Your Soulmate di Nephilim332 (/viewuser.php?uid=114851)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Inferno ***
Capitolo 3: *** Conoscenze ***
Capitolo 4: *** Preoccupazioni ***
Capitolo 5: *** Misteri ***
Capitolo 6: *** Passato svelato ***
Capitolo 7: *** Protezione ***
Capitolo 8: *** Competizione ***
Capitolo 9: *** Legame ***
Capitolo 10: *** La tana del lupo ***
Capitolo 11: *** Salvami ***
Capitolo 12: *** Resta con me ***
Capitolo 13: *** Limbo ***
Capitolo 14: *** Scelta ***
Capitolo 15: *** Risveglio ***
Capitolo 16: *** Dall'inizio dei tempi ***
Capitolo 17: *** Il prisma dell'amore ***
Capitolo 1 *** Prefazione ***
Prefazione
Divergevano due strade in un bosco
ingiallito, e spiacente di non poterle fare
entrambe uno restando, a lungo mi fermai
una di esse finché potevo scrutando
là dove in mezzo agli arbusti svoltava.
Poi presi l'altra, così com'era,
che aveva forse i titoli migliori,
perché era erbosa e non portava segni;
benché, in fondo, il passar della gente
le avesse invero segnate più o meno lo stesso,
perché nessuna in quella mattina mostrava
sui fili d'erba l'impronta nera d'un passo.
Oh, quell'altra lasciavo a un altro giorno!
Pure, sapendo bene che strada porta a strada,
dubitavo se mai sarei tornato.
lo dovrò dire questo con un sospiro
in qualche posto fra molto molto tempo:
Divergevano due strade in un bosco, ed io...
io presi la meno battuta,
e di qui tutta la differenza è venuta.
Robert Lee Frost; The road not taken.
Era tutto buio, e freddo.
Ogni cosa, in quel luogo, pareva assumere sfumature di una tonalità triste e scura di grigio. L'odore era nauseabondo, insopportabile. Le lapidi erano tutte di marmo, fredde; come la morte stessa. Erano sparse ovunque: alcune erano molto vicine, altre più lontane. C'erano mausolei maestosi di marmo lucidissimo da un lato, e piccole tombe decorate con solo una piccola croce dall'altro.
Il cimitero era deserto, se non si contavano i centinaia di corpi in decomposizione, rinchiusi nelle bare, che si trovavano sotto il terreno bagnato che calpestava.
Una cosa era morire, un' altra era sentirsi morta. E' una sensazione che, quando ti assale, riesce a penetrarti in corpo, a confonderti la mente e a distruggerti lentamente l' anima. Tutto ciò che ti viene concesso, tutto ciò che ti viene donato, prima o poi ti sarà portato via, preso dall'oscurità eterna, magari prima del dovuto. Ti crogiolerai nel dolore, ti si mozzerà il respiro, inizierai a mettere in dubbio la tua importanza sulla Terra, nel mondo. Urlerai, un suono acuto, capace di squarciare un cuore. Impazzirai, cercando di trovare un senso a tutto ciò che ti è successo. Ti chiederai perché sia capitato a te.
I morti stanno bene; non soffrono, non provano dolore. I vivi che li piangono, invece, sono straziati: sentono il cuore venire strappato, brutalmente, dal petto. Si sentono come se fossero avvolti in una nube di tristezza che non accenna a scomparire. Sono loro, quelli che sono davvero invasi dalla sofferenza e dal dolore.
O, almeno, era così per lei
**NOTE DELL'AUTORE**
E' la prima volta che mi cimento in una prova così ardua come la scrittura di un libro.Spero soltanto che la mia storia in qualche modo arrivi a colpirvi il cuore,o meglio,l'anima.Se il primo capitolo avrà qualche recensione,continuerò a scrivere con immenso piacere sperando di trasmettere un pizzico di felicità a chi mi seguirà proprio come i miei autori preferiti fanno con me.
Questa è una storia strana.La protagonista sta male,è delusa e soffre.Ma scoprirà come si possa superare ogni cosa con le persone giuste accanto.
I colpi di scena non mancheranno,poco ma sicuro!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Inferno ***
Le affollate strade di Manhattan erano tinteggiate dalla sfumatura rossastra del crepuscolo che di lì a poco avrebbe sostituito la calda e fioca luce del sole con il buio. Il buio gelido, che portava l'infittirsi della sua disperazione.
Isabelle Lewan guardava dal finestrino oscurato della Rolls Royce le indistinte sagome dei Newyorkesi che le sfrecciavano accanto. Scosse la testa, cercando di scacciare via i ricordi che la tormentavano in continuazione. Erano troppi. Non voleva pensare, eppure era incapace di riuscirci. Era come se stesse guardando un grosso schermo su cui venivano trasmesse tante sequenze di immagini;alcune più nitide, ben delineate;altre sfocate, indistinguibili.
Si passò le dita sulle tempie e cercò di concentrarsi sul paesaggio.
Manhattan contava circa 1. 629. 054 abitanti , 1. 629. 054 persone diverse.
C'era chi rideva. Chi dormiva. Chi piangeva. Chi beveva. Chi si divertiva. Chi soffriva.
Ma Isabelle non conosceva nessuno di loro. Era sola , ma lo era già prima di affrontare quel viaggio. Era sola da mesi e, francamente, non le importava. Non da quando le era stata strappata via la persona a cui più teneva al mondo. Marco.
Ma poteva davvero reggere il peso di una città d'elitè come quella?
Aveva vissuto a Seattle fino a pochi giorni prima. Tutti i diciassette anni della sua vita li aveva trascorsi lì. Ma cosa avrebbe fatto ora?Mahattan non la ispirava per niente. Non ne negava la bellezza, certo, ma era come se ogni cosa-o persona-che appartenesse a quel posto fosse frivola, finta, inutile.
In quella città vedere macchine di lusso come quella in cui era seduta era un'abitudine, ma a lei non piaceva. Non le piaceva il lusso, non le piacevano le attenzioni.
Era semplice, testarda, impulsiva. Non seguiva la moda, si vestiva bene, certo, ma non perchè ci pensasse su. Le veniva spontaneo.
Ed era anche incredibilmente bella. Aveva lunghi capelli color oro che le ricadevano in grossi boccoli fino alla vita, due occhi a cui nessuno sapeva associare un colore preciso.
Verdi al buio, azzurri alla luce accecante del sole e grigi come quelli di un lupo quando il cielo è coperto di nuvole, le dicevano.
Non era affatto magra, ma non era neanche grassa. Le sue gambe erano lunghissime, il suo seno perfetto e il suo viso era ovale, con zigomi ben definiti di un rosa tenue. Le ciglia nere le ricadevano sulle guance.
Ma la sua bellezza era sovrastata dalla tristezza che le si leggeva tutti i giorni negli occhi da tanto, troppo tempo, ormai. Non era mai stata dotata di grande dolcezza, bisognava ammetterlo, ma quando si era innamorata aveva dato tutta se stessa. Marco le aveva fatto capire cosa significa affezionarsi a qualcuno, volgergli bene, amarlo. Lei prima non ne era mai stata capace fino in fondo.
Jhonathan Lewan, suo padre, era un avvocato con un passato professionale da fare invidia. A Seattle era pagato bene, e Isabelle era stata spesso tentata di pensare che ci fosse qualcosa di più losco sotto. Non che le importasse minimamente. No. Perchè dopo la morte di sua madre i rapporti con Jhonathan si erano fatti ancora più tesi. ”sul filo del rasoio”. Poi il filo si era spezzato quando nelle loro vite era arrivata Alexandra.
Alexandra Barnett-Michael-Falles-Lewan aveva divorziato dal suo primo marito a seguito di un investimento fallimentare e con la conseguente bancarotta dell'uomo. Con il secondo, invece, aveva perso la sua battaglia in maniera umiliante:si era fatta trovare a letto con il fratello del marito e non aveva guadagnato nemmeno un centesimo da quel divorzio. Poi, ironia della sorte, Jhonathan, ricco e disperato vedovo, se ne era innamorato follemente. Era stata lei a convincerlo a trasferirsi. Metropoli, più abitanti, più soldi. E poi, a Manhattan c'era sempre un gran bisogno di avvocati.
Alexandra era in qualche modo l'incarnazione ancor più subdola e meschina della matrigna di Cenerentola, ma contrariamente a quest'ultima, Isabelle non si lasciava mettere i piedi in testa da lei, nè da nessun'altro.
Esattamente. Seppur il suo psicologo l'avesse definita depressa con professionale nochalanche il suo carattere era rimasto quello di sempre. Non avrebbe mai permesso che Alexandra avesse il sopravvento. Non che ci provasse più. Sapeva che avrebbe perso ogni battaglia.
C'erano dei momenti in cui a Isabelle sua madre mancava tantissimo. Si sentiva anche egoista quando si rendeva conto che il dolore per la perdita della madre era minore rispetto a quello che provava per Marco.
Sua madre le era stata accanto finchè aveva potuto. Le aveva fatto un grande dono:fin da bambina le aveva fatto conoscere nuovi mondi. Come?Con i libri. Le aveva insegnato che poteva rifugiarsi fra le pagine, che poteva, anche se solo per un po', essere qualcun'altro e lasciarsi i propri dolori alle spalle. Isabelle, dal canto suo, amava la lettura ancor più di quanto facesse sua madre. Leggeva, pagina dopo pagina. Iniziava quando dalla finestra filtrava ancora la luce del sole e, ad un certo punto passava così tanto tempo che doveva alzarsi per accendere la luce, poichè il velo del buio era calato.
Ma, sua madre l'aveva lasciata presto da sola. Con un padre-burattino, una matrigna stronza e nessuno che le restasse accanto. Poi era arrivato Marco, che aveva colorato la sua vita. Le aveva fatto da madre, da padre, da amico, da fratello e da fidanzato. Era stato tutto ciò che le fosse mai servito. E invece il destino le aveva portato via anche lui.
Per un attimo, Isabelle non respinse i suoi ricordi e sospirò.
Il battito coordinato dei loro cuori, i loro respiri che si mischiavano, l'assenza di distanza dai loro corpi.
I suoi baci dolci, passionali, carichi di desiderio. La sua risata che riecheggiava nelle sue orecchie così forte da farle male. I suoi occhi nocciola che la guardavano con ammirazione.
NO, si disse.
Non poteva permettere alle emozioni di prendere il sopravvento, non lì, non in quel momento. A volte le sarebbe solo piaciuto poter spegnere tutto:il dolore, il senso di colpa, la frustrazione, l'amore. Ma la vita non è un film, o un libro, o qualsiasi altra cosa. Nella vita ogni cosa ha una spiegazione logica, la magia è un'assurdità. I miracoli non accadono.
Trecentosessantadue secondi-sei minuti-dopo, Isabelle li aveva contati per la noia e per tenere la mente sgombra, arrivarono a destinazione.
La ragazza sapeva già cosa aspettarsi. Nonostante il suo inesistente interesse per ciò che li aspettava, i suoi genitori non avevano fatto altro che descrivere l'appartamento in cui avrebbero abitato.
Appena scesa dall'auto, guardò l'edificio che ospitava il loro appartamento. Era imponente, dipinto in maniera impeccabile;i balconi erano lunghi e larghi e ogni appartamento, notò, occupava un intero piano. Ad accoglierli all'interno c'era un uomo sulla quarantina che sorrideva, lasciando che le rughe intorno ai suoi occhi s'increspassero.
« Buongiorno» disse il portiere.
« Buongiorno» ribattè Isabelle, sforzandosi di sorridergli.
I suoi genitori, da persone frivole e schizzinose quali erano, non lo degnarono neanche di un'occhiata, ma lui parve non accorgersene o, comunque, non gliene importava.
L'appartamento era situato al secondo piano. Jhonathan aprii la porta con un gran mazzo di chiavi e la luce del tramonto , che filtrava nella stanza da una grande vetrata, colpì il volto di Isabelle regalando ai suoi occhi ora grigi una sfumatura d'azzurro. Al centro dell'appartamento si estendevano due enormi divani in pelle nera, di fronte a quello posto a destra, la cucina bianca e nera che ricordava una scacchiera risplendeva . La moquette era nuova. Larghe scale poste sotto un enorme lucernario portavano alle altre stanze. Isabelle le risalì e cercò, scovando qui e là. La sua camera. La riconobbe dalla porta bianca un po' più alta e larga della altre e dall'incisione del suo nome posta proprio sopra ad essa. Vi entrò e rimase a bocca aperta. Nella zona giorno di fronte a lei c'era una vetrata ancor più grande di quella dell'ingresso, sotto di essa due poltrone di velluto azzurro assumevano strane sfumature a contatto con la luce del crepuscolo, il tavolino era bianco e notò che il tappeto che stava calpestando in quel momento era meravigliosamente morbido. Imboccando il piccolo corridoio posto alla destra della vetrata, raggiunse la zona notte. L'imponente letto a due piazze era posto su un piccolo soppalco, una vetrata più piccola di quella della zona giorno illuminava fiaccamente la stanza. Il comodino e il comò erano di legno e la grande cabina armadio era posta dietro due grandi porte scorrevoli. Era bellissima.
Isabelle vagò un po' per la camera, soffermandosi sull'immagine che rifletteva lo specchio posto accanto al letto. Si accarezzò la guancia, come se volesse asciugare una lacrima invisibile. Non si era mai ritenuta bella e ora, mentre si guardava, vedeva solamente una ragazza che soffriva come se ogni secondo qualcuno le infilasse una lama affilata nel petto. Si guardò ancora per un po', poi la sua attenzione fu attirata da qualcos'altro. Voltò la testa e notò due porte che erano poste al lato opposto della stanza. Una sola richiesta aveva fatto a suo padre e probabilmente lui l'aveva esaudita. La porta più piccola portava al bagno, lo sapeva, ma le interessava l'altra. Le si avvicinò e notò che era più grande anche della porta di ingresso. Girò la piccola chiave che si trovava già nella serratura e la spalancò. Lo spettacolo che le si parò davanti le tolse il fiato. Pesanti tende di velluto ornavano tre grandi finestroni di fronte a lei, morbida moquette ricopriva ogni centrimetro cubo della stanza. E poi pile di scaffali alti fin dal soffitto traboccavano di libri. Piccoli divanetti di velluto stracolmi di cuscini erano posti in diversi angoli dell'immensa stanza. Era meraviglioso. Dovette ammettere, almeno a sé stessa, che suo padre si era impegnato davvero tantissimo. Sapeva quanto tenesse ai suoi libri e aveva fatto in modo che, in un modo o nell'altro, lei ricordasse che anche lui teneva a lei. Sorrise fra sé e iniziò a vagare fra gli scaffali. Inspirava profondamente, l'odore delle pagine che impregnava tutta la stanza. Accarezzava il dorso di ogni libro, beandosi della ruvidezza delle copertine. Leggeva ogni titolo, ricordando tutte le storie. Quando poi si soffermò su un libro che non le era familiare lo prese e ne lesse il titolo.
Jane Eyre.
Era stato il libro preferito di sua madre. Proprio per questo motivo non l'aveva mai letto, ma non ricordava di aver mai visto quella copia. Lo sfogliò un po', finchè non trovò un foglio di carta profumata di rosa con il suo nome sopra. Era una lettera. Di sua madre.
La aprì, con le mani che le tremavano e le lacrime che iniziavano a rigarle il volto e la lesse.
Cara Isabelle,
ti scrivo questa lettera, nutrendo nel mio cuore la speranza che tuo padre te la consegnerà solo quando sarà assolutamente sicuro che tu sia pronta.
Stai dormendo nella tua stanza in questo momento e sei meravigliosa. Sicuramente adesso sarai una giovane e bellissima donna e l'unico mio rimpianto è di non vedere quanto sei stupenda. Sono sicura che tu e tuo padre vi sarete allontanati un bel po' dopo che sarò morta, Si, tesoro. Ho provato a vincere questa battaglia con tutta me stessa, ma il destino non può essere cambiato. Tornando a tuo padre, comunque, voglio che tu sappia che non smetterà mai di amarti. Sei la sua bambina, farebbe qualsiasi cosa per te. Proprio come quando leggesti Harry Potter e volevi visitare Hogwarts. Il giorno dopo eravamo in Scozia a visitare il castello. Oppure come quando volevi vedere un leone simile ad Aslan e ti portammo in quel famoso zoo di New York. O ancora quando volevi bere il tè con il cappellaio matto e tuo padre assunse un intero set cinematografico. Lui farebbe qualsiasi cosa per te e so che anche tu lo faresti. Non lasciarlo mai solo.
Hai trovato questa lettera nel mio libro preferito e sai perchè?Perchè quando stavo male, o ero arrabbiata, o triste o felice era lì che mi rifugiavo:fra le pagine di un libro. I viaggi che compi quando ne leggi uno sono ancora più meravigliosi di quelli che potrai mai compiere nella vita reale. Conosci nuovi mondi, nuove persone. Nuove battaglie, nuove vittorie. Nuove delusioni, nuovi amori. Puoi scappare per un po' dai tuoi problemi e catapultarti dove vuoi. Ma solo per un po'. Sai perchè?Perchè arriva il momento, piccola mia, in cui il lettore smette di essere tale per diventare scrittore. Ed è questo il momento giusto per te. Se ho conosciuto a sufficienza te e tuo padre so che questa lettera la starai leggendo verso i diciassette anni. E' ora. Scrivi la tua storia. Crea i tuoi eroi. Risolvi i tuoi problemi. Affidati al tuo istinto, al tuo cuore. Trova l'amore. Non il primo, perchè sappiamo bene entrambe che il vero amore si trova a seguito di grandissime delusioni. Affronta queste delusioni, Isabelle e trova la tua strada. Crea il tuo lieto fine, sconfiggi tutti i mostri che hai nel cuore. Devi essere tu a prendere in mano le redini della situazione, però, non altre persone.
Ricordi quando per il tuo ottavo compleanno ti ho regalato il tuo primo vero classico?
Bè come potresti dimenticare?E' diventato subito il tuo libro preferito. Orgoglio e pregiudizio.
Mi dicesti subito che volevi diventare come Elizabeth. Bella, intelligente e indipendente. Lo eri a otto anni e ora lo sarai ancora di più. La vita è preziosa, non sprecarla.
Affronta le sfide e vincile. Sempre. Puoi farlo. Io ti aiuterò.
Fisicamente non ti sarò accanto, ma nel tuo cuore vivrò per sempre.
Ti amo Isabelle. Con la mia anima, con il mio cuore. Con tutta me stessa,
Mamma.
Non appena Isabelle finì di leggere la breve lettera, non potè evitare di sorridere con il volto rigato di lacrime. Sua madre aveva previsto tutto, ogni dettaglio. Sembrava anche che sapesse di Marco e della sua morte. Ma di una cosa si era sbagliata. Il primo amore per lei era stato Marco ed era piuttosto sicura che fosse quello vero.
Si strinse la lettera al petto e ripose il libro sullo scaffale. Arrivata al tavolino al centro della stanza, ripose la lettera nel cassettino sotto di esso che chiuse a chiave. Fuori dai finestroni della biblioteca la luna ormai era alta in cielo e l'indomani Isabelle aveva scuola. Fece una doccia veloce e si mise a letto, con la tristezza che ancora le attanagliava il cuore.
Era in spiaggia, da sola.
Isabelle beveva una birra. Sapeva che bere birra a 15 anni non è molto salutare e responsabile, ma non le importava, voleva solo trovare un modo per sopprimere il dolore. Voleva solo dimenticare.
Quella sera, il cielo era di un blu notte molto intenso, la luna risplendeva in tutta la sua bellezza, piena come non mai, le poche stelle che punteggiavano il cielo erano raggruppate attorno ad essa.
Un rumore di passi riportò Isabelle a guardare la spiaggia e, al suo fianco, si sedette un ragazzo. Era abbronzato, i suoi denti bianchi scintillavano nel buio mentre sorrideva e i suoi occhi erano bellissimii, color cioccolato; la ragazza lo guardò per un istante, mentre i loro occhi si incontrarono. Distolse subito lo sguardo, era imbarazzata.
« Non dovresti stare tutta sola» le disse il ragazzo, leggermente divertito.
« Lasciami in pace!» Isabelle era irritata, lui non sapeva niente di lei.
« Ehi, ehi, calma. Lo dico per te. Non vorrei facessi incontri spiacevoli» era sincero, lo si poteva leggere nel suo sguardo,
« Scusami. . sono solo arrabbiata con il mondo intero» lo guardò e fece una piccola smorfia
« Delusioni d'amore??» chiese lui
« Magari!» lo guardò.
« Di solito alla tua età sono le cose che fanno star male le ragazze. Cos'è successo?» era sorpreso e la sua curiosità non era invadente, era come se fosse piuttosto preoccupato.
« Alla mia età?» lo sfottè lei «Quanti anni hai?Ottanta?»
« Cos'hai?Sembri così triste. . »
« Mia madre è morta. La mia matrigna è una stronza e mio padre è un burattino. Mi sento sola. Sono sola, ineffetti. »
« Bhè, lo eri. Ora non lo sei più, io sono Marco. »
Isabelle gli sorrise come non sorrideva da tanto tempo. Era un sorriso vero, genuino, per nulla forzato.
« Sono Isabelle , ma qualcuno mi chiama Belle. E' un piacere conoscerti. »
« Il piacere è tutto mio, Belle. »
Sfoderò di nuovo il suo sorriso, e la ragazza non potè fare a meno di lasciarsi cullare dalla dolcezza che sprigionava il suo volto.
Isabelle si svegliò di soprassalto, si sentiva stanca, l'unica cosa che riusciva a fare era singhiozzare. Otto mesi passati a piangere. Otto mesi in cui il dolore non faceva altro che aumentare. E alla tristezza per Marco aveva anche ritrovato il dolore per la mancanza di sua madre.
Il dolore può finire?O almeno, può diminuire?Dopo dolori così forti, si può tornare a vivere, ad amare?
Si poneva queste domande ogni singolo giorno della sua vita e una vocina nella sua testa continuava a dirle che si, poteva amare di nuovo. Va bene, ma come?Ammesso che avrebbe trovato qualcun'altro da amare, come avrebbe fatto a stare con lui?Non sarebbe stato un tradimento nei confronti di Marco?Lui era morto, certo, ma. . .
I dubbi, le incertezze, le affolavano la mente, confondendola ogni volta sempre di più. La verità era che Isabelle Lewan aveva sempre avuto una concezione della vita piuttosto singolare.
Sperava che in qualche modo potesse tornare ad ascoltare la sua risata che un tempo era stata cristallina, a sfoggiare quel sorriso che trapelava tutta la sua bonta. Sperava di poter continuare a vivere nel migliore dei modi, ma non sapeva come, considerando che , per lei, un tradimento nei confronti di una persona che è ormai morta, che non può provare rancore, che non può dirti quanto tu l'abbia delusa sia un tradimento ancora più ignobile. ignobile.
La voce che sentiva ogni tanto nella sua testa continuava a parlare e lei non riusciva a zittirla.
« Non dovresti essere così triste, non dovresti gettare la tua vita come si getta una cartaccia. Vivi!» le diceva.
Isabelle si asciugò le lacrime con la manica della giacca che indossava, scuoteva la testa, cercando di cacciare la voce, di cacciare i pensieri, di cacciare i ricordi. Di cacciare via ogni cosa spiacevole. Si alzò dal letto e aprì la cabina armadio. Era grande e le varie staffe che reggevano gli abiti erano affollate. Sulla prima c'erano le divise scolastiche. Nella scuola in cui sarebbe andata, le divise erano particolari:la camicia era sempre bianca, ma i colori delle giacche e delle gonne variavano di giorno in giorno. Aprì i portabiti bianchi che le contenevano a uno ad uno e scrutò le uniformi:quella del lunedì richiamava un bellissimo rosso, quella del martedì il rosa, quella del mercoledì il lilla, quella del giovedì il turchese e quella del venerdì, notò Isabelle con un misto di confusione e incredulità. il nero. Tutti gli altri colori erano belli, forti, pieni di vita. Il nero no. Il nero non poteva nemmeno essere considerato un colore. Le metteva tristezza, forse per questo lo considerava in quel modo. Infondo per il funerale di Marco aveva dovuto indossare un lungo abito nero. . . .
Richiuse con forza la porta della cabina armadio e sospirò;si avvicinò al tavolino su cui aveva poggiato le chiavi della sua auto e le prese. Per i suoi sedici anni suo padre le aveva regalato una fiat 500 bianca. L'aveva scelta lei, non voleva nulla né di troppo appariscente, nè di troppo costoso. Avviò il motore e l'auto partì con un rombo. Percorse le strade della città notando quanto fosse piena di vita già di prima mattina. Probabilmente il sogno di ogni ragazza cresciuta in una piccola città è quello di trasferirsi nella grande mela, ma Isabelle era molto diversa dalle altre ragazze!Amava la tranquillità più di ogni altra cosa al mondo, fosse dipeso da lei si sarebbe trasferita in qualche isolato cottage di montagna.
Parcheggiò nello spazio riservato alle auto degli alunni e guardò, sospirando, l'edificio. La scuola sorgeva a qualche quartiere di distanza da casa sua ed era tanto bella quanto imponente. Avanzò nel cortile, cercando di non guardarsi indietro consapevole che, se l'avesse fatto, avrebbe avviato il motore dell'auto e sarebbe scappata via. Era strano, doveva ammetterlo. Non aveva mai avuto paura di niente, non aveva mai nemmeno voluto scappare via da qualcosa. Non faceva parte del suo carattere. Eppure quel giorno si sentiva così insicura che il cuore le martterlava forte nel petto e il respiro le si bloccava in gola. Deglutì e entrò nell'edificio. Si avviò per i larghi corridoi girando la testa a destra e a sinistra cercando la segreteria. Quando finalmente la trovò, vi entrò e vide una donna con corti capelli grigi sorriderle da dietro un'enorme scrivania di mogano. Isabelle cercò di sorriderle e le si avvicinò.
« Salve>>le disse accompagnando le parole con un cenno del capo.
« Ciao, cara. Tu devi essere Isabelle»
Lo sguardo che la donna le rivolse da dietro gli occhiali senza montatura le fece venire un brivido lungo la schiena. Scrollò le spalle, cercando di scrollarsi da dosso la sensazione di timore che provava, ma fu inutile. Cercò di concentrarsi e rivolse di nuovo lo sguardo verso la donna che aspettava una sua conferma.
« Si, sono io. Signora. . . Fine?»chiese, ricordando vagamente il nome della donna
« Esattamente. Questi sono i tuoi orari»
Isabelle prese il foglio che la signora Fine le porse e si voltò per andarsene. Quando la sua mano si poggiò sulla maniglia della porta, una voce sconosciuta la bloccò.
« Il passato non si cancella, Isabelle, ma non puoi continuare ad aggrapparti ad esso. Finirai per perderti nel tuo dolore»
Isabelle si voltò appena in tempo per vedere le labbra della segretaria muoversi. Era stata lei a parlare, ma la sua voce era stata diversa, come se fosse appartenuta a qualcun'altro. Inoltre, i suoi occhi erano completamente vitrei. Scrutò la donna per qualche secondo finchè quest'ultima non battè forte le palpebre come a svegliarsi da un lungo sonno. Rivolse un sorriso un po' forzato alla ragazza e continuò a concentrarsi sulle sue occupazioni. Con lo stomaco attorcigliato , ripensò alle parole che le aveva rivolto, in una specie di trance, la segretaria.
Il passato non si cancella, Isabelle, ma non puoi continuare ad aggrapparti ad esso.
Finirai per perderti nel tuo dolore.
Finirai per perderti nel tuo dolore.
Le parole non smettevano di martellarle in testa, come se volessero imprimersi a forza nel suo cervello. Scosse più volte la testa cercando di sacciarle, ma poi si rassegnò. Affranta, confusa e, come sempre, con un dolore nel petto che non l'abbandonava mai, cercò l'aula 3, quella di letteratura italiana. Quando alzò la testa dal foglio per vedere se il numero della porta accanto alla quale si trovava fosse quello che sperava, i suoi occhi si scontrarono con due pozze bellissime, profonde e infinitamente azzurre.
Quegli occhi meravigliosi appartenevano ad un ragazzo alto e robusto. I folti capelli castani erano morbidi e tagliati in un modo che si adattava perfettamente alla forma del suo viso; sue labbra rosa erano impegnate in un sorriso che lasciava intravedere trentadue denti perfettamente bianchi che contrastavano con la scura tonalità della sua abbronzatura. Quando Isabelle l'aveva guardato, stava ridendo con un ragazzo accanto a lui, ma non appena aveva sentito gli occhi di lei posarsi su di lui, non aveva potuto fare a meno di sorridere alla bellissima ragazza che si trovava a pochi metri di distanzai.
Il cuore di Isabelle perse un battito.
Non sapeva perchè, ma quel ragazzo era così dannatamente familiare. Come qualcuno che aveva conosciuto molto bene fino a qualche tempo prima, il problema era che non riusciva proprio ad associarlo a nessuno. Eppure lei lo conosceva, sicuro. Avrebbe anche potuto dire quale fosse il suo colore preferito.
Lo guardò ancora, di sottecchi e notò le forti braccia che penzolavano lungo i fianchi. In meno di un attimo, si sentì invadere da un pensiero che si era insinuato nella sua testa. Immaginò quelle braccia stringerla, mentre la sua testa si posava perfettamente nell'incavo del suo collo. Come se loro si completassero. Sorrise a quell'idea, sorrise al pensiero di sentirsi protetta da quel ragazzo, ma il sorriso le si spense un attimo dopo essere affiorto. Appena il suo cervello le fece ricordare un altro paio di braccia altrettanto forti che l'avevano stretta in passato. Marco l'aveva cullata così tante volte. . . .
“Lui ti cullerebbe molto meglio. . . ”
Nessuno aveva pronunciato quelle parole, erano nella mente di Isabelle. Qualche parte ribelle del suo cervello si stava prendendo gioco di lei. Cercò di scacciare sia l'immagine di Marco, sia l'immagine dell'altro ragazzo e ci riuscì, ma la situazione peggiorò. L'immagine che le si parò davanti era terribile.
Un Marco sofferente, che la guardava da lontano. Lacrime e lacrime rigavano il suo volto bellissimo mentre si contorceva dal dolore.
Scacciò quell'immagine orrenda dalla sua testa prima di cadere in un baratro di dolore senza fine mentre si trovava in quei corridoi.
La campanella suonò.
Benvenuti all'inferno.
Lucas Archer era definito dai più “Bello e dannato”.
Bello, lo era. Assolutamente. Dannato?. . . Anche. Aveva passato periodi così bui e superato dolori più atroci che ormai niente poteva più scalfirlo. Niente e nessuno. O almeno aveva creduto fosse così prima di quella mattina. Aveva visto la ragazza nuova vagare per i corridoi confusa, disorientata. Lo aveva fatto sorridere il suo modo di camminare. Cercava di mostrarsi aggraziata, ma non riusciva a nascondere completamente la sua goffagine. L'aveva osservata fermarsi davanti una della aule mentre leggeva l'orario con un sopracciglio alzato. Poi lei aveva alzato lo sguardo e i loro occhi si erano incontrati. Lucas era letteralmente sprofondato in quelle iridi meravigliose. Non riusciva a definire il loro colore. Erano occhi cangianti, che cambiavano in base all'intensità della luce. Nel momento in cui si erano guardati erano trasparenti con qualche sfumatura di un azzurro più intenso. Non l'aveva notata, prima. Non era stato quello però a farlo tentennare riguardo la sua infrangibilità spirituale. Somigliava tantissimo ad Ashley, l'unica ragazza di cui si era veramente innamorato e che aveva perso per circostanze davvero tremende. La sconosciuta, però aveva quegli occhi meravigliosi e sconolgenti. Quelli di Ashley erano stati anch'essi belli, ma non gli avevano mai fatto quell'effetto. Ecco, era questo che l'aveva sconvolto. Ciò che aveva sentito nel momento in cui si era immerso in quelle sue pozze perfette. Lui la conosceva. Era una cosa strana, illogica, ma era come se un tempo l'avesse conosciuta benissimo. Come se lei fosse stata in qualche modo. . . importante. Eppure non era riuscito ad associarla a nessuno. E lo attraeva in un modo incredibile. Certo, era bellissima, perfetta. Ma non era questo il motivo. Andava tutto ben oltre la bellezza.
Era nuova, non aveva dubbi. Una sconosciuta per tutti gli alunni della Costance St, Jude.
Ma era davvero una sconosciuta anche per lui?
**NOTE DELL'AUTORE**
In questo primo capitolo capiamo un po' il carattere della nostra protagonista.Conosciamo la sua famiglia,la sua sofferenza e scopriamo anche la causa di tanto dolore.
Ma questo dolore,passerà mai?
E il nostro nuovo amico Lucas,la aiuterà?
Aggiornerò ogni giovedì,aspetto le vostre recensioni :)!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Conoscenze ***
Capitolo 2
Conoscenze
La prima parte della giornata scolastica di Isabelle passò abbastanza velocemente.Ogni volta che entrava in una classe tutti gli sguardi erano puntati su di lei,ma aveva cercato a tutti i costi di ignorarli e di passare il più possibile inosservata.In quella scuola c'era qualcosa di strano.Quando incrociava casualmente lo sguardo di qualcuno,sia ragazze,sia ragazzi,la guardavano confusi e come se fossero sorpresi.Non come si guarda una ragazza nuova erano piuttosto … incerti. Quando si avviò verso la mensa,sempre con in mano la sua fidata piantina ,sperò di trovare un tavolo vuoto dove passare un po' di tempo a pensare da sola,senza che nessuno le rivolgesse la parola.Comprò solo una bottiglia d'acqua e riuscì,come aveva sperato,a trovare un tavolo completamente libero in uno degli angoli più remoti della stanza.Mentre giocherellava con la bottiglietta d'acqua i pensieri le affollarono la mente e i ricordi che le facevano male iniziarono a prendere forma.
Seattle.8 luglio.
Mentre Isabelle e Marco camminavano per la città ridevano all'unisono.Marco aveva fatto una delle sue solite battute che non avevano senso,ma che facevano tornare il buon umore per il modo in cui venivano raccontate.Il cielo blu sopra di loro era pieno di stelle e la fioca luce dei lampioni illuminava i due ragazzi.Isabelle ansimava per il troppo ridere e inciampò.Marco la sorresse per le spalle,stringendola a se.
<< Stai bene? >>le chiese.Non era preoccupato,era divertito.
<< Fino a quando ci sarai tu,accanto a me,starò sempre bene. >> Isabelle era sincera.Lei lo amava,lo amava tantissimo.Lui l'aveva aiutata,c'era stato nei momenti belli come in quelli brutti.La faceva ridere.Andava contro il mondo pur di farla stare bene.
Marco la guardò,i suoi occhi ardevano.Le sollevò il mento con un dito per guardarla negli occhi.
<< Io ci sarò sempre.Ci sarò per prenderti quando inciamperai,ci sarò quando ,per la centesima volta,mentre ti aggiri nella tua camera scalza in cerca di una delle dozzine di cose che perdi al giorno,il tuo piede urterà il comodino facendoti imprecare in maniera fantasiosa,mentre io mi diverto ad ascoltarti.Ci sarò quando,tornata a casa dal cinema dove abbiamo visto un film horror che a me ha fatto solo ridere,tu non riuscirai a dormire e mi chiamerai alle tre del mattino per chiedermi di aspettare al telefono fino a quando non ti addormenti.E io ci sarò,ci sarò e basta.Sempre.Perchè non permetterò che niente e nessuno ti faccia star male >> le disse.
Isabelle lo baciò con tutta la passione che aveva,con tutto l'amore che provava.
Lui avrebbe mantenuto quella promessa,finchè avrebbe potuto.Lo sapevano entrambi.
Isabelle cercò di trattenere le lacrime che le facevano pizzicare gli occhi.Si morse il labbro,determinata a non far trapelare niente riguardo i suoi sentimenti. Era determinata,orgogliosa e dignitosa. Non avrebbe mai permesso a degli estranei di vederla piangere e di giudicarla senza nemmeno capire il motivo delle lacrime.Già li immaginava a fare supposizioni,a sospettare tradimenti,a compiatirla per la morte della madre.
Ma in quella città nessuno sapeva nulla di Marco.E nessuno l'avrebbe saputo.Mai.
Disegnava dei cerchi immaginari sul tappo della bottiglietta,tentando di concentrarsi su altro quando una voce la fece sobbalzare.
<< Ciao! >>esclamò qualcuno in maniera vivace.
Isabelle alzò un sopracciglio,mentre i suoi occhi si scontrarono con un viso completamente estraneo.Un ragazzo alto,con la carnagione olivastra e un sorriso stampato sul volto la fissava,aspettando una sua risposta.
<< Ciao >>rispose,pacata.
<< Io sono Mike Callaway >> si presentò.
Isabelle non sapeva cosa pensare.Quel ragazzo sembrava simpatico,certo,ma lei non voleva farsi degli amici,non credeva in quel tipo di relazione,nessuno ti è mai davvero amico e l'ultima cosa che voleva era che al dolore per Marco si aggiungesse anche il dolore che le avrebbe procurato una falsa amicizia,ma la sua indole era comunque buona e,seppur seppellita da tutte le emozioni negative provate,non potè fare a meno di rispondergli cortesemente.
<< Isabelle Lewan. >>
Mike la guardò negli occhi.Il verde delle sue iridi metteva a disagio la ragazza.Era come se quel ragazzo che conosceva appena stesse creando una sorta di legame con lei,come se stesse cercando di capire cosa la turbava.Distolse lo sguardo e Mike parlò:
<< Perchè? >> le chiese.
Isabelle non capiva.
<< Perchè cosa? >>ribattè confusa
<< Perchè sei triste,Isabelle? >>
Quelle parole colpirono la colpirono come uno schiaffo.Quel ragazzo aveva guardato oltre la facciata,aveva capito che in lei c'era qualcosa che non andava.Aveva capito che stava soffrendo,anche se non la conosceva ancora.Voleva piangere,sfogarsi con qualcuno,liberarsi da tutto il peso che soffocava il suo cuore,ma non poteva.Tantomeno con uno sconosciuto.A Seattle nessuno l'aveva capita,nessuno le era stato accanto.Lì sarebbe accaduta esattamente la stessa cosa.E non voleva altro dolore,per niente.
<< Non sono triste e non ignoro nessuno.Sono fatta così.Ora scusami,devo andare. >>
Aveva usato un tono duro,lo sapeva.Guardò per un attimo Mike,sospirando.Non voleva che la odiasse,quel ragazzo trasudava gentilezza da tutti i pori,ma non voleva tradire né essere tradita.Si avviò fuori dalla mensa e quando si girò per vedere se Mike la stesse osservando confusa vide solo un enorme sorriso di comprensione sul volto del ragazzo.
Dopo la settima ora Isabelle si avviò verso il parcheggio.Si sentiva a pezzi dopo quella prima giornata scolastica.Non voleva pensare al ragazzo che tanto l'aveva sconvolta con quei suoi occhi bellissimi,nè tantomento a Mike,che aveva abbattuto le sue barriere difensive in un battito di ciglia.Avviò il motore della sua auto e guidò senza una meta precisa.
Mentre guidava riusciva a sentire l'aria settembrina scomigliarle i capelli e sfiorarle il volto come una carezza.Guidò per un po' ,passò varie strade e varie negozi,oltrepassò anche la zona in cui si trovava Central Park,il pezzo di verde che rendeva Manhattam più gradevole ai suoi occhi.Uno di questi giorni l'avrebbe sicuramente visitato,ma ora l'unica cosa di cui voleva bearsi erano i fiochi raggi di sole che la raggiungevano nell'abitacolo dell'auto. Si accorse di aver guidato fino a Brooklyn.un altro distretto della grande mela.Accostò davanti a un negozio di alimentari e vi entrò.Vagò un po' per gli scaffali e poi comprò del gelato al cioccolato e dei coni.Sorrise vagamente perchè se l'avesse vista Alexandra probabilmente le avrebbe detto che il gelato non andava mangiato mai,soprattutto di sera,perchè è importante non ingrassare neanche un po',ma tanto quello che pensava Alexandra non importava a nessuno.
Mentre era alla cassa notò un ragazzo con i capelli di un biondo ossigenato e un paio di occhi scuri,quasi neri,totalmente inespressivi .Quegli occhi la guardavano.Guardavano proprio lei.Distolse velocemente lo sguardo.Non sapeva perchè,ma quel ragazzo la intimoriva,come se il suo sguardo potesse spogliarla.Si affrettò a pagare e corse fino a raggiungere la macchina.Solo quando si ritrovò nello spazio ristretto della sua auto si sentì veramente al sicuro.
***
Tornata a casa Isabelle lasciò il gelato nel frigo ,i coni nella dispensa e si affrettò a raggiungere la sua camera.Corse allo specchio e ,riflesso nel vetro,vide il suo volto impaurito.Non si sentiva così da parecchio,la paura non era mai stata parte dominante del suo essere,ma lo sguardo di quel tipo,il suo modo di guardarla come se fosse chissà cosa,l'avevano letteralmente terrorizzata.Andò in bagno e fece una doccia calda per cercare di scrollarsi da dosso quelle preoccupazioni.Mai giudicare un libro dalla copertina,giusto?
Eppure c'era qualcosa di strano.
Si asciugò in fretta i capelli e indossò uno dei primi pigiami che trovò nei cassetti del bagno.Quando fu a letto,la stanchezza ebbe la meglio e Isabelle,nonostante la paura provata,nonostante il dolore che l'assillava ancora,nonostante i pensieri che le assillavano la mente si addormentò in fretta.
Un petalo.
Due petali.
Tre petali.
Cadevano leggeri,circondando l'intera radura attorno a lei.
Erano rossi,di un rosso intenso e irresistibile.Cremisi.
Isabelle ne era completamente estasiata.Avvicinò una mano per sfiorare quel velluto,ma la realtà era che quelli non erano petali.
Erano macchie.
Macchie di sangue.Davanti a lei c'erano due cadaveri.Due corpi maschili.
Urlò.
Quell'urlo squarciò il cielo che si estendeva sopra la sua testa.
Quando Isabelle si svegliò si sentiva un po' frastornata,ma non ricordava di aver sognato qualcosa di bello o di aver avuto alcun incubo.Si preparò in fretta e uscì di casa per raggiungere la scuola.
La sua copia di orgoglio e pregiudizio era sul sedile del passeggero della sua macchina.Non ricordava di averla messa lì,ma la prese e la mise in borsa.
Quando fu nel cortile era in anticipo di dieci minuti.Rivolse il suo sguardo al cielo e il sole le colpì il viso donando un'intensa sfumatura azzurra ai suoi occhi e un tono di biondo più chiaro ai suoi capelli.Quando i suoi occhi si abituarono alla luce,non potè fare a meno di pensare a come gli occhi del ragazzo del giorno prima fossero così simili al colore di quella distesa azzurra che si estendeva infinitamente sopra di lei.
Cercò,ancora una volta,di deviare i suoi pensieri e prese orgoglio e pregiudizio dalla borsa.Lo aprì seguendo il segnalibro.Darcy stava ammettendo a una stupefatta Elizabeth i suoi sentimenti.La sua ammirazione,la sua devozione,il suo amore.
<< Orgoglio e pregiudizio,eh?Carino,ma un pò troppo sdolcinato.Darcy vuole fare tanto il duro,ma poi basta una semplice ragazza testarda a fargli perdere la testa. >>
Riconobbe quella voce all'istante,come se l'avesse sentita già tante volte.E,quando i suoi sospetti si rivelarono fondati,non potè fare a meno di sorridere.Si scontrò con le iridi verde smeraldo di Mike e gli fece cenno di sedersi accanto a lei.Inizialmente il ragazzo parve confuso,come se si aspettasse un altro maleducato comportamento,ma alla fine scrollò le spalle e si accomodò.
<< Vedo che oggi siamo moolto più calmi,Isabelle >> esclamò enfatizzando il suo “molto”.
<< Mi dispiace >>cercò di scusarsi lei << non volevo >>
Lui sbuffò << Si,Isabelle.Lo volevi >>
<< No >>
<< Ehi,và tutto bene,davvero.E' a me che dispiace.Di solito non sono così bravo a leggere le persone,ma con te...è stato diverso >>
Isabelle era confusa e,in qualche modo,speranzosa.Si,perchè per qualche assurdo motivo dentro di lei la speranza di riuscire a trovare qualcuno che finalmente la capisse,che la confortasse senza chiedere nulla in cambio stava crescendo a dismisura e a ogni sorriso di Mike quella speranza cresceva sempre di più,
<< Mike >> iniziò << Cosa intendi per diverso? >>
<< E' come se i tuoi occhi mi avessero lanciato un grido d'aiuto.Come se tu avessi bisogno di qualcuno e che qualcuno fossi io >>
<< Non voglio soffrire >>sussurrò lei.
<< Tu soffri già >> setenziò Mike,risoluto.
<< E' complicato >>
<< Lo so >>
Isabelle sobbalzò << Lo sai? >>
<< Si.So che è complicato,ma so anche qualcos'altro .>>
<< Cosa? >>
<< So >> disse lui alzandosi << Che sarai tu a parlarmene quando sarai pronta .>>
Detto questo le fece un cenno con la mano e si allontanò al suono della campanella.
Dopo aver razionalizzato le parole di Mike che cercava davvero di diventarle amico,di darle una spalla a cui appoggiarsi ,si alzò anche lei e si avviò quasi correndo verso l'edificio consapevole di essere in ritardo.
Diede un'occhiata al suo orario.Quel giorno,alla prima ora,aveva letteratura.Sorrise.Era brava in quella materia e aveva seguito un corso avanzato a Seattle,quindi,probabilmente,sarebbe stata una passeggiata.Quando entrò in classe trovò un solo banco vuoto accanto alla finestra e,arrivata con qualche minuto di ritardo era convinta che nessuno lo occupasse.Lo sperava almeno.
Qualche minuto dopo,però le sue speranze crollarono quando qualcuno si avvicinò al banco,soffermandosi di fronte a lei.Isabelle alzò lo sguardo e lo vide.
Il ragazzo del corridoio dai bellissimi occhi azzurri la guardava sorridente.Quando si guardarono negli occhi,nessuno dei due parve riuscire a distogliere lo sguardo.Era come se in qualche modo i loro occhi comunicassero.Parlassero di qualcosa che a nessun'altro era dato di sentire.Le iridi azzurre del ragazzo ardevano e vi si poteva leggere desiderio al loro interno.Isabelle era sicura che succedesse anche con i suoi occhi.
Riuscirono a staccarsi solo quando il professore entrò in classe rumorosamente.Scossero entrambi la testa,confusi.Isabelle prese a disegnare qualcosa sul quaderno,ma Lucas sorrideva come un bambino.Si sentiva attratto da lei ancora più del giorno precedente e poi...quella sensazione!Cosa gli avevano fatto i suoi occhi?
La guardò per un secondo,con una maledetta voglia di rigirare tra le dita una di quelle meravigliose ciocche dorate.Sorrise ancora,pensando a quanto sarebbe stato bello.Poi si schiarì la voce.
<< Ciao >>le disse
Lei si voltò,incerta.Non lo guardava negli occhi,aveva la testa bassa,apparentemente ancora concentrata sui suoi scarabocchi.
<< Ciao >>sussurrò.
<< Lucas Archer.E' un piacere >>
Le offrì la mano e lei la scrutò con un sopracciglio alzato.Dopo un breve attimo di esitazione,finalmente la strinse.Il calore che gli trasmettevano le sue dita era un qualcosa di paradisiaco.Quel piccolo tocco gli sarebbe potuto bastare per tutta l'eternità.Avrebbe preferito accarezzare dolcemente la sua mano piuttosto che passare una delle tante nottate che passava con Amanda,la sua presunta ragazza.
<< Isabelle >>rispose,rompendo il contatto che si era protratto più del dovuto mentre un leggero rossore le colorava le guance << Isabelle Lewan >>
<< Allora >>iniziò Lucas << Credevi che questo banco fosse vuoto,vero? >>
<< In realtà,si >> confessò lei.
<< Lo immaginavo >>
<< Perchè? >>gli chiese
<< Ho saputo che te ne stai sempre da sola. >>
Isabelle distolse lo sguardo da lui e cercò un modo per tenere occupate le mani.Il sorriso sul volto di Lucas si spense.Aveva paura di averla ferita in qualche modo perchè lei adesso sembrava triste.
<< Non che sia una brutta cosa >>cercò di riparare all'affermazione precedente<< Sei nuova,ti capisco >>
<< Credimi...non puoi >>g li sussurrò.
Lucas cercò i suoi occhi,incapace di frenare il desiderio di guardarli ancora.Erano grigi in quel momento perchè il cielo si era coperto di nuvole.E in quegli occhi notò tutto ciò che aveva immaginato.
Vide la sua sofferenza,il suo dolore,il suo cuore squarciato da un qualcosa più grande di lei.Ovviamente non aveva il potere di capire tutti i dettagli,ma gli era ormai chiaro che lei era depressa per qualcosa.
Ma come faceva?Com'era possibile anche solo immaginare che potesse succedere una cosa del genere?Era come se fra loro ci fosse un legame profondo,magico in un certo senso.Era assurdo.Lui non credeva a niente che non potesse essere semplicemente spiegato dalla scienza.Era totalmente razionale.
<< Ma ci siamo già conosciuti? >>
la domanda la fecero entrambi all'unisono e Lucas arrossì,vergognandosene.Non gli era mai capitato di arrossire in tutta la sua vita,ma Diavolo!Quella ragazza gli faceva mettere in dubbio il suo stesso carattere.La conosceva appena,eppure era come se lei avesse il totale controllo del suo corpo,della sua mente.Avrebbe potuto cambiare ogni più piccola parte di sé stesso se lei gliel'avesse semplicemente chiesto. Anche a lei pareva di averlo già conosciuto.Possibile?
Guardò Isabelle che aveva gli occhi spalancati,come se anche in quel momento stesse pensando ciò che pensava lui.
<< Cioè.. .>>proseguì Isabelle<< Non so,è strano. >>
Provava a moderare la voce,ma non ci riusciva.C'era una sorta di confusione,in essa.
<< Mi ricordi qualcuno che conosco >>disse Lucas.
Era vero,ma solo in parte.Lei gli ricordava Ashley,ma pensava di conoscere Isabelle meglio di quanto avesse mai conosciuto la sua ex,meglio di sua madre,meglio di qualsiasi persona sulla faccia della terra.Eppure non poteva spiegare una tale assurdità a lei perchè non ci capiva nulla nemmeno lui stesso.
Isabelle socchiuse le labbra,stava per dire qualcosa,ma la voce del professore interruppe la loro conversazione e non riuscirono a parlarsi per il resto dell'ora.
Quando la campanella suonò,Lucas provò a parlarle,ma quando si voltò lei era già diretta alla porta.
Isabelle era totalmente sconvolta.Le tempie le pulsavano tanto forte da farle male,il respiro era veloce e il cuore le batteva all'impazzata.Era praticamente scappata via da Lucas. Aveva frequentato tanti ragazzi,prima di Marco,ma non era mai durata a lungo.Non li aveva mai conosciuti realmente.Passava con loro qualche giorno,chiacchieravano,mangiavano,ma non si conoscevano mai a fondo.Eppure Lucas...
Il suo modo di parlare,di arrossire,di toccarsi i capelli quando era nervoso.Il suo fare giocoso,il modo di scrollare le spalle...era tutto così dannatamente familiare.Diverso totalmente da Marco,eppure così incredibilmente uguale a qualcun'altro.Già,ma chi?Chi era,Lucas?
Aveva creduto di essere diventata paranoica,ma poi aveva scoperto che anche lui credeva di conoscerla.Lo aveva sentito pronunciare quella domanda con le sue orecchie proprio nel momento in cui la pronunciava lei.Eppure la certezza di non essergli estranea le era entrata nella testa non appena i loro occhi si erano scontrati.
Scrollò la testa,incapace di far altro e camminò per i corridoi.Mentre cercava l'aula 8,notò un ragazzo poggiato accanto a un armadietto e per poco non le cedettero le gambe.
La paura,per un qualche motivo a lei sconosciuto,le invadeva il petto.Era lo stesso ragazzo che aveva visto in quel negozio a Brooklyn.Tentò di cambiare strada,ma la sua voce la bloccò,ghiacciandole il sangue nelle vene.
<< Perchè scappi,bellezza? >> chiese il ragazzo con un ghigno.
Isabelle deglutì,ma non rispose.Rimase ferma dov'era,incapace di muoversi.Pregò che qualcuno arrivasse,pregò che suonasse una campanella,pregò che qualcosa le permettesse di allontanarsi da lui.
Calma-si disse-l'hai detto tu stessa.Mai giudicare un libro dalla copertina.E' il tipico stronzo newyorkese,tranquilla.Quelle parole non la rassicurarono affatto.Il ragazzo le si avvicinò velocemente e le sfiorò una guancia.Nei suoi occhi neri brillava una malizia esasperante.Perversione,forse.Isabelle cercò di arretrare,ma lui la bloccò posandole un braccio intorno alla vita e stringendola così forte da farle male.
<< Lasciami andare >> quasi pregò Isabelle.
Lui rise,mentre la guardava con la testa inclinata.Quel suono le scoppiò nei timpani,era orrendo.Non era una risata cristallina,era tetra,oscura.
<< E perchè dovrei?Sai,non capita di trovare in giro ragazze tanto belle >>
Le sfiorò l'incavo del collo con un dito per poi sfiorarle le labbra.Stava per baciarla famelicamente quando Isabelle riuscì a dargli un calcio che lo fece allontanare più per lo stupore che per il dolore.
<< Tu >> ringhiò lui.L'afferrò per un bracciò e la sollevo da terra come se fosse leggera come una piuma.Stava per gettarla a terra come un sacco quando un ringhio che sembrava di animale ruppe il silenzio nel corridoio.
<< RYAN ! >> Urlò la voce.Isabelle era sicura di non conoscerla,eppure...
Ryan la mise giù e lei riuscì a vedere la figura che si avvicinava.I suoi occhi azzurri li avrebbe conosciuti ovunque.Lo guardò,mimando un grazie con le labbra.Era sconvolta.Non pensava che Lucas potesse sbraitare in quel modo,con lei era stato dolcissimo.Lucas le sorrise,ma fu solo un momento.Gli era grata...l'aveva salvata.Voleva andarsene,ma la curiosità era troppo forte.
Lucas si avvicinò a Ryan e lo sbattè contro uno degli armadietti.I suoi lineamenti erano tesi,la mascella pulsava.Era completamente furioso.
<< Che cazzo stavi facendo,Ryan? >> chiese,la voce dura.Fiamme brillavano nelle sue iridi oscurandone l'azzurro.
<< Lucas,che diavolo ti prende? >> ribattè l'altro << Lasciami andare! >>
<< Come hai fatto tu quando te l'ha chiesto lei? >>
Ryan deglutì,terrorizzato.Isabelle non potè fare a meno di sentirsi soddisfatta . Primo:Ryan aveva paura. Secondo:Lucas la stava difendendo.
<< Non toccarla mai più,intesi ? >> sbraitò Lucas. Con uno scossone,mollò Ryan a terra e si voltò per andare da Isabelle.
<< Grazie >> disse lei,rassicurata. Lucas era ancora furioso,ma stava tornando in sé. La guardò per un attimo e,contrariamente a tutto ciò che Isabelle riteneva potesse accadere in quel momento,lui l'attirò a sé,spingendo il suo petto contro il suo.Le accarezzò i capelli,rigirandoseli fra le dita.
Era tutto completamente sbagliato.
Eppure era tutto così giusto.
I loro corpi erano in perfetta armonia,come se l'uno completasse l'altro.Ma lei non poteva,non poteva pensare a nessun altro.Solo a Marco. Si allontanò piano,cercando di non essere brusca e di non offenderlo.
<< Stai bene? >> sussurrò lui,allontanandosi a sua volta.
Isabelle gli fu grata.Era come se avesse capito che quella vicinanza non era una cosa che poteva sopportare.
<< Sono stata meglio >> rispose lei,scrollando le spalle.
<< Mi dispiace >>
<< Ti dispiace? >>
<< Sì >>
Le accarezzò la testa,scompigliandole i capelli.
<< Non è colpa tua. >>disse Isabelle,guardandolo per un attimo.
<< Nessuno ti farà del male,mai più >> disse lui,cercando i suoi occhi. Isabelle si voltò e si allontanò velocemente.
Se fosse restata,molto probabilmente sarebbe stata lei a cercare le sue braccia.Ed era certa che,una volta avvolta nel suo abbraccio,non sarebbe stata in grado di allontanarsi mai più.
N on doveva,non poteva provare qualcosa per quel ragazzo.Diavolo,lo conosceva appena!Ma cosa le stava succedendo?
Che scherzi le stava riservando il destino?
Qualcosa le diceva che più tempo avesse passato con quel ragazzo,più sarebbe stata male quando lui non ci sarebbe stato.Tutto in lui la attirava.Era come il polline per le api,ma lei sarebbe andata contro natura.
Isabelle non si sarebbe innamorata.
Non di nuovo.
Non di Lucas.
Forse.
***
Quando la campanella del pranzo suonò Isabelle sperò con tutta sé stessa di trovare Mike ad aspettarla per il pranzo,preoccupata da un altro incontro ravvicinato con Ryan o,ancora peggio,con Lucas.Fortunatamente i suoi desideri furono esauditi.
Mike la stava aspettando al tavolo che lei aveva occupato il giorno prima e le fece cenno di avvicinarsi. Quando fu proprio di fronte a lui Isabelle lasciò che tutta la sua frustazione trasparisse e sospirò,esausta.
Mike la guardò accigliato.
<< Cos'hai? >> le chiese
<< L'emicrania. >>
<< Causata da...? >>
<< Una brutta esperienza >>
<< Cos'è successo,Belle? >> le chiese.
Isabelle sussultò al suono del nomigliolo con cui la chiamava Marco,ma fortunatamente era concentrata su altro in quel momento.
La situazione con Ryan l'aveva spossata.Era esausta mentalmente da mesi,ma ora anche il suo corpo era stanco.Aveva paura che se si fosse alzata in quel momento dalla sedia della mensa le gambe avrebbero ceduto.Aveva avuto paura,ma quando era arrivato Lucas si era sentita finalmente al sicuro.
Nessuno ti farà del male,mai più
Quelle parole le si erano impresse nella mente. Lucas le aveva fatto una promessa.Lucas aveva avuto paura.Aveva avuto paura per lei.
Mike la stava ancora guardando,impaziente.
<< Mi sono trovata in una situazione piuttosto spiacevole >> gli disse
<< Ryan >> affermò lui,sicuro.
Era arrabbiato,si notava dalla mascella contratta e dai tendini tesi.
<< Si,mi pare si chiamasse così .>>
<< Devi stare attenta con lui >>
<< Perchè? >>
Isabelle sapeva di dover stare attenta,ma sentirselo dire la faceva rabbrividire.
<< Non chiedermelo.E' meglio che tu sappia il meno possibile.Ora mi spieghi cos'è successo? >>
<< Eravamo da soli in corridoio e mi si è avvicinato.La sua presenza mi infastidiva,era troppo vicino.Gli ho dato un calcio e si è arrabbiato. >>
<< Cristo,Isabelle.Un calcio a uno come Ryan.Sei pazza? >>
Era preoccupato.
<< Non avrei dovuto >>
<< Cosa è successo poi? >>la incoraggiò lui
<< Mi hanno aiutata >> disse Isabelle,arrossendo.
<< Chi? >>
<< Lucas Archer >>
Guardò per un attimo Mike.Nei suoi occhi balenava una sorta di consapevolezza,come se avesse già conosciuto la risposta.
<< Ovvio >> annuì
Isabelle non capiva e non voleva approfondire.Lucas già era un richiamo irresistibile per lei,approfondire la sua conoscenza avrebbe solo peggiorato la situazione.
Anche se lei,infondo,sapeva di conoscerlo già meglio di chiunque altro.
Il pallone entrò in rete così forte che tutti temevano potesse stracciarla.
Lucas stava sfogando la sua furia in quel modo.
Dopo aver visto come quell'essere di Ryan aveva strattonato Isabelle-la ragazza verso cui si sentiva così maledettamente possessivo-era come se fossero spuntati dentro di lui istinti omicidi.
Si guardò intorno.I suoi compagni di squadra lo osservavano,confusi.Nessuno l'aveva mai visto arrabbiato.Era una novità per ognuno di loro.
<< Luke >> gli disse un ragazzo alto e robusto con i capelli corvini,Trevor<< Che hai? >>
<< Niente >> rispose Lucas,ritrovando un po' di calma.
<< Se c'è qualcosa che non và,puoi parlarcene.Lo sai >>
<< Si >> annuì.
Trevor si allontanò e Lucas,dopo aver dato un calcio ad un altro pallone,uscì fuori dalla palestra.
Arrivato a casa,si accasciò sul divano.Aveva bisogno di parlare con qualcuno,ma non aveva chissà quali rapporti con i suoi compagni di squadra.Afferrò il suo blackberry e digitò il numero dell'unica persona su cui aveva sempre potuto contare.
Uno squillo.Due squilli.
<< Pronto? >> rispose la voce all'altro capo del telefono.
<< Mike >> disse Lucas << dobbiamo parlare >>.
**NOTE DELL'AUTORE**
Ho preferito aggiornare prima,siccome il capitolo era finito.
Grazie a chi segue e a drawandwrite,le cui recensioni sono sempre vivacissime!♥ |
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Preoccupazioni ***
Capitolo 3
Preoccupazioni
Quando bussarono ,Lucas era disteso sul divano di pelle nera del soggiorno,con un braccio sugli occhi per cercare di non vedere.Rillutante,si alzò e andò ad aprire.
Mike lo guardava dalla soglia ,la mascella contratta.Le labbra erano una linea dura.Era strano vedere quell'espressione sul suo volto. Si passò una mano fra i morbidi capelli color miele e lasciò andare un grande sospiro.
<< Lucas >> disse << spero non sia ciò che penso >>
<< Faresti meglio ad entrare >> ribattè Lucas,serio.
Gli fece spazio per lasciarlo entrare e arrivarono in soggiorno.Si sedettero e Lucas fece cenno a Elena,una delle cameriere,di portare due birre. Mike aggrottò la fronte,e il suo viso pareva quello di un bambino confuso.
<< Lucas, birre? >> chiese,incredulo.
<< Non so cosa mi sta succedendo,Mike. >> disse,abbattuto.
Mike lo scrutò per un po',poi un barlume di comprensione si dipinse nei suoi occhi.
<< Oh-oh >> borbottò << Lei chi è? >>
<< Isabelle >>
<< Cosa?!? >>
<< Isabelle Lewan,dovresti conoscerla bene,visto che ogni momento del suo tempo lo passa con te >>
Lucas lo guardò,una scintilla di gelosia mista a rabbia si impossessò nel suo sguardo.
Ma che diavolo gli prendeva?
Non aveva mai ,mai e poi mai provato sentimenti del genere.Con la sua ragazza era un bastardo,lo sapeva,ma lo sapeva anche lei e le stava bene...
Ma Isabelle?Si erano parlati per quanto?Cinque minuti?Dieci,massimo.
Eppure...non avrebbe mai potuto spiegare la sensazione dei loro sguardi incrociati,non avrebbe mai potuto smettere di soffrire per lo spavento che le aveva visto provare quando quell'essere abominevole l'aveva trattata come un giocattolo.
E niente gli avrebbe mai trasmesso più calore e più gioia delle sue braccia strette intorno a lei.La testa di Isabelle che si poggiava delicatamente nell'incavo del suo collo in maniera così perfetta,così giusta.
Bramava altri contatti del genere con lei.Voleva sentirla sua,voleva baciarla,accarezzarla.Comprarle delle rose!Rose...rosa!Qualcosa nella sua testa gli disse che erano quelli,i fiori giusti.I suoi preferiti.Ed ecco di nuovo la sensazione di averla già conosciuta.
Mentre rimuginava,aveva abbassato lo sguardo,i gomiti erano poggiati sulle ginocchia.Rialzò la testa e incontrò lo sguardo di Mike.Era divertito.La sua bocca sfoggiava un sorriso a trentadue denti.
<< Mr. Sono-già-pazzo-di-lei-e-sarà-mia,almeno le hai parlato? >> gli chiese.
Lucas annuì
<< E...? >> lo incoraggiò Mike.
<< E niente! >> sbottò.
Non poteva parlargli della certezza di averla già conosciuta,ammetterlo a sé stesso era anche accettabile,ma farlo davanti a qualcun'altro?Insomma!Era qualcosa di irrazionale e assurdo. Per lui erano le cose logiche le uniche a cui accordare una certa importanza.
<< Lucas >> disse Mike,ora lo sguardo era serio e il sorriso-perenne sul suo volto-era solo accennato<< E' una brava ragazza.Credo ne abbia passate già troppe... >>
<< Tu credi che io voglia portarla a letto, vero? >> lo interruppe lui << Non è così,Mike >>
Mike sgranò gli occhi,incredulo. Lucas era dolce,gentile e davvero un bravo ragazzo,ma non si faceva alcun scrupolo quando si trattava di ragazze.
<< Sono solo preoccupato >> continuò Lucas
<< Quindi >> disse Mike prendendo una delle birre che finalmente Elena aveva portato e bevendone un sorso << era come temevo.Isabelle me ne ha parlato,ma speravo fosse stato solo un gioco. >>
<< No,non è un gioco,per lui >> disse Lucas << Ryan la vuole,Mike. >>
<< Cristo,Lucas! Isabelle è terrorizzata da lui,anche se non lo ammetterà mai e lui...>>
<< E' già ossessionato da lei >> contiunuò Lucas.
Mike annuì.L'altro contrasse la mascella.
<< Non gli permetterò di farle del male >> disse.
<< Lucas >> disse Mike.La tensione era ancora palpabile sul suo volto,ma riuscì a sorridere << cosa ti ha fatto questa ragazza ? >>
<< Vorrei saperlo >>
<< La vuoi? >>
Ma certo che la voleva!Con tutto sé stesso.Con tutto il suo cuore e la sua anima.
<< Si >> disse semplicemente
<< E l'avrai ? >>
Lucas lo guardò.Mike era un po' teso,voleva già bene a Isabelle,era chiaro.Si preoccupava per lei.
<< Sarà una sua scelta,ma spero proprio di si >>
<< Din Din Din >> esclamò Mike << Un punto per Isabelle!>>
Si alzò in piedi, e si avviò alla porta.Lucas lo guardava,confuso.
<< Un punto per lei? E per cosa? >> chiese
<< Per aver finalmente sciolto il tuo cuore diventato di ghiaccio dopo Ashley,cuginetto. >> rispose Mike.
Lucas lo guardò uscire dalla porta,incapace di ribattere e si accasciò sul divano cercando,invano,di comprendere il turbine di emozioni che la sola presenza,il minimo tocco di quella ragazza gli provocava.
Scosse la testa.Spiegare cosa gli aveva fatto Isabelle era semplicemente impossibile.
E,per la prima volta in tutta la sua vita,Lucas iniziò a credere alla magia.
Isabelle si svegliò alle sette e trenta del mattino grazie al dolce suono della sveglia che le ronzava nelle orecchie.Si stiracchiò per un po',poi si mise a sedere e si guardò intorno,confusa.
Era un sogno?
Erano mesi che non si svegliava ad un orario decente.Non aveva avuto incubi,non si era svegliata urlando.Anche il suo cuore sembrava essersi alleggerito un po'. Si sfiorò la guancia destra e,per un breve momento',pensò a quando quella stessa guancia,il giorno prima,si era posata nell'incavo del collo di Lucas.Arrossì e scosse la testa,scacciando quel pensiero.Quel ragazzo era così strano,così...misterioso.Era dolce,gentile,ma la rabbia che gli aveva visto provare verso Ryan quando l'aveva strattonata era stata qualcosa di animalesco.Eppure,in cuor suo,sapeva che quella furia era fuoriuscita solo perchè Ryan maltrattava lei.Probabilmente avrebbe aiutato chinque,ma non nello stesso modo.
Chi era,in realtà,Lucas Archer?
Perchè le era così familiare?E perchè le faceva provare tutte quelle meravigliose sensazioni che non poteva provare?
Non avrebbe dovuto pensare a nessun altro se non a Marco,ma,decise,seppur egoisticamente,che quel giorno sarebbe stato tutto suo.Ne aveva bisogno.Si guardò allo specchio e sbattè le palpebre.Lo stupore era evidente sul suo volto.
Chi era la ragazza riflessa?
Sembrava lei,ma molto più...viva.Si,viva.
Le guance erano arrossate e contrastavano con la carnagione diafana.I lunghi capelli biondi le ricadevano più morbidi del solito,ma non fu questo a stupirla.Furono i suoi occhi.Brillavano di una nuova luce.Nelle sue iridi vi erano una quantità infinita di emozioni,eppure non riusciva a definirle.Iniziò a giocherellare con i capelli e decise di raccoglierli in una coda che le cadeva morbida e bassa al lato destro del volto.Si truccò un po' più del solito e indossò l'uniforme.
Mentre si guardava pensò di essere bella per la prima volta dopo tanto tempo.
“E' Lucas che ti fa sentire bella”
Ignorò la vocina.Ma aveva davvero tutti i torti?
Perchè?Perchè stava pensando al suo aspetto fisico?Era davvero per Lucas?
“Fa' che non sia così” pensò.
Decise di non pensarci più e si affrettò ad andare a scuola.Parcheggiò al solito posto e scese dall'auto.Si guardò intorno,cercando di non sembrare spaventata.Anche se lo era.Lo era eccome.Ryan l'aveva letteralmente terrorizzata,ma non faceva parte del suo essere mostrare agli altri i suoi sentimenti,sia negativi,sia positivi. Con grande gioia,vide Mike sorriderle da lontano e gli andò incontro.
<< Ciao >> lo salutò
<< Ciao,dolcezza >> rispose l'amico,tirandole la coda con aria giocosa << Sei molto carina stamattina >>
Isabelle arrossì,e il senso di colpa tornò ad impossessarsi di lei,ma lo ignorò.
Era la sua giornata. Sua,di nessun'altro.
<< Andiamo in classe? >> chiese all'amico.
Mike annuì e iniziarono a camminare.Isabelle si guardava i piedi,ma quella strana sensazione di familiarità la avvolse e alzò lo sguardo.Eccolo lì,bello come un Dio.E la guardava. Lucas stava guardando proprio lei.E come la guardava!Gli occhi sgranati,sorpresi,brillanti.Adoranti. Isabelle aveva saputo che i loro occhi si sarebbero incontrati ancor prima di alzare lo sguardo.Avvampò e Lucas le sorrise. Isabelle distolse lo sguardo,poichè l'incontro dei loro occhi era una sensazione così intensa da confonderla. Continuò però a guardare Lucas di sottecchi e si accorse che era impercettibilmente arrossito.
***
Isabelle non vide Lucas fino alla pausa pranzo,quando entrò in mensa.Era con una ragazza con i capelli così biondi da sembrare bianchi.Era alta,con un fisico da far invidia e due occhi grandi e marroni.Era bella.Vedendola stare così vicina a Lucas,Isabelle non potè evitare di provare una fitta di gelosia.Non aveva mai avuto una grande autostima,ma sapeva di essere bella.Eppure l'aspetto di quella ragazza avrebbe potuto eclissare completamente il suo.
“Ma andiaaaamo,sei gelosa solo perchè è con lui!”
Isabelle scacciò,in un gesto ormai meccanico,via la vocina.Scosse la testa e guardò i due più intensamente.Lucas sembrava seccato e la ragazza,per quanto carina,sembrava un tipetto alquanto facile.
“E infatti lui non la ama certo per il suo carattere,ragazza!”
La vocina quel giorno la tormentava completamente.La ignorò e continuò a guardare la coppia quando una voce la distrasse.
<< Non sarai una specie di guardona? >>
Isabelle si girò,trovandosi faccia a faccia con Mike.Lui si passò una mano fra i capelli e la guardò con un espressione di finto orrore.Isabelle arrossì.
<< Ehm .. >> iniziò << Pensavo solo che Lucas fosse...cioè...non immaginavo che...>>
<< Isabelle >> le disse Mike,serio << Non temere. Non è proprio un rapporto di amore quello che li lega >>
Isabelle si mordicchiò il labbro,confusa e preoccupata. Anche lei era uscita con persone che non conosceva bene,ma non era mai stata insieme a qualcuno senza provare per lui sentimenti concreti. In realtà,la sua unica relazione seria era stata quella con Marco.
Oh,Marco!
Era una bella serata e Isabelle e Marco erano seduti sul portico della casa di lui al mare.Le stelle brillavano nel cielo blu,le costellazioni erano chiare.Marco non guardava le stelle,guardava Isabelle.Lei se ne accorse e arrossì,poi lo guardò.
<< Ho qualcosa che non và? >> gli chiese,ansiosa.
<< No,affatto. Ammirarti è una delle cose che amo fare. >>
<< Ti piace guardarmi ? >>
A Isabelle brillavano gli occhi.In quel momento,erano più luminosi anche delle stelle.
<< No,Isabelle,non è quello che ho detto. >> disse lui,rivelandole quel meraviglioso sorriso << Ho detto che amo ammirarti.Così come amo te >>
<< Tu mi ami ? >> sussurrò Isabelle,mentre la gioia le invadeva il cuore.
<< Non credo di aver mai conosciuto l'amore,prima di avere te >>
<< Oh,Marco >> Isabelle si alzò dalla sua poltroncina e si issò sulle sue ginocchia << Anche io ti amo >>
<< Come si fa a stare con una persona senza amarla ? >> chiese sussurrando a Mike.
<< E' un po' complicato.Neanche lei ama lui. >> Mike era arrossito.
<< Oh >> disse Isabelle. << Il sesso! >>
Mike ora era scarlatto,molto più rosso del sangue.
<< Ehm,potremmo cambiare argomento ? >>
Isabelle scoppiò a ridere.
<< Non ti sentirai a disagio,vero ? >>
<< Stà un po' zitta ! >> esclamò Mike,dandole un buffetto scherzoso sulla testa.
<< Come si chiama ? >>
<< Victoria >>
<< Wow >>
<< Che c'è? >> chiese Mike,confuso.
<< Non so,le si addice.Tutti i nomi dovrebbero essere adatti alle persone che li portano >>
<< Okay,Miss renderò-il-mondo-tutto-rosa-e-fiori,il mio nome mi si addice? >>
<< Si,esprime simpatia,come te. >>
<< Bhè,anche il tuo ti si addice. >>
<< Davvero? >>
<< Si,sei bellissima e non sono l'unico a pensarlo >> disse,un sorriso malizioso sul volto.
Il rossore imporporò le guance di Isabelle.
<< Dai,Mike.Faremo tardi a lezione >> disse Isabelle con un sorriso sul volto.
Si,anche se non voleva ammetterlo,la notizia che Lucas non provasse amore per quella ragazza,l'aveva confortata. Chissà come sarebbe stato farsi amare da Archer...e poi Mike aveva detto che anche qualcun'altro la riteneva bella. Lucas forse? Il pensiero che potesse essere così le fece scoppiare nel petto un emozione del tutto nuova e cercò,invano,di allontanarla.
<< Sissignora. >> disse Mike << Forza!Forza!Se perdiamo cinque minuti di lezione potrebbe crollare la scuola.Corriamo >>
Si alzarono e marciando come soldati,si avviarono alla lezione.
**NOTE DELL'AUTORE**
Questo è,più o meno,un capitolo di passaggio. Capiamo perchè Lucas e Mike sono legati (sono cugini),ma riusciamo anche a vedere la loro preoccupazione nei confronti di Ryan...mhh..è così pericoloso,questo tipo?
Per quanto riguarda Isabelle sta tornando un pò in se,ma il suo passato continua a tormentarla.Lo supererà mai?..Vedremo.
Recensite e fatemi sapere.
Ringrazio le persone che hanno aggiunto questa storia fra le seguite,le ricordate o le preferite.
Un ringraziamento a speciale sempre a Drawandwrite.Non so cosa farei senza le tue parole!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Misteri ***
Capitolo 4
Misteri
Quando tornò a casa,il pomeriggio,Isabelle si gettò sul letto,mentre si rimproverava da sola.
<< Sei una stupida ! >> continuò a ripetersi e sbuffò.
Sì,aveva deciso di dedicare un'intera giornata a sé stessa,ma non avrebbe dovuto accettare l'invito di Mike di andare al cinema.Dio!Quel ragazzo riusciva a convincerla in men che non si dica con il suo sguardo da “gatto con gli stivali che fa gli occhioni “. Era davvero giusto andare a divertirsi,mentre il dolore era ancora completamente in possesso del suo corpo?
Francamente si,probabilmente era il modo migliore di alleviare il dolore,ma lei non voleva che il suo amore per Marco vacillasse …
Sorrise amaramente. Non era possibile.
Amleto recitava “ Essere o non essere ?”,era in dubbio.Doveva scegliere.Ma ne aveva davvero avuto la possibilità.o il suo destino era già stato scritto?La seconda opzione,probabilmente.E il destino di Isabelle,per adesso,era la sofferenza.
**
Dopo aver rimuginato per un po',Isabelle si alzò dal letto e uscì fuori dal balcone a mezzaluna della sua camera. Ispirò un po' d'aria fresca mischiata al leggero odore di rose proveniente dai vasi posti sulla ringhiera.Le rose erano tantissime.C'erano rose rosse,rose tea,rose blu e,in maggioranza assoluta,rose rosa,le sue preferite.Accarezzò i petali di una di queste ultime assaporandone la morbidezza con le dita.Gettò un'occhiata all'interno della camera e notò che la sveglia posta sul comodino segnava le 18.20.Rassegnata,sbuffò e si avviò al bagno per prepararsi all'imminente uscita con il suo amico.Forse l'unico vero amico che avesse mai avuto.Si,l'avrebbe fatto contento...o almeno c'avrebbe provato.Mike lo meritava.
Fece una lunga doccia calda,estasiata dal piccolo tocco delle goccioline che sfioravano la sua pelle come leggere carezze...
Uscita dalla doccia avvolse intorno alla testa un asciugamano a mò di turbante,mentre iniziava a vestirsi.
Indossò un pantalone beige a vita alta,con piccoli bottoncini posti sulle anche,una canotta blu notte e delle francesine dello stesso tono.Asciugò in fretta i capelli e lasciò che le onde dei suoi lunghi capelli restassero a incorniciarle il volto.
Mezz'ora dopo,qualcuno bussò alla sua porta.Isabelle si precipitò ad aprire,ma quando le sue mani furono sulla maniglia e spinse la porta per salutare Mike sulla soglia si accorse che non c'era il suo amico ad aspettarla.Non c'era nessuno,eccetto un enorme mazzo di rose rosa poste in un grande cesto di vimini.Dovevano essere più o meno due dozzine di fiori.Si chinò per raccoglierli e li portò al viso,annusando il dolce aroma che emanavano,poi si accorse di un biglietto.Lo aprì,sperando di trovare il nome del mittente,ma il messaggio non era firmato.
“Le tue preferite”
C'era scritto solo questo e,quando Isabelle lesse le tre parole,non potè fare a meno di sobbalzare.Non ricordava di aver detto a Mike quali fossero i suoi fiori preferiti,nè tanto meno ricordava una sua domanda al riguardo.Marco però lo sapeva...possibile che lui...?
Scosse la testa,schernendo sé stessa.Marco era morto mesi fa,e niente l'avrebbe portato in vita.
I morti non resuscitano.
Fece per chiudere la porta,ma Mike la bloccò con un piede.
<< Ehi,Belle! >> la salutò.
Portava un paio di jeans chiari che gli fasciavano le gambe robuste e una t-shirt rossa che gli metteva in risalto i muscoli del torace e delle braccia.I suoi occhi,incorniciati dalle lunghe ciglia, irradiavano una dolcezza e una contentezza incredibili,quella sera.Isabelle si rese conto solo in quel momento di quanto il suo amico fosse bello. Bello da mozzare il fiato,con un fisico da nuotatore invidiabile,e,ineffetti,non potè fare a meno di ricordare,in quel momento,che molto spesso le ragazze della loro scuola lo guardavano come se brillasse.Bhè,Mike brillava,in realtà.Non un alone come quello di un angelo o roba del genere,ma aveva un animo così puro che nessuno avrebbe mai potuto dubitare di lui.
<< Oh,ciao Mike >> disse alla fine ,nascondendo l'orgoglio che provava per quel ragazzo.Il ragazzo che stava diventando il suo migliore amico.
Gli occhi del ragazzo vagarono dal mazzo di rose a lei ,confusi.
<< E quelli? >> chiese
<< Non lo so,credevo li avessi mandati tu. >>
Lui scosse la testa. << No,ma cosa c'è scritto sul biglietto? >>
Indicò il piccolo cartoncino nelle mani di Isabelle e lei glielo porse.Mike lo lesse e sgranò gli occhi dalla sorpresa.
<< Io non sapevo che le rose rosa fossero le tue preferite >>
<< Lo so >> disse ,scrollando le spalle.
<< E se fosse stato Lucas? >>
<< Ma non ho parlato di questo con lui,nè con nessun'altro. >> disse Isabelle,poi riflettè un secondo << Mike,perchè mi parli di Lucas in questo modo ? >>
<< Eh? … In questo modo ? In nessun modo,solo che è l'unico con cui hai parlato eccetto me?No?E Ryan non è tipo da cioccolatini,o fiori,per quel che vale >>
Appena Mike menzionò Ryan ,Isabelle rabbrividì,ma Mike le lanciò un sorriso che la fece sentire subito meglio.
<< Bhè >> disse,infine << Scoprirò chi li ha mandati >>
Mike aveva un'audi bianca. Isabelle non avrebbe saputo dire quale con esattezza,ma era certa che costasse parecchio,anche se Mike non sembrava il tipo di ragazzo che bramava la ricchiezza,faceva comunque parte dell'elitè di Manhattan. Entrarono nell'auto e il silenzio,stranamente,si protrasse per un bel po'. Isabelle guardava fuori dai finestrini dell'audi mentre pensieri incoerenti le affollavano la mente. Voleva scoprire il mittente di quei fiori,voleva capire chi,in quella città,sapesse un dettaglio così banale riguardo a lei. Poi un pensiero la attraversò come una saetta. Anche a Lucas lei non era familiare. E se quella sensazione di conoscerla a fondo la provasse anche lui?Isabelle era certa di poter rispondere a qualsiasi domanda riguardante Lucas. Si schiarì la gola.
<< Mike >> disse,esitante
<< Eh ? >> rispose lui,molto concentrato sulla guida.
Wow,Mike Callaway era responsabile !
<< Conosci anche tu Lucas,vero? >> chiese
<< Oh,Isabelle >> disse lui << lo conosco meglio delle mie tasche . >>
<< Avete un rapporto molto forte ? >>
<< Si,siamo cugini >>
Isabelle deglutì,sconvolta da questa informazione e il coraggio raccolto poco prima vacillò,ma ormai doveva sapere e niente l'avrebbe fermata.
<< Bene >> setenziò << Chiedimi qualcosa su di lui >>
<< Isabelle,ti senti bene?Hai bevuto qualcosa? Se vuoi posso portarti da un medico >>
Isabelle sbuffò,seccata << Mike >> disse << Fallo e basta >>
<< Okay >> disse l'amico,guardandola un po' come se fosse pazza << Qual è il suo fiore preferito ? >>
<< E' allergico ai fiori >>
Mike sgranò gli occhi,ma poi si ricompose e disse: << Bhè,te l'avrà detto lui >>
Isabelle alzò gli occhi al cielo.
<< Mike,io lo conosco >>
<< Okay,lo so ti ha aiutata con Ryan e blà blà blà .>>
<< No >> disse Isabelle,seriamente irritata << Lo conosco benissimo.Potrei dirti qualsiasi cosa sul suo conto >>
<< Isabelle,è assurdo ! >>
<< Chiedimi qualcosa che solo tu e lui potreste sapere >>
<< Okay >> disse Mike << Qual era il desiderio di Lucas quando aveva sei anni? >>
<< Voleva riuscire ad entrare nella lavastoviglie per dormirci. >>
<< Merda! >> esclamò Mike << O tu e Lucas state architettando qualcosa oppure qui qualcosa non torna >>
Isabelle si prese il volto tra le mani,incapace di credere alle risposte che le erano uscite spontaneamente da bocca quando Mike le aveva posto quelle domande.
Isabelle nemmeno credeva a quanto affermava,eppure era così.Lei lo conosceva.E,probabilmente,lui conosceva lei.Perchè la sua vita non poteva essere più semplice?
Tornò a guardare il suo amico che,con le sopracciglia aggrottate,rifletteva su tutto ciò che aveva saputo pochi minuti prima.
<< Sai >> iniziò lui << Tu a Lucas ricordi qualcuno >>
<< Chi? >> chiese Isabelle,sconvolta.
<< Non posso parlartene,non ora,ma lo farò.Comunque tu a lui ricordi qualcuno,ma tutto questo non si spiega.Lui forse centra qualcosa con te,ma tu cosa centri con lui? >>
<< Non lo so,Mike.E' tutto così assurdo! >>
<< Credi sia stato lui a mandarti quelle rose? >>
<< Si, Mike.Probabilmente lui sa su di me più cose di quante ne sappia io stessa >> affermò Isabelle e rabbrividì.E se avesse saputo anche di Marco?
<< Bhè,è una situazione complicata >>
<< Sì.Inspiegabile,direi. >>
Mike annuì.
Scesero dall'auto qualche minuto dopo e Isabelle aveva ancora l'aria stanca e afflitta per quanto scoperto solo poco prima.Guardò Mike,la sua ancora di salvezza in quel momento e si accorse che anche lui la stava osservando
<< Ehi,lo so che è una scoperta assurda,ma ne sapremo di più >> la voce di Mike era rassicurante.
<< Promettimelo,Mike.Promettimi che troveremo un senso a questa dannata storia >>
<< Te lo prometto . >>
Quando guardò negli occhi del suo amico,seppe che avrebbero avuto la meglio su quella storia.La promessa di Mike era completamente sincera e l'affetto che provava nei suoi confronti non smetteva di crescere.
**
Quando entrarono nell'atrio del cinema,Isabelle guardò Mike,confusa dalla sua espressione.I bellissimi occhi verdi dell'amico brillavano.Seguì la loro traiettoria e notò che Mike stava guardando il poster di un film romantico.Non avrebbe mai pensato a lui come ad un amante di film fin troppo sdolcinati,ma infondo lo conosceva da poco.
<< Mike? >> lo chiamò
Al suono della voce dell'amica,Mike scosse la testa e si voltò a guardala,la scintilla d'entusiasmo ancora vivida nei suoi occhi.
<< Isabelle >> iniziò << ti prego >>
<< Mike,se vuoi vedere un film romantico va bene,solo che non pensavo ti piacessero cose del genere >> disse,facendo spallucce.
Mike fece una smorfia,ma poi si schiarì la gola e disse:
<< Non intendo vedere il film,ma piuttosto lo spettacolo che mi si parerà davanti quanto tu ed io lanceremo un po' di pop corn sulle teste di quelle coppiette >>
<< Ma Mike,è una cosa infantile ! >>
Lui scrollò le spalle,non era offeso,ma un po' deluso per la sua idea snobbata così in fretta
<< Non mi sono mai dato dell'adulto,nè tanto meno ho intenzione di farlo. >>
Isabelle lo guardò,rassegnata.Mike era l'unico che le avesse davvero voluto bene fin dall'inizio,le stava accanto nonostante fosse così complicata e si conoscessero da così poco.Era la sua debolezza.
<< Okay >> disse << Mi arrendo.Facciamolo >>
Mike l'abbracciò forte e corse a comprare i biglietti.
Per abituarsi all'oscurita della sala di proiezione a Isabelle occorsero un paio di secondi.Lei e Mike si sedettero in due poltrone dell'ultima fila e la ragazza notò che Mike stava già sorridendo al pensiero di quello che stava per fare.Non appena il film partì e tutti furono assorti,bhè in realtà non erano assorti a guardare il film,ma piuttosto a imitare ciò che facevano i protagonisti,Mike scatenò l'inferno.
Lanciava pop corn su tutte le teste che notava,ma nessuno si accorgeva mai di lui.Dopo un po',anche Isabelle iniziò a cimentarsi nell'impresa e Diavolo!Si divertiva veramente parecchio.
Quando una manciata dei popcorn che stava lanciando colpì una massa di capelli biondo platino,le si irrigidì la spina dorsale. Aveva centrato Victoria,e ora era pallidissima. Non aveva paura di quella ragazza,ma,accanto a lei,c'era Lucas.
Oh,Lucas!Cos'avrebbe pensato di lei?Di quello che stava facendo?
Provò una sensazione di disagio mai conosciuta prima e avrebbe tanto voluto che la poltrona sotto di lei la risucchiasse.Visto che era un qualcosa di assurdo,decise di vedere il lato divertente della situazione.Avrebbe potuto affrontare Victoria,verso la quale provava un'ostilità senza alcun motivo.
“Probabilmente è perchè le sue gambe sono avvinghiate a Lucas sette notti su sette mentre tu dormi “
Scacciò quella vocina,concentrandosi per affrontare al meglio quella sottospecie di Barbie che si era alzata dalla sua poltrona seguita da un Lucas scocciato.
<< Mike,Victoria tra un po' mi minaccerà di morte >> disse Isabelle,ridendo
<< Cosa? >> chiese Mike,spostando lo sguardo dalle sue prede alla sua amica.
<< Si è accorta dei pop corn >> rispose lei,facendo spallucce.
<< Bene >> disse Mike,con un sorriso che andava da orecchio a orecchio << Ora mi divertirò sul serio. >>
Victoria e Lucas erano ormai solo a qualche centimetro di distanza.La ragazza aveva un vestito striminzito che,per chissà quale grazia divina,nascondeva appena le mutandine.Era rosso,esattamente come le scarpe alte qualche centinaio di centimetri.E sì,ora anche il viso era della stessa tinta.
Lucas invece...era bellissimo.Aveva un paio di Jeans scuri strappati e una t-shirt azzurra.Era un bel tono di azzurro,ma imparagonabile al colore delle sue iridi e Isabelle,per l'ennesimo scherzo del destino,non potè fare a meno di sorridergli,cercando di evitare il più possibile i suoi occhi.Era un sorriso puro,irresistibile e destinato soltanto a lui.
Il cuore di Lucas si era completamente sciolto a causa dell'irresistibile tenerezza del sorriso di Isabelle.Sapeva che era impossibile ma sperava,in qualche modo,che lei si fosse resa conto che il mittente dei fiori era stato lui.
Aveva un'acuta allergia e entrare dal fioraio gli aveva causato una scarica di starnuti non indifferente,ma fortunatamente,non si era dovuto trattenere a lungo.Sapeva già cosa avrebbe gradito Isabelle.Rose rosa.
La sua passione,le sue preferite.Aveva scritto queste ultime tre parole nel suo biglietto,ma il coraggio di firmarlo non l'aveva avuto anche perchè sarebbe stato alquanto difficile spiegarle come facesse a conoscere i suoi gusti dopo averle parlato per circa...nove minuti?Dieci,forse.
Provò un impeto di rabbia per la furia aggressiva di Alexandra,ma moriva dalla voglia di vedere la reazione di Isabelle.Conosceva,anche se non sapeva ancora come,la parte aggressiva di lei.Quella ragazza così bella aveva la lingua più biforcuta di un serpente e Lucas voleva esserle vicino,guardarla negli occhi.
Dio,lui la bramava con tutto sé stesso.Non gli ci volle molto per immaginarla stretta a lui,mentre si baciavano,le sue dita che gli sfioravano i capelli...
<< Ti diverti? >> Victoria era notevolmente irritata.
<< Beh,dipende da cosa intendi >> rispose Isabelle,completamente a proprio agio e con un sorriso beffardo sul volto.
<< Scusa? >>
<< Se ti riferisci al film,lo trovo rivoltante,ma se ti riferisci al lanciarti pop corn in testa..oh,si,mi stava divertendo un sacco >>
A questa affermazione,Mike rise.
Lucas non aveva fatto caso a suo cugino troppo preso dalla irresistibile figura di Isabelle,ma ora un piccolo impeto di gelosia non potè non crescergli dentro.Non era preoccupato di una possibile relazione fra i due,sentiva che non c'era niente,ma era geloso.Come se Isabelle fosse stata o potesse mai essere sua.Si rattristò un po',ma era ancora divertito dalla discussione fra le due ragazze.
<< Non dovresti,ragazzina.Lanciare pop corn in testa alla gente dalle mie parti è sinonimo di maleducazione >> sibilò Victoria
<< E dalle mie parti >> disse Isabelle lanciando un altro pop corn in testa alla bionda con una mira impeccabile << parlare così ad una tua coetanea è sinonimo di vecchiaia.Attenta,mammina.Inizio a intravedere delle rughe sul tuo bel faccino >>
Victoria era diventata ancora più rossa in volto,Lucas non l'aveva mai vista così arrabbiata in vita sua.Non temeva in una reazione fisica da parte sua,ma se Victoria avesse solo tentato di alzare un dito contro Isabelle,l'avrebbe bloccata lui stesso.
<< Come osi... >>
<< Mammina non ti piace?Preferisci nonnina ? >>
Lucas non potè trattenersi a quest'ultima frecciatina e scoppiò a ridere lasciando che le risate represse poco prima gli uscissero tutte in una volta.Lanciò uno sguardo d'approvazione in direzione di Isabelle e quello che vide lo rimase completamente di stucco.Isabelle lo guardava,un bellissimo sorriso sghembo sulle sue labbra.Una passione nei suoi occhi che Lucas percepì all'istante.Smise subito di ridere e tornò a guardarla,consapevole che la passione che scrutava negli occhi della ragazza non era nemmeno paragonabile a quella che ardeva nei suoi.
<< Basta così! >>Victoria urlò,strattonando Lucas per il braccio e cercando di portarlò con sé,il ragazzo si oppose e si sistemò la manica della camicia stropicciata.Guardò Mike e Isabelle.Il cugino aveva un'aria divertita,ma i suoi occhi gli facevano capire che non riusciva proprio a pensare a come facesse a stare con quella pazza,ma Isabelle,Dio,Isabelle!Nel suo sguardo c'era una comprensione smisurata.La passione non era del tutto scomparsa dalle sue iridi,ma ora c'era qualcos'altro ora,che Lucas percepì.Gelosia.
Le sorrise,incapace di fare altro.Lei voltò la testa,ma non prima che Lucas riuscì a intravedere il rossore sulle sue guance.Scrollò le spalle e si avviò fuori.Victoria era già sulla sua bmw.
Lucas si passò una mano fra i capelli e sorrise.
Isabelle era gelosa,l'aveva capito.
Ed era gelosa di lui.
Questa singola emozione provata nei suoi confronti,sarebbe potuta bastargli per tutta la vita,in condizioni normali.
Ma lui la bramava,voleva vivere con lei ogni singolo istante.
Sorrise.
Non aveva mai fatto progetti per il futuro,con nessuna.Nemmeno con Ashley.Ma Isabelle Lewan aveva guardato attraverso i suoi occhi e gli aveva totalmente sconvolto la vita.
Mentre era seduta nella bmw al lato del passeggero,Victoria continuava a lamentarsi e a lanciare maledizioni verso la ragazza che considerava la sua nuova nemica.Lucas non le dava retta,troppo perso nei suoi pensieri,ma quando tornò alla realtà,Victoria non aveva finito.
<< La conosco da quanto?Pochi minuti?E la detesto già!Non mi conosce,come ha osato? >> chiese.
Lucas sospirò e la guardò
<< Andiamo,Victoria,stai calma.Non è l'unica che non ti sopporta >>
<< Ah sì,Luke? >> sibilò << E chi altro non mi sopporterebbe? >>
<< Uhm... >> Lucas finse di pensarci un po' su << Direi circa tre quarti degli abitanti di Manhatthan >>
<< Idiota!Stai prendendo le sue difese ? >>
<< Sì,è abbastanza ovvio >> sorrise Lucas,pensando a quanto sarebbe stata contenta Isabelle di sentirlo parlare così.
<< Ma io sono la tua ragazza ! >>
<< Esatto >>
<< Ma che diavolo …? >>
<< Victoria >> la interruppe Lucas,brusco << non ci lega alcuna forma di amore,mi pare chiaro >>
<< Non mi dire che mi usi solo per il sesso ! >>
<< Victoria >> sibilò Lucas,irritato,ma anche un po' divertito << Sei tu che usi me per il sesso,lo sai >>
<< Portami a casa >> disse lei e il silenzio,finalmente,calò fra di loro.
Lucas non smetteva di sorridere.Sembrava un bambino la mattina di Natale.Girò nel viale di casa Matthew,la casa di Victoria,e accostò.
<< Ciao >> gli disse lei.
<< Buonanotte >>
Quando lei si sporse verso di lui per baciarlo,Lucas si voltò.Non voleva baciarla.Non voleva baciare nessuno eccetto Isabelle.Quella fragile,ma così determinata ragazza che in qualche giorno l'aveva indissolubilmente legato a sé.
<< Luke,fai sul serio?E' finita? >>
<< No,Victoria.Non è finita perchè non è mai iniziata.Ci vediamo. >>
E,prima che lei potesse rispondere,accellerò e tornò verso casa.Non avrebbe mai provato a conquistare Isabelle da impegnato,perchè lei non doveva nemmeno lontanamente credere che lui in qualche modo potesse ferirla,ma ora,aveva bisogno di lei con tutto sé stesso.
Il suo pensiero tornò un attimo a Ryan e alla minaccia che comportava per lei.Forse per quel motivo Mike l'aveva convinta ad uscire insieme a lui,per evitare che si cacciasse in qualche guaio e per tenerla sotto controllo.In quel momento fu più che grato a suo cugino,anche se,seduto nella sala di proiezione accanto a lei,avrebbe voluto esserci lui.Ogni giorno.Sempre.
Quando tornarono a casa di Isabelle,la ragazza e il suo amico ridevano ancora per la bella serata che avevano passato.Tuttavia,Isabelle dovette riconoscere che era stata cattiva a mandare Victoria su tutte le furie,doveva riconoscere,inoltre,che stava iniziando a essere davvero brava a camuffare le sue emozioni.
Mentre uscivano dal cinema,infatti,Isabelle era a pezzi. Il senso di colpa la tormentava,ma in modo diverso dal solito.Sentiva delle urla rimbombarle nelle orecchie e,quando si facevano più vicine,le riconosceva come di Marco.Urlava contro di lei,dicendole che era una traditrice.Urlava come un uomo lacerato dalle fiamme,e Isabelle ne soffriva.Ma non aveva mai permesso a nessuno di vedere la sua debolezza e non voleva che Mike la compiatisse.Non voleva la pietà di nessuno.
Ma non era quella la cosa peggiore,assolutamente no.
La cosa peggiore era che era stata gelosa di Victoria,troppo vicina a Lucas.
Isabelle lo voleva.Non riusciva a pensare a Lucas e a non immaginare quelle braccia allenate che la serravano in un abbraccio,la sua faccia immersa nel suo petto mentre lui la guardava con devozione.Voleva che lui la abbracciasse così,voleva sentire il calore del suo corpo,voleva stargli accanto.
Rabbrividì,ma non era il caldo vento di inizio autunno a farle sentire un freddo nelle vene,piuttosto la paura.Paura di scoprire qualcosa di più grande di lei,qualcosa che potesse sorprenderla e,allo stesso tempo,distruggerla.Ormai Isabelle Lewan era certa di una cosa:lei e quel ragazzo erano legati da qualcosa di eterno,che andava oltre ogni aspettativa,ma era certa anche del fatto che quel legame andasse disintregato.Per Marco.Per il loro amore.
La parte più fredda,più razionale della sua coscienza le diceva di mantener fede alla sua promessa,di allontanare quegli istinti passionali che le ribollivano nel sangue alla sola vista di Lucas,di uccidere ancor prima che nascessero i sentimenti per quel ragazzo.
La sua parte passionale,quella calda,le diceva,invece,di buttarsi a capofitto in questi sentimenti.Di lasciarsi trasportare dai suoi istinti,di lasciar crescere e far uscire i sentimenti da troppo prigionieri nel suo cuore.Le diceva di farsi aiutare a ricostruire il suo piccolo cuore andato in pezzi quando l'unica persona che credeva di amare l'aveva lasciata sola contro tutto.
Si,credeva.
Perchè per quanto potesse negarlo,per quanto potesse sopprimerlo,per quanto potesse far dominare i suoi istinti razionali,sapeva che Lucas sarebbe sempre stato un punto debole.
Doveva saperne di più,in fretta.
Almeno a sé stessa doveva ammetterlo.Quel ragazzo le aveva sconvolto la vita.E lei lo voleva.
Quanto lo voleva!Voleva,ma non poteva.
Aveva fatto una promessa e non ne aveva mai infrante nemmeno una,eppure era ciò che la straziava di più.
Non la straziavano il suo senso di colpa sottoforma di urla,non la tormentavano gli incubi.No.Quello che più la distruggeva era sapere che,per colpa della sua fede nel mantenere le promesse,le avrebbe reso la vita un inferno.Non avrebbe avuto futuro,con nessuno.Tantomeno con Lucas.
Quando entrarono nell'appartamento il soggiorno era al buio,illuminato dalla fievole luce della luna piena che filtrava attraverso la vetrata sulla parete di fronte all'ingresso.Si tolse le scarpe che le facevano un male cane e si appoggiò sul divano.Mike si sedette accanto a lei.I suoi occhi sorridevano ancora,ma nonostante ciò,Isabelle riuscì a leggere un'espressione piuttosto seria sul suo volto.
<< Dobbiamo parlare >> esordì lui.
<< Oh,oh >> Isabelle sbattè civettuosamente le ciglia,scherzando << Non vorrai lasciarmi al primo appuntamento >>
La sua battuta non fece ridere Mike,che la guardava ancora intensamente.
<< Mike >>riprovò << Che succede?Di solito sei tu quello che ride per ogni cosa e io quella seria. >>
<< Oh >> esclamò lui << E' ancora così! >>
<< Ma allora?Cos'hai? >> chiese,preoccupata.
<< Isabelle >> disse prendendole le mani << Non preoccuparti per me.Non è un problema mio.Siete tu e Lucas. >>
<< Cosa? >>
<< Si.,qui sta succedendo qualcosa,Belle >>
Accidenti.
<< E cosa? >>
<< Mentre eravamo al cinema,ho notato il modo in cui vi guardavate.Victoria non se né accorta perchè troppo presa a sbraitare,ma diavolo!Chinque altro se ne sarebbe accorto!E' stato incredibile!>>fece una pausa,ma allo sguardo interrogativo di Isabelle continuò << Ci sono stati dei momenti in cui vi guardavate dritto negli occhi ed era assurdo!I vostri sguardi parlavano,i vostri occhi conversavano.Le vostre iridi brillavano.Era uno spettacolo meraviglioso.Era come un flusso di parole che scorreva fra te e lui,come se foste impegnati in una sorta di conversazione mentale.Era incredibile. >>
Isabelle scosse la testa,incredula.Una cosa era che lei pensasse che le emozioni Lucas le fossero chiare quando si guardavano,un'altra era che le emozioni di entrambi fossero visibili per tutti.
<< Ma noi non parlavamo... >>
<< Voi no,Isabelle,ma le vostre anime si >>
<< Le nostre anime?Mike,ma cosa...? >>
Due parole lampeggiarono nella sua mente e non fu capace di scacciarle via.
Anime Gemelle.
Aveva letto qualcosa a riguardo...
<< Gli occhi sono lo specchio dell'anima,mai sentito?Okay,forse sto blaterando,ma credo che potrebbe davvero nascere qualcosa fra voi >>
<< E' assurdo e impossibile >>
<< Perchè? >>
“Perchè devo mantenere una promessa fatta al mio ex ragazzo morto otto mesi fa.Eh,oh,lui mi urla nella testa fungendo da mio senso di colpa quando mi avvicino a Lucas” pensò Isabelle,ma poi disse:
<< Sono stanca.Buonanotte Mike >>
Lui scrollò le spalle e si avviò alla porta.Sulla soglia,Mike alzò lo sguardo.Il cielo limpido rifletteva centinaia di stelle,quella sera.La luna sembrava perfettamente rotonda.
C'era qualcosa da scoprire,e lui lo sapeva.
Isabelle soffriva,lo sentiva,ma sapeva anche che,quando sarebbe stata pronta,sarebbe andata da lui e gli avrebbe raccontato tutto.
Isabelle salì in camera sua,ancora scossa dalle rivelazioni di Mike.Si infilò il pigiama e si abbandonò sul suo cuscino,sapendo già che,quella notte,gli incubi sarebbero tornati.
**NOTE DELL'AUTORE**
Finalmente la storia sta seguendo la sua vera trama.Isabelle si è arresa a sé stessa:vuole Lucas,ma ovviamente,non può averlo.Lucas,invece la desidera con tutto sé stesso e sta cercando di trovare il modo di conquistarla,ma sarà così facile?No.Sorgeranno nuovi problemi,una minaccia incombe su Isabelle,ma perchè?E qual è il mistero del legame fra i due protagonisti??
Ringrazio le persone che hanno inserito questa storia fra le preferite,le seguite e le ricordate.Conto su di voi!
Il mio ringraziamento sempre speciale và a Drawandwrite ,che ha imparato ad amare questa storia quasi quanto me!Grazie,tesoro!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Passato svelato ***
Capitolo
5
Passato
svelato
Isabelle
era seduta su un tronco d'albero simile a una panchina naturale.Era
situato in mezzo a un piccolo boschetto pieno di piccoli alberi che
riflettevano un'ombra dove la ragazza poteva ripararsi dal sole.Si
guardò per un po' intorno e,tutto d'un tratto ,davanti a lei
comparve la figura di Marco. Era il ritratto della
disperazione.Seduto a terra,la schiena contro un albero, si era preso
la testa tra le mani e sembrava stesse per scoppiare in lacrime.
All'improvviso alzò la testa e la sua espressione mutò.
La mascella era tesa e aveva i pugni serrati mentre guardava verso un
punto oltre la ragazza. Isabelle si girò e si accorse di Lucas
che,dietro di lei ,le sorrideva.I suoi occhi,quegli occhi
irresistibili, la invogliavano ad andare con lui ,tuttavia si
costrinse a guardare ancora Marco .La situazione con Lucas era
inspiegabile,certo, ma Marco era lì e le stava mimando con le
labbra “Vieni da me”. Isabelle gli sorrise e cercò
di andargli incontro. Non ci riuscì. Le sue gambe camminavano
in direzione di Lucas che la prese tra le braccia e la baciò
con dolcezza e foga irreali. Provò a liberarsi dalla sua
stretta,ma fu completamente inutile. Guardò Marco, ma ormai
era lontano. Lucas la strinse ancora di più a sé mentre
le asciugava le lacrime con i pollici e le sussurrava che andava
tutto bene.
Isabelle
si risvegliò. I capelli erano attaccati al volto intriso di
sudore, il cuore batteva nel petto come un tamburo ,era affannata.
Quel sogno era stato così dannatamente reale. Ogni singolo
dettaglio, dalla panchina scolpita nel tronco d'albero fino
all'irresistibile azzurro delle iridi di Lucas. E poi Marco,così
dannatamente reale !Incredibile...
Gli
incubi ormai la tormentavano,risvegliandola ogni due ore al massimo.
Era sfinita,non riusciva a darsi pace. Gettò uno sguardo alla
sua sveglia .Erano le 6.30. Si alzò in fretta dal letto e
riempì la grande vasca ovale del suo bagno per poi immergersi
al suo interno. L'acqua calda la rilassava un po',anche se ormai
aveva i nervi tesi al massimo. Non sapeva davvero cosa fare. Era ad
un bivio, ma scegliere da quale parte andare era un qualcosa di molto
complicato.
Aprì
il suo armadio. Era venerdì e la divisa di quel giorno era
quella nera. Aveva pensato che fosse un colore troppo pesante,troppo
triste per un'uniforme non appena l'aveva vista e ora pensò di
nuovo che qualcosa non andava. Capire le motivazioni che avevano
spinto i dirigenti scolastici a prendere quella decisione era davvero
difficile.
Isabelle
scrollò le spalle, dicendosi che non era tutto sempre
complicato. Forse a qualcuno piaceva il nero. Indossò la
divisa e corse all'auto.
Sfrecciò
durante il tragitto. Non era in ritardo,ma la sensazione del freddo
pungente sul volto le dava sollievo. Le guance le si erano arrossate
e i capelli erano ormai gonfi, ma comunque bellissimi. Parcheggiò
e cercò,come al solito,Mike fra la folla. Quando lo trovò
gli sorrise,ma lui non ricambiò. Sembrava preoccupato,Isabelle
non lo aveva mai visto così. Che la scoperta riguardante lei e
Lucas l'avesse turbato così tanto?
No,era
impossibile. C'era qualcosa di più grosso,sotto.
Quando
si avvicinò,non la abbracciò come al solito e non fece
nemmeno una delle sue battutacce. Si limitò a sospirare.
<<
Vieni con me >> disse poi,la voce tormentata e afflitta.
Non
aspettò la risposta della ragazza. Le afferrò un
braccio e la trascinò in un corridoio riservato agli
insegnanti. Isabelle non capiva dove la stesse conducendo,ma si
fidava totalmente di lui e così si lasciò trascinare.
Svoltarono a destra,percorsero un altro piccolo corridoio alle cui
pareti erano appese foto-ricordo delle squadre sportive scolastiche
e,infine svoltarono a sinistra,trovandosi di fronte a una grande
porta di uscita d'emergenza. Mike guardò Isabelle preoccupato
per un minuto,poi scosse la testa tristemente e aprì.
Lo
spettacolo che si parò di fronte alla ragazza era sensazionale
e macabro allo stesso tempo. La porta,infatti,conduceva al giardino
sul retro: un'immensa distesa di verde circondata da grandi alberi e
cespugli. Per un po' le ricordò lo scenario del suo sogno,ma
fu completamente scacciato quel pensiero quando vide ciò che
Mike voleva vedesse. Appostato sotto un cerchio naturale di alberi
c'era un enorme mausoleo bianco ornato da centinaia di fiori freschi.
Era la tomba di una ragazza. Isabelle rabbrividì,ancora
confusa e ora anche spaventata. Si avvicinò con cautela alla
lapide e lesse le incisioni.
"
Ashley Besly 13 ottore 1996-20 aprile 2012,ragazza amata da tutti"
Sotto
le scritte c'era un enorme fotografia. Isabelle indietreggiò e
trattenne il respiro. Quella ragazza le somigliava tantissimo. Aveva
i capelli corvini e occhi verdi,ma per il resto era uguale a lei.
Cos'era questa storia? Perchè Mike l'aveva portata lì?
Guardò
il suo amico,che la stava scrutando dall'alto in basso, poi capì.
<<
L'uniforme...Lucas...il ricordare qualcuno... >> sussurrò
,senza nemmeno capire cosa diceva,ma Mike comprese a annuì.
Ora
tornava tutto. Il 20 aprile 2012 era un venerdì , lo ricordava
perchè aveva giocato un'amichevole di calcio-si,prima di
perdere Marco faceva anche quello- e aveva anche vinto. D'un tratto
capì anche perchè praticamente tutti i ragazzi di
quella scuola la guardavano in maniera così strana. Una strana
sensazione si impossessò del suo cuore.
<<
Mike >> deglutì << Lucas e Ashley? >>
Il
suo amico annuì.
Ma
certo. Allora era quello il motivo di tutto quell'interesse da parte
di Lucas. Le rivolgeva quegli sguardi,quei sorrisi solo perchè
lei somigliava così tanto ad Ashley. Questa consapevolezza le
fece male,aveva pensato che qualcosa li unisse,ma non pensava fosse
quello .E,probabilmente,nemmeno Mike lo pensava.
Cercò
di ricomporsi e ,guardandosi un po' intorno trovò un grande
cespuglio di rose rosa. Sorrise leggermente e ne raccolse una. Si
avvicinò al mausoleo,vi si inginocchiò davanti e
sistemò la rosa vicino agli altri fiori. Accarezzò le
incisioni e sospirò. Si rialzò e raggiunse Mike,che
cercava di leggere l'indecifrabile espressione del suo volto. La
ragazza gli fece un cenno col capo e si avviò verso la porta.
Mike la seguì subito.
Isabelle
era sconvolta,non sapeva cosa pensare. Non rivolse nemmeno una parola
all'amico, era troppo immersa nei suoi pensieri. Finite le lezioni
del mattino ,i due ragazzi si ritrovarono in mensa. Nessuno dei due
parlava. Isabelle era ancora frastornata, Mike voleva darle il tempo
di riflettere. -Una ragazza morta alla quale somigli tantissimo ,un
legame surreale con l'ex ragazzo di quest'ultima. Un pericoloso
ragazzo come Ryan che ti brama irrimediabilmente .Assimilare queste
informazioni in pochi giorni deve essere davvero una bella
impresa-pensò Mike.
Isabelle
si passò le dita sulle tempie e decise di rompere quel
silenzio ormai troppo assordante.
<<
Raccontami un pò di Ashley,Mike. >>lo incoraggiò.
<<
Bhè. Ashley era fantastica.Non lo dico perchè ormai non
c'è più,ma era così. Per lei la vita era
preziosa più di tutto. La amavano tutti,come avrai potuto
dedurre dalle moltitudini di fiori sulla sua lapide e
dall'incisione,ma più di tutti l'amava Lucas. Ashley era il
centro del suo tutto. Era devoto a lei. La seguiva ovunque,la
difendeva...Ashley lo ricambiava pienamente.Sai..le piaceva molto
camminare e un giorno,mentre tornava a casa dopo aver comprato dei
regali per il compleanno della sorella,venne aggredita.Non sappiamo
chi o quanti fossero,ma le hanno sparato al cuore >> fece una
pausa e si asciugò le lacrime che gli sgorgavano dagli occhi
<< Non lo meritava per niente.La lapide è solo per
permetterci di averla più vicina,di farle onore.La tomba che
contiene quel che resta del suo corpo è al cimitero.La
conoscevo poco,ma era una persona meravigliosa,avrei tanto voluto
saperne più di lei. Quando ti ho vista,non ho notato subito la
vostra somiglianza. Forse perchè tu sembravi così
triste mentre lei sorrideva costantemente,ma qualcosa mi ha spinto ad
avvicinarmi a te. La cosa migliore che abbia mai fatto. >> si
fermò e guardò Isabelle negli occhi,sorridendole. La
ragazza aveva il volto rigato di lacrime. << Non pensare ciò
che stai pensando. >>
<<
Cosa intendi? >> chiese Isabelle
<<
Lucas non si comporta con te perchè gli ricordi
Ashley,Isabelle. >>
Isabelle
non si era nemmeno accorta di aver rimuginato praticamente tutto quel
tempo esclusivamente su quel dettaglio,fino a quando Mike lo aveva
detto ad alta voce.
Come
faceva quel ragazzo a conoscerla così bene ?
<<
E allora perchè ? >> chiese
<<
Il vostro legame,quel legame così particolare. Forse,ma forse
c'è anche dell'altro. Non te lo so spiegare,ma non l'ho mai
visto così... protettivo,ecco. Lui a te ci tiene anche se ti
ha parlato per qualche minuto,anche se ti ha vista poche volte. E'
legato a te. Non si è fatto avanti e non ne capisco il
motivo,ma puoi star certa che lui,anche nell'ombra ,ti protegge. Il
solo pensiero che possa accaderti qualcosa lo terrorizza. Non era
così nemmeno con Ashley. >>
Un
pensierò balenò in testa ad Isabelle.
Lucas
ci teneva a lei,ma non si era fatto avanti. Non si era spinto
oltre,si limitava a proteggerla.
Perchè
?
Probabilmente,così
come lei conosceva così tante cose di lui,lui conosceva tante
cose di lei.
Lucas
sapeva di Marco.
Marco
era morto,proprio come Ashley e,per un attimo,Isabelle si sentì
in colpa verso quella ragazza. Lei aveva amato la vita. Il suo unico
desiderio era stato di viverla al meglio.
Isabelle
era sdraiata a terra in uno squallido capanno buio e freddo. Aveva
gli occhi vitrei,mentre continuava a fissare un punto davanti a lei
senza guardarlo veramente. Erano passate due ore da quando aveva
scoperto la morte di Marco e,da quel momento, una lunga agonia si era
impossessata di lei. Stava singhiozzando,ma ormai le lacrime non le
rigavano più il volto,probabilmente le aveva consumate tutte
quante. Non poteva crederci. Non voleva crederci,dannazione! Chiuse
gli occhi ed estrasse un piccolo coltello dalla tasca posteriore dei
Jeans,poi li riaprì e si rigirò fra le mani il
coltello, lo impugnò e fece un lungo taglio proprio sulle vene
principali dei polsi. Prima il sinistro,poi il destro. Poi un
braccio,poi l'altro. Il sangue usciva a fiotti,sempre più
velocemente. Non si fermava. Il coltello le scivolò dalle
mani,posandosi a terra. Isabelle perse i sensi.
Quando
torno alla realtà,Isabelle rabbrividì
e,istintivamente,si accarezzò uno dei polsi sul quale le
cicatrici dei tagli erano molto evidenti,ma fortunatamente coperti
dalle maniche della camicia della divisa. Dopo aver perso i
sensi,l'avevano trovata e portata in ospedale. La polizia era stata
in grado di rintracciarla attraverso il GPS del suo cellulare. Se
fosse rimasta lì qualche minuto in più,probabilmente
sarebbe morta. Ed era quello che voleva,allora. Ma non ne era più
così sicura. Non dopo aver scoperto il modo in cui a una
bellissima ragazza era stata strappata via la sua esistenza,non dopo
aver trovato Mike,di cui poteva fidarsi al cento per cento. E non
dopo aver trovato Lucas....la cui vicinanza le faceva così
bene,eppure così male.
<<
Mi dispiace ,non sapevo come dirtelo... >> la voce di Mike era
roca, e il suo volto sembrava triste.
No,Mike
triste no! Non voleva che il bellissimo viso del suo amico fosse
triste. Si sforzò di sorridergli.
<<
Non avrei voluto saperlo da nessun'altro. Grazie per aver trovato la
forza di dirmelo >>
Mike
le sorrise,ma non era uno dei suoi soliti sorrisi. Era ancora
visibilmente teso. Forse aveva bisogno di smaltire la tensione. O
forse no.
<<
Mike,cosa c'è che non và ? >> gli chiese
<<
Niente,tutto okay >> Mike deglutì.
Isabelle
lo guardò,la testa piegata di lato. Mike le stava mentendo.
No,no,no. Non doveva mentirle,non lui!
-Perfavore,non
anche tu-pensò.
<<
Non mentirmi,ti prego >> sussurrò,la voce rotta.
Mike
la guardò,la preoccupazione evidenti sul suo volto.
<<
Non voglio mentirti >>
<<
Allora parlami >> disse,risoluta.
<<
Prima di essere sparata ,Ashley è stata stuprata >>
Stuprata
? Da chi? Perchè?
<<
Mike >> disse Isabelle << Perchè ho il sospetto
che tu sappia chi è stato ? >>
<<
Non lo so con certezza , >> disse lui << ma la polizia ha
seguito una sua pista. >>
<<
Mike !Ora basta >> sbottò Isabelle << chi pensano
sia stato ? >>
Guardò
intensamente il suo amico. Aveva gli occhi lucidi,il bellissimo verde
delle iridi velato da uno strato di lacrime. La mascella contratta,i
pugni chiusi. Le sistemò una ciocca di capelli dietro
l'orecchio. Un gesto privo di malizia,ma zeppo d'affetto.
<<
Ryan >> mormorò alla fine << Sospettano sia stato
Ryan >>
**NOTE
DELL'AUTORE**
Ec
co che,finalmente,capiamo perchè Mike e Lucas sono protettivi
nei confronti di Isabelle.Ormai i sentimenti dei due protagonisti
sono innegabili ,ma sono tanti gli ostacoli da superare per Isabelle.
Ringrazio le persone che hanno inserito questa storia fra le
seguite,le ricordate e le preferite.
In
particolare ringrazio Drawandwrite e Bloomsbury,le cui recensioni mi
provocano sorrisi alla Mike !♥
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Protezione ***
Capitolo 6
Protezione
In uno dei quartieri più poveri e squallidi di Brooklyn,un ragazzo con i capelli biondi fumava una sigaretta,seduto sul logoro pavimento.
Era contento,sul viso aveva dipinta un'espressione di totale beatitudine e appagamento. I suoi occhi neri scintillavano nel buio della stanza. L'unica cosa che lo infastidiva un po' era l'odore di ruggine proveniente dal sangue secco sulla gola della ragazza ,priva di vita,distesa sul pavimento a meno di un metro da lui,ma in fin dei conti era quello stesso odore che gli faceva capire di aver vinto. Di nuovo. Adorava quel gioco.
La guardò per un po': era bella,o almeno,lo era stata prima di morire. Ora aveva gli occhi blu spalancati ,sulla faccia un'espressione sofferente e i capelli biondi intrisi di sangue. Non aveva mai scelto le sue vittime secondo particolari criteri,ma ultimamente lo faceva. Dovevano essere alte, slanciate, bionde e con un colore di occhi particolare. Dovevano somigliare a Isabelle Lewan Quella troia aveva osato mettergli le mani addosso,aveva fatto in modo che Lucas percepisse che aveva paura di lui. Si,stuprare e poi ammazzare ragazze simili a lei gli dava una soddisfazione molto più profonda. Soprattutto dopo aver visto come la guardava il suo “Salvatore”. Non avrebbe mai perdonato quella troia. Isabelle Lewan non avrebbe fatto la stessa fine di tutte le sue precedenti vittime,no. La sua sarebbe stata una morte molto più atroce. Aveva in mente migliaia di modi per torturarla e li avrebbe usati tutti,fino all'ultimo.
Si alzò lentamente e premette l'interruttore della luce. Gli ci volle un po' per abituarsi a tutto quel risplendere,ma quando lo fece si avvicinò alla parete opposta del monolocale. Dozzine di fotografie di Isabelle tappezzavano circa tre metri quadrati di parete. C'erano foto di tutti i tipi. Mentre mangiava,mentre camminava,mentre dormiva.
Il ragazzo si guardò intorno e sorrise. Poi prese sulla spalla il cadavere della ragazza dal destino crudele.
Ryan aprì la porta del suo appartamento e uscì nel buio delle strade,pregustando già il piacere che avrebbe tratto dall'uccidere ancora.
Isabelle era ancora sconvolta dalle rivelazioni che le aveva fatto Mike durante la giornata. Si sentiva oppressa, confusa e,cosa molto rara per lei,intimorita. Aveva paura. O forse era terrorizzata. Si,terrorizzata chiariva meglio il concetto. Era come se il sangue le si fosse ghiacciato nelle vene. Rivolse uno sguardo alla mezzaluna alta nel cielo,coperta in parte dalle nubi e sospirò. Era davvero tardi,e non avrebbe dovuto vagare per le strade tutta sola,ma non aveva potuto farne a meno. Stare a casa la rendeva inquieta, si sentiva soffocata,l'aria aperta era l'unica cosa che riuscisse a darle un po' di sollievo. Continuò a camminare per le strade di Manhatthan senza fermarsi. Non aveva una meta, non voleva averne una. Aveva solo bisogno di muovere le gambe,di fare qualsiasi cosa mentre i pensieri le attanagliavano la mente in maniera incoerente. Rabbrividì quando nella sua mente riaffiorarono gli occhi neri come la pece di Ryan.
Ma in quel momento,si sentiva protetta. Sapeva che lui la proteggeva sempre. Lucas le aveva promesso che nessuno le avrebbe mai fatto più del male,e sapeva con una certezza disarmante,che aveva detto la verità. Avrebbe mantenuto quella promessa. Chiunque avrebbe pensato a lui come a uno stalker e la cosa divertiva Isabelle non poco. Certo,chi penserebbe il contrario? Conosci un ragazzo a scuola,ci parli per pochi minuti e lui ti “protegge “ seguendoti ovunque. Faceva tanto film horror. L'avrebbe pensato anche lei di chiunque altro,ma di Lucas mai. Perchè lei lo conosceva,fin troppo bene. Ormai sapeva che era così,anche se non capiva il perchè. Diede uno sguardo all'orologio. Erano le undici di sera. I piccoli lampioncini disposti in file ordinate gettavano una fioca luce sulla strada che stava percorrendo. Una bmw bianca accostò vicino al marciapiede. Isabelle ,anche se non riusciva a vedere attraverso i vetri oscurati,sapeva chi stava guidando. Lo percepiva. Si avvicinò piano all'auto. Il finestrino venne abbassato.
Lucas la guardava impassibile,nei meravigliosi occhi azzurri un velo molto spesso di preoccupazione.
<< Cosa credi di fare,Isabelle ? >> le chiese Lucas.
<< Archer >> disse lei. Si abbassò fino a guardarlo in faccia,cercando comunque di evitare il suo sguardo. Sapeva che se i loro occhi si fossero incontrati,sarebbe successo ciò che accadeva sempre.
Diede uno sguardo complessivo al ragazzo. Indossava un paio di pantaloni beige e una camicia bianca .Grazie ai risvolti,si scorgevano i muscoli scolpiti degli avambracci. Isabelle per poco non alzò la mano per sfiorarli,ma fortunatamente,riuscì a ricomporsi << cosa sei,esattamente? Il mio stalker o il mio angelo custode ? >>
<< Bhè >> disse Lucas con un sorriso << mi piacerebbe più che tu mi considerassi come un angelo >> fece una pausa,poi la guardò con la mascella contratta e gli occhi che ribollivano di una rabbia nascosta. Il sorriso completamente scomparso << ma se non sali in questa macchina entro due minuti credo che ti apparirò più come un demone >>.
Isabelle lo guardò con gli occhi sgranati,non per la paura,piuttosto per la sorpresa. Quanto era lunatico !Eppure era anche irresistibile...
Cercò di scacciare quei pensieri,non poteva permettere ai suoi contorti sentimenti di prendere il sopravvento. Non ora che era entrata in uno spazio ristretto con Lucas,non quando il suo cuore apparteneva ancora a Marco.
<< Tieni a freno la tua parte demoniaca,Archer >> sbottò sistemandosi sul comodo sedile in pelle.
Lucas le sorrise e lei si sentì così serena in quel momento che avrebbe solo voluto ricambiare,invece si accigliò << Sai,non credo di aver mai conosciuto nessuno di così lunatico >>
<< Lunatico ? >> chiese il ragazzo.
Dio santo,accarezzava con il suo tono di voce ogni parola,era praticamente irresistibile.
<< Si,lu-na-ti-co. Prima sorridi,poi sei arrabbiato,poi sorridi di nuovo. >> setenziò
<< Non ti chiederò se ti ho spaventata perchè...>>
<< Non mi hai spaventata solo che … >> lo interruppe
<< Ecco,appunto. Sapevo di non averti spaventata >>
Isabelle avrebbe voluto chiedergli come faceva a saperlo,ma sapeva che se avessero iniziato quel discorso,sarebbero fuoriuscite tante altre cose e il dolore era già troppo forte quando si risvegliava dai suoi incubi,non voleva che la sopraffacesse anche in quel momento. Quello era un momento tutto suo... e di Lucas.
Guardò per un po' il lussuoso interno dell'automobile. I sedili erano di pelle nera,il volante sembrava risplendere e il cruscotto davanti a lei era ghepardato. Già,e proprio posto sopra di esso c'era un enorme mazzo di girasoli. Una fitta di gelosia la attraversò
<< Vai a trovare Victoria ? >> chiese,indicando i fiori a Lucas.
Lui la guardò per un istante,sembrava...felice.
<< No,non Victoria >> disse.
Un'altra?Dannazione!
<< Ah e chi ? >>
<< Ashley >> rispose lui,mentre un lampo di dolore passava nei suoi occhi.
<< Vengo con te >> disse Isabelle senza nemmeno pensarci
<< Cosa?NO! >>
<< E perchè no? Se vuoi portarmi a casa va bene,non verrò con te.C'andrò da sola >>
<< Ma non pensarci nemmeno >> sbottò lui,mentre con l'auto faceva un'inversione a U
<< Davvero,Lucas...so cos'è successo ad Ashley,so che per te era .. >>
“il centro del tuo universo” pensò,ma invece disse << importante.Quindi non voglio rovinarti il momento >>
<< Non ti permetterò di andarci da sola,Isabelle. E non volevo che tu venissi perchè … so che i cimiteri non ti piacciono >> avvampò per un attimo,poi si ricompose e aggiunse,correggendosi :<< cioè,non sembri il tipo di ragazza che ci va spesso >>
Ora fu Isabelle ad avvampare,mentre il dolore si infiltrava nel suo cuore ancora una volta. Stranamente,non era forte come le altre volte..come se la sua vicinanza lo ammortizzasse, in qualche modo. Ma cosa intendeva dire con “so che i cimiteri non ti piacciono”? Allora sapeva davvero di Marco...
<< N on devi farlo,sai ?>> gli chiese
<< Cosa,Isabelle ? >>
<< Non devi cercare di proteggermi solamente perchè somiglio ad Ashley. Non è stata colpa tua se è morta,Lucas >> disse Isabelle tutto d'un fiato.
Lucas accostò piano e spense il motore dell'auto. La guardo per un attimo,poi inspirò profondamente,come a voler prendere coraggio. Si sedette in modo da starle perfettamente di fronte. Erano vicinissimi,i loro respiri erano una cosa sola. Condividevano lo stesso ossigeno. Isabelle aveva una visione perfetta delle sua labbra dannatamente rosa. Lucas le prese il viso fra le mani,costringendola a guardarlo negli occhi. Lei si lasciò trasportare e accadde di nuovo.
Storidimento,Dolore,Consapevolezza,Affetto,Amore.
Le emozioni si susseguirono velocemente. Isabelle poteva leggerle negli occhi di Lucas,e lui poteva fare altrettanto. Gli occhi dei due ragazzi erano intrecciati come in un abbraccio. Mantenevano il contatto visivo come se fosse l'unica cosa di cui avessero bisogno. Il desiderio iniziò a scorrere piano nelle vene dei due. Si volevano così tanto che era un miracolo che si limitassero a rimanere così : Isabelle con la bocca aperta a formare una “O” e Lucas che,con le sue mani caldissime continuava a sfiorarle le guance. Un cellulare squillò e la magia si dissolse. Isabelle scosse la testa,ma Lucas la guardava ancora.
<< Non è il mio >> disse lei
Lucas le sorrise,poi,senza distogliere lo sguardo da lei,estrasse il suo blackberry dalla tasca.
<< Ciao,Mike.Si,tutto bene. No,non ora. Sono impegnato. Senti, sono a posto,okay?Ti richiamo >> e attaccò
<< Era Mike ? >> chiese Isabelle.
<< Si.Credo volesse salutarti >> affermò lui
<< E come faceva a sapere che ero qui? >>
<< Non chiederlo a me,Lewan. Mike sa sempre tutto. >> rispose Lucas,facendo spallucce.
<< Lewan? Mi chiami per cognome,adesso ? >>
<< Bhè >> disse lui con un ghigno << tu lo fai con me,no ? >>
<< Certo,Archer. Ma non ti ho mai dato l'autorizzazione di farlo. >> sbottò Isabelle.
<< Neanche io ti ho detto che potevi chiamarmi come ti pare >> ribattè Lucas
<< Ma posso farlo >>
<< Sì. >>
<< Perchè non mi hai passato Mike?Poteva essere importante ! >> chiese irritata e desiderosa di cambiare discorso.
Una delle ciocche di capelli biondi era sfuggita dal frontino e ora le ricadeva morbida davanti agli occhi. Stava per rimetterla a posto,ma Lucas la precedette. Le tolse il cerchietto e glielo rimise in maniera perfetta. Poi si scostò da lei e la guardò. Aveva una maglietta verde, il colore dei suoi occhi in quel momento. Il jeans chiarissimo le fasciava le gambe in maniera perfetta. Le iridi azzurre di Lucas iniziarono a scintillare, sembravano capaci di inondare di luce un'intera stanza buia.
<< Sei bellissima >> disse il ragazzo,ignorando la sua domanda.
Isabelle avvampò,ma non disse nulla. Lucas scese dalla macchina,con un sorriso stampato sul volto,e andò ad aprirle la portiera.
<< Volevi venire a trovare Ashley ,no? Andiamo >>
<< Ma che gentiluomo,Archer. Mi stupisci >>
In realtà non la stupiva,conosceva perfettamente i modi di Lucas,ma doveva trovare un modo per scrollarsi di dosso tutto l'imbarazzo che provava.
<< Fai su ogni cosa del sarcasmo,vero Lewan ? >>
<< E' un dono,Lucas. Non tutti ne sono capaci >>
“ E io per un bel po' non sono riuscita a usarlo “ pensò .
<< E' solo uno dei tuoi doni,Isabelle >> disse con voce morbida.
Camminarono vicini,ma Lucas non la sfiorò neanche. Isabelle gli fu immensamente grata. Probabilmente,al minimo tocco, il fuoco che aveva dentro sarebbe esploso e avrebbe distrutto tutto.
I cancelli del cimitero erano altissimi,in ferro battuto,ormai arrugginito. Li varcarono e Isabelle rabbrividì. Tutta la distesa di terra era piena zeppa di tombe,grandi e piccole. L'erba sembrava essere grigia,anzichè verde. E anche il cielo sopra di loro sembrava aver assunto una sorta di aria minacciosa. Paragonato al cimitero di Manhattan,quello di Seattle sembrava una specie di Luna Park.
<< Non avrai paura ? >> le sussurrò Lucas all'orecchio.
<< Forse un po' >> ammise lei
Lucas sorrise. << Tranquilla,sono tutti morti. E se dovessero rinascere come zombie,gli spezzerò di nuovo tutti gli arti. Te l'ho promesso,Isabelle. Nessuno ti farà del male >>
<< Grazie,anche se... >>
<< Anche se il discorso non è finito in auto. Bhè,si.L'ho notato anche io. Ascoltami >> si voltò verso di lei e le prese di nuovo il viso dalle mani. Stavolta,però fece in modo che i loro occhi non si incontrassero. << Non cerco di assicurarmi che tu stia bene perchè somigli alla mia ex ragazza morta. Non mi accuso della sua morte,Isabelle. Non potevo saperlo. Ryan era mio amico,suo amico. Sono certo che sia stato lui,adesso,ma prima non potevo saperlo.
<< Io voglio che tu stia bene perchè c'è qualcosa che mi lega a te. Sembra assurdo,ma non mi importa. Sei l'unica ragazza che mi abbia guardato in un modo che mi ha fatto sentire...speciale. Forse non te ne sei neanche resa conto.Ma è stato così. Per la prima volta,dopo tanto,troppo tempo mi sono sentito importante. Io voglio che tu stia bene. Che tu sia felice. Non voglio altro. Mi basta questo. >>
Isabelle avrebbe voluto dire e fare tante cose,il suo desiderio più grande in quel momento,a seguito di quelle rivelazioni, era potergli saltare addosso e baciarlo senza mai fermarsi,ma non poteva. Non poteva illudere lui,nè se stessa. Lei apparteneva a Marco,sempre e per sempre.
<< Andiamo a trovare Ashley >> disse.
Lucas lasciò cadere le mani dalle sue guance,ma non smise di sorridere. Lui sapeva che stava patendo le pene dell'inferno, e la rispettava per questo.
Isabelle cercò di ignorare lo sguardo di Lucas,non voleva che vedesse le lacrime scorrerle sul viso.
“Voglio che tu stia bene.Che tu sia felice “ le aveva detto.
Lo voleva anche lei. Ma come puoi essere felice quando ti senti all'inferno?
Si avvicinarono ad uno dei mausolei più grandi. Pareva risplendere alla fioca luce della luna. Era quello di Ashley. Era più grande di quello nel giardino della scuola,ancora più zeppo di fiori,ma era,allo stesso tempo,ancora più triste. La foto la raffigurava sorridente,con le gote arrossate e i capelli disordinati. Aveva uno sguardo così puro e ingenuo...
A Isabelle mancò il fiato. Come poteva qualcuno fare del male ad una ragazza che riusciva a trasmetterti la sua dolcezza anche solo attraverso una fotografia? Si sentì un po' in colpa. Era lì con il suo ex ragazzo infondo. Non stava in qualche modo tradendo Marco,ma anche Ashley.
“ Tu ti fai troppi problemi “
la vocina era tornata ancora più testarda. Isabelle provò ad ignorarla,ma la verità era che,in quel momento,con Lucas accanto,avrebbe solo voluto che quella parte del suo inconscio uscisse e la possedesse totalmente. Si sentiva vicina a Lucas non solo fisicamente,ma anche emotivamente. Avvertiva il suo dolore,la sua preoccupazione,il suo amore. Ma non erano sentimenti rivolti ad Ashley,erano rivolti solo a lei. E,per la prima volta dall'inzio di tutta quella storia,avrebbe solo voluto che il ricordo di Marco le scivolasse via dalla testa ,lasciandola libera di scegliere.
Diede uno sguardo a Lucas. Era accovacciato accanto alla tomba e sorrideva. Posò il mazzo di girasoli in uno dei vasi, mentre contemplava la moltitudine di fiori lì presenti e si rialzò.
<< Grazie,Lucas >> disse,impotente davanti al suo sorriso
<< Per cosa ? >> chiese lui
<< Mike mi ha raccontato tutto. Di Ashley,di Ryan,di te. Era molto tempo che qualcuno non era protettivo nei miei confronti >>
<< Lo so >> disse lui,lasciandola spiazzata << ma anche Mike si sta impegnando nell'impresa >>
Un lampo di gelosia gli passò nello sguardo e Isabelle non potè ignorarlo.
Lucas geloso di lei? Ma andiamo! E poi...di Mike? Era assurdo. Mike le era entrato dentro totalmente. Era come il fratello che non aveva mai avuto. La proteggeva,le voleva bene e lei voleva bene a lui. Ma non c'era niente di romantico in tutto questo. Non potè non sorridere,mentre ci pensava. Nessuno probabilmente si era mai comportato così con lei. Nemmeno Marco. Le aveva fatto da fratello, da padre,da madre, da tutto. Ma Mike era diventato il suo migliore amico,niente avrebbe potuto annullare l'affetto che provava per lui.
<< Vuoi che ti lasci solo? >> gli chiese alla fine.
Non voleva che la sua presenza ostacolasse in qualche modo la sua visita ad Ashley. Non l'avrebbe sopportato. Lei era andata soltando una volta al cimitero da Marco, a Seattle. Ma ne era rimasta terrorizzata. Non l'avevano spaventata le tombe,o l'odore o gli addetti alla sicurezza che sembravano zombie. L'aveva spaventata la consapevolezza di non averlo più accanto a sé. Lui non sarebbe tornato,mai.
<< No >>
La voce di Lucas la colse di sorpresa. Quando lei tornò a guardarlo,lui le afferrò un braccio e la spinse contro il suo petto,esattamente come aveva fatto quando l'aveva salvata da Ryan. Isabelle sentiva i battiti del suo cuore accellerare. Avrebbe potuto contarli: uno,due,tre...
Si lasciò cullare da quella melodia e chiuse gli occhi.
<< Non vorrei essere con nessun'altro in questo momento. Sei tu,il mio angelo. >> aggiunse Lucas.
<< Che vuoi dire ? >> gli chiese la ragazza
<< Non sono io che proteggo te, sei tu che proteggi me. >>
<< Io? >> Isabelle era confusa << E da cosa ? >>
<< Da tutto e da niente. Sarà anche assurdo dirtelo,Isabelle,ci conosciamo da quanto? Ci siamo parlati per quanto ? Ma non posso negarlo.Non qui. Non ora. Non a te. Tu mi sei entrata dentro. Mi salvi da me stesso,dal mio dolore,dalla mia rabbia. Mi salvi da ogni cosa. Eppure potrei non essere più salvato se tu te ne andassi,capisci ? Se ti succedesse qualcosa,non potrei sopportalo. >>
Al suono di quelle parole,Isabelle si ritrovò a stringerlo forte a sé. Lo percepiva. Percepiva il bisogno che aveva Lucas di lei in quel momento. E anche il bisogno che l'aveva attanagliata dal loro primo incontro iniziò a rifiorire dentro di lei.
Non le importava degli incubi che avrebbe avuto.
Non le importava di vedere Marco sofferente.
Non le importava del freddo che avrebbe sentito quando Lucas avrebbe sciolto l'abbraccio.
Non in quel momento.
Mentre le stelle brillavano numerose in cielo,mentre la coltre di nubi si era allontanata dallo spicchio di luna permettendole ora di risplendere, le uniche cose importanti erano l'odore di miele di Lucas, i battiti del suo cuore e la sensazione che le procuravano le sue braccia intorno al corpo.
**NOTE
DELL'AUTORE**
Finalmente,direi,un
capitolo tutto dedicato ai nostri protagonisti. Ryan è un
criminale,ormai l'abbiamo capito,ma Lucas ha promesso di proteggere
Isabelle,infondo,no? Fatemi sapere cosa ne pensate.
Ringrazio
chi ha inserito la storia tra le ricordate,le preferite e le seguite.
Un
grazie speciale và a Drawandwrite e Bloomsbury che
riescono,con le loro recensioni,a farmi credere in me stessa♥!
|
|