Taking over me

di AlexisWyatt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The first impression ***
Capitolo 2: *** Hogwarts, the news and Weird Dreams ***
Capitolo 3: *** That night and the twins ***
Capitolo 4: *** Gonzo and the Forbiddean Forest ***



Capitolo 1
*** The first impression ***


Prologo…

Taking over me

The first impression

Fred entrò nella sua stanza con espressione indecifrabile delineata in viso. L'indomani sarebbe iniziato un nuovo anno ad Hogwarts. Tutto quel che volete, avrebbe rivisto i vecchi amici di Grifondoro, e sarebbe tornato a visitare il suo amato Gonzo, un nuovo negozio, recentemente ( a Maggio dell'anno prima) aperto ad Hogsmeade. Tornando al punto, non aveva ancora finito i compiti! E quel dolce essere, con cui aveva condiviso tutta l’esistenza, che andava dalla prima settimana di vita, nella quale era ancora sotto forma d'embrione ad un ora prima. George, si era categoricamente rifiutato di cedere al gemello i compiti che aveva già fatto di Trasfigurazione. Aveva avuto il coraggio di mandare lui, Fred, a farseli da solo! Dopo che Fred gli aveva concesso 20 ml di pozione Lunare. E quando Fred glielo aveva fatto presente, George aveva avuto la faccia tosta di ribattere che quella passata l'aveva buttata via, e che in un'ora era riuscito a farne una nuova. E i tempi minimi di preparazione per quel tipo di pozione erano intorno alle due ore!

La vicinanza di quel deficiente di Zabini, aveva largamente mostrato i suoi frutti. Da un mese a quella parte, George usciva di sera, senza lasciare detto dove sarebbe andato, le prime tre volte sembrarono, per la famiglia Weasley come fatti isolati, ma quando l'episodio iniziò a ripetersi, pressoché, tutti i sabati ed i venerdì sera, la faccenda iniziò a puzzare. Per la verità a Fred iniziò a puzzare la prima volta che avvenne, infatti da che mondo è mondo, i gemelli Weasley erano inseparabili, erano insieme sempre e comunque.

Ma era stato solo alla quinta uscita di George che Fred, raccogliendo tutta la sua voglia di fare e la sua pazienza, lo seguì. George aveva preso la macchina, quella sera. Ed a Fred toccò rincorrerlo con la scopa. Il tutto fu un'impresa, George aveva preso diverse multe dalla polizia magica, per eccesso di velocità, una volta era persino riuscito a farsi sequestrare l'auto. Quando era tornato a casa due giorni dopo senza l'auto, i genitori, stentarono a credere alle loro orecchie, quando il figlio raccontò che gli avevano sequestrato la macchina a Londra, e che aveva dimenticato la bacchetta magica a casa. Tra i due gemelli, infatti, George era quello che aveva la testa sulle spalle, e batteva, sulla responsabilità, Fred. Molly non se la sentì di mettere in castigo George. Era la prima volta che combinava casini da solo, solitamente era in ottima compagnia, quando succedeva qualcosa. Era Fred quello che era in grado di fare danni per due, anche quando era da solo!

Tutta la faccenda fece capire ai Weasley che George era un tipo che correva in macchina, per quanto responsabile e buono potesse apparire rispetto al gemello.

Quella sera, Fred lo rincorse per oltre duecento chilometri, fino a Londra. E, dopo essersi preso una bella gelata, scoprì che George si era dato appuntamento con Zabini in un locale notturno. Il locale era alquanto singolare, ed in primis, Fred aveva temuto che George avesse abbandonato la sponda degli etero e si fosse concesso a quella degli... non voleva neanche pronunciare quella parola, parlando del sangue del suo sangue, del suo adorato gemello.

Per fortuna, ascoltando la loro discussione, da lontano, aveva appreso che i due si frequentavano solo, perchè George si era preso una cotta per la GreenGrass, e Zabini, come tutti sapevano, era lo studente più vicino a lei. Aveva acconsentito ad aiutare George. Fred non aveva afferrato il motivo per cui Zabini l'avesse fatto, ma doveva essere uno molto convincente, per spingere un Serpeverde, nonché miglior amico di Draco Malfoy ad aiutare George Weasley, Grifondoro e, secondo i Serpeverde, figlio dei traditori.

Il fatto che George non si fosse confidato con lui, suo compagno di disfatte, piani diabolici e scherzi, a Fred non andò giù. Infatti per tutta la settimana successiva al pedinamento, gli tenne il muso e lo ignorò palesemente, fatto che fece preoccupare l’intera famiglia non poco. Era stata la prima volta infatti che i gemelli litigarono.

Ripensando a quel avventura, perse più di due ore, nelle quali avrebbe potuto terminare il suo tema per Trasfigurazione.

- Merda.- esclamò con enfasi, tornando a concentrarsi su quel dannato tema, lesse la traccia: "Animagus nella storia, scegli un personaggio e descrivilo." Fantastico, che razza di argomento.

Prese un foglio dal cassetto del suo comodino, non trovando l'inchiostro per la piuma si dovette alzare, non senza aver emesso un grande sbuffo per la fatica che era costretto a compiere. Dannato George, si ritrovò a pensare, cercando l'inchiostro in quel Caos che era la sua stanza. C'erano riviste di Quidditch ovunque, sopra il letto, e ce ne erano svariate anche per terra, inciampò in un paio, ma il suo equilibrio lo aiutò a non cadere.

- Stupide riviste.- imprecò andando verso l'armadio, lasciato aperto a mostrare tutte le meraviglie che conteneva al suo interno. C'erano vestiti, divise di Hogwarts, divise Rosso-Oro per le partite di Quidditch, e da qualche parte, lì in mezzo, si ricordava di averci messo anche qualche ampollina di inchiostro.

Inutile dire che non trovò nemmeno l'ombra di ciò che poteva sembrare un'ampolla, solo vestiti, scarpe e altro, su cui è meglio tacere.

- Adesso basta!- dichiarò a sé stesso e si precipitò verso la porta, la aprì ed urlò un:

- Mamma!- attese la risposta, non arrivò: - MAMMA!- gridò più forte. Molly di sotto fece cadere qualcosa e rispose al figlio: - Non urlare, Tesoro, vieni giù!- Fred imprecò sottovoce, ed uscì dalla stanza con passo veloce, scese le scale. La madre stava preparando una delle sue deliziose torte, Fred si avvicinò al bersaglio-torta con velocità. La prontezza dei riflessi di Molly Weasley, fermò il Gemello cattivo dall'avventarsi sul dolce.

- Dai solo una ditata!- l'implorò Fred con sguardo supplicante e una nota di dolcezza nella voce. La Madre lo guardò con aria di chi le aveva viste troppe, per credere alle favole.

- So io come sono le tue ditate, Fred,- controbatté la Rossa - Due ditate tue e di George e la torta non sparisce, torna dopo, se vuoi assaggiarla!- irremovibile era stata la voce che aveva respinto la richiesta.

- Dai!- piagnucolò Fred dondolandosi sulle ginocchia, come aveva spesso fatto da piccolo, ogni volta che gli veniva negato qualcosa che lui desiderasse.

- No!- rispose secca la donna - però se vuoi è avanzata della crema.- indicò vicino al lavandino un piatto con all'interno un mestolo, ancora impregnato di squisita crema alla vaniglia.Fred si diresse lestamente verso il piatto,l'afferrò possessivamente ed iniziò a mangiare da esso con impeto. Se c'era una cosa della quale era goloso, era la crema alla vaniglia della madre.

- Mamma? - la chiamò Fred tra una cucchiaiata e l'altra di crema. - Sai mica dove ho ficcato l'inchiostro? - La Weasley si girò e gli rivolse uno sguardo da arpia, per il linguaggio che il ragazzo aveva appena usato.

- Fred.- sbottò con aria arrabbiata - quante volte ti ho ripetuto di non rivolgerti a me con quel gergo?- gli chiese con le mani sui fianchi.

- Eddai, Ma'! - fece Fred sorridendo in modo angelico - Mi sembri la McGranitt! - La signora Weasley assottigliò gli occhi e fulminò Frederick Weasley con lo sguardo. Fred in risposta le ammiccò con le sopracciglia ed allargò il sorriso come a dire: "e mò che fai?"

Quello scambio di occhiate in codice ebbe un effetto esplosivo su Molly che iniziò a gesticolare ed a chiamare in tutti i modi possibili ed immaginabili il figlio : irresponsabile, disgraziato, maleducato, e tanti altri.

Fred alla prima parola, aveva già provveduto a darsela a gambe, il più velocemente possibile.

Arrivò nella sua stanza e chiuse la porta a chiave, per paura che la madre lo rincorresse fino a là. Molly non sembrava però intenzionata a perdere tempo con Fred, e dopo cinque minuti buoni, era tornata alla torta.

La tempesta è passata, si disse Fred con un sospiro, però era al punto di partenza...

Dov'era l’inchiostro?

***

Ron si affacciò sulla stanza dei gemelli. Ne vide uno seduto alla scrivania, intento a scrivere qualcosa. Il fratello maggiore si girò verso il minore, con faccia alquanto scocciata. Ron non ci badò e chiese:

- George?-

A quel nome l'occhio destro di Fred sbatté un paio di volte, come avesse un tic nervoso. Ron chiuse la porta alle sue spalle, e Fred abbassò la testa, probabilmente Ronald, a giudicare dall'espressione, sarebbe rimasto lì per una discussione lunga, del tipo : "Ma da dove escono i bambini?"

- Sono Fred.- sbottò alzandosi dalla scrivania, rimandò la stesura della bella copia del tema a l'indomani, visto che era risaputo che non ci sarebbero svolte le lezioni il primo giorno, gli studenti partivano con L'Hogwarts Express la mattina, e arrivavano solitamente, verso le sei di sera passate, non c'era il tempo materiale di fare lezioni. Era usanza perciò fare la cena di benvenuto per le matricole, con lo smistamento e dopo si andava nei propri dormitori, a dormire. Fred avrebbe finito di copiare il tema allora.

- oh Scusa, Fred.- disse Ron sedendosi cautamente sul letto di George. Fred inarcò un sopracciglio, chissà che problemi aveva adesso, il suo caro fratellino.

- Figurati, ci sono abituato.- ribatté Fred. Ron abbassò gli occhi per terra ed assunse il ruolo di cucciolo ferito, gli mancava solo l’iniziare a guaire e sarebbe stato uguale.

- Senti- iniziò Ron con voce vagamente roca, sempre tenendo gli occhi bassi.- io...-

Fred sbatté le palpebre chiedendosi se per la mattina dopo ce l'avrebbero fatta. Odiava le pause che Ron spesso prendeva per la sua timidezza. La timidezza per Fred infatti era un sentimento quasi sconosciuto, e che lui giudicava solo un’inutile perdita di tempo.

- Hermione è una ragazza?- Fred scoppiò a ridere, se un momento prima credeva che la discussione sarebbe stata barbosa oltre ogni dire, ora l'aveva considerata, se Hermione sarebbe stata la protagonista assoluta delle loro parole, estremamente interessante!

- Ma che domande fai?- gli domandò tra le risate. Ron diventò bordò, le sue orecchie erano ad un passo dall'essere confuse con i suoi capelli ramati.

- Ecco...- Ron non sapeva che dire, si era reso conto di aver detto una cavolata. - Io, volevo saperlo, perchè sono convinto di amarla!- Fred smise di ridere all'istante. La sua espressione cambiò nel tempo di un battito d'occhi. Era sicuro di avere capito male, Ron non poteva amare Hermione. Era ridicolo! Lui aveva quattordici anni! Non poteva essersi innamorato prima di lui! Non poteva averlo battuto sul tempo!

- Co-cosa?- aveva bisogno di una conferma, doveva avere un'ulteriore conferma, magari se l'era immaginato. Si sicuramente se lo era sognato.

- Amo Herm.- Fred non se l'era immaginato. Ron gli era di fronte e gli stava dicendo di amare la sua migliore amica. Una goccia di sudore gli attraversò il viso.

- Senti Ron, - balbettò asciugandosi quella goccia fastidiosa. Ron alzò e riabbassò gli occhi, l'espressione di suo fratello faceva paura, era un misto tra paura, insicurezza, con un pizzico di rabbia. Nel giro di poco, Ron capì di essersi confidato con il fratello sbagliato, Fred, come dimostrava quella situazione imbarazzante, dell'amore non sapeva nulla. Aveva avuto un numero spropositato di ragazze, non si era legato mai a nessuna. Forse Bill era il migliore in quel genere di cose, specialmente dopo che si era portato una mezza Veela in casa. Fleur era brava nei mestieri, bella come il sole e dolce come il miele. Ma a Molly non piaceva. Tutti in casa se ne erano accorti, soprattutto da come la Signora Weasley parlava alla Delacour. O forse perché la considerava come un ostacolo nell’avere il primato dell’amore da parte del figlio. Bill ci aveva litigato con la madre, una volta per quel motivo. Aveva spiegato alla madre che lei non poteva perdere il posto che da sempre occupava nel suo cuore, che era sua madre e che nessuno avrebbe cambiato l’affetto che provava nei suoi confronti. Ma la madre tuttavia continuava ad essere diffidente nei confronti della ragazza di suo figlio. Ron era stato uno dei tanti testimoni della faida tra Fleur e Molly per Bill.

- Dimmi, Fred.- lo incalzò Ron, vedendo che si era bloccato e si era messo ad osservare con particolare interesse le rifiniture in legno delle finestre.

- Eh?- Fred si risvegliò come da un sogno. Si era perso a pensare a come potesse suo fratello aver sperimentato l’amore, se davvero era così, prima di lui. L’amore, poi, che cos’era? Attrazione? Bisogno della persona a cui è rivolto?

- Lasciamo stare.- sbottò Ron a quel punto. Era inutile parlare con Fred di cose tanto serie. Si alzò e uscì dalla porta mormorando frasi che all'orecchio di Fred risuonarono come incomprensibili, in quel momento.

***

- Fred!- sbraitò Molly Weasley, ci fosse stata una volta, che Fred fosse stato in orario per qualcosa! Qualsiasi cosa faceva, ovunque dovesse andare, era sempre in terribile ritardo. Essere in ritardo era una delle caratteristiche che distinguevano Fred da George. Un’altra era la responsabilità, se si poteva concedere ai gemelli quel termine. Fred era impulsivo. George era (per quanto gli fosse possibile, stando sempre a stretto contatto con Fred) più riflessivo. Fred non s’interessava in alcun modo alla scuola, ai propri voti, George invece cercava di mantenere la loro media ad un livello presentabile agli occhi di Molly Weasley.

- Arrivo!- gli urlò Fred di risposta.- solo cinque minuti e sono pronto!- George sospirò accanto alla porta del bagno, i cinque minuti di Fred potevano tranquillamente diventare una mezz’ora.

Fred stava finendo di radersi la barba. Tanto per fare impazzire Molly, infatti, aveva voluto farsela crescere per vedere come stava, dopo la prima settimana si era trasformato in un tipico barbone dei sobborghi di Londra. Molly aveva preteso che lui se la tagliasse immediatamente, ma Fred era riuscito a tenerla fino a quella mattina.

- Ahi!- esclamò dolorante, insieme a l’ultima riga di barba si era infatti tagliato anche la pelle, accanto all’orecchio sinistro. Imprecò mentalmente. Guardò l’orologio, che George gli aveva regalato il Natale scorso, ed imprecò nuovamente, negli ultimi tempi aveva preso quella brutta abitudine, doveva essere tutta colpa di Anthony GoldenStein. Era lui gli aveva attaccato quel vizio.

- Fred, hai fatto il tema? – gli chiese George, Fred si voltò verso il fratello e spalancò gli occhi, aveva appena ricordato di esserselo dimenticato sulla scrivania. Dopo aver spinto il fratello, che gli bloccava l’uscio del bagno, corse verso la sua camera, il tema era lì dove l’aveva lasciato la sera prima, si avvicinò al tavolo ed lo afferrò, senza nemmeno appurare se fosse in condizioni decenti. Lo spinse dentro la sacca che si portava appresso. Non considerò nemmeno il rischio di stropicciarlo, quella sera l’avrebbe messo in condizioni decenti per presentarlo l’indomani a quella che lui chiamava Vecchia Befana di Grifondoro, che tutti conoscevano come la professoressa McGranitt.

- Fred?- Al suono del suo nome, Fred si volse verso la porta e vide George che gli sorrise e gli fece cenno che era ora di andare. Fred guardò il gemello con sguardo circospetto, ma alla fine gli sorrise. Gli era impossibile restare arrabbiato con George per un tempo prolungato.

- Sai che ti ho odiato quando non mi hai passato il tema?- gli domandò Fred mentre insieme uscivano dalla casa a braccetto.

- Sul serio?- gli chiese George in risposta guardando davanti a sé. Molly stava gesticolando in preda alla rabbia per il loro ritardo.

- No. – ammise Fred, si rivolsero uno sguardo sereno, e ringraziarono silenziosamente il cielo per aver loro dato la possibilità di esistere insieme. L’uno non sarebbe stato in grado di vivere senza l’altro, ed entrambi lo capivano.

Sin da quando erano bambini, nessuno era stato in grado di distinguerli, perché l’uno era in grado di imitare perfettamente le azioni e le espressioni dell’altro. Quindi, quando si accorgevano che qualcuno aveva notato una caratteristica che li contraddistingueva, l’ora se la scambiavano con la stessa facilità con cui si cambiavano i vestiti il mattini. Anche se erano completamente diversi, non c’era dubbio in quel senso, erano anche totalmente uguali, quando erano insieme, Fred completava George ed il contrario. Erano complementari. Ed erano sicuri al cento percento che se uno fosse morto, l’altro l’avrebbe seguito anche nella morte, nulla avrebbe potuto separarli.

- George, muoviti, il treno non aspetterà te!- urlò ancora Molly spingendo in macchina il figlio. Il ragazzo sorrise maliziosamente.

- Sono Fred!- esclamò sparendo dentro l’auto accanto a suo fratello. Ron entrò dopo Fred, ma nell’entrare sbatté la testa contro la portiera della macchina, era un rituale che si ripeteva ogni anno, se Ron non prendeva quella botta, l’anno poteva dirsi uno pessimo. Fred e George scoppiarono a ridere nel vedere il fratello minore dolorante accanto a loro.

Nel giro di un’ora erano ormai all’interno del caos del binario 9 e ¾ . C’erano studenti ovunque, insieme ai genitori che si scambiavano gli ultimi baci prima di partire ed iniziare un nuovo anno, nella scuola di magia più famosa nel mondo. Molly Weasley aveva un rituale da seguire, e lo eseguiva ogni anno. Dal suo primo figlio, Charlie, fino a Ginny. Consisteva nel fare raccomandazioni a ciascuno dei suoi figli e stampare un bacio a ciascuno su entrambe le guance. Ma allora, stranamente quello non avvenne.

- Ragazzi, ho un impegno, buon anno – iniziò Molly – Ci vedremo a Natale.- congedò i figli con quelle semplici e veloci parole. Immediatamente i ragazzi Weasley non si soffermarono a pensare a quel particolare e non le rivolsero molta attenzione, occupati a cercare con lo sguardo i loro vecchi amici.

Ron da lontano scorse le figure di Harry ed Hermione, e li andò incontro. Ginny era sparita al seguito di una ragazza che probabilmente rispondeva al nome di Carla Virgili. Fred e George dal canto loro, si imbatterono negli eleganti lineamenti di Blaise Zabini che si era piazzato davanti a loro in cerca di George. Li aveva guardati entrambi da capo a piedi ed aveva inarcato un sopracciglio alla Serpeverde, non era riuscito a distinguerli, quindi si era rassegnato a porgere l’usuale domanda:

- Chi di voi è George?- nel porla ovviamente, Blaise aveva conservato la sua altezzosità. I due si guardarono e Fred sospirò. George fece un passo avanti e se ne andò insieme a Zabini, dopo aver augurato al gemello un buon viaggio con la promessa di rivedersi ad Hogwarts.

Dannato Zabini, si ritrovò a pensare Fred camminando solo attraverso uno dei vagoni del treno. Gli avevano rivolto centinaia di sguardi sorpresi, era infatti la prima volta che vedevano uno dei gemelli Weasley senza l’altro. Arrivò all’ultimo vagone del treno. Non era riuscito a trovare un posto libero, tutta colpa dei ragazzini di prima che si erano appropriati dei posti suo e di George. Sospirò tirando la porta dell’ultimo scompartimento del treno.

Allargò gli occhi quando vide Hermione Granger seduta in un angolo accanto alla finestra. La luce era fievole all’interno, e i posti accanto a lei vuoti. Chissà dov’erano Harry e Ron. Hermione in quel momento lo guardò. Fred sostenne il suo sguardo.

- George?- Non l’aveva riconosciuto. Meglio così!

Il rosso Weasley si passò una mano nei capelli imbarazzato. Hermione gli sorrise dolcemente, ed abbassò il suo libro.

- Ehm..- fece Fred entrando all’interno dello scomparto, senza smettere di guardare gli occhi dorati della Grifondoro. – Sono liberi?- Hermione guardò i posti che il ragazzo indicò con il dito e poi tornò a guardarlo con lo stesso sorriso che non aveva abbandonato il suo volto.

- Certo, - gli rispose – Harry e Ron sono nel vagone ristorante, ma dubito che torneranno presto.- chissà se gli aveva letto nel pensiero. Non c’era da stupirsi se lei fosse stata in grado di farlo, essendo in assoluto la migliore studentessa di Hogwarts. Forse ne sapeva anche più di lui, che era due anni più grande di lei.

- Grazie.- Fred si accomodò nella poltrona di fronte a lei. Guardandola, Fred ripensò alla conversazione che aveva avuto con Ron il giorno prima. Aveva affermato di amare quella ragazza.

come poteva non amarla?

L’osservò attentamente, anche dopo che lei separò il suo sguardo da quello di lui per tornare a leggere il tomo che stringeva nelle mani.

è bellissima…

Aveva i capelli mossi e le si erano allungati parecchio dopo quel estate. Dovevano essere morbidissimi, così vaporosi e puliti. Senza accorgersene aveva allungato la mano alla ricerca del contatto con la seta dei capelli di Hermione. Lei continuava a leggere, non l’aveva notato. Lui ritirò la mano. Per un attimo aveva perso il controllo del suo corpo. Per fortuna lei non l’aveva visto. Come avrebbe spiegato, altrimenti quel gesto? E che gli era preso poi? Decisamente negli ultimi tempi non ci stava con la testa. Probabilmente la causa era il troppo fumo. Oppure era la qualità del suo fumo. Lo aveva capito subito che Zabini non era degno della sua fiducia. Magari erano sigarette avvelenate, da uno come Blaise Zabini, c’era da aspettarselo. Eppure aveva accettato le sue sigarette. Portò una mano nella tasca interna della sua giaccia e ne estrasse il pacchetto sciupato delle sigarette di Zabini. Ne aveva bisogno. In quel momento Hermione alzò gli occhi nella sua direzione, lui la incontrò con lo sguardo. Passarono svariati secondi prima che lei decidesse di prendere la parola.

- Fumi?- domanda retorica di cui lei conosceva già la risposta. Fred tirò fuori una sigaretta dal pacchetto e la guardò.

- A volte.- rispose. Lei chiuse il libro e lo appoggiò al tavolino vicino alla finestra. Incrociò le braccia al seno e gli rivolse uno sguardo esauriente. Sapeva che lui stava mentendo, e lui si chiese come avesse fatto a capirlo, era un ottimo mentitore, così bravo che nemmeno Molly Weasley era in grado di distinguere la verità dalla bugia.

- Non offri?- quella domanda lo lasciò a bocca aperta a guardarla, non si sarebbe mai aspettato una richiesta del genere, da lei. La studentessa perfetta, la ragazza ideale, fumava?

- Oh,- fece Fred – sc -scusami credevo tu non fumassi.- allungò una mano verso di lei con un sigaretta tra le dita. Lei la prese, le loro dita si toccarono lievemente, in un contatto appena percettibile, che tuttavia gli provocò un brivido.

- Non fumo sempre.- Fred la guardò interrogativo – solo prima degli esami.- gli sorrise dolcemente. Fred tirò fuori la bacchetta e le accese la sigaretta. Non era sicuro che si potesse fumare all’interno del treno, ma era nervoso, e visto che lo faceva anche Hermione, si chiese per quale motivo dovesse tirarsi indietro.

- Dov’è Fred?- chiese d’un tratto la ragazza. Fred s’incupì, quella domanda lo colpiva direttamente al cuore. George era con Zabini. Sorrise tristemente.

- E’ insieme a Zabini. – Hermione si chiese cosa ci facesse Fred, Grifondoro convinto, con Zabini, Serpeverde fino al midollo. Non osò domandarglielo dopo aver visto il suo sguardo triste. Era stano stare in quello scompartimento insieme a lui. L’aveva sempre visto uno dei famosi gemelli Weasley, non si era mai soffermata a pensarlo senza il fratello accanto. Erano infatti rare le volte che i due si separavano. Ma evidentemente le cose cambiano, come sempre.

- Ho visto Angelina, - riprese in mano il libro – prima, - fece un’altra pausa per vedere se lui le aveva assicurato la sua attenzione. – Lo stava cercando.-

Fred sospirò pesantemente. Angelina, era vero. Dopo il ballo del Ceppo, sicuramente si era illusa su un’eventuale nascita di una relazione.

- Già, devo dirglielo, quando lo vedrò. – Hermione chinò il capo. Fred si girò verso la finestra. Piccoli e candidi fiocchi di neve cadevano dal cielo e regalavano un’atmosfera romantica. La luce aveva abbandonato il loro cielo lasciando che l’oscurità prendesse il suo posto.

La luce in quello scompartimento era soffusa ed i loro volti erano illuminati appena. Eppure, quella luce regalava ad entrambi una dolcezza unica. Hermione alzò lo sguardo verso Fred, il suo profilo era perfetto. I capelli rossi ricadevano sulle guance e gli coprivano parte del volto, lasciando però scoperti gli occhi castani, che apparivano dorati. Forse molto somiglianti ai suoi, si disse, a anche a loro modo diversi. Chiuse e riaprì gli occhi, voleva sincerarsi che quello che avesse davanti non fosse un angelo. Lui teneva in mano la sigaretta dalla quale ogni tanto prendeva delle boccate. Il fumo si disperdeva nella sala, creando cerchi ed onde che assomigliavano molto a figure. Delineò un sorriso. Che subito si spense quando scorse la figura che stava delineando il fumo di Fred. Era, il teschio. Il simbolo dei Mangiamorte. lo stemma di Voldemort. Un attimo e sparì. Hermione era terrorizzata. Non poteva aver visto quello. Era totalmente impossibile! Guardò in basso, e si accorse di avere gli occhi bagnati. Rammento l'esperienza dell'anno passato, a quel torneo mondiale di Quidditch. Le lacrime premevano e volevano sommergere i suoi occhi dorati.Lei però non era d’accordo, se li asciugò meglio che poteva. Poi rivolse un’occhiata a Fred, non si era accorto di nulla. Meglio così. Non poteva essere una premonizione o un segno. No, lei sapeva di essere negata per la divinazione. Lo dimostrava il fatto di non poter vedere nulla nella sfera di cristallo.

Doveva ricomporsi, quasi certamente quel teschio se lo era immaginato. Era sicuramente colpa della mancanza di sonno, l’insonnia che la perseguitava. La stanchezza. Nient’altro. Infatti, non c’era più. Prese una profonda boccata dalla sigaretta e chiuse gli occhi. Fred notò il suo malessere e si alzò in piedi, per poi inginocchiarsi davanti a lei. Le poggiò una mano sul ginocchio e la guardò.

Hermione sussultò, non si era accorta di quel movimento. Lui le era davanti che la guardava con apprensione. Possibile che l’atmosfera presente in quella cabina li avesse condizionati tanto? Tanto da aver dimenticato il mondo esterno? Fred, ne era convinta, non avrebbe mai fatto un’azione tanto avventata. Non che loro non si conoscessero, ma avevano comunque poca confidenza tra di loro. Le volte che si erano parlati, erano facilmente elencabili sulle mani.

- Stai bene?- le chiese sottovoce. Hermione dischiuse le labbra per parlare. Non era sicura della risposta. Ma sicuramente non gli avrebbe raccontato cosa aveva visto. Non voleva allarmarlo inutilmente.

- si – Fred assottigliò gli occhi per cercare di capire se lei mentisse o No. Non riusciva a dirlo, la conosceva troppo superficialmente. Le era sembrata turbata per qualcosa, ma non se la sentiva di costringerla a parlare. Non era il caso.

Angelina, doveva parlare con lei una volta che fosse giunto ad Hogwarts. Si alzò e le rivolse un ultimo sguardo. Lei lo ricambiò. L’oro si confuse con l’oro. I loro occhi si mischiarono in un turbinio di emozioni, che nessuno dei due avrebbe mai ammesso di aver vissuto in quel momento. L’uno era attratto dall’altra. Ma entrambi si convinsero che i loro fossero sentimenti sbagliati, da nascondere. E poi, pensò Fred, Ron l’amava.

- Eh, - cominciò Fred, Hermione spense la sua sigaretta ormai consumata in un fazzoletto di carta. – Devo andare, è stato un piacere.- Aprì la porta e la ne uscì, ma non senza prima averle rivolto un’ultima occhiata. Non incontrò il suo sguardo, lei era di nuovo immersa nei suoi pensieri, guardava la neve cadere fuori dal finestrino.

- Arrivederci, Fred.-

***

Ciao a tutti quanti, è la prima volta che mi cimento in una fan fiction con protagonisti Fred ed Hermione, spero in ogni caso che questa fanfic vi piaccia, che lasciate commenti... e che continuerete a seguirla! prometto di migliorare il mio modo di scrivere, che ammetto non è dei migliori.. ^^

sempre vostra, Alexis!

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Capitolo 2
*** Hogwarts, the news and Weird Dreams ***


Prologo…

Taking over me

Hogwarts, the news and Weird Dreams

- Io, Frederick Weasley, giuro, – partì a dire Fred con fare solenne – su ciò che ho di più caro in questa vita, - George lo guardò storto – parlo di te, George ovviamente. – precisò Fred con un sorriso – che ti ucciderò! Ronald Weasley. – Ron inghiottì un groppo in gola e si preparò al peggio, non sapeva se il fratello avrebbe fatto sul serio o se bluffasse come al solito.

Erano a cena nella Sala Grande, sprofondata nel caos, all’arrivo dalle vacanze dei studenti. Le tavole sembravano più affollate dell’anno precedente. Silente infatti, aveva deciso di aumentare le ammissioni per i ragazzi del primo anno.

- Ma Fred…- fece Ron terrorizzato dallo sguardo assassino di Fred – non ho fatto niente!- il lamento di Ron attrasse l’attenzione di gran parte dei Grifoni seduti acconto ai tre Weasley.

- tu fratello imbecille!- sbottò Fred agitando le mani cercando di prenderlo. Ron gli era seduto di fronte, e c’era la tavola tra l’ira del gemello e il povero e timido fratello minore. – per colpa tua, ho confuso i temi! – i suoi occhi castani mandavano scintille. George si godeva la scena, seduto accanto ad Alicia Spinnet, che rideva, attaccata al braccio di lui. La ragazza gli si era avvicinata quella sera per la prima volta, e subito lui l’aveva trovata simpatica, oltre che molto bella. Facevano entrambi parte della squadra di Quidditch di Grifondoro, lui battitore e lei cacciatrice. Eppure le uniche parole che si erano rivolti erano state su tecniche e strategie di Quidditch. Quella sera invece avevano parlato di vita privata e di cosa avessero fatto quel estate.

- Ma Fred, dovevi controllare!- si difese Ron. Sapeva di aver ragione, quindi alzò la voce per sottolineare la sua innocenza. Il comportamento di Ron, fece imbestialire ancora di più Fred. Il ragazzo infatti cercò di salire sul tavolo e di attraversarlo per andare a prendere Ron. George l’afferrò per il braccio, ma da solo non bastava per impedire a Fred di attraversare il tavolo a gattoni. Dovette intervenire anche Lee Jordan per farlo tornare a sedere.

- Sei pazzo??!- abbaiò George al fratello – se ti sgammano a pestare Ron, poi nei casini ci sarò anch’io! – aveva ragione, perché se i gemelli venivano puniti, cosa che accadeva raramente per la loro innata furbizia, venivano puniti in coppia.

Lee sorrise a Fred, gli era mancato molto quell’estate, l’atteggiamento impulsivo del gemello. Lui i guai li inseguiva a cavallo, e spesso mancava poco che ne acchiappasse uno. Ma ciò nonostante, era estremamente divertente stare in compagnia sia sua che di George. Ne avevano sempre una in mente, ovunque andassero.

- Lui!- Fred puntò il dito contro il Ron che per paura dell’ira di Fred, si era nascosto dietro ad Hermione. – è colpa sua! – si ostinò ad affermare.

- Fred, non è colpa sua.- scandì con la massima calma George, che dal problema non era lontanamente toccato. Gli occhi di Fred si infiammarono, anche George era contro di lui, ora?

- Davvero?- domandò scocciato Fred. George storse le labbra e alzò un sopracciglio. Era incredibile quanto fosse immorale Fred. – mi spieghi che ci faceva, questa sottospecie di lettera d’amore sopra la mia scrivania?- sbraitò contro Ron che desiderò di sprofondare nel terreno e di non uscirvi più per la vergogna. La sera che aveva deciso di dividere il suo segreto riguardante Hermione con Fred, ed aveva colto l’occasione per scrivere degli schizzi di una ipotetica lettera che le avrebbe portato.

Tutta la tavolata di Grifondoro, osservava ora interessata la scena burrascosa tra i due fratelli. Fred si era alzato e additava con rabbia Ron che lo guardava con occhi terrificati. Non aveva visto spesso Fred arrabbiato, ma quando e se succedeva, preferiva trovarsi in Antartide, ben nascosto, ma probabilmente Fred sarebbe arrivato pure là, insieme alla sua ira vendicatrice. Tutto sommato, infatti, Fred era un tipo calmo, e si arrabbiava e vendicava solo se veniva in qualche modo fregato.

- Volevo fartela leggere…- si difese Ron guardando in basso ed con il volto porpora. – ma tu non c’eri, e l’ho lasciata lì.-

- MA DAVVERO??!- urlò con tutto il fiato che aveva in gola, per fortuna quel urlo non gli bastò per superare le voci degli studenti in Sala Grande. pertanto i professori non si accorsero del piccolo litigio tra i Weasley. – E io che racconto all’Arpia di Grifondoro domani?- ribatté Fred battendo un pugno sul tavolo e facendo sobbalzare Lee che pacatamente si stava versando un goccio di Vodka tramutata in acqua. Jordan si alzò contrariato, ma il semplice sguardo ghiacciato di Fred, lo fece tornare a sedersi, immediatamente. Una rissa tra amici, quella sera non la voleva. Preferiva rimandare il tutto al giorno dopo o magari a mai.

- Io non lo so.- rispose Ron onestamente. Hermione e Harry osservano la scena in disparte, decisi a non interferire trai due, ben sapendo che se l’avrebbero fatto, ne avrebbero sentite anche loro da Fred.

- Richiedo la vostra attenzione per qualche minuto, gentili studenti.- Silente si aumentò la voce con un incantesimo, in modo che tutti lo sentissero distintamente. – Signor Weasley, la prego si sieda.- si rivolse a Fred, che con malavoglia, eseguì l’ordine. – Prima di tutto volevo presentarvi la nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, la professoressa Dolores Jane Umbridge. La signora ha lavorato per il ministero, – La donna anziana era vestita completamente di rosa, portava un buffo capellino in stile anni trenta. – sono sicuro che vi troverete bene alle sue lezioni.- Lei si alzò non appena Albus Silente pronunciò il suo nome. Avanzò verso l’amato Preside di Hogwarts e gli si fermò accanto, con un sorriso fasullo tracciato in viso.

Molti studenti si guardarono negli occhi per accertarsi di non essere gli unici preoccupati dall’atteggiamento di altezzosità della professoressa.

- E’ un piacere,- le parole uscirono dalle labbra della Umbridge con un tono dolciastro nella voce, - Per me essere accolta qui, nella famosa Hogwarts, mi aspetto grandi cose da voi, Studenti miei. – a quella affermazione, scapparono dei commenti, specialmente da Serpeverde.

- Ma chi si crede di essere, questa? – era Adrian Pucey. Fred aveva riconosciuto la sua voce sgradevole sussurrare quelle parole all’orecchio di Theodore Nott, il quale non perse l’occasione di ridersela, nascosto dalla grossa figura di Vincent Tiger, accomodato accanto a lui.

Silente lasciò finire la professoressa e poi la mandò a sedere alla tavolata dei professori, di fianco a Vitius.

- Ed ora ragazzi, - La McGranitt passò un foglio a Silente che lo prese e lo lesse velocemente – passerò a nominare i nuovi prefetti e capiscuola. Inizierò con i capiscuola ed i prefetti di Corvonero – nella Sala calò il silenzio più totale, tutti volevano ascoltare di quali studenti non si sarebbero dovuti fidare per il resto dell’anno scolastico.

- Per svolgere il ruolo di Prefetti sono stati scelti : Padma Patil e Anthony Goldstein – Anthony come prefetto, pensò Fred, Vitius doveva essere impazzito. Anthony non era quello che si poteva definire un ragazzo modello che riga dritto. Tutt’altro, dal quarto anno faceva parte del Club dei Duellanti, aveva fatto parte della squadra di Quidditch della sua casa. E ogni sabato sera, organizzava una partita a poker tra case.

- I Capiscuola sono invece : Darla Virgili e Roger Davies. – altro bel soggetto, Davies, apparentemente era il ragazzo perfetto, ma in realtà era uno che quando beveva, lo faceva di brutto. Ed ogni volta, Fred e George dovevano trascinarlo per i piedi fuori dai “Tre piedi di Porco”. Roger era sempre talmente sbronzo da addormentarsi sul bancone, ed una volta che Davies dormiva, nemmeno un esplosione l’avrebbe strappato dalle braccia di Morfeo.

- Draco Malfoy e Blaise Zabini. – due maschi? Si chiese Fred guardando il Preside accigliato. Raramente accadeva che ad Hogwarts ci fossero due Prefetti maschi. Ehi, un attimo, chi aveva chiamato? Draco Malfoy? Il furetto? Quell’anno sarebbe stata vita difficile, anche se non lo appariva, Malfoy era astuto. Sicuramente avrebbe messo i bastoni tra le ruote. Doveva stare attento.

Blaise Zabini non avrebbe dato grandi problemi essendo amico di George. Per quanto riluttante fosse ammetterlo.

- Drusilla Prewett e Alexander Bryce. - Drusilla era sua cugina, ma per ragioni ignote era finita a Serpeverde, non aveva mai sostenuto l’amicizia con la ragazza. Fred si limitava, come del resto tutti i suoi fratelli, ad un cenno di saluto ogni volta che la vedeva.

- Per Tassorosso invece abbiamo Cho Chang e Justin Finch–Fletchley come Prefetti – Cho Chang, Fred si voltò verso Harry. Il bambino sopravvissuto la guardava con adorazione, personalmente parlando, Fred non capiva cosa esattamente ci trovasse in quella che era facilmente definibile un’oca. Per quanto invece riguardava Justin, beh era uno dei suoi amici, quindi non ci sarebbero stati problemi con lui.

- William Windwild e Patricia Addams – Il caro e vecchio Will. A Fred scappò un sorriso quando ripensò alle parole che William gli aveva detto durante una serata in compagnia a bere:- “ Al settimo, sta certo che diventerò Caposcuola!”-. anche quella volta Fred aveva riso, accompagnato da George. Ma alla luce dei fatti, William aveva avuto ragione ed eccolo là a batter il cinque con Justin.

- e come ultima casa, ma non meno importante – Silente accese un sorriso quasi paterno verso Harry – Grifondoro, i suoi prefetti sono: Hermione Jane Granger, - Fred non aveva dubbi che sarebbe stata lei la prescelta per quel ruolo, era perfetta per essere prefetto – Ronald Weasley – oh, che bello, Fred alzò un sopracciglio in direzione di George che rispose con una smorfia, contemporaneamente si voltarono verso Ron che era rimasto a bocca aperta, dopo aver sentito che uno dei suoi sogni si era avverato! Era prefetto di Hogwarts!

- Katie Bell e Frederick Weasley. – Fred spalancò gli occhi a palla. Non era possibile che avesse sentito quello che aveva sentito. Non poteva essere un Caposcuola! Vitius non era l’unico ad aver perso colpi, anche la McGranitt aveva decisamente perso lucidità mentale in quell’estate! George guardò Fred allibito. Fred sorrise sinistramente, quando alzò lo sguardo, Ron avrebbe giurato di aver visto un luccichio negli occhi che non lasciava a prevedere nulla di buono.

Uno dei gemelli Weasley come Caposcuola, sarebbe stato il Caos.

***

- George svegliami da questo sogno ti prego, non è possibile!- Si lamentò Fred tirando George per il pigiama nero. Erano rientrati dalla cena un ora prima ed ora sedevano insieme sul divano della Sala comune di Grifondoro. Da quando erano arrivati, quelle erano state le prime parole di Fred.

Attorno a loro c’erano Ron, Lee ed Harry. Nessuno ancora si capacitava che Ron fosse Prefetto e Fred Caposcuola. Era impossibile pensare a Fred come ad uno che detta regole. E Ron era troppo timido e sottomesso per poter imporre la propria volontà, quindi con lui il problema non si poneva neanche.

- George!- Fred gli passò un braccio sulla spalla e lo guardò negli occhi, Castani come i suoi. George appoggiò la fronte contro la sua. – Sai che vuol dire questo, vero?- Lee ed Harry si guardarono interrogativi.

- FESTA!- urlarono i gemelli insieme. Ron sobbalzò indietro spaventato. I Fratelli più famosi di Hogwarts lo avevano assordato. Lee ridacchiò felice, quel settimo anno per lui sarebbe stato spassoso e divertente da morire!

- Sabato..- disse Fred rivolgendo lo sguardo verso i compagni.

- ...Sera…- continuò George.

- ..tutti al..-

- .. lago nero!- Ron ed Harry si scambiarono uno sguardo preoccupato, sapevano esattamene come una festa organizzata dai gemelli sarebbe andata a finire. Davies ubriaco e ragazze fumate. Ogni volta terminava con lo stesso epilogo. Prima di tutto alle feste dei gemelli, c’era una tale quantità di alcool, in grado di dissetare un esercito Auror. Secondo, il fumo, c’era anche quello in abbondanza. Non si sapeva esattamente da dove lo tiravano fuori, fatto stava che ne erano sempre ben riforniti. Fred, specialmente, che considerava la signorina sigaretta, la sua migliore amica.

- Lee!- lo chiamò Fred con voce allegra. Lee si mise sull’attenti dopo aver pronunciato un “Sì, Signore!”

Lee era uno dei ragazzi più divertenti e solari della scuola, aveva un viso simpatico, ed era come tutti sapevano, il cronista delle partite di Quidditch. Era amico dei gemelli sin dal loro primo anno ad Hogwarts, spesso amava fare scherzi insieme a loro, e ci usciva insieme quasi tutti i sabati sera e le domeniche mattina.

- Procura l’Alcool, - Fred guardò George – Alle sigarette ci penserà Zabini.-

Harry spalancò gli occhi scandalizzato. Aveva intenzione di invitare alla festa anche i Serpeverde? Ma era del tutto immorale! Ma dopotutto aveva davanti a sé Fred e George. I due ce l’avevano solo con i Serpeverde che avevano dichiarato di voler diventare Mangiamorte.

Quindi significava, alla stessa festa con Draco Malfoy. Harry si prese la testa tra le mani e sospirò, sarebbe stato un suicidio, o avrebbero duellato o avrebbero finito per pestarsi! Doveva prepararsi psicologicamente ad incassare e non ribattere, per evitare di essere scoperti.

- Ma..- mormorò Harry con rammarico. Fred ridacchiò alla vista dell’espressione scoraggiata di Harry. Tutto sommato Potter sapeva divertirsi, ma doveva imparare a lasciarsi andare, doveva abbandonare quell’aria da bravo ragazzo e quell’espressione da innocente che si portava spesso e volentieri appresso.

- Coraggio Harry, non c’è nulla di male! – Fred aveva inteso esattamente cosa voleva dire Harry con quella faccia abbattuta. Stava pensando a Draco Malfoy. – Senza le Serpi di Hogwarts, mi dici chi prenderemo in giro, sabato? – Harry lo guardò – e poi, ricorda che non tutti sono Mangiamorte come i genitori. – Fred aveva ragione, loro non avevano il diritto da dare giudizi, anche il padre di Terry Steeval era stato un Mangiamorte. Terry però era tutt’altra persona, era sempre stato gentile con lui, e fu spesso discriminato per le scelte del padre.

- Va bene, verremo.- acconsentì infine Potter – cercheremo di portarci dietro pure Hermione.- Ron lo guardò storto, con Hermione al seguito c’era il rischio di essere beccati. Hermione era troppo legata alle regole. Un attimo. Primo anno, Hermione forzò una porta con un Alohomora, pietrificò Neville. Secondo anno, La pozione polisucco. Terzo anno, aveva usato la Giratempo per salvare Sirius e Fierobecco. Quarto anno, aveva imprigionato Rita Skeeter in una fiala per pozioni, e l’aveva lasciata lì dentro per una settimana, tutto perché la giornalista aveva scritto quell’articolo su lei ed Harry.

Forse non era esattamente vige alle regole come pensava poco prima Ron. Le rispettava, ma le ignorava pure!

- Hermione? – Il cuore di Fred perse un battito, ricordò il tempo che aveva trascorso insieme a lei su quel treno, di come le aveva messo la mano sul ginocchio, gli occhi dell’uno specchiati in quelli dell’altra. Doveva smetterla di pensare a lei in quel modo. Non aveva senso! Così facendo non avrebbe fatto altro che farsi del male, e inoltre c’era Ron. Era per lui che lo faceva! Era per il fratello minore che ripudiava quel sentimento sconosciuto.

- Lee, Fred – proferì George rivolgendosi ai due – Penso che sia ora di andare a letto, sennò chi la sente l’Arpia domani? – Lee si spettinò le trecce che componevano i suoi capelli. Fece cenno affermativo con la testa e si alzò.

- Ok, - esclamò Fred, tolse il braccio dalla spalla di George – Poppanti, noi andiamo. – salutarono Ron ed Harry, ed salirono le scale per il dormitorio del settimo anno.

****

I had my wake up

Won't you wake up

I keep asking why

And I can't take it

It wasn't fake

It happened, you passed by

Slipped away Avril Lavigne

- FRED! – Fred venne scaraventato violentemente contro un muro. Hermione gli corse incontro, non curandosi di ciò che avveniva attorno a lei. Non si curava della battaglia, non aveva paura delle esplosioni e delle continue maledizioni mandate in sua direzione. C’era George infatti che deviava tutti gli Avada Kedavra mandati verso la ragazza. Aveva creato una barriera invisibile, con un incantesimo molto complesso.

Hermione si inginocchiò su Fred e prese la sua il suo viso tra le mani, ed appoggiò la testa sulle sue gambe. Il suo volto era ricoperto di sangue, fuoriuscito da un taglio creatosi sulla fronte.

Hermione ansimava per la corsa, e per il pianto che avrebbe tardato a rivelarsi. Fred non poteva essere morto, lui era forte! Un esplosione non sarebbe bastata per ucciderlo. Asciugò il sangue che gli attraversava una guancia col il suo mantello. Lo accarezzò dolcemente sugli zigomi e passò un dito sulle sue labbra screpolate e violacee. Non l’aveva mai visto in quello stato. Mai. Lui non era morto, non dopo averle giurato di restare insieme per sempre! Nella vita e nella morte. Glielo aveva giurato.

- Fred..- sussurrò in sua direzione. Il ragazzo aprì stancamente gli occhi, un debole sorriso s’impossessò del suo volto. La morte non sarebbe stata più dolce, se fosse morto nelle sue braccia.

- Hermione..- mormorò con voce roca – Non pronuncerò mai più il tuo nome, - una lacrima lasciò gli occhi di Fred - né toccherò mai le tue morbide labbra. – Cercò di alzare il viso alla ricerca di uno dei suoi candidi baci. – Her…- non finì mai di pronunciare il suo nome. Morì in quell’istante. Ricadde all’indietro ed esalò l’ultimo respiro. Non era riuscito a baciarla, per l’ultima volta.

Hermione tremava, dai suoi occhi dorati iniziarono a sgorgare numerose lacrime.

- NO!- urlò con tutte le sue forze.

Hermione si svegliò, destata dal suo stesso urlo. Si mise seduta, tremava ancora. Quel sogno era stato così reale, avrebbe giurato di aver odorato il profumo di Fred. L’odore dell’esplosione, di avere sentito al tatto il calore del sangue di Fred.

- No…- cercò di rilassarsi, e si stese nuovamente sul letto. Era stato solo un incubo. Nient’altro. Ora era passato. Si guardò la mano destra, con la quale aveva toccato il volto di Fred.

Sopra ad essa c’era del sangue. No, non era possibile, ma quel sangue, era reale, era lì, sulla punta delle sue dita.

Nei suoi occhi apparse l’ombra creata dal sentimento della paura. Aveva paura. Si asciugò la mano con un fazzoletto di seta, che teneva sempre sotto il cuscino. La seta rosa si intinse nel sangue rosso vivo. Quella macchia non sarebbe mai sparita da quel fazzoletto, nemmeno molti anni dopo, quando lei l’avrebbe ritrovato, in uno dei bauli che contenevano i suoi ricordi.

Si tolse il sudore creatosi sulla fronte. I suoi occhi avevano completamente perso il riverbero della serenità. Forse era solo un ossessione, quella che provava ancora da quel viaggio sul Hogwarts Express che aveva diviso con il ragazzo.

Chiuse gli occhi, ma rivide il voltò bianco e morto di Fred. Non sarebbe più riuscita a dormire quella notte. Si girò in direzione del comodino, la sua sveglia segnava le quattro di mattina.

- Sono solo le quattro? – mormorò con un sospiro. Non aveva più sonno. A quel punto decise di alzarsi, e farsi un giro. Era poco probabile che vi fosse gente per i corridoi di Hogwarts quella notte. Ma controllare non guastava mai.

Si vestì velocemente. Non era mai stata una di quelle ragazze che hanno bisogno di molto tempo per vestirsi, non aveva bisogno di stare in bagno due ore per ritoccarsi i capelli o truccarsi, come facevano invece,La maggior parte delle ragazze del dormitorio, se non di tutta la scuola. Tutto questo, le ragazze lo facevano per essere apprezzate dai ragazzi. Ma ad Hermione non era mai interessato il piacere ai ragazzi. Non ne aveva bisogno, doveva concentrarsi sul suo futuro, e le storie d’amore adolescenziali non erano esattamente il suo genere. Le considerava una sana perdita di tempo, si soffriva e basta. Perché le storie di quel genere finivano, anche se ci si prometteva di stare insieme per sempre. Tutto finiva. Hermione aveva visto piangere spesso Lavanda e Calì, per un ragazzo che non le voleva o che le aveva lasciate. Hermione si era ripromessa di non cascare nella trappola che era l’amore a sua volta.

Senza creare ulteriore trambusto a quello dato dal suo grido, uscì dal dormitorio delle ragazze del quinto anno.

Una passeggiata da sola per la scuola non sarebbe stata molto sicura, ma lei, dopotutto, era la strega più brillante della scuola. Sapeva difendersi. Aveva studiato ogni genere di incantesimo di difesa ed attacco, anche se qualcuno ancora non le riusciva nel modo migliore. Conosceva e qualche volta praticava la Leggimanzia. Era stato il professor Lupin ad aiutarla negli esercizi. Proprio come aveva aiutato Harry nel Patronus. Oggettivamente parlando, Hermione era ad un livello di sviluppo magico pari a quello degli studenti del settimo anno.

Scese le scale. Infondo scorse una luce arancione, simile a quella creata dal camino, quando era acceso. Era stano, ma non poteva sbagliarsi, in lontananza sentiva lo scoppiettio del legno al contatto del fuoco. Ma c’era un ombra accanto ad esso, poteva vederla proiettata sul muro. Dall’ampiezza della figura, escluse che fosse una ragazza.

Con cautela si affacciò alla sala comune. Aveva i capelli rossicci e lunghi, poteva essere Ron…

Si avvicinò a lui. Ora riusciva a vederlo perfettamente. Non era Ron. Era Fred. Per la frazione di un secondo, l’immagine di lui seduto davanti al fuoco si sostituì a quella di lui morente tra le sue braccia. Indietreggiò di un passo prima di riprendersi. Si convinse che fosse solamente un sogno. Cancellò dalla sua mente il ricordò delle dita bagnate di sangue. Fred era lì, vicino a lei, vivo.

- Fred?- il ragazzo la guardò, nei suoi occhi c’era il riflesso della luce creata dalle fiamme. Hermione si inginocchiò dinnanzi a lui. Lui riportò lo sguardo verso il fuoco, che aveva assunto tonalità estremamente simili a quelle dei suoi capelli rossi.

- Come mai sei qui a quest’ora?- gli chiese Hermione con voce flebile, incantata dal suo profilo illuminato da quella soffice luce del fuoco. Lui non si mosse. Chiuse gli occhi e si godette il calore emanato dal fuoco. Li riaprì all’istante quando la sentì avvicinarsi.

- Potrei farti la stessa domanda.- con uno sguardo freddo pronunciò quelle parole. Aveva le mani congiunte sotto il mento ed i gomiti poggiati sopra le ginocchia. Era seduto su di una poltrona di pelle rosso scuro. Raramente si vedeva Fred in un atteggiamento totalmente serio. Questa era una di quelle volte.

- Non riuscivo a dormire, ho fatto un incubo.- ammise Hermione, Fred la guardava senza far trasparire la benché minima emozione. - ora tocca a te.- Ora invece il suo sguardo divenne vuoto, era lo stesso sguardo di chi era rinchiuso nel proprio mondo senza mostrare la volontà di uscirvi.

- Non sono affari che ti riguardano.- disse Fred con tono incolore. Hermione rimase impassibile a quelle parole, esternamente. Dentro di lei aveva avuto un tuffo al cuore, per la freddezza della voce di Fred. La sua ossessione per lui doveva finire, quel ragazzo non si meritava nemmeno lontanamente la sua attenzione. Mostrava solo indifferenza per lei, il treno non era stato che un caso isolato. Indispettita dal suo atteggiamento, si alzò e si diresse verso l’uscita della Sala comune.

- Congratulazioni per la nomina di Caposcuola. – gli disse la ragazza, uscendo.

Fred rivolse uno sguardo triste, al punto in cui era sparita. Forse aveva esagerato con quelle poche parole, non voleva essere così freddo con lei, ma non aveva scelta se voleva aiutare Ron a conquistarla. Chissà dove era intenzionata ad andare a quell’ora. Si levò in piedi, non l’avrebbe lasciata sola in giro per la scuola. Non l’avrebbe permesso. Non voleva che le accadesse qualcosa.

Con un occhiata spense il fuoco divampante nel camino. L’avrebbe seguita, e, in caso di pericolo, protetta da lontano. Non avrebbe interferito con la sua compagnia.

***

Recensioni e commento al capitolo ^.^

Cercherò d'ora in poi di aggiornare una volta ogni settimana, spero di non avervi deluso con questo capitolo!

bgirl: grazie mille per la tua recensione! l'idea di questi due mi è venuta guardando un video dedicato a loro, non sono mica belli insieme? ^^ ed anch'io amo i Gemelli, e la rowling avrebbe dovuto dare più spazio a loro, visto, sopprattutto che poi ne uccide uno....

DoremiChan: mi sembra tanto di conoscerti, non è che ci siamo sentite da qualche altra parte? ;) sono molto contenta che questa fiction ti piaccia, continua a seguirla, mi raccomando!

cy17_love: esatto, gli opposti si attraggono...spero che il capitolo ti sia piaciuto! il prossimo sarà fuori, spero sabato prossimo! ^^

Vi prego, se vi è piaciuta questa fiction, commentatela, im fareste molto felice...

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Capitolo 3
*** That night and the twins ***


Prologo…

Taking over me

That night and the twins

Non capiva perché se la prendeva tanto, infondo, da uno dei gemelli Weasley se lo doveva aspettare quel comportamento. Non doveva restarci male. Non aveva senso!

Si fermò lungo uno dei tanti corridoi del terzo piano. Attorno a lei era totalmente buio, i suoi occhi ormai si erano abituati all’oscurità, anche grazie ad un piccolo incantesimo per rendere le sagome delle cose visibili anche senza utilizzare l’usuale lumos. Quello era uno delle miriadi di incantesimi che conosceva sin da primo anno. Infatti appena le era giunta la lettera di invito a frequentare Hogwarts, Hermione aveva appreso che Diagon Alley si trovava a Londra, ed era corsa a visitarlo.

Era rientrata a casa con dieci libri che riusciva con fatica a sostenere. La madre era rimasta a bocca aperta davanti a quella scena, non aveva mai pensato che la figlia fosse così interessata al mondo magico, che lei, Jane Granger aveva rinnegato tanti anni prima.

Si era fermata. Rapita completamente dai ricordi. Iniziò Hogwarts cinque anni prima, incontro il famoso Harry Potter, e quell’impiastro di Ronald ( detto Ron) Weasley. Aveva incontrato anche Draco, Tiger, Goyle.

Tante persone, tante personalità diverse. Tante maschere, tanto dolore. Tutto provocato dalla medesima persona, Lord Voldemort. Un uomo tanto terribile, che i maghi e le streghe di tutta la Gran Bretagna, preferivano non nominare il suo nome. Colui-che-non-deve-essere-nominato così lo chiamavano, quando per qualche motivo, il discorso tornava su di lui.

Chissà come sarebbe finita quella battaglia, avrebbe vinto Harry o Voldemort?

Non lo sapeva, non poteva saperlo, perché lei non era in grado di vedere il futuro. No non lo era.

Le tornò in mente il sogno che aveva fatto su Fred, ricordò le sue mani intrise nel sangue. Era impossibile. Lei non era mai stata tagliata per la divinazione.

Cercò di cancellare il ricordo di quel bacio mancato, quel movimento che aveva cercato di portare a termine, ma che la vita gli aveva negato. Fred…

Non era una premonizione. Loro non sarebbero mai stati una coppia. Mai. Lui era troppo distante, e lei stessa non voleva farsi trascinare via da quel sentimento, non poteva. L’amore l’avrebbe resa debole, l’avrebbe resa più dolce. Nel bel mezzo di quella guerra non poteva lasciarsi andare. Avrebbe cancellato quel sentimento, come aveva fatto con quello che provava per suo padre, anni prima.

Riprese a camminare, in giro non v’era nessuno. Qualche quadro ogni tanto si girava verso di lei, domandandosi che ci facesse una ragazza in giro a quella tarda ora.

Non aveva portato con sé il mantello dell’invisibilità, se qualcuno fosse passato, l’avrebbe notata senz’altro. Ma quello era l’ultimo dei suoi problemi.

La paura che quel sogno fosse una premonizione si faceva sempre più strada dentro di lei, abbattendo tutte le sue convinzioni.

Si appoggiò al muro non riuscendo più a sostenersi da sola. Il respiro le si era fatto pesante. Perché gli stava dando tanta importanza a quel sogno. Non lo capiva. Perché?

Scivolò fino a ritrovarsi seduta sul freddo marmo dei pavimenti di Hogwarts. Richiamò le ginocchia a sé ed appoggiò la testa ad esse.

stupida, perché ci resti male?

Una lacrima le scese dagli occhi dorati, nel buio di quella notte brillò più di un diamante. Hermione se la asciugò con la manica del mantello.

Fred l’osservava nascosto dietro una colonna. Non riusciva a capire esattamente perché si era fermata in quel modo. Ma aveva distintamente visto quella lacrima scesa dal volto della ragazza.

Appena l’aveva scorta, il primo impulso era stato di correre e chiederle chi l’aveva fatta stare male e perché. Ma poi si era ricordato di Ron.

Fred non poteva avvicinare Hermione più del dovuto. Grazie a Dio, aveva avuto la brillante di idea di creare una pozione polisucco per assumere le sembianze di Ronald. Forse in quel modo Hermione si sarebbe avvicinata a suo fratello minore, e lui sarebbe stato felice.

Senza esitazione, inghiottì la pozione. Un forte dolore lo sorprese, facendolo inginocchiare. Non devo fare rumore, continuava a ripetersi mentalmente. Non poteva farsi scoprire da Hermione mentre si trasformava in suo fratello. La trasformazione si completò all’incirca due minuti dopo, Il dolore era stato atroce, ed aveva fatto violenza su se stesso per non rimettere. Odiava il gusto della pozione polisucco, odiava il dolore che provava ogni volta che la usava. Ma non poteva negare, che a volte, era necessaria.

Si toccò il viso con le mani, i suoi zigomi si erano addolciti. Si toccò il naso, aveva assunto una forma differente dall’originale. Si spettinò i capelli, erano più corti.

Era la copia perfetta di Ron.

Sorrise a sé stesso, e poi quel ranocchio si azzardava a dire che lui, Fred, non gli voleva bene? Gliene aveva sempre voluto. Ovviamente non come voleva bene a George, il gemello era insostituibile, ma Ron, era il minore. Proprio per questo l’aveva sempre protetto da lontano, non gli aveva mai staccato gli occhi di dosso. L’aveva sempre seguito, grazie alla Mappa del Malandrino, e da quando l’aveva data ad Harry, l’aveva sempre pedinato, a volte solo, a volte con il gemello.

Si schiarì la voce. Era ora di entrare in scena. L’avrebbe riconosciuto? Impossibile. Con quell’aspetto tutti l’avrebbero scambiato per il vero Ronald Weasley.

Uscì dal suo nascondiglio e le andò incontro, con un andatura sicura e rilassata. Quando le fu a meno di due passi di distanza, si abbassò e le accarezzò la testa.

Hermione alzò il volto arrossato verso lui. Era Ron. Spalancò gli occhi, cosa ci faceva Ron, lì?

Lo guardò negli occhi, aveva gli occhi ipnotici. Un oro diverso dall’usuale. Un’ombra differente, di sicurezza, forse. Sicurezza che non apparteneva a Ron.

Eppure l’aspetto era il suo, il taglio di capelli, la geometria del suo naso. Tutto era uguale, ma c’era anche qualcosa di diverso in lui, di nuovo, misterioso.

- Cosa è successo, Herm?- Herm? L’aveva chiamata Herm! Forse si era sbagliata, probabilmente la sua era stata un’impressione data dalla stanchezza e dagli occhi lucidi. Gli sorrise, era bello avere amici come lui. Che dimostravano davvero di interessarsi ai suoi stati d’animo. Prima di lui ed Harry non aveva mai avuto amici, probabilmente perché non se li era mai cercati. Non aveva avuto bisogno di nessuno, per dividere le sue emozioni, eccetto la madre.

- Nulla.- rispose con voce roca. Se la schiarì leggermente e gli sorrise. Lui ricambiò sorridendole a sua volta. Fred, poi, estrasse un fazzoletto bianco, dalla tasca interna della sua divisa. Con delicatezza lo passò intorno agli occhi della ragazza, per togliere i residui delle lacrime di diamante che aveva versato poco prima.

Hermione stette in silenzio a bearsi del tocco di colui che pensava essere Ron. Eppure, guardandolo nuovamente, continuava a credere che ci fosse qualcosa di totalmente differente in lui. Qualcosa che lei non riusciva a capire. L’immagine di Fred nella sua mente, poco a poco si eclissava, sostituita da quella di Ron.

- Va meglio?- le chiese Fred, sotto mentite spoglie di Ron. Hermione annuì. Fred l’aiutò a levarsi in piedi.

Hermione sarebbe volentieri tornata nel dormitorio femminile, per godersi quell’ora scarsa di sonno che poteva concedersi, prima di iniziare un nuovo giorno di lezioni.

Fred sembrò intuire i voleri della giovane Grifondoro, infatti, l’accompagnò in Sala comune.

Il tragitto si era svolto nel più totale silenzio, uno a fianco dell’altra. Con ostinazione, non si erano rivolti il minimo sguardo, per tutto il viaggio. Entrambi persi nei propri e segreti pensieri.

Arrivati dinnanzi al quadro della Signora Grassa, si fermarono. La donna corpulenta li guardò, squadrandoli dall’alto in basso.

- Cosa ci fate in giro a questa tarda ora, Fanciulli miei? – la sua voce risultò ovattata, come sempre, fermata ed addolcita dalla tela dell’antico quadro. Fred ed Hermione si guardarono, per cercare conferma di ciò che avrebbero detto da lì a poco. Fu Hermione, battendo Fred sul tempo, a pronunciare la parola d’ordine, per entrare nella tana dei Leoni.

- Godric si faceva Salazar – quell’originale parola d’ordine era stata concepita dalla mente perversa dei Gemelli Weasley. Chi altri avrebbe potuto pensare a qualcosa di più singolare? Nessuno. Soli i gemelli avevano tanta inventiva. Quando si parlava di scherzi o di sarcasmo, un esempio per tutti i Grifondoro erano Fred e George. Per quanto riguardava il sarcasmo però, probabilmente avrebbero avuto una dura competizione con Draco Malfoy. Era lui infatti il re indiscusso di quell’arte. L’arte in grado di smontare una persona. E, come tutti ad Hogwarts sapevano, ai gemelli il secondo posto non piaceva.

- Entrate.- ribatté la signora Grassa, aprendo loro la strada per l’entrata. A volte Hermione si soffermava a pensare a quanto fosse speciale Hogwarts. Dopo aver vissuto per undici anni come Babbana, aveva avuto bisogno di abituarsi a tutto ciò che rappresentava Hogwarts. Rappresentava un mondo completamente diverso, in cui ci si poteva perdere, se non se ne conoscevano i segreti. Un mondo dominato dalla Magia.

- Ci vediamo dopo a colazione allora.- la salutò Fred. Era stato bravo ad imitare quell’impiastro di suo fratello, anche se temeva che alcune sottigliezze del suo carattere, le aveva lasciate trasparire, involontariamente. Ma infondo che importava? Quello avrebbe agevolato ancora di più Ron.

- Si, ci vediamo a colazione.- assentì Hermione, voltandosi dall’altra parte ed iniziando a salire le scale verso il proprio dormitorio.

Fred sorrise. Fece per salire le scale, ma un dolore lancinante gli prese la testa e lo stomaco.

L’effetto della pozione Polisucco stava esaurendosi. Dannazione, si disse.

Ogni singolo muscolo del suo corpo si stava contraendo.

Lei non era ancora sparita, nascosta dalla rampa delle scale. Non poteva rivelare la sua vera natura in quel momento, doveva riuscire a nascondersi come meglio poteva. Con estrema fatica, salì i primi gradini della scala, cercò di arrivare il prima possibile nel punto in cui era convinto che lei non l’avrebbe notato. Doveva sbrigarsi, se non voleva ri-trasformarsi in se stesso di fronte a lei.

Girò la testa dolorante nella direzione in cui poco prima l’aveva vista. Non c’era nessuno.

Abbozzò un sorriso nel dolore. Si accasciò a terra, tenendosi lo stomaco, per paura che esplodesse da un momento all’altro. I suoi occhi si erano appannati, il dolore provato era troppo intenso.

Emise un lamento roco. Si era trasformato. Lacrime gli stavano attraversando il volto, dopo essere prepotentemente uscite dai suoi occhi. Odiava la Pozione Polisucco.

***

- Signor Frederick Weasley, dov’è il suo saggio?- eccola, lo sapeva che sarebbe successo. Odiava Ron. Lui e la sua lettera insulsa. La McGranitt, detta Vecchia Arpia di Grifondoro, stava aspettando con la bacchetta in mano la risposta di Fred.

Il ragazzo quel giorno era più pallido del solito, probabilmente perché non si era ancora ripreso dalla pozione polisucco. Per Fred infatti quel genere di pozioni erano controindicate. Glielo aveva detto il suo dottore personale Gregory Chaise. Gregory oltre che il suo dottore, era anche uno dei suoi migliori amici, aveva solo due anni più lui, e già era un medico molto famoso a San Mungo. Tutto grazie alla sua intelligenza.

- Io..- fece Fred con il cuore che batteva a mille, che si sarebbe inventato stavolta? Perché capitavano tutte a lui?

George si prese la testa tra le mani e sospirò, sapeva che sarebbe andata a finire in quel modo, proprio per quel motivo, aveva fatto una copia del suo compito, con qualche modifica. Se non pensava lui a Fred chi l’avrebbe fatto?

- Professoressa, - intervenne George. Fred lo guardò come fosse un Angelo sceso in terra per salvarlo dalla sua triste sorte. La donna guardò il gemello di Fred con altezzosità ed impazienza.

George vide lo sguardo di intensa speranza diffondersi negli occhi del fratello. Come poteva deludere un sguardo come quello?

- Ho io entrambi i compiti. – gli occhi di Fred scintillavano di gratitudine verso quella buon anima che era il suo adorato George.

Gli occhi della McGranitt non erano altrettanto gioiosi come quelli di Fred, al contrario, sembravano delusi. Ancora una volta i gemelli più popolari della scuola avevano scampato una punizione. Erano decisamente molto fortunati. Mi correggo. Fred era fortunato ad avere George al suo fianco.

Il resto della lezione procedette in modo abituale. E come d’abitudine, quelle due ore insieme alla McGranitt, a Fred e George sembrarono più lunghe dell’eternità. Era incredibile, che un essere umano fosse in grado di risultare tanto palloso. Eppure la McGranitt avrebbe potuto vincere il premio Nobel dei babbani, in quel campo.

Pochi minuti prima della fine della lezione, Angelina Johnson tirò il cappuccio del mantello di Fred, obbligandolo a voltarsi.

Il ragazzo eseguì quel movimento con malavoglia e con un espressione terribilmente annoiata marcata sul suo viso. Angelina non sembrò accorgersi di quel particolare, ed iniziò il discorso che si era imparata a memoria da ripetere una volta che l’avrebbe visto.

- Ciao Fred.- gli sorrise dolcemente. A Fred quel sorriso non fece né caldo né freddo, ne rimase del tutto indifferente.

- Angelina.- si limitò a risponderle con voce profonda.

- Io volevo sapere se questo sabato sei libero.- Il suo volto divenne porpora – e se vuoi uscire con me.-

L’espressione di Fred continuava ad essere indifferente. La proposta della Johnson non gli aveva provocato nessun tipo di sensazione, il vuoto più totale. Angelina aveva abbassato gli occhi, non riuscendo ad incontrare quelli ocra di lui.

Fred alzò un sopracciglio. Rivolse uno sguardo d’intesa con George, che rise sotto i baffi. Angelina non aveva scampo, le parole che Fred avrebbe pronunciato da lì a poco l’avrebbero distrutta.

Con dei gesti con le mani, George cercò di attirare l’attenzione di Lee, seduto due banchi dietro a loro.

Il ragazzo alzò gli occhi color ebano, e subito, un sorriso s’impossessò delle sue labbra. Aveva notato Fred girato a parlare con Angelina. Ghignò leggermente.

- Angelina, - la voce di Fred era incolore – sono occupato.- la liquidò con quelle semplici parole. Le voltò le spalle, lasciandola stordita a pensare a cosa esattamente significasse quel suo atteggiamento.

Lee non riuscì a trattenere una risata, alla vista degli occhi shockati della Johnson. George da suo canto non riusciva a non sorridere. Angelina era sempre stata una smorfiosa, convinta di piacere a tutta la scuola, e proprio per questo, dava per scontato che non esistessero ragazzi diversi da quelli che le facevano la corte.

Fred l’aveva smontata in meno di dieci secondi. Angelina aveva abbassato il volto sul tavolo di legno.

Probabilmente tremava, perché Alicia Spinnet si abbassò su di lei, chiedendole con voce preoccupata se stesse bene.

Fred e George si scambiarono un cinque con le mani, rispettivamente destra e sinistra. Lee da lontano non la smetteva, ancora, di ridacchiare.

- Dov’eri ieri sera? – domandò George al fratello – D’un tratto sei scomparso. – La McGranitt continuava a spiegare teorie elaborate da molti filosofi magici, su come i maghi potessero trasformarsi in Animagus, del tutto ignora che non tutti la stessero ascoltando.

Fred sussultò. Era stato con Hermione. Ovviamente non avrebbe mai ammesso a George di aver fatto quel che aveva fatto, aveva una reputazione da difendere!

- Ho fatto un giro.- rispose dopo un attimo che si concesse per riflettere. – Non avevo sonno.-

- Davvero?- la voce di George risuonava sarcastica. Fred inghiottì un groppo che gli si era fermato in gola. Suo fratello a volte lo spaventava per la sua arguzia.

- Sì.- il suo tono era poco convinto, non sfuggì a George.

- E questo tuo inusuale pallore? - gli toccò il viso con il palmo della mano. Fred provò irritazione verso il fratello. Odiava quel suo conoscerlo fino in fondo.

- Deve essere una conseguenza, - fece una pausa perché la McGranitt fulminò entrambi con gli occhi marroni – del fatto che non ho dormito. –

George lo guardò, chiedendosi se il gemello lo considerasse un beota. L’ultima volta che l’aveva visto talmente pallido, era stato quando, per scampare ad una punizione di Piton, aveva ingurgitato una pozione polisucco per assumere le sembianze di Blaise Zabini. In seguito a quella volta, aveva scoperto di essere allergico a quella sostanza. Eppure, si disse George, Fred non è così stupido da farsi del male da solo. Scartò pertanto l’ipotesi che il suo pallose fosse causato dalla Polisucco.

Gli passò una mano tra i capelli bronzei e lisci. La fermò sulla sua guancia destra. Lo guardò intensamente, per provare a scorgere nei suoi occhi le tracce di una qualche menzogna. Non vide nulla. Fred era un attore molto bravo, era questo il suo problema.

George sospirò ed allontanò la mano dal viso ricoperto di lentiggini di Fred. Se avesse voluto confidarsi con qualcuno, lui sarebbe stato sempre al suo fianco, pronto ad ascoltarlo.

- George Weasley.- lo chiamò la McGranitt con rabbia. – Mi citi almeno tre Animagus.- disse lapidaria. George venne sorpreso dal panico. Non aveva ascoltato una sola parola uscita dalla bocca della strega.

- Dunque…- si passò una mano tra i capelli e si grattò la cute.- James Potter, Sirius Black e lei! Minerva McGranitt! –.

Gli occhi della Professoressa mandavano scintille. Si mise a sbraitare contro George e lo mandò fuori dalla classe.

Il ragazzo, rassegnato si alzò, e fu accompagnato nell’uscire dalle risa dei suoi compagni ( soprattutto da quelle dei Serpeverde)

Una volta fuori inspirò profondamente, sperando che quell’anno finisse in fretta. Non ne poteva davvero più di quella scuola. Non che non gli piacesse, no, non era quello il problema. Era soprattutto il fatto che era stanco di studiare.

Passarono al massimo due minuti. Sentì la McGranitt urlare di nuovo. “Frederick Weasley, FUORI!” e come poteva non essere lui? Tutti sapevano, che dove andava George, andava anche Fred, ed il contrario. Nessuno in quella classe aveva avuto il dubbio che dopo poco che uno dei due fosse uscito, l’altro non l’avrebbe seguito.

Fred chiuse la porta dietro di sé. Sorrise radioso a George che ricambiò con espressione avvilita.

- potevi almeno restare dentro ad ascoltare, - gli aveva suggerito ( in ritardo ormai). Fred l’aveva guardato sbalordito.

- Pensi che fossi stato in grado di concentrarmi senza te accanto? –

- Sembra proprio di no.-

***

Ok, ammetto che questo capitolo è super-mega corto! :( ma sul serio, è un miracolo se l'ho postato..! sono stata incasinata da morire, quindi non sarà nemmeno il massimo! T_T

Doremi-chan : grazie, tesoro, almeno tu mi commenti sempre! ;)

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Capitolo 4
*** Gonzo and the Forbiddean Forest ***


Prologo…

Taking over me

Gonzo and the Forbiddean Forest

« Ron! » la voce di Hermione era coperta da quelle di tutti gli studenti – impazienti di raggiungere Hogsmeade - « Ronald!» cercò di farsi sentire dall’amico. Era rimasta pochi metri indietro e Ron non sembrava essersene accorto.

Si fece strada tra la folla di studenti “impazziti” e desiderosi di libertà, almeno quel sabato pomeriggio.

Riuscì ad afferrare la mano di Ron, facendolo fermare all’istante. Il ragazzo di voltò verso di lei con il viso color porpora. Hermione non fece caso al colorito del giovane Weasley, attribuendone la colpa al freddo di quel pomeriggio.

« Herm,» sussurrò Ron, si liberò dalla mano della Granger, imbarazzato. Hermione lo guardò accigliata non capendo. Ron le sorrise impacciato.

ha un sorriso diverso.

Hermione sussultò a quel pensiero, non era nemmeno riuscita a ringraziarlo per quella notte.

lo sai anche tu che non è stato lui

La Grifondoro cercò di allontanare il più possibile quella voce dai propri pensieri. Non era il momento, a quei dettagli si sarebbe dedicata dopo. Quello che l’aveva soccorsa era stato Ron.

« Do-dove andiamo? » quell’insicurezza costante, che lo aveva accompagnato e gli era stata ovunque dal primo giorno di scuola fino ad allora. « Io volevo fare un salto da Gonzo,» la guardò « se, ovviamente, vuoi venire anche tu, ne sarei felice!»

Hermione lo guardava con sguardo indecifrabile, ma per Ron anche se lo sguardo dell’amica fosse stato il più ovvio, lui non l’avrebbe capito.

« Va bene.» si avviò per la strada principale di Hogsmeade. Ma lo stesso dubbio che lui – Ron – ed il suo salvatore fossero due persone diverse non accennava a lasciarla sola. Era lì a tormentarla ed a caricarla di dubbi.

« E’ tutto ok? » le chiese Ron d’un tratto.

« Va meglio?»

La voce era la medesima, ma l’intonazione era differente. O forse – nel caso più probabile – si stava immaginando tutto.

« Si. »

Ron si fermò vicino al negozio che vendeva articoli di Quidditch di gran lusso. Si attaccò alla vetrina, iniziando a sbavare davanti alla scopa dei suoi sogni, La Firebolt Platinum. Hermione senza badarlo lo superò, intimandogli di seguirla con le buone.

Ron obbedì. In meno di dieci minuti erano arrivati all’entrata di Gonzo. Hermione si fermò davanti al negozio in attesa che Ron la raggiungesse.

Impacciato – ma alla fine vale il gesto – aprì la porta ad Hermione, che entrò quasi senza degnargli uno sguardo. All’interno non c’erano molte persone, probabilmente perché gli studenti della Scuola di Magia erano rimasti ancora troppo indietro, rispetto ad Hermione e Ron.

Hermione si guardò attorno, per individuare se qualcuna di quelle persone le risultasse familiare.

S’accorse di due teste rosse impegnate entrambe a cercare qualcosa. Le risultarono più che familiari.

Erano i due gemelli, Fred e George.

Fred.

Ron avanzò verso di loro, per andare a salutarli. I due si voltarono verso il ragazzo, e lo presero sotto braccio fraternamente. Erano felici di vederlo. Si vedeva.

e se..?

No, era da escludere, era totalmente impossibile. Doveva smetterla di elaborare tutte quelle teorie assurde. Fred che la aiutava, perché avrebbe dovuto, poi?

Fred girò il capo verso Hermione. Lei abbassò lo sguardo non appena incrociò gli occhi di lui.

Fred sorrise, amaro. Erano venuti insieme, a quanto pareva, forse il suo piano di avvicinarli stava funzionando.

« Che state facendo qui?» chiese Ron guardando in direzioni delle mani dei fratelli che stavano per afferrare un oggetto.

« Cosa vuoi si faccia qui, Ron?» chiese indispettito Fred, mordendosi la lingua subito dopo aver pronunciato quelle parole. Doveva imparare a controllarsi.

« Stiamo cercando un particolare tipo di caramelle. » spiegò George, senza aver capito l’improvviso scatto di umore del gemello. « Cerchiamo idee per nuovi scherzi.»

Hermione decise di avvicinarsi, fermandosi accanto a Ron. Fred la guardò negli occhi per quella che doveva essere stata non più di una frazione di secondo. Oro ed oro confusi di nuovo.

Hermione distolse lo sguardo, lui fece lo stesso.

« Buongiorno Hermione!» la salutò George educato. Hermione gli sorrise dolcemente e ricambiò con un gesto del capo. Ron guardò Fred, che improvvisamente era completamente rapito da una boccetta verde scuro che aveva in mano, non accennava a salutare Hermione. George si accorse di quel atteggiamento a sua volta.

« Fred, tutto ok?» domandò Ron guardando preoccupato il fratello. Fred non rispose, si limitò a scrollare le spalle. Non aveva certo intenzione di confessare il motivo del suo dolore!

Hermione decise di non rivolgere più a Fred nemmeno un occhiata, era del resto inutile! Soffrire per quell’egoista? Giammai!

Si voltò verso la direzione opposta, si mise a fissare la neve che si depositava su ogni cosa, all’esterno di Gonzo. L’istinto fu di stringersi la sciarpa più stretta al collo. Quanti gradi dovevano esserci fuori per una nevicata? Uno o due al massimo.

Ron stava parlando di qualcosa con i suoi fratelli, Quidditch probabilmente. Voleva provare a candidarsi per il posto del nuovo portiere. Aveva sentito che anche Cormac McLaggen avrebbe fatto un audizione per quel ruolo. Se li immaginò a confronto. Ron un ragazzo relativamente esile, anche se molto alto. McLaggen, più alto di Ron, robusto ed imponente. Assomigliava molto ad un grande orso.

Ron era sempre stato un ragazzo estremamente timido, non facilmente rivelava ciò che era realmente, dietro a quella facciata di timidezza v’era infatti un’anima da vero leone. Eppure, emise una leggera risata, al pensiero di Ron che affrontasse McLaggen. Poteva essere una replica di Davide e Golia. Oppure, nel caso peggiore, un remake di Prometeo contro Zeus.

La seconda alternativa era quella che la spaventava maggiormente.

« Herm?» Hermione si voltò verso Ron, non lo trovò. Incrociò invece lo sguardo dorato di Fred. Trasalì. Fred cercò di sorriderle educatamente, ma ciò che gli venne fuori somigliò più ad una smorfia.

E fu così che Hermione interpretò quel sorriso. « Herm! Sono qua!» Ron le prese la mano, sorprendendola di quel gesto. Perse la parola. Guardò Ronald come fosse un licantropo. Si voltò nuovamente verso Fred, aveva distolto lo sguardo.

« Ron!».

Fred non parlava, restava in silenzio ad ascoltare. Probabilmente non aveva nulla da dire.

« Si, George?».

« Forse è meglio che torniamo insieme ad Hogwarts,» propose George « il tempo si sta facendo brutto.».

« Penso anch’io che sia la soluzione migliore.» acconsentì Ron. Hermione tolse la mano dalla sua, ed incrociò le braccia al petto.

« Lasciateci cercare una cosa cinque minuti e poi andiamo, ok?» D’un tratto la sua voce risuonò chiara e perfetta.

« ok ».

Era stata Hermione a rispondergli. Evitarono di guardarsi negli occhi, non ce n’era il bisogno in quel momento.

« Fred, guarda!» gli indicò un prodotto sulla mensola più bassa e il ragazzo assentì con la testa. Avevano trovato ciò che cercavano.

« Sì » Hermione allungò lo sguardo per cercare di scorgere la scatola che avevano preso in mano, ma per quanto si sforzasse, non riuscì a vedere nulla.

I gemelli pagarono al banco. I due e il proprietario del negozio sembravano avere molta confidenza, tanto che si salutarono con strani epiteti.

Uscirono e la freddezza del vento che l’incontrò li sorprese. Fred e George, quasi si fossero messi d’accordo, si strinsero simultaneamente i cappelli.

« Ci conviene muoverci.» fu schietto Fred. Precedette tutti attraverso la via principale di Hogsmeade.

Ron si voltò a cercare Hermione, ma al suo fianco non trovò nessuno. Si guardò attorno per un attimo e la vide qualche metro più avanti, accanto a Fred. I due camminavano come se l’uno non avesse notato l’altra. Ognuno troppo occupato a stringersi addosso gli indumenti, per paura che il vento li trascinasse via con sé.

« Hermione! » lei non si voltò non l’aveva sentito. Ron cercò di farsi strada tra la folla, affiancato da George. « Fred!» nemmeno lui si voltò, in pochi secondi sia Ron che George li persero di vista.

Sembrava quasi che tutti gli studenti di Hogwarts, in massa, stavano tornando nel castello.

« Ecco.» fece George. Prese Ron per un braccio e lo strattonò verso di sé fuori dall’ondata di studenti.

« Li abbiamo persi.» annunciò Ron, come se già non fosse palese il fatto che Fred ed Hermione non fossero insieme a loro.

***

Se c’era una cosa che Hermione odiava, era il freddo. Odiava il freddo, e tutto ciò che vi era in qualche modo collegato. Sapeva che quel giorno avrebbe dovuto restare a casa, per la sua salute fisica e mentale. Ma no. Si era fatta convincere da Ron ad uscire.

« Dov’è Ron?» Hermione lo guardò. Fred si era fermato e voltato, aguzzando la vista per vedere il fratello minore.

« Non lo so.» sbottò Hermione, non le andava di restare lì fermi e vittime del vento freddo. Fred però non sembrava dell’idea di muoversi.

« Torniamo indietro.» il suo tono non ammetteva repliche. Hermione però non si lasciò incantare dal tono duro di Frederick Weasley.

« Non se ne parla. » Fred la guardò in cagnesco. « Se non l’hai notato, manca anche George all’appello, cosa che implica che sono insieme. Torneranno da soli.» Ora lo sguardo di Fred era di puro odio, come si permetteva quella ragazzina di dirgli cosa doveva fare? E come poteva venire a dirgli che non aveva notato la lontananza di George? Era stato il primo a cui aveva pensato. Ma sapeva che il suo gemello era un tipo in gamba, in grado di cavarsela anche da solo, per questo non era preoccupato più del dovuto per George. Ma Ron…

« Ma chi ti credi di essere, Granger? » abbaiò Fred girandosi verso la parte opposta da quella occupata da Hermione.

« Si spieghi che problema hai con me? ».

« Nessuno.».

« Bugiardo.».

Fred la guardò con un misto di rabbia, tristezza ed un sentimento che lui stesso non capiva e a cui aveva il terrore di dare il nome. O forse semplicemente non era pronto per chiamarlo per nome. Insicurezza, era quello il sentimento dominante su tutti gli altri, l’insicurezza che aveva sempre cercato di cancellare, nascondere, l’unico punto in comune che avesse con Ron.

Il viso di Hermione si addolcì, allora lui non era così freddo come le era parso quella sera.

« Non me lo vuoi dire? » gli chiese, lui chiese gli occhi dorati e sospirò. « Tu mi odi vero?».

« NO!» urlò sorpreso da quelle parole. No! Aveva frainteso. Lui non l’odiava, la voleva solo allontanare, e lei, donna ottusa che era, gli rendeva le cose estremamente difficili.

« Allora mi vorresti spiegare? » insistette Hermione. Una folata di vento le ricordò che erano ancora là, fermi in mezzo alla strada, ricoperta di neve.

« Forse lo farò.» Hermione attese « Solo quando sarai innamorata di Ron e felicemente sposata con lui.»

« Come? » Fred le sorrise e le fece cenno di seguirlo. Hermione abbassò lo sguardo e gli andò dietro.

Solo quando sarei innamorata di Ron e felicemente sposata con lui

Era certa di avere capito male. Non poteva aver pronunciato quelle parole.

« Che stai dicendo? ».

« Non lo sto dicendo, l’ho già detto.» ribatté Fred. Hermione perse la lingua, che impertinente. « Hai ragione te, torniamo al castello, con Ron c’è George. » I suoi fratelli se la sarebbero cavata, senza ombra di dubbio.

« Non cambiare discorso adesso! »

« Non amo Ronald! » gli si piazzò davanti, fermando la sua avanzata. Fred abbassò il capo, i capelli bronzei gli scivolarono sulle guance. Hermione percepì il suo profumo. Sussultò, e dimenticò cosa doveva dirgli. Quel profumo. Quel profumo era lo stesso che aveva giurato di sentire in quel sogno.

Gli guardò il viso, era pallido, ma le guance per il freddo, stavano gradualmente assumendo una tonalità rosea. I capelli gli ricoprivano parte di quel volto angelico, forse.

Lo guardò negli occhi. Occhi d’oro, sfumature di bronzo. Le aveva notate solo ora, l’iride non era d’oro puro, c’era anche il bronzo all’interno di essa, per abbellirla. E quell’espressione, quel modo di sorridere, che lo distingueva da George.

In quel sorriso, viveva l’eterno bambino che era Fred. Sarebbe cresciuto ancora, era vero, sarebbe maturato sicuramente. Ma attraverso quella piega delle labbra, il bambino, piccola peste che era stato, sarebbe sopravvissuto, per sempre.

Un flashback. Il sangue sul suo volto, il dolore in quegli occhi dorati. I capelli attaccati alla fronte, bagnata di sangue. Il suo ultimo e disperato tentativo di baciarla. La distruzione attorno a loro.

Hermione abbassò il volto tremante. Fred la guardò interrogativo. Lei con una mano gli afferrò la stoffa del cappotto, alla base dell’avambraccio. Con due passi gli si avvicinò. Nascose il suo viso pallido nel caldo riparo tra il suo braccio ed il tuo torace. Strinse di più la stoffa nelle sue dita.

Fred non si era spostato. Ne si era sorpreso, come avesse capito cosa sarebbe accaduto da lì a poco, solamente avendo guardato nei suoi occhi.

« Io continuo a fare strani sogni. » parlò, la sua voce era debole e tremante. Fred abbassò la testa. Non era convinto sul da farsi, ma sicuramente in quel momento non si sarebbe ritratto, lasciandola sola. Sembrava troppo fragile.

« vuoi raccontarmeli? » le chiese gentilmente. Lei si allontanò da lui, gli voltò le spalle. Tirò su con il naso e sospirò.

« Non è il momento.» Fred capì senza che lei aggiungesse altro. Non voleva forzarla a parlare. Non ce n’era bisogno.

« Non amo Ron. »

« Lo amerai. » replicò Fred. « mio fratello minore è il ragazzo migliore del mondo.» lo voleva felice, Fred avrebbe dato la sua felicità per vedere tutti i sogni di Ron avverarsi.

« Perché vuoi che lo sposi? » non le piaceva quel verbo, non dopo che sua madre e suo padre si lasciarono in quel modo orribile. Suo padre aveva abbandonato lei e la madre, una sera, dopo che era venuto a sapere che sia lei, Hermione, che sua madre erano due streghe.

Tutto era successo a causa della lettera d’invito a frequentare Hogwarts, indirizzata ad Hermione. Il padre inizialmente aveva riso delle parole che la lettera conteneva, quando però Jane ammise di essere una strega, lui uscì. Se ne andò, senza mai guardare indietro. Senza ricordare nulla di quello che lui stesso, aveva definito il suo grande amore per loro.

« Così sarà felice.» Lei restò basita, ma del resto, cosa poteva rispondergli? Nulla!

« Torniamo al castello, devo riprendermi.» fece Hermione, riprendendo la marcia verso Hogwarts. Non aveva intenzione di restare insieme a quello squilibrato un momento di più. Era troppo per lei.

« Sei arrabbiata?».

« No ».

« Bugiarda.» Si fermò di colpo, aveva ripagato le sue parole di poco prima con la stessa carta e lei l’aveva lasciato fare!

Non rispose e riprese nuovamente a camminare, cercando di distanziare quel ragazzo impertinente e doppiogiochista.

In poco arrivarono al confine di Hogsmeade. Davanti a loro c’era il breve tratto di foresta, che erano obbligati a percorrere, per potere arrivare ad Hogwarts. Era il tratto più breve, ma non l’unico. La voglia di Hermione di tornare al castello il prima possibile, la spronarono a scegliere quel percorso.

Fred dal suo canto, non mostrava alcun interesse per l’itinerario scelto dalla sua compagna di casata. Si limitava a seguirla in silenzio e guardarsi intorno, con aria annoiata ed infreddolita.

Proprio per questo motivo, Hermione non gli chiese niente, e si avventurò attraverso gli alti abeti della Foresta Proibita.

La neve la rendeva ancora più spaventosa di quanto già non fosse, la calma surreale. Solo l’ululare del vento, tra i rami degli alberi, rompeva l’atmosfera di pace. L’ululare del vento insieme ai loro passi, ad ogni secondo sempre più veloci.

Più volte Hermione era inciampata ed aveva rischiato di cadere, se non ci fosse stato Fred, vicino a sostenerla con le mani forti. Dopo un’ impacciato grazie, tornava il silenzio. nessuno dei due s’azzardava ad iniziare un qualche discorso, in quel momento tutto sembrava dannatamente banale.

Hermione si pentì di non aver intrapreso il percorso più lungo. Era tutta colpa della sua impazienza.

« Hai sentito? » Fred si fermò, aveva sentito un grido, di una donna probabilmente. Hermione lo guardò con occhi terrorizzati. Lei non aveva udito nulla, e non capiva perché lui si fosse fermato. Gli si avvicinò e gli prese la mano. Fred lanciava occhiate indagatrici tra gli alberi neri.

« Fred? »

Un grido in lontananza, un altro, da destra. Lo percepì solamente lui. Si mosse nella direzione del grido, ignorando la voce e la presenza di Hermione. Avanzò dei passi, verso la parte più scura e terrificante della foresta. Era lì che sentiva quel lamento, ora, diventato ininterrotto. Quella voce, roca, sempre più debole. Il vento soffiava impetuoso, non lasciava tregua alle poche ciocche rosse sulle sue guance. I suoi occhi come ipnotizzati, non si spostavano dal punto in cui credevano provenire il grido.

Hermione cercò di fermarlo con voce calma, ma lui non l’ascoltava, non sembrava nemmeno vederla. Avanzava tra gli alberi, lasciandosela dietro.

Hermione si spaventò parecchio, di nuovo quel flashback. Il sangue e la morte. Questo popolava i suoi sogni. Il primo sembrava essere stato un caso isolato, ma non fu così, ogni notte si ripeteva, più triste ed orribile della notte precedente.

« FRED! » l’urlo di Hermione e le sue braccia attorno il tuo ventre erano state più forti. Gli si era attaccata alla schiena, tremante. Fred cercò di sciogliere la stretta delle sue esili braccia, ma lei strinse più forte. Non andare, continuava a ripetere, a disco rotto. Non andare, ogni volta che lo diceva la sua voce diventava sempre più spezzata e bassa. La sentiva tremare. Evidentemente l’aveva spaventata molto.

Hermione si staccò da Fred. Fred si girò a guardarla. La scoprì in lacrime.

« IDIOTA! » urlò. I lamenti che solo Fred sentiva si spensero, così come si era spenta la nevicata. « Hai idea di quanta paura mi hai fatto prendere? »

Fred l’ascoltava, basito. Era una crisi isterica in piena regola. Una crisi isterica con il volto della studentessa perfetta di Hogwarts e del mondo.

« Non ho fatto nulla. ».

« Perché non ti ho lasciato fare nulla. » si aggiustò il cappello con entrambi le mani, e cercò di riprendere un respiro regolare. « Cosa avevi intenzione di fare? »

« Avevo sentito delle urla, provenienti da là » indicò il punto in cui poco prima era diretto. Hermione seguì l’indicazione. Rabbrividì.

« Frederick, lascia che ti spieghi: » sospirò « siamo in mezzo alla foresta proibita, e dovremmo essere a scuola!»

« Credi che non lo sappia? » fece appello a tutto il suo autocontrollo per non gridarle addosso quelle parole. In quella ragazza c’era qualcosa che gli faceva davvero saltare i nervi. Forse nell’intonazione della sua voce o nel suo atteggiarsi. Somigliava dannatamente a Molly Weasley, la sua adorata mamma. « Ne sono consapevole. »

« basta. » disse lei dopo una pausa « Non voglio litigare, torniamo a scuola, e basta. » lo prese per mano e se lo trascinò dietro, sentiva le sue dita tese. Così tese da sembrare di metallo. Aveva indosso dei guanti rossi, sicuramente frutto della maestria della signora Weasley.

« Mi dispiace. » un sussurro che si spense nell’aria, lasciando solo la scia di una lacrima sul volto di Hermione.

***

COMMENTO AL CHAPTER: oibò... speravo di essere in grado di fare meglio.... T_T

cy17_love: non c'è problema! grazie per avermi lasciato un'altra recensione... beh... per Herm e Fred è tempo di lacrime per ora! ^^" sorry!!! :(

kucciolaflea: grazie mille per il tuo super - mega complimento.. anche se temo di averti deluso con questa pappa di capitolo! T_T

lilla4eve: prima tutto restituico con amore e riconoscenza il KISS e ti ringrazio per seguire questa fic senza speranze, prometto che la finirò, in un modo o in un altro! ^^"

saintgirl : non preoccuparti per Fred/ Herm... ma tieni conto che Fred vuole tanto tanto bene a Ron! ^^"

Doremichan : eccomi, tesoro mio! sono tornata con la pappa del giorno! XD

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