Convalescenza

di Hokori
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Thursday Evening ***
Capitolo 2: *** Risvegli e Tasche Assassine ***
Capitolo 3: *** Semolino ed Imprudenze ***
Capitolo 4: *** Unbandage ***
Capitolo 5: *** Epilogo (di matrimoni e cravatte) ***



Capitolo 1
*** Thursday Evening ***


Ecco la mia prima longfic (che è anche l'unica completa, tra le mille che ho in cantiere XD). Quattro capitoletti, più l'epilogo, circa venticinque pagine di Word: un po' breve come longfic, ma troppo lunga perché la potessi rendere una oneshot, mannaggia XD.
È sciocca, scontata, forse anche un po' troppo smielata. Date la colpa della sua nascita ad un improvviso flash nel mio dormiveglia, che a suo tempo mi limitai ad appuntare prontamente sul mio inseparabile blocknotes XD (vediamo se qualcuno scopre dove ho inserito tale flash, in questo capitolo...)

Disclaimers: i personaggi non appartengono me, ma a Hiromu Arakawa, che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro.


CONVALESCENZA
Thursday Evening



- Dai, Fagiolino, bevi qualcosa anche tu!

Ed scoccò un’occhiataccia terribile ad Havoc, calcolando mentalmente il modo migliore per infliggergli indicibili sofferenze. Ma alla fine preferì soprassedere, impietosito dallo sguardo vacuo del Sottotenente, ubriaco fradicio. D’altronde, con ogni probabilità, gliel’avrebbe fatta pagare cara il Tenente Hawkeye quando sarebbe tornato lucido, dopo che lui ci aveva provato spudoratamente con lei per tutta la sera, sotto gli influssi dell’alcol.
Poveretto.

- Non tentare di ridurre Fullmetal come te, Sottotenente. E tu, - lo fulminò con uno sguardo glaciale il Tenente, - non azzardarti a bere, chiaro?

- Ehi, non era mica mia intenzione! - si difese l’interpellato, sollevando le mani in segno di resa.

- Eddai, Riza, ora anche lui ha l’età per bere… non è vero, Fagiolino? - intervenne Havoc, mettendo una mano sul fianco del tenente, e attirandola a sé, mentre a Ed veniva un piccolo tic nervoso al sopracciglio per il secondo, temerario uso di quella parola. - Sei davvero bella, stasera, Tenente - biascicò in quel momento l’uomo, fissando adorante la bionda che aveva agguantato: era decisamente il tipo da sbronza romantica. E probabilmente, anche sincera.

Ed sbuffò, guardando pigramente il Tenente Hawkeye tentare di divincolarsi senza davvero volerlo dalla presa da polpo dell’uomo ubriaco.
Ah, erano cambiate davvero tante cose in quei due anni durante i quali era stato lontano, ma mai avrebbe pensato che avrebbe trovato Havoc innamorato perso della gelida e imperturbabile Riza Hawkeye, e che avrebbe scoperto che questa non era affatto tanto gelida e imperturbabile nei suoi confronti. Il ragazzo si alzò svogliato, progettando di lasciare i due quasi-piccioncini a sbrigarsela da soli, e si mosse per raggiungere il fratello.

- Edward! Mi raccomando, non ti ubriacare anche tu! - gli urlò dietro la donna, cercando di staccare la mano di Havoc dal suo fianco. Ed sogghignò.

- Mi permetta di consigliarle di preoccuparsi di ben altri problemi, in questo momento, Tenente Hawkeye. - le disse, indicandole la mano dell’ubriaco, che stava pericolosamente salendole lungo la vita. Lei guardò Ed indignata, arrossendo ancora un po’, indecisa se picchiare lui o l’uomo che le si era appolipato addosso, e optando infine per rifilare un pugno irritato a quest’ultimo.
Ed si voltò, sorridendo tra sé, e sgattaiolò via.

Al era seduto al tavolo, diligentemente sparecchiato poco prima dai residui della cena da una volenterosa Sheska, e stava giocando a scacchi con Breda, che gli stava ovviamente infliggendo una colossale batosta.

- Fratellone! Che stai facendo lì da solo? - chiese il ragazzo biondo, staccando per un istante gli occhi dal gioco e sorridendogli. Dio, pensò per un istante Ed, quanto gli era mancato quel sorriso… Come aveva potuto privare per così tanti anni il mondo di una luce così bella?

- Nulla, fuggo dal Sottotenente Havoc, che mi vuole fare ubriacare, e dal Tenente Hawkeye, che mi vorrà uccidere dopo stasera. - rispose il maggiore dei fratelli Elric, riscotendosi dai suoi pensieri malinconici e facendo sbattere le palpebre ad un perplesso Al.

- E perché non ti sbronzi un po’ anche tu, eh, capo? - insinuò distrattamente il Sottotenente Breda, muovendo di un paio di caselle la sua torre e minacciando seriamente un cavallo del suo avversario, che lo guardò disperato. - Aiuta a dimenticarsi i crucci, almeno per un po’, e tu sembri averne anche troppi per i tuoi diciannove anni… Ti riempirai presto di rughe, proprio come succederà al Colonnello.

- A proposito del Colonnello, sapete che fine ha fatto? - domandò Fury, seduto lì accanto a contemplare l’ormai scontato esito della partita.

- Già, è vero. Non si perde quasi mai una delle nostre serate, e quantomeno avverte sempre, prima! - intervenne Falman, uscendo dalla cucina con uno strofinaccio tra le mani, seguito da Sheska.

- Chissà… Forse ha preferito andare a casa di una bella donna, piuttosto che venire con noi a casa tua, Maresciallo! - scherzò Breda, muovendo la sua regina per mangiare l’alfiere di Al. - Scacco al re.

Nulla di più probabile, meditò tra sé Ed, oscurandosi appena. E la cosa gli bruciava, parecchio.

Il ragazzo volse inconsciamente lo sguardo verso la poltrona che generalmente occupava Mustang, e riuscì quasi a vederlo con gli occhi della sua immaginazione, comodamente stravaccato, con un bicchiere di liquore in mano e l’espressione persa nel vuoto. Oddio, non che avesse l’espressione persa nel vuoto tutta la sera, e tutte le sere; piuttosto chiacchierava facilmente con tutti, scherzava, li prendeva in giro col suo sarcasmo pungente e insopportabile…

Era il chiaro perno della situazione, perché se i militari Hawkeye, Havoc, Breda, Fury, Falman e Sheska e i fratelli Elric erano accomunati da qualcosa, ecco, quella cosa era Roy Mustang, che li aveva raccolti intorno a sé. Per egoismo, probabilmente, ma questo non cambiava le cose.
In ogni caso, era stato lui, dopo il ritorno degli Elric dal lungo viaggio durante il quale Ed era riuscito a restituire il corpo ad Al, a proporre quegli strani giovedì sera, durante i quali facevano tutto e niente, dopo una cena veloce. Trovandosi in genere dal generoso Maresciallo Falman, che aveva inaugurato in quel modo la sua nuova casa, e che non aveva ritirato il favore neanche dopo quei tre mesi.

Però, ogni tanto, il Colonnello aveva quello sguardo fisso sul nulla, seduto sulla poltrona. E più di una volta, in quei momenti, Ed aveva percepito occhiate rivolte a lui provenire da quegli occhi scuri. Ma probabilmente era solo un caso.

Distolse gli occhi; vedere quella poltrona desolatamente vuota gli stava mettendo una certa inspiegabile malinconia, e la voglia di stare lì a fare baldoria per tutta la sera, adesso, sembrava essersi volatilizzata come una bolla di sapone. Con un piccolo ‘poff’.

Il ragazzo sospirò, scuotendo appena la testa come per isolare quei pensieri assurdi, e si avvicinò al fratello, sfiorandogli la spalla. Calda. Ancora non riusciva a crederci…

- Al, io torno a casa. Hai tu le chiavi?

- Ma come, Ed! Te ne vai di già?! - esclamò stupita Sheska - La serata è appena cominciata!

- Scusatemi tanto, ma ho un po’ di mal di testa e sono stanchissimo. La prossima volta non vi libererete di me così facilmente! - tentò di scherzare il ragazzo biondo, afferrando il mazzo di chiavi che il fratello gli porgeva e dirigendosi verso la porta.

Gli altri accampati si guardarono tra loro, rassegnati, e tornarono alle loro occupazioni, mentre Ed frugava nella pila di cappotti all’entrata per poi estrarne trionfante il suo.

- Riza, Fullmetal se ne sta andando? - stava strascicando Havoc alla povera Hawkeye, ormai rassegnata a tenersi l’uomo incollato per il resto della serata - È perché non c’è il Colonnello che se ne va?

Tutti gli avventori nella stanza si bloccarono, e qualcuno azzardò un’occhiata timorosa ad Ed, paralizzato sulla porta nell’atto di aprirla.

Ah, Havoc. L’ubriachezza lo faceva molto più sincero di quanto lui stesso non desiderasse. E di quanto non desiderassero gli altri, che preferivano, per la loro incolumità e per delicatezza, non far sapere al temibile Alchimista d’Acciaio che tutti avevano notato il rapporto, inaspettatamente non troppo burrascoso, che si era instaurato tra Mustang ed Ed stesso dopo il ritorno di quest’ultimo.

Il giovane Elric terminò di ruotare la maniglia con una lentezza esasperante, rivolse allo sbronzissimo Sottotenente uno sguardo omicida che scandiva un preoccupante ‘Domani-a-lavoro-faremo-i-conti’, si girò appena verso l’interno della casa e borbottò: - Ci vediamo domani al Quartier generale, gente -. Poi uscì, richiudendosi dietro la porta con un tonfo secco.

Gli astanti poterono solo occhieggiare malevoli Havoc.

- Beh? Che avete tutti da guardarmi? - fece innocentemente lui, strappando un sospiro esasperato al Tenente Hawkeye.

*

Stupido Havoc! Non me ne sono mica andato perché non c’è Mustang!

Ed attraversò la strada deserta a passo di marcia, infilandosi in una viuzza che andava a sbucare accanto ad un giardino alberato e mal frequentato. Poco male, se lo avessero aggredito almeno avrebbe potuto sfogare legittimamente i suoi nervi tesi su qualcuno di vivo.

È solo che ripensare alla faccia stupidamente imbambolata di quel bastardo di un Colonnello mi ha messo malinconia, punto!

I lampioni erano quasi tutti guasti, in quella zona. Calpestò seccato il viottolo in ghiaietta che attraversava il giardino, facendo più rumore del necessario e quasi augurandosi che sbucasse fuori qualcuno dicendo ‘Mani in alto, e dammi tutto quello che hai’. Oh, punching-ball infelice!

E il motivo per cui mi ha messo malinconia non mi interessa, chiaro?! Sono felice della mia ignoranza, e…

Si fermò di colpo, interrompendo bruscamente il suo delicato dialogo interiore. Aveva sentito un rumore.

I suoi muscoli si tesero e l’automail stridette appena, mentre aguzzava le orecchie, certo, per una primitiva forma di sesto senso, che non si trattasse di un semplice randagio di passaggio. Improvvisamente, l’idea di fare a botte con qualcuno, lì nel buio, completamente da solo, davanti ad un nemico invisibile e sconosciuto, non gli sorrideva più quanto prima.

Poi lo avvertì di nuovo.
Un lamento lievissimo, appena udibile, soffocato. Sofferente. Proveniva dai cespugli alla sua sinistra.

Si avvicinò con circospezione, attento ad una possibile trappola, trasmutando per ogni eventualità il braccio destro nella consueta lama affilata che usava nei suoi scontri. Fu con quella che spostò cautamente i rami del cespuglio dal quale era partito il suono misterioso, rivelando un corpo riverso a terra, avvolto in un lungo soprabito nero, circondato da un debole ma percettibile odore di sangue.
Un corpo con una testa di capelli nero-pece decisamente familiari.

Il cuore di Fullmetal mancò un battito, mentre il suo sangue gli si gelava nelle vene.

- Cos... Colonnello?!

La figura a terra fremette appena, ed Ed si precipitò accanto ad essa, ritrasformando il braccio per non rischiare di affettarla e voltandola delicatamente supina.

- F-Fullmetal…- mormorò Roy Mustang, ansimante, in un alito talmente basso che Ed quasi non lo sentì, perso a contemplare con orrore il volto di quello che era effettivamente il suo superiore. Il colore cereo della sua pelle contrastava in modo quasi doloroso con le spesse tracce di sangue ancora fresco che attraversavano tutto il viso, scivolando dalla fronte lungo gli zigomi e le guance. Non era un gran spettacolo.

- Colonnello, che le è successo?! Lei è ferito! - lo investì il ragazzo concitato, aprendo i lembi del cappotto dell’uomo con l’automail mentre sorreggeva il corpo inerme per le spalle con l’altro braccio.

L’altro non riuscì a rispondergli, ma lo guardò sarcastico sollevando stancamente un sopracciglio, gesto che con ogni probabilità sottintendeva una qualche considerazione del genere “Ma davvero? Tu guarda, non mi ero accorto di essere coperto di sangue”, rivolta al suo povero subordinato; questo però lo ignorò, riflettendo semplicemente che, se aveva ancora la forza di sbeffeggiarlo, evidentemente non era messo così male.

L’ipotesi scomparve dalla sua mente appena vide le ferite del Colonnello.
Mustang aveva il busto cosparso di grossi, lividi ematomi e di tagli, non letali, ma abbastanza profondi perché il sangue ne sgorgasse copioso, bagnando la spessa maglia dell’uomo e le mani di un inorridito Ed. C’era, in particolare, una grossa ferita sul fianco sinistro, larga e profonda, da cui usciva continuamente sangue a fiotti, che urgeva cure immediate, o sarebbe morto dissanguato. Che fare?

L’ospedale era troppo lontano, e non poteva di certo mollarlo lì per andare a cercare aiuto. Ma tornare da Falman trasportando il corpo debole del suo superiore sarebbe stato uno sforzo impossibile anche per lui. C’era casa sua e di Al, ma non era poi così vicina, e anche per il ferito essere sbatacchiato qua e là in quelle condizioni per un grosso tratto di strada sarebbe stato poco piacevole, oltre che pericoloso.

- Aaaah…! Che faccio, che faccio, che faccio?! - si disperò a mezza voce, stringendo appena di più le spalle di Mustang con il braccio.

Roy lo fissò, lottando per non perdere i sensi, lo sguardo sempre più annebbiato di minuto in minuto. Stava scivolando dell’incoscienza, appoggiato sulle gambe di Fullmetal, avvolto dal suo braccio caldo.
Non é un brutto momento per morire, tutto sommato, delirò un istante.
Ma vedere il volto angosciato del ragazzo gli fece mettere da parte i suoi intenti egoistici. Magari poteva aspettare ancora un po’.

- Ah…- gemette pianissimo, per attirare l’attenzione di Ed. Si assicurò che lo stesse ascoltando attentamente, prima di raccogliere le sue poche forze rimaste per parlare. - Casa mia… Qui dietro -, bisbigliò, ansimando poi in aggiunta un indirizzo. E svenne.

Ed non cercò nemmeno di rianimarlo. Frugò frenetico nelle tasche del soprabito dell’uomo, estraendone un mazzo di chiavi, quindi si alzò e sollevò il più delicatamente possibile il corpo esanime di Mustang, cercando il modo migliore per trasportarlo e toccandogli inavvertitamente il lato del torace. L’altro, pur privo di sensi, sussultò appena. Doveva anche avere delle costole rotte, considerò Ed, prima di caricarselo su una spalla, piuttosto rozzamente, in realtà. Ma tanto, peggio di così…


Fine primo capitolo


Due note per finire
Ad essere sincera, non è che fossi molto convinta di voler postare questa storia: non mi convince molto, specie negli ultimi due capitoli. Ma ormai è fatta, e lascio il giudizio a chi la leggerà^_^.
Solo una precisazione: ho ambientato questa fic quando Ed ha all'incirca diciannove anni (le età degli altri sono di conseguenza calcolabili, suppongo XD), ma non c'è nessun motivo particolare (leggasi: non mi serve nessun personaggio strettamente maggiorenne, perché non ci saranno lemon o cose simili). È solo che mi piace immaginarmi i personaggi con qualche anno in più, per potermi permettere il lusso di rendere alcuni personaggi un po' più maturi, piccoli cambiamenti che solo il tempo può compiere, a meno che non si scriva di personaggi OOC.

Passo a rispondere ai commenti che mi avete lasciato per "Esitazioni". Con annesso un grazie di cuore a tutti quelli a cui è piaciuto quel piccolo esperimento.

Tao: che bello, sapere che quel discorso della Verità saltato fuori all’ultimo non suona male. Era una cosa che davvero mi preoccupava! Però… come hai fatto a commentare una storia a quell’ora di mattina? >.<’ Io di solito alle sette sono fisicamente sveglia e psicologicamente in fase REM…! XD Sono contenta che ti sia piaciuta, grazie!

eLiSeTtA: mi fa piacere che tu l’abbia apprezzata! E quella frase… sono contenta che tu l’abbia colta, perché era un po’ il centro di tutto. Un po’ Ed che, di punto in bianco, sente l’urgenza quasi fisica di fiondarsi tra le braccia del suo Taisa, ma, visto che è una decisione in un certo senso improvvisa, metterla in atto non sarà per nulla facile! (oddio, mi sono appena autocommentata, è inquietante XD) Di nuovo tra i preferiti? Grazie-^__^-!

Roy Mustang: dici che Ed non approverebbe il Club delle Coccolatrici? Ma, se vuole ne facciamo uno anche per lui: credo che ci sarebbero un mucchio di volontarie anche lì XD! Comunque, è una mia impressione, o la tua recensione è rimasta tagliata?>.<’’

MiLiKa: mi fa piacere che l’idea di Verità ti abbia “incantato”. Ti dirò, personalmente lo trovo anche un po’ inquietante: se fossi Ed, l’idea che quel coso senza faccia del Portale possa sapere tutto di me mi preoccuperebbe XD. Tra i preferiti? Non so che dire: grazie!

elyxyz: che ci vuoi fare, sono un animale incomprensibile, sulle prime, lo so XD. E probabilmente anche sulle seconde, a dire il vero… ma insomma, a parte tutto, sono contenta che ti piaccia il mio stile *_*, e che ti sia piaciuta la fic e il POV… Grazie davvero!

chibimayu: “L’insicurezza che anima il nostro piccolo protagonista”<--augurati che Ed non ti abbia sentito XD. A parte ciò, sono felice che ti piaccia il narratore onnisciente. Personalmente, io li adoro: diventano a loro volta un personaggio, in qualche modo, e il racconto diventa più dinamico. Almeno, io la vedo così^^.
Credo sia un po’ il sogno di chiunque, poter vedere il futuro in situazioni del genere. Diamine, hai idea di quante figuracce mi sarei risparmiata, se solo avessi immaginato che stavo per combinare?! XD
La preoccupazione di Roy per Ed è una costante per tutto l’anime e il manga, e, anche se l’Arakawa prova a far subentrare l’idea che questo avvenga per una sorta di affetto paterno del Colonnello nei confronti del suo sottoposto, io non ci cascherò, nono! È evidente che si amino alla follia e che l’autrice di FMA non voglia ammetterlo >.<’’!
Spero di essere all’altezza delle precedenti con questa fic! (quanto mi hai fatto ridere con il marito che lucida gli shuriken X°D)

bianfre: grazie, sono contenta che ti sia piaciuta! ^_^

Setsuka: *Chiara saltella per casa, lieta che qualcuno abbia approvato il titolo delle fic*. Ehm, tornando seria. Sono davvero felicissima che la fic sia dinamica, pur nella sua immobilità. Dopotutto, analizza un istante di vita, un flash di Ed con la mano sulla maniglia, e cosa più statica non credo ci sia, però allo stesso tempo in quel dato istante si vedono tutte le cose che succederanno di lì a poco. Insomma, spero si sia capito quello che intendevo^^’, ma il punto è che la tua analisi mi ha lasciata sbalordita.
Credo che il collegamento con Leopardi fosse l’ultima cosa che potevo aspettarmi. Vedi, io AMO “L’infinito”, ma non è che sia molto ferrata sul pensiero di questo poeta. Però il discorso di capiva abbastanza, e ti ringrazio^^! (curiosità: eri mica reduce da una sessione di studio di Letteratura Italiana? XD)
Sono contenta che ti sia piaciuta! Ah, Roy che ha un *cuore da uke sentimentale* è un’espressione che mi piace tantissimo *_*.

Bad Girl: mi fa piacere che ti sia piaciuta^^! Povero Ed, mi fa una pena, davanti a quella porta con nessuna certezza e mille dubbi davanti, e tutto dipende da se abbasserà o meno la maniglia… Tra i preferiti anche tu, grazie!^_^



Bene, ho risposto a tutti, credo.
Grazie per aver letto fin qui, e grazie se commenterete (ricordo che accetto qualsiasi critica negativa, se motivata)!
E chi volesse contattarmi, sono disponibilissima ^____^.

Alla prossima^^!


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Capitolo 2
*** Risvegli e Tasche Assassine ***


Disclaimers: i personaggi non appartengono me, ma a Hiromu Arakawa, che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro.

CONVALESCENZA
Risvegli e Tasche Assassine




- Tre costole incrinate, braccio destro fratturato, una brutta, profonda ferita nel fianco sinistro, oltre a numerosi tagli, lesioni, abrasioni ed ematomi cosparsi sul resto del corpo, in particolare torso e braccia, e per finire forse c’è una lievissima commozione celebrale. Che diavolo ha combinato questa volta?

Il dottor Knox affondò una mano in tasca ed abbassò la tavoletta su cui aveva appuntato le ferite del Colonnello Mustang, guardando interrogativo Ed.

- Non ne ho idea. L’ho trovato per strada, forse è stato aggredito… È svenuto quasi subito. - ribatté il ragazzo, incerto.

Era stato davvero un miracolo che si fosse ricordato il numero di telefono del burbero dottore sul quale aveva fatto affidamento già altre volte, nonostante fossero passati anni. Sì, Knox gliene aveva dette di tutti i colori per averlo disturbato a quell’ora, ma si era precipitato immediatamente, quando aveva saputo cos’era successo.

- Dottor Knox, è tanto grave?

Il medico si grattò il mento con fare pensoso.

- Ad essere onesti, è conciato davvero male, ma credo proprio che sopravviverà, se starà a letto a riposare per qualche settimana. Non ci illudiamo di esserci tolti di torno questo arrogante idiota così facilmente. Inoltre, il fatto che sia stato soccorso così repentinamente ha fatto sì che la perdita di sangue non sia stata esagerata, nonostante l’emorragia dal fianco. - rispose l’uomo, estraendo una sigaretta e infilandosela tra le labbra.
- Non lo manderei in ospedale, se vuoi un consiglio. Spostarlo gli farebbe più male che bene, e non gli darebbero cure particolari che non possano essergli prestate in casa propria. Tuttavia…- s’interruppe un istante, frugando nelle tasche alla ricerca dell’accendino, per poi rendersi conto che fumare in presenza di un malato non era esattamente la cosa che un dottore avrebbe dovuto fare.
- Tuttavia, è necessario che gli sia sempre vicino qualcuno, finché non si sarà ripreso del tutto. Bisogna aiutarlo ad alzarsi, perché fisicamente non gli è impossibile, ma sarebbe poco intelligente lasciarlo a sé stesso, vista la sua innata imprudenza. Bisogna cambiargli le bende, controllare le ferite, fargli da mangiare, e tenere sott’occhio la situazione in generale. - enumerò sulle dita, aprendole una ad una. - Non è sul punto di morire, ma non prenderla alla leggera, perché non è ancora fuori pericolo. E probabilmente non si sveglierà per almeno un giorno. - concluse, serio.

Ed annuì, sentendo un peso improvviso all’altezza dello stomaco.

- La ringrazio per essere venuto, dottore. Non sapevo proprio cosa fare.

L’altro si strinse nelle spalle, come per minimizzare, e si mosse verso l’uscita della stanza, afferrando sulla porta soprabito e cappello.

- Vorrà dire che gli farò avere un conto molto salato.

Aprì la porta e fece per uscire, ma si bloccò all’ultimo.

- Ragazzo. Sembra che tu l’abbia preso davvero a cuore.

Ed arrossì appena, farfugliando qualcosa di vago su come fosse normale preoccuparsi nel trovare il proprio superiore morente in un lago di sangue, ma il medico sollevò una mano, interrompendo il suo fiume di giustificazioni.

- Lui mi ha parlato di te, a volte. E, da come ti ha descritto, in effetti non mi sarei aspettato che tu gli fossi così attaccato.

- Io non gli sono affatto…!

- Però credo che lui sia molto affezionato a te, e quindi stagli vicino durante la sua convalescenza.

Ed inarcò le sopracciglia, poco convinto. Certo che il dottore, come la maggior parte della gente, parlasse senza conoscere bene fatti, situazioni, persone. Ma alla fine annuì.

- L’avrei fatto comunque, non si preoccupi.

Knox gli fece un breve cenno, gli voltò le spalle e uscì, preannunciandogli, prima di chiudersi la porta alle spalle, che sarebbe tornato per altri controlli.

Ed lo seguì con lo sguardo dalla finestra, vedendolo sparire rapidamente nel buio della notte. Dovevano essere almeno le due, e lui era davvero a pezzi.
Si girò con un sospiro stanco verso la scrivania nella stanza, afferrò la sedia che c’era davanti ad essa e la trascinò svogliatamente accanto al letto dove riposava Mustang. Si sedette sbuffando, e osservò il corpo immobile del Colonnello.

Il volto era ancora pallidissimo, rilucente nel bagliore tenue dei lampioni che proveniva dalla finestra, ma almeno non era più insanguinato, visto che aveva provveduto a mondarlo accuratamente con un panno umido durante la snervante attesa dell’arrivo del dottor Knox, oltre che togliergli gli abiti sporcati e laceri. Era immobile, e sembrava quasi morto. E se lo fosse stato davvero?
Come in trance, Ed sfiorò piano con due dita la guancia rovente di febbre del suo superiore, accarezzandola per tutta la sua superficie. Quel calore esagerato che emanava era tutt’altro che rassicurante, ma se non altro confermava che era ancora vivo, e che stava lottando per non cedere, per non essere sconfitto da quelle “poche” ferite. L’orgoglio incosciente e la forza caparbia del Colonnello di Fuoco, vigili anche in quel momento, dovevano essere davvero sconfinati.

Roy sussultò leggermente e il ragazzo ritrasse la mano, come scottato e scoperto in flagrante. Ma di cosa, poi?

- Fu…llmetal… - mormorò nel suo sonno agitato il ferito, serrando i pugni e strizzando le palpebre in un’espressione di sofferenza che strinse il cuore a Ed.

- Colonnello, sono qui. Sono… sono sempre qui, sempre. - lo rassicurò il giovane alchimista, avvicinando la sedia al letto e afferrando la mano sinistra di Mustag con le sue. Senza stringerla più di tanto.
Giusto come incoraggiamento e conforto per il malato, o forse per se stesso, chissà.

Ma chi voglio prendere in giro… Guarda come ti sei ridotto, Edward Elric! Sei al livello di una ragazzina dodicenne alla prima cotta!, pensò, affranto.

Appoggiò la fronte al bordo del letto. Era davvero a pezzi, e quell’ultima ammissione con sé stesso era stata un’impresa titanica per lui.

Vivrà… Di sicuro. Questo bastardo di un Colonnello non può morire per una cosetta del genere, non scherziamo.
Sopravviverà, si riprenderà. Non può morire. Non deve. Sopravviverà.
Sono qui.


Edward scivolò nell’oblio del sonno senza rendersene conto, ripetendosi mentalmente queste parole, come una nenia senza fine.
Come una preghiera rivolta ad un dio in cui non credeva.

*

Roy aprì gli occhi, e per prima cosa pensò che doveva aver stupidamente dimenticato le tende aperte per l’ennesima volta, perché la luce del giorno illuminava tutta la stanza. E che luce!, rifletté, stupito e un po’ preoccupato. Doveva essere almeno mezzogiorno, a giudicare dal forte chiarore, e quindi, evidentemente, qualcosa non andava. Avrebbe dovuto trovarsi in ufficio…

La seconda cosa che notò fu un curioso tepore estraneo sulla sua mano sinistra, che lo fece voltare d’istinto.

Qualcuno con una folta chioma bionda dormiva saporitamente sul bordo del letto, utilizzando lo scomodo braccio metallico come appoggio e stringendogli con la mano di carne il dorso della sua; probabilmente quel qualcuno si sarebbe risvegliato con un poco simpatico mal di schiena per la posizione non troppo ortodossa nella quale era addormentato, considerò distrattamente.
Il militare mise a fuoco con qualche difficoltà i lineamenti della figura addormentata, cercando di superare il velo opaco che sembrava restio dall'abbandonargli gli occhi, e infine individuò le sopracciglia lievemente corrugate, come se fosse preoccupato e pensieroso anche nel sonno, di un ragazzo dai lineamenti familiari, fin troppo.
Lineamenti che affollavano dolorosamente i suoi sogni da molte notti, ormai.

Improvvisamente si ricordò cos’era successo la sera prima, il tentato furto di quella banda di ladruncoli, loro che lo picchiavano, si rendevano conto che non aveva nulla di valore con sé e quindi lo picchiavano ancora, per poi abbandonarlo lì. E, mentre cercava senza successo di muoversi, era arrivato Fullmetal, che doveva averlo riportato a casa.
Lì per lì gli era sembrata un’apparizione, ricordò, sorridendo tra sé.

Provò a muovere con cautela il braccio destro, che non rispose, se non inviandogli al cervello una fitta di dolore che lo fece desistere da ogni altro tentativo.
Le gambe… Sì, quelle sembravano a posto. Mentre evidentemente doveva essere conciato male per il resto, viste tutte le fasciature che gli ricoprivano petto e ventre.
Sbuffò piano, stanco. Ma come poteva essere già stanco, aveva mosso pochi muscoli!
Presa fastidiosamente coscienza dello stato (pessimo) in cui versava il suo corpo, Roy puntò infine l’attenzione sul ragazzo accanto a lui.

Respirava in silenzio, profondamente, e, pur addormentato, sembrava molto più sé stesso, rispetto alla - brrr - sera prima. Il Colonnello si soffermò un istante sul confuso ricordo dell’espressione terrorizzata del suo subordinato quando l’aveva trovato, i suoi occhi attraversati da fitte di panico, i suoi gesti pervasi da febbrile preoccupazione.
Era ancora un bambino, in fondo, anche se era legalmente adulto. L’essere cresciuto troppo in fretta aveva avuto il bizzarro effetto secondario di non farlo mai crescere del tutto.
Eppure, a ben pensarci, anche lui, Roy Mustang, era profondamente infantile. Perché, ancora, voleva qualcosa che non poteva avere, e per di più lo sapeva bene. Qualcosa di intoccabile e innocente…

Beh, a seconda della definizione che si dà a questa parola, rifletté ironicamente. È piuttosto inusuale chiamare ‘innocente’ un nanetto isterico e iracondo, sempre pronto a venire alle mani e che ha commesso uno dei più gravi crimini per gli alchimisti ad appena undici anni. Ma ci sono un mucchio di altri buoni motivi.

Così inarrivabile, anche ora che era accanto a lui.

Roy allungò le dita della mano sinistra, intrappolata da quella di Ed, e gli sfiorò lievemente il palmo.

Una consapevolezza così dolorosa…

Spinto da chissà quale inaspettato istante di follia, voltò delicatamente la mano e strinse piano quella più piccola sopra la sua, intrecciando le loro dita.
Calore, morbidezza e conforto.

Ed anche errore.

Perché Edward si mosse nel sonno, mugugnò qualche parola incomprensibile, sollevò la testa sbadigliando ed aprì gli occhi. Ed impiegò un istante a rendersi conto che Mustang era sveglio, e quindi a svegliarsi del tutto pure lui.

- Colonnello! Sta bene? Come si sente? Si è svegliato da molto? - lo investì verbalmente, mentre il povero interpellato non riusciva nemmeno ad aprire bocca abbastanza in fretta da rispondergli. Che risveglio lampo!

- Non avrebbe dovuto riprendere coscienza prima di stasera! - aggiunse ancora Ed, sgranando gli occhi, stupito. Aveva davvero un’ottima capacità di ripresa! E dire che lui era così preoccupato. Che cosa stupida.

- Spiacente di deluderti, Fullmetal, ma sembra che sia un osso più duro di quanto tu non pensassi. - mormorò debolmente il militare, ghignando piano. Sì, stava decisamente meglio.

Ed tirò un sospiro di sollievo, senza potersi impedire di sorridere appena.
Stava bene.
Stava bene! Ed era vivo, e si era svegliato, e gli stava parlando, ed era il solito arrogante presuntuoso…
… e aveva la mano stretta nella sua. Lo realizzò quando abbassò lo sguardo, sentendosi trattenuto da qualcosa.
Se ne accorse anche il Colonnello, arrossendo lievemente. Avrebbe dovuto sapere che era uno sbaglio.

Sciolsero rapidamente le loro dita, ognuno dei due certo di essere stato colto in fallo dall’altro. Di aver commesso un grave errore nella sua attenta occultazione dei propri sentimenti.
Sprofondarono in quanche momento di silenzio imbarazzato, durante il quale entrambi attesero con angoscia una battuta caustica dell'altro a riguardo, pronta a castrare sul nascere qualunque altro simile scivolone.
Battuta che però non arrivava.

- L’erba cattiva non muore mai, eh? - ironizzò infine Ed, riprendendo il discorso precedente per cercare di superare l’attimo di disagio. - E comunque, è stato il dottor Knox a dire che non si sarebbe svegliato prima di un giorno, non io. Anche se, visto com’era ridotto, anche io avrei detto lo stesso.

- Il dottor Knox? Mi ha visitato lui? - intervenne a mezza voce Mustang, più che contento che l'altro avesse spezzato il ghiaccio creatosi, e Ed avvertì un lieve senso di malessere nel rendersi conto che no, non stava ancora bene. Non era dal forte Colonnello che lui conosceva, parlare con quella voce stentata, e stanca.

- Sì. - rispose il giovane - L’ho chiamato ieri notte, è grazie a lui se lei è ancora vivo.

- No, è grazie a te. - lo contraddisse il ferito - Se tu non mi avessi trovato, sarei morto.

- Ma io non l’avrei saputa curare, no? - s’innervosì appena Ed. Insomma, lo metteva di nuovo a disagio apposta, o era una vocazione naturale? Sapeva benissimo anche lui di avergli salvato la vita!

- Ancora qualche minuto, e non credo ci sarebbe stato molto da curare. - ribatté pacatamente l’altro. - E quindi…

- Non mi ringrazi, non è necessario. - lo interruppe Ed, con voce dura, cercando disperatamente di ristabilire le distanze necessarie. E Roy lo capì.

- Non era mia intenzione. - rispose infatti, con un sorriso candido, per quanto potesse esserlo con quella faccia tumefatta. - Mi chiedevo solo come avessi fatto, tu, da solo, a trascinarmi fino a casa mia.

- Nel caso non se ne fosse accorto, Colonnello, sono piuttosto forte. - disse Ed, in un chiaro segno di presunzione. Per quanto fosse la sacrosanta verità.

- Non mi riferivo a quello, ma al fatto che sei alto la metà di me… Che poi, a ben dire, alto è un eufemismo, direi di più…

- Dica ancora una volta che sono più piccolo di un fagiolino nano in caricatura, e le sue costole rotte saranno niente al confronto con quello che le farò. - lo interruppe Ed, alzandosi e facendo scricchiolare sinistramente l’automail. - Un’altra parola, provi a dire un’altra parola.

Roy ghignò fiaccamente, guardando la piega assassina che avevano preso gli occhi di Fullmetal. Era sempre identico, già, anche dopo tutti quegli anni. Era quasi rassicurante.

Eppure, si ripeté mentalmente per l’ennesima volta da quando Edward Elric era ricomparso nella sua vita, erano passati ben due anni.
Era svanito all’improvviso con suo fratello, senza dire niente a nessuno, un giorno d’autunno come gli altri, per poi ricomparire poche settimane prima del suo diciannovesimo compleanno, in compagnia di un ragazzino biondo che gli assomigliava e che aveva rivelato essere suo fratello, col suo vero corpo. Mentre lui, per qualche strano motivo, aveva ancora impiantati i suoi automail.

Ora che era tornato, il militare riusciva a vedere quei due anni quasi come una benedizione per lui. Perché se non avesse cominciato, dopo alcuni mesi dalla partenza di Acciaio, a sentirne la mancanza, non si sarebbe mai reso davvero conto di aver finito con l'essere attratto dal giovane.
Che poi la cosa fosse bella o gestibile, questo era un altro paio di maniche, ma se non altro aveva fatto chiarezza, e aveva pure capito perché cambiare donna ogni settimana non riuscisse più a soddisfarlo neppure lontanamente.

- Ok, mi arrendo. - proclamò l’uomo, sollevando stancamente in gesto di resa la mano sana, ma senza smettere di ghignare. Che uomo fastidioso, pensò Ed, seccato. - Piuttosto, cosa sai dirmi delle mie condizioni? Il dottor Knox ti ha detto quando termina la mia convalescenza?

- Non in modo preciso, però mi ha bellamente elencato le sue ossa rotte e le altre ferite. - rispose, riportandogli pari pari la poco confortante lista col suo tipico tatto-zero. - Si può sapere che diamine ha combinato per ridursi così? - aggiunse infine.

- Mi ha assalito una banda di rapinatori notturni. - sintetizzò il militare, asciutto.

- Tutto qui? - si meravigliò l’altro. Stava parlando col famoso Flame Alchemist, insomma!

- Erano davvero tanti. - si difese questi, chiaramente non troppo convinto di quello che stava dicendo.

- Non aveva la pistola?

- Non la porto mai quando abbiamo i nostri giovedì sera. - rispose Roy. Non gli andava di essere un militare anche il giovedì sera, punto. Era il suo giovedì sera sacro.

- Ma i guanti? Non poteva usare quelli per difendersi?

- Non ho fatto in tempo.

- Com’è possibile? - fece Ed, incredulo.

Il Colonnello tacque, ed il ragazzo attese, paziente e curioso. Poi…

- … Si erano impigliati in un filo sul fondo della tasca.

Piombò di nuovo il silenzio, ma più stupefatto che imbarazzato.
E Ed cercò di trattenersi, ci provò per davvero, ricordandosi diligentemente tutte le norme di educazione che gli erano state insegnate.
…Ma alla fine non poté evitare di scoppiargli a ridere in faccia.

Roy lo guardò esterrefatto, mentre una smorfia infastidita si dipingeva sul suo viso. Insomma, ci aveva quasi rimesso le penne e quel nanerottolo si sbellicava così?!

- E lei sarebbe… sarebbe il temibile Colonnello di Fuoco… l’Eroe di Ishbar? - sghignazzò Ed, tra una risata e l’altra, mentre focalizzava mentalmente l'assurda faccia che il superiore doveva aver fatto, attorniato da un gruppo di malviventi, mentre cercava senza successo di tirar fuori i guanti dalla tasca dei pantaloni. - Che razza di Alchimista di Stato è?

- Scusa tanto se io non posso fare quello che voglio semplicemente battendo le mani! - scattò a sedere il povero ferito, stizzito ed umiliato. E gemette, per il dolore che lo trafisse all’improvviso all’altezza del torace e sul fianco.
Acciaio smise subito di ridere.

- Colonnello! - esclamò, precipitandosi al suo capezzale.

- Gh… Sto bene, sta’ tranquillo. - ansimò l’altro.

- Brutto idiota, veda di non sforzarsi! - lo sgridò Ed, arrabbiato, ma lo riaccompagnò disteso sul letto con mano delicata, persino gentile, e al Colonnello sembrò quasi che fosse valsa la pena di farsi male, anche se non era stata una cosa esattamente volontaria.

- Fino ad un attimo fa non mi faceva così male… - mormorò, e la sua voce si era affievolita ancora.

- Per forza, il dottore le ha dato una dose di antidolorifici da cavallo! Ma se si affatica, è ovvio che si farà male!…In ogni caso, Knox ha detto che sarebbe ripassato oggi per darle un’altra occhiata, d’accordo?

Roy annuì stancamente, attraversato da un pensiero improvviso.

- Fullmetal… Ma tu, che ci facevi lì, in quel giardino, a quell’ora della sera? - domandò, e Ed, percependo chiaramente che il suo poco velato invito a tacere era stato ignorato, sentì l’irrefrenabile impulso di tappargli la bocca per fargli smettere di parlare e farlo riposare. Stupido chiacchierone imprudente.

- Si dà il caso che io passi di lì per tornare a casa mia, dovrebbe saperlo, no? A volte abbiamo anche fatto un tratto di strada insieme.

- Lo so, ma saresti dovuto essere a casa del Maresciallo Falman, non era così tardi. - obiettò il moro, chiudendo gli occhi. Era davvero stanco, in effetti. - Infatti stavo andandoci anche io…

- Sono andato via prima. - gli rispose Ed, in tono palesemente sbrigativo, e il Colonnello, con una buona dose di tatto, si trattenne dal fare altre domande. - Avrebbe dovuto vedere com’erano preoccupati gli altri - deviò rapidamente argomento il ragazzo, - ci chiedevamo che fine avesse fatto.

- Sentivi la mia mancanza pure tu, Fullmetal? - ironizzò con un sorrisetto sfacciatamente seducente, ma non troppo efficace, visto che sembrava più una smorfia di dolore.

Sì, la sentivo.

- Ci mancherebbe altro! - rispose scocciato l’interpellato. - Ma non è da lei saltare un giovedì sera senza avvertire. L’ha detto anche Falman, e…

Improvvisamente Ed ebbe un flash di Falman, seduto con Sheska accanto al tavolo dove Breda e Al giocavano a scacchi.
Breda e Al.
Al.

- Cazzo! - imprecò all’improvviso, facendo quasi sobbalzare Mustang. - Ho dimenticato di avvertire Al che non rientravo a casa! Sarà preoccupato… Sarà… furibondo… - rabbrividì impercettibilmente. Suo fratello si arrabbiava di rado, e forse era per questo che era tanto impressionante. - Ma non la posso mollare qui, da solo!

Roy lo guardò stupito, senza credere alle sue orecchie, e si sarebbe quasi sentito patetico, se non fosse stato certo che Ed fosse così ansioso da non accorgersi dei suoi occhi speranzosi, e che la sua espressione fosse un po’ troppo difficile da interpretare, intrappolata in un viso dove in quel momento, ne era conscio, predominava la stanchezza. Ma comunque, Ed colse il suo sguardo perplesso, e si affrettò bruscamente a correre ai ripari.

- Non mi fraintenda, il dottor Knox mi ha raccomandato di non lasciarla mai da solo, finché non si sarà rimesso.

Roy sorrise gentile, dicendosi che, in fondo, si aspettava una risposta del genere.

- In tal caso, se vuoi puoi usare il telefono. È in salotto, accanto alla poltrona.

- Ah… la ringrazio! Torno tra poco, non faccia cose strane, chiaro? - gli disse, scomparendo oltre la porta, e Roy, chiudendo gli occhi, si domandò distrattamente che cosa intendesse quel marmocchio esagitato per ‘cose strane’.

*

L'Alchimista d'Acciaio rientrò nella camera qualche minuto più tardi, rimuginando su che fratello idiota che si trovasse. Non solo Al non era per nulla preoccupato, o arrabbiato per essere dovuto entrare in casa dalla finestra, visto che le chiavi se le era portate via Ed, ma pensava addirittura che lui fosse andato a divertirsi con una qualche ipotetica donna. Poi, quando gli aveva detto che era a casa di Mustang, aveva fatto uno strano verso… di giubilo? Il suo fratellino era molto strano.
In ogni caso, quando gli aveva spiegato la situazione, Al si era offerto di avvertire gli altri subordinati del Colonnello per fargli visita e, con l’occasione, organizzare dei turni di stretto controllo del ferito. Meno male, una cosa in meno di cui occuparsi.

Il ragazzo socchiuse la porta della camera da letto alle sue spalle, scuotendo la testa perplesso, e improvvisamente si rese conto che il suo superiore non si muoveva, e soprattutto non parlava; si avvicinò al letto titubante, insospettito e in po’ inquietato.

Si rese conto subito, però, che l'uomo si era addormentato.
Ed si fermò un istante a guardarlo, studiandone i lineamenti, ora un po’ più rilassati, come non aveva potuto fare nell’angoscia della notte prima. Sembrava porcellana bianca, una porcellana un po’ incrinata e maltrattata, liscia ovunque tranne che sul mento, dove comparivano accenni di barba mattutina. Sentiva il bisogno quasi fisico di controllarne la consistenza, il calore, come aveva fatto quella notte.

Invece si alzò, sospirando, scelse un volume particolarmente spesso dalla libreria del suo superiore sul lato della stanza e si risedette, mettendosi in paziente attesa dell’arrivo di Al e gli altri.

Fine secondo capitolo


Due note per finire
I vostri commenti indignati per come ho ridotto Roy nel primo capitolo mi hanno fatto morire dal ridere X°D. Ma, come vedete, non lo faccio morire XD: Mustang mi serve *_*.
... Spero solo che questo secondo capitolo non deluda nessuno, dato che non mi sono soffermata sull'aggressione del Colonnello, né lo farò, come invece forse si aspettava qualcuno.
Seconda cosa da dire: questo capitolo dev'essere nato perché io credo di amare l'immagine di Roy Mustang costretto al letto con Ed che si prende cura di lui ^///^. Ci farò un disegno, prima o poi, mi piace troppo, e temo che lo ritroverete ancora, nelle mie eventuali future fic XD.
Ah, vi informo che il prossimo aggiornamento dovrebbe essere domenica prossima, salvo imprevisti, in quanto la prossima settimana... vado in gita *_*. Un minuto di raccoglimento per riflettere adeguatamente su questo evento così straordinario.

Passo alle risposte a tutti quelli che hanno recensito il primo capitolo, davvero non mi aspettavo tanti commenti °_°.
Grazie, grazie, grazie di cuore.

chibimayu: ^__^ sono contentacontenta che ti piaccia!! Comunque, io - come credo quasi tutti i fan delle RoyEd, ed anche molti che non lo sono affatto - ho odiato il finale del film, quindi non avrei mai potuto spedire Ed a Monaco >.<’’. Nono, ce lo teniamo ben stretto a Central City, vicino vicino ad un certo Colonnello di nostra conoscenza, che badi a non farlo scappare da nessuna parte XD!
Per le mosse di scacchi che fa Breda… non è niente di particolare, solo per rendere bene l’idea che sta facendo piazza pulita dei pezzi del suo sfigatissimo avversario^^. E i nemici del povero Taisa… sono banali ladruncoli con una fortuna sfacciata, come hai visto XD.

elyxyz: mi fa davvero piacere che tu la legga anche se è incompleta… ma no, non mi strozzare ç_ç, ti faccio sbocciare tutte le primavere che vuoi, lo giuro XD.
Il rating resta basso per due motivi. Il primo è che, per scelta, le storie che mi partono coccolose mi piace lasciarle tali per tutta la loro durata, in linea di massima. Ok, lo scorso capitolo non era precisamente coccoloso, ma quello che intendo dire è che, se iniziano come shonen ai, le lascio tali. Il secondo motivo è che, comunque, non credo di essere in grado di scrivere qualcosa di spinto, per ora, almeno. Poi si vedrà, ideuzze ne ho già parecchie in proposito XD.

mame_chan94: grazie^^! Ed un po’ mi fa tenerezza, ma soprattutto mi sembra troppo orgoglioso - ed anche un po’ vigliacco - per poter ammettere quanto tenga davvero al Colonnello… anche se in questo capitolo vedi che già qualcosina cambia^^. Per le serate, non saprei dirti, ma credo che il buon Vato ti ospiterà volentieri (uno più, uno meno XD, sono già così tanti ad invadergli la casa il giovedì sera)!

Roy Mustang sei uno gnocco: ho aggiornato presto, visto? Ma non ti sparare, dai ^^’’, non credo proprio che ne valga la pena. Sono contenta che ti sia piaciuta XD!

eLiSeTtA: possiamo andare ad ucciderli insieme, i vigliacconi che l’hanno picchiato a sangue *_* (<-- Chiara ha momentaneamente dimenticato di aver scritto lei stessa la storia ^^’). Sei davvero gentile a recensirmi tutte le fic, e addirittura a metterle tra i preferiti, grazie ^///^!
Ah, per la recensione tagliata, probabilmente hai inserito l’html per sbaglio, a me è successo due volte, prima che capissi che cosa non andava^^’. Se metti “!” dopo “<”, ad esempio, il seguito viene tutto cancellato ç_ç.

_ALE2_: wow, un commento doppio XD! Sono contenta che vi piaccia, e no, non lo ammazzo, Roy, don’t worry ^_^.

Tao: no, non è uno dei miei più rosei sogni essere minacciata per aver trucidato Roy XD.
Sono contenta che ti piaccia l’idea delle serate, anche io la vedevo un po’ come una grande famiglia allargata e un po’ bizzarra, con Roy che, bastardo quanto vuoi (“tu” generico^^’), ma è il collante di tutti, e fa un po’ da capofamiglia, da punto di riferimento.
(… XD Io la mattina sono talmente vicina allo stato di bradipo che solo l’idea di mettermi a leggere le materie per la giornata mi mette i brividi, figuriamoci le storie^^!)

aduah: e invece sei proprio l’unica a volere Roy morto, povero XD. Perché tanto astio?, è un personaggio tanto incredibilmente egocentrico e vanitoso da essere adorabile XD!
Sono contenta che ti piaccia e che non sia scontata, è sempre uno dei miei crucci più grandi >_<’’.

SHUN DI ANDROMEDA: mi fa piacere che ti sia piaciuta tanto, e non ti preoccupare, non la lascio lì XD, è già tutta pronta: devo solo rileggermi di volta in volta i capitoli per piccole modifiche (visto che l’ho scritta millenni fa) e caricarli^^.

Setsuka: ti ringrazio tanto! Sono contenta che i personaggi siano IC.
Mi è piaciuta moltissimo la tua idea di Ed come "eroe malinconico", è un'espressione interessante e particolare, che mi ha fatto riflettere: non era una cosa pensata, o sulla quale intendessi spendere molto tempo, perché volevo renderlo il più "naturale" possibile senza lunghi discorsi. In realtà, però l'intento di renderlo un po' meno...
esuberante del solito c'era, quello sì. E quindi, se era quello che intendevi, mi fa piacere che qualcuno ci si sia soffermato^^. Mentre per l'"inconsapevolmente affascinante"... diamine, se lo è! >.<' Lui è nient'altro che un Figo, con la "F" maiuscola. E per tale motivo è un personaggio che amo muovere, si era capito? XD Grazie ancora!



Grazie ancora a tutti, non credevo sarebbe piaciuta tanto^///^. E grazie anche a chi ha solo letto. Ma se voleste pure commentare, prego, fate pure XD (anche negativamente, non mi offendo, le critiche sono costruttive, costruttive *_*)!

Alla prossima^^!


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Capitolo 3
*** Semolino ed Imprudenze ***


Disclaimers: i personaggi non appartengono a me, ma a Hiromu Arakawa, che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro.

CONVALESCENZA
Semolino ed Imprudenze



Due settimane dopo


Ed batté un paio di volte le nocche sulla porta di legno della camera di Mustang, e attese, finché Riza Hawkeye non venne ad aprirgli.

- Ciao, Edward. Fa piano, il Colonnello sta dormendo. - bisbigliò la giovane bionda, facendogli cenno di entrare.

- Salve, Tenente. Tutto bene? - sussurrò Ed in risposta, avanzando di qualche passo nella stanza e lanciando un’occhiata all’uomo addormentato sul letto sotto la finestra. Ronfava davvero saporitamente, ed aveva un colorito molto migliore, rispetto all’ultima volta.

- Sì, tutto a posto. Però non ha ancora cenato.

- Me ne occuperò io, stia tranquilla.

- Sono tranquillissima, io. Lo lascio in buone mani. - gli sorrise brevemente, con una punta di dolcezza nello sguardo.

Ed stiracchiò le labbra a sua volta, un po’ a disagio.

- Ehm… Beh, grazie.

- Io vado, adesso. Ho un impegno improrogabile. - mormorò, afferrando il cappotto appeso all’attaccapanni.

- Esce col Sottotenente? - chiese candidamente Ed, con un ghigno sornione, facendo arrossire la donna, che si girò e lo squadrò stupita.

- Cosa te lo fa pensare? - gli disse, glaciale.

- Il fatto che Havoc lo sbandieri da una settimana a questa parte. - rispose l’altro, semplicemente.

- …capisco. - Stupido Jean! Che persona assolutamente senza ritegno!, pensò Riza, uscendo dalla stanza senza aggiungere altro.

- Si diverta, Tenente! - le sussurrò dietro Ed, subdolamente soddisfatto di averla messa in imbarazzo. Non era cosa da tutti!

- Occupati dei tuoi problemi sentimentali, Acciaio, che mi sembra ti diano grane a sufficienza. - ribatté lei con voce piatta, sbattendosi la porta dell’appartamento alle spalle.

Ad Ed non rimase che arrossire pudicamente, chiedendosi, per la trentesima volta nel giro delle ultime due settimane, se non sapessero tutti.
Dannazione, era davvero una persona così trasparente?!
E in tal caso… Aveva capito anche il diretto interessato?

Mio Dio, ti prego, no.

E se sì? Perché non aveva detto nulla?

Il ragazzo sbuffò, sentendosi vagamente idiota. Questi suoi dialoghetti interni non avevano mai portato a nulla di buono.
Lasciò la giacca scura sulla sedia della camera e quindi ne uscì, dirigendosi in cucina per preparare qualcosa da mangiare al Colonnello. E augurandosi che risultasse commestibile.

*

Quando tornò indietro con un vassoio carico di cibo dall’odore tutto sommato accettabile, trovò Mustang appoggiato allo stipite della porta della sua stanza, con l’aria di un bambino scoperto con le mani nella marmellata.

- Colonnello! Che diavolo sta facendo? - s’infervorò Ed, appoggiando in fretta il portavivande sulla prima superficie piana che incontrò e precipitandosi in suo aiuto, furibondo.

- Buonasera, Fullm… - tentò, con un sorriso conciliante.

- Ma quale ‘buonasera’?! Lei non deve assolutamente alzarsi senza che qualcuno l’aiuti, come glielo devo dire?

- Ma se sto bene! Ce la faccio perfettamente! - ansò leggermente l’altro, chiedendosi perché tutti lo trattassero come un bambino… o come un perfetto deficiente, a seconda delle interpretazioni.

Ed sbuffò un ‘ovviamente’ irritato e infilò poco delicatamente il braccio metallico sotto l’ascella del suo superiore e dietro, sulla schiena, sostenendolo al di sopra delle sue ferite. L’altro inspirò bruscamente, ma a parte questo sopportò stoicamente il dolore, ben sapendo di meritarselo in pieno.

- È davvero stressante farle da balia, sa, Colonnello? - commentò scherzosamente il ragazzo, deponendo l’altro sul letto con gentilezza e aiutandolo a sedersi comodamente per poter mangiare. Trattenendogli un istante in più le mani sulla vita, così, perché non seppe resistere.

Roy se ne accorse, e si chiese, come aveva già avuto occasione di fare durante quei giorni, se non ci fosse qualcosa anche da parte del giovane alchimista.

No, sarebbe stato troppo bello.

- Non è certo necessario! - ribatté piccato, aggirando i suoi pensieri malinconici. - Io non ho alcun bisogno di qualcuno che mi aiuti, ce la potrei fare anche da solo, adesso!

Ed sorrise con finta dolcezza.

- Quanto ci ha messo per arrivare fino alla porta, un attimo fa?

Roy ammutolì, ferito nell’orgoglio. Perché lui si era svegliato sentendo qualcuno trafficare in cucina, e si era alzato immediatamente, per provare a raggiungerne il visitatore. E quindi aveva percorso pochi metri in cinque minuti.

- Insomma, Acciaio, il dottor Knox è venuto stamattina e ha tranquillamente affermato che vuole tenermi a letto almeno un’altra settimana, ti sembra che sopravviverei? - eluse abilmente la domanda di Ed.

- Lei deve riposarsi il più possibile, e per il resto ogni tanto può alzarsi, a patto che qualcuno le dia una mano e la controlli. Giusto quando deve andare in bagno, insomma.

L’unica risposta fu uno sbuffo rassegnato, e Ed, certo di aver ormai vinto la battaglia verbale, si alzò per recuperare il vassoio con la cena.
Non poteva certo immaginare che in realtà il problema del suo superiore fosse la sua esasperazione nel gravare in quel modo sulle spalle dei suoi subordinati, e che la sua inattività lo stesse innervosendo a dismisura, oltre che fargli fare pensieri strani.
Pericolosi e incauti.

Il Colonnello ferito, infatti, cominciava a chiedersi, sempre più spesso durante quelle ore di arresti domiciliari, se non fosse il caso di sbloccare in qualche modo - qualsiasi modo - la per lui pesante situazione che era venuta a crearsi: nulla vietava che potesse subire di nuovo un’aggressione del genere, e ci avrebbe anche potuto rimettere le penne. Senza contare che nel suo lavoro la possibilità di lasciarci la pelle era molto alta, e non avrebbe mai voluto morire col rimpianto di non avere mai detto a quel ragazzino che gli voleva bene, che avrebbe fatto pazzie per lui, che lo sognava dormendo, ed anche ad occhi aperti.

- Colonnello? Si è incantato?

Roy si riscosse dai suoi pensieri, puntando lo sguardo sulla mano metallica che Ed gli stava sventolando davanti al naso.

- Hai detto qualcosa?

Il ragazzo sbuffò, spazientito.

- Le ho detto che le ho preparato qualcosa per la cena.

- Hai fatto in fretta…

- Dimentica che sono un alchimista, Colonnello! - rispose Ed allegramente, piazzando il vassoio sulle gambe del suo superiore e scoperchiandogli un piatto. -Questa è tutta roba che il dottor Knox ha segnato nella lista delle cose che può o deve mangiare, quindi veda di finire tutto, altrimenti sgrideranno me. - aggiunse, alzandosi per prendere un altro libro dallo scaffale e leggere, mentre lui mangiava, per evitare di fissarlo poco educatamente.

Dopo qualche minuto, però, fu distratto dalla sua lettura dalla voce del suo superiore, che aveva assunto una nota schifata.

- Questo mi rifiuto di mangiarlo.

Il grande, forte, coraggioso Alchimista di Fuoco stava fissando disgustato la ciotola di semolino, stringendo troppo forte nel pugno sinistro un innocente cucchiaio di metallo.

- E invece lo mangia, l’ha detto Knox. Semolino ben addensato almeno una volta alla settimana, e in questa lei non l’ha ancora preso.

- Non importa, tanto non lo saprà mai.

- Oh, eccome se lo saprà! Dimentica che ci sono io con lei.

- Hai intenzione di fare la spia, Fullmetal? - chiese sbalordito il militare.

- Ha intenzione di fare i capricci, Signore?

Mustang lo guardò storto.

- Io odio il semolino, è più forte di me. Non riesco nemmeno a toccarlo, chiaro?

- Non mi interessa.

- Guarda che anche tu non riesci a bere il latte, se non erro.

- E lei come lo sa?

- Lo sanno tutti. Ma non è questo il punto. Il punto è…

- Che se non mangia, la costringo io.

Roy sorrise beffardo, lanciandogli il cucchiaio in segno di sfida e incrociando le braccia con qualche difficoltà a causa della destra ingessata.

- Sì? Vorrei proprio vedere come.

Ed afferrò al volo la posata maltrattata e ghignò in modo assai poco rassicurante.
Oh, avere quel bastardo del suo superiore alla sua totale mercé era quanto di più roseo avesse mai sognato! Chissà che non fosse l’occasione buona per fargliela pagare per anni di prese in giro…
Avvicinò la sedia al letto, affondò il cucchiaio nel semolino denigrato e glielo sbatté poco gentilmente davanti al naso.

- Avanti, non vorrà mica che la imbocchi, Colonnello? - disse dolcemente, con lo sguardo che lampeggiava pericolosamente e che sembrava gridare: ‘Vendetta, oh dolce vendetta’.

L’interpellato arrossì appena, mentre sgranava gli occhi, sorpreso.

- Avanti, non vorrai mica imboccarmi, Acciaio? - gli fece sarcasticamente il verso, guardando però apprensivo il cucchiaio. D’accordo che era innamorato di Ed, ma di certo non si sarebbe abbassato a farsi imboccare da lui per accontentarlo. E, maledizione, il semolino no!

- Lo farò, se non si deciderà a prendere questo cucchiaio e comportarsi da persona adulta.

- Io non mangio quella poltiglia rivoltante! - quasi urlò il povero Mustang, esasperato.

E, in un attimo, si ritrovò a dover lottare contro una cucchiaiata di semolino che premeva poco delicatamente contro le sue labbra, e non poteva neanche imprecare, perché, se avesse aperto la bocca, Acciaio gli avrebbe fatto finire il cucchiaio in gola. Idiota d’un fagiolino.

Sollevò la mano sana, cercando di spostare quella del ragazzo, ma fu intercettata da quella libera del giovane Elric.

Edward sogghignò ancora.

- Non può vincere, Colonnello, dia retta a me. - disse, strofinando il cucchiaio di odiato semolino contro la sua bocca e approfittando indegnamente del fatto che Mustang non fosse al pieno delle sue forze, e che avesse un braccio inutilizzabile. - Avanti, apra la bocca!

Roy scosse furiosamente la testa.

- La apra! Non faccia il bambino! - si agitò, lottando contro la mano forte del suo superiore che lo tratteneva. - Insomma, cosa vuole che…

Fu un attimo, e il vassoio carico dei piatti vuoti e della ciotola di semolino, urtato dalle loro mani, si rovesciò sul povero malato, cospargendolo di quel cibo che tanto aborriva.

Ed imprecò, raccattando in un istante vassoio, i piatti e le posate, cucchiaio maledetto compreso, e provò a tamponare con un tovagliolo il semolino rovesciato. Ma ormai il danno era fatto, e la maglia spessa del Colonnello, oltre che parte delle lenzuola, erano irrimediabilmente macchiati.

- La tolga subito, o si sporcheranno anche le bende! - gli ordinò, mentre levava in un lampo il lenzuolo, piumino miracolosamente illeso, e lo buttava di lato.

Roy lottò qualche istante contro la maglia, che si era incastrata sul braccio ingessato, mentre la ferita sul fianco, per quel movimento brusco, gli tirava dolorosamente. Dannazione, non riusciva nemmeno a spogliarsi da solo…

- Aspetti, le do una mano. - intervenne Ed, sfilandogli garbatamente il braccio dalla manica e aiutandolo a farsi passare l’indumento sopra la testa.

Roy cedette subito, lasciandolo fare docilmente, mentre lungo il collo gli risaliva un brivido che era di certo dovuto al freddo improvviso, e non alle mani del ragazzo che gli sfioravano inavvertitamente la pelle. Ovviamente. Perché lui aveva in primo luogo un invidiabile self-control, no?

Ed, dal canto suo, non fece neppure in tempo ad imbarazzarsi, e comunque non era la prima volta che lo aiutava a cambiarsi. La prima notte l’aveva dovuto spogliare quasi del tutto, per eliminare i vestiti insanguinati e pulirlo dal sangue stesso.

Rimossa la maglia macchiata, frugò rapidamente nei cassetti dell’armadio della stanza, recuperandone un’altra pulita e tornando verso il letto, mentre Roy, coperto solo dai pantaloni e poche bende, rabbrividiva e starnutiva. Ecco, ci mancava solo che si raffreddasse…

- Mi scusi, Colonnello… Che pasticcio… - disse, spiegando la maglia ed afferrandogli il braccio incolume per farlo passare nella manica, e facendo poi lo stesso con quello ingessato.

- Non fa niente. - rispose l’altro con voce soffocata dalla maglia, mentre Ed infilava le dita nel colletto e faceva scivolare il collo dell’indumento al posto giusto.

Per un istante, il calore della pelle del Colonnello lo inebriò e intontì, e Mustang stesso si lasciò confondere dolcemente dalla strana sensazione di una mano gelida di acciaio e una tiepida di carne sul suo collo. Si resero conto contemporaneamente, all’improvviso, di come, durante l’operazione di vestimento, i loro volti si fossero pericolosamente avvicinati, e fossero separati da pochi centimetri di aria intiepidita dai loro respiri. E di come si stessero inconsciamente avvicinando sempre di più.

Arrossirono entrambi, mentre Ed balzava indietro e borbottava un indistinto ‘scusi’, cercando un paio di lenzuola pulite in un altro cassetto per nascondere puerilmente il colorito paonazzo.
Rifece il letto alla velocità della luce, ricoprendo premurosamente, ma frettolosamente, il corpo infreddolito del suo superiore.

- Grazie. - mormorò questi, senza guardarlo.

Ed grugnì in risposta, agguantò il vassoio con le stoviglie sporche e la roba macchiata di semolino e uscì rapidamente dalla stanza, probabilmente per cercare di rimediare al danno fatto e lavare il tutto.

Rientrò nella camera qualche minuto più tardi, in compagnia di Fury.

- Visto che è arrivato il Sergente Maggiore, io andrei, Colonnello. - disse a Roy, mentre recuperava la giacca e raggiungeva il letto, senza però accostarvisi più di tanto. - Veda di non comportarsi in maniera imprudente come al solito. - tentò di sorridergli.

- Io non sono mai imprudente, Fullmetal.

Già, pensò Ed, quasi con disperazione, quello imprudente sono stato io, vero?

- Ehm, - dissimulò, - se lo dice lei… Beh, allora la saluto! - concluse, sbrigativo. - Arrivederci. Arrivederci, Sergente Maggiore.

- Ciao, Ed! Alla prossima! - gli rispose gioviale quest’ultimo, andando a sedersi sulla sedia accanto al letto del suo superiore e cominciando a chiacchierare, mentre Ed lasciava la casa quasi a passo di corsa.

Roy non badò troppo alle allegre ciance di Fury. Era troppo preso da un pensiero, un pensiero strano, dal sapore incerto delle fragole acerbe.
Un pensiero che coinvolgeva un ragazzino con la treccia dorata e un sentimento forte e nascosto da tempo.
E, forse, finalmente, i suoi frutti.


Fine terzo capitolo


Due note per finire
Maledizione, mi sembra tanto di essermi un po' autoplagiata, in questo capitolo, nel punto in cui Roy considera l'ipotesi di scoprire le carte in tavola con Ed, visto che non si sa mai quello che può succedere nella vita. Avevo fatto un discorso simile in "Esitazioni", in effetti (e chi se la ricorda più? XD), anche se a parlare, lì, era il Fagiolo.
Spero di non essere linciata per questo, anche perché davvero non è volontario, visto che le rispettive fic sono state scritte in periodi molto lontani l'una dall'altra (di più, rispetto alle differenze di pubblicazione) ^^'.
Per quanto riguarda il capitolo in sé, ho inserito un dettaglio autobiografico.
Il semolino.
Non è stato difficile descrivere il disgusto di Roy, perché lo condivido appieno. Non me ne vogliano le persone (ma esistono? Ci sono davvero?!) a cui piace quella pappetta viscida, ma proprio non lo posso toccare >_<. Fine, era solo per spiegare perché me la sia presa tanto proprio con un'innocentissima ciotola di semolino XD.

Ringrazio tutti coloro che hanno commentato il secondo capitolo, e mi scuso, se non riesco ringraziarvi uno per uno: purtroppo riesco a malapena ad aggiornare e leggere un paio di fic arretrare, nulla di più, dato che le cose da fare sono davvero troppe ç_ç. E per di più non è periodo, ma questa è un'altra storia.
Quindi mi limito ad un grazie dal profondo del cuore a elyxyz, SHUN DI ANDROMEDA, eLiSeTtA, chibimayu, mua, Yumi, Roy Mustang sei uno gnocco, Setsuka.
Ci tengo solo a dire che sono contenta che vi sia piaciuta l'apparizione di Knox, e che fosse anche IC: io adoro quel personaggio, davvero *_*.

Alla prossima^^!


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Capitolo 4
*** Unbandage ***


Eccoci all'ultimo capitolo, dopo il quale aspetta solo l'epilogo. Avverto che potrebbe avere alti contenuti di miele, ma chi ha resistito finora, dovrebbe riuscire a sopportare XP.

Disclaimers: i personaggi non appartengono a me, ma a Hiromu Arakawa, che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro.


CONVALESCENZA
Unbandage



Dieci giorni più tardi.



- Colonnello? È permesso?

- Entra pure, Fullmetal.

Ed aprì la porta.
La stanza del Colonnello era immersa nella penombra, per via delle tapparelle semi-abbassate a schermare la luce obliqua del tramonto, ma ci si vedeva ancora distintamente, e il ragazzo si diresse a passo sicuro verso il letto dell’uomo.

Roy sollevò lo sguardo, sospendendo il lavoro di demummificazione che stava compiendo.

- Si leva le bende?

- Già. Stamattina è venuto Knox, ed ha ufficialmente posto fine al mio periodo di convalescenza. E da domani si torna a lavorare… - sbuffò, contrariato, e Ed sogghignò. Mustang era davvero assurdamente insofferente ai suoi lavori burocratici da scrivania.

- Ma come, dopo tanta noia, non vede l’ora di tornare all’opera?

- E chi ha mai detto il contrario? - borbottò in modo vago l'uomo, riabbassando lo sguardo sul suo complicato lavoro e facendo sorridere Ed.

L’Alchimista d’Acciaio era di certo discretamente sollevato e sereno.
Il suo superiore si era salvato, e stava bene, adesso, e questo era già di per sé un ottimo motivo. Ma non solo.
Soprattutto, c’era il fatto che, quando era tornato titubante un paio di giorni dopo l’incidente del semolino, il Colonnello si era comportato in modo del tutto normale, e lui aveva potuto fare altrettanto; il tutto sembrava essere caduto nel dimenticatoio, con sua grande gioia, e quindi il suo segreto era ancora al sicuro, come sarebbe stato per sempre.

- Ha bisogno di una mano? - riuscì persino a chiedere, tranquillo e senza doppi fini. Non notò, nella luce filtrata dagli scuri, il lampo che attraversò per un istante gli occhi di Mustang.

- Grazie, sì. Non è troppo facile. - rispose questi, il bagliore improvviso svanito nel nulla, sorridendogli appena mentre l’altro gli si avvicinava e afferrava il lembo della benda allentata.

Quello che Ed non poteva in nessun modo sapere era che Roy non aveva affatto dimenticato la faccenda, ed in particolar modo la sua reazione esageratamente imbarazzata. E non l’aveva neanche accantonata, no.
L’aveva custodita gelosamente, come stretto spiraglio, una fievole luce nel buio della sua convinzione di aver scelto un amore impossibile.
E l’aveva meditata. A lungo.
E, forse perché tendeva all’auto-illusione, forse perché davvero c’erano, il Colonnello aveva cominciato a notare piccoli segni che comprovavano la sua teoria. Cose piccole, niente di che: uno sguardo assorto, una mano sfiorata, un piccolo sorriso regalato. Piccoli gesti che compiva in segreto anche lui, nei confronti del giovane alchimista, e nessuno sembrava mai averli notati. Eppure…
Infine aveva deciso che, continuando a sperare che l’altro facesse un qualche passo in avanti, non sarebbe arrivato da nessuna parte, e la raccolta dei segni non era esattamente il metodo migliore per chiarirsi le idee in proposito. E quindi, doveva fare lui qualcosa.
Ma cosa?!
Non era affatto così semplice, aveva risolto. Avrebbe potuto spaventarlo, o Ed avrebbe potuto pensare che lui volesse prenderlo in giro… e avrebbe anche potuto non ricambiare.
Sì, c’era anche questa possibilità. Dopotutto, le sue elucubrazioni potevano tranquillamente essere del tutto errate. E di certo non avrebbe sopportato una presa in giro da quel marmocchio, non sui suoi sentimenti.
E quindi, di nuovo, che fare?

Le mani di Ed lavoravano precise e attente, disfacendo lentamente la benda che lo avvolgeva, dal ventre in su, verso il torace, con mani inaspettatamente delicate e premurose che lo sfioravano distrattamente nel compiere il loro lavoro.
Un giro di fasciatura, una pausa per raccogliere la garza nel pugno, un altro giro. La mano calda e quella fredda gli accarezzavano alternativamente la pelle, i capelli profumati, raccolti nella consueta treccia bionda, gli stuzzicavano il petto quando si sporgeva per far girare la benda, leggeri e solleticanti.

Edward era già arrivato alla fasciatura del collo, quando ruppe improvvisamente il religioso silenzio venutosi a creare.

- Colonnello, ha intenzione di fissarmi ancora per molto? È piuttosto fastidioso. - se ne uscì, guardandolo di sbieco, senza però distrarsi dalla sua occupazione.

- Sai, non è che ci sia molto altro da guardare, qui.

- Non mi sembra un buon motivo. - ribatté Ed, terminando di sbendarlo ed accatastando le fasce sul letto, mentre osservava con occhio critico i segni rimasti impressi sul corpo del superiore.
- Credo che queste cicatrici se le terrà a vita, Colonnello. In particolare questa. - decretò, passando leggermente le dita sulle tracce lasciate dalla ferita sul fianco.

Roy fu attraversato da un brivido. Era inutile.
Poteva farsi tutte le migliori raccomandazioni e le più giustificate paranoie, ma restava il fatto che non avrebbe resistito ancora a lungo così, a soffocare i suoi sentimenti in quel modo. Mancava così poco alla fuoriuscita travolgente di tutto quel carico di emozioni che portava dentro… Bastava ancora una goccia, e l’Alchimista di Fuoco di augurò che Ed non facesse nulla di strano proprio in quel momento in cui era così vulnerabile.

Dal canto suo, Ed si accorse subito del tremito di Mustang.

- Ha freddo? In effetti non dovrebbe restare così all’aria, rischia di ammalarsi proprio ora che deve tornare al lavoro! - ridacchiò, e recuperò rapidamente una maglia per rivestirlo. - Ecco, si copra, cerchi di essere un po’ più responsabile! - lo sgridò bonariamente.

Le sue parole rimbombarono nella testa del Colonnello confuso, mentre Ed gli appoggiava delicatamente una felpa sulle spalle, e lui avvertiva l’improvviso calore del tessuto, il tocco lieve della mano tiepida di Ed, il suo respiro che gli sfiorava delicatamente la pelle del viso mentre il ragazzo si sporgeva per sistemargli meglio l’indumento.

Questa era l’ultima goccia.

Lo fece senza pensarci più di tanto, non era mai stato un uomo prudente. Semplicemente si sporse un po’ e toccò senza foga le labbra di Ed con le sue, prolungando solo per pochi secondi il contatto, giusto il tempo per realizzare del tutto che erano morbide e calde sotto le sue.

Ed restò impietrito, le mani ancora sulle spalle del suo superiore ad aggiustare la maglia, gli occhi sbarrati e un formicolio in fondo alla mente che gli sussurrava insistente di lasciarsi andare a quel bacio così agognato, così a lungo negato. Ma non lo fece.
Roy si staccò con delicatezza da lui, riaprendo piano gli occhi e trovandosi davanti quelli sgranati del giovane di cui era innamorato. E che sembrava infuriato sul serio, stavolta.

- Che diavolo le è saltato in mente? - ringhiò infatti Edward dopo un istante, allontanandosi rapidamente da lui, e la sua voce tremava leggermente dall’ira, ma si manteneva pericolosamente calma e gelida.

Mustang si sentì un idiota, per quegli occhi puntati addosso quasi con odio, e la sua mente gli ricordò, razionalmente, che non aveva alcuna certezza che Ed lo ricambiasse.
Perché diavolo l’aveva fatto?!

- Io… - mormorò, mortificato, senza sapere realmente cosa dire dopo. Che si era illuso? Che lo amava? Che non avrebbe voluto farlo arrabbiare? Eppure, rifletté, aggrappandosi alla poca lucidità rimasta dopo quel colpo di testa, eppure qualcosa non funzionava, in quello sguardo ferito dell’Alchimista d’Acciaio…
Avrebbe dovuto essere arrabbiato. Non ferito, ma furibondo. Insomma, che diamine aveva combinato con quel gesto avventato?!

Il passo affrettato del giovane risuonò sul palchetto della stanza, riscotendolo dai suoi pensieri, e Roy seguì con sguardo smarrito la sagoma dell’Alchimista d’Acciaio mentre questi andava a recuperare il suo soprabito per uscire, il tutto senza una parola.
Eh no, dannazione! Se se ne fosse andato così…

- Aspetta. Fullmetal, aspetta un minuto! - lo richiamò, sollevandosi dal letto con lieve fatica e facendo un paio di passi nella sua direzione.

…l’avrebbe perso per sempre.

Ed si bloccò, incerto se andare a dargli una mano. Ma in fondo, il Colonnello aveva dichiarato di essere guarito, no?

- Ecco, io… scusami se ti ho ferito in qualche modo. È solo che… - fece una pausa, incerto se il continuare o meno avrebbe migliorato o peggiorato la situazione. Per quanto, sarebbe stato arduo, peggiorarla ancora. - È solo che credevo che tu… insomma… non capivo se tu provassi o no qualcosa per me. Credo di averne avuto la conferma, comunque. - concluse, amaro.

Ed avvampò di rabbia e si girò di scatto.

Ecco, pensò il ragazzo, sapevo che mi aveva scoperto. Lui lo sa.

- Quindi l’ha fatto per… per avere una conferma?! Può ritenersi soddisfatto, adesso?! - si alterò, avanzando nella sua direzione. - Cos’era, una specie di scommessa con gli altri? O semplicemente un gioco?

Roy sbatté le palpebre, perplesso. Ma di che stava parlando quello stupido moccioso, adesso?

- Se si è divertito a sufficienza, direi che posso anche levare le tende, e lei si tenga pure strette le sue stupide conferme, e vada a riderne con i suoi degni amici! Con me non avrà più nulla a che fare! - continuò, inarrestabile come un torrente in piena.

- Ma di che stai parlando…? - domandò sconcertato Roy, cercando senza successo di dare un filo logico allo sproloquio di Ed.

- E ALMENO NON MI PRENDA IN GIRO! - gridò questi, mollandogli uno spintone irritato contro il petto che lo fece indietreggiare. - Cosa vuole ancora?! Vuole che glielo dica a parole?! Vuole umiliarmi, Colonnello?!

- Acciaio, io non… calmati… - tentò Mustang, preoccupato e allibito davanti a quella reazione. Che diamine gli stava passando per la testa?!

Povero Roy. Di certo non poteva figurarsi tutte le paranoie del Fagiolino che lo stava fronteggiando con rabbia, troppo impegnato a badare alle sue.

- Allora? Vuole che glielo dica?! MI RISPONDA!

Come poteva anche solo ipotizzare che il giovane Elric avesse la malsana convinzione che il motivo del suo gesto fosse, insomma, una sorta di modo per smascherare definitivamente i suoi sentimenti?
E che il suo cuore, che già faceva male per quell’amore non corrisposto, ora si sentisse definitivamente pugnalato da quell’insensibilità?

- Io non capisco… dirmi cosa?! - si scaldò anche Mustang, esasperato. Dio, aveva ottenuto un risultato a dir poco disastroso…

- Che mi sono innamorato di lei! Voleva sentirmelo dire?! Adesso è soddisfatto?! - gli gridò contro, con voce incrinata, e Roy vi riconobbe una vena disperata, sentendo una pena quasi fisica per lui.

… Ma…

… aveva detto sul serio?

Cadde il silenzio, un silenzio imbarazzato, confuso, adirato.

- Arrivederci. - disse infine Ed con voce cupa, aprendo la porta e facendo per uscire.

- Ehi, fermo lì! - intimò di nuovo Roy, seguendolo e afferrandolo per un braccio, dato che lui non dava cenni di arrestare la marcia. Ed non si voltò.
- Tu… dicevi sul serio? Sei davvero… - sospese la domanda nel nulla, e non ricevette ovviamente alcuna risposta.

Lo ritirò dentro la stanza, chiudendo la porta, e il ragazzo lo lasciò fare, senza avere più neanche la forza di controbattere, di reagire. Svuotato da quell’ammissione così dolorosa che aveva dovuto fare.

- Fullmetal. - lo chiamò. - Fullmetal, guardami, per favore.

Nessuna reazione, e allora lo voltò a forza, incontrando un paio di lucidi occhi dorati che lo fissarono con rimprovero.

- Ed… Ma sei impazzito a fare una scenata del genere?! Pensavo già chissà che… - si arrabbiò appena, afferrandolo per le spalle. - E invece… invece…

Il giovane alchimista lo fissò con tanto d’occhi: quell'uomo stava parlando in modo davvero strano.
Perché lo guardava così?
Quando la sua mano era finita sulla sua guancia?
E come mai si stava avvicinando in quel modo? Ancora non gli bastava?!

Si scostò di botto, ma la mano del suo superiore gli stringeva ancora saldamente la spalla. E lui non aveva più energie per arrabbiarsi.

- Colonnello, mi lasci. - sussurrò, rendendosi sgradevolmente conto che la sua voce aveva assunto il tono della sconfitta.

- No. - rispose l’altro, pacato. E sorrideva fastidiosamente, tra l’altro.

- Perché? - rispose Ed, irritato. Tanto, ormai aveva perso, no?

Roy ghignò. Non sapeva bene perché neppure lui, forse aveva davvero la vocazione del bastardo, e tuttavia gli sorrise strafottente, e il giovane biondo dovette ammettere che qualcosa forse non andava tanto. Perché o il Colonnello era davvero un essere senza cuore, oppure doveva esserci un motivo a lui nascosto per cui continuava a ridere in modo così poco riservato.

… pezzo d’idiota.

- Perché non mi va di vederti scappare via proprio adesso, non ora che finalmente sei qui. - gli rispose, sollevandogli il mento con la mano libera per poterlo guardare negli occhi.

E Ed, che fino a quel momento aveva evitato di scrutare quelle schegge scure troppo a fondo, le contemplò, e le vide pervase da un qualche sentimento che le aveva addolcite. Non sembravano neanche più così nere, e persino il ghigno assomigliava ad un sorriso gentile, adesso.

- E poi, - continuò Mustang, che aveva spostato la sua mano sulla gota tiepida in una carezza gentile, - perché ti amo.

Ed trasalì appena e boccheggiò, ed era chiaro che proprio non se l’aspettasse. Roy ridacchiò con voce calda in risposta a quello sguardo sbalordito.

- Giusto per mettere le cose in chiaro, sai… - aggiunse, chinandosi sull’altro.

Lasciò che l’altra mano risalisse dalla spalla lungo il collo del giovane, mentre baciava le sue labbra roventi con delicatezza e misura e cominciava a riconoscerne il sapore.
Ma Ed lo sorprese, approfondendo il contatto all’improvviso, affondando nella sua bocca con urgenza, incorniciandogli il volto con mani tremanti e decise, e lui rispose subito con altrettanta passione repressa, accantonando l’idea iniziale di trattenersi per andargli incontro con impazienza e premura.

L’aveva trattato come un ragazzino fragile, ma Edward Elric non era più il bambino di undici anni che aveva scovato in uno sperduto paesino dell’Est, e di sicuro non era mai stato debole o un insicuro.
Sapeva quello che voleva, il giovane Fullmetal Alchemist, e il militare tendeva a dimenticare di avere a che fare con quello che ormai era un uomo, un uomo che si era finalmente liberato dagli obblighi auto-imposti della sua adolescenza e che poteva dedicarsi a sé stesso, adesso.

L’automail di Acciaio si spostò sulla nuca dell’altro, premendo perché il Colonnello gli si avvicinasse di più, e Roy voltò leggermente la testa, cambiando inclinazione al bacio ed avventurandosi tra le labbra del compagno. Le loro lingue si esplorarono con rispetto ed amore, attorcigliandosi con dolce foga, e i respiri divennero in breve tempo sempre più corti.
Si staccarono lentamente, infine, senza però separarsi più di tanto, e riaprirono gli occhi insieme, affannati.
Edward emise un sospiro caldo ed allontanò lievemente la testa per poter distinguere i lineamenti dell’uomo che amava.

- Se mi stai prendendo in giro, o qualcosa del genere, io… - bisbigliò, con sguardo serio e crucciato, incerto su come terminare la frase.

- Non ti sto mentendo. - lo rassicurò Roy in un sussurro, spostandogli con delicatezza una ciocca bionda dietro l’orecchio e percorrendo sensualmente la pelle morbida e sensibile del collo con un dito.

- Te la farei pagare cara, lo sai. - concluse il giovane, ma col viso così deliziosamente arrossato non riusciva più di tanto ad apparire minaccioso.

- Posso immaginare a che terribili torture mi potresti sottoporre. - ribatté l’altro in tono divertito e sfacciatamente lascivo, lasciando che il compagno avvampasse all’istante.

- Colonnello! - si scandalizzò Ed. - Sei un maniaco pervertito, non sto scherzando! Ma mi ascolti? Piantala di ridere, maledizione! - s’infuriò, mentre Roy sghignazzava di gusto, senza riuscire a smettere.

Merito del calo di tensione, probabilmente, che lo stava facendo sentire leggero, felice e in pace col mondo intero. E poi, aveva il suo Ed tra le braccia…

- Oh, insomma…! - sbottò infine Edward, baciandolo di nuovo, più che altro perché la smettesse di ridere così tanto.

Incredibile, come fosse semplice farlo tacere, così.


Fine quarto capitolo


Due note per finire
Allora, il titolo di questo capitolo, per quelli che, come me, non hanno un buon rapporto con l'inglese, significa "Sbendare". Il collegamento con la
demummificazione di Roy è immediato, lo so, ma il punto è che avevo pensato anche ad un secondo significato.
Sbendandosi, ci si scopre. E in fondo è quello che fanno Ed e Roy, in questo capitolo, abbassando maschere e orgoglio.
Seconda cosa^^. Visto che mi è stato chiesto, lascio qui il mio indirizzo MSN, per chiunque voglia farsi quattro chiacchiere con me, parlare di RoyEd, Fullmetal Alchemist, semolini vari, qualunque cosa vi vada, insomma. Sono una persona che
spazia *_*.
E quindi... kaira1900@yahoo.it

Questa volta ce la faccio, a rispondere alle recensioni per lo scorso capitolo. Grazie davvero, a chi si è fermato un attimo a dire la sua.

eLiSeTtA: ci mancherebbe, il Fagiolo è di tutti *_* (e se Ed lo sapesse, non credo che festeggerebbe XD). Fa sempre piacere che il mio lavoro sia apprezzato, grazie infinite! E sono contenta che qualcuno condivida con me il disgusto assoluto che nutro nei confronti di quella poltiglia viscidognola che è il semolino XD.

SHUN DI ANDROMEDA: sono contenta che tu ti sia lo stesso fermata a lasciarmi una recensione, anche se eri in partenza *_*, grazie infinite! ^__^ Sono contenta che ti sia piaciuta!

Roy Mustang sei uno gnocco: il semolino è... è... non saprei neanche come spiegarlo, perché, per ovvio schifo, non mi sono mai documentata a fondo, ma se non erro dovrebbe essere semola ritritata e cotta in qualche modo... Insomma, il risultato è una pappetta giallognola, densa e dall'aspetto alquanto gelatinoso. Aspetto poi confermato dal sapore, altrettanto viscido (bleah). È una poltiglia che tendono a rifilarti quando sei ricoverato in ospedale, motivo in più per fare attenzione a mantenersi sempre in ottima salute XD.
Sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo, e la gita è andata bene, grazie *_* (wow, qualcuno se n'è ricordato, forte XD). Credo di voler eleggere gli Uffizi di Firenze mia nuova, spaziosa, decoratissima dimora. Credo che la camera da letto sarà nella sala con il Tondo Doni, sì.
Per MSN, ce l'ho, ho lasciato sopra l'indirizzo. Aggiungimi pure, se vuoi^^.

mua: uh, brutta cosa, l'inglese, influenza male e devia le giovani menti... e qui sarebbe adatta una smorfia melodrammatica che via internet *non* si può sfortunatamente vedere XD (in realtà sono tutte scuse, la verità è che non capisco e quindi non accetto quella lingua XP).
Lieta che ti sia piaciuta, vedo che abbiamo tutti una gran voglia di spogliare il Colonnello, o sbaglio? X°D

elyxyz: sono contenta che ti sia piaciuto, spero che questo ultimo sia una degna conclusione. Beh, in realtà sarà l'epilogo, la vera conclusione, ma comunque...^_^' Grazie davvero!

chibimayu: *_* Giuls, anche a me ha fatto davvero piacere! Purtroppo le prof mi chiamavano, e mi è toccato rispondere... E, dopotutto, anche tu avevi una chiamata da ramen, cosa che non si può ignorare XD!
Per la spiegazione su cosa sia il semolino, ti rimando alla risposta che ho scritto per
Roy Mustang sei uno gnocco. Lo trovo davvero un cibo rivoltante, sì.
Se devo essere sincera, più che un premuroso infermiere, nello scorso capitolo Ed mi sembrava soprattutto un gran bastardo. Perché, secondo me, non era un accesso d'amore, il suo, ma una poco simpatica vendetta nei confronti di quello che, nonostante varie implicazioni sentimentali (^.^), resta comunque quel
bastardo di un Colonnello. Ma sei libera di vederlo come attento aiuto per il povero Roy, a patto che non mi immagini Fullmetal vestito da infermierina scosciata =_=. Tutto, ma non trasformiamolo in donna, per favore ç_ç (tanto non è il tuo caso, per fortuna XD).



Bene! Grazie, a chi ha letto, e a chi lascerà un commento (che accetto più che volentieri, sapete? *_* Critiche comprese, se costruttive, bla bla, la mia solita solfa ^_^). E, se volete, contattatemi pure^^.

Alla prossima^^!

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Capitolo 5
*** Epilogo (di matrimoni e cravatte) ***


Ed ecco l'epilogo, che segna la fine di questa breve fic. Strano, è stata la parte che ho scritto più volentieri, nonché la più facile da tirar fuori XD.

Disclaimers: i personaggi non appartengono a me, ma a Hiromu Arakawa, che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro.

Dedica: a tutte quelle persone che ho conosciuto grazie a EFP, sia chi conoscevo già tramite mail, sia chi ha preso il contatto di MSN dallo scorso capitolo; sia quelle che hanno seguito questa fic, sia quelle che non l'hanno fatto. Sono contenta di aver conosciuto ognuna di voi!


CONVALESCENZA
Epilogo (di matrimoni e cravatte)



Sei mesi più tardi


Roy terminò di abbottonarsi con cura la giacca elegante, soffermandosi un attimo a rimirarsi nello specchio. Sì, stava davvero bene, si concesse, da bravo narcisista qual era. I completi per le grandi occasioni gli avevano sempre donato.

Uscì dalla stanza, dirigendosi verso le scale ed inciampando in uno scatolone che non avrebbe assolutamente dovuto trovarsi lì. Ma d’altronde, tra una cosa e l’altra, non avevano ancora avuto tempo di sistemare bene tutto, e il trasloco in grande stile aveva finito col passare in secondo piano e rimanere a metà, con suo enorme fastidio. Insomma, non capitava tutti i giorni che lui e il suo Fagiolino andassero a vivere insieme!, e invece sembravano tutti così presi da questo tanto atteso matrimonio…
D’accordo, in effetti era una cosa importante, però lui credeva che almeno il suo compagno avrebbe dato all’evento che li riguardava l’importanza che meritava, e invece sembrava anche lui tutto preso da questa storia delle nozze di qua, le nozze di là… mah.

- Eeeeeed! Sei pronto? Dobbiamo andare!

Non gli giunse alcuna risposta, così scese le scale che portavano al salotto, dove individuò la figura del giovane di spalle, ed era evidente che stava ferocemente combattendo contro qualcosa di indistinto.
Gli si accostò sorridendo.

- Hai intenzione di maltrattarla ancora per molto? - domandò, divertito.

- Non riesco a fare il nodo… è troppo rigida! Sarà perché è nuova… - rispose Edward, con uno sbuffo spazientito.

- Oppure sarà perché tu non sei capace, visto che non usi mai le cravatte, non credi?

Ed gli rifilò un’occhiataccia, abbassando le mani e incassando con dignità la sconfitta.

- Ed ha intenzione di starsene a guardare ancora per molto o si decide a darmi una mano, mio grande Colonnello? - ribatté piccato, porgendogli l’oggetto che era momentaneamente diventato sua nemesi personale.

- Non sei mica obbligato a mettertela, sai? - lo rincuorò Roy, afferrando la cravatta leggermente stropicciata.

- Non se ne parla! - si accese subito l’altro. - Ai matrimoni si va vestiti eleganti, non te l’hanno mai detto?

Roy sospirò, rinunciando ad insistere e posizionando la cravatta attorno al collo dell’Alchimista d’Acciaio.

- Da come te la sei presa a cuore, sembra quasi che sia tu a doverti sposare. - commentò, assorto nel difficile compito di annodare la cravatta al contrario rispetto a quando se la metteva lui.

- Conosco Hawkeye e Havoc da secoli, e li ho aiutati ad organizzare tutto, lo sai. È naturale che ci tenga! - bofonchiò Ed, indispettito.

- Sì, sì… - lo assecondò il più grande.
E infatti hai trascurato me, aggiunse mentalmente, ma non lo disse.
Tanto, adesso, quei due imbranati al cubo si sarebbero sposati, ed avrebbero smesso di distrarre il suo ragazzo con le loro faccende sentimentali e la loro incapacità organizzativa, rifletté un po’ acidamente.

- Tutto a posto? - domandò l'oggetto dei suoi pensieri, osservando l’espressione corrucciata del suo uomo.

- Sì, certo. Ecco fatto. - rispose distrattamente questi, tirandosi indietro per rimirare il lavoro di annodatura.

Ed lo occhieggiò sospettoso, per nulla convinto dalla sua risposta sbrigativa, e lo fermò prima che si allontanasse troppo, afferrandolo un po' rudemente per la nuca e portando le loro fronti a contatto, in un tocco leggero ed intimo che doveva avere l'effetto di rassicurare l'altro.

- Avanti, dimmi che c’è. Sei strano, ultimamente.

Strano?, pensò Roy.

La sua mente viaggiò rapidamente.
Passò dalla gioia per il loro recente trasferimento, alla malinconia che lo assaliva al pensiero della metà destra del letto, così vuota quando Ed si tratteneva dai novelli fidanzatini per aiutarli a pianificare il matrimonio, e si soffermò infine sull’incertezza per quel pacchetto, avvolto nella carta della gioielleria, che era stato relegato nel cassetto del suo comodino nell’attesa che lui, grande e valoroso militare, trovasse il coraggio di chiedere all’uomo che amava di stare sempre con lui, e di prometterglielo a sua volta.
Sì, ultimamente era strano, e ne aveva tutti i motivi.

- Sta’ tranquillo, non è nulla di grave. Davvero. - provò a rassicurarlo, sorridendo incoraggiante.

Ed non se la bevve, ovviamente, ma preferì lasciar correre, anche perché era tardissimo, ed era decisamente ora di andare. Avrebbe indagato in un momento più tranquillo, quando finalmente avrebbe avuto l’Alchimista di Fuoco tutto per sé, e avrebbe potuto dedicarglisi un po’ di più.
Questa storia del matrimonio dei suoi amici l’aveva reso felicissimo, ma l’aveva anche stancato da non poterne più, e non vedeva l’ora di starsene un po’ con il suo Colonnello, nella loro casa, finalmente.

Si sporse un po’, regalandogli un bacio dolce e innamorato, e si separò da lui, dandogli una leggera pacca sulla spalla mentre lo superava, diretto verso la porta.

- Non finisce qui, Roy. Ne riparliamo più tardi, ricordatelo bene. - asserì, e suonava un po’ come una minaccia.

- Oh, ma potremmo fare un mucchio di cose molto più costruttive, più tardi… - lo tentò maliziosamente il suo compagno, seguendolo con aria fintamente pensosa. - Ad esempio, hai idea di quanti usi interessanti possa avere una cravatta?

- Sei un maledetto depravato, e nulla mi farà cambiare idea. - lo freddò Ed, chiudendo la porta a chiave. - Tuttavia, - aggiunse, arrossendo appena nel ghigno che era venuto a formarsi sulla sua faccia - d'ora in poi avremo davvero un mucchio di tempo libero, dico bene?


Fine


Due note per finire (ovvero, note malinconiche da fine fic di un'autrice in crisi esistenziale XD)
Avanti, chi ha creduto anche solo per un attimo che i novelli sposini fossero Ed e Roy? :D
Scherzi a parte, spero sia un finale soddisfacente. Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno commentato, ed anche quei quindici individui che, per qualche strano motivo, l'hanno messa tra i preferiti. Non me l'aspettavo, sono molto lusingata^///^.

Rispondo alle recensioni per il quarto capitolo, mentre a quelle per l'epilogo, credo risponderò nella prossima fic che pubblicherò, se vi interessa saperlo^_^'. E, di nuovo, grazie per aver detto la vostra *_*.

Yumi: amo le dichiarazioni contorte XD (anche perché io non riuscirei mai a farne una diretta =_='), sono davvero contenta che ti sia piaciuta! Guarda, lo so, forse è anche troppo romantico, ma è uscita così, non ci posso fare niente XD!

elyxyz: te l'ho già detto, ma lo ripeto. Sono contenta che la scena del bacio ti sia piaciuta, ero piuttosto incerta. E, sì, sono stupidi e testoni, e dichiararsi, per loro, è un'impresa di quelle grosse, che ci possiamo fare? XD Eccoti l'epilogo^^!

chibimayu: nono, direi che il nostro Roy è tutto meno che frigido, e mi sa tanto che è per questo che finisce sempre col non essere preso sul serio, povero XD.
Con quella storia della mummificazione, mi hai praticamente costretta ad immaginare la scena, che, oddio, è stupenda X°D! Che dire, ci divertiamo molto a ridere tutti alle sue spalle (Ehi, ma veramente io sono qui! NdRoy)(Oh, accidenti °///°, scusa tanto, Colonnello!)...
Beh, che dire... Ritieniti fortunata, di non aver mai incontrato il semolino^^.

eLiSeTtA: sono contenta che ti sia piaciuto^^. A dir la verità, ero convinta fosse fin troppo dolce ^_^', ma è uscito così XD.

SHUN DI ANDROMEDA: mi fa piacere averti addolcito la giornata *_*. E ci mancherebbe, l'indirizzo di MSN l'ho messo lì apposta XD!

Roy Mustang sei uno gnocco: sì, Ed è un po' stupido e un po' tanto sospettoso... Ma in fondo, chi non lo sarebbe? Gli si sta dichiarando come niente fosse un donnaiolo per eccellenza come Roy Mustang, anche io mi concederei il beneficio del dubbio... XD Sono contenta che ti sia piaciuto, grazie!

mua: sì, Colonnello, soffri atrocemente! Te lo devi meritare, il Fagiolino, mica è tutto dovuto! A parte tutto, povero Roy, non ci capisce proprio più niente XD, e finisce col credere che Ed non lo ricambi... Aaah, benedetti ragazzi (detto da seduta sulla sedia a dondolo con scialle da vecchietta sulle spalle e occhialetti da Nonna Papera sul naso XD), sono proprio stupidi... ;-)



Ok, è finita ç_ç. Grazie, per aver letto fin qui, e grazie a chi commenterà.
Eddai, siamo all'Happy Ending, una recensioncina piccola piccola no? ^____^
...Come al solito, sono benaccette anche critiche (se motivate XD) e consigli!
E, se volete contattarmi, il mio indirizzo MSN è sempre: kaira1900@yahoo.it ...

Alla prossima^^!

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