Protezione

di avrilmiki
(/viewuser.php?uid=40702)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ti voglio bene ***
Capitolo 2: *** Torno presto ***
Capitolo 3: *** Ferite ***
Capitolo 4: *** Afa ***
Capitolo 5: *** Nessuna Scelta ***
Capitolo 6: *** Fuga ***
Capitolo 7: *** Me gusta como hueles... ***
Capitolo 8: *** Una cosa sola ***
Capitolo 9: *** Tom ***
Capitolo 10: *** Tears don't fall ***



Capitolo 1
*** Ti voglio bene ***


La vedo arrivare e mi scappa un sorriso.

Cammina veloce, una mano sulle labbra, come sempre.

Sinonimo di insicurezza.

L'altra la lascia lungo il fianco, con il pugno leggermente chiuso.

Fa piccoli passi goffi, ma non riesce comunque a nascondere la bellezza che dona la camminata al suo fisico.

I capelli sono sciolti e si muovono a balzi lungo le sue spalle nude. Capelli fini e dorati, terminanti a piccoli teneri boccoli.

La pelle color miele, liscia, è coperta da una canotta verde svolazzante e un paio di jeans pinocchietto.

Gli occhi, grandi e innocenti, sono leggermente velati di tristezza, e lo sguardo è perso nel vuoto.

Si morde il labbro inferiore, come sempre quando è triste e agitata. A giudicare dal rossore del labbro, molto.

Le soppracciglia, senza una linea precisa, sono leggermente aggrottate.

Non un filo di trucco, per me non ne ha bisogno, per lei ne avrebbe molto, solo che non ne ha mai voglia.

Quando mi vede, appoggiato al muretto all'entrata del centro commerciale, i suoi occhi si illuminano un po' di più.

Azzarda persino un sorriso, senza mostrare i denti, semplicemente muovendo le labbra. Le viene buffo.

Mi intenerisco e mi scappa una piccola risata che reprimo subito.

Ora è qui, di fronte a me. Sento il suo profumo di pesca.

Le sfioro una guancia, delicatamente, con il dorso dell'indice.

Lei si intristisce e abbassa lo sguardo, poi lo bisbiglia:

<< Ciao...>>

Si lascia coprire il viso dai capelli. Che sacrilegio. Glieli sposto dietro le orecchie.

<< Ciao...>>

Sorride ancora una volta, ancora una volta le riesce male, e ancora una volta io mi intenerisco.

Mi fa male vederla così. Ma non posso lasciarlo trasparire. Nè a lei, nè a nessun altro. Mai.

Lei mi guarda alzando un soppracciglio:

<< Cos'era quella risatina?>>

Che palle, si accorge sempre di tutto. Lei è la persona con cui mi riesce più difficile nasocndere i miei sentimenti.

Anzi, quasi impossibile. Con lei sono trasparente.

Capisce ogni minima cosa che provo, sia nei suoi confronti che sugli altri. L'unica forma di difesa che posso adottare è negare, ma lei non ci casca mai.

<< Niente, curiosa.>>

<< Mmmmm...>>

Alza gli occhi al cielo, scocciata. Mmmmm. Quando è scocciata fa sempre quel verso. Mmmmm.

Cazzo, un altra risata repressa. Ti odio. Mi indica accusatrice:

<< Di nuovo! L'hai fatto di nuovo!! Daiii...dimmelo!!>>

<< Nnna.>>

<< Uff...non ce la fai proprio a dirnmi qualcosa di carino, eh?? Neanche quando sono triste!>>

<< No, Lo sai. E non lo farò mai.>>

Lei sorride con quella speranza sincera negli occhi che mi fa sentire strano.

Sembra ingenuità, ma non lo è. Giuro che non lo è. è solo...purezza, ecco.

Una purezza che sta scomparendo pian piano, per colpa della vita di merda a cui è costretta. E io non voglio che succeda...

<< Tanto lo so che mi vuoi bene!! E so benissimo quello che stavi pensando!!>>

Io non resisto e la avvicino a me. Le avvolgo un braccio attorno alle spalle, respirando a fondo il suo profumo.

<< Su, andiamo.>>

Lei annuisce. è rilassata, si sente sicura, lo avverto.

è convinta che io sia l'unico che non potrebbe mai farle del male, e che la proteggerebbe da qualunque cosa.

Come ha ragione...

<< Che film vuoi guardare?>> Mi chiede con un tono un po' spento.

Mi manca la sua voce allegra e squillante...spero che ritorni presto.

<< Perchè me lo chiedi se alla fine vuoi decidere sempre tu?>>

Sorride e mi guarda, alzando leggermente la testa.

<< Io sono leggneda!>>

<< Per me è una cagata...>> Borbotto, facendo una smorfia.

Lei allarga il sorriso e si stacca da me:

<< Io sono leggenda!! Vai a prendere i popcorn!>>

Si dirige verso la biglietteria, quasi saltellando. Bella. Bella come sempre.

Si mette in fila. Io ordino i popcorn e mi appoggio al bancone, guardandola.

Dei ragazzi si mettono in fila dietro di lei. Ridacchiano, e si danno di gomito. Io mi irrigidisco e tendo le orecchie, in ascolto.

Si sussurrano qualcosa e ridono sommessamente.

Infine, le parlano.

<< Ei...>>

Lei si gira con un leggero sorriso dipinto sul volto e uno sguardo sorpreso ed innocente sul viso.

Non si immagina minimamente quanto i pensieri di quei ragazzi siano l'esatto contrario dei suoi, non può. è troppo...pulita.

<< Sì?>>

<< Sei sola?>>

<< No, sono con un amico.>> Risponde in tono gentile e cortese, anche se un po' perplesso.

Mi volto un attimo verso il banocne. Quando cazzo arrivano i miei popcorn?!

<< Ah, quindi non sei qui con il tuo ragazzo!>> Ghigna, il bastardo.

<< No!>> Risponde incerta, senza riuscire ad aggiungere altro.

I ragazzi si guardano e sorridono. Stavolta, è l'altro a parlare.

<< Se vuoi qui ne hai due! Dai, ti offriamo il cinema! Poi tu cosa ci dai, però?>>

L'altro scoppia a ridere. Lei non sa cosa dire, e diventa rossa.

<< Chissà quanto arrossisci se io m...>>

Interrompo la battuta sul nascere. Mi avvicino a passi veloci e mi metto fra lei e loro.

<< Che cazzo fai, tu?>> Sibilo freddamente.

<< Succhiamelo coglione, non stavo parlando con te.>>

Il sangue mi sale alla testa. Chiudo il pugno e lo stringo forte.

<< Ripetilo.>> Ringhio minaccioso.

Improvvisamente, sento delle piccole mani fredde stringere il mio braccio.

<< Perfavore.>> La sua voce è spaventata e preoccupata.

Mi tira via con tutte le sue deboli forze.

La lascio fare. Mi basterebbe un piccolo strattone, ma la lascio fare. Sento le risate di scherno di quei due schifosi, ma la lascio fare.

E lo faccio per lei, solo per lei. Lei che, a differenza di me, odia la violenza.

Lei, che si preoccupa molto di più per me che per se stessa, sempre, in ogni circostanza. Lei che darebbe tutto per vedermi felice.

Lei che, testarda, non capisce che non è lei a dovermi proteggere, ma il contrario.

Mi ritrovo di nuovo fuori senza nemmeno rendermene conto, ancora offuscato dalla rabbia.

Lei mi lascia e si appoggia al muretto, mettendo una mano sulla fronte per tenersi indietro i capelli.

Ha lo sugardo triste, perso nel vuoto...sicuramente sta pensando a ciò che l'ha resa tanto infelice, pochi giorni prima...questo mi fa venire una fitta allo stomaco.

Non volevo,non avrei mai voluto farglielo ricordare.

Le prendo il viso fra le mani.

<< Calmati, è tutto ok...>>

Lei si scosta e si incazza, come sempre. Io rimango zitto e mi intenerisco, come sempre.

<< Tutto ok un cazzo!! Quelli erano in due ed erano pure più grossi di te!! Sei un idiota, un idiota!! Bastava che io non gli rispondessi più, dovevi starne fuori!! Hai idea dello spavento che mi hai fatto prendere?? Hai idea di quello che mi hai ricordato?!?>>

Non rispondo e la guardo. Anche lei mi guarda. Il labbro inferiore le trema. Manca poco...

Aggrotta le soppracciglia e mi abbraccia, si aggrappa con tutta la forza che ha. La sento fremere.

Mi intenerisco ancora più, ma, allo stesso tempo, mi sento uno schifo a vederla così.

<< Ti odio...ti odio!!!!!!>> Lo dice con voce rotta e incrinata.

Ricambio alzando piano le braccia, avvolgendole delicatamente ai suoi fianchi, alla sua schiena inarcata per poter arrivare ad aggrapparsi al mio collo.

<< Ti voglio bene...>> Le bacio i capelli. Non sto nascondendo più niente...forse.

<< Ti voglio bene...>>

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Torno presto ***


Ciao a tutti i miei cari lettori XD!!! Prima di postare questo capitolo vorrei fare qualche precisazione...innanzitutto questa storia la sto scrivendo in un periodo molto brutto, che ha ispirato una struttura un po' particolare che non avevo mai provato. La storia non sarà chiara se non molto avanti, per adesso lascerà molte cose in sospeso, all'immaginazione!! Alcuni capitoli potrebbero essere esageratamente corti come normali o esageratamente lunghi! E, per finire, alcuni saranno una raccolta di diversi pezzi, come un puzzle,che si comporrà solo alla fine!! Beh, spero di non avervi giù annoiato con questa introduzione XD...buona lettura!!! Baci....Vale

---------------------------------------------------------------------------

,

.

Lei piange.

Piange incontrollabile, forte, si sfoga.

Ed io, timoroso anche solo di sfiorarla, mi arrabbio.

E può essere fraintesa questa mia rabbia, lo so benissimo.. ma non riesco a reagire diversamente.

Non riesco ad impedire alla rabbia di salire mentre la vedo piangere, mentre la vedo soffrire.

<< Non valgo niente, è ora che mi rassegni.>> ..e mentre dice queste cazzate. Sì, cazzate, enormi cazzate. E glielo dico, glielo dico urlando.

E lei sgrana ancora di più quegli occhioni umidi, contrae il viso, se lo copre con le mani. Ha paura, non vuole che io mi arrabbi.

Ma io continuo, deve capire.

Deve capire che è la persona che vale di più al mondo. Lo faccio per lei.

Continuiamo così per parecchio tempo, lei piangendo ed io urlando.

E non so chi dei due stia soffrendo di più.

Infine, segue il silenzio.

Un lungo silenzio arrabbiato, dopo che io ho pronunciato un secco e tirato " e va bene, come vuoi tu."

Tengo lo sguardo ostinatamente inchiodato a terra.

So che lei mi sta guardando, preoccupata, aspettando speranzosa un mio segnale. E, allo stesso tempo, sa perfettamente che non lo riceverà. Sa che deve essere lei a parlare...sta solo raccogliendo le forze necessare.

La sento tremare, tirare su con il naso, e poi trattenere il respiro.

<< Sei arrabbiato con me, vero?>> Lo chiede supplicante, spaventata, con la voce che trema. Ma lo chiede.

Vorrei dirle di sì, vorrei dirle che è una stupida a dire quelle cose, ma...

<< No.>> Ecco. No. Mi è uscito. Non ce l'ho fatta, mi è uscito. Mi è semplicemente uscito.

La guardo, e lei, fra le tante lacrime, mi regala finalmente un piccolo sorriso, che mi riempie di gioia.

<< Meno male....perchè ho bisogno di te.>>

<< Ok...e che cosa hai bisogno che faccia per te?>>

Lei rompe la distanza che io avevo paura di rompere con un abbraccio forte e spontaneo.

<< Di te.....solo di te. Per sempre.>>

,

------------------------------------------------------------------------------

,

,

Il cellulare squilla.

Lei mi guarda interrogativa, accoccolata con le ginocchia strette al petto sulla poltrona nera di camera mia, aspettando che io mi alzi a rispondere.

Io, appoggiato a lei nella posizione più comoda che possa immaginare, non ho la minima voglia di alzarmi.

Il cellulare continua insistente e rumoroso. Quando finalmente si ferma, riprende dopo qualche secondo.

Sbuffo alzando gli occhi al cielo:

<< Dev'essere qualcosa di importante...>>

Mi alzo lentamente, distaccandomi a malincuore dal suo profumo e dalla sua pelle morbida.

Era più di un ora che eravamo accoccolati li, a discutere sulle possibili soluzioni al suo problema. Naturalmente, senza trovarne nessuna.

Probabilmente non ce n'erano, era solo un modo per far sentire sicura lei e per non far perdere la speranza a me che la sua vita le potesse finalmente riservare quello che si merita.

Ed invece la situazione rimane sempre la stessa... lei ha solo una cosa, e quella cosa sono io.

<< Si?>>

Sento la voce agitata di uno dei miei migliori amici. Il sangue mi si gela nelle vene e la rabbia sale veloce ed incontrollabile.

<< Arrivo.>>

Riaggancio e getto il cellulare sul letto, poi, arraffando le scarpe, mi siedo anch'io sopra esso ed inzio ad alacciarmele.

Alzo lo sguardo per un attimo e vedo lei.

Quasi me ne ero dimenticato.

Per un attimo mi perdo in quegli occhi pieni di terrore, quegli occhi che hanno capito tutto, come sempre.

<< Dove vai?>>

Lo chiede anche se sa già la risposta, ed aspettandola stringe più forte le ginocchia al petto.

Io la guardo per qualche secondo, poi inspiro forte, cercando di raccogliere tutta la lucidità che mi è rimasta.

Abbasso lo sguardo tornando ad allacciare le scarpe per non incrociare i suoi occhi con i miei, per una volta preoccupati, mentre parlo.

<< Esco.>> Lo dico con il tono più freddo possibile.

Una semplice parola, 4 lettere, e lei ha avuto la conferma di quello che pensava.

Si alza di scatto.

<< NO!!>> Urla disperata.

Io, dopo aver finito di allacciare le scarpe, mi alzo e la trafiggo con un occhiata di fuoco:

<< Devo.>>

Lei mi da uno spintone che mi fa a malapena traballare, e questo la fa arrabbiare ancora di più.

Si sente impotente, SA di esserlo.

<< Sei impazzito??? è pericoloso!! Non farlo, ti prego!>>

Io mi avvio verso le porta, ma lei si appoggia ad essa.

<< Lasciami passare, Jenny.>>

<< Che ne sarà di me se ti succede qualcosa? Che farò io senza di te? Ci hai pensato?>>

Rimango bloccato di fronte all'unico argomento convincente, ma che comunque non mi impedirà di uscire da quella porta.

Certo che ci ho pensato...ho pensato giorno a notte a lei...è l'unico motivo che mi spinge a tornare vivo ogni volta.

<< RISPONDI!!>>

<< SI, CAZZO...SI!! LO SAI!!>>

Lei rimane un attimo interdetta dal mio improvviso cambio di tonalità della voce, ma poi si riprende subito:

<< Possibile che non te ne freghi niente???>>

<< Certo che me ne frega!! Ma...>> Sospiro forte. è troppo difficile da spiegare.

<< Non puoi fare niente per impedirmelo. In un modo o nell'altro io uscirò da quella porta. E tu lo sai.>>

Jenny abbassa lo sguardo. Sì, lo sa, e anche molto bene.

<< Se ti dovesse succedere qualcosa...io...>>

La interrompo: << Non mi succederà niente.>> Faccio un sorriso forzato alzandole il viso con un dito: << Ok?>>

Lei non risponde e si scosta dalla porta, poi va alla finestra, e dandomi le spalle, parla:

<< Vai.>> Lo dice con una voce soffocata, tentando di reprimere le emozioni.

Io, invece, le emozioni...non riesco più a reprimerle.

<< Dammi un bacio.>>

Lei si volta stupita, ma non si muove dalla finestra.

<< Cosa?>>

<< Ho detto dammi un bacio.>>

Lei fa una smorfia e abbassa di nuovo lo sguardo: << Non approfittarti del fatto che sono preoccupata a morte per te solo per avere uno stup...>>

<< NON ME NE STO APPROFITTANDO!!>>

Lei sgrana gli occhi spaventata, così cerco di ritornare a mentenere un tono normale:

<< Cazzo...questa volta non sono così sicuro di tornare, ok??! E l'unica cosa che desidero da questa fottuta vita è un bacio, un tuo bacio!!>>

Lei mi guarda sconvolta: << Cosa vuol dire che non sei sicuro di tornare?!>> La voce le trema.

Non mi ha sentito...è così preoccupata, così spaventata all'idea di perdermi da non sconvolgersi nemmeno per ciò che le ho detto...vale a dire un esplicita dichiarazione dal suo migliore amico.

Mi vuole bene a talpunto da ignorarlo completamente...

Tutto questo, come ogni dannata volta, mi fa intenerire...e allora non resisto, non ce la faccio proprio più.

Corro verso di lei, le afferro il viso con due mani e gli do un bacio prepotente, forte...più che dargli, il termine adatto è "prendermi".

Lei mi lascia fare, ma non si muove di un millmetro, ne mi abbraccia. Sento solo il suo piccolo cuore battere forte, e poi...

Non è solo la mia immaginazione, le sento...

Delle piccole calde lacrime bagnano il suo viso ed inumidiscono anche le mie guance...Sta piangendo.

Sta piangendo per me.

Mi sento come se mi avessero dato una pugnalata diritta al cuore...tutto nella sua vita l'ha sempre fatta piangere...ed ora anch'io, la cosa che ha sempre definito "la più bella, l'UNICA bella."

E mi sento uno schifo...perchè io, che mi do tanta pena per toglierle o perlomeno alleviarle il dolore...invece glielo sto aumentando.

Le stringo i capelli e continuo a baciarla, sempre più forte, finchè le labbra non mi fanno male.

Poi mi stacco.

Mi stacco, ma non la guardo negli occhi. Non ce la faccio. La bacio sulla fronte: << Torno presto...>> Le sussurro.

E me ne vado via così.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Ferite ***


Apro piano la porta della mia camera, e lo spiraglio di luce proveniente dall’esterno si fa spazio nella penombra della stanza.

So che lei è li che mi aspetta.

Sono stato fuori tutto il giorno e tutto la notte…non potrebbe essere altrimenti.

Noto un rigonfiamento fra le mie lenzuola bianche e sorrido.

Il suo respiro è agitato, non è abbastanza regolare…non sta dormendo.

Mi trascino a fatica nella stanza, tormentato dai dolori provocati dai punti ancora freschi sul mio stomaco.

La penombra copre la mia smorfia di dolore, ma lei non l’avrebbe comunque notata.

Nonostante sia sveglia, nonostante mi abbia sentito…non si è mossa da quelle coperte, e non ha nemmeno tirato fuori la testa.

Mi siedo piano sul materasso, e la sento ritrarre un poco le gambe, raggomitolandosi ancora di più.

Rimango in silenzio a fissare le coperte per diversi ed interminabili minuti, aspettando che rompa finalmente il silenzio.

Alle fine, stanco di aspettare, parlo io per primo: << Jenny…è tutto a posto. Sono qui, ora.>>

Lei sospira forte:

<< Imbecille…>> Impreca piano, rassegnata.

Io sorrido:

<< Dai, non mi è successo niente…di grave!>>

<< Che cosa ti hanno fatto stavolta, idiota.>> La sua voce risuona ovattata da sotto le coperte, ma capisco comunque che non è arrabbiata.

<< Solo qualche taglietto sull’addome…>>

<< Definisci taglietto.>>

Sospiro e faccio una smorfia, consapevole che lei non mi può vedere:

<< Un bel po’ di punti e tanto sangue.>>

<< Resteranno cicatrici?>>

Alzo gli occhi al cielo. A me non importa minimamente…ma a lei sì. Assurdo.

<< Sì.>>

Lei fa una piccola pausa.

<< Imbecille.>> Ripete infine.

Io scoppio a ridere e le appoggio una mano su un ginocchio da sopra le lenzuola.

<< Dai, esci da lì, fatti abbracciare.>>

Lei rimane immobile e non risponde.

<< Jenny, hai sentito?>>

<< Jen…>>

<< Sì!! Ho sentito!!>> Esclama lei con un tono esasperato.

Io sorrido:

<< E allora perché non esci da lì? Non sarai ancora arra…>>

Mi blocco di colpo.

Il sorriso svanisce improvvisamente dal mio volto, lasciando spazio alla rabbia e al dolore.

<< Fatti vedere.>>

Lei trattiene rumorosamente il respiro. Ha capito. Sa che io so.

<< Zack, davvero , non è succ…>>

<< Fatti vedere. Subito.>>

Il mio tono di voce non è ne alto ne minaccioso. È semplicemente risoluto.

Lei sospira rassegnata, poi, più lentamente che può, scosta il lenzuolo e si mette a sedere sul letto, con le braccia strette in grembo ed uno sguardo mortificato.

Io rimango pietrificato alla vista del suo bellissimo viso.

Mi avvicino delicatamente, tentando di sfiorare con un dito il suo occhio destro, viola, ed il suo zigomo gonfio, irriconoscibile, ancora un po’ incrostato di sangue.

Lei, al mio tocco, ritrae velocemente il viso con un lamento di dolore.

La mia mano, prima delicata, si trasforma ora in un pugno che colpisce inesorabile il materasso, il qualche vibra fortissimo.

<< Porca puttana!>> Ringhio con tutta la rabbia che ho in corpo.

Lei chiude gli occhi, o perlomeno chiude l’occhio sano.

<< Non urlare, per favore. >> Sussurra con una voce mozzata.

<< Non di nuovo cazzo, non di nuovo!! Quel brutto bastardo…ha aspettato che io non fossi con te!! Quel viscido figlio di…>>

<< BASTA!!>> Lei si copre le orecchie con le mani ed inizia a singhiozzare senza lacrime, in preda ad una crisi isterica:

<< Basta, basta!! Smettila!! La dovete smettere di urlare, la dovete finire di usare la violenza!! Sono stufa, stufa!!! Stufa di questa vita di merda!! STUFA!!!!!!!!>>

Io, sconcertato di fronte alla sua crisi, mi avvicino piano e, senza dire niente, stringo forte al mio petto le sue spalle tremanti.

Ignoro il dolore che mi provoca sulle ferite ancora fresche…se non altro serve ad attutire quello ancor peggiore che provo sentendola urlare…e rendendomi conto di essere impotente…di non essere nulla in confronto a LUI.

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

.

Sempre su quel letto, un ora più tardi.

Sono finalmente riuscita a farla calmare.

Ora ha la testa appoggiata alle mie ginocchia e ride leggera, senza esagerare, ancora troppo scossa dagli avvenimenti.

Io, ignorando con tutte le mie forze la parte destra del suo viso, cerco di parlare delle cose più stupide che mi vengono in mente, facendola distrarre.

Lei, improvvisamente, indica il mappamondo appoggiato sul tavolino di fronte al mio letto.

<< Vorrei andare via…lontano. In Europa!! In Francia, magari, oppure in Italia…dicono che è tanto bella…>> Dice sognante.

Io mi intenerisco e sorrido.

<< Vengo con te.>>

Lei mi guarda con la coda dell’occhio:

<< Tu non hai nessun motivo per andare via di qua.>>

<< Sì…ne ho uno. Uno soltanto.>>

Lei mi scruta curiosa:

<< Quale?>>

Lascio una piccola pausa di suspance, poi parlo:

<< Non lasciarti sola.>>

Lei sorride di un sorriso pieno e sincero, poi si alza e si porta di fronte a me, facendosi improvvisamente seria.

<< Su. Fammi vedere le ferite.>>

Io faccio una smorfia:

<< Non so se è il caso.>>

Lei sorride, per quanto il viso gonfio glielo consenta, poi si indica lo zigomo viola:

<< Ey, mi vedi? Per chi mi hai preso?>>

Io sorrido tristemente. Quanto vorrei che non fosse veramente abituata a vedere le ferite…

Mi tolgo la camicia.

Due profondi tagli leggermente obliqui attraversano il mio stomaco.

Lei li guarda preoccupata, poi, dopo aver scosso la testa e aver mormorato un altro “imbecille”, si alza.

<< Dove vai?>>

Lei apre lo sportello della libreria e ne estrae il kit del pronto soccorso.

<< Siccome la persona più importante della mia vita è un emerito imbecille, cerco di pulire le sue stupide ferite, perché quegli altri imbecilli dei suoi amici l’hanno curato da schifo.>>

Io scoppio a ridere, buttando un occhio alle mie ferite evidentemente non troppo pulite.

<< Ok ok! Ho afferrato il concetto.>>

Lei si siede sul letto.

<< Sdraiati.>>

Io faccio come dice, e lei si siede al mio fianco, avvicinandosi alle ferite e tamponandole con l’alcool il più delicatamente possibile.

Non sento nemmeno il bruciore, e l’unico motivo è la ragazza che mi sta davanti.

Da sdraiato posso vedere solo il suo bellissimo profilo “sano”. I capelli, spostati tutti da un lato, ricadono a boccoli, solleticandomi a volte il fianco. La spalla le sfiora la guancia, perché il braccio è appoggiato al materasso. Il suo sguardo, invece, è completamente concentrato su di me, come il mio è completamente concentrato su di lei. Il suo profumo di pesca mi riempie le narici, non mi permette quasi di respirare.

Allungo un braccio e le blocco il polso.

Lei rimane con il cotone imbevuto di alcool in mano a mezz’aria.

Alza lo sguardo fino ad incrociare i miei occhi.

<< Ti sto facendo male?>> Mi chiede preoccupata.

Io la tiro a me e sorrido:

<< No.>>

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Afa ***


Lei mi guarda.

Ha la bocca serrata, non sa bene cosa dire.

I nostri visi sono vicini quel tanto che basta per farmi cogliere ogni singola espressione del suo viso, ed io continuo a sorridere.

Poi, lei, fa un azione inaspettata.

Guardandomi con tenerezza ed adorazione, come si potrebbe guardare un bambino addormentato, mi accarezza delicatamente la guancia con il dorso della mano.

Un brivido di calore invade tutto il mio corpo, e smetto di sorridere.

Appoggio una mano sulla sua e percorro tutta la linea del suo braccio, attraversando la sua piccola morbida spalla, fino a giungere al suo viso. Le sposto i capelli dietro le orecchie.

Lei sorride abbassando lo sguardo, senza ancora capire quello che ho intenzione di fare. Quando mi avvicino, il suo sorriso svanisce pian piano, ed i suoi occhi si spalancano…

------------------------------------------------

.

Cammino nervoso e veloce sul marciapiede.

Non mi guardo attorno, so che nessuno mi toccherebbe mai nel mio quartiere. Nel NOSTRO quartiere.

Impreco fra i denti, maledicendo il tempismo del ragazzo che sta camminando accanto a me.

Ero li, dannazione, ad un centimetro dal suo viso…e poi, quando le avevo spostato i capelli dietro l’orecchio…cazzo!! Proprio in quel momento doveva bussare Jim alla porta!!

<< Ei Zack…nervoso?>> Mi chiede senza ombra di allegria o di scherzo nella voce.

Io non lo guardo nemmeno.

Se sapesse che in realtà il fatto che il capo mi abbia mandato a chiamare non mi preoccupa minimamente, ma che invece l’unico pensiero fisso che avevo era stato quello di non essere riuscito a baciare Jenny, probabilmente mi avrebbe preso per pazzo.

<< Un po’.>> Mento io.

Lui alza le spalle dando un calcio ad una lattina vuota.

<< Non ci pensare…>>

Io non rispondo, e rimaniamo per un lungo tratto di strada in silenzio.

Poi Jim riattacca a parlare:

<< Ho saputo che hai portato Jen al cinema in un quartiere “normale”, l’altro giorno…>>

Al sentire il nome di Jenny, mi volto di scatto verso di lui, guardingo, senza però darlo troppo a vedere.

Nonostante dalla sua frase non sia trapelato il minimo tono di malizia, riesco comunque a coglierlo dal suo sguardo leggermente illuminato.

<< Già.>> Rispondo secco, << Come lo sai?>>

Jim sorride: << Lo sai come funziona…>>

Annuisco. Già, lo so come funziona. Ho fatto proprio una domanda stupida.

<< Che intenzioni hai con lei?>> Mi domanda divertito.

Io lo guardo male:

<< Siamo amici da sempre, lo sai.>>

<< Amici…>> Ripete lui pensieroso.

<< Ok…ricordati però che se suo padre venisse a sapere che hai inten…>>

<< Lo so.>> Taglio corto io.

Jim alza le mani ridendo, in segno di resa:

<< Ok , ok!! Comunque sappi che non credo che il capo veda di buon occhi questa tua “amicizia”.>>

<< Lo terrò presente, grazie.>>

Jim, finalmente, capisce che non è più il caso di continuare a parlare.

-----------------------------------------------

.

Il ventilatore si muove a destra e a sinistra, dandomi un leggero sollievo dal caldo torrido quando è puntato di fronte a me.

Mi sento tranquillo, seduto sulla scomoda poltrona di questo modesto salotto.

Sono solo leggermente a disagio a dare le spalle alla finestra, spalancata per l’afa…ma questa è sempre stata una mia strana ossessione.

Il capo, seduto di fronte a me su un'altra poltrona che ha l’aria di essere molto più comoda, mi sorride:

<< Devo complimentarmi con te, Zack…ieri hai fatto proprio un buon lavoro. Hai giocato un ruolo fondamentale, e sei riuscito anche ad uscirne quasi indenne…>>

Io mi sfioro automaticamente la maglietta, nel punto in cui sono incisi sul mio stomaco quei profondi e dolorosissimi “quasi.”

Faccio un sorriso forzato:

<< Sì, grazie.>> Rispondo con un tono piatto.

Il capo fa una breve pausa, poi si schiarisce la gola e continua:

<< Comunque, come avrai intuito, non ti ho fatto chiamare semplicemente per complimentarmi con te…>> Beve un lungo sorso di limonata, poi prosegue:

<< C’è un compito molto delicato da svolgere, Zack…e penso che tu sia la persona più indicata.>>

Io annuisco senza parlare.

<< Si tratta di Mike Fearly.>>

A udire quel nome, ogni singolo muscolo del mio corpo si irrigidisce. Il capo, fortunatamente, non se ne accorge:

<< Ero convinto che fosse dalla nostra parte…>>

Il capo annuisce vigorosamente: << Ma certo, anzi! La sua banda è una delle nostre alleate più importanti!>>

<< Allora non capisco…>> Rispondo io confuso.

<< Il fatto che sia dalla nostra parte…non significa che io debba per forza fidarmi di lui.>> Specifica gelido.

<<…tornando alla missione…domani sera Fearly si incontrerà in casa sua con Steven Mcbury per parlare di “affari”. In teoria Fearly dovrebbe specificare la nostra immunità dai piani di Mcbury, ma io temo una pugnalata.

In breve: voglio che tu ti introduca in casa sua e che ascolti quello che si dicono, parola per parola. Attento ai linguaggi in codice, naturalmente.>>

Io annuisco rigidamente, con tutt’altri pensieri nella testa.

<< Perfetto. Jim ti informerà sui dettagli e sarà a tua disposizione per qualunque cosa di cui tu abbia bisogno.

Ah, c’è una cosa assolutamente fondamentale: non uscire allo scoperto per nessun motivo. Nessuno. Nemmeno se stessero progettando di ucciderci uno ad uno il giorno stesso.

La cosa è troppo delicata, non posso permettermi di rischiare, ne tu di fallire. Sono stato chiaro?>> Mi chiede con tono tranquilli ma risoluto.

<< Sì.>>

<< Bene, per ora è tutto.>>

<< Allora posso andare.>>

Il capo annuisce e fa un pigro gesto con la mano, congedandomi.

Mi alzo dalla poltrona e mi dirigo verso la porta, bramoso di uscire e di poter sfogare tutte le emozioni che mi stanno pervadendo.

<< Ehm, Zack…ancora una cosa.>>

Mi fermo e mi volto verso il capo:

<< So che sei in buoni rapporti con la figlia di Fearly…Jennifer, se non sbaglio.>> Il suo sguardo si fa gelido ed imperioso, prima di concludere la frase: << Spero che questo non rappresenterà un problema.>>

Deglutisco a fatica: << No. Non lo sarà.>>

Esco dal salotto e chiudo la porta alle mie spalle.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Nessuna Scelta ***


Apro la porta di camera mia e la cerco con gli occhi.

<< Jenny?>>

<< Sono qui…>> Risponde lei con scarso entusiasmo.

Così detto, esce dal bagno a passo svelto, concentrata ad allacciarsi l’orologio.

Si è cambiata: al posto del pigiama, indossa un paio di pantaloncini beige ed una camicetta bianca senza maniche. Sugli occhi, porta un paio di occhiali scuri a maschera, che le coprono il viso deformato dalla violenza di quel verme di Fearly.

<< Dove vai?>>

Jenny sospira, mettendosi il borsone a tracolla:

<< Lo sai, torno a casa…>>

<< Non sei obbligata.>>

Jenny, allacciandosi i sandali, mi risponde:

<< Si Zack, lo sono…già dopo che è…successo “questo” al mio viso non sarei dovuta uscire, ma ero troppo preoccupata per te e sono venuta ad aspettarti. Ora devo rientrare, sul serio.>>

Jenny si avvicina alla porta, e con essa, a me.

Improvvisamente si ferma togliendosi gli occhiali e, per un attimo, la sua barriera di sicurezza crolla.

<< Ho paura.>> Dice con voce tremante.

Automaticamente, penso a ciò che dovrei fare quella stessa sera a casa sua, vale a dire spiare suo padre per conto del capo.

<< Jenny…>> Esordisco.

Lei alza lo sguardo, leggermente lucido: << Sì?>>

Dovrei dirglielo, lo so…ma, per oggi, le ho già dato troppe preoccupazioni, e poi ha già abbastanza problemi senza che mi ci metta anch’io.

Sorrido, sistemandole un ciuffo scappato dalla coda alta:

<< Andrà tutto bene, stai tranquilla…>>

Lei, dopo un attimo di esitazione, annuisce con fermezza, poi si rimette gli occhiali da sole.

<< A domani, Zack…>>

Esce e chiude la porta alle sue spalle.

<< A stasera, Jenny…>> Sussurro io.

.

-----------------------------------------

.

Una postazione perfetta, non potevo fare di meglio.

Da questa angolazione posso scorgere tutto il salotto, e nemmeno l’acustica è male.

Non faccio neanche a tempo a sistemarmi in modo da non essere scoperto, che sento dei rumori e delle voci provenire dall’altra stanza. Mi irrigidisco e tendo le orecchie.

Strano…avevo calcolato tutto, mi sono appostato di proposito con mezz’ora d’anticipo per evitare di perdermi l’inizio dell’incontro.

<< Lasciami in pace!>>

Il cuore mi si ferma nel petto. Quell’urlo non era di Fearly, né di McBury.

La voce apparteneva a Jennifer.

Subito, la porta del salotto si apre violentemente, ed entra lei, che si dirige a passo svelto verso l’uscita.

Dopo di lei fa il suo ingresso Fearly, che la blocca prendendola violentemente per un polso e strattonandola in modo da farla voltare verso di lui. Io stringo i pugni così forte da conficcarmi le unghie nella pelle. << No che non ti lascio in pace…dove cazzo sei stata per tutto oggi!!>>

<< Papà ti prego, mi stai facendo ma…>>

<< Quando ti faccio una domanda devi rispondere!! >>

Fearly la interrompe, stringendole ancora di più il polso e facendola gemere di dolore.

<< Non ti è bastata la lezione di ieri? Vuoi che mi occupi anche dell’altro occhio? Ieri sera sei scappata in camera tua con la coda fra le gambe…ed era là che dovevi rimanere!! Invece No…oggi, quando sono entrato, tu non c’eri più!!>>

Io, in cuor mio, prego che lei riesca a mantenersi lucida.

So bene come è fatto Fearly…sia in base ai racconti di Jen, sia perché è da quando sono entrato in questo giro che lavoro anche con lui.

Lo conosco…so che odia la paura negli occhi degli altri, lo fa innervosire, gli fa perdere il controllo.

Se Jenny resta impassibile e sprezzante, c’è la possibilità che non le faccia del male.

D’altra parte, so anche che è una pretesa impossibile…

Jenny è la metà di quell’uomo, che per di più è suo padre, e legati a lui ha una serie di shock che la portano ad andare completamente nel panico.

<< P-papà…No…>> Singhiozza lei disperata.

<< Sei andata di nuovo da quel ragazzino, vero? Quello Zack…quante volte ti ho detto che non puoi frequentare quella gente!! In particolar modo di quel gruppo, dato che ho intenzione di tradirli!>>

Jenny si anima improvvisamente: << Come…li tradisci? Gli faranno del male?>>

Fearly sogghigna: << Al prossimo lavoro saranno tutti tolti di mezzo, compreso il tuo caro Zack…>>

Oramai, le unghie hanno aperto dei tagli sui miei palmi, ed il sangue mi scorre lungo i polsi. Lurido bastardo…

Jenny spalanca gli occhi: << No!!>>

Si getta in ginocchio e lo implora: << Ti prego…ti prego papà, non fargli del male!! È tutto quello che ho!! Ti prego!!>>

Fearly rimane scandalizzato.

Ripete a fior di labbra “è tutto quello che ho”, come se non potesse credere alle parole della figlia.

Jenny, approfittando del suo stupore, prende più coraggio:

<< Non te lo permetterò!! Lo avviserò in tempo, e tu non potrai fare niente per fermarmi…non me lo porterai via!!>>

A sentire quelle parole, gli occhi di Fearly brillano di una luce pericolosa, e la rabbia si impadronisce da lui:

<< Che cosa fai, tu? Piccola ingrata…ti insegno io a ricattarmi!!>>

Così detto, prendendola violentemente per una spalla, la obbliga ad alzarsi, pronto a metterle le mani addosso.

“Non posso farlo, il capo me l’ha ordinato, e poi, se intervenissi, per lei sarebbe ancora peggio.”

Sono tutti pensieri che avrei probabilmente fatto e seguito se fossi stato lucido.

Ma non ora, non in questo momento, non con Jennifer in quello stato.

Irrompo nel salotto e mi preparo a lottare.

.

-------------------------------------------------------

.

La stringo.

La stringo forte fra le braccia.

Lei, raggomitolata, nascondendo il viso nel mio petto, si lascia portare in braccio.

Ho fatto tutta la strada da casa sua a qui di corsa, dopo aver atterrato suo padre.

Ho portato Jenny fra le braccia, troppo sconvolta ed indebolita dall’accaduto per correre.

Busso forte, insistentemente.

Lui è l’unico amico di cui mi possa fidare in questa situazione di merda.

Dopo un minuto buono, sento la sua voce arrivare da dietro la porta.

<< Sì, arrivo cazzo…un attimo!!>>

La porta si spalanca, e di fronte a me appare Tom, con i capelli castani e ricci spettinati, gli occhi verdi lucidi, coperto solo da un paio di boxer.

Appena mi vede, sgrana gli occhi e si sveglia del tutto.

Il suo sguardo si sposta veloce da me a Jennifer, ancora raggomitolata e nascosta fra le pieghe della mia maglia, strappata a causa della lotta.

<< Ma che diavolo…Zack!! Che cazzo hai fatto??>>

<< Fammi entrare.>>

Tom si fa da parte e, senza mutare il suo sguardo, chiude la porta alle nostra spalle.

Provo a depositare Jenny sul divano del minuscolo salottino, ma lei si aggrappa convulsamente alla mia maglietta, lasciandosi sfuggire solo un debole lamento.

Così, mi siedo sul divano, e lascio che lei continui a restare rannicchiata su di me.

Tom va in cucina, e torna indossando una t-shirt scolorita e con in mano una sedia.

La pone di fronte al divano, poi, dopo essersi accomodato, estrae un pacchetto di Malboro dalla tasca e me lo porge insieme all’accendino. Io accetto volentieri e, una volta ridatogli il pacchetto, anche lui se ne accende una.

Infine, mi guarda scuotendo la testa.

<< Qualcosa mi dice che l’hai fatta davvero grossa…>>

Io, accarezzando distrattamente i capelli di Jenny, che, tremando leggermente, continua ostinatamente a nascondere il viso, gli rispondo:

<< Non avevo scelta.>>

<< Spiegati meglio.>>

In quel momento, una ragazza mezza nuda esce dalla camera di Tom.

<< Ehy Tommy, ma dove sei finito?>>

Rimane un po’ perplessa nel vedere lo strano quadretto creatosi in salotto.

Tom la guarda un momento, senza tradire la minima emozione.

<< Ah, cazzo, mi ero dimenticata di te….raccatta la tua roba e sparisci, ho altro da fare.>>

Lei fa una smorfia, contrariata.

<< Ok, ok…non c’è bisogno di dirlo in quel modo.>> Biascica lei in risposta.

Rientra in camera e, dopo neanche un minuto, esce fumando con indosso i vestiti e se ne va senza salutare, trascinando i passi.

<< Finalmente…dove eravamo rimasti? Ah, sì…definisci “non avevo scelta.”>>

<< Ero appostato per spiare Fearly, come il capo aveva ordinato…ed ho assistito ad una lite fra lui e Jen. Ha iniziato a diventare violento…non ho potuto fare altro.>>

Lui alza un sopracciglio:

<< E così l’hai riempito di botte e te la sei data a gambe con la figlia…>>

Io sospiro nervoso, e non rispondo.

Tom si passa una mano sul viso.

<< Merda, Zack…merda!! Dovevi farti i cazzi tuoi!!>>

Io faccio per replicare, ma lui mi interrompe:

<< Lo so, lo so…so già quanto è importante per te quella ragazzina…>>

<< Non è una ragazzina, ha 17 anni…solo tre in meno di noi.>>

<< Sì sì, come ti pare…ma non è questo il punto. Quante volte ti ho detto che non bisogna lasciarsi coinvolgere?? L’amore è per i deboli…e le donne ti fottono sempre!>>

<< Siamo solo amici…>> Replico io, stizzito.

<< Ma valla a raccontare ad un altro, questa stron…>>

Driin.

Il cellulare di Tom squilla. Lui lo prende dalla tasca e risponde:

<< Sono Tom.>>

Mi basta incrociare il suo sguardo per capire chi è.

<< No, non è qui…sì…certo capo…allora vado subito a controll…ah, capisco…allora d’accordo. Sì, ti farò sapere.>>

Tom riaggancia e mi guarda con aria grave.

<< Cosa rischio?>> Gli chiedo esitante.

In realtà non mi interessa, voglio solo sapere cosa rischia lei.

Il mio migliore amico, per la prima volta in 10 anni, abbassa lo sguardo di fronte a me.

Si prende una piccola pausa, poi risponde.

<< Te ne devi andare, Zack. Ora.>>

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Fuga ***


La stringo.

La stringo forte fra le braccia.

Lei, raggomitolata, nascondendo il viso nel mio petto, si lascia portare in braccio.

Ho fatto tutta la strada da casa sua a qui di corsa, dopo aver atterrato suo padre.

Ho portato Jenny fra le braccia, troppo sconvolta ed indebolita dall’accaduto per correre.

Busso forte, insistentemente.

Lui è l’unico amico di cui mi possa fidare in questa situazione di merda.

Dopo un minuto buono, sento la sua voce arrivare da dietro la porta.

<< Sì, arrivo cazzo…un attimo!!>>

La porta si spalanca, e di fronte a me appare Tom, con i capelli castani e ricci spettinati, gli occhi verdi lucidi, coperto solo da un paio di boxer.

Appena mi vede, sgrana gli occhi e si sveglia del tutto.

Il suo sguardo si sposta veloce da me a Jennifer, ancora raggomitolata e nascosta fra le pieghe della mia maglia, strappata a causa della lotta.

<< Ma che diavolo…Zack!! Che cazzo hai fatto??>>

<< Fammi entrare.>>

Tom si fa da parte e, senza mutare il suo sguardo, chiude la porta alle nostra spalle.

Provo a depositare Jenny sul divano del minuscolo salottino, ma lei si aggrappa convulsamente alla mia maglietta, lasciandosi sfuggire solo un debole lamento.

Così, mi siedo sul divano, e lascio che lei continui a restare rannicchiata su di me.

Tom va in cucina, e torna indossando una t-shirt scolorita e con in mano una sedia.

La pone di fronte al divano, poi, dopo essersi accomodato, estrae un pacchetto di Malboro dalla tasca e me lo porge insieme all’accendino.

Io accetto volentieri e, una volta ridatogli il pacchetto, anche lui se ne accende una.

Infine, mi guarda scuotendo la testa.

<< Qualcosa mi dice che l’hai fatta davvero grossa…>>

Io, accarezzando distrattamente i capelli di Jenny, che, tremando leggermente, continua ostinatamente a nascondere il viso, gli rispondo:

<< Non avevo scelta.>>

<< Spiegati meglio.>>

In quel momento, una ragazza mezza nuda esce dalla camera di Tom.

<< Ehy Tommy, ma dove sei finito?>>

Rimane un po’ perplessa nel vedere lo strano quadretto creatosi in salotto.

Tom la guarda un momento, senza tradire la minima emozione.

<< Ah, cazzo, mi ero dimenticata di te….raccatta la tua roba e sparisci, ho altro da fare.>>

Lei fa una smorfia, contrariata.

<< Ok, ok…non c’è bisogno di dirlo in quel modo.>> Biascica lei in risposta.

Rientra in camera e, dopo neanche un minuto, esce fumando con indosso i vestiti e se ne va senza salutare, trascinando i passi.

<< Finalmente…dove eravamo rimasti? Ah, sì…definisci “non avevo scelta.”>>

<< Ero appostato per spiare Fearly, come il capo aveva ordinato…ed ho assistito ad una lite fra lui e Jen. Ha iniziato a diventare violento…non ho potuto fare altro.>>

Lui alza un sopracciglio:

<< E così l’hai riempito di botte e te la sei data a gambe con la figlia…>>

Io sospiro nervoso, e non rispondo.

Tom si passa una mano sul viso.

<< Merda, Zack…merda!! Dovevi farti i cazzi tuoi!!>>

Io faccio per replicare, ma lui mi interrompe:

<< Lo so, lo so…so già quanto è importante per te quella ragazzina…>>

<< Non è una ragazzina, ha 17 anni…solo tre in meno di noi.>>

<< Sì sì, come ti pare…ma non è questo il punto. Quante volte ti ho detto che non bisogna lasciarsi coinvolgere?? L’amore è per i deboli…e le donne ti fottono sempre!>>

<< Siamo solo amici…>> Replico io, stizzito.

<< Ma valla a raccontare ad un altro, questa stron…>>

Driin. Il cellulare di Tom squilla.

Lui lo prende dalla tasca a risponde:

<< Sono Tom.>>

Mi basta incrociare i suoi occhi.

<< No, non è qui….sì….certo capo….allora vado subito a controll…ah, capisco…allora d’accordo. Sì, ti farò sapere.>>

Tom riaggancia e mi guarda con aria grave.

<< Cosa rischio?>> Gli chiedo esitante.

In realtà non mi interessa, voglio solo sapere cosa rischia lei.

Il mio migliore amico, per la prima volta in 10 anni, abbassa lo sguardo.

Si prende una piccola pausa, poi risponde.

<< Te ne devi andare, Zack. Ora.>>

.

.

.

Apro la porta con la chiave che mi ha dato Tommy e accendo la luce.

È un bell’appartamento, spazioso ed accogliente, con tutto il necessario.

Entro nell’unica camera e lancio lo zaino contenente i ricambi che mi ha prestato Tom sul letto. Mi avvicino alla prima finestra che trovo e guardo fuori.

La vista non ha senz’altro niente a che fare con il nostro quartiere: niente case diroccate, niente marciapiedi sporchi, niente prostitute ai lati delle strade.

E bravo Kostler…ecco dove erano finiti tutti i soldi presumibilmente spariti del nostro ultimo affare: si è comprato un bell’appartamento sul mare, in un quartiere tutt’altro che malfamato.

Sperava di togliersi dalla mala vita ed iniziare da capo.

Mi scappa un sorriso.

Povero stupido…certa gente non impara mai. Tom ci ha messo tre giorni a scoprire che i soldi li aveva presi lui e che cosa ci aveva fatto.

Mi ha detto che il capo gli ha dato due settimane, ed è solo lui ad occuparsi della faccenda…questo dovrebbe darmi un po’ di tempo.

Per sicurezza, ci tratterremo qui solo una settimana.

Non si sa mai…non ho certo intenzione di fare la stessa fine di Kostler…ma, dopotutto, io non sono così stupido e sprovveduto. In ogni caso, so perfettamente che nessuno verrebbe mai a cercarci qui. Questo è uno dei territori più controllati dalla polizia. Tom ha scoperto Kostler solamente perché lo ha pedinato, e lui non era scappato come me. Inoltre, devo far passare un po’ di tempo prima di lasciare la città, perché sicuramente, in questo momento, tutte le possibili uscite saranno sorvegliate. Insomma, ho una settimana di quiete prima della tempesta.

Uno scricchiolio del letto mi fa voltare.

L’unica ragione che mi ha spinto a fare quello che ho fatto e a continuare è lei.

Lei, che si è raggomitolata sotto le coperte con la testa nascosta sotto il cuscino.

Dev’essere stravolta e shockata dall’accaduto…come darle torto.

Fortunatamente, ho una settimana di libertà, e la dedicherò a cercare di renderla il più serena possibile.

Anche se per poco, le regalerò la normalità che non ha mai potuto avere, se lo merita.

Con questo pensiero, mi sdraio accanto a lei e, senza dire una parola ne sfiorarla, la guardo.

.

.

.

Il sole illumina la stanza ormai da circa due ore.

Non sono riuscito a chiudere occhio, stanotte.

Mi alzo e vado ad aprire la finestra, poi inspiro a pieni polmoni l’aria di mare.

Si sentono solo l’infrangersi delle onde, i gabbiani, ed il chiacchiericcio di qualche persona che passeggia.

Sento dei piccoli e veloci passi alle mie spalle dirigersi fuori dalla camera, ed il solo rumore mi fa sorridere.

La porta del bagno si chiude alle sue spalle.

Io mi avvicino al letto e sprofondo sul cuscino dove prima stava lei. Inspiro a pieno il suo profumo e chiudo gli occhi.

È qui con me…al sicuro. Non le succederà niente finché sono al suo fianco.

Questo pensiero basta a rendermi felice.

Per la prima volta, cullato dal suo profumo, mi assopisco leggermente, senza rendermi conto del tempo che passa.

<< Ey, sei sveglio?>> Una sua mano mi sfiora delicatamente il braccio.

Io apro gli occhi e la guardo: naturalmente ha gli stessi vestiti di ieri…e quell’occhio ancora pesto.

Eppure…

eppure è la cosa più bella che io abbia mai visto.

<< Sì…sono sveglio.>> Mi metto a sedere e la guardo.

<< Come stai?>> Le chiedo.

Lei guarda fuori dalla finestra, poi sposta i suoi occhi in basso, infine, ritorna a posarli su di me.

<< Dove siamo?>> Chiede con un tono di voce leggermente basso.

Non ne vuole parlare…rispetto la sua decisione.

<< Lontano.>> Rispondo io.

Lei sorride debolmente: << Questo mi basta.>>

Così detto, mi abbraccia, gettandomi le braccia al collo ed appoggiando il viso sulla mia spalla.

<< Zack…>>

Le accarezzo le schiena: << Sì?>>

<< Adesso che sono qui con te non ho più paura che mi succeda qualcosa…>>

Sorrido.

<< Però…>> Continua Jenny.

<< Però?>> La incoraggio io.

Lei mi stringe ancora più forte:

<< Però sto peggio, perché ho paura che succeda qualcosa a te…>>

Io la stringo a mia volta, mettendo una mano fra i suoi capelli.

Non le rispondo, non voglio più dirle bugie, ha ragione…mi limito a darle un bacio sulla testa.

Rimaniamo così una manciata di minuti, stretti l’uno all’altra, abbandonato ciascuno ai proprio pensieri.

Infine, lei si stacca, si alza e mi guarda, spostandosi indietro i capelli con la mano.

<< Quanti soldi abbiamo?>>

<< Molto pochi…dovremo farceli bastare…>>

Lei annuisce.

<< Pensi che ci sia qualcosa da mangiare in casa?>> Mi chiede.

<< Sì, credo di sì…è da poco che la casa è stata sottratt…ehm…sì, penso proprio di sì Jenny.>>

<< Bene…vado a vedere in cucina che cosa posso fare.>>

<< Cerca di…>>

Lei mi interrompe: << Lo so, lo so…razionalizzerò…so come si risparmia, Zack. Tu pensa solo a riposarti…ti ho sentito inquieto questa notte. Hai dormito almeno un po’?>>

Io, in tutta risposta, sbadiglio sonoramente.

Lei sorride: << Ti chiamo quando è pronto.>>

.

.

.

La guardo correre sulla sabbia a piedi nudi, con i capelli al vento ed un sorriso sulle labbra, e mi sembra un angelo.

Tiro fuori dallo zaino un lenzuolo bianco preso dall’appartamento e lo stendo sulla spiaggia, poi estraggo anche i magri panini che Jenny a preparato e li appoggio su di esso.

Accanto al lenzuolo, giacciono i sandali di Jenny, lanciati in modo scomposto.

Mi tolgo la maglia e la metto sul lenzuolo, poi mi siedo anch’io, guardandola con un sorriso sulle labbra.

Lei si volta verso di me, poi mi raggiunge correndo e mi si siede accanto.

<< Sembra il paradiso.>> Mi dice sognante.

Ed io, guardandola, non potrei essere più d’accordo.

<< Non hai fame?>> Mi chiede.

Solo ora mi accorgo del brontolio incessante del mio stomaco.

<< Sì, molta.>>

Lei prende entrambe i panini e me ne porge uno.

<< Non è un pasto abbondante…ma ho fatto del mio meglio per metterci dentro tutti gli ingredienti che danno più energia.>>

Io lo addento: << è buonissimo, stai tranquilla.>>

Lei lo mangia a sua volta e fa una smorfia: << Bugiardo!!>> Mi risponde a bocca piena.

Io non posso fare a meno di ridere.

<< Quanto tempo possiamo restare qui?>>

<< All’incirca una settimana.>>

<< Ah, capisco…e poi?>>

Io guardo il mare, più precisamente la linea dell’orizzonte che si confonde con il cielo.

Già…e poi? Meglio non pensarci, adesso…rischierei di impazzire.

Non le rispondo.

E lei capisce.

Capisce e continua a mangiare in silenzio.

Io, intanto, guardandola con la coda dell’occhio, penso a quanto possa essere ingiusta la vita.

Lei, che si meriterebbe solo il meglio…lei che non dovrebbe mai soffrire…è proprio colei che ha il peggio, colei che ha sempre sofferto.

Non ha fatto altro che subire gli errori e la cattiveria altrui da quando è nata, crescendo in un mondo di violenza.

Una goccia d’acqua pura in mezzo al fango…ecco che cos’è lei. Nient’altro che questo.

Ed io ho dato tutto me stesso per aiutarla, fin da quando eravamo piccoli…eppure...

Eppure è stata lei ad aiutare di più me.

Mi ha dato un motivo per vivere, la forza per andare avanti, la consapevolezza che a qualcuno importasse di me.

Ha sempre curato le mie ferite…fisiche e mentali.

Lei c’è sempre stata.

E così, senza che riesca a controllarlo, come un fulmine a ciel sereno, arriva….un ricordo…

**Dieci anni prima, in un piccolo parco di periferia.

Una bambina si dondolava su un’altalena arrugginita, che cigolava forte.

Io, seduto sull’altra altalena, contavo con le mani sudice i soldi che ero riuscito a raccattare agli angoli della strada. Una miseria.

Io, con la maglietta strappata, i jeans sporchi ed i piedi nudi.

Lei, con un vestitino rosso e due codini biondi.

Fango e acqua pura, all’apparenza…invece, eravamo entrambe nella merda.

<< Quanto hai guadagnato?>> Mi chiese lei, con la sua voce cristallina.

<< Poco…>> Risposi io amareggiato.

Lei smise di dondolarsi e mi guardò.

<< Saranno qui a momenti…>> Disse.

<< Lo so.>>

Scese dall’altalena ed estrasse dalla tasca alcune banconote spiegazzate, poi me le porse sorridente:

<< Tieni! È tutto quello che ho.>>

Io la guardai serio, poi le presi i soldi di mano senza ringraziarla. Ma lei non si arrabbiò.

Dei passi alle nostre spalle ci fecero voltare. Due uomini si avvicinarono fino a pararsi di fronte a noi. Guardarono prima me, poi Jenny. La riconobbero, sapevano di chi era figlia.

<< Su, vai a giocare da un’altra parte, bambina.>> Disse uno dei due uomini in tono burbero.

Jenny mi lanciò un’occhiata addolorata, poi corse a nascondersi dentro il tubo di cemento.

I due uomini si concentrarono su di me. Io li guardai entrambe, con occhi intrisi di odio e di sfida.

Tirai fuori i soldi dalla tasca e li porsi ad uno dei due.

Questi, dopo aver fatto un conto veloce, mutò la sua espressione in una smorfia di rabbia.

<< E questo sarebbe tutto quello che sei riuscito a rubare, piccolo moccioso?!?>>

Io non risposi, ma l’altro uomo lo fece per me:

<< Non capisci, Charly? Questo bastardo si è limitato a mendicare come un povero pezzente…non ha scippato proprio nessuno.>>

Charly mi guardò:

<< è vero?>>

Io abbassai lo sguardo.

<< è VERO?!?>> Ripeté lui sollevandomi per la maglietta con una sola mano.

<< Sì.>> Risposi io.

<< Ti insegno io a non eseguire gli ordini, moccioso!>>

Mi sbatté a terra ed incominciò a riempirmi di calci e pugni.

Continuò fino a che non vide abbastanza sangue sporcargli le mani, poi mi lasciò a terra.

<< Questa notte dormi per strada…così domani ci penserai due volte prima di disubbidirmi.>>

Così detto, Charly mise i miei soldi in tasca e se ne andò, seguito dall’altro uomo.

Riuscivo a vedere solamente dall’occhio destro, perché quello sinistro era troppo gonfio.

Vidi avvicinarsi di corsa una bambina con i codini biondi e le lacrime agli occhi.

Si chinò su di me, poi si mise a frugare nella tasca dei miei jeans, dove sapeva che tenevo un coltellino.

Si tagliò una manica del vestito rosso, lo andò a bagnare alla fontanella del parco, e ritornò a chinarsi su di me, cercando di pulirmi dal sangue.

<< Ti porterò a casa mia…>>,Disse tirando su con il naso ed asciugandosi le lacrime con il dorso della mano, <<…mio papà questa notte non c’è.>>

Mentre era china su di me, vidi un taglio profondo sul suo braccino, prima coperto dalla manica del vestito.

Guardando più attentamente, notai che aveva molti lividi sparsi un po’ ovunque.

<< Come ti sei fatta quel taglio? E i lividi?>>

<< Non è niente! Sono solo caduta.>>

Non era solo caduta. Lo sapevamo tutti e due.

Ma io non insistetti oltre.

Jenny mi aiutò ad alzarmi, lasciò che le avvolgessi un braccio attorno alle spalle, e tornammo a casa sua a piccoli passi. **

.

.

.

<< Ey, a cosa stai pensando?>>

Ritorno al presente con un leggero sussulto, poi le sorrido:

<< A quanto stavi bene con i codini.>>

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Me gusta como hueles... ***


Sera. Di nuovo nell’appartamento.

<< Ey, mi presti una tua t-shirt come pigiama?! Tanto mi arriva alle ginocchia…così posso lavare la mia roba!!>>

<< Sì, ok…>>

Prendo dallo zaino una delle t-shirt che mi ha dato Tommy, a strisce orizzontali marroni e gialle e gliela lancio. Lei la prende al volo sorridendo e, dopo aver lavato a mano i suoi vestiti ed averli appesi in terrazzo, si chiude in bagno.

Io mi siedo sul divano del salottino. Poco dopo, sento il getto d’acqua partire e lei iniziare a cantare, come sempre.

<< That I just want you to know.. I've found a reason for me…to change who I used to be…a reason to start over new…and the reason is you.>>

The Reason, Hoobastank.

La nostra canzone.

Già…la ragione sei tu, Jenny.

La vista che si gode da qui ha un che di spettacolare. La vetrata del salotto offre un panorama del tramonto sul mare. Il sole, che ha assunto varie tonalità di arancione, sta lentamente affogando fra le acque, per lasciar spazio alla luna e alle stelle.

Mi sembra strano sentirmi felice e sereno in un momento come questo…eppure, è esattamente così.

È la prima volta che io e Jenny passiamo una giornata serena…una giornata normale. È tutto molto diverso, però mi sono reso conto di una cosa importante.

Tante volte mi è capitato di pensare che noi due non fossimo altro che due sconosciuti che stanno assieme per paura, per necessità…per un semplice e disperato bisogno di affetto. Ma, passando questa giornata con lei, mi sono reso conta di quanto il mio amore sia profondo, sconfinato, limpido…ancora di più del mare che ho di fronte.

Ed è proprio per questo motivo che ho deciso di non nasconderlo più… Prima lo facevo per paura, e anche per i dubbi che avevo su di noi. Ma adesso tutte queste cose sono scomparse, come d’incanto, come il sole che è appena stato inghiottito dal mare.

D’altra parte, questa giornata per me è stata un bellissimo sogno…ancora adesso non riesco a rendermi conto appieno della realtà di tutto questo…mi sento ancora come se galleggiassi in un mondo del tutto irreale, dove i nostri problemi non esistono.

Un mondo dove ci siamo solo io e lei.

Ed è proprio solo in questo mondo che l’amore che provo nei suoi confronti è permesso…solo qui, fra sogno e realtà.

Abbandonato alle mie riflessioni, non mi rendo conto di quanto il tempo passi veloce, e così sussulto quando sento delle braccia avvolgermi da dietro e delle labbra morbide schioccarmi un bacio sulla guancia.

Il suo profumo, ora che è appena uscita dalla doccia, è triplicato, e mi invade completamente.

<< Che stavi facendo, eri incantato?>>

Lei si stacca da me, appoggiandosi al bracciolo del divano.

Io mi volto verso di lei e la guardo: la maglia, come previsto, le arriva a metà coscia, lasciando scoperte delle gambe lisce e bellissime.

Ha raccolto i capelli ancora bagnati in uno shinion, che le lascia scoperto il viso. Le guance, rimaste per tanto tempo a contatto con l’acqua calda e con il vapore, si sono tinte di un rosso acceso, che le illumina il viso pulito. Qualche boccolo ribelle e già asciutto le sfugge dalla pettinatura, adagiandosi morbido sulle sue delicate spalle color miele, proprio come gli occhi, che sorridono assieme alle labbra.

È così bella da togliermi il fiato.

Le scappa un piccolo sbadiglio, così si alza:

<< Io vado a nanna…sto morendo di sonno! Scusa, ma mi sa che quando hai finito la doccia io starò già dormendo!! Ey, ma si può sapere perché continui a guardarmi senza dire una parola?! Che c’è, questa maglia mi sta male?>>

Io sorrido, ma continuo a non risponderle.

Lei alza le spalle:

<< Vabeh, non importa…allora buonanotte Zack…>>

Si avvicina e mi bacia sulla fronte, poi saltella in camera da letto.

Io, finalmente liberatomi dall’incanto del suo profumo, sospiro forte e mi abbandono sul divano sfregandomi gli occhi per un attimo, prima di andare anch’io a fare la doccia.

.

Esco dalla doccia in boxer, frizionandomi i capelli ormai quasi del tutto asciutti con l’asciugamano.

Oramai la luna è alta in cielo, ornata da tante piccole e bellissime stelle luminose.

Apro la portafinestra del salotto e lascio che la brezza marina gonfi le tende bianche.

Si sente solo il rumore del mare, con le onde che si infrangono sulla spiaggia.

Mi dirigo in camera da letto: la luna piena è così splendente da illuminare considerevolmente la stanza.

Jenny è lì, girata su un fianco, con i capelli ancora raccolti.

Le coperte le arrivano solo fino ala vita, e da esse fuoriesce una delle due gambe leggermente piegate.

Mi sdraio accanto a lei.

Vorrei limitarmi a guardarla, come l’altra notte…ma non ce la faccio.

Mi avvicino a lei e la abbraccio da dietro.

Jenny si muove leggermente, lasciandosi sfuggire un piccolo verso insonnolito.

Io sorrido e la stringo ancora di più a me, baciandole il collo. Lei piega la testa di lato, e la sua risata cristallina riempie l’aria.

<< Non riesco a stare a pancia in su con i capelli raccolti…>> Dice.

Poi, con un gesto, se li scioglie e appoggia l’elastico sul comodino. Se li ravviva un po’ con la mano: sono ancora molto umidi. Con questo piccolo gesto, il suo profumo si diffonde ancora di più.

Io, non appena lei si mette a pancia in su, affondo il viso fra i suoi capelli, tenendola stretta per i fianchi.

La sento sorridere: << Così ti bagni tutto…>> Sussurra.

Io alzo la testa e la guardo, rimanendole sempre vicino.

Jenny si gira con il corpo nella mia direzione e ricambia il mio abbraccio, guardandomi negli occhi.

Così io, finalmente, le dico ciò che penso fin dal primo momento in cui l’ho vista, con quei bellissimi codini biondi:

<< Ti amo da impazzire, Jenny…lo sa questo, vero?>>

Lei sorride: << Zack…come potrei non amarti anch’io?>>

Rimango sorpreso dalla sua risposta, che mi riempie incredibilmente di gioia.

E allora mi avvicino, non con rabbia come la prima volta…con tranquillità, stringendola forte a me…e la bacio. Questa volta sento che non ricambia per paura o per pietà…sento che lo vuole, la sento stringermi, la sento ricambiarmi, la sento amare.

Così, lascio scivolare la mia mano sotto la sua maglietta, su quella pelle di pesca, salendo fino al suo seno, accarezzandolo con desiderio, e poi scendendo giù…sempre più giù…facendomi spazio in un posto mai violato prima.

Lei sospira, sospira forte, pur continuando a baciarmi. Mi accarezza il viso ed i capelli, scendendo a volte sulla schiena.

Mi porto sopra di lei.

Mi sollevo sulle braccia e la guardo.

I suoi boccoli umidi sono sparsi sul cuscino, le labbra sono dischiuse, gli occhi mi fissano con incertezza. Poi, da essi, fuoriesce qualcosa….e quel qualcosa non è solo.

Si asciuga ridendo quelle piccole lacrime con il palmo della mano.

<< Perché piangi?>> Le chiedo preoccupato.

<< Non sto piangendo…>> Sorride ancora, imbarazzata.

Le lacrime hanno già smesso di sgorgare:

<< Dio…non sto piangendo.>> Ripete.

<< E allora…?>>

<< è che mi sono passati per la testa tutti i momenti che abbiamo passato assieme…lo so, sono scema, lo so, non è il momento, lo so Zack…però ci ho pensato, ok? E mi sono resa conto che tu, per me, sei tutto…>>

Torna seria, prima di concludere la frase: << Sul serio, Zack…ti amo più di quanto tu possa immaginare.>>

Il mio cuore si ferma per qualche secondo, prima di ricominciare a battere ad una velocità impressionante.

Faccio per scostarmi da sopra di lei e tornare ad abbracciarla, ma Jenny mi blocca.

<< No…>> sussurra, << Non ti fermare, Jack…>> E mi bacia.

Ed io non mi fermo…

--------------------------------------------------------------------------------------------------

Capitolo breve ma intenso...

Ringrazio ki continua a leggere questa storia e ki l'ha messa fra i preferiti.

Non sta avendo molto successo, è vero...ma io continuo, sono testarda!! XD

No, skerzi a parte...continuo xkè è la storia ke mi sta più a cuore, e anke quella ke mi trasmette di più...ci sono davvero affezionata!!!

Poi magari non l'ho scritta nel migliore dei modi, ma comunque ci ho messo tutto il mio cuore...e non è una frase di circostanza!! Questa è veramente una dellle poke, se non l'unica storia ke scrivo col cuore e ke sento fino in fondo...beh, dai...non continuo a stordirvi con i miei monologhi!! Passo invece ai ringraziamenti per le mie due recensitrici:

Somoody: la mia recensitrice abituale!! Beh, ke dire? Tu ci sei sempre...e non parlo solo delle storie...qualke giorno fa mi hai detto ke siamo come sorelle...ed è una frase ke mi ha molto toccato...niente di più! Ah, sì...ti voglio bene...

Maharet: WOW!! Sono davvero contenta ke ti piaccia il mio stile!! Per me è stata una sorta di sfida...un riskio!! Magari non ben riuscito...ma io ci provo!! Spero ke ti piaccia anke questo seguito...e scusa l'attesa!!

Ancora grazie a tutti...è più lungo sto monologo ke il capitolo ihihihih...baci!!

VALE..

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Una cosa sola ***


La luce del sole che filtra dalla finestra mi sveglia.

Mi rigiro cercando il suo tenero corpo da abbracciare, ma mi ritrovo subito per terra. Mi massaggio la spalla dolorante e, nel rialzarmi, mi guardo intorno disorientato..

Non sono in camera da letto, bensì in sala, e quello da cui ero caduto era il divano..

Mi siedo su di esso e, appoggiando la testa sul bracciolo, chiudo gli occhi e cerco di ricordare..

“ Lei era andata a fare la doccia…allora io mi sono seduto sul divano, poi mi sono assopito un attimo e….

No..

No..

No..

NO!!”.

Mi sfrego gli occhi, deluso, e un’immensa tristezza mi assale..

Era solo un sogno..

Solo un sogno..

Soltanto un dannatissimo sogno..

Niente di quello che ho provato era vero…niente..

Sento la porta della camera cigolare..

<< Ehy…>> La sua voce assonnata mi spedisce l’umore ancor più a terra….

<< Ho sentito un tonfo…sei stato tu?>>.

<< Sì…>> Biascico io, << Sono caduto dal divano.>>.

Lei sghignazza ed io la guardo: i suoi capelli sono completamente asciutti, e ricadono sciolti a boccoli sulla mia maglietta che le fa da pigiama..

Sfregandosi gli occhi, si avvia in cucina:.

<< Vado a vedere se riesco a preparare qualcosa per colazione…>>.

Io dò un’occhiata al mio orologio da polso: sono le nove..

<< Ok.>>.

Così detto, mi alzo e la seguo..

La guardo armeggiare ai fornelli ed il dolore mi aumenta incontrollabile. .

Ero convinto…sembrava tutto così reale….

Mi avvicino piano e la abbraccio da dietro. Lei, al mio tocco, sussulta..

<< Non ti avevo sentito arrivare!>>.

Affondo il viso fra i suoi capelli..

La sento sorridere:.

<< Non riesco a preparare niente se mi resti così appiccicato!!>>.

Io non rispondo e non mi muovo di un millimetro..

Jenny si gira, sempre imprigionata nel mio abbraccio..

Rimaniamo uno di fronte all’altra, lei appoggiata al forno..

Mi guarda negli occhi, mi scruta curiosa, ed il suo sguardo si tramuta in preoccupato. Mi sfiora la guancia e mi obbliga a guardarla..

<< Ei, ma cos’hai? Hai una faccia…che è successo?>>.

Io non rispondo, resto solo incatenato ai suoi occhi..

<< Zack, dimmelo!>>.

La sua voce mi richiama alla realtà..

Distolgo lo sguardo e scuoto la testa..

<< Non posso…>>.

<< Perché?>>.

<< Non capiresti…>>.

Jenny mi costringe di nuovo a guardarla:.

<< Zack…>>, mormora, << Non ti capirei? Dio, siamo cresciuti assieme, ti ho visto in ogni sfaccettatura e tu lo stesso con me, siamo una persona sola!! Non essere ridicolo! Come non potrei non capirti, se ti leggo dentro anche solo guardandoti negli occhi?!>>.

Sorrido beffardo:.

<< A quanto pare non abbastanza…>>.

Jenny aggrotta le sopracciglia, dubbiosa:.

<< Che vuoi dire?>>.

<< Lascia perdere, dimenticalo…>>.

Lei mi guarda fermamente negli occhi, più seria che mai..

<< No.>>.

<< E invece sì.>>.

<< Zack, non siamo più i bambini che eravamo un tempo, quando tu ti approfittavi del bene che ti volevo per farmi fare tutto a modo tuo…ora siamo cresciuti, e io voglio sapere.>>.

Io guardo altrove per l’ennesima volta, ma lei insegue il mio sguardo..

<< Lo voglio.>> Sottolinea..

Aumento la stretta ai suoi fianchi e pianto i miei occhi nei suoi..

È arrivato il momento che, per un motivo o per l’altro, rimando dalla prima volta che l’ho incontrata..

<< Sai, è strano…era convinto che fosse palese il fatto che tu per me non sei, non sei mai stata né mai sarai una semplice amica.>>.

<< Nemmeno tu lo sei!>> esclama, << Dovresti saperlo! Sei parte di me, Zack…sei nel mio cuore! Nessuno potrà mai superarti o anche solo avvicinarti, nessuno! Perché non esiste persona al mondo che farebbe ciò che hai fatto tu, che mi proteggerebbe con tutto sé stesso.>>.

Io, che avevo scosso la testa fin dall’inizio del suo discorso, le rispondo..

<< Non è quello che intendevo, Jenny…io provo qualcosa di molto più profondo, qualcosa di incancellabile. >>.

Jenny mi guarda offesa e si difende con animo..

<< Ti sbagli, Zack, ti sbagli di grosso se la pensi così! Il mio non è un bene superficiale, non puoi neanche immaginare quanto ti ado…>>.

<< IO TI AMO, CAZZO!!>>.

Jenny rimane interdetta e si stacca istintivamente dal mio abbraccio..

Io continuo a parlare incerto, sorpreso anch’io di aver commesso l’errore di rivelarle i mie sentimenti..

<< Vedi? Il mio sentimento è più forte del tuo…>>

Borbotto, come un bambino inconcludente che vuole prevalere e che non sa come terminare la conversazione. Jenny mi guarda spaesata, quasi come se non sapesse con certezza se si tratti di un sogno o della realtà.

Passa un interminabile minuto, ma lei continua a rimanere in silenzio.

Non ce la faccio più , non riesco ad affrontare per un solo secondo quello sguardo senza sapere a che cosa sta pensando.

<< Di qualcosa.>>

<< C-cosa?>> Mi chiede lei disorientata e confusa, come se l’avessi riportata alla realtà dopo una lunga riflessione.

<< Qualunque cosa, Jenny, qualunque…dimmi che mi ami, dimmi che mi vuoi bene, dimmi anche che mi odi per averti detto che ti amo, se è questo quello che provi…>>

Lei scuote la testa energicamente.

<< Non potrei mai odiarti, Zack.>>

Io sorrido di sbieco, con l’intento di sdrammatizzare:

<< Allora restano solo le altre due opzioni, no?>>

Jenny si sposta i capelli indietro con tutte e due le mani.

<< Io…>>

Si avvicina a me, stringendomi forte.

<< Io devo amarti, Zack…>> Mormora.

<< Che vuoi dire?>> Le chiedo confusa.

<< Se tu mi ami, significa che ti amo anch’io…non potrei mai sopportare di vederti soffrire….>>

Non riesco a seguire il suo discorso.

<< La tua non è una risposta, Jenny….non riesco a capirti…mi ami?>>

<< Credo…>>

Si sposta sul mio collo e lo bacia delicatamente.

<< Credo di sì.>> Conclude.

Io, nel mio egoismo, non voglio sapere di più. Non voglio capire, non voglio sentire altro…mi accontento di quel credo e di quei baci sul collo che si impadroniscono di me.

Chiudo gli occhi e la stringo ancora di più a me.

<< Siamo una cosa sola?>> Mi concedo di chiederle solo questo.

<< Sì…>> sussurra lei, fra un bacio e l’altro << Per sempre.>>

.

---------------------------------------------------------------------------------

Tadààààà!! E così il nostro Zack ha dei sogni piuttosto nitidi, eh?! :-P....non lo maledite troppo!!! E non malidete nemmeno me per l'incredibile ritardo!!! Spero ke qualquno si ricordi ancora della mia storia!!! Grazie a ki mi ha messo tra i preferiti, grazie a ki ha recensito, grazie a ki ha letto...GRAZIE DAVVERO!!

Un bacione grande grande...

La vostra Vale in lutto per gli azzurri -_-'

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Tom ***


**7 anni prima

Tom era il tredicenne più rispettato in tutto il gruppo di ragazzini costretti a rubare per la strada. Charly stava anche incominciando a dargli qualche lavoretto più impegnativo, che lui accettava sempre di buon grado. Quello era il suo mondo, ci era nato e cresciuto, non ne conosceva altri, e gli andava bene così. Aveva imparato a smettere di sognare. Considerava inutile farlo, nel suo mondo. 

Entrò con fare arrogante nel capannone dove erano stati stipati tutti i ragazzini che, avendo rubato abbastanza soldi, si erano meritati di passare la notte con un tetto sopra la testa. Si accorse subito che, in un angolo, in molti avevano formato un cerchio attorno a qualcuno, urlando e incitando. 

Si avvicinò e si fece facilmente spazio.

<< Che succede, qui?>> chiese duramente.

Stavano pestando violentemente un ragazzino della sua stessa età, moro, magrolino e vestito di stracci. 

<< Che diavolo state facendo?>>

Tutti si voltarono verso Tom spaventati, guardandolo con rispetto.

Anche il ragazzino alzò lo sguardo, ma più lentamente degli altri.

Quello che lesse nei suoi occhi gli piacque, e non gli servì altro.

<< Basta così.>> Ordinò risoluto.

<< Ma Tom….>>

<< Ho detto basta così. Tu, seguimi.>>

Il ragazzino si alzò a fatica e seguì Tom nell'angolo più appartato del capannone, dove si era conquistato un posto migliore degli altri, al quale nessuno osava avvicinarsi.

Tom si sedette sulla sua brandina ed offrì un po' d'acqua al ragazzo, che la utilizzò per pulirsi il viso dal sangue.

<< Come ti chiami?>>

<< Zack.>>

<< Piacere di conoscerti, io sono Tom.>>

Zack non rispose, i suoi occhi vitrei erano persi nel vuoto.

<< Perché ti stavano picchiando?>>

<< Oggi mi hanno visto sulle altalene del parco con una ragazza, mi hanno dato della femminuccia.>>

<< Una ragazza, uh? E chi è questa ragazza?>>

<< Si chiama Jennifer, è una mia amica.>>

Tom rimase stupito dal modo in cui aveva risposto. Aveva parlato senza timore nella voce, senza cercare delle scuse per paura di essere picchiato ancora.

Il suo atteggiamento, il suo sguardo….potevano essere riassunti in un solo termine: apatia. Il sentimento migliore in un mondo come il loro, a parere di Tom.

<< Una tua amica, eh? Dammi retta, le ragazze portano solo guai.>> disse, dandogli una pacca sulla spalla.

Zack fece un sorriso a sghembo:

<< Lo terrò a mente.>>

Tom gli piantò gli occhi verdi nei suoi color pece, molto seriamente:

<< Ho una proposta da farti.>>

Zack rimase qualche secondo in silenzio.

<< Spara.>> disse infine.

<< Ti insegnerò a cavartela quaggiù, diventerai qualcuno, e tutti ti rispetteranno. Devi solo seguire le mie istruzioni, d'ora in poi. Allora, ci stai?>>

Improvvisamente, gli occhi di Zack si accesero, impadronendosi di una luce strana, sinistra.

<< Ci sto>>, rispose, << ma…che cosa intendi con "quaggiù"?>>

Tom sorrise, bevendo un sorso d'acqua.

<< Quaggiù all'inferno.>>

***




Tom si accende una sigaretta con fare tranquillo. 

Seduto di fronte a lui c'è il capo, con due giganti per lato che lo squadrano minacciosi.

<< Lo sai che non mi piace perdere tempo Tom.>>

Tom annuisce, facendo un tiro.

<< Sai anche molto bene che non sono uno stupido, né uno di tante parole e pochi fatti. So benissimo che tu e Zack siete molto amici; oltretutto, qualcuno che ancora non sapeva che fosse ricercato, lo ha visto uscire da qui in compagnia di Jennifer.>>

Tom non risponde.

<< Basta con i convenevoli. Dov'è Zack?>>

Tom sorride, buttando fuori il fumo, ma non emette un suono.

Il capo scuote lentamente la testa, sorridendo a sua volta.

<< Ho molta stima di te e Zack, Tom. Siete ragazzi in gamba, validi elementi, a cui non rinuncerei….se non veramente costretto. Sappi che non voglio fare del male né a te né a Zack, sempre che siate disposti a collaborare. Se tu mi dirai dove è nascosto e Zack mi consegnerà Jennifer, sono pronto a dimenticare tutto, hai la mia parola. E tu sai bene che io sono un uomo di parola, Tom.>>

Tom annuisce serio: << Perché vuoi Jenny?>> chiede.

<< Come ben sai, Fearly ha giocato sporco. Credo che sia giunto il momento di farlo anche per noi. è solo un piccolo avvertimento per il prossimo che vorrà fare il furbo.>>

<< La vuoi togliere di mezzo.>> deduce Tom.

<< Non rendere le cose difficili, Tom. Dimmi dove si trova Zack e chiudiamo la questione una volta per tutte.>>

Tom spegne la sigaretta sul tavolo, lasciando un piccolo segno nero sul legno logoro.

<< Si trova a Verser, sulla ventiduesima. è nascosto nella vecchia casa abbandonata di Peter Hans.>>

Il capo unisce le mani sorridendo gioviale, poi si alza.

<< Sapevo che avresti fatto la cosa giusta, Tom. Rivedrai presto il tuo amico Zack, te lo assicuro.>>

Così detto, si avvia verso la porta. Si gira solo un'ultima volta, con uno strano bagliore negli occhi.

<< Spero vivamente che sia la verità, Tom.>>

<< è così, capo.>> risponde lui.

Rimangono per qualche secondo a fissarsi intensamente, ma Tom non cede. Così, il capo sorride un'ultima volta ed esce. 

Tom si avvia tranquillamente in camera. Riempie un borsone di vestiti, documenti falsi e mazzette di banconote. Infine, si mette la pistola nei pantaloni e si prepara ad uscire dalla scala di emergenza.

Sarebbe sparito per sempre, ma non prima di aver fatto una piccola deviazione.

 

 

 

 

-------------------------

 

 

 

Salve a tutti!!! Dopo tanto, anzi tantissimo tempo, ho deciso di riprendere questa storia. Sono stata vittima di un fortissimo blocco dello scrittore, non riuscivo a pensare ne a scrivere più niente. Era già da qualche tempo, però, che la voglia mi era ritornata. Nonostante ciò, non avevo il coraggio di tornare a farlo, in particolar modo di pubblicare ancora su EFP; dopotutto, ero sparita per tantissimo tempo!! Ma, qualche giorno fa, ho conosciuto un'autrice di EFP su msn, Fallsofarc. L'avevo aggiunta perchè leggo la sua meravigliosa storia, Secretly. Lei, dopo aver letto " Protezione", mi ha dato un'importantissima spinta, incoraggiandomi a continuare, e per questo le sono molto grata. Ho deciso di incominciare con un pezzo molto breve, per vedere come va :D. In ogni caso, è una parte importantissima, perchè è necessario ai fini della storia conoscere qualcosa in più su Tom. In ogni caso, vi avviso che si tratta di una storia corta, e che siamo quindi ormai agli sgoccioli. Mi impegno perciò a non lasciarmi più abbattere e a continuare a scrivere!! Grazie in anticipo a tutti, un bacio!!

 

 

Valentina


Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Tears don't fall ***


**2 anni prima (POV Zack)

<< Tommy, mi compri le M&m's?>> Chiese Jenny allegramente, facendo sbucare la sua testa dai sedili posteriori.

Io sorrisi fra me: solo Jenny aveva il permesso di chiamare Tom con quel diminutivo senza fare una brutta fine.

Tom fece una smorfia:

<< Va bene ragazzina petulante e noiosa.>> rispose, guardando fuori dal finestrino.

Jenny sorrise e tornò a sedersi composta sui sedili posteriori.

Avrei giurato di aver visto un piccolo sorriso curvare anche la bocca di Tom, dal riflesso del finestrino.

Accostai, fermandomi proprio davanti al piccolo supermercato.

<< Non mi sono messo molto bene, ti aspetto qui con Jenny, Tom.>>

<< Ok. Jim, andiamo!!>>

Jim, al quale avevo offerto un passaggio e che era stato in silenzio fino a quel momento, annuì e scese dall'auto. 

Appena entrarono nel negozio, Jenny sgattaiolò sul sedile davanti.

<< Passiamo anche da Blockbuster ad affittare un film?>>

La guardai di sbieco: << Ce lo vedi Tom a guardare un film insieme a noi?>>

Jenny ridacchiò: << In effetti no.>>

<< E poi pensavo di…>> interruppi la frase e la mia espressione cambiò di colpo, divenendo gelida ed impenetrabile. 

Guardavo un punto preciso della strada, dal lato di Jenny. Notandolo, lei si girò a sua volta, e notò tre ragazzi che si stavano avvicinando a passo spedito.

Tornò a guardarmi senza capire.

<< Jenny, torna dietro.>>

<< Chi sono?>>

<< Vai dietro e accovacciati, non restare seduta. muoviti!!>>

Jenny fece come gli era stato detto. 

Io scesi dalla macchina, pronto ad affrontarli. 

Proprio in quel momento, Tom e Jim uscirono dal negozio con un sacchetto per uno in mano.

Quando videro la scena, lasciarono cadere le borse a terra, ed il pane si sparpagliò per tutta la strada.

I ragazzi riamerò spiazzati: pensavano di trovare solo me, e conoscevano la fama sia mia che di Tom.

Quella che seguì fu una rissa in piena regola, ma per tutti e tre atterrarli fu facile e abbastanza indolore.

<< Che faticaccia.>> disse Tom, scrocchiandosi le dita.

<< Hai dei fazzoletti per pulirmi?>>

<< Sono dietro.>>

<< Meglio non perdere tempo e andare, prima che ne arrivino altri. >> disse Jim, il più codardo, che si era già seduto davanti chiudendo la portiera.

Tom non gli diede retta e aprì la portiera posteriore. 

Jenny era lì, ancora raggomitolata, con la testa nascosta fra le ginocchia, e singhiozzava forte.

Un'altra delle sue crisi; reagiva sempre così a causa del padre, io e Tom lo sapevamo.

Tom le appoggiò una mano sulla schiena tremante.

<< Hey, bimbetta capricciosa….>>

Jenny alzò la testa piano, disorientata e con gli occhi vitrei.

Tom le porse una bustina che aveva estratto dalla tasca dei jeans:

<< Ti ho comprato le M&m's.>>

Jenny gli gettò le braccia al collo.

<< Tommy…>> disse singhiozzando e con la voce tremante.

Tom ridacchiò, battendogli una mano sulla schiena. Non era molto bravo con le effusioni d'affetto.

<< Ehy Tom, guidi tu?>> chiesi.

Tom si staccò piano da Jenny, che era ancora molto scossa.

<< Ok.>> 

Scese e risalì davanti. Io mi sedetti accanto a Jenny e la guardai sorridendo:

<< Passiamo da Blockbuster? Penso che per una volta Tom sopporterà.>>

Jenny non rispose e si accucciò su di me. Al contatto con il mio petto, i singhiozzi iniziarono subito a rallentare, fino a che non chiuse gli occhi e si calmò del tutto.

***

 

 

 

Proprio in quel momento, mentre Jenny ha ancora le labbra delicatamente appoggiate sul mio collo, qualcuno bussa insistentemente alla porta.

Io faccio segno a Jenny di rimanere in cucina, poi mi avvicino silenziosamente all'ingresso.

Non riesco a credere a quello che vedo dallo spioncino.

Apro la porta, e Tom è lì che mi guarda, con il borsone in spalla ed un sorriso stampato sulla faccia.

<< Ehy. amico. Sono passato a salutarti! Credo proprio che mi farò un bel viaggetto.>>

Jenny riconosce la voce e si precipita all'ingresso.

<< Tommy, sei tu!! Cosa ci fai qui? Ti è successo qualcosa?>> Chiede preoccupata.

Tom sbuffa alzando gli occhi al cielo.

<< Non mi scocciare mocciosetta, abbiamo cose importanti di cui parlare.>>

Jenny sorride.

Ci sediamo tutti e tre in salotto. Io e Tom ci lanciamo occhiate di una serietà indecifrabile.

è lui ad iniziare a parlare:

<< Immagino che tu abbia capito perché sono qui, Zack.>>

<< Per aggiornarmi sulle loro mosse, immagino.>>

<< Non solo.>> 

Punta gli occhi nei miei. è un attimo.

<< Te ne vai.>>

Tom sorride. Io mi passo stancamente una mano sul viso:

<< Cazzo, Tom. Te ne vai per colpa mia....>>

<< Non proprio per colpa tua…o almeno non solo. Comunque non è questo il problema, non propinarmi la cazzata del " non avresti dovuto" perché è la buona volta che ti prendo a pugni.>>

<< Il problema è che mi vogliono togliere di mezzo, lo so benissimo.>>

Tom scuote la testa lentamente:

<< Ti conosco. So che, se fosse questa la questione, per te non rappresenterebbe un problema.>>

Aggrotto le sopracciglia confuso: << Non ti seguo...>>

<< Non è te che vogliono togliere di mezzo, Zack.>>

Sgrano gli occhi. Nel momento stesso in cui capisco a chi si sta riferendo, rimango senza parole. Boccheggio per qualche secondo, ma proprio non le trovo. Ed è lì che la paura mi invade. Terrore puro.

<< Non può essere…>> riesco finalmente a sussurrare, << ma…perché??>>

<< Una specie di vendetta contro Fearly e di avvertimento per i prossimi.>>

Il terrore, ora, è accompagnato dalla rabbia. Tutto questo è assolutamente disumano….Jenny non ha fatto niente, non dovrebbe mai essere coinvolta. Non è giusto, questo mondo di merda le ha tolto tutto, ora vuole toglierle anche la vita?

<< Sarò sincero, Zack.>> comincia il mio migliore amico, ridestandomi dalle mie dolorose considerazioni.

<< Ci sono solo due modi in cui tu possa uscire da questa storia. Lasciandola andare….o in una bara.>>

<< Ma molto probabilmente entrambe i modi per lei implicano…>> dico fra i denti, senza nemmeno riuscire a terminare la frase.

Tom annuisce con aria grave. 

<< Ho detto al capo un posto dall'altra parte della città, ma non sono molti i luoghi in cui avrei potuto nasconderti, quindi ci metterà poco a trovarti.

Io devo sparire immediatamente, anche se sono consapevole che anche per me sarà molto, molto difficile uscire vivo da questa città.>>

Tom si alza, e, per riflesso incondizionato, lo faccio anch'io.

<< Da solo la fuga può essere possibile…con te, molto difficile, ma fattibile. Con lei….lo sai anche tu Zack, è impossibile. Mi dispiace.>> e lo era davvero, con tutto se stesso.

<< Lo so, amico.>>

<< La tua scelta l'hai già fatta, ne ero certo ancora prima di esporti il problema.>>

Annuisco.

Lui mi da una forte pacca sulla spalla, sorridendo: << Allora questo è un addio.>>

<< Lo è, Tom.>>

<< Ti ricordi quella volta, tanti anni fa? Ti avevo detto che le ragazze portano solo guai, di lasciarle perdere.>>

Sorrido amaramente: << è stato l'unico tuo consiglio che non ho mai seguito.>>

<< Infatti!! E guarda cosa è successo…questo cosa dimostra?>>

<< Che hai sempre ragione?>>

<< Anche. Ma soprattutto che sei un coglione.>>

Ridacchiamo entrambe. Una risata che non sa di niente, piena di un addio troppo prematuro e non voluto.

<< Ci si vede, fratello.>> mi concedo di dire.

Tom raccoglie la borsa e si dirige verso l'ingresso. Lancia un'occhiata velocissima verso Jenny, ma non ha il coraggio di soffermarsi troppo ne di rivolgerle la parola. Sa che resterebbe per proteggerla, e non può. Deve essere egoista, è così che si sopravvive in questo mondo secondo Tom. E poi…le ragazze portano solo guai. 

Tom si chiude la porta alle spalle.

Solo ora mi rendo conto che, durante tutto il discorso, Jenny non ha detto una parola. La guardo, e non la vedo più. Quella che vedo non è lei, ma ciò che ne rimane. è rigida, bianca, con le mani che tremano e lo sguardo più vitreo che abbia mai visto, completamente perso nel vuoto. Non piange neanche. Vederla così, per me non è altro che una conferma finale, il punto alla parola " condanna".

Mi accascio ai suoi piedi, inginocchiandomi e appoggiando la testa sulle sue gambe.

<< Le tue mani sono fredde…>> lo dico, ma non riconosco nemmeno la mia voce. Sembra quasi non provenire da me, è come se la sentissi in lontananza.

Jenny non risponde.

<< Jenny, siamo io e te. Una cosa sola, sia che ne usciamo, sia che no. Ok?>>

Niente, neanche una parola.

<< Ok?>> ripeto.

Nessuna risposta.

<< Perfavore, Jennifer….ti prego.>>

Nulla.

Non piango, perché non ne sono capace, ma lo vorrei tanto....

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=210517