Nightlight

di BlackCrimson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il nuovo mondo ***
Capitolo 2: *** Compagni di viaggio ***
Capitolo 3: *** Incontro Inaspettato ***
Capitolo 4: *** Caisonville ***
Capitolo 5: *** Fuga ***
Capitolo 6: *** Ritorno a casa e nuovi arrivi ***
Capitolo 7: *** Una nuova missione ***
Capitolo 8: *** Una spietata creatura ***
Capitolo 9: *** Aggiornamenti ***
Capitolo 10: *** Complicanze ***
Capitolo 11: *** La prova del proprio coraggio ***
Capitolo 12: *** Rivelazioni Passate ***
Capitolo 13: *** Addestramento ***
Capitolo 14: *** Odio a prima vista ***
Capitolo 15: *** Guai in arrivo ***
Capitolo 16: *** Segreto Svelato ***
Capitolo 17: *** Scelte ***
Capitolo 18: *** Quando meno te lo aspetti... ***
Capitolo 19: *** Notte senza luna ***
Capitolo 20: *** L'ultima Alba ***
Capitolo 21: *** Incubi e Rivelazioni ***
Capitolo 22: *** Scomparsa ***
Capitolo 23: *** Niente è come sembra ***
Capitolo 24: *** Un Istante di Libertà ***
Capitolo 25: *** Cosa nasconde il tuo sguardo ***



Capitolo 1
*** Il nuovo mondo ***


Nightlight

 


 

Prologo

Si dice che l'uomo sia una creatura perfetta, un essere pensante creato da un animo buono e gentile a sua immagine e somiglianza; un figlio della luce destinato portare pace, prosperità e conoscenza. Per questo Dio non gli aveva fornito artigli con cui attaccare, zanne con cui sbranare o una corazza con cui difendersi. Non era stato concepito per tutto questo, eppure, tra tutti gli esseri viventi, l'uomo è diventato senz'altro il peggiore. Guerre, carestie, avidità e corruzione hanno dilaniato un mondo già sull'orlo del baratro, disperdendo anche l'ultimo raggio di luce e di speranza concesso dal Signore. I pochi sopravvissuti decisero allora di affidare la propria lealtà alle tenebre come ultima ancora di salvezza. Non poteva esserci scelta più sbagliata. La loro anima gli fu strappata, il cuore dilaniato e trasformato in nutrimento per un nuovo genere di creature destinate a condurre l'umanità verso una lenta ed inesorabile estinzione. Ciò che per loro doveva essere liberazione si dimostrò invece una condanna a morte, senza alcuna possibilità di salvezza. Eppure, anche in mezzo al deserto più arido può nascere un piccolo fiore.
Una luce, quasi insignificante, ma abbastanza potente da far destare dal proprio sonno forze sconosciute, capaci di riportare un nuovo ordine sul creato. Quella luce si chiamava Seraphiel, un figlio del Demonio che scelse di donare la propria lealtà agli umani, aiutandoli a combattere una guerra per loro divenuta insostenibile. Fu l'inizio di una nuova Era dove l'oscurità dovette a fare i conti con il potere della Vita, una forza incalcolabile e ancora incompresa ma in grado di cambiare inesorabilmente il destino dell'umanità.

 

Il nuovo mondo



 

              Anno 1827, zona sperduta a nord-est del nuovo continente.



La notte era a metà del suo ciclo, ovvero nel punto più buio e profondo del suo passaggio prima dell'alba. La luna piena illuminava il cielo stellato, ricoperto da una finissima nebbia. Nell'aria si poteva sentire chiaramente l'odore frizzante di salsedine del mare e il leggero fragore delle onde sulla riva. Una leggera brezza marina soffiava delicata fra gli alberi, muovendo le loro foglie come ad invitarle in una strana e confusa danza.
Nessun altro suono osava disturbare l'armonia tra quiete e pace che si era instaurata in quella piccola cittadina, tuttavia, il tutto era destinato a cambiare di li a poco.

La sagoma di un grande veliero apparve come una macchia indistinta all'orizzonte, facendosi largo tra la nebbia appena calata sul pelo dell'acqua come un manto candido e vellutato. Avanzava lentamente, con grande maestosità; le vele spiegate sui tre alberi si gonfiavano verso il cielo e trainavano la nave verso quello che sembrò essere un piccolo porto.
«Gettate l'ancora!»
«Veloci, veloci!»
«Ammainare le vele!»
La ciurma si preparò all'attracco e sul ponte della nave i marinai si stavano sbrigando ad ultimare gli ultimi preparativi. I più temerari salirono sulle reti per ammainare le vele ed altri scesero a terra per fissare le corde al pontile.
Appena la nave si destò completamente fecero abbassare una passerella dalla quale iniziarono a scendere i passeggeri silenziosi e a passo lento. Il viaggio li aveva stremati e toccare finalmente la terra ferma era per loro un sollievo incontenibile. I loro respiri più rilassati lo confermarono.
Si trattava perlopiù di gente povera in cerca di un po’ di fortuna o di semplici marinai di ritorno dopo mesi di dura navigazione, impazienti di poter riabbracciare i propri cari.
Solo una persona sembrava distaccarsi completamente da tutti loro.
Si trattava di un uomo alto, giovane e dalla carnagione chiarissima; la mascella sottile ma già virile e occhi celati da un cappello da cowboy che gli nascondeva parte del volto. Il lungo cappotto scuro ondeggiava ad ogni passo come un compagno fedele mentre una spada dalla lama completamente nera rimaneva silenziosa in un fodero posto sulla schiena.
Appena i suoi piedi toccarono terra si fermò alzando lo sguardo per rivelare degli strani occhi chiari, intenti ad osservare con attenzione tutto ciò che gli si presentava davanti. Era la prima volta che sbarcava in quel posto e ci mise un po' per capire quale direzione prendere. Optò per una grande via poco distante dal porto che spiccava sulle altre; non era il caso di avventurasi in cunicoli stretti e sconosciuti, soprattutto di notte. Iniziò a camminare con passo tranquillo, senza degnarsi di alzare lo sguardo per ammirare quel posto deserto. O almeno così sembrava, perché era sicuro che in quel momento più di qualcuno o qualcosa lo stesse osservando.
Si alzò il colletto del cappotto fino a coprirsi metà del volto e strinse ulteriormente la presa sul piccolo sacco di pelle che portava su una spalla.
Dopo aver percorso numerose stradine e sentieri impolverati, arrivò finalmente a destinazione.  
Davanti a lui si innalzava una grande villa dalle mura bianche e dalle ampie finestre dai serramenti in legno di quercia. Pochi gradini lo separavano dal portone di ingresso dove al centro di esso vi era raffigurato uno stemma in ferro battuto.
Due ali che avvolgevano una spada. Il simbolo ufficiale degli Hunter, i cacciatori di se stessi, o così gli definiva la gente.
Soddisfatto, l'uomo si avvicinò e fece per bussare ma la sua mano si bloccò avvertendo una strana sensazione. Alzò il capo permettendo ai suoi occhi di scorgere una figura seduta al chiaro di luna. «Siete in ritardo di tre giorni signor Blacksword» disse un ragazzo dai capelli corti e biondi, seduto sul cornicione più alto della struttura. «Avete fatto un viaggio burrascoso?» L'uomo stirò appena le labbra in quello che sembrò un lieve sorriso. «Non quanto avrei voluto». Il ragazzo agitò appena le gambe nel vuoto «allora troverà questo posto alquanto interessante». «Me lo auguro» rispose l'uomo e subito dopo, le porte della villa si aprirono con un suono sordo e rumoroso.
L'atrio che gli si presentò innanzi al suo sguardo era immenso, quasi sproporzionato rispetto al resto della costruzione. Alcune colonne laterali delineavano il percorso fino ad un'ampia scalinata sopra la quale era appena apparso il ragazzino del cornicione. Blacksword Alzò lo sguardo su di lui per studiarlo per qualche istante.
Ora che la luce del grande candelabro appeso al soffitto lo illuminava meglio poteva notare un abbigliamento abbastanza semplice: dei pantaloni marroni e una giacchetta verdognola squadrata, un viso ancora infantile ma gli occhi di una volpe, brillanti di una colorazione violacea.
Keyn non badò ancora per molto alla presenza del ragazzo e si concentrò su colui che era appena giunto al suo fianco. Un uomo alto, magro e sulla quarantina, vestito completamente di nero, fatta eccezione per la camicia bianca che si intravedeva sotto il gilè.
I suoi capelli corti e ordinati, insieme all'iride scura dei suoi occhi che a malapena si distingueva dalla pupilla lo rendevano a prima vista una persona inquietante e autoritaria.
«Benvenuto nel quartier generale degli Hunter. Io sono il presidente Raphael Keige, capo del gran consiglio Hunter» disse aggiustandosi con un dito gli occhiali dalla montatura fine e rettangolare.
Keyn si avvicinò ulteriormente alla scalinata «non c'era bisogno che vi presentaste signor Keige. So benissimo chi siete» rispose con noncuranza.
«La mia fame mi precede, quale onore.» Replicò Keige atono. «Quindi posso anche risparmiarmi tutto il discorso di benvenuto? Se per voi non è un problema.»
«Fate come vi pare.» rispose Keyn alzando appena le spalle.
Keige fece finta di ignorare il tono seccato dell'altro e indicò il ragazzo al suo fianco.
«Questo é Sebastian De Martino e vista l'ora é inutile perdersi in ulteriori conversazioni. Quindi vi accompagnerà alla vostra stanza, per evitare che possiate perdervi»
Keyn non rispose solo per evitare di prolungare quella conversazione, riportando l'attenzione sul ragazzo appoggiato sul corrimano con le braccia conserte dietro la nuca.
«Avanti seguimi. Ti faccio strada» Disse avviandosi sicuro per un corridoio completamente buio.
Keyn lo seguì immediatamente scambiando un rapido sguardo con il Presidente.
Passarono davanti a diverse stanze, probabilmente di altri cacciatori che risiedevano nella villa. Notò subito alcune porte chiuse, come se non venissero aperte da anni data la polvere depositata davanti all'ingresso. Forse quel posto non era poi così affollato.
«Qui le cose sono a dir poco peggiori rispetto al vecchio continente» disse ad un tratto Sebastian interrompendo il loro silenzio. «Ogni giorno la città viene attaccata da qualche creatura e certe volte non riusciamo a fermarle in tempo. Quando ci riusciamo, non sempre torniamo tutti alla base» spiegò alludendo alle porte chiuse.
Keyn non fece alcun commento guardandosi solo intorno per memorizzare dove stessero andando. Quella villa era un completo labirinto, studiata forse volutamente per mettere in difficoltà gli ospiti indesiderati.
«Non sei un tipo molto loquace» Gli fece notare l'altro, prima di fermarsi davanti ad una porta posta al centro del corridoio.
«Ecco, questa è la tua stanza, spero che la troviate di vostro gradimento» disse ironicamente aprendola. Entrando, Keyn diede un'occhiata veloce alla sua nuova dimora. Era abbastanza accogliente e alcune candele su un tavolino illuminavano la stanza. I muri delle pareti erano bianchi e il soffitto era completamente di legno. Poco distante dalla finestra vi era un grande letto con delle lenzuola bianche e rosse. Davanti ad esso, invece, era situata una scrivania al fianco di un grande armadio. Le tende color panna delle finestre erano lunghe fino al pavimento e ondeggiavano con il vento. 
«Va benissimo» disse Keyn monotono gettando il suo sacco sul letto con poca grazia.
«Ancora una cosa» continuò il ragazzo richiamando la sua attenzione e fece per andarsene «domani mattina il presidente vuole parlarti. Appena ti svegli raggiungilo» disse andandosene.
Keyn aspettò che si allontanasse per poi avvicinarsi alla porta-finestra. Scostò delicatamente le tende ed uscì sul piccolo terrazzo, osservando attentamente il territorio circostante.
La sua terrazza era situata poco distante da una strada cittadina, separata solo da un muretto in pietra. Il silenzio sembrava regnare sovrano a quell'ora della notte e un velo di nebbia proveniente dal mare calò lentamente tra le vie. Keyn non volle attendere oltre e dopo aver messo un piede sulla ringhiera del terrazzo, si spinse in avanti atterrando con agilità nel giardino sottostante andando poi in esplorazione.

Continuò a camminare per le vie della città con circospezione per svariati minuti, o forse ore. Di certo non gli interessava tenere il conto del tempo. Vi era un'insolito silenzio e l'atmosfera che si era creata intorno a lui lo rendeva un posto spettrale.
Molto accogliente per uno come lui. Subito dopo, un rumore alle sue spalle attirò la sua attenzione intimandogli di fermarsi. Saltò seguendo più l'istinto che l'esperienza e si dimostrò una scelta esatta perché nell'istante successivo, un demone piombò a terra sprofondando nel terreno. Keyn salì velocemente sul tetto della casa di fronte ed osservò il suo aggressore dall'alto.
«Devi lavorare di più sull'effetto a sorpresa amico mio!» esclamò con un leggero tono divertito «Il tuo fetore ti ha tradito ancor prima della tua grazia ».
Il demone dallo sguardo di un viola penetrante e pelle grigiastra arricciò le labbra in un ringhio, curvando la schiena gobba in avanti. Le ali si spalancarono verso il cielo accompagnate da un ruggito animalesco ma non fu sufficiente a spaventare il cacciatore. Per rispondere a quella che sembrava una vera e propria sfida, l'hunter sollevò la sua mano andando a stringere le dita intorno all'impugnatura della spada che portava sulla schiena. La sfoderò con lentezza, lasciando fuoriuscire dalla lama un sibilo metallico ed infernale.
«Noto che sei già andato a farti uno spuntino» sentenziò Keyn notando il sangue ormai secco che imbrattava il corpo dell'altro. «Potevi almeno fare gli onori di casa e aspettarmi...»
Il demone gli ringhiò nuovamente in sua risposta e a Keyn venne il forte dubbio che non sapesse fare altro.
«Molto educato da parte tua, ma dopo non lamentarti se qualcuno si irrita e ti uccide.»
Il demone inaspettatamente rise con un ghigno che scopriva i denti aguzzi.
«Uccidermi? Nessuno ci è mai riuscito» rispose sicuro di sé con una voce profonda. «Nessuno era me» gli rispose Keyn con ovvietà puntando la sua arma verso di lui. «Inizi a fare lo sbruffone?» il demone parve davvero irritato in questo momento. «Esponevo solo un dato di fatto» Il demone emise un verso basso e minaccioso con la gola. «Allora? Ti dai una mossa?» lo esortò Keyn facendoli cenno di avvicinarsi. Il demone accolse subito il suo invito scagliandosi contro di lui e, con sua sorpresa, vide il cacciatore fare altrettanto rivelandosi molto più veloce. La mano dell'hunter si strinse come una morsa sul volto del demone trascinandolo a terra con violenza. Quella che sembrò solo una spinta fece volare il demone contro un muro, inclinandolo le pietre sotto il suo peso.
«Ma... Chi diavolo sei?» tossì il demone premendosi una mano sulla nuca sanguinante.
Un vento innaturale iniziò a circondare il corpo dell'hunter, facendo ondeggiare i suoi capelli chiari mentre una densa nube nera lo avvolse per qualche secondo.
«Non chi, ma cosa» replicò Keyn con un sorriso per nulla rassicurante, ornato ora da due canini sporgenti e affilati.
«Non dovresti giocare con il fuoco o finirai per scottarti » pronunciò con occhi scarlatti.
«Maledetto vampiro» sibilò il demone digrignando i denti «come osi parlarmi dopo aver tradito la tua razza?!»
Keyn, a quelle parole, si fece subito serio incupendosi. Un'ombra oscura calò sul suo volto come a celare un antico rancore.
«Non è la mia razza.»
Il demone non fece caso all'ultima frase, scagliandosi nuovamente contro Keyn in un impeto di rabbia. Gli occhi del demone si sgranarono per pura sorpresa quando si trovò a fissare il suo stesso braccio volare in un'altra direzione con uno schizzo di sangue. Ricadde a terra sulle proprie gambe, sbilanciandosi appena all'indietro e subito dopo un altro atroce dolore gli attanagliò il petto. Fu come una fiammata rovente, capace di lacerargli la carne e consumargli le ossa. Abbassò lo sguardo tremante incontrando una lama nera che gli usciva dal torace e questa vibrava di uno strano potere. «C...come?» Cercò di guardarsi alle spalle solo per scorgere il cacciatore guardarlo con quegli occhi color cremisi. «Ho un messaggio» pronunciò l'hunter avvicinando le labbra all'orecchio del demone. «Da questo momento, questo posto appartiene a me.» Alzò di scatto la spada e la rigirò nella carne della sua preda la quale emise un ringhio di puro dolore, divincolandosi inutilmente. Un ultimo movimento ben preciso e gli occhi della creatura persero la loro luce. Il corpo del demone si accasciò a terra con un tonfo per poi dissolversi in una nuvola di cenere.
Keyn riassunse le sue sembianze più umane stiracchiandosi appena il collo e rimise la spada nel fodero con un movimento veloce.
Feccia Guardò la polvere nera disperdersi nell'aria ma qualcosa poco dopo attirò la sua attenzione nuovamente: un frammento di cristallo nero era appena apparso dove poco prima vi era il corpo morente del demone. Lo raccolse osservandolo incuriosito per qualche istante decidendo infine di metterselo in tasca proseguendo la sua passeggiata.





Era quasi l'alba ormai e Keyn era rientrato da pochi minuti. Disteso supino sul letto della sua nuova stanza, stava studiando con particolare interesse quella curiosa pietra, rigirandosela più volte tra le dita. Aveva appoggiato il suo cappotto e le sue armi su una sedia ed ora indossava una camicia bianca che spariva dentro i pantaloni scuri.
Bussarono e Keyn scattò subito a sedere sul letto, infilandosi in tasca la pietra per nasconderla.
«Ah se già sveglio» affermò Sebastian entrando senza chiedere il permesso.
«Ne dubitavi?» chiese Keyn alzandosi per seguire il ragazzo in un'altra stanza poco più avanti.
Si trattava di una piccola biblioteca senza nessun ornamento particolare, al di fuori delle librerie riempite di libri di ogni genere. Keyn continuò a seguire il ragazzo il quale aveva appena afferrato un libro dal terzo scaffale. Lo tirò con delicatezza verso di sé e subito dopo un rumore sordo invase la stanza, segno dell'azionarsi di un antico meccanismo. La libreria si spostò di lato di alcuni centimetri, sufficienti a rivelare una porta nascosta. «Un classico» commentò Keyn per nulla sorpreso «potevate almeno mettere un incantesimo protettivo». «Se non lo vedi non è detto che non ci sia» la risposta arrivò più che ovvia dal ragazzo strappando un leggero sorriso dalle labbra dell'altro. Entrarono scendendo una piccola scala a chiocciola completamente immersa nell'oscurità, ma per loro non era di certo un problema. Arrivarono poco dopo davanti ad una grande sala semi circolare, circondata da spesse colonne di marmo. Al centro della sala vi era Raphael, appoggiato ad una scrivania in legno scuro intento a pulirsi gli occhiali da vista con un fazzoletto.
«Ora vado, ci si vede» disse Sebastian salutando Keyn con un gesto appena accennato della mano e uscì per lo stesso passaggio.
Passarono alcuni attimi di silenzio prima che Raphael decidesse di prendere parola.
«Ti presento la sala riunioni nonché luogo di ritrovo in caso di un attacco nemico. Ci sono 10 entrate e 10 uscite, ognuna porta ad un luogo diverso. Ti consiglio di memorizzarle in fretta.»
«Non sarò di certo io a scappare per primo» commentò Keyn. Raphael emise un sospiro seccato «contieni il tuo desiderio di morte cacciatore. I civili sono la priorità.»
Keyn scese i gradini sfiorando appena con una mano i banchi di legno «non mi avete chiesto di venire per proteggere i civili ma per cacciare una preda che non è a vostra portata dico bene?»
Raphael gli lanciò un'occhiata torva «che avete trovato?»
Keyn nemmeno si mostrò sorpreso tirando fuori la pietra e la lanciò a Raphael il quale la prese al volo senza neanche guardarla. Vi erano numerose voci intorno alla figura di Raphael Keige, ognuna più inverosimile dell'altra ma non per questo senza un fondo di verità; e una di queste era proprio la capacità di vedere e sentire cose che normalmente una persona comune non avrebbe potuto nemmeno immaginare.
«Sai di cosa si tratta?»gli chiese Keyn incrociando le braccia al petto con fare annoiato.
«Questa è una gemma particolare creata da non so che strana creatura. Ha il potere di creare una copia esatta di qualsiasi creatura della notte che ne entra in possesso. Se quando ne uccidi una trovi questa pietra, vuol dire che hai ucciso solo una copia.»
«Quindi quello che ho ucciso questa notte era solo una stupida imitazione.» Commentò Keyn con un accenno di irritazione.
«Temo di sì, ma non preoccupatevi» appoggiò la gemma sul tavolo «stando alle informazioni che abbiamo raccolto, ogni essere può creare una sola copia di se stesso. Abbiamo cercato di individuare il fornitore ma ogni Hunter che abbiamo inviato ad indagare non è più tornato».
«Capisco» fece Keyn. «Quindi vorreste che io scovi quest'uomo?»
«Precisamente» annuì Raphael «Se usasse male quel potere le cose potrebbero mettersi male per noi e soprattutto per gli essere umani, siamo già in minoranza, una capacità del genere potrebbe portarci ad una sconfitta definitiva.»
«Finalmente qualcosa di interessante.» affermò Keyn voltandosi e fece per andarsene.
«Caisonville»
Keyn guardò Raphael con la coda dell'occhio.
«Ti conviene iniziare da lì» si tolse gli occhiali per pulirli con un fazzoletto e gli lanciò un'occhiata di intesa.
Keyn accennò un lieve sorriso sulle labbra e poi se ne andò senza proferire parola.

 

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Capitolo 2
*** Compagni di viaggio ***


Compagni di viaggio

Era l'alba quando Keyn uscì dalla villa, deciso ad intraprendere la missione il prima possibile.
Una volta esposto alla luce del sole d'estate, si portò istintivamente una mano sugli occhi per abituarli più gradualmente al brusco cambio di luminosità. Il sole, quale stupenda creazione ma per un essere come lui era davvero insopportabile. Si abbassò il cappello sul volto e si avviò lentamente per una strada diretta verso il centro.
Girò un po' per le strade meno soleggiate e trafficate per non attirare troppo l'attenzione.
Ogni tanto il suo sguardo veniva attirato da alcune locandine appese alle pareti delle case, rappresentanti volti di persone o creature della notte su cui era stata messa una consistente taglia.
Proseguì fino al confine della città fermandosi davanti ad una stalla, notando uno stalliere intento a sellare un cavallo completamente nero.
«Scusatemi buonuomo, mi sto dirigendo fuori città: potrei avere un cavallo dei vostri?» Chiese senza troppi giri di parole.
Lo stalliere lo guardò perplesso, scrutandolo dal basso verso l'alto. Non era raro che qualcuno gli chiedesse in prestito uno dei suoi cavalli, ma era sospetto che qualcuno decidesse di dirigersi fuori città.
«Se volete vi posso dare questo cavallo ma sappiate che dovrete darmi il doppio» iniziò a dire.
«Come sarebbe?» chiese subito Keyn.
«Se vi state dirigendo fuori città, potrei perdere il mio cavallo, quindi o lo comprate a prezzo raddoppiato o restate senza.»
Keyn inarcò perplesso un sopracciglio, fissando soprattutto quell'orribile neo che quel vecchietto aveva stampato sulla fronte.
«Vi assicuro che riporterò indietro il cavallo» cercò di essere il più sincero possibile.
Il vecchietto sbuffò appena divertito «dite tutti così ma alla fine sono io a rimetterci.»
Keyn roteò gli occhi al cielo «d'accordo, quanto volete per il cavallo?»
«5000 denari» gli rispose prontamente.
«Ecco a voi» disse dandogli una piccola sacca con delle monete d'oro senza battere ciglio nonostante il prezzo elevato.
Poi afferrò le briglie dell'animale accarezzandogli piano il muso.
«Davvero uno splendido esemplare». Mentre lo stalliere contava le monetine d'oro con occhi luccicanti, Keyn lo condusse all'esterno uscendo dalla città camminando.
Una vasta pianura si aprì dinnanzi ai suoi occhi; piccoli boschetti delimitavano quel campo piano, per poi trasformarsi in veri e propri boschi di sempreverdi. Questi, poi, si espandevano sulle verdi colline all'orizzonte, prima delle montagne dalle punte aguzze.
Chiunque sarebbe rimasto ammaliato da una vista così ampia ma Keyn non sembrò accennare nessun interesse particolare per tutto questo.
I suoi pensieri volarono da tutt'altra parte.
«Keige parlava di Caisonville, il problema è che non so nemmeno dove si trovi» sospirò tra sé facendo una smorfia sconsolata.
«Hai detto Caisonville?»
Nell'udire una voce femminile alle sue spalle il cacciatore si girò di scatto. Davanti a lui era apparsa una ragazza più giovane di lui, dai capelli lunghi fino alle spalle e castani, un po' ondulati e legati in parte con un fiocco rosso dietro la nuca. Gli occhi, di un castano chiarissimo, richiamavano la cintura che portava in vita e gli stivaletti del medesimo colore. La camicia bianca, ricamata con dei disegni finissimi al colletto e ai polsini, scompariva al di sotto di un paio di pantaloni di jeans molto chiari e stretti.
«E voi chi sareste?» gli chiese subito dopo averla squadrata da capo a piedi.
«Sembrate aver bisogno di aiuto. Ho notato subito che non siete del posto» Iniziò a dire lei.
«Non stai rispondendo alla domanda» le fece notare Keyn interrompendola. «Oh giusto, io sono Elisabeth, un Hunter di secondo rango!» esclamò con entusiasmo la ragazza.
«Di rango due hai detto?» Ripeté lui per nulla sorpreso e anche un po' annoiato dalla notizia.
«Esatto! E Caisonville si trova da quella parte. Non potete sbagliare.» Disse indicando proprio davanti a lui, in direzione delle montagne.
«Io sono una vera esperta di queste zone e posso accompagnarvi, le strade sono un po' tortuose ma non c'è nulla che non possa superare!»
«Grazie ci vediamo» la salutò lui da lontano, dopo essersi già avviato a cavallo non badando minimamente alle parole della ragazza.
«Hey! Non mi hai ascoltata?!» gli gridò furiosa guardandolo galoppare via. «Che persona maleducata... Se vi perdete non è colpa mia!» gli urlò infine per poi voltarsi e andarsene offesa.
«Che sfortuna, non riuscirò mai ad andarmene da questa città e di certo non posso farlo da sola» borbottò tra sé. «Devi obbedire alla residenza Elisabeth, devi aspettare gli ordini, e fai questo e fai quello...» continuò imitando la voce del direttore con fare seccato ma poi trasse un lungo respiro. «Che noia».
«Signorina Elizabeth!» si irrigidì di colpo riconoscendo la sua voce e si girò con la paura che l'avesse sentita. Ma Raphael era troppo distante - o almeno così credeva - e sospirò sollevata.
«Arrivo» gli andò incontro non potendo non notare il bellissimo cavallo pezzato che Raphael stava portando per le briglie.
«Avrei una piccola missione per te.»
«Davvero?!» chiese la ragazza incredula dopo averlo raggiunto.
«Sono qui per questo» fece lui «ieri è arrivato un nuovo membro dell'organizzazione dal vecchio continente, ed è partito per la città di Caisonville»la informò.
Ma vanno tutti a Caisonville ultimamente? Raphael si schiarì la voce per attirare di nuovo la sua attenzione. «Come stavo dicendo, il nome di questo cacciatore è Keyn Blacksword e ho bisogno che tu gli dia questa lettera. È una richiesta per farti entrare in missione con lui, che è di rango cinque»
«Che cosa!? Rango cinque!?» quasi urlò lei del tutto sorpresa. I rango cinque erano la categoria più alta a cui un cacciatore poteva aspirare e solo pochi potevano vantarsi di aver raggiunto tale traguardo.
Raphael tossì ancora poi continuò «Potresti essergli di aiuto visto che non sa niente di questo posto, inoltre potresti imparare qualcosa in più da lui e forse salire di grado»
Elizabeth sorrise e si gettò al collo di Raphael senza esitare.
«Grazie mille!Finalmente!» esclamò entusiasta.
Aspetta, non sarà quell'uomo? Impossibile, non può essere lui. Non ha la stoffa di un cacciatore
«Signorina! Si contenga per favore.» La richiamò Raphael dato che Lei gli stava ancora attaccata.
Si staccò subito e salì a cavallo con un abile salto.
«Ho una domanda» disse poi lei «Dato che questo Keyn è un livello cinque non gli sarò di intralcio per caso? Voglio dire, i rango cinque di solito possono rifiutare i suoi ordini e data la loro esperienza non penso che vogliano con loro un livello due»
«Puoi stare tranquilla, all'inizio potrà arrabbiarsi un po' ma non ti caccerà via. Almeno che tu non lo faccia proprio infuriare».
Elizabeth deglutì sonoramente.
Rassicurante.
Ma poi, sicura di sé, si portò una mano chiusa a pugno sul cuore.
«Lasci fare a me! Porterò a termine la missione con successo!» E così partì al galoppo senza aggiungere altro, euforica all'idea di tornare in missione. «Aspetti! Ha dimenticato questo!» la chiamò lui alzando uno zainetto pieno di provviste ma lei se ne era già andata. Raphael sospirò piano «ma che devo fare con Lei?»


Keyn giunse in una cittadina all'apparenza completamente disabitata. Le costruzioni cadevano a pezzi e la vegetazione aveva già invaso la maggior parte delle case, inghiottendole nella sua morsa di color smeraldo.
Scese da cavallo per proseguire a piedi tenendo per le briglie l'animale.
Osservando la zona notò molti segni di vecchie battaglie provocati soprattutto da creature della notte (così chiamavano ora quei mostri); solo loro infatti, potevano provocare delle lacerazioni trasversali ed irregolari sulla roccia con estrema facilità.
All'improvviso, sentì l'aria farsi più fredda. Le sue orecchie attente udirono in lontananza delle voci provenire dall'interno di una casa. Riusciva a distinguere chiaramente due toni diversi il che voleva dire che c'erano almeno due persone.
Ma cosa ci facevano in un posto del genere?
Legò il cavallo ad un'asse di legno e si affacciò alla finestra della palazzina, ormai quasi distrutta. Dentro vi erano due uomini intenti a dialogare fra loro e non sembravano essersi accorti della sua presenza. Poco dopo, il più alto dei due aprì una botola sul pavimento e vi entrò seguito a ruota dall'altro. Keyn si sistemò il cappello e con un balzo felino entrò. Si nascose dietro un tavolo rovesciato e aspettò il momento propizio per seguire i due indisturbato.

Nel mentre, Elizabeth stava percorrendo un sentiero poco distante dal villaggio. Giunse fino ad una piccola altura che le permise di vedere interamente il borgo ed arrestò il suo cavallo non appena scorse un animale a lei familiare, fermo davanti ad una casa. Ricondusse subito il destriero nero al giovane che aveva incontrato precedentemente.
«Perché mai si è fermato qui? Scommetto che si è perso...» Disse con disappunto per poi volgere il suo animale in quella direzione.
Affiancò l'altro cavallo e legò anche il suo alla stessa asta.
«Voi due state qui, mi raccomando» gli disse piano ottenendo come risposta uno sguardo perplesso dell'animale. Poi andò a cercare l'uomo.

Nel frattempo Keyn, non avvertendo altre presenze, seguì i due individui all'interno della botola. Si ritrovò in un piccolo corridoio completamente buio dalle pareti rocciose e umide. Percorse il tunnel orientandosi solo con il suono delle voci di quelli che lo avevano preceduto e grazie ai suoi sensi sviluppati, riuscì a muoversi con sicurezza all'interno del condotto. I due, al contrario di lui, non si erano ancora accorti della sua presenza.
Questi si fermarono non appena giunsero in una piccola stanza priva di ogni ornamento, eccetto che un baule posto al centro della sala. Lo aprirono guardandosi intorno con circospezione e dentro vi trovarono un piccolo sacchetto di paglia.
Risero fra loro soddisfatti del ritrovamento e il più alto svuotò il borsellino del suo contenuto rivelando due gemme molto simili a quella che aveva trovato Keyn dopo aver ucciso il demone della scorsa notte, con l'unica differenza che queste brillavano con dei riflessi nerastri e non erano più opache.
I due ne presero una per ciascuno e se le infilarono nelle tasche dei pantaloni.
«Allora quell'uomo ha mantenuto la sua parola» disse poi il soggetto più alto senza che l'altro accennasse ad ulteriori commenti. Appena voltarono le spalle nella direzione da dove erano venuti, Keyn si precipitò il più velocemente possibile all'uscita senza provocare alcun rumore. Uscì dalla stessa finestra da cui era entrato e si nascose dietro il muro dell'abitazione.
Per fortuna nessuno dei due lo aveva ancora notato, troppo entusiasti dei loro premi per concentrarsi sulla presenza di qualcun altro e anche abbastanza ingenui.
«Ora cosa facciamo?» chiese il tizio più basso dai capelli neri.
«In realtà non lo so, mi avevano detto che servivano per farci diventare più forti, ma non so neanche come si usino» rispose il castano.
«Ah! Ne sai meno di me! Allora non abbiamo concluso niente!»
«Stai zitto! Sei tu che hai proposto di prendere queste gemme»
Mentre i due discutevano, Keyn continuava ad ascoltargli con interesse dall'esterno, sperando nella sfuggita di altre informazioni preziose per la sua indagine.
La sua attenzione venne però attirata da un odore non del tutto nuovo alle sue spalle. Un paio di mani si prolungarono silenziose verso di lui con l'intento di coglierlo di sorpresa, o almeno così credeva quella presenza che ormai aveva assunto un contorno femminile. Fece per produrre un suono ma senza rendersene conto si trovò una mano sulla bocca a bloccarle la voce sul nascere. Venne spinta leggermente contro il muro dal ragazzo che non smise neanche per un secondo di ascoltare la conversazione tra i due.
Elizabeth tentò di liberarsi dalla stretta irritante della sua mano ma Keyn non accennò a lasciarla e alla fine dovette girarsi verso di lei portandosi il dito indice sulle labbra in segno di fare silenzio per farla smettere di muoversi.
La ragazza annuì e solo dopo lui le tolse la mano dalla bocca. Elizabeth, con una smorfia, gli si avvicinò per vedere cosa stesse osservando.
«Chi son...» chiese in un sussurro ma Keyn gli bloccò ancora una volta la voce. La ragazza sobbalzò irritata, ma poi decise di stare in disparte.
I due uomini, intanto, uscirono dalla casa attraverso una porta che portava su un vicolo vicinissimo a dove si trovavano loro ed iniziarono a passeggiare per le vie della cittadella dirigendosi in tutt'altra direzione rispetto alla loro posizione.
«Che ci fate voi qui?» chiese allora Keyn, con un'espressione seria stampata in volto e leggermente irritata.
«Che ci fate Voi qui casomai!» ribatté velocemente lei.
«Non sono fatti che vi riguardano» rispose sgarbato, distogliendo lo sguardo.
«Ma chi vi credete di essere? Lo sapete che posto è questo!?» gli chiese Elizabeth alzandosi di colpo e per sbaglio colpì una botte vicino a lei che cadde fragorosamente dietro alla ragazza. Elizabeth perse l'equilibrio e, inciampando sul barile, cadde al suolo rotolando sul fianco. Per sua sfortuna si ritrovò per metà nella stradina dove vi erano i due individui di prima che si voltarono nella sua direzione, attirati dal rumore.
«Oh oh.» fece lei preoccupata, sapendo di aver appena commesso un grave errore.
Keyn si portò letteralmente una mano in faccia, sospirando forzatamente per la figuraccia appena fatta dalla ragazza. Poteva dire addio all'attacco a sorpresa. «Ottimo lavoro... » disse poi ironicamente, mentre Elizabeth si rialzò con velocità.
«Sa...salve!» fece lei ai due con un leggero imbarazzo sul volto.
«Che diavolo ci fa una mocciosa come te in questo posto?» le chiesero andandole incontro.
«Beh... Io...» mormorò lei cercando una scusa plausibile ma al momento era pericolosamente a corto di idee.
«Non lo sai che questo luogo è pericoloso per gli umani? Soprattutto per una bella fanciulla come te?» I due cominciarono a sorridere malignamente mentre i loro corpi si mostrarono per quello che erano veramente. La loro pelle diventò grigia, gli occhi rosso sangue e i canini come quelli di belve feroci che graffiavano leggermente le loro labbra.
«Voi... Voi siete dei Vam...Vampiri» mormorò a stento Elizabeth mentre sul suo volto si disegnò un'espressione di completo terrore.
«Esatto! E direi che oggi la fortuna gira a nostro vantaggio» sogghignarono i due.
Fecero per avvicinarsi ma si bloccarono scorgendo un'ombra dietro la ragazza.
«Dovreste vergognarvi» disse Keyn uscendo con tranquillità dal vicolo.
Elizabeth lo osservò avanzare fino a portarsi ad un passo davanti a lei.
«Avete tre secondi per spiegarmi cosa sono quelle pietre e cosa ci fate qui!» disse poi minaccioso, mostrando subito che non voleva perdere tempo.
«E così ci stavi spiando!» affermò indignato il castano.
«Non lo posso negare ormai ed ora rispondete alla mia domanda prima che qualcuno si faccia male, e non sarò di certo io. Ah! E già che ci siete, che ne dite di darmi quelle pietre?» chiese Keyn sbrigativo facendo un gesto con la mano.
«Thz... Credi di spaventarci con il tuo modo di fare? Non ti daremo un bel niente! Queste pietre ce le siamo guadagnate!»
Keyn sorrise appena «speravo in questa vostra risposta» e con una mano spinse delicatamente la ragazza dietro di lui. Aveva notato subito come era cambiato il suo stato d'animo e preferì separarla dalla vista di quei due. Elizabeth stava tremando visibilmente e non faceva che guardare ipnotica quegli occhi rossi.
Keyn estrasse la sua fidata spada nera dalla lama tagliente e la puntò contro i due vampiri.
«vorrà dire che le prenderò da solo.»
Quello più alto si mise a ridere udendo quell'affermazione.
«Sei cieco o cosa? Se non l'hai notato, siamo due contro uno, non so se ti conviene»
«Per me potreste essere anche in cento, tanto non farebbe alcuna differenza» rispose con noncuranza il cacciatore.
«Ma chi ti credi di essere sbruffone?!»
Keyn sorrise leggermente con le labbra provocatorio, facendo aumenta l'ira dei due vampiri.
In quel momento Elizabeth lo afferrò tremante per il giubbotto, attirando il suo sguardo. Si sorprese nel vederla fissare ancora i due vampiri con occhi spenti e pieni di orrore come se non riuscisse a pensare ad altro.
«Stai tranquilla» la rassicurò con voce stranamente confortante «non c'è niente di cui avere paura se ci sono io.»
Elizabeth si riscosse un attimo e il suo sguardo andò ad incrociare gli occhi di lui, color verde acqua. Keyn le sorrise lievemente per incoraggiarla e subito la sensazione di panico andò affievolendosi. Così mollò delicatamente la presa provando qualcosa che assomigliava alla fiducia.
«Che c'è? Avete un ripensamento?» Lo provocò l'uomo più basso attirando di nuovo la loro attenzione, scagliandosi subito dopo contro Keyn. Quest'ultimo alzò la spada verso il cielo e con un colpo secco lacerò l'aria. Dalla spada si generò un'onda d'urto di tale potenza da spaccare le pietre del sentiero. Questa poi, investì in pieno i due vampiri spazzandoli via come fogli di carta facendoli cadere rovinosamente a terra per parecchi metri.
«Ma... che diavolo...» Accennò il moro mentre si rimetteva in piedi con non poche difficoltà.
«Ripensamento? Forse dovrei chiederlo io a voi» esclamò Keyn con voce beffarda.
"Quanta forza, ma chi è questo tipo?" pensò Elizabeth ammirando la potenza dell'attacco appena sferrato con grande facilità.
«La vuoi?» Chiese poi ironicamente il bruno «Allora vieni a prenderla!» e detto ciò, ingoiò la sua pietra in un sol boccone.
«Complimenti! Ti sei appena condannato a morte» gli disse Keyn quasi in pena per lui. «Mi dispiace solo che dovrò sporcarmi per riprenderla...»
«Hey, forse non è stata una buona idea amico» gli confessò il tizio più basso.
«E tu che ne s...» l'altro non finì di dire la frase che cominciò ad urlare per un dolore che lo assalì all'improvviso. Dalla schiena gli spuntarono altre due braccia e nel mentre la testa cominciò ad allungarsi all'indietro.
Keyn osservò la scena mostrando un certo interesse, senza accennare minimamente ad intervenire.
Elizabeth, invece, si mise una mano davanti alla bocca per non vomitare.
Quando il vampiro smise di urlare, con grande sorpresa da parte di tutti, vicino a lui era appena comparsa una sua copia perfetta.
«Ora si che mi sento meglio!» rise lui entusiasta.
«Che spreco, buttare via un oggetto del genere per della feccia» Iniziò a dire Keyn «Adesso dovrò accontentarmi di una sola pietra.»
Ma non finì la frase che anche l'altro uomo ingoiò la pietra e si moltiplicò a sua volta.
«Ecco, come stavo dicendo, ora mi toccherà cercare altre pietre» sospirò Keyn.
«Non arriverai a prenderne altre!» affermò quello più alto e si gettò verso di lui. Keyn notò subito una differenza rispetto all'attacco di prima tanto che dovette concentrarsi per stare dietro alla velocità dei due esseri. Spinse rapidamente indietro la ragazza, intenta ad estrarre la sua frusta da combattimento e la fece cadere su della paglia alle sue spalle. Gli artigli del vampiro e della sua copia andarono a scontrarsi con la lama della spada che produsse un suono assordante. Con un gesto verso l'alto, Keyn respinse nuovamente gli aggressori.
"Questo particolare della pietra non lo sapevo" pensò l'Hunter.
«Hey tu! Guarda che so combattere anche io!» sentì di nuovo la voce della ragazza alle sue spalle, che si era appena rialzata.
«Oh, quale sorpresa... vi siete ripresa?» le chiese Keyn beffardo «statevene fuori, che è meglio.»
«Non ti sopporto! Non sta a te dirmi cosa devo fare!» Gli rispose lei afferrando saldamente la sua frusta pronta a combattere, ma stava ancora tremando.
«Ma quanto è testarda» borbottò fra sé Keyn roteando gli occhi al cielo.
«Muori» gli urlò il vampiro ripartendo all'attacco.
Mentre Keyn teneva occupate tre vampiri, la copia di quello più basso si avventò contro Elizabeth che, sorpresa, venne ferita lievemente ad un braccio. Bastò una goccia di sangue, e i suoni della battaglia cessarono. Con orrore Elizabeth notò che tutti ora la stavano guardando con quegli occhi rossi scintillanti di morte, ad eccezione di Keyn che ne approfittò per trafiggere al cuore le copie, facendole svanire in una nube di polvere. Uno di loro però si era già lanciato contro Elizabeth che prontamente riuscì ad attorcigliare la frusta intorno al collo del vampiro, rallentando la sua avanzata per qualche secondo. Ma quest'ultimo gliela strappò dalle mani con violenza ferendola ai polsi. Elizabeth gemette appena rimanendo in equilibrio per pura fortuna.
«Davvero delizioso» affermò il vampiro leccandosi le mani sporche del liquido vitale della ragazza. «Ora tu verrai con me!»
«Mi dispiace ma credo che tu debba riorganizzare meglio i tuoi prossimi impegni!» Esclamò Keyn spuntando improvvisamente alle sue spalle tenendogli la lama premuta sul collo, pronta a scattare.
«Un rifiuto come te dovrebbe solo marcire all'inferno» sibilò tagliandoli la testa senza esitare. Dopo un verso soffocato e sorpreso, il corpo della creatura si dissolse nel vento scomparendo. Tutto ora tacque.
La ragazza cadde sulle ginocchia, esausta ma sollevata per essere ancora tutta intera.
«Tutto bene?» le chiese poi Keyn porgendole una mano.
Lei rialzò lo sguardo «S...sì credo di sì» rispose afferrandola.
Keyn la aiutò a rialzarsi.
«Tenete» Le disse porgendole un piccolo fazzoletto bianco. «Premetelo forte sul taglio finché non smette di sanguinare.»
Lei lo afferrò timidamente «Grazie».
Keyn non commentò andando a raccogliere le due pietre rimaste per terra. Erano diventate di un color nero opaco, il che voleva dire che avevano perso tutto il loro potere. Le guardò per qualche secondo, poi si rialzò sbuffando e se le mise in tasca.
«Scusatemi» Disse ad un tratto Elizabeth notando la sua delusione.
«Non servono ora le tue scuse.»
Elizabeth abbassò lo sguardo colpevole.
«Dovrò trovare altre gemme e qualcosa mi dice che non sarà più così facile» fece una pausa tornando a guardarla «ed ora... mi volete spiegare perché siete qui?»

Elizabeth si riscosse appena. «Oh giusto... ecco, diciamo che sono in missione.»
«In missione? E questa implicava seguirmi?»
«Non vi ho seguito!» rispose prontamente lei e leggermente irritata.
Poi ci rifletté un attimo.
«Ok sì forse, il fatto è che mi sono insospettita vedendo il vostro cavallo e ho voluto dare un'occhiata sapendo che questa zona è pericolosa. Ma visto che ve la sapete cavare perfettamente anche da solo, con permesso, ora me ne vado» disse avviandosi verso il suo cavallo ma Keyn la bloccò.
«Se sapete che questa zona è pericolosa, allora vi consiglio di tornare indietro. Senza offesa, ma non mi sembrate pronta per viaggiare da sola.»
«Ma per chi mi avete preso?» gli urlò subito lei. «Mi è stata affidata una missione e la porterò a termine, non devo di certo riferire a voi» così montò a cavallo. «Vi ringrazio ma ora è meglio che vada.»
«Aspettate ancora un attimo per favore» La bloccò di nuovo lui.
«Cosa volete ancora?!» sbottò lei irritata.
«Posso sapere almeno qual è il vostro nome?» Le chiese lui.
Lei prima di rispondere esitò per qualche istante. Glielo aveva già detto ma naturalmente lui non se lo ricordava nemmeno. «Mi chiamo Elizabeth White.» Keyn sorrise «Bene signorina Elizabeth, vi auguro un buon viaggio di ritorno. Spero che il buio e i lupi non vi spaventino.» Lei sgranò appena lo sguardo «lupi?!» «Oh si, a centinaia, non lo sapevate?» Chiese con aria beffarda. La stava prendendo in giro?
Fece un lungo respiro «Ascoltate signor...»
«Keyn» le rispose lui.
«Signor Keyn» ripeté lei «per quanto... Aspettate avete detto Keyn?!» si sorprese lei improvvisamente. Poi, veloce come un fulmine, tirò fuori dalla borsa la lettera che le aveva dato precedentemente Raphael e lesse il nome del destinatario.
Non poteva essere vero
«Siete per caso Keyn Blacksword?!»
«S...Si sono proprio io... Ma perché quell'aria sorpresa?» chiese lui confuso.
«È per la mia missione» iniziò a dire lei «Dovevo consegnarvi questa da parte di Raphael Keige, il presidente dell'associazione» disse porgendogli la lettera.
«Da Raphael?» Keyn prese la lettera, la aprì e iniziò a leggere.

 

Per Keyn Blacksword Consiglio superiore Hunter


Sono il presidente Raphael, della sede centrale del consiglio hunter.
Visto la missione che avete intrapreso, vi abbiamo inviato un supporto per l'impresa che vi attende. L'Hunter si chiama Elisabeth White.
Siccome voi non siete del posto, la signorina Elizabeth è la più adatta per farvi da guida. Vi sarò eternamente grato
se per la missione accettaste il suo aiuto. Non ve ne pentirete. Cordiali saluti dal presidente del concilio.

 

Raphael Keige.

 


«Ditemi che è uno scherzo» sbuffò lui guardando la ragazza e poi strappò la lettera in mille pezzi.
«A quanto pare vi dovrò sopportare ancora per un po' signorina Elizabeth»
«Hey! Guardate che se avessi saputo prima che eravate voi la missione, non avrei mai accettato!»
«Sarebbe stata una liberazione» commentò lui guadagnandosi un'occhiata di rimprovero. «Comunque, visto che sta calando la notte e siamo lontani dalla città, non ho altra scelta che portarvi con me. Ma vi avverto, commettete solo un altro errore come quello di oggi e vi rispedisco indietro con un biglietto di sola andata!»
«È stato solo un incidente!»
«Certo...» rispose Keyn poco convinto e montò a cavallo avvicinando il suo a quello di Elizabeth.
«Ora cerchiamo un posto sicuro dove passare la notte» le disse per poi dirigersi fuori dal villaggio seguito titubante da Elizabeth, decisamente contraria all'idea.


Trovarono una piccola casetta abbandonata costruita interamente in legno e formata da una sola stanza. Doveva essere un piccolo rifugio per cacciatori o gente di passaggio.
«Bene, possiamo restare qui per ora» Affermò Keyn.
Legarono i cavalli ad un albero ed entrarono in casa.
«Io sto da questa parte e voi dall'altra, chiaro?» esclamò la ragazza cercando di prendere il controllo sulla situazione.
«Per me va bene, basta che non vi muoviate da lì» le rispose seccato lui.
«E chi si muove!» gli urlò lei.
Keyn rise fra sé e si sedette davanti ad una finestra mentre Elizabeth si distese, appunto, dall'altra parte della stanza e si coprì con una coperta, rivolta verso il muro.
Tra tutti doveva capitare proprio con un pallone gonfiato come lui? Poi lo guardò meglio per qualche istante.
Era seduto davanti a quella finestra a guardare lo splendore di quell'enorme luna che illuminava la notte, perso in chissà quali pensieri. I suoi occhi verde-acqua riflettevano a pieno la lucentezza di quella meravigliosa sfera nel cielo e i suoi capelli biondi, lunghi all'incirca fino alle spalle, ne risaltavano il volto.
Forse non sarebbe stato poi così male... pensò per poi scuotere la testa nel tentativo di scacciare via quel pensiero. Si rigirò velocemente chiudendo gli occhi.
Keyn la guardò poco dopo dormire con occhi pieni di malinconia per via di un ricordo che era tornato a riempire i suoi pensieri ed era bastato guardarla. Sorrise lievemente amaramente per poi volgere di nuovo lo sguardo all'esterno vegliando sul suo sonno.

 

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Capitolo 3
*** Incontro Inaspettato ***


 

Incontro inaspettato

 

 

La mattina seguente Elizabeth si svegliò che il sole era già alto. Appena uscita da quella piccola casetta di legno, si guardò un po' intorno ancora assonnata. In cielo non vi era neanche una nuvola, il che preannunciava una bellissima e rilassante giornata, una di quelle che le mettevano il buonumore.
Poi si ricordò di Keyn. Fu come sentire un fulmine a ciel sereno, il presagio vivente della rovina dei suoi piani. Con una punta di amarezza nello sguardo si costrinse a guardare verso la ginestra.
Lui non c'era. Ovviamente...
Aspettate, come non c'era?
Tornò dentro per raccogliere in fretta e furia le sue cose e si precipitò fuori sperando di trovare almeno ancora il suo cavallo.
«Incominciavo a pensare fossi morta nel sonno».
Quella voce la destò dai suoi pensieri, scacciando via quell'ansia che gli aveva per un attimo affaticato il respiro. Lui era lì, intento a sellare i cavalli con strana tranquillità. Ovviamente non si faceva mancare mai un commento sarcastico nei suoi confronti.
«Buongiorno anche a te» rispose Elisabeth sbuffando innervosita. Svegliarsi con il buon umore e mantenerlo per tutta la giornata era appena diventato qualcosa molto vicino all'utopia. «Avanti muoviti! Dovevamo essere già a Caisonville da un pezzo» Gli disse lui montando sul suo cavallo nero.
«Invece di brontolare potevi svegliarmi prima! E cosa ne sai tu di quanto tempo occorra per arrivarci?» gli chiese lei con un broncio stampato in volto, montando in sella a sua volta.
Keyn si voltò verso di lei «Allora, visto che sei qui, renditi utile e fai strada» Affermò sgarbato.
Lei lo guardò malamente portando il suo cavallo davanti al suo.
«Forza da questa parte» disse poi dirigendosi verso un sentiero sulle montagne. «Cerca almeno di stare al passo!» affermò e subito dopo partì al galoppo come una furia.
«Povero cavallo, scommetto che lo massacrerà prima di arrivare alla cittadella» borbottò Keyn sconsolato e poi partì anche lui al suo inseguimento.


Galopparono per diverse ore superando diversi torrenti, sentieri tortuosi e piccole vallate. In alcuni punti dovettero persino scendere da cavallo e proseguire a piedi.
Poi...
*Grhrrhr*
Keyn, avendo preso il comando, si voltò subito verso Elizabeth. La vide arrossire mentre si teneva la pancia con una mano.
«Accidenti. Ho una fame da lupi!» esclamò lei «Non ho toccato cibo da ieri sera»
Keyn la guardò ancora perplesso. «Non mi dire che non hai portato niente da mangiare»
«Ho avuto altro da fare! E poi credo che neanche tu abbia portato del cibo» gli disse lei.
«Beh... io...» si rassegnò con un sospiro. «E va bene. Faremo una sosta più avanti»
Si fermarono vicino alla riva di un lago e si misero all'ombra di un grande albero sulla riva. Mentre i cavalli brucavano l'erba, Elizabeth ne approfittò per riempire d'acqua qualche borraccia.
«Io vado a cercare qualcosa da mangiare, tu resta qui» gli disse con tono autoritario e si avventurò nel bosco vicino.
«Come se potessi andare chissà dove» borbottò la ragazza. Poi si tolse gli stivaletti e mise i piedi nell'acqua fresca per rilassarsi un po'.
«Resterei qui per ore» disse assaporando quell'attimo di riposo. «Non so come faccia con questo caldo a portare quel cappotto. È davvero un tipo strano» Disse distendendosi.


«Uffa che caldo! Non lo sopporto» si lamentò Keyn barcollando mentre continuava ad avanzare nel bosco.
«Vediamo che cosa posso prendere da mangiare» Annusò un po' l'aria per scovare qualche animale nei dintorni ma non trovò nulla.
Si depresse per poi sedersi sotto un albero sospirando sconsolato.
«È mai possibile che qui non ci sia proprio niente!?» poi guardò in alto e si meravigliò per poi stirare le labbra in un sorriso.

Intanto Elizabeth continuava a tenersi lo stomaco per la fame.
«Ma quanto ci mette!?» si girò distesa sulla pancia e poco più in la vide uno scoiattolo intento a pulirsi il muso.
«Hey ciao piccolino!» gli disse «Lo sai che sei proprio carino?» Lo scoiattolo la guardò dubbioso. Poi fuggì sugli alberi agilmente.
«Hey aspetta!»
Sospirò amareggiata.
«Eccomi! Scusa per l'attesa» disse ad un tratto Keyn spuntando dal nulla facendola sobbalzare.
«Ma da dove diavolo sei sbucato?!» esclamò lei «Dal bosco ovviamente» le rispose lui per poi porgerle delle mele «ecco a te» disse lui senza troppo entusiasmo, lanciandone un due.
Lei le prese goffamente con entrambe le mani, rischiando di farle cadere al suolo ma per qualche miracolo non andò così.
«Pancia mia fatti capanna!» esclamò lei e addentò come una furia quel buonissimo frutto.
"Mamma mia, che voracità" pensò lui un po' stupito da quel comportamento poco femminile. Poi se ne andò sotto l'albero e si sedette tenendo la sua spada tra le braccia. Si abbassò il cappello sugli occhi e si lasciò cadere con le spalle contro il tronco.
«Che buone! Ne avevo proprio bisogno!» affermò lei dopo aver finito di mangiare. Poi guardò Keyn che sembrava essersi addormentato. Sorrise benevolmente, poi si distese sul prato sperando di potersi riposare ancora un po'.
«Bene, vedo che hai finito, ora possiamo proseguire» le disse lui all'improvviso. Lei riaprì subito gli occhi e se lo ritrovò a mezzo passo da lei, intento a fissarla dall'alto in basso.
Scattò subito a sedere.
«Ma com...e...?» disse guardando l'albero, poi lui, poi di nuovo l'albero.
«Avanti, ci aspetta un'altra giornata a cavallo e non voglio perdere tempo»
Lei si alzò velocemente «Ma non vedi come si sta bene qui? Non fa male riposarsi un po'!»
Keyn la guardò severo «Dobbiamo trovare un altro posto per dormire prima che faccia buio e prima partiamo prima arriviamo» disse montando a cavallo avviandosi.
«Asp...Aspetta!» cercò di protestare lei, inseguendolo.

Galopparono ancora per qualche ora finché non calò la sera. Keyn decise di fermarsi vicino a una roccia sotto il pendio di un'altura. Questa presentava una rientranza abbastanza grande per ripararsi comodamente dalle intemperie della notte.
La luce della luna e delle stelle si sostituì definitivamente a quella del sole segnando la fine del giorno.
Elizabeth mangiò ancora qualche mela che si era portata dietro e si mise a sedere sotto quella rientranza.
«Voi non avete fame?» chiese a Keyn notando che non aveva ancora toccato cibo.
«No, non ho sempre fame come voi» le rispose lui.
«Cosa vorresti insinuare con ciò?»
«No niente, Comunque...» disse lui avvicinandosi a lei per cambiare discorso. «...Come cacciatrice Hunter non dovresti avere paura delle creature della notte, ma l'altra sera stentavate quasi a muovervi. Perché dunque sei entrata nel concilio Hunter?»
Lei lo guardò per qualche attimo, poi distolse lo sguardo. «Le creature non mi fanno paura, il fatto è che non sopporto i vampiri» gli disse lei con voce lieve. Lui si sorprese appena per poi sedersi vicino a lei.
«E per quale motivo? Se posso chiedere»
«Perché rispetto gli altri mostri sono spietati e senza cuore! Capaci solo di uccidere e torturare le loro vittime senza nessun rimorso e solo per puro divertimento. Inoltre...» ma si interruppe mentre una lacrima cominciò a scendergli involontaria lungo il viso.
Lui distolse lo sguardo da lei e fissò il cielo in lontananza «È successo qualcosa quando eri piccola e i vampiri ne furono la causa non è così?»
Lei non disse nulla, stringendosi le ginocchia al petto.
«Capisco. Non deve essere stata una bella esperienza ma devi cercare di affrontare questa cosa se vuoi essere una brava cacciatrice. Non è ammesso che...»
«Basta!!» gli urlò contro lei interrompendolo e lanciandogli un'occhiata piena di odio e tristezza allo stesso tempo. Poi si alzò bruscamente.
«Tu non potresti mai capire e non sono fatti che ti riguardano!» Gli inveì per poi andarsene, trattenendo a stento le lacrime. Ma Keyn la raggiunse e la bloccò afferrandola per un braccio.
«Aspetta! Dove credi di andare da sol...?» non finì quello che voleva dire che spalancò gli occhi, stupito per quello che sentì attraverso i suoi sensi da vampiro.
Si voltò di scatto e il suo sguardo saettò sopra la roccia dove prima avevano trovato riparo lui e la ragazza.
«Certo che ne è passato di tempo » disse una figura nera in cima a quell'altura. «Keyn Blacksword!»
A quel punto, gli occhi argentati dell'uomo in nero si illuminarono di un giallo acceso mentre dietro di lui si innalzava con tutta la sua bellezza l'imponente luna piena.
Ora se lo poteva vedere bene. Era un giovane alto e magro dalla carnagione chiara e muscolatura ben delineata. Portava un lungo cappotto nero con rifiniture argentate ai bordi, che svolazzava nel vento notturno. Anche lui aveva un cappello da cowboy, solo che era completamente nero ad eccezione dei bottoni argentei sul lato sinistro. Indossava una camicia color grigio scuro metallizzato che scompariva al di sotto di due cinture nerissime e piene di porta proiettili. Dal lato destro, al suo fianco, aveva una pistola. Più precisamente una revolver. Del resto era completamente vestito di nero come i suoi capelli corti, un po' ribelli al vento. Sull'indice della mano destra aveva un anello argentato con dei strani simboli incisi e con al centro incastonata una piccola pietra nera. Sulla mano sinistra invece, indossava dei braccialetti con delle piastrine di legno, legate insieme da un cordino nero. Sulla parte superiore dell'orecchio sinistro, inoltre, aveva un orecchino corto di un color grigio scuro.
«E già. Ne è davvero passato di tempo, Blaze» rispose a tono Keyn, puntualizzando sul nome.
«Come? Vi conoscete?» chiese dubbiosa la ragazza asciugandosi le lacrime con la manica della maglia.
«Diciamo che è un mio vecchio amico» disse Keyn.
Blaze sorrise malignamente e poi con un grido sfogato verso il cielo mutò forma ad una velocità sorprendente.
Ora al suo posto era apparso un immenso lupo nero dalla muscolatura possente e dal pelo folto.
«E' un licantropo!» Esclamò la ragazza e fece per prendere la frusta ma si accorse di averla lasciata sotto la roccia.
"Maledizione" imprecò, poi guardò Keyn e notò che anche lui era senza la sua spada.
"Oh no! Si mette male" pensò allarmata.
«Niente paura» le disse Keyn sorridendo beffardo e guardando il lupo attentamente. «Non c'è nulla di cui preoccuparsi»
Elizabeth non capì poi il lupo ringhiò e si lanciò contro Keyn che fece lo stesso. I due si scontrarono uno contro l'altro e rotolarono a terra per parecchi metri. Elizabeth gli evitò per un soffio gettandosi di lato.
«Keyn!» Urlò la ragazza preoccupata notando che il lupo cercava di azzannarlo al volto. Ma l'Hunter non si dimostrava per nulla preoccupato, anzi, si stava solo divertendo.
Poi lo scontro sembrò mutare non appena i due si sciolsero da quella presa per ritrovarsi uno difronte all'altro a guardarsi minacciosamente.
Passarono pochi attimi di silenzio, che Elizabeth interpretò come un'occasione per studiarsi a vicenda, ma infine, invece di lanciarsi in uno nuovo scontro, entrambi fecero una smorfia divertita per poi scoppiare a ridere. Nel mentre Blaze riassunse la sua forma umana.
«Non ti sei rinsecchito troppo a quanto vedo!» Esclamò Blaze.
«Già! Anche io ti trovo in forma!» rispose l'altro.
« Eh?! Qualcuno mi spiega che succede?!» chiese la ragazza alquanto confusa.
Keyn si voltò verso di lei.
«Vi presento Blaze Hergron» disse indicandolo. «Blaze, questa ragazza invece è Elizabeth White»
«Molto piacere!» le disse Blaze con un sorriso levandosi il cappello per salutarla.
«Lui è un mio carissimo amico, noi due ci conosciamo da tantissimo tempo ormai» affermò Keyn notando l'espressione incredula della ragazza.
«Già» disse in risposta Blaze «Da secoli è meglio dire»
La ragazza gli guardò ancora con un punto interrogativo, che sembrava crescere ad ogni istante.
Keyn si avvicinò immediatamente a Blaze e gli mise un braccio intorno al collo prima che potesse aggiungere altro.
«No, forse hai capito male, lui voleva dire che ci conosciamo da così tanto tempo che sembrano secoli!» le disse sorridendo fintamente.
Blaze fece per dire qualcosa ma Keyn gli bloccò la voce stringendo ulteriormente il braccio intorno al suo collo.
«Hoy!» Blaze guardò Keyn che continuava a sorridere alla ragazza come se niente fosse e capì. Poi mollò la presa.
«Migliori amici eh?» accennò la ragazza con un finto tono tranquillo « In questo caso... »
*SMAB!*
Tirò ad entrambi, due pugni in testa facendogli finire a terra più che altro per il fattore a sorpresa.
«Hooy! Che vi prende?!» esclamò Blaze massaggiandosi la nuca.
«Mi avete quasi fatto prendere un colpo!» Urlò furiosa la ragazza.
«Ma stavamo solo giocando» intervenne Keyn.
«Giocando??! Sembrava che vi stavate massacrando! E voi vi reputereste maturi?! Fatelo un'altra volta e giuro che non ve la caverete con un solo pugno!» esordì lei. Poi si voltò furiosa e se ne andò verso la cavità nella roccia.
I due rimasero del tutto sorpresi dalla reazione della ragazza e si scambiarono uno sguardo incredulo.
«Hoy, ma dove l'hai trovata quella?» Chiese Blaze mettendosi una mano vicino alla bocca per non farsi sentire e indicando Elizabeth con il pollice.
Keyn sbuffò «È una lunga storia».


Più tardi, i due si misero a parlare in disparte mentre Elizabeth si era messa a sistemare le sue cose davanti al fuoco.
«Capisco, quindi è stato Raphael a chiedertelo e l'ha coinvolta in una missione del genere?»gli chiese Blaze
«Esatto, quella ragazza non ha nessuna esperienza al di fuori della villa, quindi non posso nemmeno rimandarla indietro da sola» gli rispose Keyn.
«E dimmi, non sa ancora che sei, beh, un vampiro?»
Keyn la guardò serio con la coda dell'occhio.
«Per il momento è meglio che non lo scopra, l'altra notte, quando ci siamo imbattuti in due vampiri di bassa categoria era terrorizzata. Non oso immaginare che cosa farebbe se scoprisse cosa sono realmente. Probabilmente scapperebbe chissà dove e si caccerebbe in guai seri. Non voglio di certo averla sulla coscienza».
«Stai per caso mostrando compassione per lei?» Chiese l'altro con un mezzo sorriso beffardo.
Keyn lo guardò bruscamente e gli diede un colpo dietro la nuca con il gomito.
«Hooy!»
«Non essere ridicolo» gli rispose Keyn
«Mah...» Borbottò alzandosi.
«Aspetta» disse Keyn «Prima non te l'ho chiesto»
Blaze gli diede la sua attenzione.
«Quando sei arrivato? Non sapevo che saresti venuto nel nuovo continente»
«Sono arrivato proprio oggi, e provengo dal porto della cittadella di Bairon. Mi dirigevo verso il concilio per fare rapporto della mia presenza»
«Capisco» commentò solo Keyn non sapendo cosa dire visto che non conosceva il posto. «E che intenzioni hai ora?»
«Non lo so ancora. Per il momento andrò a salutare quel vecchietto del concilio, e poi vedrò. Forse partirò in esplorazione o qualcosa del genere. L' altro continente mi aveva annoiato. Tutto troppo tranquillo e troppi Hunter!» gli rispose Blaze per poi andarsi a sedere vicino al fuoco seguito da Keyn.
"Non è cambiato di una virgola".


Intorno allo scoppiettio del fuoco era calato il silenzio. Nessuno sapeva come iniziare una conversazione dato che non si conoscevano ancora abbastanza bene, e preferirono osservare le fiamme ondeggiare sopra gli ardenti pezzi di legno. Solo Elizabeth continuava a lanciare delle veloci occhiate a Blaze. Era veramente strano per lei vedere un licantropo con le sembianze umane durante la luna piena, inoltre lui era particolarmente bello.
Blaze si accorse di essere osservato e si girò di scatto verso la ragazza facendola sobbalzare.
«Che c'è? Non avete mai visto un licantropo?» gli chiese stufo di stare al centro dell'attenzione.
«Ne ho visti altri prima, ma credevo che con la luna piena perdessero il controllo di loro stessi» gli confessò lei.
Blaze si mise a ridere «In effetti è giusto che ve lo chiediate, per quanto possiamo essere potenti, non riusciamo mai a dominare la bestia dentro di noi. Che è l'unico nemico che non riusciamo a sconfiggere, però...» poi distolse lo sguardo da lei « Alcuni di noi sono riusciti a controllarlo»
«E voi siete uno di questi?»
«Um? Oh No, non è così, almeno non ancora. Il motivo per la quale non mi trasformo è questo anello» disse mostrandoglielo. «Era di mio padre e di generazione in generazione ce lo siamo passati. Questo anello è stato creato da un potente stregone e mi permette di controllare la bestia che risiede in me nelle notti di luna piena»
«Fantastico! E' davvero utile!»
Blaze le sorrise. «Lo è e come»
Poi quell'attimo di conversazione finì e di nuovo calò il silenzio.

Elizabeth sbadigliò improvvisamente con la mano davanti alla bocca. Ormai aveva capito che la serata non avrebbe avuto altre svolte, quindi decise di ritirarsi per fare una bella dormita.
«Io vado a dormire, è stato un piacere conoscervi» Disse riferendosi al licantropo e così, andò al si sotto della roccia e si coprì con una coperta, seguita dallo sguardo di Blaze
«Anche per me signorina»

 

Passò del tempo e il fuoco ormai si era spento quando Keyn decise di alzarsi per sgranchirsi un po' le gambe.
«Vado a farmi un giro»
«Non riesci proprio a dormire la notte eh?» Borbottò l'altro, ancora seduto nella stessa posizione di prima.
«Tu resta con la ragazza» Rispose semplicemente l'altro senza badare a quello che aveva appena detto il suo amico.

«Fai come vuoi, però non metterci troppo» Rispose Blaze distendendosi finalmente a terra e incrociando le braccia dietro la nuca.
Keyn abbassò lo sguardo e poi, con un balzo felino, saltò sui rami degli alberi e scomparve nel buio della notte. 







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Capitolo 4
*** Caisonville ***


 

Caisonville

 

Keyn atterrò in un piccolo spiazzo d'erba circondato dagli alberi della foresta.
«Volete starvene li per molto o volete sul serio farmi incazzare?» esclamò ad un tratto ad alta voce. «Il vostro fetore si sente da miglia di distanza! Non fatemi venire a prendervi!»
I rami di alcuni alberi si scossero leggermente e da li scesero tre persone con delle lunghe mantelle nere.
«Finalmente! Ci voleva tanto?»
L'uomo centrale si tolse il cappuccio e fece qualche passo avanti. Era un ragazzo con i capelli corti marroni, occhi con l'iride rosso magenta e la sclera nera, invece che bianca.
«Dei demoni» constatò Keyn.
«Siamo Perlustratori per la verità, mandati dal consiglio in avanscoperta».
«Perlustratori? Pensavo vi avessero sterminati» chiese Keyn con un ghigno.
«Anche se il nostro ruolo è quello di osservare, questo non vuol dire che non sappiamo come difenderci» replicò il demone. «Ovviamente» commentò Keyn chiudendo un occhio pigramente «allora? Cosa volevate riferirmi?» chiese annoiato.
«Si tratta della ragazza umana» cominciò a parlare attirando subito l'attenzione dell'Hunter. «Abbiamo appreso che alcune creature della notte catturano gli umani per offrirli come tributo ad un'altra creatura, in cambio di protezione e potere.».
Keyn incrociò le braccia al petto ascoltandoli con parziale interesse. «Di che genere di creatura stiamo parlando?»
«Di un purosangue» gli rispose il demone inclinando grave la testa mentre Keyn mostrò lieve sorpresa.
«Un purosangue? Non sapevo ce ne fossero da queste parti». «Questo sembra essere l'ultimo della sua specie e, dalle voci che girano non è qualcuno da sottovalutare».
Per una volta Keyn dovette concordare con quell'affermazione.
«D'accordo, faremo attenzione» disse solamente cercando di nascondere qualsiasi turbamento a riguardo e diede loro le spalle voltandosi.
«Se la situazione dovesse precipitare, vi prego di tornare alla villa.»
Keyn guardò il demone con la coda dell'occhio e annuì per poi scomparire nella foresta.

 

Giunse all'accampamento con passo tranquillo come se fosse solo andato a farsi una passeggiata tranquilla.
«Allora?» chiese Blaze appena lo vide tornare.
«Forse non sarà affatto una missione noiosa» rispose beffardo, sedendosi vicino alla parete rocciosa.
Blaze lo seguì con lo sguardo «non mi sembri preoccupato.» «La preoccupazione non mi compete» replicò Keyn guardando poi la ragazza dormire. «Allora ci sarà da divertirsi» gli disse Balze per poi rimettersi a dormire.
Keyn non replicò guardando la ragazza ancora addormentata. Sospirò per poi buttarsi all'indietro guardando il cielo stellato diventare un po' più chiaro.


Il giorno seguente...
«Hey! Dormigliona vuoi svegliarti?! Hey!»
Piano piano gli occhi di lei si aprirono e la luce del sole non tardò ad abbagliarla per qualche istante.
«Ah! Finalmente!» Esclamò Keyn avviandosi verso il suo cavallo. «Tra poco prendevo la pistola»
«Cosa? È già piena mattina?» disse lei scattando in piedi «Ma perché non mi hai svegliata prima? Te lo avevo detto!»
«Guarda che ci ho provato, ma tu dormi peggio di un Troll» sbuffò lui.
«Hey ragazzi! ho preso la colazione!» esclamò ad un tratto Blaze spuntando dal bosco.
«Ma si può sapere dove eri? Ci hai messo un'eternità!» lo rimproverò Keyn prima di notare la suddetta colazione: due lepri morte ancora sanguinanti.
«Oddio che cosa hai fatto?!» urlò la ragazza indicando i poveri animali.
«Sono troppo magri?» chiese Blaze confuso.
«Ti sembra il pasto adatto per una colazione?» Cercò di rispondergli con la calma Keyn massaggiandosi le palpebre sconsolato.
«A me sembrano deliziosi»
«Per oggi salto la colazione grazie»disse Elizabeth salendo a cavallo con un finto sorriso.
«Sei uno stupido...» affermò Keyn tirandogli leggermente un pugno in testa. Poi anche lui salì a cavallo.
«Se non li volete allora posso abbuffarmene io?» chiese lui
«Fai come ti pare» gli rispose Keyn avvicinandosi ad Elizabeth.
«È musica per le mie orecchie!» esclamò Blaze con gli occhi luccicanti, pregustandosi già il sapore delle sue prede.
«Lo devi scusare ma il suo istinto animale prevale quasi sempre» disse Keyn ad Elizabeth.
«Non fa niente, comunque sia, vi ho già fatto perdere troppo tempo. Non manca molto per Caisonville, ci arriveremo in mezza giornata»disse lei partendo velocemente al galoppo.
«E meno male che non ha mangiato» Borbottò Keyn aggiustandosi il cappello sul capo, poi si voltò rivolgendosi al suo amico.
«Vedi di muoverti e se vuoi cerca di raggiungerci quando hai finito»
«Si si voi andate» rispose Blaze intento a cucinare sul fuoco le due lepri, senza degnarlo di uno sguardo. Keyn sbuffò rassegnato, poi con un leggero colpo di redini, partì al galoppo per raggiungere Elizabeth.


Dopo circa mezza giornata, come aveva previsto la ragazza, arrivarono finalmente alle porte di Caisonville.
La nebbia era calata su quella zona e delle nuvole nere coprivano il cielo non facendo passare nemmeno un raggio di luce.
«Che strano. Poco fa c'era il sole» disse Elizabeth guardandosi intorno «Ad ogni modo Eccoti Caisonville! In tutto il suo splendore!»
Poi si guardò intorno. Tutte le vie della cittadella erano completamente deserte, mentre un fastidioso vento gelido insisteva a scompigliarle i capelli. «Splendente si fa per dire ovviamente. Ma dove sono finiti tutti gli abitanti?» chiese lei e Keyn non rispose continuando ad avanzare a cavallo.
«Hey? Mi ascolti? Non ti sembra inquietante questo posto?»
«Fai silenzio per favore» Le disse lui interrompendola.
«Uffa. Sei troppo silenzioso. Secondo me hai seri problemi di umore» le disse lei guardandosi intorno.
Mentre Elizabeth continuava a parlare, Keyn scrutava con lo sguardo la zona circostante cercando di fare attenzione a tutti i suoni e agli odori presenti nell'aria.
Qualcosa non gli quadrava.
«Devi essere più socievole, sei davvero irritante così» borbottò lei.
«Shh! Silenzio!» gli disse lui ancora a bassa voce.
«Ma di che ti preoccupi? Non c'è anima viva qui» continuò lei.
Keyn cominciava ad irritarsi seriamente della sua voce, ma lei continuava imperterrita a parlare. Se non fosse stata una donna l'avrebbe già colpita per farla tacere.
«Chi vuoi che ci senta? Però ora che ricordo, l'ultima volta che sono stata qui la città era piena di vita e... »
«Vuoi stare zitta!» gli urlò Keyn infine, controllando il più possibile il livello della sua voce. «Non riesco a concent...» non finì la frase che qualcosa dietro di lui catturò la sua attenzione. Immediatamente si gettò su Elizabeth e la trascinò giù da cavallo appena in tempo per evitare un grosso palo di legno appuntito diretto nella loro direzione che andò ad impiantarsi poco distante da dove erano caduti.
Lei si trovò stesa sopra di lui che gli aveva parato la caduta. Confusa si rialzò immediatamente, guardandosi intorno per capire quello che era appena successo. Vide i due cavalli partire al galoppo e sparire impauriti tra la nebbia.
«Hey aspettate!» cercò di fermarli, ma invano. Subito dopo, altre aste vennero lanciate nella loro direzione. Keyn la afferrò prontamente per un polso e la tirò a sé, trascinandola in un vicolo stretto e buio e tappandogli la bocca.
Restò in attesa fin quando non avvertì i passi di qualcuno avvicinarsi. Preoccupato si guardò intorno per cercare un posto dove nascondersi, e per sua fortuna lo trovò. Dietro di loro vi era una botola, probabilmente di qualche cantina.
«Veloce! Qui dentro!» gli disse e aprì il lucchetto sforzandolo con facilità.
Entrambi vi entrarono e si ritrovarono in una piccola stanza polverosa e piena di botti ormai vuote. Keyn richiuse subito la porta e guardò all'esterno attraverso una piccola crepa nel legno per essere sicuro che chiunque gli stesse cercando non gli trovasse.
Non appena tornò a calare il più completo silenzio, entrambi poterono tirare un sospiro di sollievo.
Poi lei si appoggiò al muro, lasciandosi scivolare a terra.
«Si può sapere cosa hai in quel cervello?!» La rimproverò furioso Lui. Elizabeth lo guardò intimorita ma non rispose.
«La prossima volta che ti dico di fare silenzio tu fallo e basta!» gli urlò, poi si girò dandogli le spalle tornando a guardare da quella fessura. Lei rimase sorpresa da quella reazione, poi chinò il capo e raccolse le ginocchia al petto. Aveva ragione, si era appena comportata come una bambina immatura.
«Scusami, sono stata un'idiota» disse piano in tono colpevole.
Keyn tornò a guardarla e non poté mantenere un'espressione adirata in volto vedendola così impaurita e dispiaciuta. Sospirò e si sedette accanto a lei, appoggiando la testa all'indietro sul muro.
«La prossima volta devi stare più attenta, questa città è più pericolosa del previsto e non devi mai abbassare la guardia» le disse con tono tranquillo per tentare di consolarla almeno un po'. Il che lo sorprese perché non era affatto da lui fare una cosa del genere. Non così spesso almeno.
Lei fece un cenno affermativo con la testa.
«Bene» disse lui rialzandosi «Fra poco farà notte, perciò tu rimani qui nascosta ok?»
«E... E tu cosa farai?» gli chiese quasi in un lieve sussurro.
«Io devo cercare di capire cosa è successo in questo posto» Lei annuì ancora, poi notò che Keyn gli stava porgendo una pistola.
«Tieni. Non è molto ma potrebbe servirti» le disse.
Lei la afferrò titubante.
«La sai usare?»
«Certo che la so usare per chi mi prendi?!» affermò lei decisa.
Keyn accennò un altro lieve sorriso. Almeno stava riacquistando sicurezza.
«Molto bene, allora quando torno voglio ritrovarti qui intesi? Farò il più velocemente possibile»
Detto ciò, aprì la porta della botola e uscì richiudendola alle sue spalle.

Con un abile balzo, salì sul tetto della casa difronte accertandosi di non essere visto. Annusò lievemente l'aria per individuare la posizione dei possibili nemici o, per quanto improbabile, abitanti della zona. Ma in quel luogo riuscì solo a sentire l'odore di demoni o altre creature della notte, nient'altro.
Incominciò ad avanzare saltando sui tetti delle varie case, silenzioso come un'ombra.
"Dove sono finite tutti?"continuò a chiedersi. Poi si fermò d'un tratto e si nascose dietro un camino. Da un piccolo vicolo spuntò uno strano tizio.
"Un demone?" Si chiese. Lo osservò meglio.
Camminava retto ma un po' barcollante. Gli occhi erano rosso sangue e le mani trasformate in artigli.
"No, non è un demone".
Poi un gesto dell'individuo attirò ancora di più la sua attenzione.
L'uomo tirò fuori dalla giacca una bottiglia con del liquido rosso all'interno. Sembrava vino, ma non appena stappò la bottiglia, un odore orrendo si diffuse per l'aria.
Keyn si tappò il naso mettendo anche una mano davanti alla bocca.
"Quello è sangue umano!".
Pensò mentre osservava il tizio che inghiottiva tutto d'un colpo il contenuto.
"Un'intera bottiglia di sangue"continuò a pensare disgustato.
Poi ad un tratto arrivarono altri due vampiri attirati da quel delizioso profumo.
"Dannazione" fece Keyn cercando di nascondersi meglio. I tre vampiri cominciarono a litigare fra loro per avere la bottiglia ma il proprietario gli allontanò con estrema facilità. Allora uno di loro tirò fuori dalla tasca una gemma. Keyn non fece in tempo ad intervenire che l'uomo la ingoiò. Ed ecco che incominciò a moltiplicarsi. Con facilità il vampiro strappò la bottiglia dalle mani dell'atro, che impaurito dal loro potere, scappò insieme al compagno. Il vincitore iniziò a bere con gusto il contenuto della bottiglia.
" È ora di andare a parlare con quel tizio".
Così si tolse la collana e la infilò nella tasca del giaccone, poi si tolse la spada insieme al cappotto e gli posizionò vicino al camino, in una piccola rientranza di alcune tegole. Si concentrò e assunse la sua forma originaria. Con un ghigno, saltò giù dal tetto atterrando vicino al vampiro e alla sua copia con eleganza. L'altro lo guardò perplesso e poi nascose la bottiglia dietro di sé.
«Salve compare» gli disse Keyn con un sorriso maligno stampato in volto.
«Che cosa vuoi? Sappi che se vuoi la mia bottiglia dovrai prima vedertela con me!» Keyn sorrise poi fece alcuni passi verso il vampiro senza nessun timore.
«Non mi interessa la tua misera bottiglia, ma quella fantastica pietra che hai ingoiato prima»
«Uh? La pietra?» ripeté l'altro sorpreso.
«Si esatto! Mi piacerebbe saperne di più, perché non mi dici dove l'hai presa?»
«Mi prendi per uno stupido? La vuoi solo per appropriarti del mio sangue!» gli disse mettendo davanti a lui la sua copia. Keyn, con uno scatto veloce, la tranciò a metà con un artiglio per poi scaraventarsi ad una velocità impressionante sull'altro, afferrandolo per la gola e sbattendolo contro un muro.
All'impatto, al vampiro cadde la bottiglia che fu presa al volo da Keyn con l'altra mano.
Poi gliela premette contro il petto e lo fissò negli occhi notando la paura crescere in lui. Keyn gli sorrise ancora malignamente godendosi il terrore disegnarsi sul volto dell'altro.
«Puoi tenerti anche la tua misera bottiglia se vuoi, ti ho già detto che a me non mi interessa visto che ne posso ottenere quanto voglio e soprattutto quando voglio!» esclamò Keyn con un ghigno.
«Hai detto quanto e quando vuoi?» gli chiese titubante l'altro.
«Esattamente e scommetto che anche tu vorresti avere i miei privilegi, in tal caso possiamo arrivare a un accordo...» disse lasciando la presa.
Il vampiro tossì un attimo. «E come faccio a sapere che non menti?»
Keyn rise.
«Non ti sembra logico? Io possiedo il potere e la forza che per due vampiri comuni come noi è impossibile ottenere, almeno che non ci dissetiamo abbondantemente con il delizioso sangue di quegli stupidi esseri umani»
«Forse ti credo, ma se ti rivelo dove si trovano le pietre, chi mi dice che non mi ucciderai? E perché ti interessano le pietre?» chiese il vampiro con sguardo indagatore.
«E come potrei uccidere un mio compare? Se tu fai un favore a me, io faccio un favore a te e chi mi fa un favore non merita di essere eliminato» disse selvaggiamente.
«Poi è da secoli che vivo e sto finendo i giocattoli per divertirmi e queste pietre potrebbero rivelarsi interessati per far passare la noia»
Anche l'altro vampiro sorrise malignamente «va bene, mi hai convinto e chissà, potremmo allearci» Propose pensando di trarne un grosso profitto soprattutto con la concorrenza.
«Mi pare una buona idea!» rispose Keyn con un ghigno.
«Bene allora, affare fatto!»esclamò l'uomo «Le pietre le possiede un certo vampiro che si fa chiamare Vincent, lo trovi in questa città ma i suoi luoghi di incontro non sono mai specificati. Devi cercare un vampiro di nome Darius. È lui che organizza gli appuntamenti con il Nobile»
«E che cosa ha di particolare questo vampiro da farsi chiamare Nobile?» chiese Keyn.
«Non lo sai? Devi essere nuovo di queste parti. Lui non è un comune vampiro ma un purosangue!»
«Purosangue hai detto?!» Keyn si sorprese a quella parola. Era lui allora...
«Proprio così! Pensa, un vero purosangue potentissimo a difenderci! Ma per avere le pietre devi prima guadagnartele in base alla prova che ti viene affidata»
«E che genere di prove sono?» chiese Keyn.
«Sono semplici, devi solo uccidere un umano che ti dice e poi hai la ricompensa, se questo è un cacciatore poi, il bottino è più grande» disse ridendo. «Ne avremmo uccisi un centinaio, è stato divertente!» Keyn sentì crescerli un'enorme rabbia e disgusto per quello che aveva appena detto. Lo avrebbe fatto a pezzi quel purosangue, ma poi si calmò cercando di non smascherare i suoi sentimenti.
«Va bene ho capito, ora mantengo la mia parola. Avanti, seguimi, ti porterò nel paradiso o meglio per noi, all'inferno!» il vampiro non fece caso alle sue parole e lo seguì.
Keyn lo portò in un vicolo deserto e si fermò.
«Hey! Perché ti fermi?» gli chiese il vampiro
«Dimmi ancora una cosa, siccome sono da poco arrivato qui, che ne è stato della gentaglia che viveva qui, se posso chiedere.»
Il vampiro rise. «E' ovvio! Gli abbiamo sterminati tutti e i più fortunati sono stati trasformati dal Nobile! Non è meraviglioso? Questo villaggio ora è abitato solo da vampiri e demoni!» Keyn si arrabbiò ulteriormente a quelle parole stringendo una mano a pugno.
«Mi fai vomitare» disse cercando di trattenersi dall'inveirgli contro.
«Uh?» il vampiro parve un po' confuso.
«Voi tutti siete spregevoli e rivoltanti. Non meritate di vivere» Sibilò Keyn tra i denti e il suo corpo iniziò ad essere avvolto da un'aura nerastra. « Ora, pagherete tutti per quello che avete fatto!»
Così saltò in aria lanciandosi contro l'altro vampiro che non ebbe nemmeno il tempo di difendersi o di urlare. Keyn gli fu addosso e una nuvola di cenere si levò in aria, segno della sua definitiva scomparsa.


Intanto Elizabeth era rimasta nascosta nella Cantina.
Era da un po' che Keyn la aveva lasciata li ed ormai era calata la notte e si era fatto tutto buio e una brezza d'aria gelida incominciò ad invadere l'aria.
«Che freddo! Qui le temperature cambiano in fretta! Altro che estate» affermò strofinandosi le braccia per scaldarsi.
Poco dopo udì un rumore di passi e il tintinnio metallico di qualche oggetto.
"Questo dovrebbe essere il medaglione di Keyn" pensò sollevata per poi avvicinarsi alla fessura. Il tintinnio si fece sempre più vicino e un'ombra coprì la fessura impedendole di distinguere la sagoma. Lei indietreggiò un attimo e cercò di fare silenzio.
"Perché non apre? Cosa aspetta?" ma poi ecco che la botola iniziò ad aprirsi.
«Finalmente! Penché ci hai messo tan... to» cominciò a dire ma prima che finisse la frase, la sua voce si spense. Quello non era affatto Blacksword.



Keyn raccolse le sue cose e si rimise il cappotto e il cappello.
«È meglio che ritorni da Elizabeth, questo posto non è affatto sicuro per lei» disse per poi spiccare un balzo nella direzione della ragazza.


Poco distante da lui, al di sotto di una grande casa abbandonata, qualcuno era venuto a conoscenza della sua presenza. Costui era seduto su un enorme trono in legno infondo ad una grande stanza sotterranea simile ad una antica sala da ballo con muri in pietra.
Sembrava annoiato, e continuava a rigirarsi fra le dita un calice d'oro mezzo pieno di un liquido rossastro, con nessuna voglia di berlo. Aveva dei pantaloni bianchi e larghi, che sparivano al di sotto di due stivali alti dello stesso colore, con dei nastrini dorati legati al lato superiore. Un'enorme mantello di pelliccia nera gli copriva le spalle e scendeva fin sul terreno. I capelli erano di un biondo paglia, corti ma non troppo con due ciuffi più lunghi al lato del viso.
Teneva le gambe accavallate e con una mano si reggeva la testa stanca.
Poi un rumore attirò la sua attenzione. La porta del salone si aprì cigolante ed entrò una figura.
«Ah Darius! Finalmente, mi stavo annoiando»
«Mi perdoni mio signore se l'ho fatta attendere» disse chinandosi in avanti con rispetto all'entrata. Poi avanzò.
Man mano che la piccola fiaccola illuminava il percorso, sul terreno si intravedevano le scie di sangue dei poveri malcapitati che aveva incrociato il cammino del biondo.
«Allora, c'è qualche novità?» Chiese.
«Il villaggio è sotto il nostro completo controllo, non c'è nessuno che possa ostacolarci in questo momento»gli rispose l'uomo.
«Ne sei sicuro?»
Darius guardò perplesso il suo padrone non capendo.
«Non siamo più soli»gli disse lui.
«Che intendete dire? Non é arrivato nessuno di insolito» gli disse Darius.
«Non lo senti forse?»
Darius annusò un po' l'aria ma non captò nulla. Il Nobile si mise una mano sulla fronte e sospirò seccato. «Che incapaci. Non riuscite nemmeno a percepire la presenza di un umano e vi definireste vampiri?»
«Cosa?! Un umano? Qui?»chiese sorpreso Darius.
«Si e non è solo, con lui o lei che sia è arrivato qualcuno abbastanza potente da uccidere con facilità uno dei nostri» disse calmo il nobile.
«Ne siete sicuro?»
«Per caso osi mettere in dubbio ciò che dico?!» chiese furioso il Nobile lanciandogli un'infernale occhiata.
«No, non mi permetterei mai mio signore» Rispose frettolosamente chinandosi ancora per rispetto.
«Devono essere arrivati oggi, portatemi l'umano ed eliminate quell'impostore se ne siete capaci»gli disse il Nobile autoritario.
«Faremo del nostro meglio»

 

 



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Capitolo 5
*** Fuga ***


Fuga

 

 

Il cuore le batteva forte nel petto e l'aria iniziò a mancarle.
La pistola gli tremava fra le mani, tese davanti a se.
Elizabeth indietreggiò mentre la figura le se avvicinava lentamente, come se dovesse assaporare ogni attimo di puro terrore che andava a formarsi sul volto della ragazza.
«Non... Non ti avvicinare!» cercò di dire lei, sapendo suo malgrado, che stava solo sprecando il fiato. Non le avrebbe mai dato retta.
L'uomo, dalla muscolatura possente e occhi rosso fuoco, non fece che sorridere mentre continuava quell'infernale avanzata. Mostrò un sorriso che non prometteva nulla di buono e che faceva intendere chiaramente soltanto i pensieri negativi nei suoi confronti.
Senza neanche rendersene conto, si ritrovò con le spalle al muro.
Era terrorizzata, doveva essere forte ma fissare quegli occhi, così ipnotici e accesi, non le facevano pensare lucidamente. La paralizzavano completamente. Una lacrima cominciò a scendergli sul volto, bagnandole la pallida guancia.
«Stai fermo...Non muoverti!» provò ad urlare puntando tremolante l'arma verso di lui. Cercò di premere il grilletto ma non ci riuscì perché il vampiro, con uno scatto veloce, gli immobilizzò le mani alla parete e avvicinò i suoi lunghi canini al suo collo. Lei non riuscì a smettere di tremare e sentì il respiro freddo del vampiro su di lei mentre cercava di sottrarsi alla sua presa. Ma era tutto inutile. Lui era troppo forte. Chiuse gli occhi, abbandonandosi completamente al suo triste destino.
Il vampiro annusò ancora una volta il suo collo, leccandosi le labbra per poi spalancare la bocca per prepararsi ad addentare il collo della ragazza ma si fermò, avvertendo qualcuno alle sue spalle afferrargli saldamente e con decisione una spalla con una mano.
«Non provarci nemmeno!» Disse con freddezza un uomo alle sue spalle, trattenendo a stento un impeto di rabbia.
A quelle parole Elizabeth aprì velocemente gli occhi, riconoscendo subito il tono della voce.
Il vampiro si voltò leggermente per scorgere la figura di colui che lo aveva interrotto.
«K..Keyn...» mormorò la ragazza in un sussurro di sollievo.
Il vampiro non gli diede retta e cercò nuovamente di mordere il collo di Elizabeth.
«Ti ho detto che non la devi toccare!» esclamò furioso Keyn e con quella stessa mano, scaraventò il vampiro per terra con una tale violenza che il pavimento in legno marcio cedette sotto il suo peso, facendolo precipitare in una sorta di scantinato.
Lui osservò ancora quello squarcio che si era creato per poi riportare la sua attenzione verso Elizabeth che sconvolta, continuava a fissare il vuoto.
Keyn allora, la afferrò per le braccia e la trascinò davanti a sé.
«Elizabeth! Guardami! Coraggio!» In quel momento, gli occhi di lei si incontrarono direttamente con i suoi. Per la prima volta, ne rimase sorpresa ad ammirargli così da vicino. Quegli occhi color verde acqua, sembravano risplendere di vita propria e facevano trapelare solo sincerità, protezione e calma. La rincuorarono a tal punto che per un attimo si dimenticò completamente di dove si trovasse.
«Non avere paura, sei al sicuro ora, ci sono io!»
Lei smise di tremare ma visibilmente era ancora un po' scossa.
«Sei un Hunter Elizabeth, il che vuol dire che non devi avere paura di loro, ma loro di te» continuò lui serio, facendo scorgere nel suo tono di voce una leggera nota di preoccupazione. «Devi essere forte Elizabeth e mostrarli il tuo valore perchè anche questo significa essere un Hunter.»
Elizabeth si riscosse lievemente e senza nessun preavviso, lo abbracciò gettandosi contro di lui.
«Grazie» gli disse con tutta la sincerità che riuscì a trovare in quel momento.
Keyn rimase quasi pietrificato da quel contatto così inaspettato. Non era più abituato ad un gesto affettuoso come quello, il che gli fece uno stranissimo effetto dato che non sapeva come comportarsi.
«Non...c'è di che» Rispose evidentemente imbarazzato «Ma ora è meglio andare» continuò lui frettolosamente staccandosi delicatamente da lei. Raccolse la sua pistola e gliela porse nuovamente.
«Tienila pure tu. A me non serve»
Elizabeth accettò più che volentieri e appena ripose l'arma nella sua cintura. «Grazie» «Ottimo allora andiamo!» le disse Keyn e la afferrò per un polso conducendola fuori da quello scantinato.
"Dannazione, comincia a tirare una brutta aria qui" imprecò lui nella sua mente.
La trascinò per qualche metro senza darle il tempo di porgli neanche una domanda sul perché di quella agitazione. Poi si fermarono.
«Permette?» Chiese ad un tratto tirandola a sé con un lieve sorriso beffardo.
Non aspettò una risposta e le mise velocemente una mano sotto le ginocchia e l'altra sotto le spalle e la prese in braccio. Elizabeth arrossì lievemente per lo stupore di quel gesto e lo fissò in volto per cercare di capire quali intenzioni avesse.
«Reggiti a me per favore» le disse semplicemente lui. Lei obbedì un po' contrariata all'idea e strinse di nuovo le sue mani intorno al suo petto.
Keyn incominciò a correre agilmente fra le vie della cittadella senza che il peso della ragazza gli fosse di alcun impiccio.
«Ma si può sapere che sta succedendo?» si decise a chiedere lei. «Oh! Ma allora cominci a riprenderti! Te lo spiego più tardi, ora dobbiamo andarcene di qui e alla svelta!»
Continuò ad avanzare tra gli stretti vicoli ma ad un tratto si fermò, scorgendo degli individui davanti a lui bloccargli la strada.
«Eccoli! Prendiamoli!» urlarono alcune creature.
«Dannazione!» Imprecò Keyn imboccando un'altra via.
«Ma quanti sono?» chiese la ragazza guardando indietro con evidente preoccupazione.
Erano circa una trentina tra vampiri e demoni. A quella vista ad Elizabeth si gelò il sangue. Keyn non si voltò continuando correre.
"Se potessi usare i miei poteri gli avremmo seminati già da un pezzo, accidenti! Ma come diavolo hanno fatto ad accorgersi di noi? Eppure ero stato attento!" imprecò Keyn nella mente.
Poi finalmente scorse davanti a loro un piccolo recinto e al di là di esso c'erano i loro due cavalli che brucavano l'erba. Fortunatamente non si erano del tutto allontanati.

Con un balzo Keyn lo saltò. Poggiò Elizabeth a terra afferrando le redini dei cavalli in modo che non scappassero di nuovo.
«Veloce! Sali!» le disse frettolosamente. Elizabeth non se lo fece ripetere due volte e montò velocemente a cavallo prendendo le redini.
«Ascolta, dirigiti verso l'ultimo nostro accampamento e aspettami li!» le disse Keyn porgendole le briglie del suo cavallo.
«Aspetta, ma tu?» Keyn si voltò ed estrasse la sua spada nera dal fodero.
«Non pensare a me, io gli distrarrò. Mi sono trovato in situazioni peggiori, credimi! Ora non discutere e vattene!!»
Elizabeth a malincuore obbedì. Girò il cavallo e prese a galoppare guardandosi alle spalle preoccupata finché ne ebbe l'opportunità.
In quegli ultimi attimi, vide Keyn aspettare la mandria di demoni prima che la vista le fu offuscata dai rami dei fitti alberi della foresta.

 

Keyn li stava aspettando con la spada al suo fianco. Non dovette attendere molto prima che si presentassero davanti a lui. Molti di loro si fermarono ma altri cercarono di oltrepassarlo puntando famelici verso la ragazza.
Keyn fece un mezzo sorriso e mosse la spada dietro di lui. Senza alcuno sforzo, tranciò con una folata di vento i demoni alle sue spalle.
Gli altri rimasero a guardare impressionati e bloccarono la loro avanzata.
«Non mi sembra di avervi autorizzato ad oltrepassarmi» disse lui con calma. Poi alzò lo sguardo e vide sbucare tra i demoni un uomo abbastanza alto e dal fisico atletico.
Focalizzò su di lui la sua attenzione.
Portava un completo bianco e aveva i capelli neri lunghissimi, tirati su con un nastrino a coda di cavallo.
Aveva dei guanti bianchi e le scarpe nere in tinta con il papi-on.
«Complimenti» disse iniziando a parlare. «Voi dimostrate di possedere una grande forza signore, rispetto ad un essere comune»
«Grazie! Ma prima di parlarmi non dovreste presentarvi?» rispose a tono Keyn.
«Oh si giusto, che maleducato che sono. Mi presento:» poi fece un inchino in avanti. «Mi chiamo Darius Heatmor, fedele servitore del Nobile»
«Così tu sei Darius eh? Ho sentito parlare di te»gli rispose Keyn.
«Esatto sono proprio io e questa è la nostra cittadella, ma ora che mi sono presentato, vorreste dirmi gentilmente quale è il nome con cui vi chiamate?»
«Keyn» rispose lui senza aggiungere altro.
«Bene signor Keyn, le saremo grati se ci seguisse senza fare alcuna resistenza»
Keyn alzò la spada nella sua direzione. «Mi dispiace ma non ho alcun interesse a seguirvi»
Darius a quella risposta si aggiustò il papi-on chiudendo gli occhi. «Bene, allora non ci resta che affrontarvi qui»
Detto ciò aprì gli occhi violentemente e se li ritrovò completamente rossi.
«Ed ecco che spunta il lato vampiro, non mi stupisce» disse ironicamente Keyn.
«Non solo vampiro» accennò l'altro senza che Keyn potesse sentire.
Poi Darius allungò una mano verso Keyn e la terra sotto i suoi piedi cominciò tremare.
«Ma cosa...» accennò confuso Keyn saltando verso l'alto. Un attimo dopo, sotto di lui comparvero dei robusti rami spinosi che tentarono di infilzarlo.
«Un mago della terra» Affermò sorpreso Keyn stringendo i denti e schivando i colpi con destrezza. «Esatto, e come forse già sai, possiamo essere molto pericolosi!» così allungò anche l'altra mano e alle spalle di Keyn, apparvero altri rami che evitò per pelo. Nonostante ciò non sembrò preoccuparsene più di tanto.
«Vedo che sei molto agile» commentò il vampiro divertito.
Keyn non fece caso alle sue parole e tagliò un altro pezzo di legno prima che gli trafiggesse il petto. Man mano che Darius muoveva le mani, i rami obbedivano ai suoi movimenti alla perfezione. Keyn saltò nuovamente per evitare l'attacco, ma prima che potesse nuovamente toccare terra, Darius sbatté violentemente un piede sul terreno. Questo cominciò a vibrare fortemente e Keyn non riuscì a mantenersi in equilibrio toccando il suolo, sbilanciandosi all'indietro.
«Ora è finita» affermò calmo Darius mentre approfittò della situazione per scaraventargli contro da tutte le direzioni i suoi rami. Dagli suoi occhi di Keyn si potevano scorgere il riflessi dei rami avvicinarsi pericolosamente fino a che non gli furono addosso. Appena toccarono terra, si elevò un enorme polverone che investì tutto con enorme fragore.
Darius continuò a fissare quella nube e poi si aggiustò nuovamente il papi on.
«Non era nulla di importante alla fine»
Non finì la frase e spalancò gli occhi sorpreso appena la nebbia iniziò a diradarsi.
In mezzo a quell'intreccio di rami vi era Keyn ancora in piedi con le mani incrociate davanti a sé, mentre delle fiamme nere lo avvolgevano completamente. I rami che avrebbero dovuto colpirlo, erano invece stati inceneriti e solo quelli che lo avevano mancato sembravano essere rimasti ancora interi. Keyn cambiò la sua posizione difensiva mettendosi eretto e abbassando le braccia. Fu in quel momento che Darius si sorprese ancora. I suoi occhi erano rosso sangue.
«Ora capisco» disse Darius tranquillo «Anche tu sei uno di noi»
«Ti sbagli!» rispose secco Keyn. «Io non ho nulla a che fare con tipi come voi. Non osare neanche fare un paragone!»
«Tu come osi!» disse ad un tratto un demone mentre si preparava per attaccarlo ma venne fermato da Darius.
«Calmati, non è il caso di agitarsi, inoltre voi non siete in grado di fronteggiare uno come lui, sarebbe solo un'inutile perdita di tempo» Il demone guardò Darius perplesso, poi di nuovo Keyn ed infine si arrese e tornò nella sua postazione dovendo dare ragione al suo superiore.
«Finalmente hai detto una cosa giusta!» Affermò Keyn «Non mi aspettavo che tu fossi così intelligente» cercò di provocarlo.
Il demone ringhiò ancora ma Darius restò calmo senza fiatare.
«Il mio compito è quello di eliminarvi, quindi si prepari signor Keyn»
Disse mettendo le mani all'interno della giacca bianca. Non appena Keyn scorse dei coltelli fece istintivamente un balzo all'indietro. Infatti Darius partì verso di lui ad una velocità impressionante, cercando di colpirlo da tutte le direzioni.
«Però, veloce per la sua età. Finalmente un po' di divertimento!» esclamò Keyn



Intanto Elizabeth continuava a galoppare nel bosco. Non doveva voltarsi e cercava di togliersi la voglia di tornare indietro ad aiutare Keyn. Non le piaceva affatto di averlo lasciato da solo, ma gli sarebbe stata solo di intralcio.
Era così assorta nei sui pensieri che non vide una figura comparirle improvvisamente davanti. I cavalli frenarono di un colpo e quello di Elizabeth si impennò facendola sbalzare via, disarcionandola. Poco prima di toccare il suolo, due forti braccia la afferrarono al volo. Elizabeth aprì subito gli occhi e notò che la persona che la stava tenendo in braccio non era altro che Blaze.
«Salve Elizabeth! Tutto bene?» le disse lui sorridendole. Lei si riscosse un attimo poi balzò velocemente a terra.
«Ma che ti sei messo in testa? Potevamo farci male! Sei impazzito a spuntare così all'improvviso?!» gli urlò furiosa lei.
Lui, annoiato dalle sue continue urla, le rispose con una smorfia.
«Guarda che sei tu che correvi come una pazza nel bosco» le fece notare lui.
Ma lei non dette segno di averlo ascoltato, quindi continuò alzando leggermente la voce.
«La prossima volta ti prego di farti notare prima!»gli urlò ancora lei.
«Calmati. Si può sapere cos'è successo?» Lei interruppe un attimo il suo continuo parlare, osservando irritata Blaze che gli aveva formulato una tale domanda. Poi esplose di nuovo urlandogli tutto d'un fiato.
«Cosa è successo?! È successo che Caisonville è stata invasa completamente dalle creature della notte e siamo stati attaccati da una mandria inferocita di demoni! Poi Keyn, per permettermi di scappare è rimasto a combattere da solo! Ma si può sapere dove eri finito?!» Blaze sbadigliò e rimase stranamente tranquillo alle parole della ragazza.
«Se lo vuoi sapere non era mio dovere seguirvi in questa missione, quindi ho fatto le cose con calma»
A quelle parole Elizabeth si infuriò ancora di più.
« Ma che cos'hai in quella testa pulciosa?! Il tuo amico sta combattendo da solo con una dozzina di demoni e tu resti così tranquillo?»
Blaze sbadigliò ancora poi si mise seduto vicino ad un albero stiracchiandosi le braccia come se nulla fosse.
«Se sono solo una dozzina allora non c'è niente di cui preoccuparsi»
Lei lo guardò perplessa allora lui continuò.
«Devi sapere che Keyn è perfettamente in grado di gestire la situazione. Ha affrontato nemici ben più numerosi e potenti senza troppi problemi»
«Cosa? Ma ne sei sicuro?»gli chiese lei sbalordita e incredula.
«Certamente. E anche io me la cavo bene come lui. Dopotutto siamo Hunter di alto livello»
Lei si rilassò un attimo, in fondo aveva ragione, di sicuro loro disponevano di un'esperienza di gran lungo superiore alla sua.
Si sedette anche lei vicino ad un altro albero e osservò il cielo.
«È vero, forse hai ragione, me ne ero dimenticata»
Blaze sorrise lievemente con uno sbuffo «Non devi preoccuparti, per ora dobbiamo solo metterci comodi ed aspettare»
Lei lo guardò ancora e poi rivolse il suo sguardo nuovamente in alto per ammirare le stelle fra i suoi pensieri.


«Non sei niente male! Mi sto proprio divertendo!» Ammise Keyn.
«Vi ringrazio, ma voi potreste fare di meglio» gli rispose a tono Darius.
Keyn, mentre schivava i colpi si mise a ridere. «Credi veramente che io debba impegnarmi ulteriormente con te? Non sei male, ma non riuscirai a paragonarmi!» disse con un sorriso indemoniato. Darius inarcò un attimo un sopracciglio ma non diede troppa importanza e continuò a contrattaccare.
«Fino ad ora mi sono divertito ma è giunto il momento di porre fine a questo duello! » detto ciò, lanciò la spada contro Darius il quale sorpreso, fu costretto ad arretrare per schivare il colpo. Keyn approfittò di quell'attimo per allungare le mani verso il suo avversario. In un istante si materializzarono delle nubi nere che si condensarono, assumendo la forma di due enormi serpenti neri. Guidati da Keyn, si accanirono ferocemente sull'avversario.
Un serpente riuscì ad azzannare una spalla del vampiro e l'altro una gamba. Darius urlò dal dolore ma non si fece per vinto e con un colpo di mano evocò dei rami che spezzarono le nubi permettendogli di arretrare.
Si portò una mano alla spalla ferita ansimando per la fatica, mente Keyn lo guardava compiaciuto.
«Sei meglio di quanto mi aspettassi» accennò Darius sorridendo malignamente, per nulla preoccupato. «Ma ora sono costretto a fare anche io sul serio!» detto ciò il suo corpo iniziò ad illuminarsi di una luce violacea con sfumature nerastre e la sua pelle cominciò a cospargersi di strani simboli neri. Il suo corpo emanò una strana e forte aura tanto che Keyn smise di sorridere e si concentrò sull'avversario. Quel potere non gli piaceva molto e lo avvertiva chiaramente sulla propria pelle come una morsa di ghiaccio.
Darius continuava ad aumentare la sua forza ma prima di completare la sua trasformazione, qualcosa lo costrinse ad interrompere il processo.

“Può bastare Darius, ritiratevi!”

Una voce autoritaria risuonò nella testa del vampiro che ritornò normale. Keyn lo guardò sconcertato, visto che non si aspettava tale interruzione.
«Bene, fortuna vuole che il combattimento finisca qui» Annunciò Darius con calma.
Keyn non rispose rimanendo a studiarlo con lo sguardo per comprenderne il motivo.
«Per il momento ci ritiriamo» disse voltandosi verso i suoi demoni. Questi, con un ghigno di disappunto, scomparvero tra la fitta nebbia della città, seguiti da Darius che si voltò ancora una volta verso Keyn.
«Mi dispiace di aver interrotto il nostro divertimento, spero di battermi ancora contro di voi in futuro» Keyn sorrise lievemente.
«Non vedo l'ora»
Darius fece un cenno verso il basso con la testa come saluto e poi scomparve.

Poco tempo dopo nella cripta sotterranea...

La porta del salone si aprì di nuovo e da li, entrò Darius.
«Eccomi Padrone. Mi scuso per aver fallito la missione» Annunciò inchinandosi.
L'altro vampiro dai capelli color paglia aprì leggermente un occhio per osservarlo. Poi lo richiuse e si appoggiò meglio allo schienale con fare indifferente.
«Per il momento non ha nessuna importanza, anche se non vi avessi chiesto di ritirarvi, non avreste comunque potuto fare niente contro di lui» affermò lui. «Che cosa intendete dire con questo?» gli chiese Darius
«Semplicemente che quel tipo è più di quel che vuole fare credere»
Darius continuò a non capire. Il Nobile Vampiro, allora, continuò vedendo il suo servo fissarlo con sguardo interrogativo.
«Certo che siete proprio un branco di incapaci. Quel vampiro non è normale, perché appartiene alla mia stessa stirpe»
Darius spalancò gli occhi sorpreso. «Allora non mi dite che anche lui è... »
«Esattamente. È un purosangue come me» Lo precedette lui.
Darius mostrò completa sorpresa. Erano secoli che non vedeva un altro purosangue rispetto a colui che aveva difronte.
«Come fate ad esserne così certo?» gli chiese poi
Il Padrone aprì gli occhi serio, tanto da incutere terrore al suo servo che distolse immediatamente lo sguardo abbassandolo.
«Come saprai, noi purosangue possiamo nascondere perfettamente la nostra presenza, anche alle creature della notte. Almeno che non evochiamo i nostri poteri; e nonostante ciò, non tutti possono distinguerci dai normali vampiri. Ecco perché riuscivo solo sentire una strana presenza, ma non immaginavo che un mio compare comparisse in questo territorio»
«Cosa suggerite di fare con lui? Di sicuro si è dimostrato un nostro nemico» chiese Darius.
Il nobile sorrise tra sé.
«In questo caso cercherò di occuparmi personalmente del nostro nuovo arrivato» Affermò distruggendo il bicchiere che aveva in mano.

 

Erano passate alcune ore e di Keyn non c'era ancora nessuna traccia.
«Ci sta mettendo troppo!» Affermò Elizabeth mentre scuoteva la legna del piccolo fuoco con un legno.
Blaze non rispose e continuò a tenere gli occhi chiusi.
«E se gli fosse successo qualcosa?» Nessun commento da parte dell'altro.
«Hey Balze! Sto parlando con te!» gli urlò lei notando che non sembrava ascoltarla affatto.
«Uffa. Si, si, ti ho sentito» disse sbrigativo lui aprendo un occhio a malapena.
Lei notò subito l'aria stanca del ragazzo.
«Stavi dormendo?» gli chiese lei stupita.
«Ora non più grazie a te» gli rispose seccato lui. «Dovresti cercare di dormire anche tu e smetterla di preoccuparti per niente»
«Non è che mi stia preoccupando, ma se non ci trovasse? Mi aveva detto di tornare alla roccia e noi ci siamo fermati qui»
«Smettila di blaterare. Non c'è problema ti ho detto. Anche un cieco potrebbe individuarci visto il focolare nel mezzo della notte e inoltre Keyn è...» poi si bloccò di colpo riscuotendosi .
«Cosa?» Chiese insistentemente lei incitandolo a proseguire.
«Beh... lui è...è... un ottimo osservatore!» concluse con un mezzo sorriso.
«Osservatore?» ripeté la ragazza poco convinta. «E con questo?»
«Ehm... Diciamo che sa seguire molto bene le tracce di qualcuno e ci troverà. Fidati.»
«E va bene» si arrese lei e poi si rilassò all'indietro seguita da Blaze che gli diede un'ultima occhiata prima di chiudere nuovamente gli occhi ma lei non parve smettere di preoccuparsi.

 

Pochi minuti dopo...

 

Un fruscio fra gli alberi fece svegliare Elizabeth di soprassalto. Veloce afferrò la sua frusta.
«Blaze!» cercò di chiamarlo piano ma lui sembrava dormire ancora tranquillamente. Lei impugnò meglio l'arma osservando il fruscio degli alberi farsi più vicino.
«Blaze!» continuò a chiamare la ragazza sempre più forte ma lui non si mosse ancora. Poi ad un tratto scese da un albero una figura che cadde proprio davanti ad Elizabeth, facendole sfuggire un piccolo urlo.
« Hey ciao come va?! Scusate il ritardo! » gli salutò Keyn con un sorriso.
«KEYN! Mi hai fatto prendere un colpo!» gli urlò la ragazza furiosa ma più che altro per lo spavento.
«Non c'è bisogno di scaldarsi tanto» le disse lui tranquillamente.
«Ma ti diverti a spaventarmi?!» le chiese lei.
«Sei tu che ti spaventi per niente» continuò il ragazzo con una smorfia.
«IO? Se qualcuno evitasse di comparire così all'improvviso...» commentò lei incrociando le braccia al petto ma poi il suo sguardo vagò sulla figura dell'Hunter per scorgere se fosse ferito. Fu sollevata di non riscontrare nulla.
Poi un forte sbadiglio attirò la loro attenzione.
Blaze si stiracchiò poi guardò il suo amico assonnato. «Oh finalmente! Questa qui non faceva altro che parlare e preoccuparsi per te, dovresti sentire che pigna!»
«Ma che cosa dici Lupastro? Non è affatto vero!» intervenne prontamente la ragazza girandosi dall'altra parte arrossendo leggermente.
«Davvero eri preoccupata per me?» le chiese scherzosamente Keyn.
«Eh? Niente affatto! Non ero per niente preoccupata! Non diciamo stupidaggini!»
«Guarda. Sta arrossendo» Gli fece notare Blaze ridacchiando.
«Non sto arrossendo!» gli urlò furiosa lei.
«Già che me lo fai notare è vero. La sua pelle ha raggiunto un insolito colorito rossastro» disse Keyn avvicinandosi a Blaze, scrutando la ragazza e mettendosi una mano sul mento.
Blaze la osservò più attentamente.
«No, io direi un colore più simile al porpora. Sicura di stare bene?» continuò scherzosamente.
«Ma insomma! La volete piantare vuoi due?! Non siete affatto divertenti!» Gli inveì contro lei ancora più imbarazzata.
I due si guardarono perplessi e poi si misero a ridere di gusto. Vedendoli così, anche a Elizabeth scappò un lieve sorriso divertito.
Era strano, ma ora si sentiva davvero meglio in loro presenza, al sicuro e a suo agio nonostante tutto.
«Io non vi capisco proprio»

 


Più tardi Elisabeth si era finalmente addormentata mentre Keyn e Blaze si erano messi vicino al fuoco a parlare a bassa voce .
«Allora, che cosa è successo laggiù?» gli chiese Blaze serio.
«Ho fatto vari giri per la città, e non c'era ombra di esseri umani» gli rispose Keyn.
«E che mi dici dei tipi che vi inseguivano?»
« Erano solo burattini, ma vi darò maggiori informazioni quando torneremo al concilio per fare rapporto. La cosa si fa più seria del previsto» disse guardando preoccupato Elizabeth che dormiva tranquillamente. «Temo che presto succederà qualcosa di spiacevole»
 




Eccomi con un altro capitolo! ringrazio tanto chi continua a leggere! :) spero di migliorare nella forma xP
Comunque come vi sembra la storia?
Che intenzioni avrà questo nuovo nemico?:)
Aspetto i vostri commenti :) Ringrazio anche Cristina Maurich 55 per aver recensito gli altri capitoli e per aver messo la storia fra le seguite xD Grazieeee:))
a presto! xD  

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Capitolo 6
*** Ritorno a casa e nuovi arrivi ***


Ritorno a casa e nuovi arrivi

 

 

La mattina seguente, Elizabeth si svegliò prestissimo, tanto che il sole non era ancora del tutto sorto. I suoi occhi stanchi ci misero un po' a mettere bene a fuoco le immagini.
Si guardò attorno per schiarirsi le idee e fare un po' di ordine nei suoi pensieri. Subito, il suo sguardo andò a fermarsi sulla figura di Blaze, che era ancora dormiente nella stessa e identica posizione di quando ne aveva memoria.
"Ma come fa a dormire così?" Pensò abbozzando un piccolo sorrisetto sconsolato.
Continuò ad osservare la zona circostante. Mancava ancora qualcosa o meglio, qualcuno...
"Ma dov'è finito Keyn?" pensò immediatamente alzandosi in piedi, ma non ci riuscì perché una mano la trattenne a terra seduta.
Subito si voltò e rimase sorpresa di vedere proprio Keyn che la osservava con un dito davanti alla bocca in segno di fare silenzio.
«Fate piano e venite con me» gli disse lui abbozzando un piccolo sorriso.
Lei fece cenno di aver capito e si alzò piano seguendolo.
«Ma dove stiamo andando?» chiese sotto voce Elizabeth.
«Fra poco lo saprai, voglio farti vedere una cosa»
Avanzarono ancora per alcuni passi poi Keyn si fermò dietro un piccolo cespuglio.
«Fai silenzio e guarda» le disse lui.
Elizabeth e non poté credere ai suoi occhi: davanti a loro c'erano alcuni piccoli cerbiatti che pascolavano con la loro madre. I piccoli era tre e non dovevano avere che qualche mese di vita, vista la loro corporatura ancora molto esile. Se ne stavano li tranquilli, e non sembravano essersi ancora accorti della loro presenza.
«Sono bellissimi» disse piano Elizabeth entusiasta. Nonostante fossero in un bosco, era comunque raro vedere una famigliola di cerbiatti come quella.
«Io mi avvicino ancora un po'» affermò poi lei.
«Aspettate, cosa fate?» cercò di bloccarla ma ormai lei era già uscita allo scoperto, munita di un piccolo ramo pieno di foglie.
I cerbiatti, accorgendosi di lei, saltarono sull'attenti interrompendo il loro pasto. Ma non scapparono. Keyn preferì rimanere nascosto ad osservare la scena incuriosito.
Elizabeth si avvicinò cauta a un cerbiatto porgendogli il piccolo rametto lentamente, per non spaventarlo.
«Dai vieni qua, non ti faccio niente» gli sorrise lei gentilmente. L'animale si avvicinò un po' titubante. Al minimo movimento di lei, sarebbe scappato in un battito di ciglia. Quando si trovò vicinissimo al rametto, allungò il muso verso le foglie, per poi iniziare a mangiarle con gusto.
«Ecco bravo, sono buone vero?» gli disse Elizabeth dolcemente mentre gli accarezzava il muso.
Keyn continuò ad osservare la scena incredulo. Non aveva mai visto una cosa del genere. Elizabeth continuava a giocare con i cerbiatti e la cosa che più lo sorprendeva era che essi non avevano per niente paura di lei, al contrario di lui. Sembrava come se la considerassero una di loro.
Vedendola così serena, non poté che accennare un lieve sorriso. Poi si riscosse sentendosi chiamare.
«Keyn! Avanti, venite anche voi! Non statevene li!»
L'Hunter però rimase a distanza di sicurezza. Non aveva nessuna intenzione di uscire dal suo nascondiglio.
«Non mi sembra il caso» le rispose.
«Avanti! Non mordono mica!» Ribadì lei per convincerlo ad uscire allo scoperto.
"Ma io posso mordere loro" pensò ironicamente l'Hunter non accennando a muoversi.
Inaspettatamente, Elizabeth gli comparve davanti facendolo sussultare, e prima che potesse obiettare qualcosa, gli afferrò entrambi i polsi e lo tirò fuori allo scoperto.
«A...Aspetta! Non...»
Troppo tardi.
Appena i cerbiatti lo videro, indietreggiarono spaventati e in un lampo, scomparvero dalla loro vista rifugiandosi nella foresta.
«Hey fermi! Ma perché scappate?» cercò di fermagli, ma invano. Ormai si erano completamente dileguati.
Keyn si aggiustò gli abiti sospirando. «Non torneranno. Te lo dicevo che non era una buona idea, non li sto simpatico»
«Ma che dite?» domandò lei «Si spaventano facilmente, tutto qui. Avranno udito qualcosa»
" Figuriamoci se restano tranquilli con uno come me in giro” pensò ancora lui con una silenziosa risatina forzata.
Poi, mentre Elizabeth era ancora persa con lo sguardo nella direzione dove erano scomparsi i cerbiatti, sul volto di Keyn si dipinse nuovamente quel suo sguardo serio che ormai lo caratterizzava. I suoi occhi si soffermarono su quella minuta figura davanti a lui, e i suoi pensieri non poterono che rivolgersi a lei. Dopo quegli ultimi avvenimenti, la strada da percorrere sarebbe stata tutta in salita, soprattutto per lei. Ora Elizabeth si presentava come una ragazza ingenua, sensibile e innocente. Qualità che nonostante tutto aveva iniziato ad apprezzare. Ma con il tempo, non poteva fare a meno di chiedersi se sarebbe cambiata e soprattutto sul come. Coinvolgerla in questa nuova imminente battaglia voleva dire esporla a grandi pericoli e mantenere il suo segreto sarebbe stato sempre più difficile.
"Ma che cosa ti passa per la testa Raphael?" Con questo ultimo pensiero si aggiustò il cappello sulla fronte, voltandosi. «Coraggio, ora è meglio tornare indietro»le disse lui.
Elizabeth annuì lievemente e lo seguì.

Tornati all'accampamento, Blaze continuava a dormire seduto ai piedi di quel grosso albero e non si era ancora mosso di un centimetro.
«È incredibile» Affermò Elizabeth sconsolata. «Dorme ancora così? Ma non gli viene il torcicollo?»
«Ne dubito. Lui è capace di dormire in quel modo per giorni. E così pigro che neanche cambia posizione» Rispose Keyn mentre si dirigeva a controllare i cavalli.
«Certo che è buffo» lo derise lei, per poi andare a raccogliere le sue cose in giro.
Dopo che Keyn finì di sistemare le selle sui rispettivi cavalli, si avvicinò a Blaze e lo svegliò con un “piccolo“ calcio su una gamba.
«Uh? Cosa vuoi?» gli rispose seccato lui limitandosi ad aprire solo un occhio.
«Forza, alzati che partiamo»gli disse Keyn.
«Uffa, è già ora...» protestò stiracchiando la schiena verso l'alto.
«Non potevamo rimanere ancora un po' a dormire?»
«No» fu la secca risposta di Keyn.
«Almeno lascia che vada a prendere qualcosa da mangiare» propose Blaze.
«No»
«Ma io ho fame!»
«Potevi svegliarti prima»
«Sei proprio un'insensibile!» affermò Blaze montando nuovamente sul suo scuro destriero.
«Non è colpa mia se dormi troppo» rispose di rimando Keyn, ormai a cavallo e in procinto di andare.
«Non è colpa mia se ho sonno!»
«Tu hai sempre sonno» puntualizzò Keyn.
«Sai, quando fai così non ti sopporto!»
Elizabeth trattenne a stento una risata. Stare a sentire quel battibecco fra i due le era parso veramente strano e divertente allo stesso tempo. Era contenta di vedere che Blaze aveva portato un po' di allegria nel gruppo. Il viaggio di ritorno, per lo meno, si sarebbe dimostrato più divertente.




Viaggiarono per quasi tutto il giorno e il cielo iniziò a colorarsi di tutte le sfumature di un caldo tramonto.
 «Ehm... Keyn? » Parlò ad un tratto Elizabeth e lui gli diede la sua attenzione.
«Va bene che siamo da un po' che cavalchiamo e che non abbiamo dormito molto, ma il tuo amico non mi pare tanto normale»
Continuò lei indicando con il pollice Blaze dietro di lei, che dormiva in piedi, con le braccia a penzoloni lungo i fianchi e la testa all'indietro.
«Ti pare il modo di dormire quello? Per giunta a cavallo.»
Keyn rise lievemente e si rigirò in avanti.
«Lascialo perdere. E' fatto così, che ci vuoi fare. Piuttosto stai attenta che il suo cavallo non cambi direzione. Si arrabbierebbe se lo perdessimo»
Elisabeth osservò Blaze stranita.
"Certo che è proprio un tipo strano ed insolito. Non ci credo che uno dormiente come lui sia un Hunter esperto" sospirò rassegnata.
 

Qualche ora più tardi, durante la notte, arrivarono finalmente alla cittadina dove vi era la base Hunter. Keyn proseguiva spedito per le vie della città, seguito da Elizabeth un po' assonnata e Blaze che ancora dormiva.
Fermarono i cavalli davanti al portone della villa. Elizabeth e Keyn gli legarono alla staccionata, poi quest'ultimo osservò il suo amico e vedendolo ancora dormire, gli si avvicinò silenziosamente.
«Hey pigrone! Siamo arrivati!» gli disse afferrandolo per una caviglia e trascinandolo brutalmente giù dalla sella. Blaze piombò a terra con un tonfo orribile e si svegliò dolorante.
«Ma sei forse impazzito!?» gli urlò contro tenendosi il cappello in testa per non farlo cadere.
«Non fare il pignolo e muoviti» Poi si avvicinò alla porta e spinse con forza le maniglie.
Una volta aperta si ritrovarono nell'atrio completamente buio. Era quasi ovvio visto che era notte fonda. Si girò e cercò Elizabeth dietro di lui che aveva l'aria stanca e faticava a tenere gli occhi aperti. Dietro di lei c'era Blaze che la superò ed entrò nell'atrio come una furia.
«Ci vogliamo muovere visto che hai tanta fretta?!» affermò seccato salendo le gradinate a grandi falcate.
Keyn sospirò con un sorrisetto sconsolato «Tu va avanti intanto, ci vediamo nell'atrio»
Blaze si mise le mani in tasca e procedette per i corridoi bui della villa, pur non avendo la più pallida idea di dove andare.
«Ora dovresti andare a riposare» disse Keyn rivolgendosi a Elisabeth.
«Ci occuperemo io e Blaze del rapporto» continuò chiudendo le porte della villa. Elizabeth si limitò ad annuire stancamente e non riuscì a trattenere uno sbadiglio. Poi si avviò anche lei per le gradinate fino a che non scomparve in un corridoio buio. Non c'era molta luce, ma lei riusciva ad orientarsi perfettamente per i corridoi. Di solito faceva ritorno alla sua casa poco distante da li, ma questa notte era troppo stanca per farlo. Visto che aveva vissuto per parecchio tempo alla villa, Raphael gli aveva riservato una sua stanza personale.
La raggiunge e subito vi entrò.
Era profumata e ancora in ordine. Il letto rosso vicino a una parete, qualche armadio di legno di quercia per i vestiti, muri bianchi e in qualche zona rossi.
Non era spaziosa ma molto accogliente. In quella stanza aveva vissuto per tanto tempo e si era ormai affezionata. Non rimase a fissarla troppo a lungo perché, devastata dalla grande stanchezza, si gettò fra le lenzuola calde del suo letto per poi addormentarsi subito dopo.

Intanto, Keyn raggiunse Raphael e Blaze nella sala delle riunioni. Quest'ultimo era stato ripescato da Raphael a vagare per la villa e condotto fino a li.
Keyn scese le scale e si portò difronte a loro.
«Bene, a quanto pare, ci siamo tutti» affermò Raphael, aggiustandosi gli occhiali sul naso con l'indice. «Scoperto qualcosa di interessante?» continuò poi.
«Ovviamente, ma prima dovrei parlarti di una cosa» Keige gli diede la sua attenzione.
«Vorresti spiegarmi perché mi hai affidato quella ragazzina?! Un Hunter di livello 2 non dovrebbe immischiarsi in queste faccende e soprattutto hai idea dei rischi a cui l'hai esposta?» esclamò furioso Keyn.
«Lo so perfettamente» rispose secco lui non mutando la sua espressione. «Ma avevo le mie buone ragioni»
«Ti conviene spiegarti meglio allora» gli disse Keyn.
«Prima di tutto, visto che voi due siete nuovi della zona, lei era l'unica al momento che vi potesse fare da guida».
«Potevo cavarmela benissimo da solo!» interruppe lui.
«Non ho finito. Come stavo dicendo, dovete sapere che quando era ancora piccola, la sua famiglia è stata sterminata brutalmente dai vampiri. Da quel giorno ha iniziato a odiarli ma anche a temerli profondamente, tanto che appena ne vede uno, si blocca in una sorta di paralisi»
Keyn non rispose e incrociò le braccia al petto.
«Non è molto forte, è vero. Ma Elizabeth racchiude in sè un grande potenziale e fino a che non supererà del tutto le sue paure, non riuscirà mai a tirarlo fuori. Per questo ve l' ho affidata, proprio perché impari che non tutti i vampiri sono esseri spietati e senza cuore».
«E visto le mie doti più “umane”, volete che addestri Elizabeth così da sbloccarla, in modo che si sappia difendere da sola?»chiese Keyn anche se l'idea non gli piaceva per nulla.
«Esattamente. Non voglio che rimanga bloccata qui, ed io non posso sempre proteggerla quando si paralizza a causa di un vampiro. Tu sei l'unico che possa farlo»gli disse Raphael.
«Solo perché al di fuori non dimostro di essere un mostro. Ma che succederebbe sei lei scoprisse chi sono realmente? Oggi ho avuto fortuna, ma la prossima volta potrebbe non andare allo stesso modo. E per questa sua fobia potrebbe farsi veramente male» gli disse Keyn con serietà.
Raphael si aggiustò nuovamente gli occhiali, facendo rispecchiare su di essi la luce giallastra delle candele.
«Sono sicuro che in quel momento capirà».
Keyn abbassò la sguardo pensieroso e poi tornò a guardarlo. «Hai nobili intenzioni, ma nonostante ciò che mi hai appena detto, non posso più portarla con me. La missione è troppo pericolosa e non posso permettermi di badare a lei. Dovrà cavarsela da sola, non contare su di me. Non voglio avere un'altra morte sulla coscienza».
Raphael, rimase deluso da quelle parole così determinate. «Capisco» Affermò infine.
«Se avete finito, che ne dite di passare ai dettagli della missione? Sono un po' stufo di stare qui» Intervenne seccato Blaze, ponendo fine alla discussione fra i due.
«Si, sarà meglio» gli rispose freddamente Keyn che poi iniziò a spiegare dettagliatamente gli eventi precedenti.


«Capisco, quindi la città è stata completamente invasa e c'è di mezzo anche un purosangue dietro alle pietre»affermò Keige.
«Esatto, ma non so ancora chi sia esattamente e quali siano le sue vere intenzioni» disse serio Keyn.
«Certo che sarebbe un problema se tutte le creature della notte iniziassero a uccidere per una pietra e del sangue» Intervenne Blaze.
«Per il momento, suggerisco di stare attenti e aspettare la mossa del nemico. Intanto cercheremo di far più luce su tutto ciò» Concluse Raphael.
«Signor Keige, vi consiglio di tenere lontano chiunque da Caisonville. E' diventata una zona pericolosa e l'associazione non può permettersi altre perdite. Da quanto mi avete detto prima, siete un po' a corto di cacciatori, inoltre meglio non attirare troppo l'attenzione su di noi» affermò Blaze ed entrambi concordarono su questo.
«Bene, allora ora vado a dormire» continuò poi «Casomai domani vado a fare qualche esplorazione in giro. Giusto per conoscere la zona» concluse risalendo i gradini della sala e sparendo dietro a una delle colonne.
«Sarà meglio che anche io vada. Tolgo il disturbo» Disse Keyn avviandosi verso l'uscita.
Raphael, rimasto solo nella sala, si massaggiò stancamente il naso con l'indice e il pollice, dopo essersi levato gli occhiali. Andò a sedersi dietro alla grande scrivania centrale e aprì un cassetto, tirando fuori un grosso e vecchio libro. Il titolo era quasi illeggibile e la copertina era di un verde spento, ma ancora intatta. Lo aprì ad una pagina centrale e iniziò a leggerlo con interesse, traducendo senza difficoltà i simboli incomprensibili di quelle pagine che non sembravano appartenere a nessuna lingua umana conosciuta. In mezzo a quelle pagine vi era una fotografia, vecchia e ingiallita che raffigurava due persone, un uomo e una donna sorridenti mentre lei teneva in braccio una bambina in fasce. Guardò quella foto esalando un lieve respiro amaro e richiuse il libro. Alzò lo sguardo in direzione dei candelabri che avvolgevano le pareti superiori di quella stanza e come se glielo avesse ordinato mentalmente, le fiamme si spensero.


Il giorno seguente. Elizabeth si svegliò nuovamente in una bellissima mattinata di sole. Si stiracchiò nel letto tirandosi in alto le braccia e, approfittando del fatto che era sola, sbadiglio grandiosamente.
«Finalmente una bella dormita! Mi ci voleva proprio!» Poi guardò fuori dalla finestra e balzò fuori dal letto, affacciandosi alla gigantesca finestra.
«Che bello essere tornati» Sorrise guardando quella limpida giornata di sole.

Poi giunse davanti ad uno specchio alto quanto lei, posto vicino ad una parete.
«Oh, cavolo! Ieri sera dovevo essere così stanca che non mi sono neanche cambiata» Affermò notando i suoi abiti.
Si diresse subito verso l'armadio in fonda alla stanza e lo aprì.
Non le ci volle molto a scegliere il completo del giorno, dopotutto non era una donna che si perdeva troppo a pensare a cosa mettere. Indossò dei pantaloni jeans blu chiaro, il porta frusta marrone legato come cintura. Una camicetta bianca con degli eleganti ricami in rosso e stivaletti bassi di un marrone scuro con un lieve tacchetto. Si sistemò infine i suoi capelli con il suo solito nastro rosso.
Poi corse fuori nel giardino sul retro. C'era una persona che doveva andare a salutare assolutamente.

Giunse in giardino poco dopo e questo le si presentò come un'intreccio ordinato di fiori colorati e ben curati, alberi maestosi e piccoli sentieri di ghiaia. Le fontane disposte in un ordine preciso, andavano a dare un tocco di creatività in più a quel posto perfetto.
In mezzo a tutto questo, si innalzava una piccola cupola bianca, in legno, dove al di sotto del tettuccio, vi erano un tavolino ed intorno ad esso, delle panche chiare.
Ad attirare maggiormente l'attenzione della ragazza,però, fu l'individuo seduto su una di queste panchine.
Si trattava di Raphael che, composto come sempre, sorseggiava elegantemente una tazza di tè.
«Buongiorno Raphael» gli corse incontro lei.
«Buongiorno signorina Elizabeth, dormito bene » gli rispose di rimando.
«Si grazie, ho dormito veramente bene come sempre»
Raphael sorrise «Mi fa molto piacere» poi indicò sul tavolino dove vi era ancora una tazzina di tè con dei biscotti e le fece cenno di accomodarsi.
«Come al solito vi ho preparato la vostra colazione» le disse lui.
«Vi ringrazio ancora, non dovevate disturbarvi» gli sorrise lei, sedendosi composta sulla panca per poi iniziare ad assaporare quei deliziosi biscotti.
«Lo sapete che ormai per me è abitudine» le disse Raphael.
«Lo so, ma non sono più una bambina Raph, devo imparare a badare a me stessa» le disse lei. «Me lo dimentico sempre» le rispose lui con un sorriso e lei non commentò continuando a mangiare. «Questi sono i biscotti più buoni del mondo» Esclamò Elizabeth dopo che gli ebbe finiti tutti.
«Non esagerate signorina, sono normali biscottini. Tutti possono farli»
«Non sono convinta, i vostri sono sempre i migliori» gli rispose invece lei.
«Se la mettete in questo modo allora vi ringrazio» Le rispose tranquillamente lui. «Vedete di non mangiare troppo in fretta, in fin dei conti non vi corre dietro nessuno, e non è aggraziato per una signorina come voi ingurgitare il cibo»
Elizabeth appoggiò piano la piccola tazzina «Avete ragione, anche se avvolte è difficile controllarsi quando si ha molta fame».
«Suppongo allora che sia un buon esercizio per iniziare» «A fare cosa?»le chiese lei. «Ad imparare le maniere di una buona nobildonna» Nel mentre continuavano a parlare, Keyn gli stava osservando da una delle grandi finestre della villa, con aria seria e pensierosa soffermandosi soprattutto su quella ragazza.



Una carrozza completamente nera, ad esclusione delle tende interne di un color rosso acceso, avanzava attraverso le vie della città trainata da due bellissimi cavalli bianchi.
Giunse proprio davanti alla villa Hunter, dove si fermò.
Il cocchiere scese lentamente dal suo posto e andò ad aprire la porta della carrozza per far scendere il rispettivo ospite. Da li apparve una giovane donna, di circa venticinque anni, con i capelli biondi, molto lisci, ben raccolti in un acconciatura che dava l'impressione di essere veramente complicata. Indossava un vestito molto elegante bianco e rosa. Questo le evidenziava il busto magro, per poi ampliarsi sotto il bacino nascondendo interamente le gambe esili.
Gli occhi di lei erano di un azzurro molto chiaro, la carnagione pallida e le labbra rosse e carnose. Il viso magro, ma dai lineamenti leggeri e ben delineati con un velo di trucco.
Sul capo, portava un grande cappello bianco con dei nastri di paglia dorati.
Appena mise piede a terra gli sfuggì un piccolo dolce sorriso nostalgico.
 

Raphael stava per sorseggiare un'altro po' di tè ma ad un tratto fermò la mano con la tazzina a mezz'aria, rivolgendo lo sguardo verso la villa.
«Qualcosa non va?» gli chiese gentilmente Elizabeth notando il cambiamento nello sguardo di lui. Keige sorrise fra sé e appoggiò la tazzina sul rispettivo piattino.
«Credo proprio che siano arrivate delle visite» Disse alzandosi in piedi.
«Di chi si tratta?» Chiese curiosa Lei.
«Venite con me per favore, sono certo che farà piacere anche a voi» gli sorrise lui non accennando a dire niente altro.

La donna, intanto, era entrata nell'atrio seguita dal suo maggiordomo pieno zeppo di bagagli. La donna rimase ferma nell'atrio ad osservare il luogo fino a che non comparve Raphael in cima alla gradinata.
«Ben arrivata signorina. Devo dire che come al solito siete in anticipo, vi aspettavo il giorno seguente» la accolse lui.
«Oh! Keige! Ne è passato di tempo vecchietto!»
Raphael si aggiustò gli occhiali seccato, facendo un respiro profondo per trattenersi a risponderle.
«Camilla!» esclamò con gioia Elizabeth, spuntando alle spalle dell'uomo.
«Oh Elizabeth! Che piacevole sorpresa! Come stai cara?» gli rispose la donna con un ampio sorriso. Elizabeth gli corse subito incontro.
«Sei cresciuta parecchio in questi ultimi mesi» osservò la donna ed Elisabeth confermò con un sorriso a trentadue denti.
«Mi raccomando, devi raccontarmi tutto quello che hai fatto in questo tempo, sono davvero curiosa» le disse la donna facendole l'occhiolino. Poi le si avvicinò all'orecchio e gli parlò a bassa voce.
«Allora, come sei a ragazzi? Hai fatto nuove conquiste?» Elizabeth divenne subito rossa per l'imbarazzo.
La donna rise «Tranquilla tesoro, non sei obbligata a rispondermi adesso»
Raphael tossì per attirare l'attenzione dei presenti, che lo avevano palesemente ignorato.
«Scusate se vi interrompo. Ma se le interessa, signorina Stalton, le ho preparato la sua solita stanza. Ora ho altre faccende da sbrigare, quindi, con il vostro permesso, tolgo il disturbo»
disse voltando e poi scomparve dalla loro vista senza dare il tempo ai presenti di salutarlo a loro volta.
«Che strano» disse fra se Elizabeth girandosi verso la donna. «Camilla?»
«Si cara?»
«Mi puoi spiegare perché Raphael si comporta sempre in quel modo così distaccato quando ci siete voi?»
«Diciamo che fra noi due non ci sono buoni rapporti. Ma credo che si sia arrabbiato di nuovo perché l'ho chiamato vecchietto» Ridacchiò lei.
«E ora, che ne dici di aiutarmi a portare in camera mia le valige?» chiese la donna.
«Certo! Con piacere!» le rispose Elizabeth e le due donne si avviarono tranquille su per gli scalini, mentre il povero maggiordomo cercò di stare al loro passo, trasportando una marea di borse. Questo aveva pantaloni neri in tinta con il gilè che si intravede sotto la giacca bianca. Capelli color platino e più scuri dietro la nuca, corti ma legati dietro con un codino basso, ben ordinati. Occhi chiari del colore della sabbia e carnagione chiarissima. Era giovane e sembrava avere la stessa età di Camilla.
«Avanti, Joseph! Muoviti!» Gli disse quest'ultima notando che era rimasto indietro.
«Certo signorina, arrivo subito!» disse l'uomo quasi "contento" di portare tutti quei pesi, senza mostrare nessuna preoccupazione per il fardello.
Giunsero in una grande camera con i muri bianchi e mobili di legno pregiato. Aveva un enorme terrazzo in marmo e addirittura un caminetto personale. Tutto era perfettamente in ordine.
«Wow!» esclamò Elizabeth. «E' sorprendente vedere una stanza così grande!»
«È la mia ovviamente» Rispose Camilla come un vanto, appoggiando il suo beauty-case sul letto a due piazze. Poco dopo sopraggiunse Joseph.
«Mi scusi, dove volete che le metta le sue cose?» le chiese gentilmente.
«Poi appoggiarle vicino a quelle sedie per favore»
Il maggiordomo chinò il capo in segno di rispetto e si diresse verso la posizione indicata. Intanto Elizabeth e Camilla uscirono in terrazza per prendere una boccata d'aria.
«Dove sei stata in tutti questi mesi?» chiese Elizabeth a Camilla.
«Ovunque» Le sorrise lei. «Per la verità mi sono diretta a ovest e poi a sud. Ho vagato per varie città e ho fatto varie missioni, anche se devo dire che mi sono un po' annoiata. Però i posti erano magnifici e ne ho approfittato per rilassarmi»
«Non vedo l'ora di avviarmi anche io in missioni esterne ed esplorare il mondo come fai tu»le disse Elizabeth con un sorriso.
«Ogni cosa a suo tempo, mia cara. Devi imparare molte cose prima e sei ancora piuttosto giovane!»
«Uffa, me lo dicono tutti! Non sono più una bambina!» si arrabbiò lei.
«Oh, ne sono certa» le disse la donna mettendogli una mano su una spalla per rassicurarla.
«Tu, invece, che hai fatto in questi mesi invece?»
«Niente di particolare, tranne che la settimana scorsa. Devi sapere che per la prima volta , Raphael mi ha assegnato una missione con un Hunter di rango cinque! Sono tornata ieri sera» Disse entusiasta Elizabeth.
«Cosa!? Con un Hunter di livello cinque?! Le loro sono missioni pericolose! Ti sei fatta male o altro?» Le chiese preoccupata la donna.
«No, no, gli Hunter mi hanno protetta e poi mi è stata utile questa missione »
«Aspetta, c'erano più Hunter?»
La ragazza annuì. «Si, più tardi si è unito a noi anche un altro Hunter di rango cinque ed entrambi arrivano dal vecchio continente»
«Due Hunter di livello cinque? E ti sei unita alla loro missione?»le chiese Camilla stupita.
«Certo! Me lo ha chiesto Raphael» Rispose Elizabeth tranquillamente.
«Ok, ricordami di strangolare quel vecchietto quando lo vedo» Affermò la donna con rabbia, appoggiando le mani sui fianchi. «Come ha potuto affidarti un compito del genere?»
«Non preoccuparti Camilla, dovevo solo fargli da guida» Cercò di spiegarsi, cercando di non farla arrabbiare ulteriormente.
«E poi non è successo niente. Sono ancora qui, no?»
La donna si calmò un attimo.
«Per fortuna» sospirò.
«Comunque» Iniziò a dire Camilla prima di cambiare completamente espressione. «Come erano quegli Hunter? Carini?» Le sorrise facendole di nuovo l'occhiolino.
«Camilla! Ma cosa vai a dire? Possibile che non hai altro in mente?» Gli rispose Elizabeth turbata e un po' imbarazzata per la richiesta dell'amica.
«Stavo solo scherzando» Le sorrise lei «posso almeno conoscerli?»
«Ehm...Certamente» le rispose Elizabeth.
«Perfetto! Allora andiamo!» fece la donna trascinando Elizabeth per un polso fuori dalla stanza.
«Hey! Asp...Aspetta! Ma proprio ora?» Cercò di obiettare lei.
«Si, ora! Avanti, non fare polemiche»
«Ma...»
«Niente ma, andiamo coraggio!» Affermò la donna con un tono che non ammetteva repliche.
Joseph guardò perplesso la sua signora mentre portava via la povera Elizabeth e non poté che sospirare per l'imbarazzo del comportamento infantile della donna.
 

Elizabeth si rassegnò al volere di Camilla e la seguì per i vari corridoi.
Camilla procedeva con passo deciso, quasi come se conoscesse le stanze dei due nuovi arrivati. Ma giunte al salone grande all'entrata si fermò.
«Scusami cara» Disse sorridendo ed Elizabeth le diede la sua attenzione.
«Si, dimmi pure» Rispose Elizabeth educatamente.
«Non è che per caso sai dove sono quei due?»
Elizabeth piombò a terra per la domanda.
«Pensavo che lo sapessi, visto come correvi per i vari corridoi!»
«Istinto, sai com'è...»le rispose lei con finto imbarazzo.
Elizabeth sbuffò. «Scusami ma neanche io so di preciso dove siano le loro stanze. Lo sa solo Raphael»
«Che peccato. Vorrà dire che andremo da lui!» affermò la donna.
«Cosa?! Ma...»
«Andiamo!» replicò lei trascinandola nuovamente.



«Non ti sembra di esagerare? » Le chiese Elizabeth, cercando di stare al passo con quella donna ultra atletica. Camilla si fermò.
«Già che me lo fai notare, potrebbe essere» rifletté un attimo «Ma che importa! Andiamo comunque!» Affermò poi riprendendo la sua folle camminata.
"Ok, è senza speranze" pensò Elizabeth rassegnandosi.
Girarono per vari corridoi cercando Raphael, ma dopo aver girato un angolo, Camilla si fermò notando un uomo uscire da una stanza con le mani nelle tasche anteriori dei pantaloni. Aveva i capelli neri, camicia argentata, pantaloni neri e occhi chiarissimi e di un colore insolito.
L'uomo si accorse della donna e la guardò, senza troppe sorprese, ruotando leggermente il capo nella sua direzione con aria assonnata.
«Blaze! Ciao!» disse Elizabeth spuntando da dietro Camilla.
«Ah sei tu...» sibilò lui.
Camilla restò ferma a osservare stupita l'uomo.
«Blaze, questa è Camilla Stalton» la presentò Elizabeth. «E questo è Blaze Hergron» Continuò, indicando a Camilla l'uomo.
«Devi sapere che lei è una mia carissima amica e volevo fartela conoscere» Sorrise Elizabeth.
«Bene, piacere. Ora io vado» Disse Blaze senza troppo entusiasmo, salutandole con un cenno della mano per poi infilarla nuovamente in tasca e dirigersi dall'altra parte del corridoio.
Camilla rimase ancora un po' paralizzata tanto da sorprendere Elizabeth. Ma poi, l'espressione sul suo volto si trasformò in un ampio sorriso.
«Non ci credo!» esclamò entusiasta e corse verso Blaze afferrandolo per un braccio.
«Uh? Ma che diav...» Lui rimase incredulo e un po' sconvolto dal comportamento della donna che sembrava esserci appiccicata a lui come una sanguisuga.
«Tu sei un Hunter licantropo! Lo noto dal tuo anello!» esclamò entusiasta lei, ammirando l'uomo in tutte le direzioni.
«Ma si può sapere che cavolo vuole?!» Affermò sconcertato Blaze cercando di sfuggire da quella donna.
Elizabeth rimase sconvolta e abbozzò un mezzo sorrisetto.
"Mi ero dimenticata del suo difetto" pensò, poi venne richiamata dalle esclamazioni del giovane.
«Hooy! Elizabeth! Ti dispiacerebbe togliermi dai piedi questa donna?!» le chiese lui furioso.
«Devi scusarla, ma quando vede un licantropo si comporta sempre così»
«Cosa?»urlò lui ancora più seccato.
«Sei veramente fantastico! Riesco a sentire a pieno la tua forza! E che pettorali! Ti sei allenato bene!» continuava a dire Camilla dimenticandosi completamente le buone maniere, non che le siano mai importate.
«Ora basta dai!» Gli disse Elizabeth togliendo con forza Camilla da Blaze tanto che finirono entrambe a terra.
Blaze tirò un respiro di sollievo aggiustandosi i vestiti.
«Sei irrecuperabile Camilla!» gli Disse Elizabeth come rimprovero.
Camilla si riscosse un attimo. «Oh, dovete scusarmi. È più forte di me» disse lei con un leggero sorriso. «Lo vuole il numero della mia stanza?» chiese a Blaze.
«Ma si può sapere che razza di amici hai?» chiese Blaze rivolgendosi ad Elizabeth e lei non poté che provare un po' di vergogna. Camilla si alzò in piedi, con ancora gli occhi luccicanti.
«È' un piacere conoscerti Blaze!»
«Io stavo meglio prima» Sospirò l'uomo. «Ora però me ne vado!»
Disse cominciando ad incamminarsi per il corridoio a passo spedito.
«Aspetta, ma te ne vai di già?» fece Camilla e l'uomo, sentendo la voce della donna, accelerò ancora il passo. Poi Camilla si mise a correre dietro all'uomo.
«Aspetta! Ci sono molte cose che voglio chiederti! Aspetta!» Blaze, si mise a correre ancora più veloce per seminare la donna, mentre Elizabeth rimase sconvolta per il comportamento dei due e del tutto sola a fissare il punto in cui erano spariti.

 

 




Ciao a tutti! ecco il nuovo capitolo! :))))
Vorrei ringraziare ancora Cristina Maurich 55 per aver recensito! grazie!:)
Allora, come vi sembra?
Cosa ne pensate di Camilla?
Un po' espansiva?
Fatemi sapere cosa ne pensate e se avete dubbi chiedete pure
Ringrazio tantissimo anche chi legge!grazieeee:)

Comunque ecco a voi il primo Bonus
Giusto per rendervi l'idea dei personaggi :)
Spero vi piaccia


Nessun testo alternativo automatico disponibile.

Blaze Hergron

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Capitolo 7
*** Una nuova missione ***


 

Una nuova missione

 

 

Keyn era rimasto nella sua stanza per quasi tutta la mattinata. Fuori c'era un sole maledettamente caldo e preferì restare al fresco. Chiuse le tende bianche per proteggersi dalla luce diretta del sole e si gettò sul letto disteso sulla schiena.
Si era tolto il cappotto e lo aveva adagiato su una sedia infondo alla stanza, insieme alla sua spada nera.
Pensieroso, si mise a guardare il soffitto della stanza, portando entrambe le mani dietro la nuca.
Subito dopo infilò una mano nelle tasche dei pantaloni, dove trovò un piccolo e nero oggetto pungente. Lo prese e si mise ad osservarlo rigirandoselo fra le dita della mano.
"Il Nobile è un purosangue. Come ho fatto a non notare la sua presenza?"
Lui però aveva notato la sua, e anche con estrema facilità, visto che gli aveva spedito contro quasi tutti i suoi tirapiedi.
Mentre era immerso nei suoi pensieri, qualcuno bussò violentemente alla sua porta, disturbandolo.
Si alzò e appena girò lievemente la maniglia, venne spinto all'interno della stanza da Blaze che entrò rapidamente e richiuse la porta con estrema velocità. Aveva il fiatone e sembrava davvero sconvolto e affaticato.
«Ma che cosa è successo?» gli chiese subito preoccupato.
«Pazza! Furiosa! Donna!» Gli rispose Blaze tra un respiro e l'altro.
«Eh?» Keyn aggrottò le sopracciglia non capendo cosa volesse fargli intendere il suo amico.
Poi dal corridoio si sentirono dei passi veloci e un piccolo ticchettio di tacchi da donna che si stavano avvicinando in quella direzione.
«Oh No! Eccola! » Disse piano Blaze tenendo con forza chiusa la porta. Keyn notò un leggero terrore negli occhi dell'amico e nella sua testa cominciò a farsi strada una bizzarra idea su quello che stava accadendo.
«Hey, ma dove vi siete cacciato? Voglio solo parlare!» Lo chiamò Camilla passando davanti alla stanza. Keyn rimase in silenzio e lo stesso fece anche Blaze, che trattenne addirittura il respiro. Appena il licantropo sentì i passi della donna allontanarsi, esalò un respiro di sollievo e si lasciò cadere a terra con la schiena appoggiata contro la porta.
«Amico, ti devo un favore!» disse infine cercando di riprendere fiato.
Keyn rimase in silenzio cercando di rimanere serio, ma era troppo anche per lui e gli scappò una risata divertita.
«Non mi dire che stavi scappando da quella donna» Gli chiese.
«Vorrei vedere te al mio posto! Quella è una psicopatica per non dire di peggio!» gli rispose Blaze infuriato più che mai.
«Non ho parole. Non approfondirò l'argomento per ora» aggiunse piano con una risatina conclusiva, rigettandosi sul letto a pancia in su.
Blaze lo ringraziò mentalmente, rialzandosi per poi farsi serio.
«Allora, scoperto qualcosa in più su quelle pietre?» Chiese notando l'altro studiare con interesse quell'oggetto.
«No. Non riesco a percepire nulla da questa cosa. Sembra una normalissima pietra»
Blaze si avvicinò alle tende della camera e con la mano, ne spostò una parte per vedere il paesaggio esterno.
«Allora perché continui a fissarla?» Gli chiese poi.
«Mi aiuta a pensare. Se è vero che queste le distribuisce un purosangue, non c'è da stare molto tranquilli e sono certo che abbiano qualche altro potenziale nascosto» Rispose Keyn.
«Questo è certo» concordò Blaze guardando fuori, poi per un secondo, i suoi occhi tornarono a guardare il suo amico.
«Di sicuro quel purosangue non è uno che aiuta i suoi simili così, tanto per fare o per misericordia»
Keyn sospirò un attimo. «Già e noi dobbiamo scoprire in fretta cosa stia tramando. O le cose non si metteranno bene per noi»
Blaze chinò il capo con un ghigno e poi si diresse alla porta.
«Forse. Ma io non mi preoccuperei troppo, quindi ora vado a cercare qualcos'altro da fare. Non sopporto stare qui ad aspettare»
«Non posso darti torto» gli disse Keyn.
«Ad ogni modo, ti conviene mostrarti in giro anche di giorno ogni tanto. Non puoi startene sempre rinchiuso qui dentro» Affermò Blaze aprendo la porta. Guardò a destra e a sinistra.
«Via libera» Disse fra sé.
«Vedrò di fare due passi, ma più tardi» rispose Keyn stancamente.
«Fa come vuoi. Ora vado prima che mi trovi quella pazza. Ci vediamo» Concluse richiudendo la porta alle sue spalle.
 

Elizabeth ritornò nel giardino sul retro e ritrovò Raphael, intento ad osservare delle bellissime rose bianche.
«Oh, signorina Elizabeth. È contenta della visita della signorina Stalton?»
Elizabeth gli si avvicinò sorridendo.
«Si! Mi era mancata tantissimo!»
«E adesso dove si trova?»le chiese Raphael.
«Credo che stia ancora cercando Blaze, forse non dovevo farli incontrare»ammise amara la ragazza.
Raphael chinò il capo con un mezzo sorriso.
«C'era da aspettarselo. Non so chi fra voi due è la più piccola»
Elizabeth sorrise lievemente imbarazzata.
Poi l'arrivo di una persona in quel giardino attirò l'attenzione di Raphael.
«Oh Sebastian. Vedo che ha portato a termine la missione» gli disse lui.
Il ragazzo, con aria indifferente e sempre con le mani dietro la nuca, si avvicinò a loro.
«Si, ed era alquanto scontata»
«Ciao Sebastian!» Lo salutò d'un tratto Elizabeth con un enorme sorriso. Per lei era come un fratello ed aveva la sua stessa età.
«Elizabeth» La salutò alzando la testa.
«Bene. Ora io vado. Farai rapporto più tardi, devo occuparmi di alcune cose» Intervenne Raphael rivolgendosi al ragazzo.
«Va bene» 
A quel punto, Elizabeth rimase sola con lui.
«Allora, cosa hai fatto in questi giorni?» Gli chiese.
Sebastian sbuffò.
«Solite missioni di cerca ed elimina. Anche se sono un livello 3 non è che mi ecciti molto»le disse lui.
Elizabeth sorrise sconcertata «Almeno ti hanno promosso di livello»
«Non cambia molto fidati» le disse lui monotono. «Alla fine restiamo sempre agli ordini di qualcuno di superiore a noi e non possiamo opporci»


La giornata trascorse velocemente e ormai la notte si stava avvicinando. I lampioni della città vennero accesi uno ad uno e la gente per le strade si affrettò a fare ritorno nelle proprie case.
Anche Raphael stava facendo il giro dei corridoi della villa, per accendere le varie candele poste sui muri.
Giunse in un corridoio lungo. Si guardò in giro con fare sospetto e poi portò davanti a sé la candela che aveva in mano.
Con un piccolo gesto innalzò la fiamma e sempre con la stessa mano, catturò quel piccolo fuoco. Ora la fiamma della candela ardeva sul suo palmo, stabile come sullo stoppino di una candela. Lui non si scottò nemmeno e sembrò che il calore del fuoco non lo sfiorasse nemmeno. Si portò la mano davanti alla bocca e con un piccolo soffio, la fiamma sul suo palmo si spense. Subito dopo, tutti i lumini del corridoio si accesero uno di seguito all'altro.
Raphael sorrise compiaciuto.
«Vedo che ti ricordi ancora qualche trucchetto» Disse una figura dietro di lui.
«Blacksword» Si voltò Keige. «Vedo che sei pronto per uscire»
Keyn aveva con se la sua spada e il suo lungo cappotto scuro.
«È calata la notte e ne approfitto» gli rispose lui.
«Il sole comincia a darti più fastidio del solito?» gli chiese Raphael.
«Non è ancora un problema»
«Bene. Visto che sei qui, potresti seguirmi un attimo? Vorrei parlarti»
Keyn si sorprese per quella inattesa richiesta, ma non lo diede a vedere e annuì seguendolo.
Il presidente lo portò nella sala riunioni e come al solito si appoggiò al tavolo.
«Avrei una missione da affidarti» Disse poi.
«Di cosa si tratta?» Chiese Keyn.
«A Firewell, un piccolo villaggio non molto distante da qui, sono scomparse delle persone»
«Vampiri?» fu la domanda immediata dell'Hunter.
«Potrebbe essere, ma non lo so con certezza. So solo che sulle scene dove avveniva il rapimento, vi rimaneva talmente tanto sangue, che sopravvivere sarebbe stato impossibile per un umano».
«Quindi parliamo di vittime? E vorreste che io vada ad indagare?»chiese Keyn.
«Esattamente»
Keyn rifletté un attimo. «Mi dispiace ma non mi interessa. Ho ben altro a cui pensare» gli disse riferito alle gemme.
«Lo so perfettamente, ma non ve lo avrei mai chiesto se non fosse stato importante»replicò Raphael.
Keyn gli diede di nuovo attenzione e incrociò le braccia al petto «Vi ascolto».
«Ho il forte presentimento che dietro a questa storia ci sia qualcuno di molto potente e non è esclusa l'ipotesi che forse potresti trovare quelle pietre. Di solito sono i vampiri ad averne di più» gli disse lui.
«Un presentimento non è sufficiente a farmi cambiare idea» gli fece notare Keyn.
«Avete ragione, ma come sapete, c'è la forte probabilità che non sia una singola creatura ad agire. Potrebbero essercene molte e non mi sento di mandare Hunter inesperti in esplorazione con il rischio di perderli.» gli disse Keige.
Keyn esalò un respiro seccato ma rassegnato. «Va bene» rispose dopo un breve attimo di silenzio «Se siete così preoccupato per la cosa forse potrebbe non essere una perdita di tempo»
Keige lo guardò riconoscente. «Vi ringrazio per la scelta, ma ora avrei ancora un grandissimo favore da chiederti»
Keyn gli prestò ancora la sua attenzione.
«Vorrei che portaste con voi anche Elizabeth» gli disse Keige pacato.
Keyn spalancò gli occhi per lo stupore. «Cosa?! Non se ne parla! Se non sbaglio ne avevamo già discusso»
«Lo so perfettamente, ma vi chiedo di portarla con voi un'ultima volta. Se vi causerà altri problemi o vi sarà di intralcio, non ve lo richiederò più in vita mia e le farò interrompere immediatamente la missione. Avete la mia parola». gli rispose Raphael.
Keyn strinse un attimo i denti per la rabbia. Non gli andava di coinvolgere quella ragazzina. Troppo giovane e inesperta per esporla a simili pericoli e da quello che aveva visto, non era affatto una buona idea portarla in un possibile covo di vampiri.
«...Inoltre, posso chiedere alla signorina Stalton di accompagnarvi, così da non causarvi problemi con Elizabeth» continuò Raphael interrompendo i suoi pensieri.
«La signorina Stalton?» Udendo quel nome a lui non famigliare, prestò l'attenzione a Keige per ulteriori dettagli.
«Si, lei è un Hunter di rango quattro ed è una maga esperta in pozioni. Vi sarà molto utile. E se ce ne sarà bisogno, sarà lei a riportare qui Elizabeth. Non vi sarà di nessun intralcio, ve lo assicuro» ribadì ulteriormente Raphael.
«Perché invece non la fate andare in missione con questa Hunter? Io non vi servo e di solito Io lavoro da solo» Sentenziò Keyn marcando le ultime parole.
«La signorina Stalton, per quanto sia forte, non può insegnare ad Elizabeth ad affrontare le sue paure» replicò Raphael.
«Beh, se vi consola nemmeno io» intervenne Keyn.
«È qui che vi sbagliate, Elizabeth ha bisogno di fidarsi di voi, così che sia pronta a scoprire la vostra verità»
«Conoscete già la mia risposta, e non cambierò idea, quindi smettetela di chiedermelo» lo interruppe Keyn.
«Non ve lo sto chiedendo, io vi sto implorando, soprattutto per il suo bene! Solo per quest'ultima volta»
Passarono diversi secondi di completo silenzio dove i due si scambiarono sguardi scrutatori per tentare l'uno di entrare nella mente dell'altro.
Poi Keyn sospirò pesantemente, rompendo quella tensione così pesante e snervante che si era venuta a creare.
«Non vi arrendete mai con lei vero?» affermò poi Keyn tranquillamente.
Raphael annuì quasi impercettibilmente, aggiustandosi gli occhiali con un leggero sorriso sulle labbra in segno di vittoria.
«E va bene. Ma sia chiaro: appena combinerà una delle sue, la rispedirò indietro immediatamente e non le farò più favori del genere, siamo intesi?» gli disse Keyn con tono duro.
Raphael sorrise compiaciuto.
«Bene. E riguardo alla signorina Stelton, sarà accompagnata come sempre dal suo maggiordomo Joseph Breaker. Mi sembrava giusto avvertirvi»
«Pure un maggiordomo! Se vuole può invitare l'intero concilio già che ci siamo» borbottò seccato Keyn. «C'è anche un animale di compagnia per caso?»
«Non gli sottovaluti. Non vi daranno problemi. Inoltre mi assumerò io la responsabilità di informarli sulle tue condizioni, in modo che non dicano ad Elizabeth che sei un vampiro.. Non è ancora pronta a saperlo»
«Fate come volete. Partiremo domani mattina, se ritardano rimangono qui» concluse Keyn avviandosi verso l'uscita.
«Pensi di riuscire a partire di giorno?» gli chiese ancora prima che Keyn potesse dileguarsi.
L'Hunter lo guardò con la coda dell'occhio abbastanza irritato dalla domanda.
«Non mi sottovalutate, vi ho già detto che non sono ancora così debole» Concluse scomparendo dalla sua vista. "No di certo, ma per quanto ancora farete finta di stare bene?"
 

 

L'alba era arrivata, Keyn e Joseph si trovavano già davanti alla villa come stabilito e aspettavano il resto del gruppo. Fra i due non volava una mosca e si era creata un'atmosfera alquanto pesante.
Joseph stava finendo di preparare i cavalli, e sistemava man mano tutte le borse e oggetti utili per la missione. Keyn se ne stava appoggiato ad un muretto, a braccia conserte e cappello calato sul volto.
«Eccoci e scusate il ritardo!»Annunciò Elizabeth spuntando dal grande portone.
Camilla era proprio dietro di lei. Portava una camicia bianca a maniche larghe con un gilè marrone chiaro e una sciarpa beige. Pantaloni lunghi scuri e stivaletti corti chiari.
«Buon giorno a tutti!» disse con un enorme sorriso, poi guardò Keyn che la osservava serio con un occhio solo, dato che il cappello gli oscurava l'altro.
«Tu devi essere Keyn Blacksword!» disse la donna.
«Si» Rispose lui senza divagarsi troppo.
Camilla si avvicinò ad Elizabeth e gli sussurrò piano nell'orecchio.
«Non è molto loquace il tuo amico, preferivo di gran lunga l'altro!» disse riferendosi chiaramente a Blaze.
Elizabeth si limitò a sorridere appena.
Keyn, stufo di perdersi in inutili chiacchere, salì in groppa al suo stallone nero.
Anche gli altri montarono sui rispettivi cavalli e finalmente il gruppo partì.


A guidare i compagni c'era Camilla, seguita da Elizabeth, Joseph ed infine Keyn.
Joseph non era molto loquace durante il viaggio e continuava a guardare diffidente Keyn, essendo venuto a conoscenza del suo segreto.
Keyn si era già accorto da un pezzo del suo atteggiamento distaccato nei suoi confronti e questo lo turbò un po', ma infondo era meglio così. Almeno non amava parlare come quelle due davanti a lui, che non la smettevano di raccontarsi chissà quali scemenze.
Cavalcarono per tutto il giorno, sostando ogni tanto per mangiare qualcosa e far riposare i cavalli. Oltre ad Elizabeth e Camilla, che ogni tanto continuavano a parlare fra loro, il resto del gruppo non fiatava. Elizabeth se ne accorgeva spesso e ogni tanto cercava di aprire una discussione con i due, ma se da un lato, Joseph si apriva un po' con lei, dall'altro, Keyn diceva solo il minimo indispensabile. Ma nonostante ciò, lei finiva sempre per salutarli con un dolce sorriso.
Al tramonto arrivarono presso il passo di una montagna, e lo risalirono. La strada era tutta in pietra e ben percorribile. Non c'erano intoppi di nessun genere.
Poi iniziò a piovere.
Per la notte si dovettero riparare dentro una grotta, posta a lato di un sentiero. Non c'erano molti alberi in giro, visto la densità delle rocce, ma al di sotto di loro, vi era un'immensa foresta. Erano piuttosto in alto e la temperatura cominciava a calare velocemente.
Joseph, attrezzato come sempre, aveva portato un po' di legna e qualche fiammifero. Dopo pochi istanti insorse un caldo fuoco. Legarono i cavalli poco fuori dalla grotta, dove vi era un po' di muschio ed erbacce che poterono mangiare. Camilla ed Elizabeth si sedettero vicino al fuoco per scaldarsi e anche Joseph lo fece, ma Keyn preferì sedersi vicino alle pareti umide della roccia, accanto all'entrata.
Per tutte le creature della notte, eccetto che le streghe, il fuoco era il loro peggior nemico.
«Keyn! Ti prenderai un malanno se stai li, perché non ti siedi vicino a noi?» lo chiamò ad un tratto Elizabeth.
«No grazie. Sto bene qui» rispose sgarbato.
"Oggi fa veramente l'antipatico" pensò con un broncio.
«Dai, lascialo perdere» gli suggerì scherzosamente Camilla «Quando qualcuno vuole rimanere da solo, è meglio lasciarlo da solo»
Elizabeth annuì tornando a scaldarsi vicino al fuoco.
«Ah! A proposito, avete fame?» chiese poi Camilla.
«Un po'» ammise Elizabeth notando che il suo stomaco aveva iniziato a protestare. Dopo quella lunga giornata di viaggio si era stancata molto.
«Bene. Joseph, potresti portarci il cesto del cibo per favore?»
«Certamente!» Rispose educatamente l'uomo, alzandosi e portando una borsa piena di chissà cosa. Appena la aprì, si intravidero dei buonissimi frutti e in un rotolo abbondante di carta, c'era anche della carne fresca.
«E quella dove l'hai presa?» chiese stupefatta la ragazza.
«Mi sono permesso di cacciare delle lepri durante l'ultima sosta» gli rispose lui sorridendo. Poi prese dei bastoni e vi appese i pezzi di carne per cucinarli. Trascorsero alcuni minuti, e fu pronta su degli spiedi.
Camilla e Joseph iniziarono a mangiare, mentre Elizabeth prese un altro spiedino e lo portò a Keyn.
«Tieni, questo è tuo» Gli disse porgendoglielo. Keyn la guardò un po' sorpreso e poi afferrò lo spiedo.
«Ti ringrazio. Sei gentile» Ammise lui piano.
«Non c'è di ché!» gli rispose con il suo solito grande sorriso. Poi ritornò contenta vicino al fuoco, osservata da un confuso Keyn che iniziò a mordere quella deliziosa carne.
Camilla, poi prese una mappa da una delle sue borse e la aprì.
«Ecco, noi siamo qui» Disse indicando un punto sulla mappa dove vi era disegnata una catena montuosa e vaste pianure.
«Oltre questa montagna si trova Firewell. Entro domani, a mezzogiorno dovremmo essere arrivati» Poi rimase un po' a pensare.
«Allora, quello che so di Firewell è che è una piccola cittadina, composta all'incirca da una centinaia di persone» Affermò la donna «Appena arrivati, ci incontreremo con un informatore che potrà darci qualche ulteriore spiegazione sulla missione »
«Quante vittime ci sono state fino ad ora?» chiese Elizabeth.
«Dal quel che ne so, sono state circa quindici e tutte erano state massacrate selvaggiamente, ma i loro corpi non sono stati ritrovati» Rispose Camilla. Ad Elizabeth si gelò il sangue.
«E' sicuramente opera di una creatura della notte, ma la cosa che non mi convince è il perché di questi folli gesti in uno stesso posto» Pensò a voce alta Joseph.
«Mi sembra ovvio il perché, non dovresti pensarci molto»disse Elizabeth, ignorando il profondo interessamento al caso.
«Fa bene invece» Intervenne ad un tratto Keyn.
Elizabeth si sorprese udendo finalmente la sua voce.
«Oh, ben svegliato» Esclamò Camilla per il suo intervento. Keyn la guardò storto, ma poi non ci fece caso e sospirò.
«Il dubbio del maggiordomo non è del tutto errato. Le creature della notte capaci di fare cose del genere sono licantropi, demoni o vampiri, che però cercano di non uccidere troppe persone in uno stesso villaggio. Proprio per evitare di attirare l'attenzione di noi Hunter, ma in questo caso, questa cosa si è proprio impegnata. Il che vuol dire che, o questo è un completo cretino o c'è sotto qualcos'altro» Disse secco.
Joseph annuì suo malgrado. «Concordo»
«Ho visto vari massacri, ma la maggior parte erano creature che aveva perso completamente il senso della ragione, come quelli di rango zero» affermò con aria preoccupata Camilla.
«Rango zero?» ripeté Elizabeth.
«Non ne hai mai sentito parlare?» gli chiese Joseph.
«A dire il vero...»
Keyn sospirò seccato «I livelli 0 sono vampiri che una volta erano umani. Sono stati trasformati da un sangue puro e sono sotto il suo completo controllo. Sono esseri spietati e con una sete incontrollabile di sangue. Non hanno più volontà propria, pensano solo a mangiare e uccidere».
Elizabeth restò un attimo paralizzata per quello che aveva appena sentito.
«E credete che sia opera loro?» chiese poi.
«Non saprei dirlo con certezza, ma non possiamo escludere niente per ora» concluse Keyn.
Ad Elizabeth, i vampiri non le erano mai piaciuti e il solo parlarne le faceva perdere un colpo. Camilla notò l'aria preoccupata della ragazza e quindi le saltò al collo sorridendo.
«Avanti! Non c'è da preoccuparsi! Sorridi e non pensarci!» Elizabeth la guardò un po' sconcertata. Sul viso aveva stampato un enorme sorriso che la rasserenò un po'. Fin da quando era piccola, era stata Camilla a prendersi cura di lei insieme a Raphael. Ogni volta che aveva paura, la faceva sentire meglio con la sua allegria smisurata. Si sforzò di sorriderle ricambiando il favore.
Ora quell'attimo di terrore se ne era andato, almeno per ora.
Poi Camilla si stiracchiò elegantemente «bene ragazzi! Ora però sarà meglio andare a dormire tutti quanti, domani dobbiamo essere in piena forma!» Disse prendendo delle coperte.
«In effetti comincio ad essere stanca» disse Elizabeth.
«Allora, se non vi dispiace, faccio io il primo turno di guardia» Intervenne Keyn.
«Va bene, vi ringrazio» gli sorrise Camilla e insieme ad Elizabeth si mise a dormire vicino al fuoco.

Passarono alcune ore e sulla montagna regnava il silenzio, interrotto solo dallo scoppiettio del fuoco e dal canto di certi uccelli notturni.
Dopo un po' Joseph si avvicinò a Keyn silenzioso per non svegliare le altre due .
«Raphael ci ha riferito tutto, e anche se siete un Hunter, non pensiate che mi fidi di voi» gli disse piano con una rabbia celata nella voce e Keyn sorrise divertito.
«Questo mi era chiarissimo fin dal principio. Dopotutto, quelli come me sono sempre odiati da quelli come voi» disse Keyn per nulla turbato della cosa «tuttavia, anche se mi divertirebbe molto scambiare con voi queste simpatiche opinioni, domani sarete solo un peso se questa notte non dormirete a sufficienza. Quindi vi consiglio di lasciare perdere le vostre divergenze e riposare» Gli rispose Keyn fingendo di non accorgersi dell'occhiata omicida dell'altro.
«Purtroppo non posso darti torto, siete fortunato che vi serva dormire solo per breve tempo, ma azzardatevi a fare qualunque cosa alle ragazze e penserò personalmente ad eliminarvi!»
«Oh che paura» fece sarcasticamente Keyn mentre Joseph si dirigeva al suo posto, con passo determinato.
Keyn guardò poi Elizabeth con la coda dell'occhio e sorrise appena per tornare a guardare verso l'esterno.

Come potrei mai fare del male a Lei?

 





Salve a tutti! XD ecco un nuovo capitolo!
Cosa accadrà ora? Che cosa gli attenderà una volta giunti a Firewell? Cosa dovranno affrontare? Mah...
Aspetto con ansia i vostri pareri!:)
Ma ora via con i ringraziamenti!!!:)
Per prima cosa ringrazio tantissimo Cristina Maurich 55, che continua a seguire con passione la mia storia e recensire!
Ringrazio tantissimo anche Scattu per aver recensito xD
Inoltre ringrazio tutti quelli che seguono la storia
A presto! Ciao!

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Capitolo 8
*** Una spietata creatura ***


 

Una spietata creatura


 


La mattina seguente, il gruppo si era già avviato. Man mano che proseguivano, i pendii ripidi della montagna diminuivano sempre di più fino a che non scomparvero quasi del tutto, lasciando il posto a vaste colline verdi.
In una piccola valle fra queste, riuscirono finalmente a scorgere la cittadina della loro destinazione. «Bene, ecco Firewell!» esclamò Camilla appena giunsero alle porte della piccola città. Per le strade non vi erano molte persone, ma l'ambiente era decisamente più accogliente della cittadella di Caisonville. Infatti un sole radiante di mezzogiorno illuminava imponente le piccole strade e gli alberi, completamente verdi, si muovevano al ritmo di una leggera brezza, accompagnata dal dolce canto dei passerotti. Era davvero un posto rilassante ed Elizabeth si lasciò trasportare da quelle bellissime sensazioni socchiudendo leggermente gli occhi. Anche Camilla e Joseph si trovavano a loro agio con l'ambiente, e non davano nessun segno di nervosismo. Appena Elizabeth gli guardò, per vedere se provassero anche loro lo stesso sentimento, entrambi gli sorrisero come segno di assenso. Si sentì rincuorata e poi guardò alla sua sinistra, dove vi era Keyn. «Naaah...Ma andiamo!» esclamò lei, vedendolo con le spalle ricurve in avanti, intento a tenersi il cappello calato il più possibile sul volto.
«Avanti Sveglia! Guarda che bella giornata!» gli disse tirandogli una "leggera" pacca sulla schiena a mano tesa che lo fece sobbalzare, visto che non se lo aspettava. «Ehi! Ma che volete!» Si irritò lui guardandola. Lei lo fissò bene il volto e non gli parve molto rilassato al contrario di loro. «Sicuro di sentirvi bene? Non avete una bella cera» gli disse notando il pallore della sua pelle. «Sto benissimo!» rispose seccato lui, aggiustandosi di nuovo il copricapo. Elizabeth, non convinta della sua versione, fece per dire qualcosa ma Camilla si infilò fra i due cavalli, interrompendola.
«Avete visto che bel posticino? Se non fosse per quel mascalzone che si aggira qui di notte, potrei anche passarci delle intere giornate a riposarmi!» Disse aprendo le braccia al vento per assaporare meglio il calore del sole.
«Non trovi mia cara?»
Elizabeth ci mise un po' a rispondere ma poi chinò la testa con un sorrisetto per annuire. «Hey guardate! Il nostro informatore! » affermò poi la donna indicando poco più avanti a loro. Infatti, vicino all'ingresso di una piccola locanda, c'era un uomo abbastanza alto, sulla quarantina, con un gilè nero in tinta con i pantaloni rigati. Al di sotto, si intravedeva una camicia bianca. Dal lato sinistro di una tasca dei pantaloni, gli penzolava un panno bianco. Sembrava avere gli abiti tipici di un barista.
«Benvenuti a Firewell! Sono lieto che abbiate accettato il nostro appello» gli accolse l'uomo.
«Solo dovere!» rispose sorridendo Camilla nel mentre scendeva dal suo cavallo seguita dagli altri.
«Se volete seguirmi, vi mostrerò le vostre stanze» disse l'uomo entrando nella locanda alla loro sinistra. Questa era completamente in legno e aveva due piani. Fuori vi era una specie di insegna, un po' malandata e scheggiata, dove era impossibile leggerne il nome inciso sul legno. All'interno si trovava un balcone da bar e difronte dei tavoli in legno con al di sopra delle tovagliette a quadri rossi. Davanti alla porta, in fondo alla stanza e affianco al balcone, vi era una porta aperta dove si intravedevano delle scale.
«Non avete molti clienti a quanto vedo» disse Elizabeth osservando la sala completamente vuota.
«Una volta queste strade erano percorse da moltissima gente, ma da quando è comparso quel pazzo, la città si è dimezzata ad una velocità incredibile» Gli spiegò il barista proseguendo fino a giungere alle scale.
«Ecco, al piano di sopra troverete le vostre camere».
Salirono le scale e arrivarono in un piccolo corridoio dove vi erano quattro porte. Due a destra e due a sinistra. Infondo a esso si trovava una finestra abbastanza grande con delle belle tende rosse lunghe fino al pavimento, legate ai lati con dei nastri di un altra tonalità del rosso.
«Purtroppo ho a disposizione solo tre stanze, l'ultima in fonda a destra è la mia, quindi le altre sono per voi, ma temo che una la dovrete condividere»
«Non c'è alcun problema!» esclamò Camilla, afferrando Elizabeth per un braccio.
«Io ed Elizabeth prenderemo l'ultima stanza!» continuò correndo alla porta dove vi erano già infilate un paio di chiavi nella serratura.
«Hey! Aspetta! Non c'è nessun bisogno di correre!» obiettò la ragazzina ma le sembrò che le sue parole non fossero minimamente arrivate alla sua vivace amica.
Keyn sbuffò sconsolato.
"Ma con chi cavolo sono capitato...”
Poi si diresse verso la stanza a sinistra vicino all'entrata, mentre Joseph entrò nell'ultima disponibile.
Tutte e tre erano piccole stanzette molto semplici, con una finestra ampia, due letti e un comodino in mezzo.
«Joseph! Potresti portarmi le mie cose e anche quelle di Elizabeth per favore?» gli chiese Camilla con un enorme sorriso, appendendosi alla porta della camera di quest'ultimo, non ancora chiusa.
«Non c'è problema mia signora» rispose lui con un inchino e si avviò giù per le scale. Elizabeth la guardò con una strana espressione in volto. Non le piaceva molto che qualcuno le portasse le sue cose e lavorasse per lei. Ma conoscendo Camilla, non le avrebbe permesso nemmeno di obiettare. Certe volte si domandava quanta pazienza avesse quel povero maggiordomo a sopportarla senza andare in escandescenza.
Sospirò, poi si sedette sul letto vicino al muro, appoggiando la schiena contro di esso.
«Non è il genere di posto dove sono abituata a stare, ma per questa volta farò un'eccezione» disse Camilla osservando delusa quella piccola stanzetta.
«Immagino che sacrificio sia per te» accennò piano Elizabeth con un mezzo sorriso ironico.
«Uh? Che intendi dire?»
«Ehm...Niente!» rispose immediatamente, gesticolando con le mani in segno di fraintendimento.
Poi Keyn si appoggiò con la schiena al muro del corridoio vicino alla loro porta, con le braccia conserte.
«Hey voi due! Se avete finito, ora dovremmo chiedere informazioni al nostro ospitante. Non voglio perdere tempo» disse seccato, richiamando l'attenzione delle due.
«Ma quanta fretta!» gli rispose Camilla spuntando improvvisamente dalla porta.
«Siete al corrente della situazione, quindi non possiamo mica aspettare che venga notte!»
Camilla sbuffò «E va bene» poi si rivolse a Elizabeth.
«Coraggio cara. Andiamo!» Elizabeth annuì e scesero nel bar sottostante, dove gli aspettava il barista intento a lustrare alcuni bicchieri.
Keyn si sedette su uno sgabello al balcone e lo stesso fecero le due donne.
«Allora sentiamo, cosa avete da dirci?» Chiese poi lui.
«Molto bene» accennò appoggiando il bicchiere asciutto e prendendone un altro bagnato.
«Dovete sapere che gli omicidi sono iniziati poco più di due settimane fa. Da allora, sono scomparse delle persone. Pensavamo che fosse una semplice creatura della notte, ma non lo era affatto».
«L' avete vista?» chiese Keyn.
«Non di persona, ma ho visto le scene dove venivano massacrate quelle persone. Una notte, alcuni cacciatori del villaggio hanno cercato di abbattere questa creatura, ma di dieci che andarono, nessuno tornò. Da allora, la gente ha cominciato a fuggire dal villaggio»
«Avete fatto delle ipotesi su che genere ci cosa sia?»
«Agisce sempre a notte fonda, quindi credo che in parte non sopporti il sole, il che ci dice che potrebbe essere un vampiro» Elizabeth si scosse a quella parola. Perché doveva sempre trattarsi di quelle cose?
«Però agisce sempre con estrema violenza» continuò.
«Potrebbe essere anche un licantropo» Intervenne Camilla.
«Si, ma questo essere si trasforma anche senza luna piena» aggiunse il barista.
«È più probabile che sia un demone» Aggiunse Keyn.
«Ogni notte diventa anche più violento e forte. Colpisce sempre all' incirca a mezzanotte, dove la luna è più visibile» concluse l'uomo.
«Mezzanotte eh...» disse Keyn alzandosi. «Bene, per me può bastare. Questa notte andremmo a caccia!» continuò evidenziando quest'ultima parola con un mezzo sorriso divertito. Poi si diresse su per le scale senza proferire altra parola.
«E se ne va così?» Chiese Camilla alquanto seccata dal comportamento dell'uomo.
«Lascialo perdere, fa sempre quello che gli pare e piace» Rispose Elizabeth facendo spallucce.
«Scusate, ma ora devo andare a raccogliere delle spezie. Se avete bisogno di me, non esitate a chiamarmi» affermò allora il barista entrando nella stanza dietro il balcone, lasciando sole le due donne.
«Allora, Ely Andiamo a farci un giro prima che arrivi la notte?»proruppe come sempre Camilla, interrompendo il silenzio creatosi.
«Come? Ma non dovremmo escogitare un piano?»
«Sarebbe inutile se non conosciamo bene il nostro nemico e poi preoccuparsi troppo ti fa solo diventare nervosa e non mi pare il caso»
«Beh, allora...»
«Perfetto! Andiamo!» Affermò la donna afferrandola nuovamente per un braccio e portandola fuori dal locale, quasi trascinandola. La povera Elizabeth non ebbe nemmeno il tempo di pronunciare una singola parola di protesta, che si ritrovò subito in strada.
Keyn e Joseph, invece, preferirono rimanere nelle loro stanze. Joseph, dopo aver finito il suo lavoro, si era messo a leggere un libro su una piccola sedia davanti a una finestra. Keyn si era gettato sul letto come sempre e socchiuse gli occhi con aria pensierosa.



Elizabeth e Camilla intanto, camminavano tranquillamente per le vie della cittadella. Ogni tanto, quest'ultima si fermava ad ammirare delle vetrine con dei bellissimi vestiti e trascinava con forza Elizabeth a comprare qualcosa.
Girarono per tutto il villaggio. Elizabeth, che la conosceva molto bene, sapeva perfettamente che quello non era solo un giro di piacere. Prima di un combattimento o missione, Camilla cercava sempre di conoscere il territorio intorno a lei e lo faceva con grande maestria, per un certo senso. Anche se sembrava una donna spensierata con un'immensa passione per lo shopping, non gli sfuggiva niente e controllava con attenzione ogni singola area del paese.
Avrebbe dovuto prendere esempio da lei, non per niente era riuscita a guadagnarsi il rango quattro nell'associazione.
Passarono diverse ore e prima che il sole tramontasse, fecero finalmente ritorno al loro alloggio.
«Bentornate!» le salutò Joseph prontamente, prendendo le borse per aiutarle a portarle in stanza.
Arrivati in cima alle scale, vi trovarono Keyn senza il suo solito cappotto, che stava uscendo dalla sua stanza.
«Vi ricordo che siamo qui in missione, e non per fare shopping!» disse osservandole per un breve istante con sguardo giudicatore.
«Suvvia! Sei troppo duro! Devi incominciare a rilassarti!» gli disse Camilla facendo una piroetta su se stessa mentre faceva sventolare il suo novo vestito color pesca.
«Donne, tutte uguali» sbuffò lui «Vedete almeno di stare allerta. La notte si sta avvicinando» disse infine ritornando in camera e richiudendo la porta alle sue spalle.
«Che tipo. Prende le cose troppo sul serio. Peccato che non sia venuto anche il suo amico! Con lui sarebbe stato molto più divertente!» affermò la donna.
«Ti riferisci a Blaze?» chiese Elizabeth.
«E già. Quel lupo è veramente carino! Non vedo l'ora di rivederlo!» Esclamò con occhi lucidi e scintillanti e le mani congiunte come per una preghiera.
“Non oso immaginare di mettermi nei panni di Blaze poverino” pensò Elizabeth con un leggero sorriso disperato.

 

L'oscurità sopraggiunse velocemente. L'ora segnava le ventitré e mezza.
Keyn era seduto sul letto, già pronto, con indosso il suo giubbotto marrone e il suo cappello. La spada, che teneva davanti a se, era adagiata sulla sua spalla sinistra. Con braccia e gambe conserte e occhi chiusi, ascoltava silenziosamente, in attesa della propria preda. Joseph invece, si trovava nella sua stanza, intento a lucidare degli affilatissimi coltelli argentati.
Elizabeth dormiva sopra le coperte del suo letto, esausta per il viaggio. Mentre Camilla cominciava a radunare le sue armi con cura.
Scoccò la mezzanotte e Keyn aprì bruscamente gli occhi al rintocco delle campane e volse lo sguardo nella direzione di quel suono. Poi uscì in corridoio dove trovò già pronto Joseph. Anche Camilla li raggiunse, seguita da un'assonnata Elizabeth.
«Andiamo!» fece lui avviandosi.
Si trovarono tutti e quattro in strada.
Silenzio. Solo uno snervante silenzio. La luna non era ancora piena ma bastava ad illuminare il paesaggio. Una totale desolazione avvolgeva quel luogo, rendendolo un posto spettrale. Era difficile pensare che solo qualche ora prima regnava un'atmosfera di pace e tranquillità. Sembrava quasi di trovarsi in una cittadina completamente diversa.
Elizabeth non fiatò. Non voleva di certo farsi riprendere da Keyn un'altra volta e attirare l'attenzione su di loro. Anzi, sperò con tutta se stessa che solo per quella notte, quella creatura non si presentasse.
«Senti niente?» chiese piano Joseph a Keyn.
«Non ancora» rispose lui guardandosi intorno sospettoso. Poi iniziò ad avviarsi per le vie seguito dal resto del gruppo. Le finestre e le porte delle case erano tutte sprangate e nessuno si era preoccupato di accendere i vari lumini sparsi per la città. Probabilmente tutti troppo impauriti per uscire nella notte.
Ad un tratto, un urlo fortissimo squarciò quel silenzio e attirò la loro attenzione.
«Di qua!» ordinò subito Keyn cominciando a correre agilmente fra le vie, avendo riconosciuto la provenienza di quel suono.
Ora riusciva a sentirne l'odore, disgustoso e freddo, di quell'essere. Strinse i denti. Perché non era riuscito ad avvertirlo prima? Ora qualcuno potrebbe aver perso la vita e questo pensiero lo face infuriare ancora di più.
Anche Camilla e Joseph corsero agili stando al passo di Keyn, mentre Elizabeth faticava a starli dietro. Erano troppo veloci per lei e per fortuna Camilla se ne accorse.
«Joseph!» lo chiamò e fra i due ci fu un'occhiata di intesa. Lui rallentò di colpo e si portò al fianco di Elizabeth mentre Camilla accelerò ulteriormente, separandosi notevolmente dai due.

Keyn e Camilla, rimasti soli, giunsero davanti ad una porta in legno di una piccola casa ed entrambi estrassero le proprie armi.
«È qui dentro» affermò Keyn e con un calcio sfondò letteralmente la porta. Appena questa si aprì, la luce della luna illuminò un'estremità della stanza e lo spettacolo che gli si aprì davanti agli occhi si rivelò essere uno scenario davvero raccapricciante.
Una povera donna era distesa a terra priva di vita in un mare di sangue, con i vestiti quasi completamente lacerati. Gli occhi, ancora spalancati per l'orrore, avevano perso tutta la loro lucentezza.
Sopra di lei, vi era una strana creatura grande quanto un lupo mannaro o forse più.
Appena gli vide, si staccò dal collo della vittima e gli ringhiò contro con tutta la sua forza. Aveva la pelle grigia, simile a quella dei serpenti tanto era viscida. Una lingua biforcuta sbucava fuori da una bocca enorme, armata di diverse file di denti affilatissimi su entrambi i palati. Aveva una mano a tela, come quelle dei pipistrelli, ornate all'estremità da degli artigli lunghissimi e nerastri. Si intravedevano delle vene nere e gonfie ricoprirli parti del corpo e due occhi terrificanti, uno rosso e nero e l'altro giallo e viola che fissavano famelici i due Hunter.
Inoltre la schiena era ricoperta da degli aculei nerastri.
«Ma che diavolo è quella cosa?! E' orribile!» fece Camilla impugnando meglio il ventaglio metallico che aveva in mano.
Keyn non le rispose e cercò di alzare la spada per attaccare per primo, ma il mostro gli fu subito addosso, scaraventandolo fuori dalla casa.
I due caddero a ruzzoloni sul terreno in pietra e Keyn riuscì a malapena a non farsi mordere al collo. Poi si liberò dalla presa tirandogli un violentissimo pugno in faccia.
Il mostro indietreggiò e si leccò la parte dolorante del volto. Aveva ancora la bocca sporca del sangue della donna e lo finì di leccare con gusto. Poi, ad un tratto, svanì in una polvere nera con un ghigno divertito stampato in faccia.
«Dov'è andato!?» esclamò subito Camilla guardandosi nervosamente intorno.
«Elizabeth!» Esclamò all'improvviso Keyn correndo nella direzione dove aveva lasciato i due, seguito subito da Camilla. La creatura doveva sicuramente averli sentiti e ora si stava dirigendo verso di loro.
Joseph e Elizabeth si stavano avvicinando, ignari di tutto. In fondo alla via che stavano percorrendo, la ragazza riuscì a scorgere la sagoma di Keyn. Era inconfondibile con quel cappotto e la sua spada. Gli stava urlando contro qualcosa, ma né Joseph né Elizabeth riuscirono a capire cosa, e proseguirono incuranti del pericolo. Appena Joseph scorse Camilla che correva nella loro direzione con aria seriamente preoccupata capì.
Prontamente, afferrò Elizabeth per un polso e saltò di lato con l'agilità di un felino. Un attimo dopo, un'enorme essere atterrò proprio dove si trovavano prima.
Si trattava di nuovo della creatura che fece udire la sua spregevole voce.
Joseph non perse tempo e strinse a se Elizabeth con un braccio e con l'altro, afferrò il coltello che gli uscì da una manica. Con enorme eleganza e precisione, lo lanciò in fronte alla bestia. Questa indietreggiò con un ghigno ma poi sembrò come sorridere e l'arma cadde a terra. La ferita si rimarginò a velocità estrema, lasciando i due con un'espressione completamente sorpresa in volto.
«Scappate!» urlò Keyn correndo verso la bestia, ma non fece in tempo a raggiungerla che dovette evitarne un'altra.
Con sua enorme sorpresa, era lo stesso mostro. Ora erano due.
«Ma non è possibile! Non ne bastava uno?!» esclamò Camilla adirata. Una cosa che non sopportava erano le complicazioni e quella aveva tutta l'aria di esserlo.
Poi, la prima creatura cercò di avventarsi contro Joseph ed Elizabeth. Ma il maggiordomo fu più veloce ed evitò ancora il nemico salendo con agilità sui tetti delle case vicine. La bestia lo raggiunse velocemente, ingaggiando con le sue prede un difficile inseguimento.
«No Elizabeth!» fece Camilla preoccupata ma non poté seguirli perché l'altra creatura gli sbarrò la strada.
Keyn non si fece prendere dal panico e si avventò contro la bestia a spada tesa, con la precisa intenzione di annientarlo.
Il mostro lo evitò, ma Keyn riuscì ad effettuare un cambio di mano lanciando la spada all'indietro con precisione. Con questo movimento colse di sorpresa quell'essere e gli ancorò una mano al terreno. Il mostro urlò per il dolore e cercò di colpire Keyn con l'altro arto. Quest'ultimo, però, parò il violento colpo alzando il braccio destro all'altezza del volto.
La creatura allora provò ad azzannarlo velocemente ad una spalla ma lui fu altrettanto veloce a spostarsi al di sotto del mostro, evocando nella sua mano una piccola ma densa sfera di aura nera, che andò a colpire direttamente il ventre del mostro. Questo venne scaraventato lateralmente, tranciandosi la mano ancora fissata al suolo dalla spada e si schiantò contro il muro della casa vicino, il quale gli cadde per metà addosso.
Keyn riprese la sua arma e si preparò di nuovo a combattere sapendo di aver soltanto scalfito la corazza di quell'essere.
Camilla cercò immediatamente di intervenire per aiutare ma Keyn la bloccò lanciandole un'occhiata agghiacciante.
«Qui ci penso io! Voi andate da quei due!» disse con voce profonda.
Camilla sussultò nel notare quel suo improvviso cambiamento. Quegli splendidi occhi verde acqua erano completamente scomparsi. Ora, al loro posto, erano apparsi due tetri occhi color rosso sangue, che la fissavano con determinazione e rabbia tanto che la fecero indietreggiare.
Non ci pensò due volte e oltrepassò Keyn per andare ad aiutare gli altri due.
L' Hunter, poi, volse il suo sguardo al suo avversario.
«Bene! Diamo inizio al divertimento!» disse lanciandosi furente nel polverone creato dalle macerie.

 

Intanto Joseph continuava a tenere per mano Elizabeth, trascinandola nei suoi movimenti come in una danza di coppia.
Riusciva ad evitare i colpi del mostro e contemporaneamente a lanciare dei coltelli sperando di azzeccare almeno un punto debole.
Elizabeth cercava di seguire al meglio i suoi spostamenti per non essergli di intralcio.
Odiava essere difesa ed essere di impiccio ma per fortuna la sua piccola statura permetteva a Joseph di muoversi agilmente. Correvano sui tetti della cittadina e per quanto fossero agili, i movimenti del mostro non potevano essere paragonati ad un essere umano. Perciò il demone riuscì a saltargli addosso. Joseph cercò di difendersi frapponendo le sue armi tra loro e il mostro ma questo gli bloccò l'unica mano libera. L'arma gli cadde dalle mani e rimbalzò sulle tegole sottostanti. Joseph, allora, fece roteare al suo fianco Elizabeth come in un balletto di valzer, e riuscì a spingerla fuori dalla portata del mostro.
Lei cadde sulle tegole del tetto di una casa vicina e in quello stesso istante, prima che il mostro riuscisse a graffiare il maggiordomo, quest'ultimo fece uscire dalla manica della mano libera un altro coltello e lo conficcò nel braccio della bestia. La creatura urlò e lasciò immediatamente la presa.
Joseph, approfittando di quel momento, si abbassò velocemente per poi ritrovarsi sotto il braccio ferito del mostro, evitando così un altro attacco. Poi afferrò l'arto della bestia e lo girò all'indietro saltando sul suo dorso. Successivamente gli conficcò un altro coltello dietro la nuca.
La bestia urlò per il dolore e fece uscire due uncini dalla schiena che il maggiordomo evitò per miracolo saltando all'indietro.
Elizabeth, intanto, si riprese dalla caduta e non si perse d'animo. Prese la sua frusta e si fece coraggio.
“ Tranquilla, non è un vampiro, non devi avere paura!” ripeté a se stessa.
Notò che la belva continuava a rigenerarsi e Joseph non sapeva più che cosa inventarsi. Come se non bastasse, il suo corpo cominciava a risentire della stanchezza, rendendo ancora più arduo il compito di sconfiggere quella creatura.
La bestia si scagliò nuovamente contro l'uomo, ma con sorpresa, si sentì una zampa bloccata e cadde in avanti sbattendo il muso contro le fredde tegole. Furente si guardò indietro per scovare chi aveva osato fargli una cosa del genere.
Vi trovò Elizabeth, con ancora la frusta stretta fra le mani. Le ruggì contro guardandola in malo modo per poi far spuntare un altra lama dalla coda simile ad una falce, che andò a liberarla dalla stretta della corda. Poi la estese con velocità verso la ragazza.
«Signorina!» gridò Joseph correndo verso Elizabeth.
Lei lasciò la frusta e cercò di scansarsi ma cadde inciampando in un cunicolo. Vide quell'enorme essere oscurare con la sua figura la luce della luna sopra di lei e non poté che iniziare a tremare. Prima che potesse essere colpita però, Joseph si gettò su di lei, trascinandola via dalla traiettoria della coda tagliente con un avvitamento sul fianco. L'uomo la tenne stretta fra le braccia e cadde poco più in la di spalle, evitando per pelo un camino con la testa.
La creatura fece per attaccare di nuovo alzando una zampa dagli artigli affilati verso il cielo. Inaspettatamente si vide la mano amputata letteralmente da un oggetto semi circolare.
«Vi serve una mano?» domandò con tono ironico Camilla, a pochi metri da loro, con un leggero sorriso stampato in volto.
Quella creatura urlò dal dolore e si girò accecata dall'ira contro Camilla che gli fece cenno di avvicinarsi scuotendo le dita di una mano.
La bestia accettò l'invito. Appena gli fu vicino, la cacciatrice gli lanciò contro una strana boccetta rossa dalla forma arrotondata. Questa si frantumò contro la pelle di quell'essere che prese fuoco.
La creatura urlò con tutta la forza di cui era capace e iniziò ad ardere violentemente. Camilla ne approfittò e prese un coltello argenteo di Joseph che precedentemente gli era caduto e glielo lanciò centrandola in pieno petto. La bestia cadde all'indietro, finendo per rotolare giù da quel tetto fino a schiantarsi sul pavimento freddo della strada, dopo un volo di alcuni metri. Poi svanì di nuovo nella nuvola nera con cui era sparita precedentemente.
«Che codardo!» disse fra se, osservandola svanire. Poi si girò verso i due.
«State bene?» La frase di Camilla le si fermò in gola notando Joseph appoggiato di schiena al muro di un camino, intento a stringersi il braccio destro sanguinante, mentre Elizabeth gli era vicino preoccupata.
«Joseph!» urlò Camilla, correndogli immediatamente incontro.
«Cosa è successo?» chiese preoccupata inginocchiandosi difronte a lui.
«La creatura lo ha ferito! È successo quando mi ha protetta» cercò di spiegare Elizabeth.
«Non preoccupatevi, è solo un graffio» disse lui premendosi la ferita per tentare di fermare l'emorragia.
«Questo lo dirò io. Fammi vedere!» pretese Camilla spostandogli delicatamente la mano.
Era una ferita da taglio non molto profonda, ma comunque andava subito medicata. Così si strappò un pezzo di nastro dalla vita e glielo strinse forte al braccio come rimedio temporaneo.
«Dobbiamo portarvi alla locanda e medicare la ferita» Disse aiutando Joseph ad alzarsi.
«Non dovreste preoccuparvi così tanto per me signorina Camilla. E poi non vedo ancora quell'Hunter. Forse dovreste dargli una mano» ripiegò lui.
«Non cercare di cambiare discorso Joseph! Di sicuro Keyn se la sta cavando egregiamente e non gli serve il nostro aiuto. Ora date retta a me e torniamo alla locanda per favore!» rispose severa, sorprendendo persino Joseph.
Era la prima volta che vedeva Camilla così preoccupata per lui, tanto da non badare alla missione. Non sapeva per quale motivo, ma ne era felice.
«Si, mia signora» disse poi gentilmente e la seguì in direzione della locanda seguiti dalla giovane Elizabeth che non poté che rivolgere un veloce sguardo preoccupato e pensieroso alle sue spalle in direzione dell'Hunter.


Intanto rumori di crolli si sentivano come un eco in lontananza fra le varie vie della cittadella.
Keyn si trovava faccia a faccia con la seconda bestia in un momento di stallo.
Aveva il solito sorriso sicuro di sé stampato in volto, mentre il mostro appariva affaticato e ferito.
La spada di Keyn era circondata da fiamme nere e rosse, che ardevano violentemente attorno ad essa.
«Non dirmi che sei già stanco!» lo sfidò Keyn. La creatura ruggì ancora fortemente.
«Ecco, bravo! Così ti voglio! E ora combatti!» gli disse alzando la spada nella sua direzione e questa gli saltò contro a fauci aperte. Keyn la attese con un sorriso beffardo, poi si mosse rapidamente e la incise con un taglio netto. Entrambi atterrarono in piedi dallo scontro, completamente immobili intenti a darsi le spalle.
Keyn rimase serio, ma poi, un altro sorriso divertito gli apparve sul volto. Dietro di lui, la bestia si trasformò in cenere. Keyn si girò a guardare quella polvere nera dissolversi nel vento.
“Che strano” pensò notando che questa volta non era apparsa nessuna gemma nera. “Forse ho ucciso quello vero”
Rifoderò la sua spada e sospirò verso l'alto. In quel momento gli occhi tornarono color verde acqua e i canini si ritirarono scomparendo fra le sue labbra, facendogli riassumere la sua forma più umana.
“Ora vediamo di raggiungere quei tre” pensò con l'intento di incamminarsi verso la via del ritorno. Non appena fece un passo, però, il suo corpo si bloccò di colpo, come se fosse stato colpito da una paralisi improvvisa. La vista cominciò ad offuscarsi e un forte dolore al petto lo pervase, facendogli emettere qualche gemito di dolore.
Cadde sulle ginocchia inevitabilmente, appoggiando una mano a terra per sorreggersi, mentre con l'altra si stringeva il petto all'altezza del cuore.
Il Respiro era affannato e dei leggeri tremori scuoteva scuotevano il suo corpo.
«Dan...nazione...» Mormorò con un filo di voce.
Tutti i muscoli sembravano essere diventati di cemento e il petto non faceva altro che bruciargli.
Chiuse gli occhi e trattenne il respiro per qualche secondo. Poi espirò piano e il dolore parve diminuire.
«Ecco. Ho usato troppo il mio potere... e non mi sono ancora ripreso bene dal calore di quel dannato sole» affermò alzandosi finalmente da terra, barcollando sui suoi piedi. «La prossima volta devo essere più rapido a sbarazzarmi di quegli esseri... Ora come ora non mi posso permettere di perdermi in giochetti» continuò avviandosi dal resto del gruppo.

 




Buon giorno a tutti!!:) Eccomi con l'ottavo capitolo !Come vi sembra?
Ma Ora passiamo alle domande!
Che cosa mai saranno queste strane creature e come si possono uccidere?
Avanti indovinate i punti deboli
Ora passiamo ai ringraziamenti!
Una grazie veramente speciale va a Cristina Maurich 55 che continua a seguire con passione la storia e a recensire !:) Grazieeeeeeeeeeeeeee
Ringrazio anche Scattu per aver recensito e seguito la mia storia
Poi, ovviamente, ringrazio tutti coloro che seguono silenziosamente la storia. Spero vi Piaccia
A presto! Al prossimo capitolo!

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Capitolo 9
*** Aggiornamenti ***


 

Aggiornamenti

 

Alla locanda...

 

« Ecco fatto » disse Camilla finendo di stringere le bende al braccio di Joseph.

« … Ora è tutto apposto! »

Lui era seduto composto sul suo letto e fissava il cielo notturno attraverso la finestra.
« La ringrazio... » disse poi guardandola con il suo solito sorriso pieno di gratitudine.

Elizabeth era seduta su una sedia, immersa fra i suoi pensieri a fissare la sua frusta ormai distrutta. Anche questa volta non era stata in grado di rendersi utile. Era una cosa che non sopportava. Non gli piaceva affatto essere un peso per gli altri e dipendere da loro perché ancora troppo debole.

Certo, era appena un Hunter di livello 2, ma questo non la consolava affatto.

Strinse in un pugno la corda, tanto da fargli tremare le mani.

« Ely... » la chiamò amichevolmente Camilla.
Lei si riscosse.
« … Va tutto bene tesoro? Ti vedo un po' giù … »

« No, non ho niente, stavo solo pensando... » si scusò con un finto sorriso. Non voleva farli preoccupare per niente.

Poi, l'attenzione di tutti venne attirata da un tintinnio metallico proveniente dal fondo delle scale.

Elizabeth si rallegrò perché riconobbe subito quel suono. Questa volta era sicura che fosse lui.
Infatti, Keyn apparve in cima alle scale, tranquillo come sempre.

« Sei arrivato finalmente! Stai bene? » gli corse incontro Elizabeth, felice come una bambina nel vederlo. Più che altro era molto sollevata nel vedere che non aveva neanche un graffio.

« Si... Sto bene, ti ringrazio… » rispose Keyn un po' sorpreso per la reazione della ragazzina. Non era abituato ad essere accolto in quel modo, ma infondo sapeva che Elizabeth era molto espansiva.

Anche Camilla e Joseph uscirono dalla stanza, portandosi davanti al loro compagno.

« Allora? » gli chiese serio Joseph, non trattenendo però un pizzico di curiosità.

Keyn, si avviò verso la sua stanza.
« L'ho ucciso » disse con freddezza.

Aprì la porta della camera e fece per entrarvi, ma si bloccò all'entrata.

« I dettagli ve li spiegherò più tardi, ora sono stanco... » aggiunse infine e richiuse la porta dietro di se.

« Che tipo strano... » commentò Camilla.

« A me lui non piace, sarà anche un livello 5, ma il suo comportamento è inaccettabile! » esclamò Joseph seccato.
« Ma perché vi irrita così tanto? » gli chiese Elizabeth che ormai aveva notato bene il comportamento freddo di Joseph nei confronti di Keyn.

Joseph fece per risponderle ma poi si interruppe un attimo per riflettere su cosa dirle e sospirò.

« Lasciate perdere signorina... » disse poi avvicinandosi alla sua stanza ma prima che Elizabeth gli potesse chiedere ulteriori spiegazioni intervenne Camilla, mettendo orgogliosa una mano sulla spalla di Elizabeth.
« Ok Ragazzi! Visto che è quasi l'alba, che ne dite se ci riposiamo un po' anche noi? » affermò con un enorme sorriso.
« … Riprenderemo domani mattina i nostri discorsi ok? » Elizabeth si rassegnò e annuì. In effetti le si stavano chiudendo gli occhi.

« Con il vostro permesso, io mi ritirerei nelle mie stanze » disse Joseph facendo un leggero inchino.

« Si, vai pure e riposati bene mi raccomando! » gli sorrise Camilla.

« Senz'altro ... » poi chiuse la porta.

Anche Elizabeth e Camilla entrarono nelle loro stanze e poi si misero subito a letto.

Entrambe sapevano che la missione non era ancora finita e quasi sicuramente, l'indomani, sarebbero tornati a caccia.
 

Il resto della notte passò velocemente e il sole mattutino iniziò a risplendere sull'intero villaggio.
Elizabeth si svegliò serena. Aveva dormito bene per il resto, anche se per poco. Osservò ancora assonnata la camera e vide che Camilla non c'era più. Di corsa prese le sue cose e scese al piano di sotto per fare colazione. Notò che ad un tavolo vi erano già tutti.

Keyn era seduto a capo tavola, su una panca verso il muro con braccia conserte come al solito, mentre Camilla la stava salutando ed era seduta difronte a Joseph.

Rimaneva una piccola sedia fra loro due e proprio difronte a Keyn.

« Buon giorno a tutti! » disse avvicinandosi.

« Buongiorno a te Elizabeth! » risposero Camilla e Joseph, mentre Keyn non si mosse nemmeno.
La ragazzo sbuffò, poi si sedette. Notò che al suo posto vi era del pane ancora caldo e una tazza di the. Iniziò subito a mangiare.

« Bene... direi che ora possiamo iniziare... » intervenne Keyn alzando finalmente lo sguardo.

« … Ieri notte, come da avviso, quella cosa è apparsa e ci ha anche attaccati... »

Poi appoggiò i gomiti sul tavolo e incrociò le dita davanti a se, all'altezza della bocca. Si chinò leggermente in avanti e guardò con occhi glaciali Elizabeth.

« Allora ... Che cosa ci sai dire su quella creatura, Elizabeth?! » esordì con voce ferma, marcando l'ultimo nome.

« C...come? Io? » rispose la ragazza che di certo non si aspettava quella domanda così improvvisa.

« Si, tu. Vorrei saperlo da te... »

Elizabeth guardò Camilla, sperando che rispondesse lei al suo posto. Suo malgrado, inchinò solo leggermente la testa per incoraggiarla.

« Beh... Era grigio, con un'enorme bocca dentata, delle corna sulla nuca e spinato... » cercò di dire lei.

« E cosa deduci da questo? » le chiese lui serio.

« Come cosa ne deduco? » domandò. Gli sembrava di essere a scuola, in uno di quei momenti in cui non capisci cosa ti chiedono i professori e resti fisso a guardargli con sguardo perso, cercando di trovare una risposta al più presto possibile, giusta o errata che sia.

Keyn appoggiò nuovamente la schiena contro il muro e incrociò le braccia davanti al petto.

« Ti ho fatto una domanda semplice da capire... » disse ancora con un tono che non ammetteva repliche.

« Beh... io non saprei... forse che è un demone? »

Keyn inarcò un sopracciglio, poi la guardò con uno sguardo ancora più agghiacciante.
« Tutto qui? » le chiese.
« Credo di si... » rispose timidamente lei.

Keyn sbuffò lievemente, forse per il nervosismo, poi si schiarì la voce.

« Mettiamo in chiaro una cosa... » disse poi cercando di mantenere bassa la voce.

« ... Non sei qui per giocare o altro, ma in veste di Hunter. Quindi se non vuoi tornare a sbrigare faccende da bibliotecario, vedi di impegnarti di più e cerca almeno di sfruttare l'occasione per imparare qualcosa »
Elizabeth rimase stupita dal suo comportamento. La stava veramente mettendo alla prova?

« ...Credo che tu possa fare di meglio, quindi ti rifaccio la domanda: cosa mi sai dire di quella creatura? »

La ragazza chiuse gli occhi e cercò di ricordare tutti i dettagli di quella notte. Si ricordò dell'assalto della bestia e del combattimento di Joseph fino all'arrivo di Camilla. Poi riaprì gli occhi.

« Ebbene? » gli chiese ancora Keyn insistente.

Elizabeth prese un bel respiro e iniziò a parlare con calma.

« Era una specie di mezzo sangue... » Notò lo sguardo incuriosito dei compagni e capì che era partita per il verso giusto, quindi continuò.

« ... Aveva gli occhi di colori differenti, uno giallo, come la maggior parte dei lupi mannari e l'altro rosso magenta e nero, come i demoni... »

« Continua, ti ascolto » La incitò lui.

Elizabeth deglutì un attimo poi riprese a parlare.
« Il potere di rigenerazione era estremamente elevato, il che vuol dire che si nutre continuamente di.... sangue »

Un brivido gli percorse la schiena ma proseguì.

« Così da essere più forte, inoltre l'argento sembra non avere effetto su di lui. E' vulnerabile al fuoco, visto la sua reazione dopo che Camilla lo ha bruciato... »
Appena finì ci fu un attimo di silenzio. Keyn continuò ad osservarla tanto da farla sentire a disagio.

« Bene, può bastare così per ora... » disse infine abbassando lo sguardo.

Elizabeth tirò un respiro di sollievo.

« Ben fatto cara! » gli disse Camilla sorridendo con aria soddisfatta.
« Già, non male! » si complimentò Joseph.
L'aria si era fatta meno pesante finalmente e lei non poté che sorridere.

« Continuando... » disse ad un tratto Keyn. « Come ha detto Elizabeth, quel mostro è vulnerabile al fuoco, ma riesce anche a resistervi in parte » Continuò rivolgendosi a Camilla.

« Infatti non è morto quando gli hai lanciato quella pozione, ma si è limitato a sparire nello stesso modo con cui era svanito davanti a noi... »

« C'è da aggiungere, però, che voi siete riuscito ad ucciderlo... » Intervenne Joseph.

« … Infatti, ma è stato solo grazie al materiale della mia spada »

« Perchè? Di cosa è fatta? » chiese curiosa Elizabeth.

« E' una spada speciale, forgiata da un particolare metallo unito alle zanne di lupo mannaro... »

« Non credevo che fosse possibile! » esclamò meravigliata lei.

« Fatto sta che i lupi sono gli unici ad essere in grado di nuocere a quelle ''cose'' »

« Potrebbero centrare quelle pietre? » Chiese Camilla.

« Temo di no, visto che quando l'ho ucciso non è comparsa nessuna pietra, ma per ora non possiamo neanche scartare del tutto questa ipotesi »

« Questo significa che anche questa notte andremo a caccia … » Continuò Camilla sorseggiando del The.

« Si, ma preferirei che Elizabeth e Joseph restassero qui » affermò Keyn.

« Cosa?! Ma perché? » controbatté lei. « Io non accetto di sicuro ordini da te » ribadì Joseph.

« Keyn ha ragione... »
Intervenne Camilla in sua difesa, poi si rivolse a Joseph .

« Tu con quel braccio non sei in condizione di affrontare di nuovo quella creatura, e tu Elizabeth potresti veramente farti male, quindi ve lo chiedo per favore... » Disse Camilla con tono preoccupato.

Aveva ragione, lei era troppo debole e Joseph era ferito. Però essere messa da parte era una delle tante cose che non sopportava.

« Farò come avete detto mia signora... » disse Joseph chinando il capo educatamente.

« Io e la signorina Elizabeth rimarremo qui nella locanda »

« Ma Joseph! » controbatté ancora Elizabeth.

« Elizabeth... Per favore... » La interruppe Keyn stancamente.
« E va bene... » disse poi con un leggero broncio.

« Bene, allora è deciso... » Continuò lui.

« … Andremo in perlustrazione già alle 23:00, e questa volta dobbiamo essere pronti! »

La sera sopraggiunse rapida e i due Hunter erano già pronti per uscire…


« Bene, io e Keyn andiamo. Voi state comunque attenti » Disse Camilla.
Elizabeth annuì « Buona fortuna! » gli disse con un sorriso, mentre si trovava sulla porta di ingresso.

« Ah Elizabeth! » la chiamò Keyn « Prendi! » disse lanciandole la sua pistola argentata.
« Usala solo se necessario... »

Elizabeth, che la aveva presa con un po' di fatica, annuì fermamente.

Camilla e Keyn, allora, si avviarono fra i sentieri della cittadella deserta come la sera precedente.

« Torniamo dentro » disse infine Joseph invitando la ragazzina ad entrare, che lo seguì tranquillamente.

 


Intanto Keyn e Camilla camminavano silenziosi per le vie della città.

« Non è solo la tua spada che ha ucciso quell'essere giusto? » disse ad un tratto Camilla. Keyn annuì.

« Ho dovuto unire i miei poteri da vampiro a quelli della spada, altrimenti mi sa che non ce l'avrei fatta ad eliminarlo facilmente … »

« Lo immaginavo ... dopotutto è un mezzo demone e mezzo lupo, ma non avrei immaginato che potesse avere una tale resistenza... »

« Ti sbagli » disse secco Keyn

« Eh? »

« Quando ho lottato con lui, ho avvertito chiaramente anche il sangue vampiro »

« Cosa? Ma è impossibile che un essere abbia i poteri di tre creature! »

« Eppure è così, ne sono sicuro... In questa storia c'è qualcosa che non mi convince... »


« Uffa, è davvero noioso stare qui... » Esclamò Elizabeth distesa sul suo letto, mentre Joseph era seduto su una sedia a fine della stanza.

« Non abbiamo poi tanta scelta » rispose lui. -

« Già... è vero... » Poi prese la sua frusta spezzata. La guardò per qualche istante e la gettò in un cestino, osservata da Joseph che rimase perplesso per quel gesto.

« Che fate? » le chiese.

« Questa ormai non mi serve più in quello stato, non credete? » gli sorrise Elizabeth. Joseph chinò il capo in segno di approvazione.

« Dato che siamo qui posso farle una domanda signorina Elizabeth? »

« … Si... Certo »

« Ditemi... Come avete conosciuto quel cacciatore? »

« Beh... Raphael mi aveva assegnato una missione con lui, tutto qui » Rispose semplicemente.

« Capisco, e come vi sembra » 

Elizabeth rimase un po' sorpresa per la sua curiosità.

« Beh... E' un tipo strano, e certe volte non lo capisco proprio... Ma sembra una brava persona, anche se ha un carattere complicato. Infondo è gentile... Ma perché me lo chiedete? »

« Semplice curiosità... » rispose lui.

« Voi non vi fidate di lui vero? » gli chiese Elizabeth.

« In effetti avete ragione... E consiglierei anche a lei di fare attenzione... »
Elizabeth guardò fuori dalla finestra pensierosa.

« Per me, vi preoccupate sempre troppo Joseph... »
 


« Senti qualcosa? » Chiese Camilla.
« Non ancora... »
« … E' quasi mezzanotte » Continuò lei guardando l'orologio nel suo taschino. Lui non fiatò.

Poi si fermò di scatto.

« Ci siamo. É qui » disse osservando cauto tutte le case attorno a loro, cercando qualunque cosa si muovesse nell'ombra.

« Da questa parte! » disse poi e insieme a Camilla saltò sui tetti delle case a rapida velocità. Correva in una direzione non specificata, senza meta. Lui questa volta aveva sentito l'odore di quelle bestie e si era gettato al loro inseguimento.

« Sono due. E si stanno dirigendo verso il piazzale » disse continuando a saltare sui vari tetti.

« Ancora? Ma spuntano come funghi questi cosi? Non ne avevi eliminato uno? » disse Camilla seguendolo senza sentire una risposta.

Poco più in la, delle figure in ombra saltarono giù dai tetti delle case e atterrarono in mezzo al piazzale in pietra.

Non c'era nessuno, e le abitazioni erano tutte con le finestre sbarrate.
Scoccò la mezzanotte e le creature urlarono al cielo come belve feroci. I loro ululati si propagarono per tutto il villaggio.

Poi cercarono di proseguire dalla loro presunta preda, ma il loro cammino venne bloccato dall'arrivo di Camilla e Keyn.

« Scusateci tanto, ma oggi non vi è concesso andarvene in giro da soli! » Disse Camilla pronta a combattere.

« Aspetta... » la bloccò Keyn, preparandosi al combattimento ed estraendo la sua spada. Ma osservando meglio una delle creature, entrambi si accorsero di un particolare molto importante riguardante i vestiti lacerati della bestia.

« Hai notato? » le chiese Keyn.

« Certo » rispose lei .

« Ora è tutto chiaro … » finì lui.


Subito dopo, lo scontro ebbe inizio.


Il primo mostro si scagliò contro Camilla che lo attese pronunciando delle strane parole. Keyn, intanto, sfoderò il suo potere da vampiro concentrandolo nella spada e si avventò contro il secondo mostro.

Camilla terminò l'incantesimo e le lame dei suoi ventagli divennero nero pece.
Con estrema eleganza parò i fendenti della bestia, senza mostrare la minima preoccupazione.

Keyn, invece, sembrava non voler perdere tempo, e attaccava con violenza.

Le bestie, questa volta, sembravano in difficoltà.

« Tutto qui? » disse con un ghigno divertito Keyn. La bestia urlò e si scagliò contro di lui.
« … Ok, come vuoi! » affermò lui attendendola.
« … Se vuoi morire subito ti accontento! » disse afferrandola per la gola e scaraventandola sull'altro essere che gli era accanto.

« Hey, quello era mio! » protestò Camilla. Keyn la ignorò completamente e si avvicinò alle creature a spada tesa.

« Hai ancora quelle piccole boccette? » gli chiese poi.

« Ovviamente! »

« Bene, che ne dici di arrostirli per bene? » propose lui con un mezzo sorriso.

« Per una volta concordo con te! »

Mentre le creature cercavano di rialzarsi, Keyn lanciò verso di loro la sua spada nera, avvolta da delle fiamme nere. Camilla, invece, lanciò la sua boccetta colpendo la spada di Keyn in volo, che prese ad ardere con maggiore intensità.

La spada infilzò entrambe le creature che subito presero fuoco. Nell'aria si elevarono degli ululati strazianti. Poco dopo, quelle creature sparirono in una nuvola di cenere.

« Questa volta è stato semplice... » disse lei riponendo i suoi ventagli al suo fianco, mentre Keyn raccolse la sua spada dal terreno.

« Bene, ora però c'è un'altra cosa che dobbiamo fare, e credo che quello che stiamo cercando sia qui nei paraggi... » Disse Keyn guardando in una direzione imprecisata.
Camilla annuì intuendo cosa voleva dire.



E ora: Buon giorno a tutti!!!!:))) Scusate il ritardo ma la scuola mi tiene al quanto impegnato xP
Comunque...
Cosa avranno notato Keyn ed Camilla? E chi devono cercare? :)
Elizabeth riuscirà a non cacciarsi nei guai?
Mah rispondete con le vostre ipotesi xD
Ora i Ringraziamenti!!!! xD xD Per prima cosa in assoluto , ringrazio tantissimo
Cristina Maurich 55
che come sempre continua a recensire! GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEE xD
Poi ringrazio anche
devil_angel_vampire
che ha messo la storia fra le seguite!!:))))
Infine un grazie mille anche per tutti quelli che seguono in silenzio xD
Alla prossima!:))) CIAOOOOOOOOOOOOXD
PS: alcuni mi hanno fatto notare degli errori: ve ne sarei tanto grato se me gli evidenziaste per favore:) xD Grazie ciaoooxD

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Capitolo 10
*** Complicanze ***


Complicanze

 

 

Elizabeth e Joseph si trovavano ancora nelle loro stanze. Lui appoggiato allo schienale della sedia con braccia conserte e occhi chiusi. Lei assorta nei suoi pensieri, intenta ad osservare la luna calante nel cielo notturno.

Si voltò verso la porta della stanza, sperando che i suoi compagni tornassero il prima possibile. Non appena lo fece, però, i raggi lunari che penetravano dalla finestra, si interruppero di colpo, a causa del passaggio di qualche essere dalle grandi dimensioni.
Elizabeth si voltò rapidamente e guardò fuori.

Nulla.

Il cuore incominciò a batterle all'impazzata, e sentiva che c'era qualcosa che non andava. Aveva un brutto presentimento.

« Joseph! Svegliati! » gli disse senza alzare troppo la voce. Lui aprì immediatamente gli occhi e balzò in piedi.

« Cosa c'è? » disse in allerta.

« Fuori … Fuori c'è qualcosa, l'ho appena visto passare! »

« Cosa? » Joseph andò subito ad affacciarsi alla finestra, guardò in giro, ma nulla.
« Qui non c'è niente » disse poi.

« Eppure mi è sembrato qualcosa di grosso, non mi sento a mio agio… » Joseph rimase un po' a riflettere.

Poi avvertirono un cigolio provenire dal tetto. Joseph si allontanò subito dalla finestra e trascinò con se Elizabeth.

« Vieni via, non è sicuro stare qui » le disse per poi estrarre due dei suoi coltelli dalle maniche ed Elizabeth impugnò la pistola che gli aveva dato Keyn.

« Fa silenzio... » disse lui.

Sul tetto in legno si sentivano dei pesanti passi provenire da tutte le direzioni. Joseph arretrò fino alla porta e la aprì lentamente cercando di non fare rumore. Diede un piccolo sguardo al corridoio poi fissò di nuovo la finestra.

I cigolii sul tetto cessarono all'improvviso.

Elizabeth rimase vicino a Joseph senza fiatare. Aveva il cuore a mille, ma cercava di regolare il respiro per attenuare il rumore. Qualunque cosa ci fosse all'esterno non doveva accorgersi della loro presenza.

Passarono altri attimi di completo silenzio che sembrarono eterni.

Joseph, poi decise di fare un passo in avanti per controllare.

Avanzò molto lentamente verso la finestra, sempre con la massima allerta. Una goccia di sudore gli bagnò la fronte.

Era visibilmente ansioso, ma in quanto al coraggio ne aveva da vendere.

Fece ancora un passo in avanti, corto e lento. Il respiro controllato e lieve.
Ogni muscolo era teso e pronto a scattare.
Ancora un altro passo e avrebbe raggiunto la finestra.
Ancora silenzio.

Improvvisamente, un possente artiglio oltrepassò il tetto sfiorando una spalla al maggiordomo. Fortunatamente, la mano del mostro rimase bloccata, impedendogli di proseguire l'attacco.

« CORRETE!!! » gli gridò lui, mentre la creatura cercava di spezzare le travi del tetto in legno con le fauci, con una voracità mai vista.
Poi Joseph gli tirò un coltello nella zampa e corse fuori dalla stanza con Elizabeth. La creatura ringhiò, ritraendola con forza.

-« Veloce! » gli disse Joseph scendendo le scale. Dal trambusto, anche il barista si svegliò di soprassalto, e uscì dalla sua stanza con un fucile in mano, vestito solo di pantaloni e vestaglia.
Capì subito la situazione e scese le scale di corsa con gli altri due.

Tutti e tre si ritrovarono in strada a fissare l'entrata del bar.

« Che cos'è quella cosa? » Chiese il barista.

« E' quella bestia di cui ci avete parlato! » gli rispose subito Joseph.
Poi si sentirono rumori provocati da alcune travi spezzate. Un altro trambusto e rumore di stoviglie rotte. Poi silenzio.

« State pronti » Disse Joseph preparandosi a combattere.

Il barista caricò il fucile mentre Elizabeth puntò la porta con la pistola.

D' un tratto, con un balzo enorme, la bestia uscì dall'abitazione distruggendo l'intera entrata del bar. Si portò difronte a loro e gli ruggì contro.

« Mamma mia, quanto sei brutto!... » affermò il barista. « … E guarda cosa hai fatto al mio bar!!! Chi mi ripagherà tutto ora?! »

« Non c'è tempo per lamentarsi! » rispose subito Elizabeth.

Poi la bestia balzò verso di loro a fauci aperte.
Elizabeth sparò subito un colpo e Joseph lanciò i suoi coltelli.

Lo centrarono in pieno e la creatura cadde al suolo, frenando la sua corsa.
Ma dopo pochi attimi si rialzò come se niente fosse e le ferite si rimarginarono.

« Ma che diavolo... » fece il barista senza concludere.

« Giù! » gridò Joseph, appena in tempo per schivare degli aculei lanciati dalla bestia con la coda.

Il barista si alzò subito e gli sparò altri due colpi che presero in piena testa il mostro provocandoli seri danni.

« Dobbiamo andarcene di qui fin che possiamo! » Disse Joseph ed Elizabeth annuì. Ma non ebbero il tempo di reagire perché la creatura si rialzò subito.

« Fastidiosa questa cosa! » affermò il barista.

« Concordo! ... » Disse in risposta Elizabeth.

Poi la bestia tentò un altro attacco, scagliandosi verso di loro con tutta la sua furia.
Ma non gli raggiunse perché una boccetta di vetro si frantumò addosso, facendola prendere fuoco. Cadde all'indietro contorcendosi per il dolore e cercando in tutti i modi di estinguere le fiamme.

« Camilla! Keyn! » esclamò Elizabeth contenta di rivederli. Keyn si mise davanti a loro, osservando la creatura che sembrava svenuta a terra, mentre le fiamme si stavano lentamente spegnendo.

« E' mai possibile che tu riesca sempre a cacciarti nei guai anche se cerchi di starne lontano? » le disse Keyn con un leggero sorrisetto provocatorio.

« Guarda che non lo faccio mica apposta! » gli inveì contro lei.

« Beh... Sarebbe il colmo sennò! »

Elizabeth, in risposta gli fece una leggera linguaccia.
 

Poi però, la loro attenzione venne attirata dalla creatura che si rialzò nuovamente, anche se un po' dolorante.

« Fate attenzione! » disse Camilla estraendo i suoi ventagli.

« Questo è l'ultimo che dobbiamo affrontare? » chiese Elizabeth.

« Temo di no... »

« Cosa? Che significa? » ribatté lei.

« Questa notte, io e Camilla ne abbiamo uccisi altri due e abbiamo scoperto una cosa interessante … » prese parola Keyn.

« Vuoi spiegarti meglio? » gli chiese Joseph curioso.

Ma la creatura gli interruppe balzandogli addosso, stanca dei loro discorsi. Tutti la evitarono, saltando in diverse direzioni e poi si raggrupparono al centro del piazzale.

« … Ogni persona che viene uccisa da quelle bestie si trasforma in uno di loro » rispose sinteticamente Keyn.

« Cosa? » Esclamarono in coro Joseph, Elizabeth ed il barista.

« Proprio così, per questo non venivano ritrovati i corpi … » Commentò Camilla « Le cose si sono un po' complicate! »

« Ho bisogno di sapere quante vittime ci sono state fino a ora … »
Chiese Keyn mentre la creatura gli balzò nuovamente addosso.

« … Ma insomma! Vuoi aspettare una attimo!! » gli inveì contro respingendola con la spada e facendola cadere a parecchi metri da loro. Poi si rivolse nuovamente al barista.
« … Con esattezza, quante vittime ci sono state? » gli chiese nuovamente.

« Ventuno! » Rispose subito il Barista.

« Cosa? Ma allora, se ne abbiamo eliminate tre... Ne restano diciotto!? » affermò sconvolta Elizabeth.

« Che bel numero eh? » scherzò divertito Keyn.

« Non vedo cosa ci trovi di divertente!! » gli urlò furiosa Elizabeth con una buffa faccia stampata in volto, il ché non fece altro che far divertire di più l'Hunter.

« Sai... Ti dona quella espressione! »
« Mi stai prendendo in giro?! » Continuò furiosa lei.
« Certo che no! »

« Hey ragazzi, questo non è il momento di scherzare, ma piuttosto guardate! » Gli interruppe Joseph.


La creatura sembrò sorridere e subito dopo, ululò verso il cielo.

Pochi istanti dopo si sentirono diversi ululati provenire da tutte le direzioni.

« Non mi piace » confessò Elizabeth un po' spaventata.

« Coraggio, raduniamoci! » Affermò Camilla, così da non farsi prendere alle spalle. In quel momento tutt'intorno a loro, sia sui tetti che dalle strade, comparvero numerose creature.
« Ma guardate che bello! Tutta la famiglia riunita! » esclamò entusiasta Keyn « Mi avete risparmiato la seccatura di venirvi a cercare! »

« La vuoi piantare?! » gli urlò di nuovo Elizabeth. A lui scappò un'altra risata. Cominciava a trovare simpatico quel suo modo di fare.

« Keyn! » Lo chiamò Camilla guardandolo in strano modo.

« Si...lo so... » rispose lui, come se le avesse letto nel pensiero e poi portò la sua spada davanti a sé, pronto a lottare.

“ A questo punto mi farebbe comodo poter usare i miei poteri, ma quella ragazzina rende tutto più difficile … ” pensò guardandola con la coda dell'occhio, con sguardo serio.

Le creature ulularono tutte insieme distogliendolo dai suoi pensieri.

Si trovavano in una situazione difficile .

Keyn non poteva trasformarsi, Camilla disponeva ancora di poche boccette, e l'argento non era di nessun aiuto. Era inutile dire che questa volta, erano nei guai e non sapevano come ne sarebbero usciti.
Elizabeth cominciò a demoralizzarsi. Lei era una frana in combattimento, Joseph era ferito, e quelle cose erano ovunque.

Keyn fissò nuovamente la ragazzina pensieroso. Tutti gli altri erano in grado di evitare gli attacchi delle creature, ma lei era ancora troppo lenta per farlo.

« Elizabeth! » gli disse lui. Lei gli prestò la sua attenzione.

« … Vedi quel piccolo pozzo al centro della piazza poco più in la, dietro di noi? »

Lei si guardò dietro e annuì.

« Bene, al mio segnale corri il più veloce che puoi e gettati li dentro. Non c'è acqua ed è bassissimo, ma almeno starai un po' al sicuro »
« Ma... »
« Niente ma e fai come ti ho detto per favore! »

Elizabeth guardò ancora il piccolo pozzo alle sue spalle, dopotutto aveva ragione. Sarebbe stata un peso in quella battaglia, quindi annuì malgrado.
Le creature poi ulularono contemporaneamente e si gettarono contro di loro.

« Ora Elizabeth! » gli urlò Keyn e lei si mise a correre all'impazzata.

Gli altri si scagliarono a loro volta contro le creature. Keyn attaccò alcune di loro a fendenti di spada, soprattutto quelle dirette verso Elizabeth. Non poteva permettere loro di raggiungerla.

« Non ti fermare! » la incoraggiò ancora lui.
Lei raggiunse il pozzo e con agilità vi saltò dentro. Con sua sorpresa, il fondo arrivò subito. Infatti non era proprio un vero pozzo, ma abbastanza profondo per nascondere la sua statura. Keyn si fermò davanti alla ragazza e respinse un'altra creatura.

Più in la Camilla lanciava i suoi ventagli colpendo in pieno quelle bestie che urlarono di dolore. Doveva aver intriso le sue armi con qualche pozione, il che poteva darle qualche vantaggio in più. Joseph invece, evitava con grazia i colpi delle bestie e anche il barista non se la cavava male. Keyn poi, vedendo che le creature avevano circondato i suoi compagni, corse in loro aiuto. Con un movimento veloce, scagliò via alcune di quelle cose.

« E' inutile... » disse il barista stringendo i denti « … Queste bestie si rigenerano troppo velocemente! »

« … Già, non finiscono più! » rispose Joseph atterrando di strisciata vicino a lui.
« Qualche idea? » chiese Camilla a Keyn.

« Ma certo che si! Hey barista! » lo chiamò «Hai un po' di wisky? » gli chiese.
« Ma ti sembra il momento di mettersi a bere?! » gli urlò Elizabeth. Keyn non gli diede retta.

« Si, nella credenza sotto il balcone... »

« Vi dispiace se prendo qualche bottiglia? »
« No, affatto! »

Allora Keyn corse dentro al bar, guardato con un po' di sconcerto dagli altri. Elizabeth osservava il tutto dal pozzo e ogni tanto sparava alle creature che si avvicinavano a lei.

« Eccomi! » disse Keyn uscendo dal locale con delle bottiglie di wisky. Poi le lanciò una ad ognuno di loro.

« Serviamo da bere a queste cose! » disse poi con un leggero sorrisetto beffardo.

« Ma che avranno in mente? » osservò Elizabeth.

Gli altri stapparono le bottiglie e agilmente le versarono un po' ovunque, sui mostri e per terra.

« Cerchiamo di raggrupparli in un punto! » disse Camilla.

Keyn allora, afferrò un mostro e lo lanciò contro gli altri che caddero uno sopra l'altro.

« Guardate che bello strike! » disse soddisfatto.

« Camilla! » La chiamò poi Joseph.

« Bene, lasciate fare a me! » affermò lei lanciando su di loro una boccetta che appena si ruppe, generò delle lingue di fuoco. Grazie all'alcol, le fiamme si propagarono su tutte le bestie con rapidità, generando un enorme falò.

Keyn avvertì subito quell'immenso calore e si allontanò immediatamente, portandosi a distanza di sicurezza.

Le creature urlarono con tutto il fiato che avevano in corpo, e si divincolarono cercando di spegnere le fiamme.

« Non credo che questa volta le fiamme si spegneranno tanto facilmente … » disse Camilla con un mezzo sorriso, soddisfatta della sua nuova pozione potenziata. Per quell'immenso focolare, le creature divennero cenere dopo lunghi e strazianti ululati.

« Perfetto! » disse il barista «… Ora ne rimangono solo tre! »

« Non cantare vittoria … » disse Keyn pronto a combattere, ma ad un tratto, un uomo con un mantello nero comparve nel bel mezzo del combattimento.

Le bestie rimaste si fermarono improvvisamente e si raggrupparono dietro a quella persona. Ma non sembravano minimamente intenzionate ad attaccarla.

« … E così anche vuoi siete degli Hunter … » disse mostrando gli occhi color viola opaco.

« Chi siete? » Domandò subito Camilla preparandosi ad un eventuale attacco.

« Oh, giusto, devo presentarmi... » poi i suoi occhi cambiarono. Uno divenne di un giallo acceso, mentre l'altro magenta e nero.

« Tu sei quello originale non è così? Quello che ha dato inizio a tutto ciò? » Affermò Keyn sicuro della sua deduzione.

« Molto bravo... In effetti e così » replicò lui.
« Sapete … Non avete idea di quanto ci tenga a miei figlioli, e non sapete nemmeno quanto io abbia sofferto vedendoli sparire, uno ad uno in quel modo atroce... Non è affatto piacevole! » continuò con tono tranquillo ma profondo e pieno di rabbia.
« … E' come quando la madre vede morire i propri piccoli … Non potere immaginare come sia questo dolore, ma fra poco non avrò più questo spiacevole sentimento... » disse con sorrisetti pazzoidi.

« A questo qui gli mancano alcune rotelle... »osservò il barista.
« Solo qualche? » replicò Joseph al suo fianco.

« … Ora … Ora io … Dovrò eliminarvi! Tutti!! » Continuò l'originale follemente. « … Mi dispiace ma è così... Non posso farci niente! Un padre deve proteggere sempre i proprio figli … »

« Sei completamente pazzo! » gli urlò contro Joseph « Hai idea di quanto dolore hanno portato quelle creature? »

« … E voi non pensate a quanto dolore voi avete portato a me? »
« Non ci interessa minimamente di quello che pensi tu mostro! » gli inveì contro Keyn furioso.

« … Ah... E' così? Molto bene allora... » disse e poi quell'uomo mentre il suo aspetto cominciò a cambiare a vista d'occhio. I vestiti si strapparono. La sua pelle divenne completamente nera. Sulla testa comparvero due corna simili alle capre e una coda spinosa gli spuntò dal fondo schiena. La faccia si allungò sproporzionatamente, assumendo quella di un lupo senza peli. Sul dorso gli crebbero delle enormi ali nere, i canini si allungarono sproporzionatamente, e le mani si trasformarono i giganti artigli che graffiarono il terreno. Raggiunse l'altezza di circa due metri e mezzo e non appena la sua trasformazione si completò, ringhiò con tutta la sua potenza facendo tremare il terreno circostante.

« … Ora voi morirete … Tutti quanti … » disse piano.
Elizabeth rimase paralizzata alla vista di quella cosa. Non sapeva neanche dell'esistenza di tali esseri e non poteva credere a ciò che vide.

« Sei addirittura più brutto dei tuoi figliastri! » lo insultò Keyn .

« Ripetilo se hai il coraggio! » Gli rispose il mostro e con un battito d'ali si scagliò su Keyn.
Quest'ultimo si preparò a riceverlo ma con sua enorme sorpresa, si accorse che era estremamente veloce e gli fu già davanti.

“Dannazione!” Riuscì a malapena a pensare cercando di spostarsi dalla sua traiettoria. Ma non ci riuscì perché la creatura lo colpì violentemente con un calcio al fianco destro. Il colpo infertogli, lo scaraventò contro il muro in pietra di una casa, che gli crollò completamente addosso con un enorme boato.

« Keyn!!! » urlò preoccupata Elizabeth, ma allo stesso tempo terrorizzata dalla potenza di quella creatura.
« … Ora la finirai di fare lo sbruffone! » gli disse l'originale prima di portare la sua attenzione sui restanti componenti del gruppo.

« … E ora a chi tocca? »

Gli Hunter si misero in posizione di difesa, pronti per un eventuale nuovo attacco. Le altre creature invece, rimasero in disparte e preferirono non intervenire per rispetto del loro creatore.

A quanto sembrava, l'originale possedeva una forza derivante dall'unione di tre creature della notte, il ché significava fronteggiare un avversario davvero temibile. Con Keyn momentaneamente fuori gioco ed Elizabeth che non poteva nulla contro di lui, il resto della missione restava nelle mani di Camilla e Joseph.

 

 





Ciao a tutti xD Scusate tantissimo per il ritardo ma la scuola mi tiene al quanto occupato xP Spero almeno che il mio nuovo capitolo vi sia piaciuto xD
Allora:
Come se la caveranno? Saranno in grado di sconfiggere questa nuova minaccia oppure nuovi eventi sconvolgeranno la storia?:)
Voi come pensate che finisca? Mah... xP
Per qualsiasi cosa chiedetemi pure:)

Accetto anche tutte le critiche xD
Bene, ora passiamo ai RINGRAZIAMENTI!! :)
Ovviamente e come sempre ringrazio tantissimo Cristina Maurich 55 e Scattu che continuano a recensire questa storia. GRAZIEEEEEEEEEEEE XD
Ringrazio anche tutti coloro che leggono!:)) CIAO a tutti e al prossimo capitolo xDXD

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Capitolo 11
*** La prova del proprio coraggio ***


 

La prova del proprio coraggio

 

 

Elizabeth rimase immobile all'interno di quel pozzo. Paralizzata per l'impressione violenta di ribrezzo che provava per quell'essere immondo.

Pochi istanti prima aveva visto quella cosa colpire con estrema facilità Keyn, senza che quest’ultimo potesse fare qualcosa per difendersi.

Il suo primo istinto le disse di andare ad aiutare il suo compagno o almeno accertarsi che stesse bene. Ma abbandonare quella postazione voleva dire esporsi al nemico e rischiare quindi di essere sopraffatta dalla potenza di quelle cose... Che fare quindi?

« Allora, volete farvi avanti o no? » La voce di quel mostro la ridestò subito dai suoi pensieri, costringendola ad abbassarsi il più possibile per non farsi vedere. Da un piccolo foro su una pietra, però, continuò ad osservare quella scena impotente.
Nessuno dei suoi compagni diede una risposta alla provocazione del nemico.
« Ok, allora dovrò decidere io a quanto sembra... » Annunciò spostando lo sguardo sui possibili candidati difronte a lui.
Scelse la sua preda leccandosi famelico le proprie labbra.
« Voi! »
Con grande rapidità si scagliò contro Camilla. Prontamente, la maga parò il colpo distendendo davanti a se un braccio e generando una barriera sferica dalle sfumature rosate. Il colpo però, fu tale da mandare in frantumi il suo incantesimo e sbalzarla indietro violentemente. Joseph non perse un solo instante e con agilità felina, riuscì a parare la caduta della donna finendo anche egli rovinosamente a terra.

Elizabeth tremò difronte a quella scena. Nemmeno Camilla era stata in grado di tener testa ad un simile mostro... Cosa poteva fare lei?
Non aveva poteri, non sapeva combattere, non era intelligente. Una completa nullità.
Ne rimase frustrata e sconvolta allo stesso tempo, incapace di muovere un solo dito.
Doveva perdere tutto in quel posto? Arrendersi e aspettare l’inevitabile?

No, non lo poteva accettare. Al suo posto, nessuno si sarebbe arreso e non poteva di certo farlo lei. Era una Hunter dopotutto, e la parola “arrendersi” non faceva parte del loro vocabolario. Lei doveva essere più forte di loro, diventare più forte ,e non era rimanendo nascosta in quel pozzo che poteva farlo.
Così, mentre la bestia si stava preparando per assalire di nuovo i suoi compagni, raccolse tutto il suo coraggio e uscì allo scoperto con un agilissimo balzo, tanto da sorprendersi lei stessa.

« Hey tu! Brutto lucertolone! Io sono qui! » gli urlò con tutto il fiato che aveva in gola al fine di attirare la sua attenzione.
La creatura si voltò ringhiando indignata a quella offesa. Aveva funzionato.

« Elizabeth! » le urlò subito Camilla, incredula per quel gesto inaspettato. « Cosa fai? Vattene da li! » Continuò, ma la ragazza non accennò a muoversi, restando concentrata sul nemico.

In quello stesso momento Keyn riaprì gli occhi di colpo.
« Cavolo che botta! » disse alzandosi a sedere e liberandosi in parte dal peso di quelle macerie. Si massaggiò delicatamente dietro la nuca e si sorprese non appena la sua attenzione venne attirata dalla voce della ragazza.

 

« Sono stanca di scappare e nascondermi! E' giunto il momento che anche io faccia la mia parte! » le rispose determinata più di quanto non lo fosse mai stata in tutta la sua vita.
« Ahahah chi? tu? Una piccola ragazzina? Non sembri in grado di fare nulla! » rise per tutta risposta la creatura.
« L'aspetto inganna! » mentì lei stringendo saldamente la pistola che aveva in mano. Aveva ragione, non sapeva fare nulla. Ma come poteva dirlo con certezza se nemmeno ci provava?
Quindi puntò l'arma contro il mostro pronta a colpire.

"Ma è impazzita per caso?!" si chiese Keyn non credendo a quello che gli occhi gli stavano mostravano. Si rimise frettolosamente in piedi, trattenendo qualche lamento per via del lancinante dolore al fianco. Quella creatura doveva avergli rotto più di qualche costola, ma per lui non era di certo un problema.
Piuttosto era preoccupato per la ragazza. Se la avesse colpita, per lei non ci sarebbe stato più scampo. Veloce, allora, cercò la sua spada fra le macerie prima che la creatura potesse attaccarla.
Troppo tardi.
L' originale si era già scagliato contro di lei.

 

Elizabeth sparò finché ne ebbe l'opportunità. Si inorridì nel notare che quel mostro aveva evitato tutti proiettili con facilità. Ora le era praticamente addosso.
Non era stata una buona idea infondo. Almeno questa volta aveva provato a fare qualcosa e non era scappata.
Stupidità? Coraggio? Nemmeno lei sapeva dare una definizione alla sua azione avventata, ma stranamente si sentì in pace difronte alla morte. La sua vita, seppur breve, non l'avrebbe rimpianta.
Chiuse gli occhi, pensando istintivamente a come dovesse essere la sensazione di essere trafitta da una simile creatura. Non era il pensiero migliore che le potesse venire in quel momento, ma sperò almeno di non dover sopportare una lunga e dolorosa agonia.

Inaspettatamente, si sentì spingere via dalla traiettoria del mostro, il che la costrinse ad aprire nuovamente gli occhi.
In quel brevissimo istante, poco prima di cadere a terra, vide Keyn prendere il suo posto e la creatura colpirlo di nuovo con una violenta ginocchiata in pieno stomaco.
Keyn sputò sangue, trattenendo un gemito di dolore per poi venir scaraventato violentemente contro il bordo di pietra del pozzo dietro li lui, frantumandolo all'impatto.

 

« Noo! » gridò lei, ma il suo grido venne soffocato da quello della bestia intenta a tenersi la spalla sanguinante.

Infatti Keyn, nello stesso momento in cui la creatura lo aveva colpito, era riuscito a conficcare la sua spada nella spalla del mostro.
La creatura fece qualche passo indietro e cercò di togliersi l'arma il più velocemente possibile per porre fine al dolore lancinante che gli stava provocando.
Elizabeth ne approfittò subito per correre a soccorrere Keyn, il quale era adagiato malamente sulle pietre semi distrutte.

« Come stai? » gli chiese subito preoccupata.

« Sei... Sei una stupida... » le rispose lui mettendosi a sedere.
« … Che... Cosa credevi di fare? » continuò faticando a tenere entrambi gli occhi aperti per via del dolore.

« Aiutare voi! Non posso continuare ad essere un peso per tutti! Non posso sopportare di vedervi in questo stato solo perché cercate sempre di proteggermi! Anche io voglio essere utile! » gli rispose subito lei guardandolo con determinazione negli occhi. Tanto che persino Keyn ne rimase sorpreso.

L'urlo della bestia attirò nuovamente l'attenzione su di sé. L'originale era riuscito ad estrarsi la spada dalla spalla per poi gettarla poco distante con disprezzo. Il sangue nero gli colò subito per tutta la schiena, finendo infine col sporcare il suolo.
« Tu! ... Me la pagherai! » gli urlò all' Hunter più furioso che mai. « … Ti ucciderò per questo! »
Elizabeth, a quelle parole, si alzò di scatto e si parò davanti a Keyn a braccia aperte.
« Cosa fai Elizabeth?! » le gridò lui, soffocando un piccolo lamento per lo sforzo.
Ma lei non gli rispose e si rivolse alla bestia.
« Non permetterò che tu gli faccia ancora del male!! » Disse sfoderando tutta la grinta che aveva ancora in corpo.
Keyn sobbalzò impercettibilmente a quelle parole. Nessun in vita sua aveva pronunciato una cosa simile per lui, e doveva ammettere che gli fece uno strano effetto.

« Va bene, sciocca ragazzina, vorrà dire che sarai tu la prima se ci tieni tanto! » affermò la bestia partendo all'attacco.

Elizabeth la vide avvicinarsi pericolosamente ma per qualche motivo, non aveva paura. Anzi, nei suoi occhi si era accesa una nuova luce.

Sentiva scorrere dentro di se un potere che inspiegabilmente, sentiva familiare. Chiuse gli occhi lentamente e il tempo intorno a lei parve rallentare fino a fermarsi del tutto.

 

Le ultime cose che sentì furono le voci dei suoi compagni che la chiamavano preoccupati e il grido furente della bestia che le si avventava contro. Poi tutto scomparve in un fascio di luce bianca.
Si ritrovò sorprendentemente in una grande stanza più simile ad un lungo corridoio …

Essa era priva di finestre ed oggetti, con i muri candidi che sembravano brillare. Tale bagliore non le fece distinguere bene la profondità di quel posto. Si guardò attorno e con sua enorme sorpresa, notò che la luce delle pareti alle sue spalle diminuiva gradualmente fino a scomparire del tutto, lasciando il posto alla più completa oscurità. Davanti a lei invece, le mura continuavano ad emettere luce bianca.

Cominciò ad avanzare, domandandosi dove fosse finita. Le sembrava quasi essere in un sogno.

Man mano che procedeva, sentiva il levarsi un leggero vento caldo che le accarezzava il volto. Non seppe spiegarsi il perché, ma quel luogo la rendeva felice e la faceva sentire a suo agio. Procedette fino a quando non si trovò di fronte ad un immensa porta bianca, che in quel momento era chiusa.

Restò a fissarla per qualche attimo. La prima cosa che notò e che catturò la sua attenzione, fu il simbolo inciso su di essa: un falco d‘argento con le ali spiegate per il volo. Il simbolo della sua famiglia …

Ora le domande che si stava ponendo raddoppiarono. Cosa era veramente quel posto? Era tutto frutto della sua mente? Era forse morta senza saperlo, e ora si dirigeva verso il paradiso o eventuale inferno?

Fece ancora un passo verso la porta e subito dopo, su di essa apparve un pomello argentato. Di sicuro era un invito ad entrare. Così, con mano tremante, lo afferrò.

Era inaspettatamente caldo. Fece un lungo respiro, poi ruotò la maniglia in senso orario facendo scattare la serratura. La porta si aprì di colpo e una folata di vento fortissimo la travolse, facendole quasi perdere l’equilibrio.

Si portò le braccia davanti al volto per proteggersi sia dal vento che dalla luce proveniente da quella stanza. Le era difficile persino tenere gli occhi aperti.

« Non avere paura ... » le disse ad un tratto una voce femminile che la fece sobbalzare. Aveva un suono dolce e armonioso, come quello di una madre che parla al proprio figlio. « ... Vieni avanti » continuò.

Elizabeth si fece coraggio e con estrema difficoltà cercò di avanzare, ma con scarsi risultati. Doveva comunque tentare.

In quel momento la vecchia Elizabeth si sarebbe arresa, ma lei no. Così strinse i denti e con più determinazione avanzò. Con una mano riuscì ad aggrapparsi allo stipite della porta mentre con l’altra continuò a coprirsi il volto.

Ad un tratto vide davanti a se generarsi due figure, che però non riuscì bene ad identificare per la forte luce. Tuttavia, sapeva certamente che appartenevano ad una figura maschile e una femminile. Le parve che le stessero sorridendo e subito dopo, l’apparizione maschile le tese una mano.

« Ti aiuto io tranquilla » le disse gentilmente.

La ragazza allora si sforzò di afferrargli la mano e, appena il suo braccio oltrepassò la porta, lui la prese per un polso tirandola a se.

Varcò completamente la soglia e in quell'istante il vento cessò. Il suo corpo venne avvolto interamente da una calda luminescenza argentata che dai piedi, le stava risalendo rapidamente tutto il corpo. Ma non aveva paura. Al contrario, si sentiva completamente a suo agio. Si sforzò allora di vedere oltre la luce che oscurava i volti delle due figure davanti a se, con scarsi risultati.
« Chi siete? » Chiese quasi in un sussurro, ma non ricevette nessuna risposta a riguardo. Riuscì però a scorgere a malapena il volto di quel uomo, che le parve di aver già visto in passato…

Lui le sorrise benevolmente « Saremo sempre al tuo fianco... E questa è una promessa »

Fu allora che Elizabeth capì. Prima di scomparire del tutto in quel fascio di luce, l’uomo scorse sul suo viso una piccola lacrima scenderle delicata lungo la guancia. Una lacrima che racchiudeva in se molti ricordi e sentimenti lontani.

 


Quella illusione sparì e il tempo riprese inesorabilmente il suo corso.

L’originale avanzava ad artigli spiegati mentre Elizabeth restava ferma ad aspettarlo e Keyn, dietro di lei, cercava di alzarsi velocemente per aiutarla. Tuttavia egli si bloccò appena avvertì uno strano potere provenire proprio dalla ragazza. Lo sentiva chiaramente crescere dentro di lei.
« Ma che cosa … »

La creatura si avvicinò ancora, ringhiando sempre di più.
Elizabeth allora riaprì gli occhi di scatto. Prese un bel respiro e urlò contro il suo aggressore con tutta la forza che aveva in corpo.

« ORA BASTA!!! NON TI AVVICINARE!!! » In quel preciso istante il suo corpo venne avvolto da una luce argentea che esplose verso l'esterno, generando delle potentissime folate di vento. Appena investirono la creatura, la fecero volare all'indietro per decine di metri, facendola cadere violentemente addosso agli altri mostri.

Camilla e Joseph riuscirono a proteggersi a malapena da quelle raffiche grazie ad una barriera creata prontamente dalla maga. Il barista dovette tenersi saldamente ad una colonna di una casa per non essere sbalzato via. Tutto ciò che non era fissato al suolo venne risucchiato dal turbine d’aria formatosi e lanciato diversi metri di distanza. Frantumandosi poi contro eventuali ostacoli.
Poco a poco il vento si attenuò, fino a cessare.

 

Keyn rimase spaesato e allo stesso tempo incredulo per quello che aveva appena visto.
La ragazzina aveva dimostrato di possedere un grande potere e soprattutto di essere una maga con la rara capacità di controllare il vento, abilità che pochi ancora possedevano.

Poi si riscosse dai suoi pensieri vedendo Elizabeth cadere all'indietro. Subito la sorresse e la adagiò delicatamente a terra.

Era sfinita e aveva perso i sensi per lo sforzo. Ma per la prima volta, sorrise orgoglioso di lei. Poi si alzò e andò a riprendersi la spada mentre Joseph e Camilla corsero da Elizabeth.

 

« Non preoccupatevi, è solo svenuta … » gli avvertì lui. « … Ora scusate, ma ho un conto in sospeso con quell’essere! » disse mentre assumeva minacciosamente la sua forma vampiro

« Voi occupatevi di lei, non ci metterò molto con lui adesso! »
La creatura si rialzò in preda ad un ira cieca e, subito dopo aver inquadrato il suo avversario, partì all' attacco. Non percorse cinque metri che Keyn gli comparve davanti.

« Ora ti restituisco il favore! » Affermò con un sorriso beffardo e gli diede una ginocchiata al fianco forte a tal punto da far sentire le ossa del costato frantumarsi. Ma prima che il mostro potesse essere scaraventato indietro, Keyn gli afferrò la coda e lo tirò a se nuovamente, colpendolo in pieno stomaco con un pugno. La bestia sputò sangue dalla bocca e si piegò in avanti per il dolore. Poi Keyn le diede un calcio in pieno volto e, per la forza con cui era stata colpita, finì contro un muro a parecchi metri di distanza. L’Hunter non aspettò che si riprendesse e si avvicinò con passo lento, trascinando la lama della spada sul terreno in pietra, producendo un rumore infernale. Prima che potesse raggiungere il suo obiettivo, però, le tre creature rimaste lo attaccarono nel tentativo di proteggere il loro creatore.

« Sparite voi! » esclamò lui e la sua spada venne avvolta da una nube nera e rossa. Con estrema precisione, tranciò i cuori delle creature facendole sparire in un cumulo di cenere.

« Impressionante... Chi diavolo è quello?! » commentò il barista sbalordito da tale potere.

Keyn poi si diresse nuovamente contro l'originale ancora a terra e stordito per l’urto. Appena vide l’Hunter avvicinarsi, questi indietreggiò spaventato. Tuttavia il suo sguardo cambiò da un’espressione di paura a uno di pura follia e si mise a ridere con foga.

Keyn inarcò un sopracciglio per quella reazione.

« Ahaha … Non pensavo di andarmene per mano di un essere come te! Ma poco importa... Oggi potrai uccide me, ma non fermerai la vostra fine Hunter! »

« Cosa vuoi dire con questo? »

« Ahah, che voi molto presto sarete solo un ricordo e le creature della notte regneranno su queste terre! »

« La tua è solo una pura illusione, questo non succederà mai »

« Ti sbagli, è solo questione di tempo! Non hai la più pallida idea con chi hai a che fare! Morirai insieme ai tuoi compagni e spero che soffriate e che andiate all’inferno! Soprattutto tu e quella mocciosa! Pagherete per quello che mi avete fatto! »

A quelle parole Keyn si infuriò.

« Per quanto mi riguarda, qui tu sei l’unico che deve bruciare all’inferno. Sparisci! » disse più arrabbiato che mai. Senza pietà trafisse la creatura in pieno petto. Con un ultimo e straziante ululato scomparve, trasformandosi in un cumulo di polvere nera.
 

Joseph e Camilla guardarono ancora stupefatti Keyn fissare con odio quella polvere disperdersi nel vento. Non sapeva il perché, ma il solo accenno alla ragazza lo aveva fatto infuriare e considerava un miracolo non aver ucciso quel mostro ancora più brutalmente.

Ogni qual volta assumeva quella forma, sembrava diventare un'altra persona in completa balia dei suoi sentimenti che ne rafforzavano il potere.

« Ehm … Ricordatemi di non farlo arrabbiare » sussurrò il barista a Camilla, cercando di non farsi sentire dal diretto interessato.

Lei fece solo un cenno con la testa poi prese la parola cercando di distogliere l’attenzione da Keyn, cambiando discorso.

« Bene, direi che qui abbiamo finito, ora però dobbiamo portare Elizabeth a riposare … È davvero molto stanca poverina! »

« Ci penso io » si offrì Joseph prendendo in braccio la ragazzina « La mia camera dovrebbe essere ancora intatta ... »

Camilla annuì e Joseph si avviò dentro il bar, ma prima fece cenno al barista di seguirlo.

Intanto Camilla si avvicinò a Keyn che riassunse sembianze normali.

« Bisogna dire che questa sera ne sono capitate di tutti colori, non credi? » cominciò a dire Camilla.

Lui annuì distrattamente guardando in direzione del bar con fare pensieroso.

« Joseph dirà al barista di non parlare riguardo a quello che è successo, quindi Elizabeth non saprà nulla su ciò che ti riguarda... » continuò lei.

« Va bene... Grazie » Si limitò a dire lui.
 

Poi Camilla si incamminò per raggiungere il resto della squadra ma non sentì Keyn seguirla. Udì invece un piccolo lamento alle sue spalle e subito si voltò. Vide il vampiro chinarsi in avanti e respirare affannosamente tenendosi il petto.

« Che cosa hai? Ti senti bene? » gli chiese subito correndogli incontro. Keyn esalò ancora qualche respiro forzato prima di risponderle .

« Niente, sono solo un po' stanco... » le rispose drizzando la schiena, cercando di non mostrarle di essere in difficoltà.

« Sicuro? A me non sembra » insistette lei. Era ovvio che stava mentendo.

« Non dovevamo rientrare anche noi? » Affermò seccato lui, cambiando discorso e riponendo la spada che stava utilizzando per sorreggersi nel fodero. Poi, senza aggiungere altro, si avviò all'interno del locale seguito da Camilla che mostrò in volto un certa preoccupazione nei suoi confronti..

 

 

Salve a tutti! Scusate il ritardo ma la scuola mi porta via molto tempo :P
Comunque:
DOMANDE: Ve lo aspettavate?
Chi erano secondo voi le due figure che ha visto Elizabeth? Dai è facilissimo xD
Che cosa avete dedotto del suo passato?:))
Sono curioso di sapere le vostre conclusioni XD
Bene, ora passiamo come al solito ai ringraziamenti!:))
Come sempre ringrazio Cristina Maurich 55 che segue continuamente la storia e questo mi rende ipermegasuperfelice xD Quindi grazieeeeeeeeexD
Ovviamente ringrazio tutti coloro che leggono!:)))
Beh... che dire di altro... Ci vediamo al prossimo capitolo e avviso già che passerà un p' di tempo xP ( ovviamente non troppo, nel senso che entro un mese dovrei riuscire a scriverlo xD) Alla prossima allora CiaooooooxD

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Capitolo 12
*** Rivelazioni Passate ***


 

Rivelazioni passate

 

 


Una nuova alba era sorta all’orizzonte, nonché l’inizio di un nuovo e meraviglioso giorno che con il suo esiziale scorrere del tempo sa sorprendere, ammaliare e donare quei piccoli istanti di felicità a chi sa vedere con chiarezza il proprio futuro e lo apprezza come tale. Ma un nuovo giorno può anche significare l’inizio di una nuova vita e di nuovi eventi che possono sconvolgere totalmente l’essenza di una persona.
Essenza che per una giovane maga come lei, non sarebbe stata più la stessa.



« Buon giorno!!! » Il suo sonno venne interrotto bruscamente da una voce brillante e traboccante di energia. Non le fu difficile riconoscere il tono dell'unica persona in grado risplendere come il sole già di primo mattino.
Si strofinò gli occhi con le dita, cercando di scacciare la pesantezza insolita delle sue palpebre per poi decidersi finalmente ad aprire gli occhi. Subito i raggi del sole la accecarono. Per sua fortuna ancora per poco poiché essi vennero interrotti dalla presenza della donna.

« Ben svegliata cara! » le disse con un raggiante sorriso.

« G...Giorno » Rispose lei ancora assonnata e confusa allo stesso tempo. Aveva un gran mal di testa e la vista si stava mettendo a fuoco molto lentamente, quindi ci mise un po' per riconoscere dove si trovasse.

Era distesa su un letto, ma sicuramente non era il suo visto che la sua stanza era stata quasi completamente distrutta da quella creatura... Fu allora che come un lampo, tutti i ricordi della battaglia disputata la scorsa notte le tornarono in mente facendola alzare di colpo.
« Cosa è successo?! » chiese urgentemente con voce velata dalla preoccupazione. Non aveva ricordi su come si fosse finita e sperò con tutta se stessa di non ricevere brutte notizie.
« Tranquilla, non ti preoccupare, stiamo tutti bene! » le rispose come se le avesse letto nel pensiero « ... E lo dobbiamo soprattutto a te! »
« A me?... » ripeté lei disorientata.
« Certo, non ricordi cosa hai fatto ieri sera? Hai respinto quelle creature in modo sorprendente! »
Elizabeth si sforzò di ricordare, distogliendo lo sguardo da Camilla.
Sussultò non appena quella che fino ad ora aveva considerato solo un'illusione le riaffiorò nella mente. Una semplice frase più di ogni altra cosa...

 

Saremo sempre al tuo fianco”

 

« Ely ti senti bene? » Intervenne Camilla , vedendola con lo sguardo perso nel vuoto.

Le parole di Camilla la portarono alla realtà.

« Chi erano veramente i miei genitori Camilla? » Chiese urgentemente.

La giovane donna rimase un po’ spaesata per quella domanda improvvisa, ma poi, vedendole quegli occhi lucidi che la supplicavano di darle qualche risposta non poté che farlo.
« Erano degli stregoni... Ma tu eri troppo piccola per ricordarlo... »
Elizabeth spalancò leggermente gli occhi e la incitò a continuare, ancora più interessata all'argomento.
« Tuo padre, a differenza di tua madre, era un mago di primo ordine ovvero un mago capace di controllare uno dei quattro elementi. Potere che a quanto pare hai ereditato da lui. Tua madre, invece era una maga di secondo ordine come me, ma dotata di particolari poteri psichici. Dicevano che conoscesse incantesimi molto potenti ma che ora sono andati perduti e nessuno sa quali fossero... »

« Io gli ho visti... » La interruppe Elizabeth senza rendersene conto.

« Eh? Ma... quando? Sicura? » Ora era Camilla a essere confusa.

« Si ne sono certa … Gli ho visti poco prima che quella cosa mi si avvicinasse, anche se ho ricordi molto confusi di loro... »

« Hmm... E’ molto strano... Poi cosa è successo? » chiese pensierosa Camilla.

« Mi hanno aiutato a respingerla ma non ricordo cosa sia successo dopo di preciso... » Dopo pochi attimi di silenzio, la donna prese parola.

« Sei svenuta e poi ti abbiamo portato qui. Grazie al tuo intervento abbiamo sconfitto quegli esseri! » le spiegò allegramente Camilla.

Ma Elizabeth parve ancora turbata.
« … Cosa c’è tesoro? Non sei felice? »

« Certo che lo sono! Solo che mi sembra strano... Fino a ieri ho sempre creduto di essere solo una semplice umana e ora... »

« Ora sei una meravigliosa ragazza e una maga di primo ordine mia cara! Non devi temere più nulla! » Affermò Camilla con quanta più gioia poté dimostrare.

Elizabeth la fissò ancora un po’ spaesata poi, con lacrime colme di felicità, la abbracciò fortemente.
« Grazie mille! » le disse fra lacrime di gioia.

« E di cosa mia cara? » le sorrise lei abbracciandola. Poi sentirono bussare alla porta.

« Buon giorno! » entrò Joseph.

« Buon giorno anche a te! » gli sorrise la ragazza.

« Sono contento che stiate bene … » le rispose lui. « Comunque sono venuto a portarle questo » continuò porgendo ad Elizabeth un vassoio con delle brioches e una tazza di latte.
« E’ un omaggio del barista... » spiegò lui.

Elizabeth lo ringraziò infinitamente e cominciò a mangiare quella squisitezza. Quella mattina aveva più fame del solito!

« Allora mangia pure con comodo ma poi preparati che torniamo a casa ok? » le disse Camilla.

« Va bene! » le sorrise lei assaporando il meglio possibile quelle squisite brioches calde.


Più tardi Elizabeth era pronta a partire e uscì dalla stanza nello stesso istante in cui Keyn uscì dalla sua.

« Buon Giorno! Come stai? » gli chiese lei felicissima di rivederlo.

Lui le sorrise gentilmente.
« Molto bene, ti ringrazio » le rispose avviandosi prima di lei al piano inferiore.
« … Avanti muoviti, che fra poco partiamo » Continuò ma per la prima volta non parve avere un tono seccato e scontroso. E lei se ne accorse.
« Arrivo! » Sorridendogli ampliamente.

 

Al bar vi trovò il barista intento a spazzare via le macerie provocate dal precedente scontro. Aveva l’aria un po’ afflitta ma salutò cordialmente i due.
Fuori vi erano Camilla e Joseph che sistemavano i cavalli e appena la videro la salutarono nuovamente.

Lei montò sul suo cavallo seguita dal maggiordomo e Keyn, mentre Camilla parlò ancora un attimo con il barista.

« Tenga, questo dovrebbe bastare per riparare i danni » gli disse porgendogli un sacchetto contenente probabilmente del denaro.

« Non dovevate... » la ringraziò lui.

« Non c'è di che! Era il minimo che potessimo fare! »

« Siete davvero gentili! Vi ringrazio! » Gioì il barista.

« Bene allora ora andiamo » Lo salutò lei montando a cavallo.

« Muovetevi! » gli incitò Keyn avviandosi.
« Aspetta! » disse Elizabeth pareggiando il passo. Quando si trattava di viaggiare, Keyn voleva arrivare a destinazione sempre il prima possibile.
« Grazie ancora di tutto allora! » continuò Camilla.

« Non c'è di che! E passate pure di qui quando volete! » Rispose lui. Poi si salutarono e Camilla e Joseph raggiunsero il resto del gruppo.

 


Pochi giorni dopo, erano giunti alla base dell'associazione. Durante il viaggio, Camilla e Keyn preferirono accorciare i tempi del viaggio per fare rapporto rapidamente. A quanto sembrava, la missione gli aveva turbati molto.

Al loro arrivo era calata la notte e loro avevano viaggiato per tutto il giorno.

« Finalmente a casa! » esclamò Elizabeth stiracchiando i muscoli per la lunga cavalcata e poi scese da cavallo.

« Ci penso io a fare rapporto di tutto » disse Camilla a Keyn mentre rientravano e lui acconsentì senza obiettare. Erano tutti parecchio stanchi.
Elizabeth gli salutò e poi si diresse verso la sua stanza morendo dalla voglia di gettarsi su un comodo letto.

Joseph finì di sistemare le varie borse e Keyn ne approfittò per riposare un po'. Camminò lentamente per i corridoi fino a che non giunse alla porta della sua camera.
La aprì e la richiuse alle sue spalle. Era rimasta ancora in ordine. Quel Keige doveva averla ripulita durante la loro assenza.

Appoggiò le armi su una sedia e gettò il cappotto infondo al letto. Decise di farsi un bagno caldo dopo di ché si gettò pesantemente sul letto.
Tutto quel sole lo aveva sfinito. Di tutte le stagioni, l’estate era quella che odiava di più. Inoltre la missione era stata alquanto stressante e doveva recuperare in fretta le forze. Chiuse gli occhi e si addormentò.

 

 

La mattina seguente Elizabeth si alzò molto presto. Era troppo eccitata per continuare a dormire e voleva salutare Raffael e soprattutto raccontargli quello che era successo. Era troppo emozionata all'idea.
Dopo essersi vestita, corse in giardino, nel solito gazebo dove era sicura di trovare Raffael sorseggiare una tazza di the.

Infatti lui era proprio li. Quanto lo conosceva bene!

« Buongiorno! » gli disse correndo verso di lui.

« Oh, signorina Elizabeth, già sveglia? » le rispose con tono tranquillo lui.
« Certamente! »

« Allora, devi raccontarmi tutto, ok? » le disse lui invitandola a sedere.

Con grande gioia la ragazza iniziò a raccontare, anche se gli sembrava che la maggior parte della storia la conoscesse già. Ma nonostante ciò lui ascoltò con interesse la sua versione della storia.

Un suo pregio infatti, era quello di sapere ascoltare e talvolta dare degli ottimi consigli. Per Elizabeth era sempre disponibile e lei lo apprezzava moltissimo. Gli era molto affezionata e viceversa, infatti era stato proprio lui a prendersi cura di lei quando i suoi genitori erano venuti a mancare.

« Sei stava eccezionale Elizabeth! » Lei non rispose ma si limitò a sorridere.

« Ora però, prima di intraprendere una qualsiasi altra missione, sarebbe meglio esercitare i vostri nuovi poteri … »

« Quindi ora dovrò iniziare ad allenarmi seriamente? »

« Naturalmente! Ogni mago che si rispetti deve imparare ad padroneggiare perfettamente i suoi poteri, e per farlo ci vuole molto esercizio »

« Allora non c'è problema! » disse lei contenta dell'idea.

« Non crediate che sia una passeggiata però... » disse lui.

« … Se vuoi migliorare dovrai anche imparare a combattere » continuò lui.

« Certamente! Sono pronta! Quando incominciamo? » chiese lei.

« Oh ma subito! » rispose lui. « … Keyn ti sta già aspettando nel campo addestramento dietro alla villa »

« Keyn? Ma proprio lui deve addestrarmi? »

Di certo non si aspettava lui come insegnante! Certo era bravo, ma cosa ne sapeva di magia?

« Keyn ti insegnerà a combattere ed in questo momento è uno dei migliori, e le basi della magia te le insegnerà Camilla » le sorrise lui.
« Ok allora vado subito! » esclamò lei e abbracciò fortemente Raffael rischiando di fargli cadere la tazzina del te.

« Vedrete! Non vi deluderò! » disse con convinzione correndo via.

Raffael sorseggiò ancora del tè e accennò un sorriso divertito.

 

 



Eccomi finalmente con un nuovo capitolo!!:)
Per prima cosa faccio gli auguri a tutti di un Buon anno nuovo!!!!:))))
Allora, vi è piaciuto il capitolo?:)
come cambierà ora Elizabeth?:)
Secondo voi come sarà l'allenamento con Keyn e Camilla?:)
RINGRAZIAMENTI:
Come sempre ormai ringrazio Cristina Maurich 55 che segue continuamente la storia continuandola a recensire xD grazieeeeeeeee:))
Ovviamente ringrazio tutti coloro che leggono!:))) Ovviamente anche le critiche negative sono ben accette xD
Bene è tutto! Ci vediamo al prossimo capitolo!!:))

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Capitolo 13
*** Addestramento ***


 

Addestramento

 

 

 

Elizabeth si avviò subito al campo di addestramento. Lo raggiunse in brevissimo tempo dato che era posto a una cinquantina di metri dalla villa, appena alla fine dei grandi giardini che la circondavano.

Si trattava di un campo di terra dalla superficie piatta e liscia. Intorno vi erano alberi sparsi che ne delineavano i confini.

Elizabeth si era allenata molte volte li, ma mai con un Hunter di alto livello come Keyn e quindi non sapeva cosa aspettarsi.

Era certa però che avrebbe lavorato sodo per aumentare le sue capacità e ora, era più che sicura e determinata a farlo.

 

Appena arrivò non vi trovò anima viva.

Si guardò attorno ma non sembrò esserci nessun altro al di fuori di lei.

“ Strano, non è da lui essere in ritardo... ”

Notò poi, la luce del sole affievolirsi e per istinto guardò il cielo.

Si stava annuvolando.

« Uffa preferivo il sole ... Non ho proprio voglia di bagnarmi »

Si avvicinò ad un albero vi si appoggiò con la schiena.

« Spero solo che Keyn non mi faccia aspettare troppo … Altrimenti dovrò continuare ad allenarmi da sola... »

 

« Credimi che ora, da sola, non combineresti niente di buono... »

Intervenne una voce a lei conosciuta che proveniva proprio dall’altra parte del tronco di quell’albero.

La ragazza si voltò rapidamente distanziandosi dalla corteccia per vedere meglio se aveva intuito correttamente di chi si trattasse.

« Keyn! Quando sei arrivato?! »

Lui se ne stava appoggiato al tronco a braccia conserte, con il cappello abbassato sugli occhi come al solito.

« Mi avresti sentito arrivare se fossi stata attenta. Saresti già morta se fossi stato un nemico… »

« Forse hai ragione... » gli rispose maledicendosi per essere stata così sciocca.

« … Non dirmi che è per questo motivo che sei arrivato tardi! » gli domandò frettolosamente sperando fortemente di ricevere una risposta negativa.

« Esatto » si limitò a dire lui.

« Cosa? » Ora si sentiva veramente afflitta. Il primo giorno di addestramento era già iniziato male visto la figuraccia appena commessa.

« In missione e non solo, devi imparare a stare sempre all’erta, una piccola distrazione come questa può significare un’opportunità in più per il nemico di ucciderti » Continuò Keyn mantenendo sempre un tono di voce basso e tranquillo.

« Ho capito, scusami... » abbassò la testa lei.

« Non serve scusarsi ma d’ora in poi dovrai concentrarti al massimo! Il tempo dei giochi è finito. É giunto il momento di fare sul serio … Sei pronta? »

« Certo! »

« Bene, allora iniziamo! »

Detto ciò afferrò due bastoni lunghi circa un metro e mezzo che precedentemente aveva appoggiato al suolo e lanciò uno di questi ad Elizabeth che lo afferrò goffamente e per poco non lo fece cadere a terra.

Lui non badò a lei e si portò al centro del campo di addestramento.

« Ora fammi vedere cosa sei capace di fare. Devi cercare di colpirmi il più forte possibile! »disse lui seriamente.

« Eh? Ma sei impazzito? E poi perché usiamo dei bastoni? »

« Per prima cosa devo vedere a che punto sei messa con il combattimento corpo a corpo. Secondo, questi “bastoni” sono un’arma perfetta per una maga del vento come te » spiegò lui.

« Ah ok, ma non posso esercitarmi con un arma più … più … come dire … pericolosa? »

« No. E poi, usata a dovere, quest’arma può essere molto più utile di qualsiasi altra »

« Non vedo come però … » commentò lei.

Keyn sospirò. « Ma tu dare retta a qualcuno mai eh? … E vediamo, che arma vorresti usare? Una pistola per caso? Efficace, ma non tanto se manchi il bersaglio e ti ricordo che mentre un’arma come questa, o una spada, si possono usare quasi illimitatamente, una volta che una pistola termina i proiettili è praticamente inutile! » continuò alzando leggermente la voce.

Elizabeth si guardò il bastone che aveva in mano. Infondo doveva ammettere nuovamente che aveva ragione.

Lui vantava di molti anni di esperienza su di lei e per quanto non lo sopportasse doveva cercare di ascoltarlo invece che obiettare su tutto se voleva veramente diventare più forte.

« Ok, allora tieniti pronto! » affermò lei mettendosi in posizione di attacco.

« Oh finalmente! » la sfidò lui mostrando un sorrisetto divertito in volto, ma non si scompose.

Elizabeth non aveva la più pallida idea di come usare quell’oggetto quindi decise di improvvisare. Lo impugnò ad un’estremità come se fosse una spada e avanzò come una furia verso il suo avversario che continuò a restare immobile.

Con un fendente dall’alto verso il basso cercò di colpirlo alla testa ma lui, spostando leggermente le spalle, lo evitò con facilità.

Dopo essersi accorta di averlo mancato e sorpassato, Elizabeth spostò il peso del corpo sulla gamba più in avanti per frenare la sua avanzata e poi ruotò completamente il busto, spingendosi fortemente nella nuova direzione contro Keyn. Così tentò di colpirlo al mento con un unico movimento dal basso verso l’alto.

Ma l’Hunter evitò il colpo senza nessun problema.

Per aver mancato l’obiettivo, la ragazza si sbilanciò in avanti.

Keyn ne approfittò e la fece inciampare sul suo piede, facendola cadere a terra.

 

« Apprezzo questa tua nuova grinta ma attaccare a caso non serve a nulla. Ricorda che l’attacco diretto non è l’unico modo per colpire un avversario … » disse Keyn mentre la ragazza si stava già rialzando, pronta per attaccarlo di nuovo.

« … Avanti prova ancora una volta! » la incitò lui. « Ma prima, non impugnare quel bastone come se fosse una spada … per ora impugnalo in prossimità del centro con entrambe le mani, così potrai sfruttare entrambi i lati per sferrare un attacco »

« Ma poi come faccio ad attaccare? »

« Come fai? Ma non sai niente su come usarlo? »

« Beh... Circa... Ok non proprio » Sorrise lei un po’ in imbarazzo.

Keyn sospirò « E va bene … Ora guarda come faccio io e poi prova a colpirmi di nuovo! »

« Va bene! »

Keyn impugnò il bastone al centro, distanziando poi le mani a larghezza spalle e subito gli mostrò alcuni colpi a vuoto senza mai staccare una mano dal bastone ma lavorando con la flessibilità dei polsi.

« Vedi, devi impugnarlo in questo modo e a seconda del colpo che vuoi sferrare devi coordinare braccia e polsi. Questi sono dei movimenti base e molto semplici, non dovresti avere difficoltà ad eseguirli »

« Ok ho capito! Ricominciamo! » disse lei, aggiuntando la sua impugnatura.

 

 

Elizabeth attaccò di nuovo con un movimento dall'alto verso il basso e Keyn riuscì nuovamente ad evitare il colpo, ma questa volta, la ragazza proseguì il movimento ruotando i polsi come gli aveva mostrato precedentemente l’ Hunter, e tentò di colpirlo con la coda del bastone con un movimento laterale.
Keyn dovette abbassarsi per non subire l’attacco.

Elizabeth allora, ruotò di centottanta gradi, senza frenare la spinta che si era data all'inizio dell’attacco, e provò a colpirlo alla fronte con un movimento diretto, con l’altra estremità del bastone.

Keyn rimase sorpreso da quella sua mossa e per un breve istante parve confuso, ma poi rotolò sul fianco, portandosi a distanza di sicurezza dalla ragazza.

 

Restarono immobili per alcuni attimi a fissarsi l’un l’altra. Poi Keyn si alzò aggiustandosi il cappotto e disse:

-«Complimenti! Vedo che impari in fretta. Non me lo sarei mai aspettato da te! Forse non sei così imbranata come appari... » le disse accennando un lieve sorriso.

La ragazza si rilassò « Uh? » Non poteva crederci. Keyn gli aveva appena fatto un complimento!! Ma nelle sue parole c’era qualcosa che le stonava...

« Hey! A chi hai dato dell’imbranato?! » gli inveì contro lei ma l’unica risposta che ricevette fu solo una risata divertita.

« Ma perché ridi adesso? »

« Scusami ma avvolte sei veramente buffa! »

« A bene! Ora oltre che imbranata sono anche buffa? Ti faccio vedere io! » lo istigò la ragazza ma non in tono rabbioso ma bensì stando al gioco.

Detto questo partì nuovamente alla carica. Keyn questa volta non si mosse e si limitò a parare il colpo con il proprio bastone.

Si ritrovarono quindi, fermi a pochi centimetri l’una dalla faccia dell’altro, separati solo dall’incrocio delle due aste di legno.

Gli occhi chiari di lui erano fissi su quelli un po' più scuri di lei, e sembravano scrutarla fin nel profondo tanto che ne fu intimorita. Keyn se ne accorse e approfittò nuovamente della sua distrazione per imprimere maggiore forza nelle braccia, sufficiente a muoverla. Poi, una volta sbilanciata, la spinse di nuovo a terra.

« Non devi mai distrarti mentre combatti e devi cercare di capire le intenzioni del tuo avversario, così da anticiparne le mosse. Solo così potrai migliorare » gli disse calmo lui.

Lei annuì e si rialzò immediatamente. « Ok! Ci proverò! Vedrai! Diventerò anche più forte di te! »

« Più forte di me? » poi rise ancora lievemente. « Voglio proprio vedere come farai »

« Vogliamo scommettere? » lo provocò lei.

« Scommettere?... Si perché no... Facciamo così allora:
se riuscirai a dimostrarmi di essere più forte di me, ti concederò di darmi degli ordini per un giorno intero e farmi fare quello che vuoi, ovviamente io non farò obiezioni! »

« Che cosa?! »

« Se hai in mente qualcos’altro allora proponilo, sappi che non avrai un altra possibilità! »

Elizabeth ci pensò un attimo. L’idea non le dispiaceva infondo.

Se lo immaginò vestito da maggiordomo, intento a sorreggere le infinite borse di lei e Camilla durante una sfrenata giornata di shopping oppure a pulire la sua stanza o servirle del tè ...

La cosa la divertiva non poco.

« Ok! A me sta bene! Ma se invece dovessi perdere? »

« Beh, in tal caso... » Iniziò lui mentre un sul suo volto si dipinse un sorriso non del tutto rassicurante. « … Sarai mia per un giorno ovviamente! »

« Eeeh? » Non poté che arrossire leggermente per lo stupore o per l’imbarazzo di tale proposta.

« Cosa c’è? Vuoi tirarti indietro per caso? »

« Non ci penso nemmeno! Accetto! » affermò infine, non riuscendo a nascondere una lieve agitazione. Non doveva assolutamente perdere!

« Molto bene! Che vinca il migliore allora! »

« Non ti illudere perché sarò io! »

Keyn rise ancora. « Se lo dici tu... »

« Si! Perché lo dico io! »

Poi dopo un breve silenzio scoppiarono a ridere entrambi.

 

« Ahah ok basta ridere per ora, ci siamo riposati abbastanza » affermò poi Keyn.

« … Vogliamo continuare? »

« Sicuro! » rispose lei già pronta ad attaccare.
« Arrivo! » detto questo si lanciò di nuovo contro di lui e questa volta non avrebbe fallito il bersaglio. Ne era più che sicura.

 

 

Continuarono ad allenarsi per l’intera mattinata, senza fare neanche una piccola pausa. Elizabeth migliorava molto velocemente ed era riuscita ad entrare un po’ in sintonia con la sua nuova arma. Nonostante ciò, però, non era riuscita neanche una volta a colpire Keyn e spesso si era ritrovata con il sedere per terra mentre lui si limitava a dire frasi come
“ Sei morta, di nuovo...” “Ancora...” “ Serve che te lo ripeta?”

Almeno questo la faceva arrabbiare a tal punto da costringerla a continuare a provare.

 

 

 

« Ok per oggi può bastare » Affermò Keyn appoggiando il suo bastone contro l’albero. Elizabeth aveva il fiatone e non riuscì a rispondere quindi annuì silenziosamente, lasciandosi cadere a terra stremata.

Il sole a quel punto aveva raggiunto lo zenit ma per il sollievo del vampiro, le nuvole limitavano l’intensità dei raggi solari.

« Elizabeth! »

Si sentì chiamare e si rivolse nella direzione di quella voce. Vide arrivare Camilla, allegra come al solito.

Keyn non badò a lei, e dopo aver raccolto le sue cose era già in procinto di andarsene.

« Oh salve Keyn! » lo salutò la donna appena lo vide.

Lui chinò leggermente il capo per salutarla ma non si trattenne ulteriormente e continuò la sua camminata verso la villa.

« Sempre di corsa... Mai che faccia le cose con calma vero Ely? »

« Si... Ma che vuoi farci? E’ fatto così... » Rispose Elizabeth alzandosi da terra. Sentiva le gambe deboli e si appoggiò a un albero per sorreggersi.

« Credo proprio che tu oggi abbia un po’ esagerato cara … » le disse la donna.

« Non tanto e che... Non ero abituata ecco... »

« Allora che ne dici se adesso facciamo un buon pranzo e poi non andiamo a farci un giro in centro? » Le propose Camilla.

« Ma non dovevo allenarmi con la magia? »

« Ma cara, non vedi quanto sei stanca oggi? La magia è una cosa seria e poi se rimandiamo di un giorno non succede nulla no? Lo meriti anche tu un po’ di riposo! »

« Si forse hai ragione... Allora andiamo a mangiare! Sto morendo di fame! »

 

 

 

 

Il pasto fu ottimo e subito dopo, Camilla portò Elizabeth a fare un giro per le vie della cittadella, come aveva proposto precedentemente.

Il tempo era ottimo e le nuvole stavano lasciando spazio ai caldi raggi del sole.

Una leggera brezza estiva iniziò a levarsi nell’aria, rendendo ancora più piacevole quell’atmosfera così rilassante che si era venuta a creare.

Avevano fatto bene ad approfittare di una così bella giornata.

Il centro della cittadella era pieno di gente, intenta a fare acquisti o semplicemente invogliata a prendere una boccata d’aria fresca. I negozi, anche se pochi, offrivano grandi quantità di merce di vario genere, dagli abiti, alle armi oppure alimentari.

Camilla non perdeva tempo e non appena intravedeva qualcosa di suo interesse, costringeva Elizabeth ad andare con lei a comprarlo. Di certo i soldi non gli mancavano, discendeva da una ricca famiglia e il lavoro di Hunter le garantiva un certo compenso.

Alla fine, verso il tardo pomeriggio, si ritrovarono a portare numerose borse di varia grandezza.

 

« Avanti Camilla! Non ti sembra di esagerare? » Gli chiese la ragazza. Glielo si leggeva in faccia che era stanca morta. Non era stata una grande idea allenarsi tanto la mattina e passare tutto il pomeriggio a fare compere con Camilla. Non aveva ancora tutta quella resistenza.

« Ancora un negozio Ely! Avanti! » 

« Ma non abbiamo comprato già abbastanza cose? »

« Ultimo ultimo! E poi torniamo ok? »

Elizabeth non seppe che risponderle. La conosceva fin troppo bene e sapeva che non c’era verso di farle cambiare idea. Nonostante avesse qualche anno in più di lei, avvolte si comportava come una bambina.

« E va bene... »Disse poi rassegnata, per la gioia della donna.

In breve tempo raggiunsero il negozio, una piccola bottega situata in fondo a un viale.

Sull’insegna posta all’esterno vi era disegnato uno strano fiore. Probabilmente era un negozio specializzato nella vendita di piante o altri articoli del genere.

« Se vuoi puoi aspettarmi fuori cara … Ti vedo un po’ stanca... » Le disse ad un tratto Camilla, con il suo solito sorriso.

« Se per te non è un problema, allora credo proprio che lo farò »

« Ma tranquilla! Nessun Problema! Vedrai, cercherò di fare il più velocemente possibile! »

Così, la donna entrò nel negozio mentre Elizabeth preferì riposarsi all’ombra di un grande albero, dove al di sotto vi era situata una panchina in legno.

Il sole stava calando ma non era ancora abbastanza basso da lasciare il posto al buio della notte.

La gente per le strade stava incominciando a diminuire, e così, la ragazza poté godersi qualche attimo di pace.

Poco tempo dopo, però, la sua attenzione venne catturata da un individuo vestito con abiti scuri che passeggiava lentamente poco distante da lei. Aveva un aria stanca e le mani nascoste nelle tasche della sua giacca. I capelli un po’ ribelli e leggermente disordinati, venivano mossi da quella debole brezza che ancora soffiava per tutta la valle, rendendo ancora più affascinanti i lineamenti del suo viso.

Non le ci volle molto per riconoscerlo.

« Blaze! »

 





Ciaoo a tuttiXD
Scusatemi se vi ho fatto attendere, ma la scuola mi occupa gran parte del tempo libero... Ok tralasciamo xD
DOMANDE:
Vi è piaciuto il capitolo?:)
Secondo voi chi sarà a vincere la scommessa? Se sarà Keyn, cosa farà fare alla povera Elizabeth? E se invece sarà il contrario?:)
Ed ecco che alla fine torna in scena anche Blaze! Che credo sia il personaggio più gradito xP
Comunque cosa credete che accadrà ancora in questa giornata?
Aspetto con ansia le vostre idee che a me fanno sempre molto piacere!:))))
Bene, ora passiamo ai ringraziamenti!:))
Un Grazie infinito va a Cristina Maurich 55 che continua a recensire la storia! GRAZIEE!!
Poi ringrazio anche LoStregatto per aver recensito!:)) Graziee!:))
Poi ovviamente ringrazio:
kaliko99
valey_
Per aver aggiunto la storia tra le preferitexD GrazieeeeexD
Poi: bibliofila_mascherata
devil_angel_vampire
TheWerewolf
e ancora
valey_
Per aver inserito la storia tra le seguite:)) GrazieeeeeXD
Ok sono un po' ripetitivo ahah xP vabbè XP
Ovviamente ringrazio tutti coloro che leggono!:)))
Al prossimo capitolo! Che spero di riuscire a scriverlo il prima possibile xD Ci sarà l'entrata in scena di 2 nuovi personaggi:) Spero di avervi incuriosito! A presto! ciaooooooooooooXD

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Capitolo 14
*** Odio a prima vista ***


 

 

Odio a prima vista

 

 

« Blaze! »

Sentendosi chiamare, l'Hunter sollevò leggermente lo sguardo per individuare la fonte di quella voce.

Per niente sorpreso si avvicinò alla ragazza e con fare ancora assonnato la salutò.

« Hooy Elizabeth! » Le disse limitandosi ad alzare una mano.

« Che ci fai da queste parti? » gli chiese gentilmente lei.

« Mi annoiavo, non c'è niente di interessante qui, troppo tranquillo... »

« Perché allora non chiedi a Raphael di assegnarti qualche missione? »

« Noiose anche quelle che sono rimaste... »

« E non hai qualche hobby? » Le chiese lei come ultima risorsa.

« Mangiare! »

“ Tanto per cambiare...” Pensò lei assumendo un' espressione sconsolata.

« E oltre a quello niente? »

Blaze ci pensò su un attimo volgendo gli occhi al cielo. Sembrò illuminarsi come se nella sua testa gli si fosse accesa una lampadina. Elizabeth lo notò e si fece più attenta per apprendere meglio la risposta che avrebbe dato.

« Dormire! »

Sentendo quella parola, Elizabeth non poté che crollare a terra disperata.

Non poteva credere che uno come lui fosse diventato un abile Hunter. Oltre a dormire e mangiare non lo aveva visto ancora fare altro!

« Sei senza speranze » commentò poi lei.

« Come scusa? »

« Ehm... niente! Pensavo fra me e me eheh... » si affrettò a dire lei.

Blaze la guardò con aria interrogativa ma non diede importanza alle parole della ragazza e si stiracchiò la schiena.

« Comunque ti stavo anche cercando... » disse poi lui.

« Uh! E perché? » Non riuscì a nascondere una nota di completa sorpresa in questo.

« Beh, per complimentarmi con te! Keyn mi ha riferito che sei diventata una maga »

« Davvero te lo ha detto lui? » Faceva uno stano effetto sentire che Keyn gli aveva parlato proprio di lei.

« Si, non è forse vero? »

« Si certo che lo è! Una maga del vento per la precisione! » rispose lei con decisione e sfoderando un ampio sorriso.

« Bene! Sono contento per te! Inoltre devi sapere che Keyn... » Non finì la frase che iniziò ad annusare l'aria.

« Keyn cosa? » chiese lei incuriosita ma lui sembrò ignorarla.

“ Questo odore...”

« Hey Blaze, cosa stai sentendo? Tutto bene? » Chiese leggermente preoccupata nel vederlo sbiancare tutto ad un tratto e sgranare gli occhi.

Appena lui rivolse con orrore lo sguardo all'entrata del negozio, Elizabeth capì, e non riuscì a trattenere una risata divertita.

« Ehm... Si, li dentro c'è Camilla » Gli confermò.

« Quella pazza furiosa!! Non posso farmi trovare da lei! » Urlò lui guardandosi frettolosamente attorno come per cercare un'eventuale via di fuga.

« Elizabeth! » Da dentro si udirono dei passi avvicinarsi alla porta di ingresso.

« Oh no! Dannazione! Sta Uscendo! » Continuò lui allarmato mettendosi le mani fra i capelli e scuotendogli nervosamente.

« Presto vieni con me! » le disse poi afferrandola senza preavviso per un polso e costringendola a seguirlo in una corsa sfrenata per le vie del centro senza lasciarle il tempo di protestare.

Un istante dopo, Camilla uscì dal negozio reggendo un'altra gigantesca borsa.

« Ely, scusa il ritard... Oh! »Disse notando che la ragazza era sparita e che aveva lasciato le borse vicino alla panchina che poco prima occupava.

« Strano... Eppure era qui pochi secondi fa... »

 

 

 

 

 

Elizabeth non seppe dire per quanto tempo avessero corso ma era sicura che ora si trovavano ben distanti dalla donna, in tutt'altra zona.

Si fermarono per camminare e lei, ancora ansimante non poté che scoppiare a ridere vedendo il terrore negli occhi di lui, sparire pian piano.

« Ahah proprio … non la sopporti, eh? »

« Non rideresti tanto se fossi al mio posto! Quella è peggio delle pulci! Più lontano sto da lei e meglio è! »

« Forse in un certo senso hai ragione... Comunque perché mi hai trascinato qui? »

Prima di risponderle, iniziarono a camminare a caso per la città, mentre il cielo andava scurendosi velocemente.

« Beh, mi era venuta voglia di parlare con qualcuno visto che Keyn non è molto loquace in questi giorni e tende a sparire... Sai com'è fatto no? Prima c'è e poi no ... »

« Hai ragione... E riguardo a lui che cosa volevi dirmi prima? »

« Prima?... - Sembrò pensarci un attimo « … Ah si! Beh, volevo dirti che Keyn mi ha parlato della vostra ultima missione, soprattutto di quando hai evocato il tuo potere... »

« E cosa ti ha detto? » chiese curiosa lei.

« Che lo hai sorpreso molto e credimi, non è affatto facile! Cogliere di sorpresa Keyn è veramente difficile, per non dire un evento alquanto raro! Non se lo aspettava proprio che tu possedessi un tale potere! » Disse sorridendole.

In un primo momento non seppe cosa rispondergli. Era troppo contenta per farlo, anche se non sapeva bene il perchè.

Quella volta non aveva fatto molto ma era bastato. Il fatto di non averlo deluso la rallegrava.

« Non lo avrei mai pensato... Non mi era apparso tanto sorpreso » ammise poi.

« In effetti non da mai a vedere quello che pensa, dice che è una debolezza far capire agli altri quello che pensi... Beh, per un certo senso ha anche ragione... »

Lei concordò con lui annuendo piano. Continuarono a camminare per un po'.

« Posso farti una domanda? »chiese poi Elizabeth.

« Si certo, spara »

« Tu e Keyn, da quanto ho visto, siete ottimi amici, ma da quanto vi conoscete? »

Lui la guardò e attese qualche attimo prima di risponderle, poi tornò a volgere lo sguardo davanti a se e rispose con indifferenza.

« Devi sapere che io e lui siamo cresciuti insieme, ci conosciamo da quando eravamo bambini. Per me non è solo un amico, ma piuttosto un fratello... »

« E' una cosa molto bella! »

« Si infatti, lo è! »

« Ed è per questa vostra amicizia che siete diventati entrambi degli Hunter? »

« No, non proprio per questo motivo... »

« E allora perché? »

« Hey! Che fine ha fatto “posso farti UNA domanda? » rise lui.

« Ehm... Scusa! Non volevo essere troppo invadente... » Si affrettò a dire lei abbassando lo sguardo leggermente imbarazza.

« Dai stavo scherzando! » Gli disse e ritornò a parlare in modo tranquillo.

« Entrambi i nostri genitori erano cacciatori, ed era quasi ovvio che lo saremmo diventati anche noi primo o poi, ma nonostante ciò, entrammo a far parte degli Hunter spinti da motivazioni ben diverse... »

Elizabeth a quel punto, gli prestò ancora più attenzione, ascoltandolo con interesse e in silenzio.

« … Io entrai non solo per il dovere verso la mia famiglia, ma anche per mantenere fede ad un giuramento fatto tra me e Keyn, e ovviamente anche lui lo fece, ma non solo. Lui vi entrò soprattutto per mantenere una solenne promessa... »

Lei non poté non notare il cambio di espressione sul volto del licantropo mentre pronunciava queste due ultime parole. Espressione che si intonava al suo tono di voce che assumeva una nota di malinconia e tristezza allo stesso tempo. Come se quella stessa risposta avesse risvegliato uno spiacevole ricordo dentro di lui.

Le parole che uscirono dalla bocca della ragazza sorsero spontanee, senza che se ne rendesse conto.
« Che genere di promessa? »

Blaze non ebbe il tempo di risponderle che dei forti rumori di vetri rotti e disordini attirarono la loro attenzione, interrompendoli.

Provenivano dall'interno di un Saloon situato a qualche metro da dove si trovavano loro. Un edificio a due piani, completamente in legno, abbastanza grande e spazioso dove le vetrate delle finestre erano parzialmente oscurate da delle lunghe tende verdi.

« Ma che succede la dentro? » domandò Blaze riassumendo nuovamente un comportamento annoiato e indifferente.

« Niente di che, sarà solo una rissa fra clienti... Ogni giorno c'è qualcuno che tende ad alzare un po' troppo il gomito e questo è il risultato... »

« Beh... allora andiamo a vedere... » Affermò l'uomo avanzando per portarsi vicino all'ingresso.

« Aspetta! Sei forse impazzito?... » tentò di bloccarlo, ma invano.

Lui fece ancora qualche passo, poi si bloccò e per istinto fece un passo indietro.

Un istante dopo, un uomo abbastanza in carne, sfondò una delle due piccole porte in legno a doppio senso dell'entrata, e si schiantò malamente al suolo ad un paio di metri dal locale.

Elizabeth sussultò arretrando leggermente mentre Blaze non si scompose minimamente e continuò a fissare l'uomo steso davanti a lui.

Dalle guance arrossate e dalla puzza di alcol del suo alito che si sentiva già da quella distanza, doveva aver esagerato parecchio con il bere.

Poi l'Hunter sollevò lo sguardo, udendo l'avvicinarsi di un secondo individuo. A giudicare dal passo lento e minaccioso doveva essere colui che aveva “lanciato” il malcapitato fuori dal locale.

L'altra porta del Saloon venne aperta con una leggera spinta, sufficiente a permette all'uomo di uscire allo scoperto.

Man mano che avanzò dall'oscurità dell'atrio, la figura di quel individuo iniziò a delinearsi e colorarsi alla luce della luna crescente all'orizzonte.

Si rivelò essere un giovane uomo sulla trentina o anche meno.

Capelli corti di un castano chiaro, tendenti ad assumere una sfumatura nettamente più scura alle estremità. Gli occhi ambrati e con sfumature dorate, rendevano il suo sguardo tagliente e freddo come il ghiaccio.

La carnagione era chiara e dalle labbra leggermente schiuse, spuntava la punta di uno stuzzica-dente che agitava nervosamente con i denti.

Indossava una giacca corta marrone chiaro, con i bottoni alle estremità delle maniche e del colletto dello stesso colore dell'oro. Essa era aperta, lasciando spazio alla vista di una camicia blu jeans e di un fazzoletto rosso acceso che portava al collo. I pantaloni scuri erano sorretti da una cintura e scomparivano all'interno di un paio di stivali muniti di speroni.

Sul lato destro della giacca vi era una spilla argentea che raffigurava una stella a cinque punte.

L'uomo avanzò appoggiando su una spalla il fucile che aveva in mano, fino a portarsi a un passo dal malcapitato.

« Se non vuoi altri guai, ti consiglio di andartene e di non farti più vedere da queste parti. Spero per te che queste parole siano abbastanza chiare... » Disse all'uomo con un tono di voce che emana solo disprezzo nei suoi confronti.

« Sparisci! » Gli ordinò poi.

Quello non se lo fece ripetere e scappò in preda al panico per le vie della città.

«Thz...» Solo allora l'uomo si accorse finalmente della presenza dei due testimoni.

« Buona sera sceriffo! » Fu Elizabeth la prima a parlare.

« Buona sera anche a te » rispose lui calmo, stando attento a non metterci troppo entusiasmo in quelle parole.

 

Poi l'attenzione di lui si soffermò sulla figura in nero al suo fianco. Lo osservò da capo a piedi.

« E tu chi saresti? Non ti ho mai visto nella mia città … » disse poi freddamente.

Blaze, per nulla intimorito, ricambiò il suo stesso sguardo glaciale, studiando attentamente quella nuova presenza che non aveva ancora incontrato da quando era giunto li.

« Potrei farti la stessa domanda … » rispose il licantropo imitando lo stesso tono di voce del primo.

A quella affermazione, i loro occhi si riempirono reciprocamente di puro odio. Nonostante il loro primo incontro.

Lo sceriffo allora, puntò la sua arma mirando al petto di Blaze e continuò la conversazione.

« Attento, oggi sono di pessimo umore e non ti conviene provocarmi se non vuoi ritrovarti un bel buco nel torace... »

« No, no, aspettate! » cercò subito di difenderlo la ragazza. Invano poiché non venne degnata di uno sguardo.

Prima che Blaze potesse rispondere adeguatamente, un'altra voce femminile attirò l'attenzione dei due.

« Aaron! »

Una nuova figura era uscita dal locale, accompagnata da un'altra più piccola che si identificò essere un grande lupo grigio.

L'altra era una giovane donna dalla pelle molto abbronzata e abiti completamente differenti dal resto della popolazione di quella zona.

Aveva dei corti capelli corvini, completamente lisci, adornati con una piuma bianca e nera appartenente sicuramente ad un volatile.

Il suo viso era molto grazioso, dalle labbra carnose e grandi occhi blu.

Indossava un vestito in pelle molto chiara senza maniche, simile al beige con delle frange sul bordo superiore di esso, avente una media scollatura che permetteva di vedere una piccola collana di strane pietre colorate.

L'abito era aderente alla corporatura esile di lei fino al ventre. Indossava uno strano paio di pantaloni dello stesso materiale e colore del vestito, decorato da disegni circolari alle gambe, lunghi fino alle caviglie.

Le scarpe erano particolari mocassini in tinta con tutto il resto e anche essi dotati di frange.

La donna si avvicinò all'uomo seguita dal suo fedele animale.

« Ora calmati... » disse poi appoggiandogli una mano sul fucile per esortarlo ad abbassarlo.
« … Non credi che per oggi possa bastare con le risse? »

Controvoglia, lo sceriffo dovette dargli retta e abbassare l'arma.

« Misae! » esclamò allora Elizabeth, sollevata per l'intervento della donna. Non osò pensare il seguito se non fosse arrivata lei.

«Salve Elizabeth, come stai? » Le chiese cordiale lei.

« Tutto bene grazie, tu invece? »

« Tranquillo come al solito … » poi rivolse lo sguardo a Blaze « Ma ora, vorresti presentarci il tuo nuovo amico? »

« Ehm... Si certo! Lui è Blaze Hergron! E anche lui è un Hunter! » Affermò lei per poi rivolgersi a Blaze.
« Blaze, questo è lo sceriffo di questa città, Aaron Grey e lei è Misae … Misae... »

« Semplicemente Misae... » Continuò la donna. « Nella mia tribù, questo nome significa Sole Chiaro » Concluse sorridendogli.

« E' davvero un bel nome » Si complimentò inaspettatamente Blaze facendo un ampio inchino, procurandosi solo un'occhiataccia da parte di Aaron.

« Vi ringrazio » rispose gentilmente lei.

« Bene, ora che ci siamo presentati non intendo rimanere un minuto di più qui con lui ... » Si affrettò a dire Aaron marcando l'ultima parola e cercando di evitare il proseguimento di un ulteriore dialogo.

Fece per andarsene ma si bloccò rivolgendosi direttamente all'Hunter.

« … E visto che sei nuovo qui, è opportuno mettere in chiaro già da subito alcune cose: Primo. Tu non mi piaci per niente. Secondo. Ti consiglio di startene buono e soprattutto di starmi alla larga. Se non vuoi che ti spedisca al fresco... O peggio... »

Blaze si sentì il sangue ribollire nelle vene udendo quelle parole, e quasi gli ringhiò contro.

« Allora ti conviene provare a farlo già da subito, sempre che tu ci riesca, perché non sarai di certo tu a dirmi cosa devo o non devo fare! » Lo provocò mostrandogli i suoi canini da lupo leggermente allungati.

Subito il lupo grigio iniziò a ringhiare contro Blaze, arretrando leggermente.

« Dakota! Ma che cosa ti prende? » Gli chiese Misae non capendo subito il motivo di tale gesto.

Aaron, invece, non perse tempo e gli puntò nuovamente il fucile preparando già il colpo in canna.

« TU! Sei un licantropo! » affermò adirato e disprezzante allo stesso tempo.

« Bravo, hai indovinato! Allora hai anche un cervello! Interessante... » Gli disse Blaze con un ghigno, mentre i suoi occhi iniziavano a brillare di una luce giallastra.

« Ora basta Blaze! » Intervenne Elizabeth bloccandogli un braccio.

« Elizabeth ha ragione! Smettetela tutti e due, non c'è motivo di litigare! » Continuò Misae posizionandosi davanti al fucile di Aaron.

« Tranquilla, non voglio fargli niente di male, solo mostrargli con chi ha a che fare! Al massimo si ritroverà con qualche osso rotto … o peggio … » Gli rispose Blaze.

« E io voglio fargli vedere chi comanda in questa città! Sappi che so benissimo come fronteggiare uno come lui! Hunter o no che sia! » gli rispose di rimando l'altro.

« Non mi pare né il posto né il momento adatto per farlo! » aggiunse Misae « … Aaron, ti ricordo che devi essere tu a portare ordine qui! E non il caos! »

Blaze e Aaron continuarono a studiarsi l'uno con altro, senza dare segni di voler cedere. Aaron continuò a tenere sotto tiro il licantropo e quest'ultimo a tenersi pronto per scattare da un momento all'altro.

« Si, forse hai ragione Misae … » disse improvvisamente Aaron appoggiando nuovamente la canna del fucile sulla spalla.
« … Non ne vale veramente la pena scontrarsi con lui … Per oggi ti è andata bene, lupetto! » Finì poi rivolgendosi a Blaze.

« Lupetto a chi?! Guarda che ti posso sbranare in un qualunque momento sbruffone! »

Gli inveì contro venendo però trattenuto ancora da Elizabeth che dovette dare sfogo a tutta la forza dei suoi muscoli per impedirgli di saltargli addosso. Anche se sapeva benissimo che non sarebbe stato sufficiente a fermarlo.

« Dai Blaze! Lascialo perdere! » Lo implorò tirandolo indietro.

Ad Aaron sfuggì un sorriso beffardo. Poi si voltò nella direzione opposta.

« Andiamo Misae, abbiamo già perso troppo tempo... »

La donna annuì e lo seguì. « Arrivederci Elizabeth! Ci vediamo in giro! » la salutò.

« Va bene … A presto! » Gli rispose lei intenta ancora a trattenere il licantropo adirato più che mai.

« Andiamocene anche noi adesso, si è fatto tardi! » Disse lei rivolgendosi a Blaze, tirandolo tutt'altra parte.

« Andarsene?! Io quello lo spezzo in due! »

« Avanti, è tardi ormai e dovremmo ritornare alla villa! Per favore! »

« E va bene! » rispose lui smettendo di dimenarsi.

« Hoy! » urlò poi allo sceriffo che ormai si trovava infondo al viale. « La prossima volta che ti vedo non ci sarà nessuno a fermarmi! Chiamami ancora una volta lupetto e ti sbrano sul serio! »

Quello lo sentì e gli rispose solo alzando un braccio, senza però voltarsi.

Blaze sapeva che sul volto aveva stampato ancora quel sorriso beffardo che tanto lo infastidiva e trattenne per pelo l'istinto di rincorrerlo e ucciderlo ma preferì voltarsi e seguire Elizabeth sulla via del ritorno.

 

 

 




Salve a tuttiXD
Ecco un nuovo capitolo!:) Spero di non avervi fatto attendere troppo e soprattutto che vi sia piaciuto!:)
DOMANDE:
Cosa ne pensate di questi due personaggi? e che ruolo avranno in tutta questa storia? spero di non avervi deluso!:)
Bene, ora passiamo ai ringraziamenti come sempre!:))
Nuovamente ringrazio Cristina Maurich 55 che continua a recensire la storia anche se ormai si starà stufata dei miei grazie xP Ahah xP Ok sono trooooppo ripetitivo xP
Ringrazio tutti coloro che seguono la storia e anche chi legge in silenzio!:)) GrazieeeeeXD
Al prossimo capitolo! ciaooooooooooooXD

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Capitolo 15
*** Guai in arrivo ***



Guai in arrivo

 

L'oscurità sembrava regnare sovrana in quel luogo all'apparenza così desolato e abbandonato da tutti. Mai un raggio di sole aveva osato oltrepassare quelle nubi così intense e nerastre che da giorni incombevano minacciose nel cielo.

Caisonville, prima bella città ricordata per i moltissimi fiori colorati che ornavano le bellissime case, dall'atmosfera gioiosa che ogni giorno si diffondeva per ogni viale, ora sembrava una città fantasma, dove gli unici colori dominanti erano freddi e privi di ogni emozione.

Nell'aria si poteva sentire ancora chiaramente l'odore del sangue delle povere vittime, massacrate per saziare quel senso di fame delle singole creature oppure solo per un puro divertimento.

Nessuno era stato risparmiato: uomini, donne, persino bambini...

Uno dopo l'altro era caduti sotto il potere dei vampiri e dei demoni.

Di coloro che riuscirono a scappare, solo una piccola parte poté trovare rifugio nelle cittadine lontane. I meno fortunati furono raggiunti e sterminati brutalmente da quelle selvagge creature senza cuore.

L'attacco era avvenuto senza nessun preavviso, cogliendo la cittadina di sorpresa. Le uniche speranze di respingere gli aggressori svanirono immediatamente con la rapida uccisione delle guardie della città, che si trovò completamente priva di difese. Tutte le vie di fuga furono bloccate in breve tempo, Caisonville si trasformò in una prigione di morte.

L'assalto era stato preparato nei minimi particolari ed era riuscito alla perfezione, opera di una mente fredda, spietata e geniale allo tesso tempo.

Nessuno avrebbe mai sospettato che l'artefice di un tale piano altri non era che un vampiro dal giovane aspetto e dagli affascinanti lineamenti, ma che dal suo comportamento regale ed emotivo, faceva trasparire l'enorme esperienza che aveva accumulato durante gli anni.

Un nobile vampiro dal sangue puro, che ora si era aggiudicato il titolo di maestro e signore della città: Vincent Moore.


* * *


L'ennesimo urlo si levò nell'aria da quell'immensa dimora di pietra, rischiarata solo dal lume di alcune candele che la delineavano, per poi disperdersi nell'aria viziata di quel posto che odorava solo di morte.

I candidi canini del vampiro penetrarono con facilità nel collo di una giovane donna che in breve tempo si sentì privata di ogni sua forza.

Anche quando le sue gambe cedettero e il suo corpo si rilassò innaturalmente, Vincent continuò a stringere fra le sue braccia la preda fino a che non ebbe terminato il suo pasto, per poi lasciar cadere al suolo la sua nuova vittima come se fosse uno scomodo rifiuto.

Finì di leccarsi le labbra ancora bagnate dalla linfa vitale della giovane, per poi pulirsele finemente con un fazzoletto bianco.

Si rilassò sulla sua poltrona in pelle rossa e socchiuse gli occhi per gustarsi ulteriormente il sapore del suo pasto.

Quell'istante non durò molto perché venne disturbato dal fastidioso bussare di qualcuno sul portone di ingresso della sala.

« Entra! » Disse seccato da quell'interruzione.

Subito, la grande porta si aprì sufficientemente per far passare l'individuo.

Dall'oscurità apparve Darius che cortesemente si inchinò davanti al suo signore.

« Spero che il pasto sia stato di vostro gradimento »

Accennò notando la povera donna riversa al suolo, ormai priva di vita.

Vincent non rispose volgendo il capo altrove e fissando un punto imprecisato della stanza.

« Dunque... Ci sono novità?... » chiese poi, con il suo solito fare annoiato.

« Le nostre forze stanno aumentando notevolmente e ci sono sempre più creature che arrivano a Caisonville per servirvi ... A quanto pare, la voce della vostra impresa si sta spargendo rapidamente... State acquistando sempre più fama e potere mio signore... »

« Molto bene... » Si limitò a dire senza mostrare molto interesse nel suo tono di voce. « … E che mi dici di quei due impostori? Gli avete trovati? »

« Non esattamente, ma i nostri informatori ci hanno riferito indizi importanti... »

Finalmente Vincent degnò di uno sguardo il suo servitore e lo incitò a continuare.

« Ci sono giunte notizie dalla cittadina di Firewell … La creatura che avevate inviato li, pare sia stata eliminata e con lei anche tutti i suoi figliocci... Dicono che siano stati gli Hunter … » fece una pausa per lasciare il tempo a Vincent di riordinare le idee.

Non necessitò di troppo tempo per fare due più due e subito le sue labbra si contorsero in un leggero sorriso di vittoria, segno di aver capito la rilevanza della notizia.

« Questo si che è interessante … L'unico modo per uccidere l'originale era quello di usare il potere di un vampiro nobile, più precisamente di un sangue puro, dato che sono stato io a crearlo usando il mio stesso sangue … Di conseguenza, solo un altro della mia stirpe poteva riuscire in questa impresa … »

Poi scoppiò a ridere. Prima un risolino trattenuto, poi sempre più forte. Sembrava che Darius gli avesse raccontato la barzelletta più bella del mondo.

« Questa si che è bella! … »Affermò alzandosi dal suo trono e avviandosi all'uscita seguito dallo sguardo dall'altro occupante della stanza, poi continuò:

« … Escludendo l'esistenza di altri purosangue nella zona … Credo che sia giunto il momento di fare una visita alla città degli Hunter … » Disse marcando con disprezzo l'ultima parola.

« … Questo vampiro sta disonorando la nostra famiglia, non solo perché è un Hunter ma anche perché osa dare la caccia ai suoi consanguinei … »

Prima di varcare la soglia si fermò mostrando i suoi affilati canini.

« Domani notte partirò personalmente per incontrare questo tale e gli farò vedere che si è schierato dalla parte sbagliata … »

- Ma signore, volete affrontarlo da solo? -

« Darius … Non sono così sprovveduto, dopotutto vado nella tana del lupo … Per ora farò solo un giro di ricognizione e già che ci sono scambierò due parole con loro, poi vedrò… »

« Non volete nemmeno portarvi una piccola scorta? »

« Con chi credi di parlare?! »gli inveì contro alzando il tono della voce.

« Perdonatemi mio signore, non era mia intenzione … » Si scusò immediatamente chinandosi.

Vincent sbuffò calmo e si mise una mano fra i capelli scompigliandoli un po'.

« Da solo passo più inosservato. Con quei babbei la fuori non c'è da fidarsi molto … »

Detto ciò scomparve avvolto da una nube di color nero pece.


* * *

 

Il cielo andava scurendosi lentamente, coprendo prima parzialmente, poi quasi del tutto la flebile luce del mattino.

Le prime goccioline di pioggia iniziarono a toccare il suolo, producendo un lieve tintinnio. Poi sempre più forte fino a trasformarsi in un suono continuo e costante.

Nella cittadina, coloro che erano stati colti dall'improvvisa pioggia corsero ai ripari, rifugiandosi nelle loro case, sotto qualche tettoia o dentro a qualche negozio.

In lontananza, però, vi era ancora qualcuno che continuava a muoversi agilmente sotto quell'ormai insistente pioggia, senza dar segno di voler rinunciare al proprio impegno.

Saltava, schivava e parava gli attacchi del suo avversario, cercando di abituarsi al terreno scivoloso che ormai si era venuto a creare.

« Complimenti, sei migliorata moltissimo in questi giorni Elizabeth! »

Le disse lui, parando l'ennesimo colpo.

« Detto da te è più che un complimento! » Gli sorrise lei, senza però distrarsi e ripartì all'attacco, ora armata del suo fidato bastone.

Lo fece roteare in aria e provò a colpirlo alla nuca dall'alto. Keyn indietreggiò fino a che non si ritrovò sorprendentemente bloccato contro un albero.

“Preso!” Pensò la ragazza.

Ormai lo aveva in pugno e non voleva assolutamente farsi scappare l'occasione di colpirlo in pieno per la prima volta.

Keyn, resosi conto della situazione non poté che accennare un lieve sorriso ma non sembrò per nulla turbato.

« Avanti! Fammi vedere cosa hai imparato maga del vento! »La provocò lui.

« Con vero piacere! Preparati! »

Detto ciò, portò il bastone sopra la sua testa e iniziò a farlo roteare con sempre maggiore velocità. Intorno alla sua arma andò a formarsi un piccolo vortice d'aria che si ingrandì dopo breve tempo fino a trasformarsi in tornado in miniatura.

“Però, niente male … ” pensò lui assumendo un'espressione curiosa.

“Pochi maghi riescono ad usare un tale incantesimo in così breve tempo …”

Dovette rimangiarsi tutto non appena notò un accenno di insicurezza crescere sul volto della ragazza. Infatti subito dopo perse totalmente il controllo sull'incantesimo. Il bastone le fuggì di mano e il vortice la avvolse completamente, aumentando ancora più la sua potenza.

Solo quando si sentì sollevare verso l'alto ebbe veramente paura.

« K... Keyn! Aiutami! » Urlò.

L'Hunter non perse tempo e corse in suo soccorso. Si gettò letteralmente in quella tromba d'aria, senza esitare un solo istante.

Rapido, individuò la ragazza poco distante da lui e le afferrò una mano per portarla vicino a se, abbracciandola.

Quel contatto così semplice e naturale, bastò a far emergere dentro di lei uno strano sentimento. Cosa era quella sensazione di benessere e sicurezza che aveva iniziato a provare in quell'assurdo momento?

Era la prima volta che lo sentiva così forte e vicino a lei, tanto che il cuore incominciò a batterle più velocemente.

D'istinto alzò lo sguardo, per cercare gli occhi limpidi e verdi di lui, e gli trovò, intenti a studiare la situazione in cui si trovavano al fine di scovare una piccola via di salvezza, prima che quel vento impetuoso potesse trascinarli ad altezze assai pericolose.

Era cosciente del fatto che era nuovamente colpa sua e toccava a lei rimediare anche se in quel momento, come al solito, non sapeva come.

Poi le venne in mente una frase che le aveva detto Camilla durante uno dei loro allenamenti:

 

I sentimenti di un mago influiscono in modo decisivo sulla riuscita di un incantesimo e ne determinano forza ed efficacia. Quando ti sembrerà di aver perso totalmente il controllo della situazione, fai un respiro profondo e rilassati. Solo così potrai gestire l'equilibrio che c'è fra te e il tuo potere e non ci sarà incantesimo che tu non possa governare.”

 

E così fece. Si lasciò avvolgere dal quel tiepido abbraccio e dalle benefiche sensazioni che provava, traendo un bel respiro prima di chiudere gli occhi.

Magicamente, il vortice d'aria si fece più debole e sempre meno intenso, fino a trasformarsi in un leggero venticello che lentamente gli riportò con i piedi per terra per poi disperdersi completamente.

Restarono abbracciati sotto la pioggia per un tempo imprecisato finché lei non sentì la presa di lui farsi più debole. Aprì gli occhi e si accorse che la stava guardando stranito e sorpreso allo stesso tempo.

Solo allora Elizabeth sembrò riprendersi e si rese conto di stare ancora stringendo il petto di lui. Arrossì di colpo e si staccò immediatamente in preda al più completo imbarazzo.

« Io... Io … » Cercò di giustificarsi, ma nella sua mente vi era talmente tanta confusione che formulare soltanto una frase di senso compiuto le era impossibile. Abbassò lo sguardo giocherellando nervosamente con le dita delle mani e arretrando di qualche passo.

Lui si avvicinò piano e le sollevò il mento, afferrandolo con il pollice e l'indice della mano, costringendola a guardarlo negli occhi. Gli sorrise e portò la sua bocca vicino all'orecchio di lei:

« Lo sai che quando arrossisci sei ancora più carina? Elizabeth. » Le sussurrò piano, marcando il suo nome.

Fu allora che si sentì il volto andarle a fuoco, nonostante la fredda pioggia che costantemente continuava a cadere. Se prima il cuore batteva forte, ora sembrava che dovesse uscirle dal petto. Era talmente frastornata che non si accorse nemmeno che intanto Keyn era arretrato leggermente e si era tolto il cappotto. Glielo mise a mo' di coperta sulla testa, per ripararla dalla innumerevole goccioline d'acqua.

« Avanti, ora sarà meglio che torniamo alla villa o ti prenderai un malanno restando qui … » Le disse sempre mantenendo un leggero sorriso gentile.

Lei si riscosse leggermente prima di annuire e seguirlo distrattamente.

 

* * *

 

Elizabeth e Keyn varcarono il portone della grande villa, venendo accolti dal solito e tranquillo Raphael Keige che prontamente aveva portato loro delle calde coperte.

« Bentornati » disse porgendogliele.

Elizabeth non perse tempo e ne prese una, dopo aver ringraziato e ridato il cappotto a Keyn. Non poteva di certo negare il fatto che stava tremando per il freddo. Anche se era estate, quel giorno, le temperature erano scese parecchio con il temporale.

Keyn, invece, non sembrava soffrirne minimamente e si avviò con estrema tranquillità verso le sue stanze salutando solo con un cenno del capo.

Elizabeth lo seguì con lo sguardo fino a che non lo vide scomparire lungo il corridoio in cima alle scale.

« Raphael, posso farti una domanda? »

« Certo, ditemi pure »

« Riguardo a Keyn … Lui … Beh … Lui, è una creatura della notte, non è così? »

Raphael si trovò un po' spiazzato per quella improvvisa domanda e restò un attimo a riflettere. Non poteva dirle la verità, almeno non ancora.

« Moltissimi Hunter qui lo sono, ma se vuole sapere più cose su di lui, perché non glielo chiede lei stessa? » Le disse poi con gentilezza e tranquillità.

« Non voglio essere troppo invasiva, insomma … Non vorrei che questo lo infastidisse … Ma desidererei anche conoscerlo meglio … »

Raphael sospirò piano accennando un piccolo sorriso, poi le mise una mano su una spalla.

« Ascoltatemi, vi fidate di lui? »

« Si, mi fido. » Rispose sinceramente.

« Allora non temete, a tempo debito avrete occasione di parlare e chiarire ogni cosa. So che non è molto espansivo, ma infondo è una brava persona, e cosa importante, vi vuole bene. Per ora vi basta sapere questo ok? » Concluse ampliando il suo sorriso.

Quelle parole confortarono Elizabeth che rispose abbracciandolo con gioia, bagnandoli tutta l'uniforme. Ma lui non se ne curò.

« Grazie! » Gli disse infine.

« Non c'è di che, ma ora vada a cambiarsi, è tutta infreddolita! »

« Corro! » Detto ciò scomparve anche lei in cima alle scale, balzando leggera sui suoi passi.

 

* * *

 

La pioggia continuò a cadere al suolo per tutto il pomeriggio e ormai il sole andava calando all'orizzonte, portando ulteriore oscurità a quella già creata dalle immense nubi nere temporalesche.

Le strade erano deserte e l'unico rumore a regnare sovrano nella villa era il costante tintinnio della pioggia che batteva sui vetri e sui tetti in legno delle abitazioni..

Keyn era disteso su pino sul letto e sembrava dormire tranquillamente, ignaro del pericolo che avrebbe corso di li a poco.

 

Ti ho trovato!”

 

Una voce improvvisa lo svegliò dal suo sonno facendolo balzare in piedi allarmato. Afferrò la sua spada e si guardò intorno con attenzione.

Niente. Non avvertiva la presenza di nessuno, eppure aveva sentito chiaramente quella voce vicina a lui.

 

Non vi sforzate a cercarmi, non sono li in questo momento... ”

 

Parlò di nuovo l'individuo, con voce calma.

- Allora dimmi dove sei, così ti vengo a trovare … - Lo incitò lui per nulla intimorito.

 

Aha vedo che il coraggio non vi manca, ma se fossi in voi non resterei così tranquillo...”

 

« Allora presentati, così saprò il nome di colui che prenderò a calci per avermi disturbato! »

 

Sei sicuro delle tue capacità, purosangue.” Disse marcando l'ultima parola.

 

Keyn sembrò zittirsi e farsi serio nell'udire quella frase.

« Avanti, dimmi chi sei e cosa vuoi! »

 

Voglio solamente parlare con un mio consanguineo e riguardo al mio nome, credo che tu lo sappia già a questo punto...”

 

« Vincent, il vampiro purosangue di Caisonville... »

 

Esattamente... Ma ora, che ne dici di continuare la conversazione faccia a faccia? E' snervante comunicare in questo modo …”

 

« Se proprio ci tieni ti accontenterò, dimmi solamente dove ti trovi ed io verrò a cercarti personalmente! »

 

Oh, non ne dubito …”

 

* * *

 

Elizabeth, intanto, era rimasta chiusa nella sua stanza a meditare sulle parole di Raphael, dopo aver consumato un buon pasto caldo ed essersi cambiata. In quel momento provava una grande gioia nel sapere che Keyn le voleva bene e non riusciva a pensare ad altro, anche perchè le faceva uno strano effetto.

Le vennero di nuovo in mente le immagini dell'allenamento, di quando aveva generato quel vortice e di come, successivamente, si era ritrovata ad abbracciarlo calorosamente. Arrossì di colpo e si scompigliò i capelli.

“ Naaaah! Elizabeth! Perchè fai sempre queste figuracce!”

Pensò rivolgendosi a se stessa.

Poi si alzò dal letto sul quale era seduta e si affacciò alla finestra, scostando le bianche tende. Continuava a piovere a dirotto e ormai era quasi del tutto calata la notte.

Sospirò avvilita. Dato che non poteva fare gran che, optò per iniziare a leggere un altro libro della grande biblioteca, almeno così non si sarebbe annoiata.

Si scostò leggermente dalla finestra, quando con la coda dell'occhio, intravide una figura muoversi nell'ombra.

Immediatamente riportò lo sguardo sulle strade della cittadina e con sorpresa, riconobbe i tratti di Keyn. Si aggirava furtivo fra le vie, diretto verso una meta precisa e armato della sua inseparabile spada.

« Ma dove sta andando con un tempo del genere? » Si chiese.

Insospettita dal suo comportamento, indossò i suoi stivaletti e si premurò di prendere una mantella per ripararsi almeno in parte dalla pioggia. Poi lo seguì. 






Blaze forma lupo




Heyla! Ciao a tutti!!
Prima di tutto vorrei scusarmi per il stramega ritardo ma l'ispirazione non si decideva a venire e i compiti di scuola mi occupavano gran parte del pomeriggio :((
Fatto sta che per farmi perdonare ho pubblicato un capitolo più lungo e l'immagine di Blaze forma lupo ^.^
Spero che il tutto vi sia piaciuto!:)))
Passiamo ora alle solite domande:
Che cosa accadrà ora? Tutto si risolverà pacificamente o nei peggiori dei modi?
AL prossimo capitolo!!! :)))
Che spero di aggiornare presto xP Anche se la matura mi porterà via tempo xP
Bene, ora passiamo ai ringraziamenti come sempre!:))
Ringrazio Cristina Maurich 55 che non ,o stancherò mai di ringraziare!!! E scusa il ritardo xP
Poi ringrazio anche LoStregatto!!:)) GRAZIE!!:))
Ed infine grazie a tutti quelli che leggono e seguono la storia!! **:))) GrazieeeeeXD
Al prossimo capitolo! ciaooooooooooooXD

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Capitolo 16
*** Segreto Svelato ***


 

Segreto svelato

 

 

 

Una violenta scarica elettrica attraversò il cielo notturno, rischiandolo per un brevissimo istante. Ne susseguì un assordante fragore che si disperse rapido nello spazio.

Ancora un lampo e un tuono, poi nulla. Ora, solo il rumore della pioggia che si infrangeva sulle verdi foglie della foresta, era in grado di rompere il silenzio sinistro di quel luogo ai confini più lontani della cittadella.

 

Poi, silenziosa, un'ombra attraversò rapida quel fitto bosco, dirigendosi verso una meta ben precisa impressa nella sua mente. Scavalcò le possenti radici, saltò i piccoli fiumiciattoli e superò agilmente ogni ostacolo che quel percorso gli aveva riservato, fino a giungere ad uno spazio aperto fra i fitti alberi, ovvero, il quinto campo di allenamento.

Era quello il luogo dell'incontro.

 

Keyn si guardò attorno. I suoi occhi attenti percorsero con rapidità l'intera area. Se vi era solo l'ombra di una trappola, la avrebbe sicuramente trovata.

Dopo pochi istanti, la sua attenzione venne attirata da una sagoma che avanzava fiera e composta nell'oscurità.

« Sei stato veloce a raggiungermi …» esordì Vincent con voce calma.

« Detesto far aspettare i miei nemici …» replicò l'Hunter portandosi difronte al suo avversario a spada sguainata.

« Mi sembra giusto, ma per quanto strano possa sembrare, preferirei evitare di scontrarmi contro di voi. Dopotutto, sono venuto qui solo per parlare »

Keyn allora ripose di nuovo l'arma nel suo fodero e incrociò le braccia al petto – Bene, allora ti ascolto. –

« Prima di tutto vorrei presentarmi come si deve... » disse facendo un lieve inchino.
« Il mio nome è Vincent, ultimo discendente della nobile dinastia dei Moore. E voi siete invece?… »

« Keyn Blacksword … » rispose semplicemente l'Hunter.

« Blacksword eh? » Vincent parve riflettere nell'udire quel nome.

« Hmm… dove l'ho già sentito? » Si chiese volgendo lo sguardo altrove, strofinandosi il mento con il pollice e l'indice della mano.

« Naaah non me lo ricordo… Pazienza … »

Sbuffò per poi ritornare a guardare l'uomo difronte a se, che non si era ancora mosso di un millimetro.

Si ricompose aggiustandosi il mantello peloso che portava sulle spalle, ormai completamente zuppo d'acqua.

« Mi pare di capire che voi non siate quel genere di persona che si perde in chiacchiere inutili, vero? » Iniziò a parlare e, vedendo Keyn non accennare a dire niente continuò. « … Sappiate che sono a conoscenza del fatto che siete venuto a visitare la mia bellissima città qualche tempo fa … »

« Se con “bellissima città” intendete una cittadina semidistrutta, avvolta dalle tenebre e deserta … Beh complimenti, avete uno spiccato senso di cosa è veramente bello. Orripilante sarebbe un termine più appropriato per descrivere la vostra città … » Lo interruppe Keyn, marcando con disgusto le ultime due parole.

Vincent sogghignò appena. « Certo che siete strano signor Blacksword … Preferite per caso un bel sole caldo? »

« Dico solo che vi siete appropriato di una città che non vi apparteneva » Ribatté.

« Per la verità mi sono preso la libertà di dare una casa alle creature della notte, anche noi abbiamo diritto ad averne una, no? »

« Sottraendo e distruggendo la casa di altri però… » Precisò l'Hunter.

« Di chi? Degli umani forse? Deboli come sono non valgono niente. Voi dovreste saperlo bene » Disse forzandosi di mantenere un comportamento calmo e disciplinato.

« E' qui che vi sbagliate! » replicò ancora Keyn « Non saranno forti fisicamente ma hanno qualcosa che noi, o meglio voi non potrete mai avere... »

Vincent prima lo guardò perplesso poi rise facendo intravvedere i suoi denti bianchissimi.

« Ti stai forse riferendo ai loro stupidi sentimenti oppure alla loro inutile speranza per un futuro migliore? Dove pecorelle e lupi possano vivere insieme e in armonia? »

Keyn non riuscì a controbattere che Vincent riprese subito la parola, alzando di colpo il tono della voce.
« Che assurdità! Io non so che farmene! »

Poi aprì le braccia al vento e mostrò fiero i suoi canini da vampiro alzando il mento.

« Guardaci Keyn! » disse ampliando ancora il suo sorriso. « Noi siamo gli unici esseri capaci di governare questo mondo! Siamo i più forti delle creature! Siamo i Purosangue! Tutti ci temono e ci rispettano! Insieme potremmo sottomettere gli umani e a quel punto saranno solo le creature a governare come è giusto che sia! »

« Questi non sono altro che i pensieri di un folle! » Gli inveì contro Keyn.

« No, tu sei il folle! Unisciti a me, e forse potrò chiudere un occhio sul fatto che sei un Hunter e che hai dato la caccia a quelli come noi »

« No grazie, i pazzi come te, di solito gli elimino » Disse lanciandogli una severa occhiata ed estraendo nuovamente la sua spada nera che emise un suono sordo.

Vincent si fece subito serio. Si portò una mano sul volto, chiudendo gli occhi, e sospirò abbassando il capo.

« Ai ai, cosa mi tocca sentire … » Disse rivolto più che altro a se stesso.

« Siete un uomo stupido e testardo Keyn Blacksword … »

Dettò ciò il suo corpo iniziò a trasformarsi. Le mani si ricoprirono di squame nere e le unghie si allungarono i modo tale da assumere la forma di veri e propri artigli, neri come la pece. Quando tolse la mano dal proprio viso e alzò lo sguardo, i suoi occhi parvero brillare ancora più intensamente nella notte.

« Mi costringete a fare una cosa che avrei preferito evitare … » Una nube nera e oro cominciò ad avvolgergli lentamente il corpo, espandendosi rapidamente intorno a lui.

« Dovrò … »

Non finì la frase che ad un tratto la sua aura scomparve, fluendo verso il cielo, mentre i suoi occhi puntarono in una direzione ben precisa nella foresta.

Keyn seguì il suo sguardo e annusò un po' l'aria. Con orrore riconobbe perfettamente l'odore che proveniva da quella direzione.

« Oh... A quanto pare, questo posto non è desolato come sembra » pronunciò Vincent tornando normale. Sogghignò appena e fece qualche passo indietro.

« Dato che sono qui, se non ti dispiace, approfitterei della situazione per divertirmi un po' »

Detto ciò scomparve nel nulla lasciando al suo posto solo una piccola polvere nera che si dissolse nel vento.

Keyn imprecò a denti stretti e si mise a correre il più velocemente possibile per raggiungerlo.

 

 

* * *

 

 

Nel frattempo, in un Saloon in città …

 

« Un altro per favore » chiese un cliente appoggiando il bicchiere vuoto sul balcone del bar.

Il barista lo guardò un po' contrariato ma ugualmente preparò un altro boccale di birra e glielo porse.

« Signore, è già il decimo che beve, non farebbe meglio a smetterla? »

All'uomo bastò alzare gli occhi argentei e fissare il barista per rispondere alla domanda. Poi si portò il bicchiere alle labbra e bevve un altro sorso di quella bibita che adorava tanto. Non era da lui rifugiarsi in un bar, ma quando il suo orgoglio veniva calpestato le alternative erano due: o distrarsi o fare a pezzi chi aveva osato insultarlo. Purtroppo aveva dovuto optare per la prima scelta.

Poi il cigolio dei cardini della porta preannunciò l'arrivo di un altro cliente, che in quel momento indossava un lungo cappotto nero e un cappello a cilindro del medesimo colore. Era completamente fradicio per via del temporale e quindi si affrettò a levarsi gli indumenti bagnati appendendogli all'appendi-abiti sulla parete.

Si avviò al balcone e si sedette vicino a Blaze Hergron, alzando una mano per richiamare l'attenzione del barista.

A Blaze non servì nemmeno guardarlo per riconoscerlo.

« Ma quale onore … » Esordì con fare ironico « Non mi sarei mai aspettato di incontrarla qui Signor Keige… » continuò sorseggiando un altro po' di birra a doppio malto.

« Ogni tanto mi piace cambiare un po' d'aria » Ammise Raphael.

« Voi, invece, state cercando invano di ubriacarvi? » domandò spostando lo sguardo sui nove boccali di birra vuoti sul tavolo.

Blaze rise appena. « Così pare, ma in realtà stavo solo pensando »

« Capisco … » fece calmo Raphael. Di sicuro non aveva nessun interesse ad approfondire l'argomento, o meglio, sapeva che era meglio non immischiarsi degli affari di un lupo come lui...

Passarono alcuni minuti di completo silenzio fra i due, interrotti solo dall'arrivo del barista pronto a servire il nuovo cliente.

« Rum per favore » chiese calmo e venne subito accontentato.

Blaze lo guardò stranito « Rum? Non vi facevo tipo da Rum. Non bevevate del semplice vino una volta? »

Raphael accennò un lieve sorriso « Si, infatti era così, ma vedete, con il passare degli anni ho avuto modo di provare ogni sfumatura dei vini più pregiati. E nonostante il vino sia la mia bevanda preferita, ogni tanto mi piace provare cose del tutto differenti. Per non abituarmi troppo al suo gusto capite? »

« Non potrei biasimarvi allora... Ma, torniamo alla questione principale del perché siete venuto a cercarmi … » Disse Blaze facendo girare in modo circolare il liquido che aveva nel bicchiere.

« … E' anche per questo che siete qui, no? » aggiunse poi guardandolo.

Raphael si fece serio. « Dritto al punto come sempre eh? Voi due sotto certi aspetti siete uguali... » esclamò fissando il suo bicchiere ancora pieno, riferendosi chiaramente a Keyn. Poi anche lui volse lo sguardo a Blaze facendo notare una certa serietà e preoccupazione negli occhi.

« Oggi qualcuno di molto potente è entrato nel nostro territorio e la cosa non mi piace per niente … »

« E sapete già di chi si tratta? »

Raphael scosse la testa « Purtroppo no. Ammetto che è abile a nascondere la sua aura ma almeno so dove si trova. Io non posso allontanarmi da qui, ma voi si e vi pregherei di raggiungerlo il più in fretta possibile perché adesso non è più solo »

Blaze ingoiò tutto d'un fiato la birra che aveva ancora nel bicchiere e poi lo sbatté sul balcone.

« Ok, ditemi dove e con chi. Ho proprio voglia di sfogarmi un po'! » esclamò poi, gettando alcune monete sul balcone. Non c'era modo migliore per distrarsi se non prendere a pugni qualche mostriciattolo.

« Si trova al quinto campo di addestramento, ed è con Blacksword »

Udendo quel nome, Blaze scattò subito in piedi per poi precipitarsi il più in fretta possibile fuori dal locale non dando nemmeno il tempo a Raphael di aggiungere altro.

Se Keyn si era recato da solo ad incontrare quel tipo, voleva dire che erano in arrivo grossi guai e i guai, a lui, non piacevano per niente.

 

 

* * *

 

 

« Accidenti! » Esclamò Elizabeth dopo aver immenso involontariamente i piedi in una pozza di fango. « Ma guarda, ora ho tutti gli stivali sporchi! »

Si guardò intorno per capire meglio dove si trovasse, ma la vegetazione della foresta in quel punto, sembrava tutta uguale. La pioggia continua e il terreno fangoso, inoltre, non miglioravano di certo la situazione.

« Uffa, credo proprio di essermi persa … » Sospirò sconsolata « Ma perché sempre a me capitano queste cose … Potevo rimanere nella mia stanza invece di seguirlo … Naah che stupida … » si disse.

Decise di tornare indietro, sperando con un pizzico di fortuna, di ritrovare la via del ritorno. Proseguire oltre sarebbe stato un suicidio, soprattutto con un tempo del genere. Si maledisse di non aver avvertito nessuno della sua “passeggiata notturna”. Se lo avesse fatto, sicuramente qualcuno sarebbe venuto a cercarla, invece, ora si ritrovava completamente sola e dispersa chissà dove. Sperò almeno di non incrociare qualche animale selvatico o peggio, una creatura della notte.

Passò vicino ad una grande quercia e le venne in mente di raggiungere la cima, così da poter individuare la posizione della villa. Ma scartò subito l'idea. Con la sfortuna che si ritrovava, sicuramente un fulmine l' avrebbe colpita.

Stava per perdere ogni speranza quando intravide qualcuno aggirarsi per la foresta.

Ricondusse subito la figura umana a Keyn e gli corse incontro tirando un respiro di sollievo. Ma non appena questa si voltò, Elizabeth si fermò subito, mentre un'altra espressione si impadronì del suo volto.

Come aveva fatto a non notare quell'immensa pelliccia che portava sulle spalle e soprattutto quegli occhi rosso sangue che la fissavano famelici?

Vincent le si avvicinò piano, sfoderando uno dei suoi sorrisi meno rassicuranti.

« Salve, cosa ci fa una bella signorina come voi da queste parti? » le chiese.

« E tutta sola per giunta … »

Elizabeth fece qualche passo incerto indietro, continuando a fissare con orrore l'individuo che gli stava difronte.

« Suvvia, non fate così … » le disse lui, quasi per incoraggiarla « Non voglio farvi del male »

Lei, ovviamente, non gli credette e cercò disperatamente una via di fuga. Ma come poteva competere con la velocità di un vampiro?

Provò ad urlare, ma dalla sua bocca non uscì neanche un singolo suono. La paura, ormai, si era completamente impadronita di lei.

« Sapete, il vostro profumo non mi sembra del tutto nuovo … Ci siamo già incontrati per caso? » Continuò lui.

Lei non rispose. In quel momento era come se il suo corpo fosse paralizzato, sotto il completo controllo di quegli occhi.

Vedendo che non rispondeva, Vincent decise di avvicinarsi ulteriormente e si inchinò verso di lei quanto bastava per prenderle con una mano una ciocca di capelli. Senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi gli annusò delicato.

« Avete davvero un buon profumo … » le sorrise.

La paura dentro di lei crebbe ulteriormente. Non era mai un buon segno quando un vampiro sorrideva in quel modo. Ma perché non riusciva ancora a muovere un singolo muscolo?

Finché …

« Elizabeth! »

Con enorme sollievo riconobbe subito quella voce. Keyn, infatti, comparve alle spalle di Vincent.

« Allontanati subito da lei! Subito! » Ordinò scandendo ogni singola parola con rabbia.

Vincent sbuffò seccato « Ma guarda che scocciatore … Non pensavo arrivaste così in fretta … »
Poi raddrizzò la schiena e si voltò verso il nuovo arrivato, dando finalmente l'opportunità ad Elizabeth di muoversi.

Questa, stando attenta a mantenere le distanze dal vampiro, corse immediatamente dietro a Keyn.

« Stai bene? » le chiese subito e lei annuì piano guardandolo per qualche istante. La paura che aveva provato poco fa stava lentamente diminuendo, lasciando al suo posto un nuovo senso di sicurezza.

« Ora, per favore, resta dietro di me. Intesi? » Le disse piano tornando a concentrarsi sul vampiro che aveva difronte.

Elizabeth non gli aveva mai visto quello sguardo. Solitamente, Keyn manteneva un atteggiamento fiero e prepotente nei confronti dei suoi avversari. Inoltre gli provocava spesso e volentieri, senza il minimo timore di farli infuriare.

Ma adesso, c'era qualcosa di diverso in lui. Sembrava come se quel vampiro lo preoccupasse, e non poco.

« Ora mi ricordo dove ho sentito il vostro profumo signorina … »

La voce di Vincent ridestò Elizabeth dai suoi pensieri.

« Voi siete l'umana che era venuta a Caisonville insieme a costui. Non è così? » Affermò poi, indicando Keyn con lo sguardo.

Elizabeth deglutì e cercò di nascondere al meglio la sua figura dietro il corpo di Keyn.

Vincent rise appena. « Perché avete ancora così tanta paura di me signorina? » Le chiese calmo.

« Dopotutto, non sono di certo diverso dall'uomo che ora sta cercando di proteggervi … »

La ragazza non capì immediatamente il vero significato di quelle parole, ma involontariamente fece un passo indietro, allontanandosi da Keyn.

« Non ascoltare quello che dice, sta solo cercando di confonderti » disse poi quest'ultimo rivolgendosi ad Elizabeth.

« No, vi sbagliate. Io non sto cercando di confondere nessuno. Voglio solo sapere perché questa graziosa ragazza è così terrorizzata dalla mia presenza e non dalla vostra … » Si intromise nuovamente Vincent per poi rivolgersi direttamente a lei.

« Curioso... Non sembrate essere sotto il controllo di nessun incantesimo, eppure state al suo fianco come se fosse uno della vostra razza. Perché? »

La ragazza tremò leggermente e arretrò ancora, mentre un nuovo senso di inquietudine sembrò impadronirsi di lei. Cominciava ad avere seri dubbi sulla vera natura del suo compagno e molte domande incominciarono a fluire nella sua testa come un fiume in piena. Domande che mai prima d'ora aveva pensato di porsi.

« Elizabeth Ignoralo! » Keyn cercò disperatamente di attirare l'attenzione della ragazza, ma ormai, sembrava non ascoltarlo più.

« Cosa vi prende? Ho detto forse qualcosa di sbagliato? » le chiese nuovamente Vincent, ma lei non rispose. In quel momento era troppo confusa e disorientata per farlo. Una parte di lei aveva già capito tutto, ma un'altra si rifiutava di accettare la vera realtà dei fatti. Keyn non poteva essere veramente uno di loro, si rifiutava di crederlo. Tutto ma non loro!

« Concentrati su di me Vincent! Lei non centra niente con noi! » Si affrettò a dire Keyn con la forte paura che potesse rivelarle il suo segreto. Anche se in cuor suo, sapeva già che era troppo tardi.

« Keyn … » Sussurrò appena la ragazza attirando l'attenzione dell'Hunter.

Per qualche breve istante i loro occhi si incrociarono.
Keyn non riuscì a sostenere lo sguardo innocente di Elizabeth, che sembrava supplicarlo di fornirle una spiegazione plausibile a quello che aveva appena sentito.
Colpevole, abbassò lo sguardo , tremando leggermente nel tentativo di nascondere la frustrazione che in quel momento gli avevano serrato il petto in una morsa d'acciaio.

« Allora è vero… » Le parole uscirono dalle labbra di Elizabeth in un sussurro sforzato. Colme di dolore e amarezza. Si sentì crollare il mondo addosso e nuovamente, le lacrime della disperazione le bagnarono il volto.

Tutto quello che aveva creduto di sapere sul suo conto era sbagliato. Tutto quanto era stato solo un maledetto inganno e lei ci era cascata in pieno.

Ora, si presentava solo un'unica e amara verità.

« Sei uno di loro »







Ciao a tutti!!
Mi vergogno del tremendo ritardo:(((((((( Ho avuto moltissime complicazioni una dietro l'altra! Prima di tutto non avevo un computer perchè il mio si è rotto :(
Poi scrivere questo capitolo è stato dannatamente difficile, soprattutto perchè mi sono reso conto che il mio italiano fa schifo e non avevo idee per scrivere:( Me ne vergogno tantissimo:(
Però questa volta ho voluto pubblicare un capitolo ancora più lungo:) Spero che vi piaccia :) Unico lato positivo xP Spero che mi possiate perdonare.
Bene, ora passiamo ai ringraziamenti come sempre!:))
Grazie a Cristina Maurich 55 per aver recensito!!! E scusa ancora il ritardo xP
Poi ringrazio anche LoStregatto!!:)) GRAZIE!GRAZIEEEEE!:))
Ed infine grazie a tutti quelli che leggono e seguono la storia!! **:)))
Al prossimo capitolo! Che spero di pubblicare presto xP Ora che inizierò l'Università però sarà tutto più difficile ma farò il possibile ! Sappiate che terminerò questa storia a qualunque costo!:)ciaooooooooooooXD

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Capitolo 17
*** Scelte ***


 

SCELTE

 

 

 

 

« Sei uno di loro » 

Quelle parole colpirono Keyn come una pugnalata al cuore.
Si era appena avverato ciò che aveva temuto da tempo. La verità era venuta a galla, ma per sua sfortuna troppo, troppo presto. In quei giorni trascorsi ad allenarsi con lei, si era ritrovato a pensare diverse volte a come confessarle la sua vera natura. Sapeva che primo o poi lo avrebbe scoperto ed era inevitabile che accadesse. Ma mai si sarebbe aspettato che potesse farlo in un modo del genere, che lui giudicava il peggiore.
In quel momento, Elisabeth lo stava guardando con lo stesso terrore negli occhi con cui guardava un comune vampiro. Non più un suo compagno, collega o amico.
No, lo odiava, e aveva tutte le ragioni per farlo. 

« Elizabeth… Io… » Cercò di avvicinarsi ma lei arretrò di scatto.

« Stammi lontano! Non toccarmi! » urlò.

Keyn si bloccò immediatamente a quelle parole. 

« Mi… Mi hai ingannato …. Per tutto questo tempo ti sei preso gioco di me! » Gli inveì contro con voce tremante.

« No, non è così … Cercavo solo di proteggerti… » le disse Keyn cercando di mantenere un tono calmo. 

« Proteggermi?! ... Io mi fidavo di te! E tu mi hai ingannata! Scommetto che ti sei anche divertito nel farlo, e mi stupirebbe il contrario visto la reputazione della vostra razza! » 

« No, ascoltami ti stai sbagliando! » Si intromise subito lui, questa volta, facendo scorgere nella voce una nota di agitazione « Niente di tutto quello che ho fatto era mirato a ferirti o mentirti in alcun modo. Devi credermi! »

« Vorrei poterlo fare... Ma non credo di riuscirci... » sussurrò distogliendo lo sguardo sull'orlo del pianto.

« Almeno provaci te ne prego! » la sua voce si affievolì, trattenendo un leggero tremolio nel cercare ancora una volta di trattenere le forti emozioni che in quel momento si stavano scatenando dentro di lui in modo incontrollabile.
« Puoi ancora fidarti di me e potrai sempre farlo Elizabeth! »

« NO! »  gridò improvvisamente lei strizzando gli occhi ormai colmi di lacrime, facendo tacere ogni altro suono presente nell'aria o sull'orlo di nascere.
Keyn rimase completamente sorpreso da quella reazione e serrò le labbra con forza, rimanendo ad ascoltare quell'urlo propagarsi come un eco per tutta la vallata.

« Ora non più... » continuò Elizabeth in un lieve sussurro « Pensavo... Pensavo che tu fossi diverso da tutti gli altri … Ma ora ho capito che mi sbagliavo » Portò una mano a pugno sul petto, premendo con forza su di esso per via del crescente dolore che provava in quel momento.
Poi trovò finalmente il coraggio e rialzò di scatto lo sguardo. In quell'istante le parole uscirono tutto d'un fiato dalla sua gola, mirate a ferire non solo colui che le stava difronte ma anche una parte della sua stessa anima.
« Non sei altro che un Mostro!! »

Un’altra fitta al cuore scosse il corpo dell'Hunter che inconsciamente fece un passo indietro, incredulo. 

“N... No... Non anche tu... ”
La sua mente faticò a formulare quelle parole, troppo dolorose per essere pronunciate persino dalle sue labbra.
Subito dopo, un grido disperato esplose nella sua testa. Ma nessuno intorno a lui, parve sentire tale sofferenza, nemmeno tramite il suo sguardo che rimase indecifrabile sul suo volto.
Ancora una volta, si ritrovò a maledire la sua dannata natura, che inevitabilmente lo stava allontanando da ciò che aveva cominciato a ritenere importante.  

Ma in fin dei conti Elizabeth aveva ragione su di lui. Non poteva cambiare quello che era… E nemmeno far finta di essere qualcun altro.
Il suo destino era quello di rimanere da solo ed era stato uno stupido a pensare il contrario.

Così arretrò rassegnato, celando gli occhi all’ombra del suo cappello. 

 

Un battere di mani e una fastidiosa risata attirarono nuovamente l’attenzione dei due Hunter. 

« Che scenetta commuovente! Mi viene quasi da piangere… » Affermò ironicamente il vampiro. 

« … Blacksword, siete proprio un ragazzaccio! Mentirle in questo modo … Non ci sapete proprio fare con le donne! » 

Keyn si limitò a zittirlo lanciandogli una tremenda occhiata e volgendo interamente l’attenzione su di lui. 

Ormai era certo che dopo questa sconvolgente verità, Elizabeth se ne sarebbe andata per sempre. 

Ma almeno c’era ancora un’ultima cosa poteva fare per lei…

« E’ vero… » sussurrò dopo qualche attimo di completo silenzio. 

« … Sono solo un mostro … » continuò. 

Per un breve istante i suoi occhi addolorati cercarono quella minuta figura alle sue spalle. Spaventata dalla sua stessa presenza. 

« … Non faccio altro che ferire le persone e per quanto mi sforzi, non posso evitarlo… Questo è ciò che sono e che sarò sempre... »

Abbassò lo sguardo distogliendolo completamente dalla ragazza.

« Spero che un giorno… Tu possa perdonarmi… » 

Dettò ciò, si tolse lentamente il cappello lasciandolo cadere a terra. Una leggera nebbia nerastra incominciò a risalirgli il corpo dando inizio alla sua trasformazione. 

« Elizabeth… » 

Lei sussultò appena sentendo pronunciare il suo nome con così tanta malinconia. Tanto che, anche se una parte di lei ora lo odiava profondamente, un’altra ancora provava sentimenti completamente diversi verso di lui. 

Subito dopo lo vide raddrizzare le spalle, alzare il volto al cielo e lasciare che le lacrime di pioggia gli bagnassero il volto. 

Socchiuse gli occhi mentre i canini cominciarono a farsi strada fuori dalle sue labbra mentre la pelle, non più rosea, era diventata grigiastra, quasi cadaverica. Le unghie delle mani si erano trasformate a loro volta, allungandosi e scurendosi fino a diventare neri artigli affilati. 

Riaprì gli occhi, ora, di un colore rosso cremisi.

Elizabeth si portò entrambe le mani davanti alla bocca per non urlare, totalmente sconvolta da quella vista. 

Keyn si era appena trasformato per la prima volta davanti ai suoi stessi occhi. 

 

 

Elizabeth arretrò e inciampò su una radice ai suoi piedi che la fece cadere con il sedere per terra. Ma non se ne curò e rimase li seduta incapace di compiere qualsiasi altro gesto. 

Il suo sguardo era fisso sulle due figure davanti a se. Entrambe con quegli occhi che tanto temeva e che la osservavano dall’alto imponenti. 

« Vattene da qui! Scappa! » 

Furono le parole di Keyn a risvegliarla dal suo stato ipnotico. 

« Corri il più lontano che puoi e non voltarti mai! » Le ordinò. 

Elizabeth pianse e a stento riuscì a trattenere i singhiozzi. Non riusciva ancora a credere a quello che era appena successo e il suo corpo non accennava a muoversi per lo shock.

 

« VAI!!! » Le gridò allora lui, alzando la voce fino a farle sentire il ruggito di una bestia feroce.

Lei, d’istinto scattò subito in piedi per poi scappare velocemente nel fitto bosco. In preda al più completo terrore. 

 

« Mi dispiace … Non avevo altra scelta … » Sussurrò infine Keyn abbassando lo sguardo. 

Riportò nuovamente la sua attenzione su Vincent, frapponendosi fra lui e il punto in cui Elizabeth era scomparsa. Il messaggio era chiaro. Non doveva avvicinarsi a lei.

« Ci tenete proprio a quella ragazza! » affermò poi Vincent. 

« Pensate veramente di riuscire a proteggerla in questo modo? Credete che tenendomi impegnato riuscirete a permetterle di salvarsi? » 

« Questo è tutto da vedere … » Gli rispose prontamente Keyn. 

« Come volete… » Esclamò Vincent iniziando immediatamente a trasformarsi. 

I capelli dorati fluttuarono nell’aria, la pelle divenne grigiastra e canini ancor più appuntiti. 

Si tolse l’enorme pelliccia dalle spalle gettandola al suolo. Le mani a quel punto, divennero nere come la pece, ricoperte da innumerevoli squame ornate da dei piccoli riflessi dorati. Queste continuarono a risalirgli lungo le braccia formando una sorta di elegante corazza spinosa che si estendeva sotto ai suoi abiti. 

Si passò la lingua sulle labbra nere, pregustandosi il sapore del sangue nemico. 

« Diamo inizio al divertimento! » esordì mettendo bene in evidenza i suoi artigli che brillarono nella notte.

 

Fu Keyn ad attaccare per primo avvolgendo la sua spada in un vortice di aura nera. 

Vincent la intercettò con gli artigli scatenando una forza tale da far tremare il terreno circostante. 

Keyn allora, si slanciò all’indietro e si abbassò quanto bastasse per sfiorare il terreno con una mano. 

Graffiando il terreno, sollevò l’arto verso il cielo e fedelmente un enorme serpente comparve dalla terra. Guidato dai movimenti della mano di Keyn, tentò di azzannare il suo avversario che però continuò a muoversi rapidamente e dissolversi poco prima che il mostro potesse colpirlo. 

Keyn imprecò a denti stretti consapevole che quel vampiro si stava solo divertendo. 

Così dissolse il serpente creando un’intensa nube nera con l’intento di coglierlo di sorpresa. Veloce come un lampo gli comparve alle spalle a spada tesa, pronto a colpire. 

Keyn rimase sbalordito quando la sua spada sembrò passargli attraverso senza neanche scalfirlo. 

Vincent scomparve ancora per poi riapparire ad una ventina di metri da lui. 

« A questo livello non potrete mai competere con me! Mi deludete profondamente … » Affermò. 

« … Lasciate allora che vi mostri qualche trucchetto! » 

Dettò ciò, alzò una mano chiusa a pugno al cielo e creò una piccola sfera di aura dorata fluttuante a circa due metri di altezza da lui. Senza distogliere lo sguardo da Keyn, la aprì bruscamente nella sua direzione. 

Subito, da quella sfera partirono centinaia di lance affilate che si sostituirono per qualche secondo alla fitta pioggia. 

Keyn non perse tempo e rapido schivò i colpi, deviando alcuni di questi con la lama della sua spada. 

Poi, procedendo a slalom arrivò davanti a Vincent, con il quale ingaggiò un combattimento ravvicinato. 

 

 

* * *

 

 

Elizabeth continuò a correre a perdifiato nel bosco. Inciampò un paio di volte sul terreno insidioso, scivolò sul fango ma mai perse l’equilibrio e mai si fermò. Aveva la vista appannata per le lacrime che in alternanza con la pioggia le bagnavano il volto. Gli abiti erano ormai fradici e a contatto con la pelle le davano una fastidiosa sensazione pungente.

Non aveva neanche una meta da raggiungere, sapeva solo che doveva continuare a correre. 

Neanche quando si ritrovò a percorrere un sentiero pieno di rovi smise la sua corsa disperata, con tutte le spine che continuavano a ferirle le gambe, le braccia e il volto. 

A guidarla in quel momento era soltanto la disperazione. 

Sentiva un grande dolore al petto, e non era dovuto solo ai continui singhiozzi e ai polmoni che bramavano sempre più ossigeno. Era il cuore a farle male più di tutto. 

Aveva appena realizzato che non era stato soltanto Keyn a ferirla, ma tutti quanti. 

Camilla, Joseph, Raphael, e Blaze… Tutti loro sicuramente erano a conoscenza della verità su Keyn ma la avevano tenuta all’oscuro, e lei era stata così ingenua da non averlo capito prima. 

Ed ora, si ritrovava tutta sola, in quel maledetto bosco.

Man mano che proseguiva, inoltre, la pendenza del terreno continuava ad aumentare, portandola verso l’alto. 

Gli alberi si facevano meno fitti ed erano sempre più distanziati gli uni dagli altri fino a scomparire in prossimità di una gigantesca parete rocciosa. 

Stava già pensando a un facile percorso per scalarla quando qualcosa le bloccò un piede facendola cadere al suolo. 

Stordita si rialzò a sedere e guardò cosa l’ avesse bloccata. Si sorprese di aver inciampato su un piccolo ramo di un albero. Non lo aveva neanche notato. 

Alzando istintivamente lo sguardo non poté non notare in lontananza dei lampi neri e dorati. 

Poteva vederli bene dall’alto, nonostante la foschia e la pioggia. 

Erano Keyn e Vincent che stavano combattendo l’uno contro l’altro, ne era certa. 

La forza che stavano liberando in quel momento la fece rabbrividire ancora di più.

Riportò la sua attenzione sul ramo che la aveva bloccata e lo afferrò. 

Assomigliava incredibilmente al bastone in legno che aveva usato per addestrarsi con Keyn, grazie  al quale aveva anche potenziato le sue doti magiche.

In un lampo tutti i ricordi che aveva su di lui riaffiorarono nella sua mente, uno dopo l’altro. 

Ricordò del loro primo incontro, dove Keyn si stava facendo truffare più che bene da quello stalliere.  Del loro primo (non voluto) viaggio insieme e dell’incontro con Blaze. Ricordò del pugno che gli aveva dato in testa a quei due e non poté che accennare un sorriso di soddisfazione per quel gesto. 

Poi gli venne in mente della fuga da Caisonville. Allora si era fermato a fronteggiare da solo i nemici, permettendole di scappare.

A Firewell si era fatto colpire al suo posto, salvandola da morte certa. Quel giorno, per la paura di perdere i suoi compagni e il desiderio di proteggerli le aveva permesso di sbloccare i suoi veri poteri da maga del vento. 

Solo allora si rese conto di una cosa. Lui la aveva sempre protetta, come tutti gli altri. Non le avrebbe mai fatto del male e in cuor suo lo aveva sempre saputo. 

E questo lo differenziava molto dagli altri esseri. Aveva sbagliato a dirgli quelle cose...

Anche se questo non cancellava il fatto che le aveva mentito fin dal primo giorno. 

Inoltre apparteneva all’odiata e temuta stirpe dei vampiri, responsabili della morte dei suoi genitori…

Il solo ricordo di quei momenti la fece tremare dall’orrore e istintivamente chiuse gli occhi forzatamente.
Quando gli riaprì, essi andarono a perdersi per qualche attimo all'orizzonte.

Che fare dunque?

 

Forse era giunto il momento di voltare pagina ed andare avanti, affrontare le sue peggiori paure oppure…

Tornò a guardare la parete rocciosa alle sue spalle.

… Poteva abbandonare per sempre la sua vecchia vita e continuare a scappare in eterno.

L’idea non le dispiaceva poi così tanto. Andandosene avrebbe risparmiato sicuramente molti problemi all’organizzazione e soprattutto a chi le voleva bene. 

Nessuno avrebbe più dovuto pensare a lei o ferirsi per salvarla.

Così si rialzò aiutandosi con quell’oggetto che l’aveva bloccata. Lo lasciò cadere ai suoi piedi e si diresse nuovamente verso la barriera di pietra che la separava dal suo nuovo destino. 

Aveva scelto di scappare dalla vita, invece che affrontarla. Non era stata la decisione migliore, lo sapeva, ma per ora le sembrava la cosa più giusta da fare. 

Si aggrappò alla prima roccia sporgente che riuscì a trovare, ma non appena lo fece, le parole di Raphael le riaffiorarono nella mente.

 “Vi vuole bene” 

Scosse la testa, cercando di scacciare quell’involuto pensiero e iniziò la sua scalata.

Non percorse neanche due metri che all’improvviso una folata di vento affiancò il fianco della montagna, cercando di trascinarla verso il basso. Elizabeth dovette usare tutta la sua forza per non cedere a quella forza.

Appena il vento si attenuò riprese la risalita, o almeno ci provò, perché un’altra raffica non tardò ad impedirle di proseguire. 

Sembrava come se l’aria stessa ce l’avesse solo e unicamente con lei. 

Si morse un labbro per la frustrazione, così  allungò una mano verso il cielo. Gli bastò pronunciare una parola nell’antica lingua dei maghi per far disperdere completamente il vento.

Soddisfatta continuò la sua avanzata, ma anche questa volta il suo momento di gloria durò ben poco. 

Infatti, con sua enorme sorpresa, un’altra folata di vento ancor più forte delle altre la colpì. Tentò di nuovo di far disperdere il vento ma invano. Questa volta fu lui ad avere la meglio su di lei scaraventandola al suolo. 

L’impatto con il terreno le fece perdere il fiato per qualche istante. Per fortuna non era caduta da un’altezza molto elevata e quindi non si fece troppo male. 

Rimase li, sdraiata a pancia in su a fissare il cielo scuro e la pioggia, ora più delicata che mai.

L’aria si era fatta meno pesante e anche il vento sembrò essersi nuovamente placato. 

Decise di approfittare della situazione e dopo essersi rialzata fece per riavvicinarsi a quella parete di roccia. 

In risposta alla sua decisione, quell’insistente corrente la bloccò. Dovette anche portarsi le braccia davanti al volto per riuscire a tenere aperti gli occhi. 

« Perché?! ... Perché tenti di fermarmi?! » Gli gridò con voce affranta e con occhi colmi di lacrime.

« Io devo andarmene! Lasciami proseguire! » 

Magicamente il vento si fermò, e sembrò ritirarsi indietro lentamente. 

Elizabeth poté finalmente riabbassare le mani e fu allora che i suoi occhi lo notarono. 

Dinnanzi a lei, un piccolo turbine d’aria argentea delineava i contorni di una figura umana  più grande di lei, intenta ad osservarla. 

Le era impossibile distinguerne i contorni o i colori in quanto questa entità era composta unicamente dal vento che gli volteggiava rapido intorno.

« Non può essere… » Sussurrò appena, incredula e tremante per quella visione. « Sei veramente tu?… »

 Lo spirito non le rispose ma quella che sembrò essere una mano le sfiorò delicata il volto.

Elizabeth sentì chiaramente la freschezza e la purezza di quel contatto così lieve. Socchiuse gli occhi assaporando il più possibile quel dolce momento.

Ora ne era certa. Era veramente lui. Neanche poteva immaginare quanto le fosse mancato e quanto ancora le mancava. 

« Padre … Io … » Le parole le uscirono fuori a singhiozzi. 

Con la mano si strofinò gli occhi per tentare di asciugarsi le lacrime incessanti.

« Io … Non so cosa fare … » Ammise « … Ho paura … »

Si sentiva persa, sola e soprattutto aveva un gran bisogno di confidarsi con qualcuno. 

E proprio nel momento del bisogno, lui, in qualche modo era tornato per stare al suo fianco come le aveva promesso. 

In risposta alle sue domande e le sue indecisioni, egli protese una mano in direzione del ramo di legno che precedentemente aveva fermato la corsa di sua figlia. 

Subito questo si levò in aria per poi raggiungerli. 

Elizabeth riprese fra le sue mani quell’oggetto capendo immediatamente il messaggio che suo padre voleva darle. 

Era stata una stupida a voler pensare di abbandonare tutto. 

Si era data da fare così tanto per migliorare e stava quasi per buttare tutto all’aria. 

Strinse ancora di più l’impugnatura del bastone, più determinata che mai a voler portare a termine quello che aveva iniziato. Diventare più forte e ripagare tutti coloro che si erano presi cura di lei, per proteggerli a sua volta. 

« Grazie Papà! » Gli disse poi mostrandogli un grande sorriso pieno di gratitudine.  

Suo padre chinò la testa in segno di assenso per risponderle e in tutto quel vento che lo avvolgeva, ad Elizabeth parve di vedere l’ombra di un sorriso. 

Sapendo di aver compiuto il suo compito, lo spirito cominciò a dissolversi in una lieve brezza che andò ad avvolgerla per un’ultima volta come per poterle dare un caloroso abbraccio, per poi fluire lentamente verso il cielo.

Elizabeth seguì con lo sguardo quel piccolo vortice argenteo fino a che non scomparve tra le grandi nuvole scure. In quell’istante anche la pioggia smise di cadere e le nuvole, trasportate dal vento, lasciarono intravedere per qualche istante le splendide stelle. 

Questo le bastò per infonderle speranza. 

Così, con sguardo fisso all’orizzonte, sbatté un’estremità di quel ramo al suolo. 

Magicamente, il vento lo avvolse interamente levigandolo. 

Lo trasformò così in un vero bastone da combattimento, con varie incisioni tribali sulle due estremità che sembravano rappresentare un falco pronto a spiccare il volo. Perché era così che si sentiva, pronta a volare e aprire le sue ali al vento. 

Si asciugò le restanti lacrime con il dorso della mano per poi volgere lo sguardo verso la sua nuova destinazione.

« Sto arrivando… Aspettami! » 

Detto ciò balzò nuovamente verso il bosco, spinta da una nuova energia ad alimentare la sua forza.

 

 

 

* * *

 

 

 

Un forte tremore scosse il terreno e un altro robusto albero cadde inesorabile al suolo con enorme fragore. Con il tronco spezzato in più punti da una furia selvaggia. 

Keyn indietreggiò rapido cercando riparo nella foresta. Doveva tener impegnato Vincent il più possibile e soprattuto doveva guadagnare tempo per permettere ad Elizabeth di scappare. 

Sapeva che al momento, Vincent era dotato di agilità e forza di gran lunga superiori alle sue, ma nonostante tutto doveva tentare. 

« Cosa fate Blacksword? Volete giocare a nascondino? » Domandò Vincent con una nota di  sarcasmo. 

Keyn non gli rispose rifugiandosi fra le grandi radici di una quercia, stando attento a non farsi vedere. 

« Non avete speranze contro di me! » Continuò Vincent.

L’Hunter, con orrore, percepì la presenza del vampiro alle sue spalle e balzò in avanti un attimo prima che una grossa lama dorata squarciasse a metà il tronco di quell’albero. 

« Vi ho trovato! » Esordì Vincent scagliandosi contro di lui con furia famelica. 

Keyn, ancora una volta intercettò gli artigli del vampiro con la spada e riuscì a respingere l’attacco. 

Ma non bastò perché Vincent gli si catapultò nuovamente addosso. 

L’Hunter allora trasferì ancor più potere alla spada e la impugnò con entrambe le mani. Con un forte fendente squarciò l’aria generando un’onda d’urto che scalfì il suolo stesso. 

Vincent non poté evitare l’attacco e venne letteralmente tagliato in due. Ma sul suo volto non si dipinse una smorfia di sofferenza, anzi, ampliò ancora di più il suo sadico sorriso.

“ Una trappola!” pensò immediatamente Keyn e infatti quel corpo dinnanzi a lui si dissolse in una densa polvere nera che avvolse interamente l’Hunter.

Gli occhi cominciarono a bruciargli e i suoni si fecero sempre più ovattati. Persino gli odori sembravano essersi dissolti nel nulla. 

Imprecò a denti stretti. Ora era una facile preda. 

Doveva levarsi quel fumo di torno il prima possibile e così, senza farsi prendere dal panico, evocò intorno a lui delle potenti fiamme nere che andarono ad incenerire ogni singola particella di quella polvere.

Non appena queste si dissolsero notò troppo tardi che Vincent gli era praticamente sopra, pronto a far calare su di lui uno dei suoi fendenti. 

Tentò di schivare l’attacco spingendosi lateralmente, ma non bastò perché Vincent riuscì comunque a procurargli un lungo taglio sul petto. 

L’ Hunter arretrò immediatamente schivando un ulteriore attacco diretto al suo fianco, per poi portarsi a distanza di sicurezza per riprendere fiato. 

Per fortuna era riuscito a farsi infliggere solo una ferita superficiale, ed evitare così di essere tagliato in due.  

Si toccò delicatamente la ferita che dalla spalla destra gli percorreva interamente il petto fino al fianco sinistro, e si sorprese di vedere il suo sangue sulle sue dita. 

Da quando era giunto li, nessuno era mai riuscito a scalfirlo in quella forma ma in fin dei conti doveva anche aspettarselo da un avversario del genere. 

« Non siete così forte come affermavate di essere … » affermò Vincent spettinandosi nuovamente i capelli biondi. « … Non eravate voi che dovevate prendermi a calci? O sbaglio? «

 « Potrei sempre iniziare da ora … » Rispose Keyn mostrandogli un sorriso beffardo nel tentativo di provocarlo. Forse farlo infuriare poteva essere la chiave per far breccia nelle sue difese. 

Ma con sua sorpresa l’effetto che ottenne fu completamente diverso. Vincent infatti si mise a ridere a crepapelle. 

« Ahahah! Ve lo concedo, siete un uomo davvero divertente Blacksword! » 

Keyn lo guardò con uno sguardo interrogativo dipinto sul volto. 

« Sapete di avere pochissime possibilità contro di me e nonostante tutto volete persino provocare la mia ira su di voi? Ahah » 

Keyn digrignò i denti seccato. Anche mentre rideva, Vincent restava costantemente vigile su ogni movimento che cercava di fare e non abbassava mai la guardia, riducendo ancora di più le possibilità di coglierlo di sorpresa. 

Ad un tratto, però, il vampiro si fece subito serio e si ricompose raddrizzando al schiena.

« Tuttavia… » Iniziò « … Speravo di aver trovato un avversario a mio pari, o che potesse essere un prezioso alleato, ma, da quello che ho potuto constatare non siete né uno né l’altro. In sintesi, una completa delusione! » 


L’espressione sul volto di Keyn non accennò a nessun cambiamento nel sentire quelle parole, troppo concentrato a prevedere la prossima mossa del suo avversario.

« … Almeno che … » accennò piano Moore « … Non mi abbiate ancora mostrato di cosa siate realmente capace e vi siate trattenuto volontariamente fino ad ora… » 

Da come Keyn strinse l’impugnatura della spada sembrava proprio aver fatto centro.  

« … Conosco molto bene la potenza dei Purosangue e sicuramente voi non fate eccezioni. Ma una cosa non riesco bene a comprenderla: Non volete o non potete mostrarmi il vostro vero potere? » 

Keyn sogghignò appena e conficcò senza preavviso la sua spada nel terreno. 

« E bravo Vincent … » sorrise abbassando il capo « … E’ vero, non mi sono impegnato a dovere contro di voi, ma avevo le mie ragioni… » 

I suoi pensieri volarono subito ad Elizabeth e sperò con tutto se stesso che si fosse allontanata a sufficienza. Perché ora gli era rimasta un’ultima carta da giocare. 

L’unica possibilità di avere la meglio sul suo avversario, e questo voleva dire rischiare il tutto per tutto, a qualsiasi costo. 

« Mi scuso per avervi fatto perdere così tanto tempo … » continuò « …  Ma per ripagarvi della vostra pazienza, vi farò conoscere la potenza dei Blacksword! » 

Affermato ciò, risollevò di colpo lo sguardo e i suoi occhi sembrarono prendere vita come se il fuoco stesso risiedesse in quelle iridi rosso cremisi. 

Dischiuse di poco le labbra per ampliare quel sorriso malizioso che sempre lo accompagnava nelle sue battaglie. Chinò leggermente il busto in avanti portando le mani ad altezza del busto, con i palmi rivolti al terreno e i gomiti ad altezza spalle. Strisciò un piede all’indietro per avere un maggiore equilibrio. 

Senza nessun preavviso abbassò le breccia rivolgendo i palmi contro il suo avversario. 

Istantaneamente, una forza invisibile simile ad un’onda d’urto si propagò rapida nello spazio, distruggendo tutto ciò che incontrò sul suo cammino.

Vincent arretrò immediatamente e si protesse il volto e il busto con gli avambracci, cercando di mantenere coi piedi una presa salda sul terreno per non essere sbalzato all’indietro. 

Appena il vento si placò Moore non poté nascondere una accenno di sorpresa notando il cambiamento del suo avversario e abbozzò un sorriso compiaciuto.

Keyn se ne stava in piedi eretto con le braccia lungo i fianchi, nel mentre una scia d’aura rossa e nera fiammante gli vorticava intorno circolarmente, dal basso verso l’alto, per poi dissolversi sopra di lui. Sulle mani e braccia gli erano apparse delle piccole squame nere con all’estremità delle sfumature rossastre e lo stesso valeva per la parte destra del collo e del volto. 

Gli occhi si erano fatti più taglienti e minacciosi, e persino i suoi abiti sembravano essere diventati tutt’uno con la sua oscurità, perdendo le loro sfumature colorate.

In un battito di ciglia scomparve nel nulla allarmando il suo avversario che si guardò rapido intorno per individuarlo. 

« Secondo Atto! » Gli sussurrò ad un tratto Keyn nell’orecchio, ma prima che Vincent potesse fare qualcosa, L’Hunter gli sferrò un gancio destro in pieno volto, scaraventandolo a una cinquantina di metri di distanza. Vincent frenò la sua corsa raddrizzandosi con un’elegante capovolta e strisciando parecchi metri sul terreno senza però cadere. 

Si asciugò con la manica del suo vestito il piccolo rivolo di sangue che gli colò dal taglio che Keyn gli aveva appena procurato su uno zigomo. 

« Finalmente le cose iniziano a farsi interessanti Blacksword! » Affermò Vincent leccandosi le labbra, nello stesso istante in cui la ferita si rimarginò. 

Poi, all’unisono si scagliarono di nuovo uno contro l’altro.

Vincent generò subito una delle sue lame dorare che Keyn parò tranquillamente con un avambraccio, protetto dalla corazza di squame. Sorrise beffardo nel vedere la delusione sul volto del suo nemico farsi strada sempre di più man mano che i suoi colpi andavano a vuoto. 

Ma dovette tener da parte quella piccola vittoria emotiva per concentrarsi al massimo sullo scontro, poiché il tempo a sua disposizione iniziava a scarseggiare. Infatti era più che consapevole che il suo incalcolabile conto alla rovescia era già iniziato.

Così, rimbalzando leggero sui suoi passi si avvicinò minaccioso al nemico per passare al contrattacco. Evitò elegantemente le migliaia di lance splendenti che Vincent cercava costantemente di scagliargli addosso per poi balzare in alto, al di sopra della zona dove si trovava Vincent. Strinse a pugno una mano, caricando il braccio all’indietro pronto a colpire. Quando fu sicuro di centrare il suo bersaglio, avvolse l’intero arto in un turbine fiammante e colpì l’aria davanti a sé. Dal suo braccio, le fiamme si propagarono rapide verso il suolo, con una potenza inaudita, pronte a divorare ogni cosa. 

Vincent, superato un attimo di stupore sorrise e mentre le sue mani si illuminarono di una luce biancastra, il fuoco raggiunse il terreno provocando un’immensa esplosione. 

 

Keyn non ebbe neanche il tempo di sfiorare il terreno che il polverone levatosi insieme alla densa nube nera successiva all’attacco, si disperse velocemente nell’aria circolarmente, lasciando visibile colui che in quel momento occupava il centro del cratere appena formatosi. L’Hunter notò immediatamente il nuovo cambiamento del purosangue. Infatti sulla schiena gli erano cresciute due enormi ali angeliche, di colore nero e con alcune piume dorate. Queste lo avevano protetto totalmente dalle fiamme generate da Keyn. 

Vincent sorrise divertito « Dovrai fare meglio di così se vuoi veramente sconfiggermi … »

Keyn digrignò i denti e senza perdere tempo, sfruttò la sua velocità di caduta per scagliarsi contro l’altro vampiro.

Vincent svanì letteralmente da sotto gli occhi di Keyn per poi apparirgli davanti facendolo trasalire. 

Già armato di una delle sue lance, Vincent cerco di ferire il fianco di Keyn con un movimento orizzontale, ma l’Hunter, altrettanto rapido, si spostò lateralmente con un completa rotazione e superò il purosangue per ritrovarsi di nuovo con i piedi per terra. 

Non perse tempo e subito alzò entrambe le braccia in direzione del vampiro. Dal terreno alle sue spalle, comparvero due enormi serpenti neri e con occhi di fuoco che si scagliarono contro Vincent, ancora sospeso in aria. 

Quest'ultimo non si fece spaventare e con un battito di ali si diresse verso i due serpenti per poi ingaggiare uno scontro con loro. 

Nello stesso istante, Keyn scattò in avanti e afferrò nuovamente la sua spada nera che aveva lasciato al suolo precedentemente. Appena la toccò, questa sprigionò un'aura rossastra e la sua forma cambiò. Il pomo della spada mutò trasformandosi in una specie di testa di un volatile, simile ad un aquila, sul manico nero apparvero delle strisce rosse a spirale e anche la guardia della spada sembrò prendere la forma di due ali, pur mantenendo il colore nero. La lama divenne completamente nera, tranne che per una striscia luminosa al centro di colore rosso cremisi. 

Con essa, Keyn spiccò un salto verso Vincent ancora intento a “giocare” con i due serpenti, perché nonostante questi fossero diventati molto più veloci, non riuscivano comunque a scalfire il Vampiro. Con un unico fendente delle sue lance, spazzò via le due bestie, giusto in tempo per far scontrare una sua lancia con la spada di Keyn. Appena le due armi si toccarono, provocarono delle scariche elettriche che sembrarono lottare fra di loro per avere una la meglio sul potere dell’altra. 

« Oh! Carina! » affermò Vincent notando la nuova spada. « Ma il tuo nuovo giocattolo non ti servirà! » 

Detto ciò afferrò con la mano libera che gli restava la lama della spada dell’Hunter stringendola con forza. 

« Cosa…? » Gli occhi di Keyn si spalancarono per la sorpresa, e cercò di liberare la spada dalla stretta di Vincent, ma quest’ultimo non sembrava intenzionato a mollare.

Anche quando la mano di Vincent iniziò a sanguinare, egli non accennò minimamente a diminuire la stretta, anzi, sembrò addirittura intensificarla. 

Keyn pensò immediatamente ad un altra trappola e cercò di allontanarsi, sapendo di dover lasciare la sua arma nelle mani del nemico, ma il suo corpo non riuscì a spostarsi abbastanza velocemente perché Vincent fece svanire la lancia e gli afferrò l’avambraccio della mano con cui teneva la spada, per non permettergli di spostarsi. Dietro a Keyn comparvero dieci gigantesche lance composte di pura luce, tutte rivolte nella sua direzione. 

Gli occhi di Keyn tremarono e le pupille si fecero ancora più strette quando notò quelle saette di luce alle sue spalle. Anche lui, per la prima volta, si ritrovò a provare cosa era veramente la paura e come ci si sentisse essere sopraffatti dal nemico.

Ringhiò tra i denti mentre il suo cervello iniziò a lavorare freneticamente per trovare una scappatoia da quella mortale situazione. Non poteva farsi sconfiggere da un tale trucchetto, il suo orgoglio non glielo doveva permettere e non lo avrebbe accettato.

Notando il terrore farsi sempre più strada sul volto del suo avversario, Vincent rise e allargò il più possibile quel suo sadico sorriso pronunciando una singola e decisiva parola, mettendoci in essa tutto il disprezzo e la follia di cui era capace. 

« MUORI! » 






Salve! Come state? :) Ok tutti gli insulti e le varie imprecazioni sono ben accette. Me le merito. Mi è quasi venuto un colpo notando la data dell'ultimo aggiornamento :((
E mi dispiace davvero tanto! :((
Questi mesi sono stati davvero impegnativi e come se non bastasse, l'ispirazione era andata a farsi una bella vacanza.
Spero comunque di avere riacceso almeno un po' il vostro interesse con questo nuovo capitolo e vi voglio informare che anche il prossimo è già avanti con l'elaborazione e sicuramente non mi farò aspettare tutto questo tempo.
Ma ora passiamo ai ringraziamenti come sempre :))
Un grazie particolare ed enorme va sicuramente a Cristina Maurich 55 e LoStregatto che hanno recensito anche l'ultimo capitolo e che seguono la storia con passione!:))))))))))
Poi: Akemi chan, Shadow writer e valey_ per aver messo la storia tra le preferite;
Alexya per aver aggiunto la storia nelle ricordate;
bibliofila_mascherata e Ilovebook per aver aggiunto la storia tra le seguite :)
Infine ringrazio tutti coloro che leggono silenziosamente! :)
Beh che dire altro... grazie a tutti e ci vediamo al prossimo capitolo!
CIAO! :)

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Capitolo 18
*** Quando meno te lo aspetti... ***


Quando meno te lo aspetti…

 

 

 

 

 

La luce accecante di quell’attacco rischiarò completamente il cielo, quasi come se il sole fosse sorto nuovamente all’orizzonte. 
In quella notte, a nessuno sfuggì quella sfera luminosa farsi strada prepotente nell’oscurità.

Persino Raphael, nonostante si trovasse a grande distanza dallo scontro, si affacciò a una finestra della villa per osservare in lontananza quel bagliore che lo aveva attirato. Mantenendo però, un’espressione quasi impassibile sul volto.

Elizabeth e Blaze, non ancora sufficientemente vicini al campo di battaglia, dovettero fermare la loro corsa per via di quella luce dorata che li aveva accecati per qualche istante. 

« Keyn… »
Quel nome sfuggì involontario dalle labbra di Elizabeth mentre un bruttissimo presentimento le serrò il cuore, portandola a stringere una mano a pugno sul petto. 

 

Passarono ancora pochi secondi prima che quella luce esaurisse finalmente la sua energia, per poi lasciare di nuovo il posto al buio più totale ed a un silenzio sinistro. 

Un leggero vento cominciò a soffiare dalle alte montagne in lontananza, sovrastando l’intera vallata di cui una parte portava gli evidenti segni della lotta appena disputata fra i due purosangue.

Vincent, fluttuante ancora nell’aria, si stringeva la mano ferita e sanguinante, munita ormai solo del pollice visto che le altre dita gli erano state tranciate letteralmente. 

Rivolse il suo sguardo pieno di rancore alla figura sospesa a mezz’aria sotto di lui a qualche centimetro dal suolo e non poté che accennare un lieve sorriso di soddisfazione.

In quel momento, il suo rivale se ne stava con la testa bassa, il respiro pesante e controllato, e bocca dischiusa da dove fuoriusciva ad ogni sospiro una leggera nebbia biancastra come se l’interno del suo corpo stesse bruciando. 

Nella mano destra reggeva ancora saldamente la sua spada che stava ardendo più che mai del suo potere. 

Le spalle erano ricurve verso il basso, soprattutto quella sinistra, resa molto più pesante da qualcosa di estremamente luminoso e fastidioso che aveva oltrepassato completamente la sua carne, facendo macchiare il terreno del suo sangue. 

Sulla schiena, una densa polvere aveva preso la forma di due gigantesche ali nere, ancora prive della loro forma definitiva e in costante movimento.

Gemette appena quando la lancia scomparve dal suo corpo, lasciando fuoriuscire altro liquido vitale. Ma non sembrò preoccuparsene. 

« Devo ammettere che non me lo aspettavo… » 

Fu Vincent a rompere quella forte tensione che si era creata fra i due. 

« Non siete ancora disposto a cedere? » 

Keyn non rispose e rimase con lo sguardo fisso al suolo. Il suo corpo completamente immobile. 

Vincent ne approfittò allora per avvolgere la sua mano ferita in un fascio di luce bianca dai riflessi dorati.

« … Vorrei proprio sapere quali sono le vere motivazioni che vi spingono a continuare questo inutile scontro con così tanta tenacia … » Continuò nel mentre osservava la sua mano ricomporsi con facilità. 

« … Non ditemi che lo state facendo unicamente per proteggere quell’umana, che per giunta, ora vi Odia… » 

Fece una pausa e chiuse la mano a pugno più volte per sentire la nuova sensibilità delle sue dita. 

« … Spero non sia veramente così, altrimenti dopo che vi avrò tolto di mezzo, mi prenderò cura di lei più che volentieri! Vi farò rimpiangere delle vostre stupide scelte! » Affermò per poi concentrarsi di nuovo sull’Hunter.

Trasalì nel notare che era svanito nel nulla. 

Si voltò rapidamente, giusto in tempo per deviare con una delle sue lame il nuovo fendente che altrimenti gli avrebbe oltrepassato il cuore.

« Come diavolo hai fatto?! » Gli chiese stupito. 

Keyn sogghignò divertito ignorando completamente la domanda dell’altro. 

« Sorpreso? …  Vincent?! »

Moore non poté non notare il cambiamento di tonalità nella sua voce che si fece più grave e cupa, e gli occhi, così tanto pieni di rabbia da far gelare il sangue persino ad un essere come lui. 

Ne rimase talmente turbato che non vide nemmeno il calcio al fianco che Blacksword gli sferrò, scagliandolo con brutalità al suolo. 

Vincent si rialzò immediatamente tenendosi il fianco dolorante e schivò un’ulteriore fendente di spada proveniente dall’alto. Quando la lama colpì il suolo, la forza sprigionata da tale attacco frantumò le rocce sottostanti con una violenza inaudita.

Il purosangue vide lentamente il cacciatore ammortizzare la caduta flettendo le gambe e nel mentre, guardarlo gelidamente e con la più profonda determinazione ad ucciderlo.

Mai durante la sua lunga vita aveva assistito a una cosa del genere. 

L’odio che in quel momento quel vampiro provava nei suoi confronti andava ben oltre ogni sua aspettativa. L’uomo che gli stava davanti non era più il Keyn Blacksword con cui aveva iniziato lo scontro, sembrava essere diventato una persona completamente diversa, totalmente fuori controllo.

 

Si riscosse subito da quell’attimo di riflessione e prontamente frappose una delle sue lame dorate fra il suo petto e la spada di Keyn, che nuovamente non aveva perso tempo per attaccarlo. 

Non riuscendo a sostenere la forza di quell’attacco, venne spinto parecchi metri indietro ma non sembrò voler demordere. Mantenne la stessa posizione di difesa strascinando i piedi sul terreno finché essi non trovarono un solido appoggio per fermare l’avanzata di quel colpo. 

Le due lame vibrarono a contatto fra di loro ed entrambi i vampiri rimasero fermi l’uno nell’intento di sopraffare l’altro facendo forza con le braccia. 

« Cosa vi prende? » Domandò poi Keyn con il suo solito ghigno e con una calma surreale, notando l’espressione adirata sul volto del suo avversario « Non parlate più ora?… » 

Vincent in risposta sembrò ringhiargli contro e la sua lama si fece ancor più luminosa. Deviò lateralmente la spada di Keyn e con un’altra lancia cercò di trafiggergli il petto. Ma l’unica cosa che riuscì a colpire davanti a lui fu l’aria. 

« Siete lento, nobile Moore… » sibilò Keyn minaccioso e imponente alle sue spalle.

Vincent non riuscì ad essere altrettanto veloce a spostarsi e si sentì trafiggere spietatamente all’altezza dello stomaco. 

Gli occhi gli si spalancarono di colpo per la sorpresa e a stento trattenne un urlo per il dolore lancinante che la lama ardente di quella spada gli aveva provocato. 

Come era potuta succedere una cosa del genere? 

Si ritrovò a pensare il nobile purosangue. 

Il grande Vincent Moore era appena stato trafitto alle spalle con una facilità da lui inaccettabile.

Come aveva fatto quel cacciatore ad aumentare in quel modo la sua forza senza neanche rigenerare le sue ferite? 

La risposta alla sua domanda gli venne parzialmente concessa subito dopo. 

« Anche a costo della mia stessa vita, IO non vi permetterò in alcun modo di fare del male a quella ragazza… » Gli disse Keyn a voce bassa e controllata, in modo tale da far recepire chiaramente il messaggio a Vincent. 

Senza aspettare un altro istante, avvolse la sua mano in un vortice infuocato e si preparò per porre definitivamente fine allo scontro, una volta per tutte. 

« Questa… me… la paghi! » gli ruggì ancora contro Moore mentre una scia rossa iniziò a fuoriuscire dalle sue labbra. 

Keyn non ascoltò minimamente la sua minaccia e fece scattare la sua mano verso la schiena di Vincent all’altezza del cuore, con l’intento di strapparglielo via dal petto. 

Proprio quando le sue dita sfiorarono il tessuto della casacca bianca del vampiro, questo scomparve lasciando al suo posto solo della polvere nera fluttuante. 

A Keyn bastò alzare di poco lo sguardo per ritrovare la figura del purosangue a qualche metro di distanza da lui. 

Vincent era piegato leggermente in avanti e respirava con affanno, nel mentre si teneva con forza il punto in cui era stato trafitto. La ferita aveva già iniziato a risplendere per dare il via al processo di rigenerazione, ma con sorpresa del diretto interessato, il tessuto che era entrato in contatto con la lama infuocata del cacciatore faticava a rimarginarsi. 

« La lama della mia spada è unica nel suo genere… Non solo è composta dalle zanne dei lupi mannari, ma può anche assorbire parte del mio potere… » Iniziò a dire Keyn camminando nella direzione del suo avversario e al contempo scuotendo lateralmente la spada in modo tale da pulire la lama dal sangue rimasto. 

« In poche parole, una volta uniti i nostri poteri, questa diventa l’arma perfetta per uccidere i vermi come te… » 

Vincent rise appena trattenendo a malapena un colpo di tosse.

« Capisco… Allora prima vi siete trattenuto solo per farmi abbassare la guardia… » Disse riferendosi alla sua mano e alla ferita alla spalla di Keyn. 

Quest’ultimo sogghignò appena in sua risposta. 

« Non vi ritenevo capace di tanto … »

« A quanto pare mi avete sottovalutato… »

Vincent rise ancora lievemente « Già… Così sembra… » 

Poi generò un’altra lancia di luce nella sua mano destra e raddrizzò la schiena.

« Allora suggerisco di porre fine a questa battaglia con un ultimo e decisivo scontro… Vorrei proprio vedere cosa altro avete in serbo per me! » 

Affermò puntando la sua arma contro il suo avversario e mostrando di nuovo un sorriso orgoglioso da vampiro nobile quale era. 

« Per questo volta sono d'accordo con voi! » 

Detto ciò, entrambi i corpi dei due purosangue risplendettero dei colori delle loro rispettive auree.

In un solo istante queste si espansero come un’esplosione, inghiottendo tutto ciò che riuscirono a trovare sul loro cammino. Saette rosse e dorate squarciarono il buio della notte non appena le due forze si scontrarono, dando spettacolo della loro effettiva potenza. 

Le ali di Vincent brillarono e una parte del suo volto venne ricoperta da una corazza di squame luminescenti, segno dell’aumentare del suo potere. 

Keyn impugnò l’elsa della sua spada con ambe le mani e in alcuni punti della sua corazza, comparvero delle piccole gemme ardenti rossastre. 

Se quello doveva essere l’attacco decisivo, allora valeva la pena giocarsi il tutto per tutto con le forze che gli rimanevano. 

Strisciò un piede all’indietro e portò la spada dietro di se, mantenendo le braccia alte. 

Dietro di lui, le sue ali si dissolsero andando ad alimentare ulteriormente il fuoco intorno alla sua spada. Si chinò leggermente in avanti ed espirò piano, pronto a muoversi in qualsiasi momento e al giusto segnale. 

 

Ma…

 

Una forte pulsazione sembrò irrompere nel bel mezzo di quel momento cruciale.

Gli occhi di Keyn si spalancarono di colpo, mentre il suo corpo sembrò irrigidirsi innaturalmente. L’aura rossastra che poco prima sovrastava quel luogo intorno a lui scomparve misteriosamente e L’Hunter cadde sulle ginocchia, conficcando al suolo la sua spada per sorreggersi. 

Con l’altra mano si strinse convulsamente il petto, il quale gli doleva come mai prima d’ora.

“NO! … Non adesso!!” Imprecò fra se cercando di rimanere lucido. 

Vincent, incuriosito dalla reazione del suo avversario, abbassò la sua arma e fece dissolvere anche egli la sua aura dorata. Vide Keyn boccheggiare e digrignare i denti per tentare di trattenere gli innumerevoli spasmi che avevano iniziato a risalirgli tutto il corpo. 

La corazza di squame che precedentemente gli era comparsa lungo il corpo, si dissolse in una polvere nera che fluì verso l’alto. Gemette non appena il suo corpo, così come la spada, riassunsero le loro sembianze originali, mentre altro liquido vitale incominciò a fuoriuscirgli dalla bocca a ogni colpo di tosse. 

Vincent ritornò normale dopo aver constatato che il duello ormai era finito, e si avvicinò lentamente al suo avversario. 

« Quindi era tutto qui quello che sapevate fare? E voi sareste un purosangue? » domandò senza trattenere una nota di disappunto.

Keyn tentò di alzare lo sguardo ma non ci riuscì, stringendo gli occhi forzatamente e chinandosi ancora di più su se stesso per via di una nuova fitta che gli serrò il petto. 

« Siete patetico… » pronunciò Vincent innalzando la sua arma al cielo per dargli il colpo di grazia.

« Non meritate più di appartenere a questo mondo… » Esordì.

Keyn digrignò i denti conscio del fatto che non sarebbe riuscito in nessun modo ad evitare quel colpo. Aveva perso e ora lo aspettava solo l’inferno. Gli venne quasi da ridere nel pensare di finire così i suoi giorni… 

« Addio » Pronunciò infine Vincent, facendo calare la sua lama sull’Hunter agonizzante sotto di lui.

 

Ad un tratto però, Vincent dovette bloccare il movimento del suo braccio a metà e balzare indietro per schivare appena in tempo una forte e tagliente raffica di vento. 

Gli occhi sorpresi di entrambi i vampiri saettarono veloci nella direzione da dove era provenuto il colpo. 

 

Keyn non poté credere a ciò che vide.
"No no no no! NO!"
Non poteva essere assolutamente possibile!

Elizabeth era la, ancora con il bastone abbassato per l’attacco appena eseguito e con il respiro corto per la corsa. 

« Eli…zabeth… » Sussurrò incredulo. 

Strizzò gli occhi più volte, credendo di aver assistito solo ad uno scherzo della sua mente, ma non era affatto così. Lei c’era davvero, e lo aveva appena salvato.

« Allontanati da lui! » Esclamò la ragazza generando un nuovo turbine d’aria contro Vincent, il quale dovette arretrare ancora per evitare il colpo. 

 

« Perché… Perché sei… Tornata?! » Le chiese Keyn trattenendo qualche lamento.

Elizabeth non rispose alla sua domanda e gli rivolse un’occhiata severa.

« Con te parlerò più tardi… Sappi che sono molto arrabbiata! » Gli disse concentrandosi sull’altro vampiro e ignorando completamente le parole dell’altro. 

« Oh ooh! Ma che piacevole sorpresa! » Esclamò allora Vincent. « …Questa bellissima notte non smette mai di stupirmi… Non pensavo che nascondeste un tale potenziale… » continuò riferendosi alla ragazza e facendo svanire l’arma dorata nel nulla. 

« Tuttavia… Non so se devo complimentarmi con voi per il vostro coraggio o per la vostra stupidità… » 

Elizabeth deglutì e tremò non appena vide il vampiro avvicinarsi a lei con occhi famelici. 

« … Blacksword ha combattuto fino ad ora per permettervi di salvarvi e adesso voi siete qui… » 

Lo sguardo di lei andò nuovamente a posarsi sulla figura che tentava invano di rimettersi in piedi, troppo debole per farlo. Ma non gli sfiorò nemmeno il pensiero di aver commesso un errore tornando. Se non lo avesse fatto, Keyn sarebbe morto. 

Strinse ulteriormente la stretta sul bastone fra le sue mani, decisa più che mai ad affrontare colui che aveva davanti. 

« Sono sorpreso… Non sembrate più avere così tanta paura di me… » affermò Vincent notando lo sguardo determinato della ragazza. 

Ne aveva e come invece, ma ora c’era qualcuno che doveva proteggere, quindi non poteva permettere al suo tormento di bloccarla ulteriormente.

Roteò il suo bastone fra le mani con estrema destrezza e generò una serie di turbini d’aria d’argento che andarono a scagliarsi contro il vampiro. 

Vincent gli evitò senza neanche scomporsi più di tanto e si avvicinò pericolosamente alla ragazza. 

« Non potete competere con me signorina » le disse ormai ad un passo da lei.

 

Elizabeth sobbalzò ritrovandosi il volto di lui così vicino al suo e senza che potesse fare niente per evitarlo.

« Siete mia… »

La voce di Vincent si perse nel vuoto e la sua attenzione venne attirata da un’ombra alla sua destra. Dovette rinunciare all’attacco e arretrare rapidamente, evitando in questo modo un gigantesco tronco di un albero che altrimenti lo avrebbe centrato in pieno. 

Elizabeth cadde all’indietro non appena vide quell’enorme pezzo di legno passare a pochi centimetri dalla sua faccia per poi abbattersi sugli alberi a qualche metro di distanza da lei. 

 

« Scusate per questa mia brusca interruzione… »

Disse allora una voce proveniente dall’oscurità della foresta in direzione opposta alla loro.

« … Ma non potevo permettere ad un tale essere di sfiorarvi… » Continuò riferendosi chiaramente alla ragazza. 

Man mano che la figura avanzava nella loro direzione, Elizabeth non poté non riconoscere due occhi color giallo acceso farsi strada fra le tenebre e quel sorriso fiero ed orgoglioso munito di zanne che solo una persona a lei conosciuta sapeva mostrare. 

 

« Blaze! » esclamò sorpresa non appena questo si fermò a pochi passi da loro. 

« Hoy! E’ qui la festa? … Ho proprio voglia di picchiare qualcuno! » Affermò il licantropo per poi rivolgere una veloce occhiata velata di preoccupazione al suo amico ancora a terra. 

« Ma guardati… Non sembri cavartela troppo bene… » gli disse. 

Keyn tossì lievemente « Sta zitto… » 

« Thz… » sbuffò « … Questa volta hai raggiunto il tuo limite… Lascia fare a me adesso, rispedirò quello sbruffone da dove è venuto! » 

Disse facendo schioccare le nocche delle mani dal dorso peloso e dagli artigli affilati.

Vincent, in risposta, non si scompose minimamente e sembrò aspettare con ansia la mossa del licantropo, accennando un lieve sorriso divertito. 

« Asp…Aspetta » Lo bloccò Keyn prima che potesse muoversi. 

« … Non devi sottovalutarlo… Non sai … di cosa è capace… Lui è… » disse tra un respiro e l’altro.

« Non preoccuparti per me… So badare a me stesso » lo interruppe Blaze superandolo a passo lento fino a portarsi proprio difronte al purosangue. 

 

Poi rivolse la sua attenzione verso la ragazza ancora a terra.

« Hoy Elizabeth, potresti occuparti del mio amico finché non avrò sistemato questo qui? » Le chiese gentilmente. 

Lei tornò a guardare Keyn e annuì incerta, per poi corrergli incontro.

Si inginocchiò al suo fianco e senza nascondere un’attimo di esitazione, con una mano gli tenne la schiena e con l’altra il torace per aiutarlo a sostenersi meglio. 

« Elizabeth… » Cercò di dire Keyn abbassando lo sguardo tristemente, notando il tremolio delle sue mani.

« Non serve che tu dica niente … »  Si affrettò a dire lei con tono severo e distaccato prima che lui potesse continuare. 

« … Meriteresti più di un pugno lo sai? E non provare a scusarti o quant’altro perché non ho intenzione di accettare le tue scuse per il momento » 

Keyn non osò controbatterla e non aveva neanche la benché minima intenzione di farlo. 

Non doveva essere affatto facile per lei stare al fianco di un essere come lui dopo tutto quello che le era successo. 

Le era già grato per essere rimasta e questo gli bastava. Se poi voleva prenderlo a pugni o insultarlo a non finire era libera di farlo. Non gli importava. 

Immediata fu la visione di vederla tenere il broncio e urlarli contro tutto quello che le veniva in mente. Con la faccia buffa che si ritrovava quando era arrabbiata con lui non poteva ottenere altro effetto che farlo ridere. Ed infatti accennò un lieve sorriso con le labbra a quel pensiero. 

« Cos’è quel sorrisetto? » Gli chiese subito lei. 

« No… Niente… » 

« Sei davvero snervante… Non ti sopporto! » Borbottò lei. 

 

Blaze sorrise appena a quella scena per poi rivolgersi al suo avversario.

« Bene e ora… Diamo inizio alle danze!! » 

Detto ciò si spinse in avanti con tale violenza e rapidità da frantumare il suolo stesso sotto i suoi piedi. 

Fu un attimo e i suoi artigli da lupo si scontrarono con una lancia lucente di Vincent, che prontamente aveva creato. L’impatto generò delle violente raffiche di vento che costrinsero Elizabeth a ripararsi gli occhi con un braccio per riuscire a tenerli aperti. 

Poi i due si separarono e per qualche istante scomparvero dalla vista della ragazza per poi riapparire a qualche metro di distanza e successivamente sparire di nuovo. 

 

« Sono incredibili… Non riesco nemmeno a seguire i loro movimenti… » accennò sconvolta la ragazza difronte alla potenza di quel combattimento. 

 

« Avanti! Mostrami di cosa sei capace! » lo incitò Blaze senza alcun timore. 

« Attento alle tue richieste … Voi Hunter non dovreste parlare solo per dare aria alla bocca! » Gli rispose subito Vincent, evitando un altro attacco del licantropo. 

« Senza la luna piena non potrai nemmeno graffiarmi! » 

Affermò lanciandogli contro una pioggia di lance di pura luce.

« E chi ha detto che mi serva? » sogghignò Blaze schivando abilmente l’attacco finché non raggiunse Vincent fino a ritrovarsi faccia a faccia con lui. 

« Niente male… » Ammise divertito il vampiro « Ora evita questo! » 

Subito generò nella sua mano un’altra lancia e mirò al volto di Blaze, troppo vicino per tentare un qualsiasi tipo di schivata. 

Il colpo andò a segno, ma non nel modo in cui Vincent si aspettava.

Infatti Blaze aveva appena bloccato la lancia fra i suoi denti affilati senza nessuna difficoltà. 

« Cosa?! » Esclamò stupefatto Vincent.

Blaze ghignò divertito e spezzò con facilità la lama di luce con i canini, guardando il vampiro con occhi di sfida. 

Poi con un movimento fulmineo, si spostò alle sue spalle e gli diede un potente calcio in schiena che lo scaraventò brutalmente contro un albero.

Il tronco andò completamente in pezzi con un enorme boato, come se esso fosse esploso dall’interno e subito dopo, nell’aria si sollevò un enorme polverone dovuto alla violenza dell’impatto.

Blaze, soddisfatto, si strofinò appena il naso con il pollice e si rimise composto in posizione eretta. 

 

« Sei stato sfortunato ad incontrarmi, perché oggi sono di pessimo umore! » Esclamò gettandosi nuovamente su Vincent non dandogli neanche il tempo di rimettersi in piedi completamente. 

Il vampiro lo vide a malapena arrivare e riuscì solo all’ultimo istante a bloccare il pugno di Blaze, incrociando gli avambracci davanti a se. Un’altra onda d’urto si espanse rapida nello spazio con grande fragore, facendo oscillare pericolosamente gli altri alberi rimasti ancora in piedi. 

 

« Ti farò a pezzi! » ringhiò Blaze facendo ancor più pressione sulle braccia del purosangue per tentare di penetrare le sue difese. 

« Ooh… Sei sicuro di te fino a questo punto? » Domandò in risposta Vincent, alzando il volto per incrociare quello di Blaze. 

L’espressione che L’Hunter riuscì a cogliere sul suo viso non lo rassicurò per niente.  

Infatti quegli occhi rosso sangue, al contrario di come si aspettava, non mostravano neanche un accenno di sofferenza o di sforzo nel sorreggere il suo peso. Sembravano essere completamente rilassati ed era più che certo che in quel momento lo stavano deridendo.

« Chi diavolo siete? » Si lasciò sfuggire dalle labbra Blaze, non appena vide delle squame dorate formarsi sulle braccia e sul volto del vampiro. 

Vincent assottigliò lo sguardo.

« Mi sorprende che non lo abbiate ancora capito… » gli disse spingendolo bruscamente all’indietro. 

Blaze fece una capovolta su se stesso e atterrò in piedi con eleganza felina, trascinando i piedi sul terreno per qualche metro. 

« … Ma d’altronde, si sa che voi lupi non siete esseri molto svegli… » continuò.

« Cosa?!! Prova a ripeterlo se ne hai il coraggio!! » Gli ringhiò contro il licantropo lanciandosi in un attacco frontale. Appena gli fu abbastanza vicino, irrigidì la mano e cambiò improvvisamente direzione per sorprenderlo sul fianco. Tuttavia, Vincent si dimostrò più veloce di lui e gli bloccò un polso, arrestando così la sua avanzata. 

« Cavolo! » imprecò a denti stretti Blaze e subito tentò di tranciarli un braccio per liberarsi.

Sussultò appena quando i suoi artigli passarono attraverso a una densa polvere nera anziché il corpo del vampiro, il quale gli era appena apparso alle spalle. 

« Ho solo detto il vero… » precisò.

Blaze, udendo la sua voce, si girò di scatto ma Vincent lo precedette ancora sferrandogli un potente pugno alla bocca dello stomaco, forte a tal punto da abbattere un albero alle sue spalle solo grazie all’onda d’urto generata.

Gli occhi di Blaze si strinsero per il dolore che in quel momento gli aveva mozzato li fiato. Cadde sulle ginocchia stringendosi la parte dolorante con entrambe le braccia e boccheggiò con forza per respirare. 

« Oh no! Blaze!!! » gridò Elizabeth preoccupata per lui, ma allo stesso impotente difronte a quella scena. 

 

« Ho sempre odiato i lupi come voi… Poco cervello e tutto istinto… » Affermò Vincent generando una nuova lancia di luce nella sua mano. 

« Blaze alzati! Vattene da li! » gli urlò nuovamente la ragazza ma lui, ancora agonizzante per il colpo subito, non sembrava rendersi conto del grande pericolo che stava correndo in quel momento e non accennava a muoversi. 

« Quell’idiota si farà ammazzare!! » Affermò Keyn tentando di alzarsi per andare in aiuto del suo compagno ma dopo pochi passi barcollanti, Elizabeth dovette ancora sostenerlo per non farlo cadere a terra. E fu in quell’istante che negli occhi di Blaze si rifletté l’immagine della lama dorata che inesorabile si avvicinava alla sua testa.

 

In una frazione di secondo, l’istinto prese il sopravvento sulla situazione e il tempo parve rallentare.

Blaze, ancora in ginocchio, gettò testa e spalle all’indietro lasciandosi sfiorare qualche capello dalla luce di quella lancia. Poi si abbassò chinandosi in avanti ed afferrò saldamente l’avambraccio del vampiro ancora disteso per concludere l’affondo. Usando la forza del purosangue a suo vantaggio, strisciò per terra portandosi alle sue spalle, rigirandogli l’arto all’indietro e facendogli perdere la presa sull’arma.  

« … Allora sarà il mio istinto a sopraffarvi… » sentenziò infine. 

 

« Notevole… » Si complimentò Vincent per l’agilità dimostrata dal licantropo « … Ma anche io ho qualche sorpresa per voi… » 

Improvvisamente, un bagliore dorato costrinse l’Hunter a lasciare la sua preda e arretrare velocemente per schivare un’altra pioggia di lance lucenti proveniente da una piccola sfera posta proprio dietro la schiena del purosangue. 

 

« HA!!! Mancato!! » esclamò trionfante Hergron riuscendo a rimanere completamente illeso dall’attacco. 

« Sei davvero sfuggente… » affermò calmo Vincent aggiustandosi gli abiti fuori posto e distogliendo l’attenzione dal licantropo. 

 

« Ma tu guarda, ho tutti i vestiti rovinati… » disse poi fra se notando gli strappi sulla casacca e le macchie di sangue che spiccavano visibilmente sul bianco, seppur le sue ferite si erano rimarginate. 

« … E dire che mi sono costati una fortuna… » Sospirò. 

« Hey!! Mi stai ignorando per caso?!! Guarda che io sono ancora qui!! » gli ringhiò contro Blaze sentendosi messo da parte come una nullità. 

« Si, si, lo so… » continuò Vincent con fare annoiato e gesticolando con una mano come per farlo stare zitto. 

« Ma io questo lo disintegro!! Chi diavolo si credere di essere!! » Urlò Blaze sentendosi salire una rabbia incontrollabile dentro di se. 

 

« Fermati Idiota! Non vedi che cerca di provocarti! » Intervenne Keyn prima che il suo amico potesse lanciarsi in un’altra azione avventata. 

« Beh ci è già riuscito se é per questo! »

« Ma lo sai almeno con chi stai combattendo?! » 

Blaze parve calmare tutto un tratto la sua ira per fermarsi a pensare qualche attimo.

« Beh… Allora già che ci sei, con chi starei combattendo di preciso? » Chiese come se niente fosse. 

Keyn sospirò sconsolato portandosi una mano in faccia. Nonostante lo conoscesse da anni, questo suo atteggiamento irresponsabile lo sorprendeva in ogni occasione. 

« Il suo nome è Vincent Moore, ti dice niente? » 

Il licantropo assottigliò lo sguardo riportandolo sul suo avversario per studiarlo meglio, il quale era intento a sistemarsi elegantemente i capelli bagnati dalla pioggia. 

Vincent Moore, ma dove aveva già sentito quel nome?

Indubbiamente colui che gli stava difronte era un vampiro, con grandi manie di grandezza e con una certe esperienza nel combattimento… 

Ma chi diavolo era?

Finché… L’illuminazione.

« Aspetta un attimo! » Esclamò rivolgendosi a Keyn « Intendi proprio Quel Vincent?! Il nobile di Caisonville?! » 

« Cosa purosangue? » Scandì con incredulità Elizabeth, realizzando solo in quel momento quanto la situazione fosse più grave del previsto.

« Esattamente… » Si limitò a rispondere Keyn.

« E non potevi dirmelo subito! » Esordì Blaze adirato.

« Te lo avrei detto se tu prima non mi avessi interrotto! »

« A si?… Ok allora colpa mia! » Affermò cambiando improvvisamente espressione e grattandosi dietro la testa sorridendo in modo imbarazzato. 

Keyn sospirò ancora. Era inutile continuare a discutere con lui o rimproverarlo in qualche modo, ormai era un caso perso… 

« Comunque sia, non mi do di certo per vinto! Non mi importa chi tu sia o cosa sia, non te la caverai facilmente con me! » Annunciò Blaze mettendosi in posizione di attacco e rivolgendosi a Moore. 

« Lieto di saperlo! » Rispose l’altro, materializzando un’altra arma lucente per affrontarlo di nuovo.

 

« Ma tu guarda in che razza di guaio ci siamo cacciati… » Affermò Keyn riuscendo finalmente a mettersi in piedi senza alcun sostegno, seppur con un po’ di difficoltà.

« Ormai è tardi per tirarsi indietro… » continuò Blaze. « ...Di certo quello non ci lascerà andare neanche a chiederlo gentilmente » 

« Per una volta hai ragione… » concordò portandosi al suo fianco e impugnando saldamente la sua spada. 

« Non dovresti continuare a combattere nelle tue condizioni! » Lo rimproverò Elizabeth prendendo posizione davanti a lui e stringendo con ambe le mani il suo bastone, pronta a colpire.

Notando lo sguardo dell’Hunter fisso su di se con un’espressione incredula sul volto, si voltò volendo mettere ben in chiaro le cose. 

« Non guardarmi con quella faccia! Questa volta combatterò anche io! E guai a te se provi ad inveirmi di nuovo contro di andarmene in quel modo, perché altrimenti sarò più che lieta di mostrarti i veri poteri di una maga del vento! » 

Blaze e Keyn si scambiarono una veloce occhiata, sbalorditi dal comportamento della ragazza. 

“Le donne, valle a capire…” pensarono i due quasi simultaneamente e rimettendosi in posizione di guardia. 

 

« Allora ricapitoliamo… » fece Vincent sorridendo appena con le labbra « Una maga, un vampiro e un licantropo… Non c’è che dire, siete proprio un bel trio! » Rise fra sé. 

« ... Questo incontro ha preso una svolta davvero interessante… »






Ciao!!! Come state? :) Finalmente sono riuscito ad aggiornare! :)
Meno male che esistono le colonne sonore, altrimenti non so come avrei fatto :P
E vi consiglio anche a voi di prendere cuffie, cercare una bella musica strumentale per azione, e iniziare a leggere :)
Tralasciando... Come vi è sembrato questo capitolo?:) Bello? Brutto? Noioso? Ok? ... Insomma sbizzarritevi con qualsiasi cosa vi venga in mente, anche perché grazie ai vostri commenti avrò la possibilità di migliorare!:)
Il combattimento è stato di vostro gradimento? E come vi sembra questo nobile chiamato Vincent Moore?
E che dire di Blaze? Dal quel che ho capito è il personaggio favorito di questa storia, quindi perché non farlo entrare in azione con stile ? :P
Spero di non avervi deluso!! :)
Ok ora passiamo ai ringraziamenti!!!!
Per le Recensioni:
LoStregatto!!

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Grazie infinite!:)

Infine ringrazio tutti coloro che leggono silenziosamente! :)
Al prossimo capitolo!
CIAO! :)))

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Capitolo 19
*** Notte senza luna ***


Notte senza luna



 

Le gambe le tremavano ed il respiro era accelerato ed irregolare. Tutto il suo corpo era ormai allo stremo delle forze, incapace di muoversi  per via di quell'enorme stanchezza che la aveva assalita. 

Nonostante fosse migliorata di molto nel combattimento e nell’uso della magia, sostenere un combattimento di tale livello le era praticamente impossibile. 

Vincent era davvero troppo forte per lei e il suo potere magico era quasi del tutto esaurito. 

Sollevò lo sguardo in direzione dei suoi due compagni ancora impegnati a combattere con coraggio contro quel vampiro dal corpo lucente e dalle splendide, ma allo stesso tempo inquietanti ali nere.

Vincent continuava a schivare i loro attacchi con eleganza e velocità, senza togliere dal proprio volto quel sorriso fiero e malizioso. Il suo potere era aumentato notevolmente da quando avevano iniziato a combattere e sembrava non risentire di alcuna stanchezza. Oppure era solamente dannatamente bravo a nasconderla. Inoltre, le ferite infertegli precedentemente sembravano essersi risanate del tutto, compresa quella allo stomaco.

Al contrario di lui, invece, Keyn faticava a muoversi e i suoi colpi iniziavano ad essere deboli e imprecisi.
Soltanto Blaze sembrava cavarsela meglio di tutti e tre. Grazie al suo istinto e alla sua prontezza di riflessi, riusciva a tenere testa al purosangue. 

Tuttavia, era più che consapevole che non sarebbe bastato per sconfiggerlo. 

Suo malgrado dovette dargli ragione… In questa notte priva di luce, non aveva nessuna speranza di uscire vincitore da quello scontro. 

Nessuno di loro tre ne aveva.

 

« Hoy! Comincio ad essere giusto un po’ a corto di idee! » Annunciò dopo l’ennesimo attacco fallito.  « … Proposte? » 

Keyn evitò un’altra pioggia di lance ed arretrò rapido per portarsi al fianco del suo amico. 

« Nessuna… » Rispose ansimante e barcollando leggermente sul posto prima di ritrovare l'equilibrio. 

« Così non va bene! Questo tipo è veramente una seccatura! » 

Si lanciò nuovamente in un attacco frontale, facendo scontrare i suoi artigli con le lame dorate del purosangue. 

« Mi sto annoiando …  » Ammise Vincent rispedendolo indietro con uno slancio. 

Keyn approfittò subito della situazione per spostarsi alle sue spalle. Ma ancora una volta, Moore lo precedette e lo afferrò per un braccio. 

« … La mia pazienza comincia a scarseggiare, il che vuol dire che per voi le cose non si mettono affatto bene! » 

E nel mentre scagliò con violenza l’Hunter al suolo, frantumando le rocce sottostanti. 

« Keyn! » 

Elizabeth corse subito in suo aiuto e cercò di allontanare il purosangue con dei turbini di vento tagliente. Ma quello che ottenne fu solo un lieve venticello che il vampiro non si scompose nemmeno di evitare. 

« Sento che siete allo stremo delle forze… Eppure vi ostinate ancora a combattere… Siete solo degli stolti! » 

Nella sua mano comparve un’altra lancia dorata e prontamente deviò l’attacco di Blaze proveniente dall’alto. Il licantropo, sorpreso per tale mossa, cadde al suolo evitando per poco il suo compagno ancora a terra. 

« Ormai è più che evidente che non siete affatto forti come affermavate di essere... Vi credevo meglio di così »  

 

   

« Purtroppo ha ragione… » Disse piano Keyn, asciugandosi un rivolo di sangue dalle labbra con il dorso della mano.  « …Non possiamo più continuare… » 

« Già… Di questo passo finirà solo in un modo… E non si prospetta benevolo per noi! » Ringhiò Blaze a denti stretti. 

« Quindi… Cosa possiamo fare? » Chiese Elizabeth con voce tremante, mentre il panico cominciava piano piano ad impadronirsi di lei. 

« Potrei provare a trattenerlo così da permettere a voi due di ritirarvi … » Propose Blaze a bassa voce. 

« Non se ne parla… E’ troppo pericolo. E anche se riuscissimo ad allontanarci, come pensi di sfuggirgli? » 

« Tu hai un’idea migliore per caso? » 

Keyn non rispose, fermandosi a pensare per qualche secondo. 

« Va bene… Possiamo provare… » Sospirò poi « … Ma resterò io a combattere con Vincent! » 

« Ma se ti reggi a malapena in piedi! » 

« Tu sei molto più veloce di me in questo momento… e quindi l’unico in grado di portare in salvo Elizabeth e proteggerla nel caso vi raggiungesse! » 

« Eh? Io non voglio che nessuno di voi due rimanga qui da solo! Non con lui! » Intervenne Elizabeth mostrando una seria preoccupazione in volto. 

« Non c’è altra soluzione. Posso riuscire a farvi guadagnare abbastanza tempo per scappare » 

« Tu sei fuori di testa! Nel tuo stato attuale non ce la farai mai! » affermò Blaze. 

« Non se rimango in questa forma… » disse l’altro riuscendo nuovamente a riassumere le sue sembianze da vampiro. 

« Aaah! Hooy sei matto! » Gridò il licantropo precipitandosi immediatamente a coprire gli occhi di Elizabeth per impedirle di vedere. 

« Bl…Blaze! » Protestò lei incitandogli ad abbassare le braccia ma lui non cedette. 

« Che fai idiota? Guarda che lo sa… » disse Keyn con fare indifferente. 

« Eh? Che cosa…? Lo sa…? » 

Il licantropo si soffermò a guardarli entrambi con occhi increduli. Aveva percepito un atteggiamento più distaccato da parte della ragazza, ma non immaginava che potesse essere a causa di questo… Doveva ammettere però, che l'aveva presa piuttosto bene...

 

« Avete finito di complottare fra di voi?! » chiese Vincent con una nota di impazienza, interrompendo i pensieri del licantropo. 

Nessuno dei tre gli rispose e Keyn si rialzò in piedi portandosi davanti agli altri due. 

Sollevò lo sguardo in direzione del purosangue sospeso in aria e strinse ancor di più l’impugnatura della spada al suo fianco. 

« Al mio segnale prendi Elizabeth e corri il più velocemente possibile via di qui! » 

Disse rivolgendosi a Blaze.

Ma quest’ultimo non sembrò voler dare ascolto alle sue parole e si preparò ad attaccare. 

Keyn lo bloccò subito mettendogli davanti la lama della sua arma per impedirgli di proseguire. 

« Blaze… Per favore fai come ti ho detto… » Lo implorò guardandolo per un breve istante con la coda dell’occhio. 

Hergron strinse i pugni ai fianchi per la frustrazione. 

« Per quello che mi riguarda… Non so chi sia più idiota fra noi due… » 

Disse portandosi al fianco della ragazza. 

Keyn lo ringraziò mentalmente tornando a concentrarsi serio su Moore. 

« Asp… Aspettate! Io non sono d’accordo! » protestò Elizabeth decisamente contraria a lasciare Keyn a combattere da solo nelle condizioni in cui si trovava. 

« Potresti morire … » Sussurrò infine mentre gli occhi cominciavano di nuovo a farsi lucidi. 

« Ora! » Esclamò improvvisamente lui lanciandosi a spada tesa contro Vincent. 

Blaze scattò verso Elizabeth e la issò in braccio per poi dirigersi velocemente verso le profondità della foresta con l’intento di raggiungere la villa il prima possibile. 

 

« Avete istinti suicida signor Keyn? » Lo derise Vincent osservando i due allontanarsi. 

« Non badare a loro ma concentrati su di me! » 

Affermò l’Hunter circondando la spada in un vortice di fiamme rosse e nere. Di colpo, espanse il suo potere e costrinse Vincent ad arretrare nella direzione opposta per deviare i numerosi affondi diretti al suo petto. 

« Siete duro a morire… E decisamente testardo! »

Con un movimento fulmineo, colpì la spada del cacciatore con tale violenza da costringere Keyn a mollare la presa su di essa. Questa cadde pesantemente ad un paio di metri di distanza senza alcun rimbalzo.

Keyn imprecò fra se e arretrò nel tentativo di recuperare l’arma. 

Ma Vincent non gli concesse un tale lusso e partì al contrattacco. 

Due lame alle sue spalle lo seguirono nei movimenti. Alternandosi alle altre due lance strette nelle sue mani, continuarono ad infierire sull’Hunter. 

Keyn schivava a malapena i colpi e più di una volta venne ferito di striscio alle gambe e alle braccia. Ma non si diede per vinto ed evocò delle fiamme nere dalle sue mani. Scagliò le due palle di fuoco mirando al volto del purosangue. Lui le fece scontrare con le sue armi lucenti per proteggersi. 

Appena queste di dissolsero, una nube nera coprì la vista del vampiro dando l’opportunità a Keyn di recuperare finalmente la sua arma. 

- Ancora questi stupidi trucchetti Blacksword? - Ringhiò, ma l’altro non gli diede ascolto. 

Concentrò tutto il potere che gli era rimasto nella lama, facendola diventare incandescente. La mano con la quale reggeva la spada venne circondata ancora una volta da una fine corazza nerastra. 

Con una rotazione laterale, si portò al fianco del suo avversario. Si abbassò il più possibile per sorprenderlo con un fendente dal basso. 

La lama sibilò ed il colpo andò a segno scontrandosi contro il fianco scoperto del vampiro. 

Ma il metallo non sembrò raggiungere la sua carne, limitandosi soltanto a procurargli un altro taglio sulla casacca. 

Con sua sorpresa, il colpo era stato fermato dalla corazza dorata del vampiro, la quale non sembrava essersi minimamente scalfita. 

Vincent rise soddisfatto nel vedere la delusione farsi strada sul volto del suo nemico. 

« … Ops scusate, avrei dovuto urlare dal dolore per caso? » 

Keyn balzò all’indietro, fermandosi poco distante per riprendere fiato e facendo dissolvere completamente il suo potere. 

Respirava con avidità e il suo corpo tremava per la stanchezza. Digrignò i denti con rabbia, conscio del fatto di aver già raggiunto il suo limite. 

« Ahah fine dei giochi Blacksword? » sorrise malignamente Vincent avanzando verso l’Hunter. 

« E’ davvero un peccato… » 

Keyn sobbalzò ritrovandoselo improvvisamente alle sue spalle. 

« Ma state tranquillo… Prima di uccidervi ho pensato che sarebbe stato meglio farvela pagare a modo mio per quello che avete fatto… » 

 

 

 

 

« Blaze fermati! Dobbiamo tornare indietro! » Esclamò Elizabeth divincolandosi fra le sue braccia. 

Hergron però, continuò a tenerla stretta e a correre a testa bassa. 

« Se non lo aiutiamo… Keyn morirà! Vuoi veramente abbandonarlo in questo modo? » 

Lui sembrava ancora non ascoltarla e non si scompose minimamente a quelle parole. 

« Hai detto che voi due siete come fratelli! Allora se è vero ascoltami dannazione! »

« Stai zitta! » Gridò improvvisamente lui facendo scorgere tutta la sua preoccupazione. 

Lei si sorprese da tale reazione e lo guardò sconcertata, smettendo di muoversi. 

« Credi davvero che non me ne renda conto?… » Iniziò a dire abbassando la voce e trattenendo un impeto di rabbia. 

 « Credi davvero che non lo sappia… che potrei perdere il mio migliore amico?! »

Rialzò lo sguardo guardando davanti a se, lottando freneticamente contro la volontà di abbandonare li la ragazza e tornare a dare manforte a Keyn. 

Ma non poteva farlo… Come avrebbe potuto?

« Quello stupido… Quando si mette in testa una cosa non c’è verso di fargli cambiare idea… » 

Disse accennando un lieve sorriso rammarico. 

« Fa di tutto per far star bene gli altri ma non pensa mai a se stesso… » 

Elizabeth abbassò lievemente lo sguardo. 

Non sapeva più cosa dire. Si sentiva solo terribilmente triste.

Ancora una volta era lei che tutti quanti si ostinavano a proteggere… Soprattutto lui.  Ma per quale ragione si spingeva a tanto per qualcuno che non sapeva far altro che cacciarsi nei guai?

Un lampo dorato le passò a pochi centimetri dalle spalle, interrompendola dalle sue riflessioni. 

Blaze frenò bruscamente la sua corsa e per poco non cadde a terra. 

Lo sentì trattenere un piccolo gemito e guardare sconvolto ciò che gli era appena apparso davanti. 

Elizabeth seguì il suo sguardo e sgranò gli occhi per quello che vide. 

Vincent e Keyn si trovavano a pochi metri da loro, avvolti da una leggera nube nerastra che andava dissolvendosi nel vento. 

 

« Oh mio Dio… » Sussurrò lei portandosi entrambe le mani alla bocca. La sua attenzione si era soffermata soprattutto sulla figura di Keyn, steso a terra e tremante. I suoi occhi erano serrati per il dolore e nonostante le ferite, cercava comunque di far forza sulle braccia per alzarsi.  

« Stavate andando da qualche parte per caso? »

Domandò Vincent con un ghigno stampato in volto. 

Blaze rimise a terra la ragazza e la spinse dietro di lui. Era visibilmente infuriato, soprattutto perché aveva notato l’arma che Vincent stringeva nella sua mano. 

« Tu! » Ringhiò « Come osi tenere quella spada fra le tue luride mani? » 

« Oh? Ti riferisci a questa? » fece Vincent guardandola con noncuranza « Ho pensato che sarebbe stato un peccato lasciarla la… Dopotutto può sempre tornarmi utile… No? » 

Blaze irrigidì tutto il corpo, sentendosi ribollire il sangue nelle vene. 

Strinse con forza i denti per la rabbia « Maledetto… » 

Due gocce di un liquido rossastro macchiarono il terreno al suo fianco, attirando lo sguardo della ragazza. 

« Blaze… Stai sanguinando! » affermò lei notando il profondo taglio sul braccio sinistro di lui. 

« E’ solo un graffio comparato a quello che farò a lui! »

Elizabeth sobbalzò notando l’espressione dei suoi occhi. 

Sembravano colmare un ira cieca e le iridi ristrette gli davano un aspetto veramente inquietante. 

« Allora cosa stai aspettando? » Lo sfidò Vincent assottigliando lo sguardo, attendendo paziente che la sua preda cadesse nella sua tela. 

Blaze gridò verso il cielo e si preparò a scattare in avanti, ignaro delle piccole luci alle spalle del purosangue che puntavano nella sua direzione. 

« Blaze! » Elizabeth cercò di fermarlo ma si rese conto che era troppo tardi. Lui era già scomparso dalla sua vista e da quella di tutti gli altri. 

« Cosa?! » fece Vincent notando che non si era precipitato ad attaccarlo frontalmente diversamente da come si aspettava. 

Veloce si guardò attorno per individuarlo.

Due enormi massi oscurarono la sua visuale e veloce protese una mano in avanti per frantumarli con un fascio di luce prima che potessero schiacciarlo. 

Fra i numerosi blocchi di pietra che cadevano al suolo, scorse una figura al suo fianco con la coda dell’occhio. Sgranò gli occhi per la sorpresa nel vedere il licantropo guardarlo con un sorriso beffardo mentre sollevava il corpo del suo amico e scompariva subito dopo con grande velocità. 

Gliela aveva fatta. 

Blaze riapparse vicino ad Elizabeth ed adagiò Keyn sull’erba, aiutandolo a mettersi seduto. 

« Perdonatemi… » sussurrò lui stancamente. 

« E di cosa? » fece Blaze con tono tranquillo « Hai solo dimostrato di essere più idiota di me! » 

Keyn rise appena ma non commentò. 

 

« Che mossa inutile! » Sentenziò Vincent ridendo forzatamente. 

« Non fate altro che continuare la vostra agonia in questo modo!… Siete deboli ed è un dato di fatto! » Si chinò leggermente in avanti, spalancando le enormi ali nere. Il suo volto contratto in una smorfia adirata. « ... Questo scontro è durato fin troppo e mi sono decisamente stufato! »

Blaze e Keyn si fecero subito seri ed Elizabeth tremò per la paura. Quelle parole pronunciate con un simile tono non preannunciavano nulla di buono.

Vincent sollevò la spada avanzando verso i tre con passo lento.

« E’ giunto il momento di fare sul serio! » 

Scattò in avanti e Blaze fece lo stesso per affrontarlo. Il vampiro si mosse rapido e gli sfiorò un fianco con la lama della spada. Blaze non badò al leggero bruciore della nuova ferita e gli sferrò un pugno su uno zigomo con ferocia. Vincent non si mosse nemmeno. 

« Illuso! » 

Prima che il licantropo potesse muoversi, Vincent lo afferrò per il braccio nel punto in cui era stato ferito. Strinse con tale forza che persino Elizabeth riuscì a sentire il rumore delle ossa che si frantumavano sotto quella morsa d’acciaio.  

Blaze urlò per il dolore e subito dopo si ritrovò scagliato con violenza a parecchi metri di distanza. 

Elizabeth incominciò di nuovo a tremare in preda al puro terrore per via di quell’essere che si dirigeva minaccioso verso di loro. Non riusciva più a muoversi e non si scompose neanche quando Keyn si aggrappò leggermente a lei per spostarsi sulle ginocchia. Gli occhi rossi di lui brillarono e con evidente sforzo, riuscì a lacerare l’aria davanti a se con una mano. Una lama d’aura nerastra seguì quel movimento e si diresse verso il vampiro. Vincent alzò la spada verso il cielo e la tagliò a metà, producendo un’onda d’urto tale da sbalzare via i due Hunter. 

Elizabeth rotolò sul terreno e si fermò sbattendo la schiena contro la corteccia di un albero. Il respiro le si bloccò per qualche istante e un lancinante dolore le percorse tutta la spina dorsale. Strizzò gli occhi cercando di non pensarci e con difficoltà risollevò lo sguardo.
Anche con la vista sfuocata, riuscì a distinguere le due sagome a pochi passi da lei.
Keyn cercava di tirarsi in piedi dalla posizione a carponi quale si trovava, e Vincent si era praticamente fermato al suo fianco. 

« La mia idea era quella di ucciderti per ultimo… »  Disse guardandolo con disprezzo. 

Keyn soffocò un lamento non appena Vincent lo afferrò per la gola e lo sollevò in aria senza alcuna grazia. 

« … Ma in fin dei conti, non fa nessuna differenza. Tutti voi primo o poi percorrete la stessa strada verso la morte! » 

« Va… All’…Infer…no! » Tossì l’Hunter, incapace di sfuggire alla sua presa. 

 

Un istante dopo, un rumore metallico sferzò l’aria.
Seguirono altri piccoli suoni, ma in grado di far rabbrividire la pelle a chi gli ascoltava. 

La mente di Elizabeth sembrò fermarsi, così come il suo corpo. Lo sguardo, fisso difronte a lei ma incapace di cogliere il significato di quello che i suoi occhi le stavano mostrando. Per quanto la sua vista fosse ancora annebbiata dal colpo subito, aveva riconosciuto il gesto spietato che era appena stato compiuto proprio difronte a lei, seppur continuava a ripete a se stessa che non era reale.
Solo dopo qualche secondo, la consapevolezza di sbagliarsi si razionalizzò dentro di lei, facendole tremare lo sguardo e spalancare gli occhi in un muto dolore.
Senza rendersene conto, delle calde lacrime avevano già cominciato a scenderle copiose lungo le guance, per poi frantumarsi al suolo. 
Trattenne a stento i silenziosi singhiozzi, boccheggiando disperatamente in cerca di un po' d'aria che potesse darle almeno un po' di sollievo. Ma più il tempo passava, più il suo malessere aumentava.
Scosse la testa lateralmente e strinse con forza la terra fra le sue mani, quasi a volersi far male per potersi finalmente svegliare da quell’incubo orribile.
Ma non lo era… 

La lama della spada si ritrasse lentamente e senza esitazione dal petto dell’Hunter, facendoli emettere un altro gemito strozzato. Nuovo sangue fuoriuscì dalle sue labbra e dall'orribile ferita sul suo petto, andando ad aggiungersi a quello già presente ai suoi piedi. 
I suoi occhi tornarono chiari, ma privi di ogni lucentezza. 
Fissavano stancamente un punto imprecisato in lontananza, senza far trasparire nessun'altra emozione. 

Vincent mollò la presa, lasciandolo cadere sulle ginocchia. Le braccia abbandonate lungo i fianchi. 
Per un breve istante, lo sguardo vitreo di lui si incrociò con quello sconvolto della ragazza. 
Le palpebre iniziarono a socchiudersi lentamente, tremando nell’inutile sforzo di resistere all’imminente oblio.
Ma era una battaglia già persa in partenza.

Elizabeth trasalì quando lo vide chiudere gli occhi completamente e cadere in avanti per poi accasciarsi al suolo privo di ogni altra forza. 

« Noo… » mormorò appena con occhi colmi di lacrime.

« Nooo » Ripeté appoggiando la fronte sulla terra umida.
« Noooo!!! »

 

« Maledetto bastardo!!! » 

Un urlo attirò l’attenzione del vampiro, costringendolo a voltarsi. 

« Non te la farò passare liscia! » 

Blaze era di nuovo in piedi, più adirato che mai. Il braccio rotto disteso lungo il fianco e le spalle ricurve in avanti. 

« Te la farò pagare molto cara per questo! » 

Con un balzo si levò in aria, gridando contro il vampiro tutta la sua frustrazione. 

« Thz… Stupido lupo… » 

Vincent gli apparve davanti, afferrandolo con una mano per il volto. 

Trascinò il licantropo verso il suolo, sbattendogli la nuca contro la dura roccia. 

Il terreno cedette sotto tutta quella forza, andando a creare un nuovo cratere. 

« Visto che succede a prendersi gioco del proprio avversario? » disse Vincent in piedi davanti al corpo esanime del licantropo. 

Blaze si mosse appena in sua risposta. 

La testa sembrava dovergli scoppiare da un momento all’altro a causa del continuo e assordante ronzio impresso all’interno delle sue orecchie. La vista gli si era appannata e un gusto ferroso gli aveva invaso completamente la bocca. Nonostante tutto però, il suo desiderio di combattere non si era minimamente placato.

Graffiò il terreno con gli artigli, facendo leva con il braccio sano per tentare di alzarsi. 

Tuttavia fu costretto a fermarsi. 

Strinse i denti maledicendo ogni singola lama lucente sospesa a pochi centimetro dal suo corpo. 

« Se fossi in te me ne starei buono qui… » Affermò Vincent beffardo « … Sempre che tu non voglia porre subito fine alla tua misera vita… » 

Poi si girò dandogli le spalle, non badando ai continui insulti dell’altro rivolti nei suoi confronti. 

Ritornò a concentrarsi sul corpo del purosangue disteso a terra. 

Assottigliò lo sguardo pensieroso e riprese a dirigersi nella sua direzione. 

 

« Hooh… Siete ancora vivo? » Disse guardando Keyn riverso a terra con superiorità e disapprovazione. 

A quell’affermazione Elizabeth si riscosse leggermente, rialzando improvvisamente lo sguardo verso di loro. 

“Vivo?” Si ripeté nella sua mente con incredulità.

Poi realizzò.

Il corpo dell’Hunter era ancora la. Non si era ancora dissolto, il che voleva dire che c’era ancora tempo.
Quel briciolo di speranza le diede un’opportunità, e decise di coglierla al volo. 

Il dolore che prima le aveva serrato il petto si affievolì, lasciando al suo posto un senso di leggerezza. Riprese lucidità e immediatamente cercò il suo bastone con lo sguardo. Lo trovò ad un paio di metri di distanza da lei. Troppo fuori portata per lei. 

 

« Sfortunatamente devo aver mancato il cuore… » continuò Vincent sollevando con lentezza la spada verso il cielo.  « … Vedrò di porre subito rimedio a questo errore! » 

Elizabeth sobbalzò nel sentire quella frase. I suoi occhi si inorridirono di nuovo nel vedere quell’arma pronta a calare su Keyn per la seconda volta. Non c’era più tempo, doveva fare qualcosa e in fretta. 

Questa volta non sarebbe rimasta nascosta a guardare mentre i vampiri le strappavano via ciò che le stava a cuore. No, non poteva permetterlo ancora! 

Così raccolse tutto il coraggio e le energie che le restavano. Scattò in avanti sfiorando leggera il terreno, quasi come se una forza invisibile la sorreggesse lungo il tragitto. 

La lama a quel punto, iniziò la sua inesorabile discesa. 

 

« Ti supplico!!! FERMATI!!! »  

Quell'urlo di elevò verso il cielo come un canto disperato, riecheggiando per la valle desolata.
Senza alcuna esitazione, Elizabeth si gettò sul corpo esanime di Keyn per fargli da scudo. Chiuse gli occhi stringendosi su di lui e aspettò il colpo fatale trattenendo un fremito fra le labbra. Questa volta sarebbe morta veramente. E per l’ironia della sorte, lo avrebbe fatto nel tentativo di proteggere proprio un vampiro. 
No… 
Nel tentativo di proteggere Keyn… Infondo, non era un brutto modo di morire.

Passarono alcuni secondi ma il dolore stranamente non arrivò. 

Sollevò le palpebre diffidente e tremò nel ritrovarsi la punta della lama ferma davanti a suoi occhi. 

« Cosa pensi di fare? Togliti di mezzo ragazzina! » 

Lei deglutì ma non si mosse. 

« Sei sorda per caso? Ti ho detto di levarti! » 

Lei scosse la testa e rimase ferma. 

« Come vuoi! Allora… » 

« … Ti prego basta… » Lo interruppe lei. Alzò la testa, riuscendo a guardarlo direttamente in volto. Lui vacillò appena scorgendo gli occhi di lei. Erano arrossati per il continuo pianto e lo stavano supplicando con sincerità. 

« … Hai vinto tu… Sei il più forte… Quindi perché devi andare avanti con questa crudeltà?! »  

La sua voce era disperata ed irregolare per i continui singhiozzi. 

« Perché… tutti voi… Non sapete fare altro che uccidere e distruggere la felicità altrui? » fece una pausa « … Cosa ci trovate di così divertente? » 

Disse alzando la voce. Strinse gli occhi, chinando la testa verso il basso in un fremito di paura. 

« …Perché? …Perché deve sempre andare in questo modo? » 

Vincent la osservò silenzioso, seguendo con lo sguardo le piccole lacrime infrangersi al suolo. 

« … Non è giusto… » sussurrò infine lei. 

 

Lentamente il vampiro abbassò l’arma. La sua attenzione di spostò per qualche istante sul volto pallido e sofferente dell’Hunter per poi tornare su quello della ragazza. 

Come poteva un’umana come lei desiderare così tanto proteggere la vita di un essere come lui dopo che era arrivata persino ad odiarlo? Loro erano vampiri dal sangue puro! Una razza che per principio era temuta e disprezzata sopra ogni altra cosa. Non riusciva minimamente a comprendere la natura di tale gesto…  

 

« Siete davvero una donna interessante signorina Elizabeth… » Disse allora, mostrando nuovamente un sorriso malizioso. 

Si inginocchiò davanti a lei e le sollevò il mento con il pollice e l’indice della mano per costringerla a guardarlo negli occhi. 

« E ditemi… Cosa sareste disposta a fare perché io renda salva la sua vita? O per meglio dire, le loro… visto quell’essere senza cervello alle mie spalle… » 

Elizabeth spostò la sua attenzione su Blaze, il quale li stava guardando con preoccupazione mentre delle affilatissime lance lo bloccavano a terra. 

Poi tornò a guardare Keyn. La mano poggiata sulla sua schiena riusciva a malapena a percepire il respiro debole e sofferente di lui mentre una chiazza rossastra si espandeva a vista d'occhio sul terreno.

« Se … Se risparmierete le loro vite…  Io… » 

Parlare le risultò tremendamente difficile. Non riusciva a credere a quello che stava per dire.

« Io… » 

Sussultò non appena sentì uscire un piccolo lamento dalle labbra di Keyn. 

Inconsciamente, persino lui sembrava essersi reso conto delle sue intenzioni ed era certa che si sarebbe pronunciato assolutamente contrario a una decisione così irresponsabile e avventata. 

Ma data la sua situazione non poteva fare altro. Glielo doveva…

« … Sono disposta a pagare qualsiasi prezzo! Anche a rinunciare alla mia stessa vita!! » 

 

Vincent rimase impassibile davanti ad una simile risposta e mantenne un'espressione seria. I suoi occhi, invece, parvero nascondere un'attenta riflessione su cosa la ragazza gli avesse appena detto.
Restò a fissarla per alcuni secondi, senza proferire parola. Poi sorrise con le labbra, riassumendo di nuovo le sue sembianze normali. 

« Molto bene allora… » 

Assottigliò lo sguardo fissando le iridi chiare di lei con intensità, tanto da farla sentire profondamente a disagio. 

« … Ecco la mia proposta… »


Elizabeth iniziò di nuovo a tremare difronte agli occhi del purosangue. Man mano che i secondi passavano, la paura cresceva prepotente dentro di lei, invadendo ogni cellula del suo corpo. Sudò freddo, sentendosi il cuore accelerare di battito come se le dovesse uscire dal petto. Le tempie le pulsavano e deglutì forzatamente, sentendosi la gola improvvisamente secca.
Dopo un tempo che le sembrò non finire mai, riuscì finalmente ad interrompere quel tremendo contatto visivo. Si morse un labbro con frustrazione, guardando un punto indefinito sul terreno e controllando quanto più possibile il respiro. 

« Allora?… » La incoraggiò il vampiro. 

« Accetto » 

 

Vincent sogghignò soddisfatto e si rialzò in piedi, senza aggiungere altro in merito. 

« Bene! E’ giunta l’ora per me di andare! » Annunciò ad alta voce. 

« … Mi sono divertito anche troppo per una notte come questa! » 

Si incamminò tranquillamente nella direzione opposta. 

« Sono stanco e ho voglia di riposare un po’… » 

Blaze lo guardò stranito non appena gli passò davanti. Stava sognando per caso?

Vincent se ne stava davvero andando così all’improvviso? 

Serrò la mascella e si sforzò di pensare ad una possibile spiegazione plausibile per un atto imprevedibile come quello. Era certo che un essere come lui non abbandonava le sue prede per compassione o altro con tanta semplicità. 

« Oh giusto! Dimenticavo! » 

Il licantropo sobbalzò non appena vide la spada di Keyn impiantarsi ad un soffio dal suo orecchio sinistro. 

« Questa ve la restituisco! Non si addice al mio stile… » 

Prima che l’Hunter potesse rispondergli, Vincent sparì lasciando al suo posto solo una densa polvere nerastra. 

Le lance che bloccavano il licantropo, a quel punto, si dissolsero dandogli di nuovo l’opportunità di muoversi. Si rialzò a sedere portando la sua attenzione sulla ragazza. Sospirò con preoccupazione nel vederla accasciarsi su Keyn e piangere silenziosamente. 

Allora capì.

Qualcosa doveva essere sicuramente successo e lei probabilmente, ne era stata interamente coinvolta.

« Che cosa hai fatto Elizabeth? »





Ciao!!! Ecco un nuovo capitolo! :)
Onestamente non sono molto soddisfatto... Mi sembra si averlo scritto troppo in fretta... A voi, invece, come vi è sembrato?
Ho bisogno di consigli PLEASE! :)

Va bene... Allora... Tornando alla storia: Che proposta avrà fatto Vincent ad Elizabeth? Volete provare ad indovinare? :)
Ok è semplice! ahah

Al prossimo capitolo allora! Che spero di sbrigarmi a pubblicare! A presto!!! :)))
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Grazie infinite!:)

Grazie anche a tutti coloro che leggono! :)
CIAO! :)))

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Capitolo 20
*** L'ultima Alba ***


 

L’ultima Alba

 

 

 

 

Tre tocchi leggeri delle nocche di una mano, schioccarono contro il legno della porta di una delle varie stanze della villa Hunter. 

Silenzio. 

Aspettò qualche secondo e poi decise di riprovare. 

Solo allora ricevette una flebile risposta. 

« Avanti… »

Abbassò la maniglia lentamente ed entrò cercando di fare meno rumore possibile. Si fermò appena sulla soglia, osservando la ragazza seduta sul letto con le ginocchia raccolte al petto. 

« Posso? » chiese ancora, per essere sicuro di poter entrare e anche per attirare l’attenzione di lei. 

Elizabeth annuì piano, continuando a guardare fuori dalla grande finestra. 

Blaze allora richiuse la porta alla sue spalle e si avvicinò alla ragazza. 

« Tutto bene? » 

« Si sto bene… Grazie » Gli rispose lei gentilmente. 

Blaze notò subito il tremolio della sua voce e il viso arrossato. Aveva pianto ancora. 

Sospirò piano e si sedette sul bordo del letto, poco avanti a lei. 

Seguì il suo sguardo all’esterno, senza soffermarsi su un punto preciso. 

Sapeva bene quanto gli avvenimenti della scorsa notte l’avessero sconvolta e rattristata, e quanto lei cercasse di non darlo troppo a vedere. E sapeva anche che la solitudine non era la compagna migliore per affrontare le giornate dopo un’esperienza del genere. 

Per questo aveva deciso di recarsi da lei appena possibile. 

 

« … Tu come stai invece? » Chiese ad un tratto Elizabeth, interrompendo di nuovo il silenzio della stanza. Si soffermò a guardare il braccio sinistro del licantropo, sorretto da un pezzo di stoffa legato al collo.  

« Ah! Questo? » Lo alzò lievemente per mostrarlo meglio « Puoi stare tranquilla! Tra pochissimo sarà già come nuovo! » le sorrise ampiamente irrigidendo il muscolo per mostrare la sua forza. 

« Noi lupi guariamo velocemente! » 

« Mi fa piacere! » Ricambiò il suo ampio sorriso, ma poi abbassò lo sguardo tristemente. Tutti i suoi pensieri tornarono a concentrarsi su quella notte e le conseguenze che aveva portato con sé. Sopratutto quella terribile proposta, che non aveva mai smesso di tormentarla da quando erano tornarti. 

Blaze sospirò pesantemente facendosi di nuovo serio nel notare lo sguardo perso di lei. 

« Ascolta… Non sono bravo in queste cose e forse non sono la persona più indicata per dirtelo… » 

Fece una pausa appoggiando una mano sulla spalla di lei, costringendola a guardarlo. 

« So che sei preoccupata e qualcosa ti turba profondamente… E non mi riferisco solo agli avvenimenti di ieri notte… Ma a quello che potrebbe succedere in futuro…» 

Elizabeth tremò impercettibilmente a quelle ultime parole. 

« … Hai un disperato bisogno di parlare con qualcuno di quello che è successo… » Si fermò, aspettando qualche piccola reazione da parte della ragazza, che sfortunatamente non arrivò. 

« …Non ti sto dicendo che devi farlo qui ed ora e proprio con me, ma tenerti dentro un tale peso non ti fa di certo bene… Fidati, lo so per esperienza… » Si interruppe vagando un’attimo con lo sguardo nei suoi ricordi passati e sulla figura della ragazza davanti a lui. 

« … Ricordati che non sei sola e qui ci sono molte persone che ti vogliono bene e di cui ti puoi fidare » 

Finalmente Elizabeth sorrise leggermente con le labbra non potendo che dare ragione a quello che aveva appena detto. 

« Lo so… »  

« Bene » Blaze le tolse la mano dalla spalla e si alzò in piedi cambiando immediatamente espressione. 

« … E adesso che ne dici di venire a mangiare qualcosa? Non so te ma io ho una fame tremenda! » 

Disse con tono raggiante. 

« No, grazie. Non ho fame. Casomai più tardi… » Gli sorrise ampiamente per non farlo preoccupare ulteriormente.

« Hmm… Sicura? Non sai cosa ti perdi! » Sbuffò lui. 

Si avviò alla porta, fermandosi vicino ad essa. « Se vuoi ti posso portare qualcosa! » 

« Non serve ti ringrazio… Tra poco verrò anche io » 

Blaze le lanciò occhiata poco convinta, ma non aggiunse altro. 

« Ok allora ci vediamo dopo! » 

« Aspetta Blaze! » Elizabeth lo chiamò bloccando il suo tentativo di afferrare la maniglia della porta. 

Lui non si voltò, ma girò leggermente il capo per ascoltarla. 

« Grazie… » 

Blaze accennò un lieve sorriso e chinò la testa in avanti in segno di assenso. Poi uscì dalla stanza, lasciandola nuovamente sola. 

 

 

Camminò silenzioso per i lunghi e desolati corridoi della villa. Il suo passo era lento ma deciso e il  suo sguardo non faceva altro che soffermarsi sulle targhette dorate di ogni porta che incontrava. 

Si fermò non appena lesse il numero 24. 

Entrò senza preoccuparsi di bussare e si soffermò a guardare il suo più caro amico disteso nel letto, privo ancora di conoscenza. Le coperte lo coprivano fino al bacino e un’ampia fasciatura gli avvolgeva interamente una spalla e il petto. Il suo sguardo vacillò leggermente nel notare le piccole macchie rossastre sulle bende bianche, all’altezza delle ferite più gravi. Segno più che evidente che faticavano a rimarginarsi e continuavano a sanguinare, anche se lievemente. Il che era strano per un vampiro dal sangue puro come lui, poiché lesioni del genere, per quanto pericolose, avrebbero dovuto rimarginarsi quasi del tutto in brevissimo tempo. Cosa che invece non era avvenuta. 

« Dobbiamo parlare! » Affermò serio, rivolgendosi al secondo individuo che occupava quella stanza. 

Raphael finì di ordinare i vari strumenti medici sulla scrivania ma non rispose. 

« Adesso » Ribadì con un tono di voce che non ammetteva come risposta una negativa. 

« Avete già fatto rapporto di quello che è successo, quindi di che altro argomento vorreste trattare con me questa volta? » Gli rispose Raphael, mantenendo una calma snervante.

« Non fate il finto tonto con me signor Keige! Ho bisogno di risposte e sono sicuro che voi possiate darmele » 

« Allora ditemi, cosa volete sapere? » 

Lo sguardo di Blaze si spostò per un breve istante su Keyn.

« Andiamo da un'altra parte prima… » 

Raphael acconsentì ed insieme abbandonarono la camera per dirigersi in un’altra poco più avanti e completamente vuota. 

Blaze entrò per ultimo e si preoccupò di chiudere bene la porta alle sue spalle. 

« Ebbene? » Chiese Raphael inarcando un sopracciglio. 

Senza nessun preavviso, si sentì afferrare per il bavero della camicia per poi essere sbattuto con discreta forza contro la parete al suo fianco. 

« Per prima cosa… Vorrei sapere perché diavolo non avete mosso un misero dito nonostante eravate a conoscenza della gravità della situazione in cui ci trovavamo!!! » Ruggì Blaze stringendo con forza la stretta sugli abiti dell’uomo. 

« Come vi avevo già spiegato, non potevo allontanarmi dalla villa » Rispose Raphael senza mostrare alcun turbamento nell’essere stato aggredito dall’Hunter. 

« E che motivo c’era di così urgente da impedirvelo? Vi siete rammollito durante questi ultimi anni e non siete più all’altezza di certe situazioni?! » 

Keige non rispose, il che fece infuriare ancora di più il licantropo che lo spinse con più forza contro il muro. 

« Per poco non ci abbiamo rimesso tutti la pelle! E con tutti intendo anche quella ragazza della quale sembrate preoccuparvi così tanto … Ma che invece non fate altro che mettere in pericolo! » 

« Me ne rendo conto… » Sospirò abbassando leggermente lo sguardo « … Ma avevo fiducia nelle vostre capacità e sapevo che ne sareste usciti da soli e con successo … » 

« Con successo?! E’ stato pagato un prezzo! E lo sapete! Quindi, come potete rimanere ancora così calmo pur sapendo che probabilmente è stata proprio Elizabeth a pagarlo?! » 

« Agitarsi non servirebbe a niente… Renderebbe tutti quanti più nervosi e soprattutto ci farebbe perdere lucidità … » disse indicando con gli occhi la mano del licantropo ancora stretta attorno ai suoi abiti. Dopo un attimo di esitazione, Blaze mollò la presa e arretrò lasciando il tempo a Keige di ricomporsi.

« … Inoltre, vorrei precisare che se avessi potuto, sarei accorso immediatamente ad aiutarvi. Ma come responsabile del concilio Hunter di questa città, non potevo permettermi azioni avventate in quanto è mia responsabilità proteggere gli abitanti dagli attacchi delle creature della notte. Per quanto ne sappiamo, l’attacco di Vincent poteva essere benissimo soltanto un diversivo… » 

Blaze digrignò i denti difronte a una simile risposta, ma dovette dargli ragione. 

Respirò piano per calmare la rabbia e riprese a parlare con un tono più tranquillo e controllato.

« Però avreste potuto almeno mandarci qualche rinforzo… » 

« E’ un’opzione che avevo preso in considerazione… Purtroppo nessun Hunter rimasto possedeva i requisiti necessari per affrontare un avversario di tale livello senza uscirne… in cattivo stato. Non avrei fatto altro che peggiorare la situazione… » 

« Che seccatura, sapevo che eravate a corto di personale ma non immaginavo così tanto… » 

Raphael sogghignò leggermente e si aggiustò gli occhiali sul naso con l’indice di una mano. 

« Ammetto che non siamo messi molto bene… E le cose non possono fare altro che andare di male in peggio… » 

« Allora cosa suggerite di fare? » 

« Per il momento, dobbiamo solo tenere gli occhi aperti e cercare di capire quali siano le future intenzioni di quel purosangue… Oggi stesso manderò un messaggio al concilio del vecchio continente per chiedere supporto… » 

« E’ un ottima idea… Meglio tardi che mai… » concordò Blaze mettendosi la mano libera nella tasca dei pantaloni. 

« Bene… Se non avete altro da dirmi, ho altre faccende a cui pensare in questo momento… » 

Affermò Raphael facendo per uscire dalla stanza. 

« In verità vorrei chiederle un’altra cosa… » 

Keige si girò mostrandogli nuovamente la sua attenzione. 

« Riguarda Keyn … » Notando l’altro guardarlo con attenzione continuò « … I suoi poteri sono diminuiti parecchio dall’ultima volta che l’ho visto affrontare avversari potenti… E come se non bastasse, le sue ferite non si rimarginano come dovrebbero… Sapete il perché? » 

« Ovviamente si… » Rispose l’altro osservando per un breve istante il volto dell’Hunter impaziente di ricevere risposte più approfondite « … Ma non sta a me dirvelo. Se ci tenete a saperlo, vi consiglio di chiedere direttamente a Keyn » Uscì dalla stanza velocemente e senza dare ulteriori spiegazioni.

« Keige!! »

Blaze si precipitò in corridoio per bloccarlo, ma quando vi arrivò, di Raphael non vi era più traccia. 

“ Maledetto maggiordomo! ”

 

 

 

Non era passata neanche un’ora da quando Blaze aveva lasciato la sua stanza e subito sentì dei passi veloci avvicinarsi nella sua direzione. Il rumore di tacchi e la rapidità con cui avanzavano le fecero intuire subito di chi si trattasse. Non poteva fare altro che improvvisare un piccolo conto alla rovescia.

3…2…1

Ed ecco che la sua porta venne spalancata con forza, lasciando il posto alla figura di una giovane donna con un ampio vestito ricamato color pesca. 

« Buon giorno Elizabeth!! » 

Camilla proruppe nella stanza sfoderando tutta la sua energia. 

« Buon giorno anche a te! » Le rispose l’altra, trattenendo una flebile risata. 

« Indovina un po’ perché sono qui? » le disse avvicinandosi a lei e chinando leggermente il busto. 

« Beh… Non saprei… » Mentì alzando gli occhi al cielo. 

« Ma per mostrarti il vestito ovviamente! » Fece una piroetta su se stessa, sventolando la gonna con fare elegante. « Te lo ricordi? » 

Elizabeth la osservò meglio. Ora che ci pensava, era l’abito che aveva comprato l’ultima volta che erano uscite in città per fare compere. 

« Ora ricordo! Ti sta di incanto! » le disse mostrandole un ampio sorriso. 

« Lo so! L’ho scelto io! » Rise l’altra trionfante. « Ma ora tocca a te! » 

« A me? » Ripeté confusa Elizabeth. 

« Certamente! Non pensare di cavartela con qualche bella camicia e pantaloni! Andiamo subito fuori! »

Il suo, più che una proposta, aveva tutta l’aria di essere un ordine preciso e che non ammetteva repliche, ma per questa volta avrebbe fatto un’eccezione. 

« Scusami, ma oggi non sono dell’umore giusto per uscire… » Le disse abbassando lo sguardo tristemente. 

Camilla parve bloccarsi difronte al suo rifiuto e smise improvvisamente di sorridere. La guardò con preoccupazione per poi avvicinarsi e abbracciarla delicatamente, consapevole di quello che aveva dovuto passare.

« Va bene… Niente Shopping » Sciolse quel piccolo contatto e appoggiò una mano su quella della ragazza. « … Ma che ne dici di accompagnarmi in una brave passeggiata? Fuori c’è una bellissima e fresca brezza e si sta veramente bene! » 

Elizabeth fece per risponderli, ma un rumore proveniente dall’esterno della stanza attirò la loro attenzione. 

Camilla scambiò una veloce occhiata interrogativa con la ragazza per poi andare a vedere cosa fosse successo. Uscì in corridoio ma si accorse che era completamente desolato. Abbassò istintivamente lo sguardo e sul pavimento vi trovò una vassoio con sopra una tazza di Thé e delle brioches calde. 

Lo raccolse e si diede un’ultima occhiata in giro per capire chi lo avesse portato. 

« Ehm… Cara, qualcuno deve aver lasciato questo per te… » Le disse mostrandoglielo.

Elizabeth guardò pensierosa il vassoio e scoppiò subito a ridere. 

« … Uh? E adesso che ti è preso? » Le chiese Camilla alquanto confusa. 

« No… Niente… » Continuò l’altra asciugandosi le piccole lacrime che avevano iniziato a scenderle dagli occhi. « … Ho solo capito chi è il responsabile! »

« Davvero? E chi? » Camilla ora le aveva riservato tutta la sua attenzione e curiosità. 

« Blaze! » Disse semplicemente Elizabeth, portando le gambe giù dal letto. 

« COSA?! » La maga per poco non fece cadere il vassoio a terra con tutto il suo contenuto « … Quel figo di Lupo era qui e non me ne sono accorta?! » 

Esclamò appoggiando quello che aveva in mano sul comodino di fianco al letto per poi tornare in corridoio nell’inutile speranza di trovarlo ancora nei paraggi. 

Elizabeth ricadde con la schiena sul letto per le risate incontrollabili dovute alla scena e all’esclamazione dell’amica. 

Osservandola meglio, Camilla rise di gioia a sua volta. Almeno per il momento, le era tornato il sorriso e la cosa non poteva che farla stare meglio. 

« … Si, si, ridi pure tu… » Continuò la giovane donna, portandosi le mani ai fianchi per la disapprovazione « … Io intanto ho perso l’occasione di vederlo! » 

« Avrai altre opportunità! » affermò Elizabeth rialzandosi a sedere. 

« Oh non ne dubito! Però poteva anche entrare! Non vedo perché fuggire in quel modo! » 

Elizabeth trattenne ancora qualche risata prima di risponderle. 

« Avrà avuto altre cose più urgenti da fare… Non devi prendertela! » Le disse evitando volontariamente di rivelarle che in realtà era scappato perché probabilmente aveva percepito la sua presenza. 

« Sarà… Ma sta di fatto che sono pazza di lui!… » Afferrò un cuscino ed iniziò a danzare per tutta la stanza chiudendo gli occhi per dare sfogo a tutta la sua immaginazione « … Pensa a noi due, uniti in un ballo di Valzer durante la festa del nuovo anno… La coppia migliore e più elegante di tutta la serata! » Si appoggiò una mano su una guancia arrossata per l’imbarazzo « … Potremmo danzare tutta la notte e parlare e poi… » Sospirò piano. « … E’ un sogno che si avvera! »

« Eheh … Credo che tu stia esagerando Camilla » affermò Elizabeth sfiorandosi leggermente una tempia con un dito e trattenendo un sorriso sforzato. 

« Suvvia! Non è vietato fantasticare un po’! » 

« No hai ragione… » Rise ancora lievemente, poi il suo sguardo andò involontariamente a posarsi sulle brioches ancora fumanti. Le venne l’acquolina in bocca sentendo il loro dolce profumo che ormai, aveva invaso tutta la stanza. 

« Perché non le mangi? Dopotutto sono per te! » La voce di Camilla la ridestò dal suo stato ipnotico. 

« Ah! G… Giusto! » Si affrettò a dire afferrandone immediatamente una. Improvvisamente le era tornata la fame, e si promise di ringraziare Blaze per questo. 

« E dopo che hai finito andiamo subito fuori! » L’avvertì Camilla e Elizabeth dovette arrendersi ed accettare la proposta. In fin dei conti, forse le avrebbe fatto bene. 

 

Come preannunciato, dopo aver finito di gustarsi quella meravigliosa colazione, uscirono all’aria aperta. Elizabeth si fermò un attimo sulla soglia del grande portone della villa per assaporare le meravigliose sensazioni che quella mattina le stava offrendo.

Le nuvole chiare viaggiavano lente nel cielo, riparando la terra dai raggi troppo intensi del sole d’estate. Il vento soffiava dal mare e dava una piacevole sensazione di freschezza a contatto diretto con la pelle. Non era forte, ma solo una lieve brezza capace di trasportare il buon odore di salsedine per ogni angolo di quella piccola città. 

Come sempre, dovette dare ragione a Camilla e ringraziarla per averla costretta ad uscire. 

Camminarono lungo i piccoli viali, osservando alcuni abitanti intenti a ripulire le strade dalle foglie e  dai rametti sparsi un po’ ovunque per via della tempesta della sera precedente.

La loro attenzione venne però attirata da un gruppo di persone che si erano radunate in modo semi circolare intono all’entrata di un’abitazione. 

« E ora che succede? » Chiese Camilla curiosa, facendo cenno ad Elizabeth di avvicinarsi per dare un’occhiata. 

« Vi prego signori, non c’è nulla da vedere. Per favore restate indietro! » 

Elizabeth riuscì a scorgere una figura familiare che cercava disperatamente di allontanare i curiosi dall’entrata del locale, accompagnata da una enorme lupo grigio. Ma questi non ne volevano sapere di andarsene.

« Quella è Misae! » Esclamò correndole incontro. 

Dovette spintonare un paio di persone prima di riuscire ad oltrepassare la barriera che la separava dalla sulla amica e farsi notare. 

« Misae! » La chiamò, attirando subito la sua attenzione. 

« Elizabeth! Che cosa ci fai qui? » 

« Ero venuta a fare una passeggiata insieme a Camilla … » Rispose indicando la donna che si stava facendo largo tra la folla con calma. 

« … Piuttosto, cosa è successo? » Continuò Elizabeth guardando in direzione della porta di ingresso. 

« Ieri sera alcune travi del soffitto hanno ceduto e purtroppo una persona ha perso la vita… » Le disse a bassa voce, per evitare di far propagare ulteriori pettegolezzi « … Aaron è dentro per investigare sull’accaduto… »

« … Se volete possiamo darvi una mano … » Propose Camilla portandosi al loro fianco « … Dopotutto non è la prima volta che collaboriamo » 

« Vero! Il vostro aiuto è sempre ben accetto Lady Stalton! » le sorrise Misae. 

« Suvvia, dopo tutto il tempo che ci conosciamo puoi anche chiamarmi per nome! » 

« Giusto… Perdonami Camilla » le disse leggermente in imbarazzo. 

« Già meglio! » Esclamò lei « … Ed ora, per prima cosa, pensiamo ad allontanare un po’ di gente! » 

Detto questo si voltò in direzione della folla e fece comparire nella mano destra un medaglione raffigurante una spada circondata da due ali, con al centro la lettera H. Lo alzò in alto per farlo vedere meglio. 

« Da ora in avanti, questa zona viene presa sotto custodia dall’ordine degli Hunter… » Disse a gran voce, e con una mano, tracciò una linea immaginaria davanti a se. Magicamente, una piccola barriera rosata e semi trasparente si frappose tra lei e i curiosi. « … Vi prego di abbandonare gentilmente l’area finché non sarà tutto sistemato e di non superare questa barriera per la vostra sicurezza… » 

Un gran vociare di disapprovazione si elevò dagli abitanti che incominciarono a guardarsi intorno per decidere il da farsi. 

« … Ci scusiamo per questo inconveniente… Vi auguro una buona giornata! » 

Elizabeth e Misae guardarono perplesse la persone allontanarsi per poi concentrarsi sulla figura della donna rivolta verso di loro con un gran sorriso trionfante stampato in volto. 

« Ecco, ora non potranno più disturbarvi! » 

« Ti ringrazio davvero tanto! » Affermò Misae sorridendo. 

« Non c’è di che! Ma adesso andiamo dentro a vedere se possiamo essere di aiuto in qualche modo… » 

« Va bene, seguitemi! » 

Anche il lupo fece per entrare ma Misae lo bloccò « … Scusami Dakota, ma Aaron non vuole che entri… » Disse con dispiacere « … Torneremo fuori presto! Tu resta buono qui ok? »

Il lupo guaì leggermente, quasi come se non gli piacesse l’idea, ma si distese ubbidiente accanto alla porta.
« Bravissimo! »

Misae condusse Elizabeth e Camilla all’interno dell’abitazione. L’atrio di ingresso si rivelò buio e stretto. L’unica luce che riusciva ad entrare era quella della piccola finestra posta vicino alla porta di ingresso. I muri in legno erano rovinati e l’arredamento antiquato era tutto polveroso e mal tenuto. 

« … Non mi stupisco che questa casa cada in pezzi… » Borbottò Elizabeth dando una rapida occhiata intorno. 

Proseguirono salendo delle scale poste infondo al piccolo soggiorno del piano terra e si ritrovarono davanti ad una porta socchiusa. 

Misae entrò per prima, aprendola piano. 

« Aaron? » Chiese a bassa voce e subito andò a cercare con lo sguardo l’uomo in questione. 

Lo trovò inginocchiato accanto ad una sagoma umana ricoperta da un lenzuolo bianco, intento ad osservare con attenzione la trave di legno adagiata al suo fianco. 

« Ci sono problemi? » Chiese lui, senza degnarla di attenzione e agitando il solito bastoncino di legno fra i denti.  

« Nessun problema, volevo avvisarti che qui con me ci sono la signorina Stalton e White… » 

Annunciò lei, spostandosi leggermente dall’ingresso per far entrare le altre due. 

Aaron sollevò leggermente lo sguardo nella loro direzione e si alzò in piedi. 

« Mi stavo giusto domandando tra quanto tempo vi sareste fatti vivi voi Hunter… » Disse con un leggero ghigno e con tono sarcastico . 

« … Quando succede qualcosa in questa città, non perdete tempo per farvi avanti… » 

« Buon giorno anche a te Aaron » lo salutò Camilla, ignorando volutamente le sue parole. 

Il suo sguardo poi andò a concentrarsi sul tetto in legno, che ormai era quasi completamente crollato. 

« … E’ stato un incidente? » Chiese poi rivolgendosi di nuovo all’uomo. 

« … Sembrerebbe di si… Il legno delle assi era marcio e non ha retto alla forza dell’acqua. Era inevitabile che cedesse e questo vecchietto ha avuto la sfortuna di trovarsi proprio al di sotto di esso… Ma non è l’unica cosa che lo ha ucciso… » 

Le tre donne presenti lo guardarono con uno sguardo interrogativo, non capendo a cosa si riferisse. In loro risposta, Aaron andò a raccogliere un oggetto che precedentemente aveva adagiato vicino al cadavere e glielo mostrò. 

« Ho trovato questo coltello sporco di sangue sul pavimento, poco lontano dall’uomo » Si avviò accanto al cadavere e sollevò il lenzuolo all’altezza dell’addome, rivelando una chiazza di sangue secco sporcargli i vestiti « … Prima che le travi gli crollassero addosso, qualcuno lo ha pugnalato superficialmente… Inoltre… » Si voltò verso un comò al lato del letto vicino al muro. I cassetti erano completamente vuoti e tutti aperti. Uno di questi era persino caduto per terra. 

« … Costui ha anche approfittato della situazione per rubare al vecchietto tutti i suoi averi… Non che ce ne fossero molti, sia chiaro… » 

« Come si può essere così meschini? » Intervenne Elizabeth osservando con dispiacere il povero malcapitato. 

« Non c'è una risposta precisa alla tua domanda » le disse Aaron avvicinandosi alla finestra che si affacciava sulla strada principale. 

« L’importante per il momento è capire chi sia stato… » 

« … Ma ora è quasi del tutto impossibile … » Misae avanzò portandosi al fianco dello sceriffo « … Potrebbe essere stato chiunque … Non troveremo mai il colpevole… »

« Questo se non osservi con attenzione … » 

Misae lo guardò per qualche istante con curiosità, per poi seguire il suo sguardo all’esterno. 

« … Chiunque sia stato, si trovava vicino a questo poveretto e molto probabilmente, anche lui è stato sorpreso dal crollo… Le probabilità che ne sia uscito completamente illeso sono veramente basse … » 

« … Non è da quassù che lo troveremo però… Dovremo andare a chiedere ai medici in città se hanno recentemente aiutato qualcuno... » 

« Forse non ce ne sarà bisogno… » Sorrise Aaron, mentre il suo sguardo sembrò illuminarsi per qualche istante. « … La curiosità di sapere se la si ha fatta franca è troppo forte, quindi la maggior parte di coloro che commettono questo genere di crimine, soprattutto i dilettanti, tornano spesso sulla scena per colmare quel senso di inquietudine che li perseguita… Quindi con un po’ di fortuna,  il nostro colpevole si trova proprio fra quelle persone ammassate vicino alla barriera che probabilmente Camilla ha eretto… » Finì lanciandole una breve occhiata e quest’ultima gli sorrise in sua risposta. 

« … In poche parole, costui sarà una persona che mostrerà un comportamento nervoso e poco composto per via delle ferite? » Chiese Misae iniziando a passare il suo sguardo su ogni singolo individuo presente in strada.

« Esattamente » Concordò Aaron. 

« Aspettate, e se vi sbagliaste? » Si intromise nuovamente Elizabeth « … Cioè voglio dire… Se per caso individuaste questa persona, chi dice che sia proprio lui il colpevole e non qualcuno con altre… Incapacità? » 

Aaron sospirò appena « … Dovete sapere, che solitamente i criminali fanno sempre una cosa quando vengono identificati… » Iniziò a dire mentre il suo sguardo venne attirato da una figura avvolta da un lungo mantello nero, che non faceva altro che guardarsi intorno con circospezione. 

« … Cioè? » 

Nello stesso momento, l'uomo incappucciato alzò istintivamente lo sguardo andando ad incrociare gli occhi chiari e freddi dello sceriffo. Sobbalzò appena, conscio del fatto che quel ghigno di soddisfazione stampato sul volto dell'altro era dovuto alla sua presenza, e che quindi, il cacciatore aveva individuato la sua preda. In un istante, il terrore si impossessò del suo volto.
Arretrò di qualche passo incerto, incapace di distogliere l'attenzione da quei due occhi magnetici. Urtò un passante alle sue spalle, ma sembrò non accorgersene. Tutti i suoi sensi erano impazziti e il suo cervello non faceva altro che suggerirgli un'unica via di uscita da quell'orribile situazione...
Così si voltò di scatto ed incominciò a correre zoppicante nella direzione opposta e il più velocemente possibile.

« Ops… Mi ha visto… » Ironizzò lo sceriffo, per nulla dispiaciuto. 

« Eccolo! Sta scappando! » Esclamò Misae precipitandosi immediatamente giù per le scale per inseguire l’uomo. 

« … Che babbei… Lo fanno sempre… » rise appena Aaron « ... Almeno questo qui mi ha tolto il disturbo di cercarlo… » Continuò sfilandosi lentamente il fucile dalle spalle. 

« Che cosa vuoi fare? » Gli domandò subito Elizabeth, osservando lo sceriffo aprire la finestra e appoggiare un piede sul davanzale. 

« … Ora inizia la parte divertente… » Sorrise beffardo e nel mentre, appoggiò la mano sinistra sul ginocchio alzato e ci posizionò sopra la canna del fucile. 

« Aspetta! Non vorrai mica sparargli da questa distanza! » Esclamò Elizabeth osservando il malvivente allontanarsi frettolosamente, seguito da Misae e Dakota a qualche metro più indietro. 

« … E’ troppo lontano! E poi non puoi ucciderlo! » 

Aaron non rispose e chiuse l’occhio sinistro inclinando di lato la testa in modo tale da allineare i due mirini del fucile con il suo occhio destro e il malvivente. 

Elizabeth fece per dire qualcosa ma vi rinunciò non appena vide Camilla appoggiarle una mano su una spalla e sussurrarle di stare a guardare. 

Il criminale continuò ad allungare la distanza dallo sceriffo, che però non sembrò minimamente turbato della cosa. Rimase completamente immobile, trattenendo addirittura il respiro. Preparò l’indice sul grilletto, pronto a far fuoco. 
Nella stanza calò un silenzio colmo di tensione e nessuno osò muovere un muscolo per non deconcentrarlo dal suo bersaglio.
Alzò leggermente la mira, seguendo la sagoma della sua preda man mano che si spostava. Assottigliò lo sguardo, ascoltando con attenzione il ritmo lento e regolare del suo cuore per decidere il momento propizio...

Fu un attimo, e un piccolo boato riecheggiò nello spazio, seguito da un lungo sibilo ed infine da grido in lontananza. 

Il malvivente crollò a terra, tenendosi con forza la coscia della gamba destra che aveva iniziato a sanguinare. Subito dopo, Misae gli fu addosso e per prima cosa si preoccupò di legargli le mani dietro la schiena con una corda. 

Aaron raddrizzò la sua postura e si portò di nuovo il fucile in spalla con un ghigno soddisfatto sul volto.  

« … La tua mira è impeccabile come al solito! » Gli disse Camilla, complimentandosi per l’ottima prestazione dimostrata. 

« Ti ringrazio… »

« Straordinario… » Mormorò tra se Elizabeth, continuando a tenere fisso lo sguardo sul criminale trattenuto da Misae. Solo un uomo veramente esperto poteva riuscire a colpire qualcuno da quella distanza e con tanta precisione. Un piccolo errore di calcolo avrebbe potuto trasformare quella vittoria in una tragedia, rischiando di ferire i passanti o persino la stessa Misae. 

« … Bene, ora sarà meglio scendere a dare una mano alla mia collega e sbattere al fresco quel farabutto… » disse Aaron avviandosi al pian terreno, ridestando Elizabeth dalla sua riflessione. Subito, le due Hunter lo seguirono. 

Appena fuori dall’abitazione, videro Misae avvicinarsi a loro, con al seguito l’uomo colpevole dello spregevole gesto. 

« Vi prego, non volevo uccidere nessuno! Dovete credermi! » L’uomo esile e sulla quarantina cercava invano di dare una spiegazione che volgesse a suo favore, ma Misae non dava segno di volerlo ascoltare. Appena giunsero davanti alla barriera, la oltrepassarono senza sforzo. 

« Ma non doveva essere impenetrabile? » Chiese Elizabeth rivolgendosi a Camilla. 

« Io questo non l’ho mai detto! » Le sorrise facendole l’occhiolino. « … Ma sai… Nessuno oserebbe tentare di oltrepassare una cosa che di fatto non si potrebbe… » 

« Eh eh, hai ragione… »

« … Tutti esclusa Misae ovviamente… » Aggiunse la donna trattenendo usa risata mentre l'altra si mordeva distrattamente la lingua. 

« Comunque sia, penso che ora non vi serva più il nostro aiuto. Quindi non ha senso per noi restare... » Continuò rivolgendosi agli altri due presenti « … E questa non è più di nessuna utilità! » Detto questo, le bastò alzare una mano in direzione della barriera per dissolverla nel nulla. 

« Grazie per il vostro tempo! » Rispose Misae, mentre Aaron sbuffò scuotendo lateralmente la testa. 

« Se vi servisse altro aiuto da parte nostra, non esitate a chiedercelo! » 

« Thz… Non ci contare… » Borbottò l’uomo afferrando con forza l’altro individuo per un braccio. 

« Scusatemi, ma adesso devo sbattere in cella questa canaglia! » Cambiò espressione facendosi di nuovo serioso. « Misae, per favore resta qui e aspetta che arrivino i supervisori per portare via il corpo… » 

« Va bene, ci penso io! » 

Aaron annuì e se ne andò trascinando quasi di peso il criminale, salutando appena le altre due con un cenno della mano. 

« Allora speriamo di vederci presto Misae! » Le disse Camilla sorridendole. 

« Lo spero anche io! Magari domani potreste venire a trovarmi a casa mia! » 

Elizabeth sobbalzò appena nel sentire quella parola riferita al futuro. Un senso di inquietudine la perverse al solo pensiero di quello che la aspettava. 

« Mi pare un’ottima idea! Tu che ne pensi Elizabeth? »

Camilla si voltò verso la giovane e dovette richiamarla nuovamente per attirare la sua attenzione. 

« Ehm… Si … Va bene! » Si affrettò a dire distrattamente. 

« Allora è deciso! A domani allora! » 

« A domani! » Sorrise l’altra. 

« Coraggio Elizabeth, proseguiamo la nostra passeggiata ti va? » 

La giovane annuì piano, salutando Misae prima di seguire nuovamente Camilla per le vie della città. 

 

La giornata trascorse piuttosto rapidamente e appena verso la sera rientrano alla villa. Per tutto il tempo, Elizabeth era riuscita a nascondere con abilità il suo turbamento all’amica, ma ora che si trovava di nuovo sola nella sua stanza, incominciò di nuovo a tremare. Il cuore le batteva così forte che sovrastò facilmente ogni altro rumore della stanza. Si portò una mano all’altezza dello stomaco, sentendosi salire un’improvviso senso di nausea. Decise di ignorarlo e si diresse verso il suo armadio di legno scuro. Appoggiò le mani sulle maniglie, ma non fece alcuno sforzo per aprirlo. Al contrario, appoggiò lievemente la testa su di esso, mentre alcune lacrime incominciarono a solcarle il viso. 

 

“ Vi concedo un giorno… ”

 

Quelle parole le tornarono in mente come una pugnalata rovente. 

Si scostò dall’armadio, consapevole che ormai il suo contenuto non le sarebbe più stato utile. 

Afferrò una mantella di lana nera e se la mise sulle spalle, lasciando il cappuccio abbassato. Guardò l’orologio che aveva appeso alla parete. 

Segnava già le 23:35. 

Si asciugò le lacrime agli occhi, respirando ampiamente per colmare il panico che man mano si stava facendo strada dentro di lei. 

Uscì dalla stanza, dandole un ultimo sguardo malinconico. Le sarebbe mancata. 

Poi richiuse la porta e si avviò per i corridoi ormai deserti e bui. 

 

“… Se doveste rivelare qualcosa a qualcuno…”

 

Avanzò fino a trovarsi davanti ad una porta con inciso sopra il numero 24. 

Fece un ampio respiro per farsi coraggio ed entrò piano per non far rumore. 

 

“… Ucciderò chiunque ti stia a cuore…”

 

Con passi incerti e corti, si avvicinò al letto dove Keyn sembrava riposare tranquillamente. 

Ma in realtà sapeva che non era affatto così. 

Si soffermò a guardare il suo viso, contratto in una leggera smorfia sofferente, mentre dei piccoli gemiti gli fuoriuscivano dalle labbra ad ogni sospiro. 

Pianse ancora, ricordando quell’orribile momento in cui aveva creduto di perderlo.

Spostò lo sguardo, seguendo le bende bianche sul suo petto fino a soffermarsi sulla mano di lui, stesa lungo il fianco. 

Mosse lentamente la sua, con l’intento di sfiorarla per fargli capire che era li. 

Voleva stringerla e sussurrargli che sarebbe andato tutto bene. Voleva sentire il suo calore, pur sapendo che non lo avrebbe trovato, e soprattutto, voleva ringraziarlo per tutto quello che aveva fatto per lei. 

Ma non lo fece. 

Ritirò la mano a se, colta da un improvviso senso di timore nei suoi confronti. Aveva ancora paura, e si sentì terribilmente stupida a provare ancora un simile sentimento per lui. Poiché non aveva più motivo di averla. E si sentì ancora più in colpa nel pensare a come avrebbe reagito nel sapere a cosa stava per fare.

- Perdonami… - Sussurrò piano con voce tremante, trattenendo forzatamente qualche singhiozzo.
 

Si voltò portandosi una mano alla bocca per soffocare la sua voce e corse velocemente fuori dalla stanza senza voltarsi indietro. 

 

“… A mezza notte di domani…”

 

Continuò a correre silenziosa lungo i corridoi guardandosi intorno furtiva, per essere sicura di non essere vista. Raggiunse i giardini della villa e li oltrepassò fino ad arrivare al muro esterno che ne delimitava i contorni. Lo scavalcò con un abile balzo e si ritrovò in strada per poi continuare la sua fuga. 

Si avventurò nel bosco fuori dalla città, spinta dall’unico pensiero che lo stava facendo solo e unicamente per Loro. 

 

“… Recati nelle profondità di questa foresta…” ” 

 

Si asciugò di nuovo le lacrime con le maniche della sua camicia. Era tardi per tornare indietro, quindi doveva mostrarsi forte e alzare la testa con coraggio difronte a quello che la aspettava.

 

“ … E io ti troverò. ”

 

Arrestò la sua corsa in mezzo alla vegetazione, non sapendo più che direzione pendere. 

 

« Ben arrivata… » 

Una voce alle sue spalle la fece sobbalzare. Veloce si voltò e si ritrovò a fissare due splendenti occhi rossi. 

« Vincent… » Mormorò con voce flebile e deglutendo volutamente per non tremare. 

« Vogliamo andare? » Le disse lui con un leggero sorriso e porgendole una mano. 

Lei esitò per qualche secondo, ma poi allungò la sua verso di lui. 

Vincent la afferrò delicatamente e poi, insieme, scomparvero nella notte, avvolti da una leggera nube nerastra. 





Ecco a voi il volto di Keyn migliorato!







E anche Vincent Moore!






Ciao! Come state! Finalmente sono riuscito a pubblicare!!!
E con due immagini pure! Vi piacciono? :)
Cosa ne pensate di questo capitolo? :) Spero di non avervi annoiato e che vi sia piaciuto!
Cosa farà ora la povera Elizabeth? E chi andrà a salvarla?
Ogni vostro commento è sempre ben accetto! E mi renderebbe veramente felice! :))

Passiamo ora ai ringraziamentiii!! :))
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Ed infine un grazie speciale a chi ha recensito l'ultimo capitolo!!!! :))
Cristina Maurich 55
chiaretta8059
Grazie di cuore!!!
Ovviamente un grazie a tutti coloro che leggono! A presto!! :)))

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Capitolo 21
*** Incubi e Rivelazioni ***


Incubi e Rivelazioni




Una leggera nebbia nerastra sembrava vagare solitaria tra le vie deserte del villaggio. 

Si faceva largo fra le piccole case ed alcuni giardini, sfiorando delicata il terreno in pietra ricoperto di polvere. Al suo passaggio, queste sottili particelle si elevavano verso l’alto, verso altra oscurità. Poiché non c’era spazio per la luce in quel luogo avvolto dalle tenebre. 

La nube nerastra continuò allora a vagare senza meta per un tempo imprecisato, ritrovandosi a percorrere numerose volte gli stessi tortuosi sentieri. Intrappolata in un labirinto immenso e senza fine. 

 

« Sono qui! » 

 

Una voce squillante e giovanile spezzò improvvisamente il silenzio di quel luogo, facendo volgere l’attenzione della nebbia nella direzione di una piccola stradina parzialmente illuminata, che subito decise di imboccare. 

 

« Avanti muoviti! Prova a prendermi! » 

 

Parlò di nuovo e più chiaramente quella minuta voce. La nube, a quel punto, accelerò la sua avanzata fino a scorgere in lontananza l’uscita di quello stretto vicolo. 

Si fermò, ritrovatasi davanti ad una piccola piazzetta con al centro una fontana in pietra.  

Si sorprese nel notare una bambina di circa dieci anni e dai capelli lunghi, mori e con occhi azzurri, correre per tutta la piazza seguita da un altro bambino della stessa età, ma biondo e dai capelli corti. 

 

« Sei lento! Sei lento! » Continuava a ripetere la piccola, saltellando in tutte le direzioni e sfuggendo alla presa dell’altro. 

« Non sfidarmi! » 

A quella risposta, la giovane si girò e gli fece la linguaccia per poi ridere e correre da un terzo bambino, disteso su un muretto davanti a una casa. 

« Avanti Blaze! Smettila di dormire e vieni a giocare anche tu! » Gli disse afferrandogli un braccio e cercando di trascinarlo a terra. Ma il giovane corvino non si mosse di un millimetro e neanche diede segno di svegliarsi. 

« Sei davvero antipatico! » Gli disse lei incrociando le braccia al petto con un broncio. 

« Presa! » 

Senza rendersene conto, il biondo le era apparso alle spalle e le aveva toccato la schiena. 

« Tocca a te ora! » continuò con un sorriso soddisfatto stampato in volto. 

« Uffa! Non è giusto! Mi sono distratta! » Esclamò allora lei, lanciandosi in modo immediato verso di lui.

Il ragazzino la schivò abilmente e con velocità disumana scomparve dalla sua vista per poi riapparire in perfetto equilibrio sulla cima della fontana. 

« Non è valido usare i tuoi poteri Keyn! » Gridò la bambina portandosi le mani ai fianchi con disappunto. 

Il bambino sogghignò « Prima non li ho usati! E poi non è colpa mia se tu non li hai! » 

« Sei cattivo! » Esclamò offesa lei, dandogli le spalle. 

Il suo sguardo andò di nuovo a posarsi sul piccolo Blaze, ancora dormiente. 

« E tu perché non dici niente!!! Lo so che ci senti!! »

Blaze ringhiò appena e si spostò sul fianco, dandole le spalle. 

Allora la bambina afferrò il primo sasso che riuscì a trovare a terra e glielo lanciò con quanta più forza possibile. Casualmente, lo colpì proprio in testa. Blaze si svegliò di scatto con un sobbalzo e cadde a terra con un orribile tonfo. 

« Hooy Isabelle!!! Ma che ti è saltato in mente!! » Le gridò tenendosi premuto il bernoccolo appena formatosi dietro la nuca. 

« Così impari! » Rispose soltanto lei, strizzando gli occhi e facendo la linguaccia anche a lui. 

Keyn a quel punto scoppiò a ridere, indicando volutamente il suo amico a terra. 

« Steso da un’umana!! Ahaha! Sei caduto veramente in bas… Ugh! » 

Un altro sasso raggiunse il piccolo vampiro, facendogli perdere l’equilibrio e precipitare all’interno della vasca più grande e piena d’acqua della fontana. 

« Non te la cavi male neanche tu! » Sorrise ironicamente Isabelle rigirandosi un altro sasso in mano. 

Anche Blaze scoppiò a ridere non appena Keyn riemerse dall’acqua appoggiandosi al bordo in pietra della fontana, completamente fradicio. 

Il biondo sbuffò appena, sputando ad arco l’acqua rimasta in bocca con fare annoiato. 

« Visto? Dopotutto non sei così forte… » Lo derise la bambina. 

« A si? Allora evita questo! » Affermò Keyn colpendo con forza e con il palmo della mano la superficie dell’acqua. Un’onda enorme andò ad investire gli altri due, bagnandoli dalla testa ai piedi. Keyn rise di nuovo nel vedere le loro facce guardarlo con rabbia e disapprovazione. 

A quel punto, Isabelle e Blaze si scambiarono un’occhiata di intesa, e senza preavviso si gettarono su Keyn senza dargli il tempo di scansarsi. 

« Hey! Ma cos… » 

Finirono tutti e tre nella vasca della fontana, trascinando Keyn completamente sott’acqua. Appena riemersero, si scambiarono degli sguardi sconcertati e continuarono a ridere, insieme. 

 

Poi, tutto scomparve. Avvolto nuovamente dalla più completa oscurità. 

La nube si ritrovò a fondersi con il buio e tentò invano di avanzare in cerca di un’ancora di salvezza che potesse liberarla da quel senso di vuoto. 

Il suo desiderio sembrò essere ascoltato, poiché una flebile luce apparve in lontananza. 

Come una falena attirata dal bagliore di una luna distante, la nebbia avanzò velocemente in quella direzione. 

Ma quella speranza si tramutò presto in un incubo, non appena scorse le due piccole figure al centro di quella luce. 

Erano cresciuti, anche se di poco, e quindi fu facile riconoscerli. Keyn ed Isabelle.

Il ragazzino era inginocchiato con le spalle ricurve verso il basso. 

Piangeva silenziosamente, guardando la ragazza stesa fra le sue braccia. Sembrava dormire beatamente, ma la sua pelle troppo chiara e il respiro assente dicevano il contrario. 

Sul suo collo, inoltre, si era espansa una piccola chiazza di sangue, ormai secco. Lo stesso sangue che sporcava leggermente le labbra del vampiro. 

Scosse la testa sconvolto, prima piano, poi sempre più forte, nel tentativo di negare quello che era appena accaduto. Chiamò il suo nome ripetutamente, sperando che si svegliasse. Ma man mano che il tempo passava, la sua voce si faceva sempre più debole, fino a trasformarsi in un sussurro strozzato. 

Tirò su col naso, asciugandosi le lacrime incessanti con il dorso della mano e si chinò su di lei, stringendola con forza, come per poterle donare parte della sua forza vitale. 

Ma pian piano, la figura della giovane ragazza svanì tra le sue braccia, lasciando il povero ragazzino solo e tremante. 

Si guardò le mani, disgustato per quello che aveva appena fatto. Queste, da un primo momento rosee, iniziarono a sporcarsi del liquido vitale di lei. 

In preda al panico, cominciò strofinarsele per ripulirsele con sempre maggior forza, ma non sembrò funzionare. Il sangue continuava ad espandersi tra le sue dita, lento e prepotente. 

Fu allora che urlò. 

Urlò verso l’alto con tutto il fiato che aveva in gola, dando sfogo a tutta la disperazione che fino ad ora aveva cercato di trattenere.

 

 

 

 

Si svegliò di soprassalto, spalancando gli occhi di colpo. 

Il suo petto si alzava e si abbassava ad un ritmo frenetico, nel tentativo di incanalare più aria possibile per colmare quel senso di freddo bruciore che gli aveva invaso ogni cellula del corpo. 

Se avesse avuto un cuore pulsante, di certo a quel punto lo avrebbe sentito battere all’impazzata per l’agitazione. 

Rilassò i muscoli e sospirò piano non appena si rese conto di ritrovarsi disteso nel letto della sua stanza nella villa degli Hunter. 

« Ben tornato tra noi! » 

Spostò la sua attenzione sull’individuo che aveva appena parlato. 

« Blaze? » sussurrò appena, vedendolo in piedi difronte al suo letto, con le spalle appoggiate al muro e una mano in tasca. 

« Ti aspettavi qualcun altro? » disse con tono serio. 

Keyn non rispose e si alzò a sedere facendo forza con le braccia. Subito il dolore al petto non tardò ad arrivare ed istintivamente si portò una mano all’altezza della ferita. Vi trovò un tessuto soffice ad avvolgerla e abbassò lo sguardo sulle bende bianche. 

Digrignò i denti con rabbia, ricordando il momento in cui Vincent era riuscito a trafiggerlo, e per giunta con la sua stessa spada. Non poteva esserci umiliazione peggiore...
Di quello che avvenne dopo, invece, non ne aveva memoria. 

Subito sollevò lo sguardo e fece per parlare, ma Blaze lo precedette. 

« So a cosa stai pensando, quindi si, stiamo tutti bene… E no, non lo abbiamo sconfitto… Per essere precisi nemmeno scalfito… »

Keyn parve confuso dopo quello che gli aveva spiegato l’altro. 

« E allora come…? » 

« Come? » Lo interruppe di nuovo Blaze « … Beh… Chiedilo ad Elizabeth. Dopotutto è grazie a lei se siamo entrambi ancora qui… » 

« Elizabeth? »Keyn rimase visibilmente sorpreso. 

« Esattamente. Purtroppo non ti so dire altro, perché anche io ho fatto la tua stessa faccia quando ho visto Vincent andarsene come se niente fosse… » 

Keyn distolse l’attenzione dall’amico, soffermandosi a pensare per qualche istante. 

« Devo andare da lei » Affermò poi sbrigativo. Scostò con un unico movimento le lenzuola che lo coprivano e appoggiò i piedi scalzi per terra. Si diede una piccola spinta con le braccia e si alzò barcollando. Subito sentì le forze mancargli e dovette appoggiarsi al materasso per non crollare a terra. Strinse i denti per la frustrazione e decise di riprovare aiutandosi con il bordo del letto. 

Blaze non mosse un muscolo e continuò a guardare severamente il suo amico mentre avanzava in direzione dell’armadio, appoggiandosi numerose volte al muro per non cadere. 

« Dovresti riposare… » disse poi freddamente. Il suo, più che un consiglio, aveva tutta l’aria di essere un ordine preciso. 

« Sto bene » affermò l’altro infilandosi con cautela una camicia bianca, trattenendo appena un lamento.

« No, tu non stai bene… » ribadì Blaze con tono grave, scostandosi dalla parete. « … Puoi ingannare gli altri, ma non me… » 

Keyn si bloccò un attimo, per poi finire di abbottonarsi la camicia senza degnarlo di attenzione. 

« … Sei stato ferito gravemente e le tue capacità di rigenerazione sono assai pessime… » Continuò l’altro marcando l'ultima parola. 

« Sono a posto » Rispose subito Keyn, intuendo a dove volesse arrivare. 

« Io non direi proprio… Anzi, a guardarti bene sei ridotto ad uno straccio… » 

« Sei venuto qui solo per farmi la predica? » disse girandosi verso Blaze.

« Si, potrebbe essere… Visto quello che è successo… » 

« Allora mi perdonerai se ti dico che non ho bisogno dei tuoi consigli… »

« A me sembra il contrario… Ti rammento che per poco non sei finito all’altro mondo per mano di una avversario che in teoria, doveva essere al tuo pari… » 

« Questo lo so benissimo » 

« Spiegami, allora, cosa diavolo ti è successo quella notte. Durante le numerose volte in cui abbiamo combattuto insieme, non ti ho mai visto ridotto in quello stato, né tanto meno così vulnerabile… » 

« Ho solamente commesso l’errore di sottovalutare Vincent… Nient’altro… »

Blaze, ovviamente, non gli credette. Lo conosceva troppo bene per cadere in una simile scusa e sapeva che la ragione del suo malessere era tutt'altra. Aveva già un’ipotesi a riguardo. Cioè l’unica cosa che avrebbe potuto indebolirlo a tal punto, ma sperò di sbagliarsi.

« … E cosa farai se dovessi imbatterti nuovamente in lui? Sarai in grado di sconfiggerlo? » Continuò assottigliando lo sguardo nel marcare ancora l’ultima parola. 

« Tsz… » Keyn distolse lo sguardo stringendo i denti « … Ci penserò a tempo debito… » 

Poi prese una cintura dall’armadio e se la mise intorno alla vita. 

« Che tattica degna di nota… Invece di far finta di stare bene, perché ora non chiedi a Raphael di darti del buon sangue fresco? Così almeno potrai rimetterti in fretta… » 

« Te lo ripeto che non ne ho alcun bisogno! » affermò, e subito dopo si strinse con forza il petto per via di una nuova ed improvvisa fitta di dolore. 

« Vedo… »  commentò Blaze sarcastico, sorreggendosi il gomito del braccio fasciato. 

« Piantala, deciderò io quando sarà il momento. Quindi puoi anche andartene adesso… » 

« Ma perché continui ad essere così testardo? Guardati! Ti reggi a malapena in piedi! Si può sapere qual’è il tuo problema?! » 

« Ho detto di no!!! » 

Blaze si zittì immediatamente nel sentire il tono furioso con il quale Keyn aveva pronunciato quelle parole. Dischiuse leggermente la bocca in una smorfia di incredulità nel notare lo sguardo adirato e deciso del suo amico, celare una lieve paura. Keyn se ne accorse e si affrettò a distogliere lo sguardo per non svelare più di quanto non avesse già fatto. Ma ormai era troppo tardi. 

Aveva capito tutto ed gli era bastato solamente farlo arrabbiare, approfittando del fatto che si era appena svegliato. Il resto era venuto da sé. 

« Da quanto? » Chiese solamente Blaze con voce calma e grave, chinando il capo verso il basso. 

Il vampiro non rispose, forse per timore o semplicemente perché non sapeva cosa rispondergli. 

« Da quanto tempo… Non bevi … Del sangue umano? » Le parole uscirono dalla sua bocca con un suono amaro e freddo, trattenendo una profonda preoccupazione. 

« La cosa non ti riguarda… » disse Keyn tagliente, dandogli le spalle. 

Blaze rimase come impietrito da una simile risposta e non fiatò. 

Lentamente, si portò una mano sul nodo del pezzo di stoffa posto dietro al suo collo. Tirò il nastro e lasciò che quel tessuto bianco scivolasse via dal suo braccio fino a poggiarsi delicatamente al suolo. Con passo lento, si avvicinò a Keyn e lo costrinse a voltarsi verso di lui afferrandolo saldamente per il colletto della camicia con la mano sinistra. 

Il pugno arrivò inaspettato e deciso sul suo zigomo, senza neanche dargli il tempo di difendersi. Forte a tal punto da scaraventarlo contro il muro alle sue spalle e farlo cadere sul pavimento. 

« Non mi riguarda?!! » gli inveì contro Blaze, trattenendo la voglia di colpirlo nuovamente. 

« … Forse a te non importa di te stesso, ma per una volta, prova a pensare a chi ti sta attorno!! » 

Keyn lo guardò visibilmente sorpreso, ma non si mosse. 

« … Credi veramente che a nessuno importi di te? Ci tieni tanto a farti del male da solo?! » 

Fece una pausa, per controllare il più possibile il respiro per sbollire la rabbia, ma con scarso risultato. 

« …Tu non immagini come ci siamo sentiti quando abbiamo visto Vincent colpirti in quel modo! Tu non hai visto lo sguardo che aveva Elizabeth in quel momento!! E tu non sai che è stata proprio lei a salvarti la vita gettandosi su di te per farti da scudo mentre Vincent stava per darti il colpo di grazia!!! »

Keyn spalancò gli occhi sconvolto da quella rivelazione. Abbassò lo sguardo, puntando verso un punto indefinito sul pavimento.

« … Quindi non venirmi a dire che la cosa non è di nostro interesse! » Continuò Blaze abbassando lievemente il tono della voce. Poi si avviò verso l’uscita, non volendo più discutere con lui. 

« Quando ti sarai deciso a non fare di testa tua, sai dove trovarmi… » 

Keyn rimase immobile a guardare Blaze uscire dalla sua stanza e richiudersi la porta alle spalle con forza. 

Poi, si sistemò meglio con la schiena contro il muro e si passò una mano sul volto, sospirando. 

L’espressione sul suo volto cambiò improvvisamente, e digrignò i denti sbattendo un pugno a terra. 

« Dannazione! » 

 

 

*    *    *

 

 

Elizabeth continuò a camminare lentamente, seguendo a testa bassa il vampiro che gli faceva strada fra le vie della cittadina di Caisonville. Si abbassò meglio il cappuccio del mantello sul volto, stringendosi poi le spalle con le braccia, mentre una gelida brezza le sfiorava il viso. 

Vincent, qualche passo davanti a lei, procedeva fiero e composto al centro delle strade. Al contempo, le altre creature si facevano da parte al suo passaggio, scrutando con interesse il nuovo ospite che lo seguiva. 

Elizabeth tremò impercettibilmente nel notare tutti quegli occhi rossi fissarla e si affrettò a restare al fianco del purosangue, sicura che non la avrebbero attaccata in sua presenza. Non le sfuggì, invece, un’accenno di sorpresa nel notare diversi demoni indaffarati a riparare le case danneggiate dal loro precedente attacco. Tutta la città, per quanto fredda, stava assumendo un aspetto del tutto diverso dall’ultima volta che vi era stata. 

« Come vedi ci stiamo dando da fare per migliorare questa città… » Le spiegò Moore notando lo sguardo di lei. 

Elizabeth non rispose e continuò a guardarsi intono intimorita. 

« … Dopotutto, queste sono le nostre nuove case… » 

Lei strinse leggermente una mano a pugno, consapevole della strage che avevano compiuto per impadronirsi di Caisonville. E forse a lei sarebbe toccata la stessa fine di quei poveri abitanti. Quindi, sentirlo parlare in quel modo, non poteva far altro che farle salire un forte senso di nausea. 

« Eccoci, siamo arrivati » Disse improvvisamente Vincent, fermandosi davanti ad una grande casa in pietra. 

Rispetto a tutte le abitazioni che aveva visto fino ora, questa le batteva tutte in senso di imponenza e bellezza. Un grande terrazzo in legno fungeva da tettoia all’entrata, leggermente sollevata dal terreno grazie ad un rialzo in pietra. Il tetto, sempre in legno, si intonava ai vari sostegni del medesimo materiale, che sorreggevano l’atrio interno e alcuni terrazzi. Le tende color rosso porpora svolazzavano dalle ampie finestre, lasciate aperte per permettere all’aria di rinfrescare gli interni. 

Ne rimase un attimo ad ammirare la costruzione, scostandosi una ciocca di capelli dagli occhi. 

« Entra » Le ordinò poi Vincent, posizionandosi dietro di lei per esortarla ad avanzare. 

Lei sobbalzò leggermente e si avvicinò alla porta principale. 

Subito questa le venne aperta da un altro individuo, vestito quasi del tutto di bianco e con profondi occhi neri. La osservò con serietà finché non la vide fermarsi davanti ad una scalinata che portava verso i piani superiori. 

« Darius, ti presento Elizabeth… » Affermò Vincent, passando davanti al suo servo con un ghigno stampato in volto. « … Sarà nostra ospite per qualche tempo… » 

« Ne sono contento… » Rispose l’altro con un tono inespressivo « … Volete che la accompagni nella sua stanza? »

« No, ci penserò io… » Affermò subito il purosangue « … Ho bisogno che voi portiate un messaggio a tutte le creature di questa città… » 

« … Che genere di messaggio? » 

A quel punto, Vincent abbassò la voce, distogliendo l’attenzione dalla giovane per concentrarsi unicamente sulle parole che stava per dire. 

« Nessuno e te lo ripeto… Nessuno, dovrà avvicinarsi a lei senza il mio  consenso… » Il suo tono era gelido, e socchiuse gli occhi fino ad assumere una curvatura tagliente « … Altrimenti dovrà pagarne le conseguenze difronte a me! » 

Darius rimase basito qualche istante. Poi fece un lieve inchino con il busto. 

« Sarà fatto »

« Molto bene! » Esclamò Vincent tornando ad avvicinarsi ad Elizabeth. 

« Seguimi » le disse ed insieme salirono una lunga scalinata fino al primo piano. 

Continuarono a camminare seguendo un lungo tappeto rosso posto sul pavimento di un corridoio, illuminato solamente dalla poca luce esterna che riusciva ad entrare. 

Giunsero davanti ad una porta in legno chiaro e Vincent la aprì, facendo cenno ad Elizabeth di entrare per prima. 

La nuova camera si rivelò inaspettatamente spaziosa e ben curata. 

Sulla destra spiccava una grande letto a baldacchino a due piazze, con delle lenzuola color panna e cuscini rossi. Difronte ad esso vi era una scrivania in legno pregiato, con sopra alcuni libri e un candelabro. E al fianco di essa, vi era una porta socchiusa, che probabilmente doveva essere il bagno. 

Sobbalzò leggermente, appena sentì la porta alle sue spalle chiudersi. 

Si voltò per poi ritrovarsi Vincent vicinissimo a lei. Subito arretrò, fino a portarsi al fianco del letto. 

« Come vi sembra questo posto? » le chiese lui con un ghigno e accorciando la distanza da lei. 

« Che… Cosa volete fare? » Elizabeth non badò alla domanda appena fatale e tentò di arretrare ancora, ma si ritrovò a cadere sul letto. Prima che potesse spostarsi, Vincent la bloccò afferrandole un polso e appoggiando l’altra mano sul materasso, all’altezza del suo orecchio. Poi si chinò su di lei, assaporando il terrore formarsi sul volto della ragazza. 

Ora Elizabeth poteva sentire chiaramente il respiro freddo del vampiro sulla sua pelle, e si ritrovò a tremare non appena la bocca di lui si avvicinò al suo collo. 
« Molto probabilmente ve lo avrò già detto... Ma voi avete un profumo particolarmente delizioso, mia cara Elizabeth... »

Lei incominciò a sudare freddo ed istintivamente, cercò di invocare il suo potere per allontanarlo il più in fretta possibile, ma non successe nulla. 

Spostò velocemente il suo sguardo sul polso che Vincent le stava bloccando e si sorprese nell’intravedere un piccolo bracciale metallico avvolgerlo. 

« Potete stare tranquilla, ho solamente preso una precauzione… » Le sussurrò il vampiro nell’orecchio. « … Nel caso vi venissero in mente strane idee… »

Poi si rialzò, riassumendo posizione eretta e si voltò facendo per andarsene. 

« Asp… Aspettate! » lo bloccò Elizabeth, rialzandosi a sedere. 

« Perché sono qui? » La domanda le sfuggì dalla bocca e si maledisse per aver prolungato la permanenza del vampiro in quella stanza. Ma la curiosità di sapere cosa ne sarebbe stato del suo destino, era troppo forte. 

Vincent sorrise appena, restando immobile sulla porta. 

« Non vi illudete… Per il momento voi non siete altro che un mio prezioso... » 


« Trofeo... » Continuò Elizabeth in un sussurro a limite dall'essere sconvolta.

Vincent sogghignò leccandosi i canini sporgenti e guardandola direttamente negli occhi, tanto che Elizabeth ne rimase profondamente impaurita. 

Poi, senza aggiungere altro, se ne andò, rinchiudendola all’interno della stanza. 

Elizabeth allora, si gettò con la testa immersa fra i cuscini e pianse. 

Se la considerava solo un trofeo, allora le cose non potevano far altro che peggiorare. 

 

 

*    *    *

 

 

Poco dopo, Vincent si ritrovò a percorrere nuovamente la scalinata che lo avrebbe portato al pian terreno. Si fermò non appena vide la porta di ingresso aprirsi e Darius entrare. 

Quest’ultimo percepì subito la presenza del vampiro intento ad osservarlo ed alzò gli occhi nella sua direzione. 

« Ho portato a termine l’incarico che mi avevate affidato… Nobile Moore… » 

Disse cordialmente. 

« Molto bene… » Si limitò a rispondere l’altro, riprendendo a scendere. 

Darius lo osservò dirigersi verso una porta posta al lato sinistro della scala, spostando leggermente la testa. 

« Posso chiederle una cosa? » 

Vincent si fermò. Non gli rispose, ma si limitò a guardarlo con la coda dell’occhio. 

« Perché volete tenere qui quell’umana? Che intenzioni avete con lei? » 

Gli occhi del purosangue si assottigliarono. 

« La cosa ti turba? … Darius » La voce era calma, inclinata solamente nel pronunciare quell’ultimo nome. Tuttavia non bastò per intimorire il suo servo. 

« No » rispose dopo qualche attimo di teso silenzio. « … Ma le creature potrebbero infastidirsi sentendo il suo… odore. Non è saggio tenerla in vita, almeno da umana… » 

Una lama dorata apparve improvvisamente sulla sua gola, sorretta dal purosangue comparso davanti a lui in un istante.  

« Allora sta a te evitare che succeda… » Disse con rabbia, ma mantenendo controllata l’intensità della voce.  « … E non osare più dirmi cosa devo fare, altrimenti non esiterò un istante a staccarti la testa e strapparti il cuore dal petto… » 

« Mi perdoni… Non era mia intenzione farlo… » Affermò Darius, chinando leggermente il capo. 

« Me lo auguro… » 

Vincent fece dissolvere la sua arma guardando diffidente negli occhi. Poi se ne andò a passo svelto e deciso, senza più voltarsi indietro. 

Darius, che lo aveva seguito con lo sguardo, restò a fissare ancora per qualche attimo il punto in cui il vampiro era scomparso. 

Attese qualche secondo e successivamente, da una tasca interna della sua giacca, prese un paio di occhiali dalla montatura nera e fine, e gli aprì con un unico movimento della mano. Se li mise aiutandosi a sistemarli meglio con un dito.  

Digrignò i denti seccato, dirigendosi verso un’altra stanza, posta alla sua destra. 

Afferrò un candelabro appoggiato su un tavolo al centro della sala e si avvicinò al muro più interno. 

Fece pressione con una mano in un punto ben preciso, e un pietra si spostò verso l’interno. Un rumore di ingranaggi invase la stanza ed alcune pietre del muro si spostarono lateralmente, facendo intravedere una stretta scala a chiocciola. 

Darius entrò sicuro in quel nuovo passaggio che si era formato e scese quella lunga e vorticosa scalinata. Giunto alla fine, si ritrovò a percorrere un piccolo e stretto corridoio. 

Procedeva tranquillamente, facendosi strada con solamente la piccola luce della fiamma del candelabro. Non dovette camminare a lungo, poiché giunse davanti ad un portone spesso di legno scuro. Appoggiò la mano su di esso, e pronunciò una parola in una lingua non umana. 

Un piccolo bagliore violaceo circondò la porta, facendo scattare una serratura. 

Questa si aprì magicamente per poi richiudersi non appena Darius ne varcò la soglia. 

Una volta dentro, accese con calma un paio di candele poste sui muri, illuminando completamente la piccola stanza. 

Successivamente, il suo sguardo andò a posarsi sulle boccette di vetro poste ordinatamente su una tavolo accostato ad una parete. Queste contenevano dei liquidi di differente colore, con tonalità più chiare e più scure. Si avvicinò ed afferrò da un cassetto un paio di fogli di carta giallognola, che poi posizionò in orine sparso sul tavolo. 

Sorrise appena con le labbra, nel leggere alcune formule e annotazioni impresse su di essi. Poi i suoi occhi vagarono tra le varie provette e libri situati su un altro tavolo dietro di lui. Più precisamente, si soffermarono su una piccola pietra color nero opaco, che in quel momento era avvolta da una luminescenza violacea. 

Andò a prenderla e la osservò con interesse. 

Sogghignò soddisfatto e la strinse nella sua mano.  

« Eccellente … »







Ciao! Come state! Scusate questo tardivo aggiornamento, ma questo periodo è stato piuttosto impegnativo e sono pieno di esami... Quindi chiedo scusa se il capitolo risulterà un po' più corto degli altri... Spero che comunque vi sia piaciuto :)

Passando alla storia, che ne dite di un po' di domande? :) Secondo voi Blaze ha esagerato? Si è arrabbiato troppo con Keyn o ha fatto bene?
E' stato solo un incubo quello di Keyn o...
Ed alla povera Elizabeth, cosa accadrà?
Mah... Commentate e fatemi sapere cosa ne pensate :D

OOK, ora passiamo ai ringraziamenti!! :)
Un grazie particolare va a: LoStregatto
Nephertiti
Cristina Maurich 55
Per aver lasciato delle bellissime recensioni! **
Altri mille grazie vanno a: Akemi chan
Martina Malfoy
Shadow writer
valey_
Per aver messo la storia nelle seguite :D
poi
Alexya_
fairy94
Per aver messo la storia nelle ricordate :D bibliofila_mascherata
chiaretta8059
- dark_heroes_
Sali_17
Grazie a tutti!! :))
Ovviamente ringrazio nuovamente chiunque legga questa storia :)
Cercherò di aggiornare il prima possibile, però prima è meglio se mi concentro sugli esami :P
Alla prossima! Ciaooooo!

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Capitolo 22
*** Scomparsa ***


Scomparsa





I suoi occhi chiari rimasero a lungo a fissare le candide nuvole avanzare silenziose, fino a nascondere del tutto il celeste colore del cielo. Respirò profondamente con il naso e socchiuse gli occhi per assaporare meglio il delicato e fresco profumo della pioggia, che lentamente, aveva iniziato ad invadere l’intera area intorno a lui. 
Sorrise leggermente con le labbra, spostando lo sguardo dalle vetrate della finestra al soffitto scuro della sua stanza. Da quando Blaze se ne era andato, non aveva neanche provato ad alzarsi da terra, e si era accomodato con la testa appoggiata al muro. Aveva deciso di prendersi un po’ di tempo per riflettere attentamente sulle parole che gli aveva detto per decidere sul come comportarsi in seguito. 
Scosse la testa, inclinandola verso il basso nel pensare a come Blaze riuscisse ancora a sorprenderlo in quel modo dopo tanto tempo. Poteva sembrare solamente un licantropo pigro e con una ossessione sfrenata per qualsiasi cosa di commestibile, ma in realtà, sapeva anche essere brillante ed un ottimo amico; capace di dirti letteralmente in faccia le cose, soprattutto se queste riguardavano delle scelte che lui considera del tutto sbagliate. E in tal caso aveva un metodo tutto suo per farti capire l'errore.
Istintivamente, si massaggiò di nuovo il punto il cui lo aveva colpito e trattenne una flebile risata. 
“Non cambierà mai” 
Tornò serio, alzandosi finalmente in piedi. Forse Blaze aveva ragione. Non poteva continuare a far finta di stare bene ed affidarsi unicamente sulle proprie forze, soprattutto dopo che le sue condizioni si erano aggravate così rapidamente. Inoltre, gli eventi appena trascorsi non avevano preso una bella piega e qualcosa di più pericoloso stava per sopraggiungere. Su questo ne era assolutamente certo.
Come mai prima d’ora, sentiva di avere il bisogno di avere un amico su cui poter contare e fare completo affidamento. Il che voleva dire che era giunto il momento di dare una risposta a tutte le domande che precedentemente gli aveva posto; con particolare riguardo al perché aveva deciso di non nutrirsi per così tanti anni. Era sicuro, che dopo la sua spiegazione, Blaze non lo avrebbe giudicato. O almeno, lo avrebbe fatto ma senza scaraventarlo contro a qualcosa. 
Più tardi, si prefissò di andare a parlare con lui, ma prima, doveva occuparsi di una questione molto più importante.
Finì di sistemarsi ed uscì dalla stanza, lasciando lì le sue armi e il cappotto ormai semi distrutto dal precedente scontro. 
Si mise a camminare lungo il corridoio, appoggiando di tanto in tanto una mano sulla parete per sicurezza. Il suo sguardo vagava distrattamente dalle pareti al pavimento, senza soffermarsi troppo sui dettagli delle decorazioni che ornavano i muri in un intrecciato gioco di luci e ombre.
In quel momento, la sua mente era invasa totalmente da un unico ed importante pensiero. 
Elizabeth. 
Ancora non riusciva a credere che lo avesse salvato a costo della sua stessa incolumità. Non ne seppe bene il motivo, ma una parte di lui aveva gioito non appena Blaze glielo aveva detto, nonostante ritenesse il gesto sconsiderato e folle. Dall’altra, invece, si era sentito crollare il mondo addosso nel pensare che avrebbe potuto perderla per sempre, e per colpa sua. Della sua debolezza.
Per questo motivo doveva assolutamente scusarsi con lei, e chiederle perdono per tutto quello che aveva dovuto passare quella notte. Ma prima di ogni altra cosa desiderava vederla, e accertarsi che stesse realmente bene. 
Giunse finalmente davanti alla sua porta e si fermò per qualche secondo a riflettere su cosa dirle e soprattutto sul come. Ma era più facile a dirsi che a farsi, poiché ora che si trovava così vicino a lei, separato solo da quell’asse di legno, ogni singola parola che si era preparato nella sua testa, era svanita nel nulla.  
Decise di farsi coraggio e si lasciarsi guidare dall’istinto del momento. Quindi si avvicinò ulteriormente alla porta e fece per bussare. Ma la sua mano rimase ferma a mezz’aria, senza accennare a voler finire il gesto iniziato. 
Ma lei voleva vedere lui? 
Si ritrovò a chiedersi, indugiando appena. Decise di riprovare, ma anche questa volta, non fu capace di attirare l’attenzione di lei. Allora arretrò, fino ad appoggiare la schiena e il capo contro il muro opposto. Rilassò i muscoli, alzando lo sguardo verso il soffitto.
Con che coraggio poteva presentarsi da lei dopo tutto quello che era successo? Non poteva di certo ignorare che ora il suo segreto era venuto a galla, né tantomeno poteva comportarsi come se niente fosse successo. Di nuovo, non sapeva cosa fare. Entrare o andarsene. Dopotutto lei era un’umana e lui un vampiro. Quell’essere che lei odiava e temeva profondamente. Almeno, una parte di lui sapeva che era ancora così. Forse mantenere le distanze avrebbe giovato ad entrambi e l’avrebbe tenuta più al sicuro che al suo fianco.
Subito, scosse la testa a quel pensiero, consapevole che si stava sbagliando. Poiché in quel modo rischiava di farla soffrire, e la sola possibilità di farlo di nuovo, lo faceva star male.
Si scostò dal muro sospirando ed appoggiò con delicatezza prima una mano, poi la fronte sul legno della porta, facendo attenzione a non fare alcun rumore. 
Se si concentrava, era sicuro di poter riuscire a sentire il suo dolce profumo, il battito leggero del suo cuore e il suo delicato respiro.
Si accorse però, che nulla di tutto ciò proveniva da oltre quella porta.
Corrugò leggermente le sopracciglia sorpreso, spostandosi di un passo indietro. Non riusciva a percepire la minima presenza della ragazza, il che era strano. Decise comunque di provare a bussare, e come si aspettò, nessun suono uscì in sua risposta. Aprì piano la porta spingendola verso l’interno ed entrò percorrendo l’intero arredamento con lo sguardo. Tutto era in perfetto ordine, tranne per qualche libro appoggiato frettolosamente sulla scrivania. Ma di lei, non vi era nessuna traccia. 
Scettico, uscì in corridoio, richiudendo la porta alle sue spalle. 
«Keyn!» 
Alzò lo sguardo in direzione della voce che aveva appena parlato. A pochi passi da lui, scorse la figura di Camilla che si stava avvicinando nella sua direzione. 
«Come vi sentite oggi?» Continuò la donna, fermandosi davanti a lui. 
«Molto meglio grazie» Rispose dando un’ultima occhiata fugace alle sue spalle. 
«È un ottima notizia! Mi fa piacere per voi! Sentite, non è che per caso avete incontrato Elizabeth? Questa mattina sono passata da lei perché dovevamo incontrarci con una nostra amica, ma non l’ho trovata»
«Io pensavo che fosse con voi» accennò Keyn senza trattenere una nota sorpresa. 
«Come vedi non è così. Ma forse so dove può essere andata!»
Camilla si voltò facendo cenno a Keyn di seguirla. «Venite con me!» 
Insieme si diressero verso l’atrio di entrata al pian terreno e presero un corridoio posto sotto la grande scalinata principale. Dopo qualche metro, arrivarono davanti ad un enorme portone in legno, con delle maniglie dorate poste al centro di esso. 
«Eccoci qui! Questa è la grande biblioteca degli Hunter!» affermò spalancando con un gesto teatrale le due ante di entrata. «Elizabeth ama rifugiarsi qui ogni tanto per leggere qualche libro» 
Keyn la seguì all’interno e per un attimo rimase ammaliato alla vista di tutti quei libri che ricoprivano interamente le pareti di quell’enorme sala ottagonale. I vari scaffali si innalzavano verso l’alto, lasciando libero lo spazio al centro per permettere ad un enorme lampadario in vetro di scendere dal soffitto. Quest’ultimo era costituito da travi di legno scuro, alternate da ampie vetrate che servivano per far entrare la luce esterna. Quel posto sembrava magico e non si stupì che Elizabeth lo adorasse così tanto. 
«Che strano, non c’è» Affermò Camilla attirando nuovamente l’attenzione su di sé. «Eppure ero sicura di trovarla qui» disse osservando ancora i piccoli tavolini vuoti posti in mezzo alla sala. 
«Non sapete dove altro possa essere andata?» chiese Keyn portandosi al fianco della donna. 
«Forse è uscita per fare una passeggiata. Anche se non è da lei andarsene senza avvertire nessuno» Si fermò a pensare appoggiandosi un indice sulla guancia «E ora dove vai?» 
Chiese, notando l’altro avviarsi verso l’uscita. 
«A cercarla» Rispose semplicemente, ma senza voltarsi. 
«Aspettate, lasciatemi venire con voi!» esclamò Camilla affrettando il passo per raggiungerlo. 
Keyn acconsentì con un cenno della testa ed insieme di diressero verso l’esterno della villa. 

 

 

 

*    *    *

 

 

 

Erano già trascorse un paio d’ore da quando Vincent l’aveva rinchiusa in quella stanza, e probabilmente era già mattina passata o addirittura sera. Ma non seppe dirlo con esattezza visto le ampie nuvole scure che sovrastavano costantemente il cielo. Si sentiva terribilmente stanca poiché dormire le risultò impossibile, e per ovvi motivi. Riportò la sua attenzione sul braccialetto che Vincent le aveva messo al polso. Aveva cercato in tutti i modi di levarselo, ma non ci era riuscita e dopo il ventesimo tentativo si era arresa.  
Decise allora, di alzarsi dal letto per sgranchirsi un po' le gambe e si avvicinò alla scrivania, attirata dai grandi volumi posti su di essa. Ne prese uno a caso e lo aprì scorrendo velocemente le pagine. Lo richiuse subito dopo e lo rimise al suo posto. In quel momento, non aveva nessuna voglia di leggere e la stanchezza di certo non aiutava. Istintivamente diresse lo sguardo verso la finestra alla sua destra. 
Un po' d’aria fresca era quello che ci voleva in quel caso. Ma non appena la aprì, un vento gelido invase la stanza con forza, costringendola a fare un passo indietro.  
«Cavolo che freddo!»  disse quasi senza accorgersene e si affrettò a richiudere la finestra. 
«Sembra che qui sia arrivato l’inverno!» 
Si strofinò le braccia per scaldarsi ma ad un tratto si bloccò, mentre la sua mente veniva invasa da un brutto presentimento. 
Subito si mise in posizione di difesa, guardandosi attentamente intorno. 
«C’è qualcuno?» Chiese titubante, avvicinandosi al candelabro sul quale era presente ancora una piccola fiamma, sopravvissuta inaspettatamente alla folata di vento precedente. 
Non ottenendo nessuna risposta, lo afferrò portandolo davanti a sé.  
«Fatti vedere!» Esclamò ancora, ma con voce ferma. Ancora una volta, niente si mosse. 
Rilassò i muscoli tesi, sospirando per il sollievo. Probabilmente la sua testa gli aveva giocato un brutto scherzo e si era preoccupata per niente. 
«Questo posto mi fa impazzire» disse massaggiandosi le tempie.
«Perché parli da sola?» 
Elizabeth sobbalzò trattenendo un piccolo urlo e alzò lo sguardo sopra il baldacchino del letto. 
Si sorprese di intravedere nell’ombra una piccola figura femminile adagiata su di esso. Urlò di nuovo e con più forza, indicandola con un dito non appena vide due brillanti occhi rossi fissarla. 
«Che c’è? Ho qualcosa tra i capelli?!» Chiese allarmata l’altra, iniziando a svolazzare in preda al panico per tutto il soffitto della stanza, girando più volte su se stessa per tentare di guardarsi le ciocche nere dei suoi capelli. 
«Spero vivamente che non mi siano caduti addosso degli insetti!» esclamò sciogliendo i due codini della sua acconciatura per poi iniziare a muovere la testa velocemente a desta e a sinistra. 
«Non li sopporto!» 
Elizabeth rimase del tutto spiazzata nel vedere quella ragazzina, forse della sua età, agitarsi in un modo così assurdo. Per un attimo le venne persino da ridere nel notare le varie esclamazioni ed imprecazioni di dissenso dell’altra. 
«Ehm... Non hai niente tra i capelli, non preoccuparti» si decise a dire, restando comunque distante dalla ragazza. 
La vampira sembrò bloccarsi per un attimo. 
«Grazie al cielo! Meno male» esclamò poi tirando un respiro di sollievo. 
«Veramente. Non immagini quanto siano fastidiosi quei piccoli esseri! Sopratutto i ragni!» scese delicatamente appoggiando i piedi per terra e fece scomparire le piccole ali da pipistrello che aveva sulla schiena. «Anche se in teoria non sono proprio insetti ma aracnidi» Aggiunse fermandosi un attimo a riflettere tra sé. 
Intanto Elizabeth continuava a fissarla con stupore, osservandola da capo a piedi. Aveva una corporatura minuta e allo stesso tempo graziosa, resa ancora più elegante dal vestito nero, stretto sul busto e largo dal ventre fino alle ginocchia. Un piccolo pizzo viola ornava il corpetto e la parte inferiore della gonna, in tinta con i nastrini che in quel momento stava utilizzando per raccogliersi di nuovo i capelli. Al collo, invece, portava una collana dal nastrino nero e largo, con attaccata una gemma color lilla, simile al braccialetto che aveva sul polso sinistro. Era alta quanto lei, nonostante portasse delle piccole scarpette nere e con un leggero tacco.  
Finalmente, la vampira finì di sistemarsi e rivolse totalmente la sua attenzione su colei che aveva davanti.
«Ciao! Tu devi essere la nuova arrivata!» le sorrise cambiando improvvisamente espressione e alzando una mano per salutarla.  
Elizabeth non rispose e continuò a guardarla con un punto interrogativo stampato in volto, misto ad un leggero timore nei suoi confronti. 
«Hmm... Perché mi guardi in quel modo?» le chiese ancora l’altra, ma poi, il suo viso sembrò illuminarsi. 
«Ah! Forse ho capito!» affermò battendo un pugno sul palmo dell’altra mano. 
Chiuse gli occhi ed un istante dopo, quando gli riaprì, questi erano diventati di un bel viola ametista. 
«Meglio?» 
Elizabeth non seppe cosa rispondere. Rimase solamente a fissarla con incredulità e dovette ammettere che quegli occhi erano stupendi. 
«Dalla tua faccia sembrerebbe di sì!» continuò la vampira portando con soddisfazione le mani dietro alla schiena ed iniziando a giocherellare con le dita. 
«Comunque, visto che sono qui mi presento!» 
Raddrizzò le spalle e alzò il mento. 
«Il mio nome è Caroline Lancient»Disse con orgoglio, poi si avvicinò a lei flettendo leggermente il busto in avanti. «E tu sei?...» chiese lasciando in sospeso la frase. 
La giovane Hunter si riscosse un attimo «Elizabeth White» rispose in tono lieve, distogliendo lo sguardo da lei. 
«Elizabeth! Bel nome!» sorrise Caroline «Posso sedermi sul tuo letto?» le chiese poi indicandolo. 
«C… Certo…» 
Senza darle il tempo di finire, la giovane vampira si gettò sul materasso, appoggiando la schiena contro i cuscini. 
«Allora, parlami un po’ di te!» disse spostando lo sguardo sui libri che poco prima aveva visto la ragazza osservare. «Ti piace leggere?» 
Elizabeth ci mise un po’ per rispondere, poiché il suo sguardo era ancora concentrato a studiare con attenzione quella nuova presenza. 
«Si, qualche volta» disse solamente, optando per rivelare il meno possibile riguardo le sue passioni. Dopotutto colei che aveva difronte era una vampira e il suo aspetto rassicurante poteva rivelarsi del tutto ingannevole. 
«Sai, anche a me piace leggere! Per la verità lo adoro!» affermò ignorando volutamente di far caso alla diffidenza dell’altra e anche al fatto che si stava mantenendo sulla difensiva per prepararsi ad un suo possibile attacco. Ma attaccarla era l’ultima cosa che avrebbe voluto fare in quel momento. Anche perché non aveva nessuna voglia di vedersela poi con Vincent. 
«Quale è il tuo libro preferito?» continuò.
«Beh… Non ne ho uno» mentì lei.
«Bu…giar…da!» Elizabeth si lasciò sfuggire un altro piccolo urlo di sorpresa non appena vide Caroline apparire improvvisamente al suo fianco, con un sorrisetto stampato in volto.
«La vuoi smettere!» Le urlò poi serrando i pugni. 
«E che ho fatto?» Caroline assunse un’espressione confusa e balzò leggera indietro. 
«Resta ferma in un punto per favore!» 
«Ok... Ok...» la vampira sospirò sedendosi di nuovo sul letto «Allora resto qui, va bene?» 
«Meglio, ti ringrazio!» 
Caroline fece per parlare di nuovo, ma un picchiettio sul vetro esterno della finestra attirò la sua attenzione. 
«Uh? E adesso che succede?»
Elizabeth seguì Caroline con lo sguardo mentre si avvicinava alla fonte del rumore. 
«Macbeth!» Esclamò l’altra, aprendo una parte della finestra per far entrare nella stanza un piccolo pipistrello «Scusami! Mi sono dimenticata di te! Ti prego perdonami! Non volevo!» 
Elizabeth rimase di nuovo senza parole. La vampira continuava a parlare con il piccolo animaletto mentre quest’ultimo le svolazzava intorno. Sembrava addirittura che in quel momento, quei due stessero discutendo fra loro come due persone normali. 
Poi Caroline stese un braccio in avanti e il piccolo pipistrello si affrettò ad aggrapparsi ad esso a testa in giù. 
«Elizabeth! Voglio presentarti un mio carissimo amico!» Disse mettendo in evidenza l’animaletto. 
«Lui è Macbeth!» 
«Ehm… P… Piacere…» Alzò titubante una mano per salutare il pipistrello, anche se al contempo si sentiva estremamente in imbarazzo per la cosa. 
«Non è carinissimo?!» chiese l’altra senza smettere di accarezzare la testolina del volatile. 
«Si…eh eh» 
In vita sua ne aveva viste di persone portarsi appresso qualche strano animale, ma mai un pipistrello. Guardarli faceva uno stranissimo effetto, ma non ne rimase sorpresa a lungo, in quanto Caroline era una vampira e forse per loro, era normale parlare con gli animali notturni. 
Si riscosse dalla sua riflessione non appena vide il pipistrello prendere il volo ed appoggiarsi sulla sua spalla. Di colpo, i suoi muscoli si irrigidirono e restò completamente immobile per paura che potesse morderla. 
Caroline rise ampiamente nel vedere il volto dell’umana così teso e terrorizzato. 
«Ahah, non preoccuparti, non ti fa nulla! Le piaci!» 
«De…fini…sci “ le piaci ”» balbettò l’altra, senza accennare a volersi muovere. 
«Ahah sei forte Elizabeth!» scoppiò a ridere ulteriormente Lancient «Mica ti mangia! Rilassati!» 
«Va bene, ma ora puoi richiamare il tuo piccolo amico?» 
Caroline sospirò rassegnata «Avanti Macbeth, vieni qui!» disse allungando di nuovo un braccio «O finisce che la nostra nuova amica sviene a forza di trattenere il fiato!» 
Il piccolo pipistrello si alzò in volo ubbidiente e ritornò a posarsi come prima sul braccio della vampira. 
«Grazie» sospirò Elizabeth rilassandosi. 
Caroline si limitò a sorridere con le labbra, appoggiandosi al bordo del tavolo. 
Per un lasso di tempo che Elizabeth interpretò come un paio di minuti, le due non parlarono, limitandosi a scambiarsi qualche breve occhiata. Caroline non sembrava minimamente turbata della cosa e continuava ad accarezzare Macbeth canticchiando appena una piccola melodia a labbra chiuse. Elizabeth, invece, si era spostata vicino al letto per poi sedersi sul bordo, ma a debita distanza dall’altra e senza mai perderla di vista. Per tutto il tempo non aveva fatto altro che chiedersi del perché Caroline si trovasse li con lei. Inoltre non sembrava avere la minima intenzione di andarsene e la cosa la turbava. 
«Sai… È strano» iniziò improvvisamente a dire la giovane vampira.
«Come prego?» Elizabeth si riscosse, dandole la sua attenzione. 
«Tu sei la prima umana a cui viene concesso di restare in questa dimora come ospite del nobile Vincent» 
«La cosa dovrebbe rallegrarmi?» 
Caroline alzò leggermente le spalle. «Questo dipende da cosa vuole fare lui di te» 
Assottigliò lo sguardo, sfoderando un piccolo sorriso maligno. «Ucciderti o…»
Elizabeth sentì di nuovo il sangue nelle vene gelarsi e un velo di terrore attraversò ancora il suo volto. 
«Aha stavo scherzando!» si affrettò dire Caroline tra una risata e l’altra. «Quando ti spaventi la tua faccia diventa davvero buffa!» 
«Io non ci trovo niente di divertente! E vorrei vedere te al mio posto!» 
«Io invece non mi preoccuperei poi così tanto» 
Elizabeth corrugò brevemente le sopracciglia in un’espressione confusa. «Devi essere pazza allora». 
Caroline incrociò le braccia al petto, costringendo Macbeth ad alzarsi in volo. 
«Così mi offendi!»
«Allora spiegami perché non dovrei essere preoccupata» le disse Elizabeth. 
Caroline sospirò rassegnata e si portò una mano sul fianco spostando il peso su una gamba. 
«Quello che voglio dire è che se Vincent ti ha portata qui, vuol dire che non ha intenzione di ucciderti. Non per il momento almeno» 
Elizabeth parve rilassarsi leggermente a quelle parole «Ma ne sei sicura?»
«Conosco Vincent da moltissimo tempo, più di chiunque altro in questa città. Se voleva davvero ucciderti lo avrebbe fatto immediatamente e sicuramente non ti avrebbe assegnato una stanza, non credi?» 
«Beh, in effetti potresti aver ragione» ammise Elizabeth.
«È ovvio che ho ragione!» 
«E per quale motivo lo avrebbe fatto?» chiese ancora Elizabeth, intuendo che forse quella ragazza poteva darle le rispose che cercava. 
«Ah non ne ho la minima idea!» fece una pausa, avvicinandosi di un passo a lei. «Sono certa, però, che hai attirato la sua attenzione e non tutti ci riescono». 
«Evviva…» Esultò falsamente Elizabeth a bassa voce e distogliendo lo sguardo da lei. 
«Se la cosa può farti sentire meglio, devi sapere che Vincent non è poi così perfido come viene descritto da tutti» le disse con tono calmo Caroline. 
Elizabeth alzò la testa di colpo. «Stai scherzando non è vero?!» 
«Ti pare che questa sia una faccia di una che scherza?» affermò seria, indicandosi con entrambi gli indici delle mani. «Non nego che certe volte può sembrare freddo e spietato. E neanche che non abbia mai compiuto delle azioni spregevoli. Ma tutto quello che ha fatto fino ad ora, non è mai stato per un suo tornaconto personale. Lo ha fatto per…» 
«Non mi pare di averti detto di raccontarle fatti che non la riguardano. Caroline». 
Le due ragazze sobbalzarono simultaneamente nel sentire la voce di colui che aveva appena parlato. 
«Oh cavoli! Vincent!» Esclamò Caroline vedendolo appoggiato con una spalla allo stipite della porta aperta e con le braccia conserte, mentre la osservava con sguardo serio.
«Q... Quando sei arrivato? Sei in anticipo!» Aggiunse arretrando appena e portando le mani dietro la schiena per giocherellare nervosamente con le dita delle mani.
«Per la verità sono perfettamente puntuale» Precisò lui per poi spostare l’attenzione verso Elizabeth, la quale si era già catapultata dall’altra parte del letto, allontanandosi il più possibile da lui. 
«Avete fame?» chiese semplicemente. 
«No grazie» mentì lei, ma il suo stomaco decise di tradirla al momento meno opportuno, facendosi sentire ampiamente. 
«Non ci credo» sussurrò appena abbassando la testa per la vergogna. 
«Venite con me» disse solamente Vincent, portandosi in corridoio. 
Elizabeth deglutì e i suoi occhi andarono a cercare quelli di Caroline per capire cosa fare. 
L’altra le sorrise e le fece cenno di seguirla dopodiché uscì anche lei dalla stanza. 
Con passo incerto e lento, li raggiunse in corridoio dove la stavano aspettando, sapendo che non vi era altra scelta se non seguirli. 
«Da questa parte» 
Vincent iniziò a camminare percorrendo lo stesso corridoio che portava alle scale principali, ma invece di scenderle, intraprese un altra strada sullo stesso piano che li fece arrivare in un altro corridoio poco illuminato, ma molto ampio. Poco più avanti, vicino ad una porta molto più grande e di legno scuro, vi era Darius che gli stava attendendo con pazienza. 
Appena vi furono davanti, aprì le due ante per farli entrare. Elizabeth si ritrovò inaspettatamente in una grande sala da pranzo, illuminata da un enorme lampadario al centro e dalla poca luce che riusciva ad entrare dall’esterno attraverso delle grandi vetrate poste davanti a loro. Sulla destra, spiccava un grande caminetto in pietra, spento, con al di sopra un quadro raffigurante un uomo dai vestiti antichi ed eleganti. Dall’altra parte, invece, vi erano degli specchi ed alcuni comò. lo sguardo di Elizabeth si spostò successivamente su una grande tavolo rettangolare in legno lucido, anche questo al centro della sala. Notò che solo una parte della tavolata era apparecchiata con delle stoviglie dorate e calici di vetro, con una grande varietà di cibo a circondare il tutto. Mentre l’altra metà era completamente vuota. 
«Accomodatevi» disse Vincent, indicandole proprio il posto a capo tavola dove vi erano tutte quelle pietanze. 
Elizabeth si sedette e sussultò appena quando Vincent la aiutò a posizionare in avanti la sedia. Poi si diresse verso Caroline, che intanto aveva preso posto allegramente dalla parte laterale del tavolo, e fece la stessa cosa. Infine si sedette anche lui a capotavola, difronte ad Elizabeth. 
«Serviti pure» disse. 
Elizabeth chinò leggermente il capo per ringraziarlo ma non si mosse. Continuò, invece, ad ammirare tutti quei piatti che passavano da dell’ottimo arrosto a delle verdure fresche. 
Mille domande le vorticarono nella testa, a partire dal perché Vincent si era dato tutto questo disturbo per lei. Sollevò lo sguardo leggermente, e lo riabbassò subito nel notare che la stava guardando con uno sguardo pensieroso ma allo stesso attento su di lei. 
«C’è qualcosa che non va? Non è di vostro gradimento forse?» 
«A no no!» Si affrettò a dire «Sembra tutto buonissimo!Solo che…» si morse leggermente un labbro, indecisa se approfittare del momento per parlare oppure no.
«Solo che?» Ripeté lui indifferente per incoraggiarla a continuare. 
«Non capisco perché vi siate scomodato tanto» disse a voce lieve, ma fu abbastanza per farsi sentire dal vampiro. 
«Mi sembra di avervelo già accennato» Ripose lui sorridendo appena. «Siete mia ospite e non posso di certo far morire di fame una signorina graziosa come voi» 
«Quindi non fare complimenti e serviti pure!» Esclamò Caroline ad alta voce, alzando le braccia in un gesto teatrale per indicare tutto il cibo presente sulla tavola. Vincent roteò gli occhi al cielo sospirando, mentre si strofinò le sopracciglia con le dita di una mano per l’intervento vistoso dell’altra. Certe volte si domandava se faceva di proposito certe uscite per mettere alla prova la sua pazienza.
«Allora, vi ringrazio» disse Elizabeth, afferrando una forchetta e sforzandosi di mangiare almeno qualcosa per tenersi in forze. 

 

 

 

*    *    *

 

 

 

Intanto, i colori vivaci del tramonto stavano per lasciare il posto all’oscurità della notte, che lentamente stava calando sulla cittadina degli Hunter. 
«L’hai trovata?» Chiese Camilla, raggiungendo Keyn all’entrata della villa. 
«Purtroppo no» rispose con tono grave lui.
«La cosa non mi piace per niente. Propongo di andare ad informare Keige immediatamente!» 
Detto questo, Camilla si affrettò ad entrare e dirigersi a passo svelto verso l’ufficio del presidente, seguita da Keyn. 
Giunta davanti ad una porta in legno, ornata da particolari decorazioni dorate, la aprì di scatto precipitandosi all’interno. 
«Raphael!» lo chiamò con tono urgente e lo trovò seduto alla sua scrivania, posta davanti ad una finestra alle sue spalle. La stanza si rivelò abbastanza piccola, illuminata solamente da una candela posta sulla scrivania. Sulle pareti intorno, fatta eccezione per le vetrate, vi erano delle librerie dove si potevano vedere svariati documenti e libri di ogni genere. 
Lui sollevò lo sguardo dai fogli che stava leggendo e diede completa attenzione ai due Hunter che erano appena entrati. 
«Elizabeth è scomparsa» sentenziò Camilla, senza dilungarsi in inutili giri di parole. 
Da un primo momento Raphael non si mosse, assottigliando leggermente lo sguardo per analizzare con cura il vero significato di quello che aveva sentito. 
«Cosa?» chiese poi scandendo con voce bassa la parola, con una nota di incredulità
«Non si trova da nessuna parte. Abbiamo cercato ovunque» Precisò Keyn, portandosi al fianco di Camilla. 
A quel punto, Raphael si alzò in piedi, appoggiando entrambe le mani sulla scrivania e facendo scivolare la sedia dietro di lui. Chiuse gli occhi e attese qualche secondo. 
Gli riaprì di scatto, e sia che Keyn che Camilla non si fecero sfuggire uno sguardo sorpreso. 
«Non è più in questa città» Affermò lasciando di stucco gli altri due. 
«Come sarebbe che non è più in città!?» Ripeté preoccupata Camilla. 
Keyn digrignò i denti e serrò i pugni «Allora dov’è?» pronunciò severo nel rivolgersi a Keige. 
«Non lo so» ammise Raphael chinando il capo per riflettere attentamente su dove potesse essere e concentrandosi di nuovo per capire dove si trovasse esattamente.
«Creerò subito un incantesimo di tracciamento!» Propose Camilla urgentemente, per non perdere altro tempo prezioso. L’idea che Elizabeth potesse trovarsi da sola e chissà dove non la faceva stare per niente tranquilla. 
«Non ce ne sarà bisogno» 
Si intromise ad un tratto un quarto individuo. Keyn e Camilla si voltarono velocemente, mentre Raphael sollevò lo sguardo giusto in tempo per vedere Blaze comparire sulla soglia della porta. 
«So io dove può essere andata» 






Bonus:
Ecco a voi il volto un po' incazzato di Aaron Gray :)



Ciao a tutti!!! Ok, rispetto al tempo che mi ero prefissato ho sforato parecchio... Quindi potete rivolgermi tutti gli insulti che volete ahah
Ora che ho iniziato di nuovo le lezioni, il mio tempo libero si è ridotto ad un paio di ore il fine settimana e scrivere è stata davvero dura :(
Quindi vi avviso già che purtroppo, anche con il prossimo capitolo (forse) tarderò un po', almeno che non mi prenda un attacco di ispirazione improvvisa:P
Come se non bastasse, inoltre, mi hanno riempito di prove intermedie T.T
Comunque basta dilungarsi ...

DOMANDE!
Vi è piaciuto il capitolo? Devo fare delle correzioni?:) Come vi sembra Caroline?
Secondo voi Elizabeth potrà fidarsi o no di Caroline e il suo piccolo pipistrello?
E cosa faranno ora gli Hunter?

Ringraziamenti! :D

Di nuovo dei grazie davvero speciali vanno a:
fairy94 !!!
Cristina Maurich 55
Coriander03
Nephertiti
Per avermi lasciato delle bellissime e stupende recensioni nell'ultimo capitolo:D :D :D

Poi grazie come sempre a chi ha messo la mia storia tra le preferite ovvero :
Akemi chan
LoStregatto
Martina Malfoy
Shadow writer
valevane1991
valey_

Tra le Seguite:
bibliofila_mascherata
chiaretta8059
dark_heroes_
Sali_17

Tra le ricordate:
Alexya_

E come sempre grazie a tutti coloro che leggono :D
Alla prossima e vi prego di avere pazienza :(
CIAOOOOO :D

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Capitolo 23
*** Niente è come sembra ***


Niente è come sembra





I tre presenti parvero bloccarsi difronte all’affermazione di colui che aveva appena parlato. 

« Scusate, passavo da queste parti e mi è capitato di sentire quello che è successo… » 

Spiegò Blaze, rispondendo alla silenziosa domanda che i tre gli avevano rivolto con lo sguardo. 

Poi spostò la sua attenzione verso Blacksword e gli lanciò un’occhiata severa per ricordargli che loro due avevano ancora una questione in sospeso, e anche per avvertirlo del fatto che non avrebbe lasciato perdere tanto facilmente. 

Keyn, dal canto suo, non si mostrò per nulla contrario e Blaze sembrò capirlo perché incurvò le labbra in una lieve smorfia soddisfatta. 

Ma quell’espressione durò ben poco sul suo volto, poiché una tremenda sensazione di panico e angoscia lo perverse portandolo a dischiudere la bocca e far si che alcune goccioline di sudore iniziassero a far capolino sulla sua fronte. In breve tempo, la sua pelle divenne bianca come un lenzuolo ed il suo respiro sembrò fermarsi quasi del tutto. Girò la testa lentamente e a piccoli scatti, come se una forza invisibile non volesse che il suo sguardo incrociasse quello della terza persona che in quel momento occupava quella stanza. 

Con orrore, vide le sue paure realizzarsi. 

A neanche un metro da lui, vi era quella “donna” che lo stava fissando come se al posto degli occhi le fossero spuntati due enormi cuori, con mani giunte e assopita in chissà quali fantasie.

« Whaaaa!!! » Blaze sentì tutti i peli drizzarsi e si spostò lateralmente con un balzo per aumentare velocemente la distanza che gli separava. 

Appena notò Camilla allungare le braccia verso di lui e pronunciare il suo nome con un insolito luccichio negli occhi, si sbrigò a togliersi il cappotto e frapporlo tra sé e la donna.

« A a a a a a! » Ripeté frettolosamente per impedirle di avvicinarsi a lui più del dovuto. 

« Diamine!! Vogliamo darci un contegno almeno per questa volta?! Quanti razza di disturbi mentali avete?! » 

La donna si ricompose inaspettatamente e assunse un’espressione più matura, anche se leggermente afflitta. 

« Purtroppo avete ragione… » disse con amarezza ed ignorando del tutto l’ultimo insulto appena fatale « …Ma la prossima volta non mi sfuggirete! » continuò in un sussurro, facendogli l’occhiolino. Blaze sussultò di nuovo e deglutì forzatamente, mentre un fastidioso brivido aveva già iniziato a risalirgli lungo tutto il corpo.

Raphael, assistendo ad un tale comportamento, si aggiustò gli occhiali sottili sul naso con un dito e sospirò sconsolato, mentre Keyn dimostrò di essere apparentemente calmo. Tuttavia una vena pulsante sulla sua tempia tradiva ogni suo pensiero.

« Blaze… Se sai dove può essere andata Elizabeth, potresti cortesemente dircelo? » gli chiese con una nota di impazienza, incrociando le braccia al petto. 

Il licantropo annuì tornando serio e si rimise il cappotto nero, aggiustandosi il colletto con un rapido gesto di entrambe le mani. Poi attese che l’attenzione di tutti fosse rivolta verso di lui.

« Non è stato un semplice caso fortuito se Vincent ha deciso di risparmiarci… » Iniziò a dire facendo alcuni passi in avanti. Lasciò passare volutamente alcuni secondi di silenzio, per dare il tempo agli altri di capire l’importanza di quell’affermazione. 

« … All’inizio non mi era chiaro sul come e del perché quel vampiro se ne fosse andato in quel modo… Ma dopo che siamo tornati alla villa, ho avuto il tempo per riflettere attentamente sulla cosa… » 

Guardò Keyn, rivolgendosi direttamente a lui « … Quando hai perso i sensi, e dopo che Elizabeth ha impedito che ti uccidesse, ho visto Vincent parlare con lei… » 

Keyn assottigliò lo sguardo e corrugò le sopracciglia verso il basso nell’udire quell’ultima frase. Ancora una volta, si sentì travolgere da un senso di rabbia e frustrazione al medesimo istante, ma non volle interrompere per permettere al licantropo di arrivare velocemente al punto della situazione. 

« … Non sono riuscito a capire cosa si stavano dicendo, in quanto ero bloccato a terra e con un forte mal di testa… Ma ho visto chiaramente l’espressione del suo volto man mano che Vincent la costringeva a guardarlo. E non mi riferisco al solito panico dovuto alla sua paura dei vampiri, ma a tutt’altro. Lei aveva la chiara angoscia di chi vede se stesso trascinato in un gioco dall’esito mortale… Tremava nell’udire ciò che quel vampiro le stava dicendo o chiedendo… Perché è questo il punto: Moore le stava chiedendo qualcosa che lei si è trovata costretta ad accettare… Ed ora, secondo il mio stesso parere, Elizabeth è scomparsa per quella stessa ragione… » 

Proseguì Blaze, lasciando in sospeso l’ultima frase per far intendere chiaramente agli altri a dove volesse arrivare.  

Il volto di Keyn assunse improvvisamente un’espressione incredula e al contempo sconvolta.

« Non dirmi che adesso lei è…? » 

Un’idea assurda gli balenò per la testa. Talmente inaccettabile che non volle nemmeno scomodarsi di condividerla con coloro che stavano al suo fianco, considerandola del tutto errata ed irrazionale, o almeno, era quello che lui sperava che fosse con tutto se stesso. 

Blaze annuì dispiaciuto, mandando in frantumi ogni altra possibilità di incomprensione. 

« In questo momento può trovarsi solo in un unico posto… » 

Dallo sguardo sconvolto di Camilla e la mano posta davanti alla bocca, si capiva che anche lei era arrivata a quell’unica e possibile soluzione. Per quanto tutti loro rifiutassero di crederlo, la verità era ormai davanti a loro. Crudele ed inequivocabile. 

« Caisonville » Sentenziò infine Raphael con voce bassa, togliendosi gli occhiali da vista e appoggiandoli stancamente sulla scrivania per poi massaggiarsi il setto nasale, nel punto in cui prima vi erano appoggiate le placchette. 

Un indescrivibile silenzio calò di nuovo tra i presenti, interrotto soltanto dopo breve tempo dal respiro sempre più profondo e colmo di collera che Keyn cercava di trattenere forzatamente tra i denti.

« Elizabeth era il prezzo da pagare per le nostre vite… » concluse amaramente Blaze, riducendo la voce ad un lieve sussurro nel chinare il capo verso il basso.

Keyn strinse le mani a pugno fino a far diventare le nocche bianche e tremò visivamente per la rabbia che lo stava divorando dall’interno con sempre maggiore voracità. 

Senza rendersene consciamente conto, i suoi occhi erano diventati come due rubini incandescenti e le labbra si erano incurvate in un’espressione rabbiosa, scoprendo i canini aguzzi digrignati con forza. 

Incurvò le spalle, irrigidendo i muscoli del collo e lasciò che un’ombra minacciosa si impadronisse del suo volto, facendogli assumere un aspetto sinistro. 

Con disumana velocità, puntò lo sguardo verso la porta e si voltò con l’intento di raggiungerla ed andarsene il più velocemente possibile. 

Dopo due brevi falcate decise, una presa ferrea gli strinse una spalla, bloccandogli il tentativo di proseguire. 

« Togliti di mezzo! » gli ordinò con voce profonda, quasi imperiosa.

« Che cosa vuoi fare? » gli chiese Blaze ricambiando lo stesso tono severo e senza farsi intimorire minimamente dallo sguardo glaciale dell’altro, reso ancora più inquietante dalle iridi ristrette.

« Lo sai benissimo cosa… » 

« E credi di poter andare fin la da solo e in questo stato? » gli chiese Hergron cercando di farlo ragionare.

« Vuoi provare a fermarmi? » Ribatté Keyn con fare sempre più minaccioso.
Blaze non rispose e continuò a sostenere la silenziosa e furente battaglia che era iniziata tra i due non appena aveva deciso di bloccarlo. Numerose volte in passato, si era trovato a sostenere un simile sguardo, totalmente fuori controllo e pieno di un’ira cieca. Capace addirittura di divorarti l’anima se solo ne avesse avuto il potere. Quindi non diede nessun segno di nervosismo o incertezza nell’affrontarlo. Se Keyn voleva veramente battersi con lui per riuscire ad andarsene, lo avrebbe accontento senza risparmiarsi.

« Blacksword, per favore, calmatevi… » La voce di Raphael intervenne prima che la cosa potesse degenerare più del dovuto. Uno scontro tra i due era l’ultima cosa che voleva in quel momento ed era meglio evitarlo, per quanto possibile.

« Calmarmi?!! » Keyn si girò furioso verso di lui, quasi dimenticandosi della sfida appena lanciatagli dal licantropo e avanzò di qualche passo nella sua direzione. 

« Voi non dovreste neanche parlare! » Gli ruggì contro con rabbia « … Non siete stato in grado di impedire che Vincent Moore la portasse via! E per giunta da sotto il vostro naso! Voi!… Che di fama non vi fate sfuggire niente, vi siete fatto fregare con estrema facilità! Dovevate proteggerla mentre era qui! Nient’altro! E avete fallito miseramente! Non siete altro che un… » 

« Credete che non lo sappia?!! » Esplose allora Keige sbattendo le mani a pugno sul tavolo e interrompendo qualsiasi altro suono sul nascere. Un silenzio assoluto invase di nuovo l’area mentre sui volti dei tre Hunter si dipinsero delle espressioni di completa sorpresa.  L’aura minacciosa che pochi istanti prima avvolgeva il corpo del vampiro sembrò sparire, sovrastata totalmente da quella imponente e smisurata di Keige, che per la prima volta aveva perso la calma e il freddo controllo che era solito mantenere con abilità difronte a qualsiasi situazione e a qualsiasi cosa. 

Resosi conto di tale mancanza, Raphael si affrettò a ricomporsi e tossì per schiarirsi la voce. 

Poi riprese a parlare con più tranquillità.

« Ho commesso un grave errore di valutazione, non posso di certo negarlo… Ma non abbiamo tempo per discutere di quel che ormai è fatto. Quel che è importante adesso, è riportare Elizabeth a casa. Quindi dobbiamo pensare razionalmente ad una possibile strategia per farlo ed evitare di agire di impulso o singolarmente… » 

« Raphael ha ragione… » si intromise Camilla facendo alcuni passi in avanti per poi rivolgersi a Keyn « … Non metto in dubbio le vostre abilità, ma da solo non riuscirete mai ad affrontare un’intera città di demoni e al contempo un purosangue come Vincent… » 

Il vampiro sembrò calmarsi almeno in parte, ritornando del tutto alle sue sembianze più umane.

« Allora vediamo di muoverci. Più resta la, e più le sue aspettative di vita diminuiscono » disse incrociando le braccia al petto ma restando a pugni serrati. 

« Sempre che non sia già morta… » sussurrò brevemente Blaze, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di tutti. 

« Che c’è? E’ una possibilità che dobbiamo comunque prendere in considerazione » 

« Elizabeth è ancora viva » affermò Raphael rimettendosi gli occhiali. « … Altrimenti Vincent non si sarebbe preso il disturbo di portarla fino a Caisonville per poi ucciderla… »

« Keige ha ragione… » concordò Camilla « … Dobbiamo escogitare alla svelta qualcosa e partire il prima possibile »

Raphael annuì raggruppando i fogli presenti sulla scrivania e riponendoli in un cassetto laterale. 

« Dirigetevi nella sala nelle riunioni, io vi raggiungerò a breve » disse autoritario, guardando soprattutto Keyn con intensità per esortarlo ad seguire il suo consiglio. 

Lui, in risposta, digrignò i denti seccato e se ne andò dalla stanza, seguito a ruota da Blaze ed infine Camilla, la quale richiuse la porta alle sue spalle. 

 

Raphael, rimasto solo e lontano da sguardi indiscreti, rilassò finalmente i muscoli tesi esalando un ampio respiro. 

Poi si tolse la giacca gettandola senza riguardo sullo schienale della sedia alle sua spalle e si chinò in avanti, appoggiando entrambe le mani sulla scrivania. Subito dopo allentò la stretta del papi-on intorno al collo, optando infine per toglierselo del tutto e sbottonò il primo bottone della camicia, sentendo un improvviso calore invadere l’aria. 

Si diede dello stupido e dell’incapace più volte, sbattendo nuovamente un pugno sul legno del tavolo, scuotendo tutto ciò che vi era sopra.

Le intenzioni del purosangue gli erano state chiare fin dal principio. Sapeva che Vincent avrebbe reclamato Elizabeth a sé, ed era convinto che sarebbe venuto proprio lui a prenderla. Ma non aveva calcolato la possibilità che lei potesse andarsene di sua spontanea volontà. 

Strinse le dita delle mani con maggior forza finché non le vide tremare e si diede un piccolo slancio con le braccia per ritornare in posizione eretta. Poi si avvicinò alla finestra alle sue spalle e fissò un punto in lontananza nell’oscurità, portando le braccia intrecciate dietro la schiena. 

Tempo addietro non si sarebbe mai fatto sfuggire un simile dettaglio, così semplice ma di rilevante importanza. Né tanto meno avrebbe permesso ad un nemico di portare via uno dei suoi Hunter proprio dalla sua città. Soprattutto Elizabeth. 

Con quel pensiero in mente, serrò la mascella con forza, aggrottando le sopracciglia in una smorfia adirata ma per quanto possibile contenuta. 

Dopo undici anni, i suoi occhi tornarono a cambiare colore, assumendo una sfumatura nettamente più chiara e rossastra, alternata a delle increspature rosate. 

In un solo istante, la fiamma della candela alle sue spalle divampò con tale forza ed intensità da divorare del tutto il suo supporto di cera. 

Il buio più totale calò infine in tutta la stanza con innaturale rapidità. 

 

 

 

*    *    *

 

 

La notte era giunta velocemente sulla cittadina di Caisonville ed Elizabeth, scortata da Caroline ed il suo fidato pipistrello, si stava dirigendo verso le sue stanze. La cena era stata abbastanza piacevole, anche se piuttosto silenziosa. Fatta eccezione per alcuni interventi della giovane vampira, che più volte le aveva chiesto di descriverle i sapori del cibo umano.

« Capolinea! » Esclamò Caroline, aprendole la porta della sua stanza con un movimento teatrale. Elizabeth entrò per prima, seguita subito dopo da Caroline la quale la osservò mentre si lasciava cadere sul letto sfinita. 

« Hai un aspetto tremendo! » rise notando le enormi occhiaie che si erano formate sul volto della ragazza. « … Penso che tu debba riposare adesso… » 

Elizabeth mugolò solamente in sua risposta e si rialzò a sedere subito dopo. 

« Ehm… Non sapevo che voi umani dormiste in piedi come i cavalli… » 

« Non riesco a dormire… » ammise appena l’altra, stropicciandosi gli occhi per tentare gli scacciare la pesantezza dalle sue palpebre e cercare allo stesso tempo di non cedere al sonno.  

Caroline la guardò e si fermò a riflettere per qualche istante. 

« … A me sembra di più che tu non voglia farlo di tua spontanea volontà… Sei forse preoccupata per qualcosa? » 

Un altro mugolio rispose involontariamente alla sua domanda. 

Caroline rifletté ancora per qualche secondo, poi si diresse verso la finestra e la aprì facendo segno al suo animaletto di uscire. Gli indicò con lo sguardo una trave di legno posta sopra la finestra, ed il pipistrello eseguì il suo ordine fedelmente appollaiandosi su di essa a testa in giù. 

Poi la vampira richiuse la finestra e spostò le tende per coprire l’esterno. 

« Ascolta… » disse ritornando davanti ad Elizabeth. « … Per questa notte non devi preoccuparti di niente, nessuno verrà a farti visita nel sonno se è questo che ti turba. E se qualcuno dovesse solo avvicinarsi a questa camera, Macbeth mi avviserà subito ed io arriverò da te immediatamente » 

Elizabeth la guardò meravigliata e confusa nel sentire tale affermazione. 

« Hai la mia parola! » continuò Caroline facendosi il segno di una piccola croce sul cuore con l’indice di una mano.

« …Quindi ora dormi e non pensare a niente! » 

Notando l’altra fissarla ancora con un pizzico di diffidenza e per nulla intenzionata ad accettare il suo consiglio, roteò gli occhi al cielo e sospirò pesantemente. 

« Ma perché deve essere tutto così stramaledettamente difficile? Più di darti la mia parola non so che altro fare per convincerti a fidarti di me almeno per una volta! » 

Elizabeth distolse lo sguardo abbassando la testa « Perdonami… Ma tutto questo per me non ha alcun senso… »

« Uh? Che vuoi dire? » 

La giovane Hunter esitò per qualche istante prima di rivolgersi di nuovo a lei. 

« Perché sei così gentile con me? » 

Caroline rimase a guardarla senza proferire parola. Poi fece comparire le sue piccole alette da pipistrello sulla schiena e si elevò in alto di qualche centimetro. 

« Perché non ho ancora cercato di bere il tuo sangue vorrai dire… Nonostante tu di fatto dovresti essere una mia nemica, oltre che… beh… Lo sai… » 

Elizabeth raccolse le ginocchia al petto, stringendo le spalle in una muta risposta di affermazione. 

« Certo che voi umani siete strani… » sbuffò l’altra sorvolando il pavimento « … Abbiamo una così brutta reputazione? » 

La ragazza sollevò entrambe le sopracciglia in un’espressione scettica. Davvero le aveva chiesto una cosa del genere? 

« Okay… Pare di si… » commentò l’altra a bassa voce dirigendosi verso l’ingresso della camera. 

« Ma voglio svelarti una cosa… » Aprì la porta e diede una rapida controllata all’esterno per accertarsi che non ci fosse nessuno nei paraggi, poi tornò a voltarsi verso Elizabeth. 

« Voi umani dovete smetterla di paragonarci come se fossimo tutti delle belve senza cervello che pensano solo a nutrirsi. Non tutti i vampiri sono così… O almeno, la maggior parte non lo è… » Si interruppe un attimo per riflettere « … Credo… » 

Poi scosse la testa « Vabbè tralasciamo… Quello che voglio cercare di dirti é che ci sono ancora molte cose che non sapete su di noi, quindi ora smettila di guardarmi in quel modo come se ti stessi costantemente mentendo o cercando di guadagnarmi la tua fiducia per poi ucciderti… » 

Elizabeth si riscosse e distolse immediatamente lo sguardo da lei imbarazzata. 

« Anche noi vampiri abbiamo un codice d’onore e se diamo la nostra parola ci impegniamo al massimo per mantenerla » concluse sorridendole come incoraggiamento. 

« Ti ringrazio… » sussurrò improvvisamente Elizabeth, senza però guardarla. Stranamente si sentì rincuorata da quel discorso. 

Caroline, superato un attimo di sorpresa, distese le labbra in un sorriso sincero. 

« Sei la prima umana che mi ringrazia per qualcosa… » ammise con voce lieve. 

Elizabeth non seppe cosa risponderle, quindi chinò la testa in segno di assenso, abbozzando anche lei un piccolo riso. 

« Ora ti lascio va bene? Domani ti voglio in forze e riposata! » affermò uscendo dalla stanza, ma prima di richiudere la porta si girò nuovamente verso di lei.

« … Ho una sorpresa per te! Nel senso buono ovviamente… » 

Poi se ne andò, lasciandola di nuovo sola e con mille domande, alle quali, per il momento, non volle dare una risposta. 

Si distese nuovamente sul letto, ripensando solamente a ciò che Caroline le aveva appena svelato o fatto ricordare. Poiché una parte di lei già sapeva che le sue parole erano veritiere, in quanto lo aveva scoperto lei stessa. Ma quella volta, era stata talmente stupida e cieca da non averlo capito, e aveva offeso l’unica persona che non lo meritava.

« Hai ragione… Non siete tutti uguali… » chiuse gli occhi, girandosi su un fianco e stringendo un cuscino a sé con forza. 

« Perdonami... » sussurrò appena prima di addormentarsi. 

« … Keyn … » 

 

 

 

*    *    *

 

 

 

Bussò con tre tocchi veloci ed entrò senza aspettare una risposta. 

« Oh eccoti! » esclamò Caroline ritrovandosi in una stanza che all’apparenza doveva essere uno studio, dati gli scaffali pieni di libri, i quadri pregiati appesi alle pareti e una scrivania in legno di quercia posta in fondo alla stanza, dove su di essa vi erano adagiati numerosi fogli ben ordinati ed impilati con accuratezza gli uni sugli altri, insieme ad una mappa dai colori sbiaditi ma ancora leggibile. 

I suoi occhi ci misero meno di un secondo per individuare la figura del nobile Vincent, il quale se ne stava in piedi con le braccia e gambe conserte, appoggiato con una spalla al muro vicino ad un’alta ed ampia finestra, posta anch'essa infondo alla stanza e poco più a destra del tavolo. 

Ogni volta che lo trovava fermo in quella posizione, si prendeva qualche secondo per ammirare la sua postura sempre dannatamente elegante e regale, resa ancor più perfetta dalla muscolatura slanciata e forte. Le spalle erano dritte, la schiena eretta e composta ed il mento sollevato verso l’alto, intento ad osservare con interesse l’esterno, verso un punto più elevato. Soprattutto nei pressi di una finestra dove al di sopra di essa vi era appollaiato un piccolo animaletto scuro a lui ben noto. 

Come era suo solito fare, Vincent non diede segno si scomporsi all’arrivo della vampira e nemmeno la salutò, seppur era più che consapevole della sua presenza. Caroline ormai, aveva smesso di farci caso. 

Avanzando per quella stanza buia, notò solo all’ultimo che Vincent non indossava più la sua solita casacca bianca in completo con i pantaloni e tutto il resto, ma aveva dei pantaloni neri che sfumavano ad un marrone molto scuro; un panciotto di un marrone pallido con bottoni dorati sul davanti e di un nero lucido sulla schiena dove al di sotto si nascondeva una camicia bianca dalle maniche strette, con ai polsi due gemelli dorati. Al collo vi era un jabot di stoffa che scompariva all’interno del gilet mentre le scarpe erano completamente nere e di fattura elegante.

« A cosa stai pensando questa volta? » gli chiese lei sedendosi sulla scrivania e giocherellando distrattamente con i fogli di carta appoggiati su di essa. 

« Perché dovrei pensare a qualcosa? » ribatté Vincent, senza distogliere lo sguardo dall’esterno. 

Caroline roteò gli occhi al cielo e agitò le gambe sospese da terra, inarcando la schiena con un leggero sbuffo. 

« Non fammi ridere… Tu sei Vincent Moore. Pensi sempre a qualcosa! » 

Vincent stirò le labbra in un lieve sorriso divertito « Anche quello è vero » ammise spostandosi dalla finestra per andarsi a sedere sulla sedia alla scrivania. Si spinse contro lo schienale accavallando le gambe e appoggiò i gomiti sui poggioli, intrecciando le dita delle mani sotto il mento. 

« Ma non sei disposto a condividere con me i tuoi pensieri, giusto? » 

Vincent non le rispose verbalmente ma fu il suo silenzio a parlare per lui. Caroline espirò pesantemente innalzandosi in volo verso gli scaffali pieni di libri e iniziò ad osservare distrattamente le copertine, senza soffermarsi troppo sui nomi incisi su di esse.

« Sai, quella ragazza… Elizabeth… Mi piace » iniziò a dire con noncuranza, giusto per interrompere il clima troppo silenzioso di quella sala « … C’è un motivo particolare per cui hai scelto di portarla qui? - 

Vincent spostò lo sguardo su di lei, seguendola mentre galleggiava nell’aria difronte a lui. Poi tornò a fissare il nulla. 

« Può darsi » accennò appena.

La sua mente tornò per un breve istante alla notte dove si era scontrato con l’altro purosangue. 

Le immagini di quegli eventi erano ancora incise saldamente nella sua memoria, soprattutto l’instante in cui aveva sentito il grido disperato di quella ragazza che lo aveva supplicato di fermare il colpo fatale che stava per infliggere al suo avversario. E lui, senza saperne bene il motivo, aveva acconsentito a tale richiesta. L’ aveva sentita avvicinarsi per poi osservarla nel mentre di gettava sul corpo esanime dell’altro senza alcuna esitazione. Pronta a sacrificare la sua vita umana per un vampiro di sangue puro. 

Forse, si ritrovò a pensare, era stato proprio quel folle gesto da lui inatteso e tutt’ora incompreso a fermare la sua lama. Motivo per cui aveva attirato così tanto il suo interesse su di lei.

« Non voglio contestate le tue decisioni... » parlò di nuovo Caroline, interrompendo il suo flusso di pensieri. « … Ma lo sai vero, che portandola qui in un momento simile non hai fatto altro che attirare ulteriori problemi su di noi che probabilmente andranno a sommarsi a quelli che abbiamo già? Non che mi dispiaccia, sia chiaro… » 

« Certamente » Rispose l’altro socchiudendo gli occhi ed incrociando le braccia al petto.

« E la cosa non ti tocca minimamente? » 

« La mia preoccupazione a riguardo è quasi del tutto inesistente… Non c’è niente che non possa gestire… » 

Caroline inarcò un sopracciglio confusa, domandandosi se stesse o meno scherzando.

« E sai anche che molto probabilmente gli Hunter verranno a riprendersela e questa volta saranno preparati? » 

Vincent a quel punto riaprì gli occhi rossi congiungendo di nuovo le mani davanti a sé ed inclinò il busto in avanti fino ad appoggiare i gomiti sulle ginocchia. Nel mentre, sfoderò uno dei suoi sorrisi maliziosi e furbeschi, mettendo in evidenza i suoi canini sporgenti. 

« Oh… Ma è proprio quello che voglio! » 

 

 

 

*    *    *

 

 

 

« Dove diavolo è finito Keige? E’ da più di mezz’ora che non si fa vedere! » esclamò tutto d’un tratto Keyn, discostandosi dal tavolo al centro di quella sala a mezzaluna. 

« Devi avere ancora un po’ di pazienza, presto sarà qui… » Gli rispose tranquillamente Camilla, seduta composta ad uno dei vari banchi che circondavano la scrivania centrale.  

Keyn grugnì seccato e spostò lo sguardo verso Blaze. 

Quest’ultimo si era comodamente sistemato con le spalle appoggiate ad una colonna di marmo poco distante dalle scale che portavano verso l’alto, ma ben distante dalla zona dove si trovava la donna. Roteò gli occhi al cielo nel notare il suo respiro pesante, le braccia conserte, gli occhi chiusi e la testa inclinata verso il basso. Si era addormentato in piedi, tanto per cambiare… 

« Io me ne vado » annunciò allora spostando lo sguardo in cima alle scale dove vi erano situati i passaggi per uscire da quella stanza. 

Camilla si riscosse subito e tentò di fermarlo tuttavia, prima che potesse parlare, un suono sordo invase la stanza e la parete dietro la scrivania iniziò a tremare. Questa poi si spostò lateralmente di qualche metro fino a rivelare un corridoio nascosto da dove stava sopraggiungendo una figura scura. 

« Era ora… » commentò sarcastico Keyn, rivolgendo l’attenzione verso il Presidente il quale si era appena fermato dinnanzi ai presenti. 

« Scusate il ritardo, ma dovevo fare prima un’altra cosa… » 

Keyn stava già per commentare negativamente a riguardo quando udì degli altri passi risuonare lungo il condotto alle spalle di Keige. 

Concentrò in quella direzione la sua attenzione e vide la sagoma di un altro uomo emergere lentamente dall’oscurità. Ad ogni suo passo, la luce illuminava maggiormente la sua figura dal basso verso l’alto, scoprendo per prima cosa i suoi stivali muniti di speroni, poi i suoi pantaloni scuri e la giacca chiara, ed infine la parte inferiore del volto dove subito risaltava agli occhi il movimento nervoso del piccolo pezzo di legno che spuntava dalle sue labbra. 

Blaze arricciò il naso e aprì pigramente un occhio nello scoprire che l’odore che emanava quella persona non gli era del tutto nuovo. Appena mise totalmente a fuoco il nuovo individuo che si era fermato alle spalle di Keige, spalancò entrambi gli occhi in un’espressione incredula che andò immediatamente a sostituirsi con un’altra non molto amichevole e furiosa. 

« Aaron? » chiese Camilla alzandosi subito in piedi, dato che non si aspettava minimamente di ritrovarlo in un posto del genere e per giunta in compagnia del Presidente dell’associazione. 

« Che diavolo ci fa lui qui?! » chiese improvvisamente Blaze a denti stretti, portandosi davanti al diretto interessato. 

« Oh ma guarda chi si rivede! » esclamò Aaron prima che Keige potesse rispondere all’Hunter. 

« Sapevo che avrei incontrato di nuovo la tua brutta faccia, quindi ho deciso di portarti un piccolo pensiero per l’occasione… » sollevò una mano mostrando al licantropo un pezzo d’osso per cani, agitandolo per richiamare maggiormente l’attenzione dell’altro sull’oggetto in questione. 

« … Lupetto… » Lo schernì infine assottigliando lo sguardo e pronunciando l’ultima parola con un sorriso beffardo. 

Blaze urlò per sfogare la rabbia che altrimenti sarebbe esplosa dentro di lui con una forza tale da portarlo ad aggredire senza nessuna pietà quell’insopportabile sbruffone che gli stava davanti. 

Ma non si mosse, non volendo cedere a tale ricatto e dargli la soddisfazione di poterlo controllare o aizzare a suo piacimento. Anche se l’idea di staccargli la testa una volta per tutte non gli dispiaceva affatto. 

« Vedo che avete già avuto modo di conoscervi… » disse Raphael, intromettendosi fra i due. 

« Avrei preferito il contrario » borbottò Blaze andando nuovamente a gettarsi con le spalle contro la colonna di marmo. 

Raphael non badò al comportamento dell’altro e continuò rivolgendosi a Keyn. 

« Lui è Aaron Grey, sceriffo di questa città » gli spiegò sbrigativo, indicandolo con una mano. 

« E voi dovreste essere Keyn Blacksword, suppongo… » affermò Aaron prendendo parola « …Keige mi ha parlato di voi lungo il tragitto… »spiegò.

« Mi sorprenderebbe il contrario… » rispose sarcastico l’Hunter, lasciando una breve occhiata contro il suo superiore che fece finta di non vederla.

Poi, quest’ultimo tossì per l’ennesima volta, riportando l’attenzione su di lui. 

« Direi di iniziare la riunione e lasciare a dopo ulteriori commenti… » 

Gli Hunter annuirono e si fecero attenti, ad eccezione di Hergron, che sembrò essere ancora troppo furioso per prestare dovuta attenzione.

« … Come forse già tutti avrete intuito, lo sceriffo Grey si unirà a voi in questa missione di salvataggio… » 

« Aspetta… COSA?! » Blaze balzò di nuovo in avanti, come se si fosse risvegliato improvvisamente da un brutto sogno. « … State scherzando non è vero?! »

Raphael sospirò chinando il capo verso il basso, afflitto per essere stato nuovamente interrotto. 

« Volete sul serio consentire ad uno come lui di venire a Caisonville con noi?! Non sopravviverà nemmeno un giorno contro quelle creature e ci sarà sicuramente di intralcio! » continuò Blaze guardando con disprezzo Aaron, il quale ricambiava con un piccolo sorriso beffardo e trionfante. 

« Le abilità di Aaron sono paragonabili a quelle di un Hunter di alto rango, inoltre ha vissuto per molti anni nella cittadina di Caisonville e sa come farvi avvicinare alla città senza farvi individuare… » - Affermò Raphael.

« Ciò non toglie che è pur sempre un semplice umano! » 

« Se è per questo anche io sono umana » si intromise Camilla per difendere lo sceriffo. 

« Ma voi siete anche una strega! » aggiunse immediatamente Blaze con tono acido. 

Camilla incrociò le braccia al petto sdegnata. 

« Così mi offendete signor Hergron! » 

Blaze non badò più alla donna e tornò a concentrarsi su coloro che aveva difronte. 

« Sono lusingato dal vostro comportamento… Non sapevo di piacervi così tanto da farvi preoccupare a tal punto da temere profondamente per la mia incolumità » disse Aaron portandosi una mano sul petto per imitare il comportamento di una giovane donna indifesa al fine di deridere ancor di più il licantropo. 

Blaze strinse le mani a pugno e digrignò i denti con forza mentre i suoi occhi si erano già accesi di un color giallo splendente. 

« Se hai tanta fretta di morire ti accontento subito! » 

« Signor Hergron! Calmatevi! » esordì Raphael ma il licantropo non diede nessun segno di averlo ascoltato. 

« Io sono qui… » disse Aaron allargando le braccia e mostrandogli nuovamente un sorriso di scherno « … Dunque cosa aspetti?! » 

Blaze accolse più che volentieri il suo invito e scattò con una velocità impressionante, senza che nessuno potesse far niente per fermarlo. In una frazione di secondo, si spostò alle spalle dello sceriffo senza dargli il tempo di accorgersi di quello che stava accadendo. Caricò il colpo irrigidendo la mano munita di artigli e mirò al volto di lui. 

Le lame nere si avvicinarono pericolosamente fino a sfiorare la pelle dell’altro, ma qualcosa lo costrinse a bloccarsi prima di poter portare a termine l’attacco. 

Gli abiti si mossero appena, raggiunti in ritardo dall’aria che Blaze aveva spostato per trasportarsi in quel punto. Entrambi rimasero fermi come due statue di pietra per un tempo indefinito, osservati da Keyn e Camilla mentre cercavano di nascondere un’accenno di sorpresa per quello che avevano visto e che tutt’ora stavano vedendo. 

Solo dopo un primo momento di shock, Blaze sorrise soddisfatto tenendo però contratti i muscoli. 

« Te lo concedo… Non sei male come pensavo… » disse quasi sussurrando all’orecchio dell’altro da tanto erano vicini.  

« Proiettili d’argento? » chiese abbassando lo sguardo fino a scorgere la pistola di Aaron premuta contro il suo fianco. 

Aaron annuì serio « Sono venuto preparato come vedi… » 

Blaze non rispose e riassunse le sue normali sembianze. Poi arretrò mentre Aaron rimise nel fodero al suo fianco la sua pistola. 

« Hai degli ottimi riflessi, ma ti avverto… Se ti troverai nei guai, non contare su di me per uscirne » disse Blaze, dirigendosi di nuovo verso la sua amata colonna. 

« Stavo per dirti la stessa cosa » ribatté l’altro incrociando le braccia al petto. 

Blaze rise appena ma non aggiunse altro. 

« Bene, allora vogliamo continuare? » chiese allora Raphael con una nota di impazienza. 

Vedendo gli altri prestargli finalmente l’assoluta attenzione iniziò. 

« Come stavo dicendo, questa è una missione di salvataggio, perciò vi prego di non attirare troppo l’attenzione e se vi è possibile, evitate qualsiasi tipo di scontro diretto. Non sappiamo ancora quanto siano potenti tutte le creature che vi abitano, e preferirei che tutti voi tornaste alla villa in buona salute… » 

 

La riunione andò avanti per più di un’ora, dove i presenti si impegnarono ad escogitare un piano efficace ed accurato per far si che la missione potesse concludersi nel miglior modo possibile. 

Gli imprevisti purtroppo erano sempre dietro l’angolo, ma questo non gli avrebbe fermati.

Sarebbero partiti quella stessa notte. 






Ciao a tutti come state?
Ok questa volta non dico niente... E' stato un periodo difficile, e credo per tutti voi. Non riuscivo proprio a scrivere e o per una cosa o per l'altra mi ritrovavo a fissare il puntatore che lampeggiava senza muoversi...
Spero almeno che questo capitolo vi sia piaciuto perchè come avrete notato, vi sono molte cose che stravolgono un po' tutto :P
Quindi:
DOMANDE:
Vi piace il nuovo team di salvataggio?
Vi aspettavate l'intervento di Aaron?
Che sorpresa riserverà Caroline ad Elizabeth?
Ed infine: Che cavolo avrà in mente di fare Vincent?

Grazie a tutti coloro che non si sono ancora stufati di seguirmi :D
Quindi:
Ringraziamenti:

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E grazie infinite soprattutto a chi ha lasciato quelle bellissime recensioni :D
Ovvero:
Nephertiti
Cristina Maurich 55
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GRAZIEEEE :D :D :D Mi riempite di gioia :)
E grazie anche a chi legge silenziosamente ;)
E con questo vi saluto :) Non prometto niente perché come avete visto ormai non sono più puntuale nell'aggiornare e questo mi dispiace moltissimo :(
Cercherò comunque di fare il meglio possibile anche perché fra poco ormai sarà già Natale :D
Un saluto a tutti e ciaoooo :)

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Capitolo 24
*** Un Istante di Libertà ***


Un Istante di Libertà




La riunione era terminata da appena qualche minuto, tuttavia gli Hunter si erano già recati alle loro stanze per preparare l’occorrente necessario alla missione che li stava aspettando.

Si erano dati appuntamento davanti alla villa tra esattamente dieci minuti, il che voleva dire che avevano solo il tempo per prendere lo stretto indispensabile, nient’altro. 

 

Per questo motivo, Keyn era entrato a passo svelto nella sua stanza senza neanche richiudere la porta alle sue spalle. 

Si diresse come prima cosa verso il suo armadio e ne spalancò le due ante con un movimento deciso. I suoi occhi si soffermarono subito su un cappotto lungo di un colore grigio chiaro ma dalla graduazione nettamente più scura all’interno. Lo prese immediatamente e se lo mise addosso con velocità, lasciando che i due estremi della cintura alla vita gli ricadessero lungo i fianchi. Poi si spostò per prendere la sua spada, adagiata ad una sedia vicino alla finestra. 

La afferrò e fece uscire una parte della lama dal fodero per controllarne le condizioni, permettendo ad un lampo di luce riflessa di passargli sul volto ed evidenziare le leggere occhiaie ancora ben visibili sotto i suoi occhi. Soddisfatto, la ripose subito dopo, mettendosi la cinghia del fodero a tracolla. 

Non aveva bisogno di altro. 

Uscì dalla stanza rapidamente iniziando a percorrere il lungo corridoio che lo avrebbe portato alle scalinate della sala principale della villa. 

Vedendole in lontananza, però, un pensiero gli balenò per la mente, costringendolo a fermarsi. 

Istintivamente guardò indietro, fissando pensieroso l’oscurità che si stava lasciando alle spalle. Poi ripose nuovamente lo sguardo davanti a sé. 

Attese qualche secondo, soffermandosi a vagare tra i suoi pensieri. Poi strinse le mani a pugno lungo i fianchi in un fremito di indecisione ed infine, emettendo un leggero sospiro, decise di fare dietro front, ma questa volta, dirigendosi in tutt’altra direzione. 

Seguì le pareti a passo spedito e sicuro finché non raggiunse la porta della stanza da lui cercata, ovvero, quella di Elizabeth. 

Mise una mano sulla maniglia con l’intento di entrare, ma non appena lo fece, il suo corpo sembrò bloccarsi mentre sul suo volto si disegnò una smorfia di lieve sorpresa. 

Abbassò istintivamente lo sguardo sul suo petto, riconducendolo al centro di quella sensazione che lo aveva pervaso non appena era entrato in contatto con il freddo metallo. Vi portò l’altra mano su di esso, avvertendo un insolito senso di calore divampare al suo interno. 

Forse la ferita era tornata a bruciargli, ma diversamente da come si aspettava, non percepiva alcun dolore. La sensazione che provava in quel momento era del tutto differente. Quasi piacevole. 

Poi comprese e questo bastò per fagli stirare le labbra in un lieve sorriso. 

Aveva pensato a lei

Anche se solo per un istante, aveva creduto di poterla ritrovare dall’altra parte di quella porta, come se niente le fosse successo. Al sicuro da tutto ciò che avrebbe potuto farle del male. 

Tuttavia, la sua razionalità gli rammentava l’esatto contrario. 

Socchiuse gli occhi, massaggiandosi le palpebre rese pensanti dalla stanchezza ed esalò un pensante sospiro. Sfortunatamente, non era il momento di perdersi in simili distrazioni e doveva sbrigarsi a recuperare al più presto l’oggetto che stava cercando.

Riaprì gli occhi, sforzandosi di cacciare via quel tepore dal proprio corpo e, senza esitare ulteriormente, entrò nella camera dando un’occhiata veloce a tutto ciò che lo circondava. 

Ma non pensare a lei era tutt’altro che facile. 

Ogni cosa all’interno di quella stanza era ancora intrisa del suo profumo e per quanto si sforzasse, non poteva ignorarlo. Spostò per qualche istante lo sguardo verso la finestra e un nuovo ricordo di lei si insinuò rapido nella sua mente, prima che potesse fermarlo. 

Ricordò quando alcune volte gli era capitato di passeggiare nella strada sottostante e, nell’alzare lo sguardo verso la sua finestra, trovarla a camminare nervosamente avanti ed indietro per la stanza mentre parlava a voce alta con se stessa o imprecava contro a qualcuno. E dato che questo avveniva soprattutto dopo una delle lezioni di combattimento che lui stesso le dava, non era difficile immaginare a chi fossero rivolti tali insulti.  

Sorrise tra sé nel ricordare il suo ennesimo ed insolito modo di fare. Così bizzarro ma ormai impossibile da non apprezzare, soprattutto per lui. 

Con quel pensiero in mente, però, la realtà si impose per l’ennesima volta davanti ai suoi occhi, rivelandogli soltanto una stanza vuota. Al di fuori della sua presenza. 

Scosse la testa di lato, abbassando lo sguardo sul terreno.

« Thz… Devi sempre complicare le cose… » sussurrò con tono rammarico, accompagnato da una lieve risata forzata ma del tutto priva di allegria. 

Risollevò lo sguardo, spostandolo velocemente da una parte all’altra della camera finché non trovò quello che stava cercando appoggiato alla spalliera del letto. 

Lo raggiunse e lo prese immediatamente, soffermandosi per un attimo ad osservarlo. In particolare, seguì le incisioni sul legno di quel bastone fino all’estremità più alta, dove i vari lineamenti andavano ad unirsi per formare un piccolo falco ad ali spiegate. 

« Resisti ancora un po’, sto venendo a prenderti! » affermò stringendo la presa su di esso come per sigillarne all’interno una solenne promessa. 

 

 

 

*    *    *

 

 

 

Camilla uscì dal portone principale della villa con indosso il suo completo da missione. Decisamente meno vistoso ed ingombrante degli abiti che solitamente le piaceva portare, ma altrettanto elegante e in grado di garantirle una maggiore libertà di movimento. 

Scese quei pochi gradini che la separavano dal terreno e passò velocemente lo sguardo sui presenti. 

Aaron sembrava essere già pronto a partire e in quel momento si stava accertando che tutte le sue provviste fossero ben riposte nelle sacche agganciate alla sella del suo cavallo dal manto maculato. Nel mentre scambiava qualche parola inerente alla missione con Keige. 

Il suo adorato Blaze era già salito a cavallo e aspettava a debita distanza dal gruppo con braccia conserte e capo chino. La guardò appena sollevando pigramente la palpebra di un occhio per poi dare due colpetti leggeri ai fianchi del suo animale che si girò dandole le spalle. 

Sospirò sconsolata, scuotendo appena la testa ma decise che per il momento lo avrebbe lasciato stare. Lo aspettava una lunga cavalcata e di certo non le poteva fuggire. 

Trattenne una flebile risata a quel pensiero, coprendosi la bocca con una mano tesa. 

« Signorina Stalton! »

Sentendosi chiamare rivolse la sua attenzione nella direzione di quella voce, ritrovando il suo fidato Joseph sventolare una mano in cielo per farsi individuare più rapidamente da lei. Nel mentre, con l’altra accarezzava dolcemente la mandibola di un cavallo sul quale aveva già sistemato l’occorrente che sarebbe servito alla sua Signora. 

Camilla lo raggiunse subito notando che ancora una persona mancava all’appello. 

« Ho preso tutto quello che mi avevate chiesto signorina Stalton » affermò cordiale Joseph afferrando le briglie dell’animale per poi porgerle a lei. 

« Vi ringrazio » gli rispose Camilla afferrandole. 

« Siete sicura di non volere che vi segua anche io in questa missione? » 

« No Joseph, per questa volta voi dovete restare qui. Keige potrebbe avere bisogno del vostro aiuto… » Rispose lei, spostando lo sguardo in direzione del suo Presidente. 

« Come volete » affermò Joseph chinando leggermente il busto in avanti in un gesto cordiale. 

« Sapete per caso dove è finito Keyn? » Gli chiese ancora lei, notando il nero destriero del cacciatore ancora legato alla staccionata davanti alla villa. 

« Non ne ho idea, ma penso che dovrebbe raggiungerci a momenti… » 

Prima che potesse concludere la frase, le ante del portone della villa si spalancarono, rivelando la figura del diretto interessato sulla soglia. 

« Per l’appunto » aggiunse Joseph. 

Camilla seguì Keyn con lo sguardo mentre si dirigeva al suo cavallo e non poté fare a meno di notare il bastone di legno che stringeva in una mano. 

Sapeva benissimo a chi appartenesse, e in quell’istante capì anche cosa quello sguardo deciso e privo di ogni altra espressione dell’Hunter cercava di nascondere. Abbassò il capo tristemente e decise che non avrebbe fatto domande. Sarebbe stato inutile poiché anche lei sapeva si sentirsi nel medesimo stato. 

« Vedo che ora ci siamo tutti » Affermò improvvisamente Raphael facendosi da parte al lato della strada.

« … Non mi resta che augurarvi buona fortuna » 

« Di certo ce ne servirà » commentò tra sé Aaron montando a cavallo a sua volta.

 

Joseph restò al fianco di Camilla, osservandola mentre si sistemava elegantemente sulla sella.

« Vi prego di fare attenzione Signorina Stalton »

Camilla gli mostrò un dolce sorriso, innalzando le sopracciglia in un’espressione compassionevole. 

« Certamente. Non dovete preoccuparvi per me, ormai dovreste saperlo » 

Joseph annuì piano spostandosi di un passo indietro. 

« Le auguro un buon viaggio » 

« Vi ringrazio » Gli sorrise ancora lei.

Poi aggiustò la presa delle mani sulle redini del suo cavallo e con un leggero colpo di tacchi lo fece avvicinare a quello di Aaron, poco distante dal suo. 

Entrambi erano pronti a partire e ora fissavano Keyn, poco più avanti a loro, in attesa che finisse di prepararsi. 

Anche quest’ultimo montò in groppa al suo nero destriero.

Poi volse un attimo il capo indietro, puntano la sua attenzione verso il licantropo in fondo al gruppo per accertarsi che non si fosse assopito come suo solito. Quest’ultimo, seppur lontano da lui, alzò una mano in modo seccato, mantenendo però gli occhi chiusi. 

Era sveglio e vigile. Non poteva chiedere di meglio. Tutto era pronto. 

« Blacksword » lo chiamò improvvisamente Keige, attirando l’attenzione dell’Hunter verso la sua sinistra. 

« Tenete » gli disse porgendogli una piccola fiala di vetro contenete del liquido rossastro e denso. 

Keyn capì immediatamente di cosa si trattasse e non poté che sentirsi frustrato ed indignato per quello che gli stava proponendo.

« Non vi costringo a berlo se non è vostro desiderio farlo » Spiegò subito Raphael anticipando l’altro.

« Allora poteva risparmiarsi il disturbo di portarmelo » Rispose acido Keyn. 

Raphael sospirò calmo ma non accennò a voler ritirare la mano. Si guardò un attimo attorno e continuò con voce bassa, per evitare di farsi sentire dagli altri. 

« Vi prego solamente di portare con voi questa fiala come misura precauzionale. Voi prima di tutti dovreste sapere che se sarete costretto ad attingere al vostro potere come l’ultima volta… Il vostro corpo potrebbe… non sopportarlo » Disse stentando appena a trovare il tono giusto per pronunciare le ultime parole. 

« … Vi sto solo offrendo una possibilità per far si che ciò non accada »

Keyn tornò a fissare quella piccola boccetta di vetro con sguardo serio e torvo.

« Non vedo come una dose così misera possa essermi di aiuto. Al contrario potrebbe causare solo dei problemi… E’ pur sempre del sangue umano e noi, se non lo avete dimenticato, stiamo andando in un covo di vampiri »

« Per questo motivo mi sono preso l’ardito impegno di modificarlo per cancellarne totalmente l’odore… Ma ho fatto anche dell’altro… » 

Keyn sollevò un sopracciglio, esortandolo con lo sguardo a continuare. 

« So cosa comporta per un vampiro come voi riprovare il sapore del sangue umano dopo tanto tempo e soprattuto del pericolo che ne può scaturire da esso… Sia per voi che per coloro che vi circondano… Quindi ho cercato una formula che potesse limitarne gli effetti “collaterali”, se così possiamo chiamarli, e al tempo stesso donarvi la forza necessaria affinché voi possiate combattere al massimo delle vostre capacità. » 

« Ma? » La domanda gli venne spontanea, dettata più che altro dall’esperienza nel sapere che certi intrugli avevano sempre un prezzo da tenere in considerazione. E non sempre volgeva a favore di chi gli consumava.

« L’effetto è temporaneo e si limita a pochi minuti. Inoltre potrebbe non annullare l’effetto della vostra “Fame” ma… Scatenarla » 

« Mi avete appena dato un motivo in più e decisamente valido per rifiutare » Gli fece notare Keyn riportando lo sguardo dritto davanti a sé. 

« Anche se da questa fiala potrebbe dipendere la salvezza di Elizabeth? » 

Keyn tornò di colpo a posare lo sguardo su di lui con un’espressione sorpresa. Tuttavia i suoi occhi non nascondevano la rabbia che in quel momento lo aveva invaso non appena aveva sentito il nome di Lei essere pronunciato per un tale pretesto. 

« Non osate… » sibilò a denti stretti ma Keige si affrettò ad interromperlo. 

« Io voglio bene ad Elizabeth come tutti voi qui presenti » Affermò assumendo un’espressione dura in volto e scandendo con precisione ogni singola parola « … E temo per la sua incolumità in egual modo alla vostra. Per questo ora, qui davanti a voi, vi chiedo… No… Vi imploro di fare questo sforzo e accettare il mio aiuto » 

Keyn indugiò appena nel fissare lo sguardo profondo come la notte del Presidente dell’Associazione. 

Non vi era esitazione nei suoi occhi neri, nemmeno il più piccolo ripensamento. Soltanto una ferrea convinzione e una muta preghiera rivolta verso di lui. 

Keyn abbassò lo sguardo su quella piccola fiala di vetro, tenuta saldamente nella mano dell’altro. 

Una volta raggiunta Caisonville, entrambi sapevano che Vincent non avrebbe permesso a nessuno di loro di portare via Elizabeth senza provare ad impedirglielo. 

Potevano cercare di ingannarlo, ma Moore non era un vampiro che si poteva aggirare con tanta facilità. Uno scontro, quindi, non poteva essere evitato. Tutti loro ne erano più che consapevoli. 

Inoltre, vi era la possibilità che stessero andando incontro ad una trappola mirata solamente a distruggerli. 

Se si fosse ritrovato a fronteggiare da solo Vincent un’altra volta, non avrebbe avuto scampo. 

Ora sapeva quali erano i suoi limiti, e gli aveva scoperti a caro prezzo. Ma per riuscire a salvare Elizabeth con successo, avrebbe dovuto superarli. 

E la sola possibilità di farlo, per l’ironia della sorte, si trovava proprio li, davanti a lui. Ma non lo avrebbe mai ammesso apertamente. 

Allora afferrò quella piccola boccetta di vetro con un rapido gesto, tenendola saldamente con il pollice e l’indice della mano. Osservò il liquido scarlatto al suo interno, come se ne fosse ipnotizzato per qualche istante. Poi socchiuse gli occhi tirando un leggero sospiro forzato.

« Non sapete proprio cosa voglia dire la parola arrendersi vero? » Disse tornando ad appoggiare lo sguardo sull’uomo che era al suo fianco. 

« Deve essermi sfuggita col tempo… » rispose l’altro sistemandosi gli occhiali sul naso con un dito della mano, nascondendo un lieve sorriso di trionfo stampato sulle sue labbra. 

Keyn roteò gli occhi al cielo e si mise la fiala in una tasca interna del giubbotto. 

Poi, senza dire più nulla, afferrò le redini e gli diede un colpo secco, picchiando i talloni contro il ventre del proprio animale.

« Ah! Andiamo! » 

Il cavallo si impennò appena sulle zampe posteriori, sbuffando con forza dalle grandi narici e partì al galoppo scalfendo il terreno con i suoi possenti zoccoli. Subito gli altri fecero lo stesso e partirono al suo inseguimento dando ufficialmente inizio alla missione. 

Una volta fuori dalla cittadella, però, nessuno di loro si accorse che un’altra figura incappucciata prese a seguirli da lontano. 

 

 

 

*    *    *

 

 

 

Le sue palpebre si mossero appena prima di aprirsi pigramente. Mugolò un lieve lamento con le labbra e si alzò a sedere, stropicciandosi gli occhi con le mani e lasciandosi sfuggire un ampio sbadiglio. 

Si guardò un attimo attorno, aspettando che la vista le si mettesse a fuoco. 

Il suo sguardo si spense subito dopo, abbassandosi sulle lenzuola color cremisi che la riscaldavano. 

« Già… E’ vero… » sussurrò lievemente nel ricordare dove si trovasse. 

Aveva dormito talmente bene che per un attimo le era sembrato di essere tornata nella sua camera alla villa degli Hunter. Ma non era stata nient’altro che una crudele illusione, dettata solamente dal desiderio di fuggire da quel posto privo della luce del sole. 

 

« Buon Giorno!! » Due grandi occhi viola e un sorriso a trentadue denti apparvero improvvisamente nel suo campo visivo, facendola sobbalzare e sfuggire un piccolo grido dalle labbra. 

« Caroline! » le urlò mentre cercava di calmare i battiti frenetici del suo cuore dovuti allo spavento. 

« Che c’è? » Le chiese l’altra guardandola a testa in giù dal baldacchino del letto con una smorfia confusa. 

« Mi hai spaventata! Che diavolo ci facevi sopra il letto?! »

« Aspettavo il tuo risveglio ovviamente » affermò con naturalezza, liberandosi in volo e atterrando finalmente con in piedi per terra. 

« Non potevi aspettare fuori come tutte le persone normali?! » 

« Fuori, dentro… Non vedo la differenza… » affermò Caroline alzando le spalle, non capendo la gravità della situazione che al contrario suo, Elizabeth sembrava voler farle intendere. 

« … E per tua informazione io sono tutto tranne che una persona normale » le sorrise strizzandole amichevolmente un occhio. 

Elizabeth sospirò sconsolata « Già… Non me lo ricordare… »

A Caroline scappò una lieve risata, poi balzò leggera verso la scrivania e vi ci sedette sopra, lasciando le gambe oscillare nel vuoto. 

« Coraggio ora datti una sistemata che usciamo! » Le disse sfoderando un sorriso raggiante. 

« Eh? Usciamo? E dove? » Ripeté confusa Elizabeth. 

Caroline rise « Ma come dove? In città ovviamente! » le disse indicando con lo sguardo la finestra.

« Cosa?! Non dirai sul serio! Intendi veramente che vuoi portarmi la fuori? » Le chiese Elizabeth strabuzzando gli occhi per la sorpresa e indicando l’esterno con un dito accusatorio.

« Certo che dico sul serio. Non te lo avevo accennato ieri sera? » 

« Assolutamente no! » esclamò Elizabeth con una nota di panico nella voce « … Di certo mi sarei ricordata se mi avessi detto che mi avresti portato a morire tu stessa! »

Caroline roteò gli occhi al cielo sbuffando sonoramente « Come sei melodrammatica… Andiamo solo a fare un giro, non al patibolo! »

« E secondo te quello non lo è? » le disse quasi urlandolo. 

« Adesso non esagerare… » poi si liberò di nuovo in volo fino alla finestra « … Non puoi di certo restare sempre chiusa qui dentro no? » le sorrise scostando le tende con un unico gesto della mano e spalancando le due ante  verso l’esterno. Subito una fresca brezza entrò nella stanza e costrinse Elizabeth a stingersi le braccia per il freddo. Ma fu solo una sensazione passeggera.

Con sua sorpresa, Elizabeth si accorse che vi era della luce mattutina che proveniva dall’esterno. 

Incuriosita da quel lieve bagliore, si alzò dal letto avvicinandosi al parapetto per osservare il paesaggio, dirigendo per prima cosa il suo sguardo verso l’alto.

Le nuvole sovrastavano ancora il cielo, non permettendo in alcun modo ai raggi del sole di superarle, tuttavia, non ne ostacolavano completamente la sua luce, rendendo l’intero panorama ben visibile. 

Alzò ancora leggermente la vista e solo allora si accorse che qualcosa ostacolava parzialmente la sua visuale. 

« Macbeth! » Esclamò improvvisamente Caroline facendo sussultare per l’ennesima volta Elizabeth. 

Il piccolo animaletto si rannicchiò ancora di più su se stesso strofinandosi il muso con le piccole ali, ma non diede nessun segno di volersi staccare dalla trave in legno dove era appeso. 

« Sei il solito pigrone! » lo rimproverò con finta severità. L’animaletto come risposta, si levò in volo ed entrò nella stanza andandosi ad appendere al baldacchino del letto con l’intento di continuare il suo beato sonno. 

« Io ci rinuncio… » sospirò la vampira sconsolata. 

« Beh… Penso che sia normale per lui dormire durante il giorno… » le disse Elizabeth.

« Hai ragione… Ma vedi, lui dorme quasi sempre. E’ già un miracolo se si ricorda di mangiare… »

Poi si diresse verso l’armadio posto vicino alla scrivania e ne prese dall’interno una mantella nera. 

« Tieni » disse lanciandola ad Elizabeth. « Potrebbe fare fresco fuori »

« Io non sono sicura di voler venire… E poi… Non credo che sia una buona idea per te aggirarti per le strade in mia compagnia… » Affermò Elizabeth cercando in ogni modo di trovare una scusa che potesse permetterle di rimanere in quella stanza, di certo più sicura dell’esterno. 

Caroline la guardò inarcando un sopracciglio prima di scoppiare in una sonora risata.

« Strade? E chi ha detto che faremo una passeggiata?… » si avvicinò ad Elizabeth ed le afferrò rapidamente il polso dove vi era il braccialetto che precedentemente Vincent le aveva messo. Con un rapido movimento tracciò un piccolo cerchio su di esso con le dita ed infine gli diede un piccolo colpo al centro. Magicamente, le incisioni del bracciale si illuminarono e la serratura scatto facendolo aprire. 

« … Noi voleremo! » Affermò sorridendole e lanciando con noncuranza il bracciale sul letto alle sue spalle. Elizabeth si guardò il polso, ora libero, con sguardo confuso. Poi tornò a fissare di nuovo la vampira con gli occhi di chi non ci stava capendo più niente. 

« Perché ora mi guardi in quel modo? » le chiese Caroline incrociando le braccia al petto « Non mi pare di aver detto niente di strano. Sei una maga del vento no? »

« Si ma… Perché mi hai tolto il bracciale? Non capisco… »

« Beh! Perché altrimenti come potresti volare senza i tuoi poteri? »

Elizabeth strabuzzò gli occhi per la sorpresa di quella nuova rivelazione.

« Posso… Volare anche io? … Dici sul serio? »

Ora era Caroline a guardarla con sguardo confuso. Ma subito dopo lo cambiò con un’espressione allegra. « Certamente! Tutti i maghi del vento lo sanno fare! » affermò spalancando le braccia « Ma aspetta… Non mi dirai che tu invece non lo sai?! » le chiese con una leggera voce allarmata.

Elizabeth distolse lo sguardo con un leggero imbarazzo. 

« A dire il vero… »

« Ho capito! Non fa niente, ti insegno io! Ho letto dei libri a riguardo e non dovrebbero esserci problemi! » Esclamò Caroline.

« Cosa? Veramente vuoi insegnarmi tu? » Elizabeth non sapeva se potesse rivelarsi più sorpresa di quanto non lo fosse già. Non solo aveva appreso un nuovo lato fantastico del suo potere, ma una vampira si era anche offerta di aiutarla a padroneggiarlo. 

« Certo chi altri sennò?! » Rispose Caroline come se fosse la cosa più ovvia al mondo « E poi tra le due, io so già volare molto bene! » le disse indicando orgogliosa con lo sguardo le sue piccole alette nere appena comparse sulla sua schiena. « … Quindi ora smettila di fare domande e seguimi! » affermò e nel mentre, spiccò un balzo uscendo dalla finestra.

« Non dirmi che non sei elettrizzata almeno un po’ dall’idea di provare! » 

Elizabeth indugiò appena guardando verso il basso. La sua mente stava ancora cercando di assimilare l’idea di fare qualcosa che normalmente un semplice umano non poteva neanche sognare, quindi era del tutto normale mostrare un po’ di diffidenza. Ma si accorse anche che Caroline aveva ragione. 

Una parte di lei non desiderava altro che liberarsi in volo, come se avesse sempre saputo di essere destinata a farlo fin dalla nascita. Non c’era niente di più emozionante.

Guardò Caroline fluttuare nel vuoto poco distante da lei, con un sorriso di incoraggiamento stampato in volto e decise che per una volta si sarebbe fidata. 

In fondo valeva la pena correre qualche rischio. Cosa poteva peggiorare di più la situazione in cui si trovava? Niente, si ritrovò a pensare. Quindi tanto valeva tentare ed accettare l’opportunità che le veniva offerta. 

« E va bene » disse mettendosi la mantella intorno alle spalle. Poi si affacciò alla finestra e guardò verso il suolo. 

A separarla dalla strada sottostante vi erano almeno sette o forse più metri. Una caduta da quell’altezza non le avrebbe lasciato alcuno scampo. 

Deglutì appena a quel pensiero. Finire spiaccicata al suolo non era fra i suoi impegni giornalieri. 

« Prima regola: all’inizio non guardare mai in basso, sempre verso l’alto! » Le disse Caroline porgendole una mano « Non ti preoccupare, ti accompagnerò io la prima volta! » 

Elizabeth annuì piano e mise un piede sul davanzale della finestra. Poi protese una mano per afferrare quella di Caroline. Il contatto con la pelle fredda della vampira le provocò un brivido lungo tutta la schiena, ma preferì ignorarlo. 

« Ora richiama verso di te il vento e fatti avvolgere. In poche parole, invece che sollevare un oggetto, sollevi te stessa »

« Ok ci provo » Affermò Elizabeth e socchiuse gli occhi. 

Poteva farcela. Sapeva di essere in grado di padroneggiare il suo potere a sufficienza per quel nuovo incantesimo e aveva tutta l’intenzione di dimostralo. E non solo a se stessa…

Si concentrò al massimo delle sue capacità e dopo qualche secondo, una leggera brezza cominciò a soffiare per le vie della città, dirigendosi obbediente verso la sua evocatrice.

In poco tempo, piccoli vortici di vento avevano iniziato ad circondare il suo corpo, accarezzandole i capelli e scompigliandole le vesti con i loro movimenti circolari. 

Caroline incurvò le labbra in un sorriso carico di soddisfazione nel vedere con in propri occhi un vento sempre più forte che accorreva in aiuto della giovane maga. 

Elizabeth riaprì gli occhi, cercando subito lo sguardo della vampira. 

« Bravissima! » Si complimentò l’altra « E ora vieni con me! Convinciti di poterlo fare, di poter volare veramente! E il vento accoglierà la tua richiesta! »

Elizabeth annuì e si diede una piccola spinta in avanti. 

Il suo cuore, in quel momento, prese a battere ad un ritmo sempre più frenetico e nuove emozioni, che mai prima d’ora aveva provato, si scatenarono dentro di lei. Talmente meravigliose che non avrebbe saputo descriverle in alcun modo. 

Non aveva paura. Era felice, come mai lo era stata da quando era giunta in quella città o forse da anche più tempo. Il suo corpo era diventato stranamente leggero e il delicato vento che la avvolgeva la faceva sentire completamente a suo agio. 

Sorrise ampiamente e lasciò che Caroline la trascinasse verso di lei.

Senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò sospesa nel vuoto.

 

Solo allora si permise di abbassare lo sguardo. 

« Non ci posso credere! » Esclamò euforica, ritornando a guardare la vampira al suo fianco per poi riposare lo sguardo sul terreno sotto di sé. 

« Io… Io sto volando!! »

« Stai volando! » le confermò Caroline allegramente.

« Sto volando! » ripeté Elizabeth sempre più emozionata « Sto volando sul serio! »

« Certo che stai volando! E io sono un genio modestamente! » affermò Caroline gonfiando con orgoglio il petto. « Ma non è finita qua, come tua prima esperienza deve essere indimenticabile! »

Detto ciò le strinse di più la mano e si diede un piccolo slancio verso l’alto con le ali per poi lasciarsi cadere nel vuoto. 

« Aspetta che cosa vuoi fareeeee?!! » urlò Elizabeth ma non ebbe il tempo di finire che la vampira la trascinò giù con sé. 

« Tu sei come il vento Elizabeth! Non devi avere mai paura di cadere! » le urlò l’altra tra una risata e l’altra, spalancando ampiamente le sue piccole ali e riprendendo quota dopo aver quasi sfiorato il terreno. 

Elizabeth si aggrappò a tutto il braccio della vampira per lo spavento, ma Caroline non ci fece caso e la rese partecipe di un elegante volo a slalom tra le case della cittadina. Poi di nuovo puntò verso il cielo e i loro corpi si sollevarono verso l’alto, oltre i tetti delle case più alte. 

Dopo un primo momento di smarrimento e un pizzico di paura, Elizabeth rimase sorpresa ed affascinata nello vedere un tale spettacolo pararsi davanti ai proprio occhi. 

La città si mostrò davanti a lei in tutta la sua grandezza.

Ma non si soffermò che qualche secondo poiché istintivamente alzò lo sguardo oltre quelle mura di pietra, lasciando che la vista le si aprisse ad una nuova e bellissima visione. 

Lontano da quella tetra valle, i raggi del sole penetravano dolcemente le fitte nuvole, andando ad illuminare con la loro tenue luce del mattino le vaste catene montuose che sorgevano all’orizzonte colorato di mille sfumature. 

« E’ bellissimo » sussurrò appena, ammaliata da quella vista che mai si sarebbe aspettata di rivedere. 

« Vero. Non è una cosa che si può vedere tutti i giorni » concordò Caroline respirando a pieni polmoni i mille e freschi profumi che quell’atmosfera poteva offrirle.

« Ti ringrazio » disse ad un tratto Elizabeth attirando lo sguardo sorpreso dell’altra su di sé. 

« Prego » Rispose Caroline ritornando poi a godersi il panorama. 

Restarono sospese in aria per alcuni minuti o forse per molto più tempo, godendosi ogni istante di libertà che si erano deliberatamente concesse. 

« Ora è meglio rientrare » Disse la vampira ad un tratto. « … Vincent non sa niente della nostra piccola “fuga all’aperto” e preferirei che non lo scoprisse affatto » 

« Cosa? Stai scherzando non è vero?! » Esclamò subito in risposta Elizabeth, con un certo allarmismo e preoccupazione a riguardo « Se ci scopre siamo fritte! »

« Rilassati! Vincent è fuori città al momento e non credo che tornerà così presto… Ma come si dice… Non tentare la sorte, no? »

« Vero… » Sussurrò Elizabeth volgendo un ultima volta lo sguardo verso quello spettacolo in lontananza, volendo memorizzare saldamente nella sua memoria quelle immagini poiché sapeva che non le avrebbe riviste tanto presto. 

« Vuoi provare a planare da sola questa volta? » le chiese Caroline attirando di nuovo l’attenzione su di lei. 

Elizabeth annuì piano e fece un ampio sospiro prima di lasciare la mano dell’altra. 

Anche senza l’appoggio della vampira, il suo volo era stabile e il vento le vorticava instancabilmente intorno. La cosa la rallegrò molto, dandole più fiducia in se stessa.

« Ok, ci sono » disse e con massima concentrazione, fece diminuire poco alla volta l’intensità del suo potere. Lentamente cominciò a scendere, avvicinandosi sempre di più ai tetti delle case sottostanti seguita a ruota da Caroline poco distante da lei.

 

Tuttavia, accadde qualcosa che nessuna delle due ragazze si sarebbe mai aspettata. 

Un ruggito orrendo squarciò la quiete di quel posto, costringendo sia Caroline che Elizabeth a guardare nella direzione da dove era provenuto tale suono. 

Con orrore videro un essere con due enormi ali nere e dalle sembianze animalesche avvicinarsi ad una velocità sorprendente verso di loro. 

Ma la cosa che fece di nuovo tremare Elizabeth più di ogni altra cosa furono quegli occhi rossi come il sangue che non facevano altro che fissarla con malefico desiderio. 

E questo bastò per farle perdere totalmente la concentrazione. 

In un istante, il vento che l’avvolgeva scomparve ed Elizabeth si ritrovò a precipitare nel vuoto.

« Oh no Elizabeth! » Esclamò Caroline allarmata, gettandosi subito in picchiata verso di lei in un disperato tentativo di salvataggio, seguita dall’orrenda creatura con tutt’altre intenzioni.

« Dammi la mano! » le urlò ed Elizabeth non se lo fece ripetere. Allungò il palmo aperto della sua mano verso di lei, estendendo al massimo il braccio verso la sua unica possibilità di salvezza. 

Le dita delle due ragazze di sfiorarono appena, ma non sufficientemente forte da mantenere un qualunque tipo di presa. 

Caroline strinse i denti notando il tetto di una casa avvicinarsi troppo velocemente verso di loro. Sbatté con più forza le ali e riprovò per l’ultima volta ad affermare Elizabeth prima del tragico impatto. 

Questa volta le due ragazze riuscirono rispettivamente ad afferrarsi saldamenti per i polsi e Caroline poté finalmente iniziare la brusca frenata. Ma questo non sarebbe bastato ad evitare la demoniaca creatura diretta verso di loro, né tanto meno l’impatto col tetto dell’abitazione.

Ma Caroline non si fece scoraggiare minimamente dalla cosa e appellandosi a tutto il suo sangue freddo, calcolò perfettamente la traiettoria della creatura con la loro vicinanza al parapetto. 

Attese solamente il momento perfetto e…

“ Adesso! ” Esclamò nella sua mente e tirò ancor di più verso di sé Elizabeth capovolgendosi con le spalle rivolte al terreno. Ora la creatura le era arrivata praticamente addosso ma ad attenderla non vi era la pelle calda dell’umana ma bensì il pugno già caricato di Caroline. 

Il colpo esplose con tutta la sua potenza contro la mascella del demone che si frantumò con estrema facilità e questo fu sbalzato indietro fino a schiantarsi contro il muro della casa difronte. 

Subito dopo avvenne l’impatto con la tettoia in legno.

Il colpo le fece irrigidire tutti i muscoli ed emettere un lieve lamento con le labbra ma non ci fece molto caso. Per lei era più che sopportabile. Ma la cosa che la spaventò maggiormente fu la consapevolezza di aver perso la presa su Elizabeth, che ora, stava rotolando pericolosamente sul quel tetto in pendenza. 

Elizabeth, superato un primo momento di shock, si girò in posizione prona e iniziò disperatamente a cercare con le mani e i piedi un appiglio che potesse evitarle un’altra caduta nel vuoto. 

Fortunatamente, una trave sconnessa le permise una presa solida e così frenò la sua brusca discesa aggrappandosi ad essa con tutte le sue forze. 

Una volta ferma, esalò un’ampio respiro liberatorio. Ce l’aveva fatta. Non poteva essere più felice. 

Poi alzò immediatamente lo sguardo alla ricerca della vampira che le aveva appena salvato la vita. Sospirò per il sollievo nel vedere che era già in piedi e la stava osservando con una certa preoccupazione. 

« Elizabeth! Ti prego dimmi che stai bene! » Le urlò da lontano, con una leggera nota di panico nella voce. 

« Si… Credo di si » Rispose subito lei controllando la verità della sua affermazione. Per fortuna non sembrava avere niente di rotto e si sentì estremamente sollevata. 

Poi l’attenzione di entrambe fu catturata di nuovo da quella creatura demoniaca che urlò verso il cielo tutta la sua rabbia per via del dolore che Caroline le aveva provocato. Si alzò sulle zampe posteriori, facendo scorgere negli occhi tutta la sua collera e la sua imponenza. 

Elizabeth non seppe definire che cosa fosse, se un vampiro o un demone. O addirittura entrambi. Gli occhi erano certamente di un vampiro, ma la corporatura dalla pelle grigiastra e animalesca munita di due enormi ali nere la faceva assomigliare per di più ad un demone. 

« Non ti è concesso avvicinarti oltre! » Tuonò improvvisamente Caroline con voce seria. « Stai indietro e vattene, se non voi pagarne le conseguenze! » 

« L’umana… » ringhiò l’altro con voce roca e profonda. « Voglio l’umana! »

« Mi dispiace informarti ma lei non ti appartiene! » Ribadì Caroline con fermezza. 

Il demone, a quel punto, spalancò le sue fauci ruggendo verso la vampira tutto il suo disappunto e si scagliò contro di lei ad ali spiegate. 

Caroline non si fece cogliere impreparata e balzò verso l’alto con una capriola elegante. Le fauci del demone cozzarono contro duro legno, distruggendolo all’istante e provocando un profondo squarcio nel tetto. 

« Cattivo! Non si distruggono i tetti degli altri! » Lo rimproverò Caroline incrociando le braccia al petto con disappunto. 

Il demone non parve udire il suo commento, poiché puntò i suoi due occhi scarlatti verso la figura alle spalle della vampira. Era lei che voleva, che desiderava più di ogni altra cosa, o meglio, era il suo sangue. Quella linfa vitale capace di provocargli un piacere immondo e allo stesso tempo divino. E in questo momento, stava sgorgando lentamente dalla ferita ancora fresca che si era aperta sull’avambraccio destro della ragazza. 

Elizabeth seguì lo sguardo di quella creatura scendendo lungo il suo braccio ed si inorridì all’istante notando il liquido rossastro sporcarle la camicia bianca. Durante la caduta doveva essersi tagliata e non poteva esserci sfortuna peggiore, considerando la città in cui i trovava. 

« Oh no…» Sussurrò a malapena riportando immediatamente l’attenzione verso quella creatura che continuava a fissarla con gli occhi di un pericoloso predatore. E lei, suo malgrado, era la sua preda preferita. Il panico cominciò a crescere velocemente dentro di lei, così come i suoi respiri, che si fecero più profondi e rapidi. 

« Elizabeth che succe….de » Le parole di Caroline le morirono in gola non appena notò la ferita della ragazza ed il sangue impregnarle i vestiti. 

Elizabeth iniziò a tremare e si affrettò a nascondere il braccio sotto la mantella. Ma ormai l’avevano notata e ora, non solo il demone la osservava con desiderio ma anche Caroline sembrava voler avventarsi su di lei. I suoi occhi, diventati improvvisamente rossi, evidenziavano chiaramente la cosa. 

« No no no no » Ripeté fra se la giovane Hunter, indietreggiando di qualche passo incerto e scuotendo leggermente la testa nello sperare fortemente che tutto questo non fosse altro che un terribile incubo. Ma il dolore che aveva iniziato a sentire lungo il braccio distruggeva completamente la sua inutile speranza. 

 

Nel mentre, poco lontano dallo scontro, un uomo dagli abiti bianchi osservava la scena, cullato dall’oscurità profonda del piccolo vicolo nel quale si trovava. Sorrise divertito, godendosi ogni attimo di completo terrore che quell’umana si era ritrovata ad affrontare e che tutt’ora stava affrontando. Non poteva chiedere di meglio, se non la sua completa eliminazione. E senza Vincent nei dintorni, niente lo avrebbe ostacolato. Sogghignò appena a quel pensiero, sistemandosi gli occhiali neri sul naso prima di scomparire nel nulla, consapevole del fatto che ormai il destino di quella ragazza era segnato. 

 

Il Demone ringhiò verso il cielo per l’ennesima volta, facendo gelare ancor di più il sangue nelle vene di Elizabeth. Poi spalancò le sue enormi ali e le sbatté fortemente verso il suolo. 

Con disumana velocità si diresse verso di lei, pronto a portarle via ogni goccia della sua essenza vitale. 

Ma prima che potesse solo avvicinarsi, un pugno ben assestato all’altezza del suo stomaco lo fece fermare e ricadere sulle ginocchia, il viso contratto in un’infernale smorfia di dolore. 

« Scappa Elizabeth! Torna alla villa! » Esclamò Caroline tra i denti, mostrando un evidente sforzo nel trattenersi difronte alla volontà sempre più forte di aggredirla. 

Elizabeth non ebbe niente da obiettare e iniziò subito la sua folle corsa verso la sua presunta salvezza. Ma man mano che i suoi passi si facevano più veloci, i suoi occhi lo erano altrettanto nell’individuare altri occhi rossi sputare da ogni angolo di quella cittadella. 

L’unica alternativa per raggiungere in tempo la villa era quella di volare di nuovo, ma in quel momento, per quanto si sforzasse, era troppo terrorizzata per richiamare anche un solo e piccolo venticello. 

Lo sconforto prese pian piano ad impadronirsi di lei, offuscandole la mente ed ogni capacità di giudizio. Gli occhi si erano fatti lucidi e i muscoli del corpo talmente pesanti da renderle difficile anche il più piccolo salto. Ma non si sarebbe fermata. Se solo lo avesse fatto, allora veramente non ci sarebbe stato più scampo. 

Maledisse quella giornata e per prima cosa la sua irresponsabilità nell’aver accettato la proposta di Caroline. Certo, le era grata per quello che le aveva fatto per lei, e soprattutto per averle parato quella altrimenti mortale caduta.  Ma ora si ritrovava ad essere la preda più ambita in quella città di creature immonde. 

Era così assopita dai suoi pensieri che non si accorse minimamente della presenza di un vampiro che si stava avvicinando pericolosamente al suo fianco. Lo notò solamente quando ormai era in procinto di avventarsi famelicamente contro il suo collo. Ma non gliela avrebbe data vinta così facilmente. Così si abbassò rapidamente gettandosi di lato e riuscendo in qualche modo ad evitare le sue fauci. Tuttavia quella schivata la fece inevitabilmente cadere e rotolare sul fianco. 

Senza neanche avere il tempo di rendersi conto di quello che era successo, si ritrovò a precipitare verso l’abbraccio della morte. 

L’unica certezza di quell’inesorabile discesa fu il fastidioso senso di vuoto che le attanagliò lo stomaco e che l’avrebbe accompagnata fino all’impatto con il terreno. 

La sua vita cominciò a scorrerle davanti agli occhi come una successione rapida di fotografie che scandivano i momenti più belli della sua vita. E l’ultimo di questi frammenti fu dedicato alla persona che per lei avrebbe contato più di ogni altra cosa e che avrebbe desiderato avere al suo fianco durante il suo ultimo respiro. 

“ Per favore aiutami… Keyn! ”

 

La sua preghiera parve avverarsi al pari di un miracolo, poiché due braccia forti la afferrarono al volo, stringendola protettivamente contro il petto, mentre i piedi toccavano il suolo in una lunga frenata dovuta allo slancio iniziale. 

Una volta fermi, l’individuo che l’aveva appena salvata allentò la stretta su di lei, continuando tuttavia a tenerla fra le sue braccia. Solo allora Elizabeth si permise di guardare il volto del suo salvatore e i tratti di colui che riconobbe, le fecero perdere un battito del cuore. 

A fissarla, in quel momento, erano due rubini incandescenti colmi di una collera mal repressa, appartenenti alla persona che aveva imparato a temere con tutta se stessa. 

La sua richiesta di salvezza era stata esaudita, ma mai si sarebbe aspettata che sarebbe stato proprio lui ad accoglierla.

« Vincent… Moore »






Ciao! Come state?! Ed eccomi di nuovo tra di voi dopo questo lunghissima assenza! Ho mantenuto la promessa Fairy ;)
Onestamente non so come sia venuto questo capitolo... Non ne vado molto fiero ma spero che a voi possa piacere e per scusarmi del ritardo è anche più lungo dei precedenti :D Bravo eh? :P

Domande :
Vi è piaciuto?
Keyn berrà mai quel sangue?
Chi era la figura nel vicolo?
E ora che accadrà visto l'arrivo di Vincent?

Vi prego commentate in molti e ditemi cosa ne pensate :D
Ringraziamenti
Dei grazie davvero speciali vanno a:
fairy94 !!!
Cristina Maurich 55

Per avermi lasciato delle bellissime e stupende recensioni nell'ultimo capitolo:D

Poi grazie come sempre a chi ha messo la mia storia tra le preferite ovvero :
Akemi chan
LoStregatto
Martina Malfoy
Shadow writer
valevane1991
valey_

Tra le Seguite:
bibliofila_mascherata
chiaretta8059
dark_heroes_
Sali_17

Tra le ricordate:
Alexya_


Che dire altro... Il prossimo capitolo sarà un po' drammatico e spero di scriverlo adeguatamente. Farò il possibile alla prossime :D
E grazie a tutti quelli che seguono la storia in silenzio :) CIAOO!

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Capitolo 25
*** Cosa nasconde il tuo sguardo ***


Cosa nasconde il tuo sguardo






« Vincent… Moore »

La voce le uscì dalle labbra in un lieve sussurro, dettato più che altro dall’incredulità nell’aver compreso di essere stata appena salvata da quel vampiro che mai avrebbe reputato capace compiere un simile gesto. I suoi stessi occhi le avevano rivelato la sua vera natura: quella fiamma di pura follia che gli risplendeva in volto ogni qual volta si ritrovava a sovrastare coloro che reputava suoi nemici, non l’avrebbe mai dimenticata. 
Come non avrebbe dimenticato la freddezza con cui aveva affondato la lama della spada nel petto di Keyn, senza battere ciglio o dar segno di un qualche tipo di ripensamento. 

No, per lui, togliere una vita era diventata un’azione abituale, un gesto semplice che non gli provocava nessun turbamento in quel suo animo dannato. 

Eppure, da quando l’aveva portata li, aveva notato che c’era qualcosa di tremendamente sbagliato nella sua persona. Un dettaglio che certamente stonava in lui e nel suo modo di essere terrificante, persino in quello stesso momento, mentre era intento a studiarla con quegli occhi indagatori. 

Vide il suo volto indurirsi e il suo sguardo farsi più tagliente non appena le sue iridi scarlatte si posarono sul suo sangue vermiglio che spiccava appena sotto la mantella scura. Istintivamente, Elizabeth cercò di divincolarsi dalla sua presa, realizzando in un lampo la situazione estremamente pericolosa in cui era caduta inevitabilmente, come se il destino avesse deciso di divertirsi alle sue spalle giocandole uno scherzo crudele. 

Ma ogni movimento che cercava di compiere si rivelava essere soltanto un’inutile spreco di energie; Vincent non le avrebbe mai permesso di muoversi se non fosse stato lui stesso a volerlo. 

Si limitò allora ad osservarlo in volto, nel tentativo di cogliere anche il più piccolo segnale che le avrebbe permesso di capire cosa ne sarebbe stato di lei adesso che era in completa balia di quel vampiro.
Ad accoglierla però, non fu altro che una maschera indecifrabile, fatta eccezione per quella scintilla di rabbia che ancora non lo aveva abbandonato e che tutt’ora ardeva dentro di lui.
Quando i suoi occhi si mossero fino ad incrociare i suoi, Elizabeth perse un respiro, intimorita da quanto questi erano profondi e penetranti. Tuttavia, quel timore le sfiorò il volto solo per qualche istante, sostituito subito dopo da una smorfia di lieve sorpresa.

Diversamente da come si aspettava, si accorse che l’ira che quel vampiro tratteneva con abile esperienza non era rivolta a lei. Difatti non vi trovò alcuna cattiveria racchiusa dietro il suoi occhi brillanti e non vi percepì nemmeno quella solita ombra minacciosa che lo accompagnava fedelmente in ogni sua azione. 

In quel momento lui sembrava essere una persona completamente diversa, capace di mantenere un controllo di sé pressoché assoluto. Si limitava semplicemente a guardarla, senza proferire parola, come se nell’avere tra le braccia un’umana ferita non gli provocasse nessun disturbo o tentazione. 

Per la prima volta, Elizabeth si chiese chi fosse in realtà Vincent Moore: uno spietato mostro senza cuore che si divertiva ad ingannare le sue vittime per poi privarle della loro vita nel peggiore dei modi, oppure, qualcosa di completamente diverso, di molto più complesso e unico, ma che per qualche strano motivo si sforzava di mantenere celato agli occhi di tutti.

Altre domande affiancarono la sua riflessione, ma per nessuna di essere riuscì a trovare una risposta, a partire da quale fosse il vero motivo per cui l’aveva portata in quella cittadina o che cosa volesse realmente da lei, che altri non era una semplice maga e un Hunter di basso livello. Niente di speciale insomma, ma forse lui sembrava avere tutt'altre considerazioni. 

Riprese a respirare normalmente, ritornando a focalizzarsi sulla realtà quando Vincent distolse lo sguardo da lei, soffermandosi a squadrare con severità ogni singola creatura che si era radunata intorno a loro, in strada e sui tetti delle case vicine. 

Sembravano irrequiete e in procinto di attaccare, ma era evidente che solo la presenza del purosangue bastava a tenerle a debita distanza. Infondo nessuna di loro era così folle o avventata  da provare a sfidare apertamente un vampiro di sangue puro come Vincent. 

Tutte tranne una ovviamente, e questa non ci mise che qualche secondo prima piombare in mezzo alla strada, fracassando i ciottoli di pietra sotto il suo enorme peso per poi gridare al cielo il suo teatrale arrivo.

Elizabeth tremò appena nel rivedere di nuovo quella creatura mentre Vincent sollevò appena il mento mugolando con le labbra un lieve suono interrogativo. 

Raddrizzò poi le spalle, lasciando finalmente che i piedi della ragazza toccassero il suolo, pur continuando a cingerle le spalle. 

« Elizabeth! »

Caroline apparve improvvisamente, frapponendosi tra loro e la creatura con una seria preoccupazione stampata in volto. Quando aveva visto Elizabeth cadere da quel tetto, aggredita da un’altro vampiro, si era bloccata, temendo il peggio e aveva permesso a quella bestia di sorpassarla per raggiungerla, commettendo così un altro grave errore. Se le fosse capitato qualcosa per colpa sua non se lo sarebbe mai perdonato. Per questo, quando la vide in compagnia di Vincent e all’apparenza priva di altre ferite, parve rilassarsi. Tuttavia la tensione e l’ansia non avevano ancora abbandonato il suo corpo, poiché le bastò incrociare lo sguardo che le aveva rivolto Vincent per sentirsi di nuovo in preda al panico, tanto che senza accorgersene arretrò di un passo. 

« Vincent… » mormorò a voce lieve ma sufficiente per farsi udire dal Vampiro, sentendo un immediato bisogno di chiedergli perdono. 

« Spero che questa esperienza ti sia da lezione Caroline » Le disse solamente lui assottigliando lo sguardo, senza distogliere l’attenzione da lei. Tuttavia le sue parole vennero pronunciate con un tono di voce insolitamente calmo e tranquillo, e non urlate come invece lei si sarebbe aspettata.

Vincent sapeva che Caroline aveva già compreso la gravità delle sue azioni e non ritenne opportuno infierire ulteriormente. Avrebbero avuto il tempo per discuterne, più tardi. Ora non era di certo il momento più adatto.

Dopo aver lasciato passare alcuni secondi di silenzio si decise a parlare di nuovo.

« Riporta Elizabeth alla villa » affermò con la sua solita autorità, alla quale non si poteva fare altro che obbedire. 

Caroline si riscosse sul posto e annuì abbassando la testa verso il basso. Lentamente si avvicinò ad Elizabeth che non volle fiatare, resasi conto dell’aria pesante che si era formata intorno a loro. Lasciò che Caroline l’afferrasse delicatamente per un braccio e che la trascinasse via con sé, lontano da quel posto divenuto fin troppo pericoloso per entrambe. Ignorarono la sensazione pesante dello sguardo di Vincent fisso sulle loro schiene e scomparvero silenziose in una via laterale. 

L’attenzione del purosangue tornò allora a soffermarsi sulle figure davanti a lui, soprattutto su quella che spiccava tra tutte per grandezza e brutalità.   

« Se la mia memoria non mi inganna avevo espressamente ordinato che nessuno di voi doveva avvicinarsi a quella ragazza senza il mio consenso! » Tuonò facendo un passo intimidatorio in avanti e molte creature arretrarono, più per istinto che per volontà propria.

« Ma a quanto pare qualcuno di voi non ha recepito chiaramente questo concetto » 

La sua voce era ferma e non minacciosa, nonostante l’espressione sul suo volto preannunciasse l’esatto contrario. Nessuno fino ad ora aveva osato contraddire una sua richiesta, e ancor meno nessuno aveva osato sfidarlo come sembrava voler fare quel demone difronte a lui. 

Rispetto alle altre creature, che si erano ritirate una ad una nell’oscurità dalla quale erano venute, questa si era innalzata sulle zampe posteriori, mostrando al vampiro quanto poteva essere forte e temibile. 

Non sapeva quanto si stesse sbagliando. Per Vincent, anche se di corporatura quell’essere lo sovrastava almeno il triplo in altezza, non presentava alcuna vera minaccia. Piuttosto un pensiero spinoso gli insinuò la mente ad una prima analisi dei fatti, considerando anche l’aria pesante che aveva attanagliato Caisonville in quei giorni. Persino Caroline gli aveva fatto notare la crescente probabilità di un attacco che potesse essere mirato all’ordine da lui creato in quella città, ma la cosa che sembrò turbarlo riguardava la tempistica; il tutto era avvenuto troppo presto rispetto alle sue previsioni e la presenza dell’umana aveva certamente contribuito, ma forse, pensò che fosse un bene. Focalizzò ancora i suoi pensieri sul demone che gli stava difronte, scrutandolo attentamente con la sua mente arguta.

Dato che quel mostro non sembrava mostrare nessun segno di avere un intelletto raffinato almeno quanto il suo, qualcuno doveva sicuramente averlo convinto a ribellarsi - o in questo caso di sacrificarsi -  contro di lui e i suoi voleri, con il fine di sminuire la sua autorità come Nobile. Il che era perfettamente plausibile solo se qualcuno avesse aspirato alla sua carica per prenderne il posto. Se le creature avessero perso fiducia in lui, allora nessuno lo avrebbe più seguito e a quel punto, la città sarebbe diventata un covo di creature prive di ogni controllo e sicuramente più facili da plasmare per un nuovo leader. 

Ma chi poteva aver architettato una cosa del genere, e chi aspirava a tanto? 

Ovviamente il tutto non era altro che una sua supposizione ancora priva di prove concrete, ideata solamente dall’esperienza quasi millenaria di cui disponeva e basata su una prima osservazione affrettata di quello che era accaduto. 

Quel demone poteva anche aver deciso di disobbedire a lui di sua iniziativa solo per soddisfare un suo desiderio personale o il suo smisurato ego. Niente di cui preoccuparsi, un episodio isolato a cui avrebbe posto rimedio immediatamente. Era un illuso se pensava di avere anche solo una misera speranza di scalfirlo e quasi gli fece pena per questo.

Il suo istinto, però, non faceva altro che metterlo in guarda su quell’episodio, riconducendolo ad un primo passo per un piano decisamente più grande e articolato al quale, quasi sicuramente, quel demone non sapeva di farne parte. Ad ogni secondo che passava, infatti, quel demone mostrava quanto in lui, del suo cervello, ci fosse ben poco.

Constatò che il suo vocabolario si aggirava intorno ad un numero estremamente limitato di parole, dove sangue, umana e fame si ripetevano in continuazione e senza nessuna logica o regola, accompagnate solamente ogni tanto da qualche ringhio minaccioso diretto verso di lui.

Ricavare informazioni da un simile essere sarebbe stato un inutile spreco di tempo e ancor di più lo sarebbe stato entrargli nella mente per estorcergli con al forza quello che voleva sapere. Non ci avrebbe sicuramente trovato niente o al minimo avrebbe confermato la sua ignoranza. In quel caso, chiunque ci fosse stato dietro al suo attacco, aveva pianificato con molta prudenza la sua prima mossa, se veramente questa era da ritenersi tale. 

Decise allora di archiviare con cura quelle informazioni nella sua mente e di porre fine a quella scomoda situazione che aveva iniziato ad irritarlo.

« Solitamente preferisco non scontrarmi contro una creatura della notte che è mia ospite in questa città » disse con tono calmo iniziando a muoversi in avanti, a passo lento e deciso.

« Ma non posso tollerare che mi si manchi di rispetto in questo modo e ancor meno non posso ignorare chi ha infranto le mie regole. » Rimarcò le ultime due parole contraendo minacciosamente la mascella con fare rabbioso, con l’intento di evidenziare la gravità dell’azione che quell’essere aveva osato compiere. E questi sembrò capirlo solo in quel momento, poiché la temerarietà che aveva dimostrato fino ad ora sembrò affievolirsi, permettendo a quel barlume di coscienza di vedere a cosa stava andando incontro, o per meglio dire, cosa stava venendo incontro a lui. 

Persino un demone di basso rango avrebbe riconosciuto lo smisurato potere che il corpo del purosangue aveva iniziato ad emanare, e ne percepì all’interno di esso, tutta la collera che sembrava essere rivolta unicamente verso di lui. 

A quella consapevolezza di completa inferiorità, le grida disumane che fino a pochi istanti prima avevano caratterizzato il suo vanto, si sostituirono a brevi guaiti impauriti. 

Gli occhi avevano iniziato a muoversi freneticamente in tutte le direzioni, nel disperato tentativo di scovare una via di fuga da quella trappola mortale dalla quale non avrebbe avuto alcuno scampo. 

Il vento, intanto, aveva cessato di soffiare su quella valle, fermandosi ad ascoltare come un silente spettatore quei passi regolari che riecheggiavano nel vuoto e scandivano crudelmente il conto del tempo.
Tip-tap, prima una passo, poi l’altro, al ritmo del lento ticchettio di un vecchio orologio durante i suoi ultimi istanti di vita. 

Il demone cercò di arretrare, ringhiando inutilmente contro il vampiro per esortarlo a fermarsi ma nel farlo, inciampò più volte su se stesso, troppo impaurito per muoversi agilmente. Le sua grida sembravano aver perso completamente la loro efficacia e non provocavano nessun cambiamento sul volto del purosangue che continuava imperterrito la sua infernale avanzata.

Al contrario, Vincent stirò le labbra in un sorriso demoniaco, nutrendosi avidamente della paura che quella creatura mostrava nei suoi confronti e nel mentre, una scia dorata volteggiava intorno al suo corpo, lenta e crudele come lo era il passo del suo evocatore. 

Negli occhi del demone, appannati da un'aspra consapevolezza, si delineava con maggiore nitidezza la sagoma del vampiro, sempre più vicina, sempre più imperiosa, sempre più letale.
Sentì le gambe bloccarsi, gli arti ormai divenuti troppo pesanti per riuscire a sostenerlo. Cadde prima sulle ginocchia, poi il suo torace si premette contro il terreno come se qualche forza invisibile lo stesse trattenendo contro la dura roccia sotto di lui, non permettendogli di muoversi. 

Si arrese a quel potere non appena il suo udito non riuscì più a percepire alcun tipo di rumore. 

Un silenzio fin troppo surreale era calato come un manto invisibile sopra di lui e d’istinto i suoi muscoli si irrigidirono, cogliendo il motivo per il quale tutto sembrava essersi fermato in un frammento di tempo. 

Deglutì, sentendosi ad un tratto la gola secca e pensò che fosse paura. Una tremenda paura che lo trascinava sempre di più nella sua gelida morsa, riducendo i suoi respiri a rapidi ansiti tremanti. Strizzò gli occhi, non trovando il coraggio di sollevare lo sguardo. Non gli sarebbe servito poiché già sapeva cosa ci avrebbe trovato dinnanzi. 

Restò allora con il volto rivolto verso il terreno per un tempo che gli parve infinito. Una parte di lui credette persino che il purosangue se ne fosse andato, lasciandolo in preda alla sua umiliazione come punizione per averlo sfidato. Forse, il suo stato arrendevole lo aveva fatto desistere e per un attimo parve crederci. Così trovò finalmente la forza di sollevare lo sguardo, atto che lo fece sprofondare di nuovo nel più completo sconforto poiché Vincent non se ne era affatto andato, e in quel momento lo stava guardando con quegli occhi vermigli e famelici che sembravano colmare al loro interno l’inferno stesso. Non fece tempo ad urlare che una luce dorata pose definitivamente fine alla sua immortale esistenza.

 

 

 

 

*    *    *

 

 

 

 

Elizabeth e Caroline avevano appena varcato la soglia principale della villa quando una luce dorata attirò i loro sguardi verso le ampie vetrate che puntavano in direzione dello scontro. Non servivano domande riguardanti a quell’evento; entrambe sapevano perfettamente cosa era appena successo e quando videro quella luce affievolirsi fino a scomparire del tutto, si scambiarono un’occhiata che colmava una lieve paura. Ora era il loro turno di affrontare Vincent e sapevano che in nessun modo avrebbero potuto evitarlo. 

« Resta calma Elizabeth, vedrai che andrà tutto bene » le aveva detto Caroline con un lieve sussurro per poter infondere un po’ di coraggio ad entrambe. Poi si era scostata da Elizabeth, dandole le spalle per qualche attimo, giusto il tempo per espirare pesantemente e tenere a freno la fame che il sangue dell’umana aveva scatenato in lei. Vincent, fin da quando era piccola, le aveva insegnato come gestire quel desiderio implacabile, ma, anche se aveva fatto notevoli progressi, ogni volta che ne sentiva l’odore doveva dar sfogo a tutto il suo autocontrollo per non cedere a quella golosa tentazione, e non sempre ci riusciva. 

« Tu come stai? » le chiese poi Elizabeth notando quanto era a disagio e preoccupata. In attesa di una risposta, avvolse la mantella scura con più forza sulla ferita che ormai aveva smesso di sanguinare. Caroline aspettò di nuovo qualche secondo prima di voltarsi.

« Una meraviglia! » le aveva risposto con un finto sorriso, portandosi le mani dietro la schiena per iniziare a giocare ad intrecciare le dita con incontrollato nervosismo. Poi il suo sorriso si era spento e i suoi occhi avevano iniziato a seguire i lineamenti del legno sul pavimento. 

« Perdonami » disse ad un tratto, attirando lo sguardo sorpreso di Elizabeth su di sé. « Ti ho messo in pericolo solo perché sono stata imprudente e se Vincent non fosse arrivato in tempo… » 

« Non mi devi delle scuse » la interruppe Elizabeth avvicinandosi a lei « Si è vero, abbiamo rischiato molto questa volta, ma devo anche ringraziarti… e non solo perché mi hai insegnato a volare, anche se, ammettiamolo, dovrò fare ancora un bel po’ di pratica » rise poi strappando una piccola risata anche a Caroline. « Ti sei rivelata una vera amica, e l’ho apprezzato davvero tanto. »

Per qualche istante, l’espressione sul volto di Caroline sembrò congelarsi tra un misto di stupore ed incredulità, per poi sciogliersi in un dolce sorriso, con gli occhi che tornavano di quel bel viola brillante e leggermente lucidi. « Ed è per questo che non hai cercato di scappare? Dopotutto ti ho concesso un’opportunità d’oro! » Parlò con un tono di voce che ancora vacillava per la felicità nell’aver udito quelle parole e il tentativo di ridere per sdrammatizzare la situazione in cui si trovavano.

« Beh… Possiamo metterla anche in questi termini. Non sono riuscita a voltarti le spalle dopo tutto quello che hai fatto per me »

Ammise Elizabeth ciondolando sul posto per l’imbarazzo, dandosi dell’ingenua ripetutamente ma senza sentirsi in colpa. « Inoltre, riflettendoci bene, non è che sarei riuscita ad arrivare molto lontano… » Continuò alludendo all’abilità di Vincent di teletrasportarsi ovunque voglia. L’avrebbe raggiunta ancor prima di lasciarle il tempo di varcare i confini di quella stessa città. 

Caroline dischiuse leggermente le labbra in un sorriso e fece per parlare ma la sua voce non riuscì nemmeno ad uscire dalla gola, bloccata ancor prima di nascere da un leggero sussulto. L’espressione sul suo volto era caduta nuovamente in preda a un leggero terrore, mentre il suo sguardo si era focalizzato alle spalle di Elizabeth dove una lieve nuvola nera si stava diradando lentamente, per lasciare il posto alla figura inquietante del giovane purosangue. 

Elizabeth capì dagli occhi leggermente tremanti di Caroline che Vincent aveva finalmente fatto la sua comparsa, e in quel momento si trovava proprio dietro di lei. Così si voltò di scatto facendo al contempo un passo verso Caroline. 

Lui all’inizio non aprì bocca. Restò a fissare entrambe con quegli occhi indagatori e impossibili da decifrare, aspettando forse che una delle due ragazze iniziasse a parlare. 

Se in una cosa era dannatamente bravo Vincent, era nel non far capire a nessuno cosa gli passasse per la testa, nemmeno a chi gli stava più vicino, come Caroline. E proprio quest’ultima decise infine di prendere parola. 

« Ascoltami Vincent, posso spiegarti » iniziò a dire facendo un passo incerto verso di lui. 

«Che cosa c’è da spiegare? » la interruppe lui con tono severo, zittendola all’istante. « Il fatto che mi hai disobbedito  o che hai permesso ad una prigioniera di vagare per la città rischiando di provocare il più completo caos?» disse avvicinandosi a lei fino a sovrastarla con la sua altezza. 

« Ti rendi conto di cosa avresti potuto scatenare con la tua irresponsabilità? » 

Caroline abbassò il capo colpevole, non riuscendo a rispondere. Sapeva perfettamente a quali rischi sarebbe andata incontro, ma aveva voluto deliberatamente ignorarli, sfidando la sorte senza timore, e aveva perso. Per questo motivo era pronta a pagare i suoi errori, qualunque costo questi avessero richiesto. E lo avrebbe fatto senza opporsi o ribellarsi, mostrando che nonostante tutto non voleva sottrarsi al suo destino.

« … E sei altrettanto consapevole cosa comporti la tua disobbedienza, non è così?! » aveva ripreso Vincent con un tono decisamente più minaccioso, assottigliando lo sguardo con malevolo intento.
« Da te non mi aspettavo un simile comportamento. Mi hai deluso. Dovrò… »
Elizabeth non riuscì più a restare in disparte e scattò in avanti, ponendosi tra lui e Caroline senza timore.

« Vi impedisco farle del male! » Affermò quasi urlando, prendendo le difese della vampira con un coraggio e una convinzione che non credette sue.

« Lei non ha fatto niente di così terrificante da dover essere punita con così tanta severità! » continuò ricordando perfettamente la presunta fine che aveva fatto quell’essere demoniaco pochi istanti prima. « A mio parere, qui dentro voi siete l’unico mostro degno di questo nome! Dovreste vergognarvi ed avere la decenza di farvi un esame di coscienza prima di condannare qualcuno che non merita di esserlo! » 

Aveva urlato quelle parole tutto d’un fiato ed ora si ritrovava con il fiatone a sfidare il purosangue che gli stava davanti. Lo sguardo di lei vacillò appena, indecisa su quale dei due occhi focalizzare la sua attenzione, dato la vicinanza con cui si ritrovava a guardarli. Vincent, al contrario, teneva lo sguardo fisso, immutato su di lei. Caroline appoggiò una mano sulla spalla di Elizabeth, e la chiamò piano per esortarla a tirarsi indietro, gesto che non fece altro che attirare su di lei lo sguardo freddo del vampiro. Mollò subito la presa.

Temette ad una reazione improvvisa e violenta di Vincent per far pagare ad Elizabeth la sfrontatezza con cui aveva osato sfidarlo, ma ciò non avvenne.

Lui chinò invece il busto in avanti, fino ad avvicinare il suo volto a quello di Elizabeth tanto da sentire il respiro flebile di lei sulla pelle. 

« Lo credete veramente? » le sussurrò con voce provocatoria, mostrandole un sorriso beffardo e da predatore quale era. Elizabeth sentì subito tutti i muscoli irrigidirsi, come se si fosse congelata sul posto. 

« E ditemi, se io sono il mostro… voi umani, che cosa siete? » Sibilò lui.

Fece una pausa, per permettere all’umana di cogliere la nota grave di accusa con cui aveva pronunciato quelle parole.
« A quanto mi risulta, non siete poi così diversi da ciò che voi condannate… Per non dire addirittura peggiori. » 

Nello sguardo di Elizabeth, Vincent vi lesse una leggera confusione, unita ad un senso di consapevolezza nell’aver colto un fondo di drammatica verità in quello che aveva detto. Quindi continuò.

« Voi ci cacciate, ci uccidete, senza prendervi il disturbo di informarvi sul nostro conto… » la sua voce si era fatta più grave e profonda, mentre gli occhi si erano illuminati di una lucida follia che aveva l’unico scopo si enfatizzare quello che stava pronunciando con palpabile disgusto.

« … e questo solo perché secondo il vostro parere, noi non siamo altro che l’incarnazione del male più oscuro che affligge il vostro mondo, e quindi indegni di vivere e calpestare il vostro stesso suolo! Evidentemente siete troppo ciechi e pigri per scomodarvi a scendere dal vostro presunto trono e guardare con i vostri occhi la verità che vi si pone davanti! » L’ultima parola l’aveva quasi urlata, riuscendo solo all’ultimo a trattenerla prima che si trasformasse in un ringhio feroce, tanto che Elizabeth credette che l’avrebbe aggredita subito dopo. Si accorse di stare tremando e di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo. 

Vincent sapeva essere davvero terrificante e non solo d’aspetto; lui sapeva esattamente che cosa dire per provocare il turbamento anche nel più pacifico degli animi. Restò a fissarlo, senza accennare a muoversi, ascoltando il suo respiro che sembrava essere divenuto l’unico suono presente in quel momento. Dopo interminabili secondi, Vincent si era allontanato da lei, facendo qualche passo indietro per poi volgergli le spalle, nascondendo un sorriso vittorioso comparso sulle sue labbra.

« Ti sbagli » sentì dire ad un tratto e si costrinse a voltarsi di nuovo verso Elizabeth. 

« Cosa hai detto? » chiese lui corrucciando le sopracciglia con espressione sorpresa ed indagatrice.

« Ti sbagli » ripeté la ragazza, deglutendo per cercare di scacciare il nodo alla gola che sembrava volerla soffocare. 

« Sugli umani » precisò « Non tutti siamo così, vi sono anche persone buone che sono disposte ad accettarvi » continuò in un sussurro tremante, la voce che stentava ad uscire chiara.
Vincent la guardò, chinando leggermente la testa di lato come un rettile, come se stesse osservando qualcosa di estremamente raro oppure di talmente assurdo da mettere in dubbio la sua effettiva esistenza.
« Credete veramente che sia così? » chiese poi lui, avvicinandosi di nuovo a lei con fare minaccioso, ma con movimenti lenti.
« Credete davvero che gli umani possano accettarci per ciò che siamo e che rappresentiamo per loro?! » la sua voce era aumentata di nuovo di intensità e si fece man mano più dura e aggressiva, come lo era già il suo sguardo. « Siete certa che possa esistere qualcuno che non nutra nessun risentimento nel vivere insieme a noi mostri, che costituiamo una pericolosa minaccia sia per le loro vite che per quelle dei loro figli?! »

« Si » 

La risposta decisa e del tutto inaspettata di Elizabeth lo fece ritrarre con le spalle di qualche centimetro, mentre un’espressione di completa sorpresa gli modellò il volto facendolo sembrare meno minaccioso di come appariva veramente. Non durò che un instante, poiché i suoi lineamenti si indurirono per riprendere il controllo sulle proprie emozioni. Restò a studiarla senza proferire parola per alcuni interminabili secondi, come se volesse ricercare nei suoi tratti un accenno di indecisione o ripensamento per quella sillaba che aveva pronunciato con così tanta convinzione. Nello sguardo di lei vi colse la paura e l’angoscia, ma nemmeno la minima goccia di incertezza. Vi era una ferrea sicurezza nei suoi occhi, che aveva visto accentuarsi in quel piccolo istante.

« Se è vero ciò che affermate, se siete convinta a tal punto delle vostre parole allora ditemi… Cos’è che vi ha portato a trarre quest’assurda conclusione? Da cosa è nata questa vostra idilliaca illusione che per noi possa esserci un futuro diverso da quello che molti di voi si aspettano? » le chiese con una certa curiosità nella voce e subito dopo si fece attento, per ascoltare con interesse la risposta che avrebbe dato. 

« Gli Hunter » rispose lei con la stessa convinzione con cui gli aveva riposto precedentemente.

« Gli Hunter? » ripeté lui accigliato.
« Esatto. La maggior parte di loro sono creature della notte, che convivono con le persone normali senza essere temute da nessuno o essere costrette a nascondersi dalla luce del giorno. Danno protezione alla gente e grazie a questo si sono guadagnati la loro fiducia! »
Vincent rimase impassibile per qualche istante. Poi scoppiò in una sonora ed amara risata.
« Quanto sei ingenua! » esclamò passandosi una mano fra i capelli biondi quasi con rabbia, per poi abbassarla ad afferrare senza preavviso la mantella scura di lei, in uno scatto fulmineo ed aggressivo. La trascinò più vicina a lui e la costrinse a guardalo in volto. 

« Tu osservi la superficie, ma non scavi mai per vedere cosa si cela al di sotto di essa! Voi Hunter non siete che pedine nelle mani di coloro che non fanno altro che approfittare di voi! » La sua voce era diventata di nuovo colma di una rabbia lucida, i denti digrignati mentre ringhiava fuori quelle parole, incurante di quanto queste potessero essere taglienti.
« Siete come dei cani tenuti al guinzaglio, addestrati a mettere la vostra forza al servizio del misero genere umano! Vi siete fatti ingannare come degli stolti e avete creduto alle loro menzogne senza neanche accorgervi che in realtà a loro non interessa niente di voi! Anche se morirete per salvare le loro inutili vite, loro non verseranno neanche una lacrima per voi, anzi, gli fareste solo un favore! » la stretta sul suo mantello si era serrata con maggiore forza ed Elizabeth si era sentita costretta a sollevarsi in punta di piedi.
« E non potete neanche ribellarvi, poiché se lo fate, se oserete a muovere anche un solo dito contro di loro, perderete questa fiducia di cui mi hai parlato che non è altro che una tua mera e stupida illusione! »
Elizabeth sussultò a quelle ultime parole mentre i suoi occhi si erano fatti inconsciamente lucidi.
Stava tremando, ma questa volta, la paura rivestiva solo un ruolo marginale. In quel momento, un tumulto di emozioni le stavano attanagliando il petto, così intricate e sbagliate che non sarebbe riuscita nemmeno a descriverle. 

Era sconvolta ma allo stesso tempo sorpresa perché Vincent si era rivelato di nuovo a lei attraverso lo sguardo, mostrando una collera rivolta ad un tempo lontano, ma così profonda che vi aveva visto in essa le cicatrici di chi si era fidato e successivamente era stato tradito da quella stessa speranza in cui lei sembrava affidarsi con così tanta determinazione.
Non sapeva se Vincent avesse voluto rivelarglielo o semplicemente se gli era sfuggito in quell’istante, ma lei lo aveva colto e lui sembrò rendersene conto. Mollò di scatto la presa su di lei, ed Elizabeth quasi perse l’equilibrio quando i suoi piedi toccarono di nuovo completamente il suolo. Lui invece, raddrizzò le spalle, indossando di nuovo quella maschera indecifrabile che aveva imparato a portare con tanta semplicità. Guardò Caroline, che per tutto il tempo era rimasta in disparte, incapace di intervenire difronte a una simile scena. 

Per alcuni secondi, nessuno di loro parlò finché Vincent non diede loro le spalle e iniziò ad avviarsi verso una porta vicino alle scale. Si fermò un attimo prima di varcare la soglia, girandosi il necessario per scorgere la figura di Caroline.
« Riportala nella sua camera, e questa volta, fa che ci resti » Pronunciò severo.
Non aggiunse altro e scomparve nell’oscurità, lasciando le due ragazze con una leggera confusione.
« Coraggio seguimi » sussurrò Caroline avvicinandosi piano ad Elizabeth « … E vediamo di curare quella ferita » cercò di sorriderle, ma tutto ciò che ottenne fu una smorfia amara e triste. La ragazza annuì solamente, senza replicare.





Nella stanza accanto al salone, Darius aveva assistito all’intera scena, celando abilmente la sua presenza e tenendosi ben lontano dalla porta per non farsi vedere. Digrignò i denti stringendo le mani a pugno lungo i fianchi e si discostò dal muro sul quale era appoggiato con uno scatto e si diresse verso la parete rocciosa. Rimase in ascolto, in silenzio, accertandosi in tal modo di essere solo. Così spinse una pietra e di nuovo il muro si scostò rivelando delle scale a chiocciola. Le scese velocemente, ritrovandosi di nuovo a percorrere quel lungo corridoio tetro, immerso nei suoi pensieri. Quella ragazzina era senz’altro un problema per lui. Vincent non aveva mai vacillato e non si era mai mostrato vulnerabile. Ma da quando era entrato in contatto con gli Hunter e da quando era tornato dall’ultimo scontro con quest’ultimi, qualcosa in lui era cambiato. Aveva notato le vesti strappate e macchiate del suo stesso sangue, sopratutto all’altezza dello stomaco. L’andatura decisa ma priva del suo solito portamento regale e il volto, scavato da una profonda stanchezza. Inoltre, per l’interno giorno successivo non aveva fatto altro che nutrirsi, segno evidente che chiunque fosse stato il suo avversario, era stato in grado di ferirlo e sfiancarlo come nessuno era mai riuscito a fare, o almeno, da quando lui ne aveva memoria. Lo aveva visto debole, impotente e ricordò di aver provato il disgusto nell’osservarlo. Lo stesso disgusto che ora stava provando in quel momento. Quelle due ragazzine avevano violato le sue regole ferree e lui non le aveva punite, come invece aveva fatto con quel demone.
Secondo il suo parere, un atto imperdonabile.
Arrivò alla pesante porta di legno che si aprì al suo tocco. Entrò in quella piccola stanza, ma invece di fermarsi proseguì aprendo un altra porta in legno massiccio. Percorse un altro corridoio finche non giunse davanti a delle sbarre di ferro che delimitavano una gabbia.
« Pare, amico mio, che sia arrivato il momento di agire, non sei d’accordo? »
Un ruggito orrendo arrivò in sua risposta e una creatura immonda comparve dall’oscurità per scagliarsi contro le sbarre, nel tentativo di colpirlo con i suoi possenti artigli.
Darius sorrise malignamente, restando a distanza di sicurezza e osservando con soddisfazione gli occhi di quella belva. Uno rosso e nero, mentre l’altro viola e giallo.






Salve a tutti! Eccomi tornato dopo un tempo immemore! Scusate la mia lunga assenza ma in questo periodo sono successe molte cose e odio doverlo dire, molte di queste sono state brutte. Quindi perdonatemi se potete. Ma ora eccomi qui! Non potevo mica abbandonarvi no? :D
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e purtroppo non è quel genere drammatico che avevo accennato, poichè la mia ispirazione mi ha costretto a posticiparlo.
Spero comunque che continuate a seguirmi e a recensire perché i vostri commenti per me sono fonte di ispirazione e mi aiutano a migliorare! :)
Bene che dire... DOMANDE!
Come avete trovato questo capitolo? Sconvolgente? Noioso? Fantastico?
quale è la vostra opinione sull'intricato Vincent Moore?
Cosa accadrà ora a Elizabeth e Caroline? E chi tramerà nell'ombra?
Grazie a tutti coloro che seguono e leggono :D Alla prossima! :)
Ringraziamenti :
Dei grazie davvero speciali vanno a:
fairy94 !!!
Cristina Maurich 55

Per avermi lasciato delle bellissime e stupende recensioni nell'ultimo capitolo:D

Poi grazie come sempre a chi ha messo la mia storia tra le preferite ovvero :
Akemi chan
LoStregatto
Martina Malfoy
Shadow writer
valevane1991
valey_

Tra le Seguite:
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Tra le ricordate:
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