Nightmare.

di exitwounds
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** fight. ***
Capitolo 2: *** Christie Road. ***
Capitolo 3: *** is this the end? ***
Capitolo 4: *** end. ***



Capitolo 1
*** fight. ***


Nightmare.

(1)


fight.


«Mike, vai a fare in culo!» mi sbraita Billie Joe, a pochi centimetri dal mio viso. Mi rivolge uno sguardo di fuoco, poi gira i tacchi e mi lascia da solo. 
Mi abbandono senza forze sull'amplificatore del mio basso. 
Perché? 
Per quale fottuto motivo gli avevo urlato in faccia che era un coglione? Perché gli ho detto con rabbia tutte quelle cattiverie? 
Gli ho fatto pesare il fatto che sia stato in rehab, gli ho detto che era tutta colpa sua e della sua negligenza, della sua leggerezza e della sua eccessiva impulsività. Mi viene da piangere. 
Ho appena cacciato a male parole il mio migliore amico, la persona per me al mondo più importante, insieme a mia moglie, i miei figli e Tré. Come ho potuto, come? 
E per quale fottuto motivo rimango fermo qua a non fare nulla? 
Perché sono un coglione, tanto facile. 
Alzo la testa di scatto, prendo un respiro profondo e finalmente mi decido a corrergli dietro. 
Lo so dov'é andato. Quando si arrabbia esce sempre a fumarsi una sigaretta. Infatti quando esco lo trovo lì, appoggiato ad un muretto con la sigaretta tra le dita. 
«Billie, io...» cerco di parlargli ma lui mi interrompe. 
«Tu cosa Mike, cosa?! Sei solo uno stronzo!» sputa con veleno. 
«Senti Billie io non volevo...» 
«Ma non volevi cosa, Mike? Ma come cazzo credi di comportarti, eh, come?! Mi hai ferito Mike, mi hai ferito.» continua ad aggredirmi e butta a terra la sigaretta con fare nervoso.
«Billie fammi...» 
«No Mike cazzo, no!» urla più forte. «O te ne vai tu o me ne vado io, decidi.» 
Nessuno di noi due fiata. 
Ci scambiamo qualche sguardo, e riesco a cogliere i suoi occhi verdi lucidi. 
Scuote la testa, rassegnato. 
«Ho capito.» dice prendendo le chiavi della sua macchina ed aprendo la portiera. «Vai a farti fottere, Mike.» sento il motore della sua Volvo rombare, e sparisce in una nuvola di fumo. 
Lo rincorro, corro dietro alla sua macchina con tutte le mie forze, ma é troppo lontano e con occhi pieni di lacrime lo guardo svoltare la curva che lo allontana sempre più da me. 
Fanculo alle prove, fanculo tutto, fanculo a quel fottuto tour, a quella fottuta trilogia. Fanculo al mio basso, fanculo alla sua chitarra, fanculo alla nostra amicizia, fanculo agli Sweet Children che hanno fatto cominciare tutto. Fanculo a Rodeo, quella fottuta cittadina in cui vivevamo e dove l'ho conosciuto, fanculo a Christie Road, a tutte le canne che ci facevamo lí, a tutte le bottiglie di birra che ci scolavamo in pochi sorsi per poi buttarle nell'angolo. E fanculo anche a Tré, Jason e tutti gli altri, fanculo ai Green Day, che senza Billie Joe non esistono. Sono solo una fottuta fantasia, un fottuto ricordo, uno di quelli che racconterai ai tuoi nipoti con un sorriso amaro ripensando a quanto sia finita male la storia. Fanculo a me e alla mia stupidità, fanculo al mondo intero. 
Mi tengo la testa tra le mani, quasi strappandomi i capelli. 
Non posso credere che se ne sia andato. Tanto vale che me ne vada anche io, stare senza di lui non ha senso. 


Spingo sull'acceleratore più forte che posso ed arrivo a casa in pochi minuti. 
Entro sbattendo la porta, voglio solo buttarmi sul letto a ripetermi quanto sono un coglione. 
«Papà? Come mai sei giá a casa?» mi chiama mia figlia Estelle-Desirèe correndomi incontro per abbracciarmi. 
La stringo forte a me e le do un bacio sulla guancia. 
«Ciao amore, niente di che, abbiamo finito le prove prima.» le rispondo tranquillamente. 
Lei scuote la testa, contrariata. «Papà, le bugie non le sai dire.» mi prende per mano e mi fa mettere seduto sul divano. «Dimmi la verità, dai.» 
La maturità di mia figlia mi sorprende, ed ha quindici anni
«Okay, hai vinto.» ammetto riluttante. «Oggi Tré non é venuto, aveva impegni di famiglia, quindi eravamo solo io e Billie Joe, ma abbiamo litigato e se ne é andato via, non so dove e non so quando tornerà.» le racconto con lo sguardo triste. 
Lei mi abbraccia forte. «Chiamalo e chiedigli scusa, no?» mi consiglia. 
Prendo il telefono, digito il suo numero ma squilla a vuoto. 
«Non risponde... » 
«Stai tranquillo papà, magari non lo ha sentito, chiama fra un po' e non preoccuparti.» mi consola con un sorriso, ma io non riesco a fare nient'altro che a tenere lo sguardo basso. 
«Non essere triste papà, io ti voglio tanto bene.» mi dice mentre mi abbraccia forte. 
«Anche io ti voglio tanto bene, tesoro.» 
«Mike, amore, sei già in casa?» mi chiama mia moglie. Lascio mia figlia in salotto e la raggiungo in cucina. La saluto con un bacio. «Ciao amore.» 
«Come mai a casa così presto? Avete finito prima le prove? E un momento... ma stai piangendo?» mi chiede. 
Mi asciugo le lacrime con la mano, ma rimango in silenzio. Brit mi fa segno di spiegarle tutto. 
«Ho litigato con Billie Joe, e sono un deficiente. Gli ho dato tutte le colpe del fatto che sia andato in rehab, mi ha mandato a fanculo ed é andato via, senza dire né dove né fra quando sarebbe tornato. Sono un coglione, non l'ho neanche fermato, niente!» le racconto, trattenendo ancora le lacrime. 
«Okay, hai un po' esagerato ma insomma, siete amici da una vita, lasciagli sbollire la rabbia, tornerà.» mi tranquillizza abbracciandomi. 
«Voglio lasciare i Green Day.» sussurro. 
«Tu sei pazzo Mike, pazzo! I Green Day sono la tua vita, e che vuoi fare, mandare all'aria quasi trent'anni di musica e di amicizia per una litigata? Spero tu non sia serio!» mi riprende con tono duro. 
«Non capisci, niente tornerà più come prima, ho mandato tutto a puttane, é finita!» 
Sbatto la porta e mi butto di peso sul mio letto, a ripetermi miliardi e miliardi di volte che sono un coglione. 
Intanto il telefono non squilla. Rimane in silenzio, e Billie Joe non dà sue notizie a nessuno. 
Alle dieci di sera Brit si infila a letto accanto a me e mi abbraccia. 
«Vedrai, andrà tutto bene.»

ehilà!
sono nuova in questa sezione, ma per chi mi conoscesse già nella sezione "Simple Plan", sono la vecchia _youmakemesmile.
beh, che dire, ho avuto quest'idea dopo un sogno che ho fatto pochi giorni fa. 
inizialmente doveva essere una one shot, ma scrivendo ho aggiunto dettagli ed ho deciso di farla diventare una mini-long, massimo due o tre capitoli.
spero vi piaccia e di trovare qualche recensione :)

howyouremindme.

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Capitolo 2
*** Christie Road. ***


(2)

Christie Road.
 

Billie Joe.
Fermo la macchina davanti ad un bar, per l’ennesima volta, nel buio e nella tristezza di questa serata.
Ordino l’ennesima birra e mi sorprendo del fatto che riesca a stare in piedi, che non mi tremi il braccio mentre bevo e che non sia piegato sulla tazza di un lurido cesso a vomitare anche l’anima.
Appoggio il boccale e ne ordino un altro, più grande.
«Affoghi i problemi nell’alcol anche tu, Billie Joe?» mi sento chiamare da una voce che non conosco.
Mi volto di scatto, ma non c’è nessuno. Torno con lo sguardo rivolto al bancone, ad impugnare un’altra birra.
«Sono qui, seduto accanto a te.» continua la voce. Mi volto a destra, ma non c’è nessuno.
«Sinistra, Billie Joe.»
Mi volto a sinistra e finalmente posso dare un volto a quella voce. Un ragazzino che avrà vent’anni sì e no, con una birra in mano ed uno spinello nell’altra. Mi ricorda me da adolescente.
«Il gatto ti ha mangiato la lingua, Billie Joe?» mi chiede dando un tiro allo spinello.
«Come cazzo fai a sapere il mio nome?» esclamo preoccupato.
«Sei il frontman dei Green Day, la band che reputo più figa al mondo, come cazzo farei a non conoscerti?» mi risponde tranquillamente.
Rimango in silenzio.
«Allora, cosa ti porta qui a Rodeo, in uno squallido bar dell’estrema periferia?»
Rodeo? Sono a Rodeo? Che porca puttana ci faccio qui?
«Non lo so.» rispondo ordinando un’altra birra.
Mi scolo con pochi sorsi la birra, mi alzo e chiedo al barista il prezzo delle mie tre birre, ma lo sconosciuto mi spinge di peso sulla sedia.
«Rimani ancora un po’, dai, la prossima birra te la offro io.» si rivolge al barista. «Amico, altre due birre qua!» butta lo spinello ormai finito per terra.
«Non so neanche chi sei e mi offri una birra. Senti, sono quasi le due, torna a casa dalla mamma, è tardi.» gli dico continuando a bere.
Il ragazzino mi offre una risata sarcastica, poi torna serio. «Ho ventitré fottuti anni, mia madre è morta e faccio quello che cazzo mi pare.»
Silenzio.
Entrambi finiamo le birre, senza neanche guardarci negli occhi.
Faccio per tirare fuori il portafogli per pagare e finalmente andarmene, me di nuovo il ragazzino mi ferma.
«Jake, metti la mia birra e le sue sul mio conto!»
«Hai finito di offrirmi delle fottute birre?» esclamo mentre mi trascina a forza fuori dal locale.
«Sei la prima persona che conosco che si lamenta di qualcuno che gli offra una birra.» mi risponde secco.
Non ha tutti i torti.
«Dove stiamo andando?» gli chiedo barcollando. Non ho più l’età per reggere tanto alcol, i miei quaranta anni si cominciano a far sentire.
«In un posto che penso conoscerai molto meglio di me...»


Qualche minuto dopo mi dice che siamo arrivati.
Anche al buio, so benissimo dove ci troviamo.
Riconoscerei ogni dettaglio anche fra mille anni.
«Christie Road.» sussurro.
«Eh già, Armstrong. Non è cambiato nulla dai tempi in cui c’eri tu con i tuoi amici a bazzicare per questa via. Ti va di fare un tuffo nel passato?»
Come in trance, i miei piedi si muovono da soli, su una strada che hanno calpestato un’infinità di volte, lungo un percorso che conoscono a memoria, e finalmente giungiamo dove volevano.
«Questo era il nostro posto preferito. Qui ci fumavamo spinelli a più non posso e nascondevamo casse e casse di birra.» ricordo ad alta voce.
«Allora non è proprio cambiato nulla.» continua lo sconosciuto. «Questo è il punto di ritrovo del mio gruppo. Anche noi abbiamo nascosto casse e casse di birra, proprio là.» mi indica con un sorriso lo stesso nascondiglio che usavamo noi.
Ci sediamo per terra, mentre lui prepara due spinelli e me ne offre uno.
Lo accendo e comincio a fumare.
«Sembra di essere tornato a vent’anni fa.» sussurro tra il fumo che ci circonda.
«Amico, ma non so neanche come ti chiami.» aggiungo poi.
«Micheal.»
Comincio a ricordare il motivo per cui avevamo scritto “Christie Road”. Perché possono passare decenni senza andarci, ma ogni volta che torni lì essa ti accoglie come prima, ti nasconde dal mondo, come avevi sempre voluto.
So I go to Christie Road, it’s home.




ehilà!
sono tornata :)
beh, questo capitolo è piccolo, lo so...
ma il prossimo sarà l'ultimo.
dio, che strano che mi fa dirlo çç
vabbè. una vostra recensione mi farebbe piacere, non mordo mica c:
ps: so benissimo che da Rodeo ci vuole un casino di tempo per arrivare a Christie Road a piedi, ma faceva effetto in questa situazione e l'ho messo, lol.

howyouremindme.

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Capitolo 3
*** is this the end? ***


(3)

is this the end?

 

Christie Road, mi era mancata.
Stare con quel ragazzino, Micheal, mi aveva portato come indietro nel tempo, negli anni in cui mi facevo anche dell'erba del mio giardino, e riprovare quelle vecchie abitudini mi aveva lasciato con la convinzione che non facessero più per me. Non era nei miei obiettivi svenire su un divanetto strapieno di buchi e svegliarmi di soprassalto alle cinque del mattino, scoprendo di essermi vomitato l'anima addosso.
Mi alzo barcollando.
«Mi scoppia la testa, porca puttana. Non ho più l'età per certe cose.»
Cerco Micheal con lo sguardo, ma di lui neanche l'ombra.
Che coincidenza, un ragazzino che poteva essere me a vent'anni proprio Micheal si doveva chiamare, e lo dovevo incontrare proprio il giorno in cui io e Mike avevamo litigato. É un segno del destino, cazzo, cos'altro può essere sennò?
Comincio a sentirmi in colpa. In fondo Mike aveva ragione, era colpa mia se ero andato in rehab, colpa mia e del mio fottuto autocontrollo inesistente, del mio non saper dire di no alle tentazioni.
Tiro fuori il telefono dalla tasca, e -porca puttana! - ho dieci chiamate di Mike e venti di Adie! É presto, ma decido di fare un colpo di telefono a mia moglie, per farle capire che sto bene.
«Pronto?» risponde con voce assonnata, sicuramente neanche ha guardato il numero.
«Amore, sono io, va tutto bene.»
«Dove porca puttana sei stato, coglione che non sei altro! Mi hai fatto prendere un colpo!» impreca, si é svegliata tutto insieme. Okay, ha ragione, ma urla talmente tanto che devo allontanare il telefono dall'orecchio.
«Adie, hai tutte le ragioni del mondo e lo so, ma ascoltami. Ho litigato con Mike, é un casino, quando torno a casa ti racconto. Ora passo da lui, voglio chiarire.» le spiego cercando di essere il più calmo possibile, e lei sembra capire.
«Ti perdono, ma solo perché sei te. Non farmi stare troppo in pensiero, torna in fretta. Ti amo.» mi risponde, il tono di voce più tranquillo.
«Ti amo anche io.» attacco.
Continuo a guardarmi in giro, ma di Micheal nessuna traccia, confermo, sparito nel nulla. Ma in fondo, ‘sti cazzi.
Cerco le chiavi della macchina nella tasca, sperando che quel ragazzino non me le abbia fottute, ma le trovo e tiro un sospiro di sollievo. Torno al bar e mi riprendo la macchina.
Dio, come puzzo di vomito.
Metto in moto e mi dirigo a casa di Mike, tanto non é molto lontana da qui.
La testa mi scoppia ed ho anche sonno. Trattengo più e più sbadigli, devo cercare di rimanere sveglio e vigile. Scuoto vigorosamente la testa, e sembra funzionare, ma non per molto. Cinque minuti dopo gli occhi mi si chiudono di nuovo, e decido di fermarmi per qualche minuto per svegliarmi e vedere di farmi passare questo atroce mal di testa. Le sbronze e la droga non le reggo più, triste verità.
Approfitto per mandare un messaggio a Mike, so che é presto e starà dormendo, ma almeno mi scuso con lui.
«Mike, sono un coglione, scusami. Non avrei dovuto dirti tutte quelle cattiverie ieri. Sei il mio migliore amico, ti voglio bene e perderti mi ucciderebbe. So che é dannatamente presto, ma sto venendo da te, ho bisogno di abbracciarti. BJ. »
Invio il messaggio e mi rimetto in macchina, sembro stare meglio.
Mancano circa cinque minuti a casa di Mike, quando vedo una macchina correre ad alta velocità, nell'altra corsia in lontananza.
«Che porca puttana sta facendo?» mi chiedo, mentre la vedo muoversi a zig zag senza senso. Mi fermo ed accosto ad un lato della strada, ho sinceramente paura di un deficiente che guida così. Non faccio neanche in tempo a spegnere il motore che lo vedo avvicinarsi a tutta velocità verso di me, ed é un attimo.
Un rumore assordante, sbatto la testa sul cruscotto e poi il buio.


Mike
Mi sveglio di scatto, ho come una morsa che mi stringe lo stomaco. Controllo l'orario sul cellulare, le sette meno qualche minuto, e c'é un messaggio. É Billie Joe!
«Brit! Billie mi ha mandato un messaggio!» la chiamo, e con gli occhi ancora mezzi chiusi dal sonno lo legge insieme a me.
«A che ora te lo ha mandato?» mi chiede.
«Sei e mezza.» rispondo, cominciando a vestirmi più in fretta che posso, entro pochi minuti arriverà.
«Mike, non fartelo scappare un amico come lui.» mi consiglia, poi torna a dormire.


Ore 7:30.
Qualcuno bussa a casa di Billie Joe ed Adrienne.
Adrienne si alza di scatto dal letto con un sorriso, convinta che il marito sia già tornato a casa e che come al solito non abbia le chiavi con sé. Ma quando apre la porta e si trova davanti un agente della polizia, il sorriso si tramuta in sguardo preoccupato.
«Lei é la signora Adrienne Nesser?» chiede l'uomo in divisa.
«Sì, sono io.» risponde Adie preoccupata.
«Suo marito é stato coinvolto in un incidente stradale, lo abbiamo trovato morto mezz'ora fa. Le mie condoglianze.»
La notizia arriva fredda, come una secchiata d'acqua gelida. Fredda come il cuore di Billie Joe, che non può più battere.
Adrienne cade in ginocchio, bianca in volto, gli occhi pieni di lacrime.
«Agente, la prego, mi dica che si sta sbagliando.» balbetta lei, trattenendo il pianto.
«Mi creda signora, vorrei tanto dirle che non é vero.» risponde secco l'uomo.
Adrienne scoppia in un pianto isterico. Non riesce a credere che Billie Joe, il suo Billie Joe, sia morto, non ci sia più.


Mike
Ore 8:25, e di Billie Joe neanche una traccia. Il telefono squilla a vuoto, sto cominciando a preoccuparmi.
«Brit, Billie non risponde al telefono, sto cominciando a preoccuparmi da morire.»
In quel momento il display del mio telefono si illumina, é Adie.
«Adie, sai qualcosa di Billie?» le chiedo subito. «Adie? Perché piangi?»
«Billie Joe... Incidente.» sono le uniche parole che riesco a cogliere tra le sue lacrime.
Le ginocchia mi si fanno molli, non voglio e non posso crederci.
«Sei a casa? Arrivo subito!» le dico, poi attacco il telefono.
«Mike, che succede?» mi chiede Brit. «Sei sbiancato!»
«Billie Joe ha fatto un incidente, ho capito solo questo. Andiamo da Adie, sbrigati!» la prendo per un braccio e la trascino in macchina, in pochi minuti siamo da Adie, lasciando le bambine dal vicino.
«Adie, che cazzo é successo?» esclamo quando la vedo aprirci la porta piangendo.
«Billie Joe... se n'é andato!» singhiozza stringendosi forte a me.


Tré ci raggiunge in ospedale. Adie ha fatto il riconoscimento del corpo, é proprio lui. A quanto pare un disgraziato ubriaco lo ha tamponato quando lui stava fermo, e se ne é andato. Spero lo prendano e che marcisca in galera, é l'unica fine che merita un bastardo del genere.
Adie guarda fisso nel vuoto, gli occhi pieni di lacrime, senza muoversi. Jakob e Joey piangono abbracciati a Brit, Tré si é rotto il polso a furia di prendere a cazzotti il muro, e come me non riesce neanche a piangere, abbiamo finito le lacrime.
É colpa mia se Billie é morto.
Io e lui avevamo litigato, lui stava andando a casa mia per scusarsi con me, e se io non lo avessi insultato per il rehab a quest'ora non staremmo a piangere la sua morte.

Questa é la fine dei Green Day. É la fine della mia vita, perché la realtá é che io senza i Green Day non sono nulla. Questa é la fine di Mike Dirnt, senza i Green Day torno ad essere il patetico e banale Micheal Ryan Pritchard.
Tanto vale che muoia anche io, cosa vivo a fare se Billie Joe non c'é più?
Me lo ripeto da giorni ormai.
Il giorno dopo il funerale di Billie, a cui hanno partecipato tantissime persone e tanti fan, lui mi é apparso in sogno.
Con il suo solito tono di voce allegro, ma allo stesso tempo serio, mi ha detto di non fare cazzate. Di continuare a vivere, che se non volevo farlo per me stesso, dovevo farlo per Tré, per Jason, per Brit, per Adie, per le Estelle, per Ryan Ruby Mae, per Joey, per Jakob, per Ramona, per Frankito, per i fan, per lui.
Billie Joe, io vivo per te, perché tu vuoi che io lo faccia. Non smetterai mai di mancarmi amico mio, né smetterò mai di volerti bene.
«Promettimi che mi starai sempre accanto.» sussurro piangendo sulla sua tomba, il mattino dopo.
Giuro di averlo sentito rispondere « Te lo prometto Mike, te lo prometto





ehilà!
eccomi di nuovo, per l'ultima volta in questa storia.
ugh, mi fa strano mettere giá la parola 'fine' a questa storia.
sto piangendo, non per il fatto che la storia sia finita in sé e per sé, ma per il modo. sentivo che dovesse andare cosí, e cosí é andata. giuro, se succedesse nella realtá morirei dentro.

volevo ringraziare tutti quelli che l'hanno letta e recensita, e anche chi ha letto senza aver recensito.
grazie, grazie davvero.
non vedo l'ora di tornare a scrivere in questo fandom, appena ho qualche idea posto!
per chi avesse voglia di seguirmi in altri fandom, ho una one shot sui simple plan ed ho cominciato un'altra long sempre su di loro.
beh, grazie ancora, di cuore.
un bacio.

howyouremindme.

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Capitolo 4
*** end. ***


(4)

end.

 

Mike.

Mi sveglio di soprassalto. Sono sudatissimo, ho il respiro pesante e mi bruciano gli occhi.

Brit, sdraiata accanto a me, mi posa una mano sulla spalla, devo averla svegliata.

«Mike, amore, tutto apposto?» mi chiede, visibilmente preoccupata.

«Sì, tranquilla, tutto ok, penso. Billie Joe sta bene, vero?» le chiedo.

«Certo che sta bene, ma... perché me lo chiedi?»

«Ho avuto un incubo in cui moriva, dopo che era andato ad ubriacarsi perché abbiamo litigato... L’ho visto con i miei occhi, era come se fossi Billie Joe, come se vedessi tutto ciò che succedeva con i suoi occhi, ma non avevo controllo del suo corpo. L’ho visto morire, colpito da una dannata macchina guidata da un ubriaco, ho visto il suo funerale, l’ho visto venirmi in sogno per dirmi di rimanere forte, di farlo per lui...» la voce trema e mi si spezza, Brit mi abbraccia e mi asciuga una lacrima.

«Non ti preoccupare, è stato solo un brutto sogno, non è successo nulla.» mi scosta i capelli dalla fronte, che dal sudore si erano attaccati ad essa, ma ritrae la mano di scatto. «Cavolo, ma scotti! Ti deve essere salita la febbre, forse per il nervoso per la litigata con Billie...» mi dice, premurosa. «Torna a dormire, vedrai che starai meglio, a Billie ci penso io.» mi sorride e mi lascia un leggero bacio sulle labbra.

Mi tiro su la coperta fino al mento, a mo’ di protezione, poi sento qualcuno bussare alla porta.

Brit si alza e va ad aprire. «Chi può essere alle otto del mattino?»

 

 

Com’è realmente andata...

Billie Joe.

 

Christie Road, mi era mancata.
Stare con quel ragazzino, Micheal, mi aveva portato come indietro nel tempo, negli anni in cui mi facevo anche dell'erba del mio giardino, e riprovare quelle vecchie abitudini mi aveva lasciato con la convinzione che non facessero più per me. Non era nei miei obiettivi svenire su un divanetto strapieno di buchi e svegliarmi di soprassalto alle cinque del mattino, avrei preferito un risveglio molto più tranquillo, nel mio letto abbracciato ad Adie, preferibilmente.

Mi alzo barcollando.
«Mi scoppia la testa, porca puttana. Non ho più l'età per certe cose.»

«I quaranta e più anni si fanno sentire, eh Armstrong?» una voce che dopo qualche istante associo a Micheal mi risponde, spuntando all’improvviso alle mie spalle. Mi dà una pacca sulla schiena.

«Chiama tua moglie, sarà in pensiero» mi suggerisce, con un sorriso.  Gli batto il pugno a mo’ di saluto.

Cerco di sistemare la maglietta alla bell’e meglio, è tutta stropicciata e sporca di terra.

«Ehm, Billie Joe...?» mi sento richiamare dal ragazzo e mi volto, ancora un po’ stordito dalla sbronza. «Me lo faresti un autografo?» mi chiede, con un sorrisetto improvvisamente a metà tra il timido e il nervoso. In fin dei conti è pur sempre un fan, me lo aveva anche detto, strano che non me lo abbia chiesto prima. «Certo» abbozzo un sorriso e firmo con la penna il foglio che mi ha dato. “A Micheal, grazie per la bella serata e per le birre! BJ”

Tutto raggiante si rimette in tasca il foglietto. «Grazie mille! Io sto sempre al bar il venerdì sera, ci becchiamo lì» propone. Sarebbe bello rivedersi, in fin dei conti gli devo qualche birra e qualche risata.

Mentre mi allontano in direzione di casa, tiro fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni e controllo l’ora. Le sei e mezza del mattino. Dannazione, Adie mi ammazza. Meglio chiamarla.

Risponde al terzo squillo, con la voce ancora impastata dal sonno. «Pronto?»

«Adie, sono io...» comincio, ma la sua voce che si alza di tono mi blocca subito. «Billie Joe Armstrong, si può sapere dove cazzo sei stato e per quale fottuto motivo ti fai sentire solo ora?! Sono stata in pensiero tutta la notte, cazzo!»

«Hai ragione, so benissimo di aver sbagliato, ma ho litigato con Mike, lui se ne è andato sbattendo la porta,e ti sembrerò strano ma è vero, un ragazzino al bar mi ha offerto una decina di birre e mi sono ubriacato. Ma sto bene, davvero. Sto tornando a casa. Scusami se ti ho fatta stare in pensiero, sono stato un cretino.»

«Ti perdono, ma solo perché sei te.» il suo tono di voce si è addolcito, ormai sa come reagisco quando litigo con Mike, è come se mi cascasse il mondo addosso. «Vai da lui, che conoscendolo sta a pezzi. Ti amo.»

«Ti amo anche io.»

Chiudo la telefonata, un po’ più tranquillo, e cerco le chiavi della macchina, che chissà dove diavolo è finita. Mi guardo un po’ intorno, poi la vedo in lontananza, al ciglio della strada,  con due ruote sull’asfalto e le altre due sul prato che circonda Christie Road.

Salgo in macchina alla velocità della luce e spingo fortissimo sull’acceleratore, voglio arrivare il prima possibile da Mike, voglio chiarire, non voglio stare senza di lui accanto, non ce la potrei mai fare.

Ho toccato i duecentodieci all’ora in alcuni tratti, ma finalmente sono sotto casa sua. Busso, me ne frego che sono le otto di mattina e conoscendolo starà dormendo, me ne frego.

 

Brit mi apre la porta. «Billie...» non fa in tempo a terminare la frase che la abbraccio, spontaneamente, e anche lei mi stringe forte a sé.

«Mike è in camera sua, ha fatto un sogno stranissimo su di te e mi sa che gli è salita la febbre.» mi dice con un sorriso. «Vado.»

Apro piano la porta della camera, e delicatamente mi siedo sul letto. Mike si gira verso di me, apre gli occhi stropicciandoli, poi mi vede e la sua bocca si allarga in un sorriso.

Non gli lascio nemmeno il tempo di cominciare una frase che mi avvicino e lo abbraccio, lo stringo con tutta la forza che ho. Mike piange, un pianto sommesso che mi bagna la maglietta, lacrime amare e sincere. «Non importa niente. Non voglio perderti, Mike, e lo sai.» sussurro, una lacrima che scende silenziosa anche dal mio occhi sinistro.

Mike non dice niente, ricambia la mia stretta, se possibile ancora più forte.

Rimango più di un’ora con lui, mi racconta del sogno, e mi pare assurdo come abbia indovinato ogni passo, ogni cosa che ho fatto, da ieri sera a stamattina prima che parlassi con Micheal.

«Ho sempre pensato che eravamo telepatici, o comunque legati in una maniera strana!» scherzo.

Lascio Mike a dormire, gli è davvero salita la febbre, e non voglio che si affatichi troppo.

Scappo anche da Adrienne, che mi accoglie prima con uno scappellotto dietro al collo, poi ride e mi stringe forte a sé. «Disgraziato. Però. Ti. Amo.» ad ogni parola mi stampa un bacio sulle labbra.

La bacio con tutta la passione che ho in corpo, le voglio trasmettere tutta la voglia che ho di lei, voglio sommergerla d’amore.

Poco ci importa che sono le dieci del mattino, che ci sono i nostri figli nelle loro stanze, facciamo l’amore, e mi sento più vivo che mai.





ehi.
lo so che mi vorrete come minimo fucilare, però ho deciso di rimettere mano a questa storia perché ne avevo bisogno.
ci credete se vi dico che ho avuto degli incubi per la maniera in cui l'ho fatta finire? beh, è vero.
quindi eccomi qua, con quello che stavolta è davvero la fine.
spero vi sia piaciuta c:
tornerò presto, almeno credo, dato che ho almeno due idee per due oneshot.
un bacio,

howyouremindme.

ps: 'ringrazio' il nuovo album degli Avenged Sevenfold e soprattutto "This Means War", che mi hanno tenuto compagnia mentre scrivevo. non sono una loro grande fan ma quest'album mi ha letteralmente stregata.

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