Amore e circuiti di LadyGaunt (/viewuser.php?uid=37876)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ricordi ***
Capitolo 2: *** l'inizio ***
Capitolo 3: *** una nuova vita ***
Capitolo 4: *** L'appuntamento ***
Capitolo 5: *** La sera prima del dì di festa ***
Capitolo 6: *** Un incontro difficile ***
Capitolo 7: *** Il vulcano ***
Capitolo 8: *** Imprevisti all'orizzonte ***
Capitolo 1 *** ricordi ***
RICORDI
Volava,
il vento le scompigliava i lisci capelli biondi e i caldi raggi del
sole le illuminavano il giovane volto. Non aveva idea di dove si
stesse dirigendo, ma non improtava, voleva andare lontano. Aumentò
la velocità e con la sola compagnia dei suoi pensieri si
scagliò tra le bianche nuvole, come se la loro purezza la
potessero aiutare a trovare un po' di serenità.
Perchè?
Perchè l'aveva fatto? A che scopo sprecare un desiderio per
lei e per suo fratello, coloro che fino a qualche giorno prima
avevano tentato di ucciderlo insieme all'intera umanità? Si
trattava di pazzia o di qualcosa di molto più profondo?
Si
passo una mano tra i capelli sistemandone una ciocca dietro un
orecchio.
Sollevò
lo sguardo e gli occhi cristallini come il ghiaccio si posarono su
una nuvola che in lontananza predominava sull'orizzonte.
Improvvisamente le apparve la sua tonda faccia sorridente, goffa ,ma
allo stesso tempo molto dolce. Non riusciva a sopportarlo, perchè
si sentiva così?
“Sei
uno stupido!” urlò lanciando una sfera d'energia contro
l'immagine illusoria di Crilin.
Sospirò,
che stava facendo? Se la prendeva con il nulla ora?!.
Rallentò
l'andatura e dall'alto del cielo scorse un piccolo arcipelago di
isole, ne scelse una e cominciò a scendere di quota.
L'isola
era piccola, ma incantevole, un vero proprio angolo di paradiso.
Non
aveva dove andare, ma al momento non le importava, la sua mente era
occupata da altro. Atterrò sulla spiaggia e quasi stremata si
sedette su quel manto dorato ad osservare l'immensità del
mare.
Cosa
l'aveva spinto ad essere stato così gentile con lei? Non solo
aveva cercato disperatamente di difenderla da Cell, ma l'aveva tratta
in salvo e adesso aveva eliminato l'unica arma che lui e si suoi
amici potevano avere contro di lei e C17.
Cosa
lo rendeva così sicuro di non doversi più preoccupare
di loro? Non era stato imprudente da parte sua?
Si
sdraiò lasciandosi baciare dal sole. Nessuno le aveva mai
dimostrato tanto affetto, nessuno. Chiuse gli occhi e con amarezza
lasciò che i frammenti della sua vita la circondassero.
Era
buio, il sole aveva già lasciato spazio alla luna, una luna a
cui era stato impedito di risplendere quella sera.
Un
immenso manto di nubi ricopriva la Città del Sud.
Pioveva
e le nuvole cariche di quella gelida pioggia non sembravano voler dar
tregua ai poveri cittadini che date le circostanze si affrettavano a
raggiungere il calore del proprio focolare domestico. Tra questo via
vai di gente, due bambini se ne stavano seduti sotto la tettoia di un
negozio, stretti l' uno all'altra per poter contrastare il freddo che
li avvolgeva, loro non avevano nessun focolare a cui fare ritorno.
Improvvisamente
un fulmine squarciò il cielo.
“Ho
tanta paura!” piagnucolò la bambina nascondendo la testa
biona tra le braccia del fratello gemello.
“Sta
tranquilla era solo un fulmine, presto questo temporale finirà”le
rispose cercando di rassicurarla.
“Me
lo prometti?”
“Te
lo prometto” rispose lui sorridendole amorevolmente.
“Vi
ho detto che non dovete stare qui, mi ifastidite i clienti! Andate
via!!” urlò il negoziante uscendo fuori dalla bottega.
I
bambini non si mossero, sperando di non dover lasciare il loro
momentaneo rifugio, almeno fino al termine del temporale.
“Siete
sordi forse?! Andateveme!” gridò con fare minaccioso.
“Signore,
la pre...” implorò il bambino.
“VIA!”
Notando
l'aggressività dell'uomo il bambino prese la sorella e insieme
corsero via.
Durante
la fuga il bambino dai capelli corvini era furioso, non con qualcuno
in particolare, quel negoziante non era certo il primo che li aveva
cacciati.
Era
furioso con il mondo intero, un mondo che sembrava averli
abbandonati.
Il
suo cuore si stava tanto riempiendo di rabbia che non riusciva a
sentire la voce della sorella.
“Rallenta,
non correre così veloce, non ce la faccio!” implorava
inutilmente, finchè inciampò e cadde. Solo a quel punto
il fratello si fermò.
La
bambina si stava rialzando dolorante con i vestiti logori zuppi e non
riuscendo più a trattenersi scoppiò in lacrime.
A
quel punto le si avvicinò il gemello e dopo averle poggiato le
mani sulle spalle, guardandola nei candidi occhi azzurri così
simili ai suoi disse:
“Dai,
non piangere, non è successo niente”
“Uft,
uft, mi sono fatta tanto male” disse tra le lacrime.
“Non
ti preoccupare. Coraggio asciugati le lacrime.” inutilmente
cercava di consolarla e poi continuò:
“ Dobbiamo
essere forti! Noi non abbiamo nè una mamma, nè un papà
che si possa occupare di noi” il suo tono non era più
dolce, ma era diventetato forte e deciso e forse era stato questo
cambiamento a interrompere il piagnucolio della sorella.
“ Perchè
non c'è nessuno che ci vuole bene? Perchè tutti ci
trattano male e sono cattivi con noi? Perchè siamo soli?”
chiese tristemente con la sua tenera voce.
Qualche
secondo di silenzio precedette le parole del fratello, che dopo
averla abbracciata le disse:
“Non
sei sola, ci sono io qui con te e ti prometto che ce la pagheranno!
Un giorno ci vendicheremo, sorellina!”
C18
aprì gli occhi e si asciugò la guancia sinistra su cui
scendeva una lacrima.
La
giovane voce del fratello continuava a risuonarle nella testa, così
chiara e nitida, che sembravao non aver risentito del trascorrere del
tempo.
Adesso
però era sola.
Si
mise in piedi e dopo qualche attimo di esitazione si alzò in
volo lasciandosi circondare dall'immensità del cielo.
Doveva
trovare C17.
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Capitolo 2 *** l'inizio ***
L'INIZIO
Salve gente! Prima di
tutto volevo ringraziare chi ha letto il precedente capitolo e in più
volevo anche scusarmi per l'attesa, ma sono tornata da Lisbona solo
da qualche giorno. Ringrazio in particolare Shira per aver messo tra
i preferiti la mia storia e monicar92 e scImMIA per aver lasciato un
commento. Buona lettura!
Il
sole splendeva alto in un cielo così limpido da sembrare quasi
trasparente.
I
caldi raggi solari l'avvolgevano come se avessero voluto darle, con
il loro calore, quel conforto che in quel momento sentiva tanto d'
aver bisogno.
Non
aveva idea di dove si potesse trovare C17 ma l'unico luogo che le
era venuto in mente era quello in cui lo aveva visto l'ultima volta.
Con
decisione aumentò la velocità e così decise di
ritornare sull'isoletta in cui suo fratello era stato assorbito da
quel mostro di Cell, già Cell, pensare per una frazione di
secondo a quel terrificante essere di cui alla fine era diventata
parte, le aveva fatto sentire un brivido su per la schiena.
Era
viva, viva per miracolo e questo lo doveva solo a lui, a quel tenero
nanetto pelato. Il solo pensarlo fece diventare triste il suo volto,
l'aveva trattato male e non se lo meritava, pensò, poi scosse
la testa e il suo viso tornò serio.
Lei
non gli doveva niente, lui aveva fatto tutto da solo.
Scese
di una decina di metri e senza rallentare rimase a fissare,
pensierosa, la sua immagine riflessa sull'oceano.
Mentre
volava, lasciando che la brezza marina le sfiorasse il volto,
continuava a pensare alla sua vita prima che tutta quest'assurda
storia avesse inizio.
In
una strada resa buia dalla notte una serie di rombi e di fasci di
luce facevano eccezione a quell'oscurità e a quel silenzio.
Un
gruppo di moto sfrecciava a tutta velocità sull'asfalto.
Erano
ragazzi di strada, un gruppetto di teppisti che dopo aver compiuto la
loro ultima balordia, stava facendo ritorno al proprio rifugio.
In
testa al gruppo, un giovane dai corti capelli castani e gli occhi
verdi, con la sua imponente moto, spadroneggiava sulla strada
sentendosela quasi sua, in fondo perchè non doveva? Erano anni
che con la sua banda aveva il controllo di quella zona della città.
Dietro
di lui, con le candide braccia che gli stringevano l'addome
muscoloso, stava seduta una ragazza con i lunghi capelli color
dell'oro scompigliati dal vento. Era la sua ragazza, la più
bella di tutte quelle insignificanti ragazzine che volevano unirsi a
loro.
Più
indietro, su una moto di cilindrata più piccola rispetto alle
altre, ma che riusciva lo stesso a fare la sua figura, c'era un
giovane ragazzo dai lunghi capelli neri raccolti in un codino. I suoi
occhi cristallini erano fissi sulla sorella. Non gli andava che lei
stesse con quel tipo, tra le tante cose, era famoso per il modo in
cui trattava le ragazze e al giovane non andava che la sua gemella
facesse parte di quella lunga lista di cuori spezzati e umiliati. In
quanto capo della banda, però, la decisione su chi ammettere
nel gruppo era sua e sapeva bene che lui aveva accettato la loro
richiesta solo perchè quel delinquete era attratto da lei.
Ma
non avevano scelta, dopo tutto quello che stava accadendo sarebbe
stata una follia rimanere da soli.
Da
un pò di tempo si raccontava di strani rapimenti e uccisioni.
Tutta la popolazione della Città del Sud stava vivendo da mesi
nel terrore. Giravano voci su esseri spaventosi che con la loro
crudeltà seminavano terrore e morte. Creature infernali prive
di ogni umanità.
Presero
per una strada secondaria e dopo qualche minuto giunsero a quello che
da qualche tempo potevano definire casa. A guardarlo bene non era
altro che un enorme capannone situato ai confini della città.
Dopo aver spento i motori i giovani scesero dai loro mezzi.
Erano
ragazzi come loro, tra i 14 e i 20 anni, ogniuno con una storia
diversa da raccontare, ma tutti con uno scopo in comune: vendicarsi,
vendicarsi di quel mondo e di quella società in cui molti
credevano e da cui loro erano stati emarginati.
“Eheheh,
abbiamo raccolto un bel bottino, vero capo?” disse tra le
risate un ragazzo magrolino e pieno di orecchini.
“Ahahah
già, hai sentito come urlavano? “vi prego non fateci del
male”ahahah, patetico!” aggiunse un altro ricoperto di
tatuaggi mentre sventolava trionfante dei sacchi pieni di banconote
ed era accompagnato dalle acclamazioni dei compagni.
“Bene
ragazzi, questa sera siete stati molto bravi, complimenti!”
alle parole del giovane dagli occhi verdi seguirono urla e applausi.
“Adesso
divertiamoci!!” gridò, ma non ebbe il tempo di dire o
fare altro che un'esplosione richiamò l'attenzione dei
giovani.
“Che
cosa è stato?” domandò tremante una ragazza coi
capelli neri.
“Non
saranno mica loro?” chiese un'altra terrorizzata. Nessuno
rispose, in compenso la paura apparve negli occhi di tutti. Non
ebbero il tempo di reagire che un'altra esplosione, questa volta più
vicina, li scaraventò a terra, poi 3 gigantesche figure
apparvero dinnanzi a loro.
Anche
se avevano forme umane bastava guardarli in viso per capire che in
quei corpi non vi era nessun cuore che batteva. Contemporaneamente i
due mostri alzarono le mani su cui erano già apparse delle
abbaglianti sfere di energia, ma una voce interruppe le loro
intenzioni.
“Fermi!”
un vecchio con dei grandi baffi e una lunga chioma bianca era apparso
da dietro i due esseri. “Non fategli del male, mi servono vivi”
poi riferendosi al gruppo di giovani continuò:
“Non
abbiate paura, nessuno vi farà del male, almeno finchè
non lo vorrò io. Sono qui per farvi una proposta...”
Già,
tutto aveva avuto inizio da quella sera, da quando il dottor Gelo li
aveva convinti ad unirsi a lui nella sua lotta contro l'umanità.
Ciò che li aveva spinti ad accettare era stata l'opportunità
di potersi finalmente vendicare, ma forse aveva contribuito il timore
di venire eliminati da quei mostri, perchè loro in fondo non
erano cattivi, erano stati solo sfortunati.
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Capitolo 3 *** una nuova vita ***
Una
nuova vita
Ripensare
al passato non migliorò di certo il suo umore, al contrario,
rivivere tutte quelle esperienze le provocò un vuoto interiore
che non era neppure paragonabile all'immensità dell'oceano che
stava sorvolando. Da quando era nata aveva avuto un fato avverso, ma
adesso basta, l'unica cosa che desiderava era un pò di pace e
serenità.
Qualche
istante dopo, qualcosa all'orizzonte attirò la sua attenzione.
Era
arrivata, finalmente aveva raggiunto quella maledetta isola.
Dopo
essere atterrata si guardò intorno alla ricerca del fratello,
ma l'unica cosa che vide fu solo la natura selvaggia che regnava in
quel luogo.
“Dove
sei finito C17?” sospirò tristemente, poi decise di
alzarsi nuovamente in volo, dall'alto avrebbe avuto una visuale
migliore dell'isola e così fu. Con gioia riuscì a
scorgere la figura del gemello. Se ne stava in piedi su una scogliera
con un' aria seria lasciandosi circondare dal vento, anche lui in
quel momento di solitudine ripercorreva i passi della sua esistenza.
Aprì
gli occhi. Non vedeva chiaramente cosa avesse dinnanzi a se, l'intera
stanza era avvolta dal fumo e dall'oscurità fatta eccezione
per qualche piccola fonte di luce proveniente dai numerevoli
apparecchi scientifici che lo circondavano. Si trovava all'interno di
una strana capsula da cui uscì dopo qualche secondo e non
appena il fumo diminuì riuscì a distinguere la figura
che aveva difronte. Era lui, anche se lievemente diverso non poteva
che essere lui, il Dottor Gelo.
“Un
buon risveglio a te C17” gli disse fissandolo con un
espressione maligna e soddisfatta allo stesso tempo “e anche a
te, mia cara C18” continuò voltandosi alla sua destra.
Il
giovane si voltò nella sua stessa direzione e vide la sorella
uscire da una struttura uguale a quella in cui si trovava lui.
Non
si ricordava niente. Perchè erano stati rinchiusi in quegli
aggeggi? Perchè li aveva chiamati con quei nomi? E
soprattutto, che cosa gli aveva fatto?
Cercò
lo sguardo della sorella sperando di avere qualche chiarimento, ma
pure lei era confusa quanto lui.
“Ascoltatemi
bene” disse lo scienziato “voi siete i mie nuovi androidi
C17 e C18. Vi ho costruiti io, dotandovi di un immenso potere che
dovrete usare per sconfiggere chiunque osi contrastare il mio volere.
Adesso venite, mettete pure alla prova le vostre capacità”.
Ancora
confuso, uscì fuori dal laboratorio segreto dello scienziato.
Appena l'enorme porta di metallo si aprì ebbero difronte un
vasto paesaggio roccioso.
“Coraggio,
distruggete la città più vicina, mi raccomando non
risparmiate nessuno, dovete essere spietati! In questo modo
attirerete sicuramente quel maledetto Goku. L'ho osservato bene in
questi anni e sono certo che nè lui nè i suoi amici
sono al vostro livello. ” ordinò il vecchio scienziato.
Diversamente delle sue aspettative però, nessuno dei due si
mosse.
“Che
vi prende? Non mi avevte sentito? Andate a distruggere quella città,
è un ordine!!” gridò.
Gli
occhi dell'androide numero 17 si accesero di rosso. Si sentiva
fortissimo e l'ultima cosa che aveva in mente era quella di obbedire
agli ordini di un vecchio pazzo.
“Io
non prendo ordini da nessuno!!!” gridò scagliandosi
sull'indifeso dottore, poi tutto si fece nuovamente buio.
Questi,
erano i suoi primi ricordi da androide.
L'incontro
con il Dottor Gelo non era stato del tutto negativo, se era un
potente guerriero lo doveva solo a lui, ma quel pazzo li aveva
ingannati, li aveva usati come delle cavie e peggio li aveva creati
con il solo scopo di farli assorbire da quel dannato Cell.
Quando
aveva deciso di unirsi a quel folle, non era altro che un ragazzino
che voleva pareggiare i conti con l'umanità che lo aveva
fatto soffrire, ma adesso si rendeva conto d'esser stato uno stupido.
“C17!!!”
urlò la giovane sorridendo.
Udendo
quella voce così familiare si girò in tempo per
ricevere in un abbraccio la sorella.
“Ah,
finalmente ti ho trovato, temevo di non rivederti mai più”.
“Sono
contento di vedere che tu stia bene, temevo che alla fine Cell
avrebbe assorbito pure te, ma dimmi che cosa è successo?”
A
quel punto C18 raccontò al gemello tutti gli eventi che erano
accaduti da quando lui era finito nelle grinfie di quel mostro,
evitando di nominare Crilin e il desiderio espresso per loro.
“Capisco...
dunque adesso siamo liberi” concluse il giovane.
“Già,
non mi sembra vero”
“Bene,
allora a presto sorellina” le disse dandole le spalle e sul
punto di spiccare il volo.
“Cosa?
Come sarebbe a dire? Dove hai intenzione di andare?” gli chiese
mettendogli una mano sulla spalla con l'intenzione di bloccarlo.
“Non
lo so, c'è un mondo tutto nuovo da scoprire e non ho
intenzione di perdermelo e ti consiglio di fare lo stesso. Per colpa
del Dottor Gelo abbiamo rinunciato a tanto e adesso spetta anche a
noi la nostra porzione di felicità, non credi?”.
Lasciò
la presa. Le sue parole la sconvolsero, anche se vere non poteva
accettare l'idea di separarsi dal fratello.
C17
notando la tristezza nei suoi occhi aggiunse:
“Non
fare così, il mio non è mica un addio!” . Le fece
un tenero sorriso e dicendole “Stammi bene” volò
via.
Con
amarezza lo vide andare sempre più lontano da lei, finchè
non divenne un piccolo puntino.
Si
guardò intorno spaesata. Non aveva più senso stare li,
forse non aveva più senso stare in nessun luogo. No, si
sbagliava un luogo in cui andare c'era. Si alzò in volo e a
tutta velocità si diresse verso la sua meta.
“Ondaa-eneeergetiicaaaa”.
Un
potente raggio di energia di un azzurro argenteo interruppe la
tranquillità delle acque marine dividendole. Nessuno avrebbe
mai detto che un nanetto di quelle dimenzioni fosse in grado di
compiere certe cose.
“Non
ci siamo, non è ancora abbastanza” disse non appena
l'onda si estinse dalle sue mani.
Da
quando era tornato dal palazzo del supremo non aveva fatto altro che
allenarsi. Mai come nell'ultimo scontro si era reso conto della sua
inferiorità . Si era convinto che l'unico motivo per cui quel
dolce angelo cibernetico l'aveva rifiutato era la sua debolezza
fisica.
Come
poteva innamorarsi di qualcuno molto più debole di lei, pensò.
Uno che non era stato neppure in grado di proteggerla. Questi
pensieri fecero tornare alla mente del povero Crilin l'immagine della
sua amata che veniva “elegantemente” assorbita dalla
“coda-aspirapolvere” di Cell.
Come,
come avrebbe potuto conquistare il suo cuore di metallo?
Neppure
il desiderio che aveva espresso per lei sembrava averla
impressionata, anzi dalla sua reaziore sembrava aver suscitato
l'effetto contrario.
Stava
impazzendo non riusciva a togliersela dalla testa. Non ci era
riuscito prima quando per amor suo aveva messo in pericolo l'intera
umanità figuriamoci adesso che era finalmente tornata la pace.
Esasperato
lanciò un'altra onda energetica, questa volta più
potente.
Ansimando
si sedette a terra e contento per il buon risultato fece un lieve
sorriso.
“Te
la prendi con i pesci adesso?!”.
Riconoscendo
la voce , Crilin si pietrificò. Aveva paura, non voleva
girarsi per avere la conferma della sua speranza, temeva di
sbagliarsi, eppure avrebbe riconosciuto quella voce fra mille.
Si
voltò e lì vicino alla parete rosa della Kame House con
le mani sui fianchi, c'era C18.
Continua...
Buona
sera a tutti! Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Finalmente C18 e
testa pelata si sono incontrati, che cosa accadrà adesso? Beh,
dovrete aspettare il prossimo capitolo.
Ringrazio
Sailor Fede per aver aggiunto la fic tra i preferiti, monicar92 e
scImMIA per i loro adorabili commenti e tutti quelli che hanno
semplicemente letto.
Ciao ciao!
Lady
Gaunt
|
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Capitolo 4 *** L'appuntamento ***
L'APPUNTAMENTO
Non riusciva a spiccicare
una sola sillaba, era come se si fosse incantato.
Provò ad alzarsi e
goffamente ce la fece, ma continuando a fissarla, come se distogliere
lo sguardo da lei la facesse svanire da un momento all'altro.
Tremante fece qualche
passo verso la giovane.
“C-C18, ma sei
proprio tu?” balbettò.
Lei accennò un
sorriso carico di sarcasmo e incrociando le braccia al petto rispose:
“Certo che sei
perspicace, ci siamo visti solo poco tempo fa e già ti faccio
questo effetto?”
Arrossì, che
idiota, si stava rendendo ridicolo.
“Scusami, è
solo che... ecco... sono sorpreso di rivederti e non ti nascondo che
la cosa mi fa molto piacere”
“Ehi, non farti
strane idee, carino. Sono venuta qui solo perchè volevo
ringraziarti per il desiderio che hai espresso per me e per mio
fratello, tutto qua”.
Il povero Crilin fece una
smorfia quasi di dolore per quello che aveva sentito, ma non si
afflisse del tutto, in fondo lei era li con lui e non doveva rovinare
la sua seconda chance.
“Oh, si figurati è
stato un piacere, ma a proposito, dov'è C17? Sta bene, è
tornato pure lui in vita con le sfere, vero?”
C18 abbassò lo
sguardo cercando di nascondere la tristezza che stava provando, non
si era ancora abituata alla separazione dal suo gemello.
“Si, sta bene...”
riuscì a dire, per poi aggiungere “Bene, ora io vado,
grazie ancora per quello che hai fatto” si voltò e
nello stesso momento in cui i neuroni di Crilin capirono che se ne
stava per andare via un 'altra volta, un pezzo del suo cuoricino si
spezzò.
“Aspetta, non andare
via subito, che ne dici se... aaahh!”
C18 si girò
nuovamente e l'immagine che ebbe difronte era quella di Crilin con la
faccia sulla sabbia, il poverino era inciampato su una delle sdraio
nel tentativo di raggiungerla e adesso, dopo essere riemerso, la
stava guardando imbarazzato.
Lei ricambiò con il
suo sguardo di ghiaccio.
Il giovane abbassò
la testa in segno di sconfitta, era inutile, qualsiasi cosa facesse
era un disastro, se contiunava con questo suo atteggiamento non
l'avrebbe mai conquistata. Continuò a fissare i granelli di
sabbia, incapace di reggere il suo sguardo, finchè una risata
cristallina non lo ridestò.
Alzò il capoccione
pelato e quasi non riuscì a credere a quello che vedeva: C18
stava ridendo.
“Ahahah, sei proprio
buffo, lo sai?”
“Bhe, se ti rende
felice, sono contento di esserlo!” rispose entusiasta di come
le cose stessero andando.
Si rialzò e dopo
essersi ripulito vide che lei lo stava fissando dolcemente, era
incredibile come quegli occhi color del ghiaccio potessero sembrare
così dolci.
“Senti, ti andrebbe
di...”
“Ehi, Crilin! Ma che
sta succedendo? Che cosa è tutto questo baccano?”
In quel preciso istante si
era affacciato “l'immortale” Genio, armato dei suoi
occhiali da sole e impugnando una rivista “per soli adulti”.
Crilin si pietrificò,
se il suo vecchio maestro avesse fatto o detto qualcosa di depravato,
come era solito fare alla presenza di una bella ragazza, C18 se ne
sarebbe andata via sicuramente, dopo averlo polverizzato, si intende.
Si slanciò verso la
finestra e dopo aver ricacciato al suo interno l'anziano, si affrettò
a chiuderla dicendo:
“Niente, non ti
preoccupare Genio! Sono solo inciampato!”
“Ma che fai, Crilin?
Ti sembra questo il modo di comportarsi con il tuo maestro? E poi non
me la racconti giusta, io ho sentito una voce femminile!cosa mi stai
nascondendo? ” gridò e ormai deciso a scoprire cosa il
suo giovane allievo gli stesse tenendo segreto si diresse verso la
porta che Crilin si era premurato a tenere chiusa facendo forza sulla
maniglia.
“Dannazione, Crilin!
Apri immediatamente questa porta! Non puoi tenerla tutta per te, la
voglio solo vedere!”
“Chi è quel
vecchio?” chiese la ragazza.
“Oh, nessuno di
importante... è solo il mio maestro di arti marziali , sai
ormai è molto anziano e non ha tutte le rotelle al posto
giusto, quindi non far caso a quello che dice”. Rispose
sperando che Genio si arrendesse e lo lasciasse in pace.
“Il tuo maestro hai
detto? Tsk, ora mi spiego perchè sei una frana!”
Crilin incassò il
colpo e sperando di non fallire rispose:
“Bhe si, devo
ammettere che hai ragione, non sono un gran chè e sicuramente
non sono al tuo livello. Che ne diresti se ci andassimo ad allenare
da qualche parte? Magari mi potresti insegnare qulache tecnica
nuova, che ne dici, ti va?” ecco, l'aveva detto, ora non gli
restava altro che aspettare e vedere la sua reazione, se avesse
rifiutato allora si sarebbe dovuto arrendere e accettare la sua
decisione.
Un imbarazzante silenzio
scene tra i due, un silenzio che veniva rotto solo dai brontoli di
Genio.
Le sue guance si tinsero
di rosso, e rivolse lo sguardo a Terra afflitto, come se stesse
aspettando una sentenza di morte.
“Ti va bene domani?”
gli disse.
“C-come hai detto?
D-domani?” non riusciva a crederci, gli aveva detto di si.
“Che c'è?
Vuoi rispondere o no?”
“Si, si domani va
benissimo” si affrettò a dire prima che cambiasse idea.
“Bene, allora ci
vediamo domattina presto” e senza aggiungere altro volò
via.
Continua...
Spero
che questo capitolo vi sia piaciuto! Ci vediamo domani con un
aggiornamento di Drabble Ball!
Ciao, ciao
Lady Gaunt
|
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Capitolo 5 *** La sera prima del dì di festa ***
LA
SERA PRIMA DEL DÌ DI FESTA
A Crilin cedettero le
ginocchia. Le aveva detto di si, domani l'avrebbe rivista, non ci
poteva credere!
Nel frattempo, Genio era
riuscito ad uscire.
L'anziano, stanco d'essere
tenuto rinchiuso in casa propria e all'oscuro dell'accaduto, aveva
deciso di prendere la rincorsa e di dare una poderosa spallata alla
porta che, ormai libera dalla presa di Crilin, si aprì senza
nessuna resistenza.
Di conseguenza, Genio
aveva fatto un bel volo ed era finito contro una delle palme. Quando
si alzò, dal naso gli usciva una sottile scia di sangue e una
delle lenti degli occhiali si era rotta.
“Dov'è?
Dov'è?” chiese cercando di ricomporsi “Insomma,
Crilin! Dove l'hai nascosta?”
gridò avvicinandosi
al ragazzo.
Crilin non rispose, stava
immobile con lo sguardo rivolto al cielo, esattamente verso la
direzione in cui la sua amata aveva preso il volo. Genio gli passò
una mano difronte agli occhi, cercando inutilmente di attirare la sua
attenzione.
“Crilin? Terra
chiama Crilin!”
Niente, Crilin continuava
a rimanere imbambolato.
L'anziano gli si pose
davanti, scrutandolo dubbioso.
“Wooooow! Non vedo
l'ora che sia domani”
Esultò
improvvisamente e facendo un grande salto che fece cadere,
spaventato, Genio.
“Ma sei imapazzito?”
gli urlò, mentre il giovane entrava in casa sprizzando gioia
da tutti i pori.
Il sole stava tramontando
e C18 si trovò ad ammirare uno spettacolo di colori che
armoniosamente si estendevano su tutto l'orizzonte.
Abbassò lo sguardo
e finalmente trovò quello che stava cercando, una città.
Non era grandissima, ma
poteva anche andar bene. Atterrò precisamente nella via
principale della cittadina, attirando naturalmente l'attenzione degli
abitanti.
“Ehi amico, deve
essere il nostro giorno fortunato, piovono bionde mozzafiato dal
cielo!”
Disse un giovane bulletto
al volante di un'auto sportiva all'amico seduto al suo fianco.
“Hai ragione, non
possiamo lasciarci sfuggire un bocconcino come quello!” disse
abbassandosi gli occhiali da sole per vedere meglio C18.
“Ehi dolcezza, che
ne dici di venire a fare un giro con noi, eh, ti va?” aggiunse
l'altro.
C18 li ignorò e
cominciò a guardarsi introno.
Il giovane, dopo essersi
sitemato gli occhiali da sole, scese dall'auto e con le mani in tasca
si avvicinò a C18.
“Allora? Vieni con
noi o no?” le chiese senza avere nessuna risposta.
“Ehi, sto parlando
con te! Coraggio bellezza, non essere timida...” aggiunse
poggiandole una mano sulla spalla.
Velocissima, C18 afferrò
il ragazzo per la gola, cogliendolo di sorpresa.
“Aiuto!” cercò
di dire, mentre l'altro ragazzo sfrecciava via terrorizzato facendo
sgommare le ruote sull'asfalto.
“Smettila di
piagniucolare, non ti farò nulla se ti comporterai bene”
gli disse allentando la presa, poi gli chiese:
“Sapresti dirmi dove
si trova l'albergo più lussuoso di questa città?”
“Si,si si-gno-ra!
Deve percorrere fino in fondo questa strada e poi girare a destra. Si
chiama Phoenix Hotel, è un grande edificio bianco che si
affaccia sul mare”. Rispose.
“Bene, adesso
sparisci!” lasciò la presa e lo scaraventò al
suolo prima di librarsi in volare verso la direzione indicatagli.
Le ci volle solo qualche
minuto per raggiungere l'hotel, in fondo quel pallone gonfiato le
aveva suggerito bene, a prima vista l'hotel sembrava bellissimo.
Entrò e potè constatare come l'interno fosse ancora più
bello.
“Posso aiutarla,
signorina?” le chiese una graziosa ragazza dietro il bancone
della recepsion.
“Si, vorrei
alloggiare qui per qualche giorno” rispose spostandosi una
ciocca di capelli dietro l'orecchio.
“Bene, ha una
prenotazione?” domandò sorridente.
“No, è un
problema, per caso?” disse fulminandola con lo sguardo.
“No, assolutamente”
si affrettò a rispondere. La giovane prese il registro
facendola firmare, poi le consegnò la chiave della sua stanza.
“Ecco a lei, se
aspetta un momento qualcuno l'aiuterà con i suoi bagagli”
“Non c'è
bisogno, non ho nessun bagaglio, sono qui solo di passaggio”
rispose voltandole le spalle.
“Capisco, le auguro
un buon sogiorno!”
C18 non rispose ed entrò
nell'ampio ascensore.
La giovane rimase un pò
sconcertata da quella strana ragazza, anzi le aveva quasi messo
paura, guardò nuovamente il registro curiosa di conoscere la
sua identità e stupita disse:
“C18 RedRibbon ? Ma
che razza di nome è?”
Una volta nella sua
camera, C18 uscì fuori nella terrazza, si appoggiò alla
ringhiera ad ammirare il panorama lasciandosi baciare dal chiaro di
luna. Stava ripensando a quello che aveva appena fatto, come le era
venuto in mente? Era andata a casa di quel nanerottolo con una banale
scusa e aveva pure accettato il suo invito. Quell'atteggiamneto non
le si addiceva proprio! Eppure aveva sentito dentro di sè una
forza che le impediva di comportarsi diversamente, che fosse amore?
Chiuse gli occhi.
No, i circuiti non
potevano provare amore.
Continua...
Salve
a tutti! Con mia grande meraviglia sono riuscita ad aggiornare questa
ff su Crilin e C18!
Mi
auguro che il capitolo sia di vostro gradimento, un particolare
grazie a chi ha commentato:
scImMIA:
grazie, il tuo commento mi lusinga e mi rende molto felice, hai
ragione di ff su Ve/Bu e Go/Ch ce ne sono a quintali, motivo per cui
ho provato a scrivere qualcosa di diverso, con questo spero di non
deludere nessuno!
Shira:
grazie, spero che ti piaccia anche questo, per sapere cosa accadrà
nell'allenamento dovrai aspettare il prossimo aggiornamento!
LadyDreamer:
sono anche io una fan di Crilin e C18, mi piacciono le coppie formate
da buoni ed excattivi (adoro particolarmente Bulma e Vegeta). Grazie
anche per aver messo la ff tra i preferiti!
Grazie
anche a chi ha solo letto!
A
domani con un nuovo capitolo di “ e se la principessa è
azzurra quanto il principe?”
Lady Gaunt
|
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Capitolo 6 *** Un incontro difficile ***
UN
INCONTRO DIFFICILE
Stupido... idiota...
incapace... e... incompetente!
Come aveva potuto?
Come aveva fatto a non
pensarci?
Possibile che non ne
combinava una giusta?
Per una volta il destino
sembrava essere dalla sua parte e lui aveva gettato tutto alle
ortiche!?
Mentre le prime luci
dell'alba cominciavano a farsi strada attraverso le tapparelle e
illuminavano a tratti il suo viso, il giovane non potè evitare
di concludere quanto fosse idota.
“Bene, allora ci
vediamo domattina presto”
Le ultime parole che
l'amore della sua vita gli aveva rivolto prima di svanire nel limpido
cielo azzurro gli rimbombavano ancora nel testone pelato.
Domattina presto...
Già, ma dove?
Era un pensiero difficile
da elaborare e da esprimere a parole?
Ovviamente no!
Allora perchè non
le aveva chiesto dove incontrarsi???
Un rumore proveniente
dalla camera adiacente, fastidioso come solo il russare può
essserlo, rispose alla sua domanda...
Lui!
Quell'impiccione del suo
maestro, non aveva fatto altro che creare scompiglio nella sua mente
già confusa dall'irripetibile e inaspettata occasione.
Se non avesse voluto
ficcare il naso nei suoi affari di cuore, o di “circuiti”,
se vogliamo essere precisi, la semplice domanda sarebbe uscita
spontaneamente dalle sue labbra.
Afferrò il
lenzuolo, nascondendo il capoccione sotto di esso mormorando:
“Stupido, stupido che non sei altro”
Il disco solare colorava
con i suoi caldi toni il paesaggio circostante, risvegliando ogni
essere vivente.
Gli occhi della giovane
cyborg ammiravano la distesa marina brillare sotto il sole, come se
le stelle della notte appena trascorsa avessero preferito trattenersi
su quelle serene acque.
Senza riuscire a prendere
sonno, aveva aspettato l'arrivo dell'alba mentre mille dubbi
riempivano la sua tecnologica mente.
Doveva riprendere in mano
le redini della sua vita che per troppo tempo era stata in balio
della sventura e di un pazzo scienziato. Suo fratello aveva ragione,
avevano sofferto troppo e ora spettava anche a loro un pò di
felicità.
Chinò la testa
fissando dal balcone i primi cittadini che iniziavano la loro routin
quotidiana.
Si sentiva circondare da
pace e tranquillità, al punto da non voler abbandonare quel
luogo, poi un alone di tristezza apparve sul suo viso al pensiero che
se non fosse stato per Crilin e per i suoi amici, lei avrebbe messo
fine a quella pace e a quella tranquillità in cui ora si
trovava.
Era lui quello giusto?
L'uomo giusto con cui iniziare una nuova vita?
Una folata di vento le
scompigliò i capelli che con un gesto meccanico della mano
vennero sistemati.
Rivolse lo sguardo al
cielo quasi sperasse di ricevere una risposta, per poi scuotere il
capo facendo agitare le ciocche bionde.
Stava correndo troppo,
dopo quell'assurda avventura si stava appigliando all'unica persona
che sembrava volerle bene per quello che era, anzi per quello che la
scienza l'aveva fatta diventare: una macchina da guerra in grado di
amare.
Fissò il sole che
splendente le ricordava la sua sferica e allegra faccia. Un sorriso
nacque spontaneo sul suo freddo volto, mentre alzandosi in volo si
dirigeva verso il mare aperto.
Arreso, scese dal letto
dirigendosi in cucina con l'intento di affogare i suoi dispiaceri in
una abbondante colazione. Appena fuori dalla camera la sua attenzione
fu attratta da un borbottare proveniente dalla stanza adiacente.
“Venite qui... non
scappate ragazze... datemi tutte un bel bacino...”
Crilin rivolse uno sguardo
assassino a Genio che anche nei suoi sogni non riusciva a starsene
tranquillo.
Aprì il frigorifero
afferrando svariate cibarie che collocò sul tavolo a cui
svogliatamente si sedette.
“Mi sembrava
d'averti detto domattina presto”
Quasi
spaventato si volse verso la finestra dove apparve l'angelico viso
dell'androide.
“C-c-18...
io...” balbettò scattando in piedi.
“Non
sei ancora pronto... da quello che posso vedere”
Imabarazzato,
Crilin si rese conto d'essere ancora in mutande, ma quel che lo fece
vergognare di più, erano i simpatici e deliziosi orsacchiotti
che risaltavano sulla stoffa azzurra dell'indumento.
“Ti
prego, aspetta solo 5 minuti e sono pronto” le disse mentre
correva su per le scale, diventando completamente rosso.
C18 si
lasciò sfuggire uno sbuffo divertito, era incredibile come
quell'ometto riuscisse a farle dimenticare gli incubi del suo
passato.
Non
dovette trascorrere molto tempo prima che Crilin scendesse nuovamente
le scale con addosso la sua classica tuta arancione.
“Scusa
se ti ho fatto aspettare, allora? Possiamo andare?” le disse
con il viso ancora lievemente arrossato dalla precedente figuraccia.
“Fa
strada tu”
“Si
certo, conosco un'isola poco lontana da qui che è l'ideale.”
“Va,
ti seguo”
“Allora?
Manca ancora di molto?” chiese al giovane dopo aver sorvolato
già parecchie isole.
“No,
guarda è quella là giù” rispose indicando
un'isoletta a forma di spicchio di luna su cui sovrastava, imponente,
un vulcano e cominciando la sua discesa.
C18
atterrò poco dopo Crilin e incuriosita cominciò a
guardarsi intorno.
Sono
curiosa di sapere perchè ha scelto proprio quest'isola, pensò.
“Qui
possiamo allenarci tranquillamente, si tratta di un' isola deserta e
non corriamo il rischio di fare del male a qualcuno”
La
voce del giovane interruppe i suoi pensieri.
“Ah,
quindi hai intenzione di fare sul serio, sono contenta perchè
voglio proprio vedere cosa sei in grado di fare” gli disse
sfogiando un sorriso maligno.
Un
lampo di terrore attraversò le pupille nere del ragazzo.
“Eh,
aspetta, non esagerare” le disse consapevole della sua
inferiorità combativa.
“Tranquillo,
voglio solo insegnarti come si combatte! Preparati...” .
Terrorizzato,
Crilin la vide avventarsi su di lui... non era esattamente
l'appuntamento che si aspettava!.
Continua...
Ciao
a tutti! Chissà come se la caverà il povero Crilin?!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Ringrazio
chi ha letto e chi ha commentato:
LadyDreamer:
già la nostra cyborg non cambierà mai! Grazie per i
complimenti, sono contenta che la fic ti piaccia.
Shira:
grazie, spero che anche questo capitolo ti piaccia... cmq nei
prossimi capitoli saprai come finirà la questione
dell'albergo.
trullitrulli:
grazie per i complimenti, spero che anche questo capitolo ti diverta!
Grazie
a chi ha messo la storia nei preferiti: PaolaDeve; fulmy;
trullitrulli.
A presto
Lady
Gaunt
|
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Capitolo 7 *** Il vulcano ***
IL
VULCANO
Ecco, una delle sue tante
fantasie stava per divenire realtà:
C18 gli stava venendo in
contro.
Quante volte l'aveva
immaginata?
Il suo splendido sorriso,
i morbidi capelli biondi, i teneri occhi azzurri.
Il solo problema era che
invece di unirsi in un magico abbraccio, come sempre accadeva nei
suoi sogni, lei lo stava minacciando con una serie di rapidi e
potenti pugni.
Con molta difficoltà
era riuscito ad evitarli.
Quella furia bionda,
invece, continuava ad attaccarlo, ma lui, da gentiluomo che era, non
osava rispondere ai suoi colpi, limitandosi a difendersi.
Dopo qualche minuto, un
calcio ben assestato lo colpì al fianco e con violenza il
povero Crilin rotolò sulla spiaggia.
“Si può
sapere che cosa stai combinando?” lo rimproverò.
“Eh? Che vuoi dire?”
Gli occhi della cyborg
divennero due fessure.
“Mi hai preso per
una stupida?”
“Ma di che parli?”
“Perchè non
mi attacchi?”
Crilin abbassò gli
occhi iniziando a giocherellare nervosamente con la sabbia.
“Ecco... io...”
“Ho accettato il tuo
invito perchè hai detto di volerti allenare, ma se le cose non
stanno così allora io me ne vado! Non tollero di essere presa
in giro!”
“No! ti prego
aspetta, non era mia intenzione! Ti prometto che ...” disse
seguendola in volo e parandosi davanti a lei.
C18 lo fissò nelle
nere iridi che le imploravano di rimanere.
“Tsk! E va bene,
sappi però che se non ti impegni non rimarrò qui un
minuto di più.”
Crilin non riuscì a
trattenere un enorme sorriso.
“Non ti deluderò!”
e mettendosi in posizione di combattimento si preparava allo scontro.
Il sole splendeva alto nel
cielo creando con i suoi raggi un gioco di riflessi sulla testa
pelata dell'anziano che se ne stava sulla sua sdraio a deliziarsi
delle immagini di giovani fanciulle semi vestite.
Improvvisamente una
raffica di vento mise fine alla sua piacevole lettura facendo volare
via dalle sue mani la rivista e facendo tremare la sdraio.
“Ma che cosa sta
succedendo?” si chiese assordato dal rumore.
“Ehilà!”
Genio alzò la testa
e lì, su un piccolo elicottero grigio con lo stemma della
Capsule Corporation in bella mostra, una ragazza con i capelli di un
azzurro scuro agitava la mano in segno di saluto.
Dopo che il veicolo
atterrò la giovane scese giù da esso con un piccolo
salto, facendo mostra del suo corto vestito fuxia.
“E' un piacere
rivederti mia cara!” disse l'anziano mentre si sistemava gli
occhiali da sole e scrutava per bene le forme della ragazza.
“Ciao Genio! Crilin
è in casa?”
“No” rispose,
in effetti quando si era svegliato il suo allievo non c'era.
“Perchè non
resti qui con me ad aspettare che torni? È una bella giornata,
potremmo farci un bel bagnetto a mare” aggiunse.
“Si, che splendida
idea!” rispose togliendosi il vestito sotto cui indossava già
un costumino giallo.
A quella visione, dalle
narici del genio delle tartarughe uscì in rivoletto di sangue.
“Non ho idea di dove
sia Crilin” pensò “ma spero che non torni tanto
presto”
Calci, pugni, onde
energetiche...
I due giovani erano alle
prese con un vero e proprio combattimento.
Crilin non aveva idea di
quanto tempo fosse passato, solo il cambiamento del cielo che da
splendido azzurro, come quello degli occhi di lei, era passato
lentamente ad arancione, come la sua tuta da combattimento, gli
facevano intuire che si stavano allenando da tutto il giorno.
Era esausto, forse non si
era mai sentito così stanco in tutta la sua vita, al contrario
C18 non aveva neppure il respiro affannato, anzi sembrava più
riposata di quando avevano cominciato, ma a lui non importava, se
quello era l'unico modo per stare insieme a lei era pronto ad
allenarsi anche per tutta la notte.
Un ki-blast gli sfiorò
il viso facendolo destare dai suoi pensieri.
“Non sarai mica
stanco?”
“Tsk, scherzi? Ho
appena cominciato!” mentì.
“Bene, perchè
io non ho ancora finito!” sottolineò con un ghigno che
la rendeva malignamente bella.
“Accidenti! Se
continua così mi farà fuori!” pensò il
giovane guerriero sospeso in aria.
Anticipando ogni sua
mossa, Crilin era scattato in avanti , ma invece di colpire la sua
avversaria, si era diretto verso il centro dell'isola.
“Dove stai
scappando?” gli urlò dopo un primo attimo di stupore,
per poi seguirlo.
C18 vide Crilin sorvolare
gli alberi, finchè il giovane non entrò all'interno del
cratere del vulcano inattivo da secoli.
“Ma che cosa ha in
mente?” si disse mentre a sua volta volava all'interno del
cratere.
Ormai era scesa in
profondità e in quel luogo fu avvolta dall'oscurità, ma
di Crilin non vi era più nessuna traccia.
Una volta toccata terra,
C18 rimase incantata da quello che i suoi gelidi occhi videro.
Le pareti del vulcano
brillavano a causa delle piccole gemme incastonate su di esse e la
poca luce che riusciva ad entrare si rispecchiava in una sorta di
piscina naturale che comunicava con il mare.
Magico.
Era l'unico aggettivo che
i suoi circuiti avevano trovato per quel luogo.
“Non è
magnifico?”
Si voltò e lì,
reso visibile solo a tratti dalla luce quasi sovrannaturale, vide
Crilin seduto sul bordo di quella conca d'acqua.
“E' straordinario”
rispose avvicinandosi a sedendosi accanto a lui.
“Sono contento che
ti piaccia, l'ho scoperto anni fa...”
“Ci si potrebbe
ricavare una fortuna con tutte queste pietre preziose”
“Si, ma in questo
modo toglieresti tutta la sua magia”
C18 fece incontrare i suoi
gelidi occhi con quelli d'ebano di lui che brillavano esattamente
come tutte quelle gemme.
In tutta la sua giovane
vita aveva sempre avuto a che fare con uomini spietati e bramosi di
potere e adesso, stare in compagnia di quel giovane dall'animo nobile
e gentile le parve un sogno.
Gli sorrise e poggiò
la mano sulla sua.
“Hai ragione”
A quel contatto, Crilin si
sentì svenire, ringraziando che la poca visibilità non
facesse notare le sue gote arrossate.
Con il cuore in gola,
azzardò ad intensificare quel contatto e strinse la sua mano
facendo intrecciare le loro dita.
“Sono contento che
tu sia qui... anche il solo guardarti mi riempie il cuore di gioia,
quasi fino a farlo scoppiare, uft... forse ti sto sembrando uno
stupido, ma vol...”
Non riuscì ad
aggiungere altro, le sue labbra furono sigillate da quelle della
cyborg.
Continua...
Ciao!
Scusate, scusate per l'enorme ritardo, ma spero d'essermi fatta
perdonare con questo capitolo! Fatemi sapere!
Ringrazio
tutti quelli che hanno letto e messo la ff tra i preferiti, ma
soprattutto chi ha commentato:
PaolaDeve:
grazie, sono contenta che la storia ti piaccia e grazie per averla
aggiunta ai preferiti.
8WeirdSisters8:
quando riuscirò a farti capire che Genio e Geneu sono due
persone diverse?! grazie!
Trullitrulli:
ahahaha, già che tenero, grazie!
Shira:
ahaha, già un orsacchiotto pelato! grazie!
A presto
Lady Gaunt
|
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Capitolo 8 *** Imprevisti all'orizzonte ***
IMPREVISTI
ALL'ORIZZONTE
“Uffa, Genio! Ma
dove è finito Crilin?” domandò Marion poggiando
annoiata i gomiti sul tavolo e graziando l'anziano maestro, seduto
difronte a lei, della sua scollatura.
“Tranquilla, mia
cara. Sono sicuro che sta per arrivare”
“Già, ormai è
ora di cena” aggiunse Oscar lanciando occhiate furtive nella
stessa direzione in cui guardava il vecchio.
“Uffa, Uffa e Uffa.
Voglio il mio Crilin, voglio il mio Crilin, voglio il mio Crilin”
Marion cominciò
questa sorta di canzoncina battendo i pugni sul tavolo esattamente
come avrebbe fatto una bambina capricciosa.
“Avanti, non fare
così” le disse Genio mentre seguiva con attenzione i
movimenti della ragazza che mettevano in evidenza le sue curve
perfette.
“Tartaruga, tu sai
dove è finito il mio amato Crilin?”
Il saggio animale fissò
incerto la giovane.
Lui li aveva visti.
Ben nascosto, quella
mattina aveva visto Crilin volar via con quell'affascinante androide.
Che doveva fare?
Mentire? Non era nella sua
natura
“Tartaruga? Mi hai
sentito?”
“Beh ecco... è
andato ad allenarsi, ma starà tornando e sono sicuro che avrà
una fame da lupi...”
“Ad allenarsi? E
perchè? Ora che Cell è stato sconfitto non ne vedo il
motivo” constatò Oscar sorseggiando il suo succo
d'ananas.
“Già e in più
con una bella ragazza a casa che lo aspetta” continuò
dubbioso Genio tornando a scrutare Marion “bhe peggio per lui”
aggiunse in un bisbiglio e lanciando uno sguardo d' intesa a Oscar.
Nel frattempo, all'ignara
Marion era apparso un sorriso sul volto.
“Ohh! Allora devo
preparare una cena coi fiocchi per il mio adorato Crilinuccio”
disse contenta e dirigendosi in cucina saltellando.
Tartaruga tirò un
sospiro di sollievo.
Era riuscito a non tradire
Crilin e a non mentire, eppure sapeva che di lì a poco sarebbe
scoppiata una bufera nella vita del suo piccolo amico.
Calda, passionale, tenera
e dolce...
Possibile che fosse la
stessa terribile creatura da cui quel lontano giorno di tre anni fa
il ragazzo del futuro li aveva messi in guardia?
Uno dei due mostri che
avrebbe sterminato l'umanità?
La stessa che
possibilmente in un altro mondo aveva causato la sua morte?
Non aveva idea del motivo
per cui gli eventi avessero preso quella piega, ma la delicatezza e
la dolcezza con cui le labbra di lei cercavano le sue lo rendevano
sicuro di una cosa:
Lei non era un mostro.
Niente altro che una
marionetta nelle mani di un pazzo scienziato, niente più che
un'altra vittima di quel vecchio.
Anche i suoi compagni si
erano fermati all'apparenza, tanto bella quanto fatale, ma lui aveva
visto di più.
Gli era bastata
un'occhiata per capire che dietro a quegli occhi così freddi e
spietati in realtà si nascondeva una grande tristezza.
Si erano lievemente
separati.
Non riusciva a muoversi.
Aveva paura di aprire gli
occhi con il terrore che quel meraviglioso momento potesse finire.
Temeva di fare qualche
gesto sbagliato o di dire qualcosa di inopportuno da farla scappare
via.
Finalmente, Crilin aprì
gli occhi per poi perdersi in quelli della cyborg in cui, ne fu
certo, vide un barlume di felicità.
Rimase in silenzio e,
anche di questo era certo, con un espressione inebetita.
Come era bella, pensò.
Il riflesso dell'acqua e
delle gemme incastonate nelle rocce creavano sulla sua pelle un gioco
di luci tale da farla sembrare una ninfa, custode di quel posto
incantato.
“Lo sai, piccoletto?
non sei poi così male”gli disse abbozzando un sorriso
affascinante.
“Eh?... io?...
cosa?... ahahaha!” farfugliò imbarazzato per poi
rischiare un infarto quando lei gli prese la testa tra le mani e gli
regalò un altro bacio.
“Sai, sto bene con
te” disse poggiando la testa sulla sua spalla.
“D-davvero?”
farfugliò emozionato.
Lei fece segno di si con
il capo.
“E in parte è
grazie al dottor Gelo”
“Che vuoi dire?”
“Vedi... la mia vita
non era un granchè prima di diventare una cyborg... e poi è
solo grazie a lui se ci siamo conosciuti... quello che credo si
chiami l'ironia della sorte” confessò con un sorriso
amaro.
Crilin si appoggiò
alla parete rocciosa, mentre lei si accucciava meglio accanto a lui
sospirando e chiudendo gli occhi.
Trascorsero i minuti o
forse erano ore, ma a lui poco importava, sarebbe rimasto lì
anche per il resto dei suoi giorni, basta che al suo fianco ci fosse
lei, poi... un brontolio ruppe quella magica atmosfera.
“Era il tuo
stomaco?”
“No, non
preoccuparti non era niente” rispose arrossendo, in effetti era
da tutto il giorno che non metteva nulla sotto i denti..
“Scusa, spesso
dimentico le abitudini di voi umani” aggiunse con rammarico e
mettendosi in piedi.
“No, sul serio...
non è un problema”
“E' meglio che vada”
disse amorevolmente.
“Aspetta! Dove
possiamo rivederci? Hai un posto dove stare?” chiese spontaneo
il giovane per poi affrettarsi ad aggiungere “cioè,
volevo dire potrei ospitarti sull'isola del Genio? O vederci lì
più tardi?”
Ecco, si era reso
ridicolo! L'aveva travolta con una miriade di domande nella speranza
che almeno a una di queste gli avrebbe permesso di rivederla.
C18 rimase per un istante
perplessa, poi rispose:
“Sto in un albergo a
Phoenix Town... ahah... Non credi di correre un pò troppo?”
Ancora più
imbarazzato, Crilin abbassò lo sguardo intuendo d'aver perso
punti nei suoi confronti.
Accidenti!
Nel mondo c'erano
centinaia di palloni gonfiati senza scrupoli che riuscivano senza
problemi ad aver successo con le ragazze, lui invece nonostante
cercasse di comportarsi nel modo più cavalleresco possibile
non riusciva ad ottenere proprio un bel niente!
“Non fare quella
faccia, non ti ho mica detto di no”
All'istante il giovane
guerriero sollevò il capo mostrando un radioso sorriso
infantile.
“ Forse passerò
sul tardi su quel misero pezzo di terra che tu chiami isola...”
lo schernì.
“Come preferisci.
Sappi però che io ti aspetterò anche tutta la notte se
necessario” aggiunse sincero.
C18 mostrò il
sorriso più dolce che gli occhi di Crilin avevano visto fino a
quel momento, poi si alzò in volo e scomparve nel buio della
notte.
Crilin si lasciò
cadere al suolo e osservando il meraviglioso cielo stellato, non potè
evitare un urlo di gioia.
Ciao
a tutti! So che siete stanchi di sentire le mie scuse, ma è il
minimo che possa fare dato il mio enorme ritardo con gli
aggiornamenti di questa storia! Spero che mi perdonerete, ma
soprattutto che il capitolo sia di vostro gradimento!
Ringrazio
che ha letto e chi ha messo la ff tra i preferiti.
Un
particolare grazie a chi commenta:
PaolaDeve
trullitrulli
LadyDreamer
8WeirdSisters8
Shira
Ossequi
Lady Gaunt
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