Il musicista sui tetti

di Biskizz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno strano incontro ***
Capitolo 2: *** Chiaro di luna ***
Capitolo 3: *** Rivelazione: parte prima ***
Capitolo 4: *** Rivelazione: parte seconda ***



Capitolo 1
*** Uno strano incontro ***


Aveva i capelli rossi, raccolti in una lunga e spessa treccia dietro la schiena, il suo nome era Marie.
Marie frequentava la facoltà di letteratura dell'università, ed ogni mattina si svegliava alle sei e mezza per avviarsi  alla sua lunga passeggiata.
 
Durante una di queste passeggiate mattutine, Marie attraversava uno dei tanti viali fioriti che separavano la sua dimora dal polo universitario. Era un giorno d'inizio Aprile, una brezza di vento decisa accarezzava il suo viso delicato, facendo svolazzare dolcemente i riccioli di capelli rubicondi che erano riusciti a sfuggire dall'imponente treccia. Anche il sole baciava con gentilezza quella fronte candida. Marie non sembrava affatto disturbata dal vento e dal sole, pareva quasi che fosse tutt'uno con la natura, la sua figura si adattava perfettamente ai fiori che la circondavano, come se lei stessa fosse un fiore, o un albero, o una libellula.
 
Proseguendo, si potevano incontrare ai lati della strada alcune case campagnole, con camini, cortili e tetti tegolati. Ad un primo sguardo Marie non se ne accorse, ma dopo aver percorso alcuni metri sovrappensiero, tornò indietro e strabuzzo gli occhi, fissando con stupore il tetto di una di queste case.
 
C'era un uomo su quel tetto, un uomo piuttosto bizzarro, per di più.
La cosa che le saltò per prima all'occhio fu che l'uomo stava strimpellando una chitarra, una chitarra classica, di un legno scuro.
Inoltre, l'uomo era vestito in modo alquanto inusuale: indossava una lunga giacca nera con due file di grossi bottoni metallici al centro, un pantalone nero elegante con delle righe laterali e delle scarpe a punta nere e lucide, e un cappello a cilindro, anch'esso nero. 
 
L'uomo, forse accortosi di essere osservato, smise di suonare, e si voltò verso Marie.
-"Qual graziosa fanciulla! stavo cercando proprio lei."
Marie si voltò indietro, cercando la persona a cui si rivolgeva l'uomo, ma non vi era nessun altro nei paragi.
-"Mi scusi, ma... sta parlando a me?"
-"Ma certamente, signorina Marie! A chi altri se no?"
 
Marie cercò di trovare una spiegazione logica a tutto ciò: forse qualcuno le stava facendo uno scherzo? Forse era qualcuno che aveva conosciuto in passato e di cui non si ricordava?
-"Per caso ci conosciamo?"
-"Ma che importa, mia cara! Sono venuto fin qui solo per farle sentire una canzone: signori e signore, 'Rossiniana numero uno'!"
 
Lo strano uomo si mise in posizione sulle tegole del tetto e cominciò a suonare.
L'abilità dell'uomo con lo strumento era indiscutibile, le sue dita lunghe e sinuose danzavano velocemente e impeccabilmente sul manico della chitarra, e una sinfonia classica invase l'udito di Marie, che per tutta la durata del pezzo rimase immobile ad ascoltare, gli occhi spalancati, le orecchie incantate dal suono antico.
 
Finito il pezzo, l'uomo urlò "Au revoir!" e si fece scivolare giù dall'altra parte del tetto.
Marie si pizzicò ripetutamente le guance, credendo si trattasse di un sogno, ma non era così.

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Capitolo 2
*** Chiaro di luna ***


Marie arrivò poi all'univeristà con qualche minuto di ritardo, convinta che qualche amico le avesse fatto uno scherzo. Tuttavia, non ne fece parola a nessuno, temendo di essere presa per pazza.

Il giorno seguente, di sera, Marie era nella sua stanza e studiava. Era un piccola stanza di una struttura per studenti, ma per lei era abbastanza, e vi era una bella finestra con infissi bianchi che a lei piaceva molto, e che affacciava su un bel panorama, con tutta la veduta sul paesino e delle case vicine, e in lontananza, dei colli rocciosi che alla sera permettevano al sole di dare luogo ad un meraviglioso tramonto. 

Mentre era intenta a leggere, con la schiena curvata sulla scrivania, Marie ripensava allo strano incontro del giorno precedente, e per un istante le sembrò di udire ancora quella dolce melodia. Si voltò verso la finestra, ma sembravano esserci soltanto i raggi lunari a farle compagnia quella sera.

Invece, tornata a leggere, udì effettivamente delle note provenire dall'esterno.
Conosceva molto bene quel pezzo; era il "Claire de lune" di Debussy.
Nonostante avesse sempre ascoltato il pezzo al pianoforte, stavolta sembrava provenire da una chitarra.
-"Non sarà mica... No, sarà qualche studente che si sta esercitando..."

Ma una voce di uomo la smentì prontamente:
-"Una magnifica luna piena stasera, era inevitabile suonare questo pezzo."

Marie si voltò, e lo vide di nuovo. Lo strano uomo dell'altro giorno, vestito esattamente nello stesso modo, era seduto sulla ciminiera del camino della casa di fronte.

-"Tu... si può sapere chi sei?"
-"Il mio nome è Friedrich Sebastian Voigt, e sono suo marito, mia cara."
-"Marito?! Smettila di prendermi per il culo, se questo è uno scherzo, fallo finire immediatamente!"
-"La prego, mia bella, non rovini le sue amabili labbra con tale turpiloquio! Posso spiegarle tutto, vedrà!"
-"Vattene subito e smettila di seguirmi, altrimenti chiamo la polizia, hai capito?!"

Marie chiuse con violenza la finestra, coprendola poi con le tende. Il suo cuore correva all'impazzata, il viso era arrossato dalla rabbia. 

Una voce dalla porta della camera: 
-"Marie, tutto bene? Cosa sono queste urla?"

Era la studentessa della camera affianco, Julie.
Marie prese un respiro profondo e rispose:

-"Non è niente, Julie. Stavo solo discutendo al cellulare."

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Capitolo 3
*** Rivelazione: parte prima ***


Il giorno seguente, Marie tornava a casa dall'università insieme ad alcune sue compagne. D'un tratto l'uomo comparve, ancora una volta su un tetto, stavolta seduto sul bordo con le gambe penzolanti e con la sua chitarra in braccio. Disse:
-"Salve, mia cara. Mi scusi per l'irruenza di ieri, spero lei voglia perdonarmi. Quando sarà tornata a casa, le farò visita e le spiegherò tutto."

Marie allora, rivolgendosi alle compagne: 
-"Guardate lassù, su quel tetto, lo vedete anche voi?"

Ma le compagne scossero la testa: 
-"Vedere cosa?"

Marie si voltò di nuovo verso il tetto e si accorse che l'uomo era sparito.
-"No, niente. Devo aver visto male."

Tornata a casa, dopo aver pranzato malvolentieri, Marie si mise ad aspettare di fronte alla finestra.
E puntualmente, vide la forma cilindrica del cappello dell'uomo sbucare a mano mano dal tetto di fronte alla sua camera, fino a scoprire l'intera figura di 'Friedrich'.

-"Buonasera."
-"Buonasera..." Rispose Marie in tono irritato.

-"Mi dispiace farle fare figuracce con le sue amiche, ma devo confessarle che lei è l'unica a potermi vedere."
Disse Friedrich accordando la chitarra.
-"Stai dicendo forse che sono schizofrenica?"
Marie aveva un'espressione a metà arrabiata e a metà preoccupata.
-"Niente del genere, Marie. Adesso le spiegherò tutto per filo e per segno, ma devo avvertirla che potrà sembrarle una storia alquanto assurda, e non mi aspetto che lei mi creda. È pronta a tutto ciò?"
Friedrich aveva assunto adesso un'espressione che Marie non aveva mai visto, era serio, serissimo. I suoi occhi neri che nelle altre occasioni le erano sembrati scherzosi, adesso apparivano come il fondo di due pozzi profondissimi.
-"D'accordo..."

-"Lei avrà oramai compreso che io non sono come voialtri. Io esisto infatti soltanto in forma temporanea in questo mondo. Come le ho già detto, le risulterà difficile credere a tutto ciò, ma io sono in realtà morto. Sono morto precisamente da 113 anni. Deve sapere, cara Marie, che nonostante tutte le speculazioni che voialtri fate a proposito, esiste, in effetti, un'entità superiore, nonostante io non l'abbia mai vista personalmente.
Questa entità ha permesso a me, così come ad altre persone, di rivivere, per un tempo limitato, in codesto mondo, e sotto particolari circostanze che differiscono a seconda dell'individuo.
Mi guardi bene Marie, scruti attentamente il mio volto, è davvero sicura di non avermi mai visto prima?"
L'uomo si tolse il lungo copricapo cilindrico, liberando una folta chioma ben pettinata, e fissò Marie negli occhi.

In quel momento, agli occhi di Marie, quell'uomo apparve bellissimo. Non se n'era mai accorta nelle altre occasioni, ma quell'individuo presentava dei tratti davvero affascinanti. Era alto, di fisico ben proporzionato, il viso era coperto da una peluria folta e nera, ma ben curata e condita da un baffo ottocentesco.

Provò delle strane emozioni riguardando quel volto. Le comparve in mente più volte un'immagine sbiadita del volto di quell'uomo, proprio come un ricordo. Si chiese se fosse quel che chiamano 'déjà vu'.
-"Io... ecco, sì, credo forse di averla già incontrata..." 
Balbettò imbarazzata Marie.
Un grande sorriso felice illuminò il volto di Friedrich, sembrò quasi sollevato da quelle parole.

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Capitolo 4
*** Rivelazione: parte seconda ***


"Molto bene! Adesso le spiegherò il perché. Ricorda che le avevo detto di essere suo marito? Io sono stato, in effetti, suo sposo. Solo non in questa vita. Io e lei, Friedrich Sebastian Voigt e Marie Kestner, ci unimmo in matrimonio il 22 Settembre 1897 a Dijon, in Francia. Ero venuto lì per vacanza, e mentre suonavo in una piazzetta del paese, la vidi per la prima volta. Stava in piedi, davanti a me, era figlia di contadini, ed era indaffarata con delle faccende, aveva in braccio un grosso cesto pieno di viveri. Suonavo il pezzo numero 26 della Op 68 dell''Album per la gioventù' di Schumann. Lei era vestita con degli stracci, il volto sudato e sporco. Ma i suoi occhi brillavano di luce propria, rapiti dalle note del mio strumento, e in quel momento mi sembrò la creatura più meravigliosa che avessi mai visto nella mia vita."

Friedrich si posizionò per suonare.
-"Ecco, glielo faccio sentire."

Era un pezzo leggero e ritmato, ma al contempo malinconico. Durò poco, forse poco più di un minuto, ma Marie rimase incantata, fissando quelle dita che viaggiavano sullo strumento.
Finito il pezzo, Friedrich ridacchiò.
-"Ha proprio la stessa espressione che aveva la prima volta che ci incontrammo."

Marie era agitata e confusa. Le continuavano a balzare in mente dei ricordi offuscati, ma che non le sembravano suoi.
-"Io... come posso credere a questa storia? Forse sono soltanto pazza..."
Borbottò con la voce tremante.
-"Lei non è pazza, mia cara. E la storia non è ancora finita qui. Mi sono mostrato soltanto adesso perché il mio tempo in questa forma temporanea sta per scadere, e voglio che lei sappia tutto prima di allora.
Dopo quel primo incontro, noi due ci innamorammo immediatamente; una passione travolgente, che ci portò a sposarci dopo poco più di due mesi. Come avrà intuito, io sono tedesco, ma decisi di stabilirmi con lei a Dijon per non separarla dalla sua famiglia. Sembrava essere tutto perfetto, la nostra vita per un periodo di tempo è stata idilliaca. Ma disgraziatamente, lei cominciò a soffrire di un morbo, un morbo che all'epoca era incurabile.
Girovagai per tutta la Francia e la Germania, e arrivai persino in Inghilterra, per cercare una cura per la sua malattia, mi rivolsi ai dottori più rinomati, ma nessuno seppe trovare una cura. E sfortuna volle, che poco prima che il suo morbo venisse alla luce, noi decidemmo di avere un figlio, per cui lei si trovò anche incinta."
Friedrich si interruppe per un istante, schiarandosi la voce e assumendo un tono più cupo.
-"...A quel punto, mia amata, dimostratesi tutte le cure inutili, decisi di restare insieme a lei per tutto il tempo.
Stavo seduto lì tutto il giorno, accanto al letto, e cercavo di darle un po' di sollievo con la mia chitarra. Ricordo che ogni sera ero solito suonare ninne per il nascituro, e riuscivo a donarle un sorriso, seppur straziato dal dolore."
Si tolse il cappello, poggiandoselo sulle gambe, e incrociò le dita sopra di esso.
-"Lei morì, Marie. Marie Kestner è morta il 23 Dicembre 1899, e insieme a lei il piccolo Franz, ancora nel suo grembo."

Marie era stata a sentire muta per tutto il tempo, ma adesso delle forti emozioni la stavano assalendo. Non riusciva a spiegarsi com'era possibile: lei ricordava tutto, adesso ricordava con chiarezza.
-"Ma come... com'è possibile tutto ciò? Com'è possibile che adesso io sia in vita?"
Adesso delle lacrime cominciavano a rigare il bel viso di Marie.

-"Deve sapere, mia bella, che anche io morì 2 giorni appresso. Morì, ma per mia volontà. Partecipai al suo funerale col cuore straziato, le immagini di lei continuavano a presentarsi alla mia mente, ad ogni minuto, ad ogni secondo. Io non ne potei più. L'unica uscita che vedevo da tutto ciò era la morte. Con ancora indosso gli abiti da funerale, andai a casa per prendere la mia chitarra, non so perché lo feci, forse perché sentivo che quello strumento era una cosa che ci legava, era l'oggetto più caro a me e a lei. Dopodiché andai al dirupo più alto che conoscessi, ce n'erano molti a Dijon. Mi lasciai precipitare nel vuoto, insieme alla vecchia chitarra. È per questo che mi vede vestito tutto di nero."
Ma nonostante la tristezza del racconto, adesso comparve un piccolo sorriso sulle labbra di Friedrich.
-"Ma non è ancora finita qui. Poiché, nonostante fossi sicuro di essere morto, io mi risvegliai ancora una volta.

Mi risvegliai assonnato, proprio come se avessi appena terminato un lungo sonno. Vidi delle strane persone. Erano di un colorito esageratamente candido, ma soprattutto non erano dotate nè di bocca, nè di occhi, nè di naso, ed erano vestite con degli strani indumenti bianchi. Una di queste si avvicinò a me, e mi consegnò un foglietto: 'Sappiamo che lei è morto suicida, ma con un forte desiderio: il desiderio che sua moglie avesse potuto vivere in un'epoca dove sarebbe stato possibile curare il suo morbo, e di poterla rivedere, non importa in che modo, anche solo per un tempo limitato, ma sana e felice. Abbiamo pertanto deciso di far avverare questo suo desiderio, e Marie Kestner rivivrà. Sarà concesso a lei, Friedrich Sebastian Voigt, di rivivere, sotto forma non umana e visibile dalla sola Marie Kestner, per un tempo di 29 anni e 216 giorni, esattamente il tempo vitale di Marie nella sua vita precedente.'"

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