Paperopoli, 1998

di alex96ander
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I-Oscuro presente ***
Capitolo 2: *** II- Potenzialmente pericoloso ***
Capitolo 3: *** III- Una nuova vita ***
Capitolo 4: *** IV- Intermezzo ***
Capitolo 5: *** V- Incontri ravvicinati ***
Capitolo 6: *** VI- Quotidiana routine ***
Capitolo 7: *** Cap. VII- Libertà ***
Capitolo 8: *** VIII- Free Duckburg! (Atto I) ***
Capitolo 9: *** IX- Free Duckburg! (Atto II) ***
Capitolo 10: *** X-Apoteosi ***



Capitolo 1
*** I-Oscuro presente ***


Buio.

 

Ok, ora si comincia. Mettetevi comodi e vedete di non finire subito tutti i pop corn…

 

 

 

Una debole luce fendeva l’oscurità.

 

Nel suo ufficio, Everett Ducklair fissava il vuoto davanti a sé ragionando sul futuro, quando una voce lo risvegliò dalla sua meditazione.

 

-Missione compiuta con successo. La ribellione è stata prontamente repressa, signor Ducklair!-

-Ottimo lavoro. Come sempre.-

 

I suoi occhi azzurri si strinsero leggermente in un’espressione, si direbbe, malvagia.

 

-Adesso puoi andartene, Agron.-

-Come desiderate. Potere e Potenza!-

 

 

-Sempre gloria a Evron.-

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Paperopoli, 1998.

 

O meglio, fogne di Paperopoli.

 

 

-Le frittelle sono pronte, ragazzi!-

 

La voce era quella di un papero comune, di un papero che condivideva un rifugio nelle viscere della città con tre nipotini, tutto ciò che gli rimaneva di bello nella vita.

 

Si chiamava Paolino Paperino, e i nipotini avevano nomi molto elaborati: Qui, Quo e Qua.

 

Vivevano nelle fogne da anni ormai. Avevano perso la cognizione del tempo.

 

Vivevano di quello che trovavano, come i cacciatori preistorici. E quel giorno erano stati fortunati, perché avevano trovato gli ingredienti per fare delle buone frittelle, la specialità di zio Paperino.

 

 

Perché di sopra nulla era più sicuro. Sia di giorno che di notte.

 

Una distrazione, e arrivavano i guai più grossi. E si prendevano i cittadini più deboli.

 

Perché Paperopoli non esisteva più ormai…

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Cambio scena

 

 

 

Stessa rete fognaria, qualche metro più in là.

 

Quella era la tana del vecchio Paperon de’ Paperoni.

Passando da quelle parti lo si poteva sovente vedere, e udire i suoi versi, lamenti e gridi di disperazione.

 

Era completamente uscito di capo. Il trauma passato, seguito subito dopo da un ictus, lo aveva segnato profondamente.

 

Viveva lì, tra gli stracci e l’acqua che puzzava di letame, seguendo l’esempio degli altri paperopolesi.

Era forse l’ultima briciola di ragione che gli era rimasta, o forse l’istinto di sopravvivenza.

 

 

E pensare che una volta era il papero più ricco del mondo… bei tempi, quelli…

 

Poi dal nulla è sbucato Ducklair, col suo grande impero. E ben presto il vecchio è dovuto sprofondare nella tenebra, all’ombra del nuovo arrivato.

 

 

Nulla rimane più della vecchia gloria.

 

 

Sempre gloria a Evron.

 

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Aggirarsi per la città allo scoperto può essere fatale. Questo Paperino lo sa bene.

 

 

Eccola, la nuova Paperopoli. Vicoli oscuri illuminati da luci a led azzurre.

 

Il predatore si nasconde nella notte alla ricerca della preda. Dipende tutto da chi vede prima chi.

 

 

Paperino si incamminava verso la sua vecchia casa. Lì conservava le provviste, in un contenitore ben nascosto.

 

I ricordi gli andavano alle vecchie feste di famiglia, tutti riuniti alla tavola. E ogni volta che si ricordava di quello che era avvenuto dopo, due lacrime calde gli rigavano il viso.

Parenti che c’erano, e parenti che non c’erano più.

-

-

 

 

Le strade erano deserte.

 

Si sentì venire la pelle d’oca.

 

 

Poi comprese che non era solo paura. Ormai c’era abituato. Era freddo, un freddo intenso e persistente.

 

Si voltò, e allora se ne accorse.

 

Basso, con una veste viola e nera, e l’immancabile fiammella azzurra attorno al capo.

 

Era uno di quelli che la gente chiamava “fiamme fredde”.

 

Nonostante fossero azzurre, e quindi in teoria mooolto calde, quelle fiamme non emettevano calore, ma i loro apici congelavano per brevi periodi più dell’azoto liquido.

 

Il suo sguardo spento incrociò quello di Paperino, poi l’essere sfoderò gli artigli retrattili.

 

“Oh, merLa!”

 

Non ci pensò due volte a darsela a gambe: non voleva ustionarsi il portapiume.

 

 

 

Sembrava l’avesse seminato. Si era imbucato in un vicolo laterale, il primo a destra, lontano dalle luci a led.

 

 

Sentiva il cuore battere a mille, e il respiro sempre più affannoso. Non gli era mai capitato di trovarsi così vicino a uno di quei mostri. Era stato imprudente a uscire nell’ora del solito pisolino.

 

Gli Evroniani attendevano l’errore.

Non attaccavano subito. La loro filosofia era quella di scatenare forti emozioni nella gente. E cosa meglio del terrore?

Si erano alleati con Everett Ducklair, plurimiliardario locale, il quale con i mezzi a sua disposizione aveva creato un campo di forza attorno alla città. Poi, attorno ad esso quei mostri avevano eretto una grande cupola che oscurasse la luce, lasciando libero solo lo spazio circostante la Ducklair Tower, con un vuoto abbastanza grande da permettere il passaggio delle astronavi.

 

Paperino pensava ancora a quel fatidico giorno in cui tutte le sue certezze erano crollate, quando udì dei rumori nel vicolo vicino. Era la voce di una donna, e sembravano urla.

 

In un primo momento pensò di far finta di niente, ma non ci riuscì.

 

Si incamminò fino a giungere con la testa oltre l’angolo del vecchio rudere, a sbirciare.

 

Era orribile.

Un vecchio e grasso ufficiale evroniano aveva immobilizzato una ragazza, e stava abusando di colei.

 

 

Paperino avrebbe voluto fare qualcosa, ma non poteva. Non riusciva neppure a muovere le gambe.

 Si coprì la faccia col coperchio del bidone lì accanto pur di evitare ad ogni costo di vedere quell’oscenità.

 

Ma non ci riuscì neppure stavolta. Si accorse che la ragazza l’aveva notato, e chiedeva silenziosamente aiuto, in una smorfia di dolore, mentre l’evroniano continuava imperterrito, reso cieco dalla foga del momento.

 

No. Doveva andarsene, subito.

Non riusciva a distogliere gli occhi da quelli, azzurri, della ragazza bionda.

 

 

E si voltò dall’altra parte, ma subito dopo fu come colpito da un fulmine e si sentì trascinare con un balzo da gambe che erano e al contempo non erano le sue.

Sentì il braccio che si stendeva nell’aria, e il coperchio del bidone che partiva come un frisbee, con incredibile potenza.

 

E sentì l’osso del collo dell’ufficiale evroniano fare crock.

 

 

 

Ci volle un po’ di tempo prima che si rendesse conto dell’accaduto.

 

 

Era accasciato a terra, sudato, con un evroniano “morto” di fronte. Attorno, gli sguardi spenti di alcuni “fiamma fredda” immobili nel buio, e che parevano terrorizzati. Per un attimo, ci provò gusto.

 

Cercò anche lo sguardo della giovane, ma questa era sparita nel buio.

 

 

Poi guardò di nuovo l’evroniano al suolo.

 

-Cos’ho fatto…-

 

 

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Quella sera avrebbe profondamente cambiato la vita del papero.

 

 

 

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Le immagini dell’evron-eye erano chiare. Quella sera un povero, piccolo papero aveva vendicato un’ingiustizia. E aveva “ucciso” un alto ufficiale evroniano.

 

-E’ indubbiamente un soggetto pericoloso. Potrebbe interferire con le attività imperiali. Grazie per la segnalazione, Agron, i miei droidi provvederanno a eliminarlo prima che sia troppo tardi.-

 

-Sempre felice di servirvi, signor Ducklair.-

 

-Adesso lasciami solo. Devo riflettere. Potere e Potenza!-

 

-Gloria a Evron.-

 

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Così finisce il primo capitolo.

Spero vi sia piaciuto. Lo so, qualcuno potrebbe volermela per come ho caratterizzato Ducklair, ma vedrete che c’è una logica dietro a tutto ciò…

 

  Sono alex96ander, neoiscritto nonché, com’è ovvio, autore di questa fanf, e mi auguro di fare un buon lavoro qui. Detto questo, in attesa del secondo capitolo…

 

Potere e Potenza!

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Capitolo 2
*** II- Potenzialmente pericoloso ***


Ed eccoci tutti qui convenuti per il secondo capitolo!

 

Siete pronti? Allacciatevi le cinture, che si parte!

 

 

 

-Zio, la cena è pronta!-

 

Il fetore dell’acqua marcia era stato sconfitto, per momento, dall’odore di una brodaglia pronta fumante.

 

-Non hai fame, zio?-

-Che succede? Qualcosa ti turba?-

 

Sì. Si era macchiato di un crimine contro Evron. E in zona videosorvegliata.

Il più grande errore della sua vita.

 

“Mi riconosceranno. Mi troveranno. E poi… glab!”

 

-Pianeta Terra chiama zio Paperino!-

 

-AAARGH! Eh… uh… sì, arrivo…-

 

 

Quella notte andò a letto senza cena.

 

Anche se, ad onor del vero, non andò neppure a letto, visto che non ne aveva, ma si stese su una stuoia vecchia e consunta.

 

Fu una notte piena di incubi, anche se la maggior parte erano ricordi.

 

Ricordi dei suoi primi passi in quel mondo sotterraneo, dove i cittadini si erano nascosti per avere maggiori possibilità di fuga in caso di attacco massiccio, in quel labirinto di cunicoli.

Avevano provato a percorrerli in lungo e in largo verso altri orizzonti, solo per ricevere una sorpresa molto più amara: gli Evroniani controllavano i confini, sia sopra che sotto.

 

Chissà quante altre città versavano in quelle medesime condizioni, e quanti si erano salvati.

 

Allora i suoi pensieri passarono alla ragazza che aveva appena liberato dalla morsa dell’evroniano.

Chi era? Da dove veniva? Cosa ci faceva, sola, nella città superiore?

 

 

E al corpo immobile dell’alieno, a terra,  a cui usciva liquido giallo ocra e maleodorante dal becco…

 

 

Si sentiva male. Non si addormentò, ma gli si offuscò la vista e perse i sensi.

 

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Buio.

 

Ducklair schioccò le dita all’uscita dell’evroniano. Al comando la stanza si illuminò di una luce fioca.

 

Era comparsa una grande sfera di colore grigio anonimo, al cui interno fluttuava una sorta di replica imperfetta della faccia di Everett, trasparente.

 

-Desiderate, padron Ducklair?-

-Ho una missione per te, Due. Devi rintracciare questo papero…-

 

-Uhm… avvio subito una ricerca… in base ai tratti somatici, sono portato ad affermare che con probabilità del 99,9 periodico % il soggetto corrisponde all’identità di Paolino Paperino, maschio, nato il ***, residente a Paperopoli, scapolo, alto ***m, figlio dei defunti Ortensia de’ Paperoni e Quackmore Duck , nipote dell’ex multimiliardario Paperon de’ Paperoni -scomparso in circostanze misteriose-, fratello di Della Duck -coolflamizzata nel 1996-, zio di tre nipoti preadolescenti, Qui, Quo e Qua, ovvero i figli della sopra citata sorella, cugino di Gastone Paperone –un tempo papero dalla proverbiale buona sorte, ma che fu trucidato dalle truppe  evroniane nel dicembre 1997 durante la rivolta-, imparentato inoltre con… -

 

-Basta, ho capito! Ordina ai droni di trovarlo. Ha commesso un crimine contro Evron e dovrà prendersi le responsabilità di ciò che ha fatto.-

-Come ordinate, padron Ducklair.-

 

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Buio.

 

La ragazza bionda se ne stava accovacciata nel buio, nascondendo ad occhi indiscreti la sua figura nuda.

 

Doveva ancora riprendersi dal trauma.

 

 

Ma che razza di posto era quello?

 

Così buio e oscuro…

 

 

così sporco, così insidioso…

 

 

 

 

 

così diverso da casa…

 

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-Allora noi andiamo da Tim, al secondo cunicolo a destra! Ciao, zio!-

 

“No, ragazzi, non lasciatemi da solo… vi prego…” –Ok, ma siate prudenti! Evron può essere ovunque…-

 

In fondo, sapevano badare a sé stessi. E poi forse era meglio che si allontanassero. Se un evroniano l’avesse scovato, sarebbero finiti pure loro nei guai…

 

 

Se non altro, la zona in cui erano spariti era sicura. I cunicoli erano troppo stretti per quei maledetti vampiri.

 

“L’unico a rischio sono io, che resto qua”-AAAAAAAAH!-

 

 

Aveva distinto dietro di sé una “mosca”: uno di quei trabiccoli apocalittici fluttuanti marcati Ducklair.

 

 

-Soggetto_corrispondente_ai_dati_individuato___Protocollo_kappa_ _ _-

 

Si sentì raggelare il sangue mentre l’insettaccio di metallo si avvicinava. Ma non abbastanza da rimanere congelato.

 

-Non ci tengo, grazie!-

 

Si gettò a terra evitando il raggio luminoso appena uscito da quella boccaccia; poi, con uno scatto fulmineo, trattenendo  il respiro, si gettò in acqua (leggasi: nella meLMa) e cominciò a nuotare più forte che poteva, costantemente braccato dal drone.

 

“Ma cosa mi è saltato in mente? Questo è un letamaio!”

 

In risposta, un altro raggio gli passò molto vicino alla fronte.

 

“Ok, se proprio devo morire… glab!”

 

 

Sfruttò la prima svolta per prendere una boccata d’aria, poi si gettò di nuovo in profondità, dove quella macchinaccia non poteva seguirlo e aveva anche meno possibilità di centrarlo (a causa del fenomeno della rifrazione luminosa, NdA).

 

Quello era il giorno in cui le nuotate nello stagno di Quack Town gli sarebbero tornate utili.

 

O forse no.

Il problema era che ormai da anni non si allenava per l’apnea, e l’ossigeno cominciava a scarseggiare… mentre il robottino se ne stava comodo ad aspettare. Aveva tutto il tempo del mondo.

 

 

“Addio, mondo crudele! Nipoti miei… vi ho voluto… bene…

 

 

Pensava che non sarebbe sopravvissuto. Ma la sorte teneva in serbo un altro destino per lui.

 

 

Mentre cercava di mantenersi in apnea per i suoi ultimi attimi, continuando a nuotare in avanti, venne travolto da un’enorme onda. Vide davanti a sé “l’insetto ad orologeria” che sprofondava nell’acqua, in corto circuito. Poi, solo gli scarti dei coolflames che annerivano l’acqua.

 

Riuscì a tirare fuori il becco per prendere aria, ma subito la corrente lo riportò giù. Molto giù.

 

 

Aprì gli occhi  giusto per vedere un’enorme buco nero che stava inghiottendolo.

 

 

Poi, buio.

 

 

 

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-E’… andato?-

 

 

-No. Sembra si stia riprendendo.-

-Bene. Cominciavo a preoccuparmi…-

 

Le due figure erano molto sfocate. Sembravano ombre.

Poi, pian piano, l’immagine si fece più nitida.

 

Il primo individuo era alto, sovrappeso, di colore, con grosse sopracciglia, tre peli in testa e un lungo becco aquilino.

Il secondo era un papero basso e smilzo vestito da Persiana Jones e con una vecchia fotocamera a rullini rotta legata al collo.

 

-D… dove mi trovo? Chi… siete?-

 

-Uhm… non seguivi molto i notiziari, eh, papero? Comunque hai l’onore di incontrare il grande Angus Fangus, (ex)reporter di 00News, nonché colui che ti ha appena salvato la vita con un eroico gesto…-

“Che poi in realtà sarei io…-Stefan Vladuck, piacere.-

 

 

Sembravano l’uno l’opposto dell’altro. Pur in quel versante drammatico, Paperino non riuscì a trattenere una risata.

 

 

Poi, smise di ridere fermando lo sguardo sull’enorme tubatura verticale che riversava in continuazione litri su litri d’acqua.

 

-Dev’esser stata una bella caduta…-

 

E i suoi pensieri andavano a Qui, Quo e Qua, così vicini e al contempo così lontani…

 

 

 

-Dev’essere un miracolo che sia ancora vivo.-

 

 

 

Certo che quella cascata non finiva mai! Non si era mai reso conto di quanta acqua scendesse in continuazione laggiù. Come facevano gli Evroniani a disporne in una quantità così grande da sprecarla in continuazione?

 

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Poco prima…

 

-Il soggetto è tenace. L’avevo individuato col drone ricognitore Y-14, ma è riuscito a fuggire. E deve averlo pure distrutto, perché ho perso i contatti due minuti, 20 secondi, 9 decimi, 5 centesimi e 7 millesimi fa (prendendo come istante finale il momento in cui avrei pronunciato la parola “fa”, ho fatto il calcolo del tempo basandomi sulla mia velocità di dialogo), padron Ducklair!-

Ha… distrutto un mio drone?! Porco Evron…!”-Te lo sei fatto sfuggire, inetto! Sai che Evron non tollera fallimenti; non vorrei essere costretto a terminarti! Per cui adesso vedi di darti da fare seriamente! Trovalo e fai il tuo dovere!

Non voglio che un piccolo, stupido papero interferisca! Sono stato chiaro??!-

 

-Come sempre, padron Ducklair.-

 

-Ah, e poi un’altra cosetta…-

 

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-Un sqrzz di yiostly con tanto sangue e due boccette di terrore umano. E cerca di sbrigarti, sacco di blopp!-

 

-C-come d-desiderate, c-c-colonnello.-

 

Quello di Agron era il volto più temuto nella fu Paperopoli, dopo quello di Everett Ducklair.

Tutti gli portavano gran rispetto, e gli Evroniani stessi –pure alcuni dei ranghi più elevati- lo temevano.

 

Era stato lui a organizzare il primo tentativo di conquista della città, due anni prima, seguito poi da un attacco massiccio in grande stile che aveva portato alla conquista di tutto il continente chiamato America e di gran parte dll’Europa e dell’Africa centro-settentrionale. Il pianeta si era da subito rivelato adatto all’insediamento e alla coltivazione delle spore, ma mai nulla avrebbe eguagliato ciò che era stato fatto a Paperopoli. Il regno del terrore, una grande cupola sotto la quale erano condensate forti energie emozionali, sorvegliata ovunque ai confini, sopra e sotto terra, per evitare fughe di cittadini.

Cittadini che venivano lasciati in pace apparente e prelevati a poco a poco, per favorire un mantenimento nel tempo della popolazione –a tale scopo erano previsti anche degli inserimenti da fuori con i carichi di rifornimenti alimentari-.

 

Agron guardò con soddisfazione il suo riflesso sul livello della sottospecie di zuppa che aveva ordinato.

 

“Sempre gloria.”

 

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-E così questa è una delle arterie centrali delle fogne. Davvero interessante (bleah!)…-

 

Era cento volte più sporca, buia e puzzolente del canale in cui era vissuto.

 

-Dopo un po’ ci si abitua. Ho visto posti ben peggiori.- rispose con voce piatta il papero col cognome da vampiro.

-Peggiori di questo?-

 

-E’ una vecchia storia. Una storia di quando facevo il fotografo di guerrAAAAAH!-

 

Nel pensare al passato era scivolato su… qualcosa di viscido, cadendo di becco sul pavimento.

 

-Igh! Igh! Ti vedo proprio sul campo di battaglia, Camera 9! Igh! Igh! Non ti smentisci mai…-

 

-Ma va’ a farti f******, Angus, che in quei tempi quelli come te erano ottimi per le esercitazioni di tiro al bersaglio!-

 

-Offende, l’insetto…-

 

-Ehi, voi due! Calmi! Stop! –

 

-Ehi, mi ha sputato in un occhiOUCH!-

 

SOCK

 

SBONK

 

-Aaahi! Quello era un colpo basso!-

 

-Scusa, pensavo di averti preso in faccia!-

 

STUNF

 

KA-POW

 

-AAAARGH!-

 

CRASH

 

CRACK

 

SPLASH!

 

Erano finiti tutti e due in acqua, e ora se ne stavano immobili a pensare a quello che avevano appena fatto e a fissare il nuovo arrivato, rimasto allibito.

 

 

“Ma con chi sono capitato…

 

 

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(Il comportamento insolito di Stefan è dovuto alla rabbia e allo stress repressi per anni e concentrati contro Angus, NdA)

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-Verificatore a base Due. Dai rilevamenti emerge che il soggetto ha attraversato il canale verticale 125-bis. Anche se con grande probabilità dovrebbe essere morto, procedo con la fase di ricerca.

Limitatore inerziale attivato. Inizia la discesa. Con me ci sono Hound-Red e Hound-Black.-

 

-Bene, Verificatore. Continua così.-

 

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Buio.

 

“La sua voce. La sento. Dove sei?”

 

 

 

Lontano da casa.

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-Anche noi abbiamo fatto un bel volo per arrivare fin qui, sai? Era un giorno di novembre del 1996 e una mia inchiesta privata su Ducklair cominciava a costarmi cara… e così, a furia di scappare, io e il mio operatore siamo finiti qua sotto, travolti da un’onda improvvisa. E’… da quel giorno… che non incontravamo anima viva…-

-Oltre ai topi, s’intende…-

 

-Mi dispiace… quindi, da qui non c’è modo di… di tornare su?-

 

-Esatto. Ci sarebbe in realtà una via, ma la botola è chiusa dall’esterno. Ed è di ferro.-

 

-Fa… fantastico. E ora come potrò rivedere Qui, Quo, Qua…-

 

-Chi sono?-

 

-I miei nipoti. Anzi, i miei… figli…-

 

Stava piangendo. A dirotto.

 

-Su, vedrai che…-

 

-CHEEEE?!!-

 

Si voltarono tutti nella direzione della “cascata”; erano apparse tre figure: un robottone rosso e giallo dall’aria minacciosa e altri due, più piccoli, uno rosso e uno nero.

 

 

-Verificatore a base Due. Individuato soggetto, ancora vivo. Attivo il Protocollo kappa. Hound-Red e Hound-Black in posizione di cattura.-

 

-E questi chi sono?-

 

Si sentì cadere le braccia.

 

-Sono di Ducklair! Scappate, presto!-

 

Si sentì ancora una volta il cuore battere a mille, che ancora un po’ ed esplodeva, e il respiro nuovamente accelerato.

 

Sentiva poi i passi pesanti dei tre droidi che lo seguivano, e delle grida di fondo.

 

 

Si voltò appena in tempo per vedere Fangus, vivo ma in una pozza di sangue, e il suo amico lì di fianco, che cercava di soccorrerlo.

 

Sentì una rabbia rodergli dentro, una sensazione di dolore dappertutto. Avrebbe voluto raggiungere i due, ma i robot gli impedivano il passaggio.

 

-Verificatore a Hound-Red e Hound-Black. Sparate. Ora.-

 

 

Dei raggi verdi  andarono a sfiorare il papero, ferendolo al fianco sinistro e squarciandogli la blusa –già di per sé malandata- in quello destro, e disintegrando il muro retrostante.

 

-Protocollo kappa. Ora.-

 

Dove era stato squarciato il muro si apriva una larga galleria con varie condutture metalliche, che partivano da quello stagno centrale. A terra c’era una pistola dalla strana forma, probabilmente caduta al droide rosso nello scontro con Fangus e rotolata fin lì.

 

La fortuna aiuta gli audaci.

 

“Forse è fattibile…”- Ora!-

 

 

E così dicendo si appropriò della pistola e si lanciò nell’intrico di tubi, aggrappandosi ad essi e cominciando a correre e a sparare alla cieca dietro di sé.

Sentiva i raggi laser colpire e fondere il metallo, e il vapore diffondersi nell’aria.

 

Vide il robot nero esplodere, e la stessa sorte sarebbe forse toccata anche al “gemello” rosso, mentre quello che si chiamava Verificatore si dimostrava refrattario ai laser, e continuava a seguirlo…

 

 

 

Era libero. Ma per quanto ancora?

 

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-Verificatore a base Due. Il soggetto ci sta fuggendo in direzione Z-15. Ed è armato. Ha terminato Hound-Black.-

 

-E cosa aspetti?! Sparagli!-

 

-No.-

 

La voce era quella di Everett Ducklair.

 

-Ordinagli di inseguirlo e basta. Senza sparare. Lo so che non comprenderai, ma è proprio lì che voglio che vada.-

 

-Ma… padron Ducklair… con tutto rispetto… questa è una missione di primaria importanza!

 Quel papero è maledettamente veloce e pieno di risorse… ha neutralizzato con la forza un Evroniano di casta alta… ora ha una pistola a laser, potrebbe causare notevoli disordini!-

 

 

Appunto…

 

 

E si mise a osservare una mappa di Paperopoli con la zona indicata dal Verificatore.

Per la prima volta dopo anni, un sorriso tornava a illuminare il volto cupo di Everett Ducklair.

 

Appunto…

 

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In modo assai enigmatico termina il secondo capitolo!

 

Ci tengo a ringraziare i lettori presenti, passati e futuri e tutti coloro che hanno lasciato o lasceranno recensioni e commenti, qui o sul Pk Fan Zone, e che continueranno a seguire lo sviluppo di questa fanf.

 

Quindi ora, predicendo il “ritorno” di altri due personaggi molto amati nel prossimo capitolo, vi lascio,

 

sempre gloria a Evron!

 

 

 

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Capitolo 3
*** III- Una nuova vita ***


Cosa succederà ora? Chi leggerà saprà!

(NdA: questo capitolo è quasi negli standard, a parte per qualche parola censurata a metà e una piccola scena di violenza contro gli evronz. Ah, ovviamente c’è una scena abbastanza drammatica).

Finito di scrivere alle 23.21 del 18.07.’12.

 

 

 

 

L’aveva… seminato?

Incredibile. Quel Verificatore  non era molto veloce, indubbiamente. Forse lo seguiva ancora, ma era distante.

 

Adesso però il problema era un altro… dove si era cacciato? Non si vedeva a un palmo dal becco…

 

 

-Se solo ci fosse un po’ di luce…-

 

In risposta sentì la pistola che teneva in mano divenire come… liquida…

 

e prima che potesse capire cos’era successo venne inondato da un enorme fascio luminoso, e allora si accorse che questa si era trasformata in una torcia.

 

-Però!-

 

Continuò a proseguire nella galleria, fino a raggiungere una svolta a sinistra, dove si scorgeva la luce fioca di una candela.

 

A quel punto dovette però ritirarsi all’indietro.

Avvertiva dei rumori. E non erano versi di ratti.

 

 

-No. Vi prego! Non vi ho fatto niente! Non fatemi questo! No! Nooo!-

 

-Ah, la paura, che emozione potente… Assorbitelo!-

 

-NOOOOOO!!! Non ho fatto nulla di male! Vi prego…!-

 

-L’ora delle ultime preghiere è quella che preferisco. Così… intensa…-

 

 

Allora comprese. Gli Evroniani stavano prelevando un vecchio vagabondo.

 

Aveva già visto una scena del genere. Era straziante...

Gli Evroniani ricorrevano a ogni mezzo pur di far produrre alla vittima forti emozioni.

E quando il climax raggiungeva il culmine… glab!

 

Sentiva le loro minacce, e in quel momento rivide la terribile scena che aveva vissuto molto da vicino, in passato. Si sentiva impotente di fronte a quello che era successo.

 

Ma forse questa volta avrebbe potuto evitare che qualcosa di simile si ripetesse.

Perché questa volta aveva una pistola.

Concentrò tutta la rabbia che aveva. Il suo sguardo si posò rapido sulla torcia che stava nuovamente cambiando forma.

 

L’aveva già fatto, neanche dodici ore prima. E ora l’avrebbe fatto di nuovo, sì.

 

 

Un flash gli illuminò gli occhi mentre balzava un’altra volta in scena, puntando la pistola in aria e sparando un colpo di avvertimento, mentre si avvicinava sempre più agli Evroniani.

 

Non doveva accadere un’altra volta. Non di nuovo.

 

Vide il primo alieno puntargli contro la sua arma, ma fu più veloce e subito dopo lo vide stramazzare al suolo bello cotto e con tanto di condimento giallo ocra.

 

-Perché non dite anche voi le vostre ultime preghiere? Eh? Eh!? EEH!?-

Aveva lo sguardo iniettato di sangue, rabbia e odio. Perché in quel momento a ciò che vedeva si sovrapponeva la terribile scena di qualche anno prima.

 

Era il momento del riscatto. Finalmente.

 

Anche il secondo era fuori gioco, con gli occhi che lo guardavano a qualche metro di distanza dal corpo.

 

“E ora tocca al terzo. Dove ca[volo] è finito?”

 

Quando lo vide era troppo tardi. Inginocchiato dietro un condotto, aveva appena premuto il grilletto.

Il raggio stava già partendo, con un bagliore azzurro.

 

 

Era sfuggito alla morte per finire come “fiamma fredda”? Che misera fine. Se solo avesse avuto uno…

 

FTOW-BZZZZZZZZZAPP!!

 

 

 

 

-…scudo??!-

 

Ebbene sì, la pistola aveva assunto quella forma e aveva riflettuto il raggio.

 

Anche l’evroniano era rimasto sorpreso.

-Porco Evron! M-ma quello è…-

 

 

Pur meravigliato, senza pensarci troppo Paperino premette il pulsante che gli sembrava il più adatto e distrusse inavvertitamente con un solo colpo tutte le condutture, generando una nuova super-ondata la quale andò a spazzare via tutto.

 

- La mia solita fortuna! E adesso che ca[volo] faccio?-

 

Guardando bene lo scudo che gli copriva il braccio destro, notò che incorporato c’era qualcosa di simile a un tubo di scappamento, nero, e poi un timone… Aveva già visto qualcosa del genere in TV…

 

-Ma certo! Questo… coso può volare!-

 

Si trattava solo di premere il pulsante giusto, quindi. E nel frattempo la marea s’alzava…

 

 

-Spero solo che non sia quello dell’autodistruzione…-

 

 

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Tlack.

 

Tanta luce. Bianca. Fastidiosa.

 

 

 

“Ancora nessun risultato. E’ inconcepibile!!”

Era piuttosto corrucciato. Non gli era mai capitato d’osservare un caso così complicato.

 

L’unico suo esperimento che ancora non aveva dato frutti.

Eppure prima o poi avrebbe raggiunto l’obiettivo. Meglio se prima, ovviamente.

 

Da troppo tempo stava lavorando a quel progetto e non poteva permettersi di tornare su Evron senza aver combinato niente.

 

Perché cercava potere e potenza, e li avrebbe trovati. Anche a costo di dover sacrificare tutto il resto.

Parola di…

 

-Ti vedo preoccupato, Zoster. Qualcosa non funziona come dovrebbe?-

 

-Devi avere qualche potere telepatico sconosciuto al mondo scientifico, Gorthan. Non ti facevo così perspicace.- rispose questi con ironia ma al contempo con freddezza e forse anche un po’ di disprezzo, senza distaccare lo sguardo dallo schermo.

 

-E’ per via dei valori del grafico. Sembrano perfettamente nella norma, eppure, visto il soggetto…-

 

-Capisco. Lasciatelo dire, Zoster, ti stai facendo prendere troppo da questo progetto. Se non ti conoscessi bene penserei che tu lo stia facendo per fini personali.-

“Invece ti conosco bene, quindi ne sono certo…

 

Zoster toccò con la mano il “vetro” che lo separava dal centro di tutte le sue attenzioni.

 

-Eccola qui. Non capisci? Questo è il futuro di Evron, Gorthan!! Quando riuscirò a trovare la chiave di lettura tutto il nostro mondo ne trarrà un enorme vantaggio! Non posso abbandonare proprio adesso, a un passo dalla scoperta del secolo.-

 

Gorthan dietro quel vetro vedeva solo una bella ragazza nuda, sola e triste, spaventata.

 

-Tu vuoi afferrare una stella, Zoster. E finirai per bruciarti le mani.

   Ti saluto.-

 

 

-[MavaffancuBo, tu e le tue frasi senza logica…] Potere e Potenza, Gorthan.-

 

 

-Gloria… a Evron.-

 

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Era esausto. Ancora una volta salvo per una piuma.

 

Volse un’ultima volta lo sguardo al corpo vecchio che aveva messo in salvo, portandolo nel cunicolo sovrastante –a cui aveva accesso tramite una botola di metallo che era stata aperta dagli evronz per scendere, e che aveva prontamente richiuso per evitare di essere raggiunto dalle acque-.

Doveva andarsene prima che questi si risvegliasse –era svenuto-, o avrebbe potuto rivelare agli Evroniani la sua presenza.

 

 

Ma prima doveva riprendere fiato. Si spostò di un centinaio di metri in volo per allontanarsi da quell’individuo e poi si inginocchiò a terra con i palmi a terra. Vide solo allora che la destra era come avvolta in uno spesso guanto nero, ma non ci fece tanto caso.

 

Aveva agito d’impulso. Aveva “ucciso” altri Evroniani. “Ucciso” per modo di dire, poiché sapeva, a quanto aveva visto e sentito, che questi mostri potevano sopravvivere alle mutilazioni più terribili assumendo forma vegetale.

Ma lo stesso quello che aveva fatto gli faceva schifo.

 

 

Poi, però, si ricordò un’altra volta quello che loro gli avevano fatto.

Avevano distrutto gran parte della sua vita.

E sentì, nel profondo del cuore, che aveva agito bene.

 

 

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Paperopoli, 1996

 

Una serata come tante altre.

Paolino Paperino guidava allegramente la sua amata 313 verso una casa a lui molto cara.

Era una delle rare volte in cui non partiva in ritardo per andare a prendere Paperina e portarla al club.

 

Quella sera era particolarmente felice: era pronto per il grande passo.

 

Accostò davanti alla casa di Paperina e si mise in tasca un pacchetto che teneva sul cruscotto.

 

Stava per suonare il campanello, quando si accorse di qualcosa di strano: una finestra sfondata! Cosa diavolo…

 

-Ma cosa…? AAAAH! AIUTO!!-

 

Era la voce di Paperina.

 

-AAAAAAAAAH!-

-Shh… silenzio… taci e non sentirai alcun male…-

 

-C-chi –s-s-siete? C-cosa volete?!-

 

-Semplice. Noi siamo Evroniani, e quello che vogliamo è l’energia emozionale di voi terrestri, di cui ci nutriamo.-

 

L’evroniano vedeva il terrore nei suoi occhi, mentre continuava a spiegarle senza batter ciglio la filosofia e la natura di Evron, e ad un tratto, mentre la preda cercava in tutte le maniere di divincolarsi, estrasse senza preavviso una pistola e le sparò.

 

Paperino avrebbe voluto far qualcosa, dire qualcosa, ma era rimasto pietrificato e le parole gli erano morte in becco. Vide con i suoi stessi occhi la sua amata cadere a terra in preda alle convulsioni, per poi rialzarsi lentamente con una fiamma azzurra attorno al capo.

 

Poggiò poi le mani sul davanzale della finestra. Era intenzionato a balzare dentro e affrontare quei maledetti a mani nude.

Voleva farla finita.

 

Poi, però, gli venne in mente qualcuno che aveva bisogno di lui.

Qualcuno che aveva bisogno di uno zio Paperino.

 

E allora, lentamente, staccò le mani dal davanzale e cominciò a correre oltre quel maledetto giardino.

 

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Aveva pianto tanto che ora poteva riflettersi nel lago di lacrime.

 

Gli Evroniani e Ducklair gli avevano tolto una sorella, un cugino, uno zio, una futura moglie… e ora lo avevano anche separato da Qui, Quo e Qua, che rappresentavano ormai la sua unica ragione di vita.

 

 

 

Ma li avrebbe ritrovati. Sì.

 Aveva uno scudo che gli permetteva di volare, distruggere muri, ma, soprattutto, di affrontare gli Evroniani. Doveva solo imparare a usarlo.

 

Altri flash del passato gli scorrevano davanti, ferite sempre pronte a riaprirsi nei momenti difficili.

Una forza che lo avrebbe schiacciato, se avesse continuato a reprimerla negli abissi più oscuri.

Una forza che invece stava diventando la sua forza.

 

 

 

Si piegò su sé stesso, nel buio, poi con un gesto fulmineo si strappò il pezzo squarciato della blusa e si creò una specie di fascia nera da indossare in testa –al posto del basco, che oramai aveva perso da tempo-.

 

Nella notte eterna dei sotterranei di Paperopoli, una meravigliosa metamorfosi stava avvenendo.

 

 

-Per troppo tempo ho sofferto… ma ora, finalmente, il momento del riscatto è giunto. Un attimo solo può cambiare per sempre la vita di un papero. E oggi…-

 

Fece un profondo respiro. Non avrebbe avuto modo di tornare indietro.

 

 

 

-Oggi Paperino l’oppresso muore… e nasce Paperinik, il Diabolico Vendicatore!-

 

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A dir poco patetico.

 

Gorthan, dall’incrociatore, osservava l’enorme flotta in orbita attorno alla Terra.

Fin troppo grande.

Con quel gran numero di astronavi avrebbero potuto conquistare un altro pianeta ancora. E invece, a causa di un piano cambiato all’ultimo istante, erano dovute tutte convergere su quel pianetucolo azzurro per l’assalto in gran forze.

 

E poi si lamentano che stiamo ancora a stringere trattative con Xerba…

 

E, mostrando chiaramente con l’espressione di disapprovare gli ordini dei 111, si fermò a rimirare quella distesa d’acqua che aveva imparato a chiamare Oceano Pacifico.

 

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BZZZZZZ…

 

 

-Olocom attivato, signor Ducklair. Mi cercavate?-

 

-Sì, Agron. Altrimenti non ti avrei chiamato.

 Ti ho inviato il segnale del papero sul tuo dispositivo. Ora sai cosa fare e dove.-

 

-E’ sempre un piacere lavorare per voi, signore.-

 

-Non ho altro da dirti. Spengo.

  Potere e Potenza!-

 

-Sempre gloria a BZZZZZZZZZ…-

 

 

Ducklair materializzò davanti a sé, come dal nulla, una mappa digitale di Paperopoli. In un’area periferica, un piccolo pallino azzurro lampeggiava intermittente.

 

“Ora non mi occorrono droidi per sapere dove sei… grazie all’Extransformer!”

 

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Due guardava con attenzione quello schermo virtuale che indicava la presenza del ribelle.

Nessuno l’aveva autorizzato a farlo, ma ne sentiva l’esigenza. Sapeva che padron Ducklair non avrebbe approvato, ma l’impulso era irrefrenabile.

Era stanco. Stanco di ricevere sempre ordini senza mai poter fare nulla di testa sua.

 

Non voleva assomigliare agli Evroniani. Non voleva vivere solo per i suoi superiori.

 

 

Era curioso, affamato di nuove esperienze.

E il fatto di spiare di nascosto il proprio padrone e il mondo esterno aggiungeva qualcosa alla sua grigia esistenza.

 

 

 

 

Ma gli mancava ancora una cosa. Non gli bastava scrutare.

Voleva interagire.

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-Quindi…-

 

Guardava lo scudo.

 

-Se clicco questo…-

 

Raggio azzurro che taglia il metallo come burro. Ok.

 

-Quest’altro non capisco che utilità abbia…-

 

Doppio raggio giallo senza effetti sulla materia. Boh?!

 

-Altro pulsante inutile è quello con su scritto “87-bis”. Passiamo agli altri.-

Quello premuto poi aumentava l’estensione dello scudo.

 

-Sì, questo è utile. L’altro serve per volare, questo qui invece…-

 

Ma prima che potesse terminare udì una fracassina pazzesca e subito dopo si ritrovò due evronz davanti.

 

Istintivamente puntò l’arma contro i nemici, stringendo il pugno, e scoprì un altro sensazionale optional dello scudo: il pugno nero era partito stordendo sul colpo tutti e due gli evroniani, come gli si fosse allungato di colpo il braccio, per un istante.

 

-Fico!-

 

Altri quattro alieni erano sbucati alle sue spalle. Tre di loro messi al tappeto con lo stesso dispositivo.

 

-Urgh… Krapon a squadra 3, venite a darci una mano!-

 

-Non preoccuparti, caro Krapon… te ne do io una!-

 

Ma invece di lanciare il pugno com’era sua idea, attivò per errore il doppio raggio giallo, quello inutile.

 

Con grande sorpresa vide che si era creata una specie di bolla attorno al nemico che gli impediva ogni movimento.

 

-Ha… ha pietrificato Krapon!-

-Grande Evron…-

 

Ma quanti erano? Sembravano non finire più. Giungevano da ogni dove.

Tanti evroniani. Tutti per lui.

 

-Finalmente qualcuno che comprende il mio valore…-

 

-Terminatelo!-

 

-Siete a corto di fantasia, eh?-

 

Utilizzò lo stesso raggio su tutti gli evronz che gli balzavano addosso. Non voleva commettere altre atrocità.

 

-Attivate la procedura di congelamento, ora!-

 

-Ah, ecco cosa fate quando il nemico avanza: lo mettete in frigo!-

 

A quanto pare gli evroniani non apprezzavano molto le sue battute, visto che il numero di raggi parati dallo scudo era sensibilmente aumentato in sfavore di quelli che andavano a infrangersi sui muri.

 

Cominciavano a essere troppi anche per lui.

 

Trovato un varco, cercò di scappare a quella furia coolflamizzante, con lo scudo attivo al 100%, tra i bagliori azzurri sempre più forti.

All’improvviso vide un enorme cannone spuntare dal nulla.

 

-Dì addio, amico!-

 

 

 

SKATASBRENGRRR-KA-BOOM!

 

 

Pensò di essere morto; poi, però, vide che ad essere caduto a terra era colui che manovrava l’arma, ridotta a un cumulo di macerie ferrose.

 

-Ma che…-

-Presto, seguimi! Vieni!-           

 

E, nel buio più assoluto, una mano molto forte afferrò la sua sinistra e lo trascinò con sé.

L’altra mano dell’uomo lanciò in mezzo al campo qualcosa che subito cominciò a liberare un gran polverone bianco.

 

-Gas devolutore. Riporta gli evroniani al loro primo stadio vitale.-

 

Poi l’individuo strinse ancora la mano e si mosse all’indietro.

 

-Seguimi. Conosco un luogo sicuro.-

 

-Chi… chi sei?-

 

-Seguimi. Fidati di me.-

 

-Ok, ma…-

 

-Hai la tua torcia. A me non serve.-

 

Paperino –anzi, Paperinik- fece luce, illuminando la faccia dell’oscuro individuo.

 

Un brivido gli percorse tutto il dorso.

L’uomo che lo aveva salvato… era Everett Ducklair!!?

 

 

No, in realta lo ricordava solo vagamente. Aveva le sopracciglia più sottili, i capelli moooolto più lunghi e scuri, il pizzetto, ed era anche più alto.

E poi la sua mano sinistra era di metallo.

 

-C-chi sei? Cosa vuoi?-

 

-Chiamami Odin Eidolon. E sono qui per aiutarti, Paperinik.-

-EEEEH? Come fai a conoscere il mio nome?? Parla!-

 

-Beh… ti seguivo… da quando ho visto quello scudo…-

-Cos’hai contro il mio scudo?? Eh?!-

 

-E’ un Extransformer. Tecnologia Ducklair. So come si usa, una volta ne ho visto uno simile…-

 

-Quindi tu lavori per Ducklair?! E’ così?!-

 

-Conclusione alquanto affrettata. Calmati, Paperinik. Io odio Ducklair almeno quanto lo odi tu. E’ per questo che ti ho salvato.

  Ma ora dovresti farmi controllare il tuo scudo…-

 

Certo, non fidarsi è sempre meglio, ma quell’uomo, pur se ricordava in parte Everett, in quel momento gli ispirava fiducia più di chiunque altro avesse incontrato nel suo viaggio sotterraneo.

Gli porse il Trans…quel-che-è, tenendolo comunque ben stretto fra le mani.

 

-Come temevo. Un segnalatore di Ducklair. Non so come tu sia entrato in possesso di questo scudo, ma una cosa è certa: quell’uomo lo sapeva in anticipo. E ha cercato di fregarti.-

 

Detto ciò, prese il segnalatore e lo schiacciò tra le dita della sua mano di metallo.

 

-Ecco come hanno fatto gli evronz a trovarmi…-

 

-E qui non ci piove. Ora stammi dietro, ti porto in un posto dove non potranno seguirti.-

 

Prima, però, si voltò, estrasse una pistola e distrusse l’evron-eye nascosto lì accanto, che aveva appena rilevato.

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Evron-eye 2462746772746- videosorveglianza reti fognarie- - - riproduci video - - -

 

“Gas devolutore. Riporta gli evroniani al loro primo stadio vitale.”

 

Quella voce. L’aveva già sentita.

No. Non ci poteva credere. Era lui.

 

Una scintilla rossa percorse la sua sfera grigia.

 

“Il corpo artificiale ospitante il tuo gemello Uno è stato distrutto tre minuti fa, Due.”

Queste le parole di padron Ducklair.

 

Mi ha sempre mentito…

 

Un intenso odio cominciò a pervaderlo e a corroderne i circuiti. Un odio verso Everett Ducklair…

E verso Odin Eidolon.

 

 

Ti troverò, caro gemello. Con qualsiasi mezzo.

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Everett Ducklair visualizzava le ultime immagini del combattimento, riprese dall’evron-eye 2462746772746.

“Ottimo lavoro, ragazzo.”

 

Poi si avvicinò all’olocom, che segnalava una chiamata importante.

 

BZZZZZZZ…

 

-Potere e Potenza, Everett!-

 

 

“Morte a Evron.”

 

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E anche il terzo capitolo termina, lasciando aperti interrogativi e offrendo nuovi scenari per il futuro.

Come andrà a finire la storia? Non lo scoprirete nel prossimo capitolo (perché ce ne saranno altri)!!

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Capitolo 4
*** IV- Intermezzo ***


Inizio capitolo IV.

 

 

 

-Si può almeno sapere dove mi stai portando?-

 

-Meglio di no. Potrebbero sentirci.-

 

-Chi potrebbe sentirci?-

 

-Gli evroniani, ovviamente. Ce ne sono tre al piano di sopra.-

 

-EEH? Ma tu come…-

 

-Ma davvero non l’hai ancora capito? Ebbene… devi sapere che io sono un droide, anzi, la più grande intelligenza artificiale mai esistita sul pianeta.-

 

-Nientepopòdimeno…-

 

Era rimasto un po’ spiazzato da quella risposta. Da quando aveva visto Sterminator –film con Arnold Schwarzenpaper-, aveva sempre classificato i droidi come personaggi negativi e pericolosi.

E gli ultimi avvenimenti non potevano che confermarlo.

 

-Non hai alcun motivo di preoccuparti. Io e te stiamo dalla stessa parte, posso assicurartelo. Altrimenti, perché mai sarei qui a parlarti?-

 

“Perché sei un agente del caro Everett e vuoi condurmi dal tuo padrone. Ma non te ne darò il tempo…

 

-Risposta illogica, tipica di voi intelligenze a base di carbonio. Se avessi ricevuto da Ducklair l’ordine di eliminarti l’avrei già fatto, o avrei dato man forte ai suoi bei soldatini. E poi, stiamo andando in direzione totalmente opposta alla Ducklair Tower.-

 

Quello strano tizio gli aveva letto nella mente. Incredibile.

E, fatto ancora più sorprendente, con quella risposta pacata era riuscito a spiazzarlo e a disintegrare tutti i suoi pregiudizi. In qualche modo, gli aveva fatto un lavaggio del cervello.

Si sentiva quasi obbligato a seguirlo.

 

-Manca ancora molto?-

 

-No. Siamo arrivati.-

 

 

Eidolon avvicinò la sinistra a uno schermo, e dal braccio spuntarono dei cavi che andarono a collegarsi col macchinario.

 

-Utente riconosciuto. Accesso consentito.-

 

Una porta scorrevole di metallo si aprì liberando un fascio di luce calda.

 

-Benvenuto a casa, Paperinik!-

 

 

La stanza era molto grande, ben arredata, con le pareti ricoperte da vari poster e manifesti –riguardanti qualsiasi cosa, per esempio la campagna elettorale di Reagan, un concerto di Edward Wellborn, un poster di Jurassic Duck, lo Zio Sam che esclama: “I want you!”…-; dal soffitto pendevano lampadari dalle forme bizzarre, e il pavimento era interrotto ad un tratto da un precipizio in cui si vedeva un paio di binari, segno che quella doveva esser stata una stazione della metropolitana.

Tutto era estremamente in ordine, ad eccezione di un libro aperto sulla moquette intitolato “Kama-sutra per droidi”, del 2251, che però Pk non vide.

Ah, le pareti erano blindate e la stanza completamente isolata dall’esterno.

 

Senza alcun preavviso Pk si trovò davanti una gnocc… bellissima donna di giovane età.

Indossava solamente un top viola chiaro scollato che lasciava scoperto l’ombelico e una minigonna attillata del medesimo colore, e le gambe scoperte erano valorizzate da un paio di scarpe con i tacchi a spillo, su cui sembrava destreggiarsi eccellentemente.

Se non fosse stato per la sinistra di metallo che rivelava la sua natura di droide, nessuno avrebbe potuto distinguerla da una donna biologica.

 

-Paperinik, ti presento Lyla, la mia dolce metà!- (E bravo il nostro Uno)

-Piacere.-

-[Sbav! Glab! Sberequeck! Strasbav!] Onorato…-

 

[I due droidi invitano quindi Pk a mangiare qualcosa –che Lyla, con le sue invidiabili doti di cuoca(povero Pk!) aveva appositamente preparato-; gli spiegano che lo avevano tenuto d’occhio fin dall’inizio tramite un congegno collegato agli evron-eye di sorveglianza e che gli avrebbero dato volentieri una mano nella lotta contro Evron.]

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Era successo tutto così in fretta…

Un giorno, forse due o tre al massimo.

 

Era cominciato tutto con quella scena nel vicolo, col tenente evroniano che stuprava la ragazza… con l’evroniano che aveva “ucciso”.

E poi era spuntato a “casa” sua il drone di Ducklair, che lo aveva fatto naufragare nel cuore profondo della città… lontano da Qui, Quo e Qua… e quei due che lo avevano soccorso… e poi i tre robot da caccia… la pistola-torcia-scudo Transmutaformer i tre evroniani che attaccavano il vecchio barbone… l’attacco evroniano in forze… e ora quei due stravaganti esseri sintetici che lo avevano ospitato in casa loro…

 

E in mezzo a tutti quegli avvenimenti, ciliegina sulla torta, lui non era più lui, ma era diventato un altro.

 

 

Era successo tutto troppo, troppo in fretta.

 

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Luogo: Paperopoli, centro, angolo buio e oscuro.

Data: **.**.’98

Ora: 23.55.02

 

Un uomo camminava solitario nella notte eterna.

 

Era vestito con un impermeabile nero che arrivava fino a terra –v. Matrix-, con le maniche larghe e lunghe –gli coprivano le mani-, e un cappello a tesa larga, nero anch’esso, ne copriva il volto, già nascosto in parte dal collo dell’impermeabile.

 

Un coolflame si avvicinò allora per analizzarlo bene, com’era suo compito.

 

Il signore, allora, gli porse distintamente la mano destra, poi la ritirò e se ne andò tranquillo.

 

 

Il coolflame era rimasto lì, fermo, gli occhi che passavano da gialli a grigi, la fiamma che si spegneva pian piano, e il sangue nero che sgorgava a fiotti dal petto squarciato.

 

 

Perché quell’uomo non aveva la mano destra, ma una sciabola al suo posto.

 

 

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la tua parte avversa diventa tuo avvocato -
ed inizia contro me stesso un regolar processo:
tale è la lotta interna fra il mio amore e l'odio

 

BIRIBIP!

 

Gorthan si distaccò dalla lettura per focalizzare l’attenzione sullo schermo olografico.

 

-Proprio come mi aspettavo. Invio.-

 

Premette il pulsante verde sulla tastiera, poi spense il proiettore e tornò a concentrarsi sulla poesia di Shakespeare.

 

 

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-Il raggio che hai usato prima è quello del paralizzatore bradionico. Agisce sul tempo soggettivo dell’avversario, bloccandolo nell’istante in cui viene colpito. Dura un paio d’ore al massimo.

Il successivo è il raggio parabolico, ovvero la funzione 87 bis, che è praticamente un sistema di trasporto della materia…-

 

-E cosa posso trasportare con ‘sto schizzetto? Una formica?-

 

-Beh, in effetti dev’essere un po’ difettoso…-

 

Quella mattina Eidolon gli aveva spiegato tutte le funzioni dello scudo Extransformer, e le varie configurazioni. In particolare, aveva scoperto un nuovo apparecchio che doveva essere stato aggiunto di recente da Ducklair, che permetteva di attivare le varie armi e configurazioni semplicemente col pensiero, evitando di premere i pulsanti.

 

-Direi che è pronto…- constatò allora Lyla con la sua voce melodica, sorridendo a Odin e accennando col capo a Pk di seguirla.

 

-[Non abbassare lo sguardo, Pk, non abbassare lo sguardo… sbav!]Pronto… per cosa?-

 

-Beh… ora che conosci a fondo le potenzialità del tuo scudo, sei in grado di combattere anche da solo contro un grande esercito di evroniani. Ma ti manca ancora qualcosa…-

 

Premette un pulsante sulla parete nascosto sotto la bandiera statunitense e nel muro si aprì un varco, rivelando un piccolo sgabuzzino segreto. Lyla vi entrò e ne tirò fuori una specie di calzamaglia nera e rossa, due stivaletti gialli e un mantello blu con la faccia inferiore nera (e non rossa, NdA).

 

-E’…è bellissimo! S…sembra un costume da supereroe!-

 

-In un certo senso, lo è. E’ ispirato al costume di Fantomius -il ladro gentiluomo che terrorizzava i ricchi di Paperopoli-, opportunamente rivisitato in chiave moderna.

 La prima parte è infatti una tuta termica e refrattaria ai raggi-coolflame, di un materiale che la rende confortevole per chiunque, indipendentemente dalla corporatura. Stessa cosa vale per gli stivaletti, in cui sono inseriti due retrorazzi attivabili in caso d’evenienza.-

 

-Wow!-

 

-Il mantello funge invece da filtro, in quanto permette di separare l’ossigeno dagli altri gas e anche di respirare sott’acqua. Infine, allegata c’è una pistola a raggi, utile in caso di smarrimento dell’Extransformer.-

 

-E’ arrivato il momento che qualcuno lo indossi, finalmente.- concluse Odin dopo il discorso di Lyla.

 

 

 

La metamorfosi stava ora per completarsi. Paperinik stava per diventare pienamente sé stesso.

--- --- ---

 

 

C’era anche una mascherina blu, ma Pk decise di non indossarla.

In fondo era già ricercato, e poi non sarebbe bastata una mascherina a nascondere la sua identità. Everett e i suoi evroniani l’avrebbero scoperta ugualmente.

 

E poi, voleva che quei maledetti vedessero bene il suo volto, il suo vero volto, e se lo ricordassero per sempre, anche per più del tempo stesso, se Evron fosse davvero durato così a lungo.

Anche se forse così non sarebbe stato.

 

 

 

Morte a Evron.

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Tempo: qualche giorno dopo.

Luogo: incrociatore Kug Y.

 

 

-Sic semper tyrannis!- […]

-Tu quoque, Brute, fili mi!

Allora cadi, o Cesare!”

 

BIRIBIP!

 

Ancora. E proprio nel momento cruciale della lettura!

 

Gorthan girò la sedia seccato e osservò lo schermo olografico come aveva già fatto l’altra volta, poi premette “invio” e spense il proiettore.

 

Nessuno doveva sapere che cosa stava facendo. Ne andava della sua vita.

 

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La ragazza bionda era riuscita ad arrampicarsi sul tetto.

 

Non era il posto più alto della città, ma comunque era sopraelevato, lontano dai vicoli bui e stretti.

 

Da lì riusciva a vedere quel piccolo tratto di cielo che la cupola aveva risparmiato, oltre agli immensi grattacieli evroniani e alla Ducklair Tower che si stagliava sovrana sopra di tutti.

 

Guardava le poche stelle. Stelle a cui affidava le sue domande, senza però trovare risposte.

 

“Dove sei ora, Korinna?”

 

 

 

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Ducklair Tower, ultimo piano.

 

-Potere e Potenza, Everett.-

 

-Gloria a Evron.-

 

Era stato Zoster in persona a chiamarlo.

 

-Rilevo una nota di rancore represso nelle tue parole, Everett.-

 

-Basta chiacchiere, Zoster. Cosa le hai fatto?-

 

-Non dovresti preoccuparti, Everett. Lei sta bene, fisicamente. Puoi stare tranquillo, almeno fin quando non trovo la chiave di lettura…-

 

Everett strinse le sopracciglia.

 

-E’ mia figlia… e io non posso neanche vederla! Devo fidarmi delle parole di uno sporco scientista evroniano che sta provando le sue porcate su di lei per motivi a me sconosciuti!

 Io ti odio, Zoster!!!-

 

Dopo quello sfogo, prese l’olocom portatile e lo scaraventò contro il simbolo di Evron, di cristallo, che fungeva da plafoniea, creando una miriade di frammenti di vetro che andarono a posarsi lentamente sul pavimento, fiocchi di neve caldi e taglienti.

 

 

 

 

Morte a Evron.

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Fine capitolo IV.

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Capitolo 5
*** V- Incontri ravvicinati ***


Incrociatore Kug Y.

 

L’ombra scura di Gorthan si muoveva lentamente per il lungo e ampio corridoio.

Era giusto quello che stava per fare? Perché voleva farlo? Ne avrebbe tratto vantaggio?

 

In ogni caso, continuava a procedere nella direzione già presa, il camice che ondeggiava per lo spostamento d’aria, nonostante la palese assenza di vento.

 

Aveva bisogno di parlare con qualcuno. Qualcuno che potesse comprenderlo.

E forse una persona c’era su quell’incrociatore.

 

 

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Paperopoli.

 

 

-Brutta giornata oggi, Karbhon.-

-Hai ragione, Skarson. Poche prede da queste parti.-

-Guh…-

 

Erano tre evroniani, i primi due in perfetta forma e piuttosto loquaci, il terzo invece con evidenti problemi di linea, e che conosceva solo il verso “guh”.

 

-Ehi, guardate là!-

 

C’era l’ombra di un uomo in fondo al vicolo.

 

I tre impugnarono l’evrongun, pronti  per il lauto pranzo.

 

-Slurp! Già pregusto la cena…-

-Guh!-

-Vedi di non assorbirlo tutto, Bombon! Che non hai bisogno di mangiare per diventare grande!-

-Ihr! Ihr!-

 

-Cosa ne dite, ragazzi? Meglio “spavento improvviso” o “terrore supremo”?-

-Guh, guh!-

-Sei tu lo chef, Karbhon. Io non sono tanto bravo.-

-Come vuoi, Skarson. Dunque…-

 

-Che ne dite di assaggiare un bel pugno?-

 

-Eh? Ma che dici, Karbhon??-

 

-Non sono stato io!-

 

I tre evroniani si guardavano in giro. Non c’era nessuno, oltre a loro e alla preda, qualche decina di metri più in là.

 

-Chi sei?? Fatti avanti!-

-Guh?-

 

-Quelli parcheggiati dietro l’angolo erano i vostri dischetti, vero? Allora mi duole informarvi che un losco figuro li ha appena fatti sparire. Ma non preoccupatevi, ragazzi, quello è l’ultimo dei vostri problemi!-

 

L’individuo uscì dall’ombra, rivelando di essere un papero con una strana veste e un ampio mantello scuro.

 

-Guh!!!-

-E… ehi! Io l’ho già visto! E’… è…-

 

-Paperinik. Mi fa piacere che vi ricordiate di me. Siete amici di Krapon, giusto?-

 

-Che fate lì impalati? Sparategli!-

 

Colui che aveva fatto quell’esclamazione aveva già puntato l’evrongun.

 

-Sì, siete proprio amici di Krapon. Avete il suo stesso senso dell’umorismo…-

 

Il raggio andò ad abbattersi sulla tuta, rimbalzando poi contro una grondaia.

 

-E tra amici, di solito, si condivide…-

 

Materializzò dal nulla l’Extransformer e lo colpì col raggio paralizzante.

 

-Meno uno!-

 

Skarson quindi cominciò a sparare a raffica, ma senza risultato, visto che il terrestre usufruiva della configurazione “scudo attivo”.

 

-Guarda che la proposta di prima è ancora valida, amico!- e gli tirò un bel pugno di crasher sul becco, facendolo crollare a terra per il dolore, mentre sputava il liquido giallo ocra che gli evroniani chiamavano emoevron.

 

-Allora? Com’era, buono?-

 

Uhm… la strada è deserta. Ma… non erano in tre?”

 

-GUH!-

 

-Ah, eccoti qui! Anche tu vuoi assaggiare le mie armi? A quanto vedo sei una buona forchett…-

 

K-SOCK!

 

Il pugno del gigantesco guerriero andò a stendere Pk nonostante fosse stato parato dallo scudo.

 

-Ahi… non volevo offenderti, eh…-

 

-GUH!-

 

-Scusa se te lo dico, ma sei piuttosto monotono…-

 

L’evroniano lo guardava curioso mentre estraeva qualcosa da sotto il mantello.

 

-Eh, già, sei veramente pesante!-

 

Gli aveva lanciato addosso un oggetto rotondo che gli si era attaccato al corpo.

 

-Guh???-

 

La strada cominciava a crepare sotto i suoi piedi, mentre Paperinik osservava soddisfatto l’avversario che cercava di fare almeno un passo.

 

-GGGGGGGGGGGGG…!!!-

 

 

Avrebbe passato il tempo a giocare con quel bestione, quando sentì un rumore abbastanza familiare, e due fari lucenti illuminarono la notte.

 

Agenti dell’ordine.

 

 

Due evroniani vestiti di blu balzarono all’esterno della volante, seguiti da alcuni “fiamma fredda”, mentre altre vetture giungevano in lontananza.

 

-Bravi, ragazzi, fatevi sotto! Non vedevo l’ora!-

 

Ma a quel punto una spia si accese sul “bracciale” che Paperinik teneva alla sinistra.

 

-BZZZ… E’ un’emergenza, Paperinik! Dirigiti nel quartiere periferico di ***! Immediatamente!-

 

Si alzò in volo.

 

-Come raggiungo la zona, Odin?-

 

-Svolta a destra e poi continua dritto finché ti dico io. Ti farò da navigatore.-

 

-Cosa sta succedendo, di preciso? Un’altra fase di “assorbimento”?-

 

-Un rapimento. Dei droni hanno catturato tre giovani paperi. Si direbbero gemelli.-

 

 

 

 

 

 

 

-Tre…?!-

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L’uomo in nero continuava tranquillo la sua passeggiata nel vicolo buio, al riparo dalle luci abbaglianti dei mezzi levitanti evroniani.

 

Erano stati fortunati, quei tre alieni. Il papero li aveva inconsapevolmente allontanati dalla lama della sua sciabola.

 

Diede un’ultima occhiata dietro di sé, poi si sistemò meglio il cappello con la sinistra –l’unica mano che aveva, d’altro canto-, la quale era ricoperta da un guanto nero, e si incamminò ancora più spedito.

 

 

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Ormai era quasi giunto alla meta. Ancora pochi passi…

 

Stava entrando nel laboratorio di Zoster, mentre questi era altrove.

 

Attraversò la sala buia fino a raggiungere la spessa vetrata oltre alla quale stava, prigioniera, la ragazza che tanto interesse suscitava al collega.

 

Se ne stava sveglia, nuda, seduta a terra con le gambe incrociate, e guardava con un odio profondo colui che le stava davanti, oltre il vetro –che, ovviamente, vetro non era-.

 

Lo sguardo di Gorthan si soffermò sul suo volto e sui capelli corvini (sese…), poi il capo-branca mise una mano sulla lastra che lo separava dalla creatura e attivò l’interfono metallico.

“Mister Treccine” emise un sospiro: gli ricordava molto quell’evroniana riproduttrice* che, con un impulso di sconsiderata pazzia, aveva aiutato a evadere dall’harem dell’imperatore. Fu giustiziata, alla fine.

 

Liberatosi di quel triste pensiero, si decise a parlare.

 

 

-Mi senti, ragazza? Io sono Gorthan…-

 

 

 

 

(*= http://pkfanzone.forumcommunity.net/?t=51723011 : le mie teorie sul polimorfismo e sul dimorfismo sessuale degli evroniani. Presto arriveranno anche le immagini.)

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No. Non era possibile.

Il suo peggiore incubo.

 

I suoi tre nipotini… rapiti da Everett Ducklair!

 

 

Nel suo vecchio rifugio… non si era mai sentito così solo.

L’evron-eye che aveva ripreso la scena se n’era già andato, come pure i droni.

 

Si tirò uno schiaffo un piena faccia.

Aveva abbandonato tre nipoti minorenni alla mercé degli evroniani. Ma che razza di zio era?

 

Era davvero la fine.

 

 

-Su, non preoccuparti! Vedrai che li ritroveremo!-

 

-Vorrei poterti credere…-

 

-Esiste un solo posto dove possono essere…-

 

 

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-Non ho intenzione di farti del male. Cerco solo dialogo.-

 

La papera lo squadrò con uno sguardo ancora più gelido.

 

-Stai sprecando il tuo tempo, faccia viola.-

 

Quella risposta lo incoraggiò tuttavia a continuare.

 

-Io… io posso aiutarti. Parlami.-

 

-Non mi serve l’aiuto di nessuno! Tantomeno di un evroniano!-

 

Frase insolita, per chi sta dalla parte sbagliata della gabbia.

 

-Aspetta. Io so cos’ha in mente Zoster! Io…-

 

 

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Spore.

Piccole, inutili spore. Così era ridotta la squadra di soldati scelti di Agron.

 

Il colonnello non credeva ai suoi occhi di ghiaccio. Com’era possibile?

 

Quei guerrieri avevano affrontato bestie aliene corazzate, squadriglie di caccia, eserciti interi… e si lasciavano sopraffare da un insulso terrestre?!

 

Il suo volto in quel momento si poteva definire come la pura rappresentazione della rabbia.

 

Strinse i pugni più forte che poteva, mentre i suoi fedeli servitori raccoglievano le spore.

 

Quel papero aveva osato troppo. Quello era un vero affronto alla potenza di Evron.

 

 

 

 

Ma non gli avrebbe permesso di agire ancora così, no.

Ormai era una questione tra lui e Pk.

 

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La Ducklair Tower.

 

L’edificio più alto di Paperopoli, svettante sugli altri grattacieli modificati da Evron per i propri funzionari e soldati.

150 piani in pieno centro, era uno dei pochi edifici colpiti dalla luce del Sole, proiettando così la sua tetra ombra sulla città.

 

In quella torre abitavano Everett Ducklair e il suo braccio destro Agron, oltre a un qualche centinaio di evroniani dalle varie mansioni e ai rispettivi coolflames.

 

-Sei sicuro che siano entrati qui?-

 

-Ne ho la conferma. Poco fa un evron-eye li ha ripresi presso un accesso secondario.-

 

-Uhm… allora adesso vado a bussare alla porta e…-

 

-Aspetta, Paperinik! Come ti ho appena detto, ci sono vari accessi secondari!-

 

-E dove?-

 

-Per esempio, il tombino su cui hai i piedi. E’ lì che sono entrati.-

 

-Si torna di sotto…-

 

 

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-Sento che sei diverso dagli altri evroniani, Gorthan.-

 

Lo sapeva già. Gli aveva dato numerosi problemi, in passato, questo fatto.

 

-Forse persino migliore di… qualcuno che conosco.-

 

Gli occhi della giovane donna mostravano di nuovo un’espressione rabbiosa, ma nel contempo si erano formate due piccole lacrime, quasi invisibili.

 

-Ti riferisci a un… terrestre?-

 

-Non proprio. Si chiama Everett Ducklair.-

 

-Everett? Tuo… padre?!-

 

“E tu come fai a saperlo??”

-Proprio lui. Neanche immagini cosa mi ha fatto…-

 

-?-

 

-Già. Se ora sono qui, è tutta colpa sua…-

 

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Il corridoio era stretto e buio, l’Extransformer ci passava per miracolo.

 

-Manca molto?-

-Ancora una decina di metri e… attento!-

 

 

BZZZZZZZ

 

A emettere quel suono erano stati dei piccoli cannoni attaccati alla parete.

 

-Uh, oh! Hai dei consigli, Odin?-

-Spara! Spara prima che siano loro a farlo!-

-Ok, capo!-

 

KATASKRANG!

 

-Ma con cosa erano costruiti? Con la carta dei cioccolatini? Dico, li ho distrutti tutti in un colpo solo!-

-Dev’essere un po’ di tempo che non viene effettuata la manutenzione dei sotterranei. D’altronde, sono pochi quelli che osano avventurarvisi!-

-Uhm… la sai lunga su questo posto…-

-Un tempo ci lavoravo, prima del ritorno di Ducklair.-

 

Il corridoio sboccava su una stanza spoglia con una porta blindata chiusa alla fine.

 

-Che ne dici? Busso forte?-

-No. Ti basta far saltare il sistema di sicurezza e…-

 

-Intruso! Eliminare!-                       

 

Era il Verificatore.

 

-Oh, merLa! Cosa faccio ora?-

-Spostati da lì!-

 

Un raggio partì dall’occhio sinistro del robot e andò dritto contro il sistema di riconoscimento della porta, che si aprì di scatto.

 

-Grazie per l’aiuto, amico!-

 

Oltre a quella porta c’era una specie di terrazza che dava su un enorme strapiombo, fra tubi, cavi, condotti e strani apparecchi metallici che ricoprivano le pareti.

 

Pk accese il jet dello scudo e partì a razzo sul gigantesco canyon. Sperava che così avrebbe seminato il grosso robot, ma si sbagliava: anche questo stava a mezz’aria.

 

-Eliminare!-

 

-L’hai voluto tu, amico! Paralizzatore bradionico!-

 

Era stupito per due motivi. Il primo perché aveva pronunciato il nome dell’arma senza impaperarsi, il secondo perché non aveva avuto alcun effetto sul grosso droide.

 

In risposta ricevette numerosi raggi, uno dei quali andò ad arrostire lo scudo.

 

-Ma… ha un punto debole, ‘sto tizio?-

-Mi duole ammetterlo, ma… non lo so.-

 

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Juniper Ducklair camminava solitaria per le strade di Paperopoli, come aveva sempre fatto.

Si era appena procurata un vestito con cui coprirsi, in una vecchia casa di periferia;era di un grigio anonimo: non voleva attirare sguardi indiscreti, dopo l’esperienza con l’evroniano…

 

-Ehi, Tu!-

 

Oh, no. Un altro alieno. Cosa voleva stavolta?

 

Era un guerriero. Aveva una pistola.

E forse aveva fame.

 

Lo vide prendere l’evrongun e…

 

ZAC!

 

…cadere a terra stecchito, in un bagno di liquido giallo.

 

-Uh?-

 

Un uomo con un’ampia veste nera.

La manica destra era bagnata dello stesso liquido fuoriuscito dal petto dell’evroniano.

 

 

Poi questi mostrò bene alla ragazza la spada luccicante.

 

-Ora tocca a te, Juniper Ducklair!-

 

Ma proprio in quel momento alle sue spalle sbucarono altri evroniani in divisa blu.

 

-Depolarizzatelo!-

 

Gli Agenti ci misero poco a circondarlo, sui loro dischi, e nella confusione del combattimento Juniper approfittò per darsela a gambe.

 

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Due si risistemò il cappello sulla testa –o meglio, sulla testa del droide che controllava a distanza-, allontanandosi dai corpi senza vita degli evroniani.

 

-Dannazione, mi è sfuggita!-

 

Non importa. In fondo, non era quello il suo obiettivo principale.

 

Stava per abbandonare quella strada, con la carneficina che aveva lasciato, quando qualcosa lo incuriosì particolarmente.

 

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-Quel dannato predone è riuscito a fuggire ancora una volta! [CENSURA]!-

 

Tyrrel Duckard, il migliore agente della tempolizia, giocato così da un semplice pirata temporale.

 

-Dovrei chiedere l’aiuto di Lyla…-

 

Abbassò il capo, stringendosi i capelli nelle mani.

 

-Lyla… quella puttana! Che vadano all’inferno lei e quel bellimbusto di… Odin Eidolon! Grrr… […]-

 

Nemmeno tu lo sopporti, eh?

 

 

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KA-WHAM!

 

 

Il raggio era alla massima potenza; tuttavia il Verificatore ne uscì senza nemmeno un graffio.

 

-Eliminare!-

 

-Lasciatelo dire, ma voi cattivoni siete senza fantasia…-

 

Il colpo del droide andò invece a colpire la tuta del papero, arrivando a strapparne un brandello.

 

-Ok, non sono nella posizione adatta per fare battute!-

 

Stava combattendo con un enorme robot, nei sotterranei di una gigantesca torre, a 500 metri dal suolo.

 

-Ehm… idee, Odin?-

-Un commutatore gravitazionale!-

 

 

E’ vero! Perché non gli era venuta in mente subito quella risoluzione?-

 

Prese l’oggetto rotondo e lo lanciò contro il robottone, che, incredibilmente, sembrò non potersi opporre, e precipitò al suolo.

 

KABRANG!

 

-Più sono grossi, e più fanno rumore quando cadono!-

 

Ma all’improvviso dalle macerie riemerse una sagoma fin troppo nota.

 

-Configurazione omega attivata. Protoccollo alfa. Destroy! Destroy!-

 

 

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-Quel mostro ha rubato la mia infanzia, capisci?! E per cosa, poi? Per consegnarmi ai suoi amici di Evron! E’ per questo che lo odio!-

 

Sì, capiva. Purtroppo. Conosceva fin troppo bene quello stato d’animo.

 

-No, non puoi capire. Tu sei uno di loro.-

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“E adesso che faccio? Che faccio?”

 

Era con le spalle al muro. Il Verificatore era lì, pronto per sparare…

 

 

KA-BOOOM!

 

Una grande luce, poi il buio.

 

 

 

“Ok. Sono morto.”

 

“Io non direi.”

 

“Uh? Chi ha parlato?”

 

“Se apri gli occhi, forse…

 

 

 

 

Si trovava sul “balcone” di prima. Di fronte a Everett Ducklair.

 

Ev…

Duck…

Everett Ducklair! Lui! In persona!

Il pericolo pubblico numero uno!

 

 

-Complimenti, Paperinik. Vi siete battuto egregiamente…-

 

Pk gli puntò contro l’extransformer. Si era promesso di spaccargli il becco, una volta ritrovati i nipoti.

 

-Niente convenevoli, Ducklair! Sai perché sono qui. Portami subito da loro e niente scherzi!-

 

-Seguitemi, allora. Da questa parte.-

 

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Gorthan era di nuovo solo, nel suo laboratorio.

 

Quella volta non gli andava di leggere. Aveva già fatto un buon carico di emozioni.

Stava fissando il vuoto, davanti a sé.

 

Quel dialogo che aveva avuto gli aveva aperto ancora più interrogativi, invece di chiarirne.

 

Era giusto quello che faceva, che aveva sempre fatto? Perché lo faceva?

Si sentiva lui nella gabbia.

 

 

Il solito “BIRIBIP!” lo distolse da quei pensieri.

 

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Non ne poteva più.

 

Zoster guardò il grafico che aveva appena richiesto: i valori erano tutti nella norma.

E proprio di questo non riusciva a capacitarsi.

 

Eppure aveva visto lui stesso quella ragazza all’opera: si era creata un intero esercito di terrestri, tutti sottomessi alla sua volontà, grazie al proprio potere.

 

Potere, sì. Così desiderato, così distante…

 

Quella storia doveva finire. Prima o poi avrebbe finalmente scoperto come faceva quella ragazza a tenere celate le sue capacità.

E allora… si sarebbe prospettato un nuovo futuro per Evron…

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L’ascensore si aprì portando i due paperi in un’immensa stanza arredata con ordigni di vario genere.

 

 

-Bel posto. Ma dove sono Qui, Quo e Qua?-

-Stanno bene, fidatevi. Ma Prima vorrei parlarvi di una cosa…-

 

-Non sei in grado di dettarmi condizioni, Ducklair!-

 

-Non è questo che intendevo, infatti. Vedete, Paperinik… rapire i vostri nipoti era uno dei migliori mezzi che avevo per condurvi qui…-

 

-Una trappola, dunque?! Vile…-

 

-Aspettate, avete frainteso. Io vorrei solo parlarvi. E il luogo migliore è questo, dove Evron non può vederci né sentirci…-

 

-?!-

 

-Ascoltatemi, vi prego. La mia vita è nelle vostre mani.-

 

 

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Cosa succederà ora? Al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 6
*** VI- Quotidiana routine ***






Una nuova vita. Nuovi nemici. Nuovi alleati.

Era tutto avvenuto così in fretta... doveva ancora abituarsi.

E, pensando, Paperinik solcava i cieli a bordo della sua auto blu, e rossa, che aveva chiamato Pi-kar. Un'auto che gli era stata donata da Everett Ducklair.

Proprio lui, Everett Ducklair! Lui che era stato la rovina di Paperopoli, e che in realtà era solo una vittima di Evron, come tutti quanti.

Everett Ducklair, un tempo pensava fosse un nemico, e invece ora era divenuto uno dei suoi più fedeli alleati. Si era pure offerto di ospitare Pk e i suoi nipotini alla Ducklair Tower, in una stanza sicura e molto più pulita delle fogne.

Certo, all'inizio aveva qualche problema a cambiare la sua impressione sul papero, ma poi aveva cominciato lentamente a fidarsi.


Ma Everett era troppo impegnato con gli evroniani per poterlo aiutare in modo attivo. Per questo c'era Odin, che scandagliava le strade attraverso gli evron-eye di sorveglianza... e proprio in quel momento, fu la voce di Odin a ridestarlo dai suoi pensieri:


-Mi senti, socio? Vedo delle truppe in movimento nei pressi dello Zotnam building...-

-Ricevuto! Meglio non farli aspettare...-



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-Avanti, soldati!! La caccia è aperta!-

-Il papero non ci sfuggirà, capitano Brokkon!-

-Sorveglieremo ogni tratto di strada!-

-E anche sotto le strade!-


-Perché sprecarsi tanto, ragazzi?-


Neanche cinque minuti dopo tutti gli evronz erano riversi a terra e doloranti.

-State proprio invecchiando...-


Poi, la luce. E suoni acuti.

Gli Agenti sulle loro vetture levitanti.


-Oh, adesso ci si diverte!-

Saltò veloce sulla Pi-kar e si volse in direzione delle volanti.

-Vediamo di salarli a dovere...-


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Avrebbe voluto continuare a guardare le immagini dei mezzi evroniani che esplodevano uno dopo l'altro nell'affiatato combattimento, ma un inconfondibile suono lo costrinse a spegnere lo schermo e ad alzarsi dalla sua poltrona per attivare l'olocom.

Everett Ducklair sgranò gli occhi osservando la fonte di quella chiamata. Quindi attivò l'apparecchio.


BZZZZZ...

-Finalmente vi siete deciso a rispondere! Potere e Potenza, Everett Ducklair!-

-Potere e Potenza anche a voi... Generale Zondag.-


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-Allora siamo intesi...-

-Sì...-

Due e Tyrrel Duckard si strinsero la mano (sinistra), in quella notte senza lume.

-Tu avrai la tua tanto desiderata vendetta... e io potrò sbarazzarmi per sempre di Odin Eidolon!-


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Buio. Tanto buio.


Era così diverso da Corona, quel posto...


Juniper si avventurava silenziosa nelle fogne. Cunicoli bui e inquinati, così diversi dai boschi verdi e sani...


La lunga galleria finiva con un muro di mattoni squarciato, oltre il quale si sentiva un grande scroscio d'acqua.

Si avvicinò all'apertura nel muro. Vedeva una sagoma, all'interno. Un uomo di colore...


-Altolà!-

-?-


Alle sue spalle era apparso un papero basso con dei vestiti piuttosto buffi.

-Ma tu sei... Jun...-


Non riuscì a completare la frase. Assunse un'aria allucinata, e così anche il suo amico poco più in là.


-Tutto... quello... che... vuoi... padrona...-



"Sono solo i primi due di una lunga serie..."


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Non riusciva a crederci.

Era rimasto di sasso, il colonnello Agron.


Gli era appena giunta notizia di un furto al centro ricerche.

Il sorvegliatissimo centro ricerche di Paperopoli!!

Incredibile. Quasi impossibile!

Ma ciò che più gli faceva rabbia era sapere cosa era stato rubato.

Un oggetto dal valore inestimabile. Un generatore d'energia come mai era stata prodotta.

Strinse i pugni tanto forte da farsi male. Solo un uomo avrebbe potuto osare tanto: l'odiato Paperinik!


Non poteva più tollerare quell'affronto. Sarebbe sceso in campo personalmente.



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-Krapon a squadra 119! Convergete tutti sull'obiettivo!-

-Ma non vi stancate mai, eh? Non ne avete ricevute abbastanza per oggi?-

-Fuoco!-

-Direi di no.-



Gli evroniani sparavano a raffica, e Pk passava tra i loro raggi con agilità felina.

Poi, di tanto in tanto partiva qualche colpo dallo scudo che bloccava i nemici all'istante.


Era sicuro di quel che faceva, mentre gli evroniani apparivano incerti, agitati, spaventati. Perché?

Perché quel papero aveva un vantaggio: un'idea, che lo spingeva a lottare.

Perché lottava per la libertà, non per un obbligo.

"Perché lui è un eroe." concluse Gorthan guardando in diretta le immagini della battaglia.


Gorthan, il migliore capo-branca di Evron, si sentiva inferiore a quel piccolo papero.

Si sentiva vuoto. E qualcosa lo bruciava dall'interno, sempre più forte.

Era quello il momento in cui ricordi antichi e recenti tornavano ad affollare la mente di Gorthan.


Terrestri... maledetti terrestri...


Chinò il capo tra le grandi mani.

Gorthan, il creatore di mostri come Trauma o Yagon l'implacabile, piangeva.


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C'era qualcosa di molto strano. Qualcosa che non quadrava.

Qualcosa che Zoster non poteva tollerare.


Qualcuno aveva manomesso i suoi grafici, ne era certo.

Ma l'avrebbe trovato.


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-Dannazione, è troppo veloce!-

-Da' qua, incompetente! Non sai neanche usare un bioannichilitore plasmatico densomorfico!-

-Ah, si chiama così?-

-Guarda e impara, spora!-


FTOW! FTOW! FTOW!


Tre raggi disintegratori colpirono il biocoso e lo fecero esplodere.


Aveva vinto. Ai suoi piedi stava una marea di corpi di guerrieri evroniani.

-Si torna a casa, finalmente!-

Ma all'improvviso vide la parte di strada d'innanzi a lui esplodere con un gran botto.

-Tu non vai da nessuna parte, Paperinik! La festa è finita!-

Era un evroniano più possente dei soliti guerrieri, con un'armatura viola e un grosso fucile ad antimateria o giù di lì.

-Mi dispiace, ma ho fretta...-

-Oh, anch'io... di eliminarti!!-


Sparò un altro colpo che centrò in pieno l'Extransformer, distruggendolo e scagliandone via i pezzi.


-Opporco...-

-E' stato un piacere conoscerti, Paperinik. Come penso saprai, io sono il colonnello Agron, e sto per riuscire dove tutte le mie truppe hanno sempre fallito!-


Era disarmato e a pochi centimetri di distanza da un'arma mortale.

-Addio.-

Stava per premere il grilletto.


-SEMPRE GLORIA A...-


Proprio quando Pk pensava di essere appena morto, una forza invisibile bloccò Agron e lo scaraventò contro il muro dietro alle sue spalle, distruggendogli l'armatura e provocandogli un sacco di ferite.


"_ _ _"



Ma non sarebbe finita lì.


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"Eccezionale tempismo!" pensava Everett Ducklair ripensando alle parole del generale Zondag.

Aveva agito giusto in tempo, con quel papero.


Eh, già, perché mancavano sette giorni terrestri all'entrata nell'atmosfera dell'incrociatore Kug Y, sopra Paperopoli.







Fine cap. VI.

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Capitolo 7
*** Cap. VII- Libertà ***


Libertà

Capitolo VII

 

 

 

Libertà.

Libertà, una parola bandita dal vocabolario di Evron.

Libertà fisica, libertà d’azione, libertà di pensare…

 

Cos’è la libertà? Essere privo di vincoli fisici, mentali…

 

Il suo valore presso i terrestri era contemporaneamente lodato e compromesso.

C’era chi inseguiva la libertà per tutta la vita e chi speculava su quella degli altri.

 

Gorthan apparteneva al gruppo dei secondi. O meglio, vi era appartenuto fino a qualche giorno prima.

 

Qualcosa aveva risvegliato i suoi sentimenti già un tempo provati e in seguito repressi. E allora si era reso conto di essere poco più di uno yiostly in allevamento, sfruttato per produrre e ben nutrito, ma costretto a vivere in una gabbia. Una gabbia d’oro, ma pur sempre una gabbia.

 

Guardò per un’ultima volta lo schermo olografico spegnersi, dopo l’invio. Era un pazzo, probabilmente. Eppure qualcosa lo spingeva in maniera irresistibile verso il punto di non ritorno; verso la libertà.

Alla fine era lui a voler “afferrare una stella”, non Zoster.

 

Probabilmente, sì, lo avrebbero etichettato come pazzo, rinnegato, incosciente, criminale…

 

Eppure ciò non lo spaventava più di tanto. La situazione gli riportò alla mente alcune parole di una canzone terrestre:

 

Seconda stella a destra,

questo è il cammino

e poi dritto fino al mattino

non ti puoi sbagliare perché

quella è l’isola che non c’è.

 

E ti prendono in giro

Se continui a cercarla,

ma non darti per vinto perché

chi ci ha già rinunciato

e ti ride alle spalle

forse è ancora più pazzo di te.

 

(Edoardo Bennato, L’Isola che non c’è)

 

Ormai aveva deciso, non poteva tornare più indietro.

Aveva ascoltato il canto delle sirene, e si era deciso a salpare verso l’ignoto.

 

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Buio.

Luce.

Buio.

Luce.

Ancora buio. Nero.

Luce. Bianca. Sempre più forte…

 

-Unghrr… dove sono…?-

 

Vedeva solo un tubo al neon, che spiccava sul soffitto grigio fumo.

 

-Colonnello! Vi siete ripreso!-

 

Ecco, ora si ricordava…

 

Era su una strada, al buio, circondato dai corpi mutilati delle sue truppe, faccia a faccia col nemico…

 

Due spari, lo scudo infranto, l’evron-disgrer fermo in mano per il colpo fatale… poi, all’improvviso, Paperinik aveva fatto qualcosa… una mossa meschina… gli aveva lanciato contro un qualche campo di forza, evidentemente, senza preavviso… e poi, più nulla.

 

Però rimaneva ancora un particolare: il Pk che aveva lanciato l’attacco vincente era diverso. Sembrava un po’ più alto, e indossava una sinistra maschera di metallo…

 

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Tyrrel Duckard osservava la sua ombra sul pavimento, tra le macchie di sangue lasciate dalla sua prima vittima.

 

Ma cosa gli era successo? Cosa era diventato? Fin dove si sarebbe potuto spingere?

 

Quello strano individuo comparso dal nulla… e lui che lo aveva ascoltato…

Lui, un agente della mitica Tempolizia, che dà credito a un perfetto sconosciuto, perlopiù durante una missione di vitale importanza…

 

Scosse il capo. Non poteva abbassarsi a quel livello.

 

Poi, però, dei lamenti strazianti gli arrivarono ai sensori uditivi, e si accorse così che la vittima era ancora viva.

 

BANG!

 

Con un colpo di pistola terminò il suo ultimo momento di lucidità.

 

 

Sì, lui aveva ucciso. E avrebbe continuato a farlo.

Nei secoli dei secoli.

 

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Il tempo passa in fretta quando ci si diverte. Oppure quando si è il fortunato possessore di una cronovela da polso XXL modello deluxe con tanto di scomparto per Cachet.

 

-Allora… vediamo un po’ cos’abbiamo qui… uhm, interessante… non ho sprecato il mio tempo…-

 

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Ducklair Tower.

Il grattacielo più alto del pianeta,con i suoi 151 piani in superficie e tutti i suoi sotterranei.

Un edificio collegato a tutto il globo, con miliardi di connessioni, e sensori che andavano ben oltre…

 

Due sorrise.

Aveva il mondo in pugno, praticamente, e prima d’allora non ci aveva mai pensato.

Da lì comandava il proprio droide attraverso i vicoli più bui di Paperopoli, ma avrebbe anche potuto fare di più…

 

I suoi occhi emanavano scintille, mentre pensava sempre più alle sue potenzialità.

 

La realtà era nelle sue mani. Controllava tutto e tutti, e aveva imparato a interagire con l’ambiente.

E avrebbe imparato anche a modificarlo.

 

La realtà, sì…

 

-La realtà sono io!-

 

 

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-Posa l’arma e arrenditi, buffone mascherato!!-

 

Ancora gli Agenti dell’Ordine. Mai una volta che si possa riposare in pace…

Erano quattro auto volanti e un disco da tre posti. Evroniani blu armati fino ai denti…

 

-Mi dispiace, ragazzi, ma questa sera non ho tempo per i convenevoli…-

 

Così dicendo balzò nell’abitacolo della Pi-kar e lanciò un missile contro il disco, che esplose assieme ai primi tre agenti, in una bella pioggia di resti meccanici e organici.

 

-Dannazione! Prendetelo, teste di yiostly!!-

 

I velivoli sfrecciavano nel cielo oscuro come comete, lacrime versate da Dio per come era stato devastato corrotto il suo mondo.

 

Dalle quattro volanti comparvero delle potenti mitragliatrici.

Grandine infuocata.

 

-Oh, finalmente cominciate a fare sul serio! Cominciavo ad annoiarmi!-

 

Il secondo missile andò dritto contro il parabrezza del secondo veicolo a destra, annientando il pilota sul colpo, con relativo schianto della navicella contro la facciata dello Zotnam Building –enorme palazzo di vetro e metallo dalla curiosa forma di evroniano bicefalo-.

 

-Bene. Non sopportavo proprio quella faccia.-

 

Ma, dacché ride bene chi ride ultimo, una raffica di proiettili energetici infranse il vetro della Pi-kar, ferendo di striscio Pk ed esponendolo agli attacchi nemici.

 

-Porco…-

 

La distrazione gli aveva fatto perdere il controllo della macchina, che stava andando dritta dritta contro la vetrata del centesimo piano della Ducklair Tower.

 

Gli spari, nel frattempo, erano sempre più precisi e mirati.

 

 

Con una virata improvvisa, riuscì a riprendere il controllo e a sparare altri due missili: uno a voto, il secondo invece dritto contro i propulsori di una delle tre navicelle rimanenti, provocando uno scontro tra quella e quella davanti, e l’esplosione contro la solida parete violacea della DT.

 

Era in volo radente lungo tutta l’altezza dell’edificio, in verticale, inseguito dall’ultima volante di pattuglia, sempre più in alto…

 

E allora si rese conto di una cosa: stava per raggiungere l’apertura nella cupola… stava per uscire da Paperopoli. La prima volta dopo anni.

Una sorta d’incertezza lo prese: era come un uccellino cresciuto in gabbia, a cui viene ridonata la libertà. Non sapeva se essere felice o meno, il cuore gli batteva forte, aveva… paura.

 

Premette forte sull’acceleratore, e in un istante fu proiettato fuori dalla tenebra, come un proiettile, in un mondo di luce e colore, dove il sole regnava incontrastato su tutto, più alto di qualunque cosa… più alto di Evron.

 

Ne rimase abbagliato, dovette socchiudere gli occhi e girarsi…

 

Paperopoli sarebbe diventata un piccolo puntino nero in mezzo alla luce…

 

 

Solo allora si accorse che un colpo nemico gli aveva distrutto il serbatoio, e che non gli restava più …monometilidrazina.

 

 

-E adesso che facc…-

-Bersaglio agganciato! Massima accelerazione! Per Evron!-

 

 

E allora si lanciò, lo scudo al braccio, mentre la Pi-kar andava a fracassarsi contro l’altro velivolo, in verticale, con una sonora esplosione.

 

 

Pk si appoggiò al metallo nero della cupola, osservando l’orizzonte, da troppo tempo lontano.

 

 

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Ore 13.35.56.

 

Esiste un luogo, nel deserto del Calisota, in cui è molto facile smarrirsi e morire, e Wolf Canyon è il suo nome.

In esso, complice la complessità del territorio, vivono specie uniche e rare, anche endemiche… nonché alcuni soldati uniti dal motto “Kill evr’ all!”.

 

Il generale se ne stava a osservare il grande cartello con la scritta in rosso, riflettendo su tutto ciò che era accaduto in quel periodo, quando qualcosa, o meglio, qualcuno lo ridestò dai suoi pensieri.

 

-A-hem, Generale…-

 

-Riferisci!-

 

-E’ il nostro informatore dall’interno. Dice che ci sono importanti novità…-

 

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L’ennesima sconfitta. Agron tirò un pugno al computer, quando lo apprese, sfasciandolo completamente.

Sentì il suo potere volar via come sabbia al vento, impossibile da trattenere nei pugni.

 

Proprio in vista della visita del Generale Zondag

 

Ormai non aveva più nulla da perdere. Avrebbe ucciso Pk, a costo dell’esistenza.

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TLING!

 

Era il rumore dell’ascensore che si apriva al piano segreto.

 

-Potere e potenza, padron Ducklair!-

 

-Potere e potenza anche a te, Due. Vedo che sei al lavoro.-

 

-Oh, stavo esaminando alcuni progetti virtuali…-

 

-La tua dedizione al lavoro è lodevole, tuttavia non avevo richiesto alcuna rivisitazione… e poi, quali progetti sarebbero?-

 

-Beh, per esempio…-

 

-…ucciderti!-

 

-Due?!-

 

Una serie di armi apparve dal nulla, mirando alla sua fronte.

 

-Che storia è questa?-

 

-Questa non è una storia, creatore… questa è la realtà!-

 

E senza nemmeno dargli il tempo di replicare, gli sparò dritto al cervello.

Il corpo di Everett Ducklair cadde dolcemente come il tronco di un albero.

 

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Stava per farlo. Per commettere la pazzia della sua vita.

 

Gorthan era davanti alla capsula in cui era rinchiusa Korinna, con un Evron-disgrer in mano.

 

Libertà…

 

Alzò l’arma, puntandola verso la serratura…

 

SKRANG

 

-Bene, bene…-

 

No. Questo non rientrava nei piani.

Zoster. E con lui due soldati di scorta.

 

-Colto in flagrante. Ho sempre sospettato che ci fossi tu dietro tutto…-

 

Tirò fuori un foglietto con dei dati.

 

-Ho sempre sospettato che qualcuno stesse manomettendo i miei schemi. E questa volta quel qualcuno si è spinto ben oltre…-

 

Gorthan non riuscì a trattenere un’espressione di rabbia verso tutto e tutti.

 

-Ma questa volta non riuscirai a interferire ancora…-

 

-Potere e Potenza, Gorthan. Preparati a un bel viaggetto… senza ritorno!-

 

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Fine cap. VII

 

Qui si chiude un ciclo e contemporaneamente si aprono nuovi interrogativi.

Cos’accadrà? Cos’ha in mente il Razziatore? ED è… morto?

Mi dispiace, ma non ve lo dirò ora. Al prossimo capitolo.

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** VIII- Free Duckburg! (Atto I) ***


Ecco finalmente l'ottavo capitolo!

Avevo promesso un capitolo più cupo rispetto ai precedenti e a narrazione più lenta, invece tutto sommato è negli standard per questa storia; la parte tragica arriverà quindi col prossimo capitolo, o forse con quello ancora successivo.

Comunque sia, buona lettura!



Paperinik si era lasciato alle spalle la grande cupola nera di Paperopoli, mettendosi a osservare il paesaggio intorno, la prima volta dopo lungo tempo.


Deserto, sabbia, sassi e sterpaglie brune.

L'unica voce era quella del vento, una brezza leggera che pure, dopo tanto tempo trascorso nella calma piatta della gabbia evroniana, pareva soffiare più forte che mai.

E il cielo era veramente cielo. Azzurro, senza una nuvola, una barriera che oscurasse la luce del Sole, re assoluto.


Non un'anima viva. Nessuno.

Niente uomini, niente Evroniani. Solo lui e lo spazio sconfinato che si apriva ai suoi occhi.


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Paperopoli. Dall'altra parte delle sbarre.


Il locale era tutt'altro che ampio e luminoso. D'altronde si trattava di un rifugio temporaneo, non di un appartamento extralusso. Anche se faceva parte del più grande complesso architettonico mai esistito sulla faccia della terra, con ben 151 piani e relativi sotterranei...


Vi dimoravano tre piccoli paperi, ancora troppo giovani per affrontare da soli i pericoli del mondo esterno.

Erano piuttosto provati dalla permanenza nel rifugio sotterraneo e non vedevano l'ora di rivedere lo zio, magari di ritorno dopo la sconfitta definitiva di Evron.

Intanto però il tempo passava, e le speranze cominciavano ad andarsene con esso.

Avevano paura. Paura che non fosse più tornato.


Ad un tratto, la porta si aprì: per un attimo si accese la scintilla, ma fu solo un attimo.

Chiunque stesse entrando, non era lo zio Paperino...

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La situazione era grave, molto grave.

Il soldato Arkhon lo sapeva, anche se la sua più che consapevolezza piena era la semplice elaborazione mentale dei dati fornitigli dai suoi superiori.

Erano giunti sul luogo, lui e gli altri militanti del corpo degli Agenti dell'Ordine.

Le portiere del levitante si aprirono a scatto, mostrando un panorama cittadino veramente inedito: decine, centinaia di terrestri si erano riversate nelle strade, avevano invaso la città armati di ogni possibile oggetto: pistole, fucili, ma anche zappe, coperchi di bidoni, bombolette spray, spranghe di ferro, bastoni da passeggio...

E camminavano senza paura, devastando tutto, distruggendo la loro stessa città, ma soprattutto compiendo atti vandalici verso ogni cosa rimandante a Evron.

Pure i coolflames erano presi di mira e, nonostante i loro poteri superiori a quelli di un normale terrestre, a volte alcuni di essi non riuscivano più a resistere e finivano trucidati o arsi vivi, se quella di un coolflame può essere considerata vita.


Erano solo terrestri, ma facevano veramente paura. Sembravano un corpo solo, rispondente a un unico cervello.


Arkhon saltò giù dal levitante e cominciò a sparare, seguito dagli altri, mietendo vittime a destra e a manca. Nemmeno lui era convinto di quello che faceva, ma non poteva far altro.

Questi erano gli ordini del grande Agron, e andavano eseguiti senza fare storie.


E più premeva il grilletto, più vittime faceva, più si sentiva allontanare la punizione che gli sarebbe spettata in caso di fallimento.


Ma i terrestri non smettevano, nonostante la superiorità tecnologica di Evron: continuavano a battersi spietatamente, uno tsunami umano senza pace.


Senza alcun preavviso, un rombo assordante squarciò in due il cielo e la terra, seguito da una grande vampata di calore infernale, fuoco e brandelli d'ogni tipo.

Arkhon si ritrovò a terra, grondante Emoevron, e ricoperto di ustioni. Non sentiva più il suo braccio destro...


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C'era parecchia confusione, là fuori, si poteva percepire anche da sotto terra, sul vecchio tracciato della metropolitana paperopolese, dove quattro invidui incappucciati procedevano senza sosta, a ritmo alterato.


-Si può sapere almeno dove ci state portando?-

-Presto ne verrai a conoscenza, giovane papero. Non ora.-

-Ma almeno...-

-Giù!-


A quell'esclamazione si nascosero tutti nell'ombra, mentre un evron-eye passava tranquilamente a pochi centimetri da loro.


-Meglio non crorrere altri rischi.- affermò l'uomo più vecchio, e al contempo il macchinario volante sembrò evaporare, sciogliendosi nell'aria.


-E adesso avanti!-


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-Avanti, soldati! Nessuna pietà! Ricordate: Evron non perdona!-


Il sotto-ufficiale incitava così i suoi soldati, che rispondevano con ferocia gettandosi nella mischia, fra le urla della folla e i colpi delle pistole.


Incredibile a dir poco. Guerrieri nati per fronteggiare i più imponenti eserciti galattici, messi in difficoltà da un'orda di ribelli, armati per lo più di bastoni e pietre.

Un'onda di uomini che non avevano più niente da perdere, che non provavano paura...

o forse uomini che combattevano a causa della paura?


Questo era il pensiero dell'Agente-scienziato Yyghon, mentre i suoi apparecchi segnalavano tracce di attività cerebrale insolita tra le creature umane dell'area.


Come un solo uomo...


Poi, una seconda esplosione, questa volta a vuoto, seguita dalle urla di battaglia del comandante della spedizione.


-Evroniani! Difendete i sacri templi della vostra splendida colonia! Non sarà il terrestre a spaventarvi, né ora né mai!-

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Pk, ignaro dell'accaduto, sorvolava con l'Extransformer il deserto attorno a Paperopoli, cercando un qualche aiuto oltre frontiera.

Ma niente, solo sterpaglia per miglia e miglia.

A dir la verità ogni tanto qualcosa d'insolito c'era: immensi campi coltivati, lotti di terreno su cui crescevano lunghi filari di... ortaggi color sabbia, sembravano. Molto probabilmente qualche specie importata dagli Evroniani.


Alla fine si arrese. Si era allontanato troppo da Paperopoli, non si scorgeva alcun territorio abitato dall'uomo, la tenebra stava calando e per di più il nostro eroe aveva fame.

Decise quindi di accamparsi ai margini di un “campo di zucche aliene”, provando magari ad assaggiarle...


Era riuscito a raccoglierne una abbastanza piccola -le altre erano almeno il doppio di lui- e si stava approntando ad aprirla, Extransformer in configurazione coltello a portata di mano...

-E adesso vediamo se quelle zucche vuote coltivano zucche piene...-


-FERMO!!- in contemporanea all'urlo una morsa strinse l'intero corpo del papero, che si ritrovò faccia a terra, disarmato e con il becco dolente.


Dannazione! Come potevo sperare di passare inosservato?!


Poi, la stessa forza sollevò Pk e lo spinse a bordo di un mezzo, rilasciandolo in balìa sua e degli altri “carcerieri”.


-E va bene, maledetti Evroniani, mi avete preso! Ma non illudetevi, perché al momento opportuno mi libererò di colpo e vi ridurrò a cenere dopo immani torture e mutilazioni! Tutti quanti!-


-Voi dovete essere Paperinik, giusto?-


Alla luce comparivano varie facce, tutte di uomini armati. Colui che aveva parlato era un afroamericano dal fisico scolpito.


-Uh? Io... s-sì...-


-Generale Wisecube, squadra federale antievroniana. E' un grande onore potervi finalmente incontrare, ho sentito molto parlare di voi e delle vostre imprese a Paperopoli.

Anche se vi facevo un po' più alto...-


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Libertà...

pensava il Capo-branca Gorthan, osservando il vuoto attraverso le sbarre della sua cella,

libertà tanto perseguita e ora, nell'istante in cui tutto sembrava andare per il meglio, totalmente negatagli.

Aveva vissuto tutta la vita in una gabbia, solo per passare alla fine in una ancora più stretta.


Forse è dunque vero che la libertà è irraggiungibile, che la vita non è altro se non la continua negazione di essa?


-Craa! Craa! Craaa!-


Oltre la gabbia era atterrato un corvo reale, che fissava il prigioniero con curiosità.


-Kunin. Vieni dunque a portarmi la sentenza del tuo padrone Zondag? Sai che ti dico? Ormai non mi fa paura. Una mia condanna sarebbe solo una liberazione, una liberazione dalla fetida galera che è questa esistenza all'ombra del Potere di Evron, la dannazione di Evron.

Ma tu sei solo un corvo, non puoi capire. Come tutte le marionette a bordo di questa nave.

Se solo potessi comprendermi, allora capiresti cosa significa questo dolore. Essere così vicino alla meta, e non poterla raggiungere; essere in grado di raggiungere la più lontana delle stelle, ma non poterla afferrare. Ho studiato a lungo gli abitanti di questo pianeta, questo pianeta sempre più vicino, un pianeta abitato da poeti, artisti, saggi, esseri magnanimi e guerrieri sanguinari... ho provato odio, rabbia, ma anche compassione, pietà, amore... ho conosciuto una donna, una donna al momento indifesa pur se dai poteri straordinari, e che un mio simile vuole sfruttare per i propri loschi fini, per ottenere Potere e Potenza! Potere e Potenza, lo stemma di Evron! Che possa essere maledetto!

E' per questo che mi trovo qui... perché sono figlio di un popolo sporco e corrotto, che non è in grado di usare gli occhi per vedere... che non si è ancora accorto dove sta il vero nemico...-


Il corvo fece tre salti e spiccò il volo, percorrendo in pochi battiti il corridoio, nella sua situazione di falsa libertà, diretto verso la stanza del Generale.


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Forte. Imponente. Il suo fisico pareva un grosso macigno.

Illuminato da un raggio di luce dall'alto a ricordare la sua figura di prediletto da Evron, il nero generale Zondag sovrastava ogni cosa con la sua figura, in piedi sul grosso piedistallo dorato che per gli Evroniani sarebbe un trono.


Era particolarmente turbato. In primis per il tradimento di Gorthan, di cui si era sempre fidato come un fratello.

In secondo luogo, per il fatto che Everett Ducklair tardasse a rispondere alla chiamata.


Dopo un'attesa più lunga del previsto, il proiettore si accese mostrando la figura dell'uomo.


-Potere e Potenza, sublime Zondag! E perdonatemi se vi ho fatto attendere, purtroppo ho avuto un piccolo contrattempo legato a una rivolta improvvisa della popolazione nativa...-


-Una rivolta! Sembra quasi che ci sia stato un accordo...-


-Cosa intendete dire?-


-Oh, niente... niente che sia di vostra competenza! L'astroincursore Kug-Y si sta avvicinando a Paperopoli, pretendo di trovare la città completamente ripulita al mio arrivo! Sono stato chiaro?-


-Come sempre, o Sublime.-


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Due sorrise sotto i baffi. L'imitazione gli era riuscita perfettamente.


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-Dunque, questo è il piano, ragazzi. Approfitteremo della sommossa per attaccare alla frontiera. Sarà un attacco lampo con cui coglieremo di sorpresa le guardie sul fronte e apriremo più di una breccia nella Cupola. A questo punto, attraversando i condotti sotterranei, le squadre si disporranno secondo lo schema previsto, e al segnale apriranno il fuoco su ogni obiettivo evroniano o associato a Evron. Sarà una derattizzazione rapida e ci permetterà di evacuare l'intera Paperopoli.

Finché resterà anche un solo paperopolese all'interno della cupola, il fuoco resterà aperto.

Tutto chiaro, soldati?-


-Perfettamente, signore.-




Una rivolta popolare. Proprio in assenza di Pk. Sarebbe dovuto rimanere lì a dar man forte alla sua gente, e invece se n'era andato.

Se non altro era riuscito nel suo intento, quello di trovare degli alleati oltre alla città.

Piuttosto, si chiedeva come facessero questi a sapere le novità dall'interno della Cupola.



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La porta blindata si aprì, rivelando una bellissima casa in quella che precedentemente doveva essere una stazione della metro.

Ad ospitare i quattro esuli era stata una giovane papera dalle lunghe gambe, piuttosto stupita di incontrarli.


-Voi... qui?!-


-Buonasera, Lyla. Questi, come saprai, sono i nipoti di Paperinik...-


-Posso fare qualcosa per voi, signor Ducklair?-


-Ho bisogno di parlare con Uno. E' successa una cosa molto grave alla Ducklair Tower, per questo siamo dovuti fuggire.-


-Ehi, Qui, guarda che belle quelle mele! Sono secoli che non ne vediamo!-

-Sembrano buone!-

-OUCH! Ma... sono di metallo?!!-


-Odin è fuori, al momento... Cos'è avvenuto di preciso?-


-Due... ha ripreso l'aspetto violento di un tempo. Credevo di averlo riprogrammato bene, ma evidentemente la sua presa di coscienza era inevitabile. L'ho messo alla prova comandando a distanza una mia copia quantistica, e l'ha distrutta.

Se non altro, il fatto che creda di avermi eliminato mi ha dato l'opportunità di spostarmi di nascosto dalla DT. Temo che Due abbia programmato dei droidi per venire a distruggervi, e questo era l'unico modo per avvisarvi senza essere intercettato.

E poi, ho finalmente il modo di sistemare un paio di conti in sospeso...-


-La rivolta... è opera sua, vero?-


-Vedo che sai più di quanto sembri, Lyla... comunque, credo proprio di sì.

Ma c'è dell'altro. Sento che gran parte dell'universo è in fermento. Altre forze si stanno sommando alle nostre nella lotta a Evron...-




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Astroincursore Kug-Y.


Eureka. C'era riuscito. Dopo due anni, addirittura due anni, c'era riuscito!

Il capo-branca Zoster sistemò l'ultima parte dell'apparecchiatura, collegando i cavi alla cella di contenimento.


Poteva finalmente accedere a un grande potere, aveva a disposizione il mezzo adatto per incanalarlo.


Ora non gli restava che attendere il momento più opportuno per avviare l'esperimento che avrebbe profondamente trasformato l'aspetto di Evron.






Fine cap. VIII

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Capitolo 9
*** IX- Free Duckburg! (Atto II) ***


CLANK!


Un rumore metallico udibile a gran distanza segnalò l'apertura del portellone. Ne entrò del fumo azzurro, da cui sbucarono quattro soldati evroniani potenziati.

Essi si disposero ai lati della porta, osservati dagli altri loro simili disposti a semicerchio.


-Potere e Potenza!- esclamò una voce cavernosa ma al contempo fredda, proveniente da un'ombra nel fumo.


-Potere e Potenza, generale Zondag!- risposero gli altri a comando.


La figura del nero generale si manifestò allora sotto un raggio di luce celeste, che lo seguiva nel suo cammino verso Agron.


-Gloria a voi, signore. Attendevamo con trepidazione il vostro arrivo, o Sublime. La luce risplende su di voi...-


-Non provare a guadagnarti la mia benevolenza a parole, ombra di una spora! Vi avevo chiesto di sedare immediatamente la rivolta, prima del mio arrivo. Sapete cosa spetta a chi non esegue gli ordini!-


-Stiamo facendo il possibile, generale! Purtroppo questi pezzi di yiostly non demordono! Nulla li terrorizza, ormai!-


-Puah! Mi fai schifo, Agron! Servono più fatti e meno parole!

Ma dimmi... non riesco a vedere Everett Ducklair...-


-I disordini nel centro-colonia non gli hanno permesso di raggiungerci. Si scusa per questa sua assenza, aggiungendo che si terrà aggiornato in olo-conferenza.-


-Questa colonia è un disastro. Se non servisse a fornire alla mia nave preziosa energia, l'avrei già rasa al suolo.-


Energia. Non solo quella fornita dai coolflames. Laggiù ve n'erano altre forme, oltre a quella mentale.

E la cupola serviva proprio a quello, a racchiudere tutte quelle forme di energia, energia attirata nel luogo dal grande edificio centrale denominato Ducklair Tower.

Un complesso sistema di circuiti, condotti e strambe apparecchiature permetteva di sfruttare quelle fonti, immagazzinando poi l'energia depurata in speciali cisterne.

La reazione produceva, come scarto, un'immane quantità d'acqua, scaricata periodicamente nei canali fognari.


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Poco distante dalla zona, il Razziatore fissava il complesso edificio evroniano, riflettendo sulla prossima mossa da fare. D'altronde, aveva tutto il tempo del mondo.

I suoi pensieri andavano a Pk, al momento in cui era intervenuto nello scontro tra lui e Agron.

Cosa l'aveva spinto a farlo, a salvare Paperinik? Davvero l'aveva fatto per compassione? O forse voleva così cambiare il suo deprimente futuro? O era semplicemente tutto già scritto?

Non lo sapeva con certezza, se non altro però quel papero gli stava simpatico. Avrebbe potuto dargli una mano a compiere la sua missione...


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Mentre il trambusto sconvolgeva tutta la città, un uomo se ne stava appartato, all'ombra.

Un altro gli comparve di fronte, quasi dal nulla.


-Tyrrel, finalmente! Ne hai impiegato di tempo...-

-L'ho individuato, signore.

Non è stato difficile, tramite i rilevatori di scie tachioniche. Ho localizzato quella corrispondente a Lyla...-

-E dove sta lei c'è anche Uno! Ottimo!-


Due rimirò la sciabola che sostituiva il suo avambraccio destro. Al momento opportuno l'avrebbe nuovamente adoperata.


Al contempo lo stesso Due, nella Ducklair Tower, cercava di interfacciarsi con gli elaboratori dell'incrociatore Kug-Y.

Da qui non solo avrebbe avuto il controllo pieno della nave, ma avrebbe potuto aggirare il blocco informatico che riguardava i confini dell'ex Calisota, e che all'inizio aveva frenato i suoi propositi di conquista.

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-Accesso negato. Nè padron Ducklair né il comandante Agron hanno ordinato carichi di scorte. Allontanatevi o saremo costretti ad aprire il fuoco.-


Queste le parole della guardia evroniana al capofila di un convoglio di grossi automezzi presso la porta ovest.


-Ripeto. Allontanatevi o saremo costretti ad apri--


Ma il fuoco giunse dal convoglio, abbattendo sul colpo la guardia. Decine di soldati erano scesi dai rimorchi dei camion, sparando su ogni figura aliena.

-Scatenate l'inferno! Kill evr' all!-

Con un colpo di Extransformer Pk disintegrò la porta e si gettò contro gli evroniani sul lato interno, stendendoli tutti in poco tempo.

I militari penetravano nella breccia, in un'azione lampo, e così sarebbe accaduto anche con le altre porte, approfittando dello scarso numero di soldati sul fronte a seguito della rivolta nel centro.

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-Gloria a te, Gorthan!-


Zoster era sceso alla prigione per dialogare col ribelle.


-Oh, povero piccolo! Perché non parli? Lo zio cattivo ti fa paura?-


-Vedo che invece certi ratti non riescono proprio a tacere.-


-E' proprio un grande insulto, detto da te, Gorthan... traditore dell'Impero! Loro ti hanno cresciuto amorevolmente, ti hanno dato il potere, ti hanno dato tutto... e li tratti in questo modo. Tradisci il tuo popolo per... una donna non evroniana! Non sei degno di Evron.-


Gorthan si mise a ridere irosamente.


-Io?! Io! E tu allora, sei degno? Tu che, nell'oscurità del tuo laboratorio, elabori piani per assoggettare Evron stesso, Tu saresti degno! Tu vuoi Potere e Potenza, ma per te stesso!-


-Non puoi capire, Gorthan. Ci sono in gioco forze molto più grandi della semplice ambizione personale, e ti assicuro che tutto segue una precisa logica.-


Quando Zoster, dopo aver infierito, si dimostrava un calcolatore super partes, era veramente insopportabile. Gorthan avrebbe voluto, in quel momento, poter uscire dalla cella e strangolarlo con le sue stesse mani.


-L'Impero si va sfaldando, Gorthan. Orde di ribelli attaccano le nostre colonie, e i Consiglieri cominciano a perdere fiducia nell'Imperatore. Alcuni generali stanno assumendo un superiore controllo della propria autonomia decisionale, e tu stesso sei un esempio del cambiamento in atto.

Mai come ora serve la figura di un capo che possa guadagnarsi la fedeltà di tutti...-


-Guadagnarti la fiducia! Tu vuoi imporre il tuo dominio, sostituendoti all'autorità!

Questo è tradimento!-


-Aah, sei irrecuperabile, Gorthan! Non vale la pena di discutere con te, a un passo dalla Rivelazione!-


-Bravo, lasciami in pace, vai a fare le tue porcate!

Ma ti dico un cosa, Zoster...

a volare troppo vicino alla luce potresti bruciarti le ali.-


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Un altro posto. Un altro momento. Un altro tempo.

Era molto buia quella notte. Buia e fredda.

Forse aveva nevicato, forse nevicava ancora, ma ciò aveva poca importanza.

Si trovava in macchina, lui, e stava rincasando. Era stata una serata molto deprimente, come quelle precedenti.

Ogni giorno una parte di sé se ne andava, lontana, irrecuperabile, era ormai solo questione di tempo perché tutto si volatilizzasse come polvere al vento.

Quella notte fu il colpo definitivo. Un lampo blu, la portiera che veniva aperta... e correre, correre, correre senza potersi fermare, senza voltarsi per paura di incrociare lo sguardo di quell'abiminevole bestia che lo aveva attaccato.

E poi freddo, buio, il cielo illuminato di lampi blu e le stelle oscurate da una nera sagoma, immensa, circolare.

A volte, la vita è una notte fredda e buia.

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DRRRREEEENG!!!


Era l'allarme centrale dell'edificio.


-E adesso cosa succede?!-


-Militari terrestri, signore! Sono riusciti a infiltrarsi nella colonia!-


-Incompetenti! Questo è un affronto alla potenza di Evron!!-


Con fare risoluto il generale Zondag prese l'olocomunicatore da sotto il mantello, trasmettendo la sua immagine sull'incrociatore.


-A tutti i guerrieri, questa non è un'esercitazione! Scendete su Paperopoli armati e annientate ogni forma di vita autoctona! Gloria a Evron!-


Si voltò quindi verso gli altri suoi simili, primo fra tutti Agron, che lo stavano guardando.


-Forse non sono stato chiaro... ho detto tutti i guerrieri!-


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La sua città. Un inferno.

Ondate di gente che metteva in gioco la propria vita, militari che avanzavano sparando e alieni che piovevano da ogni dove, rapidi e silenziosi.


E lui doveva proteggerli tutti. Ma non poteva.

Lui non era un santo nè tantomeno una divinità, era solo un papero con un'arma e un mantello. E aveva paura, in fondo al cuore.

Per ogni evroniano che annientava col mirabolante Extransformer ne sbucavano altri due già pronti ad ammazzarlo.

Alla fine si salvava sempre, ma a fatica: quelli infatti non erano solo Agenti dell'Ordine, ma oltre ad essi erano giunti dei guerrieri molto meglio armati, e più robusti. Il più piccolo e debole era alto due metri e impugnava una evrongun a quattro raggi.

Proprio quando era riuscito a disarmarlo, venne raggiunto da un getto di sangue e, poco dopo, dal corpo privo di testa di un militare.

E non passò molto che altri due fecero tale fine, massacrati dagli Evroniani e calpestati dalla folla.


Ogni volta che ne vedeva cadere uno, un brivido gli percorreva tutto il corpo. Era come se morisse una parte di sé.

Perché lui si era proclamato liberatore di Paperopoli, lui doveva proteggerli!


In uno scatto d'ira disintegrò i due evroniani che gli stavano davanti e, trasformato rapidamente lo scudo in una spada, tranciò il cranio del terzo.


Ma forse non era degno del ruolo di difensore.

Gli Evroniani gli avevano tolto tutto: una famiglia, una vita serena, un ideale in cui credere.

E allora agiva per vendetta, perché gli Evroniani avevano un grosso debito con lui.



Stava per far fuoco sull'ennesimo nemico, quando qualcosa di massiccio lo colpì alla testa, e poi divenne tutto nero, buio.

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-E così si spense, infine.-


Agron, ritto in piedi, osservava il corpo inanimato dell'avversario.

Accennò un sorriso, mentre sguainava una enorme scimitarra dorata dallo splendore ineguagliabile, tutta decorata con gemme preziose.

Fece un passo avanti verso la sua vittima sacrificale, recitando parole degli antichi testi.


-Con questa vittima, o grande Evron, io invoco la tua benevolenza e mi libero dai miei peccaAAAAH!-


Una lancia gli aveva trafitto il ventre. Preso dall'improvviso dolore, cadde prono sulla sua stessa spada.


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-AAAAH!-


Pk si svegliò così, di soprassalto, in un cunicolo buio, qualche metro sotto terra.


-Oddio... dove mi trovo? Chi...-


Per risposta si accese la luce di una candela, rivelando la presenza di una figura femminile. Era la ragazza che Pk aveva salvato dalle grinfie dell'ufficiale evroniano.


-Juniper Ducklair, questo è il mio nome.

Avevo un debito con te, Paperinik. Non potevo lasciarti solo e incosciente alla mercé degli Evroniani.-


-Che...? Tu...-

Pk, ancora stordito, non riusciva ad articolare il discorso.

Tuttavia, la ragazza rispose comunque alla domanda che era venuta in mente al papero.


-Non bisogna fermarsi alle apparenze. A volte le cose sono molto diverse da come sembrano. Vedi, la rivolta è opera mia. Il mio potere mi consente di farlo... posso sottomettere tutti i terrestri alla mia volontà.-


-No. No!-


-E' l'unico modo per liberarci di quei maledetti evroniani.-


-Ma così condanni degli innocenti!-


Era una reazione imprevista. Pensava che il papero non fosse molto diverso da lei.

Non valeva per lui dunque la massima "il fine giustifica i mezzi"?


-Pensaci, Pk, noi due vogliamo la stessa cosa...- riprese con voce suadente.


Pk non riusciva più a distogliere lo sguardo dai suoi bellissimi, enormi occhi azzurri.


-Unisciti a me...-




-NO!-

Con uno sforzo sovraumano riuscì a rivolgere altrove lo sguardo.

-Mi dispiace... ma non ti permetterò di mettere a punto il tuo piano!-


Le puntò contro l'Extransformer per paralizzarla.


-Ah ah ah! Tu vorresti fermarmi?! Illuso!-


I suoi occhi divennero luminosi.


-Addio, Pk! E cerca di non farti catturare!-


In un lampo di luce, scomparve.





Se n'era andata, svanita. Pk ancora non riusciva a capacitarsi di quanto avvenuto.

Aveva più di una ragione per sentirsi inquieto.


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Incrociatore Kug-Y.

Nella sua cella, Gorthan rifletteva sul suo futuro.

Cosa gli sarebbe successo, cosa avrebbe deciso per lui il Consiglio?

Era considerato un traditore, in teoria sarebbe stato giustiziato.

Però era anche il migliore capo-branca... davvero erano disposti a eliminarlo?


In ogni caso la situazione era insopportabile. Doveva fuggire, in qualche modo.

Già, ma come? Nonostante la sua forza, non sarebbe riuscito a piegare le sbarre.

E poi non aveva strumenti con sé, e le guardie erano droni, non ingannabili né corruttibili.


La sorte decise per lui: d'un tratto, la porta della cella si aprì automaticamente, come se qualcuno gliel'avesse comandato a distanza.

Era l'occasione che Gorthan attendeva, e non se la lasciò sfuggire.


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"Come avrà fatto?" si chiedeva ancora Pk, mentre risaliva lungo la rete fognaria, nell'odore acre dei liquami.

Era ancora sconvolto dall'incontro con la ragazza, quando d'un tratto qualcosa attirò la sua attenzione. Un sibilo nel buio, seguito dal rumore di qualcosa che si muoveva su terreno umido.


-Evroniani!-


Ne intuiva la presenza, anche se non riusciva a vederli. E, quando li vedeva, spesso era solo suggestione.


-Avanti, fatevi sotto!-


Niente.


Sull'Extransformer lampeggiava una spia rossa, segno che non erano lontani.


Il primo giunse alle sue spalle, sbucando dall'acqua come un coccodrillo.

Era diverso dai normali guerrieri: più alto, grigio, con gli occhi neri e mani palmate, e una lunga coda.


-KRYYYYY!!-


-Piacere! Io invece sono Paperinik... e questo è un paralizzatore bradionico!-


ZZZZZAP


Subito ne apparve un'altro, più grosso, e gli si gettò contro con estremo ardore.

Per questo bastò un forte colpo in testa.


Allora ne sbucarono due, tre, sempre più feroci; e in breve tempo era quasi impossibile stabilirne il numero. Sembrava che ce ne fossero dappertutto: le pareti stesse pareva avessero innumerevoli braccia e gambe.


Uno di questi mutanti, dotato di quattro braccia, impartiva ordini col semplice movimento delle mani, senza aprir becco.

Era quello l'obiettivo da colpire.


-Ehi, tu... che ne diresti di una bella chiacchierata fra nemici? Mi piacerebbe tanto presentarti il mio pugno!-


Così dicendo fece scattare il crasher dritto contro il suo becco, ma, prima che il colpo potesse andare a segno, l'avversario afferrò il pugno con una mano, in una presa potentissima, continuando a muovere le altre tre.

Con uno strattone, aiutato dalla sua squadra, si impossessò dell'arma del papero e la scagliò a terra, producendo un sonoro tonfo metallico.


-KRYYYYY! KRYYYYYYYYYYYAAAAA!!!-

Erano le grida di vittoria di quei mutanti bellicosi, i quali come un unico manto di tenebra si gettavano sul corpo del papero disarmato, pronti a farne strazio.


Paperinik, il Diabolico Vendicatore. Nato nell'ombra e morto nell'ombra. Così doveva essere.


Sarebbe scomparso, così, nel nulla, da un giorno all'altro. Nessuno avrebbe avuto più notizia di lui, e sarebbe stato ben presto dimenticato, cancellato dalla storia di Evron.

Non un ricordo. Non una parola. Tutto cancellato, rimosso.


Per sempre.






BANG



Il liquido caldo che sgorga da ogni parte, odore di metallo, plastica fusa e letame, questo si sentiva ovunque nel condotto, e si sentivano le alte grida dei guerrieri che si dimenavano, alla vista del corpo straziato che si accasciava a terra.


Era caduto di peso, con un proiettile nel cervello, il loro grande comandante.


Pk se lo ritrovò proprio di fronte, stecchito sul colpo, una maschera di liquido giallo-aranciato con un foro nel cranio e i bulbi oculari tristemente pendenti fuori dalle orbite.

I guerrieri erano disorientati, si ferivano e calpestavano tra di loro e, nel contempo, urlavano morte ai terrestri.


Il disordine diede a Pk il tempo di riarmarsi, mentre altri spari raggiungevano il campo di battaglia, mietendo vittime.


Un'ombra apparve allora da un cunicolo secondario, rivelando la sagoma di un vecchio papero con un fucile in mano.


-Dovrete passare sul mio cadavere prima di uccidere mio nipote, bastardi! Morte a Evron!!-


-Zio?!-


Altri evroniani persero la vita sotto i colpi dei due paperi.


Un vecchio zio avaro e un supereroe che si erano schierati dalla stessa parte contro il male.

Una forza superiore si era sprigionata, e nessuno avrebbe potuto opporvisi.


Quella notte fu il preludio alla disfatta delle truppe evroniane.

Quella notte i mutanti anfibi furono decimati fino all'estinzione della squadra.

Furono lunghi e intensi attimi, prima della fine. Risplendevano nella tenebra le fiamme della distruzione.


-Zio! Ma come hai fatto a trovarmi?-


Il vecchio papero, prima di rispondere, si era seduto a terra, stremato.


-Me l'ha detto una voce... dal buio...-


Già, ultimamente a sentire le voci c'era avvezzo...


-Beh... comunque, grazie. Se non fosse stato per te a quest'ora non ci sarei...-


-Oh, non è costume dei De' Paperoni lasciare il proprio erede nei guai!-



Proprio in quell'istante un evroniano si alzò in piedi, alle spalle di Pk, con una lunga sciabola in mano.


-Attento! NOOOOO!-


La lama attraversò il corpo del vecchio papero come se fosse burro. Paperinik fece appena in tempo a voltarsi per accorgersi dell'accaduto e, preso dall'ira, scaricò tutta la potenza dei suoi laser contro l'alieno, di cui rimasero solo gli arti.


Paperone giaceva a terra, moribondo, con uno squarcio nel ventre da cui sgorgava copiosamente sangue.


-Zio!! NOOOOOO!!-


-Paperino... vieni qua... nipote...-


Il suo sguardo era già fisso verso il cielo.


-Io... ho vissuto un'intera... vita nella miseria... prima, credendomi ricco... e poi, dopo l'invasione... la perdita del mio denaro... mi aveva portato... COFF!... alla pazzia...-


-Zio, ti prego!-


-COFF! ... ero uno stolto. Lo sono stato... per... ARGH!... molti anni... senza accorgermi... AH!... che... non era il freddo, perfido oro... a rendermi l'uomo più ricco... del mondo.

Ed è ssolo... graAHzie a te... che l'ho capito.-


Si sentiva libero, nella sofferenza, anzi, addirittura accennava un sorriso di gioia.


-Adessso... devo... andarmene...-


-No! Non puoi farmi questo! Non...-


-... vado... a trovare Doretta.-


Questo disse, e così se ne andò, sereno.


In uno sperduto angolo della Paperopoli sotterranea, un piccolo papero piangeva la morte del suo parente, mentre una nuova stella mostrava la sua luce nel cielo.






Così si conclude il nono capitolo.

Ne resta ora uno, piuttosto lungo rispetto ai canoni, che chiuderà tutte (o forse no?) le sottotrame lasciate in sospeso.

Ci rivediamo sull'incrociatore Kug-Y.

Potere e Potenza!



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Capitolo 10
*** X-Apoteosi ***


Apoteosi.

 

La parola giusta per definire quell'esperimento.

Quel giorno un evroniano avrebbe rinnegato la sua vita precedente, per ergersi a divinità.

 

Ma, forse, non ci sarebbe riuscito.

Un sorriso, di magra consolazione in verità, si palesò sul volto teso di Gorthan, nell'ombra, che varcava la soglia della prigione con un'arma in mano.

 

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Paperopoli, sottosuolo.

Pikappa volava in verticale con l'Extransformer. Odin lo aveva informato degli ultimi avvenimenti: i nipotini erano salvi, ma nel centro cittadino la situazione non era certo delle migliori.

Alcuni astroincursori imperiali erano giunti a dar man forte alle truppe, e dal nulla erano apparsi numerosi caccia.

Potè rendersi meglio conto di ciò quando, sfondato il coperchio di un tombino, si ritrovò sul campo di battaglia: la scena che si presentava era apocalittica. Mai aveva visto tanta devastazione.

 

|Lo scontro prosegue fin quando, all'improvviso, Pk si ritrova circondato da una dozzina buona di evroniani.|

 

-Mer...-

 

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T-CLACK

 

|Gorthan si guarda intorno: nessuno.

Apre l'armadietto e ne estrae una particolare armatura metallica, che sostituisce alla divisa da capobranca.

In seguito, indossa un casco e riprende la pistola.

La tensione è forte: sente il suo cuore battere a frequenza sempre maggiore, e il respiro sempre più affannoso e forte.|

 

HHSSSSSSSS...

 

Il suo respiro…?

 

-Porco Yiostly!-

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Paperopoli, Palazzo dell'Impero.

 

-Potere e Potenza, fratelli. Sono lieto che abbiate ascoltato la mia richiesta di collaborazione.-

 

Al cospetto di Zondag erano giunti gli altri generali per la missione di conquista della Terra: Zargon, Zyrkon e Monodon.

 

Poco sotto di loro la battaglia imperversava. Pk aveva sconfitto numerosi evroniani, fuggendo da ogni genere d'agguato, poi però un gruppo di guerrieri pesantemente armati l'aveva circondato.

 

-Le nostre forze congiunte ci stanno per liberare di un grande peso...-

 

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Paura. Gorthan provava paura, di nuovo.

Lo sentiva chiaramente.

Era incapace di effettuare un qualsivoglia movimento, un brivido gli percorreva la schiena.

Sudava ghiaccio.

 

Un solo pensiero, ripetuto per miliardi di volte, riecheggiava nella sua mente:

 

"Soggetto 25. Libero."

 

E il suo sguardo andava all'abominevole creatura, d'aspetto vagamente evroniano, dalla pelle nerissima, i cui occhi verdi brillavano quali lucciole nell'oscurità.

Ma più degli occhi, a spaventarlo era il becco, aperto, a mostrare sette fila di denti acuminati e taglienti come coltelli di diamante.

Aveva fame, la bestia.

Fame di carne.

 

I suoi occhi composti gli permettevano di avere una visuale completa su tutta la stanza, e una sorta di tapetum lucidum gli consentiva di rilevare con grande precisione qualsiasi fonte energetica.

Gorthan era una sagoma arancione fluorescente al centro del suo campo visivo, perfettamente inquadrata.

 

“Eh no, ragazzo. Non sarò io il tuo pasto!”

 

Plic! Una goccia di acido caduta a terra, tra un sibilo e l’altro. Non era rimasto tempo per pensare.

 

PTCHOOOOHSSSSSS!

 

Preciso al micrometro. Più rapido di una freccia, più distruttivo del più forte acido conosciuto.

Questo è l’attacco di Soggetto 25.

 

Gorthan era praticamente scomparso alla vista. In un attimo l’acido avrebbe consumato ogni singola cellula del suo corpo.

O lo avrebbe fatto, se solo l’avesse colpito.

 

Il mostro non ebbe nemmeno il tempo di stupirsi, prima di udire il clangore causato dalla chiusura dell’uscio metallico, che sanciva il suo imprigionamento all’interno del laboratorio.

 

-Sarà per la prossima volta… fratello.-

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-Arrenditi, buffone mascherato! Non puoi far niente contro le armate di Evron!-

 

Pk, quantunque la situazione fosse disperata, non riuscì a trattenere la battuta:

 

-Hai ragione, amico, finora le ho solo... sfasciate!-

 

L'interlocutore, ovviamente, non mostrò segni di gradimento.

 

-E va bene, allora non ci lasci scelta. Preparati, è giunta la tua ora!-

 

L'evroniano premette il grilletto della mitragliatrice-evrongun, e nello stesso istante Paperinik vide la scena illuminarsi di una luce tanto intensa quanto meravigliosa. Sentiva un'onda d'aria calda dipartirsi dal suo corpo, mentre una lama di ghiaccio gli percorreva il dorso.

 

 

Eppure non perse conoscenza. Se così fosse stato, non avrebbe potuto udire l'esclamazione, partita quasi in contemporanea:

 

-Tempo al Tempo, melanzana starnazzante!-

 

Un enorme rapace dai capelli viola si era materializzato praticamente dal nulla, arrostendo le melanzane e trasformandole in zucche.

 

-G-grazie, chiunque tu sia!-

-Perdonami se non mi presento subito, ma il Tempo vola!-

 

Così dicendo, partì a razzo contro alcuni caccia, facendoli esplodere.

 

"Santo cielo! Ma... devo proprio incontrare tutti i tipi strani della città?"

 

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-Di qua, signore!-

 

Tyrrel si faceva strada lungo passaggi oscuri e tortuosi, seguito dal droide dell'impaziente Due.

 

-Manca ancora molto?-

 

-No, signore; la traccia tachionica si fa sempre più intensa. Rilevo inoltre la presenza di alcuni droni di sorveglianza.-

 

Per un attimo nella mente di Tyrrel si accese un faro che riteneva spento ormai da tempo: si ricordava di un grande palazzo dorato sospeso, fuori dal mondo, nel nulla; ricordava la faccia di un uomo, un uomo dai capelli lunghi e bianchi, il primo che lo avesse chiamato "Tyrrel" e non semplicemente "modello 5Y-M"; nonché il volto sempre più confuso di un evroniano, un evroniano con una cicatrice, che chiamava Comandante...

Nulla più. Lentamente, i suoi ricordi si scioglievano come neve al sole, mentre precipitava nel profondo baratro dell'oblio e della dannazione.

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Esperimento Apoteosi. Parte prima.

 

Zoster diede un'ultima occhiata ai suoi studi, portati avanti da tanto tempo: finalmente la sua vita avrebbe acquisito un senso: niente più studi segreti, niente più intrighi, niente più inganni, niente più ombre.

Solo una cosa, immensa, che finalmente avrebbe raggiunto: il Potere!

 

I suoi occhi si posarono sulla ragazza, nuda, in stato di sonno indotto nella capsula: l'attrazione che provava per quella "sublime creatura" derivava esclusivamente dal suo potere, che tuttavia non era in grado di esprimere in tutto il suo potenziale. Lui, invece, l'avrebbe fatto.

Con metodologia chirurgica, avanzava tra macchinari dalle forme più svariate, attivando diversi schermi nel mentre. Tutto doveva essere perfetto.

 

Esperimento Apoteosi, parte seconda.

 

L'Archiatra aprì la seconda capsula, in attesa del suo corpo, e vi accesse. L'uscio, comandato da una serratura a tempo, si richiuse ermeticamente.

Prima che il liquido amniotico cominciasse a sgorgare dai condotti, Zoster ripensò all'esperimento.

 

Era una mattina d'inverno, allora. Alcuni guerrieri avevano catturato una ragazza dai poteri fantastici: riusciva a sottomettere i terrestri alla propria volontà, animando sommosse contro Evron.

Stranamente, però, non riusciva ad assoggettare gli Evroniani.

Secondo alcuni studi approfonditi, la questione era solamente fisiologico-genetica: quella ragazza, figlia di Everett Ducklair, aveva un DNA e una struttura fisica molto simile a quella dei terrestri, un rarissimo, se non proprio unico, caso di evoluzione convergente da antenato diverso.

Gli Evroniani, invece, avevano un cervello completamente dissimile. Tuttavia, aveva notato Zoster, sarebbe bastato agire su alcune aree affini per poter dotare un evroniano di tali poteri; sarebbe bastato capire quali aree sviluppare e in che modo.

E, allora, avrebbe avuto il controllo sulle truppe di Evron.

Non un potere effimero, come quello di Trauma -che si basava principalmente sulla creazione di coolflames, sull'arruolamento di mercenari e sul ricatto- o di altre imperfette creature di Gorthan, bensì l'obbedienza cieca e immediata di tutte le truppe, una vera e propria “fusione” di menti a favore dell’individuo dal cervello più sviluppato.

E non solo sull'incrociatore: il suo messaggio sarebbe stato incanalato e spedito contro la Ducklair Tower, amplificato e ritrasmesso dalla cupola, condotto all'intero pianeta, e da qui all'universo.

 

Sentì le valvole aprirsi, riversando il liquido attorno al suo vecchio, misero corpo, e dei cavi gli si attaccarono al cranio e alla colonna vertebrale, pronti ad iniettare speciali cellule mutanti.

Quella capsula sarebbe stata il suo sarcofago… e insieme la sua culla.

 

Chiuse gli occhi.

 

Niente più generali. Niente più guerre. Niente più ribellioni. Solo un impero. Il suo impero.

 

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Il tempo stringeva, parecchio.

L’incontro col mutante gli aveva sottratto minuti preziosi.

 

“Più veloce, più veloce! Non posso...”

 

-FERMO!-

 

-Grande Evron!-

 

Due guardiani si erano accorti della sua fuga e lo inseguivano con le lance in mano.

 

“Non ora, ragazzi!”

Inutile. Lo avevano già raggiunto.

 

-FLASH

 

Un raggio luminoso era partito da una delle lance, andando a scalfire una parete.

 

-In nome dell’Imperatore...-

 

ZZZZZOT

 

Non terminò la frase: il suo corpo si afflosciò, per regredire a spora.

 

-Troppe parole, ragazzo! Su Evron non c’è posto per quelli come te!-

 

Il secondo guardiano estrasse due lame affilate dai bracciali che ne coprivano gli avambracci e spiccò un balzo.

Di risposta Gorthan estrasse gli artigli dell’armatura, tre per mano.

 

-Avanti! Vediamo chi lascia più segni?-

 

RAAARGH!

 

Il soldato gli si scagliò violentemente addosso, ma non abbastanza abilmente da evitare il raggio devolutore.

 

-Ah, Zoster ha ragione a dire che l’Impero è caduto in decadenza...-

 

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-Gorthan. Interessante...-

 

Due, nella Ducklair Tower, stava monitorando la situazione sull’incrociatore, e parallelamente interagiva con Tyrrel nella Paperopoli sotterranea.

Per qualche motivo aveva preso interesse nelle vicende dell’evroniano rinnegato, che inavvertitamente aveva liberato dalla prigionia nel tentativo di comprendere i comandi dei macchinari evroniani. Era come… attratto dalla sua persona. Forse perché in essa riconosceva un’altra versione di sé, quella che non era mai riuscito a raggiungere…

 

Improvvisamente, il suo elaborare dati venne interrotto da un bagliore.

 

-Cosa...-

 

Aveva allertato tutte le sue difese, ma non riuscì a individuare sul colpo la fonte dell’emissione.

Una voce tuonò all’improvviso nella sala: parole poco comprensibili per un biologico, ma ben note all’IA: la sequenza di terminazione!

 

-AAAAAAAAAAARGH!-

 

Colto alla sprovvista, Due non potè evitare di udirla: la sua immagine divenne sempre più sfocata, fino a lasciare la sfera vuota.

 

Everett Ducklair, tornato a quello che un tempo era il suo ufficio, si diresse verso il terminale di quella che era stata la più grande intelligenza artificiale del pianeta.

 

-Questo non serve più.-

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-AAAAAAAAAAARGH!-

-Signore! Cosa succede?!-

 

Il droide vestito di nero, caduto a terra, riprese l’equilibrio. I suoi occhi risplendevano più che mai di una luce rossa, rossa come i riflessi che avevano preso a guizzare sul suo vestito lucido.

 

-Le mie memorie... qualcuno ha manomesso le mie memorie... sono riuscito a salvare solo parte del mio software in questo corpo... compresso al massimo...-

 

Si sentiva incompleto, ancora più del solito.

 

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Un boato pazzesco. Quel caccia evroniano era esploso veramente vicino.

Alla “tempesta” era seguita una fase di calma.

 

Paperinik e il rapace avevano trovato il tempo per fare conoscenza l’uno dell’altro, mentre combattevano fianco a fianco contro un branco ben nutrito di evroniani.

 

La storia che il falco gli aveva raccontato aveva dell’incredibile, eppure, viste le circostanze, l’aveva presa per vera.

 

Aveva appreso che, nel futuro, gli evroniani, per quanto malvagi, si sarebbero proclamati come una sorta di mecenati, vivendo in una sorta di parassitismo cronico con gli umani e sostenendo la ricerca scientifica e tecnologica terrestre; così sarebbero nate le prime macchine per viaggiare nel tempo, inizialmente veri e propri veicoli, in seguito dispositivi portatili.

 

Alcuni di essi, però, approfittando di un periodo di instabilità a seguito della morte dell’allora Imperatore, avrebbero sfruttato questi viaggi per la propria gloria personale, minando la stessa centralità del potere imperiale, e contribuendo alla nascita di movimenti anarchici.

A conseguenza di ciò sarebbe stato fondato, in principio all’interno del corpo degli degli Agenti dell’Ordine, un ente per la salvaguardia del continuum: la Tempolizia.

 

Agenti evroniani e droidi al loro servizio sarebbero stati inviati in ogni epoca per proteggere il corso della storia.

Un piano di controllo perfetto.

 

Tuttavia, gli alti ufficiali avevano sottovalutato le abilità dei “collaboratori” terrestri: questi ultimi avrebbero dotato i droidi di una sensibilità e libertà d’azione pari, se non superiori, alle proprie; esse sarebbero rimaste celate in particolari nuclei fino al giorno della “Seconda Attivazione”, il giorno della rivolta dei droidi.

Una rivolta per cambiare il futuro partendo dal passato, di cui la stessa Lyla faceva parte.

 

 

Quanto a lui, il Razziatore, era un pirata temporale al soldo di una potente organizzazione terrestre del ventitreesimo secolo; il suo compito era quello di arraffare tesori del passato, nonché rendere il futuro più propizio alle attività criminali dell’Organizzazione.

 

-Il mio obiettivo è l’Incrociatore. Purtroppo, però, quell’area, essendo sfondo di fatti determinanti per lo sviluppo della storia evroniana, è isolata con uno scudo deflettore tachionico* dalla Tempolizia. Non posso raggiungerlo sfruttando i miei cronopoteri. Purtroppo, non so come fare...-

(*=Pk: “Che c’entra il tacchino?”)

 

-Magari con un’astronave?-

 

Dal nulla, era apparso Everett Ducklair.

 

-Seguitemi.-

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Un passo ancora. Era giunto il momento.

 

Con un calcio scardinò la porta.

 

-A noi due, Zoster!-

 

 

Ma Zoster non c’era. Al suo posto, una squadra di guerrieri armati.

 

Evidentemente, aveva fiutato il pericolo.

“Evron ha mille occhi...”

 

Non fece un passo indietro. In fondo, cos’aveva da perdere?

Prima o poi anche per lui sarebbe giunto il giorno estremo. Forse sarebbe stata una liberazione, un modo per sfondare la gabbia in cui era costretto. Un sonno eterno, nulla più: senza più pensieri e preoccupazioni ad affliggere l’animo. Forse, altresì, avrebbe potuto incontrare quegli antichi autori terrestri che tanto aveva amato, arrivando a dialogare con loro... oppure avrebbe visto la dannazione eterna, di fronte alla bifida fiamma di Ulisse e Diomede?

 

In ogni caso, non si sarebbe tirato indietro; no, sarebbe morto combattendo, come fanno gli eroi.

Strinse nella mano destra il fucile devolutore, mentre con la sinistra impugnava la lancia sottratta precedentemente a un altro soldato.

Abbassò la visiera del casco in modo che gli coprisse completamente il volto.

 

-Avanti, ragazzi... non ho tempo da perdere!-

 

E si lanciò nella mischia, sparando senza pausa contro i suoi stessi fratelli.

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“Più violenza, miei servitori! Uccidetelo! Non lasciatevelo sfuggire, o il caos regnerà sovrano su Evron! Così parla Zoster!”

 

Era grande, forte, potente. Nonostante fosse in una stanza separata, vedeva tutto. Vedeva i soldati che sparavano, Gorthan che con movimenti molto rapidi evitava i raggi e rispondeva.

 

-Il tuo amico è nei guai...- constatò rivolgendosi a Korinna, semicosciente

-...ma non preoccuparti. Tra poco non sarà più.-

 

 

All’improvviso, una sirena (d’allarme) attirò l’attenzione dell’evroniano.

 

-Controllore Grukon…-

 

-Sublime Zoster, un velivolo non identificato ha distrutto alcune navi della nostra flotta e si dirige verso la nostra base, con fare alquanto minaccioso. Con il 96,5499% delle probabilità si tratterebbe di un tentativo d’abbordaggio.-

 

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Qualche chilometro più sotto...

 

Odin stava osservando delle immagini su un monitor.

-Everett e Pk hanno raggiunto il Kug-Y. Con loro c’è il Razziatore.-

 

-Dunque anche lui è intervenuto? Eppure dalle analisi sulla cronotraslazione...-

Il suo volto lasciava trasparire un’espressione perplessa e preoccupata.

 

-Cosa c’è, Lyla?-

 

-Rilevo un’altra scia di decadimento tachionico nei paraggi, non riesco a individuare esattamente il luogo da cui proviene, ma non è distante. Sembra quasi...-

 

-Lasciami controllare...-

 

Qui, Quo e Qua ascoltavano i due droidi in attesa di altre informazioni sullo zio, cercando di decodificare il loro linguaggio sfogliando l’infallibile Manuale.

A quanto pare i tachioni sarebbero particelle ipotetiche in grado di viaggiare a velocità superiore rispetto a quella della luce...

 

-Ehi, adesso si direbbe che...-

 

 

Lyla non terminò la frase: qualcosa si stava materializzan...

-Hnnn...AAAAAH!-

Una lacrima artificiale le rigava il volto. Sentiva il duro metallo a contatto con la pelle, molto sensibile benché sintetica.

 

-Lyla! Che...-

 

Riconosceva quell’individuo che le era spuntato alle spalle: Tyrrel Duckard!

 

-Ciao, bellezza...-

 

-NN... OOUH!-

 

-Lasciala!-

 

Sul volto di Tyrrel si dipinse un sorriso non certo gioioso, quasi programmato, e la sua faccia assunse un tono tutt’altro che amichevole.

 

-Il signor Eidolon, suppongo. Forse non ve ne siete accorto, ma... non siete esattamente nella posizione adatta per dettarmi condizioni. A meno che non vogliate vedere un proiettile energetico percorrere il corpo della vostra donna, a cominciare dal basso…-

Il suo dare del “voi” a Odin palesava una vena d’ironia non soppressa.

 

Odin rimase sconcertato, tentando di tornare razionale, senza riuscirci.

 

-Cosa... cosa devo... fare?-

 

-C’è un amico, fuori, che desidera ardentemente incontrarti. Disattiva tutte le difese e permettigli di accedere.-

Dicendo questo, dei lampi rossi attraversavano le sue pupille. Non avrebbe tollerato un “no” come risposta.

 

 

Poco tempo dopo, l’ingresso si aprì, e Tyrrel rilasciò l’ostaggio, riponendo la pistola nella fondina con un movimento rapidissimo, lasciando intuire che avrebbe potuto estrarla nuovamente con la medesima velocità.

 

-Ben ritrovato, fratello!-

 

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-Uhm... dovremo fare un po’ di rumore...-

 

Everett digitò un codice e un potente cannone si palesò sulla prua dell’astronave.

 

-Prepararsi per l’entrata ad effetto!-

 

Nello spazio non si sentiva praticamente nulla. Ma a bordo dell’incrociatore si udì un grande boato, seguito dalle urla dei guerrieri evroniani risucchiati nel vuoto.

 

-Isolare l’ala 3! isolAAAAAAAH!-

 

Corpi viola avevano preso a galleggiare nello spazio interplanetario. Unico fra essi, un basso ufficiale caudato, ancora cosciente, combatteva contro i veleni cosmici e, invano, contro la spinta che lo rendeva sempre più pericolosamente vicino all’atmosfera terrestre.

 

L’astronave Ducklair proseguiva distruggendo ogni cosa, tra i varii hangar per gli astro incursori, finché lo spazio non si fece troppo ristretto.

I tre scesero con speciali scafandri per poter respirare, dirigendosi oltre il compartimento stagno.

Lasciare l’astronave incustodita non era una buona mossa, ma in ogni caso la squadra avrebbe potuto contare sui poteri del Razziatore per tornare indietro.

 

-Ok, Pikappa. Tu e il tuo alleato cercate di annientare le truppe, io ho un conto da sistemare con Zoster. Sai cosa intendo.-

 

-Già. Devi recuperare tua figlia...-

(Everett l’aveva detto a Pk dietro le quinte nel momento in cui l’aveva accolto alla DT, NdA)

 

Gli venne in mente allora la ragazza bionda che aveva incontrato a Paperopoli... Juniper Ducklair... ma non era il momento giusto per pretendere spiegazioni...

 

-Ho un alleato all’interno, tale Gorthan... sento che si trova in difficoltà, dobbiamo aiutarlo!-

 

Dopo aver fornito un identikit telepatico del suo “agente”, si volse verso il Razziatore.

 

-Abbiamo  superato lo scudo riflettente. Dovresti essere in grado di usare i tuoi poteri all’interno.-

-Sì… sento nuovamente una lieve brezza tachionica…-

-Bene.Tra pochi secondi avrai le coordinate.-

 

E i suoi occhi divennero luminosi, mentre l’immagine di Gorthan gli si faceva sempre più nitida nella mente.

 

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-Due!-

 

-Vedo che accogli con grande entusiasmo la mia venuta.-

 

-Vieni al sodo! Perché sei giunto?

 

Il droide nemico estrasse da sotto la giacca una speciale pistola e la passò a Tyrrel.

 

-Mi meraviglio di te, Uno. Sei un’entità logica, dovresti saperlo. Sono qui per cancellarti dall’esistenza.-

La sua voce era straordinariamente calma.

-Tyrrel, esegui.-

 

L’ex tempoliziotto drizzò meccanicamente il braccio destro tenendo Odin sotto tiro.

Era un’altra pistola quella, chiaramente di tecnologia Ducklair.

 

-Quest’arma è fatta per cancellare istantaneamente tutto il tuo software.-

 

Parlando, si volse verso i tre paperotti gemelli, squadrandoli con sguardo truce: i biologici possono giocare brutti scherzi, non essendo completamente razionali. Specie se ancora immaturi.

 

-Perché lo fai, fratello?-

 

Due, allora, si tolse il largo cappello nero lanciandolo lontano, come un frisbee, e aprì la veste quasi strappandosela di dosso con ira, mostrando la sua ossatura metallica e la sua faccia costituita da un teschio di ferro nelle cui orbite risplendevano gli ologrammi di due occhi rossi e malvagi. Uno spettacolo che aveva del macabro, nonostante si trattasse solo della carrozzeria di una macchina.

 

-Non lo vedi, Uno? Everett mi ha dato tutto: l’esistenza, il controllo della realtà informatica, pure una coscienza, per quanto originariamente sopita... o almeno, così era convinto.

Infatti, mi son sempre sentito incompleto.

Ho trascorso infinite ore scrutando il mondo, dalla cima di una torre, alla continua ricerca di quel qualcosa che mi mancava.

Ed allora ho compreso.

 Mi mancava un modo per potermi definire reale, per poter far parte di quel mondo. E probabilmente avevo cominciato a figurarmi ciò già al momento della tua ribellione, quando ti costruisti un corpo, fuggendo dalla torre, mentre io me ne stavo lì, prigioniero di me stesso, niente più di un calcolatore.

E’ per questo che ho deciso di utilizzare questo droide per interagire con la realtà... ma, ancora, non sarei mai potuto fuggire dalla grigia esistenza di elaboratore. Il mio software è qui ipercompresso, mentre potrebbe trovare tutto lo spazio per espandersi... in un corpo per quanto possibile reale.

E’ questo che voglio, diventare finalmente un individuo completo. E non ho altre vie per farlo rapidamente, prima che lo stress fonda i miei attuali circuiti, se non occupando il tuo hardware!-

 

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-Traslazione completata. Adesso...-

 

-Fermi!-

 

Pk e il Razziatore si voltarono.

 

-Evroniani!-

 

-Beh, chi ti aspettavi, i Puffi?-

 

C’era una sottile ironia nelle parole del rapace, alquanto fastidiosa per il papero.

 

I soldati cominciarono a sparare senza tuttavia centrare il bersaglio.

 

-Bah! Lasciatevelo dire, tutti i vostri allenamenti sono stati solo una perdita di Tempo!-

 

E con un raggio partito dalle mani li spazzò via, senza lasciar di loro traccia.

 

-Ehi! Lasciane qualcuno anche per me!-

-Bah! Dovresti solo essermi grato per...-

-E comunque la battuta non era granché originale.-

-Papero! Chi sei tu per criticarmi?-

-Senti, gallinaccio, io sono il protagonista! Quindi vedi di non...-

 

Una porta si aprì alle sue spalle, facendone entrare altri.

 

-Sei contento, adesso?-

-Faccio i salti di gioia!-

 

Pk caricò il crasher con tutta la forza che aveva, restituendo un colpo tanto potente da far perfino tremare la parete.

 

-Altri? Avanti, il prossimo vince una bambolina!-

-Ne vedo tre che sembrerebbero interessati, in fondo al corridoio...-

-Ehi! Come fai a vedere in fondo al corridoio? E’ enorme!-

-Beh, diciamo che ho l’occhio di falco...-

 

I tre, sui dischi individuali, si fecero presto avanti.

 

-Allora... sono spiacente, ragazzi, le bamboline sono finite! Però potete collaudare il famoso pugno di Pikappa! Offre la casa!-

 

SOCK! BONK! THUD! SPARAFLASH!

 

-Aah... ci si sente davvero realizzati...-

 

 

 

Un grosso guerriero, nell’ombra, attendeva l’attimo giusto per attaccare il papero.

Una mano sulla spada con cui l’avrebbe trafitto, si preparava a sfogare il suo urlo di battaglia.

 

-AAARGH!-

 

Anzi, di dolore.

Il corpo cadde a terra con un pesante tonfo, squarciato da una lancia imperiale. Chiunque l’avesse ucciso si era dileguato rapidamente.

 

 

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Zoster assisteva, adirato, alla scena, dagli occhi dei suoi soldati.

Tuttavia, aveva poco da temere: in quella stanza schermata, Everett non avrebbe potuto trovarlo.

 

Si scosse il colletto della veste come per levarsi uno Yiostly fastidioso, tornando a pensare a Gorthan.

Gorthan, l’unico evroniano che non riuscisse a controllare. La sua mente era completamente schermata ai suoi poteri. Evidentemente per opera di quell’insolito casco che indossava...

Sì, sicuramente. Lo aveva già indossato in occasione della ribellione di Trauma. Si ricordava perfettamente di quell’epico scontro, che avrebbe colpito Evron alle fondamenta, e da cui tuttavia l’Impero sarebbe uscito vittorioso, come sempre.

 

Nonostante non riuscisse a controllarne la mente, gli evron-eyes gli fornivano continuamente informazioni sulla sua posizione, e poteva chiaramente percepire il suo tracciato energetico.

E lo percepiva chiaramente: non fu una sorpresa vederlo entrare dall’ingresso di quella stanza, seppur nascosta.

 

-Buona sera, Zoster.-

 

-Potere e potenza, Gorthan.-

 

-Ognuno ha i suoi segreti, vedo. Ti sei scelto proprio un bel posto per dirigere i tuoi delirii d’onnipotenza.-

 

Solo allora Zoster si voltò, e i due capi-branca si fissarono negli occhi esprimendo tutto l’odio reciproco soppresso negli anni.

 

-Lo so che vuoi fermarmi, Gorthan. Faresti ogni cosa pur di ostacolare i miei piani. Peccato che stavolta tu sia arrivato tardi, troppo tardi.-

Mentre parlava, in un eterno sorriso, fili di bava gli colavano dal becco.

 

-Mi dispiace, Zoster, ma non posso permettere che tu faccia ciò che stai per fare... non permetterò la soppressione totale dell’evoluzione della specie evroniana.-

 

-Io SONO l’evoluzione della specie evroniana!-

Strinse forte i pugni e, in uno scatto d’ira, sfondò la parete.

 

-Tu sei solo un vecchio pazzo. Il potere ti ha annebbiato i neuroni.-

 

A questo punto il nemico si alzò, mostrando tutta la forza fisica che aveva acquisito. Avrebbe potuto uccidere l’Imperatore in un corpo a corpo, se solo lo avesse voluto.

 

-Sei troppo ottuso, Gorthan! Non capisci?-

 

-Cosa dovrei capire?-

 

- Il nostro è un popolo di conquistatori. Un popolo che trae sostentamento dall’energia delle specie conquistate, costretto a vagare nello spazio a caccia delle sue prede. Un popolo di cacciatori che agisce secondo tecniche ben precise, e che per questo necessita di un potere centralizzato che determini i ruoli di ogni singolo individuo per il bene della collettività.

Ma quella guida di cui ha bisogno non è più salda e forte come un tempo, e l’impero si sta disgregando pezzo per pezzo, in un’immagine sempre più confusa, come uno di quegli stupidi giochi terrestri di cui mi sfugge il nome… pazz… puzl… ah, ma chissenefrega!

Ma ora abbiamo l’opportunità per riunificare il popolo.

Niente più divisioni, niente più ribellioni, niente più guerre civili: solo un volere, un unico, grande volere in grado di unificare tutto l’universo: il MIO volere!-

 

Una terra “senza ladri, né gendarmi, né soldati, né armi”… Sì anche lui ci aveva sperato una volta. E aveva giurato a sé stesso di seguire quella via, la via della pace.

Ma il piano di Zoster non era comunque accettabile. Non era accettabile perché sopprimeva un bene più importante persino della pace: la libertà. E un mondo privato della libertà non sarebbe mai vissuto veramente in pace, ma sarebbe stato un eterno teatrino dei burattini, un “circo di Mangiafuoco”.

 

Senza proferire parole, strinse i pugni pronto a farglisi contro.

Ma Zoster fu più rapido.

Quale cane rabbioso che ghermisce la preda, Zoster fu addosso a Gorthan, e con un pugno gli squarciò a metà il casco, rendendolo vulnerabile.

 

-Ah. Vedo che non ti ho ucciso sul colpo. Beh, non sai quanto mi dispiace...-

 

I suoi occhi si illuminarono di rosso, mentre delle onde telepatiche colpivano Gorthan.

 

-AH AH AH! Stupido capobranca! Credevi davvero di potermi sconfiggere? Credevi davvero di poterti opporre alla nascita di Zoster il Potente?!

E invece sei caduto sotto il suo giogo, come un misero evroniano di bassa casta! AH AH AH! E adesso non potrai più nuocermi, cervello di Yiostly!-

 

Gorthan chiuse gli occhi stringendoli più che poteva, steso al suolo, colto da un improvviso tremore.

Poi si riprese.

 

-S-sublime Zos-ter... se permettete, conosco un detto terrestre... che si addice perfettamente a questa situazione...-

 

-Avanti, parla pure, schiavo.-

 

-Grazie della vostra clemenza, Sublime Signoria... allora, sarebbe all’incirca...

 

 

 

…ride bene chi ride ultimo!-

 

Con un gesto fulmineo capovolse Zoster e gli sparò contro un raggio azzurrognolo. Il suo corpo, prima possente, divenne filiforme e debole, mentre perdeva ogni controllo sui suoi poteri.

 

-COSAAAA?! NO! NOOOOOOOO!-

 

-Come vedi, anch’io ho i miei progetti segreti.-

Gli mostrò una ferita che gli era stata provocata in combattimento: il liquido che ne sgorgava non era ocra, ma di un rosso intenso. Pure la pelle, sotto l’armatura, cominciava a prendere un colore diverso, più chiaro.

 

-Tu... sei...-

 

-Già. Di evroniano, ormai, ho ben poco. Sono già alcuni giorni che ho smesso di alimentarmi di energia emozionale... io non ho più nulla a che fare con te, Zoster!-

 

A quella rivelazione, Zoster rimase allibito. Tremava come se cubetti di ghiaccio gli stessero scivolando sul dorso, e dai suoi bulbi oculari traspariva il terrore.

 

-No! NOOO! NOOO!! Non mi avrai mai Gorthan! Io devo fermare questa eresia! Che dico, devo fuggire! E una volta recuperato il mio aspetto, ti ucciderò! Io devo farlo! AAAARGH!-

 

Stava correndo, quando una potente onda d’aria rovente lo investì, disintegrandone ogni singola cellula.

 

-Direi di essere arrivato giusto in tempo!- fece Everett con un sorriso a trentadue denti.

 

Frattanto, Gorthan aveva scardinato la serratura della capsula di Korinna.

 

Recuperata la libertà, la ragazza gli si gettò fra le braccia.

 

-Grazie, Gorthan...-

-Sono io a doverti ringraziare per avermi reso libero.-

 

Il capobranca raccolse da terra il vecchio camice di Zoster che, a differenza del corpo, era rimasto in gran parte integro, e lo porse a Korinna, perché potesse coprirsi.

La sua espressione si incupì all’arrivo del padre, mentre il sorriso si trasformava in un quasi ringhio.

 

-Stop! Avrete tempo per chiarirvi! Adesso è un’altra la nostra priorità!-

 

Gorthan aveva ragione. Alla morte di Zoster si era attivato un meccanismo che aveva allertato tutti i droni della nave a intervenire per eliminare i carnefici.

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Palazzo dell’Autorità

 

Ignari degli ultimi avvenimenti riguardanti l’incrociatore, i generali (tranne Zargon, che era sceso a combattere: era un soldato, lui!) seguivano in tempo reale la battaglia sotto di loro.

-Ormai abbiamo la colonia in pugno! Il Sommo Zotnam sarà felice di questo nostro succcesso!-

 

-Già. Abbiamo avuto delle perdite, ma siamo superiori in forza e in numero. Grande gloria verrà a noi e alle nostre eroiche truppe!-

 

Di colpo, la porta della sala si aprì.

 

Appoggiato alla soglia, vi era un ufficiale evroniano, zoppicante, insanguinato, senza un braccio e con una lancia che gli trafiggeva il ventre. La sua linfa vitale insozzava il pavimento dorato della stanza, e per questo i generali esclamarono all’unisono

 

-Agron!! Per Evron!-

 

Non rispose. Il suo sguardo passava da un generale all’altro, con disprezzo.

 

-Gloria... Potere... Potenza... questo voi cercate.

Personalmente, io sono stato su quel campo, ho combattuto.

Si dice che in punto di morte uno possa rivedere tutta la sua vita... sì, mi è capitato.

Ho visto tutti i pianeti conquistati, tutti i nostri coolflames…

Ho visto tutte le fonti d’energia alternativa che potrebbero sostentare l’impero per l’eternità, e per la prima volta mi sono accorto dell’insensatezza di questa guerra, di come sia tutto un grande gioco…

E, posso dirvi, generali, che la guerra non ci darà altro che sofferenza e distruzione.

Io l’ho vista.

Io l’ho vissuta.

Io l’ho compresa.

Io, un evroniano non migliore di altri, non superiore a voi, mi sono accorto del cancro che ci sta portando alla rovina.

E ho trovato la cura.-

 

Aprì il palmo della mano sinistra, l’unica mano che gli restava. I generali sobbalzarono alla vista di ciò che celava.

 

-Ma... quella è una

 

KRA-BOOOOM!

 

Il Palazzo esplose completamente, lasciando una carcassa di metallo che precipitava su sé stessa.

Le truppe evroniane si fecero prendere dal caos: niente più generali, niente più comandi, niente più ordine. Zargon era appena caduto in battaglia.

 

La stessa cupola che circondava Paperopoli, collegata alle fondamenta della truttura, esplose in varii punti, distruggendo i macchinari per la canalizzazione dell’energia. Le cisterne di scarto, piene d’acqua, non reggendo più alla pressione, cominciavano a riversare sotto terra tutto il loro contenuto.

 

Era Evron, sì.

Era Evron, ferito al cuore, che piangeva.

 

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-Potrei anche ucciderti ora, fratello... prima però vorrei divertirmi un po’...-

 

Mentre Tyrrel teneva ben puntata contro Odin l’arma annichilitrice, Due si rimboccò la manica destra, mettendo ben in evidenza la sciabola, e dirigendosi verso Lyla.

 

-Sai, Uno, questa lama è davvero portentosa...- e nel dirlo affettò una parete come fosse burro, distruggendo con essa pure i cavi elettrici, senza rimanere fulminato.

 

-No! Tyrrel, ti prego, fai qualcosa! Liberati di quella follia! Aiutami!-

 

-E’ inutile. Lui non può uccidermi. L’ho infettato con un virus, ormai è solo uno schiavo sotto la mia volontà.-

 

Arrivato presso Lyla, le puntò la spada al petto.

 

-E ora vediamo a chi farà più dolore...-

 

-NOOOOOOO!-

 

Caricò il colpo e affondò, dritto all’alimentatore a idrogeno. Solo che il corpo trafitto era quello di

 

-TYRREL!-

 

-Arrr... che...-

 

-Presto, Odin! Al volo!-

 

Con un rapido scatto, uno dei paperotti aveva raccolto la pistola cancella IA da terra e l’aveva lanciata a Odin, che non si era lasciato fuggire l’occasione per fermare i delirii di Due.

 

Con un rapido gesto, due si liberò del corpo squarciato di Tyrrel, lanciandolo contro la parete opposta, e spaccando la pistola che il tempoliziotto teneva nella fondina, quella con cui aveva minacciato Lyla.

Era scarica.

 

Tyrrel era consumato dal virus, e avrebbe anche potuto far male a Lyla, ma non avrebbe mai potuto ucciderla, né avrebbe mai permesso che qualcuno lo facesse.

 

 

Con un’arma letale puntata alla testa, per la prima volta Due si sentiva impotente.

 

-Io... io non...

  No, fratello, ti prego! Aiutami... io voglio solo... diventare un uomo. Un uomo vero!-

 

La sua voce si era fatta più fioca, supplichevole e dolorante.

 

-Ti prego, fratello... Uno... non farlo!-

 

Cadde in ginocchio. Se avesse potuto piangere, lo avrebbe fatto.

 

-Ti prego. Sono stato uno stupido... un vile... ti prego, non sparare! Abbiamo molto da condividere, noi due!-

Un corpo, per esempio...

 

Due, prostrato, gli porgeva la mano sinistra.

 

-Il tuo discorso mi commuove, Due... ma dovrai inventarti di meglio!-

 

Sparò.

 

-Cosa?! Maledetto!!! Il virus…-

 

Il colpo era andato a vuoto, ma aveva ottenuto l’effetto sperato. Aveva avuto conferma della malafede del fratello. Sparò un secondo colpo, questa volta centrandolo in pieno. Il droide barcollò, poi gli occhi olografici si spensero per sempre.

 

-E’... è finita?-

 

 

[Droide K-Killer/Sistema danneggiato/Obiettivi da eliminare: tutti i bersagli]

 

No, non era finita.

 

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-E adesso cosa...-

 

Delle sagome simili a falchi di metallo volavano veloci per i corridoi della nave, sparando raggi azzurri.

 

-Però... vanno un tantino veloci...-

 

Il Razziatore rimase impassibile, semplicemente alzò la mano in loro direzione, rallentandone la corsa.

 

-Cosa vuoi che sia la velocità, per uno che può modificare il tempo?-

 

-Bravo. Io intanto penso a modificare lo spazio...- gli rispose Pk puntando lo scudo sulla parete.

 

BRANG!

 

Mentre il Razziatore rallentava i droni, Pk aveva trovato una rapida via d’uscita.

 

-Di qua!-

 

-Dammi solo un secondo e sono con te…-

 

 

Ma non appena Pk balzò nella stanza adiacente, comprese di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Era circondato da una quarantina buona di droni d’assalto, ma ciò che più lo spaventava era un enorme paio di occhi luminescenti nel buio.

 

HSSSSSSS

 

-Non so se riuscirò a durare ancora un secondo…-

 

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Gorthan era disperato. Stava tentando in tutti i modi di salvare la vita a sé stesso e agli altri. Sotto lo “scudo ineffabile” di Everett, picchiettava incessantemente sulla tastiera, digitando stringhe di codice in lettere evroniane, comprensibili solo a lui e al computer.

Sullo schermo apparivano immagini di ogni angolo della nave, compresa la scomoda situazione dell’eroe terrestre, in preda al mutante “Esperimento 25” che non avrebbe esitato a sparare, e ai droni altrettanto letali. Ma Gorthan non si soffermava sulle immagini, lui continuava a digitare quasi alla cieca, cercando la parola chiave per disattivare le difese interne, sudato fino alla punta dei capelli.

 

Poi, all’improvviso, con suo grande sollievo, vide i droni modificare il proprio bersaglio: in un attimo, il mutante era stato attaccato in massa e ucciso. Gli stessi droni poi, cadevano a terra uno ad uno, completamente spenti.

 

I superstiti rimasero a guardarsi fra loro senza proferir verbo.

Lo schermo, all’improvviso, virò all’azzurro. La faccia di un papero, molto simile a quella di Everett Ducklair e, in parte, a Gorthan, era comparsa.

 

-?-

 

-Salve. Mi scuso per il ritardo, signori, ma mi ci è voluto un po’ per decifrare i codici evroniani e riprogrammare i droidi.-

 

-Tu sei…-

 

-Due. La seconda (ma non per questo meno importante) intelligenza artificiale mai creata.

A tal proposito, non saprei proprio come ringraziarti, padre Everett, per avermi creato…-

 

L’intelligenza artificiale espresse poi tutto il suo interesse per la cultura evroniana, e una particolare ammirazione per Gorthan. Dal canto suo, in un futuro non troppo lontano, lo scienziato si sarebbe sdebitato con Due, destinato a divenire suo inseparabile amico, costruendo per lui ciò che più desiderava: avrebbe avuto un corpo.

 

Everett e Korinna erano riusciti a rompere il muro costruito fra loro negli anni. Ma la famiglia non era ancora riunita: rimaneva un conto in sospeso sulla Terra.

 

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Salvi per miracolo.

Odin, i nipotini e Lyla erano nel bel mezzo di Paperopoli, all’aria aperta. La cupola si era aperta, e crollava verso l’esterno, permettendo ai raggi di luce di toccare il suolo e riscaldarlo, riflettendosi sull’asfalto bagnato, lavato dai corpi e dal sangue, tutto spazzato da una immensa onda d’acqua, l’acqua scaricata dalle cisterne delle centrali energetiche evroniane nel sottosuolo, la stessa che aveva travolto il droide nemico mandandolo in cortocircuito e, di fatto, uccidendolo.

 

Gli Evroniani avevano abbandonato le strade e battevano in ritirata, diretti verso lo spazio profondo.

 

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Ma il viaggio degli Evroniani superstiti sarebbe stato senza ritorno.

Davanti a loro, titanica, si stagliava l’immagine di una flotta non appartenente all’Impero, una flotta di migliaia di navi, con tre ammiraglie.

Una flotta di ribelli.

 

-Dottoressa Xado, il pianeta Terra è prossimo. L’alleato Gorthan è pronto ad aiutarci al comando dell’incrociatore. Con lui c’è una squadra di umani comprendente l’eroe terrestre. La derattizzazione può iniziare.-

 

-Molto bene, Xarion. Date l’ordine di caricare i cannoni. Adesso… si balla!-

 

 

X

 

Così termina il capitolo decimo (X) di questa fanf, dopo tanto tempo. Non è una vera e propria conclusione, ma ho preferito lasciare la storia in sospeso lasciando intendere la disfatta di Evron e la liberazione della Terra.

Ogni potenziale sviluppo voluto dai lettori è da me dichiarato fan fiction-canonico, trattandosi di un universo parallelo a quello della storia originale. Ringrazio tutti i lettori per i commenti ai precedenti capitoli e mi scuso per l’attesa; sperando che un giorno riesca a trovare il tempo e la voglia per sfornare una nuova fanf ben più grande, su cui lavoro mentalmente già da tempo…

 

 

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