Right side, wrong bed

di jas_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***






 

Prologo

 
 
«Molly non credo che sia una buona idea» ribadii per l'ennesima volta, mentre la mia migliore amica - un vero vulcano di energia - mi trascinava giù per le imponenti scale di casa mia.
Si arrestò di scatto, rischiando di farmi cadere a rotoli fino al piano inferiore, e poi si voltò nella mia direzione fulminandomi con i suoi occhi di ghiaccio.
«Senti Victoria» sibilò a denti stretti, «i miei non mi lasciano andare alla festa se non ci sei anche tu perché ti reputano una ragazza seria, responsabile e bla bla bla. Quindi tu ora ti fai sparire dal viso questa espressione più simile a quella di un deportato di Auschwitz, vai dai tuoi con un sorriso gentile ed educato e dici loro che vieni a dormire da me, okay?»
Sospirai alzando gli occhi al cielo, forse uno sforzo potevo farlo, pensai, infondo Molly mi era sempre stata d'aiuto quando volevo staccare un po' la spina da quell'ambiente così formale nel quale ero cresciuta. «Però che sia la prima e l'ultima volta» dissi decisa.
Molly si fece scappare una breve risata, «si vede proprio che non sei mai stata ad una festa di Tomlinson!» esclamò divertita, mantenendo comunque basso il tono di voce.
La guardai confusa, «che intendi dire?»
Molly mi osservò con uno sguardo che avrei osato definire compassionevole, prima di rispondermi.
«Louis organizza le feste migliori di tutta l'Inghilterra, ma che dico! Di tutto il mondo! Ti divertirai anche se non vorrai, te lo garantisco io.»
Più Molly andava avanti a parlare più ci capivo sempre meno. Perché mai le feste di questo Louis dovevano essere le migliori del mondo? Che poi come al solito Molly esagerava coi termini. E se questo Tomlinson era davvero un personaggio così popolare, perché io non avevo la minima idea di chi fosse?
Sospirai superandola e raggiungendo i miei in salotto, intenti a guardare un film dall'aria noiosa.
«Io vado a dormire da Molly...» li avvertii riluttante.
Mia madre annuì allegra, «l'hai preso lo spazzolino da denti?»
Alzai gli occhi al cielo divertita, «sì mamma.»
«Bene, allora divertiti ma ricordati che domani dobbiamo andare a messa!»
«Certo, sarò a casa per le dieci.»
Li salutai e tornai in corridoio dove Molly mi stava aspettando, «allora?» domandò curiosa.
Annuii poco entusiasta, «verrò alla festa, si fidano di me» borbottai mentre mi facevo trascinare fuori di casa.
 
«Molly non credo che il mio sia un abbigliamento consono alla situazione!» gridai, per sovrastare il rumore della musica assordante che mi rimbombava nei timpani.
«Vì siamo ad una festa! Quando potresti mettere un vestito del genere se non in occasioni simili?» ribatté, guardandosi in giro, molleggiando sulle gambe a ritmo della canzone in console in quel momento.
«Nel caso qualche giorno dovessi ritrovarmi a battere la strada» borbottai tra me e me, mentre cercavo di abbassare un po' il vestito con l'intento di coprirmi le gambe, ma senza risultati soddisfacenti.
Cominciai ad osservare la folla che occupava quella che doveva essere la pista, metà della gente non sapeva ballare - non che io fossi capace - ma loro sembravano un vero e proprio gregge di pecore. Erano ammassati in uno spazio decisamente troppo stretto, si strusciavano tra di loro tenendo i bicchieri più in alto per evitare di rovesciare il contenuto per terra. Trovavo quell'immagine alquanto raccapricciante, non per niente odiavo le feste.
«Vuoi qualcosa da bere?» mi domandò Molly, facendomi tornare alla realtà.
Ci pensai su un attimo, «dell'acqua» dissi poi.
Molly trattenne una risata, «acqua?» ripeté poi incredula, «non credo ci sia nemmeno dell'acqua qua!»
La fulminai con lo sguardo,  «esisterà l’acqua corrente, no?» ribattei stizzita.
Lei alzò gli occhi al cielo e prima che potessi dire qualunque cosa, sparì dalla mia vista. Mi guardai in giro spaesata, poi decisi di appoggiarmi al muro poco distante da me, ritentando invano di abbassare un po' quel mini abito che Molly mi aveva costretta ad indossare.
Pochi secondi dopo tornò con in mano un bicchiere, che non conteneva certamente dell'acqua, e una birra.
«Te l'avevo detto io che non c'era l'acqua!» cercò di difendersi lei, di fronte al mio sguardo poco contento.
«Però assaggia lo stesso» continuò Molly, prendendo un sorso da quello che doveva essere il mio bicchiere, prima di porgermelo.
La osservai scettica per alcuni istanti, «che cos'è?» chiesi poi, riluttante.
«Non ne ho idea! Non conosco la ricetta di un solo cocktail ma questo qua è buono, bevi un sorso e poi se non ti piace lo finisco io.»
Mi portai il drink sotto al naso e lo annusai, sapeva di fragola, e dovevo ammettere che l’odore non era male.
«Non è veleno» mi prese in giro Molly, vedendo la mia espressione poco convinta.
«Non ho detto questo» borbottai corrucciata.
Molly sospirò alzando gli occhi al cielo, «Vì ascolta, devi lasciarti un po' andare! Sei una ragazza bravissima, ma a volte anche un po' troppo! Divertiti, non pensarci sempre su dieci minuti prima di scegliere se fare una cosa o no! È la festa di fine anno, dannazione! La scuola è finita, ci aspettano tre mesi di totale relax, quale occasione migliore per festeggiare? Mi sembri un'ottantenne.»
«Non sono un'ottantenne!» ribattei.
«Appunto!» Molly rise, «allora cosa stai aspettando?»
Guardai quel liquido rosso contenuto nel bicchiere che avevo in mano e poi spostai lo sguardo sulla mia amica che mi osservava in attesa di un qualcosa.
«Oh, hai ragione!» esclamai, portandomi il bicchiere alle labbra e bevendo il cocktail in un sorso.
Dovevo ammetterlo, era davvero buono.
 
Mi guardai intorno alla ricerca disperata di Molly, ma sembrava essere sparita nel nulla. Mi appoggiai una mano sulla fronte e chiusi gli occhi cercando di fare mente locale nonostante la testa mi girasse, e non poco.
Ero a casa di Louis. Louis Tomlinson. Non avevo idea di che faccia avesse il tipo ma in quel momento quello era l'ultimo dei miei problemi. I miei erano tranquilli, sarei stata a dormire da Molly, l'importante era tornare a casa per le dieci, e anche quello era a posto.
Riaprii gli occhi di scatto, cercai di ignorare le luci colorate che sembravano funzionare ad intermittenza e feci scorrere lo sguardo su ogni volto che mi capitava sotto tiro. Non avevo idea di che ore fossero, ero arrivata alla festa verso le dieci, Molly mi aveva offerto un drink, e poi un altro ancora, assicurandomi sul fatto che non fosse forte. Poi ero andata io in cucina alla ricerca di qualcosa da bere, e ad ogni sorso che mandavo giù mi sembrava di sentirmi più leggera, libera e felice. Presi il telefono dalla borsa che avevo sempre avuto la coscienza di tenermi stretta e mi accorsi che fortunatamente non era nemmeno mezzanotte, ma di Molly nemmeno una chiamata. Forse era con un ragazzo, se l'avessi disturbata in quel momento probabilmente mi avrebbe uccisa. Mi passai una mano tra i capelli sforzandomi di far passare quel mal di testa che mi tartassava la mente come un martello pneumatico ma mi resi conto che non dipendeva da me. Finii in un sorso il liquido contenuto nel bicchiere che mi ero accorta solo in quel momento di avere in mano e cercai di allontanarmi dalla pista senza cadere per terra. Le persone che mi stavano intorno non si preoccupavano minimamente di non spingere o altro, mi sentivo stretta tra corpi di sconosciuti come una sardina ma allo stesso tempo venivo sballottata a destra e sinistra senza che potessi fare qualcosa. I tacchi vertiginosi che Molly mi aveva costretta ad indossare non facevano altro che rendere più difficile la mia impresa già ardua di rimanere in piedi, con l'equilibrio reso ulteriormente instabile dall'alcol che avevo ingerito.
Mi resi conto di essere quasi uscita da quella trappola, cercai di accelerare il passo per quanto mi fosse possibile ma sentii qualcuno prendermi per i fianchi, e poi il buio.


 

-



Eccomi qua con la nuova storia come promesso!
Il Prologo è un po' corto però volevo lasciarvi la suspence del non sapere cosa succede dopo, suspence che andrà avanti per un po', diciamo HAHAHA
Vi ho già detto troppo, spero che seguirete questa storia perché a me piace abbastanza :)
Non so che altro dire, se non di farmi sapere che ne pensate di questo inizio insignificante! La storia è già fatta e finita e dura 23 capitoli (o 24, non ricordo HAHAH) poi credo scriverò una one shot con gli stessi protagonisti ma non so ancora se avrà a che fare con la trama di questa long oppure no. Pooooooi, ci sarà anche un mini mini spin-off dal punto di vista di Zayn che posterò man mano che va avanti questa fan fiction per non spoilerarvi niente :)
Altra cosa - è l'ultima, giuro! - vorrei ringraziare di cuore Agata aka @breakfastataghs aka Egg___s per avermi fatto due volte il banner perché io sono una rompipalle, è stupendo, quiiiindi, grazie Agh ♥
Credo di avere finito, fatemi sapere che ne pensate, ci tengo molto!
Alla prossima,
Jas 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***






 

Capitolo 1

 
 
La lieve luce che entrò dalla finestra mi costrinse a coprirmi la testa col cuscino. Sentii un movimento provenire da accanto a me, istintivamente mi irrigidii ma poi mi ricordai di non essere  nel mio letto ma bensì a casa di Molly. Allungai il braccio alla mia destra alla ricerca del comodino che sapevo essere lì ma la mia mano incontrò solo il vuoto.
Aprii gli occhi di scatto e spostai il cuscino, mettendoci un attimo a far riabituare i miei occhi assopiti alla forte luce che entrava dalla finestra vicina a me. Mi guardai intorno e sussultai: quella non era la camera di Molly, né tantomeno la mia. Un altro movimento mi fece voltare di scatto alla mia sinistra, un ragazzo seminudo dormiva sereno nel mio stesso letto. Prima di rendermene veramente conto urlai, guardando poi il mio di corpo: indossavo solo la biancheria intima. Cominciai improvvisamente a sentire caldo, mi passai una mano tra i capelli in preda al panico e cercai di ricordare gli avvenimenti della serata precedente. Ricordavo la festa, i diversi cocktail che Molly mi aveva portato, quelli che invece mi ero arrangiata io a prendere, la pista affollata, quasi soffocante, io che non trovavo più Molly e cercavo di uscire da quella trappola umana e... Due mani che mi cingevano i fianchi, poi il vuoto.
Il ragazzo mugugnò di qualcosa, sussultai e lo osservai attentamente cercando di ricordare qualcosa su di lui rispetto alla serata precedente. Mi cadde l'occhio sulle sue mani, grandi e curate, di certo non quelle di chi fa un lavoro manuale, e sul suo addome che si mouoveva lentamente a tempo del suo respiro rilassato: dormiva come un sasso. Che fosse Louis Tomlinson, il proprietario di quella mega villa? La possibilità che fosse lui non era poi così remota, in tal caso era più che normale che avesse le mani più belle di quelle di una ragazza, insomma, sicuramente i suoi non gli facevano alzare un dito. Lasciai perdere le mani del ragazzo e il suo fisico - che dovevo ammettere era piuttosto bello, se non fosse stato per i numerosi e orrendi tatuaggi che aveva sul lato sinistro del busto, sugli avambracci, i polsi, e quei due uccelli sul petto, infondo quelli però non erano così male - e mi concentrai sul suo viso.
Un ammasso di riccioli informi gli cadeva sulla fronte, non potevo vedere il colore dei suoi occhi ma aveva le labbra rosee e non troppo carnose ma allo stesso tempo nemmeno sottili. Nel complesso non era brutto, almeno se ero andata a letto con lui non era un cess... No. Io non potevo essere andata a letto con lui, non ero andata a letto con lui nonostante le circostanze suggerissero l'esatto contrario. Mi alzai dal letto alla ricerca del mio vestito e della mia borsetta che doveva contenere il mio cellulare. Che ore erano? Erano già le dieci? E la messa? I miei mi avrebbero uccisa, cos'avrei raccontato loro? Pregai con tutta me stessa che Molly avesse inventato una scusa o qualcosa di simile, era un genio in quel genere di cose.
Ero così preoccupata per i miei genitori che non mi accorsi che il ragazzo si era svegliato e mi osservava con un'espressione assonnata sul viso.
«Ehi!» lo ripresi, cercando di coprirmi il corpo con le braccia, tuttavia con pochi risultati.
Lui sorrise, un sorriso sghembo e alquanto strafottente, «niente che io non abbia già visto» disse poi.
Avvampai a quell'insinuazione, non era possibile.
«A-abbiamo fatto s-s...» non riuscivo nemmeno a pronunciare quella parola, mi facevo schifo da sola. Mi ero fatta abbindolare da Molly e dalle sue accuse di essere troppo bigotta e seria, aveva iniziato a blaterare cose riguardanti al fatto che dovevo divertirmi, lasciarmi andare e... Ero finita per svegliarmi in una stanza mai vista prima, a letto con un ragazzo mai visto prima, con indosso solo il reggiseno e le mie mutande a fiorellini.
«Sesso?» conclusi infine, quasi sprezzante.
Il ragazzo rise di nuovo, che c'era di divertente in quella situazione? A me veniva da piangere.
«Non ne ho idea, l'ultimo ricordo che ho di ieri sera è Louis che mi dice di sedermi sul divano e smetterla di bere. Però le circostanze suggeriscono quello» ammise divertito.
Aprii la bocca per dire qualcosa ma le parole mi morirono in gola, sentii gli occhi pizzicarmi, non era possibile che la prima volta in vita mia che bevevo, la situazione degenerasse così tanto.
«I-io... Devo andare» blaterai, guardandomi in giro senza sapere bene cosa fare, non potevo uscire mezza nuda.
«Beh, posso almeno sapere come si chiama colei con cui ho avuto l'onore di dormire?» domandò poi il ragazzo, per niente preoccupato da quella situazione.
Come poteva essere così superficiale e tranquillo? Io ero sull'orlo di una crisi isterica. L'unica cosa che volevo in quel momento era tornarmene a casa, chiudermi in camera mia e non uscirne più. Mi facevo schifo da sola per quello che avevo fatto, non solo avevo deluso i miei genitori che mi avevano sempre dato fiducia, ma avevo deluso persino me stessa.
«Facciamo finta che non sia successo niente, okay?» proposi.
Il ragazzo fece per ribattere ma lo anticipai, «hai visto il mio vestito?» chiesi dura.
Lui scosse la testa, perlustrando con lo sguardo tutta la stanza e fermandosi a guardare un punto alla mia sinistra.
«Puoi prendere la mia maglietta, è quella lì» disse, indicando l'indumento che giaceva per terra.
Annuii raccogliendola dal pavimento ed indossandola, era bianca, con una stampa sul davanti e la scritta "Mick". Mi copriva le gambe come ricordo che faceva il vestito di Molly la sera precedente.
Feci per uscire dalla stanza ma quando stavo per aprire la porta, il ragazzo parlò.
«Comunque, nel caso noi due avessimo fatto qualcosa... Stanne certa che ti è piaciuto» disse, facendomi l'occhiolino e rivolgendomi un sorriso che probabilmente avrebbe dovuto farmi sentire le farfalle nello stomaco ma che in realtà mi causò solo disgusto.
Strabuzzai gli occhi sorpresa da cotanta sfacciataggine e maleducazione. Non potevo essere andata a letto con un idiota del genere, era impossibile. Come osava dire certe cose? L'educazione non gliel'avevano insegnata? Probabilmente si era ritrovato più di una volta in situazioni simili, per lui non era una novità svegliarsi a letto con una ragazza di cui non ricordava nemmeno il nome. Beh, io non ero una di quelle ragazze, non avevo idea di che cosa fosse successo, ma anche se avessimo fatto qualcosa, non gli avrei dato la soddisfazione di sapere nemmeno il mio nome. Non parlavo con gli imbecilli.
Lo ignorai ed uscii, stando attenta a sbattere per bene la porta alle mie spalle.
Non appena misi piede in corridoio calpestai qualcosa, era una delle mie scarpe. Mi guardai in giro cercando di individuare anche l'altro paio che trovai davanti ad una porta socchiusa, in mezzo a bicchieri e bottiglie di birra vuote. Lo presi in mano ed aprii lievemente quella porta: era il bagno, e si trovava in uno stato pietoso.
Carta igienica sparsa da tutte le parti, il rubinetto del lavandino era ancora aperto mentre nella doccia c'era...
«La mia borsa!» esclamai, e per la prima volta in quella giornata, sorrisi. Mi avvicinai per prenderla, cercando di evitare accuratamente tutte le cose che occupavano il pavimento, e la aprii con foga alla ricerca del mio cellulare che trovai intatto in una tasca interna.
Fortunatamente la batteria non era ancora completamente scarica, trovai una trentina di chiamate e messaggi esclusivamente da parte di Molly e poi alcune chiamate da parte di casa.
Quando mi cadde l'occhio sull'ora sussultai, erano le undici passate, non era possibile.
Uscii dal bagno in preda all'ansia e scesi le scale, ritrovandomi nella sala principale della villa, l'unica stanza - a parte la cucina - di cui avevo ricordo. Ignorai il caos che regnava sovrano ed uscii dalla casa, attraversando il giardino per arrivare in strada. Solo in quel momento mi resi conto di indossare soltanto una maglietta, non potevo tornare a casa, né tanto meno andare da Molly, in quelle condizioni.
Decisi di chiamarla, mi rispose al primo squillo.
«Victoria grazie al cielo sei ancora viva, ma che fine hai fatto? Dove sei? I tuoi mi hanno chiamata preoccupati se ti dicono qualcosa hai avuto un'indigestione di noccioline ieri sera e sei attaccata al cesso, okay?» disse, tutto d'un fiato e parlando così velocemente che feci fatica a capirla.
Non riuscii a non sorridere, meno male che c'era Molly, pensai.
«Sono a casa di Louis, vieni a prendermi ti prego, e portami anche dei vestiti» dissi, incupendomi di nuovo.
«Vì cos'è successo?» mi domandò preoccupata.
Scossi la testa, asciugandomi dalla guancia una lacrima che era sfuggita al mio controllo, «ti racconterò tutto dopo, ora ti prego vieni a prendermi.»
In quel momento alzai lo sguardo verso la maestosa villa di fronte a me, mi cadde l'occhio su una finestra al piano superiore, il ragazzo mi stava guardando.
Mi sorrise e mi mandò un bacio, gli mostrai il mio dito medio.


 

-

 

Ciao gente!
Eccomi qua, col primo capitolo della storia :)
Secondo voi chi è il ragazzo misterioso? HAHAHAAHAHAHAH
Prima che pensiate la cosa sbagliata, vorrei precisare una cosa: questa non sarà la solita storia in cui i protagonisti prima vanno a letto insieme e poi si innamorano e bla bla bla, ma la prima parte della trama (?) sarà basata su qualcos'altro che scoprirete tra poco e, in una maniera o nell'altra, ne faranno parte tutti e cinque i One Direction :)
Fatemi sapere che ne pensate, ci tengo molto!
Nel frattempo vi ringrazio per le recensioni lasciate allo scorso capitolo e per aver aggiunto la storia tra le preferite/seguite/ricordate e per avermi messa tra gli autori preferiti!
Un paio di giorni fa mi sono creata una pagina su Facebook - ora sì che sono una vera scrittrice! HAHAHAHA 
Comunque niente, se volete mettere "mi piace" non può farmi altro che piacere, il link è questo. Poi Luna mi ha dato l'idea di mettere degli spoiler, consiglio che ho accettato, quindi se volete avere delle anticipazioni non dovete fare altro che mettere mi piace :)
Poi, per chi non lo sapesse, sto scrivendo anche una storia sui Simple Plan se siete interessate, il link è sotto.
Grazie di nuovo per tutto, alla prossima!
Jas

P.S. Ho dimenticato di dirvi una cosa - come al solito HAHAHA! Nel caso vogliate essere avvertite su Twitter quando aggiorno, basta che me lo dite :) Sono @xkeepclimbing


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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***






 

Capitolo 2

 

 
«Mamma sono a casa!» gridai, non appena la domestica venne ad aprirmi.
«Ricordati che stai male e che devi correre in bagno» mi sussurrò Molly in un orecchio.
In quell'istante mia madre fece capolino in corridoio e si avvicinò a me scrutandomi attentamente, «tesoro stai bene?» chiese, preoccupata, «mi sembri un po’ pallida.»
Mi limitai ad annuire, mentre lei sembrava controllare ogni centimetro del mio corpo per verificare che fossi la stessa della sera prima. Per un momento ebbi il timore che solo dal mio aspetto fisico potesse rendersi conto di cos'avevo combinato la sera precedente poi mi ricordai che non era né una veggente, né una sensitiva, né tantomeno un alieno. O forse quello un po’. Era semplicemente una donna in carriera, come mio padre, che trattava la figlia come... Non avevo un termine preciso col quale avrei definito il rapporto con mia madre. Diciamo che era piuttosto ossessiva e opprimente per tutto ciò che riguardava la mia reputazione. Pretendeva, e si preoccupava, che fossi sempre a posto, così che la gente, o meglio, il suo gruppo di amiche pettegole, non avesse mai qualcosa di poco carino da dire sul mio conto.
A volte avrei voluto dirle che non ero un burattino, di lasciarmi un po' più di libertà ma in fin dei conti quello era il suo modo di volermi bene e me lo facevo bastare. Se solo avesse saputo com'ero uscita da casa di Tomlinson quella mattina mi avrebbe uccisa, ma che dico, quello andava contro la religione, mi avrebbe direttamente spedita in Provenza da zia Claire.
«Sì mamma, sto bene» mormorai, in quel momento Molly mi tirò un colpo sul braccio.
Finsi di tossire, «ora scusa ma devo and...» prima di finire la frase corsi su per le scale.
«Tesoro ti faccio preparare una camomilla!» mi gridò mia madre, prima che mi chiudessi nel bagno di camera mia.
Molly, che mi aveva seguita, scoppiò a ridere all'istante, «sei un genio!» esclamò, battendomi una pacca sulla spalla.
La guardai per un secondo e vedendola così allegra non riuscii a non ridere anch'io, «sono così una brava attrice?» chiesi, sorridendo.
Molly annuì ancora divertita, «ora però mi dici che è successo» mi ordinò seria.
Era incredibile come quella ragazza riuscisse a cambiare atteggiamento così repentinamente ma anche come riuscisse a influenzare, altrettanto velocemente, la sottoscritta.
Abbassai lo sguardo imbarazzata per quello che avrei dovuto raccontarle, per un attimo fui tentata di inventarmi una bugia, mi vergognavo per quello che avevo combinato e nonostante sapessi che Molly non mi avrebbe mai giudicata in quel momento mi sentivo a disagio.
Sospirai, «i ricordi di ieri sera sono piuttosto sfuocati, mi ricordo tutto fino a quando ti ho persa di vista in mezzo alla pista, poi ricordo di aver bevuto ancora qualcosa e poi nient'altro» mormorai, torturandomi le mani.
Rimasi in silenzio un attimo, sforzandomi di ricordare qualcos'altro ma era come se ci fosse un blackout di alcune ore nella mia mente. Passai all'immagine successiva.
 «Stamattina mi sono svegliata in una stanza che non avevo mai visto prima e...» sospirai di nuovo, «indossavo solo la biancheria intima» cercai di trattenere le lacrime, «e c'era un altro ragazzo nel letto con me» dissi, prima di essere travolta dal pianto.
Molly strabuzzò gli occhi, poi si avvicinò a me e mi strinse in un abbraccio, «stai tranquilla, sono sicura che non è successo niente, sei una ragazza troppo intelligente» cercò di confortarmi.
In quel momento bussarono alla porta, «signorina le ho portato la camomilla!»
Mi scappò un singhiozzo, «signorina tutto bene?» domandò la domestica, preoccupata. «Devo chiamare sua madre?»
Molly si staccò da me ed aprì l'acqua della doccia, per nascondere il rumore dei miei singhiozzi.
«Sì tutto bene! Lasci pure lì la camomilla, Victoria sta benissimo e non c'è bisogno di avvertire nessuno!» gridò poi, per sovrastare il rumore dell'acqua che scorreva.
Aprì di uno spiraglio la porta e prese la camomilla, porgendomi poi la tazza.
«Bevi che ti fa tranquillizzare» mi disse poi, dolce.
Obbedii in silenzio, Molly non disse niente, si limitò a guardarmi con uno sguardo triste.
«Hai parlato con il ragazzo? Magari lui si ricorda qualcosa» tentò dopo un po'.
Annuii, «sì ma anche lui ne sa quanto me, e poi è un imbecille. Gli interessa ben poco di cosa possa essere o non essere accaduto, chissà con quante ragazze sarà andato a letto senza ricordarsi nulla.»
«Secondo me Vì, non sei andata a letto con nessuno, sei troppo... Responsabile per fare certe cose.»
«Ero troppo responsabile anche per bere, e invece?» dissi sprezzante.
«Mi sento in colpa» borbottò Molly, abbassando lo sguardo.
«Beh, forse un po' dovresti» ammisi, «però non mi hai obbligata a fare niente, sarei dovuta essere io a darmi un contegno e non esagerare» continuai dura.
«Forse posso chiedere in giro a chi era alla festa se ti hanno vista fare qualcosa di... Strano» tentò Molly.
«Sì certo, così tutti verrebbero a sapere della mia, alquanto imbarazzante, situazione» ribattei.
Lei annuì, rimanendo pensierosa, «no ma è impossibile che tu sia andata a letto con quello Vì, se dici che è un coglione non l'avrai minimamente sfiorato. Ti conosco.»
Sospirai appoggiandomi alla parete fredda del bagno, «per quanto ne so potrei essere andata con chiunque, non ricordo nulla. Sai cosa vuol dire? È una cosa così frustrante! E imbarazzante!»
Mi misi le mani tra i capelli e appoggiai la fronte alle ginocchia, cercando di farmi passare il mal di testa che si faceva più forte non appena alzavo la voce, quella mattina.
«Non sei la prima e non sarai l'ultima» cercò di rassicurarmi Molly, «io la prima sbornia l'ho presa ad una festa che mio fratello aveva organizzato in giardino, a quattordici anni. Un suo amico mi ha portata in camera e quando ho vomitato mio padre si è alzato e mi ha scoperta. Sono stata due mesi senza uscire di casa, due mesi!» ribadì, quasi incredula per la crudeltà della punizione.
«Beh, avevi quattordici anni» le ricordai io, «sono dell'opinione che tuo padre abbia fatto bene.»
Molly strabuzzò gli occhi, «farò finta di non averti sentita» mi concesse, «comunque, quello che volevo dire è che tu hai diciott'anni dannazione! E in più i tuoi non ti hanno scoperta, per merito mio sottolineiamo, quindi direi che ti è andata di gran culo! Devi smetterla di preoccuparti! Pensa piuttosto ai tre mesi all'insegna del cazzeggio più totale!» cercò di consolarmi.
La fulminai con lo sguardo, «forse ti sfugge un particolare» le ricordai, «tu non ti sei svegliata in un letto a te sconosciuto con un ragazzo di cui non sapevi nulla e con indosso soltanto la biancheria! Tu non hai perso la verginità con un tizio di cui non sai nemmeno il nome, io potrei averlo fatto! Sai come mi sono sentita?» la rimbeccai, «come una troia, ecco, l'ho detto! E sai cosa darei per tornare indietro e non andare a quella fottuta festa e rimanere in casa a guardarmi qualche film scadente come una povera sfigata? L'armadio pieno di vestiti firmati che ho! Non hai idea di come mi senta perché tu non sei me, Molly. Tu sei molto più aperta, solare, allegra, tu prendi tutto molto alla leggera e vorrei essere come te, lo vorrei davvero, ma purtroppo tu sei Molly e io sono Victoria. Io ho un nome che ha tutta una storia dietro, tu hai un nome stupendo che i tuoi hanno scelto perché l'hanno sentito in un film. Tu hai il coraggio di buttarti nelle cose, hai un tatuaggio che credo solo coloro che ti hanno tolto le mutande hanno visto, io mi sento in colpa verso i miei già solo quando prendo una B piuttosto che una A! Sarò un'ottantenne seria e bigotta, ma non posso farci niente. Non riesco a fare qualcosa senza prima valutare per bene tutti i pro e i contro, è più forte di me. L'unica volta in cui mi sono lasciata andare cos'ho combinato? Un casino. Per quanto ne sappia potrei anche essere rimasta incinta o, peggio ancora, aver preso l'aids o qualche altra malattia sessualmente trasmissibile. Non ricordo se ho fatto sesso con qualcuno, figuriamoci se mi sono preoccupata di usare il preservativo!»
Smisi di parlare giusto per riprendere a respirare, il cuore mi martellava nel petto per l'agitazione e la testa mi stava scoppiando.
Guardai Molly, mortificata per essermela presa con lei ma avevo il bisogno fisico di sfogarmi e lei si era ritrovata lì nel momento sbagliato. Però Molly alla fine c'era continuamente per me, e quando allungò la sua mano per stringere la mia, capii che ci sarebbe stata per sempre.
«Scusa» mormorai, mentre mi lasciavo abbracciare.
«Nel caso fossi incinta, sappi che io voglio essere la zia. Zia Molly suona bene.»
Non riuscii a non sorridere, Molly sapeva sempre strapparmi un sorriso anche nei momenti più tragici e io la adoravo per questo.
«Grazie» dissi sincera.
Lei non rispose, «posso chiederti una cosa? Sono troppo curiosa.»
Annuii, mantenendo gli occhi chiusi.
«Ma almeno era bello il tipo con cui potresti essere, ipoteticamente, andata a letto?»
Non riuscii a non sorridere, dovevo essere sincera.
«Da morire.»



-

 

Ciao gente!
Scusate nel leggerissimo ritardo nel postare ma oggi è una giornata più no che sì e ho preso il pc in mano solo ora :)
Voglio solo ringraziarvi per le recensioni che avete lasciato allo scorso capitolo, non avete idea di quanto mi faccia piacere sapere che ne pensate e... Basta uù
Grazie davvero ♥
Jas


 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***







 

Capitolo 3

 
«Questa è la giornata della verità» osservò Molly, mentre entrava in camera mia e si sedeva sul letto, «e non c’è modo di scappare.»
Mi nascosi sotto le coperte e mi tappai le orecchie con la speranza che vedendomi inerme, la mia amica si sarebbe rassegnata.
«Forza Victoria, la nostra agenda è piena di impegni e non abbiamo tempo da perdere!» esclamò.
«Quali impegni?» domandai io, uscendo dal mio nascondiglio solo con la testa.
«Beh, prima di tutto questo» spiegò lei, tirando fuori dal sacchetto un test di gravidanza.
Sbiancai vedendo quel coso che Molly mi stava sventolando sotto il naso, «non credo sia una buona idea» sussurrai, timorosa.
«Cosa?» strillò Molly, «da questo test dipende la tua vita! Lo sai o no?»
«Esiste l’adozione o, ancora meglio, l’aborto» dissi.
«Non vorrai essere un’assassina!» mi accusò lei.
«Non è uccidere se si abortisce per tempo» spiegai.
«Invece sì!»
«No!»
«Sì!»
«No!»
«Fai il test e non rompere i coglioni!» mi ordinò Molly, lanciandomelo e togliendomi le coperte di dosso, «il risultato è più sicuro se si utilizzano le urine di primo mattino. Non fare storie e sbrigati che io non esco di qua fino a quando non hai fatto.»
Mi alzai rassegnata ed aprii la scatola contenente il test di gravidanza per leggere le istruzioni. Poi, in assoluto silenzio, mi avvicinai al bagno e mi chiusi dentro.
Sentivo il cuore che mi scoppiava nel petto dall’agitazione mentre mi rigiravo tra le mani quell’aggeggio che fino ad un minuto prima non sapevo neanche come fosse fatto.
Seguii le istruzioni e poi uscii dal bagno, con in mano il test che non aveva ancora dato un risultato.
«Dobbiamo aspettare tre minuti» sussurrò Molly, improvvisamente spaventata anche lei.
Annuii e mi sedetti accanto a lei sul letto, tenendo il test appoggiato sulle gambe.
«Come lo chiameresti?» domandò poi, rompendo il silenzio.
Quelli erano gli attimi più lunghi di tutta la mia vita.
«Non c’è bisogno di sprecarsi nel pensarci su, anche se dovessi essere incinta non terrei il bambino, o la bambina.»
«O i bambini» aggiunse Molly, «potrebbero essere gemelli.»
«Non mi interesserebbe comunque» ribattei dura, abbassando lo sguardo sul test. «Oddio si vede qualcosa!» strillai, alzandomi di scatto e cercando di capire cosa fosse.
Molly mi seguì ed allungò la testa per vedere cosa l’indicatore segnasse.
«Una linea» dissi, «cosa vuol dire una linea? Molly controlla!» cominciai a blaterare, in preda all’ansia.
Lei prese il libretto delle istruzioni con foga e cominciò a leggere velocemente, «una linea, una linea, una linea...» continuò a ripetere, mentre i suoi occhi si muovevano velocemente da destra a sinistra, «non sei incinta!» esclamò poi, buttando via il foglio e saltandomi addosso facendomi perdere l’equilibrio e, successivamente, cadere sul letto.
«Non sono incinta!» ripetei io, abbracciandola con forza, «dovrei cominciare a pregare più spesso.»
 
«Non credo di essere pronta psicologicamente» annunciò drammatica Molly, mentre salivamo le imponenti scale della nostra scuola.
«Okay, però io vorrei la mia mano indietro, sai com'è, mi serve ancora» ribattei, cercando di liberarmi dalla sua stretta.
Molly ignorò le mie parole e si arrestò appena fuori dalla porta.
«Dai, non fare la bambina!» la ripresi.
«La fai facile tu, che avrai A in tutte le materie!» mi riprese corrucciata.
Alzai gli occhi al cielo, «allora che ne dici se entro io e guardo anche i tuoi voti e quando esco ti dico?»
Molly ci pensò su un attimo, «non possiamo semplicemente andarcene, goderci l'estate e poi tornare qua a settembre e vedere i nostri voti?»
Sorrisi alle sue parole ma scossi la testa, «direi di no. Io vado, tu fai come vuoi» dissi, prima di entrare nell'edificio.
Quei corridoi non mi mancavano per niente, pensai, nonostante la scuola fosse finita da appena una settimana. Alcuni ragazzi si dirigevano verso l'uscita mentre altri erano fermi a chiacchierare tra di loro. La vera folla, però, era davanti ai tabelloni che erano appena stati appesi. Mi avvicinai titubante e cercai di intrufolarmi tra le persone ammassate in quel punto. A suon di "scusa" e "permesso" alla fine riuscii ad arrivare davanti ai fogli esposti. Cercai la mia classe e infine i nomi miei e di Molly. Sorrisi notando che la mia media era la più alta di tutte, mentre quella di Molly tra le più basse. Fortunatamente, però, era stata promossa lo stesso.
Dopo aver visto tutti i voti ed averli segnati sul cellulare cercai di andarmene di lì ma andai a sbattere addosso a qualcosa, o meglio, qualcuno.
«Scusa!» esclamai, alzando gli occhi verso la persona davanti a me.
«Ciao cioppicioppi!»
Aprii la bocca per dire qualcosa ma ero troppo scioccata per riuscire a formulare qualsiasi frase di senso compiuto. Cioppicioppi? Che cos'ero, un peluche?
«Sono contento anch'io di vederti!» continuò indisturbato, prima di prendermi per mano e trascinarmi via da quella folla.
Mi liberai dalla presa con uno strattone, «ehi!» esclamai poi, rude.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio, per niente disturbato dal mio atteggiamento, ed alzò le braccia in segno di resa, «mi scusi principessa.»
Lo ignorai e mi incamminai decisa verso l'uscita ma lui si parò di nuovo davanti a me, questa volta però riuscii a fermarmi in tempo prima di andargli addosso.
«Mi dici che vuoi?» chiesi, quasi sprezzante.
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli, sorridendo strafottente, prima di porgermela.
«Sono Harry, piacere.»
Osservai il suo braccio teso davanti a me, senza muovere un muscolo.
«Interessante, peccato che nessuno te l’abbia chiesto» sentenziai, prima di superarlo e continuare per la mia strada.
«Ehi!» mi richiamò lui, lo sentii corrermi dietro e poi prendermi la mano, costringendomi a voltarmi nella sua direzione.
«Potrei denunciarti per molestie, lo sai?»
Harry rise, «per cosa, l'altra sera?»
Trasalii a quell'insinuazione, «hai finito? Non è successo niente» affermai decisa, nonostante non avessi la certezza di ciò che stavo dicendo.
«E tu che ne sai? Non ti ricordi nulla» ribatté.
«Se è per questo nemmeno tu.»
«E chi te lo dice?»
«Lo hai detto tu.»
Harry sorrise, «allora ti fidi di me, ma chi ti dice che io non abbia mentito?»
Strabuzzai gli occhi, «giuro che se mi hai mentito io...» non finii la frase, Harry scoppiò a ridere.
«Facciamo un accordo» disse poi.
«Non faccio patti con il diavolo» lo interruppi.
Lui sorrise, «se tu vieni a prendere un caffè con me, io ti racconto tutto quello che so su quella sera.»
«Mi stai ricattando?»
Harry alzò le spalle, «forse.»
Ci pensai su un attimo, infondo che avevo da perdere? Certo che questo Harry era proprio subdolo, pensai, come poteva approfittarsi così di me? Ogni secondo che passavo in più con lui ero sempre più convinta del suo pessimo carattere. Era superficiale, tremendamente vanitoso, maleducato, sfacciato e...
«Allora?» domandò.
«No» dissi decisa, e mi voltai diretta verso l'uscita per l'ennesima volta.
«Ti aspetto da Starbucks alle tre!» mi gridò, quando ormai io ero fuori dalla scuola, «lo so che ci sarai!»
 
«Mi hanno promossa?» mi domandò Molly, non appena mi avvicinai a lei.
Salutai il gruppo di ragazzi coi quali stava chiacchierando prima di guardarla dispiaciuta.
«Molly, io...» mormorai, abbassando lo sguardo.
«Lo sapevo io che quella stronza di chimica non mi metteva la sufficienza!» sbottò lei, alzandosi dalla panchina sulla quale era seduta.
«Molly...» la chiamai, ma lei non mi stette a sentire.
«È dalla prima che ce l'ha su con me, ma io giuro che quella lì la ammazzo!»
«Molly!» la ripresi di nuovo senza riuscire a non ridere, e in quel momento lei si arrestò.
«Che c'è?» chiese, con voce alta.
«Sei stata promossa!»
 Lei strabuzzò gli occhi sorpresa prima di scendere dalla panchina, «Fanning comincia a scappare» borbottò a denti stretti.
Senza farmelo ripetere due volte cominciai a correre per il cortile, con Molly alle calcagna.
«Dai stavo scherzando!» cercai di difendermi, mentre andavo a rifugiarmi dietro ad un albero.
«Mi hai fatto prendere un infarto!» esclamò lei, affannata.
«Volevo divertirmi, dai» tentai.
«Cioppicioppi» sentii alle mie spalle.
Mi voltai di scatto, Harry poco lontano da lì, mi mandò un bacio e mi fece l'occhiolino prima di camminare verso la strada.
«Cioppicioppi?» ripeté Molly, incredula.
«Non ho idea da dove l'abbia tirato fuori, te lo giuro.»
Lei ignorò le mie parole, «da quando in qua hai tutta questa confidenza con Harry Styles?» quasi strillò, incredula.
Rimasi in silenzio per alcuni secondi, in cerca delle parole esatte.
«Hai presente l'imbecille della festa di Louis?» chiesi, titubante.
Lei annuì con foga.
«Ecco, è lui.»
«Sei andata a letto con Harry Styles?» strillò di nuovo, mi avvicinai a lei e le tappai la bocca con una mano.
«Stai zitta!» le ordinai a bassa voce, «e poi mi sbaglio o eri tu che dicevi che non ero andata a letto con nessuno?»
«Sì ma Harry Styles!» ribadì lei, in preda ad una crisi isterica.
«Potrebbe essere anche Babbo Natale che a me non cambierebbe niente» borbottai.
Molly sospirò, cercando di calmarsi.
«Okay, allora hai dormito col ragazzo più popolare della scuola e anche il più desiderato dalle ragazze. Fossi in te appenderei dei manifesti che lo mettono bene in chiaro.
La guardai truce, «Molly, prova solo a farne parola con qualcuno che io...»
Lei alzò le spalle in segno di resa, «non dirò nulla senza il tuo consenso, prometto.»
«Bene, allora direi che possiamo andare a casa» proposi, incamminandomi verso il cancello del cortile.
Molly mi seguì trotterellando, «sì ma è... Harry Styles!» ripeté, con la solita voce stridula che aveva quando era particolarmente felice per qualcosa.
«Mi spieghi che ha di così eccitante questo ragazzo?» chiesi, mentre camminavamo sul marciapiede.
«Quello è tutto eccitante!» esclamò lei, esaltata.
Le tirai un colpo sul braccio, senza tuttavia nascondere una risata.
«No, a parte gli scherzi» Molly tornò seria, «è tipo il migliore amico di Tomlinson, quei due lì sono la créme de la créme, la ciliegina sulla torta, sono come un... Non so, sono come due dei greci, anche se personalmente preferisco Louis.»
Alzai le spalle indifferente, «non l'ho mai visto» ammisi.
Molly alzò gli occhi al cielo, «se è per questo non conoscevi neanche Harry, visto che per te fino alla settimana scorsa era "il ragazzo con cui ho dormito"» mi accusò.
«In realtà mi si è presentato prima» ammisi, rendendomi conto soltanto dopo a cosa quest'affermazione comportasse.
«Cosa?»
Molly si arrestò in mezzo al marciapiede guardandomi sorpresa, «ci hai parlato?»
Annuii tranquilla, non capendo tutto quel fervore, infondo chi era Harry? Un ragazzo carino, ma idiota, che frequentava la mia stessa scuola. Non era Johnny Depp, né Orlando Bloom, né Robert Downey Jr né Zac Efron, purtroppo per me, quindi non capivo perché Molly si mettesse quasi a strillare come una quindicenne in piena crisi ormonale non appena lo si nominava.
«Gli sono andata a sbattere addosso per sbaglio mentre uscivo dalla scuola, è piuttosto insistente come tipo, maleducato, superficiale, strafottente, arrogante. Devo continuare la lista?»
«Insistente?» chiese Molly, calmandosi.
«Sì, non mi lasciava in pace, ha persino detto che può darsi che abbia mentito sul fatto che non si ricordi nulla di quella notte, ma secondo me non è vero.»
Molly strabuzzò gli occhi, «devi chiedergli! Potrebbe sapere la verità e porre fine a tutti questi dubbi!»
«Meno lo vedo meno è, stanne certa.»
Molly sospirò, «dammi retta ogni tanto, parlagli. Che hai da perderci?»
Ci pensai su un attimo, «dici che dovrei presentarmi all'appuntamento?»
Lei mi guardò confusa, «appuntamento? Quale appuntamento?»
Brava Victoria, sei proprio furba, pensai.
«Ecco... Mi ha detto che se volevo sapere la verità dovevo andare da Starbucks alle tre» mormorai, così a bassa voce che per un attimo credetti davvero che Molly non mi avesse sentita, in realtà però aveva capito tutto alla perfezione.
«Eh?» strillò quasi, «devi andarci!»
«No!» esclamai.
Molly si mise a braccia conserte osservandomi seria, «Victoria ascoltami per una volta, devi andare.»
«L'ultima volta che ti ho ascoltata si è visto com'è andata a finire» le ricordai, dura.
Lei si accigliò, «sei una stronza, non vale.»
Mi strinsi nelle spalle, «uso le armi che ho a disposizione» mi difesi.
«Vaffanculo» borbottò, riprendendo a camminare.
«Ti voglio bene anch'io!» esclamai, raggiungendola ed abbracciandola da dietro.
«Comunque non sai cosa ti perdi, Harry Styles sarà pure un idiota, ma è tanta roba.»


 

-

 

Buon San Valentino + 1! :D
Prima che cominci a parlare del capitolo, volevo solo dirvi che l'anno scorso ho postato una one-shot di Sal Valentino, cliccate qui se vi interessa leggerla :)
Ora torniamo a noi!
Ecco qua col capitolo dove finalmente entra in scena il nostro splendido Harry Styles! Che ne pensate?
Victoria non è incinta, non credo sarei in grado di scrivere una fan fiction su una gravidanza, e infatti non sarà così, tranquille :)
Louis entrerà in scena moooolto più in là, pian pianino invece appariranno tutti gli altri One Direction ma non saranno per forza tutti amici di tutti, poi vedrete, mannaggia a me e alla mia lingua lunga HAHAHA
Secondo voi Vì andrà all'appuntamento? Cosa vi aspettate da Harry?
Sono curiosa di sapere che ne pensate e soprattutto i vostri sospetti sugli sviluppi della trama!
Fatemi sapere, intanto grazie per le splendide recensioni che mi avete lasciato nello scorso capitolo!
Jas

P.S. Se siete fan dei Simple Plan potete fare "mi piace" a questa pagina? Grazie :)



 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***







 

Capitolo 4

 
 
Mi osservai di fronte alla vetrina di un negozio per essere sicura di essere a posto, rassettai leggermente il vestito che indossavo, inspirai profondamente e a passo deciso entrai nel locale di fianco ad esso. Mi guardai in giro, osservai ogni singolo tavolo della caffetteria senza tuttavia riconoscere la testa riccia di Harry. Guardai l'ora, ero in ritardo di quindici minuti e probabilmente aveva intuito che non sarei mai arrivata. Se fosse stato per me, in quel momento sarei stata a casa a rilassarmi a bordo piscina oppure a farmi la manicure o qualcosa di simile, invece Molly aveva insistito perché io andassi all'incontro con Harry, per "scoprire la verità" come aveva detto lei, anche se in realtà io sospettavo che il vero motivo fosse che lei idolatrava Harry e sapere che la sua migliore amica in qualche modo lo conosceva la faceva andare su di giri.
Stavo per andarmene da Starbucks quando la porta del bagno si aprì e ne uscì un Harry indaffarato con la zip dei pantaloni.
Sorrisi alla scena, in quel momento lui alzò lo sguardo e i suoi occhi incrociarono i miei. Mi sorrise, questa volta però il suo sorriso era sincero, sembrava davvero lieto di trovarmi lì, a differenza della solita smorfia strafottente e maliziosa che mi aveva sempre rivolto fino ad allora.
Alzò il braccio sinistro in segno di saluto mentre si avvicinava a me,  «ciao Cioppicioppi» mi disse, non appena mi fu davanti.
Lo guardai seccata, «hai finito di chiamarmi così?» sbottai spazientita.
Lui si strinse nelle spalle, «non ti sei ancora degnata di dirmi il tuo nome così te ne ho affibbiato uno io» si giustificò, mentre si metteva in fila per ordinare.
«Allora, cosa prendi?» mi chiese poi.
Guardai il tabellone esposto sopra le nostre teste, «un frappuccino alla fragola» dissi.
Harry annuì, dicendo alla commessa cosa volessimo prima di tornare a rivolgersi a me.
Mi porse la mano sorridente, «io sono Harry, piacere. Tu sei?»
Guardai la sua mano con una smorfia schifata, «prima vai a fare pipì, esci dal bagno che stai ancora trafficando coi pantaloni e hai pure il coraggio di porgermi la tua mano sudicia?» lo accusai, stizzita.
Harry mi guardò sorpreso, «non dirmi che sei una di quelle maniache della pulizia che non aprono nemmeno una porta prima di aver disinfettato la maniglia!» esclamò, «e comunque me le sono pulite le mani, è solo che ho la cerniera dei pantaloni difettosa infatti l'ho lasciata ancora aperta» spiegò sorridente.
Istintivamente abbassai lo sguardo sotto la sua cintura dove si intravedevano per bene i boxer bianchi che risaltavano sul nero dei jeans.
«Se vuoi puoi aiutarmi tu a chiuderla» mi sussurrò poi in un orecchio, proprio mentre la commessa ci porgeva le nostre ordinazioni.
Arrossii, spaventata che la ragazza potesse aver sentito qualcosa, mentre Harry continuava a sorridere felice e mi faceva cenno con la testa di seguirlo.
Ci sedemmo ad un tavolo piuttosto isolato dagli altri, meglio così, pensai, dato ciò di cui dovevamo parlare. Bevvi un lungo sorso del mio frappuccino, che come al solito mi andò alla testa facendomela dolere.
«Parla» ordinai poi a Harry, non appena mi fui ripresa.
Lui alzò gli occhi dal suo bicchiere guardandomi divertito come suo solito. Quando stavo con lui avevo la perenne sensazione che mi stesse prendendo in giro, ero così spassosa?
«Che c'è?» borbottai, irritata.
Harry rise, «non posso guardarti? Sei più bella quando ti incazzi» mi stuzzicò.
Assottigliai lo sguardo truce, nonostante non potetti ignorare la strana sensazione che sentii all'altezza dello stomaco a quelle parole.
«Senti Harry, sono venuta qua solo per sapere cosa sai davvero, smettila di provarci ma piuttosto renditi utile.»
«Davvero sei venuta qua solo ed esclusivamente per sapere la verità?» mi domandò, sorridendo malizioso e sottolineando le parole "solo ed esclusivamente".
Alzai gli occhi al cielo, «la smetti di essere così...» mi mancavano le parole.
«Così... ?» mi spronò.
«Viscido» esalai in fine, «non ti conosco, non ti ho mai visto in vita mia anche se a quanto pare tutti ti conoscono a scuola, ma sappi che non è che tutte le ragazze che ti rivolgono la parola vogliono saltarti addosso quindi ora dimmi quello che devi così che io possa tornarmene a casa» spiegai, sfinita.
«Perché ti interessa così tanto sapere se abbiamo fatto sesso o no?» chiese, tranquillo.
«Zitto!» lo intimai, tappandogli la bocca con una mano, «non gridare!» sussurrai poi.
Dai suoi occhi verdi trapelava curiosità ma anche confusione, «che c'è di così scandaloso?» borbottò, quasi non lo capii dato che la mia mano era ancora sulle sue labbra.
La ritirai all'istante portandomela in grembo, «meno persone lo sanno meglio è, tu non conosci mia madre.»
«Se è come la figlia sappi che lo vorrei davvero» rise.
Gli tirai un calcio negli stinchi, facendogli cambiare repentinamente espressione. «Dillo di nuovo che questa volta ti colpisco tra le gambe» lo minacciai.
Harry si sporse sul tavolo per avvicinarsi al mio viso, «sei così aggressiva anche tra le lenzuola? Con me non l'hai dimostrato» mi sussurrò ammiccante.
Trasalii a quelle parole, non era possibile, non potevo essere andata a letto con... Quello.
«Allora abbiamo... ?»
Non volevo piangere, non davanti a Harry soprattutto, ma in quel momento non riuscivo a trattenere le lacrime che sentii salirmi. Era passata appena una settimana dall'accaduto ma mi sembrava di aver superato la faccenda, più o meno, più che altro avevo cercato di auto convincermi che non avevo combinato nulla, ed ero quasi riuscita nel mio intento.
Nel vedere i miei occhi coperti da un velo di lacrime Harry si irrigidì e per la prima volta il suo sguardo sembrava a davvero serio.
«Ehi... Stai bene?» domandò preoccupato.
Mi sforzai di annuire, «Harry rispondi, abbiamo fatto qualcosa?»
Lui sembrò in difficoltà di fronte alla mia domanda, «devi solo dire sì o no, non è difficile» lo esortai.
«Perché ti interessa così tanto?» chiese, di nuovo.
Sospirai esausta, «si da il caso che a certe persone interessi sapere con chi si è andati a letto o meno, non so come sia abituato tu Harry, probabilmente avrai perso il conto delle tue avventure.»
Lui ignorò la mia frecciatina, «ma se saperlo ti fa stare... Così» mi indicò, «perché insistere?»
«Perché sono vergine, okay?» sbottai estenuata da tutte quelle domande, forse un po' troppo ad alta voce dato che notai alcune persone voltarsi a guardarmi. Abbassai lo sguardo in imbarazzo, osservando le mani che mi stavo torturando da cinque minuti buoni, come facevo sempre quando non mi sentivo a mio agio.
«O forse lo ero» continuai, tirando su col naso e lasciando che una lacrima mi rigasse la guancia sinistra, «non so, ormai non so più nulla. Potrei aver perso la verginità con un ragazzo di cui so a malapena il nome, e per giunta non mi ricordo niente. Potrebbe andare peggio di così?» mi scappò un sorriso amaro.
«Mi dispiace» sussurrò Harry, visibilmente sincero.
Annuii, senza osare ancora alzare lo sguardo, «sto ancora aspettando una risposta.»
Lo sentii sospirare, «non ricordo nulla, non ti ho mentito quella mattina» mormorò.
Sentivo il suo sguardo trapassarmi quasi, per quanto era intenso, e quando mi decisi ad alzare la testa infatti era lì, che mi osservava con aria quasi compassionevole, mi ritrovai a preferire l'Harry arrogante e superficiale.
«Smettila di guardarmi così» lo ripresi.
«Scusa» disse, distogliendo immediatamente lo sguardo da me.
Mi appoggiai allo schienale della sedia e mi misi a braccia conserte sospirando.
Dopo alcuni secondi di silenzio, Harry parlò.
«Potrei chiedere a Louis se ne sa qualcosa» propose, «infondo era sua la festa, può darsi che abbia dato un'occhiata in giro mentre faceva sloggiare tutti da casa. È normale che noi non ci abbia sbattuti fuori, sono il suo migliore amico.»
Lo guardai quasi incredula, «lo faresti davvero?»
Lui annuì, lasciandosi scappare un sorriso, «visto che ti preme così tanto sapere cos'è successo, potrei fare uno sforzo» concesse.
Aprii la bocca per dire qualcosa ma in quel momento non mi uscì niente, ero semplicemente spiazzata dal comportamento di Harry, era passato da un estremo all'altro.
«Grazie» fu l'unica cosa che mormorai.
Lui si limitò a sorridermi gentile, in quel momento gli suonò il telefono che aveva appoggiato sul tavolino. Guardò chi fosse il mittente della chiamata e poi gli riattaccò in faccia, alzandosi dalla sedia.
«Devo andare» disse, «appena so qualcosa...»
«Ti do il mio numero!» m'illuminai improvvisamente, lui annuì porgendomi il suo telefono, glielo scrissi e glielo ridetti.
«Ti salvo come Cioppicioppi» rise lui, digitando sull'iPhone.
Alzai gli occhi al cielo senza tuttavia riuscire a trattenere un sorriso, «oppure potresti scrivere Victoria» gli suggerii.
I suoi occhi si illuminarono, «allora è così che ti chiami!» esclamò contento, «però non puoi dire che Victoria sia più bello di Cioppicioppi, dai!»
«Puoi anche chiamarmi Vì» proposi, speranzosa.
Harry ci pensò su un attimo, «Cioppicioppi li batte tutti, mi dispiace» ammise, «ora scusa ma devo proprio andare, ci sentiamo!» e prima che potessi dire qualunque cosa, era già scappato.
Cioppicioppi, ripensai, che nome ridicolo. Scossi la testa e mi alzai anch'io dal tavolo, buttando via il mio frappuccino quasi intatto. Presi la borsa ed uscii dal locale, una leggera brezza mi fece rabbrividire. Se proprio dovevo essere andata a letto con qualcuno, mi ritrovai a pensare, Harry non era poi così male alla fine. Scossi la testa scacciando immediatamente quei pensieri insensati, «Victoria, piantala!» mi ripresi da sola, ad alta voce. 



 

-


 

Eccomi qua!
Era praticamente ovvio che Victoria sarebbe andata all'appuntamento dai, e pian piano la storia sta entrando nel vivo, ve lo garantisco, anche se questa sarà piena di colpi di scena (almeno credo HAHAHAHA)
A breve posterò anche lo Spin-Off su Zayn, portate pazienza!
Sono un po' di fretta, non ho riletto il capitolo ma credo di averlo fatto un po' di mesi fa, quando l'ho scritto hahaha
Nel caso ci siano errori perdonatemi e se avete voglia ditemelo così provvederò subito a correggere :)
Fatemi sapere che ne pensate, grazie per i meravigliosi complimenti che mi fate sempre, siete meravigliose ♥
Jas




 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***








 

Capitolo 5

 
 
Mi rigirai nel letto per l'ennesima volta, mi misi a pancia in giù e feci scorrere le mani sotto il cuscino, dove era più fresco. Cercai di rilassarmi e riaddormentarmi ma un rumore fastidioso mi disturbò, solo alcuni secondi dopo riconobbi la suoneria bassa del mio cellulare. Lo cercai a tastoni sul comodino e senza nemmeno preoccuparmi di vedere chi fosse, risposi.
«Pronto?» dissi, con la voce leggermente roca e bassa.
«Cioppicioppi sono io!»
 Sospirai, con l'impulso di porre subito fine a quella chiamata, ma la curiosità di sapere cosa ci fosse di così interessante da dirmi per indurre Harry a chiamarmi nel pieno della notte me lo impedì.
«Lo so che sei tu, sei l'unico essere su questo pianeta che mi chiama con questo nome che, ti ricordo, fa schifo» lo rimbeccai.
«Sempre dolce come un limone scaduto, Cioppicioppi» mi ricordò lui, con la solita allegria nella voce, segno che non era per niente addormentato.
Ignorai le sue parole, «non dovresti essere a letto come credo che tutti stiano facendo a quest'ora?»
«È appunto per questo che ti ho chiamata!» esclamò lui arzillo, «non riuscivo a dormire e...»
«Ovviamente dovevi rompere a me» lo interruppi.
«Non esattamente, se mi facessi parlare...»
Sospirai, rimanendo in silenzio.
«Allora, non riuscivo a dormire e prima ho parlato con Louis che non ne sa niente. Mi ha detto che ci ha visti in camera ma stavamo dormendo come due sassi e non ci ha disturbati» spiegò, «però poi mi ha detto anche di aver organizzato un evento su Facebook e di aver invitato un po' di gente quindi, mentre non dormivo, ho pensato che potremmo controllare lì tutti i partecipanti e vedere se qualcuno si ricorda qualcosa, chi lo sa.»
Ci pensai su un attimo, «in quella lista ci saranno la metà delle persone che erano effettivamente alla festa. Io non so neanche che faccia abbia questo Louis, eppure ho dormito a casa sua.»
«Tranquilla, non ti perdi niente» rise lui e anch’io non riuscii a trattenere un sorriso.
«E poi» continuò, «non conoscevi nemmeno me, il che è grave. Non conosci molta gente, Cioppicioppi.»
Alzai gli occhi al cielo, «come siamo modesti» scherzai.
«Faccio quello che posso» rispose lui.
Rimasi in silenzio per un attimo ad osservare il soffitto nero della mia camera, poi la voce di Harry mi fece sussultare.
«Allora, che facciamo?»
«Te l'ho detto, molte persone che c'erano alla festa in quella lista non ci saranno sicuramente» gli ricordai.
«E quindi cos'avresti intenzione di fare?» chiese.
Alzai le spalle, rendendomi conto soltanto dopo che Harry non poteva vedermi, «non ne ho idea.»
Lui sospirò, «secondo me vale la pena fare un tentativo, poi se non sarà utile pace, ci avremo provato. Ma mi sembrava che ci tenessi parecchio a sapere come sono andate le cose, non pensavo ti saresti arresa così facilmente, Cioppicioppi. Ci tieni o no alla tua vergi...»
«Sì okay ho capito, controllerò questa maledetta lista» lo interruppi.
«Controllerai?»
«Sì perché? Chi lo dovrebbe fare se no?»
«Ma non sei invitata!» esclamò lui, con la voce stranamente acuta.
«Non posso vederla lo stesso?» chiesi.
«No» disse lui deciso, «ma guarda caso io sì.»
Annuì sentendomi le palpebre sempre più pesanti, da un momento all'altro mi sarei addormentata, me lo sentivo.
«Quindi?» chiesi.
«Domani, cioè, oggi più tardi visto che sono le quattro di mattina, vengo a casa tua e guardiamo.»
Sbadigliai, «okay, sul tardi però, così i miei genitori non ci sono.»
«Alle cinque di pomeriggio va bene?» propose.
Mugugnai un qualcosa che doveva sembrare un sì, «ora se non ti dispiace vorrei dormire» gli ricordai.
«Oh, certo! Allora a dopo!» esclamò, allontanai leggermente il telefono dall'orecchio, in quel momento qualunque suono mi sembrava troppo forte.
«Ciao Harry» bofonchiai, ormai quasi completamente tra le braccia di Morfeo.
«Buonanotte Cioppicioppi, sogni d'oro.»
 
«Victoria sveglia!»
Mi misi il cuscino sopra la testa e mi voltai dalla parte opposta rispetto alla finestra che mia madre aveva appena spalancato.
«Che ore sono?» domandai poi, da quella posizione.
«Le otto! Forza tesoro siamo in ritardo, stamattina ti ho preso l'appuntamento dall'estetista per pulizia del viso, ceretta, manicure e pedicure. Ti ricordo che sabato siamo invitate ad un matrimonio e devi essere perfetta!» esclamò, «lo hai già trovato un accompagnatore? Se no provvederò io personalmente.»
Mi alzai di scatto e la fulminai con lo sguardo, «un cosa?!»
«Un accompagnatore» ripeté lei paziente, «per il matrimonio. Anche la figlia di Caroline ne avrà uno, quindi direi che è opportuno che anche tu faccia lo stesso.»
«Ma Alison ha il ragazzo!» sbottai, allargando le braccia.
Mia madre mi guardò corrucciata, «tu non hai nessuno? Una bella ragazza come te... Non dovrebbe essere difficile trovare un accompagnatore, non deve per forza essere il tuo ragazzo, anzi» spiegò, avvicinandosi a me e prendendomi il viso con una mano, strapazzandomi le guance.
La guardai senza parole per un attimo, era sempre stata categoricamente contro i ragazzi, e poi? La figlia di una delle sue amichette pettegole trovava il ragazzo e automaticamente dovevo averne uno anch'io.
«Vedrò cosa posso fare» dissi, con sufficienza, mentre indossavo la vestaglia e andavo in bagno per prepararmi.
Scesi in sala da pranzo venti minuti dopo, la tavola imbandita come al solito di ogni ben di Dio mentre mio padre leggeva il giornale e mia madre spalmava della marmellata su una fetta di pane tostato.
«Buongiorno» annunciai, sedendomi al mio solito posto e lasciando che la domestica mi versasse in una tazza il caffellatte.
«Buongiorno Victoria» mi salutò mio padre senza distogliere lo sguardo dalla pagina economica del Times mentre mia madre mi sorrideva complice.
«Sai caro, Victoria avrà un accompagnatore per il matrimonio di Angela» annunciò poi, visibilmente eccitata dalla cosa.
Mio padre inarcò le sopracciglia, cosa che faceva sempre quando mia madre gli diceva qualcosa e lui non la stava a sentire. A differenza delle altre volte, però, alcuni secondi dopo mi degnò di uno sguardo, «un accompagnatore?» ripeté, sorpreso. «Victoria hai il ragazzo?» mi accusò quasi.
Strabuzzai gli occhi, rischiando di strozzarmi col biscotto che avevo appena mangiato, «no!» squittii, con la voce incrinata, prima di iniziare a tossire fortemente.
«Allora che accompagnatore sarebbe?» chiese, con fare indagatore.
Mi sembrava di essere finita in un interrogatorio, non riuscivo a reggere lo sguardo di mio padre mentre mia madre sorseggiava arzilla il suo tè.
«Devo ancora pensarci» mormorai, abbassando lo sguardo.
«Deve essere qualcuno di presentabile, lo sai questo?» mi ricordò.
Mi trattenni dall'alzare gli occhi al cielo solo perché sapevo che poi mi sarei subita una sgridata lunga un quarto d'ora, «sì lo so.»
Sapevo tutto quello che volevano sentirsi dire ormai, sapevo che se avessi portato loro un ragazzo non di buona famiglia mi avrebbero fatto pesare la cosa fino alla morte, erano diventati prevedibilissimi ormai.
«So che farai la scelta giusta» mi rassicurò poi mio padre, «ma sappi che se non trovi nessuno, c'è sempre Steve, il figlio del mio socio in affari Michael, che non ha mai nascosto il suo interesse per te.»
Annuii, ricordavo bene Steve, date le numerose feste di Natale, beneficenza, Capodanno, Pasqua e qualunque altra occorrenza, che avevamo passato insieme. Peccato che nessuno di loro sapesse che in realtà Steve fosse gay, e che ostentava a mostrare interesse nei miei confronti per non destare sospetti. Non riuscii a trattenere un sorriso al solo pensiero della reazione che avrebbero avuto i suoi genitori, ma anche i miei, nel caso fossero venuti a saperlo.
«Ci penserò» concedetti soltanto.
Finii in un sorso il mio caffellatte e mi alzai dal tavolo, «vado a lavarmi i denti» li avvertii, prima di dileguarmi.
«Tesoro!» mi chiamò mia madre, quando ormai avevo raggiunto le scale.
Tornai mio malgrado indietro e mi sforzai di sorriderle cordiale, quasi come se fossi una delle tante domestiche di quella casa.
«Il matrimonio è questo sabato, so che è solo mercoledì ma mi serve sapere con chi verrai così da avvertire Angela per assegnare i posti.»
Annuii disinteressata, «ah, e sarebbe bene dirmi anche chi sono i suoi genitori così che magari potremmo mettervi vicini a qualcuno che conosce.»
Sì certo, perché non vi interessa sapere che lavoro fanno i suoi o l'ammontare del suo conto in banca - sempre che ne abbia uno - o a quante vostre feste ha partecipato, pensai sprezzante.
«Allora, che ne dici?» mi propose, facendomi distrarre dai miei ragionamenti.
«Certamente!» squittii, prima di scappare da lì e rifugiarmi in camera.
Non avevo idea di chi avrei invitato, probabilmente sarei finita per farmi accompagnare da Steve, come al solito, così che a metà festa mi avrebbe costretta a sparire dalla scena perché lui doveva andare a fumarsi uno spinello.
Sorrisi al pensiero, ammiravo Steve. Avrei preferito che fosse sincero coi suoi, più per quanto riguardava la sua omosessualità che per il fatto che fumasse erba, ma infondo non lo biasimavo. Sapevo cosa significava essere perennemente sotto esame e giudicati, e aveva ragione a dire che anche se avesse detto la verità ai suoi genitori sarebbero finiti per costringerlo a fingere con il resto del mondo. Era così che funzionava da quelle parti.
Presi il cellulare dal comodino e decisi di chiamarlo, era da un po' che non lo sentivo. Rispose quasi subito, «ciao bellissima» mi salutò.
Risi, «ciao Steve, come stai?»
«Benissimo, sono in compagnia di un nuovo amico, tu?»
Sorrisi, quelli che lui definiva "nuovi amici" erano i suoi amori del momento.
«Non mi lamento, a parte per il fatto che sabato devo andare a un matrimonio e indovina? Questa volta devo trovarmi un accompagnatore.»
Steve scoppiò a ridere, «e chi è il fortunato? Oh, aspetta, fammi pensare... Lo stavi per chiedere a me, giusto?»
Alzai gli occhi al cielo, «dai, cosa vuoi in cambio?»
«La tua patatina no di certo, lo sai che non mi piace.»
«Steve!» lo ripresi, senza tuttavia riuscire a trattenere una risata.
«Che c'è?» si difese lui, «è la verità!»
«Sì ma...» borbottai, senza sapere esattamente cosa dire.
«Comunque non so se riesco sabato, sai?» mi disse lui.
«Ti scongiuro» lo pregai.
«Non dipende da me, amore. È che sono invitato ad un brunch la mattina e non ho idea di quando finirà ma soprattutto in che condizioni sarò.»
«Ma il brunch non si fa alla domenica di solito?» chiesi.
Lui scoppiò a ridere, «si capisce che sei proprio una brava ragazza, i miei brunch si fanno quando voglio io» mi ricordò.
Mi battei una mano sulla fronte per la mia ingenuità, quelli che lui chiamava i suoi brunch erano delle feste, non particolarmente tranquille, diciamo, a cui partecipava. Ovviamente tornava a casa ad orari indecenti e si giustificava con i suoi dicendo che si era fermato per il brunch a casa di qualche amico. Non avevo idea di come i suoi riuscissero a cascarci in pieno, ma infondo non erano problemi miei e se così Steve riusciva a farla franca non potevo che esserne felice.
Sospirai, «okay, ho capito che dovrò arrangiarmi.»
«Mi dispiace molto tesoro, se proprio sei nella merda allora chiamami che vedrò di riempirmi di collirio e rendermi presentabile però nel caso dovesse venirmi un attacco di ridarella o qualcosa di simile nel bel mezzo della cerimonia sappi che non ne sono responsabile.»
«Preferisco evitare» risi, «vedrò cosa posso fare. Grazie comunque Steve, salutami il tuo amichetto.»
«Lo farò, ciao miciotta.»
Strabuzzai gli occhi, sorpresa per come mi aveva chiamata. Non avevo idea di come riuscisse a trattenersi dall'utilizzare certe espressioni di fronte agli altri, cambiava completamente atteggiamento rispetto a com'era quando eravamo solo io e lui.
Buttai il telefono sul letto prima di lasciarmi andare anch'io sul materasso, Steve era la mia unica speranza, cosa mi sarei inventata con mia madre?



 

-




Non mi aspettavate così presto, vero? HAHAHA
E' che la mia pagina su Facebook ha raggiunto i 100 "mi piace" e mi sembrava carino ringraziare tutti così :)
A me questo capitolo piace particolarmente (ma preferisco il prossimo ahaha) non so voi, inoltre viene introdotto un personaggio un po' strano e divertente, che è Steve.
Non apparirà molte volte nel corso della storia ma diciamo che avrà la sua parte!
Poi prima di dimenticarmene, volevo dire che il soprannome Cioppicioppi (che è stupendo, lo so) purtroppo non è frutto della mia mente ma bensì di quella di TheOnlyWay quindi tutti i meravigliosi complimenti che mi fate in realtà sarebbero per lei HAHAHA
Non so che altro dire se non grazie per leggere la storia e recensirla, non avete idea di quanto mi faccia piacere sapere che ne pensate! Che siano chilometriche o solo di poche parole, le vostre recensioni sono sempre più che apprezzate e non dovete avere vergogna di scrivermi uù
Alla prossima!
Jas

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***








 

Capitolo 6

 
 
Era una giornata stupenda, quella. Stranamente il sole caldo splendeva alto nel cielo blu e non si scorgeva una nuvola nemmeno in lontananza. Ovviamente ne approfittai per mettermi in costume e rilassarmi in piscina, sdraiata su un materassino che si muoveva leggermente sull'acqua.
«Signorina ci sono visite!» mi avvertì la domestica, spuntando dalla portafinestra che collegava il giardino sul retro con il salotto. Prima che riuscissi ad alzarmi dal materassino e togliermi gli occhiali da sole, la figura di Harry fece capolino a bordo piscina.
«Buongiorno Cioppicioppi, vedo che ci godiamo a pieno l'estate.»
Guardai l'orologio che portavo al polso, «sei in anticipo» lo rimbeccai.
«E tu sei in costume.»
Lo guardai sorpresa, e allo stesso tempo sconcertata dalle sue parole, «cosa c'entra?» domandai dura.
Harry mise le mani nelle tasche dei jeans e si strinse nelle spalle, «niente, era per dire qualcosa.»
Assottigliai lo sguardo e lo osservai in silenzio per un attimo, «sei comunque in anticipo, e se ci fossero stati ancora i miei in casa?» lo ripresi.
«Li avrei conosciuti, semplice» disse tranquillo.
Sbuffai alquanto infastidita dal suo atteggiamento perennemente menefreghista e superficiale, «sei odioso» borbottai, remando con le braccia fino a bordo piscina. Mi diressi verso la sdraio e presi un asciugamano col quale mi asciugai, sempre sotto lo sguardo attento di Harry.
Mi sentivo in soggezione, eccome se lo ero, ma cercai di non darlo a vedere, anche mentre mi vestivo e rientravo in casa. Presi il portatile e glielo porsi, era assurdo come passassi dall'odiare quel ragazzo al... Non dico amarlo ma starmi meno antipatico del solito. Quella mattina, non seppi nemmeno io come, ma mi era balzata in mente l'idea di chiedere a lui, di farmi da accompagnatore, in quel momento lo stesso pensiero non mi sfiorava nemmeno.
«Vediamo...» disse Harry, mentre digitava la propria password per accedere a Facebook, istintivamente mi voltai dall'altra parte e mi guardai intorno imbarazzata.
«Ce l'hai fatta a dormire poi?» gli domandai, mentre lui controllava le sue notifiche.
Lo vidi annuire distratto, «dopo che ho trovato una soluzione al tuo problema sì» disse, fiero.
«Non è una soluzione» cantilenai, «te l'ho detto che qui ci saranno la metà delle persone che c'erano alla festa del tuo amichetto!»
«Intanto guarda se qua riconosci qualcuno, brontolona» rise, porgendomi il portatile.
Cominciai a scorrere la lista degli invitati alla festa di Louis, alcuni li conoscevo di vista mentre altri, per quanto mi sforzassi di ricordare, non li avevo mai visti in vita mia.
«Nessuno?» mi domandò Harry, dopo alcuni secondi di silenzio.
Scossi la testa, lui mi si avvicinò allungando il braccio sinistro sullo schienale del divano dietro di me mentre si sporgeva lievemente verso lo schermo del computer. Mi arrivò una scia del suo profumo, che dovevo ammettere era piuttosto buono, deglutii leggermente messa a disagio dalla sua vicinanza senza tuttavia distogliere lo sguardo dalla lista.
«Concentrati» mi riprese.
Come faccio a concentrarmi se mi stai a due centimetri di distanzia, pensai?
«Lo sto facendo» borbottai dura.
«Non è vero» mi rimbeccò lui, «sei a disagio.»
Mi sentii arrossire ma non osai voltarmi a guardarlo, «chi te lo dice?» squittii.
«Appena mi sono avvicinato ti sei tesa come una corda di violino» rise.
Lo ignorai, «chi è lui?» domandai poi, indicando un biondino.
«C'è scritto di fianco, Niall Horan. Non dirmi che ti ricorda qualcosa, ti prego.»
Lo guardai confusa, «in realtà sì, perché?»
Harry si strinse nelle spalle, «niente, è solo che è uno sfigato. Spero per te che non sia successo niente con lui.»
Gli tirai un colpo nelle costole, «che ho detto di male?» si difese, massaggiandosi la parte colpita.
«Smettila di dire così! Chi te lo dice che anche tu non sei sfigato?» lo ripresi.
Harry scoppiò a ridere appoggiandosi addosso al divano, nel frattempo io inviai la richiesta di amicizia a questo Niall.
«Sì da il caso che tutte mi vogliano, Cioppicioppi. Anzi, non hai idea dell'onore che hai per avermi qui accanto a te.»
Ignorai le sue parole, «è in linea, mi ha appena accettato l'amicizia!» esclamai, cercandolo nella chat.
«Non dirmi che gli vuoi scrivere!» esclamò Harry allarmato.
«Perché no? La tua idea è servita a qualcosa, ho un vago ricordo, piuttosto confuso, di lui alla festa, tanto vale chiedere» spiegai, ignorando il suo dissenso e scrivendo a Niall.
«Cos'hai intenzione di dirgli? "Ciao sai per caso chi sono e cos'abbiamo fatto alla festa di Louis?"» Harry rise di nuovo.
«Sì, problemi?» chiesi, infastidita dal suo comportamento.
Lui si limitò ad alzare le spalle, borbottando un "fai come vuoi".
Quando Niall rispose al mio "ciao" decisi di andare subito al sodo. Tanto valeva perdere tempo, se sapeva qualcosa, bene, se no... Eravamo al punto di partenza.
"Non credo che tu sappia chi sono, o forse sì, cioè, lo spero."
«Sei ridicola» fu il commento divertito di Harry.
«Allora scrivi te, genio della lampada!» lo ripresi, porgendogli il computer.
Lui mi sorrise compiaciuto, cancellò il mio messaggio per scrivere il suo.
"Alla festa di Louis mi sono ubriacata ma ho un vago ricordo di te, cos'abbiamo fatto esattamente?", senza aspettare il mio consenso inviò il messaggio.
«Ehi!» lo ripresi, «chi ti dice che mi andasse bene?»
Harry mi porse il computer, «dovevi parlare prima.»
Feci per ribattere ma in quel momento il suono della chat mi notificò che Niall mi aveva risposto, con le mani tremanti aprii il messaggio.
"Ti ho vista alla festa di Louis ma non mi sembravi poi così messa male. Comunque non è successo niente di che, abbiamo ballato insieme, stavamo per baciarci e... Hai trattenuto un conato di vomito e sei scappata. Non so altro, mi dispiace".
«Visto? È inutile quel ragazzo» fu il commento di Harry.
Gli tirai un colpo sul braccio, «sta' zitto» lo intimai dura, mentre ringraziavo Niall e lo salutavo.
Continuai a scorrere la lista in silenzio, che ormai era giunta alla fine, quando controllai anche l'ultimo invitato, che non avevo idea di chi fosse, spensi il computer e mi buttai sul divano sconsolata.
«Però avevo ragione» disse Harry, osservando il televisore spento davanti a noi.
«Quante altre volte dovrai ribadire il concetto?» gli chiesi.
«Fino a quando non mi stancherò, comunque questo sabato c'è un'altra festa, se vuoi venire» mi avvertì.
Presi un cuscino alla mia destra e glielo tirai in faccia, «vai a cagare Harry.»
Ormai le sue parole non mi facevano più effetto, avevo capito che era un insensibile e che pensava solo a prendermi in giro, davo poco peso a ciò che mi diceva.
«Non intendevo in quel senso!» si difese lui, «ero serio, poi non devi bere per forza. Ti tengo d'occhio io» mi fece l'occhiolino.
Lo guardai in silenzio per un attimo, soppesando la sua proposta. I suoi occhi trasparenti mi scrutavano senza un accenno di esitazione, aveva uno sguardo così... Intenso. Sentii il respiro accelerarmi, com'era possibile che la sua sola vicinanza, mi facesse sentire così?
«Devo andare a un matrimonio» dissi infine.
Harry inarcò un sopracciglio, «davvero?»
Annuii, lui mi prese una ciocca di capelli e cominciò a rigirarsela tra le dita, «che peccato, avremmo potuto divertirci...»
«Hai finito?» lo ripresi, allontanandomi da lui e leggermente stancata da quei continui riferimenti impliciti e tutta quella malizia, «sei pesante dopo un po'.»
A quelle parole lo vidi sussultare, si accigliò leggermente e per la prima volta pensai di averlo offeso davvero.
«Potrebbe essere una soluzione» spiegò lui, «la prossima volta che andrai a letto con qualcuno scoprirai se sei vergine o no, potrei offrirmi come volontario per una buona causa» mi sorrise ammiccante e mi fece un occhiolino.
Non seppi nemmeno io perché, ma nonostante lo squallore della battuta non riuscii a trattenere un sorriso, «aspetta e spera Styles, aspetta e spera.»
In quel momento sentii la porta d'entrata chiudersi e un secondo dopo la voce di mia madre rivolgersi alla domestica.
Trasalii e guardai l'ora, era in anticipo.
«Devi andartene» ordinai ad Harry in un bisbiglio. Mi alzai di scatto dal divano e lo presi per un braccio, rifugiandomi in cucina.
«È arrivata mia madre, non devi farti vedere qui!» gli spiegai, trascinandolo verso la porta che dava sul giardino.
«Ecco, devi spiegarmi anche perché non vuoi che tua madre mi veda» disse lui, a bassa voce, mentre attraversavamo il giardino.
Alzai gli occhi al cielo, «è una storia lunga» lo liquidai.
Lui si sciolse dalla mia presa e prese me per un braccio, trascinandomi dietro il cespuglio di un'ortensia. 
«Ecco, abbiamo tutto il tempo» disse poi sorridente.
«Harry...» mi guardai in giro con aria furtiva, «mia madre potrebbe chiedersi dove sia.»
«Ma cos'è tua mamma? Un carabiniere?»
Risi, «quasi.»
Harry si avvicinò ulteriormente a me, «no dai seriamente, dimmi che c'è che non va.»
Sospirai, era peggio di una donna col mestruo quel ragazzo. Alternava momenti in cui era insopportabile, tanto che la voglia di prenderlo a schiaffi era irrefrenabile, a momenti di dolcezza e comprensione che mi sembravano surreali, come in quel momento. Momenti in cui vedevo davanti a me solo un ragazzo dannatamente bello, con dei capelli alquanto strani, dovevo ammetterlo, ma che allo stesso tempo morivo dalla voglia di toccare. Una pelle chiara, che a vedere sembrava anche morbida, delle labbra invitanti, ai cui lati spuntavano ogni tanto due adorabili fossette che gli concedevano un'aria sbarazzina, e due occhi che facevano un baffo al mare dei Caraibi.
Sussultai sorpresa dai miei stessi pensieri, da quando in qua mi immaginavo certe cose su Harry Styles?
«Allora?» mi spronò Harry, tornai immediatamente alla realtà e mi accorsi che le sue labbra si erano fatte nettamente più vicine al mio viso. Dovetti deglutire.
Aprii la bocca per dire qualcosa ma in quel momento la mia mente era completamente vuota e il mio stomaco in subbuglio. L'unica cosa che vedevo erano le labbra di Harry, rosee e invitanti, a meno di una spanna da me.
«Victoria!»
La voce di mia madre mi fece sussultare, spinsi istintivamente Harry lontano da me ed uscii da quel nascondiglio vedendo mia madre a bordo piscina che si guardava in giro.
«Sono qua!» la richiamai, muovendo un braccio per aria.
Si voltò nella mia direzione ed aggrottò le sopracciglia trovandomi lì, «cosa stai facendo là?» mi domandò confusa.
«Sto...» mi guardai in giro, senza avere idea di che cosa inventarmi. «Le orchidee!» buttai lì, di sana pianta, «hanno un buon profumo! Stavo annusando le orchidee!» squittii, avvicinando il naso ad un fiore.
Mia madre mi guardò più sconcertata di prima, «tesoro sono ortensie.»
Trasalii a quelle parole e sentii le mie guance accaldarsi.
«Sì beh... Quelle» borbottai, sminuendo la cosa con un gesto veloce della mano destra.
«Evita il sole nelle ore più calde, Victoria. Fa male» mi ricordò, prima di rientrare in casa.
«Harry!» lo chiamai a bassa voce, non sentendo risposta tornai dietro il cespuglio e lo vidi quasi accasciato per terra dal ridere.
«Orchidee!» fu l'unica cosa che riuscii a capire.
«Sai dove puoi andare?» gli domandai.
«A casa?» tirò ad indovinare.
«A fare in culo.»
«Dai Cioppicioppi è stata epica!»
«Sì sì» cominciai a spingerlo verso il cancello, «ora però è meglio se vai» lo liquidai.
«Va bene, va bene, ho capito» lagnò, alzando le braccia in segno di resa.
Aprii il cancelletto e lo spinsi quasi fuori, «grazie per la tua geniale idea, anche se inutile.»
Lui mi sorrise, per niente offeso dalle mie parole, «è stato un piacere Cioppicioppi. Allora... Ti chiamo io» disse, e prima che potessi ribattere mi diede un bacio sul naso.
Troppo scioccata da quel gesto, lo guardai andare via in silenzio, con le guance in fiamme.


 

-




Ciao gente!
Non mi aspettavate già qua, vero?
Il fatto è che oggi sono stranamente di buonumore - nonostante domani abbia una verifica su un autore del quale non so neanche il nome - e visto che la fan fiction ha raggiunto i 300 100 preferiti (GRAZIE ♥) e lo scorso capitolo ha raggiunto il record di recensioni della storia (?) ho deciso di farvi un regalo :)
Questo capitolo mi piace particolarmente, è dedicato interamente a Varry (?), Hictoria (?) ed entra in scena il primo dei membri dei One Direction che avranno una funzione particolare nella fan fiction, in realtà anche Louis è già entrato in scena ma in maniera indiretta, poi ritornerà più avanti HAHAHAHAHA
Capirete più in là, non preoccuparvi, intanto vi ringrazio ovviamente per leggere la storia e per recensire, mi fa sempre piacere sapere che ne pensate!
Poi oggi ho pure scritto una One Shot/Missing Moment su Victoria ed Harry che posterò alla fine di questa storia se no vi spoilero il finale HAHAHA
Vi lascio sotto il banner e una piccola anticipazione :)
Grazie mille per tutto, davvero!
Fatemi sapere se vi piace questo capitolo, alla prossima!
Jas



 



«Perché mi hai portata qua?»
«Mi sono reso conto che non abbiamo ancora delle foto decenti insieme.» 
«Bastava che me lo dicessi, non c’era bisogno di tutto ciò» osservo, guardando le sue dita che cliccano diverse cose sul touch-screen.
«Ma qua fa più figo, non credi?»





 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***








 

Capitolo 7

 
 
«Tesoro che ne dici di questo vestito?» mia madre fece capolino nel camerino, senza disturbarsi di non spalancare la porta, nonostante fossi in mutande e reggiseno, mostrandomi un orrendo abito color prugna.
«Non porta sfortuna il viola?» le domandai, più che altro per evitare di dover indossare quell'orrore al matrimonio. Che poi, neanche fossero le nozze di William e Kate e io fossi la damigella d'onore. Era il matrimonio della figlia di una delle sue amiche della sua ristretta cerchia di pettegole, che io conoscevo a malapena. Quindi ero la meno importante degli invitati, avrei potuto tranquillamente riciclare uno dei tanti e bellissimi vestiti che avevo nel mio armadio a casa ma no! Mia madre doveva spendere almeno mille sterline per un abito che avrei utilizzato una volta nella vita.
Mi guardò scandalizzata, reggendo ancora quel vestito in mano.
«Tesoro ma... È di Versace!» strillò quasi, come se fosse in preda ad una crisi di nervi.
Sospirai e presi l'abito, indossandolo più per farle in piacere che altro. Dopo un po' di fatica con la zip mi ammirai allo specchio, averlo addosso era ancora peggio che vederlo su un appendino. Uscii dal camerino e girai su me stessa per farmi ammirare da mia madre che intanto si era accomodata su una poltrona.
«Non ti dona» fu il suo commento.
Tirai un sospiro di sollievo, fortunatamente non le piaceva se no sarei stata praticamente costretta ad indossarlo alla cerimonia. In quel momento arrivò una commessa del negozio che reggeva in mano un abito ancora incartato, «questo mi è appena arrivato, fa parte della nuova collezione di Cavalli e, personalmente, è molto bello.»
Lanciai un'occhiata preoccupata alla ragazza, che mi sorrise comprensiva, osservando poi ciò che avevo addosso.
Quando mi mostrò il vestito che invece mi aveva recuperato lei dovetti trattenere il respiro.
Era color avorio, lungo fino a metà coscia e di raso. Era una stoffa semplice che si incrociava sul davanti formando il décolleté, aveva come un'arricciatura sotto il seno e poi cadeva morbido. Mi dava vagamente l'idea di quegli abiti dell'antica Roma, soltanto con entrambe le spalline e leggermente più corto.
«È... Stupendo» fu l'unica cosa che riuscii a dire.
«È bianco!» esclamò mia madre quasi indignata, «solo la sposa si veste di bianco!»
«È avorio!» ribattemmo io e la commessa in contemporanea, forse io con un po' più di enfasi, e mi scappò un sorriso.
Avevo sempre evitato di contraddire mia mamma ma quel vestito era... La perfezione. Non me lo sarei lasciato scappare per niente al mondo.
Ignorando le sue lamentele, lo presi e mi chiusi in camerino per provarlo. Ne uscii alcuni secondi dopo, con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto. Prima che potessi dire qualunque cosa però, sentii il mio telefono squillare e mia madre, che non sapeva cosa fosse la privacy, lo prese indisturbata e lesse il mittente della chiamata.
«Chi è Harry?» chiese poi.
Ignorai la sua domanda e le rubai il telefono di mano, «nessuno» borbottai poi, allontanandomi di lì.
«È il tuo accompagnatore?» la sentii gridare, ma non le risposi.
«Pronto?» dissi piuttosto, rivolta ad Harry.
«Ciao Cioppicioppi!» esclamò lui, allegro come al solito. «Come stai?»
«Non è un buon momento» sussurrai.
«Perché parli a bassa voce?» chiese poi, «aspetta, non dirmelo. Tua madre.»
Annuii, «non si fa mai gli affari suoi e ha letto il tuo nome sullo schermo. Ora vorrà sapere vita morte e miracoli su di te e la tua famiglia.»
Lo sentii ridere, «c'è ben poco da sapere, credimi.»
«Allora significa che non sarai adatto a farmi da accompagnatore.»
Harry rimase in silenzio, «accompagnatore per il matrimonio, devo trovare qualcuno entro sabato» chiarii.
«E perché non sarei adatto?» chiese.
«Beh, se sei di buona famiglia, ricco, tuo padre è un uomo d'affari, tua madre organizza eventi di beneficenza e robe simili allora forse potresti andar loro a genio» spiegai brevemente.
«Stai scherzando?»
«Purtroppo no» sospirai.
«Victoria!» mi chiamò mia madre.
«Scusa ma ora devo andare, sto provando i vestiti per il matrimonio.»
«Qualunque cosa indosserai starai comunque benissimo» mi disse lui.
Sentii un qualcosa all'altezza dello stomaco, che non seppi definire, «grazie» fu l'unica cosa che riuscii a mormorare, in pieno imbarazzo.
«Allora ci sentiamo, divertiti Cioppicioppi» lo sentii ridere.
«Ciao Harry.»
«Victoria!»
«Arrivo!» gridai di rimando a mia madre, tornando di là.
«Cos'aveva di così interessante questo Harry da raccontarti? Dovresti invitarlo a cena ogni tanto...»
«Mamma...» la ripresi.
«Che c'è?» si difese.
«Non sarà il mio accompagnatore, non è il mio ragazzo, so ben poco su di lui quindi non partire con l'interrogatorio perché non saprei cosa risponderti» ed era la verità, in fondo cosa sapevo su Harry se non che frequentava la mia stessa scuola e che faceva di cognome Styles?
«Okay» mormorò, leggermente dispiaciuta. «Comunque il vestito puoi prenderlo se vuoi, la ragazza mi ha spiegato che non è bianco ma avorio e che quindi non ci saranno problemi.»
Sorrisi grata alla commessa prima di tornare in camerino e cambiarmi di nuovo. Mentre mia madre pagava alla cassa, non resistetti all'impulso di scrivere ad Harry e chiedergli se avesse da fare in quel momento.
La risposta non tardò ad arrivare, "libero come l'aria, cosa vuoi fare?".
Ci pensai su un attimo, in realtà non ne avevo la minima idea. In quel momento volevo solo allontanarmi da mia madre, e forse avevo anche un po' voglia di vederlo.
"Non so, tu cosa proponi?"
«Victoria, hai già deciso che scarpe indossare?» mi domandò mia madre.
Annuii distratta col telefono in mano. «Quelle che ho già, no? Non c'è bisogno che ne compri delle altre.»
"Hyde Park?"
Lessi il messaggio e mi scappò un sorriso, «mamma scusa ma devo andare, mi sono dimenticata che avevo un appuntamento con Molly! Ci vediamo a casa, okay?»
Lei annuì confusa, e senza lasciarle il tempo di ribattere uscii dal negozio e chiamai un taxi.
 
«Divertita con tua mamma?» fu la prima domanda che Harry mi porse, quando lo raggiunsi davanti ad una delle tante entrate del parco.
«Da morire» dissi sarcastica, mentre ci incamminavamo per la strada immersa nel verde.
Lui rise, mettendosi a posto i capelli con un cenno del capo che ripeteva spesso.
«Dai non può essere così male!» cercò di convincermi.
«No, non lo è, tranne quando si fissa» spiegai, «prima per esempio ha iniziato a chiedermi di te, mi ha persino detto di invitarti a cena!» esclamai incredula.
«E che c'è di così strano, scusa?» chiese lui, e giurai di aver percepito una nota di fastidio nella voce.
Alzai le spalle, «non ti piacerebbe. Inizierebbe a farti un milione di domande, a metterti anche in imbarazzo, sa essere davvero pesante quando vuole.»
«Questo mi ricorda qualcuno» osservò lui.
Lo guardai confusa, «me» aggiunse, «mi hai detto di essere pesante ieri.»
Aprii la bocca per ribattere, non pensavo che desse poi così peso alle mie parole, «io...» borbottai imbarazzata, senza sapere bene cosa dire.
«Tranquilla!» mi rassicurò lui, «era solo per dire, non me la sono presa!»
Mi rilassai leggermente, «intendevo solo dire che siamo entrambi pesanti secondo te, quindi potremmo andare d'accordo. Chi lo sa» spiegò.
«Ci tieni così tanto a conoscere mia madre?» gli chiesi.
«Sinceramente? Sì» ammise, «ne parli in continuazione e, a dire la verità, neanche troppo bene, quindi sono curioso di sapere che persona è.»
«Ti ha preso per il mio ragazzo, credo» dissi.
Harry sorrise, «questo non è per forza un difetto, no?» mi fece l'occhiolino.
Che intendeva dire con quelle parole? Lo osservai confusa ma non dissi niente, continuai a camminare in silenzio e a godermi la tranquillità di Hyde Park.
Ogni tanto le mani mie e di Harry si sfioravano accidentalmente, e ad ogni contatto sentivo come una scossa partirmi dalle dita e poi percorrermi tutto il corpo. Mi ritrovai ad osservare il suo profilo con la coda dell'occhio, era davvero bello, pensai.
«Che c'è?» mi chiese lui, sentendosi fissato.
Scossi la testa e distolsi lo sguardo da lui imbarazzata. «Nulla» mormorai.
Harry annuì, lasciando cadere l'argomento. «Lo vuoi il gelato?» domandò poi, indicando in chiosco poco più avanti.
Annuii, feci per prendere alcuni spiccioli che avevo sempre nella borsa ma lui mi bloccò appoggiando la sua mano sopra la mia.
«Che cavaliere sarei se ti facessi pagare?»
Alzai gli occhi al cielo divertita, «va bene, Sir. Harry, ma sappi che mi sento in debito.»
«Troverò il modo per farti sdebitare» rise lui, mentre estraeva il portafoglio dalla tasca posteriore dei jeans e chiedeva due gelati al commesso.
Mi porse il mio cono e riprendemmo a camminare tra gli alberi fino a quando raggiungemmo una delle tante fontane del parco.
Mi voltai a guardare Harry, aveva i lati della bocca sporchi di gelato.
«Sei peggio di un bambino» lo ripresi divertita, lui si pulì le labbra con la lingua lasciando tuttavia del gelato sulla guancia destra. Presi dalla borsa un fazzoletto e glielo porsi.
«Pensavo avresti fatto tu, sarebbe stato più romantico» osservò lui, sorridendomi sornione.
Feci come mi disse e lo pulii, «va bene ora?» chiesi.
Lui annuì, «ma anche tu sei sporca» mi avvertì.
Lo guardai allarmata, «dove?»
Indicò un punto indefinito sulla maglietta ed io istintivamente abbassai lo sguardo su di essa, lui come il più classico dei giochi mi toccò il naso e scoppiò a ridere.
«Dai, non pensavo ci saresti cascata!» mi prese in giro.
«Scusa se non ti reputo un bambino che fa ancora queste stupidate!» lo ripresi, senza tuttavia riuscire a trattenere un sorriso. «Sei un poppante» annunciai, mettendomi a braccia conserte.
Harry si avvicinò pericolosamente a me, «non è vero» sussurrò.
Mi sforzai di annuire e di ignorare ogni fibra del mio corpo che sembrava essere attratta da lui, «invece sì, sei un bambinone» ribadii.
«E tu invece sei...» ci pensò su in attimo, «io ti piaccio» disse poi sicuro.
Avvampai, «non è vero. E poi non c'entra niente con quello che stavamo dicendo.»
Harry inarcò un sopracciglio, «ah no?» ripeté, divertito.
Scossi la testa e lui si avvicinò ancora di più a me. La mia mente mi gridava di allontanarmi e farlo rimanere lì come un palo ma i miei muscoli sembravano non volersi muovere. Ero ferma come una mummia, anche quando ormai le nostre labbra si toccavano quasi e i nostri sguardi si reggevano a vicenda.
Mi resi conto di trattenere il respiro, fino a quando Harry mi baciò. Sul naso. Di nuovo. Poi mi sorrise trionfante, probabilmente per avermi fatta sentire come una povera imbecille.
«Sei bellissima» mi sussurrò poi, accarezzandomi dolcemente una guancia e ridendo della mia espressione scioccata.



 

-




Ciaao!
Prima di tutto volevo scusarmi per il ritardo nell'aggiornare ma venerdì e ieri sono state delle giornate un po' piene, oggi mi sono svegliata a mezzogiorno quindi sono riuscita a postare solo ora :)
Pooi, altra cosa, volevo ringraziarvi infinitamente per le recensioni che mi lasciate, non rispondo perché sono una pigrona del cazzo, ma sappiate che le leggo tutte e poi mi sembra che più andiamo avanti con la storia più queste aumentano, ciò significa che la storia non vi sta annoiando, e la cosa mi gasa parecchio :D
Ora passiamo al capitolo!
Questo è uno dei miei preferiti, non succede niente di che, ovviamente Victoria e Harry non si baciano. Ma secondo voi faccio baciare i protagonisti già al settimo capitolo? HAHAAHAHAHAHAH Non esiste! :D
Però sappiate che qua dovrete attendere meno del previsto, sono stata magnanima :)
In settimana posterò anche lo spin-off su Zayn e Molly che vi spoilererà (?) in parte il capitolo otto ma niente di che, se volete che vi avvisi su Twitter basta che me lo dite, oppure fate mi piace alla mia pagina di Facebook che lì lo posto di sicuro il link! 
Detto questo, me ne vado ad aggiornare True Colors, grazie di nuovo! :D
Jas


 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***








 

Capitolo 8

 
 
 
«Mamma io esco!» esclamai, quando ormai ero giunta in prossimità della porta.
«Dove vai?» mi gridò lei di rimando dal salotto.
«Vado a fare colazione con Molly, sono già in ritardo!» le spiegai, e senza nemmeno lasciarle il tempo di rispondere, uscii di casa e corsi per il viale fino a quando raggiunsi la strada.
Camminai a passo svelto per tutto il tragitto, fortunatamente il luogo dell'appuntamento era solo in fondo all'isolato ed ero in ritardo di poco più di dieci minuti. Quando aprii la porta del bar, ormai col fiatone, trovai Molly già seduta con due cappuccini e due brioches al cioccolato sul tavolo.
«Ciao Victoria» mi salutò Zayn da dietro il bancone, mentre asciugava delle tazze con un strofinaccio, ricambiai e mi diressi verso il tavolo.
«Mi sono permessa di ordinare anche per te» mi spiegò Molly, con la bocca piena e sporca di cioccolato, «così nel caso fossi arrivata in ritardo, ti si sarebbe raffreddato tutto e avresti imparato la lezione. Peccato che pure io sia arrivata cinque minuti fa» aggiunse, con un'alzata di spalle, prima di bere un sorso del suo cappuccino.
«Scusa, ma sai com'è in quella casa di matti» mi lamentai.
Molly annuì, «l'hai poi trovato il vestito per il matrimonio? Non mi hai fatto più sapere niente» aggiunse, parlando con la bocca piena.
Annuii versando lo zucchero nel cappuccino e improvvisamente un sorriso mi spuntò sul viso, «è semplicemente stupendo, dovresti vederlo! Per la prima volta sono contenta di tre ore di shopping con mia madre» spiegai allegra.
Molly rise, «posso immaginare il sacrificio, meno male che non è stato tutto il pomeriggio!»
Mi strinsi nelle spalle, indecisa se raccontarle come avevo finito quella giornata, ma alla fine la mia voglia di dirle sempre tutto ebbe la meglio.
«Mi ha chiamata Harry» le dissi, lasciandomi scappare un sorriso.
Molly strabuzzò gli occhi rischiando di ingozzarsi con un boccone, «eh?» strillò poi, con la voce più alta di un'ottava.
Tutti i clienti del piccolo bar in cui ci trovavamo, Zayn compreso, si voltarono a guardarci. Abbassai la testa imbarazzata, «la prossima volta grida di meno» borbottai, a bassa voce.
Molly si strinse nelle spalle, per niente disturbata, «scusa, ma dimmi cos'è successo che sto morendo di curiosità.»
«Niente di che» spiegai con sufficienza, «mi ha chiesto come stavo, se mia madre era più sopportabile del solito, se...»
«Aspetta» mi interruppe lei seria, «vuoi dire che conosce tua madre?»
Scossi la testa, «quando è venuto a casa mia, per la sua geniale idea di controllare la lista di Louis» spiegai, «devo avergli detto qualcosa su di lei, ora non ricordo bene. Poi mentre eravamo ancora lì è arrivata mia mamma così l'ho fatto uscire dalla cucina e mentre percorrevamo il giardino», omisi volontariamente la parte in cui ci nascondevamo dietro il cespuglio, «mia madre è venuta a cercarmi e mi sono dovuta fare vedere per forza.»
Molly annuì, concentrata, «quindi tua madre ha conosciuto Harry?»
Scossi la tesa con enfasi, «certo che no! Lui era nascosto, però l'ha sentita chiaramente» spiegai.
Molly prese a battere le mani esaltata dal mio racconto, «una vera e propria fuga d'amore!» squittì con enfasi.
«Molly...» la chiamai, meno entusiasta.
«Che c'è?» si difese lei, «secondo me siete fatti per stare insieme, si vede lontano un miglio che c'è del tenero fra voi!»
«Ma se non ci hai mai visti insieme!» ribattei.
«Appunto, meglio ancora! Pensa un po', io che non vi ho mai visti insieme mi rendo conto che c'è del tenero tra voi!»
Alzai gli occhi al cielo sconsolata, quando Molly si metteva in testa qualcosa, era impossibile farle cambiare idea.
«Fai come vuoi» bofonchiai, finendo il mio cappuccino.
In quel momento Zayn si avvicinò al nostro tavolo, «ragazze, volete qualcos'altro?»
Scossi la testa, «no grazie.»
«Te» fu invece la risposta di Molly.
Le tirai un colpo su una gamba, mentre Zayn si limitò a ridere, divertito dalle avances che Molly gli proponeva ogni volta che andavamo in quel bar.
«Vi siete divertite alla festa?» domandò poi.
«Che festa?» chiesi subito io.
«Quella di Louis» spiegò lui con fare ovvio.
«Eri a quella festa?» strillai quasi. Era impossibile che non mi fossi accorta della sua presenza dato che era uno dei pochi che conoscevo lì.
Lui annuì sorridente, «a proposito, mi sembravi abbastanza brilla, ti sei ripresa?»
Strabuzzai gli occhi, «che cosa mi hai vista fare esattamente?» domandai, titubante.
Avevo il cuore che mi scoppiava nel petto dall'ansia, sentivo che potevo essere vicina alla verità oppure che potevo fare semplicemente un buco nell'acqua.
Zayn alzò le spalle pensandoci leggermente su, «beh, ti ho vista bere, poi ballare con Niall Horan, quello irlandese, e poi...»
In quel momento qualcuno da un tavolo vicino al nostro lo chiamò, annuì nella sua direzione poi tornò a guardarmi, «arrivo subito» mi avvertì prima di andarsene da lì.
Molly emise un gridolino di gioia mentre osservava Zayn parlare con un altro cliente.
«Sembra sceso dall'Olimpo» sospirò, con aria sognante, mentre se lo mangiava con gli occhi.
«Molly...» la richiamai.
«Che c'è?» chiese lei, con fare difensivo.
«Sta arrivando» dissi io divertita, proprio mentre Zayn tornava da noi.
«Cosa stavi dicendo?» gli domandai, appena tornò.
Zayn si grattò la nuca, cercando di ricordare, «ah sì, poi ti ho visto che venivi trascinata su per le scale da Liam Payne. È il tuo ragazzo?»
«Eh?» strillai incredula, «certo che no! È... Chi è Liam Payne?» domandai.
Zayn scoppiò a ridere, seguito da Molly, che nel frattempo se lo stava mangiando con gli occhi.
«Non sai chi è Liam?»
Scossi la testa, sperando vivamente che non fosse una celebrità della scuola tipo Harry o questo Louis, che non avevo ancora avuto il piacere di conoscere.
«Ma non ti ricordi proprio niente di quella sera?» domandò Zayn, leggermente preoccupato.
«No, nulla» borbottai, cupa.
Lui mi sorrise rassicurante, «dai, non sei la prima e neanche l'ultima. Ora scusate ma devo tornare al lavoro, ciao ragazze.»
Lo ringraziai e lo salutai prima di picchiare teatralmente la testa sul tavolo, mentre Molly salutava maliziosamente Zayn.
«Quel ragazzo è la perfezione» commentò poi, continuando ad osservarlo dietro al bancone.
Ignorai le sue solite fantasie su Zayn e mi concentrai piuttosto su ciò che mi aveva detto.
«Devo parlare con Liam» dichiarai seria, Molly si voltò a guardarmi solo in quel momento, annuendo decisa.
«Sono d'accordo, magari lui sa dirti qualcosa» osservò.
«Forse è meglio che chiami Harry» dissi incerta.
«La trovo un'ottima idea! Sicuramente lui saprà aiutarti!» squittì Molly, evidentemente su di giri, «che aspetti a comporre il suo numero?»
Risi mentre cercavo il cellulare nella borsa. «Si da il caso che non lo sappia ancora a memoria» la liquidai, scorrendo la rubrica fino alla lettera H.
Lo chiamai e mi portai il telefono all'orecchio, in attesa che rispondesse.
«Pronto?» bofonchiò, con voce roca, al terzo squillo.
«Harry sono Victoria, stavi dormendo?» chiesi.
«Oh, Cioppicioppi!» il suo tono cambiò completamente, «no stavo guardando i cartoni e stavo per addormentarmi, avevi bisogno?»
Lanciai uno sguardo a Molly, che mi osservava in attesa di informazioni, poi gli risposi.
«Ho scoperto un'altra cosa riguardo la festa di Louis, Liam Payne mi ha portata al piano superiore. Lo conosci?»
«Oh sì, Liam!» esclamò lui, «sì lo conosco, è un tipo a posto.»
«Ecco... Vorrei parlargli e chiedergli un po' di cose, magari lui saprà risolvere i miei, cioè, nostri, dubbi» spiegai speranzosa.
«So che aiuta il padre nell'officina di famiglia durante l'estate, potremmo andare là un salto se ti va.»
«Sarebbe stupendo!» esclamai entusiasta.
«Perfetto, allora passo a prenderti oggi pomeriggio?»
Annuii sorridente, «va bene, allora ci vediamo dopo.»
«A dopo Cioppicioppi» e riattaccò.
«Quindi?» mi domandò subito Molly, curiosa.
«Oggi pomeriggio andiamo da Liam e vediamo cos'ha da raccontarci» le spiegai, «spero vivamente di farla finita con questa storia.»
«E se dovesse dirti che sei andata a letto con Harry?» chiese, seria.
Mi irrigidii a quella domanda, in realtà avevo sempre evitato di pensarci. Sicuramente la mia opinione nei suoi confronti era cambiata da quella domenica in cui mi ero svegliata con lui al mio fianco. Oltre che essere un bel ragazzo - cosa che avevo notato sia da subito - era anche simpatico e divertente, forse un po' arrogante e superficiale in certi casi, anche se a mio parere gli piaceva semplicemente essere considerato tale, ma alla fine non era poi così male.
«Non lo so» ammisi sincera, stringendomi nelle spalle, «alla fine non posso farci niente, no?»
Molly annuì, «visto che ti piace non sarebbe poi una cosa così tragica come lo era domenica scorsa.»
Guardai Molly quasi scandalizzata, «cosa stai dicendo? Non mi ricorderei niente e questo di per sé è tragico!» esclamai. «E poi non mi piace» aggiunsi, mettendomi a braccia conserte.
«Farò finta di non aver sentito l’ultima frase che è ovviamente una bugia, ma vorrei ricordarti che stiamo parlando di Harry Styles! Insomma, se non mi piacesse Zayn ci farei un pensierino pure io» ammise.
«Potrebbe anche essere Johnny Depp che non credo farebbe differenza» ribattei stizzita, «è una questione di principio.»
Molly sospirò lasciandosi andare sulla sedia e seguendo con lo sguardo Zayn che portava le ordinazioni ad un tavolo.
«Che manzo» commentò, morendosi un labbro. «Ecco, io per esempio sarei più che felice di andare a letto con lui» aggiunse poi.
Non riuscii a non ridere nel vedere la sua espressione sognante di fronte a Zayn che, dovevo ammettere, era proprio un bel ragazzo.
Scossi la testa divertita, «sei incorreggibile.»
«Cosa ci posso fare? Se Dio ci ha dato gli occhi un motivo c'è» ribatté, raccattando velocemente il telefono e le chiavi della sua moto che aveva appoggiato sul tavolo e la borsa.
«Dove vai così di fretta, si può sapere?» domandai curiosa.
Molly si arrestò per un istante giusto per guardarmi in faccia, «devo pulire la casa, andare a prendere mio fratello agli allenamenti, fargli fare merenda, pulire di nuovo perché sicuramente concerà la cucina peggio di un porcile e tutto questo prima delle quattro e mezza di pomeriggio perché poi devo uscire con Horan.»
Per poco non mi strozzai con l'ultimo sorso di cappuccino che stavo bevendo, «Niall Horan?» quasi strillai incredula e con la voce ancora incrinata.
Molly annuì tranquilla, «sì, proprio quello che intendi lui. Non è male» ammise.
«Ma Zayn? Insomma, sei perdutamente innamorata di lui!»
Lei si strinse nelle spalle, arrendevole, «lo vedi anche tu che non mi caga di striscio, figurati se Zayn guarda le ragazze come me, tanto vale che cerco gente che posso permettermi» spiegò risoluta.
«Molly, tu sei bellissima» dissi seria.
«Sì certo, sono una ragazza intelligente, simpatica, divertente e bla bla bla è la trentesima volta che mi propini le stesse stronzate ma Zayn continua a non considerarmi, quindi» si alzò dal tavolo, «non farmi saltare l'appuntamento con Mr. Leprecauno, ci si sente» e prima che potessi ribattere trotterellò col suo solito andazzo fuori dal locale.
Vidi Zayn osservarla uscire, poi sembrò ricomporsi e si avvicinò al mio tavolo, «paghi tutto tu?» mi chiese col suo solito sorriso, porgendomi lo scontrino.
Se n'era andata lasciando il conto alla sottoscritta, tipico di Molly pensai, mentre prendevo il portafoglio dalla borsa.



 

-




Ciao a tutti!
Vi chiedo immensamente perdono per il ritardo nel postare ma negli ultimi giorni sono stata impegnatissima nello studio - anzi, non ho ancora finito ahaha - ma stasera ho deciso di prendere fiato quindi eccomi qua! :)
In questo capitolo entra in scena Zayn, per chi non se ne fosse accorto ieri ho postato lo Spin-off su lui e Molly, il link è sotto!
Volevo ringraziarvi di cuore per aver recensito lo scorso capitolo e per aver aggiunto la storia tra le preferite/ricordate/seguite :D
Come avrete ben notato in questo capitolo viene menzionato anche Liam, ve l'avevo detto che in un modo o nell'altro tutti i membri della band avrebbero fatto parte della storia!
Poooi, altra cosa!
Visto che ho i messaggi privati perennemente intasati di richieste di passare a leggere fan fiction, mi è venuta in mente una cosa carina da fare.
Credo che ci siano molte storie qua che non hanno la visibilità meritata e non mi sembra male l'idea di pubblicizzare ad ogni capitolo che posto un paio di storie che mi hanno colpita!
Io non sono alla ricerca di nuove storie da leggere ma magari voi sì, e se vorreste che pubblicizzassi la vostra fan ficition basta che me lo dite in una recensione o dove volete e io vedrò di passarci. Ovviamente cose scritte decentemente, grazie hahaha
Quelle che mi ispireranno di più le pubblicizzerò nel prossimo capitolo che posto, quelle che mi manderete la prossima volta in quello dopo ancora e così via, non so se avete capito ahaha
Non che io riceva 354365 recensioni a capitolo e che sia in cima alle storie più popolari ma mi sembra carino aiutarci a vicenda, diciamo.
Se l'idea vi fa schifo non esitate a dirmelo HAHAHA
Intanto vi lascio sotto il link di alcune storie che seguo e che mi piacciono molto :)
Fatemi sapere che ne pensate del capitolo, ci tengo molto, e anche dello Spin-off! :)
Jas



 


[Spin-off]


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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***








 

Capitolo 9

 
 
«Buongiorno Cioppi» mi salutò Harry, non appena salii sulla sua macchina.
Lo guardai confusa, «siamo passati alle abbreviazioni?» domandai poi.
Lui si strinse nelle spalle accendendo la radio, «posso continuare a chiamarti Cioppicioppi se preferisci.»
«Fai come vuoi, tanto fanno schifo tutti e due» ribattei.
Harry mi ignorò, alzando il volume della radio che in quel momento stava trasmettendo Wonderwall degli Oasis. Si mise a cantare indisturbato, mentre ci dirigevamo verso l'officina di Liam, o almeno credevo, visto che non sapevo dove fosse. Rimasi incantata dalla bellezza della sua voce, l'avevo intuito anche sentendolo solo parlare che era particolare ma non pensavo che fosse in grado di cantare così bene. Chiusi gli occhi lasciandomi cullare da quel suono soave, fino a quando Harry non si arrestò e smise di cantare.
«Siamo arrivati» dichiarò poi, sorridente.
Aprii gli occhi di scatto, «di già?»
Lui annuì, «dove pensavi che saremmo andati? In Scozia?» rise.
Gli feci una linguaccia e scesi dall'auto, stavo quasi per dirgli che cantava bene ma mi rimangiai le parole all'istante. Quel ragazzo era già fin troppo sicuro di sé, anche senza i miei complimenti.
Osservai l'officina davanti a me e sentii Harry fermarsi al mio fianco.
«Pronta?» mi domandò.
Annuii decisa, nonostante in realtà non lo fossi affatto. Avevo paura di sapere la verità, sopratutto se questa era che io e Harry avevamo fatto sesso, ma allo stesso tempo temevo che quello sarebbe stato un altro buco nell'acqua.
Inaspettatamente Harry mi prese per mano e mi sorrise sincero, «andrà tutto bene, ci sono io con te» mi rassicurò.
Deglutii e annuii turbata, prima di entrare all'interno dell'officina.
Harry si rivolse ad un tizio che indossava una tuta da lavoro completamente sporca di grasso, «salve signor Payne, c'è Liam?»
«Oh, ciao Harry!» esclamò l'uomo contento, «tutto bene?»
«Sì grazie, lei?» domandò cortese.
«Non mi lamento dai, Liam è nell'altro garage, vai pure.»
Harry annuì, dirigendosi poi verso una porta semiaperta alla nostra sinistra. Arrivammo in un altro garage, simile in tutto e per tutto a quello precedente fatta eccezione per la macchina che ci stava al centro.
«Liam!» lo chiamò Harry, guardandosi intorno.
Alcuni secondi dopo da sotto l'auto spuntò un ragazzo dal sorriso dolce e la voce baritonale.
«Ciao Harry!» esclamò sorpreso, mentre lo salutava.
Lo osservai attentamente, se avessi dovuto associare una parola a quel ragazzo credo che questa sarebbe stata miele.
Aveva i capelli di un castano chiaro, color del miele, gli occhi marroni e anche la pelle era leggermente abbronzata.
Sì, miele. Decisamente.
Mi riscossi dai miei pensieri quando mi accorsi che Harry mi aveva appena presentata a Liam, gli strinsi la mano sorridendo gentile mentre lui sembrava essere divertito.
«Non ti ricordi proprio niente di me?» domandò.
Scossi la testa imbarazzata, per un attimo mi ero dimenticata del motivo per cui eravamo lì.
«Sono qui per questo» spiegai, in difficoltà.
Harry mi prese di nuovo la mano, che aveva lasciato per stringere quella del signor Payne, e mi sorrise rassicurante.
«Ci puoi dire cosa è successo esattamente alla festa di Louis?» chiese poi a Liam.
Il ragazzo si tolse i guanti da lavoro, scrutandomi serio. Sentii un brivido percorrermi la spina dorsale.
«Stavo uscendo da casa di Louis quando ti ho vista salire le scale in condizioni abbastanza pietose» cominciò, «avevo paura che potessi cadere e farti male così sono corso in tuo aiuto e ti ho portata in bagno, visto che continuavi a borbottare che dovevi vomitare» spiegò.
Nascosi una smorfia disgustata, pensandoci bene mi ricordavo che quando mi svegliai il giorno successivo avevo uno strano gusto amaro in bocca.
«Quando siamo arrivati in bagno, accanto alla vasca c'era il qui presente Harry Styles» disse divertito, facendogli un cenno con la testa, «che si stava lavando la faccia, anche tu però amico non eri messo tanto bene» aggiunse rivolgendosi a lui. «Comunque niente, ti ho tenuto indietro i capelli mentre vomitavi nel water solo che ti sei sporcata comunque il vestito e hai insistito per togliertelo. Giuro solennemente che hai fatto tutto da sola, io non ti ho sfiorata anche perché sono felicemente fidanzato» precisò, arrossii al pensiero che anche lui mi avesse vista in intimo.
«Poi però la mia ragazza mi ha chiamato e sono dovuto andare, non so cosa avrebbe potuto pensare se mi avesse visto in bagno con una ragazza seminuda. Mi dispiace ma non so dirti altro» concluse.
Lanciai uno sguardo preoccupato ad Harry che invece sembrava perso nei suoi pensieri, «quindi tu mi hai lasciata in bagno con...»
«Harry» finì Liam al posto mio.
Annuii riflettendo sulle sue parole. Alla fine ero al punto di prima, nonostante sapessi di essere stata in bagno con Harry, poi non c'era nessuno che avesse assistito a qualche scena compromettente ma utile.
«Va bene, grazie comunque» dissi, sorridendogli gentile.
«Figurati, spero di esservi stato d’aiuto.»
«Grazie Liam» aggiunse Harry, passandosi una mano tra i capelli, «ci si vede in giro» lo salutò, prima di voltarsi ed uscire.
«Siamo al punto di prima» borbottai, quando salii in macchina.
Harry sospirò, «non credo ci sia altro da fare, alla fine siamo rimasti da soli in bagno.»
«Chissà come siamo finiti in una camera, a letto insieme» osservai dura, cercando il telefono nella borsa che aveva preso a suonare.
«Non deve per forza voler dire che abbiamo fatto qualcosa» obiettò lui.
Ignorai mia madre che mi stava chiamando e mi voltai a guardarlo, «le circostanze suggeriscono l'esatto contrario.»
Harry ignorò le mie parole ed indicò con un cenno del capo il cellulare che mi stava ancora squillando in mano, «dai rispondi.»
Sbuffai e feci come mi disse, in quel momento mia madre era l'ultima persona con cui volevo parlare.
«Victoria dove sei?!» strillò quasi, imperterrita.
«In giro» brontolai, per niente dell'umore per mostrarmi gentile ed educata.
«Con chi? A che ora torni a casa? Ricordati che domani c'è il matrimonio e non so ancora con chi verrai.»
Sospirai, «a quale domanda devo rispondere prima?»
«Con chi sei lì?»
Lanciai uno sguardo a Harry, concentrato nella guida, «un mio amico.»
«Victoria» esalò mia madre seria, «ti voglio a casa per cena e voglio anche sapere chi sarà il tuo accompagnatore, ciao» e senza nemmeno lasciarmi il tempo di ribattere, riattaccò.
«Si è incazzata» osservai, ributtando il telefono nella borsa.
Harry rise, «e ci credo! Hai sentito come le hai risposto?»
Mi strinsi nelle spalle, «è tutta la settimana che rompe per questo matrimonio del cavolo, l'accompagnatore che non esiste e tutto il resto. Non ce la faccio più» sospirai, lasciandomi andare sul sedile e chiudendo gli occhi.
«Non hai ancora trovato nessuno?»
Scossi la testa, «chi vuoi che sarebbe disposto a stare con quella psicopatica? Non credo esista persona all'altezza delle sue aspettative.»
«Beh, forse qualcuno c'è...» borbottò lui, arrestandosi in prossimità di un semaforo rosso.
Mi voltai a guardarlo di scatto, «chi?» domandai speranzosa.
Harry sorrise, «io.»
«Non credo sia una buona idea» mormorai.
Lui mi guardò corrucciato, «perché?»
«Non conosci i miei, è come fare il bagno coi coccodrilli, se non peggio.»
«Non mi importa, davvero. E credo che anche tu dovresti cercare di farti influenzare di meno dai tuoi, Victoria.»
Mi voltai dall'altra, osservando i lampioni ai lati della strada che si susseguivano velocemente, «non capisci, Harry.»
Lo sentii sospirare, «fai come vuoi» borbottò, fermandosi davanti a casa mia.
Rimasi immobile, non accennai a voler scendere dall'auto.
«Cosa fai?» domandò Harry, confuso.
«Andiamo da qualche parte, per favore» lo pregai, «non voglio andare a casa ora.»
Lui sorrise, «però domani ti accompagno io.»
«Mi stai ricattando?» domandai, inarcando un sopracciglio.
Harry si strinse nelle spalle, «forse.»
«Allora preferisco andare a casa» ribattei, aprendo la porta della macchina ma lui mi prese la mano, costringendomi a voltarmi.
«Cioppicioppi sono serio.»
«Come fai ad essere serio e chiamarmi Cioppicioppi?»
Harry rise, «no davvero, voglio aiutarti.»
Alzai gli occhi al cielo e richiusi la porta, «perché insisti così tanto?» chiesi poi.
Era più cocciuto di un mulo, non capivo perché ci tenesse così tanto, neanche se si stesse parlando delle nozze dell'anno o di conoscere la regina Elisabetta. Harry non conosceva nemmeno coloro che si sarebbero sposati.
«Perché...» Harry ci pensò su un attimo, «perché ci tengo a te, e non voglio che tu abbia problemi» spiegò infine, sincero.
Sentii una strana sensazione colpirmi all'altezza dello stomaco, feci per dire qualcosa ma ero troppo scossa da quelle parole per parlare. Mi limitai a sorridergli timida, Harry ricambiò per niente preoccupato per ciò che aveva appena detto, prima di ripartire senza dirmi dove ci stessimo dirigendo.
«Ce l'hai un vestito per domani?» gli domandai, a un certo punto.
«Non preoccuparti Cioppi, penso a tutto io» mi rassicurò lui.
Non mi fidavo completamente di quelle parole ma cercai di farmele bastare, «fossi in te taglierei anche un po' i capelli» aggiunsi poi, sfiorandoglieli con la mano destra.
«Devo proprio?» domandò lui.
Annuii decisa, «non vorrai farti vedere dai miei con un cespuglio non potato in testa!» esclamai.
Harry spalancò bocca e occhi sorpreso dalla mia battuta, «stai scherzando spero! Questi - si indicò i capelli - piacciono a tutte. E ci terrei a sottolineare tutte.»
Ignorai le sue frecciatine, «si da il caso che domani l'unica persona a cui devi piacere sono io, o meglio, mia madre visto che a me interessa fino a un certo punto come sei, quindi devi cambiare acconciatura.»
Harry mi guardò truce, «sei malvagia.»
«Anche tu mi hai ricattata» sorrisi trionfante.
Lui sospirò, «allora» riprese poi, «stasera io e te usciamo insieme» proclamò deciso.
«Un appuntamento?» balbettai quasi, incredula.
Harry si strinse nelle spalle, «chiamalo come vuoi, ma non posso farti da cavaliere senza prima essere uscito con te.»
Cercai di respirare normalmente per quanto mi fosse possibile dato che il mio cuore aveva cominciato a battere all'impazzata e il fiato a mancarmi, «devo essere a casa per cena» mormorai poi, abbassando lo sguardo verso le mani che tenevo congiunte in grembo.
«Per forza?» domandò lui.
Annuii, «me l'ha imposto prima mia madre, mi dispiace.»
«Dammi il telefono» disse deciso, allungando la mano verso di me.
Lo guardai confusa, «dammi il telefono» ripeté lui.
Obbedii, senza tuttavia capire le sue intenzioni. «Cosa vuoi fare?» chiesi titubante.
Lui non rispose, si limitò a fare qualcosa col mio cellulare prima di portarselo all'orecchio.
«Harry ti prego non dirmi che...»
«Salve signora, sono Harry, un amico di sua figlia» disse lui, guardandomi sorridente e facendomi l'occhiolino, mi passai una mano tra i capelli ed appoggiai la schiena al sedile osservandolo parlare animatamente con mia madre.
«Sì, il suo accompagnatore» specificò, «stasera volevo invitarla ad uscire a cena con me ma mi ha detto che doveva tornare a casa, ecco, mi chiedevo se lei non potesse fare uno strappo alle regole per una volta, le prometto che sarà a casa per le undici.»
Ci fu un attimo di silenzio, in cui sentii soltanto il mio cuore fracassarmi la gabbia toracica per quanto batteva forte, era incredibile quanto Harry fosse testardo ma allo stesso tempo convincente, e capii che anche mia madre era caduta nella sua trappola quando lo vidi riattaccare con un sorriso trionfante dipinto sul volto.


 

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CIAAAAAAAAAO!
Non sono morta, mi spiace per voi, ho solo avuto un po' di problemi col computer/efp in sti giorni :)
Vi chiedo umilmente scusa per il ritardo nel postare, so di avervi fatto aspettare molto ma spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo che è uno dei miei preferiti HAHAHA
So che dovreste essere voi a giudicare ma io amo questo Harry, non il solito puttaniere o altro, ma un normalissimo ragazzo, come ce ne sono in giro a migliaia hahaha
Poi nei prossimi capitoli scoprirete altre cose su di lui, ma non posso spoilerarvi nulla uù
Visto che domani parto per Parigi e non so quando aggiornerò vi auguro buona Pasqua e buone vacanze (una misera settimana çç) Spero che per allora sarò patentata (oggi pomeriggio ho l'esame, ma lo so che non ve ne può fregar di meno ahahaha)
Alla prossima! :D
Jas

P.S. Ho aggiornato anche lo spin-off su Molly e Zayn,
Loved You First

P.P.S. Non mi sono dimenticata dell'iniziativa proposta nello scorso capitolo quindi ecco qua alcune delle storie che mi hanno chiesto di pubblicizzare. Non sono tutte, ho scelto quelle che mi hanno colpita di più, le altre le metterò nel prossimo capitolo e così via. Ovviamente se ne avete altre basta che me lo dite :)


All Too Well

Bad Boy
Trust Me
This Is Me



 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***








 

Capitolo 10

 
 

Appoggiai il telecomando sul tavolino davanti a me e mi guardai in giro senza sapere bene cosa fare. Ero a casa di Harry, un normale appartamento londinese, non molto grande ma accogliente, seduta sul suo divano. Lui era di sopra a farsi una doccia e nel frattempo io avevo ordinato le pizze che sarebbero arrivate a momenti. I suoi non erano in casa, e nemmeno sua sorella - che avevo visto in alcune foto di famiglia appoggiate su una mensola - eravamo soli, e la cosa mi metteva leggermente a disagio nonostante non avessimo ancora passato molto tempo insieme da quando eravamo arrivati lì. Il suono del campanello mi fece sussultare, mi alzai dal divano e presi i soldi dalla borsa per pagare le pizze che erano già arrivate. Lasciai il resto al fattorino e appoggiai i cartoni sul tavolo prima di andare al piano superiore alla ricerca di Harry che sembrava essere stato risucchiato dalle tubature.
Mi guardai intorno, tutte le porte che si affacciavano al corridoio erano chiuse e io non avevo idea di dove portassero. Stavo per chiamarlo quando la porta di fronte a me si aprì, e dietro una nuvola intensa di vapore spuntò la figura di Harry che era... Nudo.
Senza nemmeno rendermene conto lo guardai, quando riuscii a collegare ciò che avevo visto al cervello gridai coprendomi gli occhi con le mani, scandalizzata.
«Oh scusa Cioppicioppi» disse lui tranquillo, «ho dimenticato l'asciugamano» si scusò, tornando in bagno ed uscendo alcuni secondi dopo.
«Ora puoi anche guardare» rise.
Riaprii gli occhi notando con piacere che aveva avuto la decenza di legarsi un asciugamano in vita, «ma ti sembra il caso di andare in giro nudo quando hai degli ospiti per casa?» strillai, sentendomi ancora le guance in fiamme.
Lui sorrise divertito e per niente a disagio a differenza mia, «scusa ma non pensavo che saresti venuta qua.»
«Volevo avvertirti che erano arrivate le pizze, pensavo fossi annegato nella vasca da bagno» borbottai, prima di voltarmi e avviarmi verso le scale, ancora turbata. «E sbrigati a vestirti che si raffredda» aggiunsi, prima di scendere i gradini.
Harry arrivò pochi attimi dopo, fortunatamente vestito, e con i capelli ancora leggermente umidi che gli cadevano sugli occhi.
«Sei ancora arrabbiata per prima?» domandò, dopo alcuni minuti in cui avevamo mangiato in religioso silenzio.
Scossi la testa pulendomi la bocca con un tovagliolo, «non sono arrabbiata, sono solo... Imbarazzata» conclusi infine, sentendomi di nuovo le guance diventare rosse al solo pensiero dell'episodio appena accaduto.
«Sei tu che hai visto i miei gioielli di famiglia, non il contrario!» ribatté lui, «non sono imbarazzato io e lo sei tu per me?»
Alzai le spalle continuando a mangiare in silenzio, «dovresti avere più pudore di te stesso, Harry» lo ripresi poi.
Lo sentii sospirare, «non vado in giro nudo per strada, solitamente. È stato un incidente, capita, non facciamone un affare di stato. Non sarò di certo il primo ragazzo che vedi nudo, o no?»
Se in quel momento avessi avuto la possibilità di nascondermi sotto terra, l'avrei sicuramente fatto. Esisteva il tavolo, ma non mi sembrava adatto. Mi limitai a prendere un'altra fetta di pizza e portarmela alla bocca, sperando che Harry non si accorgesse del mio viso paonazzo dalla vergogna.
«Oh già, è vero» disse dopo alcuni attimi, «Victoria mi dispiace, io...»
Scossi la testa, «hai ragione, è stato un incidente, sono io che me la prendo per niente» ammisi, sforzando in sorriso.
Harry allungò la mano sinistra sul tavolo fino a prendere la mia, un brivido mi percosse la schiena nel sentire il calore della sua pelle a contatto con la mia, in particolare quando con il pollice cominciò ad accarezzarmi il dorso della mano.
«Facciamo finta che non sia successo niente, okay?» propose.
Mi sforzai di annuire, nonostante avessi l'immagine di Harry nudo di fronte a me ben impressa nella mente, per quanto breve fosse stato il tempo per cui l'avevo visto.
«A cosa stai pensando?» domandò Harry, interrompendo i miei pensieri.
Inarcai un sopracciglio, «secondo te?»
Lui si lasciò sfuggire un sorriso fiero, «al 99.9% al meraviglioso ragazzo, più bello persino dei modelli di Abercrombie, che ti sei trovato davanti.»
Non riuscii a non trattenere un sorriso, «modesto mi hanno detto» commentai, alzandomi da tavola e sparecchiando velocemente.
Harry mi seguì in cucina portando con sé i bicchieri, «sono realista Cioppi» obiettò lui, allungandosi oltre la mia spalla per appoggiare nel lavandino ciò che aveva in mano.
Mi voltai nella sua direzione, con l'intenzione di fulminarlo con lo sguardo ma non appena i miei occhi incrociarono i suoi, a pochi centimetri di distanza, tutti i miei buoni propositi svanirono nel nulla. Cercai di tenere a bada la solita agitazione che si impadroniva di me ogni volta che sentivo il suo sguardo addosso, a maggior ragione in quel momento che mi era particolarmente vicino, e non potei fare a meno di concentrarmi sul colore delle sue iridi che variava dal verde al grigio, con delle striature più scure. Più lo osservavo e più vedevo le sue pupille avvicinarsi a me, senza riuscire a capire se fosse la mia immaginazione o se invece stesse accadendo realmente. Quando sentii il suo respiro arrivare al mio viso, capii che non era frutto della mia immaginazione ma che davvero il viso di Harry era ad un soffio dal mio. Ogni fibra del mio corpo sembrava urlare bacialo, bacialo, bacialo, ma io mi sentivo immobilizzata, con le posate a mezz'aria, sopra il lavandino, e la testa girata nella sua direzione. Prima che riuscissi a fare qualunque mossa, sentii un rumore provenire dall'entrata. Harry si allontanò bruscamente da me uscendo dalla cucina.
«Mamma!» lo sentii esclamare, «come mai già a casa?»
Abbandonai le posate nel lavandino e mi specchiai nel vetro di una credenza cercando di sistemarmi alla meno peggio i capelli, mi voltai di scatto verso la porta quando Harry e sua madre vi fecero capolino.
«Mamma lei è Victoria, una mia... Amica» spiegò Harry, incerto.
Mi avvicinai alla donna, che assomigliava incredibilmente ad Harry, e le strinsi la mano sorridendole gentile,  «piacere» dissi.
«Piacere mio! Harry non mi ha detto che avrebbe avuto visite se no non sarei rincasata così presto!» esclamò.
Mi passai una mano davanti al viso, facendo capire alla madre di Harry che poco importava, «si figuri, non... Non stavamo facendo niente di che» borbottai, schiarendomi la voce.
Vidi Harry sorridermi sornione, «andiamo di sopra?» domandò poi, facendo un cenno con la testa.
Annuii e salutai sua madre prima di seguirlo al piano superiore.
«Niente di male?» ripeté divertito, non appena si chiuse la porta di camera sua alle spalle.
«Beh?» ribattei io stizzita, sedendomi ai piedi del suo letto.
Lui si avvicinò, accomodandosi praticamente attaccato a me, «vorresti dire che se non fosse arrivata mia madre non sarebbe successo niente?» mi provocò.
Annuii decisa, «niente di niente» precisai.
Harry avvicinò pericolosamente il suo viso al mio, quasi quanto aveva fatto prima, «sicura?» sorrise malizioso.
«Al cento per cento» mi sforzai di rispondere, cercando di rimanere concentrata per tenergli testa, piuttosto che prestare attenzione alle sue labbra rosee e invitanti che si muovevano a pochi centimetri dalle mie ogni volta che parlava.
«Peccato» sussurrò lui, «pensavo che stesse per succedere... Questo» concluse, un secondo dopo, avvicinandosi ancora di più a me.
Senza sapere bene dove fossi stata in grado di trovare l'auto controllo necessario, mi sporsi indietro per evitare che le labbra di Harry sfiorassero le mie e gli baciai il naso, divertita nel notare la sua espressione palesemente spiazzata dal mio gesto.
«Mi sembrava giusto ricambiare il favore» gli ricordai, riferendomi alla stessa cosa che lui aveva fatto con me sia a casa mia che a Hyde Park.
Harry boccheggiò incredulo per alcuni secondi, senza riuscire a trovare qualcosa da dire.
«Devo ammettere che ci sono rimasto male» confessò poi, senza tuttavia perdere quel suo solito ghigno malizioso.
Mi morsi un labbro, fiera di me stessa per essere riuscita a sorprendere Harry almeno una volta, «direi che ora siamo pari.»
Lui annuì, avvicinando poi il suo viso al mio orecchio, «vuol dire che la prossima volta che proverò a baciarti non mi farai più scherzetti?» mi sussurrò divertito.
Mi voltai il giusto per guardarlo negli occhi, «chi lo sa, forse.»





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Chi non muore si rivede! AHAHAHAHAHAHAHAHA
Prima di implorare il vostro perdono per il vergognoso ritardo nell'aggiornare, volevo ringraziarvi per le 26 (VENTISEI!) recensioni lasciate nello scorso capitolo, quando me ne sono accorta mi sono emozionata, grazie mille ♥
So che dovevo postare vent'anni fa ma davvero non avevo voglia di accendere il pc e mettermi qua a mettere il nuovo capitolo, non so perché HAHAHAHA
Prometto che il prossimo capitolo arriverà mooolto prima, giuro! Sto qua non è molto lungo, me ne rendo conto, e in realtà non succede molto a parte il non-bacio tra Victoria ed Harry (mi piace farvi soffrire ahahaha) ma non manca molto al vero e proprio bacio, in questa fan fiction sono stata più elastica rispetto ai miei soliti standard AHAHAHA
Volevo ringraziarvi anche per aver aggiunto la storia tra le seguite/preferite/ricordate, per avermi messa negli autori preferiti e per seguire anche la mia pagina di Facebook! (Per le recensioni ho già ringraziato AHAHA)
Alla prossima!
Jas


 

Penfriends
Tears and football.
Looking for you.
Father?
I ragazzi che si amano si baciano.



 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***








 

Capitolo 11

 
 

«Victoria sveglia!» starnazzò mia madre, aprendo le tende e spalancando le finestre.
«Mamma!» stillai io, nascondendo la testa sotto il cuscino e ignorando il rumore assordante che invece lei stava facendo.
«Victoria sono le nove e mezza, ti ho lasciato dormire anche fin troppo! Ora alzati e sbrigati che dobbiamo andare dal parrucchiere.»
«Ma se il matrimonio è alle tre di pomeriggio!» mi lamentai.
«Lo so, ma dobbiamo farci fare i capelli e truccarci, ce ne vuole di tempo» spiegò. «Entro un quarto d'ora ti voglio di sotto a fare colazione» mi avvertì, dirigendosi fuori dalla stanza.
Sbuffai e mi tolsi il cuscino dalla faccia, socchiudendo gli occhi per la troppa luce che già c'era in camera. Obbedii a mia madre e scesi al piano inferiore senza tuttavia cambiarmi né lavarmi, non ne avevo la forza.
Mio padre alzò lo sguardo dal giornale giusto per squadrarmi da capo a piedi e scuotere con rassegnazione la testa.
«Potevi almeno degnarti di vestirti, Victoria» mi riprese mia madre, quando mi vide.
Mi strinsi nelle spalle e iniziai a mangiare in silenzio.
«A che ora arriverà il tuo accompagnatore?» mi domandò poi.
Ci pensai su un attimo, in realtà non avevo nemmeno detto a Harry a che ora sarebbe dovuto arrivare, «non so» risposi sincera, «a che ora dovrebbe arrivare?»
«Sarebbe opportuno alle due, Victoria» osservò mia madre, iniziando a scrivere qualcosa sulla sua agenda.
Davvero non capivo perché ci tenesse così tanto a quel matrimonio, che non era nemmeno suo. Va bene che si sposava la figlia di una delle sue più care amiche ma c'era qualcuno pagato per organizzare il matrimonio, noi avremmo solo dovuto presentarci e mangiare gratis, perché tutto quel fermento? Che poi, povero Harry che si era fatto coinvolgere, non aveva la minima idea di in che gabbia di matti fosse finito.
«Va bene, lo avvertirò» dissi semplicemente, prima di prendere in mano una fetta di pane tostato e alzarmi dal tavolo.
«Dove stai andando?» chiese subito mia madre, autoritaria.
«A cambiarmi» risposi, salendo le scale di corsa.
Presi il telefono in mano ed osservai il display per alcuni istanti, incerta se chiamare Harry o meno. Poi però mi ricordai che lui mi aveva svegliata nel pieno della notte così cliccai decisa sul suo nome nella rubrica.
«Pronto?» mugugnò, dopo alcuni squilli.
Sorrisi nel sentire la sua voce più roca del solito e impasta dal sonno, «stavi dormendo?» domandai innocente, nonostante in realtà sapessi già la risposta.
Harry sbadigliò, «sì, e anche da Dio» si lamentò poi. Almeno era stato sincero.
«Dovevo vendicarmi per la tua chiamata alle quattro di mattina, ora sono quasi le dieci, sono stata fin troppo buona» spiegai.
Lo sentii ridere, «grazie Cioppi.»
Sentii un qualcosa all'altezza dello stomaco, come un brivido, non lo seppi definire bene, ed era strano visto che fino ad allora quell'assurdo nomignolo mi aveva solo fatto saltare i nervi e non sentire le farfalle nello stomaco. Ma quelle, erano davvero farfalle nello stomaco?
«Allora?» domandò Harry.
Mi riscossi dai miei pensieri, «eh?»
«Terra chiama Victoria» rise, «ti ho chiesto a che ora è il matrimonio» ripeté poi.
«Ah sì, certo» cercai di ricompormi, «ti avevo chiamato appunto per questo. Comunque è alle tre, però riesci ad essere da me per le due?» chiesi.
«Certo Cioppicioppi, poi ora che ho tagliato i capelli ci impiego pure trenta secondi in meno ad asciugarli. Posso essere lì in tempo» scherzò.
Quindi aveva seguito il mio consiglio, pensai trionfante, chiedendomi cos’avesse combinato con quel nido di rondine in testa, pensai.
«Ma non lavarli, già che la parrucchiera ti avrà fatto la piega!» ribattei.
Harry rise, «la mia piega è già perfetta di suo, non c'è bisogno di nessun parrucchiere Cioppi, non preoccuparti.»
«Fai come vuoi» brontolai.
In quel momento sentii mia madre chiamarmi, mi osservai rendendomi conto di essere ancora in pigiama.
«Ora devo andare, ci vediamo oggi pomeriggio Harry.»
«Certamente, ciao Cioppi e...» aspettai che finisse la frase, ma non lo fece.
«E... Cosa?» domandai.
Lo sentii sospirare, «niente, a dopo» concluse, prima di riattaccare.
Cercai di non dare molto peso a ciò che probabilmente stava per dirmi, mi alzai dal letto ed entrai nella mia cabina armadio alla ricerca di qualcosa da indossare.
 
Mi infilai il vestito con delicatezza, facendo attenzione a non rovinarmi l'acconciatura che mi ero fatta fare quella mattina. Mi osservai attentamente allo specchio, ispezionandomi poi il viso perfettamente truccato - non da me - e pulendomi l'occhio destro da un residuo di mascara. Sorrisi, stranamente soddisfatta del risultato, proprio quando sentii qualcuno suonare alla porta. Lanciai uno sguardo preoccupato all'orologio, era l’una e quaranta e Harry sarebbe dovuto arrivare alle due, ma proprio quando riuscii a convincermi che fosse troppo presto perché fosse lui, lo sentii parlare con mia madre.
Trasalii, temendo subito per cosa avrebbe potuto dirgli, cercai con foga le scarpe che ero convinta di aver preparato e proprio quando le avvistai di fianco ad un paio di stivali, bussarono alla porta di camera mia. Uscii dalla cabina armadio piuttosto affannata, nel momento stesso in cui Harry entrò nella stanza sussurrando un "permesso".
«Ehi» lo salutai nervosa, scostandomi una ciocca di capelli al viso.
Harry sorrise non appena mi vide, degnandomi di una vista soave delle sue fossette e dei suoi denti perfettamente bianchi. Si avvicinò a me in silenzio, senza distogliere lo sguardo dai miei occhi.
«Sei bellissima» mi sussurrò poi, facendomi arrossire e percepire i brividi.
«Anche tu» risposi quasi automaticamente, nel notare l'espressione sorpresa di Harry mi affrettai a correggermi. «Insomma... Stai meglio coi capelli così» bofonchiai imbarazzata, nonostante li avesse tagliati di poco più di un centimetro.
Ignorai quelle sensazioni così forti e mi limitai ad increspare le labbra, «hai già conosciuto il mostro di Lochness?» cercai di cambiare argomento.
Harry rise, spostandomi dietro l'orecchio sinistro quella maledetta ciocca che sembrava non voler stare al proprio posto, «non sembra poi così male dai, è stata gentile» ammise.
Lo guardai poco convinta, ma dai suoi occhi trasparenti non potevo percepire altro che sincerità, così mi fidai, «va bene» acconsentii, abbassando lo sguardo.
Mi allontanai da Harry per prendere le scarpe, quando tornai in camera lo vidi seduto sul mio letto, che si guardava in giro analizzando ogni dettaglio della stanza.
Era dannatamente bello, con quel completo elegante, i capelli per la prima volta a posto, e non semplicemente ammassati in un groviglio sulla sua testa, e quegli occhi così brillanti e puri. Sussultai quando mi accorsi che lui si era voltato nella mia direzione, e mi guardava divertito mentre io ero incantata a osservarlo.
«Il papillon» mi schiarii la voce, «è un po' storto» buttai lì, cercando di giustificare il fatto che me lo stessi mangiando con gli occhi.
Harry si grattò la nuca piuttosto imbarazzato, «in effetti tua madre me l'ha fatto notare.»
Spalancai la bocca sorpresa, «stai scherzando spero» borbottai, nonostante sapessi che ne sarebbe stata più che capace.
Lui mi guardo stralunato prima di scoppiare in una fragorosa risata, «certo che è proprio facile prenderti per il culo.»
Gli tirai un colpo sul braccio sedendomi accanto a lui e disfacendogli il nodo, per poi rifarlo in maniera più decente.
Sentivo lo sguardo di Harry addosso, e il suo respiro caldo e rilassato solleticarmi la pelle. Cominciai a percepire caldo, nonostante avessi l'aria condizionata in casa, e le mani sudarmi, ma cercai di non prestarci attenzione e concentrarmi solo ed esclusivamente su quel nodo che sapevo fare quasi in automatico ma che in quel momento mi era dannatamente difficile realizzare.
«Ecco fatto!» esclamai, dopo alcuni secondi, commettendo lo sguardo di alzare gli occhi incrociando quelli verdi di Harry che sembravano dei tizzoni ardenti per quanto brillavano.
«Grazie mille Cioppicioppi, direi che ora sono a posto» mi sorrise.
Annuii deglutendo, con lo scopo di darmi una calmata, nonostante in quel momento mi fosse praticamente impossibile. Per quanto fossi vicina ad Harry, non riuscivo a trovargli un difetto, le labbra rosee, sottili, quelle fossette che gli spuntavano ai lati della bocca, alcuni nei che gli punteggiavano la pelle chiara, persino alcuni brufoli che aveva sulla fronte li consideravo perfetti. Era sorprendente quanto quel ragazzo fosse bello, e il solo pensiero che forse ci ero andata a letto insieme mi fece agitare sul posto. Gli avrei anche dovuto dire l'idea che mi era venuta in mente, ma non ero certa avrebbe condiviso, forse era meglio aspettare.
«Sei agitata?» mi domandò, e la sua voce mi fece scattare immediatamente sull'attenti.
Scossi la testa, «perché dovrei?»
«Sei tesa come una corda di violino» osservò lui, appoggiando una mano sulla mia coscia, lasciata nuda dal vestito che mi si era leggermente spostato mentre mi ero seduta.
Sussultai a quel contatto, sentendo il calore provocato dalla sua mano espandersi poi in tutto il mio corpo, avrei cominciato a sudare da un momento all'altro, me lo sentivo, e addio trucco fatto alla perfezione. Mia madre mi avrebbe uccisa.
Scossi la testa, «perché dovrei?» mormorai poi, a disagio.
Harry sorrise, accarezzandomi la guancia sinistra che immediatamente prese fuoco, «sei stupenda quando arrossisci, soprattutto se la causa sono io» sussurrò poi, avvicinandosi pericolosamente a me.
Lo osservai con gli occhi sbarrati, troppo sorpresa da quelle parole e dalle sue azioni che si stavano svolgendo in maniera troppo veloce perché il mio cervello fosse in grado di recepire tutte. Soltanto quando sentii il suo respiro caldo accarezzarmi le labbra, il suo naso quasi sfiorare il mio e la sua mano spostarsi sulla mia nuca, accarezzandomi i capelli, mi resi conto di ciò che stava accadendo.
Stavo per baciare Harry Styles.
«Ragazzi siete pronti?» strillò mia madre.
Allontanai con uno spintone Harry da me, alzandomi di scatto dal letto e rassettando il vestito. Appoggiai le mani fredde sulle guance rendendomi conto che erano bollenti, corsi allo specchio vedendo che erano effettivamente rosse, e la colpa non era di certo del troppo blush.
«Merda» mormorai.
«Victoria stai tranquilla» disse Harry divertito, ancora seduto sul letto.
Lo guardai truce, come facevo a stare calma quando ci eravamo quasi baciati e mia madre ci aveva quasi beccati?
In quel momento la porta della stanza si aprì, sussultai notando la figura snella di mia madre addentrarsi nella stanza avvolta in un vestito di Chanel, «dobbiamo andare» ci avvertì, guardando prima me e poi Harry, tranquilla.
Tirai un sospiro di sollievo, non si era accorta di nulla, lanciai uno sguardo fulmineo ad Harry che si limitò a sorridermi e farmi l'occhiolino.
Il mio cuore perse un battito. 


 

-




Vi sto facendo penare di brutto per il bacio o mi sbaglio? 
E' più forte di me AHAHAHAHAHAHA
Sarò veloce perché devo andare a fare i compiti... D'ora in poi la storia entrerà del vivo ed ho la netta sensazione che mi ucciderete HAHAHAHA
Non vi anticipo altro, grazie per le recensioni, per aver aggiunto la storia ovunque possa essere aggiunta e... Alla prossima!
Jas


 

Write about me.
Better Than Revenge
Prima della partenza
Together is out favourite place to be




 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***








 

Capitolo 12

 
 

Sorrisi nel vedere Angela e il suo neo-marito uscire dalla chiesa sorridenti mentre venivano sommersi da una pioggia di chicchi di riso. Lanciai uno sguardo fugace ad Harry, anche lui incantato dalla scena, e mi soffermai a guardarlo.
Era dannatamente bello, soprattutto in quel completo elegante che lo rendeva un "ragazzo per bene" come l'avrebbe definito mia madre. Fortunatamente fino ad allora non ci aveva parlato molto, durante l'andata in auto era troppo agitata per il matrimonio per fargli qualunque tipo di domanda e non appena eravamo arrivati in chiesa era scomparsa a cercare la sua amica nonché madre della sposa. Quando Angela lanciò il bouquet, mi nascosi dietro Harry, lasciando che lo prendesse qualche zitella ossessionata da quelle stupide tradizioni, un mazzo di fiori non significava niente.
«Perché non ti sei azzannata con le altre per il bouquet?» mi domandò Harry, mentre ci dirigevamo verso l'auto, per andare nel ristorante dove si sarebbe svolto il resto della cerimonia.
«Non me ne sarei fatta niente» mi giustificai, stringendomi nelle spalle.
Harry prese inaspettatamente la mia mano, facendo incatenare le sue dita affusolate e calde con le mie, gelate.
Mi sentii arrossire, quel pomeriggio Harry era dannatamente dolce con me, premuroso, sensibile, come mai lo avevo visto, e quel suo atteggiamento mi lasciava abbastanza interdetta e spiazzata soprattutto perché ogni volta che mi sfiorava, mi sorrideva o mi sussurrava qualcosa nell'orecchio sentivo dei brividi percorrermi il corpo e le immagini di quel che era successo nel primo pomeriggio mi ritornavano in mente.
Harry mi sventolò una mano davanti agli occhi, sussultai voltandomi a guardarlo smarrita, «eh?» domandai poi.
«Ti ho chiesto se dobbiamo aspettare i tuoi per andare il ristorante» ripeté lui divertito, indicando con un cenno della testa l'auto in prossimità della quale eravamo giunti.
Ci pensai su un attimo, «non ne ho idea» mi giustificai poi, cercando nella borsa il cellulare per chiamare mia madre.
 
Rigirai il cucchiaino nella mia coppa di gelato ormai sciolto, ascoltando poco interessata i discorsi tra mio padre ed Harry. Era incredibile quante poche cose sapessi su di lui, del tipo che suo papà lavorava negli Stati Uniti e lui viveva con il suo padrino e sua madre. Non appena mia madre gli aveva posto la fatidica domanda su che lavoro facessero i suoi, avevo quasi trattenuto il respiro dall'ansia, invece Harry se l'era cavata alla grande e aveva iniziato a parlare animatamente con mio padre di affari - di cui capivo ben poco - e delle feste di beneficenza a cui aveva partecipato da piccolo, con mia madre. Ovviamente lei se n'era uscita con una frase decisamente inappropriata del tipo "l'avrei dovuto capire subito dal completo Prada che indossi", mentre per quanto ne sapevo io quel completo poteva anche essere semplicemente stato acquistato ad una bancarella del mercato.
«E dimmi, cosa studi Harry?» domandò poi mio padre, sinceramente interessato.
«Frequento la stessa scuola di Ciop-Victoria» si corresse, schiarendosi la voce, gli diedi un leggero colpo sul braccio sorridendo divertita.
«Allora anche per te il prossimo sarà l'ultimo anno» osservò mia madre.
Harry annuì.
«E cosa vorresti fare dopo?» continuò mio padre.
Harry sembrò messo piuttosto in difficoltà da quella domanda, feci per intervenire in suo salvataggio ma mi anticipò. «Mi piacerebbe frequentare la facoltà di legge, oppure anche medicina mi interessa molto, non so» ammise sincero, grattandosi la nuca.
«Sono materie molto diverse tra loro» osservò mio padre.
«Sì lo so, ma mi affascinano molto entrambe, sono indeciso.»
«Non sei l'unico» obiettò lui invece, lanciandomi un'occhiata truce.
Abbassai lo sguardo imbarazzata, non era colpa mia se non avevo idea di cosa mi sarebbe piaciuto o no fare, dovevo ancora trovare la mia strada.
«Sono sicuro che anche Victoria troverà qualcosa che la affascinerà» spiegò Harry, voltandosi poi verso di me e sorridendomi gentile, ricambiai timida, mentre sentivo la sua mano appoggiarsi sulla mia gamba e accarezzarmi la dolcemente la coscia.
Rabbrividii a quel tocco, ma mi sforzai di sorridere - seppur nervosamente - a mio padre che mi guardava confuso.
In quel momento le note di un lento sovrastarono il chiacchiericcio diffuso in tutta la sala e gli sposi si misero nel centro della pista rimasta vuota fino ad allora ed aprirono le danze. Sorrisi, contenta anch'io nel vederli così felici, Angela avvolta in quel meraviglioso vestito bianco.
«Ti va di ballare?» mi domandò Harry, sorridendo divertito.
«Non credo sia una buona idea» mormorai, ero impedita, più rigida di un tronco di legno  e non avevo certamente intenzione di rendermi ridicola davanti a tutta quella gente.
«Victoria l'educazione!» intervenne mia mamma, riprendendomi.
Non aveva idea della figura che avrebbe fatto davanti alle sue amichette, ma infondo se la stava cercando.
Harry rise alzandosi dalla sedia e porgendomi la mano, che non potei fare a meno di prendere. Mi diressi titubante verso la pista, lui mi appoggiò una mano sul fianco destro mentre l'altra l'alzò, fino  alle nostre spalle più o meno, senza riuscire a togliere quello strano sorriso dal viso.
«Che c'è di divertente?» mormorai stizzita.
Harry scosse la tesa, attirandomi ancora di più a sé e abbassando la mano verso il mio sedere. Sentivo il suo respiro caldo solleticarmi il viso, proprio com'era successo poche ore prima. Deglutii cercando di darmi un contegno, eravamo ad un matrimonio, nel bel mezzo di una pista da ballo, non che tutti ci stessero guardando ma... Mia madre di certo.
«Niente» rispose lui, lo guardai confusa ricordandomi solo dopo della domanda che gli avevo posto. «È solo che mi piace quando arrossisci, te l'ho già detto, sei graziosa» spiegò.
«Ti piace mettermi in imbarazzo, insomma» osservai, seccata.
Harry scosse la testa, «non è vero, non stiamo facendo nulla di male in questo momento, se non ballare. Anche se...» si arrestò.
«Anche se?» ripetei allarmata.
Harry avvicinò il viso al mio orecchio, «anche se ho una voglia matta di baciarti, e l'avrei già fatto se non ci fosse tua mamma che non ci leva gli occhi di dosso.»
Una scarica elettrica mi percosse il corpo, mista ad uno strano brivido che sembrava partire dall'interno, una sensazione stranissima ma allo stesso tempo piacevole, in particolare per le parole che Harry mi aveva appena detto.
«Io...» borbottai in difficoltà.
«Shh» mi sussurrò Harry, sfiorandomi l'orecchio con le labbra, «non c'è bisogno che tu dica niente.»
Annuii, appoggiando la testa sulla sua spalla, col viso rivolto verso il suo collo, e lasciandomi cullare da quel lento che aleggiava nell'aria.
Respirai a pieni polmoni il suo profumo, dannatamente piacevole, e quando la musica s'interruppe bruscamente purtroppo fui costretta ad allontanarmi, ma Harry non mi lasciò la mano.
«Andiamo a fare un giro?» propose.
Annuii seguendolo fuori dal ristorante, verso il vasto giardino che sorgeva sul retro e che si espandeva per svariati metri.
Cominciammo a camminare in silenzio, lasciandoci cullare dal rumore di alcuni uccellini che cinguettavano e delle fronde degli alberi mossi dal leggero venticello che soffiava.
«Non sapevo che fossi ricco» buttai poi lì, riferendomi alla piacevole sorpresa che mi ero ritrovata quando Harry aveva iniziato a parlare delle imprese di suo padre.
«Non mi sembrava importante» si difese lui, stringendosi nelle spalle.
«Non sono arrabbiata» lo tranquillizzai, forse ero un pochino scocciata, ma non arrabbiata. «Più che altro avresti potuto dirmelo così che io avrei evitato di preoccuparmi nelle ultime ventiquattrore di come avresti reagito di fronte all'interrogatorio di mia madre» spiegai soltanto.
Harry si arrestò, voltandosi a guardarmi, «mi dispiace» mormorò poi, «è che solitamente non lo dico, insomma, io vivo con mia madre.»
Annuii, «non c'è problema, davvero» ribadii.
«Meno male, non avrei retto il pensiero di averti fatta stare male» disse lui, accarezzandomi il viso col dorso della mano. Inclinai istintivamente la testa verso sinistra, assecondando i suoi movimenti, e chiusi gli occhi confortata da quel contatto. Quando li riaprii il viso di Harry era ad un centimetro dal mio, sussultai lievemente e lo vidi sorridere.
«Ora non c'è più tua madre che ci fissa» scherzò, «e mi sembra che tu ieri ti sia vendicata abbastanza», senza attendere risposta annullò le distanze tra di noi.
Le sue labbra erano morbide e calde, esattamente come le avevo immaginate, e si muovevano in perfetta sincronia con le mie, anche quando le nostre bocche di dischiusero per far si che le nostre lingue si incontrassero. Passai una mano tra i capelli di Harry mentre le sue braccia forti e muscolose mi cinsero i fianchi attirandomi ancora di più a lui. Potevo percepire il calore del suo corpo attraverso il leggero vestito che portavo, e per un attimo ebbi paura che lui si sarebbe accorto del mio cuore che batteva all'impazzata.
Mi staccai ansimante, con le guance bollenti e probabilmente anche rosse.
«Devo dirti una cosa» mormorai, d'impulso.
Harry mi guardò confuso, e anche leggermente preoccupato, «che c'è?» domandò.
Presi un grande respiro, congiungendo le mani in grembo e cominciando a giocherellare con le dita,  «non mi sono dimenticata del mio... Nostro... Problema» iniziai, a disagio. Sentivo lo sguardo insistente e confuso di Harry addosso ma cercai di darci poco peso e continuai a parlare, «ho deciso di parlarne con mia madre e prendere un appuntamento dal ginecologo per vedere se... Beh, se sono ancora vergine o no» conclusi in un fiato.
Harry strabuzzò gli occhi a quelle parole, «non credo ne valga la pena» cercò di persuadermi.
«Non credi che ne valga la pena?» ripetei a voce più altra, incredula.
Harry cominciò a passarsi una mano tra i capelli, evidentemente a disagio, «secondo me non abbiamo fatto niente» mormorò poi.
Alzai gli occhi al cielo, «secondo te... Secondo me... Non importa quello che pensiamo, Harry, importa la verità e non riesco a rimanere col dubbio, davvero.»
«E tua madre? Come potrebbe reagire? Insomma...»
«È lei il mio problema maggiore» ammisi, «però tu gli piaci quindi ho pensato che forse avrebbe preso la cosa meno peggio...» bofonchiai incerta.
Harry sospirò, «non vale la pena rischiare, noi non abbiamo fatto niente, punto e basta. Non ti va bene così?»
Sbuffai estenuata, «Harry smettila di comportarti da bambino! Avremmo potuto fare tutto, che ne sai te?!» sbottai infastidita.
«Lo so e basta» disse lui, stizzito.
Mi misi a braccia conserte e lo guardai in silenzio, assottigliando lo sguardo, «c'è qualcosa che devi dirmi?» domandai, sentendo la rabbia cominciare ad invadermi.
Harry scosse la testa risoluto, «se mi stai nascondendo qualcosa ti conviene parlare adesso» lo avvertii.
Lui deglutì, visibilmente agitato. «Non ti arrabbierai?» domandò.
Scossi la testa,  nonostante in realtà non gli stessi garantendo nulla.
«Ti ho mentito su quella sera, mi ricordo tutto alla perfezione e non abbiamo fatto niente, solo dormito» confessò.
Lo guardai impalata, troppo scioccata per muovere qualunque muscolo, dovevo recepire veramente ciò che mi aveva appena detto.
«Dimmi che stai scherzando» lo pregai, quasi.
Harry rimase impassibile.
«Harry, ti prego, dimmi che mi stai prendendo per il culo» ripetei, mentre la vista mi si appannava a causa delle lacrime.
Lui scosse la testa, «mi dispiace» sussurrò.
«Ti dispiace?» strillai io, incredula, cominciando a camminare a passo svelto verso non sapevo nemmeno io dove.
«Victoria aspetta lasciami spiegare!» gridò lui, mentre mi seguiva, ma lo ignorai.
«Victoria non volevo ti giuro, l'ho fatto perché volevo conoscerti e quella era l'unica maniera per avvicinarmi a te!»
Mi arrestai di scatto e mi voltai a guardarlo, «conoscermi? Harry mi sono aperta a te come credo non abbia mai fatto con nessun altro ragazzo e tu mi ripaghi così? Mi chiedo quante altre cose tu mi abbia nascosto e chi sia la persona che ho conosciuto in questi giorni visto che tu mi hai riempita di menzogne!» esclamai, puntandogli un dito sul petto.
«Victoria ti giuro che questa è l'unica cosa su cui ti ho mentito» disse lui, sicuro.
«L'unica?» ripetei, «ci mancherebbe altro!» Presi un respiro profondo cercando di riordinare le idee ma l'unica cosa che riuscii a fare fu farmi salire le lacrime, «mi hai guardata soffrire in silenzio, Harry» mormorai, a bassa voce, «quando tu avevi la soluzione ai miei problemi.»
«Io...» tentò lui, ma lo interruppi.
«Era l'ultima cosa che mi sarei aspettata da te» continuai, «sarai anche un donnaiolo vanitoso, egoista, e tutto quello che vuoi, ma mi sei sempre sembrato schietto e sincero, a quanto pare mi sbagliavo di grosso» mormorai. «Mi hai delusa Harry, come non pensavo avresti mai fatto» conclusi, prima di voltarmi ed andarmene, certa che lui non mi avrebbe più seguita.



-




Eccomi qua, abbastanza puntuale dai :)
Finalmente ve li ho fatti baciare quei due sciagurati ma l'inghippo c'è stato subito dopo, Harry ha fatto la cazzata ahahaha
Secondo voi è stato un vero e proprio stronzo oppure alla fine il suo comportamento era a fin di bene?
Fatemi sapere che ne pensate!
Jas



 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***









Capitolo 13
 
 

Lanciai un'occhiata fugace al display illuminato del mio cellulare mentre mi truccavo davanti allo specchio del bagno. Harry non aveva fatto altro che intasarmi la segreteria e riempirmi di chiamate per tutta la mattina. Aveva smesso all'ora di pranzo, per mezz'ora circa, e poi aveva ripreso. Stava diventando asfissiante, ma infondo Harry era un ragazzo insistente, se non lo fosse stato probabilmente non avrebbe combinato ciò che aveva poi fatto.
Alzai gli occhi al cielo mettendo il cellulare in tasca ed uscendo dal bagno alla ricerca della borsa che trovai appoggiata sulla scrivania. Scesi al piano di sotto nell'esatto istante in cui suonarono alla porta, andai direttamente ad aprire e mi ritrovai una Molly piuttosto scocciata attendermi sul pianerottolo.
«Il telefono?» mi domandò, stizzita.
Sospirai, uscendo di casa e incamminandomi con lei sul viale, «Harry non fa altro che chiamarmi, ormai non lo prendo neanche più in mano» mi giustificai, stringendomi nelle spalle.
Molly scosse la testa, «forse dovresti parlarci, visto che non gliene hai dato la possibilità.»
Mi arrestai di scatto guardandola truce, «parlare?» ripetei incredula, «ha avuto una settimana per parlare!» sbottai, «è rimasto in disparte a guardarmi scervellarmi per quello che poteva essere o non essere successo alla festa, ti sembra normale?»
Molly sospirò, «almeno ha detto che lo ha fatto per vederti, non si può dire che il suo piano non abbia funzionato visto che poi vi siete baciati» osservò dura.
Le tirai un pugno sul braccio prima di salire in auto, «andiamo a questo luna park, va', che ho voglia di zucchero filato.»
«Io voglio salire sulla ruota panoramica» dichiarò invece Molly, mentre accendeva l'auto e s'immetteva nel traffico londinese.
Mi voltai a guardarla scettica, «ho perso il conto di quante volte siamo state sul London Eye, e ora tu vuoi salire su una ruota panoramica qualunque?» domandai.
Lei annuì convinta, «voglio vedere Londra da un'altra prospettiva» spiegò decisa, alzai gli occhi al cielo facendomi bastare quella risposta, appoggiando la testa al sedile e chiudendo gli occhi.
Stranamente mi ritrovai a pensare a Harry, chissà cosa stava facendo in quel momento, mi chiesi, forse era ancora attaccato al telefono a chiamarmi, o forse aveva capito che non avrebbe concluso niente in quel modo e aveva lasciato perdere. Resistetti all'impulso di prendere il cellulare dalla borsa per vedere se c'erano altre chiamate da parte sua e cercai di pensare a qualcos'altro che non c'entrasse con lui, tipo lo zucchero filato che di lì a poco avrei mangiato.
«Bella addormentata nel bosco siamo arrivate» dichiarò Molly, arrestandosi bruscamente.
Aprii gli occhi di scatto voltandomi a guardarla spaventata, «che c'è?» domandò lei innocente, stringendosi nelle spalle e raccattando la sua borsa dal sedile posteriore.
Scossi la testa scendendo dall'auto, «sono sorpresa che non abbia ancora fatto un incidente» dichiarai.
«Porta sfiga eh» mi rimbeccò Molly, mentre ci dirigevamo verso l'entrata del parco divertimenti.
Era pieno di gente, e c'era d'aspettarselo dato che era domenica e che era una giornata stupenda, di quelle che capitavano molto raramente in Inghilterra.
Chissà, forse c'era anche Harry... Scossi la testa scacciando quei pensieri dalla mente, notai che Molly mi guardava confusa.
«Stai diventando pazza?» domandò, quasi preoccupata.
Le sorrisi rassicurante, «stavo solo pensando...»
«A Harry» concluse lei.
Sussultai, ma come...?
«Dai Vì, si vede lontano un miglio che stai pensando a lui, ma non ti biasimo, anzi, è già tanto che tu non sia chiusa in camera tua circondata da fazzoletti e con qualche canzone deprimente della Swift a palla, questo però non vuol dire che non ci stia male.»
Sospirai sconsolata, sentendo un senso di tristezza che avevo tenuto lontano fino ad allora pervadermi. Il fatto era che mi sentivo una stupida per essere stata ingannata così, credevo di essere diversa dalle altre, che si facevano abbindolare facilmente da quei ricci perfetti, gli occhi verdi, il sorriso sghembo e le fossette innocenti, invece c'ero cascata in pieno, forse peggio di chiunque altro.
«Mi ha presa per il culo» proruppi, «io...» mi arrestai, sentendo un nodo in gola causato dalle lacrime che minacciavano di uscire e che avevo tenuto dentro fino ad allora.
Non avevo mai pianto, non ancora, nonostante la sera prima al matrimonio fossi sull'orlo di una crisi mi ero sforzata di sorridere e avevo finto con mia mamma di stare male, così da potermene tornare a casa senza dover dare troppe spiegazioni.
Sentii le braccia esili di Molly stringermi in un abbraccio, «giuro che appena lo vedo gli spacco la faccia» dichiarò decisa, accarezzandomi dolcemente i capelli.
Risi, asciugandomi una lacrima dalla guancia, perché sapevo che l'avrebbe fatto se glielo avessi chiesto, per quanto sembrasse all'apparenza un angelo, Molly era un vero e proprio uragano, in tutti i sensi.
«Oh guarda, la bancarella dello zucchero filato!» esclamò poi, con esagerato entusiasmo. Mi prese per un braccio e trotterellò allegra fino a lì, chiedendone due al tizio del chiosco.
«Oggi faccio finta che sia il tuo compleanno e pago io» dichiarò seria, cercando il portafoglio nella borsa.
Sorrisi, apprezzando i suoi sforzi per cercare di farmi sentire meglio, sapevo quanto Molly fosse tirchia e il fatto che mi pagasse lo zucchero filato era un evento più unico che raro.
«Troppo gentile» la presi in giro quando mi porse la mia nuvola rosa, le diedi subito un morso senza preoccuparmi di sporcarmi tutta la faccia. In quel momento l'unica cosa di cui avevo bisogno era una quantità industriale di zuccheri nel sangue, a costo di prendere il diabete.
«Però mi dispiace per te» esordì Molly di punto in bianco, mentre camminavano in mezzo alla folla del luna park, «la ruota panoramica te la devi sorbire lo stesso, non c'è Harry Styles che regga.»
Alzai gli occhi al cielo, ebbi la lampante idea di buttarmi per terra ed improvvisare una scenata degna da Oscar così da evitare la tortura ma la scartai immediatamente.
«Sappi che mi devi un favore» dichiarai, mentre ci avvicinavamo alla fila.
Molly mi lanciò uno sguardo truce, «ti ho offerto lo zucchero filato, mangia e taci» mi ordinò.
«Non era il mio compleanno?» ribattei acida, facendo la zittire.
Gongolai silenziosamente, era un evento più unico che raro quello che Molly rimanesse senza parole, e per una volta nella vita ero riuscita a realizzarlo.
«Senti Fanning non farmi incazzare che sono già abbastanza alterata di mio» sbottò corrucciata.
Mi voltai a guardarla confusa, con un pezzo di zucchero filato a mezz'aria, «cos'è successo?» domandai poi, preoccupata.
«Ieri, quando sono tornata dall'appuntamento con Niall ci siamo baciati, una cosa di poco conto, insomma, non ha nemmeno usato la lingua, ma quando se n'è andato ho visto Zayn dall'altra parte della strada che ci fissava» spiegò cupa.
«Oddio Molly io...» ero senza parole.
«Lo so che infondo a Zayn non è che possa interessare però... La sfiga mi perseguita» borbottò corrucciata.
Appoggiai una mano sulla spalla di Molly cercando di confortarla, «magari non vi ha visti...» tentai, poco convinta.
Lei mi guardò truce, «sì certo e io sono Babbo Natale» ribatté acida.
Alzai gli occhi al cielo e feci un passo in avanti quando la fila avanzò, finendo il poco zucchero che era rimasto sulla bacchetta. Mi voltai alla ricerca di un cestino della spazzatura ma rischiai di andare addosso a qualcuno.
«Scusa!» esclamai istintivamente, alzando gli occhi verso il ragazzo davanti a me.
Mi sorrise dolcemente, un sorriso sincero, i suoi occhi azzurri come il ghiaccio mi guardavano divertiti e non riuscii a non perdermi in essi.
Era dannatamente bello, e sembrava così spontaneo e genuino e puro e...
«Victoria?»
Voltai la testa di scatto verso il ragazzo che mi aveva chiamata, «Zayn!» esclamai, piacevolmente sorpresa.
In quel momento anche Molly si voltò indietro, limitandosi ad osservare come incantata Zayn che ci sorrideva gentilmente.
«Che ci fate qui?» domandò poi, piacevolmente sorpreso.
Molly boccheggiò, ancora scioccata per l'incontro, così intervenni io.
«Molly mi ha praticamente obbligata a salire sulla ruota panoramica» spiegai brevemente, lei mi tirò un colpo sul braccio e Zayn si limitò a sorridere divertito.
«Beh, non sei l'unica, Louis ha fatto la stessa cosa con me.»
Mi voltai di scatto verso il ragazzo in questione, che stava assistendo al dialogo in silenzio, lo osservai attentamente, che fosse lui quel Louis?
«Che idiota, mi sono dimenticato di presentarvi, Lou, loro sono Molly e Victoria, ragazze, lui è Louis» disse brevemente.
Strinsi educatamente la mano al ragazzo, «Louis... Tomlinson?» chiesi poi, titubante.
Il ragazzo inarco le sopracciglia piacevolmente sorpreso dalla ma domanda, «sì!» esclamò, e solo allora mi accorsi di quanto la sua voce fosse squillante e i suoi atteggiamenti così... Infantili quasi, ma in senso buono. Mi dava un'idea di innocenza quel ragazzo, tutto il contrario di quello che mi aspettavo dal famigerato Louis Tomlinson.
«Non dirmi che dovrei conoscerti e che ho fatto una figura di merda» aggiunse poi, passandosi una mano tra i capelli, già spettinati di per loro.
Scossi la testa, «tranquillo, è solo che...» mi sono imbucata alla tua festa e ho dormito a casa tua senza nemmeno sapere che faccia avessi, niente di che, «Molly mi ha parlato molto di te!» buttai lì all'ultimo, battendo una pacca sulla spalla della mia amica.
Lei mi guardo truce, sicuramente in quel momento mi stava maledicendo in tutte le lingue del mondo.
«Sì beh, le ho parlato di te perché... Fai le feste migliori del mondo!» squittì, con la voce più acuta del solito, cosa che le accadeva quando era nervosa. «Insomma, chi non ama le tue feste?»
«Victoria e Molly erano anche alla tua ultima festa» spiegò Zayn, sorridente.
Louis parve piacevolmente sorpreso, «davvero?» mi domandò, mi limitai ad annuire imbarazzata, «sì beh... Mi sono divertita» farfugliai, a disagio.
Lui mi sorrise gentile, «ne sono felice, mi dispiace non averti vista quella sera!»
Abbassai lo sguardo leggermente imbarazzata dalle sue parole, mi sentii le guance andare in fiamme ma cercai di ignorare quella fastidiosa sensazione, nonostante fosse piuttosto difficile farlo sotto lo sguardo di ghiaccio di Louis.
«Perfetto!» intervenne Molly, fin troppo esuberante, «che ne dite se salissimo sulla ruota ora?»


 

-




Eccomi qua!
Lo so che sono in ritardissimo e mi dispiace moltissimo, voi non avete idea di quanto mi senta in colpa ma sono piuttosto incasinata con tutto.
Farò del mio meglio per aggiornare il prima possibile ora ma non vi garantisco niente!
Scusate ma devo scappare, grazie millissime per le 28 recensioni (un record!) e per leggere la storia ed attendere i miei aggiornamenti lentissimissimissimissimi.
Alla prossima!
Jas




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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***








 

Capitolo 14

 
 

Lanciai uno sguardo preoccupato alla mia sinistra, Louis si guardava intorno con un'espressione rilassata e tranquilla dipinta sul viso, a differenza della mia.
Deglutii a fatica e cercai di mantenere lo sguardo diritto davanti a me, ignorando Londra che si faceva sempre più piccola sotto i miei piedi. Molly mi sarebbe stata debitrice a vita, per quello che stavo facendo per lei. Quando stavamo per salire tutti e quattro, chi allegramente e chi meno, sulla ruota, Zayn si era tirato improvvisamente indietro dato che soffriva di vertigini. Inutile dire che anche Molly casualmente aveva preso paura per le altitudini, quando fino a dieci minuti prima mi stava trascinando a forza sulla ruota panoramica, ed aveva deciso di rimanersene a terra con Zayn costringendo la sottoscritta a salire su quella cabina cigolante con Louis.
«Tutto bene?» mi domandò lui ad un tratto, guardandomi preoccupato.
Mi sforzai di annuire, rimanendo immobile col resto del corpo, vidi il ragazzo alla mia sinistra sorridere lievemente, «tremi come una foglia, soffri di vertigini?»
Scossi la testa, «è solo che...» ci pensai su un attimo, quando la ruota si arrestò. «Oh cazzo» borbottai, tenendomi con le mani al sedile.
Louis sorrise, che c'era di divertente in quella situazione? Gli avrei fatto sparire quell'espressione all'istante se non fossi stata occupata a pregare di non morire.
«Stai tranquilla, non si è rotto nulla, la ruota si ferma sempre in cima per fare ammirare il panorama» spiegò poi, cercando di farmi calmare.
«Oh» mormorai semplicemente, portandomi le mani in grembo.
«Se ti faceva così paura potevi anche rimanere a terra con Molly e Zayn, non eri obbligata a salire con me» continuò.
Sorrisi lievemente, «non avrei mai fatto da terzo incomodo, Molly mi avrebbe uccisa.»
Louis rise, «sì beh, in effetti se lo mangia con gli occhi Zayn» osservò.
«Solo? Fosse per lei gli sarebbe saltata addosso all'istante!» esclamai.
Lui scoppiò a ridere, buttando la testa all'indietro. Era una risata strana la sua, così cristallina e spontanea, c'era un qualcosa in Louis che mi faceva venire in mente i bambini, non che fosse un ragazzo infantile, era qualcosa di inspiegabile. Come se una parte di lui fosse rimasta bambina, così limpida e semplice, ed era strano che pensassi tutte quelle cose di lui quando lo conoscevo da nemmeno venti minuti. Era impensabile che lui fosse la stessa persona che aveva organizzato la festa alla quale mi ero ubriacata, dove avevo conosciuto Harry.
Sentii una morsa allo stomaco al solo pensiero di lui, istintivamente presi il telefono dalla borsa per controllare se aveva continuato a chiamarmi oppure no, fortunatamente aveva smesso.
«Tutto okay?» mi domandò Louis ad un certo punto, facendomi sussultare.
Annuii e sforzai un sorriso, notando con piacere che ci stavamo abbassando di quota.
I miei pensieri poi tornarono immediatamente ad Harry e al nostro primo "appuntamento" che sarebbe più stato corretto definire "ricatto da parte sua". Mi aveva detto che avrebbe chiesto a Louis se sapeva qualcosa riguardo quella sera e che poi mi avrebbe fatto sapere. Una domanda però mi sorse spontanea: aveva parlato davvero con lui oppure anche quello faceva parte della sua messa in scena? Sospirai appoggiando la schiena al sedile e mi resi conto che tutto quello che avevamo passato insieme era stato uno stupido giochetto architettato da lui. Ovviamente Harry non aveva chiesto niente a Louis, non ce n'era bisogno visto che in realtà si ricordava tutto. Strinsi i pugni cercando di scaricare la tensione che si era venuta a creare, se in quel momento mi fossi ritrovata davanti agli occhi quell'ammasso di riccioli non so cosa avrei potuto farci.
«Ma sei sicura di stare bene?» ribadì Louis, sempre più preoccupato.
Annuii con veemenza anche se in realtà non lo biasimavo per avermelo domandato tre volte dato che ero rimasta in silenzio e soprappensiero per gran parte del giro sulla ruota.
«Sì scusa è che...» mi arrestai, cosa potevo dirgli? Scusa ma stavo pensando a come fargliela pagare al tuo migliore amico?
«Non c'è problema» mi sorrise lui, rassicurante, lasciandomi ancora una volta abbagliata dalla sua espressione.
«Va bene» mormorai, abbassando lo sguardo.
In quel momento la ruota si arrestò e notai con piacere che avevamo raggiunto terra, quando uscimmo però, di Molly e Zayn non c'era nemmeno l'ombra.
«Dove credi che siano andati?» domandai, mettendomi la borsa sulla spalla.
Louis si strinse nelle spalle, «sulle montagne russe no di certo» osservò.
Risi al pensiero di Zayn terrorizzato dalle altezze. Non che io fossi da meno, ma non ero proprio un caso così disperato come lui. Andavo sulle attrazioni, solo che poi tenevo gli occhi chiusi da quando salivo fino a quando non era l'ora di scendere.
«Che senso ha andare al luna park se non fai nessuna giostra?» domandai divertita.
«In realtà sono io che l'ho obbligato ad accompagnarmi» spiegò Louis, «dato che il mio amico Harry mi ha dato buca all'ultimo.»
Rabbrividii nel sentire quel nome e mi resi conto che avevo rischiato di trovarmi lui al posto di Zayn, quel giorno al luna park. Cercai di non pensarci, Harry doveva uscire dalla mia vita così come era entrato e cioè velocemente. Non era possibile che mi rovinassi l'estate per un immaturo e viziato che si divertiva a prendere in giro le persone.
«Oh, eccoli lì!» esclamò Louis a un certo punto, indicando una bancarella poco lontana da noi alla quale Zayn e Molly stavano giocando.
Ci avvicinammo in silenzio, e parlammo solo dopo che Zayn ebbe sparato alle lattine posizionate a piramide facendole cadere tutte.
Molly esultò battendo le mani e il tizio che gestiva l'attrazione si complimentò con Zayn.
«Vuole regalare un peluche alla sua ragazza?» domandò poi, mostrando i premi.
Molly avvampò all'istante e la sentii bofonchiare qualcosa che doveva essere un "non è il mio ragazzo" che però fu coperto dalla voce di Zayn, per niente disturbato da quell'insinuazione, che sceglieva l'orso più grande che ci fosse in esposizione.
«Grazie» mormorò timidamente Molly mentre prendeva in mano il regalo, con le guance ancora lievemente arrossate.
Sorrisi, intenerita nel vedere la mia amica in imbarazzo, cosa che non accadeva praticamente mai. Era incredibile come Molly ci sapesse fare in tutte le situazioni, era la prima volta che la vedevo così a disagio in realtà.
«Non c'è di che» rispose Zayn, sorridendole dolcemente.
Mi sciolsi io al posto di Molly, nell'assistere alla scena.
«Giovanotto vuoi provare?» intervenne il tizio della bancarella, rivolgendosi a Louis.
Zayn rise, «non credo sia in grado» osservò divertito.
Louis inarcò un sopracciglio, «ma sai con chi stai parlando? Il cecchino per eccellenza di Assassin's Creed.»
«Ai tempi di Ezio Auditore non esistevano ancora i cecchini» ribatté l'amico, «ti stai confondendo con Call of Duty.»
Louis ci pensò su un attimo e poi alzò le spalle, «mi dia una pistola» disse poi deciso, porgendo tre sterline al tizio della bancarella.
Si posizionò di fronte alla piramide di lattine e si portò la pistola davanti al viso per prendere la mira. Rimase così per alcuni secondi, in cui tutti rimanemmo nel più assoluto silenzio, aspettando che sparasse.
«Entro domani, Tomlinson» lo prese in giro Zayn.
«Shh!» lo rimbeccò lui, senza togliere lo sguardo dal mirino. Dopo un attimo sparò, e il finto proiettile andò a colpire la parete dietro alle lattine senza colpirne nessuna di esse.
«Vaffanculo Malik mi hai deconcentrato!» esclamò poi furioso.
Zayn scoppiò a ridere, «non prendertela con me se sei una sega!»
«Giovanotto hai altri due tiri» lo avvertì il proprietario della bancarella.
Louis sbuffò e riprese in mano la pistola, «dai che ce la fai» cercai di esortarlo.
Lui si concentrò di nuovo, sparando un altro colpo che colpì alcune lattine senza tuttavia far crollare completamente la piramide.
«Non male» osservò Zayn, mettendosi a braccia conserte.
«Taci» lo zittì Louis.
Risi alla scena, non la smettevano di prendersi in giro quei due.
Louis sparò anche il terzo colpo, senza tuttavia riuscire a far crollare la piramide.
Zayn sorrise vittorioso, continuando a lanciare occhiate all'orso che Molly teneva in mano, «mi dispiace Vì ma tornerai a casa a mani vuote stasera» osservò poi, cercando di stuzzicare Louis che tuttavia non cedeva alle frecciatine dell'amico.
«Me ne farò una ragione» buttai lì, cercando di non schierarmi da nessuna parte.
Louis si voltò nella mia direzione e mi sorrise grato, socchiudendo i suoi occhi azzurri, e poi si abbassò leggermente per raggiungere con la sua bocca il mio orecchio.
«Se vuoi posso farti un altro regalo» sussurrò.
Strabuzzai gli occhi sorpresa dalle sue parole e lo allontanai da me con una spinta, «Louis fai schifo!» lo ripresi.
Lui mi guardò confuso per alcuni istanti, poi sembrò capire e la sua espressione si rilassò, aprendosi in un sorriso.
«Ma io non intendevo quello! Oh, perché voi ragazze dovete sempre essere così pervertite?»
«Noi pervertite?» intervenne Molly, «ma vi siete visti voi ragazzi?»
«Tu non dovresti proprio parlare» osservò Zayn divertito, squadrando la bionda dalla testa ai piedi.
Louis ignorò il loro battibecco tornando a concentrarsi su di me, «comunque il mio regalo era chiederti se volevi venire a vedere la mia partita di calcio domani» mi sussurrò, ancora divertito.
«Oh» fu l'unica cosa che riuscii a dire, troppo scioccata dalla figura che avevo appena fatto.



-




HEEELLOOO!
Eccomi qua con un nuovo capitolo, senza un ritardo di un mese... ahahahaha
In molte mi avete chiesto dello spin-off Zolly (?), lo aggiorno adesso perché se l'avessi fatto prima di avrei spoilerato un po' di cose! ahahaha
Vi ringrazio di cuore per le recensioni e per aver messo la storia tra i preferiti/ricordate/seguite!
Alla prossima!
Jas




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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***








 

Capitolo 15

 
 

Mi fermai nel parcheggio davanti al campo sportivo e guardai l'ora del cellulare, ero in perfetto orario ma di Louis nemmeno l'ombra. Sapevo che era stata un'idea pessima quella di accettare la  proposta di andare a vedere la sua partita, che poi io non capivo nulla di calcio. Per aggiunta, non avevo nemmeno il suo numero di cellulare per provare a chiamarlo e vedere dove si fosse cacciato. In quel momento la mia attenzione fu catturata da un ragazzo che attraversò la strada dirigendosi verso la mia direzione. Sussultai, quella camminata l'avrei riconosciuta anche in mezzo ad un migliaio di persone, senza esitazioni mi voltai verso gli spalti e camminai velocemente alla ricerca di un posto. Non era possibile che mi ritrovassi Harry anche lì, poi improvvisamente mi ricordai che Louis era il suo migliore amico e che probabilmente si sarebbero visti dopo la partita. Cercai di ignorare la cosa ma bensì mi concentrai sui calciatori che erano appena entrati in campo, probabilmente Louis aveva dato per scontato che io andassi direttamente sugli spalti per vederlo, e per quello che sapevo io di calcio, lo avevo aspettato come un’idiota nel parcheggio.
Lo riconobbi all'istante, la scritta nera "Tomlinson" risaltava particolarmente sulla maglietta bianca, sopra, il numero 17. Lo vidi applaudire col pubblico e poi si voltò nella mia direzione, scrutando i volti dei presenti. Improvvisamente il suo viso si illuminò e alzò un braccio in segno di saluto, ricambiai contenta del fatto che mi avesse vista ma solo dopo mi accorsi che anche un'altra persona, alcune file sotto di me, si stava sbracciando.
Louis sorrise anche a Harry, che in quel momento si voltò indietro per vedere chi in realtà stesse salutando il suo amico. Prima che riuscisse ad accorgersi della mia presenza mi abbassai verso destra, nascondendomi dietro alle spalle larghe di un tizio seduto davanti a me. Aspettai che si rigirasse verso il campo per tornare composta.
Inutile dire che passai l'intera durata della partita ad osservare Harry più che i giocatori in campo, non potevo permettere che mi vedesse, sia perché non ero ancora pronta a parlargli, sempre se lo sarei mai stata, che perché non volevo che sapesse che avevo accettato l'appuntamento di Louis il giorno dopo il nostro litigio.
Mi sentivo un po' meschina per quello che stavo facendo, Louis era il migliore amico di Harry ma nemmeno lui si era comportato bene nei miei confronti quindi tutto quello che stavo facendo infondo se lo meritava. Lui aveva giocato, oltre che con i miei sentimenti, con cose più serie. Se Harry non mi avesse confessato tutto io avrei detto la verità a mia madre e non ci avrei messo la mano sul fuoco che non mi avrebbe mandata da zia Claire in Provenza.
Ero così presa dai miei pensieri che mi accorsi a malapena delle persone attorno a me che esultarono, quando spostai lo sguardo sul campo vidi Louis che si abbracciava con altri compagni prima di voltarsi verso di me e mandarmi un bacio. Rimasi piuttosto sorpresa da quel gesto ma mi limitai a sorridergli prima di abbassarmi di nuovo quando vidi Harry guardarsi intorno alla ricerca della persona a cui Louis si era rivolto.
Mi rimisi composta dopo alcuni secondi, lanciai uno sguardo al tabellone e notando che la partita era giunta quasi al quarantacinquesimo minuto mi alzai. Non avevo idea di come funzionassero le cose lì, l'unica cosa che sapevo era che esistevano due tempi da quarantacinque minuti e che il primo stava quasi per terminare, non volevo rimanere seduta a pochi metri da Harry con gli altri spettatori che si alzavano. Sarei rimasta troppo scoperta.
Mi avvicinai ad un chiosco che vendeva bevande e da mangiare e comperai una bottiglia di acqua, porsi i soldi al commesso e in quel momento vidi Harry passarmi di fianco, diretto verso i bagni.
«Signorina il resto» mi avvertì un ragazzo dietro di me, sussultai poi presi le monete che il signore mi stava porgendo prima di allontanarmi di lì. Analizzai le mie possibili mosse, potevo tornare al mio posto ma era probabile che poi Harry mi avrebbe vista, potevo andarmene di lì e dire a Louis che avevo avuto un imprevisto oppure potevo nascondermi nei bagni delle ragazze per tutta la durata della pausa e poi tornare al mio posto, ovviamente stando attenta a non farmi beccare. Optai per la terza opzione, così, dopo essermi guardata per bene intorno, sgattaiolai fino al bagno delle donne che era esattamente di fronte a quello dei maschi. Mi appiattii addosso alla parete che mi resi conto solo dopo essere sudicia, mi staccai all'istante da essa osservando la mia canottiera bianca allo specchio per essere certa che non l'avessi sporcata. Rivolsi un sorriso educato ad una ragazza che in quel momento era uscita dal bagno prima di tornare a guardare il mio riflesso. Aspettai in quella posizione che la pausa finisse, ignorando gli sguardi confusi della gente che probabilmente si chiedeva cosa facessi lì immobile appoggiata ad un lavandino, quando sentii uno speaker annunciare la ripresa della partita me ne andai di lì. Ripercorsi la strada verso gli spalti guardandomi attentamente in giro, per avere la certezza che non ci fosse Harry nei paraggi. Fortunatamente la via era libera, e tornai al mio posto senza difficoltà, tuttavia quando lanciai uno sguardo alla sedia di Harry, questa era vuota.
«Ciao Cioppicioppi.»
Sussultai sentendomi avvampare, mi voltai di scatto a sinistra trovandomi il viso di Harry a pochi centimetri dal mio, cominciai a farfugliare qualcosa di insensato, troppo sorpresa per trovarmelo lì ma allo stesso tempo nervosa per la sua vicinanza.
«Che vuoi?» domandai rude.
«Sei una pessima spia» mi prese in giro.
«Non ti stavo spiando» ribattei stizzita, «sono venuta alla partita senza sapere che ci fossi anche tu e, sai com'è, è piuttosto ovvio il motivo per cui ti stavo evitando, quindi sparisci dalla mia vista, grazie» lo liquidai.
Vidi il viso di Harry incupirsi, forse avevo esagerato ma anche lui non era stato da meno con me, quindi in un certo senso se lo meritava quel trattamento, o almeno credevo.
Lo sentii sbuffare, perché il suo respiro mi solleticò il viso, provocandomi i brividi.
«Senti Vì, mi dispiace per quello che ho fatto. Ho cercato di rintracciarti ma tu non hai risposto a una delle mie chiamate!»
«Appunto, fatti delle domande. Probabilmente nemmeno ora voglio parlarti» osservai.
«Peccato che tu ora sia obbligata.»
Inarcai un sopracciglio guardandolo beffarda, «e chi te lo dice scusa?»
«Beh...»
Mi alzai di scatto, «scusa ma ora devo andare, sai com'è, non ho intenzione di rivolgerti la parola» spiegai risoluta, cercando di superarlo.
Harry mi prese per un polso, costringendomi a voltarmi verso di lui, «Victoria ti prego...» mormorò.
Lo osservai inamovibile per alcuni istanti, «sono stato un...» continuò incerto, ma poi si bloccò.
«Uno stronzo, ecco cosa sei stato» ribattei acida.
Lo vidi sussultare a quelle parole così dure e quando i suoi occhi verdi, solitamente brillanti come due smeraldi ma in quel momento senza luce, si posarono sui miei, per un istante mi pentii di ciò che avevo detto. Poi però mi ricordai di cosa mi aveva fatto, di come era stato zitto e mi aveva lasciata crogiolare nell’ignoto, nella paura di aver fatto qualcosa di sbagliato, di non aver avuto rispetto per me stessa e per il mio corpo, e mi resi conto che non c’erano mezzi termini. Harry Styles era uno stronzo.
«Dovevi pensarci prima di prendermi per il culo» dissi soltanto, prima di liberarmi dalla sua presa con uno strattone ed andarmene di lì, lasciandolo da solo.
Non appena svoltai l'angolo lasciai che le lacrime che avevo trattenuto con forza fino ad allora mi scorressero libere sulle guance. Mi appoggiai al muro lasciandomi poi andare, fino a quando non mi ritrovai seduta per terra.
Mi sentivo una vera e propria imbecille, non sapevo come comportarmi, se stessi facendo la cosa giusta oppure no. In quel momento però, al solo pensiero di Harry sentivo la rabbia pervadermi, e non credevo mi sarebbe sparita velocemente. Non ci sarebbero stati occhi verdi, o labbra invitanti, o fossette del cazzo che avrebbero fatto sì che cedessi. Era impossibile, tanto quanto era vero che io mi chiamavo Victoria Fanning.
Dovevo lasciarmi quella storia alle spalle e il modo migliore per farlo era dimenticarmi di Harry e concentrarmi su altro. Mi sarei dovuta trovare un hobby, forse avrei dovuto accettare il corso di tennis che mia madre mi aveva proposto di frequentare, oppure avrei potuto aiutarla ad organizzare una delle tante feste di beneficenza, sapevo che ne aveva una in piano nelle prossime settimane. O forse sarebbe anche stato utile trovare un'altra persona con cui passare il tempo, mi venne immediatamente in mente Louis e mi ricordai che ero alla sua partita, lui mi aveva vista e probabilmente si aspettava di trovarmi anche dopo la fine dell'incontro. Mi asciugai malamente le lacrime e mi alzai da terra, pulendomi i jeans con le mani. Presi un respiro profondo e cercai di calmarmi, dovevo lasciare perdere Harry e la marea di bugie che mi aveva raccontato per concentrarmi su Louis, un ragazzo decisamente più sincero e spontaneo di lui. Raccolsi anche la borsa e mi incamminai verso gli spogliatoi da dove sapevo sarebbe uscito alla fine della partita, infondo non mi importava molto di quell'incontro, non avevo ancora capito da che parte avrebbe dovuto segnare la squadra di Louis. 



 

-


 

Ueeeeii!
Eccomi qua, Harry è rispuntato, contente?
So che non vedete l'ora che Harry e Vì facciano pace, non posso dirvi quando, ma soprattutto se accadrà, quindi sarete costrette a continuare a leggere la storia se volete sapere qualcosa! ahahaha
Grazie mille per le recensioni e per i mille complimenti, ho creato anche un profilo su facebook se volete aggiungermi agli amici! :)
Alla prossima!
Jas




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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***








 

Capitolo 16

 
 
 
«Ehi!» mi salutò Louis, non appena uscì dallo spogliatoio coi capelli ancora umidi.
«Ciao» dissi io, sorridendogli gentilmente.
«Allora, ti è piaciuta la partita? Hai visto il mio goal? A un certo punto di ho persa di vista...» cominciò a parlare, mentre la mia mente cercava di pensare a delle risposte sensate e credibili da dargli.
«Ecco, vedi...»
«Ho capito, non ti interessa il calcio» mi anticipò lui.
Annuii, timorosa della sua reazione, ma Louis si aprì in un sorriso rassicurante, «tranquilla lo sospettavo, ma volevo troppo uscire con te e questa è stata la prima idea che mi è saltata in mente» si giustificò, «e poi già solo il fatto che tu abbia accettato nonostante non ti piaccia il calcio mi lusinga.»
«Avete vinto, almeno?» domandai, confortata dalle sue parole.
Louis annuì trionfante, cominciando a dirigersi verso il parcheggio.
Stavamo per superare l’entrata principale per lo stadio quando si arrestò di scatto, «dovrebbe esserci anche Harry in giro, volevo salutarlo prima di andarmene» spiegò.
Sussultai a quelle parole, non potevo farmi vedere lì con Louis, non ero ancora pronta, e poi chissà cos’avrebbe potuto dire Harry solo per farmi fare una figuraccia.
«Che ne dici se io nel frattempo ti portassi il borsone in macchina?» proposi speranzosa, Louis mi guardò confuso. «Insomma» continuai a spiegare, «voi due vi metterete sicuramente a parlare della partita e se devo essere sincera è un argomento che non mi entusiasma molto. Ti porto la borsa in macchina e ti aspetto là.»
«Ma... Pesa» disse Louis, riluttante.
«Non preoccuparti!» esclamai con eccessivo entusiasmo, «sono una ragazza ma non sono fatta di porcellana, riesco a portare una borsa» ribattei, allungando la mano verso di lui.
Louis annuì ancora restio, porgendomi tuttavia il borsone che mi accorsi pesare per davvero.
«Ci vediamo dopo, allora» lo congedai, allontanandomi il più velocemente possibile da lì.
Mi ci vollero alcuni minuti per trovare la macchina di Louis, che ovviamente era quella parcheggiata nell’angolo più remoto del piazzale. Appoggiai il borsone per terra lasciandomi andare ad un sospiro di sollievo ed aprii l’auto. Mi            appoggiai al parafanghi e presi il cellulare dalla tasca trovando inaspettatamente un messaggio di Harry.
Eri bellissima oggi, e mi manchi”.
Repressi l’impulso di lanciare il telefonino il più lontano possibile da me, solo per quello che costava, e presi un respiro profondo sforzandomi di trattenere le lacrime. Si divertiva a girare il dito nella piaga? Quale parte di “non voglio parlare con te” non gli era chiara? Doveva smetterla di importunarmi, non l’avrei mai perdonato. Mai.
Mi alzai di scatto e misi il borsone nel baule per poi andare a sedermi nell’auto ed accendere la radio alla ricerca di qualcosa di carino da ascoltare.
Osservavo come incantata le macchine scorrere veloci davanti ai miei occhi quando fui riportata alla realtà da un chiacchiericcio che si faceva sempre più distinto e vicino, fino a quando non riconobbi la voce squillante di Louis.
«Sali pure, Harry.»
Sussultai a quelle parole e cominciai subito a pensare a qualcosa con la quale giustificare la mia presenza lì. Che poi, cosa voleva quello?
«Vì, diamo uno strappo ad Harry» mi avvertì Louis mentre saliva in macchina.
«Certo» squittii io cercando di mantenere la calma, mentre vedevo dallo specchietto laterale dell'auto Harry che apriva la portiera.
«Victoria?» domandò scioccato, non appena mi vide.
Sforzai un sorriso, che nascondeva anche una minaccia, e cioè quella di chiudere la bocca e fare finta di niente se non voleva che la sua voce diventasse magicamente bianca.
«Che ci fai qui?» continuò.
«Vi conoscete?» chiese Louis curioso, mentre faceva manovra per uscire dal parcheggio.
«Solo di vista» dissi io.
«Direi di sì» aggiunse Harry in contemporanea, rivolgendomi un sorriso soddisfatto.
Lo avrei preso per il collo se Louis, con quel sorriso tranquillo e rilassato, non fosse stato presente.
In quel momento il ragazzo in questione si voltò nella mia direzione, «non mi hai detto che vi conoscevate» osservò, senza alcun tono di rimprovero nella voce.
«Non... Non pensavo fosse importante» borbottai, imbarazzata.
Louis mi sorrise ed istintivamente allungò la sua mano per prendere la mia, sentii lo sguardo di Harry trafiggermi la nuca, non potevo vederlo ma sentivo quegli occhi verdi incenerirmi.
Cercai di fare finta di niente, mantenendo l'espressione più pacata e rilassata che riuscissi ad inventarmi, mentre guardavo la città che scorreva veloce fuori dal finestrino.
«E come vi siete conosciuti?» continuò ad indagare Louis.
C'era un modo per farlo zittire? Perché così tante domande? Harry era un ragazzo come un altro, io non gli avrei chiesto dove aveva conosciuto ogni persona che salutava per strada.
«Alla tua festa» mi anticipò Harry.
«Potevi dirmelo che avevi incontrato una così bella ragazza, così me l'avresti presentata» osservò Louis, stringendomi ancora di più la mano e rivolgendomi un sorriso malandrino.
Ricambiai titubante, approfittando della mia testa volta verso destra per lanciare uno sguardo ad Harry che ci osservava infuriato alle nostre spalle. Se quegli occhi verdi avessero potuto incenerirci, ero più che certa che lo avrebbero fatto.
«Oh, che bella questa canzone!» squittii, alzando esageratamente il volume della radio e facendo si che le note di Call Me Maybe rimbombassero nell'abitacolo, impedendo a chiunque di parlare.
Il resto del viaggio - che per mia fortuna durò ancora poco - lo passammo in silenzio, salutai Harry come avrei salutato qualunque altra persona, Louis gli rivolse un sorriso gentile che tuttavia non fu per nulla ricambiato. Il riccio bofonchiò un "grazie" più per educazione che altro prima di scendere dall'auto sbattendo per bene la portiera.
Spensi la radio non appena ripartimmo, «che gli prende?» chiese Louis, turbato.
Mi strinsi nelle spalle fingendomi ignara di tutto, «sei tu il suo migliore amico» osservai.
Il ragazzo sbuffò, «è da tutta la settimana che è strano e che lo vedo poco in giro, sono rimasto persino sorpreso dal fatto che si sia fatto vivo oggi. Anzi, da quanto diceva doveva esserci pure una ragazza con lui ed invece era solo, bah. Lo chiamerò stasera per chiedergli.»
Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva, una ragazza? Non ci voleva un gran intelletto per capire che, o Harry era un vero e proprio puttaniere che frequentava dieci ragazze alla volta oppure il soggetto in questione era la sottoscritta.
«Secondo me dovresti lasciare stare» cercai di boicottarlo, Louis si voltò a guardarmi con lo sguardo interrogativo. «Cioè...» cercai di rimediare, «voi ragazzi siete... Più dei duri, perché mettervi a parlare di ragazze? Non inizierete anche a mettervi lo smalto sulle unghie e spettegolare ora!» squittii, cominciando a gesticolare, segno che ero a disagio.
«Ehi!» mi riprese Louis indignato, «anche noi abbiamo dei sentimenti! E si da il caso che se Harry sta così male per una ragazza vuol dire che a lei ci tiene davvero tanto, non l'ho mai visto così» spiegò.
Oh no Tomlinson, questo non dovevi dirlo.
Appoggiai la testa al sedile più confusa di quanto non lo fossi un minuto prima. Mi stavo abbassando ai livelli di Harry, comportandomi così, e stavo pure mettendo a rischio la sua amicizia con Louis, nonostante quest'ultimo in effetti non avesse alcuna colpa.
«Vì, tutto bene?» domandò Louis preoccupato, lanciandomi uno sguardo fugace prima di tornare a concentrarsi sulla strada.
Annuii incerta, dandogli le spalle e guardando il panorama fuori dal finestrino.
«Sai» esordì lui, e sentii la sua mano appoggiarsi sulla mia coscia destra, come aveva fatto Harry al matrimonio. Peccato che quel contatto avesse causato la terza guerra mondiale nelle mie interiora, mentre in quel momento non sentivo assolutamente niente.
«L'ho notato fin da subito che eri una ragazza sensibile ed è proprio questo quello che mi ha colpito maggiormente di te a primo impatto, oltre che al tuo visino da angelo e il fisico da urlo» ammise, «però non c'è bisogno che tu ti preoccupi così per Harry, le cose si risolveranno, stai tranquilla.»
Dovetti trattenermi dal ridere perché il ragionamento di Louis non ci azzeccava nemmeno di striscio, non ero preoccupata per Harry, ero preoccupata per me. Tuttavia non gli avrei raccontato cosa mi passava per la testa nemmeno sotto tortura così mi limitai ad annuire e a sorridergli grata sperando che quell'espressione da "angelo", come l'aveva definita lui, fosse abbastanza convincente.
In quel momento un rumore strano si diffuse nella macchina, Louis rise portandosi una mano sullo stomaco, «scusa, sto morendo di fame» ammise divertito.
«Meno male, pensavo avessi mollato» lo presi in giro io, seguendo lo a ruota.
Louis strabuzzo gli occhi sorpreso dalle mie parole, «non oserei mai farlo in presenza di una bella ragazza!» esclamò inorridito.
Continuai a ridere, buttando la testa all'indietro, «okay scusa, non lo dirò più.»
«Bene» assenti Louis, diventando improvvisamente serio, «andiamo a mangiare.»
Annuii ancora divertita, «andiamo a mangiare.»
In quel momento sentii il mio cellulare vibrare. Un altro messaggio, sempre di Harry.
 
Chi è lo stronzo adesso?



 

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Godetevi questo capitolo, dovrete resistere fino a dopo gli esami! :)
Jas




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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***








 

Capitolo 17
 

 

 
«Tutto bene Victoria?» mi domandò mia madre, sorseggiando il tè freddo che si era appena fatta portare dalla domestica.
Mi limitai ad annuire, concentrata nella lettura di un libro che mi aveva prestato Molly.
«Che stai leggendo?» continuò mia madre, allungando il collo per sbirciare.
Chiusi di scatto il libro e lo appoggiai sotto la sdraio, «nulla di interessante» borbottai, mettendomi a pancia in su ed inforcandomi gli occhiali.
Lei sospirò, «sei strana ultimamente, tutto bene con Harry?» continuò.
«Benissimo» squittii, agitandomi sul posto, perché doveva tirare in ballo proprio lui?
«È un bravo ragazzo» continuò mia madre, serena.
Oh, non lo conosci proprio allora, pensai.
«Che ne dici se lo invitassimo a cena una sera di queste? Mi fa piacere parlare con lui, è educato, intelligente e sveglio, e sono sicura che anche tuo padre è dello stesso avviso.»
«No!» gridai quasi, mettendomi a sedere di scatto.
Mia madre mi guardò sorpresa e confusa, «perché?»
«Perché...» pensa Victoria, pensa. «Perché la sera ha gli allenamenti di calcio» buttai lì, nonostante sapessi che Harry non giocava a calcio, ma infondo mia mamma cosa ne poteva sapere?
Lei sospirò dispiaciuta, «capisco, beh, allora potremmo invitarlo alla festa di beneficenza che sto organizzando» tentò.
«Non può» dissi decisa.
«Non può?» ripeté incredula.
Scossi la testa fingendomi dispiaciuta, «deve... Fa volontariato in una casa di riposo» buttai lì su due piedi.
«Ma Victoria, non sai nemmeno quand'è la festa, come fai a sapere già che sarà occupato?»
«Lo fa tutti i pomeriggi» risposi prontamente.
Mia madre assottigliò gli occhi squadrandomi attentamente prima di continuare a parlare.
«Sei davvero sicura di stare bene?» ribadì una seconda volta.
Alzai gli occhi al cielo, «sì mamma» sospirai, estenuata.
Lei continuò a guardarmi col suo solito sguardo indagatore, «te l'avevo detto io che il troppo sole ti faceva male, hai la pelle chiara Victoria, dovresti preoccuparti di più per te stessa.»
«Senti mamma» esalai, «sto benissimo, con Harry va tutto a gonfie vele, sono in piena salute, mi sto semplicemente godendo l'estate. Perché devi preoccuparti per cose inesistenti?» chiesi, cercando di essere il più convincente possibile. Nel vedere la sua espressione disorientata capii di aver colpito nel segno, mia madre non sapeva cosa dire.
«Mi servirebbe una mano per i preparativi, tu saresti disposta?» domandò, dopo alcuni istanti di silenzio.
Strabuzzai gli occhi sorpresa da quella richiesta, che in effetti era ciò che anch'io le avrei domandato, forse. Il fatto era che non ci avevo ancora riflettuto bene ed ero più che consapevole che prima di impegnarmi in qualcosa con mia madre bisognava analizzare attentamente tutti i pro e i contro.
Mi vestii velocemente e presi il cellulare che avevo appoggiato sul tavolino, mi voltai a guardarla e mi accorsi che seguiva attentamente ogni mio movimento in attesa di una risposta.
Forse aiutarla sarebbe stata la cosa giusta per occupare un po' la mente e allo stesso tempo farle un favore - che prima o poi mi avrebbe ricambiato - ma dall'altra sapevo quanto fosse fiscale ed esigente per le sue feste e non ero certa di essere pronta a sopportare una tale pressione.
Alzai gli occhiali sulla testa e mi voltai verso di lei, «ci penserò» dici semplicemente, prima di rientrare in casa.
 
Louis era certamente il ragazzo più esilarante e divertente che esistesse sulla faccia della Terra. Come mi faceva ridere lui, nessuno era in grado di farlo e quando riuscii a rimanere seria per più di un istante sentii le tempie pulsarmi. Non mi ero mai accorta prima di allora quanto fosse idiota, nel senso buono del termine, e di quante stupide battute, ma allo stesso tempo esilaranti, facesse. E poi quel sorriso malandrino, quegli occhi di ghiaccio sempre leggermente socchiusi e quella voce così squillante erano adorabili, tutto in lui era adorabile, persino mentre sorseggiava un po' del suo frullato e mi camminava accanto era adorabile.
«Allora, cos'hai fatto oggi?» mi domandò ad un certo punto, cercando di tornare serio.
Bevvi anch'io un sorso del frullato cercando di temporeggiare, «sono stata a bordo piscina a prendere il sole con mia madre» spiegai molto sinteticamente, sorvolando tutta la sua proposta di aiutarla coi preparativi. Forse il parere di Louis su tutta quella faccenda mi avrebbe aiutata a scegliere ma non potevo raccontargli di Harry e di cosa mi aveva fatto, non avevo intenzione di rovinare i rapporti anche con lui. Avevo sempre odiato le bugie, e dovevo ammettere di sentirmi leggermente in colpa nel mentire a Louis ma dall'altra non avevo alcuna alternativa. E poi le S possibilità che mi avrebbe scoperta erano molto basse, anzi, ridotte a ciò che avrebbe potuto o non potuto dirgli Harry Styles, e per quanto lo avevo conosciuto, sapevo che c'era ben poco da fidarsi.
«Tu invece?» chiesi.
Louis ci pensò su un attimo prima di rispondere, «niente di eccitante, mi sono svegliato alle undici di mattina e ho giocato ai videogiochi fino a quando non sono uscito per passare a prenderti.»
«Ti sei spaccato la schiena tutto il giorno, insomma» lo presi in giro.
Lou mi guardò oltraggiato, «non è vero!» esclamò poi, «voglio vedere se tu sei in grado di vincere 5 a 0 contro il Manchester City!»
«Non ho idea di che cosa tu stia blaterando» ammisi, buttando il bicchiere vuoto in un cestino della spazzatura.
«Ah sì, stavo dimenticando che sto parlando con una perfetta ignorante nel settore» blaterò.
«Ehi!» lo ripresi, dandogli uno spintone che non lo mosse nemmeno di un centimetro.
La risata cristallina di Louis mi riempì i timpani, lo guardai corrucciata e mi misi a braccia conserte, fingendomi arrabbiata dalle sue parole.
Lui si avvicinò a me e mi cinse le spalle con un braccio, «dai stavo scherzando» disse, e a me venne in mente che se ci fosse stato Harry al mio fianco in quel momento ci avrebbe aggiunto anche un "Cioppicioppi" alla fine della frase. Improvvisamente sentii la sua mancanza, la mancanza di quel soprannome orribile ma allo stesso tempo altrettanto adorabile se pronunciato da lui e da quella voce così calda e confortante. Mi mancava vedere quelle iridi verdi di fronte a me, quei ricci un po' strani, ma allo stesso tempo adorabili, quelle fossette maliziose e quelle labbra rosee e morbide che avevo avuto la fortuna di toccare, istintivamente mi morsi le mie ricordando quel bacio che ci eravamo dati. Il primo ma allo stesso tempo l'ultimo.
«Allora?» domandò Louis.
Sussultai rendendomi conto che lui mi stava parlando e che io non lo stavo nemmeno ascoltando, troppo assorta nei miei pensieri.
«Eh?» chiesi io.
«Ti ho chiesto se sei arrabbiata con me» ripeté lui paziente.
Sorrisi e scossi la testa, «come faccio ad essere arrabbiata con te?»
Louis sorrise raggiante, «beh in effetti hai ragione, come si fa ad esser arrabbiati con uno come me?» ribadì, indicandosi da solo.
«Come fai di secondo nome, Modesto?» lo stuzzicai, divertita.
Lui scosse la testa, «in realtà William, ma anche Modesto non sarebbe stato male ora che mi ci fai pensare.»
Scoppiai a ridere dandogli una spinta amichevole, «sei irrecuperabile!» lo ripresi, divertita.
Louis si fermò di scatto e si voltò a guardarmi, «e tu sei bellissima» sussurrò, serio.
Rimasi interdetta da quelle parole, completamente inaspettate. Mi aspettavo che da un momento all'altro scoppiasse a ridere e se ne uscisse con una delle sue battute idiote invece era serio. Estremamente serio. Non avevo mai visto Louis Tomlinson così serio, ma  prima che potessi ribattere qualunque cosa sentii le sue labbra sulle mie.
Ricambiai riluttante il bacio, Louis era bello, simpatico, dolce, divertente, ma non era Harry.
Mi staccai bruscamente e vidi i suoi occhi azzurri spegnersi.
«Ho fatto qualcosa di male? Oddio mi puzza l'alito?» domandò allarmato. «Lo sentivo io che mia mamma aveva messo l'aglio nelle bruschette nonostante le avessi imposto espressamente di non farlo dato che dovevo baciare una ragazza.»
Louis cominciò a parlare come un razzo ed io rimasi immobile, divertita ad osservarlo. Era esilarante quel ragazzo, ed era altrettanto gentile e simpatico. Forse non era Harry, anzi sicuramente, ma infondo cosa mi impediva davvero di buttarmi? Harry era da dimenticare, per quanto mi risultasse difficile farlo, e finché mi sarei fatta condizionare da lui non sarebbe cambiato niente.
Dovevo lasciarmi andare all'istinto e prendere al volo le occasioni che mi si presentavano, come diceva il detto? Carpe diem. E forse era quello era il mio momento, e non ce ne sarebbe stato un altro.
Sorrisi nel vedere Louis che ipotizzava una miriade di motivi per i quali avevo rifiutato il suo bacio. Senza dar retta a cosa stesse dicendo in realtà, presi il suo viso tra le mie mani e lo baciai con trasporto. Avevo colto l'attimo.



 

-




Tutte le "Team Harry" mi odieranno, lo so, ma non ho resistito a farli baciare nonostante Louis sia... Louis, e per chi mi conosce sa cosa penso io di Louis. Forse è per questo che l'ho fatto diventare il rivale in amore di Harry ahahaha
Vabbè, spero che il capitolo vi sia piaciuto, ora che ho finito sia la scuola che gli esami aggiornerò con più costanza, lo prometto!
Grazie per le tantissime recensioni dello scorso capitolo, non avete idea di quanto mi abbiate resa felice, davvero!
Alla prossima!
Jas

P.S. Ho iniziato una nuova storia, s'intitola Good old days, vi lascio il link sotto :)



 




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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***







 

Capitolo 18

 
 
 
«Da quant'è che non facciamo un'uscita tra sole ragazze?» squittì Molly, arrestandosi per l'ennesima volta davanti alla vetrina di un negozio che vendeva scarpe.
Ci pensai su un attimo, «da quando tu mi hai mollata con Louis per inseguire il tuo cavaliere pakistano» la rimbeccai.
«Razzista!» mi accusò lei, nascondendo un sorriso e sapendo che non c'era persona più indulgente della sottoscritta sulla faccia della Terra.
Le feci una linguaccia e la trascinai via da quel negozio continuando a camminare per Oxford Street.
«Senti chi parla!»
«Sono passata da un pakistano ad un irlandese biondo occhi azzurri» mi ricordò, «io non faccio distinzioni.»
«Sì certo! Basta che abbiano il c...»
«Victoria! Tomlinson ti fa male!»
Scoppiai a ridere attirando l'attenzione di alcuni passanti che mi guardarono truci, «forse» constatai.
«Beh, in qualunque caso sembri serena negli ultimi giorni, quindi direi che la volgarità è un giusto prezzo da pagare, e poi neanch'io sono la persona più fine del mondo quindi... Oh mio Dio guarda quel vestito Vì!» squittì poi, fermandosi di nuovo davanti ad un negozio.
Osservai attentamente l'abito che Molly mi stava indicando e dovetti ammettere che non era per niente male, «Zayn impazzirebbe se ti vedesse con quello addosso» ammisi.
Molly mi lanciò un'occhiataccia, «non voglio più saperne di lui» disse poi seria, nonostante io sapessi bene che quelle parole non erano poi così vere come voleva dare a vedere.
Acconsentii facendo finta di crederle ed aprii la porta del negozio facendo tintinnare un campanello.
«Ciao bellezze posso aiutarvi?»
Un tizio che sembrava avesse scritto "sono gay" in fronte ci accolse calorosamente, lo guardai attentamente e dovetti ammettere che era proprio un bel tipo, uno zuccherino, come lo avrebbe definito Steve. Sorrisi al pensiero e mi appuntai mentalmente che avrei dovuto chiamarlo ed aggiornarlo sugli ultimi avvenimenti.
«Vorremmo un vestito per una festa!» esclamò Molly in fibrillazione, senza riuscire a trattenersi dall'agitarsi sul posto.
Il ragazzo inarcò le sopracciglia sottili e si aprì in un sorriso raggiante tanto quanto quello della bionda al mio fianco che rifiutavo riconoscere come mia migliore amica.
«Che genere di festa?» domandò lui.
«La festa in piscina del suo ragazzo» spiegò Molly, puntandomi l'indice addosso.
«Ragazzo?» ripetei io, scioccata.
«Vi siete baciati?» domandò il commesso.
Lo guardai confusa e mi limitai ad annuire flebilmente, «poi vi siete rivisti?», annuii di nuovo, «è il tuo ragazzo allora» concluse convinto.
Io lo guardai inespressiva, troppo scioccata per fare qualunque cosa mentre Molly scoppiò a ridere piegandosi lievemente in avanti, «sei un genio!» esclamò poi.
Lui le fece un occhiolino prima di trotterellare verso gli scaffali e mettersi a passare in rassegna ogni capo esposto per poi tornare da noi con una pila di vestiti.
«Se è una festa in piscina presumo che sotto indosserete un costume» cominciò, «quindi secondo me potreste indossare anche qualcosa di semi trasparente, che lascia intravedere il bikini, avete un fisico da urlo e non c'è bisogno di nasconderlo.»
Molly lo ascoltò come in trance, completamente rapita dalle sue parole, «sarai pure gay ma ti amo.»
Il ragazzo la guardò sconcertato, «ma io non sono gay.»
Mi irrigidii a quelle parole e vidi la pelle chiara di Molly colorarsi di rosso, imbarazzata tanto quanto me, se non di più.
«Sto scherzando!» esclamò poi il commesso gay/non gay, scoppiando a ridere di fronte alle nostre facce da funerale, «scusa ma non mi sono trattenuto dal farti questo giochetto!» squittì divertito.
Mi limitai ad increspare le labbra, sconcertata da quel buffo ragazzo che mi trovavo di fronte mentre Molly si lasciò andare ad una risatina nervosa.
«Comunque io sono Josh» continuò, porgendoci la mano.
«Molly.»
«Victoria» dissi.
«Bene, ora che con le presentazioni ci siamo direi di andare nei camerini che vi passo alcuni degli abiti migliori che abbiamo così scegliete.»
 
«Vì che ne dici?» mi domandò Molly, aprendo la tenda senza preoccuparsi che potessi essere in mutande e facendo una giravolta su se stessa, «questo è l'unico vestito che mi piace» ammise poi, entusiasta.
Annuii compiaciuta, era semplicemente stupenda, «Zayn impazzirà» dissi sincera.
Lei sbuffò, facendo alzare una ciocca bionda che le era sfuggita dalla coda di cavallo in cui aveva raccolto i capelli, «la smetti? Quale parte di "vado alla festa con Niall" non riesci a capire?» mi riprese.
Feci finta di pensarci su un attimo, «direi Niall» sentenziai.
«Victoria te l'ho già detto, Zayn è un'utopia quasi. Lo sanno anche i muri che mi piace eppure lui non ha fatto un mezzo passo verso di me.»
«I maschi sono idioti» la interruppi.
Lei sospirò, «mi sono bruciata le poche possibilità che avevo quando mi ha vista baciare Niall e pure l'altro pomeriggio, quando quel leprecauno mi ha costretta ad andare nel bar in cui lavora Zayn e indovina chi ci ha serviti? Ho passato l'ora più brutta della mia vita, Niall mi parlava tranquillo, col suo solito accento made in Ireland ma io non riuscivo a concentrarmi su una sola parola di ciò che diceva perché mi sentivo lo sguardo di Zayn addosso. Mentre passava tra i tavoli, mentre preparava le ordinazioni, persino quando non lo vedevo davvero sentivo che lui mi stava osservando, hai presente l'angoscia? Ormai non c'è niente da fare, era destino. Non vale la pena rimanere attaccati a qualcosa che non è nemmeno mai esistito, Niall mi fa ridere, bacia bene, è simpatico, parla un po' troppo di calcio ma quando diventa insopportabile so come farlo smettere. Che c'è di male?»
Spalancai la bocca scioccata, «questo non me lo avevi detto.»
Molly sussultò, «non me lo avevi chiesto.»
«Sai com'è quando sono nata Dio s'è dimenticato di darmi il dono dell'onniscenza» ribattei acida, come aveva potuto nascondermi una cosa del genere? Se me l'avesse detto avrei evitato di tartassarla con Zayn, facendola stare ancora più male di quanto già probabilmente non si sentisse. In quel momento però ero troppo arrabbiata per pentirmi delle mie parole, infondo Molly si era tirata la zappa sui piedi, io avevo fatto tutto in buona fede. Stetti attenta a fulminarla un'ultima volta con lo sguardo prima richiudere la tenda del mio camerino.
«Dai Vì» la sentii piagnucolare.
«Prenditi quel vestito, Niall vorrà sbatterti sicuramente sul tavolo degli alcolici» aggiunsi.
«Sei una stronza!» la sentii gridare.
«Tu di più!» urlai di rimando. «E pure bugiarda!»
«Ah sì?» chiese retorica, «allora sai che c'è?» continuò, «al bar c'era pure Harry, con quella zoccola bionda mezza americana, com'è che si chiama? Ah sì, Josephine. E sai che altro c'è? Per poco non si spogliavano lì in mezzo al locale e lei sembrava una piovra per come lo baciava ma lui stai tranquilla che non si è tirato indietro. Ha fatto in fretta a dimenticarti, eh? Il nostro caro e dolce Harry. Però anche tu non sei stata da meno quindi direi che siete pari.»
Quando Molly finì di parlare mi mancava il fiato e ormai la vista era completamente appannata dalle lacrime. Mollai lì l'abito che tenevo in mano e mi rivestii velocemente con la mente annebbiata da tutte quelle informazioni che avevo avuto. Non sapevo se essere più arrabbiata con Molly per essere stata così malvagia oppure con Harry per essere andato con quella Barbie gonfiabile, o avrei dovuto dire gonfiata per la quantità industriale di silicone che aveva nel corpo, in particolare nelle protuberanze anteriori. Infondo però Molly aveva ragione, io ero stata più veloce di lui ad andare avanti, allora perché avevo sentito il cuore trafiggersi a quelle parole? Al pensiero delle labbra di Harry su quelle di un'altra?
Raccattai la mia borsa da terra ed uscii abbandonando tutti gli eventuali acquisti nel camerino.
«Vì aspetta, mi dispiace!» cercò di fermarmi Molly quando ormai ero arrivata alla porta, «lo sai che quando mi incazzo le parole mi escono prima che me ne renda conto e sparo una marea di cazzate che non penso davvero.»
Pesi un respiro profondo e mi voltai verso di lei, con ormai il volto rigato dalle lacrime che avevo smesso di cercare di trattenere.
«No Molly, è qui che ti sbagli» dissi calma, «tu quelle cose le pensi davvero» e me ne andai.





-

 

 

Eccomi qua!
Ammettetelo, non mi aspettavate così presto uù
Volevo ringraziarvi di cuore per le numerose recensioni dello scorso capitolo e per chi me l'avesse chiesto, gli esami sono andati bene ma non so ancora con cosa sono uscita :)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, secondo voi chi è che ha ragione? Molly o Vì?
Fatemi sapere che ne pensate!
Alla prossima,
Jas

 




 




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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***







 

Capitolo 19


 
 
«Sono un'asociale» piagnucolai, portandomi l'ennesima manciata di caramelle alla bocca.
Louis sorrise, e lo capii da come il suo petto - sul quale ero appoggiata - si mosse.
«Non è vero, sei una ragazza simpatica, intelligente, bella, non capisco perché qualcuno non vorrebbe esserti amico. Ah, e ho dimenticato che sei pure altruista, visto che hai deciso di aiutare tua madre, gesto a mio parere coraggioso.»
Mi portai una mano sul viso, «non me lo ricordare.»
La mano di Louis prese ad accarezzarmi dolcemente i capelli ed io mi rilassai immediatamente a quel contatto, «non me ne intendo di feste di beneficenza di gente altolocata ma gli inviti che hai imbustato, erano imbustati bene» osservò.
Risi ed alzai lievemente la testa, il giusto per riuscire a vedere quegli occhi azzurri e furbi guardarmi.
«Che c'è?» domandò Louis sulla difensiva.
«Anche una capra sarebbe in grado di mettere dei biglietti in una busta.»
Lui sembrò pensarci su un attimo, «le capre non hanno le mani, spiegami come fanno» disse serio.
Scoppiai a ridere e gli posai un bacio sul collo, visto che più in su non riuscivo ad arrivare.
«Questo era per dire che qualunque cosa sia successa tra te e Molly si risolverà, perché tu non sei asociale.»
Annuii cercando di convincermi delle sue parole nonostante fosse alquanto difficile per me perché ciò che avevo detto lo pensavo davvero.
Sospirai e mi tirai su, stiracchiandomi leggermente e facendo scricchiolare la schiena indolenzita.
«Ma perché avete litigato tu e Molly, precisamente?» mi domandò Louis.
Ringraziai Dio per essere di spalle così che lui non potesse vedermi, rimasi in silenzio alcuni secondi pensando a cosa dirgli. Ovviamente quando gli avevo raccontato della mia accesa discussione con la mia - in quel momento non molto - migliore amica, avevo accuratamente omesso i particolari riguardanti Harry così da non rovinarmi con le mie stesse mani ma mi ero concentrata di più sul fatto che mi avesse nascosto cosa le era successo. In realtà il fatto che non mi avesse raccontato immediatamente delle sue avventure con Niall e Zayn mi aveva innervosita fino ad un certo punto, ciò che mi aveva fatta rimanere più male era stata la crudeltà con la quale Molly mi aveva sputato in faccia di aver visto Harry e Josephine insieme. Mi aveva spiacevolmente sorpresa dato che non la credevo così meschina.
«Cosa intendi?» cercai di temporeggiare, voltandomi verso Louis
Lui mi guardò per un istante in silenzio, «spero che tu non sia così furiosa con lei solo perché non ti ha detto di essere andata con Niall al bar di Zayn» spiegò, «se no saresti piuttosto permalosa, lasciatelo dire. Ma conoscendoti c'è qualcos'altro sotto...»
Lo guardai impalata e preoccupata. Cosa potevo dirgli? Ecco Louis vedi, credo di essere leggermente interessata al tuo migliore amico che - per la cronaca - ho baciato il giorno prima che ti conoscessi, e Molly sapendo ciò mi ha volutamente e crudelmente sbattuto in faccia di averlo visto limonarsi con poco contegno Josephine-apro-le-gambe-a-chiunque.
«Niente di importante» mormorai.
«Sicura di non dover dirmi niente?»
Ad ogni parola di Louis ero sempre più confusa, parlava come se oltre che a quello che sembrava voler sapere da me ci fosse altro ma non riuscivo davvero a capire cosa stesse cercando di fare.
Sospirò, «okay non ti va di parlarne, capisco.»
Lo guardai dispiaciuta, non mi piaceva mentirgli ma non potevo dirgli la verità e rischiare di perderlo, era l'unica persona che mi rimaneva in quel momento.
«Lou io...» mormorai, in difficoltà.
Lui mi sorrise rassicurante e mi accarezzò una guancia, «stai tranquilla, davvero. Non fa niente.»
Lo guardai incerta, «okay» dissi poi.
Mi alzai dal letto alla ricerca del cellulare e trovai alcune chiamate perse di Molly e una di Steve, dovevo richiamarlo al più presto.
«Sai, ho parlato con Harry» esordì, ecco cosa stava cercando di sapere. Sicuramente quella testa bacata gli aveva detto tutto, l'avevo sempre pensato che quei troppi capelli in testa gli limitassero l'arrivo di ossigeno al cervello.
«E...?» domandai timorosa, riavvicinandomi al letto e sedendomi ai piedi di esso.
«E... So tutto» disse Louis, atono.
Ero nella merda, mi preparai psicologicamente ad una sua sfuriata più che giustificata ma non arrivò nulla, il silenzio. Alzai timidamente lo sguardo e vidi gli occhi cristallini di Louis guardarmi con comprensione, «non sei arrabbiato?» mormorai timorosa.
Lui scosse la testa lasciandosi scappare un lieve sorriso, «cioè, mi hai mentito e questa non è una bella cosa ma diciamo che ti capisco.»
Nel sentire quelle parole il peso del mio cuore si alleggerì di un quintale circa, tirai un sospiro di sollievo che durò un tempo decisamente lungo e mi sembrò di tornare a vivere, quasi. Louis non era arrabbiato, mi ripetei mentalmente ancora incredula.
«Mi ha detto cos’è successo tra di voi alla mia festa e a quel matrimonio ma che ora non vi parlate più. Non ho intenzione di fare da pacere, sono affari vostri quelli, ma Harry mi ha assicurato che ormai tra voi due non c'è più nulla e che quindi posso stare tranquillo che a lui non interessa se io sto con te» spiegò.
In poche parole Harry era passato dall'intasarmi la segreteria al fregarsene completamente di me, mi aveva dato il via libera con Louis, non gli interessava di cosa ne sarebbe stato di noi ma quella notizia non mi tranquillizzò come pensavo avrebbe fatto in realtà. Tuttavia mi sforzai di mostrarmi felice e sorrisi a Louis prima di buttargli le braccia al collo e baciarlo con trasporto, forse troppo. Mi sentivo in colpa per fingere così ma il mio unico scopo era non ferire Louis, non avrei mai retto vedere quel viso perennemente sorridente e allegro, triste a causa mia.
«Sicura che a te non dia fastidio che io sia amico di Harry?» mi domandò poi Lou, con ancora le sue labbra quasi sulle mie. Scossi la testa decisa, «no» sussurrai, lui sorrise allietato dalla mia risposta e mi baciò di nuovo, attirandomi a lui con forza e facendomi perdere l'equilibrio. Gli caddi addosso a peso morto e lo sentii ridere, «sei un danno» mi prese in giro, spostandomi i capelli dietro le spalle e riprendendo a baciarmi con sempre più trasporto. Sentii le sue mani percorrermi tutta la schiena fino ad arrivare alla cintura, mi attirò ancora di più a lui facendomi sentire chiaramente che mi voleva. Ma io volevo lui? Ero pronta?
Le sue mani si insinuarono sotto la mia maglietta mentre sentivo il suo respiro farsi sempre più accelerato, la mia mente era da un'altra parte, cercavo di valutare i pro e i contro di ciò che stavo facendo. Se era davvero giusto per me, e l'unica risposta che mi veniva in mente a quella domanda aveva gli occhi verdi, le fossette ai lati della bocca e i capelli ricci.
«Louis non posso» dissi decisa, staccandomi bruscamente da lui.
Mi sentii il suo sguardo addosso, «ho... Fatto qualcosa di sbagliato?» domandò mortificato, avvicinandosi a me che nel frattempo mi ero alzata dal letto.
Lo rassicurai scuotendo la testa, «è che...»
Louis non mi lasciò finire la frase, mi attirò a lui e mi abbracciò, accarezzandomi dolcemente i capelli.
«Non fa niente, non farei mai niente senza il tuo consenso. Mai.»





-


 

Ehilà!
Sono arrivata a casa tipo un'ora fa ma ho dovuto fare un paio di cose prima di mettermi al computer (tipo riempire la piscina perché sto collassando dal caldo ahaha)
Il capitolo è un po' corto e un po' schifoso, lo so (in realtà non me lo ricordavo così corto e schifoso ma pace).
Louis scopre di Harry, ve l'aspettavate una reazione così?
State tranquille che i problemi arriveranno comunque, tra un po' ahahahaha
Grazie mille per le recensioni e i complimenti che mi fate, grazie per aver aggiunto la storia tra le ricordate/seguite/preferite e... Basta ahahaha
Il prossimo aggiornamento non so quando sarà, lunedì me ne torno a Parigi ma non credo avrò il tempo per aggiornare anche se trovo l'adattatore per quelle prese orrende, al massimo il prossimo capitolo lo posto tra due settimane.
Farò il possibile per farvi aspettare di meno, prometto!
Alla prossima!
Jas



 




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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***








 

Capitolo 20



 
Non mi sentivo per niente a mio agio in quella casa, e tanto meno in quel vestito fin troppo corto per i miei gusti. Avevo dovuto mentire a mia madre e dirle che sarei andata ad una festa con Harry perché mi lasciasse uscire, quella notizia l'aveva resa così felice che mi aveva costretta ad indossare quel vestito fin troppo corto e attillato che mi aveva preso per, come l'aveva definita lei "occasione giusta". Ovviamente non sarebbe mai venuta a sapere che in realtà Harry non lo vedevo né sentivo da più di una settimana e che sarei andata alla festa con Louis, che tra l'altro non aveva mai visto. Era probabile che conoscesse i suoi genitori - data la casa di dimensioni epiche che avevano dovevano far parte dello stesso rango - e che quindi lo accettassero ma non volevo che i miei pensassero che cambiavo i ragazzi così velocemente anche perché non era vero.
Mi feci spazio a fatica tra la folla che occupava il bordo piscina di villa Tomlinson e mi diressi in cucina, alla ricerca di qualcosa di analcolico da bere. Trovai una Red Bull in frigorifero, l'aprii e ne versai un po' in un bicchiere prima di prendere il cellulare dalla borsa per chiamare Louis. Era sparito mezz'ora prima, per fare un giro perlustrativo della casa e controllare che nessuno avesse demolito niente, e non l'avevo più visto.
Sbuffai e rimisi il cellulare nella borsa, uscii dalla cucina ma andai erroneamente a sbattere addosso a qualcuno.
«Molly» dissi seccata, non appena la riconobbi.
«Vì!» esclamò lei entusiasta, atteggiandosi come se tra noi non fosse successo niente. «Come stai?» chiese poi, mostrandosi gentile.
«Bene. Tu?»
Lei mi osservò per un attimo, probabilmente alla ricerca della cosa giusta da dire. «Mica tanto, mi manca parlare con te.»
«Che strano, io ero rimasta a tu che non mi dicevi nulla, devo sbagliarmi» replicai beffarda.
Molly abbassò lo sguardo, «pensavo che ti fosse passata» mormorò poi.
«A quanto pare non è così.»
Cercai di sembrare dura e indifferente, quando in realtà morivo dalla voglia di chiedere come mai fosse sola, dove fosse Niall e se casualmente sapeva qualcosa su Harry, del tipo se si era lasciato con quella bambola gonfiata.
Lei sembrò leggermi nel pensiero, «non mi vedo più con Niall, l'ho lasciato dicendogli che il mio oroscopo del mese consigliava di prendermi del tempo per me stessa, ma non deve esserci rimasto molto male perché l'ho visto prima che si divertiva con una ragazza del primo anno.»
Gongolai interiormente, finalmente l'aveva capito che l'irlandese per quanto fosse carino e simpatico non faceva per lei, e che la sua anima gemella in realtà era Zayn. Tuttavia non riuscii a trattenere un sorriso, improvvisamente la mia maschera di ferro si addolcì e mi venne l'impulso di abbracciarla. Forse Molly aveva fatto bene a dipingere Harry per quello che era, voleva anche lei farmi capire come stavano le cose realmente, così come avevo fatto io con Zayn. Rimasi immobile sul mio posto e decisi che forse un abbraccio sarebbe stato un po' troppo, però inclinai lievemente la testa a destra e la osservai leggermente più tranquilla.
«Hai fatto bene, guarda caso ho visto Zayn in giardino prima, ed era solo» le suggerii, prima di superarla e dirigermi verso il salotto alla ricerca di Louis.
Passai velocemente in rassegna i volti delle persone in pista e di quelle sedute sul divano, stavo per passare al giardino quando il mio sguardo si soffermò su due figure difficilmente riconoscibili a causa della luce fioca ma allo stesso tempo famigliari.
Quando i due si staccarono leggermente l'uno dall'altro riconobbi Harry e subito dopo Josephine, che mi lanciò uno sguardo quasi di sfida.
Che voleva quella? Non le avevo mai rivolto la parola in vita mia, la conoscevo solo per fama - chissà che bella fama - ma fortunatamente non ci avevo mai avuto niente a che fare. Lei invece sembrava conoscermi, anzi, sembrava sapesse anche alcune cose sul mio conto.
Che Harry le avesse detto qualcosa? Probabile visto che quel ragazzo sembrava non essere in grado di tenere la bocca chiusa, strinsi le mani a pugni, aumentando la presa sul mio bicchiere ancora quasi colmo di Red Bull e in quell'istante Harry si girò, incontrando i miei occhi.
Non seppi decifrare il suo sguardo, se fosse indifferente o sorpreso o dispiaciuto o altro, e cercai di convincermi che non mi interessava. Lo ignorai e me ne andai di lì alla ricerca di Louis.
Lo trovai venti minuti dopo, nella parte più remota del suo giardino, che parlava ad un albero.
«Lou...» lo chiamai, avvicinandomi cautamente a lui.
Smise di raccontare alla flora lì presente di un aneddoto della sua infanzia e si voltò nella mia direzione, aprendosi in un sorriso non appena mi vide.
«Vì» disse solo, lieto.
Mi sedetti accanto a lui e decisi di togliermi quelle scarpe che mi stavano torturando i piedi. Mi sgranchii le dita ed allungai le gambe in avanti appoggiando la testa sulla sua spalla.
«Cosa stai facendo?» domandai, guardando distratta la marea di gente che si divertiva in piscina.
«Ho trovato un nuovo amico, si chiama James» spiegò. «James» continuò poi, rivolgendosi al cespuglio, «lei è Victoria, la mia ragazza.»
Strabuzzai gli occhi a quelle parole, la mia ragazza. Ero davvero la sua ragazza? Louis Tomlinson era il mio ragazzo? Immediatamente i miei pensieri andarono ad Harry, Josephine era la sua ragazza? Decisi che non doveva importarmene e mi concentrai su Louis che sembrava in attesa che io dicessi qualcosa.
«È un piacere conoscerti, James» sussurrai divertita.
Louis abbassò lo sguardo verso di me, notai che i suoi occhi erano lievemente lucidi e il suo respiro sapeva d'alcol. Chissà chi lo aveva fatto bere e quanto aveva bevuto, perché l'ultima volta che lo avevo visto io era perfettamente lucido.
«Vuoi un po' di birra?» mi chiese Louis, prendendo un bicchiere da lì accanto e porgendomelo.
Scossi la testa, abbassando lievemente il suo braccio con una mano, «no grazie, non bevo» dissi.
Louis mi guardò confuso, «è per quello che è successo con Harry?» biascicò, prendendone un sorso.
Scossi la testa nonostante in realtà la motivazione fosse quella, e poi non avevo intenzione di tornare di nuovo su quell'argomento. Né con Louis né con nessun altro.
«Sei sicura?» insistette.
«Sì Lou, sono sicura» ribadii paziente.
Lui avvicinò il suo viso al mio, con un sorriso da ebete stampato in faccia, e strofinò il suo naso sul mio collo, facendomi il solletico.
«Che fai?» domandai divertita.
«Hai un buon profumo» disse lui, cominciando a baciarmi e scendendo lentamente fino alla mia spalla, «e poi questo vestito ti dona, è da quando ti ho vista che ho voglia di saltarti addosso.»
Non seppi se essere lusingata o meno da quelle parole, anche perché nel frattempo Louis non aveva ancora smesso di darmi baci ma anzi, aveva pure appoggiato una mano sulla mia gamba e sentivo che questa stava salendo lentamente.
«Louis sei ubriaco» osservai, cominciando ad agitarmi lievemente.
Lo sentii sorridere sulla mia pelle, «lo so, ma questo non cambia il fatto che io ti voglia.»
«Lou io...»
Prima che riuscissi a dire qualunque cosa Louis con un gesto fulmineo mi attirò a sé e mi baciò con trasporto insinuando senza esitazioni la sua mano sotto il vestito.
Cercai di dimenarmi invano, la sua presa era troppo forte e nonostante i miei sforzi lui mi teneva immobile. Era impossibile riuscire a divincolarsi, ma a un certo punto sentii una terza persona intervenire e tirarmi via di lì.
Caddi inerme sull'erba, col respiro accelerato e ancora scossa da quello che era successo.
«Tutto bene?»
Non era possibile. Mi voltai titubante verso Harry, che mi guardava preoccupato, e per quanto lo odiassi dovevo ringraziarlo per ciò che aveva fatto. Se non fosse intervenuto chissà dove sarei stata in quel momento.
Annuii incerta e poi lanciai uno sguardo a Louis che si alzava barcollante. Lanciò uno sguardo di disprezzo prima a Harry e poi a me, «sei solo una verginella del cazzo» mormorò sprezzante, prima di andarsene trascinando i piedi.
Lo guardai immobile, più confusa che offesa per quello che mi aveva detto. Com'era possibile che alcuni giorni prima mi avesse detto che non mi avrebbe obbligata a fare nulla e poi ormai mi saltava addosso senza ritegno? E per lo più mi insultava apertamente, davanti ad Harry.
Mi voltai verso di lui guardandolo inespressiva, «grazie» sussurrai, prima di alzarmi.
Mi sentii il suo sguardo addosso ma cercai di ignorarlo, anche mentre raccoglievo le mie scarpe da terra.
«Sicura di stare bene?» insistette.
Se me lo avesse chiesto un'altra volta sarei sicuramente scoppiata a piangere, «dovresti andare da Josephine, ti starà cercando» dissi io, continuando a dargli le spalle.
Lo sentii avvicinarsi e poi la sua mano calda sfiorare la mia, costringendomi a girarmi.
«Non me ne vado da nessuna parte, finché non mi dici che stai bene.»
Alzai lo sguardo velato di lacrime verso di lui, feci per aprire bocca e rassicurarlo ma prima che potessi dire qualunque cosa scoppiai a piangere.
Un po' perché Louis era un idiota e mi aveva fatta spaventare, un po' perché avevo fatto una figura di merda davanti ad Harry, un po' perché in fondo quel ragazzo mi mancava da morire. Lasciai che le lacrime scorressero libere sulle mie guance, che il mio corpo fosse scosso dai singhiozzi, e quando Harry mi attirò a sé e mi abbracciò, non opposi resistenza.



-




Eccomi qua!
Scusate per il ritardo ma questi giorni sono stati un po' movimentati :)
Ve lo aspettavate questo colpo di scena?
Credo che ormai sia noto al mondo il mio amore verso Louis, figuriamoci se gliela facevo passare liscia e facevo soffrire Harry, il mio caro e amato Harry Styles! AHAHAHAHA
Mi sono resa conto solo ora che ci stiamo avvicinando alla fine, i capitoli della fan fiction sono 23, e mi è venuta un po' di tristezza.
Visti i miei veloci ritmi nell'aggiornare spero di postare il prossimo capitolo prima di partire per il Canada (DEVO FARLO). 
Vi autorizzo a rompermi le scatole qua, su ask, twitter, facebook, ovunque riuscite, perché aggiorni prima del 9 agosto.
Detto ciò, fatemi sapere che ne pensate del capitolo!
Sotto vi lascio il link dell'altra mia fan fiction, Good old days, e dello spin off su Zayn e Molly, del quale ho appena postato l'ultimo capitolo.
Alla prossima!
Jas

 




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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***








 

Capitolo 21

 
 
 
Rigirai distratta il cucchiaino nel mio caffè shakerato mentre ascoltavo Molly parlare a raffica degli ultimi avvenimenti dei quali non ero a conoscenza dato che avevo "categoricamente smesso di rivolgerle la parola", come continuava a ricordarmi non appena fosse possibile.
«Quindi tu stai con Zayn» dissi concentrata, togliendo il cucchiaino dalla tazza.
«Eh?» squittì lei, in stato di shock.
Mi strinsi nelle spalle, «vi siete baciati e da allora vi sentite regolarmente, stando a Josh, state insieme» dissi divertita, ricordando ciò che aveva detto a me quel buffo commesso di un negozio di Oxford Street.
Molly sbuffò, presa in contropiede, «tu piuttosto? Con Harry?» cercò di cambiare argomento.
«Non l'ho più visto né sentito da quella maledetta festa» spiegai risoluta.
Era passata esattamente una settimana ed io ero stata così impegnata negli ultimi preparativi per la festa di beneficenza che avevo a malapena trovato il tempo per scaricare Louis insultandolo per bene, quello era l'unico attimo di respiro che mi era stato concesso e avevo deciso di approfittarne per uscire con Molly.
Louis non mi mancava, per niente. Avevo sempre ammesso di stare bene con lui ma dopo quello che mi aveva fatto alla sua festa la mia opinione di lui era completamente cambiata. Aveva recitato per tutto il tempo in cui eravamo stati insieme - anche se infondo non era stato l'unico ad averlo fatto, ma non ne sarebbe mai venuto a conoscenza - e il suo unico scopo era quello di portarmi a letto. Era un vero e proprio coglione, e pure stronzo, ma come tutta la razza maschile d'altronde, fatta eccezione per pochi individui che tuttavia dovevo ancora trovare.
Harry, dopo che mi aveva consolata in un momento di sconforto, era sparito e non si era fatto più vivo. Si era limitato a stare con me e ad ascoltarmi in silenzio piangere, quando mi ero leggermente ripresa gli avevo detto che poteva andare da Josephine, che probabilmente lo stava cercando, e lui si era alzato senza proferire parola. In realtà ero rimasta un po' delusa da quel gesto, mi aspettavo almeno qualcosa, un "mi dispiace" che sarebbe stato ben accolto, oppure, ancora meglio, un "non mi interessa di Josephine, voglio solo te". E a quelle parole io gli sarei sicuramente saltata addosso, perché infondo l'arrabbiatura nei confronti di Harry mi era passata da un pezzo, ero soltanto troppo orgogliosa per ammetterlo. In quel momento però avrei fatto di tutto per trovarmelo lì di fianco, che mi sorrideva rassicurante e forse mi stringeva la mano, guardandomi con quegli occhio verde smeraldo.
«Terra chiama Victoria!» esclamò Molly, agitando una mano di fronte al mio viso.
Sussultai presa alla sprovvista, «che c'è?» domandai poi preoccupata.
«Andiamo, mentre venivo qua ho visto che in un negozio non molto lontano c'è una svendita di scarpe e guarda caso mi servono un paio di ballerine» spiegò lei, mentre si alzava e prendeva la borsa.
Alzai gli occhi al cielo e feci per prendere il portafoglio ma la mano di Molly mi bloccò, «per stavolta offro io» squittì, facendomi l'occhiolino e lasciando dieci sterline sul tavolo.
Le sorrisi grata e la seguii fuori dal locale dove un caldo sole estivo ci investì, costringendomi ad inforcarmi gli occhiali.
«A che ora devi tornare a casa?» mi domandò Molly, mentre prendeva una cicca dalla borsa e me ne porgeva una.
«È uguale, devo solo chiamare il catering per confermare l'ordine ma è questione di un attimo» spiegai.
Lei annuì seria, «ti sei data da fare, insomma» commentò poi.
«Non è poi così male come sembra» mi giustificai, «e poi mia madre è meno odiosa di quanto pensassi» aggiunsi.
Molly si arrestò di scatto e si voltò a guardarmi impaurita, «esci da questo corpo!» gridò poi, con voce grave, mentre mi scuoteva le spalle.
Risi e la staccai da me, «ma è vero! E per dimostrartelo potresti venire anche tu alla festa, magari con Zayn» azzardai.
Molly sbiancò, «non dire cazzate» mi riprese.
«Non sto dicendo cazzate» ribattei, «sarebbe un'idea carina.»
«Non ho migliaia di sterline da staccare in assegni e dare in beneficenza» commentò lei stizzita, «ho a malapena i soldi per concedermi qualche vizietto, e credo che Zayn sia dello stesso avviso se no non lavorerebbe in un bar d'estate.»
Sospirai, «Molly nessuno ti sta costringendo a fare niente, non sei obbligata ad evolvere in beneficenza neanche un penny se non vuoi, non sei obbligata. Però puoi bere e mangiare degli sfiziosi stuzzichini che la sottoscritta in persona ha assaggiato e scelto.»
Molly stette in silenzio per un secondo e mi osservò, squadrandomi da capo a piedi, «in effetti non volevo dirtelo, ma mi sei sembri un po' ingrassata.»
Mi arrestai di scatto e mi guardai allarmata, «davvero?» squittii, con la voce più alta di un'ottava. «Mia mamma mi uccide, già il vestito che ho comperato per l'occasione mi stava a pelo, ora come faccio?» domandai, mettendomi le mani tra i capelli.
Molly assistette in silenzio alla scena e solo quando io smisi di parlare scoppiò a ridere, «stavo scherzando! Non sei ingrassata di un etto, e ora andiamo a vedere le scarpe che quelle pure se ingrassi mi stanno comunque» mi ordinò, trascinandomi per un braccio all'interno del locale di fronte al quale eravamo giunte.
Mi sedetti sconsolata su una poltroncina mentre osservavo Molly camminare in mezzo a quello che lei definiva il paradiso. Si spostava continuamente da uno scaffale all'altro esaminando ogni tipo di scarpa che le capitasse sotto tiro e mettendo da parte quello che più le interessava. Rimasi in quella posizione, a dare alcuni giudizi sulle scarpe che provava, per circa venti minuti, quando repressi l'ennesimo sbadiglio decisi di alzarmi di lì.
«Esco un secondo a prendere una boccata d'aria» l'avvertii, raccogliendo la mia borsa, «torno subito.»
Molly annuì distratta mentre si osservava nello specchio con indosso un paio di décolleté che personalmente mi convincevano ben poco. Tuttavia stetti in silenzio ed aprii la porta del negozio ritrovandomi un istante dopo sul marciapiede.
Cominciai a percorrere in silenzio quella via che frequentavo raramente, fino a quando non giunsi in prossimità di un parco. Ero restia se andare in esso a continuare la mia passeggiata oppure tornare indietro. Mi fermai sul ciglio della strada, valutando la scelta, quando vidi in lontananza, proprio nel parco, una figura famigliare.
«Harry» sussurrai incredula, mentre lo guardavo camminare tranquillo accanto ad una ragazza che non avevo mai visto.
Strinsi immediatamente i pugni e cercai di sotterrare qualunque sentimento di gelosia o qualsiasi altra cosa fosse, nei meandri del mio cuore. Era bellissimo come sempre, con una maglietta leggera e leggermente scollata che lasciava intravedere il suo tatuaggio sul petto, i pantaloni marrone scuro e le sue amate All Star bianche. I suoi capelli erano leggermente mossi dal vento e anche a quella distanza si potevano notare i numerosi braccialetti che aveva al polso. Lo osservai sorridere, ed immediatamente sorrisi anch'io, perché infondo era impossibile non sorridere ad una visione del genere. Poi però mi ricordai che Harry era lì con una ragazza, che per giunta non era nemmeno Josephine, e mi resi improvvisamente conto di quanto probabilmente si fosse divertito alle mie spalle. Io stavo morendo dentro nel non vederlo né sentirlo, soprattutto dopo ciò che aveva fatto per me, lui invece sembrava divertirsi e spassarsela alla grande, con delle ragazze l'una più bella dell'altra. Presi un respiro profondo e decisi che sarebbe stato meglio se fossi tornata in negozio prima che Molly avesse cominciato a preoccuparsi, anzi, mi pentii proprio di essermene andata di lì. Mi sistemai meglio la borsa sulla spalla, e proprio quando stavo per fare retro front, Harry si voltò verso di me beccandomi in pieno. Lo vidi strabuzzare gli occhi palesemente sorpreso nel vedermi lì, e la ragazza accanto a lui, probabilmente nel vedere la sua espressione scioccata, si voltò a guardarmi pure lei, confusa.
Rimasi immobile senza sapere bene come agire, anche se l'unica cosa che in quel momento mi veniva in mente di fare era prendere per i capelli quella tipa, e subito dopo Harry. O forse il contrario, perché infondo lei non c’entrava niente. Ma nemmeno Harry dopotutto, non era il mio ragazzo e nemmeno mio amico, io e lui eravamo assolutamente... Niente. Non eravamo assolutamente niente. Non avevo motivo di essere gelosa di lui o sentirmi le gambe di gelatina ogni volta che mi guardava. Lo vidi sorridermi incerto ed alzare il braccio sinistro in segno di saluto.
Sventolai anch'io lievemente la mano destra, prima di voltarmi e tornare sui miei passi ancora leggermente scossa per il mio strano incontro. Ripensai al sorriso di Harry, e a quanto fosse bello, sentii un brivido percorrermi la schiena e le budella contorcermisi. Fu in quel momento che mi resi conto che forse Steve aveva ragione.  


 

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Eccomi qua dopo meno di una settimana dal precedente aggiornamento!
Potrebbe nevicare, seriamente AHAHAHA
Pensavate che Harry e Vì avrebbero fatto pace, vero? Mi dispiace ma non è da me, dovrete aspettare ancora almeno il prossimo capitolo perché accada qualcosa tra i due!
Se riesco aggiorno prima di partire per il Canada, ossia il 9 agosto, vedremo!
Intanto vi ringrazio per aver aggiunto la storia tra le seguite/preferite/ricordate, per le recensioni, ma anche soltanto per leggerla ed apprezzarla.
Sono felice che vi stia piacendo e che molte di voi si siano affezionate ai personaggi.
Per chi seguiva la mia fan fiction 10 giorni per innamorarmi di te, ho postato il Prologo del continuo, Begin Again, vi lascio tutti i link sotto :))
Alla prossima!
Jas




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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***








 

Capitolo 22

 
 
 
Repressi un grido di dolore quando la tizia - di cui non sapevo ancora il nome - strappò l'ennesima striscia di cera dalla mia gamba.
«Era proprio necessario?» mi lamentai con mia madre, che nel frattempo stava seduta ad una comoda poltrona, con dei bigodini in testa, mentre sfogliava una rivista di gossip.
Alzò lo sguardo dalla sua lettura giusto per un attimo, prima di tornare a concentrarsi su ciò che quegli inutili tabloid raccontavano, «direi di sì tesoro, non vorrai andare in giro con le gambe pelose» spiegò pacata.
Alzai gli occhi al cielo ma subito dopo sussultai a causa dell'ennesimo strappo da parte dell'estetista che continuava imperterrita il suo lavoro.
«Non erano pelose le mie gambe, le ho depilate due settimane fa!» squittii, chiudendo le mani a pugno.
«Devono essere lisce come la seta, tanto quanto il vestito della nuova stagione di Chanel che indosserai. A proposito, l'ho portato in lavanderia ma per oggi pomeriggio sarà nel tuo guardaroba» mi avvertì, alzandosi dalla poltrona ed uscendo dalla stanza.
Sbuffai rimettendomi sdraiata sul lettino e sussultando di nuovo. Un altro strappo.
«Quanto manca?» domandai, con tono rassegnato.
La ragazza - che avrà avuto sì e no venticinque anni - alzò lo sguardo verso di me e mi sorrise premurosa, «solo l'inguine.»
Quasi sbiancai a quelle parole, il peggio doveva ancora venire.
«Senti...» cominciai, «ad essere sincera non c'è nessuno a cui possa interessare del mio inguine, quindi che ne diresti se finissimo qui, senza che tu mi spalmi altra cera addosso, e fingessimo di aver fatto tutto? Ovviamente ti pagherò anche per l'inguine» conclusi sorridente, cercando di essere il più convincente possibile.
La ragazza mi guardò divertita e poi annuì. Tirai un sospiro di sollievo e mi alzai dal lettino rivestendomi lentamente.
«Come ti chiami?» le chiesi poi, mentre mi indossavo le infradito.
«Taylor.»
La osservai per alcuni istanti, in effetti aveva la faccia da Taylor, pensai, nonostante quella constatazione avesse ben poco senso.
«È un piacere fare affari con te, Taylor» le dissi, prima di uscire dalla stanza.
«Victoria!»
Non feci in tempo a chiudermi la porta alle spalle che mia madre mi chiamò dal salone che era stato allestito per la festa di beneficenza di quel pomeriggio.
«Che c'è?» domandai, raggiungendola di corsa e lievemente in apprensione.
Avevo fatto qualcosa di sbagliato? Quando mia madre mi chiamava in quel modo non c'era mai da stare tranquilli. Lei non mi degnò nemmeno di uno sguardo, si limitò ad osservare i numerosi tavoli rotondi ordinatamente apparecchiati ed addobbati come era stato ordinato.
«Non ti sei fatta la cenetta all'inguine» constatò poi, senza muoversi di un millimetro.
Strabuzzai gli occhi e la guardai sorpresa, «ma tu...»
Chi era quella donna?
«Non ti ho sentita gridare» osservò, allungandomi un foglio e sorridendo divertita.
«Questa è la lista dei presenti, controlla che i loro segnaposti siamo stati messi al posto giusto e se qualcosa non va riferiscimelo immediatamente. Io nel frattempo vado a togliere i bigodini» spiegò poi risoluta, uscendo dalla stanza.
Annuii mentre controllavo distrattamente i numerosi nomi elencati su quel foglio, «mamma!» strillai poi, bloccandola quando era sul ciglio della porta.
«Che ci fa Harry Styles su questo maledetto foglio?» continuai, indicando il suo nome sotto il mio, «e in più seduto al mio stesso tavolo?»
Lei alzò gli occhi al cielo, come se quello fosse l'ennesimo, superficiale, imprevisto del quale si doveva occupare. Ma quella situazione era a dir poco superficiale, più di una settimana prima le avevo detto chiaramente che Harry non sarebbe potuto venire - il che stava a significare che io non lo volevo - allora cosa ci faceva su quella stramaledetta lista? Se il suo nome era lì era perché aveva confermato la presenza, e se aveva confermato la presenza era perché era stato contattato, e se era stato contattato...
«Mamma hai per caso preso il suo numero dal mio telefono?» gridai infuriata, sentendomi le tempie pulsarmi per quanto ero arrabbiata.
Lei rise compostamente, per niente disturbata dal mio comportamento, «non mi abbasserei mai a certi livelli. Non mi è stato difficile avere il suo numero, grazie a delle conoscenze.»
La guardai truce, non volevo indagare ulteriormente.
«Se hai voluto fare di testa tua - come sempre, d'altronde - va bene, ma non ho intenzione di sedermi al suo stesso tavolo, mi spiace.»
Mia madre alzò gli occhi al cielo, «mi dispiace ma non ci sono altri posti disponibili, questo è l'unico modo per soddisfare le esigenze di ogni invitato.»
«Tranne le mie.»
«Tu non sei un'invitata, sei la padrona di casa. E da tale dovresti sacrificarti per il bene degli ospiti.»
Sospirai sconsolata, quella era una battaglia persa in partenza, non avrei mai e poi mai fatto cambiare idea a mia madre.
«Mi devi un favore» borbottai, voltandomi ed avvicinandomi al primo tavolo per controllare che i nomi fossero giusti.
«Prima o poi dovrai fare pace con quel giovanotto!» la sentii cantilenare, mentre si allontanava di lì.
Sbuffai sconsolata e in quel momento mi accorsi che tra la lista degli invitati campeggiava anche il nome di Steve. Forse quella festa di beneficenza sarebbe stata meno odiosa del previsto.
 
Mi sentivo in una trappola, e non in un vestito. Quello strano corpetto mi stringeva il petto come se il mio corpo fosse un involtino e rendeva più prosperoso di quanto in realtà fosse, il mio seno. In realtà diciamo che ero piatta come una tavola da surf, in quel contesto potevo dare l'illusione che portassi una terza scarsa, forse.
Grazie al cielo mia madre aveva acconsentito a lasciarmi i capelli sciolti e solo leggermente arricciati, così avrei evitato di sentirmi le forcine essere quasi conficcate nel cervello. Indossai a malavoglia quei trampoli nuovi di pacca, conosciuti meglio come l'ultimo modello di Jimmy Choo e mi decisi ad uscire da camera mia, non vedendo già l'ora di tornarci.
Scesi con cautela le scale, appoggiandomi con una mano alla ringhiera mentre nell'altra reggevo la pochette nella quale tenevo il cellulare.
Avevo già scritto a Steve pregandolo di arrivare il prima possibile e non in ritardo come suo solito ma il fatto che non mi avesse ancora risposto faceva vacillare notevolmente le mie speranze.
La casa era già piuttosto affollata ed i camerieri del catering schizzavano come fulmini tra le persone, distribuendo flûte di champagne e qualche stuzzichino.
Stavo per prendere un pezzo di focaccia quando mi sentii chiamare da mia madre.
Mi sforzai di sorridere raggiante mentre mi avvicinavo a lei e ad un gruppo di vecchiette ottantenni che sembravano la brutta copia della regina Elisabetta - non che lei fosse bella, in realtà.
«Tu devi essere Victoria!» esclamò una signora, avvicinandosi a me pizzicandomi una guancia con i suoi guanti bianchi e immacolati. Sperai di averglieli sporcati col fondotinta.
Rimasi a dondolarmi da un piede all'altro ben poco interessata ai discorsi che stavano facendo e dei quali intercettavo ogni tanto pezzi di frasi del tipo "Victoria mi ha aiutata molto" "è una ragazza dolcissima" ed altre cose simili.
Dopo un tempo che parve un'eternità, vidi Steve varcare la soglia di casa mia e con una scusa banale scappai dalle vecchiette e gli corsi incontro.
«Steve!» esclamai, buttandogli le braccia al collo.
«Oh il mio scricciolo! Come stai?» domandò.
Mi allontanai lievemente da lui ed arricciai il naso guardandolo poco convinta, «hai fumato erba?» sussurrai poi, per non farmi sentire da nessuno.
Lo vidi sbiancare, «oddio si sente così tanto? Mi serve un profumo.»
«E anche un po' di collirio» aggiunsi, guardandogli gli occhi.
Lui si portò una mano tra i capelli, «cazzo cazzo, gliel'avevo detto io ad Andrew che non era una buona idea fumare, prima» cominciò a delirare, prendendo una manciata di pizzette dal vassoio di un cameriere che ci era appena passato accanto e portandosele alla bocca, cominciando a triturarle.
Lo guardai lievemente disgustata, «vieni, andiamo in bagno» dissi, prendendolo per un braccio e voltarmi in direzione delle scale.
Mi arrestai di scatto quando vidi, dall'altra parte del salone, Harry che si guardava in giro con un bicchiere di champagne in mano. Mi incantai a guardarlo, era dannatamente bello, più di quanto ricordassi. I capelli erano leggermente più ordinati rispetto al solito e quella giacca elegante, la camicia bianca e il papillon gli donavano che era una meraviglia.
«Ohmiodio è Harry quello lì?» squittì Steve, reprimendo un gridolino di gioia.
Annuii senza proferire parola né distogliere lo sguardo, «è stupendo» continuò lui.
«È etero» lo avvertii io.
«Argh, la nostra panterina sta marcando il territorio» mi prese in giro lui, mimando una graffiata con la mano destra.
«Vai a fare in culo» borbottai decisa.
«E tu vai da Harry» ribatté lui, «intanto che io cerco di riprendermi dalla botta.»
Mi voltai confusa a guardarlo, ma prima che riuscissi a capire davvero cosa stesse blaterando, Steve chiamò Harry che si voltò all'istante verso di noi, o più precisamente, me.
Prima mi guardò confuso, poi la sua fronte aggrottata di distese, così come le sue labbra che si aprirono in un sorriso sincero e misero in mostra le sue meravigliose fossette.
Sentii le gambe tremarmi e il cuore uscirmi dal petto per quanto forte mi stava battendo.
Mi voltai di scatto alla mia destra e, come previsto, Steve se l'era svignata. Quando tornai a guardare davanti a me, però, Harry era sparito.


 

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Ragazze, questo è il penultimo capitolo :((
Speravo di riuscire a finire di postare la storia prima di partire ma tipo che il tempo è volato e domani parto e sto postando solo ora il ventiduesimo quindi per sapere come andranno a finire le cose dovrete aspettare il 25 agosto!
Volevo ringraziarvi di cuore per tutti i complimenti che mi fate e per leggere la storia, ma il papiro lo tengo il serbo per il prossimo capitolo! ahahaha
Fatemi sapere che ne pensate ♥
Jas



 

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***








 

Capitolo 23

 
 
 
Harry era come sparito nel nulla, quando non l'avevo più rivisto pensavo fosse perché mi stava venendo incontro, o qualcosa del genere, e invece era scomparso.
Era passata più o meno un'ora da quell'incontro a distanza e non c'era l'ombra né di lui né di Steve. Di quest'ultimo non c'era da preoccuparsi molto, probabilmente si era nascosto nella parte più remota del mio giardino a fumare per passare il tempo, ma Harry... Dubitavo che conoscesse qualcuno lì, e non vedendolo più da nessuna parte cominciai a temere che se ne fosse andato. Era strano come solo quella mattina mi fossi infuriata con mia madre per averlo invitato e poi, alcune ore dopo, sperassi che fosse ancora lì. Ero leggermente stordita dai pensieri contrastanti che mi annebbiavano la mente perché se da una parte l'astio nei confronti di Harry non era completamente sparito, dall'altra mi ero resa conto che mi mancava più di quanto avessi potuto immaginare. Mi mancavano le sue battute stupide, i suoi soprannomi idioti, quei sorrisi che mi rivolgeva quasi sempre e che mi facevano venire il batticuore, mi mancavano i suoi sguardi maliziosi e persino le sue labbra, nonostante le avessi assaggiate solo una volta, perché quella sensazione era rimasta indelebile su di me.
I miei pensieri furono interrotti dalla voce di mio padre al microfono,  «1, 2, 3 prova...» rimase in silenzio per un attimo in cui il baccano che regnava nel salone si trasformò prima in un brusio e poi in silenzio, e cominciò a parlare.
«Sono lieto di vedere così tante persone partecipare all'iniziativa organizzata da me, mia moglie» si guardò in giro per cercarla e la trovò a pochi metri da lui, «e... Mia figlia.»
Vidi gli occhi di mio padre guizzare freneticamente tra i volti dei presenti alla ricerca della sottoscritta, «Victoria dove sei?»
Alzai titubante una mano e in pochi secondi le persone davanti a me si aprirono in un varco che mi lasciò la strada libera fino al piccolo palcoscenico allestito sul quale c'erano i miei.
«Vieni qua tesoro» mi disse, dolcemente.
Obbedii e cominciai ad incamminarmi con estrema cautela, perché nonostante sapessi camminare sui tacchi la sfortuna che mi portavo appresso avrebbe sicuramente fatto si che fossi caduta davanti a tutta quella gente. Salii sul palco e sorrisi timidamente a tutti i presenti.
«Vuoi dire qualcosa?» domandò mio padre, nonostante la risposta fosse già sottintesa, e doveva essere sicuramente affermativa.
Presi il microfono ma prima di avvicinarlo alle labbra mi voltai preoccupata verso mia madre che sorrideva ai presenti come se avesse subito una paralisi facciale.
«Mamma non ho preparato nessun discorso» sussurrai.
«Parla col cuore, tesoro» disse lei, senza smettere di increspare le labbra.
Mi schiarii leggermente la voce e avvicinai il microfono al viso. Se si parlava di cuore, l'unica cosa che mi veniva in mente era Harry, e mi accorsi che da quella posizione potevo vedere in viso tutti gli invitati così cominciai a cercarlo freneticamente ignorando le persone che aspettavano che io parlassi. Sentii mio padre darmi un colpo sul braccio, «cosa stai aspettando?» mi riprese.
Evitai di alzare gli occhi al cielo, solo perché se no tutti gli invitati mi avrebbero vista, e cominciai a pensare a qualcosa di sensato da dire.
«Prima di tutto grazie per essere qui» cominciai titubante, «questa è la prima festa che organizzo, perché...» perché dovevo distrarmi da quanto quel coglione di Harry Styles mi avesse fatto soffrire, Harry dove sei? «Perché prima di allora mi era sembrato troppo complicato riuscire a organizzare tutto ciò» improvvisai, indicando con un gesto ampio del braccio sinistro la sala allestita.
In quel momento mi cadde l'occhio su una porta di servizio lievemente nascosta da una pianta, e da lì accanto Harry mi ascoltava serio. 
«E quindi» ripresi, continuando a lanciargli occhiate per evitare di perderlo di nuovo, «devo ringraziare mia madre per l'aiuto indispensabile che mi ha dato!» esclamai, cominciando a battere le mani ma facendo solo fischiare il microfono. Gli invitati si tapparono le orecchie inorriditi mentre Harry rise, divertito.
Passai il microfono a mia mamma e scesi dal palcoscenico camminando velocemente verso Harry, quando arrivai lì, però, non c'era.
Battei un piede sul pavimento, infuriata, e poi mi resi conto che non dovevo essere io quella che si doveva fare perdonare, ma lui. E che quindi io non avrei più speso energie nel cercarlo, alzai il viso fiera della mia scelta e mi incamminai decisa verso il giardino, dove sapevo ci sarebbe stato Steve da qualche parte.
«Steve!» lo chiamai, mentre mi toglievo le scarpe e camminavo sull'erba, per evitare di impiantare il tacco da qualche parte.
«Sono qui!» lo sentii rispondermi, e un attimo dopo vidi una mano sventolare da dietro un cespuglio.
Risi e mi avvicinai, cominciando a tossire convulsivamente non appena respirai quella fitta nuvola di fumo.
«Ma ti sei fumato tutta la Jamaica?» domandai, sventolandomi una mano davanti al viso con un'espressione disgustata.
Steve rise, «ero al telefono con Andrew in realtà, ho fumato prima, sei solo tu che hai l'olfatto più sviluppato dei cani della sezione narcotici della polizia» mi rimbeccò.
Storsi il naso e lo guardai poco convinta, lui ignorò il mio sguardo indagatore e si alzò di lì.
«Cosa ti racconta Harry, allora?» chiese, uscendo dal suo nascondiglio.
«Non ci ho parlato, è sparito. L'ho cercato ma sembra stia scappando da me, poi è lui quello in torto quindi non ho intenzione di cercarlo» commentai stizzita, rimettendomi le scarpe prima di rientrare in casa.
Steve rise, «è proprio un birichino quel ragazzo» mi prese in giro.
Gli diedi un colpo sul braccio e lui mi cinse le spalle, attirandomi lievemente a lui è dandomi un bacio tra i capelli, «andiamo a mangiare, sto morendo di fame» mi sussurrò poi in un orecchio.
«Certo, chissà perché» borbottai, avvicinandomi al nostro tavolo.
Harry era già al suo posto, e quando fummo abbastanza vicini si voltò nella nostra direzione. Guardò prima me e poi il braccio di Steve che mi stringeva e fece una smorfia indecifrabile.
Io cercai di divincolarmi dalla presa ma Steve non mollò la presa, anzi, quando arrivai al mio posto mi scostò pure la sedia per farmi sedere e lui si accomodò accanto a me, con una tranquillità inaudita e sotto lo sguardo di fuoco di Harry.
Ma che stava facendo? Voleva rovinarmi la vita? Anche se poi Harry aveva la ragazza, o almeno credevo. Insomma, mi era parso molto in confidenza con quella tizia che non avevo mai visto prima  di allora, e io non avevo intenzione di strisciare ai suoi piedi, anche se avrei pagato oro per un altro suo bacio, pure con la consapevolezza che sarebbe stato l'ultimo.
Nonostante il brusio generale della sala, a quel tavolo regnava un silenzio imbarazzante. Oltre a me, Steve ed Harry c'erano altre due ragazze che conoscevo di vista e che dovevano essere figlie di un'amica di mia madre e un ragazzo che sembrava non sapesse cosa fosse venuto lì a fare.
Una delle due ragazze si schiarì la voce e mi guardò, «è da molto tempo che non ci vediamo, Victoria. Come stai?»
Sorrisi lievemente prima di rispondere, nonostante non avessi idea di come si chiamasse la mia interlocutrice. «Molto bene, grazie» dissi educata, «e voi?»
Le due sorelle aprirono la bocca in contemporanea ma poi a parlare fu l'altra, che fino ad allora non aveva proferito parola.
«Alla grande.»
Quella fu l'unica conversazione che avvenne durante tutta la cena, trascorsa in religioso silenzio ad eccezione delle due sorelle che si parlavano nell'orecchio ogni tanto e dal tintinnio delle posate sul piatto.
Quando finii di mangiare pure il dessert, mi pulii la bocca con un tovagliolo e mi alzai di lì, avvertendo Steve che sarei tornata subito.
Andai in bagno e mi rinfrescai leggermente la faccia, quella era stata l'ora più angosciante e lunga della mia vita. Mi ero sentita sotto esame dagli occhi verdi di Harry, che non si degnava nemmeno di scostare lo sguardo quando io lo guardavo. Non ero io che ero scappata per tutta la sera, si era comportato da ragazzino immaturo qual era, quando io volevo solo parlare. Si lamentava di non aver avuto l'occasione per spiegarsi e quando io ero disposta a dargliela lui la bruciava così.
Decisi che non gli avrei più dato la possibilità di parlarmi, lui avrebbe continuato la sua vita con la sua probabile ragazza e io avrei trovato qualcosa su cui concentrarmi. Probabilmente avrei iniziato a fare il punto croce, ecco.
Finii di incipriarmi il naso ed uscii dal bagno alla ricerca di mia madre per dirle che non stavo molto bene e sarei andata a dormire piuttosto che assistere alle donazioni di fine serata.
La band che avevamo convocato aveva iniziato a suonare un lento, e molte delle coppie presenti avevano occupato lo spazio lasciato appositamente vuoto all'interno del salone. Cercai di evitarlo accuratamente e raggiunsi mia madre che parlava con mio padre e altri due signori.
«Mamma...» la chiamai, sfiorandole un braccio.
Lei si voltò a guardarmi sorridente, «dimmi Victoria.»
«Credo di avere la febbre» mugugnai, rendendomi il più indisposta possibile, «forse è meglio che vada a riposarmi un po'.»
Lei mi guardò preoccupata ed appoggiò una mano sulla mia fronte, «ma non scotti...» osservò, confusa.
«Victoria.»
Sentii un brivido attraversarmi il corpo, quella voce calda e roca mi era mancata da morire in quelle settimane, mi voltai lentamente verso Harry e me lo ritrovai più vicino di quanto pensassi.
«Che c'è?» chiesi, scocciata.
«Verresti a ballare?» mi propose, porgendomi la mano.
«Non sto bene, vado a dormire» spiegai risoluta.
«Che ne dici di accompagnarla in camera, Harry?» intervenne mia mamma, sorridendo cordiale.
L'avrei uccisa.
«Con piacere signora Fanning» acconsentì Harry, che senza il mio consenso mi prese per mano e mi trascinò via di lì.
Il suo tocco era caldo e delicato, e la sua mano morbida. Le sue dita sembravano intrecciarsi perfettamente con le mie e... No Victoria, stai calma. Mi imposi.
«Senti Harry, non c'è bisogno di questa scenata» proruppi, a metà scale.
Lui si voltò a guardarmi solo per un istante, «è la febbre che ti fa delirare» osservò, prima di riprendere il suo cammino e giungere al piano superiore.
«Qual è camera tua?» domandò poi, trovandosi in un corridoio immenso pieno di porte identiche tra loro e chiuse.
Gliela indicai e lui continuò a camminare senza lasciare la mia mano, abbassò la maniglia e mi fece entrare per prima, con un gesto cavalleresco.
Non opposi resistenza, piuttosto confusa dal suo comportamento, e quando si chiuse la porta alle spalle io rimasi in piedi al centro della stanza, senza sapere bene cosa fare.
«Non ci vengo a letto con te» sentenziai, decisa.
Harry sorrise, «tranquilla, nemmeno io ho intenzione di farlo... Per ora» commentò, avvicinandosi a me.
Prima che riuscisse a terminare davvero la frase lo colpii con uno schiaffo sulla guancia sinistra, il rumore riecheggiò secco nel silenzio della camera.
Harry si portò una mano sulla parte colpita, scioccato.
«Sei un cretino, speravo che volessi scusarti, ed ero disposta a perdonarti fino a quando non sei sparito, poi ricomparso, e poi scappato di nuovo» lo ripresi.
Ero infuriata, no, di più, e Harry si divertiva a prendermi in giro. Ero già stata ai suoi stupidi giochetti una volta, non sarebbe successo una seconda.
«Victoria ti prego fammi parlare.»
Scossi la testa e mi avvicinai alla finestra, dandogli le spalle.
«Ormai sono qua, e tu sei malata quindi non credo che abbia la forza di respingermi. Ascoltami.»
«Non ho la febbre e posso continuare a prenderti a schiaffi tutta la sera» commentai acida, «ho detto una bugia a mia madre per andarmene di lì ed evitare di vederti di nuovo.»
Lo sentii sospirare, «stai con quel ragazzo?» chiese.
Mi trattenni dal ridere a quella domanda così inappropriata, ma per un attimo ebbi la voglia di dirgli di sì. Poi però mi resi conto che io non ero lui, mi ero abbassata ai suoi livelli già una volta e non avevo intenzione di rifarlo una seconda.
Scossi la testa e poi mi voltai a guardarlo, Harry era rimasto immobile.
«No, Steve è gay. Anzi, credo che abbia una cotta per te quindi nel caso dovessi cambiare sponda - visto che con le ragazze non ci sai fare - sappi che lui è disponibile.»
Harry sorrise, e mi parse davvero che con quel gesto illuminasse il mondo, o per lo meno il mio, e non riuscii a pensare a quanto fosse dannatamente bello, a quanto mi facesse sentire dannatamente bene quando ci si metteva d'impegno, quando non mi raccontava bugie.
«Non credo possa succedere in un futuro prossimo» rispose lui, dondolando da un piede all'altro. «Sono perdutamente innamorato di una ragazza.»
Sussultai a quelle parole, e per un attimo ebbi l'impressione che stesse parlando di me, poi però mi ricordai di quella tizia con cui l'avevo visto al parco.
«Stai parlando di quella con cui ti ho visto?» chiesi, titubante.
Harry mi guardò confuso, poi sembrò illuminarsi e scoppiò a ridere.
«La settimana scorsa, dici?»
Annuii titubante e senza capire il suo comportamento alquanto inappropriato.
Harry rise di più, e si asciugò pure una lacrima che era sfuggita al suo controllo, «Victoria, quella era mia sorella.»
Aprii la bocca per dire qualcosa ma non ne uscì alcun suono, ero troppo scioccata per proferire parola.
«Io...»
«Credi davvero che possa stare con una ragazza?» chiese, muovendo un passo verso di me.
«Beh...»
«Vì, ci sei solo tu per me.»
«E... La Barbie?» domandai.
«Tu.» Altro passo.
«Eravate due piovre al bar.»
«Solo tu» ribadì, avvicinandosi ulteriormente. «Aspetta... Ma tu come fai a sapere del bar?»
«Molly» disse soltanto.
«Dovevo sospettarlo che non sarebbe rimasta zitta» commentò.
«Almeno lei dice la verità» ribattei acida.
Harry non rispose, «touchè» disse soltanto.
«Senti, non credo che le cose tra noi due potranno mai risolversi» spiegai.
In quegli occhi verdi vidi il terrore, Harry mi prese inaspettatamente le mani e mi guardò serio. «Ti prego lasciami spiegare.»
«Me l'hai detto dieci minuti fa e non ti sei ancora spiegato, sto aspettando, Styles.»
«Lo so che sono stato uno stupido e mi meriterei altri mille schiaffi per quello che ho fatto, ti prego però non farlo che mi fa ancora male la guancia» si affrettò ad aggiungere, «ma Victoria, ti giuro che non volevo farti del male. Quando ti ho vista in bagno, alla festa di Louis, nonostante fossi con la testa nel cesso e stessi vomitando mi sei sembrata... Stupenda. Ed ho sentito qualcosa all'altezza dello stomaco che io... Non so. Però tu non riuscivi a mettere insieme una frase di senso compiuto, e io volevo conoscerti a tutti i costi. Poi hai voluto andare a dormire e ti ho accompagnata, ma non mi è passata nemmeno per l'anticamera del cervello l'idea di portarti a letto o di approfittarmene del fatto che tu il giorno seguente non ti saresti ricordata nulla, per portarti a letto. Quando il giorno dopo ti sei svegliata ho visto che eri terrorizzata ma non hai voluto dirmi chi fossi e io non potevo lasciarti andare così. L'istante esatto in cui te ne sei andata mi sono reso conto che avrei dovuto dirti la verità, ma poi ti ho vista a scuola e parlandoti ho pensato che con la scusa di aiutarti a scoprire cosa fosse successo quella sera avremmo potuto conoscerci e... È successo veramente ciò che speravo. Lo so che non mi sono comportato nel migliore dei modi ma Victoria, ti giuro che non ho mai voluto farti soffrire, mai. E vederti con Louis, ti garantisco che è stata una delle peggiori cose che potessi farmi. Quando ti ho vista cercare di scappare da lui poi, mi sono sentito così in colpa... Se ti fosse successo qualcosa di grave non me lo sarei mai perdonato, mi sei parsa così fragile ed indifesa, nessuno dovrebbe mai farti piangere, Victoria» finì in un sussurro, asciugandomi una lacrima che mi era sfuggita.
«Tu l'hai fatto, anche ora» dissi, tirando su col naso.
«Lo so, ma mi sento una merda per ciò, e ti prometto che questa sarà l'ultima volta che piangerai per me.»
«Chi me lo garantisce?» domandai riluttante.
«Io Victoria, e devi fidarti. Sono cambiato, dammi la possibilità di dimostrartelo, di ricominciare tutto da capo. Faremo le cose con calma, senza fretta. Niente più bugie o stupidi giochetti, tanto ora so dove abiti.»
Harry si sforzò di sorridere e davanti a cotanta perfezione io non potei fare a meno di ricambiare. Mi mancava, da morire, e finalmente ero disposta a perdonarlo, a fidarmi di lui, anche se nel fondo del mio cuore lo avevo perdonato già da tempo.
Gli porsi la mano, «sono Victoria, piacere» mi presentai, divertita.
Lui mi strinse la mano sorridente, «io sono Harry, piacere mio. Posso chiamarti Cioppicioppi?»
Scoppiai a ridere a quelle parole, «sì» acconsentii, prima di buttargli le braccia al collo e stringerlo a me con tutta la forza che avevo in corpo.
Respirai a pieni polmoni il suo profumo e gli accarezzai i capelli, lasciandomi cullare da quella sensazione di tranquillità che il suo tocco mi trasmetteva.
«So che ci siamo appena conosciuti...» lo sentii dire, e mi allontanai lievemente da lui per vederlo in viso, «però posso baciarti?» chiese.
Sorrisi a quella domanda, «non aspettavo altro» gli sussurrai maliziosa, e rimasi immobile a guardarlo avvicinarsi a me, appoggiare la mano sinistra dietro il mio collo, quella destra sulla mia guancia, e le sue labbra sulle mie.


 

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Eccomi quaaa! (Per l'ultima volta in questa fan fiction.)
So che dovevo postare il 25 ma il problema è che ho fatto i calcoli male, partivo il 25 sera ma tra fuso orario e la durata del volo sono arrivata il 26 mattina.
Ieri ero tipo in coma, ho dormito tutto il pomeriggio, e se sto postato proprio ora dovete ringraziare Arialynn AHAHAHAA
Era ovvio che Harry e Vì si sarebbero ritrovati, alla fine.
Il finale è molto... Inconcluso, possiamo dire. Ma è così che mi piaceva finire la storia sin dall'inizio.
Far ricominciare tutto da capo a quei due che si sono conosciuti nel modo sbagliato.
Proprio per questo ho scritto una one shot/missing moment/una sottospecie di epilogo della storia che ho appena postato.
L'ho scritta come one shot e l'ho voluta postare come tale anche se potrebbe essere a tutti gli effetti un epilogo.
Grazie a tutti coloro che hanno letto questa storia, l'hanno recensita e apprezzata, grazie anche a chi l'ha solo letta, a chi ha atteso con pazienza i miei aggiornamenti ritardatari, chi ha aggiunto la fan fiction alle preferite/seguite/ricordate, chi mi ha fatto i complimenti su Twitter, Ask e Facebook.
Grazie mille, davvero! ♥
Jas



 

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