Vita di una Fata del Fuoco

di Heart_ShapedBox
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 22 Dicembre ***
Capitolo 2: *** Storia della Magia ***
Capitolo 3: *** Inquietudine in viaggio ***
Capitolo 4: *** Frasi complicate ***
Capitolo 5: *** Lo stabilimento dei Barbegazi ***
Capitolo 6: *** Schegge ***



Capitolo 1
*** 22 Dicembre ***


Primo capitolo - 22 Dicembre
 

Chiusi la porta di casa. Erano le 7.30 e l’aria umida della mattina riempì subito i miei polmoni. Non mi piaceva andare a scuola a piedi, specialmente a fine autunno.
L’aria bagnata che preveniva la stagione fredda mi dava un senso di smarrimento; non avevo mai sopportato l’inverno. C’era però una cosa di cui mi compiacevo in quei mesi: stare rannicchiata sotto le coperte al caldo e passare i pomeriggi piovosi ad osservare il fuoco nel camino. I giochi di luce che creava mi rasserenavano: sembrava che piccole creature incandescenti danzassero all’interno di quelle fiamme, ed io venivo trascinata con loro a ballare una musica dalle note sempre più veloci. In quei momenti mi sentivo più viva che mai!
Mentre i pensieri si susseguivano, l’uno dopo l’altro, nella mia testa, raggiunsi la meta:casa di Becky.
Spinsi il bottone del campanello e poco dopo lei uscì salutandomi:
<< Hey Chantal! Pronta per un altro giorno noiosissimo giorno a scuola? >>.
<< E me lo chiedi? Tanto dobbiamo andarci lo stesso! Se almeno una volta succedesse qualcosa di diverso non sarebbe poi così male >>.
<< Hai proprio ragione. Almeno il prossimo mese inizieranno le vacanze di Natale, ci sarà un sacco di neve sulle Alpi e il mio allenatore di sci ha detto che farò una gara in tutte le piste accessibili in quei giorni. Non vedo l’ora! >>.
<< Buon per te. Io, invece, rimarrò chiusa in casa con tazze di cioccolata calda in mano e film Natalizi tutte le sere alla tv, sai che bello… ecco, siamo arrivate a scuola >>.
La piazzetta davanti all’entrata dell’edificio era già stracolma di ragazzi che attendevano svogliati le ore di studio. Ci avvicinammo e un gruppetto, composto per la maggior parte da ragazze, ci salutò in coro: era il resto della nostra classe lì alle medie, ovvero la 3A.
Chissà perché venerdì 22 Dicembre erano tutti più svegli (forse per l’avvicinarsi delle vacanze Natalizie che tanto avevano atteso), persino chi solitamente arrivava all’ultimo squillo della campanella, quel giorno, era già a raccontare ai propri amici di ciò che gli era accaduto durante i giorni festivi.
C’erano tutti: Britney, la mia migliore amica, Cassie, la miglior nuotatrice che conosca, Harry, il capo della squadra di pallamano, Aileen, che sa sempre tutto sulla moda con Elisabeth (suo braccio destro), Jack, un ragazzo appena iscritto ed infine Ginny ed Emma, le inseparabili della mia classe. Per essere una classe eravamo veramente pochi, la causa è che quasi la metà dei nostri compagni venne bocciata, per vari motivi, al primo anno.
Nonostante questo non era detto che fossimo dei ragazzi “a parte”, senza amici ne popolarità, anzi, conoscevamo un sacco di persone delle altre sezioni, ma per me le più importanti erano: Lucy, forse la ragazza di 13 anni più corteggiata che abbia mai conosciuto, Gioia, una cavallerizza eccezionale, Alisha, che fece un record incredibile di soli 3 minuti per conoscere un ragazzo e fidanzarsi, e, come ultima, Victoria: la mia “nemica”. Nemica perché eravamo entrambe innamorate del medesimo ragazzo, Lorenzo, fra di noi però parlavamo normalmente, come se non ci fosse mai stato nulla per cui essersi antipatiche.
Improvvisamente il suono della campanella attraversò l’aria e tutti i ragazzi entrarono dentro alla struttura scolastica per dedicarsi alla giornata di studio.
C’erano 4 ore di lezione e dovevamo andare a scuola anche il sabato. Il venerdì alla prima ora in classe ci aspettava sempre il professor Gulliver, già pronto con un libro aperto sulla cattedra o con delle verifiche da restituire.
Quella mattina, al contrario, sul piano di legno non c’era assolutamente nulla e il professore sorrideva braccia conserte in un angolino in fondo all’aula.
Una volta che tutti gli alunni furono seduti ai loro banchi, l’uomo si raccomandò che rimanessero così e uscì dalla stanza, rientrando poco dopo insieme a niente meno che la preside Mayumi, completa di guardie del corpo. Ella cominciò il suo discorso:
 << Buongiorno a tutti ragazzi e ben arrivati. Nella cartella che tengo in mano possiedo i dati di ognuno di voi e questa mattina alcuni scopriranno di essere molto più speciali di quanto avessero mai immaginato. Dunque, ora chiamerò i nomi di queste persone, consegnando loro il modulo d’iscrizione presso l’Accademia delle Arti Magiche di Woole >> via via dicendo Cassie, Harry, Britney, Aileen, Becky ed Elisabeth presero il foglio. Restava l’ultimo. Vidi la preside pronunciare lentamente il mio nome, proprio come un flashback:
<< Chantal Smith >> mi avvicinai alla cattedra e lei continuò:
<< Congratulazioni, era da tanto che non si vedeva in giro una fata del fuoco >>. Strabuzzai gli occhi esattamente come i miei compagni quando avevano ricevuto il loro titolo magico.
A quel punto una delle due guardie della preside tirò fuori dalla tasca una bomboletta e, dopo aver fatto uscire nel corridoio soltanto quelli che avevano ricevuto l’iscrizione, spruzzò una strana polverina azzurra sui restanti della classe. Sembrava un sogno. Camminando dietro la preside e i suoi uomini, i ragazzi non facevano altro che scambiarsi i fogli per scoprire l’uno il potere dell’altro. Io ero una Fata del Fuoco, e non ci credevo.
- Da quando in qua i personaggi fantastici delle favole sono veri? – pensai.
Una volta superata la porta d’uscita dalla scuola però ci accorgemmo che non c’era più la solita piazzetta, quella in cui gli studenti si riunivano prima di entrare, ma bensì una stazione completa di 20 treni pronti alla partenza.
Salimmo sul numero 13 con direzione Woole.
Da quel treno, totalmente diverso dai soliti a cui eravamo abituati, capii che a volte le cose non sono affatto come sembrano dall’esterno. Un trucchetto di magia che inseriscono spesso nei film: dentro a quel vagone c’erano addirittura delle aule complete di banchi, sedie, cattedra e lavagna.
Quando tutti i ragazzi furono a bordo la preside chiamò i nomi di ciascuno di loro e li suddivise in 4 classi: Fate e Maghi, Spiriti, Folletti, Custodi.
Io finii in classe con Cassie, Becky, Elisabeth, Victoria, Lucy, Lorenzo ed altri cinque ragazzi: Mark, Zayn, Alex, Taylor e Sebastian, che avevo soltanto intravisto la mattina a scuola.
Fu così che iniziò la nostra prima giornata, non più soltanto come esseri umani, ma anche come creature magiche.

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Capitolo 2
*** Storia della Magia ***


Secondo capitolo – Storia della Magia
                               
<< Dunque ragazzi, benvenuti alla vostra prima lezione di Storia della Magia. Il programma di questa scuola è diviso in due trimestri; al termine del primo vi verrà proposto un esame da superare per poter finire l’anno e continuare il vostro percorso magico. Avete qualche domanda da propormi riguardo al vostro, ormai passato, mondo “reale”? >> chiese la professoressa Gillys, quando finalmente la classe fu formata.
Era una donna molto alta, pelle bianca, occhi color smeraldo, capelli rossi raccolti in uno stretto chignon e labbra rosa pallido, che le conferivano un aspetto quasi cadaverico. Vestiva un abito a fiori dai colori sfumati e delle ballerine giallo sole. Di certo non era la classica fatina completa di ali e bacchetta magica, ma forse, più che a una persona, somigliava ad un fiore di campo.
Una volta in aula l’avevamo trovata lì: seduta su di una sedia bianca al centro della stanza, con una gamba accavallata e la schiena perfettamente dritta. I banchi riservati agli alunni erano stranamente sistemati a cerchio intorno alla sedia color latte – come farà a spiegare guardando in faccia tutti, resterà un mistero – pensai.
Prima di iniziare il suo discorso, ella prese un foglio su cui aveva segnato le coppie di alunni da posizionare ai rispettivi banchi. Io venni sistemata vicino ad Elisabeth che, proprio in quel momento, fece una domanda particolare e un presentimento terribile si insinuò nella mia mente e in quella dei miei compagni…
<< Come faranno i nostri genitori a sapere che siamo partiti? >> accidenti; tutti se ne erano dimenticati. Da quando la preside aveva consegnato loro i moduli non si erano preoccupati di nient’altro se non dei loro poteri. Chissà se, a casa, i genitori di ciascuno di loro si stavano disperando per il proprio figlio o la propria figlia, sperduti, rapiti, o addirittura morti in un luogo sconosciuto?
<< Non dovete preoccuparvi per loro. Ogni essere umano comune non percepisce neanche la più piccola onda di magia che influisce nella realtà, e se c’è una cosa che davvero non potrà mai capire, quella è il tempo. Alla fine del primo trimestre tornerete a casa per le vacanze Natalizie come se foste tornati dopo l’ultima normalissima giornata di scuola che avete lasciato >> spiegò la professoressa.
<< Come se il tempo nel mondo “reale” si fermasse mentre noi siamo via, giusto?>> interruppe Cassie.
<< Esatto cara. C’è qualche altra domanda? >> chiese ancora la Gillys.
<< I nostri ex compagni di classe che fine hanno fatto? Cosa avete spruzzato su di loro prima di uscire dall’aula? >> domandò allarmata Victoria, ricordandosi della bomboletta.
<< I vostri amici stanno bene, li abbiamo cosparsi di una polvere speciale: capace di cancellare la memoria. Se usata in piccola dose può annebbiare i ricordi degli ultimi 20 minuti, perciò state tranquilli, non perderanno i loro ricordi d’infanzia e sapranno benissimo i nomi di ognuno di voi al ritorno. Sarà come se foste tornati da un incontro con la preside nel suo ufficio: nessuno ricorderà ciò che è realmente accaduto. Tutto chiaro? >>.
<< Chiaro >> risposero in coro i ragazzi.
<< Dunque iniziamo la nostra lezione. Quest’oggi parleremo delle varie tipologie di Magici esistenti: Fate, Spiriti, Folletti e Custodi. Le Fate e i Maghi, che siete appunto voi, hanno a disposizione alcune forze della natura o sentimenti di vario genere, come ad esempio: Neve, Animali, Sole, Amore, Buio, Terra, Aria, Amicizia e Fuoco. Siete in grado, quindi, di controllare le forze della natura a voi assegnate, ma dovrete fare molto pratica prima di riuscirci totalmente. Dovrete entrare in contatto con il vostro elemento e sentirlo come una parte di voi stessi, senza la quale non potreste vivere.
Attualmente sono in diminuzione le Fate e i Maghi del Fuoco, per sovrappopolazione di dominanti dell’Acqua. Purtroppo, se esistono più esemplari di un certo tipo, il potere opposto rischia di scomparire e trasformarsi in uno spirito. Gli Spiriti sono, appunto, antiche “potenze” andate in rovina; come lo spirito dello Yin e dello Yang (un tempo Amore Eterno) o Canto, di cui l’unico ricordo si manifesta ormai in alcune persone dalle voci meravigliose.
I Folletti, invece, sono un sottoinsieme delle fate, ovvero, hanno dei ruoli più specifici compresi nei vari poteri delle Fate. Sono ad esempio diramazioni di Terra: Folletto dei Funghi, Folletto degli Alberi e delle Foglie. Così come di Acqua: Folletto delle Alghe, degli Squali, delle Balene, dei Pesci di Fiume, delle Stelle Marine, delle Spugne…
ovviamente il numero di dipendenti cambia a seconda della grandezza del capo.
Tutt’altro sono i Custodi, incaricati, appunto, di custodire i luoghi sacri alle “divinità” e occuparsi delle loro creature. I Custodi dei Cavalli ne sono un esempio:
la loro dimora risiede in grandi praterie dove i cavalli possono crescere felici e liberi da ogni pericolo, in modo che, se una Fata degli Animali dovesse passare a far loro visita, sia tutto a posto. Anche perché ogni creatura vivente o astratta è parte del potere di una Fata.
Sfortunatamente però la Magia non è tutta “rose e fiori”, come si suol dire dalle vostre parti. Il pericolo può essere dietro l’angolo in ogni momento: chiunque può diventare un Demone. Eh si, nessuno nasce in quella forma, ma rischia di trasformarsi in essa quando inizia a provare dei sentimenti oscuri, crudeli. Il desiderio di vendetta e l’odio verso un altro individuo >>. Taylor interruppe la professoressa domandandole:
<< mi scusi, quindi chi prova rabbia è un Demone? >>.
La donna gli rivolse un sorriso innocente e rispose:
<< non proprio. Dipende da quanto tempo la rabbia riesce a sopravvivere dentro di te. Se trascorre parecchio tempo, mentre il sentimento negativo accresce, significa che sta per tramutarsi in odio ed è a quel punto che si può diventare Demoni. Anche attraverso la rabbia >>. Detto ciò la professoressa lasciò la sedia per dirigersi verso l’unica grande finestra a nastro nel corridoio e solo allora mi accorsi che, quella su cui era stata seduta per tutto il tempo, era una sedia “volante”.
Dal momento in cui aveva iniziato a parlare ero rimasta come ipnotizzata e non avevo più fatto caso ai dettagli assurdi che mi circondavano.
Si, era proprio così: assurdo.  E se tutto ciò che stavo vedendo era solo il frutto della mia immaginazione? Magari mia mamma, in quel momento, mi stava chiamando dalla cucina per farmi alzare dal letto, e, come al solito, io ero ancora nel paese dei sogni insieme a fatine con le ali e gnomi barbuti alti poco più di un metro.
Cassie mi si avvicinò:
<< Tutto questo è reale secondo te? >> oramai ci ero abituata; capitava spesso che pensassimo contemporaneamente la stessa cosa. Forse, i fili del pensiero, si intrecciavano invisibili sopra le nostre teste come le correnti del mare, e lei riusciva a percepirne la presenza molto più delle altre persone.
<< Credo di si, ma ancora non ne sono sicurissima >> risposi.
La mia amica tornò al suo banco e la Gillys rientrò in aula:
<< La lezione è finita ragazzi. Se vorrete seguirmi vi condurrò alle vostre stanze, dopodiché, sarete liberi di avventurarvi per il vagone purché torniate nelle vostre cabine prima che faccia buio. Intesi? >>.
<< Si, professoressa >> dissero i ragazzi a una voce. Successivamente io e i miei compagni uscimmo dall’aula e partimmo alla scoperta del treno che ci avrebbe condotti a Woole, il nostro “nuovo mondo”.

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Capitolo 3
*** Inquietudine in viaggio ***


Terzo capitolo – Inquietudine in viaggio

In totale c’erano 4 vagoni. Ci venne spiegato che, per il momento, non avremmo potuto avventurarci oltre il secondo, quello in cui si trovavano i dormitori. Erano stanze da 2 o 4 letti, complete di bagno, poltrona, armadio e tutto ciò che una suite potrebbe avere:
<< Questo trucco illusionista inizia davvero a piacermi >> esclamò Becky, intenta ad esplorare ogni singolo cassetto del grande mobile in mogano.
<< Concordo >> assentì Lucy << lo trovo molto utile: riuscire a far entrare oggetti o addirittura stanze di medie dimensioni in uno spazio di gran lunga minore sarebbe la soluzione ai problemi di spazio per le persone “normali” >>.
<< Sai Becky, potremmo usarlo per mettere un po’ d’ordine nella tua stanza: c’è tanta di quella roba sul pavimento! Una volta imparato come si realizza questo.. credo si chiami “incanto”, potresti spostare tutto dentro l’armadio, anche se penso che con te resterebbe sempre mezzo vuoto! >> Sul viso di Cassie comparve un sorrisetto divertito.
<< Non c’è così tanta “roba” sparsa per terra >> ribatté Becky arrossendo << solo qualche vestito qua e là >>.
<< Avanti, smettete di battibeccarvi come al solito e diamoci da fare: abbiamo un treno da esplorare! >> dissi convinta.
<< Ti correggo: soltanto metà. Possiamo vedere solo i primi 2 vagoni, ricordi? >>.
Sorrisi: Cassie voleva sempre avere l’ultima parola.
Mentre aprivo la porta che dava sul corridoio e mi cimentavo ad uscire, qualcuno mi corse incontro abbracciandomi:
<< Chanty! Eccoti qua finalmente! >>.
<< Ciao Brit! Dov’eri finita? >> chiesi, felice come una pasqua di rivedere la mia migliore amica.
<< Io ero nella classe dei Folletti. Tu piuttosto, che fine hai fatto? >> domandò curiosa.
<< Sono nella sezione di Fate e Maghi >> risposi ancora un po’ incredula.
<< Wow ma è magnifico! Allora? Qual è il tuo potere? >>.
<< A quanto pare dovrei essere una Fata del Fuoco >>.
<< Mitico! >>.
<< Tu invece che folletto sei? >>.
<< Diramazione n.22 di Sport: Folletto della Danza! >>.
<< Perfetto, non avresti potuto ricevere ruolo migliore! >>. Britney iniziò il suo primo corso di danza ad appena tre anni e, compiuti i 15, sarebbe potuta entrare in un’importante compagnia di danzatori aspiranti al professionismo.
<< Hai proprio ragione >> e rivolgendosi anche alle mie compagne di stanza continuò:
<< Forza ragazze: andiamo a cercare gli altri! >> disse, partendo alla ricerca di facce conosciute. Adoravo Britney: era sempre di buonumore e con lei il silenzio imbarazzante in una conversazione non esisteva per via delle mille domande che proponeva al destinatario.
Percorrendo il corridoio incontrammo un Folletto della Pallamano, un Folletto delle Nubi Grigie, una Custode di Horses Prairie ed una Custode di Swan Lake. Essi erano rispettivamente Harry, Aileen, Gioia ed Alisha, che si unirono al gruppo chiedendo del dono che ognuno di noi aveva ricevuto:
<< Quindi sei una Fata del Fuoco, mhm.. bene. E voi? >> domandò Harry.
<< Io sono una Fata dell’Acqua >> rispose Cassie e, dando un sbirciata alla ragazza che aveva accanto, parlò al suo posto << mentre la nostra cara Becky è una Fata della Neve >>. Becky la guardò in cagnesco ma preferì non ribattere.
<< Lucy, invece tu? >> le chiese Gioia.
Harry non aveva ancora notato la timida ragazza che se ne stava in fondo alla fila e, quando la vide, qualcosa scattò nel suo cuore, accendendo una fiamma che lo fece sentire vivo come non mai.
<< Fata del Sole >> rispose Lucy, voltandosi d’un tratto verso il Folletto della Pallamano, che arrossì di colpo, facendola sorridere.
<< Conoscete qualcun altro nella vostra classe? >> domandò Britney.
<< Si, ci sono Victoria ed Elisabeth >> ricordò Becky, e Cassie continuò:
<< Beth è una Fata del Tempo Atmosferico, mentre Victoria è una Fata degli Animali >>.
<< Mai sentita una Fata del Tempo Atmosferico.. comunque: avete notizie di Lorenzo? >> Dopo aver formulato la domanda, Alisha si voltò verso di me aspettandosi una risposta, ma fu invece Cassie che, guardandola storta, parlò al mio posto:
<< E’ un Mago dell’Aria >>.
Sul corridoio si affacciavano una dozzina di stanze, davanti alle quali gruppi di ragazzi e ragazze discorrevano animatamente. Trovammo Victoria ed Elisabeth intente ad immaginare una nuova linea di moda per animali, mentre Alex, Taylor e Lorenzo erano sulla porta della loro camera, troppo occupati a parlare di videogiochi per accorgersi del nostro passaggio.
- Che strano – pensai, rimanendo un po’ indietro - sembra tutto così normale -.
Cassie, come al solito, intercettò il mio pensiero e mi si avvicinò sussurrando:
<< Sembra una normalissima gita, eppure non lo è affatto.. è surreale, non trovi? >>.
Feci un cenno con la testa: condividevo la sua preoccupazione.
<< Quanto credi che durerà questo viaggio? >> chiesi quasi angosciata, ricordandomi che nessuno aveva posto quella domanda alla Gillys.
<< Ho sentito dire da Aileen che dovremmo stare qui dentro circa una settimana, ma chi ti dice che non sia solo una voce? Magari il tempo dei magici non si può neanche misurare in settimane, mesi o anni; e il fatto di non sapere esattamente a cosa andiamo incontro mi rende inquieta >>. L’attenzione di Cassie si spostò fuori dalla finestra più vicina:
il vento faceva muovere le chiome degli alberi, provocando un suono simile ad un ululato, mentre il cielo scuriva lentamente e le nubi cominciavano a sparire.
Chissà; forse a Woole tutto sarebbe cambiato.

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Capitolo 4
*** Frasi complicate ***


Quarto capitolo – Frasi complicate
 
<< Noto con piacere che, nonostante la maggior quantità di voi si sia allontanata ad un ora tarda, siete tutti quanti belli svegli e pronti per affrontare la Luce >> si compiacque il professor Bruce Killias. Io ed i miei compagni ci scambiammo sguardi interrogativi, dopodiché qualcuno si decise a chiedere spiegazioni:
<< Mi scusi professore >> azzardò Taylor << ma non ho capito una parola di quello che ha detto, potrebbe ripetere per favore? >>. Stranamente nessuno rise alla richiesta del compagno, come invece solitamente accade durante le lezioni nelle scuole “normali”.
<< Ragazzi non dovete vergognarvi se avete qualche dubbio e, mi raccomando, non esitate a chiedere >> ci rassicurò << anzi, sono contento che tu ti sia fatto avanti, Taylor. Innanzitutto vorrei spiegarvi che ciò che voi chiamate “dormire” in realtà non è il verbo corretto per definire il momento in cui chiudiamo gli occhi. Quando si “dorme” la nostra anima sale in cielo e si aggira per i Mondi Oltre Confine, luoghi che gli esseri non magici non potranno mai raggiungere se non dopo aver svolto il loro compito sulla Terra; perché ricordate: ognuno di noi esiste per una ragione, bisogna soltanto capire quale >> detto questo il professore sorrise mentre Sebastian, ancora confuso, domandava:
<< Mi perdoni prof., ma cosa sono esattamente i Mondi Oltre Confine? >>.
<< Una domanda intelligente, ragazzo mio. Dunque, presumo che tutti voi sappiate chi è Dante Alighieri e quali sono le sue opere >> io e Cassie ci guardammo e per poco non scoppiammo a ridere; si, lo sapevamo, eccome se lo sapevamo.
<< La professoressa di letteratura delle medie ci ha tartassati talmente tanto che adesso sarei capace di ripetere la Divina Commedia a memoria! >> ammisi sottovoce alla mia amica. Bruce Killias ci lanciò un’occhiataccia, poi continuò:
<< Suppongo quindi che siate anche a conoscenza della sua suddivisione in gironi di Inferno, Purgatorio e Paradiso. Beh, in effetti è proprio così che vengono chiamati i Mondi Oltre Confine, l’unica differenza sta nel fatto che i gironi sono in un certo senso diversi habitat naturali per le creature che vi abitano. Per spiegarmi meglio: nel Paradiso vengono portate le Creature Magiche, perché quel mondo è l’unico tra i tre che possiede Magia; nel Purgatorio vengono invece mandati gli esseri umani, probabilmente nel posto più simile alla loro vita precedente; e come ultimo abbiamo Inferno, il mondo più crudele e pericoloso che sia mai stato creato >>.
<< Chi viene spedito in Inferno? >> chiese timorosa Beth.
<< Anime Oscure >> rispose con riluttanza il professore.
<< Cioè? >> cercò i dettagli Victoria.
<< Non siete ancora pronti per saperlo, signorina Morelli. Tutto a tempo debito >>.
La mia compagna rimase di stucco nel sentir pronunciare il suo cognome da qualcuno che aveva conosciuto soltanto il giorno stesso, eppure cominciai a credere che avrebbe dovuto abituarsi perché nel mondo della magia si fa così, punto e basta.
<< Ma tornando al nostro discorso iniziale: quando ho detto “Luce” semplicemente stavo nominando il periodo in cui siamo svegli, al contrario del periodo “Notte” in cui le nostre anime lasciano il corpo per allontanarsi e arrivare dove la sostanza non potrebbe, attraverso i Sogni. Ciò accade a chiunque, ovvero ad esseri umani e a Creature Magiche ma non ad Anime Oscure che non hanno un vero e proprio corpo e, per questo motivo, sono costrette a procurarselo. Alcune persone soffrono di panico da sonno o semplicemente si agitano durante l’Allontanamento, ciò avviene a causa delle Anime Oscure che cercano di impossessarsi del corpo della persona con gli occhi chiusi, eliminando la sua anima pian piano attraverso quelli che vengono chiamati Incubi >>. Killias osservò le nostre facce e, accorgendosi che la maggior parte di noi era rimasta terrorizzata, cambiò discorso, alzando il tono di voce e accelerando nel modo di parlare:
<< Bene, credo a questo punto di aver chiarito tutto riguardo alla frase con cui vi ho introdotti in quest’aula e vorrei piuttosto esaurire qualche domanda che ho notato molto frequente tra gli alunni. Qualcuno di voi vuol cominciare? >>. Il professore si voltò verso di me ed aveva qualcosa di inquietante nascosto in quei suoi occhi azzurro ghiaccio. Portava dei grandi occhiali in stile Harry Potter, aveva i capelli sul tono nocciola un po’ lunghi e legati in uno stretto codino dietro alle spalle, mentre indossava delle vecchie scarpe a punta e pantaloni rigorosamente bianchi in tinta con la camicia a righe rosse.
Prima che potesse però offrirmi l’opportunità di far sentire la mia voce anche in classe, Alex tornò in sè e chiese in tono quasi spavaldo:
<< Professore vorrei farle un paio di domande: noi siamo Maghi, giusto? >>.
<< Esatto, signorino Alex >>.
<< Quindi possiamo, in teoria, usare la Magia? >>.
<< Anche in pratica se vuole, ma credo che non sia questo il punto in cui lei vuole andare a parare. I poteri bisogna innanzitutto imparare a governarli e a sentirli, prima di “usarli” davvero; per questo tutti voi frequenterete dei corsi specifici una volta giunti a Woole che vi insegneranno passo passo a comprendere la tua Magia. Purtroppo istruire degli allievi in un qualsiasi treno senza aver preso alcuna precauzione sarebbe una decisione assai troppo azzardata, perciò mi dispiace “mio caro Alex” ma temo che lei e la sua spavalderia dovrete attendere ancora un po’ per mettere in atto i vostri progetti >>.
L’intera classe scoppiò in una risata fragorosa mentre il nostro compagno arrossiva per la vergogna. Dopo qualche minuto il professore ci fece segno di abbassare la voce e fu in quel momento che io mi feci coraggio, chiedendo quanto sarebbe durato il viaggio per Woole:
<< Se non ci saranno contrattempi dovremmo giungere alla meta tra una Luce e due Notti, nel frattempo vi terremo occupati con spiegazioni e discorsetti vari. Potrei chiedervi per esempio qual è il cibo che preferite di più del vostro passato, signorina Gandolf? >>.
<< Escargots >> ammise Elisabeth.
– Che strano – pensai stupita – avrei giurato che Beth fosse una di quelle che segue la moda persino nel cibo, ne è talmente ossessionata che credevo avrebbe risposto pizza e patatine –. Come al solito Cassie intercettò il mio pensiero e commentò:
<< Questa ragazza ci riserverà grandi sorprese secondo me >>.
<< Signorina Rellie? >> la mia amica si voltò e, imbarazzata per essere stata colta alla sprovvista, rispose la prima cosa che le passò per la testa:
<< Il sushi >>.
<< Devo riconoscere che avete gusti davvero interessanti ragazzi. Zayn? >>.
<< Frappé >>.
<< L’ultima volta che ne ho assaggiato uno era molto buono, quali sapori predilige? >>.
<< Solitamente prendo il frappé all’amarena, lei prof.? >>.
<< Fragola e banana. Grazie per avermelo domandato. Smith? >>.
<< Wafer >>.
<< Con crema o Nutella? >>.
<< Nutella, rimane sempre la più buona >> confessai.
<< Concordo >>.
<< Professore perdoni la mia curiosità, quali materie studieremo durante l’anno? >>.
<< A quanto pare Lorenzo vuol continuare a parlare di scuola piuttosto che di cibo, dunque accontentiamolo. Nel corso del primo trimestre le vostre materie saranno: Storia della Magia, Creature Magiche, Luoghi Sacri, Arte pratica e teorica. Nel secondo trimestre, sempre che passiate l’esame, avrete delle materie che sostituiranno le vecchie: Storia della Magia verrà cancellata e al suo posto verrà inserita Mondi Oltre Confine, di conseguenza a sostituire Creature Magiche verranno aggiunte le creature che vivono in quei luoghi e la loro trasformazione. Infine avrete Scontri per confrontare e rafforzare i vostri poteri, per farli salire di livello. In aggiunta verranno effettuate alcune gite extrascolastiche durante le quali visiterete Woole sia nel primo che nel secondo trimestre >>.
<< Scusi ha detto “salire di livello”? >> chiese confuso Mark.
<< Esatto. La vostra Magia ha diversi livelli in cui si può sviluppare e trasformare; in genere arriva fino alla terza fase e soltanto le Fate e i Maghi più potenti raggiungono il quarto e il quinto. Chi giunge al quarto livello viene chiamato Incantatore, mentre i Magici del quinto vengono definiti Dei perché possiedono la fonte massima di potere. Nessuno di noi sa però fino a quale fase sarà in grado di sviluppare la propria Magia >>.
<< E lei a che livello si trova? >> si incuriosì Elisabeth.
<< Terzo grado. Mentre la vostra insegnante di Arte, Allie Burn, è un’Incantatrice >>.
Dalla classe si levò un “oh” di ammirazione e Killias concluse:
<< Bene ragazzi, direi che a questo punto la lezione è finita. Tra qualche ora faremo una sosta per scambiare della merce con i barbegazi e coglieremo l’occasione per visitare il loro stabilimento. Ora andate nei vostri dormitori, fate due chiacchiere, una doccia, non combinate guai e, soprattutto, mettetevi qualcosa di pesante addosso: ci saranno metri di neve là fuori >>.
<< Professore che aspetto ha un barbe-coso? >> domandò un’ultima volta Sebastian.
<< Lo scoprirai >> Killias gli fece l’occhiolino e uscì dalla stanza.

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Capitolo 5
*** Lo stabilimento dei Barbegazi ***


Quinto capitolo – Lo stabilimento dei Barbegazi
 
<< Secondo voi cosa sono questi “barbettazi”? >> chiese Becky.
<< “Barbegazi” >> precisò Cassie all’interno della doccia. L’avevamo costretta a lavarsi per ultima, così non sarebbe potuta rimanere più di tanto a crogiolarsi.
<< Quello che sono >> ribatté la Fata della Neve.
<< Non saprei >> risposi << ma, stando a quello che ha detto il professore, penso che siano persone che vivono in posti molto freddi >>.
<< Come gli eschimesi? >> propose Lucy.
<< Credo di si >> assentii.
<< Ehm, scusate l’ignoranza, ma dove lo troviamo “qualcosa di pesante” da mettere addosso? >> domandò ancora Becky.
Nel momento in cui la domanda fu formulata sentimmo un rumore provenire dal grande armadio in mogano, come se i pochi oggetti al suo interno avessero cominciato a saltare. Mi alzai dal letto su cui ero seduta, con i capelli ancora avvolti in un telo nel tentativo di farli asciugare, e mi diressi con cautela verso il mobile. Aprii lentamente le ante dell’armadio e, con mia sorpresa, non vi trovai più quei pochi asciugamani che vi erano in principio, ma bensì maglie, pantaloni, maglioni in lana, pile, microfibra, cappotti con tanto di pelliccia e persino scarponi imbottiti. Tutto ciò che si sarebbe potuto intendere per “pesante” da indossare.
<< Questo armadio fabbrica indumenti a comando di bacchetta! >> disse, Lucy, meravigliata.
<< E non solo l’armadio >> Cassie uscì dal bagno. Aveva i capelli che le svolazzavano a destra e a manca, come se una forza invisibile li stesse spostando, asciugando e.. acconciando?
<< La magia può fare questo ed altro >> assunse una posa elegante e fece un inchino come se avesse appena finito di dare uno spettacolo e, in effetti, sembrava proprio così, perché sia me, che Lucy e Becky, eravamo rimaste a bocca aperta. Poi quest’ultima si riprese e chiese immediatamente:
<< Come cavolo hai fatto? >>.
<< Mi ero appena chiesta come avremmo potuto asciugarci e sistemarci i capelli, che subito hanno iniziato a fluttuare e.. guardate un po’ qua! >>.
La chioma di Cassie non era più una massa gocciolante ma un insieme di bellissime ciocche mosse, completamente asciutte. Sembrava fosse stata dal parrucchiere soltanto qualche minuto prima. Alla vista di ciò, Becky non perse neanche un secondo e subito esclamò:
<< Vorremmo tanto trovare il modo di asciugarci ed acconciarci i capelli.. >>.
Non appena ebbe terminato la frase, intere matasse di fili si alzarono dalle nostre teste. In men che non si dica eravamo pronte. Quando mi guardai allo specchio non credevo ai miei occhi: i miei indomabili capelli castano scuro si erano tramutati in una cascata di lucidi boccoli.
Scegliemmo il resto degli indumenti comparsi nell’armadio e, mentre Lucy, con la chioma zeppa di treccine, indossava gli scarponi da neve, sentimmo qualcuno bussare alla porta e la professoressa Gillys dire:
<< Svelte ragazze, è ora di andare >>.
Uscimmo nel corridoio, dove il resto degli alunni attendevano di sbarcare per la nostra prima tappa nel Mondo Magico: lo stabilimento dei Barbegazi. Dopo qualche minuto, finalmente, il treno si fermò e vidi il professor Killias scendere per primo, portando giù i ragazzi. Dietro la fila dei maschi si trovava la Gillys che scortava le ragazze e, non appena gli altri furono spariti dalla nostra vista, fece andare anche noi.
Eravamo sul cucuzzolo di una montagna e, intorno a noi, non vi erano altro che vallate e cime innevate, un panorama stupendo che, per Becky, poteva significare soltanto una cosa:
<< Le Alpi svizzere! >>.
Aveva girato l’Europa facendo gare di sci in ogni posto e paese, eppure, sapeva distinguere anche le più piccole differenze che vi erano tra i vari luoghi. Cominciai a pensare che quelle caratteristiche, che a noi inizialmente sembravano comuni ed insignificanti, ci distinguessero l’uno dall’altro e definissero il Potere di ciascuno.
Improvvisamente tutto mi fu chiaro e compresi che tutto era reale, capii il perché ci trovavamo in viaggio per andare a studiare in una scuola di Magia, sapevo perché eravamo diversi, eravamo particolari: perché eravamo Magici.
Ecco perché Becky poteva dire se la neve era più fredda in un punto che in un altro, poteva dire se, da inverno a inverno, le montagne erano cambiate, sapeva distinguere ogni singolo dettaglio in migliaia di posti differenti e ricordava l’esatta posizione di ognuno; tutto questo ed altro era la sua Magia: per questi motivi, la mia amica, era una Fata della Neve.
Qualcosa mi risvegliò dal mare di pensieri in cui ero immersa, un grido simile ad un ululato forò l’aria ed una piccola valanga atterrò non lontano dal gruppo. Killias camminò con cautela verso quella zona, emettendo un suono simile a quello che avevamo udito poco prima. Un ometto grassoccio, ricoperto di pelliccia e con dei piedi enormi, uscì fischiando dal mucchio di neve caduto in precedenza:
<< Riconoscerei il tuo richiamo fra mille, Bruce >> parlò con voce roca quello che doveva essere un Barbegazo e, sorridendo, batté una pacca sulla schiena del professore.
<< E’ sempre un piacere incontrarti, Vin >> rispose Killias; poi si voltò verso di noi ed annunciò:
<< Ragazzi, lui è Vinterdäck. E’ il Barbegazo più anziano di questo stabilimento e vi farà da guida attraverso le gallerie >>.
<< Dunque questi sono la Quindicesima Generazione, interessante.. Bruce, avete dato da mangiare a questi poveri esserini smagriti oppure avete fatto come gli anni passati e li avete lasciati morire di fame? >>.
<< Allie ha incantato il treno, in modo che nessuno all’interno avesse più fame o sete. Hai visto la loro aura? Sono potenti, vero? >>.
Il Barbegazo si portò una mano alla fronte, come se scrutasse lontano e cercasse di intravedere un dettaglio definito:
<< Sono espanse. Diventeranno degli eccellenti Maghi e delle bravissime Fate, sicuramente. Detto questo, >> si strofinò le grosse manone e continuò << vorrei che mi seguiste all’interno delle grotte, ragazzi >>.
Sentimmo nuovamente gridare e, un altro Barbegazo, atterrò lì vicino.
<< Oh, eccoti qua Förky! Dov’eri finito? Dammi una mano a tener d’occhio la nuova generazione >> disse il primo nano.
<< Si, signore >> rispose l’altro.
Ci addentrammo in una caverna poco distante che scendeva sottoterra e, non appena fummo passati, l’ingresso si richiuse alle nostre spalle. Vinterdäck spiegò:
<< Ci troviamo nel territorio delle Alpi svizzere e questo è il più importante stabilimento dei Barbegazi. Il nostro nome deriva dal francese “barbes glacées”, che significa letteralmente “barbe ghiacciate”. Gli abiti di pelliccia bianca che indossiamo, i ghiaccioli che pendono dai nostri capelli e dalla barba, ci rendono molto difficili da individuare in inverno >>.
<< Durante l’estate andiamo in letargo in queste gallerie scavate nella roccia e non torniamo su fino alla nevicata successiva. Il nostro passatempo abituale è creare e cavalcare valanghe, sebbene lanciamo, ogni volta, grida di avvertimento agli umani per avvisarli del pericolo e facciamo del nostro meglio per tirarli fuori dalla neve se restano intrappolati >> continuò Förky.
<< Il professore ci ha parlato di “merce da scambiare”, che cosa intendeva? >> Mark, facendo quella domanda, si dimostrò il più coraggioso. Il viso di Vinterdäck si fece improvvisamente serio, come se gli avesse fatto tornare in mente vecchi e tristi ricordi. Abbassò lo sguardo e disse:
<< Qui nelle caverne possediamo molti minerali preziosi con caratteristiche rare ed uniche, che possono essere utili ai Magici per fare esperimenti su di essi o per aiutare, voi studenti, nel potenziare la vostra Magia. Talvolta, però, queste gemme non hanno fatto altro che procurarci guai: pur di proteggere questo tesoro, molti di noi sono.. morti >>. La voce del Barbegazo più anziano si incrinò alla fine della frase e, date le circostanze, nessuno fece domande su come o perché fossero deceduti. Restammo zitti, tutti quanti, fissando il pavimento e pensando una sola cosa: Demoni.

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Capitolo 6
*** Schegge ***


Sesto capitolo – Schegge
 
<< Attenti alla capoccia >> Vinterdäck aveva appena pronunciato quelle parole, che si udì un tonfo e un “ahia!” provenire dal fondo della fila. Alex si massaggiò il capo ed i due Barbegazi scossero le teste; niente da fare: quel ragazzo era normale a modo suo. Proseguimmo il percorso acquattati, per non seguire l’esempio del nostro compagno, facendo anche attenzione a non infilare i piedi nelle pozzette d’acqua provocate dallo scioglimento del ghiaccio soprastante.
<< Dovete sapere, ragazzi, che non siamo gli unici nani glaciali su questo pianeta. Infatti, i nani che vivono nel Circolo Polare Artico, nel nord estremo della Norvegia, della Svezia, della Finlandia e della Russia, vengono chiamati Uldra >> spiegò il Barbegazo più anziano, lasciando poi la parola a Förky:
<< Come noi, vanno in letargo sottoterra durante l’estate. La differenza è che gli Uldra risalgono in superficie nelle notti d’inverno per occuparsi di renne e alci che brucano i licheni e il muschio sui monti brulli. Non lasciano mai i loro rifugi durante il giorno, perché la luce li abbaglia. Sebbene gli Uldra non siano ostili agli uomini, si infuriano se i pastori di renne sistemano, senza accorgersene, le loro tende temporanee sopra le strette aperture delle loro tane. Per il resto, non hanno contatti con gli esseri umani. Ah, ragazzi, se per caso vi perdete: seguite lo Gnomo dal Cappuccio Blu >>.
<< Mi perdoni, signore, ma cos’è uno Gnomo dal Cappuccio Blu? >> chiese Taylor. Förky sembrò sorpreso dalla domanda, in quanto non era abituato ad avere visite da sconosciuti ignoranti e, forse, fu proprio questa la prima impressione che ebbe di noi. Ma fu Vinterdäck che rispose, al posto suo:
<< Lo Gnomo dal Cappuccio Blu, o semplicemente Cappuccio Blu, è una piccola fiamma bluastra che compare nelle miniere e nelle grotte. Se viene trattato con rispetto, condurrà i minatori nel luogo cui vogliono giungere e li avvertirà di eventuali pericoli, altrimenti scomparirà. Cercate dunque di tenere il passo, i Cappucci Blu sono tipi molto suscettibili >> concluse il Barbegazo.
Scansai per un pelo una stalattite che mi sfiorò la fronte ed un lieve tremolio scosse la galleria. Quando cessò, non feci in tempo a tirare un sospiro di sollievo che il fine strato di ghiaccio sotto i miei piedi si ruppe e una grossa crepa si aprì sia davanti che dietro alla buca formata. Sentii Britney esclamare un ben poco elegante “oh maremma paletta!” e una ventina di ragazzi e ragazze, compresa me, vennero catapultati nel tunnel sottostante; più che un tunnel, ci accorgemmo poi, ci trovavamo su di uno scivolo ghiacciato. Cominciammo a scendere, prendendo velocità, slittando sulla coltre d’acqua congelata e dirigendoci verso chissà dove. Prima che il tetto dello scivolo si chiudesse sopra le nostre teste, udimmo Vinterdäck gridare “presto, di qua!” e lo vedemmo scomparire, con il resto degli alunni, in un'altra apertura.
Passò qualche minuto perché giungessimo al punto in cui il ghiaccio sopra di noi iniziava ad assottigliarsi, fino a lasciare libero sfogo alla vista: tutti i tunnel conducevano in una grande sala principale, dove centinaia di Barbegazi erano armati di pale e picconi. Zayn, che si trovava dietro a Britney, urlava terrorizzato, mentre gran parte dei ragazzi ridevano perché, in fondo, sembrava di stare sulle montagne russe ed era divertente; o almeno lo era finché non arrivammo alla fine del percorso, trovandoci di fronte Vinterdäck e Förky braccia conserte e sguardo severo.
Dopo aver rimesso ognuno i piedi per terra, ci sorbimmo, o meglio, mi sorbii la sgridata del Barbegazo più anziano:
<< Dovete stare attenti a non toccare niente! Altrimenti vedete cosa può succedere? Finireste in un qualche tunnel e potreste farvi male senza la nostra supervisione! I guai con i vostri professori ce li becchiamo noi >>.
<< Che barba, sembra di essere tornati a scuola >> sbuffò Mark.
<< Forse non ci siamo intesi, signorino Candel >> il professor Killias sbucò improvvisamente da uno dei tunnel lì vicino, facendo spaventare tutti << qui siamo a scuola, e se non vi impegnate seriamente a mantenere le regole verrete rispediti direttamente a casa. Non siamo in grado di riportare in vita le persone, neanche la Magia può. Cosa diremmo una volta tornati dagli esseri umani? Che siete morti perché non avete ascoltato i professori durante i trimestri in una scuola di magia? Finiremmo tutti dritti in galera. Non si scherza ragazzi; anche il Mondo Magico può essere pericoloso >>. I futuri alunni dell’Accademia di Woole ammutolirono, scioccati dalle parole e dalla serietà del professore.
Dopo qualche minuto di silenzio apparve anche la Gillys, che riprese il collega per averci sconvolti. Lui rispose che era bene che sapessimo a cosa andavamo incontro, dopodiché, ripartimmo alla scoperta dello stabilimento dei Barbegazi.
In fondo alla sala, vi era quella che sembrava una parete all’apparenza completamente spoglia, Vinterdäck si avvicinò e pronunciò quello che doveva essere un canto antico. Non passarono che pochi istanti ed un varco si aprì nello spesso strato di ghiaccio, mostrandoci l’ingresso a un’altra enorme galleria.
Un piccolo treno ci attendeva sui binari vicini alla parete e Vinterdäck si assicurò che ognuno di noi avesse preso posto sul veicolo prima di posizionarsene a capo e partire.
Man mano che scendevamo verso il cuore dello stabilimento, la temperatura calava e, nonostante indossassi un paio di guanti molto pesanti, cominciavo a perdere sensibilità alle dita. Britney sedeva accanto a me, tremante per il freddo ma estasiata dal paesaggio che ci circondava: enormi stalattiti pendevano dal soffitto, mentre alcune stalagmiti si incontravano per formare delle meravigliose colonne luccicanti.
<< E’ bellissimo >> la sentii esclamare; ed ebbe ragione.
Quando, finalmente, giungemmo alla meta, molti di noi rimasero delusi . Eravamo all’interno di una grande sala o, più che grande, alta, ed al centro di essa si trovava una specie di pozzo dalla forma simile ad una clessidra; però, ciò che ci sconvolse maggiormente, non fu il modo in cui era stato eretto o il tipo di architettura innovativa, bensì che non vi era alcuna apertura verso il basso: era chiuso, liscio e di comune e fredda roccia grigia. Un fiasco totale per chi si aspettava un qualcosa di grande, interamente costituito da ghiaccio e particolarmente raro.
Eppure vi era qualcosa di stranamente prezioso in quell’ammasso di pietre, e non stava nel pozzo in sé, ma in ciò che vi era posato sopra. Come un pasticcino in mezzo al vassoio vuoto: una scheggia.
Ebbene si, una piccola e banalissima scheggia. Immaginate quindi lo stupore e l’incredulità di noi ragazzi quando prendemmo coscienza del fatto che, quel minuscolo frammento di minerale, era in realtà in grado di rendere magica e, in un certo senso, “viva”, qualsiasi altra pietra con cui fosse venuta a contatto. Non a caso, un incantesimo di congelamento istantaneo la proteggeva da mani inadeguate ed un altro la faceva levitare a pochi centimetri dal piano d’appoggio.
Dopo averci spiegato che la scheggia era stata trovata dal primo Barbegazo dello stabilimento, formatosi appositamente per utilizzarla e tutelarla, Förky ci scortò di nuovo al piccolo treno e risalimmo la superficie, stavolta, senza intoppi.

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