Thunderfrost's Alphabet

di roby_lia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alcova ***
Capitolo 2: *** Bacche ***
Capitolo 3: *** Calore ***
Capitolo 4: *** Debolezze ***
Capitolo 5: *** Eclissi ***
Capitolo 6: *** Fili del Fato ***
Capitolo 7: *** Gioco ***
Capitolo 8: *** Hug Therapy: funziona sempre ***
Capitolo 9: *** Incubi ***
Capitolo 10: *** Jotun ***
Capitolo 11: *** Kitty (and dog) ***
Capitolo 12: *** Lacrime ***
Capitolo 13: *** Mani ***
Capitolo 14: *** Nascita ***
Capitolo 15: *** Ombrello ***
Capitolo 16: *** Prigioniero ***
Capitolo 17: *** Quarzo (rosa) ***
Capitolo 18: *** Ritorno ***
Capitolo 19: *** Scuola (guida) ***
Capitolo 20: *** Tradimento ***
Capitolo 21: *** Unione ***
Capitolo 22: *** (In) Vino (Veritas) ***
Capitolo 23: *** War ***
Capitolo 24: *** XOXO (baci e abbracci) ***
Capitolo 25: *** Yule ***
Capitolo 26: *** Zucchero ***



Capitolo 1
*** Alcova ***


Thunderfrost’s Alphabet

Alcova

Da bambino Thor aveva un letto singolo, che si perdeva nella vastità della sua camera, ancora non occupata da armi e trofei delle battaglie vinte ma da giocattoli ed eserciti fittizi.
Di notte ci si poteva sentire quasi sperduti, in quel buio fatto di ombre distorte e rumore che di giorno non si avvertono.
Ma di notte il principe dorato di Asgard non era mai solo.

Silenzioso come un gatto, dopo che Madre li aveva messi entrambi a dormire nelle rispettive stanze, Loki lasciava la sua per andare a rifugiarsi in quella dell’altro.
Ed allora il tavolo e le sedie diventavano fortezze impenetrabili, il letto era una montagna mai scalata prima e i tappeti oceani senza fondo straripanti di creature affamate di carne giovane.
Il silenzio si riempiva di risate trattenute a stento e di racconti narrati al sicuro, sotto le calde coperte, mentre il sonno in segreto si avvicinava.
Era difficile che passassero anche un’unica nottata in solitudine, i principi di Asgard.
 
Da ragazzo Thor crebbe in fretta.
All’improvviso i suoi muscoli iniziarono a delinearsi, le ossa ad allungarsi e la voce a cambiare.
In breve tempo il letto che poco prima riusciva ad occupare entrambi gli eredi al trono divenne infinitamente più stretto o almeno, questo veniva raccontato a Madre.
La verità era che, nonostante per stare comodo Thor dovesse dormire in diagonale ed anche così i piedi gli spuntavano dal letto ed il materasso sembrava poco più grande di un cuscino, ecco, nonostante tutte queste scomodità, quando la notte scendeva e veniva accompagnata dall’arrivo di Loki, per lui lo spazio lo trovava sempre.
 
Da uomo Thor si guadagna un letto adatto alla sua stazza, ma perde qualcosa di infinitamente più importante
Man mano che Thor cresceva, le visite di Loki si fecero meno frequenti fino a cessare del tutto il giorno in cui il primogenito passò definitivamente dalla fanciullezza all’età adulta.
Il giorno in cui si portò una donna a letto e furono i suoi gemiti di piacere a riempire il silenzio.
Non ci furono più risate complici a spezzare le notti di Thor, ne un corpo ancora acerbo ed aguzzo ad accoglierlo la mattina.
 
 
Adesso le stanze di Thor sono cambiate nuovamente.
I trofei e le armi sono stati ridotti a pochi esemplari, quelli più significativi, che ricordano ogni giorno al proprietario ciò che è successo, ciò che ha rischiato di perdere e ciò che è riuscito a costruire ora.
Il tavolo non è più occupato solamente da trattati militari e mappe come durante la sua giovinezza.
Ora è il re di Asgard, deve proteggere in guerra ma garantire comunque la pace.
Poi ci sono dettagli che mostrano quanto siano realmente cambiate le cose.
Ci sono lettere scritte col pugno di Thor, ma coperte di cancellature e correzioni con una scrittura del tutto diversa.
Ci sono libri di cui Thor non capirebbe niente, tomi di magia e storie antiche abbandonati tra i codici e le leggi di Asgard.
Ci sono vesti che non portano i colori di Thor, ma sono verdi, nere ed argento, abbandonate sul pavimento insieme all’oro ed al rosso del re di Asgard.
C’è un amante che dorme ogni notte al fianco di Thor, ed è sempre lo stesso, quello che da principe ha rischiato di perdere e da re è riuscito a riconquistare.
Anche il letto è nuovamente cambiato. 
Adesso è abbellito con un elegante baldacchino, le tende porpora che formavano delle leggere onde fino a sfiorare la morbidezza delle pellicce sparse per terra.
Quando la vita diventava troppo da sopportare, quando la realtà li mette in crisi facendogli rischiare di perdere tutto, Thor chiude con forza quelle stesse tende, come a voler lasciare la verità al di fuori.
Come per creare un angolo di mondo fatto solo di loro due, dove niente e nessuno avrebbe potuto minacciarli.
In questi casi Loki non dice mai niente, lasciando che l’altro interpreti il suo silenzio come più gli pare.
Lasciandosi amare una volta ancora.
Non si è mai pronunciato sul loro rapporto Loki.
Si è limitato a seguire Thor ad Asgard, quando gli ha chiesto di farlo.
Si è limitato a diventare il suo compagno, quando Thor gli ha parlato offrendogli il suo cuore, disposto a venir distrutto pur di non perdere la parte più importante di sé.
Non gli ha mai detto di amarlo, non gli ha mai detto di odiarlo, non gli ha mai detto ciò che pensa nel suo profondo.
Forse perché neanche lui, la lingua d’argento dei nove mondi, riesce a trovare le parole giuste per esprimere ciò che prova.
Ma a cosa serve stare zitti quando è il proprio corpo che parla al posto della voce?
Quando sono le sue labbra che per prime cercano quelle dell’altro.
Quando è lui che per primo cerca la forza di sopportare tutto quanto appoggiando il capo sulla spalla di Thor.
Quando s’inarca sotto le sue spinte, quando lo abbraccia con forza e disperazione, la paura di perdere tutto piantata nel cuore.
E quando c’è una giornata storta, quando i funzionari fanno notare fin troppo alacremente come Asgard necessiti di un erede che il principe oscuro non si decide a donare, quando semplicemente il mondo diventa di troppo e Thor chiude le tende del loro letto, allora Loki si limita a lasciarlo fare, perché è lui che per primo vuole che tutto il resto sparisca lasciandoli loro, semplicemente loro, com’era sempre stato.
Tuttavia a Loki piace tenere le tende aperte.
Gli piace vedere la sua vita mischiata a quella di Thor in piccole minuzie.
Nelle due poltrone vicine, davanti al caminetto.
Nei due asciugamani, che hanno abbandonato uno sopra l’altro dopo il bagno.
Nelle armi con cui si sono scontrati un’infinità di volte, in quella che sembra un’altra vita, ormai abbandonati in un angolo, pronte ad essere riutilizzate soltanto in caso di grave pericolo.
E questa volta per combattere l’uno al fianco dell’altro.
A Loki piace tenere le tende aperte per ridere in faccia ad un’opportunità che non avrebbe esitato a prendere prima.
La possibilità di trovare la libertà, la possibilità di liberarsi di Thor e prendere il potere.
Ma a cosa gli sarebbe servito tutto quello, se avesse perso ciò a cui davvero teneva?
Asgard aveva cercato di toglierli tutto, ma lui aveva lottato ed aveva vinto, prendendosi ciò che essa aveva di più importante: il cuore del suo principe d’oro.
Loki ama svegliarsi con i caldi raggi di sole sul volto, dopo aver passato tutta una vita nascosto nell’ombra.
Gli piace rigirarsi nell’abbraccio di Thor e lasciarsi abbagliare dai suoi occhi azzurri che lo accolgono con quel sentimento che, definirlo semplicemente “amore”, sembra proprio un eufemismo.
Gli piace il suo sorriso, i suoi capelli spettinati, il suo respiro sulla sua pelle, la sua carezza sul volto.
Gli piace il senso di appartenenza che finalmente riesce a provare, come se la sua anima si fosse decisa a smetterla di agitarsi e, semplicemente, accettare una verità che aveva nascosto anche a se stessa.
“Ciao” lo salutò placido Thor, ancora rilassato dal sonno.
La sera prima avevano avuto una lunga e pesante discussione, dalla quale nessuno dei due aveva voluto uscirne sconfitto.
“Ciao” sospirò Loki, nascondendo il viso contro il suo collo.
Avevano parlato, avevano urlato, si erano minacciati.
Ma quello era successo ieri, oggi è un nuovo giorno di cui vogliono godersi qualche minuto in pace, senza pensare ai problemi che hanno e che avranno, sapendo solo che non si sarebbero azzardati a perdere ciò di più importate che avevano.
Finchè potevano restare in quel nido fatto d’illusioni e sogni, finchè potevano ignorare la realtà e le parole di tutta Asgard, finchè potevano stare insieme, tutto sarebbe andato bene.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Ok, non programmavo di tornare così presto a disturbarvi, ne tantomeno avevo in programma di disturbarvi con… questo.
Avevo tutt’altre idee ma quando mi sono resa conto che non riuscivo a scriverle in modo adeguatamente decente sono ripiegato su questo.
Lo ammetto, è tipo tutta l’estate che lavoro su questa raccolta (sì, mi sono davvero messa a leggere il dizionario per scegliere le parole, da dove credete che possa uscirmi una parola come “alcova” sennò?)e ammetto anche che mi ci sono affezionata in modo particolare, dopo tutte le ore che ho passato a scrivere le trame per tutti i futuri capitoli, quindi sarei felice se mi diceste se ne è valsa la pena o è stato uno spreco di tempo.
Naturalmente sono ben disposta anche verso le critiche,  proprio perché ci ho passato molto tempo sopra ^^
Cooomunque, per vostra fortuna per il prossimo capitolo vi toccherà aspettare forse più di una settimana, visto che a mia madre non basta spedirmi un’intera settimana in campeggio per disintossicarmi dal pc, no deve anche portarmi mezza settimana al mare -__-‘’
Vab, lasciando perdere tutto ciò, spero di sentire qualcuno di voi e ci vedremo con la lettera B.
Ora vado allegramente a seppellirmi u.u
 
Ciao ciao
roby_lia

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Capitolo 2
*** Bacche ***


Bacche

L’estate aveva sempre avuto un sapore particolare ad Asgard.
Sapeva di risate e schizzi d’acqua per sfuggire alla calura.
Sapeva di giochi e ginocchia sbucciate.
Sapeva di fili d’erba impigliati tra i capelli scuri di Loki e di polvere che imbrattava il volto di Thor, rendendo i suoi occhi ancora più luminosi.
Sapeva di una complicità necessaria come l’aria stessa.
Gli allenamenti, il futuro, erano ancora avvolti da un’eccitante prospettiva di gloria ed onore, da spartire insieme.
Potevano passare ancora i giorni a giocare alla lotta ed ad inseguirsi, senza sapere che sarebbe stato proprio quello a cui il destino li avrebbe condannati per l’eternità.
Thor non capì mai cosa lo spinse a cambiare totalmente ogni cosa tra loro quel giorno.
Forse il rendersi conto che non esisteva nei nove mondi qualcosa dello stesso verde degli occhi di suo fratello.
Forse erano stati gli apprezzamenti che iniziavano a fare le serve verso Loki, ammantato di una bellezza inusuale per Asgard soprattutto ora che l’infanzia stava lasciando intravedere l’uomo che sarebbe divenuto un giorno.
Forse erano le bacche che stavano mangiando, che coloravano le labbra sottili del principe cadetto con il loro succo scuro.
Aveva un che d’ipnotico quella visione: Loki con i suoi capelli scuri spettinati che gli ricadevano sulla fronte, i suoi occhi brillanti concentrati sul frutto che aveva tra le mani e la pelle chiara sporcata.
Thor non riuscì ad impedirsi d’immaginare di essere lui a baciargli le labbra, a morderle fino a farle diventare di quello stesso rosso cupo, fino a sentirlo gemere contro la sua bocca.
“Thor va tutto bene?”
Loki aveva interrotto la sua opera di saccheggio per fissare perplesso il maggiore.
Aveva le labbra e il mento impiastricciati, con una goccia che aveva già iniziato una lenta discesa lungo il suo collo pallido, lasciando dietro di sé una scia, come un invito a seguirla a ritroso, fino alla sua origine.
Madre li rimproverava sempre quando andavano a rubacchiare in anticipo le bacche che venivano usate nelle cucine, dicendoli di portare pazienza, che una volta maturate saranno ancora più buone.
Eppure Thor scoprì che il sapore leggermente aspro delle bacche ancora premature fosse perfetto con quello del fratello quando lo baciò con forza, immergendo una mano tra i suoi capelli scuri per tirarlo contro di sé.
 
I secoli passarono da quel giorno, e i principi di Asgard persero tutto.
Loki perse sé stesso a causa di menzogne di cui credeva esserne sovrano.
Perse la sua famiglia a causa di un sangue che non sentiva appartenergli eppure gli scorreva nelle vene.
Perse l’unica persona di cui si fidava, l’unico che amasse realmente, perché sapeva che Thor non avrebbe mai potuto amare un mostro.
Thor perse solo Loki, ma fu come togliere ossigeno ad un fuoco.
Si andava spegnendo lentamente, il dio del tuono.
Ogni volto che si trovava a cercarlo con lo sguardo per i vasti giardini della reggia, senza trovarlo.
Ogni volta che sentiva della pagine frusciare nella sua stanza ma quando vi entrava scopriva che era solo il vento che passava tra i suoi progetti ormai abbandonati.
Ogni volta che girava per la città e vedeva due fratelli correre nei loro giochi e lo riportavano solo per pochi istanti in un tempo ormai passato.
Scoprire che era stato tutto un brutto sogno, una parentesi amara, una bugia ben congegnata gli aveva permesso di tirare finalmente un vero respiro dopo mesi d’apnea.
Ed è stato poi che ha deciso di rinunciare a tutto.
Ha rinunciato alla sua cittadinanza per impedire che Loki, suo fratello, il compagno di tutta la sua vita fosse ucciso.
Ha rinunciato al suo regno per poterlo inseguire attraverso tutto l’universo.
Ha rinunciato al suo cuore, per donarglielo, sapendo che poteva venirne distrutto.
Ma dopotutto glielo aveva donato già tempo, se non nell’istante stesso in cui lo aveva visto da bambino poco dopo. Ed era sempre stato suo.
 
Sanno che le cose non potranno mai tornare com’erano prima. Ormai anche Thor l’ha accetto.
Eppure continua ad inseguirlo e Loki continua a lasciarsi prendere, rivivendo una pallida ombra di ciò che li legava.
Ma quello è l’unico modo che hanno per sentirsi ancora vivi, per tornare sé stessi, per guarire le ferite che si sono inflitti l’un l’altro.
Quei momenti dove la rabbia, il rancore, l’ansia e la paura vengono semplicemente sospesi, per lasciare spazio ad un attimo di stasi, come un balsamo che guarisce i loro tormenti, almeno per un po’.
A volte si chiede quanto potranno andare avanti così, quanto ancora a lungo gli basteranno i sospiri di Loki contro il suo collo ed i suoi baci rabbiosi che hanno perso tutta la dolcezza di un tempo.
Si domanda quando troverà la forza per chiedergli di più, quando gli farà domande che Loki non solo non vuole sentire, ma alle quali non vuole neanche rispondere.
Ma per quello ci sarà tempo a sufficienza.
Per ora si accontenta di vederlo riposare al suo fianco, poter giocherellare con i suoi capelli ed accarezzargli la pelle.
Preme le labbra contro la sua tempia, stringendosi a lui.
Si accontenta di sentirsi bene, anche se solo per un po’, integro come non sarebbe mai più potuto tornare.
Si accontenta di stringerlo, e ricordare, per trovare la forza d’inseguirlo il giorno dopo e quello dopo ancora.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Nonostante tutto (la patente che si avvicina, i libri di cinquecento pagine ancora da aprire prima che inizia scuola e sottigliezze del genere) sono di nuovo qui u.u
Se continuo di questo passo non credo che sarò mai più in grado di scrivere un dialogo degno di questo termine, ma escono fuori così da sole, io sono del tutto innocente u.u’’
Come sempre invito chi a voglia a dirmi ciò che ne pensa, perché riguardo a questa raccolta sono ancora più incerta del mio solito.
Vab, la mia tomba mi attende.
Ciao ciao
roby_lia

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Capitolo 3
*** Calore ***


Note
Presenza di mpreg nell’ultima parte. Se l’argomento vi da fastidio o non vi piace vi consiglio di evitarlo u.u
 
 
 
Calore

Loki non ha mai avvertito fisicamente freddo.
È merito del sangue che non sapeva scorrergli nelle vene, merito di una discendenza che vorrebbe estirpare da sé, ma è un dato di fatto: Loki non può e non ha mai potuto avvertire il freddo.
Nella sua giovinezza, ad Asgard, mentre gli altri rabbrividivano entrando nel torrente per giocare, per lui non cambiava praticamente nulla.
Quella avrebbe potuto essere l’unica propensione che avrebbe potuto ricevere una qualche nota positiva, se non fosse stato che qualsiasi cosa aveva a che fare con il freddo e con il ghiaccio era mal vista nella Cittadella Celeste.
Tuttavia, anche se non riusciva a sentire il freddo con la sua pelle, lo percepiva in altro modo.
Era una strana sensazione, che partiva da dentro di sé, come se avesse avuto una sorgente di ghiaccio in vece che un cuore pulsante sangue caldo.
Una sensazione che lo faceva sentire inadeguato e sbagliato rispetto a tutto il resto, solo e vuoto in una maniera quasi dolorosa.
E andava ad ingigantirsi ad ogni occhiata storta, ad ogni commento pungente, ad ogni cipiglio deluso che Odino assumeva spesso nei suoi confronti.
Quella sensazione che gli faceva sempre cercare il calore del sole o del fuoco scoppiettante, che lo faceva rannicchiare sotto le coperte pesanti e sospirare rilassato solo in mezzo ad un bagno bollente.
Tuttavia nessuna di quelle soluzioni riusciva davvero a scaldarlo del tutto: erano rimedi temporanei che poi rendevano solo più evidente il gelo che provava normalmente.
Soltanto una cosa riusciva ad allontanare del tutto quella fastidiosa sensazione ed aveva il potere di riscaldarlo leggermente anche solo ripensandoci.
Succedeva di sovente che Loki, la sera, si rannicchiasse di fronte al caminetto della sua stanza con le fiamme che gli riscaldavano il volto e un libro abbandonato sulle ginocchia.
Poi arrivava il tormento della sua vita, con un irruenza pari a quella di un bambino.
Thor.
“Fratello!”
A quel richiamo Loki sbuffava, cercando di sembrare infastidito ma la solerzia con cui il libro veniva chiuso e subito dimenticato faceva intendere ben altro, anche se Thor non lo notava.
“Che vuoi?”
“Cosa stavi facendo?”
“Prima che tu entrassi con tutta la tua leggiadra grazia? Stavo leggendo Thor. Quali altre cose puoi fare con un libro, a parte tirartelo in testa naturalmente?”
Il primogenito rideva, mentre si sedeva al suo fianco, e bastava quello per far sentire a Loki un po’ meno freddo.
“Allora, hai qualche altra bella storia da raccontarmi sta sera?”
“Sì, ma non ne ho voglia” ribatteva annoiato il minore.
Thor rideva nuovamente, spintonandolo leggermente e Loki prontamente gli restituiva la spinta, solo che le sue mani venivano sempre catturate da quelle del maggiore.
“Sei sempre gelato… sicuro di star bene?” domandava, con la preoccupazione che gli addolciva la voce e gli oscurava lo sguardo.
“Sì, certo che sto bene” sbuffava contrariato, ma senza far nulla per liberarsi dalla sua stretta.
Il maggiore lo fissava incerto, passandogli una mano sulla fronte che poi finiva puntualmente a spettinargli i capelli.
“E smettila” protestava, cercando di allontanarlo.
Il viso di Thor si apriva in un ghigno divertito “Non ci penso proprio”
Ed allora iniziava: un’amichevole zuffa fatta di solletico, pizzicotti e tirate di capelli finchè esausti non si ritrovavano entrambi distesi uno sopra l’altro, intenti a recuperare fiato per il troppo ridere.
Loki adorava quei momenti. Adorava sentire le braccia di Thor che lo stringevano con forza contro di lui, quasi come un segno di possesso.
Adorava sentire il suo odore affondando il naso contro il suo collo.
Adorava il senso d’appartenenza che riusciva a provare con Thor.
Ed adorava sentire finalmente qual freddo allontanarsi da sé, mentre il calore di Thor si propagava sulla pelle, attraverso le ossa, fino a fargli provare un senso di consonanza che non provava in nessun’altro modo.
Era come se quello fosse il posto che doveva occupare, l’unico dove avrebbe potuto concedere con totale fiducia il proprio cuore.
Passavano interi minuti così, senza dirsi niente, semplicemente a stringersi mentre gli scoppiettii del fuoco riempivano il loro silenzio.
Alla fine, quando Thor sospirando iniziava a muoversi per andare nella sua camera, Loki continuava a tenere gli occhi chiusi, come se non si fosse accorto di niente.
“Loki è meglio se vado”
“…”
“Loki?”
E sospirava esasperato il principe d’orato quando capiva che il fratello si era beatamente addormentato ed era intenzionato ad usarlo come cuscino per tutto il resto della notte.
A volte lo sollevava e lo distendeva nel letto, per poi mettersi a dormire al suo fianco.
Altre volte più semplicemente arraffava alla bene e meglio una coperta e se la buttava addosso, rafforzando la sua stretta su Loki e lasciando che il sonno sopraggiungesse.
 
Crescendo, cambiando, Loki si trova costretto ad odiare quello stesso calore che un tempo riusciva a donargli un po’ di pace.
Ma ormai tante cose sono cambiate da quei giorni, ed ora quel calore che un tempo anelava come se ne dipendesse la propria vita potrebbe perfino essergli dannoso nel corpo di ghiaccio e sangue che ha indossato dalla sua fuga.
Un nuovo corpo per indicare che non è più chi era prima, che le cose sono diventate troppo diverse per continuare a fingere che si possano riaggiustare.
Eppure, mentre Thor gli si avvicina con esitazione, un’esitazione non guidata dal disgusto ma dalla paura che lui possa fuggire, e fa andare via il mostro semplicemente sfiorandogli una guancia, Loki si scopre a desiderare nuovamente qual calore.
Anche se in contrasto con la sua vera natura.
E non può impedirsi di gioire quando Thor lo scalda nuovamente, anche se in un modo del tutto diverso di quando erano giovani
È più bruciante, più definitivo.
È una promessa, pronunciata mentre la neve che cade si scioglie sui loro corpi bollenti.
È qualcosa a cui non troveranno più la forza di rinunciare, non ora che l’hanno assaporato in pieno.
Dopotutto ha sempre avuto un carattere alquanto contradditorio, il dio del Chaos.
 
Da allora le cose sono cambiate nuovamente e Loki ha scoperto un nuovo calore che non aveva mai immaginato e non avrebbe mai sperato di provare.
Se è possibile è ancora più forte di quello di Thor, ma forse perché è solo grazie a Thor che gli è concesso il privilegio di provarlo.
“Cosa fai ancora sveglio? Lo sai che devi-“
“Il prossimo che mi dice che devo riposare farà una pessima fine, hai la mia parola” lo interrompe brutalmente Loki, avvicinandosi alla sua sedia.
“Tu piuttosto, cosa fai ancora qui?”
Thor sospira, appoggiandosi allo schienale ed abbandonando le carte che fino ad un attimo prima stava leggendo.
“Niente d’importante”
“Ed allora perché sei ancora qui?”
Thor non riesca a trattenere un sorriso divertito, alla vista della linea scontenta in cui si piega la bocca di Loki nel porgli quella domanda.
Gli passa un braccio attorno alla vita, chiedendosi se fosse possibile che sia già aumentato.
Ma forse è solo un gioco di luci.
E poi a otto mesi ormai si vede tutto.
Lo tira più vicino a sé, affondando il volto contro il suo petto e posando un bacio sulla sommità della sua pancia ormai più che prominente.
Ma Loki non lo bada, afferrando una di quelle carte e corrugando le sopracciglia.
“Una richiesta di matrimonio?!”
“Loki…”
“Ma lo sanno che non è ancora nato?
“Ai Vanir piace prendersi per tempo”
“Non sanno neanche se è maschio o femmina!”
Thor trattiene a stento un altro sogghigno, togliendo la lettera dalle mani del compagno.
“Me ne sono già occupato, non devi preoccuparti”
“Che cosa gli risponderai?” insiste l’altro.
“Che ne riparleremo tra centovent’anni. Forse” sospira il biondo, riuscendo finalmente a far desistere Loki ed ad incamminarsi con lui verso le loro stanze.
“Perché non me lo hai detto?”
“Perché è una cosa che riesco a gestire anche da solo Loki”
“Sì ma si tratta di nostro figlio”
“Non lo metto in dubbio, ma ultimamente sei piuttosto… protettivo nei suoi confronti”
“E quindi?”
“Non mi sembrava il caso che tu scatenassi una guerra, viste le tue condizioni, solo per una richiesta di matrimonio”
Loki s’imbroncia, non riuscendo a trovare nessun argomento per controbattere: Thor stava diventando troppo abile in quel loro gioco e non era un bene. O forse sì?
Vedere l’altro che si toglie i vestiti, purtroppo, lo distoglie dai suoi ragionamenti.
“E chi ti dice che avrei scatenato una guerra?” tenta di controbattere, senza risultare troppo convincente.
“Ormai ti conosco”
“Ah sì?”
Il re di Asgard annuisce risoluto, trattenendo a stento un sorriso divertito mentre gli fa cenno di raggiungerlo sul loro letto.
Loki tenta di mantenere una certa dignità, ma è troppo rapido a mettersi al suo fianco, appoggiando il capo contro il suo petto e il pancione sul suo addome, come sostegno, per sembrare credibile.
“Sai, se volevi un cuscino per dormire potevi usare il regalo di Stark” mormora il re di Asgard, indicando il lungo cuscino abbandonato in un angolo mentre con la mano libera gli accarezza la schiena indolenzita dal peso che deve portare a spasso.
Loki mugugna qualcosa che solo grazie ad anni di convivenza Thor riesca ad identificare con un “Perché dovrei accontentarmi di un cuscino quando posso sfruttare te?”
Senza nascondere il sorriso che gl’illuminava il volto, Thor tira su le coperte, avvolgendoli entrambi.
Dopodiché passa i minuti tra la veglia ed il sonno ad immaginare come crescerà il loro bambino.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note (il ritorno)
Orbene eccomi qua, nonostante il raffreddore che non mi fa capire una mazza (allergia alla scuola, credo che possiate capirmi u.u)
Spero di non aver rotto a nessuno con la parte del mpreg, perché, nonostante non fosse stata inizialmente programmata in questo capitolo, tornerà fuori un altro paio di volte quindi ritenetevi avvisate.
Comunque lo scriverò sempre all’inizio dei capitoli interessati, così non dovreste avere troppi problemi se l’argomento vi da fastidio.
Bene, non mi resta che augurarvi che la vostra scuola sia magicamente sparita nel nulla durante quest’estate e ci vediamo la settimana prossima.
 
Ciao ciao
roby_lia
 
p.s. per quanto riguarda il cuscino a cui fa riferimento Thor, è uno di quei cuscini di questo genere http://img512.imageshack.us/img512/8269/thebackupplan.jpg
Chi ha visto “Piacere sono un po’ incinta” credo possa capire cosa intendo XD

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Capitolo 4
*** Debolezze ***


Debolezze

Loki era sempre stato diverso da tutti gli altri.
Non era rumoroso come gli altri bambini, ma poteva passare intere ore in silenzio con gli occhi spalancati ad osservare il mondo.
Non aveva il sole tra i capelli, ma una note d’inverno senza luna che lo faceva risaltare anche in mezzo alla folla.
Non era forte come gli altri, ma debole, una debolezza che l’aveva spinto ad eccellere in ciò che più veniva disprezzato su Asgard.
Loki era una nota dissonante in un compimento altrimenti perfetto.
È così che crebbe il dio degli Inganni, avvertendo costantemente il disprezzo che veniva provato nei suoi confronti, lo stesso che faceva si che venisse ignorato fin quasi a dimenticarlo.
Non c’è da stupirsi se crescendo si sentisse più un dannato che un principe, né che volle dimostrarsi degno almeno di quella sua nomea ed essere il demone più odiato di tutta Asgard.
Si era sempre sentito difettoso rispetto al resto ed era stato quasi un piacere fisico abbandonare Asgard e, così aveva pensato, anche la vita stessa, mentre cadeva dal Bifrost.
Ciò di cui non aveva tenuto conto era stato Thor.
Thor, il suo Thor, suo fratello, il suo migliore amico, il compagno di tutta la sua vita.
Non aveva pensato che l’avrebbe seguito in capo al mondo per riportarlo a casa, non aveva pensato che avrebbe fatto di tutto per riuscire a correggere i suoi errori.
Soprattutto, non aveva mai capito che c’era qualcosa nell’universo a cui Thor tenesse più del suo regno, più del suo onore, più di qualsiasi altra cosa nell’universo intero.
 
“Basta” è poco più di un sussurro quello di Thor, mentre osserva il fratello rialzarsi con fatica, i lineamenti distorti dall’odio e dal dolore.
Sono entrambi feriti, sono entrambi stanchi di tutto quello: quel continuare a colpirsi, quella battaglia senza fine e quel dolore che sembra squarciarli entrambi in due.
“Basta” mormora con più forza, facendo appello alle sue ultime forze per avvicinarsi all’altro.
Loki lo ignora, alzando il suo scettro e cercando di attaccarlo, ma Thor devia facilmente il suo attacco con Mjolnir, per poi lasciare che il braccio con cui lo impugna gli ricada pesantemente lungo il fianco.
La mano libera va ad ancorarsi alla spalla di Loki, spingendolo con forza contro la parete di ghiaccio alle sue spalle.
Se glielo chiederebbero Thor non saprebbe neanche dire come sono arrivati, a Jotunheim, dove probabilmente è iniziata la vera pazzia di tutta quella storia.
Il principe oscuro si dimena, cercando di colpirlo, ma Thor è più forte, è sempre stato più forte.
“Basta!” urla questa volta a gran voce, facendogli sbattere con forza la schiena contro la parete di ghiaccio alle sue spalle.
Loki boccheggia, cercando di far tornare l’aria nei polmoni, ma Thor lascia cadere con un tonfo sordo il Mjolnir, appoggiando anche l’altra mano sulla sua spalla.
“Basta Loki. Ti prego”
“Lasciami” sibila, non riuscendo a liberarsi dalla sua presa
“Ascoltami. Per una volta sola, ascoltami” lo prega, socchiudendo gli occhi ed appoggiando la fronte contro la sua.
Quel gesto era solito tra di loro.
In un’altra epoca però, in tutta un’altra vita.
In un tempo in cui non avevano segreti l’uno per l’altro, ma parlavano, parlavano sempre di tutto e ridevano fino a farsi venire le lacrime agli occhi.
Invece da quando Loki è stato sconfitto su Midgard, non si sono scambiati più di qualche parola, ringhiata negli scontri che sono succeduti alla sua fuga dalle prigioni.
Non gli ha mai chiesto come stava.
Non gli ha mai chiesto perché.
Non gli ha mai detto…
“Mi dispiace” bisbiglia il principe d’oro di Asgard.
Loki non emette un suono, limitandosi a spalancare gli occhi non riuscendo a credere a ciò che stava accadendo.
“Mi dispiace di essere stato un pessimo fratello, mi dispiace di aver sbagliato, di non averti aiutato quando ne avevi bisogno, però adesso basta Loki. Non… non ce la faccio più” ammise, sentendosi liberare da un peso.
“Dimmi cosa vuoi per far finire tutto questo Loki. Cosa devo fare per farmi perdonare?”
“Io ti odio” ribatte dopo qualche istante, cercando di nascondere la confusione.
Il biondo accenna una risata, senza sapere neanche lui da dove l’ha tirata fuori “Bene e allora? Vuoi uccidermi? Fallo!- gli dice, aprendo le braccia per esporre il petto- Sono stanco di farti male Loki. Se davvero in questo modo riuscirai ad essere felice prego, accomodati!”
Il moro indietreggia di un passo, non riuscendo a nascondere questa volta lo sconcerto per quella proposta.
“Finiamola qua Loki-riprende la parola il dio, con un’ombra di sorriso sulle labbra- Non ti riporterò in prigione. Non quando dovrei esserci anch’io, perché è anche colpa mia ciò che è successo. Io-“
“Cosa credi di fare?- lo interrompe Loki, cercando di combattere il nodo che gli serra la gola- Pensi che bastino poche parole per far tornare tutto apposto? Credi davvero che possa tornare tutto come prima? Credi che io voglia che torni tutti come prima? Sei ancora più stupido di quanto sembri!”
“Allora dimmi che cosa vuoi! Se questo non ti basta dillo! Dimmelo! Sono qua, ti sto ascoltando, perciò parlami Loki! Vuoi tornare ad Asgard? D’accordo, ti do la mia parola che sarai libero; vuoi andare su qualche altro regno? Va bene, verrò con te”
“Verresti con me…” ripete con un sussurro, gli occhi spalancati per l’incredulità e tutto ciò che quella promessa sott’intende.
“Certo che verrei con te- lo rassicura, con un tono più dolce- cosa credevi, che amassi davvero Jane?”
Loki trova solo la forza di annuire, gesto che non fa altro che allargare il sorriso di Thor.
“Se amassi lei perché sarei qui? Se l’amassi davvero credi che non avrei chiesto a Padre di rimandarmi da lei con la magia oscura? Non avrei dovuto fregarmene che così facendo l’avrei messo in pericolo ma almeno sarei stato con la donna che amavo? Per lei non l’ho fatto. Per te sì”
“Tu non… non puoi davvero…”
Avvicina di nuovo il suo volto a quello dell’altro “Sono disposto a tutto Loki. Sono disposto a rinunciare a tutto, a donarti tutto per poter sistemare le cose”
Sono talmente vicini che i loro respiri si mescolano e Loki chiude gli occhi, per riaprirli di scatto con una sicurezza che credeva di aver perso.
“Interessante scelta di parole, Thor” ringhia mordendogli con forza il labbro inferiore.
 
Riesce a credere a stento a ciò che è successo, ha ciò che hanno fatto.
Ma Thor non ha nessuna intenzione di pentirsene, non ora che Loki dorme con il volto nascosto contro l’incavo del suo collo e le sue braccia che lo tengono stretto.
Si chiede come abbia fato davvero a vivere per tutti quei secoli senza di quello.
Sentendo Loki lontano e non vicino a lui, al suo fianco, il posto che avrebbe sempre dovuto occupare.
Gli accarezza i capelli scuri, baciandogli una tempia: devono andare, stando troppo su Jotunheim rischiano di essere scoperti.
Loki mugugna piano, socchiudendo lentamente gli occhi per ricambiare il suo sguardo con la confusione lasciata dal sonno.
Thor gli sorride, accarezzandogli una guancia “Ciao”
L’altro non ribatte, districandosi dal suo abbraccio e dal mantello rosso in cui erano avvolti per mettersi a recuperare i propri vestiti.
“Loki …?”
Il dio degli inganni si gira verso di lui, fissandolo con un sopracciglio alzato “Cosa credevi Thor? Abbiamo fatto sesso e quindi tutto è cambiato?”
Il biondo corruga la fronte, cercando le parole per chiarire la sua confusione.
“Sesso? ... è stato solo questo per te?!”  domanda, la rabbia che iniziava a trasparire attraverso le parole.
Il sorriso che Loki gli rivolge è la cosa più tremenda e bellissima che abbia mai visto “Cos’altro credevi di ottenere? Pensavi davvero che bastassero poche parole dolci per dimentica ciò che è successo? Per dimenticare tutto ciò che tu mi hai fatto?”
Senza aspettare una risposta, indossa la sua casacca e gli da le spalle, incamminandosi verso l’uscita.
“Aspetta! Fermati Loki!”
Il dio del tuono si riveste velocemente e in pochi attimi è fuori che lo insegue.
Non può credere a ciò che ha detto, non dopo la notte che hanno trascorso.
Aveva visto il suo sguardo tornare limpido come un tempo, lo aveva visto sorridere per poi nascondersi contro il suo collo, aveva sentito che Loki era nuovamente felice, era nuovamente al suo posto. Tra le sue braccia.
Non poteva aver frainteso ciò che c’era stato quella notte, ciò che c’era stato tra di loro.
“Loki aspetta! Noi…”
“Non c’è nessun noi!- gli urla in faccia l’altro, girandosi di scatto-Non c’è posto per un noi Thor” il tono con qui aggiunse alla fine quelle parole sembrava quasi triste.
Thor ingoia a vuoto, ricambiando il suo sguardo arrabbiato e triste.
Loki respira profondamente, i pugni chiusi che tremano per la frustrazione.
“Smettila di illuderti. Le menzogne non portano a niente, non te lo hanno insegnato principe di Asgard?”
Il moro si volta di scatto, pronto ad incamminarsi nuovamente, ma le parole che il biondo gli rivolge lo fermano nuovamente.
“Ti fidi di me?”
“Cosa?”
“Fidati di me-ripete con più sicurezza- ti sei fidato tante volte di me. Fallo ancora un’ultima volta. Troveremo un posto per noi. Non permetterò più a nessuno di separarci”
Loki non risponde, limitandosi a fissarlo con uno sguardo illeggibile.
“Fidati di me” ripete un’ultima volta Thor, porgendogli lentamente una mano.
Loki punta lo sguardo sulla sua mano, non trovando la forza di rifiutare quell’offerta né il coraggio di accettarla.
Thor sorride e, lentamente, accorcia la distanza tra di loro, fino ad avvolgere la mano di Loki con la propria.
Non riesce a respingerlo, il dio del Caos, non riesce ad allontanarsi, non riesce a fare ciò che sarebbe meglio per entrambi.
Eppure sentirsi così deboli non è mai stato più bello.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Mh
Dire che non mi convince è un eufemismo, ma se devo rivedere questo testo un volta ancora potrebbe finire male.
Mi scuso per il ritardo ma la scuola chiama e io, purtroppo, rispondo  -__-‘’
Un grazie enorme a chi sostiene questa storia, se non mi arenerò in preda alla tristezza sarà solo merito vostro <3
 
Ciao ciao
roby_lia

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Capitolo 5
*** Eclissi ***


Eclissi

Il silenzio della notte avvolgeva Asgard da diverse ore ormai, e da quasi altrettanto tempo il primogenito di Asgard era perso nel mondo dei sogni.
Ma come di sovente, arrivò qualcuno che interruppe entrambi.
“Thor?” lo chiamò Loki, scuotendolo.
“Thor, ti vuoi svegliare?” lo richiamò corrugando la fronte.
Il biondo borbottò un “Ancora cinque minuti” prima di girarsi dall’altra parte e affondare il viso nei cuscini.
Loki sbuffò, decidendo poi di passare alle maniere forti.
Afferrò bruscamente i capelli biondi del fratello e senza pensarci due volte si mise a tirarli con forza.
L’interessato si alzò di scatto, urlando per il dolore e lasciando una bella ciocca d’oro in mano del minore.
Rabbioso, si mise a fissare il fratellino che si limitò ad alzare sarcastico un sopracciglio.
“Non ti volevi svegliare- disse come spiegazione- ed ora muoviti, devi vedere una cosa” aggiunse poi, dandogli le spalle ed incamminandosi verso la porta.
“Sono quasi certo che tu avresti potuto svegliarmi anche in altri modi sai?” gli fece notare seccato il maggiore, massaggiandosi la cute ma scendendo dal letto con uno sbadiglio.
“Non lo metto in dubbio, ma dove sarebbe stato tutto il divertimento allora?”
Thor scosse la testa, rassegnato “Che cosa richiede la mia attenzione e non può attendere domani mattina?”
“Muoviti e lo vedrai”
Il maggiore si chiese che cos’avesse fatto di male per meritarsi un fratellino pestifero come Loki, ma sbuffando lo seguì.
 
Attesero, per eterni, lunghissimi, minuti, mentre il freddo della notte iniziava a farsi sentire.
“Loki…” cercò di convincerlo a desistere il maggiore, ma il moro non diede segno di averlo sentito, continuando a tenere lo sguardo fisso al cielo.
Thor perse la pazienza: era stato svegliato nel bel mezzo della notte, per farsi portare in mezzo ad un campo a guardare le stelle?
“Loki si può sapere che diavolo-“
“Ecco, sta iniziando” lo interruppe l’altro, distendendosi totalmente sull’erba incurante dell’umidità.
Perplesso Thor lo imitò, ma solo dopo un paio di minuti anche lui si accorse di cosa stava succedendo.
“La luna!” esclamò mettendosi nuovamente a sedere “è blu!”
Loki annuì, restando disteso con le braccia incrociate sotto la testa.
“Jotunheim sta passando dietro la luna, creando questo gioco di luce. Viene definita eclissi di Jotunheim, per l’appunto… i vecchi astronomi non avevano tanta fantasia”
Il biondo spostò lo sguardo da lui all’astro che spicchio dopo spicchio, illuminava tutta Asgard di un innaturale luce azzurro ghiaccio.
“La leggenda vuole che in queste occasioni su Jotunheim si apra un passaggio- iniziò a raccontare Loki, mentre il biondo tornava a distendersi silenziosamente al suo fianco- e gli Jotun un giorno utilizzeranno questo stesso passaggio per attaccare Asgard”
“Fandonie. Non potrebbero mai farlo senza che Heimdall li vedesse ed in ogni caso, io sarò pronto ad aspettarli e darli la loro festa di ben venuto” ghignò Thor, lasciando che i sogni di gloria del futuro lo riempissero.
Loki non ribattè subito, ed intanto un intero quarto delle luna aveva cambiato colore “Secondo te come sono?”
“Chi, gli Jotun? Sono dei mostri, come credi che siano?”
“Ancora fissato con queste definizioni da bambino Thor?  Lo vuoi capire o no che era un modo di Padre di spedirci a letto pesto e basta?”
Thor socchiuse gli occhi, fissandolo sospettoso “Dove vuoi arrivare fratello?”
“Sono i vincitori che scrivono la storia, Thor. A noi ci sono stati presentati come degli essere privi di raziocinio e dediti solo alla distruzione ed alla morte. Ma quanto di questo è vero e quanto è pura comodità?”
“Stai mettendo in discussione le parole di nostro padre, Loki?”
“Sto solo cercando di capire. Ho letto volumi su quel popolo, e si parlava di grandi maghi, di un potere impensabile per gli asgardiani anzi, a volte il nostro popolo andava a chiedergli consiglio. Quindi… che fine ha fatto davvero quel popolo?”
Thor si era messo a sedere, per riuscire a fissarlo in volto mentre parlava “Devono essere menzogne Loki. Padre non ci avrebbe mai mentito”
Il moro annuì, senza riuscire a staccare lo sguardo dal disco della luna, ormai quasi completamente oscurato da Jotunheim.
Si sentiva la testa incredibilmente leggera ed una strana sensazione di sonnolenza lo stava cogliendo.
Era una sensazione strana come di essere lì e al contempo trovarsi su tutt’altro luogo, un luogo freddo (ma non così tanto) inospitale (ma sei abbastanza forte da sopravvivere) e pregno di morte (ma lo stanco suono di un bambino che piange è più forte di tutto).
Loki sobbalzò, mettendosi a sedere di scatto e tremando.
“Loki! Cosa c’è?” anche Thor si era rialzato, fissandolo preoccupato.
Il moro sembrava terrorizzato con gli occhi spalancati che si guadavano angosciosamente attorno, le mani che tremavano e il respiro spezzato.
“Io… hai sentito quel suono?”
“Quale suono? Loki… sicuro di stare bene?” gli domandò apprensivo appoggiandogli una mano sul braccio.
“Io… io…”
Preoccupato il maggiore gli passo una mano sul viso “Sei ghiacciato” mormorò, per poi stringerlo a sé.
Loki ricambiò la stretta, lasciando che il respiro si calmasse grazie ai battiti costanti del cuore di Thor che sentiva sotto l’orecchio.
Quando si staccarono ormai Jotunheim aveva già finito il suo passaggio, e Asgard era tornata ai suoi soliti colori notturni.
“Dai, andiamo a casa” disse Thor, alzandosi in piedi ed aiutando il fratellino, vedendolo ancora un po’ scosso.
Per cercare di distrarlo riprese a parlare, mentre s’incamminavano verso il palazzo e Loki restava ancorato al suo fianco, stringendo con forza un lembo della sua casacca.
“Sai, non credo mi piacciano le eclissi”
Il moro fece un sorriso tirato, ma non stette davvero ad ascoltarlo.
“Di certo c’è chi le apprezza più di te”
“Cosa intendi?” gli domandò corrugando la fronte.
“Sòl e Màni”
“I guidatori dei carri del solo e della luna?”
“Sì. Sono fratelli Thor, e per loro le eclissi sono gli unici momenti in cui possono stare insieme”
Il maggiore si fermò di colpo, fissandolo.
“Cosa c’è?”
“Non ci avevo pensato” mormorò. 
Conosceva la storia. I due fratelli erano stati scelti per la loro bellezza per guidare i due carri. E da quel giorno non solo non si erano mai potuti fermare, ma erano anche stati sempre inseguiti da due lupi.
E non si erano mai potuti rincontrare. O quasi.
“Perché, tu pensi?”
Erano arrivati davanti alla porta della sua camera e Loki lo fissava con occhi stanchi ma un accenna di sorriso sulle labbra.
Thor ricambiò il suo sguardo per un istante, prima di aprire la porta della camera del moro ed entrare.
“Non voglio che succeda anche a noi” disse senza badare alla battuta dell’altro.
Loki sospirò, fissandolo tristemente. Thor era troppo cieco per vedere che stava già succedendo. Ormai era difficile che trovassero del tempo da passare insieme, così com’era difficile che Odino non preferisse uno all’altro.
Il minore gli si avvicinò, nascondendo il volto contro il suo petto.
“Allora stringimi più forte”
 
Poi arrivarono gli errori.
E gli errori portarono all’esilio.
“Padre vi prego…”
“Deve pagare per i suoi errori, Thor”
“Sì, ma esiliarlo per sempre? Come farà a ripagare i suoi errori se lo mandi su Jotunheim?”
Odino sospirò “Così è stato deciso”
“Dopo tutto quello che ho fatto per riportarlo a casa? Dopo averlo combattuto senza davvero capire il perché?!”
“Thor smettila di comportarti come un bambino. Quando sarai re dovrai imparare a pensare al bene del tuo popolo, non solo al tuo cuore”
Purtroppo per il re di Asgard, Thor è sempre stato egoista rispetto alle sue scelte.
Ma se in precedenza Loki aveva assaporato l’aspetto negativo di tutto ciò, quando il primogenito gli rubava la scena anche grazie anche alla sua sola presenza, adesso che Thor lo guarda dallo ciglio della sua prigione la prospettiva cambia completamente.
“Dovrai restare nascosto lo stesso, almeno per i primi tempi. Ma quando… quando sarò re, ti prego, torna qui, anche solo per una volta, anche solo per… torna da me”
Loki non risponde, si limita ad avvicinarsi a lui, posando le sue labbra fredde contro le sue mentre gira il polso per attivare il Tesseract e sparire nel nulla.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Ed eccoci qua.
Per quanto riguarda il sole e la luna nella mitologia nordica, qua potete trovare tutte le informazioni http://bifrost.it/GERMANI/2.Cosmogonia/03-Altrecosmogonie.html#3
Invece, per il passaggio di Jotunheim che fa diventare la luna blu (giuro che l’uscita dei Puffi 2 non centra niente), sono io quella senza fantasia, probabilmente anche i vecchi astronomi asgardiani avrebbero potuto trovare un nome più fantasioso.
Anche il contrasto tra gli stessi giganti di ghiaccio è evidente nella mitologia, alcuni dediti solo alla violenza e alla guerra ed altri per la saggezza e la bellezza.
Detto questo tolgo il disturbo ^^’’
 
Ciao ciao
roby_lia

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Capitolo 6
*** Fili del Fato ***


si accennerrà vagamente (molto vagamente) a mpreg. Spero che la cosa non dia fastidio e comunque potete ritenervi avvisati u.u



Fili del Fato

C’era una favola che, un tempo, le donne della terra raccontavano ai loro figli e alle loro figlie.
Era la storia di tre sorelle che, ai piedi di un gigantesco albero che conteneva tutto l’universo, tessevano il destino, decidendo chi vive e chi muore, chi ama e chi odia, chi perde e chi vince.
Poi i secoli passarono e gli uomini si dimenticarono di una semplice cosa: quella storia era vera.
 
Non c’era il Tempo che scorreva quando loro avevano tessuto il Fato. Giorno e notte erano dei concetti ancora astratti.
C’erano loro tre e Yggdrasill, il grande albero, casa di tutte le creature.
Urðr ha i capelli quasi bianchi e gli occhi talmente chiari da sembrare cieca, ma lo sguardo caldo, consapevole e antico con cui osservava il mondo faceva intuire che lei ricordava già ciò che sarebbe passato.
Skuld ha gli occhi verdi, come la speranza con cui tutti guarderanno inconsapevolmente al futuro, ma i suoi capelli hanno riflessi rossi, perché è nella natura dell’Universo che tutto finisca in sangue e nel fuoco.
Verðandi è la più diversa. I capelli scuri, i lineamenti irregolare e gli occhi: uno scuro come la notte, come tutti gli anni che passeranno, l’altro quasi trasparente per il futuro che arriverà.
Sa perché è così: il presente, dopotutto, non è altro che un intreccio di passato e futuro.
Ma se al passato si guarda sempre con rimpianto e al futuro sempre con trepidazione, per il presente non resta che la tristezza e l’insoddisfazione.
Ed è proprio insoddisfatta che si sente adesso.
È lei che tesse il fato, ma sono le sue sorelle che le passano i fili. Non è neanche il perfetto arazzo che s’immagineranno nel tempo, per il semplice fatto che non è così lineare la vita. Sembra più un ammasso indistinto di fili colorati.
Ci sono fili intrecciati strettamente che poi si separano bruscamente.
Ci sono un’infinità di colori e sfumature, per ogni ombra che la vita può assumere.
Per quanto riguarda quello che sta intrecciando adesso i colori sono molto caldi: c’è il rosso e l’oro che lo indentificano non solo come un principe, ma come un dio. Poi c’è l’azzurro del cielo che porterà negli occhi e che, un giorno, potrà piegare al suo comando.
Ma è veloce ad intrecciare i suoi colori con altri più cupi: c’è il nero di un principe perduto, il verde di un potere unico nei nove regni e c’è l’argento, perché dopotutto è un principe dei ghiacci e per la lingua affilata che si ritroverà. 
Aveva sorriso alla facilità con cui i loro fili si erano legati, quasi da soli, come se sapessero già che quelle due vite dovevano stare insieme.
Ha intrecciato un’infanzia lunga come centinai di vite umane, una fratellanza talmente forte che non sarebbero stati in grado di vivere uno senza l’altro.
Poi era iniziata la parte che non gli piaceva.
I fili di Loki si erano oscurati e quelli di Thor avevano brillato con più forza. Uno aveva conosciuto solo la fatica e il fallimento, l’altro l’illuminazione della preferenza.
“Fja” disse Skuld, passandogli i il filo verde acido dell’odio.
“Falla- aggiunse Urðr, aggiungendo un blu che ci sarà soltanto nei fondali più profondi degli oceani di Midgard- ed infine Fjuka”
Loki sarebbe stato destinato a cadere, e a scomparire nel baratro senza fondo del disprezzo e del rancore.
“è sbagliato” le interruppe la tessitrice. I fili non scorrevano più facilmente fra le sue dita, ma le si intricavano tra le dita, e solo con fatica si disponevano nella giusta posizione.
“è così che dev’essere” ribattè Urðr.
“Il Destino è deciso” affermò Skuld.
Verðandi scosse la testa “L’abbiamo deciso noi. Perché dev’essere così?” corrugò la fronte, osservando quell’intreccio di fili.
La prima parte era armonica, sentiva che doveva essere così, ma l’altra…
“è sbagliato” ripetè con sicurezza: non è in quel modo che dovevano andare le cose.
I fili di Thor e Loki non dovevano dividersi.
Che cos’erano l’uno senza l’altro?
Il fabbro delle menzogne non avrebbe mai trovato la pace, avrebbe continuato ad essere un fuggiasco per tutta la sua vita, a fuggire volontariamente da tutto ciò che avrebbe potuto lenire il suo dolore.
Non si sarebbe accontentato di un ombra, quando in verità amava il sole.
E il dio del tuono avrebbe sì acconsentito a crearsi un’altra famiglia, ma il suo sorriso non sarebbe mai più stato quello di una volta, i suoi occhi avrebbero perso gran parte della loro luminosità.
Avrebbe dovuto indossare una maschera di falsità, proprio ciò di cui era maestro la persona che amava veramente.
“Noi non possiamo sbagliare. È così che dev’essere”
Verðandi s’imbronciò come solo lei sa fare. Skuld e Urðr non so neanche in grado di farlo: non c’è tristezza per il Futuro e per il Passato.
Fa per controbattere, ma sono ancora giovani e ben presto altre vite da tessere prendono il sopravvento.
 
Ma Verðandi non dimentica, non può, il ricordo è parte di lei.
Mentre le sue sorelle sono impegnate a nutrire i quattro cervi, ancora troppo piccoli per arrivare alle foglie di Yggdrasill, lei torna sui suoi passi.
I fili sono ancora lì, una parte già intrecciati e altri ancora liberi, per le vite che mancano e che arriveranno.
Poi ci sono i fili scartati, ormai rotti e troppo piccoli per una sola vita.
Verðandi si side sull’erba, prendendo in mano proprio quelli.
Ed allora il Destino torna a scorrere, lo sente tra le sue dita mentre i fili ricominciano ad intrecciarsi. Non può riscrivere le loro vite dall’inizio, non gli basterebbero.
Riprende poco dopo che le cose hanno iniziato a non piacerle, dopo la caduta di Loki.
Li vede, entrambi feriti, entrambi che fuggono alla semplice verità di ciò che provano.
Ci vorrà del tempo, ci vorrà molta fatica, ma la fiducia può riacquistarsi, la famiglia può riunirsi.
E perché no, anche allargarsi un giorno.
-Ma prima è meglio rendere il fidanzamento ufficiale, sì sì- pensa mentre continua a tessere e il giorno, se così si può definire, volge al termine.
Alla fine può farsi due giri del polso sottile con ciò che ha intrecciato.
Sorride, finalmente soddisfatta. È così che devono andare per davvero le cose, e farà di tutto perché accada per davvero.
Anche a costo di andare contro il Destino stesso.
Sorride, ignorando le sue sorelle che ancora accarezzano il manto morbido di Dàinn e Duneyrr, e corre da Níðhöggr. Qualcuno deve pur dare inizio alla sua lotta d’insulti con l’Aquila.
 
 
Thor non smette di sorridere. In verità è da quando si sono riconciliati che non riesce a smettere di sorridere.
Sorride e lo osserva mentre si addormenta, le loro dita leggermente intrecciate.
“Non ti sembra che le cose non possano andare in altro modo che questo?” sussurra nella luce flebile della luna.
“Certo che possono andare in altro modo. Siamo noi che decidiamo la nostra strada, dovresti averlo capito. E poi sai già che fine hanno fatto i Fili del Fato grazie a Verðandi”
“Non smetterò mai di ringraziarla” affermò il principe dei tuoni.
“Idiota” borbottò in risposta, sbadigliando.
Thor ride, baciandogli il collo.
“Sai cosa potrebbe rendere tutto questo ancora più perfetto?”
“Thor…” lo minaccia l’altro, alla sua impropria domanda.
“Oh avanti. Perché no? Un giorno dovremmo pur lasciare a qualcun altro l’onere di sedersi sul nostro trono”
Non ribatte subito il dio degli inganni, lasciando che quella velata proposta veleggi nella sua mente, immaginando senza volerlo, un altro principe delle bugie. Ma questo avrebbe avuto gli occhi di tempesta e il sorriso solare.
“… le cose perfette alla fine sono noiose, Thor” risponde infine, senza permettersi neanche di sperare.
“Oh ma non sarebbe perfetto. Sarebbe solo come dev’essere”
Loki non ribatte, chiudendo gli occhi e cercando di sembrare abbastanza convincente nel dormire.
Il biondo sogghigna a quella sua vittoria. O più probabilmente è l’altro che si è arreso prima di rovinare le cose.
 
Seduta sul balcone della loro stanza Verðandi ghigna.
Il braccialetto che porta al polso brucia, mentre lentamente si brucia e tutto ciò che è stato tessuto si avvera.
Tutto ciò che è restato del Fato è lì attorno al suo polso. Il resto è svanito, ancora prima di iniziare ad avverarsi.
Ma questa è un’altra storia e lei ha cose migliori da fare e a cui pensare.
Più in particolare: maschio o femmina? O magari uno e una… dei gemelli, non sarebbe male.
Si lascia cadere dalla ringhiera. Certe cose vanno organizzate davanti ad un buon scotch.
E con il consiglio di Anthony Edward Stark, giusto per essere sicuri di divertirsi un po’ mentre complica ancora di più la già abbastanza complicata relazione di quei due.
Sì, senza dubbio il supporto di Stark sarà essenziale. Qualcuno dovrà pur fare lo zio pazzo ma che i nipotini adorano.









note
credo che la cosa abbia bisogno di qualche spiegazione
allora, per quanto riguarda i quattro cervi alla base dell'albero e della litigata millenaria tra l'acquila in cima a Yggrasill e il serpente alle sue radici, è tutto preso dalla mitologia http://bifrost.it/GERMANI/2.Cosmogonia/06-Yggdrasill.html#6
ora, la questione Verðandi: teoricamente non doveva imporsi così sulla scena ma io e lei abbiamo uno strano rapporto d'odio e amore in cui lei chissà perchè vince sempre. In pratica questo capitolo si può considerare quasi come un prequel di un'altra mia storia, It was Destiny! (whit a little help...) http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1358564&i=1
spero che anche per chi non l'ha letta sia comprensibile XD

ciao ciao
roby_lia


p.s. dopo una lunga riflessione (e un nuovo pc tutto per me) mi sono decisa a fare facebook... non so ancora bene come funziona, ma se volete farvi sentire anche lì sarò più che felice  ^^
 

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Capitolo 7
*** Gioco ***


Gioco

Thor sapeva che, per Loki, quello che avevano faticosamente ricostruito era tutto un gioco.
Anzi, più probabilmente per lui non contava niente quello che c’era tra di loro.
Per lui era solo il modo migliore per ferirlo e disonorarlo, nulla di più.
Ma, nonostante lo sapesse, Thor non riusciva ad evitare di sperare che un giorno anche Loki si sarebbe accorto che c’era molto di più del semplice sesso.
Ed era per nutrire questa vana speranza che continuava ad accoglierlo nel suo letto, notte dopo notte, ogniqualvolta il principe degli inganni decideva di presentarsi.
Non riusciva a non odiarsi per ogni carezza che non poteva trattenere su quella pelle chiara, per ogni bacio che vi posava, mentre gli occhi freddi e il sorriso mellifluo dell’altro sembravano solo accusarlo maggiormente.
Eppure era solamente dopo che riusciva a raggiungere la vera pace.
Dopo, quando Loki si lasciava andare esausto tra le sue braccia.
Le aveva viste, anche se non aveva detto niente.
Ferite, alcune più fresche, di altre solo cicatrici, ma che gli segnavano tutto il corpo.
E poi le occhia che Loki aveva sempre, come se non avesse tempo per riposarsi, troppo impegnato a scappare dai nemici che lo inseguivano e con qui si scontrava.
Eppure non aveva mai chiesto il suo aiuto, come non aveva chiesto la sua protezione.
Arrivava semplicemente da lui, dovunque si trovasse, e condividevano per un’altra volta un letto pieno di peccati e menzogne.
Ma poi Loki si lasciava andare esausto, tra le sue braccia, chiudendo gli occhi e Thor finalmente non vi leggeva più la chiara accusa che gli rivolgeva.
Allora lo stringeva, lo stringeva a se con forza, immaginando di non lasciarlo mai più anche se sapeva bene che non sarebbe andata così.
Per quanto faceva, per quanto diceva, Loki non si fermava mai fino all’alba.
Delle volte andava via pochi minuti dopo.
Altre si addormentava, solo per lasciare che Thor si svegliasse in un letto vuoto e ormai freddo.
Il principe dei tuoni aveva provato di tutto per impedirglielo.
Era stato sveglio tutta la notte, per aspettare il momento in cui l’altro voleva partire e parlargli.
Si era addormentato al suo fianco, stringendolo con forza, in una modo che non sarebbe riuscito a liberarsi ma la mattina dopo non lo trovava comunque.
Gli aveva parlato, lo aveva pregato, gli aveva offerto tutto ma Loki se n’era sempre andato.
Ormai non sapeva più cos’altro fare.
Capiva di essere poco più di un passatempo, un posto sicuro in cui recuperare le forze per qualche ora, nulla più.
Eppure vederlo rilassarsi contro di lui, sentire il suo respiro farsi più tranquillo e saperlo almeno per un po’ al sicuro, gli dava tutta la forza necessaria per sperare ancora e ancora.
In quei momenti Loki si lasciava andare del tutto, con le labbra arricciate in un’ombra di sorriso e il suo stesso corpo che cercava quello dell’altro.
E Thor gli arruffa i capelli, solo per vederlo imbronciarsi e poi rilassarsi nuovamente, gli accarezza la pelle solo per sentirlo tremare d’eccitazione.
In tutto questo Loki teneva sempre gli occhi chiusi, come se solo così potesse concedersi davvero di far finta che tutto quello era un semplice sogno.
Il sogno s’infrangeva puntualmente quando sorgeva il sole e Loki spariva come se fosse stato un’ombra stessa della notte.
 
Quella notte sembrava una delle tante, come ne avevano già vissute.
Le mute accuse dello sguardo di Loki, di ogni gesto che non voleva trattenere.
Le sue ferite, che non nascondeva, come per fargli vedere ciò a cui lui l’ha costretto.
Sembrava una delle solite notti, con lui che si abbandonava tra le sue braccia.
Fu solo all’alba, quando Thor si svegliò sospirando, già immaginando di essere da solo, che si accorse di quando in verità era stata diversa quella notte.
 
Loki mugugnò, affondando il viso nel cuscino, per poi stiracchiarsi.
Continuò a tenere gli occhi chiusi, godendosi il dolce tepore delle coperte.
Si girò su se stesso, allungando un braccio. Sentì il calore del sole che lo riscaldava e non riuscì a trattenere un sorriso, sentendosi per la prima volta da tempo riposato per davvero.
Solo poi si rese conto di che cosa implicava tutto quello.
Si alzò di scatto, guardandosi attorno. Era ancora nell’appartamento che occupava Thor quand’era su Midgard. Le tende non erano del tutto chiuse e una chiazza di sole illuminava parte del letto.
Ma Thor non era al suo fianco.
“Ma cosa…”
La porta si aprì e il dio del tuono entrò, con solo un paio di pantaloni addosso.
“Loki sei… sei sveglio finalmente” disse accennando un sorriso dopo qualche esitazione.
Il moro no rispose, continuando a guardarsi attorno confuso.
“Io… io sono restato” mormorò, non credendoci neppure lui del tutto.
Il sorriso dell’altro si fece più ampio “Sì, sei restato” ripetè, avvicinandosi.
“Hai fame? Se vuoi la colazione è pronta” aggiunse poi offrendogli la mano per farlo alzare.
“Ho preparato i pancake, ma l’ha insegnato Steve”
Loki ancora non rispose, tenendo lo sguardo fisso sulla sua mano. Poi si alzò di scatto in piedi, iniziando a recuperare i suoi vestiti.
“Loki per favore, io-“
“Devo andare” lo interruppe.
Thor scosse la testa “No, non devi
Il moro si bloccò, ancora con la maglia tra le mani.
Il biondo lo prese come un permesso per continuare ad insistere “Ti assicuro che non sono pancake velenosi. Persino Tony dice che mi vengono bene”
Loki ricambiò il suo sguardo. I giochi, si rese conto ingoiando a vuoto, erano ormai finiti.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Capitolo corto, ma non è uscito altro  -__-‘’
Vab, non è giornata, quindi direi che ci sentiamo al prossimo capitolo… per quelle poche che ci sono.
 
Ciao ciao
roby_lia 

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Capitolo 8
*** Hug Therapy: funziona sempre ***


AU, i nostri beneamini sono semplici umani (sì, anche tu Tony)



Hug therapy: funziona sempre

Thor era annoiatamente disteso sul divano quando suonò il campanello.
Perplesso andò ad aprire alla porta, chiedendosi chi diavolo potesse essere.
Ci mise quasi un minuto a riconoscerlo, ma aveva le sue buone ragioni.
L’ultima volta che lo aveva visto era un ragazzino, secco come un chiodo e che non si decideva a crescere, con vestiti sempre troppo grandi perché glieli rubava puntualmente e una zazzera scura e indomabile che gli adombrava continuamente i lineamenti affilati, il broncio perenne e gli occhi verdi.
Invece l’uomo che si trovava davanti ora era alto quasi quanto lui, anche se più magro, con una maglia nera che ne delineava il fisico scattante, sotto una delle giacche in pelle che aveva sempre adorato anche da bambino.
Persino i capelli erano stati domati e pettinati all’indietro.
Solo gli occhi non avevano perso il loro scintillio malizioso e divertito.
“Hey- disse Loki, con la gola secca- come… come va?”
Thor ricambiò la sua espressione imbarazzata per qualche momento, prima che il suo corpo scattasse e lo colpisse con un manrovescio quasi senza neanche rendersene conto.
Senza dargli nemmeno il tempo di controbattere lo afferrò per il collo della giacca, sbattendolo con forza contro il muro della casa, e si fermò vicino al suo volto, fissandolo negli occhi con i pugni che tremavano dalla rabbia.
Loki tossì, senza far nulla per sottrarsi alla sua presa, anzi appoggiò le sue mani sopra quelle dell’altro che ancora gli stingevano la giacca.
“Mi sei mancato anche tu”  sghignazzò, regalandogli un suo solito sorriso storto.
“Sono passati sei anni Loki. Sei anni” ringhiò in risposta il biondo, spingendolo con più forza.
Il sorriso di Loki sparì “Lo so Thor”
L’altro finalmente mollò la sua presa, appoggiando le mani sul suo collo, per intrecciare le dita con i suoi capelli scuri.
“Sei anni Loki” ripetè, appoggiando le fronte contro quella dell’altro ed inspirando quell’odore che gli era sempre stato così famigliare.
“Lo so. Ma ora… ora sono qui”
Thor annuì, senza dire niente, limitandosi ad abbracciarlo e stringerlo con forza, come aveva sempre fatto.
E, dopo un attimo di esitazione, con un sospiro Loki ricambiò il suo abbraccio.
 
Thor non capì quanto tempo restarono lì, per strada, a stringersi l’uno all’altro, a rivivere in quel momento tutta la vita che avevano condiviso, a sentire nuovamente i loro cuori battere l’uno contro l’altro.
“Mi devi delle spiegazioni Loki” mormorò con il naso affondando tra i suoi capelli. Era ancora arrabbiato, eccome se lo era, ma aveva passato troppo tempo a sognare quel momento per fingere di non averlo mai desiderato.
“Credo di essere qui per questo”
Si allontanarono quel tanto che bastava perché potessero entrare tranquillamente in casa, mentre Thor continuava a tenerlo stretto a sé, con la paura che potesse nuovamente svanire nel nulla.
Nonostante fossero passati sei anni era ancora ben impresso in lui il ricordo di quello che poteva esser sembrato un pomeriggio come tanti altri, ma quando era tornato a casa dagli allenamenti di football, suo fratello se n’era già andato, lasciando sul tavolo solo la sua copia delle chiavi di casa.
Il biondo scosse la testa, allontanando quel ricordo.
Sospirando si allontanò dall’altro, andando al frigo e tirando fuori una lattina di birra.
“Tieni, per la…” fece un gesto vago, ma Loki accettò con un sorriso.
“Credo di essermelo meritato” ribattè appoggiando la lattina sulla guancia che ancora pulsava per il colpo ricevuto.
Thor resistette per un minuto intero, prima di riavvicinarsi a lui anche solo per passargli una mano tra i capelli. Aveva bisogno di sentirlo vicino.
Loki non lo guardava in volto, continuando a spostare lo sguardo da una parte all’altra della cucina e del salotto.
“Ti sei sistemato bene a quel che vedo”
“Bene?!- Thor si tirò indietro i capelli con forza- Sì, sì certo mi sono sistemato in modo fantastico” sbottò.
“Tu… tu lo sapevi che stavo per sposarmi con Jane Foster? Sai che poi ci siamo lasciati perché per il suo lavoro ci saremmo dovuti trasferire in un’altra città e io non ho volevo perché mi dicevo che se il mio fratellino sarebbe tornato a casa io avrei dovuto esserci?!”
“Thor…”
“E adesso tu vieni qua, come se niente fosse e fai finta di nulla”
“Io non sto-“
“Mi devi delle spiegazioni!”
“Ma davvero? E pensare che io ero venuto qua solo per vedere l’arredamento”  sdrammatizzò il moro.
“Non scherzare!” gli urlò contro, spintonandolo.
Loki alzò le mani, in segno di resa, e appoggiò la lattina sul tavolo “D’accordo, va bene. Cosa vuoi sapere?”
Thor respirò profondamente, cercando di recuperare la calma.
“Cosa voglio sapere? Tutto! perché te ne sei andato, cos’hai fatto, cos’ho sbagliato io, cos’avrei-“
Il moro lo interruppe, scuotendo la testa e appoggiando una mano sulla sua spalla “Non è colpa tua Thor. Tu non hai mai fatto niente da farmi andar via”
Thor ricambiò la sua stretta, appoggiando una mano sul suo collo diafano. Era un gesto così solito un tempo, tra di loro…
“Allora perché te ne sei andato?” il suo tono era quasi disperato.
“Io…- distolse lo sguardo dai suoi occhi- io dovevo farlo Thor. Non riuscivo… non mi sentivo al mio posto”
“Al tuo posto? Ma eri a casa tua! Noi siamo la tua famiglia Loki!”
“Non veramente” mormorò quasi senza voce.
Il biondo si bloccò per un momento, per poi sospirare “Loki anche se tu sei stato adottato questo non cambia le cose tra di noi. Siamo cresciuti insieme, non puoi credere davvero che solo perché sei adottato tutto quello che c’è tra di noi non sia stato vero”
“Io non… non sto rinnegando tutto ciò che c’è stato” sospirò, passandosi una mano tra i capelli nonostante fossero perfettamente lisciati all’indietro. Una vecchia abitudine che non aveva mai perso.
Anche Thor sospirò “Allora, cos’hai fatto in questi anni? E come hai fatto a nasconderti”
“è stato facile. Da quando ho iniziato a pensare di andarmene, ho cambiato il cognome in tutti i documenti che mi servivano. Voi cercavate Loki Odinson e io mi presentavo Laufeyson. Per il resto ho studiato. Sono riuscito a vincere una borsa di studio e se avevo bisogno di soldi davo ripetizioni. Durante un progetto al MIT ho incontrato Stark e adesso lavoriamo insieme”
“Stark? Tony Stark, quello delle Stark Industries?”
“Il nome vorrà pur dire qualcosa, non credi” disse con un sorrisetto.
“Quindi lavori per lui?”
“No, lavoro con lui. Anche se tutte le idee sono marchiate a suo nome, metà del merito è mio o di Banner”
“Banner?”
“Un altro scienziato. Un tipo simpatico… finchè non lo fai arrabbiare”
Neanche Thor riuscì a trattenere un sorriso accennato ora “E immagino che sia il tuo passatempo preferito”
“Bhe passando anche giorni interi in laboratorio, io e Tony abbiamo sempre bisogno di qualcosa per rilassare i nervi”
Thor annuì “Bene e… e adesso hai trovato questo fantomatico posto in cui ti senti a casa?” chiese acido.
L’altro esalò un sospiro “No Thor, non sono davvero riuscito a trovare una… una casa”
“Ma davvero? Forse perché ne avevi già una!?”
Loki non rispose, osservandolo mentre si passava una mano sul volto per cercare di recuperare il controllo “Allora dimmi, perché sei tornato?”
“Te l’ho detto. Mi mancavi”
“Ti mancavo. Certo, ti mancavo… peccato che tu sapessi esattamente dov’ero! Ero io quello che ti ha creduto morto o in pericolo o che immaginava gli scenari peggiori! Hai la vaga idea di cosa abbiamo passato noi? Di cos’abbia passato nostra madre? E adesso vieni fuori con questa storia, io davvero… io non capisco” disse con meno voce, dandogli le spalle.
“Sì Thor mi mancavi. Mi sei mancato. E se non sono tornato è stato solo perché… perché avevo paura”
“P-paura? Di cosa? Qualcuno ti-“
Loki scosse la testa, avvicinandolo “No, nessuno mi dava fastidio. Me ne sono andato perché- esitò, mentre il biondo gli appoggiava le mani sui fianchi- perché noi non siamo fratelli ma tu non riuscivi a capirlo”
Thor corrugò la fronte “Cosa intendi? Noi-“
“Noi non siamo fratelli Thor. O almeno, non di sangue e questo… questo apre tutta un’altra serie di… possibilità”
“Loki-“
Interrompendolo, il moro si alzò quel tanto che bastava sulle punte e appoggiò le labbra sottili su quelle del fratello adottivo.
Thor si tirò praticamente subito indietro, fissandolo con occhi sgranati.
“Cosa significa questo?”
“Secondo te? Non è che in questi anni io abbia preso l’abitudine di baciare chi capita per sport”
“Loki tu… noi…”
Loki sospirò “è per questo che me ne sono andato Thor. Per me scoprire che non eravamo fratelli è stata una delle notizie migliori della mia vita ma tu… continuavi a blaterare di quanto fosse forte e importate il nostro amore fraterno quando in verità quello che provavo per te è… solo amore”
“Non puoi dire sul serio…”
Il moro scosse la testa “Non fa niente fratello. Sapevo che non sarei dovuto tornare, ma mi mancavi troppo e… e speravo che dopo sei anni tu avresti capito. Mi sono sbagliato” fece per incamminarsi verso la porta, ma il maggiore lo fermò.
“No aspetta, un attimo- la voce gli tremava, mentre non riusciva neanche a trovare la forza per guardarlo in viso- tu… è questo che vuoi da me? è questo che vuoi per noi?”
“Thor…”
“Senti, non voglio perderti di nuovo. Questi anni sono stati un inferno, a cercati ovunque, a guardare ogni singolo giorno i necrologi delle persone non identificate di mezzo stato con il terrore di vederti lì, io… io non posso lasciarti andare di nuovo. E se in questo modo potrò farti restare-“
“Tu cosa? Ti sacrificherai? Non è la tua pietà che voglio” lo interruppe sprezzante.
“Ma-“
“Ora devo andare, scusami”
“No, aspetta un attimo!” lo raggiunse con poche ampie falcate, strattonandolo per un braccio.
“Aspetta un attimo…”
“Thor, davvero è meglio se-“ il biondo non lo ascoltò abbracciandolo con forza.
Dopotutto cosa gli stava chiedendo Loki?
Di stringerlo a sé tutta la notte per tutte le notti che seguiranno? Era una cosa che aveva sempre amato fare, anche prima che la verità venisse a galla.
Di amarlo più di ogni altra persona, al di sopra di ogni cosa? Lo faceva già.
Di vivere con lui per sempre? Non avrebbe voluto altro dalla vita.
“Che ne dici di pizza e football, come ai vecchi tempi? Non mi sembra male per un primo appuntamento”
Loki gli appoggiò le mani sul petto, allontanandolo “Non importa Thor, capisco che tu non mi ricambi ma non sto pretendendo che-“
L’altro scosse la testa, abbracciandolo nuovamente “Sei la persona che amo di più al mondo Loki. Sei mio fratello, sei il mio migliore amico, sei… sei tu e non voglio perderti. Sto solo dicendo di prendere le cose con calma ok?”
Sentì che il minore scuoteva la testa, ma non si liberò dal suo abbraccio “L’amore non funziona così Thor. È proprio grazie a te che l’ho capito. Tu… ciò che provo per te è l’unica cosa della mia vita che non riesco a controllare. Credi che non abbia provato a dimenticarti? In sei anni non ho cercato di fare altro, o almeno di innamorarmi di qualcun altro ma non ci sono riuscito”
Loki sollevò il capo, per guardarlo negli occhi “Non puoi credere davvero di poterti abituare ad amarmi Thor”
“Sei la persona che amo di più al mondo. Dici che non posso ricambiarti ma la verità è che in tutti questi anni non ho mai pensato al fatto che non eri mio fratello. M’importava solo riportati a casa e pensavo che dopo tutto si sarebbe risistemato”
Loki sospirò contro il suo collo, riassaporando quella sensazione di casa che solo Thor riusciva a fargli sentire.
“Non posso perderti di nuovo Loki”
“… football, davvero ti piace ancora quella roba?”
Il biondo sorrise contro i suoi capelli “Credo che tu sia l’unica persona che conosco che non ami il football”
“Ovvio, perché io sono l’unica persona intelligente che conosci”
Thor rise nuovamente “Se vuoi possiamo guardare anche un film. Mi hanno appena prestato “Lo Hobbit”
“Quello dovresti conoscerlo, con tutte le volte che te l’ho tirato in testa”
“Bene, allora io ordino la pizza. Tu intanto metti su il dvd”
“D’accordo” rispose Loki.
Eppure nessuno dei due si mosse, limitandosi a tenersi stretti l’uno all’altro.
Erano stati separati sei anni, erano cresciuti e cambiati. Ma certe cose non cambiano mai.
Loki stava ancora perfettamente tra le braccia dell’altro, come se quel posto fosse fatto apposta per lui.
Thor adorava ancora la sensazione che gli dava sentire che Loki stringersi a lui, vederlo al suo posto, tra le sue braccia.
Non c’è niente di meglio di un abbraccio per risentirsi a casa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Ok, non mi convince troppo, ma ci ho lavorato a lungo, spero possiate perdonarmi.
E scusate anche il ritardo, ma la scuola mi sta uccidendo  in tutti i termini possibili -___-‘’’
 
Ciao ciao
roby_lia

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Capitolo 9
*** Incubi ***


Incubi 

Da bambino Thor faceva molti sogni e, col tempo, alcuni di essi sono anche divenuti realtà.
Gli incubi erano rari, e venivano dimenticati in fretta anche grazie al fatto di non svegliarsi quasi mai da solo nella sua enorme stanza.
Era Loki quello che faceva sempre sogni strani e che lo spaventavano, costringendolo a trovare rifugio nel letto del fratello maggiore e, soprattutto, tra le sue braccia.
 
Ora anche Thor ha scoperto il gusto amaro degli incubi.
A volte sogna quel momento, sul Bifrost. Vede la disperazione e il dolore di suo fratello.
Lo vede che allenta la presa fino a lasciarla del tutto e precipitare nel buio degli abissi del cielo.
Altre volte sogna che quella stessa persona dorma al suo fianco e lo svegli dicendogli che è stato tutto un brutto sogno, che adesso andrà tutto bene.
Sogna che gli faccia assaggiare il sapore delle sue labbra e il calore del suo corpo.
In quei casi è svegliarsi il vero incubo.
 
Thor sapeva che era un sogno, ma questo non gli impedì di desiderare che fosse la realtà.
Vedeva Loki appoggiato al bracciolo della sua sedia, al suo fianco, lo vedeva mentre il sorriso gli illuminava lo sguardo, come non succedeva da anni.
“Loki?” lo richiamò.
“Sì?”
Il re di Asgard si perse per un attimo a fissare il suo volte sereno “Tu… resterai per sempre al mio fianco vero?”
“Certo. Te l’ho promesso” gli rispose, chinandosi leggero sulle sue labbra.
Thor riuscì a malapena a sentire quel contatto, quando improvvisamente le tenebre scesero sulla loro stanza.
“Loki? Loki dove sei?” lo chiamò a gran voce, cercando di penetrare il buio.
“Loki!”  non poteva perderlo di nuovo, non dopo tutto ciò che aveva fatto per riunirsi a lui “Loki!!”
“Forse adesso saprai cosa si prova, principe d’orato” la voce sibilata contro il suo orecchio lo fece voltare di scatto, ma Loki già non c’era più.
Sentì la sua risata amara e vide un luccichio della sua armatura dorata. Annaspando cercò di seguirlo, ma c’era qualcosa che lo rallentava, finchè non inciampò cadendo a terra.
Si guardò indietro, cercando di capire su cos’era caduto. Ciò che vide gli gelò il sangue nel corpo.
“No…”
C’era un elmo abbandonato per terra, d’oro e ricurvo, che conosceva fin troppo bene.
Ed era lordo di sangue.
“No, ti prego no” arrancò fino all’elmo, sfiorandolo con le dita tremanti.
Poi notò il corpo dilaniato a pochi metri di distanza.
 
Thor si svegliò di colpo, scattando a sedere.
Con il cuore che batteva ancora forte si guardò attorno, cercando al contempo di calmarsi.
Non c’era niente di anormale, era solo, nella sua camera.
“Era solo un incubo” si disse, lasciandosi nuovamente andare sul materasso. 
Si passò le mani sul volto, per poi appoggiarsi un braccio sulla fronte.
Era solo un incubo, continuava ripeterselo, eppure i dettagli erano così nitidi…
Si rialzò e, indossando velocemente una maglia, lasciò la sua stanza.
Doveva accertarsi che andava tutto bene.
 
Nei sotterranei faceva freddo, e in quella zona ancora di più.
Le guardie non ci passavano spesso, dopotutto neanche il maestro degli inganni sarebbe riuscito a scappare.
Thor appoggiò una mano sul vetro della prigione, cercandolo con lo sguardo.
Loki era disteso a terra, sul misero giaciglio che aveva. Lo conosceva bene Thor, sapeva riconoscere ogni dettaglio in quel viso. Quell’aria tesa, le mani che si artigliavano alla coperta e il modo in cui gli guizzavano gli occhi dietro le palpebre chiuse volevano dire solo una cosa.
Non avrebbe saputo dire il numero delle volte in cui lo aveva svegliato quando assumeva quello stesso atteggiamento.
Non avrebbe saputo dire quanto, sentirlo calmarsi contro il suo petto dopo un incubo, lo aveva reso protettivo nei suoi confronti.
Sospirò, chiudendo gli occhi.
Le mani gli tremavano dalla voglia che aveva di aprire quella maledetta cella, di stringerlo davvero tra le sue braccia.
Voleva solo che tornassero a consolarsi a vicenda per i propri incubi, che potessero essere felici ancora una volta.
Con passi esitanti si avvicinò al vetro che nascondeva la porta: solo i membri della famiglia reale ne conoscevano l’esistenza. Tutti gli altri pensavano che il Dio del Chaos, il principe maledetto, non avrebbe mai più avuto l’occasione di uscire da lì.
Serrando gli occhi, il principe fece scattare il meccanismo nascosto e la porta si aprì.
Sentiva il cuore battergli con forza mentre entrava e le pareti di specchi gli rimandarono la sua stessa immagine centinaia di volte.
Era quella la prigione di suo fratello: dall’esterno potevano vedere tutto, dall’interno poteva vedere solo sé stesso.
Un angoscioso gemito da parte del prigioniero ne riattirò l’attenzione.
“Loki…” gli si avvicinò velocemente. Lui già si sentiva soffocare dopo appena qualche momento, Loki era rinchiuso tra quelle quattro mura da… da quando? Mesi? Anni? Secoli?
Thor s’inginocchiò al suo fianco e, dopo un attimo d’esitazione, gli appoggiò la mano sul braccio scuotendolo leggermente.
“Loki? Loki svegliati”
Forse per avvertire un contattato con qualcun altro dopo tanto tempo, forse perché quel qualcun altro era proprio lui, Loki aprì gli occhi di scatto, guardandosi attorno terrorizzato.
“Stai calmo, è tutto apposto… è tutto apposto…” gli disse il biondo, appoggiando anche l’altra mano sulla sua spalla.
Loki ricambiò il suo sguardo con confusione. Thor accennò un sorriso, sfiorandogli il viso “Ehi…”
L’altro scoppiò a ridere istericamente “Già di ritorno? Eppure ero convinto di essere riuscito a mandarti via del tutto…”
Thor corrugò la fronte “Di cosa stai parlando fratello? Io-“
“Basta, questa scena l’hai già provata centinaia di volte”
“Loki ti assicuro che-“
“Non so di cosa stai parlando, io sono qui per davvero” concluse in falsetto il minore, prima di scoppiare nuovamente a ridere.
Poi, prendendo fiato mentre le spalle erano ancora scosse da qualche sussulto, Loki assunse un’espressione più triste “è degno del tuo carattere essere ancora dannatamente scontato anche nella mia mente”
“La tua…- il biondo sospirò, capendo cosa credeva l’altro- Oh Loki”
“E fammi indovinare, ora mi dirai di proporti qualsiasi cosa d’impossibile per dimostrarmi che questa è la realtà e non un altro stupido sogno, vero? Ci sono cascato le prime volte, lo riconosco, ma adesso non sbaglierò più”
 Thor non ribattè, continuando a fissarlo. Aveva profonde occhiaie attorno agli occhi e non riusciva a tenere ferme le mani, tanto gli tremavano dalla tensione.
“è deprimente vedere come sei in grado di rovinare la mia mente, senza più neanche riconoscere la realtà dal mondo onirico” continuò a parlare quasi tra sé e sé.
Il biondo lo avvicinò con pochi passi “Ascoltami, io-“
“Tu cosa!? Croda credi di potermi dire di così sorprendente!? Sei nella mia mente, fai ciò che io voglio! Vattene!” gli urlò contro, spintonandolo con forza.
Thor arretrò, per compensare la spinta, ma trattenne l’altro afferrandogli i polsi.
Senza dire altro lo strattonò verso di sé, abbracciandolo con forza.
“Lasciami! Ti ho detto di sparire! Ti ho detto…” le parole gli mancarono, mentre si ritrovava a stringersi con più forza al maggiore.
“Sono io, Loki. Sei sveglio” mormorò premendo le labbra contro i suoi capelli scuri.
“Non è vero”
“Sì invece. Credi davvero di poter avvertire queste sensazioni mentre se stai dormendo?”
“è merito della mente. Sto solo ricordando qualcosa che si ripresenta sotto un altro aspetto”
Thor agì d’istinti, appoggiando una mano sul suo volto e baciandolo dolcemente.
“Questo non è mai successo, non puoi ricordarlo” sussurrò orò a pochi millimetri dalle sue labbra.
“Non… non…” Loki cercava di controbattere, ma era troppo confuso.
“Vieni- riprese il biondo- ti porto via da qui” gli avvolse le spalle con un braccio, spingendolo lentamente verso l’uscita.
Ma il moro si bloccò, cercando di allontanarsi da lui “No! Fuori non c’è niente per me. Fuori…”
“Calmo, va tutto bene” lo abbracciò nuovamente, lasciando che si sfogasse contro il suo petto “è tutto apposto”
Per riuscire a sopravvivere alla prigionia doveva essersi ripetuto continuamente quella frase, fino a convincersene totalmente.
“Fidati di me, ti porterò via da questo posto”
“No Thor, non… non…”
“Non ti lascio qui Loki”
Il moro tremava, ma l’altro non ascoltò le sue proteste sbiascicate e lo portò fuori.
 

Il sole era lontano dal sorgere quando Thor si risvegliò in un letto vuoto.
Sbadigliò guardandosi attorno “Loki?”
Non ricevendo risposta si alzò, immaginando già dove poteva trovarlo.
Uscì, senza trattenere un brivido per il vento leggero che spirava.
“Loki?” il moro si voltò, distogliendo lo sguardo dal lago davanti alla loro casa.
“Sì?”
Thor sorrise, avvicinandolo e abbracciandolo da dietro “Non riuscivi a dormire?”
“Niente di nuovo”
“Potevi svegliarmi” lo rimproverò posandogli un bacio tra i capelli.
Loki scrollò le spalle, continuando a dargli le spalle per non ricambiare il suo sguardo.
Thor sospirò “Ancora incubi vero?”
“Sì”
Il biondo lo fece voltare “Questa è la realtà Loki. Sei sveglio, lo sai vero?”
Il minore non ricambiava il suo sguardo, tenendolo fisso a terra “Oppure potrebbe essere semplicemente un sogno”
“In questo caso, non credo di volermi svegliare” disse, sorridendo prima di baciarlo, ancora e ancora.
“Dopotutto non è così male, non trovi?” mormorò poi, strusciando il naso contro il suo.
Loki accennò un sorriso triste, prima di stringersi con più forza all’altro.
“Già, non è così male” sospirò più rilassato.
Non voleva neanche immaginare come sarebbe stato risvegliarsi nuovamente in quella cella gelida invece che contro il fianco di Thor.
Sarebbe stato come tornare alla realtà da incubo che gli aveva allontanati per così tanto tempo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Ho avuto una giornata pessima, quindi spero possiate perdonarmi l’insensatezza del finale, ma non ho proprio le forze per scrivere qualcosa di meno scontato.
Come forse si è capito, la prigione di Loki è leggermente diversa da quella mostrata nel trailer ma che ci volete fare, sono troppo pigra per alzarmi dal divano e quindi mi tocca sorbirmi per la ventesima volta vecchi episodi di CSI u.u
 
Ciao ciao
roby_lia

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Capitolo 10
*** Jotun ***


ipotetica ambiantazione durante Thor 2 (non può mancare davvero così tanto alla sua uscita ç.ç) quindi relativi spoiler da qle (troppo) poco che si capisce dai trailer



Jotun

Tutto è avvenuto troppo velocemente perché Thor riuscisse a capire cosa stava succedendo.
Un attimo prima stava cercando di raggiungere Malekith e salvare Jane dall’incantesimo che l’elfo stava compiendo su di lei.
Solo con la coda dell’occhio notò quella figura che gli era più famigliare del suo stesso volto, tante le volte che l’aveva cercata per trovare sicurezza e un motivo in più per vincere.
Ma ora le cose sono cambiate, ora Loki l’ha tradito troppe volte per essere perdonato, arrivando persino a consegnare Jane a Malekith.
Tuttavia Thor riesce a vederlo solo per un istante, prima che intervenga interrompendo l’incantesimo
L’esplosione generatasi scagliò lontano il dio del tuono, facendolo precipitare giù per il burrone.
O almeno questo sarebbe successo se il vero Loki non l’avesse afferrato per un braccio, trattenendolo.
Il moro fece una smorfia, cercando di trovare una presa più salda.
“Dammi anche l’altra mano idiota” ringhiò sporgendosi quanto poteva sul precipizio.
“Loki?!” esclamò sconcertato il biondo, non riuscendo a crederci.
“Chi? Io? Noo, sono Volstag, mi sono messo a dieta si vede vero? Ora datti una mossa imbecille, avrai tanti muscoli ma di certo non sei un peso piuma”
“Almeno i  miei muscoli servono a qualcosa” ribattè, facendo come gli ordinava e aggrappandosi alle sue braccia anche con l’altra mano.
Si fidava di lui, non poteva farne a meno in quell’occasione.
 “Certo. Ad aumentare la tua velocità di caduta e liberare l’universo dalla tua molesta ed inutile presenza. Come ho fatto a non pensarci prima?” bofonchiò l’altro, iniziando a racimolare abbastanza forze per far risalire quel tanto che bastava il fratellastro.
Thor non ribattè, limitandosi a fissarlo con un accenno di sorriso malinconico e cercando di aiutarlo provando a spingersi con i piedi.
Aveva appena iniziato a sollevarlo di poco, quando un’ombra apparve alle sue spalle.
“Loki, attento!” prima ancora che finisse di parlare Malekith si precipitò sul mago, piantandogli un ginocchio tra le scapole ed afferrandolo per i capelli, costringendolo a tirare indietro il capo.
“Credevo che avessi imparato a non giocare con chi è più forte di te, bambino” gli sibilò all’orecchio, passandogli quasi con delicatezza la lama del pugnale sulla gola esposta.
“Loki!” lo richiamò il biondo, ancora sospeso, vedendolo serrare gli occhi per il dolore. Ma nessuno squarcio rosso imbrattò la pelle candida dell’altro.
“Interessante come le situazioni si sono invertite, non trovi figlio di Odino?” sghignazzò l’elfo, dando uno strattone più forte al moro.
“Che ne dici di rendergli il favore Loki? Lascialo cadere e non terrò conto di questo tuo ultimo tradimento. Ti lascerò andare incolume per la tua strada”
Thor ricambiò lo sguardo di Loki senza dire niente.
Sentiva la sua presa farsi via via meno sicura, ma non avrebbe saputo dire se per stanchezza o esitazione.
Non riusciva a leggere i sentimenti che passavano dagli occhi verdi dell’altro, non c’era mai riuscito del tutto.
“Fratello…” mormorò solamente. In fondo sapeva di meritarsi tutto quello e se in quel modo sarebbe riuscito a correggere i suoi errori lo accettava.
L’elfo oscuro rise “Fratello? Davvero lo consideri ancora così dopo quello che ti ha fatto? Dopo quello che è? Ma forse- aggiunse dopo con un ghigno- è solo perché tu non l’hai mai visto
Loki spalancò gli occhi, cercando di agitarsi incurante del pugnale ancora fermo sotto la sua gola “NO!”
Malekith non lo ascoltò, artigliandogli il volto e, con una parola, rivelare il suo vero aspetto.
“No, no, no!” troppo tardi Loki si liberò dalla presa sul suo viso, ormai il ghiaccio si stava già diffondendo lungo il suo corpo.
Potè solo nascondere il viso contro il suolo, mentre Malekith rideva ancora.
A Thor il fiato gli si bloccò in gola, sentendo un stilettata di gelo propagarsi dalle braccai di Loki alle sue mani. Il freddo era talmente intenso da fargli stringere gli occhi dal dolore.
“Avanti Loki, lascialo cadere. Così facendo stai solo allungando la sua agonia, e lo sai. Tra poco non riuscirà più a sentire la mani, gliele avrai bruciate tu e non potrà far altro che cadere comunque” mormorò quasi con dolcezza l’elfo, prima di strattonare nuovamente i capelli del mago.
Thor si trovò a ricambiare uno sguardo rosso sangue che nulla aveva a che fare con suo fratello.
“Farà male solo per un attimo, e durerà poco- disse il mostro, fissando con decisione l’altro- Thor, hai capito? Durerà poco”
Ma c’era qualcosa in quegli occhi si rese conto, qualcosa che non rivedeva da un sacco di tempo.
Da quando erano ragazzi e Loki veniva accusato di qualcosa. Allora assumeva quello stesso sguardo nei suo confronti.
-Fidati di me- dicevano i suoi occhi- almeno tu, credimi!-
“Andrà tutto bene” sussurrò lo Jotun, mollando la presa.
Thor dovette dargli ragione: il dolore durò solo un istante.
 
Loki rotolò su se stesso, sfuggendo alla presa dell’elfo.
Le braccia gli dolevano per il troppo tempo che aveva sostenuto Thor, e le sue forze erano quasi al limite.
Si alzò mal fermo sulle gambe, cercando di allontanarsi quanto poteva. Non gli serviva tanto, solo quel giusto che gli bastava per prendere tempo.
Ma Malekith fu più svelto a riagguantarlo e girarlo verso di sé.
L’ultima cosa che il dio degli inganni sentì fu il pugnale dell’elfo fendergli la carne, e l’ultima cosa che vide un falco volare alto nel cielo.
-Idiota-
 
Malekith sfilò l’arma dal corpo di Loki, tirandogli un calcio per farlo girare verso la terra.
Era soddisfatto l’elfo oscuro: non era riuscito nel suo intento a causa di quel cane Jotun, ma almeno era riuscito a vendicarsi.
Fu in quel momento che il falco che l’aveva puntato e si stava dirigendo a tutta velocità contro di lui cambiò aspetto, riassumendo la sua vera forma e travolgendolo.
“Pagherai per ciò che hai fatto” ringhiò Thor, rialzandosi in piedi e chiamando a sé il Mjolnir.
Si era sentito confuso quando, invece che un costante aumento di velocità, aveva sentito il suo corpo rimpicciolirsi e l’aria diventare facilmente più domabile.
Il suo primo istinto era stato quello di andarsene. Lì non si trovava cibo, gli aveva suggerito il suo cervello da falco, e aveva trovato facilmente le correnti giuste per sollevarsi in alto nel cielo.
Poi era arrivato quel richiamo, forte come un tuono, che gli aveva attraversato la mente
-Idiota-
Thor strinse i denti, vedendo suo fratello raggomitolato su sé stesso: era troppo lontano per capire se respirava ancora.
Strinse con più forza il Mjolnir, mentre sentiva l’elettricità rispondere al suo volere.
“Sei sempre stato un pessimo fratello maggiore Thor Odinson, credi davvero di poter migliorare ora che sapete persino che non avete neppure una goccia di sangue in comune?”
“Allontanati da lui” lo minacciò alzando la sua arma.
“Sei arrivato troppo tardi principe d’oro. Come sempre” sibilò l’elfo, prima di sparire in una nube di polvere nera.
Il dio si guardò attorno sospettoso, ma dopo l’urgenza di controllare il fratello prese il sopravvento.
A passi veloci lo raggiunse, inginocchiandosi al suo fianco.
“Loki? Loki ti prego rispondimi” lo pregò, scuotendolo leggermente.
Il moro gemette, rannicchiandosi di più su sé stesso.
Thor sospirò, non riuscendo a trattenere il sollievo.
“Andrà tutto bene, adesso ti porto a casa” mormorò accarezzandogli la schiena.
Lo avvolse con le braccia, cercando di sollevarlo con delicatezza.
Loki si agitò debolmente, protestando, ma alla fine si accasciò senza più forze.
 
 
C’era un odore famigliare, un misto di pulito e di casa.
Anche la mano che accarezzava la sua e che ogni tanto gli passava tra i capelli era famigliare, ruvida ma dolce.
Loki cercò di aprire gli occhi, ma le palpebre erano ancora pesanti.
La mano passò ancora sulla sua fronte, fermandosi un attimo a giocherellare con i suoi capelli.
A fatica Loki socchiuse gli occhi, cercando l’azzurro famigliare di quelli di Thor.
Ma fu qualcos’altro ad attirare la sua attenzione.
Thor teneva una mano avvolta attorno alla sua disegnando lentamente delle circonferenze con il pollice.
Ma era la sua pelle il vero problema: aveva ancora il colore dei ghiacci.
Loki ritirò di scatto la mano, rannicchiandosi d’istinto lontano dal biondo.
“Loki!”
Il moro non lo badò, ma senza riuscire a trattenere un gemito di dolore.
“Loki calmo, è tutto apposto” cercò di tranquillizzarlo Thor, accarezzandogli la schiena, ma facendolo solo rannicchiare di più su sè stesso.
“Loki…” sospirò il biondo, sfiorandogli i capelli.
“Va tutto bene, davvero. Guarda, le mie ferite sono già guarite- gli disse appoggiando una mano vicino alle sue- e adesso non bruci più fratellino, ti ho tenuto la mano per quasi un giorno e non mi hai fatto male” aggiunse, osando spostare la destra su quella dell’altro, ma il moro si scansò velocemente, facendosi più piccolo che poteva.
Thor sospirò, sedendosi meglio al suo fianco “L’arma di Malekith era avvelenata Loki, ma… ma gli Jotun sono più resistenti al veleno dei Døkkálfar e madre non ha cercato di ridarti l’aspetto Aesir per non indebolirti di più e facilitare il veleno. A quanto pare sei in grado di lasciare ustioni da gelo solo se ti senti minacciato”
Il moro non si voltò, continuando a dargli le spalle.
Richiamandolo ancora, Thor appoggiò la destra sulla sua spalla, cercando di farlo voltare per guardarlo in viso, ma l’altro gemette contrariato, affondando il volto nel cuscino e aggrappandosi alle coperte.
Senza perdersi d’animo, il dio fece il giro del letto, in modo da trovarsi faccia a faccia.
Immerse una mano tra i suoi capelli scuri giocherellandoci “Loki per favore guardami”
Non ricevendo nessuna risposta, il biondo infilò l’altra mano tra il suo volto e il cuscino per cercare di voltarlo, ma Loki si dimenò rumorosamente e preoccupato Thor smise d’insistere.
Per qualche minuto stette in silenzio, studiando la sua figura e continuando ad accarezzargli i capelli e la schiena.
“Comunque ti ringrazio” disse poi, stringendogli per un attimo la spalla.
Loki irrigidì le spalle, ma non lo guardò in viso.
“Lo ammetto, quando… quando mi hai ingannato, consegnando Jane agli elfi io credevo che non ti avrei mai più potuto perdonare. Invece è grazie a te se siamo tutti vivi e… bhe ti ringrazio, di tutto”
Per ascoltarlo meglio il moro aveva voltato leggermente il volto, lasciando che i capelli gli nascondessero solo una parte del viso, ma a Thor bastò per approfittarne e abbassarsi su di lui, posandogli un bacio sull’angolo della bocca.
Loki sobbalzò, tirandosi di scatto indietro ma una fitta dall’addome ferito lo fece gemere di dolore e tornare a distendersi.
“Scusa, non volevo…” le parole di Thor si spensero quando si trovò a vedere finalmente il volto dell’altro.
Loki teneva gli occhi bassi e aveva una smorfia sulle labbra per il dolore.
Thor gli appoggiò una mano sotto il mento, convincendolo a ricambiare il suo sguardo, orami troppo stanco anche solo per protestare.
“Ciao…” mormorò accennando un sorriso.
Loki sospirò, allontanandosi dalla sua mano per riadagiarsi sul letto, abbassando gli occhi.
Il biondo gli passò una mano tra i capelli, per togliergli dalla fronte.
“Come ti senti?”
“Bene” mormorò senza tono l’altro, girando il capo per vedere le grandi finestre della stanza.
“Loki cosa c’è?” insistette il biondo, cercando di rincontrare il suo sguardo, ma senza successo.
“Niente”
Thor lo fissò, sperando che gli parli ancora.
Era strano vederlo con quell’aspetto, anche se ha avuto tutto il tempo necessario per abituarsi a quella vista.
A quella pelle gelida che gli chiede solo di essere riscaldata.
A quelle increspature che invitano a seguirle, anche sotto la leggere tunica che indossa.
“Sarai libero” disse all’improvviso, cercando di non far notare di avere la gola secca al pensiero di quanto Loki non sia suo fratello.
Il moro portò lo sguardo confuso su di lui, credendo di non aver capito bene.
Ma Thor annuì risoluto “Sarai libero. Sei libero. Ho parlato con padre e, grazie a ciò che hai fatto, la tua prigionia si può dichiarare conclusa. Ora tu… puoi fare ciò che vuoi, restare qui ad Asgard o andartene, se è questo che desideri. Puoi fare come vuoi”
“Io faccio sempre ciò che voglio”
“Sì lo so “ rispose accennando un sorriso.
“Allora questo è il tuo leggero invito ad andarmene?” domandò il moro, continuando a tenere un tono distaccato.
Thor gelò, per poi serrare la mascella e fissarlo deciso “Cosa stai dicendo Loki? Non voglio che tu te ne vada, anzi sarei molto felice se decidessi di restare fratello”
“Non sono tuo fratello, non lo sono mai stato” ribattè, fissandolo direttamente con gli occhi rossi.
“Loki non è quello che intendevo, lo sai” sospirò il biondo, senza riuscire a ricambiarlo.
“Davvero? Eppure a me sembrava proprio questo”
Thor teneva lo sguardo fisso sulle proprie mani, senza sapere cosa dire.
“Jane dov’è?” domandò Loki, smettendo finalmente di guardarlo.
“Jane? Sta bene grazie a te. L’ho riportata su Midgard. Questo… tutto questo, il nostro mondo… credo che sia troppo per lei” rispose scrollando le spalle. 
“Quindi ora hai perso la tua regina
“Non… credo di non aver mai pensato a lei come a qualcosa di duraturo, insomma è una mortale, prima o poi morirà mentre io dovrò occuparmi di Asgard per un tempo molto più lungo”
“Ah capisco. Mi vuoi far allontanare in modo da spassartela con lei fino a tempo debito ed essere sicuro che non attenti al tuo trono nel frattempo”
“Ma che diavolo ti viene in mente!?” sbottò, girandosi di scatto verso di lui.
“Cosa credi, che tutti i secoli passati insieme, tutta la nostra vita, non valga niente per me!? Sei mio fratello, sei la persona a cui voglio più bene in tutto l’universo! E sei uno Jotun, va bene, ma sei sempre tu! Pensi sul serio che permetterò ad uno stupido trono di dividerci?”
“Eppure l’hai fatto”
Thor s’irrigidì “Sì, è vero. Ho sbagliato- ammise- ma sto cercando di rimediare” gli prese una mano stringendola leggermente.
“Sto facendo del mio meglio”
Loki lo fissava attento, restando disteso e non sottraendosi al suo tocco.
“Perché?” domandò semplicemente. Non riusciva proprio a capire Thor quando faceva così, quando s’impuntava sul lato migliore delle persone, certo che soltanto perché avevano fatto il bene una volta, sarebbe andato così per sempre.
“Ti voglio bene Loki. Ti amo più di chiunque altro, fratello” Thor lo fissava come se quello fosse scontato, ed era sorpreso che l’altro non lo capisse.
Il moro lo fissò, per poi afferrarlo per la nuca e tirarlo verso di sé
“Non sono tuo fratello” sibilò, prima di baciarlo.
Thor chiuse gli occhi e si limitò a stringerlo con più forza.
Era una sensazione strana, Loki era così freddo con la sua pelle da Jotun, eppure era capace di riscaldarlo in una maniera unica.

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Capitolo 11
*** Kitty (and dog) ***


Thor e Loki sono tremendamente umani u.u 


Kitty (and dog)

“Buono, non tirare” Thor accarezzo rudemente la testa del cane che aveva al fianco, mentre cercava di aprire la porta di casa.
“Ed eccoci arrivati” stava per liberare il cane dal guinzaglio quando una voce fin troppo famigliare lo colse alla sprovvista.
“E quello cosa sarebbe?”
Thor s’irrigidì, rialzando lentamente lo sguardo verso Loki. Un Loki con le braccia incrociate sul petto e un sopracciglio alzato. Gran brutto segno.
“Loki! Sei… sei a casa”
Il secondo sopracciglio raggiunse il primo. Altro pessimo segno.
“Ho forse rovinato i tuoi piani Thor?” sibilò irritato.
“I miei piani? No, oh no…”
Sì eccome. In verità aveva immaginato (sperato, sarebbe più giusto dire) che quel pomeriggio Loki non sarebbe stato a casa. Di solito è un mezzo miracolo che torni a dormire a casa e non si fermi in laboratorio anche di notte.
Ma ovviamente, l’unica volta in cui Thor sarebbe stato leggermente felice di non trovarsi l’amore della sua vita tra i piedi, ecco che lui si prendeva il giorno libero per stare insieme. Ovviamente.
“Allora mi puoi spiegare perché in casa nostra c’è un ammasso di pelo puzzolente che sta sbavando sul tappeto?”
“Oh bhe ecco… lui Thunder”
“Thunder”
“Sì, l’hanno abbandonato e visto che Clint sapeva che stavo cercando un cane, quando è arrivato al canile mi ha chiamato…”
“E si può sapere perché stavi cercando un cane? Sai che non mi piacciono”
“Ecco pensavo che magari…”
“Tu hai pensato? Ah ecco, questo spiega tutto” sbuffò irritato il moro, sciogliendo le braccia.
Thor non credette ai suoi occhi: quello era un buon segno.
“Eddai Loki. è sano ed è anche già ammaestrato... ha solo bisogno di una casa”
Loki fissò arcigno il Golden retrive che annusava attorno, ambientandosi nella sua (forse) nuova casa.
In quel momento, con un miagolio di protesta per essere stato abbandonato a metà delle sue coccole giornaliere, Mischief li raggiunse, strusciandosi contro la gamba del padrone.
Solo dopo il gatto nero notò il suo nuovo coinquilino.
Il cane abbaiò, tirando il collare per avvicinarsi al micio che gonfiò la coda soffiò minaccioso, mentre gli si avvicinava.
Come obbedendo ad un ordine , Thunder guaì, stendendosi a terra. Circospetto il gatto si avvicinò ancora, fissandolo negli occhi.
I due uomini si scambiarono un’occhiata perplessa, ma decise di non intervenire: conoscevano fin troppo bene (Thor soprattutto) gli artigli di Mischief.
Dopo un lungo istante passato a fissarsi, il micio si stiracchio, per poi strusciare il capo contro quello del cagnolone che lo ricambiò con una leccata.
Thor ricominciò a respirare “Vedi? Anche a Mischief sta simpatico!”
Il biondo si chinò, cercando di fare un grattino al gatto, ma questo soffiò nuovamente graffiandogli leggermente la mano per poi andare a rifugiarsi dietro il suo nuovo amico a quattro zampe.
Thor sbuffò, chiedendosi mai perché quel gatto lo odiasse così tanto: gli comprava perfino i croccantini più buoni, ma non c’era verso di convincerlo a farsi coccolare.
Anche se, appena non riceveva la sua attenzione, era proprio Mischief che la cercava, iniziando a strusciarsi contro di lui.
-Gatto ruffiano, tale e quale al padrone- pensò spostando lo sguardo su Loki che, sbuffando, gliela diede vinta.
“La prima volta che la fa in casa finisce fuori, ritenetevi avvisati” fulminò cane e padrone con un’occhiataccia, prima di dar loro le spalle.
Thor respirò profondamente, chinandosi per togliere il collare “Credimi, poteva andare molto peggio Thunder”
“Thor, non iniziare a parlare al cane. È strano”
Purtroppo per Loki, appena il cagnolone fu libero, gli si precipitò addosso, stendendolo e iniziando a leccargli la faccia.
“Thor! Toglimelo di dosso!!” protestò il moro, mentre l’altro rideva tranquillo.
“è il suo modo per ringraziarti Loki”
“Bhe consideralo anche il tuo modo per assicurarti di andare in bianco per le future due settimane!!”
Il biondo sbiancò improvvisamente, precipitandosi a liberarlo dall’assalto di Thunder.
Loki lo fulminò come solo lui sapeva fare, mentre lentamente si rialzava.
“Dai Loki, è il suo modo per dimostrare affetto…” cercò di impietosirlo, mentre accarezzava il collo del cane.
L’altro ricambiò il suo sguardo per un lungo momento, prima di sbuffare “Chissà perché mi ricorda qualcuno. Comunque se ci riprova, hai la mia parola che lo raso”
Loki si stava godendo il suo solito film con pop-corn del mercoledì sera, per passare la serata mentre Thor faceva il turno di notte all’ospedale.
Solo che quella sera c’era qualcosa di diverso.
Mischief non ne voleva sapere di stare fermo.
Il tutto per fare combutta con il nuovo coinquilino.
Nuovo coinquilino con lo fissava in adorato silenzio, leccandosi il viso ogni volta che Loki si portava uno stuzzichino alla bocca.
Il moro ricambiò il suo sguardo, alzando un sopracciglio “Sognatelo ammasso di pulci”
Mischief miagolò, strusciandosi contro di lui per poi scendere dal divano e andare a consolare il suo amico a quattro zampe.
Dopodiché si mise anche lui a fissare l’uomo con insistenza.
Loki non resistette a lungo (tanto non c’era Thor che potesse vedere e rinfacciargli tutto quello).
“E va bene, stupidi ammassi di pelo. Venite su” borbottò facendo spazio.
Il gatto miagolò offeso, ma poi si acciambellò ed iniziò a fare le fusa.
Anche Thunder saltò felice sul divano, scodinzolando e appoggiando la testa sulle gambe di Loki, che salvò i pop-corn per puro miracolo.
Sbuffando cercò di riportare l’attenzione sul filma, ma un certo ammasso di peli assai simile a Thor non rese facile il suo intento.
“Ah, addirittura?- domandò notando il cane che continuava a fissare con insistenza il suo spuntino di mezzanotte- e va bene, tanto ormai…”
Sbuffando gli lanciò un pop-corn, che il cagnolone afferrò soddisfatto prima di appoggiare nuovamente la testa sulle sue gambe.
“Tale e quale a Thor…” borbottò afflitto, accarezzando il gatto.
Mischief rialzò la testa, miagolando il suo assenso, per poi chiudere nuovamente gli occhi verdi e ricominciare a fare le fusa.
 
 
L’agitazione divenne piuttosto di casa, nei giorni che seguirono.
Loki sbuffò, rigirandosi nel letto, cercando d’ignorare il continua uggiolio che si faceva più forte ogni volta che risuonava il temporale.
Dopo l’ennesimo tuono, seguito da un guaito straziante, Loki si arrese.
“Soltanto tu potevi chiare Thunder un cane con la paura dei temporali”
“Come facevo a saperlo? Sembrava il nome perfetto!”
“Thunder?! O certo, un nome fantastico”
“Parla quello che ha chiamato Mischief il suo gatto” ribattè imbronciato il biondo.
“è un nome adatto considerato di che gatto stiamo parlando”
Thor sbuffò nuovamente, agitandosi sotto le coperte “E sentiamo, che nome piacerebbe a te?”
Loki restò in silenzio per qualche istante, pensandoci “Fenrir”
“Che razza di nome sarebbe Fenrir?!”
“Sarebbe un bel nome, anche se non adatto al sacco di pulci che hai portato a casa. È troppo stupido per un nome del genere. Ora alza il culo e fallo entrare, se continua così faccio una pelliccia di lui e di te”
Sbuffando, il biondo lasciò il caldo rifugio delle coperte per far entrare il cagnolone nella loro camera da letto.
Abbaiando sollevato, Thunder corse sul letto, nascondendo il muso contro il petto di Loki.
Disturbato, Mischief aprì un occhio, fulminando il cane che immediatamente si acquietò, colpendolo leggermente con il muso per farsi perdonare.
Il gatto rischiuse l’occhio, stiracchiandosi profondamente prima di rannicchiarsi meglio tra cane e padrone.
Loki sbuffò, irritato che il suo letto si facesse via via sempre più occupato.
Cercando di non ridere, anche Thor si distese nuovamente al suo fianco.
“Dai, puoi considerarlo una sorta di allenamento”
“Allenamento?” domandò confuso.
“Certo, per quando adotteremo i bambini” rispose come se non ci fosse nulla di nuovo.
“Bambini!?”
“Sì, tre: due maschietti e una femminuccia, che ne dici?”
Loki era scattato a sedere, fissandolo a occhi sgranati.
Anche Mischief aprì gli occhi, scambiando un’occhiata esplicita con Thunder e poi con il padrone, miagolando il suo assenso a ciò che si leggeva sul viso del moro.
 
 
Thor fu risvegliato dalla ruvida lingua di Thunder che gli leccava amorevolmente tutta la faccia e dal non indifferente peso di Mischief che gli balzava sullo stomaco.
I due animali furono seguiti da Loki che, con un sorriso smagliante, gli diede il buongiorno.
“Dormito bene?” gli domandò poi sarcastico.
Thor sbuffò, stiracchiando i muscoli rattrappiti per la notte passata sul divano.
“Poteva andare meglio, se solo tu non fossi così permaloso…”
“Se tu non cercassi di pensare ti risparmi molte delusioni Thor”
“Per cosa? I bambini? Non dirmi che non ci hai mai pensato”
“Non ci ho mai pensato, e non voglio neanche pensarci”
“Eddai, che c’è di male?”
Loki si blocco, lasciando a metà i preparativi della colazione “Stai parlando seriamente?”
“Perché no. Insomma, io vorrei ecco…”
Thor lasciò cadere la frase, mentre l’altro corrugava la fronte confuso.
“Vorresti?”
“Vorrei che tra noi funzionasse”
“Tra noi sta funzionando”
“Sì ma vorrei che funzionasse veramente. Insomma per me è una cosa seria e mi piacerebbe che sì insomma…”
“Vuoi adottare per davvero dei bambini?”
“Non sto dicendo di farlo ora, ma bhe, pensandoci, magari a tempo debito…”
Loki stette in silenzio, guardando il pavimento.
"Insomma, non ci sarebbe nulla di male nel farsi una famiglia..." disse ancora, vedendo che l'altro non ribatteva.
"Bhe qualcosa ci sarebbe" gli rispose all' improvviso.
"Del genere?" chiese corrugando la fronte.
"Se scegli tu avrebbero dei nomi tremendi"
Thor ridacchiò: se Loki sdrammatizzava c'era ancora speranza.
"E sentiamo, a te che nomi piacerebbero?" domandò sorridendo.
Loki scrollò le spalle, ricominciando a preparare la colazione.
"Hela sarebbe un bel nome per una bambina"
Thor gli si avvicinò, abbracciandolo da dietro e posandogli un bacio sul collo "E i maschietti? Come vorresti chiamarli?"
"Jörmungandr. E Fenrir"
"Jormu... che razza di nomi sarebbero? Fenrir è il nome che volevi usare per il cane!"
"No, ho detto che sarebbe un bel nome. Ed in effetti è un bel nome"
"Per dei bambini?!"
"E sentiamo, tu come vorresti chiamarli?"
Fu il turno del biondo di bloccarsi per pensare alla risposta.
"Magni e Modi. E la bambina Thrud"
Loki alzò un sopracciglio "E poi sono io quello che sceglie nomi strani?"
“Almeno questi sono pronunciabili!”
Il moro sbuffò “Se tu sei dislessico non è colpa mia”
Thor sbuffò “Certo… comunque non sto dicendo che dobbiamo adottare subito, ma magari tra qualche anno se ne potrebbe parlare seriamente, non credi?”
“Tra qualche anno tendente al decennio, potrei vagamente prendere in considerazione quest’ipotesi”
“è il tuo modo di dire sì?”
“è il mio modo per evitare di rispondere, idiota”
Thor sospirò, iniziando a cucinare per la colazione “Un giorno mi darai ragione. Dopotutto adesso adori anche Thunder quando prima non volevi saperne di avere cani in giro”
“Solo perché Thunder è un compago di letto migliore di te”
“Ma davvero?”
“Sì. Per iniziare non russa”
“Io non russo!” protestò.
“Oh certo. Tu hai “il respiro pesante”
Il biondo sbuffò nuovamente, contrariato “Ti lamenti sempre tu”
“Se porti un ammasso di pulci a casa nostra, senza dirmi niente, ho tutto il diritto di lamentarmi. Cosa che farò anche se hai intenzione di riempire la casa di mocciosi urlanti e puzzolenti”
“Senti, era solo un idea che mi piacerebbe che tu… bhe, che ci pensassi su, tutto qua.” Disse, senza guardarlo.
“Dai siediti, la colazione è pronta”
 
 
Sentendo la porta chiudersi, Mischief aprì gli occhi, stiracchiandosi soddisfatto.
Quei due casinisti si erano finalmente tolti dalle zampe e lui poteva finalmente riposarsi in santa pace: sopportarli era un vero strazio, soprattutto da quando era saltato fuori l’argomento marmocchi.
Soddisfatto, si acciambellò meglio, ma un ormai famigliare tartufo umido s’insinuò nel suo fianco.
Soffiando, riaprì gli occhi, fulminando Thunder.
Il cane guaì, come a scusarsi, ma non si arrese, colpendolo nuovamente col muso.
Arrendendosi, il gatto nero si alzò, stiracchiandosi profondamente.
Dopodiché, seguito dal cane, andò in cucina dove, con un balzo, salì sul bancone e fece cadere il contenitore dei croccantini.
Quando, ore dopo, Thor tornò a casa, non si accorse nemmeno del piccolo furto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Non avevo idea di come farla finire, questo dovrebbe spiegare il finale senza senso u.u
Per la settimana prossima, non so se riuscirò ad aggiornare, la scuola mi sta uccidendo.
Detto questo, e dopo avervi augurato buon Halloween vi saluto ^^
 
Ciao ciao
roby_lia

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Capitolo 12
*** Lacrime ***


Lacrime

Thor ricorda un tempo in cui bastava un sorriso complice per illuminargli la giornata.
Ricorda il suo sguardo luminoso e leale, che rivolgeva solamente a lui.
Ricorda il peso leggero quando si aggrappava alle sue spalle, ridendo nel gioco.
Ricorda le occhiate languide e il sorriso un po’ perso quando si risvegliava al suo fianco.
Ricorda il sapore delle sue labbra e la sensazione della sua pelle sotto le dita.
Thor ricorda e piange, tra i frammenti del Bifrost,  mentre le lacrime cadono sull’elmo d’orato che ha tra le mani, tutto ciò che gli è restato di suo fratello. 









Note 
è una drabble, sì
è insulsa, sì
non centra una minchia con la parola, abbastanza
è venuta fuori così e così resterà, anche se non era prevista: sono troppo di malumore per allungarla e darle un happy end rischiando che diventasse troppo simile ad altre.
cmq è la prima volta che mi cimento con una drabble e non so bene cosa pensare, lascio a voi il giudizio.
ora è meglio che vado prima che le note diventino più lunghe della storia

roby_lia
 

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Capitolo 13
*** Mani ***


ambientata durante the Avengers, mentre Loki è prigioniero dei vendicatori 

Mani

Thor si costrinse a compiere un passo dopo l’altro, cercando di non pensare alla ben poco velata proposta che Fury gli aveva  fatto prima.
Non gli ha dato risposta, si è alzato di scatto e ha chiesto di vedere suo fratello.
Ed eccolo lì, davanti a lui, imprigionato. Questa volta non potrà fuggire, questa volta dovrà ascoltare.
Il dio del Caos era disteso, fissando il soffitto, ma un ghigno gli si dipinge sul viso non appena avverte la sua presenza.
“A cosa devo questa tua visita, fratello?” gli domandò, senza dar segno di voler cambiare posizione.
“Loki…”
“Oh, ti ricordi addirittura il mio nome? Quale onore, figlio di Odino”
“Smettila Loki!” ringhiò il biondo serrando i pugni.
Il tono rabbioso, convinse l’altro ad alzarsi e, con un sospiro melodrammatico, a ricambiare il suo sguardo.
“Cosa vuoi?” gli chiese con voce gelida, lasciando trasparire tutto l’odio che prova per lui.
Thor respirò profondamente, allentando i pugni “Voglio solo che vada tutto bene fratello. Consegnaci il Tesseract e potrai tornare a casa”
“Casa? Io non ne ricordo nessuna”
“Ora stai esagerando”
“Perchè? È solo la verità” ribatté, iniziando a camminare per la sua cella.
“Sai che non lo è! Siamo cresciuti insieme, siamo fratelli anche se non abbiamo lo stesso sangue!”
“Davvero? Vuoi dirmi che non hai provato sollievo quando tuo padre ti ha rivelato le mie vere origini? Non ti sei sentito meglio sapendo che, in fondo, il peccato di cui ti piaceva macchiarti ogni notte non era poi così grave?” sibilò, fissandolo con odio.
Thor abbassò di scatto lo sguardo, stringendo i denti.
“Non puoi darmi tutta la colpa. Lo volevi anche tu”
“Oh certo, e dimmi, con che forza mi sarei potuto opporre se non l’avessi voluto?”
“Smettila di rinnegare tutto ciò che c’è stato! Eri felice e ora voglio soltanto che tu lo sia nuovamente!”
“Fammi uscire allora. Ti assicuro che sarei molto felice una volta conquistata Midgard”
“Non posso Loki. Ma se mi dai il Tesseract ti giuro che tutto andrà per il meglio. Potremmo ricominciare…”
“E dimmi, che cosa ci guadagnerei io ad essere nuovamente il devoto fratellino minore?”
“Potrai tornare a casa Loki. Potremmo… provarci di nuovo, e questa volta non sbaglierò, ti do la mia parola”
Il moro non gli rispose, continuando a misurare la cella a passi regolari.
“Ti ricordi la prima volta che padre ci portò nella sala delle armi?- riprese la parola Thor- quella sera ero talmente eccitato che non riuscivo a dormire e sono venuto in camera tua. E per la prima volta hai contraddetto padre, hai detto che aveva sbagliato”
Loki corrugò la fronte, alzando lo sguardo su di lui.
Il biondo sorrise, avvicinandosi alla prigione ed appoggiando una mano sul vetro “Lui ci aveva detto che, anche se entrambi eravamo nati per essere re, solo uno di noi avrebbe potuto ereditare il trono. Quella notte tu hai detto che si era sbagliato, che bastava che ci fossero due re invece che un re e una regina. Era questo che volevo dopo la mia incoronazione Loki: non sarei mai riuscito a regnare senza di te e credo di non poterci riuscire neppure ora”
Il moro annuì lentamente, spostando lo sguardo sul pavimento “è vero, me lo ricordo. Ma ricordo anche altre tue parole”
Si avvicinò all’altro, iniziando a disegnare lentamente il contorno della mano di Thor con un dito “Se non sbaglio le tue parole furono: “quando io sarò, sterminerò tutti i giganti di ghiaccio” Per caso mi ricordo male?” domandò con un ghigno, appoggiando la mano contro quella dell’altro, separate solo dal vetro rinforzato.
Thor sospirò “Ero un bambino Loki, non sapevo cosa stavo dicendo”
Loki ruotò leggermente il polso e Thor trattenne il fiato: se non ci fosse stato il vetro a dividerli ora le loro mani sarebbero intrecciate.
Le mani di Loki erano sempre state particolari, con quelle dita lunghe e nodose, così diverse in confronto alle sue.
Eppure quelle erano le stesse mani che stringeva prima di addormentarsi.
Le stesse che sapevano farlo impazzire con pochi, sensuali, movimenti.
Le stesse che gli curavano le ferite e lo proteggevano con la sua magia.
Ed erano anche le stesse che gli stringevano con forza i capelli, in quella che orami sembra quasi un’altra vita, quando Thor faceva quasi fatica a tenere in braccio il suo nuovo fratellino.          
Il dio del tuono premette con più forza sul vetro, volendo soltanto che sparisse per riunirsi all’altro.
“Sì, lo ero anch’io” asserì il dio degli inganni, prima di girarsi e dargli le spalle.
“Loki…”
“Vattene, non abbiamo altro da dirci”
Thor serrò gli occhi e strinse i pugni dalla rabbia e dal dolore, ma si girò dandogli anche lui le spalle, ed allontanandosi ad ampi passi.
 
 
Orami era tutto finito. Loki era stato sconfitto, il Tesseract recuperato.
Mancava solo un’ultima cosa da fare, e doveva farla lui perché, dopotutto, restava pur sempre suo fratello.
Non aveva ricambiato il suo sguardo eppure gli aveva messo una museruola sul viso.
Non aveva detto nulla eppure Loki sarebbe stato in grado di leggere ogni pensiero che gli passava per la mente.
Non aveva tenuto conto delle sue ferite eppure si era sentito come se esse fossero state inflitte a lui.
Con uno scatto secco le manette si richiudono sui polsi del minore.
Poi arriva, quella parte di sè che Loki ritiene così debole, così sentimentale, ma che gli ricorda che, dopotutto, è sempre suo fratello.
Sospirando gli passa una mano tra i capelli, avvicinandolo a sé, mentre l’altra mano cerca quelle del moro per stringerle con forza.
“Mio” sussurra ad occhi chiusi, immergendo il naso tra i capelli dell’altro ed inspirandone l’odore famigliare.
Loki s’irrigidisce, perché non può non ricordare quel tempo passato, in cui si divertivano uno a scatenare la gelosia dell’altro, tanto per il gusto del rischio e per la spensieratezza della giovinezza.
“Tu sei mio” quante volte glielo aveva ripetuto contro le labbra, stringendolo a se?
E Loki vorrebbe solo che questa volta non lo lasciasse mai più.









Note
orbene, eccoci a metà dell'opera, chi l'avrebbe detto!
mi ha sempre lasciato perplessa il fatto che Thor non va a parlare con Loki mentre è prigioniero, per finire il discorso, quindi eccomi a "riempire" questa mancaza
credo di dovermi scusare per lo schizzo dello scorso capitolo, ma è un periodo difficile a casa, a scuola e ovunque
comunque, ringraizo tutte, chi segue/preferisce/ricorda e addirittura recensisce, non so come farei ad andare avanti senza di voi, quindi alla perfetta metà di questa raccolta mi smebra giusto ringraziarvi di cuore

ciao ciao
roby_lia

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Capitolo 14
*** Nascita ***


Mpreg assai evidente nell'ultima parte

Nascita

Quando Thor nacque finalmente la tempesta scoppiò dalle cupe nubi che minacciavano Asgard da mesi ormai.
Il suo primo vagito fu accompagnato dal tuono, ma bastarono pochi attimi tra le braccia di Frigga che la tempesta più tremenda che Asgard avesse mai visto si trasformasse in una sana pioggia, giusta per rinvigorire i campi e lavar via tutto ciò che di sporco ancora regnava sulla Cittadella degli Dei, rendendola ancora più splendente e pronta ad accogliere il suo nuovo principe.
Frigga sorrise esausta quel giorno, respingendo la stanchezza per potersi godere il suo piccolo aprire per la prima volta gli occhi su un mondo nuovo, che non aspettava altro che lui.
Frigga lo chiamò Thor, distruttivo come il rombo della tempesta ed incisivo come il fulmine, la sua luce avrebbe illuminato Asgard per i secoli a venire.
Non ci fu tristezza od inquietudine quel giorno, perché gli dei dimenticarono che ogni luce, per quanto maestosa, avrebbe generato un’ombra altrettanto grande.
Secoli dopo, quando quella stessa ombra che avrebbe oppresso Asgard divenne una luce splendente quasi come quella di Thor se non di più, alcuni giureranno di aver visto della neve cadere tra le nubi, un presagio di colui a cui sarebbe stato legato per sempre.
 
Quando Loki nacque nevicava su Jotunheim, e fu quello stesso gelo l’unica cosa che lo accolse per le prime ore di vita.
 Pianse, pianse con forza e disperazione: era forte, era vivo, ma non era abbastanza
Il freddo e il buio, nient’altro  gli fece compagnia, ne lo difese quando queste gli entrarono nel corpo diventando una parte di lui, una parte talmente profonda e radicata, che solo toccare il sole sarebbe bastato a riscaldarlo in futuro. E lo troverà il suo sole, troverà  un principe d’orato che sarà disposto a donargli tutto il calore che vuole, tutto ciò di cui ha bisogno purché stia con lui.
Odino lo trovò stremato ed impaurito, ormai sul punto di arrendersi all’oscurità. Lo strinse, lo scaldò e la magia avvenne: gli occhi, di un verde unico in tutti i Regni, poterono finalmente rivolgere uno sguardo grato e felice all’uomo che lo aveva salvato.
Odino lo chiamò Loki, come il fuoco indomabile ed inestinguibile che doveva per forza scorrergli nelle vene per essere riuscito a sopravvivere a tutto quello, come il calore che sapeva far provare agli altri grazie ad un semplice sorriso, il primo calore che Odino avvertiva dopo mesi di guerra con gli Jotun. Sarà il fuco di Asgard, e la sua luce anche nelle tenebre più oscure per il semplice motivo, che quelle stesse tenebre, sono parte di lui.
Lo avrebbe portato a casa, decise il Padre degli dei, gli avrebbe dato una famiglia, gli avrebbe dato un fratello.
Frigga l’avrebbe stretto a se con braccia tremanti, trattenendo lo sdegno per ciò che aveva dovuto passare.
Thor l’avrebbe accolto con occhi spalancati e un sorriso gigante, estasiato da quella piccola creatura che gli rubò il cuore dalla prima volta.
Il dio lo avvolse meglio, cercando di donargli un po’ di calore e, mentre si allontanava dal tempio non notò un lampo che cadde su quella terra di ghiaccio, come se il suo figlio legittimo avesse avvertito l’importanza di quel posto e soprattutto di quel bambino, che avrebbe condiviso l’intera vita con lui.
 
Quando nacque loro figlio c’erano nubi a minacciare Asgard, ma erano guidate dall’ansia di Thor, non dal nascituro.
C’era freddo nella loro stanza, ma solo perché Loki non riusciva più a controllare i suoi poteri e il suo corpo, che agiscono istintivamente per facilitare la nascita.
Thor non sarebbe dovuto essere ammesso in quella stanza, in quella situazione così intima che nessun padre dovrebbe assistervi. Ma lo cose sono cambiate, loro sono cambiati e Thor ha giurato che non l’avrebbe mai più lasciato solo ad affrontare nessun tipo di dolore.
E Loki soffre in quel momento, prova un dolore mai sentito prima, e ha paura: paura che qualcosa possa andare storto, paura che, dopo tanta attesa, loro possano perdere tutto.
Si concentra sulle mani di Thor, strette attorno alle sue, ci concentra sulle parole di Frigga e finalmente, dopo un ultimo urlo di dolore, tutto finisce.
Perde improvvisamente le forze, lasciando che l’altro si stringa a lui con più forza, facendogli sentire la sua presenza e donandogli il suo calore.
Loki non riesce quasi a tenere gli occhi aperti, Thor non ha il coraggio di staccare lo sguardo dal suo viso e voltarsi.
Poi la nuova vita inizia a piangere ed entrambi possono ricominciare a respirare.
Thor sorride, accarezzandogli il viso ma senza guardarlo: i suoi occhi sono puntati su sua madre che si sta occupando del neonato nascondendolo alla sua vista.
“Tranquillo Loki, stai calmo” mormora poi, sentendo che l’altro sta cercando di alzarsi.
“Sei stato bravissimo, è andato tutto bene” aggiunge, ma poi si alza e Loki va in panico non sentendolo più al suo fianco.
“Thor… Thor” lo chiama esausto. Aveva bisogno di sentirlo vicino, aveva bisogno del suo calore, soprattutto ora che sentiva di nuovo il freddo avvolgerlo.
Inizia a tremare, chiudendo gli occhi, ma subito gli riapre quando Thor è di nuovo da lui e gli appoggia un fagottino verde tra le braccia.
Loki trattiene il fiato, ed è talmente preso dal piccolo che non si accorge nemmeno delle carezze di Thor per calmarlo.
“è perfetto Loki” dice poi, premendo le labbra contro la sua tempia.
Il moro si rannicchia contro di lui, ma tutta la sua attenzione è concentrata sul bambino.
Lo guarda, lo stringe a sé, inspira il suo profumo e finalmente sorride il dio del Caos: tutte le difficoltà che hanno passato per permettere al loro bambino di nascere ora sono diventate delle piccolezze per una meraviglia del genere.
Pelle di ghiaccio, capelli di neve e occhi che si rifiutano di aprirsi al mondo, ancora troppo spaventato.
“è uno Jotun” mormora, rilassandosi e lasciando che il suo aspetto torni quello solito, grazie al calore del compagno.
“Appunto, è perfetto. Non potrà mai esserci qualcosa di più bello di voi due” risponde, accarezzando il bimbo.
Loki riapre gli occhi giusto in tempo per vedere il ghiaccio lasciare il suo corpo. I ciuffetti di capelli guadagnano un colorito più dorato, ma restano sempre più chiari di quelli del genitore da cui gli ha ereditati.
Poi apre gli occhi e Loki trova due iridi, del verde identico al suo, a ricambiare il suo sguardo.
Sorride, e appoggia il capo sulla spalla di Thor senza staccare lo sguardo da loro figlio.
Thor lo avvolge con un braccio, stringendoli a sé “Come vuoi chiamarlo alla fine?”
Avevano discusso per notti interminabili di quello e di altri piccole questioni che, a quel tempo, erano sembrate d’estrema importanza.
Invece si ritrovavano ad ignorare il mondo intero, troppo presi da quella semplice perfezione che può essere stare insieme.
“Non m’importa, qualunque nome avrà lo amerò lo stesso”
Nessun nome significativo questa volta, nessuna predestinazione ad un qualche destino: erano solo loro tre, tutto il resto non aveva importanza.
Al sicuro, il bambino chiuse gli occhi addormentandosi tranquillo.
Loki lo seguì poco dopo, riscaldato dal calore di Thor e da quello del loro bambino: era un calore che lo stordiva, era un droga da cui non aveva nessuna voglia di disintossicarsi. Non dopo averla agognata così a lungo.
Thor li avvolse nelle coperte, senza smettere si stringerli: non li avrebbe lasciati tanto facilmente, non dopo tutto quello che avevano passato, non con la consapevolezza di tutto quello che dovranno passare.
A volte bisogna semplicemente chiudere gli occhi e lasciar fuori tutto il resto.
A volte bisogna semplicemente accontentarsi, e Thor è ben felice di farlo.
In verità non sarebbe in grado di desiderare nient’altro in quel momento, e non vuole farlo.
Si limita ad appoggiare le labbra sul capo dell’altro ed intrecciare le dita con quelle di Loki sul corpo del loro bambino.
Sorride, e prega solo di non sbagliare mai più: se perdere dovrebbe rinunciare a quella felicità, e non se lo perdonerebbe mai più.









Note
Consideratelo il vostro regalo per l'ansiosa attesa di Thor 2 u.u

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Capitolo 15
*** Ombrello ***


AU (sì, sono di nuovo umani u.u)

Ombrello

Loki Laufeyson pensava che il 99,99% delle persone che abitavano sulla terra fossero dei perfetti idioti che non capivano niente di ciò che avevano davanti.
Uscivano solo quando c’era il sole, alla prima nuvola si rifugiavano in un centro commerciale e non sapevano vedere la vera bellezza che il mondo gli offriva.
Non vedevano l’ultimo raggio di sole prima che le nuvole di pioggia offuscassero completamente il cielo.
Non vedevano le onde maestose che cercavano di riprendere, anche se per poco, possesso di ciò che un tempo gli era appartenuto e che ora gli uomini gli avevano tolto.
Gli uomini spesso non vedevano e basta.
Un onda più forte delle altre scosse il pontile di legno su cui era disteso, mentre le prime gocce di pioggia gli cadevano sul viso.
Sospirando riaprì gli occhi, mettendosi a sedere.
Nubi tempestose oscuravano il cielo e il mare si faceva via via più mosso.
Sulla spiaggia ormai non c’era quasi più nessuno, fuggiti già al vento dispettoso che soffiava da quella mattina.
Loki chiuse di nuovo gli occhi, alzando il viso verso il cielo, accogliendo con un sorriso la pioggia che gli batteva sul viso.
Gli schiamazzi di un gruppo d’idioti restati in spiaggia gli rovinarono il suo momento di pace.
Sbuffando si mise in piedi e, nascondendo il volto sotto il cappuccio della leggera felpa verde, si mise velocemente in cammino verso casa sua.
Con le mani ficcate in tasca, iniziò a camminare sulla spiaggia, divertendosi a passare sopra i castelli di sabbia e a distruggerli.
Fu allora che lo incontrò. O per meglio, l’altro incontrò lui. O ancora meglio, quell’orso gocciolante travolse lui.
Loki lo odiò dal primo istante. Capelli troppo biondi, occhi troppo azzurri e fisico troppo scolpito. Semplicemente troppo perfetto.
Se in più si aggiunge quell’aria stupida e fin troppo gentile, gli faceva prudere le mani al solo vederlo.
Probabilmente da bambino era stato uno di quelli idioti e sempre amati, che correvano per la spiaggia incurante di far cadere la sabbia addosso ad altri.
Semplicemente insopportabile.
Thor lo amò dal primo istante. Capelli spettinati e occhi tempestosi.
E lui amava le tempeste, eccome se gli piacevano, o non sarebbe restato fino a quel momento per nuotare incurante del maltempo.
E quel ragazzo prometteva di essere una tempesta assai difficile da domare.
Se in più si aggiunge quel broncio, che forse voleva sembrare rabbia, ma che lo faceva sembrare solo più adorabile…
Bellissimo, indomabile e arrabbiato, cos’altro poteva chiedere?
“Io… scusa, non ti avevo visto” si riscosse allungandogli una mano per aiutarlo ad alzarsi.
Il moro scostò la sua mano, colpendolo con il dorso della propria “Ci mancherebbe solo che tu l’abbia fatto apposta, razza d’idiota”
“Ehi mi sono già scusato”
Loki lo fulminò con quei spettacolari occhi verdi che si ritrovava, e Thor decise che l’avrebbe fatto arrabbiare anche ogni giorno pur di attirare quello sguardo su di sé.
“Comunque mi chiamo Thor” disse poi, guardandolo mentre si alzava e si puliva dalla sabbia.
“Francamente non me ne importa Arthur
“è Thor- lo corresse il biondo, senza prendersela troppo- senti ti andrebbe un caffè? Così posso farmi perdonare”
“Non mi piace il caffè”
“Allora un the?”
“Non è l’ora giusta”
“Un drink?”
“No è troppo presto”
“Una brioches?”
“Non mi va”
“E un passaggio lo vuoi o preferisci restare ancora sotto la pioggia?”
Loki lo fissò alzando un sopracciglio “La pioggia è una compagnia più gradevole della tua”
“Eddai! Dovrei avere un ombrello nella cabina”
“A bhe, se lo usiamo ora sì che farebbe tanta differenza” sbuffò, togliendosi una ciocca scura dal viso.
Mentre loro parlavano aveva iniziato a piovere costantemente, tanto che Loki aveva ormai i vestiti tutti bagnati.
“è un sì?”
“Non passerei un solo altro istante con te”
“Ma davvero? Eppure ne avrai sprecati come minimo due, proprio ora, a parlare con me, guarda un po’”
“Ad insultarti, è diverso”
“A me non pare che tu mi abbia insultato poi tanto”
“Si vede che sei troppo stupido anche per capire gli insulti”
“Se la cosa ti provoca così tanto divertimento, allora che ne dici di accettare quel passaggio? Così tu puoi continuare ad insultarmi e io posso sdebitarmi”
Il moro non riuscì a trattenere un sorriso storto, scuotendo la testa “Sei ostinato, te lo riconosco”
“Non si può dire che tu sia meno cocciuto: a causa tua ho l’impressione che ci prenderemo il raffreddore se tu non ti decidi a venire con me”
“Ma certo, perché non dovrei andare con uno che sembra uno stalker e che ora parla anche come uno stalker?”
“Per lo stesso motivo per cui sei stato qua, a parlare con questo stalker, incurante della pioggia in questi cinque minuti” ribattè prontamente, sorridendo.
“E sarebbe?”
“Non lo so. Credo proprio che ti tocchi proprio passare altro tempo con me per capire la risposta”
Loki lo fissò con sguardo indecifrabile.
 
Il famigerato ombrello si rivelò essere un pericoloso ammasso di ferro e ruggine che un tempo doveva essere stato di un rosso fiammante.
Loki alzò un sopracciglio “Immaginavo che avresti tentato di uccidermi, ma ci sono modi più facili che usare un ombrello”
Il biondo si grattò la testa, fissandolo incerto, ma stranamente quando l’aprì era bene o male tutto intero.
“Ehm non è così male dai”
“Oh certo. Ora se non ti dispiace preferisco andare a prendermi una polmonite” disse l’altro, uscendo velocemente da quella cabina che, nel tempo, si era riempita di tutto e di più. E lui di certo non ci teneva a scoprire cos’altro c’era: la vista di un vecchio casco con attaccate sopra delle alette da pollo in stile Asterix gli era bastata.
Thor scrollò le spalle, uscendo anche lui.
“Un giorno dovrò decidermi a pulirlo” borbottò afflitto, per poi correre a raggiungere l’altro, avvicinandolo più di quanto Loki avesse voluto per coprirlo con l’ombrello.
“Certo che non ti arrendi eh?”
“Non mi piace perdere- affermò sorridendo- allora, mi dici come ti chiami? O vuoi che provi ad indovinare?”
“Vorrei che tu la smettessi di tormentarmi, Arthy
Il biondo roteò gli occhi “Chiamami per nome, non mi piacciono i soprannomi”
“Ma così è più divertente” ghignò Loki.
Thor sospirò, per poi decidersi a tornare all’attacco “Sei nuovo di qui?”
“Sono appena tornato in verità”
“Sei di qua?” domandò sorpreso. La città non era così grande, c’era solo una scuola e di certo si sarebbe ricordato di un ragazzo del genere.
“Sono nato qua, ma ho viaggiato quasi sempre, da quando sono bambino”
Thor gli rivolese qual suo brillante sorriso che gli faceva tanto venir voglia di picchiarlo “Allora mi sento in dovere di organizzarti una festa di ben tornato”
Loki lo uccise con lo sguardo “Tu ci devi tener proprio poco alla tua vita” lo minacciò.
“Diciamo che in questo caso il gioco vale la candela, Lucky
Lucky?!”
“Certo, perché devi essere proprio uno fortunato per aver incontrato me”
Loki si sbattè una mano sul viso: avrebbe dovuto mandarlo al diavolo e basta finchè era in tempo.
“Certo Casanova, ma purtroppo ora ci dobbiamo separare” lo informò, bloccandosi sul marciapiede.
Il sorriso dell’altro si spense subito “Perché? Abiti qua?” domandò guardandosi attorno, immaginando quale di quelle avrebbe potuto essere la casa del moro.
“No, ma non ho intenzione di farti vedere dove abito sul serio. È il momento di dirci addio, purtroppo
“Oppure… potrei accompagnarti fino a casa” propose.
“Ma anche no. Non ci tengo a rivedere il tuo muso tanto presto”
“Quel “non tanto presto” potrebbe comprendere una cena domani sera?”
“Assolutamente troppo presto. Facciamo tra cent’anni eh?”
Thor s’imbronciò, per poi fare un’altra proposta “Allora che ne dici se io t’imprestassi questo fantastico ombrello e ti dessi anche il mio numero? Così mi potrai chiamare e ci mettiamo d’accordo su quando me lo restituirai”
“Non ho intenzione né di andare a casa con il tuo ombrello né di avere il tuo numero, Rapunzel
“Allora potresti darmi il tuo di numero”
“Il massimo che vorrei mai darti di mio sono gli insulti”
“Si può sapere perché fai tanto il difficile? Sto solo cercando di essere gentile”
“è il mio carattere, se non ti piace puoi andartene. Anzi, sarebbe meglio per tutti e due”
“Non credo, anzi, il tuo carattere mi piace molto”
“Come se tu fossi interessato al mio carattere
Thor scrollò le spalle “Sono interessato a te, quindi sì lo ammetto non solo al tuo carattere”
Il moro corrugò la fronte, guardandolo sospettoso “Sei sincero”
“Perché? Non dovrei?”
Loki non rispose, continuando a fissarlo senza capire.
Lui di solito capiva tutto e subito. E soprattutto, odiava non capire.
Lo fissò per un lungo istante, poi fece spallucce, dandogli la schiena ed incamminandosi verso casa sua “Fa come vuoi”
Sorridendo, sentendosi vittorioso, Thor lo seguì allegro.
“Perché non mi sorprende che tu mi stia seguendo?” sbuffò rassegnato.
“Non ti sto seguendo. Casualmente facciamo la stessa strada, tutto qua”
“Oh certo” rise il moro.
 Anche l’altro rise, almeno finchè non arrivarono davanti all’abitazione e non venne assalito.
L’assalitore in questione era un cane enorme e peloso, che gli saltò addosso ringhiandogli contro.
“Buono Fenrir, non è un pericolo” lo tranquillizzò il padrone, grattandogli il collo.
“E questo cos’è?!”
“Fenrir, il mio lupo”
“Lupo?! Ma sarà grande come una mucca!”
Loki ghignò “E non hai ancora visto niente”
“Hai anche un cavallo ad otto zampe per caso?”
“No, cavalli non ne ho, ma ho Jörmungandr”
“Jormu…cosa?!”
“Jörmungandr. Il mio boa constrictor nano” gli spiegò come se la cosa fosse ovvia.
“B-bo… boa constrictor, ovvio come ho fatto a non pensarci”
Loki sorrise vittorioso “A mai più vederci, Thor
Dopodiché gli chiuse la porta in faccia, più che certo che l’altro non avrebbe mai più trovato il coraggio di presentarsi da lui.
Ma non aveva tenuto conto di un minuscolo dettaglio: aveva pronunciato il suo nome, e a Thor era piaciuto talmente tanto sentirglielo dire che avrebbe fatto di tutto perché succedesse di nuovo.
Anche presentarsi la mattina dopo con due caffè e un sacchetto di ciambelle.
 
Loki lo fissò per un istante tenendo la bocca socchiusa per la sorpresa.
“Cosa ci fai qui?”
“Ti ho portato caffè e dolci”
“Non mi piace il caffè”
“Ti piacerà. È dolce, molto dolce. Tu sembri uno che ha bisogno delle cose dolci”
L’altro non si accorse nemmeno di aver iniziato a sorridergli, ma Fenrir fu veloce a distogliergli l’attenzione dall’altro, ringhiando e strusciandosi contro il suo fianco.
“Sì giusto. Devo andare. Se Fenrir non fa la sua corsa mattutina resta intrattabile per tutto il giorno”
Thor ricambiò il suo sorriso “Vengo con voi. Anche a me piace correre”
Se non lo crederebbe impossibile, potrebbe giurare che il lupo gli abbia appena scoccato un’occhiataccia assassina, per poi strusciarsi gelosamente contro il suo padrone.
“Posso  solo appoggiare questi dentro? Così possiamo mangiarli dopo, Loki
Il moro scattò sulla difensiva “Come sai il mio nome?”
Thor gli sorrise cospiratore, avvicinandosi come a rivelargli un segreto “… è scritto sul campanello”
L’atro trattenne il fiato, e se ne fosse stato in grado avrebbe impedito anche ai suoi vasi sanguigni di dilatarsi e fargli arrosare le guance in un modo che il biondo trovò assolutamente adorabile.
“Ma che spiritoso” gli ringhiò contro, spintonandolo.
Thor rise “Allora, gli puoi appoggiare dentro?” chiese ancora, porgendogli le confezioni della colazione.
“Assolutamente no!” ribattè l’altro per ripicca.
“Eddai, come faccio a venire a correre sennò?”
“Fatti tuoi, Thor” disse prima d’iniziare a corre.
Il biondo stette per un attimo imbambolato (non si sarebbe mai accontentato di sentirlo dire il suo nome) dopodiché lasciò cadere tutto e scattò di corsa.
Lo avrebbe inseguito anche per sempre pur di avere un briciolo della sua attenzione su di sé.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Lo so, questa raccolta si sta riempiendo di mpreg e AU, ma che posso farci, mi diverto troppo u.u
Coomunque, questo è un capitolo piuttosto stupido lo riconosco, ma mi è venuto in mente così e l’idea non se ne voluta andare…
Un paio di precisazioni: come ho scoperto per caso, esiste davvero il boa constrictor nano, ed è il Boa Constrictor Imperator del Nicaragua. Chi l’avrebbe mai detto, io l’avevo scritto così perché mi suonava bene e invece esiste davvero…
Vab, altra precisazione sta nei soprannomi: Lucky e Arthur sono i soprannomi con qui si spacciano per umani i nostri due dei nei libri di Joanna Harris, per precisazione ne Le parole segrete, Le parole di luce e nel futuro The gospel of Loki (quando mai arriverà in Italia -__-“)
Ok, dopo quest’ultimo sclero vi saluto e se volete farmi sapere cosa ne pensate siete i benvenuti ^^
 
Ciao ciao
roby_lia


p.s. come per altre storie di questa raccolta, avrei in mente una continuazione, ma si vedrà anche in base a cosa mi dite voi

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Capitolo 16
*** Prigioniero ***


ovviamente la prigione è diversa da quella di Thor TDW, sempre se i nostri cari dei non vogliono offrire certi spettacolini agli altri prigionieri per far passare il tempo u.u

Prigioniero

Loki odiava essere rinchiuso. Odiava sprecare tempo tra quelle quattro mura, odiava cercare di forzare le magie di Odino solo per sentirle rimbalzargli contro, senza riuscire a trovare una via di fuga.
Odiava non essere abbastanza convinto per impegnarsi veramente a trovare una via d’uscita da quella stanza. Non c’era prigione in grado di trattenerlo, lo sapeva e anche Odino lo sapeva, eppure il dio degli Inganni era ancora lì.
Certo, Frigga aveva fatto di tutto per rendergli l’ambiente confortabile, con qualche mobilio e molti libri.
Ma questo non cambiava, lui voleva andarsene ma non ci riusciva. C’era ancora qualcosa, c’era ancora qualcuno che lo teneva dannatamente legato a qual posto, sì anche se si trattava di una piccola cella.
Loki sbuffò, osservando con occhio critico gli evidenti segni lasciati sul suo corpo.
Aveva sempre saputo che Thor era geloso e possessivo, ma marchiare questo suo possesso anche su di lui, nonostante fosse rinchiuso prigioniero in quella stanza gli sembrava eccessivo.
La cosa buffa era che Loki stesso era consapevole di appartenergli. Era prigioniero di ciò contro cui aveva lottato per tutta la sua vita senza riuscire mai neanche avvicinarsi a sconfiggerlo sul serio: il suo amore.
E per quanto odiasse ammetterlo anche solo con sé stesso, mancava sempre troppo al calar del sole.
 
Thor sospirò, appoggiando la fronte contro la porta.
Non aveva idea di come dirglielo, ma poteva immaginare fin troppo bene la reazione dell’altro.
Si fece coraggio ed entrò, per poi richiudersi la porta alle spalle.
Loki era seduto a gambe incrociate sul grande letto, uno dei pochi arredi della stanza.
Appena lo sentì entrare, il moro distolse subito gli occhi dal libro davanti a sé, alzandosi velocemente e andandogli incontro.
“Allora? Hai parlato con Odino?”
Thor sorrise teso “Ciao anche a te” tentò di scherzare, avvicinandolo cercando le sue labbra.
Loki sbuffò, appoggiando le mani sul petto del biondo per allontanarlo.
“Hai parlato con tuo padre o no?”
Thor sospirò, appoggiando le mani sulle spalle dell’altro “Loki…”
“Ha detto di no, vero?” mormorò tristemente, stringendo i pugni.
“Loki per favore…”
“Cosa?! Dovrei rassegnarmi a finire il mio tempo in questo buco, senza nemmeno cercare di uscire?”
“No, certo che no e io sto cercando di aiutarti come posso però lo sai, questa era la soluzione migliore”
Il moro si passò le mani tra i capelli, stringendoli con forza mentre si sedeva sul bordo del letto.
Thor respirò rumorosamente, prima d’inginocchiarsi davanti a lui e prendere le sue mani tra le proprie.
“Ehi…”
“Lo so, lo so! Devo ringraziare anche solo per il fatto di avere ancora la testa sulle spalle, per avere tutto questo, per… per avere te e, davvero, credevo che mi sarebbe bastato, però ora…”
Il biondo si sedette al suo fianco, abbracciandolo e affondando il naso tra i suoi capelli scuri “Va tutto bene”
“Mi basta un attimo, Thor, solo il tempo per rivedere il cielo, per… per sentire il vento…”
“Sto cercando di fare il possibile…”
“Però in fondo a te va bene così no?” scattò con rabbia il moro, alzandosi in piedi ed iniziando a camminare nervoso per la piccola stanza.
“Cosa stai dicendo?”
“Ma sì, sono chiuso qua dentro e solo tu hai il permesso di venire a trovarmi e così tanto vale approfittarne no?
“Non ti avrei nemmeno sfiorato se tu non l’avessi voluto!”
“Oh e mi sarei potuto opporre?”
“Loki!”
L’altro si girò di scatto, dandogli le spalle e serrando gli occhi e chiudendo con forza i pugni, lasciando il segno delle unghie sui palmi “Non riesco più a stare qua Thor” mormorò alla fine.
Il biondo sospirò, prima di avvicinarlo lentamente “Ti sei portato tu qui, con le tue azioni. Ma sai anche che poteva andare molto peggio: se Padre acconsente a farti uscire anche per poco, il consiglio ricomincerà a chiedere una pena più grave per le tue azioni. E non è detto che questa volta Padre riesca a tenerli a bada…” disse con calma, facendolo appoggiare contro il proprio petto.
Lentamente Loki si tranquillizzò, rilassando i muscoli in tensione.
“Sei ancora convinto che in fondo io meriti tutto questo…” sussurrò, con un leggero sorriso sulle labbra.
“Non posso dimenticare quello che hai fatto su Midgard come se fosse successo niente”
“Però sei qui con me”
“Sono qui per te” ripetè, stringendolo con più forza e appoggiando la fronte contro i suoi capelli scuri, prima di posargli un bacio sulla nuca.
“Per noi”
Loki si volta nel suo abbraccio, immergendo le mani tra i suoi capelli e baciandolo con forza e disperazione.
Aveva bisogno di lui, in un modo che non volveva ammettere nemmeno con se stesso.
Quand’era con lui, riusciva a dimenticarsi dov’era, riusciva a dimenticarsi di essere rinchiuso, riusciva quasi a dimenticarsi chi era tanto Thor gli faceva perdere consapevolezza di sé.
Però, alla fine, il sole sorgeva sempre, e lui si ritrovava in un letto vuoto e freddo ad aspettare quasi con disperazione la notte.
 
 
Thor sorride, osservandolo dormire un po’ più rilassato. Vorrebbe passare la sua giornata in quel modo, ma il giorno sta sorgendo e lui deve andare.
Si china leggermente sull’altro, posandogli un bacio delicato sulla fronte, ma basta e avanza a svegliarlo.
“è già mattina?” domanda assonnato, stringendosi di più alle coperte.
“Quasi”
Loki sospira, chiudendo di nuovo gli occhi.
“La notte arriverà presto, vedrai” cerca di consolarlo Thor, accarezzandogli i capelli.
“è sempre troppo lenta…” risponde atono, senza ricambiare il suo sguardo. Thor si sentirebbe quasi riscaldato da quelle parole, se non fosse per gli occhi vuoti dell’altro.
“Loki, io-“
“Devi andare Thor. Non vorrai mica farci scoprire?” lo interrompe stancamente, girandosi su un fianco e dandogli le spalle.
Thor annuisce, ma continua a restargli seduto vicino, guardandolo stringere con forza le coperte.
Accenna un sorriso, facendolo voltare gentilmente “Ti amo, non dimenticarlo. E vedrai, un giorno ti porterò fuori da qui e allora potremmo fare tutto alla luce del sole. Non ci saranno mai più segreti” gli ricorda, cercando di strappargli un sorriso, per poi chinarsi e baciarlo.
Loki si aggrappa a lui accontentandosi del suo calore, più forte se è possibile del sole stesso.
Si accontenta dei suoi occhi azzurri, che lo fissano con amore e adorazione, brillanti in un modo tale che farebbero impallidire il cielo stesso.
Si accontenta del suo odore, che gli ricorda la libertà e la felicità della loro infanzia.
Ma poi quel momento finisce, e Loki torna in sé, torna di nuovo prigioniero della realtà.
Thor gli sorride ancora una volta, lasciandogli un altro bacio leggero prima di andare verso la porta.
Loki si dice che sarebbe facile distrarlo dopo che ha aperto la porta della sua prigione, colpirlo e fuggire.
Fuggire per sempre, ma essere anche libero per sempre.
Libero da tutto e da tutti.
Anche da Thor. Ma è difficile quando è lui per primo che vuole che la catena che li lega indissolubilmente l’uno all’altro non si spezzi.
È per questo che lo osserva ogni giorno andarsene, lasciarlo nuovamente, imprigionarlo di continuo, aggrappandosi alla sola speranza che quel giorno il tramonto arrivi un po’ prima.









Note
*sbircia da dietro l'angolo*
Saaalve, c'è ancora qualcuno o stavate già festeggiando dandomi per defunta?
Mi dispiace deludervi ma sono viva e vegeta e vi chiedo scusa in ginocchio sia per questo ritardo mostruoso, sia per l'obbrobrio che ho scritto.
Non ne è uscito niente di meglio nonostante ci abbia lavorato su per tutto questo tempo, e la mia cara ispirazione sta facendo i capricci, tanto per cambiare
E per fortuna che questo era uno dei capitoli già programmati, non so cosa farò per quelli di cui mi mancano ancora le parole (la U, che diavolo di parola posso usare per la U? e vogliamo parlare della Y?!?!) e in più questa roba quà sopra avrebbe anche il suo seguito, con ovvi buchi nella trama *risata isterica*
è un po' triste per augurarvi buon Natale e felice anno nuovo, ma se volete qualcosa di allegro fatevi un giro nello sclero natalizio che trovate quà, a vostro rischio e pericolo http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2355849&i=1 
inoltre avverto che potrebbero esserci altri ritardi negli aggiornamenti (perchè gli esami si avvicinano così velocemente??) di cui mi scuso già in anticipo
detto questo, se non vi dispiace vado a scavarmi una fossa da qualche parte per non mettermi a studiare

buon Natale (in ritardo) e felice anno nuovo
roby_lia

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Capitolo 17
*** Quarzo (rosa) ***


non solo sono umani, ma persino studenti u.u
si ringraziano i Vendicatori della partecipazione e Darcy Lewis <3 (Jane, per quel che me ne importa può anche non esistere)


Quarzo (rosa)

“Senti, c’è scritto qua: è associato a tutto ciò che è legato al cuore, sia a livello fisico che a livello emozionale. Si attribuisce al quarzo rosa il potere di attrarre l’anima gemella a chi la indossa. Il suo significato ed il suo raggio d’azione, in realtà, è molto più profondo. Il quarzo rosa rappresenta il Cuore della Grande Madre Terra e ci parla di Amore, ci insegna l’Amore, quello con la A maiuscola, l’Amore assoluto. Agisce attraverso l’amore ed emana l’amore dell’Universo su tutto il creato. È proprio quello che serve a te!”
Loki rabbrividì anche al solo pensiero, allontanando la pietra che l’amica gli aveva dato con una smorfia  “L’unica cosa che mi serve in questo momento è una museruola per imbavagliarti o, al massimo, l’ipod di Tony con le sue canzoni preferite a tutto volume”
“Invece sia io che Tony riteniamo che se tu riuscissi a trovare qualcuno risulteresti molto più… rilassato” ribattè lei, spingendo nuovamente il sassolino contro di lui.
Il ragazzo sbuffò, decidendosi a mettere da parte il libro con il quale stava cercando di distrarsi dalla molesta presenza dell’altra “Darcy, per prima cosa dubito seriamente che sia davvero quarzo visto il giornaletto in cui l’hai trovato, tuttavia, anche se lo è, il quarzo è quarzo. Diossido di silicio, SiO due, originato da rocce magmatiche intrusive acide e-“
“Sì, basta così Wikipedia. Non sto evitando Jane per trovarmi un altro che mi corregge continuamente”
“Io non ti correggo continuamente, semplicemente… hey, mi hai appena paragonato alla Foster!”
“Sì, solo che tu non parli continuamente di Thor, Thor di là, Thor di qua, ma quant’è bello Thor. Insomma, non posso dire che abbia torto però alla lunga è noioso se non ce l’hai sotto gli occhi, comprendi?”
Il moro corrugò gli occhi, socchiudendo la bocca per rispondere “…No, non ho idea di chi tu stia parlando”
“Ma si dai, Thor, il vichingo in miniatura a cui deve spuntare ancora la barba”
“Quello…con cui si è sentita solo su facebook?”
“Ma allora mi ascolti quando parlo!”
“Ogni tanto”
La ragazza sbuffò “Comunque, come Jane ama precisare ogni sacrosanta volta, non si sono sentiti solo su facebook. Prima si sono incontrati a capodanno per un fortuito caso di fortuna, è stato amore a prima vista e poi hanno iniziato a sentirsi su fb, per mantenere i contatti in attesa del felice ricongiungimento”
Loki l’aveva ascoltata fissandola con noia “Sai, sarebbe più divertente parlare del sistema riproduttivo delle formiche con Bruce, piuttosto che continuare ad ascoltarti”
“Oh e non è finita. Perché finalmente il famigerato Thor ritornerà, precisamente tra tre giorni!”
“E perché mai dovrebbe interessarmi?”
“E la stessa domanda che continuo a chiedere a Jane, ma lei è troppo impegnata a cinguettare per ascoltarmi e rispondermi. E non ti chiedi perché sto passando tanto tempo con te? Non ne posso più di quella”
“Benvenuta nel club, nessuno a scuola l’ha mai sopportata”
“L’importante è che tra tre giorni il bel fustacchione arriverà così, perlomeno, potrò fingere di ascoltare Jane guardando un bel panorama. Comprendi ora?”
Loki sbadigliò “La cosa non mi tocca minimamente”
Furono le ultime parole famose.
 
Passati i tre famigerati e angosciosi (per qualcuno) giorni, la vita non era cambiata particolarmente nella scuola.
Loki si stiracchiò, prima di tornare a studiare con interesse i progetti di Tony per il nuovo giocattolo.
Sentendo la porta chiudersi, diede per scontato che fosse l’amico, dopotutto chi altro sarebbe entrato spontaneamente nel laboratorio di scienze finite le lezioni?
“Tony credo di aver trovato una soluzione per rimpicciolirlo, se noi-“ s’interruppe quando alzò lo sguardo e notò che nessuno dei tre ospiti che era entrato era Tony.
“Ma guarda, la banda di sessualmente frustati altresì conosciuta come squadra di football. A cosa si deve la vostra presenza nel laboratorio di scienze? Dubito persino che sappiate cosa significhi “scienze”. Personalmente sono sorpreso ogni volta che aprite bocca e non ragliate. Ah, i misteri del cervello!”
“Sta zitto!” ringhiò il più massiccio dei tre, avvicinandosi minaccioso.
Loki sbuffò, roteando gli occhi “Devo proprio? Che peccato, sentivo l’impellente necessita di mettermi a urlare per rendere noto a tutti che la vita è possibile anche senza un cervello funzionante e che ne abbiamo la dimostrazione pratica proprio in questa scuola. Devo continuare o mi dite che volete?” domandò, fissandoli con le braccia incrociate.
“Hai paura eh, ora che non hai i tuoi amichetti a proteggerti”
Loki sorrise storto “Perché dovrei avere paura delle formiche? Siete nel laboratorio di scienze, ragazzi. Nel laboratorio di scienze in cui lavoriamo io, Stark e Banner. Potrei farvi molto male muovendo un solo dito”
“Oh certo” ghignò il capo del trio, per poi afferrarlo per il collo e sbatterlo contro gli armadi alle sue spalle.
“Adesso non fai più lo sbruffone”
Loki sospirò nuovamente “Sai, invece che guardare porno e giocare a football dovresti dedicarti ad attività più utili a te stesso e soprattutto al genere umano”
L’altro ragazzo lo guardò confuso, confusione che aumentò ancora di più al sorriso mefistofelico che si dipinse sul volto di Loki.
“La castrazione, per esempio” sogghignò il moro, prima di alzare di scatto il ginocchio e colpendolo con precisione chirurgica.
Il ragazzo si piegò su sé stesso, emettendo un debole gemito ed arretrando malfermo sulle gambe, facendo cadere un contenitore metallico che sporgeva dal tavolo.
I suoi amici lo rimpiazzarono subito, avvicinandosi minacciosi al moro, ma un intervento inaspettato li fermò.
“Che sta succedendo?” domandò il nuovo arrivato, fissando con sguardo gelido la scena che aveva davanti agli occhi.
Il trio si scambiò una rapida occhiata, prima di fingere un sorriso “Niente stavamo solo giocando, vero Loki?” improvvisò uno, afferrandogli con troppa forza il braccio.
“Come sempre” sibilò l’interessato, rispondendo affondando con forza le unghie nella mano che l’aveva imprigionato.
“Per sta volta ti è andata bene che sono venuti a salvarti principessina” sibilò, prima di andarsene seguito dagli altri.
Non prima di aver commentato non casualmente a voce troppo alta “Non credevo che a uno come lui piacessero certe checche…”
Il biondo strinse i pugni, sentendo l’improvviso desiderio di assalirli, ma il sospiro annoiato di Loki lo distrasse e risparmiò i tre da un incontro ravvicinato con i suoi pugni “Tutto bene?”
“Sì, è ordinaria amministrazione, non serviva che tu t’impicciassi”
“Mi sembrava che avessi bisogno di un aiuto, erano pur sempre tre e molto più grossi di te. Ti hanno fatto male?”
“No, sto bene. E per tua informazione, puoi essere grosso quanto vuoi ma se non hai un cervello funzionante non vai molto lontano. Hai mai sentito della triste fine dei dinosauri? E loro erano molto più grossi di quei tre, anche se penso che avessero anche il cervello più grande di tutti loro messi assieme e- s’interruppe quando, rialzati gli occhi, si accorse di non riconoscere il suo interlocutore- Ma… tu sei nuovo?”
“Oh sì, mi chiamo Thor. Thor Odinson”
“Ma certo, il ragazzo della Foster” ricordò. In effetti sembrava proprio un vichingo in miniatura: gli mancavano una decina di centimetri e la barba, sennò sarebbe stato perfetto.
Thor si grattò la nuca “Il ragazzo della Foster… ehm, sì…comunque cosa volevano quelli?”
“Niente, sono solo dei sessualmente confusi che credono che io abbia tutte le risposte solo per il mio fascino inconfutabile” bofonchiò, iniziando a raccogliere tutto ciò che era caduto dalla scatola e mettendola in ordine.
Anche il biondo si chinò, aiutandolo.
“Ma quindi tu…”
Loki lo fissò, con un sopracciglio alzato e lo sguardo gelido e ostile “Di certo non sono cose che riguardano te, Odinson” gli disse rialzandosi e appoggiando la scatola sul tavolo.
“Io… è solo che…”
“Senti, non ne vale neanche la pena discutere di certe cose con gente dalla mentalità ristretta come la tua, che si nega qualsiasi altra possibilità vada oltre ciò che viene approvato e ritenuto giusto da tutti. Dev’essere proprio una vita così tremendamente noiosa…”
Thor alzò le sopracciglia “Come puoi dire una cosa di me se neanche mi conosci”
“Sono bravo a capire la gente”
“Credi di poter dire tutto di me dopo cinque minuti che mi conosci”
“Sì” rispose annoiato l’altro, sedendosi con un balzo sul bancone da lavoro e fissando ostentamene una pila di appunti “Ora se non ti dispiace, vattene”
“Sai, non sei per nulla bravo in questo gioco”
“Perché continuo a parlare con te? Stai con la Foster, da qui si capisce già che razza di decerebrato sei” rispose senza neanche distogliere gli occhi dai fogli che aveva tra le mani. Ma le parole che seguirono distolsero la sua attenzione molto velocemente.
“Io non sto con Jane” gli disse il biondo, per poi sorridere soddisfatto dello sguardo sorpreso dell’altro.
“Lei ne è piuttosto convinta sai”
Thor scrollò le spalle “Ci siamo conosciuti ad una festa di Capodanno. Io avevo bevuto un po’ troppo e l’ho baciata. Credo. Per il resto mi sono limitato ad essere gentile anche se devo riconoscere che è piuttosto…insistente quando ci si mette”
Loki si passò una mano tra i capelli “Bhe, buon per te” rispose nervoso.
Il biondo gli si avvicinò, fino a bruciare quasi tutta la distanza tra i loro volti, facilitato dal fatto che Loki stava ancora seduto sul bancone
“Sai com’è, non sono tipo da negarmi una qualche possibilità solo perché fuori da quelle che sono le regole standard”
Per la prima volta in tutta la sua vita Loki Laufeyson si ritrovò senza parole, ed era una cosa che non gli piaceva particolarmente.
Non riusciva distogliere lo sguardo dagli occhi azzurri dell’altro. Avevano una sfumatura unica, gelida come il ghiaccio ma brillante come una nuova alba.
E sentiva il respiro dell’altro mischiarsi col suo, le loro labbra pericolosamente vicine e-
“Hai dimenticato questo” ruppe il momento il biondo, afferrandogli il polso per posargli sulla mano un sassolino.
Loki c’impiegò qualche istante per tornare in sé, osservando perplesso la pietra arrotondata che aveva tra le mani “Quarzo rosa. Ecco dov’era finito”
“Sei ancora convinto di aver capito tutto di me?”
Il moro riportò gli occhi su di lui “Io… ecco…”
Thor ampliò il suo sorriso vittorioso, mente consumava definitivamente la distanza tra i loro visi.
E così Loki Laufeyson si ritrovò, per la seconda volta nel giro di poco, senza parole.
Solo che questa volta gli piacque molto di più della prima.
 
 
Some days later
 
“Sul serio Darcy, io se fossi al posto tuo pretenderei una statua!” ribadì il concetto Tony, aprendo la lattina.
Loki lo fulminò con gli occhi “Certo, un monumento funebre” ribattè piccato.
“E ti meriteresti anche il Nobel per la pace. Ora che il nostro caro Loki ha trovato altre attività per passare il tempo, stare nel laboratorio sarà molto più tranquillo” intervenne anche Bruce, sollevato perché (forse) c’era una soluzione per evitare di arrabbiarsi ogni giorno.
L’interessato s’imbronciò “Che begli amici che ho”
In quel momento anche l’altro interessato s’unì al gruppo “Di che parlate?” domandò Thor, sedendosi al fianco di Loki e passandogli un braccio attorno alle spalle.
Loki stava per ribattergli infuriato, ma Tony lo anticipò sul tempo.
“Della statua grande il doppio di quella della Libertà che Darcy si merita”
“Darcy non ha fatto un bel nulla per meritarsela e soprattutto non c’è niente di cui devo ringraziarla!” intervenne seccato, riuscendo a togliersi il braccio del biondo dalle spalle solo per sentirlo, qualche istante dopo, circondargli la vita.
“è già in programma, devi solo dirmi se la vuoi in oro o argento” sorrise Thor, incurante dell’enorme broncio che il suo ragazzo aveva in viso.
La ragazza sorrise “Oh ma io mi accontento di molto meno” rivelò sorridendo divertita.
“Mi bastano delle belle foto, come quelle che fa Tony quand’è con Steve”
Steve arrossì di colpo, voltandosi verso il genio “Tu fai cosa?!?!”
“Ehm…avanti non farne una tragedia, s’è le è meritate il nostro piccolo Cupido scolastico” cercò di scherzare cercando di assumere un’espressione innocente.
Loki, intanto, aveva artigliato la gamba di Thor “Tu provaci e ti castro”
Il biondo roteò gli occhi “Certo, ti voglio bene anch’io”









Note
Orbene ecco a voi il vostro regalo (stranamente giusto) per l'epifania
spero che vi diverta come mi sono divertita io a scriverlo (nooo, non ho assolutamente una fissa per gli AU) e se volete dirmi cosa ne pensate mi rendete molto felice
un grazie a tutte <3

ciao ciao
roby_lia

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Capitolo 18
*** Ritorno ***


seguito di "Gioco", ovviamente mpreg u.u

Ritorno

Thor non seppe cosa pensare quando Loki tornò da lui.
L’ultima volta che l’aveva visto era stato il giorno in cui Loki si era risvegliato nel suo appartamento.
Era stata una delle giornate più belle per Thor, da quando tutto era cambiato.
Aveva pensato, aveva sperato, che forse c’era ancora una possibilità, che forse avrebbero potuto ricostruire almeno una parte di ciò che erano stati.
Loki non si era espresso, si era limitato a seguirlo quando erano andati a fare una passeggiata nel parco, a parlare con lui mentre si studiava attorno, a sorridere leggermente dell’aria di pace che spirava.
Thor si era ripromesso che avrebbe fatto di tutto pur di convincerlo a restare.
Ma ancora prima del tramonto del sole Loki se n’era andato, svanendo nel nulla.
Quando si rividero erano passati due mesi.
 
“Cosa ci fai qua?” la voce di Thor era fredda mentre lo interrogava, ed altrettanto gelido era lo sguardo che gli rivolgeva.
“Thor…”
“No, davvero, dimmi cosa ti serve perché altrimenti non capisco proprio perché sei ritornato”
“Thor, io-“
“Ti ho offerto tutto ciò che ho! Ho fatto tutto quello che potevo per cercare di aggiustare le cose tra di noi ma tu… tu devi sempre rovinare tutto vero? Le persone devono essere per forza come pensi tu, no? Dev’essere sempre colpa degli altri se tu sei infelice, non è così? Assumiti le tue responsabilità, fratello!”
Loki singhiozzò una risata, chiudendo gli occhi “è proprio quello che sto facendo” mormorò a mezza voce.
Il dio del tuono serrò la mascella, stringendo i pugni “Perché sei tornato?”
Un leggero sorriso si disegnò sulle sue labbra sottili “Perché… perché io… perché…”
Il biondo corrugò la fronte, lasciando assopire la rabbia mentre la preoccupazione iniziava prepotentemente a farsi spazio. Notò come le mani dell’altro tremavano impercettibilmente, come le parole gli uscissero faticose, proprio a lui che le aveva affilate come una lama.
E poi c’era qualcosa nel modo in cui arrossiva quando incontrava il suo sguardo e la paura che gli leggeva negli occhi. Da quando erano bambini non aveva mai più visto Loki apparire visibilmente così debole e…terrorizzato.
Gli si avvicinò “Loki, cosa succede?”
Il moro fece un respiro profondo, distogliendo lo sguardo dal suo un istante prima di parlare.
“Aspetto un bambino”
Per un lungo istante lo fissò in silenzio, non riuscendo a credere alle sue parole “Come?”
Loki si limitò a rivolgergli una veloce ma intensa occhiata, prima di spostare lo sguardo su qualsiasi altra cosa. Non sarebbe riuscito ad essere più chiaro neanche con le parole delle quali si definiva maestro.
“Ed è mio” mormorò ancora Thor, prima di indietreggiare e lasciarsi cadere sul divano.
Questa volta Loki annuì, ma Thor non aveva bisogno di conferme. Per assurdo che fosse, tra le ferite che deturpavano il corpo di suo fratello, non aveva mai visto il passaggio di qualcun altro. C’erano solo i segni dell’amore incondizionato che lasciava lui.
Fece un profondo respiro “Da quanto?”
Loki inghiottì, nonostante la bocca secca “Tre mesi circa”
“Tre mesi…” ripetè passandosi le mani tra i capelli “Quando…quando ti sei fermato qui, tu già… lo stavi già aspettando”
Il dio del caos annuì nuovamente “è per quello che ero così stanco e… e quando poi me ne sono accorto io-“
Thor drizzò improvvisamente il capo “Stai dicendo che lo sai da due mesi? Perché sei tornato solo ora?”
“Io… io avevo sentito che c’era qualcosa che non andava quel giorno e…quando ho capito n-non potevo restare”
Il biondo scattò in piedi “Perché no? Di cos’avevi paura? Avresti potuto dirmelo! Avremmo potuto, non so…” lasciò cadere il discorso, senza sapere neanche lui come continuarlo.
“Perché sei ritornato proprio ora? Perché sei ritornato solo ora?”
Loki socchiuse per un attimo le labbra, fissandolo negli occhi “…non pensavo sarebbe riuscito a sopravvivere. Pensavo che la mia magia l’avrebbe eliminato o forse un colpo durante gli scontri invece…invece è ancora vivo. Ed è forte”
“Tu…tu volevi liberartene!”
Lo sguardo di Loki s’indurì immediatamente “E lo voglio ancora”
“Cosa!?”
“Non crederai davvero che gli permetta di nascere, vero? È la soluzione migliore, anche per lui”
“Ma che stai dicendo?!”
“Smettila di fingere Thor. Non hai mai voluto un figlio e di certo non lo vuoi improvvisamente ora. Quindi metti pure da parte i tuoi falsi moralismi, con me non servono. So già come liberarmene”
“Loki smettila di parlare così” proruppe il biondo, avvicinandolo ad ampi passi ed appoggiando le mani sulle sue braccia.
Il moro si allontanò di scatto da lui, fulminandolo con lo sguardo “Non toccarmi”
Thor lo guardò allibito, ma poi lentamente allontanò le mani da lui “D’accordo, stai tranquillo. Voglio solo…voglio solo che parliamo”
“No, non dobbiamo discutere di niente” ribattè lui, girandosi ed avviandosi verso la porta. Il momento di debolezza era ormai passato e Loki era tornato ad essere distante, senza che lui riuscisse a far niente per impedirlo, si rese conto con frustrazione Thor.
“Perché non lo vuoi tenere?” la domandò riuscì a bloccare l’altro dalla sua fuga.
Loki si girò lentamente verso di lui “Che futuro potrebbe mai avere Thor?”
“Bhe, potrebbe avere noi”
Noi? L’unica cosa che siamo in grado di fare è ferirci a vicenda”
Il biondo distolse lo sguardo “Non è sempre stato così… potremmo ricostruirlo”
“Come hai intenzione di ricostruire qualcosa che hai distrutto in migliaia di frammenti?”
“Con molta pazienza. E con il tuo aiuto” rispose semplicemente, stringendosi le spalle.
Loki lo fissò negli occhi per un istante, prima di sospirare “Non funzionerà mai e questa volta non saremo solo noi a pagarne le conseguenze più gravi”
“Questa volta non sbaglieremo. Non sbaglierò” promise, rischiando di avvicinarsi di un passo.
“Davvero? Eppure mi risulta che tu sia ancora il principe ereditario di Asgard, e ti posso giurare che preferisco uccidere questo bambino con le mie mani, piuttosto che fargli subire ciò che ho dovuto passare io per tutta la mia vita”
“Perché dici così…”
“Perché è la verità!”
“Non mi sembravi così incline a tenerlo poco fa”
“Infatti non ho nessuna intenzione di tenerlo e tu neanche, quindi smettila con questa recita. Mi dai il voltastomaco”
“Senti, è vero avere dei figli non è mai stato tra le mie priorità, ma questo non vuol dire che ti permetterò di far scontare a lui i nostri errori!”
“Non è una cosa che riguarda te!”
“Allora perché sei ritornato?!”
Loki socchiuse le labbra, come a rispondere, ma non ne uscì nulla.
Il dio del tuono fece un sorriso tremante “Vuoi la verità? Non so come faremo. Non so cosa succederà. Non so se ci riuscirà bene. Ma credo che valga la pena provare. E dobbiamo provarci insieme per avere almeno una minima possibilità di farla funzionare”
Il moro lo fissò per un istante, prima di distogliere lo sguardo “Io non posso avere questo bambino Thor”
“Perché no?” domandò esasperato.
“Perché non ti amo”
Il silenzio cadde nella stanza, mentre il lieve sorriso del biondo si spegneva. Ma la luce nei suoi occhi continuava a splendere.
“Allora perché sei qua? Perché non te ne sei già liberato? Perché sei ritornato da me? Perché hai fatto di tutto per convincermi che Asgard non è il posto per nostro figlio, ma potrebbe benissimo esserlo Midgard? Perché mi vuoi con te per crescere il nostro bambino?”
Loki non rispose nuovamente, limitandosi a stringere i pugni senza guardarlo.
L’altro lo avvicinò ancora, avvolgendolo lentamente con le sue braccia.
“Forse per te questo non è amore- gli sussurrò sorridendo all’orecchio- ma di certo gli assomiglia molto”
 
 
Two years later
Thor era sempre stato bravo a distruggere tutto.
E di certo non pensava che ricostruire qualcosa sarebbe stato così faticoso.
Ed esasperate. Soprattutto per la quinta volta di seguito.
Tuttavia, quando il castello giocattolo che aveva appena finito di rimontare per la sesta volta, cadde di nuovo rovinosamente, il biondo si limitò a sospirare fissando l’artefice della distruzione che ridacchiava soddisfatto dello scherzo.
“Sai Loki, ha preso proprio da te”
“Non sono stato io a distruggere la mia stanza a suon di martellate, rammenti?” rispose l’altro, senza nemmeno staccare lo sguardo dal libro che stava leggendo.
Thor sbuffò “Quella sera avevo solamente bevuto troppo!”
“Oh certo”
Nel frattempo il piccolo combinaguai dai capelli neri era gattonato soddisfatto fino al divano, appoggiandosi ad esso per tirarsi in piedi.
“Papà” chiamò allungando le braccia verso Loki.
Sorridendo il moro, mise da parte il libro, prendendo il bambino in braccio che, tempo di mettersi il pollice il bocca e stringere una ciocca scura nel suo pugnetto, cadde felice nel mondo dei sogni.
Loki tornò a distendersi, tenendo disteso il bambino sul petto e ricominciando la lettura. Ma nel giro di pochi istanti un’altra distrazione lo interruppe.
“Cosa vuoi Thor?” sospirò, girando il capo verso il biondo che si era seduto vicino a lui sul pavimento.
L’interessato scrollò le spalle, limitandosi a fissare inebetito la scena, di cui non si sarebbe stancato mai.
“Direi che tutto sta funzionando piuttosto bene, non trovi?” domandò poi.
Loki si rabbuiò immediatamente “Finchè dura”
“Cerca di non essere sempre così pessimista, o ti spunteranno le rughe”
Il moro gli tirò un pugno, ma aveva ricominciato a sorridere “Idiota”
Anche Thor stava sorridendo, con la testa appoggiata sul bordo del divano e senza staccare per un istante lo sguardo dagli altri due.
“Lo so” mormorò prima di avvicinarsi a Loki e baciarlo, ancora e ancora.









Note
Questo capitolo non era esatamente previsto così, sarebbe dovuto essere triste (molto triste) ma ci sarà tempo più avanti per disperarsi ^^'''
Non credo di avere molto altro da dire, a parte ringraziarvi tutte <3

ciao ciao 
roby_lia

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Capitolo 19
*** Scuola (guida) ***


sì, sono di nuovo umani e per di più ragazzi. Inoltre Loki sa di essere adotatto e i suoi veri genitori non erano poi così cattivi (almeno per una volta)

Scuola (guida)

Quando Thor si metteva in testa di pensare, tutti avevano imparato a stare in guardia perché la cosa non prometteva niente di buono.
In particolare Loki. Chissà come mai, ma ogni volta che suo fratello tentava di pensare, lui si ritrovava sempre coinvolto.
E difficilmente le cose andavano a finir bene.
Ecco perché quando a colazione il biondo lo accolse con un sorriso fin troppo smagliante, si preparò mentalmente a mangiare alla velocità della luce per poi darsela a gambe in qualunque posto non ci fosse Thor.
Ma il maggiore riuscì a precederlo.
“Mi è venuta un’idea” annunciò raggiante.
Odino iniziò a tossire, rischiando di soffocarsi con il caffè, mentre tentava (invano) di nascondersi dietro il giornale.
Frigga prima irrigidì le spalle, poi sospirò rassegnata scuotendo il capo.
Loki si rese conto di aver improvvisamente perso l’appetito ed essere pronto alla fuga più rapida mai vista nella storia dell’umanità.
“Hai sedici anni- continuò imperterrito Thor, non accorgendosi di nulla- devi imparare a guidare”
La sua proposta fu accolta nell’assoluto silenzio, mentre veniva attentamente soppesata.
E, stranamente, ritenuta non assurda (per una volta).
“Non è una cattiva idea” acconsentì il padre, ma continuando a tenere il giornale sollevato per nascondersi.
“Potrebbe esserti utile in effetti” disse anche Frigga, spostando lo sguardo incerta tra i figli.
Loki alzò un sopracciglio, per poi sospirare: chiedere una semplice giornata di pace era proprio impossibile?
“Assolutamente no” fu la sua risposta mentre si sedeva irritato al tavolo.
“Eddai! Lo sai che è una buona idea e così la smetterai di stressarmi ogni volta che non hai niente da leggere. E poi t’insegnerò io!”
Odino tentò nuovamente il suicidio con il caffè ma non funzionò ‘sto granché.
“Certo, con la macchina di tuo nonno” si sentì in dovere di tutelarsi.
“Il pick-up del nonno?! Se vi siete decisi a liberarvi di me, ditemelo che sono più che disposto ad andarmene di mia spontanea volontà!”  esclamò a metà tra il traumatizzato e terrorizzato, il moro.
“Non fare il tragico tesoro- disse Frigga, passandogli una mano tra i capelli- dopotutto è riuscito persino Thor ad imparare a guidare, proprio con quella stessa…auto” cercò di rincuorarlo.
Il biondo in questione corrugò la fronte “Cosa intendi mamma?”
La donna sorrise complice ed incoraggiante al secondo genito, ignorando totalmente l’altro.
Loki sospirò, sentendosi terribilmente fottuto.
 
Thor fissava con impazienza il fratellino “Dai, spostati”
“Sognatelo. Ti ho detto che non voglio guidare”
“Cosa ti costa provarci?”
Il moro si decise a ricambiare il suo sguardo, con gli occhi accesi di rabbia “No”
Thor sbuffò, cercando di trattenere la tentazione di sbattergli la portiera in faccia e mandare tutto al diavolo. Improvvisamente non era più sicuro della sua geniale idea, e Loki non faceva che rinforzare questa sensazione.
Tuttavia era difficile che lui si arrendesse così facilmente.
Per questo salì sul pick-up affianco all’altro, iniziando a spintonarlo verso il volante.
“Thor smettila!” cercò di bloccarlo il minore, ma il biondo era sempre stato più forte e nel giro di poco Loki fu costretto a capitolare e si trovò seduto davanti al volante.
L’altro sorrise soddisfatto, mentre il moro fissava crucciato davanti a se.
“Dai provaci. Schiaccia il freno e metti la marcia”
“No” ripetè, continuando a tenere il broncio ed incrociando le braccia sul petto per sottolineare il suo rifiuto.
“Giusto, prima controlla gli specchietti e mettiti la cintura”
Loki lo fulminò con lo sguardo, serrando ancora di più la stretta delle braccia.
Il biondo sospirò “Almeno fai una prova. Non c’è nessuno!” esclamò esasperato indicando la strada completamente vuota davanti a loro. Non a caso l’aveva portato nelle strade secondarie fuori dalla cittadina.
“No” ribattè l’altro.
“Ma perché?!”
“Perché non voglio investire scoiattoli. E nemmeno ricci. Né le rane. Hai una vaga idea di quanto siano necessari i rospi per il nostro ecosistema?”
“E io che credevo che non volessi investire qualcuno!” sospirò melodrammatico.
Loki invece sollevò un sopracciglio, studiando la proposta “In effetti non sarebbe una cattiva idea. Avrei anche qualche idea su chi potrebbero essere i fortunati
“Loki…”
“Senti, non voglio e basta. Torniamo a casa”
Thor stette in silenzio per qualche momento “è per…è per l’incidente Loki?” domandò con esitazione.
Il moro s’irrigidì immediatamente rifiutandosi di voltarsi verso di lui.
Il maggiore sospirò, allungando una mano per appoggiargliela sulla spalla, ma l’altro si girò di scatto, scendendo dalla macchina e sbattendo la portiera.
Thor imprecò, scendendo velocemente anche lui “Loki? Loki perché non me l’hai detto? Non avrei insistito lo sai!” cercò di scusarsi, avvicinandolo.
Loki lo scansò con freddezza “Portami a casa” ordinò senza nemmeno ricambiare il suo sguardo e limitandosi a tornare a sedersi sul posto del passeggero.
Thor si passò una mano tra i capelli, sospirando per poi risalire anche lui.
 
Il viaggio di ritorno fu silenzioso, con Loki raggomitolato il più lontano che poteva e che si rifiutava di parlargli.
Soltanto quando, invece di proseguire verso casa loro, Thor prese un’altra strada si decise a rialzare lo sguardo.
“Ti ho detto di portarmi a casa”
“Prima ti devo portare in un posto speciale. Tranquillo, è qua vicino”
Dopo cinque minuti la macchina era già ferma e Loki stava seguendo il fratello mentre si addentrava nel bosco.
Arrivarono un quarto d’ora dopo nel posto speciale di Thor, che si rivelò essere la cima di una collinetta, dalla quale si vedeva il resto della valle. E il tutto era contornato da una vecchia panchina di legno che aveva visto tempi molto migliori.
“Cos’è, il posto in cui porti le tue amichette?” domandò con una smorfia annoiata, ficcandosi con rabbia i pugni nelle tasche della felpa.
Thor roteò gli occhi “Ancora con questa storia? Sono uscito solo una volta con Jane, e solo perché sennò avrebbe continuato a stressarmi”
“Se Sif ti sentisse parlare così non la prenderebbe bene”
“Ma Sif sa anche che per me può essere solo un’amica. E comunque no, questo posto è molto più importante e quindi no, non sono venuto qua con nessuna di loro”
Loki non si finse neanche interessato, guardandolo con sufficienza “E allora cosa ci facciamo qua?”
Thor fissò per qualche istante il panorama, rispondendo solo dopo.
 “La prima volta che papà mi portò qui avevo otto anni. Stavamo facendo una passeggiata con Geri e Freki quando ci fermammo qua. E fu qua che mi chiese se mi fosse piaciuto avere un fratellino”
Il biondo riportò lo sguardo sull’altro, che continuava a tenere lo sguardo fisso per terra.
Thor sorrise “Gli risposi di sì, senza sapere che avrei trovato molto di più di un fratello” aggiunse, avvicinandolo.
Loki sospirò, facendo l’ultimo passo che gli separava e appoggiandosi contro il suo petto.
Il biondo ricambiò il suo abbraccio, stringendolo con forza e affondando il naso tra i suoi capelli scuri.
“Scusami se ho insistito troppo. È solo che pensavo che ormai le cose fossero…ecco…”
Loki si strinse ancora di più contro di lui, nascondendo il volto contro la sua spalla senza dire una parola.
“Potevi dirmi che avevi ancora paura delle macchine” aggiunse il maggiore, baciandogli il capo.
Si ricordava quando erano andati a prenderlo. Quel ricordo era impresso nella sua memoria come nessuna altro.
Ricordava quel bambino che dimostrava meno dei cinque anni che aveva e che scuoteva la testa guardando la macchina, stringendo i pugni.
Ricordava di avergli sorriso, preso una mano e tirato, senza sapere che pochi mesi prima era stato proprio dentro una macchina che aveva rischiato di morire.
Ed era stata proprio una macchina ad uccidere tutta la sua famiglia e farlo finire in quell’orfanotrofio.
Tuttavia Loki si era morso il labbro, lo aveva guardato con dubbio negli occhi e alla fine lo aveva seguito, continuando a tenergli la mano e a stringerla spasmodicamente anche durante il viaggio di ritorno.
Ci erano voluti anni prima che riuscisse a salire in macchina tranquillamente.
Ma poi anche gli incubi erano finiti e le cose erano diventate più normali.
“Scusami. Sono stato un idiota. Sono la persona più stupida della terra. Non so cosa mi sia passato in mente, io proprio-“
“Smettila Thor- lo interruppe l’altro, sorridendo leggermente contro il suo collo- tu…per una volta non è colpa tua, anzi questa poteva quasi essere un’idea degna di tale nome”
“Ah sì?”
Loki si decise a ricambiare il suo sguardo, con l’accenno di un sorriso “Sì, lo ammetto. Avevi ragione
“Wow…puoi ripeterlo, che lo registro!”
Il minore rise, tirandogli un pugno, prima di tornare nuovamente a farsi stringere tra le sue braccia.
“Allora qual è il problema?” chiese con esitazione il biondo, non volendo farlo arrabbiare di nuovo.
“Non lo so…”
“Sicuro che non sia colpa di…”
“L’incidente? Non so, insomma… ero avevo quattro anni. Ho solo ricordi confusi di ciò che è successo…dei miei genitori”
Thor arricciò le labbra, strusciando il naso contro quello dell’altro “Allora vuoi fare un altro…tentativo?”
Loki sospirò “Provarci non costa niente” acconsentì a malincuore contro il suo collo.
Continuando a tenersi per mano e punzecchiandosi, tornarono alla macchina e, dopo un respiro profondo, Loki si decise a salire.
Girò con esitazione la chiave, ma appoggiò la destra sul cambio solo quando Thor gli prese il polso, ed intrecciò le dita con le sue.
“Sai, forse ti servono solo dei ricordi belli legati alle auto”
“Oh certo, dei bei ricordi su una bomba ad orologeria con cui non solo ci uccidiamo a vicenda, ma avveleniamo anche l’aria. Mi chiedo proprio come faccio ad averne di brut-“
Thor lo baciò a tradimento.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Noooo, domani non ho assolutamente l’esame della patente, ergo non posso schiantarmi contro un albero u.u (infatti, conoscendomi è più probabile che investa qualcuno tipo l’esaminatore u.u’’’)  *cerca di autoconvincersi*
Dedicato a meriluna che mi ha fatto venire l’idea (non è che per caso prendi la patente anche al posto mio?)
Ora, se volete scusarmi, vado a nascondermi sotto le coperte fino a …dicembre, giusto per evitare un altro paio di esami ^^’’’
 
Ciao ciao
roby_lia

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Capitolo 20
*** Tradimento ***


è arrivato davvero il momento di disperarsi perchè Loki è davvero morto cadendo dal Bifrost (e Thor fa la cosa più stupida e inutile che poteva venirgli in mente)

Tradimento

Un lampo, un tuono e l’attesa finisce, perché il dio del Tuono mantiene sempre le sue promesse.
Anche quando  è un’altra persona che vorrebbe stringere a se, anche quando sono delle labbra più sottili e fredde, incurvate in un sorriso storto che vorrebbe baciare.
Anche quando avrebbe voluto buttarsi dal Bifrost, invece che tornare da lei.
Ma l’erede dorato di Asgard mantiene sempre le sue promesse, perché sente ancora addosso l’odore della distruzione che ha causato infrangendone una solamente.
“Per sempre?”
“Sì fratellino. Per sempre”
È più facile chiudere gli occhi e scacciare il ricordo.
Il rimpianto e l’orrenda sensazione del tradimento che stava compiendo sono più difficili da scacciare dal proprio cuore.
Tutto era così sbagliato, così… tremendamente troppo facile.
L’amore non era mai stato veramente facile. Era fatto di ferite e graffi profondi, di lacrime e rabbia.
Era fatto di sorrisi e complicità, di menzogne e gelosie .
Era un legame che travalicava il sangue stesso, che travalicava il corpo stesso.
Era lui e Loki, sotto la stessa coperta, a raccontarsi i sogni e le speranze, a baciarsi ridendo e stringersi l’uno all’altro, facendosi promesse che non sarebbero mai potute diventare realtà.
Quello era l’amore che lo faceva sentire davvero vivo.
Ma Thor è morto, è morto insieme alla persona che guariva le sue ferite subito dopo avergliele inferte, che placava la sua rabbia dopo averla scatenata.
Ciò che ne resta è una pallida imitazione, con un sorriso che non arrivava fino agli occhi, un calore che non riesce più a sentire, la speranza per una vita diversa ormai perduta per sempre.
Ma Jane non sa, Jane non lo conosce veramente, non ci riuscirebbe nemmeno volendo ora.
Lei si accontenta che lui sia tornato, e non può accorgersi di quanto è stato perso per sempre perché, semplicemente, non l’ha mai conosciuto.
Perché, semplicemente, non è mai stato destinato a lei.
 
I giorni si susseguono simili, se non uguali.
Il tempo non peggiora, ma il cielo è perennemente offuscato, se non addirittura coperto di nubi temporalesche.
Ma la pioggia non cade.
Thor sa che se cede in quel momento, non sarebbe più in grado di fermarsi.
Le notti si susseguono, ma nessuna di esse porta davvero il riposo.
Ci sono solo incubi dietro i suoi occhi, c’è soltanto una mano che lascia la presa e la stretta più salda con cui invece Odino impedisce a lui di seguirlo in quel baratro.
Per quando Midgard e Asgard siano diverse, c’è sempre qualcosa che glielo ricorda.
Il perenne disordine che non può non esserci nella convivenza di due scienziati, una stagista, e lo stagista della stagista, anche se regge con difficoltà il disordine della stanza del dio del Caos.
Il cielo che per quando diverso dal loro, è sempre lo stesso, solo visto da un’altra angolazione. Lo stesso sotto al quale si sono amati, sotto al quale hanno riso, parlato e giocato.
Ma tutto è troppo diverso, e questo non fa che più male.
Chiude gli occhi, respirando profondamente l’aria fresca della notte. Sente le nuvole tempestose avvicinarsi, montare dentro di sé, e solo con una profonda concentrazione riesce a scacciarle indietro.
“Thor?” lo chiama Jane, passandosi una mano sugli occhi assonnati.
Il dio del tuono si volta verso di lei, regalandogli un sorriso incrinato.
“Cosa stai facendo?” domanda ancora la ragazza, non accorgendosene.
“Niente. Non ho sonno, tutto qua”
Lei ricambia il suo sorriso, alzandosi dal letto e raggiungendolo.
Per qualche istante restano in silenzio a guardare le stelle, come avevano fatto la prima volta, quando tutto era diverso, ma quando tutto era anche giusto.
“Ti amo” sussurra lei, senza guardarlo.
Thor irrigidisce le spalle, trattenendo il fiato.
Loki era seduto accanto a lui, sul letto, con addosso solo la sua maglia rossa, che gli andava più che bene.
Sulle gambe aveva appoggiato un libro, ed era a quello che stava rivolgendo tutta la sua attenzione, non a lui.
Thor si mise a sedere, avvolgendolo con un braccio e facendolo appoggiare contro il proprio petto.
Per qualche istante restarono così, Thor assaporando l’odore del fratello, Loki godendosi il suo calore.
Allora era tutto quasi facile, ma non troppo. Erano solo ragazzi che non volevano occuparsi di nulla a parte uno dell’altro.
“Ti amo” mormorò dolcemente il maggiore, rafforzando la sua stretta.
Loki corrugò la fronte, prima di scuotere la testa e sottrarsi al suo abbraccio.
“Io no” disse semplicemente, tornando come se nulla fosse al suo libro.
“Cosa?!” esclamò confuso l’altro.
Il minore scrollò le spalle “Io non ti amo Thor. Io non posso amarti. Io non…voglio amarti. Non voglio definire quello che c’è tra noi perché una volta che…che nomini qualcosa, quella non potrà cambiare e sarà limitata dalla definizione stessa. Cosa nominata, cosa dominata. Se dicessi di amarti vorrebbe dire che provo semplicemente amore per te ma… ma non è così, perché quello che provo per te, quello che tu causi a me, è… è molto di più. Quindi no, non ti amo”
Il principe di Asgard ci mise qualche momento per capire appieno il suo discorso.
“Ma allora non ti amo neanch’io!”
Loki distolse lo sguardo da quel dannato libro, sorridendogli con dolce esasperazione
“Questa è la cosa più bella che potevi dirmi, fratello” disse, prima di baciarlo e lasciarsi trascinare nuovamente sotto di lui.
Thor serrò gli occhi, obbligandosi a scacciare nuovamente la disperazione.
Vorrebbe solo che fosse un corpo più simile al suo a cercare rifugio tra le sue braccia, fatte solamente per stingerlo con forza e farlo sentire a casa, vorrebbe sentire di nuovo il suo cuore battere in sincronia con il suo.
Vorrebbe sapere quando ha iniziato a sbagliare, vorrebbe poter sperare che ci sia ancora una possibilità per rimettere le cose al loro posto.
Ma sa troppo bene che non potrà mai più accadere nulla di tutto ciò.
“Sì, ti amo anch’io” rispose.
Ma dietro i suoi occhi c’era ancora Loki che lo guardava sorridendo, ed era la cosa più bella che potesse mai esistere nell’intero universo.
“Qualunque parola  per descrivere ciò che provo per te sarebbe un eufemismo”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Prima che, giustamente, mi uccidiate nel modo più atroce che avete appena inventato ci tengo a precisare un paio di dettagli.
Primo di tutti, la frase “Cosa nominata, cosa dominata” è presa dalla solita serie di Joanna Harris, Le parole segrete, perché adoro troppo quei libri <3
Seconda cosa, io sono dalla vostra parte! Davvero! Odio Jane (perché, c’è qualcuno che la sopporta?), potrei scrivere una tesi sull’inutilità di Jane! ( altro che teoria del caos)quindi ho dovuto ingoiare giusto un paio di volte il vomito e la tentazione di farla morire in modo atroce.
Tuttavia credo che questo capitolo andasse fatto, quindi ecco qua.
Ora mi rimetto volentieri al vostro giudizio (e torture, insulti e qualsiasi altra cosa mi sono meritata per aver scritto questo obbrobrio) u.u
 
Ciao ciao
roby_lia
 
p.s. non è che per caso, tra una maledizione a l’altra, riuscite a segnalarmi qualche bel disegno di Loki in versione Jotun? Ho qualche problema a capire come diavolo posso vestirlo ^^’’ (anche se so bene che Thor preferirebbe vederlo direttamente come papà l’ha fatto u.u’’)

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Capitolo 21
*** Unione ***


Loki non è stato abbandonato da Laufey ed è cresciuto felicemente a Jotunheim
 
Unione


Thor, è inutile dirlo cercava in tutti i modi possibili di guadagnare tempo, anche a costo della sua stessa salute.
“Sarà orrendo” mugugnò contrariato, ricevendo in risposta solamente uno strattone più forte ai capelli, mentre sua madre cercava di dargli un aspetto presentabile.
“Perché, tu credi di essere bello?” lo prese in giro la dea, continuando a tormentare i suoi capelli biondi.
“Madre!”
“Sono solo oggettiva Thor. Dubito fortemente che tu sia il canone ideale di bellezza nel quale è cresciuto”
“Ma io almeno non sono un gigante blu!”
“E chi ti ha detto che è così?”
“Guarda che so come sono gli Jotun!”
“E sai anche che il Principe Loki non è uno Jotun come gli altri. Anzi, negli altri regni è molto rinomato per la sua bellezza e la sua intelligenza, oltre che per le sue grandi doti magiche. Chissà che riesca ad insegnarti qualcosa almeno lui” ribattè, sciogliendo gli ultimi nodi dei capelli del figlio.
Thor sbuffò, roteando gli occhi.
“Ma perché dobbiamo proprio sposarci? C’è già la pace tra i regni!”
“Lo sai bene che è proprio per continuare a mantenerla che dovete unire le dinastie. Quindi smettila di fare il bambino Thor. E poi l’ultima volta ti eri divertito con lui”
“Quello è successo anni fa, madre!”
“Eppure hai parlato per mesi di quel giorno a Jotunheim” gli ricordò, studiandolo critica.
“Eravamo solo bambini! Non mi ricordo nemmeno com’era Loki! E con la mia fortuna sarà cresciuto male” borbottò afflitto il principe ereditario.
“Anche tu eri molto più carino da bambino. Poi purtroppo ti è venuto un insano amore per il fango e questi sono i risultati”
“Stavo cercando di scogliere la tensione” s’imbronciò il principe.
“Certo, ora inizia a vestirti che magari riusciamo a renderti un minimo più presentabile”
“Sarà orrendo” continuò a mugugnare contrariato, obbedendo.
E fu così che Thor Odinson dimostrò di non aver preso nemmeno un briciolo del potere di preveggenza di sua madre, perché le cose andarono in modo del tutto diverso da come le aveva immaginate.
 
I giganti di ghiaccio sembravano immensi anche nell’ampia sala del trono di Asgard.
Esseri enormi, che incutevano timore al solo guardarli, ed era difficile non sentire la necessità di tenerli costantemente sotto controllo.
Tuttavia, se il primo istinto di Thor fu quello di stringere con più forza l’elsa della spada, la sua attenzione fu assai velocemente spostata su altro quando individuò il Principe Loki. Per la precisione sul tentare di non assumere un’aria troppo stupida fissandolo.
Il principe dei ghiacci avrebbe quasi dovuto passare inosservato in mezzo al resto delle corte di Jotunheim, tuttavia era proprio lui ad attirare la maggior parte dell’attenzione.
Era molto più piccolo degli altri Jotun, sarebbe stato considerato troppo esile persino per gli asgardiani.
L’unico ricordo che aveva Thor dell’altro principe era quello di uno scricciolo blu coperto da pellicce, con gli occhi color sangue brillanti, attraverso le ciocche scure e spettinate.
Ma quello era successo quasi un secolo prima, se non di più. E anche Loki era cresciuto, e assai bene, fu costretto ad ammettere con sé stesso Thor, ma senza esserne troppo dispiaciuto in fin dei conti.
Loki era alto, quasi quanto lui, anche se più magro. La pelle di ghiaccio era attraversata da linee più marcati, che s’intrecciavano a loro volta con i bracciali d’oro che indossava.
Anche i capelli lunghi e scuri erano intrecciati con altro oro e pietre preziose, a cui sfuggiva qualche ciocca che finiva solo ad attirare di più lo sguardo sul suo volto, con degli occhi color del sangue ma con una nota malinconica di fondo.
C’era qualcosa, forse nelle gambe lunghissime che spuntavano da gambali di pelliccia, forse in tutti quei marchi che facevano venir voglia di seguirli con le punta delle dita, che colpirono Thor come un pugno nello stomaco, facendogli uscire tutta l’aria dai polmoni e socchiudendo la bocca con un’espressione più ebete del solito davanti a quella vista.
Semplicemente non riusciva a distogliere lo sguardo, ripercorrendo continuamente il suo corpo: da quei capelli scuri in contrasto con la pelle, i fianchi stretti avvolti in un drappo che gli faceva solo prudere di più le mani dalla voglia di stringerlo, ai lineamenti spigolosi del viso che voleva a tutti i costi veder addolciti in un sorriso.
Un sorriso solo per lui, un sorriso che si sarebbe scontrato con le sue labbra e-
Una gomitata non esattamente delicata, ma altrettanto ben nascosta da parte di Sif lo fece tornare in se con un singulto, solo per trovarsi a ricambiare lo sguardo del Principe Loki.
Lo Jotun lo fissò senza espressione per un istante, prima di fare un inchino col capo, come aveva fatto in precedenza davanti ai suoi genitori.
Thor aprì e rischiuse la bocca un paio di volte, come un pesce fuor d’acqua, prima di ritornare del tutto in sé e ricambiare l’inchino.
“Principe Loki- mormorò sentendo le guance andare a fuoco per la brutta figura-siete…sei cresciuto”
L’altro alzò le sopracciglia “Sono cose che succedono” ribattè gelido, per poi riportare lo sguardo su suo padre e deciderlo d’ignorarlo per il resto della giornata.
Thor annuì distrattamente, continuando a studiarlo.
Quel ragazzino, per quanto diverso, aveva qualcosa che gli spegneva completamente il cervello, o più del solito, come poi sottolineò amabilmente sua madre.
 
Durante la cena di quella sera, il loro rapporto non migliorò particolarmente, nonostante fossero stati costretti a sedersi vicino.
Thor tenne lo sguardo fisso sul piatto davanti lui, sia perché non sapeva nemmeno da dove iniziare a parlargli, ma soprattutto per evitare che l’altro si accorgesse di nuovo della maniera imbambolata in cui lo fissava.
Non che l’altro collaborasse particolarmente, visto che l’unico tentativo del principe di Asgard di comunicare, ovvero offrirgli il proprio pugnale per tagliare la carne, sfumò prima ancora di poter essere messa in atto visto che l’altro fece apparire precipitosamente una lama di ghiaccio per avere una buona scusa per non parlargli.
Dopo quel vago tentativo, Thor concentrò nuovamente tutta la sua attenzione sulla cena, desiderando solo di poter essere a ridere con i suoi amici e non in quella situazione imbarazzante.
Loki, d’altrocanto, si dimostrò essere un ospite perfetto con tutti gli altri, entrando soprattutto nelle grazie di Frigga, cosa di cui Thor non era sicuro di doverne essere felice.
 
Thor riprese coraggio solo quella sera tardi, quando ormai la cena era finita, per diventare una festa vera e proprio in cui lui aveva bevuto un po’ troppo, probabilmente.
E gran parte del merito andò a sua madre, che insistette affinchè provasse ad essere almeno un po’ più maturo.
Fu per questo soprattutto che Thor figlio di Odino, si ritrovò ad andare con incerta sicurezza verso il principe di Jotunheim, con il malaugurato intento di chiedergli di ballare.
L’altro avrebbe dovuto rispondergli di sì per principio, perché così era previsto dell’etichetta soprattutto per due promessi sposi com’erano loro.
Anche se Thor non aveva idea di cosa sarebbe successo dopo, soprattutto perché lui e ballo, nella stessa frase, non andavano particolarmente d’accordo.
Ma Thor è Thor, ecco perché pensava che questo avrebbe potuto trovare una soluzione dopo.
Cercando di non far trasparire troppo l’agitazione, si avvicinò all’altro principe, facendo volatilizzare in un istante due maghi con cui stava discutendo.
“Principe Loki” disse con la bocca secca.
“Principe Thor” ribattè l’altro con fredda cortesia.
“Voi, ecco…- s’impappinò per un momento, desiderando solamente di essere inghiottito sul momento dalla terra- volete ballare?” chiese cortesemente, cercando di assumere un’espressione un po’ più convinta.
Se finora tutto era andato bene o male come ava immaginato, Loki si rivelò non essere esattamente incline ad obbedire ai suoi piani (e se non se ne fosse già perdutamente innamorato, questo l’avrebbe di sicuro fatto capitolare ai suoi piedi).
Infatti lo Jotun alzò un fine sopracciglio, perdendo per un istante la sua aria impassibili “Ma per chi mi hai preso?”
Dopodiché gli diede le spalle, allontanandosi.
Thor restò per un istante imbambolato a fissarlo, e dopo, con una strana rinnovata sicurezza e più tranquillità, scattò all’inseguimento.
“Se ti ho offeso in qualche modo mi dispiace! E solo che…l’etichetta…”
Loki si degnò di prestargli nuovamente attenzione, con un sogghigno di derisione sulle labbra “Oh e tu fai sempre tutto ciò che ti viene ordinato, vero principino?”
L’altro corrugò la fronte “Ehm, io…no! Certo che no!”
Lo Jotun alzò un sopracciglio, in quel modo che Thor aveva già iniziato ad adorare “Oh certo. Vuoi davvero convincermi che la regina Frigga non ti ha obbligato a farmi quel ridicolo invito?”
“Bhe ecco… volevo solo essere cortese”
“La tua cortesia puoi mettertela in tutt’altra parte” ribattè velenoso.
“Ma si può sapere perché fai così? Io sto cercando di essere gentile!”
Loki gli rivolse uno sguardo ancora più gelido dei precedenti “Per questa farsa dovrò rinunciare a molto di più di quanto valga la pena. E non ho intenzione di concedere niente di più né di meno dello stretto necessario” sibilò rabbioso, prima di dargli nuovamente le spalle e andando nell’ampio terrazzo.
Il principe di Asgard lo fissò a bocca socchiusa, per poi arrossire di botto al pensiero di ciò che sottendevano quelle parole: il giorno dopo si sarebbero dovuti sposare, e il matrimonio implica generare prole, e...
In quel momento difficilmente si sarebbe notata la differenza tra le sue guance e il suo mantello.
Tuttavia Thor, come Loki imparerà a sue spese, è difficile dal desistere a far qualcosa. Anche se quel qualcosa in questione implica conquistare l’erede del regno dei ghiacci.
 
“Io non intendevo quello!”
Loki dovette trattenere uno sbuffo seccato “Ma non hai qualcun altro da importunare?”
Thor scrollò le spalle “Quello che intendevo dire era che… che ci piaccia o no, da domani dovremo passare tutta la vita insieme quindi tanto vale provare a conoscerci no?”
Il moro lo guardò scettico, ma senza ribattere, e questo convinse Thor a continuare a provarci.
“Per esempio, cosa ti sarebbe piaciuta fare? Intendo dire, se…se fossi stato libero di fare ciò che vuoi, tu cosa avresti scelto?”
Loki lo fissò ancora per qualche istante in silenzio, per poi decidersi a rispondere “Avrei voluto viaggiare. Visitare tutti gli altri regni di Yggdrasill”
Thor corrugò la fronte “Perché pensi che non succederà? Potremmo viaggiare anche dopo, dando la caccia ad ogni avventura che ci si presenti”
“Tu… viaggeresti con me?” cercò di capire, esitante, inclinando leggermente la testa.
“Certo. Anche oltre i confini degli universi” rispose sicuro l’altro, sorridendo raggiante.
Loki sentì una spiacevole sensazione scaldargli le guance, mentre improvvisamente non riusciva più a sostenere il suo sguardo. Poteva essersi sbagliato? Poteva aver frainteso com’era veramente quel principe asgardiano? Forse poteva non essere così stupido come gli era sembrato?
“Vieni, ti faccio vedere una cosa!” riprese la parola l’altro, prendendogli la mano per accompagnarlo.
Loki tuttavia, si sottrasse con uno strattone alla sua presa, fissandolo corrugando la fronte.
Thor socchiuse le labbra, per scusarsi, ma la verità era che non aveva nemmeno pensato a ciò che aveva fatto: era stato un puro gesto istintivo.
Lo Jotun chiuse la mano a pugno, cercando di scacciare quella strana sensazione di essere toccato in modo così complice da un perfetto sconosciuto. Soprattutto, cercando di scacciare la sensazione di naturalezza che aveva provato per quel gesto. Come se le cose sarebbero dovute andare semplicemente così, con loro due e le stelle testimoni del tutto.
Si schiarì leggermente la gola, prima di avvicinare l’altro ma mantenendo una distanza di sicurezza. Thor gli sorrise nuovamente in quel modo luminoso come il sole, e come se nulla fosse successo gli fece strada attraverso il palazzo.
Loki sapeva che non avrebbe dovuto seguirlo, non con così tanta naturalezza attraverso un palazzo che non conosceva, ma quella non del tutto sgradevole sensazione persisteva: quella consapevolezza che, per una volta, le cose stavano andando esattamente com’era giusto che fosse.
Inizialmente il principe di Jotunheim non si accorse di nulla. Solo dopo notò una vaga luminescenza che ne attirò l’attenzione, facendogli spalancare gli occhi dalla meraviglia.
“è il giardino di mia madre- spiegò nel frattempo Thor- ha fatto portare piante da tutti i Regni, raccogliendole qua. Dice che così è come avere una copia in miniatura dei Nove Mondi. Forse non sarà proprio come viaggiare, ma può essere un inizio non credi?”
Il moro non lo stava ascoltando, troppo impegnato a guardarsi attorno “I fiori luminescenti di Svartálfaheimr… e quelli sono i Soli della Notte di Vanaheim! Raccolgono la luce del sole di giorno e la liberano di notte!”
Più Loki guardava, più riconosceva fiori e piante che aveva visto solo nei tomi della biblioteca del suo palazzo.
“Però purtroppo non abbiamo fiori da Jotunheim, non è mai riuscita a farli crescere…” aggiunse poi il biondo, mordendosi il labbro.
L’espressione di Loki, che fino a quel momento l’aveva incantato, s’incrinò, adombrandosi leggermente “Jotunheim ha la spiacevole abitudine di sopprimere tutto ciò di diverso con cui viene a contatto”
“Ma adesso ci sarai tu. Potresti portare un po’ d’inverno anche qua” ribattè, sorridendo di nuovo.
“Perché mai dovreste volere l’inverno…”
“Bhe… la neve è divertente! Ti ricordi quando sono venuto a Jotunheim? Abbiamo giocato tutto il giorno in mezzo alle neve…anche se poi non sentivo più le mani” aggiunse alla fine, passandosi una mano tra i capelli.
“Vuoi fare un pupazzo di neve?” chiese ironico Loki, senza riuscire a trattenere un sorriso.
Il biondo alzò di scatto il viso, fissandolo socchiudendo gli occhi mentre un ricordo lentamente tornava a prendere forma “…un pupazzo di neve…ma certo!”
“Sì, non te lo ricordavi? Quando sei venuto su Jotunheim non abbiamo fatto altro. Anche se alla fine eri più simile tu ad un pupazzo di neve”
“Ci credo, usavi i tuoi poteri su di me!”
Loki roteò gli occhi “Era pura difesa. Tu mi saltavi addosso per giocare alla lotta ed eri il doppio di me!”
Thor scoppiò a ridere, mentre neanche l’altro trattenne un sorriso.
Sospirando rilassato, il principe di Asgard si sedette sull’erba, osservando l’altro che nel frattempo aveva ripreso ad esplorare il giardino.
Lo osservava continuando a ripetersi che tutto quello era giusto. Lo osservava continuando a ripetersi che tutto quello non era poi così male.
“Sono felice che sia tu” disse alla fine. Loki finalmente distolse lo sguardo dai fiori che stava studiando, spostandolo su di lui.
“Come?”
“Sono felice che sia con te che devo passare il resto della mia vita” ripetè con più sicurezza.
Lo Jotun distolse nuovamente lo sguardo da lui “Nemmeno mi conosci”
“Bhe per quello avremo tutto il tempo che serve. Perlomeno non sei noioso”
Loki alzò un sopracciglio, sogghignando prima di sedersi davanti a lui nell’erba “E sentiamo, perché mai dovrei essere noioso?”
“Sei un mago. Di solito i maghi sono noiosi. E fanno tutte quelle cose bhe…”
“Noiose?” tirò ad indovinare con un’espressione strana.
“Ma non tu- si affrettò a correggersi Thor- stavo solo dicendo che-“
Il principe ereditario fu costretto ad interrompersi. O meglio, l’altro principe lo interruppe. Con una palla di neve dritta in faccia.
Loki ghignò, lanciando a riafferrando un’altra palla di neve “Chi è il noioso scusa?”
Thor lo fissò sbalordito per un istante “Questa te la faccio pagare!” promise, prima di gettarglisi addosso.
L’altro riuscì ad evitarlo, rotolando nell’erba e ridendo si rimise in piedi triandogli altra neve.
“Ora mi ricordo perché ti saltavo addosso!” ringhiò il biondo, mentre il moro sfuggiva agile appena prima di essere sfiorato.
“Ma davvero? E io che credevo fosse per il mio fascino” ribattè tirandogli un’altra palla di neve.
Thor rise, continuando l’inseguimento, e continuò a ridere finchè alla fine non riuscì ad acciuffarlo, o più probabilmente l’altro si lasciò prendere.
Loki non si sottrasse alla presa dell’altro attorno ai suoi polsi, troppo impegnato a riprendere fiato per le troppe risa.
Thor continuò a fisarlo in viso, sorridendo a pochi centimetri dal suo volto.
“è vero che potete assumere un aspetto Aesir?” domandò senza distogliere gli occhi da quelli dello Jotun.
“Cos’è, questo aspetto non ti aggrada?”
“Sono solo curioso”
Loki assottigliò lo sguardo, per poi annuire “Sì è vero. Succede se ci scaldiamo”
“Ah” mormorò distrattamente Thor, avvicinandosi ancora, fino a far sfiorare i loro nasi.
“Cosa stai facendo?”
“Mi par ovvio, ti scaldo” rispose praticamente sulle sue labbra.
“Credo che tu debba impegnarti un po’ di più sai?”
“Come desideri, mio principe” ribattè sorridendo, prima di baciarlo finalmente.
 
 
La Storia vuole che l’unione tra le due stirpi reali portò un periodo di pace e magnificenza mai visto nei Nove Regni.
La Storia vuole che alla fine i due principi s’innamorarono davvero, e che la storia del loro amore divenne la favola d’eccellenza che le madri raccontavano alle loro figlie e figli prima di andare a dormire.
La Storia vuole che viaggiarono per tutti i Regni, recuperando tesori perduti e sconfiggendo mostri.
La Storia vuole che anche loro ebbero dei figli, figli di neve ma con il sole nelle vene, e che loro continuarono a regnare, preservando l’Ordine con un poco di Caos.
Ma questa, per l’appunto è un’altra storia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Ecco cosa succede guardando Frozen, dopo aver letto Il trono di spade, pensando a Thor e Loki u.u’’’
Un grazie molto speciale va a _avatar_ che mi ha consigliato la parola e mi ha dato l’idea (sennò avreste dovuto aspettare mooolto a lungo prima che venisse in mente a me) e a questo proposito, se siete interessati ad una “versione alternativa”  di questa lettera leggetevi questa sua divertentissima storia :3 http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2399321
Vabbè, ora sloggio, perché non so più cosa sto dicendo, ma questo credo che si sia capito già dal finale insensato ^^’’’
 
Ciao ciao (e un caldo abbraccio <3)
roby_lia

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Capitolo 22
*** (In) Vino (Veritas) ***


ambientata durante Thor, la sera prima dell'incoronazione, ma non tiene ovviamente conto di quello che succederà dopo (chi intende, intenda) 
ah sì, per necessità di trama anche gli asgardiani possono ubriacarsi u.u'''


(In) Vino (Veritas)

Ovvio, assolutamente ovvio.
A chi altri, oltre suo fratello, Thor dio del Tuono, il primogenito di Odino in persona, il futuro Re di Asgard, poteva venire in mente di ubriacarsi in una maniera indecente proprio la sera prima della sua incoronazione?
E naturalmente, viste che le condizioni dei suoi amici non erano esattamente migliori, chi altro poteva avere l’arduo (e ingrato) compito di riportarlo nelle sue stanze, se non il suo caro fratellino minore?
Loki sbuffò, strattonando il braccio di Thor che aveva attorno alle spalle
“Cerca di collaborare, idiota”
In risposta l’idiota in questione rise sonoramente, facendo forza sul braccio e quindi rischiando di soffocare il fratello nel suo caldo abbraccio.
“Thor! Eh lasciami!”
“Eddai fratello! Cerca di essere collaborativo” ribattè sghignazzando.
“Ma se non sai nemmeno cosa significa collaborare” mugugnò inferocito, aprendo la stanza dell’altro con un calcio tendando al contempo di non far cadere l’altro (soprattutto di non farlo cadere addosso a sé, o le sue ossa ne avrebbero risentito per una settimana abbondante)
Lo sostenne a fatica percorrendo gli ultimi metri, mentre l’altro continua a ridere divertito almeno finchè il moro non lo buttò malamente sul letto.
“Mi hai fatto male!” frignò poi l’erede al trono, massaggiandosi il naso contuso.
“Ma va ad Hel!” ringhiò l’altro, cercando di far ripartire la circolazione sulla spalla con cui l’aveva sostenuto.
Thor lo fissò per un istante, prima di scoppiare nuovamente a ridere “Il mio fratellino permaloso!”
Prima che Loki potesse ribattere, riuscì ad afferrarlo per un braccio e lo tirò con se sul letto.
“Thor che diavolo stai facendo?!?!” protestò animatamente il minore, cercando di rialzarsi, ma prima che potesse muovere anche un solo muscolo, il fratello lo placcò trattenendolo disteso.
“Resta qua. Come tuo Re io ti ordino di-“
“Non sarai Re fino a domani beota! E non potrai ordinare un bel niente fino all’ultimo istante” rispose mettendosi a sedere.
Anche Thor si mise precipitosamente a sedere, riuscendo ad afferrare il polso dell’altro prima che fosse fuori dalla sua portata e se ne andasse.
“Resta. Ti prego”
Loki lo fissò in viso alzando un sopracciglio “Sei ubriaco Thor. Dormi” rispose, liberandosi dalla sua stretta ma senza dar segno di volersene andare.
Il biondo scosse la testa “O forse non sono mai stato più lucido”
Loki roteò gli occhi “Mi dimentico sempre che quando ti ubriachi pensi che i tuoi discorsi abbiano più senso del solito” dopodiché gli diede le spalle, avviandosi verso la porta.
Thor fece uno scatto insolito per uno che pochi minuti prima a stento si reggeva sulle proprie gambe.
“No dai! Resta qui, come quando eravamo piccoli”
Il minore si fermò sulla porta “Non siamo più bambini Thor”
“Non m’importa- rispose l’altro, abbracciandolo da dietro e appoggiando la fronte contro la sua nuca- ho bisogno di te” aggiunse poi, con una voce talmente bassa che Loki credette di essersela immaginata.
“Cosa?”
Thor rafforzò la stretta attorno alle sue spalle, sorridendo mentre iniziava ad arretrare tirandolo con se, fino a che, incurante delle sue proteste, caddero entrambi sul letto.
“Ma la vuoi smettere!? Si può sapere che cos’hai?”
“è da tanto che non stiamo insieme, solo noi due…”
“E come mai proprio oggi-“
“Da domani cambierà tutto secondo te?”  chiese interrompendo la domanda acida dell’altro.
Loki lo fissò in viso, mentre il biondo teneva ostentatamente lo sguardo sul soffitto.
Sospirando distolse gli occhi “è già cambiato tutto. Ormai non c’è più niente di quello che vuoi ricordare” rispose prima di alzarsi.
“Cosa intendi?! Noi siamo sempre noi! E… e non voglio che le cose cambino, nemmeno dopo l’incoronazione di domani!” disse con decisione il biondo.
“Devi crescere Thor” rispose duramente l’altro.
Il primogenito scosse la testa “Da domani! Un’ultima notte da scapestrati posso concedermela”
Il moro scosse la testa, trattenendo l’ennesimo insulto “Bene, allora ti lascio alle tue baldorie”
“Non pensarci nemmeno!!” dopodiché Loki si ritrovò per la terza volta in quella notte, schiantato sul letto, con addosso il non indifferente peso del fratello.
“Thor! Razza di decerebrato che non sei altro! Cosa diavolo- no! Il solletico no!”
Il maggiore rise, continuando a tormentarlo e cercando di evitare di far finire i propri capelli nelle sue grinfie.
Alla fine si trovarono entrambi con il fiato corto, i capelli spettinati e un sorriso sulle labbra.
“Ecco vedi? Sei ancora il mio piccolo, adorabile e fastidioso fratellino!” lo prese in giro Thor, spettinandogli ancora di più i capelli scuri.
“E lasciami! Puzzi di vino in maniera schifosa!”
“Non ci provare!”
“Faccio quello che voglio!” ribattè ma, nonostante l’altro fosse ancora piuttosto alticcio, non sarebbe mai riuscito a liberarsi dalla morsa in cui lo tratteneva.
Per ripicca Loki mise il broncio, fulminandolo con lo sguardo ma ricevendo in risposta solo una risata più forte.
“Quando fai così sei solo più carino
Cosa. Hai. Detto
“Che sei carino. È la verità. E con il broncio sei solo più adorabile”
“Prova a ripeterlo se ne hai il coraggio” ringhiò, buttandolo di lato per poi sovrastarlo.
“Che c’è? È solo la verità- il suo sorriso si fece più dolce - … sei così bello” disse in un modo stranamente serio, mentre gli accarezzava una guancia.
Loki lo fissò per un istante, prima di sbuffare “Sei ubriaco”
“Vero, ma non per questo mi sbaglio. Dopotutto sei tu che comandi le menzogne no? Non sei neanche in grado di riconoscere una verità così evidente?”
“…non mi ero reso conto che avessi bevuto così tanto. Riesci sempre a sorprendermi in fatto di stupidità”
Thor rise, prima di sporgersi verso di lui e posargli un bacio sulla guancia.
“Buona notte fratellino” dopodiché, scambiandolo per il proprio cuscino, invertì nuovamente le posizioni appoggiando il capo sul petto di Loki e stringendolo più forte.
Nel giro di mezzo minuto era già nel mondo dei sogni.
Loki sospirò esasperato, ma poi iniziò a giocherellare con i lunghi capelli dell’altro “Buona notte anche a te”
 
La mattina dopo Thor si svegliò con un mal di testa tremendo e la sensazione di aver detto o fatto qualcosa di più stupido del solito.
E soprattutto, aveva la fastidiosa sensazione che mancava qualcosa nel suo letto.
Qualcosa di spigoloso, con una massa di capelli neri e due brillanti occhi verdi.
Ricordando nebulosamente la sera prima, il futuro re di Asgard gemette, girandosi sulla pancia e soffocando un altro lamento nel cuscino.
Non poteva essersi fregato con le sue stesse parole, vero?! Perché in quel caso non sarebbe mai più riuscito a guardare suo fratello in viso.
Sbuffando si mise seduto, passandosi una mano tra i capelli spettinati e rassegnandosi ad alzarsi prima che sua madre si accorgesse che era già in ritardo. E quelli sì che sarebbero stati dolori.
 
Quando vide Loki venirgli in contro, Thor desiderò con tutto sé stesso che il pavimento si aprisse e lo ingoiasse sul momento.
Ma Loki si comportava come al solito, scherzava e faceva dispetti. Tutto nella norma.
E Thor spera quasi che non abbia ascoltato qualsiasi cosa abbia detto la sera prima, spera solo che gli abbia associati ai deliri di un ubriaco, spera che-
“Ora diamoci un bacio” lo prende in giro Loki.
A Thor gli si blocca il respiro in gola, non volendo credere a ciò che a sentito.
Il sorriso divertito di Loki si spegne, mentre alza un sopracciglio “Che ti prende?”
“T-tu mi hai…hai appena…”
“Il secondo sopracciglio di Loki raggiunse il primo “Stavo scherzando. Hai già bevuto così tanto da non capire quando uno scherza?”
L’altro riprese immediatamente a respirare “Ah bene, ciò non bene perché… ma io intendevo, ecco…” le parole gli morirono in gola, mentre distoglieva gli occhi da quello dell’altro e si passava una mano tra i capelli.
“Sì, bene. Direi che… è ora di andare non trovi? Madre sarà già su tutte le furie per il ritardo”
“Oh sì. Giusto”
Loki annuì, per poi iniziare ad incamminarsi.
Tuttavia, dopo neanche due passi, il fratello lo raggiunse prendendolo per un polso e tirandolo verso di sé.
Dopo Loki sentì solamente le braccai dell’alto avvolgerlo e le sue labbra contro le proprie, in un contatto quasi impacciato.
“Grazie” disse poi Thor, senza guardarlo in viso ma continuando a stringerlo a sé.
“Di cosa?” riuscì a domandare il moro, nonostante la stranezza degli eventi.
“Di esserci sempre stato. Spero che le cose non cambino cioè, che cambino in un certo senso ma anche…no. In un altro senso”
Loki corrugò la fronte, non riuscendo a credere che Thor stava dicendo davvero quello che aveva capito.
“Io credo che… sia meglio parlane dopo. Se tu sarai ancora in grado di parlare dopo la festa ovviamente”
“Ehm sì, è meglio” rispose Thor, mentre l’imbarazzo per ciò che aveva fatto continuava a colorargli le guance, ma finalmente un peso che si era portato addosso da secoli lo liberava.
“Bene, allora io…vado”
Il biondo annuì, fissando nervosamente il corridoio prima di avvicinarsi nuovamente all’altro senza resistere alla tentazione di baciarlo ancora e ancora.
E Loki non potè far altro che trovarsi a ricambiarlo, decidendo che l’incoronazione poteva aspettare ancora un po’.
Ma c’era qualcos’altro che non poteva aspettare.
“è meglio andare” mormorò, prima di baciare ancora le labbra del biondo.
Thor mugugnò il suo assenso, ma lo strinse di più a sé.
Quando finalmente l’aria divenne indispensabile si allontanarono definitivamente, con il respiro corto ma gli occhi brillanti.
“Bene io devo andare” disse deciso Loki, cercando di prendere sicurezza.
Anche Thor annuì ancora confuso (l’assenza di ossigeno non giova particolarmente al suo cervello).
“Sì, allora dopo…”
“Sì, dopo” confermò il minore, prima di obbligarsi a distogliere lo sguardo dall’altro e dargli le spalle.
-Ora devo solo fermare un’invasione!!!!- aggiunse tra sé e sé Loki, mentre correva via.









Note

che è stupida come storia me lo dico da sola, state tranquille, ma sembrava un'idea carina a suo tempo -__-
so anche che i personaggi sono assai OOC, ma ho bisogno di qualcosa di leggero e ovviamente siete voi a pagarne le conseguenze ^^''
ora levo il disturbo e vado a prendere a testate il muro più vicino per la stupidata che ho scritto u.u

ciao ciao
roby_lia
 

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Capitolo 23
*** War ***


Mpreg nell'ultima parte <3

War


Un tempo per loro la guerra era un gioco come un altro, un modo per passare altro tempo insieme, un modo per condividere ancora un pezzo della propria vita con l’altro.
Thor non sa cosa darebbe per poter tornare a quei tempi, quando Loki gli rivolgeva un sorriso di sfida mentre gli occhi lasciavano trapelare tutt’altro che odio, e si lamentava se lo lasciava vincere.
Non sa cosa darebbe per poter tornare quei tempi in cui ogni loro lotta andava a finire in un’amichevole baruffa che li lasciva entrambi con il fiato corto per il troppo ridere.
Invece adesso i loro scontri si sono fatti fin troppo reali.
I loro corpi ne portano addosso il segno, Thor si ricorda di ogni singola ferita, ogni singola cicatrice che testimonia che quella follia è vera, non è solamente un brutto incubo.
Adesso le loro battaglie sono fin troppo sanguinose, ma lo lasciano con un retrogusto ancora più amaro in bocca.
Il gusto del rimpianto, di ciò che hanno perso e di ciò che stanno perdendo continuando quell’insensata guerra che non gli porterà da nessuna parte.
Nelle battaglie di allora Loki sbuffava quando lo lasciava vincere, sorridendogli e dicendogli che era un idiota.
Nella battaglia di adesso Loki lo fissa con un odio bruciante, mentre gli stringe con forza una mano attorno alla gola con un pugnale pronto nell’altra e gli urla contro “Io odio tutto di te!”
Nelle battaglie di allora Thor sogghignava, lanciandoglisi nuovamente addosso per far ricominciare il gioco.
Nella battaglia di adesso Thor si arrende, per una volta vuole fare il vigliacco e sorride a colui che un tempo era suo fratello “E allora perché mi ami?”
Un tempo Loki protesta del suo nuovo attacco, ridendo e lamentandosi di quant’era infantile.
Adesso a Loki gli si blocca il respiro in gola, mentre per un istante i suoi occhi lampeggiano di rosso.
Ma poi la presa attorno alla gola di Thor si allenta e il dio del tuono cade in ginocchio davanti all’altro, finalmente vincitore, finalmente superiore a lui, senza voler nemmeno trovare la forza per rialzarsi.
E Loki ride, perché finalmente ce l’ha fatta, perché finalmente l’ha sconfitto, perché finalmente anche lui ha capito.
E le risate si fanno singhiozzi mentre si lascia cadere sulle ginocchia e cerca il conforto delle sue braccia calde, mentre le lacrime gli offuscano ancora la vista e le mani gli tremano mentre le appoggia sulle ferite del principe d’orato per guarirlo.
Anche Thor ride e piange mentre finalmente può abbracciarlo come un tempo e sussurragli, mentre lo stringe di più a sé “è tutto finito Loki. Tutto finito…”
Loki scuote la testa “Non può finire Thor, non per noi. Siamo nati per essere nemici, per ferirci e per combatterci” il suo tono è rassegnato, mentre sfugge alla sua stretta, rialzandosi faticosamente.
Thor gli afferra un polso, trattenendolo “Ci sono guerre e guerre, Loki” mormora con un leggerlo sorriso, rialzandosi in piedi anche lui, intrecciando le loro dita per poi baciarlo.
 
 
L’esistenza è nello scontro, Loki lo sapeva bene. Solo nella continua opposizione ci poteva essere la vita.
Solo che non avrebbe mai immaginato che le guerre potevano essere anche così dannatamente dolci.
“Thrud”
“Assolutamente no!”
“Oh avanti! È un nome tenero!”
“è un nome da peluche! Vuoi darle un nome da peluche, sul serio?”
Thor sbuffò, agitando le coperte “Tocca a te”
“Hela”
“Hela? Troppo tetro”
“Cos’ha di tetro? È un bel nome!” protestò Loki, corrugando la fronte.
“Assolutamente no. È triste. Che ne dici di Astrid?”
L’altro socchiuse gli occhi, soppesando la proposta “Naa, troppo banale”
“Ah-ah! Però hai esitato!”
“Certo, perché io penso, dio del tuono”
“Cosa stai insinuando?” ringhiò il biondo, ma con un sorriso che gli attraversava il viso mentre lo stringeva con più forza a sé.
“Thor! Il solletico no!” protestò Loki, ridendo mentre cercava di sottrarsi alle sue mani.
Thor non era così propenso ad arrendersi una volta tanto che sembrava avere la vittoria facile, ma fu comunque costretto ad interrompersi quando la porta si aprì.
“Eccoci qua” sorrise Frigga, mentre il bambino che aveva tra le braccia si passava i pugni sugli occhi, per poi sbadigliare assonato.
“Madre!- esclamò Thor, alzandosi preoccupato- cos’è successo?”
La dea alzò un sopracciglio, mentre gli porgeva il pulcino biondo assai deciso a tornare al più presto nel mondo dei sogni “Succede che voi due non vi decidete a far silenzio nemmeno a notte inoltrata” spiegò seccata, fissando Loki
L’interessato s’imbronciò “Non è colpa mia. Scalcia!” spiegò indicandosi l’evidente pancia .
“Sì ma lui lo fa in silenzio. Dovreste imparare un po’ da vostro figlio vuoi due”
“Ed era un buon motivo per svegliare Magni?” sbuffò Thor, porgendo il suo primogenito a Loki, ancora seduto sul letto.
“Ovvio. Ora, se non volete che sia lui a tenervi svegli tutta la notte, fate silenzio” ordinò angelica, prima di lasciare la stanza.
Thor scosse la testa ridendo, per  poi tornare sotto le coperte e avvolgere Loki e il lor bambino contro il proprio petto.
“Allora Magni, che nome ti piacerebbe se fosse una sorellina?” gli chiese Loki, accarezzandogli dolcemente la schiena.
Il bambino sbadigliò ancora “Ma io voglio un fratellino! E si chiamerà Modi” rispose convinto quanto assonato il piccolo, prima di accoccolarsi ancora meglio e tornare finalmente a dormire.
Thor alzò le sopracciglia, sorridendo “Sentito il piccolo principe? Pretenzioso proprio come te”
“Ma sta zitto! “sbuffò Loki, trattenendosi dal tirargli una gomitata per non disturbare Magni.
Thor rise, prima di baciargli la tempia “Vorresti anche tu un altro maschietto?” domandò casualmente
Il moro lo fissò con fare esplicito “Thor lo vuoi capire che non ho nessuna intenzione di dirti se sarà maschio o femmina?”
L’altro lo fissò storto, sbuffando “Ma perché? Insomma, non è giusto che tu lo sappia e io no”
“Sì che è giusto, fino a prova contraria sono io che mi subisco il peggio di tutto ciò ergo è giusto che anche tu soffra un po’”
Thor guaì, sperando che la sua aria affranta l’avrebbe fatto cedere, ma ricevette in risposta solo una maliziosa occhiata fin troppo eloquente.
“Oh avanti! Non ti costa niente dirmelo!”
“Assolutamente no”
Thor sospirò, guardandolo truce mentre si godeva la vittoria e sistemava meglio le coperte attorno al loro primogenito.
Ma poi Loki gli sorrise, in quel modo che sapeva che lo faceva letteralmente impazzire, e Thor decise che poteva farlo anche vincere.
Per quella volta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Questo capitolo mi ha fatto dannare in maniera assurda, non sono neanche più cos’ho scritto (ma per questo basta dire che mi è venuta in mente durante un'iterrogazione di filosofia, della quale gli esperti potranno notare l'accenno)
Comunque sia, avverto già che i prossimi aggiornamenti potrebbero subire svariati ritardi a causa di impegni scolastici, quindi mi scuso già in anticipo ma è piuttosto difficile scrivere tesine e pensare al contempo a questi due u.u’’’
Ringrazio di cuore tutte voi, e spero di non farvi aspettare troppo.
 
Ciao ciao
roby_lia

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Capitolo 24
*** XOXO (baci e abbracci) ***


ennessimo AU ^^'' (con la gentile partecipazione di Tony Stark)

XOXO (baci e abbracci)

Le cose stupide che aveva fatto nella sua vita, Loki poteva contarle sulle dita di una mano.
E tutte esse erano riconducibili ad un’unica persona, assai più stupida invero.
E, gli seccava dirlo, ma la prima cosa stupida che aveva fatto era stato proprio innamorarsi dello stupido sopracitato.
In seguito a quel dannato giorno, anche se a malincuore, Loki si era ritrovato a fare diverse cose che, in ogni altro momento non avrebbe mai acconsentito di fare proprio perché davvero troppo stupide per i suoi standard.
Ma per amore, si sa, si è disposti a fare pazzie.
E una di queste pazzie è proprio tornare, giorno dopo giorno, in quel dannato appartamento solo per trovarlo vuoto e odiosamente silenzioso.
Ma la pazzia ancora peggiore era tornare solo per una vana speranza che svaniva nel giro di pochi istanti, quando si trovava davanti una buchetta delle lettere irrimediabilmente vuota o piena di cose inutili.
Dopotutto a chi ancora sarebbe venuto in mente di spedire ancora lettere, nel ventunesimo secolo?
Ovviamente lui doveva innamorarsi dell’unica persona che lo credeva ancora una cosa incredibilmente romantica.
E pensare che quando gliel’aveva proposto aveva scherzato, chiedendogli se sapeva davvero scrivere…
Adesso si trovava col fiato sospeso ogni volta, sperando di trovare ogni volta una di quelle sue dannate lettere.
Era una cosa stupida, c’erano tanti altri modi per restare in contatto, ma era anche una cosa così dannatamente da Thor.
Quando aveva accettato d’iniziare quella strana storia, sapeva che non sarebbe stato facile. Ciò che non aveva previsto era la difficoltà di sopportare i mesi di lontananza, con solo degli stupidi pezzi di carta a fargli compagnia.
Stupidi pezzi di carta con degli ancora più stupidi saluti finali.
Eppure, anche se solo per un istante, tutte quelle X e quelle O che Thor metteva alla fine neanche fosse una ragazzina alla sua prima cotta, lo avvolgevano davvero, rendendo per un’istante il ricordo delle braccia di Thor attorno a sé più concreto.
Ma solo per un istante.
 
 
Loki sbuffò, lasciandosi cadere sul divano.
Era stata una giornata lunga, aveva perso il conto delle ore in laboratorio con Tony.
Si era deciso a tornare a casa sua solo per controllare quella dannata posta, che non lo faceva altro che sentire più deluso ogni volta che non c’era nulla da Thor.
Era talmente esausto che inizialmente non si accorse che c’era qualcosa che non andava.
Passò interi minuti a fissare quell’ammasso disordinato abbandonato vicino al divano senza capire davvero cosa stava guardando.
Solo poi si rese conto che era un borsone.  
Un borsone dell’esercito, mezzo aperto nel suo appartamento.
Loki si rialzò di scatto, con le gambe che a malapena lo reggevano.
“Thor!” chiamò, precipitandosi nella camera.
E lui era lì, con i soli pantaloni addosso e un asciugamano ancora in mano.
“Thor…” ripetè incredulo, con un involontario sorriso di sollievo.
“Loki!- esclamò, girandosi verso di lui- Non ti ho sentito tornare, sennò avrei…”
Loki non lo stavo più ascoltando, continuando a sorridergli leggermente mentre scuoteva la testa.
Anche Thor sorrise, con quel sorriso che riusciva a riscaldarlo e a illuminargli la giornata ancora meglio del suo caffè mattutino.
E finalmente, dopo mesi di separazione, tutti quei baci e quegli abbracci finalmente diventavano concreti e reali, anche se per Loki sembravano ogni volta la realizzazione di un sogno dal quale non si sarebbe mai più voluto svegliare se solo avesse potuto.
 
Ore dopo sono ancora pigramente distesi nel letto e nessuno dei due ha la benché minima intenzione di far finire quell’istante di perfezione.
Thor sorrise, sentendo il cuore dell’altro battere contro il proprio orecchio.
Loki sospira, continuando a passare le dita tra i capelli troppo corti dell’altro. Non gli piacevano.
Quando lo aveva incontrato, Thor aveva i capelli lunghi e lui si divertiva a giocherellarci prima di addormentarsi.
Poi il mondo reale aveva preteso di tornare nelle loro vite con la forza di un uragano, e quando Thor aveva ricevuto la risposta affermativa alla sua domanda di arruolamento non era poi così sicuro che fosse davvero quello che voleva ancora.
Eppure erano durati quattro anni, cosa di cui si sorprendeva ogni volta.
“Quando riparti?” gli domandò Loki a mezza voce.
Fu il turno di Thor di sospirare, posandogli un bacio sul petto “Abbiamo tempo…”
Loki smise di passargli le mani tra i capelli troppo corti, stringendo i pugni sulle lenzuola “E poi?”
“Poi cosa?” domandò in risposta, nonostante sapesse già cosa voleva sapere.
“La tua ferma sta per finire” disse monotono. Loki continuò a fissarlo, nonostante l’altro continuasse ad evitare il suo sguardo “Vuoi rinnovarla per un altro anno vero?” aggiunse quando Thor non rispose.
“Loki…” sospirò nascondendo il viso contro il suo petto.
Il moro s’irrigidì, prima di scostarlo malamente per rialzarsi.
“No, dai Loki, io…” Thor non continuò nemmeno vedendolo indossare velocemente i propri pantaloni prima di uscire dalla camera.
Prendendo un profondo respiro anche Thor si mise seduto sul bordo del letto, passandosi le mani sul volto e tra i capelli troppo corti.
Indossò i suoi pantaloni, seguendo l’altro in cucina, dove lo trovò intento a sistemare con rabbia il disordine che caratterizzava tutta la casa.
“Loki-“
“Pensavo di ordinare una pizza. Vuoi qualche gusto particolare?” lo ignorò.
In risposta Thor lo abbracciò da dietro, baciandogli il collo “Non voglio litigare Loki”
“Non abbiamo tempo per litigare” rispose restando rigido tra le sue braccia.
Lo fece girare per poi baciarlo e sentirlo ammorbidirlo tra le sue braccia, mentre lo ricambiava con esasperazione e si stringeva a lui con più forza.
“Non ho ancora scelto, ma credo che non ci sia niente da scegliere ormai…” si decise a dire alla fine, sorridendo leggermente.
Loki tuttavia non lo ricambiò, anzi scosse la testa allontanandosi.
“Loki? Cosa c’è?”
“Non c’è niente, ed è questo il problema”
Thor corrugò la fronte “Ma di cosa stai parlando? Sono qui”
“Oh certo” sibilò senza guardarlo.
L’altro lo avvicinò, costringendolo a voltarsi “Mi vuoi spiegare?”
Il moro lo spintonò, liberandosi dalla sua stretta “Cosa c’è da spiegare? Ci vediamo per poche settimane all’anno se tutto va bene, inizio davvero a non capire perché abbiamo portato avanti per così tanto tempo questa…relazione, se così si può definire”
Thor stette in silenzio pe qualche istante “Sapevi a cosa andavamo incontro”
“Certo, solo che-“ s’interruppe immediatamente, mordendosi le labbra.
“Che cosa?”
Il moro si costrinse a dargli le spalle, stringendo i pugni “Solo che non avevo previsto di…- lasciò sfumare nuovamente la voce, per poi scuotere la testa- non importa. È sempre stato il tuo sogno quello di entrare nell’esercito quindi fai quello che preferisci”
Thor era Thor, poteva anche essere stupido ma riusciva a capire Loki come nessun altro.
Per questo sorrise, incrociando le braccai sul petto nudo “E io che credevo di stare con un tipo intelligente!”
Loki si voltò inviperito “Come scusa?” ringhiò assottigliando lo sguardo.
“Bhe sì, pensavo che ormai tu l’avessi capito”
“Di cosa stai parlando?”
“Nulla d’importante” rispose con un sorriso strafottente.
“Tu adesso mi spieghi!”
“Tocca prima a te! Parla chiaro per una volta e dimmi cosa ti passa seriamente per la testa”
Il moro si bloccò, per poi passarsi una mano tra i capelli “Niente, Thor. Per una volta per la testa non mi passa niente- bofonchiò- ed è proprio questo il problema” aggiunse poi, a voce ancora più bassa quasi sì stesse rivolgendo a sé stesso.
“Ma ti è così difficile parlarmi chiaramente per una volta?”
“A quanto pare sì”
“Perché non ti fidi di me, Loki?”
“Credimi, mi fido fin troppo di te ed è questo il problema”
“Fidarsi di qualcun altro non è un problema Loki!”
“Lo è per me! Non doveva andare così! Non volevo innamorarmi di te!” si zittì subito dopo, rendendosi conto di quello che aveva appena detto.
Thor in tutta risposta rise “Credevi davvero di poter controllare i tuoi sentimenti?” gli domandò tirandolo contro di sé, abbracciandolo forte.
“Bhe ci sono sempre riuscito” ribattè innervosito l’altro.
Il biondo gli accarezzo dolcemente una guancia, scuotendo esasperato la testa “Ti ci sono voluti quattro anni per dirmelo”
Loki scostò lo sguardo da lui “Considerando il tempo effettivo in cui siamo stati insieme sarà stato sì e no sei mesi”
“Vorrà dire che recupereremo il tempo perso”
“E come? Non si può tirare indietro come se fosse un orologio”
“Potresti iniziare dandomi un bacio, non credi?”
Loki sbuffò, spintonandolo leggermente, ma aveva un luce quasi serena negli occhi “Idiota”
Thor rise, ritirandolo contro di sé per poi baciarlo.
 
 
Loki non distoglieva lo sguardo da Thor, mentre finiva di sistemare il borsone.
Non lo faceva mai, neanche le volte precedenti. Sperava sempre che così avrebbe fatto meno male.
Thor sospirò, guardandosi attorno per controllare di aver preso tutto, prima di avvicinarsi al letto ed inginocchiarsi difronte a Loki.
Lo guardò in viso, cercando di imprimersi nella mente ogni minimo particolare, come se già non li conoscesse a memoria, mentre gli accarezzava i capelli neri.
“Vedrai, pochi mesi e poi andrà tutto bene” mormorò.
Loki sospirò scuotendo la testa “Senti, non importa, è sempre stato il tuo sogno e non voglio che tu-“
“Certo che sei proprio stupido quando ti ci metti”
L’altro lo fulminò con lo sguardo, facendo per sottrarsi al suo tocco, ma Thor lo trattenne “Sei tu il mio nuovo sogno Loki, lo sei da un pezzo. Mi serviva solo la certezza che fosse importate anche per te”
E sì, alla fine Loki fu costretto ad ammettere che forse si stava comportando in modo poco ragionevole per il suo solito. E ovviamente la colpa era sempre di Thor.
“Pochi mesi. È una promessa” disse ancora baciandolo.
“Ti conviene” sospirò il moro, decidendosi a lasciarlo andare.
Thor prese il suo borsone, sorridendogli tristemente “Ci sentiamo presto”
Loki annuì, continuando a guardarlo mentre usciva, non senza avergli prima fatto un sorriso.
Sospirò nuovamente, chiudendo gli occhi ed affondando il viso nel cuscino di Thor, cercando il suo odore.
Pochi mesi. Pochi mesi ancora di stupide lettere che non scaldavano nemmeno lontanamente con i loro baci e abbracci d’inchiostro, ma che erano pur sempre pochi mesi.
Troppi mesi, per il suo gusto, e a lui non è mai piaciuto aspettare.
Il fin troppo aspettato squillo del cellulare che aveva del tutto ignorato in quei giorni, lo riportò in maniera odiosa alla realtà.
“Allora che mi dici?”
“Non chiedere Stark” borbottò, girandosi sulla schiena.
“…che ne dici di far saltare in aria qualcosa? Quello funziona sempre no?”
Non riuscì a trattenere un sogghigno esasperato “Si può fare” rispose prima di chiudere la chiamata e tornare ad accoccolarsi tra le coperte ancora calde.
Pochi mesi. Cos’erano pochi mesi rispetto ai quattro anni che avevano passato?
Sempre e comunque troppo. Ma era sempre meglio di niente.
E nel frattempo era sempre una scusa buona per far esplodere qualcosa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
…saaaalve!
Il senso di tutto questo è un mistero anche per la sottoscritta, ma diciamo che non avrei saputo cos’altro inventarmi per la X ^^’’’
Per chi lo conosce, la trama è ispirata al film Dear John (e si ringraziano gli addominali di Channing Tatum senza i quali di sicuro non mi sarei messa a guardare un film del genere u.u'') 
Bene, credo di non aver molto altro da dire, a parte ringraziarvi tutte quante per il vostro sostegno ^__^

Ciao ciao
roby_lia

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Capitolo 25
*** Yule ***


mpreg! ù.ù

Yule

Loki lo sapeva che Thor si sarebbe fatto prendere fin troppo da quella festività midgardiana chiamata Natale, conoscendolo era la cosa più probabile che potesse fare.
Una festa dove si beve e si mangia come se non ci fosse un domani probabilmente era la realizzazione dei sogni di Thor.
Non che poi fosse così diversa dalla loro festa. A parte che su Asgard la festa durava più a lungo. Molto più a lungo
Ma c’erano comunque degli aspetti di quella festa midgardiana da cui aveva tentato, in vano, di preservarsi.
Ma Thor doveva essere troppo intento ad immaginare la sua futura abbuffata per prestargli davvero attenzione. (Tanto per cambiare)
Per questo, quando tornarono a casa dalla festa e Thor gli allungò un pacchetto colorato con un sorriso imbarazzato, si limitò ad alzare un sopracciglio incrociando la braccia con irritazione.
“Mi sembrava di essere stato chiaro”
Thor scrollò le spalle “è un’usanza qui. Credo che dobbiamo adattarci”
“Ti correggo, io devo adattarmi grazie alla brillante idea di Odino di esiliarmi quaggiù. Tu sei qua solo perché non vuoi tornartene ad Asgard e ti diverti a rovinarmi la giornata”
Fu il turno dell’altro di alzare le sopracciglia “Sai, se proprio ti do fastidio posso andarmene anche subito”
Loki lo fissò immobile, per un istante, poi sbuffò abbassando le braccia e fingendosi impegnato a sistemare la loro casa “Non dire stupidate”
Thor rise, appoggiano il regalo vicino alle sue mani, per poi abbracciarlo “Allora, non hai nessun regalo per me?” scherzò posandogli un bacio sul collo.
Loki s’irrigidì, per poi liberarsi delicatamente dall’abbraccio del biondo “Ecco… arriverà tra un po’” mormorò con voce incerta.
Thor scosse la testa, sorridendo “Stavo scherzando Loki”
L’altro si morse il labbro, fissandolo con esitazione “Io no”
“Cosa intendi?” chiese corrugando la fronte e voltandosi verso di lui.
Loki socchiuse la bocca un paio di volte, per poi fare spallucce “Quello che ho detto”
L’altro lo fissava ancora più incerto, e Loki si trovò ad arrossire, fissando con insistenza il pavimento “Il tuo regalo arriverà Thor. Ma tra uhm… sei mesi. E due settimane. Circa. Credo. Dovrebbe
Per qualche istante il dio del tuono stette immobile, cercando di capire il significato di tutto quello. E quando ci arrivò la sua mascella subì un brusco attentato.
 “S-stai dicendo che tu… che noi…che…”
“Sì” rispose Loki con la gola improvvisamente secca e torturandosi il bordo della maglia.
Thor balbettò senza voce, nemmeno fosse un pesce rosso, ma poi sorrise incredulo “Un bambino? Un bambino nostro?” chiese per sicurezza, lasciandosi cadere sul divano.
Loki si strinse le spalle, senza trovare il coraggio di cercare il suo sguardo, almeno finchè non fu proprio il biondo a rialzarsi e a stringerlo con forza, ridendo.
“Non avrei potuto chiedere niente di più bello” mormorò prima di baciarlo.
“Buon Natale testone” rispose Loki, avvolgendogli il collo con le braccia e ricambiandolo.
 


Un anno dopo

 “Thor smettila”
“Oh avanti, è divertente! Sennò non staresti ridendo anche tu, non credi?”
“Stupido” rise l’altro, tirandogli un pugno sulla spalla. Anche il biondo rise, decidendosi a restituire il nuovo pupazzo alla bambina bionda che lo fissava corrucciata continuando a stare distesa sulla pancia.
Finalmente soddisfatta la piccola si rilassò, stringendo possessiva il suo nuovo giocattolo.
Sorridendo più dolcemente Loki si allungò, prendendola tra le braccia per poi iniziare a cullarla “è ora della nanna per te” mormorò baciandole i capelli biondi.
La piccola sbadigliò, rilassandosi contro la sua spalla.
Thor le passò una mano tra i capelli, mentre passava l’altro braccio attorno alle spalle di Loki.
“Potremmo dargli un fratellino. Sarebbe un bel regalo di Natale non credi?”
“Oh certo. E lo porti tu a spasso per nove mesi? Credimi, quello sarebbe un regalo che apprezzerei”
“Come se non ti fossi divertito a dare ordine ad ogni essere vivente che entrasse nel suo raggio di azione”
“Me lo sono meritato, con tutto quello che mi ha fatto dannare questa piccola peste”
“Ma ci sono stati anche i suoi lati positivi non trovi?” domandò sorridendo, mentre accarezzava la schiena alla bambina. Lei ricambiò assonata il suo sguardo con gli occhioni verdi.
“Mh.. forse” rise il moro, sporgendosi verso di lui, baciandolo.
“Allora, le diamo un fratellino?”
Loki alzò gli occhi al cielo “Sai sempre come rovinare un bel momento” ringhiò minaccioso, alzandosi dal tappeto e andando nella loro stanza.
Thor sbuffò, seguendolo per poi abbracciarlo da dietro, mentre l’altro sistemava la bimba nella culla.
“Buon Natale” mormorò, baciandogli il collo.
“Buon Natale” rispose Loki, rilassandosi tra le sue braccia.









Note
Il senso di tutto ciò è sconosciuto anche me u.u'' il bello è che ho cercato davvero di dargli un senso, ma non ne è uscito nient'altro
Yule per chi non lo sapesse, anche se ormai mi pare evidente, sta ad indicare il Natale, anceh se nelle origini era la festa per il solstizio d'inverno. Wikipedia si spiega molto meglio di me, se volete spiegazioni migliori.
Ringrazio masu666 per il suggerimento della parola, o starei ancora cercando la parola adatta ^^
Detto questo, buon non-Natale a tutte

roby_lia

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Capitolo 26
*** Zucchero ***


seguito di Quarzo (rosa) con relative conseguenze (alcune delle quali assai inaspettate)

Zucchero

Loki immaginava che Thor dovesse per forza avere qualcosa di strano.  Insomma, un difetto devono averlo tutti. Solo non immaginava che sarebbe stato qualcosa del genere. Di quel genere poi…
Ma, nonostante tutto, dovette riconoscere che c’erano dei lati positivi a quella sua passione.
“Si può sapere che hai da sghignazzare?” domandò esasperato Thor, allontanandosi un ciuffo di capelli dal viso.
“Io? Niente” ribattè, facendo finta di nulla “Piuttosto, perché mi hai chiesto di venire per studiare se poi ti trovo intento a fare…biscotti?” chiese cercando di non scoppiargli a ridere in faccia.
 “Credevi davvero che avremmo studiato?”
Loki roteò gli occhi “Bhe, di certo non mi aspettavo di trovarti intento a sfornare biscotti
“Perché no? Visto che giorno è domani cosa ti aspettavi?”
L’altro corrugò la fronte “Perché? Che giorno è domani?”
Thor alzò le sopracciglia fissandolo “Davvero non lo sai?”
“Ehm… Natale è già passato giusto?”
Il biondo scrollò le spalle, tornando a concentrarsi su quello che stava facendo “Non importa, anzi meglio così”
“Perché? Cosa c’è di così importante che necessita di così tanti biscotti da sfamare un esercito? E poi da quando in qua tu cucini?”
 “è stata mia madre ad insegnarmi. Credo che in verità volesse una femmina”
“Questo spiega molte cose”
“Cosa intendi?”
“Oh niente, niente”
Thor lo fissò scettico, ma poi scrollò le spalle “Tua mamma non ti ha insegnato?”
“è morta quando sono nato”
Il biondo riportò subito lo sguardo su di lui, socchiudendo le labbra “Io… Mi dispiace. Scusami, non volevo…”
Loki scrollò le spalle, facendo finta di nulla “Non importa. Adesso posso mangiare i biscotti? O ancora non sono pronti mastro chef?”
“Te l’ho già detto, servono per domani”
 “Ma io ho bisogno di zuccheri!”
Thor si guardò attorno, fino ad agguantare il pacchetto quasi finito di zucchero e allungandoglielo “Eccoti servito”
Loki lo fissò perplesso “Simpatico Odinson, davvero” mugugnò offeso, ma quando il biondo gli allungò un cucchiaino lo prese sul serio.
Thor scoppiò a ridere osservandolo abbuffarsi come un bambino di cinque anni “Sei davvero…particolare”
“Parla il vichingo in miniatura che fa biscotti. E comunque sei tu che non mi lasci mangiare i dolci che hai già fatto!” protestò, indicando la torta già bella e pronta per essere mangiata, almeno dal suo punto di vista.
“Quella è per mia mamma. Domani è anche il suo compleanno”
“E allora? Io sono io, me la merito di più per principio”
“Oh certo!” sospirò Thor, scuotendo la testa “Senti, sta sera pensavo di chiamare Tony, Steve e gli altri visto che i miei torneranno solo domani sera. Tu ti fermi?”
“Se poi mi danno un passaggio a casa, va bene”
“Oppure… potresti restare a dormire qua”
Il moro alzò un sopracciglio con fare talmente esplicito che Thor arrossì “C’è una stanza degli ospiti- si affrettò a precisare- e anche un divano letto, volendo. E comunque… oh insomma! Non intendevo quello!”
“E io certamente ti credo!”
“Eddai!”
Loki rise, senza davvero rispondergli, facendo sbuffare Thor che si concentrò nuovamente sulla prossima infornata di biscotti.
“Allora, ti fermi?” chiese di nuovo dopo qualche momento, con fare non curante.
Il moro ghignò, socchiudendo gli occhio mentre lo studiava “Forse”
 
 
La festa procedette alla grande, almeno finchè a Tony (un Tony già molto allegro) non venne la malaugurata idea di chiedere dello zucchero per dimostrare solo-Loki-aveva-capito-quale-stramba-teoria.
Infatti, dopo la sua richiesta, la festa procedette ancora meglio. Almeno dal punto di vista di Thor.
“Mi puoi spiegare cos’ha in mente di fare?” chiese di nuovo, ridendo.
“Ma niente di che. Ti basta sapere che non farà saltare in aria la casa” rispose Loki, sghignazzando.
“Rincuorante, davvero” sospirò melodrammatico, cercando nel frattempo il sacchetto incriminato.
L’atro scosse la testa, sedendosi nel frattempo sul tavolo, finalmente sgombro dall’armamentario da cucina del padrone di casa.
“Dannazione. Hai finito tutto lo zucchero!”
“Io?”
“Chi è che prima se ne è ingozzato nemmeno ne fosse dipendente?”
Loki alzò un sopracciglio “Sai com’è, a me servono zuccheri per far funzionare il mio fantastico cervello. Ma posso immaginare che tu non capisca di cosa sto parlando”
“Ah ah, che spiritoso”
“Lo so”
Thor sbuffò, riemergendo dalla credenza con in mano una confezione rossa.
“Senti, delle zollette vanno bene lo stesso?”
Loki scrollò le spalle “Se le farà bastare”
Il biondo si passò una mano tra i capelli, sorridendo “Dai, torniamo di là”
“Non ti distruggeranno la casa se manchi per cinque minuti…almeno credo”
“è tutto apposto?” gli chiese l’altro corrugando la fronte.
“Sì, ho solo bisogno di zuccheri” ghignò allungando pretenzioso la mano verso la scatola.
“Sai, se continui così ti verrà il diabete”
Loki sbuffò, prendendo allo stesso una zolletta dalla scatola e portandosela alla bocca.
“Bhe se proprio ci tieni alla mia salute, facciamo metà?” domandò malizioso, tenendo lo zuccherino con i denti a metà, in bilico sulle labbra.
Thor sogghignò “Stai dicendo sul serio?”
“Tic-tac, l’offerta sta per scadere” disse ancora.
“Sai, ci sto prendendo gusto a salvarti in continuazione” mormorò sorridendo , appoggiando le mani sui suoi fianchi, prima di chinarsi sul suo viso.
All’ultimo istante, con un sogghigno,  Loki ritirò la zolletta, mentre avvolgeva le braccai attorno al collo del biondo e si lasciava baciare.
“Ehi, ma io volevo lo zucchero!”
“L’offerta è scaduta mi dispiace. Ma se prova a cercare meglio, magari ne trovi ancora” ghignò Loki, contro le sue labbra.
“Se proprio insisti” acconsentì con finto rammarico Thor, stringendolo con più forza.
Mentre si baciavano, la sveglia della cucina suonò la mezzanotte, facendo aumentare il sogghigno di Loki “Buon San Valentino, idiota”
Thor lo fissò sorpreso “Ma allora stavi scherzando prima?”
“Ovvio, per chi mi hai preso?”
Il biondo scosse la testa, prima di baciarlo ancora e ancora “Buon San valentino anche a te”
“Adesso posso mangiare i miei biscotti?”
L’idillio fu brutalmente interrotto quando Loki si accorse che non erano esattamente da soli. Ovvero quando notò Darcy e Tony, che fissavano la scena tutti allegri e armai di cellulari.
“Ma che cazzo! Non avete altro da fare voi due?!” gli urlò contro, spintonando lontano Thor ma, prima che potesse saltare giù dal tavolo e ridurre i due in microscopici brandelli di atomi, il biondo  lo afferrò per la vita trattenendolo e di conseguenza lasciando che gli incursori se la squagliassero in tutta tranquillità.
“E lasciami!!” protestò il moro, cercando di liberarsi della stretta dell’altro che come risposta si fece una risata.
“Dai, non c’è nulla di male”
“Nulla di male?! Ma tu non li conosci bene come me! Nel giro di un minuto metteranno quelle foto in tutti i social network esistenti e non!!”
“E allora?”
“Come sarebbe a dire e allora?!?!” strepitò,.
“Sai com’è, io che non uso il cervello, stavo pensando che senza dubbio capiteranno anche sotto gli occhi di una certa Jane”
Loki s’immobilizzò immediatamente, rivalutando la situazione.
Vedendolo più tranquillo Thor lo liberò, godendosi l’espressione corrucciata che l’altro aveva assunto.
“Allora?” chiese alzando un sopracciglio.
Se possibile il broncio di Loki si fece ancora più grande “Non ci avevo pensato” borbottò irritato.
“Fammi indovinare, un calo di zuccheri?” domandò strafottente.
“Ma va al diavolo!”
“Tutt’altro direi io” ribattè, afferrandolo per un braccio e tirandolo nuovamente addosso a sé.
“Ma che stai facendo idiota?!” gli chiese, dovendosi appoggiare a lui per ritrovare l’equilibrio.
“Hai un calo di zuccheri, mi par ovvio. Credo di poterti aiutare
“Francamente preferisco i biscotti” mugugnò contrariato Loki.
Ma poi Thor lo baciò, e decise che i biscotti poteva sempre mangiarli dopo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Ed eccoci giunti alla fine. Lo so, forse sarebbe stato più sensato scrivere della loro versione originale, ma è venuta fuori così (io e la mia fissa per gli AU, lo so -___-)
 Devo ammettere che questa raccolta per me ha significato di più lettera dopo lettera, forse perché mi ha fatto dannare nonostante l’idea di partenza fosse di scrivere storie poco impegnative, forse perché mi ha accompagnato in un periodo abbastanza problematico (come se ce ne fossero di tranquilli…)
Di alcune storie mi piacerebbe anche scriverne un seguito, ma di certo non sarà a breve anche per qualche piccolo problema di buchi nelle trame ^__^’’’’ quindi non so, se siete interessate a qualche storia in particolare chiedetemi pure.
Direi che è arrivato il momento di salutare questa raccolta, ma chissà mai che mi venga in mente di fare una seconda versione prima o poi.
Ringrazio infinitamente chiunque abbia speso tempo a leggere queste mie follie e a lasciare addirittura un commento, non so che fine avrei fatto senza di voi <3
Davvero grazie mille a tutte
Ora è meglio se me la squaglio o mi metto piangere come una poppante ç___ç
 
Ciao ciao
roby_lia
 
p.s. se volete fare quattro chiacchere si qui che su facebook non fatevi problemi, non avete idea di quante storie siano nate da quattro chiacchere ;)

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