Winter is a world itself di My Pride (/viewuser.php?uid=39068)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #02. Cioccolata calda ~ Lovely complex ***
Capitolo 2: *** #01. Neve ~ Let it snow ***
Capitolo 3: *** #13. Capodanno ~ Crush crush crusher ***
Capitolo 4: *** #03. Spazzaneve ~ Five (cold) kisses ***
Capitolo 5: *** #04. Pattinaggio su ghiaccio ~ Family's ice-skating ***
Capitolo 6: *** #11. Raffreddore ~ What colour is? ***
Capitolo 7: *** #08. Camino ~ Moment like this ***
Capitolo 1 *** #02. Cioccolata calda ~ Lovely complex ***
1_Lovely complex
Titolo: Lovely
complex
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction
[ 742 parole fiumidiparole
]
Personaggi:
Roronoa
Zoro, Sanji Black-Leg
Rating: Giallo
Genere:
Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti:
Shounen ai, Alternative Universe
Tabella/Prompt:
Inverno › 02. Cioccolata calda
12
Storie - #02 Colori: #11. Marrone
The season challenge: Inverno
› Cioccolata
calda
ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
La
settimana non era cominciata per niente bene, e più se ne
stava sul tetto della
scuola a fumarsi una sigaretta nonostante il freddo intenso che gli
punzecchiava il capo, più ne era assolutamente sicuro.
Due
giorni prima si era beccato due richiami per quel suo vizio, un quattro
in un
compito e una nota di demerito per aver alzato la voce in classe, e
tutto a
causa di quel marimo idiota dai denti d'acciaio. Ma non aveva
cominciato lui,
nossignore. Era stato quel cretino a dare inizio a tutto chiamandolo
quattr'occhi
e dandogli dello stupido damerino, quindi lui cosa c'entrava se aveva
semplicemente reagito? Nulla, accidenti.
Scompigliandosi
i capelli, Sanji sbuffò fuori il fumo della sigaretta e si
strinse nel
giacchetto marrone che indossava per cercare di ripararsi dal freddo,
non
avendo la minima intenzione di entrare dentro e di essere di nuovo
colto in
flagrante con una stecca fra le dita. Poteva sopportare un po' di vento
gelido,
in fin dei conti.
«Prima
o poi questo vizio ti ammazzerà, quattr'occhi
riccioluto».
Al
suono di quella voce, Sanji strinse la sigaretta fra i denti talmente
tanto da
spezzarla, e fu con uno sguardo di fuoco che si voltò verso
il compagno di
classe, fulminandolo e riducendo gli occhi a due fessure.
Perché doveva sempre
rompergli l'anima ovunque si trovasse, quel cretino di Zoro? A causa di
quel freddo non aveva nemmeno
voglia di litigare, quindi che lo lasciasse in pace.
«Nessuno
ha chiesto il tuo parere, sorriso d'acciaio».
«Tsk.
Sta' zitto ed entra, piuttosto. Tra poco ricominciano le
lezioni».
Sanji
inarcò un sopracciglio, sistemandosi gli occhiali sul naso
prima di scrollare
un po' di cenere in più dalla punta della sigaretta.
«E da quando ti interessa,
esattamente? Sei il primo a defilarti appena possibile»,
costatò, e Zoro si grattò
dietro al collo, quasi fosse stato colto in fallo. Era stato beccato,
effettivamente. Così, facendo finta di niente, si
legò meglio la sciarpa
intorno al collo e si lasciò cadere seduto al suo fianco,
lasciando Sanji ancor
più scettico. E adesso? «Non eri ansioso di
tornare a lezione, marimo?»
«Ho
cambiato idea».
«Di'
piuttosto che ti sei reso conto della cazzata che hai detto».
Zoro
gli scoccò un'occhiataccia e si avvicinò
maggiormente, abbassando il capo verso
di lui come se volesse osservarlo meglio, levandogli poi la sigaretta
dalle
mani. «Non ti sopporto, ricciolo. Non ti sopporto proprio,
accidenti a te»,
borbottò, annullando la poca distanza che li separava per
unire le proprie
labbra a quelle del compagno, il quale rimase a dir poco esterrefatto
dalla
bizzarra situazione che era venuta a crearsi.
Sbagliavo
o... quel marimo dai denti d'acciaio lo stava baciando? Lo stava
baciando,
dannazione! E lui, come se non bastasse, non stava facendo niente per
impedirglielo,
anzi, si era sporto maggiormente verso il suo viso per ricambiare quel
contatto, sebbene la sua mente gli stesse ripetendo di mollargli un
calcio in
culo e d andarsene. Che diavolo di ascendente aveva su di lui,
quell'idiota?
Si
separarono solo quando Sanji sentì qualcosa pizzicargli
dolorosamente la
lingua, e fu con uno scatto che tornò faticosamente alla
realtà, riscuotendosi
a poco a poco. «Merda», bofonchiò poi,
cercando di riacquistare contegno e
portandosi due dita alla bocca. «Il tuo apparecchio mi ha
quasi segato la
lingua, sorriso d'acciaio». Fu proprio nel dirlo che si rese
conto di quanto
fosse appena accaduto, e si guardarono negli occhi per qualche istante
prima di
arrossire come due mocciosi alla prima cotta e distogliere lo sguardo,
scattando
in piedi nel medesimo attimo.
«Torniamo dentro?»
ruppe il ghiaccio
Zoro,
avviandosi per primo. E per una volta Sanji fu del tutto d'accordo con
lui,
giacché dentro avrebbero anche potuto far finta di... ah,
accidenti, a chi
voleva darla a bere?
«Torniamo
dentro» ripeté per non pensarci, sentendosi un
vero e proprio idiota. Non
avrebbe mai creduto che l'attrazione tra lui e quell'idiota fosse
reciproca,
per quanto avesse sempre provato qualcosa nei suoi confronti e l'avesse
sempre
nascosto dietro ad una maschera nervosa per non far trapelare niente
nemmeno con
se stesso. Forse adesso avrebbe potuto smettere di fingere, anche se le
liti, probabilmente,
non si sarebbero mai placate. In fondo loro erano fatti
così.
«Ohi,
ti va una cioccolata calda?»
«Offri
tu?»
«Solo
per questa volta».
Sanji
abbozzò un sorriso, dandogli una pacca su una spalla prima
di aprire la porta
del terrazzo e avviarsi lungo le scale che portavano alle aule.
«Andata», sentenziò,
sentendosi stranamente bene, più di quanto non lo fosse
stato quando era
salito.
Forse
quella settimana non era iniziata poi così male, a ben
pensarci.
_Note inconcludenti dell'autrice
Raccolta
vecchia vecchissima che avevo postato soltanto sul mio account
Livejournal.
Però, siccome io sono scema e devo
continuamente rompere le scatole con le mie raccolte - vecchie, nuove,
mezzane, stupide -, ho deciso di
postarla anche qui su EFP, giusto per aggiungere qualcosa in
più a tutta la fila di casini e casotti che ho
già in corso
Okay, okay, sto decisamente sclerando e questo caldo mi sta dando alla
testa, quindi direi di chiuderla qui e di finire di sparare cazzate,
dato che ne ho sparate pure troppe
Solo una cosa prima di sparire: ZORO
CON L'APPARECCHIO. Adesso posso defilarmi e aspettarmi
occhiatacce, ecco XD
Commenti e
critiche sono ben accetti, ovviamente.
Alla
prossima.
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Capitolo 2 *** #01. Neve ~ Let it snow ***
3_Let it snow
Titolo: Let it snow
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[ 1138 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji Black-Leg, Dick Sniper
Rating: Giallo
Genere:
Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti: Shounen
ai, What if?
Tabella/Prompt:
Inverno › 01. Neve
12
Storie - #02 Colori: #09. Bianco
Una ficcy... al
prompt: 66. Prigionia › 54.
Spazzolino
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
«Uffa,
mi sto annoiando», borbottò di punto in bianco
Dick,
osservando la città imbiancata attraverso il vetro della
finestra della camera che avevano affittato per quella notte.
Per le strade, oltre il mulinare dei
fiocchi di neve, si
riuscivano a scorgere le luci della festa di paese che si stava
svolgendo di sotto nonostante il maltempo, e il ragazzo non capiva
perché avrebbe dovuto continuare a starsene là
dentro se
persino Rufy aveva ottenuto da Nami il consenso di andarsene in giro...
a patto che non si mettesse nei guai e non provocasse nessuna rissa
come suo solito, ovviamente. Per farla breve, erano tutti fuori a
divertirsi e a fare a palle di neve - da lì riusciva
benissimo a
vedere Chopper e Usopp che se le lanciavano di continuo, coinvolgendo
anche Franky che puntualmente gridava loro di piantarla -, mentre
lui... beh, si limitava ad osservarli e basta. Ah, maledetto
raffreddore. E accidenti ai suoi genitori
che lo tenevano chiuso lì per il suo bene. Eppure non era
più un bambino e avrebbe potuto tranquillamente accettare le
conseguenze.
«Saresti lì anche
tu se non ti fossi
messo a fare
gli angeli di neve con una canotta e un pantaloncino»,
ironizzò di rimando Sanji, traendo una lunga boccata dalla
sigaretta che si era acceso poco prima. Se ne stava sdraiato sul letto
a fissare il soffitto bianco, con un braccio incrociato dietro alla
testa e le gambe accavallate sul materasso. «Sei proprio
uguale a
quello scemo d'un marimo».
«Ma ho solo un
raffreddore!»
«Secondo Chopper hai qualche
decimo di
febbre»,
precisò il cuoco, gettandogli una rapida occhiata prima di
abbozzare un sorriso e allungare un braccio verso il comodino,
afferrando il pacchetto di sigarette e facendo scattare il coperchietto
di carta. «Se la smetti di lagnarti come un marmocchio, ti
concedo un tiro».
Dick assottigliò le palpebre
dopo aver distolto a
fatica
lo sguardo dal paesaggio innevato, un po' scettico.
«Dov'è
la fregatura?» domandò difatti, ma il cuoco
sorrise, se
possibile, ancora di più.
«Nessuna fregatura. Parola
mia. A patto che dopo
fili a lavarti i denti».
«Non ho lo
spazzolino».
«In borsa».
Dick abbozzò un sorrisetto
compiaciuto.
«Allora credo che accetterò».
«E io credo invece che tu
debba andartene a
dormire», asserì di punto in bianco una voce
austera,
facendo trasalire entrambi i biondini. Sulla soglia si stagliava la
figura di Zoro, la cui espressione lasciava benissimo intendere quanto
poco fosse d'accordo con quella concessione. Cavoli, certo che aveva un
tempismo che faceva veramente schifo, secondo il parere del giovane
Dick.
«Ma non è giusto,
Sensei! A te nessuno
vieta di bere!»
«Non mettere a confronto il
sake con quella
porcheria con
cui vi avvelenate tu e questo stupido cuoco»,
rimbrottò,
indicando con un cenno del capo Sanji e rimediandoci da quest'ultimo
una scarpa addosso. «Ohi! Guarda che ho solo detto la
verità!»
«Sta' zitto e chiudi quella
porta, marimo. Fai
uscire tutto il calore».
«Nay, faccio uscire questo
terribile tanfo di
fumo».
«Non accetto critiche da uno
che puzza sempre di
sake», replicò il cuoco con un sopracciglio
inarcato,
spegnendo la sigaretta nel posacenere; fece per prenderne un'altra
quando sulla sua traiettoria si parò proprio la mano di
Dick,
che gli fregò una stecca da sotto il naso.
«Questa la prendo
io», disse con
semplicità
inaudita, scappando verso la porta e oltrepassando il più
veloce
possibile Zoro, il quale non mancò di gridargli qualcosa
contro
e di sbottare subito dopo; Sanji, invece, dopo un attimo di
perplessità iniziale, si lasciò sfuggire uno
sbuffo
ilare, scuotendo il capo. Era proprio un sedicenne problematico, quel
ragazzo.
«Non credi di essere un po'
troppo duro, marimo?
Dovresti
lasciarlo un po' stare», provò a calmarlo,
prendendo una
nuova stecca. Stavolta, però, prima che potesse accenderla,
se
la vide sfilare via proprio da Zoro, incontrano il suo sguardo cupo
quando sollevò la testa verso di lui.
«Cos'è,
adesso vuoi impedire anche a me di fumare?»
Zoro stranamente sorrise, sistemandosi
sopra di lui per
osservarlo meglio da quella breve distanza. «Sempre, scemo
d'un
cuoco. Specialmente quando quelle stecche ti tengono la bocca impegnata
e io non posso fare questo», disse, e Sanji ebbe appena il
tempo
di aprire la bocca per protestare prima di ritrovarsi le labbra di Zoro
incollate alle proprie, tappando nel fondo della sua gola ogni
possibile replica; sconcertato, reagì di istinto e
provò
comunque ad allontanarlo da sé tempestandogli la schiena di
calci, ma più lo spadaccino si strusciava contro di lui,
premendo sul suo stomaco il rigonfiamento già prominente che
aveva in mezzo alle gambe e rendendo quel bacio più
passionale,
più Sanji non se la sentiva proprio di cacciarlo, anzi. Fu
proprio lui, ad un certo punto, a spingersi verso il suo corpo
muscoloso e ad avvolgergli le braccia intorno al collo con una forza
tale che sembrava pronto a strangolarlo, ansimando alla ricerca d'aria
quando Zoro si allontanò da lui con il fiato corto.
Si guardarono per un lungo attimo negli
occhi, entrambi
intenti
a riportare ossigeno nei polmoni per quella perdita fin troppo rapida,
ritrovandosi poi a ridacchiare come due idioti qualche momento dopo e a
stringersi l'uno contro il corpo dell'altro. «Accidenti...
credo
di avere la febbre anch'io», ghignò Zoro, e Sanji
non si
risparmiò dal dargli un calcetto allo stinco.
«Quella si chiama eccitazione,
marimo. Non mi freghi facendo passare il tuo accaldamento per della
febbre».
«Peccato. Avresti potuto farmi
da infermiera,
ricciolo».
«Nemmeno morto, gorilla tutto
muscoli».
Il cuoco
ridacchiò nel udire il borbottio che sfuggì dalle
labbra
dello spadaccino, arcuando poi un sopracciglio nel sentire qualcosa di
duro premere ancor più contro il suo interno coscia.
«Ohi,
marimo, di' un po'... vuoi farlo, non è vero?»
Zoro si freddò un attimo,
grattandosi poi dietro
al collo con una mano. «Non dovrei?»
«Tsk. Sei un caso
disperato»,
bofonchiò,
però stava sorridendo. «Ma non sarebbe male, con
questo
freddo...»
Bastarono quelle poche parole per far
sì che Zoro
tornasse a ghignare divertito e riprendesse da dove si era interrotto,
succhiando voglioso il mento del cuoco e godendo nel sentire la barba
solleticargli la punta della lingua; ben presto i loro ansimi
riempirono la stanza e la maggior parte dei vestiti fu abbandonata sul
pavimento e ai piedi del letto, le cui coperte vennero tirate via con
foga mentre si rotolavano sul materasso. Zoro stava per sfilare al
compagno anche le mutande quando la porta si spalancò
d'improvviso, rivelando la sagoma di Dick che li osservava con aria
incredula.
«Che cavolo, Sensei! Puoi non
pensare al sesso,
per una
sera?!» sbottò, richiamando a sé le ire
dello
spadaccino.
«E tu che ci fai qui?!
Tornatene a
fumare!»
«Ah, adesso posso? Ipocrita!»
«Abbassa la cresta,
marmocchio!»
«Ma ho ragione io!»
«Invece no!»
«E invece
sì!»
Quel botta e risposta
continuò ancora per molto,
tanto
che Sanji, scocciato, arraffò la coperta e lasciò
quei
due marmocchi ai loro litigi, dirigendosi alla finestra con la fedele
sigaretta che avrebbe voluto fumarsi prima dell'approccio di quello
scemo d'un marimo.
In quella ciurma non si poteva mai
scopare in santa pace,
accidenti.
_Note inconcludenti dell'autrice
A
dirla tutta, per questa storia necessiterei di una spiegazione
a parte - insomma, chi diamine è questo ragazzo di
nome
Dick? Che cacchio ci fa con loro? Perché rompe le palle al
marimo chiamandolo Sensei? -, però, visto che in questa shot
è già piuttosto grandicello e ha preso il
bruttissimo
vizio di Sanji nonostante Zoro lo odi, vi lascio il link di una storia
scritta dalla mia nipotola, dove Dick è un marmocchietto e
viene
spiegato qualcosa di più su di lui e su chi sia in
realtà: Mugiwara
Christmas
Se non fosse stato per i prompt, comunque, non l'avrei mai inserito, ma
mi serviva e... beh, farete la sua conoscenza almeno in parte, visto
che prima o poi io e Red
Robin
posteremo la storia in cui c'è lui e tutto il resto. Se
intanto
vi interessa qualcosa, anche solo per non sentire me che vi rompo le
palle - sono una rompiscatole, lo so -, Dick
è questo tipetto qui
Okay, la smetto di sclerare come una scema. Come
sempre, commenti e critiche sono ben accetti
Alla
prossima.
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Capitolo 3 *** #13. Capodanno ~ Crush crush crusher ***
4_Crush crush crusher
Titolo: Crush crush
crusher
Fandom: One
Piece
Tipologia:
One-shot
[ 986 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji Black-Leg
Rating: Giallo
Genere:
Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti:
Shounen ai, Alternative Universe, Linguaggio colorito
Tabella/Prompt:
Inverno › 13. Capodanno
12
Storie - #03 Ricorrenze: #06. Capodanno
Una ficcy... al prompt:
56. Cupido › 71. Lenti a contatto
The season challenge: Inverno
› Capodanno
Note: Scritta per
la X Notte Bianca di maridichallenge
con il prompt Diamo
un'occhiatina... Odio i tuoi capelli. Non ci siamo. Aiuto. Aiuto,
aiuto. E... lasciami indovinare, tu devi essere bello dentro... [cit. Le
follie dell'Imperatore] @ xshade_shinra
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Zoro
borbottò qualcosa a denti stretti e bevve un lungo sorso di
sake, lanciando un'occhiataccia al biondino disteso sul tappeto a
guardare con estremo interesse il kouhaku in televisione, canticchiando
qualche motivetto di musica enka di tanto in tanto.
Chi gliel'aveva fatto fare di invitare a
casa sua quel cuoco da strapazzo per Capodanno? Oh, già. Sua madre.
Preoccupata che passasse l'ultimo dell'anno da solo, o che andasse
chissà dove e si perdesse, gli aveva consigliato di invitare
degli amici a casa e di festeggiare tutti insieme, giacché
lei e
i nonni avrebbero passato la notte al tempio come di consuetudine.
Morale della favola? L'unico a presentarsi era stato proprio quello
scemo di Sanji, ed erano rimasti per dieci minuti buoni a fissarsi come
due cretini sulla soglia di casa quando si erano resi conto che
sarebbero stati soli e che gli altri avevano preferito passare quella
particolare serata in famiglia.
C'erano voluti quarantacinque minuti
prima che se ne facessero
una vera e propria ragione, anche se Zoro - e non l'avrebbe mai ammesso
apertamente, piuttosto si sarebbe tagliato la lingua con la katana da
collezione che possedeva e che non poteva usare quando faceva kendo -
era apparso segretamente compiaciuto della presenza di quel biondino.
Sanji aveva difatti insistito e si era letteralmente rubato la cucina,
preparando qualunque cose gli passasse per la testa e mettendo tutto a
tavola con un'allegria che Zoro, ne era certo, non gli aveva mai visto
in viso. Avevano consumato tutto in silenzio, spiccicando giusto
qualche parolina di tanto in tanto, ma almeno non avevano litigato ed
erano stati buoni buoni fino a quando quel morto di figa non aveva ben
pensato di fracassargli i coglioni con quella palla di kouhaku. In
mancanza della madre c'era lui con quella roba, eh?
La cosa peggiore di tutta quella storia,
però, era un'altra.
Loro due stavano insieme.
Beh, almeno per modo di dire. Se proprio doveva essere sincero con se
stesso, Zoro non aveva la benché minima idea di come quella
storia fosse cominciata, tenendo conto che quel cuoco di terza
categoria - cuoco, poi... solo perché frequentava economia
domestica e se la cavava ai fornelli pretendeva di essere chiamato
così, bah - continuava bellamente a correre dietro ad ogni
gonnella, dando per l'appunto l'impressione di un poveraccio che
cercava solo una ragazza disposta a dargliela. La sua vittima preferita
era Nami, una loro amica, anche se lei sfruttava ogni occasione
possibile ed immaginabile per schiavizzare quello scemo, il quale ci
stava pure senza battere ciglio e, anzi, ne era pure contento!
C'era da dire, però, che lei
era stata un po' il cupido
della situazione. Senza mezzi termini e senza nemmeno un po' di
lubrificante - oh, merda, ma che razza di paragone aveva fatto? -,
aveva bellamente espresso la sua opinione e aveva apertamente detto che
la tensione sessuale si vedeva lontana un chilometro; al che loro, dopo
essersi guardati in viso rossi come dei peperoni, avevano cominciato a
bofonchiare che stava blaterando cose senza senso e che non sapeva
ciò che diceva, anche se poi qualche oretta dopo li aveva
trovati a limonare sul terrazzo della scuola, mezzi svestiti e coperti
di sangue per le botte che si erano dati. Proprio un bell'esempio di
coerenza.
Zoro sospirò, scacciando
dalla testa quei pensieri.
Rivangare cose successe cinque mesi prima era inutile, no? Meglio
concentrarsi sul presente e togliersi il dubbio che si era insinuato
nella sua mente. «Ohi, ricciolo», lo
chiamò,
riuscendo fortunatamente a catturare la sua attenzione molto prima di
quanto pensasse. Non era poi così concentrato sulla musica,
allora.
«Uhm?»
«Cos'è che ti piace
di me, esattamente?»
«Perché queste
domande, adesso? Non è da te».
«Rispondi e basta».
Sanji sollevò un sopracciglio
e inclinò la testa
di lato, cercando di dare una spiegazione alla strana espressione che
aveva assunto il viso di Zoro. Non aveva idea di che cosa gli frullasse
per quel cervellino che si ritrovava - e forse non voleva nemmeno
saperlo, a dirla tutta -, ma che male avrebbe fatto stare al suo gioco
e rispondergli?
«Diamo un'occhiatina...» cominciò,
scivolando verso
di lui fino a ritrovarsi ad una spanna dal suo viso, compiacendosi nel
vederlo sussultare appena. «Di sicuro non i tuoi capelli. Io odio i tuoi
capelli. Troppo verdi, non ci siamo».
«Ti sei visto i tuoi, emo
riccioluto?»
Sanji lo ignorò, continuando
invece a squadrarlo.
«E nemmeno il tuo fisico... sei ben messo, ma io preferisco
un
bel davanzale in cui affondare il viso. Ci siamo capiti, no?»
ridacchiò, mimando con le mani le rotondità dei
seni e
rischiando persino di perdere sangue dal naso al solo pensiero che
passò veloce nel suo cervello.
«Ma vaffanculo! Io
ti-»
«Aspetta, aspetta, non ho
finito! Però lasciami indovinare... tu devi essere di sicuro
bello dentro,
vero? Uno di quelli che riescono ad attirare una persona a
sé
pur non avendo particolari doti o fascino, no? Altrimenti non ti avrei
nemmeno preso in considerazione... già, dev'essere
così».
«Che diavolo stai cercando di
dire, pervertito del cazzo?»
Sanji lo guardò attentamente
negli occhi, quegli occhi
così verdi che certe volte aveva l'impressione che portasse
delle lenti a contatto colorate, e si lasciò sfuggire una
meza
risata, scuotendo brevemente il capo. «Che sei un fortunato
bastardo, razza idiota», gli sussurrò ad un soffio
dal
viso, godendosi l'incertezza e la perplessità che passarono
sul
volto del suo... beh, del suo ragazzo. «Ohi,
marimo», lo
chiamò poi un'ultima volta, facendolo sbuffare pesantemente.
«E adesso che diavolo vuoi? Se
devi rompere i coglioni
vedi di-» Zoro non riuscì a terminare la frase,
sentendo
un paio di labbra morbide e calde poggiarsi sulle proprie. Ad occhi
spalancati e praticamente immobile, non riuscì a spiccicare
una
parola nemmeno quando Sanji si allontanò di scatto, quasi
non si
fosse nemmeno avvicinato, limitandosi semplicemente a guardarlo in viso
con un enorme sorriso e un velo d'imbarazzo.
Non lo disse in modo esplicito, ma Zoro,
nell'udire i rombi lontani
dei fuochi artificiali, capì che quello del compagno era
stato un
augurio di inizio anno.
_Note inconcludenti dell'autrice
Ennesima
AU perché, aye, questa raccolta è fatta per lo
più da AU
se si tengono sempre presenti i prompt on cui devo fare i conti in
questa specie di mini-challenge
Che dire, comunque? Niente di che, solo che sono decisamente in
anticipo per le storie di fine anno, eh? *rotola via ridendo come una
scema* Scherzi a parte, diciamo che questa storia racchiude
praticamente gli elementi tipici delle serate di fine anno in Giappone:
il kouhaku è simile al nostro concerto di fine anno
che di
solito fa su Rai Uno, e comprende per lo più musica
pentatonica
senza vere e proprie parole, a differenza delle solite quattro canzoni
che si sentono dal '92 e forse anche di più.
Anyway, amore infinito a XShade-Shinra
per il prompt che ha lasciato e che ha dato vita a questa follia. Fuck
yeah.
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Capitolo 4 *** #03. Spazzaneve ~ Five (cold) kisses ***
5_Five (cold) kisses
Titolo: Five (cold)
kisses
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[ 1468 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji Black-Leg
Rating: Giallo
Genere:
Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti:
Shounen ai, Alternative Universe
Tabella/Prompt:
Inverno › Spazzaneve
12
Storie - #03 Ricorrenze: #04. Inverno
The season challenge: Inverno
› Freddo
Una ficcy... al prompt: 44.
Film Disney › 88. Droga alternativa › 94.
Manga
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Il
rumore dello spazzaneve era diventato assordante.
Avvolto in un plaid in camera sua, con
il gatto che gli dormiva
ai piedi e la televisione accesa a basso volume sul Re Leone, Sanji
tentava in tutti i modi di ignorare quel fastidioso ronzio e di leggere
il suo manga in santa pace, per quanto non ci riuscisse da una buona
manciata di minuti. Aveva riletto tre volte la stessa pagina e non
aveva tuttora capito nulla, e sinceramente era quasi tentato di aprire
la finestra - con tutto che l'aria fuori era gelida e avrebbe rischiato
di morire assiderato in un peto secondo - e urlarne quattro a quel tipo
al volante. Okay che doveva liberare la strada, ma era lì
davanti casa sua da una vita, accidenti a lui!
Sanji lanciò il manga sul
comodino e si coprì la
testa con il cuscino, muovendo così bruscamente le gambe che
Bepo, il suo gatto, gli soffiò contro prima di
acciambellarsi
nuovamente ai piedi del letto come se nulla fosse, stiracchiandosi
sotto lo sguardo scettico del padrone. Lui sì che faceva la
bella vita. Non era costretto ad andare a scuola, non doveva faticare
per portare bei voti a casa e non doveva dar peso a tutti i piccoli
problemi della vita, genitori in primis. Oh, lui voleva bene ai suoi
vecchi, per carità. Ma a volte si aspettavano
così tanto
da lui che non riusciva a sostenere il peso di quelle
responsabilità. Voleva diventare un cuoco famoso e lavorare
a
Tokyo, anche se per adesso seguiva unicamente le lezioni di economia
domestica a scuola e un corso di un paio d'ore da tutt'altra parte. Ne
aveva di strada da fare, e non sempre era facile. Fortunatamente i suoi
genitori lo appoggiavano nelle sue scelte - almeno per quanto potessero
- e lo lasciavano fare ciò che voleva, per quanto ci fosse
una
piccola cosa - e nemmeno tanto insignificante - che non era riuscito a
dir loro. Chi ci sarebbe riuscito, in fondo? Persino lui stentava a
crederci!
A quel suo stesso pensiero, Sanji
imprecò a denti
stretti, sentendo l'assoluto bisogno di una sigaretta. Aveva
ricominciato a pensare a quella cosa, maledizione. Scosse il capo e
abbandonò il cuscino sul letto, afferrando il pacchetto di
sigarette per dirigersi alla finestra; il vento gelido lo fece
rabbrividire e gli solleticò i capelli, ma non era
così
terrificante come aveva immaginato al principio. Si accese la stecca e,
portandosela alle labbra, incrociò le braccia sul davanzale
per
guardare giù, dove il tipo dello spazzaneve sembrava
bestemmiare
contro chissà cosa. La ruota posteriore si muoveva a vuoto e
sollevava un mucchio di neve, simbolo che si era bloccata -
probabilmente colpa del ghiaccio, chi poteva dirlo - e non aveva
intenzione di staccarsi. Oh, ecco perché quel maledetto coso
era
ancora lì.
D'un tratto il suo cellulare, riposto
sul mobiletto alla sua
destra, vibrò e lo fece sussultare, e Sanji si diede
mentalmente
dell'idiota nell'allungare un braccio verso quello stupido aggeggio e
armeggiare con i tasti; quasi gli mancò il fiato,
però,
nel leggere che gli era arrivato un messaggio da parte di quella
stupida alga che portava il nome di Zoro e che sarebbe passato per i
compiti che, come al solito, non aveva preso. Aveva proprio un pessimo
tempismo, quel marimo. Era lui la piccola cosa che
avrebbe dovuto raccontare ai suoi. Certo, all'apparenza sembrava solo
uno dei tanti compagni di classe che aveva, però... beh, lui
era
qualcosina di più; per metterla in termini pratici, erano
ormai
tre mesi che si frequentavano e non ne avevano fatto parola con
nessuno, se si escludeva ovviamente la madre di quel marimo che sapeva
praticamente tutto. All'inizio, quando Sanji gli aveva chiesto
perché glielo avesse raccontato, lui non si era nemmeno
degnato
di spiegare, ma alla fine aveva semplicemente detto che con sua madre
non aveva segreti e che lei sapeva di quella sua cotta da prima ancora
che si mettessero insieme. E la cosa aveva quasi rischiato di far
collassare Sanji, giacché non aveva mai minimamente pensato
che
quel tipo dall'improponibile capigliatura verde stravedesse per lui
dalla quinta elementare. Ironico, visto che era stato lo stesso per lui
ma non aveva mai voluto fare i conti con se stesso, rifugiandosi nella
credenza di essere il cavaliere di ogni ragazza esistente sulla faccia
del pianeta. Oh, beh... quello lo credeva ancora, per essere sinceri. E
forse lo faceva per preservare la propria sanità mentale.
Come
avrebbe fatto a dire a quel vecchiaccio di Zeff e alla sua splendida
mamma che si era innamorato di un brutto esemplare di homo erectus -
definirlo sapiens era un po' troppo, per lui - e che la cosa era
destinata ad andare oltre, dato che per lui era quasi diventato una
droga alternativa? Oh, accidenti.
«San-chan! C'è qui
il tuo amico Zoro!» Il
grido di sua madre lo riportò bruscamente alla
realtà e
ci mancò poco che ingoiasse la sigaretta, e
spalancò gli
occhi nel rendersi conto di ciò che lei aveva detto. Zoro...
era
già lì?! Quel bastardo l'aveva fregato ed era
già
vicino casa, quando gli aveva mandato quel messaggio? Merda, merda e
ancora merda. Non era mentalmente pronto e non aveva intenzione di
vederlo - non adesso che gli erano tornati in mente la sua confessione
d'amore impacciata e il modo grezzo in cui si erano scambiati il loro
primo bacio -, ma, prima ancora che potesse gettare la stecca e
chiudere la finestra per fare lo stesso con la porta, quest'ultima si
spalancò, rivelando la figura di Zoro. Con quella stazza
enorme,
quei capelli verdi cortissimi sulla nuca e quei tre piercing
all'orecchio, sarebbe potuto passare per un membro di una qualche gang
giovanile ed evitato bellamente, anche se l'unica cosa che faceva era
praticare kendo.
«Oi», lo
salutò così, alzando
semplicemente una mano e richiudendosi la porta alle spalle. Aveva con
sé il bokuto e la sacca da palestra, simbolo che era da poco
tornato dal suo solito allenamento. E Sanji non sapeva dire se fosse un
bene o un male, certe volte. «Hai tutto?»
«Grazie, marimo, anch'io sono
felice di vederti. Oh,
certo, sto bene», lo schernì Sanji, facendogli
cenno di
sedersi sul letto prima di spegnere la sigaretta e chiudere finalmente
quella finestra. Sia mai che entrasse la neve anche in camera.
«Potevi avvisarmi prima, invece di fare un'improvvisata del
genere».
«Hai bisogno dell'avviso per
farmi copiare i compiti?»
«La gente ha da fare,
sai?»
«Certo, vedo...»
ironizzò nel gettare un
occhio al televisore e ai manga sparsi un po' ovunque.
«Vedere un
film della Disney è un grande sforzo, in effetti».
Sanji gli rifilò un calcio dietro la nuca e,
ignorando il suo
lamento, si lasciò cadere a sua volta sul letto; Bepo gli
saltò improvvisamente addosso e strofinò il viso
contro
il suo stomaco, ma Sanji sorrise, grattandolo dietro alle orecchie.
«Prendi poco in giro, tu».
Zoro gli rifilò
un'occhiataccia, guardando male anche la
palla di pelo che non faceva altro che strusciarsi contro il suo
padrone. I suoi occhi verdi sembravano farsi beffe di lui e anche i
miagolii di piacere ad ogni grattatina lo infastidivano, quindi si
chiese quasi se non lo facesse apposta, quella stupida bestia.
«Stupido gatto».
«E adesso che diavolo ti ha
fatto?» Sanji
sollevò un sopracciglio e guardò il compagno,
scorgendo
qualcosa che lo fece ridere di gusto sotto il suo sguardo sconcertato.
«Sei geloso, marimo-chwan?»
gli domandò malizioso, facendo schioccare la lingua sul
palato;
Zoro arrossì e borbottò qualcosa fra
sé e
sé, incrociando le braccia al petto.
«Che cazzate spari? E' un
gatto!»
«Ed è in braccio a
me».
«Questo lo so».
«E si sta strusciando
addosso».
«Che c'entra?»
«E gli sto facendo le
coccole».
Quella fu la steccata finale,
giacché Zoro parve
trasalire e la sua espressione cambiò radicalmente. Senza
tanti
complimenti, afferrò Bepo per la collottola e lo
gettò
sul letto, rischiando anche che il gatto, nervoso per quel trattamento
ricevuto, si alterasse con lui e lo graffiasse bellamente; sotto lo
sguardo sconcertato di Sanji, poi, annullò la distanza che
li
separava e poggiò le labbra sulle sue, lasciandolo
spiazzato.
Premette la lingua sul labbro inferiore e lo costrinse ad aprire la
bocca per intrufolarsi dentro, sentendolo a poco a poco sciogliersi
contro di lui e gettargli le braccia al collo, del tutto preso da quel
bacio che li aveva legati così d'improvviso.
Fu un bacio breve, in realtà,
ma parve lasciare Sanji
abbastanza ebbro da guardare Zoro con una strana espressione.
«Il
quinto è sempre il migliore», dichiarò
poi in un
sussurro ironico, e se in un primo momento Zoro aveva inarcato un
sopracciglio,
curioso e scettico al tempo stesso, ben presto si ritrovò a
sorridere, poggiando la fronte contro quella del compagno.
«E a quanti siamo,
ricciolo?»
Sanji abbozzò un sorriso,
ricambiando il suo sguardo da
quella posizione. «Tre», affermò
divertito.
«Quindi ti conviene rimediare, marimo».
«Contaci»,
sghignazzò, gettandosi famelico
sulle sue labbra. I compiti avrebbero anche potuto aspettare.
_Note inconcludenti dell'autrice
Questa
flash la dedico alla mia ragazza, che sta sempre a fare compiti di
inglese anche in estate! (?) ♥
Scleri miei a parte, come al solito si tratta di una AU,
però il
pensiero di questi due in un universo alternativo che faccia in qualche
modo comprendere la loro vita scolastica mi diverte.
Non sono il tipo che ama molto le commedie scolastiche - insomma,
dipende molto da come sono gestite e se non si tratta sempre dei soliti
cliché, un po' stile Great Teacher Onizuka, per farla
breve...
quello si che mi diverte e mi piace come genere -, però se
si
tratta di questi due e di momenti un po' alla slice of life posso fare
un piccolo strappo alla regola ed ecco che cosa ne esce fuori *sclera*
Okay, la pianto di scrivere cose senza senso, anche perché
gira e rigira non ho detto nulla di nuovo.
Come
sempre, commenti e critiche sono ben accetti
Alla
prossima.
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Capitolo 5 *** #04. Pattinaggio su ghiaccio ~ Family's ice-skating ***
5_Family's ice-skating
Titolo: Family's
ice-skating
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[ 1032 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji Black-Leg, Dick Sniper
Rating: Giallo
Genere:
Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti:
Shounen ai, Post-One Piece, What if?
Tabella/Prompt:
Inverno › 04. Pattinaggio su ghiaccio
12
Storie - #03 Ricorrenze: #05. Natale
Una ficcy... al prompt: 30.
Triangolo › 83. Cose a tre
The season challenge: Inverno
› Ghiaccio
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
«Spiegami
ancora una volta perché ci troviamo qui, cuoco da
strapazzo».
Ormai era già da una buona
decina di minuti che Zoro, con
la fronte aggrottata e le braccia incrociate al petto, squadrava con
vilipendio la pista di pattinaggio che si estendeva dinanzi a lui, una
vasta distesa ghiacciata sulla quale roteavano e sfilavano
così
tante persone che aveva perso il conto: bambini che tentavano di fare i
primi passi guidati dai genitori, desiderosi di lanciarsi nella pista
da soli; coppiette che si tenevano a braccetto e che, tra uno scivolo e
l'altro, si scambiavano qualche bacio o qualche altra stucchevole
romanticheria; anziani che provavano a loro volta ad infilarsi i
pattini, ridendo e scherzando come dei giovincelli. C'era di tutto e di
più, là sopra, e lui ancora non riusciva a capire
che
diavolo ci facessero anche loro tre lì, come una sorta di
triangolo senza senso. Lui non sapeva nemmeno
pattinare e non aveva voglia di imparare, accidenti! E si sarebbe
squarciato il ventre piuttosto che ammettere davanti a quell'idiota di
un cuoco o a suo figlio quella sua mancanza.
Sanji, sedutosi al suo fianco per
infilarsi a sua volta i
pattini, roteò gli occhi al cielo e sbuffò,
infilando una
mano nella tasca del giaccone per tirar fuori il pacchetto di
sigarette. «Perché tuo figlio aveva
voglia di pattinare, marimo».
«Questo lo so»,
bofonchiò, agitando le mani
come se volesse scacciare quel pensiero. «Quello che non
capisco
è perché ci siamo anche noi. E' grande, potrebbe
anche
starsene da solo. Oppure portarsi Rufy, Usopp e Chopper, visto che
giocano volentieri insieme».
Sanji lo fulminò con lo
sguardo, alzandosi mentre si
accendeva con nonchalance la stecca e ne inalava una bella boccata
nociva. «Cos'è che non capisci delle parole giornata in famiglia,
spadaccino dei miei stivali? E' quasi Natale, lascia che esprima
qualunque desiderio lui voglia».
«Ohi, non rompere».
Zoro si alzò a sua volta,
così da poterlo fronteggiare faccia a faccia. Sebbene
indossasse
i pattini, le lame alzavano quel cuoco solo di due o tre centimetri,
dunque la differenza non era così sostanziale e lui non era
impossibilitato a guardarlo negli occhi. Certo, stare in piedi su quei
cosi che portava a sua volta era arduo, ma era l'uomo che sarebbe
diventato il miglior spadaccino del mondo! Non poteva lasciarsi
sconfiggere da un paio di pattini. «Venire qui è
stato
stupido. Potevamo andare anche a bere un goccio, se proprio ci teneva a
stare con noi. Insomma, guardarlo!»
sbottò, indicando la pista con un cenno nervoso della mano.
«Noi siamo qui come degli idioti e lui è
là in
mezzo, quindi non credo volesse così tanto passare una giornata in famiglia».
Mimò con le dita le virgolette sotto lo sguardo di Sanji, il
quale storse il naso per un attimo prima di sollevare un angolo della
bocca in un sorrisetto divertito.
«Forse perché
dovremmo essere anche noi lì,
marimo?» gli tenne presente il cuoco, allargando maggiormente
il
sorriso nel vedere l'espressione sconcertata che si dipinse sul volto
dello spadaccino.
«Che cosa? Ma nemmeno per
sogno!»
«Oh, andiamo! Dov'è
il problema?»
Il silenzio che seguì quella
domanda fece solo inclinare
a Sanji il capo di lato e lo costrinse a fissare con una strana
intensità Zoro, quasi volesse cercare di carpire cosa gli
passasse per la testa solo guardandolo. Impresa ardua, conoscendo
quello scemo d'uno spadaccino. Era già un miracolo riuscire
a
capirlo, il più delle volte. Ma alla fine il cuoco
ridacchiò, poggiando il piede destro sulla pista e
mantenendosi
alla staccionata con la mano sinistra.
«Non sei capace.
Giusto?» gli chiede di punto in
bianco, vedendolo assumere un colorito rossastro e distogliere lo
sguardo con un borbottio mentre si grattava dietro al collo. Oh, quello
sì che era interessante... l'aveva beccato in pieno. Zoro
dava
vita a quell'espressione - pupille dilatate, vago rossore sulle guance
dovuto alla rabbia e all'imbarazzo, gesti inconsulti e incondizionati
di braccia e gambe - solo quando gli faceva notare qualcosa che lui
cercava di nascondere.
«Pattinare è
stupido».
«Questo non risponde alla
domanda che ti ho fatto,
marimo». Sanji si grattò la testa, allungando poi
una mano
verso di lui. «Ti aiuto io», propose, e Zoro
inarcò
un sopracciglio nell'osservare il palmo aperto che il compagno gli
stava porgendo.
«Piuttosto mi
ammazzo».
«Okay, allora entra in pista e
spaccati la testa.
Sarà divertente vedere il tuo sangue che si sparge sul
ghiaccio».
Zoro scroccò le nocche,
nervoso.
«Vogliamo vedere chi di noi due muore prima, cuoco di
merda?»
«Och, sta' un po' zitto, per
una volta»,
tagliò corto il biondo, inspirando fino a fondo la stecca
che
aveva fra le labbra prima di aprire la bocca e creare un piccolo anello
di fumo; afferrò poi lui stesso il polso dello spadaccino,
trascinandolo in pista nonostante gli stesse imprecando contro epiteti
ben poco cordiali e minacce di morte. Sorrise, però, nel
sentire
le sue mani sulle spalle qualche istante dopo, quasi cercasse di
acquistare l'equilibro prendendo lui come punto di riferimento. Una
volta calmatosi, Zoro sollevò lo sguardo per fissarlo con
astio
negli occhi, digrignando i denti.
«Questa me la paghi, ricciolo
idiota».
Sanji sorrise, se possibile, ancora di
più.
«Vedrai che alla fine ti divertirai, marimo-chwan».
«Ehi, cercate di non dare
spettacolo anche qui!»
esclamò Dick nel passar loro accanto come una freccia, e
Zoro
non si risparmiò dall'urlargli qualcosa contro, agitando
minaccioso una mano prima di appigliarsi nuovamente al compagno. Merda,
che razza di umiliazione! E, come se non bastasse, quel piccolo
bastardo si era anche permesso di fargli una linguaccia. Tornati alla
nave le avrebbe prese, parola sua.
«Ohi, cuoco...» Zoro
sapeva che nel ripensarci si
sarebbe pentito di averlo fatto, ma starsene lì, immobili
sulla
pista e abbracciati come se fossero una di quelle coppiette sdolcinate
lì presente - perché aye, insomma, va bene che
erano una
coppia, ma il romanticismo non era proprio il loro forte, specialmente
da parte sua -, era di sicuro peggio. «Dammi una mano per
dieci
secondi».
Sanji dapprima parve non capirlo, poi si
lasciò sfuggire una grossa risata divertita. «Dieci secondi»,
confermò, sentendo lo spadaccino allentare a poco a poco la
presa.
Alla fine di quella giornata sarebbe
stato arduo avere a che
fare con quello spadaccino musone, ma per il momento si sarebbe
divertito a vederlo incespicare goffamente su una semplice distesa di
ghiaccio.
_Note inconcludenti dell'autrice
Aye,
io adoro infierire come una bastarda sul povero Zoro quando si tratta
di cose simili. E, aye, anche qui c'è quel bricconcello di
Dick
- sempre lui,
voglio ricordare -, perché senza la sua presenza queste
flash
incentrate sull'inverno sarebbero un po' meno divertenti. Un
rompiscatole che interrompa gli idilli della coppia d'oro ogni tanto ci
vuole, no? *risata malvagia*
Diciamo poi che amo inserirlo a random e che questa raccolta
è
nata per sclerare e siamo letteralmente a cavallo. Non c'è
nemmeno molto da dire, in verità, ma è sempre
divertente
immaginare Zoro che cerca di stare sui pattini e invece non ci riesce,
mi riporta alla mente le prime storie che ho scritto nel fandom e mi
coglie la nostalgia. In particolar modo questa,
dove per l'appunto si parla di pattinaggio e simile.
Anyway! Come
sempre, commenti e critiche sono ben accetti
Alla
prossima.
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Capitolo 6 *** #11. Raffreddore ~ What colour is? ***
7_What colour is
Titolo: What colour
is?
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction [ 632 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Black-Leg Sanji
Rating: Giallo
Genere:
Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti: Shounen
ai, What if?
Tabella/Prompt: Inverno
› 11. Raffreddore
12 Storie - #02 Colori: #04.
Verde
The season challenge: Inverno
› Raffreddore
Sconfiggiamo l'autofill: One
Piece, Zoro/Sanji, Tipi diversi di alghe
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Tirando
debolmente su con il naso, Sanji voltò distrattamente pagina
e
cercò di concentrarsi sulla lettura, per quanto fosse
pressapoco
impossibile.
A causa di un prepotente raffreddore che
l'aveva colto di punto
in bianco, era stato costretto a starsene a letto senza poter far
nulla, pur avendo più volte ripetuto a Chopper che non ce
n'era
bisogno, che stava alla grande e che poteva svolgere le solite
faccende senza preoccupazioni. Peccato, però, che il suo
fisico
non era parso d'accordo con quelle sue parole e l'avesse boicottato,
facendolo caracollare a terra svenuto. Quando aveva aperto gli occhi,
Sanji si era ritrovato sotto le coperte nella camerata dei ragazzi, con
una pezza bagnata sulla fronte, un termometro al posto di una delle sue
fedeli sigarette e una pronta ramanzina da parte di Chopper, che gli
aveva ricordato che non bisognava mai scherzare con la salute.
Al ricordo, il cuoco sbuffò,
massaggiandosi le tempie con
due dita. Ah, dannazione. Oltre il danno anche la beffa, visto che quel
mal di testa non voleva saperne di passare. E il libro che aveva non
aiutava per niente, anche se... era una noia mortale starsene rintanato
là sotto senza poter fare niente, e leggere era la sola cosa
che
gli era stata concessa dal ligio medico di bordo. Anche Nami e Robin
gli avevano consigliato di riposarsi, e, per quanto fosse stato
oltremodo felice di vederle preoccupate per lui - uno dei suoi sogni
nel cassetto si era avverato, dunque perché non godere di
quell'attimo almeno per un secondo? -, adesso non ne poteva
più
di starsene con le mani in mano e permettere che fossero proprio loro
ad occuparsi di tutto ciò che in teoria sarebbe spettato a
lui.
Di sicuro non avrebbe potuto lasciare la cucina nelle mani di quegli
altri scemi dei suoi compagni.
Occupato com'era nelle sue elucubrazioni
mentali, Sanji ci mise
un po' a capire con esattezza il paragrafo su cui era arrivato - quando
aveva letto tutte quelle pagine? Nemmeno se lo ricordava, dato il mal
di testa martellante che non la smetteva di assillarlo -, arcuando un
sopracciglio con un certo scetticismo. Interessante che si parlasse di
alghe in un libro che, in teoria, avrebbe dovuto parlare di esemplari
di fiori o di chissà cos'altro, visto che non l'aveva
seguito
con attenzione ma si era solo limitato a leggere qualcosa e a girare le
pagine. Forse non parlava nemmeno di fiori, boh.
Nonostante tutto, però, Sanji
si ritrovò a
ridacchiare nel leggere il paragrafo che parlava della vita delle
alghe, riscontrando molte caratteristiche delle stesse con un altro
tipo di alga di sua conoscenza. E, nemmeno a dirlo, la porta della
camera si spalancò, rivelando la figura indistinta di Zoro.
Oppure era solo la stanchezza che faceva veder lui la sua sagoma in
quel modo, chi poteva dirlo.
«Ohi, cuoco», lo
chiamò da un punto lontano,
o almeno a lui sembrò che avesse appena fatto
ciò.
«Ti ho portato da mangiare».
Sanji sollevò un angolo della
bocca in un sorrisetto
divertito, tirando ancora una volta su con il naso prima di tastare le
coperte alla ricerca del fazzoletto che aveva perso fra di esse tempo
addietro. «Che gesto gentile, marimo. Anche se
avrei...» Si
interruppe un attimo per tossire, schiarendosi poi la gola prima di
continuare. «Anche se avrei preferito che fosse Nami-san o
Robin-chan a portarmelo».
«Tsk. Non lamentarti e
mangia», asserì Zoro,
che si era avvicinato a lui senza che se ne accorgesse. Si sedette a
bordo letto e si sistemò il vassoio sulle gambe sotto lo
sguardo
curioso e anche un po' incredulo del cuoco, il quale non
poté
fare a meno di sorridere ancora quando vide lo spadaccino prendere il
cucchiaio per pensarci lui stesso alla sua nutrizione.
Forse con le alghe verdi aveva in comune
soltanto il colore, quello scemo di un marimo.
_Note inconcludenti dell'autrice
Diciamo
che questa sarebbe dovuta in realtà essere la shot di
apertura
della raccolta - è stata la prima che ho fatto
perché
stava partecipando ad una challenge su livejournal, come si
può
notare dai prompt nelle note al di sopra del banner -, però
ho
preferito partire con qualcos'altro e lasciare questa verso la fine
Non c'è nemmeno un motivo particolare per cui l'abbia fatto,
diciamo semplicemente che nessuna delle storie finora postate segue la
sua cronologia esatta, quindi quella che magari è stata
postata
per prima è stata invece scritta per ultima e viceversa.
Perché dico ciò? Quasi per niente, in
verità...
diciamo che volevo semplicemente riempire le note autore visto che
tanto sono inconcludenti a priori *risatina isterica e senza senso*
Come
sempre, ovviamente, commenti e critiche sono ben accetti
Al
prossimo e ultimo capitolo.
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Capitolo 7 *** #08. Camino ~ Moment like this ***
8_Moment like this
Titolo: Moment like
this
Fandom: One
Piece
Tipologia: Flash
Fiction
[ 457 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Sanji Black-Leg
Rating: Giallo
Genere:
Generale, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti: Shounen
ai, What if?
Tabella/Prompt:
Inverno › 08. Camino
12
Storie - #02 Colori: #01. Rosso
The season challenge: Inverno
› Camino
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Il fuoco
scoppiettante nel camino aveva un che di confortante, in particolar
modo
se messo a confronto con la bufera di neve che imperversava al di fuori
di
quella locanda.
A
dirla tutta, erano stati fortunati a trovare riparo una volta
attraccato,
giacché il tempo non era proprio stato dalla loro parte e
avevano quasi
rischiato che il mare in tempesta ribaltasse la nave con loro a bordo;
quando
erano riusciti a mettere piede a terra, quindi, e ad assicurare il
più
saldamente possibile la Sunny alle rocce del golfo, si erano ritenuti
quanto
meno fortunati, ancor più dopo aver visto da lontano proprio
la locanda in cui
si trovavano adesso, pur essendo un po' stipati ovunque.
Gli
altri membri maschili dell'equipaggio si erano già ritirati
nella camera che
era stata loro assegnata - le uniche due che Nami si era decisa a
pagare,
giacché lei e Robin avevano categoricamente rifiutato di
dividere la stanza con
tutti quegli scalmanati - e anche le ragazze si erano soffermate ben
poco nella
ressa della locanda, quindi Sanji adesso era il solo ad essere rimasto
lì ad
osservare le fiamme rosse ed oro di quel camino. Anche volendo,
però, non
sarebbe comunque riuscito a dormire, dunque aveva optato per starsene
da solo
con i propri pensieri.
Sospirò
e trasse una bella boccata dalla propria sigaretta, sollevando lo
sguardo per
contemplare il soffitto; proprio ne farlo, però, la sua
visuale venne oscurata
da una capoccia verde che conosceva fin troppo bene, e arcuò
un sopracciglio
nello sbuffargli tranquillamente in faccia il fumo, ignorando la sua
tosse.
«Che cosa ci fai qui, marimo? Non stavi dormendo con gli
altri?»
Lo
spadaccino arricciò il naso, passandosi una manica della
casacca sotto le
narici. «Per niente, idiota. Ero lì seduto a
bere», bofonchiò, indicando con un
gesto distratto della sinistra il bancone accatastato contro la parete
di
destra. «Tu, piuttosto. Che diavolo fai ancora sveglio?
Domani partiremo
all'alba».
«Potrei
dire la stessa cosa anche a te, marimo», gli tenne presente,
abbozzando poi un
sorriso prima di allungare la mano verso la poltrona vicina per
picchiettarla.
«Sta' buono e siediti, gorilla tutto muscoli. Fammi
compagnia», soggiunse,
facendo sollevare a Zoro entrambe le sopracciglia.
«Dov'è
il trucco?»
«Nessun
trucco, sono semplicemente annoiato».
Seppur
ancora un po' scettico, lo spadaccino prese posto al suo fianco e gli
passò poi
un braccio dietro alla schiena, senza dar peso all'espressione stranita
che si
dipinse sul volto de cuoco; si limitò solo ad accarezzargli
con due dita il
pizzetto che aveva sul mento, facendolo sbuffare ilare fino a fargli
poggiare
la testa sulla sua spalla.
«Non
ti ci abituare, marimo», lo mise in guardia, pur continuando
a sorridere. Tanto
sapeva che, alla prossima occasione, sarebbe rimasto fregato comunque e
sarebbe
nuovamente cascato fra le braccia di quel brontolone idiota.
_Note inconcludenti dell'autrice
E
siamo finalmente giunti alla fine della raccolta, la più
corta
tra quelle che io abbia mai fatto per una delle challenge ispirate alle
tabelle della community think_fluff
Solitamente arrivo a quindici, però tra mancanza di tempo e
ispirazione, la voglia di stare con la mia ragazza e roba da completare
per il Lucca Comics - sarò sempre indietro con le cose,
è
inutile XD - alla fine ho deciso di fare giusto otto capitoli senza
fare troppi casini
Preannuncio già da adesso che, per chi è in
attesa dell'ultimo capitolo di
Like
Davy Jones' Locker (where the men find the eternal sleep),
sta per arrivare e sarà un finale con il botto... o almeno
si spera XD
Come sempre, ovviamente, commenti e critiche sono bene accetti.
Alla prossima raccolta!
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