La mia vita in manicomio

di Alfred il sanguinario
(/viewuser.php?uid=521078)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quando l'incubo iniziò ***
Capitolo 2: *** FUCK YOU ***



Capitolo 1
*** Quando l'incubo iniziò ***


Quel giorno era successo qualcosa di strano. Mi avevano svegliato di prima mattina, papà mi disse: - Samara, svegliati. Dobbiamo andare -. Non osai replicare, perchè il suo tono rude mi faceva paura. Era un omone alto e grosso, ed io una bambina piccola e magrolina, mi avrebbe potuto uccidere. Ma non l'avrebbe fatto mai, solo per non dare fastidio ai cavalli, il suo unico vero amore, più della mamma. Ormai è sera tardi, continuo a stare in questa stanza, tutta bianca, mi hanno messo addosso uno strano vestito, bianco, e mi hanno preso le scarpe. Il pavmento di marmo è gelido perciò sto su questa sedia, altrimenti sentirei il dolore sulla palma dei piedi. La mamma non è brava, Neanche lei, l'ho appurato stamattina. Quando papà mi ha ordinato di vestirmi e lavarmi i denti, la mamma non ha battuto ciglio. Mi ha fatto scendere dalla macchina, e mi ha accompagnato in questo grosso edificio. Papà non mi ha nemmeno salutato, è rimasto in macchina. Io non volevo salutarlo; non gli voglio bene. Alla mamma sì, ma lei non mi vuole. Mi voleva solo da piccola, adesso ha paura di me. Per questo mi hanno portato qui. Un dottore brutto e strano mi ha dato questo note-book in mano, senza dire niente, ha acceso una telecamera in fondo alla mia cella, e una in cima. Ha appoggiato una sedia al centro della sala e se ne è andato, sbattendo la pesantissima porta. Questo è solo il primo giorno, ed è sera. Non so che ore siano, ma so che se fossi stata a casa la mamma mi avrebbe fatto andare a letto. Ma io non dormo mai.
FUCK YOU FUCK YOU FUCK YOU FUCK YOU FUCK YOU FUCK YOU FUCK YOU FUCK YOU

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** FUCK YOU ***


Oggi mi ha intervistato uno psicologo brutto e grassottello. Almeno ha detto di essere uno psicologo. Ma io non gli ho risposto. Sinceramente non me ne fotte né di lui, né di cosa vuole fare papà. Tra le altre cose mi ha chiesto delle fotografie. Ma io starò sempre in silenzio. Credevano tutti che avessi sonno, perché stanotte non ho dormito, ma io sto bene. FUCK YOU!!!!
Lo stesso signore brutto e col nasone mi ha attaccato dei fili elettrici alle mani. Penso che domani vogliano interrogarmi meglio.
MIRROR ; MIRROR ; MIRROR ; MIRROR ; MIRROR ; MIRROR ; MIRROR ;
Sono sempre scalza, quindi sto su questa sedia. A volte mi alzo, ignorando il dolore sotto le palme dei piedi e vado dal letto. Adesso hanno messo un orologio, e qualche volta gli do un’occhiata. Quando sono sul letto mi siedo, ma non mi sdraio neppure. Ora credo che sia sera, guardo l’orologio. Sì sono le undici e un quarto. Ma non ho intenzione di dormire. Ci sono abituata. A casa papà mi aveva infilato nella stalla coi cavalli, quando la mamma aveva già paura di me. I cavalli nitrivano cercavano di scamparmi, ed io non potevo dormire. Allora guardavo quella piccola insignificante scatoletta animata: tutto ciò che mi rimaneva, tranne quando, a volte, di sera, la mamma veniva su, salendo la SCALA SCALA SCALA SCALA e stava un po’ con me. Ma ultimamente non lo faceva più. 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2106446