Bites

di c_underwater
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** «Non mi piacciono i ragni.» ***
Capitolo 2: *** Tre D come... ***
Capitolo 3: *** L'esperimento di zio Algie ***
Capitolo 4: *** L'impresa di un elfo libero ***



Capitolo 1
*** «Non mi piacciono i ragni.» ***


«Non mi piacciono i ragni.»

 

«Non c’è niente da ridere» disse Ron arrabbiato. «Se proprio volete saperlo, quando avevo tre anni Fred ha trasformato il mio… il mio orsacchiotto in un orrendo ragno grossissimo, perché io gli avevo rotto il suo manico di scopa. Neanche a voi piacerebbero, se quando tenevate in braccio il vostro orsacchiotto tutt’a un tratto gli fossero spuntate zampe da tutte le parti e…»

 
«Ehi, Georgie, hai visto il mio manico di scopa?» chiese Fred tirando su col naso mentre entrava nella stanza sua e di suo fratello.
«No, Freddie. Forse è stato Ron a prendertelo» suggerì il piccolo George lasciando da parte i suoi giochi per un momento.
Gli occhi svegli del gemello furono illuminati da un lampo. Uscì dalla camera a passo di marcia.
«Ronald-Bilius-Weasley» strillò, somigliando alla madre in modo inquietante. Spalancò la porta della stanza del fratello minore che, colto di sorpresa, balzò in piedi cercando di spingere qualcosa sotto il letto.
«Tu hai preso il mio manico di scopa!» lo accusò Fred puntandogli il ditino contro.
«Non è vero!» gridò Ron facendosi rosso. «Non sono stato io!»
Fred corse e con una scivolata fu in ginocchio davanti al letto di Ron. Frugò e tirò fuori da sotto il tetto alcuni rametti e un pezzo di legno più grosso. Li guardò incredulo.
«L’hai rotta! Hai rotto la mia scopa!» fuggì dalla camera in lacrime, nello stesso momento in cui Ron scoppiò a piangere.
«Mamma! Mamma!» Fred scendeva le scale a balzi. «Mamma, Ron ha rotto la mia scopa!»
«Oh, caro» esclamò la signora Weasley. Prese in braccio il figlio tentando di calmarlo. «Andiamo a vedere.»
Salirono fino alla camera di Ron e Fred iniziò a tranquillizzarsi. Con un gesto abile sfilò la bacchetta dalla tasca della madre e tornò a terra.
«Ronnie, che cosa hai combinato?»
Mentre la signora Weasley faceva un discorsetto a Ron, Fred si avvicinò silenziosamente al comò, dov’era l’orsacchiotto del fratello. Senza farsi vedere, puntò la bacchetta verso il peluche e sussurrò qualche parola.
 
Ron aspettò che la madre e il fratello fossero usciti, poi recuperò il suo orsacchiotto dal comò e si accoccolò sulle coperte. Lui non voleva rompere la scopa di Fred, non lo voleva davvero: desiderava solo imparare a volare bene come Charlie. Strinse l’orsetto. Però prima che riuscisse a fare qualcosa, il manico di scopa era sfrecciato contro quell’albero e… Ron s’impietrì. Il suo pupazzo si stava muovendo tra le sue braccia. Lunghe zampe nere gli stavano spuntando dall’imbottitura, mentre la pelliccia si faceva sempre più scura e liscia.
«Ahhh! Mamma! C’è un ragno! Teddy è diventato un ragno!»
Fred e George lo guardarono divertiti sfrecciare fuori dalla stanza, ignari di ciò che avevano appena provocato.



---Author's corner---

Sono ancora in vita, giuro, eccomi. Non so perché io mi ostini a continuare a postare nonostante nessuno mi caghi (Y), forse orgoglio personale, ahahah. 
Dunque, spero che qualcuno si interessi alla raccolta. Se volete potreste anche suggerirmi qualche missing moment (ho già una lista con una ventina di temi da affrontare, quindi YAY), sapete che sono sempre aperta a suggerimenti, critiche, consigli (e complimenti, trololol).
Teoricamente avrei dovuto postare ieri, come faccio sempre per celebrare il compleanno di Potter, ma siccome era anche il MIO compleanno, non ho avuto un minuto libero, quindi la cosa è slittata ad oggi. Spero di riuscire ad aggiornare regolarmente. Ho anche cambiato nick, quindi è proprio un nuovo inizio, spero.
Chiara

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Capitolo 2
*** Tre D come... ***


Tre D come…

 

«Charlie ha dovuto fare l’esame due volte» disse Fred con un gran ghigno. «La prima volta è stato bocciato. È apparso cinque miglia più a sud di dove doveva, proprio sopra a una poveretta che faceva la spesa, vi ricordate?»

 
«E infine non dimenticate le tre D: Destinazione, Determinazione, Decisione» snocciolò con aria annoiata l’esaminatrice del Ministero. Stava facendo avanti e indietro di fronte alla schiera ordinata di diciassettenni ansiosi che aspettavano di poter affrontare il loro esame di Materializzazione.
«Dunque. Procederemo a file. Al mio tre la prima fila cercherà di Materializzarsi al punto accordato. Troverete un altro impiegato del Ministero ad attendervi.»
La prima fila fu scombussolata da un certo nervosismo. Charlie Weasley, in seconda fila, udì l’”uno, due, tre!” dell’esaminatrice e osservò i ragazzi davanti a sé, che, qualcuno in maniera aggraziata, altri più maldestramente, piroettarono in avanti e sparirono. Seguì qualche istante di silenzio, dopodiché la strega del Ministero dichiarò che tutti erano riusciti a Materializzarsi correttamente e intimò alla seconda fila di farsi avanti. Charlie si passò distrattamente una mano nei capelli e si voltò. Incrociò lo sguardo di Tonks, che gli lanciò un’occhiata eloquente. Charlie tornò a guardare l’esaminatrice, che scrutò la sua stazza con aria torva. Durante il corso era riuscito a Materializzarsi solo un paio di volte. Inspirò ed espirò a fondo per quei pochi istanti che gli restavano, concentrandosi.
«Uno. Due… Tre!»
Charlie fece una goffa piroetta e avvertì la poco familiare sensazione di soffocamento. Era tutto nero. Forse ce l’aveva fatta, si stava Materializzando! All’improvviso si trovò in una stradina sconosciuta, avvertì un dolore alla parte sinistra del corpo e un rumore di uova infrante. Cercò di rialzarsi in piedi, mentre da sotto di lui provenivano dei gemiti. Una vecchia era distesa a terra, in un miscuglio di sacchetti della spesa e vestiti. Sì, Charlie si era Materializzato, solo qualche miglio più a sud del luogo stabilito dal Ministero, e soprattutto addosso ad una vecchia che faceva compere. Esterrefatto, cercò di aiutare la signora, ma questa si era già alzata e si stava allontanando, strillando imprecazioni contro i ragazzi che piovono dal cielo.



---Author's corner---

Ma saaalve. Premettiamo che ho sputato sangue per scrivere questa flashfic (e diciamo anche che potevo risparmiarmelo). Non sono pienamente soddisfatta del risultato, nonostante ore (due giorni!) di ricerche inutili (perché alla fine ho omesso tutti i dettagli che avevo cercato con tanto amore). (Sto mettendo troppe parentesi). Per carità, forse è proprio a causa delle "omissioni" della Rowling che amo tanto il buon vecchio Charles. Quindi va bene.
Che dire, spero vi piaccia! Oltretutto fatevela bastare, perché la prossima settimana parto per un mese, e non ho ancora capito bene se potrò avere la connessione D: Comunque sia scriverò a più non posso, anche se non potessi aggiornare. 
Ricordo che sono sempre accetti consigli su i prossimi missing moments da affrontare! (@sofimblack, ho colto il tuo suggerimento, spero di riuscire a inserire Neville come prossimo personaggio :3)
Muuuch love x
Chiara

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Capitolo 3
*** L'esperimento di zio Algie ***


L’esperimento di zio Algie

 

«[…] In famiglia per molto tempo hanno pensato che io fossi soltanto un Babbano. […] non è successo niente fino a che non ho avuto otto anni. Zio Algie era venuto a prendere il tè e mi teneva appeso per le caviglie fuori da una finestra del secondo piano, quando zia Enid gli offrì una meringa e lui, senza farlo apposta, mi lasciò andare. Ma io caddi in giardino, e rimbalzando arrivai fino in strada. Tutti erano felici, mia nonna piangeva dalla contentezza.[…]»

 
«Allora, come sta il piccolo Neville?» chiese zio Algie sorseggiando il suo tè. Il reale significao della domanda era piuttosto "Il piccolo Neville ha deto segnali magici?", e Augusta Paciock lo sapeva bene. La signora sospirò.
«Non è successo niente di niente. Beh, una sera si è arrabbiato perché non potevo giocare a Gobbiglie e pensavo avesse fatto esplodere un vaso, ma poi ho visto il gatto allontanarsi furtivamente…»
Zio Algie continuò a mescolare il tè con aria delusa.
«Beh, adesso dov’è Neville?» domandò zia Enid.
«È al piano di sopra, troppo spaventato che Algie lo sottoponga ad uno dei suoi strambi test per vedere se possiede poteri magici» ribattè la signora Paciock con una punta di rimprovero. Gli occhi dell’uomo brillarono.
«Neville, perché non vieni a salutare gli zii?» gridò in direzione delle scale. Tremante, Neville, capelli neri e guanciotte rosee, si affacciò dal pianerottolo.
«Ciao, zio Algie. Ciao, zia Enid» cantilenò.
«Dai, vieni ad abbracciarmi.»
Neville scese le scale e si fece prendere in braccio da zio Algie.
«Allora, come stai? Tua nonna mi ha detto che non procedi troppo bene per quanto riguarda la magia» buttò lì zio Algie, avvicinandosi alla finestra.
Neville si espresse in un pigolio.
«Perché non proviamo con una nuova tecnica?» e prima che qualcuno potesse proferire parola mise il nipote a testa in giù e lo lasciò penzolare fuori dalla finestra aperta.
«Algie, sta’ attento!» esclamò la signora Paciock, mentre lì sotto Neville non poteva far altro che piagnucolare.
«Oh, non preoccuparti, Augusta, so quello che faccio. Ho letto da qualche parte che si tratta di uno dei metodi più efficienti, una tecnica che -»
«Finiscila con le tue tecniche, Algie» borbottò spazientita Enid. «Piuttosto, gradisci una meringa?»
«Certamente, cara, sai che ne vado matto», e prese con entrambe le mani il piatto che gli veniva porto.
«Algie! Neville!» gridò la signora Paciock, mentre un urlo di puro terrore si alzava dal giardino. I tre si affacciarono e videro il povero Neville rimbalzare – in maniera inequivocabilmente magica – fino in strada. Poi si rialzò, sollevò i pollici e gridò in direzione della casa: «Sto bene!»
Algie battè le mani e scoppiò a ridere e Enid fissava Neville con gli occhi strabuzzati, mentre la signora Paciock, in lacrime, correva ad abbracciare il suo piccolo mago.
 
 
 

---Author’s corner---

Sono viva, giuro. Scusate se non sto aggiornando con costanza ma come sapete (o forse no) sono "in vacanza" e solo due giorni fa sono riuscita per miracolo a farmi prestare una chiavetta per fare i compiti (uhm).
Spero che il missing moment vi piaccia, ho colto il suggerimento della mia prima recensitrice (so che non è una vera parola, ma l’alternativa credo sia "recensente" quindi lasciamo perdere).
Non ho la più pallida idea di quando potrò aggiornare nuovamente, spero il più presto possibile; tornerò a casa intorno al 13 settembre e da allora recupererò il tempo perso.
Come sempre siete invitati a scrivermi suggerimenti sui prossimi moments, nonché consigli e critiche. :)

Chiara

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Capitolo 4
*** L'impresa di un elfo libero ***


L’impresa di un elfo libero
 
«Dobby è rimasto così sconvolto quando ha sentito che Harry Potter era tornato a Hogwarts che ha fatto bruciare il pranzo del suo padrone! Dobby non aveva mai ricevuto una frustata come quella, signore…»
 

«Hai capito bene, ottusa creatura? Hai capito quale sarà il menù di questa sera?» sbraitò Lucius Malfoy, puntando minacciosamente l’indice verso un fagotto informe ai suoi piedi. Il fagotto si mosse leggermente e si rivelò essere un elfo domestico, vestito semplicemente con una federa logora e macchiata.
«Dobby ha capito, p-padrone» balbettò Dobby torcendosi le dita fasciate, frutto di una punizione. «Dobby si mette subito ai fornelli, padrone.»
«Subito!» e Malfoy si allontanò con un guizzo della chioma bionda.
Dobby si riscosse e iniziò a spadellare, correndo di qua e di là per la cucina, alla ricerca degli ingredienti più raffinati e gustosi da servire ai Malfoy e ai loro ospiti. Era stata una giornata particolarmente intensa. Il signorino Draco e molti altri giovani maghi erano partiti per Hogwarts quella mattina, e Dobby si era dato un gran daffare. Harry Potter non sarebbe arrivato alla scuola, quell’anno: l’elfo aveva bloccato l’ingresso al Binario 9 ¾.
«Harry Potter è salvo» bofonchiò buttando in pentola un paio di patate. Controllò il grande orologio sulla parete di pietra, si assicurò che i signori Malfoy fossero occupati e con uno schiocco sparì.
 
Si udì un rumore di ferraglia, forse una pentola di rame, e Dobby ricomparve in una stanza gremita di elfi affaccendati, con le pareti di pietra coperte di pentolame e quattro grandi tavoli di legno.
«Dobby! Cosa ci fa qui, a Hogwarts?»
«Dobby ha bisogno di sapere una cosa, Jenny» ansimò concitato Dobby. «Harry Potter si trova qui, Jenny?»
«Certamente, Dobby!» Il volto dell’elfo si illuminò. «Harry Potter è arrivato qui in modo spettacolare, Dobby, con un’automobile volante!»
Dobby spalancò gli occhi a palla e si guardò intorno freneticamente. «Harry Potter è a Hogwarts! Harry Potter non doveva tornare a Hogwarts!» E con un frettoloso «Dobby deve andare!» scomparve nuovamente.
 
«Dobby! Cos’è questo odore disgustoso?» esclamò la voce sprezzante di Lucius Malfoy.
L’elfo ricomparve da dietro una sedia. «Dobby ha per sbaglio bruciato il pranzo del padrone, signore» pigolò.
«Stupido elfo! Ora cosa offrirò ai miei ospiti?» mentre parlava tirò fuori una lucida frusta nera.
Ma a Dobby non importava di essere punito, aveva in mente solo il fatto che Harry Potter fosse alla scuola, in pericolo. Malfoy fece saettare la frusta una, due, cinque volte.
«Dobby» – frustata – «salverà» – frustata – «Harry» – frustata – «Potter» – frustata – «signore
 
 
 
---Author’s corner---

Guadaaate, ce l’ho fatta, sono riuscita ad aggiornare a meno di una settimana dall’ultima volta. Mi merito una fetta di pane e Nutella, decisamente.
Ho colto il suggerimento di una ragazza molto gentile e ho scritto su Dobby. Ammetto che è stato difficile scegliere quale momento rappresentare e in che modo, soprattutto spero di aver azzeccato tutti i verbi siccome parla in terza persona; ricordo che se trovate errori siete invitati a segnalarmeli, insieme e a suggerimenti e cose varie.
Come sempre il mio futuro è un’incognita e non so assolutamente quando riuscirò ad aggiornare, naturalmente spero al più presto.
Grazie a chiunque legga, recensisca e inserisca tra preferite/ricordate/seguite. :)
Chiara

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