Tell me you love me

di alessia_directioner2000
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. prologo ***
Capitolo 2: *** 2. Nuova vita ***
Capitolo 3: *** 3.Primo giorno di scuola ***
Capitolo 4: *** 4.Emozioni ***
Capitolo 5: *** 5.Tutto come prima ***
Capitolo 6: *** 6.Cinema ***



Capitolo 1
*** 1. prologo ***


                                                                                      1.  Prologo

 
-sbrigati Bree!- dice mia mamma dalla cucina
-Arrivo, arrivo un momento!-
 
Mi chiamo Bree Turner, e con mia mamma ci stiamo trasferendo per andare a Miami, dal compagno di mia madre e suo figlio.
Mamma ha conosciuto Robert otto mesi fa, un anno dopo la morte di papà. Non so molto di loro due, so che il figlio di Robert si chiama Austin ed è più grande di me di un anno. Non so che aspetto abbia Austin, non so se è simpatico, stronzo o quant’altro. Sicuramente sarà il solito nerd tutto brufoloso.
 
Guardo per un ultima volta la mia stanza vuota, ho messo tutto negli scatoloni, dalle foto hai miei amati libri.
Sono contenta di trasferirmi, la mia casa mi ricorda troppo papà e io non voglio ricordare troppo, io devo essere forte, per me e per mamma.
 
-mamma vieni un attimo- urlo dalla mia camera.
- dimmi tesoro-
- tu non ti dimenticherai mai di papà vero mamma?- chiedo timorosa di sapere la risposta. Papà è morto l’anno scorso in Iraq, durante un’imboscata. Mamma era a pezzi, ma poi ha incontrato Robert e adesso sembra aver ritrovato la tranquillità perduta.
- no tesoro, non potrei mai, lo sai che lo amerò per sempre, te l’ho detto tante volte- dice con le lacrime agli occhi. Io mi limito ad annuire dando ragione alla donna di fronte a me.
- ti lascio qualche minuto da sola, tra poco partiamo-
-va bene mà.-
 
Mia mamma esce dalla stanza chiudendo la porta dietro di lei e io vado verso il bagno per vedere se ho preso tutto.
Mentre vado non posso fare a meno di fermarmi e vedere la mia figura che riflette nello specchio.
 
Capelli biondi mossi, occhi color ghiaccio, come mio padre e curve al posto giusto per una sedicenne. Il mio sguardo cade sui tagli sui miei polsi. Quando è morto mio padre ero autolesionista e bulimica, poi però ho capito che farsi del male non avrebbe riportato mio padre indietro e ho smesso di tagliarmi.
 
-Bree andiamo è tardi perderemo l’areo!- mia madre mi risveglia dai miei pensieri urlandomi dalla cucina.
 -Sto scendendo andiamo-
Diamo un’ultima occhiata alla casa e poi siamo pronte per partire.

Spero che questo sia l’inizio di una nuova vita, una vita più bella. 
 

SPAZIO ME
Ciao ragazze! Mi chiamo Alessia e questa bèh non è la prima ff
che scrivo, ma quelle che ho scritto le ho sempre cancellate.
Anyway, come avete capito questa ff è su Austin, questo è solo il prologo poi andando avanti nei capitoli si capirà qualcosa in più.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate della storia lasciando recensioni per favore! Quindi recensite in tanti!! Adesso mi ritiro e vi lascio alla lettura, un bacio.

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Capitolo 2
*** 2. Nuova vita ***


                                                                                                                                                                                                            2. Nuova vita

 
 
Dopo circa tre ore di volo atterriamo all’aereo porto di Miami.
Miami è fantastica ed è diversissima da New York, credo ci metterò un po’ ad abituare all’idea di vedere pochi grattacieli.
 Prese le valige ci dirigiamo all’uscita dell’aereo porto e noto un uomo venirci incontro e abbracciare mia madre.
Rob è  un tipo apposto, da come me ne ha parlato mamma.
È  un uomo sulla cinquantina, capelli neri, con qualche ciocca grigia, occhi tra il verde e il marrone e un bel sorriso. Un tipo apposto, appunto.
-Tu devi essere Bree, piacere di conoscerti io sono Robert!- dice lui porgendomi la mano che stringo.
Mamma e Robert si sono conosciuti durante i viaggi di lavoro di mia madre e da lì è scoccata la scintilla.
Ci dirigiamo verso la macchina di Rob e partiamo verso la nuova casa. Lui e suo figlio hanno una casa sulla spiaggia con vista mare e dire che è grande è un eufemismo! Mamma deve essersi dimenticata di dirmi che il suo compagno è ricco!
 -Eccoci arrivati, spero che la casa vi piaccia!- stai scherzando? è favolosa!
Quando entriamo rimango ammaliata da tutto quello che vedo.
 C’è un enorme salone con un enorme divano e con un enorme TV al plasma. Si Robert è decisamente ricco
 -Aus scendi!-
 -Non rompere le palle pà!- educato il ragazzo
-Austin sono arrivate Kate e sua figlia scendi subito!- replica suo padre.
 
Si sente il rumore della porta che sbatte e passi che scendono le scale , poi quello che vedo mi lascia letteralmente senza parole.
 Dalle scale scende una figura alta e slanciata, con i capelli mori e fisico asciutto, lasciato intravedere dalla maglietta bianca attillata che gli fascia il busto. Gli occhi sono simili a quelli del padre solo più verdi.
 -Ciao Kate è un piacere conoscerti-
-piacere mio Austin!- dice mia madre piena di entusiasmo.
 -Piacere io sono Bree!- dico con il migliore sorriso sulle labbra allungando la mano.
 
Astin guarda prima la mia mano tesa ancora verso di lui e poi i suoi occhi incontrano i miei, mi guarda con uno sguardo schifato e se ne va in cucina lasciandomi sconvolta e con la mano ancora allungata dove prima  c’era quella del... coso.
Mi giro guardando Rob in cerca di spiegazioni, lui mi rivolge uno sguardo mortificato e -lasciali un po' di tempo presto si abituerà all’idea di avere una sorella- dice
-…astra-
 -Come scusa?-
 -sorellastra, non siamo fratelli di sangue- dico guardandolo negli occhi-
-Già… ehm… venite vi faccio vedere le stanze- dice Rob grattandosi la nuca imbarazzato.
 
Robert inizia ad indicarci le varie stanze al piano di sopra, il bagno in comune, la stanza di mamma e Rob, la stanza di coso e infine la mia.
-spero ti piaccia, Aus mi ha dato una mano ad arredarla visto che avete la stessa età… entra pure!- dice.
Apro la porta e vedo una stanza bellissima, con i muri viola. Al centro di essa c’è un letto con una piazza e mezza, molto bello. Al suo fianco c’è un comodino. Alla sinistra del letto vedo una grande libreria, con tutti i libri che ho sempre voluto leggere.

-Grazie mille Robert! Ho sempre voluto una libreria così grande!-
 -Sono felice che ti piaccia,- dice con il sorriso sulle labbra.
 -Tesoro perché ; non guardi la cabina armadio?- Dice mia madre.
-Ho pure una cabina armadio?- domando sorpresa
 -certo ci sono già dentro alcuni vestiti vai pure a guardare.-
-hai pure un bagno privato se lo vuoi sapere- dice una voce, la voce di coso.
-Grazie mille, guarderò tutto dopo cena.-
 
 
 La cena non andò esattamente come previsto.
Mamma e Rob cercarono di fare conversazione, ma io e il coso, che era seduto di fronte a me, rispondevamo solo a monosillabi, in più coso faceva di tutto per farmi incazzare, e ci stava riuscendo alla grande.
 
-Bree, ti ho iscritto alla Jackson high school, andrai a scuola con Austin, quindi tu Aus la accompagnerai a scuola e le farai da guida per il primo giorno, chiaro?-
 - O ma guarda… la bambina ha pure bisogno della guida- dice Austin stuzzicandomi.
 - Non ho bisogno di nessuna guida, ce la faccio pure da sola.- dico guardando prima coso e poi Rob.
 - Ma grazie dell’interessamento Robert- dico vedendo che Rob c’era rimasto male.
 -Ma grazie dell’interessamento Robert- dice Austin scimmiottando la mia voce.
Al quel punto esplodo.
 -Si può sapere che di problema hai? È  da quando sono entrata da quella cazzo di porta che non fai altro che guardarmi con disprezzo! Mi stai irritando!- dico alzandomi in piedi e guardando in faccia Austin che ha un sorrisetto strafottente sulle labbra.
 -Voi sapere qual è  il mio problema?- non aspetto altro
-Tu sei il mio problema!- dice a questo punto Austin alzandosi in piedi anche lui e sputandomi quelle parole.
 - Con permesso- dice dirigendosi verso le scale e sbattendo poi la porta della sua stanza.
-Scusatemi- dico io dirigendomi verso la mia stanza, lasciando mamma e Robert a tavola.
 Entrata in camera mi vado a fare una doccia rilassante in bagno, sperando che
l’acqua elimini anche tutto lo stress che ho accumulato oggi.
 Finita la doccia e dopo essermi lavata i denti mi butto sul letto, sperando che gli incubi almeno ‘sta notte mi lascino in pace
 
Sono in una tenda e sto dormendo accanto a mio padre su una brandina. Si sentono degli spari, tanti spari, e io e mio padre ci svegliamo subito per capire cosa succede fuori. Sentiamo tante urla, urla di persone che soffrono e, armati di fucili, usciamo dalla tenda per vedere quello che succede fuori. Siamo in Iraq, siamo in guerra, dobbiamo uccidere il nemico. Ed è proprio quello che io e mio padre facciamo. Ci copriamo le spalle a vicenda. Poi qualcosa va storto. Sento un urlo più forte degli altri, riconoscerei quella voce tra mille. Mi giro in tempo per vedere mio padre accasciarsi al suolo. È  stato colpito. Mi precipito sul corpo invocando il nome di mio padre, mentre le lacrime mi offuscano la vista. So già che non servirà più a niente scuoterlo o chiamarlo, mio padre è morto e non c’è niente che io possa fare.
 
Mi risveglio in un letto pieno di sudore, ho le lacrime agli occhi. L’incubo mi perseguita dalla morte di mio padre e non so come fare a scacciarlo dalla mia testa. Con paura mi riaddormento.
Sperando di non sognare di nuovo.
 
 
 
 
 
Ciao ragazze!! Eccomi di nuovo qui a postare un altro capitolo! Allora? Che ve ne pare? Ci tenevo a ringraziare le persone che hanno lasciato le due recensioni per il prologo, siete fantastiche! Ringrazio chi ha messo la storia nelle seguite! Ringrazio le persone delle 35 visite!! Continuo alle 4 recensioni! So che le lascerete! Vi voglio bene <3

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Capitolo 3
*** 3.Primo giorno di scuola ***


                                3. primo giorno di scuola

 
 
Il giorno dopo mi svegliai con delle enormi occhiaie sotto gli occhi.
Occhiaie che non passarono inosservate a mia madre quando
scesi giù a fare colazione.
-Tesoro ma quelle occhiaie? Non hai dormito bene ‘sta notte?- appunto.
 -No mamma, ma non preoccuparti, è tutto okay.-
Lei annui poco convinta. Mamma sapeva degli incubi, ma sapeva anche che non amavo parlarne.
 
-Buon giorno famiglia!- disse un Rob raggiante scendendo dalle scale, seguito dal figlio.
Famiglia… noi non eravamo un famiglia.
-Allora Aus, oggi accompagnerai Bree a scuola, okay?-
-Si si basta che non mi faccia fare tardi-
- forse sei tu quello che non dovrebbe far fare tardi a me visto che io sto andando a lavarmi e tu sei ancora a magiare- dico lanciando una frecciatina ad Austin che risponde con un dito medio.
 
Finito di lavarmi io e il mio quasi fratellastro ci dirigiamo a scuola con la macchina di coso, e che macchina gente!
Durante il tragitto non parliamo, ma è meglio così, mi devo ancora riprendere dopo l’incubo di questa notte.
Persa nei miei pensieri non mi accorgo che siamo arrivati davanti quella che dovrebbe essere la mia scuola. È un edificio alto con i mattoni marroni e un cartello che dice:“ Benvenuti alla Jackson High School.”
 
-Stammi bene a sentire, io sono il più popolare in questa scuola, okay? Quindi vedi di non rovinarmi la reputazione piccoletta, ci siamo capiti bene?-sarebbe una minaccia questa?
-Fottiti- dico scendendo dalla macchina di quel troglodito e incamminandomi verso l’ingesso della scuola.
 Entrata dentro questo grande carcere che si ostinano a chiamare scuola, cerco la segreteria per farmi dare il foglio con gli orari delle lezioni.
 
-scusi mi chiamo Bree Turner, sono nuova, vorrei gli orari delle mie lezioni- dico rivolgendo un sorriso alla segretaria, una donna sulla sessantina.
-Ecco a te cara, c’è pure la combinazione del tuo armadietto, buon primo giorno di scuola!- dice la segretaria dandomi in mano il foglio. Buon primo giorno un cazzo, io ho sonno!
-scusa sono nuova e vorrei sapere dove posso trovare l’aula di filosofia- dico fermando una ragazza con i capelli mori.
-Ci devo andare anch’io, se vuoi possiamo andarci insieme!- Dice la mora
-molto volentieri! Piacere Bree-
-piacere mio, Hanna! Vieni che la prof è perennemente mestruata e non ammette ritardi,- dice facendomi scoppiare a ridere, è simpatica la ragazza!
Arrivate in classe consegno il foglio alla prof Robinson e cerco un posto sotto gli sguardi della classe.
 
-Benvenuta signorina Turner, il sono la professoressa Robinson e ci sono alc…- a metà discorso avevo già staccato il cervello.
 La lezione fu molto noiosa, tralasciando il fatto che tutto quel programma l’avevo già fatto nella vecchia scuola la prof era nevrotica, quindi appena suonò la campanella mi precipitai fuori dalla classe.
Dopo altre due ore di lezione finalmente potevo andare a mangiare in mensa.
 
-ehi Bree! Ma tu sparisci sempre quando la gente ti cerca?- Mi richiama Hanna.
- Si beh sai… ho questo potere!- Esclamo ironicamente. Hanna mi stava simpatica, ma io non avevo mai avuto amici, io ero quella strana, quella sempre sola, quella da evitare.
-Hai già conosciuto qualcun altro? O qualcun’altra?-
-No, sei la prima!-
-Bene, ti andrebbe di venire a mangiare con me e i miei amici?-
-io ecco… va bene- dico sbuffando. Infondo che scelta ho?
 
Quando entriamo in mensa io e la mia nuova amica-potevo definirla così?-
Ci andammo a servire, prendendo quello che la mensa chiamava “cibo” e poi andammo a sederci al tavolo dei suoi amici. Lì incontrai l’ultima persona che volevo incontrare quel giorno.
 
-ragazzi lei è Bree, Bree ti presento Jo, Lily, Austin, Alex, il mio ragazzo e Robin!-
-tu?- fu l’unica cosa che mi uscì dalla bocca quando vidi Austin.
-vi conoscete?- chiede quello che penso si chiamasse Alex.
- è la mia sorellastra, vieni Bree, dobbiamo parlare- dice Austin mandandomi un’occhiata di fuoco.
Mi limito a seguirlo fuori dalla mensa quasi correndo, visto che una sua falcata equivale ad un quarto della mia.
-ti avevo detto di non darmi fastidio- urla sbattendomi contro gli armadietti.
-è Hanna che mi ha condotto al vostro tavolo non ci volevo neanche venire io in questa cazzo di scuola!- dico urlando anch’io. Se pensa che lui mi intimorisca si sbaglia di grosso.
-bene allora ritornatene a vivere con tuo padre in quella stupida città- questo non doveva dirlo.
 Non mi rendo conto di quello che faccio fino a quando non vedo la guancia rossa di Austin con l’impronta delle cinque dita.  Com’è il detto? Se gli sguardi potessero uccidere? Perché se fosse vero Austin mi avrebbe già uccisa visto come mi sta guardando.
 -tu non sai niente di me!- urlo andandomene da quella scuola.
 
 
 
P.O.V Austin.
 
 - Tu non sai niente di me!- urla per poi uscire dall’edificio.
Questa volta l’ho combinata grossa ha ragione, non so niente di lei.
Rientro in mensa sotto gli sguardi curiosi dei miei amici, probabilmente si staranno chiedendo dov’è Bree.
 
- dov’è Bree?- chiede Hanna, bingo!
-si è sentita male, sarà andata a casa- dico non curante. La verità è che è sparita a causa mia e io non so dove si trova… se sta bene…
Ma cosa vado a pensare! A me non interessa niente di lei!
-senti amico…- dice Robin  - la tua sorellastra è sexy! Ti darebbe fastidio se ci provassi con lei?-
- no certo che no!-
- sul serio non ti da fastidio?-
-No, vai tranquillo- lui si limita ad una scrollata di spalle.
 
Finita la scuola esco e vedo se riesco a cercare Bree tra tutte le persone della Jackson, ma non la vedo e inizia a crescermi l’ansia. Ma sì! Sarà a casa non preoccuparti! Mi dico cercando di restare calmo.
Quando arrivo a casa Bree non c’è e l’ansia inizia a crescere, devo andarla a cercare, se le succedesse qualcosa non so come farei a dirlo a Kate e a papà. Si oppure tu ti stai affezionando a lei!
Scaccio dalla mente questi pensieri e esco di casa, sperando di trovare Bree il più presto possibile.
 
 
 
Ciao ragazze!! Come state?
Cosa ve ne pare il capitolo? Vi piace? Lo trovate banale, corto?
Volevo ringraziarvi per le belle parole che avete detto nelle recensioni, siete fantastiche!
Volevo ringraziare chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/ ricordate e volevo ringraziare gli 89 lettori silenziosi che hanno letto il prologo e i 47 che hanno letto il primo capitolo! Grazie, davvero grazie
Aggiorno alle
5 recensioni, vi voglio bene, un bacio!!
p.s. cosa ne pensate del p.o.v Austin?

pps mi scuso per ventuali errori nel capitolo
ppps mi scuso per gli errori del capitolo precedente, ho ricontrollato dopo.
Adesso vado veramente un bacio!

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Capitolo 4
*** 4.Emozioni ***


                           4. Emozioni

 
 
P.O.V. Bree
 
Uscita dalla scuola inizio ad incamminarmi il più lontano possibile da Austin, non aveva il diritto di dire quelle cose su di me e suo mio padre, lui non sa niente di me.
Percorro la strada ignorando i passanti che mi guardano interrogativi e con la faccia preoccupata, dal momento che ho gli occhi tutti rossi e il mascara colato.
 
Mamma mi ha detto che c’è un parco vicino al centro commerciale, ed è proprio li che mi sto dirigendo, anche se è ancora distante da dove mi trovo io adesso. Metto le cuffie per ingannare il tempo e la riproduzione casuale fa partire warrior di Demi.
Ammiro quella ragazza, con tutto quello che le è successo è ancora in piedi, più forte di prima.
Raggiunto il parco cerco un posto appartato dove dar libero sfogo alle mie emozioni e pensare. Trovo un albero che guarda caso fa proprio al caso mio. Mi appoggio alla corteccia e lentamente mi lascio scivolare appoggiando il sedere sulla morbida erba.
 La voce di Demi mi culla come una ninna nanna e finalmente do libero sfogo alle mie emozioni, piangendo come non avevo mai fatto prima, tappandomi la bocca per evitare che si sentano i miei singhiozzi.
 
Credo siano passate più o meno due ore quando decido di alzarmi dal mio “nascondiglio” e iniziare ad incamminarmi verso casa. Piangere mi ha fatto bene, mi sento libera, mi sento bene. Stavo canticchiando sotto voce give your heart break quando sento una mano tapparmi la bocca e l’altra puntarmi un coltello sul fianco. Spalanco gli occhi per la sorpresa e cerco di ribellarmi quando il mio presunto stupratore affonda la punta della lama sul mio fianco dicendo:- Sta buona, faremo in un attimo, voglio solo giocare, se farai la brava faremo in un secondo, se invece farai la cattiva...- dice lasciando la frase in sospeso e affondando ancora un po’ la lama sul fianco.
 
Mi trascina in un vicolo sbattendomi violentemente al muro e facendo muovere la mano sinistra su tutto il mio corpo, mentre con la destra mi tiene fermi i polsi sopra la mia testa. Le sue labbra sono attaccate alle mie e stanno cercando un accesso maggiore, ma la mia lingua è appallottolata al palato e cerco con tutte le mie forze di liberarmi, ma la sua forza è troppa per il mio piccolo corpicino.
Lo vedo slacciarsi la cerniera dei pantaloni e successivamente abbassarsi 
 i boxer, per poi guardarmi e farmi un sorrisino malefico, mentre dai miei occhi continuano scendere lacrime. Inizia a slacciarmi i pantaloni, e penso sia giunta la mia ora, quando sento una macchina fermarsi davanti al vicolo e una voce, quella voce, chiamare il mio nome.
 
 
P.O.V Austin
 
 
Sono appena entrato in macchina e sto andando a vedere dove può essere Bree.
Se le succedesse qualcosa io… sarebbe tutta colpa mia.
Decido di andare a vedere a scuola, magari è nel giardino e non me ne sono neanche accorto. Arrivato lascio la macchina con il motore accesso e mi precipito a vedere se Bree si è nascosta dietro qualche albero, ma niente, nada de nada.
È tutta colpa mia penso.
Rientro in macchina e parto a razzo, dirigendomi verso il centro commerciale, sperando che Bree sia lì e che non le sia successo niente.
Mi dirigo all’entrate del centro commerciale e inizio ad entrare in ogni singolo negozio, sperando di trovarla da qualche parte. Mi dirigo pure nel bagno delle ragazze, sperando di trovarla davanti allo specchio che si rifà il trucco, anche se penso che Bree non sia una di quelle persone.
 
Entrato le signore nel bagno mi guardano con gli occhi sgranati, ma non mi importa, devo trovarla. Nada, non è nemmeno nel bagno, inizia a crescermi l’ansia, non farti prendere dal panico continuo a ripetermi mentre esco dal centro commerciale ed entro in macchina mettendo in moto. Decido di fare la strada all’incontrario e guardare in tutti i vicoli, per vedere se magari si è andata ad imboscare lì.
 
Controllo ogni vicolo, quando vedo una scena che mi fa incazzare.
Bree è attaccata al muro e un uomo, sulla quarantina credo, cerca di abusare di lei. Senza pensarci due volte mi catapulto letteralmente dalla macchina e con tutto il fiato che ho nei polmoni chiamo il nome di Bree. Leggo la sorpresa nei suoi occhi e il sollievo.
Stacco subito lo stupratore dal piccolo corpo di Bree e inizio a darli pugni da tutte le parti, Bree mi potrà pure stare antipatica,ma delle ragazze non si abusa ed è ora che qualcuno lo faccia capire anche a questa merda.
Quando decido che l’uomo ne abbia prese abbastanza mi alzo e mi dirigo verso Bree, in questo momento è la mia priorità.
 Mi avvicino il più lentamente possibile e con le mani in alto per farle capire che non voglio farle male.
 
-Bree sono Austin, non voglio farti del male, posso avvicinarmi?- dico con voce dolce. La vedo annuire e mi avvicino piano.
Quando le sono davanti mi inginocchio alla sua altezza e la fisso bene. Ha gli occhi rossi e gonfi, il mascara colato la fa sembrare un panda, ma penso sia bellissima lo stesso.
Aspetta.. ho appena detto che la mia quasi sorellastra è bellissima? Caccio questi pensieri e continuo a fissarla. faccio vagare lo sguardo su tutto il suo corpo, notando che ha i pantaloni abbassati, lasciando intravedere le mutandine.
 
-Bree, posso darti una mano ad alzarti?- dico sempre con voce dolce.
Lei annuisce e vedo che cerca di alzarsi con qualche difficoltà, decido quindi di aiutarla. Si butta subito nelle mie braccia e inizia a piangere forte, mentre io le accarezzo piano la schiena e le sussurro parole rassicuranti all’orecchio. Mi accorgo solo ora però che sta sanguinando dal fianco. Quel figlio di puttana l’ha ferita. Non ci posso credere.
 
-Bree adesso ti porto in ospedale, ok? Posso alzarti i pataloni?- domando.
Lei annuisce ancora e capisco che ha annuito per tutte due le domande che le ho rivolto. Piano faccio scivolare le mani fino all’orlo dei sui pantaloni, che sono abbassati fino al ginocchio, sempre mantenendo un contatto visivo con lei, per farle capire che non ho cattive intenzioni. Quando ho alzato i pantaloni ci dirigiamo verso la macchina e ci dirigiamo verso l’ospedale.
 
Quando arriviamo all’ospedale ci dirigiamo al pronto soccorso e chiamo aiuto. Un dottore si precipita subito da noi.
 
-che le è successo?- domanda.
-stava per essere stuprata, ha una ferita al fianco-
-va bene, signorina venga con me, andiamo a medicare la ferita, lei intanto vada a firmare i moduli- dice strappandomi Bree dalle braccia. Leggo ancora una volta il terrore nei suoi occhi e inizia a chiamare il mio nome. Guardo il dottore che mi fa un cenno del capo, facendomi capire che devo venire anch’io con loro. Metto subito un braccio dietro la schiena di Bree e la rassicuro. Siamo arrivati davanti alla sala medicazioni e il dottore fa sedere sul lettino e dice alla ragazza accanto a me di togliersi la maglietta. Bree fa quello che ha detto il dottore ancora spaventata e prendo una sua mano che intreccio con la mia per infonderle coraggio. Il dottore esamina la ferita e inizia a medicarla, per poi successivamente mettere i punti.
 
Siamo fuori dall’ospedale e siamo andando verso la macchina. Ho firmato tutto e Bree sembra essersi ripresa.
Saliti in macchina ci dirigiamo verso casa. Il tragitto è silenzioso, nessuno di noi due fiata. Sento la mano di Bree intrecciarsi alla mia e mi giro sorpreso, ma tutto quello che vedo è che Bree ha la testa girata verso il finestrino. Vuole sapere che c’è qualcuno con lei, sicuramente, mi dico.  
 
Siamo arrivati davanti a casa e Bree si è addormentata.
Cerco di fare il meno rumore possibile quando sono a casa, con il corpo di Bree tra le braccia. Apro la porta della sua camera con non poca difficoltà e appoggio delicatamente Bree sul letto. Mi allontano un po’ dal letto quando sento una mano prendere il mio polso e -rimani con me per favore- dice Bree guardandomi con i suoi occhi occhioni blu.
-Bree non so se…-
-ti prego- dice lei con le lacrime agli occhi. Con un piccolo sorriso sulle labbra mi tolgo le scarpe e dico a Bree di farmi posto nel letto. Mi stendo accanto a lei e subito si avvicina a me. Rannicchia contro di me, metto una mano sul suo fianco, stando attento a non farle male, e la guardo dormire.
 
Domani tornerà tutto come prima, io e lei continueremo ad odiarci, ma per il momento voglio starle accanto.
Mi addormento subito appena finito di formulare questi pensieri.
 
 
 
 
 
Ciaoooo *fa ciao con la mano*
Scusate il ritardo, ma ho avuto la settimana piena e sono riuscita a liberarmi solo adesso.
Come state? Cosa ve ne pare il capitolo?
Ringrazio le 6 persone che hanno recensito lo scorso capitolo, grazie siete fantastiche! Ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate e ringrazio i lettori silenziosi! Grazie a tutti davvero.
p.s. non so se potrò aggiornare con regolarità perché come ben sapete tra poco inizia la  scuola e io quest’anno ho gli esami. Quindi penso aggiornerò sabato o domenica. Vi voglio bene!!! <3
 

lei è Bree!

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Capitolo 5
*** 5.Tutto come prima ***


                       5. Tutto come prima

 
  
P.O.V Bree
 
 
 
La debole luce che entra dalle tapparelle alzate inizia a darmi fastidio agli occhi. Li apro piano, ho paura di trovarmi in compagnia del mio aggressore. Tutte le mie paure svaniscono quando vedo che mi trovo nelle mia stanza e nel mio letto.
Mi tiro su guardandomi in torno in cerca di Austin, sono convinta che ieri abbiamo dormito insieme, ma tutto quello che vedo è un biglietto, sicuramente lasciato da lui.
 
Dobbiamo parlare, più tardi. –A
 
 
Rabbrividisco al solo pensiero di parlare ancora di quello che è successo ieri. Mi alzo dal letto dirigendomi verso il bagno, mi ci vuole una doccia calda prima di andare a scuola.
 
Mi spoglio dei miei vestiti ed entro nel box doccia, sperando che l’acqua elimini anche tutto il dolore che porto dentro. Mi insapono il corpo e dopo pochi minuti me lo risciacquo.
Esco dalla doccia infreddolita, visto che ho lasciato la finestra aperta, ma anche un  po’ più rilassata di prima.
 Esco dal bagno con un asciugamano che fascia dolcemente il mio corpo e mi dirigo verso l’armadio, prendendo una felpa grande e un paio di jeans non troppo attillati.
 
Mentre sto per infilare la felpa mi fermo un attimo e mi guardo allo specchio, i miei occhi si soffermano sul mio fianco coperto dalla piccola pellicola che ho usato per andare in doccia. La ferita si sta rimarginando piano piano, ma non credo che il pensiero quelle mani sul mio corpo svanirà dalla mia mente.
Scuoto vigorosamente la testa, non devo fare questi pensieri, ormai è tutto finito, Austin è arrivato in tempo.
Già Austin… chissà dov’è adesso.
 
Scendo le scale andando in cucina dove trovo mamma e Rob, Austin è con loro ma non alza lo sguardo.
-Buongiorno tesoro, dormito bene?- Dice mia mamma mettendomi la colazione davanti.
-Si benissimo mamma- rispondo arricciando il naso al sapore delle uova fritte.
-Non ho fame ‘sta mattina, mangerò qualcosa a scuola, non preoccuparti mamma, adesso vado che è tardi- dico tranquillizzando la donna davanti a me.
-Aspetta ti accompagno, fammi prendere lo zaino.- Guardo sbalordita Austin, sicuramente mi vuole parlare, penso.
 
Ci dirigiamo alla macchina di Austin e partiamo per andare a scuola. Nessuno fiata nell’abitacolo e io mi sto torturando le mani dall’ansia.
Di cosa dovrà parlarmi? Di quello che è successo ieri?
Persa  nei miei pensieri non mi accorgo neanche che non stiamo andando  scuola, ma stiamo andando verso l’autostrada.
 
-Austin la scuola è dall’altra parte-
-lo so, ma io e te dobbiamo parlare e non possiamo farlo a scuola, quindi adesso andiamo da qualche parte-. Dice continuando a guidare, lanciandomi un’occhiata di sfuggita.
Abbiamo appena imboccato l’autostrada quando vedo Austin accostarsi nella corsia di emergenza.
Bene ci siamo, adesso mi farà il terzo grado,penso. Non ho voglia di ricordare quei momenti, non voglio.
Guardo Austin in attesa di un segnale, ma lui guarda la strada, perso nei suoi pensieri. Sono quindi io a rompere il silenzio.
 
-Senti Austin per quello che è successo ieri io… io volevo ringraziarti-
-mi spieghi cosa ci facevi lì?- dice cambiando discordo e alzando la voce. Sobbalzo sul posto, ma lui sembra non accorgersene perché continua a parlare.
-se non fossi arrivato in tempo… se solo fossi arrivato qualche minuto dopo hai idea di quello che sarebbe successo?- chiede e dal suo sguardo vedo che è… tormentato.
-mi dispiace  per quello  che è successo, è che tu mi hai fatto incazzare e io sono andata al parco a calmarmi. Stavo tornando a casa quando è arrivato q-quel q-quel…- non riesco a continuare la frase che scoppio subito a piangere.
Sento due braccia circondarmi la vita e Austin mettermi a cavalcioni su di lui per abbracciarmi meglio.
Mi sussurra parole dolci all’orecchio per calmarmi e riesce nel suo tentativo. Appoggio la testa sulla sua spalla mentre i miei singhiozzi diminuiscono e lui continua a cullarmi e a sfregare la mano sulla mia schiena.
 
Sollevo la testa e lo guardo negli occhi. Non avevo mai visto gli occhi di Aus così vicino. Sento di poterci annegare dentro. Mi danno un senso di sicurezza. Piano passa i palmi delle sue mani sulle mie guance mantenendo sempre il contatto visivo con me. Lo vedo spostare il suo sguardo dai miei occhi alle mie labbra. Mi guarda ancora una volta negli occhi e poi succede tutto velocemente.
 
Le sue labbra si appoggiano piano sulle mie, quasi timorose di un mio rifiuto. Animata da un’improvvisa voglia di sentirlo più vicino inizio a ricambiare il bacio. Lui quasi incoraggiato dalla mia reazione passa la punta della lingua sulle mie labbra chiedendo un accesso maggiore. Accesso che non nego.
Le nostre lingue si incontrano per la prima volta e iniziano a lottare tra loro, facendo una danza passionale. Passo le mie mani nei suoi capelli, arruffandoli un po’. Una sua mano è sulla mia guancia, mentre l’altra la sta passando sulla mia schiena provocandomi tanti piccoli brividi per tutto il corpo. Lo sento sorridere nel bacio.
 
Ci stacchiamo troppo presto  per riprendere fiato, mantenendo le nostre fronti a contatto. Ci guardiamo negli occhi e lo vedo sorridere.
-e questo?- chiedo riferendomi al bacio di poco prima. Scuote le spalle non dandomi una risposta precisa e – dovremmo andare- dice solo dandomi un altro bacio a stampo. Mi rimetto al posto del passeggero e partiamo per tornare a scuola, entreremo alla terza ora.
Durante il viaggio nessuno dei due parla, io sono troppo impegnata a pensare a quello che è appena successo poco fa per fare conversazione e Austin… beh lui penso sia troppo impegnato a guidare per parlare.
 
Arriviamo davanti a scuola appena in tempo per l’inizio dell’ora e ci precipitiamo nei corridoi, correndo come matti per arrivare in orario.
 
-oggi vieni a casa con me ok?-mi chiede Austin mentre ha il fiatone per la corsa appena fatta.
Annuisco e basta. Sto per entrare in classe quando sento Aus trattenermi per il braccio e appoggiarmi delicatamente al muro.
 
-quello che è successo oggi, bhe dimenticalo ok? Volevo solo darti solo un po’ di conforto- dice evitando il mio sguardo.
-Va bene, da domani tornerà tutto come prima, io e te torneremo ad odiarci e dimenticheremo quello che è successo oggi.- Dico guardandolo negli occhi. Lo vedo annuire e andare verso la sua classe, mentre io mi appoggio al muro chiedendomi perché ho sentito quei brividi quando Austin mi ha baciato.
 
 
Mi sto dirigendo in mensa con Hanna,  che ho incontrato nell’ora prima. Ci siamo scambiate i numeri di telefono e abbiamo parlato un po’ di cosa è successo ieri. Ovviamente non le ho detto tutto, ma le ho detto che sono stata al parco.
Arrivate al tavolo saluto tutti e mi siedo vicino ad Hanna, quando vedo una scena che mi fa rivoltare lo stomaco.
Austin sta pomiciando insieme ad una biondina tutta tette e niente cervello.
Prima mi bacia e poi ficca la lingua in gola a ‘sta biondina dei miei stivali? Penso con un moto di rabbia.
D’altra parte ha detto che dobbiamo dimenticare quello che è successo oggi, quindi perché dovrei prendermela?
 
- Ciao Bree- dice Robin alla mia destra riscutendomi dai miei pensieri.
- Ciao Robin- dico ricambiando il saluto.
- Senti venerdì sera fanno un film carino al cinema e beh, stavo pensando… ti andrebbe di venire con me?-
- Oh ehm… io non saprei- dico,consapevole di avere tutti gli sguardi dei presenti addosso, incluso quello del mio fratellastro.
-devi dire si o no, non è difficile-
-va bene, passami a prendere alle otto- dico facendo un sorriso a Robin, che ricambia subito.
Torno a mangiare e parlare con Hanna, consapevole di avere lo sguardo di Austin ancora addosso.
 
 
 Ciaoooo
Scusate il ritardo, ma ho avuto la settimana piena, poi è iniziata la scuola e non ho avuto un attimo libero.
Come state? Cosa ve ne pare il capitolo?
Ringrazio le 4 persone che hanno recensito lo scorso capitolo, grazie siete fantastiche! Ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate e ringrazio i lettori silenziosi! Grazie a tutti davvero.
Aggiorno alle 7 recensio un bacio
 


 

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Capitolo 6
*** 6.Cinema ***


                                6. Cinema

 
 
-Bree come si fa questo esercizio?- mi chiede Hanna, passandomi il quaderno. –non lo so Hanna, non sono mai stata un genio in matematica- rispondo rivolgendo un sorriso alla ragazza seduta vicino a me.
Finita la scuola siamo andati tutti a casa nostra a studiare, o almeno, quello era il programma.
Robin e gli altri sono stravaccati sul divano a guardare una partita di football, Austin è su con la biondina a fare qualche porcheria.
L’unica che sembra aver preso sul serio l’argomento studio è Hanna.
 
Dopo pochi minuti vediamo scendere Austin e al seguito la gallina bionda, con tutti i capelli scompigliati. Mi viene il vomito solo a guardarla.
 
-Grazie Brittany, alla prossima-
-di niente Austinuccio, chiama quando hai bisogno!- dice la gallina uscendo di casa.
-di niente Austinuccio- dice Joe scimmiottando la voce della bionda.
-finiscila Joe, mi ha fatto un bel lavoretto- dice Austin con un sorriso  malizioso sulle labbra.
-non lo metto in dubbio Aus, è la più brava della scuola!-
- maschi- diciamo io e Hanna scoppiando a ridere, ricevendo un’occhiata di fuoco dai presenti.
 
-Bene io devo andare, ci vediamo domani Bree- dice Hanna alzandosi dalla sedia.
-Aspetta perché non rimani a dormire qui ‘sta notte?- chiedo guardandola con occhi da cucciolo.
-Bree non voglio disturbare e poi non ho neanche la roba…-
-Non preoccuparti ti presto qualcosa io, tu non disturbi mai!-
-Va bene, va bene resto!-
 
 
                                    ***
 
-Dai Bree raccontami qualcosa di te! Non so niente!- dice Hanna sdraiandosi di fianco a me nel letto. Abbiamo appena finito di mangiare, e dopo aver aiutato mamma in cucina io e Hanna siamo salite in camera.
 
-Non lo so Hanna, cosa vuoi che ti raccconti?-
-Boh parlami di te, della tua famiglia…-
-Beh vengo da New York, come sai già, abitavo in una casa piccola, con mia mamma e mio padre, poi mamma ha incontrato Rob ed è scoccata la scintilla… ed eccomi qua, con un fratellastro rompipalle e una amica che sento sta diventando tutto per me.- Dico guardandola negli occhi mentre le spunta un sorriso enorme alle ultime parole.
-E tuo padre?- chiede innocentemente. Mi irrigidisco sul posto, posso davvero dirle tutto? Sono davvero pronta a parlarle di cose così tanto intime per me?
Hanna nota il mio irrigidimento e – Bree non sei costretta a…- dice, ma la blocco prima che possa finire la frase.
 
-Mio padre è morto in Iraq l’anno scorso, durante un imboscata. Non ci hanno neanche restituito la salma-dico mentre calde lacrime solcano il mio viso. Sento due braccia stringermi e piango ancora più forte, affondando la testa nell’incavo del collo di Hanna, mentre lei mi accarezza la schiena dolcemente.
-Bree mi dispiace, io… io dovevo farmi gli affari miei. Mi dispiace.- Dice lei, davvero dispiaciuta.
-Dormi Hanna, non preoccuparti, è tutto ok, vai tranquilla- dico spegnendo la luce.
-buona notte Bree- sussurra lei, dandomi un bacio sulla fronte.
 
 
 
Sono in una tenda e sto dormendo accanto a mio padre su una brandina. Si sentono degli spari, tanti spari, e io e mio padre ci svegliamo subito per capire cosa succede fuori.
Sentiamo tante urla, urla di persone che soffrono e, armati di fucili, usciamo dalla tenda per vedere quello che succede fuori. Siamo in Iraq, siamo in guerra, dobbiamo uccidere il nemico.
Ed è proprio quello che io e mio padre facciamo. Ci copriamo le spalle a vicenda. Poi qualcosa va storto. Sento un urlo più forte degli altri, riconoscerei quella voce tra mille. Mi giro in tempo per vedere mio padre accasciarsi al suolo. È  stato colpito.
Mi precipito sul corpo invocando il nome di mio padre, mentre le lacrime mi offuscano la vista. So già che non servirà più a niente scuoterlo o chiamarlo, mio padre è morto e non c’è niente che io possa fare.
 
Mi sveglio in un bagno di sudore, ho fatto ancora l’Incubo.
Mi alzo dal letto e scendo giù in cucina, a prendere un bicchiere d’acqua.
-Che c’è mocciosa, non riesci a dormire?- dice Austin sbucando da dietro le mie spalle, facendomi andare di traverso l’acqua per lo spavento.
-E tu? I tuoi sogni erotici sulla gallina bionda non ti lasciano dormire?- dico lanciandogli una frecciatina.
-Gelosa?-Non lo so, forse si  forse no…
-Assolutamente no!- Dico mentre rimetto il bicchiere nel lavello.
-Sai Bree, non c’è bisogno che tu menta, lo so che non vedi l’ora di fare sesso con me!-
-Neanche per sogno, mi disgusti!- dico girandomi e trovandolo a pochi centimetri dalla faccia.
- Quindi se io adesso facessi così- dice baciandomi il collo, - tu non sentiresti niente?- dice continuando a baciarmi il collo.
Aspetto un po’ prima di parlare. Non posso negare che Austin ha un certo effetto su di me, ma non voglio darli soddisfazioni.
-Non sento niente- bugiarda!
-E se io andassi un po’ più su?- dice iniziando a baciare la mascella.
-Niente- Sei una bugiarda!
Stai zitta coscienza del cavolo!
Austin interrompe la sua tortura, e mi guarda negli occhi, quasi come a voler chiedermi il permesso di fare qualcosa. Gli lancio uno sguardo interrogativo, non capisco cosa vuole, e quando finalmente ci arrivo, è troppo tardi.
 
Le labbra di Austin si posano dolcemente sulle mie, chiedendomi subito un accesso maggiore. Accesso che nego, non voglio che vada a finire come l’altra volta. Lui inizia a mordicchiarmi forte il labbro inferiore, iniziando a farlo sanguinare. Apro la bocca per lo stupore e lui non esita a far scontrare la sua lingua con la sua, “accarezzandola” dolcemente.
Bree finiscila di opporti, tanto lo sapete tutte e due che lo volete.
Inizio ad accarezzarli i capelli dolcemente, mentre con una enfasi a me sconosciuta ricambio il bacio. Sento premere qualcosa contro la mia intimità e arrossisco subito quando capisco di cosa si tratta.
Sento le mani di Aus appoggiarsi alle mie cosce e  alzarmi per poi appoggiarmi dolcemente al muro. Ci stacchiamo per riprendere fiato, mantenendo le fronti a contatto. Inizio ad accarezzarli una guancia, mentre con l’altra mano gli tiro un po’ i capelli. Lui riappoggia le sue labbra sulle mie lasciandomi un tenero e casto bacio.
Mi stacco da lui, nonostante vorrei che questo momento durasse per sempre.
 
-Devo dimenticare anche questo?- chiedo
-No, questo no- dice mentre sulle labbra gli spunta un sorrisetto.
-Bene, sarà meglio andare a dormire, domani devo uscire con il tuo migliore amico- dico sbadigliando.
-Già, vedi di non farlo impazzire, sai con una nevrotica come te…-
Perché deve sempre rovinare tutto?
- Se sono nevrotica allora perché mi hai baciata?-
Lo vedo irrigidirsi. Colpito e affondato.
-Buona notte Bree, dice salendo le scale e lasciandomi da sola in cucina.
 
 
                                                  ***
 
 
-Ok vado a prendere la borsa e arrivo!- Dice Hanna uscendo dalla macchina. Siamo davanti casa sua e tra poco dobbiamo andare a scuola. Io e coso non ci siamo parlati per tutta la mattinata ed è meglio così.
-Eccomi Aus, vai pure- dice lei salendo in macchina. Austin schiaccia l’acceleratore e in un attimo siamo già arrivati a scuola.
 
-Bree, Bree sveglia!- Dice Hanna picchiettandomi un dito sulla spalla.
-sono sveglia, sono sveglia- dico io stropicciandomi gli occhi.
Ci troviamo nell’aula di biologia, e la prof sta spiegando una cosa talmente pallosa che metà della classe si è addormentata. Richiudo gli occhi, appoggiando la testa sul banco.
Il suono della campanella mi risveglia dal mio quasi sonno.
Insieme ad Hanna ci dirigiamo in mensa, dove iniziamo a parlare tutti insieme al tavolo che ormai è diventato il nostro tavolo
 
 
-Hanna non so cosa mettermi!- dico mentre butto i vestiti in aria, cercando di farmi venire un’idea.
-Sii te stessa, tanto dovete andare solo al cinema, non è niente di speciale-
-Ti ho mai detto quanto ti adoro?-
-A pensarci bene no-
- ti adoro!-
-anch’io babba, e adesso vedi di farti bella, e domani raccontami tutto, ok?
-va bene, va bene, vado a farmi la doccia, a domani!-
 
Entro in bagno per farmi una doccia calda e bella rilassante, sono anche un po’ agitata. Uscita dal bagno inizio a vestirmi con le cose che ho preparato prima, maglioncino blu, jeans chiari e blazer verdi.
Mi passo un po’ di mascara sulle ciglia e un po’ di fard sulle guance ed esco dal bagno.
Mi do un’ultima occhiata allo specchio, quando sento il campanello suonare, segno che Robin è arrivato.
Scendo le scale velocemente, grido un “sto uscendo” alla mamma ed esco di casa, dove fuori ad aspettarmi c’è Robin.
 
-Ciao Bree, sei bellissima!- Dice dandomi un bacio sulla guancia.
-Ciao Robin, grazie!-
-Andiamo?-
-Si andiamo! Sono curiosa di sapere che film hanno in programmazione!
 Mi giro a guardare la casa e vedo Austin guardarmi dalla finestra della cucina. Mi giro e sorrido a Robin, mentre Austin continua ancora a guardarmi.
 
 
 
 
Salve bellezze, scusate l’enorme ritardo, ma ho avuto problemi in famiglia
e appena ho potuto ho aggiornato.
Che ve ne pare del capitolo? Vi piace? Grazie a tutte per le recensioni,
siete dolcissime!! Adesso vi lascio, devo andare. Aggiorno alle 6 recensioni
P.S. scusate per errori ortografici, ma non avevo il tempo di rileggere.
 
 
 

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