This is not a goodbye

di world_magic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Back to Narnia ***
Capitolo 2: *** A new mate ***
Capitolo 3: *** Feelings ***
Capitolo 4: *** Looking for answers ***
Capitolo 5: *** Why do I feel like this? ***
Capitolo 6: *** Family ***
Capitolo 7: *** The camp ***
Capitolo 8: *** Ready for the fight ***
Capitolo 9: *** The White Witch ***
Capitolo 10: *** Thinking ***
Capitolo 11: *** The Telmarins ***
Capitolo 12: *** Fighting for Narnia ***
Capitolo 13: *** Challenge ***
Capitolo 14: *** Aslan ***
Capitolo 15: *** Brothers ***
Capitolo 16: *** The King is back ***
Capitolo 17: *** No need to say goodbye ***
Capitolo 18: *** Happy ending? ***



Capitolo 1
*** Back to Narnia ***


BACK TO NARNIA
 
Quattro ragazzi stavano aspettando il loro treno, che li avrebbe portati verso la nuova scuola.
Peter, Susan, Edmund e Lucy Pevensie erano seduti su una panca della stazione, con le loro valigie ai piedi. Mancava un’ora all’arrivo del loro treno, eppure la loro madre poteva portarli solo a quell’ora.
-Ahi! – disse a un certo punto Lucy. – Qualcosa mi ha pizzicato. –
-Non urlare, Lucy. – la rimproverò Susan.
In quel momento passò un treno in transito: l’aria che sollevò fu moltissima, troppa. Non era normale.
Le ragazze tentarono di tenersi i cappelli in testa, ma quello di Lucy volò via. Da dove veniva tutto quel vento? Sembrava un uragano.
-Sembra magia – disse Lucy.
Non ebbero tempo di dirsi altro, perché in men che non si dica i fratelli Pevensie si ritrovarono su una spiaggia paradisiaca. Il mare era cristallino, la sabbia bianca e tiepida: ridendo, i ragazzi iniziarono a giocare in acqua, gettando all’aria le loro divise scolastiche. Sapevano cos’era quel posto, l’ultima volta che erano stati lì risaliva a un anno prima. Stavano ancora giocando come bambini, quando Edmund fu attirato da un’ombra, che sembrò sparire dalla spiaggia per nascondersi sulla scogliera che si affacciava sulla spiaggia. Il ragazzo, alzando lo sguardo, vide che quella non era una semplice scogliera, ma una volta là sopra si ergeva qualcosa, forse un maniero, o una casa.
-Che cos’è quello, secondo te? – chiese al fratello.
-Non so. Perché non andiamo a vedere? Ci sarà una scalinata da qualche parte. –
I due ragazzi uscirono dall’acqua, seguiti dalle sorelle, e cercarono un modo per salire su quella scogliera. C’erano delle scale, nascoste dai rovi che erano cresciuti nel tempo: Peter riuscì in qualche modo a districare l’intreccio di rami e i fratelli salirono tutti i gradini.
-Quarantacinque gradini – disse Peter sottovoce.
-Che hai detto? – chiese il fratello.
-Niente, stavo solo … pensando ad alta voce. Proviamo a cercare qualcosa qua in giro, magari riusciamo a capire dove siamo. –
Le sorelle andarono a destra, i due ragazzi a sinistra, nel tentativo di capire che cosa fosse quel posto prima che finisse in malora. Lucy si avvicinò a quello che una volta doveva essere il balcone e guardò il mare: le sembrava di conoscere quella vista, ma forse era solo uno scherzo della sua immaginazione.
-Chissà chi viveva qui … - disse Lucy sovrappensiero.
Susan si stava avvicinando alla sorella quando pestò qualcosa: era duro, e brillava alla luce del sole. Era una pedina degli scacchi, in oro massiccio, dedusse Susan dalla pesantezza dell’oggetto.
-Guarda qua, Lucy, sembra uno dei nostri scacchi. – disse lei mostrando la pedina alla sorella.
In quel momento, Peter e Edmund le raggiunsero e concordarono che quella pedina era familiare.
-Bene, - disse Peter. – Dovremmo passare la notte qui. Forse domani mattina, freschi e riposati, riusciremo a capire qualcosa di più. Ora, troviamo della legna per accendere il fuoco, e qualcosa da mangiare. –
-Laggiù ho visto un frutteto. – disse Lucy. – Possiamo mangiare quelle mele. –
-Bene. Susan, Lucy, ci pensate voi al cibo? –
-Certo! –
Le due ragazze corsero verso il frutteto e usarono la felpa come cestino per mettere le mele. Restarono in silenzio per un po’, poi Susan iniziò a guardarsi intorno.
-Susan, che succede? – chiese Lucy preoccupata.
-Non so … è che tutto questo … mi sembra familiare. Credo che siamo stati qui, almeno una volta, mentre eravamo a Narnia. –
-Magari vedendo anche le altre parti delle rovine riusciremo a capire che posto era. –
Le ragazze tornarono verso il balcone, dove i ragazzi avevano già acceso il fuoco.
-Come faremo con l’acqua? – chiese Edmund.
-Nella borsa ho un paio di bottiglie d’acqua, per stasera ci faremo bastare quelle. Domani cercheremo un ruscello. – disse risoluto il fratello.
Dopo aver mangiato, i ragazzi decisero di provare a dormire, ma nessuno dei quattro riusciva a prendere sonno. Le ore passavano, e tre dei quattro ragazzi erano riusciti ad addormentarsi, ma Edmund non ce la faceva. Sentiva che c’era qualcosa di strano.
All’improvviso, sentì un rumore, come legno che scricchiolava, dietro una delle pareti rimaste intatte. Il ragazzo prese la torcia che aveva nella sua borsa e si avvicinò alla parete da cui proveniva lo scricchiolio, e si accorse che quella parete in realtà era una porta, che si spostava. Cercando di non svegliare i fratelli, spostò il “muro” e si trovò di fronte a una porta di legno marcio. Il ragazzo la aprì e si ritrovò davanti a tantissime scale: quando giunse alla fine, si ritrovò davanti a quella che era la sala del tesoro. Era una sala che conosceva molto bene, perché quella era la sala del tesoro del suo castello.
-Cair Paravel! – sussuròò a se stesso, avvicinandosi a quello che era il suo baule.
In quel momento sentì un altro rumore, proveniva dall’angolo di sinistra.
-Chi c’è là? – chiese puntando la torcia.
Il fascio di luce illuminò il volto di una ragazza, magrissima e con le guancie scavate, che brandiva un bastone come se fosse una spada.
-Chi sei? – le chiese Edmund provando ad avvicinarsi.
A quel punto, la ragazza si scagliò contro Edmund, lo colpì alla testa col bastone e lui perse i sensi.
 
Angolino autrice
Ciao a tutti!
Prima di tutto, ringrazio tutti quelli che sono arrivati fin qui, spero che la storia vi piaccia!
È la mia prima FF su Narnia e spero non vi deluda.
Recensite se avete consigli o se volete dirmi qualcosa!
Kiss
 

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Capitolo 2
*** A new mate ***


A NEW MATE
 
Quando Edmund riprese i sensi, si trovava sotto un cielo pieno di stelle: l’aria notturna e fresca gli accarezzava il viso dolcemente e in lontananza si potevano vedere le prime luci dell’alba. C’era qualcuno seduto di fianco a lui: Edmund si girò e vide che sua sorella Lucy lo stava osservando.
-Lu, cos’è successo? –
-Dimmelo tu. Mi sono svegliata e non ti ho più visto, e ho notato la porta aperta, così sono scesa e ti ho trovato svenuto. Ti ho dato la pozione per guarire e poi ho chiamato Peter perché ti portasse su. –
-C’era una ragazza. – disse Edmund ricordandosi cos’era successo. – Mi ha colpito con un bastone in testa e sono svenuto. –
-Ehi! – sentirono Peter gridare. –C’è qualcuno quaggiù! –
I due ragazzi si alzarono e raggiunsero il fratello, che stava tenendo la lama puntata contro qualcuno. Edmund puntò la torcia su quella persona e vide che era la ragazza che l’aveva aggredito.
-Peter, abbassa la spada! – urlò al fratello.
-Ed, questa ragazza ti aggredito! E l’hai trovata nella sala del tesoro! Ti sei almeno reso conto che questa è Cair Paravel? – sbraitò il maggiore dei Pevensie.
-Peter, anche se sono più piccolo di te, questo non significa che non sia stupido. So che questa è Cair Paravel! E so che stai puntando la spada contro una ragazza tremante. Ora, fa come ti dico! –
Peter non aveva mai sentito il fratello parlare con tono tanto arrabbiato. Non sapendo come comportarsi, abbassò la spada e si fece da parte, scuotendo la testa come se non capisse cosa non andasse nel fratellino.
Susan e Lucy stavano a debita distanza dalla sconosciuta, e Susan aveva una freccia incoccata nel suo arco. “Non si sa mai”, si era detta, mentre prendeva la freccia.
Edmund si avvicinò piano alla ragazza, tentando di non spaventarla.
-Stai tranquilla. – le disse. –Non voglio farti del male. –
-E perché no? – disse lei con voce debole e tremante. – Prima ti ho colpito. –
-Sì, ma come vedi, sto bene. Perché non ti avvicini? Prometto che non ti faccio niente. Hai fame? –
La ragazza, alla parola “fame”, trasalì. –Sì, tanta. –
-Vuoi una mela? – chiese il ragazzo porgendole uno di quei frutti.
Lei, ancora un po’ diffidente, si avvicinò a Edmund e prese la mela, che addentò subito dopo averla presa.
-Chi sei? – le chiese Edmund.
-Sono Annabelle. –
-E da dove vieni? –
-Non ricordo. Sono dovuta scappare molto tempo fa. Ricordo solo che vivevo in un castello, che avevo un fratello, e che dieci anni fa sono dovuta fuggire per evitare che mio zio mi assassinasse. –
-E i tuoi genitori? – chiese Lucy preoccupata.
-Non me li ricordo. Le uniche persone che ricordo sono mio fratello e mio zio. –
-Almeno ricordi i loro nomi? – chiese Susan, avvicinandosi ad Annabelle e lasciando l’arco a terra.
-No. Avevo sette anni quando sono scappata, e passavo talmente poco tempo con loro che non ricordo i loro nomi. Nella mia mente, li ho sempre chiamati “fratellone” e “zio”. –
-Quindi avevi un fratello maggiore. – ne dedusse Edmund.
-Sì, credo fosse più grande di me. –
-Cerchiamo di riposare un altro po’. – disse Peter. – Tra qualche ora farà giorno e potremo andare a cercare qualcos’altro, come cibo e acqua fresca. –
-Hai bisogno di qualcosa? – chiese Edmund ad Annabelle.
-No, solo di un bagno. E credo di dover restituire questo vestito a tua sorella. –
-Non ti preoccupare, puoi tenerlo. – aggiunse Susan, che li aveva sentiti.
-Credo che andrò adesso a lavarmi, così … - Annabelle si fermò di colpo.
-Che c’è? – le chiese Edmund preoccupato.
-Voi domani ve ne andrete, e mi chiedevo … se potevo venire con voi. –
Edmund provò un moto di tenerezza verso quella ragazza, che sembrava fosse stata sola per molto tempo. Ma non sentiva solo quello: il suo cuore stava battendo a mille, e si sentiva lo stomaco chiuso, come se qualcuno gliel’avesse annodato. Ma cos’era quella sensazione? E perché non voleva andarsene?
-Certo che puoi venire con noi! – rispose Susan al posto del fratello. – Così ti aiuteremo a ritrovare tuo fratello, e magari tu ci puoi aiutare a capire quante cose siano cambiate. Comunque non ci siamo ancora presentati: io sono Susan, lei è mia sorella Lucy, lui è Edmund e quel musone laggiù è Peter. –
-Siete i re e le regine di un tempo? – chiese lei a bocca aperta.
-Sì, ma non cambiare atteggiamento verso di noi, - disse Lucy vedendo che Annabelle stava per inchinarsi. –Siamo tuoi amici, non c’è bisogno di formalità. –
-Bene, ora mettiamoci a dormire, dobbiamo essere in forma, non sappiamo cosa ci aspetta. – disse Peter con il suo solito tono scorbutico.
-Non dargli retta – sussurrò Edmund ad Annabelle. – Lui è sempre così quando non ha il controllo su tutto. –
-Chiudi il becco, Ed! – urlò Peter, che evidentemente lo aveva sentito.
 
Angolino autrice
Eccomi qua con un nuovo capitolo! Che ne dite? È accettabile?
Domani sarò piuttosto impegnata, quindi il nuovo capitolo lo posterò domenica.
Spero che vi piaccia come capitolo, e spero anche che lascerete qualche recensione (mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate) :)
Kiss!

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Capitolo 3
*** Feelings ***


FEELINGS
 
Annabelle si era svegliata un po’ prima dei re per poter andare giù in spiaggia a lavarsi e pensare un pochino.
Andò in mare con il vestito, pensando di lavare anche quello, e iniziò a nuotare.
Negli ultimi anni aveva dato ormai per scontato che sarebbe rimasta da sola per il resto della sua vita: nei primi tempi aveva sperato che suo fratello l’avrebbe ritrovata, ma con il passare del tempo le aspettative si erano affievolite fino a diventare nulle. Poi erano arrivati i re e le avevano dato una nuova speranza: forse poteva ritrovare suo fratello, forse poteva essere di nuovo felice.
Ma si sentiva a disagio con quei ragazzi: sembravano uguali a lei, ma si notava dal loro portamento che erano diversi. Avevano un atteggiamento regale, austero, che sembrava conferirgli un’aura di potere.
In particolar modo, si sentiva a disagio quando re Edmund era vicino a lei: era stato lui a trovarla nascosta nella sala del tesoro di Cair Paravel, e nonostante gli avesse tirato una bastonata in testa, lui l’aveva perdonata e l’aveva anche difesa davanti a suo fratello.
Stava ancora nuotando quando sentì una voce che la chiamava dalla spiaggia.
C’era Edmund, che si stava sbracciando per farsi notare dalla ragazza, che si stava allontanando molto dalla spiaggia.
Quando si era svegliato, aveva notato che la ragazza non era più lì, così aveva preso la spada ed era andato a cercarla, trovandola in mare che nuotava.
-Annabelle! Torna a riva! –
La ragazza tornò sulla spiaggia e Edmund notò che aveva nuotato con il vestito.
-Perché sei entrata in acqua vestita? – disse porgendole la coperta in cui era ancora avvolto (strano a dirsi, ma le mattine di Narnia erano diventate più fredde).
-Pensavo di lavarlo, ma mi sa che ho sbagliato. – disse lei imbarazzata.
-Vieni, torniamo al castello, ti presteremo uno dei vestiti di Lucy. Quelli che indossava negli ultimi tempi del nostro regno ora le stanno troppo grandi.
Edmund cinse le spalle della ragazza per tenerla al caldo, e sentì che il suo cuore stava accelerando all’inverosimile. Era successa la stessa cosa quando non l’aveva più vista dormire: aveva avuto paura che le fosse successo qualcosa di grave. Era strano, perché non si era mai preoccupato per nessun’altro che non fossero i suoi fratelli.
Arrivarono al castello e Annabelle andò nella sala a cambiarsi, mentre Edmund andò a svegliare gli altri.
-Peter, svegliati! Dobbiamo metterci in marcia il prima possibile! –
-Tra cinque minuti, mamma. – disse Peter girandosi dall’altra parte.
-Peter, muoviti! –
A quel punto, il fratello maggiore sembrò riprendere coscienza della situazione e si alzò.
Svegliare le sorelle fu altrettanto difficile.
Annabelle tornò su con indosso uno dei vecchi vestiti di Lucy e li aiutò a radunare un po’ di mele come scorte e poi si mise in marcia dietro di loro, silenziosa. Si sentiva inferiore a quei re, che avevano salvato Narnia dalla Strega Bianca ed erano praticamente delle leggende.
Edmund sembrò notare il disagio della ragazza, perché rallentò per affiancarsi a lei.
-Che succede, Annabelle? –
-Non … non è niente. –
-Me ne accorgo quando c’è qualcosa che non va. Allora? –
-Mi ... mi sento inferiore rispetto a voi. Insomma voi siete i re del passato, delle leggende, come potete anche solo pensare di aiutare una come me? –
-Perché ti senti inferiore? – chiese lui con un cipiglio preoccupato in fronte.
Quant’è carino … , pensò Annabelle.
-Perché … - cercò di formulare una risposta coerente, di fronte a quegli occhi marroni così profondi. – Io non so chi sono, non so da dove vengo e neanche quale sia la mia famiglia. Potrei essere una stracciona, o magari la figlia di una delle famiglie che sono in lotta con voi. –
-Annabelle, potresti essere chiunque, ma hai bisogno di aiuto: non ti lasceremmo mai lì a Cair Paravel da sola, senza un modo per difenderti e senza cibo. Ti aiuteremo a ritrovare la tua famiglia. –
-E se la mia famiglia non volesse rivedermi? – chiese Annabelle con le lacrime agli occhi.
Edmund se ne accorse e cedette all’impulso di abbracciarla. E fu esattamente come se l’era immaginato.
Un momento: quando aveva iniziato a immaginarsi lui e Annabelle abbracciati? Quando aveva iniziato a sentirsi così protettivo verso di lei?
-Sono sicuro che saranno felicissimi di riaverti con sé, soprattutto tuo fratello. –
In quel momento, Peter sguainò la spada e Susan incoccò una freccia nell’arco, correndo verso la spiaggia. Edmund lasciò Annabelle, brandì la sua spada e seguì i fratelli.
Dei soldati stavano per gettare un nano nel mare, legato come un salsicciotto e con una pietra attaccata al piede.
-Mollatelo! – urlò Susan.
E quello che successe dopo avvenne in pochi istanti.
 
Angolino autrice
Eccomi qua!
Che ne dite di questo capitolo? Vi piace?
Ringrazio le 23 persone che hanno letto l’ultimo capitolo e ringrazio anche chi deciderà di farmi felice e lasciare una piccola recensione.
A martedì con un nuovo capitolo!

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Capitolo 4
*** Looking for answers ***


LOOKING FOR ANSWERS
 
-Mollatelo! – urlò Susan ai due soldati che reggevano un nano legato per bene, pronti a gettarlo in acqua.
I due uomini eseguirono ciò che aveva detto Susan e lasciarono cadere il nano in acqua: Peter lasciò la sua spada e corse in soccorso del nano, Susan scoccò la freccia e colpì il soldato in pieno petto, facendolo finire nel fiume. Anche l’altro soldato si gettò in acqua per evitare una seconda freccia della regina. Edmund, vedendo il fratello tornare con il nano, corse in acqua ad aiutarlo: quando riuscirono a trascinarlo sulla riva, Lucy tagliò le corde per farlo respirare, dato che aveva bevuto un sacco d’acqua.
Annabelle stava guardando ammirata quei quattro ragazzi: in meno di due minuti avevano salvato la vita a un uomo e l’avevano fatto senza procurarsi neanche una ferita.
-Mollatelo! – sbraitò il nano imitando Susan. –Non ti è venuto in mente niente di meglio? –
-Un semplice grazie sarebbe sufficiente. – disse Susan un po’ confusa.
-Quei due ci riuscivano da soli ad affogarmi! –
-Avremmo dovuto lasciarli fare! – disse Peter irritato.
Il nano stava per ribattere quando Annabelle si fece avanti e lo guardò con aria di sfida.
-Vedi di portare rispetto ai re. – disse Annabelle, mostrando un’audacia che Edmund non aveva ancora visto in lei.
-Cos’hai detto, ragazzina? –
-Porta. Rispetto. Ai. Re. Chiaro? – chiese scandendo bene ogni parola. Sul volto di Edmund spuntò un sorriso vedendo la ragazza così determinata nel difenderli, era carino da parte sua.
-Voi … voi siete i re e le regine di un tempo? – chiese il nano a bocca aperta.
-Sono Peter, lui è mio fratello Edmund e loro sono Susan e Lucy. Invece, questa ragazza è Annabelle. – disse Peter indicando la ragazza, che stava tentando di nascondersi dietro Edmund in ogni modo. Evidentemente, l’attimo di coraggio era finito.
-Io sono Briscola. Dove siete diretti, maestà? –
-Stiamo cercando di capire chi ci abbia chiamati. –
-Parlate del principe Caspian. È stato lui a richiamarvi qui, maestà. Ha suonato il corno della regina Susan per ottenere il vostro aiuto. –
-Perché ha bisogno del nostro aiuto? – chiese Lucy.
-Perché suo zio ha tentato di ucciderlo per usurpargli il trono, quindi ora è in fuga. Vorrebbe riuscire a riprendere il suo posto, ma non sarà facile farlo da solo. –
-Ma chi erano quelli che volevano ucciderti? – chiese Peter, tentando di capire cosa fosse cambiato in tutto quel tempo in cui erano stati assenti.
-Abitanti di Telmar. E uccidere è l’unica cosa che sanno fare. –
-Abitanti di Telmar? A Narnia? – disse Edmund abbastanza stupito.
-Maestà, sono passati milletrecento anni da quando ve ne siete andati. Sono cambiate molte cose. –
-Milletrecento anni?! – esclamarono i ragazzi in coro.
-Sì. Ora dobbiamo andare, prima che arrivino altri soldati. Se lo desiderate, posso portarvi dal principe. –
-Facci strada. – disse Peter raccogliendo la sua spada e lasciando che il nano passasse in testa.
 
Dopo almeno un’ora di marcia, Peter era di fianco a Briscola e parlava con lui di cosa era successo in tutti quei secoli. Susan e Lucy stavano discutendo sulle driadi, che non si erano ancora fatte vedere, sugli alberi, che non si muovevano più, su Aslan, che ancora non li aveva cercati.
Edmund invece era con Annabelle e le stava raccontando come si erano ritrovati a Narnia la prima volta.
-Quindi siete entrati a Narnia da un … ehm …? – stava chiedendo lei.
-Un guardaroba. È come una credenza, solo che è molto più grande e ci si mettono i vestiti. –
-E come avete fatto a scoprire che eravate finiti in un altro mondo? –
-C’era un fauno, un amico di Lucy, che ha aiutato i miei fratelli a capire tutta la storia. –
-E tu dov’eri? – chiese lei curiosa.
-Non conosci la storia? – chiese Edmund un po’ sorpreso.
-No. Mio zio non ha mai voluto che sapessimo niente di queste faccende. –
Edmund non riusciva a guardarla in faccia: raccontare quella parte della storia gli faceva sempre male.
-Quando siamo venuti qua per la prima volta, io avevo ancora la mentalità di un bambino. Volevo superare mio fratello in ogni cosa, volevo dimostrare di essere alla sua altezza: una sera ho seguito Lucy nel guardaroba e mi sono trovato qui, ma poi lei è scomparsa ed io ho vagato nella neve, quando la Strega Bianca mi ha trovato. Io pensavo fosse una brava persona, mi sono fidato di lei, ma quando sono tornato una seconda volta mi ha imprigionato e mi sventolava come un trofeo. Qualche giorno dopo, ho scoperto che se avesse trovato anche i miei fratelli, ci avrebbe ucciso tutti. Per fortuna, nel frattempo i miei fratelli avevano trovato Aslan e mi sono venuti a salvare.  –
-Credo di conoscere il finale della storia: Aslan si è sacrificato al posto tuo? –
-Sì, ma poi è tornato in vita e ci ha aiutato a uccidere Jadis. –
Edmund aveva le lacrime agli occhi: si vergognava di questa parte della sua vita, non voleva che la gente lo credesse un traditore ma Annabelle lo abbracciò mentre ancora camminavano.
-Vedo la tua faccia, - disse lei, - e so che stai pensando che adesso io ho paura di te. Ma non è così: pensavi di fare la cosa giusta, non sapevi chi era la Strega Bianca. –
-Sei la prima che dice così. – ammise Edmund. – Peter mi ha fatto pesare il tradimento per un bel po’. –
Per un po’ restarono in silenzio, camminando a braccetto, e Edmund si sentì finalmente felice.
 
Angolino autrice.
Eccomi qua!
Che ne dite? È decente come capitolo?
Spero che vi piaccia!
Purtroppo ho dei problemi familiari e non potrò aggiornare la storia fino a venerdì.
Baci!

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Capitolo 5
*** Why do I feel like this? ***


WHY DO I FEEL LIKE THIS?
 
Stavano camminando da ore, quando raggiunsero il fiume gelato, o meglio quello che era il fiume gelato. Annabelle e Edmund camminavano ancora vicini, mano nella mano, senza esserne del tutto consapevoli. Quando si affacciarono per trovare il vecchio sentiero che conduceva in fondo alla gola, si accorsero che il corso del fiume era cambiato: adesso la gola era così ripida che se qualcuno avesse provato a scendere sarebbe morto in dieci secondi netti.
-Vedi, col tempo il fiume ha eroso le pareti … - iniziò Susan.
-Oh, stai zitta! – disse Peter.
Si stavano ancora guardando in giro, nel tentativo di trovare qualche modo per scendere quando Lucy cacciò un urlo di gioia.  
-Lucy, che succede? – chiese Susan preoccupata.
-Ho visto Aslan laggiù! –
-Dove? Io non vedo niente! – disse la sorella cercando con lo sguardo il leone.
-Aslan? Aslan esiste davvero? – chiese sottovoce Annabelle a Edmund.
-Sì, certo che esiste. Non l’hai mai visto? –
-No, mai. –
Peter, Susan e Lucy stavano ancora discutendo.
-Ci saranno molti leoni nella foresta, Lucy. – stava dicendo Peter.
-So riconoscere Aslan, Peter! –
-Mi dispiace, Lucy, ma non posso crederti. –
In quel momento, Annabelle guardò nella direzione indicata da Lucy e, dopo qualche secondo, notò un riflesso dorato, un bagliore, che sembrava nascondere un leone.
-Un momento! – disse ad alta voce interrompendo la discussione. – Anch’io credo di aver visto qualcosa, proprio laggiù. –
Edmund la guardò sbalordito e tentò di vedere qualcosa, ma dalla sua faccia Annabelle intuì che non vedeva niente. La ragazza era sicura di ciò che aveva visto, perciò si avvicinò al punto in cui il bagliore poteva essere visto meglio e iniziò a guardarsi intorno. Forse quella luce voleva aiutarli a capire che lì c’era un modo per attraversare la gola.
Annabelle tastò il terreno con i piedi e sentì che un punto era particolarmente fragile: tirò un calcio proprio a quel punto e il terreno cedette, rivelando un piccolo sentiero che conduceva al fiume.
-Da qui si può scendere! – disse agli altri, che la seguirono in fila indiana uno dopo l’altro.
Il nano, Briscola, era seriamente sbalordito, aveva ancora la bocca aperta quando era sceso sul sentiero. Annabelle era convinta più che mai che Aslan esistesse davvero, e che li avesse aiutati ad attraversare la gola. Ma allora perché gli altri non lo avevano visto?
 
Quando arrivarono dall’altra parte, trovarono una radura e decisero di passare lì la notte.
Peter iniziò a dare ordini: -Io cercherò se c’è dell’acqua potabile, Susan e Lucy cercheranno del cibo, mentre Edmund e Annabelle cercheranno della legna per il fuoco. Briscola, tu farai la guardia. –
Tutti si affrettarono a eseguire gli ordini e Annabelle s’inoltrò nella foresta con Edmund alla ricerca di legna che non fosse troppo umida. Il ragazzo era stranamente silenzioso, ma la giovane aveva paura di interrompere i suoi pensieri, così lo lasciò in pace.
-Secondo te, perché non l’ho visto? – disse all’improvviso mentre stavano ancora camminando.
-Cosa? – chiese Annabelle confusa.
-Secondo te, perché non ho visto Aslan insieme a te e Lucy? Tu ed io eravamo attaccati, avrei dovuto vederlo anch’io da quel punto, invece non ho visto niente. –
-Sinceramente, Ed, non lo so. Neanche io so cos’ho visto, ho scorto solo una luce tra la boscaglia, nel punto che indicava Lucy. –
-Ma io non ho visto neanche quella. – si lamentò Edmund.
-Forse voleva dimostrare qualcosa a me: io non credevo esistesse, e forse voleva darmi la prova che invece c’era. –
-E perché l’ha visto anche Lucy? –
-Se ricordo bene la vostra storia, Lucy e Aslan erano molto legati: forse voleva solo darle una prova della sua presenza. Perché sei così preoccupato di non averlo visto? –
-Ti ho raccontato la mia storia: se non fosse per lui, io non sarei qui, ora. Ho paura che mi abbia abbandonato. –
-Non ti potrebbe mai abbandonare, Ed. – disse la ragazza fermandosi e prendendolo per mano. – Forse vuole solo che tu gli dimostri qualcosa. Sono sicura che ci aiuterà. –
Il re strinse la mano della ragazza, come se fosse la sua ancora di salvezza. Che cosa riusciva a vedere in lui quella ragazza? Si conoscevano da pochissimo, eppure si capivano a vicenda come se si conoscessero da sempre.
Nessuna ragazza nel suo mondo faceva sentire Edmund così: protetto, amato, voluto.
Prima che potesse pensare razionalmente, il ragazzo poggiò le sue labbra su quelle della giovane Annabelle, mentre nella sua testa pregava di non aver fatto una stupidaggine.
 
Angolino autrice
Eccomi qua! Sono tornata!
Che ne pensate di questo capitolo? Vi piace?
Spero non deluda le vostre aspettative!
Voglio ringraziare le 3 persone che hanno recensito la storia e le 4 che l’hanno messa tra le seguite.
A domenica con il prossimo capitolo!

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Capitolo 6
*** Family ***


FAMILY
 
Edmund e Annabelle si stavano ancora baciando.
Edmund non poteva credere di aver trovato il coraggio di farlo.
Annabelle non poteva credere che un ragazzo come lui avesse potuto guardarla in quel senso.
Quando si staccarono, nessuno dei due aveva la forza di dire qualcosa, così si presero semplicemente per mano e andarono a cercare la legna. Peter si sarebbe infuriato per il tanto tempo che avevano impiegato, ma a Edmund non poteva importare meno.
Quando i due ragazzi tornarono alla’accampamento improvvisato con abbastanza legna da scaldarsi tutta la notte, Susan e Lucy stavano dividendo la roba da mangiare, mentre Peter guardava la sua spada assorto.
Quella sera nessuno aveva molta voglia di parlare: erano tutti stremati per la lunga camminata che avevano fatto, e dopo un pasto semplice si prepararono a dormire.
Edmund si sistemò accanto a Annabelle e le prese la mano.
-Edmund? – chiese lei.
-Sì? –
-Secondo te cosa succederà quando troveremo questo Caspian? – disse, anche se avrebbe voluto chiedergli Che cosa significa quel bacio?
-Non so. Probabilmente ci porterà al suo accampamento e gli chiederemo perché ci ha richiamati qui. –
Quando il ragazzo notò la faccia della sua ragazza, le si avvicinò di più per non essere sentito dagli altri. –Cos’è quella faccia? –
-Non … non è niente. –
-A cosa stai pensando? –
-A quello che è successo prima nella foresta. – ammise arrossendo.
-Anch’io non riesco a smettere di pensarci. – disse il re.
-E quindi … ? –
-Quindi adesso possiamo … - disse Edmund cercando di trovare le parole giuste. – Possiamo provare a stare insieme. –
La ragazza abbracciò il suo re e lasciò che il sonno la trasportasse in un altro mondo.
 
Edmund si svegliò che il sole era già sorto. Quella notte aveva dormito profondamente, come un bambino, mentre Annabelle dormiva abbracciata a lui.
La guardò alla luce tenue del mattino e non riuscì a non pensare che era bellissima: poi ricordò il giorno prima, nel bosco … improvvisamente, gli piaceva tantissimo raccogliere la legna.
Sentì dei rumori: qualcuno si era alzato e stava andando via. Aprì gli occhi e si girò: vide sua sorella Lucy allontanarsi nel bosco e Peter prepararsi velocemente per seguirla.
Quando il fratello vide che Ed era sveglio, gli fece cenno di svegliare gli altri e di seguirlo. Edmund si mosse velocemente e svegliò la sorella, il nano e Annabelle.
-Annabelle, sveglia! Dobbiamo andare. –
La ragazza si svegliò e quando si rese conto che tutti erano in fermento, capì che era successo qualcosa e si preparò in fretta.
-Andiamo! Peter è andato da questa parte. –
Cercarono di muoversi velocemente ma senza fare rumore, cosa un po’ difficile, poiché il terreno era pieno di aghi di pino.
Poco dopo, si sentì il rumore di spade: qualcuno stava combattendo.
Poi sentirono Lucy urlare: -No, fermi! –
Edmund e gli altri corsero verso la voce della piccola Pevensie e trovarono Peter con un sacco in mano che stava per colpire un ragazzo.
-Principe Caspian? – chiese Peter.
-Sì, e tu chi sei? –
-Peter! – urlò Susan vedendo il fratello in difficoltà.
-Sei re Peter! – esclamò il ragazzo.
-Sei stato tu a chiamarci? – chiese Peter.
-Sì, ma … - lo sguardo del ragazzo si posò su Annabelle e lui non riuscì più a parlare.
-Sire, qualcosa non va? – disse un tasso avvicinandosi al principe.
-Non è possibile … come ti chiami? – chiese Caspian senza togliere lo sguardo da Annabelle.
Lei, impaurita, si era nascosta dietro Edmund in cerca di protezione.
-A … Annabelle. Mi chiamo Annabelle. –
-Sei sicura? – chiese quel ragazzo con la faccia di chi ha appena capito che due più due fa quattro.
-Sicurissima. –
-Da dove vieni? – le chiese.
-Non lo so. Non me lo ricordo. Sono in fuga da dieci anni. –
Caspian si avvicinò e Annabelle si nascose ancora di più dietro Edmund.
-Riconosci questo? – le disse porgendole un anello.
La ragazza prese il gioiello e lo guardò.
-Sì, è uguale al mio. È … è un anello della mia famiglia. – gli occhi di Annabelle s’illuminarono all’improvviso. –Non è possibile … tu sei mio fratello! –
 
Angolino autrice
Eccomi qui con un nuovo capitolo!
Che ne dite? Vi piace?
Se avete qualcosa da dire, recensite :)
A mercoledì!
 

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Capitolo 7
*** The camp ***


THE CAMP
 
-Com’è possibile che tu sia mio fratello? – Annabelle era ancora sconvolta da ciò che aveva appena scoperto.
-Pensavo fossi morta! – disse Caspian ignorandola. –Come sei sopravvissuta per dieci anni da sola? –
-Mi sono nascosta tra le rovine di Cair Paravel: pensavo che nessuno mi avrebbe trovato lì. –
-Infatti. Miraz ti ha cercato per almeno un anno senza trovarti. –
-Scusami, ma chi è Miraz? – Annabelle era sempre più confusa, Edmund lo capiva dalla sua fronte aggrottata. La stinse più a sé, per farle coraggio.
-Nostro zio. Non te lo ricordi? –
-Non ho molti ricordi. –
-Scusate, Maestà, - intervenne un topo, che aveva detto di chiamarsi Ripicì. – Non è prudente restare qui a lungo. Dovremmo andare all’accampamento. –
-Hai ragione. – disse Caspian. –Andiamo. –
Peter si affiancò a Caspian per chiedergli informazioni (non sapeva fare altro), mentre Edmund, Susan e Lucy restarono vicini ad Annabelle, che stava ancora elaborando le ultime notizie.
-Non posso credere che lui sia mio fratello. – stava dicendo la ragazza.
-Non sei contenta di aver ritrovato qualcuno della tua famiglia? – chiese Lucy.
-Sì, certo che lo sono, il fatto è che non speravo più di ritrovarlo … -
-Un momento! – disse Edmund, che era stato in silenzio fino a quel momento. – Se quello è tuo fratello, ed è il principe Caspian, questo vuol dire che tu sei una principessa! – esclamò.
-Cosa? Io sarei una principessa?! – disse Annabelle con gli occhi fuori dalle orbite per la sorpresa. – Okay, ora sono sicura che quel ragazzo mente. –
-Non è possibile, come avrebbe l’anello con lo stemma di famiglia, altrimenti? – chiese Susan.
-Lo … lo avrà rubato … - Annabelle cercava di trovare una soluzione alternativa, ma si stava arrampicando sugli specchi.
-Un principe che ruba? Mai sentito. – disse Susan.
-Pensate che sia davvero mio fratello? –
-Ne sono convinto. – disse Edmund prendendola per mano.
Camminarono in silenzio fino all’accampamento: Annabelle stava ancora elaborando la nuova scoperta, non era facile per lei ritrovare suo fratello dopo anni. Susan e Lucy decisero di lasciare spazio all’amica, per poter pensare tranquillamente, mentre Edmund rimase al suo fianco in un silenzio rispettoso.
L’accampamento di Caspian era una caverna sotterranea, in cui avevano allestito un’infermeria, un piccolo angolo per lavorare le spade e le armi, varie stanze per dormire.
-Cos’è questo posto? – chiese Lucy.
Caspian li condusse in una stanza, che s’illuminò grazie a una lunga serie di torce: intorno c’era una serie di lapidi, quella centrale raffigurava un leone, mentre al centro della sala c’era una grossa tavola spezzata.
Annabelle si avvicinò alla tavola e la esaminò: le ricordava qualcosa …
-Questa è la tavola di pietra! – esclamò quando riuscì a leggere le iscrizioni.
-Esatto. – le disse il fratello.
 
Si stavano sistemando: Peter e Edmund dividevano una stanza, mentre Annabelle dormiva con Susan e Lucy. Avevano sistemato i pochi abiti che avevano e le armi, poi Susan e Lucy erano andate alla tavola di pietra per esaminare le lapidi. Annabelle, invece, era andata a cercare Caspian: aveva bisogno di risposte. Lo trovò che si stava rilassando su una sporgenza naturale al di fuori della caverna.
-Caspian, possiamo parlare? –
Il ragazzo si voltò e le sorrise, lasciando che si sedesse di fianco a lui.
-Certo. Che succede? –
-Come fai a sapere che sono tua sorella? Come hai fatto a riconoscermi? –
-Dunque, hai la stessa età di mia sorella, e hai detto di essere andata via proprio quando lei è scomparsa. Poi hai riconosciuto lo stemma di famiglia, e solo mia sorella avrebbe potuto farlo. Inoltre, hai degli occhi particolarmente profondi, proprio come i suoi. –
-Quindi siamo certi che sono tua sorella? –
Caspian la guardò e si accorse che la ragazza era ancora sospettosa, diffidente.
-Facciamo un piccolo test: ti ricordi cosa mi dicesti prima di scappare? –
Annabelle cercò di ricordare, e a fatica riuscì a visualizzare l’immagine della notte in cui scappò.
-Un giorno ci ritroveremo, dovessi giocarmi i capelli. – disse ridendo.
-Esatto. Vedi, sei per forza mia sorella. – disse Caspian sorridendo e abbracciandola.
 
Angolino autrice
Eccomi qua! Scusate per l’ora ma oggi è stata una giornata di shopping scolastico.
Che ne dite? Ci piace il capitolo?
Grazie a tutti quelli che hanno recensito!
A venerdì! 

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Capitolo 8
*** Ready for the fight ***


READY FOR THE FIGHT
 
Peter aveva convocato una riunione strategica alla tavola di pietra. Annabelle non ne capiva niente di guerra e strategie, ma voleva restare al fianco di Edmund. Il ragazzo la stava aspettando in un angolo della stanza, e appena lei gli si avvicinò le avvolse la vita con un braccio e si sedettero vicini.
Peter iniziò a parlare: voleva attaccare il castello di Miraz, perché pensava che fosse mezzo vuoto; secondo lui, la maggior parte dei soldati era in viaggio verso il loro nascondiglio.
Caspian non era d’accordo.
-Mio zio non lascerebbe mai il castello sguarnito di guardie: ce ne saranno almeno un migliaio, e noi siamo troppo pochi per poterle battere. –
-Possiamo sfruttare il fattore sorpresa! – si difese Peter.
-Siamo più al sicuro qui! Rischiamo di andare incontro a morte certa entrando in quel castello. –
-Ben equipaggiati potremmo resistere qui all’infinito. – disse Susan.
-Ma dovremo comunque uscire a prendere il cibo, e se assediano le uscite, moriremo di fame. – disse Edmund.
-Dobbiamo andare appena il sole tramonta. – disse Peter. – Lucy e Annabelle resteranno qui insieme a una manciata di uomini, mentre gli altri verranno al castello. –
La decisione di Peter era incontestabile: nessuno avrebbe potuto fargli cambiare idea. Essere il re supremo gli aveva dato alla testa.
Tutti si ritirarono nelle loro stanze per potersi preparare: Lucy e Annabelle aiutarono Susan con la sua armatura, e quando la ragazza iniziò a fare tante raccomandazioni alla sorellina, Annabelle si sentì di troppo e uscì.
Annabelle era preoccupata per Edmund: e se si fosse fatto male? O peggio, se fosse rimasto ucciso? Non poteva rischiare di perderlo.
Cercando di non farsi notare, andò verso la sua stanza e bussò alla porta.
-Sei solo? – gli chiese attraverso lo spiraglio della porta aperta.
-Sì, mi sto mettendo l’armatura. Entra pure! –
Entrò e vide il ragazzo alle prese con le chiusure della cotta di ferro. Sembrava in difficoltà.
-Hai bisogno di una mano? – gli chiese.
-Sì, per favore. –
Annabelle aiutò il ragazzo ad allacciare le ultime cinghie, poi lo abbracciò. Aveva una paura terribile che quella fosse l’ultima volta in cui l’avrebbe visto.
-Promettimi che starai attento. – gli disse.
-Certo, io ho il compito più facile. Vedrai che torneremo qua in un batter d’occhio. Tu potresti promettermi una cosa? –
-Certo! –
-Promettimi che starai con Lucy. Lei è ancora piccola e ho paura che faccia qualche sciocchezza. –
-Non ti preoccupare, baderò a lei. –
In quel momento suonarono il corno: era ora di andare.
Annabelle accompagnò il re fuori dall’accampamento e, dopo averlo salutato, andò ad abbracciare il fratello.
-Caspian, torna presto. –
-Tranquilla sorellina andrà tutto bene. Almeno spero. –
-Stai attento. Non voglio perderti di nuovo. –
-Starò attentissimo. –
I soldati partirono, e Lucy e Annabelle restarono lì con le altre donne e alcuni soldati che erano rimasti per proteggerle.
Annabelle portò Lucy in camera e mangiarono insieme la loro razione. La ragazza aveva notato che Lucy aveva la fronte corrucciata, e non aveva detto una sola parola da quando gli altri erano partiti.
-Lucy, c’è qualcosa che non va? – chiese Annabelle preoccupata.
-Sono solo agitata. Ho paura per i miei fratelli. –
-Vedrai che staranno bene, torneranno tra poco. –
-Peter non capisce che da solo non ce la può fare: dovremmo aspettare Aslan, ma lui vuole fare sempre l’eroe. –
-Tuo fratello è una brava persona, vedrai che tornerà qua sano e salvo. –
-Speriamo. –
Annabelle si lasciò contagiare dalla preoccupazione di Lucy e iniziò ad avere mille pensieri per la testa: vedeva Edmund che veniva ucciso, suo fratello che lottava invano. La paura prese il sopravvento su di lei. Quando si voltò verso Lucy, vide che la ragazzina si era addormentata e, dopo un paio d’ore, anche lei riuscì a prendere sonno.
 
Angolino autrice
Eccomi di nuovo qua!
Vi piace il capitolo?
Domenica pubblicherò il nuovo capitolo, poi vi farò sapere, perché lunedì inizio la scuola.
A presto!

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Capitolo 9
*** The White Witch ***


THE WHITE WITCH
 
Annabelle, tra un incubo e l’altro, riuscì a dormire solo un paio di ore. Non sapeva quando sarebbero tornati gli altri, quindi appena il sole sorse andò di fuori con Lucy ad aspettarli. Le ragazze erano molto in ansia ma Lucy riusciva a mantenere una calma apparente perché si era già trovata in quella situazione.
-Che cosa fate nel vostro mondo? – chiese Annabelle per distrarsi.
-Andiamo a scuola, la maggior parte del tempo. –
-E cosa si fa a scuola? –
-Beh, si passano lì cinque ore al giorno e ci sono vari insegnanti che ti insegnano varie cose, come la storia o la letteratura. –
-Non si studia a casa da voi? –
-Si può anche studiare a casa, ma è molto più costoso per i nostri genitori assumere un maestro privato. –
-Capisco. E che altro fate? –
-Beh, a volte andiamo al cinema. –
-Che cos’è il cinema? – chiese Annabelle incuriosita.
-Beh, è un po’ complicato da spiegare. Nel nostro mondo ci sono delle cose che … -
Lucy non poté finire di parlare perché il corno suonò. Erano tornati.
Le ragazze si precipitarono giù e rimasero sbalordite: del numeroso esercito che era partito, era tornato solo un pugno di uomini, di cui la maggior parte era ferita. Peter stava marciando davanti furente e Caspian lo seguiva con un’espressione scura in volto. Edmund chiudeva la fila.
-Che cos’è successo? – chiese Lucy.
-Chiedilo a lui. – disse Peter indicando Caspian.
-A me? Sei tu quello che ha voluto attaccare anche quando non avevamo possibilità! –
-E sei stato tu a … -
-Smettetela! – intervenne Edmund. –Adesso dobbiamo pensare ai feriti! –
Annabelle voleva parlare con Caspian, ma il ragazzo si precipitò dentro furioso, allora andò da Edmund.
Lui la abbracciò e la baciò con dolcezza, cercando di non sporcarla: la ragazza era ocsì tesa tra le sue braccia che il re poteva sentire la sua paura, la sua preoccupazione.
-Ed, che cosa è successo? –
-Caspian e Peter si litigavano il comando, e alla fine non so chi dei due ha sbagliato qualcosa e ci hanno scoperto. Abbiamo perso l’effetto sorpresa, e in quel castello c’erano più soldati del previsto. –
-Tu stai bene? – chiese lei cercando segni di ferite.
-Sì, non mi sono fatto niente. Dovresti cercare tuo fratello, sembrava abbastanza sconvolto. –
-D’accordo. –
Annabelle entrò nell’accampamento alla ricerca di suo fratello, ma trovarlo risultò essere più difficile del previsto.
Lo cercò in camera sua: non c’era.
Lo cercò in infermeria, magari si era fatto male: non c’era.
Lo cercò nell’armeria: non c’era.
L’ultimo posto rimasto era la tavola di pietra.
Annabelle si avviò in quella direzione e poco prima della fine del corridoio sentì delle voci.
-No, non era questo quello che volevo. – stava dicendo suo fratello.
Annabelle si nascose e osservò la scena.
C’era un nano, si chiamava Nikabrick, era uno dei loro; c’era una donna brutta e bassa, forse era una strega; c’era un orso … no, era un lupo, un lupo che sapeva parlare. Poi c’era suo fratello che, trattenuto dal lupo, volgeva la sua mano a una parete di vetro.
No, era ghiaccio, si capiva dal freddo improvviso.
In quella ghiacciaia, comparve una figura: una donna, con lunghi capelli biondi e un vestito bianco.
-Di sangue di Adamo basta una goccia, ed io sarò libera. – disse la donna. – E poi sarò tua, mio re. –
Annabelle la riconobbe.
La strega bianca.
Senza pensarci due volte, tornò di sopra in cerca di aiuto.
 
Angolino autrice.
Salve!
Che ne dite di questo capitolo? È accettabile?
Purtroppo domani inizio la scuola e mi potrò connettere di meno, quindi deciderò un giorno alla settimana in cui aggiornare.
Il nuovo capitolo lo posterò mercoledì.
A presto!

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Capitolo 10
*** Thinking ***


THINKING
 
Annabelle corse con tutto il fiato che aveva in corpo e appena vide Edmund, urlò per attirare la sua attenzione.
-Edmund! – lui si girò.
-Che succede? –
-Caspian … Nikabrick … stanno evocando … la strega bianca. –
Edmund divento improvvisamente rigido e corse a chiamare i fratelli, poi tutti si precipitarono dietro Annabelle alla tavola di pietra.
Quando videro la scena, diedero subito il via alla battaglia.
Annabelle non sapeva cosa fare, non aveva armi con cui aiutarli, così corse in aiuto del fratello, che stava fissando incantato la parete ghiacciata.
In quel momento, Peter lo fece cadere e prese il suo posto dentro il cerchio, così Annabelle si rese conto che il fratello sanguinava abbastanza da una mano.
In quel momento la parete di ghiaccio esplose e tutti dovettero coprirsi gli occhi per non rimanere ciechi.
Era stato Edmund a distruggere la strega bianca.
Annabelle non aspettò un minuto di più e portò il fratello in infermeria.
 
Un fauno stava medicando la ferita alla mano del fratello, e Annabelle era lì accanto a lui.
-Perché l’hai fatto? – gli chiese.
-Non so … il nano mi aveva solo detto che conosceva un modo per uccidere Miraz … non pensavo che avrebbe evocato quella donna. –
-Sicuro che non l’hai fatto apposta? – chiese Annabelle. Non ricordava molto di suo fratello, non sapeva se l’avrebbe potuto fare volontariamente o no.
-Sicurissimo. Ho anche tentato di fermare il rituale, ma il lupo mi ha trattenuto con la forza. –
Annabelle lasciò il fratello nelle mani del fauno e andò a cercare Edmund.
Lo trovò in camera sua, con la testa tra le mani e il respiro corto.
-Ed? stai piangendo? –
-Scusami, è solo che … mi sono tornati in mente tanti ricordi … -
Il ragazzo era in preda alla tristezza, così Annabelle si sedette con lui e lo lasciò sfogare. Sapeva cosa voleva dire sentirsi così … sola.
-Non ti preoccupare, andrà tutto bene. Sei stato bravo con quella parete. –
Annabelle rimase con il suo re, finchè lui non finì le lacrime e si addormentò tra le sue braccia.
Lei lo guardò dormire: sembrava così puro, così innocente.
Si fidava di lui ciecamente, anche se lo conosceva da così poco. Voleva restare sempre con lui.
Poi pensò a una cosa.
Cosa sarebbe successo quando lui sarebbe andato via?
 
Scusate l’aggiornamento tardo, ma non ho avuto un briciolo di tempo. E scusatemi se il capitolo è corto, ma devo ancora finire i compiti e non ho avuto tempo di scrivere di più.Mi farò perdonare nel prossimo capitolo!
A sabato con un nuovo capitolo!

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Capitolo 11
*** The Telmarins ***


THE TELMARINS

 

Edmund aprì lentamente gli occhi e capì che doveva essersi addormentato. Aveva ancora le guance umide, aveva pianto dopo aver ucciso la parete/strega bianca. Gli erano tornati in mente tutti i ricordi della strega: le sue false promesse, le volte in cui gli aveva fatto male, quando aveva minacciato di trasformarlo in pietra, …
Il peso dei ricordi era stato troppo per lui ed era scoppiato in un pianto liberatorio.
Aprì un po’ di più gli occhi e vide Annabelle dormire accanto a lui, e si ricordò che la ragazza era rimasta con lui mentre si sfogava.
Per lui quella ragazza era diventata un punto di riferimento, la sua colonna portante: ammirava il coraggio che aveva avuto nel scappare di casa, e la forza che aveva avuto per sopravvivere dieci anni da sola.
Però sentiva anche un peso nel cuore, perché sapeva che presto o tardi lui sarebbe dovuto andare via, mentre lei sarebbe rimasta lì, con Caspian.
In quel momento Annabelle si svegliò e lasciò quei pensieri da parte, per concentrarsi sul presente.
-Ehi! – disse lei abbracciandolo. – Stai meglio? –
-Sì, avevo solo bisogno di sfogarmi. –
-Per quanto abbiamo dormito? – chiese lei mettendosi a sedere.
-Credo per poco più di mezz’ora. Andiamo a cercare Caspian? –
Uscirono dalla stanza e si avviarono mano nella mano verso l’infermeria, l’ultimo posto in cui Annabelle aveva visto il fratello.
Entrarono ma non c’era traccia di Caspian: Annabelle andò dal fauno che l’aveva curato e disse loro che il principe se n’era andato poco dopo Annabelle e non l’aveva più visto.
In quel momento, sentirono dei passi dirigersi verso l’uscita superiore dell’accampamento, così corsero fuori anche loro.
Trovarono Caspian in prima fila che guardava verso il bosco preoccupato.
-Caspian, che sta succedendo? – chiese Annabelle.
-Non li senti? –
-Cosa? –
-I passi dei soldati. –
-Quali soldati? Ma di cosa stai parlando? –
In quel momento Edmund notò un luccichio in mezzo agli alberi, segno che qualcosa di brillante, come il ferro, era proprio lì. Ma quella luce si muoveva, quindi qualsiasi cosa fosse si stava muovendo.
Edmund all’improvviso capì che cosa stava succedendo e senza pensarci due volte lasciò la mano di Annabelle e andò a cercare il fratello maggiore.
Lo trovò alla tavola di pietra, mentre stava parlando con Lucy.
-Secondo te, perché non ho visto Aslan? – stava dicendo Peter.
-Forse dobbiamo prima dimostrargli qualcosa. – disse la sorella.
-Sì, ma un suo qualunque segno sarebbe stato di aiuto per me.
-Peter. – Edmund richiamò l’attenzione del fratello. –Dovete venire. Subito. –
-Che succede? – chiese Lucy.
-Venite a vedere. –
I fratelli seguirono Edmund fuori dall’accampamento e ciò che videro li sconvolse.
Dalla foresta erano usciti almeno un migliaio di soldati, ognuno con la propria armatura nuova di pacca e i loro elmi lucenti. C’erano anche numerose catapulte, una decina, forse.
Un uomo su un cavallo bianco venne fuori dalla foresta in quel momento e si posizionò davanti all’esercito.
-Ma quello chi è? – chiese Edmund.
-Quello è mio zio, Miraz. – disse Caspian.
 
Angolino autrice
Eccomi qua!
Che ne dite del capitolo? Vi piace?
Spero non vi abbia deluso.
Potrò postare il nuovo capitolo sabato prossimo, perché a causa della scuola sono sommersa dai compiti.
A presto!

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Capitolo 12
*** Fighting for Narnia ***


FIGHTING FOR NARNIA

 

Dopo che avevano visto l’esercito di Miraz costruire un accampamento di fronte al loro, erano rientrati tutti e si erano riuniti intorno alla tavola di pietra.
Annabelle, ancora scossa dalla vista di suo zio, lasciava che fossero gli altri a parlare e a prendere decisioni.
-Cosa possiamo fare? – stava chiedendo Caspian.
-C’è solo una persona che può aiutarci, ed è Aslan. – disse Peter.
-Ma non sappiamo dove sia! – disse Susan un po’ scocciata.
-Quando dovevamo attraversare la gola del fiume rapido, solo Lucy e Annabelle hanno visto Aslan. Io non ho creduto loro, ma alla fine siamo passati grazie a loro. Credo che loro due debbano andare a cercare Aslan nella foresta. –
-Ma sono due bambine! Come si difenderanno? – disse Caspian.
-Tua sorella sa usare benissimo la spada, e Lucy se l’è cavata moltissime volte senza bisogno di aiuto. Accettalo, Caspian, questa è la nostra unica speranza. –
Caspian all’inizio sembrò voler ribattere, poi si arrese all’evidenza e collaborò con Peter.
-Ma cosa faremo noi per intrattenere i soldati mentre loro vanno nei boschi? – disse Peter tra sé.
Annabelle e Lucy, intanto, andarono verso la stalla improvvisata per prendere un cavallo e prepararsi a partire.
-Beh, c’è una tradizione … - disse Caspian.
-Cosa? – disse Peter che stava cercando un qualsiasi modo per aiutare la ricerca della sorellina.
-Miraz era a capo dell’esercito, questo vuol dire che l’hanno incoronato re. Una tradizione telmarina vuole che il nuovo re dimostri al popolo il suo valore in uno scontro. Di solito è uno scontro all’ultimo sangue con un uomo dell’esercito, ma potremmo sfruttare la cosa a nostro vantaggio. –
-In che senso? –
-Uno di noi sfiderà Miraz a duello. Immagino che gli altri Lord non siano contenti di averlo come re, e lo spingeranno ad accettare l’accordo. –
-Mi sembra una bella idea. Anche perché se sfidassimo Miraz con l’esercito, perderemmo entro poco tempo, non abbiamo abbastanza uomini. Così guadagneremmo più tempo, e forse le ragazze troveranno Aslan. Ma ho una condizione. –
-Quale? –
-Sarò io a sfidare Miraz. – disse Peter con uno sguardo così fiero che mise in soggezione Caspian.
 
Annabelle era con Lucy e Edmund nella stalla. Stavano prendendo un cavallo per andare a cercare Aslan. Lucy era già montata a cavallo, mentre Annabelle stava cercando il suo mantello tra tutti gli altri. Edmund lo trovò per lei.
-Promettimi che starai attenta. – le disse il ragazzo mentre le legava il mantello.
-Anche tu devi farmi la stessa promessa. –
Si baciarono con il terrore che quella fosse la ultima volta per stare insieme, poi Annabelle dovette salire a cavallo dietro Lucy.
Edmund passò le briglie a Annabelle, in modo che le braccia della ragazza avvolgessero la sorellina, poi le parlò un’ultima volta.
-Ci rivedremo presto. – disse guardando Annabelle negli occhi.
-Promesso? –
-Promesso. E tu, Lucy, stai attenta. Mi raccomando. –
-Tranquillo, fratellone. Andrà tutto bene. Voi state attenti, non credo che Miraz manterrà la parola se Peter vincerà il duello. –
-Baderò io a Peter, Lucy. –
Le ragazze partirono, e Edmund restò lì finchè il cavallo non fu più visibile all’orizzonte.
Tornò indietro, andando alla tavola di pietra, e tutti i suoi pensieri erano concentrati sull’imminente scontro. Avevano abbastanza uomini? Erano pronti per una battaglia simile?
Sentiva qualcosa opprimergli il petto, come se avesse un grosso macigno nello stomaco.
Aveva paura, molta paura.
La battaglia per Narnia era iniziata.
 
Angolino autrice
Eccomi qua!
Come promesso, ecco un nuovo capitolo! Che ne pensate?
Siccome la scuola mi sta tenendo occupatissima, non riuscirò ad aggiornare prima di sabato.
A presto!

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Capitolo 13
*** Challenge ***


CHALLENGE
 
Edmund si stava dirigendo con un centauro e un gigante verso l’accampamento nemico: tutti e tre portavano un ramo d’ulivo, segno che venivano in pace.
Edmund, tuttavia, aveva anche qualcos’altro.
Stava portando a Miraz una pergamena, in cui Peter lo sfidava a un duello. E non era quella parte della pergamena a preoccuparlo, sapeva che suo fratello era un abilissimo spadaccino. Era la seconda parte a stingergli il cuore.
All’ultimo sangue.
Questo voleva dire che Peter al novantanove percento sarebbe rimasto ucciso: per quanto fosse bravo con la spada, aveva un cuore d’oro e non avrebbe avuto il coraggio di togliere la vita a un uomo che lo guardava negli occhi.  E sicuramente Miraz ne avrebbe approfittato, uccidendolo non appena avesse girato le spalle.
Edmund sperava solo che il fratello sapesse cosa stava facendo.
Arrivarono nell’accampamento e furono subito raggiunti da due soldati.
-Che cosa volete? – chiese uno dei due.
-Siamo qui per parlare con re Miraz. –
Un soldato rimase lì, mentre un altro si voltò e si addentrò nel’accampamento, poi tornò e insieme all’amico li portò nel cuore dell’accampamento.
I due soldati li scortarono in una delle tende più grandi dell’accampamento, e solo a Edmund fu concesso di entrare.  Un soldato sarebbe rimasto con il centauro e il gigante, mentre l’altro avrebbe accompagnato Edmund.
Nella tenda il ragazzo trovò quello che doveva essere Miraz seduto al centro di una lunga tavolata, circondato da altri uomini, i Lord, probabilmente.
Miraz lo guardò, come se si aspettasse che Edmund si inchinasse al suo cospetto, ma il ragazzo, senza mostrare un minimo di esitazione, estrasse il rotolo di pergamena dalla tasca e iniziò a leggere.
-Io, Peter, per dono di Aslan, per incoronazione e per conquista, signore di Narnia, re di Cair Paravel e imperatore delle Isole Solitarie, sfido qui l’usurpatore Miraz, ad uno sconto corpo a corpo sul campo di battaglia. Lo scontro sarà all’ultimo sangue, e per il perdente sarà la resa totale. –
Il ragazzo ripiegò la pergamena e notò lo sguardo di sfida che gli stava lanciando Miraz: quell’uomo non gli piaceva, anche uno sciocco avrebbe notato che non era un uomo onesto. Edmund non si fidava per niente di lui.
La cosa che lo mise più in soggezione erano gli occhi del re: infatti, erano identici a quelli di Annabelle, fatta eccezione per la loro espressione; gli occhi di Annabelle trasmettevano affetto, mentre quelli di Miraz solo il gelo.
Dopo qualche secondo, il re prese a parlare.
-Dite, principe Edmund … -
-Re. – lo interruppe Edmund, sapendo che questo lo avrebbe irritato molto.
-Come prego? –
-Sono re Edmund, non principe. Peter è il gran sovrano. – Edmund vide la faccia da baccalà di Miraz e non potè far a meno di sorridere tra sé. – Lo so, ci si confonde. –
Il telmarino riprese a parlare come se Edmund non avesse detto nulla. –Perché dovremmo accettare questa sfida quando le nostre truppe potrebbero sterminarvi prima di sera? –
Quanto è presuntuoso! , pensò Edmund.
-Non avete già sottovalutato gli abitanti di Narnia? Insomma, solo una settimana fa li credevate estinti. –
-E lo sarete sul serio! –
-Non avete nulla da temere, allora. – il ragazzo stava cominciando a perdere la calma.
Il re stava in silenzio, pensieroso.
Dai suoi occhi, il giovane Pevensie aveva capito che avrebbe rifiutato la sfida, ma intervenne il soldato che era entrato nella tenda con lui.
-Sua maestà accetta la sfida. Non vede l’ora di dimostrare al popolo il valore e … il coraggio del suo nuovo re. –
Edmund sorrise e tornò al suo accampamento, sperando che Peter riuscisse a vincere.
 
Lucy e Annabelle stavano vagando per il bosco: non avevano idea di dove poteva essere Aslan, così avevano deciso di vagare per i boschi. Prima o poi sarebbe comparso, giusto?
-Hai fame? – chiese Annabelle alla ragazzina.
-Sì. Ci fermiamo a mangiare? –
Le ragazze smontarono da cavallo e si sedettero su un tronco, mentre il cavallo brucava un po’ d’erba lì nelle vicinanze.
-Tu hai mai visto Aslan? – chiese Annabelle a Lucy.
-Sì, molte volte. –
-E com’è? –
-È un grande leone, ma non è cattivo, anzi è il contrario. Ti capisce meglio di chiunque altro e aiuta sempre tutti. Non capisco perché in tutti questi anni non sia più comparso. –
-Forse aspettava il vostro ritorno. – ipotizzò Annabelle.
In quel momento, sentirono delle voci: erano molto lontane, ma erano comunque un pericolo per loro. Rimisero tutto frettolosamente nelle bisacce e risalirono sul cavallo, spronandolo ad andare al massimo della velocità.
 
Angolino autrice
Eccomi qua, come promesso!
Vi è piaciuto il capitolo? Spero non vi abbia deluso, soprattutto la prima parte che è molto simile al film.
A sabato prossimo!  

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Capitolo 14
*** Aslan ***


ASLAN
 
Annabelle stava spronando il cavallo ad andare più veloce, anche se ormai era impossibile. I soldati che avevano sentito poco prima le avevano avvistate, e adesso le stavano inseguendo. Purtroppo, il cavallo delle ragazze era stanco e non riusciva a correre più veloce di così. Annabelle non sapeva cosa fare, non voleva arrivare al combattimento, perché loro erano almeno dieci e lei era solo una – non poteva far combattere Lucy, era poco più che una bambina!
Annabelle notò una balestra in una bisaccia del cavallo, e pensò che forse poteva far guadagnare loro un po’ di vantaggio usando le frecce.
-Prendi le redini! – urlò a Lucy passandole le briglie.
La ragazza obbedì subito e Annabelle, cercando di mantenere l’equilibrio, prese la balestra e qualche freccia. Incoccò una freccia e si voltò. Quello che vide la spaventò.
Non erano dieci uomini: erano almeno una ventina, forse di più, ed erano tutti armati fino ai denti. Considerando che le frecce erano circa venti e probabilmente alcune non sarebbero andate a segno, non sarebbe riuscita a uccidere tutti i nemici.
Sarebbe dovuta arrivare al corpo a corpo.
-Lucy! – disse alla ragazza. –Tenterò di fare fuori quei soldati. Non so se ho abbastanza frecce, forse dovrò scendere a combattere. Tu devi promettermi che anche se resterò indietro, andrai avanti e troverai Aslan. –
-Annabelle, non posso lasciarti qui! –
-Non abbiamo altre possibilità! – detto questo, Annabelle si voltò di nuovo e iniziò a sparare.
Prima freccia: va a segno.
Seconda freccia: va a segno.
Terza freccia …
Non fece in tempo a scagliare la terza freccia che un soldato nascosto tra gli alberi la colpì con il braccio e Annabelle cadde da cavallo. Sentiva il corpo dolorante, ma sembrava che tutte le ossa fossero a posto.
Sguainò la spada giusto in tempo per parare il colpo di un soldato che si era fermato a combattere, mentre gli altri stavano ancora inseguendo Lucy.
La ragazza combatteva con precisione e coraggio, ma non era addestrata quanto il soldato, e presto si trovò in svantaggio.
All’improvviso comparve un altro soldato dietro la ragazza, e lei non fece in tempo a rendersene conto che uno dei due l’aveva colpita in testa.
Annabelle perse i sensi.
 
Lucy stava ancora cavalcando: sentiva i soldati dietro di lei, e aveva paura.
Sperava tanto che Annabelle stesse bene, non aveva fatto in tempo a fermarsi ad aiutarla. Era dovuta scappare per salvarsi la vita e trovare Aslan.
Lucy stava ancora spronando il cavallo, ma il poverino non ne poteva più e si imbizzarrì, facendo cadere la regina a terra.
Lucy sentì i soldati fermarsi e sguainare le spade. Chiuse gli occhi, invocando l’aiuto di Aslan, l’unica cosa che potesse fare dato che era disarmata.
In quel momento, sentì un possente ruggito e gli urli dei soldati, che scapparono come donnicciole.
Lucy aprì gli occhi e si trovò davanti Aslan, possente come lo ricordava, maestoso come solo lui poteva essere.
Lucy stava per ringraziarlo, ma lui la interruppe.
-Andiamo ad aiutare la tua amica. – disse semplicemente.
 
Annabelle lentamente riprese i sensi: le sue orecchie percepivano ancora tutto ovattato, ma sentiva chiaramente degli urli.
Pensando che fosse in pericolo, tentò di alzarsi, ma la testa le faceva così male che non riuscì a muoversi.
Dopo pochi secondi, sentì un rumore strano.
Un ruggito.
Annabelle aprì gli occhi, l’unica parte del corpo che riusciva a muovere senza provare dolore, e si sentì subito meglio.
C’era Lucy, sorridente come non mai, in piedi vicino a una figura possente.
Un leone, dal manto dorato e la criniera foltissima. La sua immagine dava un senso di sicurezza e, Annabelle si sentì subito meglio solamente dopo averlo guardato.
Riuscì a mettersi seduta e disse una sola parola.
-Aslan! –
 
Angolino autrice
Eccomi qua!
Che ne dite del capitolo? Ho dedicato questo a Annabelle e Lucy per dedicare il prossimo solo alla battaglia tra Peter e Miraz :)
Beh, spero come sempre che vi piaccia!
A sabato prossimo!

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Capitolo 15
*** Brothers ***


BROTHERS
 
Peter e Edmund erano nella loro stanza. Il fratello maggiore si stava preparando per l’imminente scontro con Miraz, mentre l’altro stava lì con lui, silenzioso, per fargli fa sostegno morale in caso di bisogno.
-Secondo te cosa succede a casa, se si muore qui? – chiese Peter rompendo il silenzio.
-Non lo so. Ma tu non morirai, Peter, non devi neanche pensarci. Sii positivo e vedrai che andrà tutto bene. –
-Edmund, tu sai che non mi sono mai tirato indietro davanti a niente, eppure adesso ho paura. Miraz è un uomo adulto, sicuramente ha ricevuto un buon addestramento. E io, cosa sono? Sono un ragazzino che sta sfidando un cavaliere sicuramente migliore di lui. –
-Non pensare queste cose neanche per scherzo! Non è stato Miraz a sconfiggere la strega bianca, sei stato tu. Non è stato Miraz a salvare Narnia, e non è stato neanche Caspian, sei stato tu. Sei stato tu a dare un obiettivo a questa gente per combattere e riottenere la propria libertà. Peter, tu sei la persona più valorosa che ci sia qui a Narnia, non dubitare di questo neanche per un secondo. –
-Grazie, Ed. – disse Peter abbracciandolo.
Edmund ricambiò l’abbraccio piacevolmente sorpreso. Suo fratello raramente esternava i suoi sentimenti, ed era bello sentirlo vicino in quel momento.
-Sei preoccupato per Annabelle? – disse Peter per cambiare argomento.
-Sì, molto. Ma confido che ce la possa fare. In fondo, quando ci siamo conosciuti mi ha messo al tappeto con una bastonata. –
Peter rise e subito dopo prese l’elmo, segno che era pronto ad andare.
Ma dovevano aspettare Caspian, che aveva acconsentito a rivelare loro i punti deboli del re telmarino.
Il principe entrò pochi secondi dopo.
-Sei pronto? – chiese a Peter.
-Sì, anche se devo ammettere che sono preoccupato. –
-Per la tua vita? –
-No, per quella degli abitanti di Narnia. –
Caspian abbassò lo sguardo, come fa un cavaliere davanti al suo re. Edmund lo ammirò per questo.
-Dunque, ricorda queste poche cose. Miraz ha sempre sofferto di dolori al ginocchio sinistro, quindi se lo colpisci lì probabilmente guadagnerai qualche secondo di vantaggio. È mancino, quindi tende a lasciare la parte destra scoperta, di solito. –
-D’accordo. Qualcos’altro? – chiese Peter toccando la spada.
-Sì. Ti prego, uccidilo. Ridai la libertà a questa gente. –
Detto questo, il principe si avviò fuori seguito dai due re.
 
L’esercito di Miraz stava da una parte dell’arena, pronto a sostenere il re, mentre Miraz era seduto lì davanti, sul bordo dell’arena, affiancato da un soldato a da uno dei lord.
Peter era seduto dall’altro lato dell’arena, con Edmund alla sua destra e Caspian alla sua sinistra. Alcuni narniani, gli arcieri, erano nella parte superiore dell’accampamento, mentre altri erano rimasti nascosti, pronti ad attuare il piano di emergenza.
-Sei pronto? – disse Edmund, porgendo l’elmo a Peter secondo il rito narniano.
-Sì. Edmund, solo un’ultima cosa. –
-Cosa?-
-Ti prego, bada a Lucy, a Susan e a mamma in caso non vado a finire bene. –
Senza aggiungere altro, il Magnifico andò dentro l’arena, mentre Edmund restava lì a fissarlo, mentre gli salivano le lacrime agli occhi. Aveva paura di non poter abbracciare più suo fratello.
Anche Miraz entrò nell’arena: i due si squadrarono per un po’, poi Peter sferrò il primo colpo.
Era iniziata.
 
Angolino autrice
Eccomi qua!
Che ne dite? Vi piace?
Spero vi piaccia, anche perché i capitoli rimasti sono pochi e vorrei sapere se vi sono piaciuti fino adesso.
A sabato prossimo!

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Capitolo 16
*** The King is back ***


THE KING IS BACK
 
Peter stava cercando di guadagnare qualche vantaggio contro Miraz, ma il soldato sapeva bene come difendersi.
Un colpo sperando di colpirgli il ginocchio.
Lo para.
Miraz tenta di colpirlo in testa, ma Peter riesce a ripararsi con lo scudo.
Il narniano tenta un altro affondo sul ginocchio.
Niente.
In quel momento il Magnifico si trova in un punto dell’arena da cui vede chiaramente il viso del fratello: era preoccupato, molto, ma cercava di non darlo a vedere. Le sue spalle erano alte e fiero, il suo portamento degno del re che era.
Vedere Edmund diede a Peter la forza necessaria per tentare un altro colpo al ginocchio, che questa volta andò a segno.
Il telmarino barcollò indietro e alzò la mano come per fermare Peter.
-Tregua! – chiese sottovoce.
Peter restò in posizione d’attacco: non si fidava di quell’uomo. Temeva che stesse cercando di distrarlo.
-Serve una tregua? – chiese Peter con aria superiore.
-Tre minuti. –
I due gettarono le armi e tornarono ai posti di partenza. Edmund e Caspian si misero subito all’opera per tamponare le ferite di Peter, che aveva un grosso taglio sulla guancia e un braccio slogato.
-Peter, per il braccio non posso fare niente. – disse Caspian.
-Tentiamo di fasciarlo un po’ più stretto, in modo che non gli dia fastidio. Veloce! – disse poi Edmund notando che il tempo stava per scadere.
Dopo aver sistemato il braccio di Peter meglio che potevano, il re tornò a combattere. Miraz sembrava più debole di prima, ma anche Peter risentiva delle ferite che aveva ricevuto.
Al suono del corno, il combattimento riprese.
Non si riusciva più a capire chi stesse colpendo chi: si sentiva solo il rumore delle spade che sbattevano una contro l’altra e gli sbuffi di fatica e di dolore.
Qualche minuto dopo, Miraz iniziò a prendere il sopravvento: Peter dovette indietreggiare e sbatté contro la roccia al margine dell’arena. Il re sfruttò la situazione a suo vantaggio: lasciò cadere la spada e tirò un pugno sul ginocchio fasciato di Miraz.
Come previsto, il telmarino indietreggiò in preda al dolore.
Peter riprese in mano la spada e lo colpì nel costato.
Cadde in ginocchio.
Peter gli puntò la spada alla gola.
Ma non riusciva a colpire.
-Che c’è? È troppo per te togliere la vita? – lo provocò Miraz.
-Non sta a me togliertela. – disse Peter.
Detto questo, si voltò e porse la spada a Caspian.
Era giusto che il ragazzo avesse la sua vendetta: aveva il diritto di rivendicare la vita di suo padre e la sua libertà.
Caspian andò lentamente al centro dell’arena e si preparò a colpire: sembrava indeciso, come se preovasse ancora pietà per quell’uomo che non solo aveva quasi ucciso sua sorella, ma che aveva anche tentato di uccidere lui.
Caspian sembrò pronto a colpire quando il re, colto da uno spasmo, morì prima che il principe affondasse il colpo.
Una freccia aveva colpito Miraz in piena schiena.
Schiena che era rivolta verso il suo esercito.
Tra i telmarini c’era un traditore.
 
Si scatenò il panico.
La battaglia che avevano cercato di evitare iniziò.
Edmund, Caspian e Peter si lanciarono nella mischia, colpendo qualsiasi telmarino si parasse loro di fronte. Susan restò con gli arcieri, e insieme a loro aiutava i fratelli colpendo il soldati nemici col suo arco infallibile.
All’improvviso si udì un botto fortissimo vicino al fiume: sembrava che una bomba fosse esplosa.
Peccato che a Narnia non esistessero le bombe.
Tutti i soldati, sia telmarini che narniani, smisero di combattere e si precipitarono verso il fiume.
Nessuno si aspettava ciò che videro.
Il ponte di Beruna era letteralmente esploso in una miriade di pezzi: una figura alta, fatta d’acqua, si stagliava nel mezzo nel fiume.
Il Dio Poseidone.
Di fianco al Dio c’erano altre tre figure.
Annabelle.
Lucy.
E Aslan.
 
Angolino autrice
Eccomi qua!
Spero tantissimo che il capitolo vi sia piaciuto. Credo che sia il penultimo o il terzultimo, ancora non ho deciso.
Chiedo perdono per l’ora, ma ho potuto accendere il computer solo ora.
A sabato!

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Capitolo 17
*** No need to say goodbye ***


NO NEED TO SAY GOODBYE
 
Tutto finì in pochi minuti.
I pochi telmarini che ebbero il coraggio di attaccare il Dio, finirono inghiottiti dalle acque del fiume.  Tutti gli altri gettarono le armi a terra e si arresero.
Edmund, Peter, Susan e Caspian attraversarono il fiume e raggiunsero Aslan, Lucy e Annabelle. Edmund aveva voglia di abbracciarla, ma doveva rispettare il protocollo. In fondo, era davanti al supremo re di Narnia.
i ragazzi si inginocchiarono davanti ad Aslan.
-Alzatevi, re e regine di Narnia. – disse con la sua voce profonda.
Edmund, Peter e Susan si alzarono, mentre Caspian restò inginocchiato.
-Tutti. –
Caspian alzò la testa: guardò prima i ragazzi, poi Aslan.
-Non credo di essere pronto. –
-Proprio perché lo dici, so che lo sei. –
Il principe, che stava per diventare re, si alzò e insieme agli altri si avviarono verso il castello di Miraz, che sarebbe diventato il nuovo castello di Narnia.
 
Annabelle e Edmund erano in una stanza del castello: dopo aver superato tutti i riti formali, avevano deciso di ritagliarsi un po’ di tempo per loro e raccontarsi cos’era successo nel poco tempo che erano stati separati.
-Come avete trovato Aslan? – le chiese il re.
- Io ero scesa da cavallo, o meglio, mi hanno fatto cadere da cavallo. Due soldati di Miraz mi stavano attaccando: uno di loro mi ha colpito in testa e ho perso i sensi. Quando mi sono risvegliata, c’erano Lucy e Aslan di fronte a me. –
-I soldati ti hanno fatto male? – le chiese apprensivo.
-No, ho solo un bernoccolo. Sparirà in pochi giorni. E invece tu che mi racconti? Com’è andato lo scontro contro Miraz? –
-Beh, è stato … più complicato del previsto. Peter ha avuto la meglio, però ha voluto che fosse Caspian ad ucciderlo. –
-Mio fratello l’ha ucciso? – Annabelle spalancò gli occhi.
-Alla fine no: è stato uno dei suoi soldati ad ucciderlo. Evidentemente non godeva di una grande fama. –
Suonarono il corno: era il momento di andare nel cortile del castello.
 
Annabelle era in piedi di fianco a Caspian e Aslan, mentre Peter, Edmund, Susan e Lucy stavano in silenzio dietro di loro.
-Narnia appartiene all’uomo come alle sue creature. – stava dicendo Caspian. – Qui è benvenuto chiunque di Telmar voglia vivere in pace, ma Aslan può rimandare chi lo desidera nella terra dei nostri avi. Nel mondo dei re e delle regine. –
Nessuno sembrò voler accettare la proposta, poi tre mani si alzarono: un soldato, un lord, e la moglie di Miraz con suo figlio accettarono, e passando attraverso un albero raggiunsero la loro nuova dimora.
Pochi secondi dopo, Peter si fece avanti.
-Tocca a noi, ora. –
-Tocca a noi? – chiese Edmund.
-Dobbiamo tornare a casa. Il nostro tempo qui è scaduto. – poi si avvicinò a Caspian e gli porse la sua spada. – Dopotutto, noi non serviamo più qui. –
Caspian la prese e rispose: - La custodirò fino al tuo ritorno. –
-Temo che questa sia la fine. Non torneremo più. – disse Susan.
A Edmund cascò il mondo addosso. Cosa voleva dire che non sarebbero più tornati.
-Come? – esclamò Lucy.
-Voi due tornerete prima o poi, ma io e Susan no. –
-Perché? –
-Siamo cresciuti, Lucy. È ora che viviamo nel nostro mondo. Forza, ora salutiamo i nostri amici. –
Ognuno andò a salutare: Peter parlò con il capo dei centauri, Susan andò da Caspian, Lucy da Briscola.
Edmund andò da Annabelle, che era già scoppiata in lacrime.
-Peter ha detto che tornerai. Ci rivedremo … -
Edmund stava cercando di trattenere le lacrime.
-Non so quando tornerò. Forse qua saranno passati altri 1300 anni prima che possa tornare. –
-Non voglio lasciarti. –
-Neach’io. Ma apparteniamo a due mondi diversi. –
Annabelle restò qualche secondo in silenzio, poi sembrò assumere il contegno degno della principessa che era e parlò: - Non c’è bisogno che ci diciamo addio. Riuscirò a trovarti anche nel tuo mondo. Tieni. – disse porgendogli il suo medaglione. –Era di mia madre. Voglio che lo tenga tu, così ti ricorderai di me. –
-Ragazzi, è ora di andare. – disse Aslan.
Dopo un ultimo bacio, Edmund lasciò la mano di Annabelle e si avvicinò ai fratelli tenendo stretto il gioiello di Annabelle.
Dopo un ultimo sguardo, i ragazzi passarono attraverso il portale.
Poco prima di passare, Edmund sentì Annabelle dire qualcosa.
-Ti aspetterò. –

 

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Capitolo 18
*** Happy ending? ***


HAPPY ENDING?
 
Erano passati tre anni da quando avevano lasciato Narnia. Edmund teneva il ciondolo di Annabelle appeso al collo tutti i giorni, per sentirla vicina.
Sperava che la ragazza pensasse a lui come lui pensava a lei.
Quel giorno dovevano tornare a scuola: stavano scaricando le loro valigie dal taxi, per poi andare in stazione e prendere il treno che li avrebbe portati alla nuova scuola.
-Questa scena mi è familiare. – disse Edmund.
Erano tornati così a Narnia l’ultima volta.
Il ragazzo sperava tanto che sarebbe successo di nuovo, ma ricordava bene le parole di Aslan: le cose non capitano mai due volte nello stesso modo.
Peter era con Susan in biglietteria per ritirare i biglietti che avevano prenotato, mentre Lucy stava cercando di prendere qualcosa da mangiare da una macchinetta.
Edmund stava cercando una panchina su cui sedersi, quando andò a sbattere contro qualcuno, che cadde a terra a causa dell’impatto.
-Cavolo! Attento a dove vai! – era una ragazza.
-Scusami, stavo cercando una panchina. –
Aiutò la ragazza ad alzarsi e, quando la vide, ci restò quasi secco per la sorpresa.
Era identica a Annabelle: stesso viso, stessi occhi, stessi capelli.
-Sono Edmund. – disse alla ragazza porgendole la mano.
-Sono Anne. – disse lei stringendola. –Stai andando alla scuola Saint Maurice? – disse indicando la valigia con lo stemma della scuola.
-Sì, tu? –
-Anche io. Mi sono iscritta quest’anno. –
-Hai bisogno di una guida? – chiese Edmund speranzoso.
-Mi farebbe piacere. –
I ragazzi cercarono insieme una panchina, e quando i fratelli Pevensie videro la ragazza, rimasero stupiti quanto Edmund.
Quest’ultimo aveva un sorriso da ebete sulla faccia, e stava stringendo con forza il medaglione di Annabelle.
Ti troverò anche nel tuo mondo, gli aveva detto.
Chissà, forse ci sarebbe stato un lieto fine.
 
Angolino autrice
Eccomi qua, a scrivere quest’angolino per l’ultima volta.
La storia è finita. Ho preferito dividere questo piccolo pezzo dal capitolo, anche se li ho pubblicati insieme.
Beh, un ultimo grazie a tutti quelli che hanno seguito la storia, e un grande grazie a tutti coloro che hanno recensito e a quelli che l’hanno aggiunta tra le preferite/ricordate/seguite.
Un bacione!
World_magic

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