programma intenso. Perché non hai invitato
qualcuna?".
"Perché l’unica con cui vorrei andarci è
anche l’unica che mi dice sempre di no".
*****
Nel frattempo, l’oggetto dei desideri del
nostro povero Malandrino rientrava in dormitorio, dopo aver trascorso la serata
nella pace della biblioteca a studiare, e qui trovava la sua migliore amica
intenta a fissare con sguardo perso il parco illuminato dalla luna quasi
piena.
Lily lanciò la borsa dei libri sul suo letto
e si avvicinò a Melanie.
"A che pensi?" chiese, facendo sobbalzare la
ragazza.
"Accidenti, Lily non ti avevo sentito! Mi
hai fatto quasi venire un colpo!".
"Bene, fa bene alla circolazione" affermò
Lily. "A che pensavi?".
Melanie sospirò. "Sono senza speranza, Lily"
e tornò a osservare il lago.
La rossa guardò confusa l’amica e la
costrinse a voltarsi. "Di che parli, Mel?".
"Di questo" e le porse un foglietto di
pergamena. A Lily bastò leggere il nome "Sirius" per capire dove fosse il
problema. Tuttavia rimase piuttosto spiazzata quando lesse il restò del
biglietto.
Grazie mille per il tuo aiuto,
Melanie!
Sei stata un angelo.
"Che cos’hai fatto per meritarti addirittura
l’appellativo di angelo da Black?" chiese curiosa.
Melanie sospirò: se non ne avesse parlato
sarebbe scoppiata. Così raccontò all’amica della nottata in bianco passata ad
aiutare il ragazzo a fare il tema per Lumacorno. Lily ascoltò in religioso
silenzio, senza poter comunque nascondere la sua sorpresa: le sembrava
incredibile che dopo tutti quegli anni passati ad ammirarlo in silenzio, Melanie
avesse trovato il coraggio di rivolgergli la parola e di passare un’intera notte
in sua compagnia per aiutarlo. E soprattutto che non gliene avesse parlato
prima. In fondo era la sua migliore amica, no?
"E questo è quanto" concluse Melanie. "Ciò
mi riconduce alla mia tesi iniziale: sono senza speranza!".
"Perché lo pensi?" domandò Lily.
"Perché a quest’ora, lui si sarà già
dimenticato di me e di quel biglietto. E io invece sono ancora qui a sognare ad
occhi aperti…".
"Sei innamorata" constatò Lily.
"Sono idiota" la corresse Melanie. "Se non
lo sai, domani esce con Janet Sanders…".
"Quella di Corvonero?" domandò Lily. Al
cenno affermativo dell’amica, la ragazza si strinse nelle spalle. "Black si
comporta esattamente come ha sempre fatto: si sceglie una ragazza carina, ci
esce un paio di volte, se la porta a letto e poi la scarica. Dovresti
saperlo…".
"Lo so" ammise Melanie. "Non capisco nemmeno
io perché me la prendo tanto: in fondo era solo un compito, se ne sarà già
scordato…".
"Questo non puoi saperlo" obiettò Lily.
"Perché non ci parli?".
"Non ci penso proprio!" esclamò l’altra,
diventando rossa al solo pensiero. "Non saprei nemmeno che dirgli… E poi
figurati se guarda una come me, con tutte le smorfiosette che gli sbavano
dietro!".
Lily la squadrò da capo a piedi, perplessa.
"Una come te?".
"Hai capito cosa intendevo, Lily. Non sono
proprio il tipo di Sirius…".
"Black sarebbe solo fortunato a stare con
te: sei bellissima, intelligente, simpatica…".
Melanie sbuffò scettica.
"È la verità" ribatté Lily.
"Forse" acconsentì la ragazza. "Ma non sono
comunque il suo tipo…".
"Se per essere il tipo di Black devi avere
il quoziente intellettivo di una lampadina fulminata, non vedo proprio perché
dovresti voler essere il suo tipo!".
Melanie ridacchiò. "Grazie Lily". La ragazza
si stiracchiò. "Vabbè, lasciamo perdere i miei problemi sentimentali. Tu che
cosa hai fatto di bello stasera, mentre la tua migliore amica era qui a meditare
sulle disgrazie della vita?".
"Sono stata in biblioteca".
Melanie la guardò scioccata. "Ma possibile
che passi tutto il tuo tempo in quel posto? Comincio a pensare che tu abbia una
relazione con Madama Pince. Probabilmente soltanto Remus Lupin passa in
biblioteca più tempo di te!".
"Infatti l’ho incrociato mentre stavo
venendo via" disse Lily. "Abbiamo scambiato due chiacchiere…".
"Lo fai molto spesso, ultimamente" constatò
Melanie. "Non è che c’è qualcosa fra voi due?".
Lily arrossì. "Ma che vai pensando?! Siamo
soltanto amici!".
"Sarà…".
"È così" ribadì Lily con forza. "Io e Remus
siamo soltanto amici, siamo sempre stati soltanto amici e non saremo mai
nient’altro che amici. Anche perché Remus è amico di James e penso ci tenga ad
avere la testa attaccata al resto del corpo…".
"Morale della favola" concluse Melanie, "tu
e Remus siete solo amici. Perciò non ti è mai passato per la testa di poterti
mettere con lui?".
"No" rispose Lily, desiderando ardentemente
cambiare argomento: non capiva perché Melanie insistesse tanto.
"Mai, mai?".
"Mai, mai".
"Perché?".
Lily la guardò stupita. "Ma che ne so del
perché! Semplicemente non l’ho mai considerato in quel senso…".
"E non c’è nessun’altro che ti fa palpitare
il cuoricino?".
"Merlino santo, quanto sei noiosa stasera.
No, non c’è nessuno: vogo da sola in questo mare di solitudine…".
"Che mi dici di Potter?".
"Che cosa c’entra James?" ribatté Lily,
sempre più perplessa e seccata: aveva la sensazione che Melanie cercasse di
ottenere qualcosa, ma non capiva cosa.
"Non saprei: cosa c’entra
Potter?".
"Assolutamente nulla" rispose la rossa. "Io
e James abbiamo tante possibilità di stare insieme quante ne ha il sole di
sorgere a ovest. E ora per favore, possiamo cambiare argomento?".
"Ok" acconsentì Melanie. "Ti va di fare un
gioco?".
"Che gioco?" le chiese Lily,
guardinga.
"Io dico una parola e tu devi dire la prima
cosa che ti viene in mente. Assolutamente innocuo e divertente".
Lily riflette, ma sembrava sul serio un
innocuo passatempo, perciò acconsentì.
"Perfetto. Allora comincio io e poi ci
scambiamo. 3, 2, 1: Natale".
"Regalo" ribatté Lily.
"Inverno".
"Neve".
"Cane".
"Gatto".
Andarono avanti per alcuni minuti,
dopodiché…
"Libro" disse Melanie.
"Biblioteca" ribatté Lily.
"Poesia".
"Rima".
"S. Valentino".
"Romantico".
"Amore".
"James Potter".
Silenzio di tomba. Lily si portò entrambe le
mani alla bocca quando si rese conto di ciò che aveva detto, mentre Melanie,
dopo il primo istante di stupore, sorrise trionfante.
"Ah, lo sapevo, lo sapevo, lo
sapevo!".
Lily sembrava ancora troppo sconvolta per
poter parlare.
"Stavolta non puoi negare: ti sei fregata
con le tue mani!".
"Io… io…" balbettò Lily. Poi all’improvviso
il suo sguardo si fece di fuoco. "Ti detesto, Melanie Griffith!".
"Io?" ripeté Melanie, stupita. "Che cosa ti
ho fatto?".
"L’hai fatto apposta! Tutti quei discorsi su
Remus e perché non mi piacesse nessuno… Era il tuo piano fin
dall’inizio".
Il viso di Melanie si illuminò di perfida
soddisfazione. "Beh, si in effetti ci speravo proprio. Anche se, lasciatelo
dire, sei un osso duro: non volevo ricorrere a quello stupido trucchetto. Però
ha funzionato…".
Lily le rivolse un’occhiata omicida. "Ti
odio" ripeté.
"Ok, ok".
Calò il silenzio, dopodiché, Melanie, sempre
ghignando, disse: "Allora…James Potter, eh?".
Probabilmente soltanto l’ingresso di Alice
impedì che Lily saltasse alla gola dell’amica per strozzarla.
"Ehi, che succede?" chiese
allegramente.
"Nulla di che" rispose Melanie. "Solo, Lily
ha appena ammesso di essere innamorata di James".
"Che cosa?!" quasi gridò Alice, girandosi di
scatto verso la diretta interessata, che arrossì.
"In realtà, me lo ha estorto…".
"E brava Mel!" commentò Alice. "Era proprio
ora che qualcuno te lo facesse sputare fuori!".
"Ma che cosa dici, Alice?" esclamò
Lily.
"Oh, andiamo Lily! Perfino la Parker l’ha
capito prima di te…".
Lily sbuffò. "Cambiamo argomento, che ne
dite ragazze?".
"D’accordo" acconsentì Melanie. "Ma non
pensare che la discussione finisca qui… Che facciamo domani?".
"Voi non lo so" rispose Alice. "Io mi vedo
con Frank…"
"Che strano!" commentarono Melanie e Lily in
coro.
Alice le guardò di sbieco. "Si è preso un
giorno di pausa per venirmi a trovare…" spiegò, con gli occhi che brillavano di
gioia al solo pensiero.
Il fidanzato di Alice, Frank Paciock, aveva
finito la scuola l’anno prima ed ora frequentava il programma di addestramento
Auror al Ministero, come del resto era intenzionata a fare anche la ragazza
appena avesse conseguito il diploma. I due erano pazzi uno dell’altra
praticamente da sempre: facevano coppia fissa da quando Alice faceva il terzo
anno e tutti erano più che convinti che Frank stesse soltanto aspettando che la
ragazza finisse la scuola per chiederle di sposarlo.
"Ah, l’amour…" commentò Melanie, vedendo lo
sguardo perso dell’amica. "Terra a Alice, terra a Alice, stiamo perdendo il
contatto, rispondi… Niente, l’abbiamo persa!".
Si abbassò appena in tempo per evitare il
cuscino che Alice le tirò contro.
"E cosa farete tu e il tuo principe dei
fiori?".
Alice arrossì. "Piantala di chiamarlo in
quel modo, solo perché era bravo in Erbologia…Non lo so comunque, al momento
sono soltanto felice di rivederlo. È dalle vacanze di Natale che non ci
incontriamo…".
"Ah, già" fece Lily. "Quando ti ha portato a
"conoscere la famiglia", giusto?".
"E hai incontrato quella strega di sua
madre" completò Melanie.
"Sua madre non è una strega, non in quel
senso" obiettò Alice. "È soltanto…ehm… beh, non è così male".
"Mica sei obbligata a farti piacere sua
madre" asserì Melanie. "In fondo se vi sposate diventerà solo tua parente e la
vedrai tutti i giorni… magari dovrai chiamarla "mammina cara"…".
"Melanie, piantala" intervenne Lily.
"Vedremo quando dovrai conoscere tu la madre del tuo fidanzato…".
"Ah, per questo non c’è nessun problema: io
sono uno spirito libero, non ho nessuna intenzione di sposarmi o fidanzarmi
tanto presto…".
"Si vedrà, si vedrà" disse Alice, ghignando
malefica. "Non mi risulta che la madre di Sirius sia proprio una perla di
donna…".
"E questo che vorrebbe dire?" si inalberò
Melanie, diventando porpora.
"Oh, nulla. E comunque Augusta non è così
male…".
"Ok, basta parlare delle nostre future
suocere" s’intromise Lily. "Noi due domani che facciamo? Un giro al
villaggio?".
Melanie si strinse nelle spalle. "Si può
fare. Chissà, magari incrociamo il tuo fidanzatino…".
"Melanie, ti avviso, sei a tanto così
dall’essere buttata fuori dalla finestra!".
"Ok, ok, niente più subdoli riferimenti a
James Potter".
"Grazie".
Lily si diresse al suo letto, tirando fuori
un pigiama dal baule.
"Almeno fino a domani" sussurrò tra sé
Melanie; per sua fortuna soltanto Alice la sentì.
LYRAPOTTER’S CORNER
Hem, hem, in quante lingue potrei dirvi che
mi dispiace? Più di un mese di attesa, ho battuto tutti i miei record. Vi chiedo
immensamente scusa, per cause non dipendenti dalla mia volontà ho dovuto
sospendere tutte le attività di scrittura, senza contare che questo capitolo mi
ha fatto un po’ penare, non ne sono pienamente soddisfatta in verità, ma
pazienza, mi riscatterò al prossimo, che vi giuro arriverà presto, con un po’ di
fortuna entro la fine delle vacanze di natale o subito dopo al più tardi.
Ho lasciato un po’ in disparte Dora, lo so,
anche lei si riscatterà al prossimo, oggi ho voluto dare sfogo alla mia vena
romantica: Lily ha ammesso i suoi sentimenti (più o meno), Melanie e James sono
in crisi, Remus seccato e Alice felice e contenta (almeno lei!!!!!!).
Ringrazio di cuore Evelyn_cla, piccola_puffola, SakiJune e Inu_p per le
loro recensioni, oltre ovviamente la mia sister Laura e le ben 46
persone che hanno messo questa storia tra i preferiti. Mamma mia quanti
siete!
Mi raccomando lasciate tanti bei commenti, che mi motivate
a scrivere più in fretta, bacibaci!!!!!!
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Capitolo 8 *** Capitolo VII ***
BABYSITTER PER CASO
CAPITOLO VII
La mattina successiva, quando Sirius si
svegliò, Remus era già in piedi, pronto e vestito, come sempre del resto. Sirius
doveva ancora capire come faceva: aveva poca importanza a che ora si alzasse,
Remus era sempre immancabilmente già pronto. A volte il ragazzo aveva perfino
pensato che andasse a letto vestito, per riuscire ad anticiparli
sempre.
Sirius si passò una mano sulla faccia,
cercando di scrollarsi di dosso il sonno, e poi cercò con lo sguardo gli altri
Malandrini: sia Peter che James erano ancora immersi nel più profondo dei coma,
mentre Dora si stava svegliando proprio in quel momento.
"Ben alzato, raggio di sole" lo canzonò
Remus, voltandosi verso di lui. "Devo prendere il secchio dell’acqua fredda o
pensi di farcela da solo?".
Come predetto da James, sembrava essersi
dimenticato della discussione della sera prima o comunque non ne voleva far
parola, perciò nemmeno Sirius tornò sull’argomento.
Sbadigliò sonoramente. "No, grazie. Faccio
da solo. E comunque oggi è sabato, posso tranquillamente dormire".
"Certo" concordò Remus. "Però non credo che
la tua bella, comunque si chiami, gradirebbe ricevere una bidonata perché tu
avevi sonno".
Sirius si rizzò a sedere, improvvisamente
sveglio e pimpante. Si era quasi dimenticato del suo appuntamento.
"Ah, già è vero!" esclamò. "E in ogni caso
si chiama Janet".
"Sì, ok. Questa settimana è Janet, la
prossima sarà Amber o Shirley o che ne so… Strano che tieni ancora il
conto!".
"Detto così, mi fai sentire tanto un
depravato" si lamentò Sirius, mentre cominciava a vestirsi.
Remus lo guardò in tralice. "Perché, secondo
te, cosa sei?".
"Va bene, va bene, mi dichiaro colpevole"
disse Sirius, accusando il colpo.
"Buongiorno!". La voce acuta di Dora colse
entrambi alla sprovvista: la piccola, con il suo pigiama e il suo orsacchiotto,
li osservava sorridente, seduta sul bordo del letto, dondolando coi
piedi.
"Buon giorno, Dora!" la salutò Sirius,
infilandosi la maglietta. "Pronta a passare una bella giornata con
Remus?".
"Sìsìsìsìsìsìsìsìsìsì" trillò la bimba,
battendo le mani e guardando Remus eccitata.
Sirius e Remus si scambiarono
un’occhiata.
"Secondo te" disse Remus, "ci dovremmo
preoccupare?".
"No" rispose Sirius. "Se vuoi il mio parere,
è solo innamorata di te".
"Ha quattro anni" obiettò Remus.
"E allora? È pur sempre una ragazza. E tu
sei taaaanto carino". Gli si avvicinò, sporgendo le labbra in una smorfia idiota
e pizzicandogli la guancia.
Remus gli diede una sberla. "E tu sei
taaaanto cretino!".
Sirius ridacchiò. "Oh, guardati: sei
diventato rosso come un pomodoro!".
"Perché non pensi ai fatti tuoi, Padfoot?"
ribatté Remus, irritato.
"Perché è più divertente badare a quelli
altrui".
Remus alzò gli occhi al cielo, ma decise di
non commentare.
"Allora, Dora" disse invece. "Che dici, ci
vestiamo e andiamo a fare colazione?".
"Ok, ok" rispose la bimba. "Ho voglia di
frittelle…".
"Mmmm, frittelle" mormorò Sirius,
incantandosi a guardare il soffitto. "Me lo sparerei volentieri anch’io un bel
piatto di frittelle!".
"Siete proprio parenti" commentò Remus.
"Pensate con lo stomaco invece che con il cervello…".
Dopo aver aiutato Dora a vestirsi, i due
rivolsero la loro attenzione ai loro amici in apparente stato
catatonico.
"Che dici, li svegliamo?" domandò
Remus.
"Non ti preoccupare" lo rassicurò Sirius.
"Ci penso io…" aggiunse con un sorriso perfido che a Remus non piacque per
niente.
"Che cosa…" cominciò a dire, ma prima di
concludere la domanda, Sirius si era già avvicinato all’orecchio di James e
aveva urlato, talmente forte da rischiare di spaccare i vetri: "Potter,
svegliati!".
James fece un salto di almeno un metro dal
materasso, strillando a sua volta per lo spavento; il fracasso svegliò anche
Peter.
Frastornato, James si guardò intorno,
cercando di capire cosa l’avesse disturbato, finché il suo sguardo non si posò
sul suo migliore amico, che sghignazzava impunemente in mezzo alla
stanza.
"TU!" gridò furioso. "Scimmia urlatrice
tarata mentalmente! Idiota di un canide! Sottospecie di cavernicolo
ritardato!".
"Ehi" lo interruppe Sirius, sempre
sorridendo. "Così mi lusinghi: troppi complimenti tutti insieme!".
"Ma brutto…". Ma prima di trovare un insulto
adeguato, James si era già armato di cuscino ed era letteralmente saltato
addosso a Sirius.
"Dì le tue preghiere, cane: sei già
praticamente morto!", esclamò cominciando a tempestarlo di colpi.
Remus rimase un attimo immobile a osservare
la scena, pensando se fosse il caso di fermarli o no. Alla fine concluse che ne
avrebbe solo guadagnato una cuscinata in faccia, perciò decise di abbandonare i
suoi amici al loro destino.
"Dai, Dora, andiamo a far colazione" disse,
cercando con lo sguardo la bambina, che se la rideva di gusto a osservare i due
Malandrini prendersi a cuscinate.
"Vieni?" le chiese ancora Remus, tendendole
la mano.
"Ok" rispose lei ubbidiente.
Mentre scendevano le scale, disse,
continuando a ridacchiare: "Quei due sono proprio buffi".
*****
Il villaggio di Hogsmeade era piuttosto
tranquillo quel giorno: per un motivo o per l’altro, erano molti gli studenti
che avevano deciso di restare al castello. Infatti, complice anche il freddo
pungente e le abbondanti nevicate degli ultimi giorni, le strade erano semi
deserte.
A Lily la cosa non dispiaceva affatto:
contava sul fatto che James per qualunque motivo non fosse venuto al villaggio.
Quel giorno non aveva proprio voglia di litigare con lui. Checché ne dicessero
Alice e Melanie (o i loro giochetti psicologici), non riusciva proprio a
inquadrare quello che provava per il ragazzo. Insomma fino alla sera prima, se
glielo avessero chiesto avrebbe risposto senza esitare che lei e Potter avevano
le stesse possibilità di stare insieme di un leone e una mantide religiosa, ma
adesso non ne era più tanto sicura.
Andiamo sii sincera con te stessa,
la rimbeccò una vocina fastidiosa. È già da un po’ che James non ti è indifferente. Da quant’è che non lo chiami più "quel
Potter"?
Era vero, doveva riconoscerlo: era già
qualche tempo a quella parte che pensava al ragazzo in modo diverso che come
semplice scocciatore rompiscatole. Oddio, mi sto sul serio
innamorando di James Potter?
La cosa le sembrava inconcepibile e stupenda
al tempo stesso: se da un lato, trovava semplicemente ributtante di mettersi con
lui, perché in fondo era sempre "quel Potter", dall’altra doveva riconoscere che
il suo cuore ballava la conga al pensiero, proprio perché si trattava di James
Potter.
Si sentiva più confusa che mai: per quello
era più che grata della possibilità di passare qualche ora fuori dalla scuola
per schiarirsi le idee e cercare di fare un po’ di chiarezza.
"Lily?" la chiamò Melanie al suo fianco.
"Sei ancora su questo pianeta?".
"Eh, come?" disse la ragazza, che immersa
com’era nei suoi pensieri non si era accorta che l’amica la stavano
chiamando.
"Ma dove stai con la testa?" la rimproverò
Melanie. "Ti ho chiesto se ti va di andare ai Tre Manici di Scopa almeno tre
volte!".
"Oh" fece Lily mortificata. "Scusa.
Comunque, sì va bene".
Le due si avviarono e solo quando entrarono
nel pub Lily notò che mancava qualcuno. "Ma Alice dov’è finita?".
Melanie la guardò come se dubitasse della
sua sanità mentale. "Lily, se ne andata con Frank almeno dieci minuti fa. Ti ha
pure salutato".
"Ah, già è vero che doveva incontrarsi con
Frank" mormorò la ragazza soprapensiero, andando a sedersi.
Alcuni minuti dopo, Melanie ricomparve
tendendole una Burrobirra. "Tieni e schiarisciti le idee: mi sembri un po’ persa
oggi".
Lily arrossì leggermente, bevendo un sorso
della bibita. "Scusami, Mel. In effetti ho la testa da un’altra parte"
ammise.
"E lasciami indovinare: l’oggetto dei tuoi
pensieri è per caso un certo Grifondoro del nostro anno, con gli occhiali, gli
occhi nocciola e i capelli perennemente in disordine che vorrebbe tanto uscire
con te?".
Lily arrossì ancora di più. "Può darsi"
mormorò. Davanti allo sguardo di profondo scetticismo che Melanie le lanciò,
aggiunse: "Ok, sì. Pensavo a James".
"Bene" commentò Melanie. "Intanto adesso lo
chiami per nome senza rabbrividire. È già un progresso!".
Lily le diede un colpetto sulla spalla.
"Scema. Non ti conviene tirar troppo la corda: non ti ho ancora perdonato lo
scherzetto di ieri sera!".
"Dal mio punto di vista" si difese Melanie,
"ti sono stata d’aiuto. Se non altro adesso abbiamo chiarito che il tuo
cuoricino bramerebbe tanto stare con il suddetto Grifondoro, no?".
"Sì, ok" ammise Lily. "Ma questo non toglie
che non abbia idea di cosa fare…".
"Come, non sai cosa fare?" fece l’altra
stupefatta. "Tu ami lui, lui ama te, mettetevi insieme e finitela con questa
soap opera una volta per tutte!".
"Non è così semplice" borbottò Lily,
sorseggiando la sua Burrobirra.
"E perché, per Morgana!?".
"Perché, perché…" balbettò Lily. "Perché è
Potter. È James Potter".
"Sì, lo so" ribatté Melanie. "E
allora?".
"E allora? Non posso mettermi con lui come
se niente fosse".
"Ma perché?".
"Perché sì. Perché non sono nemmeno sicura
di quello che provo davvero per lui. E perché tutte le volte che lo vedo, mi
viene ancora l’istinto di prenderlo a sberle: a volte è così… così…
idiota!".
"Lui fa l’idiota solo perché vuole attirare
la tua attenzione" obiettò Melanie. "Come i bambini, no? Che tirano le trecce
alla loro compagna più carina".
Lily la guardò di sbieco. "Ci hai appena
paragonati a dei bambini, Mel?".
"Beh, evidentemente lui è convinto che solo
così può avere la tua attenzione. E non è che abbia tutti i torti…".
"Che vuoi dire?".
"Lily" sospirò Melanie in tono quasi
rassegnato. "Quand’è stata l’ultima volta che avete parlato senza
litigare?".
La ragazza ci pensò un istante. "Non credo
sia mia successo" ammise alla fine.
"Appunto. E qui torniamo al bambino del
asilo".
"E al fatto che io non ho idea di cosa fare"
sbuffò Lily scoraggiata. "Mel, dammi il tuo saggio consiglio!".
"Che vuoi che ti dica?" si schermì Melanie.
"Se Sirius mi riservasse anche solo un quarto delle attenzioni che James riserva
a te, gli sarei già saltata addosso. Perciò il mio consiglio è: saltagli
addosso. O perlomeno esci con lui: nella peggiore delle ipotesi andrà male;
nella migliore, mi prenoto come damigella d’onore per il vostro
matrimonio".
"Fai le cose in grande, eh?" osservò l’amica
divertita. "Nemmeno stiamo insieme e tu già progetti il nostro
matrimonio!".
"Mi piace mettere le mani avanti. E come
promemoria, il mio vestito lo voglio azzurro. O tutt’al più
turchese".
"Me ne ricorderò" promise Lily. "Pensi sul
serio che tra noi possa funzionare?".
"Sinceramente?" chiese Melanie. "Sono più
che convinta che siate fatti l’uno per l’altra ed è ora che tu ti muova prima di
perderlo. Accidenti, nemmeno Giulietta si è fatta tutte le seghe mentali che ti
sei fatta tu… e lei aveva contro tutta la famiglia!".
Le due amiche risero di gusto. Quando si
furono calmate ed ebbero finito le loro bevande, Lily disse: "Ok, ci penserò. E
chissà, se la prossima volta mi chiederà di uscire in modo meno stupido del
solito, potrei anche dirgli di sì".
"Tu gli dirai di sì, Lily Evans" la ammonì
Melanie. "Altrimenti, vedi che ti faccio!".
La ragazza alzò le mani in segno di resa.
"Che dici, facciamo due passi?".
Melania annuì, così le due ragazze uscirono
dal pub e cominciarono a passeggiare lungo High Street, fermandosi di tanto in
tanto a osservare le vetrine o salutando qualche altro studente di
Hogwarts.
"Chissà dov’è finita Alice…" disse Lily a un
certo punto.
Melanie ridacchiò. "Di certo, si sarà
imboscata in qualche angolo appartato a tubare con Frank come due colombi. Come
minimo, non la vediamo fino a stasera!".
"Beh, puoi biasimarla?".
Melanie fece spallucce. "Ah per me, posso
pomiciare anche fino a pasqua. Basta che non lo facciano sotto il mio
naso!".
Lily rise. La sua migliore amica era proprio
unica!
In quel momento, in mezzo alla folla,
intravide l’ultima cosa che sperava di vedere: Sirius Black, mano nella mano con
una ragazza, che puntava dritto verso di loro.
Subito si voltò verso Melanie, ma la ragazza
non sembrava aver notato nulla, intenta ad ammirare una vetrina.
La mente di Lily cominciò a lavorare a
doppia velocità. Doveva portare il più lontano possibile l’amica prima che
vedesse Black, altrimenti era più che certa che la depressione della sera prima
sarebbe tornata imperante. E Lily non voleva assolutamente che qualcosa
rovinasse la loro uscita, meno che mai quel donnaiolo di Sirius
Black!
"Ehi Mel. Possiamo passare da Mondomago: mi
servirebbe una penna nuova" disse, sparando la prima idea che le fosse venuta in
mente: in fondo Mondomago era dall’altra parte della città.
Melanie la guardò, sorpresa. "Ma non ne hai
ricevuta una per natale?".
Accidenti! "Sì, ma vorrei comprarne un’altra. Dai, andiamo" e la prese per il
braccio, cercando di tirarla via, con scarsi risultati.
"Ehi, ma che ti prende?" sbottò Melanie,
divincolandosi. "Come mai tutta questa fretta?".
A Lily fu risparmiata la fatica di
inventarsi una scusa credibile: infatti in quel momento, Melanie fece spaziare
intorno lo sguardo per scoprire cosa avesse causato l’improvvisa agitazione
dell’amica e inevitabilmente la sua attenzione cadde su Sirius e la sua ragazza,
che aveva scelto proprio quel momento per sussurrare qualcosa all’orecchio del
ragazzo e ridacchiare con fare civettuolo. I due furono quasi subito inghiottiti
dalla folla, probabilmente in cerca di un luogo più appartato, ma ormai il danno
era fatto.
Melanie si irrigidì come una statua, nel
vedere la coppia allontanarsi. Lo sapeva in fondo, che Sirius aveva un
appuntamento con Janet Sanders, no? Ma un conto è
saperlo, si disse, e un conto è trovarsi di
fronte al fatto compiuto. Vedere il ragazzo dei suoi sogni intento ad
amoreggiare con un’altra non era decisamente il suo ideale di
pomeriggio.
E ormai il suo umore era guastato, lo
sapeva: non sarebbe più riuscita a divertirsi come se niente fosse, visto che la
scenetta a cui aveva appena assistito l’avrebbe tormentata tutto il giorno. Non
le serviva certo molto fantasia per sapere cosa Sirius e la Sanders fossero
andati a fare chissà dove.
"Mel, stai bene?". Lily la guardava con
evidente preoccupazione, aspettando la sua reazione.
"Sì, certo" rispose con voce atona. "Senti,
io torno al castello. Non ho più voglia di stare in giro".
"Ok, allora ti accompagno" si offrì subito
l’amica.
"No, tu resta pure, non c’è ne bisogno.
Voglio stare un po’ da sola, se non ti dispiace".
"Sei sicura?".
"Sicurissima". E senza attendere ulteriore
risposta, si avviò lungo la strada per tornare ad Hogwarts. Lily non poté far
altro che restare a osservarla allontanarsi, maledicendo interiormente Sirius
Black per la sua mancanza di tempismo.
*****
Dora era particolarmente iperattiva quel
pomeriggio. Perfino Remus, che nel corso degli anni ad Hogwarts aveva sviluppato
una pazienza che avrebbe fatto invidia a un santo, cominciava ad averne piene le
scatole. Senza contare che la luna piena era ormai imminente e come i Malandrini
avevano imparato più volte a proprie spese il ragazzo tendeva a diventare
piuttosto irritabile nei giorni precedenti al plenilunio. Remus sapeva
perfettamente di non potersi mettere a urlare contro una bambina di quattro
anni, ma era anche più che convinto che se la suddetta bambina non si fosse data
una calmata nel giro di cinque minuti, la peggiore parte di lui avrebbe preso il
sopravvento: che ci andassero di mezzo i mobili o Dora a quel punto sarebbe
diventato un dettaglio secondario.
Sirius, giuro che questa è la volta buona
che ti ammazzo. Giuro che stavolta lo faccio sul serio. Capitami sotto tiro fra
quattro giorni e non avrò nemmeno più scrupoli di coscienza.
Non ricordava nemmeno più il momento esatto
in cui aveva cominciato ad augurare al suo ex amico le peggiori morti possibili:
probabilmente in un lasso di tempo non meglio definibile fra il quarto rotolo di
compiti su cui Dora aveva rovesciato inchiostro e la quinta pallina di carta che
aveva ricevuto sulla testa.
E pensare che le piaccio pure: non oso
immaginare cosa farebbe se mi odiasse!, pensò il
ragazzo, massaggiandosi le tempie e imponendosi di mantenere un minimo di
autocontrollo.
"Mi annoio!" esclamò Dora per la centesima
volta, guardando Remus con sguardo truce, mentre i suoi capelli assumevano una
tinta temporalesca.
"E che vorresti fare?" chiese Remus in tono
rassegnato, ben sapendo quale sarebbe stata la risposta.
"Voglio andare al villaggio insieme a
Sirius" rispose infatti Dora.
Remus sbuffò: quella bimba avrebbe mandato
al manicomio perfino San Pietro!
"Ti ho già detto" esordì, già consapevole
che la sua obiezione sarebbe caduta nel vuoto, "che al villaggio non ci possiamo
andare. Tua madre (e Silente) non vogliono che tu esca dal castello".
"Ma io ci voglio andare!" ribatté Dora,
strillando e battendo il piede. "Perché Sirius ci può andare e io no? Non è
giusto!".
Remus si prese il capo tra le mani, gemendo
di frustrazione.
Erano esattamente tre ore e ventisette
minuti che quella scenetta si ripeteva ad intervalli costanti di pochi secondi.
In un primo momento, quando Sirius si era eclissato con la sua Corvonero, le
cose erano andate bene: l’innata, infinita tolleranza di Remus gli permetteva di
star dietro a Dora e sopportarla molto di meglio degli altri malandrini. Si era
sorbito con pazienza le sue chiacchiere, i suoi saltuari capricci e aveva
giocato con lei come consuetudine imponeva. Poi all’improvviso, dopo un paio
d’ore, Dora si era resa conto che Sirius ancora non tornava; così aveva chiesto
dov’è fosse andato e Remus le aveva risposto (e col senno di poi non avrebbe
potuto dare risposta più stupida) dicendo che era andato ad Hogsmeade a fare un
giro. Al che Dora aveva manifestato il desiderio di andare a sua volta al
villaggio e si era trovata a sbattere contro un no deciso e secco; Remus aveva
ricevuto chiare istruzioni di non far uscire la bambina dal castello, cosa che
considerava sensata: riuscivano a stento a tenerla a freno fra quattro solide,
secolari mura, figurati nel mondo esterno!
Così Dora aveva deciso di cominciare a
tormentarlo in tutti i modi per obbligarlo a cambiare idea, determinata a
prenderlo per sfinimento. E si stava rapidamente avvicinando all’obiettivo. O a
un ceffone che le avrebbe ribaltato la testa, dipendeva da quale indole di Remus
avesse predominato alla fine.
"Lo so che ci vuoi andare" disse il ragazzo,
cercando di essere ragionevole. "Ma ti ho già detto che non si può".
"Uffa!" strillò Dora, battendo i piedi.
"Perché Sirius sì e io no?".
"Sirius è più grande" rispose Remus. "E ha
ricevuto il permesso di sua madre".
Dora mise il broncio. "Uffa!" ripeté,
sedendosi e incrociando braccia e gambe. "Sei cattivo".
E sono pure io il cattivo: mica l’ho deciso
io di non farti andare al villaggio!
"Dai, Dora, non fare così" cercò di
blandirla Remus. "Perché non facciamo qualche gioco? Oppure puoi
disegnare?".
"Non mi va" ribadì la piccola con
ostinazione. "Io voglio…".
"… Andare ad Hogsmeade. Sì, lo so" sospirò
Remus.
Per alcuni istanti regnò il silenzio: Dora
fissava immusonita il pavimento, Remus il soffitto, maledicendo Sirius e sé
stesso per quando aveva acconsentito ad occuparsi della marmocchia.
Quando Dora riaprì la bocca, Remus chiuse
gli occhi armandosi della poca calma rimastagli per sopportare un nuovo
assolato. A sorpresa, invece, la piccola chiese: "Perché tu non ci sei andato al
villaggio?".
Spiazzato, Remus ci mise alcuni secondi a
rispondere. "Non mi andava" disse alla fine. "Gli altri avevano tutti da fare…".
E con il plenilunio imminente, devo giocare d’anticipo per
non restare indietro col programma, pensò tra sé, senza ovviamente
dirlo a Dora.
"Ma anche Sirius andava a Hogsmeade" obiettò
Dora, perplessa.
Remus ridacchiò involontariamente, mentre
gli balenava in mente l’immagine di sé stesso seduto ai Tre Manici di Scopa tra
Sirius e la sua avvenente conquista.
"Fidati, tesoro, Sirius non mi voleva tra i
piedi!".
"Perché?" chiese Dora con
ingenuità.
Prima che Remus potesse rispondere, il buco
del ritratto si aprì ed entrò un infreddolito e bagnato James Potter. La faccia
che aveva lasciava presagire tempeste. Il ragazzo si lasciò cadere sulla
poltrona accanto a quella di Remus emettendo quello che poteva essere un gemito
mischiato a un ruggito.
"Che ti è successo?" chiese Remus,
soffermandosi preoccupato sulla divisa da Quidditch bagnata che l’altro
Malandrino indossava.
"Quelli di Serpeverde ci hanno teso un
attentato durante l’allenamento" annunciò con voce sepolcrale James. "Un
attentato che includeva gavettoni caricati ad acqua, Incantesimi Devianti per le
scope e cumuli di neve come base d’atterraggio. Ma se sperano che questi
trucchetti patetici bastino a farli vincere la partita, si sbagliano di grosso.
Andrò a denunciarli a Lumacorno: dubito servi a qualcosa, visto che non abbiamo
prove, però…".
Remus storse la bocca in una smorfia di
disappunto. "Prima di far qualunque cosa" lo interruppe, "vatti a mettere degli
abiti asciutti. O finirai col prenderti l’influenza…".
"Non ti preoccupare" ribatté James, con un
gesto seccato della mano. "Sto benissimo: un po’ d’acqua non basta a mettermi
fuori gioco…".
"Già, perché questa frase mi suona
famigliare?" chiese Remus in tono retorico. "Ah, sì, perché l’ultima volta che
l’hai detta, dopo un allenamento sotto un acquazzone degno del diluvio
universale, hai passato quattro giorni in infermeria con la febbre a quaranta.
Vatti a cambiare".
"Uao!" esclamò James, guardandolo
stupefatto. "Inarca leggermente il sopraciglio destro e sarai tale e quale a mia
madre!".
Ok, Remus, rilassati e ricordati che
l’omicidio è ancora illegale in questo stato. Respira, conta fino a dieci e poi
rispondi.
Ma quando ebbe contato fino a dieci e aprì
la bocca, la voce che ne uscì era comunque alterata. "James, piantala di fare il
cretino. Al momento non sono proprio dell’umore per sopportare le tue
cretinate".
"Che c’è?" chiese James con un ghigno.
"Svegliato con la luna storta?".
"Ah, ah, che ridere!" fece Remus,
continuando a guardarlo torvo. "Ho passato il pomeriggio a farmi torturare da
Dora e sono a tanto così dallo scoprire quanto può essere pericolosa la rabbia
di uno come me a pochi giorni dal tu-sai-cosa, perciò…".
"Ok, capito, non è aria" lo interruppe
James. "Che cosa ha fatto la nanerottola per portarti a questo
punto?".
In breve, Remus raccontò il suo esaltante
pomeriggio ad ascoltare la voce sempre più alta e contrariata di Dora e le sue
richieste sempre più pressanti di visitare Hogsmeade.
"In un altro momento" concluse,
"probabilmente non avrei avuto difficoltà a sopportarla, non dopo aver passato
sette anni a sopportare te e Sirius. Ma adesso…".
"Sì" confermò James. "Io e Sirius abbiamo
imparato sulla nostra pelle cosa significa irritare il tuo piccolo problema
peloso nel momento sbagliato. Forse è meglio se, fino al dopo, vi teniamo
lontani, te e la nanerottola".
"Meglio non sfidare la fortuna" concordò
Remus.
"A proposito, che facciamo martedì?" domandò
James. "Non mi va l’idea di lasciarti da solo…".
"Non potete lasciare Dora da sola tutta la
notte" obiettò Remus. "Per una volta posso cavarmela anche senza di
voi".
"Potremmo venire solo io e Peter" propose
James. "E lasciare a Sirius la nanerottola".
"Lo sai che hai bisogno dell’aiuto di Sirius
per tenermi sotto controllo" replicò Remus. "Non voglio correre rischi
inutili…".
"C’è la posso fare tranquillamente" ribatté
l’amico piccato. "Sono forte abbastanza…".
"Ne riparliamo più tardi con Peter e Sirius"
stabilì Remus.
James sbuffò. "Dannazione ad Andromeda,
proprio queste settimane doveva scegliere per andare in vacanza e lasciarci il
mostriciattolo!".
In una specie di riflesso condizionato,
entrambi si voltarono verso il punto in cui stava Dora. O dove avrebbe dovuto
stare: la bambina era sparita!
Remus balzò in piedi come un proiettile.
"Non è possibile! Dov’è finita?".
"Rilassati" cercò di rabbonirlo James. "Si
sarà nascosta qui in giro: dove può essere andata?".
Ma come scoprirono poco dopo i due ragazzi,
Dora doveva essere andata ben più lontano di quanto James si aspettasse. Dopo
cinque minuti, in cui rivoltarono la Sala Comune come un calzino, dovettero
accettare l’evidenza che Dora se l’era svignata ed era uscita mentre loro non
guardavano.
"Sirius mi uccide" biascicò Remus
lasciandosi cadere su una poltrona.
"Sta calmo e rifletti" disse James,
sorprendentemente calmo malgrado la situazione. "Dove potrebbe essere
andata?".
E in un lampo, Remus capì tutto. Per alcuni
secondi non riuscì a parlare. "Io lo so, io lo so dov’è andata" mormorò alla
fine, senza nemmeno osare credere alle sue parole.
James attese che l’amico continuasse, ma,
vedendo che sembrava ancora paralizzato, lo incalzò. "Sì".
Remus prese un respiro profondo. "Dove
voleva andare con ardente desiderio nelle ultime quattro ore?".
Al che anche James comprese: tutte le
implicazioni della scoperta gli fecero sgranare gli occhi dallo spavento. "Non
sarà…".
"Oh, sì, invece" lo corresse Remus. "A
Hogsmeade. E se è davvero cugina di Sirius, a quest’ora avrà già superato le
mura del castello!".
"E noi siamo morti" disse James.
"E noi siamo morti" confermò Remus in un
tetro sussurro.
LYRAPOTTER’S CORNER
Come che si dice? Non fare promesse che non
puoi mantenere? Dovrei annotarla questa frase, perché evidentemente io le
promesse non sono capace di mantenerle, visto che nonostante vi avessi
assicurato un aggiornamento veloce, i fatti mi hanno smentito per l’ennesima
volta. Perciò ho deciso, niente più promesse o pronostici a vuoto: vi dico solo
che l’aggiornamento arriverà quando arriverà e di avere pazienza: ogni giorni
che passa, la mia maturità si avvicina e la mole di studio si fa più
impressionante.
Però dai, un po’ mi sono fatta perdonare,
questo capitolo è bello lungo e sostanzioso, anche se nella mia infinita
crudeltà vi lascio in sospeso: dove sarà finita Dora? La risposta alla prossima
puntata!!!!!
Ringrazio infinitamente:
Inu_p, grazie
mille; pure io adoro la mia piccola Dora, è una peste tremenda, ma è
adorabile!
SakiJune, ora
ti confesso un segreto: malgrado io adori le Lily/James, in segreto apprezzo
molto il pairing Lily/Remus, li ho sempre visti bene insieme, peccato che in
giro di storie su di loro ce ne siano poche (lo so, sono molto coerente, ma che
ci vuoi fare?)
evelyn_cla, molte grazie anche a te; concordo, Dora è un piccolo vulcano e
Sirius è il migliore.
piccola_puffola, grazie; in realtà il trucchetto non è una idea mia, ma di mia
sorella; non essere troppo cattiva con le tue amiche però, eh!
Ovviamente uno specialissimo ringraziamento
a Laura, la mia cara sorellina che è la fonte
prima d’ispirazione per questa storia.
Un piccolo angolo pubblicità prima di
congedarmi: se vi interessa, ho cominciato a pubblicare una raccolta di storie,
Special Days. Se
volete, dateci un’occhiata.
Bon ora vi saluto, buona notte e a presto,
bacibaci!!!!
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Capitolo 9 *** Capitolo VIII ***
BABYSITTER PER CASO
CAPITOLO VIII
Sirius non amava particolarmente la parola
"perfezione": a suo avviso, c’erano ben poche cose nella vita che non potessero
essere migliorate. Il più delle volte i fatti gli davano ragione e confermavano
la sua teoria. Eppure quel sabato pomeriggio si stava velocemente aggiudicando
il titolo di "Giorno Perfetto": non gli dava fastidio neppure il fatto che Janet
l’avesse trascinato da Madama Piediburro, che secondo Sirius era probabilmente
il locale più orribile mai apparso sulla faccia della terra, peggio perfino
delle più orripilanti case degli orrori Babbane. Non batteva Grimmauld Place, ma
ci andava molto, molto vicino.
Ma quel giorno era riuscito a entrare nel
locale e a restarci per ben tre quarti d’ora senza rimettere di fronte alla
vomitevole atmosfera da biglietto d’auguri che vi aleggiava. Forse, anzi
sicuramente, era la presenza di Janet a rendere tutto così piacevole. A dirla
tutta, una volta seduti al loro tavolo con un paio di caffè davanti, aveva avuto
ben poche occasioni di ammirare l’arredamento: Janet si era premurata di tenerlo
occupato in altri modi, che comprendevano anche il migliorare i suoi tempi di
apnea.
Ma Janet non era solo questo, non per niente
era una Corvonero, oltre che una bella ragazza. La sua compagnia era piacevole
al di là di quanto potesse essere brava a baciare (e a essere sinceri, era molto
brava): sotto il cuoio capelluto aveva un cervello che non aveva paura di
mostrare. Così, tra un bacio e l’altro, i due ragazzi si erano intrattenuti a
chiacchierare del più e del meno, cosa che era accaduta ben di rado a un
appuntamento di Sirius Black.
"Lo sai?" disse Janet, mentre percorrevano
High Street mano nella mano. "Sono felice di aver accettato di uscire con te: mi
sto proprio divertendo. E mi stupisce che tu non abbia ancora cercato di
appartarti da qualche parte…".
"La cosa ti dispiace?" chiese
Sirius.
"Può darsi…" fu l’enigmatica risposta della
ragazza, che sorrise con fare malizioso.
"Beh" fece Sirius, in tono fintamente
rassegnato, "se proprio ci tieni, farò questo sacrificio per te".
Janet rise. "Non credo proprio tu sia il
tipo che si fa pregare più di tanto, Sirius Black. La tua fama parla per
te…".
"E nonostante questo, trovo ancora giovani e
sprovvedute fanciulle che desiderano uscire con me".
"Ma io non sono così sprovveduta" ribatté
Janet.
"Chi può dirlo?" fece Sirius. "Anche le
altre lo pensavano…".
Janet ridacchiò ma non rispose, limitandosi
ad accostarsi di più a lui.
Sì, quello era decisamente un giorno
perfetto. E con tutta probabilità si sarebbe chiuso con la degna
conclusione.
Ma, come la vita gli aveva insegnato, specie
di recente, non si può raggiungere la perfezione. E infatti nell’esatto istante
in cui Sirius pensò che non poteva esserci niente di meglio l’incanto fu
spezzato. Per la precisione fu spezzato dalla voce stridula e acuta di Peter
Minus, che in quel momento stava correndo a rotta di collo verso di
lui.
"Sirius! Sirius!".
Il diretto interessato si voltò verso
l’amico, mentre Janet assumeva una posa scocciata.
"Sirius" esordì ancora Peter, senza fiato,
fermandosi davanti a lui. "Finalmente ti ho trovato…".
"Peter" lo salutò Sirius, tentando di
mantenere un tono di voce controllato. "Mi auguro che tu abbia un buon motivo
per venirmi a cercare in questo momento".
"Sirius" ripeté di nuovo il malandrino.
"Dora è sparita".
L’informazione ci mise alcuni istanti a
farsi strada nella mente di Sirius: quasi a rallentatore, Peter vide la sua
espressione passare da scocciata a neutra a una versione vivente dell’Urlo di Munch.
"Sparita?!" gridò, con voce resa stridula
dal panico crescente. "Che diavolo significa sparita?!".
Peter, che era sobbalzato allo strillo
dell’amico, mise su un’espressione mortificata. "Non lo so, non riusciamo a
trovarla da nessuna parte: James e Remus la stanno cercando su al castello…
Hanno detto di venirti a cercare…".
Non era possibile: ma perché quella dannata
bambina doveva sempre scombinare i suoi piani? Un minuto prima, si riteneva
l’uomo più felice del mondo, ora era il più disperato. E se non ritrovava in
fretta la mostriciattola, sarebbe stato presto anche un uomo morto, perché di
certo Andromeda l’avrebbe ucciso e in modo cruento e doloroso!
"Perché a me?" mormorò, affranto.
Peter lo guardò senza sapere che rispondere:
ballava sui talloni in ansia e attesa di sapere cosa Sirius aveva intenzione di
fare.
Il ragazzo sospirò: tanti cari saluti alla
giornata perfetta.
"Ok, andiamo a recuperare quella piccola
peste" sospirò sconfitto.
Fece per avviarsi, ma una voce scocciata lo
fermò. "Sirius, non vorrai sul serio piantarmi qui?".
Accidenti, nel agitazione si era totalmente
dimenticato di Janet. Si voltò con espressione colpevole: la ragazza appariva
furiosa.
"Senti, mi dispiace" cercò si scusarsi. "Ma
devo andare…".
"Ma non hai sentito?" obiettò Janet. "Se ne
stanno occupando i tuoi amici: non puoi andare più tardi?".
Oh, sì che potrei, ma non mi risveglierei
più domani, perché Moony e Prongs mi ucciderebbero…
"È mia cugina" spiegò. "È una mia
responsabilità".
"Non sei tu ad averla persa".
"Non posso fare altrimenti".
"Cioè, fammi capire: tu vorresti mollarmi
qui nel bel mezzo del nostro appuntamento per andare a correre dietro a una
petulante bambina di quattro anni?".
"Sì" si limitò a dire Sirius. "Mi spiace, ma
non posso fare altrimenti. Farò in modo di rimediare…".
Le parole gli morirono in gola, davanti allo
sguardo della ragazza. "Non ti disturbare, Black: non sono solita concedere
seconde occasione, specie se non ne vale la pena".
Si voltò con espressione sprezzante e si
allontanò senza voltarsi indietro.
Sirius rimase a guardarla allontanarsi
inebetito, cercando di capire come fosse possibile che tutta la sua giornata
fosse andata al catafascio in meno di dieci minuti. Per un minuto, fu quasi
tentato di correrle dietro, poi il pensiero di Dora tornò pressante e con esso
la preoccupazione e il panico.
"Andiamo, Wormtail" disse a Peter,
avviandosi di corsa.
Probabilmente stabilì un nuovo primato
mondiale di velocità: di certo prima di allora nessuno aveva percorso la
distanza tra Hogsmeade e la sala comune di Grifondoro più velocemente di
lui.
Si sbatté alle spalle il ritratto della
signora grassa, con Peter che gli caracollava dietro e trovò James e Remus ad
aspettarlo, con una faccia a metà tra il funereo, il terrorizzato e il
preoccupato a morte.
"Come cavolo si fa a perdere una bambina di
quattro anni?" fu il saluto che l’Animagus rivolse ai due amici. "Mi avete
rovinato la giornata più bella della mia vita!".
"Esagerato" commentò James. "Scommetto che
Janet è la donna della tua vita, vero? Quella con coi passerai il resto della
tua triste e inutile esistenza?".
"Ora non più" ribatté piccato Sirius. "Mi ha
scaricato. Allora, si può sapere che cavolo è successo?".
"Ci siamo girati un attimo" rispose Remus in
tono mortificato. "E lei se l’è filata…".
"Ma come è possibile? Le bambine non
spariscono. Moony, una cosa del genere me l’aspettavo da James, mica da
te…".
Troppo tardi notò il gesto con cui James gli
faceva cenno di tacere e troppo tardi capì di aver detto la cosa
sbagliata.
"Ah, scusami tanto!" esclamò Remus,
arrabbiato. "Scusami tanto se ho accettato di sacrificare il pomeriggio per
badare a TUA cugina, mentre TU te ne andavi chissà dove a circuirti la Sanders.
Ti ricordo che Dora è TUA cugina e che sarebbe TUO compito badare a lei, non
mio. Ho voluto farti un favore, anche se non avrei dovuto. Perciò adesso vedi di
piantarla, mi sento già abbastanza in colpa senza che ti ci metti anche
tu!".
Un silenzio attonito seguì queste parole:
Remus, con il fiato corto per la sfuriata, osservava Sirius in cagnesco,
stringendo i pugni. Gli altri tre malandrini, dal canto loro, lo fissavano come
se lo vedessero per la prima volta: a memoria d’uomo, non si era mai sentito
Remus John Lupin gridare a quel modo contro qualcuno.
Sirius fu il primo a riprendersi dallo
stupore. "D’accordo, mi dispiace" disse in tono cauto, come se stesse
maneggiando una bomba a orologeria. "Non dovevo prendermela con te… Anche perché
sento che tu, Prongs, centri in qualche modo in tutta questa
faccenda…".
"Beh, può darsi che ci siamo distratti a
chiacchierare un pochino…" ammise quest’ultimo.
"Vabbè" disse Remus, di nuovo calmo, per
chiudere la faccenda. "Lasciamo stare di chi è la colpa. Pensiamo a trovare
Dora".
"Giusto" approvò Sirius. "Voi avete una vaga
idea di dove possa essere andata?".
"Moony crede che sia andata ad Hogsmeade"
rispose James. "A quanto sembra, visto che ci sei andato tu moriva dalla voglia
di andarci a sua volta…".
"Non è possibile" obiettò Sirius. "Se fosse
andata al villaggio, io o Wormtail l’avremmo incrociata lungo la
strada…".
"Non è detto" obiettò Remus. "Siamo
concreti: Dora è qui da meno di una settimana, non sa orientarsi nel castello
bene come noi. Senza contare che non è mai andata in giro da sola… Potrebbe
benissimo aver sbagliato direzione ed essersi persa. Oppure si è distratta lungo
la strada: non mi sorprenderebbe, se ha il tuo stesso livello
d’attenzione!".
"Oh, spiritoso, Moony" lo canzonò Sirius.
"Ma quanto sei acido oggi: hai bevuto latte scaduto?".
Prima che Remus potesse rispondere
intervenne James: "No, è che quasi quel periodo del mese: sai come diventa
lunatico quando ha il suo ciclo…".
"Ah, già, me n’ero quasi dimenticato: questo
spiega molte cose!".
"Il lato buono è che siamo già addestrati
per quanto saremo sposati…".
"Parla per te" si schermì Sirius. "Io non mi
sposerò mai. E comunque non dovresti scherzare su queste cose: secondo me, la
Evans è una che diventa parecchio lunatica…".
"E poi dici non avere un basso livello
d’attenzione" intervenne Remus, richiamandoli all’ordine. "Piantatela di fare
paragoni tra me e il sesso femminile e torniamo al nostro problema".
"Giusto, Dora!" esclamò Sirius. "Beh, se è
ancora ad Hogwarts possiamo cercarla con la Mappa del Malandrino…".
"Ma ci credi così scemi?" ironizzò James.
"Se potessimo l’avremmo già fatto; ti ricordo che ce l’ha sequestrata Gazza
l’altra settimana*".
"Accidenti, me l’ero scordato" borbottò
Sirius, battendosi una mano sulla fronte. "Allora qual è il piano
d’azione?".
"Direi che non abbiamo molte alternative"
considerò Remus. "Ci dividiamo e battiamo il castello dalla cima alle
fondamenta. Dal ritratto della Signora Grassa, può essere andata in quattro
direzione, noi siamo in quattro: una strada per uno".
"E chi la trova per primo urla" concluse
James.
"Forse sarebbe meglio un segnale più
discreto. Due di noi possono prendere gli specchi a doppio senso…".
"Gli altri urlano" ripeté James.
Remus aprì la bocca per rispondergli, ma
all’ultimo ci ripensò.
"Ok, buon piano" approvò Sirius. "Speriamo
solo di trovarla prima di un insegnante. Non ho voglia di sorbirmi una ramanzina
della McGranitt".
"Io, francamente, sono più preoccupato di
quello che le farebbe un Serpeverde" osservò James. "Ti ricordo che Mocciosus
cerca ancora vendetta, che è un abile pozionista e che la nanerottola mette in
bocca praticamente di tutto: manderebbe giù anche del cianuro se le dicono che è
the al limone".
L’espressione di orrore che si dipinse sul
volto di Sirius suggerì ai tre amici che un’ipotesi del genere non gli era
passata nemmeno per l’anticamera del cervello.
L’Animagus balzò in piedi di scattò.
"Presto, sbrighiamoci". E partì di corsa senza attendere risposta. Gli altri
malandrini gli andarono dietro.
*****
Brrr, certo che faceva freddo! La neve le
arrivava quasi sopra le ginocchia, più che camminare, nuotava, ma Dora non era
certo il tipo di bambina che si fa scoraggiare da un po’ di neve.
Anzi, la piccola adorava la neve. Peccato
che non nevicasse, sarebbe stato ancora più bello. Ma in fondo andava bene anche
così: cosa c’era di più bello e divertente che buttarsi nei cumuli di neve? O
fare un pupazzo di neve? O costruire un igloo, come faceva con il suo papà?
Assolutamente nulla! Piaceva anche a BeeBee, il suo inseparabile orsacchiotto.
Non a caso era un orso polare, no?
Ci aveva messo un po’ per trovare la strada
giusta per il parco, quel castello era peggio di un labirinto e un paio di volte
aveva dovuto schivare gli adulti, che lo sapeva l’avrebbero riportata dai
malandrini. E lei non aveva la minima intenzione di tornare dai malandrini, non
subito, almeno, non con quella bella giornata e quel bel parco innevato che
sembravano aspettare solo lei! E poi doveva andare a vedere il villaggio di
Hogsmeade, ormai era una questione di principio.
In fondo, perché Sirius ci poteva andare e
lei no? Remus aveva detto che la mamma non voleva… ma d’altronde, Dora faceva di
rado quello che sua mamma voleva, soprattutto perché sua madre le proibiva di
fare le cose più divertenti.
Sempre con la stessa scusa: sei troppo
piccola. Ma perché doveva essere troppo piccola per fare qualunque cosa? Anche i
malandrini glielo dicevano sempre: sei troppo piccola, non capiresti; ne
riparliamo quando sarai più grande; quando saprai allacciarti le scarpe da sola,
te lo diremo e via di questo passo.
Che ingiustizia: ma perché solo i grandi
potevano fare le cose più belle?
Essere piccoli è proprio una fregatura,
pensò con decisione, avanzando piuttosto
lentamente nella neve, un po’ perché ci affondava, un po’ perché ogni volta che
vedeva un bel cumulo, si divertiva a buttarcisi dentro.
In effetti, era uno dei motivi per cui era
fradicia e un po’ infreddolita: era scappata così in fretta, approfittando del
fatto che Remus fosse distratto, che non aveva preso la giacca. D’altronde,
quale bambina di quattro anni si preoccupa della giacca quando c’è un intero
mondo che l’aspetta?
Ormai, comunque, si era lasciata il castello
alle spalle da un po’, anzi riusciva a intravedere il cancello; era anche più
facile camminare, visto che la neve era stata appiattita dagli studenti diretti
al villaggio.
Tra poco, sarò là anch’io. E il pensiero la fece sorridere.
In quel momento un movimento alla sua
sinistra attirò la sua attenzione: qualcosa si era mosso tra le piante della
Foresta Proibita che costeggiava il parco.
Quel bosco assunse all’improvviso un aspetto
diverso, quasi invitante. Chissà cosa c’era tra quegli alberi? Sirius le aveva
detto a chiare lettere che la foresta era off-limits, quando il giorno prima
erano andati a trovare Hagrid. Anche quest’ultimo le aveva raccomandato di
starne lontana: poteva essere pericoloso, così aveva detto.
Ma si sa come funzionano certe cose: dì a un
bambino di non fare qualcosa e la prima cosa che farà sarà appunto la suddetta
cosa. E Dora aveva una percezione tutta sua di cosa fosse il
pericolo…
Ma cosa poteva esserci di tanto pericoloso,
in fondo erano solo piante, no? E poi lei sarebbe rimasta ai margini della
foresta, giusto per vedere cosa avesse causato quei movimenti, mica voleva
addentrarsi all’interno. Lei doveva andare ad Hogsmeade, non aveva mica tempo da
perdere!
Solo cinque minuti, poi vado al villaggio,
si disse, strinse più forte BeeBee e cambiò
direzione, dirigendosi verso gli alberi.
*****
Nel frattempo, Melanie stava ripercorrendo
il sentiero verso il castello, prendendo a calci gli innocenti cumuli di neve
che trovava sulla sua strada.
Ma in fondo, che diritto aveva di sentirsi
così… gelosa? Tra lei e Sirius non c’era mai stato assolutamente nulla, nemmeno
un bacio, una carezza, una strizzatina d’occhio. Solo un biglietto e una notte
in bianco per finire una ricerca di Pozioni. Decisamente poco romantico. E con
tutta probabilità lui se n’era già dimenticato.
Con tutte le gallinelle che lo circondavano
cinguettanti, quante possibilità c’erano che notasse lei, così anonima? Non era
né particolarmente bella, né particolarmente intelligente, era una comune e
banale ragazza di diciassette anni. No, Sirius non l’avrebbe mai guardata nel
modo in cui lei sperava la guardasse: non c’erano motivi per credere che le cose
potessero cambiare.
Ma perché, con tutti i ragazzi di questo
pianeta, proprio di lui dovevo innamorarmi? Ma che
poteva farci, non era mica colpa sua. E non riusciva proprio a metterci una
pietra sopra, per quanto sapesse fosse masochista e stupido continuare a farsi
male in quel modo.
Forse Lily ha ragione: dovrei buttarmi una
volta per tutte. La situazione non può certo andare peggio di così. Al massimo
dirà di no. E se invece dice di sì?
Già, quella prospettiva la spaventava quasi
più che se le avesse detto di no: cosa sarebbe successo se fossero usciti e lei
fosse finita a essere semplicemente un’altra tacca della sua collezione?
Probabilmente sarebbe stata ancora più male di adesso: quanto pesano sul cuore i
sogni infranti?
Tutto sommato, era quasi meglio lasciare le
cose come stavano e limitarsi ad ammirare Sirius da lontano come aveva sempre
fatto: il ragazzo sembrava geneticamente incapace di impegnarsi seriamente con
qualcuna e lei non era interessata a una cosa alla "mordi e fuggi", come era
stile di Sirius.
Erano troppo incompatibili e in caso di una
storia, sarebbe stata lei a finire con cuore sanguinante.
In quel momento varcò i cancelli di Hogwarts
e uno stano movimento in direzione della foresta interruppe il cupo susseguirsi
dei suoi pensieri.
Era una sua impressione o qualcosa di molto
simile a una nuvoletta rosa era appena sparito tra gli alberi. Scrutò
attentamente da quella parte, ma non scorse nulla di insolito o di rosa. Si
stava rimbambendo? Forse alla fine la cotta per Sirius le aveva fuso il
cervello? Eppure era sicura di averla vista…
Ma, a essere razionali, poteva davvero
esserci una nuvoletta rosa? Non aveva mai sentito di qualche creatura simile che
vivesse nella Foresta Proibita.
Me la devo essere immaginare. Il pensiero di
Sirius imboscato da qualche parte con la Sanders mi sta facendo impazzire, ecco
la verità. Stupida gelosia!
Si riavviò, decisa a raggiungere il suo
letto, ficcarsi sotto le coperte e consumare tutte le sue scorte di cioccolato
al latte per sfogare la depressione, ma non andò molto lontano.
Una decina di passi più avanti, infatti
scorse una fila di piccole impronte che viravano decise in direzione della
Foresta. Impronte troppo piccole per essere di uno studente, men che meno di
Hagrid. Sembravano le orme di un bambino, ma non c’erano bambini ad Hogwarts,
tranne… All’improvviso, la nuvoletta rosa che aveva scorto poco prima assunse
tutt’altro significato: la cuginetta di Sirius non aveva forse i capelli di un
accesso rosa cicca?
No, non è possibile, non glielo avrebbero
permesso… Ma la situazione appariva a prova
d’equivoco. E dalle scene a cui aveva assistito quella settimana, aveva capito
che la piccola Dora era assolutamente incontrollabile: la lezione di Lumacorno
di alcuni giorni prima era emblematica.
Che cosa faccio? Il suo primo pensiero fu di andare a chiamare qualcuno, ma ora che
trovava in insegnate e tornavano lì, Dora poteva già essere stata divorata da
un’Acromantula o peggio. Ma l’idea di addentrarsi nella Foresta non le piaceva
per niente: perfino gli alberi che la costeggiavano avevano un aspetto vagamente
sinistro.
Andiamo, Mel, che razza di Grifondoro sei?
Vuoi lasciare quella bambina al suo destino?
Pensare a Dora sola e probabilmente ignara
dei pericoli a cui stava andando incontro le fece coraggio: con rinnovata
decisione si diresse verso la boscaglia, sulla scia lasciata dalla
bambina.
Trovarla fu più facile del previsto: Melanie
si era appena addentrata tra gli alberi e aveva cominciato a chiamarla, che lei
le venne incontro, tranquilla e con un sorriso un po’ timoroso stampato in
volto.
"Ciao" la salutò. "Tu sei l’amica di Lily,
vero?".
"Hai buona memoria. Ma come conosci Lily?"
chiese Melanie, stupita.
"James ne parla sempre" rispose la bimba,
con una smorfia disgustata. "È piuttosto noioso, in realtà…".
"Già, non lo pensi solo tu, piccola.
Comunque io sono Melanie. Ma puoi chiamarmi Mel, se preferisci".
"Ok, Mel. Io mi chiamo Dora" si presentò
l’altra. "E questa è BeeBee" aggiunse, indicando l’orso.
"Sono molto felice di conoscere entrambe. Ma
dimmi, che ci fai qui tutta sola? Non lo sai che la foresta è
pericolosa?".
"A me non sembra" considerò Dora, con
sicurezza. "Non c’è niente. Mi sembrava di aver visto qualcosa, ma non c’è nulla
di periglioso".
"Pericoloso" la corresse Melanie. "Dove sono
i malandrini? Di certo non ti hanno dato loro il permesso di venire
qui…".
Per la prima volta, Dora parve a disagio:
abbassò lo sguardo, storcendo i piedi, in un’inequivocabile posa colpevole.
"Ehm, loro non lo sanno. Diciamo che sono, beh, scappata, mentre non guardavano.
Io volevo andare a visitare il villaggio, ma Remus non mi lasciava…".
"Sei scappata?" ripeté Melanie,
improvvisamente preoccupata. "Vuoi dire che non sanno dove sei?".
Dora si limitò a scuotere il
capo.
"Non si fanno queste cose, Dora" la
rimproverò Melanie. "Sirius e gli altri saranno agitatissimi…".
"Sirius mi odia" ribatté Dora in tono
affranto. "Non mi vuole: mi scarica sempre a Remus. Sono solo un peso per
lui".
"Non essere sciocca. Sono sicura che Sirius
ti vuole molto bene. E che in questo momento è preoccupato a morte".
"Ma se è andato al villaggio a fare chissà
cosa" protestò Dora. "Non mi ha voluto portare con lui".
E ha fatto bene, pensò Melanie. Non è certo lo spettacolo
ideale per una bambina. Ma come fare a spiegarglielo?
"Non lo so perché non ti ha voluto portare"
ammise infine, decidendo di aggirare il problema. "Ma di certo non è perché ti
odia. E nemmeno gli altri malandrini ti odiano. Che ne dici se andiamo a
cercarli insieme?".
Dora esitò, poi annuì: probabilmente era
meglio ubbidire. Peccato, avrebbe voluto sul serio vedere il
villaggio!
Prese la mano che Melanie le tendeva e si
diressero insieme verso il castello: per permettere alla bambina di proseguire
più comodamente, la giovane strega scioglieva la neve davanti a sé con getto di
aria calda.
In men che non si dica, giunsero al Portone
d’Ingresso.
"Allora" disse Melanie, più a sé stessa che
a Dora. "Dove saranno i ragazzi?".
"Prima erano in Sala Comune" si sentì in
dovere di dire Dora.
"Probabilmente a quest’ora saranno in giro a
cercarti" obiettò Melanie. "Mi sa che ci toccherà andare su e giù per il
castello finché non li incrociamo. Oppure no: posso andare su alla Guferia e
mandare loro un messaggio via gufo. Sì, senza dubbio sarebbe più
semplice".
Presa la sua decisione, cominciò a salire le
scale, diretta alla Guferia, mentre Dora le trotterellava a fianco, con
espressione preoccupata. Probabilmente era spaventata dalle possibile
conseguenze della sua marachella.
"Dimmi, Dora" disse Melanie nel tentativo di
distrarla. "Ti piacciono i gufi?".
"Oh, sì tanto" rispose la bambina. "Però mi
piacciono di più i gatti: sono più coccolosi".
"Già, è vero. Anch’io preferisco i gatti.
Anche se i gufi sono molto utili".
"Ma i gattini sono troppo teneri" ribadì
decisa Dora.
Melanie sorrise. "Concordo".
"Io voglio un gatto" affermò ancora la
bambina. "Ma la mamma non vuole prenderlo".
"Magari potrai averlo quando sarai più
grande" la rassicurò la ragazza. "Sono sicura che avrai un gattino
bellissimo".
"Mi piacerebbe tanto".
Svoltarono un angolo e… furono quasi
investite da un tornado. Un tornado di nome Sirius Black, che proveniva a tutta
velocità dalla direzione opposta.
"Dora" gridò il ragazzo, quando realizzò a
chi era quasi andato addosso. "Dove diavolo ti eri cacciata?".
Spaventata, la bambina si rintanò dietro le
gambe di Melanie, che ritenne opportuno intervenire. "Abbassa il tono, Sirius.
Così la spaventi".
"Griffith?" fece il ragazzo, rendendosi
conto della sua presenza solo in quel momento. "Che ci fai con mia
cugina?".
"Volevo rapirla e chiederti un riscatto"
ironizzò Melanie. "Secondo te? Te la stavo riportando: era nel parco che
gironzolava da sola e non mi sembrava il caso".
Il viso di Sirius sembrò quasi illuminarsi
dal sollievo. "Griffith, sei il mio angelo. Merlino ti ha portata fin qui per
salvarmi. Cosa posso fare per sdebitarmi?".
Beh, un bel bacio non lo rifiuterei,
disse una vocina maliziosa nella testa di Melanie,
che era arrossita violentemente per il complimento. Sirius non sembrava averlo
notato e la fissava in attesa di risposta.
"N-n-ulla" riuscì infine a balbettare la
ragazza: ora che era passato il primo momento, l’imbarazzo era tornato. "Non sei
mica in debito. L’ho fatto con piacere. Consideralo un favore".
"Grazie, Melanie" disse ancora Sirius.
"Grazie, grazie, grazie. E tu, signorinella" proseguì rivolgendosi a Dora, "non
provare mai più a farmi uno scherzo del genere. Ho quasi avuto un
infarto".
"Sul serio eri preoccupato?" chiese Dora,
sbucando da dietro le gambe di Melanie.
"Ma certo. Sei la mia cuginetta combina guai
preferita: cosa farei senza di te?".
Il viso di Dora si distese in un ampio
sorriso: la bambina sgusciò fuori dal suo rifugio e saltò letteralmente al collo
di Sirius. "Ti voglio bene, Sirius".
"Te ne voglio anch’io. Ma non provare più a
sparire, ok? Eravamo preoccupati a morte…".
"Scusa, prometto che non lo faccio più"
giurò la bambina.
"Ok, allora andiamo a cercare gli altri.
Grazie ancora, Melanie".
"È stato un piacere. Ciao Dora, ci vediamo
in giro".
"Ciao, ciao, Mel" la salutò la
bambina.
Melanie rimase a osservare i due sparire
dietro l’angolo, mentre il suo cuore riacquistava un ritmo di battito
normale.
Beh, c’è di buono che l’appuntamento di
Sirius è andato a gambe all’aria. Tutto merito di Dora: quella bambina è un vero
vulcano!
* Informazione desunta dal terzo
libro
LYRAPOTTER’S CORNER
Fase aggiornamento attivata. Finalmente
direte voi, anche se tutto sommato mi sono abbastanza contenuta, ormai lo
sapete, aggiorno quando posso. Avviso subito che probabilmente col prossimo
capitolo andrò a rilento: ho altre due fanfiction in corso che adesso pretendono
la precedenza e mi aspettano due settimane a dir poco infernali, la mia teoria è
che i prof stiano cercando di seppellirci sotto una mole di compiti e
interrogazione (ma perché giugno è così lontano?).
Una piccola precisazione: il siparietto di
Remus e il suo "ciclo" mi è venuto in mente leggendo la recensione di Saki, che
avevo sott’occhio mentre scrivevo. Diciamo che mi è venuto
automatico…
Ringrazio infinitamente:
SakiJune
Julia Weasley
_Nefer_
Evelyn_cla
per le loro magnifiche recensioni, oltre
ovviamente alla mia sister Laura.
A risentirci, commentate numerosi,
bacibaci!!!!!
|
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Capitolo 10 *** Capitolo IX ***
BABYSITTER PER CASO
CAPITOLO IX
Il resto del weekend trascorse senza
ulteriori incidenti, forse perché dopo lo spavento preso, Sirius non levò un
attimo gli occhi di dosso alla cuginetta, seguendo ogni suo singolo movimento e
sobbalzando appena si allontanava più di cinque metri. Del resto, la lavata di
capo che Dora si era presa (in termini contenuti, intendiamoci, più per
intercessione di Remus che per reale comprensione di Sirius) le aveva fatto
passare la voglia di ulteriori scorribande. Oltretutto, anche senza dirlo, i più
sospettavano che la bambina si stesse godendo tutta quella improvvisa
attenzione.
Alla fine comunque, intuendo l’andazzo della
situazione, Remus e James avevano parlato all’amico, ricordandogli che non
poteva farsi venire un ictus tutte le volte che Dora faceva un movimento e che,
se andava avanti di quel passo, sarebbe diventato calvo per lo stress prima dei
diciotto anni. Al che Sirius si era convinto a allentare un po’ la
cinghia.
In questo modo, si giunse al lunedì mattina,
con il consueto riavvio delle lezioni, cosa che i malandrini aspettavano con una
certa trepidazione, temendo che Dora potesse coronare tutto con qualcuna delle
sue trovate.
Tuttavia la lezione di Trasfigurazione passò
in relativa tranquillità, con sommo sollievo della McGranitt, che in quella
settimana aveva imparato a temere la bambina quasi più di quanto temesse i
Malandrini, il che è tutto dire.
A metà mattinata si stavano dirigendo verso
le serre per la lezione di Erbologia, con Dora che saltellava come un coniglio
dieci passi avanti a loro.
"Ma dove la trova tutta quell’energia?"
sbadigliò James, che il lunedì mattina aveva sempre qualche difficoltà ad
alzarsi. Cioè, più difficoltà del solito!
Sirius si strinse nelle spalle. "Vuoi sul
serio saperlo, Prongs? Tieni conto che ingerisce quantità di cibo che
sfamerebbero un elefante: tutti quei zuccheri devono pur finire da qualche
parte…".
"Già, lei li investe per i tre quarti in
disastri e il restante nella progettazione di altri disastri. È proprio tua
cugina".
"Che vuoi dire?".
"Solo che la stragrande maggioranza delle
donne di questo pianeta ucciderebbe per avere il vostro metabolismo: ingerite
praticamente qualunque cosa e non mettete mai su nemmeno un grammo!".
"Già perché tu sei sempre a dieta, vero,
James? Chi è che ieri sera si è mangiato tripla razione di arrosto e
patate?".
"Ho fatto allenamento ieri" si giustificò il
ragazzo. "E comunque non è che tu sia stato da meno. O il nostro lupacchiotto
qui presente".
Entrambi si voltarono verso Remus, che li
seguiva più silenzioso del solito. I due malandrini sapevano fin troppo bene il
perché: il loro amico era entrato nell’ultima fase pre-plenilunio. Dopo la fase
scorbutico/irascibile e la fase predatoria (che di solito lo portava a mangiare
quantità industriali di carne al sangue e a far temere ai malandrini per la loro
stessa incolumità), era partita la fase "lasciatemi morire in pace", che
comprendeva viso malaticcio, stanchezza e un generale malessere, che con tutta
probabilità lo avrebbe portato in infermeria prima di sera, in attesa della fase
"lupo cattivo", come avevano ribattezzato James e Sirius la trasformazione vera
e propria.
"Tutto ok, Moony?" domandò
Sirius.
Remus si limitò a una stretta si spalle.
"Tutto bene". Vedendo che gli amici lo fissavano scettici, fece un sorriso
tirato e aggiunse: "Sul serio, non preoccupatevi per me: normale
amministrazione, ormai ci sono abituato. Piuttosto, tenete d’occhio lei" e
indicò Dora, che nel frattempo era già giunta al Portone d’Ingresso e sembrava
impaziente di addentrarsi nel vasto mondo selvaggio.
"Dora, aspettaci" le gridò dietro Sirius,
senza per altro essere ascoltato.
Quando arrivarono alle serre, scoprirono che
la professoressa Sprite aveva riservato loro un compito tanto semplice quanto
ingrato: il rinvaso trimestrale dei Gerani Zannuti, il che significava che per
la fine della lezione tutti gli studenti si sarebbero ritrovati con una
collezione di morsi da far invidia a un accalappiacani.
"Odio questi dannati cosi" borbottò James.
"Ogni volta che ci ho a che fare, rischio di perdere un dito".
"Allora non usare la mano del boccino" si
raccomandò Sirius, infilandosi i guanti protettivi. "Ti servono tutte e cinque
le dita per battere i Serpeverde".
"Ti prego, non insultarmi" si schermì James.
"Potrei battere i Serpeverde anche bendato con le mani legate dietro al schiena
e cavalcando la scopa al contrario. Comunque sono felice che il mio migliore
amico si preoccupi solo del Quidditch, invece della mia incolumità, sei davvero
gentile".
Sirius rise, mettendo su un’espressione
quasi amorevole. "Oh, andiamo, lo sai che ti amo e che per me esisti solo
tu".
Fece per saltargli addosso, ma James si
scansò all’indietro. "ARGH! Sta lontano da me, maledetto maniaco! Remus,
proteggimi!" gridò, andando a ripararsi dietro la schiena del licantropo.
Ma prima che quest’ultimo potesse dirgli di
andare a quel paese, ci pensò la professoressa: "Ehi voi quattro, avete finito
di bighellonare? Mettetevi al lavoro o vi tolgo dieci punto
ciascuno!".
Di fronte a quella minaccia, i malandrini si
affrettarono a mettersi all’opera, sotto l’occhio un po’ annoiato di Dora,
seduta poco lontano.
Come previsto, dopo nemmeno cinque minuti
James si beccò il primo morso.
"Dannato Geranio" imprecò il ragazzo,
succhiandosi la mano sanguinante.
"Se tu sei imbranato, Prongs" osservò
Sirius, "non è mica colpa del Geranio Zannuto. Piuttosto sta più
attento".
"Impiccati, Padfoot".
"Quanto sei cattivo" si lamentò Sirius, con
voce affranta. "A me, il tuo migliore amico, colui che ti ha sempre sostenuto
nelle avversità e che ti è sempre stato a fianco…".
"Hai finito, regina del melodramma?" lo
rimbeccò Remus. "Invece di fare gli scemi, perché non lavorate un po’ anche
voi?".
Sirius e James si scambiarono un’occhiata e
decisero tacitamente che fosse meglio non stuzzicare Remus più del necessario,
considerata la situazione.
"Cambiando argomento" esordì Sirius, dopo
aver lavorato in silenzio alcuni minuti, "ho da chiedervi un
favore…".
"Basta che non siano soldi" rispose James,
drizzando le orecchie.
"Sì, Prongs, voglio un prestito per poterti
comprare un cervello nuovo. Che dici, ti va l’idea".
James fece per tirargli contro un pungo di
terra, ma Remus lo bloccò per il polso. "Che favore?" chiese
stancamente.
"Potreste badare a Dora questo
pomeriggio?".
"Come, come? Rinunci alla tua missione di
guardiano? E per quale motivo?".
"Voglio vedere se riesco a parlare con
Janet. Magari trovo il modo di farmi perdonare…".
"Tanti auguri" osservò James. "Da quello che
ci hai detto, era incavolata come una iena…".
"È per questo che devo trovare il modo di
farmi perdonare, non credi Prongs? Comunque, me lo fate questo favore?" e si
rivolse quasi automaticamente verso Remus, che subito si ritrasse, alzando le
mani. "Ah, non guardare me. Almeno fino a dopodomani è meglio se me la tenete
lontana: non sono dell’umore, né tantomeno nelle condizione per fare il
babysitter".
Sirius annuì e subito si girò verso James
con fare supplichevole, che ricambiò il suo sguardo senza capire. "IO?" esclamò
infine, incredulo. "Oh, andiamo Sirius, non puoi dire sul serio".
Sirius giunse le mani, neanche stesse
pregando. "Ti prego, James, non ci metterò tanto, giuro!".
"Sirius, non ne sono in grado. Sono perfino
più impedito di te…" tentò di protestare James.
"Ma sì!" esclamò Sirius facendo un cenno non
curante con la mano. "Certo che ne sei in grado: non è difficile come
sembra…".
"Dagli retta" commentò Remus in tono
sarcastico. "È un vero esperto in materia!".
Sirius lo fissò storto. "Mai sentito il
detto "se non hai nulla di utile da dire, stai zitto", Moony?".
"Volevo solo sottolineare il fatto che tendi
a scaricare le tue responsabilità su chi non centra nulla. Perché non ti porti
anche Dora a fare pace con Janet?".
"Perché è lei la causa del nostro litigio.
Sentite, è solo un tentativo, non so come andrà. Allora, che mi dici, Prongs?"
aggiunse, mettendo su la sua migliore espressione da cucciolo bastonato chiuso
in gabbia.
Dopo un secondo di muta e inutile
resistenza, James sospirò rassegnato. "Giochi sporco, Padfoot. E
sia".
L’altro si illuminò. "Grazie, grazie,
grazie, Prongs, ti sarò debitore per il resto della mia vita".
"Sì, sì, certo. Ti avviso: non garantisco
per la incolumità della nanerottola…".
"Oh, vedrai che andrà tutto bene. Cosa potrà
succedere in un oretta o poco più?".
"Ehm, Sirius…" fece Remus, guardandosi
intorno e cercando di attirare l’attenzione degli amici.
"Se la lasci a me?" osservò James. "Potrebbe
anche venirle qualche malattia mortale, tipo la peste o il colera…".
"Sirius".
"Ma quanto sei catastrofico! E come farebbe,
per le sottane di Morgana, a prendere il colera?".
"Sirius".
"Beve dell’acqua infetta, no?".
"E se non sono indiscreto, dove pensi
potrebbe trovarla qui in giro?"
"Sirius".
"Quella bambina se l’è filata sotto il
nostro naso per andare al villaggio, sarebbe più che in grado di trovare una
fontana di acqua non potabile e berne…".
"SIRIUS!". Il grido spazientito di Remus
troncò sul nascere la risposta di Sirius, che chiese, seccato: "Che piffero
vuoi, Moony?".
"Sono almeno cinque minuti che ti chiamo" si
lamentò quest’ultimo.
"E io sono cinque minuti che ti ignoro, che
vuoi?".
"Non noti che manca qualcosa?" osservò
Remus, indicando a gesti tutt’intorno.
Gli altri malandrini seguirono il suo
sguardo. Dopo alcuni istanti, Sirius esclamò: "Argh, dov’è finita adesso quella
piccola hooligan?".
Remus fece una faccia come a dire "alla buon
ora" e disse: "Non ne ho idea…".
In quel momento si levò una voce dall’altro
lato dell’aula: "Ehi Black, non è tua cugina quella là?".
Sirius si voltò e vide un Tassorosso che
indicava un punto oltre di lui, all’altro capo della serra, dove la
professoressa Sprite aveva piantato una nuova specie di pianta carnivora, da
poco importata dalla Tanzania: un vegetale più grande, di un uomo, dagli
sgargianti colori elettrici, che a detta della Sprite servivano per attirare le
sue prede, che potevano raggiungere anche la taglia di una zebra. In altre
parole, una creatura decisamente poco raccomandabile, anzi, la professoressa
aveva più volte ripetuto ai suoi studenti di tenersene alla larga per evitare
incidenti.
A quanto pareva, quel giorno, il menù della
vorace pianta prevedeva dolce e tenera carne di bambina metamorfomaga. Infatti,
se c’era un cosa che Dora sapeva fare bene, era considerare innocue le cose più
pericolose. Perciò appare quasi logico che l’attenzione dell’ innocente bimba,
annoiata a morte dal guardare i suoi babysitter travasare piante, fosse stata
attirata dai colori brillanti del suddetto vegetale e, beatamente ignara che
certe piante vengono chiamate carnivore non a casa, aveva ritenuto doveroso
osservarla più da vicino.
Nel momento in cui Sirius la localizzò, Dora
si trovava a circa due metri delle foglie del fiore killer: il ragazzo non aveva
la più pallida idea di come quel coso fagocitasse le sue vittime, ma ne sapeva
abbastanza per capire che Dora di trovava in zona molto, molto
pericolosa.
Per alcuni secondi, il suo cervello fu
bloccato dalla terrificante immagine di Dora ingoiata dal grosso fiore viola
centrale, poi una spinta di Remus lo fece scattare in avanti. Il mondo parve
congelarsi e cominciare a scorrere a rallentatore: diversi studenti si voltavano
nella direzione indicata dal Tassorosso, mentre Sirius li dribblava e
spintonava, la Sprite lo richiamava scandalizzata, James che lo incitava a
correre più in fretta, i vari arbusti che al suo passaggio cercarono di fargli
lo sgambetto. E Dora, che era sempre più vicina, sempre più vicina, meno di un
metro dalla fine… Non doveva toccarla, ne era certo, se l’avesse fatto, non ci
sarebbe stato ritorno.
"NOOOOOOOOOO!!!!!!".
Ci mise un po’ a capire che il grido
disperato proveniva dalla sua bocca, mentre Dora davanti a lui allungava la
manina verso le foglie verde acido.
Sirius si tuffò a pesce di avanti,
rischiando di finire lui stesso nella bocca di quel mostro vegetale, ma
placcando (piuttosto rudemente, in realtà) la cuginetta prima che fosse troppo
tardi.
La bambina strillò spaventata, parendo
accorgersi solo in quell’istante di quanto succedeva intorno a lei.
"Ahi, ma che fai?".
Sirius si tirò in piedi con fiato corto,
massaggiandosi le ginocchia ammaccate per la caduta e tenendo saldamente Dora
per il braccio. "Non toccare quell’affare" ordinò infine perentorio, mettendo il
suo corpo tra la cugina e la pianta.
La bambina lo guardò coi lucciconi agli
occhi, senza capire dove avesse sbagliato. "Ma perché? Cosa ho fatto di
male?".
Sirius esitò, mentre quell’espressione
smarrita gli faceva montare il senso di colpa. In fondo Dora non poteva mica
saperlo. "Senti, scusa" disse, abbassandosi alla sua altezza. "Ma ti avevo detto
di non allontanarti: ci sono cose pericolose, potresti farti male".
"Che cose pericolose?" chiese in tono
innocente la bambina.
Piante che mangiano i
bambini, pensò Sirius, avendo tuttavia il
buonsenso di non dirlo apertamente. "Fidati di me" rispose perciò, guadagnandosi
un’occhiata scontenta. "Promettimi solo di non allontanarti più,
ok?".
Dora sbuffò, non completamente soddisfatta,
ma annuì. "D’accordo, prometto".
"Brava bambina" approvò Sirius, alzandosi in
piedi. Nel farlo però si sporse un po’ troppo, dimentico di quello che aveva
alle sue spalle.
"SIRIUS, ATTENTO!" gridò James, scattando a
sua volta in avanti.
Il ragazzo non fece nemmeno in tempo a
girarsi: vide Dora ritrarsi spaventata e quelli che sembravano tentacoli verdi
avvicinarsi pericolosamente alle sue gambe, mentre sui volti dei presenti si
dipingevano di orrore e la Sprite si armava di bacchetta, poi…
"ARGH!!!!!!!!!".
*****
Fu così che quel giorno Sirius Orion
Black perse un buon quarto della sua chiappa sinistra!
E se non fosse stato per il pronto
intervento della Sprite e del suo migliore amico probabilmente sarebbe finita
anche peggio. Infatti, quando i due erano riusciti a salvare il povero
disgraziato dalle fauci della pianta carnivora, quest’ultima stava già
apprestandosi a degustare ben più del deretano del ragazzo. Alla fortunata
liberazione, era seguita una precipitosa corsa verso l’Infermeria, contornata
delle ben poco educate grida di Sirius, impegnato a imprecare contro le piante
assassine, le lezioni di Erbologia, la sua sventata cugina che aveva avuto la
malaugurata idea di procreare, la prole della suddetta cugina e il gruppetto di
Serpeverde che incrociarono lungo la strada (che aveva colto l’occasione per
prendersi impunemente gioco di lui).
Alla fine Madama Chips, dopo aver borbottato
tutto il tempo contro i malandrini che le avrebbero fatto venire i capelli
bianchi prima del tempo, aveva fatto la sua magia e aveva sistemato alla meglio
il Grifondoro ferito, rassicurandolo del fatto che per l’ora di cena o al più
tardi la mattina successiva sarebbe stato dimesso. Anche se probabilmente
avrebbe dovuto dormire a pancia in giù per un po’…
"Guarda il lato positivo" osservò James,
seduto al capezzale dell’amico dopo la pausa pranzo.
"E quale sarebbe, o mio saggio compagno?"
chiese Sirius, in tono acido.
"Pensa se quel coso ti mordeva da davanti…"
disse James, ridacchiando e cacciandosi in bocca una cioccorana.
Un’immagine decisamente inquietante
attraverso la mente del ragazzo, che represse un brivido spontaneo.
"NON è divertente, Prongs" lo rimbeccò,
fulminandolo con lo sguardo. "Non potrò sedermi per giorni…".
"Andiamo, vedila in prospettiva" lo rimbeccò
James. "Se fosse successo a qualcun altro, ti saresti rotolato dal ridere fino a
schiattare…".
"Ma è successo a ME" ribatté Sirius, mentre
cercava di ignorare il dolore pulsante che proveniva dal suo didietro.
"Succedono tutte a me da quando è arrivato quel piccolo mostro" e indicò Dora,
appollaiata su una sedia poco distante a colorare.
"Avresti dovuto lasciare che la pianta la
divorasse" constatò James.
"Già, forse avrei dovuto farlo sul
serio…".
"Invece quella adorabile piantina a
quest’ora sta digerendo il tuo quarto di prosciutto…". Ridacchiò di nuovo, più
apertamente di prima.
"Vuoi smetterla di infierire, piccola
scimmia diabolica? Sto già abbastanza male, anche senza il tuo
contributo!".
"Ok, ok, scusami. Non è divertente, ho
capito".
"Grazie mille!" esclamò Sirius,
contorcendosi in cerca di una posizione più comoda.
"Vuoi smetterla di dimenarti come un pesce
nella sabbia?" lo rimproverò James. "Madama Chips ha detto che ti salterà la
medicazione se non stai fermo…".
"Non ci posso fare nulla: è una posizione
troppo scomoda".
"Sopporta: le sofferenze temprano il
carattere".
"Ora mi sembri il vecchio Moony. A
proposito, come mai non è a disperarsi al mio capezzale, il
lupastro?".
"Perché al contrario di noi, lui aveva
lezione di Antiche Rune" rispose James. "Ha detto che passa a trovarti più
tardi. Anzi con tutta probabilità si fermerà anche: non aveva l’aria troppo in
forma a pranzo…".
"Eh, povero piccolo lupacchiotto. Ci penserò
io a tenerlo su di morale…".
James borbottò qualcosa come "maniaco
pervertito", ma in quel momento intervenne Dora.
"Sirius" chiamò la bambina esitante. "Come
stai?".
Il ragazzo sospirò: lo guardava in modo
talmente spaurito che avrebbe avuto il cuore di gridarle contro, anche se la
tentazione era grande. In fondo era per salvare lei che era stato quasi divorato
da una pianta carnivora!
"Sopravvivrò piccola, non ti preoccupare" le
rispose perciò in tono pacato. "Sarò di nuovo in piedi in men che non si
dica".
Dora sorrise rassicurata. "Ok". Esitò un
momento, poi aggiunse: "Ti ho fatto un disegno, vuoi vedere?".
Senza nemmeno aspettare risposta, gli mise
un foglio di pergamena tra le mani: il disegno rappresentava in modo piuttosto
accurato Sirius armato di ascia da boscaiolo che si avventava sulla pianta
colpevole per salvare una piccola Dora.
Sirius trattenne a stento una risata: di
certo quel disegno faceva bene al suo amor proprio ferito. James allungò il
collo per vedere e commentò: "Carino. Ma non mi pare di fosse
un’ascia…".
Sirius gli fece una linguaccia. "Va a quel
paese, James. Grazie Dora, mi piace molto".
Il sorriso della bambina si fece ancora più
largo. "Guarisci presto".
A quel punto James si alzò. "Ok, piccola
criminale, direi che è il caso d andare. Madama Chips aveva detto venti minuti
ed sono già trentacinque. Ci rivediamo dopo cena, d’accordo".
"Mi troverai qui, non preoccuparti" garantì
Sirius.
"Bene" fece James, prendendo Dora per mano e
cominciando ad avviarsi verso al porta. "E mi raccomando, ricordati di non dare
le spalle ad altre piante fameliche mentre non ci sono".
Il ragazzo si affrettò a chiudere la porta
per parare il cuscino lanciatogli contro e soffocare la colorita
risposta.
Dora ridacchiò, divertita mentre James si
avviava per il corridoio.
"Allora, che si fa?" le chiese dopo un
po’.
La bambina si strinse nelle spalle. "Non lo
so. Tu che vuoi fare?".
"Non lo so nemmeno io". James rifletté
qualche istante, in cerca di qualche alternativa che non fosse troppo pericolosa
o immorale per la bambina. Alla fine gli venne un’idea.
"Ehi, Remus e Sirius ti hanno fatto vedere
la Stanza delle Necessità?".
Dora sembrò illuminarsi dalla curiosità.
"No. Che cos’è? Che cos’è?".
"È una stanza che può diventare qualunque
cosa tu desideri".
Dal modo in cui Dora lo guardò capì di
essersi conquistato la sua più completa attenzione. "Forte, che bello. Dov’è,
dov’è? Ci voglio andare!".
"Si trova su, al settimo piano" rispose
James. "Se vuoi possiamo andare anche subito".
La bambina non se lo fece ripetere due volte
e cominciò quasi letteralmente a trascinarlo su per le scale, anche se non aveva
probabilmente la più pallida idea di dove dovesse andare.
Bel colpo Prongs, si complimentò tra sé James. In questo modo
la terrò occupata tutto il pomeriggio, se non di più. E stasera sarà talmente stanca che crollerà addormentata
sul…
Il flusso dei suoi pensieri si interruppe
bruscamente, quando girato l’angolo, si trovò davanti una scena che lo lasciò di
sale: Lily, la sua Lily, che chiacchierava a tu per tu con Nigel Cullen, un
ragazzo del loro anno di Corvonero. Vicini, troppo vicini.
Ebbe l’impressione che il cuore gli fosse
sprofondato all’altezza delle caviglie, mentre una sensazione di gelo gli
invadeva lo stomaco. Non era possibile, non poteva essere possibile. Di certo
c’era una spiegazione, una spiegazione qualunque. Nigel non era nemmeno questo
granché, non poteva essere quello che sembrava…
Lily scelse quel momento per scoppiare a
ridere, di certo per qualche cosa che Nigel aveva detto. Poi il ragazzo fece
come per prenderle la borsa, ma Lily scosse il capo, declinando l’offerta.
Infine i due si allontanarono, continuando a parlare fitto tra loro, senza
vedere il silenzioso spettatore della scena, che per conto suo aveva visto fin
troppo bene. mancava giusto il bacio e più chiaro di così non ci sarebbe stato
nulla.
Non ci poteva credere: la sua Lily, con
altro. Se una volta quel pensiero gli avrebbe fatto montare istinti omicidi nei
confronti dell’"altro", adesso il suo cuore era pieno solo di cupa disperazione.
Ma perché doveva innamorarsi dell’unica ragazza che lo considerava alla stregua
di un lumacone di palude? Perché Lily non voleva nemmeno concedergli
un’opportunità? Perché di tutti i ragazzi che c’erano doveva farsela soffiare
proprio da un secchione Corvonero? Non era giusto, non era assolutamente,
dannatamente giusto!
Per un attimo fu tentato di correre dietro
alla coppietta e prendere Nigel a pugni fino a modificarli permanentemente i
connotati. Di certo Lily l’avrebbe odiato, ma non più di quando già
facesse!
Qualcuno lo strattonò bruscamente per il
braccio, richiamandolo alla realtà. Abbassò lo sguardo incontrando quello
perplesso di Dora.
"James, James" lo stava chiamando la
bambina. "Non dovevamo andare nella Stanza delle Necessità?".
Il ragazzo nemmeno la sentì: la rabbia era
evaporata veloce come era venuta, lasciando di nuovo posto alla infelicità più
nera. Infelicità che aveva bisogno di una buona valvola di sfogo.
Come sonnambulo, si riavviò sui suoi passi,
trascinandosi dietro per un braccio una riluttante Dora. "James ma che fai?" si
lamentò la bambina. "Dove andiamo? Mi fai male!".
Ma James era sordo alle sue lamentele:
davanti agli occhi continuava a rimbalzargli la scena a cui aveva appena
assistito e ogni volta era come se qualcuno gli conficcasse un pugnale nel
cuore.
Infine si fermò di fronte al dipinto di una
natura morta, fece il solleticò alla pera, che subito si trasformò in una
maniglia. Un minuto dopo, era circondato da decine di solerti Elfi
domestici.
"Possiamo fare qualcosa per lei,
padroncino?" esordì uno di loro.
James annuì. "Portami tutto il Whisky
Incendiario che hai in dispensa. Tutto, hai capito?".
Se l’Elfo trovò la richiesta strana o fuori
luogo non lo diede a vedere: subito sparì tra i suoi colleghi per andare a
soddisfare la domanda di James, che da canto suo si sedette su una sedia
vagante.
Dora fissava le creature a occhi sbarrati:
non aveva mai visto un elfo domestico prima d’allora e non sapeva bene cosa
aspettarsi.
"James" chiese di nuovo. "Che ci facciamo
qui? Che succede? Chi sono questi?".
Stavolta il ragazzo parve sentirla. Si voltò
verso di lei e sempre con sguardo perso le disse: "Elfi Domestici. Chiedi quello
che ti pare e loro te lo porteranno. Chiedi qualcosa e non scocciare. Altrimenti
sta zitta!".
Dora lo guardò ferita: e adesso perché la
trattava male? Che cosa aveva fatto? Non riusciva a capire.
Un’Elfa si fece avanti solerte. "La
padroncina desidera qualcosa?" chiese con voce acuta. "Blinky sarà felice di
esaudire le richieste della padroncina".
La bambina esitò un attimo: in fondo se era
stato più volte ripetuto che non doveva parlare con gli estranei. Ma quegli
esserini avevano un aria così innocente che era impossibile avere paura di loro.
Inoltre, anche James le aveva detto di chiedere qualcosa se voleva. E quale
bambino, di fronte alla prospettiva di avere qualunque cosa volesse, dice di
no?
"Vorrei del gelato al cioccolato" disse
perciò. "Per favore" aggiunse subito, come sua mamma le aveva
insegnato.
Blinky si inchinò e sparì subito. Nel
frattempo, cinque o sei Elfi erano tornati reggendo grosse bottiglie di liquido
ambrato, che posarono di fronte a James.
Il ragazzo prese la prima e la stappò senza
dire nulla. Voleva solo ubriacarsi e dimenticare quello che aveva appena visto:
bere e rincretinirsi fino a non ricordarsi più il suo nome o dell’esistenza di
una certa Lily Evans. A quel punto si sarebbe sentito in pace,
finalmente.
La prima bottiglia andò giù come niente e
così la seconda e la terza. A metà della quarta, il suo occhio cadde sugli
enormi barattoli di gelato al cioccolato che Blinky aveva portato a Dora: la
bambina ci si stava letteralmente strafogando, con tutta probabilità si sarebbe
guadagnata un bel mal di pancia, ma James era già troppo brillo per
preoccuparsene. No, era stato qualcos’altro ad attirare la sua attenzione. Il
suo sguardo saettò dal gelato alla bottiglia e viceversa alcune volte: chissà
cosa sarebbe successo a unirli insieme… In fondo, divisi erano buoni, insieme
erano di certo meglio.
Se fosse stato un po’ più lucido, avrebbe
probabilmente realizzato che era un’idea stupida e che non esisteva sul pianeta
combinazione peggiore di gelato al cioccolato e Whisky Incendiario di prima
qualità.
Ordinò a Elfi ora decisamente perplessi e
preoccupati di portarli una ciotola, in cui verso un’ intera bottiglia di Whisky
e in cui poi intinse il gelato: incredibile a dirsi al suo palato già
ottenebrato dall’alcool sembrò di aver appena trovato il nettare degli dei nel
"Ciosky" come ribattezzò l’accoppiata sghignazzando alcuni minuti
dopo.
Trascorse in quel modo più di un’ora,
ingozzandosi di Whisky, gelato o "Ciosky", mentre di tanto in tanto un Elfo
particolarmente coraggioso tentava di fermarlo. Quando uno particolarmente
temerario tentò di togliergli di mano la ciotola colma di "Ciosky", si guadagnò
un morso sul naso e un ringhio, che fece passare la voglia per ulteriori
tentativi.
Infine, quando James ebbe consumato ogni
singola bottiglia tranne una si alzò in piedi e piuttosto traballante se ne
andò, canticchiando a mezza voce, completamente dimentico di Dora, la quale dal
canto suo, dopo un po’, aveva avuto il buon senso di fermarsi ed era rimasta a
guardare il suo presunto "babysitter" diventare sempre più ubriaco.
"EHI!" lo chiamò, quando lo vide
allontanarsi. "Dove vai? Aspettami".
Non aveva nemmeno finito di dirlo che James
si era già chiuso la porta alle spalle e se ne era andato.
Smarrita, Dora rimase a fissare il punto
dove era sparito il ragazzo senza sapere cosa fare. Fu tentata di seguirlo: non
sembrava proprio in condizioni di andare lontano, non ci avrebbe messo molto a
ritrovarlo.
Ma ormai dovremmo sapere che quella bambina
era eccezionalmente curiosa e che di solito rivolgeva la sua attenzione alle
cose più pericolose o dannose (e la chiappa sinistra di Sirius poteva
dimostrarlo!) che le capitavano sotto mano.
Perciò appare quasi naturale che, mentre si
alzava in piedi e si apprestava a seguirlo, posasse lo sguardo sulla ciotola di
"Ciosky" ancora mezza piena sul tavolo, che si chiedesse come fosse e fosse
presa dal desiderio di assaggiarla.
In fondo, se l’aveva bevuta anche James non
poteva essere tanto cattiva, no?
LYRAPOTTER’S CORNER
Eccoci qui, nuovo capitolo, nuova corsa.
Sono stata cattivella, stavolta, vi lascio di nuovo in sospeso, anche se potete
facilmente immaginare cosa succederà adesso, almeno in parte! Di certo, Sirius
non la prenderà benissimo…
Come sempre niente garanzie per il futuro,
tranne forse che il prossimo capitolo si farà attendere un po’, visti gli
impegni di marzo per la mia raccolta…
Vabbè, passiamo ai ringraziamenti: ragazze,
mi farete andare in ansia da prestazione con tutti questi
complimenti:
LadyMorgan, ma
lo sai che abbiamo lo stesso nome di battessimo? È proprio vero che se gridi
"Silvia" in una piazza, si girano almeno due persone!!!!!!! Grazie infinite per
il tuo commento, cerca di avere pazienza, in tutti i sensi, vedrai che presto o
tardi toglierò le fetta di salame dagli occhi di Sirius!!!!!!!!
Ashleys,
grazie infinite e benvenuta nella nostra famiglia!!!!!! Sono davvero felice che
i personaggi restino IC, per me è molto importante, come del resto mi fa piacere
che ti piaccia Melanie, essendo una mia creazione, ci tengo molto
Inu_p, stesso
discorso di qui sopra, sono felice che Melanie piaccia tanto: non preoccuparti,
se son rose fioriranno!!!!!
Sissy88, e a
chi non piacerebbe farsi curare da Sirius??????
Julia Weasley, Janet doveva essere antipatica ed egoista, altrimenti come me ne
liberavo? Dovevo pur spianare la strada a Mel in qualche modo, povera, mica può
fare tutto da sola! Ah, ho cominciato a leggere il tuo "Diario", appena mi sarò
messa in pari, ti lascerò un commento, comunque da quello che ho letto mi piace
molto!!!!!!
E in ultimo, grazie come sempre a Laura,
che aspettava la scena del Ciosky da quando ho cominciato a
scrivere!!!!!
A presto e commentate
numerosi!!!!!!!
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Capitolo 11 *** Capitolo X ***
BABYSITTER PER
CASO
CAPITOLO X
Melanie osservava la porta chiusa
dell’Infermeria da almeno venti minuti, da quando aveva visto James uscire con
la bambina, cercando il coraggio per entrare.
Forza, Melanie, puoi farcela. Non è
difficile: prendi la maniglia, la abbassi, spingi e voilà!
La verità è che non aveva paura di entrare,
ma di quello che l’aspettava dietro: Sirius Black, il suo ragazzo ideale steso
sofferente su un letto. Anche se entrassi, poi che gli dico? È meglio lasciar
perdere…
Strinse forte la cinghia della borsa, si
avviò, fece dieci passi e poi tornò indietro, fece per afferrare la maniglia, ma
all’ultimo ritirò la mano come se si fosse scottata.
Vista da fuori, la situazione poteva perfino
apparire comica: una ragazza di diciassette anni che si aggirava su e giù per un
corridoio come un’anima in pena, senza scopo apparente.
Ok, ora entro, si disse la quinta volta che tornava indietro. Ora entro. Ora entro.
E indovinate un po’… Non
entrò!
Griffith, sei ridicola. O entri o non entri,
non devi calcolare un’orbita. Non puoi stare qui tutto il giorno. Cosa farebbe
una vera Grifondoro? Ingoierebbe le sue paure, ignorerebbe il buon senso e
farebbe quello che va fatto!
Fu così che, alla settima volta che Melanie
si fermava davanti alla porta dell’Infermeria, prese un respiro profondo come se
dovesse buttarsi da una scogliera, tentò senza troppo successo di calmare il suo
cuore impazzito e poi spinse la porta, entrando nella stanza.
Sirius era l’unico ricoverato in quel
momento: giaceva a pancia in giù (per ovvie ragioni) sul letto, sfogliando
distrattamente una vecchia rivista e masticando una cioccorana. Quando sentì la
porta aprirsi con uno scricchiolio, si voltò verso Melanie: sul suo viso si
dipinse un’espressione sorpresa.
"Griffith?" domandò, perplesso. "Che si fai
qui?".
Di’ qualcosa, idiota!, gridò il suo cervello, ma la bocca sembrava essersi dimenticata
come funzionava. Melanie sentì il volto infiammarsi, il cuore battere talmente
forte che sicuramente di lì a poco le sarebbe rimbalzato fuori dal petto e il
respiro mancarle, mentre nella sua testa ogni pensiero razionale si azzerava,
lasciando spazio solo a tutta una serie di frasi sconnesse e immagine ben poco
caste.
Oh Merlino, se è bello. Ma perché non sa
della mia esistenza? Nel frattempo, in un angolo
della sua mente, quel poco che era rimasto del suo intelletto le urlava di dire
qualcosa, qualunque cosa, mentre Sirius la guardava con fare
interrogativo.
"Griffith, stai bene?" chiese, preoccupato,
facendo leva sulle braccia per mettersi una posizione più comoda. "Sei rossa
come un pomodoro…".
"Io…io…" balbettò Melanie. Pensa, pensa, stupida! "Io volevo vedere come stavi…".
Idiota, idiota, ecco cosa sei: un’idiota! Perché ti sei
voluta dare la zappa sui piedi da sola?
Sirius le sorrise con fare mite. "Madama
Chips dice che sto bene e che per stasera potrò uscire. Vorrei sapere se lo
direbbe ancora se fosse stata la SUA chiappa ad avere fatto da stuzzichino a una
pianta cannibale…".
Melanie rise. "Credo che Madama Chips non
sarebbe stata così sciocca da dare le spalle a una pianta dotata di
denti…".
"Probabilmente hai ragione" concordò Sirius.
"Soltanto io potevo farmi staccare una natica da un vegetale".
"Beh, poteva andarti peggio: pensa se ti
mordeva da davanti!".
Sirius rise forte. "Sai, James ha detto
esattamente la stessa cosa, prima. Immagino che messa su questo piano, abbiate
pure ragione. In ogni caso non ci tengo a replicare!".
"Nessuno lo vorrebbe" osservò Melanie,
avvicinandosi e sedendosi su una sedia vicino al letto.
"Perché sei venuta qui, Griffith?" domandò
Sirius, dopo alcuni minuti di silenzio, durante i quali Melanie si era beata
della vista del corpo del ragazzo.
Lei arrossì di nuovo. "Te lo detto, volevo
vedere come stavi…" biascicò, mentre i suoi neuroni minacciavano di partire di
nuovo per la tangenziale, soprattutto dopo che Sirius si issò sul fianco sano e
le si avvicinò.
Lo sta facendo apposta, ecco la verità.
Vuole farmi fare qualcosa di stupido…
"Perché?" insistette lui. "Non ho mai avuto
l’impressione di andarti particolarmente a genio e adesso mi aiuti coi compito,
salvi mia cugina da morte certa e vieni pure ad assistermi al mio capezzale. Che
ti prende?".
Beh, sai siccome ho deciso ti volerti
sposare a qualunque costo, mi sembrava giusto cominciare a
parlarti…
Fortunatamente era ancora abbastanza in sé
per capire che quella era esattamente l’ultima cosa da dire, se voleva salvare
almeno un briciolo della sua dignità.
"Guarda che sono un essere umano anch’io"
buttò lì, cercando di metterla sul ridere. "E non ho mai detto che mi stavi
antipatico…".
"Mi hai rivolto tre parole in croce da che
ci conosciamo, se escludi gli ultimi giorni. Scusa se mi sembra un cambiamento
piuttosto repentino…".
"Io…beh…ecco…" balbettò Melanie, senza
trovare nulla di più da dire. Il suo istinto di autoconservazione le suggeriva
di scappare più veloce della luce, ma era congelata sul posto. Si era fatto
ancora più vicino, la osservava sempre più incuriosito. Il suo odore la stava
mandando al manicomio.
"Melanie?" la chiamò Sirius, ma lei lo sentì
solo con un orecchio, il resto del suo corpo era impegnato a godersi quella
vicinanza inaspettata.
Per sua fortuna, si rese conto appena in
tempo di essere in procinto in fare una cosa estremamente stupida, oltre che
umiliante. Scattò all’indietro, balzando in piedi e facendo cadere la sedia.
Sirius la guardò stupefatto.
"Scusa, devo andare!" esclamò, rendendosi
conto di suonare vagamente isterica.
"Ma che…" fece per dire Sirius, cercando di
trattenerla, ma lei era già schizzata verso la porta.
Si fermò solo dopo aver messo due piani tra
lei e l’Infermeria, il fiato corto, il cuore pulsante, il cervello completamente
in tilt. Aveva la sensazione che il suo volto non sarebbe mai più tornato
normale, doveva essere rossa come un’aragosta cotta al vapore.
Lo stavo per baciare! Oh, Merlino, Morgana e
tutti i maghi del passato, lo stavo per baciare! Peggio, gli sono quasi saltata
addosso, come minimo penserà che sono una psicopatica! Stupida, stupida,
stupida!
Si sarebbe volentieri presa a calci da sola:
perché diavolo quel ragazzo riusciva sempre a mandarla al manicomio?
*****
Nel frattempo, lontana dalla confusione
della Sala Comune, Lily approfittava di un’ora buca per ripassare la lezione di
Incantesimi. O perlomeno ci stava provando, perché per quanto si sforzasse di
restare concentrata, la sua mente mostrava una piuttosto marcata tendenza a
distarsi. In particolare, inutile dirlo, i suoi pensieri sembravano calamitati
verso l’immagine di un certo Cercatore Grifondoro di nostra conoscenza. Con il
suo innocente scherzetto di alcune sere prima, Melanie aveva scoperchiato il
vaso di Pandora e messo Lily di fronte a una realtà inequivocabile: James le
piaceva, e pure tanto. Era stata talmente impegnata a convincersi di detestarlo
con tutte le sue forze che non si era accorta del sottile, ma inesorabile
cambiamento dei suoi sentimenti per lui. O forse non era stata Mel, forse il
problema risaliva perfino a prima, a quel bacio che James le aveva rubato la
settimana prima.
Lily sospirò, abbandonandosi sui cuscini.
Cavolo, se era così depressa doveva essere innamorata sul serio! Ma perché proprio di Potter?, si chiese. Di tutti i ragazzi che ci sono in questa scuola, perché proprio
lui? Andiamo Lily, cerca di essere razionale: come può piacerti James se ogni
volta che lo vedi vorresti prenderlo a sberle?
Sì, intervenne
una voce molto simile a quella di Melanie. Ma vorresti
anche saltargli al collo, non è vero? E non per
strozzarlo…
Ma perché doveva essere così complicato?
Perché non era un altro ragazzo? Perché James Potter?
Che cosa devo fare?, si chiese, Lily sospirando. Le ritornarono in mente le parole di
Melanie di alcuni giorni prima: Tu ami lui, lui ama te,
mettetevi insieme e finitela con questa soap opera una volta per tutte!
La faceva così semplice, lei! Ma non lo era, non lo era per niente. Se anche
avesse accettato di uscire con James, sapeva bene come sarebbe finita: lui
avrebbe tirato fuori il suo sorriso da scimmia ghignante, il suo miglior sguardo
soddisfatto e avrebbe condito il tutto con una battuta arrogante e stupida, col
risultato che Lily si sarebbe rimangiata tutto e l’avrebbe mandato a quel paese,
come succedeva sempre.
Il problema era appunto questo: non
sopportava il modo in cui James alle volte si comportava, non solo con lei, ma
anche con il resto della scuola. Come se gli fosse tutto dovuto, come se fosse
stato il signore del castello, solo per il fatto di essere popolare e ammirato
dalle ragazze. Non che il suo migliore amico fosse tanto meglio: non riusciva
ancora a capire come facesse a piacere tanto a Melanie, che era cotta di lui
praticamente da sempre. Il lato buffo era che Sirius si atteggiava tanto a
casanova eppure non si era mai accorto di nulla.
Altro che fette di prosciutto sugli occhi! È
un’intera salumeria! Certo, siamo messe proprio bene noi due: lei cotta di un
ragazzo che nemmeno la calcola, io di un ragazzo che in nove casi su dieci
vorrei strangolare! Ma coma avranno fatto Alice e Frank? Quei due sembrano le
due metà di una mela!
Sospirò, chiudendo il libro, ormai
rassegnata a non studiare nulla. Cosa devo fare?
Fu in quel momento che lo sentì: qualcuno
stava urlando il suo nome, piuttosto forte, oltretutto. E sembrava proprio la
voce di James. Confusa, Lily aggrottò la fronte, guardandosi intorno. Sentiva
pure la sua voce ora? Allora era messa proprio male!
Poi eccola di nuovo, più forte: sembrava
provenire da fuori. Sempre più perplessa, la ragazza andò alla finestra e la
aprì: il vento gelido che spirava le penetrò attraverso i vestiti e le strappò
un brivido di freddo.
"LILYYYYYYYYY!!!!!!!!!!".
Quando si affacciò fuori, scrutando il
parco, quasi le venne un colpo apoplettico: James Potter, senza nemmeno un
cappotto per ripararsi dal gelo, se ne stava esattamente sotto la sua finestra,
immerso nella neve fino alle ginocchia, urlando a squarciagola il suo nome. Da
quello che riusciva a vedere da quella distanza, agitava come un forsennato una
bottiglia nella mano destra.
"LILYYYYYYYYY!!!!!!!!!!". Certo, aveva dei
polmoni potenti per farsi sentire a quella distanza!
"Oh, Merlino santissimo!" mormorò Lily,
incredula. Si portò al bacchetta alla gola e, amplificando la voce con un
incantesimo, gridò: "James, che diavolo stai facendo?".
Il ragazzo alzò lo sguardo verso di lei,
ondeggiò leggermente, poi probabilmente la riconobbe, perché riprese a strillare
come un’aquila: "Lily, io ti amo! Ti prego, non posso vivere senza di te! Ti
amooooooo!".
Oh, per mille Gargoyles, è più sbronzo di
una spugna! "James, resta lì" gli gridò. "Vengo a
prenderti!".
Lui si limitò a ribattere con un altro
lungo, cupo, quasi disperato "Ti amooooooo!".
Ma che diavolo gli è saltato in testa?
Finirà nei guai…, pensò Lily, sconvolta, mentre
afferrava di corsa il mantello. Stava appunto per uscire, quando sulla soglia
comparve l’unica persona che potesse peggiorare la situazione: Claire Parker, in
tutto il suo scarso splendore.
"Evans, guarda un po’ dove vai!" l’aggredì,
quando Lily quasi le andò addosso.
"Sì, come ti pare, Parker. Scusa, ma sono
piuttosto di fretta".
Fece per uscire, ma James scelse proprio
quel momento per urlare di nuovo, attraverso la finestra aperta.
"LILYYYYYYYYY!!!!!!!!!!". Sembrava il lamento di un animale morente.
Claire guardò stupita la compagna di stanza,
poi si affacciò a sua volta. Quando si rigirò era a dir poco livida: i suoi
occhi sembrava sprizzare scintille tanto pareva infuriata. "Evans, si può sapere
che diamine gli hai fatto?".
"IO?" ripeté Lily incredula, infiammandosi
all’istante. "Che cosa c’entro io, scusa? Perché ogni volta che succede qualcosa
con James dai per scontato che sia colpa mia?".
"Perché, non lo è? Per quale motivo pensi si
sia ridotto in questo stato? Il nome di chi sta urlando, Evans?".
"Non sono tenuta a giustificarmi con te,
Parker. E anche se fosse, non parlo con James da giorni…".
"Ma sta comunque dichiarando a te amore
eterno!" proseguì imperterrita Claire. "Perciò devi pur avergli fatto
qualcosa!".
"Leggi il labiale, Parker: io non gli ho
fatto nulla" scandì Lily con rabbia. "E in ogni caso, a te che importa? James
non è nemmeno il tuo ragazzo!".
Sapeva di aver toccato un nervo scoperto,
infatti Claire avvampò d’ira, incenerendola. "Magari lo sarebbe, se non fosse
sempre impegnato a correre dietro a te!".
"Oh, non provarci: non puoi essere così
frustrata da credere che sia colpa MIA se James non ti fila! James ha avuto
decine di ragazze pur correndo contemporaneamente dietro a me! Evidentemente sei
insopportabile anche per i suoi standard!".
"Ti odio, Evans. Ti o-d-i-o. Non capisco
proprio cosa James ci trovi in te… Non sei altro che una stupida gallina piena
di arie, con quella tua faccia da santarellina innocente! Pensi sul serio che
con James potrebbe funzionare: tu non sei per nulla il suo tipo. Appena si
renderà conto di che razza di che triglia puritana è andato a pescare ti lascerà
perdere, vedrai!".
"Ma va’ all’inferno: preferisco essere una
triglia puritana che una sgualdrina come te, Parker. E te l’ho già detto decine
di volte: a me James non interessa. Per quel che mi riguarda è tutto tuo!".
Bugia, bugia, bugia… Il solo pensare a James
con Claire (o chiunque altro) la faceva rodere di gelosia. Doveva solo provare
ad avvicinare i tentacoli al SUO James: le avrebbe cavato gli occhi. Un momento…
l’aveva sul serio chiamato il "suo James"?.
"LILYYYYYYYYY!!!!!!!!!!".
L’ennesimo grido disperato riscosse la
ragazza dai suoi pensieri: si era completamente scordata di James, che
continuava imperterrito a urlare nel parco.
"Scusa, devo andare" liquidò Claire, ormai
dimentica del loro litigio.
"Dove pensi di andare?" le gridò dietro
l’altra. "Non ho ancora finito con te…".
Ma Lily non si curò minimamente di lei: uscì
dalla stanza, scese velocemente la scala a chiocciola e attraversò la Sala
Comune. Registrò a malapena i compagni affacciati alle finestre, che indicavano
qualcosa nel parco, o le occhiate che alcuni di essi le rivolsero: evidentemente
lo spettacolo di James stava diventando pubblico. Ma lei non se ne curò, doveva
andare a recuperare quello scemo prima che facesse qualcosa di stupido. Beh, più
stupido di quanto non stesse già facendo.
Arrivò al Portone d’Ingresso a tempo di
record, correndo e dribblando diversi studenti che le lanciarono occhiate di
stupore.
Una volta all’aperto, si strinse nel
mantello, cercando di ignorare il freddo pungente. Osservò con aria critica il
cielo: aveva tutta l’aria di volersi mettere a nevicare da un momento
all’altro.
Prese ad avanzare nel parco, sciogliendo la
neve con un gettò caldo della bacchetta. Fortunatamente, non fu particolarmente
difficile rintracciare James: al di là della scia sconnessa d’impronte che il
ragazzo si era lasciato dietro, le sue urla risuonavano a decine di metri di
distanza, meglio di una sirena dei pompieri.
Impegnata com’era a non incespicare nella
neve gelata, Lily si rese conto solo quando James fu già in vista in lontananza,
un puntino nero nel bianco, che il ragazzo non gridava più il suo nome. Fu con
un certo orrore che capì che stava cantando: le stava facendo una serenata. Ma
non c’è mai limite al peggio?
Per Morgana, sembra stiano torturando un
branco di gatti in calore!
Lily accelerò ulteriormente il passo. Ma
mano che si avvicinava, riuscì anche a riconoscere la canzone: una vecchia
canzone di Celestina Warbeck. O perlomeno lo sembrava, considerate le
decisamente scarse doto canore di James. È perfino peggio
dei gatti in calore, pensò Lily. Più che altro
un cervo in agonia…
"James!" gridò, quando fu a pochi metri da
lui. "Per amor di Merlino, stai zitto! James!".
Il ragazzo si girò così in fretta che quasi
si ribaltò, strabuzzò gli occhi come se non riuscisse a metterla bene a fuoco,
poi le sue labbra si allargarono in un sorriso ebete e gridò: "Lily, sei
arrivata!".
Fece per correrle incontro, ma inciampò nei
suoi stessi piedi e finì faccia avanti nella neve.
"James!" lo chiamò la ragazza, quando fu
accanto a lui. Lo scosse, continuando a chiamarlo. Alla fine lui alzò il capo,
ridacchiando come una iena. "Sono caduto…" biascicò. Poi la guardò e aggiunse, a
volume spacca timpani: "Lily, sei qui".
La puzza di alcool fece contrarre il viso di
Lily in una smorfia: ma quanto aveva bevuto per ridursi in quello stato?
Sembrava su un altro pianeta… si rese conto che la bottiglia che il ragazzo
teneva in mano era di Whisky Incendiario ed era ancora mezza piena.
"James, dammi quella bottiglia" e senza
aspettare risposta, fece per togliergliela di mano. Ma il ragazzo si ritrasse,
portandosi la bottiglia al petto: "NO! Lei è mia! Non me la porterai
via!".
"Ok, ok, non gridare!".
Per tutta risposta lui gridò ancora più
forte, stavolta con rabbia: "NON ME LA PORTERAI VIA, STUPIDO
CORVONERO!".
"Stupido Corvonero?" ripeté Lily perplessa,
con la sensazione di essersi persa qualche passaggio fondamentale. "Ma di che
parli? Sono io, Lily".
Di colpo, James parve rasserenarsi, il
sorriso da tonto ricomparve e lui esclamò: "Lily, che bello vederti. Ti ho mai
detto che ti amo? Quando sei arrivata?".
La ragazza pensò bene di soprassedere e
evitò di rispondere: tanto, se anche l’avesse fatto, di certo James l’avrebbe
dimenticato nel giro di tre secondi.
"Dai, James, andiamo, ti riporto in
dormitorio". Gli tese la mano, che James afferrò, con l’espressione di chi non
sa bene cosa farci. Infatti, invece di tirarsi in piedi, trascinò anche Lily per
terra. La ragazza strillò, per la sorpresa e per il freddo. "Ma che
fai?".
Ovviamente il ragazzo non rispose e si
limitò a ridacchiare. "Ih, ih, ih, sei caduta. Sei caduta!".
"Non vedo cosa ci sia di così divertente…"
brontolò Lily, rialzandosi e spolverandosi via la neve dai vestiti.
James la guardò perplesso. "Ma non capisci:
sei caduta! Caduta per terra, ah, ah, ah!".
"Ah, cambia tutto così. Dai, vieni".
Stavolta, riuscì a tirarlo in piedi, anche se sembrava piuttosto traballante
sulle gambe. "Appoggiati a me, su" disse Lily, sostenendolo con un braccio
intorno alle spalle.
Lui la osservò attentamente. "Lo sai che sei
ancora più bella vista da vicino? Te lo detto che ti amo? Ti amo. L’hai capito
che ti amo?".
"Sì, l’ha già detto" rispose Lily,
arrossendo nel contempo. Si rendeva conto solo in quel momento che non era mai
stata così vicina a James in vita sua, tranne quando l’aveva baciata,
ovviamente.
Come potete immaginare, il ritorno al
castello fu decisamente più complesso dell’andata: James sembrava aver
dimenticato come si usavano le gambe, col risultato che Lily doveva quasi
trascinarlo e che spesso finiva in terra, portando con sé la ragazza. Il tutto
condito con le sue risatine isteriche e i suoi commenti senza il minimo senso,
come quando disse a Lily che la sua bellezza offuscava quello del roseo sole
primaverile in fiore o che i suoi occhi brillavano più delle più belle stelle
dei ruscelli di campo. Il peggio giunse quando James tentò di riprendere a
cantare: per farlo tacere Lily lo fece cadere di proposito a faccia in giù nella
neve.
Il risultato fu che quando giunsero al
Portone d’Ingresso, erano entrambi completamente zuppi e infreddoliti, Lily era
di pessimo umore e James, beatamente inconsapevole della figura che stava
facendo, sputacchiava neve, continuando a decantare le lodi della sua dolce,
meravigliosa Lily.
Una volta al coperto, Lily tirò un sospiro
di sollievo, lasciò andare James, che cadde a terra come un sacco di patate, e
si asciugò i vestiti con un rapido movimento di bacchetta. Stava per fare lo
stesso con James quando si rese conto che silenziosamente il ragazzo si era
defilato: ondeggiando e barcollando, si era diretto verso le scale, andando
dritto dietro a… la McGranitt.
Lily ebbe a malapena il tempo per registrare
questo fatto e farsi invadere dal panico, che James aveva già estratto la
bacchetta e la stava puntando contro l’ignara professoressa.
No, non lo farà… pensò Lily in un lampo di disperata speranza. Non aveva neanche
finito di pensarlo che accadde l’inevitabile: James lanciò Merlino solo sa che
incantesimo e la McGranitt finì gambe all’aria… con la gonna completamente
sollevata!
L’ha fatto. Non ci posso credere, l’ha
fatto!
Ma quel che era peggio fu che scoppiò a
ridere come un’idiota.
"Ah, ah, le mutande della vecchia
pipistrella! Le mutande della vecchia pipistrella!".
"JAMES, NOOOOO!" gridò Lily, nello stesso
istante in cui la McGranitt gridava: "POTTEEEEEEEER!".
Morirà e sarà una cosa lenta e dolorosa!,
pensò Lily, mentre andava ad agguantare James e
gli spiaccicava una mano sulla bocca per farlo smettere di ridere. O perlomeno
soffocare le risate.
"Professoressa, si sente bene?" chiese in
tono preoccupato, cercando di ignorare il fatto che James le stesse sbavando la
mano per liberarsi.
La McGranitt non parve nemmeno sentirla. Con
le narici più dilatate di quanto Lily le avesse mai viste e uno sguardo
inceneritore che avrebbe sgretolato perfino il granito, la donna urlò: "Potter,
cosa diavolo credevi di fare?! sei completamente impazzito?! Signorina Evans,
lascialo andare!".
Lily non osò disubbidire a un ordine così
diretto di fronte all’insegnate così furiosa: seppur a malincuore lasciò James,
che perlomeno non si accasciò di nuovo al suolo. In compenso ricominciò ridere
in modo fin troppo sguaiato. "Ah, ah, le ho visto le mutande, le ho visto le
MUTANDE!". Ovviamente non poté evitare di gridare l’ultima parte.
Se possibile, la McGranitt apparve ancora
più furiosa di prima, mentre Lily dal canto suo avrebbe solo voluto sprofondare:
ma perché di tutte le gonne che c’erano nella scuola, proprio quella della
McGranitt doveva andare a sollevare? James andava a cacciarsi nelle situazioni
più assurde.
"James, smettila" lo implorò, afferrandolo
per le braccia, cercando di trascinarlo via.
"Potter, ma sei ubriaco?" continuò la
professoressa di Trasfigurazione, sempre più incredula, notando la puzza
d’alcool che il suo alunno di portava dietro.
James parve rifletterci qualche secondo, poi
rispose: "Ma no che non lo sono, prof! Le pare che mi ubriacherei qui a scuola:
lo so che è contro le regole. Io non infrango le regole, le pare prof, le pare?
Io non potrei mai, sono un bravo studente, io!" e poi riprese a ridere come una
scimmia isterica.
Lily a quel punto si sentì in dovere di
intervenire: "Lo scusi, professoressa. Non è molto in sé in questo
momento…".
"Vedo". Subito dopo, la donna connesse su
chi aveva di fronte ed esclamò: "Signorina Evans, che cosa sta facendo lei con
lui?".
"Oh, io… beh…" balbettò Lily. "L’incrociato
per caso nel parco, in questo stato. Lo stavo portando in
Infermeria…".
La McGranitt la trapassò da parte a parte,
senza dare l’impressione di crederle. "Ok. Quando si sarà ripreso, digli che lo
aspetto nel mio ufficio per discutere della lunga punizione che lo
aspetta…".
"Certo, professoressa"garantì Lily.
"Arrivederci, professoressa" la salutò, filando via trascinandosi dietro
James.
Aspettò di aver messo almeno tre piani tra
lei e l’insegnante, poi si voltò verso il ragazzo che l’aveva seguita docile
come un agnellino e lo assalì: "Ma sei completamente cretino? Che diavolo ti è
saltato in mente?".
Lui ridacchiò, le si accostò e sussurrò con
aria cospiratrice: "Pst, vieni qui, devo raccontarti un segreto. In realtà io
sono ubriaco. Ubriaco fradicio!" e riattaccò a ridere.
"NO!" fece Lily, in tono ironico. "E dire
che non l’avevo proprio notato…". Ma che diavolo stava facendo: si metteva a
fare del sarcasmo con James ridotto in quello stato? Il ragazzo si rendeva
malapena conto della parte da cui era girato, figurati se riusciva a cogliere
sfumature così complesse. "Dai" sospirò. "Andiamo in dormitorio".
Fortunatamente, arrivarono alla Torre di
Grifondoro senza ulteriori incidenti, tranne le parecchie occhiate che furono
loro rivolte, assassine o educatamente perplesse a seconda se a lanciarle era
una ragazza verde di gelosia o un chiunque altro. Ancora meglio, non
incrociarono nessun altro professore: Lily dubitava seriamente di potere reggere
se James ne avesse fatto volare un altro in mutande.
Fu comunque con immenso sollievo che la
ragazza si richiuse alle spalle la porta della camera dei Malandrini: lasciò
cadere James senza complimenti sul primo letto che le capitò a tiro,
massaggiandosi il collo irrigidito. "Mamma mia, quanto pesi" si lamentò
stancamente.
James le rivolse l’ormai famigliare sguardo
vacuo e biascicò: "Quanto sei bella… Sei la ragazza più bella della scuola. No,
dell’intero universo. Nessuna è più bella di te, nessuna. Ti amo lo sai? Perché
non lo vuoi capire? Io ti amo tanto…".
"Sì, James, lo so, lo so" rispose lei,
mentre si chinava a sfilargli le scarpe. "Perché non ti riposi un po’? Ti fai
una bella dormita, ti ripigli un po’, smaltisci la sbornia…".
"No, non voglio dormire" protestò James,
scuotendo la testa come un bambino capriccioso, in tono via, via più lamentoso.
"Voglio dirti che ti amo… perché tu non mi vuoi? Cos’ha Nigel Cullen che io non
ho? Cos’ha di tanto interessante un dannatissimo Corvonero secchione? Cosa,
cosa?".
Lily lo guardò confusa. E adesso cosa
c’entrava Nigel Cullen, di grazia? "James, cosa stai blaterando? Non
capisco…".
"Oh, non fare tanto l’innocentina con me,
Evans!" l’aggredì il ragazzo, in tono improvvisamente rabbioso e consapevole.
"Vi ho visti in corridoio, durante la pausa pranzo. Parlottavate vicini,
vicini…".
Per alcuni secondi, Lily rimase confusa a
guardarlo. Poi comprese e… scoppiò a ridere. "Oh Merlino! È per questo che ti
sei ubriacato? Perché mi hai visto con Nigel? James sei uno stupido: io e Nigel
dobbiamo fare insieme una ricerca di Aritmanzia. Per questo parlavamo in
corridoio: ci stavamo mettendo d’accordo per ritrovarci domani in biblioteca.
Non c’è assolutamente NULLA di romantico fra me e Nigel Cullen!".
"Nulla?" domandò James, illuminandosi con
l’espressione di un bambino che chiede speranzoso una seconda fetta di torta.
"Proprio nulla?".
"Esatto. E te l’avrei detto se invece di
ubriacarti fosse venuto a chiedere direttamente a me…".
Ma James non l’ascoltava più. Era saltato in
piedi, gridando: "Dio esiste! Dio esiste e ha ascoltato le mie preghiere.
Dobbiamo festeggiare: portatemi del Ciosky!".
"Del… cosa?" fece Lily,
perplessa.
"Ciosky: gelato al cioccolato annaffiato di
Whisky Incendiario, una vera delizia!". Ricadde pesantemente sul letto,
continuando a saltellare: "Ti amo, Lily".
"Questa è più o meno la centesima volta che
me lo dici in mezz-" cominciò a dire Lily, ma la sua risposta fu bruscamente
interrotta quando James avvicinò il viso al suo e la baciò.
Il primo impulso di Lily, proveniente dalla
sua parte razionale, le suggerì di spingerlo via e mollargli uno schiaffo;
tuttavia prevalse la seconda parte, quella più istintiva, che le consigliò
caldamente di godersi il momento: d’accordo che il suo alito puzzava di alcool
da far paura, ma era pur sempre il ragazzo che le piaceva. Che le piaceva tanto.
Di cui forse era addirittura innamorata…
Senza nemmeno accorgersene si ritrovò a
ricambiare il bacio, James le portò le mani al volto, attirandola verso di lui,
approfondendo ulteriormente il contatto…
In quel momento la porta del dormitorio si
aprì ed entrò Remus, che si bloccò sulla soglia, più che stupito, diciamo in
prossimità di un infarto fulminante.
Lily si ritrasse con uno scatto repentino,
arrossendo fino alla punta delle orecchie. "Remus!" lo salutò, con una voce che
somigliava di più a uno squittio. "Che cosa ci fai qui?".
"Sarebbe anche camera mia…" osservò il
ragazzo, riprendendosi in parte dalla sorpresa. "Che stavate
facendo?".
"Nulla" si affrettò a negare Lily. "Nulla di
nulla. Qualunque cosa tu abbia visto non era quello che sembrava…".
"Ah, bene, perché sembrava che vi steste
baciando…".
"NOOOO! Io baciare lui? Ma scherzi! Come ti
salta in mente?".
"Che ci facevi qui?" chiese ancora Remus,
perplesso.
"Già, che ci facevo qui? Bella domanda"
balbettò Lily, che diventava più rossa ogni secondo che passava. Poi vide James,
che sembrava immerso in chissà quale fantasia e disse: "Ah sì, James stava
urlando sotto la mia finestra. Credo sia ubriaco… no, sbronzo è il termine più
adeguato".
"Cosa?!". Da inquisitorio, il tono di Remus
si fece arrabbiato. "Che diavolo hai combinato ancora? Non vi posso lasciare da
soli nemmeno un’ora! Eppure lo sapete che non sono proprio dell’umore per stare
dietro alle vostre cretinate!".
"Moony!" lo salutò James, rendendosi conto
solo in quel momento della sua presenza. Saltò in piedi e corse ad abbracciarlo.
"Che bello vederti. Sapessi, oggi ho avuto un’illuminazione: gelato al
cioccolato e Whisky. La delizia del nuovo millennio: il sublime Ciosky! Dovrò
fartelo provare!".
"Se dopo mi ridurrò come te, preferisco
evitare, grazie" declinò Remus, scrollandoselo di dosso con una smorfia, a metà
tra il disgusto e il sofferente. "James, ti prego, non sto bene!" si lamentò.
"Scendi, per favore".
"Oh, giusto" fece l’Animagus con aria
complice. "Il tuo ciclo, me n’ero quasi scordato…". Rise e subito dopo si lasciò
scappare un ululato.
Remus sbuffò, massaggiandosi le tempie. "Sì,
grazie, James, il coro era proprio quello che mi mancava…".
"Ma di che state parlando?" intervenne Lily,
confusa.
Remus si irrigidì: accidenti, si era
completamente dimenticato di lei. James dal canto suo le rivolse un’occhiata
adorante. "Sssst, è un segreto" disse, con un ghigno da folletto diabolico. "Il
piccolo segreto peloso di Remus…".
Il diretto interessato ritenne opportuno
intervenire per mettere a tacere l’amico dalla lingua troppo sciolta. "Sì, va
bene, James, perché non vai a farti un giro?".
"Di che sta parlando, Remus?" chiese Lily.
"Che cosa voleva dire con "piccolo segreto peloso"?".
"Io…" balbettò il ragazzo, senza sapere come
cavarsi d’impaccio. "Io, ecco…".
"Sì?".
"Ho voglia di Ciosky…" mormorò in tono
svagato James. "Chissà se nelle cucine ce n’è ancora o se la nanerottola l’ha
finito tutto…".
L’ultima frase fece drizzare le antenne
capta guai di Remus: in quel momento si rese conto dell’evidente mancanza di
qualcosa, o meglio qualcuno.
"James! Dov’è Dora?" strillò in tono
isterico. "Era con te, l’ultima volta che l’ho vista…".
"Dora, Dora… ah, la nanerottola… Boh, che ne
so…".
"Come sarebbe che ne so?!".
"Che non lo so… sarà ancora nelle
cucine…".
"James, ti prego, dimmi che non le hai dato
del Ciosky o come diavolo si chiama".
"Ma certo che no… però mi ha visto berlo,
magari l’ha assaggiato dopo. sarebbe una vera intenditrice, in
caso!".
"Ti prego, dimmi che stai scherzando… ti
prego, dimmelo!".
James scosse con aria sconsolata il capo.
Remus si prese la testa tra le mani: non era possibile! Non era
possibile!
"Lily, puoi restare qui con lui? Devo andare
a cercare Dora…".
La ragazza annuì. "Certo, certo vai".
Sembrava essersi dimenticata della spinosa conversazione lasciata in
sospeso.
"Controlla che non si faccia niente. Lo
voglio in piena forma quando lo ucciderò!" si raccomandò Remus, prima di
schizzare via.
Percorse a tempo di record la distanza tra
il dormitorio e le cucine, terrorizzato all’idea di cosa avrebbe potuto trovare
una volta lì.
Superato il quadro della natura morta, si
trovò subito circondato da solerti Elfi Domestici. "Benvenuto, padroncino.
Possiamo fare qualcosa per il padroncino?".
"Sì, sto cercando una bambina" rispose
Remus. "Di quattro anni. Alta più o meno così. Si porta sempre dietro un orso di
peluche. Di solito ha i capelli rosa".
"Oh, sì, Blinky, sa dov’è, signorino"
intervenne una piccola Elfa. "La padroncina è la dietro" e gli indicò un punto
oltre un tavolo.
"E come sta?".
"La padroncina ha mangiato e bevuto tanto,
signorino. Blinky voleva fermarla, ma lei chiede ancora, così Blinky gliene
porta" rispose l’Elfa, facendo strada la ragazzo, il quale sospirò: cos’altro
poteva aspettarsi da degli Elfi Domestici. Ubbidivano agli ordini: se glielo
avesse comandato, si sarebbero buttati in massa nel lago.
Dora era davvero lì: era seduta per terra,
coperta di gelato al cioccolato fino ai capelli. Ma non era certo quello il
peggio: il viso a forma di cuore era pallido come un cencio, i suoi occhi
spenti. Di tanto in tanto, emetteva dei singhiozzi, ai quali corrispondeva un
repentino cambiò di colore di capelli. Sembrava un cartello al neon rotto.
"Dora, piccola" la chiamò, preoccupato. "Mi
senti?".
La bambina ci impiegò diversi momenti per
reagire: infine si girò verso di lui, inclinò appena di lato il capo e sorrise
debolmente. "Remus, non mi sento tanto bene…" biasciò con voce
impastata.
Remus si chinò verso di lei: l’odore di
Whisky nel suo alito non era particolarmente forte, ma presente, senza ombra di
dubbio. E quanto alcool poteva sopportare il corpo di una bambina di quattro
anni?
James, ti ucciderò: e lo farò in modo lento
e doloroso. Anzi no, prima ti scuoio, poi ti scotenno e infine ti uccido. E poi
ti riporto in vita solo per poterti uccidere di nuovo! Cosa doveva fare adesso? Se la portava in Infermeria, avrebbe anche
dovuto spiegare come la bambina si fosse ridotta in quello stato… e Madama Chips
non sarebbe andata tanto per il sottile. Per non parlare della reazione di
Sirius: poteva dire tutto quello che voleva, ma Remus sapeva che l’amico voleva
bene sul serio alla cuginetta, malgrado tutti i guai che aveva
causato.
Ma non portarla in Infermeria era fuori
questione: se si fosse sentita male seriamente, non avrebbe avuto la più pallida
idea di cosa fare. E la piccola non sembrava decisamente in forma.
"D’accordo, piccola. Ora ti porto in
Infermeria, tranquilla". Facendo leva sulle reni, si sollevò, prendendo Dora in
braccio: la povera bambina sembrava vicina allo stato comatoso.
Merlino, non sono abbastanza in forma per
questo!, si lamentò tra sé, cercando di ignorare
le scariche di protesta che il suo corpo in rivolta lanciò di fronte a quello
sforzo inaspettato.
Lanciando mentali imprecazioni a James e
alla sua stupidità, Remus si avviò più in fretta che poté verso l’Infermeria.
"CHE DIAVOLO È SUCCESSO?" fu il grido
d’accoglienza di Sirius, quando li vide arrivare.
"Chiedilo al tuo migliore amico" fu
l’asciutta risposta di Remus, mentre depositava Dora su un letto. "Quello che ha
avuto la brillante idea di ubriacarsi mentre faceva il babysitter e lasciare
solo la bambina nelle cucine. Quello che ucciderò con le mie mani appena ne avrò
occasione!".
"CHE COSA?". Sirius balzò in piedi, senza
badare alla ferita nel fondoschiena, e corse verso la cuginetta. "È ubriaca!?"
esclamò quando sentì la puzza d’alcool. "James l’ha lasciata ubriacare? Io lo
ammazzo, quant’è vero che mi chiamo Sirius Black!".
"Mettiti in coda…" mormorò stancamente
Remus, mentre andava a chiamare Madama Chips.
Come prevedibile, l’infermiera fu assai poco
accomodante, anzi, quando le spiegarono la situazione, prese a strillare come
un’ aquila, minacciando di portarli tutti dal preside, dando loro degli
irresponsabili immaturi senza il minimo criterio di giudizio, blaterando di cose
senza né capo né coda…
"Sì, siamo tutto quello che vuole" la
interruppe infine Sirius. "Ma mia cugina guarirà, vero?".
Madama Chips lo osservò, con sguardo duro e
infine disse, dopo una visita approfondita: "Per vostra fortuna, più che una
sbornia, sembra una bella indigestione: deve aver esagerato con i dolci. Una
notte di riposo e starà benone".
"Sul serio?" insistette Sirius. "Sul serio
starà bene?".
"Non subirà danni permanenti, in ogni caso.
Siete stati fortunati. Ma dovrò comunque informare il preside, ve ne rendete
conto, vero?".
Sia Sirius che Remus erano talmente
sollevati che l’idea di una ramanzina del preside in quel momento non spaventava
minimamente nessuno dei due. "Merlino, ti ringrazio" mormorò Remus, lasciandosi
cadere su una sedia. "L’abbiamo scampata bella!".
Sirius annuì, ancora mezzo
sottoshock.
"Signor Black" intervenne ancora madama
Chips, in tono severo. "Che ci fa in piedi? Le aveva detto di restare sdraiato:
vuole che si riapri la ferita?".
"Si come vuole, madama" rispose
distrattamente Sirius, ascoltandola con un orecchio solo, mentre tutto il suo
essere era concentrato a osservare la bambina che ora dormiva pacifica: per un
momento aveva sul serio temuto di perderlo, quel piccolo mostriciattolo
iperattivo!
LYRACORNER’S CORNER
Ok, mi vergogno come una ladra: sono in
immenso, spudorato, imperdonabile, ritardo. Più di un mese. Un mese, accidenti.
E il bello è che non ho nemmeno scusanti, perché l’idea per questo capitolo ce
l’aveva da secoli, ogni volta che aprivo il file per caso, mi veniva un voglia
matta di scrivere, ma purtroppo impegni concomitanti (leggasi, quell’orrida,
orribile bestia nota col nome di scuola) e altre fanfiction hanno assorbito
tutto il mio tempo. Così, eccoci qui, a più di un mese di distanza. Per farmi
perdonare, vi ho regalato un bel capitolo corposo, bello lungo (non finiva più,
mamma mia) e denso di avvenimenti.
Ringrazio di cuore chi ha commentato lo
scorso capitolo, ovvero
Inu_P
Hermy101
LadyMorgan
_Nefer_
Julia Weasley
E mia sorella Laura, ovviamente. Scusate se non vi ringrazio uno per
uno, ma sono di fretta!
Per quanto riguarda il fronte nuovi
capitoli, mi sa che dovrete aspettare perlomeno un paio di settimane: anche per
il fatto che tra due giorni vado in gita a Weimar una settimana, non avrò
computer a disposizione. Per pasqua, però, conto di farcela,
tranquilli!
Commentate in tanti, bacibaci!!!!!!
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Capitolo 12 *** Capitolo XI ***
BABYSITTER PER CASO
CAPITOLO XI
Mamma mia, che mal di testa! James non
ricordava di essere mai stato così male in vita sua… E dire che si era ubriacato
parecchie volte nella sua breve, ma densa esistenza; tuttavia, stavolta aveva
davvero superato ogni umano limite. Promemoria: gelato al
cioccolato e Whisky NON vanno mischiati. Mai più!
Aprì lentamente gli occhi, rimanendo
accecato dal sole mattutino che filtrava dalla finestra. Ma quanto accidenti era
stato fuori combattimento? L’ultima cosa che ricordava con una certa precisione
era una folla di Elfi Domestici che gli si accalcava intorno carica di
bottiglie, ed era certo che fosse pomeriggio in quel momento… Dopo diventava
tutto un massa di avvenimenti confusi: neve, freddo, urla, risate, diversi volti
furibondi, un paio di mutande… Mutande… si rigirò quella parola nel cranio per
alcuni minuti: era più che sicuro che fosse successo qualcosa di spaventosamente
grave, il giorno prima, che c’entrava con un paio di mutande: ma cosa? Non
riusciva a ricordare…
Decise di rimandare a un secondo momento,
quando la sua mente fosse stata un po’ più snebbiata. Riaprì gli occhi e
stavolta riuscì a sopportare la luce. Si tirò lentamente a sedere e si rese
conto di essere sul letto sbagliato: per chissà quale oscura ragione, era finito
sul letto di Remus. Forse perché era il più vicino alla porta…
La seconda cosa di cui si rese conto era
che, sempre per motivi a lui ignoti, aveva perso i pantaloni e indossava un
maglione a quadri che era più che sicuro non fosse suo, anche perché gli stava
un po’ stretto. Dallo stile, probabilmente era di Remus pure quello.
Ma che diavolo ho combinato ieri?,
si chiese incredulo tre secondi dopo, quando la
sua attenzione fu catturata dal resto della sua stanza. O meglio quello che
ormai ne restava: un letto era mezzo distrutto, con le tende del baldacchino che
pendevano mestamente da un lato; un altro materasso giaceva nel centro della
stanza, circondato da un lato da qualcosa che riconobbe vagamente come l’intero
guardaroba di almeno un paio di malandrini, ammonticchiato come a formare una
specie di muraglia, o una trincea, e dall’altro dai loro quattro bauli,
completamente svuotati; tutto il resto degli averi suoi e dei suoi compagni di
stanza (dubitava che sarebbero rimasti ancora suoi amici dopo tutto questo) era
sparpagliato qua e là sul pavimento, quasi nulla ancora completamente
integro.
E il lato migliore era che James non aveva
la più pallida idea di come lui da solo avesse potuto combinare tutto quel
casino. Gigantesco promemoria: mai più gelato al
cioccolato e Whisky. Sono l’accoppiata più pericolosa nella storia delle
accoppiate più pericolose!
"Ah, bene di sei svegliato! Temevo di
doverlo fare io!".
Per un alcuni secondi, James pensò di essere
ancora sbronzo, o in preda a una perfida allucinazione creata dalla sua testa in
cerca di vendetta: insomma, era razionalmente impossibile che Lily Evans fosse
lì, nella sua stanza sull’orlo del collasso, a parlargli in tono gentile per la
prima volta da che si conoscevano. E ancora più impossibile era che tenesse tra
le braccia un vassoio carico di cibo. Ok, ora lo so: sono
morto e questo è il paradiso!
Lily gli rivolse un’occhiata perplessa. "Che
hai da guardarmi con quella faccia? Non hai fame? Come va la testa?".
Quest’ultima decise di approfittare proprio
di quel momento per ricordagli che era molto arrabbiata con lui, mandandogli una
tremenda fitta in mezzo alla fronte. Ok, non posso essere
in paradiso: la mia testa non mi farebbe così male. Ma allora cosa ci fa Lily
qui? E non avrei voglia di rimettere perfino le
viscere!
"Che ci fai qui?" chiese dunque, per fugare
ogni dubbio sulla sua sanità mentale.
"Ti ho portato la colazione, mi pare ovvio"
rispose lei. "Anche se forse non avrai fame. Ti preparato anche un veloce
rimedio antisbornia". Sistemò il vassoio in precario equilibrio sulla muraglia
di bauli e gli mostrò una boccetta piena di liquido verde acido, dall’aspetto
tutt’altro che invitante. "Tieni, prode Grifondoro: bevi. Ti farà star
meglio".
James prese la fialetta e la annusò
sospettoso: sapeva di uova marce. "Cosa mi garantisce che non sia
veleno?".
"Nulla. Ma nulla ti obbliga a berla. Tieniti
pure il mal di testa, sai quanto mi importa… Ma le lezioni cominciano tra meno
di un’ora e non credo che adesso come adesso tu riusciresti ad
affrontarle!".
James fece una smorfia e dovette ammettere
che la ragazza aveva ragione: si sentiva un schifo. Così si tappò il naso e
buttò già la pozione tutta d’un fiato. Il sapore era perfino peggio dell’odore,
ma l’effetto fu quasi immediato: il mal di testa si affievolì fino a un vago
martellio nella parte interna della scatola cranica, la luce smise di dargli
fastidio e lo stomaco di fare le capriole come se non vedesse l’ora di esplorare
il mondo esterno. E cosa importante, il profumo di uova strapazzate e pancetta
smise di ripugnarlo e gli fece salire l’acquolina in bocca.
"Evans, penso che erigerò un altare in tuo
onore" la ringraziò. Poi si rese conto che comunque la presenza di Lily lì non
era ancora giustificata: per quale motivo c’era lì lei e non i Malandrini?
"Perché fai questo? Dove sono gli altri?".
Lily lo guardò stranita. "Non ricordi nulla
di quello che è successo ieri?". Al pacato scuotere del capo di lui, la ragazza
sospirò, mentre gli allungava il vassoio. "Certo non dovrei sorprenderei: era
più ubriaco di una zampogna. Vuoi che ti faccia un rapido riassunto di tutto
quello che è hai combinato in meno di ventiquattro ore?".
"Sì, ti prego. Comincia col dirmi che ci fai
qui…".
"Eseguo l’ingrato affidatomi dal mio ex
migliore amico Remus Lupin, che ieri verso le tre mi ha chiesto di tenerti
d’occhio, mentre lui andava a cercare la cugina di Black, a cui, da quel che ho
capito, tu stavi badando quando hai avuto la bella idea di ubriacarti. Quella è
stata l’ultima volta che ho visto lui o qualunque altro essere semisenziente che
avrebbe dovuto subentrare al mio posto: adesso sono le otto e un quarto del
mattino, se ti interessa".
"E perché Remus ha chiesto a te di badare a
me? Ok, Sirius è in infermeria, ma Peter?".
"Minus l’hai messo in fuga tu stanotte verso
le undici, quando hai cominciato a tirarlo addosso libri di testo, calamai e
qualunque cosa ti capitasse a tiro urla dogli qualcosa come ‘pantegana amorfa,
sparisci dalla mia vista’. Da quel che ne so, ha passato la notte nella Sala
Comune a piagnucolare. E io sono qui perché tu hai avuto la bella idea di
metterti a fare la serenata sotto la finestra del mio Dormitorio. Quando Remus è
arrivato, ti avevo appena riportato qui".
"Sei rimasta con me? tutta la notte?"
domandò James incredulo: perché l’aveva fatto?
Lily annuì. "La notte più lunga della mia
vita, se mi permetti. Sei crollato solo verso le quattro del mattino, dopo aver
vomitato tutto quello che c’era di espellibile nel tuo corpo e anche di più.
L’alcool ti rende pericolosamente iperattivo, Potter, sai?".
"Sì, me l’hanno detto" disse James, mentre
l’inquietante flash-back di lui aggrappato alla tazza di un water si faceva
strada dentro di lui. Represse un brivido: certe cose era meglio
rimuoverle!
"Che cos’altro ho fatto?".
"Hai lanciato un Incantesimo alla McGranitt,
facendola finire a gambe all’aria con la gonna completamente sollevata: ti
aspetta nel suo ufficio per discutere della punizione più consona a tale
infrazione" riferì Lily come una perfetta telecronista.
"Che cosa ho fatto?!" strillò James,
rischiando di strozzarsi con il succo di zucca. "Ho davvero… Non riesco a
crederci…Oh, Merlino, mi ucciderà!".
"Sì, penso ti avrebbe ucciso volentieri:
però chissà, magari una notte di sonno l’ha sbollita un po’".
James le rivolse un’occhiata scettica: dopo
un’umiliazione del genere, non sarebbero stati sufficienti un paio di ere
geologiche per farla sbollire!
"E cosa è successo a questa stanza: sembra
ci sia esplosa una bomba!".
"Sì: la bomba Potter!" confermò Lily. "Una
potente arma di distruzione di massa, se vuoi il mio parere: ho avuto il mio bel
da fare a evitare che facessi troppi danni. Credo di aver miseramente fallito.
Comunque il grosso l’hai tirato fuori per cercare di abbattere la porta, dopo
che io l’aveva chiusa a chiave per impedirti di uscire".
"E quella specie di trincea?" chiese James,
indicando il materasso in terra circondato da muraglie di vestiti e
bauli.
"Per difenderti dall’invasione aliena di
locuste atomiche" lo informò Lily, in tono tranquillo, come se le capitasse
tutti i giorni di doversi difendere da un’invasione di locuste atomiche. "O
almeno, questo è quello che dicevi tu stanotte, mentre mi trascinavi lì dietro e
bombardavi l’aria con qualunque cosa ti arrivasse a tiro".
"E i pantaloni? E il maglione?".
"I vestiti te li sei tolti da solo mentre ti
esibivi in un’improbabile imitazione di Tarzan re della giungla" comunicò Lily.
"Il maglione te l’ho messo io dopo che ti sei addormentato, per evitare che
prendessi troppo freddo".
"Grazie" rispose semplicemente James,
sorpreso per quel gesto, così inaspettato da parte di Lily. "Ascolta, forse
preferisco non sapere cos’altro ho combinato ieri sera: meglio restare nella
beata ignoranza…".
La ragazza sembrò sul punto di obiettare in
qualche modo, ma all’ultimo parve ripensarci e si limitò a sorridere. "Come
vuoi. Mi sento però obbligata a dirti che con tutta probabilità i tuoi amici
tenteranno di ucciderti. Per qualunque cosa sia successa alla cuginetta di
Black…".
Già, Dora… fino a quel momento non si era
troppo preoccupato della bambina, rifletté James, mentre mangiava gli ultimi
bocconi. Chissà dov’era finita, se Sirius era in Infermeria, Remus era sparito,
Peter era meglio non considerarlo neppure e lui stava così. Poi un lampo un
altro flash-back, molto più nitido: quello di una bambina che attaccava una
porzione di gelato al cioccolato quasi più grande di lei. "PORCA PUPAZZA
EVA!!!!!!!" strillò, talmente forte e all’improvviso che Lily per poco non fece
cadere il vassoio che stava premurosamente allontanando dal letto.
"Ma che ti urli?" sbraitò lei. "Hai annegato
i pochi neuroni ancora intatti che avevi?".
"No" rispose James. "Beh, può darsi. Ma non
è questo il punto: ho appena realizzato che ce l’avevo io Dora quando mi sono
ubriacato".
"Te l’ho detto anch’io, prima!".
"Sì, ma non avevo realizzato: l’ho persa!
L’ho persa di nuovo: Sirius mi scuoierà e userà la mia pelle per farci un
tappeto!".
"Non credo che i gusti di Black cadano tanto
nel macabro, sai, James…" obiettò Lily. "E magari Dora sta bene, anche se Remus
è sparito a cercarla più o meno diciotto ora fa!".
"Questo non è proprio un buon segno, sai,
Lily. O per le argentee sottane di Morgana, sono già praticamente morto, sono un
uomo finito, distrutto, destinato all’oblio…".
"Per nulla tendente al melodrammatico"
mormorò Lily a bassa voce, più a sé stessa che a James.
"… Il mio cadavere farà da nutrimento alla
piovra gigan-… Aspetta un momento: tu mi hai chiamato James!".
"E allora: è il tuo nome. Come dovrei
chiamarti, Ermenegildo?".
"Ermenegildo?! Secondo te, ho la faccia da
Ermenegildo? Un nome più brutto non potevi trovarlo nemmeno
impegnandoti…".
"Oh sì, invece: Teodosio, Guiscardo,
Aniceto, Agilulfo, Teofilo…".
"Ok, ok, hai reso il concetto: i tuoi figli
saranno molti fortunati. E non tentare di svicolare: tu mi hai chiamato per
nome!".
Lily arrossì violentemente, vistosamente in
imbarazzo. Tentò di balbettare qualcosa, mentre James la guardava perplesso: e
adesso che diavolo le prendeva? Certo che quella era la mattina delle stranezze:
prima Lily Evans che si comportava in modo gentile con lui, che lo accudiva come
la più provetta mamma chioccia, che perfino scherzava con lui e adesso… aveva il
viso talmente rosso da far concorrenza ai suoi capelli!
A salvare Lily d’impaccio ci pensò la porta,
che si aprì in quel momento per lasciar entrare una piccola e piuttosto pimpante
Dora. A quanto, nemmeno un’indigestione e una mezza ubriacatura riuscivano a
mettere fuori combattimento quel piccolo mostriciattolo per più di
sedici/diciassette ore…
"James!" trillò la bambina eccitata,
vedendolo. "Lo sai che ho dormito in Infermeria? Poppy dice che ho mangiato
troppo gelato: ho avuto un’ ‘andigetione’, ha detto…".
"Semmai ‘indigestione’" la corresse James,
sollevato nel vedere che la bambina stava anche troppo bene.
Dora si guardò intorno, osservando il totale
sfacelo in cui versava la stanza e assumendo un’espressione metà stupita, metà
offesa. "Ma che cosa è successo? Anch’io volevo giocare: perché non lo fate
quando ci sono anch’io?".
Perché Remus ci triturerebbe in un milione
di pezzettini… Cosa che probabilmente farà, quando vedrà questo disastro!
Si esibì in un sorrise tirato. "Non era un gioco,
diciamo che…" si bloccò: come spiegare cosa era successo a una bambina di
quattro anni?
Cercò lo sguardo di Lily, in cerca di aiuto,
ma la ragazza si limitò a stringersi nelle spalle, riflettendo un istante, prima
di dire: "Dora, non mi dirai che sei venuta qua da sola
dall’infermeria?".
La bambina le rivolse un luminoso sorriso.
"Oh, ciao, ragazza di James" la salutò, facendo arrossire lei e desiderare di
sprofondare lui. "Non ti avevo vista. Comunque no, Sirius mi accompagnava, ma
camminava così lento: gli fa male il didietro, dice. Così io sono andata avanti,
anche se lui mi urlava di aspettarlo: è divertente sentirlo urlare. Ma tu hai
dormito qui, ragazza di James?".
James si stava chiedendo perché non si fosse
ancora aperta una voragine che lo inghiottisse: sarebbe stato un destino più
misericordioso di quello di sentire Dora definire Lily "la sua ragazza". Anche
perché Lily non era certo stupida: avrebbe intuito che, se Dora la chiamava
così, era perché aveva ascoltato i discorsi dei Malandrini e ne aveva tratto le
sue conseguenze. E a quel punto, quel poco che ancora restava della sua dignità
sarebbe allegramente andato a farsi
benedire!
Lily, dal canto suo, arrossì ancora di più:
si stava sul serio facendo mettere sotto torchio da una bambina? Allora, aveva
davvero toccato il fondo.
"Mi chiamo Lily" disse la ragazza, cercando
di riprendersi: non poteva negare che sentirsi definire "la ragazza di James" le
facesse un certo effetto, anche se detto innocentemente da una bambina di
quattro anni. "E non sono la sua ragazza".
"Oh, non ti preoccupare" la rassicurò Dora.
"A lui piacerebbe tanto: dice sempre che vorrebbe sposarti!".
"Ma davvero?" fece Lily, osservando di
sottecchi James, il cui volto faceva ormai a concorrenza con le tende del letto.
"Ma certo che non è vero" cercò di
difendersi, con ben poco successo. "Non dare retta a quella piccola
mostriciattola: una ne dice e cento ne pensa!".
Dora si voltò verso di lui, arrabbiata: i
suoi capelli erano diventati di un inquietante nero temporalesco. "Sì che è
vero, bugiardo: l’hai detto tu!".
"No, non l’ho fatto!".
"Sì, invece!".
"No!!!"
"Sì!!!".
"NOOOO!!!!".
"SÌÌÌÌ!!!!!!".
"POOOOTTEEEEER!!!!!!!".
L’ultimo urlo, gridato dalle scale, distolse
l’attenzione dei tre dalla lite. Ecco, è arrivato il mio
angelo della morte personale: Sirius Black sul palco,
signore e signori!
Mentre arrancava, piuttosto lentamente, su
per le scale a causa della chiappa ancora in via di guarigione, Sirius continuò
allegramente a sbraitare, a toni talmente alti che di certo lo sentivano anche
all’altro capo del castello. "Non ti credere, Potter, sto arrivando. Lentamente,
ma sto arrivando. Dì le tue preghiere, cervide dei miei stivali, perché quando
ti avrò tra le mani avrai più o meno tre secondi prima di andare a far la
conoscenza del Padre Eterno! Ah, vedrai cosa ti faccio: ti uccido, ti trito, ti
distruggo, ti schiaccio… Giuro su Merlino, userò la tua schifosa pellaccia per
farci un tappeto e appenderò la tua cornuta testa a mo’ di trofeo sopra il
caminetto, così quando mi verrà un attacco di bile, avrò il tuo brutto muso da
cervo spelacchiato da prendere a sberle! Ma come diamine ho fatto a diventare
amico di un tale deficiente: nella tua famiglia deve esserci una qualche tara
genetica di proporzioni megagalattiche! Ubriacarti mentre fai il babysitter,
Potter? Sei il più grande, gigantesco…".
James non scoprì mai con quale delizioso
appellativo il suo migliore amico volesse definirlo, perché in quel momento il
ragazzo comparve sulla soglia e vi rimase congelato per un paio di secondi, con
la bocca spalancata. "MA CHE HAI COMBINATO, PER MERLINO E PER MORGANA?!" urlò
infine, così forte da far tremare le pareti, fissando incredulo quella che una
volta era la sua camera da letto. "Come è possibile che tu abbia fatto tutto
questo da solo in meno di ventiquattro ore? Nemmeno ai nostri festini peggiori
abbiamo mai ridotto in questo stato il dormitorio! Manco a quella festa di
Natale del quinto anno… Sembra sia scoppiata una guerra mondiale nella nostra
camera…".
James incassò la testa nelle spalle,
sperando di assumere un’espressione sufficientemente contrita da salvarlo dal
macello, mentre Dora osservava con un ghigno divertito lo spettacolo: quella
bambina aveva un senso del divertimento decisamente discutibile!
"Si è molto impegnato, credimi" intervenne
invece Lily. "E chissà cosa sarebbe successo se non ci fosse stata io a evitare
i danni peggiori…".
"Peggio di questo?" sbraitò Sirius, prima di
realizzare in pieno con chi stava parlando. "Che ci fai tu qui, Evans?" domandò
poi, sorpreso.
"Badavo che il tuo stupido amico non si
facesse troppo male. A questo proposito, mi dovete come minimo una decina di
sedute dall’analista, dopo aver dovuto sopportarlo tutta la notte! E ricordami
di dare un bel calcio negli stinchi a Remus quando lo vedo… Per curiosità,
perché gli stavi dando del cervo, di grazia?".
Sirius aprì la bocca per replicare e la
richiuse subito, rendendosi conto del madornale scivolone che aveva appena
commesso. Dopo alcuni secondi di pensata veloce, optò per fare il finto tonto.
"Quale cervo, scusa?".
Lily lo osservò stranita. "Poco fa, tra le
tanti cose che gli hai urlato contro, c’era anche un ‘cervide dei miei stivali’
e un ‘cervo spelacchiato’…".
"Chi, io? No, ti stai sbagliando,
Evans…".
"No che non mi sbaglio: sono sicura di
quello che ho sentito, non cercare di fregarmi!".
"Ma chi cerca di fregarti? Sul serio non ho
idea di cosa stai parlando…".
"Tu l’hai chiamato cervo" insistette Lily.
Poi parve riflettere alcuni istanti e aggiunse, stavolta rivolta a James: "E ora
che ci rifletto, cosa intendevi dire ieri, quando c’era Remus? Hai parlato di un
‘ciclo’, di un ‘piccolo segreto peloso’ o qualcosa del genere…".
James perse colore veloce come l’aveva
guadagnato. Dannazione alla sua linguaccia! "Ma dai, mi hai dato retta?" cercò
di difendersi. "Ero ubriaco…".
"Non eri solo tu: Remus era vistosamente a
disagio…". Lily si bloccò, passando in rassegna i due malandrini da capo a
piedi, con uno sguardo scrutatore spaventosamente simile a quello della
McGranitt. "Che cosa state nascondendo, voi quattro? Ne state macchinando
un’altra delle vostre?".
James era più che certo che gli interrogati
dalla Santa Inquisizione si sentissero esattamente come si sentivano lui in quel
momento. E a giudicare dall’espressione, nemmeno Sirius stava tanto meglio.
Avevano appena dato a Lily tutte le armi possibili per scoprire il segreto di
Remus, il loro segreto… Dannazione alla loro linguaccia!
"Ascolta, Evans" intervenne Sirius, con la
faccia più convincente che riuscì a mettere in piedi, "è meglio se non ti
impicci in questa storia". Le si avvicinò, circondandole le spalle con un
braccio e avviandosi lentamente verso la porta. "Fidati, non vuoi davvero
saperlo. E noi non vogliamo parlarne. Inoltre a dirla tutta…". Erano giunti
davanti alla soglia: Sirius si bloccò, Lily lo osservò sospettosa. "Non sono
nemmeno affari tuoi!" e la spinse rudemente di fuori, chiudendole la porta in
faccia.
"Ehi, Black! Fammi entrare!" urlò la
ragazza, tempestando la porta di pugni, mentre Sirius la serrava magicamente e
già che c’era insonorizzava la stanza.
Poi vi si appoggiò contro pesantemente,
sbuffando. "Che dici, mollerà la presa?".
"Sinceramente? Ovvio che no: ormai le
abbiamo messo la pulce nell’orecchio. Non mollerà finché non scoprirà cosa
nascondiamo".
Sirius annuì, passandosi una mano tra i
capelli. "Proprio quello che temevo… Detesto la tua fidanzata!".
"NON è la mia fidanzata!".
"Ma ti piacerebbe… E poi che cosa ci faceva
qui? Potevi mettere un cartello, così magari evitavo qualche geniale
uscita!".
"Non ne ho idea. La cosa più strana è che mi
parlava in tono gentile: mi ha perfino preparato una pozione contro la
sbornia!".
"Ah, ecco perché sei così in sagoma. Da
quello che mi ha detto Remus, pensavo di trovarti vegetante attaccato alla tazza
del cesso!".
"Più o meno era così che mi sentivo… ma
Remus dov’è?".
Sirius lo guardò, perplesso e stupito.
"Hello, terra a James! Ti ricordi che giorno è oggi? Ha dormito anche lui in
infermeria, stanotte c’è il ple-… il tu-sai-cosa" si corresse all’ultimo,
ricordandosi all’ultimo della presenza di Dora nella stanza. La bambina, finita
la sfuriata, si era data all’esplorazione delle macerie lasciate dal tornado
Potter. Sirius la guardò in silenzio alcuni secondi, poi la sua furia esplose di
nuovo. "Ma cosa accidenti hai fatto? Ci vorrà un secolo per rimettere tutto in
ordine!".
"Accidenti, speravo ti fossi
dimenticato…".
"Non che non l’ho fatto. Si può sapere che
cosa ti è saltato in testa? Quando te ne se andato dall’Infermeria stavi
bene…".
"Lo so, sono stato un cretino" si scusò
James. "Mi dispiace per quello che è successo a Dora, non era mia intenzione
farla stare male. Solo, ho visto una cosa che mi ha lasciato piuttosto
sconvolto…".
"Non dirmi che c’entra la Evans, o giuro che
ti uccido, quant’è vero che mi chiamo Sirius Black!".
"Ok, allora è meglio che mi fermi
qui".
Sirius lo guardò come se desiderasse
ardentemente strozzarlo, poi si lasciò cadere sul materasso in terra. "Oh,
Prongs, non è possibile. Non puoi prendere e ubriacarti ogni volta che quella ti
manda a quel paese: la cosa sta diventando un problema!".
"Credi che non lo sappia? Non posso farci
nulla, è più forte di me. Quando ti innamorerai di qualcuna, capirai come mi
sento…".
"Allora, temo che non ti capirò mai: non
sono fatto per le relazioni serie: la mia mappa cromosomica non è programmata
per questo. Ma ti do un consiglio: la Evans faresti meglio a togliertela dalla
testa, ti stai solo portando all’autodistruzione in questo modo, perché se non
ti uccide l’alcool, ti uccideremo io e/o Remus per le stupidate che
farai".
"Ok, ho capito. Dubito di poterlo fare, ma
ho recepito il messaggio. E mi dispiace sul serio per quello che è
successo…".
"Già, dillo anche a Silente e alla McGranitt
quando andremo ad ascoltare le loro ramanzine: la Chips ha fatto la
spia!".
Il solo nominare l’insegnante di
Trasfigurazione fece tornare la nausea a James: si era appena ricordato che con
tutta probabilità lo attendeva la peggior punizione nella storia di Hogwarts.
Oltretutto, aveva la fastidiosissima sensazione di essersi dimenticato qualcosa,
qualcosa di grandissima importanza….
******
Dopo alcuni vani minuti a picchiare con
furia contro la porta del dormitorio, Lily si arrese: era evidente che in quel
modo non avrebbe concluso assolutamente nulla. Oltretutto, non riusciva nemmeno
a sentire di cosa stavano parlando i due Malandrini, perciò dovevano aver
insonorizzato la stanza. Sbuffò, seccata: si era fatta fregare come una
bambinetta! Vabbè, potete anche aver vinto la battaglia,
ma siete ben lontani dal vincere la guerra! Scoprirò
cosa mi state nascondendo, fosse l’ultima cosa che faccio!
Si rese improvvisamente conto che
sicuramente in quel momento si trovava in uno stato abbastanza pietoso: non
aveva quasi dormito quella notte, cascava dal sonno, e non si era nemmeno
cambiata d’abito. Sarà meglio andare nella mia stanza a
darmi una sistemata, prima di andare a lezione: una
sciacquata alla faccia, una veloce pettinata e un cambio di divisa, tanto per
rendermi vagamente presentabile!
Sbadigliando, si incamminò giù per la scala
a chiocciola e poi verso i dormitori femminili. Non fece nemmeno in tempo a
entrare nella sua camera, che Melanie l’accolse con un grido, balzando verso di
lei. "Eccoti qua, finalmente. Alice, è tornata".
Dal bagno spuntò anche l’altra ragazza:
entrambe erano visibilmente sollevate nel vederla. Lily si rese improvvisamente
conto che si era completamente dimenticata di loro: chissà cosa erano andate a
pensare non vedendola tornare per tutta la notte…
"Ragazze…" cominciò, ma Melanie la
interruppe, mentre il sollievo faceva posto alla rabbia: "MA SI PUÒ SAPERE DOVE
ERI FINITA, PER MORGANTE!? TUTTA LA NOTTE, LILY! TUTTA LA NOTTE! ERO FUORI DI ME
DALL’ANGOSCIA. ERAVAMO PREOCCUPATE A MORTE: PENSAVAMO TI FOSSE SUCCESSO QUALCOSA
DI GRAVE!".
"Mel, lasciala spiegare" intervenne Alice,
cercando di mitigare gli animi. "Sono sicura che Lily ha un’ottima
spiegazione…".
"NON MI INTERESSANO LE SUE SPIEGAZIONI! COSE
DEL GENERE NON DEVE FARLE, PUNTO!" urlò Melanie. Poi veloce come era comparsa,
la sua furia scemò, lasciandola ansimante nel centro della stanza. "Cosa ti è
capitato, comunque? Sembri uno zombie…".
"Ho dormito poco stanotte" rispose Lily. "Mi
dispiace di avervi fatto preoccupare, ragazze: con tutto quello che è successo
mi sono completamente dimenticata di avvertirvi…".
"Cosa è successo?" chiese Alice, curiosa.
"Nulla di grave, spero…".
"Beh, dipende. Quanto grave consideri James
Potter ubriaco fradicio che urla a squarciagola sotto la nostra
finestra?".
Gli occhi delle due ragazze si accesero di
vivo interesse. "CHE?" fecero in coro, fissando Lily a bocca aperta. "Spiegare,
spiegare…".
Cominciando a cambiarsi, Lily si lanciò in
un veloce riassunto di tutto quello che le era capitato il giorno prima, dalla
litigata con la Parker passando per le mutande della McGranitt, le locuste
atomiche e Tarzan delle Scimmie fino all’arrivo di Dora quella mattina e la
sfuriata di Sirius Black.
"Però!" commentò alla fine Melanie. "Certo
che quando James si ubriaca fa le cose in grande!".
"Lo dici a me?" fece Lily. "Non sei tu che
hai dovuto impedirgli di saltare dalla finestra in un improvviso tentativo di
imitare gli uccelli!".
"Posso farti una domanda: perché sei
rimasta? Dopo un po’, avresti potuto tranquillamente dargli una botta in testa e
andartene…".
Lily si strinse nelle spalle. Ecco, lo
sapeva, stava arrossendo di nuovo, come tutte le volte in cui aveva ripensato al
bacio che James le aveva dato, il bacio che lei aveva ricambiato. "Non so, forse
mi ha fatto pena…".
"Oh, guarda com’è diventata rossa!" commentò
Alice, ridacchiando. "Mel, pensi anche tu quello che penso io?".
"Che la nostra Lilluccia ci sta nascondendo
qualcosa? Avanti Evans, sputa il rospo!".
Lily fece saettare gli occhi dall’una
all’altra: non le piaceva il modo in cui la stavano fissando, sembravano due
tigri pronte a saltare addosso alla preda. "Non so a cosa vi riferiate…" cercò
di svicolare.
"Oh sì che lo sai" ribatté Melanie, con un
ghigno malefico. "Forza, forza, tra amiche ci si dice tutto".
"Avanti, parla" rincarò la dose
Alice.
Lily resistette ancora tre secondi netti
prima di cedere alla pressione di quegli sguardi. "Ok, ok, ve lo dico, ma voi
smettetela di fissarmi in quel modo. Noi…".
"Voi?".
"Noi… ci siamo… beh, insomma… ci siamo
baciati". L’ultima parola la borbottò a bassa voce, non abbastanza perché
comunque sfuggisse all’udito da pipistrello delle due impiccione.
"AH!" esclamò Melanie, trionfante. "Lo
sapevo, lo sapevo, lo sapevo! Lo sapevo che alla fine avresti usato la testa nel
modo giusto!".
"Era pure ora" commentò Alice. "Sono davvero
contenta per voi…".
"Ehm, mi sa che state correndo un po’
troppo" balbettò Lily. "Ci sarebbe un piccolo problemino…".
"E sarebbe?" domandarono in coro Alice e
Melanie.
"Lui non si ricorda nulla".
"Lui non si…" ripeté incredula Melanie,
fissandola a bocca aperta. "E perché non glielo hai detto, tonta?!" gridò
poi.
"Già, sai che bello? ‘Ehi James, c’è anche
un'altra cosa: mi ha baciato. E non mi è fatto dispiaciuto’. Andiamo, non sa
neppure che mi piace: pensa ancora che lo detesti".
"Beh, in fondo non è che tu gli abbia dato
tanti motivi per credere il contrario, Lily. Ma ribadisco che dovresti
dirglielo: non potrà mica andare peggio di così, no?".
"Non ci penso proprio" protestò Lily a viva
voce. "Oltretutto, sono sicura che mi stia nascondendo qualcosa, lui e i suoi
amici…".
"Dove sarebbe la novità scusa?" fece Alice.
"Quei quattro sono sempre dietro a combinarne una. Staranno organizzando
l’ennesimo scherzo. Ed è ovvio che non vogliano parlarne con te: sei Prefetto e
Caposcuola".
Lily scosse il capo con decisione. "No, è
qualcos’altro: non è un semplice scherzo. Non vi rendete conto perché non li
avete visti: erano a dir poco terrorizzati. Remus è praticamente sbiancato… a
proposito, sapete dov’è finito? Non lo vedo da ieri pomeriggio…".
Entrambe scrollarono le spalle. "Non c’era
ieri sera a cena" comunicò Melanie. "Ma ieri mattina a lezione non aveva l’aria
particolarmente vispa, anzi, sembrava abbastanza un moribondo…".
"Si sarà ammalato di nuovo" osservò Alice.
"Quel ragazzo ha la salute più cagionevole di un passerotto, avete notato? È in
Infermeria almeno una volta al mese…".
"Già, non ci avevo mai fatto molto caso, ma
hai ragione" commentò Lily, finendo di pettinarsi. "Oggi andrò a trovarlo per
vedere come sta".
"E magari chiedergli qualcosa sul misterioso
segreto dei Malandrini?".
Lily ci rifletté sopra un attimo. "No, non
sono così senza cuore. Aspetterò che si sia rimesso prima di fargli domande. Ciò
non toglie che nel frattempo potrei torchiare gli altri tre…".
"Comincia da Minus, allora" le consigliò
Melanie. "È senza dubbio l’anello debole del branco…".
Lily annuì, prima di prendere la borsa,
darsi un’ultima occhiata allo specchio e poi avviarsi con le sue amiche.
Decisamente i Malandrini avevano ragione: Lily non aveva la minima intenzione di
mollare l’osso troppo presto. Chissà con quali conseguenze…
LYRAPOTTER’S
Ma perché faccio pronostici, quando ormai
dovrei aver imparato che poi non riesco a mantenerli? Vabbè, alla fine sono
arrivata in ritardo solo di un paio di giorni sulla tabella di marcia… Piaciuto
il capitolo? Lo so che di fatto ci succede ben poco, la verità è che questa
doveva essere solo una parte del capitolo che avevo previsto, ma mi sono
lasciata prendere un po’ troppo dall’entusiasmo e mi è venuto lungo abbastanza
per un capitolo a sé, così ho deciso di spezzare il tutto in due. Intanto, come
vedete, Dora si è ripresa, James per il momento è sopravissuto alla furia
omicida dei suoi amici (ma deve ancora fare conti con Remus) e Lily si è messa
in caccia…
Grazie a:
LadyMorgan, mamma mia, che recensione infervorata! Ovvio che si caccino nei
pasticci più idioti, questa fiction è l’apoteosi della mia vena comica,
esattamente come MW lo è della mia vena tragica. Ti anticipo che nel prossimo
capitolo apriremo la salumeria, staremo a vedere con che risultati. E temo che
al momento Remus sia sul serio troppo vecchio per Dora (peccato però, quei due
insieme li adoro)!!!!!!!
Alohomora, cinque recensioni una dietro l’altra, me onoratissima!!!!!!!
Nell’ordine: 1. Dora è Dora, sono molto orgogliosa del piccolo mostro che ho
creato; 2. Eh, eh, peccato che ci vorrà ancora qualche annetto; 3. Dora, per
quanto casinista, si rivelerà molto utile alla loro causa… 4. Quello è uno dei
pezzi di cui vado più fieri, mi mettevo a ridere da solo mentre ci pensavo! 5.
Beh, questa non è ancora la dichiarazione ufficiale, anche perché James da bravo
tonto se l’è scordata. Prometto più romanticismo per il futuro!!!!!
Inu_p, la
salumeria aprirà presto i battenti, si prospettano buoni affari!!!!! Non ti
preoccupare, le attese stanno per finire, ancora un po’ di
pazienza!!!!!!
Hermy101, povera McGranitt sul serio, con lei sono stata davvero malvagia!
Per il momento James è sopravvissuto, vedremo come se la cava con
Moony…
NemoTheNameless, sintesi perfetta della storia. In questi capitoli mi sono impegnata
a fargliene di tutti i colori, ma rimedieremo presto… con Peter ho un problema
serio, vorrei inserirlo, ma proprio non mi riesce, lo odio troppo!
_Mary, grazie anche a te, stavolta mi
sono contenuta coi tempo! Per quanto riguarda la McGranitt, ci credi se ti dico
che mentre scrivevo la scena ridevo tra me e me come una scema?
Julia Weasley, 1. Gli uomini, si sa, sono tonti e tendono a non vedere quello che
hanno sotto il naso: il nostro baldo Padfoot non fa eccezione… 2. Lily non
poteva tirarsi indietro, ormai è irrimediabilmente partita! 3. Dora ha capacità
di ripresa invidiabili come puoi vedere! James pagherà, tranquilla! Grazie di
tutto, a presto!
E in ultimo alla mia fedele Laura, senza cui questa fanfiction non esisterebbe,
grazie infinite!!!!!!!
Ora me ne voi al letto, che è tardissimo. A presto,
bacibaci!!!!!!
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Capitolo 13 *** Capitolo XII ***
BABYSITTER PER
CASO
CAPITOLO XII
Ingenuamente inconsapevole di quale rischi
corresse e in totale pace con il mondo, quella mattina Peter Minus si aggirava
completamente solo per i corridoi del terzo piano, diretto verso l’aula di
Incantesimi per la lezione di Vitious. Oddio, proprio in pace con il mondo non
era, anzi era ragionevolmente arrabbiato con i suoi sé dicenti migliori amici,
che non l’avevano calcolato tutta la mattina. A volte si sentiva l’ultima ruota
del carro: era sempre l’ultimo a sapere le cose, a volte gli sembrava di essere
decisamente di troppo all’interno del gruppo. In fondo lui che c’entrava con gli
altri Malandrini? Non era bello come James o Sirius, né intelligente come Remus:
era solo il piccolo, ingenuo Peter Minus, il debole, quello che era lasciato
sempre indietro… E lo dimostrava il fatto che in quel momento stesse andando da
solo a lezione, mentre James e Sirius erano chissà dove a fare chissà cosa… Alla
faccia degli amici!
Anche quella notte, quando aveva cercato di
aiutare la Evans, James l’aveva praticamente cacciato a calci. E una volta
passata la sbornia, non si era nemmeno preso al briga di venirsi a scusare. Pure
Sirius quella mattina non l’aveva considerato neppure di striscio, quando era
tornato in Sala Comune, dopo essere stato dimesso dall’Infermeria: era troppo
arrabbiato con James per preoccuparsi di lui. Che poi figurati, avevano fatto
pace nel giro di tre secondi netti: quei due non riuscivano a tenersi il muso
nemmeno a pagarli. E a lui non aveva pensato nessuno: lui era solo Peter, in
fondo…
Ma vi ricordate quando dicevo che il nostro
Malandrino camminava inconsapevole dei rischi che correva? Già, perché il
giovane Minus non sapeva che una certa Grifondoro di nostra conoscenza era a
caccia… a caccia di qualcuno, possibilmente ingenuo e un po’ pauroso, che
potesse dirle che cosa stavano confabulando a sua insaputa i
Malandrini.
Vi viene in mente un candidato migliore? E
il povero Peter non era nemmeno stato informato che una sfortunata serie di
circostanze aveva compromesso il segreto dei Malandrini con la persona
probabilmente più pericolosa della scuola (scartando forse la McGranitt), perciò
il ragazzo non sapeva di dover fare attenzione a chi incontrava… non sapeva che
Lily Evans si era appena trasformata in un pericoloso, anzi pericolosissimo,
segugio… non sapeva che, se l’avesse incrociata apparentemente per caso, avrebbe
dovuto fare dietrofront e correre più veloce della luce…
Questo perché James e Sirius si erano
completamente dimenticati di lui, o forse ingenuamente credevano di aver più
tempo per organizzare un piano difensivo, o forse non avevano pensato che Lily
avrebbe agito così rapidamente, o che la ragazza non sarebbe arrivata a Peter
così in fretta… Qualunque fosse il motivo, fatto sta che commisero
l’imperdonabile errore di sottovalutare Lily Evans… E nessuno può permettersi di
sottovalutare Lily Evans, soprattutto quando quest’ultima ha il coltello dalla
parte del manico ed è ben consapevole di ciò.
Lily aveva tutta l’intenzione di battere il
ferro finché era caldo: i Malandrini le nascondevano qualcosa, qualcosa di bello
grosso a giudicare dalle loro reazioni, e lei era più che intenzionata a
scoprire cosa fosse, un po’ per insana curiosità, un po’ perché se c’entravano i
Malandrini di certo era qualcosa di immorale e/o stupido e/o contro le regole ed
era suo compito di Caposcuola fermarli, un po’ perché sottosotto le rodeva che
James avesse un segreto con lei… Ok, era una cosa irrazionale, visto che non
erano nemmeno fidanzati, che tra loro c’era stato solo un bacio (di cui lui
nemmeno si ricordava), però era il ragazzo che le piaceva e le dava fastidio che
le tenesse nascosto qualcosa. Per non parlare di Remus… le era bastato vedere la
faccia per capire che il ragazzo ci fosse dentro con tutte le scarpe (se c’era
una cosa che Remus non sapeva fare era mentire, gli si leggeva in volto come un
libro stampato) e il fatto che non si fosse confidato con lei le dava ancora più
fastidio: poteva anche capire James, in fondo la loro relazione al momento di
basava più su litigi che altro, ma lei e Remus erano amici da anni,
ormai…
Per tutto questo, Lily era determinata a
smascherare i Malandrini, e per farlo aveva deciso di seguire il consiglio di
Melanie, ovvero attaccare l’anello debole del branco, Peter.
Perciò, quando quella stessa mattina se lo
vide venire incontro tutto solo e beatamente ignaro della minaccia, le sembrò
che natale fosse giunto in anticipo, regalandole l’occasione perfetta: Minus da
solo, senza la protezione dei suoi due compari più criptici in un corridoio
deserto.
Lily si stampò in faccia il suo sorriso
migliore e quando Peter fu a portata d’udito, lo chiamò. "Ehi, posso dirti due
parole?".
Peter la guardò, perplesso e confuso, come
se dubitasse della sua sanità mentale. "Evans, stai… stai parlando con
me?".
"Vedi qualcun altro qui in giro?" chiese
Lily, serafica. "Sì, sto parlando con te, Minus. Ho bisogno di
parlarti…".
"Di che?" domandò ancora più confuso
l’altro: da quando Lily Evans si rivolgeva a lui per chiedergli
qualcosa?
"Dei tuoi amici. Sai, mentre ero su nel
vostro dormitorio, è successa una cosa strana: Black ha chiamato a James del
‘cervide dei miei stivali’… Mi chiedevo il motivo…".
Peter impallidì all’istante davanti a quelle
parole, assumendo una smorfia spaventata: di certo non era bravo a dissimulare
come i suoi amici. Il ragazzo deglutì, poi scosse il capo e disse, balbettante:
"Non so di cosa tu stia parlando, Evans…" e fece per andarsene, ma Lily lo
bloccò: aveva visto chiaramente il terrore sul viso del ragazzo. Lui sapeva e
lei si sarebbe fatta dire la verità.
"Andiamo, Minus" le disse con voce suadente.
"Lo sappiamo entrambi che tu e i tuoi amichetti stanno nascondendo qualcosa.
Voglio sapere cosa state confabulando…".
"Noi… noi non stiamo confabulando nulla,
Evans" balbettò il ragazzo in difficoltà. "Davvero, niente di niente. Ora devo
andare".
Cercò di circumnavigarla per proseguire
oltre, ma Lily si frappose tra lui e il corridoio. "Tu non vai da nessuna parte"
annunciò, abbandonando le pose gentili e facendosi minacciosa. "Ora tu mi dirai
la verità. E non ci muoveremo da questo corridoio finché non l’avrai
fatto!".
Peter si sentiva esattamente come un topo
preso in trappola dal serpente: non ricordava di essere mai stato così
terrorizzato da qualcuno in vita sua. Sapeva cosa la Evans volesse da lui, e
anche che ovviamente non poteva rivelarle la verità: primo perché non poteva
tradire la fiducia dei suoi amici, secondo perché, se si fosse scoperto che lui,
James e Sirius erano Animagi illegali, sarebbero finiti in un mare di guai non
solo con la scuola, ma anche con il Ministero. Ma Lily Evans in quel momento
faceva davvero paura, probabilmente sarebbe riuscita a far confessare anche un
reo omicida con quegli occhi perforanti…
"Io… io… non posso dirti nulla,
Evans!".
"Ah, allora c’è qualcosa!" esclamò Lily, in
tono trionfante. "Forza, dimmi la verità!".
"Non sono affari tuoi!" si difese Peter in
un eroico tentativo di opporre resistenza. "Ci metterai nei guai…".
"Bene, facciamo progressi. Non che avessi
dubbi sul fatto che fosse qualcosa contro le regole, comunque… avanti, Minus,
non potrà essere qualcosa di così tremendo!".
No, è sicuramente peggio di qualunque cosa
tu possa immaginare… "Non è nulla, Evans, nulla di
importante…" tentò ancora, sentendosi sempre più con le spalle al muro. E non
solo in senso metaforico, perché a furia di arretrare davanti agli occhi
fiammeggianti della ragazza era finito con la schiena contro la
parete.
"Beh, se non è nulla di importante, non vale
la pena di fare tutta questa resistenza, no? Forza, dì la verità!".
Peter si morse la lingua, totalmente
incapace di dire alcunché: non si sarebbe mai arresa, finché lui non avesse
sputato il rospo. L’avrebbe tenuto lì anche tutto il giorno, probabilmente: a
giudicare dall’espressione determinata, era sicuramente quella la sua
intenzione…
"Forza, Minus: ti sentirai meglio dopo
averne parlato" lo incalzò ancora la ragazza.
Su questo non sarei tanto sicuro…
Peter aprì la bocca, senza avere la più pallida
idea di cosa dire, quando…
"Peter! Evans! Che state
facendo?".
Lily e Peter si voltarono in simultanea
verso destra, dove trovarono due esterrefatti Sirius e James e un’incuriosita
Dora a osservarli.
"James! Sirius!" quasi strillò Peter: mai
come in quel momento era stato felice di vederli. Con una velocità sorprendente,
sgusciò via dalla morsa di Lily e andò a riparare dietro alle spalle dei suoi
amici.
"Lily" chiese James. "Che stavi
facendo?".
"Io…" cominciò a dire la ragazza, ma Peter
la precedette. "Voleva farmi dire di… quello. Ma io non ho parlato!".
"Ovvio che non hai parlato. Bravo Wormtail!"
gli sorrise Sirius. Poi si rivolse a Lily con aria truce: "Pensavo di averti
chiarito il concetto, Evans: di questa faccenda non devi
interessarti!".
"Prova a impedirmelo" si inalberò la
ragazza. "Voi quattro state combinando qualcosa e intuisco dalle vostre facce
che è qualcosa di serio, che vi metterà in grossi guai. Il che significa che
come minimo infrange metà delle regole della scuola!".
"Ma perché sei così ostinata?" domandò
retoricamente Sirius. "Per una volta non puoi semplicemente lasciar correre? Non
abbiamo intenzione di uccidere nessuno: che cosa ti importa di quello che
facciamo noi?".
"Mi importa perché…". All’ultimo Lily si
morse la lingua, evitando di dire qualcosa di stupido o imbarazzante. "Perché
sì. Perché non potete andare avanti tutta la vita a comportarvi in questo
modo…".
Sirius sbuffò, esasperato. "Ascolta, Evans:
questo non è uno dei nostri soliti scherzi infantili. È una cosa seria. E se tu
fossi furba, cercheresti di averci a che fare il meno possibile e non
impicciarti: fidati, sarebbe meglio per tutti, per te, per noi e per
Remus…".
"Perché Remus?" domandò Lily,
perplessa.
"Come?".
"Perché hai nominato Remus singolarmente,
come se lui fosse più coinvolto di voi tre?".
Oh, per le rotule di Morgante!
Sirius pensò in fretta e di nuovo non trovò nulla
di meglio che fare il finto tonto. "Chi ha parlato di Remus?".
Lily lo fissò stranita. "Proprio tu, due
secondi fa".
"Chi, io? No, ti sbagli, Evans!".
"No che non mi sbaglio, smettila di
prendermi per i fondelli, Black!".
"Ascolta, Lily" intervenne James, cercando
di usare un tono conciliante. "Devi stare fuori da questa storia: potrebbe
venirne fuori un disastro, se continui a insistere. Non ti basta sapere che non
vogliamo fare del male a nessuno e che stiamo solo aiutando un
amico?".
"E perché Remus avrebbe bisogno del vostro
aiuto?".
"Questo spetta a lui dirtelo, se e quando
vorrà" rispose James. "Te lo chiedo per favore, Lily: smettila di farci
domande".
Lily non riuscì a replicare: in quel momento
suonò la campanella che segnava l’inizio delle lezioni e i tre malandrini
schizzarono via più veloci della luce, trascinando dietro Dora.
"Pensi che la smetterà?" chiese Sirius,
mentre entravano nell’Aula di Incantesimi e come loro abitudine si sedevano
negli ultimi banchi.
James si strinse nelle spalle. "Chi lo sa.
Di certo le abbiamo dato materiale su cui riflettere, anche troppo, per i miei
gusti. Forse andrà a parlare con Remus, oggi o quando uscirà dall’Infermeria. O
forse continuerà a indagare e tenderci agguati nei corridoi".
"Allora sarà meglio muoverci un gruppo per
un po’, almeno finché non si stanca…".
"Di che state parlando?" intervenne Dora,
fissandoli curiosa.
"Cose che non ti riguardano" rispose James,
asciutto. "Non ti impicciare!".
Dora gli lanciò un’occhiata offesa, gli fece
la linguaccia e mise il broncio. "Sei cattivo!" borbottò.
"Sì, vivrò lo stesso, credo…". James osservò
perplesso Sirius, che si agitava sulla sedia come se fosse stato seduto sui
carboni ardenti. "Si può sapere che stai facendo?".
"Mi fa male la ferita" mormorò a mezza voce
il ragazzo. "Secondo te, è possibile stare seduti solo sulla chiappa
sinistra?".
"La vedo dura…". James si guardò intorno e
puntò la sua attenzione verso un cumulo di cuscini in un angolo della stanza, di
quelli che di solito Vitious usava per le esercitazioni sull’Incantesimo di
Appello. "Accio" mormorò a mezza voce, facendone volare uno nella sua direzione.
"Tieni" disse poi, passandolo a Sirius. "Un bel guanciale morbido per l’altra
faccia di Siriuccio bello".
"Ma quanto sei divertente, Prongs, mi sto
sganasciando…" mugugnò lui, piazzando il cuscino sulla sedia e sedendoci sopra.
"Un po’ meglio, comunque".
"Non c’è di che". James rifletté alcuni
secondi, poi riprese: "Tornando a Lily…".
"Detesto la tua fidanzata" sbuffò Sirius.
"Era tutto più semplice fino a ieri, quando lei ti detestava…".
"Lei non è la mia fidanzata!" protestò
James.
"Ok, ok, non è la tua fidanzata. Resta il
fatto che è un problema, se non smetterà di impicciarsi di affari che non
dovrebbe!".
"Si stancherà, prima o poi… Per un po’
dovremmo solo tenere la guardia più alzata del solito. Tanto, io non dirò nulla,
tu o Peter nemmeno, Remus meno che meno, come potrebbe venirlo a
sapere?".
"Quella è furba. Furba e infida, come ha
dimostrato poco fa. È pericolosa…".
"Ora esageri. Ne parli come se avesse fatto
chissà cosa…".
"Dici così perché sei accecato dall’amore"
intervenne Peter in tono convinto. "Ha ragione Sirius… Avresti dovuto vedere il
modo in cui mi guardava: sembrava volesse mangiarmi!".
James non cercò di difenderla ulteriormente:
sapeva cosa volesse dire Peter. Aveva sperimentato la vasta gamma di sguardi
raggelanti di Lily Evans innumerevoli volte: in quelle occasioni, la ragazza
appariva davvero diabolica!
"Ah, parli del diavolo…" borbottò Sirius,
indicando la porta. In quel momento, infatti, Lily entrò nell’aula, accompagnata
come sempre dalle sue amiche, Alice e Melanie. Le tre ragazze andarono a sedersi
in fila centrale, lontano dai Malandrini. Prima di sedersi, sia Lily che Melanie
rivolsero un fugace sguardo alle loro spalle, in direzione dei ragazzi. Solo
che, mentre Lily sembrava rivolgersi a tutti e tre, Melanie sembrò puntare la
sua attenzione solo su Sirius.
"Perché la Griffith ti guarda?" chiese James
perplesso.
"La Griffith mi guarda?" ripeté Sirius,
cercando con gli occhi la ragazza, che nel frattempo si era girata. "Perché
dovrebbe guardarmi?".
"E che ne so? Te lo chiesto prima
io!".
Sirius si strinse nelle spalle. "Secondo me,
ha preso una botta in testa. Figurati che ieri è venuta a trovarmi in
Infermeria!".
"È venuta a trovarti in… E me lo dici solo
adesso?!".
"Ne sono successe talmente tante che me ne
sono completamente dimenticato… Se non ricordi, fino a poco fa, desideravo
ardentemente ucciderti…".
"Sì, ok, ma questo è più…".
"Se avete finito di fare salotto" intervenne
in tono aspro una voce alle loro spalle, "vorrei cominciare la
lezione!".
I tre si voltarono, trovando Vitious a
fissarli con espressione astiosa.
"Scusi, professore" mormorarono in tono
contrito i ragazzi.
Vitious annuì. "Bene, ora che Potter e Black
sono così gentili da prestare attenzione, oggi cominceremo a esercitarci con
l’Incantesimo di…".
Sirius e James aspettarono che il professore
si fosse allontanato a sufficienza, prima di riprendere a parlare tra loro, come
se niente fosse successo.
"Certo che è strano" commentò James. "La
Griffith che viene a trovarti in Infermeria… Perché l’ha fatto?".
Sirius si strinse nelle spalle. "Chi la
capisce è bravo. Non mi ha mai rivolto la parola di sette anni e ora
all’improvviso comincia a fare l’amicona. Quando non ammutolisce o scappa via,
ben inteso. Ieri se ne andata così in fretta, neanche la stesse inseguendo il
diavolo…".
"Donne" concluse in tono diplomatico James.
"Chi le capisce… Anche Lily si è comportata in modo strano no? È rimasta con me
tutta la notte…".
"Come abbia fatto a non ucciderti e
sopravvivere è un vero mistero…".
"E dovevi sentirla stamattina: era così…
gentile. E mi ha chiamato James!".
"Beh, è il tuo nome!".
"Sì, ma non mi aveva mai chiamato così,
prima d’ora. Potter, idiota, cretino, rompipluffe, tricheco, rospo e tanti
altri, ma mai James".
"Magari cominci a piacerle…".
"See, nel regno dei balocchi,
forse…".
Mentre i due parlavano, beatamente
dimentichi di trovarsi in un aula e della lezione che in teoria avrebbero dovuto
ascoltare (d’altronde, non c’era Remus a tenerli in riga quel giorno), Dora
sbadigliava al loro fianco.
Mamma mia, che noia! Quella era la parte che
odiava di più: le lezioni. Era così barboso dover stare seduti e zitti ad
ascoltare qualcuno parlare. Almeno a lezione di Erbologia il giorno prima
c’erano le piante da vedere e ci si poteva muovere. Invece, ora doveva stare
seduta, ferma e zitta ad ascoltare quel vecchio noioso ciarlare, uffa!
E oltretutto i Malandrini nemmeno la
guardavano: erano immersi in un’accesa discussione su chissà che cosa! Per un
attimo, Dora considerò l’idea di provare a chiedere di cosa stavano parlando, ma
poi decise di lasciar perdere. Tanto, anche se avesse domandato, di certo le
avrebbero detto che era troppo piccola per capire, oppure che era una faccenda
da grandi: quei due non le dicevano mai niente! Non era giusto, solo perché era
una bambina, non voleva mica dire che era stupida: perché non volevano mai
rispondere alle sue domande?
Dora rivolse ai due un’occhiata truce, in
perfetto stile Black, a dirla tutta. Nascondevano qualcosa: anche la ragazza di
James, Lily, se ne era accorta. A Dora sarebbe piaciuto scoprire quale fosse il
segreto dei Malandrini, ma non aveva speranze: James e Sirius non ne avrebbero
mai parlato con lei. Forse poteva chiedere a Remus… Remus le piaceva: era
l’unico che la trattava da grande e non sempre come se fosse stata una mocciosa.
Remus mi dirà cosa sta succedendo, se glielo chiedo: lui è
simpatico. E gentile.
Osservò di sbieco i suoi attuali babysitter:
non che loro fossero tanto male, ben inteso, anzi, erano buffi e divertenti. La
facevano ridere un sacco, ma Remus era diverso: era sicuramente lui il suo
preferito.
"Sirius" sussurrò, tirando la manica del
cugino per attirare la sua attenzione.
"Eh? Che c’è?" fece lui, girandosi. "Non
stai bene?".
"Sì, sì. Dopo andiamo a trovare Remus, per
favore?".
"Certo, come no. Ci andiamo durante la pausa
pranzo, ok?".
Dora sorrise e annuì, contenta, mentre
Sirius si rigirava e tornava ai suoi affari. Il suo entusiasmo però durò poco:
presto fu di nuovo catturata dalla noia. Ma quanto mancava alla fine di quella
tortura? Aveva bisogno di fare qualcosa: non ce la faceva più a stare ferma.
Tuttavia non osava allontanarsi: non voleva che Sirius si arrabbiasse di nuovo
con lei…
"Senti" stava dicendo nel frattempo James.
"Hai riflettuto piuttosto su quello che potremmo fare stanotte?".
"Cosa c’è da riflettere?" fece Sirius. "Noi
andiamo con Remus, non si discute!".
"Non dimentichi qualcuno?". James indicò con
fare allusivo Dora. "Cosa ce ne facciamo della nanerottola?".
"Lei dormirà come un ghiro, nemmeno si
accorgerà che ce ne siamo andati".
"Ma se l’hai detto tu che di tanto in tanto
ti sveglia la notte per andare in bagno o cose simili…".
"No, ha smesso già da qualche notte, ormai.
Probabilmente le serviva solo un po’ di tempo per abituarsi al nuovo
letto…".
In effetti, Sirius aveva ragione: dopo un
paio di notti, Dora aveva smesso di disturbare il suo sonno alle ore più
disparate con le richieste più assurde. Quello che ovviamente non poteva sapere,
dato che aveva il sonno più pesante di un ghiro in letargo, era che la bambina
non aveva affatto smesso di svegliarsi nel bel mezzo della notte: semplicemente,
quando accadeva che facesse un brutto sogno o dovesse andare al bagno, non si
rivolgeva più al cugino, ma a Remus, ossia l’unico Malandrino che non l’avesse
mai mandata a quel paese e fosse sempre gentile e disponibile con lei.
"Se lo dici tu… e se succede
qualcosa?".
"Cosa potrebbe succedere? Dormirà come un
sasso e noi torneremo prima dell’alba…".
"La cugina è tua… Ma sia chiaro, la
responsabilità è tua: l’ultima cosa di cui ho bisogno sono altri problemi con la
McGranitt!".
Tutto sommato, la professoressa aveva preso
con una certa filosofia il "piccolo" incidente del giorno prima, anche se James
aveva trascorso nel suo ufficio i peggiori venti minuti della sua esistenza: non
avrebbe mai creduto che venti minuti potessero sembrare tanti lunghi, ma alla
fine ne era uscito ancora bene. Per quanto ne fosse più che certa, la McGranitt
non poteva provare che James fosse effettivamente ubriaco al momento del fatto,
perciò era riuscito a evitare la punizione almeno per quello. In ogni caso, la
donna non poteva certo dimenticare così in fretta la pesante umiliazione subita
e perciò aveva punito James in modo esemplare: per il resto dell’anno le avrebbe
fatto da assistente, ovvero il suo modo carino di dire schiavetto personale. La
vera fortuna è che la McGranitt era probabilmente l’unica in tutta la scuola a
voler vincere la coppa più di quanto non volesse lui e perciò non l’aveva
estromesso dalla squadra di Quidditch: di certo in un’altro caso ne sarebbe
stata capace. E gli aveva lasciato facilmente intendere che al primo starnuto
fuori posto, gli sarebbe andata molto peggio di così…
"Vabbè, ne riparliamo più tardi, con calma"
disse Sirius.
"Sirius" lo chiamò Dora. "Mi
annoio".
"E io che posso farci?".
La bambina si strinse nelle spalle.
"Qualcosa. Fa qualcosa di divertente…".
"Sono a lezione, non posso fare ‘qualcosa di
divertente’ adesso: mi metterei nei guai!".
"Ma io mi annoio!". Dora si appoggiò coi
gomiti sul banco, fissando ingrugnata un punto davanti a sé.
Sirius sbuffò. Avanti, doveva pur esserci
qualcosa che potesse fare senza rischiare troppo… all’improvviso gli venne
un’illuminazione.
"James, ce l’hai una cannuccia?".
L’altro lo guardò come se dubitasse della
sua sanità mentale. "Peccato, l’ho dimenticata negli altri pantaloni" ironizzò
subito dopo. "Se me lo avessi detto prima… Ma che razza di domande fai? Che ci
vuoi fare con una cannuccia?".
"Intrattenimento".
"Ah, ora mi è tutto più chiaro, come le
spieghi tu le cose, non lo fa nessuno… Ma che piffero fai?".
Sirius, ignorando completamente l’amico,
aveva nel frattempo Evocato senza farsi vedere la suddetta cannuccia, di uno
sgargiante rosa cicca, aveva preso un foglio di pergamena, strappandone un
angolo per farne una pallina e porgere poi tutto a Dora, che lo fissava
incuriosita.
"Ehm, Padfoot, pensi sul serio che sia una
buona idea?" domandò incerto James, capendo infine dove Sirius voleva andare a
parare, il che lo lasciava parecchio preoccupato: quella bambina era capace di
trasformare anche il più innocente dei passatempi in una potenziale arma di
distruzione di massa!
L’altro non parve nemmeno sentirlo e si
rivolse a Dora. "Ecco, ti insegno uno nuovo gioco: tu prendi la pallina di
carta, la infili nella cannuccia e poi soffi con tutte le tue forze, cercando di
colpire la gente".
Come prevedibile, a Dora si accesero gli
occhi dall’entusiasmo. Allungò le mani come un rapace, strappando letteralmente
tutto dalle mani di Sirius. "Bello, bello, bello!".
"Attenta però" aggiunse Sirius, per dare il
tocco finale. "Non devi farti scoprire dalle persone che colpisci, altrimenti
perdi punti…".
"Ci sono anche i punti?".
"Oh, certo, a seconda di chi colpisci, da
quanto lontano, in che punto del corpo… Se prendi Vitious in testa, sono 50
punti, per esempio…".
"E come faccio a sapere quanti punti
faccio?" chiese Dora, con una luce pericolosa e sinistra negli occhi: se Sirius
fosse stato un po’ più attento, forse avrebbe notato la potenzialmente rovinosa
somiglianza con Bellatrix in quel momento e avrebbe rivisto il suo piano. Ma
come abbiamo già capito, su certe questioni Sirius non aveva proprio un grande
spirito di osservazione… Perciò non si accorse di nulla e proseguì: "Tu tieni a
mente chi prendi e dove, poi te lo dico io…".
Dora sorrise: "Voglio giocare, voglio
giocare".
"Non sarò io a fermarti".
Tempo due minuti e Dora era già alla sua
decima munizione. L’entusiasmo che ci metteva era quasi commuovente, sembrava
avere fatto del nuovo gioco la sua ragione di vita: sceglieva con attenzione
quasi certosina la sua vittima e colpiva nel momento più adatto. E non si faceva
mai beccare: per quanto le persone si voltassero in cerca del colpevole, Dora
era sempre più veloce di loro a nascondere l’"arma" sotto il banco.
"Sirius" disse James dopo qualche minuti di
silenzio, in cui aveva osservato la bambina totalmente immersa nel nuovo
passatempo. "Ti rendi conto di quello che hai fatto?".
"Le ho dato un gioco con cui svagarsi e
grazie a cui ci lascerà in pace. Non vedo dove sia il problema…".
"Ti ricordi di chi stiamo parlando, vero?
Ninfadora Tonks, tua cugina, quella che ai pasti si imbratta di cibo, ha
decorato con le tempere la Sala Comune e i tuoi pantaloni, voleva andare nella
Foresta Proibita, ha fatto scoppiare una pozione in faccia a te e Mocciosus, ti
ha fatto quasi divorare da una pianta africana e Merlino solo sa cos’altro…
Sarebbe più che capace di causare la distruzione di un’ala del castello con una
cannuccia e delle palline di pergamena!".
"Sei giusto un filino esagerato, se vuoi il
mio parere. Dora ha la capacità di concentrazione di un cetriolo di mare: vedrai
che ora di mezzogiorno si sarà già stancata!".
Ma come Sirius avrebbe scoperto presto, la
sua previsione era stata fin troppo ottimistica: infatti, Dora poteva anche
avere la capacità di concentrazione di un cetriolo di mare, ma sarebbero stati
necessari quasi dieci anni e una notevole dose di lavate di capo da parte di
genitori, parenti e insegnanti per toglierle il vizio…
*****
Remus si rigirava nel letto nella vana
ricerca di una posizione comoda da più di un’ora, da quando aveva abbandonato
l’idilliaca illusione di poter schiacciare un pisolino in attesa del tramonto,
quando Madama Chips l’avrebbe portato alla Stamberga. Per quanto si sforzasse,
non riusciva a star fermo più di tre minuti, una combinazione di disagio e
quella vaga eccitazione che provava sempre nelle ore immediatamente precedenti
al plenilunio: il lupo percepiva che era quasi arrivato il suo momento e
scalpitava per prendere il sopravvento, mentre l’umano avrebbe voluto ritardarlo
il più possibile. Il tutto era poi unito alla altrettanto famigliare sensazione
che i suoi muscoli si stessero lentamente e dolorosamente ritirando; di lì a
poche ore, avrebbero cominciato a fargli male anche le ossa…
Per tutto questo, risulta abbastanza
comprensibile il motivo per cui Remus avesse a malapena mangiucchiato il pranzo
che Madama Chips gli aveva portato e che ora stava su un vassoio sul comodino:
il ragazzo si sforzava di ignorarne il più possibile la presenza, cosa non
facile, dato che i tanti effetti collaterali della trasformazione comprendevano
anche i sensi ipersviluppati, per cui l’odore del cibo gli sarebbe arrivato con
pari intensità anche se fosse stato dall’altro capo della stanza.
Per questo, percepì l’arrivo dei suoi amici,
prima ancora che la porta si aprisse. La prima a comparire fu Dora, che si
precipitò letteralmente all’interno dell’Infermeria, rischiando di ruzzolare in
terra per l’eccesso d’impeto e saltando quasi a volo d’angelo sul letto di
Remus.
"Ciao, Remus!" lo salutò con voce
squillante, saltandogli in braccio. "Come stai? Stai tanto male? È molto grave?
Stai per morire?".
Remus le sorrise, o perlomeno fece un sforzò
per cercare di stamparsi in volto un sorriso convincente. "No, tranquilla
piccola, non sto per morire. È solo un po’ d’influenza: un paio di giorni e sarò
come nuovo! E tu come stai?".
"Oh, io benissimo!" lo tranquillizzò Dora,
benché non ce ne fosse particolare bisogno: la bambina sembrava la salute
personificata. "Spero che guarisci presto…".
"Farò del mio meglio. Ma dove sono gli
altri?".
"Indietro: sono così lenti" si lamentò la
bambina, mettendo particolare enfasi su quel ‘lenti’. "Così sono andata avanti:
Sirius non era tanto contento, ma non importa. Volevo essere la prima a
vederti".
In quel momento, fece la sua comparsa
Sirius, tallonato da Peter. "Dora, quante volte ti devo dire di non allontanarti
troppo: questo posto è grande, potresti perderti!".
"Ma è noioso andare piano: correre è più
divertente e voi non arrivavate più!".
Remus ridacchiò, mettendosi seduto. "Come va
la chiappa, Padfoot?".
"Benissimo, finché non sto seduto, sdraiato,
in ginocchio, in piedi o in qualunque altra posizione umanamente possibile.
L’unica che non ho provato è la verticale, ma preferisco evitare: non vorrei
spaccarmi anche la schiena oltre a tutto il resto!".
"Potresti chiedere a Madama Chips" provò a
suggerire Remus, in tono cauto. "Magari, ti da qualche pozione
antidolorifica…".
"Non posso chiedere aiuto a quella" protestò
subito l’Animagus. "Già stamattina l’ho quasi obbligata a dimettermi, se adesso
le domando qualcosa mi guarderà come a dire ‘Io te l’avevo detto: così impari a
non darmi ascolto!’".
"Beh, Sirius, detesto dovertelo dire, ma
avrebbe anche ragione: cosa ti cambiava restare qui anche oggi?".
"Che è noioso e io non ne avevo minimamente
voglia. Qualcuno doveva pur tenere d’occhio Dora, appurato che James non è
minimamente capace di gestire una bambina di quattro anni più di tre
minuti!".
"A proposito, dov’è finito?" chiese Remus,
incupendosi. "Gli devo ancora un pugno!".
"Non l’ho ucciso, se è questo che temi.
Piuttosto, credo che abbia paura di te: ci ha mandati avanti a sondare il
terreno per vedere se eri in buona, lui è dietro la porta".
"Oh, che cosa stupida! James, cretino, vieni
dentro!" lo chiamò Remus, sbuffando.
Questo comparve, con la migliore delle
espressioni contrite stampate in volto, avvicinandosi esitante al letto. "Ciao,
Remus…".
"Guarda che non mordo… ancora! Vieni" lo
incoraggiò quest’ultimo, facendo nel frattempo scendere Dora dalle sue
ginocchia, mentre Sirius e Peter osservavano la scena come se da un momento
all’altro si aspettassero spargimenti di sangue.
James, peccando probabilmente d’ingenuità,
si avvicinò al letto, portandosi al fianco di Sirius. "Senti, mi dispiace per
quello che…".
Ma non terminò mai la frase, perché con uno
scatto che di lupesco aveva tutto e di umano assolutamente nulla, Remus gli
saltò praticamente addosso, tirandolo per il colletto della divisa sul letto e
bloccandolo lì.
"Ora" sussurrò poi, in tono minaccioso,
facendo per stringergli il collo come a volerlo strangolare, "dammi una sola
buona ragione per non ucciderti. Una sola e forse non lo farò…".
"Ehm, perché sono tuo amico e mi vuoi
bene!".
"No, sbagliato due volte: io non sono amico
tuo e tanto meglio ti voglio bene, dopo tutto quello che hai
combinato!".
"Andiamo, non è mica morto
nessuno!".
"Per un semplice colpo di fortuna: Dora è
semplicemente collassata per il troppo gelato prima di ingerire una quantità
d’alcool sufficiente a far danni! Che poi, è un colpo di fortuna in senso
piuttosto relativo, visto come era ridotta ieri…".
"Ma ora sta bene, no?".
"Non è questo il punto! Il punto è che per
l’ennesima voi vi siete comportati da irresponsabili e io ho dovuto risolvere i
vostri casini! Ora mi sono stancato!".
Senza nemmeno accorgersene, aveva cominciato
a stringere la presa intorno al collo di James, tanto che lui stava cominciano
ad assumere una tonalità bluastra. Al che, Sirius ritenne opportuno intervenire,
anche se in tono piuttosto esitante: la verità è che Remus gli faceva parecchia
paura in quel momento. "Moony, lo stai soffocando. Guarda che se lo uccidi sul
serio, poi in galera ci vai tu!".
Sirius lo prese per i polsi, costringendolo
a mollare la presa, mentre Remus lo guardava come se, nel fermarlo, gli avesse
fatto il peggiore dei torti. James dal canto suo fu lesto a scivolare lontano
dalle mani assassine del licantropo appena questi lo lasciò andare, mettendo poi
un paio di letti tra loro, ben consapevole che per quanto Remus potesse essere
intenzionato a ucciderlo, nelle sue attuali condizioni altri scatti del genere
erano alquanto improbabili.
Tuttavia, l’incidente del giorno prima era
stato la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso: sette anni di rospi
ingoiati misti a frustrazione avevano deciso che quello che fosse il momento più
opportuno per esplodere con potenza paragonabile a un’atomica. La collera di
Remus, infatti, era ben lontana dall’essere stata assopita. "E mollami Sirius!"
gridò, appena fu rimesso a sedere. "Non pensare: ce l’ho anche con
te!".
"Con me?" ripeté Sirius, sorpreso. "Che cosa
ti ho fatto?".
"Stavolta nulla: infatti non ti sono mica
saltato al collo per strangolarti! Sto facendo un discorso d’insieme! Sono
stufo, stufo marcio di dover sempre star dietro a voi due e alle vostre
stupidate! Sono sette anni che lo faccio, più o meno in silenzio. Non posso
girare lo sguardo due secondi che già voi siete dietro a farne un’altra! Ora mi
sono rotto! Scommetto che non avete nemmeno ascoltato le lezioni stamattina,
vero? Siete dei bambini… No, siete perfino peggio! Ma ora la misura è colma,
avete capito? Sono stanco di coprire e risolvere per il rotto della cuffia tutto
quello che fate senza riflettere! Non ne posso più: decidetevi a crescere una
buona volta!".
Detto questo, si lasciò ricadere sui
cuscini, con il fiatone e il viso tendente al pomodoro maturo, e incrociò le
braccia sul petto, trincerandosi dietro un’espressione truce.
I tre malandrini dal canto loro non osavano
quasi respirare, per paura che Remus riprendesse a urlare. Remus non era tipo da
arrabbiarsi facilmente, anzi, era fin troppo buono e li strigliava molto meno di
quanto non meritassero, per quanto l’avessero già sentito strillare in
precedenza, non ultimo solo pochi giorni prima, quando Dora se l’era svignata
per la prima volta. Tuttavia, stavano realizzando in quel momento che non
avevano mai visto Remus Lupin davvero
arrabbiato e che Remus veramente incavolato era uno spettacolo decisamente
spaventoso: forse era anche la trasformazione imminente, ma c’era un che di
vagamente demoniaco nei suoi occhi quando si metteva a sbraitare come poco
prima. Perfino Dora, che non si poteva certo definire una bambina
impressionabile, era rimasta di sale e lo fissava con gli occhi sbarrati,
immobile nel punto dove lui l’aveva messa a sedere.
"Senti, Remus" tentò dopo alcuni pesanti
minuti James, "mi dispiace per quello che è successo…".
"Lo so che ti dispiace" ribatté lui, sempre
in tono alterato. "Vi dispiace sempre. E io sono così cretino da accettare le
vostre scuse senza colpo ferire… Mi chiedo se vi dispiaccia sul serio o se lo
dite solo per evitare una sgridata. Non mi riferisco a questa particolare
circostanza" aggiunse rapido, vedendo che tutti aprivano la bocca per
protestare, "ma una situazione più generale. Volete dirmi che quando dite che vi
dispiace per gli scherzi che fate a Tizio o a Caio siete sinceri? Non ci
crederei nemmeno se lo diceste inginocchiati sui carboni ardenti…".
"Io non avrei mai voluto che Dora si
sentisse male" cercò di giustificarsi James. "In quel momento, non pensavo a
niente… Sono stato stupido, lo so…".
"Sì, stupido, esatto. Posso sapere per
qualche cavolo di motivo l’hai fatto? Se devo ucciderti, voglio sapere tutti gli
squallidi retroscena!".
"È una stupidaggine… se te lo dico, ti
incavolerai solo di più".
"Come inizio non è molto promettente. Forza,
sputa il rospo o lo chiedo a Sirius, che tanto lo sa di sicuro!".
Sirius abbassò lo sguardo sulle sue
ginocchia, come a voler dire che lui in quella storia non voleva entrarci,
mentre James sospirò e alla fine borbottò: "Avevo visto Lily con Nigel Cullen di
Corvonero…".
"E sei saltato a conclusioni affrettate come
tuo solito! Scommetto che al più li avrai visti che camminavano in corridoio e
hai pensato che stessero insieme!".
"Sì, ho equivocato" ammise James. "Credevo
che si frequentassero o roba simile e così…".
"Ti sei dimenticato di tutto e tutti e sei
andato a bruciare i tuoi neuroni nell’alcool" concluse Remus per lui. Il
licantropo guardò l’amico con sguardo indecifrabile. Alla fine si lasciò
sfuggire un lungo sospiro. "Sei uno scemo, James! Talmente scemo che non c’è
nemmeno gusto a restare arrabbiato con te! D’altronde, dubito di esserne
capace…".
Tutti i presenti si rilassarono all’istante:
come i temporali più violenti che esplodono all’improvviso e si esauriscono in
fretta, la furia era passata e Remus era tornato il solito, vecchio Remus di
sempre!
"Scusami ancora, Remus. Giuro che non
accadrà mai più una cosa del genere!".
"Questo è certo, perché d’ora in poi solo
con Dora non ci resti più" garantì Sirius.
"La prossima volta, però prima di attaccarti
alla bottiglia va a chiedere a Lily" gli suggerì Remus.
"Certo, certo, te lo prom-".
"D’altronde, se vi siete baciati, vuol dire
che con Cullen non c’è granché…".
"…-etto, sta tranquillo, niente più
stupid-". James si bloccò a metà della frase, mentre l’ultima affermazione di
Remus, detta in contemporanea con le sue scuse, faceva breccia nel suo cervello.
"Come, come? Chi avrebbe baciato chi?" chiese, incredulo.
"Tu hai baciato la Evans e non me l’hai
detto!?" ruggì invece Sirius, balzando in piedi.
Peter non riuscì a far altro che aprire e
chiudere la bocca, troppo stupefatto, mentre a Dora si accendevano gli occhi:
"James ha baciato la sua ragazza! James ha baciato la sua ragazza!" trillò in
tono eccitato.
"Chi avrebbe baciato chi?" esalò di nuovo
James.
Remus passò in rassegna tutti i presenti,
non meno stupito dell’effetto delle sue parole. "Ma tu e Lily" fece,
disorientato. "Non c’è bisogno che fai questa faccia, vi ho visto coi miei occhi
ieri pomeriggio… Tu, tu non te lo ricordi?" comprese infine, decifrando
l’espressione vacua dell’amico, che scosse il capo.
"Fatemi capire" intervenne Sirius, cercando
di far chiarezza. "Tu stai dicendo che James e la Evans si sono baciati, intendo
baciati sul serio, e che James non se lo ricorda? Ho capito bene?".
Remus annuì. "A quanto pare…".
James, per suo conto, sembrava caduto in una
sottospecie di stato catatonico, da cui fu bruscamente riscosso quando Sirius
scoppiò a ridere talmente forte che cadde dalla sedia e prese a rotolarsi sul
pavimento, senza il minimo ritegno.
"Ma che caspio ridi, testa di pinolo?" gli
inveì contro James.
"Scusa, ah, ah" cercò di articolare Sirius,
tra una risata e l’altra. "No, sul serio, scusa… ah, ah, ah… ma ammetterai che è
un pelino ironico… Voglio dire, il primo e forse unico bacio con la donna dei
tuoi sogni e tu nemmeno te lo ricordi!" e riprese a ridere fino quasi a
ululare.
"Sirius, hai la delicatezza e il tatto di un
carro armato" lo rimproverò aspramente Remus. "Ma ti sembra il caso ti
ridere?".
"Hai ragione, scusate" biasciò, cercando di
rimettersi seduto. Tuttavia, appena incontrò lo sguardo di James, non riuscì a
trattenere un nuovo accesso di risa.
"Ah, lascialo perdere!" lo liquidò Remus in
tono aspro. "Tu come ti senti?".
James, ripiombato in stato vegetale, non
rispose, cercando di concentrarsi: tutta quella situazione gli stava
risvegliando qualcosa nelle mente, un vago ricordo che stava lottando per
rivedere la luce, una sorta di sogno dimenticato: il ricordo di lui che rideva
come una scimmia isterica per ogni insulsaggine, di Lily che lo trascinava per
il parco e poi di lui e Lily sempre più vicini, sempre più vicini…
"Per gli stellati boxer di Merlino! Ci siamo
baciati! Ci siamo baciati davvero! Io l’ho baciata e lei non mi ha respinto! Non
posso crederci…".
"Vuol dire che te lo sei ricordato?" fece
Sirius, arrampicandosi a fatica sulla sedia.
"Sì che me lo ricordo! Chiaro e cristallino
come il sole. Ti dico che l’ho baciata e lei non mi ha respinto, anzi, ha
risposto".
"Sì, e sembrava pure parecchio imbarazzata,
quando sono arrivato" aggiunse Remus.
"Accidenti, il mondo sta per finire" affermò
Sirius. "La Evans che bacia James, la Griffith che viene a trovarmi in
Infermeria… Manca solo Mocciosus coi capelli lavati e poi sarà ufficialmente
l’apocalisse!".
"La Griffith che viene a trovarti in
Infermeria?" s’informò Remus. "Cos’è questa storia?".
"Ieri è venuta qua, tra la visita di James e
il tuo arrivo" gli comunicò Sirius. "Chissà a far cosa poi… Ora che ci penso, è
tutta la settimana che si comporta in modo strano: un minuto prima mi ignora,
poi fa l’amicona, poi scappa e mi ignora di nuovo…".
"Forse è un po’ schizofrenica" suggerì
James. "O soffre di un disturbo della personalità… sai, dottor Jekill e Mr.
Hyde…".
"Può darsi… Oppure è come la tua fidanzata,
che non si capisce mai che cavolo le passa per la testa in questi ultimi tempi…
Moony, si può sapere perché diamine fai quella faccia?".
Remus infatti guardava gli amici con una
sottospecie di sorriso trattenuto, come se quello che stessero dicendo fosse
estremamente divertente senza che loro se ne accorgessero. "No, niente, è solo
che… No, lasciate stare…".
"No, cosa?".
"Beh, è solo che sentirvi fare un discorso
del genere mi fa venir da ridere…".
"Perché?" domandarono i due Malandrini in
coro.
Remus tossicchiò, probabilmente pentito di
aver intrapreso quella discussione e evidentemente indeciso su come continuare.
"Il fatto è che vantate una lista di amanti più lunga di quella di Zeus e Don
Giovanni messi insieme e di ragazze non capite un’acca!".
"E tu sì?" fece Sirius, in tono velatamente
ironico.
"Io non pretendo di essere chi sa chi, ma di
tanto in tanto ci parlo con le ragazze, non mi limito a portarmele a letto, e
istauro dei legami che vanno oltre la semplice ‘toccata e fuggi’, tipica di voi
due! Tanto per dirne una, Lily è mia amica fin dal primo anno e anche se con
Melanie non ho questo gran rapporto, qualche conversazione civile l’ho tenuta
anche con lei…".
"E tutto questo discorso ci porta dove?"
chiese James, con volto perplesso, riflesso perfetto di quello di
Sirius.
"Sirius, te lo chiedo con massima umiltà dal
basso del mio piedistallo, hai mai pensato che forse, dico forse, potresti
piacerle?".
"A chi?".
Remus sbuffò, schiaffandosi una mano sulla
faccia, con gemito frustrato. "A mia madre, Padfoot!".
"Io piaccio a tua madre?!" ripeté Sirius con
espressione scioccata e vagamente disgustata.
"No, testa di legno! Facevo del sarcasmo, ma
visto che la tua lentezza di comprendonio è a dir poco disarmante, sarà meglio
evitare. Io parlavo di Melanie…".
"Melanie chi, scusa?".
"Ma quante Melanie conosci?" quasi gridò
Remus, al limite della sopportazione. "Griffith, Melanie Griffith! Te lo devo
scrivere o pensi di arrivarci da solo?".
"Io piacerei a… Ma va là, Remus! Questa è la
più grossa stupidata che tu abbia mai detto in vita tua! Non mi ha mai parlato
in vita sua, se escludi l’ultima settimana settimane, come potrei
piacerle?".
"A riprova del fatto che di psicologia
femminile non capisci nulla e che hai lo spirito di osservazione di una patata
lessa…".
"In parole povere?".
"Non hai mai riflettuto sul fatto che appena
ti vede ammutolisce e diventa rossa come un pomodoro? O che tende a distogliere
lo sguardo quando ti volti dalla sua parte? Per Merlino, le poche volte che le
hai rivolto la parola, è quasi andata in crisi respiratoria…".
"Anche ammettendo che quello che dici è
vero, perché fa così? È un comportamento senza senso!".
"Ma ti sembro Melanie? Come faccio a sapere
perché fa quello che fa… Io ti sto solo riferendo le conclusioni che ho tratto
sulla base di ciò che ho notato nel corso degli ultimi tre/quattro anni e che le
tue affermazioni sembrano confermare, lungi da me pretendere di poter
comprendere perché agisce in questo modo… Resta il fatto che per me Melanie è
cotta di te da anni e tu non te ne sei mai minimamente accorto!".
Sirius non commentò. Quello che diceva Remus
era assurdo: la Griffith non poteva essere cotta di lui… Insomma, era Melanie
Griffith! Certo, era una bella ragazza, sarebbe stato un bugiardo a dire di non
averci mai fatto un pensierino sopra, ma le cose si erano sempre fermate lì,
perché lei non aveva mai dimostrato il minimo interesse, anzi Sirius aveva
sempre percepito come ostilità il suo costante silenzio nei suoi riguardi.
Inoltre, quello che Remus affermava, andava in totale contraddizione con il
carattere di Melanie, che era sempre stata piuttosto spigliata verso l’altro
sesso, in netto contrasto con la sua migliore amica. No,
questa faccenda è senza senso, è un’allucinazione di Remus, una stupidaggine…
credo…
"Remus, sei riuscito a farlo tacere!"
esclamò James. "Allora è possibile!".
Sirius gli tirò un pugno, che James, pronto,
riuscì a evitare. "Moony, per me l’‘influenza’ ti ha fatto male!" dichiarò poi.
"Quello che dici è ridicolo…".
Il licantropo si strinse nelle spalle.
"Vedila come ti pare, io resto della mia opinione…".
"Secondo me, Remus ha ragione" intervenne
Dora, stanca di stare in silenzio e essere ignorata.
"E tu che ne capisci? Sei troppo piccola per
capire certe cose!".
Dora gli fece la linguaccia. "Solo perché
sono piccola, non vuol dire che sono stupida: io posso capire. E secondo me,
Remus ha ragione!".
"Sì, va bene. E assodato che Remus per te ha
ragione, io non credo che sia così!".
"E allora, lo stupido sei tu!" dichiarò la
bambina.
"E tu sei un piccolo mostro
petulante!".
"E io non ti parlo più!".
"Perfetto!".
"Bene!". Dora gli fece una linguaccia,
mentre Sirius la fissava corrucciato.
"Interessante" commentò Remus.
"Che cosa?" domandò James.
"Sto cercando di capire se Sirius si sia
abbassato ai livelli di una bambina di quattro anni o se sia stata Dora a
alzarsi a livello di Sirius!".
Mentre James e Peter scoppiavano a ridere,
Sirius lo guardò storto. "Ringrazia che stai male, Moony, altrimenti ti
picchierei…".
"Uuuuh, sono terrorizzato!".
"Parlando di questo, che si fa stanotte?"
intervenne James. "In fondo è per questo che siamo venuti, poi siamo usciti di
seminato…".
"Non potete venire" dichiarò subito Remus.
"È fuori discussione: non potete lasciare Dora da sola tutta la
notte…".
"Non possiamo lasciare solo nemmeno te,
Moony" obiettò Sirius.
"Me la caverò anche senza di voi, per una
volta" ribatté l’altro. "Voi non potete venire!".
"Ma… non potremmo semplicemente aspettare
che si addormenti e poi raggiungerti?" suggerì James.
"E se si sveglia e non trova nessuno?
Andiamo, con la storia dell’indigestione non abbiamo avuto già abbastanza
problemi? Per un mese, sopravvivrò!".
"Ma Remus…".
"Niente ma" li zittì lui. "È meglio così.
Promettete di restare in dormitorio?".
I tre malandrini si guardarono tra loro, per
nulla convinti di quello che dovevano promettere.
"Ho detto: me lo promettete?" ripeté
Remus.
Sirius sbuffò. "Il capo sei tu…
D’accordo".
Remus annuì, anche se sembrava l’unico
davvero soddisfatto.
"E poi" considerò James, più fra sé che a
qualcuno in particolare, "con Lily in giro, forse è meglio così…".
"Lily?" ripeté Remus, sorpreso. "Che c’entra
Lily?".
In breve, gli fu riferito dei sospetti della
ragazza e dell’interrogatorio a cui aveva sottoposto Peter.
"Beh, allora a maggior ragione, non dovete
farvi beccare nei corridoi in piena notte" affermò alla fine del racconto il
licantropo.
"Sei proprio sicuro, Remus, che non vuoi…?"
domandò Peter, dando voce al dubbio di tutti.
"È meglio così" rispose questi, abbassando
gli occhi.
"Ma non ne sei convinto…".
"Sì, invece. Sono grande e vaccinato, me la
posso cavare anche da solo. Se invece Dora si sveglia e ha bisogno di qualcosa,
dovete pensarci voi… È meglio che andate: le lezioni ricominciano tra
poco".
"Ok. Torniamo prima di cena…".
"Meglio di no: non sarò molto in sagoma, per
allora. Non voglio che… Ci rivediamo domani".
Sirius e James si scambiarono uno sguardo.
"Come vuoi" accondiscese alla fine Sirius. "Dora, andiamo".
La bambina scivolò giù dal letto, salutando
Remus con la mano. "Guarisci presto" gli augurò, mentre si avviava con i
Malandrini.
"Certo. E ragazzi, fate attenzione a
Lily…".
"Non potremmo semplicemente ucciderla e
darla in pasto alla piovra gigante?" suggerì Sirius, quando furono usciti e si
avviarono verso l’aula di Trasfigurazione.
James lo guardò come se avesse appena detto
la peggiore delle bestemmie. "Tu… Tu…".
L’altro ridacchiò. "Rilassati, cervo
innamorato. Stavo scherzando: non la tocca nessuno la tua bella. Ma se non la
smette di impicciarsi…".
"Ci penso io a Lily. Tu pensa alle tue gatte
da pelare".
"A che ti riferisci?".
"A quello che diceva Remus… Di Melanie
Griffith…".
"Oh, per favore, Remus è rimasto troppo al
sole… Non c’è alcuna, nemmeno la più miserrima, possibilità che io possa piacere
anche solo un pochino a Melanie Griffith!".
Ma presto, prima di quanto Sirius si
immaginasse, il dubbio avrebbe cominciato a scalfire la sua
sicurezza…
LYRAPOTTER’S CORNER
Ok, non sono mai stata un asso in quanto a
sintesi e capacità riassuntive, anzi, ma adesso comincio a esagerare: questo
capitolo doveva essere un tutt’uno col precedente, e invece ho già dovuto
spezzarlo, e ora ho dovuto tagliare un’altra parte ancora e incorporarla al
prossimo… anche se forse tutto sommato è meglio così, visto che mi sono venute
in mente alcune scenette carine: ecco, forse è questo il mio problema, il fatto
che continua a venirmi in mente roba da attaccarci dietro. Vabbè, in fondo,
torna a vostro vantaggio, se apprezzate i capitoli chilometrici…
E allora, che ne pensate? Ho dato un po’ di
spazio al ratto (in fondo era anche giusto, esiste pure lui, anche se tendo a
dimenticarmene), Lily si è messa in caccia e cosa più importante, abbiamo
finalmente "sprosciuttato" gli occhi di Sirius. O almeno, ci stiamo andando
vicini… il mio unico dubbio è di aver fatto andare un po’ OOC Remus… e lo so,
Dora non ha avuto molto spazio, ma prometto di rimediare col prossimo, che
porterà qualche novità interessante su parecchi fronti…
Passiamo a ringraziamenti: ragazzi, dieci
commenti, dieci, mi avete reso la vongola più felice
dell’universo:
terry93, beh,
il mio scopo è proprio quello, far ridere, sono felice di averlo
raggiunto!!!!
Inu_p, beh,
con Remus abbiamo rimediato, visto? Lui si è incavolato di brutto! Sul serio
vorresti una sorellina come Dora? La mia piccola creatura riscuote davvero così
tanto successo? Me onoratissima!!!!!!!!
lovegio92, Lily e James in questo capitolo ci sono stati poco, ma torneranno
alla ribalta prestissimo!!!!!! Anch’io lo adoro, sono una delle mie coppie
preferite!!!!!!!! E sono felice di sapere che apprezzi tanto la mia
comicità!!!!
FunnyPink, Lily è cotta, su questo non si discute!!!!! E dopo, probabilmente
verrà fatta santa!!!!!!!
Lady Lily, spero di averti soddisfatta! Ti ringrazio tantissimo per i
complimenti!!!!!
_Mary, le
locuste atomiche sono senza dubbio state il mio colpo di genio, figurati che
ridevo anch’io mentre scrivevo! Dora è Dora, anch’io amo la mia piccola
creatura, anche se i Malandrini mi fanno quasi pena (ehi, ho pur sempre detto
quasi!!!!!!!)
Julia Weasley, beh, quella è anche una mia piccola, personale gratifica personale.
almeno una volta nella fanfiction, volevo poterlo mandare al diavolo, il ratto
fedifrago!!!!! A proposito, so che è un po’ che non recensisco, ma ci tengo a
dirti che continuo a leggere e che la tua fanfiction mi piace tantissimo e che
rimedierò quanto prima con un bel commento!!!!!!!
LadyMorgan, vendita di prosciutti ufficialmente cominciata, anche se per il
momento procede a rilento, gli affari ingraneranno quanto prima, giuro (novità
già dalla prossima puntata). Ah, ti avverto, se fossi ancora intenzionata a
implodere e venire a perseguitarmi, ho chiamato i miei amici Ghostbuster e un
prete per un esorcismo veloce, se fosse necessario… E se mi mandi dietro un
sicario, poi come aggiorno? Abbi fede, mia fida omonima, il treno ormai è in
marcia!!!!!!
hermy101, no,
no, Moony non si è dimenticato proprio di nulla, anzi è esploso come una bomba.
La McGranitt non lo messa, però hai visto che si è guadagnato un bello
schiavetto personale!!!!!!
Alohomora, eh,
Sirius è decisamente un poeta, non c’è che dire!!!!!!
Per concludere un enorme grazie a Laura, che mi sopporta, la qual cosa non è proprio
scontata!!!!!!
Infine, non ho assolutamente idea di quando
aggiornerò di nuovo, dipendesse da me, comincerei a scrivere il nuovo capitolo
anche subito, ma ho trascurato l’altra storia anche troppo, ora è il suo
turno!!!!!! Spero abbiate pazienza. Comunque, un altro capitolo prima di giugno
e del mio ritiro da maturità penso di riuscire a farcelo stare!!!!!!
Commentate numerosissimi, see you
soon!!!!!!!
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Capitolo 14 *** Capitolo XIII ***
BABYSITTER PER
CASO
CAPITOLO XIII
Nel tardo pomeriggio di quel giorno, Melanie Griffith sedeva in
quasi totale solitudine in un angolo della Sala Comune di Grifondoro, tentando
di fare i compiti di Trasfigurazione. Impresa questa che le stava riuscendo
parecchio difficile: già in Trasfigurazione non era una un cima (era la classica
materia che per quanto la si studi non riesci proprio a fartela entrare in
testa), se poi ci mettiamo che la sua mente tendeva a divagare, il più delle
volte in direzione di un certo ragazzo, le sue possibilità di fare un lavoro
decente calavano drasticamente.
E poi, Lily aveva passato la giornata a farle una testa così
sul misterioso complotto che i Malandrini stavano architettando: il suo
tentativo di strappare la verità a Minus era miseramente fallito e la ragazza
aveva passato ore facendo le congetture più assurde e disparate, arrivando a un
certo punto a coinvolgere pure la regina. Stava raggiungendo livelli ossessivi
abbastanza preoccupanti: Melanie era più che convinta che alcuni giorni prima,
quando era ancora beatamente ignara di essere innamorata di James, non se la
sarebbe legata al dito in quel modo, anche se per la sua incolumità si era
guardata bene dal fare osservazioni in merito.
Ah, l’amore… Se mai quei due si metteranno insieme, passeranno
la vita a litigare per ogni sciocchezza! Scommetto che non sapranno mettersi
d’accordo nemmeno sul nome dei figli… Subito dopo, si immaginò un piccolo
Potter con i capelli di lui e gli occhi di lei: come abbinamento ci stava
proprio bene, semplicemente adorabile! In modo quasi automatico, il filo dei
suoi pensieri tornò per l’ennesima volta a Sirius: chissà come sarebbe stato un
loro bambino? Non che ci fossero molte alternative tra cui spaziare:
avevano entrambi i capelli neri e gli occhi chiari, che cosa poteva venire fuori
se non un bimbo con i capelli neri e gli occhi chiari? Melanie sperava solo che
non ereditasse anche i suoi difetti visivi: senza occhiali era praticamente
cieca, aveva un vista a dir poco pessima!
Ma ti senti?, si rimproverò subito dopo. Stai già
fantasticando su come saranno i vostri figli! Non l’hai nemmeno baciato e pensi
a queste cose? Melanie Griffith, sei proprio malata!
Riflettendoci a mente fredda, si era quasi pentita di non aver
baciato Sirius, il giorno prima in Infermeria; certo, lui l’avrebbe
probabilmente presa per una ninfomane, ma poteva essere la sua prima e unica
possibilità. Quel giorno non l’aveva praticamente visto, tranne che a lezione,
ambiente non propriamente romantico: era stato tutto il tempo a parlottare con i
suoi amici, sicuramente del ‘problema Lily’.
Chissà che stavano tramando poi… Doveva essere qualcosa di
bello grosso, senza dubbio, se si davano tanto da fare per nasconderlo. Non che
a lei importasse: era curiosa sì, ma non certo ai livelli quasi psicotici di
Lily. Se anche non avesse saputo nulla, sarebbe sopravvissuta lo stesso! Anche
se doveva ammettere che era strano: di solito i Malandrini non si davano tanto
premura a nascondere i loro progetti disturbatori della quiete quando il
Prefetto/Caposcuola Evans si metteva sul loro cammino, cosa che accadeva con la
regolarità di un orologio svizzero, visto che Lily sembrava considerare la sua
missione personale mettere i bastoni tra le ruote di quei quattro… Questo faceva
sospettare Melanie che ci fosse sotto qualcosa di più serio del solito scherzo
idiota… Bah, non sono affari miei, in fondo!
Abbassò lo sguardo sul libro di Trasfigurazione, sentendosi
montare il senso di colpa: più di un’ora e non aveva combinato praticamente
nulla. Uffa, e sono pure per domani… Mi dovrò fare aiutare da Lily stasera.
Sperando che mi dia retta!
Raccolse le sue cose, infilandoli in borsa alla rinfusa, e si
avviò verso le scale del dormitorio, con l’idea di appoggiare i libri e andare a
fare una passeggiata, nella speranza che la cosa l’aiutasse a schiarirsi un po’
le idee. Il piano si rivelò presto destinato al fallimento: per quanto si
sforzasse, ogni pochi minuti le sue cellule cerebrali tornavano a pensare a
Sirius.
Continua così, Mel, brava, stai raggiungendo livello di
ossessiva maniacalità che nemmeno James Potter potrà competere. Stai rasentando
i più bassi livelli di pateticità della tua vita: smetti di pensare a lui,
smetti di sognarlo a occhi aperti o chiusi, smetti di immaginarvi insieme! Il
mondo è pieno di ragazzi: perche non provi a contrarti su qualcun’altro,
qualcuno a cui interessi almeno un po’!
Stava svoltando un angolo al quinto piano, pericolosamente
vicina a una rampa di scale, quando sentì una voce alle sue spalle, piuttosto
alterata, che gridava: "Dora! Ti ho già detto di non correre, torna
qui!".
Fantastico, ora mi immagine pure la sua voce: sono ben al di
sotto del patetico!
Melanie non fece in tempo a formulare questo pensiero che
qualcosa le venne addosso da dietro, fecendole perdere l’equilibrio e fare a
rotoloni le scale. Atterrò piuttosto rudemente venti scalini più in vaso,
sbattendo la fronte e smarrendo gli occhiali, che volarono chissà dove; la causa
della sua rovinosa caduta le piombò accanto, schivandola di pochi centimetri.
Porca pupazza morgana, che male!
Si mise gattoni, strizzando gli occhi per riuscire a vedere
qualcosa nella nebbia che era appena calata sul corridoio: le parve di
distinguere una macchia rosa, che si stava già rimettendo in piedi come se
niente fosse successo, una macchia rosa tremendamente famigliare. "Dora?" fece
stupita, realizzando cosa fosse il tornando che l’aveva appena investita. "Dora,
sei tu?".
"Ciao, Melanie" la salutò la bambina, gioviale come sempre.
"Perché strizzi gli occhi a quel modo?".
Beh, almeno lei non si è fatta nulla, constatò la ragazza.
Lei per contro si sentiva tutta dolorante, come era presumibilmente normale che
si sentisse qualcuno che si è fatto venti scalini rimbalzando: aveva
l’impressione che sulla fronte le si stesse formando un bernoccolo grande come
una casa, aveva sbattuto il naso e con tutta probabilità si era anche storta una
caviglia. Ma il peggio era aver perso gli occhiali: riusciva a malapena a vedere
Dora senza.
"Hai visto i miei occhiali, tesoro?" domandò, cercandoli a
tentoni. "Devono essere qui in giro…". Basta, da domani passo alle lenti a
contatto, pensò, mentre Dora si affaccendava per aiutarla.
Qualcuno arrivò correndo alle loro spalle. "Oh, santo Merlino,
state bene?".
Oh, no, lui no, per favore! Avrebbe dovuto immaginare che
se c’era Dora, lui doveva essere nei paraggi, ma l’ultima cosa che voleva era
farsi trovare per terra, mezza accecata e tutta ammaccata da Sirius Black. E
invece, era proprio Sirius quello che stava scendendo trafelato le scale,
inveendo contro la cuginetta a cui stava evidentemente correndo dietro. "Dora,
ti ho detto un milione di volte di non correre e soprattutto di guardare dove
vai. Finirai per fati male sul serio o farne a qualcun altro… Stai bene?".
"Ma sì che sto bene" lo tranquillizzò Dora, saltellandogli
incontro. "Visto? Non capisco perché la fai tanto lunga…".
"Lo faccio perché è pericoloso. Potresti…". Sirius si bloccò a
metà frase, riconoscendo finalmente l’altra persona a terra. "Griffith? Sei
tu?".
"No, sono babbo natale" ribatté lei, sperando di suonare
abbastanza disinvolta e grata che i capelli sul viso nascondessero le guance
color pomodoro. "Fa attenzione: ho perso gli…".
CRACK!
"… occhiali" concluse in tono sconsolato, mentre il ragazzo
alzava il piede sinistro, trovandosi di fronte i tristi resti di un paio di
fedeli occhiali, irrimediabilmente distrutti.
"Oh, cavolo, Melanie, mi dispiace!" si scusò,
raccogliendoli.
"Non importa: non l’hai fatto apposta. "E poi vedere dove si va
è passato di moda: andare contro i pilastri è molto più in" lo tranquillizzò
lei, mettendosi seduta e massaggiandosi la caviglia gonfia.
"Ti sei fatta male?" si preoccupò Sirius, chinandosi sollecito
verso di lei.
"Non è nulla…" balbettò Melanie, arrossendo ancora di più
quando lui le prese la parte offesa tra le mani. "Sul serio, non è niente"
insistette, cercando di ritirare senza successo la gamba. Oh, cuore mio, non
cedere proprio ora, pensò, sentendo il suo cuore battere come un
tamburo.
"Non credo sia rotta" annunciò Sirius dopo un attendo esame.
"Però è meglio se ti accompagno dalla Chips a darle un’occhiata".
"No, non è necessario. Non è così grave: basterà un impacco di
acqua fredda" cercò di convincerlo lei.
Sirius alzò lo sguardo, corrucciato, poi le sfiorò la fronte,
nel punto in cui si stava velocemente formando un bernoccolo grande come una
pallina da golf. "Accidenti, hai preso una bella botta" constatò. "Sei sicura di
star bene? Potresti avere un trauma cranico: hai nausea o vertigini? La vista
annebbiata?".
"Cos’è, una battuta?" cercò di buttarla sul ridere Melanie.
"Anche se avessi la vista annebbiata, non me ne accorgerei, ti pare?". Indicò
gli occhiali rotti lì vicino. "Non vedo nulla senza quelli…".
"Ah, giusto. Aspetta un attimo". Estrasse la bacchetta,
puntandola verso gli occhiali. "Reparo". Un tocco di bacchetta e questi
tornarono come nuovi. Sirius li tenne davanti a sé, esaminandoli con cura. "Ecco
fatto" annunciò, infilandoglieli sul naso. "E luce fu" scherzò.
Ok, ora muoio: un cuore umano può pompare solo fino a un certo
punto prima di scoppiare. E il mio ha superato quel limite circa dieci minuti
fa! "G-g-grazie" biascicò. "Ma potevo farlo anche da sola: non sono
un’impedita!".
"Oh lo so, ma non è stato un problema. È stata colpa mia se sei
caduta. Mia e di quel piccolo terremoto in rosa!". Rivolse uno sguardo duro alla
cuginetta, che abbassò il capo, insolitamente silenziosa: evidentemente si
sentiva in colpa per il guaio combinato.
"Che cosa abbiamo imparato?" le chiese Sirius, in tono di
rimprovero.
"Che devo guardare dove vado e dove metto i piedi".
"E cosa dobbiamo dire ora?".
"Scusa, Melanie: non volevo venirti addosso e farti cadere, mi
dispiace".
"Non importa Dora" la perdonò Melanie. "Non l’hai fatto apposta
e non è successo nulla di grave. Tu non ti sei fatta male, vero?".
La bambina scosse il capo, sorridendo sollevata.
"Ma figurati" fece invece Sirius. "Cade per terra e più o meno
ogni dieci metri e non si è ancora fatta male una volta che sia una: pare fatta
di gomma!".
Dora fece spallucce. "Mica è colpa mia!".
"No, anzi, per me è un bene. Altrimenti, saresti tutto il tempo
a fare la spola di Infermeria. Ma dovresti ricordare che il resto del mondo non
è elastico come te. O imparare a ubbidire a qualcuno che non sia Remus…".
"Scusa, Sirius" disse ancora Dora, con faccia da cucciolo
bastonato.
"Non la sgridare, Sirius" intervenne Melanie. "È stato un
incidente. E io sto bene".
"Una caviglia slogata e un bernoccolo trascendo dal mio
concetto di ‘star bene’. Sei troppo buona, Melanie".
"E tu troppo severo".
Sirius sbuffò, alzando le mani in segno di resa. "Te la do
vinta solo perché sei ferita e tanto so che rimproverare quel piccolo demonio
non serve assolutamente a nulla, visto che le cose le entrano da un parte e le
escono dall’altra".
Poi tornò a studiarle il viso, con espressione concentrata:
Melanie si rese conto, con proprio orrore, di stare di nuovo violentemente
arrossendo di fronte a quegli occhi e si lanciò un paio di imprecazioni
mentali.
"Sai" riprese Sirius, dopo qualche istante di silenzio, "non
avevo mai notato che avessi gli occhi azzurri…".
Ho gli occhi azzurri?, ripeté tra sé Melanie, ormai
irrimediabilmente partita. Cretina, certo che hai gli occhi azzurri: ce li
hai così da tutta la vita!
"Oh, già, scusa…" mormorò, dandosi mentalmente dell’imbecille.
Scusa?! SCUSA?! Ma che razza di risposta è scusa?
Sirius scoppiò a ridere, facendola avvampare ulteriormente e
desiderare di sprofondare. Quanto è bello quando ride… Anche se sta ridendo
di me…
"Guarda che non è mica un reato che prevede l’arresto" osservò
lui, senza smettere di sghignazzare. "Stavo solo facendo un’osservazione".
"Oh, sì certo, hai ragione!". Stupida, stupida, stupida:
perché quando c’è lui nei dintorni mi comporto sempre come un’idiota?
"Comunque" disse ancora Sirius, "per me è meglio portarti in
Infermeria a farti dare un’occhiata".
"No!" protestò a vivavoce lei. "Non ho bisogno dell’Infermeria:
sto bene. Guarda, sto bene".
Cercò di dimostrarglielo alzandosi in piedi, ma la caviglia
traditrice non resse il suo peso e se non fosse stato per il riflessi pronti di
Sirius, che l’afferrò al volo, sarebbe senza dubbio cascata in terra di nuovo.
Prima che potesse protestare, il ragazzo la sollevò in braccio senza sforzò.
"Tu ora vai in Infermiera" dichiarò in tono deciso. "E non
accetto un no come risposta".
Ok, prima mi sbagliavo: ora muoio, qui e subito. Sono tra le
braccia di Sirius Orion Black, per il roseo didietro di Morgana! No, mi
correggo: sono abbarbicata come una sanguisuga al collo di Sirius Orion Black.
In mezzo a un corridoio, dove decine di persone potrebbero vederci. E la cosa
non mi dispiace per niente…
"Ok, ok, ci vado" lo rassicurò, cercando suo malgrado di
svincolarsi. "Però tu mettimi giù, so camminare anche da sola…".
"Non credo proprio: per una volta, concedimi di comportarmi da
cavaliere".
"Ma io…".
Sirius ignorò ulteriori proteste e si mise in moto, con Dora
che gli zampettava dietro. "E tu" il ragazzo si rivolse con sguardo minaccioso
alla cuginetta, "per una volta, ubbidisci e non correre: posso trasportare solo
una bella ragazza per volta…".
"Ok, Sirius" accondiscese la bambina. "Così andiamo a trovare
Remus, vero?".
"Oh, sì certo, Dora".
Melanie notò qualcosa di strano nel tono di Sirius e alzò lo
sguardo verso il viso di lui: si era improvvisamente adombrato, sembrava
preoccupato per qualcosa. Ma chi se ne frega: ha detto che sono bella!
Suo malgrado, i suoi neuroni stavano ballando la samba in circolo: era tra
le braccia del ragazzo dei suoi sogni, trasportata come un principessa delle
fiabe, e lui aveva appena detto che era bella, perciò decise di godersi in pace
quel momento.
Sarebbe stato tutto perfetto se non che dovettero attraversare
diversi corridoi affollati, suscitando occhiate e bisbigli stupiti al loro
passaggio. Sirius ne sembrava però totalmente e stoicamente estraneo e Melanie,
per quanto rossa come un papavero, si sforzò di ignorarli, come pure ignorò gli
sguardi assassini che le rivolsero parecchie ragazze.
Arrivarono in Infermeria anche troppo presto, per i suoi gusti:
Dora aprì la porta e li precedette dentro, evidentemente ansiosa di vedere
Remus. La bambina subì però una cocente delusione: di Remus non c’era traccia, a
parte loro, l’infermeria era completamente e desolatamente vuota.
Dora si voltò verso Sirius con sguardo deluso e occhioni
spalancati. "Dov’è Remus?" chiese. "È già guarito?".
"Ehm…". Sirius tentennò, andando a depositare Melanie su uno
dei letti. "No, non è guarito ancora. È… è andato in un posto speciale dove lo
faranno stare meglio. Domani tornerà".
Dora non sembrò per nulla soddisfatta di quella risposta, ma
annuì e non chiese ulteriori chiarimenti, sedendosi imbronciata su una sedia
poco lontano.
Melanie invece era più difficile da accontentare: non era una
bambina che si potesse mettere a tacere con tanta facilità e la risposta si
Sirius l’aveva spaventata.
"Un posto speciale?" ripeté confusa, badando che Dora non la
sentisse. "Sarebbe una perifrasi per ‘ospedale? Remus sta così male da dover
essere ricoverato al S. Mungo?".
"No, no" la tranquillizzò subito Sirius, in tono allarmato.
"Non andare a pensare cose strane: Remus sta bene. O per meglio dire, non sta
così male, tranquilla".
"E allora dov’è?".
Sirius scosse il capo. "Mi dispiace, non posso dirtelo".
Melanie rimase interdetta. "Come sarebbe che non puoi
dirmelo?". Subito assunse un’espressione sospettosa. "Ha qualcosa a che fare con
qualunque cosa state nascondendo a Lily, vero?".
Sirius ora sembrava davvero a disagio. "Mi dispiace, Melanie,
non posso risponderti. Ti prego, non farmi altre domande…".
La ragazza tacque, sorpresa e perplessa. Dacché lo conosceva,
non aveva mai visto Sirius così inquieto e ansioso. Capì che qualunque cosa
stessero nascondendo lui egli altri malandrini era molto più grande di quanto
lei e Lily avessero sospettato e per la prima volta le venne il dubbio serio che
potesse non trattarsi di uno scherzo dei loro, ma di qualcosa di diverso. Perciò
decise di non insistere ulteriormente, almeno per il momento.
"Beh, vado a vedere se trovo Madama Chips" comunicò Sirius,
allontanandosi.
"Nemmeno a me vogliono dire cosa stanno facendo, sai?".
Melanie sobbalzò: non si era nemmeno accorta che Dora si era
avvicinata e la stava fissando con i suoi grandi occhi da cerbiatto.
"Ah no?".
"No. Loro non mi dicono mai niente: mi rispondono sempre che
sono troppo piccola per capire".
"Essere piccoli è bello" osservò Melanie.
"No, non è vero" protestò Dora. "Essere piccoli è brutto, non
puoi fare mai niente. Non vedo l’ora di essere grande".
"E quando sarai grande, vorrai tornare piccola" le garantì
Melanie.
"No, non credo". Dora scosse decisa il capo. "Quando sarò
grande, Remus sarà il mio fidanzato".
"Ah, davvero?". Melanie sgranò gli occhi, sorridendo. "E se lui
si fidanzasse con un'altra?".
"Allora dovrà a lasciarla e fidanzarsi con me" rispose Dora con
cipiglio deciso. "E poi ci sposeremo".
Melanie rise. Quella bambina era adorabile. "Sarebbe un ragazzo
fortunato…".
Dora sorrise, tutta contenta di avere la sua attenzione. "E tu
e Sirius quando vi fidanzate?" chiese.
"Che? Cosa? Come?". Melanie arrossì furiosamente, rischiando di
strozzarsi con la sua stessa saliva: e questa da dove le era uscita? Si voltò
verso l’ufficio di Madama Chips, ma di lei e Sirius nessuna traccia,
fortunatamente.
"Perché mi fai questa domanda, Dora?".
"Remus dice che lui ti piace…".
Questa frase bastò a far venire alla ragazza un mezzo scompenso
cardiaco. Remus dice che… E quand’è che Remus avrebbe detto questo? E perché?
E soprattutto a chi? Cercando di non andare in iperventilazione, osservò la
bambina. "Non dovresti credere a tutto quello che dice la gente…".
"Remus non è la gente!" protestò Dora. "Lui non sbaglia mai…
Sirius ti piace, vero?".
Ma era una sua impressione o stava parlando a voce
spaventosamente alta? "Sssst, Dora, per favore parla piano…".
"Ma lui ti piace, vero?" insistette ancora la bambina,
abbassando appena il tono di voce.
"Sì, sì, mi piace" la accontentò Melanie, in preda la panico,
capendo che quello era l’unico modo per metterla a tacere. "Tu però non devi
dirlo a nessuno, ok?".
"Perché?".
"Perché è così. Mi puoi fare questo favore?".
Dora alzò le spalle, perplessa. "Contenta tu… Ma quand’è che vi
fidanzate?".
E rieccola, ma non si arrende mai? "Non lo so, Dora: mai
credo. A Sirius io non piaccio".
"Sirius è uno scemo" dichiarò Dora. "Sirius non capisce mai
niente".
"Ah, grazie mille" intervenne una voce alle loro spalle. "È
questa l’opinione che hai di me, piccolo demonio?".
Melanie si voltò, trovandosi Sirius a pochi metri. Oh,
Morgana, fa che non abbia sentito: non mi sono umiliata a sufficienza per
oggi?
"È la verità!" continuò Dora. "Remus dice che sei una testa di
legno che non capisce niente".
"Ok, questa me la segno e ne discuterò con chi di dovere al
momento debito. Di che parlavate voi due?".
"Oh, di questo, di quello" glissò Melanie. Poi cambiò
velocemente argomento: "Madama Chips?".
"Arriva fra un minuto. E tu, tornado in rosa, mettiti buona e
non combinar guai per almeno tre minuti. Credi di farcela?".
Dora gli fece la linguaccia e tornò a sedersi nel suo angolino.
"Ti adora" osservò Melanie, ridendo.
"No, adora Remus" la corresse Sirius. "Io non lo so che abbia
quel ragazzo: sarà la faccia da bravo bambino, ma riesce a incantare chiunque.
Dora si è innamorata di lui in tre secondi secchi!".
Sirius aveva ovviamente parlato in senso esagerato, ma Melanie
ripensò a quanto Dora aveva detto prima e le venne da sorridere: Remus era nel
cuore della piccola più di quanto Sirius non sospettasse.
In quel momento comparve finalmente Madama Chips, che solerte
si avvicinò alla sua paziente. "Allora, che cosa è successo, signorina
Griffith?".
******
Quella sera, James Potter arrancava sfinito verso il suo
dormitorio, tallonato a breve distanza da Peter. Chi l’avrebbe detto che
liberarsi di qualcuno fosse così faticoso…
Infatti per la prima volta da quando aveva varcato le soglie di
quel castello, James Potter aveva passato la giornata evitando come la peste
Lily Evans, dicasi altresì l’oggetto dei suoi più profondi desideri. Per una
sorta di perversa ironia del destino, era stato costretto a quella risoluzione
proprio quando Lily aveva cominciato a venirgli dietro. Certo lo faceva per
ragioni totalmente sbagliate, sperando infatti di coglierlo in fallo e fargli
confessare la verità, ma il cervello innamorato di James si preoccupava di
quell’insignificante e infimo dettaglio solo parzialmente e in misura ben minore
a quella che avrebbe dovuto porgli. Era bello sentirsi ricercati per la prima
volta in sette anni, anche se non per lo stesso motivo.
Anche se, tutto sommato, per una volta James aveva anche
diritto di bearsi nell’illusione che Lily lo cercasse per gli stessi suoi
motivi: Lily lo aveva baciato! Certo, lui aveva preso l’iniziativa quando era
ubriaco fradicio, ma Lily non l’aveva respinto. E lei non era mica sbronza,
anzi: era perfettamente in sé e lo aveva fatto con perfetta cognizione di causa.
Lily Evans l’aveva baciato, l’aveva baciato sul serio! Da quando Remus glielo
aveva svelato, il suo cervello era stato come avvolto da una cappa di piacevole
stordimento: il ricordo gli era tornato alla mente in tutti i suoi più infimi
dettagli e lui aveva passato il pomeriggio beandosi nella rimembranza.
Non era molto sicuro di ciò che tutto questo avrebbe
comportato, ma almeno per il momento non voleva porsi il problema: Lily Evans
l’aveva baciato, e che cavolo! Aspettava quel momento da sette anni, prima di
preoccuparsi delle conseguenze, voleva godersi per un po’ l’attimo! E poi, Lily
in quel momento era più pericolosa di un barracuda affamato, perciò non avrebbe
nemmeno potuto chiederle spiegazioni.
Ma era il suo piccolo dolce barracuda affamato! Sul volto di
James comparve un sorriso ebete, lo stesso che l’aveva accompagnato più o meno
tutta la giornata: quanto poco gli bastava per essere felice e dimenticare tutte
le sue sfortune! Perfino la prospettiva di essere diventato lo schiavo personale
della McGranitt non gli appariva più tanto terribile rispetto a quella
mattina…
Tra l’altro, la rivelazione di Remus era servita per
scoperchiare il proverbiale vaso di Pandora: piano, piano, nel corso della
giornata i sordidi e piuttosto imbarazzanti ricordi di tutto quello che aveva
fatto il giorno prima gli erano tornati alla mente. Ricordava di aver arrancato
per il parco gelato almeno mezz’ora prima di identificare la Torre di Grifondoro
e mettersi a urlare il nome di Lily a squarciagola, ricordava la ragazza che
veniva a recuperarlo, ricordava l’umiliante incidente della McGranitt (e quel
che era peggio le sue risate da scimmia isterica nella suddetta occasione),
ricordava ovviamente il bacio, ricordava dettagli vari della notte,
dall’invasione di locuste atomiche alla distruzione della sua camera, passando
per la cacciata di Peter (per cui si era debitamente scusato con l’amico),
ricordava anche quando aveva vomitato ininterrottamente per quasi mezz’ora, con
Lily che gli teneva la testa e infine ricordava di essere collassato non prima
delle cinque del mattino. Pensare che Lily era rimasta tutto il tempo con lui, a
discapito del suo riposo, gli scaldava ulteriormente il cuore. Quando la
storia di Remus sarà risolta, dovremo parlare e chiarire per bene questa cosa…
In cuor suo, sperava che quel momento si sarebbe concluso con il coronamento
dei suoi sogni: il fidanzamento con Lily Evans!
Perciò fu sempre sorridendo che James varcò la soglia di camera
sua, seguito da Peter. La stanza era in condizioni perfino peggiori di quella
mattina: a quanto pareva perfino gli Elfi Domestici si erano rifiutati di pulire
quello sfacelo. E nessuno dei Malandrini si sentiva di poterli biasimare: James
ancora si stupiva di come avesse potuto da solo portare tale distruzione in una
sola notte.
Quello che colpì davvero l’attenzione dei due ragazzi fu la
palla rosa seduta sul materasso/trincea, accompagnata dall’inseparabile orso e
circondata di cianfrusaglie, che si stava letteralmente strafogando con una
vaschetta di gelato al cioccolato più grande di lei.
"Ciao!" li salutò Dora, allegra, sventolando un cucchiaione e
decorando la stanza con qualche macchia marrone.
"Ciao" rispose in tono cauto James. "Dora, che cos’è
quella?".
"Questa?". Dora indicò la vaschetta e sorrise. "È la mia cena:
Sirius dice che posso mangiarlo anche tutto…".
"Ah, Sirius ha detto così?" ripeté James. Poi alzando la voce,
in tono vagamente isterico: "Sirius! Sirius!".
Quest’ultimo comparve dal bagno con uno spazzolino da denti in
mano. "Eh? Che hai da urlare, testa di zucca?".
"Sirius, perché la bambina sta mangiando del gelato?" chiese
James, in tono forzatamente controllato.
"Ah, sì". Sirius si grattò il naso, con fare meditabondo.
"Siccome dovevamo evitare la tua fidanzata squalo, siamo andati a mangiare nelle
cucine. Ho detto a Dora che poteva mangiare quello che voleva e gli Elfi le
hanno portato quella cosa. Non sono riuscito a convincerla a mollarla".
"E cosa ti fa credere che sia una buona idea lasciargliela? Ti
ricordo che è finita in Infermeria per un’indigestione da gelato proprio ieri.
Hai tanto voglia di tornare da Silente? O peggio, far di nuovo incavolare Remus?
Stavolta però ti fai strozzare tu, ti avverto! E ti ho già detto che Lily non è
la mia fidanzata!".
"Ok, ok. E comunque quello è successo perché non c’era nessuno
a controllarla". Sirius fece un gesto non curante con la mano. "Non ti
preoccupare: ho la situazione sotto controllo".
"Ecco, allora devo preoccuparmi davvero". James assunse
un’espressione allarmata. "Quando dici ‘ho tutto sotto controllo’, di solito è
il momento in cui tutto va a puzzole…".
"Cervo malfidente" lo rimproverò Sirius. "Ascolta il mio piano,
prima di giudicare".
"Ah, perché hai pure un piano?" ironizzò James, enfatizzando
ulteriormente la smorfia preoccupata. "Wormtail, preparati a ritirarti nel
nostro rifugio antiatomico: Padfoot sta per combinare un disastro di proporzioni
galattiche!".
Sirius gli fece una linguaccia. "Ascolta la mia idea invece di
fare l’idiota. Dunque, tu stesso hai detto che io e Dora siamo simili sotto
molti aspetti, giusto?".
"Sì" rispose James in tono cauto. "E allora?".
"Allora, ho pensato: quando io mangio troppo, di solito
collasso e non mi si vede più fino a mattina, giusto?".
"Giusto" confermò ancora James. "Sei peggio che morto: caschi
addormentato e non ti svegliano più nemmeno le cannonate. Ma tutto questo che…
Oooooh!". Il viso del ragazzo si illuminò di comprensione. "Padfoot, questo è
troppo spregevole perfino per te!".
"Che cosa? Che cosa vuole fare?" domandò Peter, che invece non
aveva capito nulla.
"Vuole far mangiare la bambina fino al collasso" rispose James
per Sirius, che annuì. "Così lei dormirà bella tranquilla tutta la notte e noi
potremmo andare da Remus senza problemi".
"Già, sono un genio vero?".
"Un genio del male senza dubbio. Sirius, non puoi farlo!".
"Perché?".
"È tua cugina, primo!" gridò James. "Secondo, se sta male
un’altra volta, la McGranitt ci spella vivi e poi espelle. Terzo, e più
importante, Remus si incavolerà peggio di una tigre a cui hai pestato la
coda!".
"Remus non si ricorda mai niente delle sue trasformazioni"
obiettò Sirius. "Dimmi come potrebbe scoprire che siamo andati da lui
ugualmente".
"Lo farà, lui lo saprà" gli garantì. "Lui è Remus John Lupin:
sa sempre tutto…".
"Questa è paranoia, Prongs" obiettò Sirius. "Remus non è mica
un dio in terra".
"Non importa di quello che dici: è la verità! Lui sa tutto e
vede tutto. TUTTO! Sapeva perfino di quella volta che non ti sei cambiato le
mutande per quattro giorni!".
"Già, che mi venga un colpo se capisco come ha fatto" disse tra
sé Sirius, con aria pensosa. "Ma quello era completamente diverso. Lo sai anche
tu che non ricorda le sue trasformazioni…".
"Non mi convince: capirà che abbiamo fatto qualcosa di
sbagliato. E lo sai anche tu: ce lo legge in faccia, Merlino solo sa come!".
"E allora che vuoi fare?" domandò Sirius. "Vuoi lasciarlo da
solo? Mi sembrava anche più abbacchiato del solito oggi…".
James sospirò: su questo punto non poteva ribattere. Anche lui
aveva avuto la stessa impressione. E doveva ammettere che l’idea di abbandonarlo
da solo ad affrontare quell’inferno non gli piaceva nemmeno un po’.
Sirius approfittò subito del vantaggio, scorgendo i primi segni
di incertezza nel volto dell’amico. "Andiamo, Prongs: lo sappiamo entrambi che
questa è al cosa giusta da fare".
James si voltò verso Dora, che beatamente ignara di tutto,
stava divorando contenta la sua cena. "Non ti senti nemmeno un po’ in colpa? È
pur sempre tua cugina…".
"Non le permetterò di mangiare tanto da stare male" gli garantì
Sirius. "Abbastanza da addormentarsi e farsi un bel sonno fino a domani mattina,
niente di più".
"Remus direbbe che non hai un minimo di vergogna: praticamente
la stai drogando, sai? Certo, non le dai sonniferi, ma gelato al cioccolato,
però…".
"Oh, andiamo, Moony junior! Lei sarà contenta, noi saremo
contenti, Remus sarà contento… È una partita in cui vinciamo tutti!".
James sospirò. "Ok, mi hai convinto. Ma se finisce male, sul
patibolo ci sali tu, chiaro?".
"Così ti voglio: sempre positivo e malandrino" lo prese in giro
Sirius. "Peter, tu ci stai, vero?".
"Sei sicuro che non ci cacceremo nei guai, Sirius?" fece
esitante quest’ultimo.
"Su, dai, non fare il ratto fifone: tutti per uno e uno per
tutti, come diceva qualche personaggio di non so più che libro di Remus…".
"Allora va bene" acconsentì Peter.
"Grandioso!".
"Per inciso" intervenne di nuovo James, "quanto pensi che dovrà
mangiare la nanerottola prima di crollare?".
"Ah, che ne so!". Sirius fece spallucce. "Facendo le dovute
proporzioni, direi non più di un quarto di tutta quella roba?".
"Sicuro?". James si sporse per sbirciare a che livello fosse
arrivata Dora. "A me sembra che ne abbia già ingurgitato di più!".
"Nah, il grosso non ha nemmeno raggiunto la bocca: è finito sui
vestiti o sull’orso o sul materasso o sulle pareti…".
"Se lo dici tu… Tienila d’occhio, però: già ieri abbiamo visto
che non ha grande senso della misura!".
"Prongs, quello è un barattolo di gelato al doppio cioccolato
al latte con panna inclusa e scaglie: un autentico mattone. Nemmeno io riuscirei
a mangiarlo tutto. Se non crolla prima di raggiungere la metà, sono un Kneazle
pelato!".
James alzò le spalle, chiudendo la questione. In quel momento,
gli venne in mente una chiacchiera che aveva sentito in corridoio riguardante il
suo migliore amico. "Cambiando argomento, mio caro Padfoot" esordì, con un
sorriso sornione, "cos’è questa storia di te che porti in giro per la scuola
Melanie Griffith, tenendola tra le braccia?".
Sirius parve a disagio e distolse lo sguardo. "Accidenti, l’hai
già saputo?".
"Le notizie volano, specie quelle interessanti. E tu, scapolo
d’oro della scuola, che tieni in braccio la Griffith quando sei restio a
qualunque manifestazione di affetto pubblica che superi il tenersi per mano, è
una notizia decisamente interessante… e poi che ti aspettavi: siete passati per
diversi corridoi affollati ad un orario pericoloso…".
"Non è quello che pensi!" si difese Sirius.
"Come fai a sapere che penso?" osservò candidamente James.
"Perché non potresti mai indovinare la verità: è troppo
assurda!".
"In tal caso, perché non me ne metti a parte? Tanto di
stresserò finché non ti caverò la verità: risparmiami la fatica!".
"E va bene: sei peggio della più fastidiosa delle pulci,
Prongs!".
James gli sorrise amabile. "Ti voglio bene anch’io… Ora sputa
il rospo!".
Piuttosto controvoglia, Sirius gli riferì dell’incidente del
pomeriggio, mettendo bene in chiaro che non c’era nessun retroscena romantico
quando aveva trasportato Melanie in braccio in Infermiera. "E questo è tutto"
concluse. "Si era slogata una caviglia: dovevo lasciarla lì per terra,
forse?".
"No, certo che non dovevi" lo tranquillizzò James. "Però non mi
convinci del tutto: c’è qualcos’altro sotto, non è vero?".
"No, nient’altro" rispose secco Sirius, distogliendo lo sguardo
e puntandolo su Dora, che brandiva il cucchiaio alla stregua di una spada,
spargendo gelato ovunque. "Dora, perché non porti un po’ di quella roba anche
alla bocca, oltre che a impiastricciare tutto il dormitorio?".
"Scusa, Sirius. Ma è divertente sporcare: a casa non posso
farlo, altrimenti la mamma mi sgrida!".
Sirius non se ne stupì per nulla: Andromeda era fissata con la
pulizia e l’igiene, per lei qualunque cosa non fosse meno che lustra era una
piaga da debellare. Ironico che abbia una figlia del genere: deve darle un
bel da fare!
"Sì, beh, cerca di contenerti" sbuffò.
"Ehi tu!" lo richiamò James. "Non provare a cambiare argomento:
stavamo parlando di Melanie…".
"Credevo che quell’argomento fosse chiuso: ti ho detto che non
c’è altro da dire…".
"E io ti ho detto che non ti credo". James mise su la sua
miglior espressione da cervo intrappolato nella tagliola. "Avanti, Padfoot, sono
o non sono il suo migliore amico?".
"Non è nulla" protestò fiaccamente Sirius. "Solo, ricordi
quello che diceva Remus questo pomeriggio?".
"Ehm, che siamo immaturi, irresponsabili, peggio dei bambini…
Che lui è stufo di risolvere i nostri casini…".
"No, no" lo bloccò Sirius, scuotendo il capo. "Quello che ha
detto di Melanie…".
"Ah, che è cotta di te? Ma non pensavi che fosse
un’allucinazione di Remus? ‘Remus è rimasto troppo al sole’, così hai detto. Un
momento, da quando chiamo la Griffith ‘Melanie’?".
"L’ho fatto?" fece Sirius, perplesso. Poi si strinse nelle
spalle. "Non ci ho fatto caso… Comunque, lo so che ho detto questo pomeriggio.
Ma credo di essermi sbagliato…".
"No, aspetta, puoi ripetere?".
Sirius lo guardò confuso. "Che cosa? Che mi sono
sbagliato?".
"Allora ho sentito bene!". James parve immensamente scioccato.
"Sirius Black ha dichiarato di aver sbagliato… Sono allibito, incredulo,
esterrefatto…".
"Ok, hai reso l’idea" lo interruppe l’altro. "Te la mai detto
nessuno che hai la capacità di concentrazione di una formica ritardata?".
"Sì, Remus. Ma lo dice rivolgendosi anche a te… Dicevi di
esserti sbagliato sul conto della Griffith…".
"Sì, io credo di piacerle. E parecchio anche".
"Ah. Oh. Ops. E allora? Lei a te non interessa, no: non eri
ancora perso per la Sanders?".
"Bah, con Janet ormai penso che mi sia giocato tutto. Anche se
non le ho più parlato dopo sabato…".
"Quando l’hai piantata al vostro primo appuntamento?".
"Sì, esatto, grazie per avermelo puntualizzato. In ogni caso
non lo so…".
"Beh, se la Griffith non ti piace c’è poco da fare. Magari
stalle alla larga per un po’…".
"Sono sette anni che le sto alla larga: non mi pare che la cosa
abbia funzionato granché".
"Allora che posso dirti? Portatela a letto!".
"Ah, che ne dici se lasciamo perdere questa discussione che non
avrei mai dovuto cominciare? Dimentica che ne abbiamo parlato…".
James lo guardò confuso. "Ok, non ti scaldare… Ma che ti
prende?".
"Nulla, Prongs, assolutamente nulla" ribatté Sirius in tono
secco. "Ora cambiamo argomento: non voglio più parlare di questa storia!".
James ebbe il buon senso di tacere e non aggiungere altro,
anche se non capiva che cosa fosse successo al suo migliore amico tutto a un
tratto. Boh, chi lo capisce è bravo… Magari la luna piena fa male anche a
lui!
"Ehi, ragazzi!" intervenne Peter, spezzando così il pesante
silenzio che era calato.
"Che c’è, Wormtail?".
"La bambina si è addormentata".
Si voltarono tutti verso Dora: effettivamente era proprio
crollata, abbracciata al suo orso, con il cucchiaione coperto di gelato in una
mano e un sorriso beato sul volto. Di tanto in tanto, russava un pochino:
dormiva più profondamente di un ghiro.
Sirius si avvicinò al barattolo di gelato e glielo sfilò via.
"Che mi venga un colpo!" esclamò, quando guardo all’interno: il contenitore era
vuoto per tre quarti abbondanti.
"A quanto pare, l’abbiamo sottovalutata" constatò James.
******
Quello non fu l’unico errore di calcolo nel piano dei
Malandrini quella sera. Infatti, se da un lato Sirius aveva perfettamente
ragione nel dire che lui e Dora erano sorprendentemente simili sotto molteplici
aspetti, non aveva considerato che la bambina aveva capacità di ripresa
altrettanto sorprendenti e assolutamente incomparabili alle sue. Se fosse stato
un minimo più accorto, forse avrebbe ricordato che Dora si era ripresa da
un’indigestione di gelato misto ad alcool in meno di ventiquattro ore e avrebbe
riconsiderato la sua idea.
Ma forse avrete anche capito che quando aveva elaborato il suo
malvagio piano, la testa del Malandrino era da tutt’altra parte e interessata
solo parzialmente a quello che stava facendo: la restante parte dei suoi neuroni
era impegnata a ripensare all’episodio avvenuto quel pomeriggio con Melanie.
Realizzare che la ragazza era cotta di lui e lui non se ne era mai accorto lo
aveva lasciato un po’ sconvolto e totalmente incapace di inquadrare lucidamente
la faccenda, cosa che non gli era mai capitata. Chissà se lo avrebbe consolato
sapere che anche Melanie nell’altro lato della torre, aveva i suoi medesimi
dubbi: la povera ragazza ormai non sapeva più che pesci pigliare…
Tuttavia, nessuno dei due avrebbe risolto i proprio dubbi e
problemi quella notte, anzi, mentre Melanie se ne stava a rigirarsi nel letto
cercando di prendere sonno, Sirius aveva ben altre gatte da pelare: tenere sotto
controllo un Lupo Mannaro in piena trasformazione e per di più incavolato
(neanche avesse saputo che i suoi compagni di scorribande non avrebbero dovuto
essere lì!) era un’attività che ti consentiva ben poche distrazioni, a meno che
non si nutrano istinti suicidi, ovviamente…
Ma non sono nemmeno le attività notturno dei malandrini che ci
interessano, quanto piuttosto quello che stava accadendo nel loro dormitorio,
intorno alle 3 di notte, dove una certa bambina si stava bruscamente svegliando
dopo aver fatto un brutto sogno.
Infatti il gelato al cioccolato aveva già fatto il suo corso e
la catalessi iperglicemica in cui Dora era caduta si era esaurita prima delle
previsioni di Sirius, distruggendo di fatto la copertura dei Malandrini. Anzi,
per certi versi, l’idea di Sirius aveva peggiorato le cose, visto che il troppo
gelato le aveva fatto venire gli incubi e si era svegliata spaventata e un
discreto mal di pancia.
Ora riuscite a immaginarvi una combinazione peggiore di una
bambina di quattro anni terrorizzata da brutti sogni e con il mal di pancia e un
grande, buio, silenzioso dormitorio deserto?
Quando Dora aprì gli occhi, con il cuore che batteva a mille,
ancora sdraiata nella posizione in cui si era addormentata sul
materasso/trincea, il suo primo istinto era stato cercare sua madre: la mamma
riusciva sempre a confortarla quando aveva gli incubi, lei avrebbe scacciato i
mostri. Ci aveva messo diversi angosciosi minuti prima di realizzare che
Andromeda era molte miglia da lì e non poteva sentirla.
Per un istante si era sentita persa, poi si era ricordata di
Remus, come sempre negli ultimi giorni: lui sì che l’avrebbe protetta! Si era
avvicinata a passo sicuro al suo letto, solo per scoprire che era vuoto: Remus
era malato, non c’era nemmeno lui.
Per alcuni secondi, il panico aveva minacciato di sommergerla:
aveva l’impressione che il buio si stesse facendo sempre più opprimente e
soffocante. Con il cuore in gola, si era stretta al suo orsacchiotto, sempre più
spaventata. Voleva la luce: non le piaceva quel buio, i mostri si nascondono nel
buio!
Poi, le venne in mente il barattolo magico: la fiammella
azzurra che Remus teneva nascosta sotto il letto per leggere, il loro segreto!
Ci si fiondò alla velocità del fulmine: liberata dal panno nero che ne
imprigionava la luce, il fuoco magico rischiarò parzialmente l’ambiente
circostante, scacciando parte dell’oscurità.
Ed era stato in quel momento, quando si era sentita invadere da
un momentaneo sollievo e si era rivolta a cercare Sirius, che si era resa conto
di essere sola: i Malandrini erano spariti! Sirius, James e Peter se ne erano
andati, lasciandola lì! Non le era mai successo niente di così orribile: mai in
tutta la sua giovane vita era rimasta completamente sola, abbandonata al suo
destino e mai aveva desiderato tanto ardentemente la compagnia di qualcun altro,
chiunque altro!
Per la povera bambina quella fu la goccia che fa traboccare il
vaso, in senso quasi letterale: scoppiò in un pianto disperato, stringendo
ancora di più l’orso di peluche e il barattolo magico, chiamando
alternativamente sua mamma, suo papà e i quattro malandrini. Non voleva stare
sola: aveva bisogno di qualcuno che la prendesse in braccio, scacciasse per lei
i mostri e le dicesse che andava tutto bene.
Non ebbe il coraggio di muoversi per parecchi minuti, sperduta
e disperata, terrorizzata all’idea che le creature dei suoi incubi potessero
strisciare fuori dall’ombra e portarla via.
Che cosa doveva fare? Dove poteva trovare qualcuno che la
proteggesse? Non sapeva muoversi da sola nel castello, non avrebbe mai trovato
l’ufficio di un insegnate senza aiuto…
Poi, nella disperazione, le si accese una lampadina: Melanie!
Lei era una Grifondoro, dormiva nell’altra ala della torre, lei poteva
salvarla.
Esitante e tremante, con l’orso stretto al petto e il fuoco
magico teso davanti a sé per illuminare il cammino, lasciò il dormitorio dei
Malandrini, talmente accecata delle lacrime che rischiò di inciampare nelle
scale almeno sei o sette volte. Oltretutto praticamente ogni ombra la faceva
sobbalzare, terrorizzata: le sembrava di vedere qualcosa di minaccioso dietro
ogni angolo, lei che di solito non aveva paura praticamente di nulla.
Era nel bel mezzo della Sala Comune quando realizzò che non
sapeva in quale stanza Melanie dormisse: non sapeva dove trovarla.
Normalmente quello no le sarebbe parso un grosso problema:
sarebbe anche stata capace di andare a bussare a ogni porta! Ma in quel momento,
le parve un ostacolo insormontabile, che la fece piombare ancora più nella
disperazione. Dora si bloccò lì dove si trovava, riprendendo a singhiozzare
ancora più forte.
******
Nel frattempo, nel dormitorio femminile, Lily Evans faticava a
riprendere sonno, dopo che un sogno l’aveva svegliata… Indovinate un po’ su
chi?!
La ragazza sbuffò, rigirandosi nel letto. Niente da fare, non
le riusciva proprio di addormentarsi!
Scostò le tende del baldacchino, sgusciando fuori dal letto:
magari un po’ d’acqua l’avrebbe aiutata. Camminando in punta di piedi per non
svegliare le sue compagne di dormitorio, tutte profondamente addormentate riempì
un bicchiere e poi si sedette sul davanzale della finestra, osservando il parco
innevato illuminato dalla Luna piena. Che pace, pensò. Sarebbe
l’ambiente ideale per una passeggiata romantica… Subito si immaginò lei e
James mano nella mano sotto la luna: il pensiero la fece sorridere come una
sciocca.
Malgrado tutto quello che stava succedendo tra lei e i
Malandrini, non poteva più negare i suoi sentimenti. Si chiese a dove tutta
quella storia l’avrebbe portata: lei e James si sarebbero fidanzati? Quel giorno
l’aveva evitata come la peste… Anche se Lily pensa giustamente che fosse perché
voleva schivare altre domande sul loro misterioso e oscuro segreto.
Quella sera ne aveva parlato con Alice e Melanie, dopo che
quest’ultima ebbe riferito l’avventura del pomeriggio: erano tutte e tre
arrivate alla conclusione che i quattro ragazzi stavano nascondendo qualcosa di
davvero serio, non uno scherzo ben elaborato. Mel aveva anche suggerito a Lily
di lasciar stare, se non voleva rischiare di perdere James, ma la ragazza era un
po’ riluttante a seguire il consiglio: le dava fastidio che James potesse avere
un segreto con lei. E lo stesso dicasi per Remus… Tra l’altro Lily era davvero
preoccupata per l’amico: Melanie le aveva detto che non era in Infermeria. Ma se
stava male, dove diavolo era? Sirius aveva parlato di un ‘posto speciale’ che
non era l’ospedale: dove poteva andare un malato se non in ospedale per stare
meglio?
A meno che non fosse malato, rifletté Lily, ma scacciò
subito il pensiero: Remus era malato! Perché avrebbe dovuto fingere? E
poi, erano un paio di giorni che si aggirava per la scuola simile a uno
zombie…
La ragazza sbuffò: non ci capiva più nulla! La cosa la
frustava: di solito era brava a capire cosa James le stava nascondendo, ma in
questo caso, il nulla assoluto, zero!
Posò di nuovo lo sguardo sul parco e poi sulla luna lattea…
Luna piena… E Remus stava male… Le tornarono in mente le parole che Alice aveva
detto proprio quella mattina… È in Infermeria almeno una volta al mese…
Luna piena… No, non può essere! È impossibile! Il Ministero non l’avrebbe
mai permesso e Silente non avrebbe mai… Poi le venne in mente che il vecchio
mago aveva fatto cose anche più strane nella sua vita e non sarebbe stata la
prima volta che andava contro il volere del Ministero. No, è semplicemente
assurdo… Remus non può essere…
Si allontanò di scatto dalla finestra, quasi come se temesse
potesse morderla: quei pensieri erano ridicoli! Era stanca e la mancanza di
sonno la stava facendo sragionare: solo perché Remus stava male proprio quando
c’era la luna piena, non significava mica che era… No, era un’idea insensata.
Meglio andare a letto, farsi una bella dormire, dimenticarsi di quella idea
pazza e non parlarne mai più!
Stava appunto per infilarsi sotto le coperte, quando sentì uno
strano rumore, proveniente dalla Sala Comune: sembrava che qualcuno stesse…
piangendo?!
Per un attimo pensò di esserselo immaginato, poi ascoltando più
attentamente lo distinse chiaramente: qualcuno stava piangendo. Perplessa, Lily
indossò la vestaglia, prese la bacchetta, accendendone la punta e uscì. Già a
metà delle scale, distinse la luce azzurrognola di un fuoco fatuo: ora i
singhiozzi erano distinti e udibilissimi. Tuttavia, rimase quanto mai sorpresa
dallo spettacolo che si trovò davanti.
"Dora?" mormorò sorpresa. La bambina si voltò in direzione
della voce, gli occhi gonfi di lacrime. Meno di tre secondi dopo, Lily se la
trovò avvinghiata alle gambe, sempre preda di singhiozzi disperati.
"Ehi, ehi" le sussurrò Lily in tono dolce, chinandosi fino in
modo da poterla di fronte. "È tutto a posto, tranquilla. Che cosa succede,
tesoro?".
Dora tirò su con il naso. "Ho… ho fatto un brutto sogno…"
singhiozzò, asciugandosi gli occhi con le manine.
"Oh, povera piccola!. Stai tranquilla, è tutto passato adesso"
la confortò Lily, abbracciandola. "Su, su, basta piangere…".
Lentamente, Dora si calmò: il pianto diminuì d’intensità fino a
svanire del tutto, lasciandola con gli occhi gonfi, le guance rigate di lacrime
e il naso colante.
"Aspetta…" sussurrò Lily. Evocò un fazzoletto, con cui le
asciugò i lucciconi. "Tieni, soffia. Ecco brava". Lily notò che i capelli, di
solito molto sgancianti, erano di un deprimente grigio nebbia, in perfetta
sintonia con l’umore della piccola.
"Grazie, Lily" balbettò Dora.
"Prego, tesoro". Almeno ha smesso di chiamarmi ‘fidanzata di
James’… Quel pensiero le fece anche capire che c’era qualcosa di
spaventosamente sbagliato in quella situazione: perché Dora era in lacrime nella
Sala Comune? Dov’erano i Malandrini? Perché l’avevano lasciata andare in giro da
sola in quello stato?
"Dora, dove sono Sirius, James e Peter?" chiese perciò.
La bambina spalancò gli occhi: per un attimo Lily temette che
scoppiasse di nuovo a piangere, ma non accadde. "Non lo so" rispose, invece,
sempre con quella faccia spaurita e la voce tremula.
"Come sarebbe che non lo sai?".
"Quando mi sono svegliata non c’erano" spiegò Dora. "Non lo so
dove sono andati…".
Lily aprì e chiuse la bocca un paio di volte, troppo sorpresa
per poter dire alcunché. "Cioè, fammi capire" riprese, nel tentativo di fare
chiarezza tra i suoi pensieri. "Mi stai dicendo che quei tre se ne sono andati
chissà dove a fare chissà cosa e ti hanno lasciato in camera da sola senza
nessuno a controllarti?".
Dora fece cenno di sì con il capo. Dal canto suo, Lily si sentì
montare la rabbia: quegli irresponsabili idioti! Come avevano potuto lasciare
una bambina di quattro anni senza un minimo di controllo? Sconsiderati! Ecco
cosa sono! Per non dire anche qualche termine peggiore. E di certo sono in giro
per la scuola a fare qualche stupidaggine… Non ci posso credere: non avrei mai
pensato che potessero essere così… così scriteriati!
E adesso che doveva fare? Il suo primo impulso fu di andare
dalla McGranitt e riferire tutto: questa volta, non potevano passarla liscia,
l’avevano fatta troppo grossa!
Si sarebbe pure avviata, se non fosse che una manina la
stringeva per la vestaglia, bloccandola. Non posso lasciare Dora qui da sola…
Non sarei migliore di loro, altrimenti. Dalla professoressa ci sarebbe
andata la mattina successiva, si disse.
"Allora, piccola" disse, sorridendo dolcemente. "Ti va di
venire a dormire nel mio dormitorio?".
"Sirius dice che devo dirgli dove vado" obiettò la bambina.
Giusto, non poteva portarla via così: come minimo, Black
sarebbe anche stato capace di accusarla di rapimento.
"Aspettami qui. Torno subito".
Dora annuì, anche se non sembrava molto contenta di vederla
andare via. Lily si diresse alle scale dei dormitori maschili; arrivata davanti
alla stanza dei malandrini, vi entrò: per un attimo rimase basita nel vedere lo
stato di assoluto degrado. Non si sono nemmeno presi la briga di mettere in
ordine?!, pensò scioccata. Anzi, sembrava perfino più in disordine di quando
se ne era andata quella mattina. Assurdo, ma come si può vivere in condizioni
del genere?
Trovare un pezzo di pergamena pulito e utilizzabile fu una vera
impresa e ancora di più rintracciare piuma e inchiostro. Quando alla fine ci
riuscì, scarabocchiò un veloce messaggio per i Malandrini, Dora è nel mio
dormitorio. Poi facciamo i conti. L.E., e lo attaccò con un Incantesimo di
Adesione temporaneo alla parete, proprio di fronte alla porta, in modo che i
ragazzi lo vedessero e non stessero in pensiero. Non che si meritino simili
premure, considerò, mentre usciva dalla stanza.
Trovò Dora nello stesso identica posizione in cui l’aveva
lasciata e le sorrise. "Forza, andiamo" le disse, tendendole la mano, che la
bambina afferrò prontamente.
"Mi sa che dovremo stringerci un po’: non abbiamo un letto in
più nella nostra stanza…".
"Grazie, Lily".
"Ma di niente, tesoro. Anzi, sai che ti dico?" aggiunse, colta
da un’improvvisa illuminazione. "Se fai la brava, ti farò giocare con i trucchi
di Claire Parker".
"Davvero?". Lily scorse una luce pericolosa negli occhi della
bambina e sorrise tra sé, con aria vendicativa. "Oh, certo: Claire ne sarà
felicissima, vedrai".
E mentre pregustava quella piccola gratificazione personale ai
danni dell’odiosa compagna di stanza, già pensava a cosa avrebbe detto ai
Malandrini il mattino successivo. Questa volta non avrebbe accettato un no come
risposta: avrebbe preteso una spiegazione. E se non l’avesse trovata
soddisfacente, sarebbe andata dritta, dritta dalla McGranitt.
LYRAPOTTER’S CORNER
Ebbene sì, c’è l’ho fatta: il mio senso dell’onore mi impediva
di mollarvi in sospeso fino a luglio e così eccovi un nuovo capitolo bello
fresco. Ci tengo a sottolineare, l’ho scritto quando avrei dovuto studiare, poi
non dite che non vi voglio bene! E anche che in teoria questa doveva essere la
conclusione di un paio di capitolo fa: come abbia fatta a farne saltare fuori
tre, anche belli corposi, resta un mistero per la sottoscritta. Vabbè, meglio
per voi: più roba da leggere!
Che altro dire, spero di avervi soddisfatte, finalmente Sirius
si è accorto della verità, ho approfittato anche per fargli venire i primi dubbi
seri. E di certo i malandrini l’hanno combinata grossa stavolta: avviso subito
che nel prossimo capitolo, che non ho idea di quando arriverà, scorrerà del
sangue… Di chi potete immaginarlo… Mi auguro avrete notato il non troppo velato
riferimento a Harry, tra le seghe mentali di Mel: quella ragazza deve avere doto
di veggente!
Grazie a
Lady Lily, immagina cosa farà nel prossimo capitolo, quando
scoprirà che James e Sirius gli hanno disubbidito: a quei due le cose entrano in
un orecchio e escono dall’altro! A Dora ho fatto passare un momentaccio in
questo capitolo, poverina, ma l’ho resa più simile a una bimba normale.
malandrina4ever, benvenuta su EFP, primo. Secondo, grazie
infinite. Terzo, Sirius è proprio scemo, concordo, ma finalmente ci sta
arrivando. Remus dovrà essere fatto santo alla fine di tutto!
_Mary, Lily vi ha inquietato proprio tutti, eh? Con Peter
ho preferito non esagerare, anche se mi sarebbe piaciuto!
E concordo, l’incavolatura di Remus ci voleva proprio!
terry93, il vari carrozzoni sono in moto, non temere. Per
quanto riguarda una love story per Remus, credo che prima o poi riuscirò ad
accontentarti: l’idea c’è, si vedrà
FunnyPink, Sirius si da grandi arie da don Giovanni, ma se
si tratta di parlare con una donna la faccenda cambia radicalmente!
Julia Weasley, ecco qua, nuove perle di saggezza servite
per te! James in questo capitolo si bea della sua recente esperienza, mentre
Sirius si sta dando una svegliata: dai che ce la facciamo! Come si dice, è
l’acqua cheta quella che fa crollare i ponti: il detto si applica perfettamente
a Remus! Ah, penso che ti lascerò presto un commento, ma ti dico qua che ho
letto la tua one-shot su Sirius e Reg e mi è piaciuta molto!
LadyMorgan, mia fedele omonima, visto che ce l’ho fatta? Dì
al tuo cecchino di prendersi una pausa: ho le fiacche a furia di schivare le sue
pallottole! Mi dispiace, ti giuro che per il resto della storia la pantegana se
ne starà relegata al suo angolino derelitto di comparsa inutile. Al più lo
tirerò fuori per farlo strapazzare un po’, ma niente più incursioni nella sua
testa di traditore! Sirius ha fatto fortuna in questo capitolo: tutto esaurito,
ormai, mancano giusto i punto sulle i! prego notare che Dora ha già deciso di
volerlo sposare, Remus: quando si dice, mi prendo quello che voglio!
Come hai visto ai malandrini la bomba è scoppiata in mano: così
imparano a fare di testa loro!
hermy101, Dora armata è anche più pericolosa. Per le nostre
coppie, si dovrà attendere ancora un pochino, sorry!
cullen isabella, grazie infinite: per Lily e James, presto
sviluppi interessanti!
Alohomora, sono felice che tu abbia apprezzato la mia
indagine psicologica: devo ammettere che è stato tosto da scrivere, visto che io
detesto abbastanza Peter, guardare le cose dal suo punto di vista è stato
difficile! Beh, quando ci vuole, ci vuole: Remus ha tutto il diritto di
incavolarsi, anzi, probabilmente non lo faceva abbastanza!
E grazie anche a Laura, quasi mi dimenticavo di te!
Con questo vi saluto, questo è ufficialmente il mio ultimo
aggiornamento in tempo reale almeno fino a metà luglio (ovviamente ho la fortuna
di avere gli esami slittati di una settimana rispetto alla norma, chi sa darmi
l’indirizzo della Gelmini?). Auguratemi in bocca al lupo, ci risentiamo,
bacibaci!!!!!!!
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Capitolo 15 *** Capitolo XIV ***
BABYSITTER PER
CASO
CAPITOLO XIV
Alle sei e mezzo del mattino successivo, tre
Malandrini ancora inconsapevoli che la loro vita stava per giungere al termine,
stavano silenziosamente sgattaiolando nella Sala Comune di Grifondoro, protetti
dal Mantello dell’Invisibilità: per poterci stare sotto tutti e tre, ormai,
Peter doveva trasformarsi in topo e sistemarsi al sicuro dentro la tasca di uno
dei compagni… In effetti, era una fortuna che almeno uno di loro si
trasfigurasse in un animale "tascabile", altrimenti sarebbero stati necessari
due viaggi per farli arrivare in dormitorio senza rischi.
Comunque, superarono il ritratto della
Signora Grassa silenziosi come felini, senza che nessuno dei tre notasse la muta
figura nascosta in un angolo, in attesa di vederli tornare; pensando che fossero
soli e al sicuro, James si sfilò il mantello, sbadigliando, mentre si dirigevano
verso il loro dormitorio. "Ragazzi, sono distrutto" mormorò.
"Non me ne parlare" sbuffò Sirius,
stiracchiandosi. "Dormirei un giorno intero… Dannazione alle lezioni: non
potresti farti passare gli appunti dalla tua fidanzata barracuda?".
James gli rivolse un’occhiata storta.
"Primo, non insultarla" lo rimproverò sentendosi in dovere di difendere la sua
amata, anche se sottosotto credeva che Sirius non avesse tutti i torti.
"Secondo, dubito fermamente che mi passerà gli appunti, anche se glieli
chiedessi; terzo, e te lo dico per minimo la centesima volta, lei non è la mia
fidanzata: e comunque ha anche un nome, sai…".
Sirius ridacchiò, liquidando la discussione
con un gesto non curante della mano, mentre apriva la porta della loro stanza.
"Ma Lily Evans è così formale… E non potrei mai rinunciare allo sfizio di farti
arrabbiare! In ogni caso, hai visto sono le sei e mezzo del mattino, noi stiamo
bene, Remus starà presto bene e Dora è…".
Si voltò per indicare la bambina, che
supponeva di trovare addormentata sul materasso trincea dove l’avevano lasciata
quella notte, solo per trovarsi di fronte un’orribile sorpresa: di Dora non
c’era traccia.
"… sparita!" concluse per lui James, con
voce intrisa di panico.
Sirius sbiancò, come se avesse appena visto
il Barone Sanguinario in mutande, mentre il suo stomaco di attorcigliava in una
stretta di puro terrore. "Sparita!" ripeté a voce insolitamente alta e acuta.
"Come può essere sparita?".
Si precipitò verso il materasso, tastandolo
come nella speranza che Dora fosse diventata invisibile. Dopo che gli fu
sbattuta in faccia l’amare verità che Dora non era effettivamente sul quel
materasso a dormire, cominciò ad aggirarsi come folle per la stanza, prendendo a
frugare ovunque, anche nei luoghi più impensabili, scavando nel parapiglia
generale e chiamando Dora con voce più stridula man mano che i secondi passavano
e la bimba non si vedeva. Ormai era andato, dominato dal più assoluto panico:
dov’era Dora? Dove diavolo si era cacciata? Si era svegliata, aveva visto che
non c’erano ed era andata in giro per il castello a cercarli? Si era persa?
Stava bene?
Fortunatamente, mentre Sirius cercava senza
il minimo criterio logico, James mantenne quel minimo di raziocinio necessario
per prendere in mano la situazione. In un primo momento, la sorpresa era stata
talmente grande che sia lui che Peter non erano stati in grado di fare altro che
starsene fermi, diritti come pali a guardare il penoso spettacolo di Sirius che
usciva di testa.
Poi, James cominciò a chiamarlo, prima a
voce moderata, poi gridando sempre più forte, nel tentativo di farsi sentire,
senza risultato: Sirius era diventato sordo, cieco e muto a qualunque cosa non
fosse anche solo vagamente simile alla cuginetta scomparsa. Siccome temeva che
da un momento all’altro potesse mettersi a scavare a mani nude nei muri, James
si stava facendo avanti, con l’idea di dargli un ceffone e una bella scrollata
per ricondurlo alla ragione, quando vide il biglietto, appiccicato in bella
vista di fronte alla porta: poche semplici righe che se da un lato lo infusero
di sollievo, dall’altro contribuirono solo a farlo spaventare sul
serio.
Dora è nel mio dormitorio. Poi facciamo i
conti. L.E.
Non aveva bisogno di grandi pensate per
sapere di chi fosse quel biglietto: al di là del fatto che avrebbe riconosciuto
quella grafia tra mille, aveva scribacchiato in giro quelle iniziali talmente
tante volte che per lui erano inconfondibili.
"Siamo morti" mormorò più a sé stesso che a
qualcuno in particolare.
Peter, comunque, che si era avvicinato per
vedere cosa avesse trovato, lo sentì e domandò: "Perché? Che dice?".
James glielo porse in silenzio e lo vide
farsi pallido a sua volta, con la certezza che quell’espressione era un riflesso
della sua.
Dal canto suo, Sirius si stava velocemente
riducendo a livelli ben al di sotto del ridicolo e del patetico: non aveva
notato la scoperta di James e continuava a girare in tondo per la stanza, a metà
strada fra una bestia in gabbia e un marinaio ubriaco. "Sparita… È sparita,
James!". Il suo tono di voce era così acuto che di lì a poco avrebbe spaccato un
vetro. "Dov’è finita, James? DOVE?".
Gli si aggrappò ferocemente a una manica,
strattonandolo; al che James decise che quello spettacolo pietoso era durato
anche troppo: si scrollò Sirius di dosso e gli mollò un sonoro ceffone, che se
da un lato quasi gli rivoltò la testa, almeno lo fece tornare in sé.
Tanto per rincarare la dose, James lo scosse
dicendogli: "Calmati, Padfoot: farsi prendere dal panico non aiuterà
nessuno!".
Sirius annuì, di nuovo in possesso delle sue
facoltà mentali. "Grazie, Prongs. Dobbiamo andare a cercarla… Potrebbe essersi
persa da qualche parte…".
"Sirius, io so dov’è Dora" gli
comunicò.
Il viso di Sirius si illuminò di gioia.
"Dici sul serio? E che aspettavi a dirmelo? Che mi buttassi giù dalla
finestra?".
"No". James scosse il capo, conscio che di
lì a tre secondi il sollievo sarebbe completamente sparito. "Io so dov’è Dora,
ma la cosa non ti piacerà… Wormy, dagli il biglietto".
Peter glielo porse con mano leggermente
tremante; Sirius lo prese senza capire e lesse.
James poté osservare la sua reazione in
tutti i suoi dettagli: vide il sorriso morire sulle sue labbra come se avesse
ricevuto una doccia gelata, le mani stringersi convulsamente al pezzo di
pergamena, gli occhi volargli fuori dalle orbite, il viso perdere quel poco
colore che aveva riguadagnato e diventare una copia abbastanza fedele, solo con
i capelli, dell’Urlo di Munch.
"Siamo morti" riuscì a esalare alla fine.
"Era meglio se Dora si era persa da qualche parte nel castello…".
"Credo anch’io… Adesso che
facciamo?".
La porta sbatté improvvisamente alle loro
spalle, facendoli sobbalzare tutti e tre. Come un sol uomo, si voltarono e si
trovarono di fronte la terrificante visione di Lily Evans, in vestaglia e
dall’espressione che definire furente sarebbe quasi eufemistico.
Pure James per la prima volta in vita sua
provò paura a quella vista: aveva visto Lily Evans arrabbiata centinaia di
volte, la maggior parte per merito suo, ma ora si rendeva conto che non l’aveva
mai vista davvero furiosa, come chiaramente era in quel momento. Probabilmente
era solo suggestione, ma James avrebbe giurato che i suoi occhi mandassero
fiamme e che i capelli la circondassero donandole un’aura vagamente demoniaca.
Ciò non di meno, James fu certo che da quel dormitorio non sarebbero mai più
usciti, non con tutti gli organi funzionanti per lo meno.
"Oh, l’avete già trovato!" sbuffò con una
smorfia delusa la ragazza, squadrandoli uno a uno. "Speravo di cogliervi di
sorpresa…".
"Evans, dov’è mia cugina?" domandò Sirius,
dimostrando una notevole dose di coraggio: se James avesse tentato di aprire
bocca, probabilmente non gli sarebbe uscito nulla di intelligibile.
Lily lo perforò con lo sguardo. "Sta bene,
se è questo che vuoi sapere. È nel mio dormitorio con le altre: adesso
dorme…".
"Lily, ascolta…" cominciò a dire James,
anche se non sapeva minimamente come giustificarsi: la sua lingua stava
praticamente facendo tutto da sola. "Possiamo spiegare…".
"Spiegare?" ripeté la ragazza, mentre la sua
voce saliva di un paio di ottave. "Intendi dire spiegare come vi è venuta la
stupida idea di andarvene a gozzovigliare per tutta la notte lasciando
completamente sola una bambina di QUATTRO anni! Quattro, ma vi rendete
conto?!".
"Lily, senti…" cercò ancora di parlare
James, ma inutilmente: la ragazza era partita in quarta e non si sarebbe fermata
per sentire le spiegazioni di nessuno.
"Taci, Potter! Tacete tutti e tre!" gridò,
cominciando ad aggirarsi per la stanza come un furia. "Avete solo una vaga idea
di quello che avete fatto? La povera Dora piangeva disperata quando l’ho
trovata: era sconvolta! Io e le ragazze ci abbiamo messo un secolo per farla
calmare, prima che si addormentasse: aveva paura di svegliarsi di nuovo da sola!
E dovreste ringraziare il cielo che io fossi sveglia e l’abbia sentita: non oso
immaginare cosa sarebbe successo in caso contrario. Cosa sarebbe successo se
fosse uscita dalla Sala comune, eh? Se si fosse persa nel castello, o peggio
fosse uscita nel parco? Come minimo sarebbe morta congelata… Siete un branco di
irresponsabili, ecco cosa siete: Silente non avrebbe mai dovuto lasciarvi tenere
qui la bambina, non avete la maturità necessaria per prendervi cura di un altro
essere vivente. Merlino santo, non vi affiderei nemmeno il mio gatto, figurati
un bambino! Come avete potuto pensare di poterla lasciare da sola tutta la
notte? Ha quattro anni: non deve aver mai passato una notte da sola in tutta la
sua vita, non è in grado di badare a sé stessa. Dipendeva completamente da voi e
voi tre l’avete abbandonata al suo destino come se niente fosse?".
"Evans, stava dormendo… Che ne sapevamo
noi…".
"Ma ti sembra una scusa?!" tuonò Lily,
facendo ritirare Sirius di dieci centimetri. "Che cosa significa che ‘stava
dormendo’? Perché ovviamente è impossibile che qualcuno si svegli nel cuore
della notte, anche solo che ne so, per andare in bagno, vero? Siete ancora più
idioti e irresponsabili di quanto credessi! Ditemi, sono davvero curiosa: cosa
dovevate fare stanotte di così importante che non potesse aspettare nemmeno una
settimana? O perlomeno che Remus si rimettesse?".
Eccoci, erano arrivati alla parte delle
spiegazioni: James avrebbe preferito che Lily continuasse a urlare loro addosso
ancora per un po’, piuttosto che sentirsi porre domande a cui non potevano dare
risposta.
I tre Malandrini si scambiarono un’occhiata
vagamente disperata, consapevoli che le loro non-risposte avrebbero solo fatto
arrabbiare di più Lily.
"Allora?" li incalzò Lily. "Sto aspettando:
e guardate di essere convincenti, perché le vostre motivazioni al momento sono
l’unica cosa che mi trattiene dall’andare dalla McGranitt…".
La raggelante prospettiva intimorì ancora di
più i ragazzi: la professoressa non doveva assolutamente sapere che quella notte
non erano nel loro Dormitorio. Primo, perché se Lily forse potevano evitarla, le
domande di un’autorità non potevano essere schivate altrettanto facilmente;
secondo, perché la McGranitt, al contrario di Lily, era a conoscenza del piccolo
problema peloso di Remus e non ci avrebbe messo molto a fare i conti… James non
era sicuro di cosa comportasse essere Animagus illegalmente in termini penali,
ma era quasi certo che un soggiorno ad Azkaban non glielo avrebbe risparmiato
nessuno.
"Ascolta, Evans" esordì Sirius, cercando di
essere diplomatico. "Cerchiamo di non fare mosse avventate…".
"Nessuna mossa avventata" ribatté Lily con
un sorriso raggelante. "Se avrete un buon motivo, anche se ne dubito, per essere
stati fuori tutta la notte, potrei anche dimenticarmi di questa storia… Ma deve
essere davvero un buon motivo…".
I tre si guardarono sconsolati, poi James
scosse il capo. "Lily, non possiamo dirti cosa abbiamo fatto
stanotte…".
A quel punto, Lily riprese a urlare. "Come
sarebbe a dire che non potete dirmelo?! Potete e lo farete se non volete che sia
Silente in persona a risolvere la faccenda!".
"Lily, ti prego…".
"Un momento…" lo bloccò lei, colta da
un’improvvisa illuminazione. "Tutto questo ha a che fare con qualunque cosa
stavate tramando nei giorni scorsi? L’oscuro segreto di cui non volete
parlarmi?".
Le occhiate che si scambiarono i ragazzi
furono una risposta più che sufficiente per Lily, che ripartì subito
all’attacco. "Allora deve essere sul serio per un qualche stupido motivo! Non ci
posso credere: siete degli immaturi senza speranza! Lasciare da sola quella
povera bambina per organizzare qualche stupido scherzo… Cosa avete combinato
tutta la notte in giro, me lo volete dire o no?".
"Andiamo, Evans" provò di nuovo a blandirla
Sirius. "Te lo già detto che di questa faccenda non devi immischiarti: ti
faresti soltanto male…".
"Questo poteva salvarti ieri, Black" lo
zittì con una smorfia scocciata la ragazza. "Ma non oggi, non quando avete
infranto come minimo metà delle regole del castello!".
"Ma chi ti ha eletto a paladino della
giustizia?" la aggredì Sirius, alzando la voce a sua volta. "Possibile che per
te nella vita non contino altro che le regole, le regole e ancora le
regole!".
"Ma si impicchino le regole!" urlò Lily di
rimando. "Si impicchi il regolamento della scuola e tutto il resto… Non
afferrate il succo della situazione: avete traumatizzato la povera Dora,
lasciandola completamente abbandonata al suo destino! Ma vi rendete conto di
quello che avete fatto. Siete degli egoisti infantili, ecco cosa siete! Dei
piccoli irresponsabili che non sanno badare nemmeno a loro stessi! Ora ditemi
cosa siete andati a fare stanotte o giuro che vado a chiamare la
McGranitt!".
"Evans…" cominciò a dire Sirius, mentre
tutti i suoi neuroni si accavallavano nel tentativo di trovare una soluzione
plausibile, mentre James cercava ancora una trattativa diplomatica. "Andiamo,
Lily, sii ragionevole!".
"Taci, Potter, taci!" gridò lei e se
possibile in quelle parole ci mise ancora più veemenza. "Non voglio più sentire
una parola venire da te: sono stanca di te, delle tue stupidaggini, della tua
persecuzione… Sei solo un bambino, un bambino sciocco e irritante! Ma quando ti
deciderai a crescere un po’?".
James sentì montare la rabbia dentro di lui:
ne aveva piene le tasche di sentirsi dare dell’infantile, del bambino. Che ne
sapeva Lily di cosa avevano fatto e perché? Che diritto aveva di giudicarli,
quando non sapeva niente?
Sirius sentì puzza di guai prima ancora che
James aprisse bocca: il ragazzo stringeva convulsamente i pugni e sembrava sul
punto di spaccare qualcosa. E infatti quando parlò, cominciò a gridare a sua
volta: per la prima volta nella sua vita, James Potter perse sul serio le staffe
con Lily Evans e prima che Sirius e Peter capisse cosa stesse succedendo,
avevano preso urlarsi addosso le cose peggiori.
"Ah, sei stanca di me?" cominciò a
sbraitare. "Mi consideri solo un bambino immaturo? Non sembrava che la cosa ti
desse tanto fastidio l’altro ieri, quando mi hai baciato!".
"Che cosa?". Lily sgranò gli occhi sorpresa:
non si aspettava che James tirasse in ballo quel bacio, credeva che non se lo
ricordasse. Si sentì arrossire. "Come…".
"Già, so tutto: Remus me l’ha detto. Ti sei
dimenticata che ci aveva visto? Sarei davvero curioso di sapere cosa hai da dire
in proposito: hai baciato un bambino immaturo e persecutore!".
L’imbarazzo evaporò veloce come era
arrivato. "Come osi rinfacciarmelo, Potter! Sei stato tu a baciare me per primo.
Merlino maledica il momento in cui ti risposto: avrei dovuto capirlo prima che
io e te non potremmo MAI stare insieme! Mi sono illusa come una cretina: e dire
che avevo pensato che potessimo sul serio metterci insieme. Ma era ovvio che mi
sbagliavo: io e te siamo più incompatibili dell’acqua e l’olio!".
"E chi ti vuole?" urlò di rimando James.
"Chi la vuole una ragazza che ti sta sempre con il fiato sul collo, che non ti
permette di fare nemmeno tre passi senza saltarti addosso? Sei più asfissiante
di una pianta rampicante! Fammi il favore di piantarla di mettere sempre il naso
nei fatti miei: lasciami in pace! Quello che facevamo io e gli altri stanotte
non ti riguarda!".
Sirius e Peter assistevano ammutoliti alla
scena, facendo saettare lo sguardo da un litigante all’altro come a una partita
di tennis, con la netta impressione di trovarsi nel bel mezzo di un conflitto
mondiale: Lily era la Francia, James la Germania e loro il povero Belgio che
sarebbe finito in mezzo. Sirius era più che certo che James non pensasse un
quinto di tutto quello che stava urlando, era la rabbia a farlo parlare al posto
suo. E sapeva anche presto se ne sarebbe pentito, quando si fosse reso conto di
quello che aveva fatto; non gli era nemmeno sfuggito che Lily aveva apertamente
ammesso di aver voluto mettersi con James. Ma quest’ultimo era troppo impegnato
a urlare per fare mente locale.
"Ha cominciato a riguardarmi nel momento in
cui ho trovato Dora piangente in Sala Comune!" ribatté Lily. "Ha cominciato a
riguardarmi quando hai tu hai preso a chiedermi senza sosta un appuntamento sei
anni fa: una persona normale al centesimo no si sarebbe arresa, sai? Ma non il
grande James Potter, che deve avere tutto quello che vuole, sempre e comunque.
Dimmi, quante ragazze ti sei portato a letto mentre correvi dietro a
me?".
"Non hai capito nulla! Nulla! Ti credi tanto
intelligente, Evans, ma di me non hai capito nulla! D’accordo, ammetto che
probabilmente cominciò come un gioco, ma è tanto tempo che ho smesso di
considerarti un semplice passatempo, Evans, che tu neanche immagini… Hai idea di
cosa voglia dire venire costantemente respinti dalla persona che più ami al
mondo? Ne hai anche solo una vaga idea, Evans? Ma a te ovviamente non interessa,
no? Tu non riesci, non vuoi capire… Pensi di sapere tutto, ma in realtà non sai
niente di me, di noi, di quello che facciamo…"
"E a questo punto non voglio nemmeno più
saperne nulla! Fammi il favore, esci dalla mia vita! Lasciami in pace, una buona
volta! Esci con la Parker o con qualcuna delle ochette miagolanti che ti sbavano
dietro: a me non importa non accidente!".
"Vedi, lo rifai: dai le cose per scontate…
Vuoi sul serio saperlo cove eravamo stanotte? Vuoi saperlo sul serio, eh?
Eh?".
"Avanti, sorprendimi: quale missione di
capitale importanza dovevano compiere i Malandrini? Sono davvero
curiosa…".
Sirius intuì la china pericolosa su cui
stavano scivolando nello stesso istante in cui James riaprì la bocca per
rispondere. Avrebbe voluto impedirlo, ma nel momento in cui si fece avanti per
intervenire nella discussione, neanche lui sapeva per dire cosa, era già troppo
tardi.
"Bene, allora ti accontento. Eravamo con
Remus… Hai presente: castano chiaro, occhi d’ambra, sguardo da cucciolo
sperduto… Quello che tu chiami amico, anche se di lui non sai proprio
nulla!".
"Che cosa vuoi dire? Cosa c’entra Remus in
tutta questa storia?".
"C’entra più di quanto immagini, è lui la
causa di tutto…".
"Ehm, James…" cercò di dire Sirius. "Non
credo che questa sia la cosa migliore da dire…".
"Non ti immischiare tu" lo zittì James, con
un’occhiata rabbiosa. "Vuole la verità… E io le darò la verità!".
"James, no!". Sirius e Peter scattarono in
avanti nello stesso istante, capendo cosa il demone pazzo che era diventato il
loro amico volesse fare; ma come si fa a fermare un treno quando è già
partito?
"Lo sai che cosa è Remus? Lo sai cosa passa
tutti i mesi da quando aveva sei anni, da quando una dannatissima notte di luna
piena ebbe la dannatissima idea di uscire un dannatissimo secondo in giardino?
Non ti sei mai chiesta perché tutti i mesi sia immancabilmente in Infermeria,
proprio quando c’è il plenilunio? Dici di essere sua amica, ma non ti sei mai
accorta di quello che avevi sotto il naso, della croce che Remus si porta
appresso da quando era un bambino e che dovrà portare per il resto della sua
vita…".
"Io…". Lily non trovava più parole, confusa:
James non poteva voler dire quello che lei credeva di aver capito, non era
possibile… Ma non poteva negare che proprio quella notte le era venuto quel
dubbio…
"Ah, ci sei arrivata?" proseguì implacabile
James, vedendo la comprensione aleggiare sul suo viso. "Sì, Remus è un lupo
mannaro. E vuoi sapere il lato più divertente di tutta questa esilarante
faccenda? Noi l’abbiamo scoperto quando eravamo al secondo anno e per aiutarlo,
per poter stare con lui durante le trasformazioni, sai cosa abbiamo fatto, eh,
lo sai?".
"James!". Sirius gli sarebbe volentieri
saltato addosso per tappargli quella stupida boccaccia, ma quando ci provò James
lo respinse indietro, mandandolo a sbattere contro uno dei letti.
Sirius lo guardò, stordito e incredulo,
massaggiandosi la testa: James l’aveva colpito! In sette anni che si conoscevano
non l’aveva mai fatto, non con l’intenzione di fare davvero del male. Ma quello
non era James: era il suo corpo e la sua voce, sì, ma era ancora accecato
dall’ira, probabilmente non si rendeva conto se non parzialmente di quello che
stava accadendo. Altrimenti, si sarebbe fermato se non per lui, almeno per la
faccia di Lily: la ragazza sembrava sul punto di scoppiare in lacrime, forse
anche solo per il nervoso.
"Io…Io…" balbettò la ragazza senza sapere
cosa dire.
"Siamo diventati Animagi. Sì, Animagi
illegali, per poter stare con Remus senza pericolo ed evitare che si facesse del
male. Ci abbiamo messo quattro anni per scoprire come fare. Ma ce l’abbiamo
fatta… Tu cosa hai mai fatto per dimostrargli la tua amicizia? Non hai mai
nemmeno visto il suo tormento, quanto si odiasse per quello che diventa una
volta la mese: non te ne sei mai preoccupata!".
Sirius intuì subito che James aveva valicato
una linea invisibile, gli bastò guardare la faccia di Lily: in fondo che ne
sapevano loro del rapporto che legava lei e Remus? Remus era sempre stato
relativamente evasivo su quello che faceva in compagnia della ragazza: che ne
sapevano di quanto era profondo il loro rapporto? Più o meno questo vi lesse e
più o meno questo Lily urlò subito dopo.
"Tu non hai il minimo diritto di giudicarmi!
Non ne hai diritto! Non mi merito queste parole! Come fai a sapere quando è
profondo il mio rapporto con Remus? Se sei così intelligente come ti credi di
essere e io sono solo un povera stupida, perché non sai di tutte le volte che
sono andata in Infermeria a trovarlo quando stava male? Di quante volte mi sono
preoccupata per la sua salute, quando lo vedevo abbacchiato? Delle volte che ho
preso appunti anche per lui? Di quanto abbiamo parlato quando eravamo soli? Non
ho la presunzione di conoscerlo meglio di voi: ma non puoi dire che non mi sono
mai preoccupata per lui, perché non è vero!".
"Facile parlare così adesso! Però sei sempre
stata cieca davanti all’evidenza, non hai mai visto quello che era davvero e
quanto la cosa lo facesse soffrire! Io sono infantile, ma tu sei una sciocca:
una sciocca rompiscatole!".
CIAFF!!!!!!!
Lily schiaffeggiò James, mettendoci tutta la
forza di cui era capace, lasciandogli un bello stampo rosso sulla guancia. "Va’
all’inferno, James Potter!" gli urlò, con voce stavolta carica di gelido odio,
oltre che di rabbia. "Non osare mai più rivolgermi la parola: dimenticati di me,
del mio nome, di tutto quanto… Non voglio vedere la tua stupida faccia mai
più!".
Detto questo, si voltò e se ne andò,
sbattendosi fragorosamente la porta alle spalle.
Nella stanza calò un silenzio carico di
tensione.
"James, che diavolo hai combinato?" mormorò
Sirius, spezzando alla fine l’atmosfera.
Il ragazzo si sfiorò la guancia in fiamme:
lo schiaffo era servito a farlo tornare in sé. Sfortunatamente, la lucidità era
tornata decisamente troppo tardi. Si rese contò di tutto quello che aveva appena
urlato, di quanto l’aveva ferita, di quanto aveva ferito i suoi amici
spiattellando il loro segreto e si diede mentalmente dell’idiota: cosa aveva
fatto? Perché l’aveva fatto?
"Credo di aver appena distrutto la cosa più
bella della mia vita" sussurrò infine, incapace di aggiungere altro.
Sirius non ebbe il coraggio di dirglielo, ma
in cuor suo pensò che aveva davvero ragione: stavolta Lily non l’avrebbe mai
perdonato. La domanda giusta era se Lily sarebbe stata abbastanza arrabbiata da
andare a denunciarli tutti al preside…
******
Ignorando totalmente il fatto che fossero da
poco passate le sette del mattino e che le sue compagne di stanza fossero ancora
addormentate nei loro letti, Lily fece irruzione nel suo dormitorio con la
grazia di un ciclone atlantico, sbattendo la porta così forte che le secolari
pareti di granito rischiarono seriamente di crollare. Quattro teste si alzarono
spaventate.
"Che cosa succede?" strillò Melanie.
"Ah, il terremoto!" gridò Alice, balzando a
sedere.
"Che cavolo fai, Evans?" sbraitò Claire
Parker.
"Eh? cosa? come?" fu tutto quello che riuscì
a biasciare Dora.
Melanie focalizzò la situazione: cosa cavolo
ci faceva la sua migliore amica, evidentemente sconvolta, in mezzo alla stanza?
Cosa era successo per farle sbattere la porta a quel modo?
"Lily, cosa…" esordì, ma la ragazza non le
diede tempo di proseguire oltre.
"Scusate, non volevo svegliarvi… Tornate a
dormire…" mormorò, prima di precipitarsi in bagno, non senza chiudere anche
quella porta con inaudita violenza.
Melanie e Alice si scambiarono un’occhiata
perplessa, confuse, per poi scivolare fuori dai rispettivi letti, mentre la
Parker borbottava qualcosa contro "quella sclerata della Evans", prima di
rimettersi a dormire…
Le due sentirono distintamente l’acqua della
doccia cominciare a scrosciare, ipotizzarono per coprire i singhiozzi: Lily era
troppo orgogliosa per far sapere che stava piangendo. E dalla faccia che aveva
quando era entrata, sembrava proprio pronta a farsi un bel pianto.
"Lily" la chiamò dolcemente Melanie,
bussando alla porta, dopo aver tentato invano di aprirla: Lily si era chiusa a
chiave. "Lily, per favore, apri la porta…".
"Lasciatemi in pace, sto bene" fu la secca
risposta, in un tono che non avrebbe convinto nessuno, figurati loro che erano
le sue migliori amiche.
"Lily, apri" la pregò Alice. "Vogliamo solo
aiutarti…".
"Non c’è bisogno: sto bene. Davvero ragazze,
è tutto a posto: datemi tre minuti…".
Melanie si sentì tirare per la camicia da
notte: abbassò lo sguardo per incontrare quello assonnato e confuso di Dora.
"Cosa succede, Mel?" domandò la bambina, preoccupata, strofinandosi gli occhi.
"Cos’ha Lily?".
Melanie cercò di stamparsi un sorriso
rassicurante. "Nulla, nulla: Lily sta bene. Vedrai, tra poco esce. Ascolta,
perché non cominci a vestirti? Poi scendiamo in Sala Grande: oggi ci sono le
frittelle a colazione…".
Sollecitata da una gentile spinta, Dora si
allontanò, per niente convinta dalle parole di Melanie. Non fece altre domande e
cominciò a vestirsi, indossando i vestiti che una delle ragazze era andata a
recuperare nel dormitorio dei Malandrini quella notte.
"Che cosa facciamo?" domandò Alice, fissando
con frustrazione la porta. "Cosa credi sia successo?".
"Io non…". E Melanie capì almeno parte di
quello che doveva essere successo. "Sei andata dai ragazzi, non è vero?" disse,
rivolgendosi a Lily. "Ti avevo detto di aspettarci, per poterne discutere con
calma… Hai perso le staffe, giusto? Cosa è successo, li hai uccisi?" cercò di
fare una battuta, ma non ottenne risposta se non il suono della doccia
aperta.
"Lily, ti prego, apri questa dannata porta!"
la supplicò Alice. "Altrimenti giuro che la faccio saltare per
aria!".
"Vi ho detto che arrivo: cinque
minuti…".
Fu di parola. Alice stava già mettendo mano
alla bacchetta per mantenere fede alla sua minaccia, quando la serratura scattò
e Lily aprì la porta: si era sciacquata il viso, ma si vedeva comunque lontano
un miglio che aveva pianto.
"Allora?" la incalzò Melanie. "Si può sapere
cosa è successo?".
"Cosa è successo, cosa è successo?" sbuffò
Lily, in tono irritato e stanco insieme, scansandole per avvicinarsi al suo
baule. "È successo che i Malandrini sono degli idioti, che mi sono arrabbiata
come una iena, ho preso a urlare e ho litigato con Potter. E sapete una cosa? Mi
sono resa conto che sono stata un’idiota a pensare di potermi mettere con lui, a
pensare di potermi innamorare di lui: non voglio più vederlo finché avrò
vita!".
"Oh, andiamo" cercò di blandirla Melanie,
colpita dal tono duro e deciso dell’amica, "parli così solo perché sei
arrabbiata: quando ti sarai calmata un po’, sono sicura che…".
"Parlo sul serio, Mel" la interruppe Lily.
"Non voglio saperne più nulla di James Potter: per me, è morto! Non voglio più
sentirlo nominare, in questa e nelle prossime cento vite! Non voglio niente da
un insolente che mi ritiene solo una sciocca rompiscatole!".
"Ha detto questo?" esclamò Alice sorpresa,
pensando che il mondo si sarebbe messo a girare al contrario, se James Potter si
metteva a insultare la donna della sua vita.
"Oh sì. E quella è solo la punta
dell’iceberg del bel ritratto che ha fatto di me…". Lily si interruppe,
ingoiando un singhiozzo. "Hai sentito?" fece poi, rivolta a Claire Parker, che
continuava a cercare di dormire. "Sei contenta adesso? È tutto tuo, Parker: non
dovrai preoccuparti di me mai più!".
"Lily…". Melanie allungò una mano per
poggiargliela sulla spalla, ma lei si ritrasse. "Sentite, chiudiamo questa
discussione, ok? Non voglio più parlarne: argomento chiuso…".
"Lily, sei sicura…".
"Ho detto argomento chiuso!" quasi strillò
Lily, poi afferrò i vestiti e tornò a barricarsi in bagno.
Melanie guardò la porta chiusa con un gemito
di frustrazione: aveva la netta impressione di essersi persa qualche passaggio
fondamentale. Possibile che James le avesse detto tutte quelle cose orribili?
Doveva esserci un motivo, qualcosa che Lily non aveva detto loro: era andata per
parlare della situazione di Dora, come era possibile che la cosa si fosse
risolta in un così aspro litigio tra lei e James?
"Hai anche tu la sensazione di esserti persa
qualcosa?" domandò ad Alice, ottenendo un cenno d’assenso in
risposta.
"Sì, le cose non mi tornano: mi sembra
impossibile che abbiano litigato così furiosamente per la storia di Dora… E gli
altri Malandrini? Sirius e Peter che ruolo hanno avuto in tutta questa storia?
Lily non ci ha detto tutto, ne sono certa…".
"Lily non ci ha detto praticamente niente"
obiettò Melanie. "Vabbè, proveremo a parlarle più tardi, quando si sarà un
pochino calmata".
Con questo la questione fu momentaneamente
archiviata e le due ragazze cominciarono a vestirsi.
******
Minerva McGranitt si era lentamente
rassegnata al fatto, nel corso degli ultimi sei anni e mezzo, che non sarebbe
mai riuscita a tenere una lezione tranquilla se James Potter e Sirius Black
erano nella sua aula. Nel corso dell’ultima settimana, aveva poi accettato
l’idea che probabilmente anche dopo che questi si sarebbero diplomati, non
sarebbe tornata la tranquillità: già temeva il giorno in cui Ninfadora Tonks
avrebbe varcato la soglia di Hogwarts come studentessa. Quella bambina era un
vero incubo: sembrava un concentrato di Potter e Black all’ennesima
potenza.
Certo, poi c’erano gli studenti come Remus
Lupin o Lily Evans, sempre o quasi tranquilli e ligi al dovere, che le
risollevavano un po’ il morale e le facevano pensare che avesse fatto bene a
diventare insegnante.
Tuttavia quel mercoledì mattina, si trovò
davanti una situazione nuova.
James Potter aveva la faccia di uno a cui
hanno appena comunicato che gli restavano solo due giorni di vita: si teneva
piegato in avanti, con il mento appoggiato sul banco, fissando con aria
disperata e vuota un punto imprecisato di fronte a lui. Al suo fianco, come
sempre, sedeva Sirius Black, con il volto insolitamente accigliato dalla
preoccupazione, mentre batteva con fare confortante la mano sulla spalla del suo
migliore amico. Peter Minus dall’altro lato, faceva più o meno la stessa cosa,
anche se forse più goffamente. Remus Lupin, per motivi a lei ben noti, era
ovviamente assente.
Dall’altro lato della stanza, tuttavia, si
consumava se possibile, uno spettacolo ancora più insolito: Alice Abbott e
Melanie Griffith parlottavano fitto, fitto tra loro, solo vagamente consapevoli
del fatto di trovarsi in aula. Al loro fianco, sedeva la piccola Dora, che per
motivi ignoti alla professoressa era arrivata con le due ragazze, invece che con
i malandrini.
Quando erano entrate, Sirius aveva rivolto
loro una fugace occhiata colpevole: Alice e Melanie lo aveva ignorato, tenendo
per mano la bambina, che dal canto suo lo guardava a metà tra l’accusatorio e il
deluso e non aveva accennato un solo istante a volersi riunire ai suoi originari
babysitter.
Ma la cosa che aveva lasciato più
sconcertata Minerva era il fatto che Lily Evans… non c’era! In sei anni che
l’aveva come allieva, la professoressa non ricordava che fosse mai stata
assente, tranne le (poche) volte in cui era malata.
"Signorina, griffith, dov’è la signorina
Evans?" domandò perciò, cercando di non lasciar trapelare lo sconcerto nella sua
voce.
Melanie alzò lo sguardo, in evidente
imbarazzo. "Lei.. ehm, non si sentiva molto bene, professoressa: è andata in
Infermeria".
Minerva era certa che la ragazza le avesse
mentito: non era granché a raccontare bugie e il suo tono era stato troppo
indeciso. C’era qualcosa che le sfuggiva in tutta quella storia… Ma non aveva
idea di cosa…
Vide Potter alzare appena la testa al
nominare Lily e si chiese se non fosse colpa della ragazza se era ridotto a
quello stato semi vegetale: perfino nell’ambiente degli insegnanti, la storia
tra Lily Evans e James Potter era quasi leggenda. Tuttavia in meno di tre
secondi, Potter ritornò alla sua posizione iniziale con un lungo, sconfortato
sospiro. Sirius gli diede un’altra pacca, sussurrandogli qualcosa.
Minerva decise che per quella volta poteva
anche lasciar correre: Lily Evans era sempre stata una studentessa modello e
dall’aria che tirava quella mattina in classe era evidente che dovesse essere
successo qualcosa di grave. Era più che comprensibile se la ragazza voleva stare
da sola con i suoi pensieri…
"Molto bene" disse perciò, per poi
cominciare la lezione. "Mi auguro che abbiate fatto tutti gli esercizi che avevo
assegnato…".
Mentre iniziava a spiegare, non le sfuggì il
silenzioso sospiro di sollievo che tirò Melanie Griffith, né che tre secondi
dopo era di nuovo immersa in una fitta conversazione con Alice
Abbott.
Ovviamente, la professoressa McGranitt aveva
visto giusto, sospettando che Lily non stesse affatto male e che non fosse in
Infermeria come sosteneva Melanie.
Semplicemente, quella mattina, si erano
vestite e preparate, Lily aveva già la borsa dei libri in mano ed era pronta a
seguire le altre a colazione, ma alla fine ci aveva rinunciato: anche se fosse
andata a lezione, non sarebbe riuscita a concentrarsi mezzo secondo, non aveva
voglia di stare in mezzo alla gente.
Così aveva detto alle amiche di andare senza
di lei, che non voleva andare a lezione e se per favore potevano coprirla con
gli insegnanti. Melanie e Alice non avevano obiettato, forse troppo sorprese dal
fatto che lei volesse bigiare le lezioni, e se ne erano andate poco
dopo.
Lily aveva sospirato di sollievo: aveva
davvero bisogno di restare da sola a riflettere. Voleva bene alle sue amiche, ma
loro sapevano solo una parte di quello che era successo nel dormitorio maschile:
e non era ancora sicura di cosa fare con tutto quello che aveva scoperto. Si
sentiva ancora umiliata, offesa e arrabbiata per tutto quello che Potter le
aveva urlato addosso, ma quelle emozioni, dopo il primo, violento attacco che
l’aveva portata a piangere come una bambina nel bagno, si stavano lentamente
ritirando in un angolo del suo cuore. No, non era la rabbia a spingerla a
cercare la solitudine: quella sarebbe stata molto più facile da scaricare in
compagnia, confidandosi con Alice e Melanie, cercando il loro conforto. Ma non
poteva confidarsi con loro, non senza raccontare quello che James aveva
rivelato. E non era certa di voler condividere quelle parole.
Scoprire che Remus era un lupo mannaro
l’aveva sconvolta. E anche che gli altri malandrini fossero Animagus
illegalmente: come avevano fatto a ordire una cosa del genere sotto il naso di
Silente? Senza contare di quanto quella storia potesse finire male: un
licantropo in piena trasformazione era incontrollabile e imprevedibile, se
avessero perso il controllo, cosa sarebbe potuto accadere?
Lily si sentiva un gran vespaio in testa:
per questo, voleva stare da sola a riflettere un po’. Quando le lezioni
cominciarono, uscì dal dormitorio e prese a vagare senza meta per il castello,
continuando a pensare.
Cosa doveva fare? Il suo primo istinto,
lasciato il dormitorio maschile, era stato andare dritta da un insegnate e
denunciarli tutti. Poi aveva capito che una decisione presa d’impulso sotto
l’effetto della collera non era una mossa saggia e aveva temporaneamente
desistito, in attesa di ragionarci sopra con calma, a mente fredda.
Adesso non aveva idea di cosa fare. I
Malandrini avevano infranto ben più di qualche stupida regola della scuola:
avevano infranto la legge. Se lei gli avesse denunciati, avrebbero subito un
processo e sarebbero probabilmente finiti ad Azkaban per chissà quanto tempo.
Lily non ricordava esattamente quale fosse la pena, ma diventare Animagi
illegalmente era un crimine gravissimo: la trasformazione poteva finire molto
male, per questo il Ministero aveva redatto delle norme molto severe in merito.
Non ne era certa, ma la condanna poteva arrivare fino ad un anno di reclusione,
forse anche di più… Per quanto arrabbiata fosse, pensare di dare Sirius, James e
Peter in pasto ai Dissennatori in quel modo era davvero troppo crudele! Non
poteva denunciarli così, sarebbe stato un modo meschino e disumano di
vendicarsi, un gesto di cui si sarebbero di certo pentita. In fondo, non avevano
fatto del male a nessuno, volevano solo aiutare un amico…
Il filo dei suoi pensieri tornò a Remus.
Almeno su una cosa James aveva ragione: come aveva potuto essere così cieca?
Conosceva Remus dal primo anno ed era in confidenza con lui dal quinto, quando
erano diventati entrambi prefetti: come aveva fatto a non sospettare mai nulla?
Eppure i segni ce li aveva proprio davanti agli occhi: le sue continue
indisposizioni, una volta al mese, proprio sotto il plenilunio, quando tendeva a
diventare anche più taciturno, più scorbutico, più scostante, le cicatrici che
di tanto in tanto gli comparivano sul volto, su cui lui accampava scuse che non
stavano né in cielo né in terra… Eppure, il sospetto della reale natura del suo
amico non le era mai nemmeno passata per l’anticamera del cervello: forse perché
era impossibile immaginare che dietro quella faccia da bravo ragazzo si potesse
nascondere un mostro assettato di sangue…
Era stata davvero una stupida a non
accorgersene da sola! Avrebbe dovuto capirlo tanto tempo prima cosa tormentava
il ragazzo.
In un angolino della sua mente si sentiva
anche un po’ delusa perché Remus non aveva voluto condividere con lei il suo
segreto: di occasioni ne aveva avute a decine! Tutte le volte che Lily si era
preoccupata per la sua salute, tutte le volte che gli aveva fatto domande su
come si procurasse quelle ferite… Mai una parola: di solito, o rispondeva
restando sul vago o glissava le domande, cambiando velocemente argomento. La
credeva forse così superficiale da temere per la loro amicizia se Lily avesse
scoperto la verità? Pensava fosse così meschina?
Non essere paranoica, Lily, si rimproverò aspramente. Sei già saltata ad abbastanza
conclusioni affrettate per oggi: aspetta di parlarne con lui prima di
giudicare.
Lily si fermò a una finestra, sospirando
pesantemente, lasciando vagare lo sguardo sul parco innevato e il lago
ghiacciato. Doveva parlare con Remus, decise alla fine. Solo così, avrebbe
potuto chiarire quella storia e decidere cosa fare.
Guardò l’orologio: aveva vagato per più di
un’ora. Remus sarà già sveglio, a quest’ora, si disse. In caso
contrario, non mi costa nulla aspettare: ormai la mattina me la sono giocata in
ogni caso!
Ci mise alcuni secondi ad orientarsi, poi
con cipiglio deciso si avviò in direzione dell’Infermeria.
******
Remus si rigirò nel letto, desiderando di
potersi riaddormentare subito: non aveva idea di che ore fossero, ma di certo
non aveva dormito neanche lontanamente a sufficienza per riprendersi dalla
nottata.
Madama Chips era venuta a recuperarlo poco
dopo che la luna era calata e l’aveva riportato in Infermeria: qui la donna
aveva prestato le prime cure alle sue ferite (relativamente poche e non troppo
gravi, cosa che aveva stupito il ragazzo) e poi l’aveva lasciato riposare.
Inutile dire che era rapidamente cascato come un sasso in un sonno profondo
senza sogni.
Provò a girarsi su un fianco, cercando una
posizione che non desse fastidio alle lesioni in lenta guarigione. Ora che
faceva mente locale, si rendeva conto che quel plenilunio gli era andata davvero
bene, specie considerato che i Malandrini non erano con lui: un morso al
braccio, qualche unghiata al torace e alcune contusioni diffuse, nulla di
particolarmente drammatico. Di solito quando i suoi amici non lo raggiungevano e
gli impedivano di farsi troppo male, si riduceva in condizione pietose: un paio
di volte aveva rischiato anche seri danni, se non fosse stato per il tempestivo
intervento di Madama Chips. Era stato il suo mese fortunato,
evidentemente!
Eppure gli sembrava strano proprio per
questo: c’era qualcosa che non gli tornava. Cercò di richiamare alla mente i
ricordi di quella notte, ma invano: dal momento in cui aveva sentito il lupo
prendere il sopravvento a quando era risvegliato da Madama Chips c’era
l’abituale buco nero, rischiarato solo da qualche flash confuso e poco
chiarificatore… Era come cercare di rammentare un sogno: più cercava di
afferrare i dettagli, più quelli gli sfuggivano…
Ah!, esclamò
una vocina stizzita nella sua testa. Piantala con queste seghe mentali, lupo
paranoide: è così difficile accettare l’idea che per una volta ti è andata bene?
Dovresti ringraziare la tua buona stella, piuttosto…
Era perfettamente vero! Era meglio lasciar
perdere quei pensieri e tornare a dormire: preferiva farsi trovare più in forma
possibile da ragazzi, quando fossero venuti a trovarlo…
In quel momento, mentre si girava di nuovo
sulla schiena, che percepì la presenza di qualcuno nella stanza: qualcuno che lo
stava fissando. Aveva dormito più di quanto pensasse? I Malandrini erano già
lì?
Aprì lentamente gli occhi per evitare di
restare accecato dalla luce che filtrava dalle finestre e rimase a dir poco
stupito nello scoprire chi era il suo misterioso visitatore: Lily, appollaiata
su una delle scomode sedie dell’Infermeria, che lo osservava con espressione
insolitamente corrucciata.
"Lily?" fece stupito nel vederla lì, mentre
istintivamente nascondeva il braccio fasciato sotto le coperte. Non che facesse
differenza, visto che la ragazza doveva averlo visto per forza, anche se non
sapeva da quanto lo fissava.
Lei gli rivolse un tiepido sorriso per nulla
convinto. "Ciao" disse solamente.
"Ciao" ripeté sempre più confuso Remus, con
la netta sensazione che fosse successo qualcosa di grave. "Che ci fai
qui?".
"Volevo vedere come stavi" fu la concisa
risposta. "Come stai?".
"Bene. Più o meno. Sopravvivrò anche per
stavolta…". Remus guardò fuori dalla finestra e si rese conto che la luce era
decisamente troppo debole per essere già mezzogiorno. "Che ore sono?"
domandò.
Lily diede una veloce occhiata all’orologio.
"Quasi le dieci e mezza".
La risposta lasciò ancora più spiazzato il
ragazzo. "Le dieci e mezza? Perché non sei a lezione?".
La ragazza scrollò le spalle. "Non mi andava
di andare a lezione: troppi pensieri per la testa. Avevo bisogno di stare da
sola a riflettere per un po’… E poi sono venuta qua…".
Con la netta impressione che fosse capitato
qualcosa di grave, Remus domandò: "Non è da te… saltare le lezioni, intendo Cosa
è successo?".
Lily non rispose subito, tacendo per diversi
minuti, cosa che intensificò la sensazione di Remus che le cose si sarebbero
messe male. E infatti, quando la ragazza aprì bocca, invece di rispondere,
formulò un’altra domanda. "Perché non me l’hai mai detto, Remus?".
Il suo tono ferito lo colpì. "Dirti cosa?"
chiese, pur avendo una chiara idea di ciò a cui Lily si riferiva.
"Per favore, non prendermi in giro!" sbottò
Lily, in tono irritato. "Per oggi l’hanno già fatto abbastanza: sai bene a cosa
mi riferisco…".
Remus impallidì vistosamente. "Tu… lo
sai?".
"Sì, lo so: so che sei un lupo mannaro.
Chiarito questo punto, te lo richiedo: perché non me l’hai detto?".
"Io…" cominciò Remus, interrompendosi subito
e abbassando lo sguardo, improvvisamente interessato alle pieghe del lenzuolo:
non sapeva nemmeno lui cosa rispondere. Per anni aveva temuto quella
conversazione e il momento in cui sarebbe inevitabilmente giunta: Lily non era
stupida, era logico che presto o tardi lo scoprisse, come l’avevano scoperto i
Malandrini quando facevano il secondo anno.
"Remus, guardami". Sentì la sedia grattare
sul pavimento e poco dopo Lily sedersi sul materasso. "Remus, guardami" ripeté,
prendendogli il viso tra le mani e costringendolo a sollevarlo. "Perché?"
domandò per la terza volta.
"Io… Io non lo so" balbettò il ragazzo.
"Paura, immagino: paura che…".
"…Che scappassi urlando?" concluse la
ragazza per lui. "Che non volesse più frequentarti? Mi credi così meschina e
superficiale da pensare che me ne importi qualcosa se sei un lupo
mannaro?".
"NO!" protestò Remus. "Non penso che tu sia
superficiale, Lily, non potrei mai pensarlo…".
"E allora cosa?".
Remus aveva l’impressione di essere tornato
indietro di cinque anni, quando aveva sostenuto una discussione analoga con
James, Sirius e Peter: anche allora non aveva ben saputo come spiegare le
ragioni che lo avevano fatto tacere. "Io non so spiegarlo… Se ci penso a livello
razionale, so che tu non saresti il tipo che persona che ‘scappa urlando’, come
dici tu… Ma quando mai la paura è razionale? Ho già ricevuto tante di quelle
porte in faccia e so che sarà sempre così per tutta la mia vita: non potrei
sopportare di perdere la tua amicizia, Lily… Ne ho bisogno più di quanto
probabilmente ho mai dato a vedere: non sono granché bravo a esternare i miei
sentimenti…".
"Nemmeno io voglio perdere la tua amicizia,
Remus" lo tranquillizzò Lily. "Del fatto che tu sia un licantropo non me ne
importa nulla: conosco il vero Remus e non sei quello che diventi una volta al
mese. Quello che mi ferisce di più è la bugia… E non dirmi che non hai avuto
occasioni per dirmelo, perché non è vero!".
"Lo so, lo so… A posteriori, è facile dire
che non avevo paura della tua reazione, ma mentirei se dicessi questo: una
piccola parte di me temeva davvero che tu non mi accettassi… E poi, non lo so, a
parte i Malandrini sei l’unica persona con cui sia davvero in confidenza: quando
stavo con te, era più facile far finta di niente, sentirmi… normale".
"Ma tu sei normale!" protestò a viva
voce Lily. "Non puoi giudicare te stesso in base a quello che diventi una volta
al mese: sei una persona meravigliosa, se solo ti lasci conoscere… Il tuo vero
problema è che ti chiudi come un riccio, non permetti a nessuno di avvicinarsi a
te".
Remus sorrise amaro. "Già, lo so… Ma so come
gira il mondo fuori da qui: se Silente non fosse il preside, pensi sul serio che
sarei mai potuto venire ad Hogwarts? Nemmeno i miei parenti mi vogliono intorno:
da quando sono stato morso, hanno tagliato tutti i ponti con i miei
genitori…".
"Il mondo è popolato da un sacco di
imbecilli, Remus!" esclamò con veemenza Lily. "Sfortunatamente di persone così
ce ne sono sempre state e ci saranno sempre: individui sciocchi e superficiali,
meno profondi di una pozzanghera e con la sensibilità di un ciocco di legno!
Gente che legge i giornali, vede la foto di Fenrir Greyback e fa di tutta l’erba
un fascio, incapace di capire che qualcuno può essere un licantropo e anche la
persona più gentile di questo mondo! Il mondo è pieno di pregiudizi, Remus, ma
non possiamo vivere in base a quello che qualche idiota che non vede oltre il
suo naso pensa di noi! Tu pensa alle persone che ti voglio bene, che ti sanno
accettare per quello che sei e fregatene di quello che dicono gli altri: vali
più di tutte quelle teste di gallina messe insieme!".
"Grazie, Lily, sei un’amica. E mi dispiace
di non avertelo detto: probabilmente dovevo farlo tempo fa…".
"Sì, probabilmente avresti dovuto" confermò
Lily, tornando a sedersi sulla sedia. "Ma quel che fatto è fatto, non ha senso
rimuginarci sopra…".
"Come hai fatto a scoprirlo?" domandò a quel
punto Remus, curioso. "L’hai capito da sola?".
"Beh, no, veramente no" rispose Lily. "Me lo
hanno detto i tuoi amici…".
L’informazione ci mise diversi secondi a
filtrare nella mente di Remus: non poteva crederci! Ok, da quello che i
Malandrini gli avevano detto, Lily aveva già cominciato a sospettate qualcosa,
ma lui aveva capito che non avrebbero detto niente; in fondo, si trattava della
sua vita, spettava a lui il diritto di scegliere. A meno che Lily non li avesse
messi proprio con le spalle al muro…
"Raccontami cosa è successo…".
Le guance di Lily si infiammarono di rabbia.
Brutto segno. "Quegli imbecilli: se stamattina non li ho uccisi, non lo farò mai
più… Non farmici pensare, che mi sale di nuovo il nervoso. Anche tu, però, come
hai potuto lasciarglielo fare?".
"Ma di che stai parlando?" fece Remus
confuso: che diavolo avevano combinato stavolta?
"Non lo sai?". Lily era stupita. "Ma è ovvio
che non lo sai!" fece subito dopo, come colta da un’illuminazione improvvisa.
"Non l’avresti mai permesso… Non ricordi nulla delle tue trasformazioni,
vero?".
"Quasi nulla. Lily, mi vuoi dire di che
diavolo stai parlando?".
"Mi hanno raccontato tutto" spiegò Lily.
"Beh, più o meno: diciamo che Potter (quell’imbecille) me l’ha praticamente
urlato… Che sono Animagi, ecc… Ma non è questo: stanotte sono venuti da te,
hanno preso e sono stati in giro tutta la notte!".
Anche stavolta la scoperta ci mise il suo
momento a far presa: se erano venuti da lui, questo spiegava anche perché non si
era ferito gravemente… Ma questo voleva dire che avevano lasciato Dora da sola,
contravvenendo alla sua esplicita richiesta di non preoccuparsi per
lui.
"Quei tre imbecilli!" esclamò, arrabbiandosi
all’istante, balzando a sedere e pentendosene subito, visto che la ferita al
fianco tirò in maniera ben poco rassicurante: ci mancava solo che si riaprisse!
"Stavolta li ammazzo, giuro su quanto c’è di magico in questo mondo, li ammazzo
con le mie mani!".
"Ti darò volentieri una mano: hanno lasciato
quella povera bambina da sola. Grazie a Merlino che l’ho sentita
io…".
"Io li uccido" continuò Remus, scuotendo
appena il capo, senza dar segno di averla sentita. "Non è possibile che nemmeno
ventiquattro ore dopo che ho detto loro che devono crescere e che sono stufo di
risolvere i loro casini loro facciano come se nulla fosse successo!".
"Remus, forse è il caso che ti calmi un
attimo…" mormorò Lily, preoccupata: aveva notato la smorfia di dolore quando si
era sollevato a sedere. "Non vorrei che ti facessi male…".
"Sto benissimo…" la tranquillizzò Remus in
tono secco: stavolta gliela avrebbe fatta pagare, quando era troppo, era troppo!
I Malandrini avevano calpestato la sua pazienza una volta di troppo. "Ora dimmi
esattamente tutto quello che sai di questa storia: voglio conoscere tutti i più
disgustosi retroscena…".
Lily capì subito di non avere altre
alternative se non rispondere.
******
Sirius aveva passato la mattinata nel
terrore che arrivasse l’ora di pranzo, quando sarebbero andati a trovare Remus
come d’abitudine: non aveva la più pallida idea di come avrebbero fatto a
spiegargli l’enorme casino in cui la boccaccia di James li aveva
cacciati.
Tra l’altro, non si era nemmeno potuto
prendersi la soddisfazione di strigliarlo un po’: appena aveva visto lo stato in
cui era caduto, gli era mancato il cuore. Come prevedibile, James si era pentito
di tutto quello che aveva detto tre nanosecondi dopo che Lily se ne era andata,
urlando di non volerlo più vedere. Il fatto che avesse all’improvviso realizzato
che tra le tante cose, Lily gli avesse detto che stava pensando di potersi
mettere con lui non aveva certo contribuito a migliorare il suo umore. Il suo
piano era andare a implorare perdono appena l’avesse vista, ma la ragazza
sembrava sparita dalla circolazione.
Certo era che non stesse male, come
affermavano le sue amiche, ma i Malandrini non avevano idea di dove fosse ed
erano impossibilitati a rintracciarla, cosa che li metteva molto a disagio,
considerato che Lily era molto arrabbiata con uno di loro e possedeva le armi
per spedirli tutti in galera. Se in un gesto magari anche impulsivo avesse
raccontato tutto a un professore, loro erano finiti.
Ciliegina sulla torta, Melanie e Alice
sembravano aver sequestrato Dora, non avevano permesso a nessuno dei tre di
avvicinarsi. Oltretutto anche Dora sembrava fare l’offesa…
In conclusione, un quadro pessimo, che
Sirius aveva passato la mattina a cercare invano di rendere appena migliore per
poter presentare a Remus almeno un lato positivo che potesse salvarli dalla
ghigliottina. Ma nemmeno lui era riuscito a trovarne uno solo, nemmeno il più
piccolo e miserabile: era una situazione del cavolo, punto e basta.
"Stavolta la colpa te la prendi tu" gli
stava appunto dicendo James, mentre si dirigevano tutti e tre in Infermeria. "In
fondo l’idea di provocare un’overdose di zuccheri a Dora è stata
tua…".
"Pensi che basterà per salvarti? È stata la
tua dannata boccaccia a sputtanarci tutti!".
"Lo so, ma se Remus parte da te, io e Peter
forse riusciamo a fuggire in Groenlandia prima che ci prenda…".
"E io allora gli dirò in punto di morte dove
siete andati!".
"Sì, mai in realtà noi non saremo davvero in
Groenlandia, ma a metà strada per il Messico!".
Immersi in questa edificante discussione,
giunsero davanti alla porta dell’Infermeria. Siccome nessuno dei tre voleva
entrare per primo, dovettero giocarsela a morra cinese: perse Peter, che seppur
molto riluttante, aprì la porta.
Remus li stava aspettando già sveglio, con
davanti i resti di un pranzo appena spiluccato. Appena li vide, si voltò
dall’altra parte, come se non esistessero.
I tre si guardarono, perplessi: e adesso che
gli prendeva? Avevano pensato di trovarlo relativamente allegro e di dovergli
guastare l’umore (e segnare la loro condanna a morte) con le loro esaltanti
novità. Invece Remus sembrava già arrabbiato.
"Ehi, ciao, Moony" lo salutò Sirius,
entrando esitante.
"Come stai?" domandò James, sondando
cautamente il terreno.
"Io con voi non parlo" fu la secca, atona
risposta che ottennero.
Altre occhiate perplesse. Che si fosse
ricordato di quello che era successo quella notte? Conoscendo la loro fortuna
recente, non era un’ipotesi da scartare.
Tacitamente, decisero che a quel punto la
tattica migliore fosse fare i finti tonti e cercare di capire perché il
licantropo ce l’avesse con loro. "Che cosa è successo, Moony?" chiese perciò
Sirius.
"Abbiamo fatto qualcosa?" gli fece eco
James.
"Per voi sono tutt’al più Lupin. E io con
voi non parlo" ripeté Remus, sempre mostrando loro le spalle.
"Andiamo, almeno dicci cosa abbiamo fatto…"
lo pregò James.
Stavolta Remus si voltò: sarebbe stato
meglio se non l’avesse fatto. Per la seconda volta quel giorno, i tre si
trovarono di fronte occhi ardenti di rabbia: e la cosa non era per niente
piacevole!
"Oh, lo sapete benissimo cosa avete fatto!"
sputò fuori, guardandoli come se fosse delle lumache verrucose.
Ahi, la cosa non si metteva bene per nulla.
"Ehm, noi veramente…".
"Zitto!" lo bloccò subito Remus. "Solo
questo voglio sapere: è vero o non è vero che stanotte, andando apertamente
contro le mie richieste e comportandovi come tre irresponsabili, siete venuti
alla Stamberga, lasciando Dora completamente da sola e in balia di sé stessa e
che Lily l’ha trovata piangente in Sala Comune?".
"Lily è passata di qua, non è così?" osservò
in tono retorico James, capendo finalmente cosa era accaduto: Lily era venuta in
Infermeria e aveva parlato con Remus, raccontandogli tutto.
"Questa non è la risposta che volevo…
Allora, è vero o non è vero?".
Dopo alcuni istanti di esitazione, dove
ventilarono la poco plausibile ipotesi di dare della bugiarda a Lily, Sirius
annuì. "Sì, è vero" ammise, con tono che sperò abbastanza colpevole.
Remus fece un breve cenno d’assenso, come se
avesse ricevuto la conferma a un fatto già accertato. "Bene. Allora non abbiamo
altro da dirci: quella è la porta". La indicò e poi tornò a mostrare loro le
spalle.
Sirius, James e Peter si scambiarono
occhiate sbalordite: si erano aspettati di tutto, grida, minacce, aggressioni
fisiche, crisi isteriche, danni probabilmente irreparabili alla loro persona, ma
non quello. Non quella fredda, rigida indifferenza.
"Andiamo, Moony, non fare così" cercò di
blandirlo James.
"Possiamo spiegare…" aggiunse
Sirius.
"Per favore" li implorò Peter.
"Non chiamatemi ‘Moony’: quel diritto ve lo
siete appena giocato" rispose Remus. "E mi pare di aver chiarito che con voi non
ci voglio parlare: sparite e non fatevi vedere per un po’!".
"Oh, su, Remus, lo sappiamo che alla fine
cederai come sempre: perché non chiudiamo la storia e basta?".
"Perché no, Sirius, ecco perché. Non vi
voglio parlare, punto, fine della discussione. Ora andate, ok?".
"No che non è ok" protestò James. "Noi da
qui non ci muoviamo finché non ci perdoni".
Sirius e Peter annuirono e poi tutti e tre
si sedettero. Remus non diede reazione di sorta, continuando a ignorarli,
trincerandosi dietro quel silenzio stizzito.
"Ok, vuoi ignorarci?" fece Sirius. "Tanto lo
troviamo il modo di farti parlare…".
"Comincia con lo spiegargli perché ci siamo
inguaiati" gli suggerì James, con un malcelato ghigno perfido sul
viso.
"Perché cominciare dalle note
dolenti?".
"Perché è da lì che è partito tutto… E io
l’avevo detto che, se tu ti metti a pensare, non poteva uscirne nulla di buono!
La verità è che io sono stato tanto scemo da lasciarmi convincere dalle tue
parole, Padfoot!".
"Ok, allora si potrebbe dire che è più colpa
tua, no?".
"Risparmia la dialettica e comincia a
parlare: tuo il piano, tua la responsabilità!".
Sirius si piegò suo malgrado alla democrazia
e raccontò di come gli era venuta l’idea di far collassare Dora, di come
l’avesse fatto e di come i Malandrini fossero poi venuti da lui. A quel punto
subentrò James che spiegò quello che era successo quella mattina: ridirlo ad
alta voce, non contribuì a rendere la situazione più gradevole. Gli sembrava
ancora impossibile che fosse stato lui a dire tutto quello che aveva detto, o
meglio urlato, a Lily.
Nulla fu utile al loro scopo: Remus rimase
perennemente girato di schiena, senza all’apparenza degnarli della minima
attenzione.
"Andiamo, Moony!" sbottò Sirius alla fine,
cominciando a irritarsi. "Smettila di fare il sostenuto!".
"Io non faccio il sostenuto!" ribatté il
diretto interessato, rompendo finalmente la barriera del silenzio. "Vi tengo il
muso, il che è molto diverso. E detto in tutta franchezza, non so quanto vi
convenga che mi metta a parlare: non sono proprio carine le cose che vi
proferirei al momento…".
"Molto meglio di questo silenzio lacerante!"
gli assicurò James. "È orribile: peggio di quando ieri hai cercato di
strozzarmi!".
"Facci l’abitudine" fu la secca
risposta.
"Ok, Prongs, qui abbiamo bisogno di un’idea
geniale".
"Se scuse e preghiere non bastano" rifletté
James a voce alta, "ci restano due opzioni: arrenderci e andarcene…".
"Perfetto: quella è la porta" fu la reazione
di Remus all’opzione uno, mentre quella di Sirius fu diametralmente opposta.
"Bocciata senza appello: un Black e/o un
Malandrino non possono gettare la spugna per principio, è semplicemente
inaccettabile. Qual è l’opzione due?".
"L’opzione due, che sono sicuro incontrerà
la tua approvazione" riprese James con faccia saputa, "è (rullo di tamburi,
prego), la buona vecchia tattica del ‘prendiamolo per sfinimento’".
Sirius si illuminò del suo miglior ghigno
malandrino. "Perfetto: poco sa essere asfissiante come noi due…".
"Concordo pienamente: anch’io propendo per
l’opzione due…".
Con due identici sorrisi malvagi ben poco
rassicuranti, si girarono all’unisono verso Remus, che sentì un brivido salirgli
su per la spina dorsale. Ma non avrebbe ceduto, non questa volta…
"Bene, Padfoot" disse James, flettendo le
dita come se si stesse preparando a chissà quale prova fisica. "Io sono
pronto…".
"Anch’io, Prongs" rispose Sirius, alzandosi
in piedi e scostandosi dagli occhi una ciocca ribelle. "Quando vuoi
tu…".
"Al tre?".
"Uno" cominciò a contare Sirius in
risposta.
"Due" fece l’altro.
"Tre".
Poi esplosero all’unisono in un assordante
"Ti prego, ti prego, ti prego…" ripetuto all’infinto in tono via, via più
lamentoso.
Ora dovete sapere che Sirius e James erano
campioni mondiali in quel raffinato sport: avevano fatto dello ‘scassare l’anima
alla gente e in particolare a Remus John Lupin’ una vera e propria arte,
perfezionandola nel corso degli anni, fino a raggiungere livelli di maestria che
avrebbero valso loro una medaglia alle Olimpiadi, se ovviamente fosse esistita
una simile disciplina.
Il fatto che il loro soggetto preferito
fosse anche il loro migliore amico rendeva le cose al contempo più facili e più
divertenti: più facili perché conoscevano tutti i suoi punti deboli e perciò
sapevano esattamente quali tasti andare a premere, più divertente perché era
esilarante il numero di cose ridicole che una persona fa solo per avere cinque
minuti di silenzio. Una volta al quinto anno, con quella tecnica, erano quasi
riusciti a fargli fare in mutande il giro del parco: erano andati avanti per più
di un’ora prima di convincerlo. E dico quasi perché i due Malandrini non lo
avrebbero mai davvero costretto a fare il giro del parco in biancheria: volevano
solo testare fin dove arrivava il loro potere. Sfortunatamente per Remus, si
erano persuasi di poterlo indurre a fare qualunque cosa, con il giusto metodo.
Il che era praticamente vero, visto che anche davanti all’obiezione più ferma,
finiva sempre immancabilmente per capitolare.
Per questo, James e Sirius erano più che
sicuri di poter far crollare la barriera del silenzio.
"Andiamo, RemRem… Lo sappiamo che alla fine
cederai…".
"Su, su, lupacchiotto: te lo chiediamo in
ginocchio, per favore, per favore, per favore".
"Ti prego, ti prego, ti prego…".
"Siamo immensamente, incommensurabilmente,
smisuratamente dispiaciuti…".
"Perdonaci, ti scongiuriamo… Dai, lo sai di
volerci perdonare, coccolo…".
"Andiamo, il coccolo RemRem non vorrà
davvero tenerci il muso?".
"Il bel pupo non può certo resistere a
queste dolci faccine…". Qui sgranarono entrambi gli occhi, sfoderando le loro
espressioni migliori: il povero cucciolo abbandonato sotto l’acquazzone e
l’indifeso cerbiatto appena finito nella tagliola.
Poi passarono al contato fisico diretto,
prendendo a sottolineare ogni accorata e lamentosa supplica con punzecchiate in
punti strategici, pizzicate sulle guance e accondiscendenti pacche sulla
testa.
"Dai, muori dalla voglia di
perdonarci…".
"Parlaci di nuovo… Ti
preeeeeeegoooooooo!!!!!!!!".
Probabilmente nemmeno loro si rendevano
conto di quanto fossero irritanti, soprattutto quando si mettevano a tartagliare
come se parlassero a un poppante e si mettevano a belare quei lunghi, estenuanti
‘ti preeeeeeegoooooooo’. Poi Remus non sopportava quando si mettevano a
punzecchiarlo e a tastarlo come se loro fossero i bambini di tre anni e lui la
misteriosa fanghiglia verde schifosa e non meglio identificabile trovata da
qualche parte… Ma non avrebbe ceduto quella volta. Anzi, se non la piantavano
nel giro tre secondi, avrebbe chiamato Madama Chips e li avrebbe fatti sbattere
fuori a calci.
"Piantatela, voi due!" gridò, esasperato,
cercando di toglierseli di torno.
"Solo se tu accetti le nostre scuse e
cominci a parlarci di nuovo…".
"Vi ho detto di no" sbuffò Remus. "Potete
andare avanti anche tutto il giorno: non cambierò idea, non
stavolta…".
A quel punto, a James venne un’altra idea:
un’idea davvero malvagia e subdola, quasi troppo crudele perfino per lui, una
cosa che andava contro tutti i loro vincoli di amicizia e umanità… e che non
vedeva l’ora di mettere in pratica! A quello non avrebbe mai resistito, ne era
sicuro…
"Ok, Remus, hai vinto" sospirò con aria
rassegnata, abbassando le mani e fingendosi sconfitto. "Ci
ritiriamo…".
"Che cosa?" fece Remus sorpreso: non si
aspettava una resa così facile…
"CHE COSA?" ruggì invece Sirius, bloccandosi
a metà di una tastatina al fianco. "Che cosa hai detto?".
"Che ci ritiriamo: è evidente che Remus non
ci vuole intorno…".
Fece il giro del letto, facendo un cenno a
Peter e cominciando ad avviarsi, ma Sirius, come prevedibile, lo agguantò per un
braccio. "Ma ti sei rincretinito: come puoi arrenderti così presto? Non avevamo
nemmeno cominciato a fargli il solletico…".
"Lo so, Padfoot: ma è chiaro che non cederà.
E sai, mi è venuta un’improvvisa voglia di cantare…".
Sirius lo guardò come se fosse pazzo e
aspettasse solo che si girasse per chiamare gli omini in camice bianco. "Tu
vuoi… che cosa? Cantare?" balbettò incredulo, convincendosi che i troppi traumi
nel giro di poche ore gli avessero irrimediabilmente fuso il
cervello.
"Sì, cantare. E so anche che canzone…"
confermò James. A questo punto riprese a ghignare, fece a Sirius l’occhiolino e
poi riprese, in tono cospiratore: "Hai presente quella canzone che avevamo
composto al terzo anno…".
Il viso di Sirius si illuminò di improvvisa
comprensione. Sapeva che il suo amico non poteva deluderlo in quel modo. James
era certo che si sarebbe esibito in una risata satanica tanto era spudoratamente
largo il suo sogghigno. "Ma certo, quella canzone… quella dedicata al nostro
coccolo preferito…".
A quelle parole, Remus si voltò verso di
loro, un’espressione che definire terrificata sarebbe stato eufemistico. "Non
oserete…" bisbigliò, ben sapendo che James e Sirius erano capaci di questo e
altro.
"E perché no?" domandò innocentemente
Sirius.
"Avevate giurato sulla nostra amicizia che
non avreste mai più cantato quella canzone idiota…".
"Sì, beh, ci è parso di capire che la nostra
amicizia sia appena morta, perciò il giuramento non è più valido" obiettò James,
prima di tornare a rivolgersi a Sirius. "Dunque, com’è che faceva la prima
strofa?" riprese, in tono falsamente meditabondo. In realtà se lo ricordava
benissimo: era impossibile dimenticarsi una canzone tanto scema, soprattutto se
a idearla sei stato tu!
"Se non ricordo male, dovrebbe essere una
cosa del genere…".
E qui cominciò a canticchiare un motivetto,
subito imitato da James.
"Coccolo bello, coccolo caro,
che per i prati se ne va,
in un campo di rose si perderà…
Coccolo dolce, coccolo amato
e da tutti noi venerato,
tante margherite raccoglierà
e in un bel vaso le metterà…"
Ora, ci sembra giusto dire un paio di
cosucce su questo indubbio capolavoro di poetica. Durante il loro terzo anno,
per farlo arrabbiare, i due Malandrini avevano coniato l’appellativo ‘coccolo’,
in riferimento alla sua indole troppo buona e accondiscendente abbinata allo
sguardo da cucciolo.
In un pomeriggio in cui erano
particolarmente annoiati, Sirius e James non avevano idea di cosa fare. Remus
aveva loro candidamente suggerito di fare i compiti, tanto per cambiare,
ricevendo in risposta una sonora pernacchia. Al che li aspramente aveva
rimbrottati che se anche per una volta facevano qualcosa di vagamente
intelligente invece dei loro scherzi idioti, non sarebbe morto nessuno. Quando
mai lo disse!
James e Sirius passarono tutto il pomeriggio
chini su un foglio di pergamena, parlottando fitto, fitto tra loro: Remus
ricordava perfino di essersi sentito vagamente soddisfatto a quella vista. La
sua soddisfazione era durata poco, per la precisione fino a quella sera, quando
gli amici si erano esibiti nella rappresentazione di una canzone di
cinquantatre, lunghe strofe, tutte sullo stampo di quella che avete appena
letto. Ora, al di là della qualità del materiale, per cui probabilmente ogni
singolo cantante o musicista della storia si sta ancora rivoltando nella tomba,
abbinateci pure le voci non propriamente da usignolo di Sirius e James e
capirete il perché della reazione di Remus…
La ‘canzone del coccolo’, come era stata
rapidamente ribattezzata, aveva imperversato incontrastata nel loro dormitorio
per due intere settimane, prima che Remus, stufo marcio di sentirla a tutte le
ore del giorno e della notte, li aveva presi e, minacciando di ficcargli la
testa nel water, aveva fatto loro giurare di non cantare mai più, per nessuna
ragione al mondo, quella canzoncina stupida. James e Sirius avevano tenuto fede
al giuramento, almeno fino a quel momento…
"Il mio piccolo
coccolo è partito…
ma presto tornerà,
con ghirlande di viole e
lillà…".
Nessuno poteva resistere a quella tortura,
nemmeno con le migliori intenzioni del mondo.
"Ok, ok" gridò Remus, a metà della terza
strofa, con le mani sulle orecchie e l’espressione stravolta. "Avete
vinto!".
"Abbiamo vinto?" ripeté James, fermandosi a
metà di un acuto.
"Riprendi a parlarci?" aggiunse Sirius, in
tono vittorioso.
"Sì, sì, sì!" si arrese il licantropo.
"Basta che la smettiate immediatamente con quello strazio!".
James e Sirius si rivolsero un’occhiata
trionfante e si strinsero la mano. "Ottimo lavoro, Padfoot!".
"Ottimo lavoro, Prongs" gli fece eco Sirius.
"Un’altra missione perfettamente riuscita…".
"Siete gli esseri più subdoli, sleali,
infidi…".
"Grazie, Moony" lo interruppe Sirius, ben
sapendo che la cosa poteva tirare per le lunghe, conoscendo la vastità del
vocabolario di Remus. "Anche noi ti vogliamo bene!".
"È bello risentire la tua voce".
Subito dopo, Remus si infiammò. "Volete
sentire la mia voce?" domandò, mentre da sollevato il suo tono si caricava di
rabbia. "E allora ve la do io!".
"Oh, no…".
"Per favore, non sgridarci: la Evans ci ha
già strigliati abbastanza…".
"Sì che vi sgrido invece!" esclamò Remus,
infervorandosi subito. "Ve la siete andata a cercare: dovreste ringraziare che
non posso fare troppi movimenti se non voglio riaprire le ferite, altrimenti vi
prederei a legnate! Lasciare sola una bambina di quattro anni? Di notte? Dopo
tutti i casini che sono già successi? Ma siete stupidi o vi sforzate solo di
sembrarlo? Ve lo avevo detto o non ve lo avevo detto che potevo cavarmela da
solo? Vi avevo esplicitamente chiesto di non pensare a me e stare con Dora,
dannazione! Invece, appena mi giro, via che voi fate di nuovo di testa vostra!
Tutto quello che ho detto ieri allora vi è entrato da un orecchio e vi è uscito
dall’altro: non faccio nemmeno in tempo a dirvi che dovreste maturare un po’ che
voi siete già dietro a dimostrarmi che ho ragione! Avete idea di cosa sarebbe
potuto succedere se Lily non l’avesse trovata?".
"A nostra difesa, avevamo un
piano…".
"Non mi importa un accidente del vostro
piano!" strillò Remus, così forte da andare quasi in falsetto. "Era un piano
stupido: far collassare la bambina a suon di gelato, ma si può? E se si fosse
sentita male sul serio? L’avreste portata di nuovo in Infermeria? Come minimo,
la McGranitt vi faceva sospendere tutti e tre! E ve lo sareste meritato! Di
tutte le idee balzane che abbiate mai avuto in vita vostra, questa è senza
dubbio la più idiota di tutte! Non trovo nemmeno le parole per descrivervi:
qualunque appellativo mi sembra troppo riduttivo in confronto all’idea che ho di
voi in quel momento…".
Ma a dispetto di quello che aveva appena
affermato, Remus di parole ne aveva eccome: sembrava un fiume in piena! Doveva
aver immagazzinato tutto quello che voleva dire nella mezz’ora di silenzio e che
adesso stesse riversando tutto, fuori con gli interessi!
I tre malandrini attoniti non riuscivano
nemmeno a intervenire per dire qualcosa in loro difesa: mentre Remus li sgridava
per bene, non potevano far altro che stare a guardare il pavimento con
espressione colpevole.
"Santa Circe, era meglio quando teneva il
broncio!" sussurrò Sirius. "Mi sa che abbiamo sbagliato…".
"Ma tu quanto pensi che possa andare
avanti?" interloquì James. "Credo che non abbia ancora ripreso
fiato…".
"Presto o tardi si stancherà…" borbottò
l’altro in risposta.
Ma dopo diversi minuti, Remus proseguiva
implacabile la sua filippica, riuscendo perfino a non ripetersi: quel ragazzo
era davvero unico! Ma Sirius cominciava ad averne abbastanza: aveva reso il
concetto, in fondo, si poteva anche finirla lì… Ma il licantropo non sembrava
intenzionato a fermarsi troppo presto…
Un’idea germogliò nella testa del ragazzo.
Beh, se non lo fa tacere questo, la nostra unica alternativa sarò
ucciderlo…
"Cosa devo fare per convincervi a usare la
testa?" stava nel frattempo dicendo Remus. "Siete dei ragazzi intelligenti,
santo Merlino: avrete pure una minima percezione di ciò che è giusto e
sbagliato! O meglio di cosa è opportuno fare in determinate
situazioni…".
Vagamente consapevole che Remus l’avrebbe
come minimo scuoiato per quello che stava per fare, Sirius si alzò in piedi,
osservando con cipiglio deciso il licantropo.
"Dove pensi di andare?" lo aggredì
prontamente questi. "Non ho ancora finito con…".
Non terminò la frase perché Sirius gli tappò
letteralmente la bocca… con un lungo, interminabile bacio alla
francese!
Calò uno scioccatissimo silenzio, rotto
soltanto dalle mascelle di Peter e James che cadevano tintinnando sul
pavimento.
Dopo un tempo che parve a tutti eterno,
Sirius si staccò e tornò a sedersi come se nulla fosse successo e fosse
perfettamente normale infilare la lingua in bocca a uno dei suoi migliori
amici.
James e Peter lo fissavano come se si fosse
messo a ballare la conga in costume, mentre l’espressione di Remus era
semplicemente indescrivibile: un misto di stupore, confusione, sorpresa e tanto,
tanto disgusto.
"Beh?" fece Sirius. "Che avete da
guardare?".
Al che Remus esplose. "MI HAI INFILATO LA
LINGUA IN GOLA, ECCO COSA C’È! MA TI SEI COMPLETAMENTE RINCRETINITO O COSA,
RAZZA DI MANIACO PERVERTITO!".
"Quante storie" lo liquidò sirius, con un
gesto non curante della mano. "Per un bacetto…".
"BACETTO?! BACETTO?!" ripeté Remus, sempre
più isterico. "QUELLO ME LO CHIAMI BACETTO, SIRIUS? UN BACETTO È QUELLO CHE DAI
A TUA ZIA QUANDO LA VEDI A NATALE, NON QUESTO! QUESTO ERA TUTTO TRANNE UN
BACETTO!".
"Ok, ok, respira e rilassati" cercò di
tranquillizzarlo con non curanza il ragazzo. "Altrimenti, rischi che ti venga un
infarto!".
Probabilmente Remus gli sarebbe saltato
addosso (e non con intenzioni benevole), se James non l’avesse trattenuto e
fosse intervenuto per cercare di riportare la conversazione su un piano
razionale. "Padfoot" esordì, con la cautela di chi parla a una tigre famelica.
"Posso sapere che cavolo ti passa per la testa, prima di chiamare gli ometti del
manicomio?".
"Rilassatevi: non sono impazzito né
diventato gay all’improvviso. Senza offesa, coccolo, ma non sei il mio tipo…
Volevo solo interrompere il tuo lungo monologo: hai reso l’idea, siamo degli
irresponsabili senza cervello, passiamo oltre?".
Peter e James si rilassarono subito: Sirius
non era ammattito, era solamente il solito scemo!
Remus, in quanto più direttamente coinvolto,
invece ci mise un po’ più tempo a carburare la notizia. "Tu… io… ma…" balbettò
per alcuni secondi, con il cervello completamente in tilt. Poi sospirò,
lasciandosi ricadere sul letto. "Qualcuno può portarmi spazzolino e collutorio,
per favore?".
Inutile arrabbiarsi oltre: Sirius era e
sarebbe sempre rimasto Sirius, capace di fare praticamente qualunque cosa. Su
questo punto, Remus si era rassegnato da un pezzo.
"Visto che ha funzionato, però?" gongolò il
ragazzo.
"Tu taci… Mi hai fatto quasi venire un
aneurisma" sbuffò Remus, in tono appena, appena irritato: d’accordo che era
buono, ma non al punto da perdonargli uno scherzo del genere su due piedi. "E
stammi lontano! Tra parentesi: tu lo sai che le mentine per l’alito non
uccidono, vero? Mi hai quasi steso!".
"Oh, ammettilo che in fondo, in fondo ti è
piaciuto, Moony!" lo prese in giro Sirius, ridacchiando come il perfetto
bastardo che era.
Remus arrossì suo malgrado. "Azzardati a
ripeterlo e non bacerai mai più nessuno, Black, mi ha capito?" lo minacciò.
"Anzi, non farai mai più proprio nulla!".
"Quanto sei violento… Potrebbe anche essere
stata una plateale dichiarazione d’amore e tu mi ripaghi con cosa? Minacce e
offese!".
"Sirius, ti ho visto in azione in tutti
questi anni e ho più volte commentato il tuo comportamento con l’altro sesso: tu
sei la persona meno gay che abbia mai conosciuto!".
"Era un complimento o cosa?" domandò Sirius,
perplesso da quell’affermazione.
"Non era nulla: prendilo per quello che ti
pare. E tra parentesi, se uno di voi si azzarda a proferire parola su quanto
successo qua dentro negli ultimi cinque minuti, passerà il resto della sua vita
a nutrirsi attraverso una cannuccia!".
Gli altri tre dubitavano seriamente che
Remus avrebbe messo davvero in atto la minaccia, tuttavia, considerato lo stato
in cui versava in quel momento (del tipo, bomba a orologeria pronta a esplodere)
preferirono non contraddirlo e annuire vigorosamente.
"Non una parola".
"Labbra cucite".
"Silenzio di tomba".
"Bene". Remus guardò l’orologio. "È meglio
che andiate o farete tardi a lezione".
"Ok, ci vediamo stasera. Sai già quando la
Chips ti fa uscire?".
"Probabilmente domani: è stato un plenilunio
leggero…".
I tre annuirono e si alzarono, facendo per
avviarsi.
"Ah, James, parla con Lily quando riesci:
era abbastanza alterata…".
"Alterata credo sia un gentile eufemismo"
scherzò Sirius, ridacchiando. "Il nostro Prongs ha dato il meglio di sé
stamattina…".
"Sì, appunto per questo deve chiederle
scusa… E vedete di riavere indietro Dora, possibilmente".
"Agli ordini capo…".
James, Sirius e Peter erano già sulla porta,
quando Remus li richiamò di nuovo. "E per favore, cercate di comportarvi bene
almeno per un paio d’ore… Fino a domani, il tempo di riprendermi…".
"Faremo del nostro meglio…" lo rassicurò
James, aprendo la porta. "Ma non promettiamo nulla!".
Lui e Peter uscirono, salutandolo con un
cenno. Sirius esitò un istante, prima di dire: "Ah, un’ultima cosa: te l’ha mai
detto nessuno che baci bene?".
"SPARISCI!" ululò Remus.
Sirius rise, chiudendosi rapido la porta
alle spalle e sentendo il tonfo del cuscino che mancava il bersaglio.
LYRAPOTTER’S CORNER
Buon giorno a tutti, miei fidi lettori…
Sempre ammesso che nel corso dell’ultimo mese non vi siate tutti dimenticati di
questa fanfiction!!!!!! Ma non temete. La magra è finita e conto di aggiornare a
pieno regime fino alla fine dell’estate, se non altro per ripagarvi dell’attesa.
La libertà è una cosa meravigliosa: non avete idea di quanto morissi dalla
voglia di scrivere questo capitolo, le mani lavoravano da sole (e si è visto, è
venuto fuori il mio solito papirone!!!!!!!). Ed è ancora meglio dopo aver
conquistato un sudatissimo e appagantissimo 88!!!!!!! Tutti i vostri in
bocca al lupo hanno portato bene!
Che altro dirvi, lo so che in questo
capitolo Dora praticamente non si vede: in linea puramente teorica, doveva
esserci un altro pezzo, che è scalato per cause di forza maggiore, altrimenti
veniva davvero troppo lungo. Se vado avanti a scrivere capitolo di questo
stampo, finirò la fa tra un anno: il mio problema sono le scenette che mi
vengono in mente in corso d’opera e che non posso tralasciare…
E fan di James e Lily, non preoccupatevi: la
tempesta non durerà molto. Perciò risparmiatemi almeno fino al prossimo
capitolo, poi se vorrete, potrete ancora uccidermi!!!!!!!
Un’altra cosuccia: spero che nessuno si
faccia idee strane per il bacio tra Remus e Sirius, non ci saranno evoluzioni
yaoi nell’immediato o remoto futuro, Sirius è semplicemente Sirius. Anzi, la
colpa è più della mia testa bacata che mi dà di queste idee: immagino sia stato
l’effetto di quattro settimane chiusa in casa a studiare, visto che quella scena
mi è venuta in mente davanti al libro di matematica. E poi dicono che la scuola
non fa male!!!!!! E giuro che il prossimo bacio Sirius lo darà a Melanie, ho già
la scena scolpita in testa!!!!!!
Detto questo, un immenso grazie
a:
Iva27, spero
vivamente che i tuoi esami siano andati bene!!!! E non ti preoccupare: il giorno
prima dell’orale, ero in giro su internet pure io!!!!!!! Grazie infinite per i
complimenti, spero di risentirti!!!
_Mary, Sirius
e Melanie sono work in progress, dal prossimo capitolo vedrai, le cose si stanno
mettendo velocemente in moto… Povera Dora sul serio, ma tornerà presto la soltia
di sempre, tranquilla!!!!!
terry93, pensa
che questo è ancora più lungo, sono davvero fuori controllo!!!!!! Le cose tra
Lily e i Malandrini non sono andate proprio come pensavi, ma la miscela è stata
esplosiva comunque!!!!!
Queen_M, dopo
tutti questi complimenti non posso che arrossire e ringraziare e sperare che la
reazione di Lily non ti abbia delusa!!!!!!
malandrina4ever, darò occasione a Sirius di fare chiarezza nei prossimo capitoli: in
questo, come puoi immaginare, la sua testa a da tutt’altra parte!!!! Nemmeno io
avrei voluto essere Sirius e James: tra Lily e Remus se la sono vista brutta sul
serio!!!!!!
LadyMorgan, guarda, toglimi un dubbio: il capitolo ti è piaciuto? No, perché
non sono sicura di averlo capito bene XDXDXD sirius ha fatto affari d’oro, ormai
può vivere di rendita: ora deve solo fare chiarezza su quello che prova lui! Chi
non ha dubbi è Dora, nei prossimi capitolo, quando Remus sarà di nuovo in piedi
e alla mia mercé, farò risaltare questo lato del loro rapporto! Quanto al
demonio S.C.U.O.L.A, l’ho sconfitto: il maledetto liceo P. Nervi non dominerà
mai più il mo destino!!!!!!! Sìsìsìsìsì, scatena lo zio Tom contro la MariaStar,
farai un favore a me e a un sacco di gente (tra parentesi in questi giorni l’ho
visto un po’ agitato, sarà perché ci ho messo tanto ad aggiornare?). A presto,
ma cherie!!!!!
hermy101, i
Malandrini si credevano in una botte di ferro: ovviamente hanno fatto male i
loro conti!
Julia Weasley, la parte degli occhi azzurri ha fatto ridere pure me, sai? E
anch’io tendo a sragionare quando sono in imbarazzo… Dora in questo capitolo
l’ho lasciata in panchina, ma dal prossimo tornerà in tutta la sua
furia!!!!!!
Alohomora, ma,
non esserne sicura: ho già elaborato l’epilogo per questa fanfiction e quando
arriverà il momento, potresti trovare una gradita sorpresa!!!!! Ma ti sto già
dicendo troppo!!!!!!
Grazie ovviamente a Laura, come
sempre, anche se non mi ha ancora detto cosa pensa dell’ultimo capitolo!
A presto con tante novità interessanti, see
you soon!!!!!!!!
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Capitolo 16 *** Capitolo XV ***
BABYSITTER PER
CASO
CAPITOLO XV
The 7 things I hate about
you!
The 7 things I hate about you, oh
you
You're vain, your games, you're
insecure
You love me, you like her
You make me laugh, you make me
cry
I don't know which side to
buy
Your friends, they're jerks
When you act like them, just know it
hurts
I wanna be with the one I
know
And the 7th thing I hate the most that you
do
Fare la babysitter è un lavoro faticoso… e
lo è soprattutto se la bambina da accudire si chiama Ninfadora Tonks, come
stavano scoprendo Lily, Melanie e Alice quella sera. Infatti, non sembrava che
la disavventura della sera prima avesse traumatizzato più di tanto la bambina,
che per l’ennesima volta dava sfoggio delle sue sorprendenti capacità di
ripresa: non era stata ferma un attimo tutto il giorno, tanto che le ragazze
avevano presto rinunciato all’idea di fare i compiti. Del resto, era
praticamente impossibile concentrarsi con quel piccolo vulcano in costante
eruzione. Dora si stava letteralmente divertendo più che al luna park: non che
stare con i Malandrini non fosse divertente, ma i ragazzi non avevano
beauty-case di trucchi nascosti nel baule (e meno male, direte voi!).
Tutto era cominciato subito dopo cena,
quando Dora, casualmente e in circostanze del tutto indipendenti da altrui
volontà, aveva messo le sue dorate manine sull’intero set di trucchi di Claire
Parker, accuratamente custodito nel suo baule, fuori dalla portata di chiunque.
Questa è ovviamente la versione ufficiale dei fatti: quella ufficiosa era che
Lily e Melanie avevano, sempre casualmente ovvio, frugato nel baule dell’odiata
compagna di stanza finché non l’avevano trovato e messo sulla strada della
bambina. Del resto, Lily glielo avevo promesso la notte prima e ogni promessa è
debito. E per farvi capire la portata del disastro, vi basti sapere che quei
trucchi arrivavano direttamente da Parigi e che costavano probabilmente più
dell’intero bagaglio di Lily e Melanie messe insieme.
Comunque, due ore dopo, del raffinato e
costoso beauty case di Claire restava giusto il ricordo: Dora si era messa
d’impegno per usare e consumare ogni singolo mascara, ombretto, rossetto,
lucidalabbra e smalto su cui era riuscita a mettere le mani, tant’è che sembrava
che nella stanza fosse esplosa una bomba di cosmetici. In più, aveva rotto una
boccetta di profumo e ora l’essenza di Claire Parker appestava l’aria della
stanza.
La bambina si era impiastricciata tutta la
faccia, dando sfogo alla sua vena d’artista incompresa, e ora assomigliava
vagamente a un clown ubriaco che si fosse truccato al buio. Non paga, quando
aveva esaurito ogni centimetro di pelle disponibile, aveva deciso che Lily,
Melanie e Alice sarebbero state delle ottime cavie per migliorare le sue abilità
e le aveva costrette a farle da modelle. Le ragazze si erano sottomesse subito,
pur un po’ riluttanti, per nulla ansiose di sentire eventuali capricci e
pensando che in ogni caso non le vedeva nessuno.
Ora Lily ammirava allo specchio il lavoro
concluso. Beh, perlomeno ha un ottimo senso del colore, pensò mentre
osservava le generose ditate di ombretto verde (perfettamente intonato ai suoi
occhi) che le decorava mezza faccia, accompagnato da un lucidalabbra arancione,
un rossetto rosso che le aveva colorato il naso e le guance e un uso
assolutamente smoderato di fondo tinta. Merlino, assomiglio a un Oompa Loompa
di Willy Wonka conciata in questo modo. Fortuna non le abbiamo dato un paio di
forbici: chissà che faceva ai nostri capelli nel caso…
Non che a Melanie e Alice fosse andata tanto
meglio, osservò voltandosi. Con Melanie, Dora si era lasciata andare nell’uso
della cipria, tanto la faccia della ragazza era praticamente bianca. A questo si
aggiungevano dei pesanti cerchi intorno agli occhi di ombretto viola e un uso
indiscriminato del mascara (applicato molto saggiamente da Melanie stessa
seguendo le indicazioni Dora, temendo per l’incolumità dei suoi occhi): come
risultato, Melanie ricordava molto un panda. Quanto ad Alice, con una matita
nera Dora le aveva disegnato naso e baffi da gatto, a cui aveva aggiunto un
lucidalabbra glitter (che chissà come era finito ovunque tranne sulle labbra) e
un ombretto blu (finito ovunque tranne che sulle palpebre, ovviamente). Alice
stessa aveva completato l’opera Evocando sul momento un paio di grandi e pelose
orecchie da gatto che si era calata sulla testa.
"Certo che sei una vera artista, piccola"
considerò Lily, sorridendo a Dora, che ancora non sazia, stava dando fondo agli
ultimi resti per rendere irriconoscibile il suo orsacchiotto. Lily non prese
nemmeno in considerazione l’idea di fermarla: bastava vedere quanto la bambina
si stava divertendo. Poco importava se poi ci sarebbero voluti tre anni per
ripulire il pupazzo. Si guardò intorno per la stanza, chiedendosi vagamente come
avessero fatto i trucchi a finire anche sulle pareti.
"Ci vorranno secoli per pulire tutto…" stava
dicendo, quando fu accecata dall’abbagliante flash di una macchina
fotografica.
"Mel!" gridò, voltandosi e trovando l’amica
che esibiva in bella mostra la sua macchina di istantanee e che ammirava una
foto.
"Oh, ma quanto sei carina!" tubò,
ridacchiando. "Andrebbe ingigantita e affissa a tutti i cartelloni degli avvisi
del castello…".
"Non ti azzardare!" esclamò Lily, saltando
in avanti, solo per essere nuovamente abbagliata mentre Melanie scattava
un’altra foto.
"Questa la prendo io!" si intromise Alice,
prendendola di sorpresa e togliendole di mano la macchina.
Prima che Melanie potesse protestare, Alice
si era allontanata e le aveva fatto una foto. Ridacchiò spudoratamente quando la
vide.
"Ma sei meravigliosa!" ghignò divertita.
"Questa finisce dritta, dritta nella posta del mattino di Sirius
Black…".
Anche sotto la cipria, fu evidente che
Melanie arrossisse furiosamente, mentre si avventava sull’amica cercando di
strapparle la foto di mano. "Non ci provare, Alice! Dammi quella
dannata…".
Si arrampicò sulle sue spalle, mentre Alice
ridendo tendeva il braccio in avanti per tenere l’istantanea fuori dalla sua
portata. "Argh! Togliti di dosso, panda malefico!".
"Prima ridammela!".
"Lily, aiutami!".
Lily scattò in difesa dell’amica,
togliendole la foto di mano e portandosi rapidamente fuori dalla portata di
Melanie, mentre Alice ora si preoccupava di trattenerla.
"Oh, sei davvero adorabile" sorrise Lily,
osservando divertita l’amica immortalata in quel modo assurdo, reso ancora più
assurdo dalla sua espressione stupita. "Sai, Alice, dovremmo anche aggiungere
una lettera d’amore. Sai, qualcosa del tipo Sirius, ti amo più della mia
stessa vita, ti prego sposami. Firmato, il tuo piccolo panda
innamorato".
Entrambe risero, mentre Melanie metteva su
un broncio scocciato. "Dovete solo provarci" le minacciò. "Mollami,
Alice!".
"Ai tuoi ordini, vossignoria" ridacchiò
l’altra, lasciandola di colpo e spedendola così per terra.
"Andiamo, Mel, lo sai che non lo faremmo
mai" scherzò Lily, mentre la ragazza, dopo essersi alzata, le prendeva la foto
di mano. "Siamo tue amiche, no?".
"Già, certo, amiche del cuore" sbuffò la
ragazza. "Sorridete all’uccellino!" e scattò di nuovo, immortalandole entrambe.
"Ecco, questa la spedisco per raccomandata a Frank e James!".
"Mel!" gridarono in coro Lily e
Alice.
"Ma scherzavo… Siamo amiche, no?" fece loro
l’eco. "Guardatevi un po’: che ne pensate?".
Entrambe risero di cuore nel vedere la foto.
"Pensa ad andare in giro conciate in questo modo…" mormorò Lily.
"Beh, di certo lanceremmo una nuova moda!"
osservò Alice, ridendo. "E poi, chissà, magari a Frank e James
piacerebbe…".
Lily si adombrò all’istante. "Non nominare
quell’essere" disse tra i denti.
Alice e Melanie si scambiarono uno sguardo
perplesso. Quell’essere: era arrivata al punto da non voler nemmeno sentire o
pronunciare il suo nome. Ma che diavolo era successo nel dormitorio dei
Malandrini quella mattina? Per quanto si fossero sforzate, non erano riuscite a
cavare una parola dalla bocca di Lily. Si era presentata a pranzo,
apparentemente riappacificata con il mondo, tranne per il piccolo dettaglio che
non voleva più sapere nulla di James Potter. Alice e Melanie non capivano cosa
potesse aver fatto di tanto grave per provocare una reazione tanto violenta,
considerato che fino al giorno prima, Lily sembrava disposta ad accettare un
invito ad uscire, quando fosse arrivato.
"Lily" cominciò Melanie. "Ci vuoi dire che
cosa…".
"No" fu la secca risposta. "Non ne voglio
parlare, non ci voglio pensare: voglio solo dimenticarmi dell’esistenza di
quell’essere!".
"Mi stai dicendo che hai intenzione di
chiamarlo ‘quell’essere’ per l’eternità?" domandò Alice.
Prima che Lily potesse rispondere,
intervenne Dora, che fino a quel momento era stata troppo impegnata con l’orso
per prestare loro attenzione. Tuttavia, era da quando aveva visto la macchina
fotografica che aspettava il momento buono per intervenire.
"La voglio anch’io una foto!" trillò con
voce squillante. "La voglio anch’io una foto!".
"Ah, ok!" fece Melanie, presa alla
sprovvista: impegnata a cercare di capire cosa passasse per la testa della sua
amica, si era quasi dimenticata della bambina. "Ferma così, allora" aggiunse
subito dopo, sollevando la macchina e scattando.
"Perché non facciamo una foto tutte
insieme?" propose Lily, felice di poter scambiare argomento. Temeva le domande
delle amiche perché non poteva spiegare il motivo per cui era tanto arrabbiata
con James senza svelare anche il segreto di Remus, anche se sapeva che non
avrebbe potuto evitarle per sempre. Presto o tardi mi inventerò una scusa
convincente…
Dora si dimostrò subito entusiasta della
proposta. "Sì, sì, dai!".
Così le quattro giovani si misero in posa
(con anche l’orso, ovviamente), Melanie inserì l’autoscatto e fece levitare la
macchina davanti a loro. "Ok, dite cheese".
Stavano giusto ammirando il risultato,
quando la porta della stanza si aprì ed entrò Claire Parker, in tutto il suo
scarso splendore.
"Per Morgana!" esclamò, guardando con un
sorrisetto ironico le facce truccate delle sue compagne di stanza. "Cosa avete
fatto? Vi siete truccate al buio?".
"Veramente, noi…" cominciò a spiegare Lily,
quando Claire riconobbe il beauty-case rovesciato e vuoto in terra. Lanciò un
urlo che quasi frantumò i vetri, precipitandosi verso la sua proprietà. Tutto
ciò che rimaneva era un lucidalabbra rosa chiaro, una scatola di fondotinta e
uno smalto rosso: tutto il resto era stato sapientemente consumato fino all’osso
da Dora.
"I miei trucchi!" gridò Claire, con gli
occhi fuori dalle orbite per la rabbia. "I miei poveri, preziosi
trucchi!".
"Erano i tuoi?" fece Melanie, fingendosi
stupita. "Accidenti, non ce n’eravamo proprio accorte…".
Al che, Claire le fulminò una ad una,
cercando poi di avventarsi su Dora, che il suo cervello aveva catalogato come
l’ovvia colpevole. "Tu, piccolo mostro!" ululò.
"Ma che, sei impazzita?!" gridò Alice,
mettendosi tra lei e la bambina, mentre quest’ultima, spaventata, si ritirava
dietro le gambe di Lily e Melanie. "Ha solo quattro anni! Così la spaventi e
basta!".
"E perché voi tre non l’avete fermata? Non
ci credo che non vi siete accorte che quello era il MIO
beauty-case!".
"Davvero non ce ne siamo accorte" obiettò
Melanie, con una faccia di bronzo da fare invidia. "Ci divertivamo così tanto
che davvero non ci abbiamo fatto caso…".
"Sei una bugiarda, Griffith!" strillò
Claire, al colmo della collera. "Voi lo sapevate benissimo! Anzi, non mi
stupirebbe se glielo aveste dato voi, a quel piccolo sgorbio! È solo l’ennesimo
dei vostri dispetti crudeli, che credete, che sono stupida?".
"Oh, non buttarla tanto sul tragico" sbuffò
Lily. "Sono solo cosmetici: non pensi di essere un tantino
esagerata?".
"Un tantino esagerata? Evans, quei cosmetici
arrivavano direttamente da Parigi!".
"Beh, la prossima volta comprali ad
Hogsmeade" rispose Melanie con un’alzata di spalle. "Stessa qualità, prezzo
dimezzato".
"Voi, voi, piccolo arpie! Si può sapere che
diamine vi ho fatto per meritarmi tutta questa ostilità?".
"Che cosa ci hai fatto?" ripeté Lily,
sgomenta. "Ora non fare la martire, Parker: tu prima di tutte sei un’autentica
carogna. Tanto per dirne una, non più tardi di tre giorni fa mi hai dato della
‘triglia puritana’!".
"Solo perché lo sei!" obiettò
Claire.
"E che mi dici di quella volta che mi hai
scollegato la sveglia il giorno dell’esame di metà trimestre di Pozioni?"
domandò serafica Melanie. "Per colpa tua, ho rischiato di prendere
un’insufficienza a tavolino!".
"Te l’eri andata a cercare".
"E quando ci hai provato con Frank?" chiese
Alice, in tono minaccioso: Alice poteva essere dolce e cara finché voleva, ma
quando le si toccava il fidanzato diventava una furia assassina. "Lo sapevi
benissimo che sta con me, ma questo non ti ha impedito di cercare di saltargli
al collo come una sanguisuga!".
"Ma se è stato lui a cominciare" la provocò
Claire, ottenendo in risposta solo tre sbuffi carichi di scetticismo. Nemmeno
con tutta la buona volontà del mondo, Claire sarebbe mai riuscito a convincerle
che il timido e dolce Frank Paciock ci aveva provato con lei: a parte il fatto
che Claire non era proprio il suo tipo, Frank era innamorato di Alice più o meno
dal primo momento in cui l’aveva vista, al banchetto d’inizio anno di sette anni
prima.
"Ma fammi il piacere!" esclamò infatti
Alice, con voce carica di rabbia. "Pensi sul serio di potermi convincere che il
MIO Frank ci ha provato con te?".
Claire alzò le spalle. "Credi quello che ti
pare, Abbott: il fidanzato è tuo ed è un tuo problema!".
"Esattamente. E vedi di tenere i tuoi
lussuriosi tentacoli lontano da lui, se non vuoi che te li tranci!".
"Ah, ma perché perdo ancora il mio tempo a
discutere con voi? Qualunque cosa dica, tanto sono sempre io dalla parte del
torto… Cosa ci fa ancora qui il piccolo mostro?".
"Il ‘piccolo mostro’ ha un nome, Parker: si
chiama Dora ed è nostra ospite".
"Stamattina vi avevo detto che non la volevo
tra i piedi!" obiettò Claire, in tono stizzito. "Perché non la riportate da
Black, dove dovrebbe stare? Secondo me, è pure contro le regole tenerla
qui…".
"Oggi ci hanno visto un sacco di insegnanti
e nessuno si è lamentato" osservò in tono innocente Lily.
"Uff, non la voglio qui, soprattutto dopo il
disastro che ha combinato: portatela via!".
"Beh, io direi che viviamo ancora in una
democrazia" commentò Alice. "Siamo tre contro una e la maggioranza vince sempre.
Perciò, Dora resta qui finché riterremo opportuno che resti qui. Discussione
chiusa".
Claire sbatté i piedi a terra, per nulla
soddisfatta da come si era risolta la disputa. Raccolse i miseri resti del suo
raffinato set di trucchi e si sedette sul suo letto, gettando di tanto in tanto
delle occhiate torve nella loro direzione.
"Ma che cosa le ho fatto?" domandò Dora, con
gli occhioni da cerbiatto.
"Nulla, tesoro" rispose Melanie, con un
sorriso dolce. "È solo una vecchia oca acida!".
"Nel suo futuro ci sono solo solitudine e
ventisette gatti" aggiunse Lily.
Dora la guardò senza capire. "Che cosa vuol
dire?".
"Niente di importante: anche Lily è un po’
acida se si parla di Claire Parker" ridacchiò Melanie.
Claire si alzò in quel momento, diretta
verso il bagno. Prima di barricarcisi dentro, con la non dichiarata intenzione
di prosciugare tutta l’acqua calda, disse, con un ghigno di perfida
soddisfazione. "A proposito, Sirius Black mi ha chiesto di venirvi a chiamare:
sembrava abbastanza importante…".
"E perché ce lo dici solo adesso?" domandò
Melanie, voltandosi nella sua direzione.
"Bah, mi sarà passato di mente… Scusa
tanto!". E sempre con quel ghigno che di dispiaciuto non aveva proprio nulla,
chiuse la porta.
"Brutta…!" esclamò Melanie. "Stavolta la
uccido sul serio! L’ha fatto apposta!".
"Ovvio: strega è e strega rimane" considerò
Alice, con calma. "Ma prima di affogarla nella doccia, vai a vedere cosa vuole
Sirius".
"Cosa, perché io?" fece Melanie, arrossendo
all’instante.
"Perché se ci vado io, lo uccido di sicuro"
rispose Lily. "Tu invece sai come trattarlo…".
"Ma io…".
"Dai Mel, tanto vorrà parlare di Dora" la
incoraggiò Alice. "Non è difficile".
"Ricordarti però che finché non torna Remus
non gliela ridiamo" l’ammonì Lily. "Non farti abbindolare dai suoi sorrisetti
ammaliatori: dura e decisa!".
"Dura e decisa" ripeté Melanie. "Dura e
decisa, dura e decisa, dura e decisa… Ok, vado".
Era già con la mano sulla porta, quando Lily
e Alice la richiamarono indietro. "MEL!" gridarono in coro.
"Cosa?" fece lei, allarmata.
"La faccia!".
"La faccia?". Melanie si portò una mano al
viso e solo in quel momento si ricordò che era ancora conciata in versione panda
demente. Merlino, se Sirius l’avesse vista in quello stato, sarebbe sprofondata…
"Oh, santa Circe! E adesso che faccio? Non posso scendere da Sirius in questo
stato, mi riderebbe in faccia…".
Lily si avvicinò e la prese per le spalle.
"Tranquilla, un bel respiro profondo, calmati. Ok?".
"Ok… Ma come faccio?".
"Siamo streghe o no?" domandò Lily in tono
retorico. "Gratta e netta".
In un istante la faccia di Melanie era come
nuova.
"Ecco, ora puoi andare dal tuo principe
azzurro. E ricordati: dura e decisa".
"Certo. Grazie, Lily. A tra poco". Uscì e
scese le scale, continuando a ripetersi "dura e decisa, dura e decisa, dura e
decisa…" come se fosse un mantra.
Sirius l’aspettava su una poltrona proprio
di fronte alla scala del dormitorio, braccia incrociate ed espressione
corrucciata. Per la Dama del Lago, ma come fa a essere così bello?, pensò
Melanie, mentre il suo cervello andava in tilt come d’abitudine. No,
concentrati, concentrati. Ricorda: non farti abbindolare. Dura e decisa, dura e
decisa…
Quando la vide Sirius le sorrise, alzandosi
in piedi. "Ehi, ciao, Melanie".
A quel punto la ragazza non capì
assolutamente più nulla. "Sono dura e decisa" disse a mo’ di saluto.
Cretina!, ruggì per contro la solita voce nella sua testa. ‘Ciao’ è
passato di moda?
Sirius la guardava confuso. "Prego? Che cosa
voleva dire?".
"No… nulla… Solo che… Vedi io… Ciao, come
stai?" concluse alla fine, grata di essere riuscita a mettere insieme tre parole
di senso compiuto. Ti supplico, fammi sprofondare, qui e
subito.
Sirius la guardava come se stesse facendo
uno sforzo immane per non scoppiare a ridere. "Io bene… Più o meno: Remus ci ha
strigliati per bene".
"Tutto a posto, spero…".
"Sì, sì: ho trovato il modo di tappargli la
bocca". A quelle parole ridacchiò. Melanie stava per chiedergli spiegazioni,
quando lui la precedette. "Lascia stare: non è importante, affari da Malandrini.
Dov’è Dora?".
"Eh, come? Ah, sì, Dora è di sopra, nel mio
dormitorio con Alice e Lily".
"Devo pagare un riscatto per riaverla o
cosa?" domandò Sirius con un sorrisetto ironico.
Cos’è che dovevo dirgli? Ah, sì, dura e
decisa, Mel, forza! Ma perché mi sono fatta incastrare da quelle due?
"No, certo che non devi pagare un riscatto. Che
idea stupida".
Qualche minuto di silenzio imbarazzante
dopo, Sirius, con un sopracciglio inarcato, riprese: "E allora?".
"Beh, dopo quello che è successo la notte
scorsa, crediamo sarebbe meglio affidarla a qualcuno un po’ responsabile di voi
tre…".
"Detto altrimenti?" domandò Sirius, anche se
aveva già intuito dove la ragazza volesse andare a parare.
"Quando Remus uscirà dall’Infermeria" fu
infatti la prevedibile risposta. "Come sta, a proposito?".
"Meglio. Ha detto che probabilmente la Chips
lo dimetterà domani".
Melanie sorrise, sollevata. "Bene, sono
contenta di saperlo. Comunque, Lily ti manda a dire (testuale) ‘la bambina
lascerà questo dormitorio solo quando verrà a prenderla Remus in persona: non
affiderei a quei tre incompetenti nemmeno un pesce rosso!’".
Sirius fischiò, ridendo. "Però, è ancora
incavolata nera, eh?".
"In effetti… Ma si può sapere che cosa è
successo tra lei e James?" domandò Melanie, sperando finalmente di riuscire a
scoprire l’arcano mistero.
"Un brutto litigio" fu però l’asciutta
risposta. "Diciamo che hanno entrambi valicato i confini. Ma James se ne è già
pentito: è tutto il giorno che è depresso…".
"Invece Lily è incavolata nera: dice che non
vuole più né vederlo né sentirlo. Lo chiama ‘quell’essere’!".
"Immagino che James se la sia anche un po’
cercata: non l’ho mai visto così fuori di sé da quando lo conosco".
Parve riflettere alcuni minuti, poi riprese:
"Senti, forse non dovrei chiedertelo, ma visto che sei la sua migliore amica e
tutto… Non è che potresti mettere una buona parola per James con
Lily?".
"Io?" fece Melanie sorpresa. "Non
saprei…".
"Per favore, James è davvero sottoterra: è
la volta buona che si butta giù da una torre… Un solo tentativo, ti
prego".
Cosa è che diceva Lily?, pensava Melanie, mentre si perdeva in quei bellissimi occhi
supplichevoli: sarebbe rimasta lì a guardarli per l’eternità. Dura e
qualcos’altro… Mah, non era importante, come faccio a dirgli di
no?
Così prima ancora di rendersi conto di
quello che stava promettendo, aprì la bocca e disse, in tono vagamente sognante,
persa com’era in edificanti fantasie in cui lei e Sirius finivano arenati su
un’isola deserta: "Ma certo, le parlerò io, non c’è problema…".
Il viso di Sirius si distese in un luminoso
sorriso. "Grazie, Melanie: sei un angelo, sul serio!".
"Ma figurati". Non lo sai che per te io
farei qualunque cosa? Fortunatamente, le era rimasto abbastanza raziocinio
da non dire questo da alta voce.
"Vabbè, è meglio che vada allora, visto che
non credo di poterti convincere a ridarmi Dora stasera…".
Dora chi?, fu
il confuso pensiero che le attraverso la mente, mentre la sua bocca diceva: "Sì,
esatto. È meglio che vada anch’io. Buonanotte".
"’notte" ribatté Sirius. Poi fece una cosa
che la colse totalmente alla sprovvista: si chinò su di lei e le diede un veloce
bacio sulla guancia. Ma tanto bastò per farle partire i pochi neuroni ancora
funzionanti, mentre il cuore cominciava a battere come un tamburo. "Per il
favore che mi stai facendo" spiegò Sirius, un po’ imbarazzato.
"Ah, ah" fu l’unica cosa che riuscì a dire
Melanie, mentre il viso diventava color pomodoro maturo. Che favore gli
dovrei fare?
"Beh, ci vediamo" la salutò Sirius con un
cenno della mano, prima di voltarsi e sparire su per il dormitorio femminile.
Ancora sotto shock, Melanie si portò una
mano alla guancia in fiamme, lì dove le labbra del ragazzo l’avevano sfiorata
pochi secondi prima. Mi ha baciata sul serio? O mi sono immaginata
tutto?
******
Sirius non aveva esagerato dicendo che James
si sentiva sotto terra, anzi era stato probabilmente anche troppo gentile: il
ragazzo era all’apoteosi della depressione. Un solo martellante pensiero
continuava a girargli in testa: che stavolta Lily non l’avrebbe mai più voluto
vedere. Non era la prima volta che litigavano, le loro urla erano quasi leggenda
ad Hogwarts, ma quella volta l’aveva fatta davvero troppo grossa, le aveva
gridato dietro cose troppo gravi perché Lily, orgogliosa com’era, potesse mai
anche solo pensare di perdonarlo. In parole povere, aveva appena bruciato la sua
ultima possibilità di poter mai stare con la donna della sua vita, o perlomeno,
James si era auto convinto di questo. Da qui alla depressione più nera con vaghi
istinti suicidi il passo è breve.
Quando Sirius comparve in dormitorio dopo
aver parlato con Melanie, era seduto scompostamente sul pavimento mangiando una
Cioccorana dietro l’altra.
"Che stai facendo?" domandò Sirius,
lasciando cadere la sua borsa per terra: tanto la stanza vagava ancora nel
casino più totale, un po’ di disordine in più o in meno non avrebbe ucciso
nessuno.
"Sono il più grande imbecille del pianeta"
fu la risposta che ottenne, mentre James si infilava in bocca la sesta
Cioccorana nel giro di dieci minuti. "Lei voleva stare con me e io ho rovinato
tutto" borbottò poi, sputacchiando pezzetti di cioccolato dappertutto.
Quel piccolo dettaglio era la cosa più
deprimente di tutte: aveva mandato tutto al diavolo proprio nel momento in cui
Lily si era resa conto di poterlo sopportare e voleva offrirgli una chance.
Bel colpo, Potter!
"Dai" cercò di tirarlo su di morale Sirius.
"La stai facendo troppo tragica: conosci la Evans. Dalle qualche giorno per
sbollire e poi tornerà tutto come prima…".
James scosse convulsamente il capo.
"Stavolta no, stavolta non mi può perdonare: le ho dato della ‘sciocca
rompiscatole’. La conosco bene: dopo una simile offesa, non potrà mai
perdonarmi. L’ho persa ed è tutta colpa della mia stupida boccaccia!". E giù
un’altra Cioccorana.
Sirius lo guardò con un sopracciglio
inarcato. "Dove le hai prese queste?" domandò per cambiare argomento, accennando
alle carte di Cioccorana che lo circondavano. "Siamo stati insieme tutto il
giorno…".
"Nel baule di Remus…" rispose James,
indicando il suddetto baule proprio alla sua sinistra.
Giusto, domanda idiota: la scorta segreta di
Remus, che poi tanto segreta non era, visto che ne erano a conoscenza tutti.
Remus ne era praticamente drogato, la comprava a chili, era uno dei pochi lussi
che si permetteva, poi la nascondeva ovunque per la stanza e la teneva da parte,
in modo da averla sempre a disposizione nei momenti di crisi (amorosa,
d’astinenza, sociale, di qualunque tipo). Inoltre, il ragazzo aveva imparato
presto che se voleva persuadere i suoi amici a fare qualcosa, il metodo migliore
era sempre prenderli per lo stomaco: gli si sventolava una tavoletta di
finissimo cioccolato svizzero sotto il naso e quelli non capivano più niente,
diventavano più docili di agnellini.
Ora, James aveva deciso che il dolce era un
metodo più salutare dell’alcool per affogare le sue sofferenze: primo, perché
avrebbe evitato di ubriacarsi e sollevare gonne ad altri insegnanti, secondo,
perché la cioccolata non era proibita tra gli studenti e nessuno poteva dirgli
nulla se ne consumava qualche quintale, terzo perché l’unico problema a lungo
termine di una dipendenza da cioccolato erano i chili di troppo, cosa di cui a
James non fregava assolutamente nulla.
"Remus andrà fuori di testa se scopre che
hai toccato le sue scorte senza nemmeno chiederglielo" osservò
Sirius.
"Non me ne importa una mazza!" esclamò
James. "Mangerò tutto il cioccolato che mi pare e Remus non potrà dirmi proprio
nulla!".
Detto questo, si infilò in bocca l’ennesima
Cioccorana.
"Starai male se continui a mangiare a quel
ritmo" insistette Sirius preoccupato, cercando di strappargliele di mano.
In risposta, James cercò di morderlo. "Non
mi importa: sto già male, un mal di stomaco non farà differenza. Ora lasciami in
pace: voglio morire da solo".
"Se proprio ci tieni…" sospirò Sirius,
alzandosi in piedi con aria sconfitta. "Se hai bisogno di qualcosa…".
"Ho qui tutto quello che mi serve… Se però
inventi una macchina del tempo per tornare a stamattina e impedirmi di
distruggere quanto c’era di più bello nella mia vita, fammelo
sapere".
Sirius non fece ulteriori commenti e si
allontanò, raggiungendo Peter che si stava infilando il pigiama. I due restarono
alcuni istanti a fissare depressi l’amico ingozzarsi, finché Peter domandò:
"Pensi che le cose si risolveranno?".
"Non lo so, Wormtail". Sirius scosse il capo
scoraggiato. "Ho chiesto a Melanie di parlare con la Evans, ma quella ha la
testa dura: con il carattere che ha, potrebbe metterci un paio di secoli per
decidere di perdonarlo…".
Peter annuì. "E noi che possiamo
fare?".
"Impedire che si butti giù dalla finestra,
suppongo. Non c’è altro, se lui non vuole darci ascolto…".
"Magari Remus lo farà ragionare: lui è più
bravo di noi con le parole".
Sirius fece una smorfia, non del tutto
convinto. "Dubito che perfino Remus possa fare granché…". Si guardò intorno,
valutando i vari stadi di degrado in cui versava la camera. "Parlando di Remus,
mi sa che domani ci uccide, se trova il dormitorio in queste
condizioni…".
"Mi vuoi dire che stai pensando di metterti
a pulire?!" fece Peter, senza preoccuparsi di nascondere il suo
stupore.
"Ma che, scherzi?" rispose Sirius, con aria
scandalizzata. "Stavo solo facendo una constatazione…".
******
Come promesso, Remus fu dimesso la mattina
successiva, quasi completamente ristabilito, in tempo per la colazione. Il
ragazzo arrivò nella Sala Comune di Grifondoro giusto in tempo per intercettare
Lily e le altre, che stavano scendendo in Sala Grande per mangiare. Appena lo
vide, Dora si liberò della presa di Melanie e si precipitò alla velocità della
luce verso di lui.
"REMUS!" gridò saltandogli al collo e
rischiando di spedirlo per terra per lo slancio. "Che bello che sei
tornato!".
"Ehi, vacci piano piccola!" le raccomandò il
licantropo, mettendola giù. "Fatto la brava con le ragazze?".
Dora annuì con entusiasmo. "Mi hanno fatto
giocare con i trucchi" disse, battendo le mani. "Mi sono divertita un
sacco!".
"Bene, sono contento". Remus alzò lo sguardo
per salutare le amiche, che si erano nel frattempo avvicinate. "Ciao,
ragazze".
"Ehi, Remus" lo salutò vivacemente Alice.
"Guarito, sì? Sei ancora un po’ palliduccio…".
"Sono sopravvissuto anche stavolta" scherzò
lui sorridendo. "Grazie di aver badato a Dora ieri…".
"Oh, figurati" si schernì Melanie, con un
gesto non curante della mano. "È una brava bambina… E ci siamo divertite, vero,
Dora?".
"Sì, sì". La bambina annuì con convinzione.
"Perché non avete anche voi le scatole di trucchi? È così
divertente!".
"I ragazzi non li usano" spiegò Remus un po’
impacciato.
"Anzi, francamente mi preoccuperei del
contrario!" ridacchiò Alice. "Ve li immaginate i Malandrini che nascondono un
beauty-case arrivato dalla Francia sotto il letto e si fanno belli quando
nessuno guarda!?".
L’immagine evocata suscitò le risate di Lily
e Melanie e l’imbarazzo di Remus, mentre Dora li guardava tutti un po’
imbronciata. "Non capisco…" borbottò, tirando Remus per la manica.
"È così e basta" disse il
ragazzo.
"Ma perché?" insistette la
bambina.
"Facciamo così" intervenne Lily per cavare
l’amico d’impaccio, "se in futuro vorrai ancora giocare con i trucchi, vieni a
trovarci, ok? Sarà bello averti ancora intorno, piccola…".
"Ok, va bene" sbuffò la bambina, non del
tutto soddisfatta.
"Grazie" disse Remus con un
sorriso.
"Non è nulla" si schernì Lily.
"Non solo per questo… Anche per aver badato
a Dora al posto di quei tre…". Remus corrugò la fronte, riflettendo. "Mmmm,
stavo cercando un termine adatto a definirli, ma non mi viene in mente
nulla!".
"Non è stato affatto un problema" assicurò
Melanie. "Ci siamo divertite… E ci ha fornito il mezzo ideale per fare un bello
scherzetto alla Parker!".
Le tre ragazze risero al ricordo della
faccia della compagna di stanza la sera prima. "Bene, è meglio se ora andiamo"
osservò Alice. "Ho una fame da lupo…".
"Ti seguo a ruota" concordò
Melanie.
Le due si avviarono verso il ritratto della
Signora Grassa e Lily fece per seguirle, quando Remus la bloccò. "Lily, posso
parlarti un attimo?".
"Certo". La ragazza annuì. "Andate pure
avanti: vi raggiungo" aggiunse rivolta alle amiche, che eseguirono.
I due aspettarono che il ritratto di fosse
richiuso, prima che Lily dicesse: "Se è per quello di cui abbiamo parlato ieri,
sta tranquillo, non ho detto nulla a Mel e Alice".
Remus scosse il capo. "No, non è per quello:
lo sai, mi fido di te. Volevo sapere se tu e James avete parlato…".
Lily si irrigidì all’istante, mentre il
sorriso si affievoliva un poco. "Non abbiamo nulla da dirci, io e Potter"
dichiarò, in tono freddo e deciso.
"Io penso che dovreste parlare invece"
obiettò Remus, tenendo saldamente Dora per mano per evitare che si allontanasse.
"James è davvero dispiaciuto per quello che è successo ieri e vorrebbe
rimediare… Che cosa provi per lui?".
Suo malgrado, Lily si sentì arrossire. "Per
lui?" disse, cercando di suonare convinta, senza troppo successo. "Assolutamente
nulla, se non avversione: sarei solo felice se non mi rivolgesse più la
parola…".
Remus la scrutò per un lungo minuto in
silenzio, dandole l’impressione che la stesse trapassando con lo sguardo. "Non
ti credo" sentenziò alla fine. "Non ci credi nemmeno tu… Che cosa provi
veramente?".
Lily sbuffò, rassegnata: Remus la conosceva
troppo bene. "Non lo so nemmeno io, che cosa provo, ok? Sono ancora arrabbiata a
morte per tutto quello che mi ha urlato contro ieri, ma non posso negare che i
miei sentimenti verso di lui fossero confusi già da un po’…".
"Lily, ascolta: conosco James e so come è
fatto. Non pensava metà delle cose che ti ha detto. Non avrà mai il coraggio di
dirtelo in faccia, ma a te tiene davvero: ha smesso di considerarti un gioco da
un sacco di tempo, anche se non te l’ha voluto dare a vedere… Capisci cosa
voglio dire?".
Lily annuì, incerta, mordendosi il labbro.
"Credo di sì… Ma io non so cosa voglio: non so se voglio stare con lui o no, non
so se vedo un futuro per noi. Ho bisogno di un po’ di tempo per
pensarci".
"Certo, capisco". Remus le sorrise
comprensivo. "Ma non metterci troppo: lo sai, c’è un limite a tutto quello che
una persona può sopportare… Vabbè, sarà meglio andare a svegliare quei tre
pigroni, se vogliono fare colazione. Andiamo, Dora. Ciao, Lily".
Lily gli rispose con un cenno della mano,
mentre spariva su per la scala del dormitorio maschile, seguito da una
trotterellante e felice Dora. Era ancora lì quando la voce adirata dell’amico la
raggiunse. "Ma che diavolo avete fatto? Vi sembra una stanza
questa?!".
******
James aveva consumato tutto il cioccolato
della scorta segreta… in meno di ventiquattro ore! Sirius aveva sempre creduto
che fosse umanamente impossibile per una persona sola mangiare tutto quel
cioccolato senza scoppiare: insomma, con tutti i dolci che Remus aveva nascosto
in vari punti strategici i Malandrini avrebbero potuto ritirarsi in un bunker
sotterraneo e sopravvivere per un paio d’anni in tutta comodità. E James se
l’era mangiato tutto, fino alla più piccola e insignificante scaglia! Non aveva
fatto altro per tutta la giornata, perfino durante le lezioni era riuscito a
ingozzarsi. L’unico lato positivo era che almeno mangiava qualcosa, sempre se
poteva considerarsi un lato positivo: facendo le somme, dovevano già esserci
cinque chili comodi di cioccolata nel suo corpo, andando avanti a quel ritmo
avrebbe raggiunto la taglia di una balena in capo a un paio di
settimane!
E la cosa più sconfortante era che ne voleva
ancora: non aveva smesso un secondo di mangiare e ne voleva ancora! Gli amici
avevano provato a fermarlo, soprattutto quando avevano capito che tutta la
riserva di Remus si era dissolta (il ragazzo aveva avuto una mezza crisi
isterica: in fondo era pur sempre il SUO cioccolato, come aveva sottolineato una
decina di volte), ma a quel punto la crisi isterica l’aveva avuto James, dicendo
che essendo suoi amici, loro avevano il dovere di aiutarlo e che se voleva
morire di overdose da cacao erano fatti suoi.
Così, Sirius aveva lasciato in tutta fretta
il dormitorio ed era sceso nelle cucine, dove aveva sequestrato tutto il
cioccolato che riusciva a trasportare e anche di più. Dubitava seriamente che
sarebbe bastato a lenire i dolori dell’anima del suo amico, ma davvero non
sapeva cos’altro fare. Aveva provato a turno a consolare James per tutta la
giornata, ma lui li aveva bellamente ignorati: convinto com’era di aver perso
per sempre la donna della sua vita, non aveva ascoltato nemmeno mezza
parola.
Dannazione alla Evans, pensò Sirius, mentre tornava sbuffando verso la sua Sala Comune.
Ma James non poteva innamorarsi di qualcun’altra? Proprio l’unica ragazza che
non riesce a sopportarlo doveva scegliere! Che cosa dobbiamo
fare?
Lo faceva star male vedere il suo migliore
amico in quello stato non poter fare nulla per aiutarlo: lo considerava a tutti
gli effetti un fratello e lo faceva sentire impotente non riuscire a confortarlo
in qualche modo. Si augurò che Melanie avesse parlato con Lily: chissà, magari
la Evans avrebbe dato retta alla sua migliore amica e avrebbe chiarito la
situazione con James. Che immane pasticcio… Dannazione alla Evans! Dannazione
al mal d’amore! Ecco il motivo per cui non mi innamorerò mai!
Mentre attraversava un corridoio al sesto
piano, quasi si scontrò con Janet Sanders, la quale gli rivolse un’occhiata
gelida prima di passare oltre senza nemmeno dire ‘ciao’. La notizia del loro
appuntamento flop si era diffusa alla velocità della luce in tutta la scuola,
rallegrando tutto il suo vasto fan club di ragazzine miagolanti, già preoccupate
di perdere il loro scapolo d’oro: una paura completamente infondata.
Sirius si era sempre ritenuto assolutamente
incapace di costruire un rapporto serio con una donna: sarà che inevitabilmente
dopo qualche tempo gli venivano tutte a noia, non era mai stato con la stessa
ragazza per più di un paio di mesi. Lui dava la colpa a un paio di secoli di
matrimoni combinati, che avevano fatto dimenticare ai Black come ci si innamori
della gente: l’unica sua famigliare che si fosse sposata per amore era
Andromeda, che guarda caso era pure l’altra pecora nera di famiglia. Non che a
Sirius importasse più di tanto: la sua vita gli andava benissimo anche così… E
vedendo James per tutti quegli anni, la parte più cinica di lui si era convinta
che tutto sommato il gioco non valesse la candela.
Girò un altro angolo, trovandosi di fronte
uno spettacolo singolare: Melanie Griffith che inveiva contro Pix il
Poltergeist, che le aveva strappato la borsa e ne stava allegramente spargendo
il contenuto per tutta il corridoio.
"Ridammi la borsa, dannato Poltergeist!"
stava gridando, saltellando su e giù nel tentativo di afferrarlo. "Ridammela o
giuro che ti affatturo!".
Pix se la rideva malignamente a sei metri da
terra. "Vientela a prendere, saputella!" ridacchiò, cercando di centrarla con
una boccetta d’inchiostro.
Melanie la schivò per un soffio, ma gli
schizzi bastarono a macchiarle la divisa e le gambe. "Dannazione, Pix!" strillò
la ragazza, estraendo la bacchetta. "Questa me la paghi! Pietrificus
Totalus!".
Pix evitò l’Incantesimo con una pernacchia,
stappando una seconda boccetta d’inchiostro che stavolta riuscì a centrarla,
proprio sulla testa. Mentre il liquido nero le colava sul viso, Melanie cercò di
pensare a una maledizione abbastanza crudele per fargliela pagare: le ci
sarebbero volute ore per togliere quella schifezza dai capelli!
Fu in quel momento che Sirius decise di
intervenire. "Waddiwasi!" gridò, puntando la bacchetta contro Pix. Una
caramella, che probabilmente proveniva dalla borsa di Melanie, schizzò dal
pavimento con la forza di un proiettile, andando a infilarsi dritta, dritta
nella narice destra del Poltergeist, che mollò imprecando la borsa e scappò via
lanciando maledizioni. "Così impari, sottospecie di spiritello!" gli gridò
dietro il ragazzo.
Poi si rivolse a Melanie con un sorriso: la
ragazza stava disperatamente cercando di ripulirsi e anche attraverso le tracce
d’inchiostro si vedeva chiaramente che era arrossita fino alla punta dei
capelli. Per la precisione, Melanie stava appunto domandandosi quale divinità
avesse offeso per meritarsi che Sirius Black la beccasse sempre in quelle
situazioni imbarazzanti!
"Stai bene?" domandò Sirius, cercando di non
ridere: alla luce di quanto sapeva sui sentimenti della ragazza, non gli
sembrava proprio la cosa più intelligente da fare. Nella sua testa, una vocina
molto simile a quella di Remus si complimentò per questa inusuale dimostrazione
di tatto.
"Credo di sì" balbettò lei, al colmo
dell’imbarazzo. "Che razza di fattura era quella?".
Sirius ridacchiò. "L’abbiamo scovata io e
James su un vecchio manuale di suo padre, con la dicitura ‘ottima per farsi
quattro risate sulla pelle di qualcuno che vi sta antipatico’. Remus non approva
tanto: sai, dice che non è carino sparare roba nel naso della gente… Però, anche
lui ha riso quando l’abbiamo fatto a Mocciosus, perciò non può dire più di
tanto…".
Melanie annuì, ridacchiando appena. "Tale
padre, tale figlio" mormorò. "Ma non c’era bisogno: me la potevo cavare anche da
sola, senza un cavaliere che corresse in mio aiuto…".
Sirius alzò le spalle. "Ma a me piace farti
da cavaliere senza macchia e senza paura…".
Subito dopo averlo detto, mentre lei
arrossiva e per nasconderlo si chinava e cominciava a raccogliere le sue cose,
si chiese perché avesse detto quella cosa: non erano da lui certe battutine da
cascamorto. Eppure gli era venuta naturale, come il bacio che le aveva dato la
sera prima: anche quello non riusciva a spiegarselo. Dopo si era sentito
imbarazzato: le effusioni pubbliche non rientravano nel suo carattere, spesso
non lo faceva nemmeno con la ragazza di turno. Ciononostante, l’aveva fatto con
Melanie, per qualche motivo.
Mentre si inginocchiava per darle una mano,
non poté fare a meno di pensare che era molto carina, persino tutta macchiata
d’inchiostro.
"Lascia, non fa niente" gli disse lei,
mentre cacciava alla rinfusa libri e pergamene nella borsa. "Se prendo Pix,
giuro che… Mi ha teso un agguato mentre tornavo dalla biblioteca" spiegò. "Un
paio di giorni fa, per difendere un paio di ragazzini del primo anno, l’avevo
sbattuto contro una parete: probabilmente smaniava a vendicarsi… Ora se la
prenderà con te per colpa mia…".
Sirius emise una delle sue solite risate
simili a un latrato. "Ci deve solo provare… Non ti preoccupare per Pix: me lo
rigiro come voglio quel Poltergeist! Recuperato tutto?" domandò, guardandosi
intorno e alzandosi, spolverandosi i pantaloni.
"Credo di sì: spero che l’inchiostro non mi
abbia rovinato i compiti…".
Fece per alzarsi, ma Sirius le tese una
mano. "Non serve…".
"Cavaliere fino in fondo, ricordi?"
ridacchiò lui, mentre con l’altra mano le raccoglieva la borsa. Ma che diavolo
gli prendeva?
"Grazie" balbettò lei, rossa in viso,
afferrando la mano tesa e lasciandosi tirare in piedi. "Che cos’hai lì?" chiese,
notando il sacchetto che Sirius si portava appresso.
"Cioccolato" rispose il ragazzo. "Un mucchio
di cioccolato: James ha deciso di voler morire in questo modo…".
"Ci parlerò con Lily" gli assicurò Melanie,
mentre si avviavano. Per qualche strana ragione che Sirius non riusciva a
spiegarsi completamente, portava ancora lui la borsa della ragazza. "Sto solo
aspettando il momento giusto…".
"Lo apprezzerei davvero, Melanie: penso che
a questo punto non ci sia altro da fare…".
Passarono il resto del viaggio fino al
ritratto della Signora Grassa in silenzio, lei troppo imbarazzata per pensare a
una vera conversazione, lui troppo confuso, attraversato com’era da pensieri che
non riusciva bene a collegare. Perché Melanie lo faceva comportare in quel modo
da qualche giorno a quella parte? Con lei stava bene, eppure non sapeva come
comportarsi, anche alla luce di quanto sapeva sui suoi sentimenti…
Fu un sollievo per entrambi arrivare in Sala
Comune. A quell’ora era piuttosto affollata e parecchi si voltarono a guardare
quello strano spettacolo. Sirius ignorò gli sguardi degli impiccioni e individuò
un po’ sorpreso Remus nel loro solito angolo: teneva Dora sulle ginocchia e
stavano sfogliando quello che sembrava un libro di favole. Si sentì un pochino
invidioso: a guardarli facevano davvero un bel quadretto, lui non ne sarebbe mai
stato capace…
"Grazie per avermi accompagnata" disse
Melanie, in cuor suo sollevata di potersi finalmente andare a nascondere dopo
quell’ennesima umiliazione. "Parlerò a Lily, promesso".
Sirius annuì, sovrappensiero. Certo che era
proprio carina… "Grazie, Melanie. Ci vediamo".
Fece per allontanarsi, ma la ragazza lo
richiamò. "Sirius, la mia borsa…" mormorò.
Imbarazzato, Sirius realizzò di averla
ancora in mano. Ma che diavolo mi prende oggi? "Ops, scusa Melanie, hai
ragione".
Gliela porse: la ragazza l’afferrò e sparì
nel giro di tre secondi. Sbuffando, con aria confusa, Sirius si avvicinò al
tavolo di Remus, che lo osservò avvicinarsi con un sopracciglio inarcato, nella
sua classica espressione scettica da ‘ma che diavolo stai
combinando?’.
"Ciao, Remus. Dora. Che facevate?" domandò,
sedendosi.
"Remus mi leggeva una fiaba" rispose Dora,
sorridendo.
"Che ne dici finiamo dopo?" domandò il
licantropo, chiudendo il libro. "Io e Sirius dobbiamo scambiare due
chiacchiere…".
"Ma volevo sentire la fine!" protestò la
bambina con aria afflitta.
"Dopo: finiamo prima di andare a letto,
promesso. Ora disegna un po’…".
Anche se con aria un po’ scontenta, Dora
scivolò giù dalle ginocchia di Remus e si appollaiò su una sedia lì vicino,
armandosi di pergamena e pastelli.
"Le favole dei fratelli Grimm" lesse
Sirius, mentre Remus posava il libro sul tavolo. "Da dove sbuca? Non l’avevo mai
sentito nominare…".
"È un libro di favole babbane" spiegò Remus.
"Sai, come le fiabe di Beda il Bardo: mia madre me le leggeva sempre da piccolo…
Questa copia l’ho scovata oggi per caso in biblioteca: sai, mi fa uno strano
effetto pensare che una bambina non abbia mai sentito la fiaba di
Cenerentola".
"Cene- che?" fece Sirius, sbattendo gli
occhi perplesso.
"Lascia perdere, non è importante. Senti,
dobbiamo parlare di una cosa…".
"Perché mi guardi a quella maniera?" domandò
Sirius, stupito. "Anche prima, quando sono arrivato con Melanie, mi guardavi con
quella faccia: che ho combinato?".
"Coda di paglia?" ridacchiò Remus. "Hai già
fatto qualcosa che meriti la mia disapprovazione? Non ti voglio rimproverare:
volevo sapere che ci facevi con Melanie…".
Sirius lo guardò con la fronte aggrottata,
sconcertato: quello era l’ultimo argomento che si aspettava. "Non ci facevo
nulla. Ci siamo incrociati nei corridoi, Pix le dava il tormento e poi siamo
venuti qui insieme: tutti qui".
"E perché tu avevi la sua borsa?" insistette
Remus, con tono inquisitorio.
"Gliela stavo portando: cercavo di essere
gentile…" ribatté Sirius, sentendosi un po’ stupido: Remus lo conosceva troppo
bene, sapeva che un gesto simile non era da lui. Ma in tutta franchezza, nemmeno
lui sapeva perché avesse portato la borsa a Melanie…
Infatti il licantropo inarcò ulteriormente
il sopracciglio. "È vero che ieri sera l’hai baciata?".
Sirius si agitò appena sulla sedia, a
disagio. "Come l’hai saputo? Eri ancora in Infermeria ieri sera…".
"Questo posto ha occhi e orecchie ovunque,
dovresti saperlo. Allora è vero?".
"Anche se fosse? È vietato?".
"No, no". Remus scosse il capo. "Mi chiedevo
perché l’hai fatto…".
"Ma sono sotto processo? Era solo un bacetto
sulla guancia" protestò Sirius: non gli piaceva per niente l’evoluzione di
quella conversazione, non sapeva dove Remus volesse andare a parare, ma non gli
piaceva per niente. "Le ho solo chiesto un favore…".
L’altro annuì, con aria scettica. "Ah, ah. E
non c’è nessun altro motivo?".
"Moony, davvero non capisco cosa tu voglia
da me… Quale altro motivo dovrebbe esserci?".
Remus alzò le spalle. "Non lo so, dimmelo
tu".
"Te l’ho chiesto prima io".
"E io lo richiedo a te".
"Questa conversazione è inutile" sentenziò
Sirius. "Non capisco cosa pretendi che ti dica…".
"Sto cercando di capire che gioco stai
facendo" spiegò Remus. "Lo sai cosa prova per te quella ragazza: non devi
prenderla in giro…".
"Ma chi ha fatto niente?" protestò Sirius.
"Sono tutti tuoi film mentali: io non sto prendendo in giro nessuno. Volevo solo
essere gentile…". Ovviamente non poteva ammettere di non sapere nemmeno lui
perché quando c’era Melanie in giro si comportava in quella maniera: aveva
ancora un minimo di orgoglio da difendere.
Remus lo studiò un paio di minuti in
silenzio, poi inspiegabilmente sorrise e si rilassò sulla poltrona. "No, non la
stai prendendo in giro" mormorò quasi tra sé. "Volevo solo accertarmi di una
cosa…".
"Che cosa?" fece Sirius. "Perché adesso
sorridi in quel modo?".
"No, nulla d’importante" rispose Remus,
senza abbandonare un istante quel sorrisetto.
"Non ci credo: tu stai nascondendo
qualcosa!" lo accusò Sirius.
"Ma che vai dicendo?" protestò Remus,
alzando le mani in segno di difesa. "Sei un po’ paranoico, Padfoot: non nascondo
niente!".
Poi prese un libro dalla borsa e cominciò a
leggere, sempre sorridendo in quel modo enigmatico e un po’
irritante.
Sirius alzò le spalle, lasciando cadere il
discorso Bah, chi lo capisce è bravo: magari il plenilunio gli ha fuso
qualche neurone! "James dov’è? Gli ho portato il cioccolato…" domandò poi,
incuriosito.
"Su in dormitorio con Peter" rispose Remus.
"Stavamo cercando di convincerlo a farsi una doccia, ma quando è schizzato fuori
dal bagno in mutande, ho pensato che certi spettacoli non si addicessero a una
bambina di quattro anni; così ci siamo defilati lasciando a Wormtail il
comando…".
"Certi spettacoli non si addicono nemmeno a
uomini di quarant’anni!" scherzò Sirius, con un sorriso tirato. "Meglio che vada
a dargli una mano, allora, prima che James affoghi Wormy… Sai cosa, possiamo
fare come con gli animali: uno riempie la vasca e l’altro ci sventola sopra una
tavoletta di cioccolato…".
Remus rise. "Per me, così vi lavate soltanto
voi, ma sei padrone di provarci!"
"Guardate il mio disegno!" esclamò
improvvisamente Dora. Senza nemmeno aspettare la risposta, mise davanti ai due
Malandrini un foglio di pergamena. "Vi piace?" domandò in tono vagamente
ansioso.
Remus e Sirius guardarono le due forme
antropomorfe raffigurate: un uomo e una donna, entrambi abbigliati piuttosto
elegantemente. Anche attraverso il tratto infantile della bambina erano
inconfondibili: Lily e James.
"È molto bello, Dora" le disse Remus con un
sorriso. "Ma che stanno facendo?".
"Ma si sposano, no?" ribatté la bambina, in
tono ovvio. Poi guardò dubbiosa il disegno. "Perché, non si
capisce?".
Remus e Sirius inclinarono la testa di lato:
in effetti, a guardarlo bene, l’abito di Lily poteva essere un vestito da sposa,
c’erano pure il velo e il bouquet. "Oh, sì, è vero!" esclamò Sirius. "Si stanno
proprio sposando".
Ridacchiò: mi sa che la stavano traviando
quella bambina, se si metteva pure a disegnare il matrimonio di due ragazzi che
conosceva appena e che nemmeno stavano insieme!
Dora gli strappò il disegno di mano,
fissandolo con aria critica. "Allora è meglio che ci metto il titolo, così si
capisce…".
Con espressione decisa, si risedette al
tavolo, afferrò un pastello rosa e… solo a quel punto si ricordò che non sapeva
scrivere. Sollevò il suo miglior sguardo implorante su Remus. "Lo scrivi tu, per
favore?".
"Certo, piccola". Remus le prese di mano il
pastello e scrisse sopra il disegno ‘Matrimonio di Lily e James’. "Così va
bene?".
Dora gli rivolse un sorriso splendente.
"Grazie, Remus".
Sirius non poté fare a meno di pensare che
la calligrafia ordinata e precisa di Remus faceva un buffo contrasto con il
disegno della bambina, la quale tutta contenta stava già afferrando un altro
foglio. "Ora disegno Sirius e Mel che si sposano" annunciò.
"Io e Melanie non stiamo insieme" protestò
Sirius, infastidito.
"Ma lei lo vuole" dichiarò Dora. "Tu le
piaci… Perché a te lei non piace?".
Sirius si sentiva addosso lo sguardo
interessato di Remus, che al di sopra del libro aspettava la sua risposta.
"Perché non si può farsi piacere qualcuno per forza…" rispose.
"E perché Mel non ti piace?" insistette la
bambina. "Cos’ha che non va?".
"Ma nulla… È solo che…".
"Che cosa?".
"Non è il mio tipo" borbottò Sirius, senza
per altro convincere nemmeno se stesso. Perché Melanie non avrebbe dovuto essere
il suo tipo? Era molto bella, simpatica, aveva una bella personalità…
Anche Dora continuava a fissarlo dubbiosa.
"Perché?".
"Perché è così" sbuffò esasperato. "Ma che
vi siete messi d’accordo per farmi ammattire stasera?" fece poi, guardando Remus
con fare inquisitore.
"Ce l’hai con me adesso?" si difese il
licantropo. "Ma se sono stato zitto tutto il tempo: Dora stava solo facendo un
disegno…".
"Vabbè, io vado a vedere come sta James:
tutti questi discorsi su Melanie mi hanno stancato".
"Ricordati il cioccolato" gli gridò dietro
Remus, tirandogli il sacchetto di plastica.
Sirius lo prese, poi guardò l’opera di Dora
e aggiunse: "Non portarlo in dormitorio: se lo vede James, sono dolori. Non sono
sicuro che esista abbastanza cioccolato sulla terra per consolarlo".
Remus annuì. "Non ti
preoccupare".
Rimase a osservarlo sparire su per la scala
a chiocciola, fin troppo in fretta, ansioso di allontanarsi dalle discussioni su
Melanie.
"Bene, Padfoot: direi che ti abbiamo dato un
po’ di materiale su cui riflettere, brutta testaccia di legno!".
Dora alzò lo sguardo verso di lui. "Ora me
la leggi la favola?" domandò.
"Certo, vieni qua".
Un attimo dopo, la bambina era di nuovo
appollaiata sulle sue ginocchia. Mentre Remus cercava il segno, la bambina
chiese: "Sono stata brava prima, vero?".
Remus annuì. "Oh, sì bravissima".
"Ma perché lo facciamo?". Dora lo fissava
con aria perplessa.
"Perché Sirius è una testa di legno: ci ha
messo quattro anni ad accorgersi che Melanie era innamorata di lui. Se
aspettiamo che scopra di esserlo anche lui, arriveremmo al tuo
diploma!".
"Quindi li stiamo aiutando?" domandò
Dora.
"Sì, esatto, li stiamo aiutando". Remus
assentì con approvazione. "Solo che lui non deve accorgersi che lo
facciamo…".
"Perché?".
"Perché è una testa di legno: si
arrabbierebbe dicendo che non dobbiamo impicciarci… Sarà il nostro segreto,
ok?".
Dora ci pensò su un attimo: le avevano
insegnato che mentire era sbagliato, ma a lei piaceva l’idea di aiutare Sirius e
Melanie. Dopotutto, se lo dice Remus, deve essere una cosa buona… Giunta
a quella conclusione annuì vigorosamente. "Sì, il nostro segreto…".
"Bene. In fondo anche Cenerentola ha avuto
bisogno della Fata Madrina…".
"Vuoi dire che noi siamo come le Fate
Madrine di Sirius e Mel?". Questo metteva tutto sotto un’altra luce e scacciò
gli ultimi dubbi di Dora: le Fate Madrine sono sempre buone.
"Sì, credo che in un certo senso potremmo
considerarci tali. Ora, la nostra favola…".
******
La mattina successiva, Lily si stava
sistemando i capelli dopo essersi fatta una doccia veloce, cercando di imporsi
di non pensare a James Potter, impresa non del tutto facile: la sua testa poteva
anche dirle che Potter era un infantile arrogante presuntuoso, che dopo tutto
quello che le aveva gridato contro due giorni prima non avrebbe mai dovuto
perdonarlo, ma il cuore era di tutt’altro avviso. Era ancora incavolata nera con
lui, ma i sentimenti che provava per lui non potevano sparire dal giorno alla
notte: si era sul serio innamorata di James Potter alla fine, se ne rendeva
conto solo ora.
Stupido Potter!, pensò, sbattendo la spazzola con forza sul comodino. Alla fine
ce l’hai fatta a farmi capitolare! Ma perché proprio adesso me ne dovevo
accorgere?
Già, perché se c’era una parte di lei che
gridava a gran voce di mettere da parte l’orgoglio e di correre da James, non
poteva dimenticare di essere ancora arrabbiata a morte con lui. Non poteva
dimenticare tutto quello che era successo nel loro dormitorio, quando avevano
litigato: il solo pensiero la faceva ancora ribollire. Come poteva stare con un
ragazzo che la credeva una sciocca rompiscatole? Stupido Potter! E stupido
orgoglio! Se non avessi così tanto amor proprio, avrei già risolto da un pezzo i
miei problemi. Perché, tirando le somme, la questione si riduceva tutta lì:
era troppo orgogliosa per andare da James e fare il primo passo.
"Lily, ma sei morta là dentro?". Alice,
delicata come sempre, stava battendo il pugno contro la porta, nel non
dichiarato intento di sfondarla, probabilmente.
"Sì, vengo" sbuffò Lily, alzandosi e
uscendo.
"Alleluia!" brontolò Alice, entrando al suo
posto, continuando a borbottare come una pentola pressione.
"Si è alzata con la luna storta?" domandò
Lily, guardando perplessa la porta chiusa.
"Siamo alla fine del mese, no?" le ricordò
Melanie. "Questioni di donne…".
Lily annuì, comprendendo dove fosse il
problema: Alice tendeva sempre a diventare scorbutica in quel periodo del mese.
"Allora sarà meglio tenerci alla larga per oggi: non vorrei che
mordesse…".
"Guardate che vi ho sentito" le avvertì
Alice dal bagno. "Sono già abbastanza girata di mio: state attente a quel che
dite se non volete finir male…".
"Che fiore delicato, un vero tesoro"
ridacchiò Melanie. "Non invidio Frank, che quando sarete sposati ti dovrà
gestire…".
Siccome non ottenne risposta, le due ragazze
ipotizzarono che Alice si fosse trincerata dietro uno scocciato
silenzio.
"Se la riduce così il ciclo, non oso pensare
quando sarà incinta, con tutti quegli ormoni impazziti in circolo…".
"Come hai giustamente sottolineato tu"
osservò Lily, "sarà un problema di Frank…".
"Per me quel pacioccone non sopravvive"
dichiarò Melanie. Poi rivolse all’amica un’occhiata: era ora di mantenere la
promessa fatta a Sirius. "E tu che mi dici? C’è qualche luce
all’orizzonte?".
"Di che parli?" domandò Lily, pur avendo una
chiara idea di cosa volesse parlare l’amica.
"Oh, andiamo, non fare la finta tonta: tu e
James, a che punto state?".
"Un punto morto" sentenziò Lily. "Io non
voglio vedere lui e lui non vuole vedere me, questo è quanto".
"E questo chi te l’ha detto?".
"Dopo che abbiamo litigato, non mi ha più
rivolto la parola" spiegò Lily. "Ce l’avrà anche lui con me…".
"Invece no. Sta sotto un treno, è depresso
oltre ogni limite: pensa di averti persa per sempre o qualcosa di
simile".
"E tu come lo sai?".
"Sirius me l’ha detto: è preoccupato per
lui, non sa come aiutarlo…".
"E ti ha chiesto di tastare il terreno con
me?". Lily era scioccata. "Da quando tu e Black fate comunella?".
Melanie arrossì. "Io e Sirius non facciamo
nulla, semplicemente quando gli ho parlato l’altra sera, mi ha chiesto un
favore…".
Lily rivolse all’amica un’occhiata
sospettosa. "Ma non è che tra te e lui sta succedendo qualcosa, eh?".
Melanie sbottò in una risata amara,
scuotendo il capo delusa. "L’unica cosa che succede è che lui riesce sempre a
beccarmi nelle situazioni più imbarazzanti, come ieri sera: è stato lui a
scacciare Pix, sai…".
Lily le rivolse un sorriso comprensivo. "Mi
dispiace, Mel".
La ragazza alzò le spalle, cercando di
mostrarsi indifferente, senza troppo successo. "Pazienza: ormai mi sono
rassegnata al fatto che tra noi non ci sarà mai nulla più che un’amicizia un po’
bislacca".
Non era vero e lo sapevano entrambe, ma
nessuna delle due insistette. "Tornando all’argomento di prima, cosa vuoi fare
con James?".
"Ma perché me lo chiedete tutti?" sbuffò
Lily. "Perché non può essere lui a prendere l’iniziativa?".
"Perché lui si è rassegnato, Lily: pensavi
che ti avrebbe inseguita per sempre? Ora la palla ce l’hai tu…".
"Ma io non so cosa farci!" sbottò la
ragazza. "Non so se voglio stare con lui, se sono pronta a impegnarmi con
lui…".
"Cosa provi per lui?" chiese Melanie,
cercando di trovare un modo per aiutarla. "La questione si riduce a questo: lo
ami o no? E non dirmi di no, perché lo so che è una bugia!".
"Non lo so, non lo so". Lily scuoteva il
capo, con aria affranta. "Sono confusa, non so nemmeno io cosa provo per lui:
forse lo amo, sì, ma sono anche tanto arrabbiata con lui! Non so cosa
fare!".
Melanie le rivolse un sorriso comprensivo,
abbracciandola. "Te lo dico io cosa devi fare: butta da parte l’orgoglio e vai a
lui, è l’unica cosa da fare…".
Lily si morse il labbro, indecisa. "Forse o
forse no. Forse non dovrei mettermi con lui, forse siamo troppo
diversi…".
Melanie la guardò esasperata. "Ma ti ascolti
quando parli, Lily?".
"Probabilmente no" sospirò la ragazza. "E
probabilmente hai ragione tu… Ma ci devo pensare… Andiamo a
colazione?".
Melanie si strinse nelle spalle,
abbandonando per il momento la lotta: la sua migliore amica era una testona, era
improbabile che riuscisse a convincerla subito, avrebbe ritentato in seguito. Se
avesse insistito, probabilmente avrebbe solo ottenuto di farla arrabbiare anche
con lei. "Se Alice si decide a uscire da quel bagno…" disse, alzando volutamente
la voce in modo da farsi sentire dalla diretta interessata.
"Ok, ok, vengo" sbuffò quest’ultima, aprendo
la porta e uscendo con una faccia che ricordava molto quella di una banshee
incavolata. "Beh, andiamo o no?" sbottò.
Senza nemmeno aspettare risposta si avviò di
sotto, presto imitata dalle amiche. "Prepariamoci" mormorò Melanie, attenta a
non farsi sentire. "Sarà una lunga giornata…".
Lily annuì, anche se in tutta sincerità
Alice in preda alle sue crisi ormonali era l’ultimo dei suoi
problemi.
******
Che giornata del cavolo…, pensava Lily quel pomeriggio, mentre tornava in Sala Comune dopo
aver invano cercato di studiare in biblioteca: un tentativo assolutamente
frustante e inutile, visto che non riusciva a concentrarsi tre secondi senza
pensare a qualcosa in qualche modo connessa con James Potter. È mai possibile
che perfino quando mi ignora, riesce a rendermi la vita impossibile? Ma che cosa
devo fare?
In realtà, c’era una vocina fastidiosa nella
sua testa (che ricordava vagamente quella di Melanie) che non aveva fatto altro
che ripeterle che cosa fare: mettere da parte l’orgoglio e correre a braccia
aperte da James. Una prospettiva che trovava da un lato maledettamente stupenda,
dato che ormai negare di essere cotta di lui era assolutamente superfluo, e
dall’altro totalmente sbagliata, perché allo stesso modo non poteva negare che
il desiderio di strozzarlo sussistesse ancora.
Un bel paradosso, che Lily, dilaniato da
emozioni contrastanti, non aveva idea di come risolvere. Se fosse ancora
vivo, Freud si ucciderebbe per poter analizzare la mia testa: chissà che cosa ci
troverebbe dentro…
Forse nemmeno Freud era capace di venirne a
capo, pensò mentre saliva a tre a tre i gradini che conducevano nel suo
dormitorio. Sperava ardentemente di trovarlo vuoto, in modo da potersi cacciare
sotto la doccia e consumare in santa pace tutta l’acqua calda nella speranza di
riuscire a schiarirsi un pochino le idee. In fondo, aveva lasciato Mel e Alice
in biblioteca… Purtroppo, si era dimenticata della quarta occupante della
stanza. Claire Parker era seduta sul suo letto, batteva impaziente un piede in
terra, stringeva tra le mani un foglio di pergamena mezzo accartocciato e
sembrava livida di rabbia. Appena la vide, balzò in piedi, incenerendola con lo
sguardo.
Oh, per Merlino, che cosa le ho fatto
ancora?
"Senti, Parker, qualunque cosa sia, non la
voglio sentire: non sono dell’umore giusto per ascoltare…".
"Oh, mi dispiace" chiocciò Claire, grondando
sarcasmo. "Ma ascolterai comunque. Che cosa vuol dire questo?".
Le sventolò davanti il foglio spiegazzato
che teneva in mano. Lily la guardò con un sopracciglio inarcato. Che la cotta
per James avesse finito col fonderle il cervello? "Non ho idea di cosa sia,
Parker. Ora se non ti disturba, vorrei farmi una doccia…".
Fece per avviarsi verso il bagno, ma Claire
la bloccò afferrandola per il braccio. "Dove credi di andare? Non vai da nessuna
parte finché non spieghi questo: era giù su un tavolo in Sala
Comune…".
Le buttò praticamente in faccia il pezzo di
pergamena, che Lily lisciò perplessa. Il suo stomaco fece un balzo quando lesse
il titolo, Matrimonio di Lily e James, che sovrastava un disegno dai
tratti decisamente infantili che rappresentava appunto lei e James in procinto
di sposarsi. Per un attimo non riuscì a dire nulla, fissando imbambolata
l’opera.
"Beh, non dici nulla?" l’aggredì Claire con
aria bellicosa.
Lily uscì bruscamente dalla trance in cui
era caduta. "Che cosa c’entro io?" domandò stupita. "Non ho mai visto questo
disegno in vita mia…".
"Non mentire Evans: quella è la tua
calligrafia, l’ho riconosciuta, sai…".
Lily sbatté gli occhi un paio di volte,
prima di rivolgere di nuovo l’attenzione al titolo, scritto ordinatamente e in
deciso contrasto con la raffigurazione, a cui fino a quel momento aveva prestato
tutta la sua attenzione. In effetti, doveva ammettere che quella grafia
assomigliava molto alla sua, anche se non lo era di sicuro… Osservandola ora più
attentamente, non ebbe difficoltà a identificarla: era quella di Remus, si erano
scambiati gli appunti abbastanza volte perché potesse andare a colpo sicuro. E
siccome dubitava seriamente che Remus si mettesse a fare disegni del genere, non
era difficile risalire all’autore, o meglio l’autrice dell’opera:
Dora.
Quasi le venne da ridere: come sempre la
Parker si stava facendo una tempesta in un bicchiere d’acqua.
"Non è mia questa grafia, Parker" protestò.
"E nemmeno il disegno: è di Dora, la cuginetta di Black…".
"Quella mocciosa?" sbraitò Claire con una
smorfia. "E perché si è messa a fare una roba del genere? Che cavolo le hai
detto per indurla a fare una cosa del genere?".
"Ma perché deve essere per forza colpa mia,
Parker?" sbottò Lily in tono irritato. "Dora ha passato molto più tempo con i
Malandrini che con me…".
"E tu vuoi farmi credere di non c’entrare
nulla? Di’ la verità: ti fa piacere!".
"Piacere?" ripeté Lily, incredula. "Tu sei
fuori di testa! Perché dovrebbe farmi piacere?".
"Perché a te piace James, no? Scommetto che
aspetti solo il momento giusto per prendertelo!".
"James non è una tua proprietà, Parker! Non
è nemmeno il tuo fidanzato: che diritto hai di prendertela così per un disegno
senza importanza fatto da una bambina di quattro anni?".
Subito dopo, riconsiderò le parole che aveva
appena detto. Perfino Dora sembrava complottare per spingerla verso James! No,
era più corretto dire che perfino Dora aveva capito prima di lei cosa dovesse
fare: quella bambina ne sapeva una più del diavolo, non a caso era parente di
Sirius Black!
Guardò di nuovo il disegno, indugiando sulla
mano di James stretta in quella del suo corrispondente cartaceo. I suoi pensieri
si smarrirono alcuni istanti nel ricordo del bacio che si erano scambiati, a
quanto fosse stato bello e perfetto, malgrado James fosse ubriaco perso. Per due
giorni era stata talmente decisa a non rivolgergli più la parola che aveva
dimenticato quanto avrebbe voluto farlo di nuovo. All’improvviso si chiese quale
fosse la ragione di tutti i dubbi che l’avevano attanagliata fino a poco prima:
lei voleva stare con James, non c’era niente di più importante di questo, voleva
stare con James, stargli vicino, baciarlo, magari sposarlo un giorno, perché no…
E allora perché stava ancora lì? Aveva aspettato anche troppo. Sono proprio
un’idiota, si disse. Come facevo a non vedere proprio quello che avevo
davanti agli occhi? E dire che me l’hanno detto in tutte le salse Mel, Remus,
Alice… Che stupida sono stata!
Era vagamente consapevole che Claire la
stava ancora guardando con occhi di fuoco e moriva dalla voglia di gridarle
dietro qualche altro insulto, ma non aveva la minima importanza: la Parker
poteva anche impiccarsi, per quel che la riguardava, le doveva trovare James e
sistemare tutto prima che fosse troppo tardi.
"Scusa, devo andare" disse, andando verso la
porta.
"Aspetta un po’, non ho finito con te…"
strepitò Claire, cercando di trattenerla per il braccio.
"Lasciami stare, Parker" sibilò Lily a denti
stretti, divincolandosi. "Ho di meglio da fare che ascoltare i tuoi
vaneggiamenti!".
Detto questo si voltò e uscì, lasciandola a
fissare la porta con sguardo omicida. Fece di corsa le scale e salì fino alla
stanza dei Malandrini. Bussò ripetutamente, il disegno di Dora ancora in pugno,
finché Sirius Black non venne ad aprirle.
"Evans!" la salutò, lasciando trapelare
tutta la sorpresa nel vederla lì. "Che cosa vuoi?" aggiunse poi, in tono ostile.
Non aveva già fatto abbastanza guai: cos’altro voleva ancora?
"Ciao, Black" disse lei, senza nemmeno
curarsi dell’espressione del ragazzo. "C’è James?".
"No, è in punizione con la McGranitt" le
comunicò Sirius, occhieggiandola a metà tra il sospetto e il curioso. "Perché?
Che cosa vuoi da lui ancora?".
"Non posso dirlo a te" sbuffò lei, cercando
di vedere oltre la sua spalla: magari le aveva mentito e in realtà James era
nella camera.
Sirius capì cosa volesse fare e si fece da
parte, spalancando completamente la porta. "Se ci tieni, puoi anche entrare:
James è davvero in punizione dalla McGranitt, dovrebbe tornare tra
poco…".
Lily sbirciò dentro, constatando con un
certo sollievo che la stanza aveva di nuovo assunto un aspetto umano, nei limiti
del possibile: c’era ancora una notevole dose di immondizia e ciarpame vario
sparso sul pavimento, soprattutto carte di Cioccorane e vestiti. Almeno
all’apparenza, Sirius era solo.
"Se vuoi, puoi anche aspettare…" disse il
ragazzo, anche se la sua faccia suggeriva tutto il contrario.
"No, grazie". Lily non poteva aspettare un
altro minuto: ne aveva sprecati anche troppi fino a quel momento. "Penso che
andrò a cercarlo. Se torna, puoi dirgli che lo sto cercando, per favore? È molto
importante…".
"Se proprio ci tieni" sbuffò Sirius. "Basta
che mi garantisci che non sia per urlargli di nuovo contro".
Lily scosse il capo, sorridendo. "No, non
voglio urlargli contro… Grazie, Sirius".
Detto questo, lasciò il dormitorio. Poco
dopo stava sorpassando il ritratto della Signora Grassa e si avviava lungo il
corridoio, diretta verso l’ufficio della professoressa McGranitt, sperando
ardentemente che James facesse quella stessa strada. Perché il castello doveva
essere così grande: se dovevi cercare una persona, era come il proverbiale ago
nel pagliaio.
Ma quel giorno la fortuna aveva deciso di
sorriderle: stava svoltando un angolo e quasi non finì addosso proprio a James,
che arrivava dalla direzione opposta con aria depressa.
"James! Ti stavo cercando…" esclamò Lily,
sollevata. L’aveva trovato! E adesso? Per un attimo si bloccò, indecisa
su come comportarsi, su cosa dire: come faceva a spiegargli tutto quello che le
era successo nell’ultima mezz’ora se non lo capiva completamente nemmeno
lei?
"Lily" la salutò il ragazzo, sorpreso. E
adesso perché gli stava parlando? "Che cosa…".
La ragazza si avvicinò, facendogli cenno di
tacere. "Sssst, non parlare…" gli sussurrò. Ora sapeva cosa doveva
fare.
"Perché?".
Lily gli sorrise. "Perché se lo fai, dirai
sicuramente qualcosa che mi farà cambiare idea… E io non voglio cambiare
idea…".
Il cuore di James prese a battere più forte:
non capiva dove Lily volesse andare a parare, ma quel discorso non gli
dispiaceva. "Di cosa stai…".
Fu a quel punto che Lily gli prese il volto
tra le mani, avvicinandolo al suo e attirandolo in un bacio timido, ma pieno di
desiderio.
Per diversi lunghi secondi, James rimase
talmente tramortito dalla sorpresa che non riuscì a fare nulla, tranne starsene
impalato sul posto ad occhi sbarrati. Si riprese nel momento in cui sentì Lily
allontanarsi, quando il suo cervello riuscì finalmente a connettere con quello
che stava accadendo e comprese di non desiderare altro che prolungare quel
contatto il più possibile.
Così attirò a sé la ragazza, deciso a
impedirle di andarsene, ricambiando il bacio con passione. Quasi si aspettava
che Lily lo respingesse, ma non avvenne: lei anzi rispose con altrettanto
slancio. Si interruppero solo quando la mancanza di ossigeno si fece impellente.
James cercò gli occhi di Lily, splendenti di
felicità, non osando lasciarla andare per paura che svanisse nel nulla. "Non sto
sognando, vero?" mormorò.
Il sorriso di Lily fu una risposta più che
sufficiente. "No, non stai sognando: mi hai presa, Potter!".
A James non serviva altro: l’abbracciò
forte, con l’impressione di galleggiare a tre metri da terra, incurante degli
sguardi stupiti degli altri studenti. In quel momento, in quel corridoio c’era
soltanto Lily, la sua Lily… E sarebbe rimasta sua per
sempre!
The 7 things I like about
you!
Your hair, your eyes, your old
Levi's
When we kiss I'm hypnotized
You make me laugh, you make me
cry
But I guess that's both I'll have to
buy
When we're intertwined, everything's
alright
I wanna be with the one I
know
And the 7th thing I like most that you
do
You make me love you, you
do(*)
(*) Miley Cyrus, 7 Things, dall’album
Breakout PICCOLO DISCLAIMER: gli Oompa Loompa,
ovviamente, non sono di mia invenzione, ma di Roald Dahl e sono qui usati senza
fini di lucro.
LYRAPOTTER’S CORNER
Eccomi qua, in ritardo come al solito,
ma stavolta ho una buona scusa: il mio nuovissimo portatile, regalo dei miei per
la maturità (credo di avere i genitori migliori del mondo), ha deciso di
impallarsi al quarto giorno. Non riuscivo (e non riesco tutt’ora) a far
funzionare Word, sono diventata matta per giorni (anche perché stavo andando in
crisi d’astinenza da scrittura) e sono stata molto tentata di buttarlo giù dalla
finestra. E ovviamente indovinate dove stava il capitolo nuovo che avete appena
letto? Alla fine per bypassare il problema, mi sono auto inviata una mail con il
mio documento in allegato e mi sono trasferita sul computer di casa. Adesso ho
imparato la lezione, d’ora in poi salvo tutto su chiavetta, in modo da poter
usare un computer qualunque e pace! Vabbè, alla fine ce l’ho fatta, anche se
senza tutto questo teatrino avrei aggiornato giorni fa!
E ce l’hanno fatto anche Lily e James,
siete contenti? Spero di sì, per quanto riguarda il resto, vi lascio con Sirius
completamente nel pallone (tanto lo sapevamo che era lento, no?) e Remus e Dora
che fanno comunella, intenti a tessere piani malvagi.
Gli Oompa Loompa li ho citati perché
pensavo, visto che Lily è Figlia di Babbani, potesse aver letto La Fabbrica
di Cioccolato. Invece, l’Incantesimo che Sirius
scaglia su Pix l’ho rubato dal terzo libro: Remus lo scaglia appunto su Pix
prima della lezione sul Molliccio. Siccome, come Incantesimo mi pareva insolito
per il buon professore, mi sembrava giusto immaginare che l’avesse imparato dai
suoi più scalmanati compagni.
Per quel che riguarda la canzone, ho pensato
di inserirla perché per me si adatta molto bene alla situazione di Lily e James:
se volete un consiglio, ascoltatela, è molto bella!
E ora la parte che mi piace di più, ovvero
ringraziamenti, ringraziamenti, ringraziamenti:
silverine85, mamma mia, quante cose tutte insieme! Grazie infinite per i tuoi
complimenti, sono davvero felice che la mia storia di piaccia e che ti facciano
tanto ridere le mie scenette, ci credi che molte le improvviso sul momento?
Grazie ancora, spero che continuerai a leggere e recensire!
terry93, dopo
un lungo capitolo di seghe mentali, Lily è riuscita finalmente a capire cosa
prova per James e le cose sono andate a posto da solo: spero che la loro
riappacificazione ti sia piaciuta!
LadyMorgan, my
preciousssssss!!!!!!! Scusa, lo spirito di Gollum mi ha posseduto per alcuni
istanti… Allora, tesssora, che te ne pare di questo? Ho lasciato Sirius immerso
nei suoi dubbi, ma non preoccuparti, ci penserò io dargli una svegliata: mi sono
già procurata le armi adatte (Remus e Dora, ovviamente!), ora mi serve solo
l’occasione (arriverà presto, non temere). Melanie e tornata in tutto il suo
splendore… Per quanto riguarda la pantegana, fidati nulla mi renderebbe più
felice che ucciderla personalmente, sfortunatamente la mia coscienza mi ricorda
costantemente che la sua presenza di comparsa e necessaria se non voglio sforare
nel what if (sto progettando di presentarle lo zio Tom, tanto per vedere cosa
succede). E parlando di zio Tom, in questi giorni l’ho visto abbastanza
inquieto: ho provato a spiegargli che non era colpa mia, ma è difficile essere
ragionevoli con un bazooka davanti alla faccia. Spero che adesso si calmi un
pochino XDXDXD
malandrina4ever, fidati non sei l’unica che sarebbe volentieri zittita così da
Sirius!!!!!!! Ma Remus non può certo pensarla allo stesso modo, visto che questa
storia non ha risvolti slash di nessun genere! E non preoccuparti, come puoi
vedere il segreto dei Malandrini è al sicuro.
Iva27, anche
poco va bene, è sempre un piacere leggere i commenti, anche se brevi… Mi sa che
dovrò mettere su un fan club di Sirius, lo amate tutte!!!!!!!
Alohomora, grazie infinite per i complimenti, ovviamente. Spero che il nuovo
capitolo sia stato di tuo gradimento, è stato abbastanza denso anche questo.
Mentre scrivevo il pezzo del bacio, ridevo perfino io, immaginandomi la faccia
di Remus!
_Mary, di’ a
tua mamma di non preoccuparsi, eh, non vorrei mai che li chiamasse per te gli
ometti del manicomio XD Credo che Remus abbia preso in seria considerazione
l’idea di seppellirsi al terzo anno, ma come hai giustamente detto tu, da fiero
Grifondoro ha affrontato la vergogna e poi li ha ridotti al silenzio! E hai
ragione, Sirius è Sirius e non lo amiamo per questo (forse Remus un po’ meno, ma
pazienza!). Felice di farti ridere, le risate fanno bene alla salute! A
presto.
hermy101, il
tuo commento mi ha fatto molto piacere: sapere di riuscire a rendere bene tutte
le situazioni è molto importante per me, come scrittrice. Spero che anche questo
capitolo si stato di tuo gradimento!!!!!
evelyn_cla, questo capitolo ha riscosso davvero tanto successo, visto che lo
considerate tutti il migliore! Coccolo lo faranno santo molto presto, io credo,
per riuscire ancora a sopportare quei due!
Julia Weasley, capita anche a me, sai, di leggere una storia e poi dimenticarmi
tutto quello che volevo dire nella recensione! Lily l’ha perdonato, l’ha
perdonato, altrimenti Harry da dove veniva fuori? Il bacio di Sirius è stato
probabilmente una delle mie idee migliori, considerato il successo che ha avuto,
ma devo ammettere che sì, solo dopo un giorno passato a studiare matematica
poteva venirmi in mente: fortuna che di quell’orrida materia me ne sono
liberata! Il bacio con Mel arriverà presto, promesso!
E ovviamente, least but not last, grazie a
Laura, che mi ha fatto capire le potenzialità di quella canzone e oggi ho
fatto arrabbiare perché le ho sequestrato il computer, sperando che con questo
capitolo mi guadagni il perdono!
Bon, con questo ho detto tutto, vi lascio
prima di diventare troppo noiosa, a presto (mi auguro),
bacibaci!!!!!!!!!
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Capitolo 17 *** Capitolo XVI ***
BABYSITTER PER
CASO
CAPITOLO XVI
Un’espressione di pura beatitudine faceva
bella mostra di sé sulla faccia di James Potter, mentre un indefinibile lasso di
tempo più tardi (potevano essere ore come minuti come giorni, James non aveva
assolutamente idea di quanto tempo lui e Lily fossero stati abbracciati in quel
corridoio) saliva le scale a chiocciola diretto al suo dormitorio.
Aveva l’impressione di galleggiare a tra
metri da terra tanto si sentiva stupidamente felice… E gli sembrava che il mondo
intero fosse partecipe di quella sua felicità: gli sembrava tutto assurdamente
bello, perfino l’occhiata di sbieco che gli aveva rivolto la Signora Grassa
quando era entrato gli era sembrata la cosa più splendida che avesse mai visto…
Dopo la sua Lily, ovvio! Che bel suono che avevano quelle parole: la sua Lily,
la sua Lily, la sua Lily!
Ogni volta che ripensava al fatto che si
erano baciati, baciati sul serio stavolta, senza whisky o altro a far da
intermediario, aveva l’impressione che il cuore gli sarebbe esploso fuori dal
petto per la felicità oppure che sarebbe schizzato verso il cielo, diventando il
primo uomo volante senza scopa della storia!
Come era possibile che solo poche ore prima
si fosse sentito l’ultimo uomo sul pianeta? Che la terra gli fosse sembrata un
luogo oscuro, triste e tenebroso? Lui era l’uomo più fortunato del mondo, il
quale in quel momento ai suoi occhi istupiditi dall’amore ricordava molto il
paese delle fiabe partorito dalla fantasia di una bambina di quattro anni, in
altre parole il luogo più bello dell’intero universo!
Ora aveva un senso perché Dora fosse sempre
perennemente, immancabilmente contenta: probabilmente lei viveva costantemente
in quella sottospecie di paese dello zucchero filato in cui James era appena
approdato.
Sì, lui era davvero l’uomo più fortunato del
mondo, perché Lily Evans, detta altresì la donna più bella del pianeta, l’aveva
appena baciato ed era diventata la sua fidanzata, oltre che praticamente la
futura signora Potter, perché James non aveva la minima intenzione di lasciarla
andare, ora che aveva scoperto quanto fosse bello stringerla tra le braccia e
parlare senza rischiare di finire defenestrato. Era la sua Lily…
James lanciò un lungo sospiro beato: si
erano lasciati da neanche cinque minuti per andare nei rispettivi dormitori e
già gli mancava. Non vedeva l’ora di rivederla e soltanto una microscopica parte
del suo cervello (quella più cinica che spesso e volentieri aveva la voce di
Sirius) si rendeva conto di quanto fosse ridicolo in quel momento: non gliene
fregava nulla di sembrare o essere ridicolo, era talmente felice da sentirsi
superiore a tutto questo. Il suo unico problema, in realtà, era il mal di
stomaco dovuto all’indigestione da cioccolata, che l’aveva colpito nell’esatto
istante in cui era uscito dalla depressione (cioè quando si era accertato che il
bacio di Lily non era soltanto l’ennesimo tiro mancino della sia fantasia
sfrenata), ma anche quello era un problema assolutamente trascurabile alla luce
della felicità che lo pervadeva in quel momento!
Lui, la sua felicità e la sua espressione
incantata fecero il loro trionfale ingresso nel dormitorio dei malandrini per
annunciare a tutti la lieta novella… Peccato che non ci fosse nessuno a cui fare
il gioioso annuncio, visto che la stanza era miseramente vuota. Gli amici, non
ci sono mai quando ti servono!
Non aveva neanche finito di pensarlo che
Sirius comparve dal bagno. "Ah, eccoti finalmente" lo salutò, sollevato nel
vedere che il suo migliore amico non era andato a impiccarsi al Platano
Picchiatore. "Cominciavo a preoccuparmi… Senti, la Evans ti stava…".
Non riuscì a completare la frase perché in
quello stesso istante James gli saltò praticamente al collo, rischiando di
strozzarlo.
"James, che piffero stai facendo?!" strillò
il ragazzo, cercando di mantenere l’equilibrio compromesso dallo slancio
dell’altro.
"Padfoot!" trillò James. "La vita è
meravigliosa! Il mondo è meraviglioso! Lily è meravigliosa! Tutto è
meraviglioso! Perfino tu sei meraviglioso!".
Detto questo, gli scoccò un bacio sulla
guancia. "Ti voglio bene" aggiunse, prima di staccarsi e lasciarsi cadere sul
letto, con espressione beota.
Sirius lo guardò allucinato. Che ne era
stato del suo fino a poco prima depresso-a-un-passo-dal-suicidio migliore amico?
E chi l’aveva sostituito con quella sottospecie di squittente
mostriciattolo?
"James, ma che ti sei drogato?" domandò,
spaventato da quel repentino cambiamento. Per diana, l’aveva pure baciato,
chiunque al suo posto sarebbe stato spaventato.
James dal canto suo lo guardò senza capire
il motivo di tanta perplessità. "Drogato? Chi, io? Scherzi? Sono soltanto l’uomo
più felice di questo vasto, meraviglioso mondo!".
"Prongs, fino a due ore fa, il mondo ti
sembrava una triste landa desolata ed eri a un passo dal buttarti giù dalla
torre più alta. Di’ la verità… cosa ti sei fumato? Qualcosa di pesante senza
dubbio!".
James si tirò a sedere, appoggiandosi sui
gomiti, stupito dallo stupore dell’amico. "Ma che cosa stai
dicendo?".
"Tu cosa stai dicendo?" ribatté Sirius, che
ormai non ci capiva davvero più nulla. "Si può sapere che ti è successo? Un’ora
fa eri tutto ‘la mia vita fa schifo, nessuno mi vuole bene a questo mondo’ e
adesso sembri uscito da una di quelle pubblicità babbane dei cereali, dove tutti
sorridono, sono felici e ogni cosa via a meraviglia… Cos’è, hai preso una botta
in testa e ti sei finalmente disinnamorato della Evans?".
Al che, James comprese finalmente quale
fosse il problema e perché il suo amico fosse tanto sconcertato: ovvio, non gli
aveva ancora comunicato la bellissima novità!
Così si alzò in piedi e andò ad circondare
l’amico per le spalle, continuando a sorridere. "Ah, Padfoot, Padfoot, Padfoot"
sospirò, con aria da uomo vissuto. "Tu non puoi nemmeno immaginare la cosa
meravigliosa che mi è successa poco fa".
"Oh, Prongs, Prongs, Prongs" ripeté Sirius,
sempre più irritato, facendogli il verso. "Tu non puoi nemmeno immaginare cosa
ti succederà se dici ‘meraviglioso’ un’altra volta e non mi spieghi cosa è
successo!".
"Ma perché sei così arrabbiato, Sirius?"
fece James, sentendosi quasi offeso da tanta ostilità. "Io cerco di condividere
con te il momento più magico della mia esistenza e tu mi aggredisci
così?".
Sirius sbuffò: quel James tutto zucchero e
miele cominciava a irritarlo su serio, era quasi meglio in versione ‘vedova in
lutto’. Prese un respiro profondo, poi disse, sforzandosi di sorridere: "Ok,
scusa. Ora me lo dici che è successo sì o no?".
"Ah, sapessi, Padfoot" sospirò James,
fissando estatico la parete davanti a lui, mentre il ricordo del bacio lo
invadeva. "Non mi è mai successa una cosa più bella in tutta la mia breve e
finora miserabile vita… È quasi troppo bello da descrivere a parole, non so
nemmeno da che parte cominciare…".
Ok, ma allora lo stava facendo apposta per
farlo incavolare: Sirius aveva sempre detestato i giri di parole e James
sembrava intenzionato ad andare avanti su quella linea ancora per ore. Va bene,
era una cosa meravigliosa, bellissima, l’aveva capito, ma cosa era meraviglioso,
bellissimo, ecc…
"James, dimmelo e basta, porco Merlino!"
esplose, con una vena che pulsava sinistra a un angolo della tempia. Poi davanti
alla sua faccia da cerbiatto ferito, preferì rimoderare i toni e riprese, in un
tono più pacato e carezzevole che sapeva tanto di presa per i fondelli (non che
James se ne preoccupasse, ben inteso): "Volevo dire, per favore James, potresti
dirmi, se non ti è di troppo disturbo, ovviamente, che cosa diavolo ti è
successo di così bello, meraviglioso, ecc?". Altrimenti, giuro che ti
strozzo!
"Ok, ok, te lo dico" lo calmò James,
avvertendo il pericolo: perfino lui poteva permettersi di tirare la corda con
Sirius solo fino a un certo punto. "Lily e io… Pausa drammatica che aumentare la
tensione".
"James, se non me lo dici entro tre secondi,
te la do io la pausa drammatica!".
"Ci siamo baciati!" annunciò il ragazzo,
gonfiando il petto come un pavone. "Ci siamo baciati e ora stiamo insieme e
Padfoot, questo è in assoluto il giorno più bello della mia vita!".
Lo disse con una tale faccia, da bambino
davanti al barattolo di marmellata, con gli occhi che brillavano in una maniera,
che Sirius non riuscì davvero a restare arrabbiato con lui e si raddolcì
all’istante, sorridendo. "Vi siete baciati?" ripeté, incredulo. "E ora state
insieme?".
"Beh, non l’abbiamo deciso in modo
ufficiale, ma praticamente sì: Padfoot, non sono mai stato così felice in tutta
la mia vita!". E lo stritolò di nuovo in un abbraccio che per poco non gli
staccò la testa dal collo.
"Ok, anche le pareti l’hanno capito, Prongs:
sei felice" borbottò Sirius, cercando di scollarselo di dosso. "Ora lasciami
andare prima che vada in deficit da ossigeno".
James ubbidì, mollandolo di botto e
facendolo quasi cadere. "Oh, Sirius non poi nemmeno immaginare… E adesso perché
mi guardi con quella faccia?".
In effetti, il giovane Black lo fissava come
se stesse pensando a quanto lontano sarebbe schizzato il sangue quando gli
avesse staccato la testa (paragone non del tutto lontani dalla realtà), quando
disse a denti stretti: "James, se vuoi metterti a decantare le virtù della tua
nuovo fidanzata, aspetta che arrivi Remus, perché se ripeti un’altra volta una
frase a caso tra ‘non sono mai stato più felice’, ‘non puoi capire’, ‘la vita è
meravigliosa’ et similia, giuro che ti faccio del male!".
James abbassò la testa con aria contrita:
"Ok, scusa, la pianto. Però te lo posso dire che cosa è successo?".
Sirius si sentì cadere le braccia: Merlino
santo, quel nuovo James fidanzato era peggio del James innamorato senza
speranza. "James, è da quando sei tornato che cerco di farmi dire che cosa è
successo! Io sono rimasto alla Evans che ti veniva ha cercare qui…".
I due si sedettero comodamente per terra,
mentre James si lanciava finalmente in un discorso che a Sirius parve sensato,
raccontandogli di come, dopo essere stato in punizione dalla McGranitt, si era
visto venire incontro Lily e tutto quello che ne era successo dopo.
"… E poi, siamo tornato qui, tenendoci per
mano, ci siamo separati e io sono venuto qua a raccontarti tutto" concluse
James.
Sirius annuì. "Beh, ci hai messo sei anni e
mezzo, ma a quanto pare alla fine la perseveranza ti ha premiato…".
"Già, mi sembra ancora impossibile" sospirò
James, rischiando di perdersi per l’ennesima volta nel suo piccolo paradiso
personale. "Comunque" continuò, ricomponendosi subito allo sguardo infuocato
dell’amico, "chissà che cosa le ha fatto cambiare idea".
"Ma non glielo hai chiesto?" fece Sirius,
stupito e anche un po’ deluso. "Io sarebbe stata la prima cosa che avrei voluto
sapere, considerato che l’altro giorno praticamente ti aveva giurato odio
eterno".
"Beh, sai non è capitato" spiegò James.
"Probabilmente ero troppo meravigliato per pensare a chiederglielo… Padfoot, ma
ti rendi conto: mi sono messo con Lily Evans! Con la Evans! Sai cosa
significa?".
"Eccome se lo so" annuì Sirius con aria
seria. "Significa che non mi sveglierai più nel cuore della notte ubriaco
fradicio frignando che, cito testualmente, ‘la Evans ti considera un patetico e
strisciante Vermicolo’!".
James gli rivolse un’occhiata offesa. "È
successo solo una volta!" protestò. "Sono stanco che continui a rinfacciarmi
quella storia: è stato come minimo tre anni fa, se non di più!".
"Ottobre del quarto anno" precisò Sirius. "E
poi lo sai che sono bravo a legarmele al dito certe cose… Tu non hai la minima
idea di cosa abbia voluto dire per me, Remus e Peter sopportarti per tutti
questi anni!".
"Sono stato tanto insopportabile?". Nel
volto di James si leggeva chiaramente un certo stupore.
"A volte" fu la risposta. "Remus non te lo
direbbe mai perché è troppo buono, ma ha volte siamo stati a tanto così dallo
soffocarti nel sonno! Ora finalmente è finita!".
"Ok, ti chiedo perdono. Quando sarai
innamorato capirai cosa ho passato" commentò James, con aria sicura.
Sirius gli scoppiò a ridere in faccia,
sguaiatamente e molto a lungo. "Prongs, te lo ricordi con chi stai parlando,
vero? Sirius Orion Black, il tuo migliore amico, quello geneticamente incapace
di impegnarsi o intessere una qualsivoglia relazione seria… Io non sono
programmato per l’amore, quel gene si è perso per strada una decina di
generazioni fa!".
James alzò le spalle, squadrando l’amico.
"Bah, per me esiste da qualche parte la ragazza capace di farti girare la testa,
sai, girare sul serio…".
"Non credo proprio" dichiarò Sirius,
scuotendo con decisione il capo.
"Io dico di sì invece" ribadì con
altrettanta convinzione James. "E se ti conosco come ti conosco, saresti pure
capace di innamorarti di qualcuno così improvvisamente da non accorgertene
nemmeno! E così perdutamente da non vedere più nessun’altra donna per il resto
della tua vita".
"Tu stai delirando" sbuffò Sirius. "In
questo momento sei talmente preso dalla tua bella da vedere cuoricini pulsanti
dappertutto!".
"Lily non c’entra nulla" protestò il
ragazzo. "Io sono convinto che ti accadrà una cosa del genere: l’amore ti
colpisce quando meno te lo aspetti…".
"Sì, e di solito ti fa pure male!" concluse
Sirius per lui, ridacchiando. "Davvero, James, stai parlando a vanvera: questi
discorsi di filosofia spicciola li dovresti fare con Remus, mica con
me…".
"Naaaah, tu e Remus siete diversi come
l’acqua e l’olio: tu sei fin troppo espansivo, Moony invece è un represso
patologico… Credo che non l’abbia mai detto nemmeno a noi un "ti voglio bene",
figurati se sarebbe capace di dire un "ti amo" a qualcuno: lui farà la fine di
quello innamorato perso, perfettamente consapevole di esserlo e talmente
terrorizzato da questo da rischiare di farsi scappare la sua bella, chiunque
essa sarà".
"Però, che bella prospettiva. E dimmi,
saggio e mistico indovino, quale futuro si prospetta per me, invece?" lo prese
in giro Sirius.
James gli tirò una sberla. "Sfotti, sfotti,
Padfoot, ma te l’ho già detto: tu ti innamorerai presto o tardi, in modo così
fulmineo che nemmeno te ne accorgerai e così perdutamente che non esiterà più
nessun’altra per te!".
Sirius gli diede una spintarella scherzosa.
"Non mi stupisce che fossi una schiappa in Divinazione, Prongs: il tuo Occhio
Interiore è perfino più guercio del tuo occhio fisico!".
James gonfiò il petto come un galletto
indispettito. "Staremo a vedere" dichiarò, puntandogli contro il dito con fare
ammonitore e assumendo un tono profetico. "L’ira degli dei si abbatterà sul tuo
testone vuoto per non aver dato ascolto alle sagge parole di Prongs
l’Indovino".
Subito dopo dovette abbassarsi per evitare
la scarpa che Sirius gli tirò contro. "Se proprio devi predire qualcosa,
indovino" lo canzonò, calcando sull’ultima parola, "fa qualcosa di utile
e predici che tempo farà domani".
James chiuse gli occhi, corrugando la fronte
come se si stesse concentrando profondamente su qualcosa. "Sento
qualcosa…".
"Sì, anch’io: il tuo cervello che brucia! O
forse qualcosa dalla parte posteriore…".
James fece come se non l’avesse sentito e
dopo qualche altro secondi di intensa meditazione, annunciò: "Domani, figliolo,
nevicherà tutto il giorno oppure sarà sereno, con una punta di vento, ma anche
no e schiarite in serata, ma anche qualche annuvolamento!".
Sirius scoppiò a ridere, battendogli le
mani. "Complimenti, Prongs, davvero una grande predizione, fin qui ci potevo
arrivare anche da solo… Lasciatelo dire, come indovino non vali niente, meglio
se ti ritiri".
James, dopo un lungo minuto di riflessione,
annuì. "Probabilmente hai ragione… E poi, sai, è stressante la vita del
veggente: vedere sempre cosa ti succederà prima che succeda, eccetera, eccetera…
Molto meglio una vita nella beata ignoranza".
"Bentornato nel mondo dei comuni mortali" lo
accolse allora Sirius. "Abbiamo pure le spille, se vuoi: non vedo il futuro e
ne vado fiero!".
Scoppiarono a ridere entrambi, poi James
tornò serio e disse: "Comunque, sulla storia dell’amore parlavo davvero, sai…
Sicuro che non ci sia niente di strano all’orizzonte? Dopo il fallito
appuntamento con la Sanders non è più successo nulla e non è da te portare un
periodo di lutto…".
Sirius non rispose subito, cercando di
trovare una risposta che suonasse coerente. Quella che diceva James era vero: i
periodi di lutto non erano da lui e considerato che ormai con Janet era tutto
finito (oddio, non è che fosse mai cominciata, a dirla tutta!), era parecchio
inconsueto che non avesse puntato la sua attenzione su qualcun’altra. La cosa
davvero strana era che non ne aveva nemmeno voglia: era forse la prima volta in
vita sua che gli capitava una cosa del genere! E non sapeva come spiegarselo…
Anche se a dir la verità, era da quando aveva avuto quella sconcertante
conversazione con Remus il giorno prima che non si toglieva Melanie dalla testa…
Ma si guardava bene dal dirlo a James: tutto
gasato com’era, si sarebbe messo in testa che si era innamorato di Melanie
Griffith! E lui NON era innamorato di Melanie griffith, nella maniera più
assoluta: era Sirius Black, per Morgana! Non sapeva nemmeno dove stava di casa
l’amore…
Ma ovviamente, questo non impediva all’Amore
di sapere esattamente dove stava di casa lui, anzi tutto sommato gli rendeva il
compito perfino più semplice, rendendo il ragazzo inerme ai suoi attacchi a
tradimento. Ma Sirius era ancora ingenuamente inconsapevole di quanto l’amore
colpisse in modo meschino e inaspettato e di quanto James avesse ragione, nel
dire che quando si fosse innamorato davvero non se ne sarebbe nemmeno accorto,
cieco davanti all’evidenza… Fortuna per lui e soprattutto per la povera Melanie,
che il destino aveva già le carte in mano, coadiuvato dalle due più bizzarre
fate madrine che si fossero mai viste a memoria d’uomo!
A cavare Sirius dall’impaccio di trovare una
risposta per James, in trepidante attesa, ci pensò il provvidenziale arrivò di
Remus, che entrò nella stanza alzando le mani ed esordendo con un abbastanza
inquietante e soprattutto insolito sulle sue labbra: "Qualunque cosa succeda,
sappi, Sirius, che non è colpa mia…".
Il diretto interessato lo guardò storto e
perplesso insieme, mentre un campanello d’allarme gli suonava in testa: dov’era
finita Dora? "Moony, che succede? Dov’è il piccolo mostro?".
Prima di poter rispondere, Remus si trovò
all’improvviso artigliato da James, subitaneamente rientrato in fase "vedo il
mondo con gli occhiali rosa", ansioso di condividere con un altro amico la sua
felicità. "Remus!" trillò, stringendolo al collo e rischiando di staccargli la
testa. "Tu non hai la minima idea della cosa bellissima che mi è appena
capitata!".
"James, mi stai strangolando!" protestò
Remus, mentre l’amico lo strascinava da un capo all’altro della camera
saltellando come un grillo. "Che cavolo ti prende?".
"Oh, scusami, Moony" disse James,
mollandogli il collo e nondimeno continuando a saltare su e giù tenendolo per le
spalle. "Ma non mi sono mai sentito più felice in vita mia!".
"Ma che, ti sei drogato?" domandò Remus,
fissandolo inquisitore, salticchiando a sua volta per evitare che James gli
distruggesse le clavicole.
Sirius rise, scuotendo il capo. "Sai, io gli
ho chiesto esattamente la stessa cosa quando è arrivato in quelle stesse
condizioni, solo con una faccia meno cattiva".
"Ok, non ti sei drogato, allora che ti è
successo di tanto meraviglioso?".
"Una cosa bellisssssima, Remus" dichiarò
James. "La cosa più bella di tutta la mia vita…".
"Oh, Merlino santissimo!" sbuffò Sirius,
capendo che James di quel passo non ci sarebbe mai arrivato. "Lui e Lily si sono
baciati" annunciò perciò, prendendo la situazione in mano. "E adesso stanno
ufficiosamente insieme".
"Ehi, ci stavo arrivando!" protestò il
diretto interessato, sgonfiandosi come un palloncino.
"Sì, l’anno prossimo. Piantala di saltare o
finirai con il romperlo… Guarda che mica ce ne danno un altro dopo: sono fuori
commercio da un pezzo!".
Remus lo guardò storto, mentre James
smetteva di saltare. "Ma che sono, un accessorio?".
"No, sei più simile a un bambolotto
petulante, in verità!"
Il licantropo alzò gli occhi al cielo,
rinunciando perfino a obiettare. Oltretutto, gli mancava il fiato, dopo che
James l’aveva fatto saltare su e giù per cinque minuti buoni. "Tu e Lily vi
siete baciati?!" esclamò invece, ricordando il causa dell’eccitazione di
James.
"Sì, sì, sì! Moony, sono ufficialmente
l’uomo più felice di questo mondo!" dichiarò, prima di stritolarlo in un
abbraccio mozzafiato.
"Sì, sono felice anch’io per te" esalò
Remus, dandogli qualche pacca sulla spalla. "Ora lasciami".
Sirius gli guardò con un sorriso divertito.
Ora è il tuo turno, RemRem… Ma perché aveva la netta impressione che
mancasse qualcosa? C’era una nota stonata in quel quadretto… "Moony, ma che ne
hai fatto di Dora?" domandò all’improvviso, realizzando la mancanza della
cuginetta.
James lasciò andare Remus, notando solo in
quel momento l’eppur vistosa assenza della bambina: almeno stavolta non era
colpa sua…
Remus invece si adombrò all’istante. "Ah,
già, Dora… Sirius, c’è una cosa che ti devo dire: oggi, siamo andati a prendere
il the da Hagrid… ".
The? Hagrid? Dora sparita? Tutta una serie
di inquietante possibilità attraversò la mente di Sirius in pochi secondi… Non
era possibile, quella bambina era riuscita a farla pure a Remus, mister
responsabilità!
In meno di un secondo, Sirius era balzato in
piedi e aveva afferrato l’amico per la camicia. "Non è possibile, non mi posso
fidare nemmeno di te? Che cosa successo a Dora? È scappata di nuovo? Si è
sentita male? Thor se l’è mangiata? Oppure la cucina di Hagrid alla fine ha
ucciso qualcuno?". Lo scrollò come un peluche, vedendo che non rispondeva. "Per
le dorate chiappe di Gargantua, Remus, parla: che cosa è successo
a…".
"Remus, posso entrare?".
Sirius si bloccò, riconoscendo la voce della
cugina, provenire fuori della porta. "Cos’è, vuoi farmi venire un infarto,
Remus?" borbottò, allentando la presa senza però mollarlo. "Questi scherzi non
sono divertenti. Sì, vieni Dora!".
"No, Sirius, io…" cercò di intervenire
Remus, ma troppo tardi.
Dora entrò. A prima vista James si chiese
dove fosse il problema e perché Remus avesse fatto quella sceneggiata: Dora
sembrava il ritratto della salute, non aveva nulla fuori posto, tranne qualche
macchia di marmellata sul maglioncino… Solo a una seconda occhiata si rese conto
che il problema non era affatto la bambina in sé, ma quello che teneva tra le
braccia: un intirizzito, minuscolo gattino tigrato, che si stava guardando
intorno con gli occhioni azzurri sgranati.
Nella camera calò in silenzio di tomba, cosa
decisamente insolita, mentre l’aria si faceva talmente carica di tensione da
rendere difficile respirare. Remus e James fissavano con il fiato sospeso
Sirius, il quale a sua volta fissava la bestiola rigido come un palo, neanche
fosse stata un mostro a tre testa. Perfino il gattino sembrava a disagio, come
se percepisse le vampate di ostilità che aleggiavano nella stanza e di cui era
la causa.
L’unica beatamente ignara di trovarsi nel
centro di una bomba atomica sul punto di esplodere era Dora, che si spupazzava
l’animale come se fosse stato un peluche. "Non è carino?" cinguettò. "L’abbiamo
trovato vicino alla capanna di Hagrid… Lo possiamo tenere, vero?".
Quelle parole innescarono la reazione a
catena che avrebbe portato all’esplosione. Sirius, sempre con gli occhi fissi
sul gatto, strinse all’improvviso la presa intorno alla camicia di Remus,
talmente forte da graffiargli la pelle. "Remus" sussurrò a denti stretti, con
una faccia che faceva paura solo a vederla, la stessa che avrebbe potuto avere
se si fosse trovato di fronte l’Anticristo in persona, "cos’è quella
cosa?".
Remus deglutì, perfettamente consapevole di
trovarsi molto vicino a una morte orrenda. Ma non poteva cambiare l’amara
verità. "Ehm, è un gatto, Padfoot… Una gattina, per essere precisi…".
La stretta sul suo petto si intensificò
ulteriormente. Perché ho l’impressione che stia per strapparmi il cuore dal
petto? "Questo lo vedo… E che cosa ci fa quella cosa nel nostro
dormitorio?".
"Sirius, è stata Dora a volersela portare
dietro, non voleva più mollarla: che cosa potevo farci?".
"Glielo strappavi di mano!" strillò Sirius,
con fare ovvio. "O stai diventando un gattofilo?". Lo scrutò con fare
indagatore. "Di’ la verità, ti sei affezionato a quella piccola palla di pulci
miagolante, non è vero?".
Remus sbuffò: Sirius Black e le sue reazione
esagerate! Ma del resto, c’era ben poco di razionale nell’odio viscerale che
Sirius aveva per i gatti, i mici e tutti i felini in genere: non li poteva
vedere, punto e basta. Era stato così da sempre, fin dal primo anno, poi quando
Sirius era diventato Animagus la cosa era soltanto peggiorata, visto che i
felini tendevano a tirare fuori il suo lato… più animale, diciamo. Il punto più
basso l’aveva toccato al quinto anno, poco dopo aver scoperto come trasformarsi,
quando i Malandrini non erano ancora in grado di gestire al cento per cento i
loro alter ego animali: mentre erano in giro per Hogsmeade, avevano incrociato
un gatto randagio. Merlino li scampi! James, Remus e Peter avevano dovuto
rincorrere lui e il gatto da un capo all’altro del paese, attirando non pochi
sguardi, soprattutto quando avevano dovuto congiungere le forze per trascinarlo
di peso al castello. Una giornata infernale.
E ora c’era una gattina nel loro dormitorio!
James si stupiva che l’amico non fosse ancora esploso: evidentemente aveva
imparato a dominare i suoi istinti meglio di quanto si aspettasse. O magari si
tratteneva giusto perché non voleva saltare addosso a Dora: la cosa avrebbe
potuto avere ripercussione abbastanza serie.
"Andiamo, Sirius" intervenne, cercando di
essere conciliante e al contempo mettere in salvo Remus, ancora sotto la stretta
dell’amico. "Non essere sciocco: è soltanto uno stupido gatto e Remus non ne ha
colpa…".
"Non è solo uno stupido gatto!" protestò con
veemenza Sirius, lasciando però andare il licantropo, che tirò un sospirò di
sollievo, massaggiandosi il petto. "È… è… Non lo so cos’è, ma non lo voglio in
questa camera!".
"Dai, Sirius, sii ragionevole…" cercò di
blandirlo Remus.
"No che non sono ragionevole! Avrei potuto
sopportare che mi portasse qua un pipistrello, un ratto gigante, un cucciolo di
Acromantula, qualunque cosa, ma non quella cosa!". Puntò un dito contro la
bestiolina imputata, che stava placidamente facendo le fusa tra le braccia di
Dora. "Portatela via, adesso, o lo faccio io… E non garantisco che la butterei
fuori dalla porta!".
Gli sguardi dei tre Malandrini puntarono
tutti alla finestra, chiusa per tenere fuori il freddo. James e Remus repressero
un brivido: era un volo di venticinque metri, ma non escludevano che Sirius
potesse sul serio mettere in pratica la minaccia. Quando si parlava di gatti,
tutto il suo buonsenso (che non era tanto già in principio) andava allegramente
a farsi benedire.
E loro scarseggiavano di argomenti utili a
perorare la causa della micina. Fortunatamente per lei, c’era sempre Dora a
salvarla.
"Oh, non è carina, Sirius?" tubò con
occhioni a palla, luccicanti, tendendola verso di lui. "L’ho chiamata
Cenerentola".
"Tieni quella cosa lontano da me, Dora!" le
ordinò lui, tirandosi indietro. "Falla sparire!".
La bambina esibì il suo miglior broncio
dispiaciuto, con tanto di labbro tremulo. "Ma perché? È così dolce: perché non
ti piace?".
"Già, Sirius" le fece eco James, bastardo
fino al midollo. "Perché non ti piace? Argh, Moony, proteggimi!" strillò poi,
riparando dietro la schiena del licantropo, visto che Sirius gli aveva scoccato
un’occhiata omicida in puro stile Black.
"James, va’ avanti di questo passo e giuro
che ti picchio! E smettila di ripararti dietro le sottane del
coccolo!".
Dora aveva nel frattempo lasciato andare
Cenerentola, che si era messa ad esplorare la stanza con curiosità, tallonata
stretta dalla bambina, che seguiva affascinata ogni suo movimento: con un certo
perverso senso dell’umorismo, la gattina puntò dritta, dritta verso Sirius, il
quale fece un balzò indietro. "Moony, fa qualcosa!" strillò. "O questa è la
volta buona che implodo!".
"Ah, no, caro" protestò Remus, scuotendo con
decisione il capo. "Io sono Ponzio Pilato in questa faccenda…". Allo sguardo
vacuo di James e Sirius, sbuffò. "Bestie ignoranti! Me ne lavo le mani, mi
chiamo fuori, neutrale come la Svizzera… mi sono spiegato?".
"Ma Moony…".
"Niente ‘ma Moony’, Sirius. Il problema è
tuo, la gatta da fastidio a te, perciò sei tu a dire a Dora di liberarsene. Fine
della discussione".
E per dare maggiore enfasi alla sua
decisione, si sedette sul letto e incrociò le braccia. Sirius gli scoccò uno
sguardo scocciato, poi rivolse la sua attenzione a Dora, che fissava adorante la
micina che si stiracchiava sul pavimento. Grazie tante, Moony… E secondo te,
come faccio a dirglielo?
"Dora, riguardo al gatto…" esordì,
avvicinandosi a lei, pur cercando di mantenere una distanza di sicurezza,
dall’odiata bestiaccia.
"Può restare vero?" chiese la bimba con aria
supplichevole. "Per favore, per favore, per favore, è così carina e piccola: non
occuperà tanto spazio…".
Sarà sempre troppo per i miei gusti…
"E che mi dici dei tuoi genitori? Secondo me loro
non sarebbero proprio entusiasti di questa cosa".
"Ma li posso convincere!" dichiarò Dora in
tono convinto. "Per favore, non darà fastidio…".
"Ma io…" tentò ancora di protestare Sirius,
ma a quel punto Dora sfoderò la sua arma segreta: occhi azzurri sgranati, labbro
tremulo, perfino una lacrimuccia. "Ti prego Sirius, ti prego, ti
prego…".
E chi poteva resistere? James non poté fare
a meno di pensare che quella bambina fosse una vera artista: nessuno avrebbe
avuto il cuore di dirle di no, nemmeno Sirius "non-mi-piego-e-non-mi-spezzo"
Black.
Il ragazzo lasciò cadere le braccia. "E va
bene… Ma tenetela alla larga da me: voglio almeno due metri tra me e la cosa in
qualunque momento!".
Dora gli saltò in braccio, felice come una
pasqua. "Grazie, grazie, grazie, Sirius: sei il cugino migliore del
mondo!".
"Sì, sì, come ti pare" borbottò sirius in
tono scocciato.
"In nome di Circe, questo giorno entrerà
negli annali" scherzò James. "Sirius Black si è piegato alle richieste di una
mocciosa di quattro anni".
"Io non mi sono piegato: ho solo dato il mio
consenso, che posso ritirare in qualunque momento!".
"Tu ti sei piegaaaaatooooo!" lo canzonò
James implacabile. "E se l’hai fatto una volta, lo farai di nuovo!".
"E questo che vuol dire?" fece Remus
perplesso.
"Prima che tu arrivassi e ci distraessi con
la gatta, io e Padfoot stavamo avendo una brillante discussione sul suo futuro
amoroso…".
"Non dargli retta, Moony" lo bloccò Sirius.
"James oggi vede amore a qualunque angolo di giri, visto che lui e la Evans si
sono fidanzati!".
Remus lo ignorò e fece a James cenno di
continuare, genuinamente interessato.
"Sai, io dicevo che presto o tardi Sirius si
innamorerà di qualcuna e gli succederà così all’improvviso che nemmeno se ne
accorgerà e così perdutamente che tutte le altre spariranno al
confronto…".
"Veramente?". Per qualche strano motivo,
Remus sembrò trovare la cosa davvero divertente. "E lui che ha
detto?".
"Concisamente che sono un cretino. Tu che
pensi?".
Remus scrollò le spalle, trattenendo a
stento un ghigno. "Ah, non lo so… Tu, Padfoot, che mi dici?".
Sirius guardò spiazzato l’amico: perché
aveva la netta sensazione che Remus non stesse dicendo tutta la verità? Già il
giorno prima aveva avuto l’impressione che stesse confabulando qualcosa, con
tutte quelle domande strane a proposito di Melanie: era come se volesse a tutti
i costi fargli dire qualcosa, solo che Sirius non aveva la minima idea di dove
volesse andare a parare!
"Che cosa dovrei dire? Per me siete stati
troppo al sole tutti e due!" dichiarò, pur sentendosi a disagio. Gli stava
sfuggendo qualcosa, ma cosa?
Dietro di lui, giunse una risatina
divertita: a quanto pareva pure Dora trovava quella conversazione divertente.
"Testone" sembrò borbottare. Sirius scoccò alla cuginetta uno sguardo
sospettoso: perché gli sembrava che quei due gliela stessero facendo sotto il
naso?
Remus scosse il capo. "Contento te… Io vado
a farmi una doccia".
"Era un velato invito a seguirti?" ridacchiò
James.
"Pervertito" sbuffò Remus. "Hai baciato Lily
da nemmeno un paio d’ore e già fai di queste proposte indecenti…".
"Oh, andiamo, Moony" si unì Sirius, grato
che la conversazione fosse tornata su un piano che potesse comprendere. "Dillo
che sotto, sotto la cosa ti farebbe pure piacere…".
"Dovete solo provarci" dichiarò Remus, "poi
non sarà la gatta a finire defenestrata, ma voi due!".
"Quanto sei violento! Noi ti manifestiamo il
nostro amore in modo tanto sincero e tu minacci di defenestrarci! Cattivo,
Moony, sei cattivo!".
"Vi ricordo che siamo in presenza in una
minorenne: non fatemi diventare sboccato!" li minacciò Remus, avviandosi verso
il bagno.
Sirius e James gli strisciarono dietro,
facendo per attaccarsi ai suoi pantaloni, uno per gamba. "Oh, ti prego, Moony,
non rifiutarci: lo sai che senza di te non possiamo vivere. Come potremmo
sopportare un’esistenza priva di cotanta beltà?".
"Mi state tirando giù i pantaloni!" protestò
Remus. "Smettetela, prima che cominci a pensare a un tentativo di molestie e vi
faccia sbattere in galera tutti e due!".
"Hai ragione, Moony" acconsentì Sirius,
lasciandolo andare. "Mollalo James: ci rifaremo mentre dorme…".
"… Quando sarà indifeso e inerme come un
bambino". James sfoderò un sorrisetto malvagio. "Adoro come ragiona la tua
testa, Padfoot".
Remus borbottò qualcosa come ‘idioti senza
speranza’, prima di dire: "Ora posso andare a lavarmi per cortesia, o non avete
ancora finito?".
Sirius gli diede il permesso con un cenno
della mano."Ok, vai: tanto ti abbiamo già visto mentre fai la doccia!".
Si abbassò giusto in tempo per evitare una
scarpa diretta proprio verso la sua faccia. "Ma che me ne dovrei fare?" sbottò
dopo, tenendola per il lacci come se fosse una creatura infetta. "Se proprio
devi tirarmi qualche capo di vestiario, almeno tirami le mutande!".
La testa di Remus sbucò dal bagno.
"Impiccati, Padfoot… A proposito, hai notato dove Cenerentola si è fatta la
cuccia?". Detto questo, con un ghigno soddisfatto si sbatté la porta alle
spalle, chiudendola a chiave, tanto per stare sul sicuro.
Sirius rimase un attimo perplesso.
"Cenerentola?" ripeté. Cercò lo sguardo di James. "Tu hai idea di cosa stesse
parlando?".
Il ragazzo rispose con un’alzata di spalle e
uno sguardo vacuo. Sirius si voltò e in quel momento capì esattamente cosa Remus
avesse voluto dire: la gattina aveva smesso di esplorare la stanza ed era andata
ad acciambellarsi proprio sul suo cuscino, facendo le fusa soddisfatta mentre
Dora, seduta lì a fianco, le accarezzava il dorso.
James a quella vista si ritrasse
istintivamente indietro, soprattutto notando che sulla tempia dell’amico una
vena stava pulsando minacciosa. Ora scoppia, ora scoppia, ora
scoppia…
E infatti la bomba esplose. "CHE COSA CI FA
QUELLA COSA SUL MIO LETTO!?".
******
"CHE COSA HAI FATTO?".
L’urlo festante e sorpreso di Melanie fece
tremare le pareti e incrinare qualche vetro, oltre ovviamente rischiare di
assordare Lily ed Alice.
Il viso di Lily divenne più rosso dei suoi
capelli, mentre ripeteva: "Io e James ci siamo baciati: ora stiamo insieme, più
o meno…".
"Cosa vuol dire ‘più o meno’?" obiettò Alice
perplessa. "Come si fa a stare ‘più o meno’ con qualcuno?".
"Beh, non è che ce lo siamo detto in modo
ufficiale" spiegò Lily. "Anche se credo sia più o meno scontato…".
"Ma chi se ne frega!" la zittì Melanie.
"Questi dettagli li limerete in seguito. Mi stai dicendo che TU sei andata da
LUI e sempre TU hai baciato per prima LUI?".
Lily annuì.
"Allora ho solo una domanda da farti: chi
sei tu e che ne hai fatto della mia migliore amica?".
"Perché mi chiedi una cosa del genere?" fece
l’amica perplessa.
Sia Alice che Melanie le rivolsero uno
sguardo stupito. "Perché?" ripeté Melanie. "Perché appena stamattina eri più
confusa di un pesce rosso in una boccia e due giorni fa avresti voluto
strozzarlo! Hai preso una botta in testa per cambiare idea? Oppure hai scoperto
che uno dei due era malato terminale?".
"Beh, a dir la verità, è stato merito della
Parker…" svelò Lily, scioccando le due amiche.
"Della Parker?" ripeté Alice, non osando
credere a quello che aveva appena sentito. "Come sarebbe a dire, della
Parker?".
Melanie invece gonfiò le guance con
espressione offesa. "Stai dicendo che hai dato retta a quell’oca giuliva invece
che a noi due? Guarda che se è così ti picchio!".
"Ma no" la tranquillizzò Lily. "Ti pare che
la Parker potrebbe spingermi a dichiararmi a James?".
Le due non poterono che darle ragione: una
cosa del genere era improbabile quasi quanto James Potter e Severus Piton che se
ne andavano in giro a braccetto. "Ma allora?".
"Claire mi ha fatto vedere questo" spiegò
Lily, porgendo loro il disegno di Dora.
Sia Alice che Melanie si raddolcirono
all’istante. "Oh, quella bimba è un genio" chiocciò Alice.
"No, geniale è stato chi l’ha lasciato dove
la Parker potesse trovarlo" la corresse Melanie. "Dovremmo costruirle una statua
però a quella piccola: prima distrugge i preziosi trucchi della Parker, poi
spinge finalmente Lily tra le braccia del suo bel Potter".
Fu a quel punto, dicendolo ad alta voce, che
Melanie si rese conto dell’enormità di quello che aveva detto: Lily aveva
baciato James! E adesso si sarebbero fidanzati e poi sposati e avrebbero avuto
dei figli e lei non avrebbe più dovuto sorbirsi le seghe mentali della sua
migliore amica. "LILY!!!!!!!!!" gridò facendola sobbalzare, per poi balzarle
addosso ed abbracciarla.
"Ma cosa fai?" protestò ridendo la rossa,
mentre Melanie cominciava ad accarezzarle la testa come un cagnolino.
"Alice, la nostra bambina sta crescendo"
tubò, felice quasi più lei che nemmeno la stessa Lily. "Adesso bacia i ragazzi e
dice il nome di James senza rabbrividire!".
Anche Alice rise. "Sì, ma ora lasciala che
se no la strozzi!".
"Lily, dovresti fidanzarti con James più
spesso: hai pure fatto dimenticare ad Alice le sue tempeste ormonali da secondo
giorno!" rise Melanie, mollando l’amica. "Oh, sono tanto felice per
te!".
"No, non si era capito: ancora un po’ e mi
staccavi la testa" sbuffò Lily, anche se non c’era traccia di rimprovero nella
sua voce: era davvero troppo felice in quel momento per arrabbiarsi per un
qualunque motivo. Lei e James stavano insieme: come suonavano bene quelle
parole!
Il sorriso di Melanie si affievolì un poco.
"Oh, no, anche tu no!".
"Cosa? Come dici?" domandò Lily
perplessa.
"Ti sei presa la Frankite!" constatò
Melanie.
"La che?" fece Alice, gonfiando il petto.
"Cosa sarebbe la ‘Frankite’, per Circe e Morgana?".
"Sai, quando pensi a Frank, ti si accende il
viso e ti imbamboli a fissare il vuoto davanti a te con gli occhi luccicanti"
spiegò Melanie. "Per questo l’abbiamo chiamata ‘Frankite’".
"Cioè, voi avete storpiato il nome del mio
fidanzato in una malattia?". Alice era indignata.
"Io non ho la Frankite" protestò invece
Lily, rossa in viso.
"Hai ragione" assentì Melanie. "È più giusto
chiamarla Potterite, direi…".
"Io non ho nemmeno la
Potterite!".
"Oh, andiamo: Jamesite suona troppo
male!".
"Io non ho un bel niente!" insistette
Lily.
"E invece sì: non essere coscienti di essere
malati è il primo sintomo! Mi dispiace Lily, non guardarmi così, ma fissavi quel
mattone di granito esattamente con la stessa espressione che ha Alice durante i
suoi attacchi di Frankite!".
Lily fece una smorfietta buffa, difficile
dire se contrariata o che altro. "Dici sul serio?".
"Ci puoi giurare" assicurò Melanie con
convinzione. "Morgana protettrice degli infanti, ora mi ritrovo con due amiche
innamorate senza speranza, come farò a sopravvivere?".
"Perché te, invece?" intervenne Alice,
ridacchiando malefica: la storia della Frankite l’aveva alterata di brutto. "Tu
cos’hai, la Siriusite?".
"Ah no, cara, io non conto: Sirius mica è il
mio ragazzo, purtroppo!".
"Sì, ma lo sguardo perso ce l’hai anche tu"
insistette Alice. "Perciò…".
"Perciò niente, per essere malata prima
dovrei fidanzarmi e non è successo, da quel che mi risulta!". Si mise a fissare
imbronciata il pavimento. "Sirius non mi noterà mai!".
Lily e Alice le si strinsero intorno. "Non
essere così pessimista" cercò di rincuorarla Lily. "Fino a ieri pensavo che non
mi sarei mai messa con James…".
"Lily ha ragione, Mel: la speranza è
l’ultima a morire" aggiunse Alice.
"Non credete che nel mio caso sia già morta
e sepolta: con Sirius ora ci parlo, più o meno, e probabilmente lui mi ritiene
un’idiota completa, considerato che quando mi vede o ammutolisco o sono per
terra o ricoperta di inchiostro… La vita fa schifo!". Si lasciò ricadere
all’indietro afferrando un cuscino e urlandoci dentro con quanto fiato aveva in
gola per un paio di minuti buoni.
"Ti senti meglio?" domandò Lily quando
l’amica riemerse.
"Sì". Melanie annuì, stampandosi un sorriso
convinto sul volto. "Farmi venire il mal di fegato perché il ragazzo che vorrei
non mi fila non mi servirà a nulla… Forse dovrei allargare i miei
orizzonti…".
"Allargare i tuoi orizzonti?" ripeté Lily.
"Che vuoi dire?".
"Sai, togliermelo dalla testa" spiegò
Melanie. "Se dopo quattro anni o che, ancora non mi ha notato forse dovrei
mettermi il cuore in pace una volta per tutte e cercare qualcuno che mi
consideri di più!".
Alice e Lily si scambiarono delle occhiate
stupite: Melanie che voleva togliersi sirius dalla testa? Ma chi era
quell’aliena e che ne era stato della loro sbarellata amica? "Mel, sei sicura di
quello che dici?" fece Alice, titubante.
Melanie alzò le spalle. "Non lo so, non lo
so… È che vedo voi due così felici con i vostri principi azzurri e mi fa rabbia
pensare che io sono ancora qua ad aspettare un miracolo che non arriverà mai,
probabilmente… Sono stanca di stare male per niente ragazze".
"Mel, non puoi smettere di essere innamorata
di qualcuno a comando" obiettò Lily. "Parlo per esperienza diretta: sai per
quanto ho cercato di convincermi di detestare James quando in realtà non era
vero…".
"Ma io non pretendo mica di dimenticare
Sirius dal giorno alla notte. Dico solo che se nemmeno ci provo, non ci riuscirò
mai di certo!".
"Mel, sei sicura di quello che stai dicendo?
È una decisione importante…".
"No che non sono sicura: ma che altra scelta
ho? Ditemi, secondo voi io e Sirius ci potremmo mettere insieme allo stato
attuale delle cose? E siate sincere: voglio la verità, non le vostre bugie da
amiche".
Lily strinse nelle labbra in una smorfia di
disappunto, senza sapere che rispondere. Non poteva dire di conoscere Sirius
Black abbastanza bene da poter giudicare il suo comportamento, come poteva
immaginare se per la sua amica c’era qualche possibilità? Certo Black non aveva
mai mandato segnali particolarmente confortanti, ma questo poteva voler dire
niente come voler dire tutto: Sirius non era certo famoso per le esternazioni
pubbliche d’affetto, a meno che non coinvolgessero i suoi amici, con i quali al
contrario era perfino troppo espansivo.
Al che le si accese una lampadina: chi
meglio dei suoi amici per giudicare quali fossero le chance di Melanie? E ora
lei aveva un canale privato tutto suo per accedere a quel genere di
informazioni.
Si alzò in piedi così bruscamente che
Melanie ed Alice trasalirono. "Ma dove vai?" domandò Melanie. "Io ho bisogno del
tuo conforto e tu mi abbandoni? Amica ingrata!".
"Quanto sei melodrammatica" sbuffò Lily.
"Tornò subito: devo andare a chiarire un paio di cose…".
"Aaaaah". Melanie la guardò con gli occhi
che brillavano birichini. "Se volevi pomiciare come James, bastava che lo
dicessi!".
"MEL!" strillò Lily avvampando. "Io non vado
a pomiciare con James!".
"Cos’è, passate subito alle cose più
dirette? Uao, Lily, da James me l’aspettavo, ma ti facevo proprio il
tipo!".
Prima che Lily potesse urlare qualche
improperio, intervenne Alice. "Tu vai: la uccido io per te".
"Grazie, Alice". Lily si avviò verso la
porta, ma all’ultimo ci ripensò e aggiunse: "Se la Parker torna prima di me, per
favore non ditele niente, ok?".
"Perché?" fecero in coro le due
ragazze.
"Perché non vorrei perdermi la sua faccia
nemmeno per tutto l’oro del mondo" rise Lily, prima di uscire.
Tre minuti dopo bussava alla porta del
dormitorio dei Malandrini, oltre la quale provenivano strane grida e soprattutto
risate.
"Sirius, ridammi immediatamente
l’asciugamano o giuro che ti strangolo!".
"E come fai se sei confinato in bagno,
sederino d’oro?".
"Black, ridammi quel dannatissimo
asciugamano o giuro che vengo lì sul serio!".
"E affronteresti la vergogna di attraversare
nudo come il didietro un macaco il dormitorio solo per venire a picchiarmi? Ma
dillo a qualcuno che non ti conosce!".
"James per favore, almeno tu dammi una
mano!".
Una sonora risata. "Ah, no! Cosa dicevi
prima: me ne lavo le mani, mi chiamo fuori, neutrale come la Svizzera…
Sbrigatevela da soli! Oltretutto, non posso negare di apprezzare parecchio la
vista!".
"Maledetti pervertiti! Sirius ridammi il
dannato asciugamano!".
"Puoi ripeterlo anche fino a natale
dell’anno prossimo e la mia risposta non cambia: se lo vuoi, vieni a
prendertelo!".
A questo punto si aggiunse la risata
argentina di Dora. "Guarda, pure la nanerottola ti ha tradito, Remus! Si diverte
come una pazza!".
Un verso che pareva a metà tra un ringhio e
uno sbuffo frustato.
"Andiamo Sirius, cosa vuoi per quel
fottutissimo asciugamano?".
"Ma quanto sei sboccato, Moony!
Vergognati!". Una porta che si apriva di botto.
"E allontanati quella dannata porta,
Prongs!".
"Allora Moony, io ti ridò l’asciugamano se
tu fai sparire la cosa dal mio letto!".
"Ok. Ridammi l’asciugamano e tolgo il gatto
dal tuo letto!".
"E no, ciccio: prima la cosa, poi
l’asciugamano".
Si levarono in contemporanea due proteste:
"Cenerentola non è una cosa!" e "Come cavolo faccio a togliere il gatto dal
letto se non mi ridai l’asciugamano?!".
"Non lo so: sorprendimi! Ti daremo i punti
in base all’originalità!".
A quel punto Lily, che si stava tenendo la
pancia dal ridere per quanto una parte di lei bollisse di indignazione, decise
che fosse il caso di salvare il suo amico da una sicura umiliazione e bussò di
nuovo, più forte, stavolta.
Venne James ad aprirle. "Amore mio!"
chiocciò entusiasta nel vederla, schioccandole un bacio a stampo.
Lily sorrise, raddolcita. Che idiota,
pensava. Ma è il mio idiota!
"Ciao, James" lo salutò.
"Posso?".
"Non lo so… Siamo nel pieno di un’importante
trattativa".
"Sì, ho sentito. Posso?" ripeté.
Beh, James poteva rifiutarsi qualcosa a Lily
una volta sola senza rischiare di farsi venire un tic facciale: si fece da parte
e la lasciò entrare.
Sirius troneggiava al centro della camera,
sventolando con fare bellicoso un asciugamano azzurro in una mano e un paio di…
boxer nell’altra! Dora ai piedi del suo letto batteva le mani deliziata dallo
spettacolo, mentre la gattina Cenerentola ronfava beata sul cuscino di Padfoot.
La voce di Remus, come avrete capito, proveniva dal bagno.
"Allora, Moony, stiamo aspettando!" trillò
Sirius, che ancora non si era accorto dell’arrivo di Lily. "Se rivuoi
l’asciugamano e le tue mutande sai cosa devi fare!".
"Sei fortunata" commento James allo sguardo
scioccato di Lily. "Prima ce le aveva in testa!".
Lily aprì e chiuse la bocca un paio di
volte, prima di trovare qualcosa di coerente da dire. "Aveva le mutande di Remus
in testa?! Ma che schifo!".
"Sirius ha un senso dell’igiene e del pudore
molto discutibile, come forse hai intuito. Da quant’è che
ascoltavi?".
"Un po’" rispose Lily.
"Lily!" la salutò Sirius con voce potente
nel vederla. "Non ti avevo vista… Benvenuta, futura cognata!". A quanto pareva
qualunque ostilità potesse mai aver provato nei confronti della ragazza si era
dissolta come neve al sole. "Scusa se non ti saluto meglio, ma sono nel bel
messo di un negoziato importante… Allora, RemRem, cosa mi dici?".
"Quella era la voce di Lily?" fece Remus
allarmato dal bagno. "Ti prego, dimmi che non era la voce di Lily!".
"Mi spiace deluderti, lupacchiotto, era
proprio la nostra signora Prongs!" ribatté Sirius, continuando implacabile, per
nulla turbato dalla nuova spettatrice. "Allora lo rivuoi questo asciugamano o
vuoi passare la notte nudo come un verme tappato in bagno?".
"Sirius!". Stavolta la voce di Remus era
poco più di un sussurro supplichevole.
Lily avrebbe potuto scommettere che la
faccia del suo amico era talmente rossa da brillare di luce propria. "Ma che
cosa sta succedendo?".
"Beh, mio angelo" cominciò James, ignorando
lo sbuffo di Lily (infastidita e compiaciuta insieme da quei nomignoli), "è una
storia lunga e complicata…".
"Fammi il riassunto" suggerì Lily, vagamente
minacciosa: lei era per la filosofia "uno scherzo è bello quando dura poco" e
passato l’attimo di divertimento, cominciava a provare pena per il povero Remus
intrappolato in bagno e rabbia verso il suo persecutore.
"In parole povere: Dora porta a casa una
gattina, che Sirius odia. La gattina si è fatta il nido sul letto di Sirius, il
quale vuole liberarsene senza però toccarla. Al mio rifiuto, si infila in bagno,
dove Remus sta facendo la doccia, ingenuamente convinto che una porta chiusa a
chiave sia una protezione sufficiente, e ruba vestiti e asciugamano. Il resto
immagino l’hai intuito: gatto via e asciugamano restituito, fine della
storia".
"Scusa, perché Sirius non glielo ha
semplicemente chiesto di togliere il gatto?" domandò Lily, che faticava anche a
capire perchè Black non lo potesse spostare da solo, il gatto: mica aveva cinque
anni!
"Perché non sarebbe Sirius Black se l’avesse
fatto" fu la scontata risposta di James. "E almeno l’ha distratto dalla gatta:
ha passato almeno dieci minuti a fissarla di sbieco prima di farsi venire questa
idea…".
"Ma cos’ha che non va quella gatta?" domandò
Lily, sempre più perplessa, fissando la creatura incriminata: sembrava
un’innocente, innocua, minuscola gattina. Dora di tanto in tanto le rivolgeva
un’occhiata adorante, mentre Sirius spesso e volentieri sembrava desiderare di
incenerirla.
"Oh, non è quella gatta. Sono tutti i gatti
il problema di Sirius: lui li odia i gatti, in qualunque forma e dimensione. E
quella in particolare ha invaso il suo territorio".
Lily annuì. "Capisco". Subito dopo scosse il
capo. "No, non è vero: non capisco affatto".
"Problemi da Animagus" spiegò James. "Io in
autunno, quando c’è la stagione degli amori, non posso nemmeno mettere piede
nella Foresta: le cerve mi amano troppo, che vuoi farci! E Peter mangia quantità
industriali di formaggio. Ed è solo la punta dell’iceberg!".
A Lily girava la testa: stava appena
cominciato a capire in che razza di guaio era andata a cacciarsi quando aveva
accettato di diventare la ragazza di James. Non aveva pensato che se sposava lui
(ovvio, se si fosse arrivati a questo), praticamente sposava anche i suoi amici,
in particolare il ruba asciugamani delirante che aveva di fronte: James e Sirius
vivevano praticamente in simbiosi.
"Ok, preferisco non sapere tutti gli
inquietanti dettagli della vostra vita di Malandrini: meglio restare nella beata
ignoranza!".
"Meglio, perché poi saremmo costretti a
ucciderti! Certe cose non devono uscire da queste quattro mura!".
Frattanto, Sirius proseguiva imperterrito la
sua campagna. "Avanti Remus, sono solo pochi metri!".
"Tu ridammi quel dannato asciugamano e sarà
felice di accontentarti. Non uscivo prima e secondo te esco ora che c’è pure
Lily?!".
"Oh, Lily mica si scandalizza" affermò
Sirius con un gesto non curante della mano. "Siamo tutte creature di Dio o
no?".
"Grazie, Sirius, ma faccio a meno dello
spettacolo!" ribatté Lily piccata. "Non siamo tutti un branco di pervertiti come
te!".
"E io sono ben felice di risparmiartelo lo
spettacolo: non siamo tutti un branco di esibizionisti come te,
Padfoot!".
"Ah, che vergognoso che sei, Remus. Se
proprio ci tieni, Lily si gira: vero, Lily?".
"Ma per quel che mi riguarda Lily può andare
anche su Plutone! Io non esco da qui senza l’asciugamano!".
"E allora non uscirai mai!".
Lily gonfiò le guance, spazientita: quando
era troppo, era troppo. Black si era divertito abbastanza!
"Cos’è che volevi? Liberarti del gatto?"
chiese in tono retorico, facendosi avanti con il cipiglio da generalessa. James
non poté far altro che stare in disparte e ammirarla.
Una volta vicino al letto di Sirius, Lily
prese in braccio Cenerentola, che emise un fiacco miagolio di protesta per
essere stata svegliata, e la mise tra la braccia di Dora. "Ecco qua, tesoro".
"Grazie, Lily" sorrise la bambina. "Sono
contenta che tu e James vi siete fidanzati".
"Ma l’hai detto a tutto il mondo, James?"
sbuffò Lily divertita, dando un buffetto a Dora.
"No, solo a chi ritenevo importante: la
nanerottola ha ascoltato per sbaglio".
La bambina gli fece una linguaccia, mentre
la gattina si riacciambellava tra le sue braccia e riprendeva a ronfare
tranquilla.
"Ecco fatto, bambino troppo cresciuto"
annunciò Lily, spolverandosi le mani, rivolta a Sirius. "L’orribile mostro
crudele è stato sconfitto: ora rendi a Remus il suo asciugamano!".
"Ma sarà sempre così d’ora in poi?" protestò
Sirius, senza dar segno di voler ubbidire. "La tua fidanzata ci rovinerà sempre
il divertimento? Evans, sei una guastafeste!".
"Lo prendo per un complimento" dichiarò Lily
con grazia, strappandogli l’asciugamano incriminato di mano. "Tu invece Black,
sei un mostriciattolo infantile!".
"Troppo buona!" la ringraziò Sirius,
inchinandosi. "Mi ci sono voluti anni di esercizio per arrivare dove sono
ora…".
"E io che credevo fosse tutta dote naturale"
lo canzonò Lily, bussando alla porta del bagno. "Remus, sono Lily: apri, ho il
tuo asciugamano".
La porta si aprì e sbucò la testa, rossa
pomodoro, di Remus. Lily distolse prontamente lo sguardo, fingendosi interessata
all’intercapedine della porta.
"Grazie Lily" disse il licantropo,
allungando la mano
"Oh, non c’è problema…".
"Padfoot, qualunque cosa tu voglia fare
fermati!".
James scattò in avanti, interpretando come
un pessimo segnale la faccia del suo migliore amico, ma troppo lentamente e
troppo tardi.
Lily si sentì spintonare in avanti, non
forte, ma quanto bastava per farle perdere l’equilibrio, volare contro la porta,
aprirla con il suo peso e cadere, per qualche perverso gioco del destino,
proprio addosso a Remus, troppo sorpreso per ritrarsi in tempo.
I due ruzzolarono a terra, una sopra
l’altro, troppo sbalorditi per muoversi. Rimasero a fissarsi in faccia per
diversi lunghi secondi, letteralmente agghiacciati dallo stupore, finché la voce
carica di ironia di James non li raggiunse: "Ma come, Lily: prima mi baci e poi
salti addosso al mio amico? Quanto siete volubili voi donne: mi
ferisci!".
"Remus, non ti facevo così diretto con le
fanciulle" rincarò la dose Sirius, ridendo come un pazzo. "Attentare in questo
modo alle virtù della fidanzata del tuo migliore amico, vergognati!".
A quel punto, Lily si riscosse: era stesa
addosso al suo migliore amico! Nudo! In una posizione decisamente equivoca!
Nudo! Con quegli altri due idioti che ridevano! NUDO!
"ARGH!". Lily schizzò via come se avesse
preso la scossa, saltando dalla parte opposta del bagno e tappandosi gli occhi
con le entrambe le mani. "Oh, Merlino santo! Oh, Merlino santo! Oh, Merlino
santo!".
Anche Remus ovviamente si era ripreso ed era
finalmente riuscito a mettere le mani sullo sfuggente asciugamano. "Sirius
Black, io ti disintegro!" ululò belluino.
"Oh, andiamo, Moony, era uno solo scherzetto
innocente…" si difese Sirius, arretrando.
"Uno scherzetto innocente?" strillò Remus.
"Ma per inciso qual è la tua definizione di innocente? Perché io non vedo dove
sia l’innocenza nello spingermi Lily addosso in queste condizioni!".
"Beh, se anche lei fosse stata nuda sarebbe
stato decisamente peggio!".
"Black, preparati a morire!".
James sorpassò l’amico e le sue poco
benevole intenzioni per entrare nel bagno fino alla sua fidanzata che aveva
ancora gli occhi coperti e continuava instancabilmente a mormora "Oh, Merlino
santo!".
James la prese per le spalle. "Tranquilla,
puoi guardare: niente culetti al vento. Forse tra un po’ ci sarà del sangue,
però…".
Le strinse gentilmente i polsi, togliendole
le mani dagli occhi. Aveva le guance in fiamme per l’imbarazzo. "Oh Merlino
santo… Ero, ero…".
"Stesa addosso a Remus, il quale non
indossava nulla se non la sua pelle" completò James. "Dirlo ad alta voce è il
primo passo per accettarlo".
"O mio dio, che vergogna!" esclamò Lily,
cercando di nascondere di nuovo il viso, solo per essere fermata da James.
"Tranquilla: ricordi? Certe cose restano tra
queste mura…".
"Ma io e Remus…".
"Non è mai successo, per quel che mi
riguarda. E fidati, dopo che avrà sventrato Sirius, anche Remus vorrà fingere
che non sia mai accaduto… vieni, ti accompagno di sotto".
La prese gentilmente per mano, sapendo che
il primo incontro con l’idiozia di Sirius poteva essere traumatico. E come
battesimo non era stato proprio tranquillo. Ma presto Lily ci avrebbe fatto
l’abitudine, ne era sicuro: era una ragazza forte.
"Io accompagno Lily in Sala Comune" annunciò
sulla porta, controllando che la ragazza non inciampasse, considerato che teneva
gli occhi saldamente chiusi per non assistere a ulteriori spettacoli. "Remus,
vedi di non schizzare troppo sangue sulle pareti…".
"Non ti prometto nulla" rispose il ragazzo,
senza perdere di vista Sirius, il quale aveva cercato riparo prendendo in
braccio Dora, che rideva come una matta. "Metti giù la bambina e affronta il tuo
destino da uomo, Black!".
"Fossi scemo…" fu la risposta che raggiunse
James e Lily mentre si chiudevano la porta alle spalle.
Ora che erano soli, Lily aveva ripreso un
po’ del suo naturale temperamento: ora era incazzata come una iena! "Io lo
faccio a pezzi la prossima volta che lo vedo, quel cretino!".
James la strinse più forte, tanto per
sicurezza: dubitava che Remus l’avrebbe sul serio ucciso, ma non era certo che
Sirius potesse sopravvivere a un fuoco incrociato.
"Sirius è fatto così: era il suo modo di
vendicarsi per avergli rovinato il divertimento".
"Ma che fai, lo difendi pure Potter? Ero
sdraiata sopra il tuo amico completamente nudo!".
"No che non lo difendo: so solo com’è fatto.
Lui mica pensava che saresti cascata addosso a Remus: immagino che la sua
intenzione originale fosse un posto in prima fila per le grazie del coccolo… Ma
Sirius è bravo a raccogliere quello che gli arriva!".
"Non mi dire: questo non lo salverà comunque
dall’essere sbriciolato!" dichiarò Lily, fumante. "Brutto idiota, mi ha fatto
quasi venire un attacco apoplettico quando mi sono resa conto di dove era
atterrata…".
"Poteva andare peggio" considerò James, con
l’aria di chi sa di cosa sta parlando.
"E come, scusa?" chiese Lily, sinceramente
scettica.
"Beh, per esempio, metti che il tuo
ginocchio finiva un po’ troppo a sud, se capisco cosa intendo. Oppure se causavi
qualche reazione involontaria sempre da quelle parti…".
"JAMES POTTER!" esclamò Lily scandalizzata.
Anche parlando evasivamente, il ragazzo era stato fin troppo cristallino. "Razza
di depravato, ma come di vengono in mente queste cose?".
"Guarda che Remus è sempre un uomo" ribadì
James, per nulla toccato. "So che sembra innocente come un angioletto appena
caduto dalla sua nuvoletta, ma è fatto di carne come tutti noi! Mica è immune al
fascino di una bella donna come te, mio sole!".
"E non cercare di adularmi per farmi
dimenticare quello che hai appena detto, Potter! Pervertiti maniaci, tu e il tuo
amico!".
James ridacchiò: anche se stavano insieme,
era sempre divertente farla arrabbiare e provocarla.
"Scusa, amore mio… Ma mi viene in mente: tu
sei venuta a cercarmi per chiedermi qualcosa, suppongo? O bramavi solo di
vedermi?".
A Lily tornò bruscamente in mente
l’originale motivo della sua visita: Melanie! "Oh, giusto: volevo chiederti una
cosa. Ma è piuttosto personale, vorrei che non ne facessi parola con i tuoi
amici, Sirius in particolar modo…".
"Labbra cucite… Allora, di che si
tratta?".
"A Sirius piace qualcuna?".
James sgranò gli occhi: di tutti gli
argomenti possibili, quello era l’ultimo che si aspettava di vedere tirato in
ballo. "Perché vuoi saperlo?".
"Per un’amica" rispose rapida
Lily.
"Melanie?".
"Come fai a saperlo?".
"Io so sempre tutto". Allo sguardo scettico
della ragazza, si corresse: "Ok, Remus sa sempre tutto: è lui che ci ha detto
che a Melanie piace Sirius".
"Perciò Sirius lo sa?".
"Direi proprio di sì. E la cosa lo
scombussola alquanto…".
"In che senso?".
"Nel senso che non sa bene come comportarsi
con lei… Oltretutto gli brucia di non essersene mai accorto".
"Ma gli piace qualcuna?" insistette Lily,
tornando all’argomento che le stava a cuore.
"Non credo: dopo l’appuntamento con la
Sanders non ha più fatto parola di altri flirt o simili. E di solito lui mi dice
tutto".
"Perciò sai anche cosa ne pensa di Mel?"
domandò Lily con aria furba.
Ma James alzò le spalle. "Io so che non sa
come gestire il suo rapporto-non-rapporto con lei. Sirius è complicato, non
parla volentieri dei suoi sentimenti e per quanto lo conosca bene, certi suoi
comportamenti sono criptici anche per me… Dovresti provare a chiedere a Remus"
suggerì.
"A Remus?" ripeté scettica Lily. "Se non lo
sai tu, perché dovrebbe saperlo lui?".
"Perché Moony è molto più recettivo di me: è
capace di leggerci nell’animo, quasi, anche se di rado fa commenti di sorta su
quello che vede… Se Sirius prova qualcosa, qualunque cosa, per la tua amica, di
certo Remus lo saprà".
Era talmente convinto che Lily non poté
dubitare delle sue parole nemmeno per un secondo. "Perciò dici che dovrei
chiedere a lui?".
"Sicuramente potrà esserti più utile di
me".
Lily rifletté un attimo. "OK, però ci parlo
domani: adesso dubito che riuscirei anche solo a guardarlo in
faccia…".
"Credo che lui provi più o meno lo stesso…
Meglio che torni di sopra, prima che ci scappi un morto sul serio!".
"Oh, devi salvarlo per forza? Se l’è
meritato!" cinguettò Lily.
James rise. "Fidati, la nostra vita sarebbe
un mucchio più noiosa senza Sirius. Me lo dai il bacio della buona
notte?".
"E questo che c’entra?".
"Niente… ma volevo un bacio".
Lily gli sorrise dolcemente, prima di
allungarsi verso di lui e accontentarlo con un leggero bacio a fior di labbra.
"Buona notte, signor Prongs".
"Buona notte, signora Prongs" rispose lui.
Le strappò un altro bacio veloce e una
risata divertita, poi i due si separarono con un sorriso e tornarono ognuno nel
rispettivo dormitorio a risolvere i problemi dei rispettivi migliori amici.
LYRAPOTTER’S CORNER
Angolo dell’autore velocissimo, visto che è
tardissimo e io sono stanchissima (ma quanto mi piacciono i superlativi
stasera!). Ci tenevo a pubblicare stasera visto che domani (o meglio oggi),
parto: vado in montagna una settimanella per scappare al caldo torrido e
rilassarmi un po’, il che per contro vuol dire niente computer! Perdonate
eventuali errori e sviste, ma non sono riuscita a rileggere per
correggere.
Ah, per la vostra gioia, ho spezzato a metà
anche questo capitolo, la prossima parte coming soon!!!!!! Ho idea che questa
storia non finirà mai.
In breve grazie ai miei fidi commentatori,
ovvero Alohomora, evelyn_cla, MsMontana, Iva27, FunnyPink, hermy101,
_Mary, malandrina4ever, LadyMorgan, Julia Weasley e ovviamente
Laura: grazie a tutto per il vostro fedele sostengo, sono commossa!
Risposte più esaurienti al prossimo capitolo.
A presto,
bacibaci!!!!!!
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Capitolo 18 *** Capitolo XVII ***
BABYSITTER PER CASO
CAPITOLO XVII
Il dormitorio dei Malandrini era stato
teatro di parecchi risvegli traumatici: se c’era una cosa che tre dei quattro
coinquilini detestava era doversi alzare la mattina. Per questo, Remus era stato
più volte costretto a metodi decisamente poco ortodossi per richiamare i suoi
amici dallo stato semicomatoso in cui cadevano nottetempo: dalla classica doccia
di acqua gelata passando per il più insolito rivoltamento di materasso fino al
decisamente bislacco sbattimento di pentole (e non chiedete dove avesse preso le
pentole: è uno di quei segreti che vanno mantenuti per l’eternità). E la lista
potrebbe continuare ancora per molto, ma siccome la cosa sarebbe abbastanza
noiosa e ci riguarda marginalmente, passiamo oltre.
Infatti, quella mattina, non fu Remus a
buttare già dal letto i suoi amici, anzi in verità avvenne proprio il
contrario…
Sirius Black versava appunto in quella
meravigliosa via di mezzo tra sonno e veglia, quando sei semicosciente di quello
che ti capita intorno, ma l’unica cosa che vorresti fare è girarti dall’altra
parte e riprendere a dormire. Quella mattina, poi, Sirius aveva più di un motivo
per voler poltrire a letto: la sera prima, dopo essere scampato per un pelo al
dissanguamento da parte di Remus (per inciso, solo il fatto che James e Peter si
fossero messi in mezzo aveva evitato all’Animagus una morte lenta e dolorosa),
aveva dovuto sorbirsi James che raccontava tutti i più insignificanti dettagli
il bacio tra lui e Lily, del come e del perché si fossero messi insieme, il
tutto condito con un oceano infinito di "non potete immaginare", "non sono mai
stato più felice" ecc., finché non erano crollati tutti esausti nei loro letti.
Ma Sirius non era riuscito ad addormentarsi
subito: aveva la testa piena di pensieri inconcludenti che gli toglievano il
sonno e quasi tutti vertevano verso Melanie Griffith. Nemmeno i sogni l’avevano
lasciato in pace.
In quel preciso momento, se ne stava steso a
letto, cercando di dare un minimo di senso logico a quel vespaio di riflessioni:
non aveva idea di che ore fossero, ma doveva essere ancora presto, considerato
che Remus non si era ancora alzato. Accidenti, quel giorno poteva entrare negli
annali: si era svegliato prima di Remus, evento unico e irripetibile. Vabbè, non
gli avrebbe tolto il primato: poteva tranquillamente aspettare che l’amico si
alzasse e lo buttasse giù dal letto come al solito, magari riusciva pure a
schiacciare un altro pisolino nell’attesa.
Anche se doveva ammettere di essere un
pelino curioso: da che aveva memoria, non aveva mai visto Remus prima che si
alzasse la mattina, visto e considerato che di solito era proprio Remus la sua
sveglia. Chissà se anche nel sonno è tutto precisino come
da sveglio: scommetto che dorme supino rigido come un palo modello salma
funebre… A quel punto, la sua naturale curiosità era stata attizzata:
ora doveva sul serio scoprire come era Remus di prima mattina, prima di avere il
tempo di mettersi in ordine.
Sempre a occhi chiusi (gli sembrava un po’
innaturale alzarsi di sua spontanea volontà, senza incoraggiamenti esterni), si
girò sul fianco, preparandosi a rotolare giù dal letto. Non fosse che la sua
faccia andò a scontrarsi contro qualcosa… qualcosa di piccolo, peloso e vivo.
Sirius aprì un occhio, con un pessimo presentimento e si trovò il naso
schiacciato contro il felino muso della piccola Cenerentola: gli occhi azzurri
della gattina lo fissavano con blando interesse, come a chiedergli perchè mai
l’avesse svegliata. Uno secondo di agghiacciato shock, due secondi, tre secondi,
quattro e poi…
"AAAAAAARGH!!!!!!!!!!!!!".
"MIAOOOOOOO!!!!!!!!!!!!".
"IL TERREMOTO?!".
"Sono troppo giovane per
morire!!!!!!".
"Eh? Dove? Cosa? Perché?".
PATAPUM!
Quando James e Peter capirono
rispettivamente che non c’era nessun terremoto e nessuno stava per morire, si
trovarono di fronte uno spettacolo abbastanza singolare: Sirius schiacciato
contro il muro con faccia spiritata, Cenerentola terrorizzata a morte
abbarbicata per le unghie alla tenda del baldacchino del ragazzo, Dora
appollaiata sul bordo del letto di Remus con aria assonnata che cercava di
capire cosa stesse succedendo e Remus a gambe all’aria per terra, dove la
sorpresa l’aveva spedito, impiccato nelle sue stesse coperte.
James fu il primo a riprendersi e, con la
naturale calma che gli era propria, apostrofò il suo migliore amico più o meno
in questi termini: "MA CHE CAVOLO GRIDI, PEZZO D’IMBECILLE!".
"Mi hai fatto quasi venire un infarto!" gli
fece eco Peter, anche se in toni decisamente più contenuti, per l’esattezza uno
squittio spaventato.
"CHE COSA CI FACEVA LA COSA SUL MIO LETTO?!"
stridette Sirius, con l’aria da prima donna offesa. "È colpa sua, non
mia!".
James si massaggiò le tempie con le dita.
"Tutto qua? Sirius, perché non cerchi di essere superiore e ignori quella
dannatissima gatta?".
"Lo fa apposta!" si difese il ragazzo,
fissando l’imputata, ancora tremante e appesa alle tende. "Ha capito che la
detesto e cerca di farmi saltare i nervi!".
James annuì con aria convinta. "Certo, come
no, è andata sicuramente in questo modo…" sbuffò, trasudando sarcasmo da tutti i
pori. "E adesso mi dirai che in realtà quella gattina dalla mente super
sviluppata sta tramando la conquista del mondo e l’eliminazione di tutti i cani
dalla faccia della terra… È un gatto, Padfoot, uno stupido, innocuo gatto: fingi
che non esista!".
"Già, la fai facile tu!" protestò Sirius.
"Vorrei vedere la faccia che fai se ti trovassi nel letto… ehm… Qual è il nemico
naturale del cervo?" chiese, rivolto a Peter.
Quest’ultimo alzò le spalle. "Boh, non
saprei… Il lupo?" tentò, esitante.
"Ecco, grazie Wormtail" disse Sirius con un
cenno riconoscente. "Vorrei vedere cosa faresti se ti trovassi un lupo nel
letto!".
James lo guardò con il sopracciglio
inarcato. "E già: gatti e lupi, esattamente la stessa cosa, non è vero,
Padfoot?! Anche tu saresti giusto un filino nervoso se ti ritrovassi un lupo nel
letto!".
"Ma non è questo il punto!" sbraitò Sirius,
fuori di sé. "Stiamo parlando di quella dannata cosa, che sta volutamente
invadendo il mio territorio!".
"Ma ti ascolti quando parli, Sirius? Non è
che sei giusto un pochino paranoico?". Di norma, James se ne sarebbe
probabilmente fatto un baffo della fissazione del suo amico per Cenerentola o al
massimo ci avrebbe riso sopra, ma la mattina era intrattabile già di suo,
figurati quando veniva buttato giù dal letto mezz’ora buona prima del previsto
in quella maniera. "Ascolta, perché non…".
"Scusate se interrompo la vostra edificante
conversazione, ma qualcuno potrebbe darmi una mano, se non vi è di troppo
disturbo?".
Tutti si voltarono verso Remus, che stava
cercando di districare le gambe dalle coperte in cui erano rimaste intrappolate,
massaggiandosi al contempo la nuca nel punto in cui aveva fatto la dolorosa
conoscenza con il pavimento di granito.
Fu un istante e poi Sirius e James
scoppiarono in una sonora risata a pernacchia, lunga e molto
irritante.
"Ma cosa avete da ridere?" sbottò Remus,
irritato, scalciando e mancando di pochi centimetri Dora che cercava di
aiutarlo.
"Scusa, Moony… ah, ah… scusa" balbettò
James, tenendosi la pancia, cercando di controllarsi. "Ma sei troppo buffo in
quella posizione!".
"È una posa decisamente più naturale delle
tue solite, Mister Manico-Di-Scopa-Infilato-Nel-…".
"Ok, hai reso il concetto" lo bloccò Remus,
prima che dicesse qualche volgarità di fronte alla bambina. "Dannazione, che
botta" mormorò, continuando a massaggiarsi la testa, dove sentiva spuntare un
bernoccolo grande quanto un’isola.
"Ehi, Moony, tutto bene?" chiese James,
calandosi nella parte dell’amico sollecito e preoccupato mentre si avvicinava.
"Quante dita vedi?" domandò poi, sventolandogli una mano davanti alla
faccia.
Remus strizzò gli occhi come per mettere a
fuoco, parve riflettere alcuni istanti e alla fine esalò: "Oh Merlino, il mio
peggiore incubo si è avverato: ora siete in due!".
James e Sirius scoppiarono a ridere. "Sì,
sta benissimo" dichiarò Sirius, intervenendo per liberare alla fine le gambe
tenute in ostaggio dal lenzuolo, mentre James aiutava l’amico a rimettersi in
piedi.
Remus sembrò disorientato per un attimo, si
guardò intorno, concentrando la sua attenzione sulla piccola Cenerentola ancora
attaccata alle tende e probabilmente incapace di scendere. Prese un lungo
respiro e… mollò un sonoro scappellotto dietro la testa di Sirius.
"Ehi, perché mi picchi, adesso?" si lamentò
Sirius con aria offesa.
"Testa di pigna!" lo rimproverò Remus. "Ti
pare il caso ti fare tutte queste scene inutili per un’innocente
gattina?".
"Sì, decisamente sta benissimo" constatò
James definitivamente rassicurato, allontanandosi per cominciare a vestirsi:
tanto ormai, era inutile pensare di rimettersi a dormire.
Sirius frattanto aveva sfoggiato di nuovo la
sua espressione da prima attrice insultata. "Io NON faccio scene inutili! Quella
cosa è malvagia e sadica e cattiva e… Tu non mi stai ascoltando!".
Infatti Remus gli aveva allegramente voltato
le spalle, aveva scollato Cenerentola dalle tende per rimetterla tra le braccia
di Dora e aveva cominciato con non curanza a vestirsi. "No, infatti" confermò
con voce atona. "Anzi, sto facendo del mio meglio per escludere il tuo delirante
sproloquio dalla mia testa dolorante!".
"Io sto dicendo la verità: quel coso si è
fissato con me! Com’è che si va a piazzare sempre sul mio letto per
dormire?".
"Sarà perché tu hai i cuscini più comodi di
tutto il dormitorio" fu la ragionevole risposta di Remus mentre si allacciava i
bottoni della camicia. "Sei paranoico, ecco cosa sei: ti posso assicurare che
quel gatto non è venuto qui con il non dichiarato intento di farti impazzire,
come tu sostieni!".
"No, è qui perché tu hai permesso a Dora ti
portarcelo" precisò Sirius. "E io avevo chiaramente detto che la cosa poteva
restare fino a che manteneva le distanze da me: sono meno di ventiquattro ore e
ha già infranto il divieto tre volte!".
"Io veramente ne ho contate due" puntualizzò
James, che stava nel frattempo rischiando di impiccarsi con la cravatta. "Remus,
mi aiuti?" implorò subito dopo.
Remus alzò gli occhi al cielo. "Sono solo
sei anni e mezzo che portiamo questa divisa, Prongs" sbuffò, mentre gli
aggiustava il nodo. "Non credi che dovresti aver imparato ad allacciarti da solo
questa dannata cravatta?".
"E perché, se tanto c’è Mamma Orsa a farlo
al posto mio?" ridacchiò James.
Remus lo fissò con un sopracciglio inarcato,
seccato ma al contempo rassegnato. "Questo è nuovo… Passate le notti a inventare
stupidi nomignoli?".
"No, di solito ci vengono in estemporanea"
rispose Sirius. "Però Mamma Orsa non è male, Prongs: avremmo dovuto pensarci
anni fa… Ma qui si sta divagando: eravamo a io e la cosa…".
"Oh, credevo che quell’argomento fosse
chiuso…".
"Cenerentola non è una cosa, Sirius!"
protestò invece Dora, accarezzando la gattina. "E non andrà da nessuna parte: tu
hai detto che poteva restare!".
"Sì, ma le cose potrebbero cambiare,
piccola" cercò di spiegare Sirius, cercando di non farsi commuovere da quegli
occhioni da cucciola.
"Ma perché? Che fastidio ti da?" protestò la
bambina. "È così piccola: che cosa ha fatto di male?".
"Già Sirius, che cosa ha fatto di male?"
cinguettò Remus, con un sorrisetto divertito: era buono e caro finché si voleva,
ma quando tirava fuori il suo lato più bastardo si capiva come avesse potuto
diventare amico di quei tre scapestrati… vabbè, facciamo due e mezzo!
Sirius cercò di dargli un calcio, ma lo
mancò, sibilando tra i denti: "Se non hai nulla di utile da dire, sta zitto!".
Poi incontrò di nuovo il viso supplichevole della bambina e lasciò cadere la
testa in avanti, sconfitto: "E va bene: la cosa resta".
Dora mandò uno strillo di gioia, saltandogli
al collo: "Grazie, grazie, grazie!".
"Sì, sì, certo" sbuffò Sirius scocciato. "E
voi non provate a dire nulla!" intimò, squadrando i suoi amici.
"Chi ha detto niente?" protestò James, che
sembrava trattenere a stento le risate. Quella bambina ti
rigira come un burattino, amico mio: tra un po’, riuscirà perfino a farti mettere lo smalto alle
unghie!
"Ora vestiti" disse Sirius, mettendo giù la
cuginetta esultante, che si arrampicò di nuovo sul letto di Remus e prese in
braccio la gattina. "Hai sentito, puoi restare. Non sei contenta?".
Cenerentola commentò con un mite "miao",
facendo le fusa, mentre Sirius si affrettava ad aggiungere, per conservare un
minimo di dignità: "Per ora. Può restare per ora e solo se manterrà gli spazi in
fut-…".
In quella si bloccò, identificando la nota
stonata nel romantico quadretto. Saettò lo sguardo da Dora sul letto a Remus che
si stava allacciando le scarpe per poi tornare di nuovo a Dora.
"Che ti prende adesso?" domandò James,
fissando l’amico perplesso.
"Che ci faceva Dora nel tuo letto?" chiese
invece Sirius, puntando l’attenzione sul licantropo, con cipiglio vagamente
minaccioso.
"Come dici?" fece questi distratto, che lo
aveva ascoltato solo a metà, impegnato a infilare in borsa i libri per le
lezioni.
"Che ci faceva Dora nel tuo letto?" ripeté
Sirius. "Era già lì quando ci siamo svegliati…".
Qualcosa nel tono con cui lo disse, indusse
Remus a lasciar perdere la borsa e alzare lo sguardo: Sirius lo fissava in modo
strano, come se stesse seriamente pensando di picchiarlo. "Ci dormiva" rispose
con un’alzata di spalle, non capendo dove fosse il problema. "Per cos’altro
dovrei usare il letto se non per dormire?".
"Beh, io un’idea o due ce l’avrei…"
ridacchiò James con aria maliziosa.
"Prongs, non ti impicciare" lo zittì Sirius,
prima di tornare a rivolgersi a Remus. "Tu e Dora avete dormito insieme, nello
stesso letto?".
"Sì. E con que-…?". Il viso di Remus si
illuminò di comprensione, mentre capiva finalmente dove fosse il problema. Non
poté proprio impedirselo: scoppiò a ridere senza ritegno. "Oh, per favore,
Padfoot, non puoi parlare sul serio!".
"Notare espressione seria" puntualizzò
Sirius, indicandosi il viso.
Remus scosse il capo: quella conversazione
era assurda, perfino peggio del solito. "Sirius, ha quattro anni: non puoi sul
serio essere geloso di una bambina di quattro anni! Quattro! Cosa pensi che
avremmo potuto fare a parte dormire?".
"Che cosa ci faceva nel tuo letto?" continuò
imperterrito Sirius.
Remus sospirò: Sirius e le sue dannate
fisse! "Per tua informazione, Dora dorme nel mio letto più o meno da quando è
arrivata: di solito perché mi sveglia quando deve andare in bagno o avuto un
incubo o qualcosa del genere e poi non vuole tornare nel suo da sola. E questo
perché tu hai il sonno talmente profondo che non ti sveglieresti nemmeno se ti
scoppiasse una guerra mondiale sotto le chiappe! Niente di più e niente di
meno!".
"Ah, ok" fu tutto quello che Sirius riuscì a
dire.
"Sei proprio un’idiota, Padfoot!" rise
James. "Cosa pensavi che facessero, così per curiosità?".
"Ma che ne so? Non ti avevo detto di non
impicciarti? Questo discorso lo rifacciamo quando Dora avrà
vent’anni…".
Remus sbuffò esasperato, mentre aiutava la
bambina ad infilarsi le scarpe. "Primo: un discorso del genere sarebbe come
minimo ipocrita detto da parte tua, Sirius. Secondo: ti ricordo che io e Dora
abbiamo qualcosa come tredici anni di differenza. Quando lei avrò vent’anni, io
ne avrò trentatre e probabilmente mi vedrà come un vecchio bacucco o poco
più!".
"Ma non è vero!" protestò Dora, stringendo a
sé il suo fedele orso di peluche. "Tu non sei un vecchio babbacco! E io ti
voglio bene!".
"Sirius, la tua cuginetta sta facendo
discorso abbastanza strani" scherzò James. "Secondo me se lo vuole sposare, il
nostro RemRem!".
"Sì certo, come no!" sbuffò Remus. "Sirius,
non è che la vista dei tuoi boxer non sia piacevole, ma ti decideresti a
vestirti?".
"Agli ordini, Mamma Orsa" scattò Sirius,
facendogli tanto di saluto militari.
"Andiamo a fare colazione, Remus? Ho fame"
trillò Dora, balzando in piedi e dando un’ultima coccola a Cenerentola, la quale
si era placidamente acciambellata sul cuscino del ragazzo.
"Chiedervi di smetterla di usare quel
nomignolo sarebbe pretendere troppo, vero?" chiese in tono rassegnato il
licantropo, mentre Dora cominciava a strattonarlo per il braccio.
"Temo proprio di sì: sai dobbiamo
collaudarlo" spiegò James.
"Il che significa che lo ripeteremo a
ripetizione per le prossime tre o quattro settimane" aggiunse Sirius.
"Remus, Remus, andiamo, andiamo" insistette
Dora: quella bambina non possedeva di certo l’antica virtù della
pazienza.
"Va bene, va bene, andiamo: vi aspetto di
sotto" disse Remus, avviandosi dietro la bambina, notando con una certa amarezza
che il suo destino sembrava quello di farsi tirare a destra e a manca da qualcun
altro.
"Ehi, Remus, una cosa…" disse James,
ferrmandolo.
"Che cosa? Dora comincia ad agitarsi…". In
effetti la bambina saltellava su e giù ansiosa, continuando a tirarlo per la
manica.
"Ma dicevi sul serio prima?".
Remus corrugò la fronte, confuso. "Aggiungi
soggetto, complemento e predicato, Prongs".
"Quando sei cascato dal letto e io ti ho
aiutato a tirarti su" spiegò James. "Tu hai detto qualcosa come ‘il mio incubo
peggio si è avverato: ora siete due’. Dicevi sul serio?".
Remus annuì convinto, con aria seria.
"Eccome se ero serio. Tu non hai idea dei sogni che faccio certe
volte…".
"Che tipo di sogni?" si intromise
Sirius.
"Sogni in cui voi due cominciate a
moltiplicarvi come amebe: arrivate a essere ovunque, perfino sui muri. Siete
decine e decine e state tutti combinando qualche guaio, fissandomi con quella
faccia da schiaffi che sapete fare solo voi!".
Scoppiò a ridere davanti alle facce offese
dei suoi amici. "Ma pensa…" fese Sirius, con aria malvagia qualche istante dopo.
"Io invece sogno che ci sono decine di piccoli, irritanti Remus e tutti mi
dicono ‘fa i compiti, fa i compiti, fa i compiti’".
"Beh, il cerchio della vita che si chiude"
commentò il licantropo, ridacchiando, mentre apriva la porta. "No, anzi" si
corresse subito dopo, "il cerchio si chiuderà quando mi darai retta e li farai
sul serio, i compiti".
Chiuse la porta, ma la risposta di Sirius
gli arrivò comunque cristallina: "Sogna, sogna finché ancora puoi, mio ingenuo
ed illuso amico!".
******
Nel frattempo, in un dormitorio femminile
non troppo lontano qualcuno stava per essere destato in modo non troppo
dissimile da quello dei Malandrini.
Per la precisione, Lily era ancora
beatamente immersa nei suoi sogni, la maggior parte dei quali aveva per oggetto
un certo Cercatore di nostra conoscenza, tant’è che la ragazza era strettamente
abbracciata al cuscino con un sorriso che le andava da un orecchio all’altro
stampato in volto, quando si sentì bruscamente rivoltare nelle coperte e
precipitare dal letto con un sonoro tonfo.
"Ma che?" balbettò confusa, massaggiandosi
l’osso sacro, ancora stretta al cuscino. Si guardò intorno e si trovò di fronte
la svettante figura di Claire Parker, che la stava squadrando come se volesse
incenerirla. Non sarebbe esagerato paragonarla a un drago sputa fuoco: fumava di
rabbia, mancavano giusto le fiamme!
"Parker, ma sei ammattita completamente?"
sibilò, mentre alla sorpresa subentrava alla velocità del fulmine la
rabbia.
"Cos’è questa storia che tu e James vi siete
baciati?" l’aggredì Claire con aria omicida.
La bocca di Lily si aprì in una perfetta "O"
di stupore: come aveva fatto Claire a saperlo? Voleva dirglielo di persona,
anche per evitare attacchi a sorpresa, come era effettivamente successo, ma la
sera prima non era ancora tornata quando lei e le altre erano andate a letto.
Alice aveva osservato sprezzante che probabilmente stava "saltando tra le
lenzuola di qualche maschio antropomorfo": Claire era sempre stata brava a
tenere il piede in due o più staffe, giurando imperitura devozione a James da
una parte e passando da un ragazzo all’altro dall’altra.
"Come l’hai saputo?" domandò, ancora
stupita, mentre si alzava in piedi.
"Ne parla tutta la scuola!" rispose
sprezzante lei. "Che ti aspettavi, Evans? L’avete fatto davanti a mezza
scuola!". Claire era fuori di sé.
"Abbassa la voce, Parker!" sbuffò dall’altro
lato della camera Melanie, tirandosi stancamente a sedere. "Qui c’era qualcuno
che voleva dormire…".
"Ma arrivi o vai?" aggiunse Alice, con un
sopracciglio inarcato. "Cosa ci fai già vestita?".
"Non mi pare proprio che siano affari tuoi,
Abbott" la zittì Claire.
"Oh, no, no" ribatté Alice, alzando le mani
in segno di resa e mormorando poi qualcosa che assomigliava tremendamente a
"saltatrice di lenzuola".
"Cosa hai detto?" stridette Claire, mentre
Melanie ridacchiava, pensando a quanto bene la sua amica sapesse nascondere
corna e forcone. Ma del resto, era da quella vecchia storia di Claire e Frank
che Alice non perdeva occasione per punzecchiare la compagna di
stanza.
"Chi io?" trillò Alice in tono innocente.
"Non ho detto proprio nulla. Gestisciti i tuoi ‘affari’ come più ti garba… Però,
ci tengo a sottolineare che diventerebbero pure affari nostri se portassi
qualche malattia venerea nel nostro bagno!".
Lily e Melanie scoppiarono a ridere, mentre
Claire avvampava d’indignazione. "Io nemmeno stavo parlando con te, Abbott! E a
questo proposito, Evans, cos’hai da dire?".
Lily sbuffò, incollerita: ma perché Claire
Parker doveva venire sempre a romperle le uova nel paniere? Era così felice fino
a poco prima e adesso moriva dalla voglia si spaccare la faccia a qualcuno.
"Cosa ho da dire, Parker?" strillò. "Ecco, cosa ho da dire: sì, io e James ci
siamo baciati. E sì, io e James stiamo insieme adesso. E sì, sono stata io a
prendere l’iniziativa. E no, questi non sono proprio affari tuoi! Tu pensa ai
tuoi ragazzi e io penserò al MIO!".
"James non è affatto tuo, Evans!" gridò
Claire, sbattendo il piede per terra. "Finirai solo con il farlo soffrire, lo
so!".
"Oh, perché tu adesso sei pure una
veggente?" rise Lily in tono ironico. "Accidenti, che brava… Perciò saprai anche
che tra cinque minuti non avrai più un solo capello in testa perché io te li
avrò strappati tutti, vero?".
"Oh, lotta nel fango". Melanie batté le mani
eccitata. "Alice, ce li hai i popcorn?".
"No, ho queste però" rispose la ragazza,
tendendole un sacchetto di Api Frizzole già aperto. Le due si accomodarono
meglio sul letto di Mel, sgranocchiando caramelle e gustandosi lo
spettacolo.
"Va all’inferno, Evans!" stava nel frattempo
strepitando Claire. "E sta lontana da James: non te lo meriti!".
"Ma con che diritto mi dici una cosa del
genere? Non sei la sua ragazza e non lo sei mai stata, Parker! Io non mi
allontanerò da James solo perché me lo dici tu, che non puoi avanzare la minima
pretesa su di lui!".
"James mi noterebbe se non fosse perso a
correre dietro a te, Evans! Lo hai rovinato, quel ragazzo, ecco la verità! Gli
hai reso la vita un inferno e continuerai a farlo! Se la smettessi di illuderlo,
magari finalmente noterebbe anche le altre, me compresa!".
Lily scosse il capo, piena di frustrazione.
"Mi fai proprio pena, Parker! Credi sul serio che James non sia mai venuto a
letto con te solo perché correva dietro a me? Per anni James chiedeva di uscire
a me e si consolava con altre: è uno dei motivi per cui non l’ho mai preso sul
serio! Se non ci ha provato con te, è solo perché evidentemente nemmeno nei suoi
momenti più bui voleva cadere così in basso!".
Claire digrignò i denti come un cane
rabbioso. "E tu che ne sai che non ci sono mai stata, con James,
eh?".
"Anche se fosse, non me ne fregherebbe un
accidente!" ribatté Lily con voce ferma, anche se era una mezza bugia: poteva
sopportare tutti i flirt passati di James, anche perché poteva farci ben poco,
ma si sentiva andare il sangue alla testa pensando a lui e Claire insieme. "Il
passato e passato e non potrei cambiarlo nemmeno se volessi! Ma adesso tu e
James non state insieme, non condividete nulla, se non questa perversa cotta che
ti lega a lui! Perciò lascia in pace me, lascia in pace lui e lascia in pace
NOI!".
"Brava, Lily!" la incitò Melanie da bordo
campo, infilandosi in bocca un’Ape Frizzola. "Colazione più
intrattenimento".
"Picchiala, Lily!" la spronò Alice,
gettandole una caramella in testa. "Fagliela pagare cara!".
"Tu non ti meriti James!" continuò
imperterrita Claire. "Non dopo tutto quello che gli hai fatto passare! Fa’ un
favore al mondo e levati dai piedi, Evans!".
"Che buffo" commentò Lily, rivolta a Claire.
"Stavo per dirti proprio la stessa cosa! E come osi affermare che io non mi
merito James? Perché, tu sì?".
"Sicuramente più di te, Evans! Ti è morto
dietro per anni, implorandoti quasi di uscire con lui, e tu l’hai sempre
snobbato, rifiutato e respinto! Gli hai spezzato il cuore talmente tante volte
da aver perso il conto! L’ho detto e lo ripeto: tu non ti meriti James dopo
tutto quello che gli hai fatto passare, perciò vatti a buttare giù dalla
scogliera e lascialo in pace una volta per tutte!".
"Io non farò un bel niente solo perchè me lo
dici tu! Pensi che non mi renda conto di tutto il tempo che ho sprecato prima di
rendermi conto di quello che provo per James? Pensi che non lo rimpianga? Vorrei
essermi decisa anni fa a fare questo passo, tanto mi sento stupidamente felice
in questo preciso momento! Sono felice come non lo sono mai stata in vita mia ed
è tutto merito di James Potter! Prendi la tua stupida gelosia senza fondamento e
sparisci!".
Lily si fermò con il fiatone, Claire la
fissava, rossa di collera. Quanto ad Alice e Melanie, erano a tanto così dallo
dedicare uno striscione alla loro amica: peccato solo che James non fosse lì per
ascoltare la dichiarazione appena fatta.
"Io non andrò da nessuna parte, Evans"
continuò a sbraitare la Parker. "Tu e James non potete stare insieme: non
durerete una settimana, ne sono sicura. E poi tu gli spezzerai il cuore, come
hai sempre fatto: per te è solo l’ennesimo gioco!".
Melanie ebbe la netta impressione che Lily
si trasfigurasse sotto i suoi occhi: un attimo prima era la sua amica di sempre
anche se molto arrabbiata, quello dopo era un demoniaco essere infernale con
tanto di fiamme lampeggianti intorno. "Uuuuh, qui ci scappa il morto…" commentò
sottovoce.
Alice annuì, d’accordo con l’amica: Claire
aveva decisamente valicato il segno. "E sarà una morte lenta e
dolorosa".
"Come osi?". Aveva perfino smesso di urlare:
la rabbia che provava in quel momento era la di là di grida e strepiti. E del
resto, in quel modo risultava perfino più inquietante. "Come osi affermare una
cosa del genere? Come osi dire che per me è soltanto un gioco? Tu non sai niente
di me o di James o di quello che proviamo l’uno per l’altra. Tu non sai niente
di niente, ma questo non ti impedisce di dare giudizi senza fondamento! Non ti
meriti nemmeno una risposta, tanto sei patetica, ma una cosa te la dico
ugualmente: io amo davvero James e starò con lui finché non sarà lui stesso a
dirmi di sparire. E niente di quello che puoi dire o fare potrà cambiare
questo!".
"Bene. Bene!" ribatté Claire. "Ma poi non
dire che non ti avevo avvertito, Evans: me la pagherai! Non so come o quando, ma
me la pagherai cara!".
"Uuuuh, sono terrorizzata a morte, Parker!".
La voce di Lily era di nuovo salita di qualche decibel: quella conversazione
l’aveva stufata. Per essere più precisi, Claire Parker l’aveva stufata. "Non so
che farmene delle tue minacce! Mi dai il voltastomaco. Ti auguro vivamente di
strozzarti con la tua stessa, stupida gelosia!".
"James è mio, Evans! Se non ti levi di mezzo
da sola, ci penserò io!".
"Ma va’ al diavolo, Parker, tu e tutte le
oche giulive come te!". Detto questo, Lily si voltò e uscì dalla stanza
sbattendo la porta così forte che per poco non la scardinò.
"Lily, ma sei ancora in pigiama!" le gridò
dietro Melanie, ma Lily la ignorò: non gliene importava un fico secco se era
ancora in pigiama, non avrebbe tollerato di respirare la stessa aria di Claire
Parker un secondo di più. Se fosse rimasta in quella stanza un altro po’,
avrebbe finito con il commettere sul serio un omicidio. E francamente, non
valeva proprio la pena di finire in galera per quella piccola
sciocca!
Non si stava nemmeno rendendo conto di dove
stava andando, finché non vide i proprio piedi imboccare a passo deciso le scale
per i dormitori maschili, ignorando bellamente le occhiate stupite che gli altri
Grifondoro le lanciavano. Prima Lily Evans baciava James Potter e ora andava in
giro in pigiama con l’aria da furia assassina? Ma il mondo aveva cominciato a
girare al contrario?
Lily se ne fregò altamente: in quel momento
voleva solo vedere James, la sua sola presenza sarebbe bastata a rimettere le
cose a posto. Non fosse che nemmeno a metà strada, siccome non stava nemmeno
guardando dove andava, andò prevedibilmente a sbattere contro qualcuno che
veniva dalla direzione opposta e caracollò in terra, atterrando sopra al povero
sventurato. Ci mise dieci interi secondi per realizzare che per la seconda volta
in meno di ventiquattro ore era finita addosso a Remus Lupin, completamente
vestito questa volta, grazie a Merlino. Ma sta diventando
un vizio?!
"Remus, stai bene?" si informò una
preoccupata Dora.
"Oh, per Morgana, scusami Remus, mi
dispiace" si scusò la ragazza, cercando di tirarsi su e nella foga rischiando di
inciampare di nuovo all’indietro.
Remus l’afferrò al volo, mettendosi seduto
alla meglio sugli scalini. "Non ti preoccupare, Lily: niente di rotto".
Mentre entrambi si rimettevano in piedi,
Lily notò che il ragazzo era visibilmente arrossito, memore del piccolo
incidente della sera precedente.
Dora tolse entrambi dall’impaccio di dire
qualcosa chiedendo: "Lily, ma stai bene? Perché piangi?".
Remus alzò di scatto la testa verso l’amica,
mentre lei si toccava una guancia e la trovava effettivamente bagnata di
lacrime. Non ci poteva credere: non si era nemmeno accorta di essersi messa a
piangere per il nervoso!
"Lily, cosa è successo?" domandò Remus
preoccupato, scordandosi l’imbarazzo. "Cosa ci fai in pigiama? Stavi andando da
James? Ha già combinato qualche guaio? Se è così, lo uccido…".
Lily cominciò a scuotere il capo,
prendendolo per le spalle per calmarlo. "No, no: non è per James. Sono lacrime
di rabbia: stavo avendo un piccolo diverbio con Claire Parker, ecco".
"Piccolo?" fece Remus, scettico: dubitava
seriamente che Lily sarebbe stata così sconvolta per un ‘piccolo
diverbio’.
"Ok, non tanto piccolo" si corresse la
ragazza. "È solo che quella, quella, quella… ed è così, così, così…". Accidenti,
stava cominciando a delirare: nemmeno le venivano le parole per definire
l’odiata compagna di stanza.
Remus annuì, prendendola per mano e
cominciando a pilotarla verso la Sala Comune. "Molto esaustiva: cerca di
calmarti" commentò, sorridendo. "Dora, vieni, piccola".
La bambina gli saltellò ubbidiente dietro,
fissando preoccupata Lily. "Ma che cosa succede? Perché sei triste?". Nella sua
concezione infantile del mondo, Dora era estranea al concetto "piangere di
rabbia": per lei, se qualcuno piange, è perché è triste. Per questo si stava
chiedendo cosa potesse aver turbato tanto l’amica.
Lily le sorrise, cercando di frenare le
lacrime. "Non sono triste, tesoro. Sono arrabbiata, tanto, tanto arrabbiata"
cercò di spiegarle.
"E allora perché piangi?" domandò ancora la
piccola, sempre più confusa.
"Sono così nervosa che mi viene da piangere.
Stai tranquilla, ora mi passa".
Ma non sembrava proprio che la cosa volesse
passarle: anzi, ancora un po’ e si sarebbe messa a singhiozzare. Roba da matti,
tutta colpa di Claire Parker!
"Io…io… io la strozzo, quell’oca!" riuscì a
dire, tirando su con il naso.
"Calmati, Lily" le consigliò Remus con un
sorriso comprensivo, facendola sedere su una poltrona. "Respira, conta fino a
dieci e poi spiegami cosa è successo".
Lily non respirò né contò fino a dieci, ma
in compenso partì in quarta come un treno, sputando fuori parole senza nemmeno
accorgersi di cosa dicesse. "Succede che quell’oca della Parker non può fare a
meno di impicciarsi continuamente dei fatti miei! Mi ha buttato giù dal letto,
si è messa a strillarmi contro, mi ha insultato e per cosa: perché mi sono messa
con James! Ma ti rendi conto? Come se fosse una sua proprietà e io fossi tenuta
a chiederle il permesso prima di baciarlo o mettermi con lui o Merlino solo sa
cos’altro! Si comporta come una pazza isterica, neanche James fosse il suo
ragazzo. E James non è il suo ragazzo, non è mai stato il suo ragazzo e non sarà
mai il suo ragazzo! Dovrà passare sul mio cadavere prima di mettere gli artigli
su James, quella saltatrice di lenzuola del cavolo! Viene a fare le scenate di
gelosia a me e poi la dà al primo che passa! Oh, quanto la strozzerei
volentieri, quella brutta, brutta… Lo vedi, non esiste nemmeno un termine
abbastanza cattivo per definirla! Se prova di nuovo a venirmi a dire che non
merito di stare con James, che per me è solo un gioco, io non so che le faccio…
Anzi, no, lo so: le strapperò i capelli uno a uno, la prenderò a pugni finché
non le è cascato fino all’ultimo dente e poi la spingerò giù dalla torre più
alta! O magari potrei darle fuoco… Ma no, un diavolo sputato dall’inferno come
quella sarà di certo ignifugo! Ah, quanto la detesto! La detesto, la detesto, la
detesto! Hai sentito, Claire Parker: TI DETESTO! Tieni i tuoi tentacoli da
predatrice sessuale lontani dal mio James o giuro su Merlino che sarà l’ultima
cosa che farai in vita tua!".
La ragazza si interruppe per riprendere
fiato, rossa in viso, sotto lo sguardo impressionato di Remus e Dora, che
avevano ascoltato impassibili lo sfogo di nervi, come del resto più o meno tutti
i Grifondoro del castello.
"Finito?" chiese Remus, porgendole un
fazzoletto di carta. "Tieni, asciugati gli occhi e riprendi fiato".
Lily lo accettò con un sorriso. "Grazie. Ora
mi sento meglio: mi serviva proprio un bello sfogo liberatorio".
"Quindi leggendo tra le righe, posso intuire
che Claire Parker volesse mettersi tra te e James? Non ti devi preoccupare nel
caso: James non andrebbe con quella nemmeno se fosse l’ultima donna su un’isola
deserta".
Lily scoppiò a ridere, soffiandosi il naso.
"È solo che è così irritante: si comporta come se fosse solo colpa mia se James
non l’ha mai filata di striscio!".
"E tu ignorala" suggerì saggiamente Remus.
"Non darle la soddisfazione di andare fuori da gangheri: per lei provocarti è
metà del divertimento".
Le ultime scintille di rabbia stavano
andando lentamente esaurendosi: Remus era come una specie di balsamo naturale,
sembrava spandere calma e serenità ovunque andasse. "Hai ragione. Anche se
vorrei proprio togliermi la soddisfazione di darle una sberla in piena
faccia".
"Non ne vale la pena" aggiunse il ragazzo.
"Sii superiore e fingi che non esista: presto o tardi si stancherà".
Lily respirò a fondo un paio di volte,
finalmente rilassata. E in quel momento si rese conto che gli occhi di più o
meno tutti i presenti erano puntati su di lei. Oh, Merlino santo, aveva dato in
escandescenze davanti a un quarto abbondante della scuola, anzi no, aveva avuto
una vera e proprio crisi isterica. E indossava un pigiama rosa a cuori di
flanella!
"Oh, per mille gargoyles!" esalò, diventando
quasi più rossa dei suoi capelli. "Che razza di figura…".
Anche Remus si guardò intorno e sorrise,
alzando le spalle. "Ah, non ti preoccupare: questa torre ne ha viste di
peggiori. Bel pigiama, comunque…".
Lily ridacchiò con aria nervosa. "Già, me ne
sono andata senza nemmeno avere il tempo di vestirmi… o pettinarmi: cavolo,
assomiglierò a una vecchia befana!" borbottò, passandosi una mano tra i
capelli.
Remus inclinò la testa di lato, con aria
pensosa. "Beh, sì, un pochino…".
"Remus!" protestò ridendo Lily, dandogli una
scherzosa pacca sulla spalla. "Sei mio amico: in teoria, dovresti tirarmi su di
morale e tranquillizzarmi…".
"Ah, scusa. Aspetta, la rifaccio… Ma no,
cosa dici, Lily?" riprese, esagerando volutamente il tono. "Tu saresti perfetta
e bellissima anche con indosso un sacco di patate!".
Lily rise. "Meglio. Anche se con quel ghigno
divertito non sei molto credibile…".
"Lily, fidati, dopo aver diviso la stanza
con James e Sirius per sei anni, non c’è più nulla che possa sconvolgermi!
Diciamo che io mi dimentico del tuo pigiama di flanella se tu ti dimentichi di
quello che è successo ieri sera…".
"Perché è successo qualcosa, ieri sera?"
tubò Lily, con una faccia perplessa molto credibile. "Credo proprio di non
ricordare: sarà stato lo shock!".
"Probabile" annuì Remus, con un sorriso
grato. Ora che la tempesta si era calmata e Dora aveva capito che Lily stava
bene, la bimba aveva ripreso a reclamare la sua attenzione. "Ora, se mi vuoi
scusare, devo scortare quest’adorabile creatura a colazione. E credo che tu
debba andare a vestirti".
"Sì, penso proprio che sia meglio. Ciao,
Dora".
"Ciao, Lily" la salutò la bambina, agitando
la mano. "Remus, andiamo, andiamo…".
"Vengo, vengo… Mamma mia, quanto siete
agitati voi Black quando si parla di cibo…" sospirò Remus, avviandosi dietro la
piccola.
Lily stava tornado nel suo dormitorio, anche
se l’idea di doversi trovare di nuovo davanti Claire le faceva venire il mal di
fegato, quando le tornò alla mente il consiglio che James le aveva dato la sera
prima: di chiedere a Remus sulla questione di Melanie e Sirius. Meglio farlo adesso, si disse. Probabilmente non avrò più occasione di beccarlo da solo oggi:
prendiamo la palla al balzo, finché possiamo. Di certo, non poteva
fare un discorso del genere davanti a Melanie o Sirius.
"Ehi, Remus!" lo richiamò perciò, andandogli
dietro, grata che non avesse ancora superato il buco del Ritratto: non ci teneva
proprio a farsi vedere in pigiama da tutta la scuola. "Posso chiederti una
cosa?".
"Sicuro" rispose il ragazzo, voltandosi e
guadagnandosi un gemito scontento da parte di Dora. "Che succede?".
"È una questione un po’ complicata" cominciò
Lily. "Ieri sera, ho provato a parlarne con James, visto che è il migliore amico
di Sirius, ma lui mi ha suggerito di chiedere a te… Ma che hai da guardarmi a
quel modo?".
Remus sfoggiava un sorriso di maltrattenuto
divertimento sul volto. "No, stavo solo pensando che tu e James siete fatti
davvero l’uno per l’altra… Stesso modo delirante di cominciare un
discorso!".
"Come, scusa?" fece Lily,
perplessa.
"Soggetto, complemento e predicato, Lily"
spiegò il ragazzo. "Altrimenti, non capirò mai di cosa stiamo
parlando…".
"Oh, sì, certo, che scema che sono!". Lily
si batté una mano sulla fronte. "Comunque, James mi ha detto che tu sai che a
Mel piace Sirius, vero?".
Remus annuì. "Credo che giusto quella
sottospecie di scimmia pelata che ha nome Sirius Black non se ne fosse ancora
accorta, sai Lily…" disse, mentre Dora smetteva all’istante di saltellare
irrequieta e si metteva in ascolto, improvvisamente interessata dal discorso. In
fondo, anche lei si sentiva coinvolta in prima persona da quella storia ormai,
visto e considerato che stava aiutando Remus a farli mettere insieme, quei due.
O almeno ci stavano provando.
"Sì, me l’immaginavo" sospirò Lily.
"Comunque, lui che cosa ne pensa di Mel? Ha qualche ragazza per la testa? James
dice di no, che glielo avrebbe detto, ma mi ha anche suggerito di chiedere a te:
io pensavo che fosse più logico che lo sapesse James, visto che è il suo
migliore amico e tutto…".
"James e Sirius vivono praticamente in
simbiosi" confermò Remus. "Ma fra tutti e due, hanno la profondità di una
pozzanghera secca e lo spirito d’osservazione di una patata lessa. Non mi
stupisce che James non ne sappia nulla… Ma del resto, nemmeno Sirius capisce
quello che prova in questo momento…".
Lily corrugò la fronte confusa. "Scusa,
Remus, ora sono io che non ti seguo più: cosa stai cercando di
dire?".
Remus aprì la bocca per rispondere, ma Dora,
rimasta zitta fino a quel momento, pensò fosse ora di arricchire la
conversazione con il suo contributo: "Sirius è un testone!" dichiarò con la sua
voce alta e squillante.
"Come dici, tesoro?" fece Lily, abbassando
il capo verso di lei.
"Quello che ho detto: Sirius è un testone"
ripeté Dora. "È innamorato di Mel, ma non vuole dirlo perché è un grande
testone! Così io e Remus lo aiutiamo".
"Ecco, non avrei saputo dirlo meglio" annuì
Remus. Poi vedendo che Lily faceva saettare lo sguardo da lui a Dora e viceversa
senza capire, riprese: "Sirius non capirà mai quello che prova, non in tempi
brevi: se aspettiamo che ci arrivi da solo, saremo vecchi come
Silente…".
"Come fai a sapere quello che prova se non
lo sa nemmeno lui?" chiese Lily.
"Fidati di me: lo so. Ne sono sicuro come
sono sicuro di essere qui a parlare con te. La sola cosa che separa Mel e Sirius
in questo momento è la testaccia di legno di quel bambino troppo
cresciuto".
"E allora cosa conti di fare
adesso?".
"Noi lo aiutiamo" intervenne di nuovo Dora,
annuendo convinta. "Siamo le sue Fate Madrine… Così lui e Mel dopo si
sposano!".
"Siete le sue… cosa?" esclamò Lily,
guardando Remus con aria stralunata.
"Lascia stare, è una lunga storia" rispose
il ragazzo con un gesto non curante della mano. "Credo di aver sbagliato a
leggerle la favola di Cenerentola… Comunque Dora ha detto la verità: vogliamo
aiutare Sirius a darsi una svegliata…".
"E come volete fare?".
"Ah, su questo manteniamo il segreto
stampa". Poi sorrise, vedendo la faccia scontenta di Lily. "Non ti preoccupare:
ho, abbiamo la situazione sotto controllo. Se tutto va come penso, presto la
questione sarà felicemente risolta…".
"Se mi dicessi cosa state tramando, potrei
aiutarti…" insistette Lily.
Remus scosse il capo. "Meglio che la cosa
resti fra noi. Se te lo dico, poi potresti dirlo a James e lui lo dirà a Sirius
e allora sarebbero dolori… Fidati di me, ok".
Lily sospirò. "Non è che mi lasci molte
alternative, Remus. Ok, mi fido di te. Ma ti ricordo che è della felicità della
mia migliore amica che stiamo parlando…".
"Se ti dico di stare tranquilla… Ah, lupus
in fabula!" ridacchiò, indicando qualcuno alle spalle di Lily.
"Mel! Alice!" gridò Dora, contenta, correndo
ad abbracciare le ragazze, mentre Lily si voltava.
"Ehi, pulcino!" la salutò Melanie, ridendo.
"Diventi ogni giorno più grande!".
"E tu sei sempre più bella!" rise Dora.
"Chissà perché Sirius non se ne accorge…".
"Dora, tesoro, non avevi fame?" la richiamò
Remus, allarmato: non voleva che la bambina rivelasse altri dettagli del loro
piano alle persone sbagliate.
"Oh, oh, mi sa che devi andare" osservò
Alice, sorridendo. "Ehi, Lily, tutto ok?".
"Una meraviglia. Claire?".
"Temo che farà tardi oggi" rispose Melanie,
fingendosi dispiaciuta. "È ‘accidentalmente’ inciampata nell’armadio e
altrettanto ‘accidentalmente’ rimasta bloccata dentro: sembra che la porta si
sia chiusa a chiave da sola. Non è strano?".
Lily rise. "Sì, molto strano. Almeno non mi
tocca parlarle mentre vado a vestirmi…".
"A questo proposito, penso che questi
potranno esserti utili" disse Alice, porgendole una divisa pulita e pronta per
essere indossata. "Poi cambiarti nel bagno comune… Mel ha lì i tuoi
libri".
"Grazie ragazze. Vado subito a cambiarmi.
Grazie per la chiacchierata, Remus: è stato… illuminante" aggiunse salutando
l’amico.
"Quando vuoi…" rispose lui con un cenno del
capo
"E noi che pensavamo che stessi a pomiciare
con James" osservò Melanie con un sorriso birichino. "Beh, non tornavi
più…".
"Farò finta di non aver sentito, ok, Mel?"
sbuffò Lily.
"Ok, credo che sia ora di andare, Dora"
annunciò Remus. "Ci vediamo dopo, ragazze".
Le tre gli fecero un cenno di saluto mentre
si allontanava tallonato da Dora, per poi immergersi di nuovo nei loro
discorsi.
Remus lasciò la Sala Comune, pieno di
pensieri. La verità è che non si sentiva così sicuro come lasciato credere a
Lily. Erano due giorni che lui e Dora a turno non facevano che lanciare tutti i
sottintesi possibili, ma Sirius ancora non ci arrivava. E ovviamente non poteva
dirglielo a muso duro perché non avrebbe fatto altro che negare, negare e ancora
negare, dandogli del visionario, come quando gli aveva detto che Melanie era
interessata a lui. Con quel balletto di frasi non dette rischiavano comunque di
arrivare a natale, ma cos’altro poteva fare? Sirius era più cocciuto di un mulo
che non vuole camminare: sembrava che tra lui e i suoi sentimenti ci fosse un
muro spesso dieci metri che Remus stava cercando di abbattere con un cucchiaino
da caffé.
Sospirò: aveva bisogno di un’idea, un piano
astuto e brillante. Una terapia più aggressiva che comunque non prendesse la
questione proprio di petto: era una cosa che Sirius doveva capire da solo.
Maledizione, che ne è stato del tuo cervello,
Remus? Ci deve essere un modo per costringere Padfoot
ad aprire gli occhi.
"Sei arrabbiato?" chiese Dora, ansiosa,
inquietata dal mutismo di Remus. "Non dovevo dire la verità a Lily, vero? Ce
l’hai con me!".
"Ma no, cosa dici? Non potrei mai essere
arrabbiato con te, Dora" la tranquillizzò Remus, riscuotendosi dalla semitrance
in cui era caduto.
"Davvero non sei arrabbiato?" insistette la
bambina.
"Certo che no: non hai fatto nulla di male,
tranquilla. Stavo solo pensando…".
"A che pensavi?" fu l’ovvia domanda di Dora,
curiosa come sempre.
"Abbiamo bisogno di un piano, un’idea o con
Sirius non arriveremo da nessuna parte…".
La bocca di Dora si contrasse in una
smorfia, mentre la bambina si spremeva le meningi a sua volta, in cerca della
soluzione brillante che Remus si sentiva sulla punta della lingua. Andiamo, Remus Lupin, nessuno conosce quel testone meglio di
te? Cosa potrebbe scuoterlo?
In quel momento, mentre attraversavano un
corridoio, quasi si scontrarono con una coppietta che veniva dalla direzione
opposta e che stava litigando furiosamente.
"Che cosa ci facevi con lei? Eh? Eh?" stava
sbraitando la ragazza.
"Ma nulla, ti dico: stavamo solo
parlando…".
"E da quanto tu e la tua ex ragazza vi
parlate di nuovo, Karl?".
"Susie, tesoro, di giuro che…".
Remus decise di lasciare Karl e Susie a
risolvere le loro beghe da soli e stava appunto passando oltre tenendo Dora per
mano: la bambina infatti stava seguendo con un certo interesse la scenata di
gelosia della ragazza. Chissà perchè si divertiva sempre quando la gente
cominciava a urlare e Susie e Karl urlavano sul serio! Brutta bestia le
gelosia… pensò Remus, girando l’angolo.
E la divina illuminazione scese su di lui in
quel momento. Nella sua testa, Susie e Karl vennero sostituiti da Melanie e
Sirius, solo con le situazioni invertite. Se conosceva Sirius come lo conosceva,
come minimo dava di matto se vedeva Mel con un altro: poteva sfruttare le sue
reazioni esagerate a suo vantaggio, per una volta.
Peccato che Mel non voglia uscire con
nessuno. La voce del suo buonsenso mandò in
frantumi l’idilliaca visione. Già, senza contare che Sirius come minimo avrebbe
fatto a pezzi quel povero sciagurato che si fosse messo tra lui e la quasi sua
donna. A meno che… Un altro scenario, se possibile perfino migliore del
precedente, prese il posto del primo: sì, poteva funzionare. E avrebbe potuto
mantenere la situazione sotto il suo diretto controllo in quel modo. Non fosse per il piccolo insignificante dettaglio che Sirius di
triturerà in un trilione di pezzettini e di ridurrà a cibo per Vermicoli,
intervenne di nuovo il suo lato disfattista.
Ma Remus era certo di poter gestire Sirius
nel caso. Già, anche il capitano del Titanic credeva di
avere tutto sotto controllo, ricordi? E non sai nemmeno se Mel
accetterebbe…
Remus sbuffò: era un’idea azzardata e
rischiosa, con probabili risvolti apocalittici. Meglio tenerlo come piano di
riserva. Ma doveva muoversi: Dora partiva di lì a pochi giorni e senza il suo
aiuto dubitava di potercela fare. Incredibile quanto il candore e l’innocenza di
una bambina ti elevassero al di sopra di qualunque sospetto. Remus Lupin, non
sei poi tanto migliore di Sirius e James come credevi, sai?
Prima di mettere in atto quel piano, doveva
almeno provare a mettere Mel e Sirius faccia a faccia un’altra volta, su un
terreno neutro e in modo apparentemente casuale. Certo che fare la Fata Madrina
era proprio un lavoraccio!
"Dora, dimmi tutto quello che sai di
Melanie: ho bisogno dell’ispirazione".
Dora riflette alcuni istanti, cercando di
mettere in ordine le informazioni immagazzinate nella sua testolina. "Beh, è
carina, divertente e simpatica. Odia l’altra sua compagna di stanza, quella con
tutti quei trucchi bellissimi che sta tanto antipatica anche a me… Le piace la
marmellata di fragole e i pancake, però odia le arachidi. Poi, ehm, vorrebbe
diventare Guaritrice…".
Remus ascoltò con attenzione, chiedendosi
come avesse fatto Dora a imparare tutte quelle cose su Melanie nel relativamente
poco tempo che aveva passato insieme: evidentemente aveva una memoria
formidabile, stava probabilmente sciorinando ogni più piccolo dettaglio che
aveva assimilato. Sfortunatamente, nulla era utile al suo scopo.
"Oh, e le piacciono i gatti" aggiunse la
bambina.
"Le piacciono i gatti?" ripeté Remus,
improvvisamente interessato, mentre un’idea cominciava a germogliare nella sua
testa.
Dora annuì con convinzione. "Sì, me l’ha
detto quando ci siamo conosciute. Io le ho detto che volevo avere un gattino e
lei mi ha risposto che le piacevano anche a lei… Dovrei farle conoscere
Cenerentola" aggiunse con aria entusiasta.
Remus annuì. "Sì, credo anch’io che Melanie
sarebbe felice di conoscere Cenerentola".
Il piano perfetto stava prendendo
velocemente forma: avrebbe messo Sirius e Mel nella stessa stanza a parlare e
avrebbe anche risolto l’annosa questione di Cenerentola senza condannare la
povera gattina alla morte per congelamento. Due piccioni con una fava. L’unico
problema sarebbe stato convincere Dora…
"Tesoro, dobbiamo parlare…" esordì, mentre
la bambina lo guardava perplessa e spaventata dalla sua espressione
seria.
LYRAPOTTER’S CORNER
E siamo alle solite! Io scrivo, scrivo e
scrivo, i capitoli si allungano e mi vedo costretta tagliare roba: ho di nuovo
spezzato e rimandato al prossimo capitolo. L’altra volta l’ho detto scherzando,
ma mi sa che questa storia comincia sul serio a vivere di vita propria. Il
problema è che non sono proprio capace di sforbiciare: se mi viene un’idea, la
devo infilare dentro per forza! E purtroppo, i Malandrini mi sono congeniali per
certe scenette, come avrete capito tutti, ormai!
Vabbè, immagino che per voi vada bene così:
quando quest’avventura è cominciata, mai più avrei creduto di riscuotere tanto
successo!
Già che siamo in argomento, ho riconteggiato
i capitoli dopo tutti i cambiamenti apportati e il totale dovrebbe attestarsi
sui 25 capitoli: ma visto l'andazzo, prendete l'infomazione molto con le molle
(considerate che in origine erano venti).
Chissà qual è il malvagio piano di Remus? O
meglio i malvagi piani, visto che le idee sadiche e ad alto contenuto
masochistico sono due! E quale sarà la vendetta, tremenda vendetta promessa da
Claire Parker? Eh, eh, dovrete aspettare il prossimo capitolo per scoprirlo, o
miei prodi lettori.
E ora alcuni regalini voi, fedeli fan di
Babysitter Per Caso. Mia sorella, che disegna in un modo che io me lo sogno, mi
ha concesso di pubblicare su internet alcuni disegni ispirati a questa
fanfiction: qui trovate Lily e James con alle spalle
tutta la corte dei miracoli e qui un disegno della piccola Dora con il
suo fedele orsacchiotto.
Queste invece sono opera mia, fatte in un
momento di noia quando Word si era dato allo sciopero: sono le protagoniste
femminili della storia in versione Candy Doll, da sinistra, Lily, Mel, Alice e
Dora (fate finta che Dora sia più piccola, ovviamente). Volevo farle anche per i
Malandrini, ma quelle che ho già sul computer sono tutte stupide (per farvi
intendere, in una James è vestito da maiale e Remus da fiore gigante), frutto di
uno sclero collettivo mio e di mia sorella: se trovo il tempo, va al prossimo
capitolo.
In ultimo, due immagine che ho scovato
navigando per i fatti miei in cerca di tutt’altro, che non mi appartengono, ma
sembravano messe lì proprio per me: qui c’è Dora in versione potterpuff e
qui Remus e Dora. La seconda non ho idea di
chi sia l’autore, ma sembra fatta proprio apposta.
E ora le cose importanti, ovvero i
ringraziamenti (come sempre non è difficile intuire quale sia stata la vostra
scena preferita XD):
Pecky, grazie,
grazie, grazie, felice di farti divertire!!!!!!
LadyMorgan, la
"cretinaggine" (passami il termine, per favore) di Sirius è proprio ciò che ce
lo fa tanto amare, secondo me: per citare James, la vita senza di lui sarebbe
assai più noiosa!!!!! Ma magari esistessero sul serio i Malandrini, sarebbe già
tutti richiusi in casa mia, eh, eh! (Remus e Sirius per me, James per mia
sorella e la pantegana per la mia gatta, che di certo saprà fornirci un servizio
di prima qualità XD). Di’ a zio Tom che ho molto apprezzato la pausa: l’aria di
montagna ha sempre fatto bene alla mia Musa e difatti sono talmente piena di
idee da non sapere nemmeno come metterle in pratica! Un sonoro SMAK dalla tua
omonima lombarda!!!!!
FunnyPink, Remus è stato all’unanimità eletto santo dell’anno, con tutto
quello che gli combinano quei due. E io non perdonerò mai alla Rowling di aver
infranto troppo presto il roseo futuro di Remus e Dora! avevano tutta la vita
davanti e lei me li ha barbaramente uccisi!!!!!
_Mary, povero James, dopo tutto
quello che gli ho combinato se l’è proprio meritata un po’ di felicità con la
sua Lily, no? Peccato che Claire Parker trami nell’ombra… Il compito di
Cenerentola non è ancora concluso: ha ancora una particina da giocare nella
storia (oltre ovviamente a far saltare i nervi del nostro Padfoot!). Non farti
sentire da Remus a dare del mito a Sirius! Spero sul serio di continuare a farti
ridere…
hermy101, Sirius è sopravvissuto, anche se un coro di angeli a messo le ali
per questo miracolo. Come puoi vedere, su Mel e Sirius ci sto
lavorando…
Iva27, povero
Remus, tutti a ridere delle sue disgrazie… Ma del resto lo faccio io per prima,
quando mi figuro la scena in testa scoppio a ridere da sola come una scema! Lily
e James si sono presi e non si mollano più, a Parker piacendo…
Julia Weasley, io oserei dire che Sirius è lo studente più scemo non solo di
Hogwarts ma di tutte le scuole magiche di tutto il mondo XD Ma così è fatto e
così ce lo teniamo! E a farne le spese sono quelle povere anime innocenti di
Lily e Remus: la prima perché non sa con chi ha a che fare, il secondo
probabilmente perché… beh, perché è Remus e noi lo amiamo per
questo!
Alohomora, beh
sì, immagino che dimostrazione di affetto sia un modo di vederla: io penso che
più che gli scherzi, la dimostrazione di amicizia sia il fatto che Sirius e
James sono ancora vivi dopo tutto questo tempo e Remus non li ha ancora uccisi!
La loro fortuna è che Remus è troppo buono e perdona sempre
tutto!!!!!
malandrina4ever, no, no, Lily non ne aveva proprio idea, ma dopo il piccolo
incidente, se ne è fatta una abbastanza precisa! Spero vivamente che la mia
fanfiction continui a divertire, le risate fanno bene alla salute! E no,
tranquilla, Mel magari dice di volersi scordare di Sirius, ma tra il dire e il
fare… Ma la storia della gelosia non è tanto lontana dalla realtà…
DarlingAry, tutta in un giorno? Con i capitoli-papiro che scrivo io? Cavoli che
resistenza! Mi sento onoratissima, grazie!!!!!!
MsMontana, mi
sa che Remus dovrà andare in terapia quando avrò finito con lui, da uno bello
bravo, visto quanto mi diverto a tartassarlo! Ma in fondo lui e Lily sono
vittime delle circostanze (sì, certo, come no). Ok, la verità è che mi diverto
troppo, sono sadica per natura con i personaggi che mi piacciono (e non hai idea
dei pensieri che mi faccio io, delle volte!!!!!!!).
E ultima, ma non per importanza, come sempre
grazie a Laura, che moriva dalla voglia di
leggere altri strilli della Parker (Dora non è la sola che si diverte a sentir
la gente urlare!) e grazie per i disegni, ovviamente!
In ultimo, oggi questa fanfiction compie
esattamente un anno: ebbene sì, è già un anno che vi ammorbo con la mia
presenza!!!!!!! Grazie a tutti per il vostro sostegno,
senza di voi non sarei mai arrivata a questo punto (puah, gli anniversari mi
rendono proprio sdolcinata!!!!). See you soon!!!!!!!!
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Capitolo 19 *** Capitolo XVIII ***
BABYSITTER PER CASO
CAPITOLO XVIII
"MOOOOOOOOOOONY!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!".
E sotto quel penetrante grido, le millenarie
mura di Hogwarts tremarono, decine di studenti innocenti rimasero assordati per
settimane, i bicchieri si ruppero, la superficie del lago ghiacciato si
scheggiò, una valanga in qualche remoto angolo investì uno sperduto villaggio
tibetano, mandrie di animali impazziti squassarono la terra, le nuvole si
addensarono e in più punti del globo terrestre tribù indigene si chiesero se
stesse per arrivare la fine del mondo e prepararono danze propiziatore per
calmare la furia degli dei…
Ebbene sì, i polmoni di Sirius Black erano
capaci di questo e altro!
Remus Lupin, ossia colui che era stato
appena convocato con tanta urgenza, era appena rientrato in sala comune dopo
aver passato la giornata a limare i dettagli del suo piano (e farsi perdonare da
Dora, che quel piano l’aveva apprezzato assai poco), quando sentì il suo
migliore amico richiedere l’intervento della sua persona con tanto garbo. La
cosa non lo scompose più di tanto: Sirius non era nuovo a quel genere di
richiami, se così si potevano definire, i suoi polmoni avevano già colpito con
la loro furia in innumerevoli occasioni.
Oh Merlino santo, che sarà successo ancora?,
si chiese, circumnavigando un paio di primini
frastornati, che l’urlo aveva sbattuto in terra e che ora cercavano di
rimettersi in piedi, e dirigendosi verso il dormitorio, con calma, ma a passo
abbastanza sostenuto per poter prevenire una replica.
Dora, che gli zampettava dietro come sempre,
lo tirò per la manica, perplessa. "Ma era Sirius che urlava?".
"Temo proprio di sì" confermò Remus. "E temo
anche che la cosa non ci piacerà… Te lo ricordi il piano, vero?".
Dora mise su una faccetta scontenta.
"Dobbiamo proprio?" chiese, imbronciata.
"Di nuovo, temo proprio che la mia risposta
sia sì…".
La bambina sospirò, poi annuì. "D’accordo…
Sì, mi ricordo…".
Remus le sorrise: convincerla a mettere in
atto quel particolare piano era stata una vera sofferenza, aveva dovuto
sfruttare tutte le sue doti diplomatiche per indurla ad accettare. Ma del resto,
anni di convivenza con James e Sirius l’avevano addestrato a trattare con
bambini capricciosi: anzi, confronto a loro, Dora era stata una
passeggiata!
Quando arrivarono nel dormitorio dei
Malandrini, questa fu più o meno la scena che si trovarono davanti: le tende del
letto di Sirius erano state completamente sbrindellate da unghie non meglio
identificate, il baule di Sirius era stato rovesciato e le sue cose sparse per
tutta la stanza, pagine di libri mai aperti erano sparse per tutta la stanza,
così come le piume del cuscino di Sirius, piume che ora Cenerentola cercava di
acchiappare con elegante indifferenza dello scompiglio da lei creato, mentre il
padrone di tutto questo era immerso nella madre di tutte le scene madri, sotto
lo sguardo sbalordito e insieme sconvolto di Peter, appollaiato sul suo letto a
masticare stuzzichini al formaggio sgraffignati dalla cucina: Sirius camminava
su e giù per la stanza, prendendo a calci gli oggetti che incontrava sul suo
cammino, sbraitando incoerenti minacce di morte miste a parolacce con gli occhi
fuori dalle orbite dalla rabbia.
Remus e Dora rimasero paralizzati sulla
porta dallo stupore di fronte a questo spettacolo. "Che diavolo è successo qui?"
riuscì a esalare il licantropo.
Peter si volse dalla sua parte, mentre
Sirius continuava imperterrito a camminare, non avendo ancora notato l’arrivo
dell’amico.
"Remus!" squittì Peter, mentre lui e Dora si
avvicinavano al letto, senza distogliere lo sguardo da quella
devastazione.
"Wormtail, che diavolo è successo qui
dentro?" ripeté Remus, sedendosi al suo fianco.
Peter indicò Cenerentola sul pavimento,
impegnata a inseguire piume, e cominciò a raccontare. "Beh, io e Sirius siamo
andati nelle cucine a prendere qualcosa da sgranocchiare, no, e quando siamo
arrivati, era tutto così: le tende, il cuscino i libri… Sirius ha giusto
rovesciato il baule, in un impeto di rabbia, poi ha preso a urlare e strepitare
e camminare su e giù…".
Remus corrugò la fronte. "Aspetta, mi stai
dicendo che tutto questo" indicò con gesti vaghi la camera semidistrutta, "l’ha
fatto Cenerentola? Ma è impossibile!". Come diavolo aveva fatto quella gattina
minuscola in così poco tempo a distruggere ogni avere di Sirius?
Peter si strinse nelle spalle. "Se non
sapessi che è stata lei, lo riterrei impossibile anch’io" disse diplomatico,
mettendosi in bocca un altro stuzzichino. "Ma chi altro potrebbe essere stato?
Siamo stati a lezione tutto il giorno, tu eri con Dora, io e Sirius insieme,
James con Lily…".
Remus annuì. Per quanto incredibile, il
ragionamento di Peter non faceva un grinza: Cenerentola era l’unica responsabile
possibile, era rimasta sola tutto il giorno e aveva deciso di sfruttare in quel
modo proficuo il suo tempo.
Soprappensiero, continuò a osservare lo
spettacolo, Sirius che continuava a fare su e giù nella devastazione senza
riuscire a distogliere gli occhi, per quanto non fosse proprio una vista
gradevole… Avete presente quel senso dell’orrido che spinge la gente sulla scena
di un incidente autostradale, pur sapendo già che ciò che vedrà non sarà bello?
Ecco, era una cosa del genere che impediva a Remus e Peter di volgere altrove lo
sguardo, insieme all’assillante quesito di come avesse potuto una gattina di
pochi mesi, pur con tutte le buone intenzioni, creare quel macello…
In un gesto automatico, un po’ come se fosse
stato al cinema, Remus allungò la mano e si portò alla bocca uno degli
stuzzichini che Peter continuava imperterrito a divorare con tanto gusto: una
cosa che in genere, se fosse cosciente di quello che stava facendo, non avrebbe
mai fatto e di cui infatti si pentì subito…
Con una smorfia disgustata, risputò in mano
il cibo appena infilato in bocca. "Che schifo!" esclamò, storcendo la bocca. "Ma
che cos’è?".
"Stuzzichini al formaggio" mormorò con aria
offesa Peter, mangiandone un altro con cipiglio deciso.
Remus fissò dubbioso il boccone appena
sputato. Se questo è formaggio, io sono una mucca svizzera… "Che tipo di
formaggio?".
"Ehm". Peter corrugò la fronte, riflettendo.
"Un po’ di tutto credo…".
Al che Remus si ricordò con chi stava
parlando e di che cosa. Per le mutande di Merlino, stavo sul serio per
mangiare una delle bombe ai latticini di Peter! Peter con il formaggio ci
faceva praticamente qualunque cosa, creando combinazioni per lo più
assolutamente abominevoli che lui però mangiava con lo stesso gusto con cui
Remus mangiava il cioccolato (il che è tutto dire!).
"Ok, ho urgente bisogno di una Cioccorana
per togliermi questo sapore di bocca… Senza offesa, eh, Wormy".
"Figurati" borbottò quello, che aveva
comunque l’aria di essersela presa.
Beh, almeno una cosa buona era successa,
rifletté Remus, mentre si dirigeva al suo baule: si era distratto dal triste
spettacolo di Sirius che dava di matto…
Fu a quel punto, mentre si chinava sul suo
baule e ci frugava dentro fino a scovare una Cioccorana, che Sirius si rese
finalmente conto della sua presenza.
"Quando sei arrivato?" chiese, bloccandosi
all’improvviso nel mezzo della stanza.
Remus gli rivolse un’occhiata acida. "Un po’
di tempo fa… Cos’avevi da strillare come una scimmia urlatrice in preda a un
infarto, prima? Ti hanno sentito perfino su Giove!".
"Ma che, mi prendi per i fondelli, Remus?"
sbottò Sirius, con aria bellicosa. "Guardati intorno…".
Remus eseguì e poi, sorridendo con aria
malefica: "Oh, accidenti, è per questo? E che ci posso fare? Se ti
aspetti che pulisca sei fuori strada: non sono la tua sguattera!".
"Ma tu lo sai chi l’ha fatto?!" strepitò
Sirius. Indicò con fare accusatore Cenerentola. "È stata la stupidissima,
dannatissima cosa che TU hai portato in questo dormitorio!" e gli pestò con
forza l’indice sul torace.
Remus non si scompose, gli prese il polso e
l’allontanò dal suo sterno. "Primo, punta quel dito contro qualcun altro o te lo
ritroverai in un luogo dove è piuttosto inusuale trovare delle dita. Secondo, IO
non ho portato Cenerentola proprio da nessuna parte: è stata Dora e tu aveva
detto che andava bene. Terzo, non ti pare di stare giusto un pochino
esagerando?".
"ESAGERANDO?!" gli gridò in faccia Sirius,
strinandogli all’indietro i capelli. "Ti pare che io stia
esagerando?".
"Beh, le tende si aggiustano, le cose si
raccolgono, quei libri probabilmente manco sapevi che esistevano… Perciò sì,
stai un po’ esagerando".
"Io non sto esagerando affatto! E cosa mi
dici del fatto che quella dannata cosa ha distrutto solamente le mie
cose, eh? Le MIE tende, il MIO cuscino, i MIEI libri, il MIO baule… E poi dite
che sono paranoico se dico che ce l’ha con me: guarda che ha fatto!".
Remus dovette dargli atto su questo: in
effetti, aveva un che di sinistramente calcolato il fatto che solo le cose di
Sirius fossero state distrutte… Guardò di sbieco Cenerentola: la gattina stava
ancora inseguendo le piume d’oca e sembrava l’immagine stessa
dell’innocenza.
"Beh, effettivamente è abbastanza strano…"
osservò titubante.
"ABBASTANZA STRANO?!" ripeté l’altro in tono
che cominciava a diventare davvero isterico. "Quel piccolo mostro l’ha fatto DI
PROPOSITO! Sa che lo detesto e ha voluto vendicarsi: è un piccolo, infido essere
malvagio…".
"Sì, sputato direttamente dalla bocca
dell’inferno!" sbuffò Remus, ironico.
"Ci puoi giurare!" concordò Sirius, senza
notare il tono dell’altro. Occhieggiò truce la bestiola. "Ma non lo vedi?
Quell’odiosa bestiaccia non fa che provocarmi! Prima si fa il nido sul mio
cuscino, poi me la ritrovo addosso la mattina presto, adesso questo… Lo fa
apposta! E io non la sopporto più!".
Fece per caricare a testa bassa verso
Cenerentola, ma Remus, giustamente preoccupato per la sorte della gattina, lo
arpionò per il braccio, spingendolo sul letto. "Dora, prendi Cenerentola,
adesso. E tu seduto, a cuccia" ordinò, in tono talmente perentorio che nessuno
dei due osò disubbidire.
"Moony…" tentò di protestare Sirius, facendo
per alzarsi.
"Ti ho detto a cuccia!" lo zittì Remus,
facendogli incassare la testa nelle spalle e tornare a sedere.
Quando si fu accertato che Cenerentola fosse
al sicuro tra le braccia di Dora, Remus riprese, in tono più calmo. "Che cosa
pensavi di fare?".
"Un bel ragù" rispose Sirius
tranquillamente, guadagnandosi una risata timida da parte di Peter, un’occhiata
scandalizzata da parte di Dora e una esasperata da Remus. "Tu non farai
Cenerentola in ragù" si oppose con fermezza.
"Ok, un arrosto allora: sono aperto a
molteplici soluzioni…".
"Tu NON mangerai Cenerentola, né in ragù, né
arrosto né in nessun altro modo, Padfoot, hai capito?".
Sirius mise su una smorfia scocciata, da
bambino in vena di capricci. "IO non la voglio più intorno!" strepitò dopo
qualche istante di silenzio. "Ho detto che poteva restare se manteneva gli spazi
e sorpresa, sorpresa: non l’ha fatto! Quindi deve sparire: adesso, subito,
all’istante, tout de suite, mi sono spiegato?".
Remus corrugò la fronte, chiedendosi
vagamente come facesse Sirius a sapere il francese se a malapena parlava la sua
lingua, poi sospirò e chiese in tono retorico: "E se non sono indiscreto, come
conti di liberartene? E non proporre di farla allo spiedo, perché ti farei del
male…".
"Io veramente pensavo a una cottura lenta
nel forno…" puntualizzò Sirius. Poi sbuffò con aria esasperata e sbottò: "Ma che
vuoi che ne sappia di come fare! Riportatela dove l’avete trovata: per quel che
mi riguarda può anche congelare! Basta che non stia più qui, il resto non mi
importa!".
Dora se la strinse con aria morbosa al
petto. "Io non voglio che muore! Sei cattivo!".
Vedendo quegli allarmanti occhi lucidi,
Sirius scattò in avanti. "No, non fare così Dora" cercò di calmarla,
avvicinandosi, solo per bloccarsi a metà strada realizzando che aveva
Cenerentola ancora in braccio. "Non stavo dicendo sul serio…".
Dora tirò su con il naso.
"Davvero?".
"Ma certo che non diceva sul serio"
intervenne Remus, sorridendo. "Sirius non farebbe mai del male a Cenerentola.
Vero Sirius?" aggiunse, dandogli una gomitata nelle costole.
"Ahio! Perché l’hai fatto" protestò quello.
Poi vedendo l’occhiata che l’amico gli lanciava, annuì con vigore. "Certo che
non le farei del male. Ma tu capisci che non può restare, vero? Guarda il
pasticcio che ha combinato…".
"Ma non la lascerai fuori al freddo, vero?"
insistette Dora. "Le troverai una nuova casa, sì?".
"E dove vado a trovargliela!?" protestò
Sirius. Vedendo l’aria da cucciolo bastonato della bambina, moderò i toni e
aggiunse, carezzevole: "Ma certo che le troveremo una nuova
casa…".
Ok, gliene devo dare atto, pensava Remus nel frattempo, cercando in tutti i modi di mantenere
una faccia seria. Dora ha tutte le carte per
diventare un’attrice con i contrafiocchi, se riesce a darla a bere pure a quel
bugiardo patentato di Sirius… Certo che questo casino è capitato proprio a
fagiolo…
"Moony" lo chiamò in quel momento Sirius,
richiamandolo alla presente situazione.
"Sì, che c’è?".
"Ehm, dove gliela troviamo una casa al
piccolo sgorbio?".
"Cenerentola non è uno sgorbio!" protestò
subito Dora, con aria indignata.
"Ok, ok" assentì Sirius, alzando gli occhi
al cielo. "Dove la troviamo una casa a sua altezza, Moony?".
"A me lo chiedi?" fece Remus, alzando le
spalle. "E che ne so io… Conosci più o meno l’intera popolazione femminile del
castello: non c’è qualcuno in giro che vorrebbe un gatto?".
"Ma che vuoi che ne sappia! Mica parlo di
gatti, io, con le ragazze…".
"E allora sforza quell’unico neurone che
ancora possiedi: non conosci nessuno che vorrebbe un gatto?".
Calò un riflessivo silenzio, mentre Sirius
pensava, maledicendo al contempo la sorte che non gli permetteva di buttare
semplicemente la dannata bestia giù dalla finestra, Peter si chiedeva come la
faccenda si sarebbe risolta e Remus aspettava che Dora mettesse a posto l’ultimo
tassello del puzzle.
Dopo un tempo interminabile, Dora ruppe il
silenzio. "Io forse conosco qualcuno…" disse esitante, mentre Remus le lanciava
non visto un sorriso d’incoraggiamento.
"Davvero?" fece Sirius. "Chi?".
"Mel" rispose Dora. "Non ricordo bene, ma
una volta mi ha detto che le piacevano i gatti…".
"Mel?" ripeté Sirius, incerto. "Melanie
Griffith?". Cenno di conferma di Dora.
"Beh, è perfetto" intervenne Remus in tono
casuale. "Siete pure amici…".
"Io e Mel non siamo amici" protestò Sirius,
punto sul vivo. Quando Remus lo guardò con un sopracciglio inarcato, si
corresse: "Volevo dire, non è che siamo proprio amici, amici… Solo ci parliamo
qualche volta, quando capita, così, se ci incontriamo per caso, en
passant…".
"Ok, ok, ho capito: non è l’amica a cui
chiederesti un rene in prestito" lo interruppe Remus, chiedendosi allo stesso
tempo perché Merlino avesse voluto maledirlo con un amico tanto duro di
comprendonio. "Ma una gattina gliela potrai regalare, suppongo, anche se siete
amici solo ‘en passant’… Come fai poi a sapere che vuol dire en
passant?".
"Al momento non è importante" lo liquidò
Sirius con un gesto della mano. "Perché glielo devo dare io a Melanie, lo
stupido gatto?".
"Perché sei TU a volerti liberare dello
stupido gatto" puntualizzò Remus. "Tu non lo vuoi qui, ergo tu lo porti alla sua
nuova padrona, fine della storia!".
Sirius sbuffò con aria teatrale, lasciando
cadere le braccia. "Uff… Va bene, togliamoci il pensiero: sai dov’è
Melanie?".
"Era giù in sala comune" cinguettò Dora.
"Salutala e dille di coccolare Cenerentola anche per me…". Detto questo gliela
mise senza troppo complimenti tra le mani.
Sirius la guardò con aria schifata, neanche
fosse stata uno Schiopodo Sparacoda.
"Non è vomito, Padfoot" lo rimproverò Remus,
ridacchiando. "Ora va’ e divertiti!".
"Divertiti, sì come no…" sbuffò truce
Sirius, alzandosi in piedi e tenendo Cenerentola il più lontano possibile da
lui.
"Così le fai male!" protestò Dora. "Tienila
bene".
"Sì, sì, ho capito" la zittì Sirius,
avvicinandola giusto un po’ e avviandosi verso la porta.
"Ciao, ciao Cenerentola" la salutò Dora, con
aria triste, arrampicandosi sulle ginocchia di Remus e abbandonando l’aria
triste appena Sirius si fu chiuso la porta alle spalle. "Secondo te, funziona?"
chiese con voce cospiratoria.
Remus si strinse nelle spalle, circondandola
con le braccia. "Lo spero proprio, Dora… perché non sono per nulla ansioso di
mettere in pratica il piano B". Avanti, cagnaccio testone: usa bene quel tuo
unico neurone, una volta tanto…
******
Melanie stava studiacchiando Aritmanzia in
Sala Comune, in totale solitudine perché Lily era sparita a pomiciare con il suo
fidanzato e Alice era sparita a scrivere al suo fidanzato. Tutto quell’amore
nell’aria le dava ai nervi: perché le sue amiche dovevano essere felici e invece
lei doveva essere sempre sola come una povera scema? Ok, era egoistico da parte
sua, ma almeno quando anche Lily era single, potevano consolarsi a vicenda.
Adesso che entrambe le sue migliori amiche erano felicemente impegnate, le
sembrava di essere l’ultima sfigata ruota del carro e che il battello dell’amore
fosse salpato senza di lei… Se vado avanti di questo passo, comincerò pure a
prendere brutti voti, rifletté cupamente, realizzando che nemmeno ricordava
l’ultima volta che aveva fatto una giornata di studio degna di questo nome.
Forse risaliva ancora alla nottata in bianco per aiutare Sirius con la sua
ricerca di Pozioni… Dannazione, ma possibile che comunque la rigirasse finiva
sempre a Sirius, Sirius e ancora Sirius?
Chiuse il libro e se lo diede forte sulla
testa, incurante degli sguardi stupiti degli altri Grifondoro, una volta, due,
tre, quattro. Basta Sirius Black, basta Sirius Black, basta Sirius Black:
Sirius Black è morto, sepolto, finito per sempre, dimenticatelo, cancellalo, non
esiste più, eliminato dalla faccia della terra…
"Melanie?" fece una voce, perplessa e
spaventata allo stesso tempo: una voce orrendamente famigliare.
Oh, ma perché? Perché mi odi così tanto?,
pensò stancamente la ragazza, trattenendosi a
stento dall’urlarlo. Si voltò con un sorriso imbarazzato, mentre il suo cuore,
già felicemente dimentico dei propositi di poco prima, si scioglieva come
gelatina. "Ciao, Sirius" mormorò, mortificata.
"Ehm" fece lui, non meno imbarazzato di lei.
"Io dovevo dirti una cosa, ma se sei occupata, torno dopo…".
"No, aspetta" gridò, alzandosi in piedi con
troppa foga e rovesciando fragorosamente la sedia. Ecco, un’altra situazione
imbarazzante da aggiungere alla collezione: ma cosa ho fatto di male nella vita?
"Cioè, volevo dire: non sto facendo niente di importante, tranquillo…".
Peccato che nella vita reale, non ci sia la possibilità di un secondo
ciak!
Sirius pareva ancora dubbioso. "Sicura?".
Probabilmente la considerava una pazza scatenata: aveva la tipica faccia da
"chiamerò il manicomio appena ti sarai girata".
"Sì, sicura" confermo Melanie, scacciando
quel tetro pensiero. "Che volevi dirmi?".
"Oh, beh, è un po’ complicato… Sai, Dora ha
portato a casa questa cosa e noi ce ne vogliamo liberare… Vabbè, io me ne voglio
liberare… E mi stavo appunto chiedendo se tu… ma non sei obbligata ad accettare,
ovviamente: però non lo so, magari ti fa pure piacere…".
Melanie scosse il capo, cercando di dare un
senso logico a quello sproloquio senza né capo né coda: da quando Sirius Black
balbettava a quel modo? "Sirius, temo di essermi persa… Cos’è che ha portato a
casa Dora?".
"Oh, giusto. Questo" disse con una smorfia
disgustata, tendendo verso di lei la mano destra su cui era malamente sistemata
una gattina tigrata.
Melanie sgranò gli occhi a quella vista. "Ma
che amore!" tubò, salvando l’animale da una probabile caduta e prendendola in
braccio, portandosela all’altezza del volto. "Ciao, micio, te l’ha mai detto
nessuno che sei il micio più bello del mondo? Sì, proprio tu! Come hai detto che
si chiama?".
Sirius corrugò la fronte. "Cenerentola, mi
pare: non ne sono sicuro, non la chiamo mai per nome. Dora glielo ha
affibbiato…".
Melanie annuì, continuando a fissare con
occhi adoranti la micina, che nel frattempo aveva preso a fare le fusa come un
trattore sotto le sue carezze. "Cenerentola, eh?" ripeté. "Allora sei la micia
più bella del mondo, piccolina, sì, proprio la più bella…".
"Allora te la prendi?" chiese Sirius con
aria speranzosa: un problema in meno.
Melanie lo scrutò, un po’ sorpresa. "Ma sei
sicuro? Non la volete tenere voi?".
"NO!" rispose Sirius, probabilmente troppo
velocemente e a voce troppo alta, visto che la ragazza sgranò ancora di più gli
occhi. "Cioè, volevo dire, Andromeda non permetterebbe mai a Dora di tenerla… E
comunque, io ho qualche problema con i gatti…".
"Che tipo di problema?" domandò Melanie,
incuriosita.
Semplicemente, mi viene voglia di
rincorrerli fino a fargli cadere le zampe, farli rifugiare su un albero e
correre in circolo sotto, abbaiando come un povero cane demente!
"Semplicemente, non li posso vedere" rispose,
parafrasando il pensiero in modo che Mel non lo considerasse un completo idiota.
"Allora, te la prendi?".
Melanie si morse il labbro, fissando
dubbiosa Cenerentola. "Sei proprio sicuro, vero? Non è che domani cambi idea e
vieni a riprendertela?".
"Fidati, accadrebbe solo se il sole sorgesse
a ovest. Se la vuoi, è tua!".
Cenerentola scelse quel momento per
miagolare il suo assenso: fissandola con quei suoi occhietti azzurri, sembrava
quasi dire "sì, ti prego: salvami da questi dementi!".
"Ok, allora" rispose
semplicemente.
"Sì?". Il viso di Sirius sembrò illuminarsi
a giorno. Addio, bestiaccia immonda!
Melanie si sentì arrossire a quello sguardo
raggiante, ma sorprendentemente riuscì a tenere la voce ferma: chissà, forse
stava crescendo spiritualmente… "Sì, certo. Ma ti avverto: niente ripensamenti,
d’ora in poi".
"Niente ripensamenti" confermò Sirius, con
un sorriso. "Tienitela pure vita natural durante, non mi importa. E grazie, mi
liberi di un immenso impiccio".
Melanie stava chiedendosi quale grande
impiccio potesse essere quell’esserino minuscolo, ma ogni suo pensiero coerente
si spense nel momento in cui Sirius si chinò su di lei e le diede un bacio di
ringraziamento sulla guancia. Al solito, le guance le si tinsero di una marcata
tinta porpora. Uno di questi giorni, il cuore mi scoppierà, poco ma sicuro.
"P-p-prego" balbettò. "Non c’è di che: dovrei ringraziarti io, è un amore,
questa gattina".
Sirius fece un vago gesto con la mano.
"Ringraziami tenendola il più lontano possibile da me: ne ho fin sopra i capelli
di gatti e felini!".
La conversazione languì e cessò; dopo
qualche lungo minuto di imbarazzato silenzio, Melanie disse: "Beh, ora è meglio
che vada: faccio vedere a Cenerentola la sua nuova casa…".
Sirius annuì prontamente, sollevato che uno
dei due avesse parlato. "Sì certo, buona idea. Beh, ci vediamo, Mel".
"Sì, ci vediamo" gli fece eco la ragazza,
raccogliendo velocemente le sue cose e sparendo alla velocità del fulmine su per
il dormitorio. "Ecco, Cenerentola, vediamo se troviamo qualche bel vestito
griffato della Parker su cui puoi farti le unghie…" la sentì mormorare Sirius,
mentre la guardava andarsene, con aria appena un po’ imbambolata. Certo che era
proprio bella quella ragazza, soprattutto quando assumeva quell’aria un po’
malandrina…
"Ehi, Padfoot!".
Sirius fece un salto di mezzo metro,
sentendosi come un ladro colto con le mani nella borsetta. James e Lily alle sue
spalle lo guardarono con tanto d’occhi.
"James, mi hai fatto quasi venire un
infarto!".
Quello ridacchiò. "Ah, scusa… Che fissavi
con tanta divina venerazione? Avevi l’aria di uno che ha appena visto la
madonna!".
"No che non ce l’avevo!" protestò Sirius,
punto sul vivo. "Stavo solo pensando…".
"Il che per te è un esperienza abbastanza
singolare" osservò Lily pungente. "I neuroni ti si sono fusi per lo
sforzo?".
"Ahi, la tua acidità mi ferisce, Lilluccia
bella" la canzonò Sirius. "Ancora arrabbiata per l’innocente scherzetto di
ieri?".
"È perché mai dovrei essere arrabbiata?"
chiocciò Lily, fingendosi sorpresa. "In fondo, mi hai solo spinta addosso al mio
migliore amico completamente nudo di fronte al mio fidanzato: una cosa da nulla,
no?".
"Esatto, non c’è motivo di
prendersela…".
"Assolutamente nessuno" concordò Lily. "Ma
se ci provi un'altra volta, giuro che ti uccido e occulto il tuo cadavere nella
Foresta Proibita".
"Uomo avvisato, mezzo salvato".
"E non azzardarti mai più a chiamarmi
‘Lilluccia bella’ se non vuoi perdere qualche importante attributo del tuo
corpo…".
Mentre questo affascinante duello verbale
aveva luogo, James faceva saettare lo sguardo da uno all’altra, incerto su come
interpretare l’influenza che Sirius stava avendo su Lily. Credo che questo
sia l’inizio di una reciproca sopportazione che potrebbe anche sfociare in
un’amicizia con i contrafiocchi…
"Hai visto Melanie o Alice?" domandò Lily,
riportando la conversazione su un piano neutro.
"Alice no, Melanie è appena salita in
dormitorio" rispose Sirius, indicando le scale alle sue spalle.
"Bene, allora vado su da lei". Fece per
allontanarsi, ma James la trattenne per una mano. "James, la mano mi serve
ancora".
"Oh, ma devi andartene per forza?" protestò
il ragazzo. "Siamo stati insieme soltanto tre ore…".
Lily rise, scuotendo il capo. "Sì, devo. Ci
rivediamo dopo a cena…".
James mise il broncio. "Almeno dammi un
bacio…".
"Sei peggio di un bambino, Potter" sbuffò la
ragazza, allungandosi verso di lui e schioccandogli un veloce bacio a stampo.
"Contento?".
James era già pronto a protestare, non fosse
per quello che vide alle spalle della ragazza e lo fece ammutolire. "Ehm, Lily,
dietro di te c’è una biondina in rosa che ti guarda come se volesse
incenerirti…".
"Davvero?" fece Lily, mentre uno scintillio
pericoloso illuminava i suoi occhi. "E ti pare tanto arrabbiata?".
"Ha tutta l’aria di una che sta per avere
un’ulcera formidabile" confermò James. "Mi pare di conoscerla: Claire qualcosa,
fa parte del mio fan club…".
Subito si pentì di averlo detto, temendo una
reazione violenta, ma Lily continuò a sorridere con aria malefica. "Ma
veramente? Non mi dire… Puoi avvicinarti un attimo?".
James si chinò prontamente su di lei e prima
di rendersene conto, si trovò intrappolato in un lungo bacio mozzafiato, con
tanto di fischio di apprezzamento di Sirius in sottofondo. Alla faccia! Fa
tanto la timida, ma alla fine anche la nostra Lily ci dà dentro…
Quando infine si staccarono, Lily ghignava
come una gatta soddisfatta e James aveva l’aria intontita di chi non può credere
che una simile fortuna sia capitata a lui.
"Ci vediamo a cena, James" tubò Lily,
girando suoi tacchi e sorridendo sorniona alla vista della Parker che si rodeva
il fegato come mai nella vita. Prenditi questa, piccola snob! Chi sta
giocando, secondo te?
Quando anche Lily fu sparita saltellando,
Sirius schioccò le dita in faccia all’amico per riportarlo nel mondo dei comuni
mortali. "Sveglia, Prongs, la terra ti chiama!".
"Ma l’hai vista?" riuscì a esalare James,
rientrando alla velocità del fulmine in modalità "cervo innamorato". "Dico,
l’hai vista? Sono io o sembra un angelo appena disceso dal
paradiso?".
"Oh, sì, un angelo con corna e forcone"
ridacchiò Sirius, prendendolo per un braccio e cominciando a tirarlo verso il
dormitorio. "Piuttosto, sta in campana, perché secondo me la prossima volta che
incrociate Claire Battelapesca, non si limiterà ai baci: attenterà direttamente
alla tua virtù".
James rise. "Padfoot, la mia virtù è stata
attentata e perduta molto tempo fa: non sono mica Remus, che si porta dietro un
cartello modello ‘vergine sono e vergine voglio restare: voi non rompetemi le
scatole’!".
Sirius ridacchiò. "Dovremo farlo ubriacare
prima o poi: non è possibile che finisca la scuola senza averlo mai
fatto!".
"Libero di provarci" annuì James. "Ma
tienimi fuori: non voglio essere ucciso, quando, la mattina dopo, si renderà
conto di cosa ha fatto e per colpa di chi e verrà a darti la caccia armato di
mannaia!".
"Esagerato" sbuffò Sirius. "Probabilmente
sarebbe solo un grosso coltellaccio affilato, di quelli usati dai
macellai…".
James stava per commentare, quando aprirono
la porta e si trovò davanti la devastazione creata da Cenerentola. "Per il
reggipetto a fiori di Morgana, che diavolo è successo qui?" esclamò James,
incredulo.
"Moony, credevo che a quest’ora avresti
pulito tutto!" protestò Sirius, fissando con aria accusatoria il licantropo,
tranquillamente spaparanzato sul suo letto con un libro in mano.
Remus nemmeno alzò lo sguardo, girando la
pagina con aria annoiata. "Oh, scusami tanto, se me lo avessi detto prima…
Aspetta, chiamo la cameriera…".
"Noi non abbiamo una cameriera!" sbuffò
Sirius.
"Ah, già, è vero, che distratto che sono…
Mettiti a pulire, ORA! Io non sono la tua sguattera!".
"Sguattera no" concordò James, ridacchiando.
"Io ti definirei piuttosto ‘mamma chioccia con manie apprensive’".
"Ti risponderei, ma sono stanco e non ho
voglia di sostenere un’inutile e snervante conversazione. Se vuoi, pulisci tu,
altrimenti ci dovranno pensare le fatine della sporcizia… Com’è andata con
Melanie?".
"Melanie?" interloquì James, troncando sul
nascere la risposta dell’amico. "Era Melanie che fissava con quell’espressione
estatica?".
Sirius fece per rispondere, ma Remus,
alzando infine gli occhi dal libro, s’intromise: "Espressione estatica? Tu
fissavi Melanie con espressione estatica?".
"Che cosa vuol dire ‘estitica’?" domandò
Dora, interrompendo per la terza volta Sirius.
Stavolta, prima che Remus potesse correggere
la bambina e risponderle, l’Animagus gonfiò il petto e sbottò: "Posso parlare
anch’io o no? Allora per prima cosa, io non fissavo con espressione estatica
nessuno, tantomeno Melanie Griffith: mi ero solo imbambolato un attimo. Secondo,
si dice ‘estatica’, non ‘estitica’ e in ogni caso è una parola usata a
sproposito in questo contesto. Terzo, Melanie si è presa la cosa, perciò è
andata benissimo!".
"Aspetta" disse James, cercando di
congiungere i vari fili del discorso, "tu hai regalato la gatta a Melanie?".
Cenno d’assenso di Sirius. "Ah, ecco perché sei così giocondo: hai riconquistato
il tuo territorio dalla maligna creatura infernale!".
Sirius lo guardò male, avvertendo la presa
in giro. "Impiccati, Prongs".
"Quindi, con Melanie è andato tutto bene?"
insistette Remus, aspettando qualche segnale sulla riuscita o meno del suo
piano.
"Ti ho già detto di sì. Si è presa lo
stupido gatto, me l’ha levato dai piedi e se n’è andata. Fine della
storia".
"E non la fissavi con espressione
estatica".
"E non la fissavo con espressione estatica"
confermò Sirius. "E James, non azzardarti a ribattere…".
"Chi io? Ma se non ho parlato" si difese
quest’ultimo, alzando le mani in segno di resa. "Volevo chiedere a Remus
se…".
"No" lo interruppe Remus in tono fermo,
mentre con la mente già riconsiderava le sue opzioni
"Ma se non sai nemmeno che volevo
dirti!".
Remus alzò la testa e disse, scimmiottando
malamente la voce di James: "Moony, per favore, mi fai copiare il tuo compito di
Erbologia, così io sono libero di andare a spassarmela con Lily?".
"Ok, forse sapevi cosa volevo chiederti… Ma
io non avrei mai detto ‘spassarmela con Lily’".
"In ogni caso, la mia risposta è no"
dichiarò Remus. "Discorso chiuso. Ora lasciami in pace, devo pensare ed è molto
difficile con le vostre voci irritanti in sottofondo".
Ovviamente a quel punto, sia James che
Sirius ritennero necessario cominciare a cicalare come cornacchie di discorsi
senza né capo né coda per il puro gusto di dargli fastidio. Ma Remus nemmeno li
sentiva, immerso nelle sue riflessioni. Il piano A non aveva funzionato, era
evidente: non che si fosse mai fatto particolari illusioni, considerata la
testaccia dura con cui aveva a che fare. Sirius doveva cozzare in modo doloroso
e violento contro la verità per riuscire ad aprire gli occhi, il che significava
adoperare terapie d’urto piuttosto drastiche: sottintesi e incontri pilotati non
potevano bastare, ci voleva un Sotterfugio con la S maiuscola. E quindi si
passa al piano B, sperando che Melanie acconsenta. E che Merlino c’è la mandi
buona…
******
La mattina dopo, approfittando del fatto che
fosse sabato, più o meno tutti nel castello poltrirono fino a tardi. Poi, ovvio,
c’era che portava la cosa agli estremi, come Sirius o James, per i quali alzarsi
prima delle undici era non meno che eretico, e chi, come Lily e le sue amiche,
dormiva quell’ora in più per ricaricare le batterie.
"Che cosa facciamo oggi?" chiese Lily,
finendo di sistemarsi i capelli con un paio di forcine.
"Vuoi dire che ci onorerai con la tua
presenza?" ridacchiò Melanie. "E il tuo James non si sentirà trascurato se non
passi la giornata con lui?".
"Mica siamo obbligati per legge a stare
insieme tutto il giorno!" protestò la ragazza. "Voglio stare un po’ anche con
voi, ragazze…".
"Ah, beh, se la metti su questo piano.
Sentito Alice, siamo diventate un ripiego…".
Alice sbucò dal bagno ancora avvolta
nell’accappatoio e con i capelli gocciolanti. "Ci siamo alzate con il piede
sbagliato, Mel? Mi sembri piuttosto acida stamattina…".
"Io non sono acida!" protestò lei,
infilandosi un maglione a collo alto. Notando le occhiate scettiche delle
amiche, aggiunse subito, in tono irritato: "Che avete da fissarmi
adesso?".
"Beh, sei un po’ acida…" osservò Lily
titubante. Alice annuì in segno d’appoggio, cominciando poi ad asciugarsi i
capelli con un asciugamano.
Melanie sospirò: effettivamente, le ragazze
avevano un po’ ragione. "Scusate, non è per voi, è solo questa storia con Sirius
che mi manda in bestia!".
"Ma non avevi deciso di passare oltre?"
domandò Lily.
"Beh, è più facile dirlo che farlo. Ieri,
poi quando mi ha regalato Cenerentola, abbiamo parlato un pochino: era
abbastanza strano, in realtà…".
"Definisci strano" suggerì Alice. "Strano
tipo ‘pazzo psicopatico armato di coltello’ oppure strano tipo ‘vedo maiali
volanti, ma non sono così pericoloso come sembro’?".
Melanie scosse il capo. "No, era più uno
strano tipo ‘questa situazione non mi garba per niente’: è partito con un
discorso senza senso e si è concluso con un silenzio che quasi si tagliava con
il coltello…".
"Mmmm, strano" commentò Lily. "Quando ci ho
parlato io, era normale: il solito idiota patentato. Nel senso buono della
definizione" specificò subito, vedendo che Mel voleva protestare.
"Forse, la situazione lo metteva a disagio"
suggerì Alice, cominciando a rivestirsi. "Sai, in fondo non è che regali gatti
trovatelli tutti i giorni".
Melanie prese in braccio Cenerentola,
cominciando ad accarezzarla soprappensiero. La gattina si era acclimatata in
fretta la nuovo ambiente: aveva trovato molto divertente farsi le unghie su un
paio di costosi abiti nuovi di pacca di Claire, ora accortamente nascosti in
fondo all’armadio ed era perciò diventata la nuova beniamina delle tre ragazze,
coccolata e riverita come poche gatte lo erano mai state.
"Può essere" sospirò, anche se la
spiegazione le quadrava poco: quando mai Sirius si era sentito in imbarazzo per
qualcosa, figurati una cosa stupida come quella, aveva abbastanza faccia tosta
per dire o fare praticamente qualunque cosa. Ma cos’altro poteva essere, in
effetti? A meno che la visione di lei che prendeva un libro a testate non
l’avesse spaventato più di quanto pensasse…
"Ma è un gufo quello?" esclamò Lily,
voltandosi verso la finestra, dove effettivamente un gufo picchiettava con fare
insistente al vetro.
La ragazza andò ad aprire e si trovò tra le
mani un bigliettino. "È per te, Mel" disse, leggendo il nome del
destinatario.
"Per me?" ripeté quella sorpresa. Chi mai
poteva scriverle bigliettini che per di più non arrivavano nemmeno con la posta
ordinaria?
"Cos’è, hai un ammiratore segreto e non hai
voluto dirci niente?" ridacchiò Alice, rispuntando in jeans e reggiseno, con i
capelli neri ancora bagnati che le sparavano in tutte le direzioni.
"Vestiti o ti prenderai un accidente" la
rimproverò Lily, richiudendo la finestra con un brivido: quella mattina l’aria
era proprio gelida. "Allora, di chi è?".
Melanie aveva nel frattempo aperto il
bigliettino: il contenuto era tanto scarno quanto enigmatico, poche righe che la
lasciarono decisamente perplessa.
Non avere reazioni mentre leggi questo
biglietto, non dire alle ragazze che te l’ho mandato io, inventa una scusa e
vieni in Sala Comune appena poi: dobbiamo parlare di una faccenda importante.
Forse io posso aiutarti a risolvere tutti i tuoi problemi. R.L.
Melanie corrugò la fronte: conosceva una
sola persona con quelle iniziali, ma non capiva sul serio perché Remus avesse
bisogno di vederla con tanta urgenza a quell’ora di sabato mattina, senza
poterlo dire alle ragazze, per di più. E per parlare di cosa poi? I miei
problemi? A che si riferisce? Alla storia di Sirius?
"Mel?" la chiamò Lily. "Ci sei
ancora?".
"Eh, come?" fece lei, riscuotendosi dai suoi
pensieri.
"Di chi è il biglietto?" domandò di nuovo la
sua amica. Anche Alice la fissava con curiosità, mentre si pettinava i
capelli.
"Oh, è… è di mia madre" improvvisò Melanie,
lambiccandosi in cerca di una scusa convincente. "Per ricordarmi… per ricordarmi
che oggi è il compleanni di mio nonno e di mandarli gli auguri".
Sia Lily che Alice la fissarono con tanto
d’occhi, piuttosto scettiche di fronte a quelle parole, ma Melanie non diede
loro il tempo per demolire la sua debole frottola e aggiunse in fretta. "Beh, è
meglio che vada a farlo, prima che mi dimentichi. Ci vediamo dopo a colazione,
ok? Ciao, ciao".
Senza aspettare risposta, appellò le scarpe
e imboccò veloce l’uscita. Sapeva di averle insospettite più che mai con quel
comportamento e che più tardi non le avrebbero dato tregua, ma preferiva
risolvere un problema alla volta. Cominciamo col sentire cosa vuole
Remus…
Arrivò in Sala comune, trovandola
apparentemente vuota, più che comprensibile considerato che erano le nove di
sabato mattina: tutti i Grifondoro erano ancora al caldo nei loro letti. Se non
avesse conosciuto abbastanza bene Remus, Melanie avrebbe perfino sospettato un
qualche scherzo idiota.
"Melanie?". La voce alle sue spalle la colse
totalmente di sorpresa e le fece voltare con un sobbalzo.
"Remus" esalò, con una mano sul cuore. "Non
farlo mai più!".
Il ragazzo sorrise, alzandosi dalla poltrona
su cui era seduto, con un’assonnata Dora al seguito. "Scusa, non ti volevo
spaventare: a volte dimentico che molti non sono impressionabili come Sirius e
James…".
La ragazza annuì, occhieggiando da lui alla
bambina attaccata ai suoi pantaloni, che ancora si stropicciava gli occhi. "Ciao
Mel" mormorò in uno sbadiglio.
Melanie le fece un sorriso. "Che sta
succedendo qui? Di cosa volevi parlarmi? E perché c’è anche Dora?".
"Sei sola, vero?" si assicurò Remus,
facendole cenno di avvicinarsi e sedersi di fronte a lui. "È meglio che nessuno
senta quello che devo dirti, finché i tempi non sono maturi…".
"Cos’è, stai per morire?" chiese Melanie,
cercando di fare una battuta, mentre tutti prendevano posto sulle comode
poltrone rosse. "O sto per morire io?".
Remus ridacchiò piano. "No, nessuno sta per
morire, forse… In effetti, non sono tanto sicuro di tutte le conseguenze che
questa storia potrebbe avere… Ma è meglio procedere con ordine".
"Sì, infatti. Perché volevi vedermi? E
perché Dora è qui?".
"Io aiuto Remus" rispose la bambina con un
sorriso. "E Remus vuole aiutare te: vuole far capire a Sirius che è innamorato
di te…".
"Che cosa?" fece Melanie. "Sirius è
innamorato di me?". Ora guardava Remus, cercando di capire se il ragazzo la
stesse prendendo in giro: ma la sua faccia era mortalmente seria.
"Sì, Sirius è innamorato di te" confermò il
licantropo. "Su questo non ci piove. Quello zuccone si è innamorato di te più o
meno tre secondi dopo averti notato, ci scommetterei: è fatto così, si trova
davanti una persona e subito decide se gli sta simpatica o
antipatica…".
"Senza offesa" protestò Melanie, "ma questo
è un po’ diverso dall’amore…".
"Sì, sì, certo: era solo per farti capire…
So bene com’è fatto Sirius e l’ho osservato attentamente in questi giorni e
fidati: è innamorato cotto di te, è stato preso dal classico colpo di fulmine…
Non mi sorprenderebbe se in qualche remoto recesso del suo cuore abbia già
deciso che tu sei la donna della sua vita e che non penserà ad altre che te fino
alla fine dei suoi giorni: Sirius è sempre stato molto per la filosofia ‘o tutto
o niente’…".
"Non capisco" lo interruppe Melanie. "Se lui
mi ama così tanto come dici tu e sa che io amo lui, perché non mi ha detto
niente? Dovrebbe capirlo che questa storia mi fa stare male da tanto di quel
tempo…".
"Sì, posso immaginare… Ma il problema è
tutto qui: Sirius non si è mai innamorato di nessuna prima d’ora, mai, si crede
perfino incapace di amare in quel senso… È talmente convinto di non potersi
innamorare che non si è accorto di essersi innamorato dell’unica ragazza che ha
conosciuto come persona, per quanto possa sembrare paradossale… Di certo avrà
capito che in te c’è qualcosa di diverso rispetto alle altre, si sente attratto
da te, anche se non vuole dirlo ad alta voce, ma da qui a chiamarlo amore per
lui ne corre!".
"Perciò fammi capire" disse Melanie,
cercando di tirare le somme, "tu mi stai dicendo che Sirius, di cui io sono
cotta più o meno da sempre, nell’arco di una decina di giorni, se non meno, si è
innamorato alla follia di me e non se n’è nemmeno accorto? Ma è
ridicolo!".
"No, è tipico di Sirius" la corresse Remus.
"Fidati di me, so come ragiona la testa di Sirius: anche se diventasse
consapevole di quello che prova, e presto o tardi ci riuscirebbe, passerebbe
mesi a sbattere la testa contro i muri per negare i suoi sentimenti, perché alla
fine della fiera ne sarebbe terrorizzato più lui di te".
"Terrorizzato? E di cosa, per la grazia di
Circe?".
"Rifiuto" fu la semplice risposta di Remus.
"È paradossale e poco logico, lo so, considerato che lui sa benissimo cosa provi
per lui, ma è così…".
"Non è solo paradossale, è proprio ridicolo
e assurdo" sbottò Melanie. "Sirius è probabilmente la persona più spigliata che
conosca, insieme a James…".
"James e Sirius sono più diversi di quanto
non sembri a prima vista" la interruppe Remus. "James ha alle spalle genitori
che l’hanno sempre amato e sostenuto, Sirius no: l’unico affetto che ha trovato
nella sua famiglia è stata Andromeda, la madre di Dora, che è stata ripudiata
quando Sirius aveva dieci anni… Sirius non sarebbe mai capace di fare quello che
ha fatto James con Lily in tutti questi anni, non con una persona di cui gli
importi davvero: non sopporterebbe il rifiuto di qualcuno che ama sinceramente…
Effettivamente, probabilmente assomiglia più a me di quanto non assomigli a
James, anche se lo nasconde molto bene…". Tacque un attimo, immerso nelle sue
riflessioni. Quando riprese, comunque, la sua voce era decisa. "Ma non siamo qui
per discutere gli intricati schemi psicologici di Sirius Black: perfino Freud ci
perderebbe il sonno… Il punto è un altro: Sirius non ammetterà mai di amarti,
non in tempi umanamente accettabili, perciò lo dobbiamo costringere a uscire
allo scoperto".
Remus cessò di parlare, lasciando a Melanie
il tempo di assorbire le nuove informazioni. Sirius innamorato di lei? E nemmeno
se n’era reso conto? Che assurdità! Eppure, avrebbe spiegato il modo strano in
cui si era comportato le ultime volte che avevano parlato: se non sapeva lei
come ci si sentiva davanti alla persona per cui hai una cotta… Ma era assurdo:
come si può essere attratti da qualcuno senza saperlo? C’era una sua contorta
logica dietro le parole di Remus, doveva ammetterlo, ma era una cosa troppo…
beh, troppo, in tutti i sensi.
Remus non avrebbe mai parlato a sproposito,
si disse. Non sarebbe mai venuto a dirmi queste
cose se non fosse certo che sono vere… E se non conosce lui Sirius, chi può dire
di farlo? Più ci rifletteva sopra, più la cosa le sembrava fondata: era la
soluzione più logica a tutti gli strani comportamenti del ragazzo, da quando
Dora l’aveva fatta cadere dalle scale e lui l’aveva portata in Infermeria in
braccio…
Oh, Merlino, Morgana e tutti i maghi
passati, presenti e futuri, Sirius è davvero innamorato di me! La rivelazione la colpì con la forza di un fulmine a ciel sereno.
Ma come ho fatto a non accorgermene? E dire che
dovrei avere una bella esperienza in silenzi imbarazzati, impappinamenti ecc…
Oh, Merlino… oh, Merlino… oh, Merlino, non ci posso credere!
"Che cosa hai in mente di fare?" chiese,
cercando di tenere sotto controllo la voglia di mettersi a ballare la conga in
cerchio, come stavano facendo tutti i suoi neuroni.
Remus aprì la bocca per parlare, ma
intervenne Dora, che fino a quel momento era rimasta a pisolare sulla poltrona.
"Remus ha un bel piano in mente" disse la bambina. "Me l’ha spiegato ieri sera:
vuole farlo diventare geloso, così si accorge di essere innamorato di
te…".
"Geloso?" ripeté Melanie, perplessa,
guardando Remus. "E come pensi di poterlo…". Si interruppe, leggendo nella luce
che aveva negli occhi le intenzioni di Remus: in quel momento, Melanie capì come
mai Remus poteva definirsi a pieno titolo un Malandrino, era tale e quale a
James e Sirius quando ne volevano combinare una delle loro. "Oh, no" disse. "No,
no, no…".
"È l’unico modo…" osservò Remus, con voce
carezzevole.
"No, no, no…". Melanie cominciò a scuotere
il capo con furia. "No".
"Aprirebbe gli occhi a Sirius… Non vuoi
stare con Sirius, Mel?".
"No, no, no. Cioè, sì che voglio stare con
lui" si corresse Melanie. "Ma non così: no, non così, no, no, no…".
"Sono aperto ad altre soluzioni, se ne hai"
suggerì candidamente Remus. "O vuoi invecchiare nell’attesa che sirius si
decida?".
"Ma questo è… è così… sbagliato" sputò fuori
l’ultima parola quasi con sforzo, calcandoci sopra. "Non possiamo, non puoi, non
posso…".
"E chi lo dice? Io sono libero, tu sei
libera: perché non potremmo?".
"Perché… perché… perché no!" sbuffò Melanie.
"Perché potrebbe finire molto male: Sirius ti farà a fettine sottili come carta
velina…".
"Io sono probabilmente l’unico, insieme a
James, capace di contenere le reazioni di Sirius, lo sappiamo entrambi… Pensa ai
vantaggi: se funziona, tu e Sirius potreste stare insieme per la fine del
weekend".
"E tu potresti essere sotto tre metri di
terra" concluse Melanie. "Remus, sul serio, non posso lasciartelo fare, non devi
farlo…".
"Ma io VOGLIO farlo" la corresse il ragazzo.
"Voglio che tu e Sirius siate felici e voglio fare quanto è in mio potere per
aiutarvi…".
"Questo è molto più di così: ti stai
offrendo come… come… come specchio per le allodole e non è giusto!".
"Mi sto offrendo io di farlo, Melanie, e mi
assumo la responsabilità di qualunque cosa possa accadermi. Ma credimi, questo è
probabilmente l’unico modo per fargli aprire gli occhi… Allora, che mi
dici?".
"E Dora che ruolo ha in tutto questo?"
domandò Melanie, indicando la bambina. "Perché è qui?".
"Io vi aiuto" rispose la bambina, gonfiando
il petto con aria d’importanza.
"Sarà lei a dare la lieta novella a Sirius"
spiegò Remus. "Sarà molto più naturale… E sarà lei a studiarne la
reazione…".
"Questa storia non mi piace" sbuffò Melanie.
"Ci sono almeno un miliardo di cose che potrebbero… No, non possiamo
farlo…".
Remus ridacchiò. "Non posso credere di
doverti supplicare a uscire con me per poter far ingelosire il ragazzo di cui tu
sei innamorata… Cosa devo fare, mettermi in ginocchio come nei
film?".
"No, a meno che non vuoi chiedermi di
sposarti" rise Melanie. "E senza offesa, quello sarebbe sul serio
troppo!".
"Cosa, dire a Sirius che ci sposiamo?" fece
Remus, ridendo a sua volta. "Ma te la immagini la faccia che
farebbe…".
Entrambi risero fino alle lacrime,
immaginandosi la scena: loro due mano nella mano che davano il lieto annuncio,
tutti che cascavano a terra svenuti e Sirius che si trasformava in una versione
vivente dell’Urlo di Munch.
"Ok, niente matrimonio" concordò alla fine
Remus, riprendendo fiato. "Ma almeno un appuntamento puoi concedermelo: in fondo
che ti costa? Il gioco vale la candela…".
Melanie ci pensò su qualche istante,
osservando la faccia di Remus: sembrava così deciso. Oltretutto adesso, sotto la
facciata da Malandrino, vedeva di nuovo la sua espressione da angioletto cascato
dalla nuvola: se nemmeno Sirius e James riuscivano a dire di no a quella faccia,
che speranze aveva lei? "E va bene" si arrese. "Un solo appuntamento. Uno solo:
non voglio che questa cosa ci sfugga di mano…".
"Come vuoi" assentì Remus. "Sono sicuro che
basterà per scatenare il mostro verde che alberga nel cuore di Sirius… Diciamo
che oggi dopo pranzo, ci incontriamo nella Sala d’Ingresso?".
"Ah, però, non perdi tempo, eh Remus? Sei
così ansioso di immolarti per la causa?".
"Immolarmi?" ripeté il ragazzo ridacchiando.
"Vuoi dire passando la giornata con una ragazza molto carina, divertente e
simpatica? Hai ragione, è proprio un grande sacrificio!".
Melanie sollevò un sopracciglio. "Signor
Lupin, mi sta forse facendo la corte?".
"Chi io? Non oserei mai… Ma se vogliamo
essere credibili, dobbiamo fare un po’ di pratica…".
"Oh, se la metti su questo piano, sarà un
piacere passare la giornata con un ragazzo carino, dolce e gentile… Per non
parlare delle sue tendenze a infilarsi in situazioni dall’alto contenuto
masochistico…".
Remus sorrise, arrossendo leggermente.
"Allora, siamo d’accordo, si?".
"Sì, lo siamo" rispose Melanie. Dopo qualche
istante di riflessione, aggiunse: "Che cosa dico alle ragazze?".
Remus ci pensò sopra qualche minuto e poi
disse: "È meglio tenere la verità tra di noi, Mel, per evitare che arrivi alle
orecchie sbagliate…".
"Perciò, dirò quella che sembra la verità?
Cioè che io e te usciamo insieme?".
Il ragazzo annuì. "Sì, credo di
sì…".
"Lily e Alice mi mangeranno viva quando lo
sapranno…" sospirò la ragazza.
"Allora lo facciamo?" si intromise Dora. "E
vi aiuto, vero?".
"Certo che sì, tu avrai una parte
fondamentale" le garantì Remus. Guardò l’orologio e si alzò. "Ora scusa, devo
andare: dobbiamo fare colazione e poi andare a procacciarla per tre morti
viventi in dormitorio…".
"Gli porti pure la colazione?" esclamò
Melanie, stupita. "Remus, tu sei troppo buono per essere vero!".
"Sì, è probabile. Andiamo,
Dora!".
"Vengo, Remy!" trillò la bambina, alzandosi
in piedi. "Ciao, Mel. Mi saluti Cenerentola, vero?".
"Certamente, tesoro. Se vuoi dopo, poi anche
venire a salutarla…".
Con un sorriso raggiante, Dora saltellò via,
seguita da Remus. Melanie aspettò che se ne fosse andati, prima di lasciarsi
cadere su una poltrona. Se quel piano folle andava a buon fine, presto sarebbe
stata la fidanzata di Sirius Black… Il pensiero le scaldò il cuore e la fece
sorridere come un’ebete.
LYRAPOTTER’S CORNER
Eccomi tornata, con nuove deliranti
avventure e piani malvagi!!!!!! Abbiamo rimandato la reazione di Sirius al
prossimo capitolo, perché a quello si intreccia un episodio legato a Lily e
James e se mettevo tutto quanto, sareste morti leggendo, perché sarebbe venuto
assurdamente lungo. Lo so, magari non vi importa se i capitoli sono lunghi come
la fame, ma già così mi sembra un bel capitolone: non ci posso fare niente,
comincia tutto con i Malandrini che parlano e prima che me ne accorga scrivo due
pagine per una scena che aveva pensato lunga la metà… Ma in fondo, magari
aumento l’attesa, ma allungo la storia, perciò alla fine vinciamo tutti no? Ma
giuro che in capo a due o tre capitoli se proprio vorrò strafare, Sirius e Mel
staranno insieme, parola mia!
Ora, ho un altro po’ di regalini per voi: le
candy doll dei Malandrini (da sinistra, James,
Sirius e Remus, Peter non si meritava lo sforzo!) e un altro
disegno di mia sorella (in famiglia l’abbiamo
ribattezzato "le fiamme di Mordor", indovinate voi perchè…), ispirato a questo
passaggio dello scorso capitolo: «[…] Melanie ebbe la netta impressione che Lily
si trasfigurasse sotto i suoi occhi: un attimo prima era la sua amica di sempre
anche se molto arrabbiata, quello dopo era un demoniaco essere infernale con
tanto di fiamme lampeggianti intorno. "Uuuuh, qui ci scappa il morto…" commentò
sottovoce. […]».
E poi, i volti dei protagonisti come me li
immagino io (più o meno): foto di attori scovate in momento di noia (leggete
quando mi si era impallato il computer). Ecco a voi: Sirius, Remus, James (la foto non è un granché, ma quando
l’ho scovato con gli occhiali ho pensato a un segno del destino!),
Melanie, Lily, Alice, Dora (scusate, bambine con i capelli rosa
non se ne trovano proprio) e Claire
Parker (grazie ad Alohomora per il suggerimento).
Peter non valeva lo sforzo, ma siccome quasi mi dispiaceva di lasciarlo fuori,
qui trovate un’immagine dell’attore che
avevano scelto per il quinto film: giusto per dire che c’è anche lui (anche
perché poi dei quattro ragazzi che avevano preso, lui era l’unico che non mi
dispiacesse più di tanto!!!!!!).
Bon, passiamo ai
ringraziamenti:
DevilJina, ci
puoi giurare, Remus pare tanto buono e caro, ma alla fine pur sempre di un
Malandrino stiamo parlando! A Cenerentola abbiamo trovato una nuova casa, per
sua fortuna niente più risvegli traumatizzanti!
FunnyPink, fan
club per tato Remus a tutta birra!!!!!! Siamo già almeno in tre (io, te e
Dora!!!!!!!). grazie mille, alla prossima!!!!!!
hermy101, povera te, con questi risveglia traumatizzanti… Remus si deve pur
guadagnare il suo titolo, no?
Iva27, non la
sopprimo no, l’ispirazione, come hai potuto ben vedere ho finito con il dover
spezzare in due l’ennesimo capitolo: sul serio, questa storia non vuole saperne
di finire!!!!! Povero Sirius, quasi lo compatisco, con Remus che trama alle sue
spalle!!!!!!
lucia_hp, beh,
a questo punto ti va un doppio e anche triplo ringraziamento: perché per me hai
fatto un’eccezione, perché mi hai riempito di complimenti e perché a questo
punto ti posso considerare una mia lettrice accanita, se segui anche MW e
Special Days. Grazie, grazie, grazie e sentiti libera di fare ulteriori
eccezioni in futuro, che fa sempre piacere!!!!
Alohomora, grazie da parte mia e da parte di mia sorella, ovviamente. Spero
che anche il nuovo disegno ti sia piaciuto. E di nuovo grazie per il
suggerimento sulla faccia della Parker… Nella speranza di continuare a farti
fare tante risate, alla prossima!!!!!!
LadyMorgan, la
mia mania continua, ma spero vivamente che tu non esca di testa: pensa che se
spezzo i capitoli, ne avrai di più da leggere, no? Guarda il bicchiere mezzo
pieno! Abbiamo proprio gli stessi vizi io e te: Malandrino-dipendenti, orari
assurdi, candy doll (piaciuti i Malandrini?), deve essere il nome… Zio Tom si
diverte come un matto in questi giorni, c’è la sagra di paese e l’ho convinto a
staccare un pochino (confesso, l’ho fatto ubriacare e gli ho nascosto il
bazooka, ero stanca di essere buttata giù dal letto la mattina a quel modo XDXD
Ora è piuttosto contrariato…). A
la prochaine fois o se non parli
il francese, alla prossima, Silvia 2, perché al peggio non c’è mai limite!!!!!
malandrina4ever, te no preoccupa, bella, se andiamo avanti di questo passo, alla mia
laurea saremo ancora qui!!!! Remus è diabolico, su questo non ci piove, solo è
tremendamente bravo a nasconderlo… Ed era ovvio che la prima idea non
funzionava: mica rinuncio alla possibilità di farmi quattro grasse risate, ti
pare? Vedrai al prossimo capitolo…
Julia Weasley, povero Sirius, a volte mi viene il dubbio di aver calcato troppo la
mano nel farlo così lento, ma se si fosse deciso prima, la storia finiva una
decina di capitoli fa, ho idea… Non ce la faccio proprio a sforbiciare, se mi
viene in mente una scenetta, mi piange troppo il cuore a non metterla per
iscritto, specie se è una particolarmente esilarante (e i risultati si
vedono!!!!!). Probabilmente se Ted e Meda avessero saputo, avrebbero rinunciato
alle vacanze finché Dora non compiva trenta anni!!!!!!
_Mary, Sirius sogna Mel, pensa a Mel,
si imbambola a guardarla, ma morire che si svegli, quel cagnaccio testone!!!!!
Almeno l’ho liberato di Cenerentola, va, gli ho fatto questo piccolo favore! Le
ti piacciono le litigate non perderti il prossimo capitolo: ce l’ho già scolpito
in testa e posso anticiparti che scorrerà del sangue, fiumi di sangue (ma non ti
dico di chi!!!!). Dora ricambia con gioia il tuo abbraccio!!!!!!!
E in ultimo a Laura, come sempre, che
vi ringrazia tutti per l’apprezzamento ai suoi disegni. Scusa, per l’idea
malvagia dovrai aspettare il prossimo capitolo!!!!!!
E in ultimo, tanto per mischiare sacro e
profano e malgrado non c’entri nulla con questa storia, vorrei dedicare questo
capitolo al grande Mike Bongiorno: lo so che sono un po’ fuori
generazione, ma per me, nipote di una nonna fissata per la Ruota della Fortuna,
è stato un vero e proprio compagno d’infanzia. Ciao, Mike, ci
mancherai!!!!!!
Alla prossima e come
disse una volta un saggio "Allegria!!!!!!!".
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Capitolo 20 *** Capitolo XIX ***
BABYSITTER PER CASO
CAPITOLO XIX
"Eccoti qua".
Quando Melanie comparve in Sala Grande,
questo fu il saluto che le rivolse Lily, arrivata insieme ad Alice già da
qualche minuto e preoccupata di non averla trovata. "Dov’eri?".
"A scrivere la lettera per mia nonna, no?"
rispose Melanie, sedendosi al fianco dell’amica e versandosi del succo di zucca:
dopo tutto quello che era successo, l’ultima cosa di cui aveva bisogno era un
caffé. "Mi passi il bacon, per favore?" aggiunse subito dopo, muovendosi un po’
a scatti, cosa che tradiva ancora di più il suo nervosismo. In fondo, stava per
mentire alle sue migliori amiche e la cosa non le piaceva per niente.
Mentre Lily esaudiva la sua richiesta, Alice
la fissava con un sopracciglio inarcato. "Ma non avevi detto che è il compleanno
di tuo nonno?" domandò. Anche Lily prese a fissarla con aria
inquisitrice.
Melanie fece cadere la forchetta con un
fragoroso tintinnio. "L’avevo detto?" fece. "Beh, devo essermi confusa, già…
Confusa…".
Lily e Alice si scambiarono una lunga
eloquente occhiata: non le credevano, ovviamente, e di lì a dieci secondi
sarebbe partito l’interrogatorio.
"Mel, che cosa ci stai nascondendo?" domandò
infatti Lily nove secondi e mezzo dopo.
"Ma niente" tentò di protestare, evitando il
loro sguardo e bevendo un lungo sorso di succo. "Perché pensate che io nasconda
qualcosa?".
"Perché parli a scatti, continui a
gesticolare con quella stupida forchetta e non ci guardi negli occhi" elencò
Alice. "E non ci credo nemmeno se venisse il tuo nonno ermafrodita a
testimoniare che quel biglietto veniva da tua madre…".
"E perciò torniamo al punto principale: che
cosa ci stai nascondendo?" concluse Lily, che aveva annuito con vigore a ogni
punto dell’elenco di Alice.
"Io…" cominciò Melanie, interrompendosi
subito: ok, la verità vera non poteva dirla (Remus aveva ragione, ovviamente,
meno gente sapeva del loro sotterfugio, meglio era: quella scuola aveva occhi e
orecchie ovunque), perciò avrebbe dovuto ripiegare sulla verità falsa, anche se
non era molto ansiosa di vedere le reazioni delle amiche. Sospirò, lasciò cadere
la forchetta, rinunciando all’idea di mangiare ed esordì: "Ok, quel biglietto
non veniva da mia madre e oggi non è il compleanno di mio nonno, nonna o quello
che era poi: me lo sono inventata…".
"Sì, fin lì c’eravamo arrivate da sole"
osservò Lily. "Di chi era davvero?".
"E perchè non ci hai detto subito la
verità?" inquisì Alice.
"Beh, è una storia un po’ buffa, in realtà…
Non volevo dirvi niente nel caso si fosso risolto tutto in una bolla di sapone.
Comunque, Alice aveva indovinato, quando accennava a un ammiratore
segreto…".
"Veramente?!" esclamò Alice, con gli occhi
che già brillavano d’eccitazione. "E vi siete dati appuntamento? Da quant’è che
ti scrive? Avanti, parla, parla!".
"Io avrei una domanda ancora più
importante…" s’intromise Lily. "Chi è?".
"Sì, è vero! Chi è? Chi è?".
Melanie fece saettare lo sguardo da una
all’altra, un po’ preoccupata: sembravano due iene affamate, tanto erano
desiderose di sapere tutti i dettagli.
"È un po’ che mi manda bigliettini" disse,
cercando di capire quanto poteva calcare la mano senza destare sospetti. "Boh,
potrebbero essere un paio di settimane, ma io non ci davo molto peso, sapete,
con Sirius e tutto… Ma ormai ho capito che con lui è finita, anzi a essere
onesti, non è mai neppure cominciata, così ho deciso di voltare pagina. Quando
ci siamo visti poco fa, questo ragazzo mi ha chiesto di uscire e io ho detto di
sì. Ho pensato che potesse essere un buon punto di partenza…".
"Sì, sì, tutto questo è molto bello" la
interruppe Alice con un gesto spazientito della mano. "Ma noi vogliamo sapere
chi è… Nome, cognome, anno e Casa, forza!".
Suo malgrado, Melanie si sentì arrossire un
po’: un conto era parlare di un generico ammiratore immaginario, un altro era
tirare in ballo il nome di Remus, che per di più era molto amico di Lily, oltre
che di Sirius, ovviamente.
Interpretando male la sua esitazione, Lily
la fissò con sospetto. "Non sarà mica un Serpeverde, vero?".
"Ma no, che dici!?" protestò la ragazza.
"Come ti viene in mente una cosa del genere?".
"Beh, se esiti a quel modo" spiegò l’altra,
"deve essere perché è qualcuno o che ti mette in imbarazzo o che noi non
approveremmo… Allora, non è un Serpeverde?".
"Ma non che non è un Serpeverde, anzi è
tutto il contrario: è un Grifondoro…". Esitò un attimo, poi aggiunse: "Del
nostro anno". Meglio lasciare che arrivassero alla risposta da sole, era più
facile.
Poté quasi vedere nella testa di Lily e
Alice compiersi un processo analogo: Grifondoro del loro anno, il che
restringeva il campo a quattro possibili candidati. Scartando Sirius perché nel
caso Melanie sarebbe rimasta incastrata nel soffitto saltando per la gioia e
ovviamente James perché già felicemente impegnato, si riducevano a due: Remus o
Peter?
"Peter?" fece Lily, forte della convinzione
che Remus le avrebbe detto qualcosa, anche se un po’ perplessa.
"Remus?" domandò nello stesso istante Alice,
convinta che per quando disperata, Melanie non si sarebbe mai abbassata a uscire
con Peter Minus (non che ci fosse qualcosa di male, ma Peter non era
propriamente quello che si dice un Adone!).
Melanie esitò un istante, prima di annuire e
indicare Alice. "Hai indovinato tu: è Remus…".
"Remus?!" ripeté Lily, balzando in
piedi.
"Remus" confermò con tranquillità Melanie,
anche se sentiva di nuovo le guance in fiamme.
"Remus" disse tra sé Alice, considerando la
nuova ipotesi.
"Remus!" ringhiò Lily, tornando seduta,
ricordandosi all’istante che non più tardi del giorno prima Remus le aveva detto
di voler aiutare Melanie a mettersi con Sirius. E lui stava tramando questo…
Ma che razza di brutto…
"Remus" ripeté per la terza volta Melanie,
con un cenno d’assenso del capo.
"Remus" cinguettò Alice con un sorriso
malizioso.
"Ok, la piantiamo?" sbuffò Melanie. "Il nome
comincia a perdere di significato…".
Al che il sorriso di Alice si trasfigurò in
un’espressione di autentico godimento. "Bene, bene, bene, allora anche il signor
Remus Lupin è un uomo, dopotutto: cominciavo seriamente a bermi la vecchia
favola dell’angioletto asessuato…".
"Che cosa intendi dire, Alice?".
La ragazza alzò le spalle, con aria
noncurante. "Solo quello che ho detto… Caruccio e dolce com’è, ci sono diverse
ragazze che gli sbavano dietro: avete presente Megan Spencer, quella di
Corvonero? È cotta di lui dall’anno scorso e Remus non ha mai dato spago a lei,
né a nessun’altra, perciò le alternative che avevamo erano due: o era sul serio
un angioletto asessuato oppure tra lui e Sirius c’era più feeling di quanto
volessero dare a vedere…".
"Perché proprio Sirius, scusa?" domandò
Melanie, punta sul vivo.
"Beh, perché James è già occupato e
sinceramente ho troppa stima di Remus per immaginarmelo con Peter… E siccome la
conta delle persone che Remus frequenta con una certa frequenza si riduce a quei
tre e alla nostra Lily qui presente…".
"Ok, ok!" la zittì Lily. "Sei peggio di una
radio rotta certe volte: discuteremo della vita sociale di Remus e dei suoi
gusti sessuali un’altra volta… Torniamo al fulcro della conversazione, per
favore: tu e Remus uscite insieme?".
Melanie occhieggiò preoccupata la sua
migliore amica: c’era un che di strano nel modo in cui lo disse, era il tipico
tono che preannunciava una tempesta con i fiocchi. "Sì, questo pomeriggio"
confermò, con un leggero imbarazzo, mentre passava a chiedersi che diavolo
avrebbero fatto lei e Remus quel pomeriggio. "Lui me lo ha chiesto e io ho detto
di sì…".
"Lui te l’ha chiesto?" ripeté Lily come una
pappagallo. "E tu hai detto di sì?".
Melanie annuì. "Perché? Dov’è il problema?
Ho fatto male?".
"No, no" la rassicurò Lily. "Remus è
fantastico, solo che…".
"Che?" tubarono in coro Melanie e Alice,
cercando di capire cosa passasse per la testa della terza ragazza, la quale per
contro stava cercando di capire a che gioco stesse giocando Remus: prima le
diceva che Sirius è innamorato di Mel e che lui voleva aiutarli a mettersi
insieme e poi chiedeva a Mel di uscire? Non ci capiva più niente… Ma in fondo
che diritto aveva lei di interferire? Melanie sembrava contenta, era questo che
contava, no?
"Niente" disse perciò scuotendo il capo.
"Non ti preoccupare… Perciò… tu e Remus, però!".
"E uscite questo pomeriggio?" domandò Alice,
ansiosa di conoscere i dettagli ora che la tempesta sembrava sedata. "E che cosa
farete?".
"Oh, non lo so ancora: ci siamo dati
appuntamento in Sala d’Ingresso dopo pranzo, il resto si vedrà…".
"Allora alla fine sarai tu a disertare la
giornata tra donne" osservò Lily. "E prima mi prendevi pure in giro perché passo
tutto il mio tempo con James, il che tra parentesi non è vero…".
Sia Melanie che Alice proruppero in un colpo
di tosse molto eloquente, guardandola di sbieco. "Hem, hem".
"Ok, forse un pochino è vero" ammise Lily
stringendosi nelle spalle. "Ma stiamo insieme da tre giorni, lasciatemi godere
il momento!".
"Il che significa che le mie colombelle oggi
mi abbandoneranno al mio destino?" domandò Alice con una smorfia. "A che serve
avere un fidanzato se non riesco mai a vederlo?".
"Alice, Frank è venuto a trovarti giusto una
settimana fa…" osservò Melanie.
"Appunto! Praticamente un’eternità! Quasi
non mi ricordo più che faccia ha…".
"Oh, come siamo melodrammatiche!" ridacchiò
Lily. "Se la metti su questo piano, non me la sento proprio di lasciarti da sola
oggi…".
Alice si portò una mano al cuore, fingendosi
commossa. "Grazie mille, ma non serve, io starò bene: andate e divertitevi con i
vostri ragazzi, voi che potete!".
"Tanto, avevo già deciso di stare con voi,
oggi" osservò Lily. "James se ne farà una ragione… Spettegoleremo tutto il tempo
su quello che stanno facendo Mel e Remus…".
"EHI!" protestò Melanie, stizzita, mentre
gli occhi di Alice si accendevano: "Chiacchiere e pettegolezzi? Lily, sei una
tentatrice!".
"Una tentatrice che conosce molto bene i
suoi polli. Allora, che mi dici?".
"Dico che, davanti a una simile offerta, è
davvero impossibile rifiutare!".
Melanie ridacchiò sommessamente, mentre tra
sé sperava che quella storia non le sfuggisse di mano.
******
James stava facendo un sogno bellissimo: lui
e Lily su una spiaggia caraibica al tramonto, che bevevano latte di cocco con il
suono di un mandolino in sottofondo.
"James, ti amo" mormorò sommessamente Lily,
sistemandosi meglio il fiore che aveva tra i capelli.
Questo è il momento più bello della mia
vita, pensava James, mentre si chinava verso
quelle morbide labbra rosse in attesa solo di essere baciate. Ma un secondo
prima che questo potesse avvenire…
"James!".
Bam, fine del sogno.
"Argh!" gridò il ragazzo, svegliandosi di
colpo quando qualcosa di piccolo e rosa saltò sul suo letto. "Ma che diavolo…"
biascicò, passandosi una mano sugli occhi, ancora stretto al cuscino che fino a
tre secondi prima era Lily. "Dora, sei tu?" domandò, cercando di metter a fuoco
quella confusa massa che aveva scambiato il suo materasso per un
trampolino.
"Indovina, indovina, indovina!" trillò la
bambina, mentre James si allungava a prendere gli occhiali e guardava l’ora. "Le
dieci!" esclamò con aria scandalizzata. "È praticamente l’alba! Chi ti ha dato
il diritto di svegliarmi, piccola peste? Stavo facendo il sogno più bello della
mia vita!".
"C’entrava Lily?" s’informò Dora con aria
innocente. "Borbottavi il suo nome…".
"Può essere che c’entrasse Lily, ma non vedo
come la cosa ti possa riguardare…".
"Per tua informazione, Prongs" intervenne
Remus alle sue spalle, "stavi pure sbavando!".
James si pulì la bocca con il braccio:
effettivamente, aveva un po’ sbavato… "Ma sono affari vostri, forse? E Moony,
tieni più a freno la nanerottola: non era nella mia lista di desideri essere
svegliato a quest’ora in questo modo!". Si lasciò ricadere all’indietro con uno
sbuffo drammatico, andando a sbattere la nuca contro la testata del letto.
"Ahio! Porca trottola, che male!".
"Così impari a fare il melodrammatico,
James" ridacchiò Remus. "Non mi pare che le dieci siano proprio un orario
indecente… Qua c’è la colazione, se t’interessa".
"Colazione?" esclamò James, balzando a
sedere all’istante, dimentico di tutto il resto. "Remus, io ti amo!".
"Lily sarà felice di saperlo" fu l’asciutto
commentò del ragazzo, mentre James si avventava con la foga di uno sciacallo
verso il vassoio che levitava pigramente a fianco del suo letto. Due vassoi
simili volteggiavano attorno ai letti di Peter e Sirius, entrambi ancora
profondamente addormentati.
"Perché loro dormono ancora?" protestò
James, prima di infilarsi in bocca un uovo fritto quasi intero.
"Perché Dora è saltata sul tuo letto" fu la
risposta. "Mangia piano: guarda che il cibo mica scappa!".
"E poi ti chiedi perché ti chiamiamo ‘Mamma
Orsa’: nemmeno mia madre è materna come te…".
"Mangia e taci!" sbuffò Remus, con aria
contrariata. Vorrei proprio vedervi il giorno che smetto di corrervi dietro
come una chioccia: non arrivereste vivi a mezzogiorno!, pensò, dandogli le
spalle e cominciando a cercare il libro che la sera prima aveva
abbandonato.
Dora, nel frattempo, era tornata
all’attacco, come previsto dal piano: gattonò verso James e prese a tirarlo per
il braccio per attirare la sua attenzione. "James, indovina,
indovina".
"Indovina cosa?" chiese distrattamente
James, dedicandole la stessa attenzione che avrebbe riservato a una mosca
fastidiosa.
"Indovina cosa è successo!" insistette la
bambina, senza lasciarsi scoraggiare.
"Successo a chi?" s’informò ancora James,
annoiato. Ma tutti i bambini sono così dannatamente fastidiosi o è il sangue
Black che le scorre nelle vene?
"Prima" rispose la bambina. "Con Remus,
quando siamo andati a fare colazione. Dai, indovina, indovina!".
James lanciò un’occhiata in tralice
all’amico, che a sua volta osservava la bambina con aria vagamente (e
fintamente) preoccupata. "Dora, non credo che…".
"Forza, indovina!" proseguì implacabile lei,
continuando a tirare James per un braccio.
Stanco di quel ritornello, quest’ultimo
scrollò le spalle. "Non sono bravo con questi giochetti… Perché non me lo dici e
basta?" le suggerì, bevendo un sorso di succo di zucca.
"Dora…" cominciò a dire Remus, nel tentativo
di fermarla, mentre nello stesso momento in cui Dora, gonfiando il petto con
aria d’importanza, dichiarava: "Remus e Mel escono insieme!".
James sputò tutto il succo che aveva in
bocca, infradiciando il pavimento e rischiando seriamente di strozzarsi. "Che
cosa hai detto?" riuscì a esalare, dopo diversi sonori colpi di tosse. Fissò
prima Dora, che sorrideva con aria impertinente, e poi Remus, che aveva nascosto
la faccia dietro il libro: James suppose per nascondere il viso rosso di
vergogna, in realtà per non far vedere la risata silenziosa che stava squassando
il solitamente mite licantropo. Oh sì, era decisamente peggio di Sirius e James
quando ci si metteva!
"Moony?" lo chiamò James, come se non fosse
certo di chi avesse di fronte. "È vero quello che ha detto la
nanerottola?".
"Ma certo che è vero!" si inalberò subito
Dora, offesa. "Io non racconto bugie: si sono incontrati prima e dopo pranzo
escono insieme".
"Zitta tu" le intimò James. Si alzò in piedi
e andò a strappare il libro dalla mani di Remus, il quale si era nel frattempo
ricomposto e assunto un’espressione da ladro colto in flagrante. "Che cos’è
questa storia, Moony?".
"Mi sono alzato presto, sono sceso in Sala
Comune, ho chiamato Mel, le ho chiesto di uscire e lei ha detto di sì" riassunse
brevemente Remus. "Tutto qui".
"Tutto qui? Tutto qui?" ripeté James. "E
dici pure tutto qui?".
Per un attimo Remus temette di aver fatto un
errore di calcolo a voler informare prima James: in fondo, lui sapeva solo che
Melanie aveva una cotta per Sirius, non del complicato conflitto interiore che
Zucca-di-Marmo Black stava affrontando… O almeno, così aveva creduto Remus: ora,
vedendo la reazione di James, cominciava a temere di aver sbagliato…
Timore che venne rapidamente sedato quando
James parlò di nuovo. "TU esci con una ragazza e dici ‘tutto qui’? Da quand’è
che ti piace Melanie? E soprattutto da quand’è che tu ti sei deciso a voler
uscire con un essere umano di sesso femminile che non sia solo
un’amica?".
Remus tirò internamente un sospiro di
sollievo: James non era scandalizzato perché usciva con Mel, era scandalizzato
perché usciva, punto! Si strinse nelle spalle. "Non lo so… Immagino di aver
deciso che avete ragione voi a dire che non c’è nulla di male…".
"Non ci posso credere" mormorò James,
fingendo di tergersi una lacrima immaginaria. "Finalmente ce l’hai fatta a
capirlo… Ma mi sento incompleto, devo condividere la mia gioia con gli
altri".
Detto questo, sorrise malandrinamente, si
volse verso Sirius ancora profondamente addormentato nel suo letto e fece
esattamente quello che Remus aveva sperato che facesse: gli zompò addosso con
tutto il suo peso.
Sirius strillò come una banshee,
svegliandosi di soprassalto. Quando identificò nei settanta ghignanti chili di
carne umana adagiati sul suo sterno la causa del suo brusco risveglio, lo fissò
come un leone avrebbe potuto fissare un antilope. "Potter, hai un ultimo
desiderio? Altrimenti preparati a morire della più lenta e atroce delle
morti…".
James si tirò a sedere, sistemandosi
cavalcioni appena al di sotto della sua gabbia toracica. "Sì, sì, mi ucciderai
più tardi… Ho grandi notizie per te, mio fido compagno di sventure, talmente
grandi che ti passerà la voglia di farmi fuori!".
Sirius lo fissò a lungo. "Mio padre ha
tirato le cuoia?" chiese alla fine, con un’aria decisamente troppo speranzosa.
"O meglio ancora, mia madre ha tirato le cuoia? Anzi no, la migliore di tutte:
Bellatrix ha tirato le cuoia?".
James scosse mestamente il capo,
distruggendo le sue speranze. "Per quel che ne so, sia tuo padre che tua madre
che Bellatrix godono di ottima saluta, mi dispiace…".
"Allora niente di quello che potrai dire
potrà salvarti dal diventare il mio nuovo tappeto" dichiarò Sirius. "Ora levati
di dosso così posso farti a pezzi!".
"No, no, fidati, questa notizia è di gran
lunga migliore della felice dipartita di uno dei tuoi parenti… Non indovinerai
mai!".
"Io non voglio indovinare, Prongs: o me lo
dici o me lo dici. E in entrambi i casi, finirai comunque in tavola
stasera!".
"La vedremo. Prima di pensare alle misure
della mia bara, ascolta questo". Prese un lungo respiro, per accentuare la
tensione e poi disse tutto d’un fiato: "Remus esce con una ragazza!".
"Ah, ah, che ridere!" sbuffò Sirius dopo
qualche secondo di silenzio. "Preparati a morire, Potter…".
"Non mi credi?" fece James con espressione
offesa. "Quando mai ti ho raccontato bugie su cose di tale capitale
importanza?".
Sirius scosse il capo. "No che non ti credo.
Credo solo che tu volessi farmi uno scherzo idiota e che ti sia inventato la
prima scusa che ti passasse per la mente per evitare lo
scotennamento…".
"Ma io non mi sono inventato
nulla!".
"Senti, di tutte le cose che potessi dirmi,
questa è l’ultima che potrei bermi, Prongs. Potevi fare qualcosa di credibile e
dirmi che sognavi una notte di infuocata passione o roba simile: Remus non esce
con le ragazze! E ora levati dal mio fegato e affronta la tua sorte da
uomo".
James aprì la bocca per protestare, ma
intervenne Remus: "Veramente, James diceva la verità: ho sul serio un
appuntamento con una ragazza".
Sirius fissò prima lui, poi James per
ricevere una tacita e offesa conferma, poi di nuovo Remus, poi Dora, che annuì
con aria allegra, poi di nuovo Remus, mentre i suoi neuroni digerivano e
riformulavano la notizia.
"MOOOOOOONY!!!!!!" ululò dopo dieci lunghi
secondi di silenzio, rischiando di assordare tutti i presenti e mandare in
frantumi gli occhiali di James (in una galassia lontana, lontana, il Millenium
Falcon* andava a cozzare contro un asteroide di passaggio, siccome il suo pilota
era stato distratto da un lungo e penetrante grido di ignota
provenienza!).
Con una sorprendente dimostrazione di forza
e agilità, Sirius sgusciò via dalla presa di James e si avventò sul povero
Remus, artigliandolo in un abbraccio che per poco non lo mandò al creatore. "Il
mio Moony che esce con le ragazze…" mormorò, cominciando ad accarezzargli la
testa come fosse stato un peluche. "Quasi non ci posso credere… Prongs, il
nostro bambino sta crescendo!".
James annuì, portandosi una mano sul cuore e
ostentando commozione. "Pensa, magari tra un po’ smetterà perfino di rintanarsi
in biblioteca a tutte le ore del giorno…".
"Sirius, mi stai strozzando!" cercò di
protestare Remus, senza essere ascoltato, visto che il ragazzo era ancora
immerso nel suo slancio di partecipazione emotiva. "Ah, Moony, Moony, Moony, ce
ne abbiamo messo di tempo, ma alla fine i nostri sforzi di farti uscire dal
guscio stanno cominciando a dare i loro frutti: sono così
orgoglioso!".
"Eh sì, si vede" annuì James, ridacchiando.
"Sembri mia madre il giorno che ho detto la mia prima parola! E nemmeno sai chi
è la fortunata…".
"Giusto, che imbecille che sono!" commentò
Sirius, picchiandosi la fronte con la mano libera. "Allora, Moony, chi è
l’affascinante creatura che ti ha rubato il cuore?".
Se anche avesse voluto rispondere, Remus non
avrebbe avuto il fiato sufficiente per farlo, avendo il collo incastrato tra lo
sterno di Sirius e il suo braccio destro, così ci pensò Dora a risolvere il
quesito: "Mel!" annunciò, tutta contenta.
"Mel?" ripeté Sirius.
"Melanie Griffith" specificò James. "A
quanto pare, il nostro coccolo e Melanie si sono dati appuntamento per questo
pomeriggio… E adesso perché fai quella faccia?".
Al solo nominare Melanie, infatti
l’espressione giubilante era sparita dal volto di Sirius, sostituita da uno
strano miscuglio di sorpresa, costernazione, offesa e rabbia. Lasciò andare
Remus così bruscamente che il poverino cascò in terra come un sacco di patate.
"Tu esci con Melanie Griffith?" chiese, sputando ogni parola come se fosse un
insulto. "Tu e Melanie uscite insieme?".
Remus si rialzò, tossicchiando, fingendo a
sua volta sorpresa: le cose stavano andando esattamente come aveva previsto,
anche se ovviamente non poteva darlo a vedere. "Sì" rispose
semplicemente.
"Tu e Melanie?" ripeté per la terza volta
Sirius, mentre il suo cervello in rapida ebollizione cercava invano di concepire
quell’immagine e contemporaneamente capire perché la cosa gli desse tanto
fastidio. "Insieme? Tu e Mel insieme? Un intero pomeriggio?". Si trattenne a
stento dall’aggiungere un ‘mia’ davanti a quel Mel: insomma, Melanie non era
mica sua, no? Sarebbe stato un aggettivo usato davvero a sproposito!
Remus annuì. "Beh, di solito agli
appuntamenti si sta insieme no? Perciò sì, io e Melanie insieme per un intero
pomeriggio".
Certo che mantenere l’espressione seria
stava richiedendo uno sforzo più grande di quanto si fosse aspettato: Sirius
aveva tutta l’aria di uno che sta avendo un attacco d’ulcera fulminante
mischiato a un aneurisma e Remus dovette usare tutto il suo autocontrollo per
non scoppiargli a ridere in faccia. "Perché?" chiese, sbattendo gli occhi con
ingenuo candore. "C’è qualche problema se esco con Melanie,
Padfoot?".
"Chi, per me?" fece Sirius, con voce che
quasi non era sua. "Un problema? Perché dovrebbe esserci un problema? Nessuno
problema: quale problema dovrebbe esserci in fondo? Se tu piaci a lei e lei
piace a te… Sul serio, non c’è nessunissimo problema!".
"Ah, ok. Sei sicuro? Hai la faccia un po’
strana?".
"Io? Faccia strana? Noooo!". Sirius scosse
il capo con una risatina nervosa. "Che faccia strana? È la mia
faccia!".
"Beh, effettivamente hai la faccia un po’
strana…" s’intromise James, fissando con perplessità l’amico. "AHIO!" esclamò
subito dopo quando lo raggiunse un doloroso calcio allo stinco. "Perché l’hai
fatto?" piagnucolò.
"Io non ho nessunissima faccia, capito
Prongs?" gli ringhiò dietro Sirius a denti stretti, con una faccia da far
spavento, tant’è che James arretrò, zoppicando. "Sono solo un po’ sorpreso che
il nostro Moony qui presente esca con una ragazza e per di più con Melanie
Griffith, tutto qua: non c’è nessuno problema e io non h nessunissima faccia
strana!".
James era di tutt’altro avviso, ma per
l’incolumità dei suoi stinchi decise di soprassedere a eventuali commenti;
Remus, dal canto suo, fece finta di non notare il mostriciattolo verde della
gelosia che stava manovrando il suo migliore amico e notando che Dora si teneva
le mani sulla bocca per nascondere le risate, decise fosse il momento di
eclissarsi. "Beh, visto che tanto ormai lo sapete… Non c’è problema se per oggi
vi lascio Dora, vero? Pensate di riuscire a tenervi fuori dai guai per un
pomeriggio?".
"Perché non posso venire anch’io?" domandò
la bambina, ostentando offesa. "Io voglio venire con te e Mel!".
"Non credo che sarebbe una buona idea, Dora"
le spiegò Remus paziente. "Vedrai che ti diverti con Sirius e
James…".
"Sì, ti portiamo nella Stanza delle
Necessità" propose rapidamente James. "Sono sicuro che ti
piacerebbe…".
"Che cos’è?" chiese Dora, con aria
titubante.
"Te ne avevo già parlato: quella stanza che
può diventare tutto quello che vuoi…".
James, non pensavo che l’avrei mai detto, ma
sei un genio, pensò Remus, vedendo l’aria
entusiasta di Dora. Le hai fornito la scusa perfetta per non voler venire con
me e non l’hai nemmeno fatto di proposito! "Sì, Dora, ti divertirai un
mondo!".
"Sì, che bello!". Dora cominciò a battere le
mani eccitata. "Quando ci andiamo, James? Quando? Quando?".
"Oggi pomeriggio" promise James. "E stavolta
giuro che non farò deviazioni verso le cucine e il Whisky Incendiario" aggiunse
subito, ricordando cosa era successo l’ultima volta che aveva proposto a Dora di
portarla in quella Stanza. "Sirius, che fai? Vieni anche tu con
noi?".
Sirius si riscosse dalla trance in cui era
caduto (trance che prevedeva l’eliminazione di Remus Lupin in molteplici
dolorosi modi). "Eh, come? Sì, sì, certo" disse, anche se aveva solo una vaga e
remota idea di quello che gli aveva chiesto l’amico.
"Bene, grazie" disse Remus. "Allora adesso
vado a finire i compiti di Antiche Rune, visto che oggi pomeriggio esco con
Melanie… Dora, vieni?".
"Subito!" esclamò lei, balzando in piedi
come una palla e andandogli dietro.
"Ci vediamo dopo a pranzo, ok?" li salutò
Remus sulla soglia. "E svegliate Peter prima di scendere, ciao".
Sirius lo salutò con un cenno della mano e
un falso sorriso stampato in faccia. "Ciao, Moony, buono studio! E sappi che
sono felicissimo per te e Melanie, è una grandissima notizia, non potrebbe
esserci niente di meglio, è la cosa migliore che potesse capitare…".
Nello stesso istante in cui la porta si
chiuse, il sorriso morì sul volto del ragazzo, che si portò proprio di fronte a
James, il quale stava tornando alla sua colazione e gli fece rovesciare
accidentalmente un po’ di succo sul letto. "Questa è la cosa peggiore che
potesse capitare!" disse, mortalmente serio.
James corrugò la fronte. "Ma no, basta un
Incantesimo Gratta E Netta e torna come nuovo" lo rassicurò, equivocando
completamente l’oggetto della discussione.
"Ma che hai capito?!" sbottò infatti Sirius,
mentre l’altro rimediava al danno commesso. "Io parlavo di Remus e Melanie che
escono insieme: non mi piace per niente questa storia!".
"E perché?" domandò James genuinamente
sorpreso. "Dov’è finito il ‘sono felicissimo per te’ ecc, ecc? Me lo spieghi il
perché di questa pantomima?".
"Ma con che faccia glielo dicevo che questa
cosa non mi va a genio?" sbottò Sirius. "Dopo qualcosa come cinque anni e mezzo
che cerchiamo di convincerlo che il suo essere un lupo mannaro non preclude
obbligatoriamente a volersi fare una vita, la prima volta che finalmente esce
con qualcuno che non sia Lily o uno di noi tre, se mi metto a remargli contro
prima ancora che l’appuntamento cominci, si ritirerà nel suo loculo oscuro di
casa, scuola e chiesa per i prossimi vent’anni!".
James annuì. "Ha un suo perverso senso
logico, il che è abbastanza preoccupante visto che l’hai pensato tu… Ma scusa,
perché la cosa non ti va a genio? Non ti piace Melanie?". Povero James, che ne
sapeva lui che il problema era proprio il contrario?
"No, che c’entra: Melanie è un tipo ok… Solo
che… Non lo so, ma non piace che lei e Moony escano insieme!".
"Non capisco davvero il motivo: di tutte le
ragazze della scuola, Melanie è forse la migliore che potesse
scegliere…".
Sirius lo guardò di sbieco, contrariato da
quell’affermazione. "Perché dici una cosa del genere, scusa?".
"Primo" cominciò James, spuntando ogni punto
con le dita, "lei è amica di Lily, perciò è già praticamente parte del gruppo;
secondo, già ci conosce e sa come siamo fatti, perciò è improbabile che la
facciamo scappare urlando; terzo, per lo stesso motivo di più sopra, Remus non
dovrà aver paura di farcela conoscere; quarto, è di mente abbastanza aperta da
accettare senza drammi il piccolo problema peloso, se e quando verrà a saperlo:
morale, una ragazza con credenziali migliori di lei non la troveresti nemmeno a
sforzarti…E adesso perché mi guardi a quel modo?".
Sirius, infatti, man mano che James andava
avanti con il suo elenco, si era scurito sempre più in volto, rendendosi conto
che effettivamente Melanie e Remus sarebbero stati una bella coppia. No! Questo
non era possibile! Remus sarebbe dovuto passare sul suo cadavere prima di anche
solo pensare di impegnarsi seriamente con Melanie Griffith! Non l’avrebbe
permesso: Melanie era sua! Sua e di nessun altro, tantomeno del lupastro!
Si era talmente infervorato che nemmeno si
rendeva conto della conclusione logica di tutto il ragionamento, se non a
livello inconscio: cioè, che lui voleva stare con Melanie ed era innamorato di
lei. Quello che sapeva con certezza era che qualunque cosa si frapponesse tra
lui e Melanie era un ostacolo, qualcosa di maligno e malvagio che andava
eliminato a qualunque costo. Ergo, Remus Lupin doveva morire! E sarebbe stata
una cosa lenta, lunga e molto sanguinosa!
******
Hogwarts era una grande scuola di magia,
dove centinaia di generazioni di giovani maghi si era succedute per imparare le
arti magiche, che vantava una tradizione quasi millenaria, insegnanti tra i
migliori immaginabili, ansiosi di dividere il loro sapere… Ma prima di tutto
questo, era un luogo dove decine e decine di adolescenti passavano gran parte
del loro tempo, non sempre impegnato in proficue attività di studio, e per
questo terreno fertile per pettegolezzi e chiacchiere.
Tutto questo per dire che all’ora di pranzo,
più o meno l’intera popolazione del castello sapeva che Remus Lupin aveva
chiesto di uscire a Melanie Griffith e che quest’ultima aveva accettato, il che
aveva a sua volta generato tutto un vespaio di domande e supposizioni, una più
improbabile dell’altra e nessuna anche solo lontanamente vicina alla verità,
cioè che Remus e Melanie in realtà stavano fingendo… Anzi, in giro anime
particolarmente sognatrici stavano già progettato il loro matrimonio!
"Ma in questa scuola non c’è nessuno che
sappia farsi i fatti propri?!" sbottò Remus, mentre lui e Melanie svoltavano
l’angolo seguiti da almeno venti paia d’occhi.
Melanie ridacchiò, divertita. "Si vede che
non sei abituato a questo genere di cose: appuntamenti, fidanzati, rotture… Gli
abitanti di questo castello sono peggio di lavandaie! E noi siamo la novità
succulenta…".
"Dovrebbero trovarsi un hobby!" sbuffò
Remus, occhieggiando truce e spaventando a morte un paio di ragazzine del terzo
anno. "O andare a rompere le scatole a qualcun altro: Lily e James non sono una
novità più succulenta di noi?".
"Forse" concordò Melanie. "Ma ormai è roba
vecchia. Invece Remus Me-Ne-Sto-Per-I-Fatti-Miei Lupin che invita una ragazza a
uscire… Questo è un evento epocale!".
"Dubito seriamente che ci sia in giro tanta
gente che si preoccupa di quello che faccio o non faccio…".
Melanie gli sorrise. "Tu ti sottovaluti
troppo. Abbiamo già passato tre o quattro ragazze che mi fissavano come a
volermi disintegrare, solo perché sto passeggiando allegramente con te in
corridoio…".
Remus arrossì, guardando il pavimento.
"Questo te lo sei inventato…".
"E perché dovrei inventarmelo?" protestò
Melanie, ridendo. "Ti giuro che mi hanno guardata come se fossi l’anticristo…
Sei più gettonato di quanto non pensi tra i rappresentanti del gentil sesso,
sai? In effetti, mi sono sempre chiesta come mai, con gli amici latin lover che
ti ritrovi, tu non sia mai uscito con qualcuna… E anche adesso, mentre il resto
del mondo progetta la grandezza della nostra casa e dove dovremmo andare a
vivere, lo stai facendo solo per finta. Qual è il grande oscuro segreto di Remus
Lupin?".
"Io non ho nessun grande oscuro segreto"
borbottò Remus, a disagio. "Dobbiamo per forza parlare di questo
argomento?".
"Oh, no, certo" rispose Melanie, intuendo il
turbamento del ragazzo, anche se non sapeva spiegarne la causa. Che cosa
nascondi, Remus, sotto quella faccia innocente? "Comunque, non mi inventerei
mai una cosa del genere, te lo posso assicurare…".
"Ti credo, ti credo" annuì Remus. "Anche se
un po’ di privacy non sarebbe male…".
"Beh, se il piano è far ingelosire Sirius,
non è meglio se tanta gente va in giro a dire che ci ha visti insieme, che
sembriamo una gran bella coppia e altre stupidaggini simili?".
"Oh, fidati" la rassicurò Remus, con un
sorrisetto perfido, "a quest’ora si sta rodendo il fegato con o senza
chiacchiere. Tu non hai visto il modo in cui mi guardava stamattina: lui sì che
voleva disintegrarmi!".
Melanie si morse il labbro, con aria
dubbiosa. "Ma sei proprio sicuro di voler portare avanti questa cosa, vero? Non
vorrei che ti facessi male…".
Il ragazzo fece un vago gesto con la mano.
"Non ti preoccupare per me, Mel: se funziona, ne sarà valsa la pena. In ogni
caso, a quest’ora è con James e Dora, perciò non c’è da
preoccuparsi…".
"E tu ti sei fidato a lasciarla con quei
due?" fece Melanie, un po’ preoccupata. "Dopo quello che hanno fatto mentre eri
in Infermeria?".
"Non c’erano molte alternative, ti pare?"
osservò Remus. "Non potevo portarla con me perché sarebbe stato sospetto… E poi,
fa parte del piano: è i nostri occhi e le nostre orecchie…".
"Vale a dire?".
"Vale a dire che osserverà le reazioni di
Sirius e poi mi racconterà cosa è successo…".
Melanie rise. "Usare una bambina innocente
per i tuoi sporchi scopi?". Scosse il capo, fingendosi delusa. "Remus Lupin,
dovresti proprio vergognarti!".
"È il mio lato oscuro che emerge!" scherzò
il ragazzo. "Sono o non sono un Malandrino?".
"Sei più Malandrino di quanto mi
aspettassi…".
"Lo so nascondere molto bene… Anche perché,
se non lo facessi, James e Sirius avrebbero già distrutto la scuola… Ma volete
farvi i fatti vostri o no?!" sbottò infine, occhieggiando irritato le quattro
ragazze che ridacchiavano alle sue spalle e che mentre li sorpassavano li
avevano platealmente indicati, senza nemmeno fare lo sforzo di fingere di
parlare d’altro.
Davanti a quello scoppio di rabbia,
ammutolirono all’improvviso, fissandolo sorprese.
"Grazie" sbuffò Remus, voltandosi e tornando
al fianco di Melanie. Appena l’ebbe fatto, le quattro ripresero a cicalare come
se niente fosse successo.
"Ora vado e le metto a tacere con le
cattive…" minacciò Remus, con aria frustata. "Che servano da esempio per questo
branco di pettegoli impiccioni!".
Melanie gli prese la mano per fermarlo.
"Dai, lascia stare, non ne vale la pena: i pettegoli impiccioni sono una specie
dura di comprendonio… Andiamo".
Quando lei provò a tirarlo via, Remus puntò
i piedi, cocciuto come un mulo che non vuole camminare. "Lasciamene spaventare
solo un paio" la supplicò. "Così, giusto per togliermi lo sfizio…".
Melanie si voltò verso di lui, sorridendo.
"Oh, come si fa a dire di no a questi begli occhioni spalancati?" cinguettò con
aria intenerita. Ci pensò un attimo e poi dichiarò, in tono fermo e deciso:
"NO!".
"Sei un mostro sadico e crudele,
Mel".
Melanie gli diede un buffetto sulla guancia.
"Povero bambino, non lo lasciano mai divertire, vero? Facciamo così, io ti porto
in un posto tranquillo e tu in cambio lasci in pace quelle
poverette…".
Remus ci pensò sopra un attimo. "Ok, va
bene. Ma te la do vinta solo stavolta, sia chiaro" specificò, mentre Melanie
cominciava a condurlo via.
"Ah Remus, povera anima ingenua" tubò
Melanie, divertita. "Si vede che non hai esperienza con le donne…".
"Che cosa vuoi dire?".
Melanie si fermò di botto, si voltò verso di
lui e gli picchiettò un dito sullo sterno, spingendolo contro il muro,
avvicinandogli pericolosamente. "Le donne l’hanno sempre vinta" gli
soffiò in faccia.
E mentre loro giocavano alla coppietta
felice, le quattro ragazze impiccione, che videro tutta la scenetta, ma non
sentirono le parole, si premuravano di far sapere a tutta la scuola che Remus
Lupin e Melanie Griffith sembravano decisamente una coppia affiatata…
******
"Lily, ehi Lily!".
Lily si voltò, mentre Alice si fermava con
uno scivolone davanti a lei, con il fiatone e l’aria eccitata. "Lily, ti ho
cercata per mezza Hogwarts!" si lamentò la ragazza, riprendendo
fiato.
Lily inarcò un sopracciglio, stringendosi al
petto i libri che teneva tra le braccia. "Te l’avevo detto che andavo in
biblioteca a restituire questi, perché non mi hai cercato là?".
"Oh, sì, beh, non ero sicura che fossi
ancora lì, sai…" spiegò, senza perdere per un attimo la sua aria
elettrizzata.
Lily annuì: quando Alice era in quello
stato, tendeva a non capire più niente. "Ok, credo di poter intuire dalla tua
faccia gioconda che muori dalla voglia di dirmi qualcosa".
"Oh, Lily, tu non hai idea di quello che ho
sentito tornando qui dalla Guferia" chiocciò Alice.
"Come faccio ad averla se non me lo dici? Lo
sai che io non ascolto mai i pettegolezzi, a meno che non me li diciate tu e
Mel…".
"Beh, mentre venivo a raggiungerti in
biblioteca, ho incrociato Madison McMillan, che come saprai è la reginetta di
gossip locale, la quale mi ha detto che Rachel Conner le ha detto che Dawn
Bulstrode ha saputo da Samantha Gray…".
"Alice" la interruppe Lily, la cui testa
aveva preso a girare a ‘Conner’, "mi sono persa dopo ‘ho incrociato Madison
Come-Si-Chiama’… Arriva al punto, per favore".
"Ci stavo arrivando" le assicurò Alice, con
aria piccata. "Comunque, Samantha e tre sue amiche dicono di aver visto Remus e
Mel insieme in un corridoio del terzo piano, vicino alla Statua della Strega
Gobba…".
"Oh, capirai" sbuffò Lily, che
dall’eccitazione di Alice si era aspettata chissà cosa. "Lo sapevamo che
uscivano insieme e con il tempo da lupi che c’è la fuori", indicò una finestra
mentre passavano, da cui si vedevano chiaramente i fiocchi di neve turbinare,
preda di un vento furioso, "dove altro ti aspettavi che fossero?".
"Ma non è questo il meglio" ribatté Alice.
"Samantha dice che se ne stavano vicini vicini, mano nella mano, a tubare come
colombi… Dice pure che Remus l’ha guardata male quando li ha
sorpassati".
"Conoscendo il tipo, sicuramente era perché
stava cercando di infilare il naso nelle loro faccende" osservò stizzita Lily:
non era mai stata una grande amante delle pettegole, ma da quando la notizia di
lei e James si era diffusa lo era ancora meno. Sembrava che tutta la scuola
stesse facendo scommesse su quanto sarebbero durati prima di scoppiare, per non
parlare di alcuni biglietti minatori che aveva ricevuto da sciocche fissate come
Claire. "Guarda qua, li avrà visti neanche mezz’ora fa e lo sa già mezza
scuola!".
Alice si strinse nelle spalle, con aria
indifferente. "Sì, ma sembrerebbe proprio che tra Mel e Remus stia nascendo una
bella intesa, no?".
"Sinceramente, aspetterò che venga a dirmi
Melanie com’è andato l’appuntamento… Magari viene fuori che quella Samantha si è
inventata tutto".
"Oh, no, è una tipa affidabile… E Madison
non lo sbandiererebbe ai quattro venti se non fosse sicura!".
"Contenta te" commentò Lily con una
scrollata di spalle. "Io mi fido di più della nostra migliore amica che di un
paio ficcanaso…".
"Certo, hai ragione" concordò Alice
annuendo. "Comunque, con te non c’è proprio gusto a spettegolare un po’: non
stiamo facendo niente di male…".
Lily rise della sua espressione offesa. "Ok,
ok, hai qualche altro gossip per me? Giuro di metterci tutto l’impegno possibile
per non smontarteli…".
Alice batté le mani come una bambina felice.
"Oh, che bello! Allora, tornando al discorso di Melanie e Remus, Madison mi ha
anche detto che qualcuno, non so chi, li ha visti andare ad imboscarsi in
un’aula vuota al quarto piano: sembra che abbiano anche chiuso la porta a
chiave…".
Lily stavolta non riuscì a trattenersi e
scoppiò a ridere. "Oh, andiamo Alice, non ci crederai sul serio? Remus non è
proprio il tipo che va a spassarsela con la prima che capita sui banchi di
un’aula vuota! E se anche ci provasse, Melanie gli mollerebbe un calcio tale da
renderlo impotente a vita!".
Anche Alice ridacchiò, con espressione
maliziosa. "Oh, ma questo lo sai tu e lo so io e forse lo sanno i Malandrini, ma
che mi dici del resto della scuola? Io riporto solo il pettegolezzo, non ho mica
detto che ci credo. Madison però ridacchiava come una matta mentre me lo
diceva…".
"Contenta lei, io ci crederò solo quando lo
vedrò e forse nemmeno allora. Qualche altra succosa novità?".
Alice ci pensò sopra un attimo e poi disse:
"Beh, sembra proprio che Susan Anderson e Karl Mayer stiano per lasciarsi: a
quanto pare lei l’ha pizzicato con la sua ex…".
"Uh, brutta storia" commentò Lily. "E poi se
non ricordo male, la sua ex non era nemmeno questo granché…".
"No, infatti" annuì Alice con convinzione.
"Strano che sia ancora vivo, piuttosto: Susan ha un caratterino mica da ridere,
l’altro giorno litigavano nel bel mezzo del corridoio…".
"Una litigata è niente. Se io beccassi James
con un’altra, non so nemmeno che cosa gli farei…".
"Oh, ma non c’è pericolo! James ti ama come
un coniglio… E sono sicura che abbia una chiara idea di cosa gli capiterebbe se
anche solo pensasse di tradirti, quindi…".
Lily annuì: ovviamente Alice aveva ragione,
James non l’avrebbe mai tradita. Forte di quella convinzione, le due girarono
l’angolo. La scena che si parò loro davanti le lasciò letteralmente
pietrificate: James Potter e Claire Parker che si stavano… baciando!
*DISCLAIMER: Il Millenium Falcon è proprietà
di George Lucas e di chi ne detiene i diritti ed è qui citato senza scopo di
lucro
LYRAPOTTER’S CORNER
Uuuuh, che brutto, brutto finale di
capitolo… qualcosa mi dice che ora pioveranno granate!!!! Ma non temete, miei
prodi lettori, a tutto c’è una spiegazione, perfino a questo, solo, lasciatemi
il tempo di postarla, poi se vorrete ancora uccidermi, sarete padronissimi di
farlo!
Allora, vi è piaciuto Sirius geloso? E
sappiate che non avete visto ancora nulla: il peggio arriva nel capitolo
prossimo, che poi è la seconda metà di questo… No, non guardatemi male, mi sono
venute fuori ventuno pagine, se le postavo tutte insieme, finivate di leggere
l’anno prossimo: il lato positivo è che è già bello e pronto, perciò non dovrete
aspettare tanto, promesso! Questa storia comincia a diventare
ridicola!
Mia sorella ringrazia sentitamente tutti voi
per i complementi fatti alle sue opere, cosa che non fa mai male all’ego di
un’artista XD Questo giro niente disegno, scusate, ma
qui trovate delle bamboline che ho
ripescato dal mio computer: Lily, James e la "cara" Parker!
Adesso ringraziamo le tredici (tredici, oh
my god) persone che hanno commentato:
Dafny, grazie
infinite per i complimenti… E comunque, no, non sono toscana, ma lombarda con
una punta di sangue svizzero.
_Polla_, Sirius è andato semplicemente fuori di testa, come c’era da
aspettarsi! Vedrai al prossimo capitolo…
malandrina4ever, per il momento Remus se l’è cavata, ma il peggio deve ancora
venire, fidati! Sirius comincia a intravedere una luce in fondo al tunnel, manca
poco ormai… Sono contenta che la mia parentesi psicologica ti sia piaciuta,
qualcun altro che la pensa come me, evvai!
FunnyPink, tato rules, ora e per sempre!!!! Posso dirti che Sirius non gli
farà (tanto) male!
Alohomora, e
allora grazie come sempre, tutti questi complimenti finiranno col darmi alla
testa XD Ma lo sai che rileggendo mi sono accorta che nella loro scena, Remus e
Melanie sono un pochino ambigui… Ma no, Remus è di Dora e Mel di Sirius, non ci
sono santi che tengano! Sirius è lento, ormai l’abbiamo assodato, ma si sta
svegliano, pian pianino… Se vuoi, questo è il sito dove faccio ho fatto le mie
doll, a mio avviso è molto ben fatto e facile da usare. Mi sono innamorata
anch’io di quel Remus, appena l’ho visto ho pensato "è lui!": se ti interessa è
Jesse "Chase" Spencer, quello di dottor House, anche se un po’ più giovane
credo…
_Mary, il
piano A non poteva funzionare, non potevo mica rinunciare alla possibilità di
mettere in atto il malefico piano B, ti pare? Sirius è proprio da testate al
muro, ne convengo, ma la situazione ormai è quasi completamente risolta… Scusa,
gli autentici spargimenti di sangue sono slittati per cause interne, ma saranno
nel prossimo, promesso!
DevilJina, spargimento, carneficina e tragedia tutto quanto insieme! Ahi noi,
che autrice sadica che sono! La Parker ha avuto quello che si meritava, ma sta
già tornando in azione… Remus e Cenerentola mi sono sfuggiti di mano tutti e
due: sarà che entrambi si divertono a fare i bastardi!
Julia Weasley, beh, tra Claire e Paris una certa somiglianza c’è (nel caso non si
sia capito, le detesto entrambi con tutto il cuore!). Il piano B funziona,
funziona, anche se tutto sommato penso che a Sirius lo shock cerebrale sia
venuto lo stesso quando ha saputo cosa vuole fare il Coccolo! Ah, un’altra che
guardava la ruota della fortuna da piccola… Ma del resto, credo che abbiamo più
o meno la stessa età, no? Dal tuo profilo, penso tu sia del ’89, io sono del
‘90, perciò siamo lì…
Iva27, mi sa
che morirai alla fine di questo, stavolta vi ho mollato sospesi che più sospesi
non si può! Remus malandrino lo adoro anch’io e Sirius non è timido, diciamo che
è… complicato, si vedrà meglio nel prossimo capitolo.
NemoTheNameless, spero che continuerai a ridere! Sirius e James sono Sirius e James,
noi li adoriamo per questo, dementi cretinate comprese!
hermy101, buon
giorno, no, su, ci vuole ottimismo nella vita (Gianni, l’ottimismo è il profumo
della vita XD ok, lascia perdere, è l’aria autunnale che mi dà alla testa!). Al
momento, va tutto bene, ma la giornata non è ancora finita.
LadyMorgan, allora, Silvia Beta, chiariamo subito un punto e sicuramente il più
importante: tu DEVI lasciarmi recensioni chilometriche, perché più sono lunghe,
più capisco che apprezzi la storia e più sono contenta! Per il mio ego affamato
di attenzioni non c’è nulla di meglio di recensioni chilometriche come le tue,
te l’assicuro! E ora, secondo punto, se vuoi posso farti avere il mio indirizzo
mail per via privata, anche se contiene il mio nome completo, non credo che tu
lo voglia usare per mandarmi pacchi bomba o roba simile… Anche perché io anch’io
ho il vizio di doll e disegni, ne ho il computer strapieno e sarei felice di
condividerli con qualcuno (alcuni poi mi fanno fare di quelle risate…). Perciò
fammi sapere! E grazie per il link, mamma mia, ma come fanno a essere così…
belli quei ragazzi? Ci ho sbavato allegramente sopra per mezz’ora (sì, sono una
pazza maniaca!). Spero che la S.C.U.O.L.A non ti abbia uccisa, pensa che io tra
poco comincio l’università… A presto, Silvia Alfa // perché una volta non
bastava!
MsMontana, ah,
povero Sirius, tutti concordi nel dire che una testa di legno, ma mica è colpa
sua se ha gli occhi coperti da tre chili di prosciutto (ok, forse lo è!)! Spero
che anche questo sia stato di tuo gradimento!
E in ultimo, grazie a Laura come
sempre: un assaggio dell’idea malvagia per te, il resto alla prossima
volta!!!!!
Grazie dell’attenzione, alla prossima,
bacibaci!!!!!!
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Capitolo 21 *** Capitolo XX ***
BABYSITTER PER CASO
CAPITOLO XX
"Ma ti rendi conto?!" stava sbraitando
Sirius Black all’indirizzo del suo amico e di chiunque lo potesse ascoltare,
considerato che stavano attraversando un corridoio abbastanza affollato. "In
un’aula vuota! Da soli! Con la porta chiusa a chiave e gli Incantesimi
Silenziatori…".
"Sì, Padfoot" sbuffò James, che teneva
saldamente per mano Dora per evitare che se la svignasse. "L’avevo già capito
alla terza volta che l’hai ripetuto".
"Questa storia mi puzza, Prongs: puzza
lontano un paio di miglia!" continuò imperterrito il ragazzo. "Che cos’altro
potrebbero essere andati a fare in un’aula vuota da soli? Per di più quell’aula,
quella al quarto piano, dove Remus sa benissimo che non va mai nessuno, tranne
le coppiette in calore! Se poi ha pure chiuso la porta a chiave…".
James trattenne a stento un gemito di
sofferenza: era più o meno tutto il giorno che Sirius lo stava tirando scemo con
quel discorso. Ma dov’è Remus? Da quando gli piace Melanie? Dov’è saranno
andati? Che cosa staranno facendo? Di cosa staranno parlando? Si saranno
baciati? Si vorranno rivedere? E se poi si sposano? E se, e se, e se…
Circa una decina di minuti prima, poi,
Madison McMillan (James si era già ripromesso di ucciderla nel sonno, lei e
quella sua linguaccia della malora: non avrebbe saputo tenere un segreto nemmeno
se ne fosse andato della sua vita!) aveva avuto la bella idea di comunicargli
che occhi ignoti avevano visto Melanie e Remus infilarsi nella famosa aula vuota
(teatro di più incontri clandestini tra i Malandrini stessi e la partner del
momento, tra parentesi) e barricarsi dentro con tanto di Incantesimi
Silenziatori (a onor di cronaca, l’ultima parte era una licenza creativa di
Madison per rendere più piccante il racconto).
A quel punto nella testa di Sirius si era
andato creando un edificante spettacolo a luci rosse mischiato a inconsulte
minacce di morte e truculenti omicidi di cui aveva prontamente messo a parte (in
versione semi spurgata per rispetto delle orecchie di Dora) il suo sventurato
migliore amico, che in quel preciso istante stava ventilando un’ipotesi di
omicidio-suicidio per porre fine a quella tortura.
"Padfoot" sospirò, "ma te lo ricordi di chi
stiamo parlando, vero? Di Remus Lupin, Moony, Coccolo, il nostro innocente e
illibato angioletto. Anche ammesso che sia sul serio in quella stanza, cosa su
cui non metterei la mano sul fuoco considerato chi è la fonte, primo, direbbe di
non volerlo fare; secondo, direbbe di non poterlo fare; terzo, direbbe di non
doverlo fare; quarto, nemmeno lo saprebbe fare! Non capisco perché ti scaldi
tanto…".
"Mi scaldo? Io? Non essere ridicolo, James:
dico solo le cose come stanno! Fino a stamattina Remus nemmeno ci pensava alle
ragazze… E poi è illibato per quanto ne sappiamo noi! Che ne sai che in realtà
non si è fatto tutta la scuola, maschi, femmine ed ermafroditi?!".
James scacciò subito l’inquietante immagine
che quelle parole avevano evocato nella sua testa… Merlino, non ci dormirò la
notte! "Tu stai sragionando, Sirius: è Remus, si imbarazza perfino a parlare
di queste cose, figurati se ha mai fatto sul serio qualcosa! Ora per favore
possiamo parlare d’altro o Dora comincerà a fare domande scomode…".
"Cos’è un ermifradicio?" domandò infatti
prontamente la bambina.
"Per prima cosa, è ermafrodita" la corresse
James. "In secondo luogo, questa è una parola che tu dovrai fare del tuo meglio
per dimenticare se non vuoi metterci nei guai… Visto, Padfoot, stai mettendo la
bambina sulla cattiva strada!".
In realtà di Dora gli importava
relativamente, quello che gli premeva sul serio era cambiare argomento: gli
sarebbe andata bene qualunque cosa, perfino discutere delle unghie dei piedi di
Peter! Ma Sirius era ovviamente di tutt’altro avviso: una rabbia non meglio
identificabile gli stava rodendo l’anima e ogni secondo che passava a pensare a
Remus e Melanie insieme gli dava sempre più fastidio.
"Io non sragiono e smettila di non prendermi
sul serio! Questa storia non mi piace per niente, non mi è piaciuta dall’inizio
e mi sta piacendo sempre meno! Remus non può fare con Melanie qualunque cosa
stia facendo, anzi non dovrebbe proprio uscirci con Melanie…".
L’omicidio è ancora illegale in questo
stato, vero?, pensò tra sé James, ormai al colmo
della sopportazione. "Senti, supponiamo pure che Remus e Melanie, al loro
primo appuntamento e sottolineo primo, abbiano deciso di essere fatti
l’uno per l’altra e colti da un’irrefrenabile passione si siano dati al sesso
selvaggio… A te che diamine frega?! Sul serio, non capisco perché ti sei fissato
su questa storia: Melanie non è nemmeno una tua ex-fiamma…". Si bloccò
all’istante, trovando all’improvviso una ragione per cui il suo amico si stava
comportando in quel modo assurdo. "O santo Godric, non sarai mica
geloso?".
"Geloso? Io? E di cosa, scusa?" fece Sirius,
cercando di sembrare sicuro di quello che stava dicendo, anche se in realtà non
lo era per nulla: gelosia, questo avrebbe spiegato molte cose, tanto per
cominciare perché avrebbe voluto trasformare uno dei suoi migliori amici in un
pasticcio di carne… Ma lui non poteva essere geloso! Di chi doveva essere
geloso, di grazia? Tra lui e Melanie non era mai successo niente di niente,
perché avrebbe dovuto essere geloso? Eppure il solo pensare alla ragazza tra le
braccia di un altro lo stava letteralmente mandando fuori di testa… È
semplicemente ridicolo! Io non posso essere geloso: gelosia implica qualcosa di
più intenso e non è proprio il mio caso. O sì?
Avete presente quei giochi dove basta
togliere il bastoncino nel punto giusto per far crollare tutta la costruzione?
Ecco, nella mente contorta di Sirius stava svolgendosi un evento analogo: James
aveva tirato il ballo la gelosia quasi per caso e aveva appena sfondato la diga
costruita da cocciutaggine e vecchie certezze. Io innamorato di Mel? No, è
semplicemente assurdo, impossibile… Io non posso essere… è
ridicolo!
"Sirius?" lo chiamò James, schioccandogli le
dita davanti alla faccia. "Sirius, sei ancora su questo pianeta?".
"Sirius, rispondi" gli fece eco Dora,
tirando il cugino per la manica.
"Non dire assurdità, Prongs!" esplose Sirius
così all’improvviso da farli sobbalzare entrambi. "Io non sono affatto geloso e
gradirei molto che tu non lanciassi mai più simili insinuazioni!".
James rimase in silenzio un paio di minuti,
riflettendo, poi sul suo viso si allargò un sorriso a trentadue denti modello
Stregatto. "Tu sei geloso marcio" dichiarò con sicurezza. "La gelosia ti sta
consumando l’anima, prova a negarlo se hai coraggio!".
"Tu sei matto!" asserì Sirius, le cui
convinzioni per contro stavano scemando di secondo in secondo. "Matto da legare,
ecco cosa sei! Io non sono geloso proprio di niente e nessuno, capito? Perché
mai dovrei essere geloso, scusa? E togliti quel sorriso deficiente della
faccia!".
"E invece sì che lo sei: lo sei, lo sei! Ti
stai lentamente rodendo ogni centimetro di fegato, ecco perché ti sei così
fissato con la storia di Melanie e Remus! Remus è uscito con Mel al posto tuo e
la cosa ti sta mandando al manicomio!".
"Ah, non voglio nemmeno ascoltarti: stai
delirando!". Sirius lo sorpassò, cercando di proseguire per la sua strada, ma
James lo agganciò per un braccio e lo costrinse a voltarsi.
"Avanti, perché non lo ammetti?" lo provocò
il ragazzo. "Il pensiero di Melanie con un altro, sia pure Remus, ti fa
impazzire dalla gelosia… Tu sei cotto come una pera!".
"Io non sono cotto proprio di nessuno!"
protestò Sirius, liberandosi con uno strattone. "E io non voglio più parlare di
questa storia, ok? Non me ne importa un fico secco di quello che Melanie
Griffith fa o non fa: può anche sposarselo Remus, per quel che mi riguarda, sai
quanto mi interessa!".
Ma mentre lo diceva si rendeva conto di non
credere nemmeno a lui a quello che stava dicendo. Ma lui non poteva essere
innamorato di Melanie! Era impossibile: lui era Sirius Black, non si innamorava
di nessuno, lui!
"Ma guarda che non è mica un reato!" osservò
James, neanche gli avesse letto nel pensiero. "Se anche tu ti
fossi…".
"Non provare a dirlo, hai capito, James? Non
pensarci nemmeno: io non mi innamoro!".
"Ma mica sei un essere di marmo, Padfoot!
Sei un essere umano come tutti gli altri e non ci sarebbe assolutamente niente
di male: anche tu hai un cuore…".
"Un cuore?" ripeté Sirius con una risata
amara. "Ho tutte le prove del contrario, James… Devo andare…".
Fece per allontanarsi, ma James lo bloccò di
nuovo, costringendolo a guardarlo in faccia. "Smettila, Padfoot, hai capito?
Devi smetterla: tu non sei come loro, tu sei diverso, lo sai di essere
diverso…".
"No, io non lo so, James, non lo so!" urlò
Sirius. "Cosa te lo fa dire che sono diverso, eh? Black nasci e Black resti,
poco importa in che Casa finisci! Cosa ti fa credere che in realtà non sia
esattamente come tutti gli altri? Cosa ho di diverso da mia madre, da mio padre,
da Bellatrix, da uno qualunque di loro? Che cosa, James?".
"Sirius…" cominciò a dire James nello stesso
istante in cui l’amico si liberava il braccio con uno strattone.
"Io devo andare…" disse e, prima che James
potesse aggiungere o fare qualunque cosa, si voltò e si allontanò di
corsa.
"Sirius, aspetta!" gli gridò dietro James,
facendo per rincorrerlo.
"James?".
Il ragazzo si voltò: Dora, che aveva fissato
l’alterco a occhi sbarrati, l’aveva chiamato con voce tremula e gli occhi pieni
di lacrime. Vedere Sirius gridare a quel modo l’aveva spaventata a morte: era
sempre stata abituata a considerare Sirius un tipo allegro e senza freni,
sentirlo gridare in quella maniera l’aveva sconvolta. Non le piaceva quel Sirius
arrabbiato e a peggiorare tutto, sentiva che in qualche modo era colpa sua se il
cugino era tanto furioso: se lei e Remus non avessero messo in pratica il
piano…
James si chinò su di lei, sforzandosi di
sorridere, anche se era turbato non meno della bambina. "Ehi, su non fare così,
piccola" cercò di consolarla. "Mi dispiace se ti abbiamo spaventata, ma Sirius
sta bene, tranquilla…".
Quella era una menzogna spudorata e perfino
Dora se ne accorse: James era fin troppo consapevole che in quello stato Sirius
sarebbe stato capace di fare qualunque stupidaggine gli passasse per la testa.
Detestava anche solo ammettere di avere qualche debolezza, figurati adesso che
le aveva appena messe in piazza! Come abbiamo fatto a passare da Remus e
Melanie che si accoppiano come ricci a questo?, pensò James frustato,
notando a malapena le decine di studenti che gli sciamavano intorno fissandolo
come fosse stato un extraterrestre: Sirius Black e James Potter che si mettono a
urlare tra di loro in mezzo a un corridoio, ma in che razza di universo
parallelo erano finiti?
"Sirius è tanto arrabbiato?" pigolò
Dora.
"Ma no, è solo un po’…" esitò, non sapendo
bene come definire lo stato d’animo in cui versava il suo migliore amico in quel
momento. "Scosso, ecco: non ti devi preoccupare, gli passerà
presto…".
"È tutta colpa mia se Sirius è arrabbiato"
affermò la bambina, tirando su con il naso.
James la guardò sorpreso. "Non dire queste
cose, Dora: come potrebbe essere colpa tua, tesoro? Non hai aperto bocca tutto
il tempo…".
"Ma Sirius è arrabbiato perché Mel e Remus
sono usciti insieme. Ma loro non lo fanno sul serio" cominciò a spiegare la
bambina. "Fanno solo finta, così Sirius diventava geloso e capiva di amare Mel…
E invece si è arrabbiato!".
Subito dopo averlo detto, si portò entrambi
le mani alla bocca, rendendosi conto di aver appena spifferato il segreto di
Remus. Ora anche lui si arrabbierà con me! Faccio solo
pasticci!
James dal canto suo stava disperatamente
cercando di dare un senso a quello che Dora gli aveva appena rivelato. "Tesoro,
non ci capisco dentro più niente. Remus e Melanie stanno uscendo per
finta?!".
Dora annuì, esitante: ormai la frittata era
fatta, non voleva far arrabbiare anche James…
Il ragazzo le sorrise, togliendole
gentilmente le mani da davanti alla faccia. "Ora tu mi spieghi per bene questa
storia, d’accordo?".
E la bambina cominciò a raccontare,
descrivendo quanto più nei dettagli possibile tutto quello che Remus e lei
avevano escogitato per far aprire gli occhi a Sirius. A mano a mano che il
racconto progrediva, James diventava sempre più stupefatto e incredulo: quei due
avevano sul serio giostrato un gioco simile? Moony, sei un autentico genio
del male, non poté fare a meno di pensare malgrado la situazione: era
sconvolto, quello era il genere di cose che ci si sarebbe potuto aspettare da
lui o Sirius, non dal buono e caro Remus… A quanto pare, l’abbiamo sempre
sottovalutato, il lupacchiotto!
"Non sei arrabbiato, vero?" concluse Dora,
preoccupata. "Per favore, dimmi che non sei arrabbiato".
"No, no, non sono arrabbiato" la
tranquillizzò James. "Sono solo molto, molto, molto stupito: non avevo idea che
tu e Remus stavate architettando un piano simile…".
"Noi volevamo aiutare" spiegò la bambina,
tirando su con il naso. "Invece, abbiamo fatto un pasticcio…".
"Aspetta, tieni soffia" le disse il ragazzo,
evocandole un fazzoletto, riflettendo. Una cosa era certa: il piano malvagio di
Remus aveva funzionato anche troppo bene. Non solo Sirius si era ingelosito e
aveva capito di essere innamorato di Melanie, in meno di un minuto era anche
riuscito a trovare la sua nuova scusa per non doversi mettere con lei: da ‘io
non mi innamoro’ a ‘io non merito di essere amato’ il passo era
sorprendentemente breve, soprattutto per un tipo come Sirius, che aveva decorato
il suo cuore con un bel recinto di filo spinato. Quando ci si metteva, era
perfino peggio di Remus quanto a complessi… Oh per i tacchi a spillo di
Morgana, Remus! Sirius non sapeva nulla dell’oscuro inganno e probabilmente
era più che mai convinto che Melanie e Remus si stessero dando da fare da
qualche parte. E in quello stato, era più che mai determinato a eliminare il
presunto rivale.
"Oh, porcaccia miseriaccia, vieni dobbiamo
trovar subito Sirius e spiegargli tutto!".
"Ma si arrabbierà un sacco!" protestò
Dora.
"Fidati, è molto più pericoloso adesso di
quanto potrebbe esserlo DOPO avergli detto tutto…". Fece per caricarsela in
spalla per poter camminare più in fretta, ma in quel momento una biondina gli si
parò davanti con un sorriso untuoso stampato in faccia. "Ciao,
James".
Sapete quando dicono che le disgrazie non
arrivano mai da sole? Mai detto fu più appropriato…
Oh, per le braghe di Salazar, che vuole
questa adesso? "Ehm, ciao… ehm" ci pensò un
attimo, cercando nella memoria il nome abbinato a quella faccia. "Claire,
giusto?".
La ragazza annuì, mentre il sorriso si
allargava ulteriormente. "Oh, ti ricordi allora…" tubò, tutta
contenta.
Come farei a dimenticarmi di te? Mi
perseguiti dal terzo anno…, sbuffò tra sé James,
più che mai desideroso di liberarsi di quella piovra umana: aveva imparato sulla
sua pelle che la sua venuta era foriera di guai e disgrazie. "Certo, sì…
Comunque, non è per sembrare sgarbato, ma sono piuttosto di fretta…".
Claire mise su un’espressione delusa. "Oh,
non puoi dedicarmi nemmeno un paio di minuti del tuo tempo, James?".
Ogni singola cellula del suo corpo gli stava
gridando a gran voce "corri, imbecille, corri", perfino Dora al suo fianco
fissava truce Claire. "Ehm, no, mi dispiace, è un’emergenza". Dubitando
seriamente che la ragazza avrebbe preso per buona la verità (ovvero sia che
doveva impedire l’omicidio di uno dei suoi migliori amici per mano di un terzo
amico), James improvvisò la prima scusa che gli venne in mente. "Dora non si
sente molto bene" disse, calcando attentamente ogni parola. "La devo
accompagnare in Infermeria, sai com’è…".
Lanciò un’occhiata eloquente alla bambina,
che mise su all’istante una credibile espressione sofferente e si strinse la
pancia. "James, possiamo andare?" chiese con voce lamentosa tirandogli il
braccio.
"Sì, sì, ora andiamo". Si strinse nelle
spalle, guardando Claire come a dire ‘vedi, non è mica colpa mia’. "Mi dispiace,
sarà per un’altra volta…".
Prese Dora per mano e si voltò, pronto ad
andarsene per la sua strada, maledicendo interiormente quella sanguisuga che gli
faceva perdere tempo. Non aveva fatto neanche tre passi che si sentì afferrare
per un braccio. Claire lo fece piroettare su sé stesso, trascinandolo a pochi
centimetri del suo volto.
Tutti i suoi sensi strillavano "pericolo,
pericolo, pericolo" con l’insistenza di una sirena dei pompieri rotta. "Ehm,
Claire, sei un po’ troppo vicina…" balbettò, decisamente a disagio, cercando di
svicolare via dalla sua presa senza troppo successo.
"Oh, ma posso essere molto più vicina di
così…" sussurrò lei con aria provocante.
James non ebbe nemmeno bisogno di chiederle
spiegazioni perché un secondo dopo di ritrovò con le sue labbra incollate alle
proprie, avvinghiato in un bacio decisamente non voluto. Il suo povero cervello
ci mise sei secondi a riprendersi dalla sorpresa e formulare la risposta più
consona. Con uno scatto di rabbia, James sollevò le braccia e spinse via Claire
in malo modo. "Ma sei impazzita?!" le strillò contro. "Che cosa diavolo ti è
saltato in mente?".
Poi notò il ghigno sadicamente soddisfatto
di Claire, che però non fissava lui ma qualcuno alle sue spalle, e Dora nello
stesso istante lo strattonò per il braccio indicando anche lei un punto nel
corridoio. "James… C’è…".
No, Merlino, ti supplico, non puoi essere
così crudele… Ti supplico, chiunque tranne lei…
Si voltò lentamente, scoprendo così che
tutte le sue preghiere erano state vane: Lily doveva aver appena svoltato
l’angolo e lo fissava con la bocca aperta in una perfetta O di sorpresa e shock,
circondata dai libri che prima teneva in mano e aveva lasciato cadere. Al suo
fianco Alice era altrettanto stupefatta: fissava lui e Claire come a non voler
credere a quello che aveva appena visto. James provò la stessa sensazione di chi
viene buttato a sorpresa nell’acqua gelida. Non è possibile, non è possibile,
non è possibile… L’unica soddisfatta di quella situazione sembrava Claire,
che continuava imperterrita a sorridere serafica. Trotterellando contenta, si
accostò a James, prendendolo a braccetto. "Ops, a quanto pare abbiamo il
pubblico…".
A quella vista, prima ancora che James
potesse riprendersi quanto bastava per spingerla via, la sorpresa lasciò il
voltò di Lily per lasciare il posto a una rabbia bruciante.
Morirò, fu lo
sconsolato pensiero di James a quella vista. E sarà una morte atroce. Merlino, ma perché mi odi così
tanto? Che cosa ti ho fatto di male? Che torto ti ho fatto nelle mie vite
precedenti per meritarmi una sfortuna simile?
È proprio vero che i guai non arrivano mai
da soli!
"Lily?" la chiamò Alice. "Lily, ci
sei?".
La ragazza alzò un dito per zittirla, senza
distogliere un attimo gli occhi da James e Claire e le loro braccia intrecciate.
"Tu…" sibilò, assomigliando straordinariamente a un serpente infuriato, puntando
un dito contro i due. "Tu… tu… tu…".
"Lily, ascolta ti posso spiegare…" cominciò
a dire James, disperato, mentre vedeva la cosa più bella della sua vita
scivolargli tra le dita.
"Zitto, tu!" gli intimò Lily, talmente
minacciosa che James non osò disubbidire. "Tu, tu, essere spregevole… Viscida
serpe… Creatura abbietta e ignobile…".
"Lily…" cercò di chiamarla Alice,
inutilmente: quando Lily era in quello stato, le sarebbe potuto apparire davanti
anche il padre eterno in persona e non sarebbe cambiato nulla.
"Mi dispiace, Evans" cinguettò Claire,
continuando a sorridere malignamente senza pudore. "Te l’avevo detto che James
non è il ragazzo giusto per te…".
"E mollami, tu!" gridò James, liberandosi
con uno strattone dalla presa di Claire. "Lily, ascoltami…".
E di nuovo la ragazza lo zittì, avanzando
lentamente nella loro direzione, talmente infuriata che ancora un po’ e prendeva
a sputare fiamme. "Tu… tu… tu…".
"Andiamo da un’altra parte, James" riprese
Claire, prendendolo per mano. "Qui ci sono troppe presenze
sgradite…".
James si voltò verso di lei, pensando di
mandarla a quel paese, ma quella frase fu la goccia che fece traboccare il vaso:
Lily esplose. "TU! Leva le tue schifose manacce di dosso al MIO fidanzato!".
James era talmente sicuro che la sua vita
fosse giunta al termine che rimase paralizzato dalla sorpresa quando Lily scattò
in avanti, ma invece di saltargli alla gola, spintonò Claire così forte da farla
quasi cadere in terra. "Non provarci mai più a toccarlo, hai capito!" gridò,
dandole un’altra spinta. "Devi stargli alla larga! Alla larga! James è mio! MIO!
E di nessun altro!".
"E cosa farai, sentiamo, se ti dico di no?"
la minacciò Claire, spingendola a sua volta. "Sono proprio curiosa…".
Lily la incenerì con lo sguardo. "Non
provare mai più a darmi una spinta! Non ci provare, Parker!".
"Una spinta? Come, così?". La spinse così
forte che Lily sarebbe senza dubbio caduta se James non l’avesse presa la
volo.
"Io te la faccio pagare, Parker!" strillò
Lily, rimettendosi indietro con uno scatto felino. "Te la faccio pagare
carissima! Prova anche solo a pensare di sfiorare James di nuovo e giuro su
Merlino che nemmeno sulla luna troverai scampo! A mille miglia da lui devi
stare, mi hai capito? Mille miglia!".
Se fosse stata un po’ più furba, forse
Claire avrebbe capito che in quel frangente provocare Lily era una cosa molto
stupida da fare, ma Claire non era furba e soprattutto odiava Lily con tutto il
cuore, perché a suo avviso era l’unica cosa che si frapponeva tra lei e James.
"E chi mi costringerà? Tu, Evans? Io farò quel che mi pare e piace con James e
niente di quello che dirai o farai potrà impedirmelo!".
"IO TI FACCIO A PEZZI!" strillò Lily,
avventandosi su di lei e afferrandola per i capelli. "Ti strapperò fino
all’ultimo schifoso capello che hai su quella testaccia vuota,
Parker!".
Claire urlò cercando di liberarsi, ma Lily
non aveva la minima intenzione di lasciare la presa. "Il bicchiere è colmo,
Parker! Stavolta hai passato ogni limite. Ti sopporto da sei anni: ora ne ho
abbastanza!".
E avrebbe di certo messo in pratica il suo
proposito, se James non l’avesse afferrata da dietro e tirata via. "Lily,
calmati".
La ragazza si divincolò come un’anguilla,
cercando invano di svicolare dalla stretta del fidanzato, decisamente troppo
forte per lei. "Lasciami andare, James: la devo uccidere!".
"No che non devi" provò a fermarla James,
ansimando per lo sforzo di trattenere quella iena assatanata. "Lily, non ne vale
la pena…".
"E invece sì. Tu non
sai tutto quello che ha fatto, che ha detto su di me, su di te, su di noi… Mi
rende la vita impossibile dal primo anno: ora mi sono stufata. Lasciaci in pace
Parker, hai capito? Devi lasciarci in pace!".
Claire si era nel frattempo rimessa in
piedi, con i capelli tutti scarmigliati e le guance rigate da lacrime di rabbia
e trucco sbavato. "Tu sei matta, Evans! Sei completamente matta!".
Lily le ringhiò contro, agitando verso di
lei un braccio come fosse stato un artiglio. "Io ti disintegro, brutta… No,
James, che cosa fai?".
James l’aveva infatti sollevata di peso e
aveva cominciato a trascinarla via. "Ti porto lontano da qui".
"NO! Io…".
"Oh, sì, invece: non voglio doverti sposare
attraverso le sbarre di una cella di Azkaban con un Dissennatore a farmi da
testimone!".
"Ma io…" cercò di protestare Lily, cercando
di svincolarsi. "Io la devo uccidere, quella piccola oca demente!".
Per tutta risposta James se la caricò sulle
spalle. "James!" strillò la ragazza, scandalizzata, prendendo a mollare calci e
pugni. "Mettimi giù!".
"No, non penso… Però smetti di scalciare,
perché altrimenti i nostri figli li dovremo adottare, tesoro… Alice, come va la
vita?" chiese accostandosi alla ragazza, la quale si era premurata di tirare
Dora al sicuro, lontano dallo spargimento di sangue, e aveva poi seguito a occhi
sbarrati l’alterco.
"A meraviglia" rispose la ragazza, un po’
sorpresa dal tono colloquiale del ragazzo, neanche gli capitasse tutti i giorni
di sedare zuffe tra la sua fidanzata e una sua spasimante. "Lily, tu come
stai?".
"Starò benissimo quando avrò eliminato
quella befana dalla faccia della terra!" dichiarò Lily, continuando a tempestare
di pugni la schiena di James per farsi metter giù e fissando truce la Parker
ancora impalata in mezzo al corridoio.
"Posso dirti che è stata una delle cose più
incredibili che abbia mai visto in vita mia?" disse Alice.
"Lily, tutto a posto?" chiese Dora. "Lo sai
che non è colpa di James, vero?".
"Oh, certo che lo so, piccola. Infatti non
me la sono presa con lui…".
Al che Dora fissò con occhi di fuoco Claire.
"Tu sei una brutta strega cattiva!" dichiarò, mentre i suoi capelli viravano al
rosso inferno.
"Tu, piccolo mostro!" sibilò la ragazza,
scrutandola con odio.
"Oh, non te la prenderai anche con la
bambina, adesso, Parker?" sbuffò Alice. "Sei più patetica di quanto
credessi!".
"Fatti i fatti tuoi, Abbott! E anche tu,
mostriciattola!".
Dora si liberò con uno strattone dalla mano
di Alice, avanzò a passo deciso verso Claire ignorando i richiami dei tre
ragazzi e le mollò un sonoro e dolorosissimo calcio alla gamba destra. "Brutta
strega cattiva!" ripeté, mentre Claire strillava per il dolore. "Sei brutta,
cattiva e antipatica, ecco cosa sei! Sei peggio della strega cattiva! Sei molto
peggio!" dichiarò e si voltò per tornare saltellando tra le braccia di Alice,
che sghignazzava sinceramente divertita.
Claire era talmente fuori di sé che si
sarebbe certo avventata su Dora, ma James le puntò contro la bacchetta (non
chiedete come avesse fatto a estrarla e contemporaneamente a non mollare Lily,
ancora saldamente sulla sua spalla: lui è James Potter, può fare questo e
altro!), lasciandola di stucco. "Non provare a toccare quella bambina, Claire, o
te ne farò pentire". Lo disse con mortale calma, ma proprio per questo risultò
ancora più minaccioso.
"James…" mormorò la ragazza,
mortificata.
"Credo proprio sia ora che tu te ne vada"
dichiarò. "E per favore, d’ora in avanti stai ad almeno dieci metri da me, i
miei amici e la mia fidanzata… Se verrò a sapere, e lo verrei a sapere, che hai
ancora infastidito Lily a causa mia, me la pagherai cara. Mi sono
spiegato?".
Con gli occhi pieni di lacrime, Claire girò
sui tacchi e sparì in fretta tra la folla.
"James, ti posso baciare?" chiese Alice, con
occhi colmi d’adorazione. "Senza offesa per te, Lily, ovviamente…".
"Mi dispiace, Alice, ma non credo che Frank
apprezzerebbe" si scusò James con un sorriso. "E poi, sono autorizzato a baciare
una sola persona per il resto della mia vita… Tutto bene là dietro, Lily?"
domandò, preoccupato del fatto che la ragazza non si stesse più facendo
sentire.
"Stavo cercando di capire quanti capelli ho
staccato alla Parker prima che tu mi fermassi" spiegò la ragazza. "Ora potresti
cortesemente mettermi giù, per piacere?".
"Agli ordini, mi amor!". James adagiò con
grazia Lily a terra. Quella si massaggiò la pancia indolenzita per la posizione
scomoda in cui era stata tenuta, dopodichè mollò un sonoro scappellotto a James.
"Ahi, perché mi picchi adesso?".
"Questo è perché ti sei lasciato avvicinare
e baciare dalla Parker! Questo" e gli diede un'altra sberla, "è perché mi hai
impedito di ucciderla! Questo è perché io non sono un sacco di patate! E
questo", esitò, mentre James già si proteggeva la testa, "è perché sei il
migliore ragazzo del mondo". Gli prese il voltò tra le mani e lo
baciò.
"E tu sei la mia piccola tigre assassina!"
le sussurrò James come ringraziamento, facendola scoppiare a ridere.
Furono entrambi persi nel loro mondo
personale per alcuni lunghi minuti, stretti l’uno all’altra, finché Alice
spazientita non tossicchiò per attirare la loro attenzione. "Io credo che
dovremo complimentarci anche con questa signorina" osservò indicando Dora, la
quale sfoggiava un’espressione molto soddisfatta.
"Oh, hai ragione" concordò Lily. "Sei stata
bravissima, tesoro".
"Se l’è meritato!" affermò Dora annuendo con
convinzione. "È proprio brutta e antipatica!".
Tutti risero. "Cambiando argomento, come mai
voghi da solo in queste acque solitarie, James?" chiese Alice, quando lo scoppio
di ilarità fu passato. "Dove sono Sirius e Peter?".
"Peter aveva dei compiti da fare, invece
Sirius…". Si bloccò di colpo, mentre il sorriso lasciavo spazio a un’espressione
orripilata. "Oh, per la miseria, per la miseria!".
"Che c’è? Che succede?" fece Lily
spaventata.
"Devo trovare Sirius, subito,
immediatamente!".
"James, ma che succede?" ripeté Lily mentre
il ragazzo faceva per avviarsi.
"Te lo spiega Dora, io devo andare!" e sparì
senza aggiungere altro.
*******
Mentre si consumavano questi drammi,
qualcuno si starà chiedendo che fine avevano fatto Melanie e Remus… Ebbene, loro
erano sul serio andati nella famosa aula vuota al quarto piano, su suggerimento
di Melanie, che comunque ignorava gli usi alternativi che aveva quell’aula tra
gli studenti, ma sapeva bene che lì non ci andava mai nessuno e aveva promesso a
Remus di portarlo in un luogo lontano da occhi indiscreti. Ovviamente, non
avevano chiuso la porta a chiave né tantomeno lanciato Incantesimi Silenziatori,
visto che la cosa più spinta che capitò fu quando Remus inciampò nella gamba di
una sedia e volò addosso a Melanie, spiaccicandosi la faccia contro il suo
petto. A parte quel piccolo incidente (per cui Remus aveva balbettato scuse
imbarazzate per un quarto d’ora buono), avevano trascorso il resto del tempo a
chiacchierare come buoni amici e giocando a poker con il mazzo che Melanie, con
molta lungimiranza, si era portata dietro.
"Full" annunciò Remus, svelando le sue carte
e allungando contemporaneamente le mani verso il mucchio di Cioccorane che
fungevano da fiche, convinto di aver vinto.
"Ah, ah" lo bloccò Melanie, ridacchiando.
"Guarda e piangi" dichiarò, girando le carte e svelando una perfetta scala
reale.
Remus rimase un attimo attonito a fissarle,
mentre sghignazzando Melanie attirava verso di sé le Cioccorane. "Ih, ih, sono
ricca, ricca, ricca! Sono ricca, ricca, ricca: sono la donna più ricca che
c’è!".
"Tu bari!" l’accusò Remus. "È umanamente
impossibile che tu abbia vinto quindici partite di seguito!".
"Au contraire, mon Remì" ridacchiò Melanie,
molto divertita, festeggiando la vittoria mangiandosi una delle ‘fiche’ appena
conquistate. "È perfettamente possibile: ho cinque cugini maschi più grandi
tutti invasati per questo gioco, che mi hanno iniziata quando avevo più o meno
sette anni. Avrei potuto smutandarti anche a occhi chiusi!".
"Questo non me l’avevi detto quando ho
accettato di giocare con te… Per fortuna ho detto di no allo strip
poker!".
Melanie schioccò la lingua con aria
contrariata. "Un vero peccato, ero proprio curiosa di vederti senza
veli!".
Remus sbuffò. "Tu e Sirius siete fatti l’uno
per l’altra: siete due bastardi patologici! Dammi una delle mie
Cioccorane!".
Allungò la mano che Melanie colpì
prontamente con uno schiaffo. "Giù le zampe dalle Cioccorane che ti ho lealmente
vinto, Lupin, o potrei tranciartele!". E tanto per spregio, ne mise in bocca
un’altra.
"Ok, ho capito, andrò a procacciarmi il cibo
da un’altra parte!" sospirò il ragazzo, alzandosi in piedi. "Tu vuoi
qualcosa?".
"Spaghetti alla carbonara, un filetto di
vitello cotto al sangue, torta al limone, il tutto annaffiato con abbondanti
dosi di Burrobirra, grazie" sorrise serafica Melanie, mentre cominciava a rifare
il mazzo.
"E se mi limitassi a portare altre
Cioccorane e magari la Burrobirra, andrebbe bene lo stesso?".
La ragazza sbuffò. "A sapere che eri così
tirchio, non accettavo mica di uscire con te! E sia… Ma al tuo ritorno, passiamo
allo strip poker!".
"Ne riparliamo dopo" decise Remus, uscendo e
chiudendosi la porta alle spalle, dopo essersi assicurato che non c’era nessuno
in giro. Dovranno nevicare conigli viola prima che quella mi convinca a
giocare a strip poker!, pensò, mentre si avviava verso le cucine. Guardò
l’orologio: accidenti, erano già quasi le cinque, come voleva il
tempo!
Non vale quasi la pena di andare in cucina:
tra un po’ dovremmo smettere comunque… Ciononostante, una decina di minuti dopo, stava facendo la strada a
ritroso, carico di ogni ben di dio che servizievoli Elfi Domestici gli avevano
messo in mano. E poi chi sarebbe il tirchio?, si disse vagamente Remus.
Le sto portando pure la
torta al limone…
Girò l’angolo e quasi sbatté contro Sirius,
che marciava a testa bassa nella direzione opposta. "Padfoot, ma guardare dove
cammini no?" lo rimproverò scherzosamente Remus, per poi notare lo sguardo
truce. Ahi, mi sa che la punizione divina per i miei demoniaci progetti è in
arrivo! "Sirius, che hai da guardarmi a quel modo?".
"Che ho da guardarti? CHE HO DA GUARDARTI?
Che cosa ci facevate tu e Mel barricati a chiave in quella stanza e magicamente
isolati, eh?".
"Parlavamo, ecco cosa stavamo facendo"
rispose Remus tranquillamente. "Barricati a chiave e magicamente isolati? Ma che
ti sei fumato? Abbiamo solo chiuso una porta!".
"Non è quello che si dice in giro! E non ci
credo nemmeno morto che avete solo parlato! Che avete fatto nell’aula delle
coppiette voi due?".
"L’aula delle coppiette?" ripeté Remus
sghignazzando. "Ha pure un nome?".
"Non prendermi per il culo, Lupin!" lo
minacciò Sirius, puntandogli contro un dito. "Che avete fatto là
dentro?"
"E perché sarebbero fatti tuoi? Non vedo
perché dovrei…".
Un secondo dopo, Sirius l’aveva sbattuto
violentemente contro il muro, facendogli sbattere la testa. "Ma sei
completamente impazzito?!" biascicò, massaggiandosi la nuca. "Levami le mani di
dosso!".
"Altrimenti?".
"Altrimenti te le faccio levare io". Detto
questo, lo spinse rudemente per le spalle, spedendolo dall’altro capo del
corridoio e invertendo rapidamente la situazione.
Sirius sghignazzò. "Però, non mi aspettavo
una simile dimostrazione di forza, lupacchiotto! Allora ci tieni sul serio a
quella ragazza…".
"Sei ridicolo, Sirius" dichiarò Remus,
allontanandosi dal ragazzo. "Io non farò a botte con te!".
"Allora ti limiterai a prenderle?" ringhiò
Sirius. "Perché sei uscito con Melanie, eh? Di tutte le ragazze che ci sono al
mondo perché proprio Melanie? Scommetto che nemmeno ti piace!".
Remus sbuffò, alzando le mani al cielo in un
gesto frustato. "Ma ancora non l’hai capito, testa di legno? Che cosa devo fare
per farti aprire gli occhi? È così difficile andare da Mel e dirle quello che
provi, invece di venire a pestare me?".
"Che?" fece Sirius, spiazzato da quella
nuova piega. "Che cosa vuoi dire? Che cos’è questa storia?".
"Ok, a questo punto tanto vale dirtelo,
tanto… Perché non fai un favore a te e a lei e non ammetti di essere innamorato
perso di quella ragazza?".
Sirius lanciò un gemito frustato. "Oh, non
cominciare anche tu con questa storia!".
"Anche tu? Che cosa vuol dire anche
tu?".
"Pure James prima ha spiattellato una storia
simile… Ma vi siete messi d’accordo? Solo perché voglio spaccarti la faccia, non
vuol dire che io sia innamorato di Melanie e geloso del fatto che tu sia uscito
con lei!".
"Ah no?" domandò Remus ironico. "E allora
perché voi spaccarmi la faccia, Padfoot? Così, per sapere?".
Sirius lo fulminò con lo sguardo, alzando un
pugno.
"Avanti, Sirius" lo provocò Remus,
facendogli un cenno con la mano. "Colpiscimi se vuoi, ma se pensi che la cosa ti
farà stare meglio…".
Un attimo dopo, era stato ribaltato in terra
e si teneva la mano sul volto: il pugno di Sirius l’aveva raggiunto proprio
sotto l’occhio sinistro. "Cavolo, Padfoot, sei peggio di un
animale!".
"Tu mi hai detto di colpirti!".
"Ed è servito a qualcosa?" domandò Remus
grondando sarcasmo, mettendosi seduto. "Dimmi, ti senti meglio?".
Silenzio. Sirius fissava l’amico in terra
come a decidere se fosse stato davvero lui a spedircelo. Non ci capiva più
niente: una parte di lui voleva ancora macellarlo, ma la stragrande maggioranza
del suo essere era troppo confusa per concentrarsi su una cosa così materiale e
stupida. Che cosa stava facendo? Cosa gli stava capitando?
Si appoggiò contro il muro, prendendosi la
testa tra le mani. Era ridicolo, assurdo! Io non posso essere innamorato di
Melanie Griffith! Non posso e basta, ecco!
"Padfoot?" lo chiamò Remus, stavolta con
gentilezza. "Perché non vai a dirglielo? Lo sai che lei non aspetta
altro…".
"Io…". Sirius esitò, senza sapere nemmeno
lui cosa dire. Scosse il capo: quella storia era semplicemente folle. "Stai
prendendo una cantonata, Moony, tutti quanti la state prendendo…".
"Padfoot…" cominciò a dire Remus, facendo
per alzarsi.
"Scusa, devo andare…" lo interruppe l’altro.
Sparì nel giro di pochi secondi, così in fretta che Remus nemmeno pensò di
corrergli dietro.
Sbuffando di frustrazione, con la metà
sinistra della faccia che gli pulsava in modo infernale, si lasciò ricadere
all’indietro sul pavimento, fregandosene altamente del fatto che si trovava nel
bel mezzo di un corridoio.
******
"AHIO" si lamentava venti minuti dopo. "Fa
piano, bestia!".
"Oh, smettila di fare il bambino!" sbuffò
Melanie, tastando delicatamente lo zigomo del ragazzo. "E poi ci si chiede
perché sono le donne a partorire: voi uomini non avete abbastanza nerbo per
sopportare le doglie!".
"Ehi!" protestò Remus, sentendosi in qualche
modo offeso. "Modera i toni…".
Erano di nuovo nell’aula vuota. Vedendo che
Remus non tornava più, Melanie era andata a cercarlo e l’aveva trovato sdraiato
a quattro di spade nel bel mezzo di un corridoio con l’aria di chi aveva appena
sostenuto una rissa. L’aveva tirato in piedi e ignorando le sue proteste
trascinato di nuovo lì dove l’aveva fatto sedere su un banco per cercare di
curargli alla meglio il livido grosso come un dischetto da hockey che gli stava
spuntando nel punto in cui Sirius l’aveva colpito
Melanie inarcò un sopracciglio, premette un
po’ più forte il dito sulla faccia e il ragazzo per risposta saltò su come un
petardo. "Ahia!".
"E tu vorresti farmi credere che potresti
sopportare le dolorose contrazioni uterine che accompagnano l’espulsione dal
grembo materno di un bambino? Ma fammi il piacere!".
"Ok, ok, noi uomini siamo un branco di
smidollati" l’accontentò Remus, più per la sua incolumità personale che altro.
"Ma smettila di parlare di uteri, parti e apparati riproduttori femminili, per
piacere!".
Melanie ridacchiò con aria maliziosa, mentre
evocava del ghiaccio. "Oh, non mi dirai che ti impressioni per così poco, Remus?
E quando sarai sul serio in sala parto per la nascita di tuo figlio che
farai?".
"Sverrò" disse prontamente il ragazzo,
facendola ridere. "Non ho mai negato che il grosso del lavoro dobbiate
sorbirvelo voi donne in quella particolare circostanza… E siccome io sono un
uomo, vorrà dire che non scoprirò mai se sono in grado o meno di sopportare le
‘dolorose contrazioni uterine che accompagnano l’espulsione dal grembo materno
di un bambino’, giusto?".
Melanie scosse il capo, avvolgendo il
ghiaccio in un fazzoletto e sistemandoglielo poi sotto l’occhio. "Che sciocco
che sei…". Studiò con aria dubbiosa il grosso livido violaceo che andava
allargandosi sulla guancia del Malandrino. "Sei sicuro di non voler andare in
Infermeria? Madama Chips te lo sistemerebbe in un secondo…".
"Se vado da Madama Chips le dovrò anche
spiegare come me lo sono fatto e non voglio mettere Sirius nei guai… È solo un
livido, non morirò!".
"Un livido bello grosso" osservò Melanie. "E
che cosa dirai quando la gente di dirà come te lo sei fatto?".
"Che James e Sirius hanno lasciato una
saponetta sul pavimento del dormitorio, io ci sono scivolato sopra e la mia
faccia ha conosciuto intimamente la maniglia della porta".
"E per te qualcuno ci crederà?" chiese la
ragazza scettica. "Sembra una scusa fatta a stampino per giustificare lividi e
cose del genere… E hai anche un bernoccolo grande come una casa sulla
nuca…".
"Nessuno lo noterà: grazie a Merlino, non
sono calvo e non ho fidanzate che potrebbero passarmi le dita tra i capelli,
perciò…".
"D’accordo, questa te la passo, ma nessuno
crederà che hai sbattuto contro un muro!".
"Se non mi crederanno sarà un problema loro"
dichiarò Remus con una smorfia di dolore, togliendole di mano il ghiaccio e
sistemandoselo da solo. "Non voglio che Sirius abbia dei guai: se Silente o la
McGranitt scoprono che ha fatto a pugni, è la volta buona che viene
espulso!".
Melanie scosse il capo, evocando altro
ghiaccio da mettere sul bernoccolo. "Tu sei davvero troppo buono per essere
vero, Remus: confessa, da quale galassia vieni e perché sei venuto su questo
pianeta?".
Il ragazzo ridacchiò sommessamente. "Se te
lo dicessi, poi dovrei ucciderti, Mel, e mi dispiacerebbe molto… Sirius è mio
amico, anche se mi ha dato un pugno".
"Voi uomini e il vostro bisogno di battervi
i pugni sul petto in ogni momento" brontolò Melanie. "Perché non potete fare
come le persone civili e mettervi a discutere in modo decoroso, invece di
menarvi come cavernicoli?".
"Tecnicamente, io le ho prese e basta… Ah, è
freddo!".
Melanie gli aveva fatto scivolare un cubetto
di ghiaccio lungo il collo. "Così impari, scemotto…".
"È così che vuoi trattare i tuoi futuri
pazienti, Mel? Infilandogli il ghiaccio nel maglione?".
"E se non fai giudizio, la prossima volta te
lo infilerò nelle mutande!" lo minacciò la ragazza. "Come sai che voglio fare la
Guaritrice, tra parentesi?".
"Me l’ha detto Dora. Ma non chiedermi come
faccia lei a saperlo: penso che ormai quella bambina possa scrivere un trattato
sulle nostre vite…".
"Vita, morte e miracoli di una banda di
studenti scapestrati… Avrebbe un grande successo!".
"Già, sperando che sia sopravvissuta alle
abili mani di James… Sarei davvero curioso di sapere cosa si sono detti lui e
Sirius…".
"Beh, probabilmente te lo riferirà la tua
piccola spia, no?" scherzò Melanie. "Perché tu invece non mi dici com’è andata
con Sirius? Oserei dire non bene…".
"No, infatti". Remus scosse il capo,
abbattuto. "Io penso che ci sia arrivato. Anzi ne sono sicuro, ma come avevo
immaginato sta negando i suoi sentimenti… Di certo a quest’ora sarà a prendere a
testate qualche muro, se James non l’ha già trovato… Non lo so… Secondo me,
dovresti andare a parlarci tu".
A Melanie sfuggì il ghiaccio di mano.
"I-i-o?" balbettò. "Oh no, no, no…".
"Mel, arrivati a questo punto sei l’unica
che potrebbe farlo ragionare…".
"No, no, no" continuò a ripetere Melanie,
scuotendo furiosamente il capo. "È una pessima, pessima idea… Non posso farlo,
no, no, no…".
"Ma perché devi sempre rispondere così
quando ti faccio una proposta?" domandò sorridendo Remus.
Anche la ragazza ridacchiò, rendendosi conto
che quella mattina aveva reagito allo stesso modo quando Remus le aveva chiesto
di ‘uscire’. "Ma questo è diverso, Remus! Io non posso farlo, non ci riuscirei
mai a parlargli di questo…".
"Sì che puoi" la incoraggiò il ragazzo,
voltandosi verso di lei. "Lo sappiamo che puoi farlo: non è difficile come può
sembrare…".
"E tu come fai a saperlo?" domandò Melanie,
fissando con insistenza le venature nel legno del banco.
"Perché io so bene cosa vuol dire cercare di
condividere con qualcuno a cui vuoi bene un grande oscuro segreto e avere paura
della sua reazione…".
Melanie alzò lo sguardo, sorpresa. "Di
cosa…".
"Un’altra volta" fu la secca risposta.
"Ascolta quello che ti dico adesso: vai da Sirius e digli tutto quello che provi
per lui. È l’unica cosa che lo può smuovere, arrivati a questo
punto…".
"Ma io non credo di…".
"Tu puoi farlo, fidati di me… Vai da lui e
digli tutta la verità".
"Dici?".
"Dico, dico".
Melanie rifletté tra sé, mordendosi il
labbro inferiore. In fondo quel giorno aveva fatto cose più pazze di quella: era
uscita con Remus Lupin, aveva scherzato con lui, l’aveva stracciato a poker… Per
le sottane di Circe, ci aveva perfino flirtato un po’, che cosa poteva essere
andare a dichiarare il suo amore a Sirius in confronto?
"Hai ragione" dichiarò, saltando in piedi.
"Vado subito a cercarlo…".
"Brava bimba" approvò Remus. "Lasciami il
ghiaccio, però…".
Melanie annuì, mettendoglielo in mano.
"Augurami in bocca al lupo…".
"Interessante scelta di parole" osservò
Remus, guadagnandosi un’occhiata perplessa. Le fece cenno di lasciar perdere,
sdraiandosi poi sul banco e chiudendo gli occhi. "Ah, ecco, così va meglio… Se
non mi vedo entro stasera…".
"… Manderò una squadra di soccorso a
cercarti, capito. Buon pisolino, allora".
"In bocca al lupo, bimba".
"Crepi".
Si voltò e uscì; percorse almeno un paio di
corridoi alla cieca, prima di realizzare che non aveva idea di dove trovare
Sirius.
Sarà anche a sbattere la testa contro un
muro, ma questo posto è strapieno di muri… Perché quando cerchi qualcuno non lo
trovi mai e invece quando non lo cerchi c’è l’hai sempre tra i piedi?,
si chiese vagamente, ripensando a tutte le
situazioni più o meno imbarazzati che lei e Sirius avevano diviso in quei
giorni, da quando lei l’aveva aiutato con quel celeberrimo compito di Pozioni:
quando aveva salvato Dora dalla Foresta Proibita, quando si erano quasi baciati
in Infermeria, Dora che la faceva volare per le scale, Pix che la ricopriva di
inchiostro, lei che si prendeva a librate in testa… Morgana, Circe e Viviana, possibile che sia tutto successo
in poco meno di due settimane? Ne sono cambiate di cose in così poco
tempo…
Alla fine si risolse a provare a cercarlo
nel posto più logico, ossia la torre di Grifondoro e nella peggiore delle
ipotesi aspettarlo finché non fosse tornato: in fondo, presto o tardi sarebbe
dovuto andare a dormire, no?
Arrivarono davanti al ritratto della Signora
Grassa proprio nello stesso istante, per il capriccio di chissà quale oscura
divinità…
"Sirius!" esclamò la ragazza, mentre al
vederlo, sentiva già tutta la sua decisione dileguarsi come neve al
sole.
"Mel!" le fece eco lui, visibilmente a
disagio.
L’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel
momento era parlare con la causa di tutti i suoi dubbi: era più che certo che
una conversazione con Melanie Griffith avrebbe solo peggiorato la situazione.
"Stavi andando…".
"No, veramente stavo cercando te" lo
interruppe Melanie, mentre in testa le si formava il famigliare vuoto. E
adesso che gli dico, che gli dico, che gli dico? Avrei potuto far bere della
Pozione Polisucco a Remus e mandare lui al mio posto: avrei dovuto supplicarlo
un po’, ma poco ma sicuro alla fine l’avrei convinto.
"Ah" fu tutto quello che Sirius riuscì a
dire, grattandosi la nuca. "Se sei venuta per il pugno che ho mollato al tuo
fidanzato, mi dispiace".
"Remus non è il mio fidanzato, Sirius, e fai
molto bene a dispiacerti…".
"Non è il tuo fidanzato?" ripeté Sirius
incredulo e speranzoso. "E allora cos’è, scusa?".
"Nulla. Cioè, è solo un amico, nulla più che
un amico…". Melanie lo guardò. "Ma non l’hai capito? Io e Remus abbiamo fatto
solo finta… Per farti ingelosire". Ecco, stupide guance, non arrossite, non
arrossite, non… Ma che lo dico a fare?
Sirius non poteva credere a quello che
Melanie gli aveva appena detto: lei e Remus avevano fatto solo finta? Aveva dato
in scalmane e picchiato uno dei suoi migliori amici per niente? Remus,
pensò con una punta di stizza. Era tutto un suo piano diabolico… I suoi
libri faranno una brutta fine per questo. Non ci poteva credere: ci era
cascato con tutte le scarpe. Aveva letteralmente fatto una tempesta in un
bicchiere d’acqua. E per cosa? Per capire di essere innamorato della ragazza che
in quel momento gli stava di fronte? Ma quello era ridicolo, lui non era affatto
innamorato di Melanie…
Sì, credici, lo rimbeccò la Remus-entità che viveva nella sua testa.
Pensi che se continui a ripetertelo, finirà col
diventare reale? Perché non lo ammetti?
Taci Remus o userò i tuoi preziosi libri
come carta igienica!
E così io sarò senza libri e tu sarai
comunque innamorato di Melanie, ciccio bello!
Non chiamarmi ciccio bello e esci dalla mia
testa!
Melanie nel frattempo stava combattendo con
il suo stomaco attorcigliato e il suo cuore che batteva a velocità doppia. Da
una parte c’era il suo istinto di autoconservazione che le stava intimando a
gran voce di andarsene prima di fare l’ennesima figuraccia e dall’altra c’era la
voce di Remus che continuava a pungolarla. Sappiamo
che puoi farlo: non è difficile come può sembrare…
Oh sì che lo è: che cappero gli dico? Io non
ci riesco… Ora me ne vado!
Ferma lì, tu! Ora aprirai la tua bella
boccuccia e dirai a Sirius tutto quello che provi per lui, hai capito? Ne ho
piene le tasche di voi due e i vostri complessi!
Ma io…
Non parlare con me, Mel, ma con lui! Prima
vi dichiarate, prima potrò tornare al mio pisolino! Parla, ora!
Melanie prese un bel respiro. "Sirius?"
chiamò. Il ragazzo alzò lo sguardo verso di lei: sembrava in preda di conflitti
interiori non meno complicati dei suoi. "Io devo dirti una cosa…".
"Che cosa?".
Melanie esitò. Sono ancora in tempo a
scappare, poi non potrei più guardarlo in faccia, però… Avanti Griffith, dov’è
la tua spina dorsale? Diglielo e basta: poi starai meglio! Forza, diglielo,
diglielo, diglielo…
"Io…" cominciò, solo per perdere subito la
voce.
"Tu?" ripeté Sirius,
perplesso.
Avanti, tutto d’un fiato, come un
cerotto!
"Io… Credo di essermi innamorata di te,
Sirius".
LYRAPOTTER’S CORNER
Ok, vi ho fatto macerare nella smaniosa
attesa a sufficienza, alla fine mi sono risolta ad ascoltare la mia coscienza e
soddisfare la vostra curiosità prima che capitasse qualche implosione di massa…
Però, devo dire che sono stata brava: ho fatto accapigliare Lily e la Parker,
menare Remus da Sirius, far venire i sensi di colpa a Dora e litigare un pochino
la fortunata coppia (leggasi James e Sirius), tutto in un capitolo solo,
accidenti, mi faccio quasi schifo da sola… Dite la verità, pensavate tutte che
James sarebbe morto tra atroci sofferenze, vero? Ma avreste dovuto immaginare
che Lily conosceva i suoi polli troppo bene (o dovrei dire oche?). Comunque, per
la gioia di tutti voi, credo, la Parker dovrebbe uscire di scena a questo punto:
non sono più previste sue partecipazioni, se non brevissime, perciò salutiamola
sola, sconfitta e umiliata.
In secondo luogo, so che questo finale di
capitolo è quasi più bastardo del precedente, ma voglio specificare che stavolta
è una cosa voluta, semplicemente non resistevo alla tentazione (sì, sono
malvagia!!!!!!). Comunque, per evitare doppie e triple sincopi da parti di voi
lettori, vi faccio una piccola rivelazione (per stavolta gratis, dalla prossima
pagate): quello che tutti state aspettando più o meno da venti capitoli a questa
parte avverrà nel prossimo capitolo, anche a costo di farlo lungo trenta
pagine!!!!!!! Abbiate ancora un po’ di pazienza, ce l’abbiamo quasi
fatta…
Ringraziamenti time:
malandrina4ever, non ti preoccupare, ho una sorella anch’io che si arrabbia quando
monopolizzo il computer, quindi capisco perfettamente!!!! Sirius è esploso ed è
esploso con molta violenza!!!! E per fortuna di James, Lily non è così ingenua
da credere che avrebbe baciato la Parker di sua volontà!!!!
_Polla_, ah, quanto è vero… Beh, fa i
conti, in quella scuola vivranno qualche centinaio di studenti, tutti pettegoli
e curiosi come lavandaie: i pettegolezzi non possono che girare
veloci!!!!!!!
LadyMorgan, Silvia Beta, ben arrivata!!!!! La cara Parker è un’oca, su questo
siamo tutte concordi ormai, e le oche non possono essere originali per una legge
naturale: se Claire era furba, sarebbe riuscita a prendersi sul serio James,
Harry avrebbe avuto il Q.I. di una lampadina fulminata e la storia sarebbe
finita prima di cominciare perché primo, Pitonuccio caro non era mica innamorato
dell’oca, secondo, davanti a tanta bruttezza, Voldemort si sarebbe spaventato a
morte e sarebbe scappato urlando e terzo James per pietà verso quel povero
figlio cerebroleso l’avrebbe soffocato nella culla e sarebbe finito in galera
per infanticidio, con Remus e Sirius a portargli le arance una volta a settimana
e a ripetergli "te l’avevo detto che era una pessima idea sposare quella là!",
mentre Lily si sarebbe data ad alcool e droga per la disperazione…
Quindi, in sostanza, è molto meglio che Claire sia stupida, James un povero
sfortunato imbrigliato in liti tra gatte e Lily furba
Non ci sei andata lontano con la canasta,
hai visto? Ho optato sul poker perché conosco di più le regole, ma le carte
c’erano… Lietissima di averti fatto divertire, chissà quanto avrai goduto nel
vedere Sirius rosicare come un matto in questo capitolo… Povero, l’ho pure
complessato oltre a tutto il resto!!!!! A presto, Silvia Alfa // perché se la
prima viene bene, la seconda è meglio!!!!
Iva27, solo
quattro giorni, è stato abbastanza presto? E ti tocca decidere tra Lily VS
Parker e Sirius VS Remus… allora, chi scegli?
Alohomora, anche stavolta vi mollo sul più bello, così sarete tutti costretti
a leggere il prossimo per sapere come finisce… Bwuaaaaa, la mia stessa malvagità
mi sorprende!!!! Credo che nessuno si aspetti che Dora e Remus possano diventare
marito e moglie un giorno (tranne Dora, forse, lei ha già progettato tutto
quanto per benino!!!!!) e per quanto riguarda le svegliate dei vari Malandrini,
per Sirius siamo a tanto così, Remus invece potrebbe rivelarci qualche
sorpresina prima della fine (ma io non ti ho detto niente, eh?). Alla
prossima!!!!
Julia Weasley, e te credo, siete rimasti tutti sconvolti, ma mentirei se dicessi
che quello non era il mio scopo fin dal principio… Stavolta, Lily e Claire sono
venute pure alle mani, ma ormai si era capito: Lily se c’è di mezzo James non
vede più in faccia nessuno, parte e basta!!!! Sirius ha dato cordialmente di
matto, poveretto…
Dafny, alla
fine Lily ha fatto anche di meglio che stamparle uno schiaffo, l’ha scotennata…
O meglio, ci ha provato, solo che James si è messo in mezzo!!!!!
NemoTheNameless, Remus ha il cuore tenero, per fortuna degli altri Malandrini,
perché sono sicura che se si mettesse d’impegno, farebbe tremare la
scuola!!!!!!
_Mary, beh quanti James conosci? Lo
so che sono crudele e la cosa mi diverte tanto, ih, ih, ih!!!!! Brava, potresti
prendere il posto della Cooman, perché ci hai azzeccato su tutta la linea: Lily,
la salta lenzuola e lotta nel fango, si vendono striscioni e spille!!!!!! Spero
che ci siano stati spargimenti di sangue a sufficienza per soddisfare la tua
vena sanguinaria…
hermy101, anche Lily e Alice erano ridotte tipo Urlo di Munch, forse perfino
peggio… E poi Lily è diventata l’Idra di Lerna!!!! ancora Sirius geloso qua, dal
prossimo si cambia…
DevilJina, ma
certo che è colpa di Barbie! Povero James, lui si ritrova sempre in mezzo anche
se non fa mai niente!!!!! Sirius è partito in quarta come hai potuto vedere: le
mani gli sono bastate per far valere le sue ragioni!!!!
MsMontana, tutti odiano Claire, sei in buona compagnia, ma ha finalmente
ricevuto quello che si meritava!!!!
Per concludere, grazie come sempre a Laura, sta per
succedere, sta per succedere, abbi fede!!!! Piaciuta l’idea malvagia?
Vi avviso, è probabile che gli aggiornamenti tornino a
essere più incostanti tra breve: il mio tempo libero illimitato è ormai agli
sgoccioli, comincio l’università in capo a un paio di settimane, perciò poi avrò
altro per la testa!!!! Almeno il prossimo però dovrebbe arrivare abbastanza in
fretta!!!!!
A presto,
bacibaci!!!!!
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Capitolo 22 *** Capitolo XXI ***
Dedico questo capitolo a DevilJina,
Iva27, _Mary, evelyn_cla, hermy101, malandrina4ever, Alohomora, Julia Weasley,
LadyMorgan e Laura, i 10 angeli che mi hanno offerto il loro sostegno
in questi oscuri mesi di blocco dell’autore: grazie, ragazze!
BABYSITTER PER
CASO
CAPITOLO XXI
Gli amici se sapessero, che sono proprio
io
pensare che credevano che fossi quasi un
Dio
perché non mi fermavo mai
nessuna storia inutile.
uccidersi d'amore ma per chi.
Lo sai all'improvviso, sei arrivata
tu
non so chi l'ha deciso, m'hai preso sempre
più
una quotidiana guerra, con la
razionalità
ma va bene pur che serva, per farmi uscire…
(*)
Sirius Black si era sempre ritenuto un tipo
difficile da impressionare. Fin da bambino e a maggior ragione da adolescente,
ben poche cose avevano avuto il potere di sconvolgerlo: aveva una soglia della
meraviglia decisamente al di sopra della media, che lo portava ad accettare con
relativa noncuranza e molta calma anche notizie che persone normali avrebbero
accolto come minimo con qualche minuto di riflessione.
Tanto per fare un esempio, quando al secondo
anno avevano scoperto il segreto di Remus, il suo primo commento era stato
qualcosa come "Senti, ma hai mai mangiato una mucca intera? Perché su uno dei
libri che abbiamo letto, c’era scritto che durante la luna piena un lupo mannaro
può sbranare anche una mucca intera…". Commento che gli aveva guadagnato risate,
sbuffi esasperati e un bernoccolo in piena fronte quando Remus gli tirò contro
il suo libro di Trasfigurazione. Ed è meglio soprassedere sulle battute a doppio
senso sui cicli mensili con cui l’aveva tormentato per i successivi… Beh,
effettivamente, ancora adesso si divertiva a tormentarlo con quelle battutine
idiote qualche volta, ma era troppo divertente vederlo dare in
scalmane!
Ora, vi chiederete voi, cosa potrà mai
sconvolgere un ragazzo che, scoprendo che uno dei suoi migliori amici è un
licantropo, gli chiede come prima cosa se si sia mai mangiato una mucca
intera?
Nel caso specifico di Sirius, erano state
sufficienti sei magiche e all’apparenza insignificanti paroline, che però messe
tutte insieme in una frase compiuta avevano avuto un effetto quasi esplosivo:
credo di essermi innamorata di te.
Seguite dal più pesante, cupo, orribile
silenzio imbarazzato che Sirius avesse mai vissuto. Lui e Melanie dovevano
essere rimasti impalati davanti al ritratto della Signora Grassa per qualcosa
come cinque eterni minuti, mentre la ragazza aspettava ansiosamente una sua
reazione. Una qualunque reazione, anche la più violenta o
pusillanime.
Probabilmente perfino mettersi a ridere
dicendole che nemmeno in mille anni si sarebbe mai potuto innamorare di lei
sarebbe stata una reazione migliore di quella che aveva effettivamente
avuto!
Invece tutto quello che Sirius era stato
capace di fare era stato rimanere più muto di una tomba a guardarla con lo
stesso sguardo che avrebbe avuto se fosse apparso il demonio in persona in quel
corridoio a dichiarargli sempiterno amore. Perfino quando Melanie aveva fatto
qualche debole tentativo di spronarlo a parlare, lui se n’era rimasto
agghiacciato sul posto, con la Remus-entità che gli strillava improperi nelle
orecchie e cercava di prendere il possesso delle sue corde vocali. Peccato che
la Remus-entità fosse confinata in qualche remoto angolo del suo cervello,
fastidiosa certo, ma senza dubbio impotente!
Non è che non volesse dire qualcosa, nella
sua testa si erano accavallate come minimo diecimila risposte diverse, ma ogni
volta che provava ad aprire bocca e dire qualcosa, si scopriva totalmente
incapace di farlo. Riusciva a malapena a ragionare, figurati articolare ad alta
voce una risposta coerente!
Così, per la prima volta nella sua vita
Sirius Black aveva scoperto cosa implicava l’espressione ‘panico totale’: la
completa, assoluta incapacità di fare, dire, perfino pensare alcunché! Negli
anni a venire, avrebbe imparato ad associare quella particolare e odiosa
sensazione al nome di Melanie, visto che la ragazza avrebbe conservato anche nel
futuro la capacità di mandarlo nel pallone più totale, impresa impossibile
praticamente per chiunque altro… Ma qui stiamo uscendo di seminato e saltando
diverse tappe fondamentali, torniamo alla nostra storia!
Melanie aveva atteso con impazienza e
terrore crescente che Sirius facesse o dicesse qualcosa, finché si era arresa al
fatto che non avrebbe ottenuto nulla di più di quel silenzio terrificato; allora
l’aveva salutato con un mortificato "Beh, sai dove trovarmi…" e si era eclissata
nella loro Sala Comune, con il non dichiarato intento di recuperare una pala e
andare a seppellirsi nell’orto delle zucche di Hagrid!
Sirius capiva perfettamente che farla andare
via era la cosa più stupida che potesse fare o che se non proprio la prima,
rientrava almeno nella top ten, anche senza l’ausilio della Remus-entità, che
non faceva altro che strillare "fermala, fermala, fermala", in modo che era
perfino più irritante del Remus in carne ed ossa… E Sirius avrebbe voluto
fermarla, l’avrebbe voluto sul serio, ma come non era stato capace di parlare,
non era nemmeno riuscito a fare l’elementare gesto di allungare la manina e
trattenerla per il braccio…
Ebbene sì, Sirius Black poteva andarsene a
zonzo con un lupo mannaro ogni plenilunio che Merlino mandava in terra con la
stessa nonchalance con cui Dora sarebbe potuta andare a raccogliere margherite
in un prato fiorito, ma bastavano sei innocenti parole per mandarlo quasi in
iperventilazione da panico…
Quando alla fine si era ripreso abbastanza
sotto gli improperi della Remus-entità, che lo stava definendo con dei termini
piuttosto forti e anche fantasiosi che il Remus vero non avrebbe mai usato, si
era diretto in uno stato che rasentava il sonnambulismo nel suo dormitorio, dove
tuttora si trovava, sdraiato sul pavimento a pancia in su, impegnato nella
proficua attività di lanciare per aria una pallina rimbalzate arrivata da chissà
dove e riacchiapparla al volo… Il suo istinto di autoconservazione gli suggeriva
che a fare quel gioco idiota sdraiato avrebbe finito con il centrarsi il naso,
ma Sirius era troppo preso da altri pensieri per preoccuparsi anche di questo:
versava in una sottospecie di stato semiconfusionale, cercando disperatamente di
dare un senso logico a tutti gli eventi che si erano succeduti nell’arco di
poche ore, con risultati tutt’altro che soddisfacenti, e quel gioco idiota
l’aiutava a rilassarsi o quanto meno a concentrare su qualcos’altro il nervoso
che sentiva addosso!
Fu in quella posizione e in uno stato non
molto migliore che James lo trovò quasi un’ora dopo. Il povero ragazzo aveva
brancolato come un’anima in pena per tutto il castello alla disperata ricerca
dell’amico prima che quest’ultimo commettesse qualche cretinata… Ricerca che era
risultata completamente infruttuosa: vi sfido a trovare qualcuno da soli in
quell’immenso maniero che è Hogwarts… James aveva chiesto aiuto a Peter, ma
anche in due non erano riuscita a cavare un ragno dal buco. Così alla fine,
James aveva cominciato a pensare che forse Sirius aveva abbandonato gli istinti
omicidi ed era uscito dal castello, magari per andare a nascondersi alla
Stamberga Strillante o morire assiderato, considerato il tempo da lupi che c’era
fuori…
In ambedue i casi, una volta che aveva preso
forma, questo pensiero si era rivelato impossibile da ignorare, così James, da
migliore amico qual era, stava tornando nel suo dormitorio per recuperare
mantello e sciarpa e addentrarsi nella tormenta, per quanto l’idea lo
entusiasmasse ben poco.
Immaginate il suo sollievo e la sua sorpresa
quando, entrando nella sua stanza, trovò Sirius mollemente abbandonato sul
pavimento che faceva rimbalzare una pallina contro il soffitto e la
riacchiappava al volo con aria meditabonda.
"Padfoot!" esclamò al vederlo. "Ti ho
cercato dappertutto!".
"Beh, mi hai trovato" fu l’asciutto commento
di Sirius, senza distogliere un secondo gli occhi dalla pallina.
Perplesso, James seguì con gli occhi
l’oggetto andare su e giù, chiedendosi il perché di quel tono freddo. "Che cosa
fai?" domandò.
Sirius afferrò la pallina al volo e si tirò
parzialmente su, facendo peso sui gomiti. "Ok, non mi sento di nascondertelo
ulteriormente, James: sto lanciando questa pallina per aria, scommettendo con me
stesso su quanto tempo impiegherò prima di spiaccicarmi il naso.
Contento?".
Senza aggiungere altro, ritornò alla sua
posizione originaria e riprese il suo dilettevole passatempo, ignorando
completamente l’amico, il quale per contro cercava di capire cosa passasse per
la testa del suo migliore amico. "Ma ce l’hai con me?" chiese, basito. "Per
quello che ci siamo detti prima? E guardami quando ti parlo,
maledizione!".
Allungò la mano e afferrò la pallina a
mezz’aria, forte dei suoi riflessi da Cercatore. "Ma dove l’hai presa?" fece,
fissandola con aria perplessa.
"In giro" rispose Sirius, indicando vago la
stanza. "Ora me la puoi ridare?".
"Non te la ridò finché non mi avrai
risposto… Ce l’hai con me per quello che è successo prima?".
Sirius sbuffò con aria contrariata,
distogliendo lo sguardo e rifiutandosi di rispondere. Al che James sbuffò con
aria ancora più contrariata: non era bravo lui a gestire le crisi esistenziali
di quella testa di rapa, lui e Sirius avevano in comune quella che carinamente
veniva definita "sensibilità da paracarro", era Remus l’addetto a quel campo…
Peccato che in quella particolare circostanza Remus fosse parte integrante del
problema!
"Sirius, per favore, non renderla ancora più
complicata… Mi basta un sì o un no". Si avvicinò e si sedette a fianco
dell’amico aspettando una risposta.
"Ho dato un pugno a Remus" esordì Sirius,
senza il benché minimo nesso logico con la domanda appena postagli.
James inarcò talmente tanto il sopracciglio
che quasi diventò parte dei capelli: chi capiva come funzionava la mente di
Sirius Black era davvero bravo… "Hai dato un pugno a Remus?" ripeté. "Remus John
Lupin? Quel Remus? Il nostro Remus?".
"Quanti Remus conosci, scusa?" sbuffò
Sirius. "Sì, il nostro Remus".
James sospirò, passandosi una mano tra i
capelli in un gesto stanco. "Sei un idiota".
"Lo so".
"Lo sai?".
"Lo so".
"No, tu non lo sai!" sbottò James, in uno
scatto irritato. "Non ti sto dando dell’idiota solo perché hai dato un pugno a
Remus…".
"Sì, lo so" ripeté per la terza
Sirius.
"Lo sai?". James non riuscì a nascondere lo
stupore: come diavolo faceva Sirius a saperlo?
"Lo so".
"Tu sai di cosa stiamo parlando,
vero?".
"Sì, lo so" confermò il ragazzo. "Questa
conversazione inizia a diventare monotematica… TU come fai a saperlo,
piuttosto?".
"Come fai TU a saperlo? Te l’ha detto Remus
prima o dopo il pugno?".
"Te l’ho chiesto prima io!".
"E io te l’ho chiesto per secondo, cosa
c’entra? Rispondi e basta!".
Sirius schioccò la lingua con una smorfia
contrariata. "Mel" mormorò scocciato. "E tu?".
"Dora".
Sirius alzò la testa talmente di scatto da
far schioccare le ossa del collo. "DORA?" ripeté. "Come diavolo faceva Dora a
saperlo?".
"Tu ti ricordi con chi quella piccola peste
ha passato ogni secondo del suo tempo da cinque giorni a questa parte, vero? Era
la piccola alleata di Remus in questo suo malvagio piano…".
"Cioè, fammi capire" disse Sirius, scuotendo
il capo, "Remus ci ha fregati tutti e due con il suo piano cervellotico, mi ha
fatto infuriare come una biscia, è riuscito nel suo intento ed ha usato una
bambina di quattro anni come copertura per non farsi beccare?".
James annuì. "Sì, direi che è una buona
ricostruzione della vicenda…".
"Abbiamo creato un mostro, Prongs" asserì
l’altro con cenno convinto del capo, lasciandosi cadere all’indietro. "Sei anni
fa, quando abbiamo accolto sotto la nostra ala quel ragazzino timido e spaurito,
non avrebbe nemmeno potuto pensarlo un piano del genere…".
"Già, non so nemmeno io se sentirmi molto
orgoglioso o molto spaventato da tutta questa storia…".
"Io so come si sentirebbe la McGranitt"
ridacchiò Sirius. "Sarebbe sconvolta e prenderebbe a strillarci contro che
abbiamo plagiato l’unica mela buona del cesto!".
Anche James rise, immaginandosi la scena…
Era una fortuna che Remus fosse così buono o probabilmente avrebbe potuto fare
le scarpe a tutti e due… "Un momento!" esclamò, realizzando all’improvviso un
particolare della massima importanza. "Tu l’ha saputo da… MELANIE? E quando hai
parlato con Melanie?".
Per tutta risposta, Sirius si voltò sul
fianco dandogli le spalle e chiudendosi modello riccio. "Non ne voglio parlare…"
borbottò.
"E no, caro mio" ribatté James,
strisciandogli attorno alla ricerca di un contatto visivo, impresa abbastanza
complicata visto che mano a mano che lui si spostava anche Sirius girava su sé
stesso per evitare il suo sguardo. "Se pensi che mi arrenderò così facilmente,
sei fuori strada… Pensavo mi conoscessi meglio di così…".
In risposta ottenne solo un indistinto e
scocciato brontolio che poteva suonare vagamente come "fatti i fatti i tuoi,
Potter!". Ma James non era proprio il tipo che si arrendeva così facilmente.
Continuarono quello strano balletto con Sirius che girava su sé stesso e James
che gli andava dietro e gli sparava domande a bruciapelo nella speranza di
strappargli qualche parola, finché quest’ultimo non si stancò di quel gioco,
prese il toro per le corna e gli saltò sopra, sistemandosi cavalcioni e
bloccandogli le braccia con le mani. "Adesso parliamo" dichiarò, mettendosi
comodo.
"Non c’è niente di cui parlare…".
"Io invece dico che qualcosa c’è" ribadì
James. "E deve pure essere una cosa bella grossa visto che stai facendo lo
struzzo con me… Andiamo, Padfoot, non può essere più difficile che confessare a
mia madre di aver distrutto uno dei suoi preziosi soprammobili di
porcellana!".
Sirius non rispose, girando la testa di lato
per non doverlo guardare.
"Ok, se è così che vuoi metterla… Io posso
restare qui anche tutto il giorno" annunciò James. "Non ho niente da fare,
tanto… Allora, me lo dici o no che ti prende? Nelle ultime ventiquattro ore hai
avuto più sbalzi d’umore tu di una donna incinta!".
"Non è niente, James, smettila di
impicciarti dei fatti miei!".
"Ma che razza di migliore amico sono se non
posso nemmeno impicciarmi un po’…" ridacchiò l’altro. Poi assunse un’espressione
pensosa. "Però, se fai tanto il riottoso deve essere grossa sul serio… Ok, ci
arriveremo per gradi, che ne dici? Che cosa è successo quando tu e Remus vi
siete menati?".
"Non ci siamo menati: gli ho solo dato un
pugno…".
"Ok, cosa è successo quando tu, molto
stupidamente, hai menato Moony?".
"Ma niente!" protestò Sirius. "Che cosa
dovrebbe essere successo?".
"Boh, non lo so, sto andando per tentativi:
per essere così sconvolto, deve pur esserti successo qualcosa… Tra parentesi,
perché gli hai dato un pugno?".
Silenzio ostinato.
"Ok, lasciamo perdere, tanto io lo so già
perché gli hai dato quel pugno, volevo solo vedere se riuscivo a fartelo dire,
una buona volta!".
"Io non devo dire proprio niente" si impuntò
Sirius, senza per altro suonare particolarmente convincente. "Perché siete tutti
convinti che io debba dire qualcosa?".
"Perché io ti conosco come e meglio delle
mie tasche e alla luce del nostro alterco di questo pomeriggio, di quello che è
successo con Remus e presumibilmente con Melanie e di come stai adesso, posso
facilmente arrivare ad immaginare il conflitto interiore che sta affannando il
tuo cervellino contorto…".
"E allora illuminami, o sommo e potente" lo
rimbeccò con aria sarcastica Sirius. "Dimmelo tu cosa sta
succedendo!".
"Eh, no, non è così facile, gioia… Ci devi
arrivare da solo o non lo ammetterai mai… Torniamo a noi: per motivi al momento
ancora ignoti, hai picchiato Remus… Poi suppongo che tu e Melanie vi siate
incrociati da qualche parte, lei ti ha spiegato l’inganno e poi deve essere
successo ciò che ti ha ridotto in questo stato… Ci sono andato
vicino?".
Sirius fece uno strano cenno col capo, come
se contemporaneamente avesse voluto dire di sì e di no.
"Ok, lo prendo per un sì" commentò James.
"Che cosa ha detto o fatto Melanie per sconvolgerti a questo punto?".
"Lei…".
"Sì?".
"Lei…".
"Sì?".
Seguì una serie di farfugli assolutamente
incomprensibili. James corrugò la fronte, certo che la chiave del dilemma fosse
da qualche parte tra quei mugugni. "Scusa potresti ripetere? Non ho afferrato la
prima parte, l’ultima o quello che sta nel mezzo…".
"Lei ha detto che mmfpsfpmsm…".
"Ok, stiamo facendo qualche passo avanti…
Mel ti ha detto che…".
Sirius sbuffò per l’ennesima volta, poi con
un tono di voce che avrebbe potuto essere captato solo da un pipistrello disse:
"Ha detto che crede di essersi innamorata di me".
James non era un pipistrello, ma,
sfortunatamente per lui, era comunque abbastanza vicino da poter afferrare il
senso generale di quella confessione forzata. "CHE COSA?!" gridò con un
sobbalzo. "Che cosa ha detto?".
"Mi hai appena spappolato la milza, idiota!"
li rimbeccò Sirius.
"Sì, te ne comprerò una nuova… Che cosa ti
ha detto Melanie?".
"Ma l’hai sentito!" protestò l’altro.
"Perché vuoi farmelo ripetere?".
"Giusto, una volta basta e avanza… E tu che
hai fatto?".
"Niente".
"Niente?" ripeté James. "Che vuol dire
‘niente’?".
"Vuol dire che non ho fatto niente, Prongs:
lei mi ha detto che mi ama e tutto quello che sono stato capace di fare io è
stato rimanere lì a fissarla come un imbecille!".
Per un lungo minuto, James non fu in grado
di dire nulla, mentre rielaborava l’immagine che Sirius gli aveva appena
proposta e ne ricavava le possibili catastrofiche conseguenze. "Sei un idiota!"
esplose alla fine. "Sei ancora più idiota di quanto credessi fosse umanamente
possibile… Come fai a restare zitto quando una persona rivela di amarti, specie
se la ricambi, come nel tuo caso?".
"Io non…".
"Oh, smettila di negarlo, lo sappiamo tutti
e due che sei cotto come una pera!" lo interruppe James. "Altrimenti spiegami
perché saresti andato a picchiare Remus e avresti fatto quelle scenate di
gelosia pazzesca…".
Siccome Sirius si rifiutò di commentare,
James riprese: "Allora, me lo dici o no che ti è preso?".
"Io… io non lo so!" sbottò Sirius. "Lei era
lì che mi diceva quelle cose e io… non lo so… mi ha preso il panico, non
riuscivo a dire o fare niente… Merlino, che idiota che sono!".
Prese a picchiare la testa contro il
pavimento stringendosela tra le mani finché James non lo fermò, tornando a
sedersi al suo fianco: ora che il ghiaccio era rotto, era più che certo che
Sirius avrebbe sciorinato tutto senza ulteriori resistenze. "L’autolesionismo
non ti farà stare meglio" gli disse. "E parlo per esperienza personale: c’è un
punto in quel muro che ormai ha l’esatta forma della mia testa tante sono le
volte che ce l’ho sbattuta contro per dimenticare Lily… E indovina un po’? Non
ha mai funzionato!".
Sirius si bloccò. "Sono due cose
completamente diverse…".
"Vero" concordò James con un cenno del capo.
"Lily mi detestava o faceva credere di detestarmi… Invece Melanie praticamente
bacia già la terra su cui cammini e mi pare evidente che tu sei pronto a fare
altrettanto, perciò non vedo dove sia il problema…".
"IO sono il problema, James!".
James lo fissò con aria interrogativa un
paio di secondi, poi sbuffò, mettendosi a sghignazzare. "Ok, ammetto che Melanie
dovrebbe rivedere i suoi gusti in fatto di uomini, ma dai, in fondo non sei mica
così male!".
Sirius si tirò a sedere e gli mollò uno
scappellotto. "Scemo… Io sto parlando seriamente".
"Ok, parliamone seriamente". James si mise a
gambe incrociate e si stampò in faccia un’espressione che lui considerava da
grande saggio. "Sentiamo, mio giovane adepto, perché saresti tu il
problema?".
"Ah, lascia stare, tanto non puoi
capire…".
"Io VOGLIO capire, Padfoot" lo corresse
James cercando di mantenere un tono paziente. "Davvero voglio capire, ma devo
strapparti le parole con le tenaglie… Non sono ancora diventato telepatico,
sai!".
Sirius ridacchiò appena, tornando serio di
botto. "È solo che… Non so nemmeno io come spiegartelo… James, da quanto mi
conosci?".
"Approssimativamente? Primo settembre 1971,
ore 11 e 17 minuti, secondo più, secondo meno…".
"Beh, converrai che è un sacco di tempo… E
in tutto questo tempo, in quanti rapporti seri mi hai visto
impegnato?".
James finse di pensarci sopra. "Vediamo…
Facendo due conti, direi, così a occhio e croce… Nessuno".
"E questo cosa ti suggerisce?".
"Ehm…". Stavolta il ragazzo ebbe qualche
difficoltà in più a trovare la risposta. "Che non avevi ancora trovato la
ragazza giusta?".
"Non l’ho mai nemmeno cercata la ragazza
giusta, Prongs, dimmi tu come facevo a trovarla! Io non sono capace di
impegnarmi e lo sai anche tu!".
"Finché non avessi trovato la ragazza
giusta" lo corresse James con aria incoraggiante.
"Io non la voglio la ragazza giusta! Non so
nemmeno se esiste una ragazza giusta per me e anche se esistesse probabilmente
non funzionerebbe lo stesso!".
"Oh, quanto sei catastrofico! Io dico che la
tua anima gemella ti sta proprio sotto il naso: è l’unica ragazza che, malgrado
abbia una cotta per te più o meno dai tempi di Re Artù e Mago Merlino, non ci ha
mai provato con te e che ti ha confessato i suoi sentimenti non più tardi di un
paio d’ore fa! E i fatti delle ultime ventiquattro ore ne sono la
prova!".
"Io non credo, James" negò Sirius, scuotendo
il capo. "Non credo che io e Melanie potremmo stare insieme…".
"E perché?" domandò James con aria
perplessa, pur avendo una chiara idea di dove quella conversazione stesse
andando a parare.
"Perché, perché… Perché stiamo parlando di
me, ecco perché!".
"Ah, giusto, dimenticavo che tu sei
l’anticristo…" commentò James, ridacchiando.
Sirius cercò di tirargli una sberla, ma
l’altro lo schivò abbassando la testa. "La smetti? Io sto facendo un discorso
serio!".
"E io so cercando di sdrammatizzare per
farti capire l’assurdità della situazione… Spiegami perché sarebbe un problema
se tu e Mel vi metteste insieme, forza…".
"Anche se mi mettessi sul serio con Melanie,
questo presunto ‘amore’, come tutti vi ostinate a chiamarlo, che proverei per
lei, quanto durerebbe, secondo te? Un paio di settimane, un paio di mesi? E alla
fine, manderei tutto in malora come mio solito e la farei solo
soffrire!".
James rifletté qualche secondo, nel
tentativo di dare fondo al poco tatto che aveva e dare un risposta
soddisfacente. "Senti, Padfoot, tu parli già come se tutto fosse destinato a
finire male… E non ti azzardare ad interrompermi" lo ammonì, vedendo che Sirius
apriva la bocca per parlare. "E se invece finisse bene? Tu ti ostini a negarlo,
ma quello che provi per Melanie è amore, lo provano tutte le paranoie che ti
stai tirando, l’attacco di folle gelosia che ti ha portato a pestare Remus,
senza contare la crisi di panico…".
"E tu come fai a dire che è sul serio
amore?" sbottò Sirius senza più riuscire a trattenersi. "Cosa ti fa credere che
non sia che so… un’infatuazione bella forte? Quando mai mi sono innamorato io?
Che ne so dell’amore?".
"Non esiste un manuale per le istruzioni"
protestò James. "O delle linee canoniche che uno può seguire… L’unica cosa che
può fare in questi casi è seguire l’istinto…".
"Beh, il mio istinto brancola nel buio
peggio di un cieco, Prongs, grazie tante!".
James sbuffò, sentendosi sul punto di
scoppiare per la frustrazione. Ci doveva pur essere il modo di far schiarire le
idee a quella testa di legno quanto bastava per farlo ragionare con un pizzico
di lucidità in più e fargli capire quello che per il resto del mondo era
lampante, cioè che Melanie era la donna della sua vita e avrebbe fatto meglio a
correre a baciarla.
Colto da improvvisa illuminazione, batté le
mani e si alzò, cominciando poi a strattonare Sirius per il braccio.
Quest’ultimo lo fissò con aria
interrogativa. "Che cavolo fai?".
"Cerco di tirarti in piedi!".
"Perché?".
"Per portarti nel bagno e farti fare una
bella doccia gelata".
"Perché?".
"Uff, fai troppe domande" sbuffò James,
mentre Sirius raddoppiava gli sforzi per non farsi trascinare davanti a quella
prospettiva. "Fidati, nulla è meglio di una bella doccia fredda per schiarirsi
la mente…".
Lo afferrò per entrambe le braccia e
cominciò a tirarlo di peso ignorando le sue rimostranze. "James, James, mollami
subito! Io non la voglio fare, una doccia fredda! Non mi può costringere,
lasciami andare! LASCIAMI!".
"Sì, sì, certo, se fai il bravo bambino, poi
ti do una caramella!".
"Potter, giuro che ti uccido! Giuro che lo
faccio!" lo minacciò Sirius, invano, visto che James continuò implacabile a
trascinarlo sbuffando per lo sforzo. Glielo avrebbe fatto capire, alla testa di
legno, anche a costo di buttarlo nella doccia di persona!
******
"Ci son due coccodrilli
ed un orango tango,
due piccoli serpenti
e un'aquila reale,
il gatto, il topo, l'elefante:
non manca più nessuno;
solo non si vedono i due
liocorni".
Dora guardava Lily con gli occhioni
luccicanti mentre la ragazza ripeteva per la decima volta la canzone con tanto
di gesti, sotto lo sguardo perplesso di buona metà dei Grifondoro del castello e
quello affascinato di Alice.
"Ancora, ancora!" la implorò la bambina,
tirandola per il braccio.
"Tra un minuto, Dora: mi stanno andando
fuori uso le corde vocali" le promise Lily, abbandonandosi contro lo schienale
della poltrona. Dannazione a lei quando le era tornata in mente quella stupida
canzoncina: le aveva insegnato i gesti e l’aveva ripetuta così tante volte che
ormai pure i muri la sapevano a memoria, ma Dora non sembrava proprio
intenzionata a stancarsi tanto presto, ne era rimasta affascinata.
"Quindi" esordì Alice al suo fianco, "è in
questo modo che i Babbani intrattengono i loro pargoli?".
Lily ridacchiò. "Oh, vuoi farmi credere che
voi Purosangue non avete canzoni di questo genere? Qualche ninnananna a
tema?".
"Oh, certo" le garantì l’amica. "Ma nulla
che coinvolga coccodrilli, liocorni e relativo accompagnamento gestuale". Per
prenderla in giro congiunse le mani e scimmiottò il gesto del
coccodrillo.
"Ridi, ridi, devi aver avuto un’infanzia
vuota se non hai mai cantato la canzone dei due liocorni… E poi chiamaci scemi:
guarda la piccola, l’ho conquistata!".
Indicò Dora, che aspettava impaziente che
Lily riprendesse a cantare. Alice annuì. "Ok, te la do buona: sei la migliore
babysitter del pianeta!".
"Ora non esagerare… Non ho mica fatto nulla
di così complicato: pure Sirius, se avesse saputo la canzone, avrebbe potuto
farlo!".
Alice si strinse nella spalle, per
ridacchiare.
"Cosa c’è?".
"Ma tu te lo immagini il grande Sirius Orion
Black che fa il verso a coccodrilli, oranghi e serpenti?" domandò Alice senza
smettere di sorridere, muovendo allusivamente le mani come poco prima faceva
l’amica.
Anche Lily rise: in effetti, come scena era
tanto surreale da essere ancora più comica. "Oserei dire che si dissocia un
pochino dalla sua fama di gran macho!".
"Beh, del resto anche la storiella di Sirius
Black roso dalla gelosia e infinocchiato da Remus è piuttosto singolare" osservò
Alice, accennando con la testa a Dora.
"Che cosa vuol dire ‘infinacchioto?" domandò
la bambina, perplessa.
"Si dice infinocchiato" la corresse Lily.
"Si usa per dire imbrogliato, ingannato…".
"Non sembra una bella cosa" osservò la
bambina con candore.
"Non lo è, infatti" rispose Lily.
Fino a quel momento, lei e Alice avevano
tacitamente concordato di non commentare il racconto che Dora aveva loro fatto
dopo l’improvvisa fuga di James: all’inizio erano troppo stupite, poi un po’
offese perché Melanie non si era confidata con loro e alla fine troppo
preoccupate di tutte le possibili conseguenze che ne sarebbero potute venire
fuori. Non avevano più avuto notizie da James o gli altri Malandrini, perciò non
sapevano se Sirius era stato fermato prima di fare a fettine Remus e non avevano
nemmeno idea di dove fosse Melanie… In parole povere, non sapevano un accidente
di niente e la cosa le lasciava abbastanza frustate!
Tuttavia, per non turbare Dora più di quanto
già non fosse, non avevano più parlato dell’accaduto per tutto il pomeriggio,
optando invece per varie forme di intrattenimento, partendo da "Che ne dici se
ti faccio l’acconciatura?" e culminando nell’interpretazione de I due
liocorni. Il risultato era che Dora sfoggiava un bel sorrisone, due trecce
perfette e una nuova passione per le canzoni accompagnate da gesti. Almeno fino
a quel momento, era andato tutto bene…
Dora la guardò con aria preoccupata. "Sirius
si è tanto arrabbiato, vero? È tutta colpa nostra!".
"Ma no, non dire così" le sorrise Lily. "Tu
e Remus volevate solo dare una mano a Mel…".
"Abbiamo fatto un pasticcio: adesso Sirius
non ci vorrà più bene!". Dora tirò su con il naso, gli occhi pieni di
lacrime.
Lily e Alice si scambiarono un’occhiata:
cosa potevano dire, che Remus avesse combinato un gran casino era innegabile, ma
l’aveva fatto per dare una mano… E non è che Lily e Alice potessero dargli tutti
i torti: tra Mel e Sirius era dura stabilire chi avesse la zucca più dura, se
per sbattere loro in faccia la realtà si doveva arrivare a quei livelli. Quei
due si meritano proprio a vicenda, pensò Lily.
Sorrise a Dora, cercando di non lasciar
trasparire la preoccupazione. "Non dire queste cose: Sirius ti adora e ti vorrà
sempre bene. Vedrai che gli passerà presto e tutto si sistemerà". E lo sperava
sul serio. Per l’ennesima volta in poche ore, pregò intensamente che James
avesse trovato Sirius prima che facesse qualche stupidaggine e gli avesse
raccontato tutto.
Dora non sembrava molto convinta, forse
perché percepiva il dubbio nelle sue parole, e continuò a guardarla in
ansia.
"Senti" propose Alice, colta da improvvisa
illuminazione. "Ti andrebbe di giocare un po’ con Cenerentola, eh? Posso andare
a prenderla su in dormitorio…".
Dora sembrò rasserenarsi un pochino e
accennò un debole sorriso. "Davvero posso?".
"Sicuro" annuì la ragazza, con entusiasmo
fin troppo eccessivo, alzandosi poi in piedi. "Torno subito".
Lily la guardò eclissarsi velocemente su per
le scale, grata che avesse avuto quell’idea brillante, prima di tornare a di
dedicarsi a Dora. "Intanto che aspettiamo, ti ricanto la canzone,
vuoi?".
"Sì, sì!" esclamò entusiasta la bimba. "Con
i gesti, vero?".
"Ovvio, non si può cantare I due liocorni
senza gesti…".
Era già arrivata all’ultima strofa e stava
ripetendo di nuovo il ritornello, chiedendosi quanto tempo ci volesse per
trovare una gattina di tre mesi, quando Alice finalmente ricomparve, ma non da
sola: teneva un’assonnata Cenerentola contro il petto, mentre con l’altra mano
si trascinava dietro una recalcitrante…
"Mel?" esclamò Lily, mentre le amiche le
raggiungevano.
"Guarda cosa ho trovato…" commentò Alice,
dando la micia a Dora, che la prese entusiasta, per poi concentrare la sua
attenzione sulla nuova arrivata.
"Ma… ma…" articolò Lily. "Da quanto tempo
eri su in camera?".
Melanie scrollò le spalle. "Non saprei…
Forse un’ora, forse due… Non lo so e non ha molta importanza!".
Lily scrutò l’amica preoccupata: l’aveva già
vista giù di morale per questioni di cuore, ma adesso sembrava l’immagine stessa
dello sconforto, come se avesse ricevuto la più grande delusione della sua vita
e non sapesse bene come reagire alla cosa. "Cosa è successo?".
Melanie non rispose, fissando con
ostinazione il pavimento.
"Non vuole parlare" disse Alice. "Ho
praticamente dovuto trascinarla per farla uscire dal letto: sembrava che volesse
farsi assorbire dal piumone!".
"Mel, si tratta di Sirius?" domandò Lily,
ottenendo solo il silenzio. "O di Remus? O di Sirius e Remus?".
"Mel" intervenne Dora, guardandola
mortificata. "Gli ho raccontato tutto".
La ragazza guardò la bimba, stupita.
"Che?".
"Ci ha detto della messinscena tra te e
Remus" spiegò Alice.
"Oh, quello…". Fece un debole sorriso a Dora
per rassicurarla. "Figurati, pulcino, me ne era quasi dimenticata… Anzi, hai
fatto bene".
"Ma si può sapere che ti è successo per
ridurti in questo stato catatonico?" insistette Lily. "Sirius ha fatto Remus a
pezzettini?".
"Non mi va di parlarne, Lily" sbuffò
Melanie. "In realtà, vorrei solo potermi eclissare su un altro pianeta per i
prossimi vent’anni! E non vi voglio spiegare il perché, perciò niente domande,
per favore… Raccontatemi qualcosa di divertente, piuttosto!".
Ci fu un attimo di profondo silenzio, poi
Alice saltò su con questa frase. "Ah, Lily e la Parker si sono
menate!".
"CHEEEEEE?" fece Melanie, sgranando gli
occhi.
"Già" confermò Alice, mentre Lily arrossiva
leggermente. A mente fredda, si era resa conto di essersi lasciata trasportare
dalla rabbia e di avere un pochino esagerato: non sarebbe mai dovuta arrivare
alle botte, anche se una parte della sua mente continuava a giustificarsi
dicendo che Claire se l’era proprio cercata e aveva superato ogni misura. Ok,
doveva ammettere che le era proprio piaciuto, ma non osava immaginare a cosa
sarebbe successo se un professore l’avesse scoperto…
"Si sono accapigliate nei corridoi" stava
nel frattempo raccontando Alice. "Lily l’ha quasi scotennata a mani
nude!".
"E io le ho dato un calcio!" aggiunse fiera
Dora.
"E James l’ha mandata a quel paese una volta
per tutte" disse Lily, sentendosi bene al solo pensiero: forse, quella era la
volta buona e si sarebbe liberata di Claire Parker, finalmente…
"E io me lo sono perso" mormorò sconfortata
Melanie. "Aspettavo un momento simile da sei anni e mezzo e me lo sono
perso!".
"Capirai, tu eri in giro a fare le cosacce
con Remus…" ridacchiò Lily, con aria allusiva, facendola arrossire.
"Ma se lo sai che era una finta" protestò la
ragazza imbarazzata. "Io e Remus non abbiamo fatto un accidente di niente… A
meno che non consideriate perdere a poker una pratica erotica!".
"L’hai sfidato a poker?" fece Alice,
provando un po’ di pena per Remus: conosceva, a sua spese, la bravura di Melanie
a quel gioco. "Strip poker, magari?".
"Non ha voluto" disse Melanie. "Forse ha
avuto un presentimento interiore o roba simile…"
"Perciò hai passato un allegro pomeriggio a
derubarlo?" chiese Lily.
"Lo sai che il resto della scuola non ci
crederà mai, vero?" domandò Alice. "Di tutti i posti che c’erano, siete andati a
rintanarvi proprio nell’aula delle coppiette…".
Melanie scrollò le spalle con indifferenza.
"Il resto della scuola è libero di credere quello che gli pare: io e Remus
sappiamo bene cosa è successo e vi assicuro che nessuno ha visto la biancheria
di nessuno!".
"Ma hai idea di cosa penserà la gente se ti
metterai con Sirius?" insistette Alice.
Subito si pentì di averlo detto, vedendo che
Melanie si adombrava: doveva essere saltata a piè pari sul tasto dolente. "Non
credo che correremo mai questo rischio, perciò la gente è libera di pensare che
io e Remus ce la siamo spassata alla grande!"
"Mel, ma cosa…" cominciò a dire Lily, per
essere interrotta da Dora.
"REMUS!" gridò la bambina, balzando in
piedi, provocando la rovinosa caduta di Cenerentola che soffiò irritata e
precipitandosi tra le braccia dell’appena arrivato Remus, per poi cominciare a
parlare a raffica.
"Remus, mi dispiace, mi dispiace, ho fatto
un pasticcio. Io… io ho detto a James quello che facevamo, ma non l’ho fatto
apposta, mi è scappato, davvero… E Sirius si è arrabbiato tanto, ma proprio
tanto, lui e James hanno litigato, più o meno, ed è successo per colpa nostra,
perché Sirius non voleva dire di amare Mel, anche se lo fa e anche James voleva
farglielo dire e allora Sirius è andato via arrabbiato… E poi ho dovuto
spiegarlo anche a Lily e Alice e adesso anche Mel è triste… E… e…e… Mi dispiace,
Remus!".
"Ehi, ehi, riprendi fiato" cercò di calmarla
Remus, dopo aver incassato con un po’ di sorpresa quello sfogo interminabile: a
quanto pareva, i discorsi sconclusionati erano caratteristica comune tra i
Black. "Non hai fatto nulla di sbagliato, davvero, anzi, hai fatto bene a
raccontare tutto a tutti: la cosa ci stava sfuggendo di mano…".
"Davvero non sei arrabbiato?".
Remus le sorrise. "Ma figurati, come potrei
arrabbiarmi con te, tesoro?".
Dora sembrò infinitamente sollevata da
quelle parole: sul viso si dipinse un largo sorriso mentre si stringeva più
forte al collo del ragazzo. "Meno male, credevo che ti arrabbiavi…".
"Ciao, Re-… Santo Merlino, che cosa hai
fatto alla faccia?" gridò Lily, vedendo il livido violaceo che decorava lo
zigomo sinistro del licantropo, facendo anche girare parecchia gente nella loro
direzione.
"Sono caduto" rispose tranquillo Remus,
lasciando che Lily lo esaminasse con aria preoccupata.
"Sei caduto?" ripeté con espressione
scettica Alice. "Su cosa, il pugno di qualcuno? Sei piuttosto arruffato"
aggiunse, alludendo agli abiti sgualciti e i capelli sistemati alla
meglio.
"Giornata pesante… Mi stavo appisolando sul
banco quando una coppietta con le scalmane mi ha cacciato a calci…".
"E questo è successo prima o dopo che
facessi a botte?" domandò Lily, severa.
"Non ho fatto a botte" negò Remus in tono
convinto. "In realtà le ho solo prese… Mel, che ci fai qua?" domandò, notando in
quel momento la presenza della ragazza sulla poltrona.
Melanie alzò lo sguardo su di lui e
all’improvviso parve animarsi: la rabbia è un sentimento decisamente migliore
della vergogna bruciante. "Che ci faccio qua? Prego che la terra mi inghiotta,
ecco che faccio!".
Remus sbatté gli occhi perplesso, mentre
Alice, Lily e Dora seguivano la scena con aria ancora più sconcertata. "Che cosa
è successo?".
"È successo che per colpa tua ho fatto la
peggior figura di merda nella storia di questa scuola! No, anzi nella storia
dell’umanità!".
Seguì qualche attimo di silenzio sorpreso,
poi Remus posò Dora a terra e sospirò con rassegnazione. "Che cosa ha fatto
quell’idiota?".
"Ah, cosa ha fatto? Cosa ha fatto? Un
accidenti di niente, ecco cosa!".
"Niente? Che vuole dire niente?".
"Vuol dire che io sono andata a parlagli,
gli ho parlato con il cuore in mano dicendogli tutto quello che provo per lui e
lui è rimasto lì a fissarmi come un ebete! Non ha detto niente, non ha fatto
niente, semplicemente mi guardava come se fossi l’Anticristo! E alla fine me ne
sono dovuta andare con la coda tra le gambe. È stato orribile ed è stata tutta
colpa tua! Sei tu che mi hai detto di andare a parlare con Sirius e io ti ho
dato retta come una scema, invece di seguire il mio istinto e starmene
zitta!".
"Quell’imbecille" sibilò Remus. "Quel
grande, grandissimo imbecille! Lo faccio a pezzetti con le mie
mani!".
"Tu ti sei dichiarata a Sirius?" fece Lily,
sorpresa e un po’ offesa. "Dopo che questo qua te l’ha detto?".
"Questo qua?" ripeté Remus, mentre Melanie
annuiva. "Sì…".
"Io, la tua migliore amica, sono tre anni
che cerco di fartelo fare senza che tu mi dia retta, ma basta che questo te lo
dica una volta e tu subito di precipiti a farlo?! Sei… sei… sei
incredibile, Mel!".
"Ma evidentemente facevo bene a rifiutarmi:
guarda che è successo!" si difese Melanie.
"Che cosa ti ha fatto lui per convincerti
che non ho fatto io?".
"Ehi, Lily, guarda che ho ancora un nome"
protestò Remus, senza essere minimamente calcolato.
"Boh, non lo so… Mi avrà ipnotizzata con
quegli occhi dorati: quando lo diceva lui, sembrava quasi la cosa più sensata da
fare… Ma era uno sbaglio: mi sono umiliata per niente!".
Lanciò uno sguardo di fuoco a Remus, che dal
canto suo stava analizzando i nuovi risvolti. Sicuro come l’oro che si è
fatto prendere dal panico, quell’imbecille… Dannazione, Sirius, cosa devo fare
con te?!
"Devi parlarci di nuovo" disse
infine.
"CHE? Scordatelo: una mi è bastata e
avanzata, grazie mille!".
"Devi parlarci di nuovo" insistette
Remus.
"Perché?".
"Fidati di me".
"L’ho già fatto una volta e non è andata
tanto bene: io non andrò a parlare con Sirius" dichiarò Melanie, sedendosi e
incrociando braccia e gambe. "E niente di quello che direte o farete mi
convincerà: la palla ce l’ha lui adesso, che strisci un po’ nel
fango…".
Remus sbuffò. Che zucche dure!,
pensò, incrociando lo sguardo rassegnato di Alice e Lily. "Cercate di
convincerla, io vado a parlare con quella bestia…".
"Dove pensi di trovarlo?" domandò Alice,
perplessa.
"Sarà a leccarsi le ferite: so bene dove
cercarlo" disse Remus. "Voi parlate con Mel".
"Tanto non mi convincerete" ribadì la
ragazza.
"Questo non ci impedirà di provarci" le
assicurò Lily prima di rivolgersi a Remus. "Se vedi James, gli chiedi di farsi
vivo: non l’ho visto tutto il pomeriggio…".
Remus annuì e seguito da Dora, si diresse
verso il suo dormitorio. Dormitorio che trovò desolatamente vuoto, tanto che per
un attimo temette che Sirius fosse andato a rintanarsi chissà dove, ma questa
paura fu presto fugata quando dal bagno sentì tutta una serie di schiamazzi che
non sarebbero stati fuori luogo in un campo di battaglia.
La scena che si trovò davanti non era molto
diversa: una delle docce era aperta e l’acqua scorreva liberamente, metà del
pavimento era ridotta a una pozza bagnata, le pareti e addirittura il soffitto
erano talmente infradiciati che sembrava stessero sudando e tutti gli accessori
da bagno, dagli spazzolini da denti agli asciugamani, erano tristemente sparsi
ovunque. In mezzo a tutto questo, un James Potter completamente vestito e
fradicio come un pulcino stava cercando di picchiare di peso sotto il getto
d’acqua un Sirius Black in mutande e decisamente recalcitrante. Ed erano
talmente presi che non si erano nemmeno accorti del suo arrivo.
Strano, dovrei essere molto più sorpreso di
così…, pensò Remus guardandoli. Probabilmente
dopo sei anni, non riesce più a stupirmi nulla di quello che fanno questi
due…
"Che bello!" trillò Dora in quel momento,
sbirciando oltre le sue gambe. "Voglio giocare anch’io!".
Di riflesso, Remus l’agguantò prima che
potesse sgusciare via, prima di attirare l’attenzione degli altri due su di sé.
"Che cosa diamine state facendo, per Merlino e per Morgana?!".
"Moony!" lo salutò con aria entusiasta
James, senza smettere un secondi di tentare di spingere Sirius. "Bell’occhio,
vuoi lanciare una nuova moda?".
"Spiritoso… Non siete un po’ cresciutelli
per fare le battaglie d’acqua? Ok che avete l’età cerebrale di un bambino di sei
anni, ma qui cominciamo a esagerare!".
"Veramente, io stavo cercando di convincere
Sirius a farsi una doccia" disse James, sbuffando per lo sforzo. "Ma lui non è
in vena di collaborare…".
Remus guardò prima uno e poi l’altro, come a
decidere se James stesse scherzando o meno, per giungere alla sconfortante
conclusione che sì, stavano facendo sul serio. "Bene, Padfoot, non mi sento di
nascondertelo ulteriormente: l’acqua e/o il sapone non uccidono!".
"Impiccati, Moony!" lo rimbeccò Sirius con
aria stizzita. "Non mi farò sbattere sotto l’acqua gelata!".
Remus corrugò la fronte, con la netta
impressione di essersi perso qualche passaggio fondamentale. "Che diavolo state
facendo?".
"Sirius vuole farsi una doccia" rispose
James.
"Sirius non vuole affatto farsi una doccia,
Potter!" ribatté il diretto interessato. "Tu vuoi che io voglia farmi una
doccia…".
"Dammi retta, ti schiarirà le
idee…".
"Mi farà solo congelare! Toglimi le mani di
dosso, James, o ti cacciò la testa nel water finché non affoghi!".
"Quanta poesia! Che cosa ci troverà Mel in
te, proprio non riesco a capirlo…".
"E Lily? Senza offesa per lei, ma dovrebbe
rivedere i suoi gusti in fatto di uomini se ti ritiene l’uomo della sua
vita…".
"Non tirare Lily in ballo: lei non c’entra
nulla!".
"C’entra dal momento che si è fidanzata con
te, Prongs!".
Il tutto mentre continuavano a spintonarsi
nel tentativo chi di liberarsi, chi di spingere l’alto sotto il getto d’acqua,
di nuovo completamente dimentichi della presenza di Remus nella stanza.
Remus li guardò: il suo istinto di
autoconservazione gli suggeriva di prendere la porta e lasciare che i suoi amici
si affogassero a vicenda, ma lui ormai era diventato spaventosamente bravo a
ignorarla. Perché sono un tale imbecille?
"Ragazzi, piantatela" intimò, avanzando
verso di loro. "L’unico che ci sta rimettendo in tutto questo è il nostro povero
bagno… James, mollalo!".
L’amico non lo sentì o più probabilmente
preferì ignorarlo. "Avanti, Sirius, cosa ti costa darmi retta per una
volta?".
"Perché dare retta a te è sempre molto,
molto pericoloso, Prongs… E in ogni caso, non la voglio fare quella
doccia!".
"Ti snebbierà il cervello" ribadì per
l’ennesima volta James, imperterrito.
"JAMES! SIRIUS! PIANTATELA!" gridò Remus,
afferrando James per il braccio. "Siete peggio di due bambini".
Questo gesto diede il via a una catena di
eventi che in seguito sarebbero risultati di difficile ricostruzione: James
strattonò per liberarsi della presa più forte di quanto fosse necessario,
sbilanciando in questo modo Remus, che slittò sul pavimento bagnato, cadendo a
parte indietro. Vedendoselo arrivare addosso, Sirius si ritrasse istintivamente
e il ragazzo atterrò così direttamente sotto il getto d’acqua.
"AAAAAAH, è gelata!" strillò, scattando
repentinamente in avanti e rischiando anche di spaccarsi il naso, non fosse che,
più preparato, stavolta Sirius lo acchiappò al volo.
Al che, ovviamente, James pensò bene di
approfittare della distrazione del suo migliore amico e lo spinse a sua volta
nella doccia, con il risultato che sia Sirius che Remus ricaddero sotto l’ormai
famigerato getto della doccia.
"Sirius, levati di dosso!!!!!!!!!" gridò
Remus, incastrato sotto il peso dell’amico. "Stupido cane!".
"Non è colpa mia!" si difese Sirius. "Il
pavimento è scivoloso!".
E in effetti, il ragazzo stava strenuamente
cercando di rimettersi in piedi, sottrarsi al getto gelido e non fare troppo
male a Remus tutto in una volta, con risultati abbastanza tragici, il tutto
sotto lo sguardo divertito di James, che ridacchiava senza ritegno alle loro
spalle.
"Ma che ti ridi, tu?" sbottò Remus, cercando
di districarsi dal groviglio umano.
James sorrise ancora più apertamente.
"Scusa, non puoi mica biasimarmi… Al mio posto ti… AAAAAH!".
Non concluse la frase perché Remus, armatosi
prontamente di bacchetta, l’aveva investito con un getto degno di un idrante,
che l’aveva letteralmente scaraventato all’indietro.
"MOONY!" strillò con fare belluino il
ragazzo, una volta rimessosi in piedi. "Questa è una dichiarazione di
guerra!".
Remus si era appena rimesso in piedi quando
James gli si piazzò davanti brandendo come una spada una bottiglietta di shampoo
piovuta da chissà dove. "Oh, non ti azzardare…".
"Oh, sì, invece…" ghignò malvagiamente James
e fece fuoco.
Il licantropo si abbassò per schivare e lo
spruzzo di shampoo centrò in pieno Sirius dietro di lui. "James, io ti rovino!".
Afferrò il tubo della doccia per poter comodamente infradiciare il compagno.
Nel vedere il cipiglio bellicoso che esibiva
l’amico, Remus pensò fosse il caso di far valere un minimo di autorità e porre
fine alla sceneggiata. "Ragazzi, ora…" cominciò, senza mai finire perché fu
immediatamente messo a tacere da un duplice fronte: acqua e shampoo si
coalizzarono per tappargli la bocca.
"Ok, volete la guerra? E guerra
sia!".
"Anch’io gioco!" intervenne Dora, gettandosi
a sua volta nella mischia.
E fu così che ebbe il via un’epica battaglia
tutti contro tutti in cui non mancarono risate, tentativi di affogamento,
scivolate e meschini tiri mancini…
Il tutto ebbe fine quando Remus mise
accidentalmente il piede su una saponetta vagante, cadde in terra e lì rimase,
prendendo a ridere istericamente senza riuscire più a fermarsi.
"Remus, sei tutto intero?" domandò
preoccupato James, chinandosi, un flacone di bagnoschiuma spremuto senza pietà
in mano.
"Ah, ah… sì, tu-, ah, ah… tutto bene" riuscì
ad articolare il ragazzo, tenendosi la pancia.
"Respira a fondo e conta fino a cinque…" gli
suggerì Sirius, che stava cominciando a ridacchiare a sua volta: mai sentito che
le risate sono contagiose?
Remus seguì il consiglio. "Ah, sto meglio
adesso…". Restò serio tre secondi di cronometro, prima di scoppiare un’altra
volta.
"Non c’è nulla da fare" commentò James. "Ce
lo siamo giocato definitivamente…".
"Presto o tardi doveva succedere…" aggiunse
Sirius.
"Idioti!" riuscì ad esalare Remus,
schizzando un po’ d’acqua verso di loro, mentre l’attacco di ridarella
finalmente rifluiva. "A quanto pare, siete pure contagiosi…".
Anche James e Sirius ridacchiarono. "Allora,
chi è che ha l’età cerebrale di sei anni?" domandò Sirius, con aria incuriosita,
tendendogli la mano.
"Tutti e tre" gli concesse Remus, alzandosi.
"Siamo tutti e tre dei bambini… Per non dire di peggio!".
"Lo facciamo ancora?" squittì Dora, con gli
occhi che brillavano di divertimento e eccitazione.
I tre ragazzi guardarono la bambina, come
ricordandosi solo in quel momento che era effettivamente presente: aveva più o
meno lo stesso aspetto che avrebbe avuto se l’avessero immersa di testa nel lago
nero a ripetizione, eppure aveva l’aria di non essersi mai divertita tanto in
vita sua. "Vi prego, possiamo farlo ancora?" domandò di nuovo.
"Direi che per oggi basta" asserì Remus, che
finalmente aveva riacquistato un po’ di sano autocontrollo. "Vieni, meglio
metterti qualcosa di asciutto prima che ti prenda un raffreddore".
"Ehm, temo che i nostri asciugamani siano
lì" obiettò James, indicando un indistinto mucchio di pezze fradice in un
angolo.
"Credo che gli Elfi questa volta ci
odieranno sul serio" commentò Sirius, osservando quello che restava del loro
bagno, prima di seguire gli altri in camera.
Remus frugò nel suo baule e ne cavò fuori
tre asciugamani. "Ringraziate che sia un tipo previdente" dichiarò, prima di
lanciarne uno a testa ai due amici. Si sedette sul pavimento per evitare di
bagnare anche il materasso e cominciò a disfare le trecce di Dora per poterle
asciugare i capelli.
"Sembriamo i sopravvissuti a un alluvione…"
ridacchiò James, frizionandosi i capelli.
"Il bagno in compenso sembra il
sopravvissuto a un disastro apocalittico" aggiunse Sirius, ignorando
l’asciugamano e scrollando la testa in un gesto molto canino. "Però, devo
ammettere che avevi ragione, Prongs: di sicuro mi sono distratto…".
"Non era esattamente questo che avevo in
mente all’inizio" osservò l’altro. "Però non ridevo così tanto da parecchio
tempo…".
"Quando lo rifacciamo?" chiese per
l’ennesima volta Dora. "Mamma non mi avrebbe MAI lasciato fare una cosa del
genere!".
"Ed è esattamente per questo motivo che non
dovrai mai dirglielo" disse Sirius. "O rifarlo a casa tua: Andromeda come minimo
mi crucerebbe se riducessi in questo stato il suo bagno dietro mio
suggerimento".
"La mamma non mi fa mai divertire" sbuffò la
bambina. "Mi sono divertita tantissimo!".
"Sirius, le cerchi qualcosa di asciutto
nella sua valigia, per favore?" gli chiese Remus, mentre cominciava a toglierle
gli abiti fradici. "E saresti così cortese da infilarti un paio di
pantaloni?".
"Perché? La vista non ti piace?" lo prese in
giro l’Animagus.
Remus roteò gli occhi. "Niente riferimenti
sessuali con orecchie innocenti all’ascolto, Sirius" lo ammonì. "E comunque, no,
la vista delle tue mutande non è in cima alla lista dei miei
desideri…".
Finì di asciugare e cambiare Dora, poi passò
ai suoi capelli, altrettanto gocciolanti. "Ora che l’attacco generale di demenza
è finito, uno di voi due mi vuole dire che stavate combinando?".
"Sirius è innamorato di Melanie e per
qualche assurda ragione è convinto che la cosa sia molto sbagliata" riassunse in
breve James.
"Grazie, James" gli sibilò Sirius con
un’occhiata irosa.
"Cosa? Tu mica hai specificato che era un
segreto!".
"E in ogni caso, Sirius" commentò
distrattamente Remus, "James non mi ha detto nulla che già non sapessi… Nel caso
tu non l’abbia notato, sono almeno tre o quattro giorni che cerco di fartelo
capire in tutti i modi!".
Sirius restò un attimo perplesso da
quest’affermazione, poi fulminò Remus con un’occhiata che avrebbe fatto
rabbrividire una statua. "Tutti quei discorsi assurdi, il gatto, senza
dimenticare il finto appuntamento… Era tutto parte dei tuoi piani
cervellotici?".
Remus si mise sulla difensiva sentendo il
tono vagamente accusatorio dell’amico. "Mi ci hai costretto tu: se non avessi la
testa più dura del marmo, non mi sarei intromesso… E non azzardarti a dire che
non erano fatti miei!" lo prevenne, vedendo che stava aprendo bocca per
ribattere. "Voi due vi impicciate dei fatti miei continuamente, perciò non
provare nemmeno a lamentarti se per una volta ti restituisco il
favore!".
"Ok, ti sei impicciato! Cosa vuoi una
medaglia?".
"No, voglio che tu ti infili un paio di
braghe, muovi le tue belle gambette e vada a parlare con Melanie! In questo
istante!".
"Nemmeno morto!" dichiarò Sirius, sedendosi
in terra e incrociando le gambe, suscitando in Remus una chiara sensazione di
dejà-vu.
Quei due sono fatti l’uno per l’altra:
stessa testa, stesse reazioni… pensò Remus
sbuffando spazientito.
"Ascoltami bene, testa dura: ho sopportato
James per sei anni e non ho la minima intenzione di ripetere tutta la drammatica
e lacrimosa storia con te! Tu e quell’altra zuccona della tua bella siete
riusciti nell’impresa di esasperarmi fino al limite di rottura: ne ho le scatole
piene di te, di lei e di tutti i vostri complessi! Perciò hai due alternative:
ho vai tu da Melanie con le tue gambe o ti ci trascino io, ora e
subito!".
"Ti conviene dargli retta" aggiunse James,
che faceva saettare lo sguardo da uno all’altro come se stesse seguendo una
partita di tennis. "Quando fa quella faccia, è sempre meglio dargli
retta!".
"Io non andrò da Melanie senza avere la più
pallida idea di cosa dirle" dichiarò Sirius.
"Comincia con lo scusarti di non aver
proferito mezza sillaba quando è venuta a cercarti prima" suggerì Remus. "E poi
aggiungi un ‘A proposito, ti amo anch’io’ e vedi che succede".
"Io…" cominciò Sirius, per perdere subito la
voce.
"Tu cosa?".
"Io non posso".
"Ecco che ricomincia…" sbuffò James.
"Sirius, te lo devo dire in mandarino che solo perché i tuoi genitori sono dei
pazzi psicolabili non significa che lo sia anche tu?!".
"Non è solo questo" obiettò Sirius,
scuotendo il capo.
"E allora che cos’è?" domandò
Remus.
"Come fate voi a essere tanto sicuro che il
mio sia amore se non lo so nemmeno io?".
Remus e James si scambiarono un’occhiata.
"Perché io ti conosco meglio di quanto ti conosca tu, Sirius Black" asserì
infine James, dopo alcuni istanti di riflessione. "E perché Remus è senza dubbio
più perspicace di noi due messi insieme".
"Una sogliola con problemi di vista è più
perspicace di voi, in certi casi" lo rimbeccò quest’ultimo. "Comunque, se ne
accorgerebbe anche un paralitico cieco e sordo che sei cotto come una pera,
Sirius!".
Sirius si morse il labbro inferiore, in una
smorfia scettica. "Io non credo che…".
"Cosa non credi?".
"Io non sono capace di impegnarmi e credo
che gli ultimi anni siano una prova più che sufficiente… Finirei con il mandare
tutto in malora!".
"E questo chi te lo dice, se nemmeno ci
provi?".
"E poi, scusa" aggiunse James, "per le altre
ragazze che hai avuto scommetto che non provavi un decimo di quello che provi
per Mel: sono due situazioni completamente diverse".
Sirius non disse nulla, ma era evidente
dalla sua faccia che non era del tutto convinto. James e Remus si guardarono,
senza più sapere che pesci pigliare, quando intervenne Dora: "Posso chiedere una
cosa?".
La richiesta di per sé colse tutti
abbastanza impreparati perché era più o meno la prima volta che Dora chiedeva il
permesso per parlare.
"Sì, certo".
"Io non capisco: se Sirius ama Mel e Mel ama
Sirius, dov’è il problema?".
"Ecco, Padfoot, perfino una bambina di
quattro anni ci è arrivata prima di te!" esclamò James additandola. "Il che
significa che ti stai facendo un mucchio di paranoie per nulla!".
"Dora, così non mi aiuti!" sbuffò
Sirius.
La bambina inclinò la testa di lato, sempre
più perplessa. "Io non capisco: se ami Mel, dovresti stare con lei…".
"È un po’ più complicato di così,
Dora…".
"Perché?"
"Perché a volte non basta amarsi per essere
felici".
"Perché?".
"Perché la vita è più complicata delle
favole che tanto ti piacciono!".
"Perché?".
"Moony" ringhiò Sirius alla volta
dell’amico. "Falla smettere!"
Questi alzò le mani. "Ah, non guardare me,
io non c’entro nulla, stavolta sta facendo tutto da sola…".
"Perché?" ripeté di nuovo la bimba,
strattonando il cugino per un braccio per attirare la sua attenzione.
"Perché, perché… Perché sì!".
Dora arricciò il labbro con aria scontenta.
Rimase un attimo in silenzio, come se stesse decidendo come riorganizzarsi, poi
tornò all’attacco. "Tu ami Mel?".
"Eh? Cosa?".
"Tu ami Mel?" ripeté Dora con aria paziente,
come se gli stesse domandando qualcosa di estremamente difficile.
"Ah, io… Io…".
"Sì o no, Sirius?" insistette la
bambina.
"Sì" mormorò in modo appena percettibile
Sirius.
"E Mel ti ama?".
"Io… Io non lo so…".
"Sì o no, Sirius?".
"Sì, credo di sì…".
"E allora dovete stare insieme" concluse
Dora con ovvietà. "Come Lily e James o mamma e papà o Cenerentola e il principe
azzurro".
Sirius non riuscì a trovare nulla da dire,
spiazzato davanti al semplice, eppure logico ragionamento della cuginetta. James
e Remus, dal canto loro, avevano seguito affascinati l’intera conversazione:
quella bambina era riuscita a mettere spalle al muro Sirius Black in meno di due
minuti, era davvero una cosa spettacolare.
"Bene, Sirius, oserei dire che Dora ti ha
dato parecchio materiale su cui riflettere" osservò Remus. "Io al tuo posto le
darei retta: ti ha riassunto in tre frasi quello che io e James cerchiamo di
farti capire da giorni!".
"Io credo che andrò a cercare Lily" annunciò
quest’ultimo. "L’ultima volta che l’ho vista era un po’… alterata".
"Era giù in Sala Comune con Alice" gli disse
Remus, soprassedendo sui dettagli della loro conversazione. "Mi hai chiesto di
chiederti di andarla a cercare…".
"Ah, allora vado subito!".
Detto fatto, nell’arco di tre secondi James
era già sparito. "Credo che andrò pure io…".
"Mi lasci da solo?" protestò Sirius con aria
da cane bastonato.
Remus ridacchiò. "Meno di due ore fa mi hai
procurato questo" si indicò allusivamente l’occhio pesto, "e ora ti lamenti se
ti lascio solo… Devo andare in biblioteca: magari trovo un altro libro di fiabe
per Dora, i fratelli Grimm li abbiamo finiti… Andiamo, Dora?".
La bimba lo seguì a ruota e anche i due
uscirono, lasciando Sirius solo con i suoi confusi pensieri.
******
Tra la Sala Comune e il dormitorio dei
Malandrini c’erano esattamente 37 gradini. Mel li aveva contati, mentre li
saliva dire diretta al famigerato dormitorio, per fare cosa non lo sapeva di
preciso nemmeno lei.
Non sapeva neppure come Lily e Alice
avessero fatto a convincerla ad andare: chissà dove, come e quando, nella loro
opera di persuasione, avevano detto qualcosa che l’aveva spinta a lasciare la
loro camera e dirigersi a passo di carica verso la stanza di Sirius e i ragazzi.
Come al solito, la sua determinazione era
andata scemando man mano che si avvicinava alla meta, sostituita da paura,
dubbio e tutte le altre emozioni ormai tanto famigliari. Che cosa stava facendo?
Perché si voleva umiliare così un’altra volta a distanza di poche ore? Come se
la prima volta non fosse stata già abbastanza orribile…
Si bloccò davanti alla porta, il pugno già a
mezz’aria, ma senza decidersi a bussare. Che cosa gli dico? Che cosa gli
dico? Considerati i risultati, direi che dirgli di nuovo che lo amo è
praticamente inutile… E allora cosa? Cosa? Forse dovrei solo andarmene e far
finta di nulla… Chissà, magari nell’arco di venti o trent’anni riuscirò perfino
a guardarlo di nuovo in faccia!
Fu a quel punto che in qualche angolo del
suo cuore, un po’ del suo amor proprio decise fosse ora di ritornare alla luce.
Dannazione a lei, in fondo, era solo un ragazzo! Uno stupido ragazzo! Ce n’erano
a migliaia nel mondo, di ragazzi, come e perfino meglio di Sirius Black e lei
stava lì a rompersi al testa per uno che chiaramente non la meritava? Come aveva
fatto a ridursi a quel modo? Doveva troncare quella storia e doveva farlo
subito, prima che ne andasse della sua sanità mentale: doveva eliminare Sirius
Black dalla sua vita una volta per tutte, dimenticarlo e passare oltre! Di
ragazzi ne sarebbero arrivati altri…
Sapendo finalmente cosa dire, risoluta come
di rado era stata di recente, Melanie bussò alla porta. Venne ad aprirle proprio
Sirius. "Mel" esclamò, sorpreso. "Ciao".
"Ciao" ricambiò lei, tenendo un tono freddo.
Nell’incontrare gli occhi del ragazzo, i suoi buoni propositi stavano già
andando a farsi benedire, così strinse con forza i pugni, richiamandosi alla
lucidità. Questa volta, no, non mi tirerò indietro! Questa volta si va fino
in fondo…
Sirius la invitò a entrare e poi richiuse la
porta dietro di lei. "Senti, Mel, io volevo…" esordì, tornandole di
fronte.
"No, Sirius" lo zittì subito la ragazza,
certa che se avesse ascoltato anche solo poche parole, non sarebbe mai riuscita
a finire. "La tua occasione l’hai avuto, adesso tocca a me. Prima ti ho detto di
amarti, è vero, ebbene, non posso negarlo, ma il tuo silenzio mi ha fatto capire
che tu non provi per me le stesse cose: mi dispiace solo di non averlo capito
prima di mettere entrambi in quella situazione imbarazzante. Non so quali siano
i tuoi sentimenti per me, sempre ammesso che esistano, ma io sono stanca: sono
stanca di rincorrerti, di aspettare che tu ti accorga di me, di desiderare il
tuo sguardo… Fa troppo male continuare così e io sono stanca anche di stare
male: voglio dimenticarti, guardare avanti e passare oltre una volta per tutte.
Siccome sarà già abbastanza difficile vederti a lezione, vorrei che evitassi di
cercarmi d’ora in poi, altrimenti non credo che riuscirò mai a toglierti dalla
mia testa. Se farai questo, giuro che non verrò mai più a darti fastidio e
sparirò dalla tua vita".
"Mel, io…".
Melanie lo interruppe di nuovo. "Non c’è
niente che possa farmi cambiare idea, Sirius, perciò è meglio per tutti e due se
taci… Ero venuta a dirti solo questo e ora che l’ho fatto, penso… penso che me
ne dovrei andare. Sì, probabilmente è meglio… Allora, ciao, Sirius".
Sirius rimase immobile, mentre Melanie si
voltava e tornava alla porta. Non riusciva a credere alle sue orecchie: dietro
tutti quei giri di parole, Melanie l’aveva appena scaricato! Ma non era certo
quello a sconvolgerlo, no: era la chiara, lampante consapevolezza che se Melanie
avesse varcato quella soglia, sarebbe uscita per sempre dalla sua vita. Certo,
avrebbero continuato a vedersi, ma non sarebbe più stata lo stesso: sarebbero
diventati due conoscenti che si scambiavano un saluto cortese quando si
incrociavano per i corridoio, nulla di più.
Era stupito di quanto una simile prospettiva
gli apparisse terrificante: in quel momento, capì che avrebbe preferito perdere
qualunque altra cosa, ma non Melanie: avrebbe affrontato le pene dell’inferno
piuttosto che rischiare di perdere lei. E adesso lei se ne stava andando,
avrebbe varcato quella porta senza voltarsi e non sarebbe tornata indietro.
Sirius non poteva sopportarlo: si rendeva
conto di conoscerla veramente da pochissimo tempo, ma in quel poco tempo gli era
entrata nel cuore, nell’anima più di quanto lui stesso si fosse reso conto fino
a quel momento, tanto che non riusciva più a immaginare la sua vita senza di
lei. Se l’amore era quello, dannazione, allora amava Melanie Griffith come non
aveva mai amato o avrebbe mai amato nessun’altro.
Doveva fermarla, non poteva restare fermo a
guardare mentre se ne andava. "Mel, aspetta".
Melanie si fermò, già con la mano sulla
maniglia, per quanto in realtà volesse solo andarsene il più lontano possibile:
era più che certa che pochi minuti ancora e tutte le sue nuove certezze si
sarebbe disciolte come neve al sole. "Che cosa c’è, Sirius?".
"Non andartene".
Suonò talmente simile a una supplica,
pronunciate in un tono così diverso dal solito che Melanie non poté proprio
evitare di voltarsi: Sirius aveva mosso giusto un paio di esitanti passi nella
sua direzione e sembrava incapace di decidere che cosa dire o fare. Nei suoi
occhi, però, lesse la stessa identica preghiera: non andartene.
"Sirius, io non posso…" disse, mentre le sue
certezze si sgretolavano come un castello di sabbia. Non riusciva a sostenere
quello sguardo e allo stesso tempo non riusciva ad uscire: i suoi piedi erano
come incollati al pavimento.
"Mel…".
"Sirius…".
Il ragazzo si avvicinò, prima con fare
esitante, poi sempre più deciso. Melanie si ritrasse, finendo con la schiena
contro la porta. "Che cosa vuoi fare?".
Sirius non ne aveva idea: non sapeva cosa
stava facendo, a malapena pensava, seguiva solo l’istinto che gli diceva di non
voler perdere Melanie per nessuna ragione al mondo.
Si fermò quando li separò non più di un
palmo: era così bella. Come aveva fatto a non accorgersene prima?
"Che cosa vuoi fare?" domandò di nuovo
Melanie, assordata dal battito stesso del suo cuore.
"Fidati di me" sussurrò lui.
Alzò le mani e delicatamente le sfilò gli
occhiali. "Non dovresti nascondere questi bellissimi occhi dietro quei cosi"
dichiarò sorridendo lievemente.
Prima che Melanie potesse ribattere, Sirius
annullò la distanza che ancora li divideva e posò un bacio sulle sue labbra, un
bacio dolce e delicato che bastò a farle venire le vertigini.
Quando si separarono, Sirius la guardò quasi
ansioso, in cerca di una qualche reazione, ma Melanie era troppo impegnata a
cercare di impedire al suo cuore di esplodere dalla gioia per poter articolare
una risposta umanamente intelligibile. Così, fece l’unica cosa che le venne in
mente di fare: prese il volto di Sirius tra le mani e ricambiò il
bacio.
Il ragazzo rispose con entusiasmo,
stringendola a sé, più che mai deciso a non lasciarla andare per nessun motivo
al mondo. Melanie quasi non si accorse del momento in cui Sirius calpestò
accidentalmente i suoi occhiali finiti in terra e di certo non se ne curò: in
quel momento, erano solo loro due e niente avrebbe potuto separarli, nemmeno se
il castello fosse crollato sotto il loro piedi.
Come mai, ma chi sarai, per fare questo a
me
notti intere ad aspettarti, ad aspettare
te
dimmi come mai, ma chi sarai, per farmi stare
qui
qui seduto in una stanza pregando per un
sì.
Dimmi come mai, ma chi sarai per fare questo a
me
notti intere ad aspettarti, ad aspettare
te
dimmi come mai, ma chi sarai, per farmi stare
qui
qui seduto in una stanza pregando per un sì
(*)
(*) 883, Come Mai, dall’album Nord
Sud Ovest Est
LYRAPOTTER’S CORNER
E come disse il buon vecchio Hiro
teletrasportandosi a New York: YATTA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! (che poi sarebbe c’è
l’ho fatta!).
Ebbene sì, ho aggiornato. No, non è un
allucinazione. Sì, ho un ritardo mostruoso. No, non ci sono scusanti. Sì, sono
estremamente mortificata per avervi fatto attendere tutto questo tempo, ma più
che continuare a ripetere che sono immensamente dispiaciuta, non so cosa potrei
fare. Vi prego di non farmi sentire troppo in colpa, ammesso che ci sia ancora
qualcuno interessato a questa storia, visto che ci pensa già la mia coscienza da
sola.
In verità, in un fosco periodo ero così
demoralizzata che pensavo di chiudere la storia anzitempo con questo, un altro
capitolo ponte e l’epilogo… Ma non preoccupatevi, anno nuovo vita nuova, adesso
che ho solo due storie a cui star dietro conto di avere un pochino di tempo in
più e perciò porterò BxC alla sua natural conclusione (anche perché ho ancora
due o tre idee che volevo sottoporvi).
Comunque, dai, penso che questo capitolo
immenso valga almeno in parte il mio perdono: Sirius e Mel ce l’hanno fatta!!!!!
Quasi non ci credo nemmeno io! E tranquilli, la maremma è finita pure per loro:
sadica sì, ma non così tanto!
Spero che nessuno storca il naso per la
presenza della canzone dei due liocorni: so perfettamente che è altamente
improbabili che Lily la conosca, avevo provato a cercare qualche canzone
popolare inglese, ma non trovando nulla, ho rinunciato. Prendetela per una
licenza poetica!
E ora, tempo di ringraziare tutte le persone
che tre mesi e più or sono commentarono (oltretutto, un po’ stringati, perché
sono di fretta stasera):
Moony3, grazie
mille per il tuo commento! Eh no, Ted e Andromeda non avevano idea di quanto
pericolosa fosse la loro decisione… Per Sirius, intendo: Dora è probabilmente
l’unica qua dentro che, salvo poche occasioni, non ha fatto che divertirsi come
una matta!
Nayla, due
pomeriggi? Ti sei letta tutto questo po’po’ di roba in due pomeriggi? Come hanno
fatto a non cascarti gli occhi, considerati i mie capitoli chilometrici? Sirius
si è svegliato, finalmente, ode e giubilo! Grazie infinite, per il commento!
Dance, e anche
per me è d’obbligo ringraziarti, per il grande entusiasmo che mi è parso
trasparisse dalla tua recensione! Grazie, grazie, grazie, felicissima di averti
fatto ridere e risollevare il morale: posso ritenere la mia missione compiuta!
Dora è Dora, insomma, è pur sempre una piccola Black!
terry93, ma vi
siete messe in coda? Sei la quarta che si è sciroppata tutta la storia in un
colpo solo! Sirius ci ha messo un po’ più del previsto, ma alla fine la risposta
è arrivata, contenta? Povero, Remus, lo faremo santo prima della
fine!
DevilJina, ma
cosa c’è di più bello di un mare di complessi in cui sguazzare tutti
allegramente? Io coi complessi ci pago il mutuo, sai (il che non è proprio vero,
visto che questa fanfiction è scritta senza scopo di lucro). No, no, Lily
conosce troppo bene i suoi polli!
FunnyPink, credo che faremo una retata con fiaccole e forconi per eliminare la
Parker una volta per tutte, ti aggiungo alla lista (il forcone devo portarlo tu,
però). Mi piace cagnaccio più duro del marmo, è un ottimo modo per riassumere
l’essenza stessa di Sirius.
LadyMorgan, ehi, socia, proposito mantenuto: l’epifania non è passata e io ho
aggiornato *Silvia Alfa si guarda in giro in cerca di approvazione*: un bel
pat-pat sulla testa non sarebbe disdegnato! Sirius ci ha messo più del previsto,
ma alla fine l’ha baciata: gliela diamo buona per stavolta? Scusa, non posso
rispondere esaurientemente a ogni punto della tua lunga recensione perchè domani
devo alzarmi a un’ora indecente per andare a fare un po’ di statistica in quel
di Pavia, ci sentiamo per mail, un bacio Silvia Alfa // che è estasiata per aver
pubblicato.
Dafny, non
troppo sadica, soltanto un pochetto: vi ho fatto rosicare giusto un altro
po’…
_Mary, se ti dai alla predizione
itinerante passa dalle mie parti: mi intrigherebbe sapere qualcosa del mio
futuro! Remus e Mel? Sirius ti ha letto per sbaglio e sappi che la tua
insinuazione l’ha alquanto alterato, ho dovuto allungargli parecchi ossi per
calmarlo… Per non parlare di quello che ha detto Dora: la sua versione adulta
era ancora più arrabbiata! E, ora che il suo compito è concluso, lasciamo il
povero Remus alla sua pace (sì, come no, perché voi non avete idea di cos’altro
ho in mente…).
malandrina4ever, e mi chiami scema? Così siete stati tutti costretti a leggere anche
questo capitolo per vedere come finiva *Lyra si ritira in un angolo buio
ridacchiando malefica* James non voleva che Lily fosse arrestata, altrimenti ho
il vago sospetto che non l’avrebbe fermata… Felice di sapere che su Sirius la
pensiamo allo stesso modo!
NemoTheNameless, James è James, se si faceva prendere dalla rabbia pure lui, ci
scappava il morto! Viva il cat fight!
Iva27, per
fortuna di James e sfortuna della Parker, Lily è sveglia e ha capito subito: non
potevo mica farli litigare così e darla vinta a Claire, ti pare? Altrimenti
Harry da dove veniva fuori?!
_Polla_, beh,
di certo Claire se l’è meritato, il che la dice lunga, considerato che Dora
tende a prendere in simpatia un sacco di gente! Piaciuta la risposta (finale) di
Sirius?
evelyn_cla, nel momenti in cui Sirius ha baciato Mel, nella mia camera è sceso
un coro di angeli in festa, sai?! Ma certo, più testone di così non poteva
essere! Un urrà per Lily e Dora, che hanno messo Claire al
tappeto!
Marty McGonagall, grazie per la nota su Dora, in effetti, non sei nemmeno la prima
che mi fa notare che Dora a tratti si dimostra più grande dei suoi quattro anni,
me ne rendo conto anch’io, ma mi è venuta così, spero che la cosa non ti
disturbi troppo! Grazie anche per le tue impressioni su Melanie, in quest’epoca
di Mary Sue dilaganti è sempre un sollievo sapere che i proprio personaggi sono
apprezzati!
Briciolina, anche a me, Lily piace molto come personaggio e inutile dire che la
vedo benissimo con James, perciò sono felice che ti piaccia come l’ho resa.
Sempre felice di migliorare l’umore della gente.
Alohomora, mmmm, chissà perché credo che tre mesi non siano la tua definizione
di "presto"… *Lyra china il capo e si inginocchia sui ceci per chiedere perdono*
Spero che il nostro Padfoot ti sia piaciuto anche qui: ancora complessi, ma alla
fine ce l’ha fatto, quel che conta è il risultato, no? Ah, cominciato a leggere
la tua storia, ma ho la netta impressione che mi ci vorrà un po’, comunque mi
piace molto
Julia Weasley, credo che sulla statua a Dora saranno tutti d’accordissimo, in
fondo se l’è proprio meritata! Mel ce l’ha fatta, anche se all’inizio le ho
fatto prendere una bella doccia gelata, povera… Ma l’importante è focalizzarsi
sul finale! Comunque, io faccio Scienze Naturali, grazie per gli auguri e tu?
Colgo anche l’occasione per ringraziarti del commento alla shot di Tom in
Special Days
silverine85, e
Melanie ringrazia per il tifo, fa sempre piacere un po’ di supporto! Grazie per
i complimenti!
E dulcis in fundo, grazie a Laura,
che mi ha sopportato nei mesi di crisi e ha cercato di contenere la sua
impazienza.
Bon, finito, vi lascio con la promessa (che
mi auguro di poter mantenere) di non sparire per altri tre mesi, see you
soon!!!!!
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Capitolo 23 *** Capitolo XXII ***
BABYSITTER PER
CASO
CAPITOLO XXII
Remus stava girando per gli scaffali dove
aveva scovato Le favole dei fratelli Grimm per vedere se riusciva a
mettere le mani su un altro libro di fiabe Babbane, visto che il primo aveva
avuto tanto successo. Con un sorriso vittorioso, stava appunto chiudendo la mano
attorno a una consunta raccolta delle fiabe di Andersen, quando Dora lanciò il
primo starnuto, accompagnato da un subitaneo cambio di capelli, che da rosa
divennero arancioni.
Lì per lì, il ragazzo non ci fece caso,
continuando a sfogliare il libro per assicurarsi che non cadesse a pezzi: in
fondo, era solo uno starnuto… Ma quando al primo fecero seguito un secondo e un
terzo in rapida successione, ognuno sottolineato da un nuovo colore di capelli,
si cominciò a preoccupare.
Si chinò sulla bambina, che stava pensando
bene di asciugarsi la candela al naso con la mano. "Ho idea che ci stiamo
raffreddando, eh, piccola?" osservò, passandole la mano sulla fronte. "Credo che
la battaglia con l’acqua non sia stata una grande idea…".
"Ma è stato così divertente" pigolò Dora con
un sorriso estasiato, prima di starnutire di nuovo ed esibire un’abbastanza
sconcertate chioma fucsia a strisce giallo evidenziatore. "Voi fate sempre un
sacco di cose divertenti!".
"Già" concordò Remus con un sorriso. "Ma non
sarà tanto divertente se domani ti salirà la febbre per aver fatto la ‘doccia’
con l’acqua gelata in gennaio!".
Dora sembrò orripilata da quella
prospettiva, tanto che i capelli le divennero di triste grigio smorto. "No, non
mi voglio ammalare: ammalarsi è noioso!".
"Più che vero… Ecco perché adesso andremo a
berci un bella Pozione Pepata da Madama Chips, in modo da stroncare sul nascere
qualunque germe tenti di farsi strada nel tuo corpicino!".
"Sì! Andiamo subito!". E partì a razzo,
quasi trascinandosi dietro il ragazzo.
Se Sirius o James fossero stati presenti,
avrebbero di certo commentato dicendo che Remus era l’unico ragazzo al mondo
capace di far sembrare attraente la prospettiva di una visita dal
dottore.
Madama Chips sembrò un po’ scettica di
fronte alla scusa che Remus accampò per giustificare il raffreddamento ("Saranno
tutti gli spifferi che si sono in questo castello, Madama"), ma non indagò più
di tanto, anche perché Dora, sorvolando sugli starnuti cambia-colore (che
avevano cominciato a interessare anche la pelle, in quel momento di un
inquietante bianco avorio, tanto che la bambina pareva brillare di luce
proprio), stava sufficientemente bene da tentare di demolirle l’ufficio… Pardon,
setacciarlo da cima a fondo in cerca di qualcosa di interessante!
Perciò, ansiosa di liberarsi del piccolo
terremoto, le aveva somministrato una generosa dose di Pozione e li aveva
lasciati andare con la raccomandazione di riposarsi un po’ per le dodici ore
successive.
Così, Remus si era diretto alla Torre di
Grifondoro, pensando magari che avrebbe potuto tenere calma Dora leggendole
qualche favola prima di cena.
La bambina lo seguiva saltellando,
osservando con aria estasiata il fumo che le usciva dalle orecchie, effetto
temporaneo della cura di Madama Chips: il numero di starnuti era già
drasticamente diminuito, ma Dora non sembrava intenzionata a riprendere il
controllo dei suoi poteri metamorfici troppo presto. Così, Remus si trovava al
seguito un vivace folletto dai capelli viola elettrico a pois verde pisello e la
pelle di un allegro giallo canarino.
"È divertente anche ammalarsi, qui" commentò
la bambina, sorridendo. "Non mi erano mai fumate le orecchie…".
"Bene: bisogna sempre fare nuove esperienze"
disse Remus, entrando in Sala Comune e dirigendosi verso i dormitori maschili.
Chissà se Sirius è riuscito a trovare una
soluzione ai suoi dilemmi interiori… Considerò per
un attimo l’alternativa, ma poi scosse il capo, scartando l’ipotesi. Più
probabile che lo trovi rannicchiato in un angolo, intento a prendere il muro a
testate per auto-convincersi di non essere innamorato di Melanie…
Ma perché si era scelto una tale testa di
legno scalmanata come migliore amico? Non poteva finire in dormitorio con
qualcuno di tranquillo e amante della lettura come lui? Invece no, gli erano
capitatati gli uragani Potter e Black, con tutto quello che ne seguiva: scherzi,
punizioni, disastri, piani strampalati…
Ma, a ben pensarci, erano due uragani che
non avrebbe cambiato con niente al mondo: certo, la sua vita sarebbe stata più
tranquilla, ma anche molto più vuota… Non riusciva nemmeno a immaginare la sua
vita senza James, Sirius e Peter, gli amici migliori che avrebbe mai potuto
desiderare… Per quanto, spesso e volentieri, avrebbe voluto prenderli a
bastonate da mattina a sera!
Come stava per accadere di lì a pochi
secondi…
"Allora, Dora… Scommetto che non hai mai
sentito parlare del Brutto Anatroccolo?".
Dora alzò il capo versi lui, gli occhi
accessi di curiosità. "Che cos’è?".
"Una nuova favola: sono certo che ti
piacerà…".
"C’è una principessa anche in questa
storia?".
"Mmmm, no, in questa no…". Remus rifletté un
attimo in silenzio, passando in rassegna le fiabe di Andersen alla ricerca di
una principessa: di certo, era meglio evitare La sirenetta considerato il
finale non troppo allegro… "Se preferisci c’è La Principessa Sul Pisello
o Pollicina…".
"Non mi piacciono i piselli" dichiarò Dora,
dopo alcuni istanti di riflessione. "Però Pollicina è un nome
strano…".
Perché Cenerentola e Biancaneve sono
normali, invece, considerò fra sé Remus, aprendo
la porta del suo dormitorio… E richiudendosela subito alle spalle con una mossa
talmente fulminea che per poco non ci lasciò dentro un dito. Anche Dora dovette
fare un brusco salto all’indietro per evitare di sbattere il naso e guardò Remus
con aria perplessa e un po’ accusatoria. "Perché l’hai fatto?" protestò. "Ma
stai male? Sei diventato tutto rosso…".
Remus registrò a malapena il fatto che Dora,
grazie a Merlino, non aveva visto nulla del delizioso spettacolo che si stava
consumando nella stanza: probabilmente, nel corso di quelle due settimane, aveva
visto qualche coppietta scambiarsi effusioni in angoli appartati della scuola,
ma quello che stavano facendo Melanie e Sirius andava un po’ oltre quanto la
comune decenza permetteva di fare in pubblico… Questa volta lo ammazzo! Lo
ammazzo sul serio! Incredibile quanto è corto il passo tra ‘Non merito l’amore
di nessuno’ a ‘Diamoci da fare prima di cena’ per Sirius Black… Almeno poteva
mettere un cartello, un avviso, mandare un piccione viaggiatore, dei segnali di
fumo…
"Remus?".
"Vieni, andiamo!" sbottò a voce un po’
troppo alta, prendendo la bambina per mano e scendendo di nuovo le scale,
continuando a borbottare tra sé come una pentola a pressione.
"Ma Madama Chips ha detto…" protestò
Dora.
"Madama Chips ha detto che ti devi riposare,
non ha detto dove… Potremo riposare molto, molto lontano da quella
camera!".
Dora lo osservò perplessa. "Come mai sei
diventato tutto rosso? Stai male anche tu? Ti comporti in modo
strano…".
Remus le sorrise, cercando di apparire il
più naturale possibile, per quanto nella sua testa stesse immaginando di fare
irruzione nel dormitorio armato di accetta, interrompere Sirius e Melanie e… No,
decisamente quel genere di fantasie non si accompagnavano bene a un viso
sorridente!
Prese un respiro profondo. "È tutto a posto
Dora, tranquilla… Però penso che sia meglio andare da un’altra parte a leggere
le favole".
"Ma perché?" domandò Dora. "Non
capisco…".
"Ehm…". Remus si lambiccò il cervello,
cercando di mettere insieme una edulcorata e credibile versione di quello che
stava succedendo in dormitorio. "Sirius e Melanie stanno parlando…". In modo
strettamente non verbale. "Forse finalmente si stanno per mettere insieme".
O giuro che la fantasia dell’ascia non sarà più solo una fantasia! "Non
credo proprio che ci vogliano tra i piedi…". Solo che non credo che gli
taglierò la testa, al pulcioso arrapato dei miei stivali!
Gli occhi di Dora presero quasi a brillare
dalla felicità. "Veramente? Che bello… Era ora!".
"Concordo: era DECISAMENTE ora!". Ma
perché deve sempre bruciare le tappe, quello là?
"Allora andiamo da un’altra parte" dichiarò
Dora. "Se magari arriviamo noi, poi cambia idea…".
"Già, meglio non correre rischi…". Ma,
Merlino mi è testimone, se cambia idea, rimpiangerà l’ascia!
******
Sala Grande di Hogwarts, luogo dove si
potevano consumare alcuni dei pasti meglio cucinati d’Inghilterra, ma prima di
tutto ricettacolo di pettegolezzi che seguivano una scala che andava
dall’innocente chiacchiera dai contenuti semiveri alla vera e propria leggenda
metropolitana gonfiata. Quale occasione migliore per discutere gli ultimi,
appassionanti avvicendamenti che avevano interessato alcuni studenti del settimo
anno di Grifondoro….
In particolare, due erano gli argomenti più
gettonati quella sera: il litigio tra Lily Evans e Claire Parker per James
Potter, conclusasi con la triste disfatta della seconda (le voci più accreditate
sostenevano che la ragazza si fosse rintanata nel bagno di Mirtilla Malcontenta
e che i suoi lamenti fossero perfino più disperati di quelli del suddetto
fantasma) e il tortuoso, non molto chiaro triangolo tra Melanie Griffith, Remus
Lupin e Sirius Black.
E se per il primo si poteva contare su una
notevole quantità di testimone oculari in grado di smentire o di negare
l’effettivo svolgimento dei fatti, sul secondo si cadeva nel mare delle
illazioni assolute: i punti fermi (o presunti tali) erano che Melanie e Remus
avevano passato l’intero pomeriggio nella ‘Sala delle Coppiette’, a fare cosa
nessuno lo sapeva (ma le idee erano molte e tutte piuttosto fantasiose, colorite
e poco caste), che alla notizia Sirius Black aveva dato fuori di testa (almeno
una ventina di persone spergiuravano di averlo visto sbraitare addirittura
contro James, cosa al limite del fantascientifico) e che Remus era stato visto
in giro con un bell’occhio nero, a detta sua causato da una botta contro un
spigolo, a detta di tutti gli altri frutto di una bella scazzottata, mentre di
Sirius e Melanie si erano perse le tracce…
Il resto erano tutte fantasticherie di menti
creative che non avevano nulla di meglio da fare: si partiva da Remus e Sirius
innamorati della stessa ragazza e la loro amicizia che naufragava miseramente,
passando per Melanie che da perfetta donna di facili costumi aveva illuso e
giocato con i sentimenti di entrambi i Malandrini finendo con Remus che, nella
colluttazione che c’era stata con Sirius, l’aveva ucciso e sepolto nella Foresta
Proibita.
Quella che rendeva il tutto ancora più
gustoso era il fatto che nemmeno gli amici diretti dei coinvolti sembravano
avere la minima idea di cosa stesse succedendo…
"Ma in questa dannata scuola non c’è nessuno
che sappia farsi i fatti propri?" sbuffò Lily, infilzando con violenza una
patata lessa: si sentiva gli occhi di ogni singolo studente di Hogwarts
conficcati nella schiena e la cosa la stava davvero facendo andare fuori di
testa. "Adesso so come si sente un pesce in acquario!".
James sorrise, dandole una pacca solidale
sulla spalla, intimamente felice di non essere il tubero che la sua ragazza
stava massacrando. "Dai, non farci caso: presto o tardi si
stancheranno…".
"La cosa che più mi fa incavolare è che
hanno pure ragione a essere curiosi" sbottò Lily. "Quei due sembrano spariti
dalla faccia della terra!".
"Se tanto mi dà tanto, stanno finalmente
facendo qualcosa di costruttivo" commentò saggiamente Alice. "Spero per quella
ragazza che abbia seguito i nostri consigli e non abbia semplicemente aspettato
che ce ne andassimo per tornare nel nostro dormitorio…".
"Se è così, stavolta la picchio sul serio!"
dichiarò Lily, decidendosi finalmente a mangiare un pezzo di quella che una
volta era stata una bella patata felice. "Non è possibile che sia così
testona!".
"Io mi sto ancora meravigliando di quanto
possa essere testone lui, a dirla tutta" commentò James. "Quando me ne sono
andato, sembrava sul punto di impiccarsi con le tende del
baldacchino…".
"Oh Merlino, non è che l’ha fatto sul serio,
eh?" fece Alice.
James e Lily la guardarono con tanto
d’occhi, increduli che avesse davvero detto quello che aveva detto. Alice
arrossì, imbarazzata. "Esagerato?".
"Solo un pochino…" rispose Lily, ironica.
"Devi smetterla di leggere tutti quei fotoromanzi…".
"Oh, no, è troppo divertente prendere in
giro quelle insulsaggini!".
"Ti stanno friggendo il cervello" dichiarò
Lily. "Un giorno o l’altro cominceranno anche piacerti!".
Mentre Alice metteva su un’espressione
scandalizzata, come se la possibilità ventilata da Lily fosse un affronto
personale, James scosse il capo, scambiandosi un’occhiata perplessa con Peter,
seduto di fronte a lui. Cose da donne, pensò con una scrollata di spalle.
Era concorde nel dire che Alice aveva
esagerato, ma non avrebbe disdegnato sapere che fine avessero fatto i suoi
migliori amici: era plausibile che Remus saltasse un pasto, in condizioni
normali, ma non con Dora nei dintorni, quanto a Sirius, beh, l’idea che
rinunciasse volontariamente di cenare era praticamente impensabile.
Neanche l’avesse evocato con il pensiero,
Remus fece il suo ingresso in quel momento, con Dora al suo fianco come sempre.
Ignorando occhiate e borbottii che la sua comparsa aveva generato, il ragazzo si
diresse verso gli amici per andare a prendere posto a fianco a Peter.
"Eccoti qua" lo accolse James. "Dove eravate
finiti?".
"Remus mi ha letto le favole" rispose con
aria estasiata Dora. "Il prossimo micio che prenderò lo chiamerò
Pollicina!".
"Polli- che?" fece James, guardandola
perplesso, così come Alice e Peter.
"Pollicina" ripeté Lily. "È una favola
Babbana che racconta le avventure di una ragazza alta quanto un
pollice…".
"Un pollice?" ripeté Alice, osservandosi il
dito incriminato corrucciata. "Certo che i Babbani sono proprio
strani…".
"È una storia bellissima!" trillò Dora con
un sorriso che le andava da un orecchio all’altro. "Te la racconto,
vuoi?".
"Magari più tardi" le concesse Alice con un
sorriso. "Ora mangiamo".
"Alice ha ragione, Dora: prima la
cena…".
Dora assentì con aria allegra. "Ok… Ho una
fame tale che mi mangerei un lupo mannaro intero!".
A questa uscita, James non riuscì a
trattenere una risata, rischiando di strozzarsi con il succo di zucca che stava
bevendo. "Quanto sei infantile, James" commentò Lily, dandogli qualche leggera
pacca sulla schiena.
"Dai, era impossibile trattenersi!" sbuffò
James.
"Lascia stare Lily" la rabbonì Remus. "Ormai
non lo cambi più nemmeno volendo…".
James lo guardò storto. "Cos’è una
provocazione questa, Moony? Guarda che oggi ho assistito una rissa e ne ho
ricavato molti utili insegnamenti!".
"James!" sbottò Lily, avvampando.
"Sono davvero terrorizzato, Prongs"
ridacchiò invece Remus. "Vuoi che tenti di nuovo di affogarti?".
"Affogarti?" ripeté Lily, scoccando
un’occhiata di fuoco a entrambi. "Che cosa vorrebbe dire
‘affogarti’?".
"Sì, sarebbe così divertente!" tubò Dora,
sorridendo estasiata.
"Ma sono l’unica che ha l’impressione di
aver saltato qualche passaggio fondamentale della conversazione?" s’intromise
Alice, che si era persa nel momento in cui James aveva cominciato a
ridere.
Tutti si voltarono verso di lei con
espressioni granitiche, tranne Dora, che aveva gli occhi luccicanti all’idea di
una nuova battaglia nelle docce. L’attenzione della ragazza, dopo un attimo di
esitazione, si focalizzò su Lily, che esibiva, anche se tentava di nasconderlo,
la sua inequivocabile aria colpevole. "Ok, che cos’è che tutti sapete che io non
so?".
Silenzio. Alice corrugò la fronte: James
tracannava succo a tutto spiano per tenere la bocca occupata, Peter sembrava
misteriosamente attratto dai suoi fagioli stufati, Remus teneva lo sguardo
fermamente puntato sul piatto di Dora, tagliandole la carne come se ne andasse
della sua vita e Lily sembrava essersi appena ricordata di avere delle mani,
tanto le fissava intensamente. "Dai, non bisogna essere un genio per capire che
mi state nascondendo qualcosa: la temperatura è scesa sotto lo zero…
Lily?".
"Mmmm?".
"Sei fidanzata con quel tipo da nemmeno una
settimana e già cominci a tagliarci fuori?".
"Tipo?" ripeté James, con aria
scandalizzata.
"Alice, non è così…".
"Tipo?".
"Allora com’è?" insistette la ragazza.
"Perché è evidente che qui sapete tutti qualcosa, te compresa…".
"Tipo?".
"Alice, non è semplice come può sembrare…"
tentò di spiegare Lily, guardando di sfuggita Remus.
"Tipo?".
Alice non sembrò per nulla soddisfatta, anzi
pareva più arrabbiata ogni secondo che passava. "La nostra amicizia è già
passata in secondo piano, Lily? La vita dei Malandrini è più
interessante?".
"Alice, non è così" cercò di spiegare Lily,
in tono via, via più disperato. "Non è una cosa che dipende da me…".
"Sì, ok, ma… tipo?" continuò a insistere
James, che sembrava aver preso la cosa come una faccenda personale, per quanto
nessuno sembrava prestargli la minima attenzione.
Alice stava già passando al contrattacco,
decisa a sapere la verità, quando intervenne Remus. "Alice, lascia stare Lily,
lei non c’entra nulla in questa storia: sta solo proteggendo me…".
"Te?" ripeté Alice, incredula. "Cosa c’entri
tu?".
"Moony…" tentò di dire James, ma Remus lo
mise a tacere con un cenno della mano. "Lo scoprirà in ogni caso, presto o
tardi: non ha senso costringere Lily a mentire e mettere a rischio l’amicizia
con le ragazze…".
"Remus, tu non mi stai costringendo a fare
nulla…" obiettò Lily.
"Ma che cosa sta succedendo?". Alice scosse
il capo: ormai non ci capiva davvero più niente.
"Ti spiegherò tutto" promise Remus. "Anzi,
vi spiegherò, a te e Melanie, ma più tardi, in un posto più
appartato…".
"Moony…".
"È tutto a posto James: mangia e
basta!".
Detto questo, tornò a dedicarsi alla
bistecca di Dora, che aveva seguito perplessa l’intera conversazione, ma per una
volta decise di non fare domande: aveva come l’impressione che non sarebbero
state bene accette in quel momento.
"Ehi, guardate chi arriva!" squittì Peter,
in quel momento, spezzando la tensione e indicando il portone.
Tutti si voltarono in quella direzione… E
quando dico tutti, intendo proprio tutti: scartando gli insegnanti, ogni singola
persona presente nella Sala si girò a guardare Sirius e Melanie che facevano il
loro ingresso mano nella mano. Per essere più precisi, Melanie si aggrappava al
braccio del ragazzo come se ne andasse della sua vita, il che era probabilmente
vero visto che i suoi occhiali erano spariti.
Ignorando ostentatamente il brusio che la
loro comparsa aveva generato, Sirius si diresse a passo sicuro verso il tavolo
di Grifondoro, pilotando con cautela Melanie e lasciandola andare solo quando si
fu seduta accanto a Lily.
"Ehilà, ragazzi!" salutò con aria allegra.
"Che c’è di buono stasera? Mmmm, bistecche…".
Tutti lo guardarono a occhi sbarrati mentre
con tutta tranquillità si serviva una porzione che avrebbe sfamato un grizzly di
montagna. "Beh, che avete da guardare?" domandò sempre sorridendo. "Mi avete
visto mangiare anche di peggio…".
"Ehm, Padfoot" esordì James, con il tipico
tono che usava abitualmente quando era convinto che il suo amico fosse
definitivamente uscito di melone. "Non è che avresti qualcosa da
dirci?".
"Da dirvi?".
James accennò con la testa a Melanie seduta
al suo fianco. "Sì, Padfoot, qualcosa da dirci…".
"Oh, certo: io e Melanie stiamo insieme
adesso". Si guardò un attimo intorno, notando parecchie teste che si giravano
bruscamente dall’altra parte. "E se volete farvi i fatti miei, almeno fatelo con
un po’ più discrezione!" sbottò, a voce volutamente più alta per farsi sentire
da più gente possibile.
"Grazie, Sirius" commentò Melanie con una
punta d’ironia. "Avevo sperato in un annuncio un po’ più romantico di
questo…".
"Vi siete sul serio messi insieme?"
interloquì Lily, costringendo l’amica a girarsi verso di lei. "Sul serio, sul
serio?".
Melanie annuì, mentre un sorriso ebete le si
allargava in faccia. "Sul serio, sul serio… Ti rendi conto? Io e Sirius Black…".
Indicò con aria sognante il ragazzo, che beatamente ignaro di tutto il resto,
stava attaccando la sua prima bistecca con la voracità di uno sciacallo a
digiuno da un mese.
"Vedo" commentò Lily, con aria un po’
schifata. "Mi verrebbe da chiederti cosa ci trovi in quella bestia, ma se non
l’ho capito finora, penso che non lo capirò mai…".
Sorrise e abbracciò l’amica. "Sono tanto,
tanto felice per te, Mel! E anche per te, morto di fame: trattamela bene,
altrimenti vedi che ti succede!".
Sirius accennò a lei con la forchetta, come
a volerle fare un brindisi. "Al tuo servizio, Rossa! Non ho la minima intenzione
di farmela scappare…".
"Bene, perché io non ho la minima intenzione
di farti scappare" dichiarò Melanie. "Siamo legati per la vita, non
dimenticartelo…".
"Credo di poter accettare l’idea" commentò
Sirius, con un sorriso splendente. "Basta che non ti metti tra me e la
bistecca!".
"Lungi da me separarti dalla tuo primo
amore".
"La ragazza impara in fretta…" constatò
James. "Mai frapporsi tra Sirius e qualcosa di commestibile!".
"Che fine hanno fatto i tuoi occhiali, Mel?"
domandò Alice, curiosa.
"Beh, diciamo che Sirius li ha calpestati"
disse Melanie, arrossendo leggermente. "Poi li ho calpestati io, poi di nuovo
Sirius… Due volte… Erano ridotti talmente male che nemmeno un Reparo li
ha potuti salvare".
"Perciò, hai intenzione di andare in giro
cieca come un pipistrello?".
"Beh, sarebbe una bella scusa per stare
aggrappata al braccio di una certa persona…" commentò la ragazza, con aria
pensierosa. "Ma penso di tenere troppo alla vecchia convenzione di non andare a
sbattere contro le colonne: credo che passerò alle lenti a contatto a tempo
pieno".
Alice e Lily erano sbalordite.
"Dici sul serio?".
"Ci era voluto del bello e del buono per
convincerti a comprarle e ancora di più per fartele mettere un paio di
volte…".
Melanie si strinse nelle spalle. "Beh,
bisogna sperimentare cose nuove, no? E in ogni caso, gli occhiali erano un vero
impiccio…".
"Chissà perché, ho la vaga sensazione di
sapere chi sia il responsabile di questo tuo improvviso cambio di rotta…"
commentò Lily, accennando a Sirius con l’aria di chi la sa lunga.
Melanie arrossì. "Non so di cosa tu stia
parlando, Lily…".
"Già, già: ceniamo che è
meglio…".
James, dal canto suo, superato l’attimo di
sorpresa iniziale, stava ora fissando il suo migliore amico come se lo vedesse
per la prima volta.
Per alcuni minuti, Sirius finse di non
accorgersene, almeno finché non esaurì la sua piuttosto scarna scorta di
pazienza e sbottò: "Sì, Prongs? Ti sei incantato?".
"No, stavo solo pensando una
cosa…".
"Potresti pensare fissando qualcun altro? Mi
stai irritando e non riesco ad apprezzare appieno la bistecca se sono
irritato…".
James non fece una piega, continuando a
osservarlo intensamente.
"James, si può sapere che ti prende?"
s’intromise Remus, ansioso di evitare una possibile battaglia
campale.
"Mi stavo solo chiedendo chi sia costui e
che cosa ne ha fatto del vero Sirius".
Tutti lo fissarono sbalordititi per alcuni
istanti, poi Sirius sbuffò con aria rassegnata, scuotendo il capo. "Moony, è
andato" dichiarò fingendo un’espressione incredibilmente affranta. "Tutte le
emozioni degli ultimi giorni alla fine gli hanno bruciato anche l’ultimo neurone
che aveva…".
"Inizio a pensare che tu non abbia tutti i
torti" considerò Remus, osservando James dubbioso. "E la cosa è grave se
comincio a dar ragione a te…".
"Non era uno dei segnali dell’apocalisse?"
osservò Peter.
Sirius annuì con aria grave. "Wormtail ha
ragione… Oh, per le dorate chiappe di Merlino, Wormtail ha ragione! Wormtail ha
ragione!".
Peter gli scoccò un’occhiata scocciata.
"Grazie tante, Sirius: non mi pare il caso di fare tutte queste
scene…".
"Ma non capite? È tutto chiaro come il sole:
la Evans che cede e si mette con James; io che mi fidanzo ufficialmente con una
ragazza; Moony che dichiara che io non ho tutti i torti; Wormtail che ha
ragione… L’apocalisse sta giungendo davvero!".
Si voltò verso il tavolo di Serpeverde, lo
setacciò da cima a fondo, trovò quello che stava cercando e sospirò con aria
sollevata. "Però Mocciosus non si è ancora lavato i capelli: forse c’è ancora
speranza!".
Remus, Peter, James e le ragazze si
scambiarono una lunga occhiata scettica. "Beh, che avete da
guardare?".
"Hai finito, regina del melodramma?" domandò
James.
"Mi correggo: non commetterò mai più
l’errore di darti ragione" dichiarò Remus.
"Questa è stata una delle tue tirate
peggiori" osservò Peter.
"Puoi spiegarmi cosa ci trovi in lui?" fece
Alice.
"Ora come ora, la cosa mi sfugge…" sospirò
Melanie.
"E lascia Severus fuori dai tuoi
vaneggiamenti idioti" ordinò Lily.
"E da quand’è che lo chiami di nuovo per
nome?" scattò James, girandosi di scatto verso la ragazza.
"L’ho sempre chiamato per nome,
James" sottolineò Lily. "Non fare lo scemo".
"Io scemo? Io scemo?". James si portò una
mano al cuore, con aria ferita. "Moony, mi ha dato dello scemo!".
Remus corrugò la fronte, portandosi una
patata alla bocca. "Devo anche risponderti, Prongs?".
James ci pensò sopra un attimo, poi scosse
il capo. "No, probabilmente no…".
"Qualcuno mi dà altre patate?" trillò Dora,
intromettendosi nella conversazione. "Ho fame!".
"Evento più unico che raro, oserei dire"
commentò Sirius con aria ironica, guadagnandosi un’occhiata perplessa da parte
della bambina.
"Sirius" obiettò Melanie, "ha quattro anni,
dubito seriamente che sappia cogliere l’ironia…".
"E in ogni caso, da che pulpito viene la
predica…" sbuffò Lily. "Tu e il tuo stomaco avete fatto tabula rasa in questa
zona del tavolo…".
"Esagerata" la liquidò Sirius con un gesto
non curante della mano, prima di addentare quella che era probabilmente la sua
quinta bistecca.
Dopo qualche istante di silenzio, James
ritenne opportuno tornare al punto focale della conversazione. "Prima che Sirius
partisse per la tangente, stavo cercando di fare un discorso serio…".
"Veramente? A me sembravano solo sproloqui
senza senso…".
"Come hai fatto a svegliarti?" domandò
James, fissando Sirius con faccia insolitamente seria.
"Prego?".
"Oh, non fare il finto tonto, hai capito
benissimo". Indicò Melanie che stava allegramente chiacchierando con Lily e
Alice e di tanto in tanto si girava verso il neofidanzato per sorridergli.
"L’ultima volta che ti ho visto era tutto ‘le rovinerò la vita, non posso farlo,
perché sono così dannatamente imbecille’ e adesso sembri appena uscito dal mondo
dello zucchero filato!".
Sirius si strinse nelle spalle. "Che vuoi
che ti dica, James? Il treno è passato e io ci sono saltato sopra… Qualche
giorno fa tu non hai fatto la stessa identica cosa?".
"Concorderai che la mia vicenda con Lily è
un pochino diversa dalla tua…".
"È successo, Prongs: non so spiegarti dove,
come e quando mi sono deciso, è successo e basta… Tu puoi semplicemente essere
felice per me?".
"Certo che posso, anzi, sono molto felice
per te… Ero solo curioso di sapere cosa ti avesse fatto ragionare alla
fine".
"Questa bistecca è davvero squisita, non
credi?" domandò Sirius, in un più che vistoso tentativo di cambiare discorso:
prima o poi avrebbe raccontato ai ragazzi tutto quello che era successo, ma in
quel momento non se la sentiva ancora.
Conoscendolo meglio delle sue tasche, James
colse al volo il messaggio implicito che l’amico gli stava lanciando e lasciò
cadere il discorso, abboccando all’amo. "Se lo dici tu, sarà vero,
Padfoot…".
"Non trovi anche tu che sia ottima,
Moony?".
"Sì, è squisita come sempre, Sirius: ti
prego, risparmiaci la tua trecentosettantottesima ode alle sublimi bistecche di
Hogwarts…".
"Ma tieni sul serio il conto?" fece Sirius
sbalordito. "Remus, dovresti sul serio trovarti una ragazza…".
"Passami l’insalata e basta, Padfoot" lo
liquidò in tono duro Remus, per nulla desideroso di intraprendere per l’ennesima
volta quella discussione.
"Buon appetito, coniglietto" lo prese in
giro Sirius, accontentando l’amico.
"Sai, Sirius, l’insalata non è velenosa… E
di certo fa meglio di tutto il colesterolo concentrato che stai trangugiando:
morirai d’infarto prima dei quarant’anni se vai avanti così!".
"Almeno morirò con il sorriso sulle labbra"
dichiarò Sirius. "Si vive una volta sola, Moony…".
"Padrone di fare quel che ti pare: quando
avrai la pressione alle stelle non venire a piangere da me!".
Sirius liquidò la questione con una
scrollata di spalle, prima di rivolgere la sua attenzione all’insolitamente
taciturna Dora seduta di fianco all’amico. "Come mai così silenziosa stasera?"
domandò: dopo aver saputo che razza di teatrino lei e Remus avessero orchestrato
alle sue spalle, non riusciva più a vedere la bambina allo stesso modo.
Se era così a quattro anni, non osava
immaginare quando sarebbe cresciuta… Compatisco davvero gli insegnanti che se
la dovranno sorbire, quando verrà il tempo: sarà un piccolo incubo!
Ragionamento che poteva suonare un pochino ipocrita se fatto da uno dei
Malandrini, ma tant’è!
"Sirius…" esordì la bambina, fissandolo con
espressione insolitamente solenne.
"Mmmm, che c’è?" domandò il ragazzo, prima
di portarsi alla bocca un bicchiere d’acqua.
"Che cos’è il sesso?".
Poco ci mancò che Sirius morisse sul serio
d’infarto lì sul momento: rischiò di strozzarsi, sputando tutta l’acqua che
aveva in bocca e infradiciando Remus che gli stava seduto di fronte.
"Oh, che meraviglia, acqua con sputacchi di
Black" commentò quest’ultimo con un’aria che definire disgustata sarebbe stato
eufemistico. "Io devo smettere di sedermi vicino a te durante i
pasti…".
James nel frattempo stava dando qualche
solidale pacca sulla schiena a Sirius, preso da un attacco di tosse e rosso come
un pomodoro. "Respira, Padfoot, respira!".
"Sto respirando…" riuscì ad esalare il
diretto interessato, facendogli anche un gestaccio con la mano.
"Stai bene, Sirius?" si preoccupò Melanie,
sporgendosi verso di lui.
Il ragazzo prese un paio di profondi
respiri. "Sì, credo di sì…".
Dora, dal canto suo, esibiva un’espressione
di genuino stupore, non riuscendo a capire cosa avesse provocato quella
reazione. "Che cosa ho fatto di sbagliato?".
Sirius si girò verso di lei come se di punto
in bianco si fosse trasformata in un troll a due teste: non poteva aver chiesto
sul serio… "Che hai detto?" domandò in tono cauto, pregando intensamente di aver
capito male, per quanto i visi degli altri smentissero prontamente
quell’ipotesi.
"Che cos’è il sesso?" ripeté Dora con voce
allegra e spaventosamente alta, tanto che parecchie teste perplesse si girarono
nella loro direzione.
"Sirius?". Melanie pungolò il ragazzo,
trasformatosi in una sottospecie di statua di granito che fissava la bambina con
aria orripilata. "Sirius, rispondi…".
Melanie allungò di nuovo la mano per
spronarlo di nuovo, ma lui l’afferrò per il polso con uno scatto così repentino
da farla sobbalzare sulla sedia.
"Che cosa hai detto?" riuscì ad articolare a
denti stretti.
Dora corrugò la fronte perplessa. "Che cos’è
il…".
"No, ho capito" strillò Sirius,
interrompendola bruscamente e spaventando tutti i presenti. "Non dirlo un’altra
volta, ti prego!".
"Allora perché me l’hai richiesto?" domandò
Dora, confusa. "E perché fai quella faccia? Ho fatto qualcosa di
sbagliato…".
"No, non hai fatto nulla di sbagliato" la
rassicurò Melanie con un sorriso. "Vero, Sirius?".
"Eh, cosa?".
"Vero che Dora non ha fatto nulla di
sbagliato?" specificò al ragazza, scoccandogli un’occhiata
ammonitrice.
"Ah… Oh, no, certo che non hai fatto nulla
di sbagliato, Dora, tranquilla". Annuì con vigore per enfatizzare ulteriormente
le parole.
"Allora me lo dici che cos’è?" insistette
Dora, caparbia. "Eh, eh, eh?".
"Ecco, veramente io…" cominciò Sirius
titubante.
Parte dell’entusiasmo di Dora scemò, mentre
la bambina lo guardava con aria delusa. "Non lo sai? Oh, se non lo sai, fa
niente…".
James ridacchiò sommessamente, affrettandosi
a dissimularla in un colpo di tosse quando Sirius gli scoccò un’occhiata
assassina. "Eh, Sirius, se non lo sai fa niente!".
"James, non infierire!" lo ammonì
bonariamente Lily, per quanto anche lei stesse apertamente sorridendo, divertita
da quella situazione.
Branco di traditori infami, pensò Sirius tra sé prima di ricomporsi quel tanto che bastava per
riuscire a dire: "Ma dove hai sentito quella parola, Dora?".
"Come se fosse difficile immaginare dove
l’abbia sentita…" commentò Remus, guardando prima James e poi Sirius con aria
allusiva.
"Da lui" rispose la bambina, indicando
proprio Remus, che si girò verso Dora esibendo un’espressione di incredula
sorpresa.
Sirius lo incenerì con lo sguardo, palesando
intenzioni chiaramente omicide, mentre James abbandonava le ultime vestigia di
serietà e scoppiava a ridere senza ritegno. "Ah, ah, ah, avresti dovuto vedere
la tua faccia! ‘Come se fosse difficile immaginare dove l’abbia sentita…’, ah,
ah, ah, colpito in pieno! Ah, ah, ah!".
"Non c’è proprio nulla da ridere!" lo
riprese aspramente Sirius, che sembrava pronto a fare una strage, tanto che
perfino James ne ebbe paura e si zittì all’istante. "Non c’è nulla da ridere"
ripeté, serio come una statua.
"E tu…". Sirius tornò a rivolgere la sua
attenzione a Remus, che sentì un brivido gelido percorrergli la schiena. "Che
razza di discorsi pornografici fai con mia cugina?".
"Io non ho fatto nessuno discorso
pornografico!" si difese prontamente il licantropo. "Sul serio, non so di cosa
stia parlando!".
"Ma sì, invece" lo contraddisse Dora. "L’hai
detto proprio oggi…".
"Lupin…".
Remus non avrebbe mai creduto che il suo
cognome potesse diventare un tale basso, spaventoso ringhio. "Sirius, ti dico
che io non ho idea di…".
"Dora è più cristallina di uno specchio
d’acqua… e da qualcuno l’ha sentita quella parola".
"Non da me".
"Lei dice da te: perché dovrebbe
mentire?".
"Io non mento!" protestò Dora, rivolgendosi
a Remus con aria sdegnata. "L’hai detto oggi, quando tornavamo dall’infermeria,
dopo che hai chiuso la porta del dormitorio e mi hai trascinato via e ti
comportavi in modo strano…".
Remus riandò con la memoria a quel
particolare momento, quando aveva sorpreso Sirius e Melanie: in effetti, era
anche possibile che, tra una minaccia di morte e l’altra, gli fosse pure
scappata qualche parola compromettente senza che se ne accorgesse. Merlino,
stava diventando come James e Sirius che prima davano aria alla bocca e poi
forse pensavano alle conseguenze di quello che dicevano.
"Ok, credo di aver capito cosa è
successo…".
"Ragguagliaci" lo incoraggiò Sirius. "E
meglio per te che sia una motivazione convincente".
"In breve, è successo perché ho beccato voi
due mentre… decidevate di mettervi insieme, diciamo".
Sirius ammutolì, mentre Melanie arrossiva e
James riprendeva liberamente a sghignazzare. "Ti sei fatto beccare, eh? Hai
bloccato la crescita al coccolo, Padfoot: bravo, bravo…".
"James, la vuoi piantare?".
"Perché? È meglio del cabaret!".
"James, io ti faccio del male…"
"Ma allora che cos’è il sesso?" ripeté per
l’ennesima volta Dora. "Me lo dite o no?".
"No" dichiarò perentorio Sirius.
"Perché no?" protestò la bambina.
"Perché… perché… Perché sono cose da grandi
e tu sei ancora troppo piccola, ecco perché!". Questa scusa comincia a
diventare un po’ troppo abusata…
E infatti Dora parve tutto tranne che
placata. "Ma io voglio saperlo! Non è giusto che usi sempre questa scusa… Remus,
tu me lo dici, vero?" fece, voltandosi verso il suo favorito,
speranzosa.
Quest’ultimo, per tutta risposta, si grattò
la guancia a disagio, prima di scuotere il capo. "Per stavolta è meglio fare
come dice Sirius, Dora".
"Ma non è giusto! Io voglio saperlo! Perché
non mi dite mai niente?".
"Su, niente capricci: finisci la tua
bistecca e basta, Dora".
Immusonita, la bambina afferrò la forchetta
e riprese a mangiare, trincerata dietro un silenzio stizzito. Tutti sospirarono
di sollievo, pensando che la tempesta fosse passata e che nel giro di poco tempo
Dora si sarebbe dimenticata la questione…
******
Contrariamente alle rosee aspettative dei
Malandrini, Dora tornò all’attacco quella sera stessa, mentre Remus stava
cercando di convincere un reticente Sirius a fare qualche compito, quando
quest’ultimo era fin troppo impegnato a coccolare la sua nuova
fidanzata.
"Ma non ce l’hai un tasto per spegnerti,
Moony? È sabato sera, ergo, domani è domenica, ergo niente scuola, ergo niente
compiti!".
"Ergo ti ridurrai all’ultimo come tuo
solito… Ti avviso che io non ti farò copiare nulla".
"Lo dici sempre e mai una volta che tu lo
abbia fatto sul serio" commentò Sirius con aria annoiata.
"Ma finora non mi avevi mai mollato un pugno
in faccia, Padfoot" osservò serafico Remus. "Non so se sono tanto incline a
lasciare copiare i miei compiti a qualcuno che usa la mia faccia come un saccone
da boxe…".
"Beh, allora li copierò da James che li
copierà da te: semplice…".
"E in tal caso, io non li farò copiare
nemmeno a James, semplice".
Sentendosi chiamato in causa, James distolse
lo sguardo dalla partita a scacchi che stava giocando con Peter. "Ehi, un
momento… Perché devo andarci di mezzo io nelle vostre beghe matrimoniali? Che
cosa c’entro, scusate?".
"Quando mamma e papà divorziano, non sono
forse i figli ad andarci di mezzo?" considerò Peter, mentre considerava la sua
prossima mossa, con scarsi risultati: tra lui e James, era una gara a stabilire
chi fosse più negato.
"Cavallo in E5" suggerì Remus. "Scacco alla
torre".
"Ehi, non vale!" protestò James, mentre
osservava la triste dipartita di una delle sue torri e Peter esultava. "Perché
suggerisci a lui e non a me?".
"Perché sono cattivo e malvagio… E forse
c’entra pure il fatto che hai usato la mia copia di Moby Dick come arma
impropria e l’hai lanciata nel lago nel tentativo di colpire
Sirius…".
"Ancora quella storia, Remus? Sono passati
dei mesi: non ti pare il caso di passare oltre?".
"No, finché il mio povero Moby Dick
fa compagnia alla piovra gigante sul fondo del lago…".
"Ironico, a ben pensarci" osservò Lily,
distogliendo un attimo l’attenzione dalla partita a carte che stava giocando con
Alice. "La balena bianca e la piovra gigante… Comunque, sposta l’alfiere in C6:
hai la regina sotto scacco".
"Ehi, non l’avevo nemmeno visto!" strillò
Peter, mentre James, con aria gioconda, seguiva il suggerimento.
"Lasciatemi dire che siete proprio negati"
disse Alice. "L’avevo visto perfino io che con gli scacchi sono un impiastro…
Dammi due carte" disse poi. Quando Lily ebbe eseguito, fece una smorfia
scontenta. "Bleah, dammene altre due".
"Vabbè che è una partita informale, Alice,
ma le regole sono regole…".
"Oh, non fare storie e dammi altre due
carte, Lily!".
"Fate giocare anche me?" domandò Melanie,
con aria speranzosa.
"NO!" la liquidarono in coro le due
ragazze.
"Perché no?".
Lily e Alice le rivolsero uno sguardo
eloquente. "Che gusto c’è a giocare con te?".
"Sappiamo già che vinceresti
tu…".
"Oh, andiamo: non state nemmeno giocando con
la posta… E sinceramente non capisco dove sia il gusto di giocare a poker senza
posta".
"Lo sappiamo, Melanie, lo
sappiamo".
"Goditi le coccole e basta!".
Melanie sbuffò con aria scontenta, prima di
raggomitolarsi di nuovo tra le braccia di Sirius. "Mi accontenterò…".
"Accontentarti? Che sono, un
ripiego?".
"Io non mi frapporrò tra te e le bistecche
se e solo se tu non ti frapporrai mai tra me e il poker, Sirius" dichiarò con
aria solenne Melanie. "Se posso farlo, io puoi farlo anche tu…".
"Immagino che dovrò adeguarmi…" le concesse
Sirius. Poi rivolse la sua attenzione a Dora, ancora muta come un pesce. "Che
fai di bello, Dora?".
"Disegno" rispose laconicamente la bambina.
Poi alzò gli occhi verso il cugino e chiese: "Allora, me lo dici?".
"Ancora con questa storia, Dora?" sospirò
con aria rassegnata. "Ho detto di no!".
"Allora non ti parlo più" dichiarò la
bambina, prima di tornare a usare con furia i pastelli sul foglio.
"Dai, non fare così…" cercò di rabbonirla
Remus.
"Tu me lo dici?" domandò di nuovo
lei.
"Ecco, io…".
"Allora non parlo più nemmeno a te" e tornò
a concentrarsi sul suo foglio.
"Uhi, la cosa è seria se toglie il saluto
pure al suo lupacchiotto preferito" osservò James, mentre ancora aspettava che
Peter facesse la sua mossa successiva.
"Lupacchiotto?" ripeté Melanie con un
sopracciglio inarcato. "Quale sarebbe il senso di questo nomignolo?".
"Il terzo pedone sulla sinistra, Peter"
disse Remus, aggirando la domanda. "È lì che scalpita dalla voglia di
muoversi!".
"Grazie, Rem!".
James mise su un’espressione scontenta,
borbottando qualcosa come "così sono capaci tutti", per poi ridacchiare
entusiasta quando alcuni minuti dopo Lily gli suggerì la mossa
successiva.
"A questo punto, non potreste semplicemente
giocare voi due?" osservò Sirius.
"Ho da fare" lo liquidò Lily, impegnata a
mantenere un’espressione neutra mentre studiava le sue carte.
"Non mi va" ribatté Remus, continuando a
sfogliare distrattamente l’ultima edizione del Profeta. "Torre in H3,
Wormtail".
"Sei incredibile, Remus… Non devi nemmeno
guardare la scacchiera?".
"No, perché ho già programmato le mosse per
almeno altri tre turni, compreso un possibile scacco matto".
"Lily, Wormtail mi sta battendo!" protestò
James. "Non puoi permettere che Wormtail mi batta!".
"E perché?".
"Perché sì!".
Lily distolse lo sguardo dalle carte,
sbuffando. "Io non sono brava come Remus, James…".
"Impegnati un po’ di più!" la incalzò il
ragazzo.
Lily roteò gli occhi al cielo, sbatté il suo
mazzo di carte sul tavolo e si mise dietro a James, osservando con attenzione i
pezzi sulla scacchiera per alcuni minuti. "Torre in D4 e scacco matto!" dichiarò
mentre la torre superstite di James falciava il re di Peter. "Contento
adesso?".
"Ah, ho vinto!" esultò James.
"Tecnicamente, Lily ha vinto" obiettò
Sirius.
"Cavilli tecnici, Padfoot: eravamo io e
Peter a giocare, perciò IO ho vinto! Ho vinto, vinto, vinto! Ho vinto, vinto,
vinto!", intonò, esibendosi in una sottospecie danza della vittoria.
"Con grande dimostrazione di maturità,
oserei aggiungere" osservò Remus. "Lasciati dire che il tuo spirito sportivo
lascia molto a desiderare…".
"Lo spirito sportivo è per i perdenti e io
non sono un perdente!" dichiarò James senza scomporsi.
"James?" si intromise Dora.
"Dimmi…".
"Tu me lo dici, vero?" chiese per l’ennesima
volta la bambina.
"Ehm… No! Ma che importa, ho
vinto!".
"James Potter, hai la sensibilità di uno
schiacciasassi!" lo rimproverò Lily.
Dora si rivolse a Peter. "Me lo
dici?".
Quando questo fece un titubante cenno di no
con la testa, Dora passò a Alice e via discorrendo, finché non tornò a Sirius.
"Per favore, io voglio saperlo!".
"E io, tua madre, tuo padre e il comune
buonsenso non vogliamo" dichiarò Sirius. "Come la mettiamo?".
Dora tacque un attimo, poi si arrampicò sul
bracciolo della poltrona che Sirius occupava, piazzandoglisi a tre centimetri
dal viso.
"DimmeloDimmeloDimmeloDimmeloDimmeloDimmeloDimmeloDimmeloDimmeloDimmelo".
"Oh, Merlino santo!" sbuffò Sirius. "È più
subdola di quello che pensassi".
"DimmeloDimmeloDimmeloDimmelo".
"No, è tua parente" lo corresse Remus. "È
esattamente il genere di cosa che faresti tu…".
"DimmeloDimmeloDimmeloDimmelo".
"Qualche suggerimento per farla
tacere?".
"DimmeloDimmeloDimmeloDimmelo".
"Una botta in testa?" propose
James.
"Potter!" lo richiamò aspramente Lily.
"DimmeloDimmeloDimmeloDimmelo".
"Suggerimenti che non prevedano la violenza
fisica" specificò Sirius, che comunque trovava l’alternativa ‘botta in testa’
quanto mai attraente.
"DimmeloDimmeloDimmeloDimmelo".
"Ehm, temo che l’unico modo che hai per
farla smettere sia darle quello che vuole" osservò Melanie dopo qualche minuto
di silenziosa riflessione in cui Dora si era interrotta giusto per riprendere
fiato.
"Senti, io mi RIFIUTO di parlare di sesso
con una bambina di quattro anni!" dichiarò Sirius in tono perentorio. "Senza
contare che probabilmente Andromeda mi ucciderebbe se turbo l’animo del suo
candido agnellino!".
"DimmeloDimmeloDimmeloDimmelo".
"E non hai pensato che magari andrà a
chiederlo proprio a lei se non le rispondi adesso?" suggerì Remus.
"Oh, Merlino!" sbottò Sirius, passandosi le
mani tra i capelli. "Non mi era nemmeno venuto in mente, ma è molto probabile…".
Ed era una cosa che andava impedita ad ogni costo, perché Ted e Andromeda
l’avrebbero strozzato se la loro ‘innocente’ pargola li avesse salutati con
"Mamma, papà, cos’è il sesso?".
"Che casino… Come me la sbroglio
adesso?".
"DimmeloDimmeloDimmeloDimmelo".
"Potresti rispondere…" suggerì Lily in tono
innocente.
Sirius si voltò verso di lei guardandola
come se avesse appena detto la peggiore delle bestemmie. "Ma la stupidità di
James ti ha già contagiato, Lily? Come faccio a rispondere?".
"Ma io mica ti sto dicendo di raccontarle
tutti i più sordidi dettagli della tua vita sessuale, Sirius" spiegò la ragazza,
senza distogliere lo sguardo dalle sue carte. "Semplicemente di offrirle una
versione edulcorata capace di soddisfare la sua curiosità…".
"DimmeloDimmeloDimmeloDimmelo".
"Del tipo?".
Lily scrollò le spalle. "E che ne so? che
cosa ti hanno raccontato i tuoi genitori quando hai chiesto come nascono i
bambini?".
"Niente, perché con i miei genitori non ho
mai avuto un rapporto abbastanza profondo da mettermi a fare questo genere di
domande". E probabilmente era pure un bene: preferiva non immaginare cosa gli
avrebbero risposto Orion e Walburga in caso contrario.
"Allora improvvisa: che ci vorrà
mai!".
Sirius tacque alcuni secondi, riflettendo
tra sé, mentre Dora continuava imperterrita a strillargli nell’orecchio
"DimmeloDimmeloDimmeloDimmelo". "Non sono capace!" dichiarò infine, in tono
vagamente lamentoso.
"Uh, siete peggio di due bambini, tu e
quell’altro!" sbottò Lily, accennando a James. Lasciò perdere la partita e si
alzò in piedi. "Vieni, Dora, facciamo due passi che ti racconto un paio di
cosette su quanto Madre Natura sia stata crudele nei confronti degli esseri
viventi di genere maschile…".
"Sì, evviva!" trillò la bambina, entusiasta,
afferrando la mano di Lily e praticamente trascinandola via.
"Prongs" esordì Sirius quando le due si
furono allontanate, "te la prendi a male se chiedo a Lily di sposarmi quando
torna?".
"Devi solo provarci, Padfoot, se vuoi
scoprire cosa si prova a perdere tutti i denti!" lo minacciò James.
"Concordo e sottoscrivo" aggiunse Melanie.
"Siamo fidanzati da nemmeno ventiquattro ore e già fai proposte indecenti alle
altre?".
"Oh, ma sei tu la luce dei miei occhi, Mel,
non ti devi preoccupare…".
"Bene, perché ti avviso subito che io sono
una persona estremamente gelosa e che nel momento in cui anche solo penserai ad
un’altra…".
"Non corri questo rischio, Mel, te
l’assicuro".
Melanie sorrise, vedendo la sincerità negli
occhi del ragazzo, poi la sua attenzione fu catturata da Alice, che, senza più
la sua compagna di partita, stava riordinando il mazzo di carte. "Adesso la
facciamo una partita?" propose con gli occhi scintillanti di
entusiasmo.
Alice la guardò, ben sapendo che avrebbe
dovuto dirle di no, perché quando si metteva un mazzo di carte in mano a Melanie
Griffith le conseguenze potevano essere imprevedibili, ma non riuscì proprio a
rifiutarsi davanti allo sguardo vagamente supplichevole dell’amica. "Oh, va
bene: una partita e basta!".
"Sì!". Melanie batté le mani, felice come
una bambina. "Giocate anche voi, ragazzi? Più siamo, meglio è!".
I Malandrini si scambiarono un’occhiata.
"Perché no, sarà divertente…".
"Io passo" declinò invece Remus. "Una volta
mi è bastata e avanzata!".
"Non sai perdere, Remus" lo canzonò Melanie,
cominciando a mischiare le carte con mano esperta. "Allora, per cosa
giochiamo?".
"Per nulla, Mel: è una partita amichevole"
cercò di bloccarla Alice, ma ormai era come cercare di fermare un
uragano.
"Oh, ma così è noioso!" protestò infatti la
ragazza. "Lasciando stare i soldi, visto che è una partita amichevole, usiamo i
dolci?".
I ragazzi, poveri ingenui, ebbero la
malaugurata idea di annuire…
Quando Lily e Dora tornarono una mezz’oretta
dopo, Melanie sorrideva trionfante davanti a un mucchio spropositato di dolci
assortiti, mentre Alice scuoteva mestamente il capo e i Malandrini cercavano di
capire esattamente in cosa avessero sbagliato.
"Mi hai ripulito, avida arpia!" stava
inveendo James.
"Io te l’avevo detto di non fidarti" sospirò
Alice, che saggiamente aveva evitato il gioco pesante, consapevole che Melanie
stava senza dubbio preparando qualche tiro mancino.
"Queste Cioccorane avranno un sapore
particolare…" gongolò Melanie con un sorriso soddisfatto. "Lasciatemi dire che
siete proprio negati!".
"No, sei tu che sei una viscida canaglia!"
la corresse Sirius. "Ci hai raggirato!".
"Chiamasi comunemente bluff, amore
caro…".
"Ehi, che mi sono persa?" salutò Lily,
mentre una saltellante e nuovamente allegra Dora la superava e tornava al suo
disegno. "Oh, Alice, perché l’hai fatto giocare?".
"Non pensavo sarebbe finita così…" si difese
fiaccamente la ragazza. "Anche se avrei dovuto immaginarlo…".
"Com’è andata la chiacchierata tra donne?"
domandò Sirius per cambiare discorso, cercando di non prestare attenzione alla
sua fidanzata, che stava ostentatamente gongolando la sua vittoria.
"Benissimo, direi. Vero, Dora?".
La bambina annuì con entusiasmo. "Lily mi ha
spiegato tutto quanto…".
Sirius corrugò la fronte. "Che cos’è che ti
ha raccontato per la precisione?".
"Ah, non posso dirtelo: è un segreto!"
dichiarò Dora. "Se vuoi saperlo, fattelo spiegare da Lily!".
James ridacchiò. "Eh, Sirius, se vuoi
saperlo, fattelo spiegare da Lily!".
"James, un giorno di questi io ti…" lo
minacciò Sirius, agitandogli contro il pugno.
"Oh, sto tremando di paura!".
"Buoni voi due!" li riprese Remus, fermando
Sirius prima che saltasse addosso all’amico. "Non voglio spargimenti di sangue
per stasera…".
"Vuoi dire che domani sera possiamo, Moony?"
domandò James, sbattendo gli occhi con aria innocente.
"No, Prongs, non potete".
"Guastafeste!" borbottarono in coro i due
Malandrini.
Alice sbadigliò, stiracchiandosi. "Or bene,
miei prodi compagni, penso che mi ritirerò per stasera: farsi ripulire da
Melanie è stato più stancante di quanto pensassi…".
"Ti accompagno" disse quest’ultima,
radunando in borsa la sua vincita. "Smutandarvi tutti si è rivelato più
stancante di quanto pensassi…".
"Gettare sale sulle ferite aperte è una
brutta abitudine, Mel" osservò James. "Dovresti proprio perderla…".
"Senti da che pulpito: il signor ‘Ho vinto,
vinto, vinto’ ha qualcosa da criticare?".
"Touché!".
"Ecco, mi pareva…". Diede un veloce bacio a
Sirius, prima di affiancarsi ad Alice. "Buona notte a tutti".
"Aspettate, vengo anch’io…" disse Lily,
facendo per seguirle, solo per essere arpionata da James.
"Oh, ma sei appena tornata…".
"E ho lavorato per voi, non dimenticarlo"
ribatté la ragazza indicando Dora.
"Hai lavorato per lui" la corresse James
additando Sirius.
"Ci vediamo domani, James".
"E ora che si fa?" domandò Sirius quando le
ragazze furono sparite su per le scale del dormitorio femminile.
"Non lo so, tu che vuoi fare?" fece
James.
"Io avrei un suggerimento…" interloquì
Remus.
"Non lo facciamo i dannati compiti, Moony,
piantala di rompere!".
LYRAPOTTER’S CORNER
Ebbene sì, sono qui! *Orde di lettori che
svengono per la sorpresa*.
Lo so, mi vergogno come una ladra per questo
nuovo imperdonabile ritardo, sono senza speranza… A mia discolpa, posso solo
dire che gli esami mi hanno totalmente assorbita nell’ultimo mese, riducendo
drasticamente il tempo che passavo al computer e ancora di più quello per
scrivere… Aggiungetevi pure una mancanza di voglia intermittente e avrete il
quadro generale del problema.
Comunque, mi sono fatta un po’ di sana
autoanalisi e ho deciso di mettere un freno alla mia immaginazione a briglia
sciolta, visto che andando avanti di questo passo questa storia non finirà mai!
È già andata ben oltre le mie iniziali aspettative ed è ora di mettere la parola
basta, soprattutto per rispetto della mia musa ispiratrice frustata che scalpita
dalla voglia di mettere per iscritto nuovi progetti… Indi per cui, ho
sforbiciato, rimaneggiato e cestinato e vi annuncio che prevedo ancora un
massimo di tre capitoli, epilogo compreso, quattro se proprio, proprio il
prossimo mi verrà troppo lungo, prima di mettere la parola fine: so che può
sembrare brutto da dire, ma sento proprio il bisogno di dedicarmi a qualcosa di
nuovo!
In ogni caso, credo che questa storia abbia
detto tutto quello che c’era da dire: Lily e James sono insieme, Mel e Sirius
pure, per Remus e Dora è ovviamente troppo presto, non siamo in what if, perciò
di Peter non possiamo sbarazzarci…
Anticipo però che nei prossimi capitolo
avremo qualche (spero) gradita guest star ad animare un po’ le cose: so per
certo che almeno Julia Weasley apprezzerà (e chi ha orecchie per
intendere intenda)
E ora, tempo di
ringraziamenti:
nayla, meno
male che ti piacciono i sermoni, perché anche questo capitolo, non scherza!
James non cambierà mai, anzi, è più probabile che sia lui a traviare Lily e non
il contrario. Peter è tornato, scusa, ma di tanto in tanto deve apparire per
obblighi di contratto! Fosse per me, l’avrei già dato in pasto a
Cenerentola…
LadyMorgan, mia adorata omonima, sappi che le tue recensioni non sono mai
troppo lunghe e anzi, mi fanno un piacere che nemmeno ti immagini… Perciò, non
lesinare mai sulle parole perché con me non ce n’è davvero bisogno! Concordo,
Sirius è un grande, grandissimo imbecille (versione edulcorata per le orecchie
sensibili, inserire aggettivi più forti all’occorrenza), ma è così e così ce lo
teniamo: lui e Melanie sono fatti l’uno per l’altra, nulla da eccepire su
questo! Immagino i litigi tra la tua metà ottimista e pessimista in questi
giorni, scommetto che stavi abbandonando le speranze! Spero che l’annuncio di
poco più sopra non ti spinga alla depressione: forse ti sarà di magra
consolazione, ma tutti i miei prossimi progetti coinvolgono ancora i Malandrini
(uno forse pure Melanie, devo ancora studiarlo per bene). Alla prossima, sempre
tua Silvia Alfa // che ringrazia per il pat-pat e spera nella tua approvazione!
Muryhana,
anche se molto in ritardo, buon anno anche a te e grazie dei
complimenti!
Alohomora, stavi perdendo le speranze? Ma no, dai, finalmente ce l’ho fatta…
Felice di sapere che i miei sforzi sono stati apprezzati, spero che anche questo
capitolo ti lasci soddisfatta. Vedo che su COME MAI la pensiamo allo stesso
modo: è a dir poco perfetta per Sirius. Sì, non volevo farli penare ancora: pure
io ho i miei limiti XD
Julia Weasley, beh, pure io ho fatto abbonamento alle tue storie, perciò direi che
pareggiamo i conti, no? Sono felice che la scena tra Sirius e Melanie ti sia
piaciuta: l’avrò riscritta almeno dieci volte, perché non riusciva mai a
convincermi completamente… Come detto più sopra, nel prossimo capitolo ho in
serbo una sorpresa che scommetto ti piacerà molto (ma qui taccio e non dico
altro…)
alix Black, grazie per i complimenti e non preoccuparti, come si dice, meglio
tardi che mai: ho molto apprezzato la tua recensione!
Kokylinda2, beh, farvi vedere Sirius e Mel insieme per almeno un paio di
capitolo era una cosa che vi dovevo, dopo tutte quelle che ho fatto passare a
quei due… Grazie infinite per tutti i complimenti, apprezzatissimi, e non
scusarti: anch’io ho una tua storia tra le seguite che non commento mai (presto
o tardi rimedierò, parola). Concordo sul fatto che i malandrini si meritino
questo divertimento, considerata la vita che li aspetta (meglio non andare
avanti con questo discorso o mi deprimo!). a presto!
_Polla_, *Lyra si inchina e
ringrazia sommessamente per i complimenti*. Grazie mille, cara, come ho già
detto, finire così sarebbe stato ben triste! Sono proprio curiosa di sapere che
ne pensi di questo capitolo…
Dance, aspetta
ripeti un attimo, sei felice? XD stupidate a parte, grazie mille come sempre,
chissà se il tuo sesto senso ti ha avvisata anche stavolta… Tranquilla, il
travaglio è finito, direi che vi e li ho fatto penare anche
troppo!
silverine85, non ti preoccupare, la tua licenza poetica mi ha fatto solo
piacere, davvero… Chi sono io per frustare le capacità di una comica in
erba?
pinkstar_girl95, accidenti, leggere certe recensioni entusiastiche mi imbarazza
sempre… Scusa, temo di averti fatto di nuovo aspettare anche
troppo!
Iva27, a volte
capita anche a me di perdermi le recensioni per strada, tranquilla,
probabilmente vagheranno nelle immensità del cyberg spazio! Sirius è una testa
di rapa, non ci sono santi che tengano: fortuna che siamo riusciti a farlo
ragionare alla fine… È passato molto tempo, di nuovo, lo so, e chiedo
scusa!
NemoTheNameless, ‘azzo, addirittura cinque volte? Me
onoratissima!!!!!!!!
malandrina4ever, Sirius e James sono unici, non c’è che dire… Chissà perché quei due
mi ispirano un sacco di cavolate o meglio, i Malandrini mi ispirano un sacco di
cavolate! Colgo l’occasione per dirti che ho cominciato a leggere la tua storia,
spero di lasciarti presto un commento!
terry93, allora la mia missione è compiuta, decisamente, se ti ho fatto
ridere e commuovere nelle parti giuste: grazie mille!
Daicchan, povero Moony sul serio, ma che ci posso fare, mi diverto troppo a
torturarlo (sì, sono sadica, non credo che qualcuno avesse ancora dubbi in
proposito!!). io adoro la piccola Dora, ancora non capisco bene da dove mi sia
uscita, ma la adoro!
FunnyPink, trenino, fuochi d’artificio e cori d’angeli in festa: ne sono
successe di tutti i colori quando quella testaccia di Sirius ci è arrivato! Non
fammi parlare di Remus, rischio di partire con un sermone sui mille motivi per
cui detesto la Rowling, già, già!
Rebecca Lupin, ti meriti una medaglia, complimenti! Concordo in toto con i tuoi
punti!
Dafny, dai,
controllati (ho timore che ti metterai a saltellare di nuovo)… Ma certo che
scriverò qualcosa con Sirius e Mel, scherzi? Non possono mancare di certo… Ehm,
mi spiace distruggere le tue speranze, le vacanze di Ted e Andromeda sono ormai
quasi alla fine…
DevilJina, no,
Sirius ha troppo amor proprio per diventare come James versione fumata! Stavolta
mi sono contenuta coi ritardi, ho dimezzato il tempo, più o meno: chissà magari
il prossimo arriverà in tempi quasi decenti! Dora ringrazia e dice che ti farà
sapere dove mandare la statua di marshmellow!
Millyray, grazie mille dei complimenti, nuove lettrici sono sempre le
benvenute!
hermy101, direi che Remus se l’è proprio meritato l’inchino, sì, sì: quante
ne ha passate per far mettere insieme quei due!
_Mary, scrivi più o meno inutilmente,
perché ormai la storia si avvia in ogni caso verso la sua naturale conclusione,
come ho detto sopra: in fondo, c’è un limite a quello che quattro malandrini,
tre fanciulle e una bambina possono fare in due settimane, no? Mmmm, forse no!
Io penso che Andromeda avrà il suo bel da fare a insegnare di nuovo a sua figlia
la buona educazione: i Malandrini gliel’hanno rovinata, quella bambina, ennesima
riprova che lei e Ted avrebbero fatto meglio a rimandare le vacanze! Comunque,
ho preso Sirius a testate come da tua richiesta (ma certo che è qui a fianco a
me, dove credevi che portasse il Velo? Direttamente nel mio armadio dei
cappotti! Sì, magari…)
Arylupin, grazie, spero che di nuovo sia valsa la pena di
aspettare!
E in ultimo grazie a Laura, per
quanto la debba sempre pregare di andare a leggere!
Ora visto che non è tardi, ma di più, chiudo
qui e vi saluto alla prossima, sperando di aggiornare in tempo umani (speranza
vana…), see you soon!!!!!
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Capitolo 24 *** Capitolo XXIII ***
BABYSITTER PER
CASO
CAPITOLO XXIII
Quella stessa sera, a mezzanotte passata, la
Sala Comune di Grifondoro era silenziosa e quasi totalmente vuota: soltanto due
ragazzi di nostra conoscenza infatti occupavano ancora due poltrone vicino al
camino, dove il fuoco stava lentamente estinguendosi.
Per la precisione, James stava sfruttando il
momento di calma piatta per copiare le risposte al questionario di Erbologia per
lunedì, gentilmente (e inconsapevolmente) offerte da Remus, che in quel momento
dormiva beato nel suo letto, ignaro che i suoi tanto sudati compiti stavano
venendo profanati per l’ennesima volta.
Dall’altra parte del tavolo a cui James
stava lavorando, Sirius fissava l’amico con occhio critico, sgranocchiando
Gelatine Tutti I Gusti+1.
"Perché mi guardi con quella faccia,
Padfoot?" domandò alla fine James, stanco di sentirsi lo sguardo dell’amico
bruciargli addosso.
"Secondo te? Siamo nel bel mezzo del weekend
e, invece di essere in giro a fare qualche scherzo come sarebbe naturale che
fosse, tu te ne stai lì a fare i compiti e io mi ingozzo di
caramelle!".
"Beh, sull’ultima parte non vedo cosa ci sia
di tanto diverso dal solito…" osservò James, ridacchiando. "In ogni caso, io non
sto facendo i compiti: sto copiandoi compiti, il che è una cosa totalmente
differente!".
"Converrai con me che comunque la cosa non è
molto naturale: di norma li avresti copiati domani, per non dire lunedì durante
la lezione della McGranitt subito prima di andare alle serre!".
L’altro si strinse nelle spalle. "Non avevo
voglia di stare a supplicare Remus come al solito: così è più
facile…".
"E anche più meschino" aggiunse Sirius,
scuotendo il capo con aria di rimprovero. "Andare in camera con fare furtivo,
frugare tra le sue cose come un ladro… Pensa se ti capitavano per le mani i suoi
giornaletti porno!".
James sbuffò, soffocando una risata. "Ne
dubito seriamente: primo, non credo proprio che Remus si intrattenga nel tempo
libero coi giornali porno; secondo, guarda che non ho mica frugato nel tuo
baule, Padfoot!".
"Cosa staresti insinuando,
Prongs?".
"Io non insinuo nulla: io so,
punto!".
Sirius inarcò un sopracciglio, scettico. "Su
questo ci sarebbe da discutere parecchio!".
James gli fece una linguaccia. "Spiritoso,
Sirius, molto spiritoso… Tirami una Gelatina".
Sirius fece bene attenzione a sceglierne una
di un sospetto verde marcio prima di eseguire, centrando la bocca aperta
dell’amico in attesa, il quale lo ripagò con una smorfia disgustata.
Sirius scoppiò a ridere. "Buon Merlino, che
faccia che hai fatto!".
"Penso di aver appena scoperto che sapore ha
la melma di palude!".
"Beh, almeno ti ho risparmiato la fatica di
andare a cercare una palude per toglierti questa curiosità!".
"Diventi ogni secondo più divertente,
Padfoot!" lo rimbeccò acido James. "Tiramene un’altra: devo togliermi questo
saporaccio dalla bocca! E possibilmente cerca di non pescarne un’altra
schifosa…".
Con l’aria di chi sta facendo un immenso
sacrificio, Sirius cercò accuratamente nella scatola e alla fine decise che
quella bella gelatina rossa non poteva essere tanto tremenda: del resto, battere
la melma di palude sarebbe stata davvero molto dura… "Al volo,
Prongs!".
"Mmmm, fragola".
Soddisfatto, James tornò a studiare la
pergamena di Remus per completare le sue risposte. "Ehi, Sirius, secondo te cosa
c’è scritto qui?".
"Non lo so: sarò anche un essere magnifico e
quasi divino, ma fino a lì non riesco a leggere!".
"Intendevo: puoi alzarti e venire a vedere
se sai cosa c’è scritto qui?".
Sirius finse di riflettersi sopra un paio di
secondi. "Sai, la parte dell’alzarmi proprio non mi convince… E in ogni caso,
dopo sette anni che gli freghi appunti e compiti, non hai ancora imparato a
decifrare la calligrafia di Remus? Sei proprio tardo!".
"Ma se tu ancora un po’ e non riesci a
decifrare nemmeno la tua, di calligrafia!".
"Solo calunnie: non hai prove di queste
mortificanti affermazioni rivolte alla mia persona!".
Per tutta risposta, James gli lanciò una
palla di carta. "Per citare Remus: taci, regina del melodramma!".
Sirius lo guardò come per incenerirlo. "Una
sola settimana di fidanzamento con la Evans e già cominci a remarmi
contro?".
"Non capisco cosa c’entri questa cosa con il
resto del discorso, in tutta sincerità: per quanto tu non sia famoso per i tuoi
discorsi logici e coerenti, questo è quasi troppo pure per te!".
"In verità, mi stavo riallacciando al
discorso di prima, del fatto che siamo qui a fare la muffa invece che là fuori a
combinarne "una delle nostre", come direbbe Moony".
James rimase un attimo in silenzio, ma alla
fine decise di soprassedere al fatto che era passato più di un quarto d’ora da
quando aveva tirato in ballo quell’argomento e perciò il suo discorso restava
ancora piuttosto illogico. Scrollò le spalle con aria indolente e disse:
"Nemmeno tu ti stai dando un gran da fare, mi sembra… E sei fidanzato con
Melanie da nemmeno ventiquattro ore!".
"Fidanzato" ripeté Sirius con una smorfia.
"Che brutta parola: gli dà un sapore così… definitivo!".
"Non mi dire che ti sei già stufato: nemmeno
tu puoi essere così incostante…".
"Io non ho detto che mi sono stufato!"
ribatté il ragazzo con voce decisa. "Io non mi sono affatto stufato: solo, ci
sto mettendo un po’ a focalizzare tutte le implicazioni insite in un rapporto
serio: non vorrai insinuare che per te e Lily non è stato lo
stesso…".
"In verità, io sono ancora abbastanza
incredulo del fatto che Lily è la mia fidanzata: penso proprio che per il resto
della mia vita una parte di me continuerà a credere che sia tutto quanto un
sogno…".
"Quanto sei drammatico: mi pare che Lily sia
più che felice… Certo, siete ancora in fase di rodaggio, ma se vuoi il mio
modesto parere, vi do un paio d’anni prima di sposarvi e mettere su
famiglia!".
"Dalla faccia che fa Mel quando ti guarda,
oserei dire che pensa esattamente la stessa cosa per voi due, almeno in linea
teorica… Perché fai quella faccia?" domandò poi, notando l’espressione incerta
di Sirius.
"Non sono affatto certo di essere un’animale
da matrimonio, Prongs…".
"Senza offesa, ma che differenza c’è tra
l’essere sposati e l’essere una coppia fissa? Giusto la definizione e il valore
legale".
Sirius non ribatté: nonostante tutto, gli
era difficile sradicarsi dalla concezione che la sua famiglia aveva del
matrimonio, dove era considerato nella maggior parte dei casi un affare di
convenienza, in cui le emozioni non c’entravano assolutamente nulla. Pensava ai
suoi genitori, che nella loro relazione non avevano mai manifestato nulla più un
reciproco rispetto, o a Bellatrix, che, almeno nel privato, non faceva mistero
dell’odio profondo che provava per il marito. Di fatto, escludendo Andromeda,
che per amore era stata diseredata, probabilmente soltanto Narcissa viveva un
matrimonio nel vero senso del termine, almeno a quanto ne sapeva lui.
Per questo, vedeva il matrimonio più come
una costrizione che altro: da quando era fuggito di casa, aveva sempre creduto
che non si sarebbe mai sposato. Del resto, fino a poche ore prima, non credeva
che esistesse una ragazza davvero giusta per lui: chissà, magari Melanie gli
avrebbe fatto cambiare idea…
"Sai, stavo pensando una cosa…".
"Non pensare, Padfoot" lo interruppe subito
James. "Di solito quando pensi ne escono fuori immani casini!".
"Non vuoi nemmeno sentire a cosa
pensavo?".
James scrollò le spalle, con aria
indifferente, prima di posare la piuma. "Tanto ho finito e so che me lo dirai lo
stesso, quindi…".
"Pensavo a Remus e Peter, al fatto che sono
soli…".
"Cos’è, vuoi improvvisarti una mezzana, con
tanto di appuntamenti al buio, appostamenti eccetera?". James lo guardò con
occhi critico, aspettandosi una smentita… Smentita che ovviamente non arrivò.
"Oh, Padfoot, non starai mica parlando sul serio: questa è la peggiore idea
nella storia delle peggiori idee!".
"Perché? Se aspettiamo che quei due si
arrangino da soli, saremo tutti morti di vecchiaia nel frattempo!".
"Allora, lascia che ti spieghi passo, passo
perché non puoi farlo: primo, le rare volte in cui hai cercato di combinare un
appuntamento a Peter, la cosa è finita in tragedia e non vedo perché stavolta
dovrebbe essere diverso; secondo, è stato Wormtail stesso a chiederti di
smetterla e che poteva benissimo cavarsela da solo; terzo, Remus non è
minimamente interessato a questo genere di cose; quarto, ti ucciderebbe se solo
scoprisse che hai pensato di tendergli un’imboscata del genere…".
"Remus è un cretino" dichiarò Sirius con un
indolente gesto della mano. "Almeno Peter qualche fallimentare tentativo l’ha
fatto: il suo è tutto un problema di nervi, in realtà, visto che va in panico
totale davanti alla prima ragazza che gli fa un sorriso. Remus invece è soltanto
cretino: ha passato talmente tanto tempo a ripetersi che da solo sta meglio che
ha finito con il crederci pure lui, anche se non è assolutamente
vero…".
"Questo non puoi saperlo" obiettò James.
"Magari sta davvero meglio così…".
"James, diciamocela terra-terra: tu credi
sul serio che un ragazzo medio di diciassette anni, sia pure uno sempre sulle
sue come Remus, non desideri nemmeno un po’ la compagnia di qualche esponente
dell’altro sesso per qualcosa che non sia una semplice amicizia? Parlo da un
punto di vista puramente fisico: almeno per il momento, lasciamo stare quello
emotivo, visto che Remus è talmente contorto che ci si potrebbe stare sopra un
paio d’anni… Allora?".
"Da ragazzo medio di diciassette anni, posso
dire che lo ritengo se non impossibile, almeno molto, molto
improbabile".
"Perciò, secondo te, Remus sta davvero
meglio così?".
"No, non lo credo: non lo credevo nemmeno
prima che citassi gli ormoni impazziti degli adolescenti, ma dovevo pur cercare
di farti desistere…".
"Perché vuoi farmi desistere?".
"Perché Remus ti farà a pezzettini
microscopici se lo infili in una situazione del genere: dal punto di vista
sentimentale, è perfino più contorto di te, il che è tutto dire, soprattutto
dopo gli avvenimenti degli ultimo due o tre giorni; quanto al punto di vista
fisico, ha sempre represso i suoi istinti, di qualunque tipo essi siano, a causa
del suo piccolo problema peloso…".
"Perciò, tu vorresti lasciarlo a vegetare
nella sua solitaria bolla vita natural durante? Si merita di meglio e lo
sappiamo entrambi: da qualche parte c’è sicuramente una ragazza pronta ad
accettarlo per quello che, piccolo problema peloso o meno, ma non la troverà mai
se non si decide a uscire dal guscio… E non uscirà mai dal guscio, lo sai: non
l’ha fatto nemmeno con noi, siamo stati noi a tirarlo fuori!".
"Non puoi nemmeno obbligarlo" ribatté James.
"Più spingerai in quella direzione e più la cosa ti si ritorcerà contro, almeno
questo devi capirlo: Remus ha bisogno dei suoi tempi, tutto qua".
"E per curiosità, quali sarebbero i suoi
tempi? Un paio di ere geologiche? Dobbiamo aspettare la prossima glaciazione
prima di vederlo uscire con qualcuno che non sia tu, io, Peter, Lily, Mel e
Alice?".
"Beh, forse aspettare una glaciazione è
eccessivo, ma non credo che siamo troppo lontani: magari la caduta di qualche
asteroide o direttamente l'Apocalisse!".
"E tu davvero vuoi metterti comodo ad
aspettare l'Apocalisse?".
James si strinse nelle spalle, senza avere
idea di che dire: sapere che l'amico aveva perfettamente ragione e cercare nel
contempo di fargli cambiare idea lo rendeva a corto di argomenti ragionevoli.
"Senti, Padfoot, sono d'accordo con te. Ma" aggiunse in fretta, vedendo la
faccia soddisfatta di Sirius, "non puoi obbligarlo a fare una cosa che non vuole
fare...".
"Come se fosse la prima
volta...".
"Ok, riformulo: non puoi obbligarlo a
fare questa cosa. Anche ammesso che trovi una ragazza interessata a lui e che
gli interessi, come conti di farli stare insieme da soli e impedire a Remus di
tornare a nascondersi nella sua tana al primo segnale di pericolo? Non è che
puoi stare lì con la bacchetta puntata alla sua schiena: sarebbe giusto un pelo
sospetto e guasterebbe l'atmosfera...".
Sirius non trovò di che ribattere e tacque,
riflettendo sul problema. In effetti, non era tanto organizzare un appuntamento
a Remus, la parte davvero difficile era convincerlo ad andarci e non svignarsela
appena capiva cosa stava succedendo. Come aveva giustamente puntualizzato James,
non potevano stare a controllarlo e costringerlo a restare: al più, potevano
spiarlo da lontano o cose simili. Certo, a meno che...
Il seme di una malsana idea gli germogliò in
testa, facendogli spuntare un sorriso cospiratorio sul viso che fece allarmare
James, già convinto che la faccenda fosse chiusa.
"E adesso perché fai quella faccia? Non mi
piace quella faccia: quando la fai, il più delle volte ci ritroviamo a pulire
gabinetti con uno spazzolino da denti e Gazza che ci sorveglia come un
falco!".
"Prongs, uomo di malafede, stavo solo
pensando una cosa: tutto il tuo discorso di poco fa si basa sul fatto che Remus
sia consapevole di essere a un appuntamento galante, giusto? E se non lo
sapesse?".
James corrugò la fronte, decisamente
perplesso: il suo amico stava delirando, non c'erano dubbi, tutti i recenti e
importanti cambiamenti dovevano avergli fuso anche l'ultimo neurone che gli
restava. Ma siccome i folli bisogna sempre assecondarli, decise di dargli ancora
un po' di corda, giusto per vedere dove voleva andare a parare coi suoi
vaneggiamenti. "Padfoot, insieme abbiamo compiuto imprese ai limiti
dell'impossibile, ma, in tutta sincerità, come pensi di poter mascherare un
appuntamento al punto che Remus non si accorga di essere ad un
appuntamento?".
"Ma è semplice, mon ami: noi combiniamo la
cosa con la ragazza in questione, stabilendo ora e luogo, poi alla data ora e
luogo ci spediamo Remus, che finirà casualmente per scontrarsi con la fanciulla,
la quale troverà una scusa per attaccar bottone e... Bim, bum, bam, detto fatto,
appuntamento in incognito servito!".
Pur nella sua totale stupidità, James rimase
ammirato dal fatto che Sirius fosse riuscito a mettere insieme un piano così
contorto in pochi minuti. "Sirius, non vorrei fartelo notare, ma ti rendi conto
che questa tua idea fenomenale ha più falle di una nave che
affonda?".
"Fammi qualche esempio?".
"Prima di tutto, Remus non è così scemo da
cascarci: capirà che stai macchinando qualcosa prima ancora che tu apra bocca.
E, anche ammesso che abboccasse, ci vuole molto di più di una scusa per fargli
attaccar bottone con una semisconosciuta, che verrà liquidata con una risposta
gentile e un saluto".
"Remus è troppo educato: se la ragazza
insisterà, lui le andrà dietro, ci scommettei qualunque cosa. Altre domande,
Mister Disfattista?".
"In effetti, sì, ne avrei giusto
una..." ribatté James, certo che con questo avrebbe definitivamente messo al
tappetto l'amico.
"Sentiamo, spara!" lo incitò Sirius, forte
della convinzione di aver ideato un piano a prova di bomba.
"Dove diamine pensi di trovarla una ragazza
disposta a prestarsi a questa pagliacciata?".
Sirius sorrise con aria malefica e James
seppe (e a ragione) che i loro guai erano appena cominciati. "Oh, penso di
potermi inventare qualcosa...".
******
Melanie si svegliò con un largo sorriso
sulle labbra la mattina successiva, sentendosi felice come di rado le era
capitato: era la fidanzata di Sirius Black! Dopo tanti anni a sperare
nell'ombra, a sognare ad occhi aperti, finalmente Sirius era suo. Le sembrava di
essere a un passo dal levitare da terra tanta era la gioia che provava in quel
momento: possibile che non fosse stato tutto un sogno?
Presa da una sorta di panico irrazionale,
schizzò a sedere: era tutto tro ppo bello per essere vero, non è che aveva sul
serio sognato tutto quanto? Conoscendosi, sarebbe stato pure possibile... Ma no,
era ridicolo: si stava facendo un sacco di paranoie per nulla!
Allungò la mano verso il comodino, in cerca
degli occhiali, ma la sua mano si chiuse solo sulla sua sveglia e sul vuoto:
dov'erano finiti adesso quei dannati così? Oh, ma certo, lei e Sirius li avevano
calpestati a morte il giorno prima, che stupida: come aveva fatto a dimenticarsi
di aver passato tutta la serata precedente cieca quasi quanto
un pipistrello?!
Sarà il caso che riesumi le lenti a contatto
dai fondi del mio baule, sperando che siano ancora lì... Altrimenti, le sarebbe toccato andare a elemosinarne di nuove da
Madama Chips e l'idea di doverle spiegare in quali particolari circostanze aveva
distrutto i suoi fidati occhiali non la faceva per nulla impazzire.
Stava appunto frugando nel baule, quando
Lily comparve dal bagno, già vestita.
"Ah, mi sembrava di aver sentito dei rumori:
buon giorno! Che stai facendo?".
"Cerco di ricordare dove ho cacciato le
lenti a contatto che tu e Alice mi avete convinta a comprare l'anno scorso: sono
certa che siano qua dentro da qualche parte...".
"Beh, come indicazione è piuttosto generica"
osservò Lily, avvicinandosi per aiutarla nella ricerca. "A proposito, dormito
bene?".
"Perché mi fai questa domanda?" ribatté
Melanie, ricordandosi giusto in quel momento che Sirius aveva popolato parecchio
i suoi sogni quella notte.
"Oh, così: avevi un'aria talmente beata
quando mi sono alzata che dovevi di certo sognare qualcosa di bello... Non è
che per caso c'entra un certo ragazzo di mia conoscenza?".
"Cominciamo con questi discorsi già di prima
mattina?".
"Il che equivale a un sì, giusto,
Mel?".
Melanie scrollò le spalle, divertita. "E
anche se fosse? A questo punto, sono autorizzata a sognare Sirius quanto mi
pare, direi!".
"Certamente" assentì Lily. "Credo di non
averti mai visto più raggiante di ora: sono molto felice per te".
La ragazza sorrise, sentendosi pronta a
prendere il volo. "Chi l'avrebbe mai detto, eh? Io e Sirius, tu e James: siamo
la dimostrazione vivente che nel proverbio ‘chi la dura, la vince’ c'è un fondo
di verità!".
"Approvo e sottoscrivo... Ah, ecco qua le
lenti disperse!" annunciò Lily trionfante, mettendole in mano la
scatoletta.
"Oh, grazie a Morgana, sono proprio stufa di
brancolare nella nebbia: sono talmente stufa che sono perfino contenta di
infilarmi negli occhi questi strumenti di tortura!".
"Che esagerata: devi solo farci l'abitudine,
cosa che non accadrà mai se non ti decidi a metterle".
"Beh, ormai non ho alternative, giusto? A
parte forse un cane guida per ciechi!".
Lily scoppiò a ridere, prima di spingere
l'amica verso il bagno. "Coraggio: mostra al resto del mondo quei tuoi
splendenti occhi blu! Non vorrai far aspettare il tuo principe
azzurro?".
"Giammai!".
Melanie uscì dal bagno dieci minuti dopo,
sbattendo le palpebre con aria un po' infastidita.
"Allora, quante dita vedi?" la prese in giro
Lily, sventolandole in faccia la mano.
"Tre e non sei divertente!" sbuffò la
ragazza, lottando contro l'istinto di grattarsi gli occhi: Lily aveva ragione,
se voleva abituarsi, doveva armarsi di pazienza e provare, era solo questione di
un po' di tempo. Perlomeno, adesso ci vedo: è già un
progresso!
"Ma dov'è Alice?" domandò, notando solo in
quel momento l'assenza dell'amica.
"Prova ad indovinare...".
Melanie annuì, intuendo senza difficoltà il
sottinteso: ovviamente, tempo della corrispondenza mattutina con Frank. "Se
l'anno scolastico non finisce in fretta, credo proprio che quella ragazza
impazzirà!".
"Già, lo penso anch'io... Dai, andiamo a
fare colazione".
Arrivate in Sala Comune, comunque, trovarono
James e Sirius ad aspettarle.
"Non sapete stare nemmeno tre secondi senza
di noi?" domandò Lily, ironica, salutando il fidanzato con un bacio.
"No, siamo noi che anticipiamo i vostri
desideri, cosicché non dobbiate mai sentire la nostra mancanza" fu l’altrettanto
ironica risposta.
"Che fidanzati premurosi" fu il commento di
Melanie. "Non siamo fortunate?".
"Indubbiamente… Ma se questi prodi giovani
volessero davvero anticipare i nostri desideri, ci porterebbero la colazione in
camera!".
"Ehi, ora pretendi troppo, Lily!" protestò
Sirius. "Noi non possiamo salire nel vostro dormitorio!".
"Vuoi forse farmi credere che i grandi
Malandrini, dall’alto della loro onniscienza e onnipresenza, non hanno mai
trovato il sistema per intrufolarsi nei dormitori femminili?".
"Chi lo sa: lo scoprirete solo vivendo…" fu
la criptica risposta di James.
Lily e Melanie si scambiarono un’occhiata
scettica. "Sarebbe un sì?".
"Io propongo di lasciar perdere e andare a
far colazione" dichiarò Sirius. "Ho fame!".
"Tu hai sempre fame, Padfoot" gli ricordò
James.
"Dai, andiamo" disse Lily, prendendo il
fidanzato per mano e pilotandolo verso l’uscita. "Una volta tanto, Sirius ha
detto una cosa intelligente: dei vostri affari malandrineschi preferisco saperne
il meno possibile!".
"Donna saggia" commentò Sirius. "Mel, ti
posso chiedere una cosa?".
Quest’ultima sgranò gli occhi, sorpresa dal
tono vagamente cospiratorio del ragazzo. "Sicuro… Ma devo preoccuparmi? Non mi
piace granché il tuo tono…".
Anche James si era voltato, con qualcosa di
simile a rassegnazione mischiata a una debole speranza negli occhi. "Sirius, te
lo dico per l’ultima volta: lascia stare, questa storia porterà solo
casini!".
"Ok, la cosa è grave se perfino tu
disapprovi" si intromise Lily, entrando subito in modalità "Caposcuola
Sospettosa". "Che vai tramando adesso, Black?".
"Rossa, te l’ha mai detto nessuno che è
vagamente da schizofrenica il modo in cui passi dall’affettuosa fidanzatina
tutto miele al noioso prefetto rompiballe in meno di tre secondi?".
"Primo, piantala di chiamarmi Rossa;
secondo, io faccio il noioso prefetto rompiballe se lo ritengo necessario e il
fatto che nemmeno James voglia prendere parte a qualunque cosa tu stia
architettando mi fa capire che sia assolutamente necessario; terzo, ma è mai
possibile che non siate capaci di restare buoni senza far danni più di dodici
ore filate?!".
"Prongs, porta via la tua fidanzata o
finisce che la do in pasto alla piovra gigante!".
"Andiamo, Lily" ubbidì diligente James,
invertendo i ruoli e trainandola verso il ritratto della Signora Grassa.
"Ma…".
"Fidati, tu non vuoi essere coinvolta… E
nemmeno io: voglia che sia messo agli atti, per evitare le certe e future
dolorose ripercussioni!" urlò in modo da farsi sentire anche da
Sirius.
"Come ti pare" gridò questo in risposta,
prima di tornare a rivolgersi a Melanie. "Allora, dov’eravamo?".
"Stavi per domandarmi qualcosa…" gli ricordò
la ragazza.
"Ah, giusto! Senti, tu sai per caso di
qualche ragazza a cui piace Remus?".
Annichilita, Melanie lo guardò come se le
avesse chiesto se aveva visto un maiale volante che girava in circolo intorno
alla torre di astronomia: ma che razza di domanda era? Quello era decisamente
l’ultimo argomento che si aspettava di vedere tirato in ballo! E poi perché
diavolo voleva saperlo?
"Sirius, perché pensi che io sappia
risponderti?".
"Boh, non so… Sei una donna: le donne non
parlano di queste cose?".
Tipico ragionamento maschile…
"Sicuro" rispose, con una vena di malcelato
sarcasmo. "Ma io non mi interesso più di tanto a questo genere di pettegolezzi:
dovresti chiedere a Alice, lei sa vita, morte e miracoli di tutta la
scuola!".
"Sei sicura?" insistette Sirius, senza
nascondere la sua delusione. "Ma proprio sicura, sicura, sicura?".
Melanie sbuffò, sentendosi la testa
vagamente per aria: dannazione a lui e ai suoi occhioni da cucciolo bastonato!
Alla faccia da tutto, gli bastava ancora uno sguardo per farla partire per il
mondo dello zucchero filato: aveva come la vaga impressione che avrebbe
conservato quel potere vita natural durante… E anche oltre,
probabilmente!
"Aspetta, fammi pensare!" gli disse,
cercando di ricomporsi appena un minimo: per Morgana, erano fidanzati adesso, se
continuava a farle quell’effetto ne sarebbe andata della sua sanità mentale.
Stupidi ormoni!
Concentrati Mel, invece di pensare a quanto
gli donino quei pantaloni … Ma santa Circe, gli stanno proprio bene… Alt, niente
pensieri peccaminosi, non è il momento! Concentrati, stavamo parlando di Remus…
Mmmm, una ragazza interessata a lui? Ci sarà pure qualcuno, di certo in una
delle sue miriadi sessioni di aggiornamento gossip, Alice avrà menzionato…
Aspetta, aspetta, com’è che si chiamava quella che ha citato ieri quando io e
Remus abbiamo fatto finta di uscire? Il nome, il nome: forza, Mel, spremi quelle
meningi buone a nulla…
"Megan Spencer!" esclamò con aria
trionfante. "Sì, Alice me l’accennato giusto ieri…".
"Megan Spencer? Grande!" esclamò Sirius
entusiasta. Il suo sorriso si spense subito quando chiese: "Chi è Megan
Spencer?".
Melanie roteò gli occhi al cielo.
"Corvonero, bionda, occhi chiari, un po’ timida…". Sirius continuò a guardarla
con sguardo vacuo, nemmeno gli stesse parlando in ostrogoto. "È pure del nostro
anno, abbiamo sempre seguito le lezioni di Incantesimi insieme, si siede sempre
un paio di file dietro a me, Lily e Alice… Una volta, le avete pure lanciato per
sbaglio una delle vostre dannate palle di carta rimbalzanti, devi
ricordartene!".
Il viso di Sirius si illuminò di improvvisa
comprensione. "Ah, quella che non parla mai…".
"Non la metterei proprio in questi termini:
piuttosto, che tu e James siete troppo irruenti per i suoi gusti e la mettete a
disagio".
"Cosa sai dirmi di lei?".
"Per quelle rare volte che ci ho parlato, mi
è sembrata simpatica, anche se tende a stare un po’ sulle sue… Ma a vederla con
le sue amiche intime, penso che abbia una bella chiacchiera, se si trova a suo
agio con le persone giuste".
Sirius annuì con aria seria, analizzando le
nuove informazioni ottenute. "E sei certa che le piace Remus?".
"Alice dice che ha una cotta per lui da
oltre un anno, se sia vero poi non lo so…".
"Perfetto, perfetto". Sirius sorrise con
aria soddisfatta. "Questa Megan sembra proprio la ragazza giusta… Grazie Mel,
sei stata di grande aiuto!" e la gratificò con un bacio che fu accolto più che
volentieri.
"Prego… Ma si può sapere che vuoi fare con
queste informazioni?" domandò poi, ancora perplessa sugli scopi che Sirius si
stava prefiggendo.
"Beh, la mia idea di combinare una specie di
appuntamento al buio tra Remus e questa Megan…".
"E Remus è d’accordo con questa
cosa?".
"Lo sarà, tranquilla… Però, stavo pensando,
se Megan sta sulle sue con le persone con cui non è in confidenza, dubito che mi
darebbe retta… Ci parleresti tu per me?".
"Io? Sirius, non mi garba tanto l’idea di
essere coinvolta nei vostri piani bislacchi…".
"Andiamo, Mel, devi solo andare da lei e
dirle di farsi trovare in un dato posto a una data ora…".
"Mi sembra una cosa stupida… E non sono così
sicura che Remus ne sarà felice…".
"Non ti preoccupare, a Remus penso io… Su,
Mel, me lo fai questo piccolo favore?".
Oh, no, ecco che mi fa di nuovo quegli occhi
malefici! Brutto bastardo approfittatore, lo so che lo fai apposta! Ma sei tanto
carino…
"Non c’è nulla di strano sotto, vero?"
insistette, sentendosi fiera di sé stessa: perlomeno, aveva conservato un minimo
di lucidità. "Solo un banale appuntamento al buio?".
"Solo un banale appuntamento al buio" le
assicurò Sirius. "Allora, mi aiuterai?".
"Uff, e va bene! Non sono certa al cento per
cento che sia una buona idea, ma va bene!". Il fatto che riesca a manipolarmi
con tanta facilità, invece, non va bene per niente: dovrò indurirmi un pochino,
altrimenti non ne uscirò viva!
"Ti adoro, Mel!" chiocciò Sirius, felice
come un bambino, baciandola di nuovo. "Dai, andiamo a fare colazione, mentre
discutiamo i dettagli!".
"Ah, ah…" riuscì solo a dire Melanie, mentre
lo seguiva quasi galleggiando. Oh, sì, doveva decisamente indurirsi e imparare a
tenere un po’ più a freno i suoi ormoni o Sirius Black se la sarebbe mangiato
per colazione!
******
Quel pomeriggio, nella Sala Comune di
Grifondoro regnava un’insolita quiete, specie se si considerava che era domenica
e che tutti e quattro i Malandrini più la piccola Dora erano presenti, nel loro
solito angolo, impegnati in varie attività: Dora disegnava e a giudicare dalla
grande concentrazione con cui fissava il foglio stava dipingendo il suo
capolavoro; Remus aiutava Peter con il ben noto questionario di Erbologia; James
semplicemente bighellonava giocherellando con la sua bacchetta (Remus aveva già
commentato che gli dava un quarto d’ora al massimo prima di affatturare per
sbaglio qualcuno); e Sirius aspettava il momento opportuno per mettere in atto
il suo malvagio piano.
Doveva solo aspettare che Remus fosse
sufficientemente assorbito da Peter e la sua testa dura da non far caso a quello
che gli accadeva intorno e poi… SBAM! Avrebbe fatto scattare la sua
trappola!
James di tanto in tanto gli lanciava
occhiate in tralice, cercando di capire se avesse o meno abbandonati i suoi
oscuri propositi e, in caso contrario, se poteva ancora trovare la maniera di
fermarlo: ma una parte di lui sapeva bene che cercare di convincere Sirius a
desistere quando era partito come in quel momento sarebbe stato come cercare di
fermare un drago con una piuma!
"Ma no, le Rape Gialle del Congo non servono
a fare un tipo particolarmente saporito di zuppa!" sbuffò in quel momento Remus,
con aria frustata. "Buon Merlino, sono pure velenose!".
"Ah, già, è vero… Allora a che servono le
Rape Gialle del Congo?".
"Questo dovresti dirmelo tu,
Wormtail…".
Sirius abbozzò un sorriso soddisfatto: Remus
aveva il tipico sguardo un po’ allucinato di chi ripete per l’ennesima
l’alfabeto ad un bambino un po’ lento e considera di vitale importanza riuscire
a inculcarglielo prima di sera, a quel punto ci sarebbe voluto del bello e del
buono per distoglierlo dal suo frustante compito. Era tempo della fase
due…
"Ehi, Dora, che disegni di bello?" domandò,
sporgendosi per guardare.
In risposta, la bambina quasi si sdraiò sul
foglio per impedirglielo, travolgendo vari oggetti nel percorso, inclusa una
boccetta di inchiostro che mancò di un pelo il compito di Erbologia, cosa che a
sua volta provocò l'urlo isterico di Peter, che si era già visto mandare in fumo
il lavoro tanto faticosamente svolto fino a quel momento.
"Voi due, per favore, state buoni" li pregò
Remus, massaggiandosi le tempie. "Allora, queste Rape Gialle..." aggiunse subito
dopo, senza nemmeno prestare scelto alle scuse mezzo smozzicate di
Sirius.
"Ehi, calma, piccola, non te lo mangio
mica!".
"Non puoi vedere!" protestò Dora con
fervore, sempre proteggendo il foglio con il suo corpo. "È una
sorpresa".
"Lasciala fare, Padfoot" gli consigliò in
tono annoiata James. "Non lo sai che gli artisti non fanno mai vedere il loro
lavoro finché non è finito?".
"Prongs, vorrei quasi dirti di andare a quel
paese, ma mi sono stufato di continuare a ripetertelo!".
"Tanto, dicendomi che non vuoi dirmelo, me
lo hai appena detto!".
"Oh, al diavolo, James! Lasciami lavorare in
pace...".
"Il tuo concetto di 'lavoro' è piuttosto
opinabile, se mi permetti di fartelo notare..." osservò ancora quest'ultimo con
uno sbadiglio.
Sirius resistette alla tentazione di
ribattere, sapendo che con l'intenzione di avere entrambi l'ultima parola
sarebbero potuti andare avanti all'infinito, e tornò a dedicare la sua
attenzione a Dora, che nel frattempo aveva ripreso la sua opera.
"Senti, Dora, posso chiederti una
cosa?".
"Non lo puoi vedere il disegno finché non è
finito, Sirius!" ribatté la bambina, senza nemmeno guardarlo.
"No, volevo chiederti un'altra cosa: quando
hai finito, mi fai un disegno del Gatto con gli Stivali?".
"Il che?" fece Dora ad occhi
sgranati.
"Ah, non lo conosci? Vabbè, come non detto,
allora...".
"Che cos'è il Gatto con gli Stivali? Lo
voglio sapere, dimmelo!" insistette la bambina.
"Oh, è soltanto una favola..." la liquidò
con noncuranza Sirius, interiormente soddisfatto di aver conquistato la sua
totale attenzione.
"Una favola?".
"Ah, ah, una favola con un gatto... Ma come,
Remus non te l'ha raccontata?" chiese con finto stupore Sirius. Ora doveva solo
sperare che...
"Remus!" strillò Dora, andando ad
aggrapparsi al braccio del ragazzo. "Perché non mi hai raccontato la favola del
Gatto con gli Stivali?".
Remus la fissò stralunato per qualche
secondo, con la testa ormai satura delle dannate Rape Gialle del Congo per poter
capire anche una domanda così elementare. "Eh, cosa? Come dici?".
"Il Gatto con gli Stivali, Remus: perché
Sirius la conosce e io no? Anch'io voglio sentire la favola! Andiamo a prenderla
in biblioteca!".
Dora cercò di trascinarlo verso l'uscita, ma
il ragazzo si oppose. "Devo finire di aiutare Peter coi compiti, Dora: dopo
andiamo, promesso!".
"Ma dopo è tardi!" protestò Dora.
"Su, fa la brava…".
Dora lo guardò immusonita, ma fece per
tornare al suo posto, quando Sirius si intromise: "Senti, Moony, vai pure con
Dora in biblioteca… Aiuto io Peter con Erbologia".
"Tu?" dissero in coro gli altri tre
Malandrini, con volti uno più sbalordito dell'altro.
"Sì, io".
"Ma Sirius, tu sei così…" cercò di
protestare Peter, incerto su quale fosse il termine meno offensivo con cui
descrivere le scarse capacità d'insegnante di Sirius.
"Per dirla gentilmente, perfino Mocciosus
sarebbe un insegnate migliore di te, Padfoot!" gli venne in aiuto James. "E
considera che Mocciosus probabilmente metterebbe sotto aceto le teste degli
studenti che lo fanno incavolare!".
"Beh, se Remus non si prende cinque minuti
di pausa, la sua testa imploderà e ci toccherà pulire un bel
macello!".
"Grazie dell'immagine poetica" commentò
sarcastico Remus. "Non sono convinto che sia una buona idea…".
"Andiamo, Moony, perfino uno Snaso con
problemi di concentrazione riuscirebbe a rispondere a quattro domande… E la
piccola non sembra disposta a sentire ragioni!".
Dora infatti aveva continuato imperterrita
per tutto il tempo a tirarlo per un braccio, implorandolo con gli occhi di
venire.
"Wormtail, ti va bene? Non ci metterò
tanto…".
Peter non sembrava particolarmente convinto,
ma un'occhiata omicida lanciatagli fugacemente da Sirius lo convinse ad annuire
con vigore.
Remus sospirò. "Vedete di non bruciare i
libri, distruggere la scuola o qualche altra cosa simile mentre non ci
sono...".
"Moony, Moony, Moony, ti abbiamo mai dato
motivo di dubitare di noi?" gli chiese Sirius, spingendolo verso l'uscita mentre
Dora lo trainava.
"Qualche centinaio solo nelle ultime
ventiquattr'ore… E il fatto che tu sia tanto ansioso di liberarti di me non mi
fa certo ben pensare".
"Andiamo, Remus!" lo spronò Dora.
"Ok, ok, arrivo…Ma prima: Accio!" declamò,
appellando il suo questionario già completo. "Dubito che vogliate davvero fare i
compiti, ma non si sa mai!".
"Ciao, ciao Remus" lo salutò Sirius, mentre
il ritratto si richiudeva dietro di loro. Il tutto in perfetto orario, oserei
aggiungere…
Una scarica magica lo raggiunse alla
chiappa, facendolo sobbalzare. "JAMES!" strillò, girandosi furibondo.
"Non l'ho fatto apposta" si difese lui,
anche se la faccia suggeriva tutto il contrario. "Mi è scappata…".
"Sì, come no…".
"Qualcuno potrebbe spiegarmi cosa sta
succedendo?" s'intromise Peter. "Perché hai voluto sbarazzarti di
Remus?".
"Remus ha un appuntamento" spiegò Sirius,
guardando l'orologio. "E se non si sbriga, farà pure tardi!".
La risposta lasciò ancora più perplesso
Peter, che corrugò la fronte senza capire, mentre fece scuotere il capo a James.
"Come ti è venuto in mente di coinvolgere pure la nanerottola in questo piano
folle? Da dove l'hai tirato fuori il Gatto con le scarpe o come cavolo si
chiamava?".
"Ehi, è stato Remus stesso a darmi l'idea:
quei due hanno cospirato alle mie spalle per giorni! Rendo solo il favore... Mi
sono fatto suggerire da Mel una favola coi gatti e ho controllato che sui libri
che hanno preso in biblioteca che non ci fosse: Sirius Black non lascia certo i
lavori a metà!".
"E per curiosità, non credi che la presenza
di una bambina di quattro anni potrebbe guastare l'atmosfera del tuo
appuntamento non-appuntamento?".
"Oppure, maschererà ancora di più il
sotterfugio…".
James scosse il capo, suo malgrado ammirato.
"Sai, se usassi per studiare anche solo un quarto dell'impegno che ci metti a
orchestrare stupidi piani cervellotici, saresti lo studente migliore di tutti i
tempi!".
"Merci, mon frère" lo ringraziò Sirius con
un gesto del capo.
"In tutto questo bel teatrino" intervenne
Peter, "posso sapere come farò a finire il questionario di Erbologia, visto che
dubito seriamente che tu abbia davvero intenzione di aiutarmi?".
"Facile, puoi copiare quello che James ha
copiato da Remus questa notte. Giusto, Prongs?".
"Sicuro… acconsentì quest'ultimo, tirando
fuori la pergamena e passandola all'amico. "Tanto per sapere, Mister
Io-Non-Sbaglio-Mai dei mie stivali, hai già pronto un piano di fuga per quando
Remus scoprirà tutto e verrà a cercarti per appenderti alla Torre di Grifondoro
per le mutande?".
"Sei troppo pessimista: io dico che andrà
tutto bene!".
La cosa peggiore, realizzò James guardando
il volto convinto dell'amico, era che lui ne era davvero convinto.
Lyrapotter’s corner
Lo so, sono un mostro… Qualcuno mi crede se
dico che avevo perso al cognizione del tempo al punto che non mi ero neppure
accorta che è da febbraio che non pubblico? Probabilmente no, ma giuro che è la
verità: fra università, contest vari, impegni di varia natura e, lo ammetto,
pure poca voglia, ho sepolto questa fanfiction in fondo alla lista delle
priorità: sono la prima a vergognarmene, ve l’assicuro.
Anche per questo ho deciso di postare, anche
se il capitolo per come l’avevo pensato non l’ho ancora finito (e chissà quando
lo finirò, con gli esami che incombono…): primo, come ho appena detto, non ho
idea di quanto avrei potuto finirlo, visto che ora come ora vado al ritmo di
una/pagine a sera, se va tutto bene; secondo, già così stava venendo fuori una
sottospecie di interminabile mostro, se l’avessi pubblicato intero sareste tutti
morti di vecchiaia prima di finire!; terzo, arrivare ai tre mesi di ritardo
sarebbe stato davvero eccessivo.
Morale della favola, questa storia non vuole
saperne di finire, a quanto pare: credo che ormai viva di vita propria! Guardate
il lato positivo (almeno mi auguro che per voi sia positivo!), ci sarà un
capitolo in più da leggere per voi, alla faccia delle mie previsioni!
Bah, bando alle ciance, tempo di
ringraziare:
Dance, spero
che sia stato un piacere anche stavolta, nonostante il taaanto tempo che è
passato! Non preoccuparti, per i doppi sensi non si scandalizza nessuno, anzi
sono io la prima a farli, eh, eh!!!!!!
Nena_Black91, grazie mille, leggere recensioni così entusiastiche fa sempre un
grande, grandissimo piacere! Tranquilla, vedrai che con il tempo l’ispirazione
giusta arriverà…
Brando, Dora
sa essere assai martellante quando vuole, questo è assolutamente innegabile:
credo che i Malandrini erigeranno a Lily una statua per averli salvati dalla
spinosa situazione… Sta pur certa Alice e Mel torneranno alla carica (non so
dove e quando, ma accadrà XD).
Kokylinda2, il
troppo stroppia, è innegabile, e comunque continuare fino alla morte di Lily e
James avrebbe snaturato troppo la storia, in fondo non c’entrava nulla! Moony ha
risentito troppo della vicinanza di James e Sirius: parla senza pensare XD
Cercherò di accontentarti sulla parte Lily/James prima della fine,
promesso!
_Mary, ed ecco
qua una delle mie fedeli… Sai, non vorrei mai che tua mamma uno di questi giorni
decida di chiamare i simpatici ometti del manicomio (uao, adesso mi auto-cito
pure, quanto me la tiro…), nel sentirti sempre a ridere da sola davanti al
computer, non sarebbe una bella cosa… Comunque, doveva essere colpa di Remus,
altrimenti era troppo scontato, non credi? Credo che Sirius le avrebbe bloccato
la crescita, a quella povera bambina… A quanto pare, la fortuna ti arride: tra
il dire e il fare, c’è di mezzo un oceano, almeno nel mio caso, comincio
seriamente a credere che questa storia non vedrà mai la fine!!!
evelyn_cla, no, no, riprenditi, forza, chi un defibrillatore?! Ok, scleri a
parte, grazie!!!!!! Cosa mai avrà detto Lily a Dora? Io non lo so… O forse lo so
e magari ne avrete un micro-assaggio nel prossimo capitolo, chissà (l’autrice
prende le distanze da qualunque dichiarazione compromettente…).
hermy101, grazie!
malandrina4ever, credo tu faccia bene a spaventarti sull’epilogo: senza anticipare
troppo, sarà ben poco intonato ai toni del resto della fanfiction, ma ormai c’è
l’ho talmente scolpito in mente che non posso non scriverlo… Ma è ancora
prematuro parlarne, direi… Mi dispiace, ma colui noi sappiamo apparrà nel
prossimo capitolo causa deviazione di percorso, spero che tu e Julia abbiate
ancora un po’ di pazienza…
Iva27, immagino che anche tu sarai felice di sapere che si è aggiunto un
altro capitolo, allora… Non ho ancora ben chiari quali saranno i miei futuri
progetti: ho almeno un paio di long che vorrei sviluppare, ma prima penso mi
dedicherò a un po’ di "one-shoteraggio" su argomenti vari per riprendere fiato:
le idee sono tante, te l’assicuro, che siano anche belle, non lo
so…
Rebecca Lupin, non è corretto, non puoi ritorcermi contro i trucchi della mia
stessa creatura XD La guest star è slittata, purtroppo, ma tranquilla che
arriva!
_Polla_, Melanie ringrazia sentitamente ed è assai felice di essere l’idolo
di qualcuno: insomma, deve pur tenere testa al suo bambinone (sì, Sirius, sto
parlando di te!). Grazie per i complimenti!
LadyMorgan, mia amata omonima di quella città non poi così lontana, con quella
palla pelosa di Sirius cos’altro potevamo aspettarci? Lo so, qualche passaggio
si è perso per strada, ma pazienza: si amano, l’importante è questo no? Lily è
di certo un geniaccio per essere riuscita a placare la curiosità di Dora, non
c’è dubbio (annuisce con aria convinta): James, un consiglio, tienitela molto
stretta, quella santa ragazza! Questa storia non arriverà mai al punto in cui
muoiono tutti, garantisco: non c’azzeccherebbe nulla in fondo, no? Anche se
l’epilogo… Taci, dannata coscienza, non vogliamo spoilerare la nostra amata
lettrice, no? Come sempre, Silvia Alfa // facciamo una petizione per ottenere i
voti di esami/interrogazioni sulla fiducia?
Julia Weasley, scusa, scusa, scusa, ho fomentato le tue speranze e te le ritrovi
distrutte sul più bello! Come già detto sopra, Colui che noi sappiamo apparirà
nel prossimo capitolo (e stavolta sul serio, perché quella parte è già
scritta!), scusa ancora, ma se non agivo così rischiavamo di vedere questo
capitolo a ferragosto!!!!! Spero che Sirius e Mel ti facciano un effetto strano
in senso buono, dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per farli mettere
insieme… Come hai visto, però, Melanie non si smentisce mai alla fine XD Studia,
studia che è meglio (e magari dovrei farlo pure io…)! Ah, scusa se non ho più
recensito la tua storia, ma in questi giorni sono impegolata all’ennesima
potenza e il tempo mi manca proprio: rimedierò quanto prima!
NemoTheNameless, beh, in verità non gliel’ho fatta dire esplicitamente la parola
sesso a Remus, mea culpa: era inteso per essere compreso tra le maledizioni che
lancia ai due neo fidanzatini impegnati in edificanti attività… Se quei sette
fossero stati amici da subito (sommiamoci pure Frank che con lo spirito è sempre
presente) il castello sarebbe crollato sul serio, credo XD
Alohomora, altra favola della buonanotte, spero gradita! Su, su che prima
della fine ci saranno ancora tre capitoli (salvo altri incidenti di percorso che
a questo punto non mi sento di escludere sinceramente!)… Oddio, non mi ero
nemmeno accorta del secondo poco felice senso di quel "morirò con il sorriso
sulle labbra"… Sirius, perché? Rowling ti odio! Scusa, una parte del mio
cervello è rimasta bloccata da quando ho letto la fine dell’Ordine della
Fenice…
E grazie a anche a Laura,
ovviamente!
Ok, mi accomiato senza promesse, quando mi
rivedrete, mi rivedrete! See you soon!
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Capitolo 25 *** Capitolo XXIV ***
BABYSITTER PER
CASO
CAPITOLO XXIV
Dal canto suo, Megan Spencer, beatamente
ignara di essere appena stata coinvolta in uno degli stupidi piani di Sirius
Black, aspettava l’arrivo di Remus, ammazzando il tempo gironzolando senza metà
tra gli scaffali della biblioteca: in fondo, per una Corvonero, era quasi un
habitat naturale.
In realtà, più i minuti passavano, più le
montavano i dubbi su tutta quanta quella situazione. Insomma, se Remus voleva
sul serio uscire con lei, perché non era venuto a chiederglielo di persona?
Passi la timidezza (lei per prima in più di un anno non era mai riuscita a
racimolare il coraggio per farlo), ma nemmeno lei si sarebbe ridotta a usare
un’amica come intermediario… Per di più Melanie Griffith, con cui era uscito
nemmeno un giorno prima!
Forse aveva fatto male ad accettare: la
verità era che, quando Melanie era venuta a parlarle, era talmente contenta e su
di giri che aveva detto di sì senza nemmeno pensarci. Ovviamente, a mente fredda
e qualche ora più tardi, l’incertezza non aveva faticato troppo farsi strada
nella sua mente: le pareva impossibile che proprio il ragazzo per cui aveva una
cotta pazzesca le avesse dato appuntamento così all’improvviso, era troppo bello
per essere vero! Se poi si considerava la sua insicurezza quasi patologica,
soprattutto in materia di ragazzi, le ragioni per essere fiduciosa diminuivano
drasticamente.
Guardò l’orologio: Remus era già in ritardo
di quasi un quarto d’ora. Che avesse cambiato idea? O magari era tutto uno
scherzo? Le sembrava assurdo che Remus o anche Melanie potessero orchestrare una
cattiveria simile, però forse c’era sotto lo zampino di Black e
Potter…
Ok, Megan, calma, adesso stai diventando
paranoica: qualche minuto di ritardo può capitare a tutti, giusto? Vedrai che
arriverà da un momento all’altro…
"Remus, vieni! Presto, presto!" gridò in
quel momento una voce infantile.
"Dora, per favore, fai piano" fu la pacata e
sussurrata risposta.
"Ops, scusa!".
Il cuore di Megan saltò un paio di battiti,
mentre il libro che aveva in mano le cadeva per l’agitazione. Si sporse oltre lo
scaffale, attenta a non farsi vedere. Oh Merlino, eccolo! Ma perché si è
portato dietro la cuginetta di Black?
Remus, infatti, stava più o meno
caracollando dietro alla bambina, che si aggirava per gli scaffali con cipiglio
da generalessa.
"Dora, per favore, calmati" cercò di
ammansirla. "Non ci corre dietro nessuno!".
Megan corrugò la fronte perplessa: qualcosa
non le tornava. Remus non aveva nemmeno provato a cercarla: stava seguendo la
piccola tra gli scaffali alla ricerca di chissà quale libro. In ogni caso, di
certo, non era lì per un appuntamento con lei, non sembrava nemmeno consapevole
della sua presenza!
L’appena sopito sospetto di essere stata
presa in giro tornò più forte di prima. Dannati Black e Potter, li maledì
tra sé, rifiutandosi di credere che ci fosse Remus dietro a tutto questo.
Appena quei due mi capitano tra le mani…
Ma prima, doveva uscire dalla biblioteca
conservando quel poco di dignità che ancora le restava: ci mancava solo che
Remus la vedesse e capisse tutto!
Arraffò il primo libro che le capitò
davanti, tanto per dare meno nell’occhio, e si apprestò a uscire dal suo
nascondiglio, controllando che la via fosse libera. Ok, di Remus nessuna
traccia, poteva andare, le ci sarebbero voluti solo un paio di
minuti…
Proprio nel momento in cui stava
abbandonando il suo rifugio e si ritrovava allo scoperto nel bel mezzo del
corridoio centrale della biblioteca, qualcuno le venne addosso da dietro,
facendole perdere l’equilibrio e ruzzolare in avanti… Dritta, dritta tra le
braccia proprio di Remus, che l’afferrò al volo giusto in tempo per evitare che
si sfracellasse la faccia al suolo.
Oh Merlino, adesso muoio! Sì, lo so, adesso
muoio!
"Dora, sta più attenta a dove vai" disse
Remus, rimproverando la bambina che mise su una faccia pentita. "Stai bene?"
domandò poi, aiutando Megan a rimettersi in piedi.
"Oh, io ecco… Credo… Sì, sì, sto bene"
riuscì infine a esalare Megan, odiandosi profondamente per essere diventata più
rossa di un pomodoro maturo e non riuscire nemmeno a spiccicare due parole messe
in fila. "G-g-grazie".
Remus le sorrise gentilmente. "Di nulla…
Megan, giusto?".
"Sì, sì, certo, Megan, giustissimo" assentì
la ragazza, annuendo ripetutamente con il capo. Solo una microscopica parte del
suo cervello registrò il fatto che Remus sapesse a malapena chi fosse e perciò
non poteva averle certo dato appuntamento, la stragrande maggioranza dei suoi
neuroni era troppo occupata a cercare di ricordare quale fosse il suo corretto
funzionamento.
Se Remus rimase perplesso dal comportamento
della ragazza, non lo diede a vedere: sorridendo, si chinò a raccogliere il
libro che nella caduta le era sfuggito di mano.
"Bel libro" commentò, sbirciando la
copertina mentre glielo porgeva.
"Oh, sì, grazie…". Lesse il titolo di cui
fino a quel momento non si era preoccupata, giusto per sapere di cosa stessero
parlando: un libro sulle creature magiche africane di Archibald Jurkins. Manco
farlo apposta, era riuscita a pescare un libro che aveva già letto due volte!
"L’hai letto? Tutto?" domandò sorpresa: per quanto fosse un bel libro e
considerato uno dei più completi sull’argomento, era scritto con un linguaggio e
uno stile che di norma facevano passare la voglia alla terza pagina.
Remus annuì. "L’ho dovuto rileggere qualche
volta per riuscire a capire tutti i passaggi, ma alla fine ci sono
arrivato!".
"E ti è piaciuto?".
"Beh, piaciuto è una parola grossa… Sì,
Dora, cosa c’è?".
La bambina gli stava infatti strattonando il
braccio, imbronciata. "Dobbiamo cercare la favola…".
"Tra un minuto, va bene? Accidenti, ma da
dove arriva tutta questa fretta? Quel libro non andrà da nessuna parte! Che
stavo dicendo?".
"Il trattato di Jurkins?" suggerì Megan, che
iniziava a sentirsi un po’ più sicura ora che la conversazione si era spostata
su un argomento a lei famigliare.
"Ah, giusto… Dicevo, che nel complesso non
mi è dispiaciuto, ma l’ho trovato un po’ troppo ostico, in certi passaggi…
Preferisco di gran lunga il libro di Kalendor, sinceramente…".
"Oh, vorrai scherzare? Kalendor non dice
nemmeno la metà di quello che dice Jurkins!".
"Però lo dice con un linguaggio
comprensibile ai comuni mortali!".
"Certo, Jurkins non è certo un libro da
leggere prima di dormire, ma non è così male: la completezza di contenuti
sopperisce decisamente a tutto il resto…".
Remus scrollò le spalle, non del tutto
convinto. "Ma non l’hai trovato un po’ troppo supponente, in certi
punti?".
"Beh, un po’ forse sì" gli concesse Megan,
riflettendo. "Ma di certo mai quanto Limerick!".
"Oh, non me lo nominare nemmeno!" disse
Remus con una smorfia. "Alla seconda pagina mi aveva già stufato al punto che
avrei voluto prendere tutti i suoi libri e bruciarli!".
"Pure io! Non l’ho fatto solo perché sarebbe
stato uno spreco…".
"Un sacrilegio, piuttosto: nemmeno Limerick
si merita il rogo, in fondo!".
"Ma molto in fondo… Beh, almeno su questo
siamo d’accordo".
"Già, è vero…" commentò Remus con un
sorriso. "Ma tu te ne stavi andando, scusa se ti ho trattenuto con le mie
chiacchiere…".
"Ma no, uno scambio di opinioni fa sempre
piacere" si schernì Megan.
Quello era un modo gentile per congedarsi,
la ragazza se ne rendeva perfettamente conto: il breve momento era passato,
probabilmente quella era la prima e ultima volta che parlava con Remus in vita
sua.
Invece di andarsene muta e rassegnata, però,
sentì la propria voce dire, in uno slancio di audacia: "In verità, non sono
tanto certa che Jurkins faccia al caso mio… Visto che sembri un tale esperto,
perché non mi aiuti a cercare qualcos’altro?".
Ma l’ho detto sul serio? Mamma mia, l’ho
detto sul serio!
Remus rimase un attimo dubbioso. "Non
saprei…". Guardò Dora, che aspettava con crescente impazienza. "Ci metto solo un
paio di minuti, ok, piccola?".
La bambina fece saettare lo sguardo da lui
alla sconosciuta che sembrava aver monopolizzato la sua attenzione, per nulla
contenta di come si stava evolvendo la situazione: chi era quella ragazza? E
perché dava tutta quella confidenza al suo Remus? Quella faccenda non le
piaceva per niente: quella guardava Remus esattamente come Melanie guardava
Sirius… E in questo caso, non era per nulla una buona cosa! No, no, la ragazza
doveva andarsene e di corsa!
"Ma dovevamo cercare il libro!" protestò
vivacemente.
"Un paio di minuti, Dora" le promise Remus,
sorridendo. "Poi sono tutto tuo per il resto della giornata,
promesso".
Ma c’ero prima io! Dora stava per opporsi di nuovo alla proposta, ma Remus,
considerando la questione chiusa, tornò a rivolgersi a Megan. "Allora, stavi
pensando a qualche libro in particolare?".
"In realtà, non saprei proprio…".
"Dora, mi raccomando, non lasciare la
biblioteca…" si raccomandò Remus, lanciandole un’occhiata senza notare il suo
malcontento, prima di sparire tra gli scaffali seguito dalla ragazza.
Arrabbiata per il modo in cui era stata
liquidata, Dora non li seguì, bensì si sedette a ridosso di una libreria, a
gambe e braccia incrociate, fissando il pavimento.
Perché Remus l’aveva mollata lì come se
niente fosse? Si era comportato proprio come Sirius, James e Peter: la verità
era che ai Malandrini non importava un bel niente di lei, era solo un peso, una
seccatura. Pensava che Remus fosse diverso, ma si sbagliava: alla prima
occasione buona, l’aveva scaricata per quella là.
Dora stritolò una zampa del suo fido e
onnipresente orsacchiotto: la odiava, quella là, perché le aveva portato
via il suo Remus! Da dove era saltata fuori? E perché guardava Remus con quello
sguardo? Possibile che lui non si fosse accorto di nulla?
Ma i maschi sono tonti e Remus è sempre un
maschio, rifletté Dora tra sé, ripensando alla
discussione che aveva avuto con Lily la sera precedente. Quanto l’aveva fatta
sentire importante: per la prima volta, qualcuno aveva risposto alle sue domande
con qualcosa di diverso da "Sei troppo piccola per capire". Invece, Lily l’aveva
trattata da grande e lei aveva capito tutto!
La cosa più importante che devi capire,
Dora, è che i maschi sono tutti dei grandissimi tonti, le aveva detto Lily. Sesso forte? Puff, altro che sesso forte!
Senza di noi sarebbero persi, ma non lo ammetterebbero nemmeno sotto tortura! Un
uomo non sarebbe mai capace di sopportare tutto quello che deve sopportare una
donna nella sua vita…
Sbuffò con impazienza, ora pure annoiata
oltre che arrabbiata: non aveva un orologio, ma era certa che un "paio di
minuti" non fosse un tempo tanto lungo! Remus ci stava mettendo una vita! Chissà
quando tornava, preso com’era da quella là… Ma se non lo aspettava lì si
sarebbe preoccupato o arrabbiato! Non è giusto, perché lui può fare quello
che gli pare e io invece devo star qua ad aspettarlo?
Eppure, probabilmente non si sarebbe mossa
da lì, perché tutto sommato non voleva che Remus si preoccupasse…
"Che cosa stai facendo qua, piccola
teppista?".
Dora sobbalzò, spaventata, mentre la
bibliotecaria le compariva improvvisamente di fronte, incombendo su di lei come
un falco. "Io veramente…".
Madama Pince non le diede nemmeno il tempo
di finire: la tirò su di peso e la indirizzò verso la porta. "Fuori dalla mia
biblioteca: non voglio che tu deturpi qualche libro con le tue ditacce
sporche!".
Ma io non ho le dita sporche!,
avrebbe voluto protestare Dora, ma prima ancora di
poter finire di formulare il pensiero, si ritrovò in corridoio. E adesso che
faccio? Là dentro non ci torno: quella mi fa paura! Ma Remus ha detto di non
uscire…
Un movimento alla sua destra attirò la sua
attenzione: girò il capo e si trovò davanti un bel gatto bianco e nero, che se
ne andava tranquillamente in giro per i fatto suoi, ancora ignaro che il suo
pomeriggio di tutto relax era appena finito.
"Ciao, micio!" trillò Dora tutta contenta,
facendo per avvicinarsi.
L’animale non sembrò per nulla felice quando
fece per accarezzarlo e filò via soffiando.
"Ehi, aspetta!" lo richiamò la bambina, per
nulla scoraggiata, andandogli dietro. Per un istante si disse che avrebbe fatto
meglio ad aspettare Remus, ma poi pensò che in ogni caso il ragazzo non avrebbe
notato la sua assenza e che sarebbe tornata subito: voleva solo vedere dove
andava il micio.
E così via, dietro allo sfuggente gatto che
voleva solo essere lasciato in pace. Ma Dora non si lasciava mica scoraggiare
così facilmente e continuò ad andargli dietro come un’ombra… Questo almeno
finché non girò un angolo con troppo foga e andò a sbattere contro un ragazzo
che veniva dalla parte opposta, facendo cadere tutti e due.
"Ehi, ma sta un po’ attenta!" la apostrofò
lo sconosciuto, mettendosi a raccogliere le sue cose.
"Mi dispiace, non l’ho fatto apposta" si
scusò Dora, che si stava già rialzando incolume. "Hai visto il
micio?".
"Il micio?" ripeté il ragazzo, lanciandole
un fugace sguardo perplesso.
"Sì, il micio bianco e nero: lo stavo
seguendo, ma è sparito".
"Non ho visto nessuno stupido
gatto".
"Oh, peccato… Vuoi una mano?" si offrì,
cercando di essere cortese come mamma le aveva insegnato.
Il ragazzo, però, la scacciò in malo modo.
"Faccio da solo: non mi serve il tuo aiuto".
"Non sei molto gentile" commentò Dora,
guardandolo per la prima volta con attenzione: aveva ordinati capelli neri e
freddi occhi grigi e un’aria in qualche modo famigliare. "Ho l’impressione di
averti già visto da qualche parte".
Il ragazzo aveva intanto raccolto tutti i
suoi averi e stava apprestandosi ad andarsene. "Ne dubito seriamente: ora
sparisci, mocciosa!".
Si incamminò e dopo un attimo di esitazione,
Dora gli andò dietro, lambiccandosi il cervello per ricordare chi fosse.
"Oh, ma sì che so chi sei!" esclamò dopo
qualche istante, con un sorriso trionfante. "Sei il fratello di Sirius, vero?
Sì, sì, sei proprio tu!".
L’appena smascherato Regulus le rivolse un
sorriso accondiscendente. "Ora che hai risolto l’arcano mistero, che ne dici di
andartene a cercare il tuo stupido gatto?".
"Ma io non lo so dov’è andato il micio"
obiettò Dora. "Tu non me l’hai saputo dire…".
"Allora va’ a seccare qualcun altro con le
tue chiacchiere: non ho proprio tempo da perdere con te!".
Dora si guardò intorno e si rese conto di
non avere la minima idea di dove fosse. Tuttavia, non si preoccupò più di tanto:
in fondo, non era mica sola, era con il fratello di Sirius, mica poteva essere
tanto male, giusto?
"Sai, la mamma ha una tua foto a casa"
cominciò a raccontare per nulla intimorita dalla scarsa, per non dire nulla,
attenzione che Regulus le stava riservando. "Io l’ho vista una volta, anche se
lei la tiene nascosta: c’eravate tu e Sirius e la mamma e altre due ragazze…
Però in quella foto, sei molto, molto più piccolo di adesso: deve essere una
foto molto vecchia… Quanti anni hai?".
"Sedici" rispose controvoglia Regulus,
accelerando il passo nella speranza di convincerla a demordere… Povero
illuso!
"Però, sedici sono tanti! Io ne ho solo
quattro. Così, guarda" gli spiegò, mostrandogli quattro dita della mano destra.
"Non vedo l’ora di averne cinque" aggiunse, alzando anche il pollice.
"Buona fortuna: ti auguro di compiere in
fretta cinque anni!".
"Grazie!" trillò Dora, con un largo sorriso,
non cogliendo il sarcasmo nella voce di Regulus. "Sai, non sapevo che stavi qui
anche tu, Sirius non me l’ha detto… Voi non andate tanto d’accordo, credo: non
vi ho mai visti parlare insieme da quando sono qua. Avete litigato?".
"Più o meno: è una cosa
complicata…".
"Perché?".
Regulus alzò gli occhi al cielo. "Perché sì,
mocciosa! Non puoi andare a chiederlo a lui?".
"Ma io non so dov’è… Se avete litigato,
perché non fate la pace? Anche mamma e papà a volte litigano, ma poi fanno
sempre pace…".
"Dubito seriamente che io e Sirius potremmo
fare pace nella stessa maniera…".
"Perché?".
"Lascia perdere…" la liquidò Regulus. "E
comunque, Sirius non vuole fare la pace!".
"E tu?".
"Come dici?".
Dora lo guardò insolitamente seria. "Tu vuoi
fare la pace con Sirius?".
"Io…".
"Beh, allora perché non lo fai?".
"Io non ho detto di volerlo
fare!".
"Ma nemmeno di no".
Regulus si bloccò, senza parole: era stato
appena messo al muro da una bambina di quattro anni? Impossibile! "Questi non
sono fatti tuoi!".
"Ma se vuoi fare pace, perché non vai a
dirglielo? Sono sicura che anche Sirius sarebbe contento…".
"La cosa è molto più complicata di così: io
e Sirius non ci parliamo più da parecchio tempo, ormai".
"Ma è una cosa stupida!" esclamò Dora,
costernata. "Dovresti andare da Sirius e parlarci: io non ho un fratello, ma se
c’è l’avevo, non avrei mai smesso di parlarci!".
"Grazie dell’ispirato consiglio… Ma ti ho
già detto che Sirius non vuole parlare con me e io non voglio parlare con lui,
quindi il problema non si pone!".
Dora fece una smorfia, per nulla d’accordo
su quell’ultima affermazione. "Io continuo a dire che è una cosa stupida…
Scommetto che non ci hai nemmeno provato, a fare la pace con
Sirius!".
"Ti ho già detto che la questione è più
complicata di così… Ah, ma che ne vuoi capire tu!".
"Se non me lo dici, come faccio a capire?
Prova a spiegarmelo!".
"Ah, sparisci una buona volta, nanerottola!"
sbraitò Regulus: l’ultima cosa che voleva era imbarcarsi con quel mostriciattolo
in una conversazione sulle dinamiche politiche della sua famiglia.
"Non mi chiamare nanerottola!" si inalberò
subito la bambina. "Anche James mi chiama sempre così: lo odio!".
"Perfetto… Se mai farò qualcos’altro come
Potter, ti dispiacerebbe darmi un calcio?".
"Perché?".
"Tu fallo e basta… Anzi, no, che cosa sto
dicendo: vattene!".
"Ma io non so dove andare!".
"Torna dai tuoi babysitter Grifondoro" le
suggerì con poca gentilezza Regulus.
Dora rimase a guardarlo incerta: a forza di
andargli dietro, si era persa ancora più di prima. Non aveva la più pallida idea
di come tornare da Remus, men che meno alla Torre di Grifondoro. "Io non credo
di sapere la strada…" constatò, titubante, per archiviare subito la questione
con un’alzata di spalle. "Vabbè, tanto sono qua con te…".
"Che fortuna…" fu l’ironico commentò di
Regulus: ma quella bambina era scema o che cosa? In che lingua doveva dirglielo
di levarsi dai piedi? "Senti, tu, forse non sono stato abbastanza chiaro: devi
andartene" le ordinò, calcando il più possibile sulle ultime due
parole.
"Ma se non so dove… Ehi, non potresti
accompagnarmi tu da Sirius? Così magari, parlate un pochino…".
"Nemmeno morto".
"Perché no? Cosa ti costa?".
"Non sono mica la tua balia: se non volevi
perderti, non dovevi andartene in giro da sola per il castello! E io ho di
meglio da fare che star dietro a te…".
"Sei tale e quale a Sirius, allora: nemmeno
lui e i suoi amici mi vogliono mai intorno…".
"Chissà come mai… La differenza è che loro
sono costretti a sopportarti, io invece no: perciò ti conviene smammare se non
vuoi che ti affatturo!".
"Tanto non ci credo che lo farai sul serio"
dichiarò Dora con un’alzata di spalle, continuando imperterrita a trottargli
dietro.
"Non mi mettere alla prova,
mocciosa".
"Guarda che ho un nome: mi chiamo
Dora!".
"Il piacere è tutto tuo,
mocciosa".
"No, non mocciosa: D-O-R-A!" quasi strillò
la bambina, pestando i piedi.
"Scusa, D-O-R-A: adesso sei
contenta?".
Per tutta risposta, lei gli fece la
linguaccia: almeno quella volta, la presa in giro l’aveva captata.
"Antipatico".
"Se sono così antipatico, perché non te ne
vai per i fatti tuoi? Di certo troverai nel castello qualcun altro da seccare,
qualcuno che magari sarà pure felice di starti intorno!".
"Ma qui non c’è nessuno a parte te… E
comunque mi stai abbastanza simpatico, sì, sì! Ehi, perché ti sei fermato?"
esclamò, accorgendosi di averlo superato senza volere.
"Perché sono arrivato: qui c’è la mia Sala
Comune".
"Uh, che bello: posso vederla?" domandò
Dora, saltellandogli vicino tutta eccitata.
"Non penso proprio".
"Perché no?" insistette Dora, assumendo
un’espressione delusa.
"Non mi risulta che tu sia una Serpeverde,
perciò non puoi entrare".
"Ma Sirius mi lascia entrare nella sua Sala
Comune, anche se non sono Grifondoro!".
"Semplicemente perché non puoi mica dormire
in corridoio! Quindi le nostre strade si dividono: buona fortuna e non tornare a
cercarmi mai più, quella è la strada per la Sala d’Ingresso" disse, indicandole
la direzione da cui erano venuti.
"Ma non ci voglio andare da sola: io voglio
vedere la tua Sala Comune! Dai, dai, per favore…".
"Quale parte della parola no ti è sfuggita,
mocciosa?".
"Sei cattivo! Che cosa ti costa? Soltanto un
minuto, per favore…".
Regulus stava per opporsi di nuovo,
preparandosi mentalmente all’ipotesi di trascinare via la bambina di peso se
fosse stato necessario, non fosse che qualcuno scelse proprio quel momento per
lasciare la Sala Comune: l’ingresso si aprì per lasciare uscire due ragazze che
salutarono Regulus con un cenno del capo.
Inutile dire che Dora ne approfittò subito,
sgusciando dentro alla velocità del fulmine, malgrado il tentativo del ragazzo
di fermarla.
"Ehi, tu, torna subito qua!" le intimò,
correndole dietro.
"Uao, che bella!" esclamò Dora una volta
dentro, guardandosi intorno con occhi avidi: incantata, fece pure virare i
capelli su una vivace tonalità verde in tinta con l’arredamento della stanza.
Quando Regulus fece per acchiapparla, lo
evitò con un balzo, correndo via. "Prendimi, se ci riesci!" lo sfido
ridendo.
Ma tu guarda questa: come ha fatto Andromeda
a partorire quel piccolo, iperattivo mostro? Avrà preso dal padre, di
sicuro… "Vieni qua immediatamente!" le ordinò,
senza in realtà aspettarsi di essere ascoltato. "Non puoi stare
qui!".
"Perché no? Non c’è nessuno!" osservò la
bambina, continuando imperterrita la sua esplorazione.
In effetti, la Sala Comune era deserta, ad
eccezione di loro due. Regulus sbuffò, contrariato. "Soltanto cinque minuti" le
concesse: chissà, magari se si fosse stancata, poi sarebbe stato più facile
sbarazzarsene.
"Black, che ci fa qui quella?".
Severus Piton, l’ultima persona che Regulus
avrebbe voluto vedere in quel momento, gli si avvicinò, occhieggiando Dora con
disapprovazione mista a odio: di certo non aveva ancora dimenticato la
disastrosa lezione di Pozioni con Black e bambina al seguito. "Da quando sei
diventato la sua balia?".
"Non sono riuscito a fermarla" spiegò
Regulus in tono irritato. "Stavo appunto cercando di cacciarla fuori… Comunque,
non sono la sua balia: l’ho incrociata per sbaglio non lontano dalla biblioteca
e mi ha seguito fin qua!".
"E le sue babysitter
starnazzanti?".
Regulus alzò le spalle. "E che ne so? Da
quel che ho capito, stava inseguendo un gatto, quindi è probabile che se la sia
svignata di nascosto…".
"Quindi è molto probabile che ha quest’ora
Black sia in giro che la cerca sull’orlo dell’isteria: che spettacolo
interessante…".
Regulus guardò il compagno di sottecchi,
chiedendosi che stesse macchinando. Non poté però domandarglielo perché Dora si
avvicinò in quel momento, tutta saltellante.
"Ehi, mi ricordo di te!" annunciò
sorridendo. "Ti ho aiutato con le pozioni!".
Regulus trattenne a stento una risata
davanti alla faccia che fece Piton a quell’affermazione: di certo, quella
bambina aveva un’idea piuttosto distorta del significato "aiutare con le
pozioni", se nella sua visione delle cose implicava far esplodere il calderone
in faccia a qualcuno!
"Mi piace la vostra Sala Comune" continuò la
bambina imperterrita. "È molto… Verde!".
"Stupefacente spirito di osservazione"
commentò Piton, facendola ridere.
"Siete simpatici. Quasi, quasi, resto qua un
altro po’…" e corse via.
"Ehi, no, torna qua!" cercò di richiamarla
Regulus, ormai rassegnato all’idea di doverla scortare di persona da suo
fratello.
"Aspetta un secondo" lo fermò Piton,
cogliendolo di sorpresa.
"Vuoi farla restare? Non è che hai respirato
qualche fumo tossico? È un’autentica spina nel fianco!".
"E Black e i suoi amici staranno diventando
matti per trovarla: non dirmi che l’idea non ti stuzzica?".
Perplesso, Regulus guardò prima il compagno
poi la bambina, che in quel momento saltava a piè pari su una poltrona. "Basta
che si intrattenga da sola… E fa qualche casino, è un problema tuo".
"Cugina tua, problema tuo".
"Lei non è affatto mia cugina" ribatté
subito Regulus, piccato.
Piton gli rivolse un’occhiata carica di
sott’intensi ma si astenne dal fare ulteriori commenti.
"Lei non è mia cugina" ribadì Regulus in
tono secco. "È soltanto l’irritante figlia di uno schifoso
Sanguesporco…".
"Io non ho detto nulla…".
Regulus aprì la bocca per ribattere, ma si
accorse in quel momento della vistosa assenza di una certa persona… "E adesso
dov’è finita?" esclamò, guardandosi intorno in cerca di qualche segno di
Dora.
Anche Piton lo imitò, ma la bambina sembrava
sparita nel nulla. "Deve essere qui da qualche parte" osservò in tono pratico.
"Siamo davanti alla porta: non può essere uscita senza che la
vedessimo…".
"Sarà andata verso i dormitori…" tentò
Regulus. Speriamo non in quelli femminili, si augurò mentalmente, mentre
con aria rassegnata andava a cercarla.
******
Nel frattempo, i famosi due minuti si
stavano rivelando i più lunghi della storia, visto che non erano ancora passati,
con somma gioia di Megan, che non riusciva a credere di star intrattenendo una
vera conversazione con Remus Lupin, dopo tanto tempo passato a sognarlo ad occhi
aperti (o chiusi).
Cominciava perfino a passarle il nervosismo…
Del resto, si stavano muovendo su un terreno a lei famigliare, anche se forse
poco romantico, ma non era certa delle sue reazioni se il discorso si fosse
spostato su qualcosa che non fossero i libri: conoscendosi, sarebbe pure stata
capace di bloccarsi un’altra volta! E l’ultima cosa che voleva era che Remus
pensasse che fosse una totale idiota.
"Megan? Mi stai ascoltando?".
La ragazza si riscosse dai suoi pensieri,
maledicendosi interiormente per aver divagato tanto con la mente da perdere il
filo del discorso. Ora sì che penserà che sono un’idiota… "Scusami, mi
sono distratta un attimo".
"Ti sto annoiando?" domandò Remus,
allarmato. "Mi dispiace: quando si tratta di libri, tendo a diventare
logorroico, scusa…".
"Oh, no, no!" si affrettò a negare Megan:
non voleva certo che la loro piacevole conversazione si interrompesse così, per
colpa sua. In verità, aveva il forte dubbio che avrebbe trovato Remus
interessante perfino se avesse tenuto una conferenza di due ore sui Vermicoli,
il che le dava un’idea abbastanza chiara di quanto male fosse messa. "Al
contrario, mi piaci… Ehm, cioè, volevo dire, che mi piace ascoltarti…".
Remus sorrise leggermente. "Credo tu sia la
prima a dirmelo: i miei amici a quest’ora mi avrebbero già Schiantato da un
pezzo!".
"Posso immaginare…". Chissà perché non la
sorprendeva che Potter e Black non fossero appassionati di libri.
Il ragazzo ridacchiò, prima di dare
un’occhiata di sfuggita all’orologio e sobbalzare. "Accidenti, è già passata
quasi un’ora! Scusami, ma devo proprio andare adesso…".
"Oh" riuscì solo a dire Megan, cercando di
non far trapelare troppo la delusione. "Allora sono io che stavo annoiando
te…".
Remus, che già stava avviandosi verso il
corridoio principale della biblioteca, la guardò con aria dispiaciuta. "Non è
per questo: mi ero completamente dimenticato di Dora" spiegò. "Quella povera
bambina mi starà dando per disperso…".
"Ah, certo…". La bambina, ovviamente,
pensò la ragazza, seguendolo con aria sconfortata. Perché si è portato dietro
la cuginetta di Black, dannazione…
Però, i due scoprirono in fretta che Dora
non era dove l’avevano lasciata, il che dopo un’ora era pure normale.
"Dora?" la chiamò Remus, cercando di fare
meno rumore possibile. "Dove si sarà cacciata?".
"Non ti preoccupare" cercò di
tranquillizzarlo Megan, vedendolo sempre più in ansia. "Si sarà nascosta qua
intorno per passare il tempo…".
"Già, probabile… Dora? Dora? Dai, vieni
fuori, mi dispiace di averti lasciato da sola per tutto questo
tempo…".
I due ragazzi passarono al setaccio tutta la
biblioteca senza trovare traccia di Dora, che evidentemente o non voleva farsi
trovare o peggio ancora se n’era andata.
"Merlino, e adesso che diamine faccio?"
esalò Remus, abbandonandosi contro una parete e passandosi le mani tra i
capelli. "Sirius mi ammazza!".
"Ma no, tranquillo" lo confortò Megan,
appoggiandogli una mano sulla spalla (e sorprendendosi per la sua audacia). "Non
potrà certo essere andata lontano, giusto? Quanti anni ha? Cinque?".
"Quattro, veramente".
"E allora, dove mai potrà essere
andata?".
Remus trattenne a stento una risatina
ironica: ovviamente, Megan parlava così perché non aveva mai avuto a che fare
con Dora prima di quel momento. Conoscendola, la bambina poteva essere ovunque,
ovunque, perfino sul fondo del Lago, in Cina o su Plutone… Ok, Remus, adesso
ti stai facendo prendere dal panico: inspira, espira e riprendi a usare il
cervello. Megan ha ragione: Dora sarà di certo qua intorno che mi tiene il
muso…
"Scusami, devo andare: devo risolvere questo
pasticcio prima che…". Si interruppe, preferendo non esprimere a parole nessuna
delle numerose, inquietanti alternative che gli erano passate per la mente:
decisamente, stare tanto tempo con Sirius e James l’aveva rovinato.
"Ti do una mano" si offrì subito Megan.
"Non ti disturbare…".
"Nessun disturbo: in fondo, è anche un po’
colpa mia se si è persa…".
Remus le rivolse un veloce sorriso.
"Grazie"
Lasciarono la biblioteca e d’istinto Remus
si diresse verso la Torre di Grifondoro, pensando che probabilmente Dora aveva
cercato di tornare dagli altri Malandrini, con Megan che gli caracollava
dietro.
"Posso chiederti una cosa, Remus?" domandò
dopo qualche istante per spezzare il silenzio, desiderosa di placare il suo
piccolo dubbio.
"Sì, certo".
"Perché hai portato Dora con
te?".
Remus si voltò a guardarla, evidentemente
confuso. "Che cosa vuol dire ‘perché hai portato Dora con te?’? È lei ad avermi
trascinato in biblioteca per cercare un libro".
"Oh… Già, certo…". Megan distolse lo
sguardo: adesso tornava tutto, il suo sospetto era pura realtà. Remus non le
aveva mai chiesto di uscire, si erano ritrovati nel posto giusto all’ora giusta
per pura fatalità. Quello che proprio non si spiegava era perché Melanie
Griffith le avesse fatto una cosa del genere.
"Megan, tutto bene?".
"Eh? Sì, sì, certo… Scusami, mi sono appena
ricordata che avevo un impegno…". Poco importava se si era impegnata ad
aiutarlo: almeno l’umiliazione di scoppiargli a piangere in faccia voleva
risparmiarsela, si era già resa abbastanza ridicola.
"Ehi, aspetta!".
Prima che potesse andarsene, Remus l’afferrò
per il polso. "Che cosa c’è? Ho detto qualcosa di sbagliato?".
"No, davvero… Solo, devo
andare…".
Cercò di liberarsi, ma Remus la trattenne.
"Che cosa succede, Megan? Qual è il problema?".
"Nulla, nulla, davvero…".
Il ragazzo le rivolse uno sguardo scettico.
"Megan, che cosa sta succedendo?".
"Ecco, io…". Si morse il labbro,
rassegnandosi a dirgli la verità: aveva il vago presentimento che non si sarebbe
bevuto una bugia nemmeno se fosse riuscita a inventarne una vagamente
convincente. "Il fatto è che io credevo… Sì, insomma…". Andiamo, non
impaperarti proprio adesso: forza, via il dente, via il dolore! "Melanie
Griffith mi ha detto che volevi incontrarmi in biblioteca… Per una specie, sì,
una specie di appuntamento, sai…".
Remus rimase talmente interdetto che la
lasciò andare senza nemmeno accorgersene. Melanie le aveva detto che cosa? Che
diavolo le era saltato per la testa? Perché l’aveva fatto? Cercò senza successo
lo sguardo di Megan, che teneva ostinatamente gli occhi puntati sul pavimento ed
era diventata più rossa di un pomodoro maturo, e si sentì vagamente colpevole:
l’aveva imbarazzata e mortificata a morte, quella povera ragazza, anche se non
ne aveva intenzione.
"Megan, mi dispiace, io non
sapevo…".
"Sì, sì, l’avevo già capito da sola"
biascicò lei.
"Solo che non capisco: perché Melanie
avrebbe dovuto fa-…". Remus si bloccò metà frase, mentre magicamente i pezzi del
puzzle andavano tutti al loro posto: Dora e il Gatto con gli Stivali, la
biblioteca, Sirius che si offriva di aiutare Peter a studiare… Quel disgraziato
era pure riuscito a convincere Melanie ad adescare una ragazza al posto suo!
Forse ho fatto male ad adoperarmi tanto per farli mettere insieme: quei due
sono pericolosi insieme. Molto, molto pericolosi…
"Io lo uccido" mormorò tra sé. "Giuro su
tutti i maghi presenti e passati che stavolta lo uccido sul serio… E poi lo
resuscito per poterlo uccidere un’altra volta!".
"Scusa, come dici?" domandò Megan,
perplessa.
"Megan, mi dispiace davvero per quello che è
successo: siamo stati raggirati tutti e due… E ti posso garantire che il
responsabile farà una bruttissima fine appena ce l’avrò tra le mani. Non che
questo possa esserti di qualche consolazione, credo…".
"Forse è meglio che me ne vada…". Megan fece
per andarsene e con suo sommo sollievo Remus non tentò di fermarla, quando si
ricordò di una cosa. "E la bambina? Che cosa pensi di fare?".
Il modo in cui la guardò le bastò a capire
che la rabbia gliela aveva fatta totalmente scordare. "Oh, Merlino santo, Dora!
Devo assolutamente trovarla prima che…". Si interruppe, preferendo non
soffermarsi su tutti i potenziali finali catastrofici. "Senti, so di chiederti
molto, ma…".
"Sì, ti aiuterò" disse Megan, anticipandolo.
E come faccio a dirti di no se mi guardi con quella faccia?
*******
Frattanto, la coscienza di qualcuno aveva
deciso di entrare in azione… E ovviamente non stiamo parlando di Sirius, ancora
ingenuamente convinto che il suo piano fosse un grande successo, ma di Melanie,
che a posteriori e senza la malefica influenza del suo fidanzato si stava
velocemente rendendo conto di quanto tutta la situazione puzzasse.
Credeva anche lei che a Remus avrebbe fatto
solo bene uscire un po’ dal suo guscio, ma l’intera maniera in cui era
orchestrata la cosa era quanto meno strana: non lo conosceva benissimo, ma era
certa che avesse abbastanza spina dorsale per occuparsi da solo di chiedere un
appuntamento a una ragazza, invece di usare un amico (o la sua fidanzata) come
intermediario. Oh, non avrei dovuto farmi coinvolgere: è stata una pessima,
pessima idea… Come ho fatto a lasciarmi persuadere? Ah, giusto, Sirius e i suoi
occhiacci ammaliatori: forse dovrei cominciare ad andare in giro
bendata…
"Mel?".
Si voltò verso Lily, che la guardava
perplessa e un po’ preoccupata. "Eh, cosa?".
"Si può sapere che hai? È tutto il giorno
che hai la testa da un’altra parte…".
"Ma va’, che cosa dici, sto benissimo,
tranquilla…".
Sarebbe stato troppo pretendere che Lily se
la bevesse: adesso infatti, più che preoccupata, era palesemente sospettosa.
"Non c’entrerà mica quello di cui Sirius voleva parlarti stamattina? Sai, quella
cosa di cui perfino James non voleva sapere nulla… Mel, non ti sarai mica fatta
coinvolgere in uno dei piani strampalati di quel folle, vero?".
"Beh, forse giusto un pochino…".
"Mel!" esclamò Lily, scandalizzata. "Capisco
che è il tuo ragazzo e tutto, ma resta pur sempre Sirius Black…".
"Lo so, lo so… Infatti ho già la coscienza
che mi morde le chiappe, non ti ci mettere anche tu, per favore".
"Ok, scusami… Ma che cosa ti ha chiesto di
fare?".
Melanie aprì la bocca per rispondere quando
le sue orecchie captarono uno stralcio di conversazione di un gruppetto di
Serpeverde di passaggio. "…bambinetta casinista, cosa gli è saltato in mente a
Black di lasciarla entrare nella nostra Sala Comune?".
"Hai sentito?" domandò, voltandosi verso il
gruppo che si stava allontanando.
"Sentito che?" ribatté Lily, perplessa.
"Ehi, non provare a cambiare discorso: stavamo parlando di Sirius… Ma dove
diavolo vai?".
Melanie infatti era partita dietro al
gruppo: forse aveva solo capito male, magari si stavano riferendo a qualche
ragazzina del primo anno o roba simile, ma un’altra studentessa non avrebbe
certo avuto bisogno del permesso di Regulus Black per entrare nella sua Sala
Comune, no? "Scusate" li chiamò quando li ebbe raggiunto. "Non ho potuto fare a
meno di ascoltare…".
"Voi Grifondoro non sapere proprio farvi i
fatti vostri, vero?" osservò un ragazzo con aria offesa. "Vi mettete pure ad
spiare adesso?".
"È stato un incidente… Parlavate di una
bambina o sbaglio?".
"Tu sei Melanie Griffith, vero?" intervenne
una ragazza. "La nuova fidanzata di Sirius Black?".
"Sì, sono io".
"Allora, potresti cortesemente andare a dire
al tuo fidanzato che la sua dannata cugina ci sta devastando la Sala Comune e di
venirsela a riprendere".
"Che cosa? Come ci è finita Dora nella
vostra Sala Comune?".
"Non chiederlo a me: è stato Regulus Black…
Vi conviene andare a recuperarla prima che le capiti qualcosa di brutto: Piton
aveva l’aria di volerla avvelenare quando siamo venuti via".
Detto questo, girarono sui tacchi e se ne
andarono. Melanie fu raggiunta da Lily, che aveva aspettato in disparte, per
nulla desiderosa di ricevere insulti dai Serpeverde. "Che hanno
detto?".
"Che Dora sta seminando scompiglio nella
loro Sala Comune… Oh, e che il tuo ex migliore amico sta progettando di
avvelenarla".
"Che cosa? Come ci è finita là
sotto?".
"Sembra che sia andata dietro al fratello di
Sirius… Ma se quello che intendi è dove diavolo sono finiti i Malandrini in
tutto questo, la risposta è non ho idea".
"Da James, Sirius e Peter non mi aspetterei
niente di meglio: quei tre non saprebbero tenere in vita una pianta, figurati
una bambina vivace come Dora. In realtà, sono più curiosa di sapere dov’è finito
Remus…".
"Ah, sì, giusto, Remus… In realtà, in
proposito, io potrei rispondere…".
"Come sarebbe a…" cominciò a dire Lily, ma
fu interrotta dall’arrivo di una saltellante e eccitata Alice.
"Indovinate, indovinate" le incalzò.
"Notizia dell’ultimo minuto: Madison McMillan me l’ha detto giusto qualche
minuto fa…".
"Alice, ti voglio bene, ma è mai possibile
che negli ultimi tempi o scrivi lettere a Frank o ti fai i fatti degli altri con
quella Madison come-si-chiama?" sbuffò Lily.
"Oh, lasciala stare: è in una grave crisi di
Frankite, deve pur sfogarsi in qualche modo…".
Alice si prese il tempo di rivolgere ad
entrambe un’occhiata storta, prima di dire: "Comunque, Madison mi ha detto che…
tadadadan Remus si è incontrato con Megan Spencer in biblioteca… E questa
volta per davvero" aggiunse, scoccando un’occhiata di rimprovero a
Melanie.
"Ah, ecco svelato l’arcano mistero…"
commentò Lily.
"Già, è… Come dici scusa?" rettificò Alice,
senza capire.
"In circostanze ancora da chiarire, sembra
che Dora sia finita nella Sala Comune dei Serpeverde: visto che Remus è
impegnato su altri fronti, ora mi è più chiaro come ciò sia potuto
succedere…".
"Accidenti, che cosa facciamo adesso?". Era
chiaro che la bambina andava recuperata il prima possibile: probabilmente non
sarebbe successo nulla di più grave che qualche Serpeverde con i nervi saltati,
ma se in Sala Comune ci fosse stato qualcuno della risma di Mulciber o Rosier…
"Forse dovremmo avvisare i ragazzi: saranno in giro a cercarla
disperati…".
"E tu pensi sul serio che Severus o
qualunque altro Serpeverde farebbe un favore ai Malandrini?" obiettò Lily
ironica. "Forse in un universo parallelo".
"Beh, se è coinvolto anche Regulus, forse…"
azzardò Melanie, senza crederci sul serio: non era propriamente un mistero che
tra i due fratelli Black non corresse buon sangue da quando Sirius era scappato
di casa. E infatti, le occhiate più che scettiche che gli lanciarono le amiche
fu una risposta sufficientemente eloquente.
"Proverò a parlare con Severus" disse Lily,
dopo qualche istante di riflessione. "Intanto, è meglio che voi andiate a dirlo
ai ragazzi: non credo che la cosa li tranquillizzerà più di tanto, ma perlomeno
sapranno dov’è…".
"Sei sicura di volerlo fare?" chiese Alice,
sapendo bene quanto l’amica avesse sofferto quando la sua amicizia con Piton era
finita.
"Sì, sicura… Meglio muoversi: io vado nei
sotterranei e voi a cercare i Malandrini".
******
"Bene, bene, bene, mio caro signor
disfattista, sono passate quasi due ore e di Remus ancora nessuna traccia: direi
che il mio piano ha funzionato alla perfezione".
Sirius rivolse a James un largo sorriso
compiaciuto, che gli fece montare la voglia di cancellarglielo a suon di sberle.
"O, forse, sta affilando i coltelli, Padfoot!".
"Da dove ti arriva tutto questo pessimismo,
io davvero non lo capisco: Lily ti ha traviato più di quanto non
credessi…".
James commentò con una stizzita scrollata di
spalle: il suo non era pessimismo, ma semplice spirito pragmatico. Non bisognava
essere una cima per capire che Remus si sarebbe incavolato come un drago a cui
hanno pestato la coda appena avesse scoperto il losco intrigo… Ma evidentemente
il suo caro migliore amico non era abbastanza evoluto per fare quel
ragionamento! In effetti, aveva sempre pensato che fosse più simile a una
scimmia che neanche a un essere umano: intanto, a tavola si comportava in modo
peggio che indecente, era quasi più peloso del suo corrispondente a quattro
zampe, senza dimenticarsi, ovviamente, dell’odore…
Forse i Black si sono accoppiati talmente a
lungo tra di loro che sono regrediti allo stato di Uomo di Neanderthal…
Questo avrebbe spiegato pure certi strilli da
scimmia urlatrice che lanciava Walburga Black!
"A che stai pensando?".
"Eh?". James ripiombò bruscamente sulla
terra per vedere Sirius e Peter che lo guardavano perplessi. "Come
dici?".
"Avevi stampato in faccia un sorriso da
idiota che metà basta" spiegò Sirius. "Non è che ti stavi costruendo edificanti
siparietti mentali con la tua bella?".
"Cretino!" sbuffò per tutta risposta James,
lanciandogli contro il cuscino: se avesse saputo a che stava pensando sul
serio…
"Uh, siamo saltati sul tasto dolente… Forse
hai bisogno di battere chiodo più spesso, Prongs!".
"E io ribadisco: cretino!". E via un altro
cuscino. "Sto con Lily da nemmeno una settimana e già mi suggerisci di tradirla…
Solo ieri ho evitato per un soffio l’evirazione, quando mi ha visto con quella
Parker del piffero!".
"Ma James, lei ti ama tanto" cinguettò
Sirius in falsetto in una discreta imitazione di Claire. "Lei vive per te,
respira per te, brama solo te, si infilerebbe tanto volentieri nel tuo letto e
tu la respingi in questo modo crudele!".
"Sì, ridi, ridi, sei solo fortunato che non
sia entrata in fissa con te, quella pazza psicopatica…".
Sirius si strinse nelle spalle con aria
diplomatica. "Che ci vuoi fare, le svitate schizofreniche preferisco
te!".
"Che meraviglia… Beh, adesso non è più un
mio problema: ho Lily…".
"Ecco, andato" sbuffò, notando lo sguardo
perso al solo nominare Lily. "Guardalo, Wormy: ti sembra mai normale ridursi
così per una ragazza? Povera creatura, me lo ricordo ancora, prima che l’amore
gli mangiasse tutto il cervello…".
Peter ridacchiò. "Beh, non è che tu sia
tanto meglio da qualche giorno a questa parte" osservò poi. "Da quando è entrata
in scena Melanie, l’amore si è mangiato pure il tuo, di cervello…".
Prima che Sirius potesse protestare, James
si riscosse dalla sua trance con un sorriso vittorioso. "Ode a te, o voce della
saggezza, che sei giunta a noi nella forma di Peter Minus, grazie, grazie,
grazie! Wormtail, penso che ti costruirò un altare dopo questo!".
"Esagerato…".
"No, dico sul serio!".
"Stupidi idioti, vi siete alleati contro di
me!".
"Sirius Orion Black!".
I tre si voltarono per vedere Remus, appena
entrato come una furia nella Sala Comune, dirigersi a passo di carica verso
Sirius… Con aria molto, molto arrabbiata.
"Uh, il tuo fato ti ha appena trovato,
Padfoot" commentò James con un sorrisetto. "Mi terrò il ‘te l’avevo detto’ per
più tardi, caso mai tu abbia ancora la facoltà di ascoltare, ben inteso… Vieni,
Peter, godiamoci lo spettacolo da una distanza di sicurezza!".
"James, tu infame… Moony, come te la passi?"
salutò Sirius, passando in un battibaleno in modalità ‘amico
contrito’.
Per tutta risposta, Remus lo incenerì con lo
sguardo. "Risparmiati gli occhi da cane bastonato, Sirius: questa volta non
niente ti salverà, te lo posso assicurare… Ma la tua giusta e cruenta punizione
dovrà aspettare, visto che ci sono questioni più urgenti: vi prego, vi imploro,
ditemi che Dora è qui".
"Come sarebbe a dire, Dora è qui?!" sbottò
Sirius, alzandosi in piedi. "Se era con te…".
"Sì… E sembra che nel tuo piano geniale, tu
non abbia tenuto conto di un piccolo dettaglio: che a quella bambina basta un
attimo di distrazione per svignarsela o combinarne qualcuna delle sue e io,
sfortunatamente per te, non ho mille occhi, anche se con voi tre come amici mi
farebbero davvero comodo!".
"Ah, ah, allora il mio piano non è poi
andato così male, se Megan è stata fonte di distrazione!" esclamò Sirius con
aria trionfante.
"Ma ti sembra il discorso da fare?! Pensa
piuttosto a dove potrebbe essere finita!".
James ridacchiò sommessamente tra sé,
attirandosi le occhiatacce dei due amici. "Complimenti, Padfoot, sei riuscito
perfino a superare le mie fosche previsioni: tutto quello che hai ottenuto è
Remus incavolato e la nanerottola persa chissà dove…".
"Volete smetterla tutti e due di sparare
stupidaggini e iniziare a pensare?" sbottò Remus. "Dobbiamo andare a cercare
Dora…".
Il ritratto della Signora Grassa si aprì di
nuovo e stavolta entrò Alice, piuttosto agitata e perplessa. "Uno di voi quattro
sa spiegarmi come mai Megan Spencer ce l’ha con Melanie? Era qua fuori e appena
l’ha vista, le si è avventata contro come una furia…".
"Te la sei portata appresso?" ridacchiò
Sirius. "Allora, tutto sommato non ti schifava così tanto, eh…".
"Sirius, per favore, evita di parlare se non
vuoi farmi arrabbiare ancora di più… E tutto questo mi ricorda che dovrò dire
due paroline anche a Melanie quando avremo sistemato il resto".
"A proposito, com’è andato l’appuntamento?"
intervenne Alice con aria curiosa.
"E tu come fai a saperlo?".
"Me l’ha detto Madison McMillan, il che
significa che a quest’ora lo saprà tutta la scuola, più o meno…".
"Magnifico, proprio la cosa che speravo di
evitare…".
"Perché? È andata così male?".
"Non è andata proprio: è stato tutto un
teatrino di questo disgraziato qua!".
Alice rivolse a Sirius un’occhiata di
biasimo. "Ah, adesso capisco… Sirius, sarei proprio curiosa di conoscere il tuo
limite…".
"Non credo che esista" dichiarò James in
tono sicuro.
"Ha parlato lo stinco di santo…".
"Scusate, non ci stiamo dimenticando di
Dora?" intervenne Peter, richiamando tutti all’ordine.
"Porco Merlino, Peter ha ragione!" esclamò
Sirius, che stava finalmente decidendosi a entrare in modalità babysitter
preoccupato. "Alice, non è che l’hai vista da qualche parte vero?".
"Beh, vista non l’ho vista…" rispose Alice,
ricordandosi il motivo per cui era venuta lì. "Però so dove si
trova…".
"Davvero? E dove? E perché ci hai messo
tanto a dirlo?".
"Perché ho la netta impressione che la cosa
non vi piacerà affatto" spiegò la ragazza. E diavolo se aveva
ragione…
Lyrapotter’s corner
Ebbene sì, non sono morta nemmeno stavolta:
a mia discolpa posso solo dire che avevo una marea di esami da dare, tra cui
probabilmente il più rognoso che mai mi capiterà nella mia carriera
universitaria (e che ovviamente pende ancora come la spada di Damocle sulla mia
testolina), perciò ho avuto poco tempo per scrivere e quel poco l’ho dedicato
all’ultimo contest a cui ero iscritta.
Comunque, fino a settembre basta esami e
basta contest, il che vuol dire molto tempo a disposizione, visto che le vacanze
le passerò a casa, perciò posso garantirvi al 99% che il prossimo aggiornamento
non sarà tra due mesi, ma molto prima.
Quanto alla conclusione della storia, ormai
ho rinunciato: non so se si capisce, ma ho troncato di nuovo prima della fine
progettata, un po’ perché la stesura tirava per le lunghe, un po’ perché stava
venendo mostruosamente lungo (ma ormai ci sarete tutti abituati)… Spero che
almeno Julia Weasley sia contenta: Regulus stavolta c’è (e ci sarà pure
nel prossimo, a questo punto!).
Grazie a
terry93, credo
che capitoletto sia fin troppo eufemistico, considerato i papirone di roba che
scrivo! Grazie mille, lieta di averti fatto ridere!
LadyMorgan, mia adorata Silvia Beta, niente lutti nemmeno stavolta… forse solo
la mia voglia di vivere, barbaramente massacrata da quell’infame creatura detta
Fisica (orrore!): spero per te che non incrocerà mai il tuo cammino, non lo
augurerei al mio peggiore nemico, figurati a te, mia diletta! E in effetti, la
cosa è finita perfino peggio di come potessi immaginare, ma del resto, da un
piano di Sirius Black cosa potevi aspettarti? Come puoi notare, tue e Dora siete
sulla stessa lunghezza d’onda ;) Quanto alla faccenda epilogo, lo so,
probabilmente mi farò detestare, ma sono scene che ho in mente più o meno dal
capitolo 10, se non le scrivo la mia testa esploderà, poco ma sicuro! A presto,
tua sempre devota Silvia Alpha// a morte la S.C.U.O.L.A, Newton e le sue dannate
leggi della dinamica (scusa, piccolo sfogo personale!)
malandrina4ever, povero Remus e poveri i suoi neuroni, ci ha messo più del solito
stavolta a capire il malvagio intrigo… Tutta colpa delle stupide rape gialle! E
stavolta è arrivato sul serio: oddio, adesso spero solo di essere stata
all’altezza delle aspettative, mettermi a confronto con te e Julia mi fa un po’
paura… Delusa? Spero di no!
Iva27, ci
penso a voi lettori, credimi, ci penso sul serio, ma il tempo è tiranno, avessi
una Giratempo avrei risolto tutti i miei problemi da un pezzo! La morte di
Sirius è rimandata al prossimo capitolo…
_Mary, eh, eh, chi la fa l’aspetti,
si dice così giusto? Sirius doveva pur ricambiare il favore in qualche modo… E
di certo, la notizia che la storia si allunga ancora ti avrà reso molto felice,
ma ti dirò, ho l’ispirazione a palla in questi giorni, perciò non ci sono
proprio problemi (il miraggio dell’aggiornamento costante, *O*). Beh, a mandare
tutto in malora è stata Dora, anche se solo indirettamente: povera Megan, la
faccio patire
Rebecca Lupin, proprio velocità della luce? Mi sa che hai dovuto essere un po’ più
elastica, scusa! Sirius e la Torre di Grifondoro ti aspettano nel prossimo
capitolo!
_Polla_, nemmeno io so come
faccio a star dietro a tutto… E infatti i ritardi mastodontici indicano che non
ci riesco, ahimé! Sirius e Mel insieme fanno scintille, poco ma
sicuro!
Julia Weasley, eccoci qua, Julia, ti prego sii clemente e se ti ho delusa dopo
tutta quest’attesa, scusa (della serie, mettiamo le mani avanti). In ogni caso,
sarai contenta di sapere che Reg c’è pure nel prossimo capitolo: sono riuscita
perfino a ritagliargli una parte da "bravo ragazzo" (e quando vedrai con chi lo
messo davanti, capirai che non mi sono dovuta sforzare tanto!). Lily ha una
malefica influenza, in effetti, fa quasi paura, ma James in fondo resta sempre
James. Povera Mel, è ancora un po’ spaesata, ma alla fine ce la farà a prendere
in mano le redini della situazione!
Alohomora, sai, questi Malandrini a volte li sento così vivi che quasi penso
che sono loro a battere la storia al posto mio! L’idea di Sirius era buona
certo, ma i suoi risvolti sono stati piuttosto imprevedibili, oserei dire!
Cavoli, certo che la fine dell’Ordine ti aveva proprio traumatizzata, non c’è
che dire, ma in fondo ti capisco: io ho solo giurato odio eterno alla Rowling (e
il settimo libro non ha per nulla perorato la sua causa!), dici che l’ho presa
male?;) NemoTheNameless, beh, mancava ancora un Malandrino all’appello
(Peter ovviamente conta come il due di picche, ovvero nulla), e visto che la sua
attuale consorte non è ancora disponibile per motivi legali (non che Dora se ne
preoccupi più di tanto, di questo), dovevo pur inventarmi qualcosa! Remus
troverà di certo un modo per fargliela pagare, parola d’onore!
xela182, sono
contenta che ti piaccia, grazie! La trama mi è un po’ sfuggita di mano, si è
persa nel mare di malandrinate! Spero che ti sia piaciuto anche questo
capitolo!
E in ultimo come sempre, grazie a Laura,
dai che l’ispirazione tornerà pure a te!
Bon, vi lascio: oserei quasi dire che il
prossimo capitolo (che arriverà presto, giuro), sarà il terzultimo, ma visto
l’attuale andazzo delle cose, non si può mai dire! See you
soon!
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Capitolo 26 *** Capitolo XXV ***
BABYSITTER PER
CASO
CAPITOLO XXV
Dora si stava divertendo come mai in vita
sua: non riusciva proprio a capire perché Sirius e gli altri si ostinassero a
dire che i Serpeverde fossero cattivi, erano così simpatici! Ovviamente, i
diretti interessanti non erano particolarmente propensi a ricambiare il
sentimento…
Approfittando dell’attimo di distrazione di
Piton e Regulus (come giustamente sottolineato da Remus, Dora era mostruosamente
brava a cogliere gli attimi di distrazione!), la bambina si era lanciata
nell’esplorazione di quella nuova e divertente Sala Comune, partendo in quarta
verso i dormitori: ovviamente, prima di entrare bussava, ma a quellora del
pomeriggio, ben poche persone erano nelle loro stanze. Non che il non ricevere
risposta potesse fermare Dora, comunque: prima che Regulus riuscisse a
riacciuffarla, aveva curiosato praticamente in tutte le camere, toccato,
spostato ed esaminato qualunque cosa di vagamente interessante le capitasse a
tiro ed aveva concluso il suo viaggio decidendo che gli alambicchi che Severus
Piton teneva nella sua stanza fossero senza dubbio la cosa più affascinante di
tutte.
Quando i due Serpeverde l’avevano finalmente
ritrovata, stava allegramente seminando il caos nel fino a poco prima
ordinatissimo baule di Piton.
"Uh, mi piacciono tutte queste acque
colorate!" trillò, agitando con foga una boccetta piena di vivace liquido
rosso.
"Ma che hai, l’intera dispensa di Lumacorno
qui dentro?" chiese Regulus, mentre Dora arraffava un’altra fiala, ripiena di
una pozione blu elettrico.
Piton non sembrò nemmeno sentirlo,
preferendo avventarsi sulla bambina. "Tu, piccola disgraziata, metti giù quella
roba!".
"Come, così?" fece lei, prima di gettargli
letteralmente contro l’ampolla con tutto il contenuto: il ragazzo si abbassò
appena in tempo per evitare di prendersela in piena fronte e Regulus l’afferrò
al volo prima che facesse qualche danno.
"Vuoi un suggerimento? Non darle imbeccate
di questo genere se ci tieni alla tua incolumità: non mi pare una bambina
particolarmente sveglia… Che cos’è questa roba?".
"Una cosa che Rosier mi ha chiesto di
preparare" rispose Severus. "Perciò, ti conviene lasciarla dove sta… Se non vuoi
rischiare di perdere una mano, ovviamente".
Regulus guardò la fiala come se avesse
cercato di morderlo, prima di appoggiarla con estrema cautela sul
comodino.
"Ma è tutto così nero qua dentro!"
sbottò Dora, che, stanca di pozioni, stava passando al setaccio il guardaroba.
"È così triste! Dovresti mettere qualcosa di colorato! Tipo rosa!".
Regulus non riuscì a trattenere una
risatina, folgorato da un’immagine di Piton con indosso una sgargiante camicia
rosa porcello.
"Black, portala via da qui" sibilò
quest’ultimo, con aria assassina. "Non mi importa dove, ma portala via da
qui…".
Il ragazzo avrebbe volentieri protestato che
se Dora non gli aveva dato retta fino a quel momento, difficilmente avrebbe
cominciato ora, ma la bambina gli risparmiò la fatica: "Io non voglio andarmene:
è tanto divertente questo posto!".
E prima che uno dei due potesse capire cosa
fosse successo, la piccola era sparita un’altra volta.
"Ma che ha, le ali ai piedi? Come fa a
muoversi così velocemente con quelle gambe corte?".
"Ti ricordi di chi è cugina vero? Sarà
talento naturale…".
Se non altro, non faceva molti sforzi per
nascondere la sua presenza: i suoi strilli eccitati dalla Sala Comune si
sarebbero sentiti perfino dalla Guferia!
Dora saltellava da una parte all’altra della
stanza, usando una maglia che aveva rubato dal baule di Piton a mo’ di mantello,
strillando "Volo, volo, volo!".
"Davvero strano che Black non l’abbia
trovata" commentò Piton. "Con tutto il casino che fa…".
"Ehi, tu, mocciosa, smettila una buona
volta!" le intimò Regulus, bloccandola a metà di un balzo.
"Che c’è?" tubò con aria innocente, correndo
verso di loro.
"C’è che sei un insopportabile piaga, ecco
che c’è…".
"Oh… È una brutta cosa?". Dora sembrava
perplessa, ma archiviò la domanda con un’alzata di spalle prima ancora che le
rispondessero. "Oh, beh, non importa: volete giocare?".
"L’avevo detto io che non è molto sveglia…
No, non vogliamo giocare!".
"Dai, per favore, facciamo qualcosa di
divertente! Per favore, per favore, per favore!".
Dora gli si agganciò al braccio per
strattonarlo, cogliendolo talmente di sorpresa da farlo cadere in ginocchio. La
bambina ne approfittò subito per appenderglisi al collo e subito dopo
arrampicarsi sulla sua schiena.
"Ehi! Che diavolo stai facendo?! Scendi
subito!".
"Non ti lascio finché non giochi con me!"
dichiarò lei, opponendosi ai tentativi del ragazzo di tirarla giù. "Dai, dai,
gioca, gioca, gioca!".
"Ti ho detto di no! Ora scendi!
Immediatamente! Piton, aiutami!".
"Ih, ih, è divertente questo gioco!" rise
Dora, divincolandosi per evitare che Piton la staccasse e riuscendo
contemporaneamente a non indebolire minimamente la presa.
"Dannazione, come fai ad essere così forte,
mocciosa?".
"Te l’ho già detto: io mi chiamo
Dora!" cantilenò la bambina, afferrando con una mano la cravatta di
Regulus.
"Ah, così mi strozzi! Mollala
subito!".
Ovviamente, non fu ascoltato e l’unico modo
per evitare di essere davvero strangolato fu allentare il nodo quando bastava
per riuscire a sfilarsela. Dora agitò il nuovo trofeo con aria vittoriosa.
"Ho la tua cravatta! Ho la tua
cravatta!".
"Sì, sì, te la regalo se proprio ci tieni:
basta che scendi!".
"Grazie, Regulus! Ti voglio bene!". E con
sua somma gioia, scese e saltellò via, ridendo tutta contenta.
"Accidenti, credo che mi abbia sfasciato la
colonna vertebrale con quelle sue ginocchia ossute" sbuffò Regulus, rimettendosi
in piedi massaggiandosi la schiena. Possibile che Andromeda non le avesse
insegnato un minimo di educazione? Assomigliava mostruosamente a Sirius quando
era piccolo, con l’unica differenza che la presenza di Walburga limitava in una
certa misura la vivacità di suo fratello: Dora, invece, non sembrava conoscere
il minimo freno…
"Ma tu guarda che abbiamo qui…".
Le risate di Dora si erano interrotte di
colpo: l’assenza di rumore, stranamente, non fece sentire Regulus per nulla più
tranquillo, probabilmente perché aveva riconosciuto la voce… E sapeva che in
quel frangente avrebbe portato solo guai!
"Black, è roba tua questa?" ridacchiò Evan
Rosier indicando la bambina che aveva di fronte, che per la prima volta aveva
smesso di sorridere e osservava i nuovi arrivati con vago timore.
Beh, forse è più furba di quel che pensavo,
se capisce che da Rosier e gli altri farebbe meglio a tenersi alla
larga…
"In realtà, è roba di mio fratello, non
mia…".
"Beh, sempre di Black si parla, giusto?
Anche se sono Black diseredati… Hai deciso di adottarla? Di salvarla dal suo
triste destino di indegna mezza Sanguesporco?".
Regulus si sentì avvampare, un po’ di
collera, un po’ d’imbarazzo per l’evidente presa in giro: in una sola frase, gli
erano arrivate ben due frecciatine sulla sua famiglia o meglio sui rami tagliati
della sua famiglia. "Mi ha seguito" spiegò a denti stretti, stringendo i pugni.
"Non l’ho mica invitata: non c’è stato verso di sbarazzarsene…".
"Ah, capisco…". Si chinò per portarsi alla
stessa altezza di Dora, che istintivamente indietreggiò di un paio di passi.
"Sei una bambina curiosa, eh? E molto chiassosa, a quanto ho potuto sentire…
Forse sarebbe il caso di insegnarti un po’ di buone maniere".
"Tu non mi piaci" dichiarò la bambina,
arretrando ancora. "Non mi piaci proprio per niente…".
Rosier le rivolse un sorrisetto sardonico.
"Sarò sincero: non me ne potrebbe fregare di meno, mocciosa!".
Cercò di afferrarla, ma Dora fu più veloce
di lui a ritrarsi e andare a riparare, manco a dirlo, dietro le ginocchia di
Regulus: il suo istinto le diceva che quello al momento era il posto più sicuro
che avesse a disposizione contro il Ragazzo Cattivo.
"Ti sei fatto la ragazza, Black?" lo canzonò
Avery. "Ma non è incesto se è figlia di tua cugina?".
"Sarebbe disgustoso in ogni caso" dichiarò
Rosier. "È figlia di un Sanguesporco! Per di più un Tassorosso, se non ricordo
male… Feccia disgustosa!".
"Regulus, voglio andare via…" biascicò Dora,
tirandolo per la felpa: non capiva granché di quello che diceva il Ragazzo
Cattivo, ma intuiva che non erano belle cose. Non le piaceva il modo in cui la
guardava: era lo stesso sguardo che aveva sua mamma quando trovava delle macchie
di marmellata sui cuscini del divano, solo ancora peggiore.
"Credo sia un’ottima idea" approvò Regulus,
desideroso di mettere fine a quella discussione spiacevole: sapeva fin troppo
bene di cosa erano capaci Rosier, Avery e gli altri.
"Oh, perché tanta fretta?" li bloccò
Mulciber. "Fino a poco fa, eri tanto contenta di star qui… Potremmo divertirci
un po’ anche noi…".
Rosier ridacchiò di gusto. "Sai, hai proprio
ragione…".
"Non essere ridicolo, Evan" intervenne
Piton, cogliendo di sorpresa perfino Regulus, che non si era aspettato un aiuto
da parte sua, non dopo tutti i disastri che Dora aveva causato.
"Che cosa c’è, Severus? Non ti va di giocare
un po’?".
"No, se la cosa implica l’espulsione:
Silente ci sbatterebbe fuori, come minimo, se torciamo un solo capello alla
bambina…".
"Silente, uff!". Rosier liquidò la parola
con un gesto sprezzante. "Silente vedrà solo quello che noi decidiamo di fargli
vedere, come sempre: finora non abbiamo mai avuto problemi…".
"Sai bene anche tu che è diverso: Black farà
il diavolo a quattro finché qualcuno non gli darà retta… E anche se tu dici di
no, Silente non è stupido!".
"Beh, nessuno ti obbliga a restare, Severus:
vattene adesso e se mai qualcuno ti interrogherà in proposito potrai dire di
essere da tutt’altra parte senza rimorsi di coscienza… E tu che mi dici, Black?
Non hai voglia di giocare un po’ con la nostra dolce amichetta?".
Regulus abbassò lo sguardo: Dora gli si era
aggrappata alla maglia con tanta forza che le nocche erano sbiancate. Era
terrorizzata e non faceva assolutamente nulla per nasconderlo e lui sapeva con
certezza che non l’avrebbe lasciata alle grinfie di Rosier per tutto l’oro del
mondo: strano a dirsi, voleva che, una volta lontana da loro, tornasse a ridere
e strillare come una pazza, non che rimanesse traumatizzata a vita. "No, non
credo proprio".
"Perché no? È soltanto una sudicia
Sanguesporco, che per di più infanga il nome della tua famiglia: dovresti essere
il primo a farti avanti".
"Se pensi che mi metterò a torturare una
bambina innocente qui per puro divertimento, sei fuori di testa,
Rosier".
"I cuori teneri non durano a lungo tra i
Mangiamorte, lo sai, Black, sì? Ho sentito dire che…".
"Non so cosa tu abbia sentito dire, Rosier,
ma non c’entra nulla con lei: è soltanto una bambina!".
"È figlia di un Sanguesporco e di una
traditrice del suo sangue" lo corresse Mulciber con voce sprezzante. "Quelli
come lei sono i primi a sparire: potremmo risparmiare al Signore Oscuro la
fatica".
Piton rise senza allegria. "Adesso siete
passati addirittura all’omicidio? Qui, proprio sotto il naso di Silente e il
Ministero? Non potete essere così stupidi da non capire che vi sbatterebbero ad
Azkaban e butterebbero via la chiave!".
Un ragazzino del terzo anno entrò in quel
momento: se trovò qualcosa di strano nella situazione, non lo diede a vedere, ma
si rivolse a Piton. "Ehi, c’è di fuori una certa Evans di Grifondoro che ti
cerca: dice che è urgente…".
"Ecco, è arrivata la tua fidanzatina
Sanguesporco, Severus" lo prese in giro Rosier. "Ci credo che poi difendi certa
feccia!".
"Io e Lily abbiamo chiuso da tempo, Evan, e
lo sai bene anche tu" sbuffò Piton, impassibile. "Se difendo la marmocchia è
soltanto perchè penso che metterle le mani addosso sarebbe una cosa
incredibilmente stupida! Vado a vedere che vuole…".
Uscì mentre dietro di lui il dibattito tra
Regulus e gli altri continuava, sempre più accesso. Branco di
imbecilli!
Lily era appoggiata alla parete proprio di
fronte all’entrata e batteva il piede in terra in un gesto di inequivocabile
nervosismo. Giocherellava pure con una ciocca di capelli, come sempre quando era
agitata. Tuttavia, si illuminò di sollievo nel vederlo e la cosa lo riempì di
piacere, anche se si sforzò di mantenersi impassibile.
"Severus, sono davvero felice di averti
trovato…".
"Mi sorprende la tua visita, Lily: sono
qualcosa come due anni che quasi non mi rivolgi la parola".
Il viso della ragazza si indurì all’istante.
"Non incominciare, ti prego: sei stato tu a causare la fine della nostra
amicizia, non io…".
"Ti avevo implorato di perdonarmi,
Lily…".
"Sì… E il perdono era l’unica cosa che non
potevo concederti, Severus: non puoi avere la botte piena e la moglie ubriaca!
Ma non sono qui per parlare di questo…".
"Ah no? Posso immaginare perché sei qui: ho
visto che fai comunella con loro negli ultimi tempi… Anche se forse è riduttivo
per definire il tuo nuovo rapporto con Potter: quand’è di preciso che hai smesso
di odiarlo?".
"È cresciuto, Severus, è
cambiato…".
"A me non sembra proprio: a me sembra il
solito immaturo pallone gonfiato!".
"Allora, forse, sono cambiata io! Non lo so:
so che ho avuto modo di vedere nuovi aspetti del suo carattere, cose che non
avevo visto prima… Ma perché mi giustifico con te? Tu non hai diritto di
giudicarmi, non hai diritto proprio a un bel niente, non più!".
"Che cosa vuoi da me, allora?".
"Smettila di fare la commedia: so che Dora è
là dentro e vorrei che tu la portassi fuori, cosicché io possa riportarla dai
Malandrini".
"E perché dovrei farlo?".
"Andiamo, Severus, ti conosco: se Dora è
stata attiva anche solo la metà di quanto lo è stata con me, ti ha già fatto
saltare i nervi da un pezzo!".
"Non so di cosa tu stia parlando: quella
mocciosa è la creatura più adorabile che abbia mai incontrato!".
"Sì, certo e sei pure riuscito a restare
serio mentre lo dicevi! Per favore, Severus, non sono venuta a litigare: voglio
solo riprendermi la bambina e risparmiare a tutti un sacco di fastidi… O forse
preferisci parlare direttamente con Sirius? Se è così, possiamo anche
aspettarlo: Alice e Mel sono andate a dirgli dov’è Dora, saranno qui a
momenti…".
"Ok, sei stata più che convincente: vado e
torno".
Lily gli rivolse un sorriso amabile. "Ero
certa che ci saremmo capiti, Severus".
"Ti comporti già troppo come Potter per i
miei gusti" dichiarò Piton arricciando il labbro, dicendo sottovoce la parola
d’ordine per evitare che lei la sentisse. "Torno subito…".
Tuttavia non fu abbastanza veloce da
impedire a Lily di sentire una parte della discussione che si stava svolgendo in
Sala Comune: per forza, quello scemo di Mulciber urlava come una
cornacchia!
"Che sta succedendo là dentro?" domandò Lily
allarmata, infilando un piede tra la porta e la parete appena in tempo per
evitare che si richiudesse. "Erano Rosier e Mulciber quelli?".
"Lily, resta lì: non puoi entrare!" protestò
Piton quando la vide riaprire il passaggio. "Ci metterai nei guai tutti e
due!".
"Conosco le regole, Severus… Se quei pazzi
esaltati dei tuoi amici hanno fatto qualcosa a Dora…".
"Non è successo assolutamente nulla alla tua
preziosa mocciosa, Lily: aspetta un minuto e…".
"Lily!".
La ragazza si voltò per essere quasi
travolta dal tornado Sirius Black che la sorpassò per piazzarsi davanti a Piton.
"Mocciosus, che ne hai fatto di mia cugina?".
"Sirius, non è necessario…" cercò di
protestare Lily.
"Zitta, questa non è una faccenda che ti
riguarda… Mocciosus, dov’è Dora?".
"Il lupo cattivo se l’è mangiata, Black" fu
l’aspra risposta. "Ah no, che stupido, il lupo cattivo probabilmente le legge le
favole della buona notte e le rimbocca le coperte, non è vero? Ho notato come
Lupin se la porta appresso dappertutto: fossi in te, non mi fiderei più di
tanto, certi istinti non si placano mai del tutto…".
Lily sgranò gli occhi, stupita: come faceva
a sapere di Remus? "Questa è una cattiveria, Severus…".
"Quindi lo sai". Adesso era lui ad essere
sorpreso. "E sai anche hanno cercato di darmi in pasto al tuo lupetto
addomesticato l’anno scorso?".
"Ma di che accidenti…?".
"Taci, Mocciosus!" gli intimò Sirius, gli
occhi lampeggianti di collera. "Non un’altra parola su Remus o giuro
che…".
"Sirius! Lily!".
Solo la ragazza si voltò, per trovarsi tra
le braccia di un affannato James sopraggiunto in quel momento, seguito a ruota
da Alice e Peter.
"Mi dispiace, Lily, non sono riuscita a
fermarli: quando gli ho detto quello che stava succedendo, sono partiti in
quarta…".
"Sirius è partito in quarta" la corresse
James, mentre riprendeva fiato. "Noi gli siamo venuti dietro!".
"Dove sono Melanie e Remus?".
"Storia lunga, te la raccontiamo dopo… Che
ci siamo persi?".
"Avevo giusto convinto Severus…".
"Severus?" scattò subito James, scoccando
un’occhiata di fuoco al diretto interessato, ancora tenuto sotto torchio da
Sirius. "Da quando lo chiami Severus?".
"James, ti pare il momento?".
"Che succede Potter, già preoccupato della
concorrenza?" lo canzonò Severus.
"La tua, Mocciosus?". James gli rivolse un
sorriso di scherno. "Mi fa più paura la piovra gigante di te!".
Piton fece per mettere mano alla bacchetta,
livido di rabbia, ma Sirius lo anticipò. "Fossi in te, non farei gesti
avventati…".
Lily squadrò il terzetto, per poi scambiarsi
un’occhiata con Alice e Peter, che si strinsero nelle spalle con aria
d’impotenza.
"Uomini" borbottò. "Battervi i pugni sul
petto è l’unico modo che conoscete per risolvere i problemi!".
"Lily, è lui che…".
"Sirius, cuccia! Severus stava giusto
andando a prendere Dora quando sei arrivato tu: di certo, se lo lasci andare,
sarà felice di restituirci la bambina. Vero, Severus?".
"Grazie mille, Lily… Black, se sei così
gentile da levarmi le mani di dosso, vado a prendere la tua dannata marmocchia e
te la ridò con sommo piacere!".
"Bene, allora muoviti!" disse Sirius,
allontanandosi.
"Ecco, visto, con un po’ di diplomazia si
risolve sempre…". Lily si bloccò quando la minacciosa voce di Rosier li
raggiunse dalla Sala Comune.
"Andiamo, Black, che ci guadagni a difendere
la mocciosetta?".
"Era Rosier quello?" domandò Alice
perplessa.
Sirius guardò prima lei, poi fulminò Piton
con tale intensità che tutti quasi si aspettavano che cadesse a terra stecchito
e infine, fregandosene altamente delle regole, valicò la porta rimasta aperta
durante tutto l’alterco.
"Black, fermati!" gridò Piton, andandogli
dietro. "Non puoi…".
"Impediscimelo, se ci riesci, Mocciosus!"
gridò Sirius, tirando dritto con Severus subito dietro.
I quattro ragazzi rimasti si guardarono tra
di loro, incerti su cosa fare, prima di arrivare alla conclusione che qualcuno
doveva pur impedire a Sirius di compiere una strage, perciò entrarono
tutti.
"Piton, iniziavo a pensare che ti fossi…"
iniziò a dire Regulus quando vide il compagno di Casa rientrare per bloccarsi
alla vista del fratello. "Lui che accidenti ci fa qui?".
"Anch’io sono felice di vederti fratellino…"
commentò Sirius in tono acido, nello stesso istante in cui Dora gridava
"Sirius!" felice come non mai: quel posto non era più tanto divertente da quando
era arrivato il Ragazzo Cattivo, ora voleva solo andarsene e tornare nella calda
e sicura Sala Comune di Grifondoro.
"Ehilà, piccola, tutto a posto?" la salutò
il ragazzo, immensamente sollevato nel vederla incolume anche se
spaventata.
La bambina annuì. "Andiamo adesso?". Si
sarebbe fiondata da lui in un istante se non avesse avuto paura di lasciare il
suo rifugio dietro le ginocchia di Regulus: il Ragazzo Cattivo e la sua banda
erano troppo vicini per i suoi gusti.
E anche per quelli di Sirius… "Tra un
momento… Che accidenti sta succedendo qui?" domandò in tono inquisitorio,
facendo saettare lo sguardo dal fratello al gruppetto di Rosier: quella
situazione puzzava di bruciato lontano un paio di chilometri, come tutto quello
che faceva quel branco di esaltati.
"Voi che accidenti ci fate qui?" gli fece
eco Rosier, indicando il manipolo di Grifondoro. "Non c’è fuori un cartello con
su scritto Libero ingresso a Sanguesporco, Babbanofili e traditori del loro
sangue, mi pare: quando Lumacorno lo saprà…".
"La tua indignazione è quanto mai fuori
luogo, Rosier" osservò Alice, "considerato tutto quello che combinate voi: di
certo Lumacorno sarebbe lietissimo di sapere chi ha mandato in Infermeria con
ferite da Incantesimo quei tre Corvonero del Terzo Anno un paio di mesi
fa…".
"Niente prove, niente colpa, Abbott" obiettò
Mulciber con un sorrisetto mellifluo. "Che voi siate qui contro le regole,
invece, è chiaro come il sole…".
"E se io ti facessi saltare le rotule a suon
di fatture, come ti sembrerebbe la cosa?" chiocciò Sirius, mettendo mano alla
bacchetta.
"Se ci tieni così tanto a prenderle di sante
ragione, Black: siamo cinque a uno…".
"Quattro a uno" puntualizzò subito
Piton.
"Quattro a tre" gli fece subito eco James,
affiancandosi all’amico subito imitato da Peter.
"Veramente, io conto quattro a cinque"
osservò Alice, mentre sia lei che Lily si facevano avanti.
"Ragazze, questa non è una faccenda che vi
riguardi" obiettò James, lanciando un’occhiata preoccupata verso
Lily.
"Non fare la mamma chioccia, Potter: non ti
si addice per nulla e non ne ho bisogno…".
"Guarda come ha conciato la Parker, se non
le credi" l’appoggiò Alice, stroncando sul nascere le nuove proteste di James.
"Come vedi Rosier, siamo in vantaggio di
uno" sorrise Sirius.
Questi gli rivolse un ghigno di scherno,
valutando a uno a uno i suoi avversari senza considerarli evidentemente una
grande minaccia. "Ci metto tre secondi a trovare un volontario per pareggiare i
conti, Black…"
"Fai pure due" lo corresse Regulus,
scostandosi dal gruppo con Dora appresso. "Io in questa storia non ci voglio
entrare, grazie mille".
"Ah davvero, Black? Mi sorprendi due volte:
con tutto il fango che quel rinnegato a sparso sulla tua famiglia dovresti
implorarmi di lasciarti giocare con noi…".
"Gli affari della mia famiglia non sono cosa
che ti riguardi, Rosier" ribatté Regulus in tono duro. "Se mai deciderò di
pareggiare i conti con mio fratello, lo farò alla mia maniera, non alla
tua…".
"C’è una sola maniera per trattare con certa
gente, Black: la Sua maniera" dichiarò Rosier, sottolineando le sue parole con
un cenno significativo verso Sirius e soprattutto Lily. "E se non lo capisci,
forse dovresti riconsiderare…".
"Evan" lo bloccò Piton in tono ammonitore.
"In tutta onestà ritengo faresti meglio a tapparti quella fogna che hai a posto
della bocca prima di dire una stupidaggine di troppo…".
"Perché? Per loro? Per questa massa di
traditori? Da che parte stai, Severus?".
"Già, Mocciosus, lascialo farneticare un
altro po’" lo stuzzicò James, divertito. "Così, finalmente, avremo la prova che
ci serve per farvi sbattere fuori tutti quanti!".
"Io non sto da nessuna parte, Evan" ribadì
Piton ignorando l’ultimo commento. "Ma questo non mi sembra il posto migliore
per certe cose…".
"Mammolette, tutti e due" dichiarò Mulciber
con aria disgustata additando Regulus e Severus. "Tanti problemi per una piccola
mezza Sanguesporco: a quest’ora…".
"Oh, chiudi quella boccaccia della malora!"
sbottò Lily, furente. "Chiudetela tutti quanti e levatevi dai piedi, una buona
volta!".
"Non mi farò certo dare ordini da te,
schifosa Sanguesporco!" sbraitò Rosier. "Questo non è il tuo territorio… E sto
parlando dell’intero castello, non solo di questa specifica stanza…".
"Tu, maledetto…". James fece per caricare a
testa bassa verso di lui, rosso di collera, ma Lily lo fermò piantandogli la
mano sul petto. "Ma Lily…".
"Me le sbrigo da sola, James…". Dopodichè si
girò verso Rosier, che, sebbene non l’avrebbe mai ammesso nemmeno a sé stesso,
sentì un brivido salirgli su per la schiena quando incrociò lo sguardo della
ragazza: non era solo rabbia, c’era anche qualcosa di simile a stanca
esasperazione e rancore di vecchia data. "Lo sai, Rosier, da quando sono
arrivata ad Hogwarts, sette anni fa, non c’è stato giorno in cui tu o qualcuno
come te non mi abbia fatto sentire indesiderata, quasi un’intrusa perché miei
genitori sono Babbani, perché secondo voi il semplice fatto di essere Figlia di
Babbani mi rende automaticamente inferiore a voi… Benissimo, sapete cosa vi
dico? Che mi avete proprio stufato, tutti quanti: alla lunga siete soltanto
noiosi e irritanti, peggio di un disco rotto! Vi chiarirò il concetto: non me ne
importa nulla di quello che pensate voi o quel pazzo assassino che venerate alla
stregua di un dio! Io sarò pure una schifosa Sanguesporco (e fiera di esserlo),
ma voi siete la feccia dell’umanità, che dal mio modesto punto di vista è una
piaga ben peggiore! Perciò, disprezzatemi pure se volete (in ogni caso il
sentimento è pienamente reciproco), ma perlomeno fatelo in silenzio! E giuro su
Merlino, appena sarò uscita da questa scuola, verrò a cercarvi uno per uno e vi
bombarderò di tante Fatture quanti sono stati gli insulti che ho dovuto subire
in questi sette anni da ognuno di voi! Ora, sareste così gentili da sparire una
volta per tutte, per favore?".
Per qualche istante, calò un silenzio
attonito: tutti gli occhi erano puntati su Lily, rossa di collera e con il
fiatone dopo il lungo sfogo, e tutti, nessuno escluso, si aspettavano di vederla
cominciare a sputare fiamme da un momento all’altro.
"Evans, tu sei completamente pazza" riuscì
infine dire Rosier.
"Vedo la tua bocca muoversi, quando l’unica
cosa che voglio vedere in movimento sono i tuoi piedi: smammate o parola mia vi
affatturo qui e adesso anche a costo di farmi espellere!".
In seguito avrebbero ripetutamente affermato
di essersi ritirati solamente perché erano in inferiorità numerica e non valeva
la pena di attirare l’attenzione di Silente per una questione di così infima
importanza, ma la realtà era che qualcosa in quella ragazza li aveva impauriti:
erano più che certi che faceva maledettamente sul serio e che avrebbe fatto
piazza pulita di chiunque avesse provato ad ostacolarla. Quel giorno capirono
che Lily Evans non era soltanto zucchero e miele come il più delle volte
lasciava intendere, ma era anche molto, molto pericolosa: una lezione che negli
anni avvenire, quando si sarebbero davvero trovati sui lati opposti del fronte,
sarebbe tornata utile…
"Pagherai per questo insulto, Evans,
sappilo" disse Rosier, indicandola con fare minaccioso.
"Oh, ora si che sono
terrorizzata…".
Dopodichè i tre sparirono verso il loro
Dormitorio e l’atmosfera nella stanza parve alleggerirsi di venti tonnellate di
tensione. Lily si voltò verso gli amici, soddisfatta, e li trovò che la
squadravano come se fosse stata un drago a tre teste. "Beh, che
c’è?".
"James, posso dirti che la tua fidanzata è a
dir poco terrorizzante?" fu la prima cosa che Sirius disse.
James annuì meccanicamente, mentre Peter
affermava: "Ricordatemi di non farla mai arrabbiare, mai, mai, mai…".
"Esagerati" borbottò la diretta interessata.
"Non era niente di che…".
"Niente di che?" ripeté Alice incredula.
"Lily, se ti avessi registrata e poi ti avessi fatto riascoltare tutto, ti
saresti spaventata da sola! Questo è stato perfino peggio della Parker!".
"Sono stata così cattiva?".
Quattro simultanei cenni di assenso, che
Lily incassò con un’imbarazzata alzata di spalle. "Beh, ormai è andata,
direi".
"Non fraintendere, Lily" spiegò James. "È
stato fenomenale… Anche se incredibilmente spaventoso!".
"Qua ci stiamo dimenticando il punto focale
della questione…". Sirius rivolse la sua attenzione a Regulus e Dora, che gli
stava ancora accanto e pian piano stava lasciandosi dietro lo
spavento.
"Ehi, pulce, non eri tu a volertene
andare?".
"Sicuro che si può? I Ragazzi Cattivi se ne
sono andati?". Dora guardò prima lui e poi Regulus in cerca di conferma, cosa
che a Sirius non piacque per nulla: che avevano combinato quei due insieme prima
dell’arrivo di Rosier e soci?
Regulus, dal canto suo, ora che la minaccia
era passata, si era ricordato di quanto disperatamente avrebbe voluto liberarsi
della mocciosa rompiscatole e perciò se la scrollò dal maglione con un gesto
secco. "Sparisci una buona volta, nanerottola!".
Dora esitò ancora un istante, poi si fiondò
con decisione verso il gruppo di Grifondoro.
"Bene, vi siete ripresi il mostriciattolo"
disse Piton. "Che ne dite di andarvene prima che qualcuno vi scopra
qui?".
"Stranamente, concordo con Mocciosus…"
assentì James. "O Merlino, l’ho detto sul serio? Ora morirò tra atroci tormenti,
lo so!".
Lily gli diede uno scappellotto sulla nuca,
scuotendo il capo. "Idiota che non sei altro… Grazie del tuo aiuto, Severus:
l’ho molto apprezzato".
"Ma se non ha fatto nulla!" sbottò James,
per poi incassare la testa nella spalle all’occhiata di fuoco di Lily. "Sì, sì,
lo so: zitto e cammina!".
Piton gli rivolse un sorrisetto di scherno.
"Credo proprio di sapere chi porterà i pantaloni tra di voi,
Potter…".
"Pensa ai fatti tuoi, Mocciosus: tu non sei
nemmeno capace di trovare qualcuno che ti sopporti".
"Ma non riuscite proprio a non beccarvi per
più di tre secondi?" sbuffò Lily, esasperata. "Non rispondete: era una domanda
retorica!".
"Andiamo" suggerì Alice con voce pressante:
tenere i Malandrini e Severus Piton nella stessa stanza per più di qualche
minuti poteva rivelarsi estremamente pericoloso.
"Sì, ho bisogno di farmi un bagno dopo
essere stato tanto tempo in questa stanza" assentì Sirius con una smorfia
disgustata. "Andiamo, Dora".
La bambina guardò prima Sirius che la
spingeva verso il ritratto, poi Piton e Regulus alle sue spalle che sembrava ben
felici di vederli andare tutti via e scosse il capo, puntando i piedi. "Ma vai
via così?".
"Eh, che dici?".
Dora indicò Regulus. "Non ci hai nemmeno
parlato! Siete fratelli o no?".
Sirius guardò prima la bambina, poi il
fratello, che si strinse nelle spalle come a dire "roba tua, pensaci tu", poi di
nuovo la bambina, infine sbuffò, scocciato per il contrattempo. "Noi non ci
parliamo. Adesso, andiamo!".
"Ma voi dovete parlarvi!" protestò
Dora, senza accennare a muoversi. "Dovete fare la pace perché avete litigato e
non parlarvi è una cosa stupida!".
"Credimi, Dora, non abbiamo nulla da
dirci…".
"Non è vero! Regulus vuole fare la pace, me
l’ha detto lui!".
"Non ho mai detto nulla del genere!" fu la
pronta risposta di Regulus.
"Ma non hai nemmeno detto di
no!".
"Tu devi smetterla di giocare questa carta:
solo perché uno non dice di non voler fare una cosa, non vuol dire che vuole
farla!".
"Ma io lo so che vuoi fare la pace con
Sirius!" ribadì Dora, ostinata come un mulo.
"Sirius, portala via, ti prego, non la
sopporto più!".
"Sì, penso che sia meglio! Cammina,
Dora!".
"Ma voi non avete ancora parlato!" fu
l’ovvia risposta della bambina. "Io non me ne vado finché non parlate!". E tanto
per ribadire il concetto, si sedette per terra a braccia e gambe incrociate,
lasciando chiaramente intendere che nemmeno la fine del mondo l’avrebbe smossa
da lì.
"Guarda che se è necessario sono pronto a
che a portarti via di peso" la minacciò Sirius, per nulla propenso a cedere al
ricatto: lui e Regulus non avevano nulla da dirsi. E dalla faccia che faceva il
fratello, era anche lui della medesima opinione.
"Oh, Sirius, per l’amor di Merlino, che cosa
ti costa?" domandò Lily, guardando i due Black alternativamente.
"Lily, stanne fuori, è meglio" le suggerì
James. "Quando si tratta di quei due, è meglio non immischiarsi".
"Non c’è niente in cui immischiarsi: ora noi
ce ne andiamo!" dichiarò Sirius. Fece per afferrare Dora, con tutta l’intenzione
di trascinarla via a forza e la bambina per tutta risposta fece la mossa di
azzannargli la mano, suscitando l’ilarità dei presenti.
"Occhio, Sirius, la nanerottola morde!" lo
canzonò James. "Magari poi ti attacca qualche strana malattia e a ogni luna
nuova ti verranno i capelli rosa e inciamperai anche nell’aria!".
"Tutto questo è ridicolo!" sbottò Piton. "Ai
due Black, non mi importa nulla delle vostre beghe famigliari, ma se volete
risolverle, fatelo lontano da qui! E portate via quella piccola peste, che di
danni ne ha già causati anche troppi!".
"Dora, per favore, cammina!".
"NO!".
Sirius si morse la lingua per trattenere
qualche imprecazione piuttosto colorita: perché diavolo si era incaponita tanto
su quella cosa? Aveva conosciuto Regulus sì e no due ore prima e, conoscendolo,
non aveva un bel niente per rendersi un pochino amabile, quindi perché ci teneva
tanto? E dalla faccia del fratello, poteva ben immaginare che la pensasse allo
stesso modo…
Sentì confabulare alle sue spalle e si girò
per trovare i quattro Grifondoro a fare campanello tra di loro con aria
decisamente cospiratrice… O forse così pareva a lui. "Che state borbottando voi,
alle mie spalle?".
"Noi?" chiese James, indicandosi con aria
innocente… O meglio, la finta aria innocente che di solito propinava a chi lo
accusava di averne combinata qualcuna delle sue.
"Sì, tu, con quella faccia che non
ingannerebbe più nemmeno tua madre! Cosa state macchinando?".
"Beh, in realtà, stavo giusto facendo notare
agli altri che sei TU quello che ha problemi irrisolti con il fratello e perciò
non ci sarebbe motivo per cui noi restassimo qui, quando da un momento all’altro
qualche Serpeverde potrebbe arrivare e denunciarci tutti…".
"Ah, no, Potter non osare, non mi potete
piantare qui! Io vi…".
Neanche finito di dirlo, James era sparito
trascinandosi dietro un indeciso Peter e una riluttante Lily, che a sua volta
tirò Alice. Sirius si sentì ribollire di rabbia: l’idea era di quel giuda
traditore, lo sapeva.
"Potter, vieni qui! Voglio dirti esattamente
cosa penso di te…" gridò correndogli dietro.
Giunse in corridoio giusto in tempo per
vedere l’amico pronto a girare l’angolo. "Parla con tuo fratello, Padfoot, di
certo non ti ucciderà! E non dimenticarti la nanerottola!".
Cosa che ovviamente aveva fatto, desideroso
com’era di ricorrere James e ucciderlo per averlo piantato in asso. "Oh porco
Merlino!".
Si voltò, intenzionato a tornare indietro,
ma ovviamente si trovò l’accesso della Sala Comune sbarrato. "Oh porco Merlino
santissimo!". E adesso che faceva? Prima che Piton gli aprisse in nome del suo
buon cuore avrebbe fatto in tempo a diventare Ministro della Magia! La
bollirà nel suo calderone, lo so! Era andato tutto troppo bene finora, alla fine
doveva pur accadere qualcosa di irreparabile… Cos’altro si poteva aspettare
Andromeda?
Stava giusto considerando la poco allettante
opzione di mettersi a battere contro il muro finché qualcuno non gli avesse
aperto, quando miracolosamente l’entrata si aprì davvero e ne uscirono Dora e un
decisamente poco felice Regulus.
"Piton ti manda a dire che sei un
idiota".
"Digli che ricambio in pieno il sentimento…
Andiamo, Dora".
"No, voi non avete ancora parlato!" protestò
subito la bambina.
Merlino, è peggio di un disco rotto!
"Ci siamo scambiati due frasi, non ti
basta?".
Dora scosse il capo con una parvenza di
infantile innocenza. "Parlate!".
I due fratelli sbuffarono in un unanime
manifestazione di esasperazione.
"E va bene, va bene" gliela diede vinta
Sirius, ormai rassegnato. "Va’ in fondo al corridoio, dove posso vederti, e
resta lì ad aspettarmi".
"Ma io voglio sentire!".
"Cammina, nanerottola, o la prossima cosa
che sentirai sarà un coro di trombe angeliche!" sbottò Regulus, quanto mai
esasperato. Che ho fatto di male? Io volevo solo passare un tranquillo
pomeriggio a farmi i fatti miei…
Dora ovviamente non capì il riferimento alle
trombe, ma le bastò il tono per capire che non era un bella cosa. "Cattivi,
tutti e due!" protestò, immusonita, prima di dirigersi a passi strascicati verso
il punto indicato da Sirius. "Ah, già, mi stavo dimenticando!" esclamò
all’improvviso, bloccandosi.
Si voltò, tornò indietro e diede un sonoro
calcio negli stinchi a Regulus, sorridendo con aria molto
soddisfatta.
"Ahi! Ma che ti è saltato in
mente!?".
"Me l’avevi detto tu di darti un calcio se
facevi un’altra cosa come James" cinguettò Dora, candida come neve fresca. "Mi
hai chiamato ‘nanerottola’… Due volte!".
"Ok, ok, ma non darmi un altro
calcio!".
Dora si strinse nelle spalle e saltellò
via.
"Piccolo mostriciattolo: mi ha quasi
azzoppato! E smettila di sghignazzare tu…".
Sirius fece un enorme sforzo per cercare di
togliersi dal volto il sorrisetto divertito, senza ottenere grandi risultati.
"Senti, al mio posto faresti esattamente lo stesso… Un consiglio per il futuro:
la bambina tende a prendere TUTTO alla lettera".
"Me n’era accorto anche da solo, anche se
dubito che mi servirà… Sei sicuro che Andromeda non l’abbia adottata? Non le
somiglia nemmeno un po’…".
"A volte è venuto il dubbio anche a me, ma
no, è proprio figlia sua, sotto la massa di capelli rosa e tutti il resto le
somiglia parecchio…".
"Almeno è figlia unica, spero: due del
genere farebbero il deserto ovunque passino…".
"No, è figlia unica e non credo che
Andromeda abbia intenzione di farne altre in tempi brevi".
"Almeno questo…".
Calò un silenzio imbarazzato, visto che
nessuno dei due aveva la più pallida idea di cosa dire: di cosa si parla con il
fratello che ti ignora da quasi due anni a quella parte?
"Allora, che cosa succede adesso?" fece
Regulus titubante, a disagio come raramente gli era capitato di
sentirsi.
"Si fa la scena per qualche minuto così lei
è contenta e poi ognuno per la sua strada suppongo: non abbiamo nulla da dirci,
mi pare? A meno che improvvisamente tu non abbia deciso di tornare a ragionare
con la tua testa…".
"Non ho la più pallida idea di cosa tu stia
parlando" ribatté in tono duro Regulus.
"Sì che lo sai: pensi che non abbia colto il
sottinteso negli starnazzi esaltati di Rosier? Stai pensando di unirti a Lui,
non è vero?".
"Pensi sul serio che ti risponderei, anche
se fossi così? Tu parteggi per Silente…".
"Oh, non è possibile, ci stai pensando sul
serio!".
"Non ho detto nulla del genere!".
"Giochi di semantica, Regulus: le tue
intenzioni ti si leggono chiare in faccia! Non posso credere che Orion e
Walburga siano così idioti da lasciartelo fare: hai soltanto sedici
anni…".
"Ne avrò diciassette tra cinque mesi e
allora potrò fare quello che mi pare… E in ogni caso, i miei genitori
saranno orgogliosi di qualunque cosa decida di fare…".
"E ci credo: l’idea è loro! Non vedi che ti
stanno solo usando, come hanno fatto per tutta la vita? Sei nulla più che una
loro marionetta e ti farai uccidere se continui con questo assurdo atteggiamento
da bambino in cerca di lodi…".
"Smettila di parlarmi in questo modo! So
perfettamente cosa sto facendo e cosa voglio o non voglio fare: loro non
c’entrano assolutamente nulla in quella che è una mia decisione".
"Sicuro, una tua decisione… Regulus, è da
quando abbiamo l’età di Dora che ci riempiono la testa con queste stupidaggini
del sangue puro, la guerra e tutto il resto: sei talmente suggestionato da non
capire…".
"Io capisco benissimo, invece, e farò quello
che devo fare per tenere alto l’onore dalla mia famiglia. In fondo tu che ne
puoi capire? Tu te ne sei fregato di tutto e tutti e sei semplicemente sparito,
dal giorno alla notte…".
"Sì, sono scappato, sono scappato proprio
per evitare di diventare il burattino di Orion e Walburga, per evitare di fare
la fine che stanno facendo fare a te… Non è troppo tardi per aprire gli occhi,
Reg: non sei costretto a fare quello che vogliono loro…".
"E che dovrei fare? Scappare come hai fatto
tu? Perché dovrei farlo? Io farò quello che è necessario fare per il bene della
famiglia… Quello che tu non hai fatto!".
Sirius scosse il capo, trattenendo a stento
l’impulso di afferrarlo e fargli sbattere la testa al muro finché non avesse
ripreso a usare il suo cervello invece di quello di Orion e Walburga, ma sapeva
che era inutile: guardandolo in quel momento, si vedeva fin troppo bene quanto
fermamente credesse in ogni singola sillaba di quello che aveva detto. Niente di
quello che avrebbe potuto dire o fare gli avrebbe mai fatto cambiare opinione,
non lì e non in quel momento. Da qualche parte, gli venne il sinistro
presentimento che se mai Regulus fosse rinsavito, sarebbe stato troppo tardi
perché potesse essergli d’aiuto e la cosa lo mandò ancora più in bestia: era pur
sempre il suo fratellino, quello, doveva restare a guardare mentre si costruiva
il patibolo con le sue stesse mani? A quanto pareva, non gli restavano molte
altre alternative…
"Bene, abbiamo parlato. Ora, me ne posso
anche andare" disse, in tono più duro di quanto non intendesse.
"Benissimo. Addio, Sirius".
"Ciao, Regulus".
Pochi secondi dopo era sparito di nuovo
nella sua Sala Comune. Almeno Dora una volta tanto gli aveva dato retta e lo
stava aspettando dove le aveva indicato.
"Avete parlato?" domandò appena le si fu
avvicinato.
"Sì".
"E avete fatto la pace?".
Sirius sorrise amaramente, mentre si avviava
per tornare finalmente alla Torre di Grifondoro. "Le cose sono molto più
complicate di quanto tu possa immaginare, pulce: non credo che io e Regulus
riusciremo mai a fare la pace".
"Oh, ma perché? Non vi volete più
bene?".
Sirius non rispose subito, riflettendo: il
suo rapporto con Regulus era complicato già prima che scappasse di casa. Da
quando era stato smistato a Grifondoro, erano sempre ai ferri corti, un po’ come
con il resto della famiglia, e più crescevano più Regulus restava influenzato
dalle idee dei loro genitori e più lui se ne distanziava. Di fatto, quando aveva
lasciato Grimmauld Place non si parlavano più se non per litigare. Eppure, una
parte di lui (una parte bella grande, doveva ammettere) avrebbe dato qualunque
cosa per riuscire a persuaderlo ad abbandonare le sue folli idee prima che fosse
troppo tardi…
"È troppo complicato da spiegare, Dora: non
credo di capirlo bene nemmeno io… Dai, torniamo dagli altri: hai spaventato a
morte Remus, lo sai?".
"Non è stata colpa mia!" protestò subito la
bambina. "La Donna Brutta mi ha cacciato via… Ed è stato lui ad andare dietro a
quella là, a quella ragazza antipatica!".
"Chi, Megan? Non mi sembrava così
male…"
"A me non piace per nulla… Non mi piace
proprio per niente, ecco!".
Sirius non riuscì a trattenere un
sorrisetto: a quanto pareva, Remus doveva stare più attento di quanto non
pensasse, la marmocchia era rimasta stregata.
A Merlino piacendo, arrivarono a
destinazione senza ulteriori incidenti. A quanto pare, Mel e Remus sono
riusciti a liberarsi di Megan…, constatò, superando il ritratto della
Signora Grassa.
"Sirius!".
Non fece nemmeno in tempo a entrare che
Melanie gli corse incontrò e lo abbracciò.
"Ehi, a cosa devo questa calorosa
accoglienza?".
"James mi ha detto di Regulus…".
"Ah, giusto… Dov’è quel traditore che mi ha
abbandonato nel momento del bisogno?".
"Nella tua camera con Remus e Peter… Com’è
andata?".
"A meraviglia: mio fratello è un idiota, ma
questo lo sapevo già" dichiarò Sirius, con una smorfia di disprezzo.
"Sono sicura che…" tentò di dire Melanie, ma
Sirius la interruppe subito con un gesto perentorio della mano. "È un idiota,
punto. Non ne voglio parlare… Andiamo di sopra: devo uccidere un certo Cercatore
di mia conoscenza…".
"Parlando di uccisioni, lo sai che Remus è
più incavolato di un licantropo con la luna storta, vero?".
"Termine di paragone interessante" commentò
Sirius, ridacchiando. "Tranquilla, gli scoppi di rabbia di Remus sono come i
temporali estivi: intensi e brevi…".
"Se lo dici tu… Comunque, capisco che avessi
buone intenzioni, ma credo che tu abbia un po’ esagerato".
"Oh, non ti rivolterai contro di me pure te,
vero? Non ti lamentavi tanto quando era lui a fare giochetti
cervellotici".
"È una cosa diversa: Remus ti ha solo
aiutato a toglierti i prosciutti dagli occhi e ha spinto me fuori dal guscio. Tu
hai mentito, ingannato e giocato coi sentimenti di quella poverina di
Megan…".
"Quando se n’è andata, a
proposito?".
"Diciamo che Remus è riuscito a calmarla:
quella ragazza è cotta come una pera, ho idea che andrebbe pure su Giove, se
Remus glielo chiedesse… Ma del resto io sono l’ultima a poter giudicare, visto
che pure io andrei su Giove se solo tu me lo chiedessi!".
"Ti adoro anche per questo!" sorrise Sirius,
dandole un bacio. "Ok, andiamo ad affrontare il mio triste destino…".
Furono preceduti e annunciati da Dora, che
corse di sopra e praticamente saltò in braccio a Remus, che fu molto felice e
sollevato nel vederla.
"Grazie a Merlino! Dora, non farmi mai più
uno scherzo del genere!".
"È colpa tua! Avevi detto che stavi via solo
due minuti!" protestò la bambina.
"Lo so, mi dispiace, non succederà
più…".
"Bene!". Dora sorrise soddisfatta, balzando
a terra. "In ogni caso, mi sono divertita tanto con i Serpeverde: sono
divertenti!".
"A questo proposito, com’è andata con
Regulus?" intervenne James.
"Tu non mi parlare: mi ha abbandonato in
mezzo agli squali… Trascinandoti dietro tutti quanti!".
"Mi dispiace, Sirius" balbettò Peter con
aria effettivamente molto contrita. "Stavamo cercando di dirgli che non potevamo
mollarti lì…".
"Ma lui ci ha trascinato via" sbuffò Lily,
con un’occhiata di rimprovero al fidanzato.
"Dimmi tu cosa potevamo fare, Padfoot, a
parte guardare voi due che vi sbranavate a vicenda…".
"Un po’ di supporto morale, se non
altro!".
"È andato così male?".
"Non ci sono stati morti, se è questo che
vuoi sapere, ma di certo non sono rientrato nella sua lista di auguri di
Natale…".
"Beh, lui non è sulla tua, perciò non è che
faccia granché differenza…".
"In altre parole" cominciò a riassumere
Remus, "siete scesi nei sotterranei, entrati nella Sala Comune dei Serpeverde,
avete parlato con Piton, Regulus, Rosier e la sua banda e ne siete usciti
senza litigare, distruggere o provocare danno di qualsivoglia genere a
cose o persone?".
"Il tuo tono di incredulità mi ferisce,
Moony" protestò James. "In realtà, è stata Lily a fare la parte del leone più
ancora di noi".
"James, smettila" lo ammonì la diretta
interessata.
"Perché io non ci sono mai quando succedono
queste cose?" sbuffò invece Melanie, evidentemente dispiaciuta.
"Beh, direi che è finito tutto bene, vero?"
osservò Sirius.
"Ah, ora che me l’ho ricordi…". Remus si
voltò verso di lui, con occhi che promettevano lampi, tuoni e saette. "Si può
sapere, in nome di Merlino e Morgana, A COSA ACCIDENTI STAVI PENSANDO QUANDO HAI
ORGANIZZATO QUESTO LOSCO PIANO, SIRIUS ORION BLACK?".
"Andiamo, Remus, era una cosa a fin di bene"
si difese Sirius, indietreggiando. "Non mi pare che Megan ti facesse così
schifo…".
"Non è questo il punto! Quale parte della
frase ‘Non impicciarti, la mia vita non è affar tuo’ ti è sfuggita?".
"Remus, se aspettavo te, saremmo tutti morti
di vecchiaia!".
Remus sbuffò, con aria esasperata. "Sirius,
leggi il labiale: vita mia, decido IO".
Sirius roteò gli occhi al cielo. "E tu leggi
il mio, di labiale: solo perché sei un luu-…". James lo bloccò con un eloquente
accesso di tosse. "… -uunatico testardo non significa che non troveresti una
ragazza capace di sopportarti! Cavoli, se ci siamo riusciti io e James, per te
sarebbe uno scherzo!".
"Lunatica testardo?" ripeté Melanie,
perplessa. "Perché ho l’impressione che non fosse questo che volevi dire? Mi
sono persa qualcosa?".
"Mel, che dici di andare a controllare che
Alice sia ancora viva?" propose rapidamente Lily, afferrando l’amica per il
polso e cominciando a tirarla via. "Sai, non vorrei che si fosse affogata nella
doccia stringendo una foto di Frank tra le braccia!".
"Ma Lily, che cosa…" cercò di protestare
Melanie, ma la ragazza non demorse e la trascinò via.
Sirius aspettò che la porta si fosse
richiusa alle loro spalle e di non sentire più l’eco dei loro passi prima di
riprendere la filippica. "Remus, ascolta…".
"No, ascolta tu: al mondo non sono tutti
come voi tre! Voi siete l’eccezione, non la regola! Pensi sul serio che Megan
sarebbe ancora così interessata a me se sapesse la verità?".
"Beh, se non ci provi nemmeno, non lo saprai
mai, ti pare?".
"Detesto ammetterlo, ma Padfoot ha ragione,
Moony" intervenne James. "Da qualche parte c’è sicuramente una ragazza che
aspetta solo un bel lupacchiotto pieno di complessi da portare all’altare, ma se
tu non cominci a buttarti non la troverai mai!".
"Lo sposo io Remus!" intervenne Dora con
aria entusiasta, suscitando le risate dei quattro Malandrini. "Io, io,
io!".
"Mi dispiace, tesoro, temo di essere fuori
età per te" sorrise Remus, sedendosi accanto a lei.
"Oh, ma io aspetto" gli garantì Dora,
arrampicandosi sulle sue ginocchia. "E quando sarò grande, ci
sposeremo".
"Capito, Moony? Perciò, tieniti libero!" gli
raccomandò James, ridacchiando.
"Ti rendi conto che ti sei appena
contraddetto da solo, vero?".
"Ah, quisquilie di infima
importanza!".
"Però vedi che abbiamo ragione? Qualcuna
disposto a prenderti sei riuscito a trovarla, no?" rincarò la dose Sirius, fermo
delle sue opinione.
"Sicuro, una bambina che ha, quanto, tredici
anni meno di me? Quando sarà in età da matrimonio, mi avrà bel che dimenticato
da un pezzo!".
"Non è vero!" protestò subito Dora. "Io ti
voglio sposare!".
"Ok, ok… Ne riparliamo tra qualche anno, che
ne dici?".
Dora lo appagò con un sorriso soddisfatto:
dal suo punto di vista, la questione era bella che risolta, aspettare qualche
anno non sarebbe certo stato un problema.
"Allora, mi hai perdonato,
Moony?".
"Non te lo meriteresti, dopo tutto quello
che il tuo stupido piano ha causato… Non senza una giusta punizione" aggiunse
subito.
Frugò un attimo dietro e il letto e quanto
si rimise in piedi brandiva…
"Ehm, Moony, che cosa sarebbe esattamente
quella cosa?" domandò Sirius indietreggiando, spaventato più dal ghigno
diabolico dipinto sul volto dell’amico che dall’oggetto che teneva in
mano.
"Ti piace? I Babbani le chiamano ‘mazze da
baseball’… Di solito le usano per colpire delle palle, ma sono certo che andrà
bene anche per il mio scopo…".
"Ehm, io non credo che… Prongs, Wormtail,
aiutatemi!".
"Ah, no, ti sei cacciato in questo impiccio
da solo" dichiarò James scuotendo il capo. "Io te l’avevo detto che non volevo
entrarci…".
"Prongs, sei un…".
"Fossi in te, io comincerei a
correre".
Sì, era decisamente un suggerimento
sensato…
"Black, torna qui e affronta la tua
punizione da uomo!" gridò Remus, partendo all’inseguimento.
Lyrapotter’s corner
Ed eccomi qua, dite la verità, siete
sorpresi? Diciamo che non conosco mezze misure: o sparisco per qualche secolo o
punto sugli aggiornamenti lampo! Beh, spero che la cosa vi faccia
piacere!
Non c’è molto da dirvi, direi, finalmente
anche questa microtrama si è chiusa e Sirius ha ricevuto la giusta punizione
(anche se l’aveva fatto a fin di bene, poveretto!). Ho notato che Megan ha
riscosso un discreto successo, pure tra i fan delle Remus/Dora (tra cui mi ci
metto anch’io sia chiaro). La mia intenzione sarebbe di farle fare un’altra
comparsata nel prossimo capitolo, ma si vedrà… Intanto, come avete potuto
constatare, Dora ha rivendicato in pieno i suoi diritti!
Spero che il momento Regulus/Sirius sia
piaciuto (malandrina, Julia, ce l’ho con voi, in questo momento!):
lo so che in pratica hanno solo litigato, ma purtroppo la storia canon è
(all’incirca) e canon resta, ne passerà ancora di acqua sotto i ponti prima che
Reg rinsavisca!
Momento sproloqui finito, passiamo ai
ringraziamenti:
Iva27, eh,
poveri Serpeverde sì (beh, poveri Piton e Regulus, se non altro!). Con Regulus,
Dora ha dato il meglio di sé, senza dubbio! Sono felice che la coppia
Remus/Megan ti sia piaciuta! Come vedi sono arrivata presto, questa
volta!
_Mary, ‘azzo,
pure il cane reclama il computer? Io ne ho due di cani rompipalle, ma almeno al
PC mi lasciano stare! In ogni caso, capisco perfettamente il tuo stato d’animo:
prima che mi regalassero il portatile, era sempre una lotta continua! Come vedi,
Dora ha messo bene in chiaro le cose in questo capitolo, anche se a Remus
qualche distrazione potremmo pur concederla: in fondo, ne ha ancora da
aspettare…
Alohomora, eh,
mi sa che il commiato ormai è vicino, anche se mi dispiace ammetterlo: questo
Malandrini mancheranno tanto anche a me, anche se non ho la minima intenzione di
abbandonarli (tanti progetti e così poco tempo!). Catastrofe evitata anche
stavolta, anche se solo per un pelo! Grazie per l’in bocca al
lupo!
_Polla_, eh lo
so, con tutti questi avvenimenti superconcentrati il senso del tempo finisce un
po’ distorto. Per Regulus dispiace anche a me, ha fatto un fine triste, a mio
parere, Peter, beh, per quel che mi riguarda può bruciare all’inferno!
kokylinda2, spero che le aspettative siano state ripagate, cara. Beh, io sono
una Remus/Dora shipper fino alla morte, ma adesso come adesso, Remus ha bisogno
di un’altra compagna al suo fianco direi, in attesa che Dora cresca! Diciamo che
Megan gliel’ho creata su misura XD beh, Reg e Dora insieme facevano proprio
ridere!
malandrina4ever, okay, tesoro tranquilla, va tutto bene, tutto bene. Li vedi quei
simpatici omini in camice bianco? Ecco, fai loro ciao. Brava, così. Adesso ti
porteranno a fare un bel giretto, ma non preoccuparti, sono amici, te lo
garantisco u.u Detto ciò, lo sai che la tua recensione mi ha inquietata? Credo
che tu sia perfino più malata di me (e parla quella che si sposerebbe Remus
Lupin nell’esatto istante in cui se lo trova davanti, Tonks o non Tonks), il che
è tutto dire. Ovviamente, c’è anche da dire che di rado una recensione mi ha
fatto tanto ridere quanto la tua! In tutta sincerità, non oso immaginare cosa
troverò questa volta… A proposito, grazie per aver detto che Regulus è perfetto,
detto da te è sicuramente il miglior complimenti che potessi
ricevere!
LadyMorgan, mia diletta sorella figlia di un’altra madre, come osi dire che io
non ti voglio bene? Respingo queste ignobile e calunniose accuse, penso proprio
che mi appellerò a un avvocato perché tu hai osato pensare questo di me?
Andiamo, una cosa alla "Remus professore depresso" è davvero troooooppo
deprimente, non lo farei mai, non per il finale di questa fanfiction almeno: nel
mio ideale gap temporale, ci sarà qualche nota dolente, non dico di no, ma pure
i toni allegri, per chi mi hai preso? Mi auguro di essere riuscita a pubblicare
prima della tua partenza per queste lande desolate, in caso ci risentiamo al tuo
ritorno. Spero che i momento scottanti ti siano stati graditi, prometto di non
sparire più (non so se però puoi prestare fede alle mie parole, i fatti tendono
a smentirmi T.T). Come sempre, la tua adorante, Silvia Alfa // ma che razza di
estate è questa, che un giorno ci sono 40° all’ombra e quello dopo viene giù il
diluvio universale?
xela182, critica ben accolta, tranquilla, non sei la prima che me lo fa
notare (io da sola me lo faccio notare): è che Peter mi dà talmente ai nervi che
tendo a dimenticarmene, anche se so che è sbagliato e che lui era un Malandrino
al pari degli altri, non ci posso fare nulla! Spero che la cosa non ti dia
troppo fastidio, in ogni caso grazie per i complimenti!
Julia Weasley, prego, figurati, è stato divertente scrivere di lui, in verità:
l’ho sempre apprezzato come personaggio, ma le tue fanfiction me l’hanno fatto
amare quasi quanto Sirius: penso che nella mia top ten dei personaggi preferiti
lui ci sia senza ombra di dubbio! Infatti in futuro è mia intenzione tornare a
scriverci sopra, magari in una veste un po’ più seria… Comunque, non è stato
Piton a fare la parte del cattivo, anche se forse sarebbe stato meglio di Rosier
e soci belli! Mi sono divertita da matti a scrivere di Dora tra i Serpeverde,
era ora di farle cambiare un po’ lo scenario da devastare! E ovviamente è stata
abbastanza "persuasiva" da convincere Sirius e Regulus a parlarsi, anche se solo
per litigare (esigenze di canon, non mie, chiariamoci!). Questa sarebbe stata la
faccia di Sirius e James se avessero visto la scena del finto appuntamento: O.o
o.O! Seguiti da rassegnati scuotimenti di testa!
E Laura, riuscirò a fartelo leggere,
presto o tardi, è una promessa!
Bon, ho concluso, ci risentiamo presto, see
you soon!
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Capitolo 27 *** Capitolo XXVI ***
BABYSITTER PER
CASO
CAPITOLO XXVI
E così giunse a conclusione anche il secondo
weekend di Dora ad Hogwarts: come potete ben immaginare, Sirius non sfuggì
all’ira di Remus e si prese qualche sonora mazzata, ma la cosa si concluse lì.
James ci tenne a sottolineare che secondo lui Remus era troppo buono e
quest’ultimo ribadì che gli conveniva stare zitto perché presto o tardi sarebbe
arrivato anche il suo turno. Non per altro, Remus conosceva i suoi polli molto
bene e sapeva perfettamente che non sarebbero bastate diecimila sfuriate per far
maturare un po’ i suoi amici.
E infatti, tempo di arrivare alla lezione di
Trasfigurazione del lunedì mattina e già sembrava che l’incidente Megan fosse
stato bello che dimenticato.
Sirius si stiracchiò sulla sedia,
sbadigliando piuttosto vistosamente. "Che barba…".
"Per te è sempre tutto una barba, Sirius" lo
rimbeccò Remus. "Non ci provi nemmeno a seguire?".
"A che pro? C’è qui il mio caro vecchio
amico secchione". Gli diede una leggera pacca sulla spalle per sottolineare il
concetto.
"Già… E io che speravo che Melanie ti
avrebbe fatto maturare un po’: mi sa che piuttosto è accaduto il
contrario".
"Ancora, Moony? Pensavo che fosse acqua
passata ormai: hai quasi rotto quella stupida mazza da ‘basecoso’ sulla mia
povera ed innocente testolina…".
"Padfoot, senza offesa, ma tu non sei
innocente nemmeno quando dormi!".
"Okay, ho capito, sei ancora
arrabbiato…".
"Non sono arrabbiato: sono seccato perché ti
sei intromesso nella mia vita sentimentale quando ti avevo espressamente detto
di non farlo!".
"Sì, sei decisamente
arrabbiato…".
"Signor Black".
Sirius sobbalzò, sentendosi improvvisamente
chiamato in causa dalla McGranitt, che lo fissava con aria decisamente
accigliata.
"Sì, prof?".
"Visto che sembri avere tante cose da dire
questa mattina, che ne diresti di partecipare in modo più attivo a questa
lezione?".
"Oh no, grazie, prof, se la cava benissimo
anche senza il mio contributo!". Non è giusto: Remus stava parlando
esattamente come me, perché non se la prende anche con lui?
"Senza dubbio… E di cos’è che starei
parlando, esattamente?".
Già, di cosa stava parlando? "Ehm…".
Andiamo, lo sapeva, non stava seguendo granché, d’accordo, ma almeno fino
all’argomento della lezione…
Un foglietto di pergamena gli volò sulle
ginocchia, con su scritto Trasfigurazione e modifica del viso e subito
sotto a caratteri cubitali IDIOTA: sono due settimane che ne
parliamo!
La McGranitt sembrò presa un po’ in
contropiede nel sentirlo rispondere, per di più correttamente, ma si riprese in
fretta: "Benone, Black. In ogni caso, a meno di non voler aggiungere qualcosa
alla mia lezione, ti pregherei gentilmente di cucirti la bocca e
ascoltare".
"Sicuro, prof" rispose Sirius, sospirando
sollevato nel vederla tornare alla sua spiegazione e lasciarlo perdere. "Moony,
ti voglio bene!".
Remus gli rivolse un mezzo sorriso. "Sì, lo
so… Un giorno di questi dovrei proprio piantarla di salvarvi il fondoschiena, a
voi tre!".
"Oh, Moony, non ci crede nessuno: sei troppo
buono per fare una cosa del genere".
"Troppo tonto, vorrai dire… Ora taci prima
di farti togliere qualche punto: prendi esempio da James, che una volta tanto
sta in silenzio".
Sirius corrugò la fronte, girandosi verso
l’amico alla sua sinistra: in effetti, era decisamente strano che non fosse
intervenuto una sola volta in tutta la conversazione. Ancora più strano, aveva
il libro di Trasfigurazione aperto davanti, alla pagina giusta, per di più!
Ecco, lo sapevo: la Evans me l’ha definitivamente rovinato, adesso segue pure
le lezioni!
Gliela avrebbe pure perdonata se fosse stato
preso ad ammirare Lily, quella non era proprio una novità, invece fissava la
lavagna come se stesse seriamente ascoltando quello che la McGranitt
diceva.
"James? James!".
Nessuna risposta. O era talmente preso da
non averlo nemmeno sentito (e in questo caso, Sirius poteva già organizzare il
funerale per la fine dei loro giorni malandrineschi: nemmeno Remus era mai
arrivato a tanto) oppure…
"James!" lo chiamò di nuovo, dandogli una
leggere spinta con il dito.
Per poco non lo spinse giù dalla sedia
mentre ritornava bruscamente alla realtà. "Eh? Cosa? Dov’è l’incendio?"
biascicò, a voce decisamente troppo alta, suscitando l’ilarità del resto della
classe e l’esasperazione della McGranitt.
"Potter, è mai possibile che non riesco a
concludere una lezione senza essere interrotta da uno di voi
quattro?".
"Mi scusi, professoressa: è
che…".
"Risparmia le scuse: ho già avuto modo di
apprezzare a sufficienza le tue fantasiose doti in questo campo… Cinque punti in
meno a Grifondoro per la palese mancanza di attenzione e per aver disturbato.
Ora, dov’ero rimasta?".
"Stavi dormendo, Prongs?" ridacchiò
Sirius, mentre l’amico si riposizionava meglio sulla sedia, stiracchiandosi.
"Beh, allora? Ho scoperto che il libro di
Trasfigurazione è ottimo come cuscino… E poi dopo abbiamo Erbologia: meglio
essere belli svegli e riposati per allora, ti pare? O ti sei dimenticato quello
che è successo l’altra settimana?".
Dora più grossa pianta carnivora molto
cattiva uguale Sirius perde un pezzo di chiappa: una cosa decisamente
impossibile da dimenticare. "Il mio sedere me lo ricorderà in eterno,
Prongs".
James ridacchiò, prima di buttare l’occhio
tre file più avanti, dove Lily stava, al contrario di loro, seguendo
diligentemente la lezione. La ragazza, di certo sentendosi il suo sguardo da
triglia puntato sulla schiena, si voltò e gli rivolse un’occhiata esasperata.
Ascolta, gli ordinò, esagerando il labiale per farsi capire.
James mimò uno sbadiglio, facendole scuotere
la testa prima di tornare a prestare la sua attenzione alla
McGranitt.
"Rassegnati, cervo innamorato: non puoi
competere con la Trasfigurazione e modifica del viso se sei fidanzato con la
regina di tutti i secchione".
"Aspetta un momento: se Lily è la regina dei
secchioni e Remus è il re, questo vorrebbe dire che sono sposati?".
Sirius non rispose subito: quello era un
quesito su cui bisognava riflettere attentamente, onde evitare possibili
attacchi di gelosia omicida. "Beh, io ritengo che siano piuttosto dei fratelli
co-regnanti… In trattative politiche con il regno dei Malandrini per possibili
alleanze".
"Allora, sono trattative che vanno per le
lunghe…" commentò James.
"Sono due regni molto diversi, ti pare,
Prongs?".
"Voi due avete finito di dire idiozie?"
sibilò Remus per metterli a tacere.
"È esattamente quello che mi stavo chiedendo
anch’io, signor Lupin" intervenne nuovamente la McGranitt facendoli sobbalzare:
erano talmente presi dalla loro discussione che non si erano nemmeno accorti che
la professoressa si era spostata alle loro spalle e ora li fissava arcigna con
le mani piantate sui fianchi.
"Oh, salve prof!" la salutò Sirius, con
estrema non-chalance.
"Buon giorno, Black, Potter. Scusate se
interrompo la vostra chiacchierata, ma forse vi è sfuggito che siete nella mia
classe e che io sto cercando di fare lezione".
"No, no, non ci è sfuggito" la rassicurò
James sfoggiando il suo sorriso migliore. "Infatti le riesce davvero benissimo…
Molto interessante".
"Sì, sicuramente… E mi riuscirebbe ancora
meglio se non avessi in sottofondo l’irritante borbottio di voi due che vi fate
gli affari vostri!".
"Oh, non sia così severa con sé stessa: va
alla grande già così!".
La McGranitt li fulminò entrambi. "Questo è
l’ultimo avvertimento: fatevi richiamare un’altra volte e scatta la punizione
per entrambi!".
"Come se le sue minacce ci spaventassero…"
mormorò James guardandola allontanarsi.
"Dopo sette anni, ci consoce ancora così
poco".
"Ok, adesso basta!". La McGranitt non era
nemmeno arrivata alla cattedra che si era già voltata un’altra volta, adesso
davvero arrabbiata. "Anche la mia pazienza ha un limite: punizione per Potter e
Black. Vi voglio stasera alle otto nel mio ufficio. E altri dieci punti in meno
a Grifondoro!".
Cinque minuti dopo suonò la campanella.
"Però, bel modo di cominciare la settimana" commentò Sirius, alzandosi con un
certo sollievo.
"Punizione con Minnie: il mio lunedì sera
ideale!".
"Complimenti voi due, eh!" li rimbrottò
Lily, raggiungendoli in quel momento. "Cosa vi costava stare zitti per qualche
minuto?".
"Oh, Lily, pensavo ci conoscessi meglio di
così!".
"Black, puoi venire qui un attimo" lo chiamò
la McGranitt, cogliendolo di sorpresa: in fondo, erano solo due chiacchiere,
nulla di nuovo rispetto al solito, anzi, lui e James avevano fatto ben di
peggio.
"Andate avanti, ci vediamo alle serre"
disse, salutando i compagni. "E, Remus…".
"Lo so, attento alle piante carnivore.
Vieni, Dora!".
Se ne andarono, con Dora che saltellava
davanti a tutti ripetendo: "Le serre, le serre, le serre…".
"Che succede, prof? Se è per
prima…".
"Non è per quello, Black: vi sopporto nella
mia classe da sette anni, ormai so come siete fatti" lo interruppe la McGranitt.
Sirius ebbe l’impressione che avrebbe dovuto
perlomeno fare una faccia contrita, ma proprio non gli riuscì. "E allora, cosa
c’è?".
Per un attimo gli venne il dubbio che
potesse aver scoperto della loro piccola sortita nella Sala Comune dei
Serpeverde, ma subito dopo si disse che non aveva senso: perché non fermare
anche gli altri in quel caso?
"Stamattina il Preside ha ricevuto un gufo
da tua cugina Andromeda".
Il ragazzo trattenne a stento un sospiro di
sollievo: nulla di grave, allora. A meno che… "Non è che ha deciso di prolungare
la vacanza, vero?".
"No, per tua fortuna no: voleva solo
comunicare che verrà domani verso le cinque a prendere la bambina".
"Domani?".
"Sì, Black, domani. Alle cinque, nel mio
ufficio. Vedi di essere puntuale questa volta…".
"Sì, certamente. Posso andare? Rischio di
fare tardi".
"Vai, vai… Ricordati, alle
cinque".
"Sì, alle cinque, ricevuto. Non
mancherò".
Sirius si avviò a passo veloce verso le
serre, sperando di non ricevere una lavata di capo dalla Sprite. Si era
dimenticato che le due settimane di vacanze di Andromeda stavano già per
scadere: il tempo era passato più in fretta di quanto si fosse aspettato. E per
essere passati solo quattordici giorni, ne erano successe di cose: quella
piccoletta era un vero uragano, il castello sarebbe stato molto più silenzioso
senza di lei…
*******
"Domani alle cinque?" ripeté
Remus.
Era sera e (strano ma vero), erano tutti
riuniti in Sala Comune: Sirius e James erano appena tornati dalla punizione con
la McGranitt (niente di che, a sentir loro) per essere accolti da due fidanzate
sorridenti e mettere a parte gli altri delle ultime novità su Dora.
"Così ha detto Minnie" confermò Sirius. "E
conoscendo Andromeda, sarà lì con almeno cinque minuti di anticipo…".
"Beh, di certo non vede l’ora di
riabbracciare Dora" osservò Melanie. "Non la vede da due settimane, in
fondo".
"Vorrà anche assicurarsi che sia ancora
tutta intera" aggiunse Lily. "Con un babysitter del genere…".
"Ehi, Rossa, che cosa staresti
insinuando?".
Lily gli rivolse un’occhiataccia omicida.
"Sirius, ti giuro che se non la pianti di chiamarmi Rossa te le
suono".
"Uh, sono terrorizzato, Lily".
"In ogni caso" intervenne Melanie,
trattenendo l’amica per evitare possibili scoppi d’ira, "non ti conviene mica
fare quell’aria scandalizzata: in due settimane, siete riusciti a perderla non
so più quante volte, a farla finire in Infermeria mezza ubriaca, a darla quasi
in pasto a una Pianta Carnivora, ad abbandonarla in piena notte nel vostro
dormitorio… A questo proposito, che diavolo eravate andati in giro a
fare?".
"Oh, niente di che…" rispose James, in tono
evasivo.
"Assolutamente nulla di che" gli fece eco
Sirius.
Melanie corrugò la fronte per nulla
convinta. "Lily, tu lo sai, vero?".
"Chi, io? Perché pensi che dovrei sapere
qualcosa dei loro affari?".
"Perché quella mattina sei tornata nel
nostro dormitorio incavolata come un Ippogrifo dopo aver litigato con lui"
spiegò Melanie, indicando James.
"Ma noi litighiamo in continuazione"
protestò Lily, con il tono di chi asserisce un dato di fatto. "Appena sarà
passato l’idillio della novità, vedrai che riprenderemo a beccarci come e più di
prima".
"No, quella volta era diverso: eri talmente
sconvolta che non sei nemmeno venuta a lezione quel giorno. Una normale litigata
con James non ti avrebbe mai ridotto a quel modo, ci deve essere qualcos’altro
sotto".
"Concordo" intervenne Alice. "Ci nascondi
qualcosa, Lily. E ora che ci penso, abbiamo lasciato in sospeso anche un altro
discorso".
Si voltò a guardare Remus, immerso nella
contemplazione del bracciolo della poltrona.
"Che succede adesso?" domandò Melanie
nuovamente confusa. "Perché guardi lui?".
"L’altra sera, mentre tu e Sirius facevate i
piccioncini, ha detto di doverci dire qualcosa: con tutto quello che è successo
mi era sfuggito di mente… A questo punto, ho la netta impressione che questo
qualcosa abbia a che fare con l’incidente dell’altra settimana".
"Remus, è la verità?".
Il ragazzo non rispose subito, perso nei
suoi pensieri: sapeva che quel momento sarebbe arrivato, era già tanto che Alice
non avesse più fatto domande negli ultimi due giorni. Sospirò: non aveva senso
tergiversare ulteriormente o raccontare altre bugie, presto o tardi la verità
sarebbe venuta a galla in ogni caso, soprattutto se le cose tra Melanie e Sirius
si fossero fatte davvero serie. "È meglio andare in un luogo più
appartato".
Melanie e Alice si scambiarono un’occhiata,
intimorite dal tono grave con cui lo disse. "Remus, che cosa
succede?".
"Vi spiegherò tutto, ma non qui: per favore,
andiamo nel nostro dormitorio".
"Moony, sei sicuro?" domandò Sirius,
alzandosi, guardando l’amico preoccupato.
"Sì, lo sono: mentire non ha senso, tanto
presto o tardi lo scopriranno lo stesso…".
"Ok, la decisione è tua, in ogni caso" annuì
James.
"Qualcuno deve restare qui con Dora,
ragazzi" osservò Remus, intuendo che gli altri tre avevano tutta l’intenzione di
partecipare alla festa.
"Non ti lasciamo solo, Moony".
"Ci penso io" si offrì Lily. "Voi non
preoccupatevi: sto io con Dora finché non avete finito".
"Grazie, Lily".
"Ma che cosa sono tutti questi toni da
grande cospirazione?" fece Alice, un po’ spaventata. "Sembra quasi che tu abbia
ucciso qualcuno".
Melanie cercò Sirius con lo
sguardo.
"Tutto ok, Mel: non abbiamo ucciso
nessuno".
"Torniamo presto".
"Prendetevi tutto il tempo che vi serve: non
c’è fretta" li tranquillizzò Lily, salutandoli con un cenno quando sparirono
tutti su per la scala a chiocciola.
"Voglio andare anch’io, Lily!" protestò
subito Dora, balzando in piedi per seguirli.
"Non oggi, tesoro: stavolta sono discorsi da
grandi".
"Ma voglio sentire anch’io: anch’io sono
grande!".
Lily l’attirò a sé, facendola sedere sulle
sue ginocchia. "Certo, tu sei grande e sei una bravissima bambina. Ma questa è
una cosa più grande ancora: capisci che voglio dire?".
"Penso di sì… E quando sarò grande
abbastanza per sentirla?".
Stavolta Lily non riuscì a trattenere un
sorriso triste. "Non si è mai grandi abbastanza per sentire questo genere di
cose, Dora: a volte, la vita ci mette alla prova in questo modo".
La bambina la guardò senza capire:
probabilmente stava facendo discorsi troppo filosofici per lei. "Non importa:
che ne dici, andiamo a cercare Cenerentola? Sono certa che sarà felice di
vederti…".
"Sì, andiamo! E possiamo anche giocare con i
trucchi come l’altra volta?".
Lily ridacchiò sadicamente: era quasi certa
che Claire Parker avesse una scorta segreta di cosmetici nascosta da qualche
parte. "Certo, tesoro".
******
Melanie era senza parole: attonita, non
riusciva a fare altro che guardare uno a uno i quattro ragazzi che aveva di
fronte, aspettandosi quasi che da un momento all’altro si mettessero a gridare
"pesce d’aprile"!
Ma ovviamente non era uno scherzo: nemmeno i
Malandrini avrebbero mai potuto architettare una cosa del genere e la faccia che
aveva Remus in quel momento era più eloquente di mille parole. Non era uno
scherzo, era la pura e semplice verità, anche se il suo cervello sembrava
rifiutarsi di metabolizzarla: insomma, era una cosa così incredibile!
Cercò lo sguardo di Alice, che era non meno
sconvolta di lei, ma stava cominciando a dare qualche vago segno di
ripresa.
"Ehm, a questo punto voi dovresti dire
qualcosa…" suggerì Sirius, avvicinandosi alla fidanzata con aria
preoccupata.
"Quindi, fatemi capire bene" esordì Alice,
che, in quanto meno emotivamente coinvolta, aveva riacquistato più in fretta
l’uso della parola, "Remus sarebbe un lupo mannaro e voi tre sareste diventati
Animagi illegalmente per poter stare con lui durante le notti di
plenilunio?".
"Sì, direi che è un ottimo riassunto degli
ultimi due anni della nostra vita" approvò James.
"Ma… Ma… Ma voi siete completamente pazzi o
cosa?" quasi gridò la ragazza, presa coscienza del fatto che aveva capito bene.
"Insomma, avete una vaga idea di quanto la cosa avrebbe potuto finire male?
Voglio dire, diventare Animagus non è mica uno scherzo!".
"Cioè, di tutta la storia, la cosa che ti
sconvolge di più è che siamo diventati Animagus?" fece Sirius, senza sforzarsi
troppo di trattenere un ghigno divertito.
"E non guardarmi con quel sorrisetto,
Sirius, io sono seria! E tu gliel’hai lasciato fare?" continuò Alice,
rivolgendosi a Remus stavolta.
Quest’ultimo alzò le mani come per fermarla.
"Eh, no, un momento: innanzitutto ti sfido a fermare questi tre quando si
mettono in testa di fare qualcosa. E poi, sono sempre stato reticente a
considerarla una buona idea…".
"Oh, Moony, su, non nasconderti dietro i
tuoi paroloni: non sei mai stato tanto felice quanto il giorno in cui ci siamo
riusciti e hai capito che non avresti più dovuto passare quelle nottatacce
infernali da solo".
Remus aprì la bocca per negare, ma non
riuscì a trovare le parole: sapeva che il suo era un ragionamento egoista, che
ogni plenilunio metteva in pericolo le vite dei suoi amici, che se fosse stato
davvero responsabile li avrebbe obbligati a smettere già da un pezzo, ma la
verità pura e semplice era che non voleva che smettessero.
"Non ci posso credere…" mormorò Alice. "E
per tutto questo tempo non abbiamo mai sospettato nulla: certo che siamo state
proprio cieche!".
Melanie annuì: a loro discolpa, poteva solo
dire che fino a poco tempo prima, non erano in rapporti abbastanza stretti con
Remus per doversi mettere a indagare sui suoi affari. Certo, erano state davvero
stupide a non rendersi conto che era sempre "ammalato" in prossimità della luna
piena.
Adesso finalmente le era tutto più chiaro,
perfino tutte quelle piccole allusioni che di tanto in tanto lanciavano gli
altri Malandrini, come l’insistere nel chiamarlo ‘lupacchiotto’, e di cui fino a
quel momento le era sfuggito il significato.
"Remus, io non so cosa dire: mi dispiace per
quello che ti è successo".
"Non c’è bisogno: è passato tanto tempo,
ormai…".
"Voi tre siete pazzi, lo sapete,
sì?".
Sirius le rivolse un sorriso sghembo. "Mel,
fa parte del nostro fascino, non credi?".
"Sì, ma questo è quasi troppo perfino per
voi!".
"Errore: nulla è mai troppo per i
Malandrini!" le contraddisse James. "Possiamo contare sulla vostra discrezione,
vero?".
Alice e Melanie annuirono all’unisono. "Mi
pare ovvio".
"Inoltre, se vi spedissi ad Azkaban, chi le
sente poi Lily e Melanie?" ridacchiò Alice, osservando di sottecchi l’amica, che
per tutta risposta le fece una linguaccia.
"Visto che ce le siamo scelte bene,
Padfoot?" rise James.
"Visto che non sono tutti bigotti razzisti a
questo mondo, Moony?" gli fece eco Sirius.
"Sirius, se non vuoi prenderti un altro paio
di mazzate, ti conviene non tornare in argomento…".
"La mia era solo una pacifica
constatazione…".
"Sì, le conosco le tue pacifiche
constatazioni, Sirius: il più delle volte portano solo guai!".
Sirius roteò gli occhi al cielo. "Se lo
scotto da pagare è questo, giuro su Merlino che non cercherò di aiutarti mai
più!".
"Ancora arrabbiato per la storia di Megan?"
s’informò Melanie.
"Sì".
"No".
"O è sì o è no, ragazzi" disse Alice,
osservando alternativamente Sirius e Remus. "Qual è la vostra risposta
definitiva?".
"Io non sono arrabbiato" ribadì Remus in
tono secco.
"Allora smettila di comportarti come se lo
fossi: in fondo, te ne abbiamo fatte di ben peggiori di questa!".
"Non ha tutti i torti nemmeno lui" osservò
Melanie. "Intendo dire" si affrettò a continuare all’occhiataccia di Remus,
"Sirius ha sbagliato nei modi, ma in fondo le sue intenzioni erano buone, no?
Voleva soltanto darti una mano…".
"Il punto è che io non lo voglio, il suo
aiuto… E lui lo sapeva perfettamente: gliel’avrò ripetuto dieci milioni di volte
di non immischiarsi in queste faccende!".
"Tu l’hai fatto, no?" disse Alice,
accennando con la mano a Sirius e Melanie. "Io penso che tutto sommato Sirius
abbia pure fatto bene: uscire un po’ dal guscio non può certo
ucciderti!".
"Ah, la voce della saggezza!" sospirò James
con aria soddisfatta. "Alice, se non fosse che Frank e Lily mi ucciderebbero ti
chiederei di sposarmi, ora e subito!".
"Grazie, molto onorata, ma sarei costretta a
declinare l’offerta…".
"Moony, forse sarebbe il caso di cominciare
a darci retta di pare? Se te lo dicono pure le ragazze…".
Remus alzò gli occhi al cielo, incrociando
le braccia. "Non intendo tornare per l’ennesima volta in argomento. Torniamo da
Lily e Dora e basta, va bene?".
"Altro che lupo, sicuro di non essere un
mulo mannaro?" sbuffò Sirius guardandolo andare via.
******
Il primo pomeriggio del giorno dopo,
l’ultimo di Dora al castello, trovò Remus impegnato a frugare ogni angolo del
dormitorio per rimettere insieme tutti gli averi della bambina in tempo per
quando i genitori fossero venuti a prenderla, impresa pressoché disperata, visto
che misteriosamente sembravano essersi sparsi ovunque tranne dove avrebbero
dovuto essere.
Beh, in fondo mica troppo misteriosamente:
tra James, Sirius, Peter e la stessa Dora, era difficile dire chi fosse più
disordinato! Perciò, non c’era poi molto da sorprendersi se sotto il letto di
Peter c’era un numero considerevole di calzini a tonalità vivaci (per altro
spaiati), se una maglietta con disegnato un arcobaleno era finita appallottolata
sotto il cuscino di Sirius o se una decina di nastri per capelli in vari colori
era finita nel baule di James!
Per fortuna che aveva il pomeriggio libero,
forse avrebbe avuto qualche possibilità di trovare tutto in tempo! Certo, gli
avrebbe fatto comodo una mano, ma se sperava di ottenerla dai suoi amici stava
messo male: i Malandrini creano il disordine, non lo rimettono a
posto!
Siccome poteva facilmente prevedere che gli
sarebbe stati più d’impaccio che d’aiuto, pur armati di buone intenzioni, Remus
gli aveva saggiamente spediti a fare un giro assieme a Dora, con Lily che si era
generosamente offerta di fare la parte del supervisore responsabile.
Stava appunto cercando di stanare un pupazzo
che era rimasto incastrato nella rete di un letto, quando sentì la porta
aprirsi.
"Ehi, di chi sono quelle belle gambe molto
sexy?".
"Non del tuo fidanzato, Mel" rispose Remus
ridacchiando, riemergendo coperto di polvere, ma con il peluche fuggiasco in
mano.
"Beh, guardare e non toccare è ancora
concesso, giusto?".
"Con il ragazzo geloso che ti sei scelta? Ne
dubito seriamente: non scalpito dal desiderio di guadagnare un altro occhio
pesto, grazie".
Melanie sorrise, sedendosi sul letto più
vicino, corrugando subito dopo la fronte: frugò sotto di lei e si trovò in mano
una scarpetta. "Credo che questa sia tua" disse, lanciandogliela.
"Grazie: questo posto è un vero
caos".
"Fai i bagagli per Dora?".
"Almeno ci provo" sbuffò Remus, guardandosi
intorno con aria disperata: possibile che una sola bambina si fosse portata
dietro tutta quella roba? "Se stavi cercando Sirius, è da qualche parte con gli
altri a intrattenere la piccola".
"Lo so: Lily me l’ha detto".
"Come mai non sei andata con loro? A Lily di
certo non sarebbe dispiaciuta una mano in più…".
"Nah, credo la nostra cara amica si
divertirà molto di più da sola. E siccome Alice è in piena crisi da mal d’amore,
non avevo nessuno con cui passare il pomeriggio".
"E sei venuta da me? Certo che sei proprio
disperata!".
"Oh, non dire così: il pomeriggio che ho
passato giocando a poker con te levandoti anche le mutande è stato uno dei più
divertenti della mia vita!".
"Buon per te: almeno uno di noi si è
divertito!".
Melanie ridacchiò. "Le migliori Cioccorane
che abbia mai mangiato… Scherzi a parte, volevo parlarti di una
cosa".
"Ti ascolto" la incoraggiò Remus, piegando
una maglietta.
"Riguardo a Megan e al piccolo incidente di
domenica".
Remus si voltò verso di lei, il viso
indurito in un’espressione neutra. "Non ho voglia di parlare di questo, Mel: è
una faccenda chiusa".
"No, non è chiusa affatto. Ci ho riflettuto
un po’ sopra e mi sono accorta che in tutto quel marasma, tra la fuga di Dora, i
Serpeverde e il resto, nessuno ti ha più chiesto una cosa: tu cosa ne pensi di
Megan?".
"Melanie, per piacere, possiamo parlare
d’altro?".
"No, anche ieri sera sei svicolato via
appena siamo entrati in argomento, ma stavolta non te lo permetterò. Rispondi
alla domanda: cosa ne pensi di Megan?".
"Non lo so… È simpatica…".
"Ti piace?" insistette Melanie.
"Mi piace come può piacermi una persona con
cui ho chiacchierato di libri per un’oretta: quasi non la conosco, come faccio a
dirlo?".
"A volte basta molto meno, sai? Vedi me e
Sirius o Megan stessa…".
"Mel, che cosa vuoi da me?".
"Io? Da te? Assolutamente nulla, Remus.
Penso solo che se non trovi Megan l’essere più repellente mai apparso sulla
terra, ma al contrario la trovi almeno ‘simpatica’, forse dovresti darle una
possibilità".
"È complicato, Melanie: tu non capisci che
cosa vuol dire essere…".
"Un Lupo Mannaro?" completò per lui Melanie,
sorridendo. "Hai perfettamente ragione: io non sono un licantropo e non ho la
più pallida idea di come possa essere vivere la tua condizione. Ma credo anche
che chiuderti agli altri come fai tu sia sbagliato: non dico di sbandierare la
verità ai quattro venti, solo di lasciarti andare, qualche volta. Sei una
persona meravigliosa, Remus, lupo o non lupo: dovresti dare anche ad altri la
possibilità di scoprirlo".
"E tu pensi che questi ‘altri’ includa anche
Megan, giusto?".
Melanie si strinse nelle spalle. "Penso che
potrebbe essere un inizio, sì, ma ovviamente devi decidere tu: non ho intenzione
di chiudervi in uno stanzino delle scope o roba simile, se è quello che temi.
Quello è più nello stile di Sirius, credo…".
"Non dargli idee: sarebbe pure capace di
farlo sul serio!". Remus scosse il capo, senza sapere che pesci pigliare. "Mel,
la mia vita è più complicata di quanto voi possiate immaginare: sono pericoloso,
la gente dovrebbe solo stare alla larga da me…".
"Oh, Remus, sei un caso patologico!" sbuffò
Melanie, con una nota di frustrazione nella voce. "Non posso obbligarti a darmi
retta, ovviamente, ti ho solo detto quello che penso: non dico che devi prendere
e sposare Megan stanotte stessa, ma se ci hai messo un’ora prima di accorgerti
che Dora se l’era svignata mentre chiacchieravi con lei, magari qualcosa vuol
dire, non credi?".
Remus non rispose, concentrandosi sugli
indumenti da ripiegare e riporre il più ordinatamente possibile nelle valige:
per quanto non volesse ammetterlo nemmeno a sé stesso, Megan l’aveva in qualche
modo colpito. Aveva trovato la sua compagnia piacevole e non gli sarebbe
dispiaciuto approfondire la conoscenza, anche restando nell’ambito della pura e
semplice amicizia, ma era complicato: tenere segreta la sua vera natura era un
vero macigno, ci era già passato con i Malandrini, con Lily… Ogni volta c’era da
un lato il senso di colpa per le continue menzogne e il desiderio di smetterla e
dall’altro la paura di essere abbandonato una volta scoperta la verità; a tutto
si sommavano i suoi timori di poter fare del male a qualcuno.
Insomma, era complicato: voleva sul serio
attirare anche Megan in quel circolo? Poteva anche avere una cotta per lui, ma
di fatto non sapeva il potenziale disastro in cui sarebbe andata a
cacciarsi…
"Remus?".
"Eh? Che c’è?".
Melanie si era avvicinata senza che se
accorgesse, tanto era immerso nei suoi pensieri. "Ti sei incantato a fissare
quei calzini da almeno due minuti: stai bene? Ti ho fatto
arrabbiare?".
"No, perché? Ti ringrazio per avermi detto
quello che pensi, ma le cose non sono semplici come sembrano: ho bisogno di
tempo".
"Ci vuole sempre tempo per queste cose,
immagino" commentò lei. "Ma lasciati dire da una che si è fatta avanti solo dopo
un paio di secoli di attese, pianti e cuori spezzati: non aspettare troppo, il
tempo non torna indietro".
******
"Sono morto e finito nel regno dello
Zucchero Filato?" chiese James, guardandosi intorno.
A corto di idee su come intrattenere Dora in
quell’ultimo pomeriggio caritatevolmente privo di lezioni, Sirius aveva
realizzato che a furia di promesse mancate e inconvenienti vari, non l’avevano
più portata a fare un giretto nella Stanza delle Necessità.
Così, nonostante la presenza di Lily, che
comunque aveva accettato di buon grado di seguirli, si erano diretti lì,
lasciando briglia sciolta alla bambina su come la Stanza dovesse trasformarsi:
avevano a buon ragione pensato che quello fosse il modo meno pericoloso di
trascorrere un paio d’ore, onde evitare nuovi incidenti proprio a un passo dalla
fine della vacanza.
E così si erano ritrovati in un ampia stanza
circolare, letteralmente traboccante di peluche, dolci di ogni tipo, forma e
dimensione e la più enorme, monumentale casa delle bambole su cui i Malandrini
avessero mai posato gli occhi. Il tutto condito da quelli che sembravano veri
gattini, fiori profumati e rosa, un sacco di rosa!
"Ora so come si sente una Barbie" commentò
Lily, sedendosi su una poltrona e guardandosi intorno ad occhi
sgranati.
"Una cosa?" domandò James, perplesso. "Cos’è
una ‘barbi’".
"È un giocattolo Babbano: una bambola, con
vestiti, accessori vari, eccetera. Tra le bambine è molto di moda".
James annuì con aria affascinata,
strappandole un sorriso: se non fosse stato un mago, probabilmente il solo
sentire nominare Barbie gli avrebbe come minimo strappato una smorfia
disgustata.
"Beh, almeno si intrattiene da sola"
dichiarò sollevato Sirius, guardando Dora che correva da una parte all’altra con
gli occhi sgranati dallo stupore.
"Questo posto è incredibile" disse Lily.
"Certo che siete bravi a tenervi i vostri segreti!".
"Mica possiamo sbandierare l’esistenza di
questo posto ai quattro venti" osservò James. "Quasi nessuno ne è a conoscenza,
in fondo, e torna parecchio utile a volte…".
"Magari quando devi scappare da Gazza e non
sai dove andare a rintanarti…".
"Sì, preferisco non sapere in quali
occasioni avete avuto modo di sfruttare questo posto: l’ignoranza a volte è una
benedizione".
"Brava, Rossa, non chiedere e non saremo
costretti a mentire".
"Oh, non c’è bisogno di mentire: so
benissimo come siete fatti, Lassie" dichiarò Lily, ponendo particolare enfasi
sull’ultima parola.
Sirius si girò di scatto verso di lei, con
un’espressione talmente disgustata che pareva aver appena ricevuto il peggiore
degli insulti. "Come mi avresti chiamato? Lassie?!".
Lily gli rivolse un sorrisetto serafico.
"Perché, non ti piace? Preferisci Snoopy? O Pongo? O magari il classico Fido,
anche se è piuttosto banale, se vuoi il mio parere…".
"No, non lo voglio il tuo parere! Né tanto
meno essere chiamato Lassie, Fido o Merlino solo sa cos’altro! Di che diavolo
vai farneticando, Rossa?".
"Beh, visto che a te piace così tanto dare
nomignoli simpatici alle persone, anche se loro non gradiscono minimamente, ho
pensato che fosse giusto ricambiare il favore. Sono ancora piuttosto indecisa,
in verità, ci sono così tante belle alternative tra cui scegliere: Pluto, Scooby
Doo…".
Sirius la guardò scioccato: non conosceva la
maggior parte di quei cani famosi, ma in nome del suo amor proprio si rifiutava
di farsi chiamare con uno qualunque di quei nomignoli idioti. "Tu, tu… Questa è
soltanto un’infantile ripicca, Evans! Non oseresti sul serio…".
Lily finse di pensarci sopra. "Beh, Lily
forse, e dico forse, non lo farebbe, ma la ‘Rossa’? Io dico che
oserebbe…".
"Tu sei, sei… Prongs, la tua fidanzata è una
vera carogna!".
James, dal canto suo, se la stava ridendo di
gusto. "Io la chiamerei malandrinesca furberia, Padfoot: è riuscita a metterti
nel sacco!".
"Oh, perché usare questi termini triviali? È
una conversazione tra amici" dichiarò Lily in tono tranquillo, senza per questo
abbandonare il suo sorrisetto soddisfatto e, a parere di Sirius, pure piuttosto
sadico. "Gli amici si danno soprannomi, giusto? Se Sirius ha deciso che io sarò
la ‘Rossa’ per il resto dei miei giorni, allora lui può essere Schizzetto fino
alla fine dei suoi giorni!".
"Schizzetto?" ripeté James, rischiando
seriamente di ribaltarsi dalla sedia.
"Schizzetto?" ripeté Sirius, che sembrava
prossimo a un colpo apoplettico.
"I miei vicini aveva un cane che si chiamava
così, quando ero piccola" spiegò Lily. "Un odioso botolo che quasi non sbucava
da terra, abbaiava tutto il santo giorno con quella sua vocina irritante,
cercava di mordere le gambe di chiunque passasse vicino al suo prato e si
accoppiava con le cassette della posta".
"Sì, ti ci riconosco, Padfoot!" ridacchiò
James, abbassandosi subito dopo per evitare la sberla che l’amico voleva
tirargli.
"La smetti di aizzarla, Prongs? Vatti a
fidare degli amici!".
"Dai, stiamo solo scherzando…".
"Tu scherzi" puntualizzò Sirius. Poi indicò
Lily come se fosse colpevole di qualche orribile crimine. "Lei non scherza
affatto! Lei sarebbe sul serio pronta a chiamarmi ‘Schizzetto’ in
giro!".
"Sì, devo ammettere che l’idea mi stuzzica
abbastanza…".
"Andiamo, Lily, non puoi farlo sul serio:
Rossa non è nemmeno lontanamente comparabile a Schizzetto!".
"Dal mio punto di vista non ci vedo grandi
differenze: io odio il mio soprannome, tu odi il tuo. Certo, ammetto che
Schizzetto è forse un po’ deleterio per la tua immagine, però…".
"Un po’ deleterio? Evans, mi prenderebbero
in giro fino alla fine dei tempi!".
Lily lo liquidò con un gesto non curante
della mano. "Esagerato… Solo fino alla fine della scuola!".
"E ti pare poco?! Andiamo, Evans, non puoi
essere così cattiva…".
"Forse che sì, forse che no… Facciamo un
patto, Sirius: niente più Rossa, niente più Schizzetto".
Sirius rimase in silenzio, corrucciato,
considerando se fosse o meno il caso di trattare, ma osservando il diabolico
viso d’angelo che aveva di fronte, decise che non gli conveniva. "Lo sapevo che
saresti stata un problema, Evans" borbottò. "Vado a vedere che combina,
Dora".
Si allontanò, con la certezza che Lily lo
osservava estremamente soddisfatta.
"Lo sai, amore, a volte mi fai paura" disse
James, circondandole la vita con un braccio.
"Perché?" chiese candidamente lei,
appoggiandosi a lui. "Mi sono limitata a rimettere al suo posto un cucciolo
dispettoso!"
"Beh, prima di Sirius, c’è stata la sfuriata
con Rosier due giorni fa, senza dimenticare la gradevole discussione che abbiamo
avuto l’altra settimana…".
"Intendi quella in cui ti ho urlato che sei
un bambino immaturo, che dovresti crescere e lasciarmi in pace e tu per contro
mi hai urlato la verità su Remus?"
"Ora non ricordo con esattezza tutti i
dettagli tecnici…" dichiarò James in tono leggero: gli sembrava passata
un’eternità da allora, anche se in realtà era soltanto una settimana. "Ehi,
questo è il nostro primo settimanversario!"
Lily ridacchiò. "Hai intenzione di tenere il
conto?".
"Forse non di tutte, ma di certo il primo è
importante, non credi? C’è di certo gente che ci dava molto meno di una
settimana prima di scoppiare!".
"Allora, sarò ben felice di smentire questa
gente per i prossimi mille settimanversari!".
"Mille settimanversari… Quanto tempo
è?".
"Scemo, era tanto per dire" sbuffò Lily,
dandogli un buffetto. "In cuor mio, spero che saranno molti di più…".
James sorrise. "Non avrei mai pensato che
sarebbe arrivato il giorno in cui tu mi avresti detto una cosa del genere,
almeno non fino a una settimana fa!".
"Inizi a diventare sdolcinato, Potter… Ehi,
voi tre, cercate di non distruggere nulla!" gridò subito dopo all’indirizzo di
Sirius, Dora e Peter, immersi in uno sconclusionato e rumoroso gioco che
includeva tirarsi addosso gli orsi di pezza.
"Che cosa state facendo?" domandò
James.
Sirius emerse da dietro la casa delle
bambole, a quanto pare una sorta di trincea improvvisata. "L’equivalente di una
lotta a palle di neve, ma con i peluche".
"Tutti contro tutti" aggiunse Peter,
rintanato dietro una sedia, prima di abbassarsi per evitare un orsetto lanciato
da Dora.
"Questo gioco è divertentissimo!" dichiarò
la bambina, eccitata.
"A proposito" riprese Sirius, rivolgendosi a
Lily, "questo è da parte del cucciolo dispettoso, Rossa!" e le tirò contro un
pupazzo, centrandola in pieno viso.
Lily rimase un attimo bloccata, fissando gli
occhi di plastica del coniglio che l’aveva colpita. Presagendo il pericolo,
James ebbe il buonsenso di allontanarsi: come detto poco prima, la sua fidanzata
gli faceva parecchia paura, pure un po’ troppo spesso per i suoi
gusti.
Infatti, lo scoppio non tardò ad arrivare.
"Schizzetto, hai appena vergato la tua condanna a morte!".
LYRAPOTTER’S CORNER
Ok, qua la cosa inizia a diventare ridicola:
inizio a pensare che il destino non voglia farmi concludere questa storia visto
che, ebbene sì, mi sono vista costretta a spezzare anche questo capitolo. Ma non
potevo davvero fare altrimenti: mi sono resa conto di aver messo un po’ troppa
carne al fuoco, dovendo chiudere la pratica Moony, poi c’era Megan, poi volevo
dare una degna uscita di scena a Dora e anche il giusto spazio a Ted e
Andromeda… In parole povere, avevo già sfornato nove pagine ed ero a circa due
terzi dell’opera, perciò il resto al prossimo capitolo.
In ogni caso, ho deciso che adesso
continuerò a lavorare a questo storia fino all’epilogo, visto che comunque non
manca molto (in barba al fantastilione di contest a cui sono iscritta), perciò i
prossimi e ahimé ultimi aggiornamenti saranno rapidi.
Passando ai ringraziamenti:
Isidar Mithrim, non hai dovuto aspettare tanto alla fine, visto? Hai avuto la
fortuna di arrivare in fondo in un momento favorevole ;) Grazie per le
molteplici recensioni, i complimenti ed essere arrivata fino alla fine, mi
auguro senza annoirati! Andando in ordine sparso, a quanto pare siamo
telepatiche per quel che riguarda il famoso Waddiwasi! Lexicon alla mano, Remus
è un Half-blood (come Piton, Voldemort o lo stesso Harry), penso che derivi da
qualche intervista della rowling, però non so essere più precisa: in ogni caso,
è un’informazione ufficiale. Per quel che riguarda i soprannomi inglesi dei
Malandrini, io in linea di massima uso sempre la traduzione italiana ufficiale
(perché per quanto sia purista per natura e preferisca la versione inglese,
italiana sono, in italiano scrivo, perciò i termini italiani uso). Per i
Malandrini faccio eccezione perché la versione italiana mi fa letteralmente
venire l’orticaria; tuttavia, visto che è di fatto un mio difetto, trovo giusto
avvisare i lettori e fornire la traduzione in nota per quelli che magari non
masticano inglese. Grazie per avermi fatto notare la discrepanza temporale, in
verità me n’ero già accorta, solo che mi manca sempre la voglia di andare a
correggere (la pigrizia è una gran brutta bestia ;)) e per la nota grafica:
quando pubblicai quel capitolo ero ancora poco avvezza a html e cose simili, è
un'altra cosa che dovrei correggere. Buon proseguimento di lettura! Ah, grazie
per la recensione al capitolo di Special Days.
everlasting_miriel, grazie per essere arrivata fin qui, allora, e benvenuta! Sono
davvero contenta che ti piaccia e spero che questi ultimi capitoli non ti
deludano. Sono contenta di sapere che Dora ti piaccia, sono molto legata alla
mia bambina! E mi fa piacere che tu abbia apprezzato il buon vecchio ciosky!
Già, gli errori di battitura, il mio incubo: quando rileggo i capitoli
pubblicati mi viene da mettermi le mani dei capelli, una volta che avrò tempo e
voglia mi metterò ad editarli tutti, penso. Ancora grazie!
_Polla_, tranquilla, non mi sono dimenticata di Megan, è slittata al
prossimo, ma ci sarà (del resto il dialogo con Melanie è abbastanza
rivelatore!). Sono contenta che i "momenti seri" del capitolo ti siano piaciuti,
a presto! FunnyPink, beh, lo sappiamo già che il nostro tato verrà fatto
santo un giorno o l’altro, no?
_Milady_, sorella della mia sorella di spirito, benvenuta! Te non preoccupa,
io molto apprezza recensioni demenziali ( questa risposta te lo fa capire senza
problemi!) e più lunghe sono, meglio è! I personaggi ringraziano per la
manifestazione di stima, sono molto felici di essere amati, nessuno escluso!
Porta i miei più cari saluti alla mia diletta Silvia Beta!
volimte, la
tua recensione mi ha fatto morire dalle risate, sappilo! Non ti preoccupare per
la pazzia, qua dentro siamo tutti un po’ pazzi (vedi la risposta sopra la tua se
non ci credo). Sono contenta che la mia Lily ti piaccia.
kokylinda2,
grazie! James, devo essere sincera, lascia sempre abbastanza perplessa anche me:
sarà che non voglio farlo troppo simile a Sirius e non so mai bene come
gestirlo. Il tradimento a un certo punto ci doveva stare, perché dovevo trovare
il modo di lasciare i due Black da soli. La Lily di questo capitolo ha riscosso
successo e la cosa mi fa piacere: insomma, nella sua situazione, avrei reagito
anch’io allo stesso modo. E povera Mel, davvero, tra una cosa e l’altra si perde
sempre le scene più interessanti!
_Mary, super
Lily alla riscossa! Andiamo, quando ci vuole, ci vuole e per come mi immagino le
cose in quegli anni, Lily doveva averne fin sopra i capelli! Dora è stata tanto
cara, anche se povera ne sapeva ben poco di tutti i casini che ci stavano
dietro! Sono felice che Regulus ti sia piaciuto, leggere le tue recensioni è
sempre un piacere (a proposito, grazie per aver commentato Special Days).
Alohomora,
grazie, cara! Sono contenta di averti fatto provare affetto per Severus, anche
se, diciamocelo, non penso l’abbia fatto per bontà d’animo quanto piuttosto
perché è abbastanza furbo da non voler rischiare guai per nulla! Beh, Remus è
pur sempre un Malandrino, no?
Julia Weasley, Julia, tesoro, questa recensione è così… Non so nemmeno come
definirla, ma mi ha fatto arrossire di piacere! Con questo, ho avuto l’assoluta
certezza che il mio Regulus fosse perfetto, visto che tu sei esperta assoluta in
materia, perciò posso fidarmi! Sai quanto avrei voluto scrivere un dialogo
pacifico per Reg e Sirius? Ma purtroppo la Rowling ha deciso altrimenti e almeno
su questo, in questo contesto, non posso fare nulla (del resto, a salvare Reg
dal suo triste destino ci stai già pensando tu!). Una statua per Dora, via, per
essere mischiata ai Serpeverde e soprattutto aver obbligato i Black a parlarsi!
Sì, la mia intenzione sarebbe di tornare a lavorare su questo personaggio, ora
come ora, ho in testa un progettino, quello che mi manca è il tempo, purtroppo,
ma non perdere la speranza!
malandrina4ever, mia nuova sorella di spirito (spero tu sia d’accordo a farti
chiamare così, in caso avvisa e smetto, promesso), sai che non so nemmeno da che
parte cominciare a rispondere a questa decensione? Insomma, è così
demenzialmente demenziale che non so proprio che pesci pigliare! Parlando di
facce, posso dirti che la mia faccia era impostata su ‘risate’ quando ho
cominciato a leggere ed è arrivata ‘lingua a terra’ alla fine! Ciò non toglie
che mi sia enormemente piaciuta, dovresti scrivere demensioni più spesso (lo so,
sono masochista, ma mi diverte, è un’abitudine che dovrei perdere u.u). Se ti
può consolare, ogni fibra del mio essere avrebbe voluto far cadere un vaso di
gerani in testa a Reg per fargli improvvisamente cambiare idea e fargli far
(ripetizioni the best!) la pace con Sirius… Voto per prendere in prestito la
mazza di Remus e andare a dire un paio di paroline alla Rowling, così en passant
(di certo, anche Julia approverà!).
LadyMorgan, mia diletta Silvia Beta, non so se e quando leggerai questa
risposta, ma io la scrivo lo stesso, poi i capitoli come d’accordo te li spedirò
per mail… No, lo zio Tom no! Sono felice di non aver fatto nulla di così
eclatante da doverlo richiamare in servizio, fiu! Anche perché credo sarebbe
stato doppiamente alterato dopo essere stato forzatamente separato dal suo
pargolo… Brrr, lo zio Tom ancora più arrabbiato del solito, very bad things
(visto che siamo in tema!). Ok, finito l’angolo scemenze, come dici tu, non
esistono solo bianchi e neri ed è più che giusto dare ai Serpeverde il lustro
che meritano quando se lo meritano. Ergo, sono contenta che ti siano piaciuti
Regulus e Severus, grazie! Quanto alla pacatezza di Severus e James, devo essere
sincera, c’era già tanta di quella carne al fuoco che metterci pure uno scontro
in piena regola tra loro sarebbe stato troppo. Diciamo che la presenza di Lily
li ha frenati. Evviva la nostra pulzella che si sa benissimo difendere da sola,
a proposito! A presto, Silvia Alfa//mi manchi, mia diletta!
NemoTheNameless, grazie per il commento mi ha fatto molto piacere! Per la mazza da
baseball, penso che resterà uno degli eterni misteri dell’esistenza (gran bel
modo di svicolare, eh?)
Bon, con questo ho concluso, ci sentiamo
presto!
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Capitolo 28 *** Capitolo XXVII ***
BABYSITTER PER CASO
CAPITOLO XXVII
Ancora mentre arrivava in Biblioteca, Remus non aveva ben chiaro come avesse fatto a finire lì.
Archiviato il discorso di Megan, lui e Melanie erano andati avanti a fare i bagagli per Dora, immersi in un’innocua discussione sulla scuola, i M.A.G.O. e i loro progetti per il futuro, quando Melanie aveva innocentemente osservato che se non fosse riuscita a diventare Guaritrice, avrebbe fatto l’allevatrice di Snasi.
Al che Remus, ridacchiando, aveva detto che doveva essere un lavoro abbastanza ingrato, visto che gli Snasi non si vendono facilmente e per di più ti devastano la casa e lei aveva ribattuto che non li voleva vendere, ma usarli per cercare tesori, diventare la donna più ricca d’Inghilterra e conquistare il mondo. O fondare una seconda Las Vegas fuori Londra, quella che fosse stata più comoda.
Nel bel mezzo di questa discussione delirante, Melanie gli aveva incidentalmente chiesto quali libri dovrebbe leggere una potenziale allevatrice di Snasi e Remus aveva riflettuto che era la seconda volta in pochi giorni che qualcuno gli chiedeva un consiglio del genere e si era ritrovato di nuovo a pensare a Megan. Stranamente, si era reso conto che tutto sommato non ce l’aveva poi tanto con Sirius per aver combinato quell’appuntamento-non-appuntamento. Non fosse che Dora era scappata e aveva quasi distrutto la psiche di diversi Serpeverde, sarebbe stato anche un pomeriggio piacevole.
A quel punto, mentre Mel continuava a cicalare su cosa avrebbe fatto una volta conquistato il mondo, si era accorto che non aveva più parlato a Megan, ma l’aveva più o meno evitata e pensò che perlomeno avrebbe dovuto chiederle scusa: non che fosse stata colpa sua se era rimasta coinvolta nell’inganno di Sirius, ma avrebbe potuto pattinare all’inferno prima che il vero responsabile si scusasse.
Ovviamente c’erano un paio di problemi: il primo, e più impellente, era che gli restava poco più di un’ora per finire i bagagli, andare a recuperare gli altri e recarsi tutti nell’ufficio della McGranitt per incontrarsi con i Tonks; il secondo era che non aveva la più pallida idea di dove fosse Megan in quel momento e non poteva permettersi di girare su e giù per tutto il castello. Oltretutto, sarebbe stato anche eccessivo per delle semplici scuse.
A quel punto, Melanie gli aveva chiesto cosa mangiavano di preciso gli Snasi e lui aveva suggerito che avrebbe fatto meglio ad andare in Biblioteca per avere tutte le informazioni che voleva.
"Oh, Remus, che idea fantastica!" aveva cinguettato lei. E poi senza il minimo senso logico aveva aggiunto: "Tu hai già cominciato il tema sui Vampiri per Difesa Contro le Arti Oscure?".
Sì, aveva scribacchiato qualcosina, ma aveva intenzione di cercare qualche testo utile prima di continuare.
"Oh, allora potresti andare adesso in Biblioteca" aveva suggerito Melanie con fare innocente. "Così, cerchi i libri di Vampiri per te e per me qualcosa sugli Snasi".
"E le valige?".
Lei aveva fatto un gesto non curante con la mano. Pensava a tutto lei, non c’era nessun problema, lui aveva cose più importanti da fare…
Ora mentre iniziava ad aggirarsi tra gli scaffali, aveva sempre più l’impressione di essere stato in qualche modo raggirato, anche se non riusciva proprio a capire cosa Melanie volesse ottenere spedendolo in Biblioteca a cercare libri sugli Snasi: l’aveva talmente rimbambito con tutte quelle chiacchiere senza né capo né coda che si era diretto lì senza nemmeno riflettere sull’assurdità della situazione.
In fondo, a Melanie che diavolo importava degli Snasi? Mica aveva sul serio intenzione di usarli per conquistare il mondo! Era troppo assurdo e ridicolo!
No, c’era decisamente qualcosa che non gli quadrava, anche se non capiva cosa…
"Remus?".
Il ragazzo sobbalzò, facendo quasi cadere il libro che aveva appena tirato giù da una scaffale, e si voltò, trovandosi davanti proprio l’oggetto di alcune delle sue numerose elucubrazioni mentali di quel giorno.
"Megan?" disse, sorpreso, dandosi allo stesso tempo dell’idiota. Si era fatto fregare due volte in due giorni, per di più quasi con lo stesso trucco! A sua discolpa, poteva solo dire che non si aspettava un altro colpo basso, per di più da Melanie. L’aveva rimbambito a suon di chiacchiere per farlo cadere nel tranello: una mossa degna del suo baldo fidanzato. Sì, ho fatto decisamente male a darmi tanto da fare per quei due: insieme sono troppo pericolosi!
"Non pensavo che saresti venuto" disse Megan, avvicinandosi con aria titubante.
"Venuto?".
"Melanie Griffith ha detto di farmi trovare qui più o meno a quest’ora" spiegò lei. "Ero incerta se darle retta o no, dopo quello che ha fatto l’altro giorno, però ha tanto insistito: ha detto che non mi sarei pentita di darle ascolto, stavolta… Ma vedendo la tua faccia, capisco che non ti aspettavi assolutamente di vedermi qui e che sono cretina due volte per esserci cascata di nuovo. Mi dispiace, giuro che è l’ultima volta che ti ritrovi me tra i piedi".
Si voltò per andarsene, cercando nel contempo di conservare un minimo di dignità, ma Remus la trattenne, sorprendendo in primis anche sé stesso. "Megan, aspetta".
Non avrebbe voluto fermarsi, tutta quella storia aveva già abbondantemente superato il limite del ridicolo, ma non riuscì a impedirselo, maledicendosi interiormente per essere cotta a tal punto.
"Cosa c’è?" domandò: almeno adesso riusciva a parlargli, probabilmente non avrebbe mai più avuto il coraggio di guardarlo in faccia. Almeno non era arrossita.
Remus esitò, senza sapere da che parte cominciare: cosa si dice alla ragazza che il tuo migliore amico ha incastrato per tuo conto, per altro contro la tua volontà? In quel momento gli avrebbe fatto comodo un po’ della faccia tosta di Sirius e James, loro non avrebbero avuto problemi ad intavolare una discussione. Dovette ammettere che era davvero carina, sia pure con quell’aria da cucciolo bastonato. Ma di certo non poteva esordire in quel modo!
"Scusa, ho un impegno" riprese Megan quando non ottenne risposta, ansiosa di mettere fine a quel supplizio il prima possibile. "Se non ti dispiace, vorrei andare…".
"Mi dispiace".
"Per che cosa? Non hai fatto nulla per cui tu ti debba dispiacere".
Remus annuì. "Forse, ma quello che è successo domenica è stato…".
"Non è stata colpa tua" lo bloccò Megan secca. "Tu non c’entri nulla, vero?" aggiunse subito dopo, il germe del dubbio che si insinuava nella sua mente.
"Certo che no!" protestò Remus con veemenza. "Io non ne sapevo nulla, davvero, è stata tutta opera di quell’idiota di Sirius…".
"Allora, perché ti stai scusando?" domandò la ragazza, intimamente sollevata.
"Perché mi sento comunque responsabile e mi dispiace che Sirius ti abbia coinvolta in una delle sue idee strampalate: immagino che ti abbia fatto star male".
"No! Perché?" mentì malamente lei, nel vano tentativo di conservare un minimo di credibilità. "Non ci sono stata male, figurati!". Ho soltanto considerato l’idea di rinchiudermi in un bagno e vivere di dentifricio per il resto della mia vita, ma non ci sono stata male, nossignore!
E probabilmente Remus glielo lesse in faccia, perché le sorrise con aria conciliante: "Certo, ma mi dispiace comunque che le cose siano andate come siano andate… Per quel che vale, mi sono divertito in tua compagnia".
Magra consolazione, ma meglio di nulla… "Sì, vale lo stesso per me. Ora devo proprio andare, scusa".
Ottimo, Megan, brava, conserva un minimo di contegno: ora voltati, va’ via senza fretta e poi corri nel tuo dormitorio ad affogare i dispiaceri in qualcosa di dolce e ipercalorico!
"Pensavo che magari qualche volta potremo rifarlo".
Se Megan rimase piacevolmente stupita da quella proposta e non si forzò nemmeno troppo di nasconderlo, Remus non fu da meno: già mentre lo diceva, si stava mentalmente domandando cosa diavolo gli fosse saltato in testa.
"Dici sul serio?" chiese Megan, sorridendo sul serio per la prima volta da quando la conversazione era cominciata. "Insomma, non devi farlo solo per farmi contenta o cose simili, non sentirti in obbligo: sono grande abbastanza per accettare un rifiuto, davvero. Non che si possa parlare di rifiuto, visto che tecnicamente non siamo mai usciti insieme… Non che io volessi uscire con te, chiariamoci, lo sai, no? È stato tutto un maledetto equivoco… Insomma, hai capito cosa volevo dire, no?".
Remus corrugò la fronte, perplesso, mentre Megan arrossiva, maledicendosi interiormente per quell’ennesima figuraccia: dannazione, era quasi riuscita a mantenere un contegno, proprio sul finale doveva rovinarsi? Ma la proposta del ragazzo le aveva mandato completamente in tilt il cervello…
"Ehm, non sono certo di aver capito ogni passaggio del discorso" esordì Remus titubante, "ma ti assicuro che la mia proposta non è dettata da uno spirito di carità o cose simili: io vorrei sul serio passare un po’ di tempo con te…".
"Veramente?" fece Megan, rendendosi subito conto di aver praticamente urlato. Mandò un colpo di tosse e ritentò: "Volevo dire, veramente? Sì, penso che si potrebbe fare".
"Come amici, ovviamente" si affrettò a specificare Remus: al momento, era meglio non fomentare troppo le speranze di Megan.
La ragazza sentì la morsa della cocente delusione farsi strada nel suo cuore, ma stavolta fu un po’ più brava a dissimularla: "Ovviamente… Amici, penso che sarebbe perfetto". Beh, è decisamente di più di quanto mi aspettassi… "Stavi cercando qualcosa in particolare?" buttò lì subito dopo: chiarito il loro rapporto, non vedeva perché non avrebbero dovuto mettersi a chiacchierare. Ed essendo in una biblioteca, quello fu il primo argomento che le venne in mente.
Remus guardò il libro che teneva in mano, Dieci cose che non sapevi sugli Snasi e che non avresti pensato di chiedere, e non riuscì a trattenere un sorrisetto. "Un’amica mi ha chiesto un favore" spiegò, rimettendolo al suo posto. "Ma penso che sia stata lei a farlo a me".
******
Melanie si sedette di peso sulla valigia stracolma e con una certa fatica riuscì infine a fissarne le chiusure. Si rimise in piedi con cautela, quasi aspettandosi che il coperchio si riaprisse di botto e tutte le cose all’interno si spargessero in ogni dove costringendola a ricominciare da capo, ma fortunatamente non accadde.
Le era costato sangue, sudore e lacrime, ma alla fine tutti gli averi di Dora avevano trovato posto nella valigia: che cosa se ne facesse una bambina di tutta quella roba, era un quesito a cui la ragazza non sapeva trovare risposta, ma poco importava. Sperava in tutto cuore di non aver scordato nulla, ma anche se fosse successo dubitava seriamente di trovarle un buchetto in cui infilarla: già la sola prospettiva di riaprirla era abbastanza spaventosa.
Se manca qualcosa, Sirius potrà sempre rispedirgliela via gufo, si disse.
La sollevò e portò vicino alla porta, sbuffando per il peso, poi guardò l’orologio: mancava un quarto d’ora alle cinque, giusto il tempo sufficiente per portare quel coso fino all’ufficio della McGranitt.
Aveva sperato di finire con un po’ più di anticipo, per poter andare a cercare i Malandrini, ma in fondo c’era Lily con loro. Sui tre ragazzi non avrebbe fatto molto conto, ma la sua migliore amica era sempre puntuale. Magari sono già pure dalla McGranitt e stanno aspettando solo me o stanno tornando qui per il bagaglio… Meglio lasciare un biglietto con scritto che ci ho pensato io, non si sa mai…
Scrisse un paio di righe su un foglietto di pergamena volante, lo appuntò sulle tende del letto di Sirius, certa che l’avrebbero visto, dopodichè uscì con la valigia che galleggiava pigramente di fronte a lei. Avrebbe quasi voluto aspettarli, ma così rischiava di fare tardi. Oltretutto, gli altri erano convinti che di quella faccenda si occupasse Remus e magari si erano accordati per trovarsi direttamente dalla professoressa. Stupidamente si era dimenticata di chiederglielo, ma era talmente presa nel suo discorso distruggi-cervello che non ci aveva pensato: lì per lì, era stata troppo concentrata a spingere Remus verso la Biblioteca dove Megan lo aspettava per riflettere sul resto.
Un po’ preoccupata, mentre scendeva le scale si chiese se il ragazzo si sarebbe arrabbiato con lei quando fosse tornato: in fondo, anche un cespo di lattuga a un certo punto avrebbe capito di essere stato raggirato! In un certo senso si era pure stupita del suo successo, non credeva che Remus ci sarebbe cascato così facilmente: evidentemente, aveva un talento naturale nel confondere le persone con discorsi deliranti, a distanza di mezz’ora non riusciva a ricordare nemmeno un quarto delle cose che aveva detto.
Certo, ora stava solo a Remus decidere l’evolversi delle cose: se l’incontro con Megan non fosse andato bene, di certo non avrebbe infierito ulteriormente. Ma in tutta sincerità, sperava sul serio che tutto andasse per il meglio: non si aspettava un fidanzamento ufficiale per la giornata, ma tutte le grandi imprese iniziano con il primo passo, giusto? E Melanie contava sulla prontezza di Megan di afferrare al volo qualunque possibilità di proseguire il loro rapporto: non si poteva mai dire che una semplice amicizia, con il tempo, non potesse diventare qualcosa di più. Il suo intuito femminile le suggeriva che, per quanto Remus facesse il sostenuto, Megan non gli era del tutto indifferente, ma ovviamente non poteva puntargli la bacchetta alla tempia e costringerlo ad organizzare un appuntamento: a quel punto si sarebbe ritirata nel suo angolino a osservare l’evolversi degli eventi.
Aveva appena superato il ritratto della Signora Grassa, quando si vide venire incontro Alice. "Ehi, cos’hai da ghignare a quel modo?" le domandò a mo’ di saluto. "E questa valigia?".
"Di Dora" spiegò. "Sto andando nell’ufficio della McGranitt per incontrarmi con gli altri: non è che li hai visti, vero?".
Alice scosse il capo. "Non ho visto nessuno: magari sono già là, manca poco alle cinque. Non hai risposto alla prima domanda: cos’hai da ghignare a quel modo?".
"Oh, niente di che: ho indossato per un pochino le ali di cupido, ma non so l’effetto che ha avuto…".
"Uh, interessante" commentò Alice con gli occhi luccicanti. "E a favore di chi, se non sono indiscreta?".
"Remus e Megan".
"Ancora? Non mi pareva che l’altra volta fosse andata granché bene…".
"I metodi di Sirius erano sbagliati: è andato avanti a tutta birra come un treno con la pretesa che Remus cambiasse il suo modo di fare nel giro di paio di secondi. Con una simile testa dura devi giocare d’astuzia, coltivare la cosa piano, piano, un passo per volta fino al momento buono per far scattare la trappola!". Batté con forza le mani per esemplificare il concetto, rischiando di far cadere la valigia galleggiante.
Alice ridacchiò. "In parole povere, come hai fatto?".
"Primo passo, sondare per bene il terreno con un affabile discorso a cuore aperto su quello che penso del suo comportamento, dicendogli che dovrebbe cambiare modo di fare, dare una possibilità a Megan, bla, bla, bla, più o meno le stesse cose che i Malandrini gli propinano da anni, penso. Secondo passo, confondere le acque: ho messo da parte Megan e abbiamo cominciato a discorrere innocentemente del più e del meno, fino ad approdare al terzo passo, ovvero confondergli la mente con discorsi deliranti senza né capo né coda spingendolo silenziosamente e subdolamente verso il nostro obiettivo. Ed è a questo punto, mia cara amica, che scatta la trappola: una domanda causale, un suggerimento innocente, un po’ di incoraggiamento e detto fatto! Appuntamento delle quattro e un quarto per Remus Lupin e Megan Spencer: l’unica cosa che mi mancava di fare era scrivergli il copione per il loro incontro, ma così mi sarei esposta un po’ troppo, credo…".
Alice ridacchiò. "Però, sei subdola, malvagia e parecchio contorta, non c’è che dire. E quel poveretto non si è accorto che te lo stavi rigirando come un pollo allo spiedo?".
"Macché: i suoi neuroni erano troppo impegnati a digerire la mia filippica sulla conquista del mondo partendo da un allevamento di Snasi! Poco ma sicuro, si è reso conto di cosa stava succedendo solo quando si è trovato Megan davanti!".
"E pensi che funzionerà? Insomma, i Malandrini sono anni che ci provano senza successo…".
Melanie si strinse nelle spalle, prendendo atto dell’affermazione dell’amica. "Io non mi aspetto nulla, in verità: ho dato tutte le spinte che poteva dare senza risultare troppo evidente, ora sta a loro. Se andrà male, chinerò il capo, accetterò la sconfitta e pace. Ho solo pensato fosse meglio battere il ferro finché era caldo".
"Se vuoi il mio parere, hai fatto benissimo" la rassicurò Alice con un cenno convinto del capo. "L’ho già detto ieri sera e lo ribadisco adesso: a Remus farebbe solo bene uscire un po’ dal suo guscio. Sono proprio curiosa di vedere come si evolveranno le cose adesso…".
"Io pure, io pure".
Erano nel frattempo giunte alla loro destinazione.
"Nessuno in vista" constatò Alice guardando su e giù per il corridoio.
"Forse sono già dentro" suggerì Melanie. Guardò l’orologio: mancavano pochi minuti alle cinque. Sì, sono sicuramente già dentro, anche se c’è un po’ troppo silenzio…
Le due ragazze si scambiarono un’occhiata perplessa, dopodichè bussarono.
Minerva McGranitt le accolse con un sorriso. "Buon pomeriggio, ragazze".
"Buon pomeriggio, professoressa" la salutò Melanie, guardandosi al contempo intorno, cercando i suoi amici, senza successo: dei Malandrini, Lily o Dora non c’era traccia.
In compenso le sedie di fronte alla scrivania erano occupate da un uomo e una donna in abiti da viaggio, che Melanie intuì dovessero essere Ted e Andromeda Tonks, i genitori di Dora. Nel momento in cui erano entrate, con la valigia che galleggiava pigramente davanti a loro, Andromeda aveva fatto un mezzo scatto verso la porta, di certo aspettandosi di vedere arrivare la figlia, per poi risedersi delusa quando si era resa conto che della bambina non c’era traccia.
"Rilassati, Meda" la rabbonì Ted con un sorriso. "Siamo noi in anticipo…".
"Dov’è Dora?" domandò invece la donna, facendo come se non l’avesse sentito.
Alice e Melanie si scambiarono uno sguardo imbarazzato.
"Veramente, noi credevamo fossero già qui" disse esitante Alice.
Andromeda le squadrò un attimo con aria inquisitrice. "E perché voi due avete la valigia di mia figlia? Io non vi conosco".
"Meda…".
"Ted?".
L’uomo le poggiò una mano sulla spalle, sorridendo conciliante. "Sono certo che queste ragazze non hanno rapito Dora per darla in pasto alla piovra gigante, non c’è bisogno di metterle sotto processo. Se hanno con loro il bagaglio di Dora, ci sarà di certo una buona ragione…".
Le guardò come pregandole con tutto il cuore di non contraddirlo se non volevano che le cose si mettessero al peggio. Difatti, le due ragazze furono rapide ad annuire con vigore. "Siamo amiche di Sirius: ci ha chiesto di, ecco, portarlo qui per suo conto".
Il sorriso sul volto di Ted si allargò. "Ecco, visto che non c’è motivo di agitarsi, tesoro".
Andromeda non sembrò prestare troppa attenzione alle parole rassicuranti del marito. "E dov’è Sirius di preciso?".
"Questa è una gran bella domanda…".
"Se posso intromettermi, Andromeda" intervenne la McGranitt, "il signor Black ha una concezione degli orari tutta sua: non mi stupirebbe troppo se fosse in ritardo…".
"C’è anche Lily con lui, professoressa" aggiunse Alice con trasporto.
Melanie annuì con vigore. "Di certo staranno per arrivare: questione di minuti".
"Lily?" ripeté Andromeda.
"Un’altra studentessa" spiegò la professoressa con evidente sollievo. "Molto coscienziosa e responsabile, ve lo posso assicurare: sono certa che saranno qui a momenti, allora. Prego, ragazze, se volete sedervi…" aggiunse poi, Evocando un paio di sedie che Melanie e Alice occuparono con piacere.
Evidentemente rassicurata, Andromeda si rilassò contro lo schienale. Ted, che dal canto suo non era sembrato minimamente agitato, rivolse un sorriso cordiale alle ragazze. "Dovete scusare mia moglie, è un po’ agitata…".
"Io non sono agitata" lo contraddisse Andromeda in tono piccato. "Perdonami se dopo due settimane non vedo l’ora di riabbracciare la mia bambina!".
"Certo, Meda, certo, anch’io sono felicissimo di rivedere Dora… Ma sono le cinque adesso: aspetta almeno un quarto d’ora prima di farti venire una crisi di nervi immaginandotela divorata da qualche strana bestia nella Foresta Proibita, in preda a chissà quale malattia infettiva o smarrita negli angoli più remoti del castello!".
"Ricordami perché ti ho sposato, Ted, per favore: ora come ora mi sfugge…".
"Per il mio frizzante senso dell’umorismo e la mia indiscutibile bellezza, forse?".
Andromeda ridacchiò, lasciando cadere per un attimo la maschera della brava mamma apprensiva. "Ah, ecco… Di certo non è stato per la tua incredibile modestia!".
"Se sono bello, non posso farci nulla, ti pare?".
Andromeda scosse il capo, borbottando qualcosa che suonava paurosamente simile a "Cretino", prima di sorridere compostamente alla McGranitt. "Scusi per questo piccolo alterco, professoressa".
"Non fa nulla, Andromeda: ne ho sentite di ben peggiori in questo ufficio. Nell’attesa, posso offrire a tutti una tazza di tè?".
Mentre tutti consumavano il loro tè in silenzio, Melanie osservava di sottecchi i coniugi Tonks, domandandosi vagamente come due persone all’apparenza così diverse avessero finito per mettersi insieme e sposarsi: Ted continuava imperterrito a sorridere cordialmente, il ritratto stesso della tranquillità, mentre Andromeda, man mano che i minuti passavano e di Dora e gli altri non si vedeva nemmeno l’ombra, non faceva nemmeno lo sforzo di nascondere il crescente nervosismo.
In effetti, anche Melanie cominciava a chiedersi dove fossero finiti: insomma, non si sarebbe aspettata un briciolo di puntualità da Sirius, James o Peter, ma Lily era tutta un’altra storia.
Possibile che sia successo qualcosa, si chiese, guardando l’orologio e realizzando che erano già le cinque e un quarto.
Cercò lo sguardo di Alice, che evidentemente la pensava circa allo stesso modo. "Tu sai dove sono andati?" le domandò in un sussurro. "Potresti andar loro incontro…".
Melanie scosse il capo. "Non ne ho idea: Lily mi ha solo detto che sarebbero andati a fare un giro per il castello…".
"In altre parole, potrebbero essere ovunque, giusto?".
"Ovunque tranne qui, alla Torre di Grifondoro e in Biblioteca, il che non ci è di grande aiuto, temo".
"Mi sembra impossibile che Lily non si sia accorta che stanno facendo tardi: praticamente è un orologio vivente! Proprio oggi doveva cambiare abitudini, dannazione!".
"Ma no, non credo…" bisbigliò Melanie nervosamente. Occhieggiò un po’ preoccupata ad Andromeda, che sembrava sprizzare inquietudine da tutti i pori. Pure la McGranitt cominciava a dare segni di impazienza mentre Ted al momento sembrava ancora abbastanza rilassato: Melanie si chiese se magari non stesse fingendo per tenere buona la moglie. Andiamo, Lily, dove diavolo ti sei cacciata?
******
Già, dov’era finita Lily? Se Melanie e Alice l’avessero vista in quel momento, avrebbero probabilmente pensato che la loro amica fosse stata sostituita da un clone venuto male… Oppure che qualcuno aveva preso controllo della sua mente per farla comportare in quel modo.
Fatto sta che mentre tutti aspettavano il loro arrivo nell’ufficio della McGranitt, Lily si aggirava con circospezione per la Stanza delle Necessità, brandendo un orso di peluche come se ne andasse della sua vita: il Regno dello Zucchero Filato, come l’aveva carinamente ribattezzato James, sembrava incredibilmente grande e pieno di angoli quando devi evitare di farti prendere di sorpresa da qualcuno… Qualcuno che per di più o era molto piccolo o poteva diventarlo o era più infido di un serpente a sonagli!
E, in tutta onestà, era di quest’ultimo individuo che Lily aveva paura: Sirius non si faceva vedere già da un po’ di tempo, un po’ troppo tempo, per i suoi gusti. Andiamo, Black, dove ti sei cacciato? Vieni fuori, stupida palla di pelo…
Se quella mattina le avessero detto che nel giro di un paio d’ore si sarebbe ritrovata in una stanza segreta di Hogwarts, tutta sudata e scarmigliata, armata di pupazzo e pronta a dar battaglia a un paio di Malandrini a caso, di certo l’avrebbe preso per pazzo o ubriaco. In ogni caso, era talmente concentrata nel non finire nella trappola che sicuramente Sirius le stava preparando che non se ne preoccupava minimamente.
Difatti, era beatamente inconsapevole che il suo orologio segnava già le cinque e un quarto quando, girato un angolo, si trovò di fronte James, cogliendola talmente di sorpresa da strapparle uno strillo e colpirlo con l’orso prima di focalizzare su chi aveva di fronte.
"James, maledizione, mi hai fatto quasi venire un infarto!" sbottò Lily.
"Ahi, che male, accidenti!" borbottò il ragazzo massaggiandosi la fronte con la mano libera (l’altra era ovviamente impegnata da un pupazzo a forma di cane).
"Te lo sei cercato, spuntandomi davanti così all’improvviso: credevo fossi Sirius…".
"Guarda che in teoria è una guerra tutti contro tutti, perciò dovremmo combattere anche noi" le ricordò James in tono scanzonato.
"Perché, vuoi duellare con me, Potter? Pensi che ti convenga dopo aver visto come ho ridotto il tuo compare?".
James dovette darle atto che aveva ragione: probabilmente Peter non sarebbe più stato lo stesso dopo quel pomeriggio… Ma ovviamente non poteva dirle una cosa del genere, perciò mise su un’espressione derisoria e disse: "Non pensare di farmi paura, Evans!".
"Già, sicuro… Hai visto gli altri?".
"Ho avuto un breve scontro con Dora vicino alla Casa delle Bambole".
"Non è Dora che mi fa paura… Sirius se ne sta buono da troppo tempo, se vuoi il mio parere".
James annuì: in effetti, non era un atteggiamento tipico del suo migliore amico stare fuori dalla mischia così a lungo, a meno che ovviamente non ne stesse architettando una delle sue. "Andiamo a stanare Schizzetto, forza" disse, prendendola per mano e facendo per guidarla.
"Pensavo fosse una lotta tutti contro tutti senza esclusione di colpi" osservò Lily.
"Sì, è vero. Ma il manuale malandrinesco della lotta a pupazzi dice che il tutti contro tutti non conta se c’è di mezzo la tua ragazza, un genitore o un Serpeverde".
"Serpeverde?" ripeté Lily perplessa. "Cosa c’entrano ora i Serpeverde?".
"Beh, se fosse presente un Serpeverde, sarebbe una lotta tutti contro il Serpeverde, ti pare?".
Lily roteò gli occhi al cielo, resistendo alla tentazione di dargli un altro colpo d’orso. "Potter, non cambierai mai: i Serpeverde non sono l’incarnazione del Demonio, sai? Non tutti perlomeno…".
James si girò verso di lei con un sorriso. "Beh, se me lo dici tu, allora… No, sono decisamente l’incarnazione del Demonio, mi dispiace!".
"Perché mi imbarco in questo genere di discorsi con te, proprio non lo so!".
"Perché sei tenace, bellissima e probabilmente pure un po’ ingenua".
"Il bellissima cosa c’entra, scusa?".
"Semplicemente, ci tenevo a ribadire che sei bellissima, tutta qua… Ora silenzio, se non vogliamo farci scoprire dal cagnaccio!".
Lily annuì, cucendosi le labbra e affidandosi a James per decidere da che parte proseguire. Gira che ti rigira, a un certo punto tornarono al punto di partenza, ovvero vicino alla Casa delle Bambole.
"Ma quanto è grande questo posto?" domandò Lily. "Sembra non finire mai…".
"È la magia della Stanza: credo che qualcuno voglia che sia così grande per confonderci le idee" spiegò James, guardandosi intorno con aria circospetta.
"Già, io penso anche di sapere chi vuole confonderci… Allontaniamoci da qui, ci sono troppi nascondigli, non mi piace…".
"Oh, Lily, tranquilla, sei con me adesso: non ti succederà niente".
Non aveva neanche finito di dirlo che un grido belluino ruppe il silenzio. "TRADIMENTO! TRUPPE, ALL’ATTAAAAACCOOOOO!!!!".
Sirius sbucò all’improvviso sul tetto della Casa, affiancato da Peter e Dora, e subito dopo i due sventurati si ritrovarono sotto una pioggia di pupazzi.
"È un’imboscata, è un’imboscata!" gridò James riparandosi la testa con il braccio, prima di lanciare il suo cane, con la soddisfazione di vederlo cozzare contro la testa di Sirius. "Truppe, ritirarsi!".
"Quali truppe? Sono io la tua tru-… Ah!". Lily non concluse la frase perché James la trascinò letteralmente e con poca grazia dietro il cumulo di peluche più vicino per ripararsi dalla gragnola di colpi, rischiando di farla cadere.
"Mi hai quasi azzoppato, lo sai?" si lamentò con una smorfia.
"La guerra non è mai piacevole, cara… Prenditi questo, inutile pezzo di me-…".
"James!" lo richiamo Lily, abbastanza in sé per ricordarsi che c’era una minorenne presente.
"Prenditi questo, inutile puzzone bavoso!" si corresse il ragazzo. "Lily, sii un po’ più cooperativa: dov’è finito il tuo spirito combattivo?".
"Ci sono, ci sono, generale dei poveri, rilassati" sbuffò lei, prima di cominciare a rispondere al fuoco a sua volta.
"Quell’idiota si è dipinto segni bellici su tutta la faccia" commentò James, sbirciando oltre la trincea per fissare lo sguardo su Sirius. "Perché non ci ho pensato io? Lily, dammi il tuo rossetto!".
"Cosa ti fa pensare che abbia del rossetto con me?".
"Che razza di donna sei se non ti porti sempre dietro del rossetto?!".
Lily sgranò gli occhi, colpita dal tono vagamente isterico con cui James si era le si era appena rivolto. La guerra fa strani effetti ai maschi…, pensò. Si frugò nelle tasche e ne cavò fuori un vecchio rossetto mezzo consumato: chissà quando era finito lì dentro… "Tenete, prode generale" disse, mettendolo in mano a James, che in men che non si dica si decorò le guance con segni di guerra da pellerossa.
"Voi avete un serio problema, lo sai, vero?" domandò Lily quando se lo vide restituire ridotto praticamente all’osso.
James non parve nemmeno sentirla. "Coprimi, tento una sortita verso il campo nemico…".
"È troppo pericoloso, sono troppi: non ce la farai mai" protestò Lily, dicendosi che se doveva giocare tanto valeva farlo bene! E poi, si stava divertendo come una matta!
"Lo so. Sappi che ti ho amata ogni giorno di più: addio, mia adorata". Sottolineò il tutto con un bacio, dopodichè si tuffo sul campo aperto con diversi pupazzi sotto braccio.
"Attenzione, siamo sotto attacco" ululò Sirius. "Truppe, terminate il Cornuto!".
"Cornuto?!" ripeté James scandalizzato. "Hai osato chiamarmi Cornuto?!".
"È il tuo nome in codice" commentò Sirius con un’alzata di spalle. "La vita è dura".
"Tu, brutto sacco di pulci! Botolo infame, sarai il primo a cadere!".
Ma pur armato di buone intenzioni e con la degna copertura di Lily (che di certo non si faceva pregare), l’altro squadrone aveva il vantaggio numerico e godeva di una posizione privilegiata da cui contrattaccare. Seppur a malincuore, dopo qualche minuto di fiera resistenza, James fu costretto a tornare a rintanarsi dietro la trincea.
"Hai combattuto valorosamente, tesoro" lo consolò Lily.
"Ma non abbastanza: dobbiamo tirare il canide giù da quella stupida casa!" sbottò James, decisamente risentito per il Cornuto di poco prima.
"Ti arrendi, Prongs?" lo canzonò Sirius, mollemente seduto sul tetto della casa con le gambe penzoloni, con Dora e Peter ai lati. "Non c’è nulla di male nella resa".
"Quando pioveranno Doxy, Schizzetto!".
Sirius si adombrò. "Pagherai con la vita questo insulto, Potter".
"Che cosa facciamo, Sirius?" domandò Dora, visibilmente eccitata, tanto che non stava ferma un secondo: di certo, quell’ultima giornata ad Hogwarts aveva di gran lunga superato le sue aspettative. Perfino il fascino della stanza magica passava in secondo piano rispetto a quella divertentissima battaglia.
"Ci sto pensando, cadetto, un momento" la rabbonì Sirius, gettandole una rapida occhiata. Poi corrugò la fronte e tornò a guardare la bambina. "Dove hai preso quella cosa?" domandò, riferendosi alla cravatta di Serpeverde che la bambina si era legata alla bell’e meglio intorno al collo in segno di emulazione dei suoi compagni d’armi.
"Me l’ha regalata Regulus l’altro giorno" trillò Dora, sventolandogliela in faccia. "Ti piace?".
"Sì, sì, bellissima, ma tienila a distanza di sicurezza!" sbottò Sirius, chiedendosi nel contempo come, quando e perché Regulus le avesse ‘regalato’ la sua cravatta.
Dora continuò senza troppi problemi a trastullarsi con il suo piccolo trofeo, per poi domandare: "Mi annoio: li andiamo a prendere?".
"Un secondo, sto pensando" la zittì Sirius, già tornato alle sue strategie di battaglia. Solo in un secondo momento, le parole della bambina fecero presa nella sua mente, dando vita a un’idea malvagia che lo fece sogghignare.
"Sirius, quella faccia mi fa paura" commentò Peter.
"Non c’è da avere paura, Wormtail, non per te, perlomeno" lo rassicurò Sirius senza smettere di ghignare. "Sì, Dora, adesso li andiamo a prendere".
Dora batté le mani eccitata. "Veramente?".
"Cos’hai in mente, Sirius?" domandò invece Peter.
Dall’altro lato del fronte, James osservò gli avversari con sguardo accigliato. "Non mi piace il modo in cui confabulano: Sirius ha di nuovo la faccia da pazzo psicopatico!".
"Sirius ha sempre la faccia da pazzo" commentò Lily. Sorrise con aria incoraggiante. "Dai, possiamo batterli!".
"Oh no, noi dobbiamo batterli: ne va del mio onore, non posso farmi sconfiggere da quel botolo bavoso!".
"Ti ho sentito, Potter!" gridò Sirius.
"Non era pensato per essere un segreto!".
"Bien, sappi che sei tu solo responsabile della tua sconfitta, Cornuto: pagherai per esserti schierato con la Donna Rossa!".
Lily lo fulminò con lo sguardo. "Belle parole per uno appollaiato sul tetto di una Casa delle Bambole: perché non viene a ripeterle qui?".
"Lily, non dargli suggerimenti avventati!" sibilò James per tutta risposta.
"È proprio quello che ho intenzione di fare, Rossa" ribatté invece Sirius con un ghigno malefico. "Truppe, carica!!!!!!!!! E ricordatevi, la donna è mia!".
Così, mentre Dora e Peter convergevano verso James, che comunque non si lasciò prendere facilmente, Sirius puntò direttamente a Lily, la quale, dopo qualche vano tentativo di fermare l’attacco ai suoi danni, abbandonò ogni parvenza di dignità e si mise a correre.
"Rossa, fermati e affronta il tuo destino da uomo!" le intimò Sirius, andandole dietro.
"Nel caso ti sia sfuggito, io non sono un uomo!".
"Era tanto per dire… Vieni qui!".
"Fossi scema! Se mi vuoi, acchiappami!".
Sirius si abbandonò a un sorriso maligno, sentendo vaghi istinti di cacciatore che si risvegliavano dentro di lui. "L’hai voluto tu, Rossa!".
Per i tre che rimasero a terra a guardare, fu uno spettacolo tutto da vedere: Lily non aveva certo intenzione di arrendersi senza lottare e ben consapevole che alla lunga Sirius sarebbe senza dubbio risultato più resistente di lei, cominciò a muoversi a zigzag in un percorso assolutamente casuale, seminando quanti più ostacoli possibile dietro di sé. Ma Sirius non era tipo da arrendersi facilmente.
James, caduto eroicamente e al momento bloccato sotto il sedere di Peter, con a sua volta Dora appollaiata sopra, fissava impotente. "Corri Lily, sei la nostra ultima speranza!".
"Grazie mille, eravamo solo noi due!" protestò la ragazza.
"Non soffermarti su questi dettagli tecnici… Ahi!".
Dora lo aveva appena colpito in testa con un coniglietto. "I prigionieri non possono parlare!".
James la fulminò con lo sguardo, impossibilitato a fare qualunque altra cosa, data la posizione piuttosto scomoda in cui si trovava. "Tu, piccola gnoma malefica… Ahi!".
"Ehi, Sirius!" gridò Peter. "Ne abbiamo catturato uno!".
Questi sprecò un secondo per girarsi e farsi una bella risata sulla pelle del suo migliore amico. "Bravissimi!".
"Che cosa ne facciamo adesso?".
"Che ne so, torturatelo! Io ho la mia gatta da pelare!".
"Sì, torturatiamolo!" esclamò Dora, tutta contenta. Poi corrugò la fronte, perplessa. "Cosa vuol dire torturatare qualcuno?".
"Eh, di preciso non lo so ancora…" disse Peter, indeciso. "Potremo fargli il solletico, magari?".
"Sì, il solletico!" strillò Dora.
"No, il solletico, no!" protestò invece James, cercando di liberarsi senza troppo successo: Peter era decisamente più pesante di quanto potesse sembrare. "Ti prego, Wormtail, tutto tranne il solletico… Ahi!".
"Possiamo riempirti le mutande di vermi, allora?" fece Peter con aria meditabonda, dopo aver pensato ad altre possibili torture.
Il prigioniero lo guardò con orrore, cercando di capire se scherzasse o no e giunse alla conclusione che magari Peter non ne avrebbe avuto il coraggio, ma in caso ci avrebbe pensato Sirius quando avesse finito con Lily: infilare vermi nelle mutande di qualcuno era proprio il genere di cose che il suo quasi ex migliore amico avrebbe fatto con sommo divertimento. "Okay, in tal caso preferisco il solletico!".
Tre secondi dopo, si pentì amaramente di non aver scelto i vermi: Dora sembrava nata per fare il solletico.
"Evans, arrenditi!" intimava nel frattempo Sirius, che cominciava ad essere stufo di quella caccia.
"Neanche morta" ribatté Lily, mentre la stanza si riempiva delle risate mischiate a suppliche di James.
"È solo questione di tempo prima di finire anche tu così" ridacchiò Sirius.
"Non mi prenderai mai viva!".
E riprese la corsa. Purtroppo per lei, Sirius era davvero stufo marcio di quel balletto e decise di lasciar da parte le buone maniere e passare a quelle dure. Così, aspettò il momento propizio, partì alla massima velocità e le saltò letteralmente addosso, spedendo entrambi in terra in un cumulo di peluche.
Lily quasi non si rese conto di quello che succedeva: un secondo prima scappava, quello dopo era in terra immersa nei pupazzi con ottanta chili di carne in eccesso che la schiacciavano sul pavimento.
"Black, vuoi uccidermi, per caso?" sbottò appena ebbe la faccia libera dai peluche.
"No, volevo acchiapparti. Ti ho fatto male?" chiese, con un vago accenno di sincera preoccupazione negli occhi.
"Beh, di certo stavo meglio prima, ma per tua fortuna sono atterrata sul morbido… Per curiosità, ora che mi ha atterrato, cosa conti di fare?".
"Mmmm, non lo so, non ci avevo riflettuto troppo sopra, in verità: troppo preso dall’azione".
"Tipico di voi uomini. Ti do io un suggerimento: levati di dosso!".
Sirius rise sguaiatamente. "Già, ti piacerebbe, vero? Niente da fare, bella: prima devo trovare qualcosa di crudele a sufficienza da reggere il confronto con quello che Dora e Wormy stanno facendo al tuo amorino!".
Lily allungò il collo per quanto le era concesso: James stava ridendo talmente forte che quasi spaccava i vetri, divincolandosi al punto che i suoi carcerieri avevano serie difficoltà a mantenere la loro posizione di vantaggio.
"Ancora un po’ e se la fa addosso, secondo me" commentò Sirius, divertito. "Ehi, truppa, non esagerate: non vogliamo che muoia soffocato!".
Lily sbuffò: qualcosa, presumibilmente un naso di plastica, le stava bucando la pancia e non avrebbe potuto levarlo finché Sirius fosse rimasto comodamente seduto sulla sua schiena. "Qualunque cosa tu voglia farmi, falla e basta" sbottò, ansiosa di riguadagnare la libertà e magari liberare James prima che se la facesse addosso sul serio. "Solo, niente palpeggiate di sedere e altri gesti da maniaco o hai finito di vivere, Black! E fai in fretta!".
Come folgorata si ricordò che aveva perso di vista l’ora da un pezzo. Beh, non potrà di certo essere così tardi: saranno le quattro e mezza, quarto alle cinque al massimo…, si disse, considerato che erano entrati nella Stanza verso le tre e la battaglia era cominciata poco dopo. Si scostò i capelli dal viso, cercando di vedere l’orologio al polso. Quando ci riuscì, rimase letteralmente di sasso. Non è possibile, devo aver visto male…
Ricontrollò e ricontrollò ancora, ma non c’era nessuno errore. Era talmente scioccata che nemmeno si accorse quando Sirius le diede una leggera pacca sul sedere per riscuoterla.
"Guarda che ti ho visto…" articolò in compenso James tra una risata e l’altra, ma Sirius non ci badò.
"Ehi, Rossa, ti sei incantata? Non è carino incantarsi quando stai per essere torturata: rovina l’effetto…".
Quelle parole ebbero l’effetto di riscuoterla. "Porco Merlino santissimo!" imprecò, sconvolgendo non poco tutti i presenti. "Sirius, levati subito!".
"Ehi, che succede, Lily?".
La tortura di James si era interrotta: ora guardavano tutti la ragazza, perplessi e un po’ preoccupati.
"Succede che sono le cinque e trenta passate e che dovevamo essere nell’ufficio della McGranitt più di mezz’ora fa!".
Raggelato silenzio mentre la portata di quella nuova informazione si faceva strada nel cervello di tutti.
"Porco Merlino santissimo!".
******
Anche Remus era in ritardo, per quanto nel suo caso il problema non fosse così grave, né così marcato come per suoi amici nella Stanza delle Necessità. La discussione con Megan l’aveva talmente preso che non aveva più badato all’ora e così erano le cinque e quarto quando l’aveva salutata, con la promessa ufficiosa di replicare quanto prima, e si era diretto verso l’ufficio della McGranitt a passo sostenuto.
In ogni caso, contava sull’incapacità patologica degli altri Malandrini di essere puntuali, con o senza Lily, perciò quasi certamente sarebbe arrivato in tempo per salutare Dora prima che partisse.
Fu con una certa sorpresa, comunque, che quando arrivò, scoprì che di Dora si erano perse le tracce, ma in compenso c’erano Melanie e Alice che aveva tutta l’aria di voler essere ovunque tranne in quel posto, la McGranitt che fumava come una teiera in ebollizione e Andromeda Tonks che sembrava sul punto di compiere una strage.
Difatti, appena lo vide entrare, gli si avventò contro, guardandosi intorno con aria frenetica.
"Oh, grazie a Merlino, finalmente!" esclamò invece la McGranitt, riassumendo alla perfezione i sentimenti incisi sul volto delle due ragazze.
"C’è qualche problema?" chiese Remus, confuso.
"Remus, ti prego dimmi che hai fatto tardi perché sei andato a recuperare quelle teste di rapa…" lo supplicò Melanie.
"Ehm, ho l’impressione di essermi perso qualche passaggio. Gli altri non sono ancora arrivati?".
"NO!" sbottò Andromeda, tornando a sedersi accanto al marito. "Oh, Sirius mi sentirà quando si degnerà di arrivare… A meno che non sia successo qualcosa: Ted, e se…".
"Basta ‘e se…’, tesoro" la bloccò quest’ultimo in tono secco. "Diventerai matta se vai avanti così: siediti e rilassati, sono certo che saranno qui tra poco".
"Non per essere critica, ma l’hai detto anche venti minuti fa!". Andromeda scosse il capo, prima di volgersi di nuovo verso Remus. "Io ti conosco, sei uno degli amici di quel disgraziato di mio cugino, vero?".
"Remus Lupin, ci siamo visti di sfuggita la scorsa estate" spiegò il ragazzo.
"Sì, mi ricordo. Tu devi sapere dov’è Dora, non è vero?".
Dire a una madre che in realtà non si ha la più pallida idea di dove possa trovarsi la figlia scomparsa è sempre difficile e complicato, se poi quella madre è Andromeda Black in Tonks la cosa può diventare davvero seria.
Ovviamente Remus non aveva il piacere di conoscere tutti i risvolti caratteriali della donna, ma se aveva imparato qualcosa dalla lunga convivenza con Sirius, era che il sangue non è acqua, specie se si tratta di sangue Black. Le ultime due settimane con Dora l’avevano in qualche modo confermato.
"Io, in verità" esordì un po’ titubante, incerto su come muoversi, "non l’ho vista per tutto il pomeriggio: era con Sirius e gli altri…".
"Non sai dove sono andati?" chiese la McGranitt con una punta di speranza.
Remus guardò Melanie e Alice, poi si strinse nelle spalle. "Non me l’hanno detto, mi dispiace…".
"In parole povere, qui nessuno sa dirmi dove si trova la mia bambina, esatto?" domandò Andromeda. "Buon Merlino, va bene che Hogwarts è grande, ma non possono mica essere spariti!".
"Qualcuno non potrebbe andarli a cercare?" propose Ted. "Probabilmente hanno semplicemente scordato di controllare l’orologio, però non possiamo nemmeno stare qui ad aspettarli in eterno!".
Remus si maledisse interiormente per non aver portato con sé lo Specchio a Doppio Senso: era matematicamente certo che Sirius o James se ne fossero portati dietro uno, magari più per abitudine che per reale necessità, con quello sarebbe stato un gioco da ragazzi sganciarsi da possibili occhi indiscrete e rintracciarli. Ovviamente, però, lo Specchio giaceva dimenticato ed inutile nel suo dormitorio: un po’ a causa del discorso spacca-cervello di Melanie, un po’ perché in tutta onestà non aveva davvero pensato di averne bisogno, non gli era passato nemmeno per l’anticamera del cervello di prenderlo.
"Tu sai dove sono?".
Remus sobbalzò: non si era accorto che Melanie gli era silenziosamente scivolata vicino.
"No, davvero non lo so: ho detto loro di stare fuori dai piedi per il pomeriggio e di trovarci direttamente qui alle cinque, credevo sarebbe bastato… E poi contavo su Lily per tenerli d’occhio!".
"Già, Lily ha scelto proprio un bel momento per diventare anarchica: ho idea che James abbia avuto una pessima influenza su di lei…".
"E io che mi illudevo sarebbe accaduto il contrario: ho sottovalutato il potenziale distruttivo di James Potter!".
"Grave errore… Passando ad argomenti più felici, com’è andata in biblioteca?" domandò Melanie, ammiccando con aria maliziosa.
"I nostri amici, tra cui pure il tuo fidanzato, sono spariti e tu trovi lo stesso la voglia di farmi queste domande, per di più davanti a una professoressa e due estranei?".
"Per quel che riguarda Sirius e gli altri, sono certa che stanno benissimo, sono semplicemente in ritardo. Quanto alle domande scandalose, ehi, ci tengo a sapere come ti sono andate le cose!".
"Spettegolate?" s’intromise Alice, affiancandosi a Melanie. "E non mi avete invitato?".
"Noi non stiamo spettegolando" protestò a viva voce Remus.
"Gli ho solo fatto un’innocente domandina" cinguettò Melanie.
"Dopo oggi pomeriggio, non considererò mai più ‘innocente’ qualunque cosa esca dalla tua bocca, Mel".
"Mi sa che l’hai contrariato" osservò Alice ridacchiando. "È andata così male?".
"Tu lo sai?".
Alice sorrise con aria furba. "In questo castello non accade nulla senza che io lo sappia… No, in realtà, Mel mi ha descritto nel dettaglio il suo malvagio piano mentre venivamo qui!".
"Allora, ce lo dici o no com’è andata?".
"Le donne ti hanno circondato, ragazzo?".
Anche Ted si era avvicinato incuriosito dagli stralci di conversazione che inevitabilmente aveva captato stando in un ambiente così ristretto.
"Me la cavo, signor Tonks" rispose Remus, che in realtà si sentiva ben più che circondato con Melanie appoggiata a una spalla e Alice all’altra, entrambe ben poco propense a mollare l’osso tanto presto.
"Oh, vi prego, chiamatemi Ted: non sono così tanto più vecchio di voi da giustificare il ‘signore’! Queste adorabili fanciulle sono il tuo harem o cosa?".
Remus arrossì di botto, mentre Melanie e Alice ridacchiavano. "No, in realtà è lui che è la nostra mascotte, sign… Ehm, Ted" spiegò Alice, sorridendo con aria affabile.
"Ragazze…" protestò Remus, riuscendo a mescolare un tono di supplica con una sottospecie di ringhio. "Piantatela!".
"Non ti preoccupare" commentò Ted, divertito. "Io alla tua età avrei pagato perché due ragazze così carine mi eleggessero loro mascotte!".
"Ted" lo richiamò Andromeda con voce spazientita e un po’ irritata, "ti ricordo che la moglie che hai cominciato a frequentare quando avevi l’età di questi ragazzi è proprio qui dietro di te e sente tutto quello che dici, perciò se stanotte non vuoi dormire sul divano ti conviene usare con cura le parole".
"Grazie dell’avvertimento, tesoro" la rassicurò Ted. Poi bisbigliò in tono cospiratorio con i ragazzi: "In realtà, l’ho detto apposta: arrabbiandosi con me, avrà meno energie per preoccuparsi per Dora".
"È una mossa saggia?" domandò Melanie. "Voglio dire, sua moglie sembra…".
Ted fece un gesto non curante con la mano. "Non vi preoccupate per me: so che Meda al momento può apparire un po’ instabile, diciamo, ma tende a fare tempeste nei bicchieri d’acqua, soprattutto quando si tratta della piccola, ormai la conosco bene…".
Fu allora che in lontananza udirono i primi passi dal fondo del corridoio, segno di qualcuno che si stava avvicinando alla massima velocità a quel ufficio e più si avvicinava, più ricordava una mandria di centauri al galoppo.
"Ho il vago sentore che stiano arrivando" disse la McGranitt, riconoscendo i segnali.
"Meglio mettersi a distanza di sicurezza" suggerì Remus, già prevedendo la grazia con cui i suoi amici avrebbero fatto la loro trionfale entrata.
"Ma non possiamo entrare conciati in questo modo!" sentirono protestare una voce femminile, subito prima la porta si aprisse e Sirius entrasse, con Dora caricata in spalla modello sacco di patate, subito seguito da Peter, James e un’evidentemente riluttante Lily.
La prima cosa che pensò Remus fu che Lily aveva ben ragione a non voler entrare "conciata in quel modo": al di là del fatto che erano ansanti, sudati e rossi in viso per la corsa, sembravano tutti e cinque sopravvissuti a un bombardamento bellico tanto erano scarmigliati e in disordine. Per di più, a parte Lily, avevano tutti le facce imbrattate alla stregua di indiani un po’ troppo entusiasti!
In sostanza, erano in condizioni pietose e, se non fosse stato per la presenza della McGranitt e dei coniugi Tonks, Remus probabilmente sarebbe già scoppiato a ridere, come del resto lasciavano intendere le facce sbalordite di Melanie e Alice… O li avrebbe picchiati, nessuno escluso, perché oltre al ritardo stratosferico, si erano presentati in quello stato!
La McGranitt, del resto, sembrava molto più propensa alla seconda opzione, anche se pareva avere talmente tanto materiale a disposizione da non sapere nemmeno da che parte cominciare.
A cavare tutti dall’impaccio di trovare qualcosa di dire, ci pensò ovviamente Andromeda che, appena ebbe riconosciuto la sua bambina nel paio di gambe che si agitavano contro il petto del cugino, si precipitò verso di lei. "Ninfadora!".
"Mammina!" strillò Dora, tendendosi verso di lei per ricevere un bell’abbraccio, che ovviamente non si fece attendere.
"Oh, mi sei mancata tantissimo, tesoro" sospirò Andromeda, stringendola così forte da rischiare di soffocarla. Fece per darle un bacio, ma si trattenne quando vide che era tutta sporca. "Ma che cosa su tutta la faccia? Guarda come sei conciata…".
Cercò di pulirla con il dito, ma Dora si ritrasse con aria contrariata: va bene che era contenta di rivedere la sua mamma, ma non fino al punto di sottomettersi da subito alle sue manie di pulizia.
"Finisci almeno di salutarla prima di cercare di lustrarla da capo a piedi, Meda!" intervenne in sua difesa Ted, avvicinandosi alle sue donne.
"Papino!" esclamò la bambina, tendendo all’istante le braccia verso di lui.
"Ehi, Biscottino!" la salutò Ted, dandole un bacio senza troppe remore. "Fatto la brava? Ti sei divertita?".
"Tantissimo! Questo posto è bellissimo!".
"Io te l’avevo detto che ti saresti divertita".
"Possiamo restare? Per favore, per favore, per favore!" li supplicò Dora, mettendo su la sua miglior espressione di cucciolo implorante.
Andromeda e Ted si scambiarono un’occhiata perplessa. "Mi dispiace, piccola, ma non si può fare".
"Oh, perché no? Qui è così bello: con Sirius facciamo un sacco di cose divertenti che a casa non posso fare!".
Andromeda corrugò la fronte, scoccando un’occhiata di fuoco al cugino, che già quasi si illudeva di averla scampata. "Che genere di cose divertenti, Sirius?".
"Oh, ma nulla di che, cuginetta" biascicò lui in risposta, tentando un sorriso. "Sai, il genere di cose che si fanno con una bambina di quattro anni, quelle cose lì…".
"Curioso, visto che ‘quelle cose lì’ può farle tranquillamente anche a casa. Sirius Black, se hai fatto diventare mia figlia una scapestrata come te…".
Sirius si strinse nelle spalle. "A mia difesa, posso dire che te la sei andata a cercare, pretendendo che mi improvvisassi babysitter per due settimane!".
"Su questo non possiamo dargli tutti i torti, Meda" osservò Ted, cercando di mediare la situazione. "Io l’avevo detto che Bellatrix sarebbe stata una scelta migliore!".
Andromeda lo zittì con un secco cenno del capo: ormai aveva trovato la sua vittima per sfogare tutta l’ansia che aveva accumulato nell’attesa. "E si può sapere dove diavolo eri andato a cacciarti, per di più conciato in questa maniera? È più di un’ora che stiamo aspettando…".
"Su questo punto, sarei davvero curiosa di sentire le vostre giustificazioni anch’io" intervenne la McGranitt. "Signorina Evans?".
Lily, che fino a quel momento si era strenuamente sforzata di essere invisibile, sobbalzò nel sentirsi chiamare in causa. "Sì, professoressa?".
"Sei l’unica nel vostro allegro gruppetto di cui mi fidi almeno un po’, perciò potrei sapere dove e soprattutto cosa avete fatto?".
"Ehm…" tentennò Lily, senza sapere cosa rispondere: non era molto brava a raccontare frottole di suo, figurarsi sotto pressione! E di certo non poteva dire la verità: dubitava che la McGranitt fosse a conoscenza della Stanza delle Necessità né scalpitava dalla voglia di farle sapere in che modo avevano trascorso l’intero pomeriggio.
"Abbiamo fatto la battaglia!" annunciò Dora.
"La battaglia?" ripeté Andromeda. "Che cosa significa ‘la battaglia’?".
"A palle di neve" si affrettò ad aggiungere Sirius, pregando nel contempo che Dora non lo smentisse.
La bambina, difatti, lo guardò subito male. "Ma non…".
"Sì, siamo andati nel parco a fare a palle di neve" intervenne velocemente James, annuendo con vigore. "E abbiamo perso il senso del tempo".
"Completamente" aggiunse Peter.
Lily avrebbe voluto aggiungere qualcosa, ma si morse la lingua, certa che già le si leggesse in faccia quanto falsa fosse quella storia. Vide Remus inarcare un sopracciglio davanti a quella scusa che definire zoppicante sarebbe stato eufemistico e Melanie e Alice scambiarsi un’occhiata scettica. Tuttavia, prima che chiunque potesse dire qualunque cosa, Sirius continuò: "Mi dispiace tanto per il ritardo, Andromeda, è stato un errore in buona fede".
Andromeda si morse il labbro, evidentemente indecisa se continuare o meno il suo sfogo sul cugino, quando Ted le mise una mano sulla spalla, con un largo sorriso conciliante. "Tutto è bene quel che finisce bene, ti pare, Meda? Sirius sta bene, Dora sta bene, stanno tutti bene. Direi che possiamo chiudere la faccenda, mmmm?".
La donna sbuffò, poi sorrise alla figlioletta raggiante tra le sue braccia e annuì. "In fondo lo so bene come sei fatto, Sirius" commentò scoccandogli un’occhiata di bonario rimprovero. "E so che c’è ben poco che possa fare per cambiarti".
"Che bisogno c’è di cambiare? Mi vado benissimo così come sono".
"Oh, non avevo dubbi in proposito. Questo perché sei un vero disgraziato!".
Sirius le rivolse un sorriso serafico. "Non mi volete bene proprio per questo?".
"No, al massimo ti vogliamo bene nonostante questo" ridacchiò James, guadagnandosi una gomitata.
La McGranitt interruppe la conversazione con un secco colpo di tosse. "Potremmo passare oltre? Non vorrei sembrare sgarbata, ma gradirei riavere il mio ufficio".
"Naturalmente, professoressa, mi dispiace" si scusò Andromeda, prima di rivolgersi a Dora. "Ora devi salutare, Ninfadora, dobbiamo andare a casa".
La bambina mise su un’espressione dispiaciuta. "Dobbiamo proprio? Non potete venire voi qui?".
"Temo che non sia possibile, amore". La rimise in terra. "Ora saluta i tuoi amici".
Dora si girò triste verso i ragazzi e manco a dirlo si precipitò verso Remus. "Mi mancherai tantissimissimissimo!".
Il ragazzo le sorrise, abbracciandola. "Anche tu a me, Dora".
Sirius grugnì con aria infastidita. "Ovviamente è da lui che vai, vero, mostriciattolo? Al tuo cugino preferito non hai da dire nulla?".
"Ma Remus ha giocato con me molto più di te!" protestò Dora. "Lui è più bravo e tu non sei capace".
James ghignò e Sirius lo fulminò. "Beh, non guardarmi così, Padfoot: la nanerottola dice solo la verità".
"Se non ci fosse stato Remus probabilmente non sarebbe uscita viva da queste due settimane" aggiunse Peter in tono ovvio.
Le tre ragazze annuirono con convinzione.
"Vi siete alleati tutti contro di me?".
Melanie roteò gli occhi. "Vuoi che cominci a elencare tutto quello che è successo da quando Dora è stata affidata alla tua supervisione? Potrebbe volerci un po’…".
"No, no, no" la interruppe velocemente Sirius, sentendosi già lo sguardo infuocato di Andromeda sul collo. "Non credo che nessuno sia interessato ai dettagli. Ma almeno me lo sono guadagnato un abbraccio?".
Dora piegò la testa di lato, come se lo stesse studiando, e alla fine saltò via da Remus e verso di lui, stringendolo con entusiasmo. "Ti voglio bene, Sirius. Anche se non sei capace".
"Ti voglio bene anch’io, piccoletta".
Dopo Sirius, Dora abbracciò uno per volta tutti gli altri.
Quando si fu separata da Alice, si girò e tornò dai genitori, ancora un po’ triste. "Siete proprio sicuri, sicuri che non possiamo restare?".
Andromeda le scostò i capelli dalla fronte prima di sollevarla. "Non è proprio possibile, tesoro".
"Non ti preoccupare, Biscottino" sorrise Ted. "Sirius verrà a trovarci la prossima estate. E potrà portare anche i suoi amici, se lo desidera".
Questo sembrò risollevare parzialmente Dora, che sorrise. "Okay, okay". Subito dopo si accigliò. "Quanto manca all’estate?".
Andromeda rise. "Forza, andiamo a casa" disse, avviandosi verso il camino.
Ted aveva già gettato la Polvere Volante nel fuoco quando all’improvviso Dora iniziò a dimenarsi. "Aspetta, ho dimenticato una cosa!".
Andromeda la posò in terra e lei corse di nuovo dal gruppo di Grifondoro, fermandosi davanti a Remus. Si frugò tra le tasche finché non trovò un foglio di pergamena un po’ spiegazzato e glielo porse. "Questo è per te. Così non ti dimentichi di me".
Remus le sorrise, chinandosi per poterla guardare negli occhi mentre accettava il regalo. "Non potrei mai dimenticarmi di te, Dora. Grazie".
La bambina sorrise, soddisfatta, gli diede un bacio sulla guancia e poi tornò dalla madre. "Possiamo andare adesso" dichiarò in tono solenne.
"Bene". Andromeda si girò, rivolgendo un ultimo segno di saluto a Sirius. "Ti scrivo presto, cugino".
"Sai dove trovarmi".
Anche Dora agitò un’ultima volta le mani nella loro direzione, sorridendo prima che i Tonks sparissero tra le scintille verdi.
La McGranitt fissò per un attimo il camino, prima di rivolgere la sua attenzione ai giovani ancora assiepati nel suo ufficio. "Se non avete altro da dire, vi suggerirei di andarvene".
Le parole li riscossero e con mille scuse e qualche sguardo mortificato, il gruppo di congedò.
Lily si concesse di riprendere a respirare normalmente solo quando la porta dell’ufficio fu saldamente chiusa alle sue spalle. "Pensavo ci avrebbe fatto la predica".
"È troppo stufa di vederci" commentò James. "Probabilmente pensa che una in più o una in meno non faccia molta differenza".
"Parlando di questo" intervenne Remus, squadrando gli altri tre Malandrini con aria di rimprovero, "si può sapere dove piffero eravate finiti? E perché siete conciati in questa maniera?".
Sirius sospirò, dandogli una pacca sulla spalla. "Prendi esempio da Minnie, Moony, e lascia correre: non abbiamo ucciso nessuno nemmeno stavolta, il castello è ancora in piedi e il mondo continua a girare".
"Il che lascia spazio a moltissime altre spaventose alternative".
"A proposito, cos’è che ti ha dato la nanerottola?" intervenne James, curioso. "Mi sento quasi geloso: ha fatto un regalo solo a te".
"Perché lui è il suo preferito" sbuffò Sirius. "Avanti, fa’ vedere".
Prima che Remus potesse protestare, il ragazzo gli strappò di mano il foglio di pergamena e lo aprì. Subito un sorriso sornione gli si dipinse sulle labbra. "Oh, che cosa carina" cinguettò.
James sbirciò da sopra la sua spalla. "L’hai proprio conquistata quella bambina, eh, lupacchiotto?" ridacchiò.
"Date qua, idioti" sbuffò Remus, riprendendosi il foglio.
"Oh, guardalo come arrossisce".
"Che tenerezza".
"Okay, ora sono curiosa" intervenne Lily. "Che cos’è?".
"Solo un disegno".
"Già, guarda che bel disegno".
Il foglio passò di nuovo di mano, da Remus a James che lo tese a Lily, che sorrise intenerita. Era il disegno di un altro matrimonio e gli inconfondibili capelli rosa lasciavano poco spazio alla fantasia su chi fosse la sposa.
"Beh, non si può dire che quella piccola non sappia quello che vuole" commentò Lily, restituendo a Remus il mal tolto.
"Quello è poco ma sicuro" ribatté lui, mettendosi il disegno in tasca prima che qualcun altro glielo strappasse di mano. "Il mio problema è un altro".
"Ovvero?".
"Quei due adesso non la smetteranno più" sospirò, indicando James e Sirius, rimasti un paio di passi indietro, che stavano ancora ridendo spalla a spalla.
Lyrapotter’s corner
Allora, allora, il record di tempo per la riesumazione di una fiction qualcuno sa qual è? No, perché dopo quasi tre anni (tre anni, TRE, mi faccio assolutamente schifo da sola!), penso proprio di esserci andata vicina! E per di più quando mancano due capitoli (e intendo due di numero) alla fine della storia: sono una vera vergogna!
Comunque, non so se sto parlando da sola o se c’è in giro qualcuno che ancora si ricorda di questa storia e magari sarà pure felice di vedermi aggiornare (anche se di certo se questo qualcuno c’è aveva abbandonato ogni speranza!), ma in ogni caso io non voglio lasciare questi capitoli a marcire sul mio PC quando ce li ho qui belli e pronti per essere pubblicati.
Se qualcuno dei miei vecchi lettori è presente all’appello, tutto quello che posso dire è che sono immensamente dispiaciuta per questa attesa infinita, ma non è assolutamente dipeso dalla mia volontà. Sto uscendo da un lungo periodo di crisi creativa, in cui non sono riuscita a scrivere quasi nulla e quel poco che è uscito sono aborti che non vedranno mai la luce del sole: anche le poche volte che mi sono imposta di provare a scrivere il finale per questa storia, il risultato è sempre stato cestinato. Questo sommato a un periodo di allontanamento dal fandom hanno portato a tre anni di hiatus forzato, per cui non potrò mai scusarmi abbastanza.
La buona notizia è che sembra che la mia crisi mistica sia finalmente in fase discendente: non voglio fare promesse in generale, ma mi sento abbastanza positiva sul poter tornare a dedicarmi a EFP nel prossimo futuro. Difatti, ho già qualche progettino che sta lentamente vedendo la luce, perciò mai dire mai.
Quello che posso assicurarvi è che Babysitter Per Caso avrà la sua conclusione perché è già scritta: questo e il prossimo capitolo ed è finita. C’era anche un epilogo, ma quello che ho scritto stonava con il resto della storia, perciò ho abbandonato l’idea. Forse lo pubblicherò come one-shot, ma, di nuovo, niente promesse.
Senza entrare nei dettagli, voglio comunque ringraziare B l u e, _L_Black_, _AlyssaSophie_, _hawthorne, GraceBlack, MiaStonk, Simona_Lupin, MarsLove, _Annina, _Mary, xela182, Iva27, gufetta_95, FunnyPink, S_marti_es, Isidar Mithrim, Alohomora, NemoTheNameless, malandrina4ever e Julia Weasley che hai tempi che furono mi lasciarono le loro bellissime recensioni: grazie a tutti, di vero cuore.
Bon, una promessa scritta con il sangue non posso farla (anche perché sarei prontamente smentita), ma posso assicurare un aggiornamento rapido, qualche giorno al massimo, giusto per vedere che reazione ottengo risorgendo dalla tomba!
See you soon!
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Capitolo 29 *** Epilogo ***
BABYSITTER PER CASO
EPILOGO
Un paio di sere più tardi, Lily era immersa nella lettura di un libro, godendosi un po’ di sana tranquillità in Sala Comune, quando un paio di mani decisamente famigliari le si posarono sugli occhi.
"Indovina chi è?".
"Oh, ti prego, dimmi che sei Paul Newman".
"Non ho la più pallida idea di chi sia questo tizio, ma la risposta corretta è: il tuo meraviglioso e assolutamente impareggiabile fidanzato".
Lily ridacchiò mentre il viso di James entrava nel suo campo visivo e le catturava le labbra in un bacio di saluto. "E incredibilmente modesto".
"La modestia è per chi si deve accontentare, non per le creature perfette come il sottoscritto" dichiarò James, sedendosi di fianco a lei sul divanetto.
"E immagino perciò che dal tuo distorto punto di vista io sia una creatura privilegiata, vero, Potter?".
"Naturalmente. Non sono molte le ragazze tanto fortunate da essere amate da un Potter".
Lily roteò gli occhi. "Dovremo lavorare un po’ sul tuo ego: non credo di essere pronta per una relazione a tre".
"Allora mi sembra il momento giusto di informarti che quando ci sposeremo e avremo una casa tutta per noi, Sirius si installerà sul nostro divano una sera sì e l’altra pure… E Sirius ha la fastidiosa abitudine di strisciare nottetempo nei letti della gente".
"Allora dovremo chiudere la porta a chiave e far sapere a Mel che deve procurarsi un guinzaglio bello robusto per il suo cagnaccio".
Lily gli strisciò più vicino, appoggiando la testa contro la sua spalla. James la circondò con le braccia, una parte di lui ancora incredula che Lily Evans, proprio quella Lily Evans, fosse lì e fosse la sua ragazza. "Ho mai detto che sei la creatura più bella che sia mai apparsa sulla faccia della terra?".
Lily gli sorrise, pensando a quante cose erano cambiate in così poco tempo: non avrebbe mai creduto possibile sentirsi così felice tra le braccia di James Potter, proprio quel James Potter. "Anche tu non sei tanto male".
"Detto da te, è il miglior complimento che abbia mia ricevuto in vita mia".
Dopodichè la attirò a sé in un altro bacio, decisamente più appassionato.
*******
"Bleah, quei due mi faranno venire il diabete" borbottò Sirius, che seduto sulle scale che conducevano al dormitorio osservava il suo migliore amico amoreggiare.
Tese una Cioccorana a Peter, che l’accettò con una scrollata di spalle. "Sono in luna di miele".
"Se avessi saputo che sarebbero stati così stucchevoli, mi sarei sforzato di più per tenerli separati".
"Perché, la versione James depresso cronico era più piacevole?".
Sirius ci rifletté sopra un attimo, masticando pensoso la sua Cioccorana. "In effetti, penso che l’unica cosa peggiore di James cervo innamorato sia James depresso cronico: se non altro con il primo può capitare di farsi ancora qualche risata".
"Magari potremmo chiudere Lily in uno sgabuzzino delle scope per qualche ora?".
"Mi piace il tuo modo di pensare, Wormtail, mi piace proprio".
"Ehi, che fate, i guardoni?".
Melanie e Alice, comparse in quel momento, li salutarono con un cenno della mano. Nel vedere la sua ragazza, Sirius parve illuminarsi a giorno. "Mel, ciao!".
Melanie gli sorrise, sedendosi sul gradino sotto quello occupato dai due Malandrini. "Ciao anche a te, tesoro".
Sirius le circondò le spalle con un braccio, attirandola più vicina a sé e baciandola sulla guancia.
"Attenti, c’è un limite fisico a quanto due corpi possono stare attaccati" ridacchiò Alice.
"E poi hai pure il coraggio di criticare James" sbuffò Peter con aria indolente.
"Non ho la più pallida idea di cosa voi due stiate parlando" dichiarò Sirius con aria da finto tonto. O forse finto tonto nemmeno tanto. Alice aveva il sospetto che non si rendesse nemmeno lontanamente conto di essere ridicolo quasi alla stregua del suo fedele compare quando la sua neo-fidanzata entrava in gioco.
Comunque, non sarebbe certo stata lei a rovinargli il divertimento. Mel era evidentemente al settimo cielo e fintanto che la sua amica era felice, beh, anche lei era felice. Per contro, vedere le sue amiche innamorate e in piena luna di miele le faceva sentire la mancanza di Frank ancora di più, se mai una cosa del genere era possibile. "Uhm, vorrei pure io qualcuno con cui coccolarmi su una rampa di scomode scale di pietra…" sospirò invece.
"Peter è proprio qui, pronto e disponibile" ghignò Sirius, indicando l’amico.
"Senza offesa per Peter, ma non è delle sue coccole che ho voglia".
Melanie le strinse la mano in un gesto solidale. "L’anno scolastico finirà presto, tranquilla… E poi tu e Frank sarete liberi di tubare come colombi fino alla fine dei vostri giorni!".
"L’anno scolastico non finirà mai abbastanza in fretta" sbottò Alice, ben consapevole che lamentarsi della cosa non avrebbe fatto la minima differenza. Scosse il capo, decisa a non lasciarsi andare all’autocommiserazione: non era nel suo stile. "Cambiando argomento, io conto tre Malandrini all’appello" disse, accennando a James e Lily rannicchiati sul divano a fare le loro cose. "Che fine ha fatto il quarto? Ha finalmente deciso di disertare?".
Sirius si guardò un attimo attorno, quasi come se registrasse solo in quel momento l’effettiva assenza di Remus. "In effetti è strano… Devono essere un paio d’ore che non lo vedo".
"Dopo cena ha detto che doveva andare a cercare una cosa in Biblioteca" intervenne Peter, felice di poter dare il contributo.
Sirius fece una smorfia. "Tipico del lupacchiotto. Avrei dovuto capirlo da solo che era andato ad imboscarsi in quel posto!".
"Guarda che la Biblioteca non è l’anticamera per l’inferno" gli fece notare Melanie.
"Per qualunque Malandrino degno di questo nome dovrebbe esserlo… Moony fa l’eccezione, ma solo perché ne serve uno vagamente consapevole di cosa stiamo facendo in classe in ogni momento".
"Se la metti in questo modo, ricordami di tenerti a un paio di miglia di distanza da qualunque forma di carta stampata!".
Melanie si rilassò ulteriormente tra le braccia del suo ragazzo, felice come di rado si era sentita nella sua vita. Diede una rapida occhiata all’orologio e non le mancò di notare che in teoria la Biblioteca aveva chiuso già da mezz’ora.
Sorrise tra sé. Se tanto le dava tanto, aveva una chiara idea di dove Remus potesse essere in quel momento… O meglio con chi.
*******
"Okay, adesso è il tuo turno".
"Va bene, va bene. Allora, vediamo, il momento più imbarazzante della mia vita… Beh, se ovviamente escludi quando i tuoi amichetti mi hanno incastrato in un appuntamento al buio con te senza che tu nemmeno sapessi chi io fossi…".
"Ehi, io sapevo chi eri" si difese Remus, sentendosi in dovere di specificare. "Non sapevo che cosa i miei amici avessero orchestrato ai nostri danni!".
"Okay, te lo concedo" disse Megan, scartando un’altra Ape Frizzola. "Comunque, resta un momento decisamente mortificante… Ma se proprio dovessi cercare di batterlo, punterei su quella volta ho vomitato addosso alla McGranitt davanti a tutta la classe".
Remus corrugò la fronte. "E quand’è che una cosa del genere sarebbe successa?".
"Primo anno, la professoressa mi aveva chiamato per una dimostrazione pratica di qualche incantesimo e, beh, diciamo che non reagisco molto bene sotto pressione!".
"Direi…". Cercò, piuttosto malamente per la verità, di nascondere un sorriso divertito.
"Remus Lupin, stai forse ridendo delle mie passate disgrazie?" lo rimbrottò Megan, dandogli uno scappellotto sulla spalla. "Guarda che certe esperienze ti segnano per la vita!".
"Oh, posso ben immaginare. Di certo sulla McGranitt hai lasciato un segno indelebile!". E questa volta non cercò nemmeno di trattenere la sua risata.
"Ma quanto sei simpatico" sbuffò Megan, sorridendo a sua volta. "E sentiamo un po’, qual è il tuo momento più imbarazzante? Se tu ridi a spese mie, è solo giusto che ricambi il favore".
Remus si sforzò di darsi un contengo, prima di rispondere: "Beh, per quanto possa essere difficile battere una cosa del genere, posso dire che se hai degli amici come James e Sirius i momenti imbarazzanti si sprecano…".
"Già, chissà perché non fatico a crederlo".
Remus sorrise, infilandosi in bocca una Cioccorana, l’ultima di una lunga serie. Lui e Megan si erano rintanati della famosa ‘aula delle coppiette’ (senza nessuno scopo nefando) almeno un paio d’ore prima, ormai, con sufficienti scorte di dolci da campare un paio d’anni, e doveva ammettere che la sua compagnia era decisamente piacevole. In realtà, una volta che si metteva a suo agio e superava il blocco di timidezza, Megan aveva una chiacchiera niente male: in tutto il tempo che erano stati lì non c’era stato un solo momento di stallo.
Che cosa stai facendo, Lupin, stai cacciando in un mare di guai tutti e due! La voce della sua coscienza disfattista aveva cercato di fare capolino qualche volta, ma per quanto si sforzasse, non riusciva proprio a costringersi a darle retta. Non questa volta, non quando ignorarla e continuare a parlare con Megan era così facile…
D’impulso, sorprendendo un po’ anche sé stesso, allungò la mano per stringere quella della ragazza. Megan arrossì leggermente, presa alla sprovvista, ma non si ritrasse.
"Sono felice di aver passato del tempo con te stasera" le disse.
Megan sorrise. "Sono felice che tu me lo abbia chiesto. E di non averti vomitato addosso!".
Remus rise. "Magari potremo rifarlo, qualche volta".
"Mi piacerebbe tanto".
******
"Ninfadora Tonks, in nome di Merlino, che cosa hai fatto?".
Dora, seduta nel centro della sua cameretta, alzò lo sguardo verso sua madre, che sembrava sul punto di avere una crisi di nervi. "Stavo giocando, mamma" rispose in tono innocente.
"Questo tu lo chiami giocare, signorina?" sbottò Andromeda, gesticolando nell’aria per indicare la camera.
O meglio, quello che ne restava, perché a quanto pareva Dora aveva sfruttato ogni secondo senza vigilanza per devastarla completamente. Non un solo oggetto era più al suo posto, in realtà la maggior parte era sparsa per terra, assieme ai vestiti, ai giocattoli e qualunque altra cosa che la bambina possedeva. In qualche modo era perfino riuscita a spostare il materasso del letto in mezzo alla stanza!
"Giocavo alla battaglia, mamma" spiegò Dora, perfettamente ignara dello shock che aveva causato ai nervi della sua povera madre.
"Alla battaglia?" ripeté Andromeda con un filo di voce. Era pittura quella che grondava dal soffitto?
"Ah, ah. I Malandrini me la facevano fare sempre: è divertentissimo!".
"I Malandrini, ovviamente è opera loro" mormorò Andromeda a denti stretti.
Ninfadora era stata discretamente ingovernabile da quando erano tornati a casa. Sembrava che in due settimane avesse dimenticato tutto quello che sua madre aveva mai cercato di insegnarle in fatto di buone maniere per trasformarsi in un piccolo tornado perennemente sporco e intento a fare qualche danno. Certo, non era mai stata una bambina tranquilla, ma non aveva mai raggiunto certi livelli prima… Perlomeno sapeva come comportarsi a tavola!
E fino a quel momento non era stato raggiunto questo grado di devastazione totale!
"Ucciderò Sirius" sussurrò ancora. "E sarà una morte lenta e dolorosa…".
Dora, dal canto suo, non pareva minimamente turbata e sembrava più che pronta a continuare la sua opera di distruzione.
La voce gioviale di Ted la raggiunse alla sue spalle. "Ehilà, che cosa stanno facendo le mie rag-… Oh, porco diavolo!".
Andromeda non trovò nemmeno la forza di ammonirlo per il suo linguaggio di fronte alla bambina.
"Che cosa è successo qui dentro, è esplosa una bomba?".
"Papino!" trillò Dora, correndogli incontro con mani tutte sporche di colore. "Ho fatto la battaglia!".
"Lo vedo, Biscottino" disse Ted, prendendola in braccio. "E penso che tu abbia vinto alla grande!".
Dora gli sorrise, luminosa come il sole. "È stato divertentissimo!".
"Ci scommetto… Ma non penso che la mamma si divertirà molto a pulire tutto".
"Oh, ma lei non deve pulire: a me sta benissimo anche così!".
Ted era quasi certo di aver visto un preoccupante tic all’occhio sul volto di sua moglie, perciò ritenne opportuno non incoraggiare ulteriormente quella discussione. "Che dici, andiamo a farci un bel bagno, Biscottino?".
"Okay, okay". Dora si accigliò un attimo prima di aggiungere: "Possiamo fare la battaglia con l’acqua?".
"NO!" sbottò Andromeda con vigore, prima ancora che Ted potesse aprire bocca. "I tuoi giorni di battaglie sono ufficialmente finiti, signorinella".
"Ma è divertente!" protestò Dora.
"Troveremo qualcos’altro di divertente da farti fare, Ninfadora. Qualcosa che non implichi radere la casa al suolo".
Dora aprì la bocca per ribattere, ma Ted si voltò per dirigersi verso il bagno.
"A scanso di equivoci, Meda" disse alla moglie mentre si allontanava, "io te l’avevo detto che affidare Dora a Sirius sarebbe finita molto male".
Andromeda sospirò, fissando la cameretta distrutta. "Sì. Ma non pensavo così tanto male".
Lyrapotter’s corner
Come si dice, ogni promessa è debito e perciò eccomi qua, con l’ultimo aggiornamento di questa storia, dopo quasi cinque ANNI (il compleanno preciso sarebbe il primo settembre!). Dannazione, quanto tempo è passato! Posso dire di essere immensamente felice di poter finalmente spuntare la casella fine: il senso di colpa per averla lasciata incompiuta per tutto questo tempo mi attanagliava giorno e notte!
Bene, non credo di avere altro da dire: la mia musa si sta lentamente rimettendo in moto, perciò non escludo di tornare presto a pubblicare qualcos’altro, compreso magari quello che doveva essere l’epilogo e che ho tagliato.
Grazie a tutti quelli che mi hanno seguito fin qui, che hanno recensito o solo letto e a quelli che hanno avuto la pazienza di aspettarmi durante la mia crisi mistica.
Con la speranza di tornare presto con qualcosa di nuovo, see you soon!
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